v-4 ,- i^ ^-P*-*. ,^«J>^^: BIBLIOTECA ITALIANA GIORNALE lETTERATURA, SCIENZE ED ARTI COMPILATO PA VARJ LETTER AT I. ToMO XIX. AjMNo quint O Liiglio, Agosto e Settembre 1820. c>t6/. ^►♦O. '.^^■zyh!^f^kYz'': MIL A NO PRESSO LA DIREZIONE DEL GIORNALE Contrada del Monte di Pieta 71.' 1354 Casa Caj dirimpetto d Borgo Nuovo. IMPERIALE KEGIA STAMPERtA. II pr PS elite giornale, con tntti i volumi precedenti, e posto sotto la salvaguardia della Legge , essendosi adcmpiuto a quanta essa prescribe. BIBLIOTECA ITALIANA X^CiWO /1 020. PARTE I. LETTERATURA ED ARTI LIBERALI. Poesie di Matteo Blaria Bojardo, conte di Scan- diano , ecc. scelte ed illustrate dal cav. Qiambat- tista Venturi^ nobile di Rcggio , Memhro del Cesareo regio Istituto di Scienze , ecc. — 3Iodena , 1820, presso la societd tipografica. Un vol. in 8.°, di pag. 420. I L cav. Ventnri si e reso benemerito della lettera- tura italiana , raccogliendo insieme e pabblicando colle opportune illustrazioni questi coinponimenti cF un celebre poeta del secolo XV, alcuni dei quali non esistevano che manoscritti ; gli altri o erano assai rari, o furono trasvisad piu che non conve- niva dai precedenti editori. r.Iatteo Maria Bojardo nacque intorno al 1484, di famiglia illustre, d' origine Reggiana: divenne contc di Scandiano e d' altri paesi adjacenti , per succes- sione; abito in Scandiano stesso, in Reggio, in Ferrara; tradusse piu opere dal greco in italiano ; ebbe noma in poesia , soprattutto per il suo Orlando 4 POESIK ni MAlTTEO makia innfimorato. Le po.'sie del medosimo contenute nel nre>I M/VTILU MARIA BucoUcum del Bojardo rontcncnte dicci eglogVie latine, che sembrano composts prima del 1474 in Scandiano , e contenc^ono per la maggior parte le lodi dei Duchi Borso efl Ercole d' Este, II cav. Ven- turi si e servito in preferenza di uri Codice ma- nosrritto delle egloglie stcssc minlato e dorato , il cpiale conservasi n< lla Bd)lioleca Estente; sembra essere <[uel nicdesimo die il Bojardo otVri al Duca Erfole , ed e in alcuni tritti diverso dalT edizione del Crotti, In litie vi lia a^iliuiito divcrsi epigranmii di Matteo Maria presi da un Codice mauoscritto citato gia da Tiraboschi cd Alio , e che trovasi ora prcsso il sig. a^vocato Ciulio Besini di IModena. Neir Egloga cjuinta il poeta avendo vediito la sua bella lavarsi ia un lago , cosi ne canta : Felices ripae , fortunatissima puri Unda lacus , vestio cundentia membra liqun7-e Pcrfudit Vistris mea lux sua corpora Ijmphis : Hie posuir. ^ressus , meinini , jam nuda decoros , Ec niveis pedlhiis oaudentia gramma moviC. Nil reor in terris formosius ulla tulisse Scecula , seu roseam Clilorim , seu Phillida jactent ^ Aureus e niveo pendebat vertice crinis, Ferque hwneros ludens , pir cys^nen colla volabat. Alba cenas , tenui leniter suffusa rubore , Flectebat dulci radiaritia lumina risu, Lumina, queis purus astroruin ced'TCt ardor. Prctora quid dicnm duris formosa papillis , Quid femur aut nitido planum sub pt cture ventrem , Brachia quo laudeni , teretes quo carmine suras ? Posthac triste nihil sperent mea lumina jam se Cernere ; dumque meo stahunt in pectore vultus , Formosi ( stahunt ctenim dum vita w.anebit ) , Hoc nemus, hi rnontes , ct erunt hcec flumina nobis Sacra ; ncc inlonso tantum Parnassia rupes , Clara Deo colitur ; nee tantum grata Diana: Eurotai Oebalii venerantur flumina nyiaphcc. IV. II Tlmoiie, commedia imituta dal greco di Luciano fu stampata T anno 1 5oo in Scandiano , ed era siata coniposta dal Bojardo per essere BOJARDO. 7 rappresenfata a Ferrara, dove il Duca Eicole si di- lertava di far eseguire spettacoli teatrali con molta pomna e inao;aiiicenza. Essa e stata , nonliamolto, reimpressa a Ferrara stessa, ma limata e quasi trasforniun dal Barutfaldi, il quale si e inteso, conservandoiie i sentimenti, di r;formarne lo stile. II cav. Venturi confessa che lo stile del nostro Conte non e serapre purgato a rigore di buoaa lingua italiaua, e questo difetto inc mtrasi in tutte le poesie del nT^desimo , ma p irticolarmente poi nel Timone e neir Orlaado inaamorato. ago colore in tempo brrve * Cost fugge I' eta come un baleno , E non si pub tener che non ha freno. V. Combattimenti; tenipetta di mare nella flotta di Rodainonte. Allor si cominciaro i gridi a udire , E I' orribil stridor delle ritorte ; ' II mar comincib negro ad oppurire , Ed esso e il Cicl avean color di morte. Grandine e pioggia coniincia a venire , Or questo vento or quel si fa piii forte ,■ Qua par che V onda al Ciel vada di sopra ■. La che la Terra al fondo si discopra. Eran quel legni di gran gente pieni, Di vittuaglia , d' arme , e di dcstrieri , Sicche al tranquillo e ne' tempi sereni Di buon governo avcan molto mestieri. Or non v' e luce fuor che di baletii, Nt s' ode altro che tuoni e venti fieri ^ Le navi son percosse da ogni bunda , Niuno e ubbulito, e ciaschedun conianda Sol Rodamonte non e sbigottit.o , Ma sempre d' ajutarsi se procaccia * Ad ogni estreino caso egU e piii ardito-, Ora tira le corde , or le dislaccia ; A ii,ran voce conianda , ed e obedito, Perche getta nel mare e non minaccia. Jl del profonda in acqua e gran tempesta j, M sta di sopra , e cosa non ha in testa. VII. Ghiribizzi. Jndi Brunello il Re di Tingitana Avca r insesna di nuovo ritratta Pill vaga assai dell' altre e piu, soprana. Perch' egli stesso a suo modo I'ha fatta; Com' oggi al mondo fa la gente vana Stimando generosa far iua schiatta E le casate sue nobili e degne I Col far di gigli e di leoni insegne. Cost Bunel , la cui fama era poca , Come intendeste ch' era Re di nuovo, Nel campo rosso avea dipinta un' oca Ch' avea la coda e I' all sopra V ovo. Egli di cib parlando agli altri gioca ^ Dicendo : son ontico e ve lo provo ; Che del vangelo ogni fedel mancipio Sostien che I' oca v' era nel principio. V edizione presente e preceduta dal ritratto in rame del Bojardo , ed e dal cav. Veaturi dedicata alia memoria del Consigliere Paolo Cassiani , eccel- lente materaatico , e gia suo collega ed amico in Modena. H Traite clcmcntaire ^ thcotiqnc et. pratique de Vart de la danse contenant Ics dcvel.ipprineiis et les demon,'- strut ions des principrs gciiernux et partlcullcr s ^ qui doiveiit guider Ic daaseiir , par Ch. Blasi^ , pre- mier daiisenr. — Milan ^ chez J. Beati et A. Teiienti, 1820, in S° di pag. 124 con 14 tavole in ranie a contorui. N, ON e cosa coniune per chi dirige ua giornalc lettei-ano sclentKico seiitirsi annuiiciare in anticamera il nome di un primo ballerino; moko ineno poi ve- derselo comparire innanzi in atteggiaineiito di autore, presentando con molto buon garbo e con molta mod.-stia un' opera del suo ingegno. II volgo crede fra noi, clio i balleriiii esercuando unicainente le estreniita opposie a quella die esercitano i letterati, peidano in ragione diietta delPagilita dellc gambe e de' piedi T attitudine di pensaie e di scrivere : il sig. Blasis ha smentita questa opinione, la quale non e ne ragionevoJc ne ragioiiata. Egli ha stiidiata Tarte sua per principj , ne ha iiidagata Torigine, lo scopo , gli cfletti , ed lia voluto coniunicarc al colto pubblico, a'suoi colleghi, a coloro che eser- citano la stessa arte, le sue idee ed i mezzi ch' cgli ha rrcduto mi2;liori per ben riuscire. Quando un artista e giunto al grado di capacita del sig. Blasis, ha ac(|uistato il diritto di parlare , e di essere ascoltato. L' autore e propriaraente native della Sicilia, ma trasportato in Francia ne' suoi primi anni comincio c compie a Parigi la sua educazione. Egli ha la fortuna di avere un padre clie ha sentid i vau- taggi di procurargUene una ottima , e il figljo non ha mancato in qiiesta occasione di dargli un atte- stato della sua gratitiidine dedicando piuttosto a lui che a qualche illustre raecenate la sua operetta, E TRAITE ELEMENT AIRE , THEORlQtJB CtC. 1 5 noi volentieri notiamo questo tratto di figliale af- fetto, perche le virtu sociali e domestiche non sono sempre le piu caratteristiche ma-^simamente della gio- ventu die calca a' giorni nostri le scene, dietro le quali pur troppo s' im}3cvono di sentiinenti non sem- pre concordi alia buoiia morale ed a' buoni costumi. L'esempio del sig. Blasis puo essere utilissimo , e gli elo2;i die a lui sono per ginstizia dovuti possono setvir d'inccntivo per gli artisti destinati al teatro, onde conqiiistarsi coUa loro condolta quel posto die ]oro e coiicesso presso le piu coke nazioni, dove i comici , i cantanti,i ballerini di nierito sono ricevuti in. tutte le piu gentili sodeta con piacere e con ammirazione. Alia lettera dedicatoria a suo padre succede nn avjit-propos , nel quale dopo aver succintaniente parlato deir origine della dauza e degli autori die di essa hanno scritto, propone un suo metodo di adottare V uso di certe liaee georaetriche per meglio e piu breveracnte e piu chiaramente esprimere le diverse posizioni del corpo, senza delle quali linee riesce prolisso sempre ed oscura la descrizione minuta di ogni movimento. Ei fa osservarc inoltre die adot- tando il metodo di queste linee uii maestro di ballo po- trebbe istitnire una scuola, diremo noi, alia lancaster, cioe insegnarc a cento giovani o giovane ad un tratto segnando sopra T ardesia alcune linee rette, vedute le quali gli studiosi potrebbero subito porsi nella po- situra e atteggiamento da quelle linee comandato. Dopo di questo T A. aggiugne ed inculca a' giovani artisti di studiare i modelh dell" anticliita nelle pit- tiire e nclle sculture massimamente greclie. « On ne sai trait trop ^ die e^li, recommander aux jeunes gens (jui se dcstinent d cet art d' imitation , la vue des chefs-d'oeuvre de la pcinture et de la sculpture sur-» tout dans I' antique : ces enfans immortels du genie ds beaux-arts, ces modeles du beau ideal, formeront leur gout. Un danseur qui ne sait point se dessiner, et qui par consequent manque de cette grace qui l6 TRMTE ELEMENTAIRE , THEORIQUE CtC. seduit, qiu ckarnic , ne sTa point rcgarde coinme urt wUste ^ et ne pourra jamais interesser til plaire. » Entraiulo V aiitnre a trattar cli proposito il suo ar»;oiiieiito roiiiint ia con alcuno istruzioiu gcneralt tC suoi allievi ^ alle qunli consacra il cap. l.*" Sotio queste istruzioiu tutte giustc , sagge, ispirate dal- rainore dell' arte e de' progress! di olu la coltiva. L'A. si mobtia istruito di ci6 clie i migliori nell' arte «na haiino detto e osservato, e di cio die anche i nostri clabsici , fra' quali particolarmente il uostro giau Leonardo, hanno scritto intorno alle forme, alle grazie del gesto. Vogliamo darne un eseinpio, ci- taiido uno de' precetti preso da Leonardo. a Siano le attitudini degli uomiiii con le loro » membra in tal modo disposte, die con quelle si » dimostri Lintenzione del loro aninio. » Ces paroles dii grand Leonard duivcnt etre grU" vecs dans la mcinoire da danseur et da mimr, auss'i hien que dans cclle da peintre qua voulu instruire cet artiste sublime. Celui qui aura mis en usage ces conseils , sera en droit de plaire , et posscdera tout le charme de son art , qui consiste d interesser le spectateur , en lui faisant tprouver de donees emotions^ et en livrant son ame au plaisir et d la joie. Soyez vigourcux , mais suns roideur , que votre entrechat soit croise , ct passe avec franchise et net- tete. Travaillez pour acquerir une elevation facile ,• cest une belle qualite cliez le danseur, et qui lui est necessaire pour t execution des temps de force et de vigueur. Si vons vous procurez de hi vivacite , elle donncra da hriUaiit d vos pas , et vous enchanterez les yeux. Soyez leger le plus que vous pourrez ; le spectateur veut trouver dans un danseur quelque chose .cCacrien; celui qui est pesant et lourd , ne produit qu un vilain ejfet^ et trop eloigne de ce que I' on attend de lui. Etudiez le ballon ,• faime a vous voir parfois bondir dans un pas , et faire preuve d'agilite, de souplesse^ que je puisse cro/re que vous ej/leurcz PE l'a.rt de la. danse. 17 d peine la terre , que vous etes pret d vous envoler dans les airs. Dans vos pirouettes observez Vequilibre le plus parfait, et soyez toujours bien place en les comment cant, en les tournant ec en les terminant. Arretez-les avec aplomb et assurance ; que le dessin de la posi- tion de votre corps., de vos bras, de vos jambes s nt correct et prononce avec grace. On ne sanrait trop vous recommandcr de filer delicutement la pirouette sur la pointe; ce qui presente la plus agreable exe- cution., et en meme-temps la plus parfaite ; car rien nest plus rebutant d voir quun mauvais danseur qui tournaille tantot sur la pointe et tantot sur le talon^ et qui sautille par secousses d chacun des tours de sa pirouette. II faut prowler , par de la facilite et de Vaisanee dans V execution generale de votre danse , que vous avcz vaincu les plus grandes difficultes de votre art., et que cet exercice vous est natarel : le comble de Vart est de cacher Vart. Une fois possesseur de cette qua~ lite , qui est le dernier degre de la perfection , vous reunirez tons les suffrages , et meriterez le glorieux nom de grand artiste. Vovez avec attention., ftxaminez beaucoup , et avec matnrite ., ecoutez tons les avis,- un mauvais danseur peut parfois avoir dans son execution quelque chose de bon qui vous soit utile., et que vous ignoriez. Uit figurant mediocre., et meme an homme sans avoir un. gout parfait pourront vous donner un conseil salutaire^ « Ecoutez tout le rnonde, assidu consultant; « Un fat (jueh^uefois ouvre un avis important. » BoiLEAU. ce sera d vons ensuite a savoir en faire usage. ISTe craignez pas de fatiguer votre maitre par des de- inandes ., par des questions ^ r isonnez librement avec lui sur votre art,- dussiez-vous vous trompr, ne Tougissez jamais de vos err ears en le consultant., mais. Bibl. Ital. T. XIX. % l8 TRAITE ELEMENTAIRE, THEORIQUE CtC. snchez profiler de ses conseih , et mcttez-les aussitot eii execution, pour les imprimer dans votre esprit. ci Aimez qn'on vous censure , « Et , souple a la raison, corrigez sans murmure. 3t> Boil. iVe vous ecartez jamais des vrais principes ; soyez amant du beau , et gardez-vous de vous laisser en- trainer par I' exemple de quelque mauvais danseur , qui sera en possession de plaire d un public avrugle^ par des tours de force , des gambades , et par de ridicules pirouettes. Le triomphe de ces miserablcs mrtistes ne sera pas de longue duree y « Che non e assai « Piacere a sciocchi o a c£ualche donnicciuola. » PvICCOBONI. le bon et le vrai doivent V emporter a la fin. L^ approbation et les suffrages des liommes qui se distingnent dans les arts, les seuls juges d considerer ., doivent scrvir d pcrfectionner Vhomme d talent^ qui ne dint avoir que du mepris pour les louanges que les sots prodiguent au charlatanisme. Tutto questo capitolo e pieno di precetti sanis- simi ed attinti da buone fonti , e fanno conoscere come il sig. Blasis sia stato guidato nello studio dell arte dalla ragione e dalla buona filosofia. II secondo cap. tratta dello studio delle gambe, JEtude des jnmbes. — Li' etude principale qu exigent les jambes , est celle de parvenir ci les tourner entie- rement. Tdchez d'acqnerir de la facilite dans les hatiches , pour que le mouvement des cuisses soit libre , et pour que les gcnoux sc place/it en dehors ; les dcveloppes seront faits avec aisance et grace. Un exercice continuel et raisonne vous y fera parvenir. Un danseur qui n'est pas en dehors dans toutes res parties , et qui est serrc des handles , Jiest pas beaucoup estime , et V execution de sa dansc perd de son prix. DE LAUT DE LA. DANSE. IT) Chi non e famigliare col linguaggio della danza appreiiclera in questo capitolo cosa signifi* hi un bal- lerino qui est en dehors^ qui est en dedans ^ un bal- lerino arque , jarrete ^ e niolti altri termini teniici del ballo che a noi Lonibardi non sarebbe forse facile espriniere tutti senza ricorrere a ballenni toscani, o senza tradurli letteralmente dal francese. Nel cap. Ill si tratta dello studio del corpo. Noa vi e niente d' inutile in questo capitolo, e tutti i precetti sono suggeriti dalla esperienza e dal buon gusto, e dimostrati poi coUe opportune figure alle quali Tautore rimanda eempre il lettore. Segue il cap. IV che tratta dello studio delle braccia. - — La position^ les oppositions et surtout les mouvemens ou le port des bras sont^ peut-etre , hs parties les plus diffidles de la danse ^ et qui deman- dent un grand travail et un soin extreme. Le dan- seur qui placera bien ses bras , et qui les fera muu- voir gracieuscment ^ selon toutes les regies de I' art, decelera une bonne ecole , et V execution de sa danse sera accompUe. Si la nature ne vons a point fuvorise , en vous donnant de beaux bras arrondis et bien faits , vous ne sauiiez alors trop vous livrer d I' etude y pour la forcer de suppleer d ses dons : mais par un exercice refieclu VQUS pourrez parvenir a donner de l' elegance , de la grace d des bras maigres ^ et vous ferez nieme disparaitre leur longueur, en sachant les arrondir avec art. Un bon danseur doit tout entreprendre pour cor- riger , ou pour cacher les defauts de sa construction; c'est un des talens que doit posscder celui qui veut meritcr d'etre range parmi les artistes. II faut que les bras soyent sans cesse arrondis tellcme/it , que la pointe des coudes soit uwisihle ; sans cela , Us for- meraient des angles, qui leur enleveraient la ^rdce et le contour moelleux ^ qu ils dvivent touj ours presenter ; au lieu des lignes droites , obliques , ou courbees en dcmi-ccrcle J nous iien verrions que dangulaires , ■30 TRA.ITE BIEATENTMRE, THEOBIQUE CtC. et depourvues deUgance. Le dnnseur qui serait place de ccttc maniere , rcpugncroit an boa gout ; et ses positions , ses attitudes , deveiiurs grotesques et caricatures , seraient un ubjet de ridicule pour le dessiruiteur. La SAIGNEE doit etre an niveau du creux de la main (i). Sonte//ez les poiguets , et ne hs phez pas trap ,• car ils parai'.raient casses : Vepoule doit etre basse et toujours immolile j les coudes souteiius ^ et les doigts seroiit gracieuseme 't reunis et groupes. II faut que la position et le port des bras se montrent avec aisance et avec diuceur Banuissez-en la roideur^ et ne les abandonnez jamais d drs moiivemens exa- geres. Ne les fuites point muuvoir par secousses , ni par saccades, ce serait un grand defaut qui degra- derait Vartiste le plus parfait dans Vexercicc de ses jambes. 11 V capitolo tratta delle posizioni principali e loro derivazioni ; delle preparazioni, terniinazioni de" passi e de*' tempi; delle pose , degli atteggiamenti, arabes( hi , gruppi , attitiidini cosi dette di genere. La position , que les danseurs appellent particulie- rement V attitude , est la plus belle de celles qui existent dans la danse , et la plus difficile dans son execution ,• elle est , d mon avis , un6 espece d^ imita- tion de celle que Von admire dans le celebre Mercure de J. BOLOGNE Bien nest plus gracicux que ces attitudes char- mantes que nous nommons arabesques ^ les bas-reliefs antiques , quelqucs fragmens de peintures grecques , ainsi que celles A fkesque, des loges du Vatican, d'apres les delicieux dessins de Baphael^ nous en out fourni lidce. Noi abbiamo cirati volentieri qiiesti due passi per- che ci e pariuo che niolti de' nostri lettori potessero ignoiare il vero signiilcato di questi due termini (l) La snignee significa in teniiine della seiiola il piinto di nnione dell' omero o avanbraccio col biaccio o sia radius. DE L ART DE LA. D.\NSE. ^I mttitude ed arabesque. Tutte queste posizloni soao illustrate colle figure analoghe alle quali T autore riferisce. . Nel cap. VI si paria des temps , des pas , des en- chainemeiis et de t entrechat. Nel cap. VII , des pirouet" tes ,• de la inaniere de les prendre ou preparer , de celle de les faire et de les filer ,• des diverses posi- tions ou attitudes que Von pent avoir en tournant^ et des differentes manieres de les arreter et de les terminer. Nel cap. VIII entra a disti'iguere e carat- terizzare i diversi generi di danzatori serj ., Ai mez- zo - carattere e comici. Nel IX cap. tratta del maestro. Noi termineremo questo estratto dando il contenuto di questo capitolo , il quale a noi sembra tutto ra- giouevole e giusto : omettereino pero le molte note per quelPobbligo di brevita che abbiamo incontrato verso i nostri lettori. Il faut qu un danseur , eleve d la meillcur ecolc^ parvienne au premier rang par son execution. Celai qui de V art de la dansc ne pnssede que la theorie , ne sera jamais un parfait demonstrateur. II faut avoir etc premier danseur pour etre un bon maitre ; tout autre sans cela nenseignera que par routine , jnuckinale.ment , ct n aura jamais rien de certain se adeguata » Non avra la fi^ura , noii itiipreiida » Un' arte si gentile e delicata. Riccou. A peine le mnitre aura-t-il degrossi TeUve par les premiers exercices , quil devra lui apprendre la locon , et le perfectionner par les temps decole^par les principaux p:is de la danse , et alors lui mdiquer et lui faire adopter le genre de danse qui est con- venable d ses dispositions ^ d sa construction phy- sique et d son sexe. L' homme doit avoir une maniere de danser qui differe de celle de la femme ; les temps de vigueur , de force, et F execution hardie , majestueuse du pre- mier , ne seraient point d It seco'ide , qui ne doit plaire et brillrr , que par des mouvemens gracieux et souples , par de jolis pas terre-d-terre , et par une dccente volupte dans ses attitudes. Ceux qui possident une belle taille seront desti- nes , par le maitre , au genre serieux , d la danse noble. Celui ou celle qui n'off'rira quune stature moyenne avec des formes elancees et delicates, sera livre au genre demi-caractere ou mixte. Tous ceux d^une taille plus que mediocre, et dune construction forte et ramassee s'odonneront au genre comique et engon meno , cosa naturalissima alle poesie epitalamiche dopo che sonosvanite. (4) Pare che al sig. Canonico vada raolto a sangue il solenne : qui solenni letterati , e nella dedicatoria solcnw jpoeta. 3t) SAGGIO DI POESIE INEDITB ragione in si lletc cirr.ostanze O) ^ una qiialche degnfi' produzionc^ di quahuque grnere ella sia, di scrittore per mcrito dlstintlssuno , cits iiifdita giaccia e recon- dita , e talora inonorata (2) nelle pitbbliche o private Bibhoteche. Tra noi il prima ad iittrodurne V uso fa ncl 181 1 iL sig. Gio. Battista Zannoni regio ariti- quct'io , onore e sostegno della Fiorentina Lettera' tiira c del bel dir Toscano (3) , le di ciii onorate (i) Ecco per la quarta volta le liete eireostanze in poco piu di due pa^iiie : ma fiiicUe si tratta di sposi non y' e alcun male. (a) Dopo V inedita e recondita, V inonorata viene da se. E fiache una sciittura giaccia recondita, non giacera iftOr norata talora, nia sempre. (3) Dopo la costwnanza introdotta di sopra ( da clii noa si sa ) , sta benissimo T introdurne qui V uso. II sig. Ga- nonico ha ragione di cliiamare il sig. Gio. Battista Zan- noni onore e sostegno della Fiorentina Irtteratura e del bel dir Toscano, in quella guisa che 1' el)be gia il sig. conte Giulio Perticari di appellare odierno splendore delle to- scnne lettere il sig. conte Baldelli Boni, autore di una dedicatoria sul gusto di quella del sig. Moreai : sennonche quest' ultimo non e che nd infiaita distanza dal Per- ticari , scrittore esimio. E noi siamo ben lontani dal eondannare la gratitudine ; giacche , per liuona o mala sorte , ci ricorre alia mente un"" altra deiicatoria , fatta dair autore di due recenti commedie , intitolate : Saggio di Scherzi comici, alP istesso sig. Moren'i, dove ringrazia quest' ultimo di aver annunziata la stampa di quelle com- jnedie , da lui preveiitivamente lodate ne' suoi selltssimi Annali ddla tipo^rafia Torrentiniana. II qual autore , per essersi accennato colic sole iniziali G. B. Z. nella dedi- catoria, e non nel frontespizio , parea che rimaner vo- lesse , se non totalmente , alineno in parte occulto. Sen- nonche il sig. Moreni , coll' averne anticipatamente pub- hlicato il nome rende inutile , se non I'idicola quella pre- cauzione, e tutti seppero che T autor della Crezia era il Big. ab. Gio. Bitt:sta Zannoni. Se dopo quelle commedie, che portarono tanto riiiforzo agli odierni oppagnatori Lom- bardi , possa esser egU meritameate appellato onore e. DI LUICr ALAM-VNIMI. H tracce per ben due volte , sebben per diver so oggetto^ noi pure poco fa segulmmo non con dlsapprovazione del Pubblico , che ha saputo sempre benignamente compatire la tenuitd (0 delle fatlche nostre. Gli av" vantaggi ubertosi provenutine gid da si breve tempo alle Lettere e alle Arti per si fatto novello ntilis- simo ritrovamento sanno coloro , che in un giorno stanno p'li che delle cose vane , inutili e talora no- cive , delle istruttive e conducend alio sviluppo c raf- finamento delle Scienze e delV umano sapere (a) ,- gli sa Venczia in ispecial guisa , dove di si ottima rifov' ma (3) il novello inventore e propcgatore cavaliere e consigliere Jacopo Morelli Bibliotecario della Mar- ciana^ a cid di sopra abbiam tributato non menzo- gnere lodi (4) , seppe dare in luce scritti utilissimi , che inonorati giaceansi , e tra la polvere , e le tarme delle biblioteche , c ad altri a larga niano porse oc- casione e materia somministro onde far con loro onore V istesso. Tra i molti , ivi specialmente pubblicati ^ sostegno del bel dir toscano ( sono scritte^ come ognua sa, nel pretto linguaggio de' cosi detti Camaldoli Fierren- tini), lo lasceremo al giudicio d^ Italia tutta, non eet^lusi i piu savj Toscani medesimi. (i) Eccoci da capo coUa tenuita. Ma pensa egli il sig, canonico Moreni , che il compatiniento del pubblico 6i« cosa da potersi sensatamente allegare a proprio fayere"? Boileau Despreaux era tutto Ueto quaudo sentJva che alciv- no scrittore , suo neinico , era state compattto dal pubblico, (a) Chi mai avrebbe peiisato , cho dalla costumanza % ovvero dall' uso di dare alia luce del giorno qualche dePTia produzLone inedita in occasione di nozze , dovessero provenire awantaggi vbebtosi alle lettere ed oik arti ? Anzi qui non si tratta piii ne di uso, ne di costuntanzat ma di un ritrowmento utilissiino , il quale lia dato origin e agli awantaggi ubertosi detti di sopra. (3) Ora non piu costumanza , non piu uiO , non jxitt ritrovamento, ma riforma. (4) Di sopra? Per verita e questa la prima voba che si parla del cav. Morelli , inventore ( come lo cliiaina ii sig. Canonico ) di si ottima riforma. Sa S^^CCIO DI I'OESIE INEDITE omctter non vogUamo nn opera a dl ltd insinuazio- ne , com cgli stesso cl scrisse ^ tratta nel 1818 dul chiarissimo sig. Qactano A. Ruggleri dalle tenebre , del cacaliere Bctt.tista Quarliii poeta di non oscura famrt, e per qualche tempo addetto alia Rral Corte di foscana in qualitd , com' e a credersi dl poeta , qiianto rara (0, perche non messa mat in comm''rcio , altrettanto ai bibliografi del tutto sconosciuta e pre- iermessa fia da noi (^) nella vasta nostra Bibliogra- fia stonco-ragionata delle citta , luoghi e persons della Toscana , ove tutto il diritto aveane di esser fegistrata. Utillssima poi ella e per chi professa , e qua:tto pochi ora son costoro , wi deciso trasporto per la Fiorentina Istorin , e agogna dilatarne (3) j gloriosi fasti. Essa porta in fronte il segaente spe- cioso titolo : Trattato della politica liberta. Qui il dotto scrittore ( permettamisi darne (4) un piccol cenno jyer colore che lie gustano il sapore non senza una qualche nostra rifle s sione ) fa con stll purgato ^ e eonciso da p;ig. 99 u 191 1 ^nle a dire fino al termine di essa opera , un quadro patetico , e con tetri colori fc— — ^ 'I ' ■ (1) Questo quanta rara ha il suo nooiinativo qaaraa- tasette parole addietro. (a) Che imporia se non e mat stata messa in commer- tio? Fu ella regalata ? E se non fu ne regalata , ne ven- duta, non solamente quell' opera sara rara, ma non si Vedra punto. E die intendi tu , o lettoi*e , pel quanta rara jltbettAnto del totto scanosciuta? Bella conse- guenza da were, clie una cosa rara debba poi essere sconosciuta, e sconosciuta del tutta, e prctermessa fin da tioi; cioe dal sig. cationico Moreni, che e tatto dire! (3) Avra voluto dire agogna di dilatarne. Ma come si puo agognare di dilatare i gloriosi fasti di un' istoria ? (4) Bello quel pernvttamisi darne! E bellissimo il ne gustano il sapore (e s' intende dell' opera). Quel non senza una nostra riflessione si riferisce al gustano. Cosi la, sintassi ; contuttoche non sia stato forse questo 1' inten- dimento del sig. Canonico, che il sig. Zaauo^i direbbe Calonaco, DI LUIGI ALAMA.NNI. 33 magistralmente delineato delle antiche nostre sclagure dt'i tempi inconunciando i pia remoti delta irrecjuieta, Twoltosa € sempre tumultaante repuhblica , fuio al fortuiiato deperlinento delUi medesima. Da qiumto ci qui ne va dicendo e forza tl conchiudere ^ che se dopo itn breve periodo d^ aiini cangio ella aspetto , tutto deesene attribuire il merito al due suoi imrnortali conclttadini Cosimo Padre delta Patrla e Lorenzo it Magnifico , i quail non per via gid dl prepotenza, lie di tortuosi raggirl^ ne di vlotenza, ne di altro men coinniendfvole strattngemma , jua colla loro pru- dente e savia coiidotta^ colla loro grnerositd e incor- rotta glustizia e cot loro perspicace aritivedimento i primi germl in si fatta gidsa c seppero gettare delta sovraidtd , che svlluppatl in scgulto si fdicemente per opera del loro nipoti quclV effdtu ne produssero tant(t salutare per la qniete puhblira , e per ta salvezza delta patrla^ la quale omul gui stunca pel dcsordini ^ per le dlscordle e per i partUL iinplorava una innno benefica che ta sottraesse da tuntl guai , e ta risa- nasse da quelle' piaghe quasi insanabill, che da tanto tempo V afftiggeano ^ e la dilaidavano m braid (<). E (i) Signov Canoaico I Scherza ella , o parla da senno? Ha ella forse dimenticato , che , senza 4a repuhblica fio- rentiiia , la Toscana si potrehhe , iu fatto di lettere , d' arti e di grandi opere d'ogni sorta , coiifoiidere senza djstinzione coa tutte le altre piovincie d' Italia , in guisa che aon le rimariebhe se non quello che le ha dato la natura , vale a dire la posizione e la lingua? Fortunato il deperiinento di una repahMica, il cui periodo forma la piu bella e notoil parte dell' Istoria iiorentina, e che ha dato vita ai piu grandi ingegni, di cui si onori, non pur la Toscana, ma T Italia tutta ? E chi ha prodotti i padri deir Itahana letteratura ? Chi tanti monumenti egregi , che attestano anche oggicR neir istessa Firenze una gran- dezza non emulata o vinta se non dall* antica Roma ? E di chi son figli quegU stessi Cosimo e Lorenzo , ch' ella tanto magnifica ? La voce universale della Toscana, e d'ogni schietto e generoso Italiano, le dira ad alta voce; Bibl. Ital. T. XIX. 3 04 SA.GGIO m POESIE INEDITE qui. quanta a torto fossern ^ e siano egllno per questo caliinniati da serif tori torhidi , e troppo fervidu lau- datori dell' Rrpabblic.ana libertd ogiiuii lo sa^ e tutto di se Tie scutoiio fi/io alia nausea ripetere contro di essi le in gins te querinionie, e i rbnproccl dedotu dai Macchiavelll ^ dai ^ruti, dai Fdclfi e da altrl scrittori di tal tnnpra , nemici gid irrcconcihabih , c irreverenti del nome Mediceo^ ma latrino. eglino quanta lor piit pxace e cggrada die i loro latrati ^ i loro mnrsi , i loro strait mai saran capaci di i)ffend<-rgliy ne atti a d'mii'ulrc , e ad oscurare qnella immortal famii ., alia quale jx'r Ic molt" loro virtu poggiarona^ ne ttimpoco rinscird loro di svellerc dalla opinionc ben radicata degli iiomiiii uon pregiudicati , ne maligni quell/ grand'' estesissima estimazione , eke senza alcun intrrrompimento fin ai nostri tempi ^a BattroaTile, e dail' Occaso al'Orto han goditta e a ^ispetto loro godcranno specialmente nei cuori dei suoi grati con- cittadini, i qnuU da. gioja esuUanti fin da tempo untico^ e srnza interruzione altuna^ e per fi/i nei tempi a noi prossimi i piit calamitosi^ van celebrando di anno in anno con sacra pompa ^ e colt inter vento delle ci- vili Magistrqtnre ne rinnovellana le geste gloriose (0. son fi^li di'lla rcpitbblica fiorrntina. Oltre di che , il ine- glio , di cui puo vantarsi il governo della casa Medicea, non derive i semi se noa dalla repiibl^lica. Ma questi si esaurirono i e frutto de' semi, lasciati da qnella, fu il sonno successivo della Toscana ^ lieiiche noii le sieno mancati principi egiegi clic haiino procuvato di svegliarla, ma uon pote ido forse rifula gvaiide qual era,, 1' haiino fatta felice ; e ne sia gloria a Leopoldo , piix graiide dei Medici, e al regnaiite suo Flgho, piii di loro invidiabile. (i) Noi crediam di couoscere lo scrittore e il liljro, a cui si rifer'sce una talc invettiva; ma non e certo ua vituper.irli il dime dedotte le querimonie e i riinprocci dai Macchiavelli e da altri di tal fatta. Ci vogliono altri che i Morciii, dai periodi lunghi un braccio ( quello clic alibia no sott"" occhio e di 3i versi ), e dai giudizio corto una spanna, per confutare il Segretario iiorentino. E Dl LUIGI ALA.MANNr. BS E perchi in seguito , perdonimisi (0 di grazia si fatto sfogo proveniente di vera amor di patiia K^) per ispirito di vcrtigine e di novitd (3) cjie tanto iii-inoda egli ,e a" di nostril a discapito di qiiei die g/d fu~ TO/io, e che difdider piit noii sl possono (4) Cetitusse alcuno di sturbar irreverentemeiite delta loro fuma il possesso , dir gli vorrei riniiaovandogU vergog/io~ samente una nozione mcssa ora da taluni in non cale^ ma ialmente necessaria per chi imprende a scrivere , chc avanti gli occlii senipre aver la si dcbhe. E non sai , che uno dei fond mentali canoni di crilica si e quello di evitare a tutta possa , e di non trarre ar- gomento alcuno da chi i suoi scritti ha vergato , o per megl'o dire lurdato con animo preoecuputo , o da odio intestino , come al cnso nostra , o da sover- chia parzialltci (5 ? Un si disonorante conteguo e -1 ■ — ■ — — tiiiche gU scrittori torbidi noa avranno altri avversarj , latreranno ( gli scrittori torbidi che latrano ! ! ) quanta lor piLi PI ACE e AGGRADA, senza curarsi della grande estesis- siina estimazione , che han ^oduio , come dice il sig. Ca- nonico , Da Buttro a Tdt; e daU'Occaso all' Or to -^ verso, che siccome disse il Baretti di mi altro consimile , u Senibra uscito di hocca a un pastor nioi'to. >» (i) II perdonimisi { ci p rdord pure il sig. Cauomco ) non possiaui perdonarlo. (a) Da vera amor di patria? Povera creatura I (3) Per ispirito di novita potreljbe ancbe darsi : ma come mai per ispirito di vertigme ? (4) Secondo il ragionamento del sig. Canonico , Tistoria che parla d" ordinario di que' che sou morti , non do- ^ vreVibe piu parlar di nessuao , e molto men giudicanie , per la ragione che difender piii non si possono. (5) VergATO, o per me^Uo dire lordAio con animo preoc- cupATO o da odio intestino , come al caso nostro ( si iioti , che qui il sig. Canonico parla senipre in plurale ) , o dflt soverchia parzialitd. Machidivoi, o lettori, iateade que- sto periodo ? E perche in seguito — tentasse alcuno — dir gli vorrei ecc. E sapete voi trarre il filo da questa ma- tassa graramaticale di un socio corrispondente dell' Accade- mia ddla Crusca? Ma cio non e nulla: andate avanti un 36 SACGTO ni I'OESIE IjSTEDTTE stato sovente ai di nostri praticato^ e noi gld alV op^ portunitd nr rilevammo oltrove iiitrcpidamente la ma- lizin qumido V occasione ci si poise di. far motto di una novella Toscana istoria (i), che tanto fracasso per pill rapporti ha ella fatto. In essa cumulate fii- rono assni e molto enormi ingiurie in discredito d' altro emir.ente persoringgicf della istessa Medicea famlglia , il quale per colmo di sua gloria , e della sua patria il primo scanno ginnse ad occupare della ecclesiastica Gerarcliia^ attlnte da impuri fonti^ ai quali hanno in costume di abbeverarsi scrittori di si fatta natura^ niente curanti di esser colti in frode e svergognuti. Ma torniam Id d'' onde ehbe principio il nostro divisamento dopo una si breve ^ e non inop- portuna digressions (2) spontaneamente nata non ad allro oggetto che di far non solo palese un libro per noi inter es santis simo , e benche di fresco pubblicata per le nozze del patrizio veneto contc Andrea Gio- vanelli e la marchesa Antonia Pallavicini , presso che a tutti noi sconosciuto per la ragione sopra passo , e vedrete cosa dir CLi vorrebbe , rinnuovandogli vcr^ognosamente ( e osservate che il sig. Canoaico e sem- pre il reggente del periodo ) una nozione ( rinnuovar una nozLone ! ! ) , messa or a da taluni in non cale. E non sal ecc. Sennonche gU scrittori torbidi , vedendo che queir evitare e quel trarre argomento non vanno d' accordo , al rag- giuuger che fanno il da chi, potrebber rispondere : E non sai , che prima di stampare e di gridar contra i Maccliia- velli e i Bruti e i Filelli, va. studiata la grammatica? E qui perdoiiicisi si fatto sfogo , proveniente da vero amor di patria. (i) Novella Toscana istoria per nuova storia della To- scana. (a) Egli era ben tempo di tornar Ici d' onde ecc. Siamo air ottava pagina , e non ne restano che sei e mezzo, e non si e ancora parlato nulla ne de' sigg. Bartolini , ne de" sigg Sposi, ne tampoco delle poesie che si dedicano a' sigg. Bartolini per conto de' sigg. Sposi. DI LUIGI ALAMANNI, Zj indicata (0, ma per richiamare, se possibile'fia^ nei limiti del dovere chi abusando o troppo valutando V autoritd di scrittori, altronde si accreditati , vo- lesse rinnuovnre o sostenere le menzogne si ingiu- stamente contro essi , e con venefica penna scaglia- te , e calpestcire con pie audace la loro fama e celehricd (2). Volendo adunque ancor noi in si lieta circostanza (3) di nozzc tra il sig. cavaliere Pietro Aldana e la signora Teresa Bloudi celebrarle col ritrovamento (4> di rime ignute al Parnaso Toscano, e di estendere insiemcmente in si fatta guisa la ccle- britd flT ulciin de' piii fatwgerati nostri poeti , con felice successo ci e uvvenuto di spigolarne alcune (5) dai mold codici , che noi abbiatn soti" occhio , deW itw mortal nostra Luigi Alamanni , pocta quanta terso , e vivace nella frase, altrcttanto vago per le belle immagini , e pe" i sali mordaci , dl cui vjnno ellrno soventc asperse e condite ((>). Quanta egli fu sfor- tunato pel troppo entusiastico impcgnb di libertd (i) Ti ricorda , o lettore ^ che secondo la nota (4) alia pag. Sa il sig. Canonico disse quest' opera quanta rara , altrettanto del tutto sconosciuta , e fin da noi: ora e presso CHE a tutti noi sconosciuta per la ragione sopraindicata. (2) Se sono menzogne, esser noii poniio scagliate che ingiustainente. Ma come si fa egli a calpestare la fama e la cekbrita con pie audace ? (3) Ecco la lieta circostanza per la quinta volta, (4) Ed ecco pur la riforma, che torna a trasformarsi in ritrovamento ( vedi la nota (i) a pag. 3a ). Per altro un ritrovamento^ che si fa quando pare e piace, dev'es- sere di un genere ben singolare. Ne si possono celebrar nozze con un ritrovamento. Meno male se avesse detto coUa pubblicazione di un ritrovamento. (5) Facciam notare al sig. Canonico, che la risolu- zione del ci e awenuto di spigolarne mal corrisponde al VOLENDO adunque ancor noi, con che fu aperto il periodo. (6) Vago per le eelcz immagini e pe' i sali mordaci, di cui vanno elleno ( cioe le iimnagiiii ) iQventc asperse e condite ' .' .' 38 S\CGlO 1)1 I'OESIE INEDITE siiggericogli da dhordlnato e mal inteso amor dl pa- ir ta (') per cui dovette andariic esule e rainingo al- trcttanto furtit latisxiino (^) per la stinia grai/de prO' cucriatasi nella real Corte di Parigt, dove quel Mo- narca Francesco /, graa Mecpiiate del Icttcruti il richiamo , ed il rltenne ammettendolo alia sua con- fidenza , e r'rcolmnnd.)lo di geiierose heiieflcenze , e di oiiorifici , e liicrou impieghi alle vastc c governa- tive sue cog'dzioiii ind'o adattati. Fa altresi poeta , , € in tin Sf'col') fiorctissimo di pted ^ di tal vcdore , die c.vcuiti i Tassi c gli Ariosti ^3) senza alcun con- trasto ei prhni'ggid nel Parnaso italiano , e forse , come da talun sostiensi , in alcunche quegl' istessi due immort li poeti sovrnsto , e vinse (4). A cio fare (5) vaghezza ci ha rwisso e deterniinnto (^) a. presceglier le rime di costal (7) piuttosto die di altrc (i) Povei'o Alamauni I Quaiido si tratta (IC amor di patria , il sig.'Canonico noii fa grazia neppure a te , che sei r oggetto del suo ritrovanienco : colpa. del tuo itnpegno troppn entusinstico. (a) Quest'' dltrettanto fortunatissimo si puo accoppiare coW iiltr « chiarm in suo soccorso qnante acque furo dal dt che il sole corse net cielo , chiude il sonetto CO SI : 4Ve verrd ""l foco mio per questo in gielo. 48 SACGIO DI rOESIE rNEDITE SoNETTO 14, p. 8. Ecco la prima terzina : Piazza V aiiimo fa , la palla il core , lo la prcda assrgnata al fero ludo , A' cui termini fur contento e morte. Dopo di rhe i tiostri lettori ci assolveranno senza fatica dair obbligo di dar loro anche un"' idea del resto. « Ora incomincian le dolenti note ». Vogliam dire c le annotazioni del sig. Canonico. Ecco la terza, one noi darem qui per intiero ; perciocclie si riferisce in gran parte a cpiesto giornale : « Fit! dalla Senna sonosi fatte poco fa contro l' a- buso di costoro (0, e le abbiam sott' occhio , giu- ste querimonie dal cli. Luigi Angeloni , sostenitore dei pregi della nostra lingua. L' intendano una volta taluni , e si persuadano , che essa ha tante maniere di dire , ed e tanto feconda e fertile , che niun' al- tra di gran lunga le puo star a fronte , e che la si last ia in mille guise maneggiare (2) , e che pero le si fii oltraggio gravissimo a qaestuare e men- dicar da altri vocaboli, espressioni e modi di dire. Contro si fitto viziosissimo abuso ci assordiscono (3) NON A TUTTO TORTO (4) giornalmente fin da lontano i coltivatori di essa, ma altresi lodi profon- dono a chi ne osserva la natia eleganza e sempli- cita. In un giounale delValta Italia, in cui talora si e fatto grave abuso della carita (5) , e si e con- (i) Parla di chi si slontaiia dalla lingua, (a) II qual aigomento non si dee gia dedune dalle scritture del sig. Canonico. (3) Stupendo iiweW assordiscono per assordano 1 Piii pere- grina ancora la frase dell' assordir contro 1 (4) Ecco precisamente quelle che fa al caso nostro. Una tal confessione avreblie nieritato per parte nostra un po' piu di riguardo verso il sig. Canonico , ina oramai non siamo piii a tempo. (5i Se lo abusur d' una cosa eqnivale , come pare, aXV usarnc soierchiamente, potrebbe darsi che fosse. DI PIER FRANCESCO GIAMBULL\R1. 49 ciilcata quella civile e soave condotta e buona ar- monia ('), che regnar dovrebbe e rilucere massi- mamente tra i letterati , i quali dovrebbon essere il fiore stesso dell' urbanita e gentilezza , siccome qiielli che hanno lo spirito piu coltivato che gli altri , si rammentano coa lode le tre iezioni reci- tate neir Accademia della Crusca dal ch. nostro col- lega signor abate Fiacchi , e si dice tra le altre esser elleno scritte con fiiio criteria , scelta dottrma e moderazione sornma ecc. , e che lo stile e la hn- giui di lid sono eleganti seiiz affettazione e semplici senza scurrilitd ; e per colmo di lode bea giusta , cosi si termma : II sig'ior Fiacchi e, a nostro av- viso , lino de"" pochi odierni scrittori della Toscana , le opere del quale saranno lette e gustate cinche al~ lor quando avrd finito di scrioere. Ivi presso a poco dicesi r istesso del si2;iior abate Giovanni Battista Zannoni (a), ietterato di quel gri-lo che ognun sa , non tanto per le opere di serio che di faceto ar- gomento , tra le (juali due curiosissime comrae- die , scritte per alleggerire ed alteriiare la severitd de' suoi studj , iinpresse nel 1819. Esse sono si caratteristiche e originali, ed ambedue col piii vero e natural linguaggio , coi modi , coi pensanienti e giullerie della piu' vil nostra pleb\gliv , e si ben condotte , che uno di lontan paese dottissimo , e del Toscano nostro linguaggio , quanto mai die si possa, peritissimo , cosi mi si espresse in una sua del 12 novembre 1819. Eccelleiiti sono, ma eccelleati (i) La soave condotta e la buona armonia conculcatal' (a) Si e dunque ubusato della carita quando si e dett3 che le cattive scritture soao cattive scrittare , e si e parlato ginstameiue coa lode de' sigg FiHCchi e Zaaaoai? Ma noil di questi soli si e parlato coa lode neli' articolo al quale il si^. Canonico allude. Perche oaimettere i nomi del Lessi . del Sarchiani, del Colliai e del Ferroni , quivi non men couiinendati ? La cosa e chiara: essi nou portano il cappello liicuspide, Uild. Itcd. T. XIX. 4 5o SAGCIO T>I POESIE INEOITE daw era Ic due commedie del signor Zannoni. Sopra, tutto qiiclla scena unicn del primo atto drlla com- medta srcondu e cosa elega/itissimn , graziosissima. Sfido chl die sia a trovar cosa pat brlla in veruna commedia da Aristofanc fiiio a iioi (i). Possa si fatto meritt'vole elogio inrotaggiarlo a piibblicare le al- tre NON pt'CHE Pill o-'-'sto inedrsimo (2)! » Nclla rfota &ettinia il si^nnr Morc'ii inveisce nera- nieiitc contro un novello traduttorc dclV Ilinde ( Tegre- o;io sio;. Manciiii di Firenze ") , oer aver dato del ma- cro al Salvitii. Si signore , seiiza negare a questo gran letterato il pregio di corretto , elegante ed eru litissimo prosatorc , e senza entrar nelle ra- gioni , oh' ei solo potea dare , per aver fatti i suoi volwarizzamenti in versi , noi stessi portiamo gene- ralmente l' o;-iiiione di cpiel novello tradiittore ; cioe, che r ab.ite Antonio Maria Salvini , come poeta , sia macro. L' anticipato gindizio , rhe il signor Canonico esprime poi piu avanti intorno alia versione di Tu- cidide del signor Canonico Francesco Boni , dichia- rando , che ecchsserd Ic versioni non solo antece- denti ,• ma scoraggird quahiiique in seguiLo a si fatta difficoltosa impresa voglia accingcrsi , e per vero dire un po' ardito ; perciorche si tratta di lavoro inedito : ne al certo un tal genere di lode piio an- dar a sangue al signor Canonico Boni , quantunque corroborata con validissime prove , e tra le altre , con quella delf esser egli mi Canonico della basi- lica di S. Lorenzo, e speclalmente coUe^a delP altro (i) E chi e quel signore di lontan pacse , che parla a cotesto modo ? ( C e chi sospetta , che quest' uiio cor- rispondente del sig. Canonico sia il sig. Moreni. ) Addio dunque autori coniici, latini , francesi , spagnuoli , iaglesi, italiani , tedeschi ! Una sola scena della Crezia vi spazza tutti quanti dai teatri d'' Europa. (2) Se al sig. Zannoni rimane un'' ombra d'affetto per la sua lingua e per se niedesiino , per carita non le lHxl>ljllchi. DI PIER FR\NGESCO GIAMCULLARI. hi Canonico Gvspero Bencini sottohlbliotpcario e ac- cademlco resi leiite , il cui valore e noLo , come di- rebbe il signor Moieni , cc Da Bartro a Tile e dalF Occaso all' Orto ». Concliulnimo. Finche i libri che si vanno pubbli- cando col biiratto in fronte conterranno somio^lianti fanfaluche, e finche le scritture degli stessi accade^ niici della Crusra ridonderanno di tanri spiopositt di grammatica e di biiou senso , gii stratiif ri avranno sempre ragione di dire , che il popolo dt Toscana e quello die in Italia parla meglto , e i htterati qurlli che scrivono peggio. E se vi avra chi tuttora si ostini a contraddire a uaa tal sentenza con ra- gionamenti sofistici , e noa con fatti avvalorati dal generale suffragio della nostra peuisola , noi noa vorremo aggmogere altre prove a quelle gia date, ne travagliarcene. Ma alzando pietosaaiente gli oc- elli al cielo , restringerenio !e spalle , manderemo fuori un sospiro , e diremo che fa bei tempo. 52 Alciini pensieri sidle vlcende delV Architettura. \ R\ le arti belle I'Arrliitettura ebbe Tonore d'csser chi :mndo, il S. Pietro di Roma? Cosa con- serva essa del disegno originale del Bramaiito? Sncce- detfero', e veto, i piii fainosi arrhitetti alia contimia- zione di qiu>lla stupenda mole: tlia nessiino de' pre- sidi a cpiel lavoro seppe matter fieno a quel perpetuo iiintar di peiisien , di ornaiiienti , di progetti e di ptani; i quali, otnmi tante volte per se ed isolata- nv^nte , perdono ogiii pregio e distriivgono a vi- ceiida il loro elFetto tosto die sieno accoppiati tra (T) II Palladio fu chiamato a Brescia dal vescovo BoUario perrhe disegxiasse la nuova cattedrale nelT aano ibGj ; ma quel pi-elaro non pote prevalere peixhe si preferisse il suo di- spono . e fu scelto quello del Lantana , al quale si degno il Palladio di fare alcune correzioni. Anche quel disegno fu pero cuasrato in seguito pe> grandi e conrinui dispareri , e per la sniaiiia di aggiugner cose nuove , come si vede dalla contraria iiiistura di still diversi , e sopra tutto dalla dissonante facciata a due ordini , e di tanta altezza ohe viene a coprire la luae- stosa cupola che ora si sta ter.iiinando , nou perd senza difetli anch' essa nel suo tamburo , appoggiando le sue colonne in falso. II vecchio palazro poi della loggia di Brescia d' architet- tura squisirissima, ornato anche dal Palladio con finestre che niagaiori non fece niai, ne le piu belle per eleganza di forma e di scultura , venae da un facale intendio distrutto nel suo interuo e nel coperto. Si penso a riparar tanto guasto , e quan- tunque per buona sorte si fossero conservati i disegni di quanto era staro preda del fuoco , pure i signori Coriservatori Delegati a quella fabbrica credettero far meglio abbandonando quel ri- stauro alia bizzarria del Vanvitelli , il quale per pompa di nio- strare anche al di fuori il valor suo , aizo sopra il retrangolo del palazzo un attico di figura ottagona , portanre il coperto di pionibo , con ijnesrre ovah e nieschini pilasirini , di stile biz- zarre , tutto suo proprio , e si oj'posto all' arcliiiettura di sotto, che chi studiasse a far cosa pegjjiore dillicilmcnte vi potrebbe riuscire. ' • SDLl' ARCHITETTURA. 55 loro. Ciisi S. Pietro abbandono successivamente Tidea del bello seguendo quella del maravigUoso e del gr.uide. Ma senza andare cosi lontano e di liiogo e di teaipo, quanti esempj non ci offrirebbe Milaao se volpssi'.no riaiidare la storia de' monuinenti ch^ rabbelliscon>? La nostra raaestosa chiesa deliirfas- sione, che vanta nel suo graiidioso interao la piu iinponente forma di svelta e semplir.e arcliitettura, fii guastata all" esterno con urn baroc( liissima fac- ciata, che quantunque ricca , niente armonizza colle parti interne del tenipio. Piii recente esempio e quello dello strcpitoso fabbricato del nostro Ospitale maggio- re, il quale sotto una sola fi-onte contiene tre facciate di stile e di diseg'o affatto d verse , quasiche gio- vasse air arte ed al bello mostrare alio spettatore che quella fionte fa fatta cap i ciosiiiiente e per salti. Ma chi crederebbe che oggi stesso, ia questa grande e colta citta, in qnesta capit^le chs gli stranieri onorano ne' loro viaggi del titolo di Atene d' Italia, in questa citta ove sano accademie e scuole, e com- missioni di belle arti e di ornato, fossimo minac- ciati da un' altra di qusste deformlta suiis; "fite dal pessimo gusto collegato coUa ecouomia ? E dove questa def )rmira ? NelP interno del nostro Duomo die per tanfi pregi del suo esterno e della sua mole merita veramente di essere chiamato Y ottava mara- viglia del mondo. Ora si tratta di compiere il pa- vimento il quale non e fatto che per due terzi. Chiunque ha veduto il gia esistente credera, com' e naturale , che si voglia seguire col terzo die manca lo stesso grandioso disegno, formato con marnii di piu colori , come lo esige la bcllezza e piu di tuttd r armonia delF iiisieme e la dignita del Tempio rae- desimo. Ma nulla di tutto clo. In questa moderna Atene si trova troppo eccedente la spesa di conti- nuare il vecchio disegno, e se n' e proposto un nuovo pel rimanente pavimento da farsi ; il quale nuovo disegno si risente tutto della miseria di pensare e di concepjre de" tempi , essendo tutto raeschino , e 56 ALCUXI PFNSIERI SULl' ARCHITETTUR\. ripartito a soli ^ e lunga, giusta la quantiia del letame , indi circondarla con iTiuro 5 e lastricarne il fondo , che debb'' essere non orlzzontale , ma inclinato , ed in un angolo esser vi dee scavato un pozzo non molto profondo alio a con- tencre Ic urine - che scolar debbono per ua coiidotto DI GIRO rOLLINI. 6 1 dalla stalla al letamajo i indi con camie o pagUa co- struire un tetio che lo ripari dal sole e dalia pioggia. Si portera ogai di il letamo nella fossa poneudo cura di stenderlo a strati, tenendolo alquanto distaiue dal muro, onde penetrar vi possa T aria , e coH' urina die si radiiaa nel pozzo s' innaffiera la massa onde feriuen- ti , e qnella che avaiiza servira ad ingrassare l" orticello o altra parte del podere. Dopo tutto qnesto passa a dire alcuna cosa sopra i criterj della uiaturanza del concime, del niodo di spargerlo ed in quale siagione. Ottima e la sua riflessione , che coprir tosto esser debba allorche e sparso sopra del campo onde non si perdano neiratmosfera i principj niigliori, come accade pur trop- po di vedere presso i nostri contadini , che il lasciano per piix giorni esposto all' aria e al sole per cui perde ogni sua forza. Nel quarto, quinto e sesto capo parla della mi- gliore disposizione che dar deesi al terreno tanio al piano che al colle e al monte , del mode di rendere fruttitrre le terre iucolte, delle chiudende ossiano siepi , annoverando le tuigliori piante che servono all uopo, fra le quali sceglie la spina bianca, la maruca bianca o paliuro, il pruno selvatico j e fra le straniere la glcdizia , come quella che forma una siepe impenetra- biie, ecc.:addita i mezzi per risanare e rendere frut- tiferi i terreni paludosi o merce d'un giusto peadio,o con fossi colatori da tenersi aperti e spurgati , alzando le porche, ed in allora convertirli in feraci ortaglie ; tentando la coltivazione del riso , ove nelle terre piu umide ed uliginose non si possa con sifFatto metodo riescire : che , se non e possibile rasciugarlo , si de- stini al foraggio di valle , cioe a caricj , ovvero alia piantagione di pioppi, ontani, salici, ecc. coll' institui- re profonde fosse onde liberarli daiPacqua, e si lascino i rialzi per le piantagioni. Finalmente da gl insegna- menti per ridurre coltivi i terreni cosi detti da biu- ghiera , non essfndovi terreno di sorta alcuna, che merce I'industre mano deir uomo non dia un prodotto. Fa un breve cenno sopra i lavori da eseguirsi uei ter- reni di collina , disponendoli in tanti piani , avendo cura di deviare le acque piovane , e quelle che na- turaimente scaturiscono nella parte supenore del colle , in inodo che non traboccluno giii trasponando la 63 C4TECinSM0 ACKARIO iniglior terra. Piopooe quin li liiaghi e profondi fossi, cd noo specialineijte siilla soiiimitaj giu>,t.a la quaiuiia deir acqua die dee ricevere , indi larla scancare ia modo da non dantie.',giare il so tuposio terreno i pro- ceje di poi a dare il modo onde ibrinare questi sca- glioni , di quale materia; ed ottiiiie soiio le sue ritles- sioni intorno alio tVaiie die mitiacciaiio i colli; e al modo di soccorrere ai progressi delle medesime: die le sol- cature siano trasversali e non longitudiuali, perche in breva non si veda il colle roviuato. Finahnente da precetti sopra i varj lavori e sopra gli strouienti agrarj , dell'aratro, erpice , zappa , vanga , ecc. , e parlaudo dei lavori premette , die innanzi d' incouiinciare il la- voro nel campo deesi por mente alia qualita del suolo, volendo minor lavoro un terreno sciolto , siliceo-cal- care,e miner profondita, lasciandone facilmente svapo- rare i principj alimentizj ; laddove il teireno teuace alluminoso ne vuole di piu oude sminuzzare le zolle ed agevolare lo scolo alle acque. Procede quindi a dare i migliori metodi di coltivazione , die riduce a due , Novali o Magesi , e la vicenda o rutazionc ; il pnmo «ssendo quello che lascia annualmente un quarto , iia terzo o piu del podere senza coitura, die dicesi in ri- poso , servendo di solo pascolo le erbe die ivi spon- tanee crescono al pastolo del bestiame, ovvcro si so- Tesciano poscia coU'aratro. Rotazione e quella che notx lascia veruna parte del terreno in riposo , ma tiitto viene annualmente coperto , succedendosi diversi ri- colti con una regola costante ■■, e questa la riduce a due specie : una quella per la quale tutto il podere e diviso in due , tre o piii porzioni che vengoiio an- nualmente coltivate con una vicenda di geueri rego- lare ; stcche in termine di due o tre o piix auni tutto il poderf ha alimentato gli stessi generi : V altra e quella che lascia una porzione di fondo a prato sta- hile , e divide il rimanente in due, tre o piu porzioni che si coprono di diffVrenti generi , con una vicenda di due, ire o piu anni, che e poi quella generalmente scguita nella provincia Veronese. Dopo di che con molti fatti passa a dimostrare il danno della coltivazione novale , che finalmente pare sia ora abbandonata in quasi tutte le provincie, d" Italia: poscia da preceiti so- pra la coitura alternativa , e dei varj metodi usati nel DI CIKO rOLLINI. a Veronese, la di cui coltivazione nell'alta pianura e !a se- j;nente : « 0!;ni jn Jere ha una jiorzione di prato sta- bile as--ai tenue , coiue quella che arriva a intorno il vencesinu) del podere e rare volte il deciino. Oltraccio esserido nial governato frutta pochissimo ; da un solo taglio , e serve poscia di magro pascolo. II rinianente e inter?ecato da lilari di gtl-'i o di viti , e si coltiva parte a frumento o ad altri cereal! , e parte a graao turco. Se il podere e mediocrcinente fertile , si copra per lueta eguale a grano e a grano turco , corapien- dosi in due anni la rotazione. Suolsi semiuare un quarto ( o, come dicesi da noi , una piana , che e poi il pezzo di terra racchiuso tra' filari ) a frumento ed altro a grano turco alternamente. Nei quarti ove si raccoglie il frumento si pone il grano turco bimestre detto cin- quantlno , o il mi^lio , levati i quali riposa nel verno il terreno per coltivarsi in pnniavera a grano turco seminato ossia sparso a soico se il terreno e fertile, piantato col piuolo a file se meno felice. Nei colli il second© ricolto dopo il frumento o la scandella suol essere il grano saraceno. It Nei fondi migliori la rotazione dura tre anni. Si semina il grano non a quarti alterni col grano turco, jiia a gran pezzi ossia a campagna , nulla curaudo le frapposte piantagioni. In tali fondi di buona natura si puo affermare in generale , che un terzo e coperto di grano turco seminato a solco, e che il frumento copre gli altri due annualmonte. Si semina adunque il fru- mento nello stesso fondo per due anni successivi,e la preparazione che suolsi dare al fondo per ricevere di nuovo il grano si e che in luogo di seminarvi i grani secondi si ara due e anche tre volte. Ben di raro si concima , poiche manca il letame. •> Oltre gli addotti generi , in ogni podere a norma della propria estensione avvi due specie di foraggio , che si usano verdi , l' uno di primavera , 1' altro di autunno. II primo consta di scandella o di avena, sole o miste alia veccia ; il secondo e il cinquautino o la sa^fiina , arabedue seminati fitti ad uso di prato. » Tale e la vicenda generalmente adottata , sebbeue, come fa riflettere l" autore, in alcuni luoghi avvi qual- che variazione. Egli termina qiiesto capitolo co' pro- porre la rJforma, assicurandoci ihc sarebbe da adottaisi 64 CATECHISMO AGRARIO qnella della Brianza , oltremodo saggia , gla introdotta tun vantaggio da parecclii proprietarj veronesi , die cousiste nel far entrare il prato artiliziale nella vi- cenda. Segue il sig. Pollini a far conoscere la rota- zioae delle region! basse, e quali sarebbero i nietodi mij;liori da inirodursi: cosi paria del colle e del moiite. Nel capo settinio spiega la parte botanica che spetta particolariiiente all' agricoltore ; da la tessitura delle piaiiie , le fuazioai loro , i vantaggi ciie trar ne puo ragricoltore da tali cognizioni e specialmeiite per quello che spetta grinnesii di cui si da la vera teona , e i Varj modi onde eseguirli , passa indi alia varia luaniera di propagare gli alberi ;, fiaalmente alle malattie loro, alle cause che le producono , e al modo di guarirle. Nell' ottavo capo , dopo aver favellato della coltura dei cerfali si estende alquanto sulla paiizzazione , e da i saiii precetti per formare un buon pane. Nel capo nono e decimo rif'erisce cio che spetta alia coltivazione dei legumi o civaje , quindi della lava, pisello , lagiuolo, del cece, della veccia e della lente : qual sia la terra piii conf.icente , le malattie loro , e modo di liberarle, evitando la rabbia o secchereccio nel cece collo intingere nell' acqua il seme per venti- quattro f-re prima di comraetterlo al snolo ; liberare dai lonchj ( volg. carol. ) la lenie ponendone i semi nel forao dopo cavato il pane o esporle al sole in vasi di vetroi e cosi via via passa alle patate , alle rape, alia bietola , e ad altre piante pregevoli per la radice tuberosa , estendendo^i assai sopra la coltivazione delle prime , e loro vantaggi per 1' uomo : non dimentica il pero di terra o topinamburo , i raffani , la carota. N;"ll' uiidecimo capitolo e nel duodecimo da ottimi precetti sopra la coltivazione del colzato e ravizzone, il primo deito anche ravizzone domestico die ama i terreni sciolti e pingui del piano , die vuol essere sgombro dalle male erbe^ quindi sarchiato, riucalzato c prima del verno , e una o due volte in primavera , cimaudo il fasto quanio sovercliiamente si allunga per ayere rami laterali , dai qnall si ottengono semi mi- gliori , ottima cost' manza die dovrebbe estendersi par- ticolariiiente ad alire coltivazion' ortensi , cosa die non si fa, amando piuttosto d'avere in copia una cat- tiva seniente. Passa alia coltivazione del ricciuo, poscia Di Cmo roLLiNi. Co del lino e della canapa , della seminagione , e del mode d' estranie il filo , ne indica i iniglion mctodi , e vorrebbe che si preferisse atl ogni ai(ro la iiiiiccbi la inventata dal sig. Gerardo Christian, colla qunit- si jmo preparare in ogni stagione il Iibo e la cauapa senza la inacerazione. Institui-ce iiii confronto tra la mate- razione e la macchina, acct-nna i dauui della prima e i vantaggi soinmi deUa secouda , e tfrtuina il capitoio dandocene la descrizione , e rinniei-ando eziandio le altre piante che potrebbero soinrniuistrare ua ti?.lio ottimo per filaisi (i) Dopo aver neU'eSjUSto cor.servato rauttjre il n)i£;lior ordine e nelle defitiizioni la niagj!,ior clii.iiezzii pio^frib;ie, passa ad indicare le (piante atie alia uuioria, favtllan- doci estesamente della robbia ottinia a scmiiiinistrare un color rosso , del modo di colmarlai di que lie piante che dar possono il color giallo , il vertie , il turchino , il nero , ecc. I capi decimoqninto e dtcmiosesto soiio d^stinati a dare i precetti per la coltivazione degli ortaggi ^ che cosa sia o intendasi per orto ^ qual e ii mjguor ttr- reno , e luogo per foriuarlo ^ di qnali cogmzioni drameiito della Sicilia dalla Calabria abbia avuto luogo dopo che L contineati acqui- starono P attuale loro forma, vale a dire dopo che la auperficie del globo einerse dalle acque dell'oceano uni- versale ; poiche si promo verebbe un inetta qiiistione se si volesse nferire uii tale avvenimento all' epoca delle antichissime catastrofi del mondo. Questi fisici trovaiio cosa ass.ii facile che uno stretto di ben vend miglia di lunghezza, di dieci nella massima sua larghezza , e di notabile profondita, quale e quello di Messina , possa essere stato scavato dall' urto del Mediterraneo , benche csso non soglia in verun altro punto esercitare quest'azio- iie contro la costa , e chiamano in sussidio per agevolare r opera qualche opportune tremuoto. Ma non so perche non si reputi piu naturale o piii ovvio che questa aper- tura sia una di quelle tante vallate che interrompono la continuita de' monti , le quali ebbero origine al tempo della formazione de' monti medesimi , e di cui gli Appen- nini ci ofFrono parecchi esempj. Seiiza volere rintracciarne molto da lungi , uno ne abbiamo assai rilevante nella Calabria niedesima. Questa penisola tra il golfo di Squil- lace da un lato, e quello di S. Eufemia dall' altro, si ri- stringe a tal segno che dal mare Jonio al Tirreno non corre che lo spazio di trenta miglia all' incirca. La catena degli Appenniiii e qui perfettamente tagliata raerce di un gran vallone intei'medio, il quale si estende in larghezza dalle vicinanze di Platania e Serrastretta fino a quelle di Girifalco e di Filadelfia. Se il piano di questa valle avesse sortito la conveniente profondita onde dare accesso alle acque del mare , non v' ha dubbio che la Calaliria ulte- liore formerebbe ua' isola separata dal continente me- diante uno stretto simile a quello di Messina. Cio che dalla naiura non fu fatto , progetto Carlo III di eseguire con r arte , e giovandosi della favorevole dlsposizione del suolo ideava di porre cola in comunicazione i due mari, approfittandosi del letto del fiume o torrente Corace che sbocca nel Jonio, e di quello deU'Aniato che mette foce nel Tirreno. Cosi se il piano di quell' intervallo che sparte gli Appen- nini della Calabria da quelli della SiciUa fosse rimasto di alcune pertidie piii alto dell' attuale livello del mare, avrebbe tutta la sembianza del sopraccennato valloae. SUI CONTORNI DI REGGIO IN GALiBRlA. 7 1 ed a niuno sorgerebbe allora in meate die quella dlvi- sione fosse stata foniiata iii tempi recenti o posteriori alle epoche geologiclie, iie si vorrebbe fantasticare sul modo onde pote avere avuto origine. Ma V acqua che entraado fra mezzo ingombra quello spazio e una circo- snaza atta ad imporre cosi agli iudotti, come agU scien- ziati. Clie lo stretto di Messina sia una vera vallata pari a tutte quelle che veggousi ne' terreai montuosi , noa gia una seraplice squarciatura , corae alcuui potrebbero forse idea- re, lo da maiiifestamente a conoscere 1' inspezione loc.le. Tutte le grandi valli hanno d' ordinario al pie delle alte moatagne che le spalleggiaao una serie di miaori coUine, composte per lo piii di rocce diverse da quelle che for- mano la massa delle, montagne medesime , e di data meno antica. Cio per T appunto si a v vera in quella di cui par- lianio. Cosi dalla parte di Reggio, come da quella di Messina sorge alia base degli Appennini ua gruppo di piii picciole eminenze che vanno sempre piii scemando di altezza quanto piii si accostano al centro o all' asse della vallata occupato dal mare , ed i raateriali di cui sono composte diflferiscono da quelli delle grandi montagne adjaceuti. Se questi materiali • sono della stessa natura cosi neir una spoada come nell'altra, a torto si vorreljbe inferirue die il terreno sia stato lacerato in epoche mo- derne , ne si avrebbe dritto di trarre questa conseguenza quando anche da ambe le parti si scorgesse una corri- spondenza di strati, come si dice essere nello stretto di Calais. Noi abbiamo di cio comunissimi esempj nelle valli delle montagne, in quelle eziandio piu spaziose , le quali non si potrebbe credere die sieno state formate o dalla corrosione de'torrenti, o da spaccature cagionate da tre- muoti. Noa voglio per altro in questa discussione dissimulare ua fatto che sembrerebbe favorire l' opinione di coloro i quali si argomentano che la Sicilia sia siata per forza di mare svelta dal coutinente viciuo. Recandosi al promon- torio Pachino, ora Capo Passero , che e uno dei tre che hanno dato il nome alia Triiiacriaj si A'edra che 1' estre- ma sua punta costitiiisce un' isoletta. Uomini attempati del luogo mi accertarono essere essa stata divisa dalla terra a loro rimembranza in conseguenza deir impeto delle pvocelle. Lo spazio ijjtersaeiiio e oia, vijn wasso / 2-2 OPSFRVVZIOXI CrOLnGIClIE fonc^o , die in tempo cU honaccia e agevoliiiente guadato d.nlle persone piaticlie , ed e presmnibile c!ie col tratto dej;li aiiiii acqu:3tcra niaggiove protbadita , e divena ua picciolo strotto. Ma quando A'ogUasi considerare clve il terreno e ia qiiella situazioiie molto depresso , e die la lung!iezza di quello stretto non e che di alcune pertiche 7 si ve !ra non essere paato straiio che ab})ia potato per le ncceiiaaie cause saccedere qiiesta sejiarazioiie , e che poss;i au.neatare in progresso. Ma 11011 sarebbe retto CO isigUo di provare quella della Sicilia con la scorta di qiiesto esenipio , poiclie volendo dal picciolo trasportare in 2;rande i feno:ne,ii della natura , sareblie ^ovente uii cattivo vagioaare in lisica, segnataineiite qualora si tratti di fovzp meccaniche. lo stimerei sovercliio di raggiraniii da vantaggio in- ter 10 a qnesto argoniento, e mi avviso die sara piu op- portnno di dare a divedere qual sia li geognostica co- stituzione del suolo dall' una e dall' altia parte dello S. retto di Messina; indagini, per quanto e a me noto , die lion saiio state fiitte per andie con sufficiente esat- tezza, e da cui altri trarranno , malgrado I'opiaione da me manifestata, quelle conseguenze che reputerauno piu siruili al vero Tre diverse forinazioni di rocce originate in difFerenti periodi si ■listiniuono nelle vicinanze della costa di Reg- gio , ciascheluna delle cjuili compone ^particolari emi- ne;ize , che tra esse differiscouo cosi in altczza, come neila rispettiva distanza dal mare. Le rocce primitive costituiscrtno la massa di -quelle di maggior tnole , le qii-ili sono nel tempo stesso le pid discoste dal canale dello Stretto , e fra queste sopra ogai altra primeggia I'Aspronoijte , o'le puo essei'e considerato come T ultimo tei',ii'ie da qaest,.> lito lella catena continentale degli Apperinini- Qtiesta grande emiaeiiza e dalli base al ver- tico tntta li graarto, che e la roccia doiiiinantp delle montirne deila Calabria ulteriore , comprese quelle della S;'i, if quaii Emn > un gruppo separato dalla spalLtra dpgli Ai.^penniai medes'nu. Essj e granite bigio , quale geaerabneiite s'incoutra ia quella provincia, iie conosco Iu^i2;lii ovf> sia di colore rosso se nou che i contorai di L'jiigohuco , che ne soinministrino di assal vago mistn a steatite verdognoia Quello deirAspromonte e composto di leltspato bianco, di quarzo bigio, di mica nera , e SUI CONTORNI DT REGGId IN CALABra*. 78 contiene noii di rado cristalli piu o meno regolavi di amiibola. Alia superticie del suolo e d*" ordinario in istato di latiscenza, in guisa tale che facilmente si stritola , e si risolve fra le niaiii in arena , come accade di quello di tutte le altre parti della Calabria. Ho detto che la roccia graiiitosa si manifesta fino alia, base deU'Aspromonte, e di fatti dal lato di Villa S. Gio- vanni s' inoltra fino ad un miglio circa sopra questo paese situato presso lo Stretto, ed ivi compone altre erninenze, die debbonsi riguardare come appendici di quella mon- tagna. In tale sttuazione mi occorse di vedere un fatto meritevole di particolare osservazlone , il granite cioe intersecato da filoni di calcaria conchiglifera. II luogo eve questo fenomeno si osserva e intitolato Pietra culcina ad tin miglio circa da Villa S. Giovanni per la strada del fondaco di Amelia, e fondaclii si chiamano in quella parte della Calabria e in Sicilia le stalle eve si allog- giano le bestie da soma, e clii va con esse. Appansce ivi suUa falda di tin coUe un granito friabile di colore rubiginoso sudicio attraversato da molti filoni di quarzo , e di feltspato amorfo , fra i quali altri ve n' lia di cal- caria della grossezza di quattro in cinque poUici , die si afFacciano sul piano della strada. Questa calcaria e di colore giallognolo e giallo bruno , di frattura smorta e terrosa , si rompe in pezzi concoidi , e battuta con 1' ac- ciarino scb'zza dopo replicati colpi qualche scintilla ; \i lio trovato spoglie di madrepore, e talvolta ancora pic- ciole conchiglie marine del geuere de' turbini. I filoni di cui parlo non sono soltanto superficlali, mci s internano fiao ad una certa profiindlta nella roccia gra- nitosa , come bo avuto campo di accertarmene nella se- zione di un botro scavato dalle acque piovane , e pro- fondo da nove in dieci piedi parigiui. lo non ho vedutO:, lie mi vammento di aver letto altri esempi di filoni di calcaria conchiglifera nelle rocce primitive , benche noa sia invero dilFicile d' in\maginarne la spiegazione. Nulla V ha di piu mturale quanto il supporre che essi fossero una volta altrettanti crepacci , e die nel tempo in cui il mare sommergeva tuttavia queste- regioni , sinsi insinuate in quegli spazj vuoti una materia calcaria di origine assai posteriore a quella del granito. Vedremo in appresso che questa materia formo in quelle stesse vicinauze paitico- lari deposit! , poiche non si Umito soltanto ad infarciro f4 USSERVAZIONI GEOLOGICHE queste t'enditni-e. Quanto pol agU altri filoni lU teltspato e di c{uarzo, e tla credere clie sieao stati prodotti per via del meccaiiisiuo inedesimo ■, ma in tempi molto piii an- tichi, appartcaeado i loro materiali alle rocce primitive. II grauito noii e la sola tra le rocce di questa classe che s' incontri nelle eminenze della Calabria contigue alio Stretto. A questa forraazione debb' essere eziaiidio ascritta la roccia de* monti di Scilla , la quale consta di lino schisto micaceo composto di mica verdastra in massa intimamente unita con quarzo , ed attraversata da vene parimente quarzose : la mica e in massa in quanto die non presenta la solita tessitura sfogliosa , come non ha tampoco splendore metallico , manifestando soltanto uii lieve luccicore setaceo. Questo schisto a dilFerenza del granlto inoltrasi fino al mare, e sono di esso formati i decantati scogli di Scilla di cui sono stati tanto esagerati i pericoli , e su cui tante favole furono spacciate dagli antichi poeti. Sul maggiore di questi scogli , che e un pezzo di sfasciunie di rocca , e che e ben lontano dal toccare il cielo col vertice , come lo rappreseata Omero , e dair essere coronato di nubi , fa ne' bassi tempi edifi- cato un castello , oggidi per metii rovinato , e questo e 1' unico oggetto che possa richlamare T attenzione del viaggiatore , quando non voglia riandare col pensiere e il mostro di Scilla j e i cani mai'ini che latvavano , e i disastri di Ulisse , se pure e vero che Ulisse abbia sol- cato mai queste acque. Oltre al granito ed alio schisto micaceo havvi un' altra roccia primitiva in vicinanza di questa costa , che non deggio passare sotto silenzio , quantunque non si palesi che in un solo punto , e in ammassi di mediocre esten- sione. A due miglia da Reggio, nella direzione di Scilla e nel luogo detto Contrada degli Archi , in un fondo cliiamato Rossi^nolo spunta da un terreno salibionoso una rupe di serpentina iierastra attraversata da filoni di quar- zo, la quale forma parte integrante del suolo , e non e un masso accidentale e avventizio. Accanto ad essa ve n' ha un' altra piu picciola composta di spato niagnesiano ( bitterspath ) di colore bianco e giallo ruluginoso con filoncelU di vera steatite o pietra da sarti. Non e questa la sola situazione nella Calalnia ove si trovi la serpen- tina, poiche in gran copia incuntrasi a Lago, picciolo vil- iaggio viciuo ad Amaatea , paese cdilicato sulla costa SUI CONTORNI DI REGGIO IN CVL\BRI/V. 70 del Mediterraneo , ed e accompagnata dalla pietra ollare di color bruiio verJ.TStro , die si adopera per fame ca- lamaj eJ altri lavori. Questa roccla ahbonda ancora vie piu a Gemlliaao , terra discosta alcuiie miglia da Catanzaro » ove ofFre molte belle varieta di colori , e trovasi unita air amiaiito, all' asbesto, al talco ed alia steatite. II gratiito e lo schisto micaceo , oltre agli accennati luoghi, si rinvieae eziaudio in altri, ma giudioo superfluo di annoverarli partitamente , e mi afFretto a mostrare queste rocce dal lato della Sicilia. Lo schisto micaceo o, se cosi vuolsi , il gneis , compare presso Messina e si puo vederlo fuori di Porta Legiia nel sito detto il Ca- stellaccio , ove racchiude filoiii di feltspato bianco e leg- germente azzurrognolo con grossi nuclei di quarzo. Esso costituisce la massa di molte emineuze a due miglia circa dalla citta verso la Badia della Scala, antico e diroccato convento , e presso questo eJifizio e tramezzato da grossi banchi di calcaria bigia silicifera, di feltspato compatto bianco e di petroselce paleop^tra di colore rossiccio , e di frattura scagliosa , il quale non e esso medesimo se non che un feltspato in massa. Poco piu oltre comparisce un grandissimo Ijanco di calcaria granulare a larglie lanielle. sparsa di squamette di mica argentina , e di picciolj cristalli di solfuro di ferro , la quale si scava per farne calce. Non e a mla notizia che la calcaria primitiva si trovi presso la costa di Reggio , ma si presenta bensi ne' mouti al mezzo giorno dello Stretto , ove dalla valle dell' Amandolea si prende il cammino per salire al paese di Bova. La montagna di Mangusi sembra quasi per in- tiero formata di questa roccia ^ che varia nella grossezza della grana , e nel colore bianco o bigio. Essa e subordinata al gneis similissimo a quello di Messina , il quale corn- pone la massima porzione della montagna di Bova. Quanto al granito non si rinviene nerfa'Sicilia, a quello che io sappia , in situazioni prossime alio Stretto, come e nella Calabria, poiche il luogo piu vicino e Melazzo sulla costa settentrionale delKisola. Dal lato orientale fra Mes- sina e Tauromiua presso al Capo di S. Alessio ho in- contrato grandissimi macigni staccati di questa roccia , ma diversH dal granito bigio ordinario, in quanto che e composta di graudi parti di feltspato e di quarzo, costi- tuendo uiio di que' graniti che i mineralogisti chiamaiio a grandi elementi : il suo colore e rossiccio , ma nr*. 76 OSSERVVZIOVr ceologtciie avviso clie non sia questa la propria e naturale sua tinta, e che dipeada da uu principio di decomposizione , che ahbia peaetrato fino a qualche profondita nelT interno. Donde sieno stati sveki que' grandi massi non saprei indicarlo , come ignoro altresi ore si rinvenga in posto un porfido feltspatico { feltspatk-porpliyr ) di cvii ho trovato molti ciottoli a Tremonti prosso Messina, ed alia salita di S. Miclaele a sei miglia circa da quella citta suHa strada di B.irsalona, in mezzo a molti altri ciottoli di rocce primitive. Rispetto alia serpentina, ne in qnesti ne in altri Inoglii della Sicilia mi e occorso di vederne trac- cia , ma essa , come si e detto , forma parzialissimi ara- massi sulla costa istessa di Reggio. Da questo rapido prospetto si fa manifesto die il suolo primitivo apparisce del pari in quella parte della Sicilia che rimane in prospetto della Calabria i e cio che deesi particolarmente notare si e che, ben lungi dair estendersL indistintaniente per tutta I'isola, e appuato circoscritto a qneir angolo prossimo alia Calabria medesima alia cui estremith e il promontorio Peloro, ora Punta di Fai'o. Per formarsi agevolmente e su qualunque carta un'idea dello spazio in cui sono comprese le rocce primitive , senza pretendcre di delinearne esattamente i liiniti, che sarebbe cosa estranea al presente argomento , si puo condurre una linea che da Tauroniina vada a terminare a Melazzo. Lo schisto micaceo , il gneis , lo schisto argilloso sono le rocce dominanti delle principali eminenze comprese in questo tratto di terreno , e singolarmeiite di quelle che formano parte della catena centrale degU Appennini siculi , come si puo vedere nella montagna che si valica per trasferirsi da Barsalona a Francavilla passando per la valle del Ruzzolino f, montagna che e uno de' punti culminanti deir Appennino. Oltre alle vocce primitive, altre se ne rinvengono in questo spazio medesimo, e presso lo stretto , le quali spettano ad una meno antica formazione, e clie io qua- lifico rocce di transizione. Tale e uno schisto argilloso che s' incontra dalla Scaletta fino a Flume di Nisi lungo la costa al mezzogiorno di Messina. Cotale schisto ofiVe una moltiplice varieta di colon, piombino, giallognolo , rosso e rosso variegato di bianco. In parecchi luoghi e sovrapposto ad una calciria grigia di perla attraversata da vene spatiche bianche , la quale e senza verun dubbio SUI CONTORNI DI REGGIO IN CALAERTi. 77 calcarla di translzione. Essa e quelln stessa che compone la massima parte delle inontagne dell' iiiierno delta Sicilia, e somministra molte belle varieta di marnii quali sareb- bero qiielli di Tauroniina e di Trapani , i qnail nltimi si conoscono dagli scalpellini d' Italia sotto V impropho noine di diaspro di Sicilia SifFatti schisti ia vicinaiiza della Scaletta, quello segnatameate di colore rosso, sono in- tersecati sovente da grosse vene di quarzo , e confinano pill verso Messina con lo schisto micaceo e col gneis. Questo tratto meriterehbe di esse'-e diligentemente scorso oiide esplorare la connessione delle rocce primiti^■e con quelle di transizioiie. Uii' altra roccia apparter.ente a que- st' ultima formazione ho adocrliiato iu una vallata pros- sima alia base del monte di Tauromina , ed e un' areuaria, o una grauwake analoga alia pietra serena di Toscana , di colore bigio azzurrognolo, composta di grani di qwarzo con isquamette di mica argentine e neras ra, la quale si adopra sul luogo come pietra da scalpello , ma nou ne ho veduto che macigui isolati , i quali debbono certa- mente essersi staccati da taluna delle circonvicine mon- tagne*. Lo schisto argilloso di cui abbiamo parlato si palesa eziandio nella sponda opposta della Calabria. Di fatto in. vicinanza del promoutorlo Leucopetra, ora Capo dell'Armi, nel luogo detto le Saline appare a fior di terra presso una picciola promineuza chiamata Sasso Falcon fe , ove e in sottili sfogli frantumati di colore bigio e rossiccio. II letto del torrente Molara e tutto ingombro di rottami della medesima roccia discesi dai monti di S. Vincenzo, di Priano e di Mantineo. Ne la grauwikc manca da que- sts parte , poiche una particolare varieta di essa costi- tuisce la massa del proraontorio suddetto, e delle rupi vicine. E dessa un' arenaria che si potrebbe a prima giunta 8caml)iare con una calcaria bigia di grossa grnna cristal- lina , ma e in realta un aggregato di granellini di quarzo e di squamette di mica in cui predomina il cemento calcario die agglutina questi ingredienti , i quali si possono ^ge- volmente discernere sulla superficie csposta alle inteni- peric, ove essendo corroso il cemento le particelle com.- miste rimangono prominenti e isolate. Sovente vi si scorge eziandio grani di calcaria biancastra e smorta , e ciottoU abbastanza grossi di gneis bigio e nerastro, e di qunrzo . aia laddove il cemento e abbondante ha sembianza di 78 09SERVAZI0NI GEOLOGTCHE una calcaria primitiva. Questa roccia comparisce disposta a sottili strati ora orizzontali , ed ora cou diversi gradi d'inclinazioue, e v' ha qualclie luogo ove eutro 1 limitL di uu piccolo spazio presentano uella loro giacitura questi divarj , come se fossero stati rotti e (lislocati cuiendo in posizioai diverse £ uotabile che questa arenaria con- tiene quantita di veae e di filoncelli di una. calcaria com- patta di colore bianco o giallogtiolo , smorta e di frattura conooide assai soniigliante alia calcaria secoiidaria degli Appennini. Non dubito che siflFatti filoni di una roccia di origine posteriore non sieusi forniati alia guisa di quelli summentovati del granito , vale a dire per intromissioue in crepacci gia preesistenti , come sono stati prodotti i filoni calcarei cosi frequenti nelle antiche lave e nei tufi vulcanici del Vallo di Nolo in Sicilia. Mi rimane a dire che alia medesima formazione della grauwake appartiene la pietra che si adopera in Reggio per selciare le strade , e che si trae da macellari a sei miglia daila citta. Essa e un' arenaria in cui doniina in istrabocchevole copia il cemento calcario semicristallino , sparsa di particelle are- nacee, ed impastata di fiammenti di altra calcaria l^ian- castra e compatta. Si rinviene in macigni staccati nel letto di un torrente e nelle contigue coUine , e Tho tro- vata iu posto suUa cima della montagna di Bova presso il paese di questo nome. Dopo di avere sottoposto all' esame le rocce primitive , e quelle di translzione che giacciono cosi dair una come dair altra parte dello stretto di Messina , e dopo di avere mostrato la corrispondenza che hanno tra esse per com- piere il prospetto della fisica costituzione di questo suolo , ci rimane di ragionare delle altre di piii recente data, che intitolo di formazione terziaria. Tali sotyo le marne, le sabbie , le brecce , gli ammassi conchigliacei, che sono gli ultimi deposit! lasciati dal mare sul continente. Questi formano le minori eminenze che sono alia base delle mon- tagne, e veggonsi quasi ovunque al piede degli Appennini e nei grandi valloni trasversali che ne interrompono la continuazione. Tale e quello bagnato dal mare di Messina e di Reggio , il quale dair un lato e dall' altro ha una serie di colline, e di umili poggi che presentano una magica scena agli occhi de' naviganti. Reggio e situato al piede di queste coUino, dietro le quali s' innalzano i monti | di FeDtimele, di Orti, di S. Agata, e sono generalmente 8UI CONTOK^^I DI RFGGIO IN CAiLVCUli. ^Q conaposte di ammassi di gluaja e di grossi ciottoli di rocce primitive ora sciolti , ed ora uaiti da nii cfiiieiiio calcario. La miiiuta sabbia coiiglutinata con lo stesso mezzo co- stituisce in piii luoghi uu' arenaria piu o meno soliJa , che per Inugo tratto si trova da Reggio fino a Melito suUa costa del Jonio, ed e identica a quell" arenaria ter- ziaria cosi comune in tanti siti dell' Italia al pie degli Appennini. La marna o l' argilla di colore bigio si rinviene parimente in molte situazioiii, e viene adoperata ne^con- torni di Reggio per fabl-ricarne stoviglie di ottiraa qua- lita , e segnatamente idrie da conteiiere Tacqua. Le sabbie conchiglifere o calcarie o siliceo-calcarie che tanto abbondano nelle coUine della Calabria contigue alia costa del Mediterraneo , non sono molto ovvie da questa parte. Alia base dell' Asproraonte presso il fondaco di Amelia in vicinanza di una grotta ragguardevole per le grosse stalattiti, havvi un grande deposito di sabbione calcario in cui e sea vato quell' antro medesimo. Esso con- tiene grani di quarzo , squame di mica, e raccbiude gran copia di gusci di ostriche , di pettini , di spondili e mol- tissime- picciole anomie con ambedue le valve, riferlbili aW anotnia vitrea. Presso i paesi di Cannetello e di Pezzo situati sulla costa dello stretto fra Scilla e Reggio veg- gonsi rnpi di una calcaria impastata di spoglie di madre- pore , di raillepore e di altri zooliti in tal quantita, che non di rado superauo di gran lunga il ceaiento che le iniisce, il quale talviltn e appena discernibile. Ove e piii omogenea, mmifestameu'e si scoi'ge essere identica a quella che poco quinci distante forma nel graaito quei filoni di cui abbiamo superiormente parlato. lo non so di avere incontrato in veruna parte d' Italia impasti zoofitici che offrano un maggior numero di spe- cie, ne in tanta abbondaaza , ne di cosi squisita conser- vazioue , talche si potrebbero trarne esemplari bellissimi degni di adornare qualunque museo. A Cannetello gU ammassi di madrepora proliferu sono cosi estesi che si usano per pietra da fame calce^ ed in quelli di Pezzo ho ravvisato nello state della piii perfetta integrita la millcpora cellulosa , la reticulata , la compressa , la pUmi- cosa unitamente a grandi gruppi di serpula fdograna che non ho incontrata fossile in veruna altra parte. Sonovi mescolate eziandio alcune conchiglie, il trochus zizyphi- nus, V ostrea varia, la venus gallina ^ il mytilus ungulatus: So OftSERVAZIONt GEOLOGICHE che conseiva ambe le valve ed il colore roseo^ come ia qualche altro Inogo no osseivato grosse puiite di echino luiiglie oltre a uu poUice, siinili a quelle die si cliiamano in Malta hastoncelli di S. Paolo , e clie sono figurate da Agostiao Scilla. Niuno de' mentovati zoofiti e oggidi re- penbile nel mare dello stretto di Messina. Niento diveisa da quella che descriviamo e la costi- tuzione delle coUine sottomontane che sono dal lato della Sicilia. A Tremonti pi'esso Messina trovasi una calcaria simile a quella di Pezzo, teste meraovata, e che parimente e usJta come pietra da calce , la quale se non contiene si gran numero di specie di zoofiti, e zeppa d' individui di una madrepora carlofilea somigliante alia madrcpora cyathus , ma che non posso Ijcn defiaire, non avendo, donde scrivo, sott' occhio gli esemplari raccolti. In altro iuogo prossirao alia citta detto Gravitelli havvi depositi di marna azzurrognola con isquamette di mica , analoga a quella delle coUine terziarie e subappenine del conti- nente d' Italia. Essa e adoperata per farne mattoni , e racchiude uno strato di litantrace schistoso sparse di grani piritosi , di cui essendo stato tentato T uso nelle fucine di fabri, fa esperiraentato , per quanto mi venne riferito, essere atto a saldare il ferro. lo non mi dilunghero a individuare i luoghi ove sono eminenze di sal)bione cal- cario , o siliceo-calcario , tanto sono esse frequenti presso questa costa , priucipalmeute no' contorni di Messina, e per ampio spazio si estendono entro terra. Deggio piuttosto alquanto trattenermi a parlare di una roccia che scorgesi sulla riva del mare presso la cittadella di Messina J giacche pre vale un volgare pregiudizio intorno alia sua formazione. E questa un* arenaria composta di grani piu o meno grossi di quarzo , di gneis e di altre pietre primitive Icgati da un cemento calcario , e com- misti talvolta a ciottoli abbastanza voluminosi di rocce della stessa natura. Essa e cosi solida che se ne fa ma- ciiie da moliuo, ed e credenza di raolti che di mano in niano si formi dall' indnrimeiito della sabbia del litorale , c continuamente si riproduca. Mi fu detto che per avere J massi cosi forati come debbono essere le mole nel centro si conficca uu palo nelT arena , e che questa in capo a qnattro o cinque anni trovasi conglutiaata e impietrlta dintorno al legno , che essendo rimosso lascia in suo Iuogo queirapertura. Altri piii assennati mi accertarono essere 5UI CONTORNI DI REGGTO IN C^L^BrxlA. Ot questa una baja , ne ho avuto dlfficolta a persuadermene. Questa arenana , giusta le relazioni avtite, si manifesta dal proinoiitorio Peloro fin Veiso il monte di Tauromina, e forma nn banco deir altezza di alcuni piedi sotto la sabbia sciolta della spiaggia. Non saprei bene indicare donde alcuni traggano argomento della sua moderna origine, e vogUano spacciare un fatto che da inolti altri iiel paese medesimo vien contraddetto i ma sembra che ne soiiiministri occasione lo scorgere che la sabbia del lito e simile a qaella che costitaisce la massa di tale pietra composta di fatti degl' ingredieiiti medesimi. Qne- sta opinione e annunzlata da Agostino Scilla 3 dal Fazello , e ne lia fatto cenno lo Spallanzani ne' suoi viags,i alle due Sicilie; ma oltre a che niun diretto esperimento e stato istituito per coafermarne la verita , alcuni non lievi fatti si taiino incontro che la mostrano poco verisimile. II principale si e che questa roccia si rinviene in que' con- torni anclie in distanza dal mare e ad un' altezza assai superiore al livello di questo. E nel vero a due miglia circa da Messina verso la puiita di Faro nel luogo detto la catena havvi alcune colline composte di sabbia gros- solana simile a quella di cui parliamo , che in alcuni hio- ghi e conglutiaata in una massa , la quale non differisce per nulla dall' arenaria descritta, e compare all' altezza di cento piedi, e di cento e cinqnanta dalla superficie del mare. Moke spoglie di conchiglie trovansi in qnesto conglomerato , quail sarebbero il turho terebra ed il ru- gosiis co'suoi opercoli, il trochus zizyphiniis , V ostrea edulis, la tellina , lactea , V area Noe e pilosa, la vcnus galiina , valve di piccioli pettini , serpule e pezzi di miUepora memhranacea. I grossi ciottoU che ivi sono fre- qnenti veggonsi sovente incrostati di ostriche e di serpule, lo che prova senza contrasto che erano cosi rotondati nel letto del mare , il quale doblnamo credere che abbia disperso ed accumulato tutti gli altri delle colUne che sono dall'una e dall' altra parte dello stretto. Cio sia detto contro r avviso di coloro i quali non veggono che ua effetto delle alluvioni lluviatili ovunque si abbattono in ciottoli e in ghiaja. Sombra verisimile adunque che l' arenaria della spiaggia di Messina non sia che la continuazlone di quel medesimo ammasso che sta sulle alture, il quale ha avuto origine Bibl lutl. T. XIX. 6 82 OSSERVAZIONI GEOLOGICIIK , CCC. bensi nelle acque del mare, ma ia circostanze diverse dalle attuali. Che so taluao volesse pur sosteiiere clie auclie il nnre oiliei-pr» ha la ficolta di f'onnare una sif- fatta roccia, si potrehhe chiedere perclie altrettanto non fac^ia snlla spi:iggia di Rpa;^io, bagmta dalle stesse ac(|ae, 6 coperta da una consi-nile sal)Viia: ma io mi sono forse dilungato in qnesta qnistioue piii di quello che V argo- mento Io merita. Terniiaero il mio ragioinmeiito , e couchiudero che se in quello spazio che divide la Calabria dalla Sicilia , scor- gpsi cost alia destra, come alia sinistra dello stretto una corrispondenza ed una conformita iiella costituzione del suolo, tuttavia I'orJiae e la disposizione delle eminenze comprese in qvipsto spazio, la qualita dei materiali di cui sono coinposte, 1" aspetto generale del tcrreno non rappresentano a mio avviso se non che ua ampio vallone frapposto alia catena degli Appeanini , di cui abbiamo a non grandissima distanza un secondo esempio in quello che nella Calabria attraversa la peiiisola dal golfo di SquiUace all' aitro di S. Eufemia. La spiegazione del modo oude esso e stato formato entrerebbe ia queir oscura ed intricata quistione iiitorno all' origine in generale delle vallate. To non dovrei desistere dal ragionare dello stretto di Messina senza fare alcun renno della famigerata Cariddi. Ma Io Spallanzani si e diffaso su tale argome.ito con ua ben lungo capitolo , e ne ha detto abbastanza. Mi con- tentero di osservare che questo fenomeno dipetide dall'ir- regolare movimento delle onde cagronato dalla ripercus- sione della corrente prodotta dalle maree , la quale ur- tando contro le sponde , e rimbalzando si divide in varj filoni, che dove confluiscono insieme producono un moto irrequieto nell' acqua , e talvolta vorticoso. La maggiore Caridili e presso il Faro del porto di Messina , ed e vie pill perisrliosa allorche la corrente e in opposizione con Un vento burrascoso, nel qual caso il naviglio va bar- collando senza potere avanzare cammino , tini he in tale sitnazione e soverchiato dalle onde. Ne si creda che que- sto t'enomeno ofFra a chi naviga quelle acque uno spet- tacolo niolto apparente , poiclie si potrebbe passare e ri- passare in tutte le direzioni Io stretto senza tampoco suspettare che esista , quando il legno sia guidato da espeni mariaaj , a cui sia familiare questo tragitto. 83 Illitminazione a gas posta in diihbio quanto alia sua utilitd economica. I L non csser primo ad adottare ed introdurre le novita straniere puo essere oon ragioue qualche volta tacciato di pigrizia o d'indifFei-caza pel progresso delle scieiize e delle art! , ma qualche volta questa lentezza torna anche a profitto , e nierita per lo iiieno nome di pre- cauzioae o di prudeuza. Desiilerosi come iioi siamo che aila noscra Italia non venga t'ltto il primo riiuprovero , uoa siamo raeno solleciti ad impedire ch'' essa soiYra i danai che emergono d.illa troppa precipitaziorie, e cre- diamo sominamente isiteressante farle coiioscere i gravis- simi dubhj che sono ultiiiiamente insorti suUa utilita della illuminazione a gas , anche iu que' paesi stessi dove co- mune e comodo ed a huoii prezzo e il migllor carbon fossilf. Clie avverra dunque di noi che inauchiamo in- tieramente di un tal comhastibile , clie consiste in cjuella tal qualita che griiiglesi chiamano cinnel-cocil? M. Clement fino daU'aano scorso ( nel mcse di giugno) stampo una brochure che metteva fortemeiite in dubbio i vantaggi delT illuminazione a gas. Nulla ostante ili cio alcuni grandi lavori intvapresi a Parigi pex' quest' oggetto progredirono innanzi , ma da un altro se ne videro so- spesi ed interrotti alcuai di non uiinore importanza , e si vide incaricato M. Giraud, ingegnere in capo de' ponti e sirade , tli andare in Inghilterra a studiar la questione sul luogo , il che aiinuncia che 1' argomento e diventato per lo Qieno dubbioso. In questo frattempo sono anivate delle notizie pveziose. 1\I. William Henry di Manchester ha pubblicato un cor- redo di esperimenti snl gas idrogeno del carbon fossile {Philosophical magazin by TiUoch; August and September 1819). I lavori di c[uesto abilissimo chiniico iiierltano una confidcnza illimitata , e possono contribuire a diri- gere V opiuione sopra questo so2;getto. M. Henry riferisce i seguenti lisultati delle grandi espe- rienze fatte sopra due specie di carbon fossile negli ap- parecchi di M. Lee a Hnnchester. 84 II.LU^TIN\ZIONE A GA.S, 5oo Kilog. del miglior carlione ( cannel-coal ) lianno proclotto 100 uietri cubici di gas: laonde i kilogramma produce 200 litii boo Kilog. di qunlita ordinaria , ma buona j hanno pro- dotto 85 nietri cubici ; e per consegueuza i kilog. da J70 litii. M. Clement ne* suoi dnbbj lie avea animessi 190. La qualita de"" prodotti gnsosi varia molto secondo il periodo della distillazione e secoiido la natura del car- bone impiegato. II niiscuglio di tntti i prodotti del cannel-coal non pu- rificati esige i55 misure di ossigene per 100 misure di gas; vi s' incoiitrano d'' altronde i5 misure d' azoto. II gas cavato dal carbone ordiaario e di una qualita molto inferiore: esso non assorbe che 100 misure d' os- sigeno per loO misure di gas-, in fatti Tanalisi vi lascia scoprire molto meno di gas oleiticante che in quello pro- •veniente dal miglior carbone. Altra volta M. Henry avea creduto die il gas del car- bon fossile ordinario assorbendo un volume eguale d'os- sigeno , fosse gas idrogeno protocarbonato puro. Uno stu- dio piu diligente gli ha fatto scoprire che vi si trova- Vano delle piccole porzioni di gas oleificante , che nulla di nieno non ne aumentano punto la cdmbustibilita , per- che la presenza di una certa quantith d' azoto fa com- pens.^zione, e riduce il valore del gas del carbone a quella del gas idrogeno protocarbonato , cioe a dire a quella che fu amme&sa d.al sig. Clement nella stima da lui fatta di questo primo gas per la iliuniinazione. In fatti le nuovc indagini di M. Henry confermano la esattezza di questo dato principale di cui si e servito il sig. Clement per istabilire il rapporto tra V olio e il gas del carbone fossile. L" esame de' prodotti della distillazione a diversi pe- riodi ha fatto riconoscere che il 2;as oleificante era tanto meno abbondante quanto che I' operazione era da mag- gior tempo in attivita. Cio deve essere cosi, perche la temperatura va aumentando. Nelle tre prime ore questo gas costituiva fino a i5 per cento del volume ^ e dopo 12 ore non era che di 4 per cento. Questa proporzione e molto minore nel gas del car- bone ordinario ; vi si riscontra appena un quarto della quantita di gas oleificante trovato nei prodotti del can- nel-coal; ed e da notarsi che ne al principioj ne alia ILLUMINAZIONE A CA.S. 85 fiae della distillazione noii se ne sviluppa la piii piccola quaiitita. II chimico inglese ris ^uarda come sicuro clie la poteiiza luminosa di un combustiliile e porporzionata alia quan- tita d' ossigeao che esso puo assorljire. II sig. Cleuieat noil ammette questa proposizione ; ma volendola adot- tare , bisogaerebbe , die' egli , tlrarne la coiise\5uenza , che a peso eguale I'olio e saperiore al gas del carbone fossile , e si ainmetterel3be aacora la proposizione da lui posta inaanzi. Ii fatti I'olio assorbe piix di ossigeno che questo gas, e cio nella relazione di 377 a 189, owero di 100 a 67. Credo (dice il sig. Cleine:it) che la sua superiovita e molto piu graude :, 1' lio deteiMiiaata nel mio primo scritto , di 100 a 3o incirca , dietro il parage ne della luce prodotta reahuente. Molte esperienze dimostrano questo fatto , cioe die la luce non e in rapporto col- 1* ossigene assorbito , nia cli' essa dipende dalla tempe- ratura del foco ove si fa In coinbustioie , teinperatura che varia pariinente secondo le circostanze. Una prova che noa ainniette replica , crede egll, che la luce non dipenda dalla quantita di ossisieiio assurblto , e Ja lampada senza fiamaia a lucigaolo di platino. Dalton ha riconosciuto ultimamente che I' ossigeno impiegato alia combustione dell' alcool in questa circostanza era nelhi stessa quantita che quando la liamma era visibilisstma : cosi ^ in un caio, la luce emessa e quasi nulla; nel- 1' altro essa diventa attendiljilissinia , e in tutti e due 1' ossigeno consumato e in eguale quantita. Dunque il principio di M. Henry non e fondato , e la potenza lu- minosa noa e proporzionata alia quantita di ossigeno con- sumato. Non e possibile che M. Henry abbia inteso di dire che le circostanze della combustione sarebbero le stesse, perche nella raaggior parte dei casi non si potrebbe. Cosi egli e possiliile di far bruciare un dato peso di gas idro- geno carbonato con una fiamma eguale in temperatura e in volume a quello di uno stesso peso di oho, di sego, di cera. La fiaiuma del gas sara necessariamente piu vo- luminosa e di una temperatura meno elevata che quella degli accennati combustiljili , i quali noii saranno ess.i stessi eguali tra loro. 86 ILLUJII?^4ZI0NE A GAS. I\r immagino per es. che la qnantita di lace prodotta da una stcssa candela sara diversissima sopra uu" alta niontagna e nol foiido di una valle. Sulla iiiontagna la fiaiiima sara piu estesa , la sua temp era tura sara piii bassa , e per conscguenza vi sarelibe meno di luce pro- dotta che sotto una inaggior pressione atmosferica (i). Questo svautaggio deir estensione della fiaimna per la produzioiie della luce appartiene essenzialineiite al gas prefsistciite : si trova iii una situazione aiialoga a quella della fiamina dell' olio , del sego o della cera tr sportata sopra una montngna altissima. Persist© dunque a credere ( prosegue il sig. Clement), e le nuove esperienze di M. Henry m' autorizzaao a so- steuerlo , che questi combustibili goJono di una forza luminosa molto superiore a quella del gas di carbone a peso eguale. Ma la questioae economica non e sciolta con questa asseizione. Sarebbe d' altronde possiblle che ad onta di questa inferiorita, il gas si trovasse superiore rispetto al prezzo. Potrelibe per es. dare tre A'olte meno luce che 1' olio , e nulladimeno meritare la prelerenza per costare quattro volte di meno. Questo punto della quistione, il piii importante senza Jubbio , non e il piu difficile a chiarire. La produzione del gas e la sua distribuzioae sono operazioui molto complicate delle qvnli e difficile stabilire anticipatamente wn conto chiaro e preciso. II sig. Clement ncl suo primo scritto su questo argoinento si e provato di farlo , ma il suo conto non poteva essere ohe eventuale. Ora egli crede di maggiore certezza di ammettere come jninimum del prezzo quello al quale si vende il gas a Loudra. Egli si e assicurato di nuovo che il prezzo annuo di un becco (I) L' autore in uin nota previene una oLbiezione che s;li polrebbe esser fatta. 1 fisici sanno che csistc delln luce inestimabile pe' nostri sensi e cbe solt^nto piio essere rivelata da certi fenomeni chimici. Si potrebbe doncfue supporre che la luce, vjfibile o no, rsalmente eme.'sa in ogni coiuhnstlone , sia , come il calore , in (jtiantita costante qaalun- Perdoniaino a r Iiiviato di Tripoli le sue ingiurie ^ com- patiamo con cristlana carita la sua ignoranza , henedi- ciaino T influenza henefica delle scienze che in Europa ci fa raaionare in tutt' altra maniera , e rallegriamoci coUa buona filosofia che ha tarpate le ali al diavolo , alia stre- goneria , e diciamo pur anche all' Inquis^zione , sebbene questa in alcuni luoglii proibisca tnttora i trattati di astro- nomia che sosteagono come dottrinn pnsitiva e non come ipotesi la moMlita della terra intorno al sole .... Ma e onnai tempo di occuparci della dotta Memoria del signor Garlini. L' eclisse che avra luogo nel prossimo settembre , seb- bene annu.iciatOj secondo il costume, uelle Effemeridi astronomiche che si puhblicano anticipatamente in diverse paiti d' Eiiropa , parve al s'g. Cirlini degno d'essere de- scritto in una separata Memoria. Essa e accompagnnta da una carta geografica in foglio grande , nella quale sono segnate le Imee delle diverse fisi, ed indicate le citta principal! , particolarmente quelle che trovansi entro la zona dell' eclisse annulare. L' autore lia creduto oppor- tuno di restringere la rappresentazione alia sola Europa, onde poterla esporre in una scala maggiore. Desiderando noi pure di dare ai nostri associati un' idea di questa carta , senza alterarne la scala 1' abbiamo niaggiormente circoscritta , in niodo di non escire dalla grandezza del fogli di questo giornale, conservando solo le linee delle tre fasi princip.ili. L' autore iustituisce prima il calcolo diretto , indi il calcolo inverso i col prinio determiua gl" istanti del prin- cipio , del fine e della quantita deli' eel sse per diversi punti , pei quali ha scelto di prefere izt i principal! os- servatorj d' Italia ^ giacche per queUi della Gerraania una simile operazione e gia staia puhl)licata dal celebre sisinor Littrow , dnettore dell' I. R. Osservatorio di Vienna, ia uno scritto ivi puliblicato , e die abbiiino veluto anche nell' appendice della gazzetta di Milaao, Pusparniiereui» 90 SULL ECTffSE DEL S0LT5 ai nostri leggitori T esposizione dei itietodi e delle for- mule che servono a qnesto calcolo, limitaiicloci a rife- rime le conclusioni nella segnente tabella. r^ mpn vrrn del luogo r'npct ivo. Z»! t. min. Qua ii.fi la Princif in. Fine. rf.,- cenlri. dcH'eclissi; h / II h 1 II ' II ochi istnnti , a motive del rapido moto della luna al di sotto del sole. DEL 7 SETTEMBRE 1 82O. 9I Qui finisce la parte propriamente astronomica della presente ricerca , alia quale 1' autore ha voluto aggiun- gere alcune congettnre sulla dinnnuzione della luce che si osseiveia in diversi luoghi neir istante del massimo deir eclisse. Primieramente egli calcola che per tutti i Inoghi che hanno 1' eclisse annulare , la parte residua della superficie del disco del sole sara P ottava parte della superficie totale ; ina questo dato noii basta alia precisa valutazioiie del grado d' oscurita , giacclie con- verrebbe mettere in compute da un canto la inlnore in- tensita di splendore che ha il sole verso i suoi lembi, e dair altra la luce che puo essere raccolta ed a nol ri- maudata dalle atniosfere , del sole , della luna e deUa terra. Lasciando da parte tutte queste influenze troppo diflicili a ridursi a certa niisura , e partendo dalla sup- posizione che la luce sia ridotta nel mezzo dell' eclisse alia sua ottaA'a parte , ne verrel)be la conseguenza , che sembra strana a prima giunta ^ ma che e appoggiata ad esatte sperienze, e confermata da quanto si osservo altre volte in circostanze consimili, cioe che nel tempo sud- detto si avra aucora tauta luce , quanta si suol godere verso sera allorche il sole e vicino al tramonto. E cio, come si e detto , pei luoghi posti nella zona dell' eclisse annulare, e pei tempi rispettivi del coimo dell' eclisse j giacche nei paesi che giacc'ono fuori di qucsta zona , e nei tempi antecedenti e sussegueuti all' apparizione del- r anello la perdita di luce sara proporzionatamente minore. APPENDICE, PARTE I. SCIENZE LETTERE ED ARTI STRANIERE. Elementi con nn saggio di Catechismo morale. Vol. III. — Milano , 1 8 1 9 , dalla stamperia di Giam- battista Sonzogno. D. 'I questa quinta parte de' suoi Elementi cV Ideolngia che viene ad essere la Seziofie seeonda del Trattato (\c\\a. volonta ^V iWuitre autoi'e non ha pubblicato che il cap. I , il quale puo considerarsi come una introduzione , e le prime pagine del cap. II. Aveudo egli perduta disgraziatamente la vista in un tempo , in cui avrcbbe potato conipiere in tutta V estensione questa sublime e classica impresa. II solo voto che ci resti a fare si h : exoriare aliquis ! Ill una nota finale , con cui egli ha chiusa 1' edizione francese , e in una lettera al sig. Compagnoni , dichiara come avrebbe Toluto procedere. « II niio disegno , die' egli , era di parlare prima e successivamente di tutte !e passioni bencGche , le quali traggon gli uoruini gli uai verso gli altri , e gli uniscono tra loi-o, come sono Y amore propriaincnte delta., V amore viaterno., Y amor di padre e di fratello ; poi Y amicizia , la gratitudine , la gene- rosita , ed in fine la simpatia in geiierale , ed anche 1' amor APP. PA.RTE STR4NIEIIA. 9^ della gloria ben intesa ; e di mostrare a proposito di ciasche- duna di queste nobili paesioni quali istituzioai le favoriscano e le faccian nascere , e quali le contrariiuo e le soflocliino. In segulto avrei scorse siiiiilmente tutte le passioai odiose , la collera , T invidia , la gelosia , la cupidigia , V amlizione , la va- nita ; imendovi 1' infingardaggine e la timidita , le quali dispon- gono potenteuiente gli uoniini a mal operare ; ed anche a pro- posito di queete avrei niostrato quali tra le nostre numerosissiiue istituzioni sieuo quelle , clie troppo spesso le eccitauo e le fanao nascere. E pai'mi , che ben eseguito una volta questo di- segno , facil cosa sarebbe poi il formare un trattato di legisla- zione generate , che in sostanza non conslsterebbe in altro che in raccogliere le conseguenze delle verita morali esposte ia questa quinta Parte , unendovi insieme le verita econoiuiche esposte gia nella Parte quarta, le quali perfettamente si associano le une le alti-e insieme , e concorrono alio stesso fine. « Noi abbiamo voluto dare , soggiunge qui il sig. Compagnoni, queste indicazioui per temperare in qualche niodo nell' animo di chi legge quest' opera il natural senso di dolore proniosso dalla considerazione , che si grande ed util concetto sia rimasto ineseguito ; e per eccitare qualche bell' ingegno italiano a sup— plire al viioto die resta : degno essendo senza dubbio sopra ogni alrra degli studj de' nostri giovani educati ne' buoni prin- cipj della razionale filosofia la tractazione dell' argomento , quale r illustre autore ha proposto. E sarebbe ia vero tempo , che presso noi le materie morali diventassero un soggetto di bella gara ! Imperciocche , se la cognizione della natura e delle sue forze , e la scienza de' mezzi per giugnere alia medesima, sono il fondameuto di tutte le arti ; la cognizione dell' uomo e delle sue passioni e il fondamento di tutta la macchina sociale , aon solaniente in quanto dirige le azloni dell' individuo al loro giu- 3to puuto per la propria felicita , ma in quanto in oltre per questa sola cognizione le vera norme si ottengono e della giusta legislazione in ogni suo ramo , e dell' amministrazione pubblica, d' entrainbe le quali i principj non possono non esser quelli inedesimi , dai quali emana la morale ; altrimenti sorge la conse- guenza necessaria rgualmente e funesta , che perduto 1' accordo , che la verita comanda tra esse, vicendevolmente si corrompano. II che qui principalmente diciaino per la considerazione , che la \ 94 APl'ENnlCE scienza analitlca dell' uoiuo non ^ stara ancora tra no! molto col- tivata; e nelle uiorali discipline la piii parte di coloro die ci hanno precediito, non hanno seguito che una certa scienza tra- dizionaie: del che, se altri csempj per awentura iiiancassero , che abboadano anzL copiosissimaraente , basterebbe addurre in prova la tanto e tanto uiale a proposito acclainata opera dello Stellird , del cui luagro sapere ia fatto di filosofia morale ^. ir- refragabde prova il compendio , che aotto il nome di Lettere Stelliniane poctii anni addietro pubblico il sig Mnhil. ■» Desiderando ciie i voti del sig. Coinpagnoni sieno coinpiuti , con siacero piacere veggiamo avere egli dall' illusfre autore ottenuto ua distinto contrassegno di soddisfasione nel dono far- togli del niauoscritto oi'iginale di tutto 1' intero cap. II che ha per soggetto 1' esame dell' amore , parte preziosa di questo III volume , tanto per I' intrinseco suo valore , quanto perche fur- nisce un iiiodello a chiunque volesse accingersi all' inipresa di continuare la storia de' nostri sentimanti e delle nostrc passioni ; ch» e lo gtesso che dire condiirre a termine la trattazione ideologica della morale. Ha dunque V edizione italiana degli Elementi d' ideologia del sig. di Tracy anche questo titolo di pre- ferenza sopra 1' edizione francese , ch' essa contieue questo cap. 11, di cui r altra non avea , come si e accennato, che le prime pagine. Nondimeno non darenio qui 1' estratto di questo capltolo , sia perche non avendo fatto altrettanto delle altre parti del- r opera, per le ragioni gia adotte negli autecedenti nostri arti- coli , verrebbe in qualche maniera a iiiancarne di nesso , sia per- che correndo gia qnesta traduzione omai per le aiani di tutfi , faremmo forse an lavoro superfluo. Ed ^ jser questo, che atte- nendoci al sistema sin da principio da noi adottato , di non parlare cioe se non clie delle Note del sig. Compngnoni , delle molte che in questo volume III s' incontrano , non parlereuio che brevemente , sebbene non possiamo dissimulare esservene parecchie di assai grave argomento , e da lui ragionate coa niolta sottigliezza d' ingegno. Tale per esempio e paruta a noi quella , nella quale il sig. Coinpagnoni ha preso a dichiarare come il scntiiiiento di volere sia ua prodotto correspettivo dei nioti interni ed incogniti , che costituiscono il complesso della Rostra economia iisiologica ( ved. pag. ai e segg. ): tali le r4RTE STRVNIERA. gS wisseguentt poste alle pag. 26, 35 , 38 , 64, 77 , 80 , 84 e 1 54 , seaza dire di pareccliie altre , la cui brevita noa isccnia per nulla 1' importanza. ]\Ia noi vogliaiuo sopra tutte riferirne una , la quale riguarda il bisogiio , clie il sig. di Tracy ha derto avere uoi di simpatiz- zare : ma il ragionauieuto clie nclla dichiarazione di questo bisogno fa il sig. Coiupagnonl , conduce ad una delle piu dispa- rate quistioui che abbia fin qui agitate le uienti degli uoniini. Ecco questa Noia. « L'lUustre autore , dice il sigaor Compagnoiil, parla qui del bisognQ di simpatizzare come di un effetio o^servato ; e non fa cenuo veruno della cagione che verosioiiliuente lo produce. Cio forse sarebbe scato estvaneo al divisamento sue ; ma siccouie appunto questo bisogno e un effetto , e percio deve avere la jua naturale cagione ; ne sara disdeito cercarla , ne dispiacera il tentativo che se ne faccia. » Prima dt tutto uon puo uegarsi che la siuipatla , glustameute dairautore chiamara una certa incUnazione, o tendenza all' uuioue, non si vegga apertameote e nelT uoino e negli aniinali. I feno- meui , che lu essi la esprimono , sono V amore , le amicizie , le associazioni , ecc. JWa i naturalisti ne trovano manifeste tracce anche ne' vegctabili : i fisici V indicano in queHa forza univer- sale che si'iiige la materia alia coesione : i chimici dejjbouo con- vemre die sono un iudizio dt-lLi medesima le diverse affinita clie tra diU'erenti sostaaze ess,i osservano. E se negU esseri ani- mati essa si scorge dominare in contrapposizione delT allonta- oamento prodotto dalla perso/ialita , o sia amor projDrio , un si- mile fenomeno si presenta pur ancjie negli ei-seri non animati, e nella materia , sia che questo alloatananiento vogliasi attribuire ad un printiipio reale e positive di ripulsione, sia che piu ra- gionevolmente si spieghi soltanto per un grado miaore dell' at- trazione riguardata come forza. E quest' analogia potrebbesi spiu- ge.re piii innanzi , considerando certi effetti della personality, co- stituenti lo state di opposizione alia simpatia , come quelli che procedono tanto dalla pcrsonaliid medegima y quanto da un grado mruore della forza di simpatia. » Da che aduuque dee dirsi ihe uasca questa forza ? — I fisici non ci Itaano aucor detto quale , rispetto alia materia, sia la ragioue vera di questi feoomeui , ne e da sperare ch'essi cei 96 APPENDICE dicauo , pei'olit^ essi non escono per istituto proprio dalla sferS de' fatti , prudenteaieate abborrendo d'alzarsi a speculazioni eu- periori per la paura di cadere nelle stravaganze de' sistenii stati in addietro trop|io nocivi alia buona filosofia. Percio la tendenza reciproca tanto delle molecole infinitesime della materia , quanto delle combinazioui di que ste molecole , e delle aggregazioni di qiieste cDnibinaziooi , viene da es«L ricoiiosciuta piiramente entro i limit! di un effetto ; e la fovza per la quale tale tendenza si manifesta , viene risgiiardata come una legge universale della natura. I fisici non vanno oltre. » Non essendo io fisico di professione , credo die mi si per- mettera d'invocare liberamente i susjidj della filosofia speculativa per tentar di condurre le positive nozioni di fatti fisici indivi- dual! a qualche elemento generale. 3> Incomiucio dall' osservarc , che nessun fatto, nessuna ragione proibisce di considerare le molecole infiuiresiuie della materia come abbandonate a se stesse nello spazio. Questo anzi e il primo punto di concetto ch' esse ci fornisooiio una volta che le immagiuiamo esisiere. Le concepisco dunque in questo stato. Ma niasun fatto, nissana ragione proibisce pui'e di ritenere, checla- scuna di esse, e tutte, sieno rispettivamente circoscritte. Che anzi la ragione ci obbiiga a supporle tali , perche la sola circo- scrizione piio costituire la loro individualita rispettiva .... Ora la circoscri/ioae .... deve produrre un effetto ; e il primo ef- fetto .... si e di stabilire in esse una reciproca proporzione , I'appresentata dal complesso delle relazioui , in cui rigiiardo Tuna air altra esse si trovano. Ed e questa proporzione un si neces- sario e indefettibile risultato di tali relazioni , che naturalmente ne diventa essenziale carattere , e tutto loro unicamente proprio : perciocch^ essa noa puo in ninn conto appartenere alio spazio interposto , essendo Io spazio un pm-o nulla, e non potendosi in esso vedere altra circoscrizioue che quella che gli presta il corpo che V occnpa , la quale e propriamente del corpo , e nnn sua. Intanto in qnesta proporzione sola sta essenzialmente la ra- gione della c.ontinuita, che e il principio delle combinazioni pvi- mordiali; perciocche questa continuita non e per se stessa altra cosa che una specifica relazione di alcune delle molecole con altre : maggiore o minore , secondo che maggiori o niinori sono le relazioni costitueuti la proporzione rispettiva. Questa continuity PARTE STRA.NIER.V. f)7 uon puo effettuarsi che per mezzo di uii avviciiiamento niag- giore o niinore , secondo le differenze delle stesse relazioni; onde importaado questo una traslazione da un puuto all' altro dello spazio che non puo opporre nissuaa resistenza , viene a costitmre il principio del mofo , naturale e necessario effetco delle i-elazioni di queste molecole. Da cid precede che diverse aucora vengano ad essere le ragioni delle proporzioni , e quelle per cooseguenza del loro avvicinamento e del lore uioto,eper ultimo delle loro combinazioni priiuordiali , o sia della loro con- tinutta. Egli e poi chiaro che in queste combinazioni primor- diali, o prime masse coutinuate, s' egli e permesso di chiamarle cosi , trovausi le condizioni stesse delle molecole intiuitesime , delle quali sono composte. Quiudi hanno audi' esse una cii'co- scrizione loro propria ed una proporzioue di relazione tra loro , e variano nelle cn-coscrizioni e nelle proporzioni , e secondo t gradi di queste proporzioni siibiscono varj gradi di continu'Ua , ed in virtii della indefettibile ragione di queste cose vengouo a couipoiTe quelle primissime aggregazioni, il cui concorso per cagioni simili produce poi i due atti di agglomerazione e d'l pro- lunerazione che sono i princlpj delle forme de' corpi a noi sen- sibili. Onde messa in chiaro 1' origine del moto , chiarissimo di- venta ancora il concetto di quella forza universale che si e chiamata atcrazione , non piii seuslbile effetto isolate nella na- tura , ma effetto conseguentissimo di una cagione che nell^ considerazione della condizione originale delle molecole della materia e delle primordiali combinazioni sorge coxne necessario e indefettibile. Per la qual cosa , se vogliam dire siinpafia una certa inclinazione e tendenza aW unione ; e se 1' origuiale prin- cipio della uiedesima, in quanto essa si manifesta nella materia, e gia conosciuto , facilmeute aiTiveremo a conoscerlo ancora e negli animali e uegli uomini. » E qui credo conveniente cosa il premettere die mentre nell' infinita serie delle proporzioni da noi considerate, tanto nelle molecole infinitesime della materia , quanto nelle combinazioni primordiali e nelle primissime aggregazioni, le proporzioni, di- rciu cosi , conformi producono in certe posizioni e delle mole- cole e delle combinazioni primordiali , certe determinate conti- nuita , le proporzioni difformi producono in certe altre propor- zioni altre determinate coatinuita ; e di piii dal complesso di Bibl Ital. T. XIX. 7 98 ArPENDICK tantc varieta sorgc nccessario un sistenia di continiii canihiamenu , poiclie la perpctuira della piiiiia njiione portando seco una per- petuita di efiVtri , ad ognuno di qut-sti che sorge , sorge una ragione niiova di proporzioni , e questa produce relazioni nuo- ve ; e dove per conseguenza il moto avea aervito ad una specie di continuita , serve poscia ad un' altra Sjiocie ; e cosi spiegansi le vicende delle couiposizioni , deconiposizioni , e ricomposizioni delle cose in ogni piii esteso sense. Iniperocche lungi che le molccole infinitesinie della materia per la ragione delle propor- zioni , delle quali abbiamo parlato , tendenti alia continuita, possano niai , anche considerate nella infinita de' tempi , unirsi in una sola luassa, per la varieta necessaria delle stesse propor- sioni , discendente necessariamente dalla varieta delle loro rela- zioni , sempre saranno distinte in masse o combinazioui primor- diali particolari. Del che e indubitata prova d fatto che ogni contatto delle niolecole infinitesinie , anzi che essere una vera soprapposizione delle une alle altre , non e clie un puro av- vicinamento , comprcndente in se per ogni parte intervalli di spazio , proporzionato alle loro circoscrizioni : spazio , che nel eorpo piu compatto , come altrove il signor di Tracy ha ricor- dato , supera a proporzione la distanza che gli astronomi asse- gnano tra T uno c T altro degli astri costituenti le nehulose. » Cio detto, veniamo a quanto costituisce la cagione della slmpatia propria degli animali e degli uomini. Dopo che abblanio veduto co- me concepito il moto nelle infmitesime molecole della materia, uo- po e concepirlo e nelle combinazioni priniordiali delle medesiiue. che abbiamo chiamate principio di con;j«ajVa , e nelle [irimissiiue aggregazioni nascenti da queste combinazioni, piu o ineno attive le une e le altre per la intensita e reciprocita de' uioti , di cui per la forza delle rispettive relazioni sono investite ; e che gli efFetti di questi moti debboiio essere proporzionati alia qualita piu o meno complessa , piu o nieno estesa , piii o meno pre- ventiva'mente mobile , se cost e permesso dire, di tali molecole , combinazioni ed aggregazioni , nulla piu restera oscuro nel com- prendere onde negli animali e negli uomini tragga origine la loro inclinazione o tendenza all' unione ; e chiaramente sara spiegata tutta la econouiia de' fenomeni che la siiupatia di essi presenta. PARTE STRANIBRA. g^ » Quel complesso di aggregazioni che costituisce Tessere ani- male , cleve avere anch' esso uaa simile relazione col complesso delle aggi-egazioni che costituiscono un altro animale : pcrciocclie e evidentissima cosa che haiino fra essi V uno e gli altri una certa ragione di proporzione. Ecco dunque V origine m essi della tendenza o inclinazione , che diciamo simpatia. La quale se dimosira nelle sue espressioni diffcreati gradi , facile cosa e com- prendere che cio deriva dai differenti gi-adi di proporzioue sta- biliti in questi aggregati. >> V e un' analogia , direm cosi , fra gli aggi'Cgati di uno stessa genere : una ve vC ha piu detenuinata fra quelli della stessa specie ; e ve n' ha una piii determinata aacora tra certi indi- vidui della medesima. Imperciocche quautunque iu massa e nei generi , e nelle specie , e ne' singoli individui domini una co- stituzione rispcttivamente coniune , non puo dubitarsi pero die in ogni complesso individuale di aggregazione non s' abbiano speziali caratteri che rappresentano la rispettiva circoscrizione ; e questi espriniono !e differenze. Essendo la simpatia una carta inclinazione o tendenza all' unione , il primo suo grado iu cia— scun essere deve tendere alia coerenza o coesione delle singole parti costituenti ii complesso dell' aggregate proprio ; e questa e la manifesta base della vita di conservazione ; e percio della personality. Un secondo grado della medesima dee tendere alia coerenza dei complessi delle aggregazioni simili ; e questa e la manifesta base della conservazione delle specie , e la cagione per cui esse ne si alterano , ne si confondono mai , ma stanno perenneraente quali sono state sempre. Ma la tendenza di questo grado h maggiore o minore , quanto maggiore o minore e la eomiglianza negP individui , la quale somigliauza e costituita dai gradi diversi di proporzioni , e questi sono fondati sui diversi gradi di relazioni. Uno di questi gradi di relazioni si conosce pienissiraaraente nel suo concetto comune , che e quello che si manifesta nclla diversita dei sessi. Ma i secreti elementi delle proporzioni e relazioni tra un individuo e I'altro dei due sessi, ondc nasce 1' amore , quelli delle jiroporzioni e relazioni tra due o piu individui , Sia dell' uno , sia d' ambi i sessi , onde nascoDo le amicizie , sono sottratti agli occhi nostri. Sussistono pero certamente ; e dobbiamo senza esitazione supporli consi- $tei'« in uaa somigliauza di certe interne forme costituttve ^ le J CO A r r r. N D I c E cui relazioni di proporzione reciprooa operano per lo piti col soccorso di posizioni.casuali , e o riniaucauo operative, o cessa- no , spcondo che le condizioni delle poaizioal stesse sussistono , o cessano , o in qualunque modo si alterano. Nel cjuale fenouieau dobbianio necessariaiuenre conoscere die alHuiscono migiiaja di conibinazioni , il piii delle volte per niuna parte avvertite ; e nel resto difficili assai da calcolarsi Cos! gli attaccamenti d'ogni genere , e le indiffereuze , e le avveraioni stesse facilmente re^ Stano spiegate , tanto pei cast in cui procedono gradatameate , ijuanto per quelU in cui si manifestano all' improvviso. » Termina il sig. cav. Compagnoni diceiido che queste conside- razioni , capaci di ua graiide sviluppauiento , potrebbero forse portal" niolta luce nei sisieuii della Hsica e della morale; e de- sidera che qualcheduno possa avere piu tempo e piii ingegno di lui per dare alle medesime 1' evidenza che non ha potuto ad esse dare egli. Noi desideriamo che alcuno prenda ad esa- niinare spezialiuente il principle con cui egli epiega 1' origine del moto ; e uel resto esamiai Y influenza che 1' ipotesi sua puo avere spezialmeiite sul sistema del cav, Nohili. II Saggio c\l un. Trattato di morale in forma di Catechismo , pubbhcato in seguito A^^x Elementl ^ ideologia At\ cont-e Destuti di Trary dal cav. Compagnoni., merita ua articolo a parte. PARTE STRANIERA. lOI Essai sur la nature et torigine des droits , ou de- duction des principes de la science philosophique du droit , par J.- A. Bruckner , consciller aulique ct membre honoraire de la societe economique dc Leipsig ; a^^ edition^ en tout conforme d la pre- miere , 1 8 1 8 in 8° , di pag. XI 471. — Leipsig ^ chez C. H. F. Hartmann , lihraire. N. I ell' annunziare quest' opera noi crediamo di prestare utile servizio agl' Italiani , dando loro la somiiiaria esposizione del piano , in ordine al quale fu concepita , e della distribu- zione delle parti die la compongono. Seguiremo in tal pro- posito il conto che Y autore ne da egli stesso nelia prefazione, eve pure prende a spiegare lo scopo ai quella. Due motivi , come dice 1' autore , lo deterniinarorko a cost fatto lavoro. II primo fu la brarna di far conoscere nel suw vero lume ai dotti delle altre nazioni lo 8])irito e 1' attitudine del cricicismo o sia della filosofia critica , di cui uno scrittore tedesco di profondo ingegno, d' imuiensa penetrazioiie e dot- trina, il Kant, ba gettato le prime fondamenta, e che nel paese ove essa nacque , si h rapidamente diffusa , e diede un nuovo impuUo alio spirito fi'osofico in generale ; ma che sinora in Italia , in Francia , in Ingliilterra conta pochissimi proseliti , e molti che> la inipugnano forse anche seuza comprenderne i veri principj. In questa vista egli ha giudicato che sarebbe opportuua cosa V offrire ai letterati stranieri non versati nella lingua alemanna un' opera formata nello spirito e dietro al nietodo del criticismo, scritta pero in un linguaggio , che nella colta Europa ottenne una tal quale universalita. Alieno dal presentare un corso completo di questa filosofia , r autore trovo il suo conto nel limitarsi a dimostrare i felici risultamenti del metodo critico applicato a qualclie ramo par- zlale delle umane cognizioni : ed ha prescelto fra tuttl la scienza del diritto ; sicconie quella ch' h della massima importanza per tutt' i popoli ; contenendo in se i principi ciie fauao la base della felicita degli uoniini e delle societi. Lo stato attuale di questo raaio delle scienze filosofiche forni pure air autore una ivigione di piii per prefenrlo a qualunque JC2 AVPENniCE altro. Noil oscarite le iiiolte commendevoli ojierf; , onde k ar- riccliita l;i scienza del diritto, gli h parso tiittavolta cli' essa non abbia raggiunto d' un passo eguale i progi-essi della filosuHa critica. Colpito in particolare dalia reale o apparente discor- danza che uei sistemi sin qui stabiliti legna tra i principj della morale e queili del diritto j discordanza , oude sorge una specie di couflittn di giui-isdizione tra 1' imo e 1' alira , 1' autore si e persuaso die la scienza del diritto volesse essere trattata a parte , onde potersi serbare un rango tra le scienze olie ripo- sano sopra principj indipendenti. Ecco in sttccinto lo scopo dell' opera. Quanto alia sua cora- posizione , essa e divisa in sette sezioni , di cui ciascuna porta un titolo che indica un oggetto particolare di ricerca. Ma per agevolarne i richianii e le citazioni una serie non interrotta di paragrafi percorre tutta 1' opera. Una tavola di materie ti^o- vasi alia fine della prefazione. La prima sezione versa sulla natnra delP uoino in generate. L' esanie preliininare della natnra e delle facolta dell' uouio , come subietto di diricti ^ era. indispensabile in un' opera che proniette una deduzione di principj della scienza filosofica del diritto. L' autore in questa sezione si dedica specialruente a sviluppar le nozioni sulla natura dell' uniana ragioue ; sviluppo il quale -devc coudurre all' idea di una duplice legislazione « che la ragione esercita in materia pratica. La seconda sezione tratta della natura morale dell' uomo. r autore vi }ia riunlto tutti glL attributi che forniano il carat- tere delT uomo come essere morale , o vogliaai dire come es- sere soggetto ad una legislazione morale. Tale indagine doveva naturaluiente precedere 1' esame di quegli attributi che costitui- scono la natui'a dell' uomo come essere giuridico , ossia subietto di diritti , e contribuire a far risaltare la differenza tra lo scopo della legislazione morale e quello della legislazione giuridica. Egli h. con la terza sezione avente per oggetto la natura giu- lidica dell' uomo , che incomincia propriamente la ricerca sulla natura e 1' origine dei diritti. L' autore facendone risalire il titolo primitivo, come atto d' autorizzazione , ad una legisla- zione particolare della pratica ragione difterente dalla sua om- tonomia morale ; egli qui cerca di determiuare cio che qualifica propriamente l' uomo considerato come subjctto o prnprietario di diritti, a far conoscere la natura e 1' estensione delle su^ PARTE STRANIERA. Ic3 jiiretensioni in diritto fondate , e tran-e in ultima xnalisi da queste preiuesse uii principio scieutifico , il quale segui i veri con- Cni tra il doniinio della morale e del diritto , e sia doniinatore assoluto , iiidipendeiite , di unica esclusiva competenza di questo. La quarta sezione si occupa dello stato giuridico dell' uomo risultante dalle relazioni , in ciii V uoino ritrovasi vivendo con altri esseri suoi eguali in diritti primitivi A questa rlcerca si legano piii question! interessanti suUa garanzia dei diritti , in- terna ed esterna , siii mezzi di farli valere , sulle coUisioui , suUa idea della giustizia. La quinta sezione col titolo dello stato di politica naturale presenta T uomo in couflitto di pretensioni co' suoi simili , con- flitto ell' e inevitabile conseguenza delle collisioni tra diritti primitivi eguali. Sotto la denoniinazione di stato di politica na- turals r autore mtende quello die cliiamasi stato di natura ; e dimostra iu pari tempo che un tale stato dianietralniente ojd- posto alia destinazione dtiruomo, anziclie essere pernianente e durevole , finisce di nect-ssita in una garanzia esieriore di diritto , fondaca sopra uno stato conveuzionale. La sesta sezione tratra dello stato di politica sociale , che mediante differeiiti convenzioni tra gli uomini deve suceedere a quello della politica naturale. Le ricercJie in proposito di quest' oggetto sono di scorta onde flssare i principj che ser- vono alio stabilimento ed alia orgaaizzazicne dello stato sociale, civile e politico tra gli uomini. La settima sezione finalmente presenta in un ordiue sistema- tico la classificazione delle diverse parti della scienza hlusofica del diritto , onde formarne uu corpo di dotfrina. II signor Bruckner, gia noto a' suoi compatrioti per piu dotte produzioni scientifiche che ha pubbhcato nella propria lingua , si acquisto , uon v'ha dubbio , nuovi titoli alia celebrita della sua fama letceraria in patria e fuori coUa presente. La rcndono iufatti degua del suffragio di tutti gli uomini di lettei-e di quaUinque nazione , qualita di materia , forza del ragiouare , novita , chiarezza , ordiue , concatenazione d' idee , propriety di stile. Ma oltre il ti-ibuto generale di stinia che per quest' o- pera da' nazionali e forestieri devesi ai talenti d elT autore , da noi si vuole pur anche sapergli grado di aver'-', a nostro ri- guai-do particolarraeute coinpost;^. I04 APrENDIfiE CORRISPONDENZA. Sqnarcio dl Icttera da Varsavia intorno alle opere ed agli scritti piii cousiderabili puhbhcati in Var- savia ed in altre parti della Polonia ncl i8i(>. A, .VENDO veduto neir eccellente suo Giornale , clie si auimira e si legge con piacere %i qui, dar luogo ad alcune lettere che la raggnagllano della lettei'atura straniei\i di diverse parti d' Eu- ropa , suppongo non possa riescirle discaro un breve cenao sulle opere piu considerabili che si sono pubblicate in Polonia uel 1819. Questo yjotra giovare per la storia letteraria d' Europa dello stesso anno del quale Ella ha nel suo Proemio coiupilata quella d' Italia. Dzicie panoi\'atiia. Istoria del regno di Sigismoado III re di Polonia, scriita da T. U. Niemcewicz. Varsavia , i8i8-i8ig- T. I-III, in 8." con figure. II prlmo volume di quest' opera fu annunziato con lode nella Piivista encieloijedica nel 1818. L' abate Lavoisier si propone di tradurla in francese ; lo stesso che ha tradotto la Sourlade di Krasicki. Dzicie Krolestwa Polskieeo , ecc. Istoria del regno di Polo- nia scritta da Samuel Bandtkie. Breslau . 1819 , in 8," T. I-II. Seconda edizione riveduta ed aumentata dalT autorc. Wiadomosci historyczno krytycque , ecc. Memorie istoriche c critiche per servire all' Istoria letteraria di Polonia , scritte dal conte Massimiliano Ossoliuski. Cracovia , 1819. T. I-II. Quest' opera contiene la biogratia degli uomini illustri polac- chi , e dl\erse dissertazioui ; il tutto pieno di erudizione e di buona critica. Janociana sive Claroruin atque illustrium Poloniae auctorum , luaecenatumciue Memoriae IMiscellae. Varsaviae , iSio, in 8.* Vo- lumen III. I due primi volumi del fu Janocki , gia bil^liotecario della faiuosa biblioteca Zaluskiaua trasportata nel 1796 da Varsavia a P^RTE STRANIER4. I05 PletTobuvgo , fiirono pubblicati nel 1776 e 1779. H ritrovamento del terzo volume e luolto interessante per la letteratura polac- ca ; ed e etato pubblicato dal dotto sig. Linde. Manuale juris canonlci. Viliiae , 1819 , con tavole sinoptiche. II sig. professore Luigi Cappelli , italiano, che da i5 anni iiv circa professa la Giurispritdenza civile e canonica in quella ce- lebre Universita , e da pure il corso di letteratura italiana , e r autore di quest' opera da lui fatta per comodo de' suoi scolari . Nella brevita e nell' ordiue sermplice e chiaro ha moitrato cou quanto possesso egli conosca la Giurls)>r«denza canoiiLca , e ne abbia penetrato lo spirito , clie tende alia perfezione ed alio sviluppo della Giurisprudenza civile , specialmeute nei tempi nei quali la civile Repiibblica non era sostenuta che daUa dot- trina degli Ecclesiastici. !> i»=.'<-i'..i'i Painiontka po dobrey inatce. Ricordo d' una buona madre , e suoi ultimi consigli dati alia ilgha. Opera d' una signorina po- lacca (Clementina Tanska ), Varsavia , 1819 , in 8.° Dissertnzioiie sopra il Gas deW acido muriadco e della clori- 7ie , scritta dal coiite Alessandfo Chodkiewicz. Varsavia , 1019, in 8." Teoria della chimica agraria e Scoria della agronomiOf scritta da Michele Oczapowski. Wilna , 1819, in 8." L' autore seguita il sistema di Tliair. Influenza della Elettricita su I'econoinia animale , ossia la teo- ria delle esperienze ed osservazioni fatte in medicina. Opera di Stefano Stubieiewscz. Wilna, 1819, in 8.° ( L' autore e morto sel anni sono. Le sue opere saranno pubblicate dal sig. abate Sieradzki , traduttore della fisica di Biot , e dell' algebra del La Croix ). I Teinplari, tragedia di Renouard, ben tradotta da M. Brod- zinski. Varsavia, 1819. il sotto i\ torchlo una traduzione del viaggio del Giovane Anacharsi fatta da L. Golembiowski. £ pariiuente sotto il torchio in Varsavia ua' opera di M. Ra- kowiecki intitolata Prawda Ruska , ossiano le leggi di Tarosolas duca di Nowogorod e di Kiew, ed i tre trattati d' Eleg nel 91a e d' Igor nel 948 con gl' Imperatori greci , e di Mstislace duca di Smolensco nel 1228 con i Gotlandesi. Vi sara la traduzione polacca accanio al testo, Tutta T opera consisters. ia due v«- Jo6 APFENDIGK Uuni in 4.' 11 primo tomo contiexie un conipcndio istorico ()ei costuuii ed usi della religionc , delle leggi e della lingua degli antichi Slavi. L' autore si propone di mostiare che tutto cio non k stato preso dai Goti , coiue taluno lia detto, ne da altre genti , nia deriva iatieraiuente dagli Slavi ; nazione che lia un cai'attere proprio, e radicalmente div^-so da qiiello di ffualun- qiie altra. Quest' opera spargera gran lunie su le anticLita e an la lingua degli Slavi. Sta per uscire alia luce un' istoria dell' India antica, c della sua influenza nelP occideate : Opera di Gioaccliino Le Lewel , autore di molte applaudite opere , ed in particolare delle se- guenti ; Ricerche intorno alP istoria di Polonia , cioe Osserva- zioni intorno a Matteo Cholewa istorico polacco del secolo XII ; Progressi della civilizzazioue e delle lettere nel regno di Polo- nia; Le conquiste di Boleslao il grande ; La Slavonia Vinula de- scritta su le tracce d' uft geografo di Baviera; Golpo d' occhio su Tantichita delle genti Lituanie ; loro relazione con gli Eru- ti , ecc. ; 'Progixssi della civilizzazioue e delle lettere in Polonia fino air introduzione della stampa ; Istoria antica «lal principio dc' tempi istoi ici fino alia meta del secolo VI dell' era Cristia- na; Ricerche sopra P Istoria antica conteuenti 1' Istoria della geografia antica; Ristretto delle uiisure itiraerarie degli antichi; Compendio istorico sopra le nazioni che abitarono il mezzo dell'Europa fino al secolo X.; Prospetto del conmiercio dei Ft- nicj e dei Cartaglnesi co' Greci ; Descrizione della Scizia d' E- vodoto ecc. Neir opera che e per pubblicare , il chiarissimo autore co- mincia dallo svlluppo dello stato dell' Indie secondo i libri di Veda e di Menu, delle opinioni religiose, dell' idolatria e della formazione delle varie sette ; e finalniente del cai'attere dei la- vori indiani. Tien dietro alie soniiglianze che passano tra gli Egiziani e gP Indiani ; ed alle apparenze piu vistose di confor- niita con gli usi e con i costumi dell' altre nazioni. Dimostra che la dottrina di Zoroastro n' e differcnte , avendo avuto una riforina a tempo dei Persiani piuttosto per P inflitenza degli Ebrei che degT Indiani. Secondo I' osoervazione dell' autore la ereca mitologia h d' una natura difl'erente da quflU degl' In- diani; e non pud dirsi nulla di sicuro intorno alia di lei originf. f r\UTE 9TRANIER\. IO7 Trova delle somigUanze tra le dottrine delle socleta secrete « quella degl' Indiani. Passa quindi a sviluppare la trologia di Platone che nulla ha di simile colla teologia indiana. Seguitando la strada battuta da Alessandro , e la conoscenza dell' Indie in quel tempo acquistata dai Greci , diuiostra , che ad eccezione di qualche favola mitica , e di qualche rito liturgico adottato spe- cialmente dalle societa secrete , la Grecia nulla ha guadagnato e preso dalla dottriaa degl' Indiani, quantiuique passassero dei vincoli di coramercio tra T Indie e le genti situate intorno al mare Mediterraneo. L' India aveva dell' opere di letteratura fino dai tempi del re Wicramaditia ; ma i mcrcanti noa se ne da- vano per intesi , e 1' Euvopa non se n' ^ giovata. Accaduta la gran rivoluzione che obbligo a fuggire iBuddisti, essi si disper- •ero nel Tibet, nel Giappone , in Asia, e particolarmente in Persia ; in quest' occasioue molte opinioni religiose e filosofiche si cominciarono a spargere in occidente. I nuovi Platonici in- trodussero delle modificazioni nella teologia di Platone, e gli Gnostici fecero un niescuglio delta dottrina dei Wagi e d' Oriente con quelle dei Cristiani. In geguito sviluppando le cognizioni geogvaliche che gli Europei in tempi differenti hanno prese da- gl' Indiani , il commercio , le rivoluzioni politiche che ha potuto gcoprire, termina la sua opera al regno di Gollas che domino neir Indie al tempo di Giustiniano. Finalmente non lascia d' in- culcare di star guaidinghi intorno alle ipotesi lusinghiere che sono state fatte , e far si possono in pvoposito delle somigUanze e dell' influenza veciproca sopra gli usi e le dottrine , ed altri punti tra T India e T Europa , e protestasi di esser persuci30 che non abbiamo ancora tanti lumi da potev formare dei jiu- dizj sicuri su questa materia. loS A r r K N D I c n ^quarcio di un' altra lettera di Varsavia. >^ui e stata coniata una medaglia in niemoria della fonda- zione della R. Universitii , con questa iscnzione : \NIVERSITAS . UTER . REGIA . VARSAVIENSIS AVSPICIIS . ALEXANDKI . I CONDITA . A . D . Xm . KAL . DECEM . MDCCCXVI INAVCVRATA . PRtDIE . IDVS . MAII . MDCCCXVIII. neir altra parte e il ritratto dell' imperadore Alessaadro in busto ed in faccia una Minerva. Le due teste si guardano. So- pra sta V iecrizione C^SARE . FELIX II pensiero di mandai-e alia postsrita la luemoria di questa istifuzione con una medaglia e lodevolissimo. Ma v' e chi trova da ridire sulla medaglia. Per esenipio il Caesare Felix riferen- dosi come pare a Minerva non regge al martello della buona cririca , perclie Minerva felicita i prlncipi ed i popoli , e non k felicitata da loro. Quindi sarebbe stato forse meglio il dire MINERVA . C^ SARIS . COMES ovvero CCEPTA . SECVNDENT leggende state proposte, ma non accettate. II Ccesare Felix po- teva benissimo dirsi di Roma , perche nel salito sense Cesare proteggeva Roma che avea bisogno di Cesare ; ma la parita non sta coUa sapienza personlllcata. Anclie sulla Minerva v' e da ridire. SuU' elmo di lei sta seduta una civetta , e questo non fu praticato mai dagli antichi , ]iriniipramente perclie non solevano costuiuarsi niai due sijnboli uniti. Minerva ^ indicata dai simboli proprj ; la civetta essendo simbolo di Minerva , e lo stesso che dipingere un Papa co' suoi distintivi , e poi met- tervi sopra il triregno e le chiavi , o scriver sotto questo e un Papa. Secondariamente quella civetta sedente in testa a Mi- nerva seuibra che rammenti \a gruccia nella caccia de'^pettirossi. Ma queste poi in fine sono inezie, e quello che toglie ogni sog- getto di critica si e che la medaglia suddetta h stata approvata a pieni voti da questa R. Socle ta letteraria, e cio basri. I'ARTK ITAIIANA. IO9 PARTE 11. SCIENZE, LETTERE ED ARTI ITALIANE. OPERE PEKIODICIIE. Oiornale d'l fisica^ chimica, storia naturale^ medlcina ed arti di Pavia , de signori P. Configliacchi , membro delV I. R. Istituto , e Gaspare Brugna- ■ TELLi ^ dottore nella facoltd fisico-matematlca. Bi- mestre III. PAKTE PRIMA. ^ AELiNi, Suir eclisse del sole del di 7 settembre 1820. — Bellani. Descrizione di un nuovo Attuidomecro per servire di contiauazione e fine alle Pviflessioni criticlie intorno all' evapo- razioae. — Ridotfi. Estratto di lettera sopi-a una sostaiiza parti- colare scoperta nel rabaibaro. — Sulla pietra denouiinata Grim- stein 1 e sui fenomeni geologici cli' essa presenta. — Bizio. Accen- sione spontanea av\enuta in virtu dell' olio di lino. — Menge. Descrizione delle sorgenti calde dette Geysers in IsLtnda. — . Paoli. iMemoria su di una nuova sostanza trovata presso uu ca- daverc. — • Gerstner. Osservazioni sul peudolo idroiuetrico e suUa legge secondo la quale le veiocita dell' acqua nei fiunii variano dalla superficie al foudo. — . Paoli. Del nioto intestino delle parti del solidi. — Taddei. Estratto di kttera. PARTE SECONDA. Osservazioni e scoperte. Waniera di ripulire la bianchei-ia coi poiui di terra , del sig. Cadet de Faux. — ■ Nuovi alcali vegeta- bili. — Nuovi acidi. — Estratto di lettera del dottor Mae Culloch al dottor Brewster suUe nianiere di colorire le agate. — . Sulla varia durezza della ghisa a seconda del niodo con cui e gittata. — Sui poteri refrangenti dell' acido niuriatico e dell'ac- qua. Notizie sul nuovo Osservatorio astronouiico di Vienna , e sullo stabilimento cola receatemente eretto dal sig. Reiclienback no APPENDICE per la fabbrica d'Istrumenti di nieccanica , d' astronomia, ecc. ' — ■ Ricerche tiel sig. Gay-Lussac sopra il calorico del vuoto. Libri niiovi. — I'remj. — Secondo ti'iiuescre meteuH'ologico del 18^0. Giornale Enciclopedlco di Napoll^ fascicolo 5.° Opuscoli scelti. Belle arti. Lc avtl dipcmlenti dal disegno ne' luoghi che oggi formano il regno di Napoli. ( Fine dell' ai ticolo ) — V'iagsi. Let- tera del capitano Edoardo Sabine , che contieae una relazione intorno agli Eschimo. — Letteratara. Sull' origine e natura del moderno Romaaticismo , Lettera II del sig. abate Laiupredi al sig. D. Giuseppe de Medici. Libri diversi. Medieina. Osservazioni sulT utilita ed aiuministrazione de' pur- ganti , di B. Hamilton. — Istorin letteraria. Atti della reaie Ac- •adeniia delle scienze di Napoli. (Quarto articolo ) Notizic letterarie. Papiri Ercolauesi. — Pretese ecoverte del comniendatore de Gimbernat. Estratto degli atti delle sessioni della Reale Accadeniia delle scienze di Napoli. Acque termali di Terra di Lavoro. — Saccu- lus calcareus de' aiollusclii testacei. — Ossido di cerio volatiliz- zato daU'acido fluorico. — Pro/eu^ anguinus. —~ Acido bovacico , muriato di aninioniaca ed acqua alluniiiiifei'a dell' isola di Val- cano.— Nuova diiuostrazione elementare della foriuol i generale dello sviluppo di una potenza qualunque di un binomio. — Aui- inissione di S. A. R. il Principe Reale di Daaimarca tra socj onorarj della Reale Accadeniia. Programmi ed annunzj di opere. BIBLIOGRAFIA. REGNO LOMBARDO-VENETO. Viaggi di Francesco Petrvrov in Francia ^ in Ger- mania ed in Itcdia^ descritti dal prof. Arnhros;io Lev ATI. Vol. i.° — Milano ., 1820, dalla Societd tipografica de' Classici Italiani. Questo volume e di pag. 349 in 8.°, e se ne proniettono altri tre. II secondo e gia sotto i torchi. « Vittorio Alfieri lascio scritto che il divino Petrarra nel fra- •eggiare auitato con poca felicita, e con assai niiuore uegli PARTE ITALIA.NA. Ill atfetti , lion e luttavia nirute sentito ne iniitato nelT alto e forte pcnsai'e ed espnmei"si ; anzi sotto uii tale asjetto non e cono- sciiito se non da jsochissimi. Questa seutenza a taluni clie alle appareuze delle cose stanno paghi , parve severa troppo e det- tata da quell' alto lierissinio sdegno che avea posto in inano il pugnale odiatov de' tiranni al tragico di Asti. Come luai, dicon essi , dopo trenta Vite del Petrarca, dope che molti poeti lo copiarono , lo ricopiarono , lo imitarono , si osa dire che egli non e per anco conosciuto , non e per anco sentito ? Ma ces- sino costoro di querelare la seutenza dell'Alfieri , e nieco pon- tiano uiente a 016 che disse un altro men disdee,noso letterato ; fhe le trenta vite del cantore di Laura ce ne lasciano bramar una degna di lui. » Non intendiamo qui che semplicemente di annunciare que- st' opera, della quale ci occuperemo piu a lungo tosto che sarrl uscito il secondo volume. Collezione del Classi.ci metafisici,. — Pcwia., 1820, presso i Collettori^ col tipl di Fletro Bizzoni suc- ressore di Bolzaiii. E giunta gia al XVIII volume questa raccolta , e si avviaa che col XIX si dara principio alle opere di Kaut,il jirimo volume delle quali comincera colla Critira della ragione pura. Noi ve- diam con piacere che i uostri pronostici sul buon successo di questa inipresa non siano stati smentiti dal fatto. Raccoinan- diamo ai CoUettori la massima diligenza nelle traduzioni, e so- pra tutto nelle cose di Kant, le quali presentano una grandis- sinia difficolta pel nuovo linguaggio da lui introdotto nella me- tatisica. Speriamo che i CoUettori ci vorranuo dare tutte le sue opere filosoficlie, compresa la sua Antropologia , e il suo Sagcia sul hello (Beobachtungen uber das Gefiihl des Schonen und Erlia~ benen). Spenamo altresi che la traduzione sara fatta dall' ori- ginate e non da altre traduzioni , jjotendo dipendere dalla I'e- delta della traduzione il buono o cattivo successo, ed il giusto od ingiusto giudizio che 1' Italia potesse dare intorno a una fi- losoGa ancora sconosciuta fra noi. Un bello e gratissimo dona sara per T Italia parimente se vorranno coinprendere nelle loro traduzioni la faraosa opera di BI. De Gerando, Trattato de' si- stemi, nella quale si da pure un giudizio di quello di Kant. II loro cauipo e vastissimo, e potranuo col tempo formare una Bdjiioteca di metafisica. alia quale non si disdirebbe di riunire la stona della lllosolia di Buhle. Ci congratullanio poi coi Col- lettori in vederli eatrati in corrispoiidenza con alcuni degli au- tori ori^inali viventi , come ce ne da prova il priino volume conteneute le Lezinni di filosofia del iig. Laioiniguiere , dove cosi si espriniono i CoUettori: — « Ondc quest.i nostra edizione 113 APPENDICE pol debba riescire piii yadlta agl' Italian!, il sig. Laromigui^re , si coiupiacquc d' luviarue non solo moki caiubiamenti , ch' ei cre- dette opportuni all' opera sua, ma degl' intieri nnovi capitoli , come si potra raccogliere dal confronro colle edizioni fraacesi dclle sue opere ; laoiide noi possiaina asserire la nostra essere la niigliore di tucte. » La ioro raccolta pigliera cosl uii uuovo pregio e s' avvicinera a quello dell' originalita. Si/none di Nantiia o sla il Mercaiite di Campagna. Opera cJie ottcnne il premio stabilito da wi ano- iiimo e proposto dalla Societd d' istruzione ele- mentare in favore del raigllor libro destinato a servire di lettara al popolo delle cittd e delle cam- pagne di 31. L. P. de Jussieu , traduzione dal fraticese di Francesco Contarinj. — Mdaao, 1819, dalla tipograjia di Vinceazo Ferrario, vol. in 12.° di pag. 218 Un incognito fece offerire alia societa la somma di niille fran- clii per foniiave un premio da accordarsi a qnelT 0|iera scritta per uso del popolo che meglio dell' altre adempisse alle coudi- zioni dair inoognito indicate. La societa accetto 1' oflFerta ed ac- cordo quel premio al miglior libro elenientare ove fossero esposti con semplicita, precisiooe e prudeaza i principj della religione crisriana , di morale , di condotta sociale , che devono dirigere gli uomini di tutte le condizioni ed ammaestrarli nei doveri proprj dello stato di padre, di figlio , di marito , di cittadino, di suddito , di padrone e di giornaliero; che dimostri Ioro po- sitivaniente I'inlluenza dell' adeinpimento di tutti quest! doveri sulla Ioro felicita ; che impriiiia in ess! il sentimento della ne- cessity di vivere sotfomessi alle leggi, onde ciasoheduno goder possa compiutamentc il bene della liberta e il diritto di pro- prieta. II premio si dovea aggiudicare in un' adunanza pubblica della societa fissata pel giorno 28 febbrajo 1818 , e fu a voti unanimi accordato a cjuest' operetta del sig. Jnssien. Noi dob- biamo la traduzi'jne di essa alle cure del sig. Contarini , e la piibblicazione al patriotico zelo del sig. marchese di Breme che ha destinato questo libretto come premio pei giovinetti della *«a ecuola gratuita stabilita sotto la sua direzione a Sartirana. PARTE ITVLIANA, Il3 Poesie delta contessa Paolina LeccO'Suardo Gris- MONDi tra le pastorelle arcadi Lesbia Sidonia. — • Bergamo , 1820 , dalla stamperia ]\Iazzoleni , in, 8.° dl pag. 208, ed altve 5 dl note. Un liniprovero die pur troppo spesse volte ci fauno gli »tra- nieri si e ia inancanza in Italia cli donne letterate che possanu in grido , in talenti eguagliaie le loro. JMa forse ci sono ic donne d' ingegno in Italia, e la uiodestla le tiene nascoste agli sguardi del pubLlico , e noi stessi ne conoscianio alcune perso- naluiente che potrebbero brillar ottinianiente anche come autri- ci , ed alle quali abbiamo consigliato ,a cokivare le lettere e il loro ingegno in secreto onde non esporsi al crudo uiorso del Jetterati invidiosi e de' critici scovtesi di profesiione. Altre ne conosciauio per fanna clie potrebbero brillare con vantaggio , e che seguono con tenace jiroposito questa stessa massinia , e quiudi defraudano il catalogo dt'lle donne illustri italiane di niolti nomi die potrebbero rivaleggiare con quelU delle altre nazioni. II volumetto die abbiamo sott' occliio ricorda nn nonie caris* sinio alle lettere , alle grazie , al costume , amnto e festeggiato da' conteniporauei , e diveniuo indivisibile da quello di Lesbia Sidonia dopo die fu canrato da un niatematico illustre che per iei sola abbandono la squadra e il comp.isso , e per lei sola divenne poeta maraviglioso. L" abate Bettinelii ne ha scritto r elogio posto in fronte alle poesie di Lei , e dobbiamo lodare r editore die per pubblioarle ha saputo cogliere cosi bella op- porfunita cam' e quella del matriinonio di una figlia del conte Vailetti col giovane sig. conte Giiglielmo Lochis , ncordando questi nomi e relazioni di famiglia e teneri sentimeuci di con- suetudine e di amicizia , die il conte Vailetti ebbe coUa incom- parabile autrice. Parchi e dithcili come fumnio sempre in fatto di cose poetic die , noi ci liniiteremo a qui riportare le due sole prime colle quali coinincia il volume , cioe un madrigale c un sonetto , ae- ciocdie I nostri lettori possano in qualche modo conoscere che adulatorie non furono le noetre lodi. Madrigale. Se avvieu die sciorre il canto Talor ardita io tenti , Non e die fra le genti Brami ottener di raro iugegno il vanto , Ne di niandar desio Alle piii tarde etadi il nome mio : Ma pnga assai , assai superba io sono Se caro e a Tirsi di mie rime il suono. Blbl. Ital T. XIX. 8 114 APPENDICE Tet la inorle di u/i fanciullo. S O N E T T O. Di qucsto aniato rlo lungo le gponde Un tenero arboscel lieto ciescpa , E gia con pora , ma dolre nmbra all' onilc Clie I'ediicaro il guiderdon rendea. O come spesso a riuiirar sue fronde Ogimr farsi piu belle io qui volgea , E colorarlo il sole , e le gioconde Aiire baciarlo coa piacer vedea. Ma d' iuijTov . isa oviida nube il cielo Tutto si avvolse e turbine crudele Cinse , sfrondo , divelse il caro stclo. Ahi ! qui d' intorno aiicora il guardo tiiio In cerrarlo s' afFanna , e alle querele Che gitto mvaa sol mi risponde il rio. II Villaggio abbandonato , carme di OUviero Gold- smith recato in italiano da Michcle Leoni. — lerona^ 1820, dalla Societd tipografica editrice ^ ill 8.° di pag. 32. Questo poemetto e quelle che nel Parnaso britannico divide col viaogiatore la gloria acqnistata da Goldsmith come porta. II sig. Leoni, dopo aver gia tradotto dsecondo, noil ha voluto de- fraudare 1' Italia iieppiire del villaepio abbandonato. « Fu composto questo portico lavoro ui un tempo che la ciipidigia degli uomiui , trasportata da crudel frenesia , si Cum- piaceva di render nude cV abKatori alcune coutrade europee per popolarne altre di nuova scoiierta, e saziar s^ niedesirua a danuo della felicita e spesso ancor della vita altrui. E benche gli avanzameoti dello spinto uiiiano obbiano alquanto represso quesfo vituperevole abuse della creduUta de' piu inesperti , c nondimeno cosa utde che si niantenea vivo tra noi 1' orrore di una souiigliante barl>arie. » Cosi il sig. Leoni. L'argomento scelto dalT autorft c bello , e_ presta al patetico, c da luogo a niolte ) itture interess.tnti fiel loro contrasto di felicita e di miseria , di semplicita e di lusso , di flondezza e di abbandoQo , di popo!azioue e di solitudine. Kon {• nostra inieiizione o e riperrcssn i! giorno ; Ma d' alga ingnmhro , fra salvctirh' erle S' ap' e appena la via. Di tue sehetie , S'l gaje un dt , solingo ospite il corvo , Eiman del nido a guardia, e rauco stride. Lungo i sentier tuoi squallidi veloce La pavoncella furg^ i f f'J ingrato Uniforme tenor I' eco affatica. In orrida ruina oiuai sepolte Son le tue frntie ; suf cadente muro Za lioiga , abhandonata erha gia sale ; E delta man devastatrice in vista , Trepido il fanciullin da te / invola. Misero il suol, die ai iiiali e in preda, e dove L' opulenza si accresce , e I' uoin deflina! Sorger ponno e languir signori e prenci; Come un fiato It feo , pub farli un fiato:- Ma un valido rontado , onor del loco , Spento una volta , piii a fiorir non torna. Tempo gia fu ( noti non anco i danni Erano d' Albion ) , die ogni colono Di picciol campo em signor ; suo lieve Eaior , sorgente d' uberta saluhre : E quel sol rltraea , die il viver cldede , E non di piii. 'Salute ed innocenza Erano allur sua compognia ; ricchezza , // non saper die altra ne fosse al mondo. Ma piii que' d) non son. Avida i cainpi Usurpa Industrie , e 'I biion cultor ne fuga, Lungo il bel pian , dove abituri sparsi Un dt sorgean , grave opulenza or pnsa Ed incomoda poiiipa , ed i lisogni Del lusso cignnr seauaci , e gli tiffannosi Cuai die V Insania per I' Orgoglio miete. Le placid' ore , die uhertate adduce, E te paghe del poco oneste brame , E le saluhri scire , onde la scena Oniamento traea , letizia il gvardn , E vdghezza e diiaror la florid' erha , D' una pill dolce sponda in trarcia vanno , E'l zaudio sparve e la campestre usanza. Padre d ore heate , ameno Ohurno ' Il rio poter del tuo tiranno attesta La deserta verdura. Allor die il passo Tra i confusi sentier , tra le ruine Delle tue piagge solitario volgo^ PARTE ITALIANA. E a liveder , dopo molt' anni , riedo II loco ove sorgea /' agieste casa , E crescea lo spmalbo , in me il pensiero Si desta de tuoi cari ospiti antichi , Tursido it sen faimo i sospiri, e tutta Del vassaco I' idea si cangia in pena. Negli errarul iniei giri , in quest' aiaara Valle di pene , in ogni mia sventura (Ne avaio il del n ebb' io), tra le tue frondi Sempre sperai di coronar le tarde Ore de' giorni miei; s'l che la breve Facella della vita in suW estremo D' aliiuento nan inanchi , e non si estingua Nella quiete il inoribondo lume : Sempre sperai ( poiche deW uoni compagno tl ognor I' orgoglio ) fra i cuhori esperto Me neir arte luostrar , dai libri appresa; E seco , presso al focolar , la sera Quel che sendi far nolo , e quel che vidi ; E , come lepre , che dai veltri spinta E dai frasor de' corni , al sito riede Donde part'i , sempre sperai , che dopo I lunSjhi affanni , alia paterna casa Reduce alfin , quivi morrei contento. Ma tal ritiro , oime , soave amico Deir eta , che declina , asil di pace , Per me non fia! Beato quel, che in terra, A questa egual , con comoda vecchiezza Un operosa gioventii corona , E un mondo lascia , ove in crudel cimento Spesso e il mortale a prova ; e poi che dura E la battaglia , ad evitarla iinpara. Non per lui I' infelice , al pianto nato Ed al lavoro , alia miniera suda , E del mar tenta il periglioso fondo ; Ne il reo guardiano dei palagi eccelsi Con aspro core dalle curate parte II suppUce Bisogno addietro spinge : Ma quando la postre/na ora si avanza , A favorir della virtii I' amico Movon gli Angeli attorno , e nella fossa., Ins io del sua languir , placido scende : Basse gnazion la via ne inclina ; tutte A lui davante le sperate scene Si disclnudon repente ; e il paradiso Volge per lui pria che trapassi il mondo- Un grata mormor'to sovente a sera Dal yittcggio partia , del colle in cima ItJ Il8 APPKNDTCB jE allor (he scarco di pcnsieri , i Icnti Passi la livolgea , veriian piii vpci A rcrddohir del plan le miste note : Delia contenta fornsetta il canto, JS del pastor , che rispnndea ; del gregce It querulo iiiuggito , onde la sparsa Prole accoglieasi attorno ; e sullo stagno Del vagahondit poprro le strida; E 7 gorrir de' solleciti funcwlli , Che in folia, uscian dalla d urna scola; Ed i latrati del custode veltro Contra il rombo del vento, e I' ahe risa. Onde apparia dalla campestre cura Sciolta la gente. Ver I' aiiiiro ostello • Sen g'la cost la schiera ; ed i riposi Dell' usignuol con vario metro eiupiea. Tragedie di SnKK9.vEKVi.E tradotte da Michele Lr.oNt. Vol. I e II. — Verona , 1819 , dcdla Societd d- p^grafica. Soao tre finora i volunii che sono usciti di quegta traHii- zione. II priiiio contiene 1." la dedica a sua iiiaesta Ferdmaado I, re delle due Stcilie ; 2.° Avviso degli editoii: 3." Idem del tra- duttore ; 4.° Nutizie inrorno la vita di Guglielmo Sliakspeare , scntte da Rowe; S." Prefazione di Sauiuele Johnson; 6.° La Tempe- sta , dranima. — 11 secoudo volume contieue la f^ita e iiwrte del re Giovanni. II terzo contiene // sogno di una notte di mezza estate- Ci scrivono da Verona che e usrito anche il quarto. Noi aspet- tiamo la pubblicazione di qualche altro volume per occuparci di un articolo di proposiro intonio questo tragico inglese, e per dare anche il nostro giudizio intoruo al merito di questa traduzione. Intanto crediamo far cosa grata a' nostri lettori qui riportaado cio che il valeute traduttore ne dii^e alia pag- XIII del j riuio volume. « AUorch^ , die' egli , mi arrisch'ai a dare in luce le piu riao- mate fra le tragedie di Shakspeare , era ben lontaao dal cre- dere , che mi sarei trovaro presto nel caso di ristaiu.'ai'le , e uiolto meno che I'indulgenza de' lertori mi avrebbe aaimato a trasportare in italiano e a pubblicare , come ora fo , anche le rimanenti. La smgolanta del disegno e la stravaganza del me- lodo , clie alcime volte 9' incontraao iu siiijdi com|)Ouiiiienti , in coiifronto delle opere de' Clas^ici , nelle quali sianio siu dair infanzia ammaestrati , mi facean temere , che per quanto niimevose ed evident! ne fossero le onginali beliezze , avrebb'-r difficdmente ]iotuto in bi-eve spazio di tempo prevalere alia seusa/.ione, che dovean naturalmente produrre quelle irrcgolari. PARTE ITALIAN \. I I9 aovita ueiropiiiiou deMettorl. Ml cosl noil avvenne. Nonmanco, ^ vero . chi qualificaado una tale iiiipresa come pencolosa alle lettei-arie disripliae della nostra peiiisola , si sollevo f.oatro il poeta, caratterizzandolo per barbaro , e fiuo per deliraate. Ma e stato osservato , che si fatti ^iudizj venivaiio per la plu parte da scrittori , die, consapevoli delld propria mediocrita , si stu- diaiio per aweatura di accreditarla colla giunta di ua certo zelo (assai raal inteso) in biaiiino di qualsivoglia prodazioue di loggia straniera. E siccoine gli scrittori mezzani forraano il Hiannior nuinero , e suole il popolo seguitar d' ordinano i piii, massime quaodo e da essi adularo ; cosi non e maravigha , che il pregiudizio si spargesse a privicipio aache piu del dovere ; perciocche fu comune per alcua tempo a parecchi , i qaali non avean mai letto di Shakspeare neppur una sillaba. C<>ioro pcv altro , clic animati da eentimento piu liberale , e uoa ligj del— 1' opinione , si sono iaternati nelle ragioni e nelle idee del tra- gico inglese , hanno , fra varie mende ( e alcune parimente nou lievi ) , ravvisato la vastita del suo genio , T intima sua couo- sceuza deU' uman cuore , e una tal padronaaza uel mant-ggio delle passioni , ch^ non e forza d' auimo che resista. I quali giudici , come i piu illuniinati e i men prevenuti, son giunti a disti-uggere a grado a grado cogli argomeuti gU effetti del falso fervor de' luediocri. Laonde uon e omai piii tra noi chi noa peusi potersi dalle opere di quel rarissinio ingeguo attigner lezioni inrorno alle giii gravi circostanze della vita , e metafisi- cbe dotcriue da innestarsi con onore e con fratto nella patria letteratura : la quale in fatto di lavori poetici ( qualor si ec- cettui E*ante ed Alfieri ) , nou ne ha per awentura vernno, ove la fdnsofia ponga tauto in azione il pensier dc' lettori. Colpa for^e deir aver cominciato la nostra lingua a grandeggiare , al- lorche gP Iraliani avean cessaro gia di essere una nazione, e 1' uidole deile istituzioni civili iuduceva piuttosto a raddolcire la sensazione del loro decadiuiento coll' aiuemta delle opere , die ad accrescerhe la prosperita e '1 vigore colla robustezza de' pensamenti. E uacque appunto Shakspeare , quando la gloria britannica incomiaciava a risplendere in faccia all' Europa. Tras- curo egli le regole dell' arte , la cui eccellenza ha un confine , per seguire i dettami dell' inesauribil natura , cui era piu pro- porzionata la sua gran mente. II perche troppo angusto gli parve forse il rampo percorso da' tragici greci. lusigni riusciron questi nel gcnere loro per efficacia di sentmiento e semplicita di di- segno. luarrivabile si mostn') Shakspeare nel suo per graniho- sita di forme e gagliardezza d' allerti. Ei fu il Michelangelo della tragedia. Ma nulla intorno a cio si puo dire , che non sia staTo messo in vista da Johnson, del quale presento ai lettori la prefazione. Poche sono le prose di questo profondo scrittore , che per giustezza di concetti , e per ardine e acutezza di cri- tica possa gareggiare con quella convincentissinia analisi. «> 120 A 1' 1» EN 1» I'C E Le opere di Buffon nnovamente ordinate ed arric- chite della sua vita e di un jagmnaglio del pro- gressi della storia natarale dal mdccl in poi , dal conte di L.4CEPi:DE. Prima edizione italiana adorua di niiove e diligenti incisioni. — Venezia^. 1820, al negozio di libri alV Apollo , tipoprafia MoUnari. La Storia naturale di Biifion , letta avidamente da' coutempo- vanci , e gia amuiiiata e stiidiata dai posteri , e per sentenza dei dotti r opera piu vasta che siasi niai intrapreea, cude rac- co2,liere utili cognizioai intonio alle scienze uaturali. ^la siccome Buffon pel corso di tiitta la liinga sua vita niiro sem}>re a perfezionare quelT immenso lavoro , e si giovo arl eiuendarlo dt-lte scoperte e delle osservazioni le quali in niolta copia si fecero , poiclie per T incantesinio tlelle sue opere T ar- dore si desto di studiare la natura . avvenue nrcessarianiente che le correzioni e Ic aggiunte suggeritegli dai nuovi lumi o da piu uiatufo senno , conijjarvero parecchi anni dopo scritti e pubblicati i libri delle materie a cui apparteiievano. Staccati riuscirono percio quegl' impovtanti mutanienti e pi'essorhe per- duti in disparati volumi; ne possibile era che gli scritti di Buf- fon in queir ordine utilissimo si ponessero di ciii sono suscettivi senza che le aggiunte e le correzioni dai siti si togliessero ove tardauiente aiido Buffon cullocandole, per connetterle alle parti deir opera di cui erano il perfezionamento : uopo era pure i!i mettere alcuni trattaci in tale luogo clie piu convenisse alia saegia e logica diitribuzione che ai coucatenanieuto delle mate- rie della Storia nat.urale di Eufl'on e spezialmente indispensabile e vitale. A vestirle dunque di tutta la possibile luce riordinare si vo- levano le opere di Buffon ; e il conte di Lacepede , per cui Bufi'on ebbe tenerezza di padre , e che nello zelo per le scienze iiaturali e nel primato di esse gli fu successote , si tolse av- •venturosanieute questo assutito , ed in una edizione delle opere tutte di Buffon da lui condotta a fine nel cadere dell' anno )o]8 in Pangi , tutto ridusse in quell' ordine naturale e quasi spon- taneo , in cui certamente lo stesso Buffon collocate avrebbe le auree sue scritture se dalle inferunta nou fosse stato tardato tauto che gli sopravvenne finahnente la niorte. II conte di Lacepede arricchi la nuova pubblicazioue d' ini- portanti notizie intorno alia vita di Buffon , e del ragguaglio del progress! di alcuni rami delle scienze naturali dalla uieta .deU'uUiaio secolo in poi ; ed in questo, con tratti degni di quella sua penna niaestra che tutta aniiuira 1' Europa, ha deli- neata la storia didia scienza sino alle e| oche a noi piu vicine. Delia istoria naturale di Buffon pertauto riordiuata con tanto ?.ccor£»tmento « con st utili scritti da tale uoaio abbellita e 6i PARTE ITALIAN*. 121 puo dire compiuta, Giovanni Battlsta Missiag,lia, Venezlano , iutraprende ora per la prima ■volta una edizione italiana. L' Italia iiiauca di qu«'st' opera classica , iionche del perfezio- uameuto datole da Lac^pede. Le edizioni delle opere di Buffon facte in addietro a Venezia ed in Mdano , se alcwno eseinplare »e ne tragsia , souo esauste e consunte : d' akroude ei'auo esse tanto povere e disadorne clie a poclji gradirebbero in questi tempi, in cm anclie certo lusso e certa eleganza di forme sono diveniite condiziom priniarie delle stampe , e sotto questo asjetto speriamo che quella di cui qi.esto manifesto e sagoio, si trovera in tutto e particolai-mente negl' intagli coudotta a tanta fiuitezza da lasciare agT Italiani il diritto di nwn trovarsi vinti dagU stra- nieri. N6 a caso si e detto che all' Iialia maoca oggidi la Storia uaturale di BufFon , quantunque in questi ultinii anni se ne sia fatta una edizione in Piacenza. Tauio lungi e questo Buffon tutto sconvolto dair essere la Storia natiirale, non pure come T ha ordiuaca il coate di Lac^pede , ma uemiueno come 1' ha lasciata quel grand' uomo , quanto lontano sarebhe tlalla tiorente giova- nezza e dall' integrita di membra un cori^o a cui fossero tronch.e le parti piu importanti. Buffon ha inipiegato niolto studio nella sua dissertazione mtorno al mod9 di trattare la Storia naturaJe per confucare con vahdissiuii argomenti il sistema di Liuneo, e per mostrare come in gravi sbagli si cadrebbe segucndolo : aenza elcvarci giudici in tanta lite , si puo per altro asserire che se cosa niai si fosse jiotato fare a»»olutamente contraria alle mire di Biiff)U, ella era queila di sconvolgere tutta 1' opera sua per adattarla al sistema di Linneo; ora questo sconvolgi- meuto , con alta irrevt-renza per la memoria di tanto scrirtore , si vide fatto dal francese Renato Castel ; ed il Bufion che si etampa a Piacenza e appunto la traduzione della Storia nattirale messa cosi a soqquadro ed a viva forza ed a dispetto dello splnco con cui fu scritta , posta sotto le classificazioai del na- turalista di Upsal. N6 cio ha potuto farsi senza ridurre il lavoro, ad un corpo a cui siensi uiozzate le piii robuste membra o le pill belle ; perche ivi la dissertazione sul laiodo di trattare la Storia naturale , capo lavoro di logica e di stile , non si trova : della tecffia della terra sono so|)presse le prove contenute in dissercazioni pieiie tucte di cogaizioni peregrine , le quali occu- pano esse sole nella presente edizione molta parte de' due primi "voiumi : delle epoclie della uatura sono omuiesse le note giusti- ficative , ne sono precedute dalle esperienze sul raffreddamento delle niaterie iufuocate : ommesso e pure il trattato sidla cala- ixiita , e r mtera Storia de' minerali , e gli speriiuenti sui legni , cioe un terzo circa dell' op>era : di piii i discorsi generali che r Autore con tanta saggezza pirepose alle niaterie cui spettavano , cio^ alcuui alia Storia degli aniuiali , alrri a quella degli uccelli, ed altri altrove , amiuucchiati vi sono in f-wragiue senza scopo. 122 API'ENDICE sen7.i relazmnp , p per ultimo , risrrette cisi in qiuittro sconci voluiiiftti tuttc le inaterip gener.ili, si passa alia Storia natiirale tie' ((iiadrupedi , ed in rapo ad essi e posfo T uomo, la cm Stona e pure troncala strmamente , e siibifo dopo all' nonio , Bicroine geueri surccssivi della stessa specie , veiigoiin le scimie , ed i pij^istrelli. Buiitin , quasi 'he prcvedesse che di tali briittuve ei sarebbe fatta sozza 1' opera sua uobilissima , nella sua disserra- zione sul modo di trattare la Stona aatiirale , dichiarato aveva sirconie mania una siffatta ccnfiisinne di esseri tarito dissiiuili; e senibra che 11 conte di Lacepede abbia vuluto tacitaniente mosrrare di avei'e ereditato dal padre sui> adottivo lo stesso ri- brezzo , mettendo fra la Storia delT uomi) e qnella def^li aai- luali , quasi parete divisona, tint' i discorsi accademici, caio la- voro di e'nqiipuza, i piu de' qnali con pessinio coasiglio trala- sciati furiiiio aarli' essi nelT edlzinne di Piarenza. Gludichino ora i letrovi se cbiamare si possa la riassica f^toria nntura^e di Buffon un libro ridotto a simili termini; se a diritto non abbiasi afferniato che tin' opera di tanta iuiportahza manca fra noi , e se ragionevole riiuane la lusinga che sia per arrioere il pubblico favore al divisa'^iiento di provvedere nuovamente delle opere del grande riaturalista franeese quest' Italia , a cui la memoria di sj illvstre scrittore essere dovrebbe forse cara del pari cl\e ai comparnotti suoi, perche quell' opera sua im- morrale e in alcuna giilsa Ciisa nostra. II disegno di farla ed i prinii abhozzi, per testii^onian/.a di Jjacepede e di Condorcet, si generarono in quel soainio intelletto , quando fra noi yeiiufo ani- niiro qui la natura in tiiita la rarieta sin ed in tutta la sua pompa , ora silvestre e rabbiifFara nelle alpi die ne ciugono, ora spaventosa e bollente nei vulcani , ora tutta dovi?iae tutta fiori uelle ridenti e fertili pianme. Parve a Buffon di leggere sii qupsra nostra terra la Storia della natura stessa e quella delle catastrofi del globo , sicche anche di quest' altlssimo as- sunto , come setnbra che della piii parte delle grandi cose av- veaisse , tolti furouo i primi geruii dal suol'j italiano. Avvertirenio per ulriino che il conte di Lac^perie nella sua edizione si e, come in tante altre rose, saviamente dipartito dalle precedeiiti anrlie rispetto alle descrizioni anatomiche dei quadvLipedi stese da Daubenton , e che solevansi m addietro frauimeltere a quelle di Buffon. Esatto e per vero dire il lavoro di Daubenton , arido pero e farto pei soli dotfi ; ma forse pei proeressi delT anatotnia comnarata non ridscirebbe ai dotti stessi ocgidi si gram come a quei tempi. Ommesso fu diuique nella nuova edizione franeese, e tralasciato sara pure nell' itnliana , la ((uale in\ece conterra Jutte le cose uscite dalla penna di Bufion , Tiercha in questa edizione sara per la prima volra tra- dotra anclie la Storia dei minernli ommessa nelle antecedent!, non si saprebbe dire per quale cagione , uientre e lavovo dei piii ainmirati fra qneili di Buffon , ed a cui questo solo si PARTE ITALI\Na. 12$ appone che 1' autore dlstleguato alibia troppo i soccorsi della cliimiia moderna. L' o|>era sara compiuta in volunii 32 di fogli 3o circa. II pvi- mo volume uacira nf I mcse di luglio prossiuio venturo , e cosi gli alri-i successivaniente di niese in niese. E fissato il pre.'zo dell' associazione in ceutesinii 1 8 per ozai foglio di gtampa , ed in centcsiiui 30 ptr ogni incisione. La 8pe- ea di legaruia e coperta sara di cemesiuii 25 per ogni volume. L' associazione rcsta aperta a tali condizioui sino alia pubbli- cazioue del 6.° volume. Quanto all' edizione ed alia finezza delle incisioni serve di sag2,io il presente avviso. Si ricevono le associazioni presso 1' editore al Negozio di libri airApivUo in Venezia, e presso i distributori del presente avviso ; i aigaori Associati oaorerauno della loro tiruia T inserta obbligazioue. Venezia I'S apnle 1820. Gio. Batdsla Missioglia. Cos! si esprime V editore in un siio progranima , cui lia riu- nito iin rame per saggio , il quale contiene le figure di due uccelli ( r Aracari a cinto rosso e il Manucode ) e di due qua- drupedi ( la Capra e il Couagga ) , le quali veramente non la- eciano niente a desiderare e pel g.trbo e la verita del porta- menio , e per la finezza e precisione tlelT intaglio. Noi non abbiaiuo voluto parlar prima di questa impresa perclie braiua- vamo innanzi vederne i volunii di prova. Abbianjo sotl' oc- cliio il prime e il secondo ; e troviamo che il fatto corri- sponde in turto alia aspettativa , e rertaniente questo sara il solo Buffon italiano che uienti occupare un luogo distiuto nella biblioteca di chi preferisce averlo nella nostra lingua. Troviamo la traduzinne finora ottima veramente , e cio che meno ci garba e il discorso preliminare del traduttore, Egli scrive assai meglio e piu chiaro quando k legato dal testo originale , die quando e abbandonato a sfe solo. Egli pigha allora un parlar nelle nu- vole ed uno stile attortigliato e confuso. In generale gli augu- riamo che sia meno tenero delle trasposizioni , e che segua quelle solamente del suo originale fin dove 1' indole della no- stra lingua lo coniporta. Noi prouostichiamo vantaggiosamente di questa impresa , e supponiamo che gli amatori non solamente della natura , ma delT eloquenza , vorranno possedere fra loro libri il piii facondo , il piu splendido , il piu istruttivo degli scrittori francesi , trasportato in buona lingua italiana , e non mucilalo e non guasto dal profano arbitrio dell' editore. II pri- mo volume contiene , oltre il ritratto dell' autore e il discorso preliminare del traduttore , le cose segueuti : il ragguaglio della vita di Buffon scritta dal conte Lacepede, la quale e bel- lissiiua , e 1' elogio di Buffon scritto dal Condorcet. Viene poi la stona naruraie di Buffon e comincia coi due ras,ionauienti . |a4 At'PENDIC E il primo intitolato Delia inaniera di stndiare e di trattare la sto-' ria naturale ; il secondo rontenente La scoria e teoria dclla terra, cui vtngon dopo le prove di detta teoria in otto a»-ii- coli , e sono : i ." cl«;lla fu'niazione de' piaipci ; a." del sisrema di Wistai del mare rhe si trovano nell' iar terno della terra. Nel secondo semiitaao le prove della teoria della terra , cio^ , g." siille megu iglianze della superficle della terra; lO." dei fiumi ; ii." dei man e dei laghi; 13.° del fluo- 80 e rifliisso ; i3.° delle inegnaglianze del fondo del mare e delle cori-enti ; 14.° dei veati regolari ; i5.° dei venti irregolari , delle bufere , delle troiube e di alcuni akri feoomeni prodotti dair agitazione del mare e dell' ana ; 16." de' vulcani e de' tre- niuoti ; 17." delle isole nuove , delle cavenie , delle fenditure perpeudicolan ecc. ecc. ; 18." dell' eflfetto delle piogge , delle paiudi ; de' boschi e delle anque sotterranee ; if).° dei cangia- menti delle terra in man , e de' mari iti terre : e il volume chiude la teoria coUa couclusione. Noi daremo il contenuto de- ^li altri volumi di mano in maao clie vedranno la luce. P I E M O N T E. C. Cornelli Taciti opera qiice extant omnia ex re— censione Jer. Jac. Oberlini. Tom. I. — Augustoe Taurinoram , 1820 , ex typis viducs Pomba. Non inopportunamente alle opere del leggiadro cantore di Lesbia si fa siiccedere uell' edizione toriiiese la narrazione del piu grande storico di Roma , di uq profondo conoscitore del cuore umano , di uno dei piu rigidi censori delle scelleratezze del regnanti , dei favoriti e dei privati cittadini. In questo priino volume di Tacito si esibiscouo i quattro primi libri degli annali. Alia lovo illustrazione iiiolti eruditi avevano dato opera , spe- cialmente V Ernesti nell' eilizione di Lipsia del 1772, e il Dot- teville Delia parigma del 1792 , a fronte delle quali si sarebbe potuto aliresi nominare quella del diligentissimo Broiler. Con otcimo avvisamento gli editon tonnesi si souo ap|>licati all' ul- tima pubblicazione di quello scrittore iatta dal celebre Oherlino , il quale con immeosa flitica e col soccorso ancora di nuovi co- dici , e specialmente del Budense , die da tre secoli credevasi perduto , studiossi
  • li annali si fa precedere la vita di Tacito scritta da Giusto Lipsto , e le testiinoniaaze degli aatichi scritton che qucllo stonco lodarono o alcun fram- njenro ne nferirono. Delia uiateriale edizione diremo soltanto che questo volume e srampato in ottima carta e buoui cai-atteri , al pan e forse meglio ancora dei primi, che ci e seaibrato diligentfiiieute cor— retto , e che questa edizione de' classici latini che con zelo ed alacrita si va a fronte di qualunque altra continuaado , anche per il aiodico suo prezzo aienta certaniente il favore univer- sale dei dotti e di tutti coloro che hanno in pregio la classics erudizione. DUCATO DI PARMA. Tesi sostenute dal dott. F. Q. G. sopra I qiiaiti pro- posti dal Consiglio della facoltd niedica dell' Uiii- versitd di Parma pel coiicorso alia ca'^tedra di cli lica medica e istituzioni. — Parma ^ 1820 , stamperia Pagaiiino. II concorso tenuto ia Parma uel dlcembre p. p. per la cat- tedra di cliaica medica e istituzioni ha dato occasione a due scritture in risposta ai queiiti proposti dal Consiglio della facolta lacdica di quella Universita , e rese , pel nuovo reeolamento, di pubblico dritto. Di quella che annimciamo ( la sola che ci sembra poter interessare la curiosita de' nostri lettori inedici ) faremo brevemente conoscere le due tesi di argomeuto patoio- gico-pratico. Sopra il proposto quesito « se oltre la diatesi di stimolo e » di controstimolo debbasi aniiaetrere anche la diatesi irritativa » I anoninio autore sostieae la seguente tesi : « ammettendo le » idee che della diatesi steuica o di stimolo si dauno nelle uio- » derne acuole uaediche, non puobsi ricouosceie ia pratica una 126 A P P E N D I C i y> reale diff'-rpnra tra essa e rirrifativa ». In appoggio della qual tesi prova ogli i." die g!i effetti che si hanno dalle po- tenze volute irritniiti nnn sono essenzialmeate diversi da quelli delle poteaze ritenute stiinnlanti ; 2.° che i niezzi capaci di far cessare e quell 1 delle una e (juelli delle altre potenze soao af- fiftto congeneri. Con cio viene a dimostrare oon ven i caratteri rhe 81 daiini) onde stahdirfe fra essi una essenziale differenza. E pi-imanieme conrro il (.aratiere aiiimesso dai professori Boii- di<^li e Fanzago come distintivo delle potenze irritanti , di avere cioe una iiimiedia*a teiideiza a distruggeie I' inregrita naturale della iihra , e caiMtrerizzata dai moviinenti orgaiiici proniossi da qiiesta tendenza inedesinia , oltre di coiivalidare le ritlessioni fattB gia dai professor Rubini , d'^essere cioe e noa proprie a tntte le potenze volure irritanti , e cominie a molte die alle stiinolauti si ntengono anpartenenti , dimostra coi fatti die quei moviinenti organici teudouo anzi ad allontanare od ottondere la cans! ledente. Qni,\ coutro V altro carattere voluto dai lodati professori delle potenze irritanti di esercitare an azione noa d' indole ditFasibile , ma bensi circoscritta al sito cui sono ap- plicate, la qnale , qnantunqne si possa in seguito propagare nelle parti vicine , dou turba pero i' universale eccitaiuento , oltre di mostrare non essere consentaneo ai fatti lo stabilire una distinzione tra 1' azione irritaute e la stimolante su d' una diversita nella dift'usione de' rispettivi effetti, riflette altresi che se carattere delle aialattie d' eocitamento ritiensi c[uello di essere interessata 1' eccitabilira , amiuettendosi che le potenze irritative come le stinioLinti agiscano sulT eccitabihii. , devest pur auche ritpoere che caii:bino V eccitamento. Lgualuiente insussisteate diiuostrasi dalT autore la differenza elie anche il professor Rubini ha tentato di stabilire ti'a 1' azi )nc stimolante e Ja volura irrirante col riflettere che riteneudo que- sti I oiere le irritanti attaccare T eccitamento non meno che 1< stiuiolanti potenzf, ed essere la diffusione dell' irritazione la stessa di quell i dell' epcitamento browniano , impossibile diviene il gaper distinguere Tuna dall'altra, ne potere a cio punto valere il dire che V irritazione o eccitamento Irrltativo sia per propria indole morboso , perturbatore della fiVjra , giarche il coinune ecciiamemo ogni volta die divieue morboso perturba la libra e puj pure alterarne la struttura. Finahnente anohe contro la distinzione fissata dai professore Toinmasini, in rio clic le affezioni prodotte dalP azione irritativa siano locali e non diatesiohe, riflette giustamente che stabilendo qiiesta scuola essere Ic affezioni irritative non solo assai proclivi alia flogosi, ma anzi sempre tenninanti nella niedesinia per poco che siano penetranti ; e d' altra parte lasciaiido troppo bene travedere che per essa la flogosi si risolve poi nella diatesi stenica , e viceversa; cosi ne viene die la differenza tra le af- fezioni irritative e le flogistiche o steniche non t cosi essenziale P\RTE IT\LIANA. I2J come si voiTebbe , ma bensi coasiste tutta ia una diversita di grado. Cio che ultericraiente viene ad appoggiare col rifleu tere clie il caratteie amtuesso nelle irritative deila loro facile ed istantanea , o quasi istantanea cessazione allorche la cagicme e anpieno tolta di mezzo , nient' altro puo egli pure indicr.re se non che queste affezioni coscituiatoDo in paratioue delle tlogi- sticlie UDo statu njorboso di luiriore iutens'.ta o gravezza , e col luostrare per altra parte Don essere poi ai fatti ari>oggi?to 1' al- tro cauone che le ati'ezioni flogistiche a differenza delle irritative po3sauo etsere curate , come dicesi , ^ler compensazione , sea/,a die sia netessario allontanare la causa che le produssero. Dalle quali coiioiderazioni Y autore conchiude che nelle lualattie la sola differenza di grado non pofendo portare a suljordinarle a diffevenii princij j , ne viene che se le irritative dir si vogbono malattie locali , adiatesiche , comumjue siauo universalmente dif- fusi i relativi siutcmii morbosi , per lo nieuo egualuiente adiate- siche e loca'.i devono pure ritenersi le flogistiche , se tanto spesso veecansi delle fligosi aiiciie gravi e profonde in alcuuc parti »enza che nieuoruamente si alteri il generale delle fanzioni ; e reciprocamen'e se le alfezioni flogisticjie o stemche si ritengono diaresiche, ad onia che cosi spesso st limitiuo a locali disturb! orgautci , egualuiente per diatesiche avere si dovrebbero le ir- ritative. « Se sia vero che 1' infiaiumazione Don possa ridursi a nes- » suna delle diatesi conosciute » e 1' altro quesito pel quale il uiedesiuio autore stabili la seguente proposizione ; « L' lutiamiua- » zione uon puo essere subordihata ne alle auimesse leggi della » diatesi astenica , ne a qut- He drll" opposta. » Prendendo egli per tanto a considerare 1' infiamniazione iu tutti I fatti par. logici rhe ue sjno mere varieta , dimostra col- 1 appoggio deir esperieaza , riconoscere ella delle cause, del sin- toiiii , del niezzi curativi tanto voluti [.roprj della diatesi stenica quanto della coatraria. Osser^'a, per cagun d' esempio, intorao le prime che se da una parte alio svilupuo delle diverse inliam- niazioni viscerali predispone ed occasiona 1' abuso del vino , dei liquori , dcgli aliiuenti . degh aromi , e dalT altra resa egualuiente facile r msorgeuza delle iiiedesime infiamiuazioni sotto un regime di vita sovercliiaiiientc astenico e scarso che debole e gracile renda la costituzione individuate , che predispone ed occasiona lo sviluppo delle iniiammazioni, la sopj)ressioue delle iiaturali ed abituali evacua^ioni sanguigue egualuiente die le co) iose e fre- quent! emnrragie ; die ad eccltave questa o quella f>mia di flo- gosi vale taato 1' esporsi all' azione dt-1 forte e centinuaro calore, quanto a quella del freddo. Cosi intorao ai siutoiiii ntlette giu- stamenie con tutti i pratici , cLe i medesiiui fatti flogistici uati tanto sotto una quanto sotto 1' alrra delle opjoste classi di cauae presentano spesso e i sintomi voluti proprj deUa diatesi stenica e quelli deir astemoa. Finalmente veuendo alia ^onsiderazioue 128 APPENDIGE dci inezzi curativi , una terza verita di esperienza stabilisoe I'au- tore in uttcriore appoggio della suAiesi, cioe die dei fatti nior» bosi indubbianieute apparterienti alia flogosi si ciiraao con mezzi astenizzanti , non uieno che con altn riiennti steiiizzanci. Dalle quail considerazioni poi , perclie non trovino un appoggio quel Patologi clie pensano con Brown esseie 1' ii.liamnia/ione ora di diatf SI stenica ed ora dell' opposta , non manra di far nflettere clie pen he cio si potesse ragionevoliiiente aumietiere , sarebbe necessano che nei lairi rispettivi si realizzassero e cause e sin— touii , e mezzi curativi in rjgione della d.atesi giiidicata , il die e per lo piu alT esperienza contrario. Tali sono gli argomenti ai quali avrerniuo desiderato avesse dato r autore tuiio lo sviluppo di cui sono suscettibiii ; del che vorrassi forse iscusare sapendo essere assai breve il tempo ao cordato per la composizione di siuiili lavori. GRAN DUGATO DI TOSGANA. Jl Decameroiie di inesser Giovanni Boccaccio. — Flrenze, 1820, presso Giuseppe Moliai e C. Quantuaque non sia ufiicio nostro annuuciare le ristampe di antichi autori se non quando contengono o nuove annotazioni, od aggiunte di cose inedice , pure uon sappiamo tacere di questa edizione , la quale si distingue da tutre quelle che conosciamo e per la sua piccola mole, e per la fioezza della carta, e per la nitidezza della scampa , e per la correzione e per ogni altra sorte di pregi , per cui questo volunietto si puo dire verauieute un giojello di tipografia. Se T editore dara altn auron classici di questo fonnato, egli formera una |iiccola Biblioteca preziosa pe' viaggiatori e per tutti coloro che amaiio portar seco molti libri nel minora spazio di luogo possibde. Abbianio avuto oc- casione di notare altrove die Firenze si distingue per la squi- sitezza della esecuzioue tipografica, e se gli stamjiatori saranno diligenti nella correzione tipografica , non avranno clii li sor- passi in Italia. Con questa graziosa edizione , che in cosi piccol volume contiene tutto il Decamerone , 1' editore ha voluto iiui- tare le edizioni della Raccolta de* scelti autori inglesi pubbli- cata da Walker, e quindi a similitudine di quelle ogni vo- lume sara adorno come questo di. un r.mietto di faccia al fron- tespizio , il quale e iuciso ancor esso e contiene una vignetta alliisiva a qualche passo del libro. I volunii sono distribuiti pu- litamente, legati in cartoncino. L' editore promette di pubblicare in qLiesta forma le migliori opere scritte nella nostra lingua, ma non ha voluto nomiuar quali. Il nostro desiderio sarebbe che dopo il Boccaccio venisse a Dante e al Petrarra , e che i due poeti forniassero un volume eolo coine quello del Boccaccio. PARTE ITALIiNA. I29 Si rlcoi'di ' il sig. Molini clie il pregio maggiore di tali edi- zioui ^ d contener inohissimo in poco volume , e con dell' in- dustria il Petrarca e Dante si yossono contenere in circa f)co pagine. i.ali potrebbe tirurue alcune copie divise od anche nu- merizzarle sepaiatumente ; nia non bisognerebbe che i due poeti passassero circa le 900 pagine. Un altro volume consimile do- vrebbe contenere tutto 1' Orlando dell'Ariosto. Quello di iNicolo Misserino del 1617, che abbiamo sul tavolo, e che viaggio con noi tino al Capo Nord , contieue una vignetta ad ogni canto , gli argomenti di Lodovico Dolce , e le allegoric a ciascun canto di Tonimaso Porcacchi da Castiglione aretino. Noi faremo gra- zia al sig. Molini delle allegoric ed anche delle vignette , col patto che ci dia la lezione del 32 seguita dal professor Worali e dallo srauipatore Silvestri. L' edizione del Wisserino e ora ra- rissima; consiste in un volunietto solo di pag. irSl; contien-e cnique ottave per ogni pagina, ed ha per giunta le stanze del sig. Luigi Gonzaga detto P>.odomoute, un sonetto , e i cinque canti aggiunti dalTAriosto. La pagina del sig. Molini porta le cincjue ottave come quella del Misserino , i carattei'i sono testini aiubidue , tranne die il testino del primo lia piu spalla , ed fe ijuindi piii chiaro. II slgnor Molini puo dunque darci lui Orlando in un volume solo coi cai'atteri del suo Boccaccio , e darcelo piu bello e piii elegante di quello del Misserino. lu un altro volumetto potrebbe compreudere tutta la Gerusalem- me del Tasso , ma siccome il volume sarebbe scarso e troppo smiizo in confronto dei tre precetlenti , dovrebbe ingrossai'lo colie cose migliori di questo poeta ed anche colle sue lettere. Un altro voto faceiamo e sai-;i T ultimo, ed e die il quinto , o al- meno che uno de' cinque piinii volumi contenga la traduzione di Tacito del Davanzati. Questo libro , oltre i pregi della lin- gua che reude classico il traduttore , contiene anche i pensicri profondi del pui grande politico e storico del Lazio , di modo che un tal volume conteirebbe due classlci in uno. Noi consi- deriamo la speculazione del sig. Molini sicura quaudo egli uoa abbandoni 1' idea e non perda mai di vista un moaiento che non bisogna punto moltiplicar i volumi , nia la materia, bisogna Btivar questa pivi che si puo in un minor numero di quelli. Egli faccia pagare i volumi quanto il possono meritare, ma non toJga air edizione il distiutivo di una biblioteca da viaggio , comoda per chi vuol portar moke cose con se in poco spazio. Si ri- cordi d sig. Molini che le edizioni di Orazio e di Virgiiio di Sedan , che sono forse i due classici piii piccioli che esistano al niondo , sono oggidi meraviglie tipograliche , e si cercauo indaruo presso i libraj anche di Parigi e di Londra , e che quando la sua edizione sia fatta coUa mii-a che noi annunciamo, e non aitraversata o guasta da altra mira di malinteso guadagno , egli se ne trovera anipiamente ricompensato. Tenuinerenio que- sto articoletto col riferire quel pa^so dell' editore ia cui egli di Bibl. Ital T. XIX. q l3o APPENBICB «oato delle lezioni da lui seguite nella pubblicazione di qupst« «uo Decamerone , die noi chianieremo il Decamerone miniino per distiazione. Ecco come egli si esprime : « Mi sono dun- que servito dell' accurata edizione pubblicata per le cure del diligentissimj mio defunto amico signor Gaetaao Poggiali ia Livorno nel 1789 , e modellata sul testo Mannelli , riducen- done pero in prima 1' ortografia al gusto moderno , col cor- reggerne rinterpunzione , e toglieiido le lu.ijuscole ov' erano di soverchio. E stata poi tenuta a confrouto V altra celebre im- pressioae di Parma del 1812, diretta dal mio dotro amico si- gnor D. Michele Colombo , e da esso arriccliita di utilissime note. Allorclie si e trovato variar la lezioae nelle due , e stata adottata la piu conforme al retto giudizio , coll' appoggio pero delle piu rare e pregevoli edizioni , e coiisulraado i preziosi testi a penna , dei quali sono riccbe le nostre pubbliclie Bi- blioteche. Mediaate queste diligenze , ho fiducia che la pre- sente edizione sia per essere aanoverata fra le piii castigate di quest' opera y> Era gia composto questo articoletto quaado ci e capitato alle maai il secondo volume d*;lla presente raccolta. Esso coatiene le poesie del Pignotti. II salto dal Boccaccio al Pignotti e ua po' grande , e i Lombardi perdoneraano volentieri all' amore di patria la prescelta di tale poeta. Noi persistiamo pero ne' nostri voti, e raccomandiamo sopra tutto 1' economia di spazio , che non e gia piu cosi rigorosa nel volumetto del Pignotti. Conosce r editore la raccolta di prose, poesie e lettere in inglese couo- gciuta sotto il nome di Elegant Extracts? Sono tre soli voljmi, ma contengono una Biblioteca. E iacredibile cosa si e fatto stare in tre volumi in 8." di circa mille pagine ciascuno! Ma non ▼' h casa in Inghilterra che non abbia quei tre volumi , i quali giungono gia alia trentesima edizione , ed hanno essi soli fatto la fortuna degli editori. Satire di Benedetto Menzini con annotazioni di Antonio Maria Salvini del BrscioNi^ ed altri. — Londra, 1820, si vende in Livorno presso Glauco Mad in faccia alia posta delle lettere , un volu- me in 12, di pag. 284, col ritratto delVautore^ e pag. Lil^ contenenti la vita del medesimo. ( Questa edizione ha il vantaggio di essere tascabile e di I riumre non solamente il testo, ma anche tutte quelle note che passano per le migliori e le piu utili per ben intendere e gu- stare qjesto nostro poeta satirico. La vita che precede e quella icritta dall' abate Giuseppe Paolucci da Spello. ) PARTE ITALIANA. l3l Costituzioni e regola'tienti drlV Isdtiito fiorentino — Flrenze ^ iSig , presso Guglielmo Piatti, in 4.° di 2.7 pagine. Sotto il nouie d' Istituto qui non bisogna inteadere una societa letteraria e scientifica come quella conosciuta con questo titolo in Francia, e nel regno Lombardo. Yenefo ed al'r)\e,nia bensi un complesso di scuole elcuientan destinato all' educazione della gioventu. Dappertutto in Italia i lumi del secolo doniandano di questi istituti , e noi vediamo con piacere che a Fiienze se ne occupano ginvani srudio.-i ed aniiuati da savio e prudente zelo di J atria. II signor Attilio Zuccagni Orlaadiui e alia testa di questo stabiiimeuto ; i suoi compagai sono i signori Luigi Bor- rini , Giuseppie Piei-ottini, Agostiuo Giuliani, Deesi al primo r idea del progetto e T avei* destace le faville di quell' aidore con cui si diedero tutti insieine all' inipresa. L' istituto e corredato delle segiienti scuole , I." Scuola pre- paratoria ; 3." Calligrafia ed antmetica eleuientare ; 3." Disegno; 4." Geografia, sezione I.'; 5." Geografia, sezione 2,' ; 6." Storia sacra; 7." Storia civile ; 8.° Storia letteraria; 9° Grammatica ge- nerate applicata alia lingua italiana. 10. ° Lingua francese ; I I.* Scuola nainore di lettere , sezione I."; 12." Scuola minore di lettere , sezione 3.'; iS." Scuola niaggiore di lettere; 14." Logica e geometria ; i5.° Element! di storia naturale e saggi di lisica. Noi abbiamo esaniinato con qualche attenzione questo istituto e ci e sembrato in tutte le sue parti saggiamente conibinato e degno di elogi. Fa sommamente onore al governo la protezione che gli concede , ed e bell' esempio di liberalita incoraegiare nei privati secolari lo zelo delli educazion pubblica senza aspettaria dai preti e dai uionaci. Basra ciie a questi sia affidata 1' istru- zione della religione , e di fatti saviamente fii scelto dagl'istitu- tori per catechista de' giovani aluuui il dottissimo sig. canonico Giuseppe Rouiagnoli , professore di gius civile e canonico del eeminario arcivescovile. Egli e certo clie un buon istituto di educazione attirerebbe a Firenze anche niolti Italiani degli altri Stati, se non altro pel vantaggio della gentilezza toscana e delle grazie della pronunzia e della lingua. Prevedendo questo case hauno di fatti gl' istitutori stabilito a pochi passi distante in una casa conioda e 31 aziosa una dozziua o pensionato da aprirsi Bel gennajo del 1 82 1. Avendone noi ricevuta per mezzo di corrispondenza particolare la notizia e le condizioni. intendiaino far cosa grata a' nostri lectori di qni riportarle per intero. l3a APPENDICB Progetto iuto e piu coi*- retto di quanto lo sia nelle precedenti edizioni. Quest' oriera e corredata di una prefazione in cui si da noti- aia del codice rispetto alia maniera con cui ^ scritto , alia forma del'e lettere , ecc. , e ciaschedun frammento c inoltre accom- pagr.ato da un particolare preambolo. L' editore avverte che oltre agli squarci da lui pubbhcati , havvi eziandio in quel vo- lume due antiche pagine scritte in carattere greco , le quali comprendono ricette per la cura di malattie esterue , e che in tre luoghi ove viene indicato il peso delle sostanze medicinali e espresso con le cifre numeriche comunemente cliiamate araLe , potendosi distintameute leggere i numeri 10, 100, 14. PARTE ITALIANA. iSj E lodevole lo zelo e la pazieuza coii cui il sig. Niebuhr ha condotto a terniiu* c[uesto lavoro , ma cosi brevi e cosi digiuni •oDo i suoi framiuenti che non sappiaaio quanto ne possa ap- profittare la letteratura. Gli auguriamo miglior fortuna quando a lui piaccia di occuparsi di nuovo ia siuiili mvestigazioni. Sancti Aurelii Augiistini Hlpponensis episcopi ser^ mones X ex cod. Cassinen, nunc primum editi cura €t stadho P. Octavll Fraja Frangipane monachi cassinatis ejusque bihliothecce proefecti — Romce, 1819 , in fol. apud de Romanls , con una tavola che comprende saggi di antichi caratteri. Di questi dieci seraioni quattro eraao gia stati prima pubbli- criti , uia con moke ouimissioni alle quali supplisce il codice di Monte Cassino, e sono i.° De decern plagis, et dece/n proe- ceptis , quce per Mosen data sunt populo Judceorum; 2.° De pro- pria natali ; 3." De conteinptu teniporalium rerun ; 4.° De Natali Domini. Gli altri sei veggono ora la luce per la prima volta , e lianno per titolo; 5.° De eo quod Apostolus ad Galatas dixit: fratres si prceoccupatus fuerit homo, ecc.\ 6.° De pluribas marty- ribus; 7.° De sancto Johanne Baplista ; 8.° De eodem sancto ; Q." De Euaiigelio Luck cap. 17. Dhnitte et diiidttetur tibi ; 10." In dedicatione ecclesiae. Dichiara per altro 1' editore nella prefazione che se alcuni di questi sermoni per la dissoaaaza dello 8tile , e per la leggerezza degli argomenti non sembras- sero degni di S. Agostino, si acchetera al giudizio de' critici. Questa edizione somminiatro argomento al sig. CaQcellieri di stendere in un foglio volante un' eruditissima lettera indirizzata al P. Frangipane, ove annovera parecchi autori che hanno ra- gionato della Regola di S. Agostino , molti altri che hanno scritto pro e contra l' edizione delle opere di questo vescovo fatta dai Maurmi, ed indica alcuni codici dai quali si notrebbe- forse trarre qualche uotizia iatorao a questi sermoni. Nell' ottavo S. Agostino inveisce coutro il supsrstizioso abusa della plebe di acceudere fuochi per la citta nella notte della vigilia della festa di S. Giovanni , ed il sig. Caacellieri tesse ua lungo rag- guaglio di inolte altre superstizioni praticite in varj temni , e presso varie nazioni nella medesima circostanza. — . La commefUa di Shakespear intitolata Mid- summer -nights drean ( il sogno della notte di S. Giovanni) puo esaere in questo argomento piuta. l38 APPENDICE REGNO DELLE DUE SICILIE. Giornale delV eruzione dclV Etna avvenuta alii a? m'Jg^i'O 1819. — Catania^ 1819, dnlla Stamperia de Rcgj Studj , in 8.° con tre tavole in rame. E la mida e fedele esi>08izione dei fenoaieni clie si manifc- ftaivnio nelP Etna dal giorno 27 maggio fino al 1." agosto senza perdfrsi in lunglii proloqiij , e senza fantasticare con teorie e con sistemi L' autore e il sig. Mario Geniellaro assiduo scru- tatore di quel vulcaao , e noto per altre Meiuorie da lui pub- blicate gullo stesso argoiuento. A N N U N Z J. Storia del regno dell* imperatorc Carlo qninto , di G'lgliebno Robertson , edizione fatta per cura del prof. Ottavio Morali. Come ho annunziato nel mio manifesto del giorno 24 d^llo scorso giiigno , daro alia luce coUa fine del niese correate il rrinif) volume delT opera di Guglielino Robertson — Storia del Tes.'i<^' deir imperatorc Carlo quinto. — Quanto al merito del la- voro che intorno a quest' opera si sta facendo dal sig. prof. Otta- vio Morali, lascio che il colto pubblico imparzialmente decida. M' campiacclo pero di averne incaricato una persona che noa §olo gode di fama distinta nella repubblica letteraria , ma che c stata posta dal sig. Nicolo Bettoni , come appare dal suo Ujaniffsto del 9 di agosto , fra quei valenti dotri ch' egli scelsc per duri nella sua iiiipresa della Bihliotecn storica di tutti i tempi e di tutte le nazioni ; persone , merce della cui assistenza egli ha giiarentito il pubblico che nella sua raccolta non avieb- bero mai potuto aver luogo infedeli e spregevoli traduzioni. Ne io pnsso persuaderuii che il sig. Bettoni Nicolo possegga il magico nappo circeo , col cui magistero possa egli buoni o tristi , dotti od ignoranti far gli uoniini a norma del particolare suo inte- resse. Cio sia detto relativamente alio stile , all' esatrezza ed alia fedelta dell' opera , delle quali rose il sig. professore Mo- rali dara ragione nella sua erudita prefazione che verra posta in fronte all' opera stessa. In quanto alia uiia edizione, facciasi pure il paragone del mio primo volume colla Storia di Mtiller pubblicata dal sig. Bettoni Nicolo, tradotta dal francese in ita- liano , ed ognuno potr.\ di leggieri persuadersi de' calcoli cr- ronei da lui fatri col suo avviso 3o di giugno pross^mo passato. £ qui cade ia acconcio aache V otservazione ch' egli obbliga i PARTE IT4LTANA. i3q fuoi associati al carico per lo lueno di cinquanta volumi , ed io di soli quittro; e che egli aunieiita il prezzo portandolo dai gedici ai venti centesimi al foglio ad ogni opera che si volesse sepai'ata dalT intera collezione , qiiand' io non altero , ne alte- rero mai quello dei diciotto centesimi ; prezzo per verita mo- dico , ove si faccia attenzione alle moltissime note composte in Ccirattere cosi detto testino. Ha non lui e lecito I' abusare della sofferenza del pubblico col trattenerlo sopra di un argomento fn'volo per se siesso ; poiche egli giusto apprezzator delle cose sapra dare la doviita preferenza a qiiella delle due edizioni che ne sar?i piu merite- ■vole , senza che il sig. Bettoni con un' inteuij^estlva smania tenti di screditare le altrui imprese. Si scaglia poi contro di me il sig. Nicolo per aver io osato, come egli suppone , uiettere la niia falce sacrilega nella sua messe , coU'esseruii accinto (vedi eccesso di temerita ! ) a stam- pare T indicata opera di GugUelmo Robertson, inclusa nella serie quarta della sua Collana Storica ; ma sappia il sig. Nicolo che due niesi prima della comparsa del suo manifesto del g di agosto 1819, io aveva gia octenuto dalF autorita competente la per- missione della stampa dell' opera in quistione , e sappia che io aveva gia assunto i maggiori impegni necessarj all' uopo. Avrebbe forse preteso il sig. Nicolo che all' apparire del suo annunzio io avessi dovuto immantinente abbandonare il mio pensiero e desistere dall' impresa con non lievi sagrifizj , per favorire le iue speculazioni' Non tiamo piii ai tempi dell' ^jr Plato. Egli e vero che ainpi e vasci snno i cainpi nei quali e accoT- dato all' arte tipografica di mietere ; ma il sig. Bettoni che co- nosce per guida I' onore piii dell' interesse , non s' avvede che una dozzina di tipografi sparsi suUa superficie dell' Italia , al pari di lui feracissimi di giganteschi progetti, da farsene poscia mei'- cato in fiera , prenderebbero per assalro questi campi ubertosi , e che g!i altri tipografi si vedrebbero in conseguenza costretti a languire nell' inerzia e nell' indigenza , ove provvide leggi non si opponessero a questo tirannico monopolio, salvando an- che a loro la facolta di mietervi. Se oggi al sig. Bettoni venisse , per esempio, il destro di voler ristampare il Parnaso italiano da Dante sino a' nostri di , dovrebbero forse que' tipografi , i quali fra le loro imprese si occupano della ristampa dtll'.^riojfo , del Tasso , del Petrarca , ecc. , troncare immantinente le loro edi- zioni senza riguardo alle spese gia fatte ? Che piii? il sig. Nicolo va dicendo di dar prove certe de' suoL pnncipj di rispetto per le altrui otiorate speculazioni ed ii:i^rese\ ma in quanto a me , tutto che da lui tenuto in prcgio grandissi~ mo ( complimento assai gentile e di gran conto ) , nou veggo in verita che i suoi decantati principj corrispondano alle sue opere. Di fatto dalla vastissima provincia della sua Collana Storica in cui siguoreegia, egli viene a far rappvesagUa nel mio ovticella 14© < APPENDICE coltivato co' tniei scarsi mezzl ; essendo io ben alleno dal vagary di citta in citta per mendicare que' siissi<1j che da alcuni si trovano poi nella citta nobilissima di Milano ; ed egli iion gi fa scrupolo di ristampare la Storia delta Guerra dell' Independenza decli ^tati Uniti d America in tempo die ne e recentissima la mia edizione , in tempo cli' egli avrebbe potuto differirtie la sua eenza proprio danno , tanto piii che niolti de'suoi vantati mille Associad ne aono gia provveduti ; ed io forse mi vedrei vittima della spiegatami malevolenza eve non avessi la fiducia che i dotti continiieranno a preferire la mia edizione a qualunque altra , si pel nierito tipografico , che pel pregio singolare di esger essa r unica che porti le correzioni fatte dallo stesso autore , e che- eia stata eseguita sotto la direziune di lui. Io debbo quexte leall dichiarazioni al Pubbluo perche conosca da chi venga provocata la lotfa che il eig. Nicolo dice di non potere , ne dovere sfuggire. Lotte pero son queste che da gran tempo , ed in ogni luogo sono a lui famighanssime. Io invece mi dichiaro uomo di pace ; non agogno a rinoraan- "za , ne a faitni dittatore neila camera cui il destino mi condusse da soli tre anni. Godo tranquillamente di quella reputazione che mi sono piocacciata presso i miei concittadini nel corso di ventisette anni di pubblici non oscuri inipieghi senza ostentaie sentimenti di onore , riposando suUa tranquilUta della mia co- scienza , scevra da rigiri , da millanterie e da viha. Non disturbo i miei colleglji nelle loro pacifiche ed oneste speculazioni. Mi accontento del piccolo , ma giornaliero spaccio delle mie edizio- ni , persuaso che il non avcrne quasi catalogo di rimanenza non e sempre la prova di felici imprese , ne di accorta e ben di- retta amministvazione ; e mi astengo soprattutro da certe ampol- lose dicerie che dal saggio pubblico sono considerate ormai co- me fole da caatambanco. Miiano il ao di luglio 1820. Vincenzo Ferrario tipografo. Antologia morale , ascetlca , oratoria ecc. , ofsia Scelta delle migliori opere de' santi Padri c degli scrittorl ortodossi piii accred'uati , per cura di una societd di letterati cattolici. — Mdano da Placido Maria Visaj , stampatore-librajo iiei tre Re. Di tale raccolta sono , fra il gennajo e il giuguo di questo anno 1820, uscite le cose seguenti: Lettere scehe di S. Girolamo , traduzione rinnovata sul testo. Tomi due con rame , i quali valgono hr. 4. 95. Orazioni di S. Gregorio Naziaiizeno , fatte toscane da Aaaibal Caro , coa aggiunte. Ua volume con rame liri i. 80. PARTE ITALIANA. 14I Caralteri de piii cetebri Oratori sacri , descritti dal cardinal '■jary , ed arricchiti di luolti supplementi , LDassime riguardo ^^ 1' Itahani. Tomi tre con ranie lir. 5. 76. I sei volumi pertanto non costano insieme die lir. 12. 5o. Ora siaDno sotto il torchio gli Ufici di S. Ambrogio della bella traduzione del Diacceto , di cui , unitamente al picciol libru della Fuga dal mondo del medesimo santo dottore , adesso per la prima volta volgarizzato , si faranno due tomi. Trattandosi di opere originali e proponiniento della Societa clie seuipre ne vengano collazionate le migliori edizioni , onde trarne la lezion piu precisa. Trattandosi poi di versioni , noa •do garanno scelte le pii'i plausibili, ove esistano , n.a rivedute su! V'sto , con-ette e illustrate secondo il bisogno. Quelle che mancassero , o nou si trovasser buoue abbastanza , si procure- ranno tutte nuove. Wa le cure piii diligenti ven'anno prodigate in*:orno all' opere piu insigiii de' Padri della Chiesa. Si cercheranuo di esse i vol- garizzamenti di niaggior grido , onde riprodurli confrontati col testo de' Maurini ,. ben ripuliti , occon-endo , nella parte orto- grafica , e corredati di quanto puo renderli piu perfetti e piu gi-aditi. Le opere o non ancora, o non bene tradotte si afEde- ranuo , perche il siano , a uoiuini egualniente distinti per la co— gnizione dell' antiche lingue e pel uianeggio della nostra, che da piu parti d' Italia ci jsromettono assistenza. La raccolta procede rapida e si pubblica per associazione ^ in ragion di centesimi 10 ogni 16 pagine ; centesimi 20 per ogni ranie; ed altri 10 per legatura e coperta di ciascun tonio, lasciate le spese di porto a carico dei conimittenti che sono fuori di Milano. E Lbero ad ogni associato soscriversi o per tutta VAntolosidi o per quelle opere soltanto , che di oiano in mano potran riuscire di suo niaggior gradimento. Le assuciazioni ei ricevono qui al mio negozio e per tutto altrove da' piincipali libra). Milaao , aS giugno. i' Edito-e. CORRISPONDENZA. Lettera del prof. Giuseppe Mangili , membro deltl. R. htituto , ecc. ecc. ol Direttore della Biblioteca Italiana. UnieuiqUf swim. Leggendo per mio diporto nei precedent! giorni il primo vo- lume dell' opera , che ha per titolo Elementi di zoologia del- 1' abate Camillo Kaazani » professore aella pontiUcia Uaiversita 14a APl'ENDICE di Bologna , fra i varj passi meritevoli di qualche otservazione uno me n ^ capitate sott' occhio , che personalmcnte mi risguarcia e sopra il quale mi reputo in dovere di fare alcune brevi ri- flessioni , non tanto per difendere 1' onor luio , quanto ancora per reudere la dovuta giustizia alia verita della cosa. II suddetto professoie pertauto alia pagina settantesima del primo volume, dopo aver pronuuciato che i nervi degli animali sono o vislbili , ovvero iavieibiii , distinzione uovissima nella storia naturale , giacche questa scieuza e diretta soltaato ad istruirci delle cose visibdi , seguita col dire : allorche i nervi si vedono o li riconosrianio per quelli che sono , o non II ricono- sciaino i in prova della qual asserzione soggiunge: Poli per esen- pio anatomizzando cerii animali molli che vivono nel mar Mcdi- terraneo ( dall' opera del Poli risulta cli' egli notomizzo dei te- Stacei acefali mai-ini ed aoche palusCri ) ne vide i nervi , li de- scrisse , e ne dette esatte figure , non li riconobbe per altro per nervi , e gl' indicb quindi con ben. altro nome. Se il suddetto sig. professore voieva esser giusto verso il Poli e verso di me , doveva dire prima d' ogni altra cosa die il Poli aveva scoperto nel passato secolo una piccola porzione del sistema nervoso di certi molluschi, cioe a dire il gaaglio che giace a poca distanza dal podice sul muscolo adduttor po- Steriore , e sino ad un certo puuto i filamenti nervosi che da esso si dipartouo; ganglio al quale per altro egli diede il nome di cisterna del clulo , chiamando vasi cliiliferi i filamenti ner- vosi che lie derivano , senza riflettere clie i nervi molli di mol- tissimi animali a sangue rosso sono somigliantissimi ai nervi dei sudderti molluschi , e senza tentare con le dovute cautele una injezione a mercurio , uiediaate il qual tentative avrcbbe il Poli potuto convincersi , se dovevano tali filamenti chiamarsi piut- tosti) col nome di pervi , che non con V altro da esso adot- tato di \asi ch liferi. E siccome il dire che il Poli ne vide i nervi , li descrisse , e ne diede esatte figure , suppone ch' egli abbia veduto prima di me il vero sistema nervoso dei testacei acefali ; cosi mi sia permesso di far osservare al sig. professore Ranzani , che il Poll non ne discopri se non se una piccola parte ; poiclie dalle mie ricerche pubblicate sino dall' inverno del 1804 sopra di- verse specie di testacei acefali , che furono in seguito con pari guccesso da valenti professori estese ad altre specie di bivalvi del mar Mediterraneo , risulta die il sistema nervoso di detti anmiali non e altriiiienti composto di un ganglio , ma sibbene di (juattro ; uno de' quali ossia il posteriore gia discoperto dal Poll, ma con altro nome chiamato , due piu piccoli posri uno per parte verso gli aogoll della bocca , ed im quarto che chia- mer6 centrale , perclie situato nella massa centrale del moUusco maggiore degli altri, provvede particolarmente alle vigcere , ecc. JiRTE ITAtlAXA. 148 Siffatte mie ricerche zootomiche corredate della I'elativa ta- vola furono malco benigaameate acoolre dai piu lUusrri fisici deir Italia e d' oltremonte , e sopra tutto dal celebre Cuvier , il quale ebbe la cortesia di scrivermi che coq siEFatte mie in- dagini aveva renduto ua servigio molto importaate alia aotomia di questi animali , ancora che dirette a luodificare eziandio una sua seiitenza dove dice che il sisteuia nervosa dci iestacei acefuli e seinpre composto di due ganglia uno soprci la boccn che rappre~ senta il cervello e I' ahro sopra la parte opposta ; meatre nelle specie da me notomizzate soao due e noa uno i cor|Di gan^li- forini situati in vicinauza degli angoli della b)cca ; e dirette altresi a togliere una lacuna da csso lasciata dove dice : noi non sappiamo ancora donde provengano in questi animali i nervi delle viscere. Se d signor professor Ranzani avesse avuto la bonta di por mente a quanto aveva io pubblicato nel proposito ; se avesse egli confrontato la relativa tavola del sistema nervoso con quella che trovasi nell' opera del Poli , avi-ebbe a prima vista rico- nosciuto quanto fosse conforuie alia verita la inia tavola , e quanto fosse imperfetta e distante dal vero quella del menzio- nato autore ; e molto piii si sarebbe conviuto di quanto io af- fermo se avesse fatto notomizzare da esperto dissettore sotto i suoi proprj occhi molte specie di testacei acefali marini e palustri. A VV I S O. In uno de' prossirai fascicoll daremo alcnne dilu- cidazioni intorno alle tavole nosologiche pubblirate alia pag. 379 del tomo i8.° di questa Biblioteca. Giuseppe Acersi , direttorc cd editors. Osservazion i meteorologiche fattc alV I R. Osscrvciioiio di Brent, 1820 LUGLIO M A T T 1 N A. Sera. i.j n) Bl 0 n M Stato 6 0 a Stato 0 0 Altez del rome ^ 9, + 14,5 N E Sereno. 27 9,0 +20,3 S Sereno. II 27 9,8 +14,^"^ E Ser. nuv. ser. 27 q,2 +20,8 S E Sereno. 12 27 9,e> +i\5 E SE Nuv. ser. nuv. 27 8,8 +2 1,5 S E Nebb. sereno. i3 27 8,3 +i5,3 0 Ser. nebfcioso 27 6,8 +2 1,0 N 0 Se. tem. piog. 14 27 7'0 +i5,o 0 SO Nebbia , eer 27 8,4 +31,0 E Ser. nu. temp. ih 27 10,0 + 14,0 N E Sereno. 27 10,2 +21,0 E Sereno. 16 27 10,8 +16,0 NE Sereno. 27 10, a +22,5 E....S Sereno 17 27 q,'' +16,3 E i Serene, nnv. 27 8,0 +23,4 S £ Nuv. neb. ser. iH 27 7>4 +18,0 E Sereno. 27 6,0 +22,8 N 0 Ser. nuv. neb. 19 37 6,8 +17,0 E Ser. neb. nuv. 27 7'7i+23,7 S* Sereno. 30 27 8,- +18.C N & Ser. neb. nuv. 27 9,01+24,0 s Sereno, neb. 31 37 9,41+1 7,6 |E..O' Ser. te. gr. pi, 27 9,3 +20,0 E Sereno- 32 27 9.4 +'6,0 N E Ser. neb. ser 27 q,3 +22,7 E Ser. nuv. ser. 23 27 7,7 +iB,5 E Nebb.ser. 27 6,0 +23,8 E. . . NO* Se.te.pi. 24 27 7,6 +l5,2 N 0 Nuvolo , ser. 27 8,5 +22,0 0 Sereno. 25 27 9,5 +i3,6 N Sereno. 27 0,91+19,01 0 Nebb. sereno. 26 27 7^:7 +14,0 M Nuvolo, aer. 37 c^4 +22,0 N 0 Sereno. 37 37 10,0 + i5,o N...E Sereuo. 27 rc,3 +21,0 s 0 Sereno. 28 27 10,3 + 14,0 N E Sereno. 27 10,1 +22,3 s 0 Nebb. sereno. 39 27 11,0 +14,0 N Sereno. 27 10,7 +22,3 S E S Sereno. 3o 2B 0,0 +i6,b KE Nuvolo, ser. 27 11,5 +23,3 E....S Sereno. Si 27 ii>7 +17,3 N E Sereno. 27 11,2 +24,0 E S E Sereno. Altezza mass, del bai-. poll. 38 lin. 0,0 Altezza mass, del teiiu. +24,0 || media 5> 27 » 9,07 Quantita della pioggia media +18,44 1 lin. 35,19.5. ' 245 BIBLIOTECA ITALIANA PARTE I. LETTERATURA ED ARTI LIBERALI. Delle Opere di Q. Orazio Fl^cco , recate in versi italiani da Tommaso Gargallo. — ■ Napoli ^ 1820, dalla Stamperia reale , in S."", voliimi quattro. II 1° di png. CCXII ^ che comprendoiio il Froemio € sue note ^ e di pag. 160 colla versione delle Odi del 1° libra e note. II 2/' di pag. 5i2, colla ver- sione del resto delle Odi e note. II 3.*^ di pag. 280 contenente le Satire e note. II 4.'' di pag. 276, dd la versione dell' Epistole e dell' Arte Foetica colle rispettive note. — In Milano si vendono dallo stampatore-librajo Silvestri agli scalini del Diiomo. V/rvzio indocile a cambiar linguaggio senza per- dere insieme que' suoi vivaci tratti die lo distinguo- no da tutu i po^ti , dopo una caterva imuiensa di traduttori piu o meno valenii , ne trovo uno alia fine nel sig. Tommaso GargaLo , a cui interamente atildo tutte le sue native bellezze. Questa nostra proposizione parra forse a taluno esagerata : il con- fronto perd che noi con lunga pazienza abbiamo Bihl. Ital. T. XIX. 1© 246 DELLE OPEKE DI trebbe sostenersi all' uo- po esseie verissima nel pixi stretto sens«). Noi sce- gliaino in conferma di cio due pezzetti , e snno la versione dvi fin .li delle due Odi XV e XXII del li- bro I."; la rasso!Tii2.lMnza del prinio finals ( on (|uello di una bell i ode di Srhiller intitolata Cassandra, clie ci era sott' ocdiio nientre stavamo cerrando qual- che strofe per 1 ideato parasone, e del sccondo con uuo de' piu lodati sonetti di Petrarca ci hanno con- eigliata questa scelta. E pel nostro egregio sig. Gar- gallo sarebbe stato eguale il trionfo in qualuncpie pagina del siio lavoro ci fossimo abbattuti. Le ver- sion! sono venti, cd ai nostn lectori forse non di- spiacera di vedere come da taiiti sia stato tratiato un solo pensiero. Fine dell' Ode i5.\ lib. i." Iracuada diem proferet Ilio , Matrisque Phrygum classis Achlllei; Post certas hieuies uret Achaicus Igais Iliacas doraos. 1/ Di G. Agostino Zeviani. D' AchiUe la nai'ale Armata apportar deve Alle Matrone Frigie il di fatale : A un voider d' anni breve Sara del grcco foco L' alta d' Ilio citta pascolo e gioco. L' tdea del proferet non e resa dalF apportar deve; manca la versione della p'rola//Jo,- e il post certas hietnes non indica un breve o un lungo volgere d' anni. Anche la verseggiatura non e la piu felice, e particolarmente confrontandola co' bei versi del nostro Gargallo. 2/ Di Paolo Ahriani Prolungheran V Ernonie squadre irato Ad Ilio i giorni , e allc Dardanie modri : Ma al fatal punto andran per fiainme Argive 1 l'ri"ii tctti al suolo. RECVTE IN VERSr IT VL. D\ T. G\RGVLLO. 247 Irato debb' essere errore di stampa , perche non e Ilio irato, sono bensi le stjnadre Emnnie irate. Ma al fatal ^ colTakro alsuolo^ e co\ per fiamme Argwe ^ rendono durissimi (|iiesti versi noii rimati. 3." Di Ottavio Dalla Riva. I di funpsti Gia gia s' appressano , die III volti inesti Le Fri-^ie donne Rotte le gonne Pianjendo andran : E il truce Acliille Vol^crd in crnere Coil sue i'aville Gli albrr'jki loro : E il flebil coro Gridera iiwan. Lontanissima dair orig;inale e questa version©. I gid gia , i volti mesti , le gonne rotte , il truce , le faville d' Achilla , il flebil coro non li trovi in Orazio. 4.'' Del P. Antonio Cesari. E se d'Achil lo sdegno in lungo mena AUe Dardanie madri il fatal die : Non fia iwii. certa o men dura la pena. Poco al Sol resta a volgerc in sue vie; Che in cewre n' andrd per fiainme Argive o foco andran gl' Lliaci tetti. 248 DELLE OPERE Dl Q. ORAZIO FLACCO Manco male dl tiUti gli altri pel seaso-, ma i giorni adrl dopo averli gui cliiamati fuii'sti , per la rima coa madri : ma il mettere prima ccnerc , e poi y«- pllle ^ ({u.'.nJo ngorosamente parlando si devescri^ vere prima favilk' e poi ceiere , per \^ rim.i con Achille : ma i pochi verai nou curnspondenti all' in- determinate tempo posto da Orazio : ma la traspo- sizione viziosa di quel vorator foco ci lasciaao ancora il nostro Gargallo superiore al Brami. 6." Dl Giovanni Pezzoli. Ad Ilio pur prolungliera , e de' Fris:i Alle matrone i giorni la d'Achille Sdegnata flotta. E dopo fissi mverni Ardera il foco Acheo le Iliache case. Anche il Pezzoli converte bto dal nostro Gargallo, senza pnnto dipartirsi dalla fedeha del testo . e dalla chiarezza , di non introdiure troppi addiettivi viciui , come qui Frigie madri , Acaico foco ^ Iliaci tetti, c di evitare i suoni aspri del co, (I) Touio XI , pag. 420. REC.\TE IN VERSI ITAL. D\ T. GARGVLLO. ^53 Crt, CO ^ inutilmente lo cerchi in tutti i tradiittori , ed aache nel Venini, cli' e uno de' migliori. 19." Di Lodovico Antonio Vincenzi. Ben d'llio il fato e delle madri Idee Ritardera V indispettito Acliille : Ma fisso e il di , che per le inani Achee Andra Troja in faville. Abbiamo lasciata per la penultiina questa tradu- zi(»ne , sulla quale la piu severa < ensura non tro- verebbe che un po' d' asprezza nell' ultimo verso , onde niaggiore sia la lode rhe ne verra al Gargallo pel coiifronto della sua, cli' e la seguente : 20." Di Tommaso Gargallo. Ben d'fferire ad IVo Potran I' estremo fato E alle mat rone Frigie Gli ozi di AcJdlle irato: Pur di pill verni il volgere Quando al fiss' orhe arriva (i) Saran le torri Jliache Freda alia Jianima Argivn. Confrontino i lettori questi versi col testo e coUe altre traduzioni , e poi pronaiizino iraparzialmente il loro giudizio. E tutte le odi, tutte le satire, tutte le epistole tradotte dal Gargallo senrono la stessa fedelta , la stessa dolcezza di verso , la stessa faci- lita di questo pezzo. Ma veninmo al serondo finale, di cui pero , non potendo estenderci [)ivi a lungo in questo articdlo , non porremo rhe la meta delle traduzioni date pel primo , srelte fra qu^^lle che passano per le nii- gliori, senz ' firvi aliiTija osservazione. No.i sotto-li- neeremo quelle parole , su cui vorremnio dir qualche cosa , rhe ommettiamo per T augustia dello spazio concessoci. II giudizioso lettore sapra entrare nelle (i) Se fui i-igoroso con tutti, lo saro anche col Gargallo, e notei-Q che il fiss' orbe mi piace poco , non per le parole, che sono anzi della massiuia esattezza, ma per la mtrodottavi clisioue. nostre intenzioni ; e f.ira a sno luogo le sue censure molto meglio cH noi. Fine deW Ode 22.", lib. i.° Pone me pigris ubi nulla campis Arbor aesiiva recreatur aura; Quod latus muncli neliu'se, malusque Juppiter urget: Pone sub curru nimium propinqiu Solis , in terra domibus iiegita: Dulce ridentein Lalagen aniabo , Dulce loquentem. 1.'' Dell' abate Francesco VeninL Pommi, se il Tuoi , laddove Langue pigra la terra, e non arriva Mai la dolce aura estiva Le piante a ricrrar : terra che Giove Con nevi eterne e gbiacci e nebbie orrende Torbido oiFende. Pommi la dove sia Pel Sol troppo vicin senipre infuocata La terra inabitata : Mai scordar non potrb Lalage mia , Che me se dolce parla o dolce ride Sforza ad amarla. 2," Di Stcfano Pallavicini. Pommi cola dove nuW aura estiva Ricrea le piante, e grave c il cielo , e aduggia Perpetua nehbia gli aziosi campi: O pommi in parte troppo al Sol vicina Sotto il carro e la sferza, ove concesso A' mortali non fu tetto o ricovro: Di Lalage il desio portero nieco , Di Lalage clie tanto e d' amor degna Sia che dolce fuvelli o dolce rida. "6^ Di Giovanni PezzoU. Pommi tu la dove in inert! campi Nessuna pianta mai per aura estiva Si rinncvdla, o acre preme : KFCATE IN VERSI ITAL. DA T. OABGALLO. 255 in terra pommi ad abitar disdetta Sotto il carro del Sol troppo vicino: Jo Lalage amerb che dolce ride, lo Lalage amerb che dolce parla. 4/ Dl Antonio Cesari. Pommi dove aura mai di dolce aprile Non tempra awiccndar di segni amici, Su' campi d' ognl onor cassi e di speiie, Cui lega in gelo eterno Giove nemico , in nebbie umide e 'n verno. Pommi oi>e 'I Sol vicin colla cocente Sferza ogni umano abitator rimove: Dal dolce amor di Lalage noa loco , Non aria mi divide Da lei che dolce parla e dolce ride. 5." Di Giuseppe Solari. Pommi, ove agosto in cruda terra arcigna Null' arbor mai d'almo tcpor restaura: Tristo conjin , ch' eterna nebbia ed aura Preme maligna. Pommi alia zona inospitul rubella Sotto al gran Sol che a dritti rai conquide: Lalge amerb, Lalge che dolce ride, Dolce favella. 6.* Di Francesco BorgianelU. Pommi de' campi infra le pigre brume Dove I' estivo fiato Di Zeffiretto grato Di ricrtur costume L' arbor non ha: le quai del mondo estreme Parti il verno crudel , la nebbia preme. O pormnl ancor del figlio di Latona Sott9 il carro cocente, O presso il climu urdente Dell' inospita zona : Ch' amar vogV io di Lalage il bel vise Che dolce ha la favella e dolce il riso. 7/ Del dot tor Francesco Corsetti. Pommi in cerchio frigido Dond' aura estiva fugge. a56 DELLE OPFRE DI n esistono in greco , possa considerarsi Uiiai in qiiella lin- gua ( greca ) escrcitato , come diiuostra il suo volga- rizzamento , il quale aisai ravvidaasi alt originale. Cosi si esprimc d sig. Manzi a pag. vi. II fatto sta pero che il sig. Manzi stesso escluse quel tlialigo dalla sua traduzione, e cio saviamente -, e T averlo tradotto Niccolo di Lonigo ci d^ motivo di sup- porre ch'egli dal latino piuttosto che dal grero tra- ducesse anche gli altri , poinhc un greclsta nan mai avrebbe prescelio quel diahigo. Tntto questo anzi- che togJiere giova ad accrescere il pregio del lavoro del sig. Manzi ; il quale ci ha dato ne' tre volumi die abhiaaio sott' occhio tutto intrro il Luciano , coraprese anche per abbondanza quelle cose che LE OPERE DI LUC1A.no , CCC. 259 da piu eruditi non si attribuiscono a lui, come ap- punto r Encomio di Demostene e qualche altro , nia die pure si trovaiio scritti e pubblicati in lingua greca. Certo e die per avere tutto il Luciano volga- rizzato uopo era, prima del lavoro del sig. IManzi, raccogliere insienie niolti voliimi di diversi autori, e dopo avere accuniulati con niolta spesa tante opere disparate , sarebbero ancora rimaste molte lacune. Ne giova il dire die di questo classico greco tutto non e oro, e die meglio era fare una scelta deile cose micrliori per mettere T autore ori- ginale nella niiglior luce. « II nostro secolo , rispon- deremo col Cesarotti ( Corso di letteratura greca disc, prelim, p^g. xxvi ) , ama di giudicare con piena conoscenza di causa, ne soffre die gli s^im- poiiga o uflla lode o nel biasimo: si \'\iol vedere lo scrittore al pari dell' uomo nella pienezza del suo carattere , confrontarne le qualita , pesarne i pregi e i difetti, die nei grandi autori sono forse ugualniente istruttivi ». Di quivi nuovo argomento per applaudire aVx fatira del sig. Manzi. Ma e poi la sua tracluzione f-dele? Qu.-sta e l' ultima delle do- niande die far si debba oggidi ; imperciocclie tanti e tali sono i sussidj die n i abbiamo per interpre- tare ed intendere i classici sreci , che non v' ha piu assolutameate bisogno d' essere niolto profondi in qiiclla lingua per tradurre con una certa fodelta. Questa asserzione non passera piu per eretica presso gli stessi elenisti piu superstiziosi, dopo che nessuno nega il vanto di priniazia fra le traduzioni d' Omero a (juella del cav. Monti , il quale confessa non sa- per jota di greco. II pregio die principalmente ai nostri tempi si richiedc e queUo del garbo , delia disinvoltura nel ni.inei-s} sul r arte storica. Vedi cjuesta nostx'a Biblioteoa, vol. XVlll, pag. 26. DA OUGLIELMO MANZI. 261 dira certamente che mancano al traduttore i modi ed il coloritn dclV autore, doti a ronseguirsi diffi- cilissime, e che in si gran copia di traduttori che vanta Y Itaha , essa non possiede nei moderni che nel Davanzati ed in altri ben pochi », Del qual giu- dizio non saopiamo se molti saranno contenti , men- tre a noi sembra anzi che il Gozzi avesse anima , natura e spinto, che piu d' ogni akro traduttore si avvicinasse a cpiello del classico greco , come il comprovana i molti dialoghi originali scritti da lui a penna cor rente nell' Osservatore ^ nel Mondo mo- rale^ ed in altre sue operette. Quanto al garbo e alle maniere di lingua il Gozzi e tale, che se tutte le opere di Luciano avesse tradotte, nessuno avreb- be torse piu ardito porre il piede in quel santuario; e perche i nostri lettori possano giudicare da lore stessi del merito comparativo de'due traduttori, in- tendiamo di riportare alia fine di cjuesto articolo un hingo squarcio di uo dialogo tradotto dai due competitori. Un altro tributo di lode si deve al sig. Manzi per la srelta del testo ch'egli ha seguito , cioe di quelle pnbbhcato da Federico Reitzio in Amsterdam, divi- dendo in tre volurai la sua traduzione , come ap- punro trovasi il testo diviso in quella edizione che e la piu corretta e la piu compiuta di quante si . Gonoscano. Alia sua traduzione premette il signor Manzi alcune notizie sulla vita di Luciano. Sono poche le cose che si sanno con certezza di lui , oltre quelle che ci racconta egli stesso nelle sue opere. Nacque egli in Samosata j citta della Siria, in vici- nanza delT Eufrate nel cominciamento delT imperio di Adriano , da poveri ed onesti genitori. Fu desti- nato alia professione , dello scalpellino o scultore, ma inclinato alia filosofia ed alia eloquenza sdegno queir arte per abbracciare la giurisprudenza , ed esercitolla in Antiochia; disgustato anche di questa, credctte piu profittevole escrcitar la rettorica , e Bibl. Ital. T. XIX. II 262 LE OFERE DI LUCIANO VOLCARIZZATE partitosi tlall' Asia percorse le citta della Grecia , e giovine anciwa si porto nrlle Gallic , ove tenne aperta pubblica scuola; indi pisso in Italia, e di- raoratovi cpialche tempo ritornossene in Grecia e nella Macedonia , ne'quai luoglii pare cli'ei passasse la piu parte della sua vita e vi scrivesse moke delle sue opere. Un uomo che dilettavasi principal- mente a pungere i pregiudizj e sniasclierar V im- postura de' suoi contemporanei , dovea necessaria- niente incorrere in varj pericoli. Cosi avvenne di I'atti a Luciano. Facea rumore in Paflagonia uti famoso impostore , Alessandro di Abotono , il quale era giunto a tale di farsi adorare qual Dio. Recatosi Luciano a visitarlo nel tempio, gli porse colai subito la mano perch" ei la baciasse. Fingendo pero Luciano di farl'.) , e.'i <^'je tal morso che manco poco che non istroppiassegli il braccio. Gli astanti sdegnati ch' ei noil avesse salutato T impostore come profeia, ollesi da cotanra audacia lo avrebbero trucidato , se T im- postore Alessandro iufingendosi non gli avesse acque- tati dicendo loro che Esculapio avrebbe punito iin. tal sacrilegio. Rimaso quindi solo con Luciano si querc'io in princij)io assai dolcemente della sua ini- micizia e del consigiio dato al senator Rutigliano di non app rentarsi con lui , e facendo mostra di cssersi dimeiiticato del morso , ragiono di altre cose e separaronsi amici. Ritornato air albergo , ritrovo Luciano molti suoi doni, e sapendo che dovea par- tirsi per mare gli otfri Alessandro anche una pro- pria sua barca. Quaudo salpato dal lido solo con un compagno , vedendo il piloto piangente che al- tercava co' rematori , si credette perduto , raa fii presto rassicurato dall' ingenua confessione di quel buon uomo , che dissegli aver ordine da Alessandro di gittarlo nel mare, ma die essendo omai vecchio, e vi\ uto sempre con onesta , ed avendo moglie e figliuoli , non voleva imbrattarsi di un omicidio , e percio miselo in terra in sul lido unitamente al DA. GUGLIELMO MANZI. 263 compagno, e furono di la tosto raccoiti tla un na- viglio che andava ia Bitinla a pagare il tributo ai Romani con alciini ambasciatori di Eupatore re del Bosforo , e cosi pote sano e salvo condursi in Ama- stri. Scappato da questo pericolo incappo non niolto do[)o in un altro , quaudo sendo andato per godere la festa che dava di se Peregrino in OUmpia di pub- blicamente abbruciarsi, ritrovatolo al suo arrivo di gia arso, divertissi con motti piacevoli e pungenti a spese de' suoi discepoli che stavano intorno alle ceneri, per cni corse rischio di essere bastonato da loro. Difficile e a fissarsi T epoca della sua niorte, ma quello che e certo si e ch" egli visse vecchis- sirno e passo gli ottant' anni. Questo e quel poco che si sa di lui. Gi rnnane era di dare un saggio del merito della traduzione e d' istituire un con,- fronto con una del Gozzi. 264 I-E OPERE DI LUCIANO II Pcscatore ovvero i Ravvwati. Dialogo di Luciano. Traduzione di Gasparo Gozzi. Socrate. DagU, dagli. Qua una tempesta di sassi contro a questo sceUeratissimo di tutti gli uomini. Scaglia zolle ; cH'venta cocci. Suonalo bene col bastone quest' empio. Ve- di, che non ti fugga dalle mani. I latone , dagU tu ancora, e tu , Crisippo , e tu ancora. Tutti imieme rinserrati , e ristretti, addosso addosso. I baston col bastone si rincalzino , Coa la tasca le tasche. Costui e nostro nemico comune , e non c' e uno fra not , che non sia stato ingiuriato da lui. Tu, Diogene , se mai adoptrasti la mazza tua gagliardamente in altre occasioni, fanne uso ora, mena senza rispctto. Paghi la pona , che si convicne alia . sua maladetta bocca. Ola , oh voi ! Siete voi stanchi ? Che fate voi ? Aristippo, Epicuro. Oh vergogna ! Siate saggi. Delia cald' ira deiitro a' petti vostri Torni il vecchio furore. Affrettati, Aristotile; bene sta. La bestia e presa. Sciagu- rato! Vedi. Tu se' colto. Fra poco saprai di quali uomini tu abbia dctto male. In qual forma avremo noi a trattare costui? Meditiamo una qualita di morte varia, che ci ap- pnghi tutti. Costui merita di morire sette volte per ciasche- duno di noi. Platone. Sia frustato , e impalato: questa e la mia opi- nione. G7t sieno tratti gli occhi, e prima tagliata la lingua. Che ne dC tu , Empedocle? Empedocle. Che gittato sia nelle voragini d' Etna , e quivi impari a dir male dc' migJiori di se. Plat. Meglio di tutto sarebhe , che come avvenne a Pen- teo , 0 ad Orfeo , fosse lad'rato in brani , sicche se ne tro- Vassero i pi'zzi seminati per le pietre , e ognuno di noi ne potesse portar via un minuzzolo. Luciano. Ah! no. lo vi prego per quell' altissimo Qiove, ch' e sovrastante ai gastighi , lasciatemi stare. Socr. La sentenza e uscita. Lasciarti eh? oibb. Odi , che dice Omero. Alleanza fedel non fa glammai Fra gli uomini, e i lioai. TOLGARIZZ\TE. ^65 II Pescatore o i Rinati. Dialogo di Luciano. Traduzione di Guglielmo Manzu Socrate. Dagli al sacrilego, dagli con quanti sassi piiipuoi. TiragU pallottole, torna a ripercuoterlo con gusci d' ostri- che. Bntti lo scellerato col bastone. Guarda c/i' e' nan ci fugga. Dagli tu, o Platone , e tu , o Crisippo , e tu. Fac~ ciamo tutti insieme impcto contro di lui, Ai bastoni il bastoii , ai sacclii il sacco Sia scudo .... Imperocche il niinico e comune, e non havvi alcuno di noi che non sia stato da esso ingiuriato. Tu , o DLogene, usa come in altri casi la clava contro costui e non rispariniarlo. Paghi il besteinmiatore o>nai il fio. E che cos' e mai ? O Aristippo ed Epicuro voi baloccate ? Cib non e punto il caso : Fate senno, e ricordivi la vostra CoUera acerba : O Aristotile , procura affrettarti. A ineraviglia : la bestia k presa. Ti abbiam pur colto, o brigantone. Ora t' awedrai quali uomini hai tu calunniato. In qual modo lo tratteremo? pensiamo a dargli piii sorta di morti e che vagliano a darci a tutti eguale soddisfacimento , mentre e giusto che per ciascuno di noi ei si muoia sette volte. Platone. Quanto a me pare ch' e' debba essere iifipalato , dopo essere stato prima ben battuto , cavatigli gli occhi e , prima d' ogni altro , recisa la lingua. A te , o Einpedocle , cosa ne sembra ? Empedocle. Di gittarlo in un vulcano accib impari a dir male dei buoni. Plat. Meglio anzi sarebbe che quale altro Penteo od Or- feo finisse lacerato tra i sassi , e ce ne partissimo por- tando ciascuno il suo pezzo. Luciano. No, anzi per Giove protettore dei supplicanti usatcmi misericordia. Socr. E fermato , tu non dei esser lasciato. Osserva cosn dice Omero: Fede nou tendon uomiui e leoui. 26^ XE OPERE DI LUCIANO Traduzioiic di Gasparo Gozzi. Luc. AncV io trarrb le mie supplicazioni da Omero. Chi sa, che voi non portiate rispetto a' versi , e a chi gli cuce insieme? Bnono e quel die prendeste , e ricattarlo Si dee con ricchi doni. Di rame , e d'' oro mai non sono i doni Dispregiati da' saggi. Plat. Credi tu , che manchcra a noi una risposta Ome~ rica ? Odila. Non pensar di fu2;gli", bestemmiatore , E di linguaggio barbaro, facendo • Gran pompa d' oro , poiche se' mia preda. Luc. Oime ! Omero , grandissiina mia sprranza, mi manca. Jlicorrerb ad Euripide. Chi sa , di" egli non mi salvi ? Non dar la morte a chi supplice prega ; Giusto non e , che si dia morte a lui. Plat. Oh! oh! non sono for se d' Euripide anche questi detti ? Chi fece il mal ne dee portar la pena. Luc. Adunque m' ucciderete secando il significato di que- ste parole ? Plat. Si, t' ucclderemo ; perche dice to stesso Scrittore. Fin di lingua sfrenata , e d' empio pazzo E la calamitade. Luc. Orsii , poiche e gia stabilito d'uccidermi ; e non c' e modo , ne via di fuggirvi dalle mani , ditemi almeno chi voi siate ; e quale ingiuria cotanto irrimediahile abbiatc ri- cevuta da me , che voi vi siate cost irrimediabilmente sde- gnati meco , e m' abbiate preso per dar mi gastigo. Plat. Sgraziato ! forca ! quali ingiurie tu ci abbia fatte , domandalo a te, e a que' tuoi prelibati libri, ne' quali hai detto male della Filosofia; e fatto affronto a noi, vendendoci , come dire , in mercato a suono di tromha ( i ) , noi che pure siamo dotti , e snpienti , e oltre a cib liber i. Questo, se not sai, ci ha fatto sdegnarc contro di te, e veniamo cnntro di te dagli abissi , avuto per poco tempo vettovaglia da Plutone , t quegli e Crisippo , questi Epicuro , io Platone , quegli Ari- stotile , costui , che tace , Pitagora , e in somma c' e Dio- gene , e tutti coloro , che furono da' libri tuoi malmenati. (i) Parla del Dialogo intitolato: I Filosofi. alC incanto. VOLG\RIZZ\TE. ^67 Traduzlone di GugUelino Manzi. Luc. Adunque vi suppUcherb ancor io aU'uso di Omero. Per awentura rispetterete i suoi versi , e mentre canto non mi faretp. ingiuria : Vita vi chieggo: un mariuol non sono. Degno riscatto abbiatevi , oro e rame , Che anche ai saggi son cari. Plat. Ancor noi risponderemo alia comica : Tu non mi svolgi , onde fnggir ti lasci, Linguardo , Ijenche parli auree parole, Qiiando t' ho nelle inani. Luc. Ahime! Omero , in cui «(ca tanta speranza , m' ha. abbandonato. Eifuggiamo ad Euripide , ei mi salverci senza dubbio : Giustizia nega di ammazzar chi prega. Plat. Ancora il seguente e di Euripide : Ingiustizia non sofFre clii fu ingrato. Luc. Per parole voi dunque or irC uccidete. Plat. No per Dio ! ch' ei stesso pur dice : Di una empia bocca, e senza freno e impura La sventura si e il fine .... Luc. Or dunque dappoiche a tutti piacevi di ammazzarmi , e non rimane arte per iscampare , questo solo di grazia mi dite : chi voi siete , e quale iinmedicabilc tor to soffcrto avete da me , c/iC tutti irremissibilnente mi avete preso per darmi morte. Plat. Dei torti ct hai fatti: interrogane , o malvagio , te stesso , e que"" tuoi belli discorsi, ne' quali hai sparlato della Filosofia , ed hai calunniato noi , facendo bandire ad Mso di mercato uomini sapienti, e, cib che piii monta , U~ heri. Percib noi sdegnati ne siamo venuti contro di te qua di sopra , ottenuto per poco licenza da Plutone , questo Crisippo, Epicuro ed io Platone , e quelV Aristotile , con questo taciturno Pittagora e Diogene , e tutti quanti hai Incerati co' tuoi discorsi. 208 LK OPERE 1)1 LUCIANO Traduzione di Gasparo Gozzi. Luc. Ho riaviito ilfiato ! Quando voi saprete in qual moda to mi sia diportnto verso di voi, non m' uccidertte no. Perb ffittatc via i sassi. Anzi tcnrtegli pure in mano , per iscaiiliarfiU contro a chi gli merita. Plat. Baje ! oggi tu }iai a morire. Vedi t' abbiamo anzi ap- parccchiato un sujo di sassi , per pagarti de' meriti tuoi. Luc. O rgregi , e nobili uomini, snppiate che uccidcndo 0oi me , il quale all' incontro merito d' esscrc dalle lodi vostre sino ol Cielo innalzato , voi fate per ire un vostro arnico , un che vi ama , e uno ch' e del vOstro parere , e uno , con li- cenza vostra , il quale tien conto , e difende gli studii vo- stri , le vostre dottrine , ed ha comportate per voi infinite fatiche. Vedete dunque bene , che voi non facciate , come fanno i Filosofi moderni, sicche siate ingrati, stizzosi , e poco ricordcvoli de' ricevuti hcnefizii, verso un uonio , che v' ha fatto del bene. Plat. Vedete voi, fronts invetriata che ha costui! E che si che t' avremo anche a ringraziare della tua mal- dicenza ? Credi tu in effetto d' aver qui a disputare con una vil feccia di schiavi ? Ci metterai tu in conto di bene~ fizio ingiurie solennissime ? E quella tua ubbriaca sfaccia- taggine di parole usata contro di noi ? Luc. Dove, o quando mai vi fee" io affronto? Non sono io aempre vivuto per ifiodo, ch'ho diniostrato d' aver tenuto gran conto della Filosofia, ho lodoto voi quanto ho saputo , e avuti nelle mani i libri lasciati da voi! Queste cose stesse, ch' io tlico , da chi le tolsi fuorche da voi , succiando a guisa d' apt i fiorellini vostri , le vo mostrando alle genti ? e queste le coinmendano altamente , e conoscono benissimo la natura d' ogni fiorellino , e sanno donde V abbia tratto , e da cui , in qual forma io abbia letto ; anzi mi stimolano , e solle- cituno con le parole , tanta t la voglia , che hanno di ve- derml a scegliere fiori, o, per parlare piii retto , lodano voi, e que'' vostri amenissimi prnti, che produssero tanta varieta di figure , e color di fiori ; a' quali altro non nianca , fuorche alcuno , che sappia scegliere , mettergli insieme , e con tale armonia di tinte acconciargU , che I' uno non sia dair altro discorde. Ok ! come volete voi dunque , che ci sia uno J il quale valendosi delle facolta vostre medesime ■> VOLGARIZZATE. 369 Traduzione di GngUeliiio Manzi, . Luc. Eespiro , voi per certo non m' ucciderete quando saprcte , come in mi sono comportato verso di voi. Percib gittate vin i sassi, o piuttosto serbaceli per servirvene con- tro chi n' e degno. Plat. Tu ci beffi,. Tocca a te quest' ogs,i a morire, ed omai In grazia dei gran niali che hai commessi Indosseremti un maatello di sassi. Luc. Sappiate , 0 uomini dabbene , che se voi mi ammaz- zate , ammazzate uno che piii di o^ni altro si merita di esser lodnto da voi, un familiare vostro , un vostro amore- vole, e che pensa come voi, non v' incresca d' udirlo , un difcnditore delU discipline vostre , che per voi lia sofferto trava!:;li e fatiche non piccole. Guardatevi adunque di non farla al modo dei presenti filosofi , e di non comparirt iracondi e dimentichevoli di un vostro henefattore. Plat. 0 che impudenza! noi ahbiamo a ringraziarti della tua maldicenza? veramente tu credi di parlare con facchini , che pretendi ascrivere a benevolenza verso di noi le calwinic dei tuoi sfacciati discorsi. Lnc. Dove, e quando vi ho io calunniati , che neUa I pita mia ho sempre ammirato la Filosofui ed ho stralodato voi altri , e nd sono sempre raggirato su i libri clu: voi avete lasciati ? E tutte queste cose die ho dette, donde le ho io mai tratte se non da voi , da' quali , quasi come r ope tratndone il fiore , V ho mostrato agli uo- mini? Essi gli lodano e di ciascuno conoscono il fiore ed il luogo donde I' ho tolto , ed in parole per la scelta dei fiori sieeuono me, ma in fotto voi ed il vostro prato , che tali gU avete prodotti e si diversi di colori e di spezie^ se capaci sono di ben legargli e raffazzonargli , che non discordino pli uni dash altri. £ chi vi c poi mai, che usato avendo di questi vostri beni ardisca dir nuile di pcrsone die gli lian fatto bene, e per le quali scmbra egli essere quul- che cosa , se per avventura non fosse questi della naturoi di Tamiri e di Eurito , che canti contro le Muse , dalle quali ebbe il dono del canto , o che contenda con Jpollint; 270 LE OPERE DI LUCIANO Traduzione di Gaspaie Gozzi. abbia ardimento di dir male di coloro , a' quali c obbligatOf e per U qucdi e qualche cosa ncl inoiido ? Qunndo nort avesse qUel cuore , ch' ebbero un tempo Tamiri , cd Eurito, sicche si desse a cantare contro alle Muse, dalle quali ha ricivuto I' arte del fare canzoni , o s' azzuffasse con Apollo ; scagliando le saette contro a colui, die gli e stato nel saet" tare maestro. Plat. Vahntuomo , tutto qudlo ch' hai detto tu V hai tratto dalV arte della Rettorica snfisticando . Altro sono i fatti, e altro le parole. U audacia tun .e appunto piii grave , e fuori di proposito , perche all' ingiuria aggiungi V ingratitudine : imperciocche avfndo ricevuto, come tu me- desimo confessi, le saette, tu ce le hai scagliate contra ; senza verun' ultra mira, che di dir male di tntti noi. Ecco U premio, che abhiamo acquistato dell' averti lasciato en- trare liberamente n^l prato nostro , cogliere , e andarCene col gremho ripieno. Appunto appunto anche questa e una colpa , per cui se' degno di morte. Luc. Vedete voi! ecco, voi medesimi prestate orecchio al- V ira , e non vi curate della giustizia : e tuttavia io non avrei creduto mai , che V ira potesse pervenire fino a Platone , a Crisippo , e ad Aristotile , o a verun altro della vostra con- dizione •, anzi voi soli mi parevate lontawssimi da cost fatti difetti. Ma sia che si voglia , o grandi , ed eccellenti uoinini, voi non m' ucciderete perb senza una giuridica sentenza, ne prima di giudicare. E opra , e atto da vostri pari non gia lo sbrigare i litigi colla violenza , e con la ragione dc'piii robustif ma giuridicamente , e ascoltando quello , che pro e contra si dice. Per la qual cosa eleggete un Giudice , e accusa- temi a lui'tutti insieme , se voi volete , o con le pallottole quello scegliete , che piii vi pare, acciocche parli per voi, e io solo risponderb all' accuse , che mi vengono date. Quindi se appnrira , ch' io v" abbia ingiuriati , e la sentenza stahi- lira che cib sia , io n' avrb il meritato gastigo , e voi non avrete usato violenza. Ma se riveduti i conti, sarb ritro- vato innocente , e di gastigo non degno , io da' Giudici verrb prosciolto , e voi rivolgete allora lo sdegno contro a coloro , che v' ingannarono , e stimolarono contra di noi. Plat. Questo egli e , come dire, lasciar il cavallo in liberta. Tu trarresti alia trappola i Giudici, e te n' under esti sciol- to. Corre voce di te , che tu sia Mettorico, Avi>ocato ^ e VOLGARIZZA.TE. 271 Tx'atluzlone di GugUelmo Manzl. e saetti contra di lui , che gU ha compartito V arte di saet- tare? Plat. Queste cose , a prod' uonio, tu le did al mod& dee,U oratori, mentre ifatti sono contrarii, e piii fastidiosa ci dimostrano la tua audacia , mentre all' ingiuria. vi si (iggiugne V insratitudine , che ricevuto avendo , come offer mi, il saettare da noi , contro di noi lo rivolgi, proposto es^ sendoti il solo ed unico scopo di dir male di tutti noi. Questo abbiamo con te guadagnato per averti aperto quel nostro prato , ni vietatoti di mietervi , e di andartene col seno colnio ? Laonde 5e' tu percio tanto piu degno di morire. Luc. Vedete ; voinon ascoltate che V ira e non seguite il giusto per nulla , ed io non mi sarei mai immaginato , che potessono mai Platone, Crisippo, Aristotile , o alcun altro I di voi essere capaci di collar a , e soli voi mi sembravate ! esserne lontanissimi. Ma comunque sia per certo , o uomini j ammirandi, voi non mi ammazzerete cosi in su due piedi e I senza giudizio , mentre sono vostri princ'pii che non si debba \ adoperare la violenza da chi e piii forte, ma debbansi giu- dicar le quistioni alle civili , udcndo senza parzialita le I ragioni dei litignnti. Per tanto, scelto ungiudice, accusatemi tutti insicme , owero eleggete una tra tutti voi, che io mi difenderb sulle vostre accuse. E se appurira che io vi abhia offesi, io sosterrb meritamente la pena , e voi non avrete i €ommesso violenza. Se di poi, rendendovi di tutto ragione . sarb da voi ritrovato purn ed irreprensibile . i giudici mi assolveranno , e voi rivolgerete d vostro sdegno contro co- hro che vi hanno imiannato ed incitato contro di me. Plat. Questo sara un simile a queUo del cavallo net campo, cost tu, frodati i giudici, ti partirai. Dicesi che tu sei oratore ed awocato , ed aggiratore nei discQni. Vorresti percio che si a7a LE OPERE DT LUCIANO Ti'aduzlone di Gasparo Gozzi. netV arte del parlare Volpevecchia. Chi vuoi tu che sia Giudice? e nitre a cib qwd sara, che tu non sU ^uasti r animo co' preseiiti , e non lo tragga a dar la se.ntenza in tuo favore ? lo so Ic ingiustizie , che voi sapete fare. Luc. Anche questo duhbio io i>i leverb di testa. Anzi to non vosUo giudice veruno sospetto , incerto , o che mi venda il voto sua. No. Vdite. Io medesimo eleggo per Giudice la Filosofia, € voi. Plat. Chi vuoi tu die accusi , dappoiche abhiamo a gia- dicar noi ? Luc. Voi medesimi. Arcusate , e giudicate. Tanta e la giustizia della causa mia , e tal fede ho nella grande abbon- danza delle inie ragioni, che non ne temo punto. Plat. Pitagora, Socrate , che fareino ? Costui chiede d' es- ser giudicato. A me non pare che domandi cosa irragionevole. Socr. Che non andiamo oggimai alia sedia tribunale , e tolta con essonoi la Filosofia , non ascoltiamo come trattera questa sua causa ? Non tocca veramente a noi condannare senza assegnare tempo alle difese , ma e cosa da uomini idioti, iracondi, e da coloro che mettono gli statiiti nelle piigna. Noi dnrema cagiune di hiasimarci a chi ci vuol male, se accopperemo costui coi sassi senza. trattuzione di causa, e ci rallegreremo di questo fatto noi , che pur facciamo professione di giustizia. Che po~ trei io piii dire contro Anito , e Melito accusatori miei , o di coloro che furono Giudici a quel tempo , 5e costui morra , senza che gli siano concedule poche granella di sabbia in un oriuolo ? Plat. Socrate , tu di bene. Andiamo alia Filosofia. Quella sia Giudice, e noi faremo secondo la sentenza di lei. Luc. Si, sapientissimi uomini, qursto e il megllo. Que- sta e giustizia. Ma tenete , come gia vi dissi , le pie- tre di strbanza , che di qua a poco n' avrete di bisogno appresso al tribunale. Ma in qual luogo s' ha a trnvare cotesta Filosofi,a? II soggiorno suo io noi so, comeche lun- ghissimo tempo sia andato qua e cola cercando della casa sua, per aver conversazione seco. Oltre a cib abbattutomi in certi uomini rinvolti in mantellctti , con lunghe barbe, i qmli diceano di venirne dalla casa di lei, credendo che VOLGARIZZJVTE. 278 Traduzione di Guglielmo Manzi. facesse un giudice per corromperlo co' doni , come voi ini- quamente accostuinati siete di fare, persuadendolo a dare in tuo favor la sentenza. Luc . Quanta a questo siate certi .• io non vo' niuno per giu- dice chc sia dubbio 0 sospetto , o che mi venda il suo voto. Vedete io fo tra noi giudice la Filosofia. Plat. Chi dunque sard I'accusatore, se dobbiamo noi pure essere giudicati ? Luc. Voi stessi siate giudici e accusatori , io non tcmo di nulla , tanto si e superiore la giustizia della mia causa, che io credo che mi soprnvanzi la difesa. Plat. Cosa ficciamo , 0 Pittagora, o Socrate ? sembra che questo uomo non parli senza ragione, domandamlo di essere giudicato. Soci'. Non altro che andarcene al Tribunale, e prendtndo la Filosofia ascoltare le sue discolpe. II cpndanncire senza giudizio non e du noi, ma da persone preporenti, iraconde, olendo , denudandosi , le vidi de" cerchi di oro piit grossi che anguille Vedendn tai cose me ne tornai tosto mdietro ^ compiangendo quel sventurnti che lasciuvansi trascinare da lei non solo pel naso ma per la barba , e come Isfione ab- bracciavano uii' ombra in luogo di Giunone. Plat. Ragioni saviamente , perocche la porta non e visibile , ne cognita a tutti, nulladimeno non e necessario di andarnt alia sua casa, mentre la ritroveremo ml Ceramico, ove stara omai per giu°nere uscendone dalV y^ccademia per passeggiare nel Fecile ^ lo che e solita di fare ogni di. Che anzi ella di gia a^^ LE OPERE T>I LUCIANO Traduzione di Gasparo Gozzi. indosso , n,l,l Ul IJKSSNKR deir alta famn di Gessner, ne alcuno in cjiie' tempi, sc avessc anche saputo che la gloria di aver quasi creata la lingua si doveva a Lutero, avrebhe osato dirlo in Italia. S'aggiunga che i suoi canti non si perdettero in astruse nieditazioni, ne in ricerche di wn aerea me- tafisica , ma ebbero per subietto il bello fisico e morale, e capirono si nella mente de' dotti che degli igiioranti : i suoi idillj , spiranti da ogni parte virtu ed inno( enza , richiamarono alia vecchiaja i bei sogni della giovinezza , ed arricchirono la giovinezza di care speranze per la vecchiaja. E bello altresi a rammentare che, se gli scritti onoravano F nomo , T uomo in Gessner onorava an- cor masisiiormente eli scritti : molti Italiani pelle- grmarono a lui , e restarono si ammirati ae suoi gentili costumi e della patriarcale sua vita, che Tami- cizia per 1' autore valse grandemente ad accrescerc la rinomanza delle opere : ne forse sara un paradosso, ove si dicii che non piccola parte della sua fahia fra noi dee Gessner alle lodi del suo caro Bertola. Toliia il cielo cLe si voglia con cio osci^rare il nome di Gessner, noi cerchiamo soltanto con ogni studio la verita , perche fuori di essa non vi e nulla ne di bello, nc di utile, ma crediamo far abbastanza pel poeta Tcdesco se preferiamo francamente i suoi Idillj air Arcadia del Sannazzaro ed agli altri scrit- tori Italiani di Egloghe, senza pero innalzarlo , come altri fecero , fino a Teocrito ed a Virgilio , ch' eo;li presc a modello e che non seppe certamente egua- gliare. I suoi due principal! difetti sono minutezza c ■ monotonia : riesce strano, come essendo buon pittor di paesa^o;! recasse tanta uniformita in quelli che ad ogni passo ncgli Idillj descrive: tutto vi e sim- metricamente disposto; ogni cosa vi e finite a punta di pennello ; trovi scmpre lo stesso rivo, che pro- cedendo fra' sassi deriva in un pelaghetto , scmpre 'la stessa luna che albeggia fra le negre foglie degli I DEL CVV. ANDREA. W AI'FEI. 283' albeii, sempre ridenti d' erbette le valli, scmpre smaltatc di tioii le colline : mai uno de' suoi capri non s'attcnta di roder la vite , mai non ven2;oiio a lite d' amore i suoi arieti , mai non trasanda dal gregge uii' agnella : tutto e pace e quiete-, ma questa continua quiete somiglia alia morte , cli' e quiete eterna: e noi con tutta la tiloso-lia di Poussin ante- ponlamo a tutti i suoi metodici e studiati paesaggi una bella macchia di Salvator Rosa. Chi conosce uno de' suoi pastori, li conosce tutti; c se levi quattro o cinque Idillj , clie per certa novita si tolgono dal comune, puoi quasi indovinar le parole in bocca a quelle sue pastorelle : le quali cose voglionsi attribuire all' indole del poeta piut- tosto die a difetto d' ingegno. E qui a costo anche di parere arditissimi voglia- mo arrischiare una nostra opinione , che la vita di Gessner condotta nella semplicita della natura , tra la beatitudine de' campi e i piaceri domestici era la meno adattata a chi voleva vivamente descrivere la gioja di quella vita. Macchiavello ha detto che a conoscer bene la natura de' popoli bisogna esser principe, e a conoscer bene quella de' principi con- viene esser popolare : per tal modo a dipingere con forza la felicita della vita campestre, bisogna aver trangugiate tutte le noje della vita cittadinesca : bisoo;na aver sentito come prostrino V ino:e£:no le visite, 1 complimenti, le cermionie, e come T anima che va pure ansiosamente in cerca della Repubblica di Platone , s' impicciolisca e si snervi nel doverst arrestare tra la feccia di Romolo. Teocrito e Vir- gilio hanno scritto nel lusso di corrottissime corti, e sono , e saranno sempre i supremi modelli di questa poesia, Quando T anima e stanca degli arti- fizj sociali, quando corre al labbro quel passionato = o JUS quando ego tc aspiciam =: aliora e il tempo di cantar Amarilli e IMenalca. Se i pastori fossero veramente poeti, noi 2:;U ndremmo rantare gli agt della vita civile , "le 284 lUlLLj Ui GLsSlSEU bellezze de' signorili palazzi e la squisitezza di 110- slre mense : riire extractus in uibcm Solos feliccs viventes clamat in urhe. Ma quest' opinione , per chi conosce il cuore dell' uonio , ne sembia un evidenza ; con chi nol conosce , le parole andriano jierdute : ed e omai tempo , sp forse non e anclie tardi , die vegniamo alia tratlu/ione, clie fa motivo e debb' esser aigo- niento d' ogni nostro discorso. * Un nobile giovinetto, che di poco oltrepassa i vent' anni , ne oflfre una nuova traduzione de' mi- gliori Idillj di Gessner : la scclta ne fa augurar bene del s no cuore, T esecuzione del suo ingegno. Noi non manchiamo di traduttori di Gessner , eppure Gessner non jioteasi ancor dire tradotto : e dob- biar.io al solo Mallei, se qiiesto difetto fu in parte adempito. Ne duole pero , die ad una fedele versione abbia egli in generale preferito una parafrasi liberissima , accrescendo in tal maniera necessanamente la mi- nutezza di Gessner; se non die di qucsto trascorso vuoisi iiicolpare il bollor giovanile dell" ingegno, il quale pieno di potenza creativa coglie ogni occa- sione per ronipere i ceppi e slanciarsi ne' campi deir invenziotie : e se questo giovine prosegue la jiiagnanima sua impresa , e senza lasciarsi traviare ne dagli agi della vita, ne da' calcoli delf avarizia, ne da' fautasmi delT amore , alimenta nel suo petlo il fuoco ddla po^sia qu isi spento in Ifalia , noi osiaui dir francauiente die in lui piii che in ogni altro de' crescenti pocti riponiamo le nostre speranze. Dopo questa solctme dichiarazione ne sara per- messo trattarlo riiL;idainente , perche vedemmo di quanto daniio fossero a Cesarotti le lodi indiscreta- niente prodigate alia sua traduzione di Ossian. E prima di tutto non approviamo quella licenza che, imitando il padre Soave, egli si prese'di can- giare i titoli dcgP Idillj ed i uouii ; niuno s'avvisd DEL CA.V. ANDF.KA MA.FFEI. 235 mai (li far altrettanto con Teocrito e con Virgilio , perrhe anclie sotto i nomi o;iace qualche volta alcun secreto , ed incrcdibile e la confusione die nei con- front! e nolle citazioni questi mutamenti cagionano. E senza qnesto ancora la Primavera , la Tempesta , il Mazzetto ell fiorl , ed Eritia ne pajono significar molto pill addentro il soggetto delV IdiUio, die Da- mone, Batto e Lacone^ Dorilo ^ e M:ro e Lida. Al- cuna volta il IMatTei tronco il principio, alcuna volta il fine , e sebbcnc abbia fatto quasi sempre iin tal sajirilizio alT eleganza , non credianio die un tra- diutore abbia diritto di tanto. Lunga opera sarebbe , ed a' lettori increscevole ed a noi T esaminare con diligenza di critico ad lino ad uno qtiestMdillj : basti il discorrerne parti- taniente un solo , e venir poi annotando alcuna cosa die negli altri ne parve degna di maggiorc consi- derazione: e poiche nella prima edizione e avvertito die neir Idillio proeniiale alia Musa sono fatti notabili caiigiamenti, parlerem del secondo, e prima ne da- remo una versione letteralissima in prosa senz' al- cuna pretensioiie all' eleganza , incJi sotto a quella del Maffei porremo a modo di note quelle che ne oCfese legoi^ntlo. _ Mil, ONE. O tu die se' plii amabile del rugiadoso mattino , tu da' grandi o'-clii neri, bello ondeggia il fosco tuo crine sotto la gliirlanda di Hori , bello sdierza coi venti. Amabde, se le purpuree tue labbra s' aprono al riso, pin amabile ancora, se si aprono al canto. Id sono stato ascoltandoti, o Cloe! si, io sono state asroltandoti, mentre tu tpiella mattina cantavi presso il fonte che ombreggiano le due querce ; peccato che gli augelli non tacevano , peccato che moririo- rava la sorgente! pure io sono stato ascoltandoti. Ora ho io vedute diciannove niessi , e son bf^IIo e Lruno di volto : sovente ho io osservato che i pa- stori cessando di cantare ascoltavano , se il mio canto risonava per la valle, ne alcun flauto potrebbe a86 IDILLJ UI GESSNER me la disgrazia di Milone , se Cloe non V ama , e tropjjo presente : svanisca la sperauza di amore* e tutto e gia nebfaia ed oscurita. (3) Gli amplessi caldi d' ainore non sono x\e\ pocta , e ne pai- quasi clie non ci debbano esseie: IMilont* non sinnal/a an- coia air idea di taiito dileito, ne il rebto deUa CiUizoue lo mo- stia BJ aidito. 290 IDILLJ DI Ci;SSNER momento , lasciando ad cssi T esaminare quanto il MalFei siasi dipartito dal suo autorc in quest' Idillio, cli' e pur uno de' piii fedolmente tradotti : alcuno ne trovera forse troppo severi , ma noi abbiamo gia in principio avvertito rhe rredevamo dover no- stro il parlar francamente ad un giovane, dal quale e permesso sperare ogni cosa. NeW JEiailla ed Euridice ( Dafne e Cloe dl Gessner ) Aminta dopo alcune terzine , di cui nelF originale non e traccia , viene cantando : Qnal dolente augellia, che la fedele Nella selva smarri, T aer d' intorno D' alto gemito adempio , e di querele. Un simile paragone e tutto del traduttore, e par- lando d' una diversa persona viene assai comune ne' pocti , ma non sappiamo che alcuno abbia mai paragonato se stesso ad un augellino : V idea s' av- vicina alquanto -al ridicolo , del quale la passione non ha nemico maggiore. II Matfei voile far de'bei versi , ed e ben perdonabile questo desiderio a chi conosce tanto quest' arte; raa la sobrieta , virtu diBicilissima a' giovani , e di tutta importanza in poesia. S' egli avesse saputo temperarsi , non avrebbe certamente dettata quella strofa che finisce la fa- Vola d'Eritia. Dissolves! la Ninfa In portentosa linfa I Spruzza la fronte, all' ispide Braccia del Dio trascorre , Rimbalza , e per gli ornijili Loiiibi air erbetta corre , Rigonfia , e nelle orrende Voragini scoscendc. Bellissimi versi! ma chi non crederebbe che si pai- lasse di qualche spaventoso torrente ? Invece in Gessner la Ninfa « si scioglic in oiida^ slilla dalle hraccia del Dio ^ mormora g/ic per Ic ginocchia^ mor- mora via per V erba, cade d:dla riipr^ cd cccola gi'l DEL CKV. ANDREA MAFFEl. 29 1 abbasso mormorar nclla valle. Tal origin ebhe Eritia , la pura sorgcnte. v Quanta semplicita, e quanta evi- (lenza! L' idea della Ninfa e del ruscelletto s' ac- roppiano mirabilmente , e noi pensiamo die alio Rtesso Mallei dorra grandemente d' avere air ar- monia de' versi sacrificata 1' armonia del concetto. IJn' altra volta ne sembra egli escito di que' li- miti che Y indole de' componinienti , e piu ancora quella di Gessner aveva prescritti , ed e uel Da- mone ( la Primavera ) ove Bacco raceonta , come neir inseguire una Ninfa venne ajutato dallo spino che intrieo le vesti alia fuggente : lo v' accorro veloce , e con amico Piglio la mesta francheggiando ^ e al petto MoUemeate premendola, le dico .... oltre c^ueW amico piglio ^ che piacque agli antichi , ma ora ne par basso e di cattivo gusto , dovea rispcttarsi il pudore di Gessner, il quale altro non permise a Bacco che percuotere amichevolmente le 2;uance della Ninfa. In generale il Maffei non si euro sempre di ccrte minute avvertenze che in questo genere di poesia, e speciahnente in Gessner, sono principalissima cos3, \n Licori (Cloe) quella Ninfa nel lamentarsi di non aver piu veduto dopo Y arrivo delF inverrto il suo Licida , canta sospirando : La prima volta , cli' io lo vidi , asslso Tra due folte dormia querce vicine , E innamorai del suo leggiadro viso. Ne questo disse Gessner , ne volea dirlo : non paila Cloc del come s' innamorasse , ma va richia- mando al pensiero in che aspetto vedesse Licida in antunno Y ultima volta , ed e questo sentimento naturalissimo a chi ama d' aver presente Y amata persona in quel sembiante che fii Y ultimo a ve- dersi , perche allora If Quel vagOj dolce , caro, onesto sguardo » Dir parea : To' di me quel che tu puoi j c non e cosa '/ Che SI volentier pensl , e si sovente 2f)2 IDILLT DI GKSSNER il Petrarca , come il giorno clie avea lasciata , e per sempre, grave e pnisosa Madonna \ e dopo molti e molt' anui la vcdeva anrora u starsi umilemente » Tra belle donne a guisa d' una rosa. » Noi dimanderemo ancora a! Mallei , perche in Da- Tiieta (Dafiii) abbia chiusa interaniente quella tiiie- stra della capannetta di Clori , che Cessiier avea lasciata mezz' aperta alia frcscura del veutlcelli ed al soave splendor della liinUy e tors' anche alle not- turne canzoni de' pastoielli. E ne' Zcfirl perche togliere alia pietosa Ninfa meta di sua lode , dando alia vedovella infenua da lei soccorsa un solo bambino, mentre Gessner le avea pur messi intorno al letto due; fanciuUetti innocenti , che lagriraavan di fame ? Questi sono senza dubbio difetti ; e chi non ne ha ? Ma quanti de' viventi poeti avrebbero , come il MaiTei, bellezze da compeusarii non solo, ma farli quasi dimenticare ? Noi stessi, che pure siamo stati si rigidi, non avevamo trovato alia prima let- tura che Uevi cose a riprendere , e fu solo iveil isti- tuire il confionto colT originale , che ue veunero osservate alrune piu gravi maucanze. I versi che abbiamo citato qua e la , avranno mostrato di che larga vena procedano nel nostro Maffei , e com' egli sia profondo nello studio de' Clas- sici : giovine avventurato , che in tanta penuria di buoni istitutori trovo in Paolo Costa , chi innaun)- ratosi del suo ingegno gli discluuse i veri funti del bello ! Dottissimo nel maneii^io della lingua e il Mallei, ma qualche volta forse troppo aiiibizioso , (pialche volta troppo antico : che roggia^ per cscnipiu, per rosso , e compagna per compagnia sono voti da la- sciarsi a' pedanti , ne senza taccia d' affettazione passera forsc non s^ addando di me per non accor- gendosi , e parvoletto per pargoletto : che se il Bartoli non avesse iusegaato, quauto superbissiiua DEL CAV. ANDREA MAFFEI. 393 cosa sia quel non si pud , che i Puristi hanno sem- pre alia bocca , noi vorremnio dire , dubitando , air ottimo traduttore che fluta per flauto (i) ne pare iin gallicismo ; die ne la lingua ne la ragione approvano dovunque (2.), se non abbia dopo di se un verbo che ne dipenda ; che tornare non pu(> dirsi in senso di trasforniare, perche la critica in- segna che tornare (3) suppone «no stato primitivo , nel quale sia stato un tempo , chi vi torna , e che illeo;gu/drite (4) non sigaifica leggiadre ^ ma tutt' al piu abbelike , e che anche in questo senso non e da noi conosciuto esempio d' approvato scrittore che lo sostenca. Bla cessiamo ormai da si fatti nonnuUa : che e questo veramente il caso di qualche neo nel corpo d' una bellissinfa donna : quasi intero dovremnio noi trascrivere quest' aureo volumetto , se tutte volessimo prescntare a' lettori le bellezze ondc lar- gj^mente esso abbonda : tanta e la splendidezza e soavita de' versi , tanta V evidenza e la purita della lingua ! Ma non possiamo resistere al piacere di ranimentare alcune terzine , ond' e conchiuso il la- mento di Palemone , e ne sembrano un miracolo di candore e di grazia poetica. Novanta volte le appassite foglie Vidi la selva abbandoiiar , ne fia Ch'io mai queste abbandoni aatiche spogUe? (l) Cosi laiueiita , e la palustre fluta Bacia con iia sospiro e poi s' asside I^lesto sul sasso , e dispettoso amuiuta , p. 66, v. l3. (a) Dovunque ( per tutto ) segna oscuiitade , e sola La fiaiiinia della torre il tenebroso Ui pallido barlume aere consola, p. 79 , V- 7. (3) Narri , che seudo parvolo in Delfiui Tornasti i rei pirati ; e all' arnpia nave Di tenace vestisti edera i pini , p. 63 , i>. 10. (4) Narri , come per te crebbesi il liore , Ch' unico il crine a Venere ingliirlanda , D' djpggiadrite Verginelle amore , p. 64, v, T. Bibl. Ital T. XIX. 1 3 294 IDILLJ m GESSNER Dormito Iini lungo sonno , aniiua inia , E se talora ai primi anni ripenso , Quando in mla giovinezza ancor fioria, Dormito hai dolcc sonno , a qnesto inimenso Seieno acre simil , che dell'' cbbrczza II freniito m' istilla in ogni sense I Come significar la mia dolcezza? Ah! non pub tutto la virtu, che vuole, Ne mortal voce a tanta gioja e avvezza I O dlvo Amorc I o sempiterno Sole I Accogli il pianto, che il mio cor ti versa, Pianto di gioja invece di parole I Vissi felice , e se talor d' avversa Fortuna mi gravo colpo improvviso , Fu tm'bine ^ che subito imperversa Neir ore estive , cd al fioretto ucciso Dalla forza solar lo stelo avviva, E lo ridona di natura al riso 1 Lieto di pingue armento io sempre giva, Ne lagrimai 1' ovile unqua deserto , O gleba ignuda della messe estiva. f^ Vn beato avvenir rideami aperto , Qiiando al mio parvoletto i' sorreggea Colla paterna mano il passo incerto ', E quando maggior fatto ei s' accrescea In A-irtute , in bellezza , alia paterna Gota un' occulta lacrima correal Ed or la tarda eta si mi governa , Che non risento di vecchiezza il danno, E mi sorride primavcra eterna. Tu sol mi manchi 5 o Mirta i . . . il declm'anno Volgc or, che fra le mie braccia spiravi L'anima oppressa dall' ultimo afTannol 0 riniembranzal i tuoi figli soavi Baciavi in volto con labbra di gelo , E me pietosa nel passar chiamavi 1 Qual ligustro reciso in su lo stelo Cadesti , o sposa , ed anima celeste Cinta d' eterni rai m' attcndi in cielo ! Ora il decinio april, lasso 1 riveste Di pochi fiori la tranquilla fossa, ' Ch'invitla chiude la mortal tua veste. DEL CAV. ANDREA M4FFEI. 2(^5 S* afFretti la bramata ora, in ch' io possa Riabbracciarti 1 in ch'io pur ti riveggia, E compouga alle tue queste inie ossa I M' e clolce il vagheggiar come bianclieggia La cauuta mia barlia , e infuio al petto Mossa da fi'esco zeffiretto ondeggia. L' agita pur coH' ale , o zeffiretto , Quanto sai dolceuiente : ella n"" e degna Piu de' biondi capei d' tia giovinetto. O Mirtai in questo di, se il ciel mi degna p • Alia tua tomba appressero coi figli ; Fino il picciol Mirin vo' , che ne vegna » E con niano innocente e latte e gigli Vo' , die versi sul tuiuolo , e Tiole , E nioUi rose, ed altri fior vermigli. Precinto io stesso delle sacre stole Riprendero la lira abbandonata, E incoronato dalla cara prole , Preghero pace all'anima beata. E noi pure chiamerem beata V aniuia clic detto questi versi, e se alcuno dicesse die questo non e Gessner , ebbene, questo, diremo, e Maffei , e per poco non s^li darem la risposta di Addisson al detrat- tore del Paradiso perduto di Milton « se non volete chianiarlo poema epico, chiamatelo poema divino ». Dobbiamo pero confessare , che alcuna volta avremnio amato anche noi , che il traduttore si fosse piu strettamente attenuto al suo originate , onde non attirarc alia sua versione il titolo di bclla iiifedele , che i Francesi diedero alia traduzione di Luciano di D'Ablancourt. Direm tuttavia a clii non conosce la lingua tedesca , che qualche fiata fu stretto dalla necessita a scostarsi dal testo , o per fuggire il ridicolo o per servire al genio della poesia ita- liana , o per rendere bellezza per bellczza piut- tosto die parola per parola , e certanieute se il grazioso ricamo e sovente di IMalTci , Io stofTo e sempre di Gessner. Noi abbiamo istituito i confronti colF originale , ma non raai co' precedenti traduttori , perche tra 2()6 IDILLJ DI GESSNER eCC. loro e il Maffei non potra mai esser oonfronto. Questo giovane gli ha superati di troppo , e ne duole soltanto che alciuii Idillj non abbia egli tra- dotti , de' qiiali conseiviamo fino dalF infanzia una menioria dolcissima , come sarebbero Aminta , Mir- tillo e Dafne , e Dafidde e Cloe. ]Ma di questa manranza ne tcrrcnio largamente compensati , ov' egli ne dia qiialdie altra opera del 80a\ issinio Gessner : perche a tradurre questo poeta ne pare il Mallei dalla natura niirabilmente disposto. E qui conchiudereni noi quest' articolo coll' os- servare che per un fato stranissimo che presiede anche agU scritti, avviene sovente che le lodi date al merito di un' opera oll'uschino le altre cose dcllo stesso autore , le quali per avventura non le ce- dono punto : il che si vide nel Frlmo Navigatore di Gessner , che puo star degnaniente cogli Idillj , c non fu di gran lunga tanto apprezzato. In tal modo anche in Italia tra cento Icttori della Geru- salemnie e deir Aminta , \e n' e appena uno che getti uno sguardo sulle prose filosoHche di Tor- quato ; e mentre tutti studiano e unparano a me- nioria il Canzoniere di Francesco Petrarca , giac- ciono neglette nella polvere le sue opere latine , che pur souo un tesoro ricchissimo di sapienza morale e pohtica. 197 La morte di Socrate del cav. Franceschinis. — •' Venezia ^ 1820, per Giuseppe Picotti. Vol. i." in 8.°, dl pag. 287. I J illustre aiitore del poema annunziato , gia reso in parte di pubblico dritto , e uno di que' pochi in Italia , clie alio studio delle scienze esatte e razio- nali unisca la piu felice attitudine per le lettere anie- ne, inostrando col proprio esempio come gli antichi tenessero in fratellevole amista la severa Sofia e le agili grazie per guisa , clic rimmaginoso poeta dal grave Hlosofo giaramai avveniva di vedere disguinto. Fu solo a piu tarda stagione , clie i campi deirim- maginazione e del sentimento si voUero patrimonio esclusivo del poeta e deir oratore , e quelli del- r accigliata ragione , retaggio soltanto proprio del pensatore. Dal clie ne venne , precipuamente pel beato cielo di Ausonia , che vuoti accenti i piu dei vati accozzarono perche digiuni di quelT alta sapienza, che presta dovizia di lumi, e detta al- r uopo sublimi pensieri ; e clie molti e molti , d' al- tronde dottissimi , trattarono con forme agresti le scienze peiclie stranieri al maglstero di quella fa- cile e colta dizione , per cui sola le idee acqui- stano vera vita , e sono presentate coi veri loro lineamenti. Diasi un' occhiata alia storia della no- stra letteratura , e avuto rigiiardo ai tanti , che pure sono degni di rinomanza , troveremo essere stati pochissimi quelli clie instituiti da Sofia e dalle Grazie , o abbiano espnsto nel miglior modo i gravi concetti delfuna, o iion abbian dannato le altre a noa offrire che fiori. Troppo spesso si desidera nei poeti la dotta e ricca vena di Dante , e troppo spesso si vorrebbe nei coltivatori dj Urania T aurea lingua del Galilei. 298 LA. MOilTE DI SOCUATE H professore Franceschinis e appunto uno di quel poclii dotati di questa doppia attitudine ; ne attese a spiegarla a' nostri giorni. Imperciocche giovanetto seppe niostrarsi caro alle muse e non indegno di stare nel tempio sacro alle scienze ; e ne diede re- plirate prove talora dettando ottimi versi , talora pubblicando opere di gravissimo tema. II suo trat- tato intorno alia Legislazione lo terra sempre rac- comandato ai posteri , e se avranno di die censu- rarlo , sara perche non abbia condotto a compimento un lavoro che gli potea far molto onore. Ma gli uoniini di vivace immaginazione, e di cuore boUen- te , sentono a quando a quando un bisogiio invin- cibile di starsene con V arte delle dolci illiisioni e dei teneri sentimenti. E 2;ia crediamo , che il chia- rissimo autore stance d' intrattenersi con quelle mi- stiche cifre , che danno , o pretendono di dare la legge alle acque , siasi accinto al componiraento poetico, di cui prendiamo a ragionare. E qui si noti , che noi Y intitoliamo componimen- to , e non altraniente poema , per seguire scrupo- losi il si2;nor Franceschinis , il quale non voile an- nua ziarlo se non se col titolo modesto : La viorte di Socrate. Imperciocche nella sua prefazione mo- stra di non sapere annoverarlo fra i poemi epici , mentre non v' ha in rigore un' azione , vi manca quella raacchina da cui principalrnente il meravi- glioso deriva, e senza cui non puo star T epopeja; ne tampoco si avvisa di porlo fra i didascalici per- che ristruzione non ha un soggetto deterniinato c precise, la trattazione non avanza con ordine pro- gressive, e vi si ragiona di cose morali e politiclie secondo T occasione e la qualita degV iuterlocutori. Fatta cjuindi astrazione dalla specie a cui ascrivere il suo lavoro , il chiarissimo autore dichiara di noa avcre avuto altro intendimento , se non qiiello di presentare con le veneri della poesia quanto disse il buon Socrate intorno alia immortalita dell' aninia, c alle altre verita che sono il conforto del giusto ^ DEL CAV. FRANCESCHINIS, 2^^ il terrore deir empio , la base della pubbllca sicu- rezza e della privata felicita, in que' trenta gioriii che trascorsero fra 1' iniqiia sentenza e il tran^n- giare della cicuta. II sig. Franceschinis si accinse di buon giado alia impresa confortato dalla speranza, che le dottrine socratiche , cosi abbigliate , tanto piu facili troverebbero le vie della ragione e del cuoie , quanto piu docili si mostrano gli uoniini al linguaggio dell' immaginazione e del sentimento , e sdegnosi rifuggono la stessa verita qualora si pre- senti coa cera brusca e autorevole. Platone , ne' cui dialoghi sta registrata tutta la filosofia del saggio figlio di Sofronisco , ha somministrato al nostro chia- rissimo autore V orditura del meditato componimen- to ; ma la tela e lavorata a prezzo del raolto di piu che si e detto intorno alle verita socratiche nel corso di tanti secoli , e specialmente ne' tempi a noi piu vicini, in cui T analisi delle idee fece i piii luniinosi progressi. Si puo dire che la filosofia di Socrate non e che un germe fecondato dai moltiplici lumi del chiarissimo autore. E n' avea ben donde , se avendo per iscopo di rendere, col soccorso della poesia, e popolari , e amabili le verita piu confor- tanti , nella temenza che molti ignorino , o non va- lutino daddovero i solidi fondamenti sopra i quali riposano , da tutti si avviso di trarre partito. Simile nel suo pensiere agli epici , ai drammatici , i quali ritenuta fedelmente la essenza delFazione, Y atteg- giano e la modificano come meglio torna all' effetto , adottati come base del suo componimento i principj socratlci , voile aiovarsi di tutte quelle dottrine che gli poteano rendere e pm sieuro , e pui agevole il conseguimeuto del fine propostosi. Tutto questo fia detto perclie taluno non converta certi anacronismi in argoraeato di biasimo , ({uaiido , avuto riguardo alio scopo, ci sembrano degni di plauso. Alia stessa maniera troveranno, non solo indul2;eiiza, ma pie- nissima approvazione, cento e cento pensieri di sva- riatissima tempra, e le molte immagini prese dalle dCO LA MORTE DI SOCRATE CCC. •cienze naturali, omai fattc adulcc, che ai giorni di Socrate eraiio nella loro infanzia, o non ancora aveano vediita la luce. II luogo , in cui Socrate viene a dialo2;o co' suoi allievi , e la carcere. Come sieno destramente in- trecciate le curiose inchieste dei discepoli e V auree risposte del precettore ; come entrino opportune le donne piu rinomate della Grecia, avide di pendere dal labSro di cpiel sapientc ; come la noja avvedu- tamentc sia prevenuta da certe digression! o gra- ziose , o importanti , di aneddoti erotici, o cittadi- neschi , non e di questo luogo il notarlo , mentre attendiamo il second© volume gia vicino al suo ter- niine. Sara allora che parleremo del tutto e delle parti che concorrono air edificio poetico del signor Franceschinis. Ben potremo dire , che il suo verseg- giare ha molta dignita e molto calore , che lo stile , le forme , i colori sono sempre i piu adattati al soggetto , e che le dottrine , meno arrendevoli al linguaggio poetico , , sono esposte con assai di faci- lita e di chiarezza. 3oi Lettere inedite del Tasso ('). Al molto magnifico signor Luca Scalabrjno a Roma. X^'iROVVi, poi che ml chiedcte con tante instanzie la uiia oppenione e volete clarmi questa fatica, quel ch' io credo che significhi il tennine soluzione per macchina-^ e dirovvi prima il suo proprio significato , di poi sino a che si puo stendere apphcando. Nelle favole sceniche i nodi alcana volta erano da' poeti in guisa intrigati , che a sciorli non bastava V arte di que' tali, volendo sciorli colle medesime persone, con le quali le avevano avviluppate, cioe con per- sone umane ; di maniera che erano astretti di ri- correre agli Dei , li quali Dei non comparivano in iscena per le medesime vie , per le quali vi veni- vano gli altri interlocutori , ma o sorgevano dal palco, o calavano dal cielo della scena con Tajuto di alcuno ordigno , o macchina che vogliara dirla : (i) L' ab. Pier-Antonio Seiassi , bergamasco , ne' viaggi che fece in Italia, non lascio inteulato alcun mezzo per raccogliere- quanti mai potfe coinponinienti dell" inmiortale suo coaipatriota Torquato Tasso : e fu tanto fortunato nelle ncerclie , da for- mare un volume che contiene piii di aSo Lettere di quel sommo ingegno, ed alquaali versi latini ed italiani, le une e gli altri non uiai per lo addietro stampati. Wa le Lettere specialuient© tanto abbondano di uotizie importauti e recondite intoruo all& ■vicende di Torquato, clie I' ab. Serassi ue va citando squarci assai freqnenteiiieiite nella vita cli' egli di lui ci diede. Ora il manoscritto di tali lettere h passato , non ha guari , nelle mani del sig. Giovanni Bernardoni , stanipatore in Milauo , dalla cui geutilezza abbiamo ottenuto noi c(ue3te due per oriiarne la nostra Biblioteca. Esse sono di argomento diverso: la prima, indiritta a Luca Scalabriuo , e parla di cose poeticlie ; I'altra, assai fommovente, con la quale 1' infelice Torquato si raccouianda al Conte Albano , acciocche faccia officio col Dura di Fenara. per assicurargli la vita ehe credcva ia periculo per gH sdegiii
  • 0se ; discoliti i pezzi flaitati di felllspato e di granito , cd alcani assai rari di porfiJo ^ e fiuahnente ciottoli di tnpolo , eh' egli ha trovato bouissimo nel pulire coa esso le pietre III tre lu'jghi del confinante Parmigiano , sul colli vi- cuii a Borgo S. Donnino , rstraggonsi da 80 e piii pozzi circa 3oo brente d' acqua salsa al gioruo . la i[nale sva- porata al fuoco rende ogui anno da cento cinquanta niila ruljbi di ottinio sal niariao. Qneste fabbriche esistevano gia sino del 1145, e il siii;nor Cortesi ne da in breve la storLa. La vena del sale di cni s' imbevoao quelle acque si trova cola sotterra ad una notabile profondita , onde i pozzi comuai che non discendon laggiii, non coa- tengono acqua salata, ma pura. Noi omettiamo qui la memoria che si fa in quest' opera d' altre sorjenti di Bihl, Ital. T. XIX. 14 SlO SAGGT CrOLOGIGI DEGLI STAT minor conto, irui non dob})iamo diinenticare quella del petrolior, che raccogliesi in gran copia nei pozzi di Mianoj del quale seliDene il signor Mojoii non cr^dette che si poiesse ricavarne utile per ie illuminazioni noiturne , frattauto i moiitanari di Piaoeiiza e di Parma ne fanno uso frequente , e serve oggi feliceuiente alia notturna illuminazione di Parma e di Borgo S. Donnino. Passa indi il signor Cortesi a parlaie in due lettere di un feiiomeiio clie osservasi sul inontc di S. Genesio nel Piacentino , nel quale essendo il terreno tinto da un' ocra di color rosso vivo di sangue , chi sopra vi pnsse'ggia, trova specialmente quando il terreno e ben rosso, trova dissi gli altri oggetti seiisibilmente colorati di verde. Ri- gettate le spiegazioni men vere date di tale fenomeao da varj naturalisti , il nosti'O autore trova e con verita clie questo verde e un colore immaginario prodotto ne- gli ocelli dello spettatore dalla precedente sensazione del vosso. II cavaliere Venturi nella sua indaginc fisica sui colori ( 8.° Modena i^oi ) diede gia. la teoria con.pleta di tali colori immaginarj, fondandola sopra decisive espe- rienze Non e gia, come credette lo Scheruer, la stan- cJiezza delle fibre visorie che pro(hica il colore immagi- nario, ma bensi accade cio perche la fibra percossa da un color prismatico puro non troppo forte, passando quindi subito nella perfetta oscurita cambia per sua natura il color ricevuto in quello clie gli e diametralmeate opposto nel cercliio prismatico di Newton , il rosso per eserapio nel verde azznrro , e lo conserva per qnalcbe tempo -^ onde portato i' occhio allora sopra oggetti d' altri colori mescola con qiiesti il colore immnginario da lui conser- vato , noii altriiijenti che se si mescolassero iusieuie due colori amliiilue renli. Per dar maggior luce alio stato ed alia natura de' colli piacentiui , il sig. Cortesi nell' ultima parte della sua opera passa a doscri^ere qnattro viaggi da lui intripresi cola, particolarmeiite nelle pnrti piii prossiine all' Apennino , e piu alte dell' inferior zona conchigliacea. 11 primo di qm-sii viaggi fn alia i'ernasca^ dove non si trovauo piii le consuete spoglle di mare, ne le stratificazioni maraose cerulee , ue le sabbiose rossicce f, ma bensi carbonaii gcbistosi improntati nell' interim de' loro fogli da molti- plitate ramificazioni provenienti , come ben pensa 1' au- tore, di dendritij di algUe o di I'ttchi marinii poi vi 9J DI PA.R1SIA. E PIACKNZ/V. 3ll acorgono non infrequent! i solfati di barite raggiati inter- namente, e geodi, e piriti epatiche ; e iiiialmente deuti die apparteniiero agli scjiuili, e die per essere assai ptsaiiti son haano potuto essere asportati dalle correnti, cjuando queste distrussero in que' luoghi gU alui deposit! di animali mariiii. II secondo viaggio fu per Velleja a Gropallo. I moiiti die stanno appresso a quella citta , ora distvutta , diia- iiiansi uno il Monte rovinasso , V altro il Monte Moria i iioiiii die ben corrispouclono alia natura del terreno die fi'ano e licoperse Tabitato. II nostro A. pensa^ e con solido fbadamento , die la fraua si avanzasse assai lentau eiite , in modo die i Veilejnli ebbero tempo di ritlrare altrove le lore suppellettili, lasciandovi solo alcuue inezie^ e le cose o di plii difiicil trasporto od iiuitili per un parti- coiare. Asceso quindi a Gropallo osservb iie' suoi con- toriii sopra il cailionato calcare ciottoli vaganti di gra- nito 6 di selce ; diaspri venati di qnarzo ^ grossi niassi di serpentina con lainine di diillngio metalloide , capaci di ricevere un bel pnliniento ; dendrai analoghe alle sopraccennate di Vernasca ^ e nella V eg^iola. pictr(: paciin$ noa tlissiaiili da quelle die trovansi nel Fiorentino. Ma furpn poche o nissu.ia le spoglie die pote ivi scoprire di aniuinii sia di terra , sia (ii mare. Cadde nel 1811 la terza git.a geologica , e fu suUe aponde del Ccno , a Serravnlle ed in quelle viciuanze, Yidersi qui pure sopra un fondo di carlonato calcaie, pezzi di diaspro , di granlto , di serpentiiio : okre ci6 rognoni di aiiiiaria ^ e su di ua colle i vestigi d' ua niasso di granito di enorme dimensione. Coiae niai ha potuto un tal masso primitivo essere trasportato sino cola in luogo non sno di origine ? Questa e una qui- stione giii niolto agitata dagli scrittori;, I'autore pensa do- versi dire die i vulcani abbiano dalle v sccre iutcrne della terra voniitati in alto questi suiisurati niassi estranei alia natura del suolo in cui giacciono. Ma se avesse Tcduto quali gigantesche nioli primitive si staccano tutto di dalle piii alto cime dei loro uionti , e come ttovan- dosi dal caso consegnate a moli ancora piii enormi di ghiaccio , nuotano anche oggidi sopra queste per V Oceauo dal Greenland sino alia zona torrida , il sig. Cortesi cam- bierebbe forse la sua opinione , la quale frattauto nou #«ereuJ dire assurda ed in qualche caso improbabile affatto. 3l2 SAGGI GEOLOGICI , eCC. Ando nel quarto suo viaggio a Borgo Val di Tai'o , c passando per Lngagagno vide 1' errore corso dal signer Amoretti nel not :re T epoca della fabbrica di quella chiesa all' anno iSig , mentre la lapide ivi esisitate dice chlaro 1219. Continuando poi il cammino^ secondo il solito, non trovo in que' monti piii alti vestiglo alcuno di coiichigliej ma solo pietra calcare ed arenaria-, quella seinbra essere la cosi detta di transizionc , e questa av- vicuiasi alia grauwache de' Tedeschi. Alcuai strati cal- carei sonovi come ripiegati e rotti, fcnomeno che ha dato molto da pensare ai geologi , e il nostro A. procura di spiegare per mezzo di fermeatazioni vaporose che abliiano compresso da una banda gli strati calcari tuttor molU e sottili. Ma perche fra quel depositi calcari vicini all' Apen- nitio non trovansi cnncbiglie ? Perdic, risponde egli , la loro cristaliizzazione al fondo dell' Oceauo antico fu ra- pida in modo , che i vermi^ marini non ebbero tempo di propagarvisi i se vi fosse stato tempo, noi vi troverem- mo ora , come altrove , dei marini IwnacheUe. Questa «ollecita cristaliizzazione deilo spato calcare in que'primi tempi , nei quali dovea essere sovrabbondante la dose dei priiicijjj consolidativi, pensa il sig. Cortesi che possa essere stata eziaadio la cagione dell' essersi oggi smarrite varie specie di conchicjlie f, perche vivendo queste in famiglia , se si trovarono allora riunite in luoghi di af- frettata cristalliyzazione , pote questa inviluppare e sep- pellire tuttn insieme U'la specie. n volume e accompagnato da una mappa dei luoghi visitati dair autore , e da piu tavole in rame che rappre- sentano gli ogicetti principali civ egli descrive. Ed in sonima o si guardino le insigiii scoperte dal nostro A. fatte in un tenitorio che prima si credeva esserue o scarso o privo aftatto i o si considerino le giudiziose spiegazioni ch' egli terita di fenomeni oscuri e difficili , dovranno gl' intelligenti concedergli un luogo distinto fra' piu ce- lebri naturalistic e noi non possiamo che congratular- cene con lui e con la sua patria stessa, che deve gloriars* di un tale concittadino. 3i3 Efemcrifh astronomlche di Milano per V anno 1820, ' calcolatc da Francesco Carltni ed Enrico Br am - SILL A. — Milano, 18 19, in 4.° piccolo. Oareebe imitlle che noi ora parlassimo di quella parte di quest* opera die tratta ilei movi.nedti celesti calcolati per la prima meta dell' anno correiUe , die e un tempo gia trasrorso. Onde ci restringeremo a parlare del feno- meni piu. importanti del rimanente dell' anno, non metw che delle eccellenti meiuorie astroiiomiche , le quali ac- compagna'io il volume. II 7 settcmbre accadra ua eclisse del sole visibile a hoi: il suo prl.idpio in Milano sara ad un' ora e 23 mi- nuti; il fine a ore quattro e 14 minati , la quantita di digiti 10. 5o'. Xe circostanze piii particolari di questo notaljile edisse die neir effemeridi non sono accennate , trovansi esposte nella memoria del sig. Carllni , della quale abbiamo par- lato nel tomo XIX , pag. Nascere del sole. Ore. MInuci. I. Agosto . . 1. Settembre i3. Settembre 1. Ottobre. . I. Novembre 88. I. ai, 3i, Dicembre. Sottraendo i controscritti numeri da i a ore , il rima- nente sara 1' ora del tramon- tare del sole pel medesimi giorni. I Novilunii saranno Agosto giorno 8 ore 10. Settembre . . 7 " 2. Ottobre ... 6 » 19. Novembre . . 5 » la. Dicembre ... 3 :' 4- 16' aS 49 59 46 I Plenilunii. 3 3 ore II. f 21 21 19 19. 26 4. 53 i5. 5i 4. 4a 3 14 EFFF.MEKTDI ASTRONOMICHE DI MIL.VWO La Inn.i si troverh iu conginnzione ed in molta vici* nanza della Spica il i3 agosto a ore 22 a 8 = 10 set- tembre a ore 4. 40' = 7 ottobre a ore 10. 44= 3 no- Vembre a ore 17. 26' = i dicenibre a ore i. 8'. La Inna stessa si conginngera con Antares il 17 agosto a ore i5. iS' = i3 settembre a ore 22. 2^' = 11 ot- tobre a ore 4. 20' = 4 dicembre a ore 17. 16'. Veuere al principio d' agosto a inezzodi e nel meri- eliano ; i.idi va accelerando in inodo che alia fine di di- cembre vi si trova a ore ai "fa computate dal mezzodi, M rLe passa per lo meridi;iao nel principio d' agosto a ore 3; in li aaticipa gradatamente, e alia fine di di- cembre vi arriva pocbi minuti dopo il mezzodi. Giove al pri.icipio di agosto taglia il meridiano poco dopo le ore 14. Verso la fine di dicembre lo taglia a ore 4. 40' ^'^ Satnrno in agosto vi si trova a ore 1 5 •, in dicembre a ore 6. Agli II settembre Giove sarh in opposizione al sole, Satnrao vi sara al 3 ottobre. Mercurio si vedra nclla mas'fi.na elongazione vespertina il di 23 lugVio edil 16 novembre. E nel giorno 9 ottobre Venere si trovera nella massima elongazione niattutina dal sole. Segue indi la tavola delle posizioni medie di 402 stelle, fino alia quarta grandezza inclusivamente che sono visi- hili a IVIilano , calcolata per T epoca del i gennajo 1800. Le ascensioni rette e le declinazioni delle inedesime stelle sono prese da quelle cbe ha dato il celebre astronomo Piazzi nella seconda edizione del suo catalogo pnbblicata nel 1814 Le precessioni annue poi sono tolte dall* opera del sig. Bessel astronomo di Konigsberga , stampata cola nel 1818, e queste so'io dedotte dalle osservazioni in- stitnite 1' anno 1755 dal sig. Bradley nell' osservatorio inglese di Greenwich. Per quelle stelle che sono visi- hiii a Milano e non a Greenwich, i nostri signorl astro- nomi hanno snpplito coi loro cnlcoli. Piu ; sulla scoria pure del suddetto sig. Bessel hanno registrato in due coloune i moti proprj di ciasciina di tali stelle dedotti da quello che risulta nell' intervallo di 45 anni : questo moto proprio ed annuo delle stelle, si in ascension retta cbe in declinazione , bene spesso noii arriva a un de- cimo di secondo; e ginnge ad un secondo solamente ia Armro, Sirio^ a dell' Orsa uiinore ed in tre altre. vER l' anno* 1820. or$ Le rifi-aziou'i meilie del c\i:na di Milano a aS pollici parigini del baromeiro, e a gradi 10 del termometro di Heaumur sono come segue : Distanza dallo Zetiit. Rifrazione. Qradi. ,, io ..... o. ai,o 40 ..... o. 48,6 5o I. 8,9 60 I- 405° 70 2,. 37,9 80 5. 17,9 85 9. 5o,a 89 33. 29,9 Passiamo ora a dar coiito delle Memorie coiitenute ia questo volume. I. Sulla direzione del meridiano della specola Wlanese in Breru. Di Burnaba OniANi. Per mettere la maggior esattezza possibile ia questa sua ricerca, il cliiavissimo autore ha fatto uso del me- todo di deterniiiiare raz.zimut di mi dato oggetto fisso estraneo alia specola , riferendolo al sole osservato prima e dope il snezzodi, oppare cercando la distanza azzimu- tale di esso oggetto dalla Stella polare o d' alcua' altra fra le prossime al polo. L" oggetto estraneo alia snecola, €ol quale istitm il coafronto , fu il cami>aiule della Ma- donna di Ro , distante poco meuo di sette mila tese ^alla specola stessa : nel \f deniie aivdavano nproduc ndosi di tempo ill teni|jo spoiitaueamenre , e sen/a che si potessero lutie aitribuire a drv. rSe infe/ioni coniuuicate a noi dai pujjoli loiiiaui. Noa creJi^jmo che il nostro A vorrebbe ricorrt-re alia ipot'esi , che v' abbia pur presso di noi uii' attitULtiue di generare il contagio vajoloso ;, per- che in tal caso cluederemmo , come mai cotesta con- dizioae niorbosa non siasi manifcstata prima dell' epoca in cui e comuaemente riconosciuto, che il cfuitagio vajoloso penetrasse da' paesi orientali nell' Europa. Dipartendo sempre dalla conghiettura che i contagi siano aniraati , noi pensiamo che i loro germi si maniengano per uu tempo indefiniio , e si sviluppino e propaghino ogni qnalvolta i trovano in eircosta.ize a loro iavorevoh, e che cessino di moliiplicarsi in misura che svaniscono le circostanze medesimp. II vac- cino osta alia riproduzione dei germi vajolosi •, ma questi , a parer nostro* esisiono tuttora , alnieno in" parte, e non lasccranno di manifestarsi se 1' arte di- vina deir iiinesto non vegliera ad imped.rne gli efFetti. £ in vero vediamo , che dove e trascurato l" innesto vaccino risale ben tosto il vajuolo nmano , ed infuria come fosse ginnto di fresco dall' Abissioiaj donde si crede sia derivato, e miiaccia di rinnovare le antiche stragi. Con tutto clo e pos^ibile clie alcuni contagi esotici , non trovando circostanze favorevoli al loro sviluppo per una lunga serie di anni , finiscano inte- ramente nella corruzione dei lore germi. Forse per questa ragione la peste orientale cesso in Europa , dacche si soiio perfezionate le leggi della polizia me- dica , che impediscoao con ogni vigore il trasporto di nudvi germi mo"bosi. Non e meno pos'^ibile che altri dei contagi esotici dur no indefinifamente, e si riprodu- cano ogni voira che per nostra mala ventura sono- favo- riti da alcuoe circostanze Cost noi troviamo che alcune d< lie piante forestjere non vegetano presso di noi, se non sia'io paste in singolari condizioni di temperatura , di terreno, di esposizione , ecc, ed altre in vece trasfe- rite e coasegnate che siano una volta al nostro suolo vi prosperano a cielo scoperto , e si propagano colla stessa facililk delle piante indigene. Vi sono anche 3;^a bbera. , de' cont\gi delle piante die in venin modo si possono coltivare nel nostro climax ed altie die vegetaoo , ma non fiuttifi- cauo ; altre tiualinente die vi dura.io per qualche tempo e poi intristiscono o ilegcaerano dalla ioro origiuale naiura. Si applichir.o qneste riflessioni al i egno aai- male , e particolaruuute , per I'orza di aa.ilogia , ai coiitagi , e SI spiegliera ( almeno «pponend<> congetuvre a cuugetture ) (icrclie alcuni coiitagi est. in i s auo d^ge- neraiii peiclie akri die douiinano pure in paesi reaioti non siano niai peneirati fine a noi con tut.u die x'ab- biano o vi siano state comanicazioai d' ogui specie. Secoiido il nostro A., il proces^o fisico-ihimito di ua coniagio resta sospeso o turbato dalla f rza di'l pro- ce.-fFnrne e a dame segai colla compnrsa di pustule o di niatchie accompagtiate da dolore o da pninto. La nausea J il vomitii, la sete , la cardialga , i lonuini addomina'i, il meteorismo , la diarre^, Ui disseiite'ria indicaiii) , che il co;itagio ha tennto spgiiai amente la 5trada dil lubo intestinale. In tal caso i malati vorai- tano sovente , e niandaiio fnori per sece so uiaterie verdastre, oppur nericanci e fctidissinie. Che se gl' ina- lamenti contagtosi sono penetrati nelle vie del respiro, i primi effetti ne soao la tosse , la dispuea , il rossore delle fauci pel ritardato riflusso del sangue dalla testa, che produce pure intasameuto delle narici, accensione degli occhi , e gli altri sintomi di una vera conzza. Questa medesima potenza morhosa e capace di svegliare un catarro , una peripneumonia; infiammazioni che per altro hanno un caratfere loro proprio , ed un anda- mento diverse da quello delle vere flogosi prodotte da potenze soverchiamente stimolsnti , e non per se stesse- contrarie all' econoiuia anininle. Questi sintomi come indicano ia sede priaiitiva del contagio , costituiscono pur.^ il primo stadio delle inalattie conia;jiose che chiamn'si d" in^asione; al quale tien dieiro lu stadio di eriizione , e talvoha dfllo sviluppo delle diatcsi. Negli esantemi spec:fici il secondo stadio avvione d ordina- jflo dal 2.°, S.",- 4-° fiuo fll i5.° giorno. L'autore nota di averlo rimarcato nel vaccino esie^o fino al ao.° jCiorno dopo seguita T invasione. La fi^bbre che pre- cede , od acconipagna 1' eruzione non ha un carattere , Me una forma- determinata e costante. La forza vitale che reagisce contro il processo )uorboso , mette in azione il processo vegetante arterioso , per opera di cui cerca di riparare alle perdile della materia or- gaai aumentano i sintonu d' irritameuto ; colT accrescersi della febbre si niolti- plicano seinpre piii le particelle contagiose, e la loro forza espaiisiva entra nella piena sfera di attiviia. In cjuesto stadio principahnente e minacciata la vita dcgT iiifermi. La sua durata e varia secondo le diverse atl'ezioni contagiose. Kesa contagiosa la materia che e stata di'posta alia pelle , cjnivi o direttamenie si de- couipone e si elimina, oppure riassorbita e ricondotta in circolo resta evacuata dall' orgauismo in un colle orine , colle escrezioni alvine o colla materia della traspirazione. Comincia in tal' gnisa il quarto stadio detto di coacozione e di elimmazione. A misura clie questo si avauza , dintinuiscono e ces-ano i sinlomi irritativi ; ia febbre si mitiiia e scompare ^ si cangia la condizione delle orine , delle fecce e del sudore ; i potsi diventano natural!, tutte le tunzioni della vita ^n somma si riordinano , purciie la cribi sia stata per- fctia : in caso contrario accadono talora pericolose inetastasi che ridi^stano la febbre irritativa , e minac- ciano i giorni delT iafermo. I.'' ultimo siadio e quello della coiivaLescenza , durante la quale i pazienti sono in Bibl. I tal. T. XIX. i5 326 BREHA, De' CONTAGI uno stato di tlebolozza , oppure in una condizione di preteinaturale irritabllita. Qiiesto stadio e qua^i sempre Inngo, nialagevole, e lino ad un certo puiito perlcoloso. E hen vero , che nii rouvalescente di nialattia conta- giosa e reso, «iirenmio cosi, invulnerabile , generahuente parlrt'ulo , dallo stcsso contagio , come pure da alcnni altri niorbi attaccai icri ; ma qnella irriiabiliia che riniane nc' suoi oi'gani, e sopra tutto dove il contagio operb piu fortemente , lo piedispoue a nialattie gravissime , come sono ie idropisie , le ottalmie , le peripiieumonie , gl' induramenti di f'egato , le scirrosita 1/nfatiche , ecc. II nostro autore termina qnesto capitoio col far considerare , che i discritti stadj sono tanto meno detenuinati ogni qnalvolta vi sia conipljcazione di dia- tesi iperstenica , o ipostenica od una inliamnia/ioue locale, e che qualora il contagio sia tanto forte , ed in tali parti peneirato, che prenda di niira a diritiura r assiuiilazione del tessuto del sistema nervoso , g'i stadj della mala:tia si percorruiio con tanta celerita , che in nessun modo riesce possibile di distinguerli. C A P I T 0 LO VI. Prognosi delle inalattie contagiose. Lo stato piix o uipno fogace deile eru/joni , la loro 8comi)arsa e retroce-sione , i punti delT organisnio da qaeste a preferenza afFettati , le foize degl'' infermi , la presenza della semolice condizione irriiativa, oppure la sua complicazi(>ae alia diatesi iperstenica od iposte- uica , le alteiiizic^ini di tessitura suhite da organi in- teressanti ed essenziali per la conservazione della vita, lo stato in line del sistema nervoso dir.ger uevono il pratico nel pronuaziare piii o meno felice V esilo di queste nialattie. Una eruzione leggiera , non accom- pagnata , iie susseguita da gravi sintomi , non da pnnto a temere , quantunqne sia di breve durata. In ta! caso la Scarpa e fugace eiuzione dipende da piccolo e tacile processo niorboso , oppure dalP essersi scaricate le ma- terie noclve per via delle orine o dvl secesso. Ui sini- slro indizio , general meiite parlando , e il langaore del cu'>re e delT arteriosita nel corso delle afFeziooi con- tagiose ;, imperocche questa debolezza iiidira che i! procvsso morboso intacca il tessuto dei nervi , donde E DELLA. CURA. DE LORO EFFETTI. 827 il torpore e T iasensibilita dei sisteini, die vi hanno stretta lelazione. L' aspetto delle macchie e delle pustule clie si ma- nifestaiio nel corso delle malattie contagiose e pur da vakitare nel pr(»n(j-.tico. Se es-e soiio tloride e tali si maiitengoao seconJo la loro coaiune durata specifica , daiino bene a sijerare : il contnrio predicono se di- veatano palliJe , livide , o nerastre , cinerizie , ede— matose 5 o flosce ed avvizzite. Di nialo augurio in ge- nerale sono le malattie coniagiosc die velocemente cainmiuano fino alio stadio delT incremento specifico , e poi durano in questo ostinate con febbie gagUarda, dolori ne' lombi e nelle escreinita , gastricismo , sin- toini di pletora parziale , stinimento di forze, delirio, inquietudine , e frequenti deliquj di animo. In queste circostanze accrescono il pericolo i soverchi scarichi di ventre ed i sudori strabocchevoli. C A P I T O L 0 VII. Cura delle malattie contagiose. Nello stadio d' invasione sono indicate le fregagioni universali ; esse accrescono il moviniento degli umorl ne'' vasi esalanti per cui , diininuita I'azione degT ina- lanti , gli uniori in questi ultimi contenuci sono con nioto retrogrado nuovamente alia superficie della cute depositati. Non meno opportuni sono i sudoriferi di natura blanda e non calida in caso die l' eccitamento cutaneo sia esaltaio ^ quelli piii forti ed eccitanti , se donilna uiio stato di torpore iiella niaccbina. Non con- ■V if ne il bagno caldo , perche sopraccarica di calorico il corpo, ed accresce in lui 1' attitudine al processo moiboso- L" emetico e un ottinio rimedio, massime se il contagio sia penetrate per la via dell' esol'ago nelio stomaco. Esso procura aache il sudore , e tanto piii se consisia in prepaiazioni antiinoniali , o nella radice 'V ipecacuana. I brodi e le bevande oleose euiendann racrimonia del contagio, e debbono essere prescritte coiuemporaneamente all' uso del voniitorio. Qnaniunque r emeiico ste-;so sia capace di liberare il polnione dalle particelle contagiose in esso penetrate , servono ancora uieglio a questo line i vajjori inspirati di acqua ed aceto , di decozione di tussilagine , di veronica , di SaS BRERA, DE CONTAGl pimpinclla e d' nitre erbe dolcemeiite aroniatiche e stiiuolaiiii , il fumo di tabacco, ecc. Conviene in oltre ricoirere a quei riiiitdj ciie posseggoiio la propvieta di ni'iuralizzare il cooiagio introdotto , e di litardare o prevenite il processo di contagiosa operazione A questo inteato sono uiili le fnmigazioni acide , e sopra tutto deir acido clorico^ la dieta > egetabile la qnale op- poruniamentc scema la materia del calore ;, 1" azioiie del Ireddo col iiiezzo delle immersioni e delle lava- ture , -secoudo le rjote regole del Currie e del Cian- nini. 11 bagao freddo ha la facolia di diininaire e di togliere la riazione morbosa , di troncare la febbre , e d'iuipedire, fino dal principio della mrilatlia , lo svoigiineiito deir opportunita alia riprodiizione della materia contagiosa ; ina per aliro esbo non conviene cpialora la iiialatcia contagiosa fosse associata ad una locale infianiujazione , o ad una gravissima d att- si iperstenica", come neppure cjnando lo stadio di speci- fico increniento passa in quelle di concozione e di eli- minazione ; imperoccbe in tal caso il freddo , dimi- nuendo 1' artcriosith , impedisce alttesx T espulsione del contagio , e la n[)rodiizione delle molecole similari ne" tcssuti , oude npararvi i perduii elementi. Nello stadio di eruzione , oltre dei m<'7zi atti a di- struggere le emanazioui contagiose , cite conveugouo per r intero cor^o della innlattia , e pur neces^ario d' insistere colla dieta vegetaie , colle bevande suba- cide , coile afFusioni e immersioni fred-le , qualora noa vi sieno circostanze contrarie. Jila troppe volte qiiesti presidj non bastano a prodarre il dosiderato etletto di temperare il processo murboso , e di uentraliz/are le particelle contagiose. Piii valenii riescono le pnpa- razioni mercnriali, sole o combinate all' atropa bella- donna. Si puo adoperare il mercurio anche iu forma dt liniraento per frizjoni da f,u>i specialniente luugo la colonna vertebrale. 1! nostro A., appoc,giato a niolte e gravi aniorita, iinu clie alia pru volte osservato in case di peste. Bisogna mantenere , <]uanto pJii si pad , invigorito ii sistema cutaneo , e E DEILV CUR A Ve' LORO EFFETTI. 33 1 cotistrvaie coiivenientemonte nelP organismo 1' arterio- sita , oade ii processo vegetance si compia coa cjualche euefgia , alT oggetto cU pieservarsi clall' azione irrita- tivo-delitescenie dei coiiiagi. La scaisezza o ia qualita perversa dei cihi , non che la ghiottoneria e 1' abuso de" liquori spiritosi dispongono all' inalainento della materia luorbifica ; e per lo contrario ne preserva il vitto di facile liutrizione proporzioiiato all' individuo , inoderato uso di vino e di aceto ^ mediocre esercizio delJa persona , fregagioai secche e leggiere sal corpo , temperanza di venere , aiiuno lieto c sostenuto da prudeute coraggio Chi e obbligato di esporsi all' azione del contd^io , abbia per norma costaate di corroborare prima lo stomaco con qnalche cibo o bevanda ecci- taate, imperocclie dalla coiidizione dello stomaco molto dipeade quella della cute. Per dissipare e dislruggere le esalazioni contagiose si sogliono adoperare le lavature coll' acqtia comune , coll' acqua di calce, i fuochi accesi ne' luoghi iiifetti, r aceto , le lumigazioni d' acido miiriatico ossi?enato , e quelle di acido soltoroso. L* atqua sc-mpuce non fa che diluire le pariicelle morbifiche senza decomporlei che se essa e nscaldata , le rende piii sottili e volatili con grave perlcolo che vengaoo assorbite dai corpi animali. Di poca o niuiia cfticacia e pure 1' acqua di calce. II fuoco proraove una corrcnte di aria la quale ritinovandosi di coatiauo trasporta con se e decom- pone le materie contagiose ., tanto piu se all' azione deir aria sia combinata quella della luce. Ma spes?o questo mezzo non basta |>er ottennre I' effetto deside- rato. Le fumigazioni soUorose , gli effluvj dell' aiceio ordinario servono per disinfettare quei corpi imbrat- tati di contagio, i quali possuiio ncevere senza grave danno coteste esalazioni. Intorno alle fumigazioni il no- stro autore istituisce alcnne rieerche storiche con cui dimostra che gli antichi couoscevano e niPttevano ia opera le fumigazioni acido-solforiche , che 1' inglese Johnston, dopo la meta dello scorso secolo invento le fumigazioni acido-nicriche ; in seguito Le-Clerc propose le idro-cloriche , che venuero poi praticate in graude e confermate da Guyton-Morveau fin dalT anno i/yS. Ci fa rifletiere , che gli antichi confusero spesso colle fumigazioni disinfettanti , le esalazioni di sostanz* 332 BRER\ , De' CONTAOI aromaticlie e di grato (ijore , clie masclierano senza punto aliorare gli efUuvj r.omapiosi ed i iiiiasmi. J>ac- coniaiida sopra iimi i --ufTiunigj di gas acido clorico per punlicare i grandi aiiibienti disabitali ; qiielli di soir> per gli al/iii c nteiisili die noii ne soffroiio de- triniento ; quelli di gns acido nilvico , iiitrodoiti dallo Sniyili, re' luoglii dagP iufermi otciipali. Nei casi di gravissiiiie pesiileii/e credc che si possano spenmen- tare i vapori del clorato di stagno , conosciuto in Farmacia sotto il nome di liquore fumante del Libcivio. clie pel- altro e so-taris-a niolto acre e pericolosa. Ri- corda in proposito la I'acolia che liaiino di prescrvare dai coiitagi le emanazioni che s' alzano dalle fabbriche degli acconciapelli , ed i vapori del!' indaco , ehe si potrebbero pur praticare nelle cainere degl' infetti , perche per se niedesimi souo innocenti e non iiigrati. C A P I T 0 L O IX. Saggio nosogrnfico-clinico dtllt malattie contagiose. Dimostra il nostvo A. la necessita di distingnere nel linguaggio nosologico le inalatiie contagiose (clie, oltre il sistenia linfatico e dermoideo , interes-ano ancora direttamente piii tessuti , piii organi ed altri sistemi organici nella consneta lore pstologica condizione , e neir ordinario loro corso ) da qnelle clie lianno sede csclusiva in un dato organo , in un dato sistema , e che ne' loro progressi interessano altri sistemi per ef- fetto di niorbi^so consenso inassinie nervoso , e unica- mente quando la nialattia e violentissinia. Vuole clir' le malattie medesime siano divise , secondo lo, state del- r eccitatnento viiale da cui sono accoinpagnate , in irritative , iriitntivo-ipersttniche, i.rritativo -iposteniche ; secondo la loro forza in witi , gravi , viulcnte , Si^cowAo I r andamento in regolari ed in irregolari. IMftte line a (|uesi' opera sui coniagi con alcune considerazioni | sulla rnoneita dt lla dottriua tie 11' fCC tanunito nella classiiion?ione degli eiantenii e dei tili contagiosi , e qui 1' ainore ricbiama \arie idee gia esposte ne' capi- toli precedenti. ^ La dottriua pratica di questo trattato dei contagi in generate non pub essere , a |>artr nostro, ne ]'iii sa- via , ne piii uioderata : essa conispoude appietiO alia E DELLA CURA De' LORO EFFETTI. 333 jiiente de' clinicl piu sperlnientaii e sinceri. Non sa- premmo dare un eguahe giudis-io circa la teorica su cui si regge in parte qnesto edificio :, e non abltiamo la°ciato di accennare le nostre difficolta dove ci sem- brarono opportune ; ma cosi facendo abbiamo voluto mettere a cozzo diverse ipotesi colla speranza che dal- 1' urto reciproco ne possa scintillare qnalche verita. Del resio riconoscianio , che iielle contrciversie d' opi- nione e seinpre incerto da qual parte si stia la ra- gione , e siamo persnasi , die un' opera , come questa in cui si cerca di dedurre le spieiiazioni dai fatti , e non al contrario , debba essere altamente conimendevole , e che qualunque si sia il genere delle congetture che essa cnntiene, fornira iiiai senipre un' ottinia norma neir arte di medicare. E. A. 33. Mcmorui dl Giwrppe Brancui^ profcssore di cliimica neir J. e B. Univnsitd di, Pisa sul nttrato cristal- lizzato di mfrcitri > e di argrnto ottenuto spontit- ticamrnte sntto diverse figicre , trasparenza e colore dal osi detto Aibero di Diana consrrvato per lu spazio di alcwii aniii ncl propria llqiddo. N. ELLE opere di cluuiica pnhblicate dopo quella del XiPinery che ho potiito consultare , e descritta piii o nieno estesamente la bella cristallizzazione di argeato amalga- mato , che coo nome inipropno fu cKiamata Aibero Filo- sqfico, e piu comuaemetite Aibero di Diana. In nessuna pero di esse ho tiovato, che la cristallizzazione inede- sinia si converta gradatameiite , dopo lo spazio di alcuni anni, in nitrato di niercurio e di argento sotto diverse figure, trasparenza e colore. Aveiido avuto Inogo di os- servare qnesta , diro cosi, particolare e curiosa trasmu- tazione, che al pari di me non conoscevano tutti quel chimici che han A'eduto nella mia coUezione il suddetto nitrato , ho creduto opportune di render notO questo fatto colla presente memoria , la quale servira ad estenderne maggiormente la notizia , nel caso che qualche altro chi- inico mi averse prevenuto nell'osservarlo e nell' annun- ziarlo al pubblico. Erano da alcuni anni ( non so quanti precisamente ) in UQ a;madio del mio gabinetto qnattro hocce di vetro , nelle quali aveva messo V Aibero di. Diana, da me pre- parato in tempi ed occasioni diverse , all' oggetto di se- pararne in seguito 1* argento , quando vidi a caso nell* an- no 1811 die in due di esse 1" argento amalgauiato era passato totalmente alio stato di cristalli salini ;, che lo stesso fenomeno era accadnto in parte nella terza boc- cia , e che VAlbero di Diana della quarta non ofFriva aU cuna sensibile alterazione. Dopo alcuni anni pero si manifesto anche in quest' ultima il prefato cangiamento, come apparisce dalle osservazioni che son era per rife- rire e che feci nel mese di settcmbre dell' anno 1817. La prima di dette bocce, che indichero col n.° i, era cilindrica , di bocca stretta , non turata e della capacita di quattro in cinque on( e d' acqua. Per tre qitarti della MEMORIA ni GIUSEPPE BRANCHI eCC. 335 $ua altezza veniva occupata dal liqiiido e da iin amniasso di cristalli bianchi di iigura non ben determinata , un poco diafani, pendenti in qualche parte al giallasiro , e dei quali due piccoli erano afFatto gialli. Dall' auiraasso stesso innalznvansi obliquaniente dei cristalli prismatici sottili , trasparenti e nqn toloriti , die osservati da A'arj punti offrivano i colori deiriride, il maggior dei qviali aveva la lungbezza di quasi un pollice e mezzo , o sia di circa quattro centimetri. Alcune particelle di color giallo di limone ed altre nere si vedevano sparse uel- I'ammasso medesimo. Quest" ultime particelle erano di quell' oro che si trovava unito all'argento in foglia, col quale secondo il metodo del Baume si anialgama il mer- curio per preparare in breve tempo VAlbero di Diana. La seconda boccia , che distinguero col n." 2 ;, era si- mile alia prima, e conteneva il liquido fino a poco piu di un terzo della sua capacita. Nel fondo della medesima era molta polvere nera di oro, ed in quella porzione del fondo stesso ch' e rientrante ed in forma di cono, si manifestava alquanto inclinata una corona o ciambella di cristalli verde-gialli , scmitrasparenti , piii copiosi in alcune parti ciie in altre, di una tigura molto simile alia cosi detta cresta di gailo e di piu con varie punte. Tra i detti cristalli erano sparse diverse particelle della men- tovata polvere d' oro. La terza boccia n." 3 dlfferiva dalle altre, per essere alquanto piu grande , di figura periforme e di fondo poco rientraute , o sia poco incurvato. Oltre T oro nello stato di polvere nera, si vedevano in essa due cristalli semi- diafaai , uno piccolo e I'altro molto grande, sul quale s' innalzava un bellissimo e lungo pennacchio formato da un copioso numero di cristalli tiliformi bianco-opachi «imili all'amianto, che giuato alia superficie del liquido s'incurvava ed ondeggiava nel medesimo al piu leggiero movimento. La detta boccia era stata sempre cliiusa coo turacciolo di cristallo non smerigliato. Finalraente la quarta boccia n." 4, che aveva la figura stessa delle prime due , era piena fino a cinque sesii circa della sua capacita, ed era turata semplicemente con sughero. U Albero di Diana contenuto nella medesima, che come e stato detto di sopra non era punto alterato neiranno 181 1, manifestava inolti cristalli salini aggruppati, s«midiafanl, e di un color simile a quello del cafFe 336 IMTMORIA DI GIUSEPPE BRANCHI col latte , ad eccezione di pochi non coloriti, ed oOViva qua e la diveisi corplcciuoU sferici opachi , di color giallo di Limoiie, di varia graiidezza , fiia noii niaggiore dei graui di saggina, alcnni dei qnali per essersi lonnati airiuiorno dei luiighi cristalli d' argento amalgamato , producevano iin liellissimo efl'etto. ^ Le descritte varietii di sal metallico , iiiuna delle quali aveva la forma del nitrato d' argento , iiou potevaa essere cii^ o di nitrato di mercnrio ( il quale , come e noto , prende variatissime figure ) , o di nitrato di mercurio d'argento; sale per altro a doppia base, clic per quanto e a iiiia cogoizione non e stato fin ora osservato dai chimici. Per determiiiarne la natnra precisa ricorsi al va- leyol mezzo dell" esperienza, premettendo 1' esame del liquido di ciast:uaa di dette bocce cbe trovai avere le seguenti proprieta ; I." Faceva passare al rosso il colore della carta pre- parata colla laccanmfVa , o tornasole ; 2." Coiiservava la sua trasparenza per I'aggiunta del- Tacqua distillata anche in copia,tanto fredda, quanto calda', 3." Produceva nn precipitato piii o meno nero per r affusione deir ammoniaca liqtxida i 4." Maiiifestava tin precipitato di color piii o meno giallo per mezzo della soluzione del sottocarl)onato di potassa^ 5." Diveniva nera per Taggiunta delT idrosolfato di calce f, 6." Dava un precipitate bianco, tanto per 1' azione dell' acido solforico concentrate , quanto 7.° Per quella della soluzione delF idroclorato di so- da. E da avvertirsi pero die quest' ultimo precipitato essendo stato esposto ai raggi del sole , non prese sensi- bilmente il color grigio o piomliato ; 8.° Finalinente sommiiiistrava una sulliciente quan- tlth di amalgama d' argento cristallizzata a latninette, se vi si teneva iinmersa una lastra di rame f, dal cbe appa- risce die il preJetto liquido era sempre una soluzione di nitrato di mercurio e di nitrato d' argeuto. Denari nove e grani ventuno ( grainmi 11,643 ) di delta amalgama, cli' esposi al fuoco per far volatilizzare il mercurio , la- sciaron soltaato denari due, grani tre e mezzo ( grammi 2,678 ) d' argento , onde essendo quest' ultimo metallo in dose molto minore dl quella del mercurio, s'intende facilmeate, perche II precipitato die si manifesto per / SUL TSriTRATO GRISTALLIZZ VTO eCO. 33? 1* aggiunta della soluzione dell' iJroclorato di soda, nou divuiiiie sensibilinentL' di colore piombato , o almeiio di color grigio-chiaro , allorche fa teiiuto ai raggi del sole. Venendo ad espone gli espeiYnenti iatti per coiioscere le proprleta e le parti costuueriti delle predette qualitu di sal meiallico , che coUa possihile esattezza furon tutte pioscingate per mezzo della carta sugaiite , diro primie- rameate che quelle biaaco della boccia n.° i , a diffe- reiiza dell' altro verde-giallo ( boccia n.° a ) , si sciolse in parte iieU' acqua distillata e c\lda alia temperie del- Tatinosfera, ch'era allora di gradi i8 del teruioiiietro , secoado la scala del Reaumur. la fatti uti piccol pezzo del primo essendo stato immerso yjer lo spazio di veiiti ore in dose sufliciente di detta acqua, divenne men lu- cido e si ridusse al color verdastro, ma pero sulla f\x- perficie. L' acqua poi servit* per questo esperimeiito fece passare sensibilmente al rosso la carta tinta coUa lacca- mull'a , ed offri un precipitato quasi nero per 1' aggiunta dell-acnmoniaca liquida. Al contrario un simil pezzo del secoudo sale , vale a dire di quello verde-giallo , nello stesso spazio di tempo non soffri nella Uicidezza e nel colore, per F azione dell' acqua distillata, la quale non altero il colore della noaiinata carta reattiva, ue perde la trasparenza per mezzo del nientovat,o reagente. Que- st! resultati , senza pero ch' escludauo 1 esistenza del ni- trato d'ar^ento, fanno chiaramente conoscere die i due suddetti sail soao aitrati di .nercurio o prutoiiitrati di que- sto nietallo , secoudo la nomeiclatura del celeljre signor Thenard , dei quali il primo si divide per l' immersione neir acqua in sopranitrato o nitrato acldo die riniane in soluzione, ed in sottonitrato o nitrato con eccesso d' os- sido che resta al fondo del vaso sotto un color verda- stro , mentre il secondo , jier non essersl sciollo sensi- bilmente neir acqua , ed anche pel suo colore, dimostra di essere sottonitrato di mercurio, Avendo osservato questi fenomeni, esposi all' azione deir acqua bolUmte i sali stessi die distingue lo colU- lettere A e B, come' pure i seguenti : C Cristallo grande della boccia n." 3 die pesava de- narl ventuno e grani dleci ( grammi 255-24.9) (i); (I) E = fenJi)vi iiel mnseo cl' istoi-ia n.it.iralc di que?ta I. e R. Univer- 6»(i r inters cnlKzscne in te^oo delle nioltiplici figure del crisialli j;>0 MEMORrV OI GIUSEPPE RRVNCril D Cristalli fiUfonni bianco-opachi , siinill air amiant» della stessa boccia ; E Ciistalli della lioccia a.° 4 che avevano il co- lore del caffe col latte ; F Cristalli noii cciloriti d?lla medesima boccia, e. G Corpiccinoli sferici, opachi, non cnstallizzati della stessa boccia , che nel prosciuinci iti vo- lerini determiuare per mczz'i della m'desima la figiira di questo cristallo, che per verita c bellissimo. Egli gentilraente si compiarcjue diriiti quanto appre«;50 ; •< Stilbite d.idecaedr*-, Haiiy Traite de Mint'i alogie, torn. Ill, pag. 1 6a, .. n." 1 Planche LVIIl , fig. 1,8. .. « A qiiesta figiira piu che ad allra ,i puo riferire il cristallo noto , M cccetto che i quattro piiiii dell' aplce non sono rtgolari. Sono ine- >■ giijli, e teriuiuaui) in lUi'i 5pigol» traver^o , non in punta. » (1) Sep.irati questi corpicciuoli ed i sali delle letteie E cd F dalla boccia n." 4, fu poito e conser^ato in altra boccia 1' arj;ento ainal- gamato della medesima, unltamentc al proprlo liquido. Nel decorso in« Tcrno dell" anno 1818 si manifesto in e>iia on piccol pennacchio forma'o di fill buinro-op.ichi , ome di nniianto , sinille a qnello della boccia ;i.° i, i rui cri..talli filtrorini sono stati post! sotto la lettera £>. SUL NITHA.TO CRISTALLIZZATO eCC. 339 per raffasione taiito dell" aminoniaca liquida, quanto deir acqua di calce , si fecero tutte di color grigio piii o meno uerastro. Per r aggiunta dell' Idrosolfato calcario le soluzioni dei sail B e G offriron .ielle liuvole di colore scuro e diveii- nero nere quelle d^gli altri sali , tra le quali areva un nero piii pieno quella del sale D. Fiualmeate per raezzo dell' idrt>clornto liquido di soda ebbe Inogo aelle soluzioni medesime un inalbamento pid 0 men grande che pendeva un poco al giallastro \a quelle dei sali B, D, E, G. Nella mattina seguente avendo esposto i rispetiivi vasi all'azione dei raggi del sole, vidi die i precipitati ottenuti dai sali 4,B, C noa pre- sero alcuna gradazione seasibile di grigio ^ che pill o meno di questo colore si ridussero quelli dei sali E, F, G; e di color ploin!)ato quello del , sale di lettera D. Questi resultati coafennaiio che i saU di cui si tratta sono nitrati di mercurio o protonitrati di questo luetallo « e di pill fan coaoscere che in quelli delle lettere D, E,F, G al nitrato di mercurio e unita una varia dose di nitrato d'argeato, il quale superiormente agli altri e contenuto nel primo di essi, vale a dire nel sale di lettera D. 1 colori ploinbato e piii o men grigio , ai quali passarono per r azione dei raggi solari i precipitati ottenuti per mezzo deli'idroclorato di soda dalle soluzioni dei predetti sali, son quelli da cut deducesl quest' ultima conseguenza. Per confermare clie il nitrato d'argento esiste nei sali D, E, F, G, e per iscoprirlo negli altri , faceva d' uopo osservare le alterazioni alle quali andavauo soggetti i sali stessi, essendo posti tanto sopra un carbone acceso, quanto in crogiaolo all'azione di un fuoco bastevole a mettere a Mudo Targento ciie essi potevaao contenere. Ecco tuttor' cio die notai col carbone : Plccoli pezzi dei sali distinti colle lettere A, B,C,F uon presero lo stato liquido v diminuiron per altro di volume i perdettero la trasparenza^ divennero di colore rancio, e uon lasciaron sul carbone alcuaa traccia d' ar- gento, poiche con tal mezzo non si pote volatilizzare lutto il mercurio. Al contrario i frammeati del sale di lettera D si liquefecero ; esalarono ua fumo visibile , e resto sul carbone un soitile strato d' argento. Questo niedesimo resultnto diedero pure i piccoli cristalli di lettera £, sepa- rati affatto dall' amalgauia , come anche i ^orpicciuoU 340 MEMOniA DI GIUSEPPE BR\NCHI sferici di lettera G. Vei*© e pero , come lio acceiuiato di sopra, che alcutii di qnesti uitimi si erano formati all' in- tonio dei cristalli deiV Albero di Diana, i quali percio doveauo inargeutare il carboae , ma e altresi vero clie la soluzione accjuosa degli stessi corpicciuoli decoinposta coir idrocloi'ato di sola ed esposta al sole , fece couoscere di conteiiere qualche po( o d' argento. Per eseiTuir poi T altro esperimeiito, posi in due di- stiiiti crogiuoli all" azioae di un fuoco gaglianlo deiiari quattro ( gratnini 4,716) dei sali A e B, e vidi che i medesimi uoii si liquefv'ceroi tramandarono dei vapori di acido nitroso, presei'o varie gradazioui di giallo dal cosi detto canarino al rancio , e si ridussero di poi al rosso. Aljbaiidonarono in seguito il inercnrio nello statu metal- lico ( che in parte raccolsi levaiido per poco tempo i crogiuoli dal fuoco, e copreadoli con una fredda lamina di rame ) , e lasciaron fmalmente dei picci)li glohetti di argento non riuaiti e aderenti ai rispettivi crogiuoli in modo da non poterli separare per pesarli , e per quanto seinbrav^a ne lascio ii maggior dose il sale A del sale B. Avendo ripetuti questi due siggi, parvetni die la quan- tita d' argento rimasta nei crogiuoli non fosse eguale a quella dei saggi precedenti, sebljene anche in questo secondo caso il sale A ne avesse lasciato piu del sale B. Forse non tutti i cristalli del uiedesimo nitrato conter- ranno la stessa dose d' argento. II sale D tentato egualinciite nella quantita di due deuari ( gramnii a,358 ) si liquefece , non solamente esalo i vapori di acido nitroso , ma abbandono anche il mer- curio nello stato metallico , e lascio una porzione d' ar- gento maggiore degli altri due sali , non osLaitte che cia- 8cuno di questi ullimi fosse del peso, come ho detto, di quattro denari. Anche con sedlci corpicciuoli sferici del sale di lettera G che pesavano grani sei ( gramaii 0,290 ),, e aei quali non si vedeva 1' asse d" argento ainalgamato, ripetei la mede- sima esperienza. Questo sale, dopo aver dati dei vapori iiltrosi e mercuriali , lascio una macchia larga, nella quale scorgevansi alcune piccole molecule d' argento. II bellissimo cristallo di lettera & ed il sale di lettera F ch' era in poca quantita, per esser simli nei caratteri sensdiili a quello di lettera A, credei inutile di sotto- porli alia stess.i prova, alia quale ucppure esposi il sale I StTL TflTRATO CR1ST\LLIZZ \TO CCC. 841 di lettera E, perche alia magglor parte dei cristalU die erano piccoli si trovava adereiite qualclie porzioiie d' ar- geiito amalgainato , ed anche perche il surriferito esperi- mento fatto sul carlione infocato col i\iedesinio sale E mostrava cliiaranieate esser T ai'gento una delle di lui parti costltuenti. Per r azione dell' aria , della teinperle atiuosferica e d^la luce, i predetti sali nello spazio di due atini , cioe dal mese di settendjre dell' anno 18 17 in cui tiiroii sepa- rati dal liquido , al luglio 18 19 hanno solFeito le se- guenti alterazioni. Quello di A non e dimiuuito die poco nella sua trasparenza, e cosi gli altri due deiiot-iti coUe lettere C ed F. II sale verde-giallo di lettera B sembra eseere sensibilinente lo stesso di quello cli' era nel pre- detto anno 18 17, se forbe -ioa e divenuto di uu verde qualche poco piii pieno. L' altro di lettera D pr ese non inolto dopo un color di perla , cli' e passato di poi al grigio o pioml)ato piii o uie;i pieao. II sale di lettera E die aveva il colore del cafie col latte , conserA a la sua lu- cidezza, ma e divenuto quasi simile nel colore alia niiniera di ferro cristallizzata dell' isola dell' Ellia. Final- mente i corpicciuoli sferici di lettera G hanno preso uii color piorabato quasi nero, ma nell' iuterno pero sono sem- pre giallastri. Dagli esposti fatti pertauto risulta , che le diverse qua- lita di cristalli salini che han fatto il soggetto di questa Memoria , sono protoiiitravi di mercuric , ai quali e unito il nitrato d' argento in vaiie proporzioni. I detti cristalli, che, come e stato accennato in principio , si son foruiati spontaneamente dopo alcuni anni dache V Albero di Diana era stato preparato (i), hanno avuto origine dall' essersi evaporata una porzione d' acqua , e perclo reso piii acido il liquido rimanente, il quale avendo disciolto lentissima- meute V amalgauia e passata questa a poco a poco alio stato di protonitrato di mercurio e di nitrato d' argento, che cristaUizzati insieme han formato un sale a doppia base , il quale secondo le differenti circostauze e le varie proporzioni dei due suddetti nitrati , si e raanifestato sotto diverse figure, trasparenza e colore. (1) Non potcndo deterraliiare con esattezza il t mpo in cui prciio me si e operata I'anzidetta trasmutazione , iliri) che il prefat • albero preparat9 a liiilla posta ntU' annoi 81 2 , uoii si e alterato sensiliilnienlc ucllo sp«- lio di sette anni. Bibl. Ital. T. XIX. 16 ♦ h'' Albero dl Diana clie ha dato luogo alle rit'erite os~ servazioai era stato ijreparato col nietodo descritto dal Baume , vale a dice con tener iuiniersa una sntliciente quantita di aiiialgama d'' argento in un' oncia circa di U- qaido risultante dalla niescoianza di sei dramme ( deca- grainnii 2,122 ) di soluzione nitrica d' argento , quattro dramme ( decagrammi 1^41 5) di soluzione nitrica di uiercnrio , e cinque once ( ecatogramnii 1,415 ) d* acq\^ distillata. Sehhene il nitrato di mercurio sia aflatto inutile alia tomtiosizione di detto lirjuido , pure il Brugnatelli ed altri chimici modei'ni liaa ritenuto T esposto metodo del Baume, perche con esso, a diiferenza di quello del Lemery, si ot- tiene V Albero di Diana in breve tempo. Cio per altro si dee attribuire non al predetto nitrato di mercurio , ma airamalgania che s' imtnerge nel liquido , giac^lie in tal caso il mercurio essendo gia unito ad una quantita d' ar- gento, dee unirsi ad una minor dose di quell' argento clie si precipita, e formandosi ben presto , diro cosi, una base solida , si manifesta in consegu^za piii prontamente la cristallizzazione d' argento amalgamato. Da qualche tempo io compongo il liquido per ottenere il detto Albero di Diana con isciogliere quattro denari ( grammi 4,716 ) di puro nitrato d' argento cristallizzato in quattro once (ecatogramnii 1,1 3a ) d' acqua distillata, ed a quests eoluzione aggiungo un denaro ( grammi I5I79 ) di acido nitrico. In una mezz'uncia (decagrammi i,4i5) per esem- pio di questo liquido contenuta in un bicchiere conico^ jmmergo ua denaro di mercurio , ed in breve tempo , cioe dopo alcvmi minuti , si cominciano a manifestare su di esso dei piccoli cristalll d' argento amalgamato che ben presto vengono assorbiti dal medesimo. Quelli che successivamente vi si formano restan pure assorbiti , fino a che il mercurio non e alio stato di amalgama piuttosto densa, ed allora prestissimo si fa una bella arborizza'- zione. Se poi nelld stcssa quantita di liquido immergo parimente un denaro di mercurio , ma pero amalgamato con quattro foglie di argento , in tal caso quasi subito con piacevole sorpresa si veggono spuntare dall" amalgama al- cuni piccoli cristalli , i quali vanno aumentando in modo da formare una belL-v arborizzazione uello spazio di poclii minuti. 343 APPENDICE. PARTE I. SCIENZE , LETTERE ED ARTI STRANIERE. Storia delle Barche a vapore ( Estratta dogli an- iiali delV Istitato politecnico di Vienna e compi- lata dal sig. Prechtl^ Direttore del detto Isti~ tuto ). (i) T ^ I 1 IDEA di spingei'e innanzl le navi colla forza mo- trice della maccliiua a vapore fu ben tosto suggerita dair invenzioae della macchiua inedesiina. Keli'auno lyoS certo Newcomen ottenne la pateute per cotal macchina, la quale nel 1720 trovossi generalraeute in uso come applicata in tutte le cave di carbon fossile e in altre miniere. Nel iySy un cerlo Cionata Hulls in Londra pubblico, accompagnata da una tavola, la descri/ione della maniera di condur fuori del porto o del fiume anche contro vento, contro la marea e in tempo di bonaccia i "bastimenti col mezzo di un battello posto in moto dalla macchiua a vapore di Newcomen, Questo progetto noa eblje buona riuscita. II primo tentativo di. una barca a vapore ebbe luogo neir Amei'ica setteutrionale (a), Nel 1798 il cancelliere (i) Sulle opere seguenti: Blunts strangers guide to the cily of Nea-York. Mevf-York 1817. = Buchanan's treatise on propelling vessels by steam. London 1816. John Bristed's Reivarce? of the United States of America. New-York 1818. (2) Gr luUani hanno nn diritto alia primazli di questa scoperta, ossia all' appllcazionc dclU miccliiiia a vapore al niovimento delle 3^^. A r r E N U I C E Livingston ottenne tlal governo ia New-York il privile- gio esclnsivo per 20 aiini cli f"al)l)iicaie battelli a vapore e di attivarli su tutte le acque della provincia di New- York , sotto la condizione pero che dentro un anno uu tal battello a vapore fosse posto in istato da tare il viaggio di quattro miglia inglesi in un' ora. La quale condizione non fu punto dai sig. Livingston adempiuta. Qualche tempo dopo il sig. Livingston andando in Francia in (jualita di Ministro degli Stati Uniti d' Ame- rica, fece ivi la conoscenza del sig, Fulton suo conipa- triotta , il quale da qnalche tempo erasi occupato di questo stesso oggetto. Le esperienze che essi nel i8o3 istituirono a questo fine ottenncro il desiderato efFetto e si convinsero dcUa possibilita di esecuzione e deU'utilita della scoperta. Per la prima volta nel 1806, in cixi Fulton tornossene a Neu-York intrapresero lo stabilimento di un liattello a vapore:, il quale valico nel 1807 il fmme Hudson percorrendo cinque miglia all' ora , termine medio. Nell' in- Terno segueute questo battello fu ingrandito , ed ebbe 140 piedi in lungliezza sopra 16 piedi e mezzo in lar- gUezza. II Governo di Neu'-York fu talmente convinto deir utilitii di questa nuova intrapresa che concesse a Livingston e a Fulton il privilcgio esclnsivo duraturo cinque anni per ogni battello a vapore fabbricato da essi , col limite pero che 1' intero termine noa dovesse oltre- passare i trent' anni. Questo primo battello a vapore ebbe il nome di Cler- mont e portava 160 tonnellate. Ei fece il suo primo viaggio sul iiume Hudson ad Albany , una distanza di circa 160 miglia. L' apparizlone di questa nuova forma di battello fu per gli abitanti di quelle rive e per i na- viganti di quel iiume oggetto di meraviglia , e pei non consapevoli e gl" ignoranti oggetto aucor di spavento. I primi battelli a vapore in America usavano per combu- stibile, come in gran parte usano tutt'ora, delle legne di pino secco : fuor del caramino innalzavasi per conse- guenza una colonna di fumo sparsa di scintille di fuoco iarche. 11 Toscino Serafino Tcrrati iramagino un battello a vapore fin dal 1785, ne fece 1' esperienza , e 1' esito fa felice, come si rileva dalla lettrra ottava <1ella sua raccolta , I.etlere die sia d fuoco ; i lie le combustioni S|)ontaDee si nianifestarono spesso nei rimasngli delle filature di cotone , coi quail pulite si erano le parti oleose delle niacchiue , nei mi* scugli delle terre carburate con olio di lino , disposte per la pittura , nelle piriti ferruginose polvenzzate ed umettate dalla pioggia , nei carboni luescolati con piriti marziali , ed anche in alcune fontane ; die a Benares non si credono atti a pro- durre la cougeiazione i vas! , i di cui pori dal luago uso sono chiusi , ed iuutili a quest' oggetto i vasi di porcellana ; che al tempo di Ateneo si rinfrescava T acqna riecaldata dal sole, umet- Taado i vasi tutta la notte , ed inviluppandoli la mattina di pa- glia ; che la evaporazione serve utiliuente al disseccainento , e che meglio non puo asciugarsi una bottiglia che coll' infondervi una picciola porzione di etere ; che gli Atenicsi il vino loi-o rinfrescavano coll' infondervi alcun poco di acqua di mare; che le bottiglic infette di odore di mufi'a o di altro egualmente cat- tivo 1 fino al tempo di Boyle riconosriute erano per inodore al pari delle nuove, qualora enipiute d' acqua in parte, questa \i si fosse lasciata gelare per alcun tempo ; che il freddo in- !~ teuso cuore egualnienre le carni come il fuoco , e che questo • .^ pratica comunemente al Tibet , e si sarebbe potuto aggiu- gnere , anche nella Siberia Asiatica , come risulta dal viaggio di Billings; che alcune misture frigorifiche si sono ultimamente apjJicate dagli anatomici alia dissezione del cervello e degli oc- chi , mentre Boyle medesimo gi4 era riusclto ad esaminare gli occhi , solidificando col gelo i liquidi di quell' organo j cbe jl P\RTE 8TRANIERA. SSo aolfato di soda con tutta la sua acqua di cristallizzazione pro-* duce , qualora vi si versi al disopra acido solforico diluto in alti'ettanta acqua , 46 gi-adi di freddo , e che adoperato ia eflBorescenza o privo dell' acqua di cristallizzazione produce piuttosto caldo die freddo , come il sale amuioniaco ed il nitro ben seccaii entro ad un crogiuolo , producono maggior freddo che nel loro stato natui'ale ; che la neve alia baja di Hudson serve utiliuente a conaervare il caloi-e dei corpi, e spe- cialuiente del selvaggiume die in esso si depone; che i primi a far uso della torba furono gli abitanti delle isole di Orkney e di Shetland , i quali pero ricevuto ne avevano T av.viso da un Norvegiano ; che recentemente alle porte di ferro delle for- naci , e di quelle massiniamente delle fabbriche di vetro, si souo sostituiti turaccioU fatti di polvere di carbone , come noa conduttore del calorico ; che ii luto ungliore adoperato dalT au- tore luedesimo per ceinento dei mattoni uei form, fatti per sostenere un fuoco violentissimo , viene forraato di due parti di buona argilla , otto di sabbia iina ed una di stereo di ca-. vallo ben impastate con poca acqua , e ridot e alia consisrenza della calce che si adopera per gl' intonachi ; che invece delle stufe comuni , le camere e le serre pei vegerabili con niolta maggior vantaggio riscaldate sarebbono con tubi a vai ore. EaU propone altrcsi di sostituire casse piene di vapore ai tordii co* muni , coi quali si opera con dispendio e con perdita di tempo la presaione delle stoffe dette basins piques. (Sara continuato) 36o APPENDIcr Sal modo dl trattarnento neW amputazione delle, estremitd. Opascolo di Vincenzo Kern dottore in medicina e chirurgia , regio consigliere e chi- rurgo di, S. M. I. Francesco /, pubbllco profes- sore^ ecc.^ ecc. — Vienna^ 1820^ presso Federico Volke , in 8. dl pctg. go con una tavola in rame. In Milano si vende da signori Fusi^ Stella e C. in contrada di S. Margherita. Q. UESTA operptta ottiinamente stampata, coa buoni caratteri e carta pccelleate, fuor delT usato in Gei'mania , e dedicata al no- stro celebre Scarpa, ed e pieaa di eccellenri pratiche osserva- zioni le quali nusciranno preziose a' chirurghi anche dopo aver letta r opera eccellente di Graefe. L' argomento e interessantis- simo, e 1' autore 1' ha trattato da maestro nelT arte sua. In po- che pagine premette la storia di questa importante operazione, Ipocrate appena 1' acoenna ; a' tempi di Celso non si usava che co' meinbri cangrenati , e s' immergeva crudelmente la parte inonca nelT olio boUente , o nella cera , o nella resina , od an- che nel piombo liquefatto per arrestarne 1' emorragia ; Fabrizio d' Acquapendente fece il taglio con un coltello infocato ; venne poi r invenzione del torcolare ; Botal trovo una macchina cru- dele , una specie di guillotina che recideva il membro in un colpo ; il tedesco Giovanni Gestorf fu il primo a proporre un metodo piu mite serraado il membro fortemente con tre nastrl, e facendo il taglio fra il secondo ed il terzo ; V uso del torco- lare che s' ascrive a Morelles , e la legatura delle arterie che si attribuisce a Pareo apportarono una maggiore sicurezza aU'am- putazione ; molti altri metodi furono seguiti da operatori diversi. II nostro autore passa a descrivere i proprj , e not troviamo in questo opuscolo tanta chiarezza di ordine , tanta saviezza e pru- denza di suggerimenti, tanta evidenza di utilita nella preferenza de' metodi che bisognerebbe ristampare tutta 1' opera per dai-ne uii estratto , non poteudosi le cose dire solamente per meta , e j tiitte le operazioni esigendo ncUa descrizione quel giro appunto di parole che T autore ci ha dato. Ci e dunque forza rimettere i leggitori all' opera stessa. r\RTE stkknifr\. 36i Cours theorique et pratique de la langue italienne simplijiee et reduite d ses vrais priiicipes , snivi d^un traite de la poesie italienne, par A. I. For- NASARJ , professciir de la langue et litteratare ita- lienne a rUnivtrsite imp. et roy. et a I'Acade- mie Theresienne de Vienna. — Vienne ., 1820, cliez Frederic Voike , Ubraire. — Vol. in 8.° diviso in due parti ,■ la prima di pag. 258, la seconda di pag. 282. In Milano si vende dai signori Fusi^ Stella e C, in contrada di S. Marsherita. Xje lingiie figlie sempre dell' uso e del bisogno dell' uomo non senipre si piegaoo all' analisi sistematica de' moderni gi-ammatici, e quiadi non seuipre felicemente riescoao coloro che per inse- gaarle si perdono troppo negli spazj immaginarj dell' astrazione. Senza nominare particolavmente alcimo di quegli scrittori d* grammatiche e maestri Ji lingua che hanno peccato di questo eccpsso , noi faremo plauso al sig. Fornasari , il quale ha sa- puto guardarsene nell' opera che aiinunciamo , e che presentasi sotto il titolo di Cours theorique et pratique de la langue ita- lienne efc. EgU ha provvldamente e saviamente sagrificato di piii air uso , agli esercizj- , agli esempj , ha riempiuto il sue llbro di una quaatita di modi e di confronti fra le due lingue fiaii- cese ed italiana ; e questo metodo e quello apputito che torna piii utile a chi non vuol gia filosofare sopra una lingua , ma vuole impararia a parlare ed a acrivere. Ne gia credasi che il sig. Fornasari abbia trascurata del tutto la parte analitica , o direm cosi lilasofica della lingua , giacchfe egli nell' introdu- zione posta in fronte alia parte teorica offre in certo niodo la chiave delle lingue e da in poche pai'ole tutti quei principj generali che bastano a far conoscere ed a giustificare la logica struttiira della gramtnatica. Questo bel volume h diviso in due parti. La prima contiene il Cnrso teorico della lingua italiana; la seconda il Corso pracico. Questa seconda parte si suddivide in tre sezioni. La prima contiene gli eseixizj pratici per ti-a- durre dal fraacese in italiano: j'espere, dice 1' autore, que leur 362 APPBNDICE utilite el 1e sujet les disdnaueront de tons les autres ouvrages dt ce genre , et qu'ils sen'iront avant tout it developper pratiquement les proprietes de chaque partie da discours en particuUer. Coa- tiene inoltre molte cose pratiche intorno la mauiera di scriver lettere , d' Incominciarle , di tenninarle , d' indirizzaile , coi di- vers! titoli dati alle persona alle quali s' indirizzano. La se- conda sezione comprende una raccolta delle parole piii neces- sarie , deg,li esercizj di memoria coasistenti in una raccolta di massime e proverb] ; nelle frasi ed espressioni piu usitate in conversazione; e finaluiente negV idiotismi e negli esempj sopra tutte le regolc della parte teorica. La terza ed ultima sezione comprende gU esercizj di lettura italiana. Per rendere vieppiii corapiuta e perfetta questa grammatica il sig. Fornasari ha voluto con'cdarla aache di ua breve trat- tato della poesia italiana , nel quale i forestieri troveranno re- gistrato tutto cid che piu interessa sapere intorno a questo ar- gomeato. Profittando egli de' lavori del diligente sig. Biagioli e di akri grammatici che lo hanno preceduto , il nostro autore vi ha aggiunto tutte quelle no/.ioni da lui acquistate colla let- tura e colla pratica deir insegaare , la quale e sempre la mi- "lior niaestra in fatto di lingua. Dalle frequent! interrogazioni degli scolari stranieri , e sopra tutto degli scolari di acuto in- telletto ed animati da buon desiderio d'apprendere, un maestro impava a conoscere dove piu abbisogni di soccorso lo studente , e quail «ieno le parti della lingua che piu abbisognino di sohia- rimeati ; di modo che difficilmente si farebbe una buona ed utile gi-aitimatica al tavolo da un nazionale che nou avesse prima eonsumati raolti anni nel duro e poco lieto esercizio di maestro riratico di una lingua. Noi tengtiiamo questa grammatica fra le ttiigUori , e come tale la raccomandiamo al pubblico. »t l'\RTE STRA.NIER\. '66'6 ANNUx\ZIO MINERALOGICO. V-inette una cana toj'ografica della larte italiaua , che di luolto accresceia il pregio di questa ristauipa , o la reudera pLii vaataggioea dell' ediziane originate. Canzoni del professore abate Villardi Veronese. — Verona^ 1820, dalla tipngrafia eredi Marco Mo- roni, a spcse ddlo stampatore^ in 'S.° di pag. 128. L' aurore dedica quesro volumetto alia contessa Anna Schio Seregij d Al ghieri , e dopo aver parlato di s^ e di lei, cosi «i es rime intoraj alle sue poesie ; « Dissi die uoa vi tocchero n.illa intjrno a' aiiei versi, e parmi aver buona ragioae di cosi fare. E nel vero , che varreblje il niio dire ' Al mondo sta il giudicare se meritin corteoe uno sguardo , ovvero se sien da riporre nella sfiraiata massa daiinana di quelle pessime poesie che aiumorbauo oggidi vituperosamenre 1' Italia. » Qurinto a voi , gentlLssima dama , io non dubito che gli accogherete con lieto animo , e ge vi paja qua e la di (rovarci nulla del buono., si vi rallegrerete meco di cuore ; e dove sco- pnate difetto , vi darete peua di scusarmene , e lo adempiret* colla v^)stra bonta. » Dopo queste dichiarazionl , lascereuio noi pure che il mondo giudichi , e pare anche a noi avere huona ragione di cosi fare. Riportereiuo qui per intero una delle canzoni, e sceglieremo quella che a noi pare la piii interessante se non altro dal lata dell' aigoniento. L' amor patrlo degli antichi Eomani. Canzone XI. A le selve ond' il veltro dipartilli , Aman tornarei i lupi ; han caro il nido , Donde il materno grido Udiron pria gli aucei ; care han le vaste Spoade del patrio Nilo i coccodnlli; Lor natii gorghi i pesci ; aepi e ceragte Aman T ardente sabbia Che genero lor rabbia , E cola sibilando ad archi e a spire Godon torcer le schiene e sfogar 1' ire. Oh deir Eterno figlia alma Natura ! Se tanto merti amor de' bruti in seno Verso il natio terreno , Or che vuoi far uelP uom, cui brllla in inent# Delia ragion la viva luce pura , Ond ei de' bruti alto aignor si sente ? Di quanto forte scossa Non dee la carne e 1' oesa ^ JAUTCE ItALIANA, S?! Rioercavgli V aiijor , che tal vii'tufe Spiega uegli angui e nelle fere mr.te ? Gian popol di Qunin Nume dl gueWa , Cui nullo 8bigotti einistro caso ; Chi del valor t' ha invaso, Che ti lancio tra le fence e '1 sangue Con r iuipeto , che un turbine si sferra , In cul per crollar selve ira non langue ? Non fu de(BO 1' amore Del patrio suol , che al core T' accese il foro, i cui sanguigni lamp! Varcar dovean di Borea e d' A-Usrro i campi'*, Questo e quel foco, che gli Orazi Eroi Con ferrud petto al gran ciinento affretta, Perchfe d' Alba vendetta Prenda , e dal suo cader piii surga Roma, Frena , Alba , i lieti gridi ; se de' tuoi Nullo ancor sul terren brutto la chioraa . E cadder duo Roniani ; Non pero ancor le niani Roma ti porge : vive anche an suo figlio . Che trae piii forza dal magginr perigiio. Gia fin d'or le tue niura auipie vecuste Con forte scroscio , e rimbonibante salto Veggio piombar dalT alto , Ed agguagliarsi orridaniente al suolo. Veggio serper la fianinja entro V auguste Case de' vinti Numi ; e veggio il volo Delle negre faville Nelle vicine ville ; Splendendo ti'uci ed ondeggiando al vento ; Tmger V agricoltor d' atro spavento. Odo spose, donzelle. e madri antiche, Lasciando il patrio ostel , d' urli e di stridi Enipier d' intorno i lidi ; E 1 guerrier fra il tranibugto e gli ululati Besteimiiiar degli Dei V ire neniiche , E r ordm cieco uialedir d«' fati ,- Wentre di lieti canti Rispondono ai lor pianti , E dl altissinii viva il ciel latino Echeggiar fauno i figli di Quirino. II ver predico: ecco il Roman guerriero Riuiaso sol nella terribil lutta , Non pur nel braccio tutta La for/,a , che ai fratei gia resse il brand© I tre Albani a ferir ; ma dell' intero Cajnpo Roman , che sta per Wi tremandw , 3^2 APPENDICE Tutto si sente al petto L' alto valor ristretto. Fugge , poi* torna ; e i tre feroce ed acre Air Oinbre de' fratei uianda ostie sacre. Qual fu tlel core il palpito treniendo, O esercito Roman , quando all' agone Per tenia il tuo Canipione Ratto involarsi , e a te fuggir credesti? Quale fu il gaudio poi quando ruggendo Piu che leone , i tre atterrar vedesti ? Qual fu tua doglia , o Albano , Mentre stendei la niano , Veder rapirti la faniosa palnia? Surta era in alto, e gin ti cadde 1' alma. ,^ Che non puo m cor Roniin verso de'Numi P.itri I' amor , de' figli , e delle spose ? Questo ai neniici oppose Petti di bronzo , ed anime di foco. II sormontar alte alpi , il guardar fiumi Algenti a que' guerrier fa parer gioco ; E puo , se un' alma infiamma , Farle su viva fiamma, Senza sentir V ardor , strugger le membra : Trema Porsena ancor quando il rimenibra. Che piu mi mostra Euterpe ' Orazio al ponte Mentre scendendo qual gonfia iiumana La vittrice Toscana Tutta contro di un sol tentava il passo. Ei ferma estolle irreraovibil fronte Quale ai venti uell' alpe orrido masso. Curzio mi mosti-a , il forte Che a provocar la morte ; Si di salvar la cai'a Patria e vago ; Salta ne la profonda atra vorago. Or che maravigliar, se i quattro Venti Sentn-o il vol dell' Aquila latina , Quando virtii divina Scaldava i cor, che le reggean le piume, Dico I' amor gran fabbro dei portenti , Che le antiche memorie empion di lume. Contro il popol di Marte Qual potea forza , ed arte Dagli arsi lidi al gelido Boote , Se affilavansi i brandi a questa cote ? JARTE ITALIANA.. S^S P I E M 0 N T E. In morte del nohil uoino e chiarlssimo letterato Don Alessandro Tonso-Pehnigotti. Cantica del cava- here LJ^" Massa Saluzzo , comandante del batta- glione delle milizle provinciali dl Tortona. — Vo- ghera 182c, dai dpi di Gaudenzio Giani , in 12/ di pag. 24. BastevoU non son le tante e dure Cause di dual , che la presente adduce Eta di scelleranze e di sventnre , CW alcra , morendo , me ne dai piu truce , O Alessandro , (*) da cui negli sconCenli De' refrieerii mi venia la luce ? Gosi comincia la sua cantica T autoi'e , e bastevoli soao questc due terziae per far conoscere il merito delle altre 83 che le seguitano. Noi vogUanio piuttosfo qui mettere la nota che eglL itccenna, e la quale se non altro servira di articolo necrologico. ■ \ — (•; A/essandro Tonso-Pernigott! nacque in Tortona da nobili genitori ai a5 marzo 1761. Ebbe in sorte felicissimo Ingegno , e ne fece per temp* ■valoroii lampi risplendere in una controversia col doito vescovo Aii-^ Jiijar , e in altra col celebre conte e presiilente Carli. Fu Tersalissima nell' antitjuaria , nella nuniismatica , nella lllosofia , r.ella storia , neU« scienza agraria , nelV ameua Ictteratura , c le opere cbe di lui si hanno portano tutte il marchio d' una soda e moltiplice dottrina , d' un g usta e vigoroso raziocinio , e d' uno stile nobile e disinvolto. Le principali fra <|uescc souo rOn'gine de Ligiii i. Rijlessiuni so/ira ire lectere del vescovo di Tortona. Osserva2ioni criliche , e cosmologiche suit' inondaziune deW Adantide. Memoria su vent esnmetri italianl. Notizie di Liica Viilenzinno antico poefa tortonese , e Istruzione pratica di fcticemente allevare i higatli. Con queita istruzione pratica , di cui fa onorevole cenuo il signor Luigi Ronchi is un opxiscolctto sullo stesso argoniento , Alessandro T:,nio , prima che le teorie di Dajidolo fossero fra di noi conosciutc , ando pioj)aj;audo fra 1 Jiarrochi e gli abitanti della coUina tortonese metodi utiUsiimi d" edu- care i bachi filugelH. Da sevcri studj pero e da spinosi canipi delle scienze 1' egreglo uome, di rui piango la morte, passo talvolta a cogliere fiori ne' giardini della muse. Atte^tano 1' ottimo suo gusto in poebia il canto, cb' egli composs per monsignor Pcjretti ; e il sonetto per I' esaltazione al vescovato di Tortona Jl mnnsiguor Carnevale , sonctto in cui seppe con maestrevol arte raccbludere moltissime cpse , e far lode dilicata al dcgnissimo pre- late. Quel sonctto e , a parer mio , un' aurea moneta , che in poca su- perficie ha molto intrinseco vnlore. Egli e il peuultimo della Raccoltt, stampatasi pel vescovo succitato , e comincia: Te , o Chiesa di Marcian, f regie primato d' apostolica etct. Oltrc gli scriiii , di cui sopra feci parola , e che furono in epoche varie pubblicati , lasoio il benenicrit* Uefuuto , per quanto mi vieoe Bibl. Ital. T. XIX. 18 5'-4 A V P E N D I C E notifirato , un'este^a disnTtaz'ionc c lihamina detle teorie sovrti la luee e I eoluri e uii volume di notlz e c documenti riigunnlaoti le antichiti di Torlonn , clie sono come i rnaieriali per con'inuare 1' applaodita storia (Vi e53C fitta dal chiarissimo Don Giuseppe Bnttazii. Giova sperare cho tliltl que.-ti lavori letterarj verranno , a ronsolazione ili chi aiua le patri« irlnrie f.itti di pubblicii dirjtto in una completa collezioue , giacrhe 1' illumin.ito cavalier Tonso , fjran croce della religione de' ss. M.iuiizio c Lazzari) , e il fanioso abate Prosjiero Tonso onore de' p«rgami itali.ini , saran ccrto solleciti , chc in tutta lit piena sua luce passi alia p«sterita la fama di chi lustro accre=ce alia loro prosapia. A luminosi piegl d' esimio cultore dclle Icttere e delle scienze ac- coppio il nostro Alessandro tutte le doti di nil Imon cittadino. Modesto ed incolpato costume , rpttitudine vera , propeniione ^omIlla a giovare , ineffabilc ^oddisfazinne d' aver giovato , ed operoso caldissinio aniore del proprio paese. Ej-li era d' animo srbietto , pronto a dar consij;li ed avvisi , zelatore del bene e della gloria de' uoi amici , fedeic depo^l- tario de" lor segreti , e giusto appre77ature dell' altrui merit , e per ■verita troppo grande era quaato in lui per iioii invidiare quello dcgli altri. Virtu ?i belle riunite in es«o , come rag)>i in cri^tallo , j;'' gu.idacii*- rono V aniore de' »uoi conipati ioti , e qutsii , slalivo non die al Senate di Parigi. S' lo qui volessi dipin- gere i tempi in cui 1' armi e 1' opinio i ^traiiiere invasero le nostra contradc , avrel c.impo a far conor.cere il teonn e la prntlenza , cot> cui e!;U in patria , sul priiiio rivieo fejr^io , seppe t. mperare i del rj fi \.\ ciclopica femcia d' alcun Bruto e Catone di que' giorni , ma bastera. il dire clit 1' autorita , si periglioia e fatale \a mam inesperte o scelle- jrati , non fn tra le sue , che un opportunls imo frcn i , ne mai le spartere l.i:;rima , so pirq o Ijniento Lo -tejo beuefi'"o carattere fu da Ini spie-ato qnanlo fu niembro dt-lla col detta Consvlra in Torino , Ijel qual tempo, sprezzan 'o \ propi io , e non curaudosi die del pnb- blico lutere e , diede .ilia hire uuo scritto ragionsito sui c»n»i , onde i suoi utili pensamenti fossero da quel Con5ei o adotta'i Ad onta di tutto cio , e cosa nota fra n li , cli' epll ebbe dr neinicf, ma que to e uu nuovo irrefrai/abile te^timonlo delle rare -ue doti Fin» the la razza unana passe;;gera ?ulla terra , quelli che grandegiiiano su gli altri per ani'ia e per iiijiegno solTriranno persecuzioni dal piccolo di spirito , e dall' uonio di niun valore. II niio illusrre cnncitt.idino mori in Alessandria al i6 maggio i8;!0, ne al di lui ,< polcro n-lla chie^a delle Grazie fn posta onorifica iscri- zione lapi laria , che pur gli -i doTeva lo ten'ai 'li supplire colla nua penna a qu.into non si fecc d..llo scalpell ^ , e so Fidia nello scuclo di Pal'ade ha solpita I' effigi dell' amato Pericle per eternarla , io dipingo in un etiicedio , c .me mcijlio per me si puo, una c^ualch? imagine mo- rale deir amico pcrdutQ' VA.RTE ITiLlVNi. $J^ DUCATO DI MODENA. Ethica a P. Andrea Draghetto societatis Jcsu elucubrata duo in volumina divisa , quorum unufti generalem , alterum specialem amplrctitur felicls- siinis auspiciis jussuque munificentissimo Fran- cisci IV Archlducls Austriae , Frincipis Un^ariae et Bohemias , Duc'i v Mutiuae , Regii , Mn andu- lae , etc.^ etc. ^ etc. typis inipressa. — Regii 1818, opao? Davolium , vol. 2. in 8.°, di pag, 3^9 e 5io. Molto bella e coiretta c beiie iuipressa ^ 1' edizione di qu^sta Etira , la quale quantiinque porti la data del i8i8,nin fu peni pubblicata che nel 182c, e quindi e di ragtoue della Biblio- grafla di questo anno. II padre Diaghetti S uomo di alcissima dottrina e di pvofondo sapere; e quantunque nell' andaniento di questa sua opera non siasi punto discogtato dall' antico uietode e dalle solite division! insegnate nelle scuole 3o anui fa, ed abbandonate da' moralisti e filosofi nioderni sopri tutto tedeschi, nulladimeno niolto ordiaato 6 il modo col quale procede , niolto chiara ed elegante la sua esposizione, e tiuta la sua opera spira una unzione di virtii e di religione veramente edificantc e da gran tempo ignota nelle opere di questo genere Non ^ per tutti gli uomini di tutte le nazioni e di tutte le religioni che ^ propriamente scritta quest' Etica , uia unicamente per i cvistiani cattolici romani , entrando essa nel secondo volume in prove di vivelazione, di religione, di miracoli clie oggi sono esclusfc nelle opere di filosofia , o non vi sono ammesse , pur troppo , cli? per essere couibattute. Questa parte in vece 6 la piii inipor-' tante e la meglio trattata dal P. Draglietfti , e non potendo uot entrare in un minuto esaiue di qupati due bei volunu , crediaiurt fare cosa grata alia curioslta di que' lettori ai quali bastano pochi cenni per conoscere il metodo e lo spirito con cui e fatto utl libro , dando loro per este».o V indice delle materie di tutt.i 1' opera. Ed eccolo : VOLUME PRIMO. Ad Ethicam introductio . •^-' Ethica generaUs. ETHIGAE GENERA LIS PAES PRIMA. JUS NATORALE. S E C T I O I, De officiorum naturaliuin fundainentis. Caput I. Dc variis humanarum aotionuni generibus ; Caput a. De lege et obligatione j Caput 3. De lege natural! , ejusque Datura, atque existentia; Caput 4. De conscientia ; Caput 5. De iniputatione actionum : Caput 6. De »t.itH honm:»imi uaturalu 876 APTENDICE S K C T 1 O II. De officiis hominis pardcularlbus erga Deuin, Caput I. De officio eiga Deum , ut auctorem uaturae ; Ca- put 2. De olikiis erga Deiuii, ut aiictoreui revelationis. S E CT I o III. De offiriis hominis erga se ipsum. Caput I. De animi cultura; Caput 2 De officiis hominis quod attinet ad sui corporis conservationeni , et (lerfectioneui ; Caput 3. De olEciis hominis erga se ipsum ratione status exterui. S n c T I o IV- De offi'iis hominum particularihus erga olios. Caput I. De officiis erga alios in genera et absohitis; Ca- put 3. De pactis in gepere , et obhgatione , quae mde oritur. S E c T 1 o V . De officiis erga alios ratione personarum. Caput I. De societaribus particulanbus in genere ; Ca)iut 3. De societate coujugah, et officiis , quae inde oriuntur ; Caput 3. De cognationibus , et affinuatibus ; Caput 4 De societare pa- rentuni , ac hberovum , et offiriis inde manantibus ; Caput 5. De societate Ijerih, et officiis inde manantibiis ; Caput 6. De societate faniihari , et domestica, deque officiis inde ortis. S E c T I o VI. De officiLt erga alios ratione reruiii. Caput I. De comuiunione primaeva , et origine dominiij Caput 2. De effertibus donunii , seu de juvlbus , et obligatio— nibus , quae inde nascuntur ; Caput 3. De modis adfjiiirendi dominii deiivativis; Caput 4. De ahenationibus inter vivos, et primo de iis , quae fiunt per contractus beneficos , et gratuitos^ Caput 5, De pactis, seu contractibus peruuitatoriis , sue one- rosis in genere , et de refum pretio; Caput 6. De variis per- mutationuui genenbus ; Caput 7. De modis , quibus pacta , et contractus confirmantur ; Caput 8. De mcdis , qiubus obhgatio tolUtur ; Caput f). De successionibus in defunctorum bona ; Ca- put 10. De pactorura interpretatione. s E c T I o vri. De officiis erga alios quod attinet ad modos , quibus jus suunt ruique persequi licet in statu nnturali. Caput I. De modis jus suuiu persequendi amicabihbus ; C^a- put 2. De bello , seu luudo peisequendi jus suum violcnto , atque hostlli ; Caput 3. De duello , seu monomachia ; Caput 4. De coUisione officiorum , quae ex atatu necessitatis oritur. PARS SECUNDA. JUS PUBUCUM UNIVEllSALE. S E C T I O I. De civili societate in genere. Caput I. De origine societatis civilis; Caput 2. De essentia, et constitutione civitatis , at(jue ivnperii civilis ; Caput 3. De es- icntia-, et constitutione civitatis, atque imperii civilis variae PARTE ITA.LIA.NA. 877 sententiae expenduntur; Caput 4. De necessitate, atque utili- cate societatis civilis, et suiunii imperii; Caput 5. De variis «uuimi imperii affectionibus. S E cr I o IT. ' De civili societate in specie. Caput I. De variis rerumpublicai"uui formis in genera; Ca- put 2. De monarchia , et regno; Caput 3. De arisrocratia , ejus- que speciebus ; Caput 4. De democraua ; Caput 5. De extraor- dinariis quibusdam reipulilicae foruiis ; Caput 6. De civitatum systeuiatibus ; Caput 7. Quae sit optima reipubhcae forma. S EC T I o III. De modis adquirendi imperii , ejusque perpetuandi cum in qualibet reipublicae fornia , taiiL praesertiin in monorchia , et regno. Caput I. De electione , et interrcgno ; Caput 2. De succes- sione arbitraria ; Caput 3. De successione legitima ; Caput 4. Noniiullae quaestlones de successione in regnuni; Caput 5. De niodo ad([uirendi imperium per vim bellicam ; Caput 6. Quibus modis civitas , atque imperium summuni finiatur. S t: c T I o IV. De oficiis ^ ac juribus suinmorum iniperantium in cives. Caput I. De modis in genere , quibus summa potestas in cives exer. Paganismi , Judaijuii et Mahumetismi examen ; Articulus I. De Paganisnio; Articulus 2. De Judaismo; Articulus 3. De Mahu- metisino; Caput j. Conclusioues practicae ad versus antichri- stianos ; Caput 8. De vera inter diversas Christianorum sectas Religioue Christi dignoscenda; Articulus I. De specialibus verae £cclesiae characteribus; Articulus 2. De omnibus verae Ecclesiae characteribus in Ecclesia Romana simul collectis ; Caput 9. Contraria solvuntur argumenta ; Caput ic. De prudentia, ejusque praecipuis actibus ; et primnm de cousultatione ; Caput II. De alienis m consultatlonem cousiliis adhibendis ; Articulus i. De coDsiliis scrlptorum ; Articulus 2. De niinistrorum , et amicorum CO liiliis ; Articulus 3. De consihis sanctioribus apud principes , •t apud privates; Caput 12. De deliberatione , seu judicio de- cernente ; Caput i3. De executione ; Caput 14- De vitiis pru- dentiae oppobitis ; Caput i5. De temperantiae , et intemperantiae geaeriQa notione , et specilisie actibu-g; iater quos priiHuni de PARTE ITALIAN \. 3'^f) trmperaati plnlautla, et arudiositate; vitiisque utrique contrariis; Caput 16. De temperaatia , quatenus abstioentiam , et coacinen- tiam constituit, deque viti^s utrique contrariis; Caput i^. De quibuadam aliis virtutibus ad teiuppraatiaiu pertuientibus ; Ca- put 18. De fortitudine. eJLisque praecipuis aotibtis generatim , apeciatiin \ero de forritudine io arduis aggredieodis 5 Ca^'ut 19. De f )rtitudiiie in lualis susrinendis ; Caput 20. De extremis for- tituduii 0|jnositis ; Caput ai. De justitia , et injustitia genera- tini ; specianm vero de justitia, et injustitia diatributivaj Ca- put 2i. De justitia, et injustitia commiitativa ; Caput a3. De quibusdam quaestionibus ad justitiam jiertineutibus. S ■. c T I n Til. ■De felicitate. Caput I. De praecipuis, qui felicitans notioni insunt , cha- racreribus , atque )irincipiis , deque consectariis inde mananti- bus; Caput 3. De liujus vitae felicitate,' Caput 3. De alterius \itae felicitate ; Scliolion I et 2. GRAN DUCATO DI TOSCANA. Le rime del Petrarca. Vol. I. — ■ Livorno ., l8a6, due voluini , stamperia Masi. Tu Milano si vendoao da Giovanni Sdvestri stampatore e librajo asli scaliid del Duoino, Abbi imo recenteiuente annunziato la splendida ediztone del Petrava del prof. Marsand ; ci ficciamo solleciti di annuniiiarne uni posteriore , alLx q'lale si soiio a^igiunte le lezioni piii rile- Taiiri , die in questa discordauo da quella d'-lla edizlone pub- blicata in qoesto stesso anno in Padava dal dettu professorc. Queste lezioni discordanti 8 )no in nmiiero di 229. L'editore di qnella che ora si anounzia , ha pigliato per testo la Ciiiainiana del ly.^a , pubblicata dai Volpi , che ottima fu reputata dagli Accademiii della Crusra , non »enza coasultare nei luoghi di dnbbii intelligeuza T edizione del OioUto iS^j con r espo-iizimie del Vellutellu ^ e qiiella di M ideaa 171 I coa le note del Muratori e del Tassoiii , ed alcuae altre delle pid accivditare fra le miderne. Si ^ pure valuto dell'edizioie Ufar- sand , e ne In pigliato le lueinorie delta vita del Petrarca , e gli nrgomenti de' diversi c jiuponimenti. Col Marsand ha pure tralasciate le poeaie die rrovansi aggiunte in quail tutte le edi- zioni del Petrarca. 11 nuovo editore lia altresi adottato il riti-atto di uiad.'nia Laura premesso alia edizione di Padova , e sebbene alcuno turtavia ne dubiti . egU dalle aotizie istoriclie rr.ccolre dal Mnrsa'id e stato indotto a credere , che in questa effiaie si conteini^li veraceuiente f^uelia d )nna ammirabile. A lode di cpiesta edizione basta 1' annunzia contenuto nel frOTit^spiiiio . che essa « fatta eoj caratteri dl F. DidQt. I caratteri 38o A 1* P K N D I C E »ono realmente belli , ma forse non finiirano Cosi bene coine nelle edizioni di Parigi per cagione dell' iurliiostro , giacche nulla si troverebbe a lidire iutoruo alia carta. L'edizione in generalc h bastantemente corretta , non trovandosi notati se non soli sei errori , die nccessarj si souo creduti di correzlone. Opuscoli morali di. Plutaroo volgarizzati da Mar- cello Adriani il f;ioviiie. Tomo ^ e S. — Fi- re nze ^ 1820, stomperia Piatti. In Milano si ven- dono da Fiisi , Stella e C. in cont. di S. Margherita. Con non minore soUecitudine e fedelta nell' esecuzione si continua questa edizione delle onere morali e niiste di Plutarco volgarizzate da Marcelto Adriani, Belli e curiosi opuscoli contengonsi nel IV volume , che al- lettare possono ogni sorta di lettori ; quelli per esempio cbe i hruti usann la ra^ione ; se sli' aniinali di terra 0 d' acqua sieno piii accorli ; i due ragionamenti del mangiar came ; il sommario del paragone fra Aristofane e Menandro , die prezioso riesce non riuianendoci piii del secondo se non alcuni framnienti ; gli opuscoli, che al filosofo coiiviene piii che con altri discorrere coi principi; del principe ignorante ; se al vecchio conviene esercitarsi nel manegplo di pubhlici afari ; il raglonamento d' amore , e le storiette di amore , alcuna delle quali sembra di avere prepa- rata la strada ai nostri moderni novellieri ; oltre gli o)3usco!i delle opinioni de'' filosofl , e delle cagioni naturall; le vite de^ died oratori , e i ragionamenti del principato , governo popolare ecci, e se il vizio e bastante a fare I' uomo misero. II quinto volume non contiene che i nove libri delle dispute convivali. Da varj capitoli di questi libri, come pure da alcuni opuscoli del IV volume, si riconosce Plutarco ( cio die non fu da molti attentamente osservato ) dolto panicolarmente , per quanto quelTeta lo pernietteva, nelle cose naturali, ed in queilo che ora direbbesi propriamente studio delta storia naturale. Nel bbro III , per esempio , egli tratta le quisttoni, se V ellera da na- tura sia catda o fredda ; se le donne sieno di teiuperamento piii freddo 0 pin caldo degli uomini; se il vino per naiura sia freddo; quale sia il tempo oppnrtuno per usare con donna , i! die egli vorrebbe che solo nella notte si facesse ; perche il mosto meno inehbrii che. non fa il vino vecchio ; perche il fico di sapor e asprls- si/iio proditca frutto dolcissimo ; perche l' acqua ottinta stando una notte sospesa nell' aria del wedesimo pozzo diventi piii fredda ; perche le pietruzze e pezziwli di piombo gettati nel fonte focciano I' acqua plu pura ; perche con paolia e panni si conservi la neve ; quale sia la rnjione delta fame canina ecc. Molte cose s' inipa- vano pure da que^tto scritto , le quali c' iliuminano sulle 0)ii- Jiioni , bend*e erronee , che correvano al temjio di Plutarcit; PARTE ITALTANA. 38l per esenopio , che le carni piu si corrompessero al lume della lima clie del sole ; che i tartufi nascessero dal tuono ; che fulniinati non fossero dalla folgore quelH che donnivano ; che le carni sospese al fico tosto si frollassero, e simili. Alcuuo pero non lia forse avvertito che nel capitolo ove tratta della cagione per cui T acqua attinta e sospesa nell' aria del pozzo diventa piafredda, ciuelT antico filosofo ha prevenuto in alcuna parte le scoperte di Leslie e di aUri insigni fisici uioderni sul freddo prodotto dalla evaj orazione. DUCATO DI LUCCA. Sulla necessitd di proihire le citazioni degT interpreti e del decidenti nelle allegazionl e nelle sentenze, Riflessioni loglche e legali dell' Avvocato Odoardo MicHELi Pellegrini Giudice di prima Istanza della cittd e diicato di Massa. — Lucca ^ 1820, dalla tipografia Bertini, in 8.° di pag. 3i. « In tin secolo in cui 1' arte di ragionare (cosi F autore) ha scosso il giogo deir autorita di Aristotile , e di quanti altri presso i no- 8tri niaggiori ebbero fania in dialettica di essere maestri di co- lore clie sanno, la giurisprudenza prafica , che pur non e a ben intenderla che V applicazione dei princip) di quella , non ha ardito niuovere un passo : anche al di d' oggi le allegazioni e i niotivi deile sentenze non sono per lo piu che una congerie di citazioni afFastellate alia rinfusa di autori di qualunque fama, di tribunali di qualunque luogo : passi intieri tolti da libri pol-f ■verosi e poco noti si uniscono insieme , e si forma un tutto, in cui la cosa che manca assolutanjente sono i pre cetti dell' o- ratoria; quella che non si cerca e la persuasione ed il razio- cinio; quella che si dimeutica e la legge ; quella che si con- culra e la ragione; quella infine, che sola si desidera , e 1' op- pressione ottenuta col nuniero , quasiclie si trattasse d' assediare una piazza. Eppure si veneravano ancora le dottrine dei Greci »avj , e niuno avrebbe ardito di oltrepassare la nieta da, quelli segnata, quando gia i legislatori coniandavano altauicnte di con- sidcraj'e la ragion della legp.e, e da quella sola trarre gli argo- inenti delle difese, e i piii grandi oratori caricavano di uicritati iuiproperj quei miseri , per cui la niemoria o V improba farica di accatastare pass! d' autori e decisioni di tribunali supplivano all'ingegno, e le cause trattavaao sulle autorita degT interpreti, non per dottrina yiropria , per raziocinio e per legge. Cosi la dove niuno inipediva la schiavitii delT opinione , 1' ingegno umano fece progressi ; qua dove le leggi e gli noniini sonirui \ollero espressaniente allargare i confini all' arte di ragionare, V teuio ogui mezzo per renderli piii angu»ti, e quella inceppare 3^2 A?PENDICE per ogni modo : tanto e vero a nostra vergogna il deft© d' Ora- «io : nitiinur in vetitum. Ma pt^r soninia veiitura si e f.itta nuovain'"iue seiitire clal trono la voce del filosofo : S, M. I' A-ugnstissiuio Imperator d' Austria concedendo a siioi sudditi un Codice civile univer- •ale , che non invidia i piu bei f*arti dell' ingpgno in fatto di legislazione , ha ordiuato , olie nell' applicare la i'gge non si debha darle altro senso , clie tjuello ch-; si maiiift-sta dalle sue parole e d/dla chiara iatenzione del legislatore : die in luaa- eanza di legge espres^a si abbia rieuardo ai casi cousiinili precisaniente dalle leg!ii decisi ed ai f Jiidanienti di altre leggl analoghe ; c in inancanza di ([uesti ancora si appljchiao i pnnJ eipj del dritto naturale ; e fiiialuiertre, die ai solo leeislatore spetfi r interprerazione delle ieggi obbligatona per tutti. Queste tre disposuioni collegate tra esse, e contenute negli articoli 6, 7 e 8 del Codice civile Austriaco avrebbero di per se sole sepolte uel loro stato naturale di nullita le decisioni delle rote, le dotrrine degl' interpreti e le opiaioiii dei coa- sulenti , rhe furinaoo ancora in moltl paesi d' Italia V unicu appoggio delle allegazioni e delle senreaze : ma quel sagai tri- biinali , a ciii fn coiisegnato il sncro deposl'o di quelle leggi , si sono assicurati vie meglio dell' enatta lore osservanza : i re- golniiieiiti di disciplina interna hnnrio proibito fin aarhe la cita- zione di quelle nelle disputa^ioni foreusi , e nei niotivi delle decisioni : ottimo espediente a parer niio per diminuire il vo- lume, cd auinentare il peso di auibe. Ma questa detefminazione e contraria all' uso antichissimo , e non mat interrotto del foro : non h. adauque difficile , c\\ ella abbia incontrate dtiF.colta soniine presso inolti giareconsulti : ella h quindi cosa utiiissima di ricercare le ragii>ni che la produssero ; iniperocche sc sono esse di tanta imnortanza « quanta dimostrano averne , e da spevarsi che non 8i>la:uente le difficnlra si dileguino , ma che T esempio di quell' Augusto sia imitato dagli altri Sovrani. II Gran lederico Re di Prussia pre- pare per la Germania la distruzione di questo fantaama, in- nanzi a cui ha taciuto per taiito tempo la ragione e la legge. Francesco prirao luiperatore V avra preparata per gli altri po- poli d' Furopa; ne la cosa sara ora difficile ovunpie egualmente. Negli Stati di S. M. Sarda e nel Regno delle due Sicilie iJ primo passo h gia fatto : in quelli provveggooo in q-ialclie modo le oostituzioni ; m questo provvede la legge del 1788, che proibisce che le decisr)ni si fondino suHe nude autorita dei dnttori : questa ukiina leoge fu suigerita dal f.i:no3>) Mirchese Tanucci , fu difesa dall' imuiorrale Filangieri , ed ottenne il suffragio del dotto encoiniatore , ed amico di questi il vivente ancora Mmistro Tomasi : ha gia adunque per se 1' ojiiuione di uomini venerati in tutta Europa. Ma qies'a legge non bista; 1' interpretazione d' un osouro cotneatatore non e jIo non deve P4RTE ITALIANA, . 383 asspre obbligatoiia , ma neppur deve ci tarsi : i libri denno inse- gnare il aiotlo di studiare le leggi , e rettamente applicarle , non denno decidere le conti-oversie forensi. Vediamoue le ragioni ». Cap. 1. Prima ragioue per proibire le citazioai degU interpreti ♦■ dei dccideati nelle allegazioni e uelle sentenze : la conserva- zione della leg^e. Cai>. II. Secouda ragione del divieto: il maggiore studio delle cause ottenaio nei dlfensori e nei giudici. Cap. III. T«-rza ragione del divieto : il minore arbltrlo nei guidici c la iiKiggiore onoratezza dei difensori nella scelca dei mezzi di difesa. Cap. IV. Qiiarra ragione : la conservazioue della semplicita e chiarezza delle leggi che li popolo dee conosrere per obbedirvi. Cap. V. Quinta ragione: 1' inviolabilita del diritto d' interpre- tare la legge appartenente al sommo Imperaate. L'avere solaniente acccnnate queste ragioui puo bastare per cLi vede addentro nella giurisprudenza filosofica a decidere- quanto lodevole sia lo scopo dell' autore e ragionevole 1' as- sunto eh' egli ha preso a trattare. Coloro che vorrauno leggere per iiirero d suo opiiscolo trovf-ranno che 1' assunto non fu maggiore delle sue forze. La breviti die ci siamo prefissa non ci perniette di estenderci di piu , e cerminereiuo questo ceuno colla conclusione dell' autore. ottenere dagli uiii e dalle altre , e se ne impediscano nei tempo stesso quel tristt effetti ; = era questo il probleiua , che dovea sciogUersi : che cid siasi ottenuto per V inibizione delle citarioai di ambi nelle allegazioni foyensi , e nei motivi di decisione , cio ^ che ho creduto di dimostrare per queste brevi ritiessioni. G-li Augustt legislator!, rhe hanno adottato qnesta provvidenza, non avevano bisogno delta mia apologia : essa per conscguenza non ebbe altro oggetto , die quel'o di ricercare le cause che la produssero colla raira di vederne esteso l' esempio. Possano queste mie riflessioni , qualunque esse sieno , risvegliare ingegni piii pi-»- fondi . sicche si ^iunga per e>»i ad ottenere 1' inteato. » 384 ^ p V E N u I c ii S T A T I r 0 N T I F I C J. Del ritrovamento dh inediglie consolari e di famigli^ fntto a Cadriano net Bolognese V anno l8i5, ra- gionamento letto uella Uiilversitd di Bologna dal profcssore Filippo Schiassi; edizlone secouda cor- retta ed accresciiita. — Bologna^ 1820, in 8." di pag. 68, per Giuseppe Liicchesini. Non e questa se non una ristainpa di uii prezioso opuscolo ; ma pno riguardarsi come una edizione piu pregevole della ori- giaale , perche niolte medaglie trovate a Cadriano, che non erauo state vediue da prima, veggonsi aggiunte nell' elenco. Si parla pure di alcune medaglie scoperte solo da tre auni passati in vicinanza di Cadriano niedesinio , cioe nel comune di S. Nicolo di Villola, tra le quali alcune consolari apparirouo clie vedute non si erano fra quelle di Cadriano. II trovarsi tra rjuesre al- cuna di Giulio Cesare dlttatore , lia fatto nascere all' autore il pensiero , che riposte fossero col;i a' tempi del triumvivato e della guerra di Modena. Si parla pure nell' awiso al lettore di altra scoperta di medaglie fattasi in Cremona mil' ottobre del- r anno 181 1 , nella c[uale in tre oUe di creta trovaronsi rin- chiuse da Geoo medaglie , tutte di famiglie seuza alcuna inipe- riale , dal cl'e il dotto abate Caccia, che ne diede awiso al cavaliere Salina , ti-asse argomento a credere, che fovmando quelle di Cremona non altiimenti che quelle di Cadriano una serie cpiasi medesima di famiglie , fossero tanto T uno quanto r altro un peculio particolare sepolto contemporaueamente per qualclie virenda seguita ai tempi della Roiuana repubblica. In proposito del sig. Eartoloiaea Borghesi , al quale vennero in mano fjuelle medaglie , si nota die solo da pociii mesi si rm- venne nel territorio Bolognese sul confine del Fi rrarese la stessa medaglia della gente Arria dottamente dal Borghesi lUustrata. Tra le medaglie di S. Nicolo di Villola, varie se ne trovarono delle genti Acilia , Anzia, Cecilia, Carisia , Considia , Cordia , Giulia, Neria , Plauzia , Postuinia , l^ibia , cosi ben conservate clie parevano uscice allora dal conio ; le quali portando tutte gli stessi tipi e le stesse epigrafi , firesentavano tuttavia pic- oole si , ma chiare e distinte diversita dei conj medesimi. Non percio l' autore si conforma al parere di coloro che sostengono non avere presso gli antichi servito giammai lo stesso couio se non per una sola medaglia , cosioche di due medaglie perfetta- inente eguali una debba tenersi per falsa , contenendone alcune il niuseo Bolognese dello stessissimo cojiio o verissime. Nel ragionamenfo si rende coiito deiia scoperta fatta in Ca- driano ; si anuunzia che tutte lU im genere solo erano le me- daglie scoperte , cioe di quelle che diconsi consolari e di fa- miglie; e qui si fa straUa I' autore a tessere una ewecinta storia I'\IITE ITALIAN A. 385 della nuniismatica de' Romani repubblicani , dclla ragione di naoneta alle luedaglie attnbuita , del ruagistrati monetarj , del metallo somniiuistrato e spesso notato nelle medagUe luede- tjime ecc. Parla in seguito degli assi , del loro peso e del loro valoce, siccome di quello delle medaglie d'argeiito ; parla delle falsificazioni antiche e delle medaglie suberate , pellicolate e fo- derate; dell' epoca clie assegnare si puo alle medaglie die al- cuna data certa non preseutauo ; dei varj tipi delle medaglie nei quali comparvei'o le imniagini degli dei , dei re , degli uo- mini piii insigui , e quindi la menzione delle loro iniprese ci- vili o nnlirari , delle loro leggi , degli spettacoli dati , degli edilizj ereiti , dei riti , degli ornaaienti , delle dignita, e di altre innuiiiei-evoli cose pul)bhclie e private del popolo dominatore deir uaiverso. Partecipa 1' autore 1' opinione di niolti , ultima- mente confermata con molti argomenti dal cav. Bossi nella sua Storia d'ltalia , clie col decadere del goveriio repubblicano in arbitrio venisse de' monetieri T apporre nei tipi cio clie fosse loro piii in grado, il clie introdusse non solo i trionfi , le bighe e le cjuadrigiie , ma piii nuinerose le delta , ed anche le virtii e i mali geuj , o le uieniorie delle iniprese degli antenati degli stessi luoaetarj. Parhisi quindi del numero grandissimo delle medaglie scoperte a Cadriaiio , ascendenti a piu migliaja ; di 8o,000 medaglie tutte d' oro , e tiute de' tempi dclla repi.bblica , riuvenLUe neli' anuo 1714 da iin aratore tra Brescello e JModena ; di altre 43,000 pure d' oro trovate nell' antica Daria ai tempi di Volfan^o La- aio ,• di 3o,000 medaglie iniperiali scoperte presso Brest nel- 1' anno lyfio, e di altra sroperta fatta nella contea di Foix di 60,000 medaglie , nessuua delle quali iuferiore ai tempi di Gal- lieno. 11 lato della scoperta di Cadriano fu non dissimile da quello di molti altri scojirimenti , perclie il vaso di rame , nei quale le medaglie si conteuevano , fu rotto in picciohssimi fran- tumi , e gli scopritori tengono tuttora nascosta V entita del te- soro. lusieme alle medaglie trovate vi erano verglie d' oro piii o nieno grandi intorno alle paieti del vaso. Uno de' lavoratori , clie erano da 25, giunse ad iughiottire un jezzo d' oro ; ed una sola verga intera del valore di lOO zeccliini incirca , e sole 600 medaglie giiiusero alle mani del signore del fondo. Molte medaglie furono dai rapitori fondute per timore di essere tome rei di furto riconvenuti. L' autore cou vivace immaginazione , « chi sa , esclaina , clie tra quelle appunto non Ibssero uu » Orazio Coclite , un Bebio Tampilo , un Si7/a visitato in sunno » da Diana? » Accenua pero clie il siggio fatto di alcun pezzo delle verglie , mostro essere quelT oro purissimo , cioe di mille niillesiuii , come ora dicesi , o conie dicevasi altre volte , di 24 carati , dal clie si fa strada a mostrare , clie sino dai piii lon- tani teuqii 1' arte del saggio si conosceva. Non beu s' intende 8u quale fondamento asserisca 1" autore , clie a 10,000 scudi al piti montare potesse il valore di quel tesoro , ne come da queito 386 ,A P !• E N D I C E tfagga argomrnto a credere, che questa essere non potesse una' cassa milicare , come creduto fu da Fontanini il peculio sco- perro tra JVIodena e Brejcello. Pieiio di belle notizie e di preziosa erudizioue scorgpsi que- sro r.igionaniento , e nelle annociieioni si coiuuuicano jmre uti- lijiimc avve'tenze ; tra 1' altre si preseiitano i saggi dati dal chiiiiico Thomson di niolte anticlie mouete ; le yiroporzioni di- verse dellc leglie osservate dalL' Oderici e dalT aiitore iiiedesimo; la n'ltizia die nel Xlli secolo , o al piu nel XIV si conosceva in Iralia il metodo di partire 1' oro dalT argento per mezzo deir arqua forte ; finalniente la notizia del ritrovaniento fatto nel liiogo dello scoperto tesoro di fondamenti di un' antica fabbnca di qualche cousiderazione , che essere potrebbe un antico ciniitero , sebbeue non siasi trovato alcun avanzo di solieletri. Segue r elenco steso per ordine alfdbetico delle varie medai glle trovate a Cadriano e nelle sue vicinanze , fatto con molta cura, e coUa indicazione altresi delle rare e rarissime , ia que- sta nuova ediaione di molto accresciuto. Principj della stampa in Perugia e snoi prggressi per tutto il secolo XV jiaovamente illust.ratl , ac- cresciuti e corretti in questa seconda edlzione da Gio. Battista Vermiglioli. — Perugia^ 1820, tipografia Badael , in 8." di pag. 209. L' inf iriagina. Da ua dociinieuto jirudotto nella nota "74 si raccoglle die starrionarii o anclie staccionari lihroruiii dicevausi latinaiuente nel secolo XV i libraj. Venendo al catalogo vagioaato er le quali g stato du- rante alcuii intervallo interrotto il corso di anato- mia nella scuola veterinaria
  • ;iugne egli ora due piu recenti , il Lanzi ed il Figiiotd. Passa quindi ad esaminare la data del!' anno 1497 apposta al primo viaggio di Amerigo Vespucci., e scorrendo sovra le diverse traduzioai fatte della re- lazione del primo viaggio , mostra che se quella data non e uno sbaglio di traduttore , di copista o di stampatore, non puo essere che una mera impo- stura, vedondosi contraddctta da tutti i monumenti storici pill autorevoli. Gli stessi editori lorenesi tlelTanno j5o7, che i prirai opinarono doversi chia- mare America le terre nuovamente scoperte per raa^ione del viaggio di Amerigo , accennarono solo quella parte di esse terre che in appresso vennero dette Brasile, ignorando che qnesto fosse stato ri- trovato prima dal Cnhral., e mostrando apertamenfe di non avere notizia veruna drl suo primo viaggio , ne della pretesa scoperta dell.i terra di Paria nel- r anno 14^)7. II viaggio del Vespucci al Brasile non ha che fare direttamente colla quistione , quale sia stato il primo scopritore delT emisCero occidentale ; ma esso dimostim di quale natura e p quali OC)2 MEMOKIE DELLA. K. ACCADEMIA iraprcse grande fosse la fama di Amerigo , e sple2;a* come siasi ia pro<;resso di tempo ad esso erronea- nierite attribuita la gloria dovuta a Colombo di sco- pritore del niiovo mondo. Versa il terzo paragrafo di quest'"' appendice sul nome di America dato alia parte meridionale e quindi a tutto il nuovo moiulo. Si fa vedere di quale peso sia r autorita del G/VoZt/i/ii, vescovo di S. Domingo, il quale parlo del iiome di Amerira bensi, ma non di quello di Amerigo^ e si mostra di bel nuovo che qnel nome erranie fu da prima e limitato, e molto tardo ad essere conosciuto ed adottato in Italia ed In Ispagna. Troppo singolare sarebbe il supporre in favore di Amerigo una pubblica fama di un avve- iiimento cosi grande quale fu la scoperta del con- tinente del nuovo mondo, non trovandosene traccia in alcuno scrittore contcmporaneo. In altro paragiafo si prova che la scoverta della terra di Paria appartiene indubitaiamente a Co- lombo , avendocene e2,li stesso lasciati i piu minuti ed esatti ragguagli , ed avendo conservato il di lui iiglio D. Diego il dominio del ducato di Beragua , situato nella terra ftrma niedesima. Si esaminano inoltre di nuovo le autorita del Qiovio e di Pietro Coppo da Isola, e di quest' ultimo si fa vedere quanto sia attendibile la testimonianza. Si parla quindi di quelle di Sebastiaito Cdbotto c Aq\\ Albertini pure in favdre del Colombo ,■ e si scioglie una obbiezione deir autore delle osservazioni , che YAlbertini e la cosmoo-rafia italiana del Blwistero , annullando il viaggio di Amengo nelT anno 1499 distruggereb- bono le lettere del Vespucci medesimo, e le asser- zioni de\VErre?a, del Robertson^ del Tiraboschi e dello stesso Napiotie. Egli fa vedere non trovarsi contraddizione veruua in cio che egli scrisse , che il Vespucci navigato aveva al contitiente del Nuovo Mondo non prnna delP anno 1499, non essendo questo lo stesso come il dire che navigato vi avesse precisamente in qaeir anno. La tesi riducevasi ^ DELLE SCIENZE Dl TORINO. 398 questa, die navigato vi aveva dopo il 1498, e per consesuenza dopo Colombo. U Albertini non distxiisse il viaggio fatto dairAmerigo coW Oieda^ non assc- rendo egli clie fatto non avesse Amerigo altri viaggi in mare prima di quelli intrapresi a' servigi delle corona di Portogallo e di Spagna. Conchiude per ultimo Tautore, die maggiore nimico mostrasi del Vespucci clii acremente sostenendo la data del 1497 come autentica, da giusto motivo di tacciarlo d'im- postura , die non cln spargendo diibbj snll' auten- ticita di quella data , si studia di lavarlo da macchia si vergognosa. Si aggiugne la notizia di un manoscritto del P. Girolamo Lagomarsiiii, concernente 1" edizione delle lettere del Vespucci procurata dal Bandlni , dalla quale si raccoghe, che il Zag^omam^i ricliiesto della spiegazione di niolti "spagnolismi in quelle lettere contenuti, ebbe a lagnarsi del ^awf/i/^i, perche stor- piati avesse i di lui sentir.ienti , compresi nelle rifles- sioni suUe medesime lettore; clie il Lagomarsiiii mc- desinio tacciava il Vespucci di impostore , e che i letterati concorsi a cliiamare America la nuova ter- ra, non erano concorsi mai , secondo il di lui av- viso, a- dare il merito della scoperta di quella. terra al Vespucci , togliendola a Colombo , mentre a questi e non al Vespucci confessato erasi il re di Spagna debitore della scoperta del nuovo mondo, Neila pag. 5i trovianio una bella iscrizione scoperta neir anno 18 19 nella Sardegna , e pubblicata in quel- r anno istesso dalT egrcgio sig. barone Vernazza. Segue un importantissimo discorso intorno alia fer- tilita del Pienionte , scritto dal conte Piospero Balbo fino dalPanno i8o3, ncl ipiale troviamo da principio commendevolissima la distinzione fatta tra i vocaboli, non assoluti ma relativi, di /rco«(/ifrt, Ai fertilitd, di ricchezza. Fecondo dicesi ((uindi un suolo , che na- turalmente atto sia a produrre una maggiore quan- tita di derrate, che non quelli coi ([uali vieiic niesso a paragone-, fertile quando atto sia a produrre coa 394 MEMORIE DELL\ R. ACCADFMI\ miiiore coltura una cgnalo qiiaiitita di derratc ; r'lcco quancio atto sia a produrrc dcrrate di valore supe- riore. Sotto questo aspetto si csamina la fcrtilita del Piemonte , si csamiiiano la coltuia de"' graiii , delle viti , della ranapa , del riso, la prodiizione de' gelsi e la manifattura della seta , 1' educazione degli ani- niali utili air'a^iicoltnra , le diverse circostanze delle nionta2;ne e delle collinc, le |)ratiche della irriga- 7-ioue , i piogressi dell agriroltura nei diversi peno- di , e si conchiude clw; il Piemonte, osservato in tem- po di ricchezza per cosi dire ascendente , ha dovuto parere piu fertile che non e in eiretto. Si aggiun- j^ono una tavola della raccolta del grano in Piemonte dair anno 1762 fino alP anno 1772, con alcune os- servazioni accuratissime sopra la tavola medesima, ed una serie delle annate abbondanti o scarse di quello stesso periodo , cogli estratti di aleuni opu- pcoli sulia ajiiicoltura del Piemonte . uno del mar- cliese Souza Coutinho , due del sig. Carlo Pictet. L' ultima memoria di questo volume e la notizia intorno ad un' operetta inedita del celebre Mon- te cnccoll ^ rogli argomenti dell" autenticita di essa , .di Giuseppe Grassi. Trovo il Grassi quelP operetta in un Ijellissimo nianosrritto delle of)ere militari del Montecuccoli posseduto dal sig. Giacinto Bossi di Milano., del quale la notizia gii fu comunicata da altro Bossi , autore della Storia d It< Via. Porta essa per titolo : l' Ung^heiia , Pauno 1677, sebbene la data credasi guasta da! rc^ista, e fcrse sostituita a quella piu veritiera delT anno 1678. La materia e tutta, come il Grassi asserisce , altamente politica , aggiraudosi *ntorno al modo di dare stabile fonda- mento al dominio degP imperatori nell' Unglieria. Con buoni argomenti prova il Grassi dover essere scritto quel libro nelT anno sue. ennato 1673, dal che deduce la con^eguenza , che forse P ultimo quello fosse deir autore , posteriore ai di lui aforismi e commentarj. Accenna con particolare avvertenza la menzione che in esse si fa del Twrena . e con DELLE SCIENZE DI TORINO. 895 questa impone silenzio al si^. Tarpin de Crisse , die accusato aveva il Montecuccoli di avere a bella posta taciuto neile opere sue il nome del suo ri- vale. Da quel passo del Mniitcciiccoll risulta altresi rhe il Turena propose cgli stesso i gnasti e gU incendj del PaLitiaato , dai comaadante kaliano de- plorati come ell'eiti di crudele necessita. Si espongono in sesuito le ragioni che il Grassi indussera ad attribuire quel libro al Montecuccoli^ benche noa menzionato da alcuno de' suoi biografi, e non esistente ne^li autograii dclla biblioteca im- periale* di Vienna. Si e appoggiato egli ai principj jfondamentali della dottrina , al raodo di ordinarla e di esporla, alle sentenze, agli artifizj dello strle , al manesicio della lingua , e da queste osservazioni consentauee ai canoni della piu sana critica ha de- dotto la conforniita di questo cogli altri di lai libri, e la identita dcllautore. Quest' operetta nuovamente scoperta , e che sara ag£;ii!nta alle opere di quell' in- signe scriitore itahano , rendera assai piu pregevole la edizione genuina di quelle opere che mancava ancora airitalia,che il Grassi sta ora adoinando , e che coi soli suoi mczzi produrra quanto prima alia pubblica luce. , 396 LA PACE DOIMESTICA •COMMEDIA IN TRE ATTI (*). PERSONAGGI. Adolfo , Ufficlale in riposo ," marito di Marianna, Clarina. J GiULiETTA ) Loro figliuoli. BtppiNo ; Teoberto , Zio paterno di Marianna. D. Erminio , Precettore. LuiGiA , 3Iadre dl Gecco , Servo in casa d Adolfo. ScENA : Casa d' Adolf o in'una Villa presso Verona. (*) Dobbiamo alia- compiacenza e cortesia del sig. av- vocato Nota questa conimedia inedita comunicataci coUa seguente sua lettera. Preclarissimo sig. Direttore della Biblioteca Italiana. Onorevole c gtaditn al somnio mi riesce la domanda cui Ella mi fa rf' un qualche mio componimento per in- serire in cotesto suo meiitnmente celebrate gioniale. D ol- mi che da lutigo frnpo agio di ozj mi maiichi e dispo- sizione di spinto per occuparmi negU studj Utterarj. Tut- tavia per corrispondere ntl mighor modo che per me si possa al desiderio che cosl gemilmeiite V. S mi mani- festa , io le trasmetio V acclusa commedia La pace do- mestica da mc scritta { Dio sa come!) in po'lu giorni, e recitata or or a in Torino da alcune coUissime daini- gelle in una casa d' educazione della quale e ottima di- rettrice la signora Ftibre. V. S vedrii se cjuesto lavorn sia nan indtgno cffatto di venir offerto a' leggitnri della. sua Biblioteca. Ed io non' ponendovi per mia parte ne vanto nii umilta , lascio lei padrone di fart come le parra megtio. Godo fnutunto di ques'a opportunitd per proferirmi con distinta , ossequiosa stima Di lei, preclarissimo Signore , Nizza di mare, n) febbrajo 1819, -D^"""""- olhUgatiss. serv. Alberto Nota. 397 AT TO PRIMO. ScENA PRIMA. Mabianna , Clarina , GiuLiETTA , Beppino. Marianna e seduta a mano destra della scena , uccanto ad un tavollno , e va aggiustando panni- Uni. Clarina e presso alia madre , e l^gge. PHt di- scosto , e verso V estremitd della scena Qiulietta sta disegnando. Alia sinistra Beppino fa la sua lezione a un altro tavolino. . Per terra, vicino a Marianna e Clarina^ si vedrd un paniere pie/io di biancherie. Clar. (Legge) « VJonvien pure che le fanciulle si va- » dano per tt^nipo avvezzando a piegare la propria » volonta. Sicconie e loro destino il p^jssare in altre ~ » case , e convivere con persona diverse per )o » piu di genio e di modi , cosi Y ostinazione e il » puntiglio sarebbero sempre una viva sorgente di » disturbi e di affanni. Rendono stimabile una donna » il candore deiraaimo, la docilita e un rostumato » contegno. » Mar. Queste massime non lianno d' uopo di spiega- zione, Clar. No , madre mia : la spiegazione Y abbiam tutta uel vostro esempio. Mar. Tu sei la maggiore d'eta : quando verra il giorno del tuo coUocamento , bramo rhe Tanimo tuo si trovi disposto dalla ragione e da' precetti al bene e prudcntcnieute operare, Clar. In qualunque condizione mi pono;;a il Cielo , ri- guardero sempre mia madre rome la mia consi- gliera e la mia pni tenera arnica. Mar. Etl io lo saro sempre. 39I8 L\ I'ACE noMESTir, V Gial. Signora madrc, lio Onlto 1' iilbcro. Spero die il papa sara contento quando torni a casa. Mar. Ora basta cosi : vieni a fare F altro tuo lavoro. Giul. ( Vieiie presso sua madre., siede e si pone ad orlare. ) Bep. Manimina niia ? Mar. Mio Beppino ? Bep. Ubbidienza si scrivc c<»n doppia h ? Mar. Si , figliuol mio : non te lo dice l' orecchio quando il pronunzi ? Bep. E vero : ancor due rip,he , e poi ho terminato. 3Iar. Clarina , deponi il l:bro , e diam sesto a cotesta bianchei-ia ( Diftrlbuisce il lavoro a Clarina ^ e vanno tiitte € tre lavorando. ) Clar. Chi sa se il sig. padre verra di qiiesta mattina, come ci ha promesso ? Mar. II cuore mi dice di si : egli sta cosi mal volen- tieri lontano dalla sua famiglia ! Bep. Oh verra sicuramente : oggi e la festa del suo nome ; ed ha promesso di portarmi uu bel soldato a cavallo. Gild. Mi sembra tanto, tanto tempo die noa ho piu veduto il papa. Mar. Sapete die un affare di rilievo Y ha chiamato in Verona; m'ha scritto che le cose s' incamminavano bene ma vedi , Giuliettina mia , quest'orlo non e disteso ugualmente: conviene aver pazienza , e rifarlo da capo. Giul. Mi rincresce tanto il disfare quel che ho fatto. Mar. Bifletti un poro : se qualche madre di fimiglia, o qualche bene allevata zitella venisse qui , ed esa- niinasse questo tuo lavoro, non ti spia'-erebbe as- sai piu il scntirti a dire : oh la Giulietta non e an- cor buona da fare un orlo ? Giul. Ubbidisco subito: perdortatemi. Bep. ( Scoslandosi dal suo tavolino , e saltcllando ) TIo linita la pagina , ho finito il lavoro. Eh madre mia come scrivo bene ! Eh dillo , m.immuccia mia : non e la verita ? Y ''^^*^''^*''''^^ ^^ scritto a sua madre ) GOMMEDli deli/ AVV. NOTA. 899 Mar. Non ne sono nial soddisfatta. Bep. Alia scuola ne sanno tutti niena di me ; ed io li fo svergognare quando dico la mia lezione. Mar. Beppino , te T ho gia detto , e tuo padre te lo ripete soveate : non aver di te stesso questa buona opinione. Vedi un po' la differenza che corre fra te, figliuol niio , e qiiegli uomini insigni de' quali il tno maestro ti va mettendo sott' occluo V ingegno e la gloria . . : e pure qiiesti confessavano sempre di non saper nulla, mentre il nioudo era pieno de' loro scritti e de' loro soblinii pensieri ( restitidsce lo scritto a Beppino ). Bffp. E die credete , madre mia ? spero ancli' io col tempo .... Mar. Desidero clie tu possa col tempo acquistare do»>- vizia di cognizioni onde tu sii di qualche utile al sovrano ed alia patria. Ma avverti bene : se sarai umile e modesto, sarai rispettato, onorato ; se ti vorrai credere da piu degli altri , sarai malveduto e schernito. Bep. Ma io me ne accorgo se fo bene : e quando fo male, lo dico egualmente Mar. Basta cosi : ecco il tuo maestro. S c E N A II. D. Erminio e dettl. Erm. Signora Marianna , signorine raie qia si lavora sempre. Mar. Buon giorno, D. Erminio: scdete. Bep. Sig. maestro, ho fmita la mia lezione. Erm. La vedremo. Che dolce tranquillita spira in qnesta famiglia ! e una vera consolazione. Mar. Infatti io mi stimo la piii avventiirata donna del mondo. Clar. Da noi non si sa che cosa siano guai o dissapori. Giul. Ci vogliam tutti bene. Erm. Ell lo lascio scritto Orazio in piu luoghi : che la maggior felicita consiste nelParmonia domestica. II sig. Adolfo now e ancora di ritorno? (a Marianna). 400 Li PACE DOMESTieV Mar. Lo stiaino aspettando. Egli e anilato, come sa- pete , a Verona per trattare del cambio d' una pos- sessione ch' io tengo sul Mantovano con alcuni po- deri del sig. Riccardo qni presso Verona. Erm. Si, si, me V ha detto : sara questo un buon negozio. Mar. Io lascio fare mio marito. Erm. Fate benissimo. 11 sig. Adolfo era im buon mi- litare e si sesnalo sempre alF armata ; adesso e un buon padre di famiglia , attende alia rura de'beni, e si riposti colV amorosa moglie e con la tigliuolanza delle sofferte fatiche. Mar. Verra forse con mio marito anche il zio Teo- berto , die e giunto da Venezia son pochi giorni. Erm. Lo rivedro con piacere: e questi un nomo agiato : non ha altri parenti die voi. Un giorno sarete ricca de'suoi averi. Blar. Oh il cielo gli dia lunghi , lunghissimi anni! Clar. E mio padrino il zio Teoberto. Gild. Vuol bene anche a me. Bep. Anche a me. Erm. Oh sapete che abbiamo una forestiera qui in villa ? Mar. Cosi ho inteso: la signora Luigia con la sua figliuo- lina. Aspetto mio marito per andarla, a riverire. Erm. Io credo che ella vorra preveniivi ; poiche mi ha mostrato gran desiderio di striiigere amicizia con la vostra famiglia. Gial. E bella quella ragazzina della signora Luigia ? ( a D. Erminio ) Erm. Non e brutta : ed e poi vivace e spiritosaassai, per quanto a prima giunta mi e paruto di rav- visare, Clar. Oime, madre mia, noi dunque farem cattiva comparsa in suo confronto ? Mar. Non vi basta che vostro padre ed io siam sod- disfatti di voi ? Clar. O questo si. Mar. Un ingegno , uno spirito piu o meno vivace ^ dono del cielo ; ma sara opera nostra, qualunque e' siasi , di dingerlo bene ed impiegarlo a dovere. COAITVIEDIA. DELL A.VV. NOTA. 4©! Urm. Cosi djceva Aristotile. £ep. E poi lo vedremo , se avra piu spirito di noi. Lasciate ch' io le parli .... Ma , sig. D. Errainio , non avete ancora osservato quello che ho scritto? £rm. Avete ragiqne ( osserva il lavoro di Beppino ). Bep, Dite , dite alia siguora inddre, e a mie sorelle, se jeii sera in iscuola non ho saputo a menie quelle diflicili regole della graniatica .... Erm. E vero , signora jMaiianna. Beppino ' ha buona memoria ed intendimento. Bep. Vedi , vedi manimina mia , se io dico bugie? Mar. L' approvazione del precettore dee daiti stimolo a progredir con onore , t- non a farti soverchia- mente pago di quel che sai. Bep. Io dico cosi raa poi procurero di far sempre meglio ( ua pd mortificato ). Erm. Badate a' savi consio-li della madre vostra : si accordano essi perfettamente con quanto ne scriveva Marco Tullio a suo figlio. Avete iniparato quella certa ottava pel natale di vostro padre ? Bep. Oh, oh, ne avrei imparate venti a quest' oral Erm. Sono contento. Giul. Sento il cavalio , setito il cavallo nella corte. Clar. Signora madre , e vero ..... Mar. Oh Dio ! e qui il niio sposo ( lascia cadere il la^ voro ^ e s' alza ; cosi gli altri ). Bep. II papa , il papa : andiamo presto : andiamo presto. Clar. Corriamo ad incontrarlo. Mar. Sig. maestro .... Erm. Sono con v i: ma eccolo , e qui egli stesso ( tatti si ai)i:idn^ verso la porta di dove esce e viene ill isceiia Adolf o: e lo accerchiano e gli fanno festa ). ScENA III. Adolfo e dctti. Adol. Mia cara sposa, miei cai-i figli . , . sig. D. Ex'- minio .... ( abbraccia con molta espressione la, moglie ed i figliuoli ). 403 LV PACE DOMESTICA 3Iar. Hai fatto buon viaggio ? Adol. Si, Mar\ Veh come sei sudato ! fiuti in qua , fatti in qua \ non v' e tinestra aperta colaggiu? ( iiidicando verso le scene) Clar. No , signora madre. Bep, Caro • padre. Giul. Papa mio dolce, papa mio dolce ... a me il cappello , a me. Bep. A me i guanti , a me. ( Mentre Giulletta e Bep- plrio prendono II cappello , i guanti e lo sciidiscio , e li depongono siir lui tavolino , Clarina apre iin arinadietto , e ne trae rosolio e bicchierini , e serve sito padre). Mar. Hai la tiia camicxuola di lana ? ddol. Si , cei-to , sono alquanto sudato : il sole e forte, ed ho voluto venir di gran trotto per isvegliar un tantino il polledro . . . E poi mi pareva millQ anni di non avervi veduti. 3Iar. E a noi tutti eran pur lunglii questi tre giorni! Giul. Abbiam lavorato. Bep. Siamo stati ubbiilienti. Adol. Brava la mia Giulietta, bravo- il mio Beppino. Bevete un po' di rosolio , signor Don Erminio, Erm. Accetto le vostre grazie. Tibullo poeta soleva ogni mattina confortarsi lo stomaco con del ftsleruo. ( Clarina serve Erminio , il quale heve : poi riporta. il tutto nell armadio , il richiude , e torna con glialtri). Adol. Da quel che veggo , Don Erminio carissuno, voi ne mangiate, ne bevete, ne fate cosa alcuna , se non vi e consigliata da qualche autore greco o latino. Erm. Ma , signor mio , quelli fuiouo e sono tuttavia i grandi , i veri maestroni del mondo ; non mi piace pero , e non torna bene il tare sfoggio ad ogni mo- mento di testi e di citazioni : ma , come osservava benissimo Quintiliano , i modelli antichi dcono aversi preziosissimi e cari. Adol. Evviva il nostro Don Erminio. ( Awertano gli attori che mentre Adolfo e Marianna parlano del COMMEDIA dell' AVV. NOTA. 408 loro inteiessl^ Erminio osserverd il lavoro di Bep- pino : Giulietta fard vedere ad Erminio i suoi dise- gni-i ecc. : la scerut debb' essere sempre aniinata an- che da coloro che noii parlano.) 3Iar. Ilai fiiijto le tue iacumbenze a Veroiia? Adol. Tutto va beac : il sis;. Pticcardo e veiiuto an- cli' egli in vil'a. 11 cambio proposto delle tue pos- session! con le sue e stato approvato ual tribunale. Dentr'aggi faiemo il coutratto. Non puoi imniagi- nare, mia cara nioglie, quanto io ne sia soddisfalto. Avendo qui riuniti sotto i nostii occhi i tuoi poderi ed i miei, potio attentlervi io stesso ; e non avreni pill bisogno d' un fattore lontano e poco fedele. Mar. Cosi pare anclie a nie. E mio zio verra eglipure? Adol. Senza fallo : anzi ho raolta speranza che egli sia per soggiornare con noi almeno un biion niese. Mar. Oh fosse vero ! Clar. Quante feste gli faremo per trattenerlo ! Giul. Che piacere ! mi ricordo die mi faceva fare dei saki altissimi. Bep. Mi faceva ripeter la lezione quando mo era ah- cora ragazzo. Erm. Benedetti ! Adol. Ti difo: egli avea qualche affiiruccio cui pre- meagli di tc-rminare : non partira di Verona che alle undiri. Non ha voluto ne cayallo ne calesso .... J/ar, ,Egli cammina volentieri a piedi. Erm. Cosi facevano i hlosoti greci. Adol. Sio;. Don Erminio, questa mattina verrete a pranao con noi? Erm. Col niassimo piacere. Trovarsi a mensa con veri e biioni amici e un balsamo per un galantuomo. Questi conviti son divenuti ran. Adol. Pur troppo ! ma noi saranno per noi. Voglio che stiamo alle2;ri. Erm. li candore dell' amicizia , l' armonia delta fami- glia assirurava Teofrasto essere il miglior condnnento. Adul. Non abbiamo per cuoco il fainoso Apicio. Erm. Marco Ateneo fra' Creci per la s([uisitezza degli intingoli si reputava migliore. ( Mariaima ., Clarina^ 404 lA P\CE DOMESTIC^ Giidietta c Bepphio , fatto un cenno tra lord , par^ tono run dopo V altro). Adol. Ma , in huona coscienza , voi die vantate si fottamenie gli anticlii, nori vi par egli che fossero pill intemperanti di noi moderni? Erm. Non posso dir nulla. Adol. No eh?, Erm. Diceva Seneca per rignardo a cio .... Adol. Lasciamo Socrate , Seneca , e ragionamola qui fra noi Ma dove e andata mia moglie? tiitti ci hanno iasciati ? Siete voi che gli avete spaven- tati con que' nomi grandi .... Erm. Eh via , vedete che se ne ritornano tutti. Adol. lo lo prevedeva: e il giorno del niio nome, sapete. Erm. Lo sappiam tutti , mio signore , e che credete ? Gli antichi celebravano questo giorno nelle case loro con rcligiosa solennita. SCENA IV. • Marianna j^ Claeina , GiuLiETTA., Beppino e detti. Clarina avrd una sottocoppa dH argento, sopra la quale sono alcune ghirlande intrecciate di fiori e di nastri. Qiulietta porterd un canestrino soppaiinato e coperto di taffettd: Beppino avrd alle mani una scritto. Mar. ( Prcsentando alio sposo una ghirlanda ). Mio sposo, eccoti in quest6 nodo figurata la soavita della ndstra unione. II cielo ti serbi sempre lo stesso al ciior mio e alia mia famigha ! Adol. Mia tenera amica : una volta il solo fragore del- r avmi eccitava T animo mio; ogni ozio m' era lungo, intollcrabde: T amor tuo, la cura della mia £imiglia compiono ora tutci i miei voti. Ma come ! mi dai il tuo . ritratto ? (a Marianna che glielo presenta ). Non r ho io gia da piu atini , e sempre meco ? Alar. Adolfo, quel che tu hai ti ricorda una prima giovinezza, e de' tratti che sono venuti mono. Questo rai mostra a te qual iono adesso ; impedisce a luc COMMF.DT4. DELl' AW. NOTA. 4o5 d' esser gelosa di me stessa , e mi fara certa , se lo gradisci , cli' io ti son cara ugualmente. Adol. lo non m'avveggo di qiiesto tuo cambiamento : mi sei sempre cara, e, se pur f che abitano in sulVEu- frate. Ma die fa cib al caso nostra ? lo conobbi gia alcuno di questi miei avversarii di nazione non men barbara , che la mia ; e di costwni e dottrina , non Solensi , non Cipriani , non Eabilonesi , o di Stagira. E io so , che appresso di te non nuoce la voce f/' un noma barbaro , purdi' egli ahbia ragione, e che la causa sia giusta. Fil. Tu di' bene. Jo te ne domandai sopra pensiero. Ma V arte tua qual e? Questo poi e bene, che si sappia. Luc. Delia superhia , e dell' impostura , delle bugie, e delta vanagloria sono odiatore grandissimo. Odio uomini cost fatti. E tu sai , se ve n' ha buon nwnero. Fil. Tu fai un'' arte d' odiare universale. Luc. E vero. E perb vedi a quanti io sono in odio, e a qual pericolo m' abhia condotto I' arte mia. Io so tuttavia henissimn anche I' arte sua contraria , cioe quella dell' amare. E perb sono sviscerato amico del vera , deW onestd , e di quel , ch' e bello , e huono ; e delta scmphcita , e di quanta altre cose sono in natura degne d' amore. Ma quesf arte (i) Dicitore ardito del vero , figliuolo d' iino , che gloriosa- inente ribatte , e convince. VOLG4RIZZATE. ^3a Traduzione di Guglielaio Manzi. aon uomini risoluti e capnrbii , e die sanno sempre trcvare rifu^ii , talchc e necessaria la Convinzione. Fil. Si 51 e dessa nccessarissimn , e snria anche bene die prendessi pur teco la Dintostrazione. Vcr. SciiUUerni tutte , poidie sembrate essere necessarle al Giudizio. Arist. VedLi o Filosofia ^ ch' egU si trae la Vtrita dalla sua per valersene contro di noi. Fil. E comtf ? Voi, Plntone , Crisippo e Aristotih teinete che la Verita meiitisca per lui ? Plat. No questo , ma coiiii e scaltro ed adulatore,e po- tria persuaderla. Yer. State pur di buon animo die non accadera nulla d' ingiusto , essendo presence questa Giustizia ; percib andia- mone. Ma mi di : quale e il tuo nome ? Luc. Mi oppello Parla-Libero verace e convincente. Fil. La Patria? Luc. Siro , o Filosofia , di quei die abitano vldno all' Eu- frate. Ma perdie tal domanda ? lo conosco andie alcuni de' miei avversarii die non sono di razzu meno bnrbara dclla mia. I costumi di poi c la dottrinu non sono come quelU dei Solesi, Cipriotti, Bubilonesi e Scagiriti: quantunque in- mmzi di te niunt\ apparisca minor e , sia pur anche barbaro nella fiwella , purdic sia retto e giusco ne' sentimenti. Fil. Dici bene. Questa domanda non occorreva. Quale perb si e la tua professione ? cib e bene che si sappia. Luc. Sono odia superbi, odia iinpostori, odia bu^iardi, odia vanngloriosi, ed odia Oiini sorta di uomini fecciosi « malvagi, i quali, come sai, sono in gran numero. Fil. Corpo di Ercole! tu profesii dunque V arte di odiare ? Luc. L' hai iniovinata. , perb vedi da quanti io sia odia- to , e qua7ito io sia in p'-riglio per questa. Di pul so ^che appuntino V altra a questa contraria, intendo di quella che ha per principio V amore , perocdit sono io amantc dclla verita, amante del bello , amante del semplice ^ e di tntto 44^ - I-^ OPERE ni LUiJlA.NO Tradnzione di Gasparo Gozzi. con pochi V ndopero , perche pochi d' essn degni ritrovo. All' incontio qnclli, che vanno sottoposti aW altr' arte, e i deiini d' isscrc odioti , sono infiniti. Sicche , pel poco adopcrare V arte seconda , e per le poche occasioni . che vi soJio d' cscrcitarla , e pericolo , ch' io me la dimentichi , c ch' io divenga perito neW altra piii , che non abbisogna. Fil. Non occorrrva fame due arti. L' una cosu , e I' altra tocca ad un' arte medesiina. Non le dividere. Pajono due arti ; ma le sono una sola. Lnc. Tu che se' la Filosofia , sai queste cose mroUo di me. Quanta e a me , cosi V intendo. Odio i tristi, e amo i buoni , e gli lodo. Fil. Orsii, eccoci, dove avcvamo a venire. Sediamo qui in qualche canto del tempio di Minerva , a giudicare. Sa- cerdote , fa che ci sieno ordinati i sedili. Noi intanto ve- neriamo In Dea. Luc. O custode della citta , iieni, e porgimi il tuo soc- corso contro alia baldanza degli uomiru , e ricordati die cotidianamente gli odi a fare giuramenti falsi. Tu sola se' spettatrice , e sai quel che fanno ; ora e tempo, che tii ne faccia vendetta. Se tu vedi , cV io resti al disotto , e che i voti negri sieno i piii , aggiungivi il tuo, e salvami. Fil. Ora eccoci a sedere per vol, apparecchiate ad udire le vostre ragioni. Scegliete voi uno fra tutti , quello , che giudicute il piii atto ad accusare , e a comporre V orazione : convinccte il rco. Tutti ad un tratto non potrcste parlare. Parresiade , tu parleroi dopo. Ravvivati. Qual di noi dunque sara il migliore per ar~ ringare? Platone , tu hai una sottigliezza mirabile d"" inteU letto , una soavith purissinia di voce , che atticissimamente articola parole, e quella grandissima grazia, che tanto vale a persuaderc : non ti ■ muiica prudcnza , non isquisitissimo orfUzio , parole, e deduzioni per dimostrure. Tutto hai in abhnndanza. Prenditi V officio tu di arringare. DI per tutti quel , che ahbisogna. Ricordati di quanta dicesti un tempo, traggi alia materia prcsente tutto quello, che dicesti contro Gorgia , contro Polo contro Prodico , e Ippia. Costui e piu da temersi di tutti. Insula le cose con un poco di quella tua ironia , cava del borsellino quelle tue facete , e perpetue intcrrogazioni , e se ti pare al caso , appiccavi in qunlche VOLGARIZZA.TE. 44^ TraJuzlone di GugHelmo Manzi. c/6 che per natura si e amabile. NuUadimeno sono pochi i dee,ni di quest' arte , quando qud soggetti alia contraria , e pill di odio capaci sono ciiujtuintine di migUaia, talche corro rischio di disinipnraie V una per I'ozio, e di divenire eccellcntissiino per V esercizio. Fil. Nan si convengono tai distinzioni , perocche non sono aniendue che una istessa cosn , onde non divider queste arti . mentre sembrando essere due non sono che una sola cosa. Luc. Tu , 0 Filosofla , la inttndi perfettamente , del ri- manente la mia professione si e tale , cioe di odiare i mal- vagi, e di lodare i buoni ed ainargli. Fil. Orsii siamo noi arrivati ove ci hisognava , sicche giudichianio qui nel tenipio di Minrrva cittadina , ed intanto che noi adorianio la Iddia , andra la Sacerdotessa disponeiido le sedie. Luc. O Pallade cittadina, mi sii propizia contro V in- solenza degli uoinini , ricordandoti quante volte asculti nel giorno i di lore spergiuri. E da questa altezza sola vr.di chiaro cio ch' essi fanno ; ora si e il tempo di vendicarti. Se di poi t' accorgi che io sia per soccomhere , e che pre- S'algano a inio danno i voti neri , salvami coll' oggiungervi il tuo. Fil. Or via , sediamci , e prepariamoci ad uilire i vostri discorsi. E voi , scelto una tra tutti , che vi senibri valente ad accusare , distendetc V accusa e convinceteln , prrocche non ista bene che purliate ti/itti ad un tempo , e dopo di esso difcndcraiti tu , o Parla-- Liber o. Filosufo. Chi sara adun'que di noi piii acconcio a pintire? Cris. Tu , o riatnne, che hai una meravigliosa sublimitd ed una soave pronunzia puruinente ateniese , e che sei tuttn Qrazia e persuasione , e che di piii possiedi la prudenza , V artifizio , ed hai in pronto l? dimostrazioni ove abbisogna- no ; tu accetta V incarico di oratorc , e di il bisoon;a, e si sdegtii^se cestui la debita pena del commessu uiis- fatto non paga. Plat. iVcn io , non to. Scelgasi un pin veemrnte. E buono Diogene , Antistcni' , Cratrte, e tu ancoia se' buono, o Cri- sippo. II ti'inpo non richicde ora ne hcllczzn , ne una crrta forza nello stile. Vuole un appurecchio giudiciale , e da con- vincere. Parresiade e di professione oratore. Diogene. L' accuserb io. Non credo che ci abblsogni lunga orazione. Oltre di che il peggio trattnto di tutti fui io da lui, che a suono di tromba mi vende all'incanto per due quattrini. Plat. Diogene, o Filosofia, parlera per tutti. E tu , o valentuomo, ricdrdati di non trattare nelV accusa la causa tua propria solainente , ma abbi a cuorc V intcresse comune. E se ci sono fra noi discrepanze nelle opinioni , non te ne lagnare al prcsente , e non ti perdere a dimostrarc ijual clelie nostre sia la piii raoionevole. Mostra generahnente V ira tua a pro dtlla Filosofia maltrattata, affrontata , e bestem- miata ne'rogionamenti di Parrfsiade ; e lasciate p(r ora le sctte e le dissensioni nostre, parla dal cnso comune, e per qucllo combatti. Vedi , te abbiamo eletto per Capituno ; in te e il nostra p^ricolo , e la salute ; per te solo saranno onestissinie le nostre proposizioni, o tali credute , quali co- stui le vuol far apparire. Diog. Non dubitare. Non mancherb in cosa veruna, par- lerb per tutti. E se per avvcntura Filosofia , che pur e di animo mansueto e clemente , si lasciasse svolgere alle sue parole , e pensasse a libcrarlo , non mancherb ancora ; e mostrerb a costui che non invano portiam nelle mani la mazza. Fil. Mazza no. Qui s"" ha a trattare con le parole , non colla mazza. Non (dtri indugi, via. Ecco voltato V oriuolo. Tutto il Conscsso ti guarda in viso. Luc. Sedano trco anche pli altri, o Filosofia, e abbiano i voti in mano , mentre che Diogene accusa solo. Fil. E non tenii tu punto , che gli avversarii tuoi ti dieno i. i'oti contra ? Luc. Non io , nulla. E la voglia mia e di vincere lar' gamentc. r VOLr,ARIZZ\TE. 44^ Traduzioae di GugUeliiio jMauzi iocchio pennato non prenda a sdegno , che neii rimanga cfso punito. Plat. Sulla persona mia siete in err ore , dobbiamo ser~ virci del piii ardenti , come di Diogene , Antistene , Crater te , e di re , o Aristippo. JVon e questo il tempo di ricer- care bellezza e grandezza di scrivere , ma vi vuole uno stile da faro e comuncente , perocche Parla-Libero e orntore. Diog. lo lo accuserb , e credo non vi abbisogni un assai lungo discorso, e d' altronde sono to stato piii viltpeso di ogni altro , bandito avendomi poco fd :^er due oboli. Plat. Diogene , o Filosofia, parlera ppr noi tutti. Ricordati , o buon noma , di non fare neW accusa il tuo solo interesse , ma abbi riguardo al coniune. E se non conveniamo tra noi nei discorsi , non istare ora m cercarlo , ne a dire cosa ne sia la ragione piii vera , e solo dimostrati sdegnat't per r insulto fntto universahnente alia Filosofia malissimo intesa ne' discorsi di Parla-Libero. E non riguardare alle discipline t per le quali disputiamo , e combatti solo per cib che ci e a tutti coniune. Guarda, che te solo abbianio preposto, e che in te solo e ora riposto , se ogni nostra cosa semhrar dtbba nnesta, owero credersi tale quale costui la drfinisce. Diog. Eassicuratevi , che io non manchcrb in nulla,, e parlerb per tutti. E se la Filosofia piegandosi a' discorsi di costui, siccome e d'' indole mansueta e beniona , pensera di lasciarlo, per conto mio non ne andra libera , e gU mustrerb che non portiamo invano il bastone. Fil. Questo non ista offatto bene, e deesi piuttosto iisare il ragionamento che vale assai me^lio del bastone. J'tro non indugiare ; I' acqua omai gia e versata, ed il tribunals lia gli occhi su te. Luc. Gli altri, o Filosofia, si seggano con i>oi, e diauf* il lor voto ; Diogene accusi solo. Fil. E non temi che votino contro di te? r,uc. Per nulla, mcntre amo di vincerne molti. 444 ^^ OPERE DI LUCIANO Traduziojie di Gasparo Gozzi. Fil. Questo e atto da magnanimo. Sedete dunque. Farla , Diogene. Diog. Qual sorta d'uomini noi fossimo in vita, a te be- nissimo , e n^to , o Filosofia ; ne e d'' uopo , c/t€ di cib si ragioni. Imperciocche nulla di me medcsimo dicendo , chi e che non sappia di quanta giovaniento fossero all' umana vita Pitagora , Platone , Aristotile , e cotanti altri ? Ma si dirb io bene quali , e qiiante ingiurie a noi uoinini tali facesse questo Parresiade , questo tre , e piit, che tre volte esccrando. Imperciocche essendo egli dappnma , psr quanta si dice , Oratore , abhandonate cause , e tribunali , e la farna che quivi s' acquis ta , quanta avea d'' oratoria forza, e veemenza rivolse, e I' abbondanza ^ ed eloquenza del dire si fece stru- mento contra di noi , ne cessa mai di sparlarne ; chiaman- doci stregoni , impostori , e persuadendo le genti comune- mente a beffarne, e quasi noimfossima nulla, ci brffa. Te , e noi, 0 Filusafia, ha gid futta cadere in odia alle genti; chiamando le case tue vaneggianienti , e ciance , e quanta a noi di piiL grave , e massiccio insegnasti , si lo volta egli in riso , ed in giuoco , che da chi d' intorno Vascolta, egli n' ha lode, ed applausi, noi strapazzo , ed affronti. Tale si c il carattere , ed il costume del volga , che di chi sclier- nisce , e dice male , lieto 5' appaga , massime s' egli le piii auguste cose al riso troporta ; siccame appunto fu iin tempo , che piacquero Aristofane , ed Eupoli , i quali per far ri- dere di lui rappresentarono sulle scene Socrate nostra , e certe scorrette favole di lui recitarono. Ma essi alia fine si fatto ardimento elibero contra un uom solo , e nel solen- nizzarsi le feste di Bacco , quindo era cib conceduto , e cotali scherzi pareano di qwile feste porzione ,• godendosi per avventura quelV Iddio , uinantc del rider e , di giuochi, e hurle. Air incontra costui posti insieme tutte le cime d' uoniini , cd i migliori , apparecchiatosi da lungo tempo , e con animo deliberato alV offendere ; rienipiuta , e scritto di bestemmic un grosso libra , lacera ad alta voce Platone , Pitagora , qui Aristotile , cola Crisippo , e tutti in camune , non per licenza di festa , o perclie da alcuno di noi privata ingiuria ricevesse giammai. Alnteno alnieno sarebbe degno di per- dano , s' egli ribattesse ingiurie , e cib non facesse per ispontanca voglia d' offendere. Ma quello , die di tutto <• VOLGARIZZVTE. 446 Tradiizione dl Guglielmo Manzi. Fil. Questa si e veramente generosita ; adunque sedetevi , e tu , Diogene, parlu. Diog. Quali uomini siaino noi stati nel mondo, o Filo- sofia, tu il sai inolto bene, e non abbisogna dl spiegartelo con lun^hi discorsi. E per tacere di me, chi ignora di quanti beni odornarono la vita questo Pittagora , Pla- torip , Aristotile, Crisippo e questi altri? e cotali not es- sendo , non dirb come ci ha calunniati questo piii che scel- lerntissimo Parla-Libero. Jmperocche essendo egli , come di- cono, oratore , abbandonato il foro e la fama gliene veniva da qu lla profcssione , con quanta potenza e vigore acqui- stato avea dulV eloquenza , apparecchiandolo tutto contra di noi , non ha cessato di maledirci ; appellandoci impostori e ciarUttani , e persuadendo alia moltitudine di rider si di noi , ed a dispregiarci cone gente da nulla. Che anzi non porhi ne ha indotto ad odiare te e noi, dando il nome alh' tue cose di bagattelle e d' inezie , t cib die di piii serio hai tu insetinato e da esso voltato in riso ed in ischerzo , di modo che ne riportera egli lode ed applauso dagU spot- taton, e ne sarem noi vilipesi. Perocche tale si e la na~ tura del voho , che godono delle beffe e degli scherni e speziahnente quando si scherniscono le cose che sembrano piii vcnfrevoli. Siccome gid un tempo prendcvan piacere di Aristofan" e di Eiipolide quando esponevano in salla scena questo nostra Socrate ad esser deriso , e facevano di lui assurde coiU'wdie e stranissiine. NuUadimeno F osaK>an co- loro contro un sol uomo , e cib nelle feste di Bacco , nelle quali di farlo era pcrmesso , sembranda essere lo scherzo una part" diUa festa , e che come amante del riso ne go- desst- pure il Dio istesso. Ma costui chiamando gli uomini pill tpettnbili , pensate da lungo tempo ed apparecchiate e scntte alc'une bestemmie in un libro assai grande , a piene canne ha sparlato di Platone , di Pittagora, di questo Ari- stotile, di quel Crisippo , di me, ed universalmente di tutti. E potria pur perdonarsegli , se cib fatto avesse per sua ^difesa, e non incominciundo egli ad ingiuriare. E cib che 44O LE Ol'EUE Dl LUCIANO Tiaduzione di Gaspaio Gozzi. \:crampnte il peggio > si e, c/t" egU per far rib si prende in prestanza il tuo nonie i, e fattosi ainico il Dialogo , auiicis- sirho nostra , questo adopera , da questo si fa ajutar nella zuffa contro di noi , e persuase fino Mcnippo , gin nostra coinpagno , a rapprescntar scco molto spesso Cominedie , il, quale vra qui presente solo di noi tutti non vedi ^ ne con esso noi accusa-, traditore della causa coinune, Ecco le colpe tutte , dellc quuli merita di portare il ga~ stigo. E die pub egli dire incontra ? quali gravi ragioni in faccia addurre di cotanti testinionii ? per lo cui bene ancora giova che sia costui giustiziato, acciocche veduto lo spetta- colo del suo fine , non ci sia pia chi ardisca da qui in poi di beffarc la Fdosojia : laddove se noi soff^.rirem.o gli uffronti , non sara pazienza, ne modcrazione no, ma infingardaggine , e scioccaggine da tutti stiinata. Or chi potrebbe niai coinpor- tare V atto da lul fatto ultimaniente ? Quando trattici al mercato a guisa rf' una turba di schiavi , e fatto suonare la tromba del bando , qual di noi diede , secondo che si narra, per molto prcgio, quale per mi' Attica niina ; e me. oh! sciaguratissimo di tutti gli uoinini! sinascellandosi gli spettatori delle risa^ per due quattrini vendette. Queste sono le cngioni dell' ira nostra ; queste ci fecero ritornare in vita: e ti preghiamo , che tu faccia la vendetta per noi , ingiu- riati, e vituperati cosi bruttamente. Raw. Bravo Diogene ! Veramente detto hai tutto quello cJie abbisognava a favore di tutti. Fil. Lasciate stare le lodi. Voltisi V oriuolo per chi ha da parlure ora. E tu Parresiade parla , che tocca a te. La rena acorre per te ; non tardare. Luc. Non tutto quel die dovea dire cnntro di me , o Fi- losofia, lia detto Diogene^ il quale molte cose, e le piit. difficili, non so da qual turbazione commosso , lascib in- dietro nel suo ragionare. Ma io non solo non negherb d' aver detto quanta egli affi'rma , 0 verrb qui con istudiata, e pre- meditata dicer ia , che anzi ho stahilito in mio cuore d'ag- giunffere quanto e^li non disse , e quanta io non avea pen- . sato fino al presente : e a questo modn vedrai qual sorta d' uomini io ahbia a suon di tromba aW incanto venduti, e di quali io ahbia cosi dttto mcde, chiamando^^li ingannatori, e superbi. Ascoltatemi , prestatemi udienza tutti, e vedete se in ogni punto vi dico il vcro i e se il parlar inio aves^c VOLGARIZZA.TE. 447 Traclu7.i8iie di Guglielmo Mnnzl. si e veramente poi insopportnhilc , che operando in tal modo, si fa scudo , o Filosofia , del tuo nome , e guadagnatoci il. Dialogo , die e nnstro familiare , servesi di lui per attorc ed ausiliario contro di noi, ed ha persuaso ancora Me- nippo nostro compagno a far sovente da commediantc con lui , il quale ora solo non comparisce , e traditore dtlla causa coniune non accusa con noi. Per certo si e costui degno che giustamente paghi il fio di tunte colpe. E non avra sicuramente egli che riper^re, avendo nialmenato le pill venerevoli cose alia presenza di tanti testimonii , a'qunli sard giovevole di vederlo punito , mentre non si trovrra cost chi in avvenire dispregi la Filosofia. Che se al contrario noi ci stiamo in silenzio e sopportiamo le ingiurie , giustamente non sembrerd cib moderazione , ma viltd ed ignoranza. Im~ perocche e come potra sopportnrsi quello che ultimamente ci lui fatto , quando conducendoci come altrettanti schiu^>i ndla piazza , stabilito il banditore , come raccontano , alcuni ha venduto a gran prezzo , ed altri per una mina Attica, e me lo sccllerato vendette per due oboli con gran riso del circostanti. Per la qual cusa noi sdeanati siamo tornati a rivivere, e calunniati essendo si disonestamenie ti preghiamo di vendicarci. Filosofb. Bravo, o Diogene , benissimo hai toccato ogni puntn , ed hai ragionato come si convenia. Fil. Cessa di lodare , e versa V acqua per la difesa. Prendi tu ora a ragionare, o Parla-Libero , V acqua ora corre per te , laonde non indugiare. Luc. Diogene , o Filosofia, non mi ha accusato su d'ogni punto , ma per non so qual ragione ha egli tralasciate le cose maggiori e difficili. lo tanto sono lungi dal nesare di averle dette, o di essere qui venuto coa qualrhe apohgia gia studiatn, che se ha egli a^cuna cosa taciuta, ovvem io non Vho in anticipazione detta, ora vo' aggiungerla, men- tre cost corioscerai qunli u^'mini ho io bandito , e di quali ho sparlato appellandoli impostori ed orgogliosi. Ed a que- sto solo potrete rass'curarvi se diro io il vcro su tuuo. Se 448. LE OPERE DI LLcilXNO Tfadazione di Gasparo fJozzi. qualche poeo di mallicenza, e puntura, non incolpate s(ih mp , che ammonisco , e riprendo , ma bfnsi accusate colore , chc fatino il male, e sara cosa piii s^iusta. Impercioccht , non si tosto conobb' io quelle dure condi- zloni , che necessariamente debbono avere in se s,li awocati , cioi trame , bwxie , audacia , schiamazzo , dibattiinenti ., e altre migUaja di qualitd soiniglianti ; fuggendorni io incon- tanente da esse , secondo che V onesta richiedeva , rivohi tutto I'animo mio, o bellissima Fdosofia, alle cose tue , ri- pieno d' an gran desiderio di traspjrtarmi sol:to la custodia tua, e di vivere tatto il restante ddla mia vita trasferito in qiiieto , e pacifico porto , qual uomo uscito di tempcsta , e strepitosa burrasca. Vedendo appresso le faccende vostre , di te principal- mente i come coweniva, io mi maravigliava assai , e mirahili insieme mi pareano tutti qu 'sti del bfato vivere Icgislatori , i quail a chiunque alia beata vita sollecito si rivolgea, por- gevano cortesi la mano , e utilissimi , e onestissinii precetti dettavano , bastando pure che V uo'no da quetli non si scosti, o non metta il piede fuori del vero calle ; ma tenga gll occhi attentissimi alle regole proposte da voi , e secondo esse la propria vita indirizzi : cosa , che pochi degli emuli vostri hanno perb fino al presente eseguita. Di poi vi'dendo io parecchi non gici presi daW amore della Filosofia , ma solamente di quella poca horia , che quindi pub trarsi , imitare le cose piii facili e le pit ma- nifeste , e quelle che di fuori fanno apparenza d' uomini dabbene , doe barba , andamento , e vestito ; ma che n.el vivere , e ne"" fatti loro , erano al portamento contrarii , fa- ceano il rovescio delle vostre dottrine , e la dignita di Cal professione guastavano ; io me ne sdegnava ultamente , pa~ rendomi di vadere un recitante di tragedie molle ed effem- minato, che nel rappresentare la parte d\ichille, di Teseo , o d' Ercole stesso , ne voce, ne camninare eroico usa ; ma coperto dell' apparenza di si gran personaggio lascivetto , e soave si mostra tanto , che non V avrebbero per la modestia di que' tempi comportato ne Elena , ne Polissena si dilicato , non che il vittorioso , e grand"" Ercole , il quale, per quanta io ne creda, con la mazza sua trit;rehbe in polvere nn | attore, che fa di lui una femninztta cost morbida , c vile. ' VOLGAEIZZA.TE. 449" Traduzione di Guglielmo Manzi. di poi semhrasse il mio discorso (ilquanto aspro e male' dico , to non credo chf ne dohbiate accusar me che n- prendo , ma con piii oiustizia coloro che cost si compor- tanv. Imperocche. tantosto che io compresi le durezze che di necesiitd son congiunte alV oratore , come lo inganno , la menzogna , V audacia , gli schiamazzi , le mosse , e milte alcre cose , fusgendole come sembrcv ami onesto, mi riparai , o Fitosofia , tra le Cue bellezze , e deslderai se mi rimantsse alquanto di vita di vivere sotto il patioci- nio tuo come trasportttto dalla procella e dai venti in porto quieto e sicuro. Quindi risguardate appcna le VO" stre cose e te come convenivasi , ammirava tutti qaesti come ottimi datcri di leggi , e che porgtvaa mano a co- loro che s'' intamminavaiio a te , esvrtando con belli ed utilissimi ammaestramtriti , i quali se trasgredisconsi , di leggieri s' ihciampa. Per la quel cosa debbe ognuno aver I' occhio a quelle regole da voi proposte , e se- condo quelle comporre ed accomodare la vita. Lo che per Did ! pur tra voi fanno ben poclu , vedendo molti non presi daW amore delta Filosofia , ma dalla gloria sola della cosa, ed operaado questi mezzi coinuiii e po- polari e facilissimi ad esscre imitati , intendo della barba, del portamento e deW abito , con grandissima facilita prendono le forme di uomini dabhene. Facendo di poi contrasto all' abitx) la vita e le azioni di loro , e seguendo cose a voi tutte contrane, e corrompendo la dignila della pmfessione , isdegnavami , e sembravami esser eld, come quando un attore di trageilie molle ed effeminato rap- presenta il personnggio di Achtlle, di Tesio o di Ercole, non passeggiando ne parlando da eroe , e sotto si gran maschera facendo lezii si fatti, che ne Elena ne Po'issena soffiirebbero essere da lui con tal caricarura imitate, per non dire quell' Ercole famoso per le vittorie , il quale senibranii , che schiacceri(^ colla clava ben tosto la per- sona e la maschera ch<' lo fcce companr ftmmina con tanta vergogna. Vedendo medesiniamente uncor tot soffrire \^n\fsi \^^ *JWa«u3 yavi>g.a a voi facta dd costoro , non potei comportare questo comico vitiipcrLo , ne che essi avessero ardiiatnto di vcstirsi d' croici parsotiaggi , € iinitave qutl Cninano asiridlo , il quale postasi indosso la lionina pelle , volca esscre Lione egli stesso , cacciando fuori delta gola ruggiti orribili td aspri fra CuinanL , die non sapeuno la cosa ; ma venuto qiwd un Pdlegrino , die piit volte avea vcduto Asiiio e Lione , ne la rinfacdb , e spia- nandogli le costole nwlto bene con he hastonate , lo discac- cib da quel luogo. Ma sopra tutto , o Filosofia, mi pungeva fino al caore il vcdcre , die se cdcuno di costoro era ve- duto a fare una vita trista , Ucenziosa e scorretta , se ne dava di subito la colpa alia Filosofia , a Crisippo , a Pla- tone , a Pitagora , e al cognome •, e alle disputazioni di quella setta die il peccator professava. Sicche dalla mala vita di colui traeano una pessima conseguenza di voi , gia morti da tanto tempo, tie veniva purngonato a voi vivi, ma usciti del mondo ; e vedendo ch' egli tante disoneste e inique opere facea apertamente, sfnza altre citazioni , ne trattare di cause , voi e lui condannavano ad un tempo , e delle stesse cose accusavano. Non lo potei comportare , rinfacciai loro , c da voi gli dis- giunsi. E voi che percib dovreste farmi onore , mi traete in giudizio. Oh! s' io vedessi dunque alcuno alle divine cose sngrato, il quale i mister j delle Dee bnndisse intorno cian- ciando , ed empiamente fuori drW ordinato coro daiizasse , e me ne sdegnassi , e gliene facessi un rahbujfo , direste voi , th' io fossi empio ? Sarebbe ingiustizia ; dnppoidie i capi de' sagri giuodii con le hattiture gastigano quello Strione, che si prese a rappresentare Minerva, Nettuno , o Giove, e nol fa bene , ne srcondo la dignita deirl' Iddii ? Ne s' adi- rano gl' Iddii contrn a' capi dc"" giuodii perche abbiano dato in mano a'' flagellatori colui , che egli rappresentava, ed era vestito da Nume , ch'anzi, crrd'io, ajutano i nervi de'fru- stntori a percuotere. 11 non rapprcsi'ntare gnrbatamente un servo , od un messo , e picciolo errore : ma lo imitare ma- lamcnte, e non colla dehita dignita dinonzi agli occhi degli spcttatori Ercole, o Giove, e brutta cosa, ha una specie di mul augurio. Oltre a cib qua I cosa pcggiore pub darsi, che molti di loro , i quail pur sanno benissimo It: dotirine vostre , vivono tuttuvia per modo , die scmbrano averla YOLCARIZZATE, 46 1 Traduzione tli GugUelmo Manzl. to stesso da coloro , noa sopportai la indfgnita di quel commedianti , i quali non essendo che sciinmii: hanno osato adornars! del personaggio di eroe , imltando quell' usinu di Cuma che , cintosi una pelle di Itone , andava rag- ghiando intorno at Cuniani che nol conoscevano , finche un forestiere , che molte volte vtduto aveva r asino ed il leone, it riprese e il caccio a colpi di bastone. E tra le altre cose cib, 0 Filosofia , scmbravami indegnissmio, che vtdendo gli uomnii fare ad atciino di costoro qualche azione scon- cia e inalvagia^ ne accusavano di presentc la Filosofia, e Crisippo , Platone o Pittagora , o altri sotto il nome di cui rassegnavasi il mulfattore seguendnne le dottrine. E da quel malvivente conghietturavan male di vol da taiito tempo gia morti ( mentre iion facevasi tal ricerca essendo voi in Vita, ma quando piii non eravate ) , e quel solo cliiarainente tutti vedevano che coniportavasi da uomo diso- nesto e scellerato, tnlchii senza ascoltarvi eravate condan- nati e tvatti in simile colpa. lo non sopportai di vedere tali cose , f gli ripresi , e da voi separaigli , e voi che ])er- cid dovevate onorarmi trascinato m'avete in giudizio. Adun- que se in scorgnndo alcnno degU iniziatori, che va spar- gendo i secreti dclle Iddie, e saltando ove non e per- messo , mi sdegnero ed il riprenderb , dovrete voi per cib tenernii per empiol Dunque sara pur in^iusto il costume dfi presidenti ai giuochi sucri, quando frustauo alcuno at- tore , che avendo preso a rapprestntare AJinerva, Giove o Nettuno , noa ben se ne sbriga , ne seco/ido la dignita dello Iddio. Non pertnnto non si sdegnano punto contro di essi gV Jddii , percht data abbiano in mano del fru- statori coloro che rivestivano il lor ubito e rappresen- tovano le lor persone ; che anzi io awiso , che si com- piacctano di vederli frnstati. Imperocche rappresentare sgraziataniente un servo o un trombetta si e errore da nulla, ma mostrare indcgnamente Giove od Ercole agli spettatori , si e cosn sconvenevole e vituperosa. E quello ch'' e di poi soprattutto assurdissimo si e , che i piii di loro studiando ansiosamente i libri vostri , di modo poi vwono che senibra che letti gli abbiano e mcditati per 4^2 LE OPERE DI LUCIVNO Traduzione di Caspare Gozzi. sclamente lette ; per meditar poi con tutto I' intelletto di. fare il contrario. Impcrocche quanto dicono , cio^ die oro , e gloria disprezzano f eke I' onestade e solo bene, che son voti d''ira, eke gli splcndori non eurano neW uomo , che tutti stimano uguali ; son belle cose , mirabili , e veraniente da dotd , e saggi. Ma eke? pel salario le insegnano, kanno in ainmirazione i ricchi; colla mente ingnjano i danari ; hanno maggior ira , e furia della Canicolu, sono piit, timidi de' conigli, pill adulatori die le bertucce , piii libidinosi degli nsini , pill rapaci de' gatti , e nel rimbeccare, e quistionure, de'galli piit cnldl , e ostinati. Che potranno fare altro co- tali uomini , eke dar cagione di ridere a cki gli vcde cac- ciarsi via V un V altro dagli uscii de' ricchi, andare spesso ove son piii solemii le cene , quivi oltremisura lodar se me- desimi , tiiffarsi nel mangiare a gola , della parte die vien loro data mostrarsi scontenti , e fra le tazze rozzomente , e fuor di tempo filosofare , col vino ck' esce loro di corpo! Ed e vero , die qiianti sono quivi convitati ignoranti delle risa sniasccllnno , e la Filosofia dispre^^inno , eke cost fat.ta fcccia allevasse. Ma di tutte I'altre brutture la peggiore veramente e questa , die dicendo ognun d' essi di non ab- bisognar mai di cosa veruna , e gridando ad alta voce , che il solo saggio c ricco ; di la a poco ti viene a la to a chie- derti qualcosa , e se tii non gliele dai , gagliardumente si sdrgna; sicch'egli ti pare appunto di vedere una con rcgio manto vcstito , con diadema, o corona in capo, e con tutte I'aUre insegne reali a li.mosinare, e andare accattando dalla viinuta plebe. Quando dunque un d' essi spera di buscarc (jualcosa , udirai allora quante disputazioni fanno , che le facolta dehbono essere comuni , e die le ricchezze son cose indifferrnti. Cke mai, dira egli , e V oro , o V argcnto? Non e punto diverso da' sassolini del lido. Ma se qiialche vecchio rom-agno bisognoso, e da lungo tempo amico gli s''accosta, e di qualche po'' di sussidio nel prega, tnce , si fa poverty, s' adira , non lo conosce , e di quanto prima avca detto dice il contrario. E que' pnroloni d' amicizia, di virtii, e d'' onesta dove son iti? Volaron via tutti: furon parole coW ale , tro- vate da loro in quelle oziose , e spensierate zuffe da scuola. Amico e ciasdieduno di loro fr-no a tanto , ck' oro , e ar- gento ncn vcngono in me'zzo r^posti. Ma s' una mostra un quattrino , h di siihito rotta e la pace , cke non v' ha pvi VOLGARIZ7.\TE. 453 Tradiizione di Guglielmo Manzi. operare tutto il conciano. E tutte le cose che dlconn , come di dispregiar le ricchezze e la giona , e crcdcr solo buono I' oiitsto , non esser capacL di sdcgno , e non curare i piiL ricchi t comportarsi se<.o loro da egunli , tutte , o Jddii! sono cose belle e sapienti, e veramente ap- ■ pieno niirnbili. Non ostante pero tutto cib essi insegnano a prezzo e corteegiano i ricchi, e vanno aliando il de- naro , sono piu'rabbiosi del cagnuoli , piii tiniiai dei lejni, piiL pinguenti delle scimmie , piii Lbidinosi degli aslni ^ pill rapacL dei gatti e pin litigiosi dei galli. E fantio ri- der di loro allorclic combattono per queste cose , e si scacciano gli un g/t uLtri dalle porte dei ricchi^ e c/uando mangiano a magnifici desinari, non ccssando neppure in, questidi smodatamente loilare, rienipiendosi disonestamente (It cibi, non sentbrando contenti della loro porzione , e filosofando tra i biccliieri mattamente a spropusito , ne sapendo comportare il vino. GV idioti di poi , quanti havvene tra i convitati , ridonsi e sputano in faccia alia Filosofia , che alleva tali vigliacchi. Ne tneno ver- gognoso essi pur r altro , che dicendo ciascun di loro di non abbisognare di nulla, e schiamazzando il solo sapiente esser ricco , poco appresso si fanno innanzi a domandare , e non riscuotendo, si sdegnano , smiili ad uno che con, abito reale , portando diritta la tiara e le riinanenti in- segne del regno , aadasse mendicando e chiedendo agV in- feriori. Pertanto bisognando ad essi ricevere, gli bisogna, pure disputtir larganicnte sulla comunione dei beni , e sulla mdifferenza dclle rcchezze „ imperocche cosa si h inai , a parere di essi , V oro e I' argento , a in die al- tro diffcrisce dalle pictruzze che sono in sul lido ? Se di poi alcun vecchio conipagno bisognoso di ajuto si faccia avtinti e di piccioUi cosa gli preghi, ne siegue il silenzio,, la iinpossibiliid , la ignoranza , ed il ritorciniento delle pawle in contrario. E molti di quel discorsi suW aniict- zia, sulla virtii e r on est a non so dove ne andarono e tutti se ne volarono. Parole veramente volanti , colle quali ogni gfVvj^o , segnendo ombre vane, tra loro combattono netle scuvle : mentre ciascuno di essi tanto or professa amicizia, quanto non vi sia di mvzzo oro od argento. Che se mostrera alcuno un svlo obolo , romperaai la Bibl. I al. T. XIX 33 4"54 tE OT'ERE DI LtJCIANO TraJuzione di Gasparo Gozzi. luos;o al patteggiare , ne sicurezza a' messaggi : i libri son cancellati , fuggita e Virtude. II simile owiene a' cani , se alcuno gitta fra essi un osso , ch' escono , s' assaliscono , e mo r do no , e uhbajano , a cui V osso si prese. Narrasi , che Un Be dell'E'^itto inseiinb una volta a certe hertucce a dnn~ zare, le quali bestie (come quelle che facilniente imitano le uniane azionij in brevissiino tempo imparnrono , danzando tli scarlaito vestite , ed in maschera , spettacolo approwi- tissimo , fono a tanto che uno spettatore sclierzevolc , arre- cate in grembo iion so quali noci , quelle costi in mezzo gittb; e i bertuccioni dinicnticatisi della dnnza^e de'passi, non prii haUcrini in un momento , ma quali erano in effetto divenuti scimmioni , ruppi-ro le maschere , e squarciate le vesti , azzuffaronsi per le noci, e di qiia e di let si furono addosso ; per modo che la danza in tal guisa disciolta diede agli spcttatori cagione di grassissime risa. Cost fanno costoro. E costoro sono appunto quelli , de'' quali io dissi male ; ne eesserb mai di mostrare le fraudi loro, e di fame ridere pubblicamente. Ma di voi, e de' simili a voi (imperocche ci suno pure i veri seguaci di Filosofia, e gli osservatori di vostre lesgij non sono io cotanto del senno uscito , ch' io sparli giamniai , o ch' io w dica villania vertina. Oh f che avrei perb a dire? In che somiglia la vita vostra a quells, di costoro ? Io credo pure , che sia uffizio pio il persegui- tare cotesti importuni , e ninici degli Dei. Ora voi , Pita- gora, Platone , Crisippo , e Aristotile , direte voi , che co^ storo v' appartengano punto , o che nclla vita, che fanno, rappresentino cosa , che vostra sia , o ch' abbia che fare ^on esso voi? Tanto ha che fare quanto una bertuccia con Ercole. Somigliano forse a voi . per le prolisse barbe , p'T- che vunno trombandosi per Filosofi, e fanno il viso del- Varme? Io gli comporterei , se almeno fossero buoni Strioni; ma egli e piii facile , che un uvoltojo imiti il rosignuolo , che costoro i Filosofi. Ho detto quel che avea a dire. Se ut])iii detlo il vero , o no , fa tu , o Verita, appressQ a fQiforp teitimcinianza. TOLGARIZZATE. 455 Traduzioae cU Guglielmo Manzl. pace i e nan vi sara'piii liiogo a patti e trattati ^ i libri saranno abbandonati , e fus,i^ird via la Virtii ; e ne av- vitiie di loro come dei cani, quando tra loio gittasi un osso , che irricandosi si mordono insicme , ed abbaiaao contro quegli chc ha loro gettato V osso. Dicesi che un re di Egitto imparb gid la Pitrica a certe scimmie , e quelle bescie , le quali. suno assai facili ad imitare le azioni uinarle , tostamente impararono , e ballavaiio ricoperte di vesti di porpora e con maschere adattate. Per lungo tempo questo spettacolo piacque , finche uno spettatore festevole postesi in grenibo dtlle noci gittolle nel mfzzo. Le scimmie allora veggeniole , dimenticatesi dclla danza, dimostraronsi quali erano scimmie e non ballerini , e» rottesi le maschere e stracciatisi i vestimenti , combatte- runo insieme per quel frutti: in tal modo si disciolse quesla compagnia di danzatori cnn riso di cluunque trovavasi nel teatro. Egualmente pur fanno costoro , e questi sono culoro de' quali io sparlava, ne mi quieterb giammai di smascherarli e di porgli in canzone. Di \)oi poi e dei vostri simili, mentre vi sono p'J-r troppo alcuni veri seguaci della Filosofia, ed osservanti delle vostre leggi , guardimi Dio di esser si pazzo che io dica di loro parola alcuna o sinistra o maledica. E come di poi po~ trei dirla? e die avete voi di comune con cotestoro , i quali, come insolfuti e nimici degl Iddii , credo dt. odio essere di^gnisstni ? Per qual modo potrete voi , o Pitta- gora , Platone , Crisippo ed Aristotile ■, affermare che vi apparteiigan costoro , e che mostrino nella lor vita segno alcuno di esservi fumiliari e parenti , se per Dio ! pure non affermate che siano le scimmie parenti di Ercole? Per che poi portano le barbe , c van decantnndo di filo- sofare e son hurheri in i'olro , ci converra forse per que- sto a voi ussomig.liarli!' E la darei loro per vinta se in questo comico istesso fosseio almen ragionevoli : ma io credo che piii fucilmente I' avoltoio iinittrd Vusignuolo, che costoro i filosofi. Ho detto qnanto uvea ia niia di- fesa. Tn, o Verita , testimonia uppo di questi s' e vcro. 456 Lertcre inedite del Tasso ( V. pag. 3oi d'l questo Tomo ). Al sig. Conte Gio. Domenicu Albano a Romti. Ilhho Signore e Padron mio Ossiuo. JLja. molta altrui mali-2;nita e la mia poca prudenza cosi in non saper dissiiiiular Tingiuria, come in risentnmene roii parole troppo aspre, ed okre cio la snveiThia f"de c' ho avnta negli amici, e la poca Icalta c' ho trovata in loro, mi hanno condotto in istato miserabilissimo , nel quale il minor male eh' io patisca, e quello che akre volte essendo solo , mi pareva msopportabile : pur quando io possa assicu- rarmi che alia mia vita non siano tese insidie, e quando il signor Duca di Ferrara o voglia esser giustiticato , o non cnrandosi di giustificazione , voglia assicuraimi dal sno sdegno in modo ch' io possa acquetarmi , gli altri miei travagli non mi daranno noja, e sperero d'averli a superare, scnza ajuto altrui , per me medesimo. Ma quella parte che ap- partiene all' assicuramento della mia salute, se non e presa da persona di molta autorita e che voglia effjcacemente adoprarsi a mio beneticio , non puo esser sostenuta dalla debolezza delle mie forze. Io ho riposta la principal mia speianza nell' autorita e nella prudenza di Monsignor Illustrissimo Suo , e in quella amorevolezza ch'' egli mi ha sempre di- nidstro. Perche se ben io so ch' egli non potra in alcun modo prender la mia protezione senza dispia- cere a coloro che procurano la mia rovina ; sebbene io m' imagino che saranno fatti olFizj con lui , per- che non ispenda parola per me ; nondinieuo essendo io si'uiissimo deir ailezione che mi porta per la eoraunanza della patria , per la servitii che mio LETTERE INEDITE DEL TASStJii ^^y padre ha aviito seco , e per una natnrale inclina- zione , non posso dubitare che Sua Si2;noria Illu- stiissima ncvn sia per fare ogni pietoso e cortesc uflicio a mio favore, massimameiite perche a cjuesta «orte d' ufficj die io desidero, qaando ninn'' altra ragione il dovesse persuadere, pare che basti assai a persuadervelo la pieta e la carita cristiana. Io non desidero altro, se non che ao-F inimici miei basti r avermi cosi aspramente e cosi iniquamente ingiuriato, e che si contentino di quanto hanno fatto. E s' io non desidero di vendicarmi , e ben ragione ch' essi non debban prc^uraxe di tormi la vita. Ma quando pure per alcun rispetto Monsignore lllustrissimo non abbracciasse questa santa e pietosa opera con quel fervore ch' io giudico necessario alia difficolta delnegozio, spero che T iiitercessione c le preghiere di V. S. lUustre debbano intlam- marlo. Ricorro al figliuolo , perche interceda col padre, e ricorro ad un mio araorevolissimo ed an- tichissimo padrone, acciocche supplichi per la mia salute un altro non raeno antioo, ne meno amore- Tole ; 61 che vuol ragione ch' io sia esaudito. Dal sjgnor Scipione Gonzaga avra piu niinuto avviso di me , ed io niedesiino le ne daro piu distinto rag- guaglio tra pochi giorni. Frattanto mi favorisra di. risposta, la quale potra indirizzare ad Urbino ia casa del signor Federigo Bonaventura. Baci le mani, umilmente in mio nome a Monsignore lllustrissimo, e mi conservi in sua grazia. iSjiJ. Di Urbiao. 458 PARTE 11. • SCIENZE ED ARTI MECCANICHE. JVotizU sugV inventori de sostegni ne caiiali , sopra la caduTa d' iin derolito e d' una pioggia di terra rossa , sopra certe ossa fossili d' elefaiite , sopra certi articoli d' arte tiutoria nel secolo XV , e finalmente sopra la scoperta dell' allinne alia Tolfa ; comunicate dal ng prof. Francesco Orioli di Bologna al Direttore della Biblioteca italiana. N, EL tempo alquanto rozzo , ma certamente non cosi bcirbai'o , coiue alcuiiL asseriscono , nel quale la nostra Itnlla, piu aucora divisa clie non e oggi, aveva ceatiaaja di Repuhiiliche e di Stati;, e se ne chiamava ricca e fe- lire , vaato per qualclie secolo lil^erta pur la piccola re- pu'r)l)lica de' Viierbesl, e crebbe in faiiia tra i vicinl per forza e ricchezze. Poi declin6 al declinare delle altre e fu vinta : e de' giorni suoi di feliclta non altro conservo clie il manoscritto di due cronacbe , dove si raccontano le gesta de'cittadini e degli strani negli auni che a noi rideva la fortuna. Ora queste cronache si glacciono pol- verose nella dimenticanza : e appena delle niolte no- tizie clie vi si contengono, alcuae poclie ne pubblic6 il Bussi , allorclie nell' andato secolo scriveva le istorie di Viterbo con poca verita e minor critica. Laonde sa- rebbe a deslderare che alcuno pin lllosofo di lui si re- casse oggi in niano quplle carte con diverse altre, che sono ne' ricchissimi nosiri archivj , abbandonate ai tarli e air umidita. Forse un nuovo e belT articolo potrebbe per esse aggiugnersi alia storia generale de' piccoli Stati italiani dopo il niille, il quale articolo appena e ora ab- bozzato ne' libri clie sono a stampa. Ma a me e tempo ed ingegno mancano per occnparmi di qnesT' impresa NOTIZIE SIJGL* INVENT6RI t)E*SOSTEeNt CCC. 45^ ietteraria : ed attendendo clie qualcuno dc' m'lei concit- tadiai a tale divisamento volga raniino, le tvascriveioi ad altro oggetto , chiarlssimo sig. Direttore , le poehe cose segueuti , come quelle che per T indole loro , anche dette separataniente dalF altre , conservano ua qualche genere d' iiiiportanza. Comincero da una notizia che riguarda gH autori d' ua fitrovato itallano , il quale frutto all' Europa quisi piii tesoro che la scoperta d' Ameiica. Parlo del trovato ce- lebre de' sostcgui ne' fiumi e ne' canali , pel quale ven- gono ad anaaUarsi glL ostacoli che alle navigazioni inte- ri'ori contrappone natura col sollevare per travetso i monti, coir improvviso aprire delle valli , e coiriiiter- porre cateratte al corso equabile delle acque. Gia era note che gli autori di qnesta nobile iiiveLixione furoiio due Yiterbesi : ma il pochissimo che sapevamo de' loro fattl , era, per quanto io ne conosco, la menzione lascia-* taci di loro dallo Zendriai (i)» e copiata poi da quei che segiiitarono (2). Costoro, secoiido che narra lo scrittor meatovato , si nomavano Dionigi e Pier Domenico. Erano fratelli e tij;li ambidue d' ua maestro Francesco, ingegnere , come asse- vivano essi. Arrogavansi titolo di maestri da orolok^io ; e nel 148 1 da Viterbo patria loro si offersero alia Signorii di Venezia per fabbricare uii ingegno , mediante il quale, conforme promettevano, le barche e burchi potranno pas~ sare per la chiusa di Stra ( presso Padova) sertza pericolo : «perando in modo che le acqae usciranno con facility ; senza essere obbUgari a scnricare , e senia essere tirate. Ij' offerta fu accolta , e 1" opera nello stesso anno fu con- dotta a termine. Poi restarono i due fratelli al manteni- jnento di qucUa con buono stipeadio , per quel che Sembra ; e perfezlonarono il lavoro colla giunta di vma ^uova. Ora il lavoro di che qui si parla fu appunto un sostegno presso a poco del modo che oggi si usa ; ed il primo sostegno di che si abbia memoria. Ne guari ando che la fama dell* invenzione si diffuse, e presto in piii luo- ghi se ne trasse protiitto imitandola , senza clie de' primi trovatori altro si cercasse , come par troppo addiviene. (1) Ksgol. eH usi dell' acqne correnti — 1741 1 P^g- 356. (2) Veggrisi il Frist , Istit. ili meccan. ecc. , pjig. 428 ; e U Delniitrs , Bmryel. Jr I'lnjiiiueflir , T. a , p»g. lH- 460 NOTIZIE SUGL' INVENTORI Nulla di pill aveva io potato Ifovarc iiitonio ai diif; valent" uoinmi ne' libri che ho potuto leggere , quando neHo scoriere le inemorie che del suo tempo raccolse Giovanni dl Juzzo , T uno de' Cronisti da me raenzio- nati (i)r) air aauo 1477 m' abhattei nel scguente passo , CLii tvascrivero nelle incolte forme, che gli diede 1' au- tore. Viterbesp , egli scrive , quando se pnrtono da questa cauhita , rescano sottili. Et p'rtanto nelli dctti tempi si partirono dot fruUlU gnrzonl , fiiili de uno maestro Cecca- T'llo muratore , uno chiamato Deunitlo , et I' altro Giouan Domenico , li quali facenno I arte de fabri , se asutigliaro ^ che ferono un dtfitio stupendo, tutto per forza de contra- pesi et isnieoni , che ci uediui cose par'ia naturali. Con magi a presentare Xpd et servitori et soldata. Con uno Dio Patre che si vediva alzare et abassare I ochi, cavalli giostrare et aniinali comae tere , et suoni d organi et angeli et molte cose stupende. Con esse d altre cose celeste de cursi de pianete et segni che li astrologi ne stupefacieno. De lo quale lu scortarono a Fiorenza : funno Roma Napuli et luochi de Talia , che ci acquistaro molti danari ad -^ 1 . per per- sona et hom.o. Dette qneste cose il Croaista finisce : ma nella narra- zione dimessa di lui non mi paf da mettersi in. contro- versy, che si favelli veramente de'due trovatori de'so- st'-gai. Con questa supposiz'oiie e d' accordo 1' epoca. E\ identemente il maestro Francesco dello Zeiidrini e il maestro Ceccarello del nostro Giovanni , che sentlo Capo niastro muratore fu dai iigli per niaggior decoro tras* formato ii ingegnere. Yantarono pure i due fratelli ma- i'istrro d' vrolo^jio , forse per allusione al fiao lavoro di quella specie di presepio , che veggiamo ricordato nel precedente racconto , dove in qualche modo per artificj da orologi.ijo dovevano moversi i fantocci e correre i pianeti. Elibero essi occasione verisimile di conoscere il bisogno della Signoria di Yenezia^ e di procacciarsi rac- comandazione presso quella, uel tempo del viaggio loro per tuita T Italia, fatto a quel che pare tre anni prima. Come hgli di muratore fu facilissimo ad essi T acquistare perizia pur neil'arte paterna , comeche principalmente non semVira che la esercitassero. Per verita il secondo (I) Si vi £j;a intorno a costui eJ nl suo ciinip3p;iio il Bi>-fi iielU Piefn— zione all'istoria Ji \'it«il'0 , dove d' cntrambi c narlato niinut.inientr. DE* SOSTEGNI Ne' CAI?AL1 CCC. 461. «le' fratelli vien chiamato Giaii Domenico dal Cronista , e noa Pier Domenico: ma essendovi concordanza per- fetta in tutti gli altri nomi e in tutte le altre circostanze » scorge oguuno clie questa piccola variante con grande agevolezza puo essere spiegata per la grave difficolta che suole provarsi a leggere nelle vecchie carte i nonii pro- prj , scritti d'ordinario con abbreviature di caratteri pes- sinii. Ho poi cercato ne' libri pubblici delle Riformnzioni che sono nel patrio archlvio , se qualche altra niemorla di costoro si trovasse per ventnra a quegli anni e in- dietro , ma non m' avvenne d' abbattermi ne' loro nomi o ia quello del padre, e la mia fatica riuscl vana. lo non so qnanto valore abbiano agU occlii di lei queste poche notizie. Le seguenti appartengono aila storia na- turaie ed alia tecnologia , e sotto questo aspetto possono ad alcuno seinbrare non dispregevoli. All' anno 1474 favella il Cronista medcsimo della ca- data d' un aemlito, clie non m' avvenne di Aedere ram- mentato ne' cataloghi pid conosciuti. Nel dettn tempo « egli dice, ceni pastori videro cadere da cielo certo fuoco con grande romore : ebero paura, et dipoi spento , videro erano stati doi grossi sassi de colore negro quasi iiena ferra ^ et anco puzza de solfo. Erano fortissiine non sine minim. II fatto per verita e narrato con molta precisione. Si di- rebbe , che fnrono del genere delle masse di ferro me- teoriche. Non si sa che fossero raccolti e messi in serbo^ Ma per Viterbo la cadnta di sostanze minerali datt^afto deir atmosfera da molto piu lungo tempo non era una uovita : e gia il Bussi aveva publjlicato del nostro Isto- rico all' anno 1222 cio ch' egli navra d' una piosgia sanguigna intervenuta , il che laconicamente per questo modo ci trasuiise :=: In quello anno piohe nello terreno de Viterbo per tutta la terra aqua rossa miraculosanientc ■=. Lo stesso o analngo racconto si trova pure con termini poco diversi presso V altro Cronista Nicolo della Tuc- cia (i) » se non che ravvenimento e vit'erito all' anno iai9 i il che 10 stiiuo detto per isbaglio 1 perche tanto il Tuccia , qunnto Giovanni di Juzzo riferiscono aver tratta la notizia da ua piu aitico Annalista chiamato Lancillotto. E dico che lo sl^aglio e piuttosto del Tuc- cia che di Giovanni , perche all' anno stesso al quale (i) V. Ba?ij ; op. cit. > anuo suU!ettt. 462 -NOTizTt suol' INVF^toni nttriliuisce un tale evento il seconJo ^ lo attiibnisce ancil^ lo stoiico Corretiiii (1). Se le prece;Ieati cose possono avere nn cjualclie graild iV iinportanza pel miueralo!;ista e pol fisico , uii ritrova- iiiento iatto nel 1489, e narrato da Giovanni, sarh letto, io penso , dai nietlesimi con non minor piacere. Nel dettn tempo, scrive qucgli, fu trouato le ossa de unn am~ male £randissinio in quello della solfutnra de Viterbo. E alcuni portminitn per alicorno, ma U pin diciuano dlifnnte a tempo del Diluvio. La solfatura di Viterbo e itn luogo donde anclie oggi si cava solfo tra Viterbo e la distratta Ferentoi ed e appunto il sito, nel quale anolie in tempi posteriori le ossa fossili furono a piii riprese trovate ab- bondantissime (a). E la cosa in se non e dclle piu rare: ma fa maravisjlia e diletto clie in quel rozzo secolo sa- pessero li pin (u'eservarsi dal comune errore d' attribuire a giganti quelle ossa fossili saiisurate. Oltre a due secoli dopo (nel 1688 ) altrc ossa ritrovate nel territorlo Vi- terbese, e presso a poco ne' luoglii medesiaii , furono pur giudicate clefantine dopo opportuni confronti: e quel- le, riflette il dotto sig. Broccbi (3i , furono le prime os- servazivni di osteologia fossile compnrnta istituite di propu^ sito , e da allora in poi le ossa di giganti dii'ennero meno frcqu°nti. II sig. Brocchi vedra forse con compiacenza, che gia fin da tanto innanzi nello stesso paese l' osteo- logla fossile nascesse di falto , e desse di se le prime proA'e. Sebbene io credo chc i itiiei concittadini di quel- r epoca ebbero , nel particolar caso raccontato da Gio- vanni , per la preseaza di una almeiio delle cosi dette difese nel tescbio, un troppo appareat.e coutrassegno pef non cadere ncli' Inganao. lai'atti la disputa stessa insorta intorno alio sr.he'ietro sul doverlo attribuire o all' ele-» fante o air alicorno, mostra a' niiei occhi die una delle zanne doveva essersi conservata. Di uuovo air anno 1474 si leggono rngnnate alcnne notizie attenenti all' arte tintoria. NeUi detli tempi , scrive il tante volte nomato Giovanni , furono trouati in Italia et colto quant.it a de crimasi , to quale s" co^Uc de erba pimpinella depoi Sco Giuuanni per tucto lu;:lio presso (die (l) Vedi Bnsci , op. rit , anno sudJetto. J2) V. Opii'coli ?cientlfici di Bolopna, anno 1817. Tom. I. pag. 345 e.seg. (3J CLBcbil. fo.i. fubjpp. p. iP.2, 198. de' sostegni se;' cANALi ecc. 463 fadici. Anco fu colto nel nostra pniese quantita de ruhea tintorum , et rrumdata per deucrsi luochi. Anco fu facto dolore alii pnhi de colore de pelo de Hone' con radici de noci et piii altre cose. A dichiarazione del quale racconto si couvien sapei'e che I' arte tintoria niolto piu che di presente dove fiorire di que'giorni in Viterbo , dove nel $ecolo XV i laaajiioU e tessitori formavano una congre- gazioiie assai rigaardevole (i);, dove nel secolo XIII si an- noverarono siiio a 60 mila aniine (a) , o almeno fino a 40 mila (3); dove anche n ell' anno 161 1 le istoi-ie MS. di Donienico Bianchi Segretario del Comune noveravano a5 mila persone ; e dove per circa quattro secoU ebbe sede e forza , come dicemmo , una posseate Repubblica con vario reggimento, ma sempre autonoma, la qual ebbe a tributarie, per cio die dicono , sino a i5o castella (4)'. Ed e pure da sapersi clie lo scrittore di questa notizia era di professione Spezicde; e raolto esperto nella cogni- tione delle droghe , siccome da piii luogbi del suo MS. si fa manifesto a clii legge. Or , messe innanzi questp riflessioni , comprende ognuno die in prima si parla qui del cocco poUonico , chlamato appunto Chermisino ia Italia , e ben conosciuto alcun tempo dopo dal Mattiolo come diverso dal coccus ilicis , e come raccolto per 1' ap- punto dalle radici di pimpinella (poterium snnguisorba L.). Nel che e da cercare , se per avventnra non fu nel tempo dettocl dal Cronista , la prima i-accolta di questo chermes fatta in Italia, che allora per questo modo sup- pliva al presente bisogno della cocciniglia. Sono pure d' alcuna importanza le cose che ci si narrano della rub- bia tintoria , siccome anche dell' uso fin da quel tempo fatto delle scorze di noci. E su questo non faro piu lun- go discorso. Finalraente all' anno 1460 e scritto = Et in detto tempo fu trouato I ahune alia Tolfa prr none uie et ehbenc el nome Misser Giouanni da Castro. Fuiie fattn la experientia in Uiterho , et fu np^ratiow. de Dio per confusione del Turco , che lui d V alumtra Foslia uecchin et nona , et so 551 el Papa Tolfa uecchia et noua , ct fu sequitato la (I) Veggansi i libri delle riformazloni. (a) La cronlca del Tuccia .ill' anno I2a5. (3) L.1 Cronica dei CobeIlii2zi 'aU' itniio laiS. ('I) Vtdi I.I etoria del Bivssjj, 464 NOTTZIE SUGL'"lNVENTOni BE* SOSTECNI eCC. detto Alume de fare con fare prouisione do uno Misser Biascio Genouese che ministraua in TurcWa = indi all' an- no 1464 z= to { Giouanni cU Juzzo ) fid messo dal detto Papa { Pio II. ) ad Ciuitaueccfiia sopra lo ulunie et st'-tteui itno anno , et carcai molto alume per mare. Ebi sotto da me et mie cluaui circa i5 mazazmi ='ed altrove == Anco a tempo de Pio et de Paulo II. fui sopra I alu- me ecc. = Al che si puo aggiutigere aver egli registrato air anno 147 a = Et in Italia si mosse certn guerra , cio6 che Uolterra se rihellb ad Fiorentini , fu la cascione la trouata dello alume m loro terreno , de lo quale lo uoU' uano aplicare alia terra, et Fiorenza alia loro Cipta. Queste cose sono molto confornii a cio die narra I'al- tro cronista della Tuccia , contemporaneo ancli' egli , il quale all' anno 1462 dice t= In quel tempo fu trouato alia Tolfa vecchia quelli Traucrtini essere uena ot' alume , che mai insino a quel tempo non fu conosciw 0 . . . II Papa seguitando il lauoro del Alume di rocco ci teneua piii di 800 , et piima facena cawire la piitrc , poi la fac^ua co- cere in fornace come la calcina , poi gettaiia su ncqua as- sai, poi che era hen disfatta la faceua bollire in assai cal- darjs grandi , et quell acqua la metteu^i, in tine di legno , €$ cost \St ueniua diseccando , et componeua alume bellis- sitno , et diccuasi che fruttaua al Papa 3 00 rmla ducati I' anno . . . II trouatore fu un M. Giouanni da Castro per mezzo d un giouane Cornetano et un Genouese, che erano stati in TorcJiia = E noto che il Giovanni da Castro , di cui qui si fa nienzii ne, era figlio del celebcrrimo Giure-. consulto Paolo Castrense. Egli fu gran viaggiatore , ed era stato in Levante, dove proliabilmente apprese a conoscere la pietra alluminosa. L' anno della scoperta fattane in Italia era incerto , e cosi pure s' ignoravano molte delle particolarita qui narrate. Veggano gli amatori di questo genere di notizie, se alcuna utile giunta pud farsi per le precedeuti cose a quanto gia si sapeva. E qui porro termine al irtio prolisso articolo , iiserl)ando ad altro tempo il trascrivere da costoro quel molto plu che avrei potuto tranie , se non avessi temuto di nojarla. 465 Annotazioni di mediciaa pratica del dottore F. Enrico AcEREi. — Mdauo^ }H ic)^ presso Gio. Silvestri. Vol, in 8.° dl png. 280. Anno prhno. ( Secondo ed ultimo estratto. V. T. XVIII ^ p. 354 d^i questo giornale. ) N. I EL quarto capkolo si tratta delle infiammazioni par- ziali ed irregolari. In qualuiique parte si manifesti il do- lore acconipagnato da febbve contiiiua , la malattia acquista il nome inJicante la fiogosi della parte afFetta: 1' iuliani- maz;oae dell'encefalo, s! chiama eticefalitide (i).In un caso (l) Qiovi di qui inserire una recente storia d* iniidinniazione , che xvva— lora cto che 1' autore accenno piu sopra riguardo alle peripneuraonie dagU antichi dctte inferiorl. La mogUe di Seraflno Porro , :arto , che abita lungo la corsia dc' Servi , donna fresca d' eta, incinta , fu al principio d'agosto dl qucEt' anno assalita da peripnci'monia Le si manifesto a tutta prima ua dolore alia gola coo feTibre , tosse, e respire stentato , che si calniaron* losto con una larga missione di sangue. Dopo peto doe giorni le ai riaccese la febbre piu che mai ardita. I polsi erano lirequentissimi e fermi , ritorno la tosse , ed il rcspiro anch' esso si fe' piu grave. Net primi cinque giorni il medio di lei , che conosce la sua arte al pari di cliicchessia , la purgo e le foce cacciar sangue cinque volte abbon- dantemente. Nel sesto giorno le si manifesto un dolore fisro sotto le ultime coste false alia diritta, per cui le furono ordinati altri due salassi, i quali non sono statl tanto generosi , perche oell' atto dell' uscita del sangue 1' ammalata cadeva in isvenimento forte al segno , che il medico cnrante le prcscrisse un grano e mezzo di canfora onde scuoteria istan- taneameute djl torpore in cui pareva caduta , ma nol prese. Le si co- slipo il ventre , e divenne alquanto tumldo , ed anche dolente al tatto , e per quanta cura avesse il medico cnrante di renderlo libero non 1' ot- tenne. Continuo arditissima la febbre fino al decimo ottavo giorno; e per moiti salassi che si sicuo fatti e per in-inuazione del medico curante , e d' altri medici che il sarto Porro introdasse all' insaputa del raedesimo j che pure moltiplicarono forso del doppio le succitate niissioni di sangue , ne la frebbre , ne i polsi , ne la tosse s' arresero mai. Sol— tanto la notte dell' indicate giorno i8 le si scliiuse il fiuo a quel puuto cosiipato ventre con una profusione tale che alia malata mancava il core, e pareva tratta agli estremi. Alia mattina pcro dopo tanto strabocche— Toll scariclie , trovossl che 1' ammalata dl mano in mano clie si mode- r*vann le evacuazioni e?ia ripigliava lena. II medico curante la dichiaro slUra fuori di peikvlo , purcU« s' avesse a core dl eessare d»l levare 466 ANN0T4ZI0NI DI MEDICINE PR^TICA. di encefalitide si fecero i5 salassi ad una donzella, e le si souiininistraiono al solito inolti purganti. Vinta la iii- iiaininazione , noii poteva essa leggersi bene in piedi, lorse per una caduta alio indictro die fece , per la quale s e creduto ofteso lo spinal midoUo, ma con unzioni uier- curiali e bagni caldi risano , e parti. Un' altra robusta donzella assalita ancli' essa da malattia istessa sostenne 19 salassi, e iini di guarire co' bagni. In mezzo a tanto sangue profnso con cjuesta donna, e ben degno d' osserva- zione il vedere ch' ella proseguiva a nieastruare come di consueto; cio che da luogo al colto A. di fare delle giudi- ziose riflessioni. In ambedue i casi ne la cotenna del sangue appariva densa, ne nelle orine si dava a divedere quel tale sedimento Inancliiccio, di cui si favello di sopra. Si la menzione anche di una encefalitide prodotta dal lo- glio, guarita colla china. Si parla d' angina i e di otto inconsideratamente sangue, e di tenere aperta quella strada dalla natara indicata con blandi argoraenti pureativi. Tale e stato anche il parere del valentissimo dottor Butti , ancli' egli introdotto «Il' ammalata, iuscii gli altri lli lui , ed esso di loro. Fa in que^to punto che 1' irrequleto marito io- Tito a visitar I' ammalata il sig. Gaetai o Strambi , il quale senza far complimento no intraprese coraggiosamente la cura , e conJusse feli— cemen^e in porto 1' ammalata mentr' era gia Ticina ad «pprodarvi. te cose degue d' essere prese in considerazloae in questo caso 9ono: I. Euere niolto giudiciosa la distinzione nnlica niemorata dal iiOstro aatore di peripneumonia iuferiore , nella qual? piu de' salassi giovano le convenevoli purgagioai. lo suppongo in si fatte ciroostanze, contatto di flogosi il fegato. a.° Che co' salassi fnor di mods moltiplicati, ne si ammollirono i polsi , ne si tempero la febbre e 1' animalnta s' e post* in maggiore pericolo , cssendosi for*' anche per questo ritardata la crisi preparata dall'economia auimale. Laddove e si tempero la febbre, ed i polsi si fecero assai piii cedenti dopo le ottenute generose scariche ventrali. 3, Essere giustis^^inio I'lTvertimento degli antichi che nel levar sangue s' abbia ad avere sott' occhio il calnre non solo della stagione , ma ben anche delta stanza eve giace 1' ammalato ; c che quindi si dcg» giano nioderare d' assai le cacciate di sangue ne' caldi grandi; ed il caldo della stanza della malata in discorso era in que' tempi a so gradi del termometro di Reaumur Trillero fa grandi meraviglie ^1' aver osser- vata una punta nel mezzo deU'eitate, ch' ei supero con poco sangue. 4.° Fi- • nalraente che la diffidenza del marito mettendo in confusione le cos* ooU' invitare tanti mcdici di sopplatto , ha posto in ma"eior pericolo i giorni della cara moglie di lui. BI r. ENRICO ACEREI 46T individni dalla stessa assaliti , uno solo audo a malej qui si pratitarono pochi salassi, ne inai si trapasso i ciaque. Culleii e Tissot suggeriscono clie si cacci sangue in tali malattie soUecitamente e di buoti'oia:, in se-. guito del male convieii ristarsene. Anche nelLi metii- tide noil si verso uiolto sangue , giacche non si ando oltre i sette salassi ; e di otto casi di si fatta lualattia , lino solo ebhe trista sortita. L' A. cita Frantk, che nel volume quarto delle sue Dissertazioni tratta dell' abuso die fra nai domiua di trar sangue alle donne incinte, ed alle parcorienti onde deviar il latte; cio cUe fa cader le madri nella febbre gastrjca , cui gia naturalmente vi incli- nano , pei' le circostanze nelle quali in tale stato si ritro- vano. Seguita il discorso de' mali d' infiammazione , e quivi sono conipresi i reumi acuti. A tale proposito ci reca innanzi la storla di una contadina d' anni zS , che assalita da un dolore verso la scapola destra accompagnato da febbre persistente, ivi suppuro la partem col caustico e col ferro si cerco di fare strada alle purvilenti materie; n' ebbc da cio un effimero soUievo , che presto spari. La febbre , seblien remittente , seguitava ostinatamente ■> ad essa vi s' aggiunse il delirio , ed in poco y>iix d' un mese cesso di viver«. L' autore avrebbe tentato volentieri nel caso suddetio la china , forse per V edema che com- parve alle braccia , per la remittet>za della febbre , e pei poisi fatti tenui/ Altre volte si soleva in tali casi somministrare il decotto di china a buone dosi , ora pare che vi osti la raoda. II decotto di china si aoleva porgere anche nel caso delle artritidi, le quali da Brown si ri- tenevano per malattia di debolezza diretta. II colto autore riporta anche un caso d' una donna occupata da artritide, cui si fecero 17 grossi salassi , e le si appllcarono yS sanguisiighe, eppure essa non ostante una cura cosi ener- gica spiro fra il sangue. L" anatomia del cadavere di lei presento nulla affatto di leso in tutti i suoi visceri. L'A. a tale proposito scrive : Opino che in questa cura foisero soverchie tante cacciate di sangue. Questo mio parcre. e fon- daio sulla storia di casi simiH narrati da Gio. Andrea Mn- ray, ecc. Fordice e Giannini (i) domarono tale malattia .i.. ^ , (i) Cinunini in cjuanto al levar sangue si mostro per modo schivo , che a buona rngione si potrebbe ripi ard. re come il Trssab , o 1' Elmpn- gie dal gioru-, Q\i e:-tr©mi tono vizicsJ, 4ice L.mci.io , e <}usl valQr?»o 468 ANNOTAZIONI DI MEDICINA. rnVTICA. con la china: io amaialai d'artritide, e guarii senza sa- lassi e con la china. Alti'I casi si espongono , ne' quali r adottato sistema di salassi , dieta e puri>azioni riusci ottiniauicate. Duiicjue si potta atteiiersi indifl'erentemente a quel partito che piu torni a grado? Medio tutissiinus this. Cita rautore molti commendevoli autori come Held, Gtimio , Daniiano , Baldinger , ai quali se ne potrebbero di leggieri aggiugnere altri seicento , che in simili circo- stanze approlittarono piii della cliina, del guaiaco e di altri si latti argomenti, che delle replicate missioni di sangue. A. huon conto , sebbene 1' artritide sia posta fra le malattie di tlogosi , essa move con faciUta di Sede , e soggiace ad un ben piu lungo processo morboso , esten- sibile niolte volte a piii mesi , cio che non si da a ve- dere nelle vere e prette infiammazioni. Nel capitolo V si cratta di esantemi , di emorragie e di profluvj Nulla avvi di notabile riguardo a cio ch' ivi si reca intorno alia risipola ed alia scarlattina : salassi, tart, stib. , creni. tart, compirono f'elicemente la cura. E pero degno di menzione il caso d' una fanciuUa d' anni 1 1 , la quale dopo d' aver -offerto il morbillo , ando soggetta per tre anni a fierissimi dolori alle braccia, alle gambe, ai ginocchi. Appena essa giunse allaclinica, che si stiino bene di farle applicare 3o niignatte alio infiammato gi- nocchio , per cui perdette molto sangue. Perdere il sangue, scolorirsi , assopirsi , illanguidire e morire fa tutt' uno. Ho sospetto , dice 1' autore , che questa fanciulla prrisse in conseguenza di soverchia prrdita di sangue procurata dalle mignntte (i). Segue la storia d' una contadina di So anni invasa da Pemfrgo ; esposta con accuratezza e con proprieta di lingua famigliare alF autore. II Peinfigo , tal quale viene descritto dal chiarissiino autore, assale sovente i pellagrosi : egli pero esclude il sospetto di pellagra. medico pretese per ventur.i di volersi , cosi aiJoperando , sing;olarizzare ; ma lo ha pre?uiito fuori di proposito ; eJ alcuni pngarouo il iio delle - di lui fijse incruente idee. (l) Ciovi di qui fare noto al pubblico , c)\e nel morbillo e di gran- dissima utilita il bagno praticato appena iiiiita V espulsione cutanea- Questa impediice le con^e^'uenze cui vanno so^getti i morbillo i ; o se d*s5e hauno luogo riescono poco sensibili. Una tale veriia s' e in que- st'anno , in cui tale morbo fu fia noi epldernico, couipiov.Ua al pari ilella luce del pieuo meriggio. DI F. ENRICO ACERBT. 469 Eppure il paese deir ammalata sottoposto a tale morbo, il ritorno del male a priinavera , Tapiressia, il sesso, T eta, r utile piodotto dalla giudieiosa pvesciizione de' bagni di sulfuio di potassa putreljbero per ventura dar valoie alia coacepita, e poscia abbandoiiata suspicioiie di pellagra. A buoii conto nori e raro tale incomodo ne' pellagrosi ; p. tal volta si. nianifesta uii pellagroso per lo solo scuoja- inento di cute d'una mano , e s'arresia la P iudlzio della malattia a quel solo siatomo ciitaneo , indizlo , secondo Cerri, piii che bastevoie ad iiidicare T esistenza di si fatto nialore, Fra i cast discussi in questo capitolo merit* clie si faccia menzione di una emoft.isi cade era occupatar una fanciulla di 18 anni. Ammalo questa di grave punta, per cui le si fecero 3j salassi , siccome essa asserisce. Dopo tre mesi sputo sanojue ; venue alio spedale e quivi fu altre otto volte salass.ita con utile. Le si sommini- fitro, oltre alia digitale , Tacetito di piombo alia dose di un denaro in una libbra d'acqua da prendersi a cuccliiai in quattro giorni. Gesso lo sputo sanguinolento, e la fan- "ciuUa parti in istato di discreta salute dopo non molto tempo. Si pone in seguito sotto esame se ne' catarri torn meglio il dare un decotto di china, od il trarre sangue In quant' a tne ritengo che in alcuni casi convenga i metter sangue con discrezione ; ed in altri vi si rimedii molto acconciamente con la clnna, Toppio, i vescicanti, ecc La missione di sangue fu pure messa in opera con van- taggio nel caso di dissenteria ^ ejempi di tale pratica si hanno anclie in Ippocrate (i). (l) II signor Luigi Perlasca , giovmc- otassa dirada i flu'idi aniniali » .e pill di tutti il sangue. Hunter diniostro cWe il sale di Glaubero , la decozione di china, e la soluzione acquosa di oppio inipediscono il coagulo del sangue medesimo estratto dal corpo. Bisogna pero dire che Hunter non si sja esercitato a;ran cosa in tale maniera d' es;)eriraenti , giacche ogni cosa e per iino il vetro in polvere mischiato al sangue cotenuoso ne dissijia ia cotenna , per la ragione dal nostro autore sopra allegata. H nitro luescolato a! san- gue quando stilla dalla vena lo l\\ di nn bcl colore , e poco consisteate ; la polve de'cantaridi anch' essa ae fa scomparire la co(,enna. Cio vuol dire die, posto il sangne fuori di circolazione , noa pub per ora somininistrarci che delle viste generali, e qaali gia i'urono acceanate. Del re- Sto , dimando io , qual Irutto ne puo egli sperare il me- dico pratico aacbe dalle sublimi analisi del sangue insti- tuite da' piu celeijri diiraici del giorao ? Noa si risolve 4»ssa tuita la aaacchina iuaimale in pochi gas ? DI F. ENRICO ACERBI. 4/5 la fine si occupa V autoie del carattere delle urine e delle variazioni cui esse urine vanno soggette in diverse malattie , e ne'' periodi diversi delle medesime. Sono di- stiute dair autore le urine in trasparenti , torblde e se- dimentiise. Le trasparenti sono od acquee ( urina potus ), od in niille altri colori Ijevemeiite tinte. Torbide s' in- teiidorio quelle che nascondono il fondo del vaso. Le se- <3iuientose diconsi quelle cue diniettono , o posano siU fondo del vaso una materia qualunque f, in qneste stanno le nuvolose. L' autore amereljbe di riguardare tali depo- sizioui uniformi a quelle niaterie critiche , che sogliono aver luogo per la via degli alti'i emuutorj dell' econoniia animale. II colore de'le urine puo variare infinitamente anclie in forza degli argomenti inedicinali c'le di inano in raano si somuiinistrano a'malati^ cosl , per esempio, il rabar- haro , lo zafferaao , la robbia de^tintori, le gomme , le resine, e uiille alrre materie portano de' notabili can- giamenti nel colore delle urine ^ cio che si dee avere in molta considerazione. Le urine nel tifo presagiscoao ma- le, qnanto ]iiu le medesime propendono al bruno i sono acquee nell' isterismo ^ sono sediaieiitose in tutte le vere iniianiiuazioni ; e lo sono mollo piu , quanto piii e ta esse infiammazioui profondo il processo floglstico. Nelle permdiche e nelle perniciose danno le urine un sedimento simde alia polve di niattone Non sono esse di buono augurio se essendo torbide sono anche fetenti e filiggi- nose , segno che si scompongono e corrompono. Nelle intermittenti se le urine fluiscoii'i in abbondanza e liuono indizio , e tolgono cosi il pericolo di succedere alle me- desime 1' idrope. II Morgagni e Tichi hanno osservato che certi corpiccini bruni nutitanti nelle urine in occa- sione di febbri acute sono di fausto annunzio h cosi Hun- dermarck asserisce che danno un buon indizio le urine de' potlagrosi se precipitano un sedimento cretaceo. In alcuae specie d'idropisie, dicono gl' inglesi Wells e Bla- ckall , csseie coagulabili le urine. Odier le rltrovo cou sedimento latteo nell' idrocefalo , ecc. ecc. Non ostante le piu accurate osservazioni- fatte intorno alle urine , non si dee pero in esse porre troppa liducia , qninili anche il dotto autore non apprezza il mal uso die factvano del caratttre delle orine i cinrlatani vra- .STANTi p die si contentavano spesso di vedcre I' orinale in 47^ annotazioni di medicina prattca, ecc <^ece dell' infermo , e proferivnno oracoU degni del cantaro. Espone in seguito quant' esso autore ha raccolto di buono sulle indicazioni da prendeisi dalle orine e da Ippocrate e da Galeno e da Celso e da Attnario, ed in seguito da Bellini , da Ballonio e da molti altri , e pare pol clie saviamente si listringa a tener huono quanto il celebre Valcaienghi insegna a tale pioposito , clie riduce le cose a non molto , facendosi nessun conto di tante futili mi- iiuzie : Satis superque esse rear . scrisse il su lodato Val- carenghi , si onimadverterini sedulo an urina tnrhida , et crassa sit , aut limpida et tenuis in fundo vasis deponens , magis minusve colorata, flavn, rubescens , aut percolata , ecc. Conchiude 1' autore ch' egli ebbe in animo di ricliiauiar r attcazione de' medici a tale proposito alquanto sviatai nia esso stesso e giustamente dell' opinione clie nelle orine non si ha poi a coUocare grande fidauza , come male a pVoposito da alcuni s" e fatto. In una parola tutto e detto riguardp all' autore : sarelibe un male ch' esso au- tore fornito di esquisito ingegno , e d' assai piu mature «enno , clie alia eta sua convenga, decliaasse dall' eser- «zio pratico dell' arte die professa'. G. C. 4?7 Delia emnnazione dei fliudi aeriforml dalla terra , e sua analogia con qnella della materia raggiante dal globl rii'pleiidentl per luce propria. Teorica di Adolf o CoRTi — Venezia drdla tipografia Fracasso, 1820, opiiscolo in 8.° di pag. 36. T ' -Lj antore aininette che I'atmosfefa terrestre abbia quel litnite d' altezza, il quale viene comunemeute stabilito dai fisici. EgU pone per base della sua teorica , che I' aria ha elnsticita prrfetta , poiche tenuta molti aanl iu com- pressione , si restituisce poi con forza eguale a quella coa cui era' stata compressa. Partendo da questo princi- pio osserva , che se snlla macchina di Maviotie si dispone una fila di palle elastiche , ciascuna d' egual massa , T urto coraunicato dall' un canto alia prima nella direzioae delle altre si trasinette per Intero nell" ultima^ restando im- mobili le iatermedie. Cio stesso peusa il nostro auto#e che debba accadere nell' atmosfera terrestre : qualunque moto impresso qui abbasso per suono , per vento , per urto neir aria , debb' essere , come nell' esperimento di Mariotte , trasfuso per intero lino all' estremita supe- riore dell' atmosfera medesima ; giacche nell' urto dei corpi perfettamente elastici non si ha mai distruzione di forza. E sitcome ver 1" alto dell' atmosfera le particelle aeree divengono in pari volume cU sempre minor massa^ percio la velocitk impressa dalle particole iaferiori piu dense alle superior! successivamente piii e piii diradate andra pur successivamente crescendo , finche la velocita comunlcata alle particole poste alia superticie dell' atmo- sfera superiore , per cui sono lanciate fuori di essa , do- vrh essere , secondo i calcoli dell'autore, circa 63o mila volte maggiore di quella colla quale ha comlnciato il movimento qui giu presso il suolo. Dovranno adunque le particole superiori poste alia superficie deir atmosfera fuggire da essa con una velocita straordinaria. E quando anciie la gravita loro riuscisse pure poco a poco a ritar- darle, e per ultimo fermandule a ricondurle , facendole ricadere nell' atmosfera terrestre i essendo esse, e quelle sulie quali cadono, perfettamente elastiche j liprendevanav 478 UELLA. KMAiNAZlONK 1>1I FLUlOl ivi un inipeto di fiig;gire maggiore di prima. Onde fiaaJ- nieote esse particole si alloutaueraiino dalP atiiiosfera per noQ tornarvi piii. E qnesta e qiiella die il sig. Corti chiama Enmnazione de' fiuidi aeriforini dulla terra, ii quale egli coiisidera analogs al lauciarsi della Ince fiioi. de' corpi lumlnosi. Crediaiiio d'avere esposlo coq sincevita e chiavez'/.a t pensieri e le ragioni dell' ant^re : ma ora speriamo clif egli voglia periiietterci , mentre facciam plaiiso a' snoi talenti , di opporre alcnne dil^coka che a noi si afl.ic- ciaiio coutrarie alia sua teorica. I.° Se r aria e perfettameiite elastica ia ogni sua me- noma- itiolecola : come sta che I'aria medesima spiata da una qualsiasi casjioiie all' insu , noii si ferma sul luo- meato , come importerebbe la legge del Mariotte , e non comunica tutto in un tratto il concepito movitnento alia colonna aerea superiore , che si estende lino suU' alto deir atmosfera? Noi per lo contrario vedia;iio che 1' aria messa qui Ijasso in movimento all' in su va scorrendo per buou tratto con movimeuto ritardato; e per ultuno sfP la cagion che la move non continue, ella si ferma. E come sta , che una porzion d' aria tolta della sua equi- librata espansioue entro uu vaso cliluso di crlstallo , e poi rdasciata la entro a se medesima , oscdla ivi per qualche tempo dilatandosi e restringendosi alternatameu- te , ma poi cessa da tali osciltazioni e ritorna alia quiere ' Accade in questi due casi , riguardo al moversi dell' aria, cio che inter viene all' acqua spostata dal suo livello na- turale o dentro un vaso, o nell' ampiezza dell' Oceano : si vede allora 1' acqua alternamente sollevarsi in onde e poi.abbassarsi con nioto successivamente minore , sinchc per ultimo ritorna al suo livello naturale ed alia quiete. Per intender come avvengano queste oscillazioni e questi niovimenti successivamente diminuiti dell' aria e dell' acqua smosse dal loro equilibrio, noi cretHamo che faccia d' uopo ricorrere a qaella specie di friziooe e d' iutralcio , che le particole di questi due fluidi eserci- tano scamhievolmcnie fra loro. Essa fu stabilita con op- portuni esperiinenti pubblicati gia nell' opera del Cav. Ventnri : De la comunication laterale du piouvemeat dans les fluides. Paris 1797 in 8." Una qunlanque porzion d' acqua o d' aria , movendosi attraverso d* altra por- zione tranquiilu del nu'dosimo fiuido , strascina con seco AERIKORMI BALLA TERRA. 47^ qiiesT ultimo , e^con cio perde poco a poco il coacepito. movimento e si lidiice alia quiete. Se dunque una por- zion d' ana spiata da qnalche urto si move , pongasi pur verso \' alto :, non puo questa porzione asceiidefe , seuza che Hn'altra porzione a lei eguale discenda a prcn- dere il posto dalla medesima abbandonato Ecco due cor- renti che movonsi in senso contrario, e sieno pur 1' una separata daH'.tltra, ma debbono per altro colla loro co- iiiuiiicazion laterale , o vogliam dire frizione, iraprimere alle parti intermedie movimenti contrarj, e finire col ri- dursi alia quiete , senza che la porzione d' aria che ascen- de abbia comumcato il suo movimento a tutta la colonnn superiore per fiao all' alto dell' atmosfera. II." In forza de' suoi raziocinj il sig. Corti dovra ntn- mettere che anciie una verga ed un anello dl cristallo aono dotati d' elasricita cosi perfetta come quella del- r aria ; poiche teauti per quanto tempo si voglia fuori della loro forma e situaziou naturale , ritornano alia me- desima tosto che sono rimessi in libei'ta La verga e 1' anello , spostati come sopra e poi lasciati a se mede- simi , non solo si restituiscono alia loro forma e positura naturale, ma per Timpeto concepito nel ritornarvi T ol- trep.issano •■, indi poi tornano indietro , e vai|no cosi oscillando per qualche tempo di qua e di la della loro forma e situazione naturale. Ma sieno essi esposti alTaria libera, o- sieno sospesi entro un vaso chluso di cristallo, pur cessano nell' un caso e nell' altro in breve tempo dL oscillare , e si riducono alio stato di quiete. Dunque la pretesa elasticita perfetta de' corpi non li mantiene in quel movimento costante , che corrlsponder dovrebbe alle leggi della perfetta elasticita. E lo stesso puo e deve dirsi dell' aria : Sappiamo noi s' clla sia perfettamente elastica in qualunque divisione de' suoi primitivi elementi' III." Dato anolie c non concesso , che i movimenti ec- eitati qui presso terra nell' aria per laria ascendere verso 1' alto si trasfondano per iatero nelle moleccle 230ste suUa estrema superior faccia dell' atmosfera i e-che una molecola superliciale posta lassu ne conceplaca ua moto quanto si voglia veloce d" allontanamento : ma quando essa ascendera per lo vano deU'etere staccata dall' altre sne compagae , la gra\iia operando su d' essa dovra presto o tardi arrestarne la fuga , come concede anche ii nostro autore, e qtundi' riconduria a cadere nel Iwogo 480 DELLA. EMAJVAZIONE DEI FLUini eCC. donde uscl Or qui cadeiido non potrebbe mai se non tutt' al pill coUa sua perfrtta elasticita riprendeve qucUa quantita di movimeiito colla quale erasi fnggita la priiria volta : lo die posto , ne segnirebbe tutt' al ]>iii, the la detta molecola andasse saltellando piii o meno alia su- perficie dell' atmosfera , ma non mai che enianando se ne allontanasse per sempre. Realmente pero la detta particola discendendo si seppellirebbe col 'suo impeto di caduta entro T Oceano aereo, ed ivi per la comunicazion laterals estinguerebbe ogni suo ulterior movimento. II sig, Corti si compiaccia distriiggere con decisivi espe- rimenti le sovra esposte obbiez.ioni; poi ci dimostri ben thiaro , come 1' atmosfera , enianando continuamente i suoi fluidi , non siasi gia da gran tempo esaurita £ di- strutta : e noi allota adotteremo ben Tolentieri la sua teorica. 48 1 APPENDICE. PARTE I. SCIENZE , LETTERE ED ARTI STRANIERE. Essais chimiques sur les arts et les manufactures de la Grande Bretagne , traduits de Vanglals de Samuel Parkes et de Martin par M. Delavnay ^ avec 20 planches en taille-douce. Volumes 2. — ■ Paris ^ 1820, chez Colas, etc. (2.° estratto. V. pa- gina 35 1 tli questo XIX volume ). I L peso specifico dei coi'pi forma 1' argoniento del terzo saggio ; egli e questo la tendenza naturale , che hanao tutti i covpi a precipitarsi verso il centro della terra ; questa ci abilira a ri- conoscere col mezzo della bilancia la quantita di materia coa- tenuta in un corpo ponderabile , e questo e il peso assoluto , mentre lo specifico e il peso reale di un corpo paragonato col volume eguale di altra sostanza. Anticliissimo e 1' uso della bi- lancia, il che si prova eruditamente nelle note , ma uiolto meno antica e la distinzione del peso speciiico dalT assoluto , cono-^ sciuta solo da Archimede aforzadi riflessione e di jjerseveranra , e nuovamente ritrovata da Boyle dopo il risorgimeato delle scienze e delle arti. Certo Getaldo pero , nativo di Ragusi , aveva sino dalT anno i6o3 stabilito in un libretto stampato ia Iloma il paragone tra il peso specifico dell' acqua e di undici altre eostanze , ed alcune tavole del peso specifico dei metalli e di altre materia erano state verso la meta di quel secolo pubblicate da- F^illalpando , iccioli pezzi di sapone bianco , cinque o sei once d' acqua , la quale e pura se noil ]>€rde I'a sua trasparenza in capo a mezz' ora , sciogliendo totalmente il sapone ; mentre lo deconipone se coutiene sostanze alcalico-teiTOse , o sali a base terrosa e metallica. Una delle sostanxe die piii couiunemente si trovano uell' acqua e. la piu dannosa alle nianifatture, e il ferro, la di cui presenza si sco- pre col prussiato di ferro e colla infusione di galla ; il primo forma un precipitate azzurro, il secondo comunica all' acqua una tiata porporina, die si caaibia in nero. A queste osservazioai r A. eoggiugne un catalogo di reattivi per tutte le diverse so- staiize che nell' acqua possono contenersi. I mezzi di purificare 1' acqua sono la distillazione, e la filtra- zione ; il primo metodo impiegato dalla natura nella foriiiazione delle nuvole , riesce troppo dispendioso per le nianifatture ; il secondo usato dalla natura nel seno delle montagne , puo- con vantaggio adoperarsi uelle nianifatture e negli usi domestici j si separano pero in questa operazione le particelle straniere che si trovano sospese nell' acqua senza canibiare la natura dei corpL che vi si trovano in soluzione , mentre la natura puo decomporre quel corpi , e fare sparire dall' acqua tutto qtiello che essa contiene di impuro. Indica l' A. le cure die pigliare si debbono oude guarentire la purita delF acqua dei serbatoi j egli brama che al letto di arjiUa della spessezza d.l due piedi PARTE STRANIEEA. 485 ~ib circa ei aggiuuga un piccolo strato di cenere dl carbone , e che di questo si rivestano anche i lati , affincbe penetrare non possano gli iiisetti ; vuole altresi clie le aperture dei ca- nali sieno coperte di un letto di paglia , e che di uno strato di paglia si copra la sabbia piii grossa avanti di applicarvi la piu fina. Nei grandi serbatoi ad uso delle mauifatture brzima die r increuieuto si prouiuova delle piante acquatiche, le quali banDO la proprieta di piirilicare 1' acqua nella quale vegetano. Queste osservazioni possono applicarsi anche ai bacini delle no- stra filature in grande de' bozzoli da seta. Alcune acque diventano propria agli usi domestici e delle manifatture , solo lasciandosi esposte alcun tempo all' azione deir ana atmosferica ; tali sono le acque ferruginose ; ma molte- sorgenti sono selenitose , e queste possono purificarsi colla so- luzioue di barite; in niaucauza dell' idroclorato di questa, pro- pone r A. di servirsi dei sottocarboaato di potassa o di cristalli di soda. Per precipitare il ferro , che soveute trovasi in dis- soluzione nelle acqne , e che nuoce agli imbiaacatori, ai ciucori «d agli stampaton delle tele , giova parimente la soluzione di idroclorato dibarite, il quale combinandosi coll' acido solforico, foruia un sale insolubile , che si precipita col ferro medesimo. La calce altresi ridotta in polvere puo precipitare il ferro , nel caso pero che quella teri'a stessa nociva non riesca alle ma- nifatture. Si h riconosciuto svantaggioso il passaggio dell' acqua per 1 tubi di feiro , ed a questo si c posto riparo coU' inipe- dire la circolazione dell' ai'ia nell' interuo de' tubi , e coll' attl- gnere dai serbatoi 1' acqua nella parte superiore , dove trovasi eeuipre piii pura , per il che 1' A. insegna ua metodo suo par- tic oi are. Belle osservazioni trovansi pure suUa macerazione del lino e della canapa, ptr la quale iiuportantissimo riesce il non adoperare se uon acque dolci., giacche nelle dure V operazione riesce piii lunga e sempre imperfetta. Per dire il vero converrebbe, secondo i prin- cip) del sig. Home, dell' autore delle lettere pubblicate nei saggi della Societa di Dublino , del sig. Percival e dell' autore ine- desimo, che tutti i contadini i quali pongono a macerare cjueile sostanze , fossero chimici , giacche si parla dello state delle loro cognizioni , della loro residenza vicino ai laghi o ai fiuaii, della loro pratica , della loro capacita a disuingueve acque diverse, ecc. BM. Ital. T. XIX. 25 486 ATPENDICE Un metocJo ciirloeo impiegano i Cinesi per rendere potabile e salubre 1' acqna del fiume ?ei-Ho , semp^e soinmanieiue tor- bida. Es^i pongono nel voto di una canna o di un banibou fo- rato da piu parri , un pezzetto di allunie , e per tre o quatti'o minuti agicano T acqua fortemeate cou quella canna wicdesima ; r allume decompone i sali terrosi clie si lasclano tn seguito de- porre , e 1' acqua diventa liinpida e pura. L' autore descnve quindi una macchinetta comodissinia di cristallo per filtrare r acqua , inventata recentemeute dal sig. Pcpy \ a coloro pol , che conservare debbono per niolto tempo V acqua in grandi Tasi , e tra gli altri ai marinai , raccomanda di pigliare in pre- ferenza acqua dura , perclie nieglio della dolce resiste alia pu- trefazione , potendosi altronde raddolcire o purificare quell' acqua per la bevanda e per gli usi della cucina coll' agginnta di un pochetto di alcali. Riesce singolare , che il cliimico inglese non abbia a questo proposito parlato del snggerimento del celebre Berthollet di ' carbonizzare leggerinente le pareti interne delle botti. Si preservano le acque dagli ia8etti colla infusione di una piccola dose di acido solforico. I canali di piombo sono essi pure perlcolosi , perche sebbene r acqua non sciolga , ne ossidi quel metallo , lo ossida bensi I'ossigeno dell' atmosfera riunito all' azione delT acqua. Gli ossidi del piombo insolubili di loro natura , si rendono solubili , e quindi si possono precipitare per mezzo di qualUnque acido , per quanto debole esso sia, ed anche dell' acido carbonico. Do- vrebbersi adunque evitare per le acque potabili , almeno per quanto ^ possibile , i condotti o i tub! di piombo. In questo luogo s' inseriscono una tavola dellc soluzioni saline adoperare dair autore , e della quantita di acf[ua necessaria per disciogliere lOO libbre dl ciascuno di que' sali ; la tavola di Dalton sulla espansione dell' acqua per lo camblamento di tempcratura ; ed una nuova tavola della concentrazione, ed espansione dell' acqua per lo cambiamento di temperatura , supposta 1' altezza del barometro a 29 ■/=• Parlando dei diversi nsi , ai quali 1' acqua si applies nelle vavie regioni della terra, F autore passando oltre agli organi idraulici degli antichi , accenna 1' inipiego die se ne fa come agente mecqanico potentissimo nelle fabbrlclie dell' Tngliilterra ed anclie nelle niiniere di carbon fossile ; la pratica delle r^r.TE STRANIEKA. 487 iiTigazioni , i lavori die si ottengono colla sola deposlzione tarta- rosa delle acquc di S, Filippo iu Toscana , e finaluieate 1' uso deir acqua in bevanda , clie poteva forse registrarsi jLa nel corso della malattia sofferto delie cpnvulsioni y non possa guarlrtie , ma non diremo con Sieber che ua idi-o- fobo il quale non ha piu convulsioni o le ha soltjuito deboli , non guarisce piu , giacche anche queste debbouo pur cessarc' coUo svanire della malattia. II N. A. presenta la sua teoria tratta dalle osservazioni di tutti gli Bcrittori senza il piu piccolo tiniore di vederla coafu- tata , e tutt' al piu con quello di vederla contrastata ; ma tutt' i contrasti e tutte le obbiezioni non varranno che a constatarla, vie maggiormente , esseudoseli egli gia fatti pria d' ora. Tutti gli, intelhgenti , die' egli alia pag. f)5 , adotteranno tantosto il suo metodo. Non si creda gia che Sieber conipaja con qualche specifico j. poiche egli protesta di non conoscerne , e combatte anzi in piii siti deir opera 1' abuso e direm pure la mania dei mede- simi : egli e persuaso che la cura abbia a consistere nel metotlo del trattamento , eicconie disse Boerhaave , e cio dee dal me- dico oprarsi al principio della malattia. Egli ci da per sicuro , che se si fosse fatto uso del mcdesinio al principio dell' idro- fobia del Govei-natore del Canada, il Duca di Richeuiond, eomunicatagli da una volpo dtynestica , si sarebbe guarit» 404 APl'ENniCE r auimalaio ( pag. 8a ). Egli si dichiai'a oltrc a cio nem'ico delle Spotesi e del luetodi violeuti (pag. 62). Consegijeiize del luetodo di Sieber debboao , secoijdo liii., essere le segueiiti : I." RiUurre alia meta il aumero de' caui arrabbiati ; a.° Preservar raoiti dei morsicati mediante una cura pro- filattica ; 3.° Salvare la meta degl' idrofobi. Con tal nietodo adoprato per intiero si salvera la meta dal niorso dei cani , la meta dei morsicati , mediante le cure pro- filattiche dalla malattia , e la meXa degl' idrofobi dalla morte , cosicche in vece di 8 che di preseate muojono d' idrofobia , non ne morra che i, e se si avra cava di torre i cani inutili , non ne morra che '/^ ed '/s di uno , cioe '/.g od 'f^^. Siffatto cal- colo e alquanto diflterente da quello che aveva fatto 1' autore alia pag. 41 , ove disse che delle 9f)0 persone che muojono annfialmente in Europa d' idrofobia , un terzo verr-ebbe salvato mediante la pratica del suo metodo. Parimente alia pag. 60 y ' die' egli , che sara abbastanza il guaru-ue ua quarto , poi ua terzo e poi la meta, • Attendiamo con inipazieaza che s' inti-aprendano le sperienze che debbono decidere del merito della scoperta ; ma faremo osservare ai Goverui od alle persone generose che vorranno incaricarsi di ricouipensare 1' autore , che le sperienze per es- sere decisive dovrebbero venir eseguite in diversi paesi , m diversi climi e su diversi soggetti ; che quindi nou basta che se ne sia guarito uno, siccome vorrebbe T autore alia pag. loi, ma bensi che fra lOO ne siano guariti almeno 3o. Noi sappiam troppo bene che i favori , i maneggi dall' un canto e P igno- ranza dall' altro , nou che la malizia ed altri Till o riprovevoli mezzi hanno la forza di far travedere , di far giudicar male , di estorquere un attestato , ecc. Via percio con siiiatti illeciti o ridicoli moventi , si dia campo alia sola verita , e questa la si conosca da tutti. II sig. Sieber debb' essd pure trovar piacere nel vedere i migliori niedici d' Europa incaricati dai Governi a ■verificare le sue sperienze , massime che con tal mezzo egli non lascera nemmeno il sospetto di ciarlatanisrao , di vane promesse , di fallacia e d' inganno. Non si ottennero forse , al dire di varj medici , delle guarisigai d' idrofobi dall' ujo del PARTE STRATSTIERA. 495. jueloe proscarabeo ? Non die' egli Euripide di esseve etato nel- r Egitto guarito dalT idrofobia mediaute rimmersione nelT acqua di mare da' sacerdoti prescrittagli ? Maacan foise attestati di ^uarigioui ottenute da altri rimed] ? Se dunque siam ora con- vinti che ne il meloe proscarabeo , ne T acqua di mare , nb sdtri rimedj ebbero mai la virtd di guarire 1' idrofobia, sebbenc ce lo abbiaao aasicurato peraone oneste e intelligenti , giovera sempre andar guardingo nell' aderire alle opinioni altrui e nel- r ascrivere gh effetti ad un rimedio piuttosto che ad altra cir— costanza o condizione. Se Sieber vorra stare accanto a Jenner , dovra pure , come qnesto , vedere tutti a mettere al cLinento la sua scoperta. 496 APPENDICE n n V) n H d d r ^ H 0 - 'yi • > >| 22 ^^ n > U' 0. ^' o a-. 5, T T r p" 0 -J 1 E -. u-tria iiiferi ustria superi e Salisbury S' < 3 a c" 6 3 n _ p. C -■ n 000 n c 7 ~~' ■" 2; ' — ' — •—- ■^ —" ~ — 1806 , 5 __ ^_ ^_^ ^^ .^„ ._ __ "3 - I o- 1^- 1 < 0 i807 ^ 7 a- 3 1808 u M ^ 10 Cv 7 7 1809 — 0 — — — — — — — — — ~ 1810 0 u; *" 1 C. - 0 M "-■ OS M — 3^ ■ts — — — — . — ^— . I^ L. =■- -^ s , M M »-t 01 OT 181 1 « T "3 7 1 >c J M ^ 00 ^ -t- 7 1812 CO 0 5" — — — — M i8i3 0 ^-i 0 0 1 fri - fJ ^ OD - 0 'M- ^ >!;' w £, -. -^ t -^ -- 0= OJ 1814 " s 00 ^ o B B 0 - 1 c> " '^ ^ M ^ Oi OS i8i5 3 o 'J H -^ 1 0 M -^ C^ 1.3 1S16 0 0 3 \^ 1817 o !_ S' K> % ° 4.- M ' * w " •t^ _^ 0 — — 1 ^" -^ — T ^' •0 — o> — — — — — 1818 ■^ CO 1 1 1 I M 4.- OJ j> ^~\ C" )M Cn •- 05 >- 3 » r^l c^ Ol 1 1 1 1 -^ 00 K '^ a> ti » C/1 CJI to 0 £ 3 — — — — — — — — — — — „ S 2: -t- 0 -^1 y Oi CO Ol OJ "J ^ O 0 c -^ "^ "" ■" " 0 *° »^ '^ l-n K ^ 0 — — — — — 7 — — +■ 0 -t- 0 r' O s 1 u i 0 ^ -I:- 0 01 0 0 s +■- 0 D| — t^ — — — ■ ""• "^r^ "~ N "? ^ o -1 U^ o 0 0 0 0 0 4- 5" -3 S 0^ 6 O y o 0 "0 0 "0 '0 . 0 0 '§ p % % "0 0 "0 0 1 0 o o 0 0 0 0 0 0 & 0 0 0 0 — — — — — — — — •~ 3 3 3 ° S £ -::• • 1 '-si (J 00 5 .£. u\ ■^ CM ^ 4.- •^1 ZM CV 0 S^ "ui "ui f' i" y J^ 4n ^ -F" ^ ^„ %. -0 -^ 'oj o to -vl t^ 00 0 JN 0 c* C_r> t- CM 0. Ln »- ^ ri iL o OJ M c^ r^ CO 0 0 0 0 Ln +- C^ CM tAi K T 1__ u ^ _-:^ -— — : ■ES SXSi ^B ;^ i::^ , PARTE STR\NIERA. 497 CORRISPONDENZA. Varsavia i5 luglio. «... X Jlo letto ultimamente nel fascicolo di maggio della sua Biblioteca un breve , ma diligente estratto delle aiie ultinie Fe- riae ^ ecc. In uu luogo solo mi pare che il compilatore non ab- bia colto nel segno , cioe nel dire ch' io ammetta nel tempio d Olinipia i tre ordini , ecc. Appunto in questo disconvengo dal sig. Quatremere. L' antichita alia quale fo risalire quel tempio, e provando die non e di Fidia, sono i dati sui quali mi appoggio per niostrare che dovea essere di antichissinia co- struzione , cioe dorica. * Ho veduta la belia edizione e piena di erudizione del libro del sig. Cattaneo sulla nuova Dea Equejade; libro secondo me- che fa conoscere quanto in materia di antiquaria sia facile preudere de' granclii a secco , come dice il proverbio. In quel romauo di stadera io non leggo Equejas , ma Equetas ^ cioe- Equitas : voce corrispondente al nonie latino di quell' arnese Equipondmm. Chi conosce la paleografia in ispecie de' tempi bassi ai quali ajipartiene quel nionuujeuto non si maraviglia di trovare il prinio E senza diitongo , ed il secondo posto in- "vece della I; scanibio comune nei moiiumenti di quei tempi in particolare , e piu se vengasi avanti , come puo essere del monumento medesimo , e come non ignora certamente T eru- ditissimo sig. Cattaneo. ]Ma la lettera T poco formata, avendo r asta superiore simile o quasi simile a quella di un I , 1 ha tirato in error*; errore che avrebbe evitato se accantononl'E ci fosse stata , ma la I ; poiche h la parola piu facilmente leg- gilDde per ^'Equitjs ; e la difFerenza che avrebbe osservata tra la lettera I e la T Io avrebbero avvertito. La lettera T male foi-mata, sia per poco spazio, sia per negligenza, e ovvia in molti monumenti , nei quali piii il seuso che la forma Io fa riconoscere. Fra gU altri ne ho un esempio in antica iscrizitme in brouzo ajjpartencute gia a questo Regio museo , dove la T e formata in modo che in una ignota pai'ola potrebbe dar luogo ad equi- voco. In conseguenza di tutto cio io credo che in quella figura debbasi riconoscere la Giustizta o 1' Equita , piuttosto che la Dea de' cavalli tin ora sconosciuta. La Dea Ippona o Epona non fu Dea degli asini, n dei cavalli, o dei muli in ispeciaiita, lua Dea delle bestie da soma o da tiro dette dai latini jumenta tutte insieme; come i Greci dissero Oi-os , donde Epova , c'loh Dea dei giumenti , ah juvo iu latino , Oi-ao in greco ». — Ne ho scritto in questo seaso anche alio stesso sig. Cattaneo , ecc, ecc. Sebastiano Ciaiiipi. 49^ APPENDIGE PARTE 11. SCIENZE, LETTERE ED ARTI ITALIANE. OPERE PEUIODICIIE. REGNO LOMBARDO-VENETO. Ciornalj dl fisica, chimica^ star la naturale , medicina ed artl dl Pavla ^ de signorl P. Configliacchi^ viembro dell I. R. Istkuto, c Gaspare Erugnatelli, dottorc nellafacoltd fislco-matemallca. Blinestre IV. Pakte rr,iMA. D •i.V'O.YE. Nuove proposizioni e diinosM'azioni di calcolo au- blittie. — fFxstruinb. Sulla fabbncazioue del vetro seuza potassa e senza soda — - Murciti. Conriauazione dell' appendice al- I'eleuc.i delle piaatn 6|)ont:inee del Viceutino. — Biroli. Sopra un' aadrosaoe. — Gerstner. Sul pendolo idromecrico. Contiuua- zione. — Esrratto di lettera del professore Cacullo. — CaCullo. Appendire alia uiemoria eopra gli avanzi marini die si trovano dentro i niouti del la proviucia Veronese. — Fusinieri. Sugli cft'etci nnaloglii tiel gas ossigeno e del cloro nel coloramento dei luetalli in essi riscaldaci. Parte seconda. Sulle pierve ineteoriclie — Notizie varie estratte da diverse let^pre. — . Scoperta di due uuove isole. — Nuovi alcali vege- taJjili. — Piocesso per far dei disegai con vegetazioai luetalliclie. Libri uuovi. — Preinj d'Accademie. STATIPONTIFICL Giornale Arcadlco dl Roma^ fascicolo XIX. Scienze. Meniorie sopra alcuni pezzi niorbosi, ecc. , del sig. Faazago. — Lusus uaturae observatus , del eig. De Sanctis — -• PAKTE ITALIANA. 49() De' contagi spotanei, del sig. Puccinotti. — Prospetto de' risuU tamenti ottenuti nella clinica inedica dell' Universita di Padova, del sig. dair Oste. — Nuavo bai-uinetro portatile , del sig. mar- chese Origo. Letteracura. Fraguiema Ciceronis, del sig. Niebulir. — Disser- tazione sopra un aiitico elaio canipano , del sig. Guattani. — L' Italiade , del sig. Ricci. — Delia vera denouiiiiazione di Mon- sumnianu , del si;i,. Del PiOiso. — Amor pacrio di Dante, del sig. cortfe Perticari. — Delia patria di Giudobaldo Bonarelli , del sig. Peruzzi. — Traduzioae di Pindaro , del sig. Mezzanotte. Belle arti. Pittura di storia , dei fracelli Ripenhausen. — Pit- tura di paesi , <;li Rebell e di Catel. Varietit. — Tavola meieorologica di lugHo. B I B L I O G R A F I A. REGNO LOMBARDO-VENETO. Delle Rivoluzioni cC Italia llbri venticinquc di Carlo Denika , con gi^uiite e correzioni inedite delV aii- tore. — Mtlano ^ 1820, dalla Socictd tipografica de Classici Itidiani. Tre volurni in 8." 11 primo di pag. XXXIV die comprendono la Vita deU'autore^ e pog 592 di testo. II secondo di pag. 682. II terzo di pag. 684. J.NTENTA questa Socleta tipografica a riprodurre col niaggior decoro le opere de' nostri Classici nioderni da essa divisate , nulla lascia d' intentato per recare alle medesime que' luiglio— ramenti che possono rendenie sempre piu stimabili le edi/ioni. Una prova iudubitata di sue lodevoli cure ce ne porge nella uuova edizione dell' opera che qui annunciamo , alia quale si e dato conipimento colia pubblicazione del terzo volume. Aveva il Denina inipressa quest:' opera in Torino fino dal- r anno 1772, in tre volunii in 4.*, incominciando la sua stona dalle origini etrusclie smo alia pare d'UtrecliC, e distingnendola iu XXIV lilni. Voile egli di poi aggiungere il libro XXV, detto Continuazioiie delle Uivoluzioni d Italia dal Ijl3 al J793, sotto il titolo d' Italia moderna. Una nuova edizione pertanto fecesi in Torino di quest' opera in sei volunii in 12,°, colla giunta deli' Italia moderna. Ma quest' ultimo lihro rimase tarpemeute fconcio o perche fosse corrotto il manoscritto , o per imperizia 5oO APPENDiCE deir editors. Pregr; il Deiiina ad emendarlo su di un esrniplare impresso in Venezia 1" anno I7C)3, ntoccando eziaudio in iiiolci Iitoglii lo stfsse Rivoluzioni (f Itnlia , e fiicendovi pareccliie ^iumc notabili. Dopo la niorte dell' autore , questo inedito ]>re- zioso lavoro venne alie mani del sig. Giuseppe JMicali , autor*; della Storia (T Italia prima del dominio de Komani , indi passato in proprieta di qiiesta Sonera tipogi-afica. Noi abbiamo tratto quesre notizie dalla Vita del Denina clie sta in froute al pri- uno volume dell' of^era. La uuova edizione ha quindi fier fondaniento V aiizidetto eseniy.lave tutto postijlato e corretto di mano dell' autore ; e cliiunque voglia tenerlo a riscontro , siccouje da noi si e fatto di alcnni capitoli , coUa ouccenuara prima fdizione di Torino , vi scorgera certa\neDfe frequentiesime emendazioni ed aagiunce. In prova di che ne riporteremo qui una importante fatta all' ul- timo capitolo del libro XXI iaterauiente nformato , e che liuiace col seguente brano : «t Lascio d' esaminare se il progresso delle belle arti sia ve- •• ramente vantaggioso alia societa , e se molto contnbuisca al- f> r accresciaieuto deila }iopolazione : ma tralasciai- qui non si t» deve che queste arti fiorirono al piii alto segno nella prima- »> meta del secolo decimoscsto , clie compreude appunto il re- » gno di Carlo V. A questi progressi pero assai meuo clie niolti «• aliri minori principi contribui questo imperadore , padrone » d' una grandissima parte d' Italia, ed arVjitro del rimaneute. y> L' impulso efiicace che la cultura delle arri ebbe a' tenqai » suoi , era natural seguito di quanto si era fatto a' tempi del- » r avolo suo Maosiiuiliano , da tre papi suoi contemporajiei , » Kicolo V, Sisto IV e Giulio II; da Cosimo e Lorenzo de' Me- » dici , da Guidobaldo di Wontefeltro duca di Urbino , dagli " Estensi e dai Gonzaghi niarchesi , poi duchi di Ferrara e di * Mantova ; pii\ che da (juesti ancora , da Lodoviro il I\loro » duca di Mtlano. Veuezia e Pisa aveano aperta la stra glioso grado di eccellenza in cui le portavono Rafael d' Ur- » biiio , Braaiante suo paesano , Leonai-do da VLuci e Michel » Angelo Buonarotti Fiorentini , Tiziaao da Cadove , Vencto , » tutti ciaqiie celeberriiui artisti clie iliusti'arouo d lungo regno » di Carlo V, e il breve regno del poiitefice Leon X. L' im- a» peradore ricouipenso alcuno di qiiesti mediocreiiieute ; ma » niuuo gli fu debitore de' suoi progress!. Nel tempo stesso 1' Italia » ebbe quattro faniosi poeti e quattro istorici non uieno stimati » e celebri nel genere loro , rAriosto e il Sannazaro, Fracastoro » e Vida ; Maechiavelli , *^-iiicciardini , Morosini e Bembo ; niuno » de' quail ajipena pno dirsi da chi abbiano sKuto stimolo , o >» particolare sostcgno. Nulla certo dovettero a Carlo V, non » molto neppure a Leon X , e nieno assai a Clemente VII ; se 3> non che 1' opinion pubblica che Leone favorisse e ricom- » pensasse gli ingegni e gli studi , animava veramente i lette- » rati e gli artisti. Questo pontefice riporto per altro non leg- » gier biasimo per non aver cosi favoriti gli studi piti utili e » pill sodi , come gli ameni e piacevoli , ed anche piii quelli » che servono a corrompere i costumi, che a correggerli. Fl » certo che in qaesta parte maggiore lode ottenncro i succes- x sori suoi , ed anclie Paolo 111 ; il quale , di carattere men » severo che (Hemente VII , e difFamato anche non poco per 3t r affetto che porto al suo figlio bastardo , .di costumi disso- 39 lutssimi, diede pure qualche principle alle utili riforine clie y SI fecero nei 'pontificati seguenti, ed ebbe piii cura di studi utili » e gravi, che di quegli scherzevoli e buffoneschi da Leone X » prediletti. In somnia dobl>iamo con piii ragione chiamar felici » tempi della letteratura Italiana e delT Italia la seconda che la » prima nieta di quel secolo decimosesto , non ostante il^igido » e burrascoso pontificato di Paolo IV , e il despotismo che 3> anche in Italia esercito Filippo 11 re di Spagna. » Del resto e noto come quest' opera, fra le taiite del Denina , e r unica che meriti d' esser riputata classica. Essa sali in tanta fama , che venae tradotta in tutte le lingue colte d' Europa , e per sino nella greca volgare e cella turca ; ne poteva essere altramente , come osserva 1' erudito biografo , di un libro in cui le important! vicende del piu celebre paese del mondo sono filosoficameute trattate con sottili investigazioui della romana grandezza e decadenza , dell' invasione de' barbari , del sistema feudale e canonico , delle repubbliclie de' bassi tempi e del risorgimento della potenza italiana. E certo che gl' intelligenti farauno plauso alle cure di questa Societa tipografica per avere arricchita la suppellettde letteraria con un rdizioue ia piii compiuta che potea farsi delic Rivolu- zioni d' Italia , come anciie per aver con ecouoiuico ordina-» mento compresa 1' opera stessa in tre volumi , conser\aiido la •teesa distribuzione del testo. L' edizione venue eseguica con Bibl. Ital. T. XIX. 26 oca ATPENDICE snlficiente accuratezra rispetto alia conezione, noa trovandosi notate urlP Errata die poche e lievi iiiende , avuto riguardo alia mole de' voluiui. L' editore ha creduto di seguire fedel- iiicnte il sistema oitografico dell' autore, tvaiine gT indispensabill cangianienti d' interpunzione , onde nieglio giovaie alia recta ia- telligenza del sense. Delia Letteratura italiana dal secolo XIV fino al secolo XIX. Trattato di J Q. L. Slinonde De SiSMONDi. Traduzione dalV originale francese. — Milano ., 1820, per Giovanni Silvestri. Volumi due in 8.°; prezzo lir. 3. 5o per ciascun volume. i, noto che il celebre autote della Storia delle Repuhlliche italia/ie del medio evo scrisse pure un' opera importantissima sulla Letteratura del Mezzodi. L' averne estratta quella parte che. risguarda la letteratura nostra , e recatala in itahaao , ci seuihra ottinio divisameuto e da soddisfaie a tutti coloro che amano di aecompagnar le notizie storiche alle considerazioni della filosofia ed air aaalisi della critica. Noi certo non ci soitoscrivicinio a tutte le opinioni pronunziato dal sig. Sismondi in quest' opera, e riconoscianio iT buon giudizio del traduttore nell' aver fatto avvertire , in quanto a lui , la niedesima cosa; lua ne pave che anche allorquando dissentiamo da esso , egli ne inviti sopra tutto ad esaiuiuar piu profondamente che nor» si solea fare per addietro dal coinune , le produzioni dell' ingegno e nella lore esseaza , e nell' orditura , e nel niodo di esecuzione ; onde si vengono a scoprir nuove leggi del bello , o ad ampliare le ricevute dottrine : e questo e vaataggio incontrastaloile , e che iudarno cerchereiunio nclle piii delle storie che abbiamo della Qostra lerteratura. — La ti-aduzione poi e condotta in guisa che ben si scorge esseve lavoro di persona intendentissima di que- ste niaterie , padrona delle due lingue , e gelosa di non far mai desiderare il testo originale : il qual nierito e tanto piu da va- lutarsi nella traduzione presente , in quanto clie lo scrivere del sig. Sismondi presenta a quando a quando gravi difficolta alia interpretazione , e molto si discosta dalT italiana favella. — II traduttore del Sismondi sai-ebbe mai quelle stesso che tradusse lo Schlegel ? Per buone ragioni siamo teutati di crederlo ; ma forse c' inganniamo. Compendio della Storia universale , vol. XXVI e XXVII. — iMilano, 1820, in 18.° di pag. 202 € 216, presso la Societd tipografica de' Classicl Italiani (Fusi, Stella e Compagni ). Questi volumi , che per era annnnziamo , comprendono I'in- troduzione alia Storia deft' America , opera originale italiana , in PARTE ITA.LI4NA. 5o3 contiauazione al Compendia delta Storia universale del sig. conle dl Segur. II primo volimie e adoruo di due tavole in ramc , cioe della carta geografica delT America meridionale e della jiic- cola cascata del Niagara, ed altrettante ne lia il secondo , cioe la carta dell' America settentrionale , e la boa, serpente. FamigUe celebri iV Italia , del conte Pompeo Litta^ fascicolo II. ■ — Milaiio ^ 1820, presso Paolo Emiiio Giusti , stampatom , librajo e fondltore , in contrada di S. Margherita ,• prezzo lir. 7 ital. seiiz' obbligo di associazione. Nel fascicolo che annunziaiiio il sig. conte Litta da la storia della fdiuiglia Ecelini di Romano con una tavola di teste ed una di medaglie, e con tre tavole di testo ed una di medaglie presenta quclla della famiglia Saavitale di Parma. Ne parlercmo nei prossimi fascicoli. Storia della febbre petecchiale manifestatasi in Per- nute aegli anni 18 17-18- 19, del dott. A. Galli ^ medico dei comnni assre^ati alia cittd di No- vara^ecc. — Mdano ^ 1820, dalla stamperia di Giovanni Pirotta, in 8.° di pag. 104. In qualche caso il corpo umano acquista una salute migliore che non godesse prima di soffrire la febbre petecchiale. Nou ha mai veduto il nostro A. persona che fosse afflitta due volte. da questa malattia. II cearro morboso sembra essere lo stomaco, come penso anche lo Strack. La petecchia si complico non rare ■volte colla migliare , rendendo la malattia sempre piu grave e pericolosa. Ordinariamente e accompagnata dalla diatesi stenica; ma talora la diatesi si cangia uella sua contraria. L' emetico da principio , ijidi i purganti , il chermes miaerale , il tartaro sti- biato furono i principali rimedj ; rarissiiue volte il salasso j di fi"equente i vescicatorj ; in alcuni iudividui la canfora , il de- cotto di china si pose in opera. II contagio non si genera spon- taneamente nel corpo umano ; ma vi e sempre portato da! di fuori. Tall sono le principali cose che abbiamo raccolto uella lettura di questo libro , il quale come che non contenga nuove dottriue e scoperte , pure e molto pregevole per una Candida esposizione di fatti importanti, e di giutti prlacipj di una pra- lica savia ed illumiaata. 5o4 APPENDICB Storia della fllosofia greca del dottore Defendente Sacchi. Pavia^ i8 1 8- 1 820, />rr^^o il librajo Qlo- vanni Torri , coi tipi dl Giovamii Giacomo Capelli. Sono fin ora usciti qnattro vol. in 13 di questa storia della quale ci riservianio (. arlare piu distesamente tosto clie sara piiLbli- cata tutta. Intanto darenio ai xiostri lettori V indice delle ina- terie contenute ne' 4 volumi die hanao veduta la luce, aociocche possano forniarsi un' idea del metodo tenuto dall' autore. Voluke prima. Inti'oduzlone. Capo I. Origine della filosofia. » II. Principj della filosofia fra i Greci. » III. Setta Gionica. § 1." Talete di Mileto ; 2.* Anassi.- mandro; 3." Aiiassiniene ; 4.° Altre opinioni suUa causa pi-imi- tiva deir universo , e nuova direzione di Ercnotinio ; 5° Anas- gagora ; 6.° Diogene d' Apolonia ; 7.° Arclielao ; 8.° Conside- razioni suUa setta Gionica e sua influenza suU' avanzaiuento delle scienze in Grecia. Capo IV. Setta Pitagovica. § i.° Pitagora; 3." Sistema musicale ; 3° Sistema de'nuiueri; 4° Sistema delT uuiverso ; 5." Aninia universale ; 6." Sistema metafisico ; 7.° IMetempsicosi ; 8.° Sistema morale ; 9.° Propagazione e caduta del collegio Pi- tagoricot Volume secondo. Capo V. Setta Italica. § 1.° Alrmeone ; 2." Ocello ; 5." Epi- carmo ; 4.° Enipedocle ; 5.° Teleangi ; 6.° Ecfanto ; 7.° Tiiiieo ; 8." Archita; 9.° Filolao ; lO." Liside ; II. ° Ippaso ; 13.° Ippo- crate di Cliio; 13." Eunopide; 14." Eudosso , iS.° Diotogene ; 16.° Metopo; 17.° Ippodamo ; 18.° Delle Pitagoriche , e consi- derazioni sulle donne filosofanti ; 19.° Considerazioni sulla filo- sofia di Pitagora e della Setta Italica, e sull' influenza sull' avan- zamento delle scienze , e sulla pubblica opmione in Grecia. Volume terzo. Capo VI. Setta Eleatica. Prima scuola. § i.° Xenofane ; 2.* Parnienide; 3.° Welisso ; 4.° Zenone ; 5." Intorno al Panteismo degli Eleatici considerato relarivamente a quello dei moderni. Capo VII. Setta Eleatica. Seconda scuola. § i." Leucippo ; 3.° Democriio ; 3" Delia differenza clie vi lia fra la filosofia eperulativa e quella d' osservazione , loro indole , e quale debba preferirsi. Volume quarto. Capo VIII. Setta Eraclitea. § i." Eraclito; 2." Ippocrate; 3.* . Delia vicendevole dipendenza della filosofia e della niedicina. Capo IX. Setta dei Sofisti. § i .° Origine della logica e ca- gioni cLe ne promossero lo studio in Grecia; 3.° Carattere dei Sofisti e indole del loro metodo filosofico ; 3.° Morale dei Sofisti. PARTE 1TA.LIANA. 5c5 Sulla mielitide stenica ossia infiammazione della mi- dolla spinale^ e sul tetano ^' loro identitd ^ metodo di cnra , e malattie secondarie che iie derlvano , osservazloiii del dott. Giuseppe Bergamaschi. — Pavia , 1820, in 12° di pag. 240. II titolo dichiara abbastanza T intenzione dell' opera. Abbiamo avuto altra volt^ occasione di espovre i pensamenti e la pratica dell' autore intorno al tetano. Aggiugaeremo soltanto che in questo siio recente lavoro conferma le sue idee con un mag- giore corredo di osservazioni e di fatti distinti che meritano tutta r attenzione dei niedici. La mielite vi e descritta con molta accuratezza , ben discusse ne sono le cagioni , savio il prono- stico , e ragionato h' e il metodo di cura ; onde noi , mentre ne diaino la debita lode all' autore , stimiaino che sia per re- care vero vantaggio all' umanita languente un' opera che pud servire di guida per la cognizione e la cura di tanto insidiose e micidiali infermita. DUCATO DI MODENA. Dodici fra le piii eloquenti Orazioni di Tullio, tra- dotte ill lingua italiana da Pietro Schedoni , per chi aspira ai pergami. • — • Modena, 1820, per gli eredi Soliani , tipografi reali. ^ E senipre bella cosa chiamare nel regno delle patrie letters le ricchezze delle lettere antiche ; e il ripeterne 1' opera giova pei paragoni , die sono il vero mezzo di scernere il meglio. Percio vnolsi lodare 1' intenzione del sig. Schedorii , do|io tantl altri , di fai parlare italiano il principe degli oratori latini. Ma dicendo egli che ha tradotte le piic eloquenti orazioni di Tul- lio per chi aspira a pergami, ha eccitato in noi un dubbio che puo foriuare il soggetto delle meditazioni di pivi d' uno , che ami ragionare sulle cose meno dalle opinioni , die per avven- tura corrono anche fra i colti uomini , che dalla natura delle medesinie. Ne' pergami si vuol parlare della religione , dei suoi misterj , delle virtu che domanda ne' suoi proseliti , dei vizj che iu essi abborrisce. La fede h il fondamento, la spe- raaza e il snstegno della persuasione che dai pergami vuolsi eccitare. Piu. Le dottrine proprie dell' orator sacro sono di un ordine superiore a quelle della filosofia e della scienza profana ; e non debbono solamente entrare negl' intelletti degli uomini, ma penetrare colle loro conclusioni ne' cuori , onde crearvi affetti ed abiti quali si ricercano pel aommo oggetto a cui tendoBO. Vuolsi duaque per tanta opera un artifizio proprio 5o6 Afpendice ticl loro earattere ; e tale clie convenientemenlle 8i reiK-la effi- cace suUa maggior parte cfc?gli ascolranti. Ma noii certaineute in Cicerone , iie in Deiiiostene , ii^ in alcun profiino orarore puo stare il modello cli questo genere. Ben 1' abbiamo nelle prediclie tie' piii illustri fra i santi Paclri : i quali ebbero appunto quel genere di dire , che alia persuasione delle verita cvistiane si clommatiche , clie niorali , e coufacente. Tra essi adunque, e lion altrove, debbesi cercare cosa che giovi a chi aspira ai per- gniiii: perche cosi ai additera cio che veramente pno loro ap- propriarsi per ognl debito rispetto. Che altrauiente si soature- lebbe il earattere della predicazione cristiana ; e questa reude- J-ebbesi un niestiere di \anita , quando non puo essere che ua impegno di zelo ; e diverrebbe il diletto di pochi , che per tutt' altro , clie per profitto spiritiiale vanao ad iidire : re- standosi iutanto crudelmente defraudate le persoue jjie , per le quali non e fatta la eloquenza ciceroniana. Non vogliamo dire ■per cio che coloro, i quali entrati nella gerarchia eoclesiastica daranuosi un giorno alia predicazione , non possano trar profitto dalle studio di Cicerone , di Demostene e d' ogni an- tico classico oratore. Ma questo studio dee avere per iscopo r acquisto di quella generale coltura, che rende in chi vi si applica abituale T uso de' migliori modi. E questa e ben diffe- reute cosa da quella , che ha intesa il sig. Schedoni , dando tradotte queste orazioni per chi aspira ai pergnmi. Perciocche , se codesta traduzione sua potesse essere per alcuno ; essa sa- Febbe per tutt' altro genere di dicitori , fuori che per quelli ch' egli ha indicati ; nientre chi aspira ai pergami dee cercar niodelli per le accennate cose al suo bisogno piii convenienti , ed esser lieto d'averne abbondantemente. Se cosl si fosse fatto sino dal risorgimento delle lettere , noi avrenimo nbertosa e 6]5lendida 1' eloquenza sacra, che reclama ancora fra noi chi la vendichi dagli oltraggi sofferti, e la metta in onore: impercioc- che chi v' e che sensatamente considerando le cose non vegga laei piu acclamati oratori nostri vivissiuie ancora le tracce di una barbarie scolastica che confuse i generi , e inibastardi ad \xn tempo e la scienza e V arte ? Leggete tranquiUauiente una omelia di san Giovanni Grisostomn, di san Leone Magna; poi la predica migliore di Segiieri , di Tornielli , o di qual alcro volete ; e domandate al vostro cuore , se alcun religioso senso fe in vol , in chi d' essi sia la vera elocjuenza sacra. Ma di cio basti. Per quanto spetta alia traduzione del sig. Schedoni , onde fame giudizio , bastera riportarne per saggio an qualche tratto ; e noi scegliamo rinconiinciamento della \yY\\\\a. Catilinaria , tanto pill che ogni scolare di unianita lo sa a memoria ; sirch^ 6 fa- cilissiino il confronto. 11 sig, Schedoni fa parlar Ckerone ia ita- liano di questa uianiera : PARTE IT4LI\NA. So^ neir ultima , die nella precedence notte hai ordito , dove ti 5' sei aggirato , quali riunisti , a quai mezzi ti appigliasti ? Chi » fra noi credi ignorarlo ? oh tempi ! oh costumi ! II senato ci6 » intende , il console vede : pur questi vive. Vive? Assidest « anche in senato , si rende partecipe del pubblico consiglio , ■>■> nota e destina cogli occhi ognuno di noi aU'eccidio. E a noi, 5> uomiai iutrepidi , sembra di provvedere alia repubblick , se 3> il furore , e 1' armi di costui evitiamo , ecc. » II sig. Schedoni ha messo nel frontispizio di questa sua ver- sione il famoso passo di Cicerone : Converti ex Atticis . . . non verbum pro verba necesse hahui reddere , sed genus oiuniuni ver- horum , vimque servavi. Non enLii me et annwnerare lectotl pu- tavi oportere , sed taniuin appendcre- DUGATO DI LUCCA. Igea d& bagn'i , e piu particolarmente di quelll di Lucca. Opera del dott. G. Franceschi Iledlca della R. Corte ^ P. Professore di Terapia, ecc. ecc.^ seconda edizione. — Lucca 1820, dalla tipografia dr. Francesco Bertini. Un vol. la 8.° dl pag. 389. Merita senza dubbio atteiizione un libro di medicina di cui 91 veggano due successive edizioni uel breve spazio di pochi anni ; tanto piii se 1' argomento su cui versa non desse luog'j a sperarne non rapido spaccio. II professore Franceschi divide la sua opera in due parti ; tratta nella prima de' bagni degli antichi , e della raria foggia di baenarsi presso le estere nazioni ; parla delle varie specie di bagni , e della loro generale azione sul sisiema organico vivo j nella seconda i^arte discorre piu particolarmente delle term« Lucchesi. Premessa una molto esatta descrizione topograSca di detti bagni, passa in livista gli scrittori tutti che se ne sono occupati dal Gentili da Foligno che scrisse nel 1840 in tiiio al Moschenif di cui abbianio un trattato comparso in luce nel !7<)2, e con tale Bcorta si fa strada il nostro autore a discorrere «ullo stato attuale de' varj stab limenti in cui sono divisi i bagni Lucchesi, delle qualita fisico-chiniiche delle loro acque . del vavio mods 5o8 APPENDICE di amminlstravle con le dovute cautele , dellc loro facolta nie- diclie , ed espone per ultimo il regolamento stabilito pel buun •ervizio e ordme de' suddetfi bagui. Ha profittato T autore, del soggiorno che ha fatto in Lucca Onofrio Davy^per avere da questo celebratissiun) chimico al- Gune filosotiche considerazioni sni depositi di queste acque. Noi iiou cfiibitiaiiio di poiTe T Idrografia Lucchese del pro- fessore Franceschi nel piccol nuniero de' buoni libri che versano sopra slmili niaterie , il inerito de' quail non deve gia calcolarsi »ulla uovita e altezza delle teorie , ma sivvero sulT ordme , sulla chiarezza e precisione con cui aono esposte le sole cose utili c necessarie a sapersi. Notizie istoriche concernenti il contasio venerea com- pilate (ial dott. Nlccola Barbantini , pro fes sore di clinica esterna e di operazioai chirurgiche nel R. Liceo ecc. , le (juali precedono la sua opera sopra questo contagio. — Lucca ^ 1820, in 8.° di pag. 146. Portata dalP America nel ]irImo viaggio di Colombo , la sifi- lide si diffuse in Europa, particolarmente per mezzo dei soldati spagnuoli che vennero in Italia a soccorrere Fcrdinando II , re di Napoli , mentre era assediato dai Francesi , regnante Carlo VIII. La malattia era m quelT epoca facile ad attaccarsi , di pronto sviluppo , gi-avissima , frequentemeute e presto mortale. Pertanto si propago in breve per uu numero infiiiito di persone , e d' una in altra nazione. I Francesi ne incolpavano gt' Italiani , e questi e gli Spagnuoli i Francesi ; quindi il morbo fu con diversi nonii indicate. Enipirici , deboli ed infruttuosi furono i uietodi cou cui si cerco di curarlo da principio. Si tenieva pertiuo I'ahto degl' infetti ; i niedici non osavano accostarsi a quegl inferuii , disperando di trovarvi soccorso , e appena alcuni ciarlatant erauo fatti animosi dalla cupidigia del guadagno. Finalmente si penso di tentare il mercurio che si sajieva essere stato adope- rato da' medici arabi con ottinio successo contro ogni specie di scabbia. I primi unguenti ijieixiiriali furono arcicomposti e nial prejiarati; sicche , parte per la loro iueilicacia, parte perche se ne abiisava , furono presto abbaudonati ; quando veune in uso \\ Ifgno santo o guajaco, la salsapariglia, la radice di Ciua ecc. Con tutto cio alcuni pratici non confidarono nelle erbe , bcnsi continuarouo a valersi del mercurio e ne determinarono la pre- parazione, le iudicazioni ed il metodo convenieute , di nianiera che non tardarono anche gli alti'i di riconoscere la maggiorauza di cotesto farniaco s(>]na tutti. Questa malattia , alcum anni dopo la sua comparga in Europa , ilecliua,udu dalla sua furza pviuiiiiva. T4RTE ITALIANS, 509 divenne pin mife , meno facile a tiasfondersi , di uno sriluppo e corso piii lento, e pertanto si limitava spesso alle localita , ed era piii facilmente douiabile dalla uiedicina. Col tempo suc-» cessivo ando sempre pid niitigandosl ; come infatti la vediamo »' nostri giorni , per buona sorte delT unianita , comuuemente infiaccliita, si die non pare piii la stessa nialattia die trovianio descritta nelle opcre de' secoli XV e XVI ; e giova sperare che , attf so la sua naturale decliDazione ed il perferionamento dei niptodi di cuj-arla , cessera una volta del tutto. Varie ipo- tesi s" imraaginarono circa la sua origine : 1' ira del ';ielo , il coneiugnimeiito delle costellazioni , le inondazioni , le qualita del vitto furono poste iu iscena , come cagioni dirette o predis- ponenii; cosi pure 1' intemperanza dei piaceri venerei , il san- gue mestruo , la puntura di alcuni insetti afrodisiaci , 1' inghiottiro che gli Auiericani facevano delle carni della lacerta Iguana ecc. Si questiono pure lungamente intorno al luogo suo native , c'loh te la malattia fosse indigena, oppiire esotica in Europa. Wolti la giudicai'ono csclusivamente propria deH'Anierica ; alcuni ch» fosse di spontanea generazione presso di noi ; altri che noa era punto niorbo nuovo e straordinario , bensi che era gia com- parso nKilte volte per lo innanzi , e che da tempi immemora- bili serpeggiava nell' umana echiatta. II nostro autore e pur di parere che la sifilide non infettasse la prima volta gll Europei col ritorno di Colombo daU'America. L' America , egli dice , fa probabilmente conosciuta e visitata dalle piu antiche nazioni ; il paese di Ofir, donde si ricavava 1' oro a' tempi di Salomon*, ron era forse che una parte dell' America meridionale. In Asia rd in AfFrica presso la zona torrida , e particolarmente nel- r Indostan fra gl' indigeni di Calcutta , la stessa malattia domi- nava molto tempo innanzi la scoperta del nuovo mondo. Me- dici , storici e poeti fanno menzione in piu luoghi delle lor9 opere d' infermita venerea , che in nulla differiscono dalla sifi- lide. Su questi argomenti appoggiato il nostro autore congettui'a ehe il contagio sifilitiro esistesse fin dall' eta piii rimote in Eu- ropa , ma raro , mite , latente e giunro a tal grado di declina- sioue , che comuneniente non si potesse piii considerare per una grave e mortale infermita; che col ritorno di Colombo dall'Anierica , essendosi fatto un nuovo innesto del contagio niedesimo piii fresco ed attivo e piii esteso , fierissimo e per immenso spazio di paesi siasi riprodotto , incutendo con cid il terrore nei popoli , e chiamaado la particolare attenzione dei niedici. II nostro autore avrebbe trovato un nuovo sostegno alia opinione deU'antichita de' niali venerei nella storia medica dello Sprengel , dove questo suggetto e trattato con sottile e dott^ indagine ; se non che lo S|irengel e di parere che la sifilide altro non sia che una modificaziooe della lebbra ; ipotesi che al nostro autore non va a grado , ma che pure meriterebbe di essere ponderatamente e bene discufsa , prima di rifiutaila. A V p E N n I n R ANNUNZ J. Jtl COLTJVATOni DELLA BOTANIC A. Giovanni de Brignoli da Brunnhoff ^ professore dl hotanica ed agraria nella R. Unlversitd di Mo- dena , niembro della Societd de" curiosi dclla na- tiira di Bcrlino , della Societd di storia natarale di Ginevra , delt Accademia delle scieaze , lettere ed arii di Torino^ ecc. ecc. (i) A feA le tante Flore clie in ogni parte d'Europa videro la luce, alia sola Italia, altre volte principal nutrice della Tiascente hotanica , venne fin qui dagli esteri con tntta ragione imputato ad obbrobrio il non possedere alcuna flora generale , sehhene ella di parziali abbondi. IMentre pressoche tutte le regioni d'Europa, anzi la maggior parte ben anco di quelle dell'Asia, deirAlFiica e delle due Ame- riche vantano insigni fatiche de' Ijotanici, la nostra Italin possiede appena un breve ed imperfetto elenco di nomi pubblicato dal benemerito Antonio Turra , medico da Vi- cenza, col titolo Florae Italica: Prodromus. Da simile con- siderazione lusingato , gia da nlcuni anni m'accinsi a dif- ficilissimo lavoro , die iin era, occupato in altri afFari, non ho potuto condurre a termine. Conciossiache, allorquando, per grazia del serenissimo duca Francesco IV Austro- Estense, intrapresi a qui insegnare la hotanica , sentii le quasi estinte uiie forze a poco a poco racquistar vigore , e sempre pin di giorno in giorno andar crescendo , tal- niente die, posta in non cale la tenuita del mio ingegno , fatto quasi maggior di mestesso, non esitai a proseguire r importante lavoro. Non di meno oflVe I'ltalia molti soccorsi per comporre 1* enunciata Flora ; imperocche piii scritti suUe piante di questa parte d'Europa esistono di hotanici nazionali ed esteri , come si puo scorgere nelle opere degli antichi prima e dopo Cesalpino , non die de' moderni , cioe di (i) Abhiarao creduto meglio '^' trs portire f^uejto mauifesto tUl latino 'Bel Tolgare italiano. P\HTK ITALIANA. Oil Sccpoli, Arduino, Allioni, Cirillo, Petagna, Vandelli, Ucria, Bellardi, Balhis ^ Nocca, Snvi , Bertoloni , Viviani^ Tar- gioni , Tenor e , Pollini , Moretti, Sebastiani, Bivona, Tinto', Rafincsque , Hnller , Jacquln , Decnndole , Loiseleur , Roe- mer , Host, Schrader , Smith e inolti altri, dai quali ho in ispecie stabilito di trarre opportunameate vantaggio. Da tutti questi e dalle mie proprie osservazioni i ma- teiiali attinsi della nuova opera , die or fiaalmente posso rendere di pubblico diritto col scgueiite titolo, cioe : FLOHX ITALICS Descriptiont's et Icones (Descrizioni e figure della Flora d' Italia ) Daro adunque le descrizioni esposte colla maggior di- ligenza e precisione fattibile di tutte le piante che I'italo suolo produce i a di cui sclilariuiento ho giudicato oppor- tuno di aggiungere le figure incise in rame , dappoiche il valoroso giovane D. Giuseppe Gadtii, incisore modenese , si e di buon grado ofFerto a prestarmi coll' arte sua coa- venevole ajuto. I confini d' Italia da me fissati per questa Flora sono quelli posti dalla natura istessa , e adottati da FLlippo Cluverio , celebre geografo : nel die nou ho voluto seguire r csempio degl' illustri ScopoU , Host, Schrader, Decan- dole , Loiseleur Desloiichamps , i quali hanno preso dai do- miuj de' regnanti i hniiti di quelle legioni di cui pub- blicarono le dassiche flore. lo noa mi estendero al di la de' prischi confini d" Italia ^ contento della sola vera Italia* che e quel tratto d' Europa circoscritto dalle Alpi e dai mare , e longitudinalmente diviso dagli Apennini: che si estende, cioe^ in liinghezza dalle sorgenti del Kulpe ( Colapis fontibus ) sino al fiuine Varo ; in larghezza poL dalle Alpi Cozie sino al Golfo detto del Quarnero ( Sinus Flanaticus ). Quindi verso setteutrione circondano V Ita- lia la Savojn , TElvezia, il Tirolo, la Carintia e parte della Carniola : ad oriente parte della Croazia ed il mare Adriatico : a mezzo giorno il marc Mediterraneo : ad oc- cidente lo stcsso mare e la Francia. Per mezzo poi di una linea immaginaria che tagli le soramita delle Alpi , o percorra cioe le Alpi Marittime , Cozie , Greche , Pen- nine , Retiche , Noriche , Carniche , Paiinoniche , ovvero Giulie , restano fissati i limiti dell' Italia supcriore. Le principali isole appartenenti all' ItsJia soo» la Corsica ^ la Sardogna. la SiciUa e ^laltu. 5l2 APPENDICE Da questa descrizione chiaramente apparisce iion esser plccola la quaatita ilelle piante d' Italia ^ iinperocclie ai lidi , specialmentc inferiori del Mediterraneo, piii specie se ne trovano deirAtFiica horeale e d'Asia: sopra le Alpi poi quasi tutte le piante delFElvezia, e la maggior parte di quelle della Scandinavia ; dal che sia lecito presuaiere essere circa 6000 i vegetabili, che spontaneamente cre- scono in Italia. Mentre io stava per dar prlncipio aU'edizione di queste tutte , m' accorsi subito die una tal opera riuscirebl)e certamente immensa: ho stalsilito pertanto di publjlicarne «n fascicolo ogni mese contenente le descrizioni e le fi- gure di 40 piante ; temendo die per niaggiore spazio di tempo avanzato in eta , non mi fosse posslbile di dar compimento al lavoro. Cosi V opera intiera , se Dio me ]o concede , sarebbe terminata nell' intervallo di circa dieci anni. Laonde in ogni anno verranno pubblicate 480 piante simili all'esemplare die offro , riguardo alia carta, ai caratteri , al metodo delle descrizioni , ai piii scelti sinonimi , alle osservaziotii ed all' esecuzione delle figure. Le piante piccole e molte crittogame, purche siano dello stesso genere^ saranno disegnate nella medesima tavolav e cosi pure le loro descrizioni impresse nel medesimo foglio, e distrlbuite al prezzo di una sola. E poiche nei funghi e nei licheni il carattere specifico essenziale viene il pill delle volte desunto dal colore, percio le tavole di essi tutti si daranno dip'iute a vivi colori pel doppio prezzo soltanto delle altre. Tutte le figure, nessuna eccettuata, saranno tratte dall' esemplare vivo o secco , non mai copiate dalle opere altrui. Ma siccome non avvi opera d' uomo die vada scevra da errori , conscio abbastanza della tenuita del mio in- gegno e debolezza delle mie forze , tengo per certo che questo lavoro non possa escire dalle mie raani tanto per- fetto quanto sarebbe uiio desiderio ; percio , onde possa il medesimo toccare quel punto di perfezione di cui e su- scettibile , prego istantemente gl'illustri botanici deiruno e deir altro emisfero , non che gli amici benemeriti della scienza, a voler fare araorevolmente ai fascicoli appena pubblicati e osservazioni e correzioni , ch'io adottero con m.issimo piacere ed animo grato. Sara poi mio dovere , quando le correzioni risguardino alcuna descrizione o si- nonimia , di stamparne una naova , e trasmetterla gratis PAKTE ITA.LiA.NA. 5l3 al soscrittoii. Nelle descrlzioni da darsi nuovamente alia luce , ricordero con esattezza i nomi di quegli uomini sommi che mi soniministx-eranno correzioni ed osserva- zioni , a meiio ch' essi non mi vietiiio di farlo. Con que- sta dichiarazione nou dubito di poter facilmente accertare ognuno ch' io non ho la inira a piacer di guadagno, ma unicamente ai progress! della scienza. Laonde prego quauto so e posso tutti pur anco gU esteri botanici , i quali viaggiarono per solo amor della scienza nella nostra Ita- lia, e forse vi scoprirono nuovi vegetabili a me scono- sciuti, o novella osservazioni istituirono sui loro carat- teri , a volermele benignamente comunicare ; in ricom- pensa del qual generoso beneficio , scrupolosamente pub- blichero sotto il loro nome tutte quelle nozioni che dagU stessi mi verranno trasmesse. Per tal modo 1' opera che era mi propongo di dare alia luce , potra essere ascritta non tanto a me, quanto al complesso di tutti i botanici. Le piante tutte verranno pubblicate senza alcun or- dine ; per la qual cosa le tavole non saranno numerate ; ma indichero a capo di ciascuna descrizione la classe e r ordine Linneano, non che la famiglia e la sezione del nietodo naturale , affinche ognuno dei soscrittori possa dis- porre vxna completa Flora , secondo il slstema o il metodo ch' ei preferisce. Onde facilitare questa disposlzione daro alia fine del- 1' opera due indlci , uno sistematico , 1' altro metodico di tutte le specie nella medesima flora descritte. E sic- come, atteso i principj da me adottati_, le definizioni dei caratteri generici non vi ponno aver luogo , le pubbli- chero sotto il titolo di Caratteri essenziali e naturali dei geueri della Flora Italiuna ordinatl secondo il sistema di Linneo, a ciascuna classe dei quali faro precedere la chiave o sinossi ( conspectum synopticum ) dei generi , perche in un colpo d'oc<;hio si vedano le loro difFerenze. Poi esporro le specie , quando molte ne cadano sotto il me- desimo genere , per division! loro, o sotto Generi (Ge- nera snbalterna ). Le quali cose tutte unite insieme for- nieranno un volume che terra luogo d' introduzione , tanto piu che aggiungero in esso anche la Topografia hotanica d' Italia, la natura del suolo, T indole del clima, e la storia dei progressi di questa scienza appo noi, ed altre nozioni che ancora verranno in peiisiero. Questo volume adorno di carta geografica e topografica sara veu- 5i4 ArrENDiOE duto ancTie separat?mente , e trasmcsso ai soecrittori pet prezzo ragguagliato col numeio del fogli di stairipa. Fatta considerazione a qneste cose tutte, ognun ved« che il prezzo di ciascuna iiguia colP nnita descrizione noii pub essere niinore di lire italiane o francesi o,5o , e il prezzo delle lignre colorate noti minore di una lira. Quindi un fascicolo di 40 piante colle relative descrizioni , die sara pubblicato ogni niese , costera lire 20, finclie dopo il secondo anno delF assoclazione incominci T edizione delle figure colorate. Allora ogni fascicolo coutenente 34 figure in nero e 6 colorate costera lire 2 3. Non si dara prinoipio all' edizione , se prima non slavi un conveniente nuniero di soscrittori : un^te pero le as- sociazioni , vedra la luce il primo fascicolo, cui verranno in seguito coUa maasima esattezza e precisione gU altri al principio di ciascun luese lino al termine di tntta 1' opera, come accennai piii sopra per un intiero decen- nio. La fresca eta e robnsta salnte di cui godiaino il succitato dott. Gaddi ed io, scmbrano appoggiare la no- stra speranza di condurre a fine per noi stessi questo grande lavoro •, ma supposta anche la inorte dell' uno o deir altro , 1" opera progredira fino a compimento per eura di qualche illustre botanico e incisore^ condotta co- gli stessi principj e metodo. Ed affinche non accada che quest' opera rimanga inter- rotta , come pur troppo frequentemente succede delle opere che vanno a luugo , e intntta serl)isi la fede, che ai soscrittori impegno , sia noto a tutti ch' io ne ho dtfto una pubblica guarentigia. Prego gli associati , i quali spediranno i noiui , a co- municarmi anche i loro titoli e il doinicilio , perclie non si commetta involontario errore nella distribuzione dei fascicoli: ugualniente li supplico a cio fare qvianto prima, affinche non venga troppo a lungo difTerito Y incomin- ciamento dell' edizione. Conciossiache essi non sono te- nuti a pagamento alcuuo, se non allorquando riceveranno i fascicoli : allora pero esborseranno il prezzo a chi gli consegnera il fascicolo. Le spese di porto e di finanza , se ne esistono , saranno a carico degli associati. Le soscrizioni si ricevono in Modena direttaniente presso I'autmre , o a coinodo dei soscrittori presso i principaU libra) d'Europa. Dato ia Modena il i5 inarzo 1820. PARTE 1TALTA.NA. 5l5 Trollius Europceus Linn. Meth. Nat. Fam. R.auunculacearum. Sect. Secanda. SysT. Sex. CI. Polyautlna. Old. Polygynia. J. . calycibus coiiniventibus, petalis longitudiiie staminum. Decand. f/. Jr. IV, p. 906. — Savi. Bot. Etr. 2, p. 119. T. corollis coiiniventiljus, nectariis longitudiiie staminum. Sp. Pl. edit. WiLLD. T. II, p. i333 — Mill. Diet. n. I — Gmel. Sib. 4, p 190 — Reyg. Gcdan. 1 , p. 98 — Pall. It. 3, p. a53 — Scop. Carn. a , n. 694 — Leers. Hf^rb. n. 240 — ■ Mattuschk. Siles. n. 418 — DoERR. Nass. p. 238 — Allion. Ped. II, p. 170 , n. 1919 — Fl. Tjc. I, p. 267 — HoFFM. Germ. 198 — Roth. Germ. I, p. 286, //, p. 608 — Schult. Oestr. Fl. II, p. 109, n. 1948. T. (akissimiis) flore pedunculato, caule globoso. CrantZ. Austr. Fasc. 2, ed. 2, p. 184. T. globosus. Lam. Flor. Fr III, p. 323 , n. 912. T. connivens. MoENCH. Meth. p. 3i3. Trollius. Hall Hist. II , n. 1189. Trollius flos. Clus. Pannon. p. 872. Ranunculus montanus Aconiti folius flore globoso. C. B. P. 182 , n. 9. Ranunculus flore globoso quibusdain Trollius. J. Bauh. Hist. Ill, p. 149. Ranunculus montanus alpinus glomeratus. LOB. Obs. p. 385 — Ic. 675. Pvanunculus flore globoso. DoD. Purg. — •Pempi. p. 480 — Dalech. Hist. I , p. io33. Ranunculus glomerato flore. Clus. Hist. 327. Ranunculus sextus. Camer. Epit. p. 385. , Helleboro-ranunculus. BoEHM. Fl. Lips. p. 549. Helleboro-ranunculus flore, luteo globoso. BoERH. Lugdb.l, p. 297. Pseudo-Helleborus ranunculoides flore globoso. MoBJS. Hist. Ill, p. 467, sect. 12, t. 2, /. 2, Helleborus flore clauso erecto petiolato , caule siiuplicis- simo. LiNN. Fl. Suec. ed i , 474, 5io. Helleborus caule simplici , flore pedunculato. LiNN. Fl. Lapp. 226. Helleborus foliis angulatis multifidis , flore globo»o. LiNK. Hort. Cliff. 227 — Roy. Lugdb. 484. , 5l6 APPENDICE Helleborus nlger Ranunculi folio , flore globoso majore et uiinore. ToURN. /. R. H. 27a. Jconcs prcestantiores. Kniph. Cent. 4 , n. 90 rudis. K.NORR. Del. 2 , t. 4 meiliocris. pETiv. H. Brit. t. 43 , F. a bona. Lam. Illustr. Gen. PL 499 inediocris. Gaertn. dp fruct. II, tab. ii'6 bona. Fl. Dan. tab. i33 bona. SCTIKUHR. Ilandb. t. i53 rudis. Sturm. Deutsch. Fl. Th. S, tab. 8 elegans. Dreves u. Heyne. Abbild. Th. 5 , t. 4 bona. Engl. Box. tab. 28 optima. S. HiL. Fl. Gall. tab. 374 splondida. Mayrhoef. Fl. Monac. t. 5o exacta. Habitat in omnium alpium pratis subhumidis , immo ct in siibali)iiiis ct quihusdam montanis Italiae superioris, h. e. Pedemontii (Allioni), Insubiiae {Fl. Tic.) , Yeronx (^Sfguier , P(jllini) , VicetiM ( Marzari) , BcUuni {Tita, Af^osti), Forijulii { Zanniclwlli, Snffrcii):, etiain in Apen- ninis Pistorienslbus inventus est {Vuiiiun , iSavi). Floret Junio-Julio. Pei-ennis. DESCRlPTtO. Radix fibrosa , fibris onusta pauciusciills , extus atra , intns alljlda , sapore acri. Herba tota glabra , pedalis , vel ratione loci sesquipedalis. Caulis erectus , teres , substriatus ,^implicissimus , quandoque apice raniosus. Fo- LIA radicalta longe petiolata , petiolo canalicnlato h cau- lina inferiora petiolata; media et superiora sessilia , sen- sim minora ; omnia quinqueloba; inferiorum lobis incisis , superiornni integris , omnium acutis , argute dentatis ; su- pra atro-viridia, nitcntia, subtus pauUo pallidiora, Flos soiitarins , raro duplex v. ternus , aureus. Calyx ( Co- rolla Linn.) multisepalus , scpalis 7-14 » ovatis glabris , venosis , petaliformibus , coloratis , apice conniventibus. Petala { Ncctaria Linn. ) plurima, lingulata , tuljulosa , basi perforata, aurea. Styli plurimi, erecti , simplices. Stamina plurima, erecta, antbera oblongata, filamentum aecjuante. CoNCEPTACULA plurima , capitata , erecta , ca- riaata; trans versim rugosa, ar'stata , introrsum sutura ad apicem debiscentia. SemiNA 4-8 , trigona , uno latere con- vexa , nigra , lucida. VARTE ITVLIANl. SlJ Ob^ervatio. An diversa ab hac species sit, cjuse a cl. Crantzio sub nomine T. humilis lefertnr, decideie iiou audeo , eo maj^is quod etiam a Buxbauaiio (Cent. I, tab. aa ) describitur. Notae involucri et calycis viridi-pallescentis miaus clausi aliam esse specleai veio suadent , sed de hac videant autopt«. Aliae duae species hujus geneiis coluntur in hor- tis, neinpe T. o siaticus ., c[m calycil)us patulis difFert, nee not! longitndine stamiaum , et florJs colore. Quaenam sit vero ditferentia inter nostrain speciem et T. chinensem qui in Hoitj Volhyuico Cremeneci colitur, adhuc me latet. Fin qui il sig. De BrignoU , e giaccbe egli iavita coa somnia modestia tutti i botanici a fargli quelle osservA zioni e correzioni che crederaano del caso ai fascicoli che verra:ino successivatnente puliblicati , noi crediarao di fargli cosa grata, sottoponendogli intanto alcuae brevi nostra considerazioni intorno alia siaonimia della pianta che ci ha presentata per raodello. L' autore nel darci un' estesa sinonimia del TrolUus europoEUS , sembra che noa ahbia voliito o potuto con- sultare le opere dello Smith Plantarum Icones hact^nus ineditCE; del Salisbury Observatvms on the Genera of Trol- Uus etc.j in Trans: of the Linn Societ. vol. 8 i del De- cnndole Ee^ni vegetabtl. Syst. Natural. ; del JIarschall , Flora Taurico-Caucasica , et supplement, etc. S' egli coasultate avesse qneste opere, avrebbe rilevato che il TrolUus hwnilis Ji Crantz Srirp. Austriac. Fascicul. ll , p. 1 35 di cui parla nelTosservazione, e una semplice va- rieta del T. europcBUs •, ben diverso dal T. Immilis flore patulo del Buxhauni ^ Centnria I, tab. aa. Quest" ultima figora appartiene al T. patulus Sulishliry I. c. p. 3o3 ; del Decand'ile 1. c. p. 3i3 e del Marschal. 1. c. t. in, suppl. p. 387 , che e poi V Helleborus ranunculinus di Smith, I. c. fascic. Ii, p. XXXYii, taV>. Sy •, di JVilldenow , Spec. pi. II, p. i336 ; dl Marschall , 1. c, n."" 1095^ e che e pianta della Siberia e della Cippadocia , non per anco rinveuuta in Europe. Un' altra osservazione cL vieue in proposiro di fargli intorno ai siaonimi del Linneo. Egli ci presenta quelli dell' orio del Cliffort , della Flora Svecica e della Flora Lupponica , nelle quali opere il botanico s\ edese chiamava la pianta di cui trattasi col noma di Helleborus , e noii ]iibl. Ital T. XIX 27 5l8 Al'PENDICE fi allega poi il siaonimo dellj^ sua seconda edizione delle Species plantarum, nella quale caugio cotal noine in quello di Trolhus europcBus , denominazioue che venne adottata da- tiTtti i nioderni botauici. Gli diremo ancora che noi avi-emmo amato di vedervi citati nil maggior nuinero di sliionimi di autori italiaui si antirlii the nioderni; come sareh]>ero a oagion d'esempio quelli del MattioU , del Pona , del Ferrari e del Biroli. Dia egli uu' occhiata alle Flore raoderne degli autori ol- tretiiontani. Lo Smith (Flora Bntannica) non omette mai di allegare i sinonimi di Parkinson, di Gerard, di Puiy , di Petiver fra gli antichi ^ e fra i moderui quelli di Hudson, di Sibpthorp, di Lightfoot , di ReUian, di Withering, ecc. Lo s|psso dicasi delle Flore della Germania, della Francia, ecc. Noi vorremmo pur sapere dair autore la ragione per cui, clopo aver riportata la frase descrittiva del JVilldenow , abbiavi egli aggiunte le citazioni di tante Flore della Ger- mania , come soDO quelle di Reyaer , di Leers, di Mat- tiiscka , deWa. Doerrien, di Hoffman, di Roth e di Schultes. <2uesta cosa ci farebbe quasi suppon-e ch' ei sia pure neiropinioue in cui sono varj altri botanici nostri italiani, i quali credono che cotali Flore di autori tedeschi debbano essere le piu esatte , perclie i loro sinonimi furono quasi sempre allegati dal WiUdenow nella di lui edizione delle Species plantarum di Linneo. Ma se cosi fosse , noi gli di- remmo ch' egli e assolutamente in inganno. Quando 1" au- tore si dark la briga di andare in Germania a cousultare gli erbarj de' botanici di quella nazione, non escludendo pur quello dello stesso /fiZ/c^e/iotp, si persuadera allora di leg- gieri che quanto diversi di que' botanici vanno pubblicando lion e tutto oro purlssimo , come taluni vorrebbero farci credere, e che qualcuna di quelle Flore tedesche dall' au- tore citata e di gran lunga raeno esatta della Flora Aco- niensis del Biroli , che non sappiamo per cjual causa ab- bia egli dimenticata. Finalmente noi preghiamo 1' autore ad essere piii av- vertente nella correzione de" numeri delle Flure ch' egU sndra nei successivi fasclcoli allpgando ; imperocche di- versi errori gli sfuggirono in proposito nella publdicazione del TroUius curopneus presentatoci come modello. Tali sono , V. g.. Leers Herb. n. 240 , che dee dirsi invece n. 420 j Bauh. Hist. iir. p. 149, dicasi 419; Clus. Hist. |), 027, leggasi 2875 Moris. Hist, iii p. 467 5 leggasi 461. PAnTE IT\LIA.NA. 619 CORRISPONDENZA. Letter a del sig. Alberto Pjrolini at sig. Brocchi intorno al sua viagglo nella Grecia e nell" Asia minore. Palermo 5 giitgno 1820. D< 'oPO che ci siamo separati in Napoli al priiicipio di aprile deir anno passato , 10 sperava di poteivi raggiugneve fra qual- che uiese in Sicilia , ne pensava allora clie il uiio viaggio in Grecia mi avrebbe teniito loatauo dalT Italia un anno intero. Voi partiste da Napoli ai 3 d' aprile per la Calabria , ed io pure partii per la Fuglia, dove aveva fissato d' imbarcarmi per Corfu. Come sapete , era raio compagDO di viaggio il sig. Webb , coltissimo giovane inglese, col quale riuiasero sempre divide le buone e le triste nostre vicende. La I'uglia non era un paese nuovo per nie , giacche nel i8ia era staro in compagaia vostra sine a Bari. Mi ricordo le osservazioni che facevate allora in- torno alia mineralogia di quel paese , die a vero dire non lia per questa scienza molta imporranza , ed avendolo ora percorso eiuo a Brindisi ed Otranto, posso assicurarvi ehe non vi e niolto piu da notare. Credo piutrosto die la Puglia offii-irebbe migliore ricompensa a chi si occupasse della botanica ; nelle maccliie di Brindisi partirolarmente raccolsi cerCo nuniero di piante sin- golari, ed alcune rhe si coltivano con cura nei nostri giardini di Louibardia , mi riusciva piacevole di trovarle spontanea in quel luogo , poidie io le sujiponeva appartenenti a clinii piii meridionaii. Tali sono , per esempio , le seguenti: Phlomis fru- ticosa. Cistus heterophyllus. Tris Sisr/rinchiuin. Solanwn sodomeum. Quercus coccifera. Hynecouiii procunibens. Andrachne telephioides , e vau-ie altre che non aveva prima veduto e che raccolsi per r erbario. Vorrei darvi la succinta notizia del mio viaggio per la Gre- cia e per V Asia ininore , ma come posso in una sola lettera fare il conipeudio del ginrnale di un anno? Permettetemi dun- que che per ora vi nomini solamente i luoghi jiriiicipali pei quali sono passato, ed in questa niauiera avrete almeno un' idea della direzione del viaggio , ossia della liuea che ho percorso. Lasciata la costa d' Italia ad Oti-anto, passai nelle Isole Jouie , cioe a Corfu , Santa Maura , Icaca e Zaute. Da Corfu feci una corsa a Prevesa, dove vidi il fanjoso AU Bascia , ijel giornw stesso della cessioue di Paiga, Sao APPENDlCii Dalle Isole Jonie mi recai per la Moi'ea a Corinto e di IK in Atene. Popo un niese cli sog!;inrno ne.W Attica continiiai 11 viag- gio per r Arcipelago , visitandu particolarniente le isole di Egi- na , Poros , Idra , Rcuia, Ddo , Scio ( i'Atene d' oggidi neU'Ar- cipel.ic* ) , ecc. ecc, iielle quali feci uon poche osscrvazioni geol()|;irlie , die vi cniuiinitliero in ajtio nioniento. Rimontato r Ellesponto vd il mare di Marmara , giuDsi fiiialineute a Co- Sfaniiuc)|i()li. Ml lerniai circa due niesi sui Bosforo ad oggetto di visitave il littorale vulcauico all' iniboccatiua del Mar Nero , Imigo le due coste delT Earopa e delT Asia , sopra il quale, come vi gai-a noto, il conte Andreossi pubblico recentemente in Parigi una descrizione. Dal villaogio di Buiuk-d^re ( ove ri- siede duraare la state il corpo dijiloniatico estero ) faceva fre— quenti gite all' imboccatura del mar Nero , ed ho segaato una carta geologica , che mi lusingo potra riuscire interessaute. I confioi del suolo vulcanico coUo schisto micaceo sono iudicati con qualche diligeaza liineo la costa , ed in varj luoghi anche dentro terra , come pure i principali passaggi delle varie roccri vulcaaiclie , i depositi basaltiui ed i tufa. Taiito di ([nesti , come degli altri minerali trovati duraute il viaggio feci copiosa rac- colta, e spero che la vedrete a Bassaao. Non vi parlo della magnifica posizione di Costantinopoli , che io pure , come tanti altri trovai superiore alia mia aspettazione ; la peste pero infie- riva a tal segno nel uiese di agosto , die morivano circa mille persone ogai giorno; nulladimeno lo mt recava in citta con in- finite precauzioni per godere della magnifica j^rospettiva di quella capitale , e per vedere le cose piu important!. Dal Bosforo continual il viaggio attraverso I'Asia niinore sino a Smirne per terra. Nella Troade mi trattenni due settimane , ne si offri certamente ai miei sguardi qualche avanzo della citta di Pnamo , di cui non restano vestiaia che sieno ricono- Bcibili. Seguii il corso dei tre fiumi il Tnnbreck , il Mender ed il Siuiois dalle loro sorgenti sino all' imboccatura nell' Ellesponto. Le sorgenti del Timbreck non erano state visitate da altri viag- giatori per quanto mi e noto : voi sapete che riconoscendo il corso dei fiumi , si potrebbe fissare la situazione di Troja die- tx-o le descrizioni di Oaiero , ma questo lavoro resta ancora im- perfetto ad onta delle opere sino ad ora pubblicate sulla Troade a Parigi ed a Londra , che fortunatainente io ho potuto con- sultare sul luogo. Le rovine di Alessandria nella Troade potreb- Lero soddisfare meglio gli amatori delle antichita romane , ma dopo di aver veduto i bellissimi teui]>} greci di Atene , potrei assicurare che queste farauno poca impressione. La magnificenza del Partenoue, 1' eleganza del tempio di Erecteo , e la conser- vazione di quello di Teseo inutllmente si cercano al trove. Fra le antichita dell' Asia minore meritano particolare men- zione le rovine della citta di Assos ( chiamata ora dai Turclii Eayrahui ) dove , come sapete , s' imbai'co S. Paolo per veair* PARTE ITALI*lNA. 521 a Roma. Al princlpio cli quesco secolo Assos Don era nota , e credo che il dottore inglese Hunt sia stato i) prinio a farla conoscere con una eccellente nien)ona inserita nell' Opera di Valpole. Le mura della citta di Assos sono piu belle e me^lio coaservare di quelle di Pesto ; la porta della cittii , i sepolcri al di fuori , un anliteatro, e molti altri mouimienti cjuasi si potrebbero per la conservazione paragonare a quelli di Puui- peja , la cui integrita p doviita alle poiiiici del Vesuvio. Ma le mura ed i uionumeuti di Assos farono iabbricati di eudrnii pez^i della tracliire dei Francesi , cli' e la vostra necroiite , e si con- serveranno per uiolti secoli ancora , n-.eutre le mura di Poinpeja recenteuiente scoperte , per non essere piti protette dalle ceneri die le coprivano , fcirse cadranuo piii presto in rovina. Assos , ossia Bayrahm resta lontana dalT isola di Mitileue circa 1 5 uiiglia italiaiie al Kord , ed altrettante all' lot dal Capo Eaba , ed in questa parte dell' Asia niinore desidero di richiamare par- ticolarmente la vostra aitenzione, nan gia per cio che risguarda le antichita , ma. per una estesissima foriiiazione vulcauica die ho trovato , che non so eosere staia indi'cara da alcun viaggia- tore prima di questo moinento , e che vi annunzio come nuova. ■ II »ig. Clark professore di niineralogia a Cambridge , che iio conosciuto in Inghilterra, fu il |irimo a pubblicare ne' suoi viaggi una uotizia sulP esistenza del basalre in un punto flella Troade. Dopo di avere visitare le localita nominate da Clark , e parti- rolarmente la sommita del famoso Moore Ida , ch' e di schisto niicaceo accompaguato dalla Horncbleade schiefer, o'all'.Asbesto , e da belhssima calcaria priimtiva, percorsi un esteso tratto di paese vulcaaico circondato dalla calcaria secondai-ia , ed a con- tatto in piu luoghi col granito. Per fissare questa importante localita , basta portar 1' occhio sulla carta geogratlca di quel paese, che circonda T isola di Mitilene al Nord-Est, dal Capo Baba sino all' iiiiboccatura del golfo di Smirne. Tutto quel tratto di contineute i: vulcauico con qualclie interruzioiie pero , e la piu rimarchevole la osservai fra Pajiatii ed Adramitti, ova esi- stono montagne di calcaria primitiva, segnatauiente vicino le rovine della citta di Antautb'o. 11 colle di lCara-E\li all' ovest di Bairaiuich presenta in grande i basalti del Monte Bolca. A Eivagich notai una roccia volcanica , che si scambierebbe con uno schisto argilloso , e questa alterna col tafa e cai basalti. Tra Eivagich e Bairahin il paese ^ simile ai Campl FUgrei , e sono infinitf* e bellissime le varieta dei basaiti , delle lave , dei lapilli , del tufa e delle brecce vulcaniche. Questi prodotti sono talvolta alierati dalla decompusizione , ed allora compariscono biancastri come alia Solfuara di Napoli. A Mantasdia trovai alcune belle correnti di lava che racchiudono calcedjnie , semi- opale e perle silicee couie quelle del Monte Amiaia e di Frank- fort. I tufa in generale coutengoiio moltamica, le lave racehiu- dono feltspati e pirossene , ne vi ho mai vednto cristaili dl I leiicite. Non ho ve3uto ne pure in quei luoglii certi rottanu erratic! di rorce primitive che s' incontraiio in altvi paesi vulca- nici, come nelle vicioanze di Antlernach , di S. Flora , del La- zio , del Vesuvio , ecc. ecc. La nioutagna di Bayvalnii e -foruiaca dalla trachite, e verso il mare vi sono correnti di lave scoriacee einiili a quelle del lag.) di Nenii. Fra gli esenn-lari raccolti vi k qualclie sostaiiza clie non conosco , e suUa quale sono impa- ziente di consulfarvi. Qui fiuis> o perrlie nii place til lasciare in sospeso la vostra curiosira , e perche la lettera e gia ahliasranza prolissa. Coll' ot- timo luio aniico e conijagno sig. P. B. Webb , da Smirne siauio passati a Malta, indi in Sicdia , dove mi trovo da quasi due niesi. Abblanio gia fatto attorno quest'isola gvan parte del viag- gio clie vol eseguiste nell'anno scorso, e comincianimo da Slra- cusa, dove, dopo lungo tempo, udii per la prima voita a par- lare di voi cou mio vei-o piacere. Sono , ecc. / CoUettori del Classici Metafisid al sig, Giuseppe AcERBi^ clirettore della Bill. Italiaiia, a Milaiio, Paula, I' 1 1 agosto 1820. Voglia , sig. Direttore , accettt.re di buon animo il prinio vo- lume del Kant , siccome un omaggio clie vien tributaro a cliL con tanto buou evento dirige un giornale che di lustre noa solo , ma di sommo vantaggio viesce alia letteratura italiana. Ella vedra siccouie nella traduzione di quest' opera noi ci siamo studiati non solo di seguire 1' ottiaio di lei consigllo , ma in un punto T abbuauo aflulata a persona clie gia da lungo tenii'O aveva attinti iu Germanla i pnnciirij del criticisuio. Sic- come poi geutiimente nel suo fascicolo 55 ne propone , oltre il Saggio sul hello e V Antropologia di Kant, akre opere che converrebbe porre nella nostra collezione, cosi sostenga , le si- «*nifichiamo , alcun nostro divisamento iniorno ad altri sistemi che fuiono onnnessi nel prime nostro manifesto. E innanzi tutti crediamo debba ottenere un luogo distinto Yideoh'sia del Nestore de' filosofi viventi Destutt di Trary , no- stro amico e rorrispoudente , che spesso ne e cortese del suo consigllo a seeno , clie r.ou ha isdeguato divenire npstro rolla- boraiore coll "inviarne un sue cligio inedito di Cabanis. Di De- gerando poi abbiamo divisato d' luserire nella collezione nou "ia il trattato dei sistenii , opera chf piii alia storia delia filo- sofia si conviene , ma 1' opera sua celebratissima del Sefni , che ottennc il premie dell' Istituto I'rancese , e intorno a cui se le faccendc di Stato gllel consentiranno , ci lusinoluamo ottenere qualche nuovo lavoro dalT lUustre autorc. - f4RTE ITALIANA. 5^3 Occle pol compicre Li st-rie delle opere classiche de'viventi fraacesi , giacche di Lai'oiuiguieire ellaha a suflficienza favellato , porremo 1' articolo Homo di Virey , il piii eloqueiite scrittoie della Francia,-_difc€polo non nieno che emulu di Buffon, come pure i di lui luigliori ai'dcoli metafisici sparsi ia varie opere che ne verranno itiviati dalT autore. Ella conosce gli Elemencl delta filosofia dello sjdritn umano di Stevai'd , che con taata novita favell6 sull' associazione delle idee; i Nuovi eleineati di filosofia di Ancillon , ove si e conci- liata col Kaatisino la inetaGsica francese ; le opere di Ficte e di Schelling , die con vario eveato e succedettero nelia scuola di Kant, ed ebbero seguaci in G.?i-inania ; i bei lavori di Mar- xian e di Castillon posti nelTAccademia di Berlino ; il Saggi* sul hello e sul sublime di Burk ; quello sul gusto di Montesquieu e de'moderui estetici tedesclii ; e per non lasciare tinahuente pF Italian i , alcune belle dissertazioni di Valdastei , di Troisi , di Bignami , e il Saggio sul pri/icipj delle belle arti di quel grandp da Pusiano , da cui si dipartivano i pi'iucipj filosofici che porgeva alia scuola delle belle arti di Brera il grande ri- stauratore di Leonard* , ed al cui consiglio era scorio il pen- nello del m\lane3e dipintore delle grazie , della perJltji dei qualt ne voile di recenie dolenti avverso destino. Di tutte qieste opere ne crederemiuo defraudata I'ltaha , e leso il compimeato delta nostra collezione ove venigsero ouimesse. Ella vede che in questa iinpresa nostra , null' altri abbianio di mira che il bene dflla patria , e seguire quel nobile impulsn per cui in Milano uoiuini pieni di veraci sentimenti italiani sL aJoperano con ogni studio pel propagatuento dei lumi e pel yisorginiento della nazioae. II Direttore Defendente Sacchu Sig. Diretlore , dellu Biblloteca Italiana. Wentre qua si sirepita tanto eull' ingiustissima pretensione ch' Ella critichi tutti gli scritti tosc;ini , ho voluto riauJare uel num. 34 della sua tanto celebre Biblioteca l' articolo risguar- dante il Padrone ContadiisO, opera agraria applaudltissinia del mio degno aniieo il srg. Pievano , ora proposto Iguazio rilalenotti ; ed ho rilevaro che uientre Eila ne dice tutto quel bene che nierita , i Giornali toscani , non si sa per qual motivo,ne han- no costantemence tacluto , e solo ^ rimasto al nientovato signor Proposto la consolazione di vederne la terza edizione nel corso di due anni , e di sentii-ne fai-e V encomio in un giornale che %\ Tuol qualidcare per nemico dei Tcscani. Vi fn anche tra noi clii azzardo qualificar quello scritto pet* iiidegno della penna d' uu pan-oco. Non rispose a tale imbecil- lita il Malenotti c^e jcol dare alia luce due Opuscoli , cio^ Vl.tt 52^ APPENDieE di S. Find e della Beata Ciulia , per dimostrare che ancJie nelle niaterie sacie sapeva eaercitar la sua peana. Bli pare che tali scritti abbiano tutto il nierito per una tal quale originalitu , es- aendosi scoscato affatto 1' autore dallo stile fin qui tenuto in tali materie. Pure anche su di essi si e. niantenuto un vile si- lenzio ne' giornali toscaiii. Forse si sono vergcjgnati di eucomiare degli scnrti sacri , meutre Ella non fu trattenuta da tal vergo- gna lodevolniente parlando dell' opera del sig. Manzoni , del padre Cesari e di tanti altrl. lo dunque costante anirair^tore della di lei iniparzialita e merlti esinij , non rueno clie di quelli del mio degno auiico sig. proposro IMalenotti , ardisco offerirle le due citate operette sa- cre tanto elegsntemente dal medesiuio scritte , supplicandola a fame quella menzione che Ella crede propria nella sua tanto pregevole Biblioteca , onde far vedere anche in questa circoscanza al pubblico , ch' Ella pregia le opei^e de' Tosraiii ove di pregio sieno meritevoli , quantuaque sieno passate sotto uu vergogao»o silf uzio da que' loscani medesinii che dovrebbero essere i pri- mi a fame risaltare il belle per incoraggiare cosi i loro con- cittadini. E supplicandola uniilmente a volersi degnare d' accusarmi la recezione della presente , pieno di ammirazione e del piii pro- fondo risnetto mi dichiaro Di lei sig, Direttore , Toscana , S. Giniignano aS luglio jS^O. Umilmo diumo feri>itore Pievano Giuseppe Calvani. Pregiatissimo sig. Direttore della Biblioteca Italiana, £cce iterum Crispinus Jov. Oh bocc.icce di fogna , e clii vi rese Si pronte a 'vomitare assenzio e £ele In chi n« per pensier ■giammai v' offes* MeNzrNI , S.it. I. II unolto revei-endo sig. canonico Toguozzi Moreni, socio .cov- Tigpondente dell' iiiiperialc e reale Accademia della Crusca in 'uogo del defunto Ennio Quirino Visconti ! ! ! co' lividi ancora Sul tergo per le sferzate che V. S, gli ha date ben sonore , e I' en giiute nel fascicolo 55 della Biblioteca, si fa a meri- '■^rne di uuove con 1' Onuscolo che io mi prendo la liberti *!' inviarle. Nuova ed abbondante materia potra questo somuii— n^strarle per rallegrar la severita delT ottimo giornale che e'la dirige. Legga , rida , derida con quella fiua critica , coi\ qu'eir urbano sale coa cui V. S. perlodicamente flagella i pedauti. J?\nrE ITALIA.NA. 625 Poteva f- dnveva certaiuente il degnisslmo sig. eanonico se- guire la sublime sua vocazione di tarlo lU vecclii codici, di di«- totterratore di luorce inezie, di spazzino della reggia delle rause , senza iiigiuriare clii che sia de' viventi , senza pretendere di stringer le geugive ( deiiti non lia ) sopra cLi niai non 1' offese , e si contentava di disprezzaiio in sileuzio. Wa no: cjuesto ter- ribilp don Chiseiotte della pedanttria non aspetta di eeser pro- vocate. Esce fieramente in caiiipo per la sua dulcinea , cli" egll »08riene in faccia a tutto il niondo esaer piena e coiup'lessa come una Cibele , quando e secca spenta come uu' arpia. Noa impovta. Egli montaco sopra il luo Rossinante, con la lancia in resta , vi ^osnene il coutvario , e V insolente cuTa abbatte (l) e presontuosa di chi si protesio di voler ammendare le offese fatte tia(i>i de'buo&i, serittori. 526 APPENDTCE avvertenc^o clii nol sa , ne potrebbe immagiriai'seJo giammai , essei-e stiti rammentati Con lode dal Salvini veisi della teiiipra de' seguenti : Canta , o sarrata dea , del grande Arhille , Di Peleo figUn , il grande sdfgtio e 1' ira; Cagion die assai forti aliue drgli ei-oi : Clie cosi voile il gran c»-l<-ste Giove ; E d' alfa parte Acliille ardilo e forte ! Veda p'lu sotto qual preziosa geuima ci fa travedeve , onde infianuiiavnc \\ n^strn cupidigia. Parlo dell^ versione inedita in verso sciolto del burlesco poemetto attribuito ad Oiuero , di cui ci ofFre un saggio, onde irmogliare alcrino ( sono sue parole ) a farla di piihblica ragione : versione ia cui V ignoranza dell' ano- nimo traduttore arriva al segnu da prendere per tanti aniniali ( suppongo del genere de' Crostacei ) molti degli epiteti com- posti co'([uali il leggiadrissinio origiiialc caratterlzza i granchi. Affrettatevi, signori naturalisti , a profittare dei liuui che a voi porge r infaticabile scopatore di tarlate poi.erose scansle , ca- nonico Tognozzi Moreni , ed aggiungete alie vootre nomencla- ture i notaguioni , e i lossobiui , e gli scagliosi s vlidostouii , e le ostofie , e i bicssi con le niani stese , che c'erto devono es- sere di gran brutte bestiacce , ma bisogna notar tutto nei tvf. regni, e tener ront:o delle osservazioni di chi piu vede e pii\ sa. Nulla diro dci pregi della Pazziana Batracomioniachia , prin- cipale del libercolo , ed occasloiie , sovente reniota , di tutta quella. diceria JMoreuesca. A me pare clie bene sarebbe rimasta sepolta in eterno la donde il sig, Caaonico 1' ha tratta a mo- menranea luce. Credo bene oiie questo insetto poetico potri somigllare a quelli che gli anriclii scrittori di cose naturali ci •lirono vivere sulle spomie del ^^ilo il solo spazio d' un giorno. Vale'/a nieglio riprodurre la versione atlribuita ad Andrea , produzioue assai briosa e leggiadra , e veramente lodevole , quantunque lodata dal sig. Canouico. Considerando io lo zelo e premura indefessa con cui egli ci regala ogni tanto di sconosciute maestre opere d' ingegno , e alia tenerezza particolai'e ch' egli mostra per le cose de'suoi rlspettabilissimi colleghi, non dispero che egli vorra darci o prima o poi la seconda edizione delle jjoesie di 1 ranco Zembrucoli (i) , anagraninia impuro , ma grazioso assai , come vede , di Francesco Fabbrucci , defunto canonico della Lauren- ziana basilica. Via , siguor Canonico , si faccia coraggio. Noo (l) E celebre il primo Terso di quel capiiolo in terza rima ch' riiM diresse al suo patto , ed e il segiiente : = Co i va il monde) , o mlo rli- letto gnau. = Ne meno nieriti <1i e-er teniito a memoria il tcrzrtti rhe segue , con cui coniincia altro capitolo. c=i Cijme al -^nar Hi terza i yircti corrono = Per non perdar del euro le piopjne ex Coii i rualvagi in tnal oprare jcorroao. PARTE ITALIANA. 527 sono inedite , h vero , quelle bellissinie riuie , ma h. difficile i^ tro%aile Vi preuietta un' erudita pi-efazione inteiminabile , le arriccliisra d' un dotto coumientario ) erpetiio , e cosi il suo nonie andera etvnaniente per le bocche degli studiosi Italiani e stra- nieri , congiiinto a (juello del souuiio poeta cuL avia dato V ale a nuovo Nolo con le sue non insolenti cure, tie presontuose y le quali abhatter non saprebbe F luvidia. E lasci dire i maligui, clie potrebbero qui osservaie che non vi e niodo di abbattev colui cLe senipre si striecia per terra. Ma sjiiuje, gemilisfiino sig. Direttore , clie vcdo io niai ! Qual umiliazione , qual vergogna e la mia ! Abbattuie giacciono le mie cure seconde , e accanto alle yrime inordon la polvere. Ainico indiscrete, perche luostranui quel ritratto ? La testa del- r abate Anton Maria fu per nie la testa di Medusa. Si, tutt' al- tro che iiiagro e suuinto era il gran Sa-lvini : lo confesso pen- tito , e sinceraiueute ritratto la niia letteravia eresia , senza ri- correre al vano sutterfugio cLe 1' inunagine potrebbe. essere in- fedele. Puo ben accadere clie uu volgore rltrattista , alterando alcnn lineamento del suo niodello , produca una copia poco a quello somigliante : nia qual pittore erro mai fino al segno cli far d' un volto pallido e scarno una faccia ]iafFuta e rubiconda, e air oppooto ad un corpo pieno di vita e di salute dar 1' aspetto d' una larva , o d' una mummia Egiziana. No , a tal eccesso di colpa mai non giunsero pennelli : qualche peona aolo : la penna dei trariuttori eervili. Percio , degnissimo sig. Direttore , scusi la ruia ignoranza , faccia note il vaio peutimento , e mi creda quale con pieoezza di stima e di ossequio mi pregio dicuiararuii Di lei, ornatissimo eignore e padron niio reveriti^sitno Firenze , il 4 »ettembre 1 820. Dev." Obbl.° Servitor*; Lorenzo Mancini. Giuseppe Acr.nm , direttore ed editore. 028 INDIGE dellematerie contenutc in questo diciannovesimtt volume. PARTE I. LF,TTER\TURA. ED ARTI LIBERALI. X OXsiB rli Matleo Bojabdo , conte di Scandiano , scelie ed illmtrate dal cav. Ciambatthta Ventui;i .... . . pag. 3 Traite elementaire , theorique et pratique de /' art de la danse. Par Ch. Btasis . . . . . . . . . . » 14 Saggio di poesie inedite di Lvigi Alaxak&i , pubblicate dal canonico Do- menico MorENi ...... ...» 24 Saggio di poesie inedite di H'ranccsco GiAtfBVLi.AV.i, pul/blicate dal Noveki suddetto . . . , . . . . . . >42 Alcurti pensieri siille viccnde dell' architettura . . . . » 5a JDclle opere di Q. Ocazio Flacgo , recate in versi italinni da Tommaso Gacoallo . ......... V 245 Le opere di Luciano volgarixzate da Cuglielmo Makzi . • » aSS Idem ( continvazionc ) . . . . . . . . »436 J dill j di Gesskek , tradoltl dal cav- Andrea Maffei ...» 280 La morte d! Socrate , del cav. FrANCEScaiNis ....>• 297 Lettere inedite del Tasso . . . . . . . » 3oi Idem . . . . . . . . . . . » 456 Iilerrtorie della R. Aceademia di Torino , parte letteraria . . » 3 8() La Pace domeitiea. Commedia inedita di Alberto Nota . . » 896 PARTE U SCIENZE ED ARTI MECCANICHE. Cuteeliijtno agrario , caronato dull' Aceademia d' agricoltura , commercio ed arti di Verona , di Clro Pollini ..... pag. 5 7 Ofservationi geologiche inedite sui contorni di Reggio in Calabria , e sulla sponda opposta dclla Slcilia , del sig. EnoccHt . . . » 69 Jlliiminazionc a gas posta in duhbio qnanto alia sua ntilita economica » S3 SuW cclisse del sole del di 7 settembre 1820. Memorla di Francesco Caklini (con una tavola in rame ) . . . . . v ^& I N D I C E. 529 Sapg'i gcohgici degli ztati di Parma e Piacema , del profenore G iuseppe OocTfsi pag- 3o5 Effemeridi astronomiche di Milano per V anno I Sao , calcotate da Fran- cesco Caflisi ed Enrico Br.AMBii.iA . • • • • » 3l3 Dei contagi e della cura de lore effetti. Lezioni medico pratkhe del cav. Br.ErA { secondo ed ultimo estratto ) ■ • • ■ • » 3ao Memoria Inedita di Giuseppe Beanchi sul nitrato crlstaUiizato di mcr- curio e di argento , ottenuto daW Albero di Diana . • » 334 Tfolizle siigF inventori de' sostegni ne' canali , sopra la caduta di un aerolito e d' una pioggia di terra , sopra certe ossa fossili d' clefante, ibpra certi articoli d' arte lintoria nel secolo XV , e finalmente sopra la scoperta deW a Hume alia Tolfa. Del sig. prof. Francesco OliiOLi » 458 Annotazioni di medicina pratica , del dottor F. Enrico Acehbi. Anno prima- ( Secondo ed ultimo estratto. Vedi il prima a pag. 354 tomo 18° ) • • • " 4^5 Della emanazione dei fluidi aeriformi dalla terra ecc. teorita di Adolfo COKTI " 47? APPENDICE. PARTE I. SCIENZE, LETTERE ED ARTI STRANIERE. JSlementi di ideologia del conre Destott "di Tkacy , tradotti iti italiann con note del cavat. Compacnoni. Trattato della volonta . . pag. 9a £ssai sur la nature et I'origine des droits. Par J. A. Beuckmef . » loj Annali dvW I. R. Istituto politecnico di Vienna , pubblicati dal diret- tore Ciovanni Giuseppe Pbechtl , consiglicre di Coverno , ecc. ecc. » 343 Storia delle barche a vapore ....... ivi Essais chim'iques sur les arts et les manufactures dc la Crandc Bretagne , traduits de I' anglais (prima estratto). . . . • » 3Sl Idem (secondo estratto) . . . . • "481 Sul modo di trattcmenlo nelf ampulazione delfe atremita, di Vincenio Kedn » 36q Cours theorlqiie et pratique de la langue italienne etc. , suivi d' un iraite de la poeiic italienne, par A. I. Fobnasaki . . » 36i Sopra il modo di stabilire una cura radicale delta idrofobia gi'a spie- ■ {ata , di Ciulo SiEB^r ...•■» 489 53o I N D I C E. Cor-nsrONDEssA .... .... fg- I0<^ Sqoarcio di lettera da Varsavia uitorno alle opere pubblicate in Polonia nel i8ig . . . . . . „ ivi Iitim y sopra tina medaglia coniata in memoria della fundatiunt delta R. Vniversith di Varsavia . , . , » io8 Idem del sig. pro/cssore Sebastinnn Ciampi da Varsavia siil monii- 0 mento di bronzo rannresentante Equejade , pubblicato dal sig. . G. Cattaneo ........ .1 407 ^nnunzio di alciine sperie di mineiali dclle piii rare , the possiide it sig, Camilla Chiebioi . ....... 363 PARTE II. SGIENZE, LETTERE ED ARTI ITAXIANE. Ofehb jefiodiche Ciornale di Jisica , chimica , st de' signori Cosficliacchi e B Idem, bimestre IV. Ciornale enciclopedico di Napt Idem fascicolo VI . Opuscoli scientifici di Bologna Giomale Arcadico di Roma , I Idem fascicolo XIX . BiBUOCCAFIA Segno Lombardo-Vaneto . Idem .... Idem .... Piemonte . . . Idem .... Ducalo di Parma . Cran Ducato di Toscana Idem ... a Stato Pontifieio Idem .... Segno delle due Sicilie Vucato di Modena . . Idem .... Vucato di Lucca . , Idem .... 'i.f' fasc aturale , medic ELLI 1?/ Pavia. B ed arti, imestre III » cicolo V olo XIX 109 ivi 498 1 10 367 366 ivi 408 no ivi 368 499 124 373 12.5 128 379 i33 384 x38 375 5o5 38i 307 I N D I C E. 53 I Akhrt^M • '• » i38 Storia del rrrrno dM imperatore Carlo Quinio ■ . . » iv» An'.ologia merah , ascelica , oraloria' ecc. . ' . ■ ■ » 140 Descrhioni e figure delta flora d' Italia , del prof. Clovanni De EricNOLi. Cun alcune osservazioni , . • • » Sio CorFM^ONDENZA ....•••••" T' mfiesthni del profes. Giuseppe M/.koilz sugU Element! rf/ zoologia del professore Rakzaki • • • • ■ • » ivi Lettera del slg. Alberto PAroLrai di Sassano intorno at mo viaggio fatto in Grecia . . ■ • • • ' .JJ9 Idem del Colletlori de classic! metafisici . . . • " 52a Idem, del pievano Calvani sopra due operette del proposto Male- HOTTi , oiilale dai Giornalisti toscani ■ • ■ • » 52i Idem del sig. Lorenzo Wakcini di Fireme , sopra uri operetta pub- ilicata dal slg. canonico Moceni . . • - • >• 5^4 Tabetta meteorologica di luglio . ■ • • • • » *44 Idem di agosto , . . • • • • • Idim di seltembre ..,»••■••• 388 53a Milano , dairimp. Regia Stamperia. Osservazioni meteoro logiche fatte a Il'I. R. Osservatorio di Br era. 1R20 SE TTEMB RE. ] M A T T 1 N A. S £ K A. 'a u 0 N 0 3 c V > Stato iJ %l <- ■^ t N 0 0 c z > Stato 0 < Si Bi Si ^i del cielo. < £ qI del cielo. poll. U„ ,° i poll. lia. „ I 27 9,5 + l6,3JEN E Nu.ro. poc.goc. 27 8,6 +20,0 E ..N Nuv. ser. nuv. 2 27 8,5 + 15,0 0 N 0 Nebb. nuv. rot. 37 8,5 +20,6 S E Nebb. ser. 3 27 8,8 + 1 5,0 0 Sereiio. 27 9,6 +20,3 0 S 0 Sereno. 4 27 10,5 + i3,3 N Sereno. 27 10,6 +20,6 S £S Sereno. 5 27 10,6 + i3,5 N Sereno. 27 9,;; +20,0 E Ser. nebbioso 6 27 9,0 + 16,0 N E Nuvolo , rot. 27 7,8 +20,6 N E Nuv.tem.piog. 7 27 7,8 + 16,0 N Nuvolo, sereno 27 9,5 +19,6 S Sereno. 8 27 10,0 + l3,5 N...E Ser. nuv. sex. 27 10,5 +19,0 E.. S Ser. nuv. ser. Q 27 11,3 + i3,o N E Sereno. 27 11,0 +19,0 +18,5 SES Sereno. ' 10 28 0,7 + 12,0 N E Sereno. 28 0,5 £ S E Sereno. 11 28 0,5 + l3,0 E Ser. nuv. ser. 27 1 1,5 + 18,5 £ Sereno. 11 27 11,5 + tl,8 N Sereno. 27 10,7 +18,4 S E Sereno. i3 27 11,0 + 14,0 N E Nuvolo, ser. 37 10,0 +18,4 E Sereno. 14 27 ic,9 + 13,0 NE Ser. nebb ser. 27 10,4 +17,6 E Sereno. iS 37 10,0 + 12,4 E Nuv. rot. ser. 27 9,5 + 18,0 0 Sereno. 16 37 10,0 + 12,0 N Sereno. 27 10,0 + 19.0 s Sereno. 17 27 11,4 + 14,0 E S E Nuv. rot. ser. 37 10,8 +19,4 s Sereno , nuv. iH 27 11,0 + l5,0 NOK Nuv. rot. ser. 27 9,7 +20.5 E Sereno. iQ 27 8,2+15,51 E Nuv. rot. ser. 27 6,8 +19,4 E S E Nu. .piog.tuon. 20 2- 6,5 + l3,0jN0 N NuV. rot. ser. 27 6,5 +16,0 E...0 Nuv piog. 21 27 7,2 + 10,7^0 N 0 Nuv. nebb, ser. J27 6,5 + 14,5 N 0 Nuvolo 22 27 4,8 + 10,0 0 NO Sereno. 37 6,0 + 14,0 NNO* Sereno. 23 27 8,0 + 10,0 NO* Sereno. 37 9.6 + 17,0 NO* Sereao. 24 27 9,6 + 8,8 0 Ser. nebb. ser. 27 8,7 +t6,8 S Sereno. 2S 27 9.0 + 10,0 E Sereno. 37 9,0 +17,0 SO Sereno, nuv. 26I27 8,0 + 12,0 NE Nu. rot.p.piog. 127 8,0 +i7,o| E Nuvolo ser. 2727 9,4 + 11,0 N Nuv. rot. neb. 27 10.2 +14,0] N E Nn...poc. piog. 28 27 10,7! + 9,7 NE Nuvolo. 27 10,7 + 12,7 S i-.uvolb 2f) 28 0,2 A 10,7 S JJuvolo. 28 0,2 +14,0 S Nu. rotto, btiv. ; 3o a8 0,2 + 1 0,61 N EN Nuv. pioggia. 28 0,0] 1 + i3,o N Nuv. pioggia. 1 AUezz!i mass, del bar. poll. 28 lin. 0,7 Altezza hiass. c!e! cerin. +20,6 media ......... 27 » -^,68 media +i5,32 1 Qiuuuira di pioggia lin. 32, 3o.