i >.r,4,, ^ ^4' >. ^ .je-, BIBLIOTECA ITALIANA O SIA GIORNALE .LETTERATURA, SCIENZE ED ARTI COMPILATO DA VARJ LETTERATI. ToMO XX. ANNO QDINTO Ottobre, Novembre e Dicembre 1820. MTLANO J»REP90 14 DIRE7T0NE DEL GIORNitB Contrada del Monte di Pieti n." laS^ •Cum Caj dirimpettoni Sorgo Nuovt, IMPERIAL^ KEGIV STAMPERIA. /2 presente Giornale , eon tutti i volumi precedcnti , e posto sotto la salvaguardia delict Legge , essendosi adcmpiuto a qiiaiito essa prescrive. BIBLIOTECA ITALIANA PARTE I. LETTERATURA ED ARTI LIBERALI.- Proposta di alcune corrczioni ed aggiunte al Voca' bolario delta Criisca. Vol. II. Parte II. — Mi" lano ^ 1820, dalla I. R. Stamperia. i^iuNA. cosa fa piu onore al sig. cav. Monti quanto il rincrescimento generale suscitatosi negli amici dei buoni studj , in veggendolo pone tanta lentezza nel proseguimeiito di questa sua opera ; e in vece di correr franco al suo scopo, siccome avea incomia- ciato a fare, con quella sicurezza die gli prestano la bonta della causa die tratta, e la copia de' lumi de' quali e fornito , era imitate il viaggiatore del Boccalini^ e perdere il tempo in propositi estranei, ora empiere i suoi vokimi de'volumi altrui. Dicono essi clie coUa prima di codeste cose egli olFende la propria dignita; e rispetto alia secooda , pensana die per quanto gli argomenti de'v->luuii altrui, die mette in luogo de' suoi , vogliansi non d' assai di- scosti dair oggetto a cui puo servire un Focabo- lario bea fatto , die e qucllo veramente cU' egli si 4 TROPOSTA DI ALCUNE COnHEZIONI , CCC. e proposto , non pero consentono alK unita della opera sua. e pin pro^triamente inirano ad altro fine, e faiino ros.; da se. N;>i pel 6 dobbiam dire , die se il slg. Monti ci fa desidcrare un poco troppo il compiinento dell' opera sua , forzando forse a tacersi quelli die dal nobile suo csemjiio eccitati potrebbero iucamminai'si per la stessa carriera, nella tpiale sembra che scnza te- merita pi ssa riicrogliersi qualclie noa isprcgevole co-a di ailiiiu.'aei'e a' suoi tesori; di (luesio danno cslIi oi coiuie i.^a lisrgainente col bel libro del signer Pertirnri^ die tutto empie appunto questo volume di pag n<- 447. Che la bdla nostra lino;na sia della nazione, e o , , ... non di una provincia, e nieuo poi di un municipio, era rosa ass;!i priraa de' presenti tempi sicura per diiuii([ue avea il dono di ascoltare ne' pensamenti suoi la ragionc. Ma le grida iacessanti di una fa- zione superba, sostenuta dali' ignoranza e vilta dei pill, noa solo era giunta co' suoi damori e coUe sue videaze a stendere assai largamente il dubbio, iTia a trarre £,ringegni ad una persuisione contraria alia verita , piomnlgando una legislazione arbitraria, la quale, se per alcuni rispetti era giusta, per altri era totalmente assurda e ruinosa: imperciocdie col- r oro d)" era il parrimonio prezioso di tutta Italia, ne lo avc'va j-accolto tiitto , codesta fazione erasi arrogato il diritto di nicscere tutta la mondiglia munifMpale: p^.i didirai ave ecu supremo statuio la odiosa e stoUa sentCiiza del non si pud ^ ricusando ciftadinariza e onore ad ogai vocabolo e inodo, da essa non r^gjstrato. Tal era i' opera del Vocabolario della Cr use a ^ le cui sconoezze e imj>ertinenze, nien- tr.-- fin dal suo nascere da jiiii o m^'no arditi Italiani, e cert iiueafe migliori ragioaatbri ddP Infarinato e di^iy /iifen''y;no , erano state norate ; piii estesamente pp > indicate rhe bngi a fos^e ecsa quella rlie per tutta \t:Xi:\ parlavasi c ni^) tsta di si sii\:n> mis'Ug'io. Essa era iutell. , cho sul'e rnliie della latna . p u ie per opera del pop do , paite per queih de" barii^ri di tonte razze veuuti nel pai^se n')Stro , la n-ressita e il caso andarono per alcuni secoU cre^ndo. E non fu essa propria solamente ^leil' li.al;a tjiiesta lingua; m.i fu coraune alia Spvigna , all'" Gallic, , e dovna-juc i Roinani estes.> avcano coda d«>niiaazione la ioro lingua ; die d^operiv.tto in codesti paesi v' e^a un /o/nrt/zo rustico pavlato da'la plf ]je , sul quale poi con certe ecce- 2i'>ni f;irinaroitsi, siccome la nostra, cosi pure le lingue vpagnu f>t'a.i, luolo o francese. Era il lingu.iggio cumuie succedutu al latino. Quello intarito dt cite sianio AL VOCABOtARlO DKLLA. CRUSCA. ^ obbligati al sig. Perticari^ si e d' avere diligente- meite aflerrate \z primes tracce di questo linguag- gio , d' averlo seguito ne' snoi progressi , d' avere facto assai giusti confrnnti , mertendo in luce paro- le e modi che or direbbonsi ve:?;zi fiorentini , era ripetizioni franct'si •, c sono intatito originali cose coniuni , che quando poi i tre grandi djaletti di quesia lingua si divjsero , piii o meao restaroao nel nostro ; e parlaroasi in 02:,ni nostra citta , e a mano a ni3n'» ntttate dr.gU uoni ni d' ingcgno , co- me la piu scelra put? e li piu nubiie dell' idioma nostro, SI pnsero neiie scrit:ure. Non v' e dinqus qui opera singolare ne de'' To- scaiii, ne de' Fiorentini ; ma so!)ra un patriraonio comiiue tutti da ua capo all ahro d' Italii op?ra- rro il merito d'' avere per T indole di lore geaerazioae data con perfotto finimenio alia 1 mua italia'ia quel- r armonia si dolce, che sop^a fuae le altre la di- stingue ; a dimostrare an- he in cio vana la lora pretensione bastera ricordare , die mn diversamente operarono i popoh dede Marclie , e que' che abitano i paesi vicini a Roma , e tutti quelU del regno di Napoli, e i Sicdiani , che, come notammo , turono anzi i primi a far sentire questo pregio ntiiie scrit- ture. E noi aggmngeremo singolar cosa; ed e,che anche nella Komagna , prO[trianieiite dettJ^, e ia quella parte d' essa che s' imp:\Uida , oltre che po- chissime snno le voci, le quah ridotte a giusto fi- nimento non sieno le stesse chf* (jiie'le , le quali chiaraansi senza ragione prette tosciine , in mcv.zo al gergo barbaro del volgo le fiasi e i modi soao gh stessi che pur sentonsi al di la ciel A'icino Ap- pennino , e che assai piacciono ne' popolari autori di quel paese. Or come del fiore di codesta lingua comune viene costituita la Imgua illustre e nobile , dopo avei:ae lO PROrOSTA. DI ALCUNE CORREZIONI, CCC. tratta la giustissima consegucnza , clic questa e ita- liana , perchc tolta tlalP idioma chc tutti gV Italiani parlano , convicn dire quello die e il fiore vcro di tutte codeste investigazioni, discussioni e questioni; cioe , die dovendosi avere un Vocabolaiio della lin- gua italiana , va bene die in esso sieno rcgistrate le belle voci e maniere, di die i Trecentistl ornarono i loro scritti ; ma die da esso debbonsi onninamente cacciare taiito le moltissime voci brutte , incompo- sto, antiquate e puramente municipali , come vo- glionsi dire , di che per isciagura de' tempi quei buoni antidii fccero uso , quanto que' modi , che non soiio proprj die de'' Toscaui o de' Fioreatini , e per una rac^ione o per V altra estranei alFatto al rimanentc degP Italiani. E il canone certissimo , a parer nostro , si e , die dii legcre una scrittura ha diritto di potere subitamente intendere ogni voca- bolo e mode usati in essa, ne d'essere costretto a ricorrerc al Vocabolario ; e lo intendera se quel vocabolo o modo sia veramente italiano , perdie esso sara cognito da Susa ad Otranto , e da Udine a Civitavecchia : perciocche le cose comuni facil- mentc conosconsi da ognuno ; e dai meno soltanto le particolari. E non e ella pazza cosa , die cliia- misi bello scrittore italiano Davanzati , leti;2;eudo il quale, se anchc uomo colto vogha intcnderlo , o dee consultare il testo latino , o dar mano al vo- cabolario ? Ne alcuno ci taccera di esagerazione , sapendc^i che un Gentiluomo fiorentino a cui fu regalato un cseniplare della traduzione di Tacito , quando Davanzati la pubblico , cbbe a fare la me- desima didiiarazione. Ma un"" altra cosa in un Vocabolario della lingua italiana deve essere ; ed e F aggiunta di assaissime voci e di assaissimi bei modi , che possono per av- ventura incontrarsi in tanti libri d' ogni maniera chc noi abbiamo : giacche prima di tutto non e r eccellenza ne del libro , ne deirAutors che dia credito alia voce o al modo die puo estimarsi bel- lo ; ma r intrinseco merito del modo e della voce AL VOCVBOLARIO DELLA CRUSCA. II niedesima. Altrimenti die sarebbe tlella maggior parte tlei Trecentistl, dulla Crusca divimzzati, e fuori dei bei modi e deile bt lie voci da essi usate , dejini in tutto il resto di comp assione ? Dair altra parte e noto , che uomini di niolta dottrina e bcnemeriti per utili e gravissime cose scritte , manrando di diligenza o di bella immaginazione e di baon gu- sto , sovente hanno usato parole e mndi , clie ne gli Dei, ne gli uomini, ne le colonne , direbbe Orazio , possono tollerare. Anzi e a dire , che es- sendo assolutamente nella massa della lingua parlata dal comune un nmnero di voci e di modi spezial- mente , che per proprieta o naturale o artifiziale , per chiarezza, per iDell' arraonia possono stare coa modi e voci simili inseriti ne' libri; di qufsti, qua- lunqne ne sia il mmiero, vorrebbesi fame ractolta neS Vocabi^lario : poiclie consacrate dal comune uso delle civili j)er60ne , lianno tanto dintto d' eatrar- vi , quanto hanno qiiello d' esservi state poste le voci ed i modi told dagli srartafacci di f. Ciocondo^ di f. Gulttone^ e d' akri tali frati , o notaj, o bot- tegaj fiorentini : procedendo le une e le altre dal medesimo fonte. Le quali cose diciam'>, non perche non facciamo diiierenza tra Vocab^lario e Dizioaario ; ma perche veggianio tr.^ppo naiuralmente venire in- nanzi le varie dizioni ove tali voci si notino , che a diverse fogge gh" scrittori graziosamente adattarono. Ne voghamo poi tacere una osservazione, che na- turalraente qui ci si presenta , e che riguarda certe voci da taluno de' piincip dissirai nostri scrittori usate in un sensu che si o/pone a quell o cho ma- nifestissimamente e costanttniente vi attactaao tutti i parlatori civili , e tutfi (jucili che scrivono con qualche attenzioue ; le qnah a inalgrado dell' au- torita, iioi crediamo chi- non potesst-ro entrare nel Vocabolario di cui si tratta ; giacche il volere forne avvertenza, porterebbe di ginsta ragione , che lo stesso pur si faresse per simile , o per diverso ti- tolo di tame aUre , che il Vocabolario non avrebbe piu fin,e , o vestirebbe tutt' altra natura. la rnoPosTA di alcunb correzioni, ecc. I\Ia troppe sono Ic cose clie intorno alia fattura del Vocabolario si putrebbon dire, e le quali quanto tenderebbeio ad avvicinarlo alia sua pei'fezioae^ altreiianto ne reiuleiebbero ii lavoro difiicile. Ben direnn) alcua die sopra uii passo della let- tera die il sig;. Morti ha pienvessa al libro del si- gnor Pertican^ cliiamandoci essa ad una osserva- zione mm aliena dalF arciomento. Die' ecU , ehe se dietro ai precetti dcU Aliglileri non cncceremo In bando tuttl i dialetti particolari; se lasceremo arhitra della lingua la rnolcitndine ,• se non riporremo in seggio il cotnune italico illustre , Vocabolario ordinato co' ine- todi della filosofia , pwsato d' ogni lordura , suggel- lato dalV universale coiisenso della Nazione , mai no:/ V avrenio. In mezzo ad una sentenza ginstissima appare qui qualche cosa die puo abhisognare di essere diiarita, giacche, non facendo il sig. Monti in rpiesta sua opeia il Vocabolario , ma limitandosi solamente a somministrare alcuni materiali pel me- desimo ^ non abbiamo il fatto die spieghi il con- cetto suo. Noi siamo perfettamente d' accordo che dal Vocabolario della lingua italiana abbia a cac- ciarsi tutto cio die sa di dialetti particolari ; e la massima e consacrata dalla ragione; ne piii si fara r eccezione pel dialetto fiorentino , essendosi pe- rcntoriamente distrutte tutte le supposizioni , suUe quali tale ecceziooe era fondata. Ma che senso ha Tespressioue dtl sig. Monti se lasceremo arbitra la moltitudine? Se per moltitudine intende dir la na- zione ; egli ha gia akrove osservato die la molti- tudine e venimente V arbitra della lingua , perclie essa e che V ha creata ; essa che ne fa uso. II Vo- cabolario sara appunto ben fatto , se raccoghera qudlo in che la moltitudine italiana consente; e ia cjuesta maniera precisamente riporrassi in seggio il comune italico illustre , giacche per questa espres- sione nissuno puo intendere aitro che quel com- plesso di cliiare , armoniose ed eSicaci voci , che usa o propriamente o figuratamentc tutto il popolo italiano, quatituaque akroade tutte per avventura AL VOCABOLARIO DELL A. CRUSCA. l3 ne si adattino , ne possano aclattarsi al genere tli nobile discorso. Che se per moltitudine si dovesse qui intendere la turba de"" caLtivi parlatori e scrit- tori; mentre convcrremmo voientieri nella senteuza del sie;. Monti, saremmo obbligati a consider^re , che per essa non potrebbesi fare giammai Vocabola- rio, come nissuno crcdera clie si fosse potuto fare appiedi della torre di Babeie , quando messer Do- meneddio ebbe confuse le lingue. A piu alto segno pensiamo noi aver mirato il sig. Monti; e certamente non manchera egli di di- chiararlo , ove gli si preseatera occasione oppor- tuna ; perciocche la cosa e d' altissima importanza. Noi intanto doi)bi,imo a lui e al sig. Perticari di aver rovesciato T idolo dai piedi di creta , che da due secoli adorato in Italia ha tenuto in crudele servitu gl' ingegni , ad ogni passo atterrendo gli uai, e rendeiido gli altri fanaticamente intoUeranti. La spada a due tagli che obbligava gli scrittori da «n lato a ricnpiare servilmente lo scritto dai Tre- centisii , e dall" altro a non usar voce, ne mode che non fosse tia i registrati dalla Crusca, mentre tanti, e belli, e necessarj la lingua italiana pur ha, final- mente e spezzata. EgU e vero che la liberta spesso degenera in licenza ; e che dopo aver tolte dai Vocabolario le uoje de' prirai balbettaraenti , e le immondezze del mercato fiorcntino, giusto e prov- vedere che Goti ed Ostrogoti non vi rechino il loro fango. IMa sara egli dunjue necessario serrare nxi altra volta in nuovi contmi la lingua ? Tornera irremissibile peccato una voce , un niudo che noa sia state notato dianzi ? Da che si e aggiunto , e chiaro che si pu6 aggiungere ancora .... Quando si considera che la Grecia e Roma ebbero scrittori d' ogni maiijera , divenuti i modelli di tutte le altre nazioni colte ; e che f una e Y altra non ebbero Vocabolarj , si e tentati a concludere che il volere un Vocabolario e fdlia , e 1' averlo e un flagello. Noi non osiamo dir tanto. Ma siamo co'^tretti ad osservare, qualraente dappoiche la Crusca ei diede ^4 PROPOSTA. DI ALCUNE CORREZIONI, CCC. il siio, pochi grandi scrittori, massimamente in prosa, abbiamo potiito contare ; ne v^ e chi dica con sicura coscicnza , che i pochi die abbiamo avuto , sicno debitori del loro riuscimento a quel Vocabolario. La lettiiia de' buoni hbri , e V atten/icne diligente ill udir parlare, soiio i cerri e veri fnnti, dai quali r uomo d' ingegao aecumula la massa delle voci e de' modi , che gli occorrono per farsi bei intendere dalla sua nazione (juaado scrive. Per (juesta via si fa iin abito del fior dclla bngiia nazinnaie, che Dante ha chiamata i' itallco illnstre. La buoaa logica , e il gnsto lanno il riiiianence; c sopra rjuesta base ciasciicdu'io in particolare aggiunge rio che gli da il proprio carattere. Gosi variano nel'e forme loro Platone , Tucidide , Senofonte , Cicerone , Sallustio , Cesare. E clii sa le2;gerli , si avveJe che dai loro Trecentisti eke n' ebbero anch' essi , trassero Toro, € il iniscro in opera conforme credeftero meglio •- ed aggiunsero poi quanto scope loro ispirare j1 felice ini^e2;no , e T uso de' mighori parlatori : ne i loro contemporr.nej, ne i posteri mancarono di porli nel numcro de'Classici , sebbene anche nella elocuzione, e neir uso, e scelta delle voci, e ne' modi di dire, fossero tra loro dilTereutissimi. Bisogna pero ricor- darsi rhe in ogni suolo e in ogni nazione il numero degli scrittori classici e assai limitato ; e sarebbe stoltezza il prcsumere che la pnublicazione di un Vocabolano qualunque potesse concorrere ad au- mentarlo, Del resto approfittiamo del servigio eminente, che i signori Monti e Perticari hanno renHuto alle no- stra lettere ; e facrianio paasa sopra una quistione che fu agirara con maggiore ampiezza trentacinque o quariint ann; addietro . . . e come forse ora, pur troppo iuutiliYiente pcj piu! Ma Terra la generazione mlgUnre ciir fattisi abitn della buo'.a Jiiosoiia , e convinta della YCfita, avj:a fatica a credere che siasi ^dirato tanto. i5 VelV economia della specie umana dl Adeodato Ressi , prof, nella Regla Un'wersitd di Pavia. Vol. Ill e IV. — Pavia, 181Q, stamperia Bizzoni. In Mi- lano si vende dal signor Carlo Brizzolara^ librajo sulla corsia de Servi. X-JLLA e questa la continuazione di un"" opera gla da noi annuaziata con lode, e della quale abbiamo nel- Fanno 18 18 analizzato i primi volumi (V. i volumi ii.** e 12.", pag. 3 1 e 176 di questa Biblioteca ). Tratta la parte terza della specie umana divisa in nazioni , e delle loro particolari economic -, e nella prima se- zione si premettono alcune notizie delta economia Ha- zionale teoretica. Si fo quindi T autore a ragionare dcUo stato della scienza economica , dei principal! sistemi di politica economia, e in primo di quello di Quesnal , al quale per verita si sarebbono potuti far precedere alcuni sistemi immaginati dagli eco- nomisti Italiani del secolo XVI , del sistema piu ingegnoso e ragionevole di Adamo Smith , di quello dello Steward^ che molta voga ebbe in tempi piu recenti ; passa quindi ad esaminare il sistema di Giovanni Battista Ones, al quale applica alcune osservazioni del sig. Cioja , e ricerca in appresso cosa intendasi per economia , ed a trattare della economia nazionale , delle priacipali note caratteri- sticlie di una nazione , della popolazione, o sia del modo in cui una nazione vive , cresce, e si ripro- duce sopra terreni proprj ; dei modi di vivere , o sia delle cause che concorrono a determinare il periodo della vita media degli uomini ; dei modi del generare o sia dei diversi principj intorno alia generazione , della generazione racdesima, e della legge della sua progressione , dei limiti della sus- »istenza. Si esaminano poi le opinioni di alcuni mo- derni autori intorno alia popolazione, cioe quelli il6 »r,LL ECONOMI*.
  • tnesi dei lavon , la teo- ria del clolore e d^l piareie, dei dolori e pia eri dei sefisi . e dei dolori «• piaccri detti morab , o di opinioae, e resame del modo in cui i' unmo sia unica niisura dei valori, T introdu/ioae del da- naro equivalente, e la inisura del valore de'beni, e la quistione se il danaro farcia ricchezza , Tesame del oiro dei danaro e dei beiu cosiituiscoao 2.h ul- tinii capitoli di erario stenU e salariate dai primi ; cbe tutti gP incorag- giamenti dovevano essere diretti alia sola agricol- tura -, che la ricchezza naziouale cresciuta non sa- rebbe se non in proporzione deir incrcuiento delle produzioni agricole;che il valore della merce, essendo in ragione tlella estensione del mercato e dei com- pratori , crcs'iuto saiebbe m proporzione del numero di questi, cnlla ricchezza nazionale; che quindi libera dovvva iasoiaisi la circolazione interna, ed iiiimitata dovev4 pur essere la iiberta del traffic© DELLV SPECIE UM\NA. IJ esterno a f^ivore dei prodotti a^ricoli ; clie la terra unica fonte ili ricrhczze sola doveva sopportare il peso delle pubbliclie iniposizioni , costitnenti per cio una tassa unica; finalmente rhe qiiesta tassa se2;iiire doveva la ragione proporzionale dell' au- nieiito o decremciito del valore dei prodotti della terra. Contro questo sistema , dettato perj» dal sen- tiniento del piii pure aniore di liberta, si e levato r A. di quest' opera , ed accordando il geiierale prin- cijiio che la terra sia causa produttiva dei beni, lia osservato che (jue' beni non vengono dalla terra tali quali T uomo li consuma, e che quindi pot hi esseri tra i minerali , i vegetabili e gli aniniali pas- sano air uso ed alia consumazione dell" uomo senza che egli abbia cooperato alia lore prodiizione , e che niolti sforzi Tuonio ha dovuto fare per avvici- nare quei beni naturali alia propria consumazione, donde e venuto il godimento ed il nome di beni artificiali. Si e data, die' egli , la premiaenza ai so- stentameuti , come i primi e piii essenzali nelF or- dine iisico , nia non si e pensato che 1 uomo coUo. ato nell'ordine lisico, non come puro animate, ma corns uomo dee fabbricarsi un ordine ecouomico coasi- stente in una sonuna esclusiva di beni artificiali, di beni^ com'egli dice, che hanno subiti i processi (iella artificiositd. Con questi principj egli impu^na allresi , che i soli frutti deila terra tormar possono la ricchezza delle nazioni. Lo Smith stabilisce per principio del suo sistema, che la sola potenza colla quale una uazione pro- duce tutte le sue ricchezze e il travagiio ; die i prodotti di questa potenza plu grandi sarauuo, (juanto inaggiore sara il suo accrescimento , e che in due mauiere puo essa crescere in energia ed in esten- sione. Trova TA, una conformita tra questi priiicipj, e quelli degli economisti , e si sforza di provare, che essi non reggono ne a froute della ragioie, ne a fronte della espcrienza ; non a fionte della ra- gione , p.-rohe se la ricchezza stesse ueil uso dei JSibl. Itul. T. XX. 2 1 8 dell' economia. belli artifirinli, tntti g'i artefici rlelle materie sareb- boiin produttori di ruthezze, mentre essi noii pro- duroiio uu valorc e^iiale alle coiisiinia/ioni ao delle na- zioni , nello quali l' umana specie e divisa. I principj dcU' Ortcs , renduti piu noti per le cure del sis;. Cnstodi , clie le opere ne inseri nella sua bella collczione drgli Economisti Italiani , sono i sP2;iiei:t! ; Per economia s' iniende T uso niigliore da tarsi delle soslanze necessarie, utili, o piai evoli agli usi della vita ; qnesf^tc , clie possi'uo cliianiarsi beni. si generano per un concorso di akune forze derivanti da quattro fonti , die si accoppiano alia generazioiie di un bene perfetto. I terreni conten- gnno tutti i beni in istato di embrione ; T agricol- tura li trae alT esistenza , nia in istato di materia Lruta impcrfi tta : la manifattura li compone e li niodifica , ed atti li rende agli usi di 11a vita ; il coninurrio li distrihaisce secoudo il bisogno o in natnra o niannfatti : f amnnnistrazione difcnde e gna- rcntisce la [iroduzione e V uso di quei beni. La' massa dei nicdesinii c niisurata in ciascuna nazione dal bisogno d( 11a sua po|iolaziune , e qnesta massa riniane inaltcrabile , (jualora ncn si alterino la po- polazione e le sue occupazioni ; trovandosi quindi i beni inegnalniente distribuiti fra i privati al di- sopra del bisogno , rimanere ne debbono altrettanti provvisti al tlisotto , la cpiale dilferenza pero di ac- cunudazione non e die momentanea , pcrche gli eocessi coprir debbono i difctti onde tutta la po- polaxione sia provvodnta del bi«ogno. Qiidla diversita tuttavia di beat e giusta e di necessita naturale, DrXLA SPECIE UMA.N4. '21 g;iaorlie mantiene le occiip.izioni alle quali 2;li uo- inini si danno solfantn per pnrtecipare ai beni. Se il privato piio accumiilare piu o meno beni, non puo f.irealtrettanto I' universale, oil cornune, per- che la massa de'beni e costantemr-nte e2;nale , e non soRre ne increm(>nto, ne din)ifuizione , for- niandosi Y econoiriia della iiazione dalia sotnma de'»-U erressi
  • i:enu,a cono'scitrice e direttricc dclle sue leggi oude otteiigasi il fi.ie rid so to preordlnate, cioe la maggiore e TnigUore somma posstbile de godi' menti gilts ti ed onesti. — Le priucipali note carat- teristiche di una nazione sono : che un aggregato di uoniini viva, cresca e moUipli hi sopra un de- terminito territorio proprio ; che iibbia vo2.1ie, abi- rudini e coslnni prop j ; che alle vog'le soddisfaccia con beni prodotti da una industria libera e scam- bievole : che tiitelato sia da proprie lego;i la di cui inviolabilita sia affidata ad un governo proprio , e che cjuesto complesso di atti e di esercizj abbia una esistenza pohtioa sicura , independente , impertur- babile. Belle sono le osservazioni delT autore suUa popolazione, suile cause concorrenti a determinare il periodo della vita media degli uomini , sulia legge della progrt'ssione d 'ir uinana generazione ; e qui egli ha proposto giustamente le sue lagnanze , per- che non si sia fatta raenzione di Ones dasili autori che lo st'^sso argomento trattarono, e specialmente dal sig. Malthus , che di pin di 40 anni era stato prevenuto dalT econoinista Italiano. Non potendo noi eccedere i liuiiti che ci sono imposti dalla natura del nostro lavoro , ci troviamo forzati a non ditloiiderri su gli altri argomenti ana- liticamente trattati dalfantore, e mas«ime sulle ca- gioni della iniligenza , e sal confrouto dei diversi sistemi di economia sotto il rapporto della fopola- zione e della mendinta. Alcune nnove e belle idee ■ci e serabrato di ravvisare neir esarae di questi 2A DElL ECONOMIV • piinti importantissiini dclla pul>l)lira economia, eel i Iniui (lella [)iii lina nietalisira coslantcmente applicati alia St iiiiza econoniica. Non passeremo pero sotio silt'iizio il capitolo in mi si tiatta , come V iicmo sia nuica inisura dei valoii, il rpiale ci presi^nia in certo cpial niodo T ahalisi di tutti i principj in tpie- sta parte esposti. Dalle massime costanti die ogni economia nazionaU" trova il suo foiuL'niento nella propritta e nella liberta , sulie cpiali si fonda 1" in- tero sistema dei caiiibi ; die tiitte le cose foruianti la inassa dei beni sono composte in modo die pre- sentano attitudiiii utili, e ciic qncsta rappresenta- zioiic trae verso la cosa il desideno delT iiomo, dal clie nasce lidea del valoie; die il bene cui T iiomo aspira racclnude elementi die lo allontanano piu o nieno dal suo desideiio, o per la rarita , o per la loiitananza , o per ostacoli fisici e morali die si fiapponiiono , trae V autore la conseguenz.a die i due elementi unitamente concorrenti a costituire il valore de' beni desiderati sono lo stato morale del- I'uomo e la diiYicolta del possesso. Un conflitto dal- r autore detto estimatorio e V oscillamento delT uno e delTaltro verso il bene stesso, e questo precede scmpre il cambio ; il niomento delT equilibrio e tMiello del cambio medesimo. II prezzo fra le na- zioni , il di cui meccanismo dei cambi si opera per via di ecjuivalenti, si costituisce nel niomento del trapasso del liene; ma il valore stesso deiruomo e tiud principio dominante die determina i conflitti estimator) , e quindi il prezzo dei beni ; percio il corso dei valori dei beni e subordinato al valore de2;li uomini , presi tanto individualmente che cu- mulativamente, e quindi r uomo e il tipo dei valori tutti. Si continua nel quarto volume lo sviluppamento delle idee niedcsime ; si prova .die il commercio esterno non la rirchezza comune, ma solo di poclii; die la ri(chczza a( cuniulata in pndii da occasione ai govcrni Ui levare nuggiori tnbuti; ed a Umgo si DELti SPECIE UMANA. 2$ ra^iona de^li effetti che provenwonQ dalln rliversa distirbiizione delle ricthezze. Tioviamo nel capita 84 di questa sezione alcnne ossrrvazioni i;i£!^' gnose sui ntiovi principj di economin poluica del Sisniondi , i quail sono 111 o^r^in parte niodestamente coiifiitati ; e nei seviienti alcuni centii snllo stato delT agricoltura d< II' Jinropa : Y esanie deila quistione se sia biion divisaiiiento quello di assoa^f ttare ai vinroli di qna- lunrjue nianiera le arti ed il commercio scambievole delle nazioni, quistione che e^li risolve negativa- mente ; il tentativo di iin calcolo statistico sui capi- trile umano, risu!tante dai capitali nazionali, e T esame di altra quistione, come 02;ni nazione abbia in se stessa il piiacipio della sua progressione econoniica e morale. Non meno importante riescir dee la sezione se- conda de!la parte III, nelia quale si tratta deireco- nomia nazionale pratica o sia dell' amministrazione. EspQneida prima TA. cosa intendasi per amministra- zione, la di cui arte consiste nelTapplicare i niezzi pro[)rj alia migliore conservazione del corpo sociale; distingue a questo proposito opportunamente T eco- nomia , 1' amministrazione , la statistica , i xjuali tre rami hanno i loro proprj confini , e non debbono coufondersi oiide evitare una collisione di principj , sebbcne tutti e tre si abbraccino con vincoli neces- sarj , ed alio stesso scope conducano. Tratta quindi del varj oggetti contemplati dalT amministrazione-, delle Ifggi amministrative applicate alia produzione dei beni; della circolazione , del sistema della cir- colazione sociale ; della moneta , della quale si ri- cerrano T indole, la natura ed anclie il modo in cui supplire si possa ai difetti dt-lla moneta metallica; del danaro tlnto in luosio del vero : del danaro e. del metalli esistenti in Europa , e del loro corso per le diverse parti della terra. Si danno alcune nozioni generali intorno al rredito , e quindi partitamente si ragiona del credito pubblico. del cpiaK- si espon- gono i principj geuerali ; dello sconto mercantile 36 dell'economiv dt:lla. specie umana. eiKOpeo: del tlebito publ)lico; dei banrhi pnbblici; della ronsnmazionvi ; del lu^so ; dolla liiian^a o sia deir arte di levare e di amministrare le pnhbliche rendite; delle diverse specie di triburo; deir esten- siotie del tribiito m desimo ; dopo di rhe tutti rpiei priiicipi si applmino ad un sistema d''inipnsta. Quel sisienia c ingP2;nosf> , e pnrtcrobbe la sopp'-ossione dol!e tasse personali ; n)a V antore avverte non aver egii presi^ntato iia di'^egno d' iniposta da me(tcrsi in esecuzione , il cpid^ riehiedert- l)be calcoli piu esiitti , ma bensi Tidea di im sistema d' imposta merin imperfetto che sia possibile. Si rhiude questo volume co.i un' appendice al capo Vlll , che tratta del daaaro finto in luogo del vero , ed in qnesto si emenda alrnna enunciativa in quel capit'>lo con- tenuta, riguardo alia qnanita nnm 'rica dci biglietti di Vienna, troppo vagamt.-nte esposta iiell" opera del sig. Lichtenxtein. II volume V eomprendera T ultima parte deir opera, consisteiite nella ricerca dei principj universali, sui quali si fonda il governo economico , morale e po- litico della specie umana, e per rae^zo dei quali si puo spigfiere al suo perfezionamento. 27 Famiglie celehri Italiane. Fatcicolo IF. — Milano ^ 1820 f presso Paolo Emilio Giusti, stampatore ecc, Frezzo lir. 7 ital. senz obbligo d associazione. J_>/r questa bella e grandiosa opera con tanto co- rnggio intrnpresa dal sig. coiite Fompeo Litta , ab- bLinio pari to in addietro (V. il tonio i5.'^^ pag. 289 di quesia Biblioiec;) ) annunziaado il Fascicolo I che tratt.'.va del a lamiglia Sforzesca. Ragion vuole chc parlianio di qiiesto , che vieppiu comprova gli stui'j e li> cure del nobile autore; e colla erudizione sua e col suo zelo per la gloria italiana , il fino critcnio e Tamore de!la verita, che onorevolmente il distinguono. Gli Ecelini e i Saiwitall sono il sog- getio di questo Fascicolo. Le primtr meii.oiie degli Ecelini si riportano al lo36, ed occupano poi gl^riosamente una gran parte della storia della ]Marca Trivigiana e della Lnmbar- dia sino al 1260, epoca deli' Jntera loro distruzione, Perciocche se questa famiglia fu illustre per potcnza di dominie, per maneggi politici, per virtu mditarc, lo fu ancora per grandi sventure. Orribile singolar- niente fu la catastrcife sua. Morto '\\ iAxnoso Ecelino , Alberico suo fiat* lio, che s' era rinchiuso colia mo- glie e i fii.li nel casiello di S. Zenone, trattone di la prr traiiimento , fu strascinato a coda di cavallo in mezzo a' nemici : rincjue suoi figli,uno de' quali era in fiisce, vcnnero derapiiati sotto i suoi occhi: sua moglie e le figlie furono abbrnciate vive, A tutta ragione il sig. Litta f-i riievare V obbrobrio , di cut si coprirnno i Guelfi con queste stragi. Ecelino , (\\c e^W^ incriidcii , c vero; ma contra i suoi nemici: i Qiiclfi coiitro bambini e coutro una madre inno- centc. Let vergogna del modo atroce ., con cui esegiii- rono r esternnni') di una famiglia ad essi funesta, non sard mac compensata dal yanto d' averla estinte-. 28 F\MICLTE CELEBRT 1TVLI4NE. Una (lelle moke belle qualita che distinguono quest" opera, si e la roiifisione , Li forza e T evi- cieaza dci raratteri , rlie sulla vei itii tlella storia r aiitore presenta dei pritiripali uoniiiii delle iltustri famialie. Ecro V artirolo di Ecelino. It Virtu railitare , shigoliri doti d' aniino : le miserie deir ambizioue ne for^iiaroao ua tirauiio. II piu distioto tra Ghil)cllini delli M trca trivigiana, potente pei'feudi, per adere.ize, al^o lo spirito a concetti magj^iorl. Ma due gravi ostacoli eli!iero i suoi disegai ; la forza degU avversarj, e il vigore delle opiiiioiii dominanti. GIJ Esten- si , i Camiiiesi, i Camposaaipieri , i Sanbonifizj , noa potevaiio opporgli uii iadividuo capace di snperarlo: ma la forza della loro unioiie bistava per fargli costar caro ogni siio teiitativo. Lusinghiera e receate era poi la lue- iiiorla della pace di Costaiiza , e manteneva ne' popoli xuia opi.iioiie die lo coadannava. Dal 1226 in cui trion- fante de' Gnelfi fu eletto podesta di Verona , or vinci- tore , or viiito, ora in trattative co' nemici; chiamandasi tradito dagli arbitri se non gli erano favorevoli, undici anni impiego a suttoinettere la Marca di Trivigi. Nel 1236 aveva indotto Federico II a scendere ia Italia. II sacco di Vicenza, e i du!>bii mossl snlla legittimita della pace di Costanza erano stati i primi aniari frutti pei Guel- fii ed altronde la potenza di si illustre Italiano , qual era Ecelino , avea destato nell' animo dell' Iniperadore. i sospetti di un artifizio. Cosi avea Ecelino ancor piu ina- sprito I'animo de' Gnelfi:, e Federico nel concedergliene la depressione diffidava a permettergliene 1' esterniinio. II vicariato iinperiale accordatogli per la Marca Trivi- giana non era dunque che una precaria preponderanza. Adopro egli allora il terror coi potenti , col volgo la se- dnzione. Dal 1237 incomiacia una scena di lutto. I signori di Vado inortl di fame in prigione, Jacopo da Car- rara decapitate, furono le prime vittime immolate alia harbarie, di cui tuttavia per tradizione dura il raccapriccio. Celebre e 1' altezza d'animo di Bia.ica de' Rossi, vio- lentata dal barbaro tiranno. Comincio nel I238 coUe in- cantatrici promesse di onori , ricchezze, felicita a spia- narsi la via al principato di Verona e di Trento , di cui Inialmente divento dopo dodici anal Signore. Era morto allora Federico II in Puglia, e rassunzioue di Corrado, FAMIGMK CELrRRT TT\LT\NF. 20 die non ereditava dal padre le qnalita eminenti, libera- rono Ecelino da una supreuiazia , di ciii non avea ciie troppo sentito il udjoso peso. Medito egli la coaquista di Lombardia, e procLuuo la sua venuta per riiiaovarvi i prodigi di Carlomagno. Questa fa la sua ruiua. Ecelino abbandonava la Marca di Trivigi non sua' che per la terribile sua preseuza , ed esacerbata per tanti anni di orrori e di stragi ; ue considers va che i popoli non per- donaao ai conquistatori i iiiali fiuti , se non quando la ra- pidiiii delle imprese concede poi di conseguire colla uti- lita de' cambianienii 1' obblio de' passati disastri D' altron- de s'innoltrava in un paese ove aliri capi di fazione pur ghiljcUiua, al pari di lui prodi e fraudolenti, col prete- sto di sostenere i diritti deU'Impero, nella oppressione altrui meditavano la propria grandezza. Ma Ecelino piu che ai dettami della circospezione aflidava l.e sue delibe- razioni alle predizioni dell' astrologia. Passo duuque nel 1355 il Mincio, ch' era il confine della Marca, quando Trento ribellata arresto i suoi passi. Trento fu punita col sacco. Nel i256 si accinse nuovamente all" impresa ^ quando, proclamata da Alessandro iv una crociata ^ udi che Padova gli era tolta. Tenta di ricuperarla ^ ma in- darno ; e nel colmo del dispetto mise a morte tutti i Padovani del suo esercito perclie aveano pronosticato male del successo. Intanto fu micidiale la jruerra che da ogni parte si accese. Nel i258 Ecelino incoitro sul- I'Ogiio i Crociati : li batte , e fece prigione il Legato apostohco F.hppo Footana, che tratto con generosita senza esempio ^ e s'impadroni di Brescia. Erano in.L<.m- bardia famosi Gliibelliui Oberto Pallavicino e Buoso da Do vara, naturah suoi alleati , e ambiziosi come lui E-li li odiava qna.ito i Gueifi ; e a suo malgrado dovet^'te tar loro parte della coaquista di Brescia: lidisgusto; ed essi abbracciarono il partito de' suoi nemici. Te°it6 allora la sorpresa di Milano ; ma Martino della Torre capo de'Guelfi, glie la imped.. Al passaggio dell' Adda si'irovo a Ironte de'Ciociati, e snl ponte di Cassano rimase fe- rito. Ku.randos, sul territorio di Bergamo venne fiuto rr..„onei e tradotto in Soaciiio, vi mori di 69 anni il 27 settembre i^Sg coUa rabbia di un tiranno umiliato, ecc. II si^ Lit ta lia pro.lotte qui tie medairlie de^li J:.ceU,u che trovaasi nel museo di Milano ; ma noa 30 FAMICLIE CELEBRI 1TALT\NE. matira di avvertire die il ritratto di EceVno e mo- dollno sii quello che ronservavasi ivA rauseo del Gi>vio: il rhe , dic'egli, basta per inetterne in dub- bio r aiitrntiriia. Depo all orrori degli Eccl'mi I'aninin riposa alrua poro sui Sanviinli, non imninni, e vcro , aiicb' essi da calamita f.iuc s>>lFi-ire e sollerte ne' taiiti rivol- giineati, di rui la Lonibardia fu teatro per tutto il Trecento e Quattrocento i ma f-couda di una hia^a scrie (T uomini e di doniie, i cui n ;mi si possono ripetere con aso lei heui della Cliiesa , iie teiiievano il coiifinato. Padrone egli del Gastello di Sala , Barbara sua inadre lo avea arricch.to di quello di Colorno per renderlo a icora pin potcnte. Dolorosa era per Girolano la iue;uoria della tragic i iiorte di suj zio Giovanni Ga- leazzoi come la valorosa dit'esa faita del castello di Sala FAlVTIGLIE CEL'EBEI ITALTANE. 3 I dallo zio Alfonso ricorclava a' Fan.esi ua'epoca umiliante e per la debolfzza delle loro anni, e per la niacchia della fetle tradita Alia riputazione , alia riccliezza della fainiglia si aggiungeva ancora la ccltura deilo spirit© ne- gl' individiii clie la ciuirpcnevano : cio the erp un delitto agli ocelli de'Farnesi, perche accordando i Sanvitali molta proiezione alle scienze ed alle arti , loro procacciava sempre piii nnovi adcrenti. 11 diica Raiuzio si vedeva mal volentieri circoudaio da famiglie che gli davano ge- losia; e d' altronde vi\eva senza allodiali , circostanza non isfnggita slla penetiazione di Paolo \ fino dal i545, qur.ndo era arcor dnlVioso di concedere Parma a'' suoi discendeuti. Pare che Ranuzio lasciasse intra vedere alciiue pretension! sopra i diversi feudi , o almeno cominciasse dal volere che Colorno gli fosse venduto. SemVra egual- luente che Girolamo uuito a niolti gentiluomini , preve- dendo un fnriesto avvenire imm<^g!nasse di garantirsi dalle violenze di un nomo, che non era certamente buon principe. Ma Girolamo fn arresiato e accusato cogli altri di attentato a' giorni della dinastia dominante. Nel i6ii s' inconiincio il processo, che tra le mani di Filiberto Piosnsco duro un anno ; e si pretende che a tenore dei desiderj del Sovrano la confessione auricolare servisse di traccia agli esami. Girolamo, sua madre , sua mobile, suo figlio , furouo posti ai tnrmenti. La fatale sentenza fu intimata nel i6ia. Girolamo mori sul palco. La ma- dre, il figlio, Orazio Simonetti , Pio Torelli, Giambatti- sta Masi, Girolamo da Correggio subirono Ici stessa sorte. La contea di Sala, il marcliesato di Colorno fiirono con- fiscati a beneficio della Casa Farnese. E tuttavia'tra gli uomini molto in dubbio^ se sussistessero yeri mctivi per incrudelire contro tante famiglie. Gii autori dell' Jrte di verificare le date , 'Ove trattano de' Torell: , conti di Mon- techiarngolo, perseguitaiio la ripntazione de'Farnesi. Ma se si cousidera , che non altri certamente che un Torelli di Francia, discender.te da un infelice fuggito alia carni- ficina, insert quell' articolo , forse debbono >i>eritare poca feJe. Nulladimeno 1' opinione del Muratori , che non si mostrn definirivameate propenso ai Farnesi ; pjrli che scri- veva a' tempi d'Elisa1)etta Farnese regina di Spairna;, le generose largizioui al giutiice Piosasco v la coufisca di tante s'gnorie in favor della Cortex la difPnoUa di rin- tracciare le notizle de' disceudeati degli accusati, copeite 32 rVsriGLTE CF.LEBRT ITA.LI VNE, tuttavia con uii velo niisterioso ; V intravedorvi cose poco lavoievoU all' onor de' Farnesi , perclie i'urono al caso pu.iite ne' fi(!;li iuiioceati le colpc cle' geuitoii ^ e un piocesso ove l' ofieso e giuiicc e parte i im processo ia- qiiisitorio e quasi sccreto nelle maiii di ua sologiudice, ci f'anno forse bastanteaiente coiioscere come Raauzio in- teiito a consolidare 11 suo potcre , per im|i.izleaza iion riuscissc clie a scoprire il desiderio di uaa cospira^fioiie , ladJove mirava a sorpreadenie la realta. 1 1 tal fijaisa precii)itaiido le sue deliberazioni strappo di raaiio della forturia Toccasioae aucora iunnatura per tiiuore che gU sfu'iiissei e noii fu peiclo iii teinpo ad nsnre qnella di- ligenza clie gli conveiiiva per sottrarsi a' sospetti e alia moi'uiorazione della posterita. >i 11 sig. cav. Litf:a aggiunge, clfe V inhnte D. Fer- dinaiulr*, duca di Pariua , voile sulla fine d;^! se- colo XVIII, clie si rivedesse il processo di Girolamo Saivitali e degli altri aocnsati ; e ne aflido la dlsa- niina al giareconsii'to Cremaai ; clie cestui liniitaa- dosi al criterio lcg.de rironobbe la legittimita della pene nella legittimita delle sole fv>rinide del processo. Nel clis, continua egli poi giustaineiite, tutta la lode rimaiie alia insigne probita del conscienzioso So- vrano , poiclie nel Giurecoiisnlto e piii da valutare il caadore deir intenzioiie , che la cogni/ioue poli- tiia del cuore degli iiomini; ed altronde T intervento del criterio politico e ia lispensabile per giudicare di una seiitenza voluta da im despota , ciii e troppo facde cooncstare T initpiita coirapparenza di una rejiolare procedura. (^uiittro sono le mcdaglie Sanvit;i1i prodotte dal sig. Litta ; tre delle quiUi trovansi nel museo di Mi- lano , e.l una e prcsso la famiglia. Si aggiunge tolto dal niuseo di Milario ua medaglione rapprescntante jl busto del gesuit I Giaconio Sanvitali , famoso per le controvcrsie stafe si t'une^te alia su i Societa.' Giu- stameite dice il sig. Lttta di (juesto frate : Egli ha Tonoie di una m ^daglia , che per la sua grandezza fa molta ponipa tli sc ne' musci nuniisinatici; ma la sua iama e molto al di sotto di quella del Concilia, PAMIGLIE CELEBRI ITALIANE. 3S atleta in teologia , che ha in suo onore una meda- glia di minor calibro. Del resto si erano formati due iieri partiti tra'' Domenicani e Gesuiti, che dispu- tando della piu sana morale , dopo avere annojato con insoleatissime declaraazioni , lasciarono le con- segnenze del dolor dello scandalo ne' savj cattolici e della crudelta delF incertezza nelle coscienze de- bnli. La religione e la politica d' accord.^ non pos- sono permettere che simdi scandali si rinnovino mai piu. Noi desideriamo, che questa si splendida e gran- diosa Opera , si ben concepita , e sopra moltissime delle piu pregiate atta ad onorare T Italia, e a su- scitare scntimenti degni del lore stato ne' cuori dei giovani che intendono il debito loro imposto dalla Provvidenza stata con essi tanto liberale , possa dair illustre e benemerito suo atitore proseguirsi. E lo speriamo , poiche , se la classe che vi ha piu delle altre interesse , se ne mostrasse iiiditTerente , coprirebbesi in foccia a tutta Y Europi\ della mac- chia d' un obbrobrio eterno. Bibl. Ital. T. XX. 34 V Itoliade , Poema del cnv. Angela Maria Ricci, — Livorno . 1819, presso Glanco Masi in faccia alia posta delle lettere , colV epigrafe : E f(iiando 'I dente Longobardo mors* La Santa Chiesa, sotto a le sue ali Carlo Magno viiiceudo la soccorse, , Dante , Farad, c. 6. V^UAL cosa piu magnlfica d' un poema eroico , al quale Platone assegnava per uditori i piu vecchi del Senato,e (pial risposta piii grave a coloro die ac- cusano i Toscani di trahgnare dair avita sapienza ? Noi al sentirne per le bocche degli uomini le lodi, ci eravamo grandemente rallegrati nella speraiiza di poter mostrare col fatto, clie niuno «i supera nel- r amare i discendenti di Dante , di Petrarca e di Machiavcllo : ed il titolo del poema ne prej)arava maggiormente alia benevolenza, perche ne promet- teva le lodi d' Italia, la quale e terra a noi carissima, e fu sempre o nelle armi, o nelle lotlere , o nelle scienze , o nelle arti la prima del nioudo. Ma co- noscemnio alia lettura clie sono una razza pessima d'inimici i lodatori, e f u doppio il nostro sconforto, quando trovammo non atto il poema ne a difeadere i Toscani, ne a glorificare T Italia. E prima di pro- ceder piu avanti crediamo doverne dare un transunto , perche i lettori possano meglio seguirne Tesametil poema e si conluso ed intralciato , che non senza grave difficolta siamo riesciti a renderlo piano ed intelligibilc nel breve spazio clie si concede a%i- mili estratti , e possiamo dir francamente che in cio fare usammo di t^ta buoiia fede da peccare piu clie in altro nelF abbellirc il subietto. l' ITALIADE , POEMA. , ccc. 35 Canto I. V armi io canto , gli Eroi , la pugna accesa Pe' talarni e per V are , e il doppio assalto , E le colpe de' Regi, vnde sospesa La biluncia di Dlo piegb daW alto ; Del Lotighhardo la fatal contesa, Dvir Alpe i campi, e di Pavia lo spalto , Allorche Italia del suo megllo in forse Stette , e Carlo vincendo la soccorse. II Longobardo asj^ttta Tassalto in una valle clel- r Alpi. Carlo Magno sta per niovere da Geuova le schiere. Iddlo gnarda dairalto, e vede il Re Desi- derio rlie cone a vendicarsi sul Sommo Pontefice deir okraggio di Eimcnigarda sua liglia , che crede per di liu ronsiglio ripudiata da C.tiio (i). La Giu- stizia preseiitava a Dio la bilanria , ed il fulmine stava gia per piombare sul Longobardo , quando le Preghiere abitatrici del poggio degVincensi , e la Pe- nitenza sedente nol boschctto dflla uiirra cercano di placare I" Eterno caniando gli auticlii meriti di DesJderio e di sua f.'.miglia , non senza magnificare anclie Carlo. Tolso allora Dio le bilance , Ma dell' Italo Re quasi gravate Dill sagrilegio troboccaro al fondo . . . M'lto ondeggib di Carlo il fato incerto E alfin la colpa equihbrossi al nierto. Baleno allora nell' eterua niente il decreto di fon- dar nuovo impero in Occidente : ma la vittoria di Carlo non sara senza sudore. Gli Angeli de' varj Regni si muovono. S( eudono dal Cenisio alcune schiere di Carlo , e al loro venire seguono molti portenti. L' Angelo di Francia prende la forma di Leone Arcivescovo di Eavenna, e legato del Papa, ed altretta le armi di Carlo the s' era alquanto tai dato colla nuova moglit; Llelgarde. Carlo parte d< (l) Come mai poteva Iddio veder Desiderio del Pescator P almo retaagio Minacciar folle , ed assalire ardito , sc quel Re era allora occupato a metter nparo all' ire di Carlo? 36 l' ITALIADE POEiMV DEL CAY. Geneva. L'Ano;elo de' Lon2;obaidi sotto le sembianze di Paolo DJacotio consiglia alia pace Adelgiso, figlio di Dcsulc'iio. Adel2;iso ne parla col padre die se ne sdo2;na , e lo iiiinaccia di morte. Pronto allora alia baitaalia si mostra Adclgiso, e tntti s alFrettano a miiniie li sentiero dellAlpi. Scende la notte. Canto II. Sorge r alba, e Desiderio ancora addetto alle an- tirhe superstizioni consulta i varj aspetti delle nu- vole , ove pargli vedere i suoi avi , e ne trae pre- saiiio di vittoria. Segue la rassegna delle schiere li.iliane, fra' capi delle qnali si disiiiiguono Punaldo , Oberto, Arigiso amante d'Adelberga figlia di Desi- derio, Tassilone, e la sua consorte Luidburga , altra figlia del Re. II nemico s' avanza , e la battaglia dfcmincia. Alboino die segue le insegne di Carlo ^ perche non pote ottenere Luidburga, s'' affronta con essa credendola Gisolfo gia suo rivale , e muore per di lei mano. La vittoria, pria favorevole ai Franchi , arride agP Italiani , die avvolgono i nemici in uii ajijxuato e rovinano sopra di loro le rupi. Eticone stesso , Dure di Laniagna, precipita in un cupo bur- rone, ma TAngelo di Franria lo regge ncUa caduta. Awolta intanto il capo in d&ppio vela Si chiuie sopra lui la notte, e il ciclo. C\NTO III. Etirone erra tutta notte ndF orrida valle , e sul- Ealba riesce ad un eremo, ove trova Opizio antico guerriero gia da gran tempo consacratosi a Dio. Opizio gli narra le passate vicende de' lie Longo- bardi , e con^"' egli traesse a quella solitudine per fu2.girc la vendetta di Desiderio , coutro il quale avea seguite le parti di Ratcliis. Indi profetoggia i futuri destini d' Italia. Intanto gF Italiani ardiscono usriie del vallo , ma giugne Carbi, e \e li ricaccia ; i Franchi entrano con loro: Oberto rompe F argine dun torrente che si precijnta sulF esercito Franco. Cr Italiani si raccolgono Doi'e men pcndc il campo alia discesa. ANGELO MARIA RICCI. Sj e la pngna ferve orrlbilmentc colla peggio de'Fran- chi. Essi si sforzaiio d' escire del vallo , ove mal erano entrati ; ma Riiiaklo abbrucia il ponte die avea loro dato insiresso. Cresce la strno:e de' Fran- cly •, ma Eticoae , al quale Opizio avea insegnata la strada, balza , tra T onde ed il fuoco , ia ajuto de' suoi , ^ Jinche i prodi in sah-o ahbia ridiitti^ Resiste all' urto, al ferro , all'onde, a tutti. Canto IV. Si fa tregna per dar sepoltura agli estinti, e nel- Tesegnire il pio rito colla spoglia di Valfiido guer- riero di Carlo se ne raccontano 2;li amori con Cla- rice. Valfrido s' era dato alle battaglie perciie il padre di Clarice gliela avea neorata in isposa , e gelosia, accresceva il suo duolo. Dopo la pugna arriva Cla- rice, ch' era fuggita in traccia di lui , chiedc ad ogn' uomo dt'ir amanre , ma iiinno rispoiide. Ella scorre nella notte per lo campo , e ginn^ne ove il fiero di lei padre sta alia vedetta. Questi la tra- vede fra 1' ombre senza conoscerla > ella lo cono- sce , ma lo teme: iiitanto il padre la ferisce d' una saetta : ella fugge versando ampiamente il sangue , inciampa in nn cadavero , vi cade popra e sviene. Giugne il padre, e riconosce Valfiido estinto, e la figlia ferita e svenuta. Clarice rinviene , s' avvede di giacere sulla fiedda salma del suo Valfrido, per- dona al padre, Poi guarda di Valfrido il vago velo E in quello sguardo lo rnggiugne in cido. Carlo manda a Dcsiderio ambasciadori di pace Gior- gio , Gulfirdo ed Albino : ma Desiderio risponde in magnanlme parole , e i suoi si preparano. a nuove •battaglie. Desiderio ordina che s' alzi nn arco in «egno di trionfo : quattro vecchi si raettono a dor- mire a' lati del monumento sopra pelli di capro •aspettando qualche visione. L' Italia che si presenta ne'lora sogni, fa passare avanti ad essi i suoi 38 li' ITALTADE , POEMA DEL C A.V. passati ilominatori , di the tragg,ono lietissimo au- giirio. I Lon^oI)ardi s' escrtit;iiio intaiito ne' loro ludi, e 1' arco ttioiifale va sorgcndo. C.VNTO V. Nel ccntro della trrra e \ina caverna, ove s' m- nalza Kara dclla innrte : cola2.2;iu s( t-ndono le coipe di Desiderio, s' accendono su (|U(*ir altare , e riinon- taiio divise in tre liste: dalla piiina sfiuna il vapore della Discordia , dalla seconda si spande lo Spavento, dalla terza esce il Gelo e la Fugi. La tema investe i Duci del Campo Longobardo , e Alardo va dis mi- mando i soldati. Carlo in udeiido V alta risposta di Desiderio muove a battaglia : gV Italiani tuggono quasi senza combatterc , Lui Ibiuga e lt'ggeriii;;iite ferita , i Franchi occupaiio gli accampam-nti e le tende de' Loiigobardi. La notte termina la strage. Carlo fa innalzar uii altare, e nella tnattiaa TA.ei- vescovo di Ravenna vi comiiie il rit.) cristian ). E condotta al Re Franco la mo2;lie d' ui pastore con un bambino , ed egli la fa ricondi:rre al marito. Scelti cantori raJlegrano il couvitto di Carlo, nar- rando le sue gesta e la belta d' Mclgarde , mentre i Longobardi seguono la vde lor fuga. C.\NTO VL Intanto le re^ie Donne accolte in Pavia sono in preda al timore. Gisile Figliuola di Carlo e moglie d'Adcl2;iso va a consultare Giseltrude , che nella vicina selvetta di Urba viveva Oscuri giorni , che splendeano in Dio. Ragionano insiimie qnoile pie D )nne : ma Giselrrude affida a' sog-ii la cura di steuebrare la niente di Gisile. Dorme Gisile , ed un Angf'lo le mostra il sog- giorno d"' tris'^i , e le pene de;.'li anrirhi Longob '.rdi, die vissero nclla nequizia : indi la 2;nida . ove si purgano nel dolore le alme de'giusti, e finalme'ite la innalza al Regno della Gloria , ove nel raggio ANGELO MARIA RICCI. 3q di nii:ie Soli le addita gli ottimi tia gVi av[ del suo Adelgiso. Ella vede Un Angiol , die di clamide coperto Col hrnccio in alto ergea saldo martdlo , Onde spezza gli scettri e le corone , Ed al soffLo di Dio le ricoinpone. Scende il colpo sulla corona ferrea de^ Longobardi e la visione sparisce , e Gisile si sveglia , e parte disingannata delle umane grandezze. . Canto VII. I Longobardi si ritirano in Pavia , e si danno a munirla : Adelg.so e inviato a rinforzar^ Verona : i iranchi giungono sotto le mura. Desiderio e le Donne real! contemplano dalla torre F esercito nemico La ripudiata Ermengarda vcdendo Carlo colla nuova sua sposa mnalza gravi laraenti. Comincia T assako li Longobardo cerca un messo per richiamare Adelgiso m quel primo impeto piucche mai necessario. IsnSdo s o Ire alia pencolosa irapresa , ed invitto al pianto della sposa e alle carezze de>argoletti suoi fieli , SI traveste ed esce dalla citta per una via fot- terrauea. Canto VlII. Ermengarda succumbe al dolore, e giunta in cielo prega per 1 afflitta citta. Gli assalti ?i contmuano miseramente per molti giorni , Quando un araldo , che ascendea dall'ima Valle , pace o ruina all' alto intima. Intanto viene arrestato Isualdo nel suo ritorno e condannato a morte : se gl, acconsente la domaida th veder pnre una volta la sposa edifigli, ma solo a patto che ei dica loro , come ogni speranza per la patna e perduta. Isualdo lo giura. Comparisce su le mura la sposa co' ligh ; egli grida akamente AUelgiso esser vicino , dovcrsi cora^giosamente re- sistere, e cade vittima deiramor sno per la patria terve allora la pngna , giugne Adel2;iso, e si mi- schia alle battaglie. Cade la nottc. Ki^naldo conduce 4© . l' ITALIA.de , POEM\ DEL CAV. prij^ione Atto, nobile guerriero tlel suo sangue , al (|uale il vecchio Re assea^na per prigione la roggia. Nel convito Atto e richiesto d'Idelgarde , trAiigiso e (I'Adelgiso , clie son rim isti fuor tlclle niura ; ei rispondendo s' accende d'Adelberga: ma pure resistc all'amore,e medita una fuga. Ne'silenzi del sonno lo spirto d' Ermengarda preseutasi a Carlo , e gli parla parole di pace. Canto IX. Intanto i Franchl nel seppellirc gli estiati trovano fra essi un guerriero 'd' eroiche forme, e presso lui un giovinetto moribondo : Gioiro i Franchi , e V emulo Adelfiiso Scoprir credeano nel mag^ior guerriero , £ seco estiato il giovane Arigiso. Ma cade loro la speranza nelT alzar le visiere : ri- vela il morente clie T ucciso e Zotone sun germano, che vesti V arme d'Adelgiso per alimentare il co- rajiffio delle schiere senza raettere a riscliio I'eroe. Carlo Magno espone quell' armi a spavento degli assediati. Grati terrore e duolo in Pavia per la cre- duta morte d'Adelgiso. Adelber2;a tremando della vita del suo Arigiso esre per la via sotterranea , e giunta fuor delle niura al sccreto abituro di Far- dulfo ricevc liete novelle del fratello e deiramante. Nel ritorno s' incoutra con Atto che fugse , e si danno un addio. Desiderio s'accorge della man-^anza d'Atto e d'Adelberga: Mi'urizio suo vile adulatore, ed amante sprezzato della Donzella, li fa credere fuggiti insieme. Torna la Vergine , e racconta come € perche partisse ,' esser vivo il fratello ed Arigiso ; aver veduta la fuga di Atto. Code il Re del lietis- simo annun/io, ma non credendo innocente la tiglia delio scampo del pngioniero , vuole che si comuietta il di lei destino al giudizio di Dio. Fanno gli asse- diati una sortita: nel calore della mischia Adelgiso p Ardegiso entr--^iio in ritta. La battaglia contmua con vautaggio de' Longobardi che comaudati *i ANGELO MARIA. RICCI. 4C jfltranno cli nnovo in Pavia. Adelberga riesce inno- ceute diUa prova del ferro rovente. Arigiso sfula il ( alunuiatore i^Iaurizio. Maurizio succuaibe. Nozze d'Arigiso e d'Adelberga. C A N T o X. L'inverno sospende le battaglic. Duci e Legati di Popoli italiani recano a Carlo le cliiavi delle loro cifta. Si celebra da' Franchi la solennita del Natale. Due Principi del Noid vengono a strignere alleanza con Carlo. Anselmo Abate di Nonantida predice la fntura grandezza de"' loro nipoti. Carlo ne oiiora la venuta coila corsa delle bighe. Un destriero n' e il premio. Rino amaute d' Ermelinda figlia di Far- dulfo r ottieae. Rino quantunque nemico e amato da Ermelinda. II vinto destriero e il bel ginetto , th' ella avea educato , e nolle raischie perduto. Er- melinda promette a Rino la destra , purche salvi , ove sorga alcnn rischio , xidclberga , ed egli il pro- mette. La sposa di Carlo Magno Idelgarde da in luce una bnmbina clie viene in gran ponipa battezzata da Anselmo. S' apre la primavera. Carlo va a Pvoma a visitare il santo avello di Piero , ed affida ad Eti- cone le schiere. Canted XI. Carlo e ricevuto solenneraente dal Papa , e con- ferma le donazioni fatte da suo padre Pipino alia Chiesa. Iddio applaudendo a quelP atto ordina al- r Angelo di Francia , Che a luL destini la Vittoria ancella. Intanto si stringe V assedio , e la fame e la sate incrudeliscono in Pavia : Erra incerta la plebe , e sbigottita j E susurra famelica ed ignuda Fatta per ira , e per dolor piii cruda. Carlo rJtorna. Desiderio chiama i Duci a consiglio i\x mali della patria. Gisile si preseuta, e s' office di 42 l' ITALIADL , POEiSI\ DEL C\V. chieclere a Carlo siio fratello la jiace. I Duel con- sentono. l\Ia le sue prcghicre soao inatili. Carlo e corumosso , ina SuW asta il capo snspirando piega , • E in un grave silenzio alfin poi iiiega. Si preparano i Longobardi a disperati combatti- menti. II mago Ismolao promette a Desiderio Topera sua. Disceildono ambedue in una vasta caverna, che s' ini ur\a sotto il palazzo e chinde le ossa del ma- rito di Rosmonda , del tiero Alboino. Dopo le arcane parole appare T ombra d' Alboino, che in mezzo a tremondi segni annunzia a Desiderio essere com- piiito il suo destino. II Re spaventato discaccia Ismo- lao. Ma Gia colma era de"" falli la misura. h.\ peste distrugge i ciuadiiii e i guerrierl. li Re riconosce la mano divina: Ma scosso dal flagel piii che atterrlto , Maisgior di sut roi'ine ancor si sente ; , Che un cor robusto , egli dicea , non spiace Al Dio delle hattagUe e della pace. Canto XII. Si da r assolto a Pavia. Fra 'i popolo minor le Regie Spose Procedon meste di Teodota al tempio , II Cii'l pregando lasse e dolurose Che allontani da lor V ultimo scempio. Crollano ia j>iu pard le mura : sottentra il petto de' ciitadmi : il foco sragliato da' Franchi in ritta SI ddata orribilmente : una larga pioggia lo rp|>rime, e 1.1 norte copre le strr.gi , e sosjiende 1 assalto. I Reali souo ridrttti con Desiderio nelli torre piii salda. II vecchio Re conosce rertissimo il sno (aUo, e il suo dan'io. Le Preghiere , VAngelo d' Italia, e il B^ttista si prcsentano a Dio , che si placa. Dorme r !nfeli e Desiderio . e 1* A;igelo d' Italia In conforta a fir senno e sp.-rare : Iddio donar a lui fama e vita, a Carlo la corona: all Italia venir salvezza ANGELO M\RI\ RICCI. 43 da' viiicitori , a' siioi ficrli splendore daU'eslgllo. De- siderio si desta , ed aliVetta nella notte i suoi Reali a fijggire: niegano gli Eroi; le Kegie Donne pian- gendo acronsinitono. Esrono inosservate, e prolette dair Atip-elo: neir ultimo g-iro Adelaarde iiita neli'asta ^ • - ITT* di Rino e lo svrglia; egli rammenta il ceann a Er- melinda , e non s* oppone alia fuga. Solo sta in Pavia colla mosilie Ansa, col fiolio e co' suoi prodi il vccohio Desiderio. 1/ assnlto si rinnova suIT alba , ed oj.'.ni speranza e sniarrita. I Longobardi fanno iuntilmente prodigj di valore. Adelgiso s' afl'ronta con Carlo , ed e gia presso a suconndjere Ltvb Carlo V acciar . . . V atto e il perigUo Da lunge un grido accompagnb : Che fai ? . . . Carlo, Iddio per te vinse . . . ohfiglio! oh figlio Deh cedi al ciel . . . dienuno alia patria assui. Void entrambi a quel siion, I' orecchio , e il ciglio , Stctter... coi hrundi s'wcontraro i rai... Carlo della visiera si fe' vtlo ; Quel passu ... e un guardo al padre, un volge al cielof Scende allor dalla rocca H Re , che a lento Passo s''avanza, e a Carlo dice: In sorte T abbia Ittilia qwd padre .. . io son conttnto... Legge e il fitiir , laude e il cader da forte. Qui sparse apparver dalle torri al vcnto Le biandie insesne. Le Pavesi parte Urtb V Angiol d' Italia . . , i icinni aprio Al Sol d' incontro , e ne parlb con Dio. L' anima veramente Epir^a di Torquato avea detto clie fra' Greci ancora o fra' Latini niuno era stato, che celebrasse in poema eroico le sconfitte dc2;li Ateniesi o degli Spartani , e le vittorie de Persiani, o pur quelle de' Francesi. Ed ecco ora un Italiano, che canta le vergogne d' Italia. Omero , s' e lecito mischiar le cose divine allr umane, Omero compose r Iliade , ma era im Greco che cantava V impresa piu gloriosa de' suoi, la caduta d' un impero ni^niico, la vendetta degli Dei ospitali di Sparta, e del tra- dito talamo di Menelao : ed il suo canto aliraentando 44 L ITALIVBE, POEMA. DEL CAT. r odio de' Greci verso i popoli , die chiamavano harbari , prepare* i trionfi di IMaratona e di Salamina. Vanamentc cita il cavalicre Ricci a sua discolp:i r Encidc. 11 popolo Komaiio si gloriava di provenire da\[ue^ valo'osi Trojani , e la geiite Giiilia, cui vo- lea gr«ituirsi Vir2;ilio , vantava i! principio della sua stirpe in Euca. E da que' bassi comi'iciamenti a f[uale altezza era mai salito quel popolo! Ma (pial van- tao;2;io trasse F Italia dall' invasione di Carlo Marfuo! (To ^ c? Chi la 2:uarda ne' secoli susseaueuti , conosce che per lei ando perduta fino 1' utilita delle disgrazie. Fu liberato il Pontefice. Ma soltanto chi s' arresta alia santita de' prcscnti puo iguorare che in quella supcrstizione cd ignoranza la causa de' Pontefici era quasi semprc dis2;iunta da quella d' Italia , ech'essi coutiniiarono ancora niolti secoli dopo a chiamare glT stranieri a soste^no delle loro pretensioni , e di una scmpre crescente grandezza. Che se il soggetto di questo Poema e vergognoso per un Italiano , noi andianio piu oltre, e diciam liberamente , die da niuno scrittore di niuna nazione si puo sperare con quest' argomcnto cosa che vaglia. Non v' e cosa piu dilTicilc, che portar giudizio de' Princi[)i, che protcssero le letlere : le loro gesta ne giungono travisate dalT adulazione, e dalla gra- titudine : senzache e fatale della potenza, die la plebe dcgli scrittori s'accomodi alle sue pincimcnta , e ne celebri fino le colpe. Se non avessimo di Ti- berio, che V imagine a noi lasciata dal vile Pater- colo, forse sarenuiio inchinati a nietter sopra Tra- jano chi va posto sotto Nerone. Tolga il Cielo , che noi crediamo doversi venire a qui'sti estrenii con Carloniagno, ma cli' egli fosse, quale la fama vol- garc lo ra[)presenta , non ce lo potrebbe alcuno per- suadere. La donazione, che a favor della Chiesa aveva estorto Pipino da Astolfo , strascinava i Re Longo- bardi in intf'rminabili cuerre , pcrche non essendo abbastanza determuiate le provincie cedutc alia corte ANCELO MARIA EICCI. /5 di Roma, iPapi moveano sempre nuove pretension! , edeproprio dcir ingegno nmano, die T olFensore oclii Toffeso. Eppure'di quanto non era ohbligata quella corte a cpiesto Desiderio? Tacciamo , die lo stabiliniento de" Longobardi in Italia avea poten- temente coutribulto a far die i Papi si sottraessero a poro a poco al doniinio della Corte di Costanti- nopoli : e questo un effetto del naturale andamento delle cose, per cni non voglionsi ne lodare ne biasimare i Longobardi. Ma due insigni beneiizi di D(siderio ne seppe Conservare la storia , e non dimentico di narrarci come a hii gli riineritassero i Papi. Ne sappiamo che cosa avesse potnto rispon- dere Adnano prnno, se Desiderio g!i avesse nios- se queste parole = L^ Corte di .Roma fu sempre niia sfidata nemica, e parteggio colla francia : qnando I Duclu di Spoleto e di Benevento si ribelhirono cnntro di me, non si contcnto di benedire in se- creto alle armi de' traditori, ma favori ;ipertamente la ribdlione, sicche si diedero per sno consioho a Pipino ; eppure io seppi divorare lo sde^nl) , e risposi co' benefizj agl' insnlti : son io , die" avver- tito drll'elezione viofenta dell Antipapa Costantino resi alia Cliiesa la liberta die quelP usurpatore ij aveva rapita ; son io che salvai Stefsno terzo dalle rongmre de' suoi Romani : e cio che mi valse ? Quiindo poco dopo dovcano tre matrinionj unire la famigba di Carlo alia mia , quello Stcfano ardi scri- vcre a Carlo essere il coimo cleila ver£oo;na e della demenza unne la nobdissima nazione de'Franchi ed il sangue gloiioso di Carlo col dc-tcstabde e leproso popolo Longobardo, il quale dovcva oramai scom- panre dalla terra. Ed aggiunse alle parole le arti pui line per rompere qudl'odjoso trattato. Ma Carlo avev-a allora bisogno di Desiderio, ed ogni maneg- gio fu mutde. Le nozze seguirono, e tu, Adriano cccuj)asti la sede pontdlzia , ed erede deel. odi e ron ddle alFczioni di Stefano , facesti trucidare Paolo Asiane mio amicissimo e Consigliere mtimo del tuo 40 L IT\LI\DE, I'0EM4 DEL C VV. nnieoossorp : ne pago dl cio , cli' era piir troppo , indiicesti Carlo a ripudiare mia figlia. Siaii ora il Cielo, il mondo e le armi giudici della mia causa c della tua. ■= E questi fatti erano notisslmi a Carlo, nc poteva e2;li credere di servire al Cielo nel combattere per Adriaiio. Ne Carlo il credeva: cbe altro era il mo- tivo della guerra die si gettava negli occhi de^ po- poli , altro era c|uelIo clic si cbiudeva nel petto de' dominanti. Bisogna risalire piu alto per ritrovare la secreta cagione die niosse Carlomagno alio ster- minio delT ultimo Re Longobardo. Desiderio in fac- cia alia politica francese era reo d' im impcrdona- biie delitto : egU avea dato asilo nella sua Corte a^disgraziati fioliuoli di Carloraaiio, de' quali, corae rambiziotie non ha nepoti. Carlo invadeva T eredita ed insidiava la vita : e Papa Adriano , stromento di si basso delitto , ricusava egli pure di riconoscere gli sciagurati fanciulli. Una 2;uerra d' orio;ine" si scellerata , die fini col- r oppressione del magnaninio difcnsore degli orfani, e col trionfo del pertkio usnrpatore del loro re- taggio , non potra inai csser degno argomento di un' Epopea. Torquato, V autorita del quale in questa materia preferiamo ad ogn' altra , la dehtiiva una imit izlone d' azione illustre ^ grande e perfetta fatta norrando con aldsnrno verso ^ a fine di muovere gli animi colla maravlglla , e di giovare in questa guisa. Se r eccidio del Regno Longobardo sia tale azione, sel vedano di per se i nostri lettori dopo il pqj- cliissimo die dotto ne abbiamo. E qui non possinmo fiir a meno di maravigliarci altamente , die di dn* poeti die nel niedesimo anno vollero niostrare alT Italia il loro valo.e nelP Epo- pca , ne uno abbia srelto saviamente il soggetto : beu sappiamo (Ik* rjivsta e parte ditiicilissinia del tutto , ma non aveano dunqne T Ariri ed il Ricri un -imico (he sap* sse e vtdi sse parlar loro la ve- rita? Pvaro e chi pussa mostrar T ottimo da eleggersi » ANGELO MARIA. RICCI. 47 ma e dato a moltissimi Y additare 11 pesslmo da fuggirsi. A che cosa possa riescire TArici, noii vo- gliamo ancor dirlo ; ma a che cosa sia riescito il Ricci , lo vediamo pur troppo. Poiche la pessima sce'ta era fatta, >ion gli restava che d' aJHtarsi colle arti de' Tra^ici , e reiidere pietosissima la caduta di Desiderio ; ma vedi sgra- ziato argomento ! Anclie questo rimedio , che po- tea salvare in qualche modo il poema , e coateso dair ingrato subietto : non puoi chiamare le lagrinie sul fato di Desiderio senza muover a sde|>no con- tro la snaturata ambizione di Carlo : ma la r.Mbilis- sima passione dello sdegno nulla giova, e scarsa- mente conforta , se la t'ortuna incorona le coipe , e 1' uomo colpevole resta grande e imnunito. Dif- ficilis£ima era la situazlone del poei'a fra qiiesti due scogli: per evitargli entrambi bisognava rman- ciare alia carita della patria , e tradire la storia. Ma , e pur forza di confessarlo , nou si potea far peggio del Ricci: egli svergogao la patria, e tradi la storia, e con tutto cio ne rese odioso Desiderio senz' affezionarne al suo Carlo. Noi andiamo forse ad attirarci una grave querela; ma comunqiie possano essere ricevute le nostre opinioni , protestiamo altamente che non ci scoste- remo giammai dall' intinia nostra persuasione , per- che parlando secondo essa possiamo bt iisi ingan- narci , ma il nostro inganno sara nobile e spassio- nato, e riconvinti quando che sia d' alcun fallo non ci dorremo tanto di venir trovati in errore , che piii non ci rallegriamo d' essere ricondotti alia verita. Sul primo aprire del poema noi tremavamo nel pensare al modo , con cui sarebbe condotto il mac- chinismo. Non si trattava di Giove , ma del Dio vero de' Cristiani , nel quale ogni macchia e impossibile: le sue azioni sono quelle d' un Essere oiinisciente, che puo tutto, e non puo volere che il bene: come piegarlo agli iutrighi d' Adriajio e di Carlo, senza ollenderne o la bonta o la sapienza ? Egli e vero ^8 l' ITALl.VDE , yOEMA DEL CAT. pur troppo die Y ulea della Divinita eccede di tarito le forzc del nostro intelletto , che a parlarne bi- sogna quasi snaturare Iddio, e vestirlo deHe nostra passioni , e staremmo per dire , delf umana nostra polpa : ma Y ingegno delF uomo e pur altissimo ; e tjucllo di clii tenta un"' epopea , debb' esserlo piu d' ogni akro : il Tasso ne mostro come la Divinita possa cntrar nel poenia, e la sua pratica puo ridursi il brevi pre.cetti : il niaraviglioso della religione vea- ga parchissimamente introclotto : sia senipre paleee un ilue santissimo dei decreti d' Iddio , sien nobi- lissimi i raezzi clie lo conducono, ne la sua eterna volonta si determini sul corse incerto degli avve- niuienti terreni. A queste regole, che se anche non Ibssero di Torquato , sarebbero della ragione , o non volie o non seppe il Cav. Hicci ubbidire. Setiza ripetere quanto abbiamo gla detto su' di- fptti deir argomento, die rende impossibile la pre- seaza di Dio a favore di Carlo , ne premettererao alcune considerazioni suir andaniento inferiore del macc/unismo ^ e sulTidee religiose die ne dipendono. II prinio Canto ( e a non divagare per tutto il poema escirem poco di questo ) segue in gran parte nel Cielo , e come non bastassero quelle mara- vifrlie , vedi anclie in terra Y Angelo di Francia Tcstir Ic scmbianze deir Arcivescovo di Ravenna , e r Angelo de' Longobardi quelle di Paolo Diacono: ne queste trasformazioni sono punto volute dalla necessita. Paolo e Leone erano presenti, e poteano spirati dal Cielo muovere le opportune parole. Ma che direi^ noi del pensiero di far bilanciare a Dio sul h'A principio del poenia le sorti de'combattenti? Tor(|uato insegna a tacer quelle cose, le quail see- viano V espettuzione e la maraviglia , avvenga che il poeta dcbba tencre semprc V aadltore sospeso e desideroso di. legger pia oltre. Qui nelle prime stanze tutto e deciso : Desiderio cadra. E questo difetto avrenimo noi potuto perdonarlo al poeta, se avesse feaputo avviluppare Tazioue per modo, che almcna ANCELO MVKIA RIUCI. 4^ fosse nata maravigha defrapposti ostacoli, e brama di sapere come sarebbero vinti : i)ia dalla prima air ultima stanza e sempre piu evideiite il perio;lio de' Lon2;obardi, ne le bievi loro vittorie son tali da far dubitare un memento dell' eccidio immmente che gli aspetta. E qui, sebbene delie cose piu par- ticolari del poema ne giovi parlare piu tardi , vo- gliamo annotare una strana coatraddizione ne' de- croti stessi d' Iddio. Nella stanza medesima (xxix , C. I. ) si dice che 1' Eterno Ne senz' alto sudor , ne senza qffanni Carlo far voile di vittoria adorno. e poi si cliiude con que' due bizzarrissimi versi Chiamossi il Tempo ... a lid fidb V evento , E rispose al Volcr tosto il Momento. Per tacere della mostrnosa personificazione del Vo- lere e del Momento, come uiai poteva rispondere il IMomento , se V impresa dov<'a durar piu d un anno ? l\Ia se in queste avvcrteaze ne giovasse ar- restarci , troppo abbondante e nojosa sarebbe la materia pei lettori e per noi. Torniamo piuttosto alia Rcligione del poema , e vedremo non senza rincresciraento descntti i funerali , la messa, un ma- trimonio , un battesimo , il miserere ed altre cii- stiane solennita: e vero die alcuna volta da quelle auguste cerimonie puo %enire grandezza alia poesia, ma guai a chi ansiosamente le cerca e se ne diletta: i soli funerali erano consigliati dal soggetto , nel resto si compiacque V anibizir.ne del Poeta ; ma deir incongruenza d' altre imniagini religiose ne tocchera parlare ove sara discorso degli episodj, e qui per ora non accenneremo che un errore a no- 6tro credere molto gravissimo , e che entra nella sostanza del poema. Due volte e introdotto T Eterno a decidere sul destino di Carlo e di Desiderio, una nel primo Canto, di cui abbiamo gia parlato, 1' al- tra n ir undecimo , (juando , confermate da Carlo le donazioni di Pipino al Pontebce, Iddio comauda Bibl. Jtal. T. XX. 4 5o l' IT-\LIADE , rOEMA DEL CAV. all' Angelo di terrainare la lotta , e dar la vittoria al Re Franco. Non potea sre^liersi peggiore mo- mento per metter in bocra a Dio quel deoreto. Chi non vede dcgradata la Divinita dalT idea , die la sua volonta , come quelld de' piii vigliacrhi tra gli uomini , e deteiniinata dalla potenza dei doni ? E nuesti doni sono frutto delF iisurpazioiie e forse prezzo di sangiie , e Dio debbe maledirli insienie col donatore ; ed il poeta e reo di lesa divinita : tanto e pericoloso il raischiarsi nelle cose del Cielo, per chi non ardisce di sollevar I'-anima oltre le passioni della terra 1 E se il Cav. Ricci voleva nio- strariie V istante in cui le cose do' Longobardi doveano preripitare al lor fine, penlie non aspet- tare che Desiderio quasi idolalrando avcsse ricorso alle arti dei maghi .'' Allora poteva ginstamente tra- boccare V ira di Dio , come nelle sacre carte s' ag- grava sopra Saulle , quando consulta la Pitonessa nella grotta di Endor. Ma questa e disgrazia o inav- vertenza del Ricci che, se alcuna volta gli viene nn' idea felice , gli sfugge senza ch' egli ne tragga alrun pro : e poiche siamo venuti su questo argo- niento , e giusto che proviamo col fatto le nostre parole. Nel Canto V s' innalza dalT ara della morte un vapore di discordia ; e chi si ramnienta di quelle maravigliose dissensioni del campo d' Agramante , o almeno deir ira d' Achdie e di Rinaldo , prevede tumulti nelle schiere di Desiderio , e battaglie fra i Duri : eppure nulla di tntto cio e nel Poenia , al quale ne saria derivato tanto accresciniento di vita : si dira che nulla ne ricordava la storia ; ma jruai a quel poeta che non crea ! ed a che quel vapore, se non dovea produr cosa aKuna , e perche mo- strarne una causa che non ha alcun eiletto ? Carlo nel Canto X recasi a Koma: perche intanto le cose de' Franrhi non drclinano ? Perche nelT as- senza dell Eroe non concedere a' Longobardi un trioufo ? La gloria di Carlo , poiche Carlo e pur ANGELO MiRT4 KICCr, 5 1 r Eroe del poeta , si sarf bbe mirabilmente accre- sciuta , parteudo , « tornando con lui la vittoria. Invece , mentr' egli e lontano , la fame e la sete combattono a suo favore conlro g,!' infdici assediati, e quando torna e gia perduta ogiii speranza pei Lono-obardi. Ma per sapersi valere delle ispirazioni poetiche, bisngna essrr poeta , e possedere quella poteiiza creatrii^e , che colla forza deiLi parola inf Ttilisce il deserto. E il Ricci se ne mostfa assai povero. Non faremo il torto aMettori di venir loro iadicando i fonti , dai quali e derivato quanto V autore ag- giunse alle fr deli narrazioni deila storia : l" iinita- zione e si aperta che iu alriwii liioghi ne par quasi copia : soltanto di quelVOpizio antico guerriero che «"■ e ritirato nell' eremo , e racconta le viceade dei tempi passati e prcdire il fnturo ad Eticone caduto dair alto in quel barrone, diremo che none presa r idea dal precipizio di Bradamante nclla grotta di Melissa , come altri potrt bbe credere asevolmente : se questo fosse, rcsterebbe ancora al poeta il pen- siero felicissimo d' un guerriero fatto eremita , e il contrasto niiiabile dell' agitazione de' suoi racconti colla quiete della presente sua vita; ma sciagura- tamente V invenzicne e tolta di peso dalT oramai dimenticato poema deir Alaiuanni, Girone il Cortese^ ove Breusse caduto egli pure in un burrone trova guen ieri fatti romiti , che gli narraao del passato e gli profetano dell' avvenire. Ma se anche quest' episodio fosse totto del poeta, noi non potremmo lodarlo, come parte d'un poema eroico , perche malamente si lega al soggetto , e nulla influisce sngli avvenimenti di quella guerra. E qui e pur forza di confessare che niuno dei molti episodj , onde il Ricci ha impinguati i suoi dodiri canti , e introdotto col necessario artifi/io, c que Ho ch' e peggio , non se ne trae mai alcua partito. 53 l' ITA.LIADE , rOEMA DEL CA.V. Nel secondo Canto un Alboino arnante negletto di Luidburga si presenta nelle schiere di Carlo. L' ii'a e il desiderio della vendetta vinsero in lui la carita della patria •, egli viene in cerca del suo rivale, ed i\ lettore s' aspetta di vederlo per tutto il poema attraversare i prricoli , in preda a' rimorsi e alio sde2;no, e si prepara a inipictosirsi per lui : poche stanze b;istano a disingannarlo : Alboino cade nell' i- stesso Canto per niano di Luidbur^a, ne si puo in- dovinare perclie ,il poeta 1' abbia tratto senza alcun pro di si lontani paesi al macello. Ogaun vede che il Kicci , candjiato soltanto il sesso del vincitore , copio servilmente la morte pietosissima diClorinda: ma a voler entrare piu addeatro nella ragione delle cose e maraviglia, come la sapien/.a di Torquato andasse perduta pel Ricci. Tancredi uccide una don- na amatissima , ed e mille volte piii compassinnsvole di Clorinda , die passa a g^nisa di chi s' addormenta , e sale al cielo , che in lei convcrso per pietade a se la cliiaina ed invita: ma il misero Principe resta il! desiderio senza speranza, ed nbhorre le ombre die gli raninientano il suo errore, c gP infausti raggi df"l sole che gli palesarono la sua sventnra. Cre- dian)o che ogni gentile persona sentira quanta dif- ferenza passi fia questa pieta e lo stato di Luid- burgia, < he uon lia niai aniato Alboino: breve duolo di aver si male ncompensato tanto amore tocca la d>nna, che non da pm un solo pensiero alF estinto in till to il poema. 11 St sto Ciiito , ad eccezione di poche stanze, e roinposto dd lungo sogno di Gisile , altro cpi- so'lio iiiteramente rehgioso e di ninn elletto nel- ra/.ione. Tacciamo che i'invenzione e tntta di Vol-' taire nrlT Eanade ^ ma come potrassi dissimulare r inconirneiiza di sciala , o pertinaoia del poeta , die i suoi eroi si raostniia quello die non furoiio , seiiza jGiuadaLuiar nulla nel cambio. Quel DesiJ-rio, die fa sempre religiosissimo, e mori nel nionistero di Gorbcja ia opiriiorie di saiito, e qui mostrato quasi idolatra recalcitrare sotto la verga di Dio , e ricoirrere alle arti nefaiide de' masilii: e con tiitto qviesto dibattersi dellaucore, Desideno resta aiicora un automa Che dentro aver parea twnulti e grida. Ne il figlio Adelgiso e trattato meglio del padre ^ in tutto il poema noa evvi itupresa di liii, die lo separi dal volgo : se il Ricci non sapea f.irlo valo- roso ed ardito, come fa veramente, perclie noti lasciarlo a Verona, diviso dal 2;enitore come orli permetteva la storia r Perche trasformare in un freddo esecutore degli ordini altrui qud giovane ardente, die nuovo Annibale ando rami ago dopo la caduta del suo regno cercando a Carlo un nc- mico, findie la sua lagrimevole tragedia ebbe tine sui campi della Calabria ? E qnesti sono i caratteri , die diede il Ricci ai suoi personaggi , ne seppe accorgersi die di que- sto passo non si viene in altezza di gloria. Che se rornata parola non potc cansare a Virgilio la tac- cia d'essere in questa parte minor di se stesso , die sara raai del cantore delF Italiade , lo stile del quale fa risaltare maggiormente le intrinserhe man- canze di questo poema f' Ma di cio , e d' altre cose piu particolari parlereni noi in un prossimo arti- colo , dove senz' avvolgerci in quistioni grama- ticali verremo esaminando, come F umano discorso riesca evidente ed etfettivo , e per quale sua colpa sia caduto il Ricci negli opposti dtfetti. {Sard, continuatoy 5"'? PxiRTE 11. SCIENZE ED ARTI MECCANICHE. Fondamenti di Patologia analitica di Maurizio BuFFALiNi , dottore in medicina. — Pavia^ 181Q. Volumi a in 8.° di pag. 234-236. u, n' opera, come questa , scritta con auallsi rigorosa e concisione robusta vuol essere letta e meditata interamen- te per conoscerla , e resiare persuasi delle dottrine che contiene. Noi ci liiniteremo a darne un saggio esponendo quasi in brevi sentenze i principj sui quali e foiidata. Errore coimuie, anche ne'piu celchri patologi, e.quello di cercnre leorijiini dei morbi nella lore essenza per sfe medesima imperscrntabile , come lo e perfino nella ma- teria bruta. Quindi hanno origine le spiegazioni iiuma- ginarie e gli abusi di sisteiiia. II metodo analiiico , se- condo gl' iiisegnamenii del Lotke e del Condillac , debbe essere la guida del patologo. Le prime osservazioni degli uominl, i primi giudlzj furono analitici , o diremo dedotti dalla sperienza ( dai sensi ) , perclie si trattava di provvedere ad urgeati bi- sogni : ben presto si comincio a cercare le cagioni delle cose , a sollevare la mente al cielo , quasi noo curando la terra, ad inventare sistemi della formazione del mon- do, delle leggi naiversali, ecc. Anche la niedicina ebbe simile andamento. Prima d' Ippocrite fii tuita esperienza e ricordi staccati. Ippocrate raccogliendo i rlsuUati del- 1* altrui e della propria pratica ne dedusse alcnni giusti principj generali ; se non che, imbevuto egli pure dei sistemi filosofici, e massime delle dottrine di Democrito* vi mise qualche cosa di fantastico ed ipotetico col suo calore innato, cogli elementi e colla materia intelligente. la generate , considerati i sistemi di medicina , si ri- ducono ai seguenti. Alcuni attribuirono tutti i fenomeni 58 EUFFALINI , FONDiMENTl salutari e nforhosi al calore iniiato , agli umori aaimali ( Ippocrite ) i altri alio spirito aereo ( pnpunia dei dog- matici ) ; altri diedero valore ai oumeri ( Eudosso ); Paracelso sogno 1' archeo ^ e cosi Wan Hi4moiit; lo Sthal attiibui tuttj all' anima. Sotto questi diversi nomi si ha una stessa idea astratta oscura , vaiiamente spiegata , e per lo piu presa a^ impre>tito dalla dottrina dei filosofi, non siilla propria osservaz'one foadata. Lo stesso puo dirsi dei niedici seguaci della filosofin dAla nntura che iiienano loitiore Id Germania. Vemue poi in campo la teorica dei chiraici Paracelso , Elmonzio , Silvio de la Boo , seguitati dal W His , dal R.imazz.ini e d.il Redi , combattuti in parte dal Boerhaave , dal Sydenham e dair H'liFinan. Le ipotesi chiniiciie furono richiamate con diverse idee dai nioderni _, segnatimente dal Gir- tanner, dal Reich, dal Beddoes, dal Trotter e dal Four- croy; e ben presto generalmeate dinieuticate. I celebri Borelli , Bellini , Baglivi vollero spiesiare !a maggior parte dei lenomeni della vita sana e iii irbosa colle leggi meccamche, ed ebl)ero dalla loro pirte il Mead, il Gu- glielinini, il Quesnoy, d Suivages, il Boerhaave. II Ba- glivi per altro, in cio che riguarda la praiica, fu grande osservatore e ginstamente analitico. L' H-ifFman , il Bor- deu , il Cnllen , il Gregory ed ultimacneate il Brown co' suoi molti seguaci si diciiiararono vitalisti o dinainici, dando lungo a* sistemi soniiglianti a qaelli die anlica- meiite fiirono in fima nelle scuole di Temisoiie e di Tessalo di Tralles. Una setta particolare e quclla degU Ecletici o Sincret'sli , a capo della quale sta Galeno fra gli antichi^ e il Boerhaave tra i moderni. II priino com- pose un sisteina ecletico piu sottile ed ingegnnso che utile, e fu seguitato da Orihasio , da Aezio , da Ales- sandro Tralliauo , da Paolo d' Egina , non che dagli Arabi traduttori, copistt e pappagalli dei Greci. II Boer- haave e stato il piii vasto e giudizioso rarcoglitore ; cgli abl'raccio i principj d' liipocrite , d' Asclepiade j di Teniisone , di Tessalo , del Bellini , delP Elmonzio , del Sdvio , di tuiti it! sunmi i piu grandi sistematici. Cosi teuio di fare il Gaubio; ma niuno di questi ailotio ve- ramente il metodo anahtico. Qm Hi che si accostarono di piu a questo metodo sono gli a nichi empi ici ■, nella quale setta dobbiamo pur coUocave il Sydeuham , il DI PATOLOGIA ANALITICV. 69 Baglivl' ) in qiianto a' suoi pratici insegiiameatl , e fra i recent! il eel. Hildenl'rand. La malattia, in gencre definita , consiste ia ua mo- lesto , difficile o mancante escgnimento di iXjolte o di alcune funzioni. Cosi 1" ha definiia il Fanzago , e prima di lui molti altri scrittori , fra' quali si pno citare par- ticolarmente lo Storck I processi delle malattie si ope- rano nella rnisiione organica, e non sono gia forinnti dal solo movimento vitale, Le alterazioni della vitalita o delia ectitabilita , e per conseguente quelle pure del- 1' eccitamento , non debbono riferirsi ad una seroplice forza , ma alia composizione , all' ordine , all' aggi'egato di molte forze semplici o principj materiali, come pensn anclie il eel. Gallini. Le malattie si generauo i." per una alterazione nell' ordine , proporzione e natura del principj della mistione organica ; 2.° per un insolito priiicipio cjualuifque die fissato in qnalchc parte man- tiene disordinati i niovimenti organici. Quindi si pud delinire la malattia , essere una mutazione deilo stato matenale per efFetto d' azioai chimico-organit'he o mec- canico-organiclie , seguendo iu cio la deHnizione stessa data dal Reil. Gli agenti mcccanici e chimici esistentl nel corno vi- Tente , come la p<-itiiaria cordizione morbosa di esso, costituiscono malattie sempr>; e necessariamente locali. Le malattie universali spettano al misto organico sem- plice ed al tesyuto dei slstemi. Per misto organico seni- plice s' intende la semplico fil^ra ; per tessuto dei siste- nii , le fibre che compongono i sistemi medesimi. Le malattie locali intcressano i sistemi componenti gli or- gani. Questo terzo ordine di tessuti organici e quelle che 81 conosce. I primi due sistemi sono ignoti all' anato- mico , non meno che al chimico ed al fisico. La ten- denza a farsi universale appartiene veramente alle sole malattie ledenti la sola struttura degU organi. Le malat- tie locali non diveatano uaiversali se non per effetto secoiidaiio , essendo che ptr se medesime non tendono mai a divenirlo. Voglionsi penanto le malattie disiia- guere i* quelle di condizioae sempre loca'e, e in quelle locali di process^ teadente a farsi uaiversali; le prime apparteneiiti alia struttura manifest.i degli organi ed alia esistenza in essi .ii agenti meccauici o clumici ; le se- coaUe spettanti al misto organico semglice ed al teuuto 6o BtTfF\LlNI , FONDAMENTI dei sisteml. Le nialattie non linnno sede propria ed esclu- siva ne nei solidi , ne nei fliiidi ^ ma ora in ofigiiie ap- partengono agli uni , ora agli altri , e forse sempre nei progiedire delle medesutie , questi e quelli egualmente interessano. Le iiialattie assolutamente locali non hanuo ordlnaria- mente un corso detenninato e regolare, e possono du- rare per tutta la vita, se la natura o T arte non giugne ad aliontanarne la causa. 0 sono mortali nell' istante per se niedesiine, o non possono piu per se stesse, ma sdIo per mezzo di secondarie afFezioni minacciare la morte. Nei corso di ciascuna malattia tendente a farsi univer- sale avviene sempre un agire delle parti lese,come po- tenze perturbatnci , e un resistere delle sane alia loro azione, Quindi nasce come una lotta delle forze contrarie air ordiuamento orgauico, e di quelle che operano sem- pre a conservarlo. Uaa malattia che tende a farsi uni- versale non cesscrebbe seuza I'ajuto del processo della assimilazione organica , il quale taoto porta via di par- ticelle uscite dall" ordine della composizione organica e dai loro poteri vitali , ed aUrettante ve ne aggiugne di convenientemente ordinate e piene dei poteri medesimi, finche perviene ad aver tolto ogni disordine di mistione organica, prima die qutsto abbia corso per tutti i punti dell' organismo. Cosi la natura sana da se le malattie ; cosi ciascuna malattia ha una certa durata determinata ed inevitabile con tutti i migliori metodi di cura. Nei corso di queste afFezioni si genera realmente una materia morbosa da ciie non convie.ie piu ai poteri della vita, e tende aiizi a rompere rintegrita organica. II corso de' processi morbosi teodenti a farsi universali non e ne- cessariamente uniforme dal suo principio al line ; ma pufe variare non solo di grado, ben anche di natura, o com- hinarsi con altri processi dissimili. Voglionsi poi conside- * rare i processi morbosi secondarj che al |)rimitivo si con- giungono o per effetto di consenso , o per sliilanci idrau- lici e chiniici , o per organica assimilazione alterata. Della prima maniera sono le afFezioni simpatiche che nascono o per antitesi di organi , o per leggi di associszione e medesimezza di strnttura, o per particolare relazionc delle azioni nervose. II risiagiio del sangue , donde una par- ticolare specie; d' iotiammazione che avviene nei tifo per languore di circol^zione ne' vasi cerebrali, polaiouali ed DI PATOLOGIA ANALITICA. 6l epatici , presta un esempio di sconrerto idraulico ; cosi pure jl delino o il sopore che talvolta accompagna la pneumonia in grazia tl" i.iipedito scaricaiuento della cava discendente nel cuore. Non sono rarissimi i casi di chi- mica alterazione oegli aliinenti , della bile , del sangue ne' loro elementi. L' assimil -zione alterata la vediamo nei mail cronici, per cui accade in fine spesso la tabe o Tidrope. In tal ca'^o i soiiti |>rocessi chimico-animali non servoao piu al!e debite comhinazioni dei principj loro costituenti. I poteri cliimici lentamente vanno iinperando sopra i poteri vitali , e riconducendo lo stato di orga- nizzazione alle condizioni della rude materia. Le malattie tendenti a Tarsi universali hanno tre modi di esiti : i." distruzione intera dello stato organic©, e quindi morte pra'ziale o totale ; 2.° rlordinamento della turbata disposizioiie delle parti organiche ^ 3." lilierazione di qualunque materia inconveniente che vi fosse intro- messa o prodotta. Nel terzo caso la natura espelle la materia che diremmo morbosa, e riproduce particelle piene di vita: quindi vedl;;nio rlie prima succede la crisi, e ia seguito il bisogno della nutrizione , la quale non si puo ottenere che con alimenti , e non mai con medicine ec- citanti I sintomi non sono parte essenziale delle malattiej in- fatti non esistono sempre necessariamente. Bisogna di- stingnere i movimenti ciie turbano il sistema vasculare, e quelli che apparteugono al sistema fi!)roso o nerveo- niuscolare , siccome le febbri semplici pel primo , e le convulsioni pel secondo iudicano. In questo capitolo 14.* (dei sintomi e dei segiii delle m.ilatcie) , trovo l' autore alquanto oscuro e laconico forse piu del dovere. II sistema di Brown parte da un principio stabilito a pnori, ed ha base comune a tutti i vitalisti. L' eccita- hilita non e una ed iudivisibile in tutto il corpo. Molte azioni della nostra macciiina posflono rimanersi limitate a poche parti o ad una sola Bordeu e Blumenbach ara- uiettnno giustamente vite particolari a clascun organo , aventi maniere proprie di esistenza e d'azione, coilegate poi per altre rolazioni a tutto il restante delT organsmo. Non sono due sole le maniere d'azione delle poienze esterne eccitate nella eccitabiliia, giacche 1 feiion)eni os- servati nel corpo sano , dopo T azione degli stimoli e controstimoli , apparteugono alle funzioui, tton ai piuo 62 BUFFVLTNr, FONDAMENTI jTioviinento vitale; e le funzioni dlpeadono da una serle imleliiiita -ii azioai chimiclie , meccaaiclie e vitali. Biso- gna distiQgueie d il rilascKiine ito e coutrazione delta filira il puro inovimento vitale. Co n )ii [>ertaaio quest" ultimo fatto e degno di atteazioae , e di grave imporiaiiza nella pratica. Noa e diuiostrato clie aan st'uii )lo scemi e di- strujga gU efFt'tti di ua controstimolo mnlu.ique e vice- vers^:, che aazi sappiamo avere spesso gli stiiiioli ed 1 conti'(3stimoli fra di loro pnrticolari atTiii:ta,e contrarietk clie mostrano luaniere diverse di agire nel corpo. Il ino- vimento vitale puo alterarsi non solo per eccfsso o di- fetto , ma aacora per cangiate direzioni. Altro e dire che il tartaro stihiato, 11 lauroceraso , ecc. giovano nelle in- fiaminnzioni, altro provare che giovano controstimolando. Bisognerebbe prima dimostrare che I' infiainmazione con- siste precisamente in iin eccitamento accresciuto, e non in altra operazione. Ferche spesso giovano i vescicatorj uelle infiaaimazioni ? . . perche il mercurio doma la sifi- lide? E cosa riconoscinta in pratica che molti dei nostri fimedj hanno per ciascuno una ra.uiiera particolare di azione piu efficace contro alcune malattie , che contro I'altre. L' ipecacuana nella diarrea e nella dissenteria , 1' arnica in certe aflfezioni reumatiche e convulse , la ci- ruta nelle fisconie addominali , I'aconito nei tumori scfo- folosi glnidulari, la belladonna nello scirro canceroso , nella tosse convu'siva , il giusquiamo e lo stiamonio nel- I'epilessia , nelia mania , nella melancolia , la simaruba contro certi flnssi enterici , l' ammoniaca nelle malattie soporose, la china nelle intermittenti , gli acidi nello scorbuto , i fiori di zinco, il cupro aramoniacale contro r epiUssia , il scelotirl^e ecc. , ne sono prove ( Piacesse al cielo clie tutti qnesti farmachi possedessero le virtu specifiche che l' aotore loro attribuisce, ripetendo , forse con iropj.'a bubna fede , quello che ne dicono gli scrit- tori di materia medica ). La divisione di stimoli e con- trostimoli eil irritanti pub snssistere quanto all'attitudine loro a cambiare lo stato apparente delle funzioni : non sussiste per nspetto al loro agire sulT eccitabilita, che questo h ignoto , e lo diciamo stiinolare in genere per indicare cosa atta a mettere in azione reccit;iLillia. Ogni snstanza mostra poi un modo particolare di agire sullo stato delle funzioni , e questo sembra si debba riferire alia raistione organica : in grazia di cio non puo negarsi DI PATOLOGIA. ANALITICA. 6'6 ana facolta specifica a' nostri riuiedj : la dottrina dello stiinclo,del coiitrostimolo e della irrltazione vuol essere da questa veiita einendata , e i fatti da' quali 1' una e r altra e dedotta la coiifennniio. Le teoriche della fonna inorbosa del Bondioli , della coiidizione patologica del Faiizago, dei processi diatesici e adiatesici del Toiiimasiiii soiio una confessione della iDsnflloieiiza delle sole diatesi Browniane a rendere la spiegazione di tntti i fenomeai dello stnto morhoso , e dimostrano unita all' alterazione delP ecritamento ancho una organica alterazione, e per cio conducono a riguar'- dare le malattie come dinaiiiiche e matesiali a ua tempo. L' eccitamento e dipendente dall' alterazione organica; a questa debbnnsi rifcnre tutti i fenonieni morbosi ; ogni particol \re azione delle potenze esterne si deve consl- derare in relazione con lo stato organicoi alia produzione delle malattie lianno ua insuperabile potere le orgariiche predisposizioni , le potenze nocive ingenerando le ma- lattie determinano processi morbosi particolari per loro natura e ^ede. Vediamo nascere malattie di eccessivo ec- citamento anche in corpi languidissimi. Le alterazioni morbose di nostra macchina non si oss'^'vano sempre pro- porzionate alle cagioui perturbatrici 5 possono sussistere senza di queste; hanno attitudiae anzi a crescere e di— latarsi per 1' organismo ; non possono troncarsi col solo allontanare la potenza nociva; niostrano la necessita di un corso inevitablle ; a sanarlo non basta alzare o de- primeie 1' eccitamento , ma voglionsi azioni di speciali rimedj ; a vincere alcu>ie afFt-zioni e necessario sovente sbilanciare 1' eccitamento o'ltre i termini della salute ; la forza delle cosiituzioni e gli esiti delle malattie non hanno proporzione al movimento vitale, ma alle condizioni or- ganiche ; esistono infine malattie insuperabili per qua- Innque cangiamento si produca nel grado dell' eccitamento. Fertile si puo conchiudere essere le m .lattie processi di alterazione raorbosa specifica ed ignota dell' organica mi- stione , all' infuori di quelle die nascono da locale mec- canico, irritante agente. Ne le cagioni , ne i sintorai delle malattie, ne gli ef- fetti dei rimedj, cousiderati a parte, possono indicate fedelmente le differeuze dei morbi. Solaniente l' unione dlversa o le diverse relazioni costanti clie passano tra cagioui, sintorai e riinedj , valgouo a dinotarle. Ma a 64 BUrrALINI , FONDAMENTr •yerificare queste costanti relazioni bisogaa avere ossev- vata ciascmia raalattia taate iiite, quaate faono mestieri aconoscere, che inentre lianuo variato tiitte le altre cir- costanze possihili , quelle relazioni di sintomi , cagioni e rimedj sono riinaste costanti. Le circostanze che deb- bono varlarsi sono di tutte quelle cose che avendo ia- fluenza continua suU'organisiuo , possono inischiare i loro effetti con quelli delle cay,ioai dell' interna alterazione morbosa e dei rimeJj amtnioistrati. Gosi ella e deteruii- nata la reale difFerenza che passa tra 1' infiamniazione e ogni altra malattia , perche in un clinia qualu'ique, e in ogni varieta d' individuo si accende per le medesime ca- gioni , i in^desimi principali sintomi l' accompagnano , e co' niedesimi rimedj si r'sana. Viceversa non souo bene determinate le reali differenze delle affezioni convulse, perche poste le medesime cagioni, aiic<>rclie esista la so- miglianza di tutte le sopra dette circostanze , niente di lueno o non nascono medesimi sintomi principali, o aon si tolgono co' medesimi riineilj. Talvolta addiviene che i sintomi e le cagioni non palesando alcuna delle note costanti relazioni co' rimedj conosciuti, e costretto il me- dico a tentare di scoprirle col mezzo dell'azione di que- Sti , e allora scelti quelli che probabihuente sono i piil acconci,usa la regola dell'a juvaiitibus et loedentibus, ha- dando bene ad evitare i frequenti errori a cui -questa conduce. Importa di distinguere le afFezioni semplici dai sintomi secondarj delle malattie. Le alPezioni semplici producono i sintomi. Cosi nella flogosi la flussione e l' irritazione sono le aiVezioni semplici che la compongono ; il calore, il rossore, il dolore , la pulsazione accresciuta , la ten- sione, sono sintomi. Le cause predisponenti od occasio- nali determinaiio direttameate le affezioni semplici, ma non i sintomi. Le affezioni semplici sono essenzialmente connesse con T esistenza della raalattia , dimodoche non possono togiiersi , o cambiare senza che pure si tolga o »i cambi la malattia. Le affezioni semplici possono gene- rare diversi S'litomi, o gli stessi sintomi succedere a di- verse affezioni semplici. Fmalmente le affezioni semplici si prestauo all" azione de' nostri rimedj , ma non i sin- tomi , i quali non possono togiiersi che dissipando quelle dalle quali haano origiae. Le ailezioni semplici debbono essere relative alle meccaalche e chimiche alterazioai DI PATOLOGIA ANMLITICA. DO degll organi, e alle maniere del vital movimento , e del proccsso dell' organica assitmlazione ; donde provengono quattro classi di afFez'oni semplici : la prima coinprende i disordini cliimici e meccanici degli organi; la secoiuia considera le manifeste e determinate alterazioni dell' as- sirailazione organica ; la terza riguarda a que' processi secreti e specilici che per certo si operano nella mistion© organica; la quarta pon mente alle perturbazioui ap- parenti e determinate del vitale movimento. Affezioni semplici dipendenti da' disordini meccanici degli organi sono in primo luogo tutte quelle die nascono direttamente d;* agente meccanico che laceri , coutunda , strappi,.e tagli ; jonde la contusione , la lacerazioae , lo strappamento, la rottura e il taglio sono altrettante ma- niere di disordine meccanico degli organi. Queste ma- lattie per altro non possono nascere senza dolore e senza dar luogo a sbilanci idraulici ; generano l' irri- tazione, e quindi lo stato iafiammatorio. Altro genere di aftezioni semplici degli organi risulta da tutte le de- viazioai di loro struttura, ereditarie, congenits , od acqui- site, e sono i coaliti, le lussazioni, le procidenze , le ernie, le dilatazioni. dei vasi e dei canali , le irregola- rita di costruzione, i tumori , gl' induramenti. Spettano ai disordini meccanici dei fluidi i versamenti che si fauco nelle cavita, o nella cellulare che veste l' esterno del corpo , o lega le viscere e le parti di quesie. I versa- menti sierosi chiamansi edemi oidropi, i sanguigni emor- ragie interne , gli aerei eniisemi , le raccolte di pus si denominauo ancora ascessi, ecc. Gli efFetti di questi ver- samenti dipendono dalla meccanica pressione del fluido travasaio, e dall' irritazione che ne ricevono le parti colle quali esso si trova a contatto. Si possono riferire in certo modo a disordini di fluidi tutte le alterazioni gastriche , che consistouD nella produzione d' insoUti principj ii- quidi , pultncei , aeriformi entro la cavita dello storaaco e degl' intestini. Le alterazioni chimiche noa si possono veramente stabilire tra le afFezioni semplici , perche ri- sultaao dalle tbrze chimiche e dalle vitali a un tempo , e sono per cio eftetti composti: se non si volesse eccet- tuare 1' azione de'caustici^ che ha luogo ancora sopra le sostanze organiciie morte , e si effettua per ua processo
  • lLoteca (vol. ia.°, p. a3x) ua''altra Flora (lei lidi veneti. Essa fa opera di mente prematura, del Piuchin^er; ed abbiamo fatto sentire che avrebbe me-- ritata piu severa eeiisura , se i riguardi dovuti alia gio- vanile eta dell* autore noii ci avessero fatto propendere ad essere alqnaiito iadiilgenti nell' esame della stessa. L' opera del sig. Moricand negoziante giiievrino, cbe sot- toponiarao ora ad esame , aon puo in ntilla paragonarsi a quella, sia per T ordine con cui e scritta , sia per I'esat- tezza delle descrizioiii , non meno cbe per le profonde e giudiziose osservazioni intorno alia niaggior pa)te delle specie di piante in essa descritte. Di modo die sotto questi riguardi possiamo asserire , die la nuova Flora ve- neta e una delle piii belle e piii diligeutemente compi- late fra tutte quelle die da alcun tempo videro la luce, Questo primo Tokime comprende le sole piante fane- rogame, e tuttavia trovansl in esso descritte circa 760 specie ; lo cbe ha confermato quanto noi abbiamo asse- rito neir annuncio della Flora del Jluchinger, cioe , cbe le piante de' lidi veneti dovean essere in molto maggior numero di quelle da esso lui accennate. Farenio pero os- servare , cbe in questo numero sono comprese, nella Flora Ji cui trattasi , ancbe molte piante esoticbe, che sono in que' luogbi coltivate. Tali sono la maggior parte dei ce- reali e degli alberi fruttiferi. Yolendo pero seguire que- sto metodo , che noi troviamo giusto , ma che a qualche (l) A tutto rigore non apparterrcbbe alia parte Itali.ina di questa Bi- blioteca quest" opera del sig. Moricand ginevrino ; ma pcrclie il soggetto interessa particolarmcnte il nostro pae.-e, iibbiaiUQ creduto di fame uni) ragionevole eccezioiie. FLORA VENETA. ^7 botanico non va niolto a gaibo, si sarebbe forse tleside- rato che il sig. Moricand non avesse dinienticato altri vegetabili , particolarmente arborei coltivati nellc cam- pagne o ne' giaidini di Venezia o di qjie' dintorni. Tall sono , a cagion d' esempio , la Robinia pseudo-acacia , VAi- laiitlms glaiidulosa , la Broussonetia papyrifera , e molti altri , che una volta iiitrodotti , si propagano spontanea- niente col mezzo de' proprj rimessiticci. Nel far sentire la gi'ande difFerenza, che v'ha real- mente tra la Flora del Moricand e quella del Rue} anger , noa vogliaiiio pure tacere , che il priino ha avuto* niolti mezzi a sua disposizione onde poter esattameiite deter- niiiiare e descrivere le plante da esso lui raccolte ; mentre il secondo, povero giardiniere , non pote che servnsi di alcuni libri acquistati a stento con una piii che lodevole economia. Noil eper questo che vogliasi difendere que- st' ultimo dai rimproveri che gli vennevo fatti per aver pubblicata una cattiva Florae imperocche il pubblico a cui viene presentata un' opera qualunque, esamina s'essa e reahiiente buona o cattiva j ne si cura di sapere se P autore di essa sia ricco o povero, se ebbe molti mezzi o pocbi a sua disposizione nel compilarla. Ne vogliamo essere parchi di lodi verso il Moricand , c\\q. n' e di mol- tissime meritevole, avendori ofFerta una eccellente Flora, qualunque siansi i mezzi ch'egli possa aver avuto a sua disposizione. Avremmo solo veduto volentieri ch' egli non avesse intieramente obliata 1' opera del primo , poiche , come lo dicemmo altra volta., quautunque sia assai ira- perfetta , pure non lascia di contenere qualche cosa di buono. Avremmo eziandio desiderato che T autore deJla nviova Flora veneta avesse consultato diverse opcre di autori italiani si antichi che moderni, non esclusa quella di Antonio Donati speziale veneziano, pubblicata nel i63r col titolo di Trattato de' semplici che nascono ne' liti di Venezia, nella quale avrebl)e rinvenute diverse figure di piante degne forse di essere anche oggidi citate , come si vedra in appresso. L' autore nella lireve prefazione premessa alia sua Flora incomincia col dire, che lo ZannicJielli pubblico nel 1735 la sua Storia delle piante venete, lihro in vero Qom- mcndevole per que' tempi, ma ora divenuto presso che i/iu- tile asli amatori delta hotanica di questo secolo , sia per V or dine alfabetico ora onninamente disusato , sia pei difetti JO FLORV VI NETA. delle medesime descrizioni ; e pir essere inoltre affatto in- complcto, hnperocche I'nutore (h Zannicfulli) onise pa- recdiic piante tfrr^stri e le acqwiticlie ( eccetto il Biitomo). Se ci e permesso_ di esporre la nostra opinione iatonio a questo passaggio dell'autore noi gU cHremo francamente, che il di lui elogio all' opera dello Zannichrlli, clie gli servi di gnida , e nssai al disotto del merito reale della stessa. Noi V abhiiuio spesse volte coasultata , e la tro- vamuio quasi sempre esitta nelle descrizioni e nella cri- tica dei giiidizj , per cui e fare oraaggio alia verita di- cendo', clie quando couiparve 1' opera dell' esimio spe- ziale veneziano, essa fu la piii bella e pivi esatta Flora che vedesse la luce fiao a quell' epoca. Descrive poscia T pstensione del territorio in cui ha circosoritta la di lui Flora ; dallo sbocco dell'Adige a quelle della Piave, che abbraccia il viag^io di un sol giorno, ed anche le piccole isole sparse vicino al Lido. Campestre, e' dice, e qnella regione, ue vi sorge pure un sd monte ^ arenosa e piana ne e la spiaggia:, Tacqua del Brenta tempera alcua poco la salsezza delle ardenti acque delle lagune , la qual niescolanza favorisce assais- siino la vegetazione delle conferve marittirne '■> tanto le palndi di acqua salsa . che qi:olle di acqua dolce nutrono piante tore proprie f, il terreno contiguo offre praterie e campi coltivati ; alcuni rimasugli di selve non bastano perche vl allignino piante da bosco : ivi adunque sonovi praterie, campi da lavoro , luoghi arenosi, luarittimi , palustri. In genere, continua egli , quella regione botanica e mediterranea , quantunque vi si ritroviuo alcune specie che ad essa non appartengono ■■, tuttavia le arenose e limacciose alluvioni, delle quali speciahnente coiisla il territorio veneto , esdudono V ulivo , che ottinuimente vegeta sui colli di Trieste posti ad oriente ed a setten- trioae di Venezia , e suUe i-ive del lago di Garda sotto la medesiina latitudine occidentale : i cedri, che fehce- mente crescono vicino a Salo snlle rive del quasi subal- pino Benaco , possono appena vivere nelle stufe fredde, frigidarj o calidarj che dir si voghano in Venezia. L'A. da fine alia prefazione col dire, che e ,suo scopo di pubblicare le figure di certe piante nialaniente altrove figurate . ed anche di alcune specie nuove tra le fane- rogame. Poscia aggiugnera alcune cose a questo prirao FLOR/^ Vr.NETA. 79 volume innauzi che veda la luce il secondo •, e dl que- sta addizione egli chiede istautemeate raateriali da«;li ama- tori della botauica; al che, essi adeuipiendo, faranao a lui cosa sommamente grata. Seguendo oia il solito nostro metodo nell' csarae delle opere di qiiesto ^enere , esporremo all' A. ^d al pubblico alcuni nostri dubhj intorno ad alcune specie di piante , da esso lui riportate , inforao alle quali non possiamo intiei'ameiite conyenire nella di lui ftpinione , avverten- dolo peroi, che noi saremo semprtj pronti a ritrattarci dove ef^li A'oglia faici coaoscere i nostri errori , giacche la nostra critiea nou da altro ha origine fuorche dall' amore del progressi della scienza, che con trasporto coltiviamo. Pag. loj lin. 22. Veronica filiforrnis Sm. Eccoci per la terza volta a dover parlare di questa specie, che vuolsi assolutamente per la V. fiUfornns , quando realmente ne e del tutto differente ; ed \\ Tenure, il quale dovea meritarsi viii elogio per averla da quella separata e descritta sotto il nonie di Veronica Buxbaumii, n' eb))e iiivece degl' ingiusti rimproveri. Nessuno poteva jneglio porre in lume la verita , e decidere fiualmentc questa grande controversia , che insorse da varj anni tra i botanici , quanto queglino stessi , i qnali fecero delle erliorazioni ne'l^ioghi medesimi percorsi gia moltl anui prima dal Buxhawn , clie fu il primo a favellarne. GFil- lustri botanici Steiten e Marschcd meritano a questo ri- guardo tutta la coniidenza. Essi dimostrarono, che la V. filiforinis, la quale cresce nel Cnucaso , e una pianta alTatto diversa dalla V. Buxbaumii del Tenor e , la qual ultima specie fu pure da essi rinvenuta nell" Armenia. Quiiidi parmi che siano in errore la. maggior parte dei nostri botanici nel voler ritenpre quest' ultima specie non diversa dalla prima. Dal che se ne deduce , che la V. filiforrnis della Flora veneta , di cui si tiene qui discorso, non e quella dell' erbario del Tournefort, che sotto qnesto nome descrissero lo Smith, il Valil , ed il Poire f., ma che e una specie del tutto diversa da quella, e che il Tenor e , come lo abbiamo altre volte ripetnto, (Journal de Botaniq. par Desveaiix vol. IV, p. 220? e Bibl. Ital. t. IX p. 5i. ) ha fatto benissimo distinguere. Per ineglio convalidare quanto abbiamo asserito ripovteremo So FLOn.i VrNETA. qui i vavj sinonimi , die dell' una e dfell' altia specie abbiamo potuto consultare. I. Veronica Buxbawnil Tenor. V. pedunculis axillaribus folium suneiautibus , foliis cor- dato-ovatis profunde serratis , capsulis •tlilatgtis , obcor- datis : sinu aperto , stylo prominnlo , caulihus prociim- beiitibus, Marschal a Bieberstein Flor. Taur. Caucas. t. III. «uppl. p. 1 6. Tenor. Flor. Napol. i. p. 7. tab. i. et syiiops. Nov. plantai'. p. 27 n.° i. V. Filiforniis Moricand Flor. venet. 1. p. 10. ( exclus. syn. Sinilk et Willd. ) Decand. Flor. Franc, vol. VI. snpl. p. 388; ( exclus. syn. Smith et Vahl. ) Besser , Flor. Gal. Austr. I. p. 36. n." 3i. Loisel. Notic. p. 3. (exclus. synon. ) Flor. Tlcin. i. p. 10. ( exclus. synon. ) Savi Botan. 'Etrusc. i. p. i5. (exclus. syn. Smith et Bux- baum ) Birol. Flor. Aeon. r. p. 6. V. Persica Steuen in Mem. Soc. nat. cur. Mosq, 5. p. 341. fid. Marsch} et auct. Roem. et Schult. Syst. vcget. I. p. 126. n.° i3a. (exclus. syn. Poiret et Marsch. ) V. Tnwnefortii Gmelin. Flor. Bad. Alsat. i. p. 39. n.° 29 (exclus synon.) V. Agresfis j6. byzantina Smith prodr. Flor. Graec. 1 , p. 9. Flor. Graec. t. 8. V. Pulchelia Bast. Decand. Flor. Franc, vol. VI. sup- pi. p. 388 , num. 2406 ex ej. specira. sice. Qnesta specie e comunissima in tutte le provincie d' Ita- lia dal Regno di Napoli lino al Regno Lombardo-Veneto ed al Piemonte. II. Veronica fiUformis Smitli. V. Pedunculis axillaribus folium superantibus , foliis subrotundo ovatis serratis , capsulis obcordatis ; sinu lo- bis rotundatis coarctato,, stylo fissuram superante , cauli- bus procumbentibus , Marschal. Flor. Taur. Caucas. Vol. III. Suppl. , p. 17. Smith, Remarks on the Genus Ve- ronica in Trans. Linn. Soc. vol. i , p. 195. Vahl. Enu- raer. i , p. 82. Poiret enc. meth. hot. 8 , p. 538. Steu. in Mem; Mosq. 5, p. 341. Roem. et Schult. Syst. veget,. 1 , p. 12a , num. 122. Oltre ai caratteri dislintivi, che rlsultano dalle due frasl descrittive o diagnostiche tratte dall" opera del Marschal, quest' ultima specie distinguesi eziandio facilmente per FLORA VENEIA. bt la mliintezza til tutte le sue parti. Lo stesso autore fa- vellaado di essa pianta dice : « Ob graciliCatem cauIiculGrum et tcneritatem foliorum , quae Anas.alUdis tenpllue bene ae- quiparat VnJil I. c, turn ob insignem pedicellorwn longitu- dinem et tenuitatem noinen triviale optimo jure sibi vindicat. >> Questa specie non fa per anco riavenuta in Italia. Pag. 70, lin. 8. Andropogoii Ischaemum Linn. Aggiungasi : A. angustifolius , foliis liiiearibus canalicu- latis pilosis , spicis digitalis coryrnbosis pluriinis , calyci- biis striatis pedicellisque liirsutis Sinitk , Prodr. Flor. Graec. i, p. 47. Bertol. Am. Ital. p. 211. II celebre Sniitli, I. c. , appoggiato agli esemplari da esso lui rinvenuti nell*" erbario del Linneo ne fa avver- titi , che sotto al nome di A. Ischaemum il liotaaico sve- dese intpse di favellare nou di questa specie da tutti i botaiiici ritenuta per tale , ma bensi di un' altra gia de- scritta e figurata dal Gerard nella Flora Gallo-Proiin- cialis , pag. 107, fig. 4, die il Lamark cUiaiiio A. pro- iHiiciale. Seltbene coa troppa celerita, e forse per troppa \e- nerazione verso lo Sinitli, uoi abbiamo gia in altro scrltto ( V. Notizia intorno a divrse piante da agghmgersi alia Flora Vicentina , p. 3o4 ) abbracciata la riforma proposta dal botanico inglese ; tuttavia dopo un piii attento e ma- turo esame , e prendendo in considerazione quanto su di cio cl espone il Marschal ( Flor. Taur. Caucas. suppl. , p. 6.'?7 ) ci crediamo ora in dovere di ritrattarci e di emettere un' opinione contraria. Ed in fatli, V Andropogoii y ossia la specie di cui parlasi , e note die e volgarissima in tutte le regioni deU'Europa temperata; per cui nou pare probabile ch' essa potesse ignorarsi dal Linneo. Tutti i sinonimi antidii e nioderni da quest' autore alia di lui pianta allegati gli appartengono pure senz' ombra di dub- bio. La di lui frase diagnostica si confa meglio a questa, die non all' A. provinciale del Lamarck. Dal che ci sem- bra di poter concbiudere che , se nell' erbario linneano VA. provinciale Lam. porta la bulletta o cartellino col nome di A. Ischaemum, cio pud essere provenuto a caso o da qualclie sbaglio nel trasporto di esso erbario, e non gia perclie egli , il Linneo , abbia descritta quella per nibl. Ital. T. XX. 6 83 FLORA. VENETA. questa specie; la quale opinione venne prima di noi esposta dal sullodato Mnrschal, il quale favellando di questa piaata , cosi coucliiude : /< Quod i^itiir in herbaria Linnuei , pro A. Ischatmo, prostet A. provincialis , id casu id errorc accuUsse focilius creduleriin, quuin swnmuin virum A. Ischaemuiii , notissimum gramen, non iisnorasse solum et oinisissc , scd tc (diain longe rariorem speciem , nulla, de hujus bond descrlptione et icone apud Gerardum gallopr. p. 107, t. 4 me nti one facta , et phrasi diagnosticd minus congrud et uliend Synoniriiid adhibitd, systemati inseruisse , 1. c. Pag. 128 , lin. 26. Apocynum venetum Linn, Aggiungasi: Esula rara nostra Donatif Trat. p. 39. ic. bona. Pag. 169 , lin. 5. Statice oleaefolia Scop. La planta che possediamo in ei'bario da noi colta nei luoglii iudicati dal Moricand e dallo Zannichelll non e sicuraraente la Statice oleaefolia dello Scnpoli che pari- mente alibiamo sottocchio viveate, essendo coltivata fino dai tempi dello Scopoli neW orto botanico della nostra Universita di Pavia. Essa e alP opposto la Statice caspia, foliis spathulatis obtusis snbretusis , scnpo crecto ramosissl- mo scabro, ramis sterilibus pectinatiin ramosis, floribUs con- fertissimis, bracteis membrnnaceis diaphanis Wdld. Enura. pi. llort. Berol. p. 336. Marsclial. Fi. Taur. Caucas. t. III. Suppl. p. 253. Questa specie ia gia indlcata anche dal Ruchinper sotto 1' improprio nome di Statice reticulata ( Flor. lid. Ven. p. 87 ), la qual ultima non nasce ne' lidi veneti (i). Sara facile all' A. di persuadersi intorno a quanto ab- biamo qui asserito, se confrontera con attenzione le due figure da esso lui citate, quella dello Scopoli coll' altra dello Zannichelll, ch'esse cioe sono due piante afFatto diverse P una dall' altra. (i) Cretli mo opportuno di far osservare che questa specie passava uii2 volta in molti orti botaoici sotto il nome di Statice reticulata. FLORA VENETA. 83 Pag. 1 68, lin. i6. Asparagus amarus Dec. L'autore vi lia allegato dubitatlvaraente il siuouimo di A. scabir Brignol. Fasc. pi. rar. lorojul. p. 22? Noi die aljbianio raccolta cjuesta specie nelle paludi niarittime di Aquileja e di Moufalcone , come pure nei lidi veiieti , e la osservammo di piii nell' erl^ario dell' esimio Decan- dole a Ginevra , possiamo farlo certo die e realmente la stessa specie. Per la cjual cosa avremmo desiderate cli' egli avesse couservato il noma sotto il quale fu pubblicata da prima dal botanico italiaao. E taato piii farebbe d' uopo di restituirgli il nome di A. scaher , se fosse vero quanto asserisce il Moricand , che la piaata di cui parla lo Zan- nichelli Istor. pag. 24. n." i. noa sia che una semplice "varieta delT^. officinalis. Imperoccbe sappiamo dallo stesso Zannichtlli , che quest' ultima conserva il sapore amaro anclie dopo essere stata coltivata nei giardini •, la qual cosa potreblje produr confusione, e farel^be convenire il nome di A. amarus tanto a codesta varieta dell' J. offici- nalis, quanto air altra distinta specie, di cui si e iiu qui parlato. Pag. 188 , lin. l3. Aggiungasi : Polygonum lapatldfoUum Linn. P. Floribus hexandris digyuis , stipulis muticis, pedun- cnlis scabris, seminibus utriuque depressls Aiton Hort. Ke\v. 2, p. 3o. Linn. Sp. pi. p. Siy. P. Pensylvanicmn Curt. Flor. Lond. , t. 24., 26 ( non Linn. ). Persicaria major , Lapathi foliis ^ calyce floris piu-pureo, Tournef. Inst. p. 5io. Hist, des pi. de Par. a, p. 476 con buona descrizione. Persicaria mitis maculosa Zannich. 1st. p. ao8 ^ t. laS ( exclus. synou. ). Questa pianta, da noi trovata ne' lidi veneti nei 18 18, c comunissima sulla riva dei fossi in tutta la pianura di Lombardia. Bisogna credere clie lutti i nostri botanici r abbiano confusa col P. Persicaria, poiche, per quanto noi sappiamo , nessuno ne ha per aiico fatto cenno. Di- stinguesi pero facilmentc da quest' ultimo , per avere le stipule guainanti affatto prive di cilia , e perche ha il ^ u4 FLORA. VENETA. seme noii triangolare , ma quasi lenticulare e schiacciato da tutte due le parti. Noi lo trovammo ia huoii dato ancUe ne' diutorni di Pavia in diverse erborazioni fatte in compagnia dei valentl botanic! sig. Badarb e Bergamasdii. Cola ne osservammo diverse varieta : ora col fusto di color A^erdiccio coperto di belle macchie saiiguigne, e coi fiori di un verde oscuro, ora col fusto di color roseo particolarmente negli articoU, che sono assai tumidi , e le spighe di fiori di nn color rosso A'ivo ; ed ora ha le fogUe , le quali portano nel mezzo una macchia porporino-oscura fatta a mezza luna, come ia descrive e figura lo stesso Zannichelll , che senza dubbio descrisse questa specie e non il P. Persicaria , poiclie disse che i suoi semi non sono gia triangolari, ma quasi rotondi e schiacciati. Pag. 206, lin, 5. Cerastium vlscosum Linn. Questo debli' essere un errore tipografico : leggasi in- ■yece, Cerastium scmidecandrutn Linn. La frase diagnostica, i sinoniiui , e la descrizione appartengono a quest' ultima pianta. Pag. ai 6 , lin. 5. Crataegus oxyacantha Linn. Nell' annuncio della Flora del Ruchlnger noi avevamo gia corretto questo errore da lui commesso. La pianta dei Lidi veneti,edi tutta I'ampia pianura dell' Italia setten- trionale e scnz' ombra di dubbio il Crataegus monogyna di Jacquin: e di cio ne conviene pure il Moricnnd , che lo allega qual sinonimo alia di lui pianta. Ma il Jacquin ha figurate tutte due le specie nella tavola 29a della Flora austriaca, la prima delle quali figure rappresenta il suo C. monogyna, e la seconda il C. oxyacantha Linn. I bo- tanici francesi pero, come il Decundole, Flor. Franc, v. IV. p. 433. n." 36t}6 e 8687 , il Loiscleur, Flor. Gall. p. 290 , n." i^ e S , e varj altri opinarono invece, che il C. mo- nogyna del Jacquin fosse il vero C. oxyacantha del Lin- neo , e che all'opposto il C. oxyacantha del Jacquin (osse un' altra specie ch' cssi , dietro il Tuiller , denominarono C oxyacanthoides. Pare qnindi che il sig. Moricand ab- bia abbracciata codesta meilesima opinione ; e noi cre- diarao che quegliuo e questi siano stati indotti in FLORA VENETA. 85 errore dallo Smith, il quale ha allegato ( Fl. Brit. ii. p. 539. ) il sinoiiimo di C. mono^yna lacq. Austr. t. 29a al di liii C. oxyacantha. Ma se e cosi , come noi con tutta probaliilita lo argoineutiaino , preghlamo gf illnstri Ijotaiiici succeniiati a voler osservare , clie lo stesso Smith ha corretto il proprio errore nella Flora Greca del Sibthurp da lui cotnpilata (^Proclr. Flor. Grace, p. 341 , n.° 11 47 e 1 148). Tntti i botaiilci antichi, e varj anche fra i moderni hanno confuse qneste due specie^ o le haniio ritenufe per semplici varieta 1' una dell' altra , cjuantunque siau esse ben distinte. In altra scrittura ( giaccVie non cre- diamo essere qui il luogo opportuiio di farlo ) noi pub- blicheremo un lavoro di noa tenue fatica, che conterra r amplissima sinonimia di queste due specie dai liotanici greci fino ai piii moderni. E ci limiteremo soltanto a dire, che le snccennate due plante rinvengonsi in tutta r estensione dell' Italia: che il C. monogyna e il piii co- mune , e cresce sempre nelle pianure , nei colli o nei bassi monti ; e che l' altro, ossia il C. oxyacantha all' op- posto , non trovasi clve sopra mouti di una niaggiore altezza. Pag. a34, lin. 18. ' Clematis Flammula ( var. inaritima Dec. ) Aggiungasi qui il sinoninio : Clematis cespitosa. Scopoll, Flor. Garn. ed. 2. t. i. p, 889, n.° 671. Lo Zannichelli aveva fino da' suoi tempi osservato, che questa pianta ofFre molte varieta nella forma delle sue foglie : « Le sue fo-^lie , dice egli, sono in moke e cliffe- renti maniere intaglio te , alle volte piii , alle volte meno , di maniera die ahbiarno alcuna volta pensato esscrcene di due sorte fra lor diffrrenti: ma ci siamo di poi assicurati che non ce n' ha che una sola , la quale si trasfonna in di-^ perse sembianze. » ( 1st. p. 68 , n." 11) Pag. 238, lin. 23. Ranunculus fasciculatus Linn. Errore tipografico: leggasi Ranunculus sceleratus Linn. Pag. 280 , lin. 7. Sisymbrium tenuifolium Linn. Aggiungasi il sinonimo : Eruca syhestris liitea Zannichel. o6 FLORA VtNETA, Istov. p. ()S , n.° I, t. J78 ( exclus, syii. C. Bauh. Pinac. ) . Pag. a83 , lin. 20. Brassica erncastrum Linn. A questa specie bisogna cancellare il slnonimo dello Zan- nichelli, clie, come abbiamo teste accennato , appartiene al Sisymbrium tenuifolium Linn. E vero che lo Zanni- chelli ha coinmesso 1' errore d'intitolare la di lui pianta col slnonimo di Eruca sjlvestris major caule aspero Bauh. Pinac. p. 98 (i), il qual sinonimo dee liportarsi alia Brassica erucastrum Linn. Ma se Tautore si dara la briga di consultaie con attenzione la descrizione dello Zanni- chelli, si persuadera di leggier! che la pianta da questi desciitta non puo essere la Brassica erucastrum , la quale anziche essere glabra e quasi tutta cosparsa di peli ispidi, ed e pianta annuale e non perenne. Non sappianio nep- pure persuaderci che possa esservi un botaaico alquanto esercitato nel consultare le figure degli antichi , il quale a primo colpo d' occhio non rilevi innnediatameute nella figura della tavola 178 dello Zannichelli il Sisymbrium ttnuifolium. Puo vedersi su questo proposito anche quanto noi abbiamo detto alFarticolo 5. tenuifolium della nostra IVot'zia sopra diverse piante da aggiungersi alia Flora vi- centina. Pag. 3a9, lin. 10 e lin. 3o. Hieracium piloselloides Vill. et Hieracium prceal~ tarn Vill. L'autore riporta alia prima di tali specie il Hieracium. n." 3. Zannich. Istor. p. 140, t. 12; ed alia seconda il Hieracium n.° a. Zannich. 1. c. p. 139, t. i5o, fig. a. A noi sembra tuttavia che dalle descrizioni del Villars e del Decandole risulti tutto il contrario , vale a dire che H Hieracium n." 3, t. la d6llo Zannichelli debba ripor- tarsi al //. proealtwn Vill. e viceversa ; e di cio non solo siamo appoggiati agU esemplari di queste due specie che (1) Anche il Bay , Synops. eil. '^ , p. 2C)f) lia riport.ito il sinonimo Bauh'intano a! S. tenttifulium. Difatri inoltissimi dci sinonomi die lo stesso Bauli'ino riuni sutto all.i succennata frase diagnostics appkrtrngoua a rjuesta specie , e non .ill.i Brassica erucastrum. FLORA. VENET\. 8? noi cogliemmo in varie provincie d' Italia , ma ezlandio ad esemplari avud in dono dal celebre Decandolc. Pag. 365 , lin. 14. Centaurea nigrescens ^illd. Aggiungasi: lacea nigra pratensis Zannichel. Istor. p. 144, n.° 3, tab. 206, fig, 2 bona ( exclus. synon. ). Non c possibile di non riconosccie nella figura dello Zannichelli la vera C. nigrescens ffilld. piaiita volgarissima in tutta la pianura della LombaiJia. Questa figura e rap- presentata coUe squaaie calicine ciliate e non scariose o arule come le ha la C. jacea Linn. E vero che lo Zan- nichelli nella di lui descrizione non fa parola veruna delle cilia del calice ; ma disse pero che i calici sono formati di scagUe di color verde-bruno , non senza qualche tin- tura di nero. Le scaglie della C jacea all' opposto sono di color bianco sporco o bruniccio , ma non mai verdi , ne nere. In conferma della nostra opinione faremo riflettere al- r autore, che lo Zannichelli non descriveva a' suoi tempi le cilia del calici i imperocche non ne fa parola neppure nella descrizione della sua Jacea n." iv, ossia Centaurea paniculata L. Pag. 366, lin. 16, Centaurea paniculata Linn. Aggiungasi : V.' /3 Stebe Argentea salmantlca Donati Trat. de' Sempl. del Lit. di Yen. p. 86 ic. bona. Questa varieta che abbiamo raccolto a S. Niccolo di Lido pu6 rlsguardarsi coine intermedia fra la C. paniculata Linn. e la C. Karschiana Scop. Flor. Carniol. ed. 2, vol. 11 , p. 140, n.° 1027, t. 55. Quest' ultima cresce in buon dato vicino all' antico castello di Duino ove noi la co- gliemmo in compagnia di due valenti botanici nostri amici gli esimj ab. Berini e Brwnati da Roncls di !Monfalcone. Pag. 367 , lin. 1 3. Centaurea jacea Linn. Per le ragioni suesposte deesi cancellare il sinonimo dello Zannichelli, la cui figura, come abbiam veduto, raffrontasi assai bene alia C. nisrescens Willd. Ma si dovra invece aggiungervi: V.' (8 Centaurea amara Pollin. Viag. al Mont. Bald. p. 81. Morctti , Notiz. p. 29a, n." 86. o3 TLOR\ VENF.TA. C. hiacteala Scopol. Delic. Insub. ii, p. 17, tab. ix. Jacea siipinn, incann, purpurea Zarmichel. Istor. p. 145, 11. ° 5 con buona desciizione. Dietro una serie di osservazioni per noi istituite tanto intorno a piante vive raccolte nei nostri viaggi d' Italia e d' oltremonti , quanto sopra esemplari disseccati os- servati nei diversi erbarj , noi riteniamo fermamente col Gerard e col Pollini, che le due C- jacea et amara Linn. uon siauo che varieta di una sola e medesima specie. Pag. 404, lin. 10. Atriplex laciiiiata Lam. Si aggiunga: Atriplex marina repens xerampelina Donati Trat. p. 7 icon. Pag. 416, iiu. 7. Sallx monandra Hoffm. Qui I'autore doveva dire pluttosto, Salix monandra Ar- diiino, Memor. p. 67, tav. 1 1^ ic. exact., il quale piii di venti anni prima delV Hoff.nann aveva dimostrato, c!ie la specie di cui trattasi non aveva die un solo staine ; ed illustro la medesima pianta con una estesa ed esatta descrizione , offrendoci eziandio una bella e buona figura di essa. Per la qual cosa il sig. Moricand nei darci la Flora di una tra le provincie d* Italia, sembraci che non avrebbe do- vuto obliare. Tre sono le piante nuove descritte dall' A. La Sallcor- nia macrostacchya , p. 2:, il Verbascuni i tali cum , p. 116, ed il Cynancliuin acuminatum., p. 128. Alia prima specie I'A. riporta il sinonimo di 6\ arhuscula Decnnd. Herlj. non Brown. Nov. Hoi.; e , molto giudiziosamente , ci presenta i caratteri , che fanno distinguere qnesta specie dalle S. herbacea et fruticosa , le quali in diversi perlodi della loro vegetazione possono con quella confondersi. Intorno alia seconda specie non osiamo pronnnziare ve- run giudizio , quantunque dalla descrizione ci sembri il Verbasctim phlomoides L., che e comunissimo in tutta la Lombardia. Comunemente esse ha le foglie del fusto ses- sili , benche noi lo osservammo talvolta con queste leg- germente decorrenti : i di lui fieri si vendono general- mente dal nostri speziali per quelli del V. Tliapius. La terza , ossia il Cynanchum acuminatum ci sembra una specie ben distinta. FLORA VENETl. 89 X' autore a clnscuii genere della di liil Flora vi um il Home della faniiglia a cut appaitiene nel nietodo cosi detto namrale. Per tal modo egli rendette un vero ser- vigio ai colli vatori della medic'uia ed a colore che non cotioscono per anco o 11011 liaiino adottato il nietodo na- turale. Dobbiamo peio fargli osservare su questo ^unto » die il noiiie di cypcroicUoe. da esso lui posto , giiista il fussieu, ai generi Sclicenus , Scirpus e Cyperus, novi e ap- plicato coalbriiie I principj filosoftcl della scienza ; impe- rocche cyperoideoc farebbe supporre una fnmiglia di piante aiialoghe ai ciperi , e non faniiglia di piante di cui fa parte il genere Cyperus (V. Decand. Tlieor. Eleni. p. 24^)- Si dira meglio dunqne Cypernctie. Non sappianio neppure se sia errore tlpogralico o casuale qnello d' aver posto 1 due generi Xanthinm e Ambrosia nella faniiglia delle Com- positcB , o veraniente se sia risultaniento di osservazioni fatte dall' autore intorno a questi due generi , i quali dal Dpcandole illustre riformatore e propagatore di questo nietodo vengono classati nella faniiglia delle Urticece. L'autore pone fine alia di lui Flora con un' Appendice contenente la descrizione di alcune piante rare ed altre nuove pertinenti alia Flora italica. Sono del numero delle pi'ime la Pimpinella lutea Dtsf. e la Bartzia maxima Wild. (i). La prima di queste fu da esso rinveniita suUe baize a Terracina , e la seconda nella via Appia vicino al luogo dctto Torre di mezza via. Era inutile perb che egli ci riportasse quest' ultima , la quale fu gia accen- nata due anni prima dagli autori della Flora romana ( pag. 201 , n.' 692 ) , che la rinvennero nei campi sterill al mezzodi e al ponente subito fuori di Roma , nella via Appia alia Selce , Fioranello, sui colli di Ponte Gal era , ecc. Le piante nuoA^e poi sono: la Saxifraga australis e la Glechoma subulata. La prima e una di quelle specie che stanno di mezzo tra la S. aizoon /acq. , S. crustata Vest. , S. lingulata Bell. , S. intacta Wild, e S. valdensis Decand., cioe tra quelle tante varieta , die I' occhio acutissimo del Plinio del nord univa alia di lui S. Cotyledon. Non e percib che da noi s'intenda di asserire, che la S. austra- lis dell' autore non possa essere una nuova specie. la (I) Dovova dire Sartsia maxima Dec. , poiche il WiUdenow la chiama Xhinanrhut niaximut , jp. pi. 3 <: aqn 4 , p, 180 , « nom 190. 90 FLORA VENETA. primo luogo non possiam dir cio perclie non possediamo I' csemplare della di Ini pianta \ e poi perche aveiido intr.ipreso un attento esame intorao alle taate Soxifrni'he pertitienti a qncsta sczione ^ die noi cogliemmo nelle nostre escursioni botaniche e sopra esemplari che ab- biain ricevuto dai nostri conispondenti si nazionali che esieri , sianio tuttora indecisi se dobbiamo ritenerle per varieta I'una dcir altra , oppuie rlguardarle coine altret- tante specie distinte. Diremo solamente, clie possediamo degl' iiidividui , che slcuramente appartengono ad una sola sjjecie , i quali ora hanno le foglie crostate ed era no ; altri che hanno il fusto ed i calici ora iiiolto pelosi e viscidi , ed ora pochissinio e quasi Usci o glabri ■, e linahnente rhe altri hanno ora i petali inacchiatl o pun- teggiali , ed ora gU hanno di un sol colore. La qual cosa sembraci dinotare , che cotesti caratteri non sono di quella costanza che voglionsi da coloro^ i quali intendono di stabilire delle specie veramente inalteraliili. La Glechoma subulata viene cosi definita : G. foliis ovnlibus acutis , basi subcordatis , profunde dcntatis, den- tibus calycinis subulatis longissimis. Nella descrizione poi T autore fa osservare , ch' essa distinguesi dalla G. hederacea perche ha la corolla piu piccola , e perche le sue foglie sono ovali-acute , den- tate e non reniformi crenate : dalla G. hirsuta , per es- sere piu esile , poco pelosa, e perche ha i denti delle foglie acuti e non ottusi; da tutte due poi pe'suoi denti del calice assai lunghi: dalla G. grandiflorn Dtcand. final- jnente porche i suoi denti non sono spinosi ed ha i fiori piu piccoli. Questa nuova specie fu trovata dall' autore presso Monfalcone unitaiuente ad vin' altra varieta della G. hederacea avente i fiori piccolissiuii, e ch' egli percio chianio G. hederacea Var. micrantha , e della quale e in dubbio se debbasene fare una specie distinta. Se tutte o in parte le osservazioni che noi abbiamo creduto di fare fin qui alia Flora veneta del Moricand ve- nissero anche giudicate abbastanza buone e ragionevoli, esse nulla detraggono di inerlto , o ben poco , ad un' opera la quale e per la critica dei giudizj e per T esattezza delle descrizioni e per la scelta dei sinonimi e per Por- dine , chiarezza e buona lingvia con cui e scritta , porre debbesi tra le migliori e classiche di questo genere. FLORl VENETA. 9I Quindi coir esserci trjittenuti ad un esarae alquauto cir- costanziato di essa opera , noi ahbiamo inteso di dare al sue autore , che coaosciamo solo di faraa , un attestato della nostra stima per lui. Noi desideriamo vivamente la di lui covrispondenza , e ci crediamo in dovere di avvisarlo in pari tempo , che inseriremo in questa Bi- blioteca italiana, di ,cui siarao collaboratori , tutte quelle osservazioni tendenti a pone in chiara luce alcuno dei dubbj per noi proposti , quantuuque fossero di tal fatta da distruggere del tutto la contraria nostra opinione ; giacche , lo ripetiamo , la nostra critica non fu dettata da altro spirito , fuorche da quello dell' amore dei pro- gressi dell' amena scienza clie coltiviamo. 92 APPENDICE, PARTE I. SCIENZE , LETTERS ED ARTI STRANIERE. 3a^r'6urf)Ct? it., cioe Annall delV I. R. Isdtuto poll- tecnico di Vienna pubblicati dal Direttore Giovanni Giuseppe Prechtl , Consigliere ecc. ecc. c VI. DeW nso dell' aria riscaldata in vece dci vapori acqnei , come forza motrice , del sig. Consigliere Prechtl. (Estratto). 3_Jai raziocinj del sig. Preclitl seinln-a che coU' aria riscaldata si possa ottenere ua effetto triplicato di quelle che ottiensi coi vapori acquei ; in fatti la macchiua a vapori di Woolf ha un effetto superiore alle altre a motivo del principio di espansione che vi si trae a profitto. I fratelll Niepce fecero nel 1806 a Parigi delle sperienze col pireoloforo , le quali nieritaronsi un rapporto favorevole dal BerthoUet e Carnot ; essi otteunero una patente d' invenzione la quale spird nel 1817 , ma non ti-assero da quell' epoca a questa parte veruu vantaggio considerabile dalla loro niaccliina, la quale sembra percio non ad altro utile che a diaiostrare la violenza deir espansione dell' aria riscaldata co' semi di licopodio o coUe polveri di resina , carbone , legno, farina, ecc. Cagniard-Latour invento nel 1809 a Parigi un' altra niacchina , nella quale 1' aria riscaldata al solo grado di yS term. cent, e ca- pace di sottentrare ad una forza motrice applicabile ovunque e vi APP. PARTE STRANtEPxA. ^3 si fa iisfj di caloi-lco , il quale va per parte perduto nell' atmosfera. E sicconie siffatta ruacchina e fondata su giuste leggi di fisica e di nieccanica, percio e da sperarsene un' applicazion? alia arti. Montgolfier e Dayme ottennero nel i8i6 una patente relativa ad una niaccliina , la quale esercita la sua forza mediante aria riscaldata. Ma anche questa non sembra che fin ora ci abbia portato que' vantaggi che prometteva. VII. Dimostrazione della legge di elasticitd dei vapori acquei^ e descrizione delle sperienze intraprese a tale rigiiardo nelV Istituto politecnico , di Giovanni Arzberger^ professore di meccanica nell' Istituto politecnico ( Estratto ). Siccome dalle sperienze esegulte da Ziegler, Betancourt , Bikker e Rouppe e Dalton non sembra essere stata rinvenuta la legge deir elasticita dei vapori acquei in uno spazio chiuso al di la del 90° di R.; percio Prony , Schmidt, La Place , Soldner e Mayer provaronsi coi calcoli a trovare sifFatta legge al di la del suddetto grado; ma le differenze nei risultati furono trovate assai grandi , per cui il sig. professore Arzberger venne indotto ad inventare una bilancia , per mezzo della quale si e cono- sciuta la progressivita di siffatta azione. La seguente tabella di- niostra T aadamento della legge anzidetta. 94 AI'PENDICE TEMrErjkTcr* 1 Klasticita ' E s r r. E s 3 A Ni'MEro rlci pieUi oubi di vapore Scala Scab in colonne in libb.
  • snlfuinco , veiiendo fino alia costruzione della camera di I'iombo coperia di iino strato d' acqiia nella parte inferiore , affinche questa possa assorbire il gas a misiira che si forma. Quell' acido inipiegavasi allora nell' Inghilterra per la disdllazioue dell' acido nitrico per disciogliere il rame e far- ne un solfato , e per estrarre 1' ore e 1' argent o dalle leghe. Ha dopo che quella nianifattura si estese , quell' acido si ap- plico ancora all' iuibiancliimento delle tele. In alcune tavole esjione l' A. le temperature prodntte dalle mescolanze deU'aoido sulfurico coll' acqua ed il peso specifico di quell^cido dduito in vai ie proporzioni d' acqua per 1' uso delle niaiiifatture , non die le variazioni cagionate nel peso specifico dell' acido sulfurico concentrate dai cangiamenti di temperatura. Oltre 1* inibianchi- niento delle tele , si adopera quell' acido nella tintura per di- sciogliere r indaco , nella inipressione delle tele per aridulare le acque colle quali si lavano , nella chimica per iscoprire il pionibo e la barite , nelT agricoltu\-a per preservare i grani dagli insetti., nella preparazione dell' acido citrico per separarlo dalla creta onde ottenerlo cristallizzato , nelle fabbriche d' acido nitrico e idroclorico , di solfato di zinco , di sale amnioniaco , di fosfato di soda , di solfato di potassa , di azzurro di Berlino , di luolti colori , del vetro e degli specclii, nella fabbi'icazione dei piatti di stagno , nelle fonderie , negli smalti , nei bottoni e nelle dorature. Se ne servono ancora alcnni fabbricanti di carta . alcuni conciatori di pelli , i cappellai, i conipositori di legne uietalliche , e fino i purificatori della birra rossa. Infinite sono le operazioni e preparazioni medicinali nelle quali si am- mette , e niiglinja di libbre se ne sono consuniate , dache ti sono introdottp le ascension! aereostaticlie, Nelle note a ([uesto saggio si fa alcun cenno dell' acido sul- furico n.uiirale trovato in alcune parti d' Italia , e si pretende clie r allaaie , col quale dice ,4ulo Gelllo essere stata renduta inconibustibile una toi're di legno di Mitridate , altro nort fosse clie un vitriolo o un solfato di ferro. Parlasi pure del legno renduto incombustibile da £nea lavandolo cell' aceto , di ua Jiquore preparato per rendcre i legni iucombustibili nella Svezia, PARTE STRANIEKA.. lOl la d'l cui base era pure il solfato di ferro ; della pratica an- cora suisistente in Sassonia di trarre dal vitriolo 1' acido sul- furico , della irugliore costruzione delle camere di piombo , ecc. L' acido citrico , argomento del saggio ottavo , b diverse per molte I'roprieta dagli altri , e trovasi in molti frutti , special- niante negli aranci , nei limoni e nei cedrati. In quesro luogo 1' autore lia coiunipsso un error-e , animetteudo solo il dubbio che il ci-dro lodato da Plinio ('el quale facevansi le piu belle luasserizie in Roma , fosse V alljero clie jn-oduce i limoni. Era quello il pinus ccirus; e solo potrebbe perdonarsi una simile pazzia a (\ue.\V Jiidro , che e andato S cercare i limoni siii cedri del Libano. • L' acido cifrico si distingue dal tartarico , perclie non de- compone I' idrociorato di potassa ; dalT ossalico , perclie nora decompone il ^olfato di calce. 1 cliimicl del settentrione gian- sero a scoprire 1' acido citrico, perche ad essi dato non era di procurarsi facilmenfe il sugo di limone in tutte le stagioni deir anno. Georgius chimico svezzese fu il priiuo che riusci a concenti"arlo ; Scheele fu il prinio che lo purifico e che lo ot- tenne sotto forma solicla. Passa I'A.^pidamente sui varj metodi impiegati per r" scire in quella 0])era2ione , e piu generalmente si ferma euJIe awertenze necessarie oiide ottenere in totalita la precipitazione della calce ; egli parla altresi dei nic/izi di lavare e seccare il citrato^ che puo ottenersi nei paesi abbondanti di cedri , e di spcdirlo n\ barili ben chiusi nelle regioni clie nc scavseggiauo , ove coUa decomposizione del citrato formare si potrebbe in gran copia 1' acido citrico. Siinone Pauii Jia j)ub- blicatu il metodo per ottenere un sale cuncreto anco dal sugo dell' uva spina, e Jveigledio ha indicato un mezzo di tit;nerc COD quello il punch in rosso. L' acido cirrico si adojjera iu mcdiciua' per arrestai e gli ef- fetti fatali delT oppio. Si adopera coiiiuneiuente nella doniestica economia , ove niancano i limoni e diilicihuente puo procurai- sene il sugo ; serve per purgare i panni da tutte le niacchie di ferro; serve a togliere le macohie alcaline dallo scarlatto , per dare 1' a]iparenza di lui manno alle pelli , colic quali si cuoprono i libri; per sciogliere lo stagno tino ncUi tintusa che produce i migliori eSetti nello scarlatto; per a-\ivare sovente , che il sugo di liinoni, all4iche sale in alcune regiotii ad altis- sinio prezzo, si alteri coll'^ceto. Alcune prove possono farsi an- cora coUa carta turchiaa , eccellente reattivo per iscoprire la presenza di un acido che cambia il suo colore turchino in rosso. Egli ha aggiunto ancora alcune tavole della quantita d' acido citrico puro , che puo ottenersi da diverse porzioni di sugo di limoni , indicata dalle proporzioni di sale di tartaro secco, che ei esigono per la sua saturazione , e delle soluzioni di acido citrico bianco e bruno cristallizzato. Nelle note torna I'A. suPcedrr di Plinio , ne ancora tocca il vero punto della quistione , o sia 1' interpretlzione che dee dai"si a quel passo; osserva che anche sulla fine del secolo XVI si era studiato il metodo di conservare lungo tempo il sugo de' limoni ; si esamina il punto se l' acido citrico cristallizzato contenga ancora gran quantita di calce; si parla della conserva- zione di alcuni frutti sotto la neve , i quali dui-ano per questo mezzo fine ad un anno , e del mezzo di procurarsi il carbonato di soda ben secco ed impalpabile. In altro articolo si parlera del carbjnio , deglr alcali fissi , deir iinbianchimento d^Ue tele , dell' arte di sraiUiiarle , della fabbricazione della porceilana, e di quella del vetro. PARTE 9TRA.NIERA. Io3 C 0 R R I S P 0 N D E N Z A. Lettera contenente alcune notlzie sulla letteratura ^edesca. Pregiatissimo sig. Direttvre della Biblioteca Italiana , Dresda, il 25 agosto 4,820. D. "a tempo assai breve s' osserva , che i Giornali tedeschi s'oc- cu])ano luolto piu che far non soleano per 1' addietro della Letteratura italiana. E veraniente un prodigio per clii svolge le loro pagine il vedere che , almeiio per quanto appare da essi , la nostra rigenerazione si e fatta come tutto ad un colpo. Ad ogni modo meglio tardi che i^ai. Noi non siamo ue ingrati,%i avari d' animirazione , e qiiella giustizia che abbiamo ^empre resa agli straniei'i, non e forse 1' ultima prova che not meritiamo la loro. Sara dunque oggi piii che mal prezzo dell' opera , e quasi scambio di cortesia , il tener fissi gli occhi sulla Letteratura alemanna , ed il far parte al colto pubblico Italiaao di tutto cio che appare (li piii rimarchevole suU' orizzonte di questa dotta regione. Pero eccole, signor Direttore, alcune delle piu recenti notizie , le quali varranno almeno in parte a soddisfare le gen- tili ricerche ch' ella mi ha fatte. II celebre Giornale fondato da Kotzelue sotto i! titolo di Litterarisches-WochenhlaU , quel Giornale che gli attiro tanti ne- mici , che fu accusato di denigrare la Patria agli occhi *degli- stranieri , che fu fanaticaraente escluso da molte citta e da moke accademie , e che forse ha preparato il pugnale di Satid , quel Giornale rivive ancora , conserva il sue nome , e si ha di lui tutto il fascicolo di luglio. E il sig. Brockitaus di Lipsia che nft assunse la redazione , quello stesso che si preteiide essere o 104 APPENDICB V editore o il prop rietario dell' Hermes (i). Che eia dunque per niancai- 1' imeresse alia continuazione di questo Gioraale nessuno lo tenie , ma che forse non 8ia per canglar di principj e di natura , quest" fe un' aln-a domauda (2). II suo principale scopo frattanto sembra esser quello di tenere i suoi leggitori quotidia- naniente informact delle vicende della lettci-atui-a in Germania, e negli altri paesi , e sarebbe da desiderare che si liniitasse a quesco. Pubblicasi di esso ogni giorno un numero di quattro pagine, corredato qualche volta di una ugiiale o piii lunga ap- peadice. Per darne una giusta idea io mi faro qui a riportare disiescuiieate 1' indice delle materia conteuute nei cinque primi ntmieri del suddetto fascicolo , c pel resto mi contentero d' in- dicarue S'jltanto le piii importanti , nel senso pero della varieta che presentaao , onde conoscere tutti i lati e tutte le tendenze- del Giornale , ti"attenendonii poi brevemente su qualcuua , se- condo ilmaggior intevesse che mi paiTa avere pel nostro pubblico. Sommario clei 5 primi numeri. N.° I.° e 2." Prefazione — Patto di cessione per rapporto alia pi"oprieta del Giornale — Circolare i-elativa —> II baron Grimm , Laharpe , KoCzebue , e le idee del nuovo Litterarisckeri' Wochenbhuies — Giovanni Winkelmann e Gherardo di Kiigefgeii —■ Stuhr contra Gorres. N.° 3." Ueber das Retorsionsprinzip come base di un sistema di commercio per T Alemagna. Scritto in febbrajo 1820 presso Kummer a Lipeia — Lord Byron tradotto dalle donne tede- 8che — Sir Godfrey Kueller , pittore inglese —% Leopoldo Fede- rico Stolberg —• Novita letterarie. ■N." 4.° Cosa s' intenda per Storia delle blblioteche ? ( Annun- zio di una descrizione della R. Biblioteca di Dresda) — Osser- vabili notizie suUa storia politica degli ultinii temj i ( Ejtratlo (i) \S Hermes ^ o sia Annali critic! della letteratura, secondo anno, ©gni trimestre compare un fascicolo di 25 fogli , in 8." grande e con caratteri assai ristretti. 11 prezzo di quattro fascicoli e di sette talleri di Sassoni^. (2) Bisogna clie le conghiettnre del nostro corr'isponHente si siano verificate , perche Icggiamo nel N.° 23o della Hazzetta di Francfort , die il Wochenblatt sia stato pruibito negli Stiiti prujsiani (Koia dell' Editore). fAnXE STRANIERA. IC'J ra i tentativi di Davy per isvolgere i manoscritti deir Ercolano in Napoli — iJ»a pai-ola in conGdenza ( sul viag- gio al Brasile del priucipe Massiiii.° di N.) Le carte del Re Enrico TX Stuarc — Dieta Bavai-ese — Notizle letterarie — Novita — Prezzo di libri vecchi ia Inghilterra. Or ecco le altre materie piu iniportanti. Lettere sonra 1' Omopatia di Hannemann — De Pradt , siir la revolution d' Espagne — Hermes N." 6." Somraario — Aforisiui sopra il catalogo della fiera di Pasqua a Lipsia — Comtmica- zioni letterarie-socievoli — Carlo Pugens — Letterattua Porto- gliese — Protestantisuio — D. Juan di lord Byron — Catalogo della fiera di Pasqua — Hermes N." 6." Analisi — La Stolber~ giana — Esposizione delle arti in Londra d' Isahey — W Di^Jan di Gijthe — Scoperte in Egitto — Fleurs de Chaboulon , Me- luorie — La tragedia AeW Alb ones e di Mullner sulle scene di Berlino — Due rimarchevoli apparizioni nella Letteratura Poli- tica italiana ( opere di Lucchesini e di Angeloni sulla Confede- razione renana e sulT attuale organizzazioue d' Italia ). Lettere al Redattore dell' Hermes sopra Stolberg e Woss — L' infelicica dei Poeti — Sopi'a le discordanze della nostra eta — Arte drammatica degTInglesi — Base storica delle nuove Costituzio- ni — I Roniantici e i Classici in Isvezia — - Comparazione tra r Inghilterra e la Francia — Sopra Gothe — II Pettirosso di JFalter-Scott — L' abbondanza del denaro nel Regno di Sas- «eoaia — II piccolo Catecliismo di de Pradt — Giornalistica ita- liana — Fondi inipiegati in Lonibardia nel l8iQ per la staiupa e puhblicazione di libri — Come sieileva la Pitia sovra il tre- piede — Viaggio per Llanos al Basso Orenocn — Notizie, Va- rieta, Aneddoti , Geuui, ecc. ecc Iwauhoe di Walter-Scott (i). Fernuaaioci adesso un poco su cio clie si riferisce all'Italia , per poi passare ad iutratteuerci sulla Germauia. (l) Si po5sono ag^ii-.ncere le segucnti inatrrie — Snlla rlvoluzionr di Spagna — J?jyi?r ColUrd , jovr.i la lc;;s;e tlel!' elezioni in Fraucia — Maria Stuart di Lehrun — Nordamerica — II Regno di We;tf«lia — Uuova pubblici isUuzione nella CrecJa. 1C6 APPENDICE L' artitolo sugli esperimenti di Davy per svolgere i tnano- scritti dell' Ercolano riepiloga la Icttera comparsa in tal pro- posito nella Biblioteca Italiana , la quale sembra aver fatto uq particolar piacere al L. WochenHatt. Egli trova la ealvezza del nome Tedesco e dell' ouore del sig. Sikler nella sfortunata rlu- scita dei tentativi dell' eiuulo Inglese. Ma clii poi ama le arti , e clii non e ne Tedesco , ne Inglese puo vedere ia cio qual- che ragione di piii per deplorare la perdita di tand luini. Quaiiro alie due opera di Lucchesini e di Angeloni, ia prima suUe cause e gli ef'euL della Confederazione del Reno, 1' altra suir Italia uscentc il settembre del 1818, il titolo sresso dell'ar- ticolo manifesta che si consacra ad esse niolto interesse. lo, fe- dele ai miei principj , non entrevo nel grave delicato esauie della parte polidca , su cui molto si diffonde il L. Wochenblatt, ina diro bene che luerita encomj il giudizio che vi si porta sullo stile di esse, il qual giudizio combiaa perfettamente con quello ch' ella ha dato quest' anno nel suo proeuiio. II sesto volume dell' Hermes^ clie il L. Wochenhlatt da buon parente si fa a riepilogare , s' occupa anch' esso nioltissimo deir Italia. Egli porta in fronte 1* estratto del Ragguaglio pubblicato da Salfi nella Revue encyclopedique , sullo stato at- tuale della Letteratura italiana. Si rimprovera a Salfi di aver in essa rubricato confusamente i dift'erenti litoli della Lettera- tura suddetta, e si comnienda iuvece I' aggiuuta fatta nelV Her- mes dal sig. Hain , che sulle ti-acce di Guinguene e di Hobhonse presenta dal lato della loro influenza e del loro valor letterario , Genovesi , Eeccaria , Filangieri , Galiaiii , Cesarotti , Parini „ Alfieri , Fiiideiiionti , Monti e Foscolo. Nello stesso Hermes s' incontra uii eccellente articolo sulla Storia della Repubblica di Venezia di Daru ; lavorato su cpjello di Lanjuinais nella Revue encyclopedique , e di Raynouard nel Journal des Savans. II L. Wochenhlatt parlando delle forme colle quali procedevano gl' Inquisitori di Stato a Venezia , affernia ch' erano il non plus ultra di un despotismo del tutto set- tentrionale. Neir articoletto intitolato Giornalistlca italiana si fa il niede- iimo a riassumere tutt' i Giornali ' letterarj che coniparirono , tramontarono o si uianteagono tutr' ora in Italia dal i8ig in poi. Egli cautmlua ia cio sulle pedate di code*td Biblioteca , e PARTE STRANIERA. 107 quaato non si stiipisce se la materia delle Gazzette iu Italia esser deve infelice — altrettaiito non si dissimula* che si avr^bbe diritto di aspettarsi uiolto pui dai Giornali. Per me porto opl- nione die se si voglia riflettere non ranto al nuniero quanto al valore di essi , abbiamo aiiche noi a Pavia , a Bologna , a Venezia , a Genova , a Milano di die contentare i pii'i dif- ficili Arista»-chi , e circa alle Gazzette , credo die si possa fare un' onorata luenzione di quella di Milano e del Nuovo Osser— vatore di Venezia ^i), ambedue interes^anti non solo per la materia politica , ma talvolta anche per la letteraria , e oggi di gia conosciute nel nord della Gerniaaia. Esauriremo la parte toccante 1' Italia coi calQoli che il L. Wochenblatt riporta sotto la data di Mdano , delle somme con-^ sacrate in Louibardia , durante 1' anno loir; , alia staiiipa e pubblicazione di ogni sorta di libri ( questo calcolo e preso dalla Bibl. ital. ). Egli finisce col domandarsi , qual somma dun- que sarebbe quella che circoia annualniente in Germania , se si volesse fare lo stesso calcolo. Si faccia — ed oso credere che quella che circoia in Italia ( e la Lombardia non n' e die la decima parte ) non sarebbe ad essa inferiore. Per occuparci ora escliisivamente della Gei-mania , gettiamo wno sguardo sul Catalogo delT ultima fiera di Lipsia. Ecco quanto si desume dall' art. del Z. Wochenblatt compai'so sotto il titolo di Aforismi. Sono 2961 i libri compresi in questo Catalogo ed annunziati come del tutto finiti — cioe 25oo in latino e in tedesco ris- guardanti ogni ramo di facolta , di arti e di scienze ( inclusi- Tamente 62 Carte geografiche e 14 Piani ) = 122 Romanzi = 60 Produzioni teatrali = g Libri di musica = 270 Libri ia hngne straniere , vale a dire 104 in fi"ancese , 74 in danese , 34 in italiano , 20 in olandese , 14 in spagnolo , 13 in boemo , 14 in inglese e 3 in russo = In lingua latina ne fuijono scrittL 104 1 di cui 40 edizinni di latini e 35 di greci Autori = I libri stampati in tedesco coi caratteri latini sono 97, fra i quali un solo Romanzo. (1) Resta principalmcnte da desiJerare 1 quest' ultimo un« miglior eorrezionc di stimpa. 1 o8 A P 1' E N D I C E Segulamo ora 1' autore dell" avticolo iu alcune delle sue os- ser^zioni. Romanzi. E soiumnmente piacevole il vedere , come egli ap- piichi a ciascuno srrittore un epiteto caratteristico , desunto o dal suo genere o da" suoi usi. Per eseiupio egli nota assai o|>- portunamente , nhe fra i Romanzieri si presenta in luodo pia- cevole Clouren il Gioviale , con un niazzetto di fieri anvichi e nioderni , e dope lui Velden soprannoniinato il Tintoretto e Gu- stavo Schiling detto il 'Satirico. Dietro i lavori di quest! colloca le nozze di Susanna ( Susnnnens Hnchzeit) come una contiuua- zione della Molkenkur di Ulrica Hegners. Annunzia qual sicuro antidote contro la noja , il cai>inccioso romanzo AcWa. Principe ssa ErninbiUa scritto da Hoffmann il Geniale , e riniarca clie Zaun il Fritltifero ha date sette piccole coserelle , nieko gnsrate in vero , nia probabilniente una nierce legjiiera. Inoltre si mestra esli scontento clie ciascuna di esse abbia un editore a parte , e fa questa stessa osservazione al non men fecondo Giulio Voss soprannoniinato il Frivolo , che pero quegta volta non trova buon accogliniento nel Pubhlico — Passando alle dotme no- conta egli diciassette , che hanno rispettivamente o scritti o tradotti Romanzi , e fra queste annovera Carolina Fouguc , Giulia Berger e Regina Frhnlerg. Qualifica del titolo di farfal- lette la Elisa Selbig e CrugUelmina Wolinar di Dresda , e dice che han fatto il lore secendo volo. In generale pol osserva rhe le doune si danno ordinarianiente a scriver romanzi, quando nessuno puo piu farne con ioro = Nelle diciassette nuove edizioni di Romanzi die sono comparse , si trova con piacere la vita di un dissolute di Bressner {Lehen eines Luderlichen) ^ e i pittori in viaggio di Frnesto Ifagner ( die reiscnden Mahler ) == Per im case veraiiiente raro Lafontaine , Langbein e Liuduii non ha'i data che una sola prodnzione = Tredioi romanzi sono stati traspertati dalle lingue straniere , cioe 6 dalT inglese , fra I quali 3 di Walter Scott , 6 dal francese ed I daU" olandese. E r Italiaao non dara mai materia di lavoro ? Poesia teatrale. Comparvero 20 tragedie , 17 drammi , 10 conimcdie , e un ninggior numero di farse , tra cui si veggono dominare le Arlecchinate di Phdnken , Beuerle e Meissl. Gli aitri nomi die s' incontrano in questa revista son quelli di Ca- stelli , Riesch , Lebnui , Steingcntesch , Giulio di Voss , Adamo PARTE STRANIEFvA. IO« di Schaden , Tassilo di Zahlhass e Maria di , ma r autore deir arrirolo si limita a far per essi dei voti. Con piii rispetto paila di Tieck , {Ferner , Fougue , Oehlenschldger , Raupach , ma sopratcutto si prostra davanti la Madre dei Mac- cabei di Werner ( die Miiller der Macabder ) , produzione di im uonio , che sembra soUevai-si alia dignita del coturno coa qiiella stessa foftuna con cui sostiene quella del pulpito (i). Rimavchisi ciie ne Mullner , ne Grillpantzcr sono nominati nel catalogo. Come per altro il L. Wochenhlatt consacra a pag. 53 un inttero articolo all' Albanese di Mullner ( die Albaneserin ) , cosi credo clie noa sara discaro d' intendere a parlare di lui in questo luogo. Mullner ha in Germania un gran numero di partigiani , e questi gli danno la preferenza sovra. tutri i tragici viventi ,, seuza eccei;l;uarae 1' autore dell' Ifigenia e^el Torquato Tasso. La sua tragedia d' Yngourd attiro sovra dt Tui 1' atteazione della Revue encyclopedique , ed ecco come si esprlme questo Gioruale suir accogliniento fatto in Gcruiania ai iuoi dramniatici lavori. « Le succes qui * couronne les ouvragea dramatiques de » M. Mullner , est un des signes les plus caract^ristiques de » la decadence de Tare dramatique en Alleniagne. Eq vain les » cvitiques eclaircs ont ils relev6 tout ce que ses productionB »> avaient de defectueux et d'absurde. M. Mullner n'en est pasf. » moins persuade qu'il est le regeucrat^ur du theatre allemand ; efe » ses admirateurs exclusifs croient faire beaucoup d'honneur a >» Schiller et a Gothe , en ne les mettant pas trop au-dessous >• de celui qu'ils proclament un second Sliakespear. Es]#rons » que le terns fera bientot justice de ce ridicule engouement ) » et qu'apres une ivresse passagere , le gout uaturel et le bon » sens des AUemands , leur fera uiieux appr^cier le merite eS » rimmense superiorite des chefs d'oeuvres de leurs grands » poptes tragiques. Nous ne fatiguerons point nos lecteurs pau; » I'analyse de la tragedie A^Yngourd ., bizarre imbroglio, dans 3) lequel on voit sans cesse les efiforts que fait Tauteur pour » imiter Shakespear , et sa deploi'able impuissance a suivre les (l) Non e un avvenime to da lasciare inosservato all' epoca in cui viviaino , che due de' piii grand' uominl della Gerinania Werner t Stollierg aVibiuraroDO le dottrJDC prot«stanti per farsi CattoHci. no Ari'ENDICE >^ traces de ce beau g''nie, Evpneiuens sans vraisemblance , con- » fusioa daus le plan, caracteres outivs ct hors de toute na- » ture, evagcration et affectarion dans le style : voila les juge- » mens que les rricitjues Allemaiids les plus sages ont port6 » 8U1- la nouvelle productioa de M. Mullner. t> II L. Wni henblntt dopo aver riportato questo squavcio , si esprime da! suo canto cosi ; • « Nemmeno il piu forte e ardito panegirista del sig. Miillner , » vale a dire egli stesso , penso niai di sollevarlo at disopra di » Goethe e di Schiller, e ne il Fi)glio della tnattiua (rfaJ Mor- » genhlatt) , ne la Ga?zetta elegante (die elegante Zeitung) lo » l^nno ancora onorato del titolo di Shakespear tedesco. Sa- » rebbe ingiusto pero il voier negare , ,che il sig. Mullner non » so Jdisfi ad ogni ricerci , percio che spetta alia correzione » della lingua , allagcessitura ed alia pura nitida risonanza dei y> suoi verm , couie pure ch' egli non conosca molto bene il M teatro , per rapppvto agli elFetti della scena , e che non sia » ricco di narrative poeticUe e d' invenzione , ma questa corona » di bei doni nol rende ancora un poeta 'tragico. Ne la Colpa >' ( die Schufd ) , ne ¥ Yngourd lo iianno per anco guidato nella »'sfera dei Gothe , dei Sciller e dei Shakespeare; ne tampoco 3> vel condurra l* Albanese. » Questo suo ultimo lavoro comparso soltanto suUe scene di Berlino non e ancora stamj'ato. Poesia di alrro genere- Sei dozzine di Iibri poetici, chi lo direlobe ? non ne offrono ch<" due degni di rallegrare 1' autor nostro. Per annunziare chiarameute l' un d' essi converrebbe saperne qualche cosa piu del testo. lo dunque mi liiuitero air altro , cioe ai fraiumenti del famoso poema del Niebelungen , che Gothe continua a ripescare nel Reno. Quanto aHe tradu- zioni, si vede essere etati lord Btjroii e Walter-Scott i poeli favo- 1-iti, e il primo specialmente dalle donne. Fra queste si con- tano la celebre Carolina Pichler ed Elisa di Hohenhausen che Iianno tradotto il Corsaro, e fra gli iioniini aonoveransi Wagner, Th. Hell, Theremin, Arturs di Nordstern, tutti nomi conosciuti favnrevoluienie , e moiti altri. Wi riservo di d.ue su cio la tra- duzione di un articolo dello stesso L. Wochenblatt, intitolato lord Byrrin tradotto dalle Donne Tedesche. Facolta. Contansi 338 scritti teologici e ascetici , fra I quali soltanto due in lingua latina — l3o di edificazionc , cioe 6o PARTE STR\NIERA. Ill Evangeiici , c 70 Cattolici , e circa 100 Pi-edicaton e collezioni di Prediche , di cui ^f^ Evangeliche. Se si ecc*ttiu pero da que- sta massa le celebri ore s[:iirituali ( die Stunden der Andacht ) stau]]'ate per la quinra volta , e i discorsi di edilicazione del- r egregio professore Mdrlin { Erbaunngsreden) ugualiiiente ripro- dotti , tutto il resto vien condanaato all' oblio , e al motteg- gio = Gii scritti di giurisprudenza nou aiuiuontaao a piu di 60. Oiserva F estenscn-e clie i signori Giuristi meritano , soprattutto in Germjfaia , uiolto piii dell' inchiostro burocratico-, che del tipografico. Ma un centinajo e mezzo di opete mediche sup- pllsce per essi , il die , continua egli , si spiega facilniente , quaudo si pensa che tutti i dottori novelli scagliansi sul uier- cato letterario, e dilatano le.rosicature al santo impenetrabile velo della natura. Ma soprattutto egli trova iiicoruprensibile 11 dono fatto da un certo sig. Zwierlein , il quale scrisse tre vo- jumi sulle capre , come le migliori e le men costose nutrici , e da cio trae argomento di desiderare tutte le mammelle possibili air Aiiialtea di Bottiger , perclie allora si vedrebbero accoiTere a succhiar latte da essa quanti \i sono amici delle Muse = Una trentina di chimici e farmaceutici scritti provano che anche gli speziali , avuto riguardo alle proporzioni , non vogliono star indietro dei dottori in medicina. Geografia, Topografia, Storia ed altro. Contansi 1 34 lavori geografici e topogralici , comprese 63 piante e carte Atlantiche, 85 storici , 98 di storia naturale , 48 di agricoltura , 3^ suirarte militare , 23 sulla scienza delle foreste , e tutto cio , dice a buon dritto 1' estensore , fa prova dell' utile attivita del lette- rato Tedesco = i35 giornali, annali, scritti trimestrali , attestano molta superfluita e molta mancanzadt tempo = Le descrizioni di vite sono ugualmente numerose die quelle di viaggi , cioe 28 , e gli scritti di filosofia ammontano appena a 27 , su di che osserva che la cosa andava altrimenti ai tempi delle cicale A'l-Kand. Quelli di niatematica appena a 20. I Filologi hanno lavorato valorosaniente , e oubblicarono cir- ca 70 autori antichi tauto greci che latini , meatre ne hanno 40 ancora sotto la penna. Fra i coUaboraiori si veggouo IJgurare i nomi dei Seller, dei Midler^ del Schmidt e , dei TFagper , Weber y Tennecker y Sailer, Wiechota , Liechtenstern ^ Glass, Schiifer ed altri. 113 AVrENDICb S' inpontra piu dl una dozzina di catechismi , 11 archivj , 9 frattati, 8 scritti fiscabiU, uq numero uguale di descrizioui , 7 magazzini , e tutravia due soli saggi. Egli s'avvenne alti'esi in un' ovma di eanguinoea vendetta, come 91 esprime , eine Spur von Blutrache , contra 1' insigne Voss (\) destinato per la sua nobile ira verso di Stolberg (a), ad udive pill clie non suole esser grato ad un ve'terano , 'clie ami di ri- posarsi sugli acquistati allori. E qui s' apprende die un suo fi- ^lio s' e dedicato a tradurre in versi latini il di lut eelebre Poema di Luigla (Louise) quantunque ne sembri T esito incerto, Sui Fraachi-Muratori e citato nel catalogo una mezza dozzina di operc : gli F.brei sono stati trattati piii ampianiente , ma in- giuriate piu di tutte le Donne , a «iiotivo di un giuoco dato per trastullo ai fanciuUi, e intitolato Variazioni delle Dame. Otto inila volte ( Veranderungen den Damen. Aclittausendmal ). Nel numero degli autori s' incontrano circa l3o indis'idul no- Jjili , al qual ^roposito riaiarca T estensore , che a5 scritti sopra cavalli e cani , ed una mezza dozzina di libri da giuoco com- provano abbastanza che le Muse non sono nialaffette ai cavalle- resclii tratteniuienti (3). Ora che questo riassunto e finito , si permetta anche a me , ma si permetta sul serio una osservazlone. So il catalogo della fiera di Lipsia di quest' anno , la piii recente di tutte , perche h quella di Pasqua , e V analisi fattane nel L. Wochenhlatt , puo servire di un dato onde farsi un' idea qualunque dello stato attuale della letteratura Tedesca , cosa troviamo nel bilancio? Che la poesia e la filosofia hanno ceduto il posto ai ronianzi , che il Teatro getta le sue ultime sciutilie , che i buoni libri son porhi , nientre i Gioruali son ^iiolti , e (i) DilTerente da Giuli-i Vuss detto il Frivvlf). (2) Voss nveva accusato Stolberg d' illiheralismo , perclie Stolberg di- venuto Catlcdico fccc la guerra alle doctrine protestanti. Diccsi die questa lotta sia stata cagione della niorte di Stolberg , il quale n' ebbe troppo cordoglio. Trovasi nello stesso L. Wochenblatt menzione di ua' opera intitolala : Voss e Stolberg , o la guerra del secolo fra la luce e le tcnebre. Non mani ano pero a Stolberg valenti difensori. (3) Alia fine dell' articolo trovasi 1' opinione dclI" Autore esposta in *ersi ( perche in Gcrniania si fa versi su tutto ) , ed essa uou e ch» «aa m.iggior ccnferma di cio che dico, PARTE STRANIERA. Il3 che la frivolezza (i) e 1' friidlzione invasero le sublimi regioai del Genio. Voglia il cielo che la mania romantica e le aber- razioni politiche non distrug^no anche quell' utile Tedescn at- tiviia , il cui crollo sareblie un colpo fatale portato ad ogni ranio di scibile. Ho 1 onore ecc. ecc. * Letter a del sig. dottor fisico C. Ceres A al Direttore della Biblioteca Ttaliana. Vienna a d't 2 3 agosto 1820. Percorrendo alcuni libri stanipati . dl recente in Inghilterra ho estiv.tto un articolo die degiio mi seuibra della nostra at- tenzione e meritevole di occupare un posto nella tanto pregiata vostra Biblioteca. Trattasi di un argoniento che fornjo fin ora Ja disperazione della medicina, e nel quale la filanti-opia deve tener conto d' ogni piii piccol barlume che possa guidai-e il filosofo alia scoperta di qualche fatto utile. Voi vedete che intendo parlare della lirofohia. II dottor Spalding ha inviato hd un ecceltente medico di New York una copia di un Trattato intorno al'a Scutellaria lateriflora { detta in ingl. Scull-cap ) come rimedio curativo e preservativo coutro T Idrofobia. Emerge da quest' opera che la quahta anti-idrofobica di tale pianta era conosciuta dal dottor Laurence Van Der -wien di Roysfieldin in New-Jersey gia fin dair anno 1761, Si rileva che se ne servi per piii di 85o per- sona morsicate da animali riconosciuti idrofobi , e che solo in tre casi si sono manifestaii segni d' idrofobia ; sebbene in tutti fosse J30C0 cousiderevole la quantita della pianta di cui si fece U80 , etl iu due degli accennati casi svanirono i sintomi di detta (1) Eiso<:na nulladinieno avvertire clie quellii niassa immensa di pue- riliia , Ic- cpuli liannj oggi uu 51 gramlc spaccio in Germania , e rjuella faciiita con cui si tlaiino alia luce certi Konianzi e certe Novellette men castigaT^ , Ic quali pol corrono iiegli Almauacchi e vauuo nelle niaui di lulii, e come I'tU'clto di un si^tenla adotrato da alcuni Tipo- graC pi r di trarre la inoltitudlue da fjuella c = altazioae minica , cUe uegli ultiiiii dieci auui s' era iuipu:ises3au di tuttc le teste. Bibl. lial. T. XX. 8 114 APPENDICE nialattia tosto dopo 1' uso di quella pianta. Fa in oltr? aiutui- nistrata a IICO bestie morsicate da aniniali idiofobi , ed in nes- sun caso si e mostrato segnale j^cuno d' idrofobia. L' esperi— mento l"u ripetuto in piii di cento casL , e in tutti fu manifesto il potere della ScutelLu-ia come aatidoto. Si amniinisti-6 questa pianta a molti animali , ed a molti no ; e fu. costaate lo svi- luppo della malattia in que' soli al quali la piauta non venne ^mmmistrata , menrre gli altri non mauifestai-ono la piii leggiera indigposizione. Si aggiunga che il dott. W. G. Nice di Manchester in Vir- ginia ha pubblicato un annunzio dov' egU fa noto che due Ne- gri iiiorsicati da animali idrofobi non meno che due maJAli che trovavansi nello stesso stato fiirono da lui guariti colla Scutella- ria lateriflora. II ruetodo di guariglone consiste uel cogliere la pianta prima che incomiucino , o dopo cessati i giorni della canicola ; cioe o prima dei 3o luglio o dopo i dieci di settembre , e si essica air ombra. Se ne fa una decozione come sarebbe un Te comu- ne , e se ne da ad uh adulto una niezza pinta alia sera , ed alia niattina a digiuno : ad un faaciuUo di tre anni 'f^ ; ad uno di otto ^fs ; ad uno di dodiei '/,. L' animalato deve ogni tre giorni , durante il periodo dell'iiso del rimedio , sospenderlo , e prendere iu\ ece due cucchiaini ( da caffe ) di solfo ben polverizz^to con teriaca , o cio che piu gli aggrada come pUrgante onde f.icilitare le evac>iazioni. Questa cura durar deve quaranta giorni. L' animalato deve aste- nersi dal burro, dal latte e dalle sostanze troppo grasse , dai liquori spiritosi , e sopra tntto dall' umidita de' piedi. La Scutellaria lateriflora cresce ne' luoghi ombroai , acquista r altezza di uno a tre piedi , porta fiori azzurri dalla fine di luglio fino a settembre. Pursh conta nove specie della Scutel- laria in America. La specie lateriflora clie il dott. Spalding rac- comanda contro V idrofoljia , si distingue dalle alcre pel carat- tere.dei rami, per le foglie ovali , semplici , denr.ite e molto acute , le quali risiedono sopra un lungo stelo. La fruttificazio- rie da cui ne viene il nome specifico deriva dalT ascella di ciascuaa foglia de' rami. L' aspetto decisivo e vigoroso col quale si presentano gli esperioient- del dottoi' §paUUo| iutQi^no all' itccennata pi^ta per ?iRTE STRANIER4. Il5 giiarirc V idrofobia , ha attirata 1' attenzione de' medic! aiueri- cani ed iuglesi , e merita, come dissi da principio , la nostra. NuUadiineno diibito forte die nelle nostre contrade dalP uso di tale pianta abbia ad emergerne un efFebto di tanta iruportaaza , e non abbia ad avere la sorte di tante altre piante trovate efficaci iu America e rese vaue quando furono ti-aspovtate fra Doi; il clie accadde deW Agave Begonia nella gifilide , e di tante altre. Mi pare cbe difficilmente 1' uso della Scutel- laria verra da noi preferito alle incisioni , ai cauatici , alia bella donna , alle cantaridi ed al raercurio. Un mio amico attende in breve una provVigioue delT accennata pianta , ed io non trascurero le osservazioni per darvene poi un esatto ragguaglio. Giova per altro osservare che in Germania cresce !a cosi delta Scutellaria galericulata in luoghi paludosi , servendosene un tempo per arrestare la febbre terzana. Questo cenuo ba- stern a invirare i nostri botanici italiaiii a far delle indagmi su questa pianta nella nostra penisola e ad assoggettarla a nuovi esperimenti. Non tacero finalaiente clie un certo F. W. Sieber teste a Monaco ha pul)blicata un' opera con cui dimostra la possibihta amiuessa gia da Boherave e da altri pi-atici di un vero antidoto cbntro un cosi reo e cost ostinato contagio : assicura di averlo apprcso in Oriente, e promette di palesavlo nietliante il sostegaa di qualcbe goveruo (i), Aggradite , ecc. ecc. (i) Di quest' oper» •I'liiamg dato F analiti ntl vol. 19.° paj. 489 di f^Dcsta Lililiottca. 1 1 6 A r 1* r, N D I c E PARTE IL SCIENZE, LETTERE ED ARTI ITALIANE. JPlscorso del sig. Igiiazio Fumagalli , v'lcesegretario dell' I. R. Accadeinia ., letto nella pande aula del- V I. R. palazzo delle scienze e delle arti in oc- casione della solenne distribazione de premj del- 1 1. R. Accadcniia delle belle arti fattasi da S. E. il sig. conte di St: r \ssolt)0 ^ preside/ite del gover no in Mdano ^ il giorno ag agosto 1820. T '. . .... ..." Xj investigave le origini di queste noblli discipline , le Arti del disegno, apjiai'tiene alia storia, ed opera ella e del lilosofo e del dotto archeologo ; il riconoscere le fonti della loi-o belr Jezza dcbb' essere T occupazione delT artefice , perche il vaoto della loro remota anticluta non auaienta il pregio di cui ora vanno altere. Che T Asia sia stata la culla delle prime popola- zioni; die i tipi priinigenj di queste arti siano usciti dagT In- diani , dai Feuicj , dai Cinesi e dagli Egizj ; clie dai loro geroglifici, da cifre uon pur anco interpretate , da rozze rappresentaziom di aniuiali , da adorati mostri , dalle spelonche e dai niiniati Lari ne deriva.ssero il Pai'tenoue , la Venere di Coo , il Glove di Fidia , tutto cio e argouienio di vasta e profonda erndizione i ma non forma 1' osgetto priiiripale delle ricerclie dell' artista. E clii non sa che tutte le produzioui dello spirito uniano, prima di attingere quel grade di perfezionaniento di cui sono suscet^ live, furono grette e mescliine? E v' lia chi ignori die associate, esse alle viceude delT umana razza ne corsero 1' eguale fortuna, e cl;e silite quindi gradatauiente ad uno stato di fioridezza , cad4fttE ITVLIANA. TI^ iuperficie piana parimente efFiciata , la quale uon s6lo le forme ^ uia le altre qualita della nafura rappresenta. Ci lia una norabile diversita fra la j^ittnra e la scultura , fd ognuDO die abbia qualclie tatco pracico in queste arti ne n^ luane di leggieri convluto , perclie, rli cliversn meccanismo e-d artificio aiuendiie si servono per 1' imicazione. Posto il modello naturale socco lo sguardo , trova il pittore coi colori rlisposti sulla sua tavolozza i varj tuooi ddle tinte iniitanti f[uella cute eotto di cui scorre il sanauf ■, quella trgsjiarenza e lacidezza f;he riceve 1' utnore cnstallino dei:li occlii , quella gradazione di vermiglio di cui souo incarnate le labbra secoudo le difFerenti eta , la variata e lucida tiiira ctie preseutano gli ondulanti od arricciuti capelli ; trova in fine il rossore verginale , la sparu- tezza dell iuopia , il pallore della morte. Assistito videversa lo itatuario di uiiuori uiezzi , e costretto a maneggiare una material che uon si pre^ta alia sottigliezza , trasparenza e varieta delist Datura , vi supplisce arciticiosauiente , riduceudo lisc^ aloune parti(^ altre gregge espressaniente trattando , yirocura con trafori di ottenere leggerezza , altera alquanto gli sporti e le incassature, id ommette tutto cio che percQS50 dalla luce in tutti i punti diminuirebbe o distruggerel)be 1' eil'ecto del suo lavoro. In fatti sostituisca il pittore al niodello uaturale una testa grenamentef scoliiita , ed avra sott' occhio elegaati e ben tornite forme ; uia oltre la privazione delle tinte cercliera invaho e clslia c pupille dotate dalla natura di una grande u:obilita , perche destinate precipuamente all' espressione. Oil potessimo noi contemplare que' prodigi di greco pennella tinto decantati dalla storia del- 1' arte , il Gialiso di Protogeue , clie salvo dal saccliegsio una titta, le Alcmene e le Elene di Zeusi , la battaglia di Maratona dipmta nel Pecile di Atene da Polignoto , le produzioni di Par- rasio , di Apelle e di Etione , che la delizia ed insieuie la nia- gnificenza formwono di Alessandio , di tanti Monarchi e di lante citta ! noi saremmo allora appieno convinti del divario che corre fra le due arti , sebbene sorelle; noi potremnio allora , oso dirlo , prendendo a copiare quelle opere , arrischiarci a porre in non cal& la sovrana maestra. Ma sgraziataniente piii uon esistono : col lungo volgere degli anni tutto sconiparve , e •r incrosiati eucausti di Pouipeja e di Ercolano saUati dalla disfruzione da ua agcnte distruttore , quantunque siano amuii- randi ed evidenti tcftimonj del valore di uoniini souimi , non CI ( ompensano pero di una perdita infioitamente maggiore ; d'altroude poi 1' Apenniao e un lungo spazio di terreao da noi li separauo. ■ Non e percio che il pittore nell' espriuiere le passioni che principalnienie si manifestano nella parte piii nobile del corpo uuiano abbia a daie uu bando alle reliquie di greoa scultura. Egli SI allontanerebbe allora dallo scopo importante , la bel- leaisa, Auzi psr quanto pocbe quell* reliquie elle siaaQ a fronte 120 API'ENDICE tleir infiulta moclificazione cJegli affetti . per quaiUo la materia cli ciii sono elleno coniposte sia priva delle qiialita indispensa- hili )Ter la pittonca imiiazione , vogliono essere tuttavia le nornie clie i! pittore deve scguiie onde ovviare quei difetti clie co- immeuiente ne'niodelLi naturali s' incontrano : se non clie biso- gna ch' egli se ne stia ben guardingo nell' ap))licarle. E a que- 6to scoglio clie vanno a battere i Iragili intelletti. Pui- troppo gi scovge ben di sovente T augusta fronte di Giove gravida del presente , del passato e dell' avveuire applirata ad un oonta- dino o ad un niiserabile, sul di cui viso dovrebVjero rafligu— rarsi i solrhi luipressivi dalla fatira , dal disagio , dal rigore della sriagiira : ])iir troppo e gli occlii bovini della Dea della sapienza e (juelli delF altera Giunoue , qnali ii descrisse il di- vijio Oiiiero , si veggono iiicassati nelF umil fronte della Ver- giue di Nazaret ; e pur troppo ie forme taurine del domatore dei niostri sono spesso prostituite perfino ai cinedi. La bellexza id^ale non si ronfa a tutti i generi di espvessione di cui lia bisogno il pitiore. I Greci hanno elTigiate le loro di- viniia con caratteri ad esse proprj e convenienti . e scansarono que' tratti die dar potevano indizj di passion e. .11 riposo del- r aninia riguardato da Platone come uuo stato di mezzo fra il piacere e la pena ammette una leggiere espressione , ed esclude quasi totaluiente 1' alterazione del segui visibili , per cui da qiiesto accordo e dalla recljiioca elisioue di qoesti sensi ^atLirisce 1' alta bellezza. Laonde la tranquiliita ed . il tiposo jiossono considerarsi nel tempo stesso come una conseguenza di qiiella compostezza e severlta si raccomandabili agli occhi de' Greci , i quali riguardavano un uiovimento troppo precipitato od una contorsione come contraria alle idee della costumatezza eu aunuuciaute una sjiecie di rusticita uelle niamere. L' idea siiprema di ((uesti principj si trova iuipressa in tutte le figure della divinita , di modo che le immagini di Giove ed anche (juelle de' Nunii subalterui sembravano esenti da passioni. Con siuide sagacitii operavano gli anticlii artefici nclla rapjiresenta- zTone delle figure degli eroi , non esprmievano affezioni umane die non convenissero all' uoino saggio , il quale sa contenere il ftioco delle passioni , e non ne lascia sfuggire che delle scintille , aflluclie quelli die lo onorano e die cercano di esa- niinarlo , possano indovinare cio die succede nel di lui animo. !Non si srorge sul viso de' Numi e degli Eroi dell' antichita nc r ana fina e scaltra , ne lo sguardo ironico e maligno , nia vi si scopre la calma e la contidenza accoppiate alia francliezza ed al candore Ora se questo canonc , se questa inassima filo- sofica potra servire proficuamente al pittore per rappresentare la divinita e tutti quegli enti die lianno con lei rapporto o a lei b' avvicinano , non sarii confacente per tutte le altre figure ric!iieste dalla storia o dagli argoiiienti pienl di passioni e di aii'aani , perclie adottandola iadietintameate in o^ni volto , ia TAKTE ITMTANA. 12 1 «gni figura , verrebbe ad escludere la varleta , a stampare un eeiiprale cavattere di fisonomie , quindi queste tornerebbero fredde ed insignlficanti , di uuifornie espi'eosione , peitiuenti ad una sola ftiuiiglia , fuori del verisiniile, Koi abbiamo , eglL e di fatto , oltre i simulaci'i delle Divi- uita delle opere greclie veraiiiente poitgntose , dove V Ssjires- sii)ue si riscontra a quel grado di subliniita clie sforza ad inar- care le ciglia , e dove 1' alteraiione serve niii-abilnieme all' uo- po ; le quali opei'e giovano infinicauiente il pittorc. II jjunta pero sta nel considerare , convien lipeterlo , T artiiizio ado- perato dallo statuario, e nel saper disceniere in esse la giusta ]>roprieta •di quel senLiiucnto cli' egli La voluto esprimeve. 11 fare del Laocoonte uii martire della nostra rcligione sarebbe incorrere nel falso della espressione , perclie il martire soffre con ilarita e con rassegnazioue , ii Laocoonte grida , e sia detto' con pace di Lessing , grida a tutto potere. Per quanto poi il pittore debba attenersi alia nobilta delle forme ed appigliarsi pi-*feribilmente alle greclie , cio nondinieno gli e lecito ([ualche volta 1' allonranarsene , il cbe non si ad- dice alia scidcura. II troppo grecizzare , parlando di fisonofliii- , Iflngi dair accrescere V csjiressione , la snerva e ne toglie la verira. Iinperocche le stessn forme caricate contribuisrono ml eoufronto a dar risalto alia bellezza ed all' espressione , in cjuello stesso modo die il sagic|| tragico al coraggio contrap- pone la vigliaccheria , agli atfetti piu dolci le fiirie , al candore la nialign.ta la piii nefanda. Un ceffo aroigno conrrapposto ad una fisonouiia nobile e delicata aumenrera scambievoluiente 1' espressione di amendue i cai-atteri. Non sono rari gli esempi di questo partito negli uoniini sommi. II Giuda collocato da Leonardo vicino a S. Giovanni e non discosto da Cristo fa un maraviglioso contrasto oolle forme divine dell'Apostolo e del Ri-tlentore ; cosi d Donicmcliino nel martirio della vergine A<^nes«^ nitenue tutto cjuanto T efletlo del raccapriccio col volto del- r atroce e freddo carnefice pre^o* ad iniprestito da un vevo sicario , e con cjuelio della Santa tolto verainente al jiaradiso. Non meno i Greci stessi sentirono il niagico risultato di que- eti contrapposti. Noi vediamo spesso nelle composizioni effigiate sopra i vasi figulini i protervi e drforuii satin framniisti alle leggiadre ninfe , e lo stesso Dio Pane sedere nelT Olimpo coi niaggiori Numi. Si persuadaiio una volta i sostenltori del bello ideale , die la vera subliniita consiste nel dare ai varj caratteri delle figure di cui e couiposta una scena pittorlca la giusta loro jiarcioolare espressione ; clie uno die debba essere estenuato per disagi , per nidlori e per le alllizioni urtera all' occliio delF uoiiio pen- satore se con nieuibra lacertose e ben tornite sarii rappresen- tato ; «lie le opere del Mantegna , del Durero , dei Bellini e ^i tout' altri quatU'ocenUiti , couieche mancbiuo di veuuita « 122 APPENDICE leggiaclria , contengono un maschio sapere dal lato clell' espi'es- siiuie , la quale le fa anreporre alle fisouomie leziose tutte ino- dellate ad uno stampo che scontransi sovente nei quadri della nosrva eta; clie Rallaello , il pittore per eccellenza , colPavere stiuliato quelle opeix , la natura e "i^ntico giunse ad inipi'iniere ai -volti dei tre augioli, .che iiiinacciosi sono in atto
  • o che comljina a quella tale PARTE ITALI\NA. 123 tlata attltuJine accresce forza anco all' espressione e trasporta r iiiimaginazione dell' osservatore. Cosi operarono i Greci , cosi JMicbelangelo , e cosi gli sciilrori sommi. Contuttocio , ad onta clie lo statuario abbia de' niodelli rhe per essere deposirarj del snniniO sapere nelT arte sua gl' infi- ruaDO una cieca ed uideclinabile imitazione , non deve tr isou- Xare di \olcersi alia luaestra di qucgli stessi die 11 produssero. Trovera senipre in lei bellezza ed espressione che non avrebbe ininiaginate , e die ritraendole renderanno senipre piu prege- vole il sue Iqvoro. 11 Teseo e 1' Ilisso di Fidia decoranti una volta la fronte del Partenone , i di cui gessi yer sovrana niu- nificenza aniccljiranno quests aule , se non fossero massi colos- eali , si direbbero forniati sul uaturale , tanta e la natura e la verita che in essi s' incontrano , ne diverse'da quelle sono le opere del vivente Lisippo. Giovani aliuini ! avrei bramato di troncai-e le niie riflessioni «u questa yiarte di estetica dell' arte , ripetendo\-i 1' Oraziana sentenza die per esprimere bisogna sentire , per eccitarnii al pianto fa d' uopo che tu pianga dapprima; lua essa non baste- rebbe : le arti imitative , sebbene abbiano comuni i precetti colle arti dtscrittive , e tendano egiialniente ad allettare , \-a- riano pevo notabilinente sui mezzi di esecuzione. Da un' f;in- ciullo o da un idiota senza coltura usciranno naturalniente nel raldb della passione de' concetti talvolta sublinii e conimoventi. L' iiiiitatore dei segni esterni prodotti dalle uiuane affezioni sia pure dotato di tutta la possibile immaginazione , provi pure in- ternamente tutto il seutimento delle niedesime, non potra se- guire i fuaaci nioti con cui si palesano , non potra esprimerli se non avra una profonda cognizione della niaccliina die aoi- 8ce , se non ei sara incessanteuiente esercitato al disegno sui j;randi niod«lli , se non si sara avvezzato o colla replicata con- templazione <> con istenografici ricordi sulla natura ad arrestare il rapido passaggio dei segni medesimi , come fecero Leonardo e tant' altri celebcniuu iiuitatori. Per coniprendere quanto sia indispensabile questa pratica onde non travedere , considerate 9olanien,e i due esrremi afFettl , il piauto ed il riso : si per la gioja che pel dolore vengono compressi i vasi lacvimatoi , e stillano questi per sensi si opposti V egijale umore. E quanta versatllita non ha data la natura all' o"; bicolave delle labbra'' O come la configurazione di ((uesto niuscohi diventa multiforme ai differenti impulsi che riceve dalle articolazioni , aspirazloni ed inspirazioni ! II cogliere il precise punto d' una data espressio- ne , il fissare la linea intermedia senza dare in caricatura , il- mantenere la nobilta, dovendo pur esprimere uu sentimento che seco porta alterazione , non si addice che a que' perfinaci intelletti i quali siidarono a raffrontare sulla natura e suH' an- tico quelle jiarti da cui speclilmente trapelano i diversi affetti. La coafigurazione del vifio n delle estreniiti dovete roniideraiJa 124 APPENDICE come 1o studio piii iinporrante , perclie non solamcntc , se-- conflo Wiiickelmann , I'accliiudorio la vita, il movmiento, T espres- sione e V azione , ma perche riesce piu difficile eziandio a im- padronii'si della forma di c|Ueste parti , la quale serve soprat- tutto a determinare la differenza che passa fra la bellezza e la deforinita. Yo! troverete non pochi volumi che versano intorno a que- ste vastissime dottriiie ; svolgeteli e ditfidare di tutti. Egli 6 col cremiato questo progetto per la piania giudiziosa e corrispon-, dente alle prescrizioni del programnia , e per 1' elevazioue bea condofta e di buono stile. Se ne trovo autore il sig. Francesco Durelli , alhevo dell' I. R. Accademia. PITTURA, — Pr.oGUAMMA. ^elisario cieeo accoglle gli atti ricoiioscenti d' una rustica faniiglia , da lui ua tempo salvatc^ tlalLi strage degli Unni. Scena descriita da Marmontcl. N.° I." coll' epigrafc — O tu che forse lagriniando vai — Del- r esul cieco sopra i giorni amari, ccc. — Si distingue j)er una certa vagliez/a di colorito , liberta di tocco e aruionia dell' ef- fetto. 2.° — Y a-t-il au moiule ua inortel plus heureux que moi? — Ila alcune parri accuratamente trattate , principahnente nel pro- tagonisra e nelle due figure virili. 3.° — Virtus ubicuinque fe- lix — E d piu giudizioso nella composizione, ed il piii nobile nella espressione. Essendo pero ciascuno degl' indicati quadri troppo evidenteniente niancante in piu d' una delle qualita es- genziali dell' arte, senza un discreto accordo delle quali non saprebbero gli artisti aspirare all' onovevole distinzione del pre- niio , fu co3tretta la Commissione a rinunciare per quest' anno al piacere di coronare gli sforzi dei coneovrenti di questo raiiio importante delle Belle Arti. SCULTURA. — Programma. Issione che nel Tartaro vieno legato dalle Furie alia ruota destinata pel di lui supplizio. N." i.° coir epigrafe • — • Tortosque Ixionis angues - Imina-> neinque rotam et non exsuperabilc saxuia — La Commissione preiiiio fjuesto unico bassorihevo , di cui si trovo autore il gig. Abhondio Simgiorgio , allievo dell' I. R. Accademia. Vi tro- vo singolarmenie commendevole la composizione e la disposi- zione de' grupjii , in generale assai bene sentite le forme e ma- neggiato il aiodcllo. Vi c%vrebbe bramata alquanto inaggior espres- sione di forza nelle due Furie che s' apprestano a legare le braccia d' Issione , come pure niaggior nobilta nella figura di Mercurio , e l' omniissione dei due niostvi iutrodotti , perche poco conform! al carattere de' socgetti d' antica niitologia. DISEGNO D' ORNAWENTI. — Peogramma. Una imtra, un bastone pastorale ed un faldistorio per un Arcivescovo , esclusi i riti orientali. Dei tre disegni pvesentati al Conrf)rso la Commissione premio il N.* 1.°, porrante 1' epigrafe — ■ Purva parvus — di cui si trova autore il sig. LeopoHo Lavelll , alhevo dell' I. R. Accademia. Vi lodo la composizione, segnatainente del bastone pastorale, c la bella generale esecfizione , e desidero una forma diversa nella parte inferiore della fronie del faldistorio. Riscontro nel M." 2." cnir epigrafe . — ■ Ad altro scnpo non mho che cl' avan- .^ariiU neir arte — il fianco del faldistorio incorrispoadeute alia PAUTE ITALIANA. 127 iVonte, ma nel coraplesso flei disegnl alcune pavtl bene cseguite. Nel N.° 3.° — Chi laai comincia nort finisce luai — trovo coiii- iiienclevole il fakllstorio iucrociccliiato , e T esecuzione in geue- rale uon pnva di merko, Concorsi di seconda classe. Giudizj delle. Coiniidssioni permanend. TREMIATI. ARCHITETTURA. — Per 1' mvenzione , il sig. Andrea Pizzala, milauese. Accessit i sigaon Ottavio Pere^ri«i , di \' alcuvia , Gio- vanni Oggioni , milanese. Per gli ordiiii archiietronici , il sig. Luigi Castelllni , berga- tuasco. Accessit il sig. Giovanni Ghielinetti , milanese. FIGURA IN DISEGNO E PLA.STICA. — Per V invenzione in diseguo , il sig. Vitale Sala , milanese. Accessit il sig. Ainbiogio Eiva , iiidauese. Per r invenzione in plastica, il sig. Giovanni Piazza ^ di Viggiu. Accessit i siguori Alessandro Putinati^ Veronese, Giovanni Fan- toni , bresciano. Scuola del nudo. Per Pazione aggruppata in disegno , il sig. Vitale Sala , mi- lanese. Accessit il sig. Ismaele Ferrario , milanese. Per Tazione semplice, il sig. Carlo Picozzi^ milaneae. Accessit il sig. Aiubrogio Riva , milanese. Per r azioiie semplice in plastica , il sig. Girolaino Rusca , milanese. Accessit il signor Alessandro Putinati , Veronese. Sala delle statue. Pel gruppo disegnato, il sig. Santo Trolll, di Laveno. Accessit il sig. Pietro Agostinettl , piemontese. Pel gruppo in plastica, il sig. Alessandro Piitinnti , \eronese. Pel disegno dalla statua , il sig. Carlo Bellosio , milanese. Accessit i\ sig. Giovanni Kolhler , di Vienna. Pel biisio disegnaco , il sig. Carlo Borde , bresciano. Accessit il sig. Carlo Corti, milanese: Pel bnsto in plastica, il sig. Aiuadeo Induni , svizzero. Ac- cessit il sig. Ambrogio PinciruU , milanese. Eleinenti di figura. DisegDatori dal vilievo , il sig. Giovanni Cairo , di Codogno. Accessit il sig. Carlo Terrazza , milanese. Disegnatori del nuda dalla stampa , il sig. Cristoforn Recalcati, 4^1 Sovico, Accessit il sig. Francesco Porta , milanese. Scuola d' ornamenti. Per r invenzione , il sig. Francesco Spiegl , di Vienna. Disegnatori dal riiievo, i siguori Aurelio Alficri , iiiilane'e , Giovanni Bertini , ii\i\iaeae. Accessit il s\'^. Aristoiuene Ghislandi, wUcUiese. 128 A P I' E N T) I C E Disegnatoli dalla srainpa , il sig. Lnigl Brnmati , tli Vaprio. Accesslt I siaiiftri Francesco Citcno^ uulanese , Bernardo Pied- nini, milauese, Carlu !^ala, niilanese, Andrea Fleisncr , bergamasco. Prospcttiva. II sig. Giacomo Buzzi , uiilanese. Accessit W. s\g. Giovanni Og- gioni , niihmese. O P E R E P E R I O D I G II E. STATI PONTIFICJ. QpuscoU letterarj di Bologna , fascicolo XIV. Pozzetti Poiiipilio. La vita di Francesco Guicciardini. — To- gnetti. Cenno biografico del P. D. Pompilio Pozzetti delle Scuole pie. — Bruni. Degli Etruschi e della loro' favella ; coiisidera- zioai. — Fabri Douieuico. Contiauaiiioae delle letteve fauiigliari. Giornale Arcadico di Roma , fascicolo XX. Scienze. Notizie sojira nuovi osservatorj actronoiuici. — Sulle, pietre meteoifiche , del sig. Laugier. — Natura e riiui'dio dei carciaonii , del sig. Fermlnelli, ■ — Acque ininerali di PozzuoU ^ del sig. Miglietta. — Risultanienti della cliuica niedica di Bo- logna , del sig. T'oinniasini. — ■ Manieia di leiidere la carta si- mile air avorio , del sig. Einsle. Letteraturo. Lettera del sig. Aiuati sulla iscrizlone di iin aimi- lero greco. — Italiade , del sig. Eicci ( fine dell' estratto ). r— Amor patrio di Dante, del sig. conte Perticari (secondo estrat- to). — Saggio sulla rendita dei proprietarj delle terre , del sig. Walthus. — L' Ungheria T anno iCjS, del principe Monte- cuccoli. — Novella intorno a Vnleriaiio da Forli. — Viaggio in Grecia , del sig. Pomardi (2.° esiratto ). — ■ Ricciarda , tra- gedia del sig. Fosrolo. Belle arti. lucisione in ranie del sig. cav. Giuseppe Longhi. — Lettera del prof. Biignoli sid sepolcro d'Ertole 111, duca di llodeua. — Vaneti. — T.uola uieteorologica di agosto. PARTE ITALIAN!. IlC) BIBLIO GRAFIA. REGNO LOMBARDO-VENETO. Orazioni sacre delV abate Vlncenzo 3Iocchetti puh- blico professore neU I. R. Glnnasio di S. Alessan- dro. Aggiunto u?i Discorso accademico sopra la veritd nelle belle arti. — Mllano ^ I8:^o, dai tipi di Gaetano ]\Iotta , in 8." di pag. 296. Questo volume e dedicate) al sig. Conte Gian Maino Aiidreaui con una lettera dalla quale torreiiio il segueate paragrafo, « Di una cosa , cJie e di qualclie luoment'), vi deggio , illustrissimo 8ig. Conte , fai'e avvisato , e qitesta si e , che avendo io in dif- fprenti circostanze tessute ie uiie or.izioni, ed alcune composte per coinpiacere agli auiici , altre negli avauzL che mi restavaao dopo gli ufficj di profesooi-e in queste pubbliclie scuole di S. Ales- saudro, ne troverete alcune clie sentouo uu poco di negligeuza o di eta giovanile, rua io fui d' avviso ( lo fa avviscUo che fu. d' avvLso ) di nou x'igettarle, perclie varj essendo i peusieri de- gli uomini , uoa dispiacera torse a taluao la natur ;le e semplice eloquenza , a-attandosi di verit.i imporrautisiiine ; e a tal altro que' rettorici fiori di che suole aiidai'e in traccia sovente un giovane oratore che studiasi di aljbellive il suo tenia. Voi coU tissimo come siete , mi ricorderete quella oj-aziaua senteaza Si quid tamen oliia Scripseris , in Mceci descendat judicis aures , Ef patris et nostras ; noiiuinque pretnatur in annum ; Ma io amo piii presto dinieiuicare per ora il graude precetto del Venosino , anziche uon periueltere alia mia venerazioae e riconoscenza verso di voi una dolre opportuui'^a di accertarvi de' sentuuenti lore smceri e profondi ; e a dispetto anco del niio auior jiroprio che vorrebbe presentarvi cose e piu degu^ di VOI e piu adatte al railniato gusto moderno , mi io ardito d: pubblicarle a. Abbiaiuo riportato questo aquarcio , acciocche il publjlico , se puo, passi per buoua all' autore ana tale dichiai-azione. in quanto a Doi, essa lia bastato per disavuiare la nostra critica , la qual- nou avrebbe mancato di trovar pascolo in questo voliuue. Ci liniiteremo ad accenuai'e a' nostri lettori gU argomeiiti dell* Orazioni in esso conteaute. * I. bopra r Invenzione djfJla Santa Croce. nibl. Ital T. XX. Q l3o APfENDICE II. Sopra Santa Marghenta da Cortona. III. Sopia S. Girolaiuo Miani. IV. Sopra I' Immacolata Concezione dl Maria Vergine. V. So})ra la gloriosa Assiinzione di Maria Vergine. "VI. In occasioiie di una Cliiesa riaperta , detta il Foppone del Venerando Spedal Maggiore. VII. Sopra Santa Savina matrona Lodigiana. VIII. Sopra S. Francesco da Paola. IX Sopra Santa Marcell.na sorella di S. Arabrogio. X. Sopra Santa Teresa. XI. Sopra S. Gaiidenzio Vescovo di Novara. XII. Sopra il Beato Pacifico da Cerano. XIII. Sopra S. Andrea Avellino. XJV. Sopra la Beata Giannetta da Caravaggio. Discoi'so accadeniico sulle belle arti. Collana tlegli antichi Storici Greci volgarizzati. • — llilano , 1819 e 1820, in 8.°, dalla tipografia di Gio. Batt. Sonzogno. Nello scorso 1819 il sig. Sonzogno ha date principio a que- sta raccolta , pubblicando in un volume Ditti cretese e Darete frigio , storici della guerra Trojana , volgarizzati dal cavaliere Compaenoni. NelT anno coiTente ne pubblico altri tre volumi che sono il I." e 11." della Biblioteca storica di ZJtotioro siculo, volgarizzata dal suddetto, le nove Muse di Erodoto alicarnasseo, tradotfe fd illustrate dal cav. Andrea Musloxidl corciresc , vol. I." L' edizione e adorna di rami. Le Poesie siciliane anacreontiche dell' abate Giovanni Meli , colla prima traduzione italiana in versi a frontc. — Milano^ 1820, per Gio. Battista Son- zogno , in 12° di pag. 174. Rapporto del Conte Folchino ScHizzi ^ Reggente de- legato al civico Orfanotrofio de maschi della legia cittd di Cremona sullo stato dello stabilimento nelV anno scolastico 18 19-1820 letto il giorno 19 agosto 1820 in occasione del pubblico saggio di studio e d arti meccaniche dato dagli alunni delV Orfanotrofio suddetto^ e della solenne distri- hiizione de' premj. — Cremona , presso i fratelli Manini. Un opuscolo di^pag. 18 in 8.° Dal canto delle lettere , com' e nostro ufficio , risguardando il lavoro deir egregio giovine sig. conte Folchino Schizzi , del PARTE ITALIA.N.4.. I 3 I quale piu volte abbiamo fatto onorevole menzlone in questi logli , noa possiamo che tribucarnli siaceri elogi per la sempli- cita insieme e correzione del suo stile , e per T iadustvia colla quale diversamente espone pensieri dello stesso genere , ove parla della condotta degli allievi mei-itevoli di lode , e dell' ag- giudicazione de^ preuij. Soggiugnereiuo soltaato essere a uostra cognizione , che alio zelo instaucabile p veraceiiiente filantropo del sig. Coute Delegato , alia saviezza ed abilita de' siguori maestri e profeasori , non che alia buona indole degli orfanelli istessi sono dovuti i grandi progressi che fa lo stabilinieiito nella morale disciplina , nello studio delle lettere e nell' esercizio di quelle arti ujeccaniche , dalle quali devono ricevere in seguito couioda sussiscenza questi poveri figli dalla clemeaza del So- vrano e dalla carita pubblica ricoverati , aliiuentati ed istruiti. U Elettromoture perpetiio. Trattato delV abate Giu- seppe Z AM BON I , nno del quaranta della Societd itahana delle sclenze , professore di fisica speri- mentale ecc. nell I. R. Liceo di Verona ecc. Diviso in due parti. Parte I. — Verona^ 1820, tipografia Merlo. Un vol. in 8.° di pag. 298 con figure. Altre volte si e parlato in quesra Biblioteea dei ritrovati del valente fisico Zamboni , e della pila elettrica a secco , alia quale vorrebbesi ora sostituire il nouie di Elettroiiiotore perpetuo , cioe sorgente perenne di elettrico seuipre in moto , perche tale lo prova r esperienza di sette e piu anni. In quest' opera egli ha creduto opportuno di rifondere la dissertazione da esso pubbli- cata in \ erona neir anno 1812; alciine lettere inserite uel gior- nale di fisica ecc. di Pavia, e la lettera all' Accadcniia R. delle Scienze di Monaco , stampata pure in Verona nell anno 1816. Ripigliando egli la cosa dal suo principio ha ordinatamente an- noverato tutti i passi e le nuove scoperte da esso fatte in que- sta materia fiao alio stato preseute al quale ha condotto il suo ritrovato. Egli si e studiato di esporre la cosa in luodo , che il ragio- nare scientiiico tornasse facile ahresi a qualunque colta persona ; riniane tuttavia alcun niotivo di dubitare che troppo a luugo abbia egli scritto per chi e istrutto uella materia , troppo poco per chi ne e igusuro. Ai primi per esempio iuutili riuscir debbono in gran parte gli articoli dei fenonieni o Siegni elettrici e loro causa, deir elettrometro , della tensione e carica elettrica, del- r atmosfera elettrica cli jjressione, della influenza dell' atniosfera elettrica di pressione nell' elettrico naturale dei corpi circon- vicini, della influenza scambievole di due atmosfere elettriche di pressione ; dell' atmosfera elettrica esplosiva e quindi del iSa APPENDICB passaggio dell' clettrico da uno ad altro conduttove , del png- eaggio deir elettrico da un tonduttore ad un ieolante e vi- ce versa , del J assaggio da un conduftore a un seiuicondut- tore e vireversa , dei movmienti elettvici di attrazione e di rij'ulsione , di attrazione e di ripulsione a vicenda ; dclla fa- colr.i elet.tr..niotriie fra secro e serto, come tra imiido eiiniido, delld costru^ione e degli efferti della pila Voltiana , della teoria fisica di-lla } ila niedesiiua , della identita del fluido agente nella fula Voltiaaa con quello che opera nelle ordinarie iiiaccliin© f ietrriclie , e generaluienre turti gli artiroli della parte I, tro- ■vandoci noi ancora m aspettazione della seconda. Nun pnssi inio pero a meuo di non lodare la chiarezza e la precisione delle idee porrata nella esposizione di tutti i feno- lueni clettrici , e troviaiiio pure degno di comniendazione 1' av- Tisnnenvo dell' A. di avere s|~arso per tutla T opera uiolte figure in legno , atte a spiegare le sue idee, i proposti meccau suii , *^d an. lie molti effetti dei niedesiixii , e queste disposte per en- tro alle paguie, senza clie con grave inoomodo , come di fre- quente avviene , ricorrere si debba alle tavule postc in fine di vin l.bro. Avvertiremo solo , clie laddove si parla della identita del fluido agenre nella pila Voltiana con qiiello che opera nelle otidiuarie uiafcbine elettriche , esposti veggonsi esattaniente i princiiij uiedesimi , e qvi :si le dimostrazioni rhe date furono aui])iamente nella bella menioria su questo argoiuento pubbhrata in I'avia. Riserbaudoci a parlare della seconda parte , die forse sara la jini iiii| oriante e curiosa , oi congratuleremo coll' abate Zaiuboni ycr le cure indefesse clj' egli j'resta all' incremento della scienza fisica . ed alia isunzione de' suoi discepoll « ^ quali questo libro e particolavmeute dedicato. DelV orig'ine de' Sacrifiz/\ Dlssrrtazlone del cavalierc Giuseppe De (esjbe. Seconda edizione. — Fila- delfia, 1819, in 3.' di pa^. wo, oltre pag. xlvi di note. « E questa la seconda edizione di un' opera , 1' argoniento della quale, dice 1' editore , nessuno avea trartato di proposito prima dell' auiore V origine del Sarnfizj era soggetto di filosofiche in- vcsrigazioni ; con quauto apjiarato di erudizione e cou quale S(iuisi(e/,za di raziocinj sia stato alia fine sviluppato colla face della storia , e dietro 1 poclii cenni lasciati per incidenza negli scritti degli autichi , sara di gradevole gorpresa il desumerlo dalla prebente di-sertazione a chi per lo innanzi letta non aveala. Gia da pju anni non se ne trovavano copie in commercio, e la compiacenza di appagare 1 votl del pubblico letterario ci ha era indotti a ristampaila , nelJa certezza che verva aacor piu fiVRTE ITVLIATSA. Io3 fevorevolnieHte accolta do)DO If varie corrczioni fattevi dall' au- tore medesinio still' unico e8em|:ilare che presso di lui riaianeva della prima impressione navoletaua. » Gli uoniini pnmitivi e eelvaggi non trovando in loro niede- siiui e ne' loro simili le cagioni de' inmcipali f^nomeni della nacura, concepirono T idea di esseri invisibdi regolatoii di questi fenomeni. Quindi il desiderio di rendc»-seli favorevoli, quindi V origine de' sacnfizj. Questi furono di due specie : la prima consistette nello svenar enti animati sugli alrari de' uuaii e nell offrirne ad essi le carni, e tali sacrifizj si dissero cruenti ; V altra in presencare o versare sugli altari stessi fiiriiiacei , fiuui , aroini , acqua , mele , latte , olio, vijio ed altri prodotti del suolo , e questi sacrifizj'si dis- sero incruenti. I sacritizj umani entrauo nella prima classe, e 1' autore nvistra eome fossero celebrati non solo da tutte le antiche nazioiii del globe, ma anclie da una gran parte delle nazioni rozze e sei- vaggie venule di fresco alia nostra conosceaza per le scoperte de' viaggiatori. Noi non seguiremo punto 1' autore in tutre le prove clie iu ap]ioggio del i\xo assunto lia ricavate dalla lettura de' classlci anticlii e degli scrittori inoderni ; ma ci limiteremo piuttosto a qui riferire la conclusione della sua Dissertazione , dove a sette punti egli ristringe il succo e il soggetto della sua opera. Essi si ridurono ai seguenti : I." Clie gli uomini primitivi e selvaggi ne' da loro fantasticati nsscri divini non poterouo supporre se non i bisogni e le iias- sioni che avevano eglino stessi. 2." Che i loro bisogni non consistendo se non nella soddi- sfazione della venere e della fame , oreder dovettero i loro Bumi libidinosi e famelici al pan di essi. 3.* Che i sacrifizj non ebbero aliro scopo che quello di sod- disfare negli Dei il secondo di cjues^i bisogni. 4.° Che i sacrifizj incruenti non poterono punto precedere i sacrifizj cruenti , per esser falso che gli uomini fossero prima frugivori e poi carnivori. 5." Che i sacrifizj di vittime umane essendo stati generali nel jlobo , generale dovette esservi anche l' autropofagia ; non po- tendo i selvaggi offrire in pasto agli Dei umane carni , se non •e ne cibavauo o non se ne fossero cibati una volta essi me- desimi. 6.* Che gli uomini nello stato selvaggio dovettero in conse- juenza essere ferocissiim e che ben sonosi ingannari quegli , scrittori , i quali hanno fatta V apologia di un tale miserabile »tato. 7.* Che inestimabili sono quindi i vantaggi dell' inoivilmiento , e che i progressi di questo , sebbene non sieno ancora tali da Sue scouopsuirc twcti i luaU ed i Ti/j, fm'n dejll' ejoisma o cl«l- \ l34 APPENDIOE r ignoranza , pure sono bastantemente sensibili per dar Iuog<» a speranze altissime nel futuro ed illiniitato miglioraiiiento della specie uniana. Noi felici se 1' esame che fiuora abbiam fatto di una tn'sta Clologica quidtione potra conferniarci in quesro cons>olante si- steiua; mostraudoci come , malgrado il rozzo e miserabil pnncipio deir uinana razza , una parte di essa siasi elevata a quel su- bliiiie punto di uientale svilujipo iu cui la vediauio oggi giorno, «;d al quale perfezionamento di morale deesi sperare altresi che r uouio giunga , allorche questo sviluppo diverra compiuto e generale. La quale speranza , soggiugneremo noi ( servendoci delle pa- role stesse deir autore da iui adoperate nel cap. IV , pag. 70 ill diverso soggetto ) , e stata , e e sara senipre una lualactia universale dell' uman genera , il quale avendo continuamente iu uiira un perfetto ideale , che non e nella natura, e non tro- \andolo nel presence, lo immagina nel passato , o lo cerca ael faturo. Donde } otrebbe forse dedui-si che non e questa la stanza del nostro spirito , e che noi siaiit vermi Nati a forinar /' angelica farfalla Che vola alia giustizia senza schermi- Dante purgat. Cauto X. Le Opere di Buffon nuovarnente ordinate ed arric- chite della sua vita e di un ragguaglio dei pro- gressi della storia natnrale dal i^So in poi ^ dal conte di Lacepede. Prima edizione italiana adorna di nuove e diligrnti incisioni. — Venezia, 1820, al negozio di libri alV Apollo ^ tipografia Molinari. Vol. Ill in 0° grande di pag SSg. In Milano si ricevono le associazioni da signori Fusi, Stella e compagni in contrada di S. Margherita. Nel volume 19." pag. I30 di questa Biblioteca abbiamo inse- rito il manifesto di queste opere , e abbiamo reputata ottima la traduzione dei prinii due volumi. Ora che ne e uscito il ter- zo , presentiamo ai nostri lettori V indice delle materie in esso contenute come abbiamo fatto dei primi , ai quali corrisponde perfettamente tanto per la traduzione quanto per la stampa. Introduzionc alia storia de' minerali. Desli elementi. Parte I. Delia luce, del calore e del fuoco. ' — Parte 11. DelT aria , delT acqua e della terra. Parte Sperimenlale. Memoria I. Sperienze sul progress© del calore nei corpi. — 2. Seguito delle sperienze sul progressi^ del caloi-e ne' corpi. — . 3. O^sei-vazioni suUa natura della pi?- PARTE ITALIANA. I 35 tina. — 4* Esperienze sulla teuacita e sulla scomposizione del feiTo. — 5. Esperienze sugli effetti del calore oscuro. — 6. Espe- rienze sulla luce e sul calore die puo produrre. — 7. Osser- vazioni sui colori accidentali e sulle ombre colorate. — 8. Spe- rimenti sul peso del ferro e sulla durata della roveutazione. DUCATO DI GENOVA. Lettera del sig. Graberg di Hemso alt Ill!^° signoi" Luigi Qrossi , dottore del R. Collegia viedico-chi- rurgico nella Un'wersitd di Genova , sulla peste di Tangeri negli anni 1 8 18-19, — Genova e Tangeri^ 1820 5 in 8.° di pag. 87. L' olio d' ulivo preso internamente, almeno in dose di sei once , e fi'egato su tutto ii corpo , ha mostrato in alcuni casi di peste una virtu pressoche specifica : il pus tolto dai buboai e car- bonchi pestilenziali innestato su membra prima stropicciate d'olio, non produsse che leggiei'i sconcerti locali , che svanirono in breve tempo. In codesta influenza pestilenziale si ebbero esempi di persone che furouo attaccate due volte , e fin tve dal con- tagio. Alcuni di quegli appestati ebbero la lualattia con bii- boni , peteechie e caibonchi; altri ebbero la lebbre pestilen- ziale senza siutonii locali. Evidentissima si mostro la uecessita di una predisposizione individuate a prendere il cotitagio ; giac- che niolti esponendosi ad ogni piti perieolosa occasione , non ne venuero contamiuati; donne appestate partonrouo bambini sani, e li allattarouo durante la stessa infermita senza che quelli ne soffrissero punto. L' esperienza ha pure insegnaio che il contagio non si propaga per via dell' aria , ma solo per contatto d' in- fermi , o di cose imbrattate delle esalazioni pestlfere. I siutomi generali di quella pestilenza erano : dolori pungenti in varie parti del corpo ( dove poi si manifestavano siutomi locali ) , febbi'e preceduta da brividi , cefalalgia gravativa , stupore , vertigini , delirio , sete con ardore iuterno , nausea , vomito o diarrea , dolori laceranti nell' epigastrio , sudori talvolfa colli- quativi , dolori ottusi nei lombi ; rare e quasi sempre funeste emorragie dal naso , dalla bocca , dall'ano, e nelle donne dalla. ■vulva. Indizio di morte imniinente fu il vomito nereggiaate. Le localita piu frequent! sono staci i buboni , le peteechie , i carbonclii , e le macchie di color pavonazzo. Le peteccliie si mostravano per lo piii uello stadio nervoso dopo i buboni ed i carbonchi, ed erano ailora di pessimo auguno. Da principio il contagio aitacco particolamiente le persone deboli , doone , ' ' fanciuUi , vecchi ed infermicci ; poi si estese a individuL d' ogni •*"eta e costituzione. La forza del contagio si conserve eguale dal " principio alia fiue j ge noa ckc i suci ejffctti dituiuuivano collv l36 Al'PENDlClP. •ceinarsi dclle circostanze cstenie clie lo favon'scouo , e fl^-IJa opportnnit'i inilividuale. La malattia aveva clue staili principaii, clo«' infioininatorio e nervosa; rlii non aveva la snrie di supe- rare -A niorbo nel primo , ordinariameute restava \ittiiiia nel secondo stadio. I giorui critici , pei^ lo piu fuuesti, furono co- Staiiti-niente il secondo , il tevzo , il quarto ed il settiino. Pochi riuiedj si sperinientarono , ad eccezione deU'oIio, per una in- »uperabile avversione di quegU abitanti , cieclii nella credenza del faralismo. La contagioue si manifesto il di 25 di uiaggio J 8 18 e duro fino al di i3 di inaggio 1819. Dal mese di mag- eio a tutto agosto 18 18 era nel suo increniento , e perirouo 3i2 persone ; dal settenibre a tutto novenibre era nella sua veemenza, e perirouo i322; dal dicembre a tutto febbrajo I019 derlinava , e perirouo 468; dal uiarzo ai l3 di maggio aado estingueudosi , e perirono 62. Una seconds epidemia si nianifesto ai 22 di maggio 1819, che cesso air 11 di agosto deir anno stesso , dope d' avere mietuto 43 iadividui. In tutto nioriroBO di peste 22c"'. A questa lefera del sig. Graberg il sig. dott. Gvossi fa alcime •ue giudiziose e dotte anuotazioni colle quali uiette in dubbio la pretpsa virtu specifics delT olio d' uliva contro la peste ; di- niostra la diffioolta delle vere recidive della stessa malattia, come di niolti aitri contagi ; prova V identicita del contagio , t^ialunque siasi la forma sotto cui si mostra la jiestiJenza; in- gegna come sia possibiie clie V aria diventi veicolo del conta- gio , per cui qnesto si possa prendere a piccola distanza dal- r infernio ; confuta 1' npinione dei contagi animati ( con ragioni per altrn suscettive di obbiezioni ) , e pensa che siauo iuvecc il prodotto dell' orgauismo vivente alterato. GRAN DUCATO DI TOSCANA. Istoria d Italia d'l Messer Francesco Guiccia.rdini alia miglior lezione ridotta dal prof . Gio. BosiNi. — Pisa, 1819-20, presso Niccolo Capurro , coi carattcri di F. Didot. Vol. 6 , 4, 5, 6, 7, 8 e 9 , in 0° E giunta al 9.° volume questa ristampa del Guicciardini. Noi abbiamo gia parlato vantaggiosamente dei due primi. ( Vedi Bi- blioteca Italiana, tom. tS.° jiag.6o) Vi sono alcuni clie non appro- vano il lavoro del sig. Rosini , dicendo che non dovea por niano ai Uinglii periodi delT autore , e raccorciarii , e punteggiarli di- ■versainente da quello die trovasi ncU'originale. I lunghi periodi « 1 molti niembri afiastellnri insleme e una certa qual confusion* che Q« ejuerj^e spno a dir lorn tiitte geuioje 4oild,» rifl«tte 1|) PARTE ITALIANA. iS? kiente S'eAV antore ed indicano il Varattere distintivo dello scrit- tore. Noi nieno supersriziosi propendiamo per la chiarezza, 9 ■e il signor Rfsini non lia toccata che la punteggiatiira e i'or- tograiia, noi gli sappiamo buon grado del suo lavoro. Le Odi dl Pindaro tradotte ed illustrate da Antonio Mezzanotte, professore di lettcre greche neU Uni- versitd di Perugia. — • Pisa^ 1820, presso Nicolo Capurro , torno 2.° Bello al pavi del priino e questo secondo volume che e 1' ul- timo delle Odi di Pindaro. Coniincia coU' estratto della dissei-- tazione agonistica del Corsini sui giuochi Pitii , nella quale I." si pvova collo Scoliaste di Pindaro che i giuochi Pitii furono prima celebrati da Apollo , e die, per molto tem)io trasciirati , furono finalmente rimessi in vigore dagli Anfizioni terminata la gueiTa Crissea. Cio si conferuia coU' autorita di un marmo Oxo- niense ; 2." La prima Pitiade nuuierata si fissa nell' Olimpiade XLIX coir autorita dello Scoliaste di Pindaro , di Scaligero e di Dodwello ; 3.° Varie opinioni nel definire gli anni olimpici in cui si cflebravano le Pitiadi ; se ne deterniina T epoca iu tertiis olympiaduin annis con Pausania , Diodoro , Eusebio , e il niarnio Oxoniense , e con un esempio toko da Demosteue , da Escliine ed altri; e stabilisce il vero mese , e il giorno del mese della loro celebrazione colT autorita di Dodwello; 4.° Vaineta dei conibattimenti nei giuochi Pitii ; incertezza dell' ordine dei medesimi ; si prova che i giuochi duravano piu giorni; 5." Pitiadi eelebra'c anche in Negara ed in altre citta. Seguono le Odi. Lo stesso ordine e lo stesso metodo da noi BOtato nel vol. l." e seguito anche in questo, e il traduttore non ha mancato ne di diligenza , ne di cura per rendere il suo lavoro perfetto. La traduzione letterale in prosa fa chiara prova della dithcolta di ben tradur Pindaro in versi. II lettcre dura gran fatica a immedesimarsi coUe idee dell' originate ed a traspor- tarsi a tempi cosi lontani dove i costumi , la religione , le abi- taidini suggerivano espressioni e peneieri tanto diversi da quelll ehe sono in uso oggidi. L' ode I.' e diretta a Gerone Etn^o Siracusauo vincitore col earro. La 2.' alio stesso vincitore parimente col carro. La 3.' alio stesso vincitore col celete. La 4.* e la 5.* ad Arcesilao di Cirene vincitore col caiTO. La 6.* a Senocrate di Girgenti vincitore col eaiTO. La 7.* aMegacle Ateniese vincitore colla quadriga. L' 8.' ad Aristomene d' Egina lottatore. La g.» a Telesicrate di Cirene rorritore armato. La 10. » ad Ippode di Tessaglia corritore del doppio stadio. L' ii.» a Trasideo Tebano , giovinetto , cor- tikore (lello stadio. ItA 12.' a Mida Ui Gir^eati souatcue di c ibia. l38 API'ENOICE Seguono due tavole in rams contenenti quelle monete o me- daglie greche che hanno relazione ai giuochi Pitii, e queste me- daglie soao illustrate dal sig. Giovanni Battista Venniglioli pro- fessore d' Arclieologia nella stessa Universita di Perugia. Questa edizione e fafta con aniore , e giustizia vuole che venga partico- larmente raccouiandata al pubblico. Commeiitario sul morbo petecchialc delV anno 1817, con alcuni ceniii sui contagi in genere , e sopra il principio di i>ita , del D. G. Palloni , cavalier e dclV Ordine del merito , professore onorario del- VI. e R. Universita di Pisa , ecc. ecc. — Livorno, 1819 5 starnperia Giorgi , in 8.° di pag. 400. Quest' opera pubblicata fin dal 1819 non e giunta a noi che da pochi giorni ; ne ancora s' e veduta in corainercio fra' nostri librai , con tutto che ella sia pvegevolissinia e di grande im- portanza per le uuove felici vedute sul difficile argoiuento dei contagi. Ora ci limltiamo ad annunziaria , proponendoci in se- guito di darne sufBciente contezza. STATI PONTIFIGJ. Degli uomini illnstri di Urhino. Comentario. — Ur~ bino , 18 19, per Vlncenzo Guerriui, stnmpatore ccanerale^ colV epigrafe tolta dalla lett. 66 di Seneca. Ullsse corre alle rupi della sua Itaca , siccome Aj:;aniennone alle uoliili miira tli Micene ; e nissuno ama la patria perche e grande , ma perche e sua. Alia giusta riflessione di Seneca aggiungiamo noi 1' osserva- zioue seguente. Quando una nazlone si fa bclla della i-inomanza d' uomini per alcun titolo eccellenti, prima d' essa han ragione di lodavsene i municipj , ne' f[uali viveano le faiuigiic , da cui quegli uomini eccellenti uscirono ; ed e sovrana utilita della nazioue che ne' municipj sieno essi celebrati , poiclie piii effi- cace puo essere la forza dell' esempio , ove piii stretto vincolo unisce i viventi ai trapassati benenieriti. Per questa ragione non solo non deb])esi essere indifferenti sopra libri del genere di questo che ora annunziamo , ma e da desiderare sommamente che libri siinili si moltipliohino, sia per niunicipio poi , ove cid possa farsi , sia per provincia che e un aggregato di municipj : onde la gioventii possa avere innanzi questi si naturali eccita- menti a.llo studio e all.i virtu , clie c il piCk potence mezzo di PARTE ITALIANA. 189 animarla. E per non uscire dell' argomento di questo libro , chi niettera niai in dubbio che suU' animo di un giovine urbinate , il quale sortito abbia buona indole , non debba far piii efietto il nome p. e. di Guidobaldo , del Commendino , del Baroccio , di Clemente XI, che quello d' uoniiii pur eguali nel merito , ma ad esso liii estranei? Taccio di tale che avesse trascendente virtu , come Rafaello ; clo riferendosi ad un caso di eccezione. La quale osservazione nostra , se ha qualche forza , come aver ne debbe ognuna che sia appoggiata alia verita , ci guida na- turalmente a concludere che essendo noi abbondantissimi di domestici esenipj d' ogni nianiera , erriamo vihnente quando cercliiamo dalle antiche nazioni od estranee , prototipi di buoni studj , d' illustri imprese , di singolar ingegno e valore , onde suscitare nei nostri giovani V emulazione : uientre con assai piii sicuro esito potremmo usare della nafiva ricchezza ; dappoiche in cio valiamo quauto poterono valere quegli antichi o stra- nieri , colla memoria de' quali nulla abbiamo di comune ; e tutto abbianio di comune cot nostri. Fu percio sapientissimo I'uso che da alquanti anni s' introdusse nelle nostre Universita e nei no- stri Licei , di prendere ad encomiare qualche distinto valen- tuomo nostro , in vece di quelle vecchie e nojose dicerie che crasi in uso di ripetere annualmente all' apertura degli studj. Vero e che nelle opere , come questa , niolti nomi necessaria- niente s' introducono d' uomini mediocri, de' quali poco o nulla possono giovarsi i fasti della nazione , non dovendo essi regi- strare clie i piu distinti. ]Ma vero e altresi , che anclie i norai mediocri hanno un ottimo eifetto sullo spirito de' piii prossimi a loro : il che basta ad apprezzare 1' istituzione. Ed anzi in questo genere di libri potrebbesi avere un gran- dissimo vautaggio , che non e permesso sperarlo nelle grandi storie nazionali; ed e questo, che in essi soli conviene lo scen- dere alle particolarita degli studj , de' costumi e delle opere de' valentuomini; e coir esame delle relazioni che gli uni ebbero cogli altri gitterebbesi un bel fondamento della sclenza del- r uomo , siccome coll' esame delle loro opere paragonate ai tempi, e a quanto si sapeva prima, e si fece dopo , vedreb- besl il corso dell' ingegno , i progressi delle scienze o delle arti ; e singolarmente sarcbbesi glusto con uomini , creator! ia gran parte di quella splendidissima luce , per cui essi vengono agli occhi nostri nascosti o in tutto o in parte. Per questa via ancora potrcbbe succedere che ritornassei-o in ouore alcune delle opere loro , delle quali quantunque il fiore sia stato tolto dai venuti dopo , c meglio illustrato ed applicato ; alcune volte pero potrebbe per avventura succedere che qualche parte ne restasse ancora intatta e capace di produr frutto. Noi non vogllani dire, che il Comentario degli uomini illustri dijUibino abbia tutto cio che desideriamo vederc in questa geuere di libr". ; ci lascja qnajche dcsidc-rio ; e speci.ahueBte 140 APPtWDTCli duolci che tutto sia laiidazionc : il che gti toglie il mcrito ill poter servile alia scoria , quando egsenzialiuente dnvvebbe iife- rirsi a <]uesta per essere utile in ogni risperto. Wa n' e 1' aii- tore scusato daila cirrostanza die questo Coinentnrio ha servito di inateriale ad uu' Accadeaiia di scolari di unianita e rettorica, pe' qiiali ha creduio iion coaveiiire di piii; sebbene qualclie cosa di pill coavenisse a^solutamente ad esso luu Del rinianeate vogliaiuo qui riportare un tratto delta coaclu- fiione del lihro , nella quale si preseiita in coinneadio cio che in esso si e trartato. II che facciaiuo taato piii volentien, quanto che ci sarebbe iirave che un tratto qui riportato della nostra Biblioteca al torn. XHI , pag. I23 fosse iuteso in altro senso che in queilo che viene uuiaaaniente interpretato dalT autore. « Magnanimita e clenienza di priacipi , giunta a prudenza di politico goveriiamento e a mnnifica protezioae di studj , fu dolce miraiie in que' duchi nostri , Federico, Guidobaldo , Francesco Maria. Da' neraici teniuti , da' popoli aiuati , difender essi T ita- lica fortuna , sosrenere la Cliiesa , fouientare gl' ingegui , pro- teggere la liberta della nazione. Ma nelP ainpiezza delT aiiimo , neir altezza de' sensi e nelle virtii tutte die a principe ed a pontefice ii convengono , uiuno o alinen pochi ebbe pari e prima e poi Cleniente XI . . .11 bellico valore e la militar disciplina la vedemmo in questo suolo d' Italia quasi ad ogni stagione fiorita per le iniprese akissime di que' medesiiui nostri duchi e dei couti , e di un Beruai'dino Ubaldini della Carda , e di un maresciallo Federico Veterani. Francesco Ugoccione Brandi, Annibale A.lbam, Doinenico Riviera, e cento altri c' in- gegna'io con quanta sapienza e consiglio , con quanta integrita e fcde si debbaao aiuininistrare gli aif.iri dell' ecclesiastica po- lizia. La matematica in Italia ristorata per 1' opera del Coin- mandino, la tisica e la politica sparse di nuova luce da! Bona- ventura , lo studio delle liugue straniere nudrito dall' industria di Annibale Albaai e di Gaspare Viviani , il patrimonio della letrerarura e dell' erudizione cresciuto dagli scritti di Polidoro Virgili. Ma le lingue e le scienze, le lettere c le arti tutte nel vastissimo e portentoso ingegno del Baldi si pregiarono di avet* trovato un secondo Aristotele. Le aatidilta romane audarono debitrici di pellegrine ilustrazioni a RatTaello Fabretti; e i nio- numenti dt-Ue arti belle di Grecia e d' Italia, dal tempo e dalla ignoranza sepolti , riconobbero e venerarono m Alessandro Al- bani il loro vmlice e ristoratore. La greca architettura civile rianimata da Brainanfe e dai due Geiiga ; la militare dal Cen- togatti, dal C.)minaudul> il vecdiio , dall' Oddi , dal Castrioti, dal Paciotti, a iiuovi modi e a graudissima perfezione coadotta; la plastica da Federico Brandani tornata a vita novella ; la pit- tura dal Barocci arricdiita di belle forme e gentili ; di tutti i pregi adorna dal divino ingegno del Sanzj , e per lui fatta la romana gcuola eniula delle aunche di Grecia piu celebrate ccc. »? PARTE ITALI4NA. 14^ RomanaTiim pJantarum Centuria decimatertia auctore Ernesto Mauri. — Romce ^ 1820, in 8.°, apud de Romanis , cum duahas tabulis cencis. Di dodici centurie di piante fu data la descrizione nel Pro- dromus Florae Romano' pubblicato nel 1818 dall'autore in coui- pagnia del sig. professore Sebastiaai. Ccnupaiisce 01a la XIII , opeia del solo sig,. Mauri , il quale contiiiua e continueia , lo crediamo, a dottameiite illustrarc le piante di qi'el suolo , riem- piendo cosi un grande viic.to che riiuaneva nella Flora general© deir Italia. Ci viene scritto ctie quel Governo, facendo giustizia a' 8uoi talenti , voglia aggiungerlo alia cattedra di botanica del- l' Universita di Roma, e tutti i culton delia scienza applaudi- ranao per certo a questa scelra. Tre niiove spezie si descrivono in questa centuria , e se ne da la figura : la Ficia ( pimpinelloldes ) leguininibus sessilibus subsolitariis ; foliolis inciso-crenatis , superiorihus intcgerriinis , clie al>ita nelle coUiue di Albano ; Y Ophris (crahroivfern) labia iiidiviso, rotundato-convexo , villoso , ajjice retuso, cppendicula lanceolata sursuui versa interjecta; dorso mucu/a glabra renifornd transversa, che fu trovata neile uiacchie di IManno, e V Ophris ( hiulca ) labia triloba , lobis latcralibus villosis , trinnsularibus , deflexis; medio puberulo , obovato , convexo ^ margme utrinque VJiidentato , apice truncato transversim fixo , raccolta al ruontc IMario ed in Mlla Pauifili. CORRISPONDENZA. Squarcio di lettera scritta da Verona intorno at frammenti di antichi Autori latini piibblicati iii Roma dal sig. Niebvhr. Ho veduto il libro pubblicato in Roma dal sig. Niebuhr con- tenente i frammenti di due orazioni di Cicerone , e quelli di alcune opere di Seneca e di Igino da lui trovati in un codice riscritto della Vaticana. Ebbe ragioue T estensove della Biblio- teca Italiana di augui-are a questo letteraro niigiior fortina quando volesse per T avvenire accingersi ad intrapreudere alire consimili ricerche , giacclie cogi niozzi e cosi poco istrutti%i sono (jue' Jranauenti , clie non sajrebbero trovare favore se noa clie 1 resso coloro clie reputaiio jneziosa ogni riga ed ogni frase di un autico scrittore. Le epieudide scoperte farte da niunsignor IMai lianno iavogluno jiarecclii di mettersi nella stessa carriera e fli razzolai-e oe' pahmsesti , ma quantunque sia lode vole quest* 142 APPENDICE gara se vogUasi far tesoro lU ogai uiiauzia , e pubblicaila con taato appai-ato , ei corre a I'ischio che il rispetto meritaniente dovuto agli antichi vada degenei-aiido in superstizione , e 1* eru- dizioue in pedanteria. N«ir annunzio dato di quel libro dalla Bibl. Ital., vol. 19.° pag. i36 , serabrauii per altro che sieno state ouimesse alcune osser- Tazioni die avrebbero potiito essere oj>portunaiiiente accennate. 11 sig. Niebuhr , per eseuipio , nel discorso premesso •alia sua opera va adducendo alcune ragioni per le quali sospetta che i frammenti delForazione di Cicerone pro Scauro editi da monsigaor JMai debbausi ordinare diversauiente da quanto fu fatto da quel- le erudito. Ed ecco che il sig. Peyron trova nella Biblioceca di Torino un codice palimsesto con questi stessi frammenti , com- paginati in nianiera che avverano la conghiettui-a del sig. Nie- buhr , e faano risaltare la fina sua critica e la sua sagacita. Ma quando si sappia che la notizia di questa scoperta per la quale si rettifica il lavoro del Bibliotecario della Vaticana era gia stata annunziata all' Accademia di Torino , e sin anche pub- blicata nella Gazzetta pieuiontese due mesi prima che uscisse r opera del sig. Niebuhr, qualunque sia la data apposta alia lettera dedicatoria, si vedra che non doveva essere molto dif- ficile di spacciarla da indovino dopo il fatto , e di presagire quelle che anticipatamente era gia noto , come per lo piii av- viene di tutti gl' indovini quando dicono la verita. Niuno ignora ogginiai che ne' codici riscritti le pagine del testo primitivo souo seinpre scompigliate e fuori di luogo , poiche di questo testo niua conto si tenne dopo che le mem- brane furono rase o lavate oude adoperarle per altre scrittirre. Allorche riesca di leggere e d' uiterpretai'e quanto fu cancel- lato, fa poi mestieri unire tutt' i frammenti come la materia il richiede onde trarne un senso continuato. Ora questa risarcitura puo in alcuni casi dar luogo ad arbitrj e ad equivoci ; poiche ove non si tratti di racconti storici in cui e facile di riattac- care il discorso seguendo il filo e la serie dei fatti , negli scritti orator] o didattici puo egualmente bene procedere la narrazione auteponendo o posponendo alcune cose. li codice di Torino ha mosn-ato che in qualche luogo poteansi rassettare i fram- nieati deir orazione pro Scauro stanipati in IMilano , ma di molto maggiori sbagli fu convinto d sig. Niebuhr allorche si acciuse con gran coafidenza ad emeudare V edizlone di Frontone pub- blicata da quel Bibliotecaiio. Pretese egU di riconoscere che le membra sparse di questo autore siano state raccozzate alia peg- gio , e ne sia derivato un nuovo mostro , e volendo restituire 1' opera alia genuiaa sua forma , scompagino senza remission© il lavoro di monsig. Mai , incastro qua ua pezzo , ne mtruse un altro cola , antepose quanto era dopo , pospose cio che era stato messo innauzi , ed applaudendo a questo mosaico di sua invenzione , rifece ua' edizione di Frontone clie fu stampata ia 1'A.RTE ITALIANA. I43 Berlino. Avesse egli avuto almeno 1' accorgimento d' informarsi come stava disposta la materia nelle pagine del codice milanese, per non disunire cio die in quelle pagine e unito , e rispai'— miare trasposizioni aflFatto arbitrane ! Bla avendo trasandata questa avvertenza , che era pur facile che dovesse cadere in mente , apparve chiaro quanto sieno erronei i suoi canibianienti, e die circa una tremina di squarci sono stati inconvcnienteniente rimossi dal loro posto. Cosi egli s'' ingolfo senza ritegno in quegli stessi eri-ori che riniprovero acerbamente ed ingiusta- mente al suo antagonista. II risarciniento del testo ne' palimsesti e assai difficile im- presa , ne si puo sempre prerendere d' indovinare appuntino come debbansi ordinare i brani staccati ; percio e cosa puerile c ridicola , uscendo alia luce uno di questi libri , che ha co- stato enornii studj e faticlie cdl' editore , di naettere a roniore la letteratura ove senibri che qualche ftasso debba esseve piu acconcianiente collocato. II desiderio di gloria puo avere mosso il sig. Niebuhr ad esercitare in simili occasion! una critica assai severa , benchft con poco fortunato csito , come potrebbesi dire che non siasi eempre governato con quella esattezza che e necessaria in tiitti gli scritti , ed in quelli particolarmente di erudizione. Esatto non fu allorche daudo contezza di un codice riscritto della Biblioteca capitolare di Verona , ch' egli stimo contenere cose di Ulpiano , e che sono di Cajo , si avviso di dire che prima di lui era incognito a chiunque , quando il IMciffei ne forni am- pia notizia. Lascianio poi decidere ad altn quanto esatto e quanto giusto egli sia in quella sua Storia roniana tanto nutrita di paradossi , e nella quale giunge ad incolpare di poco profondo eapere Dionigi di Alicai-nasso e Plutarco. Lodevole nuUadimeno e questo desiderio di gloria che spro- nera quel letterato a rinvenire altre cose inedite piu conclu- denti di quelle stampate in Roma. Intanto s'egli e vago di sfo^- giare la sua solita critica, gli preparera monsig. Mai con le sue importanti scoperte di che tenerlo in esercizio , giacchfe , oltre ai Jibri di Cicerone de republica , ci vieue scritto che, iustan- cabile nelle sue ricerche , abbia trovato ne' palimsesti della Vaticana altrl scritti di classici latini di cui si compiangeva la •perdita. ERRATA CORRIGE. Tomo XIX. Pig. 4r3 per cuoco il famoso Apicio il famoso cuoco U'Apicio. GivsEPPf. AcF.RTii , (Hrettore ed editore. iOsneroazioni meteorologiche fatte all' I. It. Osservatorlo di Brera. ^■■^■^ ■i^Mi MHM^ i8jo OTTOBKE. 1 M A T T I N A. i - Sera. 1 ■3 c 6 d S — • 4) Hi a a <«5 a S2 0 a q1 Stato del cielo 0 "^ 0 Si I' 5 V 6 is Stato del cielo. poll. lin. 0 poll. lin. 0 I 28 04 +12,6 EN E Nuvolo nebb. 28 1,0 + 16,0 0 Nuv piog.nuv. 2 28 0,4 + 12,2 0 Ser. nuv.neb. 27 11,6 + i5,o 0 so Nuvolo rorto. 3 37 9i9 + 10,6 ON 0 Nuv. neb. ser. 3'7 io,r + 14,3 S E Tern, pioggia. 4 27 10,0 + 8,8 E Nuvolo. 27 10,7 + 12,0 N E Nuvolo, piog. b 28 0,2 +11,0 E Nuv. pioggia. 28 c,6 + 12,0 E Nuv.piovoso. 6 28 li4 +10,3 N Nuv.rottoser. 28 0,8 + 14,0 s 0 Ser. uuv. rot. 7 28 0,4 + 10,0 N Nuv. ser.nuv. 27 11,7 + 14,0 S Nuvolo rotto. ( 8 27 10,6 + 11,5 E.. N Tuo. nu. plog. 27 q,6 + 14,1^ S ES Nu. rot, piog. 9 37 ic,o +11,0 E S E Piog. nu rot. 27 io.,8 +14,''' E Ser. nuv. rot ; 10 27 11,2 +10,0 N E Nuv. rot. ser. 27 10,3 + i3,i E Ser. nuv. rot. 1. II 27 8,() + «,4 N N 0 Sereno. 27 7,6 Tl3,.^ SO Sereno. 12 27 7A + 9,0 N E Ser. neb. nuv. 27 7,0 + 12,5 so 'Sereno, li 27 9,0 + 9.0 5; Ser. nuv. sei. 27 H,7 + i3,o S E S Sereno. i-t 27 10,0 + 7'0 N Sereno. |37 10,7 + 12,8 S...0 Sereno , nuv.' lb 27 ic>7 + 10, b E Nuvolo, piog. 37 10,3 + 11,0 E Nuv. piovoso. ) 16 27 9,5 + 10,5 E Pioge;ia. 27 8,3 + 11,0 S E Nuv. piovoso. 17 27 7,'^ +10,8 S E Nuvolo nebb. 27 6,c +n,8 E Nu.ne. . piog., 18 27 3,!> + 11,4 E* Pioggia. 27 0,4 + !I,9 NO Nuv. rot. ser. 19 27 2,2 + 8,0 0 s 0 Sereno. 27 4,2 + 12,0 S Sereno. 20 27 (.,0 + 5,8 S E Ser. . . . nebb. 37 6,7 + '.,5 E Nebbioso. 21 27 6,8 + 10,0 E Nuvolo. 37 '^^i + 1 1,0 E Nuv. . • piov. 22 37 6,9 + 9,6 E... S Nuv. rot. neb. 27 6,0 + J2,6 S 0 Sereno. 23 37 3,7 + 8,6 E* Nuvolo , ser. 27 4,H + 12,0 E Sereno. I 24I37 6,0 + 6,h E Nuvolo nebb. 37 3,6 + 8,8 ENE Nebb. piog. I 25 27 2,b + 8,0 0 Nuv. neb. ser. 27 3,7 + 11,3 S 0 Sereno. F 26 27 6,5 + 6.4 0 Sereno. 27 7,3 + 11,0 E Sereno. 27 27 7^(^ + 6,b E Sereno. 37 6,0 + 9,2 E Nuv. pioggia. 2lj 27 6,0 + b,b 0 Sereno. |37 6,8 + 10,0 E Se. nu. lain. pi. 29J27 8,0 + b,c S 0 Nuvolo, ser. 37 7,H + 9,^ S Sereno. j 3c 37 7iC + b,2 s 0 Nuvolo rotto !27 6,6 + 8,2 S 0 Nuv.. . . piog. ■ 61 27 5,3 1+ 6,0 s 0 Nuv. rot. neb. ['27 li 4,« +10,0 SOS Nuvolo rotto. 1 Altezza mass, del bar. poll. 28 lin. 1,4 Altezza mass, del term. +16,0 media +10,490 1 Quantita di ploggia lin. 56,55o. """^ ' 143 BIBLIOTECxi ITALIANA PARTE I. LETTERATURA ED ARTI LIBERALI. L" Italiade , Poema del cav. Angela Maria Ricci. — Livorno ^ 1819, presso Glauco Mminfaccia alia posta delle lettere. Articolo secoado ed ultimo. (Fedipag. 84 di qiiesto voliune ) , colV epigrafe : E quando "1 dente Longobardo morse La Santa Chiesa, sotto a le sue ali Carlo Maguo vincendo la soccorse.! Dante , Parad. c. 6. u. N sommo scrittore di storia naturale, verso gli amici che lo tassavano di tioppo aiVaricarsi nel ri- pulire i suoi scritti, solea scusarsi diceiido die lo stile era tutto ; e veramente molte sue opinioai soao oramai riconosciute comuneinente per false , senza che le sue opere ricche di poinposa eloquenza ab- biano scapitato di pre2;io. Che se cio e pur certo nelle scienze naturali , ove s' intende priucipalaiente alia scoperta del Vero, molto piu lo sara nelle arti della parola , che per Bibl. Ital, T. XX. lo 146 l'itali\de, pobm\ del cvt. primo obietto hanao il Bello. Nacque da qnesto che alcniii sciittori j-er la s^^l.i bellezza dello stile veii- neio in altissui'.a t'ama , mcntre alcuni altri, ciii man- cava (juesto nii rito Golo,ebbero p ichissimi Icttori, e cadilero a poco a poco in dimenticanza. E qui per non dar or«:asione di sinistre interpretazioni, e forza che indicbianio quanto largamente da noi si prrnda lo stde , giacche vediamo che certi tab di- cono compasta in bello stile un' opera , percbe la trovano scritta in buona lingua; certi altri, percbe vi rinvengono chiarczza ed armonia di periodi , le quiili cose sono parti dello stile , ma anche unite insjeme sono lungi dal formare quel tutto che da eterua vita aj^'li srritti : noi dunque sotfo cjuesta pai (,1a intendiamo l' iatera foi ma esteriore de' com- ponimeiiti , e crediamo che pi'r farla perfetta piii cose si esigano , le quab verrenio esaminando se neir It;',liade si trovino. Se fosse permesso il deviare le parole degU scrit- tori dalla vera signifirazioiie , noi direnimo volen- tjeri che Dantl* conchiuse oo;nl parte dello stile in quel verso, ove profeteggia i cibi , de' quab dovea pa^Ci^rsi il Veltro S.ilvrUore cVbaba: (c sai'ienza. amore , virtute. « Che ver mii-nte alia sapienza possiamo ridurre fa- cibnente tuiti i prcgi < be derivaiio da cognizioni p'Sitive; A\ amore ed alia virtute que' che proce- dono dalla £ant.;sia e dal ru'^re dello scrivente. Noi non v'igli;'nio pero trasan lare in tante distmzioni che ne farfbbcu'o soverchiameate diluogare dal no- stro argomento: (he anzi adojtrerenio modi e pa- role, (he uscendo dagli inviluppi do' retori palesmo an« be a' mtno esprrti il nostro concetto. Prima di tutto lo stile esser dee coiiveniente ^ cioe appropriato a (juella specie di composizione , alia quale si adnpera . ptUcndo il medesimo stile in di- versi rispetti esser oitinio e pessimo : la beta sin- cerita di Catul'o , e la p'lra ed ilbistre brevita di Gesaie raal si confarebbero all' epopea ed al AJ^CELO MARIA. RlCCl. t\7 panegirico. Ove clu;i(|us per eseinpio in iin poema eroico si trovi Taudacia delT Ode , vuolsi questo ripntare un difetto , perclie la dignita deil' Epoplucea I' onda piii pura : &e quflla il pie movea sul pratictllo, L'' orine ei ne distin^Uea sulla verzura ; S' ei^li solftto al colle il pie volsea , Dull' aure ella il sospir ne distinguea. Queste umiaginette pottebbero torse piacer a taluno in uii Iddlio , ma darebbe mal indizio di se chi nella poesia epica nou le trovasse leziose e sve- aevoli : Ovidia fra' Latini mento riniprovero di 145 l"" ITALIADE , POEMA DEL CAV. coinplacersi in qneste raffinatezze , e da liii comincia Sf'nsibilmente il tlecadimento delta 2;l;>ria poetica dei K niani : m » |)ure le sue; metamoitbsi 8oiio,perdJr cosi , una serie di qu idretti iiniti con somni > arti- fi/.io , i f|tiali pote;'.no l.ivorarsi roii quella diliwenza rlie nel'e niiniiiture si loda , mciitre il poema epico e una g,ia'i tela che vuol esser dipinta con bravura, ed a traiti fran lii e gramliosi. Di questo dsftto peio non sono cosi frequenti gli esenipi < he non potessero perdonarsi al pneta : queilo che ne jiaie senza scusa , e certo lirico ar- dime ito che signoreggia in tutto il poenia •, egli dice ^\l lialia: . . . sp stillan di pianto i laiiri tiioi , La svetitura e il valor fcce u,U Eroi , e poco dope fa da Paolo Diacono ramnientare ad Adelgiso che . . . lo sdegno , che i Rrgi urta , e triwolve « Spesso a lor tra le paline il rogo acctnde ; e'\ akro'. e chiania il chiarcio soldo vetro de' gelati fiiuiii ^ e narra che i can^ori Pronta suW arpe avean la lode , e dietro Le lor dita scorrea la voce , e il metro ^ e che la Vittoria abbassa SuUe Pavesi niura il volo , e passa , e descrivendo le vicende d' una battaglia egli non teme di terniinar un' ottava con questi due versi: Come il vario suo vol batte la sorte Sol ridirlo potriun Vittoria , o Morte. Simili espressioni s' imontrano ad ogni passo , e noi giugn.- rcinino a qu dche ceiitinajo , se ci fossimo ccindannati alia nojosa ed inutile fatica di riportarle qua tutte. Eppure chi conosce gli anticlii, sa che gran parte deiriminensa dili'erenza che corre tra Virgilio e Lu- cano , e posta n "ila nnbile sobrieta del prnuo che ( sta coaieiiLo alia beila natura, e iveir ambiziosa ANGELO M^FvIV RICCI. 149 internperanza del sefondo che non s' :ipj)ao;a iV oriia- me:iti dignitosi, ma semplici , e converte una iiiae- stosa niatrona in una pazza bacrarite. Da queste poche parole avranno raccolto abba- stanza 1 lettnri fjuello che noi iatenduMiio per con- \'enienza di std-' , ed avranno pur vedufo quanto il Eicci shine lontano : oia clii volesse indaiiarne le cagioni , non andrebhe forse lontano dal vero , se le trovasse ne lo studio di quegli anti( hi che suc- cessero agli scrittori del seed d'Augusto , o d' alcuni moderni che fanno consistere la sublimita e ma- gniticenza dello stile in cene grandi parole Cielo , Fato, Natura , Tempo, Morte , che si^nifican tutto e non siQ;niHcan nulla. Certameiite non vediiimo in tutto il poema ch' e^li abbia cercato queirele2,ante schiettezza che distinsiue i classici d' ogini nazione. Ua poenia eroico non da cauipo all' autore di pa- lesare altro che col flitto le sue opinioni letterarie ; ne possiam t^uindi argomentare , come senta- del vario nierito de' nostri Italiani , in che s' avrebbe ceriissima prova del suo gusto. Una voka sola uo- muio egli nel suo poema Torquato Tasso ed il Tris- eino , e fu nella qnarta ottava del canto [)rimo: E tu del Goto inulto Adriaco Vate , Tu , Cantor delle inviite arini pietuse , Non sdeiinar ch' io rai^giunga osciira ttate Tia V eta che per voi suonaa famose ; Che io pur consacri alV arini e alhi pietute Quella, die solo a voi docil rispose , E che tra i cieli , e i secoli rimboniba Data all' hale Muse Epica tromba. Per taceie di quel non sdcgnar singo'are, uientrf quelle rhe segue e phuale , e non dir verbo di queir Epica tromba che rimhomba tra i cieli e i se- coli^ u(ui sappiamo come mai possa venir in capo ad uomo cli' abbia fiore di senno, di confouder in- •sienie in tal modo il Trissino e il divino Torquato, 1 quaVi le Muse e la siiusta posteriia hanno sej)a- .«ati di troppa distanza : iie vale il dire che cio sia l50 l'iTALTADE, rOEMV DEI, CAr. fatto unicamente, perchc il secdlo t!i Carlo Magno e I' impresa die viene cantata cade appunto fia lo scrcri.imento di-'' Grti e le Crociate- ohre die si potrebhe rispondere die cio nulla iin|)orta , perche la caduta de' Longnbardi iion lia relazi'>ne ne c<.l primo fatto, ne col secondo, le parole die seguuio niostrano apertamente die il llicci fra gli Ei)ici ira- liani mette il Trissino alnieno al secondo po-^io , mentre in quel suo lavoro non e a lodarsi die l\.n- zianita e il biioa volere, e se potesse csser discorso d'alcnn altro, quando si noniina il Tasso , iioi po- trenimo ricordare parecdii de' nostri , ciii 1 e 'ica troniba rispose as-^ai pia docile die al biion Vicentuio. Le iiostre con2,liifiture non sono forse f;)!idate sul vero , ed altre oagioni condiissero j1 Ricci a quest^ maniera di scrivere lontana da quel sano gusto , die secondo la sentenza d' Orazio e princi- pio e fonte del bello stile : nia egli e pur vero die queste parole non cadranno perdu.te , se alcun eio- vinetto ml Irggcrle getti di mano certe frasclierie clie solletitaiido piacevolniente V oreccliio , o em- piendolo di voci rrtonde e niisteriose lasciano freddo il cuore cd inopensa la niente. La cohveuieiiza pero ddlo stile, presa nel senso stretto die dato le abbianio, non basta a farlo per- fctto: bisogna ancora die oltre esser degno per un andaniento grave e mnestoso dell" Epopea , non sia sfigurato da aitri difetti : la qual seconda parte dello stile noi diiamercnio eleganza. I frammenti die ne restano di Ennio , mostrano la gravita di quell'an- tiro pocta e ciicrricro, e ne flinno certi cli' e2;li uso d' uno stile roiivenientissinio : e pure Virgilio non dubito di cliiamarlo un niondczzajo da cui potean raccogliersi gennne; e dii volesse intendere per la strada degli esfnn)li , (juale diflerenza mettiani noi tra la convenienza e T eleganza, basterebbe die si dessc a svoleere i Saturnali di Marrobio , ne'' quali vcdcndo come Virgilio in2;entilisce quello die iniita da Jjnnio , comprenderebbe quanto una disti dall altra. AWGELO M/^RIA. RIGOI, l5l E se avessimo a definir F eleganza , andremma incontro a noa lieve diflicolta , ma feliceniente ne soccorre quella sentcnza di Cotta presso Cicerone, ove parlando della divinita ricorda esser piu facile dir quelio che non e, clie qviello ch' ell' e vera- mente. Noi pure lasciando a' teorici la briga dc-Ue definizioni , seguiremo cjuesto metodo , niostraado quali difetti iinpediscano il conseguimento deli" e'e- giinza: e fra gli altri segnendo P ordine nacurale metteremo per primo la 'oarli.iiie della lingua. Noi certamente nou siamo di quella rigorosa opi- nione che non possa adoprarsi voc*? , della quale nel Vocabolario della Crusra non abbiasi esempio : andlam auzi piu in la, e crediamo che, ove hiso- gni , sia permesso di crearne di nuove , purche ab- biano il vero impronto italiano , e sieno di bella armoaia. Perche noa doveva in una lingua viva es- ser permesso ad Alneri quelio ch^ era stato concesso a Fra Jacopone ? Ma (juesto confine deila nccessita mettiam noi al diri^to di formare nuovi vocaboii, perche il significare una cosa stessa con varie pa- role, e una misera ricchezza che strascina con se oscurita c confiisioue, Ne la liccnza di cresr uuove voci puossi estcntlere alia foraiazione di nuovi modi: son essi , per dir cosi , la lisonomia della lingua , e r introduriie di forestieri e un travlsarla. Dopo questa breve confcssione di fede , diremo che al Ricci non puo in f itto di lingua darsi taccia di barbaro, che auzi egli s'affatica secondo il niodo di sua possibiiita di tenersi netto da' viz] che ia questo secolo son piu famiffliiri. Senza scorrere tuttr) il poenia , nel primo canfo dispiaccra forse ad .^Icuno ch' ec^li adoprasse ovunque senza conseguenza di verbo (i), e si servisse di (l) Italia, Italia, ah noa mi dir die dura Wemoria il canto niio ti riiaoveUa , Tu del moudo ornamento , e di natura TflijipU ouuaque poaesti , anui e cascella : Sr. iH, l5a l' ITALIADE , POEM.V DEL C VT. quelle nnove, e non necessarie voci coviglie (i) c con- jorie (2) , rultima dellc quali par anclia men nobile. Aitii f )rse non vorra approvare clie frequentemente si adopcri mai negative senza accompagnarlo cVun jion i3), e irovera pnzzare di vieto il vocal)olo fatighe (4) e di superfluo il gid dopo Y omai (5) : ma noi lasceremo chc ognuan pensi a suo modo , e non per queste minuzie c' iridurremo a cambiar opininne : se pero non troviamo barbaric nella lin- gua del poema , esi'i e vero pur trnppo clie quel beato sapoie di lingua, clie condisce T opere dei niiglinri , n'm da qui alcun indizio di se , e che puo dirsi , piuttosto essersi dal Ricci evitata la culpa , che meriiata la lode. Faremo in vece alcune parole della sintassi , che cjualche volta troviamo offesa dal Ricci; e qui pure ci arresteremo nel primo canto , che no abbiam noi, ne crediam ne' Icttori tanta pazienza da solTrire piii minute ricerche, Leggiam per esempio la stanza ottava : Luogo e deir Alpe ( al Punico AnnibaJle Forse gib, ntto ) e dove al plan discende , E tra gli opposti monti apre un sol calle , A"li scontri di bclliche victnde ; (i) Angilberto venia , radendo i cupi Antn , covlglie di solinghe bisce ; St. xxx\l. (2) Fama e clie nieuire le consocie squadre Premean la valle dirupata e negra , Gruppo di nubi fulniinose ed adre Le circondasse , qual fu defto ia Flegi'a ; St. xxxvill. (3) Sempre foruie cangiaudo , e mai veutiira, Sorgesti in ogni forma ognor piu bella ; St. Ill , e in luol- tissimi altr: luoglii. (4) Cosi ([ue' Prodi per sentieri alpestri Sceudf aiio alia niagnaninie fatighe ; St. XXXVII. (5) ]Ma deir allhtto Longobardo Regno II fido Angiol propizio a cui perraette La pietade , onde tardo e in ciel lo sdeguo , Di sospender le vindici saetre , Veggendo omai gia volte al gran disegno Le Fraache ecliieie ... a vol sospego stette. ANGELO MAF.IA RICCI. 1 5'S Poi forma in cerchio spaziosa valle , Che dtiir ItaU Cliiuse it norne premie h E qui si stdva tadto e guardingo II Longobardo ad aspettar I' arringo. Noi abbiamo un bel cerrare, nin se in lu^go di quell't', onde si comincia il ter/o verso, non e permesso di nietter un c/zf, non troviamo , come possa trarsene un convenevole senso. Cosi nella stan-'a XXX, dopo die nelV antecedente s"'era parlato dell' An2,elo di Francia che stava per discender dal cielo, il Ricci soggiugne: Poscia sospeso per V aereo vano Udir fe' il rombo delle sacre penne , £ in men d' un Inw.po alia citta di Giano Cinto d' oscuro nugolo sen venne ; Dove per poco il cf:ndotticr sovrono L' ardua impresa Itbrando il pie ritenne. Vedano i nostri lettori , se la sintassi di qnesti versi non fa credere , die quel condottier sovrano sia TAn-ido, e se non e forza di rest ".re sorpresi , quaiido ne' due versi die diiudon Tottava si co- nosce die Carlo e quel condottiere sovrano: Novello sposo d' Idelgarde a fianco Quasi da"" suoi pensier vinto , e non stanco , Tutto questo imbroglio nasce da quel ritenne in vece d'aprrt ritenuto. Nclla stanza xiii Iddio guardando dalF alto vede dividere con Adelgiso talamo e regno , E i perigli e V amor fida consorte Suora di Carlo I' iinmortnl Gisile , Che unia maschia custanza in cor gentile. Xo studio filosofico della lingua insegna , che la co- struzione di quest' ultimo verso non e regolare : per unire sono natnralmente necessarie due cose, e qui non ne abbiamo che una, cioe la maschia costanza, essendo il cor gentile il luogo ove sesiuc T umone : 1 54 I'' ITALIADE , POEMiV BEL C\T. atl esprimersi con giustezza fiioea tl' uopo scrivere con lrc;c;eri8simo canibiamcnto : Che uiiia maschia costanza a cor gentile. Ma non niu di sili'itte ininuzi;', che noi vi siamo entrati a inHlincuore , e ne U'^'^iaino con _2;ioja, p-r- che e senza queste quasi iinpercettibili avvertenze eparisce Feieganza, el e pur troppo fastidio il do- marsi Tingegno in simili sottigliczze. Ora da questa el'-gaa-'.a ncgativa vorrebbesi piii lietnmente procedere ad esaminare come il Ricci abbia saputo adorna: e il suo di8Cor;>o : ma noi ab- biam mostrato gia prima, ch'e2;li profuse gli orna- menti , ne seppe accortamente tempcrarsi; ed ora noii altro ci resta, clip. di vedere , se dove non cade nel lirico o nel raffinato , si sollevi abbastanza da terra , ed usi proprieia di figure e di voci. Ed an- che in questa parte c molto dii ripreader nel Ricci , che alle voke mette iu bocca a' suoi pcrsonaggi Ic pill triviali esprcssioni , alle volte ad una voce na- turale e felice ue s^stituisce una sf )rzata ed oscura. Isiialdo arrcstato da' Frances! nel suo ritorno da Ve- rona racconta d' essere un pnstorel che tante Fctte avea del destin niisere prove , E che pel figli , e per la sposa amante Desio d' un breve pan lo splnse altrove : noi troviamo estreraameute prosaico quest' ultimo verso , e siam cerii di non esser soli in questo parere. Nel Canto i , st. lxtx , Adelgiso mostrandosi al pa- dre pronto di morire gli da carico d' alcuui ricordi al figlio che potesse nascergli di Gisile: Digli che altrove il mio destin mi trasse . . , Che in del m' ascosi .... Chi mai potrebbe approvare quelF ascondersi in. cielo , quasi fosse il cielo uii luogo di tenebre ? II poeta volea forse presentare T idea d' un asilo contro le umane persecuzioni , ma aliora percUe non disse ANGELO MARIA. RICCI. l55 pintto5fo = che il del m'accolse= in vece di ser- virsi (ieir espiessicne piu impropria, che niiii potesse ■venir!:,li \u pensicro ? C -si altrove ( C. ii , st. 25 ) parlando del duce Oberto '"c.li canta : Presai^a a lui d' intorno erra la lode E il serriito sosjdr d" o^ni donztlla : e la propneia eTeleganza volcano, ch' ei chiamasse secreto 0EM.\ DKL C\V. dee creilersi perdnto per oani eleganza, U pP2:;ai;io si e clio qnesto stile bizzarro si adopcra prtncipal- mente rial Rirri ne' monie iti di maggior passitne, e rosi siam veiiuri insensibilmeiitr a quclla parte dello stile, clie n' e la vita, giacche puo esso mo- strarsi adorno d' oo:ni ele^anza , e tuttavia lascinr senza commnzione i lettori : le medesiine cose , i medesimi peasieri presentati di versa men te fanno nel- r anima inipii ssioai all'atto diverse : se ([ucsto non f tsse , pora ihiFeretiza si troverebbe fra' sonetti del Petrarca e qii-lh del Heinijo. Debbe p:^rci6 lo stdc esser anche effetdvo , cioe capace di proJur quell' elF tto , al quale intende il poeta , ed in qiiesta pane Oiiiero trionfa su tutti , perche solo ne' suoi versi e dato trovare que' pro- digi, che della musics di Tiinnteo ruirran gb anti- chi : r aninio del letiore e snggingato e rapito vo- lontariainente dove piaffe al poera , tu passi da im alTetio ail' altro senza cpiasi avvederteiie , e quello , die Oniero descrive , lo vedi , e quasi lo locchi : questa onaipotenza d'inge2;;io fii coiKessa a lui solo, e dopo lui r iiaico Alighieri pote accostarsi a qnella divinita: ma se non vu Isi pretendere dal Ricci ch' egli spieghi un tal volo , potremo ben volere clie , mentre tende ad un elletto, ei uon raggiunga r opposto. L'aiisieta d' un auriga , riucertezza del volgo e il termine del corso ei voile presentaine nella stanza XLix , canto x. Sfcrza i destrieri ; sul lor collo ondeggiano Scosse le briglie j il nero crin s^ici squassanoi Gia d' Akoinonte i corridor parei^niano , E de' lor sulti al replicar li passano : Plausi di ^ioja d' ogni intornn ccliegsinno , M(i gia la meta in lor bulla trapassiino. Qui mentre il vnlgO un poco palpitb , Ei la biga sul termine antstb. Chi non vede , rhe in vece questi versi, e gU ultimi due priucipalaiejjte chiamano il riso liu dalle viscera? ANGELO MABI-\ ItlCCI. 1 57 Nel Canto xi, stnnza xxv e segnenti egli vuol dtscnvere la fitme e la s^ete (i) degl infrlici assediati. Lunso le aiinose rrmra erra il fonciullo Carpendo cirida erbctte e muschi amari , Per fame cibo prtzioso , e a nullo Delia sorte ti nvfla i doni nvari : Cerca inunemore alfin d' osni trastullo Ozj di riiorte ne' patirni luri ; E col fratello il fitnciuUin di latte Gia per fume crudcl piagne e comhatte. Dc' gia inacri domesttci animali Son consume le curni ; e piii non odi SuW Alba il vigil gcillo, e scuottr V ali Gli augei loquaci dtl Turpeo custodi : Anche il gufo da i tumuli fruit Trovb la morte nel lacc'uol dc'' Prodi ; jE fm I' avaro al focolcr compose Le tavole diW arche prezi.'se. La sniunta e grama donzelletta al pozzo Grave anfora si tragge a sunto , ond' ubhia In prescritta misura il liquor sozzo Di rubri insetti , e di turbata subbia. Per via V amante con fioco singhiozzo Chiede a lei rinfrescur I' aride labbia: Ella dechina il pie , torce le ciglia ; E ill un cupo sospir si fa vermiglia. Ommettiaino <|uello , die anche di sopra abbiamo osscrvHto , clie qiieslo , come direbbe Torquato , spezzar I' arte in mintitissirne parti e di pessimo gu- sto: vn.x come dissiinulcire , rhe in veco di muoverci a plcla fjurl faiiciullin di latte , f|ii'.'l gallo , cjuelle oche , cjucl giifo y il Incc'molo de'' Prodc ^ e lo scri- gno ahbrnciato ddt avaro sono potentissimi a ral- legrare ogni piu fanesto ai-gomento , e non istareb- bcro male in uii Poema Eroicomico ? Luidburga ed Eiicone nel scttmio Canto s'afTron- tano : il giierriero in vedendo la bella donna si sente tocro , e non vorrebbe ooiidjattere. (i) Non pos8iai»o imina^inarci , con che ani giugnesse Cai'lo a Tu- SI , cljc i Pavesi in tauca viciuaiiza del Ticiao avesser pe- Buna di arcjua. .l53 l' ITA-LTVOE , VOEIM V DEL C VT. Pur come iL chii'de onor , /' acciar ripiglia ; 11 vibra . , . iiidi 5' arretni . . . e ^r/da/ uhL lassa^ iSe vuoi pwnar , non ini fcssnr le ci'.',Ua . . . E in cosi dir ^ punge it destriero, e passa. St. LX. II terzj verso > ssc;r a 'i puo ma ridn o!o : clii dira mai al siii aei^.iino , rhe se vuol > omliatter coa liii non lo gaaifli ? Sia pur la pugna coa una guerrie- ra : la stravaguaza di quelle p jrol:,' e la stessa, ne Camilla , Bradamante o CluriuJa Si-nti a dirsrle mai. E qui, poiclic Focrasione n(» trasse ad allii lere alia Gcru3ale;nme e all Orlando Furioso , confii-^se- remo di non sapere, se piu sia da doiersi per (]iiello che il Kicri tie jinito , o per (jiiei di pin clie non eeppe Jmitarne; ed o veramente ui dolore d ve- dere, a E molto il cor le disse esterrefacto ; Balzo tosto di sella , ed a lui parse Quella man , che il fatal frrro avea tratto : Ma un tremito dal braccio al cor le corse Quando I' ehno gli apri . . . grid suW atto D' un gel riflesso . . . aid lo conobbe , e tutto Le si offer se il passato ... ahi vista ... ahilutto! ... St. LXIII. In vece di notare la birbarie dcd quarto verso , e la ricercatezza di quel gelo riflesso , noi domandia- nio permissione a' lettori di m>*tter qui prcsso la stanza del Tasso che venae imitata : Poco quindi lontnn nel sen del monte Scaturia monaorando un picciol rio. E^li v' accorse e V dmo empie nel fonte^ JS tornb mesto ai grande ujficia , e pio. ATfGELO MARIA RICCI, iS^ Tremor senti hi man , mentre la fronte Non conosciuta ancor sciolse, e scoprio. La vide , e la ennoble e restb senza E voce, € moto. Ahi vista ! aid conoscenza f Tu vedi quasi gli stossi movimenti , ascolti per poco le stesse pnrole, e trovi pure tanta distanza, che Omero tra I Erebo e TOiimpo non la pose maggiore. In vece dclle brevi parole di Ciorinda segue nel Ricci un lungo <'ol!n(juio tra Albnino e Luidburga : intanto, essendo gia presso al suo fine Alboino , sopraggiugne Ta^silone marito della Guerriera» Apri gli occhi ^ilboino , e lento e fiacco Questa rnerce , gli disse , amor raccolse } Questa vita , onde page io mi distacco > Accresca a te colei che a me la tolse. Italia , Italia mia , solo a te racco . . . Ma dir non pote tutto . . . e qui si volse Sulla polve , e bacib di sangue tinto II suoi , che gli die cuna , e giacque estinto, St. LXXI. Ognuno conosce la morte di Brandiniarte, onde il Piicri tolse quelle tronrhe parole, ma dopo tanti cattivi versi ne si permetta di bearri I' orecchio coa dne ottave che valgono sole piu che tatto il pot- ma del Eicci : Orlando V elmo gli levb dal visa , E ritrovb che 'I capo sino ul naso Tra r una e V altro ciglio era diviso ; Ma pur gli e tanto spirto ancor rimaso Ch'^ (Ze' suci falli al Re del Paradiso Pub dimandar perdono ami V occaso ; E confortare il Conte , che le gote Sparge di pinnto , a piazienza puote , E dir gli: Orlando, fa che ti ricordi Di me ne V orazion tue grate a Dio : Ne men ti raccomando la mia Fiordi . . . Ma dir non pote ligi : e qui fiiiio. E voci e suoni d' Angeli concordi Tosto in aria s' udir , che V alma uscio j La qual disciolta dal corporeo veto Tra dolce melodia sali nel cielo. l6o l' ITA.LT\DE , POr.MA del CA.V. E qnesti ver«;i iinparadis mo verissiinamente ; e se il Rir;ci ne avossa doiiati' alume di (jueste ottave , niolti fidii gli sarieno stati rimessi. Ma come silTatto inaraviglie abbian potuto impic- clolirsi neir Italiade, sebbeue riinitazioiie sia tanto servile, lo potranno iiitenlere soli colore a' (|uaii piacera richiamarsi aila msiite , qiiali iinar.anxe tol- gono al Ricci , die il suo stile sia conveuiente , elegante ed elfettivo. Qiieila dim.inda in appareuza semplicissima di Persio dicenda , tacendaqae callcs ? e piu importante, che altri per avveatura non ere-* de , ed e gran parte di sapieiiza po tica il saner sopprii.iere cio , che non serve alP etVetto al quale si niira: quello che altri disse de' farmaclii , che non sono mai inJilferenti , e nuocono sempre qnaudo no!i giovaiio , e forss ancor piii vero in poesia , e quelle imitazioni dell' Ariosto e del Tasso non sa- rebbero riescite si misere , se il Ricci avesse saputo provvidamente recidere ogni vano frastaglio. Per tal mode anche nella stanza decinia del Canto primo volendo egli rappresentarci 1' onniveggenza di Dio esce in questi versi : Come talor del cristalUno rio Scopre Ogni arena il pastor el nel fondo , Cosl lo sguardo scrutator di Dio Ne' cupi abissi pcnctrb del mondo. Legge nel cor de' Hegi ogni desio , Scoperse , e ricompose il mar profondo ; E tiitti in grembo al sol quasi presenti D' ogni eta , d' ogni Re vide gll eventi. Quest' ottava , oltre il vizio per cui V abbiamo citata , chiude in se quasi tutti i difrtti , che fin ora si sono notati nel Ricci : egli e chiaro che il poeta cerco , per quanto stava in lui, d' innalzarsi alia sublimita d 1 suo argomento : ma per non dir nulla di quel lfgg<^ [>resente , mentre gli altri verbi eon nel passato , e lasciar da parte quel turgido in ANGELO MARIA. EICCI. l6l gremho al sol , che urta con cjuanto lo precede e con quanto lo se^ue , noi osserveremo che se il Ricci avesGe saputo dicenoa taceiidaque , avrebbe ommesso di paragonare Dio , che penetra d' uno sg;uardo gli abissi, con nn pastorello che scopre il fondo d' iin riisct'lletto , m( ntre tale coaiparazione non serve che a diminuire T cffetto : il sesto verso avrebh'egli interamente riliutato, pcrche non e del- r onnivcggenza, nia dell' onnipotenza di Dio lo sco- prire e ricomporre V oceano ^ ed avrebbe dal settimo levato quel quasi ^ che distrugs^e ogni subiimita che avesse niai sapvito creare i( poeta , mettendo in dubbio quello che fii/O i Gentili alTermarono del loro Giove, Cisere prescnte a Dio il passato e il futuro. Da aucsta iiicertezza delle cose da dirsi e da ta- cersi , e da quella sniania di espriraere in modo pelle2;i"ino, e con ralnaatezza ogni concetto deriva non di rado al poema una certa oscunta, che men- tre costringe il lettore a tornar da capo e riflettere, lo distrae dal sentire. Non e dubbio che T esposizione del fatto cosi ncli' Epopea , come in ogn' akra maniera di poesia vuol esser chiarissima : il Ricci non lo i2;nora cer- tamente, e pure si veda dove nella stanza settirna del Canto prime lo strasciua o falsita di principj o naturale inteniperanza d' ingegno. Aprendo la parte narrativa del poema eg!i vuol dime , ch' era vicino quel g^iorno in cui 1' Italia dovea sorgere dalle sne stesse sconfitte alT antica grandezza : ecco invece com' e;i;1i veste o traveste ^uesta semplicissima idea : Or quasi espressa in linipido pareglio La via dci^li unni si piegava in arco Dinanzi a lui che il sol fece sua speglio, Daccki libra dt' monti il grave iiicarco a. E gia prono al suo pie V istabil veglio Traea da lunge d' Oriente al varco Quel di , die tocca da vital fcrita , Sorgesse Italia alia seconda viCa. St. vri. Bibl. leal. T. XX.. %l l6a l' IT\LIADf , I'OEMA DEL CAT. Inteiida rlii pno cine' primi qnattro vfrsi , clic noi confessianio nniilmente di ru>n csser da tanto, sebbene lie abbiaiiio rcplirata la lettura piu volte : intendiani pero in ([iiclla vecc , come avvenL'a di" f.uciano si po'o elFetto su noi gli avvenimcuti di (juesto poema. Ma nel sense in cui abbianio fjti era parlato , lo stile puo rendersi a forza di Hnissima arte ellettivo, e v' e pure un effetto clie non pno dallarte esser procurato giamniai: non basta , diceva Orazio , die i poemi sicu belli, biso2;na rlie sien am lie airettUDsi: Non satis est pulchra esse p teinata, dulcia sunto. Quelle lacrymoe reram clu; si spars^ono su' casi in- felici di Didone e di Fiancesca da Pvimini , non ponao esser insegnate da alcuno: per questa parte si, che puo aflerniarsi ron verita , die il poeta dee nascere tale. Se , come disse il divino Aligliieri , Faninia ben non siede, se il cuore non e dalla na-^ tura disposto a ricevere e coniunicare il fiioco delle bdle passioni, se il poeta non e di libra nio- bilissima e d' altissinio ingegno , se non si sente, rncntre scrive, impetuoso come Achi'le , indignato come [J<.',oliiio , inuamorato come Tancredi, i suni versi saranuo elegautissimi , saranuo temprati alia pin soave armonia, ma alT ammirazione deir intel- letto non s' unira il consentimento rdel cuore , ma i lettori riniarranno indilFerenti e tranquilli. 11 cercare come colT arte si consegua cio die non e dall' arte imitabile , sarobbe somma pazzia , come di chi volesse impastare il metallo Corintio. Per commnovere non basta il volerlo , ne il pur Tolerlo con pertinacia di volonta, che e poderosis- simo a conquistare 02;ni cosa. Dante, al quale il do- lente siio stato mettea desidcrio di piangere, quando nelle sue dol< issime rime voile signilicare la sua pena alle genti , cluese ad Amore cbe gP insegnasse come si pianga : Amor , dacclie convien pur ck' io mi do<^lia Perche la gente ni oda , E mostri mc d' oi^ni virtute speiito , Damini savcre a planner j conic voglia. ANGELO MARIA. RIGCI. l63 E questa scienza del pianto non abbiam mai tro- vata nel Ricci , sebbene V argomento ofFrisse qual- che situaziorie assai commovente. Una lettera di Gisile ad Adel^iso finge il poeta t he si trovasse da Carlo ncl padjglione del Principe Loniiobardo qnando nel Canto quinto per victoria lo occupa : era inienzione del Ricci che quel foglio njovesse Carlo a pieta dell' infelice sorella : giudi- chin essi i lettori , se questi versi siano da cio: Caro sposo , dicea , se lunge ancora T' accompagna di me cura e pietade , D' Adelgiso la sposa, e non la suora Di Carlo , a te la pace persuade. Jncerto e il vol della vittoria ognora , E rea cation guidb Ic nostre spade, Mai di pace consiglio abbiasi a vile , Chi veglia al propria e al bene altrui — Gisile. St. XLtir. Se la stanza non fosse gia per sc la cosa piu fredda del mondo, quella sottoscrizione basterebbe a por- tarle ogni disgrazia. Ma si cerclii il passo piii affettuoso che presen- tasse il poema , e sara quello in cui la ripudiata ErniL'uaarda vede al fianco di Carlo la nuova con- sorte , e tanto si crucia e s aiigoscia , ch' indi a poco ne muor di dolore: gia pur immagiaando , la mente ne si chiude dinanzi a tanta pieta. Ed ecco I'ottava che il Ricci le mette sul labbro : Perfido ! alfine esclama : almen rispetta II dolor di tua vittiina infelice. Spenta e lassiL la vindice saetta ? . . . Ma no . . . ferma , o gran Dio , la destra ultrice ; Lasciat dek lascia a me la nua vendetta . . . Ma che ? lo niega il cor , se il labbro il dice. Stringi , o padre , l' acciar . . . Ma tu pietoso Sei troppo...ah no, t' arresta . . . egli e mio sposo. C, VII , St. xLiir. - Non piu : chi ha viscere nmane avra inteso che dope questi veisi ogni parola sarebbe vergognosa ed inutile. 164 l' italtade, poema del cav. Parra anzi a taluno che noi ci siamo dilungati tU troppo neir esaminare il lavoro del Ricci , e che la sua inetliocrita volcsse iiivesti<>;arsi piii brevemente; ma preghiaino cli considcrai-e ( he a tale diligenza quasi a forza ne condusseio le lodi, che di tjuesto poema seiitimmo dirsi infinite: le quah unite a certa veriiire di bella apparenza, che ne rcnde piacevoli a' nieno veggenti i difetti , poteano sedurre 1* iiige- £;no inesperto de' giovani. Altronile si tr.ittava d' un poema eroico , fino al quale e non piii ariiva F ingegno delT uomo : e i viz) del componinicnto procedeano piuttosto da fal- sita di susto, che da srarsezza d" inffcffno. Percio creilemmo d' abbandonare ogni riguardo , e dir tutta intera al Ricci la nostra opinione : noi non sappianif) s' egli sia giovaue o vecchio : ma se non fosse ancor guinto all' eta , nella rjuale par tur- pe , ed e quasi nnpossibile spogliarsi cfantiche abi- tudini oramai tornate in natura , speriamo che a suo teni|)o ei ne sara grato di questa franchezza. Scriva d Ricci nello stile che adorna la stanza decima del Canto IV, c noi godremo t^i potergli piacer colla lode, come ora ne dolse di dovergli increscere colla censura : DaW uno all' altro campo npresi intanto Ampin funerea Ingrimevol fossa , Comun via d' ogni carne, e d' ogni planto , E duro Ittto de' guerrieri all' ossa. Non dolce novellar , non dolcc canto Qui I' ppra ingunna , ma con lenta possa Alzan la marra irresoluti ; e solo Rispondc ai sordi colpi ceo di daolo. Pensieri , lingua, armonia , tulto in qnesti versi ne senihra perfetto; ma cpial cattivo gcnio rese altrove tanto dissimde a se medesimo il nostro poeta , e perche non possiam noi moltiplicare citazioni siliatte? Vosiha il cielo die le soverchie lodi non lo ab- biano reso intollerante di critica ; ma s' egli fosse gia preso a tal vischio , si ricordi almeno che ANCELO MA.RIA. RICCI. l65 pcssimi senibravano a Qiiintiliano colore clie lodano r alcfui opere per rio stesso , rhe sotio cnttive , ed a' qiiali nno stile scliietto e ronforme alia natura non pare abbastanza in^esfiioso (i). Che se poi egli e disposto a ri'^evere cpieste cose con ([iieiranimo con cui noi le abbiamo dettate , nel separarci da U.i gli daremo (orisiglio di non travagliarsi a correggere questa Italiade. Dime il perche sarebbe uu rifjire il gia fatto. Volga piuttosto ad altri lavori V ingegno , perrhe il mediocre noa puo esser mai condotto all' ecrcllenza, ma si T ec- cellente alia mediocrita. Torquato stesso che dalla ^erusafemme bberata discese correga-endo alia ron- quistata , non avrebbe da questa saputo asrendere a qiiella : e veramente se i due poemi natore c inostio di natura , e miracolo da far stupire chi cede le sue opere ? e la briosa Aurora del Lodovisi ? Guardate i Caracci al palazzo far- nese ; guard.iteli a S. Michele m Bosco. Osservate la pazza di Lodovico, e trovateli freddi, se gelata non avete Taniuia in petto. Qunle poi sarebbe lo stile e quali le opere sarieno di codesto pittore faumaturgo che le piii rave e prituarie qualita in se riu- nisce dell' arte , ve lo dira ognuno. Lo stile ne sarebbe il mi- gliore possibilc , e T opere sarebbero la perfezione stessa. Sup- pongliianio che un compositore di musica venisse al mondo, che in se riunisse la spiritosa vena di un Haydn, il sapere di ua Durante, la verita di un Pergolese , la meloilia di un Sacchiui, I' espressione di un Gluck, T amenita di un Paisiello, la niae- sta di un Hendel ecc. , che sarebbe egli un Genio si portentoso e non seutito giamniai? Sarebbe un Mozart, dira un tedesco; un Burranello , dira un veneziano ; no : un Ciuiarosa , grida il napoletauo ; con che tutti alia lor maniera e dietro la lore pre- venzione indicare ci vogliono che questo maestro introvabile sarebbe il non plus ultra dei compositori. E qui permettetemi ch' io vi dica di passaggio , che se un tale che 1' Eui-opa ris- guarda in oggi qr.al astro inatteso che surse nell' annebbiato cielo delTarmonia, ponesse piii d' attenzione ai precipitati suoi pa!m ; se li piirgasse , se li liinasse un po' megUo ; e se vicino al nuovo , al geuiale , al profondo , al sublime, non lasciasse scorgere piu volte 1' iiacongruo , 1' inutile , il leggiero , Tindotto, che sarebbe si facile a tanto ingegno 1' evitare, le opinioni tutte in Be solo riunu-ebbe , e jwocLimato 1' udremmo pel niiglior dei maestri , e venti delle sue opere , che gia sono venti trionfi , additate sarebbej'O per le piu perfette che immaginare si possano. Ma lo sbrigliato Rossini sdegna cotanto onore , e contento d'es-^ sere quello cli' egli e , non curasi , per disgrazia drll' arte e nostra, di diveuire quell& ch' egli potrebbe. Ma torniauio ai pittori. Stabiliti gli anzidetti e noa amuiissiblli principj , prosiegnoua i sostenitori del couibittuto metoJo con dire, che appunto noi aoii abbiauio piii dei Rafifaclii , dcL Correg^io , dei Tiziaui, perchr. E DELLE OPERE DI T1ZI\N©. I7I •i ponglilamo di priuio slancio a studiave que' sonimi ; guar— diamo il solo in farcia , ed in vece d' esserne piu riscliiarati , ne restiaino abhagliati. Doversi osservar V arte al sno nascerc , esplorarla bambina , e stiidiarne i timidi ed inconiposti paesi. Anziche Raffacllo , doveisi meditax- le opera di quelli clie la via segnarono a quel grande. La perfezione non lasciarsi assalire di fronte ; giungersi fmo ad essa per via d' approcci accorta- niente condotti. Belli?sime parole : apertissima pazzia. Furono eglino gli stentati contorni del Perugino , le secche fonne d' Giotto, o le divote attitudiui del da Fiesole , che 1' aniorosa niano condussero del Correggio a tracciare il seutier deile Gra- zie? Sui Memmi , em Laurenti e sui Biiaalmacchi formossi egU il gran Michelangelo ? 0 dieti-o di questi, e non del Perugino maestro , allai-go Rafiaello la sua niaaiera e giunse a trovare « Lo bcllo stil che gli fe' tanto onore ? » Ei si conviene ai piccioli modellarsi sui jiiccioli , ai gi'andi sui grand i. Egli e 81 poco vero che al Perugino debitor! andiamo del Sanzio , oh' egli non usci dalle fasce della mediocrita , se noa allora che , abbandonato il maestro , cerco luce piii limpida sott' altro cielo. E noto quanto mi faccio a narrare , ma non posse dispensarmi E\LB Sfiubrino il placido e pastoso Battoni , il morbido Landi , it •*' castigato Benvenuti, il severo Sabatelli , il caraccesco Trabal- |M" lesi , il raffaellesco Cainuccini, 1' esarto Toffanelli , e piii d' ogni n altro r asseunato Appiani. Che niai d'esagerato rinvenne fgli nella Presentazioae al tempio del Canmcciui , uella Gita di uostio Signoi-e al Calvario del Landi , nella sala del ti'ono delT Ap- piani , Correggio redivivo ecc. ? L' accusatore generoso non as- serisce soltanto : prova quanto asserisce : e questa volta il sig. Federico fu men che generoso, avarissimo. Si raffrontino le opere de' sullodati ualiani con quelle dei David , dei Geiai-ds , dei Meuasgi , dei Girodets , e ben tosto vedrassi se il genere di questi al genere di quegli altri si rassoniigU ed aSaccia. Tanta anzi paruii la distanza del fare francese d' oggidi dal moderno italiano, clie le opera dei pittori italiani delT epoca presente eembranmi all' iiicanfro peccare di una soverchia tendenza al- r imitazioue de' greci cotauto semplici e misurati , come bea rilevo il sig. Majer, die non di troppo libero e caricato ro- niantico stde. Fra i pensatori , ai quali io rinuncio nell' articolo IX , mi torna qui in acconcio di specificarne una classe , ed 6 quella di quel nietalisici illustratori delie opere degli artefici di primo rango , i quail anatomizzando le dette opere , figlie del genio e non delle teorie , s' avvisano di trovarvi cio che non v' e , ed attri- buiscono a priori a quegl' insigni autori delle recondite viste , de' metodi ascosi , de' sistemi e degli accorginienti finissimi , ai quali quegli artefici non miraron giammai. Nati que" valeatissimi piii al fare che al dire , piii a cogliere il bello che a speculate sulla di lui esseiiza, di nulF altro sussidio si giovarono per ideare e condurre le opere lore irumortali , che di quell' interne senso squisito , di che natura gli aveva dotati , reso piii squisito e aicuro dalla ispezione de' greci modelli , conibinata con quella delle pill elette produzioni dclla gran madre. Con tali niezzi giunsero eglino a ftirmarsi uno stile nobile , puro , elegante e ragionevole , provveduti del quale operarono poi d' inspirazione. La fredda nietalisica non tocco mai la soglia del loro studio. Io opino che all' abuso che coilesti consiglieri a negozio fiaito far sodiono del loro analitico ingegcoT alludere volesse il profondo Bacone alloi"che scrisse : ne colle belle parti di piii corpi in un solo raceoUe , come si dice di Prassitelg , ne col mezzo di I E nELLE OPFUE DI TIZr\NO. IJfy geometricke proporziuni , co'ue pretendeva it Durero , dover farsi il pitioie a ricercare la bellezza , ma doverla egli cogliere merce di una certa sua felicita. Di questa felicita eran lai'gamente foruiti Radaello, qnaudo disegiiava e voleva esprimere gP iaterni uioti dell' aaimo ; Tiziaao , quando col magico penuello alia luano voleva i colori delta vita portar sulla tela; e Correggio , allor- che staccar voleva dalla tavola rapitrice le ainabili figure che le Grazie gli coiiducevaii davanti. Questa felicita secoadaroiio essi, e non le postere iodicazicini e gli aridi suggerimenti di una metafisica pietri6cante. Clie noii vide il sottile ed eruditissiuio Leasing nel Laocoonte di Belvedere , e il Winkelmann sresso ne' inoniiirienti de' Greci, di troppo esteadendo i suoi per lo jiid veri e saui principj ? Aveva bea ragione il Tiziano di dire , che la cosa piu difficile per un pittore era il saper levare a tempo la niano dal suo dipinto. La etessa difficolta incontraao , e beu di rado la superano , i nostri scienziati giudici dell' arte; e per parlare dei piii recenti , io lui ristringero al solo d' Hancarville. Questo celebre cosniopolita , di cui resta aacora a sa|-ersi la condizione , la parria e la vita, e note soltaato ne souo la luuga. eta, la srravaganza del vivere e la vastita dell'ingegno, provvi- •to eseendo di una meuioria sfasciata , d' un tatto squisitissiuio e d' una iunuaginazione viva e feconda quant' altra mai , si mise di proposito a profondamente meditare le opere di RafFaello al Vaticano. Nessuuo oieglio di cestui era fatto per tutta cono- »cerne e seutirue la rara bellezza ; ma volendo egli eclissare quanti in queste materie ayevan posto meace , e soprattutto emanioso di dir cose nuove , si fe' legge di trovare m que' di- pinti e tutto quello che vi era , e cio aacora che non v' era e non vi sara mai. Fu egli , per verita , si prode in questo ca- pricciosissiuio assunto , che con delle erudite , quaato elegantt dissertazioui che non so qual hue abbiaa fatto, giunse quasi a provarci che Rafiaello nou solo era s ato il piii eccellenie fra gli artefici antichi e modern! , aia eziaadio il piu scienziato de- gli uomini , e quindi che i suoi fresciu del Vaticano eraiio la biblioteca e Teuijiorio di tutto T umauo sa|.ere. Ne appello a quanti lessero quegli speciosi dettati. Raffaello , al dire di cestui, aveva in quelle dottriuali pitture raccolto tutto lo scibile d'ogni eta, d'ogni nazione , d'ogni scuola. Ogni figura, ogni gesto , •gni piega , ogni acocssurio , ogai liuea , ogni improuta di l8o DEL BELLO IDEALB penuello evan geroglifi ed avevan piii sensi : uaturali , storici , emblematici , allegorici ; e ne adduceva le piu ingegnose ragioi\i. Sforzo in vero prodigioso d' int«'lletto gigantesco , il quale pero non aggiungeudo un jota alia gloria verace di Raffaello , a quella soltauto provvedeva del bizzarrissiiiio suo illustratore. Per lo che tvovo il d' Hancarville chi le«se ed ammiro le elucubratissiuie sue disquisizioni ; uia noa gia trovo chi fede prestasse a' suoi sogni ; e Raffaello si riniase nell' opinione dei conoscitori quel grande che egli era di fat to , ne punto divento quell' uomo iiu- possibile che il d' Hancarville ci voleva far vedere. Pur troppo codesti amplificatori dell' altrui merito non hanrao di solito in vista che di dar risalto al proprio. Lodatori appas- siouati di uu terzo , non sono in sostanxa die abili cortigiaui di 86 niedesinii. Che se dalle intenzioni prestate all' arteiice loro protagomsta si fanno ad esporci il nieccanisnio e gli arcani artifizj del suo stile , o s' accingono a diiuostrarci com' egli rinveuisse il bello , o come giungesse a degnamente rappresentarcelo , oh , allora si che li vedete sottoporre 1' ingegno e I'arte di quel tale ad una chimica operazione curiosa, per cui, separandone al 'fuoco della loro immaginazione gh elementi , tutta ci spiegano con anmiira- bile frauchezza la formazione , le parti e 1' insienie della sua scienza, quasiche da loro stessi l' avess' egli imparata. Spalan- cata cosi a due battenti la porta della magione de* sogni , non e a dlrsi che ci narrano allora, che inventano, che scoprono , che fantasticano sulle opera dei priniarj artisti. Un esempio , e valga per uiille. Vi scrissi io medesimo in una postiUa alia mia lettera I, che nella Disputa del Sacramento , che fu la prima opera da Raf- faello diijinta in Vaticano , le figure che posano in terra, erano tntce ritratli 1 e quelle che sedevano su in cielo , tutte ideali. Da altri io aveva attinto in Roma questa credenza , e parvenii convalidata dai varj ritratti ch' io medesimo riconobbi in quel fresco ; ma il generalizzare una particolarita e sempre cosa pe- rlcolosa. Quesca credenza, clie lessi di poi sostenuta da altri e che tenni fin qui per indubitata , non regge. La diffidenza in me destata in seguito da codesti sistemofili, m' apri gli occhi , e rimeditato avendo su quell' opera, sono costrecto a ricredti-mi e faVe anche di tale opinione solenne rinuncia nel auccitato ac- ticolo IX. Se mi ascoltate , non mi darete tyrto. E DELLE OrEEE DI TIZIANO. l8r , Per procedere con ovdlne e cliiarezza, poniamoci col pensiero innaazi a quell' erudito dipinto. Composto e desso di due scliiere di figure : la piu vicina alio spettatore posa in terra ; la piii lontana e in cielo : la prima e fonnata di sacri Dortori e di ciiriosi divoti ; la seconda di Saoti e d' Augioli clie circondano la saatissinia Triade. Le figure di quests sono per la distanza piu piccole delle inferiori , e 1' azione di una schiera e diver- sissiiua da quella dell' altra. I Dottori s' intertengono in una disputa animata , e i Santi si veggono aasorti nel pieno godi— riento della beatifica visione di Dio ; dnnque T una tutta fuoco, r altra tutta calma. Cio posto , i suindicati illustrator! di quell' opera , fattisi lecito , d' entrare in capo al di lei autore , di ritorno da quell' aureo ri- cetto di peregrine idee , ci narrano che RafiTaello si creo per quell' opera un apposito sistema, onde riuscire a renderla vera- mente sublime e perfetta. II sistema si fii di prendere dall' i~ deale tutte le figure clie siedono in cielo, e dal i>ero tutte quelle altre che trovansi in terra. Dunque immasinarie !e prime ; r£- tretii le secunde : felicissima divisione. Ma qui non si rimangono codesti scopritori delle altrui intenzioni; secondo essi , Raffaello fece ancor piu. Affine d' ottenere bellezza nelle figure di sopra , ed evidenza in quelle di sotto , stabili d' idealizzarc queste e naturalizzare quelle ; che vale a dire , s' avessero con delle mo- dificazioni tolte dal vero a far diveutare quasi ritratti le figure ele' celesti , e col soccorso dei cambiamenti suggeriti dal gusto e dalla elegauza del disegno s' avessero a far diventare quasi ideali le figure" dei Dottori, oh' erano in origine natural!, cio^ ritratti. Squisitissimo giochetto d'antites! teoretiche che in pra- uca non sono che una medesima cosa annunzlata !u due dlffc-- renti maniere. Ora di codesto ipotetico piano no! non slamo gia debitor! sUL secolo che prodnsse Raffaello e 1' opera di cui e! tratta; ma tutta ne dobbiamo la felice scoperta all' lUuininatlsslmo secolo uostro che si addentro si spinse nei segretl d' un' arte in oggi decaduta a malgrado della pienezza de' luml di cui aadiamo fastosi. Si, amico : Raffi\ello di tutto questo bel sistema re- golatore della sua mano e della sua niente , non ne seppe un acca , e T accnrata dPsamina ill tjucl dipfi*rr> np\ niostra !|ir evidenza. l82 Til'X BFI.LO IDE\LE E che cio «ia come io ho 1' onore di dirvi , osservate primie-' ramente die le figure della schiera terrestre noa soiio tutte ri- Irattiy come rotondamente si aseerisce ; nia si vedoiio fra esse delle figure ideali , come a dire ijuella prima alia diritta del- r osservatore , la quale rappresenta ua curioso che , curvo »u di an parapetto, avanza la testa e guards i Dottori. Poi nella parte superiore del cjuadro vi sono qua e la dei rltratti; per \o che non sono ne tutte ideali le figure del cielo, ne tutte ritratti quelle della terra. Maiica dunque la base principale al supposto sistema. Ma non basta: e di sopra e di sotto vi sono de' volti ripetuti , sebbene con qualche modificazione. Dunque le figure di una schiera non sono per sistema ideate in un modo assolutaraente diverso da quello dell' aitra. Osservate quel Pon- tetice secondo alia dritta : egli ha la stpssa aria , la stessa forma e fisonomia del Santo clie gli sta so]?ra a perjiendicolo; se non che il Santo e a capo nudo , e il I'ontefice lia sul capo il tri- regno ; questi si presenta di faccia , 1' altro di profilo. Cosi il san Giovanni evangelista di sopi'a ha la stessa aria di volto del giovane che muove da sotto verso 1' altare , ma le due figure sono diversamente girate. Piu : le figure di sotto sono si poco prese dal vero , che quasi tutte sono ritratti di ritratti ^ o fiso- nomie convenzionali che RafFaello non pote certo prendere dal naturale. Vel provi (juel Dante la fra i teologi , che mori cento anni prima che Raffaello nascesse ; vel provino quel S. Agosti- no , quel S. Ambrogio , quel S Bonaventura , quel S. Girola- TOO, quel S. Gregorio , quel S. Domenico ejcc. fra i Dottori; e cosi VI provino che non sono tutte ideali le figure della gloria quel san Pietro , quel san Paolo , quel san Giovanni evangeli- sta , quel Precursore ecc, i quali tutti ne pote Raffaello togliere dal vero, ne immaginarsi a sua posta , mentre I' uso e la tra- dizione assegnato avevano a quel Santi da piu secoli delle date eerabianze che al pittore non era permesso di alterare e ancor Hieno d' evitare. E come puo reggersi dunque il sognato sistema? Se piu di evidenza diede Raffaello alle figure della schiera inferiore , se ne marco maggiormente gli atti e i pensieri , egli ei fu perchfe erano piu vicine alio spettatore , piii grandi di dimensione ed animate da un' azione piii viva. Quelle della schiera superiore , essendo piu piccole , piu discoste ed in istato di perfetto riposo , nou si potevano pronunaiaie quauto le prime < E DELLE OPERB DI TIZIVNO. l8S ac taoto pai'ticolarizzai-ne gli atti e git afFetti eviJenteineate ri- levare , aenza coininetteve uii eiiomiissiino solecismo contro la ragione , il gusto , la verita e la prospeftiva. Paris Bordone non fu SI circospetto ia quel suo vaghissinio Paradiso clie os— servai in una chiesa di Treviso ; nia Raffaello era il pittore della ragioae, e senza lasciarsi da lei tiranaicaiuente signoreg- giare , noa la perdeva mai di vista. Parmi da quanto ho fin qui esposto , die Raffaello nell'ideare e condurre quell' opera immortale , nou altro sisrema seguisse che il solito ; di scegliere cio6 belle e caratteristiche forme ; di dare ad ogni figura quel luogo , quell' atto , quella cspre'ssione che a lei si conveaiva , e di comporre an tutto ragionevole. Sbozzato lo schizzo , quale la calda e felice sua iiiimaginazione glielo aveva presentato , ne avra disegaate in grande le parti , consultando il vera per ottenere il verisiiiiile , e il veTO miglio- rando per riescire piii nobile e piu vago. Uso pure talvolta iervirsl del naturale per coiitrapporlo all' ideale , e dare cosi a questo , iu cui sentiva consistere il sublime della pittura , un maggiore risalto. Ecco 1' arcano , 1' ottimo e I' intero suo artifizio; di que' tempi non si andava in cerca di tante metafisicherie. lo non pretendo gia che 1' artefice abbia ad essere un puro e zo- tico meccaalchista, o un riscalda,to seguace di quanto il capric- cio gli detta. No. Aduni j>ure nella sua meute un tesoro di utili e belle cognizioni , come fa 1' oratore ; possegga una buona logica; ma ritenga che il tanto fantasticare e quasi non dissi farneticare sulle astratte leggi del bella e del sublime , il raffi- nare e prescrivere piii coUa mente che coll' occhio ogni con- torno ed ogni pennellata , e per ultimo il volere sistemizzare I' inspirazlone , si e un inceppai'e I' artefice , se pittore gia for- mato , e ua dargli la pittorica rachitide , se si sta furmando. Per la qual cosa io umilmente pregherei codesti saccenti le- ^islatori a sangue freddo , di ritenersi per se le classiche sco- perte che vanno facendo nel regno de!le visioni, e non raffred- dare il genio coll' assumei'si 1' incarico di regolarne il volo, Quando il barbero e in corsa , lasciate che vada, se volete che giunga vincitore alia meta. Mi ricordo di un celebre mate- matico che giuocando al trucco di tavola con un ignorante di balistica , ina espertissimo bigliardiere , assegnara la ragioue d' ogni moto di palla • non coglieva mai giugto. L' altro aH'cip- 184 Wl^I' KELLO IDE ALE, CCC. posto , Senza sapere nh di che , ne di come , noii dava colpo in fjillo , e vinceva tutte le partite , la luano di (juesti preva- lendo alia dottnna di quello. Adunque segua ogauno la sua via; che vale a dire, dissertate, signori, a piacere vostro , e voi pittori , operate come il cuore vi detta. L'occhio, il genio, la pi'atica lianno vinto piu battaglie che non preparasse vitto- yie la tattica piu profouda. La metalisica non produsse luai , ch' io sappia, un bel quadro , un belpoenia, una bella musica. Le arti utili , figlie essendo del bisogno , possono darsi il cal- colo e la i-agione per guida; ma le arti belle, emanate dal sen- timento , prosperano bensi colla ragione al fiance ; ma intisichi- scono e vanno in rovina, quando 1' assoluta di lei dominazione le governi e comprima. ' i85 RicoRDi intorno ai costumi^ azionl e governo del Se- reniss. Grjn Duca Cosimo /, scritti da Domenlco Melljni di commissione dvrebbe iiguale , e dalla uniform: td di Si dilettefoli studj ( gli studj d' archeologia recano in fatti ua diletto seaiza pari ), sulla ben fondata lusinga , che fregiato di si illustre nome qiial si e il suo , e le moltiplici e dotte sue letterarie prodazioni pieNa ne fanno ed ESUBERANTE testimoiiianza ^ possa^ se non incontrare il delicato gusto della maggior parte de' leggitorl «?' oggigiorno a tutt^ altro inchinevoli ( gli e vero pur troppo!), almeno esser tollerato ed accolto da' miei concittadini (i), e da qaelli in guisa spe- dale , ai quali sta tanto a cuore V avanzamento DEI FASTI della gloriosa patria e del tanti persouaggi, del quali ella a tiitta ragione NE va adorna e super ba . Se si eccettui il complimento che serve di coda a questa parrucca , una tal dedicatoria di venti- quattro versi e mezzo e di un solo periodo ( che Mons. della Casa, il Casliglione , il Davila el Tasso, benche lungo-periodanti ^ si sarebbero vergognati di dar fuora ) , termina qui. E col solito comiato SI au2:ura , che la piccolezza del dono rimanga , fra V cdtre cose^ suppllta da qaclla stima , che gia sente per lul. II qual gid , che qui non puo equivalere se non ad omai o simili, non si accorda, per vero dire, colla lunga e non mcii intrrrotta amicizia , che unita al vivo inccssaiite traspjrto ^ invito il sig. Ca- nonico a far qu st' olTerta al sig. G. Vermiglioli. (i) La conseguenza del qual ragionamento sarebbe , che i suoi concittadini non fossero la maggior parte de' suoi leggitori: em ci») , ne ppidoni il stg. Canomco , ha il massimo toito. E vedi la bella specie di lode , che da qui al sig. conte Vermiglioli. Tutto il successo ch'egli spera di ottenere per aver fregiato dh SI illustre nome il suo libro , e quello che sia tollerato. Accor- tosi pero del trascorso, lo einenda sublto coil T accolto ; il clic ^ naturalissimo dopo che fu tollerato. DEL GRAN DUCA. COSIl^O I, ecC. 187 Neir altra Dedicatori/i fa sapere al sig. Don Pietro Bettio , die / nnnnnzio di de' siioi inaggiori , che delle di loro piu segna- y> late virtu m ( di mnniera che la magnanimitd non sarebbe ne una virtu , ne una virtit segnalata ) « dopo si gravi urti di avversa fortuna , dai quali » la citta nostra fu per si lungo tempo sciaurata- i- niente travagliata « ( travagliata dagli urti ! ) « e » in milie strani modi dilaniata dai partiti e dai )> disordini nei quali era ella strabocchkvolmente » DivisA. E iMMF,Rs\ , innalzasscla » ( cioe la To- scana , nove buoni versi addietro ) « a grado a. j> GRVDo CON PIE PEBO gigantesco ad uuo stato » di tranquillita , di opulcnza , di wrandezza e di » sicurta da risvegliar 1' amniirazione ed eccitar (1) Ma qual nuova specie di pioja e di contento e quella . elie non fa se non rattemperare alquanto? E coiue niai un an- Bunzio puo rattemperare ACQUAyro il dolore di un uonio dopo averlo nicor.MO di contento e di gioja . anzi di gioja e di contento? (2) Meritevole , cioe che uierita, per uieritata ! ! ! Guai a' 8i- gnori Accademici della Crusca e al dixionario , se queili s' in- divizzassero al socio corrispondente sig. canonic* Moreni per \a. defiaiaioae della voce meriievale ' l88 RICORDI IN-JORNO AI COSTUMI, CCC. 5) per fiiio r invidia flelle altre provincie iV Italia c » iV oltremoate ancora , ella c; rosa oniai si conta » e manifesta , che vera follia sarebbe non cue il » diibitarne , il ne^aila. » Nel qual affaimoso periodo , oltre le cose accen- nate nel trascriverlo , taremo notare, rhe ne una cittd, ne altro puo essere strahocchevolmentc immerso in partiti o disordlai : i .° perche la dovisioiie esclude per se medesima la soprabbondanza: e 2.° perche Fazione i^tW immngersi \nAicaaAo abbassamento , lo strabocchevolmcnte darebbe idea dell' azione contra- ria. Ma come poi si puo iniialzare a grado a grado con pie gigantesco? Quanto alia follia di chi si avvisasse di diibitare noil che di negnre si fatte maraviglie, e V indole benefica e generosa e'l bel cuore di Cosimo I, come accenna piu avanti, confcssiamo ingenuamente di esser di quella infetti anche noi, e ne addurrem tra poco il perche. Per ora faremo soltanto osservare al sig. Canonico , die siccome il non che equivale , come ognun sa , a non pure , il raziocinio avrebbe dovuto fargli scrivere , follia sarebbe^ non che il negarla , il diibitarne : il qual diibitarne viene ad esser cosi uu conveniente decrescitivo della prima pro- posizione. E non volen(Jo nemmanco perdere il tempo ia un troppo lungo e minuto scrutinio delle strane e illiberali massnne contenute in qu?sto proemio ( le quali , se mancano di buon senso , non mancan torse di nn oggetto ) , ci limiteremo a trasceglier quelle espressioni che ci hatmo fatto pin colpo , a fin di corroborare col fatto, e non con vili contumelie , apprese ad Empoli e in Al2;pri ( e in cio solo si tro- vano adesso d' accordo V Uomo Fcrmo da Vicchio e '1 Gisellajo da Ronta ) , la nostra malaugnrata sen- tenza che fecc tanto strabiliare i cattivi scrittori deir Arno. Dai buoni (e qnella bella e gcntilissima parte d' Italia ha pure i suoi ) non possiatno temere lie gran discrepaaza di opiuioni, ne villanie. DEL GUAN DUCA. GOSIMO I, ecc. 189 Dice adunque il sig. Canonico Moreni, clie da Cosinio I la sorgcnte il put delle volte dipeiide del regal e dcgl' imperj , e (per sopiappiu ) delle pro- vincie rcse , sarei quasi per dire tributarie a' di lui consigli ( p. VII ) : Che Carlo V impcratore , il quale da Cesare fino allora non ebbe pari ^ non oso mai di prender riso- luzione delle cose d" Italia^ se non con sua parerCy anziche cosa fu di gran lunga maggiore ( per anzi face nioUo di piu)^ a lid sempre se iie diresse (p. viii): Che una eguule non. ostentata costnntissima esti- mazione profcssurongli eziandio i somnii Pontejici, e in special guisa Flo IV — , il quale oniai convinto d^ essere stato per dc liii opera elevato al soglio Pon- tificio , oltre f esserne dimostrato sommamente gra~ TissiMO^ ecc. (p. ix): Che Pio V , sORPEEso da tanta condiscendenza dl Cosimo a certe sue istanze ( e massime , aggiungiam noi , da quella d' avergh dato nelle mani d Carne- secchi, di tui faremo cenno in fine), e convinto del di lui graiuie zelo in fatto di religioNE e delle fre~ queiiti diniostrazioNi di ossequiosa venerazlONE e di sincero attaccamento e di fiUale ossequio verso di lui , ebbe a dire^ e sovente il dicea , che avrebbe grandemcnte desidcrato d' averlo in tempi si perigliosi e difficili per coculiutore nel poiitificato ( p. xiii ) : Che la Serenissiina Gran Duchessa Donna Cristina di Lorcna , scbbene dalle diverse vite gid fin qui da quelV epoca pubblicate di Cosimo I potess ella djs- SETAR A SAZICTA' LA SITIBONDA SUA SUAMOSIA^ Volle noil pertanto ancor delle piu' minute e private di lui azioni esserNE compendiosamente ( il che me- ravigliosamente si accorda colle azioni piit minute ) informata ed istrutta (ivi): Che la scclta da lei fatta di Domeuico di Guido Mellini per iscriver la vita di Cosinio , non poteva EssLR MiCLioRE: il qual I\Iellini, clie A otta A otta ( p. -Will) parla di se medesimo , TUTTOCut in eta decrepita e maliscente , seppc . pench£ alia rinfusa, 190 RICORDI INTORNO At COSTUMT , eCC. e sarei per dire senz" alcun collegamento , e sen- z alcwia iiidic'iz!one di epoca deltarle con ingenua SCHIETTEZZA ( p. XV ). Elogio , che verameute in- VOL'lia alia lettura! Clie questa vita e stata dal sig. Canonico di ab- bnndanti e forse non soverchie illiistrnzloni ( la mag- gior parte anneddote , come dice a p. xviii) corre- datn ^ per compincpre chl iie prova dllelto ^ e per far ONTA AGLi schiamazzi di tulu/ii , i qnali tiitto quel che loro non place ^ tie dtilla il loro delicato palato^ apprlLir sogUo/io pcdanteria , o al piu al piit ( e noi direinmo o alnieiio ahneno) rcuncidiuni ediiiezle poco dicev(dl al ousto spregiudicato e raffinato (da niet- tersi iiisieme col delicato palato) d'' oggidi , che noa si pascola che di eilosofia (xvih). Odi tu , o let- tore, coi clu' nuova sorta di rimproveri il sig. Ca- nonico fa oiita agli schiamazzi di talitai? Or va , e ti pascola di filosofia , se vuoi essere con eloquen- tissima facondia ( p. xxi ) da lui flagdlato. Fiii <[ui la Prefazione, alia quale succede la Vita, e a mano a mano un diluvio di note , delle quali non ci sentiamo per verita jnclinati ad occuparci miinitamente. Diremo soltanto, che a p. 17, nota (a) (in proposito della Vita^di Cosimo ), inveisce contro la bella ed accurata edizione delle Istorie del Guic- ciardini , receatemente e con planso degP Italiani espguita a Pisa : nella quale con ardimentoso iinpegno si mozzano i periodi con pause , per facditarne la lettura , e per non istaiicare colla loro pretesa lun- ghezzi i poLmoni de lettori. Una tal invettiva era naturale in nno, die non potendo emulare il Guic- ciardini in altro , lo eniulo nella lunglitzza de' pe- riodi, se per avventiira non Tha snperato. Di opi- nione diversa da quella del sig. Canonico e per altro il sig. Conte Baldelli , che nella Prefltzione alia Vita di Gio. Boccaccio , p. 27 , cosi scrive : « 11 Guicciardini guasta il suo belT argomento per » soverchia prolissita , per istomaciievole verbo- » sita , che staaca ogni pazieiite leggitore. >i La DEL GRAN DUCA COSIMO I , CCC. lOI qual dissonaiiza di opinione ( bemhe strana.tra questi due Acradeniici della Crusca ) non e , per buona sorte , di natura tale da portar un gran danno. E a pag. •]'] , dove il sig. Mellini dice di esser povero , il sig. Caiionico fa la seguente patetica an- notazione : cc Questa e ordiuariameute la fine dei » letterati, e di quegU specialmtnte clie scrivono 5) invita Minerva. » Noi auguiiamo al sig. Moreni un'opulenta vecchiezza : ma se questa sua sentenza e vera, possiam noi sperare di esser esauditi? A p. 92, nota (i3) si scaglia contro un certo tale , die parlando dcgli Accademici della Crusca , affernia esser portata oltre le stelle la classica loro ignoranza. 11 die si sarebbe da noi ignorato , senza lo zelo del sig. Canonico, altre volte m \vii eccitato , con circospezhoiie pero , con placidezza e urbanitd , sebhene tnlora condiia con qualche vivace frizzo. Oh veranientc care ! A p. ic5, nota (43) ne fa sapere , che il Concini nacqiie da un contadino di 2'erranuova , — e pote col favore di Lucrezia de^ Medici , ava del Dnca Cosimo ^ INTRODUBSI NEL SUO DIEETTO SERVIZIO. Oibo , oibo , sig. Canonico. Fa inoltre presente , che Carlo Marsuppini fn una de' piit dotti personaggi delV etd sua., oriwido d Arez- zo , cittadlno fiorentino , cd ivi puhblico professore di belle lett.ere. Su di die farenio notare die quel- le ipi non regge ; o, se si deve riferire a luogo al- cuno , si e ad Arezzo , dove il Marsuppini non fa professore. Dovea dunque dir cittadmo di Firenze ; perche Fiorentino non e noitie di luogo. A p. XI fa conoscere die il Falgano anzi che no in un tal dinletto ( nel greco ) erane spertissimo ( per esperto anzi che no ). Del qual autore tra- scrive alcuni versi toiti daila sua versione delT Ip- poUto d' Euripide , die ruo irancawente ueggere AL COA^FRON'TO T«;ON CHE De' MODERNI , DE'mIGLIORI scRiTTORi. In prova del buon gusto del sig. Moreni 192 RICORDI INTORNO AI COSTUMI , CCC. trasciiveremo qui tre soli de' sette versi , da lui riportati in sostegno della sua proposizione : < Per verita un poeta improvvisator di tragedie, noii ne potrebbe fare di peggio. -% A p. XIX. Qiudora poi per vie piu francJiegglare il sentimento nostra volessimo arzigogolare suW epo- ca , in cui pretendesi , die fosse recltata alV Accade- mia del Pajolo nelV Arcipajolato ecc. Non puo dirsi in vero un baon francheggiare il sentimento cou ar- zigogolare , che equivale a fantasticare. E piu sotto dice, ZVi(/2/zo i5iS ^ marcrtto precisamente in quelV etd^ del qual marcato si puo fare una coppia con quel bel rimarcare del N.° VII, a p. 10, del sat^ellite , venditor di lezioni in fatto di lingua. E poiche ci siam dato P incomodo di riferirci qui una volta a quel sutellite ( satellite vero ) , non sarem cosi per- tinaci da non ricrederci di uno sbaglio commesso , allorche nel volume 19.° di questa Biblioteca , a p. 26 , alludemmo alio stendardo Empolese , ove si vide espressa V imniagine del pazientissimo fra i qua- drupedi. Perciocche f istesso Satellite , semprc at- tentissimo ad afferrar tutto quanto puo aver sem- bianza di contraddizione in noi, ne avvisa ( e per verita con grande schiettezza ) , non essere un solo di ([ue' pazientissimi ^ nia tre, i quali danno opera a quel giornale. Solamente ne pare che avesser do- vuio presentar quell' emblcma con un po' piu di chiarezza : cio che avrebbero fatto ottimamente, figurando un renzino della Marca con tre teste , il quale si sarebbe cosi appellato il Cerbero d'Empoli. A png. XXVI il sig. Canonico invia il lettore alle poesie inedite del Giambnllari , da lui pubblicate , ove r insolente cura abbattesi e presuntuosa di chi si protcsto di ammendare le offcse fatte ad Oinero dal magro Salvini^ su di che parlammo abbastanza a p. 5o del nostro volume 19." Ma egli torna qui BEL GRAN DUCA COSIMO I, eCC. I93 a metter fuora la sua -poffa accusa contra il dotto suo concittadino ,. die , ben conoscendo il greco e la lingua poetica , qaaliiico a rajiione per magri nella tradu/ione d Omero i versi niiigrissimi Salvi- niani, faui soltanto per maniera d' interpretazjone nei liiio^tiajiZio coinunale. Xloa »}ues!u dss.innna drlle scritture del sig. i\Io- reoi , Ai'cadennuo cornspoiidcuie della Crusca , avendo noi potato, fra le altrc cose, dimostrare quanto malamente ei sappia T italiano , firemo un altro cenno per dar a conosceve clie poco sa al- tresi il latino, podiissimo il fraiicese e p'-ggioTin- glcse ; conieche di tutti si fatti idiomi si trovi in- trodotta qualohe citajsione nelle sue note alia Vita di Gosinio 1 : intorno a clie non vorrem) addebitarlo d' altro , faorclie di non aver fatto vedere si fatte citazioni a qnalche intendente di que' linguagp , avanti di darle in luce. Poco sa di latino, perche a p. 93 , V. f) , scrive illus narratio per illlus nar^ ratio: pocliissimo il francese , perche a p, 94, v. 36 scnve 3Ionnme/is ariges per Illonumeiis crimes : e peggio Tjnglese, perche a pag. 5-^, v. 27, scauibia per un casato il titolo di un libro. Roberto Dal- lington pubblico lin"' opera cosi intitolata : Survey of the estate of the Great ^ il che siion.i : Descrizione dello stato del Qranduca di Toscatia : e il sig. Ga- nonico Moreni dice, che Roberto Dallington Survey^ in qiiella sua mordacissuna relazlone ecc, Ne si ar- .resta qni : perciocche riportando il testo inglese. Id scrive conie^iegue: Survey of the estate of the Great Day Tiiscuuni Ke , la qual ultima voce, sicrorae ognun vede a [)rima ginnta, e chinese. Parlando era dctle t ose inedite , pubblirate dal sig. Moreni, direm concludendo , che la Batraco- raioinacliia tradotti dal Pazzi presenta molte ottave assai feUci , e pochissima fedelta •, e che la Vita di Cosimo I, scritta da Domenico ]Mellir\i, e un lavoro che, quanto alio stile, oltrepa^sa di poco la me^* diocrita , e quaato alF ordine ne manca totalmcnte. Bibl. Ital. T. XX, 1 3 194 mCORDI. INtORNO A.1 COSTUMI, CCC. Delia sua veracita non entret'emo a disputare , av- Vegnache dai dooniiiepti e pid dalla tradizione si potesse rarco2;lier tanto da diraostrare "con ben al- tri colori di qual razza fosse la generosltd ^ bene- ficenza e bontd di citore di Cosiaio J,, ranto esal- tate dal Melliai , e piti da! signer Ganonico. Per- ciocche un Principe , che to!sK atjli onucidi ogni spcrnnza di perdoiio c di ritorno hi patrui , si non avesse ammazzato con le sue proprie inai/i un ri- belle o bandito : che estese iino alia tcrza gcne-^ razione la pena del delitto di fellonia ( e I'elloai chiamava quelli che non approvavano la sua uiuma- nita e rapacita ); che per false sospetto di svelato matrimonio segreto , scao;li6 'una pujinalata suUa schiena delF infelice Almeni , nelT atto che questi s' inchino a raccoglieie un foglio , lasciatosi pensa- tamente cader da quel principe: che tanto avvaloro in Toscana Y Inquisizione , sar.tanientc abolita dal gran Leojjoldo : e che consegno ^ Papa il famosis- simo e dottlssimo ( sono parole del sig. Moreni ) ' Pictro Carnesecchi^ amico cifANDE del Due a Cosi- MO , e di poi niiseramente appeso e bruciato : un tal Principe, diciara noi, aver dovea quahta di niente i e di cuore ben altre, che quelle a lui attribuite dal I sig. Ganonico, il quale lion si vergogna di qualificar quest' insio-ne attentato alia sicurezza di un suddito come un esempio di luminosissima obbedienza. 19^ Storia .delV America in contiriuazione del compendia della Storia Universale del sig. conte vi Segur; opera originale italiana. — Milano ^ 1820, So- cietd dc^ Classici Italiani , Fusi , Stella e Comp. Tomo 1° e II!" in la."^ Jig. Xl jiuhhllco si compiacera al vedere clie un' acci- flentale cnmbinazinne abbia dato liio»;o alia pub- blii aziMiie di questa die a* rao;ione puo dir^i opera originale italiana. Alia storia del basso impero che forniava parte delhi storia universale ye! s'g conte di Segur^ doveva sussegiiire la storia di Francia che credevasi ia Pari^i Slia iiubblicata; ma una nialattia deiri'lustre aiitore e le occupazioni gravissiine nella camera de' Pari permesso non g;li avevano di dare ( ompin»(nto a quella storia, della quale solo i prirai volumi potevano uscire in lu' e ia quest' anno: il che determino i sa^acissimi editori .a sosiituire in- tanto la storia delPAmerica ,"per npi lasciare alcun intrrvallo neila meiisuale pubblicazione de' volumi. I due prirai che ora si j)resentano di quest' ope- ra, o piuttosto deir introduzione a quella storia, sembrano a noi corrispoiidenti alle promesse gia fatte da alcuu tempo dagli editori mc-desimi, cioe che qneH'opeia sarebbe couiposta da scrittore tale ita- hano, clie , pei; accuratezza , chiaro stile e sana fi- losolia , prodotto avrebl^c uu lavoro uon inferiore air apprczzato fin qui ilel valentissimo autore fian- ces". Stabilko il principio (he giu't-miente I'America fu detta J\uovo jWondo per la sua separazione dailan- tico, per la sua estensiune, per le cose sihg^lar- mente tiiverse (he preseuta, si accigne P autore ad esporre breveii.ente 1^ varie parti ci-.e la compon- gono, la sua Hsi^i costituzione , e quella (le2,li uo- miui e delle cose che quel nuo, o emisfero contiene. 196 STOniA. DELL^ AMURIC.V Comincia quindi da una descrizionc fisira deir Ame- rica , ed esamina da prima V estensioiie del conti- nente americano o la sua posieione ; la prima sta- bjlisce di 9000 miglia almeno in lunahezza , e di 2600 nella map;giore larghezza della jjoreale, di 2890 neir anstt ale; la scroiida mostra come {'ormanle nella sua massa un equilibrio rolT antiro r.nutineiue. P'uln cjuindi delle muntai;;ne delTAmcrira , mu-abili per la Inro altezza e per la lune;he7za delle loro cateiie; dei volcani d'Ameiica, isolati ptr \a raaajgi'^*" parte, ed alFatto disgiunti dalle .graiidi catene, e tanto piii rari nelle loro eruzioni ,»fpianto piti grandi ed ele- vate sono le loro masse; drlle rainicre, funesto dono fatto dalla natura a cpiei po|)oli inuocenti , giacche il Peru, il Brasile , la Terra- ierma , il MessKO , il Chili, la Casti2;1ia d'oro, la California, la Nuova Granata , ed alcune altre proviucie non sono in qualrhe modo clie una terra d' oro o d' argento , mentre TAmerica non manca di ferro, di piondio , di zinco , d' antimonio, di cobalto, di manganese, di arsenico , di mercurio c d' altre sostanze mine- rali ; la parte sett( ntric)nale abbonda essa pure di ferro, e come nella meridionale trovansi diamanti , topazj , smeraldi , rubini , pietre preziose trovansi pure nella prima e tra queste la famosa pietra del Labrador, clie riflette i colori delTiride, non ve- ramente come nn prisma, die li produrrebbe invece col rifrano;ere la luce. . ^ . . . . . . ^ I fiumi deUAnierica , e specialmente il Mississipi , il Missuri , V Ohio , il fiuine dt S. Lorenzo nel- TAmerira scttentrionale; TApachacola, il Maragnone, rUcajal, TApurimac , il Lauricodian , il Napo , il Putumayo, rimpuro , il Gran Negro, la Maddalena, rOrenoco, la ]\]endoza , il fiuuie dei Saici ,• il Chul- can , il Gallego, il Cuclnvara , il IMadera , il To- paiza , lo ShingUT la Tocantina, il Ivio della Plata, il Rio Negro , il Parima , il Parana , il Giguitigno- gna , il llm Janeiro, quello*d< I' Paraguai , il fiume degli Smeraldi e qutUo di San* Francesco nellic STOIUA DELL AMERICA. IQ7 meridionale; e quindi le cateratte famose di S. Aii' to/do, tli Niagara, di Povvow , di Cohoes, di Wal- pole , del Genesse , del Susquehannah, di Charle- stown , della Caldaja iiell' America settentrionale , quflle del Bogota, di Tiitumbero, di Giiayra, di I'oiigo , di Maypara e di Atures , di Mama-Rumi nella meridionale; i laghi di Mackensie e di Hearne, che sono i piu alti, tpielli detti Grande o Schiavo, Alemipigan , Cristino , Tahngloks , Winipic , Supe- riore, Michigan, Urotie ed Ontas^o nolla prima ; quello di Cliapala neir istmo che riunisee le dueAmeriche; i laghi di Messico , di Patzuaro, di Xicaragna, di Parima, di Muacaibo, di Tacarigua , di Xaraies,di Piticana , di Guativa nella seconda ; i iioKi e i mari . . . . ^ mediterranei , le correnti di que' mari che separjwap I'America dalT antico continente ; i venti, gli ura- gani, i tremnoti dell' America , formano argomento dei siisseguenti paragrafi. Si ragiona ([uiadi distintamente della tcmperatura delle due Americhe; della sakibrita e della popola- zione di quel continente in generaie; della coniples- sioue dei nativi di quella parte del mondo, di al- cune deile pin notahili varieta nella razza aiaeri- cana , della smgolarita delle donne di quel paese , delle Amazzoni americane, al quale proposito si tratta della complessione e forza d' animo di quelle donne in generaie, e s' introdncono alcune considerazioni sugli uomini ris[)etto aile medesime ; dell' ori2;ine della lue afrodisiaca , che si niostra con ottime ra- gioni essere tutt' altro che americana. La parte seconda delT introduzione versa sullc qualita morali degli Americani , e qui si esamina lf» state della societa civile presso i popoli delP Ame- rica , dal che si deduce che per essi 1' alzarsi ad un certo grado di civilta ando fatalmente conginnto col cadere nella schiavitu, a rinf'orzare la quale ve- niva di seguito la superstizione. Si esaminano pure le diverse religioni americane, i medici ed i inaghi di que' popoli , le guerre degli Americani selvaggi, iC)S STOKIA dell'' AMEKICA. le loro alTezioni generali, le loro arti , la loro agri- ooltura, le loro abitazioni, le loro masserixie, i letti pcnsili , ere. 11 secoiido volume dpW intj'oduzionc romlucia coUa parte ter;:a , <;he tutta s' ap:i»;uM sui costiuni degli Aniericaiii selvacgi. A i:ne c|j trattare con ordiiie" quests materia, si parla cla prima d^-gli Amcricani boreali, poi dei Canadesi, di quelli deila Liiigiana, delle Flonde, delli Calilm'iiia, delie provincie interne del uuovo mondo, di Honduras e del Yucatan, di Terra Fernia,'del Guva(|uil, del Chili e deUAraucana , di Pa- tagonia, del Paraguai,del Rio della Plata, del Bra- sile, del Pl-nagnone , dclia Guiana, e finalmente dei Caraibi, Gli.usi sono diversi sccondo i diversi po- poli : cjnanio ai costumi si potrebbe tirare una grande li'iea di separazione tra que' selvaggi che non eb- l)ero alruna sorta di connmicazione cogli Eiu-opei , e qutl!i che ne ebbero alcuna voUa o ne hanno tuttora di continuo. Le nazioni che farono per la prima volta scoperte ed esaminate avaati la loro corruzione, erano piu o nieno feroci, senipre rozze air estremo , poco caste d' ordinario ; ma sincei^e , leali , di baona fede, sovente ospitali, semplici nei loro riti , come nei loro costumi-, tjuelle, che en- trarono da lun2;o tem[)o in relazione cogli Eiiropei, e coi popoli soggetti al l(;ro doiiiinio , alia loro influenza , perdeltero alcuna volta parte della loro. nativa ferocia ; ma il sentimento pcrdettero della naturale probita , ed ai vizj loro tutti quelli aggiun- sero delie nazioni europee , e le loro vaniia c tal- voita perlino it loro lusso, Bramiamo che tiucsta jiiosrra idea non rii^sf^a strana all' autore valentis- simo i\^{V introduzioiie. Alcoa poco dissentiamo pero da esso neH'ordine o sisten)a analiiico di. ((uesto seritto. La parte qitarta tratta degli animali indjg'-ni dcir America , e la quuita dei vegeta])ili e minerali americani, mentre dei mi- ncrali gia si era fatto alcun cenno al propsisito dclle montague, e la descrizione degU auimali, dei vegetabili I STORIA. dell' AMERICA. IQO e dei minerali avrebhe dovuto susseguire immedia- tamente alia descrizioiic (isica d( I Nuovo I\Iondo e precedere quell. i dei costumi e della condizione mo- rale, politica e religiosa degli abitanti. Tra gli animali si considerano da prima i piii grandi ; giacclie quclla parte del mondo nianoa di • elefaftti, si parla dell' auimale deirOliio , deito da alcuni natiiralisti V e'ef iiite mammonteo*, e delle ossa gigaotesche credute d' uomini e menzionate dalFAcosta, le quali prob ibilmente saranno state di akri atiimali, essendo qneirerrore assai comune nel- r epoca in cui vivevano Acosta e Diaz. Compajono quindi gli atiimali delle Antille, fra i quali meri- tano molta coiisiderazione li torpedine della Guiana ed il serpente boa ; gli aaimali di Terra Ferma, tra i c[nali mnlto osscrvabile e una specie di pigro ; quelli della nuova Gra'.iata e specialmente il calmano^ specie di coccodrillo ; ([uel'.i di Panama, tra i quali si distin'iue la liimaca-soltlato , qnelli di Guyafjuil , del Peru, e specialmente la vi2;ogna , del Cbili, di Patagonia, del Par.Tgtmi e dcPa Plata., del Brasile , del Messico , di California, della Luigiana , delle Floride e del Canada. Nou vorremmo vedere con- fusi coi lioni fra gli animali del Peru ne il Puma, ne il Cougnar , sebbcne col nome di lloni ven£:;a!io spesso indicati anche in America , dove il vero lione j)er con§cnso di tutti i naturiilisti non si trova. Si descrivc opportunanuMite il co/u^or^ rli' e realniente il gigante degli avoltoi, sebbene difticilmente possa accordarsi rdle sue ali stese la lunghezza di 20 piedi. Trovansi pure al Peril anguille elettriche, clie por- tano il nome di gieiiiwte^ e scmbt-ann pel lore cor lore diverse dalle altre dai naturalisti conosciute. Neir esame dc2;li aninuli del Cliiii si vede»citato il nostro abate Molina , benenierito certamen'te della stona naturale di cpiel paese ; ma per 06 die co:i- cernc in generale la zoologia delP America Sleri- dionale , olt^e quelle clie Pautore ha pigliato dal sig. Ilup.iboldt, egli avrebbe potuto approtittare delle aOO STORIV dell' AMERICA. reoonti rcla^irmi dei sigiiori De-A/.ara e Sobrevielo. D^llrt Patao^onia si arcenn.i come il prin'^ipale degU uccelli lo struzzo , il qunle non o veramente uiio strnz/o ; V auti^re pero lo ha avvediitamv-tJte carat- terizzato, nominandolo stinzzo ainericano. Noa vor- ' rcmnio noppure aver vediun i pinguini o pegoini parajxonati alle anitie. II tapiro dif-esi V aiiiftuile pin dlstinK) del Brasile cd e lorse il piu grnsso , giacche e poco minore di ua biie; nel Brasile si di- stin«ue pure tra gli uccelli, T uccello rnosca^ otti- mamente descritto ; delT iiccello del tropico , del cardinale , delF oaziri) e del colibri si parla abba- «tatiza diirusamente tra 2;li animali del Mcssico. La Calif«irjiia presenta cervi gigaiiteschi, cavalli selva- tici , e tra s;li accelU un pellicano pure gigantesco lion mono alto di cincpie piodi; ma non cosi facil- mente poira aimiiettersi chc veri coccodrilli trovinsi nella Luigiana. Non del tutto esattamente e pure scritto die il ragno di mare delF isola della Corna, quando e petriticato sia coperto sulla superficie di una vernice pia bella e piu liicida di cpielli della Cina , e rhe s^li occbi suoi siino piu duri del dia- mante. Quest' ultima c prob.ii)jlmente una iVottola iiarrata da qualche viaggi:it(>ie , e non si puo ra- gionevolmente supporre che que" ragni di mare ver- niciriti , forse le loro spogUe tossili , fossero real- mente petrilicati. Tra gU animali degli Sta,ti-Uiiiti figurano il bue mogcato , il bisonte e T iiro , clie non dissimile sembra da quollo delle Gallie descritto da Cesare. L' ultimo par;Tgraf) di (juesta part(> tratta degli animali trasportati ui America , dei quali di- consi moitiplicati con probisione c migliorati tutti quelii, le di cui razze abbandouate furouo, e la- sciatc -netto stato selvaggio. L'autore si niostra per- suaso che le razze dcgli aniuKili delV antico couti- ncnte trasportate in America , non abbiano piinto in generale dcteriorato. "^ La fjuinta parte di ([uesta i/itrodazione si aggira intonio ai vegetabili e luinerali americani , e qui STORIA DELL AMKRICA. 20I aticora ci coiifermiamo nel nostro avvisamento , che con mis^lior orcline si sarebbe premessa al discorso delie fjualita morali e de'costuiiw la descrizione dt-i tre regni ; e i minerali sepaiati dai A'egetabili e d.i quello clie delle nuniere d' oro specialniente si e accennato nella parte i.°, a\ rebbero potuti) fmniare ragionevole argoinento di una parte distinta. Cosi non si accennano tra i vegetabili sc non alcnni piii notabili ; e di alcune proviiicie non s' indicano i mi- nercdl perche gia nel primo volume indicati. Delle Antille per esempio si nominr.no il fico indiano, il co- tone selvatico , d campeggio , il corobbio , il ver- zino,alcane sperie di paluie, il tamarindo, il legno di ferro ed alcuni alberi fruttiFen , dopo i qviali si annoverano anche il caffe e la canna di zucchero , non che alcune ))iante tintorie, Ti a' minerali non si accenaa se non 1 oro, ancora non abbastanza co- nosciuto , di S. Domingo. In propositt) dclla Florida, si parla piu del sno conmiercio che non delle sue produzioni vegetabili o minerali; si annoverano pero i diversi cereali ed i fiutti dclla Lnigiana , gli ar- bnsti dc' suoi bnschi, tra i rpiali vedrsi desnritta ben- che non nominata, la Mirlca cerifera^ non che varie piante olli»inali; si nota poi in genere che cpiella prcvincia ha miniere d'argento, di ferro, di rame , di piombo e di smeralJi, il che difficilmente c' in- durremo a credere, non trovandoji i veri smeraldi se non al Peru. Dopo alcuni ceuai brevissimi suUe piante della \ei'chia Galit'irnia, si fa n-.eazione delle bellissime pcrle deila baja di Ceralvo , de'lc quali veranu'Ute si sarebbe piu opportun nnetiie parlato laddove si tratto deoli aiiiniali. I cereali ed i di- versi frutti s' indicano pure del Messico, e tra questi il cocco , Fananasso, la vainiglia , la salsapariglia, il sassafrasso ,* il guajaco , i! tabacco , la gi ilappa ; ma giac'che si e nominata pure la cocciniglia, non era prudente il lasciai la tra gli arbnsji, e conveniva notare the il Jlessico produce Fopunzia oil cacto, nelle cui foglie quelf animate a!lig,na. Dei metalli aoa sToniv df.m. America. preziosi di qiiella provlucia si fj solo lui cpnno , e si nata rhe iinn solo rirra r (.V oio e tP ar^ento , ina cli pidmbo aii< Qra , di antinionio, di arsenico , di cobLilio, (li mjn2;aiiesc , di oi**rciirio, di stagno, di ranic e di fcrro. Si anminzia quel paese come ferace
  • ;\i della colti- vazion". Senibra injpossibile die qiiella terra nou abbia miniese e clie sol'> se nc troviao nclla nuova Granatu , e sabbie auvifere si estra^gano nelT Op- pajan. Delia Guiana e del paese delle Aniazzoni, dopo una 2;enerale indicazinie dclle piante pm fre- quenti e delie piu preziose , si dice che la terra n>sconde copiose nirniere d' oro . d' ar^.eato, di rame e di pif'tre prcziose. II Peru ha tutti i vcgeiabili dell America meridionale, e molti ancora proprj delle zone temperate; si [larla di passaggio della cinchona o chinarhina rossa , grigia e gialla , del balsamo del Peru, della, paima cerea , di un albero lanuto, di altro i cui raiui anche verdi fauao TuTiiio di candelc, del catre racemose, del metapalo, ecc, e solo in fatto di minerali si acccniia che !e miniere del Potosi superano tutte le aitre in ricchezza. Del Chili pure si lodauo ie niinirae d' orq e d' argento , alcune delle quali rendono lino a 60 Viiarche di nietallo per ogni quintaic. 11 Molina ha creduto vanto esclusivo del Chili r avcre ilmuricto di rarae , e non si'trascura P os- servazione che nelle montagne del Chili trovansi le Jiirrhine o tiirchesi , credate da aleuni natnra- listi denti mineializzati , e che bcu potrebbero es^ serlo malorrado la reeente analisi per cm si e STORIA DELl'ajIERICA, Jio3 crecliito di rav^saie ia esse un fusf;ito di calce co- lorito , poco di\ ersa essendo la natura dci denti e delle ossa in geaeiale uel!e quali quel solfato ab- bonda. 1 piu singol.ui vegetabili di (juella proviii- cia sono un' ottima pianta salina detla erba di sa- le , r eiba doll olio dalli cui semi si ejtrae ua olio tanto buono come quello di ulivo , niolte piante coniuui a2;Ii orti d' Eiiropa e niolte pratensi deir Italia , ua albero clie da una scorza avvicinan- tesi alia cannella , un cedro o un pino rosso da ua sol tronco, mk\ ijuale si cavano fino ad 8co tavole di 18 piedi di lunghczza e di uno e mezzo di lai- gliezza , e niolte piante niedicinali. Poco sappiamo della Patap'onia , ed ewli e forsc per questo die r autore ha creduto di annoverarne in qiiesto aiti- colo gli aniniali: alcuni navi2;atori vi trovarono tut- tavia alcune piante saluiari , alcune specie di pi- selli , ed alcuni arbiisii l*ccliiferi. Piii fortunate e il Paraguai cbe produce cereali in abbo-ndanza, pa- tate , tabacco , cotone , indaco , caffe , zucchero, vainiglia , canapa, china-china, ed altre piante nie- dicinali, e r erba celebre deita del Paragimi, Li quale, oltre P essere salutifera , serve neli' America come di the, il che Pautore non ha notato. Parla egli pero dei pezzi d' oro trovati . nel hu,ne della Plata , uno dei quali di grandissima mole fu coni- perato per lacco piastre: mentre un fulmine stac- cato aveiido un pezzo di roccia , tant' oro vi si tro- \6, che quel metallo cadde nel ppese alia mcta del suo valore. Poco si dice del Brasde, de' suoi vege- tabili e mincrali : si daniio solo alcune notizie ge- nerali , e tosto si passa all' America Settenuion ile ; si nota pcro che una pianta sonimanicnte caubtira trovasi ne!l isola di Fernando Norogna , e che nel paese die si stende ira Y Oi enoco , if Rio Negro ed il fiuaie delle Amazzoni trovan>ii 28,000 s;iecie di piante, delle quali appena sei o sette nula si coltivano nedi orti dell Europa. \ enendo da prima agli Stati Utiiti, trova Pautore la (Jiorgia ricca di tabacco , d' judaco , di cotone e ao4 SToniA dell \mekto\. di zuorhero, *\i rereali c di friuti com^iii all' Eiiropa, con un'abltondante vena di rainc sul iiuine Naliash ; uella Caroiiaa incridionale trova iniu'erc d'in-gento, di pioinbo e di fciro, rave di pietrc da tagiio, mi- niere di carbon fnssile e sorgcnti sa'se ; accordiamo che possmio trovarvisi cristalli e forse di que' cristal- lini a due punte che diconsi diain^ati d' UnghcTria o di Marnioros, ma nou cliamaiitl Zrat/i , come scrive rantoic. II Tenesse ha pure sorgeiiti salse, miniere di feno , ed avremmo veduto con pii^re indicata la iiituia di quelle cnriose singo]arit"che si an- nu!iziauo esistenti aelle sue montngtie. Le duo pro- vincie anzidette , come pure il Kentucky e la Vir- ginia producouo vegetabili simili in gran parte a qiielli delle proviucie europee ; trovansi pero ivi alcima pianta di caffe e canue di zucchero , e ncllk Virginia anche F albero delta cera. In qiiesta notansi pure miniere di piomho , flltre di carboac, sorgenti calde ed alcune cave di amatisti o piuttosto di cri- stalli di colore violetto. II Marylan^l e celebre per le sue miniere di fcrro. Nota e la fertilita della De- lawanf e della Pensilvania , dove i grani rendono trentasei per uno , c dove I'acerorende moltissirao zucchero. Non avvi pero che una sorgente di pe- trolic tra i minerali, die dicesi ottimo per la gua- ri'gione dei reumytismi. Nnova Yersey , che e la Si- rjlia deir America per la sua fertility'., ha una ricca niiniera di rame, e il Genesse , ricco di cereali, ha miniere di ferro. Acque minerali ahbondanti, curiose petrificazioni e miniere d' argento , di {)iombo , di zinco , di manganese , di rame , di carbon lossile , di gesso, di talco e di amiauto trovansi nella nuova Yorck, della quale si espone \\ commcrcio e F in- du3tria mar^vigliosa. Rame e ferro e pionibo e zinco e cristalli coloraii produce pure il Connecticut, e non SI allontana dalle altre provincie per le sue produzioni vegetabili. Faniosi snno i |)ascoli del Ver- mont ; ma il [laradiso degli Stati Unitl e Pdiode Island dove sommamente si loda il bistema di irri- gazioue ; si uota pure ehe cola si trovano ferro, STORIA dell' AMERICA.. ' 205 rame e diverse pietre curiose. Felice e pure per le produzioni vecetabili il clinia del Massachtusset , ^e non e forse di lueno quello della nuova Hampshire. Fertilissimo e altiesi il paese del Congresso. In se- parate articolo si xiotauo le produzioni vegetabdi in rionardo lia sola forza die nelle terre la natura esercita indipeiuleiuenieiite dalla mano dell" uomo ; tra le laltre pi-uite si parla delle ceiebri querce d' America , dell' aimona triloba, della noce per- co J del ciriegio in grappoli , del platano occidon- tale , dei tulipiferi detti dalF autore tulip anieri , il ciie non e ne esatto , ne elr^gaute , del lauro benzoino , dell' albero della fava , dello stramo- nio , del more rosso , dell' albero dello storace , delle lobelie , delF andromeda arborea, del gin- seng , ossJa della panace cpuntifolia , di diverse ma2;noIie, del sommacco, del legno di ferro , del tacamahaca , del fico papajero, della gordonia lipa- rita e di molte altre piante ceiebri per i loro fiori o per le loro virtu medicate. Piu fredde sono le re2,ioni del Canada e di altri paesi setteutrionali : tuttavia vi alligna una vite die si assoniiglia a qnella di Corinto ; vi abbondano i mcUoni , i lamponi , gli aceri zuccberiui , e molti alberi atti alia costruziene de' vascelli, sebbene non acquistino la gvossezza che prescntano nei paesi n.e- ridionali. Non mancano pero nel Canada i cereali , i le^umi e le frutta, e vi si trovano ancora alcune piante otficinali. In genere di pietre non si nota che la famosa del Labrador , della quale si e parlato altrove. La sesta ed ultima parte versa intorno alle lin- gue ed alia loro origiue. Si tratta da prima in ge- nerale delle linguc americane portate da un Tede- sco al numero di 1264; T autnre non sembra dispo- sto'ad ammettete la giuste/za di quel calcolo , seb- bene pin prossinio al vero trovi la somma asseguata all' America , che non quelle attiibuite alle altre parti del raondo; egh avrebbe pero potuto osser- rare nel libro del sig. Hervas , americano, starapata f06 STOBIA. dell' AMERICA. m Italia, che numerosissimi sou© i dialettl, se non pure; le lin2;uv', di una sola projincia, com * TAzara ha riconosciuto del Paraguai. Qupste Unfile peio non si scrivevano , ed un capo d' Indian! diceva ad iin rapitano fraucese non mnncare ad esso che la stoffu parlaiite ^ cioe la cart.T. Oue'le lin^uie; sono sonimamente nasali e gutturali , pcrcio diificili ad intendersi ; non mancano pero di precisioiie nc di • forza, e T autare tie arreca in prova aUufii esempi, se pero questi possono credersi fedelmente tradotti. Viene qnindi airorigine degli Aniaricani , intorno alia quale belle congetture avrebbe potnto trovare nelle note aggiuute dainiornio agli scritti di Grozio su , questo aigomento. Passa egli raptdauiente sniie opi- nion!, non del tutto m d fondate, die indi^ieni fossero gli uoniini nell' America, non me lo clic gli animali e It; piante , come forse indigeni si trovarouo in molti laoglii dclP antico continente , il clie e st:;to quasi ad evidenza dimostrato recentcmente dall' autore della Storia d' Italia ; ' passa pure leggermente sulla opinione di coloro che dopo il dduvio noachico Sispposero passati nomini a popoLire quelP cmisfcro, di che non si saprebbe ragimievolmente spiegare ii modo. Paila AiW Atlantide di Platone , del fjcile passa2;gio dei Cinesi o Gi^ipp 'UPsi nelT America , e conch'iude che la popolaziuiie delP America prcsenta tuttnra uu impenetrabile segreto, il qviale ri sforza a tornare alia prima ipotesi degli abitanti 'indigeni d^ir uno e deiPaltro continente. L' ultimo paragrafo tratta delle antichita amenrane , della couformita dflle Storie del Messico e del Peru con quelle del niondo antico , dclle tradiziuni dei Peruvis'ii , dclle ruine anticlie trovate nelle ti rrc b.i2;nate dail' Ore- n )co, delle tradizioni e dei nio:iumenti del Mcssico, d.dle Piramidi specialmente ; e quasi sem!)ra jjer- suadersi Y autore che civilta si desse uu tempo ove oxgi noil vedesi se non selvatichezza: che un tipo a^essero i Messicani , e che furse y\\i rapidam.'mte dci Greci passassero ad uno stato ui coltu.a grag- dc e maraviglioso. STOKIA DELL AMERICA. 207 Nella conclusione delP opera si producono alruni calc(>li atti a prepararc la solnzioue del problcnia , 80 la stop<"ita del nuovo mondo sia st tta vanup^ffiosa o noc*iv;i aU' antic d, Sorpicndona i primi c: Ko!i re- lativi air nro ed aigento poitiiti dall' America in Eu- rnpa dall' anno 1492 sino al iScS , non che alia p^)i!azioni di u;i valorc ancora superiore a cjuello dci nietalli , portato dalle Antille e dal Crmtinente Americano; nia a questi calcoli si contrappon2;ono gli eriori dr'Goveini Eurcrpei , clie colonie stabilirt no nel Nuovo Mondo , e la consitlerazione della miseria in cui 1 Europa cadiel)l)e se rAnierica , la qu;de gia possiede una parte dclle ntistre uKitiifitture , veuisse ad arquistarle ed incoraggiarle tutte , ed a troncare per tal raodo un commercio ad essa svantaggioso. L' antore trae modestamente da tutte le cose espo- ste la conse^uenza, che sommamente la storia d'A- merica debbi interessare cliinnqne abbia alcuna me- diocre abitudine a pensare sulle cose e sugli avve- nimenti umani ; e quindi si fa strada a presentare la storia medesima , che av'ra principi\) nel tomo XXVIII delta Storia universale. Ma noi non temeremo di aggiugnere che cjuesta introdiizione puo essere sommamente giovevole alia pubblica istruzione, an- che indi[)eadentemepte dalla storia medesima , in cjuanto che presenta un c;;mpendio5o, ma per lo piu accurate , prospetto dello stato fisico, politico, morale ed economico di una parte del mondo non ancora abbastanza conosciuta , le di cui notizic T autore m generate ha tratto dai fouti piu recenti e piu genui- ni. Mentre adunque non possiamo che lodare il di- segno in complesso ed anche in parte Tesecuzione di questa istruttiva introduzione, ci compiacciamo nel poternd*ricavare un fondato pronostico che de- gna di molta commendiizione sia per essere la storia che ad essa verra in seguito. 305 PARTE 11. SCIENZE ED ARTI r^lECCANlCIIE. Alcune oxservazi.oid botanirhe di Gaetano Savi , professore di botanica nelV UiUversitd di Pisa. X RA le piante che vegetano nel giai'cHno cli Pisa , vi sono due trifogli acquistati jDei- inezzo di semi favoritiiiii dal gentilissimo sig. Viaceiizo Tlneo , professore di botaaica a Paleroio , e dal inodesimo gia descritti coi noiiii di Trifolhun Gussoni e di Trifoliu-n Ciipani nel Pugdlo primo delle piante rare delta Sicilia (i). Siccome io mi sono alquaiito occupato del genere Tri- foliuin , e non dispero di poter pervenire a darne una nionografia completa ( al quale oggetto rinnovo qui le mie preghiere a tutt' i Botanici perche mi faccian parte di quelle specie che fiaora non ho potuto vedere ) .. cosi mi hisingo che in ine non parra impertinenza il trattare di oggetti di cui recentemente altri hanno parlato. Trifollwri Gussoni. Tinoo.* Egli appartiene ai trifogli bratteati , e dev' esser col- locato nella sezione quinta , fra quelli cioe che hanno il calice senza nervi apparent! , inunutato dopo la fe- condazione, e il vessillo solcato e piegato nella cima. • Trifolium Gussoni caule ramoso diffusa , ramis wlscen- drntibus, foVis impari-pinnato-trifnUolatis , foUoUs obtusis , pedimculis folio midto lonnioribus , vexillis interne ciliatis, apicp ars.ute. clentiruhitis. Nob. V. tav. f. i. Trifolium alpinuni liuinile rectum ; floribus ^legantissiinis purpureis, in lupuU capitulum concinnatis. Cupaui Pamph. edit, a, tab. 245. Ex Tineo. (1) Planlarnm rariornm Siciiii Vexillum calyce duplo loagius , late rotundatum, argute denticulatum , basi dentibus longiusculis ciliifor- inibus , valide sulcatum , album , raargine rubro-viola- ceum , aetate spadiceum : fig. a. » AloE albae, vexillo breviores, pUcato canaliculatae , divaricatae , apice et margiae antico denticulatse. » Carina alis brevior , compressa , alba. » BracteoloR rainimae , obtusae , eraarginatae. »/ Legiimen pelicellatum , ovatum , membranaceum , monospermum : fig. b. If Planta annua, sponte ia Sicilia nascens; iu hcrto pisano culta , ultro renascitur et majo floret. » Trifolium Cupani. Tineo. Questo pure e uno dei trifogli bratteati , ed appartiene alia sezione terza , per avere il calice gonfio' dopo la fecoadazione. Trifolium Cupaui caule decumbente , capituUs suhrotun- dis, bracteis distinctis , pediinculis folio longioribus. Nob. V. tav. f. II. Trifolium alatum caule simplici prostrato , pedunculis folio longioribus, bracteis distinctis vix conspicuis , capituUs subglobosis vel ovat's , alis patentibus. Bivo.ia (i). Trifolium capitulo ■ spwnoso scu vesiculis in capindos binos purpureas congcstis, majus, caule foliato. Cupani Hort, Catli. pag. 2i5 excl. var. b. ex Bivona. (I) S'.iipiiim rarionim mintuque cognitarum , in Sicilia s/ionre provenimtiuni ittcriptiones etc. Auctorf Antonino Sivoiia BernarJi. Manip. 4. Pjnormi 1816. Bibl. Ital T. XX. 14 JIC ALBUNE OSSERTAZIONr BOTANICHE Trifoliwn capituUs spwno^is in suminltatibus ex piirpnrco canilidis , folio ovato sfi>-r(ito. Cap. Painph. Vol. i , tab. 143 , edit. 2, , tab. 6iy. Ex Bivona et Tineo. >' CauUs siibpedalis , teaes, decumbens , basi ramo- sus , plerumque Inlidus. '.• Sr.ipnicn couiiataj, nervosae, caulis lonj^is acuniinatis. 0 Foliola ovata , vel obovata , vel ovalia , inierdnm eiuarginata , aigiite denticulata. » Pedunculi folio longiores. » Capittilum ex 3o 35 floribus. Flores rosei 5 liiieai lon;ri. BracCcce. dist'uictse ^ conformes, ininutas , einaigi- natae vel dentata;. 'I Calyx 2-3 iineas loiigus , deatibus setaceis nibro- vlridilius '■, ventris parte anteiiore et inferior*; glalirius- cnla , rubro-lineataf, siiperiore et posteriore dense pilosa. ') Vexdlwn li'ieare lanceoiatuin , carina fere duplo longius. AlcR lanceolato lineares , carina tertia parte lon- giores , apice plus minus divergentes. V Calyces fructiferi inflati ^ ventricosi , irregulariter turbinati , reticulati , pilosi , ru!iescentes , dentibus supe- rioribus setaceis defletis , capiiula sabglobosa efTormant. Fi^. e. » Leguinen membranaceum compressutn , oblique ovatuin, monospermum. Fig. d. » Planta perennis , Panormi in pascuis montanis spoMte crescit : culta in Horto pisano floret julio. ') Tola glaberrima , Isete viridis , habitu " Trifoliwn fragiftrwn quodammodo refert , a quo reipsa dift'ert : i.* caule decumljente, non repente^ 2.° braceolis omnibus distinctis et conformlbus, non connatis , diftbrinibusque ; 3.° corollis niajuiil)ns , vexillo absque longioribus apice ncutis , non obtusis. » L'aggettiv^o alato si uiette come nome specifico, quando la pianta essejdo papilionacea ha qualche pai-ti(;olarita nelle ale, sij per la luaghezza o sia per la figura loro i ovvero , e questo e il caso il piu ovvio , quaudo per la decorreiza delta lamina delta foglia il picclolo diventa alato { Biius cJatwn^ Rhus s^vnialatum ) , o diventa alato li fusto (Pipfr ahitiim, Sp-^nmicnce alatn , Concopsis alata, Exacu.ii alativn, lusticin alata ) : e siccome nessuno di quest! caratteri si riscuntra net Trifoglio di cui parliamo , COS! , per togliere ogni eqnivoco , ho creduto dover- gli conservare il nome speciiiro Cupani, piuttosto che DI GAETANO ?AVI. 211 Valatunif quantunque questo sia cli data plu antica. Ho poi anche creJuto necessario il dare la figura di ambedue le •pecie , giacche le opere del Cupaai , ove si trovaxi figurate , sono tauto rare, cli' e liiutlle il citarle. Fra le piaiite componeati il citato Maiiipolo tjuarto del chiarissiiiio illustratore deJle piante siciliane vi e la Sca- biosa liybrida di AUioni ; Scahiosa corolluUs quadrlfiJis , radiantibus j fuliis iiiferionbus prtiolatis lyratis , lobis ob- tusis ; supeiioribiis sessllibus , lobis oblongo - lanceolatis i seniinihus coinpressis ; corona denticuluta barbata. Bivoiia Manip. 4., p. 23 , alia quale unisce come varieta la Sca- hiosa integrifolia di Liiiueo , e mi compiaccio nel vedere che presso a poco siamo del meJesimo sentimento. Nella Flora plsana Tom. i, pag i6a io diedi la dc- scrizione e la figura di quella piaiita che credo esser la Scabiosa integrifolia corolluUs qwidrifidis radiantibus , foUis radicalibus ovatis serratisi ramtis lanceolatis, caule herba- ceo. Lin. spec. ed. 3 , t. 1 , p. 142, apponendovi T ap- presso frase : Scabiosa foliis radicalibus ovato-spalhulatis crenatis , cauUnis lanceolatis , sernine ovato-compresso , ur- ceolo denticulato glanduloso ( receptaculo pilnso ). Aveva fm d' allora in testa che la Scabiosa liybrida corolluUs quadri/idis radiantibus , foUts inferioribus pinnatis , pinanlis obtusis dentatis , rameis integris; AUioni auct. p. 9 , poco o punto dalla Sc. integrifolia dovesse esser diversa , e lie rimasi convinto allorche il dotto botanico sig. Balbis mi eblie favorito d' lui esemplare proveniente dall'erbario di AUioni. Vidi allora ch' ell' era una semplice varieta di foglie lirato-j)innatil\de , la quale io aveva gia indicata e data anche la figura di una di cjueste foglie divise , ed adesso aggiungero c!ie non e nemmeao una varieta costante , perche gli stessi semi producono la pianta ora con foglie intiere , ora con foglie pinnatifide , e pero il sig. Bivona ha ben fatto ad unirle nella stessa specie , ma convieiae conservargli il nome d'' integrifolia gia datogli da Linneo. Malamente poi , nel Prodromo della Flora romaaa , e messa per varieta della Scabiosa arvensis, e tanto piu c!ie la Sc. integrifolia e annua, e la Sc. arvensis perenne. Ma qucsta nostra Scabiosa integrifolia e ella realmente quella che con tal nome fu data da Lin.ieo? Non e fa- cile il poterlo decidere in niodo da levar di mezzo ogni dubblo. Linneo nello Species pluatarwu cito per la Sccdjiosa integrifolia la Scabiosa Montana latifulia non 213 ALCfNB OSSEBVAZIONI EOTANICIIE CCC. laciniata rubra C. Bauli. Pin. pag. 270 insieme colla Scn- biosa latifolia purpura sccntp florc. Clus. hist. 2, , pag. 2 , f. 3. Di poi alia Scnbiosa sylvatica di bei nuovo cito lo stesso sinonlmo di Gasparo Banhiiio , piii 1' altro clie gli vien dopo , cioe Scabiosa hitifoUa rubra, non laciniata secunda. Oia a questo secondo sinonimo Bauhiniano ci si rapporta la Scabiosa rubra austriaca. Lobel. ic. 538, la qual figura del Lobelio e copiata dalla sopraccitata figura del Clusio , cosi che noi siain qui in un di quei casi , in cui disgraziatamente non di rado ci troviamo in botanica , di avere cioe la stcssa figura citata per due piante diverse. La figura del Lobel , o sia del Clusio , somiglia la. Sc. sylvatica , piii che qualunque altra specie, onde per la Sc. inte^rifolia non ci e nessuna ligura , ci- tata da Linneo, che la rappresenti; ma secondo la breve descrizione , che nello Species si trova unita alia frase , mi pare che ci sieno tutte le proljabilita per credere che la nosti'a Sc. integrifoUa sia veramente quella di Linneo. 2l3 Sulla nuova dottrliia medica itnliana. Coiitinuazlone dclle lettere medico-critiche del dottor fibe mai salvare questa macchina nostra posta* in continuo contatto con tante potenze morbose , quante sono le sostanze in cui r uomo vive e di cui vive , e aggiuntevi anche quelle che dal lusso e dai vizj derivano? Come non cadere am- malato con una si enorme prevalenza della susta flogi- stica, la quale ad ogni istaiite minaccia di scomporre , ardere la macchina umana ? Miseri noi, e coloro special- mente die atletica struttnra sortirono, e lacertose mem- bra e sanguigna vivacissima tenpral Chili potrebl^e mai agl' incendj flogistici sottrarre ? Ma buon per noi, lo ri- peto, che la rosea saniia, la cara Igea non e mai stata V^to gli auspicj della fame , dello squallore , della tabe, Auguvino pure i controstimolisti loievole mediociita di 21 6 SULL-V NUOVA DOTTRINA CCC. eccitamento ai loro amici, preghlno debolezza beata e Sana , e si coinpiacciaiio di possederla per loro stessi: io ben vorrei al contrario die quel fuoco di cui hanno tanto ribrezzo , quella celeste fiamma vitale che voiTebbero spenta , continuasse ancora lungUi aani ad aniuianni , e ben fieranie.xte mi pesa che qnesto fuoco si va in me con celerita spegnendo , e gia m'avvisa il canuto crine, la tarda immaginativa , e le non pronte forze , che mi 9ta alle spalle la fredda e precoce vecchiezza. ai7 Osservazioni jiaturali fatte alle isole de' Ciclopi , e nella coiitigua splaggia di Catania, Del signor Brocchi. A. .LLA distanza di sei miglia da Catania, rimpetto al pic- ciolo paese di Trezza, sorgono quattro nudi e dirupati scogli dal mare circa mezzo niigUo discosti dal lido, i quali si chiamano ia quel veraacolo Faraglioni , ed a cut fu dagli aatichi imposto lo spezloso nome di scogli dei Ciclopi. Plinio cosi gli intitola ^ ne occorre dire che que- sta denominazione venae dalla credenza che i Ciclopi , secondo la favola , avessero avuto soggiorno nell'isola di Sicilia. Omero nell' Odissea e il primo che abbia fatto rnenzione di qnesti giganti di cui era caporione Poli- femo; ed Eustazio scoliaste di questo poeta s'immagina die abitassero la campagaa di Lentini , ed il nionte Etna ove sono generaliiienie posti da tutti gli autori. Se mi fosse lecito di aggirarmi intorno ad iin argomento di mera erudizione, direi che la descrizione di Omero non porge verua dato donde si possa arguire che fossero costoro in Sicilia, ne tampoco in un' isola, e molto meno lad- dove piacque ad Eustazio di situarli. Di fatti narrando Ulisse ad Alcinoo le sue peregrinazioni, dice che abban- donata la contrada dei Lotofagi , coUocata dai geografi neirAfrica presso alle Sirti, approdo ad un'isoletta cosi prossima alia terra de' Ciclopi che poteva udirne la voce, non che il belato delle pecore e scorgere 11 fumo dei fuochi. Ora se cotesta terra fosse stata la Sicilia, quel- 1' altra isola non potreblje essere che una delle Egadi o Favignana, o Levan^so, e siccome queste glacciono rim- petto al promontorio Lilibeo, cosi Ulisse non poteva affe mia ne sentire, ne vedere tai cose se i Ciclopi avessero a])itato i piani di Lentini, o le pendici dell' Etna che rimangono verso 1' opposta estremita. Ma Omero , come dicevamo, non aggiunge un cenno per cui si possa sup- porre che essi abitassero in questa o in altra parte della Sicilia i che se cosi fosse stato, troppo sareljbe strano die quando Ulisse , dopo di essersi sottratto dalle mani di Polifemo e dopo la sua partenza dal paese di Circe, sbarci 2l8 OSSERV\ZIONr NATUn.VLI veraiueiite in quell' isola, delta dal poeta Trlnacria, no* avesse fatto motto di avere altra volta posto piede la qnesto suolo mal augiirato per lui ove corse riscliio di cssere divorato vivo. Ma abbastaiiza sia detto intoruo a una favola. Gli scogli cicloplci soiio famigerati pvesso i mliieralo- gisti dopo die Doloniieu scoperse ivi per la prima volta Tanalcime limpida da liii descritta sotto il nome di zeo- lite bianca {Slein. sur Ics Isles Ponces, etc. pag. 4.34 ) , e chc il sig. Ferrara chlamo poi Ciclopite. Essi meritano per questo di essere visiiati , ma quelle analcimi noii sono per altro 11 solo interessante oggetto, potendosi Isti- tuire buon numero dl altre curlose investigazloni tanto in quel sito stesso, quanto lungo la costa marittinia che da Catania precede fino a Trezza ed a Jaci. Questo breve itinerario ho divisato di stendere esponendo cio che mi e occorso di osservare. Uscendo di Catania per awlarsi alle isole de' Giclopi si attraversa una grande ed assai scabrosa corrente di lava, che si dilata in larghezza pel tratto di ben due miglla, uc puo ofFrire in vero un giocondo spettacolo se non che alio sguardo di qualche voglioso naturallsta. Essa scaturi dall' Etna, per quello che vuolsi , nell' anno i38r, e ne parlano Pietro Bembo e 11 Fazello. Quest' ultimo^ che e un autore del secolo XVI, assai vagamente dice che usci dal cratere al tempo degli avoll suoi, ma 1* altro che fio- riva nella prima meta di questo stesso secolo rlferisce wel suo libretto de Etna che cio avvenne poco prima dell' eta in cui viveva , lo che darebi>e piuttosto da argoiuentare che fosse meno antica di quanto si spaccla. Comunque cio siasi , questa lava e tuttavia cosi arida , cosi nuda e talmente sterile alia sua superficie ciie sembra di recente data, talche vi nasce appeaa un fil d' erba, e cotanta sterilith e segnatamente notabile ne' luoghi proplnqui al mare, giacclie piti luigi dal lido veggonsi ad ora ad ora alcuni spizj coperti da un po' di verdura , 11 che sembi'a provenire dal terricclo che i venti e le acque plovane trasportano dalle circostauti campagne. E qui par luogo da dirsi che un espediente usato ne' contorni di Catania onde accelerare la decomposizione delle lave e renderle atte alia vegetazion.' , qnello si e dl farvi allignare fichi d' India {Cactus- opuntia ) , poic!ie lo sforzo clie fanno le radici di cjue^ta piauta onde abbarbicarsi, ronipe la saldezzs F4TTE ALLE ISOLE DE CIGLOPI. 2Ll<^ de' mnssl , ed ombreggiando cssa il terreno con le pol- pute e larghe sue foglie mantiene piu a lungo 1' umi- dita die favorisce il disfaciraento dell a roccia , oltre a clie queste foglie medesime infradiciando preparauo Tali- mento agli altri vegetabili. In un campo contiguo a questa corrente vidi per la prima volta'nel nativo suo posto la mandragora {Atropa manf/ragora ) , pianta oltre mode coirune nelle adjacenze di Catania , e che rinvenni poi abboadantissima in Ca- labria nelle pianure prossiine al litorale dell' Ionic , no- minatamente da Crotone fino a Cariati, ove era tutta fiorita alia fine d' agosto , onde e indubitato che viene spontanea nell' Italia meridionale. Essa appartiene alia varieta ^ di Persoon, ma rimarrebbe ancora ad avverare, second o il mio credere , come in altro scritto ho avver- tito, se cresca del pari suUe alpi, ove e posta dairHal- ler , dair AUioni e dal Seguier che ci lasciano perplessi se r abldano veramente cogli occhi proprj veduta. Se cosi fosse potrebbe maravigliarsi taluno che una pianta che vegeta nelle torride pianure d^Ua Sicilia e della Ca- labria s' abbia a trovare soltanto fra noi nelle selve mon- tane ; nia cio non dee recare a buon dritto sorpresa, im- perocche di simili anomalie abbiamo piu esempi. Cosi V Asphodelus Tamosus, che ne' paesi nostri sia ne'monti,e a piena mano sparso nelle campagne Sicule , e cosi la Jasione montana, che presso noi si compiace delle coUinei cresce ne' Inoghi piani in quest' isola. La lava della corrente di cui parliamo e simile nella composizioae a tutte le lave cosi antiche , come moderne della Sicilia , includendovi quelle ezinndio de' vulcani spentij vale a dire annovera fra i suoi ingredieuti la pi- rossena ed il feldspato. Ne veruna lava ho io incontrato in questo paese , la quale abbia amfigene che tanto ab- bondano ne' prodotti vnlcanici del Vesuvio, ed in quelli de' colli Tnscnlani ed Albaiii. Insieme con essa trovasi una sorta di lapillo nerastro nsato in Catania ne'ceirenti, poiche di rado havvi cosi qui come altrove pozzolana propriamente dctta tanto comune ne' contorni di Roma , e che non e altra cosa in sostanza se non che un attrito di scorie rossicce piii o meno terrilicate. Questa corrente si distende in larghezza fino ad Ognina, picciolo borgo situato sulla costa , ove traboccando nel mare ostrui gran parte di ua comodissimo porto . da cui :220 OS8ERYAZIONI NAlUnALl potrebbe trarre vantaggio Catania medesima che ne ir^ •provvcduta. "Viiolsi essere fjuesto il porto lU Ulisse no- jiiinato da PUnio , e lo sia ; ma die Uluse , giusta la relazione di Oinero, al)bia qui approdato iion si potrebbe cosi di leggieri asseriilo , ed alcuni fra gli eruditi stessi ne vanno dubitando. Senibra che vogliasi intendere cbe questo sia li porto in cm si ncovro quel gucrriero, al- lorche scaiisata Cariddi , e superate le iiisidie di Scilla, alFeno la Sicilia , ove i suoi coiniuilitoui comiiiisero il inisfatto di scaiinare i l)Ovi del Sole. Il Cluverio e d'av- viso che iion gia presso Catania , ma al promontorio Pachino fosse qiiella stazione , ed altri chiedera perche nou potrebbe essere in cambio il porto di Messina :j tanto poco circostanziata e la descrizione di Omero. Quantc poi ai bovi del Sole, vi sarebbe motivo di conghietturare che siasi immaginato di cosi intitolarli dal colore fulvo del lore pelame , quali generalmente sono anche oggidi quelli della razza siciliana. Lungo la via fine ad ora percorsa non si scorge se non che la superiicie della corrente, U quale nou offre di clie molto istruirci , null' altro veggendosi se non che una congerie di croste scoriacee come e nella parte su- periore di qualsivoglia altra. La lava compatta non ap- pare che sotto queste scorie, e quando vogliasi per esteso osservai'la , giovera tragittare per barca da Ognina fino a Catania costeggiando il lido. Questa breve navigazione ofFre un curioso spettacolo , poiche Tampia fro iite di quel grnnde deposito vulcanico si palesa qui per lo spazio di due miglia verticahuente tagliata , formando precipitosi scogli e spaventosi dirupi arsi dal fuoco , cosi neri quanto il basalte , e traforati da spaziose caverne in cui diguaz- zano le onde del mare , talche non saprei se piu orride possiamo raffigurarci e di piu iufernale seiubianza le ripe stesse di Flegetonte. IMeritcrebbe di essere presa in esame I'origine di cosi t'iUte spelonclie nelle correnti di lava , giacche non sono gia accidentali , ne prodotte dallo scoscendimento della roccia o da altre esterne cagioni , ma coeve alia lava niedesinia In cui si sono naturalmente formate uientre era in istato fluiJo o pastoso. lo ue lio parimente incon- trato nelle cnrrenti degli antichi vulcani spenti , come sareblje nel monte della Cuhiita presso Orvicto costituito da una grande uiassa basaltica. Dire die questi vacui FATlE ALLE ISOLE DR CICLOPI. aai provengono dallo sprigionamento di qualche sostanza ga- sosa ristretta nella lava incaiidascente in quella guisa che si formano le cavita cellulari e boUose e una vana idea, e sarebbe appunto uno di que' casi da addursi oade mostrare che noa si pub sempre trasportare in fisica al grande quanto veggiamo accadere in piccolo. Se noa vado enato nel mio concetto, mi sembra di potere conghiet- turare come ahbia luogo il fenomeno, giusta le osserva- zioni fatte uella corrente che attraverso la cittk di Ca- tania nell' anno 1669. In una situazione delta il Pozzo di Gambazitta vedesi essa addossata da un lato alle an- tiche mura della citta, e dove ha avuto termine il suo coiso protendersi nella parte superiore in maniera die viene a foi-mare una specie di gronda o tettoja clie sporgc infuori per niolti pledi. Reca maravigUa che senza punti di sostegno abbia essa potuto rimanere cosi sospesa men- tre era molie i ne v' ha altra via di spiegare come cio sia succeduto se non che supponendo che giunta c»8ta la prima lava in istato di fusione pastosa, siasi raffreddata facendo un piccolo sporto : sopraggiunse altra lava che soverchiando il margine di questa lo prolungo , c cosi via discorrendo , ed allora e facile a concepirsi come per nuove colature possa formarsi eziandio una parete che facendo cortina a quella tettoja A'enga a chiudere il voto o a circoscriverlo in parte. Da Ognina, ov' e il cosi detto porto d'Ulisse, e dove ha limite la corrente di cui abbiamo favellato sin ora , si passa con breve cauimino a Castello d' Aci o di Iaci» Antichissime lave vomitate dalP Etna in eta anterior! a qualsivcglia tradizione ingombvano questo suolo , ma debb' essere particolarmente osservata la rupe su cui e edificata la rocca di quel paeae , la cui struttura si pua ottimamente discernere dal lato del mare. La base di questo dirvipo e una sorta di breccia composta di fram- menti angolari di lava inviluppati in un tufa di colore lionato per ogni verso attraversato ( che e da notarsi ) da vene e da filoacelli di calcaria Candida , la quale sembra che faccia 1* uftizio di cemento per dare sodezza a questo conglonierato. Succede poscia un voluniinoso deposito consistente in masse di lava traenti alia figura sferoidale , le quali hanno questo di particolare che cias- cheduna di cotali sferoidi e composta di un' unione di prisrai piramidali disposti in guisa che tonvergono tatti 2 3a 08SERV4ZIONI NATURA,L1 con 1' apice verso il centro , donde si spiccaiio a modo di raggi per recarsi alia circonferenza. L' esterna super- firie delle masse e iiitonacata d'uiio siiialto vetrino per la grossezza di ua mezzo poUice incirca , e la sostanza de' prismi e una lava buclierata le cui cellette soiio per lo piii riempiute da un uocciuolo o di mesotipe o di calcaria fibrosa. Coloio che vaiiuo speculan lo intoriio aU'origine di siffatte palle vulcaniche daraiiiio, potendo, la spiegazioiie di qaeste i e quaiito a me, nuir altro mi timane di aggiungere se noa che quella co.igerie e co- perta da un graade banco di lava basaltina che costituisce il Venice della rupe. Da Gastello di Aci a Trezza corre la distaiiza di un miglio. II lido del mare e ingombro da qnesta parte da enonni macigiii di lava compatta sparsa di feklspati e di molta pirojseua di un giallo di crisolito ; ae v' iia dub- bio che questi massi non sieno sfasciuini di una grande corrente strascinati , per quanto appare, costa per forza di qualclie violenta catastrofe. Di non lieve sorpresa mi fa lo scorgere sulla supcrficie loro ed air altezza di ao o di 3o piedi dall' attuale livello del mare iocrostazioni di tofo calcario traforate dal Mytilus litophagus ; ed a cui Stanno aderenti serpule e gusci di altri testacei. Agevol- mente potrebbesi interpretare il fenomeno amtnettendo che coteste incrostazioni siensi formate a quell' epoca in cui il mare tutta copriva la faccia de' contineiiti ; ma la co.iservazione di que' nicchi che pure rimangono in balia delle intoinperie , 1' aspetto uiedesimo di quelle concre- zioai indurrel)bero sospetto clie non fossero di cosi re- mota data. Unendo questo fatto a parecchi altri consimili avvertiti lungo le spiagge de' nostri mari, piegherei a credere che non gia in periodi storici , ma in tempi al- meno o coevi o non molto loutani dallo stabilimento delle prime societa l' altezza delle acque del mare fosse niaggiore dell' odierna , e che abbla gradatamente sce- mato ;, come per avventura tuttavia va scemaiido. E a tutti notorio quanto quest' ultima proposizione sia stata da alcuni contraddetta , e sostennta da altri , ne la con- troversia e per anche finita, e stimo che rimarra lunga pezza pendente in quanto che i fatti pro e contra sono cosi equivoci che non e facile di dare loro il giusto va- lore. E qui mi piace di riferirne uao che semln-erebbe essere a prima giunta favorevole all' opinione di coloro FATTE ALLE ISOLE De' CICLOPI. 2^3 i quali opinano aU'iiicontvo clip il livello del mare pro- gressivaniente s' innalzi. Sulla spiaggia di Siracusa presso alia Cittadella veggonsi certi pozzi anticamente cavati per ogietto di conservare il grano, come e ancora stile in molte parti dell' Italia meridionale , e che sono pre- senteiiieute ostrutti di rottami di pietre. Ora 1' acqua del mare anche qnando e bassa co|)re la periferia di alcuni di questi pozzi, die sono percio iuteramente sommersi, e siccome riou e probabile che quando furono fatti fossero cosi esposti alle ingiurie di questo "elemento, poiclie sareb- bero stafi disadatti a qualunque nso ; cosi sembrerebbe che da quel tempo in poi al^bia il mare stesso guadagnato Ln altezza. Ma questa conseguenza , se ben discenio , e precipitata, perche sarebbe pure posslbile che la spiaggia fra il mare ed i pozzi stessi fosse un tempo cosi elevata che vietasse 1' adito alle acque marine, e che sia stata pel smantellata , e cosi appianata dair impeto delle onde. Presso castello d'Aci procedendo verso Trezza sorgono sulla costa alcuni picceli scogli format! d' un affastella- mento di prismi basaltini e ragguardevoli per questo , che mentre da un lato sono cotali prismi verticalmente disposti , giusta la foggia piu comune, hanno dair altro una giacitura orizzontale. Mediocre e la grossezza loro , la forma pentagona ed esagona , e la lava di cui sono format! e neir esterno bigio-giallognola , ma internamente e nerastra con grande quantith di pirossene e rarissipii feldspati. Simili ammassi prismatici non sono soltanto uella situazione indicata , poiche trovansi altresi nelle colline della contigua campagna , in alcune delle quali questi prismi sono articolati , ovvero sia di spazio lu ispazio segnati da una giuntura rilevata. Delle quattro isole Ciclopiche poco quinci lontane tre jouo parimente composte di queste lave colonnari , ed una J che e la piii accessibile , conslste di lava amorfa , che e quella in cui annidano le analcimi, e fu il preci- puo scopo della mia peregrinazione. Questa lava che co- •tituisce la niassima parte dell' isola palesa una tinta bi- gia^ ora e compatta, ed ora ha una tessitura piu o meno cellulare , e le sue cavita sono tappezzate di limpidi e brillantissimi cristalli di analcime, le cui forme sono state partitamcnte descritte da Dolomieu. Jo non esito a cre- dere che al pari di tutti gli altri cristalli che trovanii nelle gcodi e nelle cellette delle lave sieno stati questi fil4 OSSEnVAZIONI NVTURA.LI pfodotti mediante rinfilti-azione deU'acqua, che servi di veicolo alle molecule, le quali in que' voti si unirono sotto forma rcgolare e simmetrica. Cio posto , convcrra ammettere die questa sostanza sia disseminata nel corpo della lava , e cost veramente e e con tanta eviclenza che «e ne puo agevolmcRte accertare cUiunqne. Rompendo quella lava stessa appai'isce di fatti iaipastata di aiialci- me aniorfa, la quale e sovente in tal quantita clie ne forma la massa principale , talche sarebbe difficile di po- tere negare che sia di origine simultanea. Olire alia divisata lava, un' altra ve n'ha dal lato del- l' isola rivolto alia Tre/.za , e trovasi alia meta incirca AeW altezza dello scti^lio. Essa e parimente di colore bi- gio, ma talvolta ha una leggiera tinta rossiccia; e sparsa di molte cavita boUose , ed apparentemente e omogenea, poiche non lascia scorgere ne analcime, ne pirosscna , ne feldspato , le quali dne ultiine sostanze niancano eziaa- dio neir altra. Ambe queste lave sono coperte da una speziosa roccia , die ha T aspetto di una niarna o di una ar^illa, e come tale e stata indicata da Doiomieu. Ci« che particolarmente puo trarre in questa ci-edenza e il suo colore bigio di cenere, e la sua friabilita ; sugge r acqua , ma non si ramollisce in questo fluido •, posta negli acidi non sobbolle , e la sua tessitura e bene spesso imperfettamente schistosa. Non pertanto alcune altre par- ticolarita essa manifesta per cui non si puo cosi di leg- gieri amniettere che sia quale V appavenza fa crederla. Priinieramente questa roccia ha talvolta un notabile •rrado di solidita: percossa con l' acciarino , dopo lupe- tuti colpi schizza qualche scintilla;, e la sua frattura e in tal caso concoide ; ma siccome questi caratterl possono benissimo competere a certe spezie di argille indurite, non se ne fara molta stima. Osserveremo piuttosto che allora quando si presenta in questo stato, comparisce qua e la pezzata di larghe n)acchie brnne di piit solida pa- sta , e huclierate da picciole bolle , le quali macchie non dcrivano da materia straniera clie sia stata invikippata nella sostanza della roccia , ma sono parti integranti e continue della roccia medesima, ed il loro colore va insensibilmente e gradatamente a sfumare in quello della massa che le racchiude. Sembra che non si possa ricusare di rlconoscere in questi pezzi V azione del fuo- <«» , e se cosi e , dobbiamo supporre che esso abliia rA.TTE ALLE ISOLE De' CICLOPI. 225 operato altresi su tutto il rimanente della massa, benclie con diversi gratli di forza e d'intensita. Aggiungasi che questa roccia coiitiene filoncelli ramificati , e glelie iafor- nii di vera lava nerastra , e che e talvolta sparsa essa stessa di piccioli globetti di analcime , che hanno sortilo questa figura per efFetto della cristallizzazione. L' analci- me limpida in oltre vi forma bene spesso sottili venatnre che serabrano avere avnto origine da crepacci ove sia stata depositata. Dalle cose dichiarate si puo desumere che a fronte della sua apparenza argillosa sia essa realmente una pro- duz'one vulcanica; ne e gia senza esempio che lave di simil fatta , se questo nome lor si compete, sieno erut- tate dagli stessi vulcani che oggidi soao attivi, poiche ne furoQO da me incontrate sul Vesuvio , come e indi- cate nel mio Catalogo ragionato di rocce per servire alia geognosia delV Italia ( pag. 284 ). L* isola maggiore de' Ciclopi e tutto all' intorao squar-- ciata da profondi burreni per mezzo de' quali se ne puo discernere I' interna costituzione. La principale sua mas- sa, come ho detto , e di lava bigia o nerastra , su cui e coricata immediatamente e senza frapposizioue di altre sostanze la roccia di cui si e parlato , la quale si adatta a tutte le ineguaglianze , e a tutte le sinuosita della su- perficie di quella che le sta sottoposta. Ne questa com- parisce soltanto sul vertice dell' isoletta , imperocche Tho in qualche slto pariinente adocchiata alia base in luoghi battuti dalle onde. Essa mostra cola nell' esterno una tmta nerastra accidentale, ed e tutta bizzarramente trafo- ^^ata e corrosa , ma mi e sembrato che molti di que' fori non sieno stati fattl dall'azione de''flutti, e sieno piuttosto scavati dai vermi marini roditori delle pietre; poiche la Venus Utnphaga ed il Mytilus litophas^us albergano in quelle acque. Non ho rinveauto su queste lave piante merite- voli di particolare menzione traane il Mi'se^nbryantJieniwri crystallinum die insieme col nodiflorum e spontaueo ia Sicilia. A poca distanza da quest' isola torreggia sul mare un altro scoglio di forma piramidale composto di lava pris- raatica bigio-scura coii pirossena giallogaola , e lamiiiette di feldspato , e coatenente talvolta glo'iuU di mesotipe radiata. La ciraa di questo scoglio dirupato , su cui mi- BibL Itcd. T. XX. 1 5 22.6 OS«ER"V\ZIONI NVTUnALI avvlso che niun naturalista avra vaghezza J' inerpicarsi, e anch" essa coperta Ualla stessa I'occia di apparenza ar- gillosa , che semhra dovesse origiuariatneiite foniiare m\ esteso deposito. Finalineute tl.ie altri |)iu piccoli scogli fanno corteggio a questo, da cui non «'iiio dissiinili pella struttura preseiitaiido gruppi coloiin iii della inedesima lava. Quattro adaiujue sono le isole de'Ciclopi , benclie Pli- nio noti ne rauiiiieiiti che tre ; scopuli tres Cjclcpum, e se vogliasi a'miiettere ch"" egl'i sLa stato veritiero , e se le note da me prese non m" inganuaiio , forza e credere che il quarto sia stato fornnto o , a ineglio dire , siasi isolato dope quejl' epoca. Non sirelihe improbaMle die i due piccoli scoj,li gcmelli ultiuiaine'.ite nouiiiiatt fossero anticamente niio solo , che sia stato poscia diviso dal- 1' urto delle procelle , giacche quelT atFastellameuto di prismi puo essere facilinente scmnpagiaato. Cosi sembra assai verisiinile che tutti questi scogli medesimi fossero un tempo in contiuuita , e formassero un sol corpo co- gU aniraassi coloiinarl della costa donde furouo divelti dalla inano del tempo, e dr.lla furia del mare, Taiituni cevi loniinqua potest mutare vetustas. Teriniae delle osservazioni non sieao al naturalist* questi scogli , ma proceda ad Aci che e quattro miglia distante. E stato scritto che in vicinanza di questo paese havvi suUa viva del mare un' akissima rupe in cui ve- desi uaa serie di corsi di lava tramezzato ciascheduno da un banco di terra vegetabile. Siiigolarisstmo sarebbe il feiiomeno, perche calcolando il tempo che dovette tras- correre dail' arrive di una corrente a quel'o dell' altra , ed iu cui ebbero campo di forinarsi que" l>aachi inter- med] di hwnus, si avrebbe tal cumulo di secoli da sbi- gottlre coloro che pretendono di determinare 1' eta del rnondo. Di fatti se 5io anni soao passati da che la cor- rente dell'Arso nelT isola d'' Ischia scatuvi dalla base del- TEpomeo, e 439 daclie in Sicilia proruppe V altra che ostrui il porto d" Ulisse ; e se ambedue sono cosi sterili clie sembrasio di fresco usclte fuori dal cratere , quanti anni non dovrebbero volgere priuia d' essere coperte da uao stvato di terriccio atto alia vegetazione 1 E quanti piii ancota se si dovessero rooltiplicare tali strati in ragione del numero delle correnti che venissero a sovrapporsi a questa ! Vago di avverare il fatto non indugiai di re- •-armi sul luogo , e nella Timpa delle Grazie ( titnpa iu r<\.TTE ALliE ISOLE HE CICLOPI. 227 qiipl vernacolo vnol dire diiupo ) potei annoverare iri' lealta da otto snccessivi corsi di lava sovrappostl V uno ail'altro, s« noii ciie in cimliio di essere divisi da strati di terra ve2;etabile, lo sono da banclii di scorie e di pol- vere vnlcanicii cii colore o rosso vivace o bigio o ginllo- gaolo. La prima e Uiia polvere arida con cristalU di pi- rossena e grani are.iaoei di lava , e risuUa da uii tritume di scorie dello stesso colore al paro di quella sottoposta alia corrente di lava basaltina a Capo di Bove presso Roina , ed air altra che sta sotto al castello di Neini. La polvere bigia, cLe costituisce banclii di notal)ile gros- sezza , provieae da un attrito di lapiilo misto a cenere vVulcanica. Qnanto poi alia lava alternante con qneste inn- terie essa e compatta, di colore geiierahnente bigio ne- riccio , sparsa di luolte particelle di pirossena nera e di uii giallo di crisolito , ma la sua massa e feldspato , il: quale compai'isce sotto forma di luccicanti squamette. Le stesse cose s' incontrano nella vicina Timpa di Santa Caterina e nel luogo detto la Scala presso la darsena d' Aci ■■, ma clii avesse desio di vedere simili alternative in modo di gran lunga piii evidente ed in maggior nu- mero , potra recarsi alia base dell' Etna nella valle di Callana e contemplare le rupi die rimangono alia manc;* di cbi ha la faccia rivolta verso quella niontagna. Undici ccnsi distiuti ho qui anaoverato dalla base al vertice di una di quelle rupi , ed in Uii luogb ho avvertito essere tngliati da un filone quasi verticale di lava simili a qnelli cost aumcrosi nella valle di So;nma presso il Vesuvio. Ma se non si veriiico il f'enomeno della frapposizione della terra vegetaliile a quelle correnti , un altro ne ap- parve degnissimo di osservnzlone , e che mi riusci alTatto inatteso. Imperocche tanKT nella polvere vulcanica rossa, qnnnto in cpiella bigia intcriiiedie alia lava mi si presen- tarono alio sguardo impressioni di coticbiglie marin'* , fra le quali evldentissime erano quelle di Cardium eclule. Gustk di lestacei iJarimente niarini si trovanu inoltre in un ter- reno consimile accMnto alia Timpa delle Grazie in un podere del sig. Rij:ii , dotti> chimito di Aci. Qnesto fatto clie e fnorl di ogni controversia , e di cui alleghero aliri esempj in uno scritto piii voluaiinoso che sara tra non guari pul)blicato , patentemente tlimostra che i vulcaiii da cui sono state espulse quelle inaterie haiino scop[)iato dal fundo del mare, e che il mare aaS OSSERVATITOTSII N\TUR\LT eCC, naedeslmo poggiava allora a quell'altezza in cui si trovan* queste coiichiglie. La Sicilia e noaiiaataineiite il Vallo di Noto somininistra itivincil)ili prove Joir orii^lne sotto- mai'ina cli que'' Vulcani ora spenti, e se neiralta Italia 91 levo nil tempo graiide scliiamazzo per avere incontrato nelle coUine Yicentine corsi di lava alternaiiti con istrati calcarei , il fenomeno e cost volgare in questo paese, che dopo di averlo per le prime volte aminirato e dili- gentemente registrator riesce poi indifl'erente. E qui mi iia lecito di sogginngere in via transitoria , clie coloro i quali si applicano alio studio delle produzioni vnlcaniche ddlV Italia settentrionale , e generalmente di quelle di tutti i luoglii ove i fuoclii sotterranei sono gia sopiti , male si appongono nel credere che grandissimo lunie po- trebbe derivare alle loro investigazioni recandosi a visi- tare i vulcani oggi giorno attivi, sia ilVesuvio, sia T al- tissimo Etna. La maniera di operare di cotesli odierni vulcani tanto e diversa da quella degli antichi , cosi ditferenti o difFerentemente modilicati sono i prodotti di questi ultinii , che appena v' ha kiogo di fare tra gli imi e gli altri buoni confronti. Ma la terra piu istruttiva e pill classica si e la Sicilia e quel vallo di Noto teste rammentato , che ottimamente rischiara quanto altrove e incerto e dnbbioso , ed i cni vulcani spenti servoflo in certa guisa di glosa ai nostri. Mi rimane a dire che P analcime limpida cristailizzata non e gia esclusivamente propria delle lave deirisola maggiore dei Ciclopi , ma si trova altresi in una lava analoga a qacste alia darsena di Aci donde ne furono tratti grossi e lucentissiml cristalli all' occasione di fen- dere alcuni scogli in riva al mare. Mettendo termine al tnio ragionamento non sara inopportuno di ragguagliare fche in quelle acque alUgna la Mya gtyciineris , conchiglia pocliissimo comune nelle raccolte , e la piii voluminosa delle bivalvi de' nostri mari. lo ne ho veduto bellissimi individui presso il sig. Riggio, che ebbe la cortesia di regalarmene uno di buona mole , e di squisita coiiserva- zione. La Cyprea lota, lurida, e cirMamoinen si trovano parimente in (piel mare , come pure la Anomia o hyalcea tridentatd le cui spoglie di frequente occorrono suU' areaft del lito ove sono lasciate dai flutti. 229 Cornmentrrrio sril morho petecchinle delt anno 1817, con alcaiii cenni siii coiitagi in genere , e sopra il principio dl vita., del D. G. Palloni , cavnliere dell' ordlne del Merito sotto il titolo di S. Giu' seppe . dtir ordine R. d'dle Dae Sicilie ,• professore onorario delt I. R. Uiiivcrsitd di Pisa , ecc. ecc. — Livorno ^ 18 19, stamperia Giorgi , in 8.° di pag. 410. A RA le moltissime opere che furono pubblicate in qnesti nltimi anni sul morbo petecchiale, noi abbiamo preferito di dare iin diligente estratto conimentato di cjuella del celebre Hlldenbrand, liinitandoci ad anuunziare sempllce- mente le altre, per non riprodurre eternamente uno stesso suggetto trattato presso poco con eguali o simili idee. Noa cosi potremmo giiidicare della presente, la quale se da una parte conferma alcuiie verita gia divulgate , con di- ligeiitissinie e protonde osservaz.ioni di fatti , dall'altra nuove ne svela , e perspicaci felici conghietture deduce dalla espenenza, che sarauno per recare non lieve van- taggio alia iiiferma umanita. II compendio che era pas- siamo a fare di quest' opera, e piu ancora la raedesima che le persoae dell' arte vorranno procurarsi onde con- Bultare e uieJitare in tutta la sua egtensione , dara fon- dauiento a questo nostro parere, PARTE P«IIMA. Capitolo 1." Carattcre essenziale del morho petecchiale; distinzioup delle pptecchie ed origine di tal contagio. — Le petecthle vanno distinte in due specie : alcune consistono in un semplice trasudaniento sanguigno dai pori inorga- nici delle arterie e vene capillari della cute , derivante da una grave atonia dci .solidi e da sfiiliramento e disos- sigenazione del sangue. Quesfe petecchie possono accom- pagnare qualunque specie di febbre , massime atassica o adinamica , e qunlunqae altra affezione resultante dalle accennate circostanze , come lo scorbuto , ecc. Petecchie di questa natura non costituiscono un contagio ; sono aempre secoudarie e eiutomatiche. PossooQ per altro ayere a30 COMMENT \RIO StJL MORRO la proprieta d'infettare i sani. E qui vnolsi fare una il>ici , e petecchie le vera es.mtematiclie. Aiicbe le vere petecchie sono di origine antichissima, e foise coeve al genei'e uniano, come die siano state poco conoscinte dai medlci Greci ed Arabi, e solaniente nel serolo X\'I si cominciasse a prestarvi mag- giore attenzione ed a descriverle con chiare note. La riunione di molti individui sanl o malati in luogo angvisto e mal propvio e sufliciente a produrre questo tontagio. Pare cbe esso consista in un niuco volatile ani- male zeppo di mortifere particelle, prodotto dalla decom- pos'zione del covpo , che la vita da lui continuamento emette, e che I'aria pura distrugge, ma che in un' aria mefitica vi si raescola . vi si condensa e vi si niodifica. La circostanza piu essenziale nella forniazione di questo contagio e la mancanza del rinnovamento d' aria , e quindi un grade in essa di disossigenazione e d' impregnamento di animali effluvj esalati dalia respirazione e daH'organo cutaneo, non meno die dalle vesti sordide non mutate 9 e tenute indosso anche la* notte. La gueira e la carestia sono poi le principal! cagioni per le quali si rinnovano e si accrescono le circostanze chfe danno origine alia netecchia. Questo contagio pero non e direttatnente gene- rato dal corpo ani;nale , ma si forma al di fuori del me- desiino per le esal.izioni che ne emanano nelle sopra indicate circostanze. E pertanto non isviluppa la sua ma- lefira azione se non dopo che viene assorbito dal corpo uniano-, e puo avvenire , che persone per mezzo delle quali e stato prof'otto , e robe su cui s'e deposto il con- tagi) , infettino altre persone piu predisposte, senza che il contagio niedcsimo abbia necessariamente operate suUe prime che vi hanno dato origine. Le carceri , le navi , gli spedali, i tugurj sporchi e mal ventilati , abitati da molte persone sudice , sono altreitanti luoghi in cui si aBa C0MMENT\RIO SUL MOr.BO puo generare il contagio petecchiale con perlcolo non nieao ilmente rilevate. Conipita I'eruzionej cUmiiiuivano sovente, senza pero die cessasse il tmnulto intenio , la feljhre e gli altri sconcerti del §isteina nervoso. Non si sapfehhe ben detcrinlnaie in qual periodo del suo corso il morbo peteccliiale divcnisse contagioso o comunicabile ai sahi. E per altro certo die ue'primi giorni della invasione della malattia , second© die 1' A. ha osservato , non v' e stato mai pericolo d'' infezione j qaesto pei'icolo incominciava tosto die la materia morbosa si gettava alia periferla del corpo, e durava iino a conva- lescenza anche molto avauzata. Si e avveduto il nostro A. die il tempo umido e freddo fomentnva la moltiplicazlone dei lualati di peteccbiaima non pertanto attribuisce egli al freddo qnesta accresciuta difFusione del contagio , bensi ai I'adunameuti del popolo in camrre piccole e iiial ventilate , per cui il fomite morboso si manteneva e si spargeva piti facibnente. In- fatti la malattia non si mostro piii grave d' inverno di tjuelK) die in primavera , ed anzi comunemente peggio- rava col calore della stagione estiva. Durante quella contagione non dominavano in Livorno mali epidemici , e appena v' era qualcbe sporadica feb- bre reinittentc gastrica , massime nei fanciulli , qualche scmplice fe'obre reuaiatica , qualche caso di vajuolo na- turale e di scarlattina. Poco frequenti percio furono le compUcazioni della peteccliia con altre malattie. L*" A. ha veduto precedere o succedere il vajuolo o la scarlattina alia petei;chia f, ma non trovo mai associati questi contagi conteinporaneamente in uno stesso individuo. II qual fatto lo porta a slabilire che due contagi febbrili e uni- versal! non si riuniscono ad operare nel tempo medesimo sul corpr. uniano. Siiitoiui accideiitali ed accessoij della peteccliia furono: il catano, quasi sempre al principio della malattia, e massime d'inverao^ gastricismo pressoche costante ia tutti-, perclie il ventricolo, secortdo I'A., e il pritiio a *otTrire sotto T azione di tutti i contagi ; ptieuinoaia , at- tacco ill fegato con itteiizia in qualche caso rarissimoj emorragie nasali, sempre salutari j perdite di sangue pr.TEccHTALi; dell' anno i8t7. 2.35 iiitpstinall rare e fnneste ^ spasmi , sussulti del tendini, delirio c convulsioni. II contagio peieccliiale lia iiiclistintaniente attaccato in- dlvidui d' o«;ni eta e sesso ^ ma piu le donne clie gli uo- mi li , quelli di mezza eta piuttosto clie i vecchi , di rarissimo i bambini lattanti , alcimi dei quali hanno per- fino succhiato inipunemente il latte di nutrici infeniie di petecchia. Cintjue sesti degli attaccati spettano alia classe dei poveri. I segni niorbosl sono stati generalniente uhiformi e costanti : la lingua quasi iu tutti si e mostrata rossn e secca nel mezzo con lisle mucose biancastre o giallo- giiole lateralmente , e si andava spogllando e diveniva uiniJa e molle nel declinare del male. Nei casi di grave flognsi del visceri , o con deriso carattere nervoso di febbre tifoidea con trerhori , sussulti dei tendini , e de- lirio, la lingua appariva asciutta , aspra , scagliosa e ne- riccia. Gli occhi poco injettati di sangue in principio di malntiia hanno sempre indicato minore gravezza della inedesima. Di cattivo augurio era il »usurrare degli (i)-ec- cbi , e I'ottusita dell'udito ne'primi giorni del male i, in- dilFerenti a infermith innoltrata. L' eruzione petecchiale ( clie fu in tutti costante ) , se facevasi nel primo o se- condo giorno della febbre, annunziava sempre una forza e un pericolo maggiore •, fu di buon presagio comparendo dopo il terzo giorno rilevata , maculosa e discreta, ne complicata con vibici. Le orine furono copiose, tenui, acquose in principio ;, scarse , tor'oide giallo-cupe nello stato della malattia ; piu chiare , meno gialle, e con una nubecola bianchiccia nel suo declinare ; torlnde filigginose nei casi funesti. I polsi furono oltre modo A'arj , e poco rlduclbili ad un tipo ordinario : contraiti , tesi e duri nella invnsione dpi male , andavano vie piu spiegandosi e di- venendo molli ed ondosi al compnrire della eruzione pe- tecchiale ^ e tornavano ad essere piccoli , celeri ed irre- golari se comparivano i sintomi nervosi ; ma generalmente la loro pienezza, durezza e resistenza non era propria che del primo stadio , e di non lunga durata. La morte e accaduta per lo piu fra il 7.° e iS." giorno, meno fra il i3.° e 21.°, e ordinariamente proveniva da parziali infiammazioni dei visceri , in ispecie del cervello e dei polmnni , e sotto il maggiore disordine e la tur- bolenza del sistema nervoso. Le paiotidi , rare nel 236 COMMENTARIO SDL MORBO principio dJ quella contagione epideniica , frequent! nel suo progresso , erano fatali nel priino e nel secondo sta- dio della malattia , benigne e salutari nel terzo , ed ia alcuni perfino al principio della convalesceiiza. La re- Irocessione briisca di quelle in alcuno e stata seguitata da vastoe profpndo ascesso nelle cosce , clie passo ce- leremente in gangrena e fu mortale •, in altri una co- plosa salivazione spontanea ne hn facilitato la risoluzione e la crisi. Aumento o rinnovazione della fehbre , tossi irritative, rare volte T anasarca^ esacerbamento dello spasmo nervoso e del delirio venivano in seguito alia retrocessione deiresantema . il quale sino alia fine aveva una particolare tendenza al cervello. Per questa ultima ragione diversi infermi perirono improvvisamente di colpo apopletico nel corso del male, e sette perirono cosi nel tempo della convalescenza , la quale naturalmente era apparente , giacche vi doveano essere lesioni organiche formatesi nel cerebro durante la malattia, come infatti dimostrarono le sezioni dei carlaveri, con copiosi stra- vasi linfatici e sanguigni nei seni cerelirali , o con umore purnlento e idatidi. In generale per altro la crise del male, Ijenche lenta, fu sincera e perfetta. In quella costituzione la malattia si presento comune- mente con sintonii irritativo-stenici , e quindi si trovo utile un metodo di cura evacuante refrigerante. Le pic- cole cavate di sangue ottenute di preferenza coUe coppe o le mignatte ; gli emetici a principio del male quando v' erano sintomi gastrici, con bocca amara, lingua sor- dida, nausea, e peso al ventricolo i i leggieri lassativi dati con cautela e dlscretezza , non mai quando la cute era in un benefico sudore; le bevande fresche inacidite coir ossinitrico , il calomelano costituivano la cura nei pi'imi stadj della malattia, ed anclie per il suo corso intero. II nostro A. e di parere , e in do si appoggia alia storia delle principali contagioni epidemiche, clie la pe- tecchia , non meno die la peste, il vajuolo , i morbillij e la scarlattina destiao una diatesi irritativo-stenica, e quindi che al)l)isognino del medesimo generale metodo di cura. Sono interessanti particolarmcnte le osservazioni dell' A. intorno all' oppio. Egli comunemente lo condanna nella petecchia non solo come inopportuiio eccitante , ma anche per la sua particolare teadenza al cervello , di cui PETECCHIALE DELl' ANNO 1817. 287 •ccresce 1' irritazione e T ingorgo sanguigno , e perche questo farmaco comincia per eccitare e finisce per dimi- nuire il priucipio della vita con grave perdita delle forze necessarie della natura. Con queste vedute egli crede clie r oppio convenga solo nei casi in cui lo stimolo ner- veo per una causa seinpUcemente irritante sia divenuto eccessivo ed irregolare, producendo morbose veglie a sca- pito delle forze generali. In queste circostanze l" oppio e capace di niinorare ed abbattere lo stimolo nerveo, e di ricondurre P equilibrio delle forze e deile funzioni vi- tali , sicche sia promossa in tali malattie una crise sa- lutare. Di alto giovamento in quella malattia fnrono i vesci- catorj applicati anche coU'intento di promovere la ri- tardata eruzione deiresantema. I vescicatorj , dice I'A., da principle eccitano , ma in seguito , in grazia del do- lore che risvegliano ^ scemano 1' eccitamento , stabiliscono diversi centri dMrritazione, e quindi, per una legge co- nosciuta della economia animale , nioderano lo stimolo e r irritamenio del sistema intero ^ deliilitano anche sot- traendo 1' umore linfatico die richiamano alia pelle; de- terminano un aumento di circolazione e di calorico alia pelle , ed un trasporto di umori traspirabili ( sopra tutto della materia contagiosa ) alia periferia del corpo ; ia- ducono linalmente una inversione , un cangiamento nei movimenti morbosi dei sistemi prganici ^ il che puo riu- scire favorevole a stabilire V equililirio. E pertanto i ve- scicatorj non sono mai controiadicati da una discreta dia- tesi stenica , ne dallo stato irritativo della macchina. L'A. fa in seguito alcune sagaci e prudenti osserva- rioni intorno al salasso nei casi di petecchia , dalle qualL risulta^ che generalmente soiio molto efficaci le deple- rioni locali prorurate colle sanguisughe o colle coppe, e preferibili spesse volte ai salassi, che per altro non si deb- bono ommettere nei casi di manifesta e grave infiamma- zioue. Non sono meno importanti le idee del nostro auto- re su gli etfetti del calorico e del freddo nei corpo umano. II calorico applicato ed introdotto nei corpo vivente ha, I." un' azione stiaiolante 1, a.° rarefacente che tende a diniiimire la coesione delle molecole coniponenti i solidi ed i flnitli aniinali ; 3." un' azione cl'imica disossigenante; 4.''diveiita un veicolo di espulsione dal corpo di molti prin- cipj in istato vaporoso e gasiforme. Opposti sono gli effetti 238 GOMMF,NT\KIO SUL TVtOKBO del freildo , cioe diminnzioue di eccitamento generale i anmeiiH) di coesione delle molecole dei solidi e del fluidii incepp.imento dclle forze ori^aniche ; sospensinne di se- pnvazioiii ■-, condensaineato dei vapori die rieiiipiono e disreiidoiio le interne cavith; cessazione di traspirazioiie i rallentameiito di circolazioiie. Da questi priiicipj , e dalla propna esperienza diparieni antichi tempi istorici. Fonclamento a questo dubbio pre* •tano i numerosL tronchi convertiti in selce, che si trovano nei desfrci , dove oi-a piii noo cresce alcua albcro. L'Arabo nomade conserva ancura i costuini patriarcali dell'epoc* piu antica ; porta la sua teoda la dove trova alimento alia sua sreegia ; non esce tuttavia da cerii liiiuci , perche 11 deserto d tra i diversi abiiatori ripartito; orgoglioso delJa sua indipeiidenza , ■vede senza iuvidia il coiuniercio die si esercita sulle sue fron- tiere. Se alcuna cosa vedesi cambiata ne' suoi costuiui , questo e solo relativo al culco. Fino dai tempi piu remoti furono gli Arabi divisi in tribu o i'amiglie , le une dalle alrie iiidepen- denti e senza alcuna confedera^ione ; ciascuna di esse forniava va centro distiuto di potei-e ; e per qtiesto forse gli Arabi nun esercitarono all' esterno alcuna influenza. Occupaci solo di al- cune vivalita tra di essi , non avevano occasione di riunire gli sforzi loro per una comuue difesa , molto meno per una lontaua conqulsta. Solo un uonio di grande ingegno poteva clettnzzare la loro imiuagina/aane , e questi fu il fondatore delP Islamismo. Si osserva clie le lottedegli Ai'abi contra altri popoli , nou lianno avuto luogo clie suUe loro frontiere ; sovence molestati in un luogo, portavansi in un altro , o ritiravansi neH'interao; pronti sempre a sloggiare, evitavano i pencoli delle aggressioui ed aggressori divenivano a vicenda , allorche V opportimita ne avevano , portando altrove la strage e la servitu , e disposti a cluudersi aucora ne' loro. confini , se valida opposizione incon- travano. Alcuna spedizione contra gli Arabi non ebbe felice riuscita; un Arabo inganno Crasso , ed Elio Gallo perdette il fiore di un armata romana. Alcuna volta una tril)u secondata da circostanze favorevoli acquisto una preponderanza su di altre indebolite dalle sciagure ; queste hanno dovuto soggiacere ad alcun peso, e talvolca ad un tributo, ma conservato hanno co- stantemenre il sentiniento delta indipendenza, perche rispettata era la loro interna liberta. Quella indipendenza per taati secoli proluagata ha fatto naspere tra gli Arabi un orgoglio nazio- nale , considerandosi essi coine il solo popolo rispettabile , e "U altri tutti riguardaudo come schiavi degradati ; per questo alcuna volta si attentaroao ad attaccarli senza scrupolo e senza ♦imore ; quindi le loro guerre limitate a sempHci aggressioni o sorpreie, a -saccheggi ed a rubamenti , noa distijoti giiuimai dall I-AJRTE STKANIERA. 2^3 «liritto di conquista ; coi quail tratti degli arabi costumi V au- tore inclina a paragonare alcune •imjji'ese dei tempi feudal! nel-. r Europa. Cessato pero lo gtato di guen-a , 1' Arabo si ritiia nella sua teada ospitaliera , e T ospite accoglie come nieuibio della sua fauiiglia , Jo assiste , lo proiegge , espone la propria >ita per la di lui difesa , e gacra luaaticue la sua parola. Gli Arabi serubrano avere riguardati e manrenuti in tutti i tempi con eguale avvisauiento i doveri delP atuicizia e lo spirito delia vendetta. L'affronto fatto all' individuo era sentito da tutta la fa- niiglia o la tribn; e quel seniimento si e ossexvato piu tenace ne- gli Arabi nomadi che nei sedentaij. Il riscatto del sangue usato presso que' popoli viene dall' autore paragonato al frediuu 6ei Germani. L'iatervento alia pacificazionc delle coutese per parte dei capi della nazione porge all' autore argomeato a credere, che lumtato fosse il lore potere , giacch^ non avevauo alcun diritto coattivo , e solo approvai-e potevano la pace concliiusa. Quei capi pero senza autorita diretta godevano una confidenza; e siccome leggi scritte que' popoli uon avevano, cosi la me- moria dei vecchi suppliva ; il che ha coutribuito non poco a coaservare gli Arabi per un numero iufinito di gsnerazioni , quail erano ne' tempi piii antichi , e simiili ai patriarclii della scrittura narra di averli trovati 1' autore steiso di quest' opera , che lungamenre soggloruo nell' Africa. La patna potesta , essa pure limitata , dipendeva dall' uso pli\ che da istituzioni positive ; stendevasi pero fiuo al diritto di uccidere i figliuoli , che molte tribii praticavano a riguardo delle femmiue, allorche queste nascevano introppo gran numero; bar- baro costume cessato coll' islamismo. Non tanto estesi erano i di- ritti dei mariti guile mogli, ed i cattivi traltaraenti usati verso di queste hanno sovente acceso guerra e discordia fra le diverse tribu. Alcuno tra gli Arabi , dice V autore , grande potere non esercitava, percbe ciascun individuo studiavasi di couservare wna maggiore porzione d' iudipendenza ; egli h per questo clie I'Arabo del deserto ne trova piacevole il eoggiorno e nojoso quello delle citta , perche libero non e di portare ov' egli vuoie la sua teada. Una donna della tribu di Calb maritata ad un califib , in mezzo alle ponipe dtlla corte piagneva le- perdute delizie della vita errante. Una organizzazione di tal faita uon poteva essere favorevole alio svduppameuto dc' lumi , ^lacche limicata era la sfera d^Jl* 344 ArrENDIOK idee tra gli Arabl, ne ^randi sjieranze creare potevjino Tener- gia , die sola supera le faticlie , sprezza le rivalita e nioltiplica eli sforzi per la vittoria. be alcuno in questo stato e distinto per grandi taleuti , giugne ben tosto al jiiu alro grado , ed a questo si arresta, da alcuna cosa non eccitato a nuovi sforzi. La pastorizia pure , troppo isolando le famiglie , non periuette lo sviluppatnento delle lore idee, e lo stesso effetto sugli Arabi coltivatori ha prodotto la loro divisione in tribii. L' Arabia tut— tavia , benche non fosse un paese di lumi , aveva adottato i! colto naturale , conseguenza deir astrononiia perfezionata ; forse coHocata tra 1' Etiopia , la Siria e 1' India , ne trasse il culto •euza averne scoverte Ite basi. Ma gli Arabi del deserto sonsi- bili mostransi alle bellezze dell' eloquenza e della poesia ; essi Iianno piu degli altri arricchita la lingua e la parlano con mag- giore eleganza. Eccessivo era V entusiasmo per la poesia avanti Maometto , e glorioso era per una tnbii V avere dato i natali ad un poeta come ad un celebre guerriero. Concorsi facevansi tra i poeti rivali , e sgraziatamente perdute sono per la uiaggior parte le poesie anteriori all' epooa delT islamisnio. Si parla di annali storici e di altri scritti esistenti fra gli Arabi erraoti avanti Maometto; nia questi pure eono perduti , e 1' autore dubita con ragione, se annali si scrivessero della nazione , mentre al plii ciascuna tribii conservata avrebbe la propria genealogia. Poeti eelebri esistevano anche al tempo di Maometto , ed egli stessw al piu sublime vanto poetico aspirava. Lc guerre nate dalla di lui ambizione hanno tutto distrutto. II Sabisuio o Sabeisiuo e stato il culto piu antico degli Arabi; le fasi della natura, e in particolare i niovinienti degli astri, bene osst'rvati sotto un cielo seuipre sereno , ne formavano la base ; le feste «i'ano consacrate alle epoche principal! dell' anno , agli •quinozj ed ai solstizj. Calcolando 1' autore che la costellazioue del toro , cessato aveva 2000 anni avanti T era nostra di cor- rispondere coll' equinozio di primavera , ne deduce la cons'e- ^guenza che una festa menzionata da Nonnoso anibasciatore spe- dito da Giustiniano in Etiopia, doveva avere coniincialo molto da prima , e forge fu consacrata In quell' epoca la niontagna di Gebbel-Thor o di Thor-Sina, il di cui nome Thor eignifica toro, presBO la quale vide Nonnoso qnella solennita. Quel culto astro- »oniicO 'si e conservato lungo tempo , e 1' autore diibita clie ancora se at ravvisi alouna tiaccia presso gU Arabi del ceatr*. PARTE STRANIERA.. 245 Una Bella quistione prende quincli ad eaaminave 1' autorc , •onie niai TArabo taato tenace nelle sue abitudini, abbia nio- •trato una graude niobilita nelie sue opinioni religiose ? Alcuue radici poslo vi aveva il giudaismo; 1' islamijino vi si stese rapi- damente ; ora il vechabismo o vaabismo tende a rovesciarlo, Crede T autore che i due primi culti ricevuti fossero , perchi le forme conservavaiio del culto anteriore ; nia il tcrzo che tcnde a distruggerle , debb' essere propagato da tutt' altri prin- cipj. 11 sabisuio animava le sfere , e ad esse una intelligenza attribuiva ; il giudaismo e 1' islamisnio un essere spirituale sta- billvano distinto dalla nacura, aibitio della luedeslma. Gli Arabi praticavano gia la circoncisioue , trasmessa forse loro dagk Etiopi ; Maometto ne formo un precetto ; molte cerimonie del di lui culto a lui vnedesimo preesistevano. Un popolo dominato dalle passioni foiti come gli Ai'abi dee facilmente portai-si al- r encusiasmo. Maometto seppe eccitai'lo ; ad una naturale elo— queaza , al talento della poesia accoppio le guerre e le vlt- torie. Ci e rlncresciuto iu questo luogo vedei^e come un uomo tanto profondamente istnuto , quanto lo e. lo scrittore di que- st' opera , siasi lasclato imporre dalla ciarlataoeria del codicc diplomatico Arabo-siculo dell' abate Vela , che tutto il luonda riconosce ora come una pretta iuipostura. Egli ne lia fatto grand' uso in una nota alia pag. 40 ed altrove, mentre niolti fatti in quella allegati potrebbono couiprovarsi con altre auto- rita genuine. Avanti Maometto gli Arabi non avevano sacrrdoti ; i cap* tielle tribii ei^ano ad un tempo capi civil! , milltari e religiosi. AlcAe famiglie tuttavia sembravano avere qualche relazione col culto , eenza pero formare un ordine o una classe distinta ; que- sta non si vide ueppure al principio delT islauiismo. L' iin- pei-o Turco ha cangiato questo sistema,fd una classe si e stabi« litii di teoloji giureconsulti , che qualche analogia conservana •oi rabbini degli Ebrei. Alcune tradizioni vaglie rammentano che nel paese ove ora eoggiornano gli Arabi coltivatori del settentrioue , esistessera citta floridissinie , distrutte per effetto di grandi convulsioni dellsi natuia. 11 mar morto coperto di bitume, le frequenti acque termali, le scorie di autichi vulcani non del tutto estinti confcrmauo tjuesta idea , e le grott« »unierose , aacgra in parte a]*itate , &/^6 APPENDtCE rammentano i Troglodifi , al quale proposito 1' A. opiiia che il ii'ogloditismo sia stata una nianiera abituale di vivere coaiune a moiti popoli. Dubita quindi se gli abitatori o gli scavatori di quelle caverne, se gli abitatori di quelle citta, sieno atati gli an- tcnati degli Arabi clie ora abitano quella regione ; ma aicuna tradizione, aicuna storia noa viene a rischiarare questo dabbio. Sembra ohe gli AiMbi roltivatori partecipi fossero delle incli- nazinni bellicose dci noniadi ; ma i loro beni , i loro pnsse- dimenti gli attaccavano al suolo. Non potendo pero ne fn^j^ire Come 1 nomadi , n^ resistere ad Rggressori piii forti , d.)'.'.-Mero col lasso del temp* divenire tributarj. Vero 6 dunqiie il def-n di Dione Cassio , die gli Arabi soggiogati furoiio ogni (lualvoha uscirono dai loro deserti. Tra gli Arabi sedentarj e coltivatori ^ forse atato scritto il libro di Giobbe ; sono pure stati composti libri di agricoltnra , ehe in parte tuttora esistono , e piii preziosi sono qi>e!li scritti avanti Tintroduzione delT islamismo. Una legge del Digesto ci fa conoscere , clie 1' Arnbo intento a vendicarst di qualcbe Buo nemico , collocava seg etanienre una pietra nel di lui canipo , ehe c£ueIlo noti osava piii coltivare. Crede 1' A. analogo quel rito a quello menzionato nella Bibbia, di cuopiire un campo di pietre onde renderio infecondo. Una sorte felice per 1' Arabia k stata quella di trovarsi sul passaggio del comniercio; le cai-ovane 1' attraversavano Ano dai tempi piu remoti , e ad una di queste fu venduto Giuseppe. I Fenicj e tutti i popoli ehe del traftico si ocruparoivj , tutte le merci deli' India portavano attraverso 1' Arabia. Lo stabilimento della Mecca pu6 dirsi in parte religioso, in parte di commlreio. Gli antichi scrittorl greci ed arabi parlano di fiere e di mer- cati , e delle merci preziose ehe a quelli si portavano. L' Arabia ff lice o r Yemen , celebre fu in tutte le eta per la fertilita del suolo ; separata dalT Africa da uno stretto braccflo di mare , pot6 ooniunicare con un impero Etiopico, incivilito fine dai tempi piii remoti , dai quale vantaao gli Egizj di avere ricevuto il culto non solo , ma aiiohe le loro istituzioni sociali. Di questo impero entra a rngionare I'A. ad iliustrazione del auo argomento. Egli si studia altresi di indicare la cagione per cui tanto rare si ti'ovano e tanto sterili le memorie scritte degli Arabi avanti r epoca di Maometto , e sembra dubitare , cLe quel pOpQlo, nod PA.RTE STRA.'NIERA. 247 ST6nclo altro a raccoatare se non una serie di iuvasioai , poca cura 91 prendesse di conservai'ue la ricordanza. Si pu6 tuttavia conchiudere , clie alcuni re csistevano nel Yemen , eebbene nota non eia 1' estensione del loro potere. Secondo alouni scrit- tori greci , sarebbe grata quella pi-ovincia divisa in quattro go- verni , e ciascuno avrebbe avuto il suo re. II solo monumento antico dell' Ai'abia che acceBnato veggasi dai viagglacori , e una diga fatta per contenere le acque delle pioggie in una valle al di sopra di Maveb , onde servirsene air uopo per la irrigazione delle tei-re. Ne' tempi moderni si i dovuto ricorrere al niedesimo artifizio ne' luoghi mancaati d' acqua. Parla I' A. di una sfera arabi , la quale prova le rogniziont astronomiche degli Arabi del Yemen ; alia costellazione di Er- cole TngenUolo vedesi sostituito un cammello ; vi si vede non il serpente tentatore di Eva, ma bensi un uomo che viene per sedurre una donna montato eu di un cammello. Gli Arabi di quella regione non intraprendevano hmghe na- vigazioni, ma ricevevano tutti i navigatori stran eri , e trafficando per mezzo di cambj , si arricchivano. Scilace parla del com- mercio del Yemen , Strabone dell' 01* che i Sabei fornivano at popoli della Siria. Non riguarda T A. quelForo come produzione deir Arabia; e forse non ha posto mente alle arene dei deserti deir Africa, menzionate anche dagli antichi , che tutte sono au- rifere , e foi-se lo sono anche al di la del mar Rosso. IMulti tras- porti facevansi non solo per mare, ma anche per terra, e Strabone e Diodoro parlarono delle cau^ovane e del tempo che spendevano in viaggio , sebbene ignoti siano tuttora i cen^ri di commercio che gli Arabi aperto avevano agli stranieri. Tra le luerci dell' Arabia indicati non veggonsi oggetti lavorati ; non per questo potri forse asserirsi che gli Arabi mancassero total- mente di manifatture , giacch^ T autore del Periplo del mare Eritreo accenna le opere di orifioeria cesellate , delle quali si poteva far dono ai capi degU Arabi, il che annunzia che qualche gusto avevano essi per le opere delT arte. Essi lavoravauo cer- tamente il ferro , e massime ferri di lancia fabbricavano , die spedivansi ne' merrati dell' Africa; Abulfeda c msegua che in alcnne citta si fabbricavano i cuoi , ed alcuni di qucsti cor\ grandissima cura, forse coa maaifattiwa analoga a quella de^U ^4^ AP?ENDICE odierni marroCcliilil , clie potrebbcro essere ■jtassati pcf tradi- tionale insegnamento agli Arabi de' nostri giovni. Lir quale «on- gettura h nostra e non del chiai'issiino autoie. Tra le derrate di esportazione il primo luogo tiene 1' iacen- »o ; iiierce ciie il culto piu antlco lia fatto riceixarc con premura « • sulla natiira della quale si lianno scarsissime notizie. Senibra essa provenire da una pianta del genere Amyris , sebbene al- euno la crcda era una broswalia ; il raccoglimento di quella resina h state pure inviluppato in un profondo mistero. Gli altri generi di esportaxione erano la aiirr« , Folio di ben, I'aloe ed il balsamo. Senibra che il caff6 non esistesse nel,l' Arabia ne' tempi piii reuioti , e che ncppure adesso vi si trdvi silvestre ; Mao~ metto , vietando le bevande fenuentate , ha forse contribuito a mettere in voga la decozione di qucUa fava ; allora la coltiva- zione del caffe fece sparire in gran parte quella delle vigne. Si dubita ancora , se la canna da zucchero fosse anticamente ncl- r Arabia coltivata; il prodotto ne era certanicnte inferiore a quello delle Indie ; ma certo h altresi che gli Arabi i prioii ne introdussero la coltivazione nelT Europa, clot nella Sicilia e nella Calabria. Essi introdussero ancora quella del riso e del cotone, « secondo TA. potrebbe mibitarsi che ad essi fosse dovuta al- ■Jresi r introduzlone del maiz. Ad essi dobbiamo certamente la soda, alcuni legumi , alcuni alberi fruttiferi , tia i quali si cita, Tarancio. Un oggetto curioso i certanieate 1' influenza che gli Arabi hanno esercitato suU' agricoltura ; e I'A. si studia di mo- •trare, per quale cagione e per qual mode I'attivita di quel po- polo siasi maggiormente diretta verso Y agrlcoltura niedesima, ehe verso il commercio o gli altri rami d' industria. Ma sgra- ziatamente egli tratta questa quistione coi soli documenti, che «gU dice offi.ciali, del codice diplouiatico Arabo-siculo, i quali, •ome gia si osservo , sono tutt' altro che officia'i. U ultimo capitolo di queste ricerche tratta dei bestiami, della educazione loro , dalla quale dipendeva in parte 1' esistenza di quel popolo ; dcllo scarsw uso che esso faceva delle carni ; dei cavalli arabi , comnieudati perfino nel libro di Giobbe , e della eonfidenza abituale degli Arabi con quegli animali , origine della loro somma docilita, e quasi ragionevolezza ; dei canimelli e della utilita grandissima che essi arrecano ; dei buoi e dei prodotti cb« gli Arabi n« ri^avauo | (pecialmeat« del butirro; finaloiente PARTE 6TRANIERA. fi^^ delle capre e delle jjecore , meno numerose le seconde dello prime. Non ommetteremo una riflessione , coUa quale 1' A. chiude queste ricerche. Altrove , dic'fgli, si e veduto dappertutto il povero vicino al ricco invidiare la di lui sorte , e studiarsi di fcireene partecipe. Qui vediamo gli Arabi nomadi , indifFereati agli agi , ai piaceri dei loro vicini , sdegnai'li e preferire 1' iu- dipendenza dei loro deeerti ai comodi che non difficile sarebbe loro il procurarsj , ma eke m«ttirei)bero a pericolo la loro stegs« indiptadaasa. jSo Al'PENDIGK PARTE 11. SCIENZE, LETTERE ED ARTI ITALIANE. OPERE PERIODICHE. REGNO LOMBARDO-VENETO, Giornale di fisica , chimica , medicina ed arti , del sigriori P. Configuacchi , membro dell' I. R. Isti^ tuto , e Gaspare Brucnatelli , dottore nella fa- coltd medico-rnatematica. — ■ Decade seconda. To- mo III. Ouinto bimcstrc. PARTE PRIMA. F. ARADAT Sulle leglie che 1' acciajo forma con varj mctalli. — « Jacob. Nuova meuibraiia delT occhio , or per la priiDa volta descrkta. — Danione. Nuove jroposizioni e diiuestrazioni di calcolo sublime. — Orsted. lutoruo aWfletto del cnuflitto elet- trico sull* ago calamitato. Ag^iunta della Biblioteca Universale. — Laplace. Sulla diminuzione della durata del giorno per il raf- fi-eddamento dclla terra. — Intorno alle sostanze clie conten- gono dello jodio , e agli usi di questa sosfanza. — Sementini. Sperimenti risguardanti V uso del nitrato d'argeato. •^— U»l me- dici del cloro. PARTE SECONDA. I^Ianiera di rendere il primitivo splendore ai cliiari di ceni disegni aniieriti dal tempo. — Processo per dccomporre il clo- ruro d' argento per via vmida. — Scoperte fatte recentemente in Germania. — Sul vodaaio. — Mauiera econoniica di riscal- damento, — Sul nitrato d' argento. — SuU' esistenza del muriato di potassa nel «al gemma. Libri nuovi. Transazioni filosofiche della R. Societa di Lon- dra. — Lezioni sull' iDfiammazioLie , di G. Tliomson. — Ele» menti di eronomia rurale del profesioie Trautinaun. Tei-ao trimestre mctegrologico. • PARTE IT^LIANA. iSl ST AT I PONTIFICJ. Giornale Arcadico di Roma . fascicolo XXI. Scienze. Del inoto intestino delle pai-tl del solidi, memoria 11 di D. Paoli. -^ Meinoric sopra alcuni pezzi uiorbosi , di Fran- cesco Luigi Fanzaejo (fine dell' estratto ). — Ossei-vazioni «ul- r aria catciva, di Giovanni DalTArmi. — De'contagi spontanei, di Francesco Waria Puccinotn (fine dell' estratto ). — Sperienze ed osservazioni sulla niaccliiua di Christian , di Giovanni Con- tri. — Siill' USD del Rhus Radicans in alcune forme niorbose , del dottor Tonelli ( Ariirolo I;. Letteratura. Annunzj letterarj della Biblioteca Vaticana , di monsig. Mai. — Ciceronis aliorumque fragmenta etc. , di B. G. Niebuhr ( fine dell' esti'atto ). — lutorno la nuova edizione bo- lognese della Divina Commedia ( articolo II ). — Ara antica scoperta in Haiuburgo da Stefano nobile de Mainoni ( arti- colo I ). — Principj della stampa in Perugia e suoi progress! per tutto il secolo XV , illustrati da Gio. Bactista Vermiglioli. Belle arti. Teseo che abbatte un centauro , gruppo colossal© scolpito in marnio dal celebre marchese Canova. — Varieta. — • Tavola meteorologica di setteuibre. BIBLIOGRAFIA. REGNO LOMBARDO-VENETO. Costumi del popoli antichi e moderni in diverse figure incise e colorite , con discorsi analoghi sulla forma degll abitl e la maniera di vestirli , arric- chiti di osservazioni storiche , critiche ecc. , dl S. M. Milano , 1807-20, Num. 17, 18, 19 e 20. Stamperia Pirotta. Noi anuunziammo gia , non senza qiialche lode, quest' opera, ebe riiiscire pu6 iitilissima ai teatri d' Italia , presentando lor» i mezzi di una severa riforma nel uiodo di vestire. Seguendo ii disegno ed il mecodo che da principio si era prefisso , |1' A. continua il suo lavoro , pigliando per guida nell' ordine progres- sive le tragedie 6e\V Alfieri ^ i dramiui del Metastasio e di altri rinoniati moderni, ed i balli principal! che sulle italiche scene « espongono. Fn per alcun tempo iuten-otta la pubblicazione 25a APPENDICK di quest! fascicoli; ma ora 1' A. seiubra riprp«itlpi-e pii\ animos* il sno lavoro , e continuare con iiiaggior diligeiiza e luaggiore Studio questa bella imjjresa. II priiuo che ci si proseiita nella tavola 32 e Lurcanio , ben difiinto sulle tracce delT Ariosto , con quelle correzioni ed ag- giunte che suggeri 1' erudizione di (jue' temp . Nelio stesso fascicolo si vegs^ono ua Soldato irlaadese e due scozzesi beii disegnati , che forniano ima specie di c[uadro ; e solo nel ca- pitolo 2.5.° , che illustra la figura da iioi altre volte accennata di Vafrino , avremmo desiderato di vedere o in versi tradotto, o noil scritto ia luodo ritiuico ed auche con alcune rime , lo squarcio delle poesle di ua Trovatore , nella di cui versione , come altre volte si e fatto , si sarebhe potato far riconoscerc I'iugenuita origiaale dei concetti e del lingaaggio antico Frances e. Ginepra di Scozia h nobilniente deliueata nelle tavole 35 , 36 e 37 , ed il capitolo 26.° illustrativo delle tav. 33 e 34 tutto si aggira intorno i soldati scozzesi , inglesi ed irlandesi , de' quali si esaminano partitamente le armi , il sajo , i calzoni lunghi , la tunica , il calzamcnto , gli elrai ed in particolara gli scudi scozzesi. Ben trattato veggiamo pure il moado muliebrc di Ginevva , della quale painitamente si esaminano i vestimenti , gli or- nanienti della testa, il velo , T acconciatura de' capelli, poi di naovo i capelli ed il velo, e finalniente il soggolo. Questo noia h , dice r A. , se non una imperfetts imitazione delP acconcia- tura che vedesi nelle aiitiche immagini delle regine sino all' 8." «ecolo , consistente in una specie di fazzoletto che circouda la testa Bulla fronts, e scende sotto il ni'-nto, cuoprendo tutto il collo con le molli sue pieghe. Avverte I'A. che la Ginevra uoii dee comparire nella marcia della scena X colle catene alle niani; che uoia conviene un contegno umile, avvilito all' attrice che la rappresenta ; e che Dalinda non pud decentemente com- parire senza tre abiti diversi. Piacesse al ciclo che da tutti gli attori e da tutti coloro clie si occupauo di teatrali spettacoli , osservati fossco questi ed altri avvertimenti dello zelantissimo autore ! Air argomento della Ginevra fanno coiredo tre belle stampe, nelle quali vedesi la ligura di Dalinda in diverse situazioni, e quella di alcuni solitaij. Nelle tavole 41 , 43 e 43 , delle quali non abbiamo ancora la spiegazione , si veggono rappresentati Polinesso ed un Giudice d' armi , il re di Scozia e di nuovo Polinesso medesimo ai-mato che cade sotto la spada del su» vincitore. Se ci fosse lecito l' esporre liberamente il nostro av- viso , noi direiumo che 1' A. va seuipre migUorando nel disegno e nella esecuzioue delle sue figure, e che le tre ultime ci sem- braoo per 1' intaglio , il disegno e la miniatura di molto supe- riori a tutte le altre precedenti. Non possiamo adunque se non esprimere i ngstri voti , perch^ 1' A. incora^giato dal pubblic» lARTE ITALIANA. 253 favore e dal numero degli associati , contlnui quest' itnpresa genei-osa, chc uon puo a lueno di non recare oaure a lui iiie- desiino , non die all' Italia ed alia citta in cui quest' opera si eseguisce , e graiidissiuio giovamento a tutti gli artisti dramuia- tici , come aiicora una saldtare liforuia iu (juelle die diconsi teatrali decorazioni. Nuovo Atlante nniversale ^ per la parte moderna delli signori Arrow smith ^ Poirson\ Sotzmann ^ ed altri pill accreditati autori , e per la parte antica delli signori d' Anville e Bonne ^ntiovameiite tra- dotto e ricorretto a norma del viaggi piu accre- ditati e delle pia recentl scoperte , degli ultimi trattati di pace e delle nuove divisioni politiche , ad iiso delle scuole d' Italia , con una introduzione alia Qeografia genercde antica e moderna , ecc. — • Milano , presso la ditta Pietro e Giuseppe Vallardi, in 4.° fig. min. Questa iinpresa progvedisce , per qnanto a Doi sembra , feli- cemeute; siamo giik al 10.*' fascicolo , e le caite geografiche , die 91 vanno distribuendo a due a due, per essere poi ordinate e disposte iu ordine sisteuiatico,' non lasciano niolto a desiderate nella loro dimensione liaiitata, die ne rende anclie tenuissiiiio il prezzo di lir. I. italiana per ciascuna carta. Nettezza d' inci- uione , precisione di contorni , rigore di proporzioni ; questi »ono i pregi die distiaguono il nuovo atlante ed onorauo 1' ar- tista, gia ben conosciuto per geograiici lavori , die ne proniuove e ne dirige 1' esecuzione. Ci conipiaciaiiio altresi di vedere cor- retti e ridotti a rigorosa ortografia italiana varj uonii , die nelle carte oltreinontane ed oltreinarine crano storpiati , e storpiati riproducevansi nelle carte intagllate iu Italia. Si sono pure ret- tilicate alcune distanze , alcune linee di confine , e cosi pure si e r andaniento di alcune coste ravvioinato al vero in con- front© di queilo die vizioio scorgevasi anohe in alcune carte piii recenti. Le distriliuzioni de' fascicoli , contenenti ciasruno due niappe o carte geogratiche , continuano iin ora con regolaritii , e quelle carte nella loi-o picciolezza noa riusciranno certauiente inutih air istruzioae della studiosa gioventii. Desideriauio die a cjueste ed alia diligenza con cui soiio trattate corrisponda 1" Introdu- zione proinesia alia scienza Geografica , e questa non potvu ciiQ 866'"S"^'^ nuovo titolo aiJa beaecierenza degli editori- ,54 A P P E N D 1 C B Raccolta delle migUori fahbrlche , monumenti , ville, antichitd di Milano e siioi dintoriii. — Milano , 1820, in 4.", Cavalletti e Comp. Fascicoli 3, 4 e S. Bello ^ il vederc la rapidita e ]a i-egolai-e distribuzione c6n- fornie alle pj'oposte condizioni , colla quale si pubblicaiio coti- teinjjoraneamente molte opere in Milauo , e feliceuiente progre- discono le pin avdite lettei-arie imprese. Cos! t deirAtlante nuovo dei signori Vallardi ., com dei Viaggi del sig. Sonzog?io , C09I dei Classici Bettoniaai , della di Uu Eihlloteca istorica , degli Annali del Muratori , riprodotti dalla societa dei Classici Ita- liaui, della Biblioteca scelta del Sj'/pejfri, della edizioae ftaacese delle opeie di Ennio Quirino Vlscondy delT Istoria (V Ilalia del cav. Bossi, , della quale possiamo giil annunziare 1' undecimo vo- lume ; e cosi h pure di questa iiaporcaate Raccolta delle mi- gliori fabbriche ecc. di Milauo , della quale abbiamo ricevuti ire nuovi fascicoli , il 3.°, il 4.° ed il S.° , ed imminente sup- poniauio la pubblicazione del 6." Contieue il 3.° il monuniento del card. Marino Caracciolo in Duoiuo , lavori) di Agostino Busti detto il Bainbaja, e quello di Gastone di Foix, illustrato con tre tavole, nelle quali si espon- gono uon solo riniuiagine di quel duce , ma auche alcune parti degli ornamenti, ed in ispecie un riccliiBSiuo trofeo. II 4.° pre- fienta il monuuiento di Giovanni Conti nella chiesa di S. Lorenzo, quello de' Tolentini e quello della faraiglia Bossi nella cliiesa deir Incoronata , esposti il primo ed il se(.'oado in una Cavola ciascuno , gli altri nelle due susseguenti. II 5.° . presenta nella prima tavola una bellissiina porta uella chiesa di S. Satiro , ar- ehitettura di Bramante , nella seconda il monumento di Giacomo Stefano Brivio in S. f ustorgio, nella terza 1' area del auddetto monuuiento, nella quarta un lato della medesima. Alia pag. 28 trovasi una nota che sente tutto V amor patrio del coltissimo j-accoglitore , e versa sulle opcre , anche fuori della Lombardia esistenti , de' nostri artisti , de' quali poco o nulla nella patria nostra si conosee , il che porta a desiderare la pubblicazione di un diziooar.o di tutti gli artisti lombardi. £ufemio di Messina^ tragedla di Sihio Pellico. — Milano, 1820, in 8.°, di pag. 67, dalla iipo- grafia di Vincenzo Ferrario. Eufemio, uomo di oscura etirpe , ma di gvan sentimenti , ini- tato contro i suoi concittadini perche gli fu riousata la mano della figliuola di Teodoi'o re di Sicilia , va in Africa, si fa Sa- racino , e quindi capo di poderosa oste , porta la guerra e la desolaxione nell' isola clie gli die i natali. hi una sanguinosa giornata, presso le inura di INlessina, s' incoutra col padre del- r amata Lodovica fatto prigione da Alniauzor ; e scopre the quesia =i era il gioruo iunanzi consacrata al chio»tro. i-ARTE 1TALT\NA. 355 L' az.ione e«mincia da quesro incoutro e dalla minacciosa in- timazione che Eiifeuiio uianda alia citta assediata, oadc gli sia vosto condotta la figlia del Re cattivo. Appeiia cOHuscfiJto il feio comando , la niadre e 1p suore del luonietf-ro , iion die il sir e uiitratu Paconiio eccitano lo zelo della douzella a faisi nuova Giuditta , a presentarsi al crudel saracino, a tratiiigevlo. Per darle auiiuo e forza lo stesso venerando jia- *tore beaedice e consegna il pugnale che deve couipiere la •anta e cciinuieiidevole ojera. Tiirta ardente di questa brania esce Lodovica della citta : va al cduipo ; ma riconosceiido nel reuiuto neiuioo 1' aruante Eufe- niio si risia plena d' invnlontarla tenerezza. 11 Saraciuo esulta di gioja , e conduce la doiizella alle sue tende per farla sulta- na ; e la tratfeiie j.ier tutto lo spazio di tempo che puo decor- rere dal serondo al terzo arto : (juiiidi, sperando di otteuerue la ir.ano , la fa riconsegnaie al padre, al quale doua pariiiieiitc la liberta, Teodoro iiiette a profitto questa circostanza per comandare nuovaiuente alia Gglia di uccidere il Cero pagano ; contro al quale va quindi a raccoglier nuovi aruiati e nuove forze. Lodo- vica e coiubattuta da molti e diversi pensieri : vorrebbe ubbi- dire il padre: aaia Eufemio e vorrebbe ritornarlo alia fede ; fiualmeute pare die in lei ti-ionfi 1' amoi"e ; e mentre sta per cedere al caldo pvegar delT amaiite clie le si getta a' piedi , si ode tuuiulto d' arnii : inopinata ricomincia la pugna : EuiemiL> va a conibattere : Lodovica e condotta sulle navi saraciiiesche raccomandata alia custodia de' niinori duci. Quindi , non sapendosi il couie n& il percli6 , la donzella torna libera, sola e di notte sul luogo della battaglia, orrido di guerrieri estinci e di armi rotte. E* pentita di non aver sa- puto uccider 1' aniante; e non ricordando in quell' istante die la religione de' Cristiani proibisce ancUe alle monachelle di aui- mazzare e di ammazzarsi , pur tuttavia delibera di trafiggere se Stessa con lo scile benedetto da Pacoiiiio. Se non che a distorlci dalla matta impresa sence la voce d' un guerriero ferito .... « chi ^ costui ? il Re Teodoro ; il quale per una singolare fa- talita fu ferito nel luogo stesso ov' era il niattino stato fatto prigione. Ora il niebchinello , a cui I'lspirata Ijgliuola non pensa neppure a fasoiare 1' ampia capitale ferita , ne a sovvenirlo di qiialche salutare argoniento , nova ancora tauto di furza per diilogizzare a lungo colla stessa : finchfe non rescandogli piii nulla a dirle , muore. Allora Lodovica scossa daddovero , deli- bera seriamente di uccidere Eufemio; come, per linirla una volta , eseguisce nell' atto quinto. Ma dopo la morte del i>adre, dopo aver trafitto 1' aiuante , dopo il fiei-o incendio , dal quale sara etato probabilmeute consunto anche il santo luonistero ; dopo P idea di tanti altri disastri e preseuti e futuri che era pur «4turale »e le ftffacciasjB.eio al peasiera , cLi'l credereblie : 256 APPENDICB Lodovica ha fatto senno , e non pensa piiJ a toglier»i di vita j. •i contenta di far un passo retrogrado per lo spavento , e di restare iiupietrita a guisa di una Niobe : ottimo partico , senza 11 quale di tutti gli attori non »arebbe piii in vita che ii eolo Almanzor aniico di Eufeinlo : oltreche a raddolcire 1* afianno dell' afllitta sicula donzella torna a proposito il generoso perdono concediuole dal uioribondo auiaate , e la fiducia che le pre- ghiere di lei, sicco'ue egli stesso si raccouiauda , sieno aacora per meritargli f eterna salute. Questa espogizione mostra a un dipve«30 qual tia la nuova •ragedia del sig. Pellico ; nella quale , se si eccettui il primo incontro di Lodovica con Eufemio ( atto 2 , sc. 3), non abbiam trovata altra siluazione (i) veramente draramatica , vale a dire ragiouevolniente ricbiesta dal »oggetto e dalle circo8tanze. Tutt» « delirio , orrorc e spavento dalla prota^i simo alia catastrofe : non vi ha Bcena in cui lo spirito ed il cuore deglL ascoltanti possano reepirare iin moxnento. Noi ignoriauio se per awentura r autore appartenga alia setta de' roniantici , i quaU non vogliono •entire a parlar di precetti, quantunque siano queati nati dalle osservazioni fatte suUe piii perfette imitazioni della natura seek* o ideale. Ma sia o no rouiantico il sig. Pellico, non t seuza in- gegno : e doveva peixio conoscere co^proprj lumi > che in ogai draiomatico couiponiniento sono necessarj alcuni intervalli di Tero o simulato riposo : per mezzo de' quali , oltre al riuscire piu naturale T andauiento delT azione , sogliono i profondi mae- stri ordinare le segrete fila di quest' arte dal celebre Addisson giustauiente nomata divina ; e andava disponendo laniuio degU spettatori agli eventi o teniuti o epcrati , onde ee ne ritragga il uiaggior possibile efiFetto. Per riguardo a' personaggi , Eufemio e ub delirante furioso : il quale era vuol trucidare altrui senza pieta; oi-a perdona da insensato. Adora Maometto e se ne fa pancgirista , e altemati- varaente si richiama al pensiero 1' abbandoiiato culto di Cristo, E questa intiera operaaionc chiauiata sinderesi^ poiche non pro- duce alcnn accidente nella tragedia , avvisiamo essere stata ma- lissiruo inimaginata. E, al fatto della moralita , egli era molto miglior cousiglio il lasciare che Eufemio vivesse e monsse mus- sulmano , che non i) far benedire e porgere da un vescovo cri- stiano il pugnale che dovta trucidarlo. Ma tornando ad Eufemio, due volte questo innamorato eroe ha in balia di se la tanto desiata fanciuUa , e due \olte la si lascia fuggir di niano : seb- bene egli dee pur conoscere la debolezza e I'inetabilita di lei ; « come aial possa resistere alle insinuazloni o alle miuacce del (') La voce situa7.ione in questo significato non e ancora st»ta iic- cettata dalla Cru.-ca : cHa e una vooe di convenzlone tolta dai Francesi , « rhe ci pare piu d' oga' ahra apprc>prlatA a si^nificarc aii vivo punto se?nieo ^el tlranunu. PARTE IT^LTANA. 267 padre. E poi^ual senno , quale politica , quale accorgimento di si gran capitano nel dare a Teodoro la facolta di ritornare nelle niura di Messina? qual pro doveva egli sperare da si fatta in- cauta lihfrali^a' La maao di Lodovica ? mai no: che pel cono- •ciuto t;;'nio di Teodoro, per I'antica nimista, per le sostenute perspcu^ioni . in somiua per ogni j'assata e presence sua circo- staiiza iiiai nou dovea capirgli nell' ifttelletto , che un tal priii- cipe crudele e fan itico potesse piegarsi a ricanibiarli) con tauto donij. Teodoro infacti aJoperj ncU.i guisa conveniente alia sua iujjrlacabd natura : e di cio ne sap) ia;n grado all' autore. Quanto a Lodovica , mal si potrebbe questa donzella para- gonare alia risoluta Ginditta , nelia quale noi veneriamo quella supfriore isph'azione di che fanno fede le sacre carte. Wa ol- trecliA noi sappiaiiio che la reiigione cristiana non ha luai co- manilato di versare il saugue , neppure quello d' un neuiico o di un infedele, v' e ancora di piu : Lodovica ania Eufeniio ; ed ha una viva recenre prova dello smisurauo affetto di lui , nel dono della vira e della libert.a di Tciidorj : e percio non deve a prima giuuta crederlo autore della morte del padre ferito per ragion di guerra, in una zuffa e di notte. Dopo ci j turto , la mano che trafigge un tale amante e la niano d' una sconoscente, d' una forsennata di cui nessiin fanatismo puo sceuiar la barba- ric : e il fatal colpo non pieta , ma desia in chiunque abborn- niento ed orrore. Un altro difetto abbiam notato in questa tragedia. II signor Pellico ha voluto ristringere 1' azione a quattro soli personaggi ; e poi ne ha tenuti in serbo alcuni altri invisibili , cui va al- r uopo introducendo e fa parlare per bocca degli attori visibili; il che, se piuo esser tolleraro alcuna volta , il npeterlo le cante , come ha fatto V autore , egli e cosa fastidiosissima. Finahuente , per rispetto alia poesia , la versificazione e in generate plena d' aninia e di fuoco : ma a noi, come giorualisti di difficile contentatura , e parnto che alcuni versi non siano ben temprati , ed altri racchiudano iuimagini o nietafore male appropriate ; come p. e. i segueuti : , auree a suoi piedi Vesti e gemme splendeano . . . air fm^iista mia vibri Indegno oltraggio. Prodigj foree operera Y Eterno. libero io sono Merce il tuo qui venir. la destra Su questo vel uom non de' porger mai Che di fiainme invisibili tessuto Incenerir puo chi taut' osi . . . . Te II popol mio ? da piventi tpan . . . Bibl Itfd. T. XX. 17 a58 A I' !• E N D I C E SeJjbene 1' csame di quesra tvagedia ci lia natSralinente ri» condotti a (luanto abbiani ragiouato nel nostro Proeiuio di que- st' anno , tuttavia, a onor del vero , dobbiam dire die T autore deW Eufeiuio lia nel suo forte sentire un possente etiniolo onde tfntare con nuovi avgoiuenti il diiTicile arringo ; e noi lo desi- deriamo di ciiore. Leggendo questa tragedia e I'altra la Fran- cesca da Rimini ci siaiDO tjuasi convinti ch' eali abt)ia una lUag- gior propfiiBione a ntrarr^ le sciagure clie accoaipagiiano la pill bolleute delle passioui : egli dire infitti nell' £ufemio : scevro d' amore Ir potra \\ volgo, eccehe alme nol pcnoo. Scriva duncjue amori tvagici : scelga bene: esamini il suo di- segno ed il corregga a dovere e uou si affretti a coniporre ;• e noi facciam ragione die egli trarra dagll spettatori lagrime di ragionevole tenerezza e meritati applausi. Ildegonda. Novella dell' avvocato Tornmaso Qrossj. — Milano , 1820 ^ per Vinceiizo Ferrario. Una Novella di 289 ottave , senza dubbio ella e la piu grande delle Novelle die noi conosciaino. Bisogna 4''"c -die se ne sia accorto auche lyautore ; e percio 1' ha divisa in quattro Parti. Cosi le ha dato una grandezza tP altro genere. Non si pua per altro dire rhe una Nn^Jella ; poiclie essa altronde manca di tutti quegli artiiizj , pe' quali , voltando il tirolo di Parte ia quello di Canto, serondo gli usi della nostra poesia , alcuno volesse trarla alia dignita di poema. I Roinantici , non ostante che lo stile sia semplice fino ad essere qualdie volta per la soverohia sua facilita triviale , ed ove s'alza, sia del conio classico , non presutneranno troppo , pretemlendo di porre questo componimeuto ne' loro tesori ; molto piu , che le due iiltime Parti non sono per la natura del sogj;ettii uiolto disranti dalla famosa Elconora , di cui in addie- tro il Padre Grisostouio ci regain la traduzione. Tutto cio che pud sqnarciare il cuore a persona che non sieno di sasso , e qui violenteniente iuimaginato ne' casi di una innocente fanciul- la, cLe iunaraorata di un valoroso giovine nega di dar la luano ad un uoino che non conosca. I Roinantici non veggono niisura nella conipa^sione e nella pieta. ISoi siam fatti diversamente; e il quadro espKsloci dal sig. avvocafo Grossi , dopo averci da principio aunojati , ha finito col rivoltarci. Abbiamo noi ragione o torto ? Altri ne decidera. PVRTE ITVLIVNV. 269 II Maestro di ininiatura a guazzo ed alt acquercllo , opera dcdlcata alia gioventu, neila quale si datiiio i priiicipj dclt arte di d.pignere i paeii , i ritratti^ i fiori, ccc, tradotta ed arricchita di anno'azioni da Stefaiio Ticozzi, socio di vaAe Accadcmie , con quattordiri figure. — Mdano , 1820, in 16/ , presso P. e G. \allarc!i. Conosciuta era solo tra noi un' autica tradiizione stainpa^a ia Milano del llbro francese iniirolato 1' arte di dipipiere seaza maestro . con varj insegDameuti ad uso de' luiiiiatori. Ora gli edi:ori Vallardi sono stati soUeciti di far tradnrre rjuesta novis- •iuia operetta fraucese , la quale non dubitiamo che riuscire non possa di q'lalclie utilita , taato per le nozioni generali die vi «i contengono intorno alia teoria della pittura , quanro per le partic.>lari nozioni pratiche intorno alia niiniatura, al guazzo, air ai^fjuerello , alia luauiera di disi-gnare sulT avorio e sulla pelle, alia luaniera di calcare e ridurre dal grande al piccolo, ai colori che si liebbjao adoperare , agli abbozz , ai fondi, agli acces- »orj , ed al luodo di dipignere le fabbrictie , i duri ed i paesi, riguard J ai quali si e iuserita anclie la letiera del s g. Gessner , che tro%asi d' ordinario riunita ne' suoi id llj. Saranno altresi di alcun soccors'j ai priiicipianti le figure , die sono in parte ben intagliate in rame, e tolte da buoni original!. Storia della filosofia greca d'l dottore Defendente Sacchi, — Pavia, 1820, dalla stainperia di P. Biz- zoni successore di Bolzani. Vol. V di pag. 294 € VI di pag. 358 ill 12.° Nel quinto volume continua il capo IX riguardante la sotta dei Soffisti , cioe ; § 4.° Priiicipj religiosi dei SolHsti'; 5." Pro- tagora ; 6." Diagora ; 7." Metrodoro ; 8.° Anassarco ; ()° Gorgia; iO.° Ippia; I i.° Antifonte; 12.° Policrace; i3.° Prodico; 14/' Polo; 15." Alcidauiante ; 16. ° Crizia ; 17.* Teodoro ; 18.° Eveno e Lieimnio. Il volume sesto contiene il fine del capo IX , cioe : § ig." De- cadeoza de' Sollisti ; 20.° Considerazioni sulla setta del SolBsti , e sua influenza sulla filosofia e sulla pubblica morale in Grecia. Quindi segue il capo X die riguania Sucrate : § i.° Nuova rifornia intvodotta da Socrate nella filosofia ; 2.° Del iiietodo e deir ainore Socratico ; 3." Pnncipj teologici di Socrate; 4-'' Psi- coloeia di Socrate; 5." Moral* di Socrate ; 6.° Costumi e njorte eli Socrate* 26o APPENUICE Elemeiitl di ■economia riirale dl Lcopoldo Trautmann", professore di economla rurale nelV /. R. Unwer- sitd d Vienna , ecc. Prima, tradazime italiana dnlV origi/iale tedesco con annotazioni dei signori professori abate Laigi Configliacchi e Giwtrppe MoRETTi. — Pavin , 1820, tipngrafiu Bizzoui. Ottiiua versione di iin libro eccellente nelP originale, e die non piio riusrire clie di graudissiuio vautaggio a cliiunque vo- glia Btudiare T agiicoltura per principj. Quegto primo volume conriene di fatto 1 princ-ipj teorici, o sla la S|)iega^ione cliiara e sucriuta di turte quelle scieazc , che necessarie soiio a co- uoscersi dal peifetto agiicoltore. Dopo una breve inti-oduzioae , nella quale si delinea anrhe la gtoria delta rurale econouiia , si espongono le nozioni parti- colari necessarie della chimica agraria; si tratta delle forze in- tcinseche ai corpi ; delle cljimiclie alfinita , del calovico , della luce , dei principj couiponenti T aria atniosferica e 1' acqua , del carbonio , d( Ho zolfo e del fosforo , degli acidi , degli alcali , delle terre , dei nietalli , della chimica decouiposizioue dei corpi organic! , dei principj prossimi o iuimediati dei covpi del regno 'vegetabile e del regno animale, e delle decomposizioni che suc- cedono per se stesse nei corpi orgaaici. In altra sezione si pre- sentano le dottraie preparatorie della fisiologia coiuparativa. Le annotazioni dei due valenti j rofessori non servono che a rendere quest' opera piu importante e vantaggiosa ai coltiva- tori , e ujassime a quelli gi;i iudustriosissimi del felloe sack) lonibardo. Jstrazione sulla caret degli asfitici e degli avvelenati del professore Antonio Portal gid tr dotta dal- l idioma francese ed era ristampata per cura del dottor Gaelano Moretti con note ed aggiunte. — Pavia, 1820, in 8.° di pag. 177. Codice Farmaceiuico , o^na Farniacopea Francese , pubhlicaTa dalla facoltd di mcdicna di Parigi per comando del Re e per com:nlssio'ie del Miaistro dell' inter no t anno 181 8. Tradnzione dal latino. ■ — Verona, I019, dalla Soci:td tipograficq. Contemporaneaiueute due edizioni e due tradu/i )ni si Bono /atte di q lesta eccellente opera; una a Palermo e Taltra a Ve- ron.i Noi non vogliamo narlare dei pregi dell' originale ; ess'i swn© gia noti. Ci corre obbligo sjlaoiente di far conoscere ai PARTE ITALIATCA. 26t no«tri lettori quale delle due traduzioni e delle due edizioni •ia preferibile e j.er la correzione di stampa , e per la Imgua « per r esattezza della traduzione. Non esitiauio un nioniento a dare la preforenza alia Veronese. La Paleruiitana formicola di errori di stampa ii una uianiera straordinaria , ed anche il tra- duttore noQ seinbra aver seuipre iuteso o la lingua o la materia dell'orioinale iiiedeaiuio. Ma siccome in turti que' nostri giudizi ove entra il eonfvonto delle cose settentrionali colle nieriJionali d' Italia 61 da luogo a sosjefto di parte > vogliamo convalidare questo giudizio con alcuiii confronti. Traduzione di Verona. XVI Oltre ai sopraindicati coni- posti descritti nelle antichis- siuie Farmacopee , ne an- cora abbandouati .... XVIIl Si giudico pnre da noi do- versi render pubblici alcuni secred assai usitati , e che vendousi continuauieute nel- le spezierie. Xxiv Se si assoiigetta al cannello ferrumiiiatorio , ei convene in un globo. 6XXX L' origine delT Ipecacuana attribuita era ad una specie di Paride , era di Caprifo- glio , ora di Euforbio , era di Jonidio, i in adesEO piu 6onosciuta. Pag. Tin s/i Traduzione di Palermo. Pag. 7 Oltre a quest! compost! , clie sin da rimotissiuio tem- po sono stati descritti nelle Faniiac(jpee, e che ancor* non sono invccchiati nella. pratiea .... ivi Che anzi .... abbiamo ajj- palesato alcuni secreti che sono e molto usitati , e vol- garmeute prostituiti nelle oflicine. 24 IMesso dentro il cannello ierruminatorio , si riduce in un globo. ic5 Fin ora incerta e stata •r origine dell' Ipecacuana , essendosi rapportata ora alia specie Paris, ora a quella del Caprifoliuin , ora a quei- r altra deW Euphorbium , ora Cnahnente al fonidiuiii ; mA adesso e coaosciuta con piu certezza. Originale latino. Praeter haec Composita , antiquitus in Codicibus con* scripta, neque in praxi obsoleta .... Nee non et alia, inter arcana quacdaui usitatiora, vulgo in officinis prostantia .... juris publici facienda credidimus etc. Calanio si probetur fusorio , in globum uietallicum ver- titur. Incerta antehac IpecacuanLfc origo , modo adscripta spe- ciei Paridis , modo Caprifolii , Euphorbii, Jouidii ,. nunc Qertiuc inaotuic ATPENDICE Pag. CIV Trochizione di Verona. Deesi disringnere ( la CI cuta) diligenteuienie da! Pe- troselino , piauta couiniesti- bile, esspndo simile a que- sto per r abito esterno , ma non egiialmente usabile co- me cibo , anzi e pericolosa se venga ingliiottita. 8CXII I pedilmj si fanno oidi- nariaiiiente nell" acqua calda a 38 gradi , non pero senza dolore , ne si ]^u6 sofferirla che etando in quiete. CCVI Onde abbiasi adunque a che ragguagliare la misura di varie deiisita, si srabilisce per base del cilcolo la stes- sa acqua stillata , esseiido il barometro all' alrezza di 76 centimetri, e la teiiipie- ratura di 14 gradi per li> pill ( V. Brissnu ) o%'vero If). 5 centigradi. CCVn Con questa legge fu sta- bilito dal sig. Baume I'areo- metro , ch' e per lo piu in uso fra di noi. Traduzioiie di Palermoi Pag. JO Fa d' uopo che attent*- mente si distinguesse la ci- cuta dal prezzeuiolo , ch' 6 un' erba da ciicina , cul essa neir apparenza a9somiglia» e rhe frattanto non e aiFatto buona a nnngiarsi , che anzi non piio mgojarsi senza qiialche pericolo. 20i L' acqua calda poi ove s'iinmergono oi-dinariaiuente i piefli segna il grado 38 , ma essa arreca del dolore, ed i piedi non possono tol- lerarla se non abbiano ri- posato. 198 E perche \i foss« una nieta cui rapportar si possa la misura delle diverse den- sita , il e prinripiato il cal- colo da]l'ac(:[ua dfstillafa che segna "6 ^radi o centime- tri nella colonna del baro- metro, ed e per lo piu sotto il grado di cahtre 14 ( V. Brisson ) o 19. 5 ceutigradi. igS Or dietro questa legge e costr'-iiro il barometro del sis- Baume , di cui per lo piii se ne fa uso appo noi, Pag. Originale latino. C Ac ^pio Petroselino lierba culinari sedulo distinguitur Cicuta , quoad habitum subsiinilis , sed nuUatenus alimen- taria , atque etiam non sine quodam periculo iiigerenda. ccxvm Pedes autem ijnmerguntur vulgo non sine dolore in ac[uam ad gradum Vi calenteui , nee earn terre possunc nisi quieverint, CCXV Igitur ut habeatur quo referri possic variarum densi- tatum mensura , computationis initium desumitur ex aqua ipsa destiUaia , baroiueti i colamua 76 gradiis seu centi- uietra aequaate, et sub caloris gradu ut plurimum 14° ( V. Brisson ) aut 19,5 etc. CCXV Hac lege coustiturum fuit D. Baum6 areometruni , quoii plerumque apud nos in usu est. PARTE Tradiizione di Verona. ITALIANA. 26S [ Traduzione di Palermo. t2 Quando la polveie piii sot- tile pestata la prima volta A passata attraverso lo stac- cio , e quando la materia residua nuovamente tritata somniinistri uuova polvere parimente sottile , deono tutte quelle di un medesimo medicamento ottenute in piii volte mescolai'si iiisieme , onde r eliicacia di tutta la sostanza sia divisa egual- mente per tutta la uiassa. jS boUa ogni cosa insieme per uno o due ruinuti S02 Dal clie nianifesramente rilevasi quanta stiuia uieriti la fernientazioue tanto de- cantata ]ier rendere coU'an- dare degli anni piii perfetta la Teriaca. 21 5 .... si coli , e vi si versi sopra con molta circospe- zione : Acido muriatico . . . quaa- to basta sino a tanto che il liquor non faccia piii ef- fervescenza. aai Or dietro clie si e la pri- ma volta segregata mediant* il crivello la parte piii sot- tile della polvere tritata j e chc la parte rimasta piii .grossa di niiovo tritata, ab- bia somiuinistrato una nuo- va quantita di sottilissima polvere, tutte poi parti ta- nieiite dallo stesso medica- mento preparate, in tal gui- sa devono mescolarsi , die rintiera virtii di tutta la so- stanza sia ugualmente spar- tita a tutta la massa delta preparata polvere. 290 bollite il tutto per due minuti d'ora ■ 533 Dietro a cio cosa dunque dee intendersi per quella cotanto celebrata fernienta- zioue che fa riunovare ogni anno la teriaca ? 438 .... colatela , e cauta- niente versatela sopra una suiFiciente quantita di acido muriatico , cio^ fin quando il liquido non bolla piii. ?ag. Original e latino. l3 Tritus ubi prima vice per incerniculum tenuior secre- tus est pulvis , atque ubi deinde crassior qui restitit deuuo tritus, novani subtilioris pulveris suppeditavit copiam; omnes sic ex eodem uiedicamine singulis vioibus parati pulveres commiscendi sunt , ut totius substantiae virtus annis , per totam parati pulveris massam aequaliter di^ pertiatur. 83 bulliant simul commixta per horae minutum unum cE alterum. 326 Unde patet quid seutiendum sit de ilia adeo cele- brata fermentatione , pro perllcienda in annos Tlieriaca. a35 • • . cola , et caute admodum super effunde Acidi muriatici quantum satis. Scilicet donee aon ampliug effervetcat liquoi-. 164 APPENDIGE Tstituzionl di Medlcina pratica dettate da Giovanni Battista BoRsiEni de Kanilfeld , prosegulte da Valeriano LuJgi Brera Consigliere di Qoverno di S. M. I. ii. A. , mernbro del Cesareo Regio Isti- tuto 5 professore P. O. di Terapia speciule e di clinica nicdica nelV /. R. Universitd di Pado- va , ecc. ecc. — Padova , 1820, dalla tipografia di Minerva, volume prima, che comprende V in- trodazione alio studio ed alia pratica della medl- cina, di pag. 256. Istoria d' IngJiilterra di David Hume , recata in, Italiano da Michele Leoni. — Venezia ^ 18 19 e 1820, in 8.° Tomi I. e II, presso Picotti. Feniio il Picotti nel suo proposito di volere arriccliire 1' Italia di quest' opera veraiuente cospicua , ue presenta ora il secundo volume, dopo avei^e pubblirato il primo uelT anno scorso , ti'a- dotti essendo questi da uoiuo tale da null porersi dubitare che graadissiuio favore ed apj lauso otteueie non dt-bba la di !ni versione. Noto gia all' Italia per altre opere inglesi voltate feli- cenieute nella nostra favella ed anche in versi elegantissinii , malgrado le diiricolia che soveute gli presentava la subliuiitii dello stile di quegli scrittovi, egli ha pure saputo elevarsi,per quanto dai voliimi fin ora pubblicati puo raccogliersi , alia inae- stosa eleganza della narrazione di David Hume , seuza punto derogare alia fedelta della traduzione , cosicch^ accostaniati noi a gustarne le bellezze oell' originale , non le trovianio nella ita- liaua versione in alcun mode sceniate. Egli ha premesso alia vita delT autore scritta dal medesinio una sua prefazioncella , nella quale le cagioni indagandd che r Italia SI liingamente privarono di quelT opera , si fa strada a ricordare i pregi delta niedesinia, non dissiuiulando i riiuproveri xche air autore si sono fatti , di essersi niostrato assai fervido in quelle parti di religiose controversie , che confonni non sono alle pi-atiche della Ghiesa cattolica , e soverchiamente propenso alia nionarcliia. Dichiara, riguardo al prnno di que' riniproveri , che egli , alieno dal presentare V istoria originale in alcuua sua parte mutilata , e dallo sfigurarne la iilosofica e politica sembianza col niescolarvx eterogenei elenienti di coufutazione ; 1 > ^ egualiuente dair anunire alle opinioni deU' autore la dove egli si allontaoa dal vero , o cerca di coinunicare al lettore qualche odiosita per rispetto alia corte di Roma, non dovendosi y^er annuenza In- terpretare il di lui silenzio. Preseuta adunque la sua versione come cosa pui'aniente letterai-ia, e T opera originate da queata PARTE ITALIAN*. 265 parte reputa euperlore ad ogni conimendazione , o si consider! il bell' ordine ond' essa e tessuta , la sana filosofia di cni h sparga , la semplicita dell' esposizione , la vivezza delle pitrure, o la splendida evidenza dc' carattevi , per cui non resta all' In- ghilterra da invidiare niolro agli autichi. Riguardo alia suppogta prnpensioiie di Hume alia monarchia , mostra cli' egli non fu mat r apologista del dispotisnio; ma che conoscitore profondo ed acutissiiuo degl' inconveiiienti niassimi , derivanti da una sfreuata doniinazione popolare , francaniente disapprovo i fatti clie in grandi calamita involsero la di lui patria , e mostro di abborrire una liberta prcpaiata colla strafe. Pregio souimo di Hume egli riconosce quello di trasportare il lettore nell' eta stessa ed in mezzo alle ei-andi circostanze ch" egli rappresenta , cosicrlie riesce in esso 1' luipressione piu profouda e piii durevole il profitto. La fluidita dclla elocuzione non nuoce in quello storico all' energia ; giacche sollevandosi egli taivolta all' altezza degli argomenti die tracta , superiore si reude alia placida sua indole ; e nutrito della lettura de' Clas- sici antichi , uieno conciso , ma piu dignitoso apparisce di Sallu- stio , meuo forse eloquente , ma piu rapido nanatore di Livio , meno robusto ( noi aggiugneremiuo altresi, meno maligno e sa- tirico ), ma piu lucido nell' ordine di Tacito. Non dubitiamo di accompagnare coi piu felici augurj questa nuova impresa del Picotti , e questa nuova versione , nella quale si accoppiano chiarezza di stile , nobilta di elocuzione , purita, di lingua. Aggiugneremo ad onore della medesima che dal tra- duttore stesso vedesi intitolata al piu grande del sovrani del Nord , e che i due primi volumi clie abbiamo ora sott' occhio , portano in fronte il primo il ritratto di //w/wtf , il secondo quello di Michele Leoni , 1' uno e 1' altro nobilmente intaghati in rame. La carta ed i ciu'atteri concorrono ad aumentare il merito di queBta edizione. P I E ai O N T E. C Cornehi Taciti opera quae extant omnia ex recen- sione Jer. Jac. Oberlini. Tomas 'secuiuUis. Augusta; Tawinorum, 1820, ex typls viduoe Pomba etc. Abbiamo gia parlato del primo volume di questa edizione di Tacito , ed ora non possiauio se aou aanunziare csa vera com- piarenza !a ]>ubblicazione del secondo , dalla quale si raccoglie, che i tipografi, fedeli alle proiuesse luro, noa si scostarono dalla bella edizione di Oxford dell' anno 181 3, seguendone esatta- niente I ordine e la distribuzione. Questo volume di 660 pagine , col <]'iale si fiuiscono gli anuali di Tacito , i il quinto della raccoUa dei classici latini, la quale tauto per la correziooe , i|uanto per la nitidezia deli' esecuxione, rende la collezione 266 Al»VENDIOE nieclesinia cara c desidcrabile agli f^riiditi , i quail per alcnnft fortunate circostanze possouo ora reputarsi aicuri della piu re- golare sua contiDuazione. La Vita itinnna , poeina Hi Samuele Rogers, dair in- glese trasportdto in itallaiio e d' annotazio.i ac- cresciiito da Vittorio Pjciotti , torinese — 7o- rino , 1820 , vedova Pomba , di pag 89 in 8." Voile r autore inglcse di questi versi delineare ed e«;)riaiere (Bome in un quadro i princlpali tratti che la vita delP iioino carat- terizzano , allorche non si scosta dalle lpgg,i e dai dettanii delia natura. Dipigne egli le epoclie della vita , e le perturbaziooi che procedono o da discordanti affctti, o da civili dissension!, o da altre impure sorgenti. II traduttore di Lalla Rookh si e fatto Bollecxto di tradui-re qucsto poeinetto del sig. Rogers , cli' egU dice amenissinio coniponimento. 11 Rooe's gode certaiiiente di altissima reputazione nelT laghilterra , e non crediauio che il morale poetieo di lui lavoro possa sBgurare punto nella versio- ne del sig. Paciotti. L' argouieBto e fatto per destare la curiosita. II suooo delle campane e di aicuui stroiiienti iDusicali in un villaggio annun- «ia il nasciniento di un erede. Da questo si fa strada FA. a proporre le sue riflessioni sulla vitauniana, sull' infanzia , sulla «iovinezza , sulla educazione, sulla civilita, suil'amoi-e, «ul nja^ ritaggio , sulla prosperita e sulle alMizioni domestiche. Si fa un quadro della guerra e della pace , si paria delle guerre civili j r uonio si ntira dalla vita atriva , e quiadi si rappresentano lo «tato della vecchiaja ed i suoi godiraenti. II poenietto , diiigenteniente tradotto , e aliresi corredato di alcuna nota , ed altre se ne trovano infine delT auiore inede- simo. II vohimetro si chiude con alciioi versi dello stesso sig. Ro- gers sulle antichita di Pesto. Riferiremo per saggio della poesia originale e della versione gli ultimi versi di questo breve com- ponimento: « Or che safi'a de' venerati templi » Che torreggianvi ancor Y Gia quante volte » Sulle baei crollar' Fulniinei strali " Con repHcati colpi oniie treniende » V im) r^sser enrro , eppur in pie tuttora « Saldi li vedi , ah sai dir per quale » Pnvilegio o favor. — Certo natura » Quel (■ egni suoi cari in guavdia ha tolti, — -■ j> C^ollpgati tjuai son coi lati gioghi , » E coir elerno mar , qual eg^i han uopo >» Di scrit:a stu-ia'' Chiaro assai da loro » Favelleran di clii 1' iuteade al core, » PARTE ITALIANA.. 267 Jstoria del,\>. Verccllese Letteratura ed Arti d'l G. DE-QnEGORY , parte prima e seconda. — Torino , 1820, tipi^grafia Chirio e Mina. Lodevole-e certaniente la sollecitudiiie che alcuni scrittori pigliafa si sono-idi iliustrare le glorie patrie col raccogliere larbara- niente Zenonus , Vulcazlo Gallicano con errore iniperdonabile ^ stato trasformato in Galieno , si h scritto JEucher in luogo di Eucherius , Gn/sologus in vece di Clirysologus , Theonus in vece di Tlieo, che e Teone il sofista , Imerius in luogo di Hiinerius, e qviel die e peggio Uorus Apollus oh Dio ! in vece di Horus jipollo , Stobeus in luogo di StoLaeiis, Porphirius in vece di Par- plnjrius , Sedulius Celius in vece di Ccelius , ecc. ecc. II terzo abbraccia il penodo passato dal secolo V all' VIII; il quarto quello ])assato dal IX al XU ; il quinto finahueute lo •tato deila letteratura nei secolo XllI , epoca giustamente me- morabile del risorgiiiiento delle scienze e delle arti. In altro volume r autore coudurra prubabilmente la storia della lettera- tura Yercellete liuo ai giuvni uostri. 263 APPENDICE * In mezzo alle uiolte trasouratezze die irt quo;; 'opera si rav* visano , Don possianio a lueno di non coninientM're la diligenza colla quale 1' autore e andato iuvestioando e acoi-rendo i nomJ di uiolcl di liii jiarriotti lettcrati o artisri , dei juali scar»is«ime si trovano per avventura e sparse qua e la le cieniorie , e tal- volta dubitare potrebbesi perlino del uierito 1 jro letterario c delle Ojiere clie ad esu si attnbiiiscono. In vece delle classi nuinerose di scrittori d' of;ni nazione , die egli ha soggiuoto a CKiscuna epoca, egli avi-ebbe potuto opporfunamcnte soggiuguere il catalog'> sonmiario degli scrittori Vercellesi in ciagcun qnadro raaiuientaii , die fovse riiisrlto sdr.bbe di luaggiore utilita. Alcuno osservo die niigliore sareljbe stata quest' oj^era se nieno impin- guata e ridotta a picciolo volume, die i soli veri dotti scrittori ed artisri Vercellesi )iresentasse , e bf n precisaiuente iadicasse 1 fasti della Vercellese letteratuiM. Altri si dorranno firsr , die confuso abbia V autore alcuna volta i santi coi letterati. Nuova curiosa riuscira pero la discussione , colla qiVa'e alia patria Vercellese si rivendica Toaore di avere prodotto I' autore del celcbi-e libro dell' imicazinne di Cristo. Si pretende questi natio del luogo di Cavaglia , abate di 5. Sfefann della cittadella di Vercelli , ^lonaco Cassinense di un nionastero , die fondato ere- desi in Vercelli nel VI secolo da 5 Mauro. Air opera alcun pregio aggiungono le nuinerose figure in rame, die sparse in essa siveggono, tra le quali il b.isro si trova aa- cora di Vibio Crispo vercellese , celebre oratore rornano. Altre tavole, non inelegaatemente incise , presentano antidii monuaienti Vercellesi, e niass.nie di aixhitectiira , die riuscira possono iioj- portanti per la storia dell' arte e per la viatria erudizijue dei Vercellesi,! quali certainente saiiranno buon grado al cavaliere De-Gregory del di lui zelo per T oiior patrio e delle di lui *ure laboriose. SARDEGNA. Delia pubhlica amministrazione sanitaria in tempm di peste. Del Seiiritore D. AzuNi ecc. ecc. — Ca- gJiari, 1820, stamperia reale. Vol I 1118°, lir. 5. Lodevole assai ^ il divisaiiiento del ohiarissimo autore del elizionario de' diritti niarit;tiini , di riunire in una sol opei-a tutti quanti i regolainenti die lianno rapporco alia pubblica saniti eoiitinentale ; cosicclie questo lavoro utilisjiiiio rarcliiude una esatta enuiuerazione delle particolari attribuzioni die deve avere un inagistrato di saaita ; delle leggi che riguardano la contu- macia generate delle citta e territorj , di quelle die spettano ai delatori e denunziatori in tempo di peste, non die ad ogni cittadmo. Parla delle precauzioni da prendersi , ed alle cjuali #gnuno d«v« as»oggettar»i , specialuiente per cii8. II padre Orazio Grassi scrive contro del niedesimo e del Galileo, il quale gli replica col libro intitolato il Saggiatore. — . 8.* Considerazioni ed opinioni sulle comete di Mario Guiducci, accademico fiorentino. — g.* Breve compendio di quanto si contiene nella libra astronouiica , nella quale sono esammate da Lottario Sarsi , cioe P. Orazio Grassi , gesuita , Je opinioni di Galileo Galilei sulle comete esposte da Mario Guiducci nell'Ac- cademia fiorencina. Volume secondo. Parte quart a. Capitolo I.* II Galileo viene ascritto a diverse Accademie. Sue poetiche composizioni , e perizia nella comica. — 2.° II Galileo rratta P idrostatica degl' iuJivisibili , eJ estende la dot^ trma de' cenrri di gravita anterioruienre agli alni mateinatici. — - 3." II cardinale Maffeo Barberiui viene eletro Pontefice. II Ga- lileo di lui amico si porta a Uoma ad ossequiarlo , e bene ac- colto , ed entra col uiedesimo in trattato di pubblicare i Dialo- glii 8u' massimi sistemi , ncorna per terminoili a firenze , ed ix^ ^7^ APPENDICE •eguito nuovamente a Roma , e dopo divers! contrast! ottlenft finalmente di sramparli nella sua patria. — . 4° Pubblicati i dialoglii , si ordisce contro del Galileo uui fiera persecuzione. Si forma in Roma una deputazione per esaminare la di lui opera. Viene intimato di presentarsi avaati la suprema congre- gazione del S. UiFicio in tempo del conragio , meatre era in eti senile ed indisposto. Parte di Firciize, ed a] jionte a Cen- tino e costretto a fare la quarantena. — 5." Giugne il Galileo a Roma. E sequestrato nella Villa Medicea , con ordine di non trattare alcuno. Viene carcerato nel S. Uilinio. E liberato. Di nuovo arrestato. E pubblicata contro di Im la sentenza. E co- stretto ad abjurare. Ritorna alia Villa Medicea. — 6." Parre il Galileo da Roma , e giunge a Siena relegato nel palazzo del- I'Arcivescovo. Di poi si trasferisce alia villa suburbana di Ar- cetri assegnatagli per carcere perpetua. Prosegue per il restante della sua vita a vessarlo V inquisizione. — 7.° Esposizione di alcune principal! dottrine del Galileo contenute nella giornata prima de' Dialoglii de' massimi sistemi. — 8." Idem nella giornata eeconda. — 9.* Idem nella giornata terza. — lo." Idem nella giornata quarta. Parte quinta. Capitolo 1° Gio. Battista Baliani , genovese , scrive poste- riormente al Galileo sopra de' gravi e de' peuduli. Lo stesso Galileo pubblica i suoi dialoglii suUe nuove scienze. Difficolt.ii dal niedesimo incontrate per stamparli. ' — • a." Compendio di alcune principal! dottrine del Galileo contenute n-lla prima giornata de! dialogh! delle nuove scienze. — 3." Idem della •econda giornata. — 4-° Idem della terza giornata. — 5." Idem della quarta giornata. — 6.° Idem della quinta giornata. — 7.° Idem della sesta giornata. — 8.° 11 Galileo scrive sul can- dore lunare contro il Licet!. — g.* Propone il Gilileo per mezzo dell'Ambasciatore toscano al re di Spagna il modo di ritrovare la lopgitudine in ogn! tempo. Non a! viene ad alcuna resoluzione , ed h interrotto ogni ti'attato. — iO.° II Galileo efi'erisce agli Stat! general! d' Olanda la sua invenzione di tro- •vare la longitndine. Si esamina la sua proposizione. E interrotto ogni trattato. D! nuovo ^ riagaunto , e non compito 1' esanie , tslche, sopraggiunta la di lui niorte , non ha effetto il di lui progetto. — 11.° Si esamina ch! fosse il primo che applicasse il pcndolo agli orologi. — . I a.' Istoria dell' orologio ideato da Galileo Galilei regolato dal pendulo , e dalla niacchina oscilla- toria fabbricata da Vmceazio di lui iiglio naturale , scritta dal sic;. Vincenzio Vivian! , e da lui inviata al serenissiuio principe Lfopoldo dei Wedici. Parte sesta. Cr.pitolo 1." Dei fraiiinicnti ed opusroli del Galileo. — 2.° Rag- gunglio di varie opere del Galileo, alcune delle quali sono per- dute. — 3.* Si rajBiiieniorano divers! scoUu'i del Galileo per U PARTE ITALIANA. 2^3 maggior parte da lui ammaesti-ati dopocbe fece riforno da Pa- dova in Toscana. — 4.° Abbondanza de' matematici clie fiorirono in Iralia e nelT Eiiropa negli iiltLnu anni della vita del Galileo, e specialaiente nel i638. — 5." II Galileo si dilettava d' agri- caltiira , era espeito nel disegiio e nelT architettui-a , fu sonatore di strumeiiti uiudicali. — 6." Ville le quali abito il Galileo. — ■ 7.° INIalatcie alle quali era frequentenieute sottoposto il Galileo. Drspoue cou testauiento delle sue sostanze. Si animala e imiore. W"tti , detti e sentenze del nipdesiiuo. Errori ed abbagli cod- tenuti nella Vita di esso sciitta dail' ex Gesuita Brenna. — • 8." Vincenzio Viviani adoraa la facciata della sua abitazione con iscnzioni , elogi e col ritratro iu bronzo del suo maestro. — 9.° Medaglie e ritratti del Gahleo eseguiti in uiaruio ed ia bronzo , e diinnti ad olio da diversi celebri professori tanto vi- veute , quanto lui defunto. — 10.° Del sepolcro iunalzato alia meuioi'ia del Galileo. — ii." Autori diversi che hanno parlato con lode del Galileo. — 12.° Catalogo delle opere stampate del Galileo , e di alcuni de' suoi principah oppositori. Ill tine vi e uq copioso indice alfabetico , etl ogni volume e adoriio di un ritratto del Galileo , il priiuo fatto all' eta di qua- rauta , e T altro nel settautesiniosetcimo anno. Delia Esofagotomia e di ini nuovo metodo di ese^, . giiirla. Memoria del cavaliere Andrea Vacca Ber- ziNCHiERi. — Pisa, 1820, lir. 2. Preniesse alcune ben raglonate osservazioni siilla necessita dello studio anatomico nelT esercizio della chirurgia , passa il clinico pisano ad occupai'si iti questo suo scritto dell' esofago- tomia , operazione sulla quale sono discrepantissinie le opinioni de moderni scrittori di chirurgia. Nel proporre un nuovo me- todo di eseguire questa operazione il prof. Vacca tenta di cainbiare l' opinione de' pratici e di fai'U convenire ch' essa non inerita di rimanere nel rango delle pii\ pericoL>se. II nuovo prjcesso operatono ch' egli consiglia si deve eseguire in gran }iaite con un istromento di sua ir^enzione ch' egli cliiama etto- uesofago e col quale non si va iucontro ad alcun inconveniente ne ad alcun pericolo , e si rende uou solo facile l' estrazione de' corpi estranei caduti uelT esofago , ma metce ancora sotto il domiuio delT ai"te anche i corpi arrestati in quella pai"te del suddetto canale die sta rinchiusa nel petto. I ragionameuti dell' autore su questo nuovo metodo d' ese- guire 1 esofagotomia non possono nou andare perfettainente d' accordo coll' esperienza , talniente sono dessi chian ed ap- poggi^'i ^^Ic P'u precise coguizioni anatomiche delle parti suU© ^uali si deve operare. Bibl. Ital. T. XX. 1 8 274 APPENDICE In questo opuscolo , tutto che piccolo di mole , si mostra il chiarissimo autore erudito chirurgo ed espertissimo operaiore , e si puo riguardare a tutta I'agione couie lo scritro il piu esatto ed il luigliore che 1' arte possiede sopra resofiigotomia. B. M. Tragedle di Francesco Ruffa da Tropen. — Livor- no, |J^I9> presso Glauco M.isi , volumi due. In Milano si veiidoiio dai signori Fusi , Stella c Comp. in contrada di S. Margherita. Terainene 1 Agave., le Behdi, Codro , Ninia e la Morte d' A- chille soiio le sei tragedie, che divise in due volumi dona Fran- cesco Ruffa all' Italia Son esse precedute da una prosa , in cui T autore fa conoscere le sue opinioni sulfa poesia draiumatica : le quali se tutte non sono da ciecamente abbracciarsi , niostrano pero che questo fervido scrittore studio T arte sua , e coi're animosamente pel vecchio e diritto sentiere. Se avessimo da parlare di proposito di queste tragedie , ne trovereuiuio per av- ventura in un graiide imbarazzo : che nialamente si potrebbe da noi avvertir cosa alcuna, che 1' autore non avesse gia acrennato nelle prefazioni , che antipose ad ogni tragedia , fuor che alia morte d' Achille : ma ne toglie di pena il consigho preso di dai-ne poco piii che un annunzio. Le tre prime tragedie sono da lui chiamate eserclzj tragici , il qual titolo modestissiuio ne ricorda per la ragione de' con- trast! quel bizzarro ingegno del conte Pepoli , clie dava nome alle sMe di Teiitatwi d' Italia. Crede il Ruffa che le tragedie del secondo volume s' accostino maggioniiente a quel tipo , che di tal maniera di poesia gli sta in niente , e percio le cliiania ti-agedie : e in quaiito egli parla della sua propria opinione, noi non gli possiam contraddire ; ma se dovessimo seguire la nostra intima persuasioue , non adotteremmo del tutto la sua sentenza , che le sole Belidi resterebbero fra gU esercizj tragici , il solo Codro fra le tragedie , muterebbero scambievolmente gli altri componimenti il loro posto. II Terainene ne par verameate soggetto tragico , e lo sarebbe ancor piu se la morte del protagouista non seguisse fuor della scena , e s' egli vivendo non si uiostrasse troppo imprudente : noi sappiamo che v' e una specie nobdissima d' imprudenza , ma qiiesta puo *J->arersi nelle amine generose , quando si tratta soltanto deMoro danni , non gia se da essa puo venir nocumento alia patria. Crizia ne par troppo simile all' Appio d' Ai fieri , e la scena IV delF atto II ricorda soverchiameute quella mirabi- lissima d' Agide e di Leonida. Isocrate riesce amante troppo freddo per chi si rammenta d' Icdio , e la condanna di Tera- nieoe ne sembra piii precipitosa , che non voleva la dignita dell' Eroe. PARTE ITALIAN*:. 275 II soggetto deir A^ave e fra' piii vecchi che abbia il teatro : clii n()ii~cono8ce Penteo larerato dalla madre e dalle altre Baccanti in vendetta del disprezzato culto di Bacco ? (i) La favola racconta, che Penteo per opera del Nume irritato sembrava alia madre un cinghiale quand' essa l' uccise : tanto atroce pa- reva a.sM antichi , che una niadre potesse avvedutaujcnte scan- nare suo figlio ! Vide il Ruifa clie i nostri costumi uon tol- leravano nella sua incegvita la Grera finzione , e tento di pre- sentarne in Agave i lagrimevoli eiFettl del fauatisuio religioso : non ignoriaiHO che questa cieca e rabbiosa passione produsse i pill orrendi delitti , ma ne rifiigge il cuore nel veder sulla scena una niadre che trucida 1' unico suo figlio. Voltaire trat- tando nel suo Maometto ua simile argonieuco non permise che Seide conoscesse suo padre in Zopiro , e il vero orror tragico veane da questa tremenda ignoranza accresciuto senza scapito de' sentimenti della natura. Cid non era possibile nell Agave, e questo basta a joersuaderne , che fra noi si potra mai fame una vera tragedia , sebbene in quanto alia forma sia da porsi questo componiniento fra' migliori del Ruffa. Le J5e/ff/i presentano un cumulo d' orrori; 1' autore ne conosce romanzesca e troppo implicata la tessitura: noi agguingeremo soltanto , che questa e la Morte d' AcliiUe ■, che qui uuiamo per iion doverne altro dire, sono le tragedie piii deboli , e che la fama dell' autore non sofFrira puoto nelT ommetterle in una nuova edizione. II Ninia e la Scniirau)ide di Voltaire con alcune variazioni , che non bastano a dar lode di scrittor originale all' autore ; ma questo difetto e con bella ingenuita confessato dal Ruffa : noi diremo soltanto che la morte di Semiramide somiglia troppo a quella di Clitennestra nelT Oreste d' Alfieri. Non ci resta ora che di fare alcune parole del Codro , il quale abbiamo espressaniente lasciato per ultimo , sebbene sia di gran lunga superiore alle altre tragedie. L' argomeato e no- bilissimo e pieno di tutta pieta. Codrus pro patria non thuidus mori e fra' piu bei soggetti che ne presenti la storia de' Greci : era pero dilfioilissimo il fame una buona tragedia , perche bi- BOgnava supplire all' ingiusto silenzio degli antichi e tutra crearo ]a favola. Crede il Ruffa d' essersi posto pria d' ogni altro a tale ciniento , e noi che pur conosciamo una tragedia tedesca del barone di Croneck sul medesinio fatto , non gli voe;liaiuo nietter a colpa quest' asserzione : che non e possibile conoscere la let- teratura di tutti i popoli ; e sebbene non abbiamo gott' occhio ne la tragedia tedesca ae la tiaduzione francese , che ne fu fatta (l) Anche col tiiolo stesso Ui Agave possiamo raccoglieie d.illa Sa- tira VII di Gioveiiale, che componesse Stazio una tragedia, la quale e oramai da dirsi piattosto perduta che sniarrita. 2^6 APPEND ICE in que' tempi ^ non sorge iiiotivo alcuno di credere , clie il no- bile ingcguo del Riiffa sia disceso alia b;issezza del plagio. SeinplicUsima e la condotta del Codro , e degna veraniente d' uii Greco argoniento : gU afFetti piiri e vivissiuii , i 'caratten ben delmeati e oostanti : la passione cresce continuaiuente , e poclii cangiaiueuti , a non parlar delli) stilt- , basterebbero a fame un eccellente tragedia. Se non andiamo errati , questi dovrebl ero cadere princij-aluiente sulf atto V, cli' e senipre il difficilissinu). II racconto del Nunzio e troppo lungo , ne puo credersi niai clie in tauta inipazieuza di conoscere il desrino di Codro si voglia ascoltare quella prolissa uaiTazione : se ci e permesso di ofFrire ua nostro peusiero all' autore , ne sembra che potrebbe nieglio spezzarsi quel racconto dividendolo fra piii persone, che succedendo, una all' altra scambievolmente gettassero suUa sceua coufusione e terrore, iinclie Codro nioriente e vit- torioso venisie a gettare nelT auima dogh spetratori 1' ultima com- mozioue. Noi vcrreiiuno anclie che Aieue fosse piii operosa jier salvare il suo Re , uia forse il nnstro e un inganuo, e nelT ac- crescere V amore di Atene si scenierebbe la nobilta del sacrifizio di Codro, s' e pur vero che Temistocle , il quale niuore per non eombattere contro chi Jo aveva esiliato , e il piii caldo aiuator della patria , c!ie noi couosciaoio. D' alcuui altri cangiaiueuti vedra 1' autore 1' utlllta da se stesso : a noi bastera termJnare qaesta nota col dirgli , ch' egli ne sem- bra lavorare troppo in fretta , e nial soffer^re la necessaria leu- tezza che porta seco il rivedere diligeuteuiente i proprj scritti : lo stile di frequente neglelto e sempre prolisso ne avverte di questa niancauza : ma giovine, com' egli e , di venticiuque auni non s' affretti troppo di arrivare alia gloria , che essa si lascia piii volontieri raggiugnere da chi la segue a passi numerati e sicuri, che da chi vuole in pochi slanci esserle sopra. Sia cauto nella scelta degli argomenti , e non si lasci abbagliare dalla -novita : Crebillon disse all' autore d' un Coriolano , ch' era ben pazzo nel credere , che , se in tjuel fatto vi fosse materia d' una vera tragedia, gli scrittori antichi e moderni glielo avrebbero lasciato capitar nuovo alle niani : quest' avviso gli basti , e se vuol novita la cei-chi nelle Storie che successero alia Greca ed alia Romana ; schivi le declamazioni e gli ornamenti dei Retori, e sappia esser breve, perche brevisslma e la strada del cuore : non si riempia 1' immaginazione di chimeriche larve, ma 81 couforti di buona filosolia l' iotelletto : studii le passioni nella natura, e le nobiliti colle creazioni della sua mente ; in tal modo passera beusi qualche anno prima che pubbliclu nuove tragedie , ma saia allora vera gloria d' Italia chi fiaora aon so ue mostra che bclla speranza. PARTE ITALTANA.. 1'J'J REGNO DELLE DUE SICILIE. Progetto di an nuovo piano di studj per un collegio, segidto da un metodo di trattare le scienze e dalla esposizione della facoltd di ben pensare ed espri- niersi , proposto in occasione del cominciamento del nuovo anno 1818, da F. Q. Liardo ^ profes- sore di filosofia nelle scuole del real collegio e seminario di Nota. — Palermo^ 1820, presso Lorenzo Dato, in 8.° di pag. 82. Entrando alcuai anni ov sono in un collegio di educazione, domandai , quali fossero le cose o per dir meglio le facolta cbe cola si insegnavano. Mi rispose un ecclesiastico accigliato: si insegna a [leusare , a parlare ed a scrivere. ]Mi parve di vedere, che cola non si insegiiasse alcuna di quelle cose , ma per verit^ non potrebbe darsi un diseguo di educazione lueglio concepito di quelto ciie nelle dette tre parole si contiene. A questo scopo senibra tendere il sig. Liardo. La di lui operetta e un discorso fauiigliare , come egli dice , che serve di prefazione alle di lui lezioni di ben pensare e di esprimersi. La prima parte e un di- segno di studj , preparatorio a quelli che diconsi d' ordinario deir universita, e senibra ben concepito; la seconda contiene il metodo delle scienze , e la terza una sposizione della facolta di ben pensare e di esprimersi. Questa e una vera scuola di logica , molto diversa da quello che volgarmente s' intende sotto questo nome , e che h stata finora trattata da Aristotele fino a Destutt Tracy. Comincia 1' A. dal dare il saggio delle operazioni dello spirito, passa quindi alia generazione , al pro- gressi ed al graduato perfezionamento delle umane cognizioni ; Tratra poi del retto o falso e catrivo uso delle operazioni dello spirito , e dell' uso dei segni del pensiero. Questo veraaiente e troppo per una lezione. Nelle successive si da la norma del ben pensare e giudicare , del ragiouare, e di una certa cogni- zione pratica del giudizio e del raziociuio. L' A. sembra assai bene intenzionato , e solo si bramerebbe di vedere alcuna volta con niaggiore chiarezza sviluppate le di lui idee massimamente intorno alia facolta di ben pensare e di esprimersi. Instituto di chiniica-farmaceutica di Antonio Furitano,, D. in medicina , dimostratore di chirnica della Reale Universita di Palermo.^ ecc. — Palermo^ 1819, vol. prima in 8.° di pag. 220. Quest' o|)era e dedicata all' istruzione della gioventu , e spe- tialmente degU scolari dell' autore. £ scritta con luolta dottrioa 278 APPENDIOE e con sufficiente eleganza e cliiarezza. Non manca di nuove ve- dute che mostrano sapere e genio in clii V ha coniposta. Per altro , trattandosi d' istituzloni scolasticlie in cui si raccolgono i principj piu conosriuti di iina scienza qiialunnue , noi ci li- niitiauio al solo annimzio perche il dotto pubblico la conosca e $e ne valga all' iiopo. Osservazioid siilV iitilitd dei purganti in molt.c ma- lattie ^ di Giacomo Hamilton M. D., traduzione dull' i/iglese colV aggiunta di alcuiie note di Alfio JSoNANNO M. D, — Catania, \^ 18, volume prinio in o" di pag. i^o. In quest'' opera iiiolto interessante si dimosti-a 1' utillta del purganti nel tifo , nella scadattina, uel niarasnio , nella clorosi, nel ballo di S. Vito , nell' isterisuio , nel tetauo. CORRISPONDENZA. Letter a al slgnor Giuseppe Acerbi, direttore della Biblioteca Italiana. Vienna, il i5 novenibre 1820. Frboiatissimo amico. Nondum liita Jidcs? a (HE ascolto? Altro che pace? li sig. Blajer ha risposto, colic stauipe del Molini di Firenze , alia inie lettere a voi dirette su quel suo libro deW fmitaziojie pittorica? Perdonate. Questo h un inipossibile, e V ii/ipossibile (\edi Socbate jMAciNAnw), non fu possibil mai. Vi ricordate cio che codesto signore proclamo alia pagina i5 della sua prefazlone? Come volete , se e vero quaiito oggi si vocifera , cli' io concilii il suo dire d' allora col suo fare d' oggidi ? Risentitelo di grazia , e se il potete « Dicifranii per Dio questo segreto ! » « Chiudero (diceva egli ) questa prefazione colla modesta DicHtABAziONE d' CSS ere io ferinamente (notate quel fermamente) riBoluto di rimanermi i?i silenzio ( e quale ? ) jmperturbabile , PARTE ITALIANA. 279 per quante censure ( e nel quante c' entra anclie la mia ) po- tossero uscir fuori contro il mio libvo , seppure verra egli con- siderato degn» di tanto onobe. ( Si consoli. La grazia e fatta , ed ha ben ragioue di tenersi per onorato da chi vuol censurarlo, perchfe 1' indifferenza dei leggitori e la morte dei libri. ) « O queste censure , di«eva io fra me stesso ( e in confi- denza lo disse a tutti ) , consisteranno in sole coatumelie , o saranno appoggiate a delle ragioni (come per esempio la mia). Le contumelie noa si cancellano mai con altrettante contumelie ( verissimo ). Ma perche non e lecito ad un cristiano , ne ad un uouio osservatore dcile leggi il far uso della sola risposta che loro si converrebbe , il niiglior partite aduuque k quello di non curarle , e lasciare che la vergogna ricada tutta sulla fi'ojite dei loro autori ( saviamente ). « ^uanto 2^01 ^'1^ ragioui , o saranno false , ed il tribunale JWAPPELLABiLE del pubbUco ( attento a c^ytel inappellehile) ne fard ' giustizia da per se solo j o saranno vere ( qui la modestia mi fa chiuder gli occlii ) , ed in tal caso ( N. B. in tal caso , noa dice il sig. Majer : mettero sossopra il mondo , menenj gran romore mi difendero unguihus et rostro ; ma conseguente a s& stesso dice ) : In tal caso jion dovrei prendere novaniente la penna in inano , se non per biNcbaziare i miei avversarj ( che in tal caso non sarebbeto avversarj, ma amici ) di aver voluto iUumi- narmi, e farini ravvedere di qiiegli ebbori (redi anima bennata!), in cui mi avesse fatto incorrere involontariamente la cenuita dei miei talenti e delle mie coguizloni ( le quali sono ben loatane dair esser tenui e comuni ). » Cosi scriveva questo signore nel 1818, e se scvitto cosi noQ- avesse , no ch' io non mi sarei preso il caritatevole assunto di illuminurh e farlo ravvedere. =: Tu I'a volu George Dandin. =■ Non facendo io la professione dell' accattabrighe, mi sarei tac- ciuto , come si tacquero tanti altri piu dotti di me , ad onta. del danno che recar poteva all' arte un libro come il sue me-f ritevolissimo dell' epigrafe = Sunt buna mixta malis =, che par fatta proprio per lui. Incoraggito adunque da si ingenua • tpiattellata dichiarazionc , e ciecaincnte fidando nelle sue pa- role , io Don vidi piii nel sig. Majer che un colto ed onesto jcrittore , che giva in traccia dell' utile e del vero , ed umil- mente pregava i euoi simili d' indicarglielo , ov' egli V ave»fc» 28o APPENDICE peicluto cli vista : e lietainente mi posi a servirla con istendpvo quelle tre lettere clie Italia conosce. Me volli avere io stesso altro giutlice delle mie osservazioni su quel libro,clie lo inap- TKLLABiLE clie il sig. Majer si era trascelto. Un' occhiata alia pagina 5 ^ella mia prima. Ivi. « GU bastera, die' egli ( il signor Wajer), che il pubblico decidal A t^to giadice io pure mi ri- metto. » Cio posto, o il sig. I\lnjer non lia stese Ic note di cui si tratta, o avendole stese , non sono esse , ne esser possono clie un cesto di fragole , un tessuto di ringraziamenti cli' ei si piace d' in- viarmi a norma della sua dicliiarazione per gli e.rrori , e non poclii , sui quali io V ho a tenore de' suoi desiderj illuinlnato , e fatto ravvedere ; oltre all' onore che gli feci di censurarln. La cosa e per tal modo si chiara , evidente e fondata sulla ragione, ch'io,,trovandolo per verita un po' moroso nel soddisfare a questo suo debito , avrei potuto , se la giustizia e 1' urbanita tenessero casa aperta in questa nostra Europa , tirafe su di lui una cambiale pagabile a vista per altrettante grazie di cui si h costituito mio debitore , ne so come egli potrebbe rispondere con un inurbano protesto ad una esigenza si liquida , e di un pagamento con tanta solennita pattuito. Ma leggete , voi mi direte , leggete le succitate note , e al- lora rimarrete persuaso della possibillta di loro esistenza , e chiarito insieme sul loro contenuto. Ed io: non le voglio leggere, rispondo; perche non potrei intraprenderne la lettura senza •reder anticipatamente , o clie il sig. Majer ha mancato di parola a s6 medesimo, al pubblico ed a me che gli ho reso quel ser- vizio cir ei tanto bramava , e un tale procedere e totalmente impossibile in cosi costuiuato signore , o che, se ha preso nuo- vamente la penna in mono > non V ha fatto , ne fare il poteva ( vedi sopra) che, replico , per niNGRAziARnii , ed io do le sue grazie per ricevute , e per slstema non leggo niai compli- menti a me diretti. Io credero piuttosto che ove tutto grazie non sieno codeste note , lavoro esser possono di qualche malevolo , il quale con abusare del chiaro nome di un cavaliere imperturbalile quanto fermo e modesto ha voluto prolungare la disputa a sollazzo dei malieni ed oziosi , al quali nulla va piu a genio , che il vedere due galantuoinini alle prese. Ma costui »' inganaa. Questo tra- ttullo da me non Totterraano. n ^^.IlTE ITALIAN A. 28 I Qualora poi codeste note (e tutto e posslbile fuorche il »ig cavaliere manclii di parola) fossero parto di un terzo Mayer che esce ora di sotto il palco, oltre i due da me discopertL in quel libro che porta in fronte il nome di un solo , allora non piii io mi guarderei dal leggerle , perche ne ho anche troppo della briga che mi diedero i due prinii. No ! le legga ». pubbtico. A lui fu rimessa la decisioue d' ognl cosa. Nescit vox missa rcvcrti. Sappiamo benissimo io e il sig. cavaliere « Che presto passa un poco di vergogna. » Ma siamo di professione roveri e non canne , e non vogliamo arrossire nerameno per un batter di ciglio. Che se mai alio stringer dei conti tutti codesti Mayer si risolvessero in un solo, e codesto solo avesse scritto il libro e le note , e queste di tutt' altro condite che del promesso niiele , allora solo ei si ri- manga , ed unico arrossisca , e quando esiga riparazione del torto che si e fatto , sfidi se stesso a duello. Io non ci voglio intervenire nemanco per testimonio. La nostra quistione dal canto niio e finita. Gia fu dibattuta abbastanza. Egli attacco i Greci. Io li difesi. II farsi da capo sarebbe un nojar me, nojar voi , nojar lui, il pubilico, 1' universo. E in quanto a me, non solo non avrei che guadagnarcl , ma col luancare io pure alle promesse mi meriterei la pena delle Danajdi sciagurate , che per la tvadita fade danna^e furono a riempiere eternamente di acqua una botte , per loro e mia disgrazia , fatalmente forata. M'avete inteso? non le leggo. Addio. Sat prata bibere, sono ecc. Sqnarcio di lettera del Ca.ionico Angela Belljni di Monza al sig. Giuseppe Moretti Professore di Ecnnomia rurale nelV I. R. Universitd di Pavia, « Avrei deslderato ch'ella si fosse trovatain Milano nel decorso di qiiesfo niese per osservare fuovi delle mura della citta fra Porta Gomasina e la strada di Monza, detta del ponte della Gabella del sale, un curioso fenoraeno da me pel prinio osser- vato , ciop di una specie di conferva che copriva tntta una fossa la quale illuminata dal sole diventava rossa di un vivo e carico colore di sangue, e si conservava cosi finche il sole T illumi- nava , ma al tramontare del sole , o al sopravvenire di qualche nube , tosto ritornava verde , e rimaneva tale tutta la notte fino al rinasrere del sole , se il ci>-lo era sereno : la rapidita del caogiamenro di colore era rimaichevole per la regnlarita con cui si operava , e bastava con una mano fai- cadere 1' ombra di 282 APPENDIOE qiiesfa snlla superBcie rJella conferva per vederla tosto diventar verde parzialinente nelT oiubra di uiodo da ralfigurare in verde i contorni precisi delT oiubra della uiaiio coi diti spalaacati. Ora per le sopravvenute piogge e pel materiale che del con- tinuo vi si getta per riempire la fossa va estinguendosi, e inu- tilmente ho procurato di propagarla in altre fosse : nei baciat vi si coQservava per alcuni gioroi rappreseiitaiido il feiiomeno, ma dopo andava cessando. Non so se questa specie di conferva , clie io cosi chiamo , sebbene possa essere forse con altro noiue .appellata, sia conosciuta : uii si dice che esiste una conferva chianiata il canialeonte : ella clie e cosi versata in questi studj potra giudicare se sia quella medesima da me osservata, — Soao con tutta la stiuia, ecc. » , Monza 3o aaiosto 1820. Signor Direttore della Blblloteca Italiana, Barletta , primo agosto 1820. Nella Biljlioteca di casa in uuo zibaldone del mio bisavola sopra il quale e scritto Mlnchionerle , ho trovato la seguente scrittura. Seiubrandouii che in qualche parte possa interessare la curiosita dei letterati filologi-teologi , ve la trasmetto perchft la publ)lichiate nel vostro Giornale. Profitto deir occasione per coufermanni con tutta la stima Di V. S. Illiiia. Devmo , Ohrho Servitore ed Ainico Giovanni Anton Paolo Frustalo Cxuccio. Caso di coscienza del molto Reverendo Don Gio. Battista Zappnbene Parroco della Chiesa di Fraschereto nella Dio- cesi di Bevacqua , proposto al Jieverendmo Padre Gen- nariello da Pensnrneglio di Calabria dell' Ordine dei Mi- nori , Licenziato in ^Sjacra Teologia , Consultore delS. Uf- fizio , ecc. ecc. Ha da sapere , Padre revereudissimo, che io mi pregio d'es- sere non solamente buon Cattolico ; ma molto piii di pai'erl© pel buon esempio , e per T edificazione del prossimo mio. Av- ■veuga clie dunque rauojano nella mia parrocchia non tanto dei semplici e poveri , quanto dei signori di graudi casate, ed an- che dei preti e dei calonaci di questa collegiata , e dei let* terati di rinoniea che si trovauo spesso in conipagnia di duchi e principi , conti e marchesi che posseggoiio qui viUeg^iature e castella, ne avviene che o per una certa malnaggia fjlosofia di que' trapassati, o per inescusabile avarizia degli eredi, appena Diorti , senza graadi cirimonie sono alia sepultura mandati nel pubblieo eimitero , e di loro altra memoria alia chiesa noo ircsta che quanto ne scrivo io nel mio libro dei requiescant ift PARTE ITALIANS. 283 pace. Ma considerando clie come il buon esempio dai -vi-vi ^ dato con favsi vedere tutte le sante feste in chiesa , col rispet- taie i Sacii Ninibtri, col portare , se talun prete sia, il cap- pello tricuspide , ainieno le fesie, ecc. ecc. ecc. ; cosi anche i morri clie facoJtosi furono , deLbono lasciar di se buon eseni- pio con ordinare per tesiamento degli annuali suffragj all'anima lore, e giacthe di sejipellirli in chiesa c' e pubblico divieto , aluieno pensino a farsi erigere un moniimento che mostri non aver c&lino avuto rossore di farsi riconoscere per Cristiani dalla posterita. Arroge che in tal modo adojierando , si caparrano i sufli-aaj dei fedcli , che vanno alia chiesa, e cosi le anime ioio saranno djutate a scontave piu presto alcunche delle loro pec- cata , le (luali abbeuche niortali non sieno , pure ne ritardano il godimento della celestiale beatitudine. Or dunque tali cose con ineco soventi volte ruruinando mi h venuto in capo lo Bcrupolo , se nel mio registiio dei trapassati, trattandosi di co- loro che ebbero danajo a bizzeffe e non si lasciarono ne un ufi- zio aaniiale , ne una lapida in chiesa che gli mostri essere stati Cristiani, se , dico, io debba scrivervi: mori iaow Cristiano. E le diro anche, Padre reverendissimo, che la cosa va tanto avanti da aver preso piede per fino in citta. Sappia come alcune per— sone dotre davvero , e quello che piu monta , piissime , varno preparando un magnifico mausoleo in onore d' un antico cele- berrimo poeta, il quale fintanto che vivo fue non era in patria bem veduto; anzi lo cacciarono in bando , e lo maltrattarono ; ma, lui morto , n' ebbero pentimento e voleano onorarlo , ma il dis- sero e nol ferono ; ora poi i loro discendenti uon hanno pace se non T abbiano fatto ; e siano benedetti, che far lo vogliono in chiesa a confusioae di certi filosofastri saccenti che non lo vorrebbono in chiesa con iscandolo di tutti i buoni ; e cian— ciano e gridano che ha da mettersi in piazza , o in altro luogo profano , a simile della gentihta. Supplico dunque la paternita vostra reverendisslma a volermi deciferare se il mio scrupolo sia ragionevole ; e dato caso che niuojano in questa mia par- rocchia delle persone facoltose senza aver pensato a lasciarsi almeno un ufizio ogn' anno , od una lapida in chiesa che at- testi ai posteri essere eglino stati Cristiani, se io possa scrlvere nel regisrro mori da buon Crisdana. E vero che avranno rice- ■vuto i SS. Sacramenti; ma quanti non li ricevono per uso ' il far dei lasciti pro animae suae remedio mi pare che sia il piu certo indizio d'una mente Cristiana. Nella ansieta di aver presto una risposta dalla vostra pater- nita , mi raccomando devotamente baciandole le sacre mani. Fraschereto 20 dicembre i58o. Sua umilissimo Servo Gio, Battista Zappabenb. a84 APPETSTDIOE Rlsposta del Padre Gennariello. Carissimo fratello , Ho inteso lo dubbio die lacera I'animo tao. Considei-a , fra- tello , che lo ver.) segno dello Cristiano sra nella pratica delle virtu , e delli doveri clie prescrive la nostra Santa Keligiooe. Veneudo alio caso tuo , c[ualora si provi die sia fatto ia con- temptuin Ecclesioe di trascurare li legati delli pii suffragj , e non volere die sia uiessa una meuioria di se nella chiesa per racrouiandarsi alle preghiere delli fedeli : allora la cosa si farebbe seria ; ma se poi per tutt' altra ragioiie questo ad- divenga , non ci trovo gran male. In quanto alii suffragj , tu sai che Jo buono Dio applica alio bisogno d' ogn' aniiua li suffragj universali , e li pariicolari a pro dell' universale se- condo la sua glustizia e ausericordia grande. Ma sent! : Altra cosa e che si tratti dello corpo ; altra di uno cenotafio , o vuoto mausoleo. Qualora lo corpo sia nella chiesa sepolto trovo couveaieute die pongavisi una iscrizione o se vuoi anche un modesto monumento per invitare li Fedeli a dire una re^uiem- eterua, ma se discorrasi d' uno cenotalio sfarzoso , ti doman- dero io a qual fine lo vuoi mettere in chiesa? Per li suffragj? Ma basta al piii una sem])lice lapida , o altro monumento degao della moderazione cristiana. Se per celebrare li meriti dello defunto militari , o civili o letterarj , o d' arte qualunque, ti doiuandero allora perche abbia da scegliersi la chiesa ? Quest' abuso , fratello mio , e 1' occasione della profanazione della casa di Dio ; perche molti la entrano come in una gal- leria , e dimentichi d' essere ia chiesa vi stanoo con irrive- reutia scandalosa nello temiio stesso delli sacri miston ; e gli artisti sppzialmente non distiuguono la chiesa dalle loro officine. Mi ricordo dello zelo d' un piissimo arcivescovo di Toscana, dico di Pisa, dove predicaudo in uu anno la santa quaresima , udii che male soffriva di veder ridotto quello celebre campo santo piu una galleria che uuo luogo sacro per le taate cose ddle belle arti ivi raguuate dallo zelo di certi faccendieri. Ranunentati , fratello , quant' hanno scritto li padri santi contro lo abuso degli sfarzosi sarcofagi che rindiiudevano le ossa delli Cristiani nelli ciuiiteri , o nelle adjacenze delle chiese , e ti jiotrai tranquillizzare. Vedi che li gentili uiedesimi si badarouo di mettere statue e moiiumenti funebri uell' mterno delli tempj se non si trattava di persone in qualche modo deilirate ; ma preferivano li teatri et le piazze , li portici et atrii delle case ecc. per eccitare cosi li riguardaati all' imitazione delle virtu di quelli. Del resto , fratello mio, e questo lo mio schietto parere. Qualunque siano 1' opmioni che tu mi citi sulla buona fede di chi ten' ha parlato , rifletti che bisogna credere piue alio buon senso che alle molte ciarle. Addio. Lo Signore ti benedica, Lo tuo frate miniiuo Gejsnjriello. TAUTE IT.VLIANA. 285 A N N U N Z J. A. .BEIAMO riportato nel vol. 1 8.°, pag. 417 un' iscrizione in onore del S12;. conte Perticari relaciva alia sua opera inserita nel quai-to volume della Proposta del sig. cavaliere Monti. La stessa opera letta dal professore Gagliuffi ha nieritato, in una societa di let- terati che lo eccitarono , una quasi esteuiporauea iscrizione che ci e stata riniessa, e che ci facciauio uu piacere di riportare in questo fascicolo : Tuna e T altra , ha detto un bello spirito , sono eccelleuti ; ma la prima dovrebbe piacere piu al suocero , la secondd piii al geuero. CVLTORES • ARTIVM • POIITIORVM QVOTQTOT • EO.M • PVLORA * IN • EEGIONE • VIIUTIS QVAM ALPIEVS • ET • PEIACO • CI.NCTAM • SECAT • APEHNINVS JVLIO • PEKTICARIO PISAVRENSI ALIGHEKIAN'AM • DE • VVLGARI • ELOQVIO * SENTENTIAM ET • LEGITIMA • ITALICI • SERMOl^IS • J\KA GRAVITER • SVAVITERyVE NVNTIANTI VNASIMES • GRATVLAMINOR • ET • PLAVDITE N E C R 0 L 0 G I A. N. I ELLA Gazzetta di Milano (N.° 201, 19 luglio , Articolo Va- rieta) si leggono alcune notizie concernenti la vita e gli studj del celebre Elenista abate Bernardo Zamiagna di Ragusa, com- prese ti-a i Jimiti di pochi periodi. E di rauione clie la biografia di un cosi insigne letterato sia uieglio conosciuta, e venga a questo oggetto qui inserita la versione di un' iscrizione latina, colla quale un suo concittadino (il dottore SruUi ) l' ha accom- pagnato alia tomba. I'ietro Bernardo di Zamagna nacque in Ragusa il 10 di no- ■vembre del i^35. Sorti egli dalla natura granJe acume d' inge- gno ed uidole soavissima. Dai pin teneri anni si mostro avverso a vani tri^tulli , e in seno della patria apprese le liberali disci- pline , nelle ([uali suole essere amtnaestrata la gioventii. GiuntQ air adolescenza entio ueila Compagnia di Gegu, e fece ia Roma 286 APPENDICE la professTone del voti soleuni. Negli ameni stutlj ebbe a mae- stro Raimondo Cunirli , nA\A filosofii e niateiuaticlie il grajide Ruggiero Giuse)>iie Boscnvicli siioi coacittadiiii , in teologia Gas- pare Segovia e Giaciiito Stoppini : ciasouii di essi a quel reiupo principe nella sua proi'essioiie ; ed ei si rese degiio di tai pre- Ccttori. Fiache stette 1' Ist'tuto Lojolitico egregiamente si adopero ia educare i giovani nella pieta e nelle lecture. Insegao rettorica e filosotla nel Collegio Romano , quiiidi nel CuUegio de' Nobili in Sieaa. Dopo la soppressione della societa professi pubblica- mente in Mdano eloquenzae letttn-e greche. Fu accetto all' Augu- sta Imperatrioe Maria Teresa , ed agli Arciduchi Austriari Pietro Leopold© Gran Duca di Toscana e Ferdiuando Governatore deir InsLibna , die lo rioiunerarono con jiensioai ed onori. Co- noscitore quanto altri mai delle grazie delle iiiigue greca e la- tina, tradusse talmente in latino T Odissea di Omero , tutte le opere di Esiodo Ascreo , gP Idillj di Teocrito , Mosco e Bione , che rapi la palina a coloro clie prima di lui lo avevano fat to , e tolse ai posteri qualunque speranza di nuove laudi in si fatto arringo. Rese pubbliche le sue traduzioai che dedico ai Prin- cipi ; con qneste e coi bellissimi Poemi origiiiali suUa Nave Aerea e sulT Eco , e con altre opere eccellenti , che sembrauo parti del secolo di Augusto , si acquisto gran nome per tutta la rolta Europa , e aggiunse alia fania della sua patria. Torno a Ragusa di 49 anni , e die a conoscere ai concittadini suoi quale e quanta fosse la sua dottrina , meutre ivi coUivo collo stesso ardore lino alia luorte quep,U studj che cosi di buon' ora presi aveva ad amare. Oratore del Seuato di Ragusa a) somnio Pon- tefice Pio VI , appiano affari intralciatissinii. Tale fu la sua mo- destia che rinuncio all' onore del Vescovado di Stagno che I'aa- zidetto Senato gli aveva conferito in omaggio alia sua virtu. Niccolo Banni nostra ArcLvescovo lo creo Vicai'io della diocesi , nella qual carica fe' raanifesta co' fatti la sua prudenza ed iate- grita. Come Ispettore resse il Liceo convitto di Ragusa fino alia soppressione di lui, con molto ingegno e solerzia. Ammirabile per la sua pieta si distinse nell' esercizio della piii pura reli- gione. Amabilissimo per le grazie ed attici sail coi quali condiva i suoi discorsi , accolse sempre con particolar gentilezza tutti , e segnataaiente i suoi. I personaggi i piu colti ed eruditi , si nazionali che esteri , si fenero un pregio di frequentare la sua abitazione per ammirare da vicino qtiella dottrina , coUa quale egli si era reso celebre anche presso le straniere nazioai. Sof- ferse con costanza e tranquillita di animo lunga e penosa ma- lattia. In eta di 85 anni uiori placidamente ai due di aprile del 1830, e la sua niorte fu di dolore e di lutto universale ai suoi, agli amici ed a tutta la citta. Giuseppe Acerui , dircttore ed editore» 287 ERRATA-CORRIGE. Tomo 19.° »243 n. (i) conte Cagnoli » conte Cassolj Tomo 20.° p. 103 /. 23 Litterarisclie?-Wochenblatt leggi Litterarisches Wochenblatt »I04 »2o Litterarischen-Wochenblattes .. Litterarischen Wochenblaites »ic5 »2i Woss „ Voss »io6 »25Hobhon?e „ Hobbouse J.108 >.2i Fouyue „ Fouque »> ivi "22 Frhoberg „ Frohberg »• jV/ »29 Mihler „ Mabler » /c/ ..37 Beuerle „ Eiuerle »109 >. 3 Foiigue „ Fouque » ivi » 5 Miiller „ Mutter j> /pf ). 8 Grillpantzer » Crillparzer >. no ..10 Gotthe ,. Giithe » ivi ..2 J Golbe ,, Gothe » ivi »/V;Sciller » Schiller »lil >• 5 Erbjunngsreden ,> Erbauungsreden » ivi .. 33 1Cand „ Kant » ivi »38 Liechtenstern » Lichtenstern 3n3i .. 8 Coutc Delegato » Conte Reggente Delegato Un altro eiroie e corso nelT articolo suU' Italiade del Ricci dove si e considerate questo Poeta come Toscano , mentre egli e native di Ried. MUano, dalV Imp. Regia Stamperia. Osservazioni mcteorologiche fa'tc aW I. P. OsservntoHo di B'pyn. 1820 N 0 V E M B R E. j M A T T I N A. ri < s ERA. c (S 0 N — ' « U 11 - 1 2 1 I Stato del cielo. p " . 5 is t 0 i I 1^ — Stato del cielo. poll. Ii„. 0 |,roii . lui. 0 I 27 5.0 + 7,f^ E Nuv. piog.pr. 27 5,2 + 8,8 E Nuv.picig.ser. 2 27 6,8 + 5,5 N 0 Sereuo. 27 y,!"' + 10,8 NO Sereuo. 3 27 8,0 + 5,0 0 Nuv.iot. neb. 2^ 8,0 + 8,8 s 0 Serenii. 4 27 9'0 + a.- N Ser.nebLioso. 27 0,7 + 8,b E Ser. ueb. nuv. S 37 10,0 f 6,5 N E Nuv. rot. npii. 27 10,7 + 8,0 S 0 Nuvolo nelib. b 27 10,8 + 7,0 0 Nil. ueb.pKiv'. 27 10,9 + 8,3 0 Nuv. rot. neb. | 7 37 10,2 + 7,0 0 Nuv. ueb. sei-. 27 IC,C + 8,5 S 0 Nuvolo rotto. 8 27 8,7 + 8,n S E Nuvolo, rotto. 27 7,- + 9'*' E Nui-olo iiebb. 9 27 6,2 + 8,0 N Nil. nejj. piov. 27 5,9 + 8,0 E Nel)b. piog. 10 27 6,0 + 7,0 E... S Nuv. piog. pi". -7 5,7 + 8,6 S 0 Nuvolo roiro. 1 1 27 5,(. + .5,6 0 Nebbia. 27 5,'' T 7,0 0 Nebb. . . .ser. 12 ^7 9'f^ + 2,0 0 Seieno. 27 8,7 + 6,8 S E Seieno. li 27 5,2 + 4,^ N E Nuv. piog.pr. 27 7,2 + 5,0 N E Nuv. pioggia. 14 27 6,0 + 2,3 0 Fiog nev. pr. 27 5,0 + 3,8 S Piog£,ia. 1 i^ 27 2,8 + 3,0 S 0 Piog. nebbia. 37 I1^ + 4^3 0 Nuvolo rotto. i() 27 3,0 + 3,0 s 0 Nuv.npb.ser. 27 4.3 + 4,5 S Nuvolo, |)iog. 17 27 5,3 + 3,4 ENE Nuv. piovoso. ay 6,.S + 5,2 S 0 Nuvolo, piov. 18 27 9,0 + 1,5 0 S 0 Ser. . .E neb. 27 9,c + 5,4 £ 0 1 Sereno, uebb. IQ 27 9,0 + 0,6 0 Sereno. 127 0,6 + 4,> 0 Sereoo. 30 27 ic,5 + i.S N Ser. nuv. ser. h 7I,f + 4,1 0 so Niiv. neb. ser. 21 27 11,6 + 0,5 N Sereno. !27 11,6 + 4,5 E Sereno. 22 27 11, .2 + 1,7 ENE Neb. rot. ser. 127 10,7 + 4,:^ S E Nebb. ser. 23 27 10,6 + 1,6 s Se.neb... neb. 127 10,3 + 3,H S E S Nuv. nebb. M 27 10,3 + 3,7 S E S Nuv. rot. neb 27 10,2 + 5,7 S Nu. nrb .piov. 26 27 10,0 + 4^P s Nebbia. '27 o,< + 6,5 S Neb. roi . ser 27 10,0 + 4-4 s Nl-ljl)ll)iO. 27 ]r,'> + 5,(, S Nehbioso. 27 27 J 0,7 + 4,3 S 0 Nrbbioso. 27 10,!' + 5,0 E Nuvolo. 28 27 12,0 + 2,0 N Nuv. neb. ser. '.->-. II,!'' + .5,0 ENE Nuv. rotto. 29 37 II,'' + 2,8 s Nuvolo. 1^7 1 1,0 + 4,0 0 Sereno. || 3o 27 ic,6 - o,c N Sereno. 27 10,0 + 3,0 S 0 Nebbia folta. ] Altezza mass, del bar. poll. 28 lin- 0,0 Altezza mass . del term. +10,8 a + 5,037 Qiiantita di pioggia lin. 44,695. 289 BIBLIOTECA ITALIANA PARTE I. LETTERATURA ED ARTI LIBERAL!. Deir illastrazlone delle lingue antiche e moderne e principahnente deW italiana procurata nel se- coLo XVIII dagV Italic"''' j rngionamento storico e critico di Cpvarc LuccHESlNi , consi^liere dl Stato ecc. = Delia lingua italiana e delle altre lingue moderne d' Europa. Parte I. = Delle lin- gue antiche e delle altre moderne che si chiamano orientali. Parte II. — Lucca , 1819, presso Fran- cesco Baroni ( In Milano si vende da Giovanni Silvestri, stampatore e librajo), JLjo scopo priraario di questo autore e stato il de- scrivere cio che daa;!' Italiani si e operato nel se- colo XV III intorno al coltivamento delle lingua an- tiche e moderne , e della natia principalmente , e di rendere in questo modo all Italia uiia gloria che da taliuii si vorrebbe torle, pretendendosi forse che i nostri in mezzo ad una copia di poeti famosi, di buoni storici, di chiari oratori e di dottissimi anti- quar) , alquanto trascurato abbiano lo studio delle BibL Ital. T. XX. 19 ago dell' illttstrazione delle lingde lingue die si chiamaiio dotte. Nella esccuzlone di cjuesto disegno egli ha almeao in parte voliito riem- pieie il voto, lasciato, o per modestia o per timore, dair illustre storico delP it;iliana letteratura , die al secolo XVIII non penso di estendere le sue fatiche. E sebbene niuno gV Italiani di quel secolo accusi di aver essi , le lingiue straniere coltivando , tras- curara la propria, pure Tautore si e niostrato sol- lecito di ricordare coloro die al cnltivainento della propria lingua diedero opera diligcnte , e coi pre- ctiti o coir esempio seppero ad aitri porgere ec- citamento per farlo. Al tempo siessr-, raminentaado egU !e glorie della patria e d^lla lingua italiana parlando principalmente, non. ommise di noverare coloro die degai di maggior lode mostraronsi, scri- vendo delle lingue da alcuni dette esotiche^ si antiche die raoflerne , quegli stranieri altresi ranimentando die in Italia menarono gran parte della loro vita, e di qui trassero i niezzi per coltivare i loro studj , e scrivere le opere loro. Questo disegno nella in- troduzione espostn , annmnzia molta saviezza e molto amor patrio; e per quanto ri sara possibile in mezzo alia moltiplidta delle materie ed ai limiti die ci sono impost! , d attenteremo di far vedere che il nicdesimo e stato nobilmente eseguito. Tratta il primo capitolo tleir origine e dei ca- ratteri delle moderne lingue d' Europa. Tre classi di cause riconosceva il Denina delle differenze che si osservano tra le lingue tiglie di una stessa iiiadre, cioe fisiche , procedeati dalia diversita della pro- iiunzia: morally derivanti dai nomi imposti alle cose die htiHiio origine dai paesi, dalle voci introdotte per ironia , dalla diversa appdlazione delle cose stesse in diversi langhi secondo aspetti diversi , e dalle voci medesime che in diverse lingue diverse cose sio:nil:icano , e finalmente mlste. Non ammette r autoie, ed a noi puo assii giustamente , la de- fmizione data dai Denina delle cause tisiche, giac- che non si sa bene qua I sia il clima che ami una ANTICHE E MODERNE. 29 1 vocale piuttosto che un altra , o faccia accorciare le parole di qualohe sillaba ; e ne pure si vede come una conformazione di muscoli o di nervi possa produrre quell' effetto. Egli avrebbe forse detto piu a proposito , che tutto il lavoro del Denina suUe cause della differenza delle lingue, come anche sulle loro origini , non. e che un vaao studio di ridurre le cose a sistema , traviando bene spesso dal retto sentiero della verita. Molte somiglianze hanno cer- tamente le Imgue alemaana , schiavona , polacca e latina colla greca , il che noto era da gran tempo; ma invano si vorrebbe stabilire un confront© della particola ge tedesca aggiunta al tempo preterito , colla reduplicazione dei Greci ; ne gli esempli di simiglianza addotti possono condurre a credere, che la tedesca sia figlia della greca, ne forse che Tuna o r altra da una madre comune , cioe dalla scitica.» provenissero. Si parla nel secondo dell'origine della lingua ita- liana , e dopo avere riferito le opinioni dei diversi scrittori su questo argf>ni«iriti» , aembra T autore ac- costarsi a quelU stra lingu .. Tratta puie nel capi- tolo seguentc T altra quistione , in qiial modo si debba lar use della lingua italiana scrivendo, ed in ([uesto veggiamo V autnre entrare da maestro nella materia. Esaniina egli dottamente le preten- sioni del Toscani e delT Acrademia della Crusca ; riferisce gli argomenti addotti a lore favore dai treceiitisti , quelle dei Senesi e di Glrolnmo Qigli: csamina il sistenia di Cesftrotti, campione della liberta della lingua , e conchiude che una lingua sola es- sere vi debba comuae a cirtta Y Italia , formata suUa lettnra degli antichi autori , c fondata su certe re- eole, senza che necessario sia il deferire ciecamente ai Toscani e massimanicnte ai Fiorentini. Ne capi seguenti si tratta delle gramuiatiche della lingua , cioe di quella di Fi-ancesco Maria Zanotti e di c[uelia del Corticclll che si reputa la migliore , nnn che di altri scritti grammaticali ; del vocabolario della Crusca, del quale s'l adombra la storia, e si espon- gono i pregi ed i difetti , ed occasionalmente si parla ancora del vocabolario del Cesarl e di quelle del Bcrgantini ,• del dizionario cnciclopedico del- r al)ate J/iem, bencmerito certamente delle scienze e delle arti , delle quali poche parole registrate aveva rAccadeniia della Crusca ; sebbenc alcune voci degne forse non fossero di essere nel dizionario dle accenno il dizionario del suddetto Baretti, e nulla tro%o che du'e dclle altre inodenie lingue del continente. Quella accenno tuttavia della Sardegna illustrata dal sig. Madao ^ e le diverse opniioni arreco intoruo la maltese , da alcuni creduta un dialetto deir araba , da altri Y antica lingua punica. In questo capo si fa pure alcun cenno delle nume- rosissime traduzioui fatte dalT inglese , tra le quali si I'ldaiio quella di Milton del Rolli , del Mariottini e del Papi, quella del Catone di Addisson del Sal- vini^ cjuella di Akenside delilfftzza, e si commenda la tradnzione di Ossian del Cesarotti. Si accennano per ultimo altre minori traduzioni, come quella del Sidro del Magcdotti , quella iMV Uomo del Pope deir Adami ( vinta di tanto ukimamente da quella del Lcoiii ) , del Messia di Agostliio Paiadlsi, del Ricclo rapito del Boiidncci , di una elegia di Gray del Tnrelli , la versione delle notti di Young fatta flal Bottom , e quella del Giudizio universale del Filomarino. Delle traduzioni dal tedesco non conobbe o non rammento Y autore se non quelle del Ber— tola, della Caminer , dell" abate Belli, e (juella del Messia di Klopstok fatta dal sig. Zi^no e non Bigno, 398 DELl'iLLDSTRAZIONE DELLE tINGUE come egli scrive. Una grammi'tira si acc^nna pure della lingua p^ilacca del P. Angelinl , tinoia non impressa. La parte seconda di quest' opera tratta deUe lia- gne antiche e di quelle moderne die si ( hiasnano Orienfali ; ed il capo priino ne arcenna i trattati generali. Uno di questi e quelle del Fluetti deUa lingua ebraica e sueaffini, il (juale pero ana com- parve se non come saggio di un' op'ra piu gta'ide da lu' intrapresa sopra 1 linguaggi di tutto il niondo. Le lingue affini air ebraica sono la rabbinica , la cald;iica , la siriaca, la samavitana , la fenicia, la punica , T arabira, 1" etiopica e la araharica. Uaire voleva pure il Finetti la lingua greca alFarmena, alia georgiana , alia turra e alia persiana, e ragio- nare quindi della latina, dell' italiana, della fran- cese, della spagnuola e della portoghese. Ma pro- babilmente quello scrittore la natura e T indole non conosceva di queste lingue ; il die non e stato no- tato dalFautore, osservando egli solo modestamente che male a proposito si era voluto unire la greca con lingue non affini alia niedesima, e separarla dalla latiiia che e sua figlia. Dietro a quello s' in- ganno fors' anche il P. Paoliiio da S. Bartolomeo , che solo dalla simiglianza di alcune voci voile trarre ar2;omento deir aiHuita delle lingue , e la lingua zend della Persia voile colla tedesca derivata dilla sam- scrit. Nomina pure V autore il Mazocchi , il Miner" vino ed il Vargas Macciucca ^ e gli errnri mostran- done , non si e curato di osservare che gl" Italiani immensa fonte di dottrina trovata avrebbono nelle opere di Ambrogio Teseo , piu dagli oltrainontani che dagV Italiaiii medesimi apprezzate. I capi 11,111, IV, V e VI trattano della lingua ebraica e prima degli scnttori grainmatici, delle opere ilel flf^ Rossi, dei sogni del P. Sacchi,c\ie capricciosamente preten- deva leggere senza punto, delle ricerche fatte sui ca- ratteri ebraici, del Bianconi e ^oW Arizzara , delle gramniatiche del Sisti ^ del Pasinl e del Cavalli^ dei dizionarj del ^ou^e^, che sebbcne nonitahano, tiori AN TICHE E MODERNE. 299 tuttavia in Roma , dello Zanolini e clel Montaldi. Vengono in seguito "V interpret! de' libri sacri, e qui compajono in iscena ancora il de Rossi ^ A Porta. di Milano , il Beiretta , il Bartoli , i due Assemani , il Giorgi , il Teoli , i Ballerini ed il Costanzo. A questi V autorc aggiugne il Mingarelli , il Mataiii , il Marcuzzi ed il celebre abate di Caliiso. Grandis- simo e il numero dei traduttori de' libri sacri ; ri- compare tra questi il Mingarelli , e lo seguono il Catenacci , il Canati , il Riigido , il Mattei ed Eva- sio Leone ,• si commendano pure le edizioni del testo ebraico emendate dal Norzi. Numerosi sono pure gli scrittori di antiquaria e di bibliografia in ebraico ; risplende tra questi 1' Ugolino , raccoglitore di un tesoro in 84 volumi in foglio , ed a quello tengono dietro il de Rossi piu volte nominate , il Pasini ^ il Rivautella^ il Berta^ il Biscioni^ clie i codici orientali descrisse della Laurenziana , il car- dinale Luchi e XAngelini ^ che alcune poesie ebrai- che uni alle sue traduzioni di Sofocle. Nella lingua caldaica e nella rabbinica si distinsero lo Zanolini, che pero il sig. Peyron UTOstro avere solo copiato il Buxtorfio , ancora il de Rossi , T ab. Poch , ge- novese , il Briel rabbino di Mantova , il Calimani^ il Luzzato , altro ebreo mantovano , il Coeii e il Saraval , oratori ebrei di questo secolo ; lo stesso Coen , il Bassani rabbino di Reggio , il Marini me- dico e rabbino di Padova , poeti distinti. Tra gli storici si notano T Azidai , forse certo Ambron ro- mano , che secondo altri troverebbe luogo tra i filosofi e tra gli scrittori dell' ebraica religione ; il Viterbo mantovano, altror Coen^ cioe Beniamino^ il Riki ^ rabbino ferrarcse, il Segre di Vercelli , il ^a- raval , rabbino prima di Venezia poi di Mantova , il Basilea , altro rabbino di Mantova , ed il Mor^ purgo di Ancona. 1 capi VII , VlII , IX e X versano sulla lingua greca , della quale parimente si rammentano gli scrittori grammatici , 2;Ii editori , i traduttori e gli scrittori nella hngua greca medesima. II cap. XI 300 DELL'ltT.trSTRAZTONE DELLE tlMOUE vrpn suUa lingua etrnsra ; i cinque se2;uenti suUa lingua latiiia , della veramente avrebbe doviUo precedere la pjvbMicazione dei prinii volumi delF opera , ma gia se ne era fatto cenno nel prodromo suntmniinato. Ir.'iMdano veg-gonsi dalTA. rammentati il gabinetto J?ituicoiii, e "'jut'lli dell' arcidnchessa i?^a?;i^e , dcUa casa Perif^o^ del padre 3Iaestrani ^ del baron Giu<;ti ^ del cav. Bnsca^ del conte Ta/isi, de IT abate i?o/ze/ZJ e del prinripe Belgiojnso. Lumi preziosi intorno alle marrbe delle staiiijie ottenne eg'.i in Milano dal cav. Longhi^ ed alcune gli fiirono copiate dal sig. Be- naglia^ da esso dftto monzese al pari del cav. Lon- ghi. Lunga e troppo minuta e forse la descrizione dei viaggi calcogratici dello Zani , e di tutte le cose anche pcco consideral^ili da esso vedute. Nulla pero riesce nojoso agli artisti , che prendono il piu vivo interesse alia storia dell arte loro. Molto giustamente si lod;i in questi viaggi la preziosa collezione e la ititelligeiiza del citato sig. marchese Malaspina. l\Iolti iiostri Lombardi figurano altresi vant iggiosamente in quel ragguaglio , i signori Brambilla ^ T abate Bello^ il marchese Ponzoni ^ i signon Stork e Del Alajno , la \ edova Livia Speranza di Milano ecc. Un secondo discorso preliminare di quel volume espone V ordiue con cui e dispo«to V indice alfabe- tico, e spiega quanto puo renderne piii chiara I'in- telligenza. Si parla degli errori ne' soprannomi de- gli artefici , delPorigine e delle diverse classi de' so- prannomi, come di patria , di nazione , di mestie- re, di predilezione e di riconoscenza , di difetto, arcxideniici , d' arte, volontarj e talvolta capricciosii del nietodo teauto nelF ordinare i co-inomi ed i DELLE BELLE ARTI. 307 soprannomi, legandoli o subordinaiulnli a cognomi reali ; delP ortline tenuto riguardo ai maestri antl- chi, die fiorirono prima dell' era volgare , e fiuo al risorgimetito delle belle arti in Italia ; dei nomi pro- prj di ciascun artcfice , e del modo tenuto nell or- dinarli ; dei miniatori e dei calligrafi ; dcgli amatnrr, dei dilettanti e dei mecenati ; degli anonimi t.into antichi ([iianto moderni; e quindi si c guidato illettore a far uso delle sei colonne , nelle quali si e ri[)ar- tito il lavoro , e delle quali dopo il nonie dell' ar- tefice o r indicazione d'anonimo, la i.'* coatiene r arte , la 2.'' la patria o la nazione , la S.'* il nie- rito , la 4." la nascita , la 5/ le epoche in cui vi- veva , .fioriva ed operava , la 6." la niorte. Si ragiona pure a lungo sulT iitilita di quel metodo. In un' opera di questa natura bastera solo V avere accennato il metodo , e bastera pure il notare che piu di 42 pagine contiene la sola splegazione delle abbreviature delle colonne ; ma cessera lo stupore, allorche si sapra che quest' indice generale , cri- tico-ragionato, contiene oltre 40,000 artefici di belle arti , comjiresi alcuni valenti dilettanti. II primo ar- chitetto , il primo pittore , il prima statuario uella fabbrica del mondo e delFnomo, e Dlo ^ che pero vierie registraio innanzi al principio delle colonne. A ciascuna lettera deli' alf.ibeto si aggiungono anno- tazioni ; il primo volume pero non giugne se non lino alle lettere A K , il secondo al fine delta lettera A, il terzo giugne alle letteie B E , il qua^rto alle lettere BO, il quinto uon arriva a compiere il no- vero degli artefici cadenti sotto le lettere C A R. GrandissuDa pero e la diligenza che si vede dal- TA. arrecata alia compilazione di quest' opera gran- diosa , e diPJciltnente altra persona sarebbesi tro- vata che tanti lumi riunisse , tanto zelo, tanto amore e tanto studio di esattezza , che alcuna volta giugne periino a pnrere eccessivo. Auguriamo rhe egli ab- bia vita e forze bastanti a compiere la pubblica- zione di questo grande lavoro , che realmente puo diisi una enciclopedia delie belle arti. 3o8 Rlcciarda , Tragedla di Ugo FoscoLo. — Londra , 1820, per John Murray Albemarle-strcf t. Questa tragedla e did sno diinrlssimo aiitore lata al nubile uomo lord J^lui Russel col mtito- rnotto : Hoc tibi. Nee tanto careat mihi nomine charU. TiBCI. J. 4NCRvm, principe di Salerno, mentre Giie'fo suo figlio combatteva in Palestina, |)as<;6 ad altre noz/e, ed avuto di qneste Averaido, i'ra lui e Guelfo divise con mal sano consia^lio il suo r-gno. Qanidi Y ire. IMorto il padre, e tomato Guelfo di Pak stina, Ave- rardo ancor f.uiciullo , ed inetto alle anni dovette fuggire in Lamagna: nia poirhe fatto adulto si vide padre a due figli , credette dover ricanijaistare per loro il retaggio degli avi. Arse tra i frateili per trent''anni la guerra , ed in essa con niiserabde ca- lamita perirono tutti i figli di Guelfo. Non gli resto che Ricciarda. Di questa vergiue Guido , uno dei fjgli d'Averardo, si accese, ed ottenuta rispondenza d' amore , impetro dal proprio padre che la chie- desse a Guelfo per lui. Guelfo scuti con isquarciato animo Tinchiesta, ma finse consentire alle nozze per vendicarsi. Nelle tazze del convito ospitale e preparato un potente veleno a' due figli d'Averardo, e il fratello di Guido vi beve la morte ; ne Guido stesso r avrebbe sfuggita , se Ricciarda Da' labri suoi non rimovta quel nappo. Averarilo corre a vendetta, e sovrast » a Salerno: nia Guido pietoso della sorte di Ricciarda , che agli occhi di Guelfo e rea di gran delitto nelT averlo salvato , s' asconde nel castello di Salerno fra le tombe de' suoi padri per essere pronto a difondere Tamata donna o a morire cou lei. Averardo e Ric- ci irda conoscono V alto perigho di Guido. Qui la tragedia comincia. KIOCI\EDA , ecC. 3oQ A T T O I. Sul finir rlella notte Conado antico gnerriero e amuo fPAverardo peneira per occulte vie nel ra- stello (Ii Salerno , ondc pcrsuadere Guido ad escirne. Si parlaiio essi al cospetto delle tombe, nelle quali il disperato amnnte si iiasconde. Irivano Corrado gli nictte sott' occliio il ris( hio suo e del padre, the tcntera ogni paitito per riaverlo. Guido e irrenio- vibile : Non ch'uom mortale mai, ne Iddio potrebbe Far ch' ei si parta , o snudi in gucrra il brando. Se Gnelfo tnorifa, egli sarebbe spento in campo, o se n' auilrebbe vinto e ramingo : ed allora die sara di Ricciarda ? Schiava d' iniquo padre Con Icntissime angosce , e sotto il ferro Scontera allor d' averlo amato e salvo. Se Giielfo e scoalitto, , . . allora Pria di sua man dara Salerno al foco che cederla alF ininiico : ultima gioja , e tomba Gli saran le ravine , e in quelle fiamme Per torla a lui seppellira la figlia. Corrado parte per rccare ad Averardo la nuova del fiero proponimento. Ricciarda vede la fiiga di Cor- rado, il suo salto dalle mura , il suo nuotare nelle fosse, il suo pugnare fra le gnardie , e corre alle tombe tremando che quel guerriero non sia Guido: si rassecura nel rinvenirlo , ma le parole dei due amanti sono mestissime. Ricciarda rivela V infelicis- simo stato del padre che lacerato da' rimorsi non ha piu speranza ne in cielo, ne in terra, e cerca la battaglia pivi per morire che per combattere : ella si confessa rea di avere di e notte in mente il pen- siero di fuggire dal padre con Guido, ma vuol pu- nirsene , e torne ogni speranza alP amante : s' ode 3lO RICCIARDA J calpestio d'armati, Ricciarda promette di tornarc la sera a darp;li ruldino addio : Guido si nascniide , e t^iu^ne Guelfo. Da liii sente la douna die il not- tiiriio gupvricro pcrvenne ad escir del castello •, le guardie che Contro a un sol , vilta si fosse o trama , Ebber ratte le piante e tardi i brandi. sono condannate a morte. Guelfo crede che il fug- gitivo fosse Guido , ed intima a Ricciarda d' esser fra poco ad udirlo qui iiinanzi all' urna di sua nradre. ATT O II. Un ambasciadore di pace chiede di parlare con Guelfo: mentr' egli e iutrodotto , questi apre la sua dura intenzione a Ricciarda : a sera se n andra sposa al conte di Bretagna , nia prima innanzi alToratore sovra le ossa materiic rinunzii a Guido , e gli giuri odio implacabile. Invano Ricciarda promette di stare per sempre divisa daU' amante, purche non dcbba giurare d'odiarlo. Guelfo le ordiua di ritirarsi onde poi ricomparire non dolente, ma in aspetto regale a compire il terribile giuramento. L' oratore e ac- colto avanti i sepolcri. Averardo stesso , die non e conosriuto dal fratdlo , si presenta come oratore sotto il nome di Corrado, e il vero Corrado lo ac- compagna: dopo aver ragionato delle offese private, Averardo s' innalza dicendo che a pace lo costringe aache T amor per V Italia. Alia qual cosa Guelfo risponde : Amor d' Italia ? A basso intento e velo Spesso : e talc oggimai s' e fatta Italia , Cli 10 , nou che dirmi siio campione , e iiiulto Lasciar per essa d' un mio figlio il saiigue , lo sdegnerei di dominarla , ov* unche Sterniinar potess' io tutti i suoi mille Vili signori , e la piii vil sua plebe. Averardo poiche vede inutile ogni ragione , cerca d' intimorire il fratello , nia questi non si scuote , TRAGEDIA DI UGO FOSCOIO. 3n e neir ndire rhe fra t patti della pare e il matri- innnio di Gnido con Ricciarda si ritira direndo , (he in breve 1' oratoie udrebbe Ici stessa. Averardo trema pel fjglio. ATTO III. Corrado dispone Guido a vedere siio padre , ma del seguirlo e niente. Giugne Averardo , e nulla ponno i suoi preglii. Guido , per togjiere al padre ogni pieta di se, narra , come avea posta Tunica ed iniqiia sua speme nella vittoria di Guelfo , se forse Ricciarda nel vedcrlo vinto e ramingo lo ante- ponesse al padre viacitore e felice. Non se ne sde- gna Averardo, e cerca di persuadere al figliuolo ehe Guelfo non sara mai per truridare Ricciarda. Cor- rado annunzia la venuta di Guelfo, il quale, cela- tosi appena Guido, entra colla figlia. La vergiue in presenza dell' oratore giura sulle ceneri della raadre di nou divenire mai moglie di Guido, e di non ab- bandonar piii quel sepolcro. Arcetta Guelfo il primo giuramento , ma vuole ch'' elT abbia straniero sposo, e lontana sepoltura. Ricciarda parte protesraudo che non morra moglie d"" un altro. L'ambasciadore e li- cenziato con fiere minacce. ATTO IV. Ricciarda , che sa Guido armato del pugnale che Guelfo nel ^iorno della finta amicizia gli aveva do- nato, risolve di torglielo , temendo per la vita del padre -, a tale eft'etto , e per narrargli il crudele giu- ramento , e dargli T ultimo addio viene sulla sera a' sepolcri. Freme Guido al racconto , e scongiura la donua a fuggire per risparmiare a Guelfo un par- ricidio: vada in braccio ad altro marito, ma viva: egli promette di sopravvivere a tanto dolore : ma Ricciarda abborriscc altre nozze, e vuole che se an- che Guelfo in lei incrndelisse , Guido sostenga la vita: Viver dovrai per ohbcdire al santo Cenno , ed al pregnr mio , che col sospiro 3l2 BICC1AKD\, Eterno a te rivolgerb ppr dirtl , Che tu tacito , altera , a hnti passi Ml se^ua .... — Un loco evvi di pace, op' to Preceder forse ti dovrb. Guivo. Ma it vorco II tengo io primo , e dietro guardo sempre Se mi precorri. Vigilando aspetto D' udir sonar la tua era suprema Per mostrarti la via. RiCCIARDA. Tu il puoi : ne un punto , A calcar V orme del tuo sangue , un punto Non mi starei. Furte non son cli^ io possa Aspcttar morte , se a perpetuo lutto Jo da te resto abbandunata. — Ah poscia Di guerra in guerra , e d' una in cdtra morte Per quelle eterne tenebre del pianto Ti cercherei , ma invano. Sol chi vede Quanto il dolor mi fe' lunga la vita , E il pregar dclle afflitte anime intcnde , Darammi asilo. (i) Guido cede il pugnale a Ricciarda che diioisi di lasciarlo in tarito rischio senz'aimi, e gli proniette ove in cjnel oiorno non pera , di sottrarsi ad ogni sgnardo fuggendo all' altare il tcmpio , e il vel di Crista La torra agli occhi uinani. Guido si nasconde, e mciitre hi donna cerca di ce- lare in una tomba il pugnale, Guelfo le soprarriva: Cffli venia per metterla in salvo dal pericolo della battaglia col mandaiia al lontano marito : Y arma cade a Ricciarda, ed oi la racco2.1ie e la rironosce; il mistero di quel coltello si svela. Guelfo 1 avea trovato immei 5o neJ cuore d' un stio figlio, e Tavea donato a Guido (i) Chi non sente la piet^ di questi, versi, non avra mai in- telletto d'amore. ♦^ ■»■ ■ •- «m» ". i-i TRACEDIA Dl UGO FOSCOLO. 3l3 per saper sempre Che impugna un ferro di quel sangue intriso. Guelfo e ffrmo ncl pensiero che da Guicio V abbia avuto Ricciarda per piantarglielo in petto. lavano ella si scusa. Salevno e investito. Egli parte , ma vincitore o vinto tornera a dare alia liglia la hberta che si nierita. AT TO V. Giie.lfo e vinto : egli torna, e permette la reggia al saccheggio de' suoi : a Guelfo Bastan le tomhe , e la sua figlia , e un ferro. Egli vuol sapere da Ricciarda, dove sia Guide, giacche quel pugnale pote venire selo da lui: con- fessa la figlia d' aver vednto Tamante, ma noii sa- per dove andasse ; ebbe il ferro da lui , ma a si- curezza , non a danno del padre. Guelfo e combat- tuto dair amore paterno : getta il pugnale , ma ri- pensando a' spenti figli T ira riarde , e di nuovo il raccoglie: si precipita fra' sepolcri in cerca di Guido: non lo rin\iene, vuol che la figlia gli sia scorta, e finahnente con voce tremenda intima a Guido di escire , o Ricciarda morra. Guido si manifesta , e vuol dare per Ricciarda la vita. Oflre il petto a Guelfo , e. questi lo ferisce , ma trattenuto da Ric- ciarda, il colpo riesce scarso, e la ferita e leggiera. jy armi ^ e di fact ecco la reggia e piena. Ricciarda grida a Guido di ritirarsi : il padre non la ferira. Giugne Averardo co' suoi , e il fratello lo riconosce. Nmno s' accosti a Guelfo, altrimenti Ric- ciarda e perduta. II vincitore offre al vinto vita, regno e pace. Guelfo dopo un orrendo augurio uc» cide la figlia e se stesso. Dal sunto di questa bclla tragedia avra il lettore conosciuto che le reeole vi sono osservate scrupo- losamente, e quasi con superstizione: una e Tazione, uno il tempo ed il luogo : e forse per servire a quest' ultima unita e incorso Y autore in qualche 3l4 KICCIARD\, inverosimlgllanza die verrcmo notando pin abbnsso. Sia lode [lertanto airino;(*jriio cli Foscolo die hi sa- pnto iiella patiia tli Shakespeare insistere su'le ve- sti.?;ie di Soforle ! Noi sappl;\mo veramente rhe da molto tempo e eomposta tpiesta trawcdia , e la ve- deinnio noi stessl . sei o sctte anni fa , r;)ppresen- tare a Bologna: ma Foscolo col doiiaria era all Italia r^ ... ne porge nn.\ nobilissima prova di non aver deviato da quelle antiche dottrine, e noi lo rimeriteremo d' essersi oonservato italiano col parlargli schietta- mente la verita. L' invenzione delV aranmeato non ne sembra molto felice: un padre die uoride la figlia per vendicarsi in lei de' suoi nemici , e si atroce da spaventare ogni petto piu ^nldo : noi certamente non siain fra cnloro che mettono alle labbra di Melpomene il flan- tirello di Erato, nia v' e pur un confine, oltre il iquale non puo il poeta discorrere s -nza tirare so- pra di se parte di quell' odio, che desta negli spet- tatori r uomo crudelissimo da liii postn in iscena. Non manrano illustri esenipli a difesa di Fosrolo , ma r autorita deo;li scritiori dee cedere a quella deila ra2:ione: pur troppo il desiderio ddia vendetta e potentissimo, e piii ancora ne'vinti, rhe n'^"' vin- citori , perche lo sdegno e placabile in chi pno per- donare, ma non in colui , al quale e perdonato. II soldato romano die passo sotto le forche Caudine , potra abbandonare la vita , ma non la vendetta. Ne r azione di Gutlfo, a chi conosce i secreti del cuore umano , parra inverosunile ; che anzi taluno credera impossibile d' 0[)erare in f[nelle circostanze altrimenti : ma cio ancora non basta , ed e sempre a vedersi, se il teatro possa accogliere tutti i de- litti end' e capace V umana nequizia nel furore delle passioni. 11 tragico dee veramente muovere al terrore ed alia pieta : ma la falsa intc-rpretazione di questo preretto ha creato taiui mostri che noiv sara forse disutile il dime qualche parola. TR\CEDIA DI UGO FOSCOLO. 3l5 Non e tragiro ogni terrore , ne ogni pieti : altri- menti il l;ulro , Clie lascio sid patibolo i delltti, e r appestato chc muore tleielitto da tutti , sareb- bero tiagici per ccccllenza. B!so2;tia clistin2,uere terrore da orrore,e la pieta dcbb' essere destata non da' patimenti fisici, ma dai morali: Filottete nelF isola non ottiene le nostra la- grime perche ferlto, ma perclie abbandonato; e forse con tiitta r arte del poeta greco non potrebbe il nostro teotro soffrire i lamenti di queir eroe. Nel cuore umano gii affetti sono , per dir cosi , avvi- luppali , ed e necessaria somma destrezza per niuo- verne uno senza svegliare aache gli altri : lo Spa- gnoletto voleva co' suoi dipinti metter terrore , ma invece il piu delle volte giunse a far raccapricrio. Questo e appunto spesse fiate il caso de' tragici : conoscendo la somma difncolta d' ottenere 1' efletto che cercano colT esposizione di awenimenti e pas- sioni die non si tolgono dal naturale, si gettano a' piu feroci delitti , mettono a cimento gU affetti pill santi , e per dirla coUe parole di Grebillon , si precipitano nelF inferno : ma lungi dalFatterrire tra- gicamente ed invitare a pieta gli animi degli spet- tatori , essi non ottengono che quelia specie di spa- veuto fisico, onde le furie di Eschilo fecero abor- tire le donne di Atene. La morale del popolo vuol essei e rispettata , ne sono da tollerarsi certi spet- tacoli che inaridiscono il citore , e lo chiudono ad ogni sentimento gentile : o togliete i combattimenti de' glsdiatori, o rovesciate Valtare della misericordia. La Ricciarda di Foscolo non va esente da qiiesta taccia : ma noi venerando I'ingegno dtlf autore non crediamo che in lui la iierczza dell" argomento ve- nisse da impotenza: che gli altri suoi scritti ne sco- prono r indole sua inclinata ad ornare colle \Viu, splendide vesti della fantasia gli oggetti piu spa- \entosi. Le lettere di Jacopo Ortis ed i Scpolcri lon- tani dair invitare ad una dolce melanconia consi- gliano la disperazione e la morte. 3l6 RICCIARP\, Fino nella prima sua giovinezza il poeta volendo scrivere una traoiedia , srelse por tema il convito srellfiMto d'Aiieo, dal quale la sire<-a mitologia fece rifnL'g;ire i cavalli del sole. L' odio frat M"no die do- niiiia in f[ueir argoinento e rhe fii sempre riputato r ultimo roiiHne dell' umaiia ferocita , nella Riceiarda, cosa quasi innedihile ! e spinto ancora piii oltre. Atreo olfeso nelF onore ha giusto motive di sdegrio , ma Guelfo che vide per fata di guerra morti glo- riosamente i suoi figli , ed assassino cou perlidia il nipote, e pinttosto olTensore che otleso : e pure Atreo ucoide gli altnii figliuoli , e Guelfo scaniia la propria sua figlia. Per noi , pei nostri costumi questa baibarie eccede ogni lim'te, ne crediamo che la raiVinnta rrudelta d Atreo dopo V urcisione cangi la iiarura de' sentimenti che diedero motivo alle stragi. Ne ricorda che alia prima rappresentazione iu Bolo- gna la Ricciarda pi-odusse la stessa impressione: i primi tre atti furcno applauditi con entusiasmo, nel quarto il piibblico parve rall'reddarsi , ed il quiuto fu asroltato con pena. Quand' anche pero si creda s^iusto di con venire con noi che Tinvenzione esser poteva piii felice^ e forza confessare che Foscolo condusse in modo Fazione da meritare ogni lode. Guelfo e strascinato di passo iu passo al parricidio , e si vede per dir cosi continuamente una mano che gli scava sotto i piedi r abisso : nm sappiamo tuttavia, se il verisi- mile sia stato conservato abbastanza. ' Come mai Guido e giunto a penetrare nel castello, e come si cela fra que' sepolcri? Come ha . fiitto conoscere ad Averardo e a Ricciarda il suo asilo ? In qual modo Corrado entra nel castello, e ritrova tosto il suo Guido? Come mai entrando non trova egli alcuD ostacolo, ed uscendo debbe atfrontare taiui pericoli ? Come seguono in quel luogo tanti colloqu) , senza che aicuno mai li sorprenda ? Noi uon vcdiamo risposta che soddisfaccia a qne- ste domande; ne vediam pure come si giustiiichi TRXGEDIA DI UGO FOSCOLO. Sl^ raccogUenza d' nn ambasciadore avanti le tombe : quelle parole ' io t accoi^lin , mostrano che il (joeta conobbe la diflScolta , ma cre- dctte di non poterle sacrilirare I' uiiita del laogo che voile strettissimamente osservata ; e sebbene noi non crediamo che quel precetto voglia mten- dersi cosi rigidamenre, e ne seinbri che anche il giugnere e \l partire di Guelfo da que' se[)olcri nori sia senipre giustilicato abbastanza, pure i;i tanta licenza di nuove opiiiioni uon possiaaio indurci a dargliene biasimo. Non e pero cosi della venuta d'Averardo sotto nome di Corrado : se Y amore di padre puo in lui scusare quella imprudenza , non puo perdonarsi al poeta r aver voluto che Averardo fosse sconosciiito air oste intera di Guolfo : questi potea forse non aver mai veduto il fratcUo, ma come credere che dopo trent'anni di guerra non vi fosse nelle sue schie- re chi ravvisasse il capitano nemico? Sperialmente in que' tempi che le assoldate masnade forestiere passavano facilmente da un campo all' altro, ed oggi attcrravano quelle bandicre per le quah jeri avean combattuto, O Averardo non doveva fingcrsi ambasciadore , e doveva essere riconosciuro : e quali passioni nobi- lissime non potean nascere da quella scoperta ? II iiostro ardimento parra a mold grandissimo, ma ne sembra di vedere in questo pensiero il seme d'una catastrofe pju convenicnte. II caratterc di Averardo e si gentyoso da poteine sperare ogni gran cosa : e veramente tutti i caratteri di questa tragedia sono tracciati da mano maestra. Anche Corrado, che pur e r ultima ligura del quadro , riesce amico sublune e caldissimo. Pvicciarda e figlia ed amante: piu amante che fi- glia quando Guido c in pericolo ; piu figha che amaute, quando il raaggior rischio e del padre: 3l8 R1CC1ARD\, sempre fedele alia virtu sacrlfica ad essa ogni cosa, e viiiiina devota alia niorte procede al sao destiao con quel mcdesimo passo con cui sarcbbe aadata a^li sponsali di Guido. Giiido e aniatorc ardentissimo : anzi in tutta la tragedia non c altro che amor^ : tenei-ezza figliale e araicizia son nomi secondi: Tentiisiasmo e in lui accresciuto dalla riconascenza : egli dcbbe a Ric- ciarda la vita. Quando lo sventurato scostandosi ilagli amanti volgari consiglia akre nozze alT amata donna perche non debba soggiacere alle vend^tte di Guelfo, e le promette di sopravvivere a tanto dolore , noi sentiamo che la morte sarebbe per lui beatitudine, e benediciamo air amor« che da tutte qualitati umane siftattamente puo scioglierci. ' Averardo e vcro padie, e ([uesta parola coniprende ogni cosa: che gV importa niai di morire , se riesoe a salvare T nnico figlio ? A qiiesto patto Guelfo puo tiitto ottenerne. Ma Giielfo ne da, ve riceve perdono: il sno cuore somi^lia ai sepolcri che lo circondano ■, batte la pieta a quelle pietre, ma nessuno risponde. Questo carattere e la sola cosa, per la quale ne sia ricor- dato che Foscolo vive in Inghiltena : esso e mo- dellato interamente sul Corsarc , sul Giaiiro e sugli altri Eroi di lord Byron. Clii nort credi* di leggere un frammento di Lara in que' versi di Ricciarda ? lo sola Quand' anche i sgherri suoi trovano il sonno , Lo intendo andar per la sua vota casa ; E pavcnta esser solo: e me sua guida Appella ; e dopo un tacer lungo , invoca^ Gli avL , e la morte , e la consorte , e i figU. — Iddio , di cui mai non favella ; Iddio , Non che conforto , come a noi , ma speme Pill non gli e di perdono. Oh di che preghi, Sovra I' altar delle piii arcane stanze , Di ehe minacce insieine , e di che pianti Orribilmente insulta il cielo , e trema E geme e freme .... Ahi sciagurato padre ! — • TR^mTDIV DI UGO FOSOOLO. 3lCf Ed o2gi chp a battaglia alto vi sfida , Jo su che disperato a pu.:nar vola Hoi per fuggire i suoi terror sotterra. E chi non si rirorda dcirempieta del Rinegato nel- VAsianio a partito : schietto , robu- sto, intero e lontano e2;ualmente dalla nudita della prosa e dagli ornamenti deMirici, Auche alcune voci plebee , come ladro ( Atto I , sc. II ) e bastardo (I) Atto I, Sc. IV. — Atto II, Sc. II e III. 320 RrCCI\KD.\, (Atto V, sc. Ill) per la prudente commettitura ag- giungono forza senza toglier grandezza. Soltanto qualclie raiissima volta troviamo maggiore durezza che non convieiie a versi fatti per rccitarsi , e cio nasce per lo piu dall'elisionc de' dittonghi che ma- laniente dalT orecc'iio c patifd. Una sola fiata ed in uii niomento di sirandissimo affetto (Atto IV, sc. II) ne pare die T autore pec- chi di sottigliezza. Ricciarda rispotide a Guide che la consigliava ad acccttare altre nozze : S' io corressi D' altr' uomo in braccio , e tollerarlo , o Guido « Potessi tu , — funesta amante e inoglie Sarei per seinpre ; ed anziche obliata Tenernii , e vile , allor ti v«rrei spcnto, Bramerei sempre , che il rival tuo al sangue CJnainassi , e quindi svUrei il tuo braccio Dull' innocente e il drizzerci ncl mio Cor disleale a strapparimd dal petto, E quanto piit tu nul sbrunussi , io tanto Pill t' amerei , die I' onta iniqua a dritto Vendicheresti e I' amor tuo .... — Ahi lassa ! Si m' ami tu , che in te sol puniresti Ogni mia colpa. Ne fa maraviglia che T ingegno di Foscolo, il quale e SI rimoto da queste raffinatezze , abbia potuto met- ier in bocca a quella dolente siffatte parole : ma questo passo e il solo, in cui sia ombra di tale difetto : in tutto il resto e vera passioiie , e ^li af- fetti sono descritti con sovrana maestria. In una parola la tragedia e tale da far onore air Italia :, e le mancanze die ne parve di potcrvi scoprire , sono piuttosto della volonta , die delPin- gegno di Foscolo, Sembra, ch' e2;!i si compiaccia nelle prove piu ardue , e voglia quasi mostrare fin dove puo giugnersi senza otfendere la ragione e il buon gusto : ma egli si rende con cio un mo- dello pericoloso , e del (|uale non consigheremnio Timitazione ad alcuno: nnn e dato a tutti il co- thagedia di ugo foscolo. -Sai gliere senza pericolo bellissiiui fiori sugli orli d' ua pre' i|)izio. • Clie*se ne fosse periDesso di parlargli dair Italia , noi chiiulf-reinmo volentieri colle segiu-nti narole : Uinio siiigolare, abbuimo letta la tua Ricciarda , essa e dftriia di te : nia perche t'ostini a rinserrare il tuo iiigcgno ill ua cerc-hio di aillizioni e di miserie ? Le lettcre di Jacopo Ortis, i Sepolcri ^ la nuova tragedia presenteranno il tuo nome alia pbsterita entro una luce funerea. Ricordati , one i tuoi lettori son uomini , e clie il cuore umano si conforta di migliori affezioni. Cessa una volta di dipifigere il delitto con troppn se- ducenti colori : la gioventu italiana Ipgge avidamente i tu'oi scritti , e le tue lettere le hanno fatto un danno giavissimo. Anche la Rity.iarda non e affatto innocente : animirando il tuo inrresino , noi sentiarao il dovere di I'ar accorti i nieno piudenti , clie non e sempre cauto abbandonarsi a quegli impeti clie tu sai ispirare. Pensa anche alia tua felicita , che oraniai fosti travagliato abbastar^za: gl' invidiosi ed- i malignanti sono un ponolo infinite : lasciali gar- rire a lor senno: non possono arrivare fino a te quelle voci : viejii a cantare fra iloi le lodi della virtu e le bellezze della natnra : se tu non sai es- sere felice in Italia , e necessario clie la tua aai- Ria voli in tiaccia d' un mondo migliore. Jiibl. ltd. T. XX. a I 3^2 De moderni Catafalchi (i). Oe , tome sembra , vuol la ragione e non il capric- cio, che le cose espres&imeate fdtte di im carattere distintivo debbano aliudere aila cosa caratterizzata per cui souo fatte, anche X esjiressiva tornja de' ca- tafiilchi deve andar soo;2:etta alia stessa lego^e; cioe devono cssere di quella forma varia si , ma sempre costante nel distintivo del carattere , non appro- priabde ad altra che servi ad uso diverso ; doven- , o deir idea die ne hanno concepito secondo il loro gnsto. Ora si jiassi in nn' altra Cliiesa , ova per accidente sia esposto un cadavere rincliiuso in nna semplice cassa a poca altezza da terra. A tal vista, see persona die voi appena conoscete, vi sentite a commovere , ed ancordie nella cassa per accidente non vi sia la persona, la forma sola, di-lla medesima basta per imprimervi un sentimento di cordoglio per la perdita di quel tale , di cui les;- jreste il nome alia porta dclla Cliiesa. La qual cosa noil vi accade dove nessun'idea di forma di morto si abbia sott'ocdiio, come sono le urne figurate in niarmo do' nostri sontnosi catafaldii , die tutti sanao esser casa , ma non abitazione del defunto. La forma poi di tempietto , di atrio , o di una cella sepolcrale, o qnaluiique altra die abbia fini- mento coperto e die mostri un monumento gia fatto stabile , vedendosi die tutto e figurato di pietra , tii\ dove sta rindiiuso o almeno vi si sup- pone il cadavere istesso, questa foggia , dico, di catafaldii non e caratt^rizzata ali'nso cui dovono servire per f esposizione delle fresdie spoglie degU estinti , perclie le figarnno gia tumulate , quaado espressameute si deve far conoscere die non lo sono aurora, ma die vi stanno esposte,solo per le sacre funzioni della Ghiesa , per essere dopo traspor- tate nel vero luogo sepolcrale. Qui mi risponderanno alcuni: e clii non sa die tutto sia fiuto il Figurato mausoleo di marmo, e fatto soltanto pel momento della pompa funebre ? E per- clie, diranno gli artisti, ci vorrete levare T ocrasione di produrre varinti monumenti , coll escluderci la forma di tenii.ietto , d' atrio , di forate piramidi, di cella sepolcrale , e quanto mostra di fiaiinento co- perto, col preteadere forse die si deliba ridurre la 324 be' MODERm CATAFALCni. forma de'catafc\lchi a sola fijiura di basamento, come si fliceva per lo passato , iino sopra l' altro in biz- zarrissinie iiiai)ieie?E come, prosegniranno, si puo dare idccf di grandezza, sc iiel vero nan si cosuui- scono che niesrhine memm-ie per inoniimcrui, e di si parca srultiira die non solo vince , ma noii ade- gua neppure il grave dispendio che si fa per questa passeiigiera pompa, durante un giorno solo? Fmal- mente, diranno ancora: chi puo negare che non sia utile per I'arte il vedcre eseguiti dei variati monu- menti insigni , si per ricchezza di lavoro in g^ere di sc«!tur.i, che j)er !a vastita della mole, e tali che sniidamente costrutti costerebbero immensa som- nia, e ne mostrerebbero Fimpossibilita? Giova an- cora in fine, opporranno i medesimi artisti, variare forma ne' catafalrhi per istudio d'etfetto d'arte, cf- fetto che dai soii disep;ni immajxinati tante volte non si puo conoscere nclla sua verita , e servir puo di modcllo j)er tant"" altre cose da farsi solide , e che il provarle in rilievo o sarebbe troppo difficile per non trovarsi favorevoli circostanze locali , come lo hanno generalmente i catafalchi , posti sempre nel maggior spazio il'.lla Chiesa , o ne costerebbe as- saissimo T interinale costruaione. Tutte queste ra- gioni sembrano piausibili, e vero , ma potendosi al- tresi fare catafalchi , a mio credere , la di cui forma e carattere non siano in contraddizione coir uso a cui son destinivti , e che nulla tolgano di quanto puo sngoerire tutta la bellezza variata dclfarte ar- chiiettonica, mi provero di dimostrarlo coUe seguenti osservazioni. Cataf.dco, si disse, e una grandiosa macchina f:Uta espressamente per esporre alia vista di tutti, e colla maggior pompa la spoglia di que' trapassati , che pel titoli gia di sopra accennati meritano una si iatta distinzione : n^ la macchina funebre, si e detto pure , deve avere fmimento che copra 1' esposto cadavere, in qualanque forma esso sia, sembraiido cosa riservata a I cniro de'' corpi sacri f aver sopra
  • roca connessio- ne i 3.* la loro separazione dalle sfjenze colle quali po- trebliQno piu faciluienie confondersi. Le leggi sono o la espresslone o il risaltato delle ne- cessarie relazioni delle cose. L' uomo considerate come ente dirigibile e soggetto di leggi raorali , e tali sono genericaniente tntte quelle che son destinate a dare alle di lui libere azioni un moviaieato determinate. Ma tra le leggi morali alcnne sono fondate suUe relazioni di eguaglianza perfetta quale la mente puo concepirla tra gli uomini indipendentemente da ogni sociale o politico stabilimento , e altre sulle relazioni di diseguaglianza* che introduce tra loro la societa politica : le prime sono . leggi morali, propriamcnte dette , le secondp- sono leggi puhtiche : alle prime si Iriferisce il diritto della natura. T>IRITTO CBTMTNALE. , Sagi il diritto delle geiiti e 1' etica universale : alle seconde il diritto pubblico , e il diritto civile estesamente con- siderate. • L"" oggetto d* ogni sociale stabilimento e la sicurezza deir uoino , di ciii esso non pao godere nello stato della sua naturale indipendenza. II diritto pubblico fissa le re- lazioni tra i superiori e gl"" iuferlori , ossia tra sovrano e^ cittadino : il dirittft civile esteSamente considerate, la si- curezza di queste relazioni e di quelle clie esistpno tra cittadino e cittadino : il diritto criminale , ossia il cora- plesso delle lega;! criminali che forma parte del diritto civde estesamente considerato, e diretto a proteggere la sicurezza dell'uomo i." in faccia al suo simile, in quanto le sue passioni, facendosi centro di ogni combinazione» tendono ad alterare col delitto 1' equilibrio delle forze sociali ; a. in faccia alia legge, in quant(i» essa per la repression del delitto non deye impiegare altro rigore die quelle che e strettamente a cio necessario •, 3.° in faccia al Magistrate , in quauto nell' applicazione della legge esso non dee sostituire il suo arbitrio alia legge niedesinia. L' oggetto delle leggi criminali non e dunqne unica- raente quello di allontnnare dall' erdine sociale il delitto : e quello in oltre di eifetlnar co' mezzi i piii dolci e i piu giusti in I'.n tempo , di guisa che se il delitto pu6 *- nali discipline qualora una tal distinzione fosse logica- mente ammissibile, lo che I'A. non crede. La scienza della legislazione oolcola la relazione che hanno tra loro i mezzi noa coattivi e i coattivi : circo- scrive questi ne' limiti della politica ncccssita, che sola puo renderli glusti. Questa scienza non puo ne dee confondersi coUa Giu- risprudenza, e I'aver confuse queste due scienze tra loro ha sempre ritardato la perfezione delle leggi. La scienza della legislazione trae un grande soccors* dalla storia del criminale diritto che I'A. distingue ia politica, e letternria. La storia politica determina 1' ori- gine e i progress! delle teorie della pubblica e privata sicurezza nella lor relazione coH' origine e co'progressi deir umana civilta tra i popoli selvaggi , pastori , agricol- tori e commercianti, tra i popoii culti dell'antichita, e quelli de' tempi nostri. La storia letteraria contempla i progressi che le teorie della pubblica e privata sicurezza hanno fatti per opera degli scrittori tanto antichi quanto Qioderni che.se ne occuparono. DIRITTO cniMTNAtiE. 33 1 La Giurisprudenza criuiinale esamlna la legge esistente, • la interpeti-a secondo le regole della critica e della naturale eqaita^ circoscritta in una piii limitata sfera di cognizioni essa trae soccorso dallo studio del diritto ro- mano o in quanto puo essere il snpplemento della legge esistente, o in quanto specialmente nelle Pandette con- tiene anree massiine di criterio e di naturale equita neir applicazlone della legge; essa trae nuovi soccorsi dalla Jilologia del diritto penale o sia da quella parte di ermeneutica che stahilisce il^vejjo senso de' frammenti delle leggi penali degli antichi popoli fino •a noi tra- mandati. Queste ipno, secondo 1' A., le parti essenziali delle cri- minali discipline. Scendendo a fissare i limiti clie le separano dalle altre scienze direttive deiruomo, e in- cominciando da quelli che distinguer debbono il diritto pennle dal diiitto civile, proprlamente detto, osserva suUe tracce di Beatham, che I' uno e l' altro diritto potrebbe dirsi civile se sotto questo uoaie volesse comprendersi tutto cio che defiaisce e protegge la civil condizione dell'uonio. U diritto penale p.opriamente detto dee es- sere st.ito la prima e principale opernzione della legge in quanto che non pote essa concepire l' esistenza d'ua diritto senza stabillre la sanzione destiaata a proteggerlo. Dovea poi la legge indicare come il diritto si acquista, come si conservi ed in altri possa trasmettersi. Tutto cio costltuisce il diritto civile proprlamente detto. Oad'es- so puo risguardarsi come una specie di vasto comentarlo del diritto penale. Quludi qnello e subordiuato a questo, e dove questo esercita 1' uflizio suo, dee tacere ruffizio dell' altro. La scienza del diritto crimlnale appartlene proprla- mente alle scienze politlche : la scienza del diritto della natura fondata sulla ipotesi della eguagUanza perfetta de'diritti dell'uomo non si presta alle teorie de'mezY.i coattivi , che suppongono questa eguagUanza distrutta : e' pero al politico Indispensahlle onde conoscere la santita de' uaturali diritti , e non gl' infrangere se non in quanto la politica necessita lo rlchiede. L'istessydee dirsi della morale universale, della teo- logia tanto Tlvelata che naturale. II politico considera la morale e la religione come stabilimenti , che e impor- tance il proteggere , ma non ragiona , ne dee ragionare 332 C.\RlvriCNA.NI, da morallsta e da teologo : mirando a una perfezloiie die eccede i suoi inez/i , rgli portereblje nella societa ua' ia- qnislzione fatale alia civil sicucezza. Prescnta in seguito TA. il piano della sua opera , pro- ponendosi di svilnppare in un priino libro la general teo- ria della imputazione del delitto , e della sanzione pe- nale : in un secondo quella della fode giuridica ; in un terzo la riunione di queste tre teorie nella loro applica- zione a ciascuna classe di delitti , e a ciascua titolo di essi^ e in un quarto lyiro^fiaalmente la teoria de* uiezzi non coattivi^co'' quali i delitti prevengonsi. III. Friino libro. Teoria deW imputazione. II primo libro incomincia col fornire una giusta idea del delitto, cb.e coasiste nella infrazione della legge della citta , distlnguendolo dal peccato , dal vizio e dal delitto meramente naturale. Palla generica indole del delitto ci^ vile arguisce V A. ciie la ricerca diretta a viemeglio sta- bilirla e conoscerla e di mera competenzi della politica» di quella scienza cioe, che senza ponderarQ esclusiva- mente il giusto o V ingiusto assoluto , lo che e dell' uf- fizio della morale, esamina 1" indole de' sociali stabili- raenti , la natura e la forza delle umane passioni , e librandosi tra i beni e tra i mali clie esse producono pro- cura die il numero de' primi superi quel de' secondi : quindi la necessita di erigere certe azioni in delitto , lo che se e un male natural'' poiclie liiuita la liberta , pro- duce un bene politico , clie e la publilica sicurezza. Le azioni erette in delitto, come contrarie alia felicita pubblica, acquistano un attributo di cni esse mancarono nello stato della naturale indipendenza deiruoino, in quanto che divennero giudicahili e quindi riniprovcrabili al loro autore. Questo attributo e detto dall' A. politica iniputa- bilita di un' azione , la cui attuale pronunzia costituisce la imputdzione civile dell' azione niedesinia, dal die de- duce che essendo state diclilarate politicamente iniputa- bili I^ sole azioni contrarie al pui)blico bene , l' unlca e vera base della politica imputabillta e il danno che esse possono arrecare alfordine soci-^le. Su qnesti dati I'A. stabilisce una- definizione del delitto clrtT differisce da quelle imaginaie iin qui, in quanto in -esse non fu niai abbastanza notata la dilFerenza che passa tra le scienze direttive dell' iiomo interiore e dell'uomo esteriore. BIKITTO CEIMINALE, 333 Se la politica imputahilith dell' azione delittuosa altra base noil ha che il daaiio sociale^ egli e peio certo che la politica come scienza direttiva dell' uomo non puo re- golare se non le di lui azioni niorali, vale a dir libere. Cio gnida I'A. a par'mr del delitto in quanto alia svia intrinseca moi-alita , e in quanto al danoo che esso ar- reca alia societa , osservando che se la sua t%oriaevera, r istessa intrinseca nioralita dl azione considerata come nializia non puo dal legislatore esser valutata se non in quanto e politicamente daonosa. Svolgendo r intrinseca^ moralita deU'azione delittuosa I'A. accenna le vaiie maniere d' essere della intenzione co- me atto pid o meno intcUigente e libero della volonta che si preordina o direttauiente o indirettamente alia infrazio- ne della legge , e aggiunge a quanto su questo proposito dissero i nioralisti fiu qui la distinzione tra 1' intenzione indiretta negativamente » la indiretta positivamente tale , quella verllicandosi allorciie Fefletto dell' azione essendo meramente possibile , tale elFetto non e stato preveduto ; questa allorche 1' efletto fu preveduto, e I' agente aspiro a ottenerlo, lo che gh da luogo a correggere la divisione del dolo imaginata dal cav. Filangieri^ il quale pone il dolo massimo nel delitto a sangue freddo senza causa , il me- dio nel delitto premeditato con causa, V infimo nel de- litto conimesso neU'impeto, e di schiarire la divisione pill sensata del Boeniero, osservando che il massimo dolo e nel delitto commesso deliberatamente , il medio nel delitto commesso neir impeto J e I'iniimo nella intenzione indiretta positivameute tale, lo che unisce la scala dei gradi di dolo a quel della colpa , che nella non preci- sione conslste. Passando 1* autore a parlare del delitto in quanto al danno che esso arreca alia societa , definisce questo danno in seuso politico, osservando che esso \mo consi- stere in distiuzione di vantaggi compartiti all' uomo o dalla natnra , o dalla industria ^ o dalla fortuna , o dalla societa: le prime specie di danno^ come la perdita della vita, della liberta, de' beni sono elTetti immediati, del- r azione delittuosa; le seconde , che tutte consistono nella opinione della propria sicurezza , sono eirctti meramente mediati del delitto , tali cioe che sebljene non colpiscaao ne la vita ne i beni, colpiscouo pero I'opinioue spargen- do lo spavento e il male esempio nella citta. Di qui 334 C\»MTGNA.NI, trae motivo I* A. di Jiscutere la politica indole del dolo- « della colpa. E il dolo appunto , con cui il delitto e comniesso die lo costituisce un male politico. II danno prodotto dalla forza niaggioro e dal caso , selibene possa presentare i medesiiiii resaltati materiali di qaello pro- dotto da dolo, noil incute spaveiito neU'aiiimo de' citta- diiii : e pi^i compianto che in avveaire teniuto , in gui- sa che se il dolo , o sla la malizia con cui e stato com- messo il delitto fa si che esso getti lo spavento nel corpo sociale, egli e evidente che V intenzione o sia la indole morale dell' azione e intanto dal Legislatore va- lutata , in qnanto ha prodotto ita danno uiateriale e im- mediato , e in quanto fa si che qnpsto danno eccita lo spavento nelP opinione , lo che e pure uii danno , seb- bene di natura diversa. Da qiieste preinosse deduce V A. i.' esser vera in ogni suo lato la proposizione del marchese di Beccaria , sebliene non assai chiaraaiente espressa da lui , e da' suoi confutatori o calnmiiata , o non intesa , che V imica e Vera misura del delitto e il danno che esso arreca alia aocieta i a." c!ie questa teoria non teade punto a di- struggere la nioralita dell' azione, se si detennini il vero aenso di questa parola , e si distingua la moralita iiitrin- seca e la estrinseca , la prima essendo la Iiberta o la divisibilita dell' azione , lo che e presupposto dalla mo- rale e dalla politlca, T intrinseca essendo la qualita del- 1' azione nel suo confroato colla legge destinata a diri- gei'la , e in questo ultiino senso la gravita relativa del delitto non dalle regole della morale, ma da quelle della p(^itica dee sempre desnmersii 3." che il problema al- tra volta proposto dalla R. Accademia di Berlino alfor- che doraando se e quaato la moralita dell' azione dovea valutarsi nella cobtituzione , e nell' applicazione della legge peaale ha la sua soluzioue nell' osservare , che il legislatore valuta 1' estrioseca non 1' intriaseca moralita del delitto , e valuta la prima nella proporzione del danno materiale arrecato alia societa , e che il magistrato incaricato delP applicazione della legge altra regola non pub avere se non quella dalla legge stessa prestabilita, Se r intenzione preordinata a delin({uere intanto e politicame.ite valutabile in quanto ha prodotto un danno materiale nell' ordi le della citta , egli e evidente che il priucipale e piii cospicuo eleiuento del delitto in quest* BIRITTO CRIMINALE. 335 danno consiste. Per lo che il legislatore all' efFetto di stabilire la gravita relativa de' delitti altro mezzo noii lia clie quello di classarli nella proporzioiie del danno so- ciale die essi producono. La retta classazioiie de' delitti , la ciii iinportanza fu sentita e inculcata da Pastoret , e un' opera iinportante e difficile; iuiportante perclie deve esibire le fonuule generali d'iiijputazioaei diOicile perche i delitti come eiiti niorali sdeguauo la precisioae delle classi , al die facil- mente si prestano gli oggetti o puramente niateriali , o purameiite iiitellettuali, come son cpielli delle scienze astratte. La classazione de' delitti e ftpera trascnrata fin qui* in quasi tutte le legislazioni de'' popoU inciviiiti, e iion beu eseguita dagll scrittori di criminale diritto. I metodi lin qui couoscluti si riducono a tre. Gli antidii classarono i delitti per la difFereiiza dell' azione con cui doveano per- seguitarsi. Cosi i Romani distinsero i delitti privati , le azioni popolari , i delitti straordinarj , e i puhblici de- litti. Alcuni , come PufFendorf, Montesquieu ^ Blackstone e il suo imitator Filangieri, li classarono per le analogie noininali del danno cbe essi producono, lo che subordino tro^jpo la classazione alle idee ricevute e pre'giudicate sulla gravita dc' delitti, o altri , e pid rettamente come Beccaria, li classarono per le principal! dilVerenze del danno reale die essi producono, distinguendo quelli die attaccano la sicurezza , e quelli che attaccano la prosperita ; classa- zione piu estesa poi da Eexon , il quale prese per base i diversi gradi d'imputazione o criminale o correzionale o di semplice pollzia con cui la legge tende a reprimerli. L' A. adotta la classazione del marcliese di Beccaria, sanzionata anche dal codice Leopoldino , distinguendo i delitti propriamente detti , e le trnsgressioni , gli uni che violano la sicurezza, le altre la prosperita. La prima classe e suJdivisa in altre due, come il mnrchese di Beccaria suggerisce, distinguendo la sicurezza pubblica e la privata. La suddivisione di queste classi subalterne costruita sulla base del danno sociale , coraeclie sminuzzata nel terzo libro, e riserbata a quel luogo. Osserva 1' A. che la classazione dei delitti esibisce il quadro della gravita relativa dei loro titnli respettivi, o sia della lor rispettiva quahta, clie rappresenta il danno prodotto da pienezza di dolo : che nel delitto, oltre il 336 CARMIGNANI, titolo o la guaZit^, deve considorarsi il grado di cui e snscet- tibile: che qnesto grado si forma col decremento possi^ilc o della intenzione o degli atti di esecuzione , correggendo in cio la teoria di Filangieri, il quale al solo decremento deir intenzione il grado restriage E osserva inoltre che la classazione desunta dalla tliversita dell' iitumtuzione cri- minale e correzionale ', intanto e difettosa in quanto la seconda specie d'imputazione non pno aver. relazione al titolo , ma unicamentft al grado del delitto. Esaminata la general teoria delF iniputazione in quanto al titolo del delitfo, progredisce I'A a stabilirla in quanto al grado, diviilendo la sua ricecca nelle dne geaerali par- tizioni onde e suscettibile, 'della intenzione cioe , e della esecuzione. Osservando che il grado del delitto e costi- tuito da tutto cio che manca alia di lui o morale o material pLufezione , che cio dee essere neoessarmmente prodotto da cause le qnali hanno influito sulT agente , «tabilisce doversi riiitracclar qn?ste cause nelT ordine co- stante e invariabile della natura, ai;banJonaja cosi la intortigliata e contraddittoria nomeaclaiura clie a questo luogo fu usata dagli scrittori elementjri nella materia. Le cause che producoao il grado del delitto in ri- guardo all' intenzione debbono essere sudJistinte tra loro, mentre agiscono o salV intendimcnto , o sulla volontuy o sulla liberta, elementi esseuziali alia intenzione mede- «ima. Qut'Ue che agiscono suU' intendimento sono o fisiche € orgamche all' agente, o purameate inorali: le prime si #uddistinguono in quelle che si oppongono a qualunque modo di percezione , lo che veriiicasi neU'azione nociva delle cose inaiiinwte : in quelle che si oppongono a qua- lunque modo di moral raziocinio, lo che veriiicasi neU'azio- ne nociva de' bruti aniaiah : in quelle che presupponendo r Organizzazione atta alia percezione e al raziocinio con- sistono in vina mancanza di s\iluppo a cio necessario, lo die si verifica nell' eta infantile , e nella minore eta, e in parie nel sesso : in quelle che necessitano itn mo- viraento retrograde dell' umana. organizzazione , lo che verifiCasi nella senile e decrepita eta: e in quelle final- meute che si verificano in un preternaturale dissesto organico, lo che si verifica nell' ahenazione di mente, nella surdine dalla nativita, e nel sonnambitlisnio. L' A. assegna a tutte queste cause il lor giusto valore e la W- rjTr.iTTO rRiMiNALE. 337 influenza die aver debboiio in cscludere alTatto o in di- inismire T iiiipntazioae del delitto, Le cause niorali consistono in una sltuazione deternii- aata , in ciii Tagentc, sebbene dotato d' una iatelligenza perfetta , tiovasi relativaniente all' oggetto della propria condotta, lo cbe lo fa agire o con ignoranza o con errore relativainente alle veie qualita dell' oggetto medesimo. La volonta, sebl)ene fornita della guida dell' intendi- meuto , pub es&ere distiutta iieU'intima essenza sua. La epontaneita costitiiisce la di lei indole fisiologica , come la libena , la di lei indole morale. Si oppone alia prima la forza fisica che cambia 1' a-jiente in apto , e costituisce r azi'ine iuvita nou imputabile. Si oppone alia seconda la foizit morale o sia il timore ; che se rivesta un certo carattere e sia incusso in certe e determinate circostanze, produce 1* azione coatta, anch' essa non iinputaliile. L'azioae cwatta, sebliene nella sua radice volontaria, e toUerata dalla legge , in quantoclie dovendo nella ipotesi di Hna tale azione accadere inevitabilmente un male, o quello cioe die sovrasta all'agente, o quello die con- siste nel delitto cb.e esso e costretto a commettere , la politica perde la sua competenza , non poteado ti'a due mali comandare il ininore. Ponendo la teoria dell' azione coatta , rettihca 1' A. qnanto a questo proposito sciisse il cav. Filangieri, il quale si lusingo di stabilire regole di forense criterio mutilando il linguaggio della quantita, che se presenta un' apparente precisione, non e di alcun'utilita alia pratica. Gli estrcmi deir azione coatta tutti pressoche consistono nei carat- teri o intrinseci o estrinseci dell' incusso timore: agl' intrin- seci appartiene la natura del male la cui 2ninaccia incute il timore, e questo male dee essere di 'natura sua irrepa- rabile, perclie il timore assnma VintXciXe A' Impressivo: agli estrinseci appartengono le circostanze , che rendono I' in- cusso iimove iriiiiusto , imprawlso <, presente , inevitubile , di guisa clie il delitto sia stato commesso nel rigoroso caso del sussidio. La disparita tra il male niinacciato e quello clie con- tiene il commesso delitto , se il priino sia minore e il se- condo maggiore fa dce;euerare 1' azione coatta in quella commessa con eccesso di difcsn , eccesso che e serapre secondo le circostanze imputabile. Bibl. Ital. T. XX. 23 338 c\r.MiGN\xr . Le passioni esercitaao una pericolosa influenza sulla nnian.i volonta, e pnssono tnlvolta se uon togliere afFat- to , diminuirne la liberth. I\Ia tra Ic pnssioni lnso2;na tli- stinguere quelle che agiscono lentnmente e danno inezzo alia riflessione di reprinierle , e quelle die agiscono co- me il fulmine divanipando e scnoieiulo la voloulk in uii batter d" occhio. Le prime , come quelle che sono np- punto la general causa de' delitti , non jiossono niai scu- sarli : gli scusano le seconde die lutte alio sdegno ridu- consi , e Tazione dello sJegno dee cssere calcol-.ita sulla maggiore o minor gravlta della causa ehp le ])rolusse « sulla maggiore a minore di lei ingiusiizin , suUe circo- stanze die poterono o non poterono dar campo all'ageute di ritorn.ire in se stesso. La el>rieta puo considerarsi come passione eccitata dair abuso del vino, passione die nel suo piii alto gra- do pud paragonarsi alT alienazioue di mente. Gli anticlii, piu moralisti che politici , nella reprensione del delitto vollero quello dell' ebro doppiamente punito. Antonio Matheo scusa la ebrieta involontaiia e non la volonta- ria, distiazione giustamente censurr.ta dal signor Nani in quantoche tutta la disputa inutile nella ebrieta involon- taria non ha altri termini die quelli della volontaria. II cavalier Filangieri, ligio degli antichi e della giurispru- denza inglese, rigetto con quelli e con questa ogni scusa nella volontaria ebrieta , e tento di confutare i ragiona- menti , co' quali 1' equita degl" intcvpetri nssimilo 1' azio- ne deir ebro alT azione colposa. Sla il rngionameuto del cavalier Filangieri , gia combattuto da Servin e da Pasto- ret , confonde V ebrieta cogli atti che le danno causa. Gli atti dai quali 1* ebrieta deriva sono rjuelli della po- tazione , atti in ^e stessi innocenti , come io son quelli che poi talvolta producono il delitto colposo, perleche non vi e ragione die giustifichi la collocazione del de- litto dell' eliro fra i delitti di dolo , se se ne eccettui la ebrieta nfFettata e preordinata a delinqucre. Rigettata ogui altra causa diminuente 1" imputazione , qual sareVdie I' insensibilita della persona contro cui si delinque, il di lei coiisenso ad essor danneggiafa, I' in- giuria iuferita a se stesso , lo che ad altri principj ap- partiene ^ e il comando o la tolleranza della legge al delitto ;, Io che Antonio Matheo discute in un capirolo pieno di t;rudizioue e di bcllezze di stile , e li signor Nani chiama il sogpetto passivo del delitto , passa I'A, ad esporre la teoiia del grado delittuoso in quanto all' ese-" cuzione iiallo due specie delF attentato e della com- piiciih. Filangieri , Reiiazzi ed altri maiicaao affatto di defini- xionc deirattetitato: Creiiia:ii ne ha due, una dell e qaali lo coufoade cojli atti di coiisnraazioiie , I'altra cogli atti di mefa preparazioiie : piii soddisfacetite, ma nou es?ittis- siiiia , e la deliaizioiie del signor Rotnagaosi. L' autore ilice essere ratteiitnto costitiiitp da tutto cio die manca alia consuMiazione del delitto. Premette esso che la teoria delP attentato dee trattafsi ohbiettivainente coii- templaadj V iatenzione che s'l pieordina a deliaquere , e sublettU\inirnte contemplando gli atti di eseciizione. La coiitemplazioae suljiettiva coiisidera o il suhietto attivo del delitto , vale a dire la persona c!ie attenta ., 0 i inezzi co' quali attenta , e il suHetto passivo , vale a dire o la persona o la cosa contro cui l' attentato si porta. Cio preniesso , osserva che la ricerca dee pre- llggersi , i.° di conoscere, s.* di misurare , 3.* d' im- putare l' attentato. IMolti atti die si presentano in sembianza d' attentato iiol sono I." o per difetto, 2..° o per eccesso, 3." o per indole propria deir azione. Per difetto non sono attentat! i audi pensieri couiunque raanifestati o confidenzial- mente , o per via di ininaccia coatro cio clic in propo- sito di quest' ultima ha detto il cavalier Filangieri poncn- dola fra gli attentati ^ gli atti ineramente preparatorj i qaali o non sono univocamcnte referil)ili a delitto , o ifon vi sono visiliilinente idouei : gli atti di dolo d'iinpeto o di colpa. Per eccesso non sono attentati, ma consuinati delitti tutti quegli atti, ne' quali vi ha plii nel suhiettp che neW o;.';j;etro, come accaile nel latrocinio , il di cui og- getto e il furto , il subiett j V omicidio , benche. il furto not! sia avvenuto. Per indole propria dell' azione non piio concepirsi attentato ne' delitti di mere parole , i quali esigono sempre la proposizione formata e proaunziata , i delitti contro il pudore uei quali non bisogna mai esi- gere la consumazione, i delitti politici, come la congiura e la cospirazione , i delitti giuridici, come la calunnia e la falsa testimonianza. • II conato si misura o per la sua quantith, o per la sna qualita : la quantita e costitaita dal maggiore © miuore 34© CAI?MIGNA^M, concorso degU atti assunti per arri\are al delitto : la ^ualita dalle cause che impeduono la consaniazione. Esse sono o volontarie , che tutte nel peiiiimento coiisi- Stouo , o cnsiuili, le qaali si siuklividouo in inortdi , fisl- che e leu,o}i. Le cause morali si \ eiificano nella A'igi- lanza che Tautorita pubhlica o i piivati impiegano per impediie i delitti : le fisiche negU ostacoli clie 1' atten- taiite incoiitra o nel snbietto dell' isiesso atteatato, come allorquando 1' ostacolo impedisce che si assumaiio gli atti di cousuiriazioue , o nel su'oietto della consa;nazione, co- me aveaJo I'attentante esaurito tutto cio ciie per la sua parte aviebbe prodotto il delitto , csso aon avveune , come nel colpo mancato o niel cjso del propinatu vcle- no, che coinmisto al cibo perde la sna f^r/.a. Le cause legali coiisistoiio nell' errore che spinse 1" attentante al delitto y e che fece mancare nella fisica consnmazione deir atto la qualita dalla legge vietata , come nel furto della cosa propria crecUita d"^ altri , e nel concul>ito dl Riccardo Minutolo , il quale pensando giacere con don- na altrui , giacque colla propria. Fra gli aiitichi Platoae voile ncU' attentate rispettato il demone che avea la consumazione impedita : tutti gli altri fino all' Alciato opinarono doversi impntare al pari del consuiiiato delitto. Cujacio interijretando le leggi ro- mane distinse i delitti gravi e i leggieri : e ne' primi voile tolta ogn't distinzione tra Y attentaio e la coasuinazione. Binkersoek opino che ne' soli casi ilella legge Ginlia di maesta ^ e in quelli di proprio e vero malefizio , cioe d'incan'.esimo , i Romani punissero la volonta al pari del- r esito. Nani piu particolamiente osservo che i Romani puuirono I'attentato talvolta con pena ordinaria , talvolta con istraordinaria , e talvolta impunito il lasciaroao. Due considerazioni, a sense deirautore, V una di giusuzia, T al- tra di politica impegnano a imputar meno T attentate della consumazione : una veduta di giustizia , pcrche vi ha minor danno nell' attentate che nella consumazione: una di politica, pei'che deve sempre la legge dare all' at- tentante in una minor pena un interesse a desistere. L'im- putazione deir attentato dee regolarsi in ragione conipo- Sta della gravita del titolo del delitto, del ])ericolo che r atte isolatamente considerate contiene , della quantitii e della qualita dell' atteutato. Noa ammette pero T A. clie DTRITTO CRtMINALE. S^I ne* gravi Jelitil T attentato sosposo da pentimento debba andare atFatto impuiiito. Male a proposito gU scrittoii elementari di criminale diiitto liaano compieso sotto uua sola e medesima trat- tazione "coloro che sou causa del delitto altrui , e i pro- prj e veri complici. Le distinzioni adottate dai moralisti per istahilire i diveisi gradi d' influenza , che una vo- lonta esercita sopra un' altra pef impegnarla al delitto in causa prlncjpule , collateinle e suhalterna, non pre- sentano utiliia pel ci'iininalista. La causa morale del de- litto altrui^ e la coinplic'ta non lianno analogia di sorta alcuna tra loro agli occhi della poiitica. Blackstone piu reitamente distinse tra piix persone che si uniscono a delinqnere gU accessor] e i princi- pali delinqueati , i priaii essendo cjuelli, come avverte il sig. Nani , che s* incaricano di atti cooperativi al delitto, tranne quelli di consuiuazione :, i secondi quelli che s' in- caricano di qnesti atti. Tra i delinquenii accessor] si di- stinguono qnelli che tali divengono col comiw ttere , e quelli clie coW ominettfre : i primi si suddividono in de- linquent! accessoi'j avanti, in tenijio , e dopo il delitto. Non hisogna porre tra i delinqueati accessorj avanti il delitto coloro che impegnano altri a CoimneLlerlo con coazione. Essi assumoao il carattere di propria e vera causa morale del delitto altrui : chi consuuia il delitto e allora un luero istrumento , una causa fisici , e tutta la itnputazione risiede ne' primi. II niandato e il consiglio a delinquere presentano due specie di delinquente accessorie avanti al delitto, e quindi male a pi-oposito riferite dai moralisti alia classe delle cause morali principali , lo che le confuaderebbe colla coazione propria erl iinpropria. Queste due specie presuppongono due voloata effica- remence preordinaie al delitto, con qnesta diiFerenza che il mandante e il consigliatore vogliono soltanto il delitto , il niandatario e il consigliato lo vogliono e lo cse?,ui- scono. Applicando a questi due casi la teoria dell' atten- tato , osserva FA. che le regole della morale parilicano tra loro la malizia del uiandante e del inandatano , del consigliatore e del consigliato: le regole della poiitica, che tutto valutano in veduta del danno e dell' interesso che la societa ha a prevenirlo , dovrebbero stahllire una niiucr peua per il maadaate e il consigliatore , e itna 342 CAKMIGNANI , DIRITTO CRIMINALE. mncgiore per resecutor del delitto in quanto e minor danno volerlo , che volcrlo cd ospguirlo, e come osserva Beccaria , la disparith della pena reudendo diseguali i rischi, rendera piu diflicile git accorvli delittuosi. La propria e vera complicita si verifica ne' dclinquenti nccessorj in tempo del delitto , se si considerino come conteiDporanei tra loro gli atti tutti che fisicamente , noa moralmente boltanto per la parte di piu persone al de- litto conducono. Aniiuette TA. con i pratici , e con Be- xon la distinzione tra la co-niplicita remotn e la prossima, e in quanto a qnesta opina per la parita dell'imputa- zione tra i conip'ici e il principal deliaquente, avuto ri- guardo air nnita d' azione di cui si rendono tutti con- testualmente debitori, lo che non permette una distin- zione die il fatto istesso rigetta : quindi a senso delPA. per la parita dell' imputazione del complice due circo- stanze ricliiedonsi : i." che I'atto sia di complicita pfosslma o cooperativa ; 2.* che sia conuesso di luogo e di tempo colFatto di consumazione di cui un altro s'incai'ica. Gli accessorj per atti posteriori al delitto non possono essere come tali logicamente appresi. In fatti come con- cepire 1' adesione della volonta (Funo alia volonta d'uii altro die piu non esiste poiciie ottenne il suo fine? Gli atti posteriori al delitto , che sembrano averlo favorito^ debbono valutarsi o come iiidizj di precedente compli- cita, o come delitti separati e distiati nelle lor singole specie. Gli accessor], che tali divengono coll' omraettere , a stento tneritano questo nome. La omissione non puo uial presentare la presiinzlone non die la prova del dolo , e se la tirannide stabili sotto i piu deboli tra gl'impe- ratOri romani una di versa giurisprudeiiza, cio dee attri- liuirsi agli errori e alia ignoranza d'un tempo fertile di cospirazioni e di toibidi cagionati dalT imperlzia nell'arte di hen governare. La legge potra punir bensi T omissione come omissione in proporzione 1 cai'ntterc generico di qnesta pianta su quel che Miclieli aveva no- tato degli orgaiii maschi e femniinei , con una semplice ITiutazione die anche fu in pegj^io \, cine che laddove Mi- clieli aveva detto che le cassule soiio uuiloculari , ed aveva dett* l)ene , Linneo le diede per qwadriloculari. E siccome il Snlvini non era hotanico, in conseguenza dei canoni stabiliti nella filosofia botanica , abbandono il nome Sal- •yinia, e dal nome del conte Ferdinando Marsili clie aveva 8critto delle cose botaniche, e fra le altre sulla Genera- zione dei funghi, la chiamo Mnrsilca , nome che gia Mi- cheli aveva dato ad alcune jungertnannie, e ci uni anche la Lenticuln palnstris qundrifolia ( Bauh. Pinace) col nome di Marsilen qundrifolia. Ma questa specie diyerslficando troppo dalla natante per aver riuniti dentro al medesimo invoglio gli organi maschi ed i femminei , fu in segnito separata da Jussieu, e conservato per lei il nome di Mar- silea, ritorno all'altra il nome di Salvinia che ha sempre conservato. Guettard prrse in esame la Salvinia, e parlo meglio di quel che 1' avevano prcceduto delle di lei parti ses- suali. In una memoria di quest' autore inserita negli Atti deirAccademia reale delle scienze di Francia anno 1762 e reso conto delle di lui osservazioni , dalle qu.ili resulta, come ei conobbe V assitrdita di credere organi maschi i peli anicolati che sono sulla pagina superiore delle foglie, <^ come nelle cassnle a gnippi che aono fra lerndici,ce ne trovo una piena di pistilli, e tutte le altre di stami. Da ancora la descrizione e la figura delPune e dell' altre, nelle quali ci e glie i e fa conoscere di non aver vista la pianta, allorche dichiara siibsolitarie le cassnle clie co itengoao g!l orgaai femminei. In una annotazlone pol mnstra di non essere persuaso che i pelf cJelle foglle sicuo aatere r e gli par piii probabilo^ cji?" MEIMORIA DKL BOTT. S;VVI. 345 esse debbaiio esser collocate nclla stessa cassula insiemr colle feniniin^. Schreber nei G( nera plnntaniin { i^O^ ) seguita iiitera- mente le idee di Guettardi e I'' istesso fa Roth (Tenta- mina Flora; Gerniatiicas 1800). Hedwig che scrisse nel 1798 (Theoria gaierationis et fructificationis phuitaruin cryptoiiamicnruni Linncni , Lipsice 1798), o non tenue couto delle osservazioiii di Guettard , o non le conobbef, e poiche dice di avere esaaiinata la pianta fresca , liisogna die non 1' abbia veduta se non che molto giovan% , giaccbe non descrive che le cassule ( che egli chiama sporans,i ed io cliianiero borsette ) di una sola qualith , cioe le feminine , le quali anzi a lui coiTiparvero erniafiodite , aveudo creduto di vedervi ad- dosso degli staini. Polrct neir Enciclopedia botanica , e Decandolle nella Flora ti-ancese seguono I'opinione d' Hedwig. Mirbel quella di Guettard (i). In tale stato di cose credei che convenisse il rinnovare delle osservazioni suUa Salvinia, per vedere s' era possi- bile I'arrivare a discoprirne la verita; come di fatto me ne occupai dal setiembre del 1819 fino a tutto ottobre 1820 f, e qui I'lportero cio che ho veduto di nuovo o di diverso da quel che dagli altri era stato osservf>to. Le parti sessuali della Salvinia son riposte in tante fcorsette , collocate a gruppetti in mezzo a dei fasci di radici , i quali ciondolano dalla parte di sotto del rizoma piantati all' insevzione delle foglie. Tali borsette , quan- tunque simili fra lore all'esterno, sono per altro di due qualita , perche le uae contengono dei corpi ovoidi o ellittici , e le altre dei corpi gloliosi. Le prime son quelle che Guettard giudico esser le femniine , e le seconde i maschi. Tali borsette^ rigorosamente parlando , non sono disposte a grappolo , come da quasi tutti vien detto , ma bensi a spiga arricciata in cima , come sono le spighe delle borraginee. In ciascuna spiga si trova una sola, o a dir tnolto due borsette fennnine , e le altre tutte son maschie. La femmina e la prima a comparire , ed e pero situata nel luogo il piu vicino al rizoma , ossia alia base della spiga •, e siccome la sommitk di questa se gli piega (l) Mirbel Elera. cU Physiol, vegg. P. !, paj. ISr^. 346 SULLA. SALVINFA NATANS , addoseo , cosi ella vicne ad essere clrcondata dalle bor- sette maschie , e compariscc centrale , quantunque sia basilarc. II numero dclle borsette mascliie in ogni spiga per il solito e di «ei o sette. Sono rotoudate , e del diametro di una liiiea e due decimi. Le feiiiinine sono un ])oco pill piccole , e di un color verde piii chiaro. Del resto le une e le altre sono uniloculari , e formate da due pareti di tessuto cellulare. La parete interna e distesa , e forma una sfera cava, liscia ed unita ; la parete esterna poi non e parallela air interna , perclie molto volte si pie!;a per linee semicircoiari dall'attaccatura del gamlietto airapice, si getta addosso alia parete interna , e vi sL attacca , onde la parete all' esterno dlventa solcata , e fra una parete e 1' altra si producono tante cavita o spicchi aifusati , in numero di 10-14 ( ^- ^g- 8, 9, 10, 11). L' esterna parete solcata e coperta di peli articolati e terminati in punta , visi])ilisslini prima del completo svi- luppo delle borsette, ma dopo quest' epoca, piu corti e piu i"adi i forse cosi ridotti per essere stati rosicati da- gU insetti e moUuschi, die sempre in gran copia sog- giornano fra le radici , o semplicemente per essere iu- vecchiati. Neile borsette femmine si trovano 3i-32 semi di figura ovale-ellittica , brevemente pedicellati , e per il loro peduncolo tutti attaccati al capolino di una colon- netta centrale (V. fig. 11). Da cio si conosce clie Guet- tard non vide bene questa parte , perche descrisse e rappreseato i gambetti piii lunghi dei semi , e li fece partire tutti dal fondo della borsetta , non gih dal capolino della colomia (iV Hedwig rappresento bene una di queste borsette itnuiature (2). II maggior diametro dei semi e di mezzo niillimetro. II loro colore sul principlo e V)ianco verde, e quando son niaturi sono giallo-scuri. Guardati con una lente, di forza anche mediocre, compariscono sagrinati. Volendo poi conoscere qualcosa della loro interna 'strnt- tura , bisogna esarainarli qiiando sono sempre sernidinfani , cioe prima clie siano glunti al loro completo sviluppo , perche arrivati a questo , son ridotti afFatto opaclii , cd (I> VeJi la fig. 14 coplata dalla tavola di GuettaiH. fi) Hedwig Uc. cit. laS/. 8, fig. ^. MEM0R1\ DEL POTT. SAVI. 34^^ essendo inipossiMli' sezlonarg,li, attesa la loro piccolissima mole, noil si pao vedere al cli la clella loro estenia su- jjerficie. Osservati dunque al microscopio , quando sou seuipre iminatnri, si vedouo coinposti >H tre partly una centrale perfettainente rotondai una nieJia in^olvente la centiale» di figura ovata ; la terza csterna di figura ellittica ( Vedi fig. 3). Scliiacciando delicatamente sul porta oggetti, con una lancctta, diversi di questi semi, riesce sempre ^ fra un niaggior o minor munero , di metxere alio scoperto le tre indicate parti. Si vcde nllora clie la prima esterna e composta di un tessnto cellulare di cellule assai grandi , dentro le quali sono sparsi qua e la dei piccoUssiiDi cpr^r picciuoli rotondi. Questo tessuto cellulare si vede conti- nuato col gambettOj e quando il seme e immature, le cellule die lo compongono essendo piene di umore son tese , e rendono la superiicie liscia ; ma quando e giunto alia maturith , e svaporato in gran parte P umore in esse contenuto , le pareti esterne delle cellule si abliassano , e restando rilevale soltanto le pareti laterali , comparisce il seme come se i'osse eoperto da una rete , e guardato con una Icnte poco forte pare sagrinato (V. fig. i ). La parte intermedia del seme e di color giallo scuro , ed appar fonuata da un ammasso di minutissimi glohctti. Finalmente la parte centrale o nucleo e perfettamente glohosa ; a quest'' epoca e trasparente , p scliiacciandola n' esce ua umore die uon si unisce alT acqua , ma ci resta sparso a gocciole qua e la , come se fosse olio. Passando adesso alle borsette di queiraltra sorte clie si e tietto esserci in numero lanto piii gr-^nde , e che da'Guettard fnrono giudicate maschie , contengono queste nel loro interne un grandisslmo numero di corpicciuoli gloUosi e pedicellati ( Y. iig. 2 ), con i gambetti di lungliezza ineguale , parimente altaccati alia somniita di una colonnetta capitaia. Tulto V interno della Ijorsetta e ripieno inticramente da- questi corpicciuoli, clie son dis- posti alia riafusa, e ve ue c piii di una serie fra la co- lonnetta e la parcte (V. iig. 9 , 10). Osservandoli col microscopio si a edono ancor essl coperti d' un tessuto cellulare, ma piii fitto di quello die copre i semi, e nel loro interno si scorgono moUissimi punti neri. Ain- maccati poi che siano , specialmente quando son ancora ijaolto inimaiuri , ue gcatuiiscc una graadissima quantiUi 348 SULLAl S.-iLl'IMA NATAXS, di globuli piccolisslmi , perfettamente rotoudi e tras- parenti. Le Ijorsette cominciaao a comparire poco prima della meta di setteinbre; la prima , come si e detto , e seiwprc la femmina ; in seguito compariscono le mascliie , ed in sette o otto giorni acquistaao tutta la lofo graadezza. Di tale stagione la Sah'inia e nello stato il piu floddo della sua vegetazione ; ma in quest' anno ho osservato che atteso il caldo grande , e assai prolungato , quell** plante die si trovavano in luoghi scoperti avevano p^itito , erano di un color verde piu smorto , e 110:1 avevano il niiniino segno di fruttilicazione , e solamente fruttificavano e conservavano il loro hel color veixle quelle die erano vissute fra i cespugli di B'ltomo, di Typha o di Scirpi, eve in grazia delTombra avevano sofl'erto nieno caUlo. Terminato die e il completo svlluppo di tutte le bor- sette, il die suol essere verso la meta di ottobre , la pianta che gia ha cominciato a dar segni di allerazione colla mutazione di colore die passa al giallo ruggiae ed alio scuro , comincia adagio adagio a decomporsi. II ri- zoma si digarticola, le foglie si staccano , si staccano le spighe di borsette, si distragge la loro esterna pnrete , di poi r interna i cosi che verso il dicembre il contenuto delle borsette, cioe gli ammassi dei corpicciuoli eliittici e dei globosi son tuui alio scoperto , e I'acqua che pene- tra fra questi n' espelle V aria , rende i gruppi di gra- vita specifica maggiore , e cadono al fondo. Si decom- pongono finalmente anche le colonnette, e tntti i cor- picciuoli resi liberi , si spargono alia riufusa sul fondo dei recipient!. A primavera poi , e pariicolarnieate fra la meta e Ifi fine di aprile , i corpicciuoli eliittici tornano a gall a , ed ivi hen presto germogliano e riproducono le nuove piante di Salvinia. Riguardo al modo con cui segue il gernio- gliamento, non occorre che io ne parli , essendo Stato ben descritto da Vaucher (i). (l) Ho ripetuto nnch' io le sue os-ervazioni , e !e lio ticivate e = alfe, riguarJo al moJo con cui qnestl coipicciunli rermogliauo M.t fjnel'a parte , la quale la prima si sviluppa , «Inngamento «Jel ^eine , e che a me sembra il cotllcilone , ^pcontlo liii ha due lobi anuniinat; , i quail ii proUinpano lateralrtiente e parallelamente al teme , • s»no di e«jo plii loaghi ( Tcfli la fig. 6 copiata (ia qnella di Vanoher, MEMOUI\ DEL DOTT. SAVI. 34Q Noil vl e , e nemiueao vi era nessun dabbio che i corpiccluoU ellittici siano destinati a riproJurre la planta, ma uon era ancor provato se erano propaguU o semi. Bisogna\a dniiqae vedeie se aveva luogo una fecoada- zione , e seguendo essa , era molto naturale il credere che i corpicciuoli globosl fossero gli staijii, coaie da Guet- tard era stato snppostu. Restavaci ancor da sapeie in cjual teiii|)o r azione tecoiidante di essi si fa sentire sul seme. Tutto questo adunqiie io mi proposi di conoscere. Pertaiito uel novembre del decovso anno 1819, allor- clie i globetti di ambedue le sorte erano in istato di maturith , il die si conosce daU'avere acquistato un color di ruggine , e prima die le pareti delle borsette si fos- sero lUstaite , presi quattro vasetti di vetro di mediocre graadezza, ed enipitdi d' acqua vi misi Nel I." vaso Liua quantita di corpicciuoli ellittici spic^ ciolati ; Nel 3." vaso una quantita di corpicciuoli rotondi spic- clolati ; Nel 3.° vaso una quantita di corpicciuoli rotondi e di corpicciuoli ellittici spicciolati ; Nel 4.° vaso delle borsette contenenti i corpicciuoli gloViOsi, e di quelle contenenti i corpicciuoli ellittici. Teniii questi quattro vasi in casa su d'' una finestra per tutto rinverno^ avendo 1' attenzione di agginngervi tleir acqua in rae;ione die si svnporava. I corpicciuoli di tutte e due le sorte posti nei primi tre vasi and'arono Sui)ito al fondo ; ci andarono anclie quelli del quarto vaso. uia uiolto piii tardi , perche prima bisogno die si distruggessero le membrane delle borsette. Durnnte Tin- verno vidi sempre tutti i corpicciuoli uel fondo del vasi senza die ci potessi scorgore nuitazione veriina. Verso poi la nieta d'aprile venn<-ro a galla quasi tutti i cor- picciuoli ellittici del terzo e del quarto vaso , e r|ualdie- diino aticiie di quelli del prlmo. Non venue a gnlla nes- sun corpicciuolo globoso. Dopo qnaldie giorno cominciarono a germogliare i corpicciuoli ellittici del terzo e del quarto vaso, ma nessuno ne gernuiglio di quelli del primo. che c uiilta nlln tli Itu meiiiori:) iu^nita nc^Ii Annales dti. Museum to-i. XVIH) io 1' ho sempre vetlut.-i Mloha si, ma con i lobi ottuii , piu corti del feme , e aJ esso approisimati ( Vi di fig. 4,5). 35o SFTtLV SALVINIA NATANS, Resta cost provato die i corpicciuoli ellittici sono semi , che i corpicciuoli gloliosi sou veri atami, che la prosenza di qnesti e necessaria perclie i semi possano germo!i:;liare , ♦ e che esercitaiio T azioiie tecoadaute c|nando distiutte le tnembrane delle borsette, soao tutti riuiasti alio scoperto, Cosi si vede clie qui V nndamento delle cose e tutto r oppdsto di qucllo che Hedwig avera creduto, giacche e"li snjiponeva die i semi fossero fecoiidatl deniro le boisotie o sporaiigl, prima che avesscro acqiiistato il to- fale loio incremento; snppoiieva poi T esistenza degli Stimmi iiel vertice dello sporaiigio , e di diversi stami piantati adJo-sso alio s|>oranglo medesimo in viciiianza degli stimmi (i). Qnesti stami da lui sono rappresentati di figiua affktio simile ai peli delle giovani borsette ; cioc articolati e diafaai , coUa sola difFerenzad'avei-e la punta Ottusa e non acnmiaata , e di contenere dei glohetti nelle articolaziovii , come si puo vedere nella qui aiinessa ta- Tola alia fig. la che ho copiata da Hcdwtg. lo mi son data intta la preinura per ritrovare tali organi , ma per qunuto pia e piix volte ahbia osservato col microscoplo le borsette della salvinia lin dal momciito die compari- scono, mai rtoii ho potato trovarli. Solamente ho veditto che riei rami delle radici nasceati I' estremith priicipale Ottnsa ( Vedi fig. 7 ) ha qualclie analogia con gli stami d'Hf^dwig. Ma queste radici non sono piaiitate addosso alio sporangio , e non haiino di nudo che la sola estre- ftiith , essendo ricoperte per tutto il resto della loro lim- ghezza da una infiiita di piccole diramazioni. IXivremo noi supporre die Hedwig abhia preso queste per stami' Che cosa mi debba supporre non lo so ; ma e eosa di fatto die quest! stami non vi sono. (i) Hedwig loc. cit, pap. 104 et aSa , tab. V BibUat^ca JJtaluirui TimtaXK laij. 3&. iy. 1 MKMOr.IV DEL DOTT. 9AVI. 35l Sp:e^azione dcUa tavola. Fig. I. Seme niaturo ingramlito. — ■ Fig. 2. Stami in- g;i-an<.!lti. — /"/>. 3. Seme Jaiinaturo ingrandito , nel quale si vedono le tre parti clie lo costituiscono. — ■ Fig. 4- Seme uii poco meno ingi'audito che comincia a germo- gliare. a Foglia primordiale non aiiche sviluppata. b Co- tiledoae biloljo clie adesjo comparisce. — Fig. 5. Seme ill geniiogliameuto pia av.1n7.ato. a Foglia primordiale sviluppata. b Cotiledone biloho. c Radichette che si svi- luppano dalla parte iiiferiore della foglia primordiale. d Le vere I'oglie che conipariscono adesso. — Fig. 6. Copia della lie;iira di Vaucher , rappresentante 1111 seme alio stesso grato di svilnppo. a Foglia primordiale. b Co- tiledone. — Frg. 7. Radic3 che si svilnppa?, uiiioa parte che ahbia trovato poter corrispoiidere agli stami d'Hedwig. a Estremita rotoada e nuda. b Diramazioni della radice che gU staimo addossate. — Fig. 8 Bc>rsetta matura. — • Fig. 9. Borsetta maschia tagli ita trasversahiiente. — Fig. 10. Borsetta masciiia tagliata lougitiulinaUnente. — Fig. II. Borsetta femniina tagliata lotigituJuiahnente. Questa e rappi/seiitata pin giovaiie delle altre, perche i peli che la ricoproao , sono sempre intieri e ben visibili , e non risecchi , e rosi come nell' altre figure. — Fig. 12. Staini vednti d.i Hedwig. — ■ Fig. i3 e 14. Figure copiate dalla tavola di Guettard. La prima rappresenta la borsetta ma- scha , la seconda f a fommina. Nella ligura i3 ci e da osscrvari; T errore d' aver fatto pariire i gambetti degli stami da tutti i punil della colonnotia. 352 Corso di C/iimica econonilca di Ciuxeppe Gjulj , do/tor in filosofia e mediclna , socio conispoii- dente del! I. R Accademicu etonotnica agraria delta del Qeorgofili di Firenze, ecc. ecc. ecc. — Firenze^ 18 1 1) e 18 Ky, presso Leonardo Ci:\rdetti. Vohiini 2 in 8/' di p. 365 ^ 417. Secoiido cd nllimo estratto (V. i.l prima nel vol. \()° p. 62 di questa Biblloteca). N J lELLA quarta sezione parla delle bevande. Queste am- ir.ettono tie divisioiii, la prima delle quali compiende i'a-'jqaa, la secoiida le bevande viaose vegetabili ed ani- inali, la teiza I' alcool e 1' etere. L'acqua, dicel'autore, e la bevanda mturale deiruo- mo , iisata uel suo stato di purezza ^ ma traversando r atmosfeia , o sconendo sopra gli strati iiitenii delia terra discioglie , e s' iiic-^rpora le luolecole di alcuni sali, clie la reiidoiio pivi o jneno nociva; e per la coi unioiie, se conservata a lungo^ si corroiiipe, e trainanda uii f'etido odore. C:6 posto, descrive 11 uietodo di depui'iirla, e restituiria ia buono stato, facendola passare pel illtro di S.nith, acciccche il carboae assorbendo i sali, e i gas in essa disciolti , ne tolga ed estingua T odore ixigrato , ed il sapor nauseoso. Distingue le bevaade estratte da vegetabili , e prodotte dalla ft-rmentazione alcool ica o vinosa* in primarif. e se- condarit: le prime scrvono agli iisi delii vita subito che e seguita la separazione delle materie liquide dalle solldf ; le ahne si ottcngono per distillazione delle sostanzs lufuide o T/iolli, che hanno di gia soffertn la fernu'iitazione. alcooUcn. Esposte adnaque le condizloni necessarie per I'eccitaineato della fermentazioiie alcoolica o vinos:i , non che i feno- meni, i quali T accompagnano, e la sua teoria, discende a parlare del vino-, e qni enumera le clrcostanze die possono influire sulla di bit migliore o inferiore qialita; le opcrazioni e le cautele da usarsi per la di lui fab- Vnicazioae. Ad cvitaie gl" inconvenienti , da cui nun puo aadare disgiunto V impiego dei tini di legno per la fei- mentazione vinosa , propane T uso di quelli fatii con niateriale cdiiicatorio ; avvcrtendo che siano coUocati in slTiize prive d'umido, oiido non caJa I" iiitonaco dei mur« couso Di r,iTiMTc\ ECONOMicA ecc. OOA con pei-icolo della perdita del vino, o non acqnisti esso delle cattive qualita. Accenna in seguito le regole da seguirsi per la preparazione delle hotti in cui deve es- sere conservato il vino, le cause atte a pervertire il loro buono stnto , e i mezzi capaci di distruggerne i di- fetti. Ma siccome in onta di tutte le sagge precnuzioni il vino puo contrarre dei vizj ed altet isi ^ cosi T autore parla brevemente delle cause di sifFatte alternzioni ;, passa in rivista i metodi proposti , onde risanarlo dai cattivi odoii , e preservarlo dalla fermentazione acida. Ottimi sono poi i di lui precetti per scoprire i corpi uocivi , cTie geueralmente si uniscono al vino onde fargli acqui- stare delle qualita che non possiede , e trarre niaggior vantaggio dalla di lui vendita. Riflettendo inoltre che la causa dello sviluppo in una dose maggiore o mlnore deli''aicool nel vino dipemle dalhi quantita di zucchero die le uve contengono , e dalla lenta decomposizione di ricazione di essa , del grano e di varj frutti ^ e termina iiaalmente con dire cosa si:i 1' etere , e come si riesca a procurarselo dalP alcool per mezzo dell' osslsolforico. Sezione t\mata.. Dei condinienti. L'autore chiama « con- dimenti tutti quel corpi presi dalla classe dei solidi , o Bibl. Ital. T. XX. 23 354 CORSO DI CHIMICA ECOTJOMICV delle bevande, clie esercitano sopra V orgaiio flel gusto un' inipressione piii viva tleU'ordinario, e si usano ia minore albondanza degli altii pel vi-tto degli uomini •» Li divide in mincrali , vegetabili ec] aninmli. Avverte'-gli, che nella piinia classe evvi il solo idromuriato di soda, e si occupa tosto del modo e dei niezzi impiegati a se- pararlo dai corpi ai quali trovasl unite nel coiitado di Tolterra in Toscana , e nell' isola dell' Ellia. Tra i condimenti vegetabili annovera lo zuccliero so- lido , e riacristallizzabile , detto da Deyeux mitcoso zuc- cherinu. Esposti i caratteri e le propiieta di ainhedue le specie, accenna i luoghi dove cresce e si coltiva la canna saccherifera , le maniere clie si usano per estrarre da essa il sugo , ed ottenere finalmente lo zncchero so- lido per la condensazione delle sostanze uiucose e muci- lagiaose ., e privandole deir acido che seco portano dalla pianta ; itidi con separate il residuo delle luaterie etero- genee , e facendo conibinar T acido clie si e forniato du- rante r ebullizione dello zucchero. Dair unione dello zucchero coll' alcool risultano diverse bevande , alle quali si fanno acquistare degli odori a piacimento , e conosciute sotto varie denoniinazioni. Qui r autore prende occasione di additarci i nietodi per fah- bricare i rosolj a freddo o a caldo , e per dar loro il sapore e l' od<>re coll' infondere nell' alcool le sostanze che voglionsi a tal uopo impiegire prima di distillarla a bagno-maria. Seguono i process! usati in parecclii luoghi e da di- versi autori onde ottenere lo zucchero dell' ficero, di barhahietola , (\e\\' uva , AcW amido , di cnstaa,ne , dai frntti del moro o gelso:, ed in riguardo alle qnalita inerenti a quest' ultimo , ed ottenuto dall' autore medesnno, inserisco jl rapporto f;itto dai sig. Fabroni all' Imp Societa Aretina di scienze J lettere ed arti ;, da Arezzo a8 giugno 1812. II secondo ordine di condimenti vegetnlnli comprende le sostanze nntuose , ossia gli olj tissi , che, dietro le sperieiize di Ghevreul, e noto essere composte di due corpi untuosi, uno liqnido, I'altro solido. L' autore si assume di descrivere i modi di ottenere dalle varie piante gli olj atti ail impiegarsi per condimento ^ e i mczzi adat- tati per conservarli , e ristabilirli quando abbiano soggia- ciuto ad alterazioni. Licominciando dall' olio d'oliva entra a parlare del tempo di raccogliere le olive \ della necesbiia Df GIUSni'PR GIULT. 855 tU puliile da tutte le materle eterogenee prima tli ri-i durle a una pasta, rigettati i noccioli ; delle caiUele Ja usarsi per le tre sucessive pressioni della pasta col toixliio onde cscrarre tuito l' olio in cjuesta conteniito, da riporsi in vasi di terra collocati ia luoglii freschi , e guardato ilairazione dell' atmosfera. Si stende p(jscia suUa maniera di risanar rdio rancido per mezzo della polpa di fr utti doici uiiiti a un po' di iniele, e di correggenie il fetide odore col luettere dentro di esso delle olive acerbe raccolte ia agosio , e lasciarvele per lo spazio di uii niese e mezr.o. Per la chiariiicazioae del medesimo olio divenuto torbldo, propone di ftirlo bollire nell' acqua , o di trattarlo colUos- sisolforico, come insegna Teiiard, e farlo anclie passare attraverso di im filtro di carbone contuso , che posi so- pra della lana o cotoae. — Segue poi la descrizioue dei processi per otteaere gli olj di faggiole , di noci, di viiiaccioli, di uiaudorle dolci, ecc. Al terzo ordiiie di coiidiinenti vegetabili apparteiigono le sostaiize agre, alcuue delle quali soiio mi prodotto della cliimica, altre del processo vegetativo delle piante. Tra le prime s' aiuioverano le diverse specie di aceto, c!ie haiiiio origiiie da un processo chimico di cui soao su3cetti))ili alcune sostaiize , e che dicesi fermentazioUe acida. L"" autore dopo aver espostl i feuomeai die qaesta €1 ofFre , e le cause die possono influire sul siio mag- giore e piii pronto sviluppo, descrive i metodi usati onde procurarci 1' aceto col vino delle uve , colle mele, coUe ciliege ed altre niaterie vegetabili i indi finisce coll' ad- ditar le cautele per la j>reparazioiie dell' ossicitrico e dell' agresto. I condimenti presi dal regno animale sono distribuiti in tre ordini. Al i.° spetta.ie le sostanze dolci, il miele cioe e lo zncdiero del latte. 11 sig. Ginlj ci addita il mode di cavnre i favi dall'alveArei di separare da essi il miele; poscia di re.iderlo aiidie un succedaneo alio zucchero col privarlo del suo ingrato sapore aromatico. Riferisce adunque i metodi a tale scopo proposti dal sig. Cavezzali e da altri ; e in fine la maniera con cui gli Svizzeri estraggouo lo ziiccliero dal latte. — Al se- coudo ordiiie apparteugono le sostanze untuose , cioe il grasso di majale e il burro. Tutti conoscono la pratica seguita per ottenere questi due corpi , e qiiindi ci dispen- siamo dal favellanic. Aggiu.igeremo pinttosto, come il sig. 356 conso di chimica. ic^onomicv Giulj e viesc'ito a togliere la ranc'ulita al priiiio f,icenc1olo disfare sino al gratlo ilell" ebiiUizioiie , e gettaadov 1 deiitro alcune fotte tVi pane, che in Ijieve si caibor.izznvano : levato allora il giMsso dalP azioiie del caloiico , ed estratio il pane, si e rinvenut.o perfettainente corretto. Saggi egualmeute sono i di Ini precetti per la conservaztone del burro. — II 3.° ordine comprende le sostanze agre, I'aceto ottenuto dal latte , e quello otteniito dal micle, ie cvii preparazioni non sono dalTautore o])hliate. Tutto cio die mette in rapporto la chimica col vestia- rio , e soggetto della sesta sezione. Incomiiicia egli dalle Tarie preparazioni di cm abbisogaano il lino e la caiiapa per separarle dal tiglio coUe macchine . coUa macerazione neir acqua sempHce , o mediante T aggiuata del sapone , e i'azioae del calorico ; per acqulstare Tappirenza del cotone, se sieuo trattati col murio , oppure cogli alcali ed il sapone; finalmeiite ci addita il metodo di levare il crudo al filo. Segue quindi ad indicarci i mezzi prepa- ratory oiide disporre la seta all' uso di vestiario mediante la scrurliiurn della medesima si bianca che gialla , messa a bollire nella soluzione acquosa di sapone , od esposta all'azioae del vapore dell'acqna bollente : ne istruisce sul modo di togliere alia lana I' unto per mezzo dclTorina ammoniacale, ossia piurefatta , uuita a quattro parti d' acqua, od anche per questa sola. Passa in seguito a parlare dei metodi praticati per ridonar la uettezza alle vesti e loro ornamenti , quali sono le materie d' ore e d'argento, i tessuti d'amianto: ci descrive le chlnuche preparazijni , che si usano o sole o pi-omiscuamente per pulire gli oggetti di -vestiario , come sono i saponi, le soluzioni acquose degli alcali , il murio ecc. :, ci guida a conoscere i modi d' imbiancamento e di pnlimento dei medesi.ni per la soluzione di sapone, per I'operazione del bucato , coll' acqua alcalizzata e saponosa, col murio, trattando queste moltiplici cose con bell' ordine e singo- lare cliiarezza ; e ognor distioguendosi profondo conosci- tore della chimica , non che animir.abile pel suo buon gusto nella scelta dell' erudizione. Ne men preglati sono i di lui insegnamenti onde preservare i pannllani, le pel- licce , i tessuti di seta dal guasto che possono .nrrecarvi jFinsetri:, o per distruggere questi importuni ospiti quando di gia uel vestiario, nelle stauze , nelle suppellettili do- Kiestiche annidano. Ci mostra in seguito I'importante DI GTUSEPPE GIULJ. SS/ vantagglo che dalla scienza chimica noi posslam trarre , applicaadone i priacipj all' arte di levare le niacchie; e trattando quiiidi di proposito , ne istruisce a togliere i.° quelle prodotte dalle sostanze iintuose , come soiio la cera , Tolio^ 11 sego j 2/ le arrecate dalle sostanze resinose, qiial e la pece navale,- 3.' le macchie lasciate dalla rugg'ae, dal ferro , dalT iiichiostro , dal faiigo , dagU acldi, dagli alcali , dal sudore , o dipendeiiti da piii cause a un tempo cospiraiiti. In line vengono pur ricordati i raetodi piu sicuri , non che i piii semplici di restituire il lucido ai tessuti di lana e di seta, al!e scarpe ed agli stivali. Sezioae settima. Dt'q/j ornaincnd dclle case. I luini della chimica, dice 1' autore , son necessarj a rischiarare varj pracessi •, i quali si ricliiedono pi^r rendere la bellezza na- turale o artefattn ad alcuni ornati , come pure per applicare ad essi dei colori ed nitre materie , indipendentemente dnlla pittura, 0 d'operare la restaurazione di molte tra qucste decorazioni. Diniostrata cosi la connessioae die ha la chimica cogli ornameuti delle case , egli distrihuisce le materie che vi Iianao rapporto nella seguente maiiiera. Incomincia dalle vernici trasparenti senza colore, e tali sono le veniici alcooliche . le fatte a olio volatile, a et(M-e , a olio fisso: coll' agigiunta di varie sostanze a que- sti tre ultimi generi si ottengono le vernici colorate : le opache risultmo dalla soluzione di certe sostanze minerali nei tre ultimi dissolveuti or ora accennati. Le prime ser- vono a rendere permanente la bellezza naturale o arte- fatta dei mobili , meatre le colorite si trasparenti che opache vengono usate ad arricchire quelle materie cuL la natura non e stata proJiga di doti naturali clie le possano fir distiaguere. — II terzo capitolo e consacrato alP indicazioiie tli quelle sostanze, che valgono a salvare dall' azioue delT aria e degU aitri agenti alcuni mobili » e tutto quello che serve alia bellezza ed alia sicurezza delle case. Le vernici , delle .^uali V autore ha fatto cono- scere la fabbricazione e l' uso riel precedente capitolo , stase in forma d' intonaco su diverse materie possono certnmente impedire il contatto di varie cause dannose, e quindi servono ad un tempo alia loro conservazione e di ornamento. Ma i quadri di valore ed i nietalli che si vogliono 2i\arentlre dalP aria e dall' umidita, esigono la coiiiposizioue e I'uso di certe vernici pnrticolari che 358 COESO DI CHIMIC\ ECONOMICS egli a tal uopo qnl imprendc a descvivere ^ dopo di chc insegna pure la fabliriczione di quelle da im])iegarsi per riparare i legnami dall' azione dei sopraddetti agenti , e il feno dalla ruggine. — • Nel quarto ed ultimo capitolo si distendc a favellare sui modi di listahilire la nettezza nelle vecchie stampe di rame, addifando per esempio i processi di levare le macchie d'inchiostro , I'oscui'ita occasionata dnl fumo ed akre lordure od alterazioni col- I'azione del murio liquido, deirossimuriatu di calce , dell'acqua sola ecc. Segue poscia ad istruirci sui modi di ravvivare i colori nei quadri divenuti neri , o mac- chiati di bianco : di ristaurare gli specchi , tanto rlguardo al pulimento della lore superficie lucida inedinnte una spugna imbevuta nell' alcool , come all' applicazione del- r amalgama mancante nella parte opposta ; e di lavare le dorature delle coniici a mordente a olio per mezzo della potassa , e quelle a bolo faceudo passare una iiiat)o d' alcool sui luoghi lordi soltanto. Sezione ottava. Dei inezzi per mnntenere la pulizia della persona. L'autore adduce i modi piu semplici e piii con- venevoli di preparare le acque distillate aromatiche , le acque spiritose , e gli aceti aroniatici. clie , allungati col- I'acqua comune , d'ordinaiio s'impiegano per lavare varie paili del corpo. — Indi ne istruisce sui mezzi che la pratica ha confermati utili per mantenere la nettezza dei denti. E di proposito scendc ad indagare la causa che prossimamente da origin e al tartaro coprente la parte in ispecie piu hassa dei deati in parecchl soggetti , e ]ilnt- tosto che rimnosceilo un costante prodotto della saliva, ama megllo derivarlo da una secrezione morbosa di essa, o da una disposizione dei denti non sani ad attrarre r ossifosfato calcareo che si trova nella medesima. Cio posto, si occupa in descriverci i metodi di comporre le polveri dentifricie , I'aceto per i denti antiscorhutico, e c|uello di Moreloti gli elettuarj ed i liquori di diverso nome impiegnti tutti a conservare i denti, e a dare un buon odore alia bocca. — Tratta poscia del harhisccio : e allora ci mctte sott' occhio le regnle per conservare e distinguere i rasoj adattati alle diverse qualita di barbe, iion che il modo di formare i varj saponi odoriferi per le saponate , e la preparazione d' una pasta che fa cadere la barba senza raderla. ISe passa sotto silenzio le polve- ri , le j^oniate ? jli olj arotnatici chc si adoprano per la DI GIUSEPPE GIULJ. 869 nettezza e coiiservazioue dei capelli; come altresi le pre- parazioai chimiche atte a dar loro colori diversi. — Indica poscla i cosinetici che godono creJito di conservare e restaurar la bellezza. Alcuai di questi valgoao a togliere le macchie dalla pelle ; altri a coiiservarne la morbidezza, e ad impeTuttavia non possiawio nascondere die alcune inavvertenze gi-ammaticali sfuggite dalla penna delP autorc deturpano quell' opei-a inedesiina da noi teste encoiniatn ; e che bene scarsa diligenza fu posta in cor- reggerne gli sbagli di stampa, diiuentico ei foise die il tempo viene in c 6 assai meglio impiegato die non nel raccozzare poscia una lunga fdza di errori e correzioni da agggiungersi alia fine deil* opera. 36i Memorie ddla R. Accademia delle scienze di Torino. Tom. XXIV. — Torino, 1820, Stamperia Reale. A, BEIAMO ill altro ardcolo fatto cenno di alcune Memo- rie appartenenti alle scienze morali , storiche e filologi- che f, paileremo 01a di alcune di quelle della classe delle scienze fisiclie , riincttendo ad altro articolo la notizia delle mediclie e delle inatematiche. Una inemoria presentasi del sig. Stefano Borson su al- cune mascelle ed alcuni denti di Mastodonte , detto Mam- mouth , trovate fossili in Pienionte. Comincia questa da una leggiera inesattezza , notandosi die da quasi 100 anni si scopvirono quelle prime ossa fossili , mentre gia da piu secoli conoscevansi , e dalla ignoranza o dalla credulita attribiiite erano a diversi animali , trovando- sene fatta nienzione gia da piii di due secoli da Acosta e Diaz , ed anclie da Olao Worinio , e nei cataloglii del niusei piu anticlii. E bensi vero che da meno di un se- colo in qua , e forse da meno di mezzo secolo , si sono i naturalisti applicati di proposito coi lumi dell' anatomia comparata ad indagare la natura dell' animale , al quale possono ragionevohnente assegnarsi quelle ossa. Vero e pure, che assai couiuni tra queste ossa sono le mandi- liolari j ma questo uoii esclude, che moke di quelle ossa mostruose che trovansi non di rado entro la terra sepolte , e die sono state alcuna volta nominate ossa di giganti , non possano forse ascriversi a quella specie medesinia. La notizia data nelle transazioni filosofiche di Londra dcU' anno 1712 non puo riauardarsi se non come una seniplice congettura , fondata suUa cognizione c'le si aveva da prima di quelle ossa , ma non come una ricerca fisiologica della specie, alia quale quelle ossa potossero appartenere. L' autore tesse la storia delle opinioni o piuttosto delle nberrazioni dcilo spirito umano intorno a quelle spoglie mostruose. In America , dove se ne scoprirono presso il linme di Hudson nelT anno 170S , suUe rive dell' Ohio nel 1763, forse posteriormente snlla Tenesia presso i monti Ailegaays 5 e piu rec-'Ji^temunte ancora nell' ottobre 362 MEWORrE DEri/ 4r.C\nEMt\ deir anno i8o5 a WiUiainbuigo nella Virginia; ed in Europa , dove quelle cssa furono alcuna volta portate o anche trovate , furono esse riguardate da alcuni come masrelle e dentl di elefaiite ; da altri in parte attribuite all' ippopotamo , e da Buffon ritenute come indizio di una antica specie , forse la prima e la piu grande di tutti gli animali terrestri , die iion aveva sussistito se non negU anticlii tempi ed ai nostri aveva trasmesse solo le spo- glie. L' Hunter aveva confuso il Mammouth della Siberia coll' animate , deir Ohio, ed il solo Cwier ha tentato di abolive nella sua nomenclatuia zoologica il nome di Mam- mouth, assegnando le ossa siberiane al genere Elefante , e proponendo che Mastodonte si nominasse rauimale fos- sile dell' America , prendendo quel nome dalla forma dei denti protuberanti nella loro superficie in forma di matn- melle. Due scheletri nc furono formati nelT anno looi, con che si pose in cbiaro presso che tutta la osteologia del ]\Iastodonte. Avvi alcuna simiglianza di questo sche- letro coir elefantin® ; ma 1' animrtle dell' Ohio sembra un po' piii lungo , e le proporzioni di esso seinbrano piit grossolane. Sebbene si sieno sparse favole intorno alia mostruosa sua grandezza, semlira che non dovesse oltre- passare I' altezza di dorlici piedi , mentre gli elefanti giusi- gono fino a quindici ed a sedici. Nel cranio si sono tro- vati gli alveoli, nei quali si suppone che impiantate fos- sero le znnne , o come i Francesi dicono defenses, a foggia tielle elefantine. Si e quindi venuto a supporre , che provveduto fosse esso pure di una tromba per rac- cogliere suUa terra i suoi alimenti , giacche il peso della sua testa e 1' altezza delle sue gambe gli avrebbero im- pediio di nutrirsi in altro niodo. II sig. Cuvier ha quindi formato cinque specie, la prima delle quali sarebbe il grnnde Mnstodonte dell' Ohio , la seconda quello trovato a Simorre nel dipartimento del Gers , la terza il Masto- donte picciolo , la quarta quello delle Cordiliere con denti quadrati, la quinta finalmente quella del Mastodonte del sig. Huinholdt , il quale e il piu piccolo di tutti, L' autore della memoria presenta la figura di due denti simili a quelll trovati a Simorre nel luogo medesimo ove Rcnwnur scopi i le turchosi nell' anno lyiS-, descrive quindi i principali caratterl che quelle specie distinguo- no. Sono que' denti molari appartenenti alia mascella inferiore i i 9oni delle lo;o coroue hanno solchi p'U o DI TORINO. 363 meno j.rofonili, e alcuna volta fiaiscono in varie punte ac- compagnate da altie plu piccole sui lati o anclie negli interv.illi. Espone pure V autore le esatte dimensioni di quelle ossa. Nella loro iVattura sono queste penetrate da nn osstdo di feiTo , ed aache da una terra ocracea giallastra , il die altro non prova se non il loro lungo soggiorno entro la terra. Qiiesti trovatl furono nella pro- vincia d^Asti, senza che si possa indicare il luogo pre- cise del loro ritrovainento. Altri due denti molari della stessa specie sono stati trovati a Castelnovo-Cnlcea nella provincia niedesima, raa iion gia di quelli colti nei monti dell' Italia sui qup.li il botanico svedese baso la stessa di lui frase diagnostica o descrittiva. 56() Analisi di alcuni esperimenti fntti pubblicamente in Hegsio ll di 4 agosto 1820 sulV azione deW acqna CQohata di lauro-ceraso e del tartaro emetico. Nos qui seqaimar probaSllin , nee ultra id quotl vei'isimile occurrcrit pro^redi pos— sumus , et refellere sine pertinacia , ct refclli sine iracundia pariti snnius. Cic. T ' 1 J azione dell' acqua coobata di lauro-ceraso e quella del tartaro stibiato formano oggi tal argomento di medi- che controvei-sie , clie a ragione si potrebbe ripetere col filosofo : hisre lemporlhus quam difficiliter constat quid cre- dendiun, cui credendum, qua demuni via progredirndwu. Che se i celebri Madeii , Nikols , Mead, Mortimer, Fontaua , i seguaci di Brown, e qiielli del controstimolo attribuirono all' acqua distillata di lauro-ceraso poteri tanto diversi quanto lo fnroii gli estremi delle teoricbe d' al- cuni di essi accarezzate , noii si trovarono certamente piii d' accordo nello stabilire V azione del tartaro emetico i chiarissimi Witting, Huxam , Angelo Sala , Stholl , Gaus- land, Monro e Baker. Animati dalP amore della A^erita tentarono in questi ultimi tempi nuove indagini sull' argomento in qitistioae Stellati di Napoli , Sobrero di Torino, Bergonzi di Reg- gio per mezzo di esperimenti or piu or meno pubblica- mente eseguiti , in cento modi variati, e con esiti prcsso a poco unifonni. Stettero in favore di essi Sementini , Guani , Colla , Rubini , Spallanzani , Bufalini ed alcuni altri non meno illustri , die alle risultanze dai medesinii ottenute sottoscrivendo , nei loro ponsameati intorno a questo pnnto paljblicamente convennero. L' acqua di Innro-ceraso , secondo il parere di questi , spiega suIla fihra organizzata vivente itu' azione conira- riante quella del tartaro emetico , e talmente contrariante che il poterc dinamico di quest' ultima sostanza puo, se- eondo essi, non solo turbare , laa. elidere, se uoii in ^ibl. Jtal. T. XX. 24 a^e ANALItl Dl ALGtlNI ESPERIMEIMTI iutto ill parte alineiio, il potcre della prima che fosse gia ill corso , dall.i simultaiiea azioae di queste due potenze nascendo, per cosi dire, uii terzo stato, un terzo eccitaineuto die poco conservi dei proprj taiito del lauro- ceraso 5 quanto del tartaro emetico usati separatamente. 'J'alutio di essi avvezzo ad un liiignaggio quauto a mio awiso confonne alle azioni e reazioui clie nella ftsica animale hanno luogo, akrettanto iutelligihile da tutti lia creduto poter asscru-e con fondamento clie i moviuienti orgauico-vitali di fibra in fil)ra coniunicati slno all' uni- versale della macchina dall' azione siniultanea di queste due sostanze tengono in ceito modo la strada della dia- gonale di ilue foi'ze sino ad un certo segno diver:^enti, conforme in cio alia sentenza 'dcUo scozzese riformatore: stimuli CLijuslibet actionem stimulus alius illicit, ed a quella di Bondioli quando sostenne che nlcuni cost chiamati con- trostimoli sccmano ali sconctrti da nlrri controstimoli prodotti. Contro gii esporimenti dei medici da uie nominati, con- tro le loro osservazioni , e quelle de' loro fautori insor- ,sero preinurosi alcuui segnaci della teorica del controsti- inolo. Fii opinione di questi che tanto dall' azione del- i' acqua di lauro-ceraso , quanto da quella del tartaro stibiato risulti un eccitamento della ;7ie£/e5i;)za natwra , cioe di controstimolo, un eccitamento secondo il loro linguag- gio congcntre , appro vando in cio la massima dell' illu- strissimo mio maestro il sig. prof. Tommasini , die oggi tutti i rimed] d" una data azione sulle condizioni mnrbose gcnerali possnno applicarsi a tutte le malattie che ad una data classe appartengono. I dott. Comclli di Bologna tento alcuni esperimenti che verrenio esarainando a suo luogo, e dei quali faremo conoscere V assolut:L insuficienza all' appoggio di quelle tonseguenze che egli ha creduto potere dai medesirai si jrancamente dedurre. Premessi questi cenni, e ora mio intendimento il ren- der conto di pochi tentativi che una societa di quattro dotti giovani medici lia eseguiti in Reggio il di 4 agosto 1820 (i), presente coltissiino puhhiico , all' oggetto di dimostrare che 1' acqua di lauro-ceraso ed il tartaro stibiato non isviluppano akrlmenti azioni diverse sull' individuo (l) Qiie = tl furono i cliiarissinii tniei coUcsihi od nniici sjgiir>i-i dottori T'ryspero Pirondi , Gjacoblie Cevidali , Carlo Fattori e Luigi EoufiiBti. , FATTI IN RE&GIO. 87 1 al quale vengaiio contemporaneamente , od anclie suc- cessivameiite aininliiistiati , ina silihene aianifestaiio ua potere congenei'e , un' azioiie stessa di controstimolo. L' eccitameiito , secondo f ssi , nan ditlerisce nell' uu caso o nell' altro. L' azione del lauro-ceiMSo non fa die aggiugner forza all' azione del tartaro emetico e vice- versa. Qui i movimenti dalla filira concepiti agendo 1' una di queste sostanze onde pi'ocedere di pari passo , non denno in alcun modo essere tui'bati dall' aggiunta dei po- teri deU'alti-a, clie in tal caso venebije anzi ad unirsi somina a souima , eccitaniento identico ad identico ecci- tamento , il quale non potreblje nel caso ad altra al- tei'azione trovarsi soggetto , die a quclla di grado^ inai a qnella di qiudita. Tali in breve farono le massime dei sigaori esperi- mentatori. Questo solo era cio die dovea dimostrarsi col mezzo dei tentativi die vennero eseguiti , e dei quali accennero di volo le risultanze piii iateressanti, lascianda ad altri una piii matura analisi dei medesiini. Esperiinento i,° Preparati col digiuno di 24. ore diversi conigli , dei quali si fa noto il peso a misnra die si espongono al cimento, s'injetto col mezzo d' una siringa elastica nel ventricolo del priuio deU' acqua comune. Cio si fece per diniostrare die questo inetodo non po- teva in alcun modo portare allerazione negll esperimenti ned esser causa di morte. L' animale visse come dovea?, e la conseguenza die ne scende si e die Fuso della siringa non puo essere dannoso, siccome taluno ha creduto. Giudico indispensabile il iar osservare sin d' ova die i signori esperiinentatori non fecefo mai parola dell' eta deir animale , cosa interessante oltremodo essa pure onde potere regolare le dosi a norma della capaciia degl' in- dividui. L' animale puo essere pin gr.uide o piii pinguc. puo essere di maggior peso ancbe in eta minore di un altro, senza die per questo possa aversi ragione da ripu- tarlo piu tollerante. Ond' e die il peso solo non e mai «tato il misuratore della renzione vitale , siccome con- vcngo die 110:1 puo esserlo 1' etii sjla, la qnale tuttavia in parita di ciixostanze puo dare un criterio meglio fon- dato per fissare piu convenioiitemente le dosi da doversi amministrare. Tutti gli altri speiimeatatori valutarono eommamente questo dato , il quale non doveva sfuggire S/a analtsi di alcuni espeuimenti alia saggia avvedutezza di clu pubblicamente tentava git esperiineiiti cli' io esamino . . . Esperimento 2.° Si diede al secoiido un' oncia di acqaa- vite coniune anisata. Qiiesto couiglio dopo quattr' ore , e 55 nilnuti conservando tattavia uua languida vita, si fece perire violeiitemeiite. II cadavere fu serbato all' oggetto <)i confrontar poL lo stato delle viscere di esso gia morto , o quasi morto sotto di iino stimolo collo stato di qnelli che doveaii perire sotto F uso dei due eroici controstimo- .lanti. Ne vedremo a suo luogo le differenze. Nel primo dovremo aspettavci rossore , injezioni , versamenti , tur- gore, durezze , flogosi. NegU altri al contrario pallore , avvizzimenti , rilassainenti , flicidezze ecc. , le tracce in una pirola dell" azioiie dei controsliainU. Esperiinento 3." Col terzo finahnente liaano principia gli esperiineiiti che si desiderano. S'iajettano col metodo di sopra acceauato della siringa introdotta siiio alio sto- maoo So gocce di acqua coobata di lanro-ceraso uaite a piii di niozz' oncia di acqua pura dlstiUata. L animale inuore dopo trenta minuti priini con tutto ^uelU apparato di sintomi e con tutte quelle forme morbose the so^Uowj coinpavtire sotto V uso di questa sostanza , che sono tutti prnprj di essa sola, e che non ponno mai con- fondcrsi con quelli che sop:liono comparire sotto l' uso del tnrtaro emetico , o sotto qualunque dose di preparazioni arif timomali. L' azione dell' acqua di lauro-ceraso per natura som- mamente diftusibile quando e conceutrata, venue in que- sto caso temperata, indebolita dalla miscela fattane nel- r acqua comune ?, ne fia percio maraviglia se la vita del paziente fu protratta slno ai 3o minuti. Data isolatamente, avrebbe avuto un potere di gran luiiga piii rapido. E giova avvertire in questo luogo che 1' uso della si- ringa rendeva indispensaliile 1" unire al lauro-ceraso quan- tita non niccola di acqua per facilitare la discesa di essa al ventricolo senza che una dose considerevole , e diffi- cilmente calcolablle del veleao rimanesse attaccafa al pa- rete interno dello scliizzetto e del tubo , portando co» cio anouialia sonima in tutti gli esperimenti , inconve- nienie che si evita col metodo del cucchiajo ( operando con destrezza ) senza che si perda la piii leggiera fra- zion di veleno. FATTI IN REGGIO. $7i Premesso questo, e forza dedurne dall' esperiinento ac- ©euaato che,avendo dovuto T aiiimale soccumbere in 3o ininuli sotto So gocce di acqua di lauio-ceraso, ad onta che queste fossero diluite in aiolt' acqua , la dose di que- sta sostanza doveva api>unto riguardarsi sufficieute a pro- diirre la inorte ai conigU da cimenlarsi ( le circostanze riiiianendo le stesse ) » e che verosiiniliueute una dose maggiore avrel)be potato indurre il sospetto di azioae sovercliia in confronto dell' eccitamento di cui erasi coa tale mezzo in certo uiodo misurato il grado e la tolleranza, Questo esperiinento frattanto dovea scrvire di norma in animali della specie raedesima, ed a condizioui press* a poco uguali. Esperimento 4.° Col quarto tentativo venue dimostrato die trentasei grani di tartaro emetico ( dose massima per verita ove questo si supponga attivo, siccome mas- sima e quella dell' acqaa di lauro-ceraso ) erano siiffi- cienti a far perire un altro coniglio in 2 ore e 29 minuti. Le conseguenze ciie denno dedursi sono le poche,uia le stesse che ablnamo dedotte dall' antecedente esperi- mento normale eseguito col lauro-ceraso. Ambedue do- veano servire di regola negli altri esperimenti di con- fronto che trattavasi di eseguire. Qneste dosi micidiaii, che gia le cento volte saranno state fissate in privato, sono ora staljilite ancbe in pubblico : veniamo ai confront!. Esperimento 5." Fa scelto un coniglio ripiiiato eguale ai due priini , e dico eguale od alraeno tcllerante egual- mente , poiche le dosi colle quali venne dagli avveduti esperimentatori ciurmat© furono precisamente le stesse die valsero a far perire il 3." ed il 4.° Se I' acqua di lauro-ceraso ed il tartaro emetico avessero esercitato quel potere dinamico che gia sup- ponevasi della stessa natura, e che per tale venne an- nunziato nel discorso preliminare , era questo a dii" ver» il momento in cui il fatto dovea parlar cou chiarezza ai seasi di uno scelto consesso di dotti. L' esperimento eseguito nel modo che segue dovea essere un esperimento veramente decisivo ^ la qnistione doveva essere sciolta col mezzo delV experiinentum crucis. S' in)ettarono coa diligenza entro lo stomaco 5o gocce di queir acqua coobata di lauro-cerasO, che era stata usata antecedenteuieBte m'lSii a 36 jrani del consuete tartar* Sineiico. 374 ANAI.ISI DI ALCUNI ESPERIMENTI Prentlendo norma, com' e dovere, dagli esppvimenti 3." e 4.°, qnando nnn avesse Inogo un acciJentale aiio- iiialia, I'animale avrel)lje dovuto perire in uiio spazio di tempo molto miuore di quello avrebbe fatio colla sola actpia coobnta di lauro-ceraso. la questo alT azione gia iiiicidiale delle 5o gocce di lauro-ccraso veniva aggiunta r azione per se mortit'era essa pure del 3^ grani di tar- taro stiliiato, e la somma di cjuesti poteri esseiido dop- pia» Taniiuale avieblic dovuto riniaaer privo di vita, come ogiiiin vede , iion piu nei 3o minuti ( ved. 3.° esp. ) , Hia in uno spazio di gran lunga minore. Quest' individuo al contrario visse cinque ore e 16 miniiti primi. Duncjae il coniglio che dovea perire in 3o minnti solo pel lauro-cevaso , e pel ben ovvio argomento rt mmori ad miijus pel tartaro emetico aggiunto in nn tempo di gran lunga minore, essendo al contrario vissuto per uno spazio almeno almeno 12 volte maggioie , fece conoscere abba- stanza cliiaramente che le due sostanze ainministrate non operarono di concerto snlia vita deir individuo al quale veauero conteuiporaneaniente applicate, che la loro azione non fu identica, non fa congenere, non fu della natura stessa siccome si era annunziato. II potere dinamico deir una f"n atto al contrario, se non a restituire la salute ( intorno a che parleiemo a suo luogo ), elidendo in tutto I'azione deil'altra fu atto, dissi, almeno a prolungare la vita 12 volte al di la del tempo stesso in cni una sola di queste ( il lauro-ceraso) era stata provata mortilera. Dunque i due agenti in quistio/Se, anziche cospirare in questo esperiinento crucis al punto stesso ad una piu sollecita estinzion della vita, appalesarono all' opposto un non so che di diverso o di contrario nell' arcana loro maniera di operare suU' animale economia. Quod autpm, direbbe Platoue , prcetrr naturam coactum est, secundum nntnram renintur , seque revocat in contrarium. E si noti qui di trapasso die I'azioae del lauro-ceraso essendo per natura snmmamente diffusibile , non puo aver ntantenuto in corso ]jer tutto questo tempo il proprio potere, il quale o fa perire in breve, ove la dose il richiegga , o in breve tempo svanisce , e che in conse- guenza il taimro emetico solo puo essere stato 1' agente the pel di ywx li forza avuta sul latiro-ceraso abbia con- «iotto a moiLe i' animale dcU' esperimeuto. jNon abbiamo FVTTI IN RKGOTO. SjS alcun esemplo clie tnl dose di lauro-ceraso (}Mo isolata- nieiite potrsse niantenei-e un' azione alsbastanza energica per uno spn/.io di 5 ore e i6 luinuti. Ed air appoggio di quesia conghiettura si raminenti clie ill oa;iii esperiiueiito i coni^li enti'o i quali veniva injet- tata la mis :ela dei due sopposti controstimoli tiovavansi da priiicipio si gra^'eiiumte atFetti da far credere clie la lor luorte sarebbe in pochi istatiti avvenuta v trista con- n altro coniglio, di cni seini^re s'ingnora Tela, le solite 5o gocee di acqua di laiiro-ceraso. Se appenadopo, oppiire ccntemporanea- niente fo?sero stati dati i 36 graui di tariaro stilTiato, coaie nel caso antecedeiue ^ Taiialogia ci coiidurreblie a credere die T animale avesse potato vivere piu liinga- nienie. Ma qnesto noii si fece. Si credette di scegliei'e U!i nietodo piii sicnro per ottenere cio che erasi invano desiderato nell' altro tentative, ue T aspettazione poteva essere certamente delusa. Si voile indngiare fino a tanto die le So goece di acqua di lanro-ceraso avessero gia sviluppata gran parte della loro azione suU'animale che stava al ciiiicnto , che in conseguenza la vita di quest' individuo ven'sse niinac- ciata i qnindi s''injettarono nel di lui stomaco j consueti 36 grani di tartaro antimonlato , e tutti in una sol volta. Per quaiito lenace esser possa della vita questa specie di animali, e lecito tuttavia sospettare che ridotta la ti- bra sotto T azione gia difl'nsa e stabilitasl delle 5o goc- ee di acqua di lauro-ceraso a tal |>unto di poca sensi- iiilita (siccome addiviene ) da liseatire ditticilnier.te ii poteie gia assai piu tardo pei' natura del tartaro stlbiato, non siasi piii trovata in grado di veagire all' azione di esso, e di destarsi a qnella catenazlone di organici mo- vimenti che soli avrebbero in qnesto caso fatta tacere o sccmata o tnrliata la prepotente azione delF acqua di lauro-ceraso, la quale Aieppiii rapidaiiicnte doveva tende- re , siccome e chiaro , a condurre a"li estiemi il paziente. 37e aspettato, non solamente iia lasciata la consueta }>rov'a palmare d' una diversa nianiera d' azione nei due eroici medicamenti in quistione, ma dei dubbj eziandio i pill fondati che esso abbia dovuto perire non gia sotto il potere del lauro-ceraso, ciie, come ho detto altra volta, non poteva neppure a quest' ora essere in corso almeno in grado suilicienie ; ma sibbene sotto quello della dose di tartaro emetico, che, dopo aver superato il lauro-ce- raso , potesse tuitavia mantenere la sua azione sulla libra gia oppressa deli' animale cimentato. Vedremo quanto le autopsie dinno nej'bo a quests nostra conghiettura. Esperimento 8." Altve So 2;occe di acqua di lauro-ceraso si mescolaronn nell'ottavo sperimento a 36 grani di tar- taro emetico, e si trasmisero al veutricolo di un coniglio PATTI IN BEGGIO. S/f La morte che per le ragioni acceiinate doveva almeno son essere protratta al di la clei 3o nilauti persistendo la stessa iinmutabile cagione, avvenae al contraiio oltre le due ore e minuti 46, vale a dire cinque o sei volte piu tardi. Le conseguenze ■soao le stesse che abljiaino dedotte dagli altri esperiiiienti analizzati. Ond' e che le prove sin qui staiino in favore di una dwrsita o contrarittii d'azione negli agenti chiamati a disamina , qualunque sia poi r esito che possa col tempo avere il tentative in- trapreso. Esperimento 9.* Due ore e minuti 55, vale a dire circa 6 volte di pill che forse non dovea, visse T animate che nel nono esperimento venne clurmato siccome negli altri con So di lauro-ceraso e 36 di tartaro emetico. E inutile cli' io ripeta cio che ho detto e ripetuto ab- bastanza difFusaniente. I fatti parlano chiaro ; le conse- guenze scendono spontanee i la massima di chi esperi- menta vacilla , le rlsultanze stanno a danno di essa. Esperimento 10." Si tenta un grave colpo nel decimo esperimento. Non sono piii le dosi mortifere delle 5o gocce di lauro-ceraso, e dei 36 di tartaro emetico che si vogliono adoperare. Dalle 5o si va d'un pas?o solo alle 60 e dai 36 ai 40. II piccolo vivente muore in 18 minuti. Per qnantto diverse possano essere le azioni che si sup- pongano avere il lauro-ceraso ed il tartaro emetico , ronvengono nondimeno altri esperimentatori che appli- cate queste coiitemporaneamente alia libra , non ne risulti gla nel paziente un terzo stato che sia quello della salute, Esso al contrario venne sempre riguardato non senza ra- gione come uao stato di violenza, come uno stato vero di malattia, stato anch' esso atto per se a coudurre I'animale cimentato spesso a qualche pericolo , e non di raro alia morte. Preinesso questo , se ad un animale piccolo com'e il couiglio vol amministrerete le So di lauro-ceraso, i 36 di tartaro emetico, per non dire, come nel caso presente le 60 della prima coi 40 del secondo, e questi in una sol i^olta, il che vuol dire scnza riguardo al grado di rea-f zione delF individiio indubitatamente inferiore a tal dose, e senza procedere passo passo a norma delle condizioni ,e delle opportHoitU , aessuna inaravlglia certaiaent^ se 378 ANALISI T)T ALCUNI KSPEKIMENTl voi vetlcete perire il coniglio in breve tempo aiiclie in questo stat.o cli mezzo, e se ne vedrete perire qiiaiiti piacera inai agli espenmentatorl di far cader vittiiue uel- 1' arte dinicilissima ed ardua dello speriiiicntar rett.mieute. Oml'e clie cade in accoucio il dire in questo esperniieiito die gli animal! i quali sono periti chi in 5 ore e mc./ii, chi in 4, in 3 od iu 2, vivrel)bero forse tuttora cimenu\ti con maggiore avvedutezza. Agevol cosa sperimentnndo , dice il dottissimo Redi , e l' uccidere degli animali , dif- ficile sommauiente il salvarli. Clie se dalle persone die leggi conoscono ddla fisica animate si ponesse per avventara in dubliio questo ra- ziocinio die sembrami il piii spontaneo , vorrei invitarli con esenipj assai facili e comuui , a portata anclie dei non medici, a bilanciare le mie ragioni. Suppongasi clie uu medico esperto venga invltato nel secondo giorno di malattia , o nel prima (innanzi insomnia die siansi stabiliti process! organic!) ad assniiierc la cura di un infermo attaccato da gravissima infiammazione a! polmoni. Calcolnte ben bene da esso tutie le circostaaze die possnno essere concorse a predisporre , a s\':ln[)pare , a far crescere la malattia ^ misurato il piii esattamente possibile il grado e 1" intensita della medesima, suppon- gasi die , secondo i snoi cnlcoll , ]>ossano nel corso di essa occorrere a c^igion d'esempio la emission! di sangue ciascuna di libbra. Taccio della lunga serie degli aitri del)ilitanti , che egli potesse credere di dover ainmini- strare in tutto il corso d! qnesto processo niorboso. E crederebbesi ma! da no! che V esperto medico po- tesse' indursi ragioiievolinente a trasmettere con una sola pozione , in una sola volta, alio stomaco del suo infermo quella serie di medicamenti die egli potesse aver calco- lato essergli necessarj per tutta la malattia, cavando nel tempo stesso le 12 libbre di sangue stabilite da esso probabilniente necessarie in tutto il corso della medesima? Dicasi lo stesso di un altro che morsicato dalla vi- pera o dal cane rabbioso si volcsse fjr guarire nel primo caso con quelle due o tre once cH ammoniaca date in una volta sola che potessero forse , secondo V illustre Mangili, convenire per tutto quel tempo in cui si man- tenesse I' azione del veleno viperino , o nel secondo con quella meziz.' oncia di atropobelladoiina che potesse FATTt IN REGGIO. 370 fiputnrsi , credentlo nl barooe tracce tanto diverse da cpielle die del lauro-ceraso, quanto diversi si riscontrarono slntomi, apparenzc e forme mor- bose corapagne degli estremi momenti di vita negli ani- niali diveisamente trattati. Che se tali furono i segni die delF azione si rinven- nero dei due nomiuati controstimoli sulla fibra organize zata vivente . quale contrapposto potreino noi fare di essi a quelli die lascian gli stimoli , siccome era stato supposto , e qual criterio trarremo mai da essi per giu- dicare con fondanieiito dcUa tauto celebrata opposita ma- niera d' azione fra stimolo e controstimolo , non die del- r identica maniera di operare fra controstimolo e con- trostimolo? Anclie gli altri coaigU ucclsi col lauro-ceraso preso iso- latamente presentarono non meno del terzo 1' iagorgo di colore scarlatto vivo all' organo respiratorio , I'injezione ed il turgore marcatissimo al cuore col rossore teste no- minato all' intima menibrana del ventricolo, pero senza abrasione di quella spalmatura mucosa somniamente lesa sotto r azione del tartaro emetico. Quelli periti con esso presentarono costantemente il color i-oseo al polmone tendente in qaaldie mode al gial- lastro, r idrope grave al pericardio , unitamente a quella sostaoza di natura albuminosa die abbiaino notata di so- pra. La tonaca interna del ventricolo si rinvenne mal &empre rossa di rossore fosco , quasi erisipelatoso , con abrasione costante della sp.ihnatnra mucosa destiaata a difeudere la delicata luembrana ni-lesima. P\TTI m REGCIO. 385 Tutti gli altri poi alia miscela sottoposti delle due inici- diali soscaoze present I'oao quel segui iiiedj , die, corn* in paitealle tracce dal lauro-ceraso segnate^ casi a quelle in parte del tariaro enietico parteciparono , seljbene cia- scuna in grado alquaato minore. I nieglio veggeuti che assistevano al tentativi seppero a colpo d' occlno distiu- gnere i visceri di cjnesti coiiigU. Piii dt quelle del lauro- ceraso si riscontraroiio senipre inarcate le tracce del tar- taro emetico, e queste piu delle altre si riconolibero sempre si gravi da coufermare nell' idea annunziata gia piu "olte clie la superstite azione del luedesiuio possa per se sola essere stata causa di morte. Giammai si trovo niancante in essi 1' idrope del peri- cardio , ne il rossore eris.pelatoso alio stomaco, ne una certa injezione al polmoue , ne la sodezza di cuore, o le parziali distruzioiii del iiiuco che investe la superficie in- teriore dello stomaco. Sin qui degli sperimenti , e dei cadaveri che ne fu- ron le vittime. Preniesse le poche considerazioni da noi fatte, lestano per ultimo a richiamarsi alia mente le cose seguenti sic- come indispensabili all' uopo. Si annuazio solennemente nel discorso preliminare dai signori sperimentatori, die T acqua di lauro-ceraso ed il tartaro stibiato agiscono %i pari azione , di azione con- genere , di azione insomma die non conosce differenza die nel grado. Si annunzio che i loro eiTetti qualificano nelle antopsle la loro azione controstimolante ; a provar questo si sagrifi- c6 tin coniglio coll' acquavite onde servisse di confronto. Al contrario gU esperlmenti da noi e^aminati mettono in pieno meriggio che le tracce mortali lasCiate dai pre- tesi coatrostimoli combinano a un di presso con quelle emergenti dallo stimolo, cio che prova Topposto di quanto era stato anaunziato. L' altra proposizione , che dtSveva essere matematlca- mente provata dai fatti per sostenere il proprio assunto, si e fuori di duljbio la raddoppiata forza dei due ve- leni rluniti , e la morte accelerata. I tentativi fatti su i conigli a questo proposito liauuo dimostrato chiaramente che i due veleni riuniti prolun- gavano piu o ineno la vita agli aniruali , cio die prova Bibl. Ital. T. XX. 25 386 AN\LISI DI ALCUNI ESPERIiMENTI CCC. tutto Topposto di cio die venae pubblicauiente annun- ziato Dvinqne . . . Duuque si e ilato un saggio di esperimenti nei cjualL due A^elcui ad alte dosi ammiiiistrati liaiuio arauiazzati dci coiiigli. MeiK) rigoiosi no'i di quelle siano stati alcuui de' piii saggi Jiostri coUcghi nel conchiudere clie gli argomenti, le supposizioni , i fatd, le prove addotte dai signori esperimentatori per diaiostraie le loro asseizioni , servir debbaiio d' arnie e di prove per sostenere la coutraria opiaione , direino invece coUa prudenza nella fisica ani- niale ricliicsta: Malta videntur et non sunt; multa sunt et non videntur : caute igitur decidamus tuin maxiine cum de istis minutiis sermo est. G. B. 387 APPENDICE. PARTE I. SCIENZE , LETTERE ED ARTI STRANIERE. De V economic publlque et rnrale ties Arahes et des Jiiifs , par M. L. Reynier. — Qliievra ^ 1820, tipo~ grafia Paschoud , in 8.* di pag. 544. Articolo 11^ L A seconda parte di questo volume h tutta consacrata all' e- conomia pubblica rurale degU Ebvei. Si premettono nel cap. I alcune general! considerazioni suite epoche piu remote delle lor» antichita. Qiiel popolo , non meno degli Arabi tenace delle sue abitudixii , conservo il suo culto ed i suoi costuiai in mezzo alle piu, atroci persecuzioai , conservo pure i libri , ove deposte eraao le antiche sue leggi ; ma que' libri non ci forniscono tutti i lunii che deslderare si potrebbono suUa econoniia, e sul sistema d' atriministrazione di quel popolo. L' attaccamento degli Ebrei ai loro costumi , la vita nomade dei patriarchi, la loro stessa inquietudine feconda di rivoluzioni politiche , sembrano insinuare 1' origine Araba di quel popolo; gli Ebrei si rifuggiroao nell' Egltto , ed anclie oggi giorno gli Arabi delle rive dell' Eufrate cercano sui confini dell' Egitto ua asilo, allorche si veggouo esposti a gravi pericoli. Abramo stesso gi suppone originario di Ur , clie era presso 1' Eufrate tra i de- Berti deir Ai"abia e quelU di Palmira. EgU era come gU Arabi capo religinso, militare e civile della sua famiglia , clie gover- nava senza T ajuto di leggi scritte , a norma della sola sua vo- lonta. EgU la condusse sui liniiti del deserto che separa la Siria dair Egitto, ed i dodici di lui nipoti , ai quali 'i\ Dupuis ha vo- luto assegnare un segno dello zodiaco per ciascuno , divennero capi di altrettante tj-iljii, straao rimaiiendo tuttavin come in poc9 38S ArPENDICE pill (li clue secoli una sola famiglia giugnesse al niitnero di 6o3,55o iucllvklui. L' autore e tentato di riguardare la storia di questa famiglia conservata nella Geuesi. come un episodio di quella della nazione Ebrca. Delle due opiuioni rlferire da Manelone sulT origine degli Ebrei , piu ragionevole seiubra la seconda , tolta dagU annali sacri degli Egizj , clie i ve |iastori , fatta avendo una irruzione nel basso Egitto , impadroniti si fossero di tiitto il paese llao al di la di MenG; che dominato vi avessero per alciiii tempo , durante il quale 1' antica dinastia ritirata si sarebbe nella Tebaide; che finalniente attaCcati da questa e viuri, ottenuto avessero con un trattato di uscire liberaraente dalT Egitto con tutto il loro popolo. Sarebbono questi gli Ebrei die iuvasa avrebbono la Palestina. Ma a questa opinione si oppongono le piramidi ele- vate nel territorio dei re pastori; esse non avevano nulla che fare col culto degli Ebrei , e forse quel popolo clie le innalzo , po- tr^bbe avere stabilito la teocrazia nella Palestina ; gli Ebrei avrebbono potato in tal caso far jDarte di quella invasioue , o riunirsi in quella regione sotto il dominio de' re pastori , gettan- dosi essi particolarmente sulla Palestina , mentre i re pastori diretti si sarebbono ad altre conquiste. Al ternpo di Tacito correva in Roma un opluione che gli Ebrei venissero dall' Etiopia ; nel Yemen portati si erano di fatto gli Etiopi ; ed una di queste irruzioni potrebbe essersi diretta \erso il Nord dell' Arabia e ravvicinata all' Egitto , donde cac- eiata , invasa avrebbe la Palestina. II nome di Eber ^ uno de' piu antichi tra gli Ebrei, signlfica I'uomo che viene dal di la di un fiume o di ua' acqua; si e dunque spiegato coUa venuta di alcuno dalle regloni situate all'O- riente dell' Eufrate , senza darne le prove. Le tradizioni Arabe suppongono quell' Eler iiu profeta o legislatore , \\ di cui fi- gliuolo avrebbe regnato il primo sul Yemen , e ne sarebbe uscito per recarsi nella Palestina. Ailora tutto si accomoderebbe , sup- ponendo che quell' Eher in vece di passare 1' Eufrate , passato avesse lo stretto di Babelmandel, e potrebbe esserc venuto dal- r Etiopia , con che si accorderebbono le tradizioni degli Ebrei, degli Arab! e di Tacito. I dotti di Calcutta hanno osservato nelle rlcerche Asiatiche , che le istituzioni piii anticJie degli Arabi non avevano punto dell'Indiano, il che gioverebbe a far sospettare Hiajgioymente 1' origine Etiopica degli Ebrei. rARTE STRANIERA. Sgo Quest! erano certauiente un popolo isolato per cagione del euo ciilto e delle sue istituzioui siilF aagolo dell' Asia da esso abitato ; se stato foese quel popolo di origine Asiatica, avrebbe comunicato il suo culto ad altri paesi,, coi quali era ia relazione. Ludolfii e Bruce lianno trovato popolazioni ebree presso TAbis- sinia, le quali a^evaiio libri scritti in Geez-, antica lingui sacra di quel paese , e nulla di comune coi Giudei della Palestina , perche fo^se non avevano ricevuto da questi il culto, ma le dottrine primitive conservavano. Lf notizie geografiche dell" Ara- bia meridionale clje si irovano uei hbri sacri , e che hanno 3or- preso lo stesso Niebuhr , provano il viaggio fatto dagli £)ji-ei dairEtiopia fmo alle rive dell' Eufrate ; nelF ioterno deli'Arabia meridionale esistevano alcuiie tribii che professavauo il giiidaismo e che pretendevano di discendere da un fratello di Blose; queste potrebbouo essersi staccate dal restaute della uazione durante il viaggio. J^ella Mlschtia trovansi ancora decisioni coucernentt gli Ebrei dell' Arabia. I profeti minacciavano spesso i guasti di una specie di tafanOj .il quale strauiero al cliuia della Giudea, viene descritto da Bruce eptto il nome di Tsalcsalia , come frequente e sommameute dan- itoso neir Abissinia. Coll' origine Etiopica degli Ebrei , il Bruce aveva pure spiegato , come nelT Ecclesiastico si trovi menziouata r antipatia della jena e del cane , e che il Saphan della scrittura che nulla slgniiica tradotio per lepre ■, era V Ashkoko , animale deli'Etiopia; 1' orgoglio ei caratterizza uella scrittura colla frase di alzare il corno , ed il coi-no era nell' Abissiuia.T attributo delle supreme dignita. Nelle leggi ebraiclie era vietato il nutrirsi della carue tolta da un animale vivo , e quel viaggiatore ba ve- duto egli btesso nelT Abissinia tagliare e divorare un gran pezzo di cobcia toko da un auimale vi\o, al quale per questo noa erasi recata la morte ; gli Ebrei non avevano piii bisogno di quel divieto , non vedendosi ripetuto nella Mischna ; ma forse pill anticaiiiente portato avevano quel gusto dall' Abissinia, come il costume di troncare alcuua voka i genitali ai prigionieri quali trofei della vittoria, e quello della circoncisione, non praticato da alcuna antica nazione deli' Asia, ma bensi dai popoli dell' Africa e dagli Etiopi che ali'Egitto lo comimicarono. Su queste basi T autore sembra inclinato ad attribuire agli Ebrei un' origine Afncana anziche Asiatica, ed alcuna conferma sembra trarre quesi" opinloae dal dispiacere che gli Ebrei 39© APrENDICE provavano di arei-e lasciato 1' E^itfo , e daH'odio nazioaale clic gli Egizj portavano agli Ebrci. Se gli annali di tjuesti non conser- Varono nienzione dei re pastori , egli ^, dice rantore, perchft Ja teocrazia giiulaica intenta. era a scaacellare qualunque ricor- danza dell' Egitto clie a quel popolo rendesse quella provincia desiderabile. Si voleva cVie quel popolo si attaccasse unicaniente alia sua nuova patria , alia Palestina; e scordata si voleva la meiuoria di qualunque fatto glorioso avvenuto iu epoca aate- j-iore alia teocrazia medesima. Per escludere la obbiezioae tratta dalle piramidi e dal culto totalniente divereo degli Egizj , si potrebbe supporre clie 1' indebolimento o la dissoluzione deU'an- tico governo egizio , di quelle dei re pastori , avesse aperta la Etrada'a Mose di fondare il suo culto ed il suo governo teocra- tico ; per-questo forse gli Ebrei sotto Mbse conservarono una tendenza a quel primo culfo abbandonato. Si risponde all' ob- bieziofte fatta delta confonnita di molte anticlie ti'adizioni degli Ebrei con quelle di molti antichi popoli dell' Asia, coH' osser- vazione clie V Etiopia in epoche remote ebbe relazioni coUa Persia e coll' India , e ne traSse alcune opinioni; alcune di queste esistevano pure siniultaneamente nell' Asia , nell' Africa e forse anche nell'Europa, massime se fondate sulle notizie asrronomi- che , e suir uso frequente delle> allegoric. I giganti si trovano uella Genesi e nel libro di Enoch , apocrifo ma antichissnno e ricevuto nell' Armenia , come nei poemi di Esiodo ; il diluvio, I'arca, la colomba col ramod'ulivo, si trovano nelle antichita giudaiche ed in quelle di molti altri popoli , come si raccoglie da Plutarco e da Luciano ; 1' area del testamento trovavasi nel culto Indiano ed in quello degli Egizj , cosi il capro eniissario che si ravvisa tuttora nei riti delT Abisslnia. Tratta il cap. II dell' orgaiiizzazione polirica degli Ebrei , pa- stori e nomadi ne' primi tempi , e quindi diveniui sedentarj ed agricoltori, e pei'cio varia nelle diverse loro epoche. Niuna uotizia di quella organizzazione avanti la supposta emigrazione di quel popolo dair Etiopia fino all' Eufrate ; la sua storia comincia con una repubblica federativa di 13 tiibu che separatamente ammi- nistrando le cose loro particolari , si riunivano per quelle di un interesse generale , mancando tuttavia di un centro di governo che un movimento uniforme imprimesse a tutte le parti della nazione.. Dalla necessita di porre riuiedio ad un tale disordine nacqucro i giu'Jlci ed i rr. 11 culto piMvo esso pure qualche PARTE STRANIERA. %gl eangiamcnto nelle sue relazioni coli' organizzazione soc'ale. Mose ebbe per successore uoniini die non avevano i di lui ta- lent! , eel allora crebbero i disordini della federazlone , allora si senti il bisogao di iin capo central e del governo. Dalla breve durata del sistema teocratico trae V autore una nuova confertna della sua tesi , che quella era una istituzione affatto stranlera a quel popolo avanti la sua emigrazione. Egli rappreseuta gli Ebrei come una imzione inquieta, bellicosa ed anrlie turbolenta, ed a ragione si sdegna ccn quegli scrittori che quella nazione intera confondono con individui degradati die la disonorano dopo molti secoli di persecuzione e di avvilimento. Alessandro , dic'egli, niostiv) qualclie riguardo per gli Ebrei ; duuque non erano essi in queir epoca inviliti ; essi godettero le prerogative dei Greci in Alessandria ; essi furono in quella citta distinti da Aueusto uiedesimo ; soggiogati non furono colla distruzioue del centra del loro culto, se non sotto Vespasiano ed Adriano. La creazione dei re impose limiti alia casta sacerdotale ; ma essa a vicenda impose limiti al potere dei re , e conserve le sue prerogative e la sua influenza. Saloinone sembro sprezzare quei limiti , e creo un governo , istituzioni militari e di commercio ; ma non riusci a sostenerle , se non durante il suo regno. Dubita 1' au- tore ciie la frequente accusa d' idolatria che si vede negli aunali degli Ebrei , motivaca fosse da alcun tentativo dei re di liberarsi dair inflenza della casta sacerdotale. La nazione agitata da fre- quenti dissensioni perdette la sua forza senza acquistare la tranquillita; cadde quindi sotto il dorainio degli Assirj , dei i-e del basso Eeitto , di alcuni popoh della Siria , de' Greci succes- sori di Alessandro , e per alcun tempo de' Parti. Di questi do- minj stranieri, quello degli Assirj influi piu di tutto sulle isti- tuzioni degli Ebrei per il trasporto fatto di una parte della po- polazione nelle provincie interne di quell' impero. Tornati da quella deportazione da essi detta cattivita , tornarono in gran parte gli Ebrei alle loro antiche istituzioni , e furono ancora go'vernati dai capi della casta sacerdotale , il che duro lino al- r epoca in cui caddero sotto P influenza de' Roniani. Le famiglie sacerdotali formavano una casta- dominatrice non solo in tempo della teocrazia , ma aache sotto i re; presso quella casta, che isolata dalle altre non poteva neppure contrarre niatrimoiij al di fuoii , estinte" erano tutte le relazioni sociali. Nel codice teo- cratico, sacro e civile ad un tempo, confusi erano tntti gli atti 3^ jiPPENDICE di disnbbidienza , e i preretti tli ossci-vanza religiosa colle leggi penali e civili. Nelle decisioni clie soggette ei-ano a qiialche dub- i)io , si consultava anticamente la divinita ; s' iritrodusse quindi un consiglio supremo clie fu detto in tempi plii recenti Sinedrio. Un tribunale era stato pure fondato da Mose , e se noa al tempo di Mose niedesimo , almeno dopo di lui fu composto d' iadividui della olasse sacerdotale , e subordinato all' influenza del sommo pontefice. Da questo deridevansi gli aflFari principal* dello Stato, Ja pace e la guerra; T autore si mostra persuaso , benche non assistito dalla opinlone di molti , cbc il grande '^anhedri.n dovesse il sue prime stabilimento a Mose; certo t che molti cangiamenti dovette ammcttere da Mose fine ai Maccabei. Egli si diffonde •lungamente euUa organizzaxione di quel corpo politico, sulle sue attnbuzioni , sulle fasi di quella legislazione, e sul cavattere di- verso dalle leggi piu atitiche di quel popolo e delle piii recenti. Dopo di avere parlato della legislazione relativamente alia con- dizione degl' individui iu generale ed a quella in parttcolare delle donne , passa a d'niostrarne i successivi sviluppameuti nei diversi periodi della storia di quella nazione. Belle souo le di lui os- servazioni sul diritto , sulle diverse qualita e sui modi della percezione delle decime e delle primizie ; in geuerale egli ha mostrato di quanti benefizj godesse la casta sacerdotale, rultiaio dei quali quello non era de' sacritizj ; e quindi e sceso, a par- lare delle diverse sette, dei Nazirei o Nazareni , dei Farisei , dei Saducei e degli Esseni. Belle pure sono le osservazioni del medesimo sul riposo del settimo giorno , e quello piu dilRcile a spiegarsi del settimo anno; sul computo giudaico , per cut r anno cominciava coll' equinozio di primavera, al quale pero jion accomodavasi il riposo suddetto dell' anno settimo che sten- dere dovevasi con ordine piu naturale da uno ad akro equi- nozio dell' autunat) ; suU' applicazione di quest' anno rurale at diversi climi , ed a quello in particolare della Palestina; sulla inapplicabilita dell' anno sabbatico al riposo della terra; sulla emigrazione che accadere doveva in quell' anno in cui le terre rimaaerano incolte ; sul giubdeo degli Ebrei, e sui suoi effetti poli- tici, 8U quello specialmente di frenai-e le invasioni dei ricchi e di impedire la ruina dei poveri; sulle leggi dinette ad isolare le tribu e a conservare le faniiglie ; sulle successioni ereditarie ; sulla limosina considerata come precetto religioso , e sul dirirto accordato ai poveri dello spigolaaiento ; suH' abolizione settenualc PARTE STRANIERA. 39S dei debit! die portava qualclie riparo alia inefficacia di que' soc- eorsi per liberare i popoli dalT iauigenza; sul sisteiua della schia- \itu presso gli Ebrei , e finaimente sulla condizioue di alcune classi d' uomini esistenti in mezzo agli Ebrei in uno stato d' itv- feriorita, paragonabile a quello degl'IIoti presso gli Spartani. Nel cap. Ill si esaminaiio le fiaanze degli Ebrei , incognita neir epoca della teocrazia , poco considerabili Botto i i-e , i qnali forzati erano ad imporre auove contribuzioai per ^on attaccare le rendite della classe sacerdotale , regolarizzate foi-se da Salo- mone , e portate alcuiia volta all' eccesso dai re euccesslvi, come da Ezechiele si raccoglie. Le pubbliche gravezze non furono mai 6sse presso gli Ebrei , uia si chiedevano di volta in volta contribuzioni diverse , benche gli Ebrei soggetti a governl sti-a- nieri avrebbero dovuto forniarsi un' idea del tributo regolai'K che loro pagavano. La sola contribuzione stabile era quella di un mezzo siclo per testa , imposta a tutti gli uomini che pas- savano 1' eta di 25 anni senza distinzione di condizione e cne convertivasi in alcuni sacrifizj ed in opere pubbliche. L' aiitore entra a discorrere di quello ch« avrebbe potuto farsi , e che non facevagi con quel tributo , forse per le dilapidazioni del aacerdoti ; dei tesori di Davide e di Salomone ; della percezione di quel tributo che facevasi dai sacerdoti niedesimi ; della niaa- canza totale delle dogane presso un popolo che traffico uoa aveva, e finaimente dei tributi che gli Ebrei furono costretti a pagare ai sovrani stranieri dai quali furono soggiogati. Deir industria 9 del commercio si ragiona'nel cap. IV. Quel popolo non fu al principio che pastore; ciascuna famiglia prov- vedeva ai proprj bisogni ed ancbe al vestimeuto ; per questo forse fu vietato 1' interesse del prestito tanto di derrate che di danaro. A questa legge attribuisce 1' autore la mancanza di com- mercio esterno anche in epoca posteriore. Le istituzioni teocra- tiche incoraggiarono I'agricoltura, perche il popolo isolava ; gli si vieto perfiuo di ricevere cavalli dall' Egitto. II silenzio deile leggi gludaiche sulle liti nascent! dai traffico , prova che la ca- sta sacerdotale aveva allontanato il popolo da questo genei-e d' industria. Salomone voile creare il comniPi'cio , ma quests cadde avanti la di lu! morte. La necessita nella quale egli tro- vossi di chiamai'e operaj per la fabbrica del tempio , prova bastantemente che le arti dagli Ebrei non si coltivavauo. Gli sforzi fatti da alcup re per iotrodurre il traffico , furono sempra 394 A r I' E N D I C E contrastati c!al sacerdozio ; al traflico non poterono pigliare gu- sto gli Ebrei- tra gli Assirj , perche quesri allora oon n«? ave- ■vaOo. Lfi arti , secondo alcuni scrittoiu , taiiro erano avvilite che molte classi d' al•^is.iani escluse erano dai tribunali e non i^ote- vano nep)^ui-p rendere testinionianza in giudizio. Qiiesta millita tli diversi rami d' industria porto f. bet 5U()t)|lf ;c., cJo/.' Trattato clemeniare dl fisica del sig. Giovanni Filippo Neumann profes- soie neir I. R. Istitnto polUecidco dl Vienna. — Voluml 2, in 8.°, 18 18-1820, il prima dl pag. 558, cd il secondo dl p'tg. 7 84. I L clotto professore Scina nella sua introduzione alia fisica oppor- tuuaiueate dice die flessibili o inflessibili , o duri o molli , ed i fluidi li distingue in fluidi che formano gocce ossia liquidi , ed \a fluidi che non le for-mano , ossia fluidi aeriformi , o elastici o espansivi. Impiega in seguito 1' autore il § 8 aella disciuzione della nu- teria ; e poscia divide i corpi in organici ed inorganic!; detinisce la forza e gli effetti meccauici e cliimici. Le leggi di natura mostrano couie uu fenomeno uaturale stia necessariamente ia velazione con un altro. E spiegare un fenomeno s' intende di- mostrare con qual legge ha relazione con un altro. AI § 14 r autore , dietro il diverso modo di cousiderare i eorpi e i loro fenomeni , divide la scienza della narura in fisio-. grafia o storia naturale ■, ia archeologia ed ia fisica. La Csica poi la suddivide in fisiologia , in chiinica ed in fisica propriamente delta. Fa vedere la differenza che passa fra esperi/nento ed os- servazione. Fa un cenno in seguito al § 22 degl' istromeuti ne- cessarj per ajutare la debolezza de' nostri seosi ; e poscia delle ijpoteei} le quali quautiiaque iioa diAOo che uiia spiej^azioae PARTE STR.VNIEKA. 40 I apparente del fenoiueni, esse pero pogiiono preparare il fisico al litrovaiiicnto della vera causa , e servono a legare uiolri fe- noiueni assienie per riguardarli tutti sotto ua sol puaco di vista. Un bell' esempio di an' ipotesi r_abbianio nel slstema copernicano cotanto illustrato dal nostro Galileo. la una nota fa osservare il sig. Neumann la differenza coa cui si deve prendere il vocabolo sistema dall' altro teoria. Si~ sterna thiaincisi propriamente una coiubinazione di cose. Cos'i si ehiama sistema di corpi un unionc di varj corpi cotnbinati fni loro , come del sistema planetaria. Sistema chiamasi eziandio unci unione di principj. In un sistema preso nel piu stretto senso deve tutto fondarsi sulla stessa massima fondamentale. Ora pero questa massima pud essere erronea, lenche f unione come tale sia giusta. Quindi si trova questo vocabolo qualche volta usato per collegare eon ci'o le idee accessorie della massima non abbastanza fondata, Specialmente gli autori francesi si servono del vocabolo sistema in questo senso prendendo il vocabolo teoria per il name opposto , con eui intendono un sistema che si fonda sopra una cagione non ancorii confermata dall' espcrienza. Si vede che in questa significazione la parola sistema vuol dire clb che noi abbiamo espresso con ipotesi. ■ r, Col § 25 r autore chiude questa sua introduzioue rifletceado che lo studio della natura puo avere altve divisioiii obre quelle che abbiamo gia notato. Difatti o si occupa della conoscenza de' corpi , o impiega le proprieta degli uni a vantaggio degli altri. Nel pruiio caso si comprendono le scienze naturali pare , e nel secondo le applicate. Di questa seconda specie souo le scienze ecouomiche , tecnologiciie e inediche. II primo volume, oltre 1' iiitroduzione, contieiie otto capi di- visi in sezioni. II pruuo capo U-atta dei fenomeni piu generati dei corpi. La prima sezione di questo capo parla delle proprieta gene- rali dei corpi,* Tutti i corpi si presentano a noi iu modi diver- 61, tuttavia devono avere qualche cosa di comunc , altriuienti non li avremino tutti posti nella stessa classe di corpi. L' autore dimanda percio qual e questa comunione ? Ella e chiaranieute I'esistenza nello spazio. ,Se noa fossero nelio spazio , e non avessero qualche cosa d' esterno , come potrebbero comparire sotto ai nostri sensi ? Bibl. Ital T. XX. 26 AC2 APPENDICE A diffeienza deg,li altri trattati di fisica anche i piu accredi- tati il sig. Neumann aminetce soltanto tre proprleta general!, le quali non sono altro che uno scliiarimento dell' essenza esteriore del corpo ; e quests sono : 1' cstensione ( cioe la figura estenia , il volume , V esistenza nelio spazio ) ; V iacoinperietrabi.lita ( c'loh r empimento tlello spazio mediaiite P azlone ) e /a mohilita ( la capacita di subire caiigiaraenti estevni ) , V autore pero in una nota confessa che gli altri fislci considerano altre proprleta ge- nevali dei corpi ; nia siceoine si possono viguardare come ge- nerali in conseguenza di certe viste subliiui ed ip'netiche , cosi di esse si trattera altrove. A queste appartiehe p. e. la porosit^. Parlando dell' estensioue , fa un cenno del modo con cui viea misurata dai uiatematici , e8tendend6si a far conosccre il sistema nietrico ; inolti-e indica la nianiera per niisurare dei corpi pic- coli mettendoli assieme, e divitlendo la niisura totale per il nu- mero del corpi scittoposti alia niisura/ione. Nel far parola della figiirazione del corpi , consegneaza della loro estensione , dice dt trovar inutile clie parecchi libri elemPntari portino come esenipj le .figure singolari di differenti corpi. Tratta poscia della incom- penetrabilita , dove in una nota si dilfondp sulla costituzione dei corpi, riputando I'ipotesi !a del corpo in uno stesso luogo chiamasi quiete; II moto ^ come la qiuete , ^ asso- luto o relativo , se riguarda un luogo assoluto o relativo. II moto da Kant, dice 1' autore , vien definito il cambiamento dei PVRTE STUANIEUA. 4o3 rapporti esterni d' una cosa ad un daco spazio. La capacita die ha uii corpo t(i essere niosso dicesi percio mobilita. . Dopo quest! cenni sul moto viene la seconda sezione die versa sul moviiuento in generale, senza aver riguardo alle forze jiarticolari die lo producono. Siccoiue tutti i feiioineni esteriori sono prodotti dal moto , cosi r autore parla prima di tutto delle principali leggi del iuoto , senza pero aver riguardo alia materia ed alle forze. Di- stingue pertanto nel moto Jo spazio descritto , la direzione, il tempo, la velocita , la forza motrice e la quaatica di moto. Parlaado della velocita , trova in una nota i rapporti matematici , e distingue le diverse specie di moto per rapporto alia celerit.i e direzione , ed essendo questo un cambiaraento di luogo, de- finisce la forza la causa di questo cambiamento. Avuto riguardt> alle forze, nascouo altri generi di movimento , cio& il seniplice ed il composto. II luovimento dicesi anclie rotatorio e proares- sivo. La quantita di moto e propriaraente il luoviinento stesso , in quaato egli e riguardato come una giandezza relariva. Cio verra in seguito , dice il sig. professore , piu esattamence de- terniinato. Dopo queste nozioni comprese in 20 paragrafi passa al moto uniforme su cui poco si fernia, perche quaato si e detenninato per riguardo alio spazio , al tempo ed alia velocita , riguarda annhe il moto uniforme. Si fa posria a trattare del moto va- riabile incominciaado dal moto uuiformemente accelerato ; la teoria del quale occupa 8 paiine circa. II moto uniformeniente ritardato segue immediatameute all' accelerato. Fa un cenno del moto accelei'ato non uniformemente , indi passa tosto a parlare del movimento sempltce e composto. Quantuuque 1' au- tore impieghi quasi 10 pagine per il moto composto rettilineo, avremmo pero desiderate die nel far parola del paralellogram- mo delle forze avesse maneggjato col calcolo questa uiAtena con queir estensione die ricliiede , e noi riguardiamo la sua opera mancante in questa parte. Di fattl nou si trovano le di- verse proporzioni die nascono fra le forze componenti , la ri- sultante e gli angoli die esse fanno ; noa si rinviene il valor analitico della risultaate espresso jjj. fuazione delle due com- ponenti e deir augolo die queste foree formano fra di loro ; non si da la formola per rintracciare la direzione della risultante senza ricoiTere al paralelloerammo. 404 A I' 1' E N D I 0 E Al § 81 , pigina $9 , il sig. NeurannQ si fa strada al trattato del inoto curvilinen , in cui si diffonde., quanto lo permette un covso di fisica , a far parola della forza centripeta e centrifuga, eenza toccare la messe altrui , Jasciando all' astronouio die tratti questa materia in tutta la sua estensione. L' autore cermma la sezioue seconda col parlare deile forze , dello scompartiiuento e della quantira di moto. Aaclie questo articolo avrebbe richie- sto un poco piu V us> del calculo per far vcdere le relazioni clie passano non solo tra la f )rza , la massa e l.i celeriia , ma ejliandio fra il temj>o e lo spazio, II secondo capo dell opera versa tutto sulla 'fisica astrono- mtca , ed il signor Neumann lo intirola « DeW Universo ». E noi abhiamo { cosi V autore incomincia il secondo capo ) sin qui parlato dei cnrfji in quanto che essi si sono conslderati come ' oggeeti di esperienze possibili. Noi* ahhinnio cria trovato che de- vono appartenere a loro sotto a questo aspetio (erre prnprieta. Ma ora ne \>iene necessariainente la dimanda : cosa accade dunque dei carpi che sono per noi ogpetti di reale esperienza , e quali fenoineni e propricta noi scorgeremo in essi'f Quati sono le leggi che seguono ? = Infinito il nuinero di qacsti corpi si trovano di qualita diferen'issiine , come, noi vedlaino intorno a noi su questo gran corpo che e il nostro doinicilio c che noi chiaiidaino terra. Noi li distinguiamo cot noine di corpi terrestri. Noi scorgiaino anche mold corpi luminosi , i quali si trovana ad una grande distanza da noi. Essi sono di differente grandezza e di diverso splendore. Due se ne mostrano particolarmente fra qupsti , il sole cio'e e la luna. Gli altri infiuiti , apparentemente assai piccoti., noi li distinguiamo col nome di stelle. Tutti assieme vrnsono nominati universo. Noi mostreremo in se^uitu che la terra e parimente anck' essa uno di questi corpi. — Per piii d' una ra~ gione noi incomincereino a considerare i fenoineni dei corpi celesti. In tal modo 1' autore incomincia il secondo capo e si fa sirada con alcune definizioni a trattare della fisica astronomica che in- duce alle dimande seguenti : 1." Cosa c' insegna la semplice osservazione intorno ai corpi celesti? Di qual figura , grandezza, posizione e movimento appa- riscono a noi questi corpi? i." Qual figura e grandezza pud averc realinente ciascuno degli stessi ? Quanto sono distanci da noi e ffa essi ? Qual e il loro reale moviiiiento ? PARTE STRANIERA. 4o5 3* Qual e la causa del loro mutai rapporti e del loro tnovi" Ktenti ? E quali sono le proprieta particolari a questi corpi celesci? L' istronomia risponde estesanieiite a queste diniande , e 1' au- tore pertanto intencle di parlave delle cose piu importanti asti'o- noiniclie istoricainente , perchp non pao fai"ne senza clii si de- dica alio studio dfUa fisira , quando anclip noa si volesse ri- guard=ire 1' asrr Jiioniia come una parte iiltegraiite della scienza fistca. Come ci oi-ientiamo noi su diversi punti della terra ? II corso dei corpi relesti non ri souiministrano uaa determinazione e divisione esatra del tenipo ? E come potrebbe il fisico in— tendere la teoria delia gravitazione universale , onde mirare la corrispondenza della uatura si nelle piccole che nelle grandi operazioni? L' aiUore occupa in questo capo piu di QO pagine, e fa conoscere cliiaraniente , unitamente alle tante cose astro- nomiche , quelle clie sonq di un uso pii\ comuae nella vita civile , e piu uecessarie alio studio della fisica. II terzo capo tratta dei feaomeni dell' actrazione in generate ed in particolare ad ogni disianza immaginabile. L' autore incomincia a distinguere i feiiomeni dei corpi ia due classi priucipali. In feuomeni cagionati dalla forza d' attra- zioue, e in quelli prodotti dalla forza d' es|)ansione. I fenomeni deir attrazione poi sono di differenti specie. Alcuni si mostrano al contatto dei corpi o a distanze infinitesime ; altri a piccole distanze; e finalmente altri a distanze assai grandi. Questo capo c dedicato a parlare dei fenomeni di quest' ultima specie. L' attrazione a grandi distanze chiamasi gravita , e la causa forza di gravita. La materia percio , in quaiito che essa e auimata dalla forza di gravita , si dice s;rave. La gravita dei corpi che si ti-ovauo sulla nostra terra la chiama terrescre , e quella de'' corpi posti fuori del aostro globo , ma che spaziano nell' uni- "versot gravita generale o gravitazione. La caduta dei gravi serve d' eseuipio per la gravita terrestre , e T attrazione scambievole de' corpi celesti per la gravitazione. Dopo aver 1' autore premesso a questo capo le dette nozioni general! , trova le leggi delT attrazione in origine diretta della inassa e inversa dei quadrati delle distanze , e fa osservare che r attrazione e scambievole. Uu articolo di questo capo ^ consacrato particolarmente a trattare dei fenomeni che presenta. la gravita terrestre ; iu cui 4o6 Al'TENDlCE nol far notave la divcrsiia clie passa fra il peso e la gravita dl un corpo , fa parola e/iandio del peso assoluto e. del peso spe- eifico. Questo capo tennina con un articolo in eui si pavla delle circostanze fecondaiie che influiscono suUa gravita terrestr** , e sono ie grandissinie inaese che trovansi sulla terra , la di3tan2a del corpo atti'atto , e la forza centrifiiga cagioiiata dal niovi- Miento rotatorio della terra. II capo IV tratta dei movimenti cagionati dalla gravita , ncm avf.to riguardo alia forma dei corpi. Siccome la gravita viene alterata in molti casi per la forma dei corpi, cosi riservando r autore ad un altro capo la cousiderazione della forma dei corpi , quivi paria innanzi a futto di quei movimenti che di- pendono soltanto dalla gravita. Tali sono la cadiita libera dei corpi e gravi , la discesa pei piani inclinati, il moto di projezio- ne , e il moto centrale. Questo capo e trattato con sufliciente chiarezza. II moto di projezione, che comprenderebbe anche la dottrina del corpi lanciati dalle armi da fimco , 1' autore lo tra- lascia come spettante alia balistica ; egli propone soltanto le domande seguenti : Qual linea descriverebbe una palla lanciata da uno schioppo? A che serve in uno scliioppo la mira ? Alle quali r autore brevemente risponde con quanto ha detto sul moto di pi'ojezione. II raovimento delle forze centrali dei corpi gravi chiude questo capitolo , e puo riguardarsi come un' appli- cazione di quanto lia detto intorno alle forze c<-ntripeta e cen- trifuga. Questa teoria e quella del capo precedente avrebbero eervito di graade sussidio al capitolo che trattava dell' univer- se , e pero , secondo noi , sau"ebbe stato migUor cosa il farle precedere al detto capitolo. Segue alia pag. 208 il capo V che versa sui fenoineni del corpi gravi solidi. Incomincia col movimento dei corpi solidi intorno ad un punto , e pai'la. percio delle leve , delle carrucole. Eseeudo mancante il trattato delle forze ad angolo , come ab- biamo uotato , ne viene necessariamente che anche la teoria delle leve e delle carrucole non e spiegata con tutra quella estensiane che richiederebbe una materia si importaute per la Btieccanica. Di fatti coUa teoria della leva , dice il sig. Neumann , si spiegano molti fenomeni^ e si possnno fare delle ap[jlicazioni as- sai vantaggiose ne' Insogni della vita civile ; vediamone quaiche- VARTE STUANIERA.. 4O7 duaa ■.1)1! utUita della leva per superare con forze assai pic- tole delle resistenze molto grandi ; 2. ) V auinento di velociti in un movimento eke ci riesrirebbe insensibile senza la leva ; 3 ) II canbinmento di direzinne cui si pub dare ad un movi- mento ; 4 ' II vanta^gio rhe ridonda dalla leva colle bilance. Delle hilance si porlera in sesuito. Ossprva in fine che anrhe i iiio- vimeiitl animal! si spiegano con la teoria dt»!la leva , e sn qiio- »ta materia noi sappiaino qiianto si e distinto il nostro Borelli. Dopo cio passa a1 centro di gi-avita. Questa teoria e in parte assai imperfetta. Non avendo il sig. Professore trattato 1' impor- tantissinia dottrina delle forze |-iar:ilelle , non poteva ddrci la teoria completa del centro di gravita ; tuttavia la parte 8torica e trattata con bastante chiarezza ed estensione. Tra i divers! feoomeni che spiega colla dottrina del centro di gravita vi sono i seguenti: Un uomo diviene piii stabile quanto piu allarga i suoi piedi. Sale un uomo su d' un monte; egli s' inchina col rapo avanti, e viceversa discendendo. Una persona portando sul dor»o un peso piega la parte del corpo superiore avanti; e traen- dolo su una spalla, sta incliiiato col corpo dalla parte opposi:a. Colui che dalla natura e stato dotato d' una pancia assai grossa ya piu diritto che le altre persone. Colla teoria di gravita si spiegano i movimenti dei ballerini da corda; del balleriuo Chi- nese ; di un cono il quale apparentemente sembra clie ascenda un piano inrlinato. La bussola nelle navi e disposta con tale ©rdigno , che rimane sempre orizzontale , e cio deriva dalla disposizione del suo centro di gravita. Cosl anche la lampada di Cardano e 1' odometro. Le torri di Pisa e di Bologna , la prima alta 3oo piedi con 12 di pendenza, e la seconda con i3o piedi d'altezza e g d'iuclinazione sono celebri, fanno meraviglia all' idio- ta , e nulla al Ssico che conosce la teoria del centro di gravity. Passa poi in un' altra sezione alle niacchine seniplici , fra le quali egli annovera la leva, la carrucola , 1' asse nella ruota , il piano inclinato, la vite ed il cuneo. Un cenno soltanto fa quivi della leva e della carrucola , avendone gia parlato al prin- cipio di questo capo. L' asse nella ruota lo riduce alia leva , « fa osservare soltanto quando prende il noma di torno e quando di argano ; dopo cio passa tosto al piano inclinato , sul quale essendosi gia trattenuto nel capo IV , dove trartava dei raovi- fnenti prodotti dalla gravita, lo accenna solamente per fare 40^ api'endice osservare clie con p«50 si spipga la vite e il cuneo. Per trattare delle niacrliine seniplici con quella eeattezza clie richiedc una materia si importante, I'autore avrebbe dovuto occupare piii di due pagine che egli occupa , quantunque abbia gia parlato qiial- clie cosa della leva . della cavrucola e del piano inclinato. Per detevminai-e il rapporto fra la potenza e la resistenza nella vife . flicpva d' uopo la niatematica, senza cui la teor'a della vite viesce imperferta. L' autore pero a pag. 228 confessa essere la teoria della vite non senza dlfficolta. L' uso cninune della vite come yiressione , dice il sig Neumann , si osserva nei torchi da stampa^ negli srrettoi da legatore di libri , nei torchi da vino , nei torchi da olio , nei conj per improntare le monete. Segue poscia la sezione che versa suUa bilancia , la di cui teoria e corapresa m quattro pagine. Egli stiraa la sensibilita d'una hilancia dal rapporto del peso che pone in equilibrio la bi- lancia , e dal carico clie porta. Cosi una bilancia che fosse ca- ricata da ambidue i bac ni di 100 llbbre , e si disturbasse r equilibrio con di libbra , sarebbe egualmente sensibile ICO che quella bilancia i bacini d*Ha quale fossero caincati di. 10 I libbre e facesse d' uopo di di libbra per farla preponde- icoo rare da una parte , giacchfe in ambidue i casi 11 piccolo peso I che ficoncerta T equilibrio eguaglia del peso totale. La teo- lOOOO ria del pendolo sucrede a quella della bilancia , ed e trattata BOtto agli articoli segucuti. Del nioviraento oscillatorio del pen- dolo , e dei fenomem prodotti dalle osciUazioni. Durata delle oscillazioni di un pendolu nello stesso luogo. Durata delle oscil- lazioni di due peudoli di luughezza diiierente in uno stesso luogo, OsciHazione d' un pendolo in luoghi differenti. Pendolo comj^osto. Circostanze che agiscono sul pendolo. Al trattato del pendolo segue r urto dei corpi solidi che comprende 1' urto cencrale dei corpi non elastici j 1' urto centraie dei corpi elastic! ; 1' urto ob- bliquo dei corpi "elastici e non elastici su corpi in luoto d' ugual Biassa j r urto dei corpi elastici e non elastici su superlicie nio- Tentesi; influenza della figura sulf urto dei corpi; rotazione ca- gionata dall' urto , e infine termina la teoria delT urto dei corpi folidi col far vedere dove ti puo applicare. L' autore pertauto coii PARTE STR\NIERA. 409 ei esprime a pag. 269. Per applicare le dottrine precedenti sulP urto dei corpi al fenomeni della natura, r.on bisos.na mai dimenticare cib cite alliamo detto alt rove parlando delle legsi dell urto dei corpi , tke non si danno corpi perfettamente elastici , ne perfeitamente molli. Dietro il grado di elasticita si modifichera anche il risul- tato. Inoltre hisogna osservare per rlspetto ai corpi molli , che quando il grado di mollezza e assai significante , le particelle del corpo perche vengono smosse assai facilmente , non ha luogo una comunicazione di movimento in tutto il cerpo , iiia soltanto una parte della sua niassa si muove. II quinto capitolo termina con un cenuo siigll ostacoli clie si oppongouo al moto dell' urto dei corpi. Intorno al trattato dei pt^ndoli e a quello dell' urto dei corpi solidi noi faremo osservave ciie si l' uno clie 1' altro sono spie- gati con molta chiarezza , ed avreaimo solo desiderato che avesse r autore fatto use un po' piu del calcolo quando parla del pen- dolo composto e dell' urto dei corpi elastici* II sesto capo il sig. Neumann lo occupa per far conoscere i fenomeni dei fluidi liquid! gvavi ( gc^rOECe tropf&arett flilgigett SOJtItCticn )■ Dopo aver premesso alcune defin'zioni, divide questo trattato negli ai'ticoli seguenti: Dei fenomeni dei liquid i om'ogenei die nascono dalla pressione dei niedesimi nelle loro parti. Su- perficie superiore dei liquidi divcrsi nello stesso vaso e nei tnbj couiunicanti. Pressione dei liquidi sui vasi nei quali sono con- tenuti ; e quindi pressione sul fondo del vaso ; pressione sulle pareti laterali. Dei fenomeni che hannp luogo nell' immersione dei corpi nei liquidi, e quindi dei fenomeni quando i corpi inunersi sono specificamente piu gravi che i liquidi in cui sono immersi, quando hanno egual peso specifico, quando hanno mi- nor peso 8p)ecifico. Fenomeni dei corpi nuotanti. Determiiiazion© del peso specifico dei corpi , per cui la determinazione cfel peso specifico dei corpi solidi , e poscia dei corpi liquidi , e infiue dei fluidi elastici. In alcune osservazioui abbastanza estese parls poi degli areometri o pesaliqnori. Del nioto dell' acqua e dei liquidi ; e pei'cio dell' efflusso dell' acqua da una conserva ; del corse deir acqua pei tubi ; del moto dell' acqua pei canali e pei fiumi ; moto d' ondulazione dell' acqua. Effetto dei liquidi in quiete sui corpi che in essi si muovono , e per conseguenza del nuoto artificiale ; del moto vifratto, dell' azione dei liquidi 41 0 APPKNDICE in inoto siii corpi clie si trovauo in essi in (luietc. In tal modo tprniina questo capo, trattato coii suUiciente chiarezza, per quanto asppfta alia fisica pi-opriamente detta, lasciando che T idrauUca o 1' idrometria sviluppi cjuesta materia , aurora in varie parti oscura , con (jiiell' estensione e con fjuella dottrina che ricliiede. II capo VII die segue parbi dei fenonieni dei fluidi elasrici eravi. L'autore inconiincia a dare alcune nozioni general!, e a far couoscere i fenonieni clie appartengono a tiitti i fluidi ela- stici. Poscia passa a parlare delF atniosfera e delie sue proprieta. Vergono in seguiro i fenonieni clie d^pendono dalla fluidita , dalla gravita , dalla coniprcssibilita e dall' elasticta dell' aria, per cui parla deJla pressione dell' aria esercitata in ogni senso ; della pressione delP aria in different! tempi e del modo di inisu- rarla; della forza e della dcnsita dell' aria compressa ; della pres- sione deir atmosfera a difiVrenti distanze dalla terra; dell' effetto della pressione deir ativ.osfera sui corpi che si trovano in essa, in cui parla dell' aereostatica; dei movinienti che sono cagionati dalla pressione parziale dell' aria , ove parla delle troiiibe e del si- fone ; dell' aria in nioto e della sua azione su altri corpi; azione deH'aria sui corpi che si trovano in essa. Questo capo che com- pfende quasi 90 pagine e corredato di niolti esperinienti , di cognizioni molro istruttive ed utili, esposto con gran chiarezza , c non mancante delle scoperte che sono state fatte in questi ultimi tempi. L' ultimo e r ottavo capitolo di questo priiiio volume della fisica del sig. professore Neumann tratta dei fenonieni dell' at- trazione dei corpi posti a c^ontatto o a distanze piccohssime , cioe a dire della coesione , dell' adesione e delle chiiiiiche affinita , conseguenze tutte dell' attrazione universale. L' autore chiama coesione V ostacolo che le molecole d' un corpo oppongono alia loro separazione. La coesione viene cziandio definita la tendenza d' un corpo a persistere nell' unita della sua massa. Porta r autore le i potesi different! immaginate da! fisic! per spiegare la coesione. Gli atomisti , come Epicuro , Gassendo ed altri iminaginano gli atom! dei corpi muniti di uncini e di au«:lh , per cui questi passando gli urii negli altri devono ne- ceosariaiuente. le parti coerire assieme. Ma 1' autore giustairiente dinianda : come coeriscono dunque le particelle di questi uncini e di questi anelli. Alcuni fisici antichi avevano la colla della na- tura , altri la forza del moto, e altri ancora la qulete dellt parti. PARTE STRANIERA. 4I I Dopo cio r autore passa a parlaie della divisibilita , pro- prieta che, rigu^rdata coine quella die ci fa conoscere la forza di attrazione , ha voluto 1' autore ^orla sotto fjuesto capitolo. Dopo aver parlato della divisibilita in astratto, paasa a farla 08- servare cogli escnipi delle materie coloranti ed odorose , del filaloro e battiloro , ecc. Parla dopo delle forme d' aggrega- zione come effetti deila forza di coesione. L' autore osserva quivi che i fisici suppongono per la spiegazione di varj feno- ineni alcune specie di aiaterie proprie , che inimagiuano egual- mente elastiche e fluide come 1' aria , 1 gas e i vapori. Questi sono il calorico , il luniico o sostaoza della luce , 1' elettrico e il magnetico, Che queste materie ( cosi il sig. Neumann ) non siano di natura ipotetica come non pesanti , appare da se mede- simo. Se fossero materie pesanti , cesserebbero di essere ipotetiche- Queste materie si chiamano iniponderabili o incoercibili. Se si vuole porre gl' imponderabili fra le materie reali , ne risulta in riguardo alle forme d' aggre gazione la sesuente divisione ( liiipondeiabih ( ipotetici ) ( Elastic! x , A • /• ! / T) ■ \ Ane o gas C Fluidi I <■ P^^*'^" j Vapori Materia { (Liquidl i non fluidi ( solidi ). Essi sono duri o molii , fragili [^ o duttili , ecc. Passa poscia alle azioni esterne sugli stati d' aggregazione. Indi alia configurazione delle materie fluide per effetto della coesione e alia cristalUzzazioue. Parla pure in questo capitolo della porosita come conseguenza dell' aiTendevolezza o flessi- bilita de' corpi. Quantunqne nel capo de' fluidi elastic! o espan- sivi abbia gia trattato dell' elasticita , quivi percio dice soltanto qualche cosa intorno alia causa della medesima. Se un corpo y dice il sig. Neumann , viene compresso per mezzo d' una forza esterna e dopo prende di nuovo la sua precedente figura , ciA avviene chiararaente per causa della forza d' espansione. E al contrarlo un corpo mcdiante una forza esterna sia stato dilatato , f, riacquista dopo la sua prima forma , cio dipende dall' attra- zione. Nel primo caso vicn detta elasticita espansiva , e nel Dccoudo elasticita attrattiva. Dicesi elasticita misla quando di- pende dalla forza d' attrazione e di espansione nello stesso tempo. Da cio si comprenderi qual sia 1' opinione del sig. Neumann euH' elasticita. Segue all' ejaaticita ua cenno sull« 4ia APPENDICE tenacirk del corpi o sulla forza di coesione dellc loro molecole , e quindi della tenacita detta dai fisici assoluta , e relativa j come della reazione dellay^onipressione. L' adpsione e compresa eziandio in questo rapo ; questa parte e trattata con qualclie esfensione ; si spiegano quivi i fenonieni dei tubi capillari. Sircome 1' attrito dipeade in qualche rosa anche dall' adesioue , perrio 1' autove tratta quivL di esso. Ter- niina il capo 8.° il sig. Neumaon col dir qual cosa suUe affi- t)ita chimiche , sRlle operazioui cliiniiche e sugli element! o pai-ti componenti i corpi. II prirao volume, oltre gli otto capitoli chf abbiamo veduto , ha Inoltre un' appendice che contiene di- vei'se tavole niolto utili ad un fisico; no! le nomineremo soltaato : I. Tavole per le misui-e di lunghezza , di superficie e di ca- pacira di divei-si naesi col rapporto alia luisura metrica. II. Tavole pei pesi di different! nazioni paragonati al pesometrico. III. Tavola per le dcclinazioni del sole per im anno intero. IV. Tavola delle lunghezze in tese di tutt' i gradi del meri- diano fin qui misurati. V. Tsvola per la durata ^e\ giorno nei 3o climi. VI. Tavola sulla lunghezza del pendolo S secondi. VII. Tavola sulle altezze cui salgono i getti d' acqua prodotti da altezze di cadute detei-minate. Vm. Tavola del peso specifico di alcune sostanze che vengono pill sovente in uso nella pratica. IX. Tavola sopra le diverse densita dell' acqua sotto tempe- rature different!. X. Tavola sul peso specifico di sostanze niiste. XI. Tavola per la ridu?ione dei gradi dell' areonietro di Beau- rai al peso specifico. XII. Tavola concernente la tenacita dei corpi. Dall' esame che abbiamo fatto di questa primo tomo degli dementi di fisica del sig. Neumann abbiamo trovato molta filo- sofia e molta sagacita nel trattar le materie coll' osservatione e coir esperienza , delle quali e sparsa la sua opera. L' eru- dizione vi campeggia da per tutto , e solo noi avremmo desi- derato V uso del calcolo ua poco pid esteso. Questo primo tomo pero in coniplesso offre una quantita di coguizionL utili , euriose e necessarie a clii non vuol essere all' oscuro dei tanti fenomeni che avvengono nel moudo fisico. In seguito parlerem(» etti de' Franchi e degl' Itali cavalieri o per meritare quaL- che colore nello scndo , o per ottenere una bandiera a tra- punto , prezioso lavoro di mano gentile e cortese. E fu cosi generaluiente conosciuia V utilita dell' istituzione dei preiuj alle nobili azioni , e degl' incoraggianienti alle arti , die non si puo quasi leggere istoria , dove noo se ne troviiio gravissimi esemjii. Ippodanio IVIiJesio fra gli altri ordinamenti stabili che fosse ac- cordato largo premio a chiunque avesse niveiitato qtialclie cosa di utile alia repubblica. Svetonio racconta clie Vespasiano fa- ■vori grandeiuente i pronti iugegni cd ogni sorta di arte mecca- nica, e clie Alessandro Severn colnio con amplitudine di premj e di sussidj gli architetti , gli statuarj ed ogni artefice o niec- canico. E ci assicura ZiegleriO che presso i Giapponesi il ri- ti'ovatore ' di un' arte e riooperto di poniposa veste , ove con doi-ato ricanio e fatta allusione all' invenzione della nuov'arte, e viene costui pubblicaniente onorato. E al Cairo e fama che sia tuttora in uso di dar premj ed insegne d' wnore «tli' inveu- tore di raeccanici ordigni. Che se la forza de' premj pote fauio presso tutte le genti per eccitare le anime generose alle ))ii\ graadi e pericolose PVRl'E ITALIAN A.. 4l5 imprese , e perfino al coraggioso disprezzo della vita , ognuno vedra di leggiein che gli sfessi inezzi colla convenience propor- zione e saviezza applicati alle arti nieccaniclie ed ai mestieii recheranno soiniuo iQcremento e vautaggio a tutti gl' inieressi sociali. Struiolaio dii premj il genio dell' invenzione investigliera i secreti della natura , e traendo dal seno della terra nuove materia ridotte a migliori foruie co.n ingegnosi artifirj accrescera la souima dei beni per rendere piii agiata e Iieta la vita dei niortali. E lo stesso Governo arriccliito dalle private riccliezze si circondera di niiova forza e potenza. E ben provo la Francia gli effctti degl' incoraggiamenti pel genio di Colbert. Grande niinisrro di un gran Re eoncepi 1' idea di render la Francia artiera e nianif.ittrice. I premj , gli onori , le benelicenze , gl' iiisegnanienti con sjvio accorginiento e con giusta niisura partiti scossero quella fervida nazione , e la spin- sero rapidoiuente ad ogni luaniera di nazionale industria , clie si e senipre conservata dappoi. Qiiesto bel sistenia pero , che fu per antonouuisia chiamato il Colbertisuio , nnn era ignoto ben niolto prima in Italia, poiclie nelle storie iiorentine si legge che nel secolo deciniocpiinto , quando Firenze era al piii alto grado salita di celebrita per le sue manifatture , vi furono gli artisti niauifatturieri e fabbricanti cosi onorati e con ogni sorta di ) rivilegi distinti , che erano perfino aniniessi a far parte di quella suirenia Wagistratura che allora cliiamavasi la Signoria. Frattanto 1' amove dell' inveuzione iinito alia commerciale spe- culazione si propago per tiitta T Europa ; e le arti divenute principal nerbo degli Stati indussero i Govenii ad invitare con nuovi inroraggiauienti e premj la fisica , la chimica e la niec- r-anica , perche aasociassero le loro forze a quelle della manuale industria, e per tali mezzi le manilattiire si porcassero al pos- sibile perfezionamento. Si videro allora accresciuti ognora piii i comodi della vita , moltijilic.usi e a grado a grado perfezio- narsi gli artifizj , gli ordigni e gli strumenti ; arricchirsi per essi di niezzi die tengono del maraviglioso le scienze onde giugnerc a misurare con esatcezza le (.listan/e , i diametri , i movuiienti dei pianeti , e perfino a farsi un vasto oceano di-U' atmosfera , trascor- rendola colla velocita del vento e coU' intrepidezza del priuio , qualunque ei fosse , navigatore che alio soonosciuto mare si affido. Dal quale consentimento generale nel niigliorare tutto cio che ci attornia e cade sotro i nosrri sensi ognuno verle die sta nella natura dell' uomo una teudenza irresisfibile verso la perfezione; che questa t^ndenza fu e saia sem)ire animata dalle ricoiiijjense saggiaiuente distribuite , e che ad essa si debbouo tanti ingegnosl compensi d' arti , che abbreviando il tempo onde ottenerne i prodotti , alhingaao in certo niodo la vita dell' uoino , siccome fanno fra gli altri niolti ritrovati le maravigliose macohine iiui- tatrici dell' unia'.io lavoro , che tanta arrecano econumia e di llispendiu |^li tempo. 4l6 ATPENDICE lo so ben* , in proposito d' arti e di macchlne , che un nio- derno cliianssinio autore si propose di i>i'ovare che le arti , co- inunqne niigliorate, se lo diveutauo per mezzo delle mncchine, inolti|ilicano col risparuiio del lavoro vivo i poveri , e die per esse le famiglie artigiaue softrono gravissiuio detriniento. JMa io sono d' avviso essere quests cosi generaliuente espressa una nou abbastanza ben f jndnta opimone , e molto uieuo poi adattata alle circosfanze specialincnte di queste Lonibarde provincie. Irnperciocrlie nientre da una parte e 1' ubertoso suolo ed il felice olima e le pre^io^e niaterie prodotte dalT agricoltura la- sciano largliissiuio campo alle arri ed alle nianifatture ; dall' altra le variate industrie cauipestri chiamano nuiiierose braccia a ri- cavare dalla terra seiupre nuovi e ricchi prodotti ; laonde se per avvenrura perveuir fra noi si potesse a quel punto che alle avti sovrabbonda'sero gli operai , la nostra terra e pur quella inesaurabile uianifattura che supplirebbe alia maacauza di qua- lunque altro lavoro. Sarebbe d:.uiqiie pessiuio consiglio nella nostra economica posizione quello di negligentare i mezzi che in altri tempi fecero priuieggiare fra le nazioni , sotto il rap- porto specialmente delle arti , la nostra Italia. E senza ricorrere ad esteri esempi , ranimentatevi , o si- gnori , lo stato prosperance d' industiia di questa luedesiaia citta , di cui ne piu ricca , ne piii fiorencc eravi forse in tutta Italia. Wilano couservo per Itrngi tempo la sua fama e la sua floria manifiittrice , perche in mezzo alle sue guerre e alle sue viceude cbbe al reggimento del suo governo Priiicipi saggi ed illuniinati che tennero a cuore questo ramo di pubblica auimi- jiistrazione , e lo proiiiossero con buone leggi e con siugolare niuniticenza. Ne questo importante oggetto poteva essere ne- gletto dalla chiaro-veggeute eccelsa Austriaca Dinastia. Difatto r immortale luiperatrice Maria Teresa sino dall' anno 1 776 istitui con provvido consigho fra noi una socieia di cospicui cittadini chianaata Patriotica , che tanto promosse nella Lom- bardia T avanzamento delle nianifatture , delle arti e dell' agri- coltura ; e sebbene questa per le conosciute vicende de' tempi da noi non rcmoti cessasse ; pure , essendosene dai successivi Governi riconosciuta T utihta , fu dessa sotto variato nome non solo rcpristinata , ma ancora ereita in seientifico stabdiuiento , ed ampliata di attnbuzioni , onde nieglio jiotesse corrispondere al lodevole suo scope. Ne questa onorevole ed utile istitazione sfuggi , in mezzo alle alte cure del suo vasto impero , ai pe- netrant! sguardi del beuefico nostro Sovrano , che ^ degno non 80I0 di confermarla , ma voile con paterna clemenza perniettere che alia Sacra di lui Maesta fosse fatto omaggio de' suoi atti , e non contento di quanto in addietro si praticava , ordiuo con Cesarea munificenza che di pid aiupj mezzi fosse essa aiTic- chita , atfinche preniiar si potesse un maggior numero diartisti; taata e la persuasioue deir lUumiuato iiuperaatc ^le i prenij PARTE ITALIANA. /j-. efficacemente contrlbuiscono a promuovere V avanzamento delle mauifatture e delle arti. A voi duuriue ora tocca , beneficati artisti , a corrlspondcre con nuovi gfo.vL alle sollecitudiui del generoso Monarca Ricor- datevi die parte non piccola della patna f utuna e neile vostre mam; die migliovaado ognora pa'i i rispettivi vostri lavorl ac- crescei-ete colla vostra la pubblica opulenza, che inimeo'ando ut.hnente le uumi del popolo nelle matenali occupa/onf, ne ni.ghoierete il costume , e ne allontanerete 1' inop.a. E cosi opei-aodo VI renderete sempre pm degni dell' alto patrocinia dell Augusto Fratello dell' Imperatore , il nostro amato Vicere , 1 Arc.duca Raineri ; e vi sere la scienza idroiuetrica non ei(i in cose di pura speculazione , ma bens'i in quelle che giorual men! e vengono in uso , cosi non e semh-ato inutile opera proporle in iscuola , ed inramininarle , con animo di trattarne voi piii di propnsito negli anni successiui , illusirando con espericnze quei pun i che di questo lume avranno bisogno. Cosi r autore s' introduce all' esame del commeutario di Fron- tino sulle acf[ue ed acquedotti di Roma; le parti poste ad esame sono 1' art. 36, io5 e Ii5 della citata opera di Frontino. La seconda meuioria riporta i ritievi e le sperienze fatte nei Po graode dai professon ed allievi della scuola di Ferrara. Queste operazioni sono state fatte i.° /Id oggetto di sommiui- strare i da i opportuni per conosceie la partata del Po in un de- terininato luogo , e souo deterininato pe'o del fume ; 2° Ad ef- fetto di poter istituire un diligenie confrcmto fra la teoria del corso equalile delPacqua negli ampj letii , e la sperienza ; 3." ColT idea 424 APTENDICE €he possono giovare per tennine
  • ilo basso tlcl jii.ire. I'ARTE ITALIANA. 4^5 CORRISPONDENZA. — tm^-m^ Al signor Direttore delta Biblioteca Itallana. Pregiatissimo amico. Vienna, il 27 novembre 1820. « II vivente Fidia novello mi lia sci'ltta teste da Roma una let- tera ch' io non posso dispensarmi dal reader pubblica. A voi percio uii rivolgo aflinclie comparisca net primo fascicolo de! vostro accreditato Giornale letterario, divenuto per instituto suo € per cortesia vostra 1' organo ininiediato e fedele dei senti— nienti delle persone colte d' Italia. I luotivi che mi spiusero a tale determinazione sono i segueuti : Nell' edizione padovana di quelle mie Lettere piitoriche sul- rOpera del sig. cav. Mayer, stampate la prima volta nel la' vo- stra Bihlioteca Italiana , io aggiunsi un' appendice , in cui si Jegge alia pagina 108 , che il luarchese d' Ischia avesse detto , YAssunta di Tiziano , che si auimira oggidl nella R. Pinacoteca di Venezia , essere il primo quadro del mondo. Questa sua sen- tenza mi era stata riferita da un amico comune , cui parve di averla udita dalla bocca istessa del suUodato Canova. Ora ve- dete che cosa mi accade. Imbattutosi 1' egregio scultore in quel passo del mio libro , la sua ritentiva non si sovvenne d'avere pronunziate quelle pa- role cosi come le stanno , e sembrandogli anzi di non averle mai proferite, mi richiese coUa succennata lettera d' eniendare quel passo. Discortese al sommo , non che ingiusto verso il grande artefice io sarei , qualora uol compiacessi all'istante. Vi luando percio la sua lettera , e pregovi di pubblicarla il piii prontamente che si possa , onde veggano i leggitori del vostro Giornale i veri , genuini e precisi sensi del suddetto , tanto su quell' ammirevole dipinto , quanto in massima sullo stile , ed i pregi Jeir iraniortale Vecellio che il condusse. Questi sentimenti di un vene,5iano , e per giunta conoscitore esquisito ed artence di si gran fama , noa discordando punto dalli da me emessi e 426 APPENDIGE eostenntl nelle succennatf; inie lettere, mi val!!;oiio per una plena eA aatorevole conferma tlel giudizio imparzlale ch' io portai sul Tiziaai), e sento coa piacere tutto il valoi'e
  • ■ 3o8 De' moderni catafalchi. Osservazioni inedite » Saa Joannis Caemicnani in Pisana Academia antecessoris juris criminalts elementa. Editie secunda (1° fstratto) » 3^7 PARTE II. SCIENZE ED ARTI MECCANICHE. Fondamenti di patologia analitica di Maurizio Bofaliki . . • pag- 07 Flora veneta , seu Xnumeratio plantarum circa Venetiam nascentium , secundum methodum Linnaeanam disposita , auctore Stephana MonicAKD Genevensi, etc. Vol. I , . . . , » 70 I N B I C E. 429 Alcune osservazioni bolaniche inedite di Gaetano Savi , proftisore , eec. sui trifolium Gussoni e frifolium Cupani. Con tavola in Tame . pag. iot Sulla nuova doltrina medica italiana. Lettera del dott. C. 5. SrALLAKZAKi. Parte II » ai3 Osservazinni natiirali fatle alle iiole de' Ciclopi, e nella contigua spiag- gia di Catania. Memoria inedita del sig. BrocOHi v a 1 7 Commentario sut morio petecchiale dell' anno 181 7, ecc. , del D. G. Falloni , professore , cavaliere , etc. ( i.° estratto ) « 229 Sulla Saluinia natans. Memoria inedita del dottur Paolo SaVi, ajuto del professore di botanica delV Universila di Pisa , con tavola in rame » 348 Corao di chimica economica di Giuseppe Gidli , dottore in medicina e Jilosofia , ecc. ecc. (2.° ed ultimo estratto. Vedine il primo a pag, 6a del volume 16.°) >. 35a Memorie delta R. Accademia delte scieme di Torino, tomo XXI J^ T *•" estratto. Vedine il primo a pag. 389 del volume it)-" ) ...» 36l Analisi (inedita) di alcuni esperimenti fatli pubblicamente in Reggio il di 4 agosto 1820 suW azione delC acqua coobata di lauro-ceraso e del tartaro emetico » 3^9 APPENDICE. PARTE I. SCIENZE, LETTERE ED ARTI STRA.NIERE, Annnli delf I. R, Islituto politecnico di Vienna , pubblicati dal Direttore Giovanni Giuseppe Pkechtl , consigliere , ecc. . .... pag- 9* Deir uso dell" aria riscaldata in vece del vapori acqiiei come forza motrice ....- » ivi Dimostrmzione della legge di elasticita dei vapori acqiiel , ecc. » 9 3 Sopra la macchina di Pafin , la quale serve a comunicare la forza di una ruota mossa dalV acqua ad una distanza grande . . » 9^ Progetto di orientare la tavola preloriana , ecc, ,....» iTi Sopra la preparazione delf acciajo fuso » ivi Sopra i lermometri , e specialmente sopra il tetmometro metallico >> 96 Zssais chimiqius sur les arts et tes manufactures de la Grande Eretagne, traduits de i' anglais (i.° estratto) i> 98 J>e t economic publique et rurale des Arabes et des Juifs , par L. Beynief C i.° estratto ) » 240 Idem (3,.° ed ultimo estratto) >.387 Traltato elementare di fisica di Gionanni yilippo Nedmasm, professore neli I. R- Islituto. politecnico di Vienna ( i." estratto) , . . »> ^9^ 43o I N D r c E. ConriJPOVDEKi* pag. io3 LeHera contenente alcune nolhie suUa lettcratura tedesca • . » ivi Ider" drf sig dottor fisico C, Cestsk intorno alf uso del/a Scutel- laria laterifiora pratlcato contro V idiofoiia >• i l 3 PARTE il. SOtENZE, LETTERE ED AUTI ITALIVNE. Diaorso del sig Ignaz'io FvMjiCKLi,t,vicesegrctario dell' !• H- -^ccademia, Ittto netta grande aula dell' I. R. Pala22o delle scieme e delle arti in oceaslune delta solenne distribuzione dc pTemj dell' I S. Accade- mia delle belle arti, fiittasi da S E. il sig. come Steassoldo , pre- sidente delf I R- Governo in Milano il ag agosto i8ao . . pag il^ £straeio dei i^iudizj delle Comi/iissioni per I' aggiudicnzione de' pre- mj siid'letti . » laS Discorso del conte Pielro Moscati , direttore della classe sciencifica deli I. R. Istiiuto di scienze , lettere ed arli , letto in occasione della solenne distribuzione de prehij d' industria seguita il giorno 4 otto- bre I Sao » . . >• 4i3 OfEI.E PEFiODICHE » 12 8 Ojtuscoii letterarj di Bohgna Fascicolo XIV » ivi Ginrnale Arcadii.o di Roma. Fascicolo XX » ivi Idem Fascicolo XXi » 25i Gioniale di Lsica , chiinica , storia natiirale , viedicina ed arti dec signori Co^^lCI.IACCHI e Beucnatelli di Pavia. Bimescre V . >■ a5o Ciornale enciclupedico di JSapoli. Tomo III » 417 ElBMOGSAFlA laij Pugno Lonibardo-Veneto » i^i Idem. »• a5i Idem '•419 Ducato di Genova » l35 Idem » 4^2 Ora.i Ducato di Toscana » I S.'i Idem » i09 Stato Puntificio » i3S Idem » 423 Piemonte »• 265 Sardegna »268 Regno delta due Sicilie >> 277 COBBISPONDENZA ' " '4* Squarcio di lettera da Verona intorno ai frammenti di antic/ii au- tori latini pubblicati in Roma dal sig. Niebihr . ...» ivi Lettera del sig. Giuseppe Caepani di Vienna intorno la risposta fatia alle sue lettere pitloriche dal sig. Majeg . . . . • » a"^ I Tsr D I c E. 43 1 Idem del sig. marchese Antonio Cakova. al sig. Caiisani siiddetto intorno un asserzione delld slesso CAnPASi nelle sue lettere pittO' riche pag. 4a5 Squarcio di lettera del sig. canonico Angela Bellas i al sig. jirofes- sore Ciuseppe Moketti stt una planta acqiialica . . . . » 281 Caso di coscienza del padre ZAPrAEENE prapoito al padre Cenna- EiELLO sul colloctire i maiisolei nelle chiese 283 KoTtZIE LETTEHACIE » 285 IscTizione lattna estemporanea del professore GACLirrn in lode del conte Ciulio PEnTicAni per la sua apologia in difesa di Dante » ivi NEcr.oLociA • • » i^'i fielro Bernardo di Zamacna ■ . . » ivi Errata corrige » 143 Idem »a87 Idem >■ 43 1 Tttvola meteorologica di uttobre »♦ 144 Idem di novemhre »288 Idem di dicembre > 43a ERRATA-CORRIGE. Torno 20.° Pag. a56 lin. 27 an Java ^'SS' andar » ivi » 34 inticra » interna y 281 » 5 nou piu >> ahcor piu Milano , dalV I. R. Stampcria Osserva zioni meteorologiche fiUte all' L Jt. Ossrrvororio ui Hik'u i8iO D I C E M B R E. 1 M A T T 1 N A. Sera. | IS z " 0 % 9 U 0 "5 -1 u N C 0 a Stato S — • ij " i § s Stato c O J2 £ > i^ del cielo. 1^1 J3 N > del cielo. poll. lin. 0 poll. lin. 0 I 27 0,0 - 0,7 N 0 Ser.neb.folta. 27 9,0 + 1,6 N E Nebbia folta. 2 27 10,2 - 1,2 s. .0 Ser. . . nebb. 27 9,8 + 2,0 s 0 Nuv. neb. ser. 3 27 ic,3 + 1,5 0 Nuv. sereno. 27 10,8 + 5,0 0 so Ser. nuv. neb. 4 27 11,8 + 1,0 SOS Ser. . . nebb. 27 10,8 + 4,o 0 Sereno. 5 27 10,2 - 0,5 E Ser. . . nebb. 27 9,6 + 3,5 E Ser. nebb. 6 27 8,6 0,0 0 Sereao. 27 8,5 + 7^0 0 Sereno. 7 28 IfO + 2,7 . E Nuvolo nebb. 28 0,7 + 4,0 E Nuv. nebb. 8 2R 0,0 + 3,5 0 Nuvolo nel;b. 28 0,3 + 6,6 0 Nuv. rot. ser. 9 10 28 1,7 + 4.6 0 Nuv. . . nebb. 28 2,1 + 5,5 0 Nuv. nebbia. 28 3,2 + 3,0 NGN Nuv. nebb. 28 2,3 + 4-0 S 0 Nuv. nebb. 11 28 2,0 + 2,0 0 Nuv. neb. rot 28 1,6 T 3,0 s 0 Nuvolo rotto. 12 28 0,7 + 2,C 0 Nuv. nebb. 27 11,5 + 3,5 s Nu. neb. piov. i3 27 q,3 + 3,4 0 Nuvolo. 27 8,0 + 4,5 E Nuvolo, piog. 14 27 6,4 + 3,5 N Nuvolo, piov. 27 5,5 + 4^^ N Nuvolo. i5 ^7 4,8 + 4.0 S 0 Piov.nuv. rot. |27 6,8 + 5,8 S Nebb. ser. i6 27 8,7 + 3,0 N E Nuv. sereno. 27 8,7 + 5,7 E Nuvolo. 1 17 27 (),2 + 4,0 E S E Nu. neb. piog. 27 IC,C + 4.^ N. .E Sereno. i8 28 0,3 + 1,6 N. . 0 Ser nebb. 28 1,0 + 2,5 E Nebbia. 19 28 1,6 + 0,2 0 Nebbia. 28 1,8 + 2,0 0 Nebbia. 3C 28 2,0 + 0,2 E Nebbia. 28 1,6 + 1,4 E Nebbia. 21 28 1,2 + 1,0 0 Nuvolo. 28 0,5 + 2,7 0 Nuvolo. j 22 27 1 1,0 - 0,5 0 Ser. . nebbia. 27 10,1 + 2,0 0 Neb. nuv. ser.' 23 27 9,0 0,0 0 Nebbia. 27 8,1 + 1,4 E Nebbia. 1 24 2-7 8,3 + 1,0 E Nuvolo. 27 8,0 + 2,0 N E Nuvolo rotto. 1 25 27 6,2 0,0 s Ser. nuvolo. !27 5,- + 1,0 S. . 0 Nuvolo. 1 26 27 6,0 - 0,4 N Sereno. 27 7,8 + 1,5 N 0 Nebbia. 27 27 9,8 o,c NO Nuv. neb .rot. 27 9.4 + 1,4 N 0 Nuvolo. 28 27 7,8 0,0 N E Nuv. neve. '27 7,0 + 1,3 S E Nuv. . . neve. 29 27 7>2 - 1,2 N E Nuv. nevoso. '27 7,- - 0.6 N E Nuvolo. 3c ) 37 7'7 - 1,0 E Nuvolo. 27 7,3 0,0 E Nuvolo. 3 27 7,0 - 2,0 E Nuv. rotto 27 6,8 0,0 S 0 Nuv. ser. nuv. Altezza mass, del bar. poll. 28 lin. 3,2 Altezza mass, del term. + 7,0 j Quantita della pioggia e della neve lin. 18, 5i. ^m, 's-^ .rV > }>:■>.