'^ P>.y^-^ h ,r" \ , r--- . t^ P^' ' ¥ BIBLIOTECA ITALIANA O SIA. GIORNALE LETTERATURA, SCIENZE ED ARTI COMPILATO DA VARJ LETTERATI. ToMo XXV'I. ANNO SETTIMO Aprile, Maggio e Glugno 1822. MI LA NO rRE?SO LA DIREZIONE DEL GtORNALE Contrada del Monte di Pieta n.* 1354 Cosa Caj diri/iipctto al Boiqo Nuovo. JlvU'ERIALE EEGIA STVMPEKIA. II prescnte Qloriiale ^ con tutti i volurnl prccedenti ., e posto sotto la salvagitardia dclla Lcgge , esscndosi adcmpiuto a quanta essa prescrtve. BIBLIOTECA ITALIANA cA)pui»^ A02Z. PARTE I. LETTERATURA ED ARTI LIBERAL!. II Cadmo. Poenia di P'etro Bagnoli professore di lettere greche e latliie nelV I. e R. Unwersitd di Pisa. Toinl due in (>.'' — Plsa^ 1821, presso Se- bastiano Nistri ( In Milaiio si vcnde da Gio. SiLve- stri agli scalini del Dtiomo. Sec >itdo ed ultimo estrat- to. Vedi il primo nel volume 25.° pag. 145 ). J? ORZA ed amore sooo anima d' ojmi poesia , e gli anti(hi favoleggiarono questa verita con arcana sa- pienza , qnando fecero nasrere armonia da JMarte e da Venere, e (juaiido nel cielo, primo libro deirunl- verso , posero il segno delta Vergine presso cjiiel del Leone. Chi non trova dentro se questi due e'e- menti, non puo aspirare piu alto che alia lode di pulito verseggiatore; e fbrse anche questo mtrito non puo darsegli intero, ove si pensi che le parole a vf'stir il pensiero d' un abito tutto sue proprio voglion esser nate con lui. Che se alcuno credesse aver da cio a consegnire , che solo chi inventa possa dirsi poeta, noi verrcmmo tosto e volenticri in questa seutenza ; c se troppo non sapesse di paradosso, ci 4 IL CADMO. pi;!rerebbe anrlie (\\ iigji'iiuinere, clie p.iu dl poesia era nt-lla inente del Cartesio qnaiido inveiitiiva i suoi vortiri, die in qiiclla iM Btmilx) <|uando det- tava 1 SUOI veisi. S«; noii c\\e noi pa liiimo dclla |>ui bell I fra le arii della parola, e iion debl)'"'ii() i ii^stri driti sorpnssariio i coniiiii. I qnali am he soii(» a noi pill strptfaiiunto seojnati dalT obl)li2;o in die sianio \eniui fl' esaniiiiare il Cadmo del Bagnob. E delle sue itivenzioni debb'essere principalmeiite il nostro ragionamento , perchc sc il poeta sara in quesfc feliee , iioi non ci perderemo a cercare pic- cioli nci fra le grand! bcllezzc: otxnpazione da pe- dant! , dalla quale V indole de' nosiri studj e la ^( nipera delP animo ne fa forterneuti; abbornre. II Bap,!ioli ha un' iiiiniaginazione fervila, e capace di cpje' fantasnii . letti che amano it tuuiulto deb'imiiginazione, che a trnsfcnrsi nelia Grecia ove la trancpiillifa era T a- ninia della poesia, e la lira delle JMuse per ogni strada e per ogni tcmpio sonava quasi di per se, come un' arpa colia nel silenzio d' una bella sera d' ej.{ate. Nui pero confessiamo di buona voglia, che il Ba- gnoli in tutto quel passo ov' e narrato lo sdegno POEMA DI PIETRO BAGNOLI. o» d' Orione , e la sua metamorfosi in torbida. Stella , ha ben meritato deio;Ii Alemanni e cli noi. Senza snaturare la poesia tedesca e senza afForestierare la nostra, e^li e riescito felicemente a mostrarci come collo studio dell' una si possa 1' altra ajutare. Ma tutto qucsto si ridure a venti stanza alTiucirca, ne di cio pno dirsi bello ua poeuia di venti canti assai lu'i2:lii. AlLun' altra volta il poeta e privilegiato di qualohe bt Ua ispirazione , ma e quasi lampo clie tosto si perJe nella notte, e i versi,con cui tenta spiegar- la , offusrano anche il pensiere : cosi per eseinpio noi troviamo degno di iode , che vinta in gran combattimento la Oiscnrdia dalFAmore, ella strasci- nasse con se nella caduta cio die poteva precioi- tando altVrraie, e che di quegU avanzi si com- ponesse 1' abisso: ma chi potrebbe pazienteniente ascoltare que' versi ? Ivl ne su ne giu , ne poi ne innanti , Ne lochi son , ne girl e centri fissi ; e quegli altn , end' e conchiusa la stanza, e che noi s'nieiite nti pantano? E neimneno i'idea di beivi, inve'O dfir<'stio, Tohblio, rie par giusta : T obblio e risC!"vato pei versi i fi!:bri!i l.)>-o aiorsi. E v' e . . . . un grand' antra , ove tra I' ombra oscura Mostra se stessa, e I' opre sue Natura. Ne delle Miise e an^or facta pirola, come potrebbe far credere il nome ili trag(nlia , e gli altri tali che a que' personagiii all goriri f.irono daii: Cadmo ha gia vediite mttc queste iiuraviglie e null' altre , qnando Atifione g!i luostra un bosclietto di soavi allcri ed i'j esso Le sacrosante Fergini sorelle. Koi non sappiaino clie altri siasi ancora sognato di distinonere Melpojiicne dalla tragedia, ne dalla conimedia Talia, ne quell" alirc dalla poesia cui pre- siednno : e corto un vero caos niitologico ne ver- rebbe dalla biz/iirra iuvenzione del Bagnoli. Ne fn e^li piu f "lice nelT aitre parti del suo Par- nasso: la stessa salita , rhe pur era cosa si facile a raccontarsi , riesre male nelle sue mani, perdie o voile senza cagione inventare, o fuor di proposito tento u?r imitazione del Tasso. A tntti son noti i sotterranei , pe' quali Ubaldo e condotto verso il giardino d' Atraida ; ma ({ual motivo avea mai il P^gnoli, o che secreta intenzione era la sua quando fece condnrre Cadmo da Anfione all' orlo d' uiui grotta Picciola occulta, ove giammai non luce. . (I) Canto IV, e spg. (2) ISel canto XII va piii oltie, e personifica anche il cenno. Giove congeda Callioi'e indi un suo Cenno Pnit'i^ di quel ch" han forma ■, e detto ■, e senna. Aver detto per aver la favella \ POEMA DI PIETRO BAGNOLI. 9 c per gliignere al cominciar dell' erta lo fe' guidare per t' orma nera Di mille awoke vie, quasi indistinto Sotterraneo confuso laberinto ? Non puo quest' allegoria mancare d' iin qualche significato nella niente di chi la invento ; ma (he ne abbia uno lu; ido e cnnveniente pei leltori, cre- diamo poter negare. Nella filosofia fii creduto saggio partito per poter conseguire alciina verita pii\a!si volontariamente d'ogni opinione, e procedtre da una perfetta oscurita inverso la luce, che sarcbbe come entrare nella grotta del Bagnoli; ma cio puo solo esser utile quando il mondo percorsi i varj staensanienti dovea compensare Teletta d'un a'gomento si poco adattato alia poesia. Egli per esempio ne! settimo canto vuol descrivere una razza di semlbelve die vivea ne' bosclii delUi Tessaglia : non e dnbbio , ch'egli cerco di s guifirare in qnesti cciitaiiri il primo stato delP uomo : ma perche diinque mostrare quella turba Pronta a punger coll' asta i buoi nel fianco ? Chi sceijde per forza di discorso aU'origine deiru- mana sorieta, vede agevolmcnte che i primi uomini non poterono esser pastori , e die lungo tempo dovettero vivere di caccia prima di venire a qnella plaridezza di vita (i). Ma non si puo pretendere die s'occupasse di tali ragionanienti chi non seppe molte volte evitare nelle sue invenzioni il ridicolo. Noi non parleremo d' uno strale , die nel canto XII con impeto e forza impossibde trapassa e con- ficca insieme due teste : taceremo di quel suo chia- mare re delle selve i tori (2> , e gli perdoneremo anche la pazza idea di far laureare f^rmalm.'nte Ermione in Parnasso e di mostrarci 1' Errore , cui I la gran coda e trono In se ritorta , e volta in su dal fondo , Di cui la cima den per scettro in mano , E s' aha , qual di notte arso Vulcano C3) ; ma dii avra si ferrea pazienra da sofferlrgli quel- r altra sua stravaganza del Canto nono ? bi da a bere il nettare a Cadmo ; (l'> Speriamo , clie alcuno non vorra oppoi'cl la Bibbia : ella sarebbe oitata troppo a sproposito per difendere la niitologia di Cadmo, ed a noi restereblie sempre la risposta che parliamo deir uomo naturale e non di quello ch' e addottrinato da Dio. (2) Canto I , stan?;a 5a. (3) XVIII , 28. VII , 27. t ancbe da osservarsi che Vul- cano in un poema mitologico noa pud essere preso the pel buoa maiito di Veneic. ?OEMA DI PIETRO BAONOLI. it Jndi Anfwn, ck' era poeta e divo. La sacra tazza si verso nel seno. Bewer le Muse, che d' eterno rivo Non debito alia mort.e it sangue avieno: Sol Calliope s'astenne, e del sua vivo Licor pose in disparte il nappo pieno. Estro divin la invase , e cantar voile Senza far di bevanda il labro molle. Zieta la Dea , che gli altrui petti avesse ■Esilarati il net tare divino, Non bevve no, sobria al suo canto elesse L' Itale lodi e I' alto onor Latino. Certamente il sig. professore di lettere greche e latine si sara forte compiaciiito di questo suo bel trovato, ma perche mai Calliope non beve ? Crede forse la Dea , che altrimenti le nostre lodi possano esser attribaite alia forza di quella bevanda , piu che a quella del vero ? Ed ha ella bisogno d' aste- nersi dal bere per tneritarsi credenza , come cia- battino o facchino, che a trovar fede di sue novelle, giura al rigattiere o al barbiere di non aver assag- giata stilla di vino? E perche si gode la Musa, che gli altri siano esilarati dal nettare? Pensa ella forse che inebbriati vorranno piu agevolmente menaile buone le sue fandonie ? Si rivolti pure , come meglio piace la cosa : si trovera sempre indecente e ridicola. E poiche siamo venuti sopra questo luogo , al quale ne spiacerebbe di ritornare , ci si permetta d'avvertire che il Bagnoli non conobbe abbastanza il signiHcato delle parole , quando disse die Anfione La sacra tazza si verso nel seno. II poeta vuol raccontarci che Anfione bevette egli pure il divino liquore, ma tutto Topposto esprime quel versarsi la tazza nel seno: che null'altro pro- priamente significa che spargersi la bevanda sul petto s qiiando sorisse Qua Unto un rio d' umor nettayeo suoiia. POEMA ni PIETUO BA.GNOLI. l3 Scesa a rvxeneraj-e il gerine lunnno > Plena di Santa Fe , di santo Zelo : Altre Mu c ne cantan su! Giordano ; Ed ado da divin Legislatore Legge sacrata in due Dogmi d' amore CO' Noi not! ci feiineremo a (Umiaudare , come mai se orfhio p-^s,ano non penrtra oltre quel denso velo, possa penetrarvi quvll » della Diva, e scernervi la Religione e le novt-lle Muse : ma the Urania si f.icciH * antare fli siffatte UKtterie, die le Muse par- lino a Cridmo del divino legislatore, che si discorra dei dogmi iti Parnasso alia piesenza d'Antione, oh se questa iti tanta luce di critica nou e mancaiiza assoluta di gusto, ne si dica , per Dio, fin a die segno r umana sofferenza puo essere impunemente abiisata ? E come neirinventare , cosi neirespiimere le sue jnvenzioni manca ii Bagnoli di sapienza poetica. Noi studieremo d' essere secondo il poter nostro bre- vissimi. ma tanta e la materia, che non ci verra fatto di non discorrere alcun poco piu oltre che non vorremmo. Cadmo nel primo Canto insegue Ermione, e per arrestarla cosi cone hiude il discorso : Ah ! t' arrendi al periglio ! arresta i passi. 11 poeta vuol dire, die s'arrenda per fiig2;'re al pe- ricolo di preripitare fra que' dirupi : ma le sue pa- role significano invec;> , che s'arreada, piu non po- tendo cansare il periglio. Altrove (2) parlando d'Arcesio ed Autolico , fro- dolenti giovanetti , egli narra , che Ulisse discendea per le lor vene; ma in che modo Uiisse discender potesse da due uomini viventi al tempo medesimo noi non vediamo. Piu avanti (3) e detto che ncUa schiera di Fe- nice combattcano (1) Stanza 72. (2) Cauto II , St. ag. (3; Canto II, £t, 47. 14 IL CADMO. E Parti e Ircani di saette alate Carchi , fin la dove circonda ed ange La terra il mar; clii pno intendere questo j^arbuglio ? E non sembra egli (lie que' gnerrieri siano carchi di saette lino nt'lla loro patria , che tanto e non piu e voluto da quella peiif asi, mentre il poeta cerco invece d' espri- mere il loco ondVran venuti? Ma forse parra ancor piu strano che si dica d' un naviglio , che Rompe coi remi , e solca a stento il suolo CO > che si chiami elevato un viaggio (2) perche s' ha da salire un nionte, e che descrivendo i primi amori si guasti il soavissimo argomento con versi di questa natura : Come dalt orco stral , da petto a petto Corse la voce a porre in cor la cura , E nacque il patto , perocclie quinci " io amo >» Disser le prime note , e quindi u io bramo t> (ij, Pessmia idea sigmficata in pessinii versi, ai quali non possono paragonarsi che quegli altri del Ba- gnoli : Reggea Tafio i Telehoi, ultima schiera — ■ Dell' alte e in questo Colle accolte cose —• in aperto Pratello un cumulo era erboso ed erto — ■ protetto Par di mostri da un stuol , che seco assaglie — Altri serpe s' attorce , o vassen vago — Disgiunto trovera I' util dal do'ce — E da nottole son le aire ombre rotte — , e cent' altri di questo beatissimo conio (4). Quello peio che rende piii evidente il difetto di gusto, si e che ora il poeta si strascina pel fango, (l) Canto II , 8t. 83. (2; Canto IV , St. g. (3) Canto IV , st. 97. (4> Canto II, st. 3o. Caato III, 41. IV, 60. VI, 5a. VH, i3. XIII, 3. VII, 3. POEMA. DI PIETRO BAGNOLI. ID ora montato sui trampoli vuol afferrare le nnvole. Si veda se ponno jnimag;inarsi modi piu bassi e tnviali : a detestare imparl II punto che in sua man fe capitarla — • { assalto Trai cinque snelli , e i due grossi germani — hiin dov era uopo jy agir spiato — • Color mescon le man , ne colpo sgarra — Or dammi I' arco , disse , e nelt istante A lei Nisa lo die valido e grosso. ("ij E se la plehe si desse a far versi , crediam noi die si ailnntanerebbero moko da qnesti? Shuffava il Verno alle sorelle in faccia (alle stagioni) —' Non solo a condur I' opre erami accinto Materiali , ma a fondar le oneste. — se per bene II fei , non giova , poiche un mal ne viene. — Fill ch' ella fa , premio del fare ottiene. — fuggi t anima red; Come sbruffo di fwno — • 11 cenno di Giove Venue ad Erato, e a Urania, e con un atto Ch' ei fece , ambo capir cid che va fatto. — E la Greria de' Sag;s,i N' avra sin che a lei vita non s' imola , Si che n assisteranno al funerale. — E Alessandro gli stati AcJiei per mille rivoli sorbisce. (%) Arroge che qualche voUaTEpopea e vestita con abiti da curiale, ed e ridotta alia piu bizzarra corn- par sa: (i) Canto IT, St. 85 ' — II, 92. — 100 — . loi — XII, 93. (3) Canto IV, 68 — Hi , io3 — XII, 54 — XV , 41. — XVIII , 100. — XII , 43 — V , 77. V , 78. Quel SO' hire, brut- tissiina voce, ricone ad ogni passo , come pure quell' altra syil- lante , e latter le corde per sonare. j6 Iti CADMO. 0ie di noi ti dirb , figUe di Giove Del gran disegno autor? Siain teco attrici. CO Sla quanto e fisso nelf eterna niente , Ma sia , te volontaria e consenziente. ("}.) Craiid' opra ordisci ! Pria dot Mio , ch! e istinto Per siia coaservazione a clascun dato Comun dalla natura ed indistinio , Forza fu trar le genti al Mio prlvato. Indi convicn die sia di leggi cinto Si che fedele ognun servi suo stato , Ne leda in altri, e non sia leso in esso Persona o liber ta, dritto o possesso. C3) Dopo di CIO « hi mill rrederebbe clie la gonfiezza e i modi del seiceiito fossero famigliari al nostro auto re ? Perclie, pgli grida , perche stonimi a rasentar le prode ^ Ne colki tromba , onde di te risuono , Entro neW alto mar deUa tua lode ? Ill lui se I'aquila piotnba suUe anitre, nell' dere van per via diversa G!i avanzi delta lettera dispersa ; c avanti non fu nemmeno accennata la favola del descrivere qnegli uccelli volando la iettera greca (4). Un colpo di spada e un turbine piumbante j una freccia la peanutci morte ,• un'' Amazzone ha un fur- biiie ne'' pledi ; un gucriiero fra petti e hraccia sca- vasi un sentiero ; riessun cogli occhi a sostener piic basta il falgnr dello scudo , il tuon delV asta. E peggio ancora , ove sia possibde, Sgiiazza la Morte in un vermiglio bagno — Di Vulcano il baston ferreo fiammante Un iride di fuoco agita e spreme. — E Serse marriando contro gli Ateniesi inondo di gente le acque , e le arene ! ! ! (i) Canto V, St. 7. (a) Caato X , st. 89. (3) Canto XI, &t. 16. (4) Caato IX , i5. XVIII , POEMA DI PIETRO BAGNOLI. I J Al partird'un eroe fino il ferro ha i lampi meno ardenti : alle acque si da un piede sonoro , e la barba e ckiamata la divisa senile. Fioaiajente a noa moltiplicare gli esempi in infinito Ardono i inorti, e i morihondi e i vivi: Strepita, e va tadipe strutto a rivi (i). Quest' ultima idea e tanto strana , che pare da poeina eroicomico , e veraniente alle volte si crede d' esscre trasportati a queir iuferiore poesia: II {centre a Liri apri d' un colpo crudo , E gli empi delle viscere lo sciido (zj — ■ Trafora il cranio, e con gran rombo stride A Xenio un stral , die per /' orecchio incocca , Passa per f occhio un che Zevanro uccide , Ad .umbo il sangiie col cervel trabocca. Denon , che il colpo a se drizzar la vide, Apriva per gridare , ahinie! la bocca, E I' Amazzone il ferro nella gola -Gli caccia , e vi conficca la parola {3). Davvero , che d©po tai versi non ci farebbe stu- pore , se T Amazzone s' incontrasse in Sabatin BruneUo Primo inventor de la saisiccia fina, Che le tagliasse la testaccia riccia Con una pestarola da salsiccia. Eppure il Bagnoli qualche volta sa fare de' bei versi, e i nostii lettori vedranno voleatieri i se- guenti : Dal dolce suon della celeste Lira Una pietd soaveinente einana , Che doglia ai petti,- e pentiniento ispira, Quasi parli , e riprenda in voce umana ; Par che dica quel suon: genii, sospira, Piangi i deliri delta mente insana : (r) Canto I, 54 — V, 75. — XVir, 76. I, Sg. 64 — VI, 99 — 11, 36 — V, 47 — II , 82. Ill, a3. 24 — XIV, iiS. (2) Canto XII , 74. (3) Canto XII, 96. lUbl. Ital. T. XXVI. a l8 IL CADMO, Par eke i! bosco ne pianga , e gemebonda L' eco , piangeiulo anch'ella, a lui risponda (\y. Robusti son qiielli Ma nasce voce dalf Iliaca toniha ALta immortal , die a secoli risuona (2). E soavl sono quejr^li altri Un non so che di molle al cor le viene Da quella vista. Amor, die sulle piume Le gira intorno , tutto entro le veae , Jspirando , le insinua il suo nume (i). E noi noii vediamo coine chl sa far cjiicsti veisi, ed altri tali, die di traito in tratto s'incontrano, possa poi acciybattare quelle miserie che in troppo magj^ior copia s' aCFacciano. L' assoluta mancanza di gusto nuo sola spiegare qiiesto strano fcnoineno. Chi non conosre gli ajuti dell'' arte, e corre quasi a forza per quella via, alia quale dagl' impeti della natura e cacciato, puo sovente csser ineguale a sc stesso , senza che la critica acquisti per cio il di- ritto di tassarne Tingegno: ma chi dopo lunghi studj , assistito ancor piu dail' arte che daila natura, si riette a coniporre un poema , e v'impiegn vent' anni, quaiido non sia ail'atto in disgrazia delle Muse, del^be alraeno fuggire il biasimo , se non arriva a meritarsi la lode. Bla che lode puo giustaruente concedersi a chi per descrive^e Climene, tenera verginetta che va in trarcia deir ainante perduto , ha coraggio d'escire in questa comparazione ? Tal quando la tra il generoso armento dentoiio amor le Partidie cavalle , Ove le invita il natural talento Traversan fiumi, e passan moati e valle (%). (!) Canto XIV, sr. 'j, (2) Cauto V , St. 38. (3; Canto X , st. 83. <4) Canto VI » St. 3c* P6EM4 m PIETRO BAGNOLT. 19 Che direbb' eji,li di Messalina, quaado portava al mal luogo il ventre di Britannico? • E qucd teinpra d' anima e la sua, se presentan- doci un'ainante, che per vincere il desiderio delta lontananza ricava il profilo deiramiro, e 1' arti in- verita del disegno, puo nel gentile subbietto dime, che la fanciulla Medita seco alqiianto , e si ricrea Nella sua ined/tata operazione , £ tutta plena delta nuova idea Aguzza al pavunento il suo carbone? CO Ne niaggiore aggiustatezza egli palesa, quando racconta u6 sentlrsi piu faiso , se non vogliamo dar una mentita a tutti gli storici , che lo dipinscro clementissimo , e per soverchia clemenza venuto a morte inimatura. Se non che forse alcuna volta ei parla a caso senza panto pesare le sue parole, come per esem- pio ove descrivendo la stanza d' Amore ne dice, die ivi . . . alloggian le Grazie in compagnia Delt altre due Bellezza e Leggiadna, e non s'accorge, che Aglaja e appunto splendore cioe bellezza^ ed Enfrosine significa letizia, e piu largamente leggiadria (3). Ed altrove an' afilittissima donna empie ......... il cielo oscuro Di tristi lai, di lagrime interrotte (i^): perrhe interrotte, se niuna Ligrima, o lagrima pe- renne pno sola rivelare un inunenio dolore ? (I) Canto IX , St. 78. (i) Canto V , St. Toa. (3; Canto X , St. 32. (4) Caato VI , St. ly. 20 IL CADMO. Nc pill avantl meolio s'intende, che delizia sia qntlla de2;li Sparti nel liiscivo ostello delle Ninfe La fronte cU sudor nelle corole , E i capelli portar di polve sparsi (i): ne possiamo capire, di che polvere qui si voglia parlare. Ariclie nel canto XIX (2) non sappiamo come possa dire, ch' Ermione In guardia tien le pudihondc ciglia , E di ritegno fa velo al pudore. Far velo al pudore significa nasconderlo , e ap- punto il coiitrario volea signiticare il poeta. Veraniente egli e qualche volta oscuro per niodo, che malamente se ne puo iiidovinare il prnsiero : noi per esempio confessianio di nou coniprender qne'versi : Disfecersi i scdili , e si sconvolse L' aerea Curia al sorger dei seggenti, Qua! , se taliin v aniiidi e si rivolte , Sfaasi le piume rammassate , e sciolte (3J. Tre motivi di tale oscurita noi crediamo principal! nel nostro autore: Tabuso delle parentesi , Tintral- ciamento delia sintassi, e la frequence stranezza delle espressioni. Clie inviluppo puo esser maggiore di questo ? Michele , Angel divino , e Raffaello , Che avea dell' Arte , e delle Grazie il regno, E di pennel , di squadra e di scarpello Gran Gerione il primo ; e quel d' ingegno Proteo Leon Batista ( in lor Mecello , Fabio e Scipio, e qual altro fu piii degno , Passdr : spense Gradivo la gran face , E I' Ausonia creb genj di pace). E Lionardo , che piii forti plume Ergea d' ingegno .... (I) Canto XII, St. 23. (3) Sr. 43. (3) Gacto XVI, £t. 9. POEMA DI PIETRO BAGNOLI. 21 e cnsi via ran (juesto incredibile imbroglio (i). Al trove Cadmo riconsola flVe sa-> qual Dio gliel fa J con don si caro L' acerbo fato , ch' Ermibn gl' invola (2.) ; e quando torna vicino ad Ermione e premgo d' un wnante il core , (^E gia con gli occhi del pensier lo vede, Gid lo sente nei palpid del petto) Del loco, ove soggiarna il caro oggelto (3). In egual maniera chi pntrebbe giustificare la sin- tassi de' versi spguenti ? Rigido ushergo cf or , qual sc I' investe Nuvola il Sol, faccia e color cangiando , e dovrebbe dire cjual nuvola se il Sole la ini^este (4). Cosi pare non ha difesa qiK^lT altro son di man robusta Degni d' un vasto e glorioso campo , Non , quei colpi , di via notturna angusta (f>). E nella stanza cinqnantesima dt>l canto II, T Istro , ch' e pur il nominativo da cui tutto dipende, e posto nell' ultimo verso : Cosl non lungi dalf umil suo fonte , Poiche di maggior flume ha spento il nome , E che di questo e di quell' altro monte Tolto in tributo lia le nevose some , E I' arque d' Ino e di Tibisco aggionte , Alftn superbo e Sava e Drava ha dome , Fino al Bosforo rompe I' onde amare L' Istro , e non cessa d' esser fianie in mare, Egual difetto oscura que2.1i altri due versi Vinto e Pompeo: t orbe al suo pit si mira, • E sul capo di lui Cesar sospira (6). (1) Canto VIII, St. 22, a3. (2) Canto I , St. 35. ^) Canto X , St. 44. (4) Canto I , St. 22. (5) Canto VI , 48. (6) Canto V, ao4. 22 It. CAD>TO. jMa pill frequente ancora c V osourita e la strava- p;atiza, che da certe bizzarre elocuzioni deriva al discorso : i mormorii s' udieno Di tania gente die il digiuno esdngue lion viiol c^ia dire come parrtbbe, che si sentisse il niormorio di clii vien meno pt*r fame , ma invece indira lo strepito di chi gozzoiglia e banrlietta : un gran parlatore e chiamaro fabbro d! accenti : le Muse son dette le nove cncelle ( o fautesche ) : le Furie sotio accinte di tare e t rine serp' ntino : le nrti del disegno s' sppcll 'inn arti di mono : dalle labbra di Erato scorre am bei contrasto im do'ce nembo: itivere di fasriire le f.rite s' in^roppa il fe- rito: e Cadrno (ruando siida due de' proci a pugna- re fon liii 8(do, «rida di sfidarli a due continid (i). E di rpjfste li2;2;iadrie sitFatia e T ahbondanza, che aprendo il libro a caso, trovi che il punto ove tutti i tempi si congiiingouo , e qiiollo Ove sara, ed era in e' s unisce, E poiche nulla piu teme al di fuori , i moti L' ombiziosa Grecia in se rifonde, Ed ai Romani Fino il Fato arridea, che mai non rise. Finalinente ad un lottatore Grondan le membra a rivi, U capo sfwna (2). Ne niainano di tratto in tratto errori di jiram- marica ad infiorare il porma : la qual cosa d' ua professore di lettere greche e latiiie parra duris- sima a credere. Nel canto priino m vedi // fido Tasio , a ciii combatte accanto , Ambo amici di Cadmo , il buon Caanto; e ccK hi inutilmente, se non torni indietro, cul si (I) Cauto 1, St. 74— II, 29 —X, 35 — VI, 6a — VIU, ai — X, 25. — XVm, ii3. — XX, 87. (J) Canto V, St. i5, 54, 112 — XVII, 62. . POEM\ DI riETRO BAGNOLI. 25 riferisca quell' «/nio: credei d' Iri veder c detto in- vece di credei di vedcr Iri, o credetti Iri veder: e neir ostello delle Ninfe Nulla s' udiu romoreggJar d' intorno , Se non che le dolci aure , e i lend rivi E gli augelletci ganuh e lascwi ■■ „i ove quel se non che volfva essere consegnito da uti verbo : oinmissioiie che irregolarmente ■ il poeta fa quasi sempre aiirlie dopo la vof^e ovwique ^ e va unita con quelP altra del nominativo , che manca del tutto nella st.inza se^u^^nte : COsi reflesso in limpidetto lago , O da triangolar vctro rifranto , O se forbita gemma, o pinta imago, O d' Iri bella il rugiadoso ammxinto Tempri il color diver samente vago , Offre alio sguardo un dilettoso incan^o; Pur tut.ta e luce di quel Sole istesso , Che focchio avria, nudo a mirarlo , appresso. ^\) Noi potremmo prodnrre queste citazioni in infi- nites nia fastidio ne vince di siffatte quisquilie, raentre pur troppo non simno nenimeno cwifortati dalla soavita d^d verso , unica lode clie poteva re- stare al Ba^nnll conie poeta : i lettori avranno ad abbondanza veduto con quanta durezza ordinaria- inente ei verseggi; e se mai eglino vorranno indnrsi a prender in mano questo poenia , troveran due altri difetti che nocciono grandemente airarmonia: il nostro autore e nemico della dieresi, e S'^rive senza di essa iniziare , scienza , oblazione , sapiente , azione e voci altre niolte , che tormcntano cosi strette un orecchio bene costrutto (a). E per giunta a qu'^sti disagf:radevoli suoni , cgli ama certi troncatnenti , che sanuo del tartaresco , (i) Canto I, St. 60 — III, 74 — XIV, I. — IV, 44. (2) Canto III, III, 43 — V, 19 , 5 — XI, 29. Invece per una contraddizione clie noa saprebbe spiegarsi ei fa di tre sil- labe plato ( lite ), che non si puo senza defoimita ia tal mod* pronunciare. 24 . IL CADMO. come sarebbe murmur, peuzol, mordfer telo , vergiri' fierc, sicur , gener per getiero, ed altri tali in buon nnniero, con < he ne sembra di poter liberamente ailerm ire am he nella parte dell' armonia essere il Ban;noIi privo di gusto. E noi da principio quando ne glunse alle mani questo poeq^a , e lo sapemmo lavoro di vent' anni d' un aconde'viico della Crusca , ci eravamo fissi nel pensiero di non enrrare nel fatto della lingua, e sole (|uelle cose discorrere. delle quali i Fiorentini perniettnno rli parlare anche a chi non fu battez- zato in S. Giovanni. RTa fu curiosa avventnra, die apr^ndo la prima volta il poema ci cadessero sotto oechio questi versi descriventi V aurora : £d ecco omai nel lucid' Oriente Cominciava a mfkiinmar I' alhbr prtmiero , E f incendio si fea con fiamme lente Grado a grad.o maggior suW der nero : Quando lo spicchio usci del globo ardente A saettar di raggi I' emisfcro , E terra e del schiarissi alia novella Lwniera, e scolori l' iiltima stella (i). Noi fummo tosto scossi da quel grado a grado inve-e di a grado a grado ^ ma quando giugnemmo alio spicchio del globo ardente , venne in sommo il nostro stnpore, e picni , come siamo, di reverenza verso la Crusca , corremmo al vocabolario di lei, se forse la voce spicchio significasse anche splendore ^ come pareva si dovesse in quel luogo spiegare: ma la Crusra spietata contro il suo accademico ne in- terpreto si>ir« hio per una dclle particelle della clpolla^ deir aglio , e simili; indi per una delle parti nelle quali si tagliano per lo lungo le peie , e tinalmente pel mezzo del petto degli aiunudi ; e uoi restanimo estremamente coiittisi nel vedere clie il sole non essendo ne cipollo, ne pf^ra , he animale non pe- te va rrvere lo spicchio, die bonamente gli era stato (I) Canto .XX, aS. POEMA DI PIETRO BAGNOLI. zS dato dal Bagnoli. Da quel punto vacillo la nostra fede neir accademico della Crusca , e veninimo an- notando alcune cose anche in- falto di lingua : le quali di mano in mano crebbero a tanta dismisura, che noi per brevita non possiamo dar luogo die .a una tenuissima parte di loro. E primamente ommettiamo del tutto le voci che non sono di Crusca, ma pure hanno una lodevole derivazione e uq bel suono, come sarebbero rigurgc, armentale, incontemplata (i): anche i latinisnii vo- gliamo metter da parte, e dirgli soltanto che inutili e quasi Fidenziani ne sembrano inconto (incomptus) egresso^ fioreo , esornare , squameo , proculcare , gin- nasia^ dinumerare e amitto per abito (2). Ma non e da tacersi che brutte voci debbono a tutti pa- rere fattiice , concettrice , schioccare , molleggiare , ellerato (3) , e che inqueto per inquieto , segretato per segreto , fugoso per fugace , preserbare per pre- servare , navale per naviglio , sono innovazioni che il buon gusto riprova (4) : ne megho e da riceversi romba invece di rombo, quando la voce romba e gia accettata come sinonimo a fionda. Anche altroiide per cdtrove non e conosciuto nella buona favella ; e di fondare adoperato come nfeutro i Classici , se la memoria ne ajuta , non forniscono esempio (5). Anche sovienirsi per ricordarsi vuol essere usato impersonahnente, e non poo dirsi come fe' il Bagnoli , Pria di Cadmo ei stesso sen sowenne (G). Cosi pure e un marcio francesismo cjuel suo frequente replicare nel superlative gh articoli , co- me sarebbe , Fugge il ladron net luoghi i piii divisi, (1) Canto II, 116 — XII, 85 — IX, 85. (2) Canto XX, 71 — V. 28, 29 — VI, ii3 — X, 99 ~ XIV, 82 — XX, 43 — XVII, 17 — XX, 124 (3) CantoVII,35-X, 93-.XIV, jc6-XVI, 88 -XVII, 112. (4) Canto 11, 71 — IV, 62 — V, 16— X, 77 — XVII, ici. (5) Canto XI, st. 79 — XX , 1 36 — XI, 18. (6) Caato XVII, 69, 26 IL CADMO. e queir alcro, sugli aid ed inaccessi Boschi del Citerone i piii selvnggi. (i^ Noi non saremmo ancor giund ad un terzo del cammino, ove tutto volessimo riportare, quaiito nel- l' opera della liiifrua e nelle altre parti della poesia c\ venne osservato, ma siamo ora mai stanchi di tanta noja gramraaticale, e ci affrettiamo a conchiudere. Alcuni vorranno dime troppo sevf-ri, pcrche pan a loro crudele, che il Bagnoli da venti auni di studio tragga questa mercede: altri ne chiameranuo sover- chianiente amorevoli , perche in qualrhe occasione 1' abbijuno creduto degno di lode : ma niiino potra giustamente rimproverarci, che T ac* usa gravissima di cattivo gusto provenga da aiiimo [)assionato e goreggiante : che anzi dopo quella di^graz.iata pro- fezia d' Urania molti avranno creduta superflua ogni parola. Oh se una volta i Toscani meditando sui gloriosi aveiU di S. Groce si persuadessero , che non pel solo acre sereno, ne per la dolcezza del materno idioma vennero in tanra altezza que' sommi , chi pill di essi potrebbe onorare !e scienze e le arti, e chi piu di noi vorrebbe applaudire alia rinata loro grandezza ? (i) Canto XIII, 3o -^ XVI, ii. 27 jDiscorso suW origine , progressi e stato attnale della muslca italiana , di Andrea Majer veneziaito. — - Padova^ 182 1 , dalla tipografia e fonder ia della Minerva. Uri poL in 8.° di pag. ijS. Un epitome della storia della musira italiana in mi si presenta in iscoroio il qiiadro delle sue prin- cipali vicende e s'indagano le cagioni, e si passano a rassegna tutti que'' principj teorlci o prauri , il cui complesso costituisce la r«^io«e deir arte ,''dovea riuscire un lavoro tanto piu gradito agli amatori di znusica in quanto che T Italia inanca assolutamente di un' opera che tratti di tale argomento. E cosa strana che la nazione meno musicale d'Europa (Tln- ghiltprra ) abbia due o tre storie della musica , men- tre ritalia e la Germania e la Francia non possono vantarae una sola che tutte ne comprenda le epo- che discendendo fine a' nostri tempi. La storia del- r Angelini e del Bourdelot sono due sconri miscugli indegni del nome di storia. 11 tedesco Kalkbrenner si era accinto a comporre una storia generale della musica in lingua francese , di cui pubblico nel 1802 il primo volume^ ma non pote proseguiie il suo lavoro colpito da morte immatura. I tre volumi in quarto lasciatici dal padre M.ir- tini trattano soltanto della musica delle nazioni che fioriiono avanti Fera cristiana. In una delle sue dis- sertazioni discute bensi alcune iniportanti question! intorno alle origini della musica moderna; ma ginnto alPepoca di Guido Aretino, o che per T eta avanzata sentisse scemarsi leforze, o che nell' affacciarsi piu da vicino col pensiero alia vastita e difticolta del- r inipresa gli sia venuto meno il coraggio , vero e ch' egli interruppe la sua storia nel punto piu rile- vante per noi. 28 DISCORSO StJLL' OUIGINE , eCC. II si2;noi Majer non ha creduto doversl mokaf ocnipare de'.le operp di Burncy e di Hawkins per- che ignorando , com"' eg,li inceiiuamente coiif-ssa , ridioma inglese, non avrebbc potuto profittarne , ed e cosa alqiianto singolare rhe I' opera pnncipid- mentc di Burney , sirronie quella chc presso gl' In- elesi e tennta in macaior conto, non sia stata au- Cora tradotta in francrse. Tornando air opera che abbiam per le mani , essa e divisa in quattro parti. Nolla prima si premettono alcune osservazioni sulla niiisica dcgli antithi da cui , secondo 1' autore , e direttamente derivata la nostrn. Nella seconda cominciando dalla storia del cantofvrmo si romprendono le origini della nicderna miisi'^a e le principali sue viccnde fine a tiitto il s nolo XVI. e fa qnesta parte intitolata dalT autore Nn^cita ed iufunzia dclla musica itallana. Nella terza si iibbraeria la storia della nuisica dal principio del XVII secolo fino alia meta del segnente; e questa e Tepoca che e piaciiUo alT autore d' intitolare Ado- lescenza e maturitd della musica itallana. Nella f[narta ed ultima parte si fa la descrizione dello stato pre- sente della nuisica in Italia. Venendo alia prima parte che tratta della musica antica moltissimi furono gli scrittori che si occupa- rono ad illustrare questo argomento. Eppure a inal- grado dei dotti trattati del Gafurio , del Glareano , dello Zarlino , del Doni , del Mei, del Galilei, del Kirkero, del Meibomio, del Vossio ecc, e ad onta delle recent! indagini de' celebri Barette, Fraguier , Rousseau, Mattei , Sacchi, Colle, Eximeuo e di tanti altri, il hinie della verita rimaue tuttavia involto nel bujo delle incertezze e delle contraddizioni. Due sono le quistioni principali che si fanno in propo- sito della musica degli antichi. i.°Qual era la qua- litd e il valore dei suoni dt-lla musica antica, e per conseguenza quali erano i dilferenti segni da essa irapiegati ad esprimerli; 2.*^ Se gli antichi abbiano DELIA MUSICA ITALIANA. 20 conoscluto ed usato il canto in consonanza^ da noi chiamato coiitrappunto. Cio die sappiamo di piu certo dell' alfabeto mu- sicale degli antichi si e che le 24 lettere dell' alfa- beto greco scritturale , nsate o intere o tronche e disposte in differenti modi supplivano all' uffizio delie nostra note. Non avendo gli antichi saputo in- ventare un modo di scrivere la mnsica , d quale rappresentasse all' occhio' la successione de' suom , come fac(iamo noi col mezzo delle righe , jndica- Tano le repliche dei medesimi si al grave che al- Vacnto variando la posizione o figara delle lettere. Lo stesso facevano lorche la modulazione passava da un modo all'altro; e se a tntto cio aggiuno^asi che la scala di ciascun istrumento era scntta con nova differenti posizioni delle loro lettere , che ogimno del tre generi diatonico ', cromatico , enarmoiuco avea \\ suo particolare alfabeto, formate di altre vanate figure delle stesse lettere, non si durera fa- tica a credere che il nnmero totale de' loro carat- teri musicali arrivasse a i6ao , tale essendo il cora- piito lasciatoci da Alipio. Questa complicazione dovea a un tempo ritardare 1 progressi dell' arte e rendere difficile 1' impararla Nulladiraeno sappiamo che la perizia della musica era presso 1 Greci cosi universale che imperito di musica e barbaro era presso di loro quasi sinouimo, e tuttj sanno la meschina figura che face Temistocle in un convito per noa aver saputo sonare la lira. Qui I'autore passa a una seconda discussione fa- cendo a se stesso questa domanda. Come conciliare una tale sovrabbondanza di caratteri coll' op.nione di quegh eruditi i quah sostengono cheneirumone della poesia col canto , i tnord della musica cor- rispondessero esattamente agli accenti della parola ? <^ui 1 autore dope aver posto innanzi un usto dii Uceroue distingue con sana critica due specie di canto, quello cioe che i teorici cliiamano diaste- maticQ che precede per intervalU proporzioiiali e 3o DISC0R9O sull' origine, ccc. misurati , cd il canto continuo formato dagli acCenti nntiirali della voce parlante. Ora che gU antichi nel discorso fainigliare usassero il primo canto , cioe che parlassero cantanclo, e qiiesta una supposizione cosi ridicola che non merita, dice raiitore, di ve- nire seriamcnte coufutata. II caiitas qiiidam obscu- rinr acceniiato da Cicerone noti puo dunque es- sere stato che ii canto continiu) \ cui accenti si sa- ranno promiaciati , se cosi vuoisi , piu spiccata- iHCDte che nelle hngue moderne. L'oscnnta che rcgna sulla qualttd d( lie loro note non e m-no densa di cpiella che involve Targo- niento dt- 1 loro valore. IS autore lo tratta con molta sottigliezaa e con opportuna erudizione. 11 viaggio che ct riniane a pcrcorrere non ci permette di tutto qui riferire. Passiamo alia questione sulT armonia simidtanea dai moderni dhiamata contrappunto. Due nunierose falangi di valorosi campioni hanno combattuto in questo campo di poleniica erudizione niusicale. II Gafiirio, lo Zarlino, il Vossio , il Kir- ktro , il Teno , T Eimeno , il Fraguier, il Mattel si dichiaraiono in favor degli antichi; il Meibomio, il Galilei, il Doni , il Galniet, il Burette, il Rous- seau , il Metastasio ecc. ncgarono agli antichi la cognizione delF armonia. L' autore ardisce di entrar per terzo aticK ei fra tanto seiiiio^ e certamente noa vi fa cattiva figura. Egli sostiene e colF autorita e colla ragione che gli antichi sapessero ed usas- sero il contrappunto come noi , cioe conoscessero ed usa^sfro 1' armonia simuhanea di 3." 5.* ed 8." coi loro rivoUi e coUe loro dissonanze, ed anche fa- cessero quelF abuso perlino di complicazioni che talvolta a ragione si rimprovera a' moderni. Questa e la parte in cui T autore ha fatto piu mostra delle sue forze ed invitianio i lettori a voleria percorrere nell'' originale. Essi vi troveranno buona scelta di prove, buone induzioni , commentarj ingegnosi e sotuli di testi, ed aneddoti curiosi ed opportuni. DELL A MUSIOA ITALIANA. 3r Noi siamo costretti venire alia terza parte che tratta della nascita ed infanzla deltas musica iialiana. EglJ e nil fatto, dice il nostro autore, su cui si accordano tutti gli scritton, che le intonazioni del cantofermo ecclesiastico sono il piu antico documeiito dell'i musica che sia fino a noi pervenuto. 11 Rous- seau sostiene the le intonazioni sudflette sono un avai)zo prezioso della musica greco-latina. II P. Mar- tini pretende iiivece ch' esse derivino dalla musica giudaica, e sieno le stesse che usavano gli Ehrei nel tempio til Salomone. La quistione sembra al nostro autore piu di parole che di tatto, essendo, dic'egli, verisimile che fra la musica degli Ehrei e quella clei Gre<"i non corresse alcun divario essenziale , poi- che non vi e quanta ai principj costitutwi dell arte che una sola musica , come non vi e che una sola pittura. In fatti nel cantofermo tutti i suoni della scala dia- tonica mantengono le medesime proporzioni e Tor- dine stesso che hanno nella moderna musica; eguale vi e la disposizione dei tuoni e dei semituoiii ; il canto vi fa le medesime cadenze ; i suoi tuoni de- rivati dai modi della musica greca sono simili a quelli del canto figurato^ eccetio « he la scala dei tuoni plagali trasporta la quarta dall'acuto al grave; in soiTiraa la maggior ditferenza fra loro consiste nella diversiia della scrittura e della denominazione delle loro parti elementari. Nella cantdeua air uni- sono del cantofermo T autore ravvisa piuttosto T ef- fetto della barbaric de' tempi del medio evo per mezzo a' quali la musica dovette passare, che un avanzo della semplicijta greca come da taluno si vorrebbe. La scoria della musica e inseparabile da cjuella della religione e del culto. Concesso il libcro cser- cizio di (pjesto ai cristiani cominciarono ad intro- dursi anche nella musica ecclesiastica di quelle al- terazioni che Tozio e la pace e il perpetuo amore di varieta suole sempre introdurre neile arti. Per 32 BiscoRso sull' obigine, ccc. rimediare a questo disordine e restituirla alia sua priniitiva purita S. Anibrogio , arcivescovo di Mi- lano che fiori nel IV secolo , spedi alrune persone peritissime di niusica a visitare V Oriente per at- tingervi alia fonte le anticlussiine intonazioni delle antifone e dci salmi, di cui non erasi mai dismesso lo studio in quelle chiese coeve alia fondazione del cristianesimoi Ecco il canto ambrosiano. 11 tempo introdiisse altri vizj , e fortunatamente la musica s'incontio in un pontefice zelante ed erudite e di musica intelligentissimo ( S. Gregorio l\Iagno ) che la ricondusse agli antichi principj facendovi quelle riforrae che la storia non ci ha tramandate per mi- nute, ma che diedero al canto il nome di gregoriano. Si attribuisce a lui la sostituzione dell' alfabeto la- tino air uso delle lettere greclie nella scrittura mu- sicale , e ch"' egli notasse i suoni dei tetracordi al grave colle lettere majuscole ^ e colle minuscule qucUi deW acuto. Ma perche lo scopo delle prime innova- zioni fu appunto i caratteri ed il vocabolarlo mu- sicale, I'autore si fa a rintracciare i' origine delle moderne note, delle quali s' ignora tuttavia il tro- vatore. 11 pill antiro docuniento che sia riuscito alFinfa- ticabile P. fllartini di dissotterrare in questo pro- posito e un brano di pergamena ch' egli giudico scritta nel IX secolo. Cliiunque sia stato T mven- tore, certo e che il suo niirabile ritrovato col quale dipingesi alPocchio la successione di tutti i suoni ed il posto che ciascuno di essi occupa nella gamma gcnerale reco graudissimo vantaggio alia pratica del- r arte. La figura delle note ossia dei punti era da principio rotonda; in seguito , forse per maggior comodo della vista, si fecero quadrate , finche 1' in- stabilita della raoda restitui loro la forma di prima. Questi punti da principio si segnavano suUe sole rlghe ,■ ma avvedutisi della confusione che cagionava nella lettura il troppo numero delle righe ^ si pre- valsero anche degli spazj , ed il aumero di quelle DliLLA MUSICA ITAIIANA. 33 61 ridnsse a sole quattro , sebbetie in alcuiii docii- menti antichi stampad si osservi un numero di ri- ghe molto magpore. Indicata cosi 1' origine delle note, il nostro autore passa a quella delle chiavi il cui numero e da lui biasimato nelta moderna miisica , dicendo che le due del basso e del vioiiiio bastar potrebbeio per tutti gli usi. EgU sembra qui ignorare che le chiavi sono sbandite dalT uso presso molte nazioni e che in tutti i tre regni iuiiti della Gran Bretagna non si adoperano altre chiavi nella musica tanto scritta che stanipata, tanto vocale che istrumentale, tranne le due sole del violino e del basso (i). Viene in seguito a parlare dei segni indicanti il vulore delle note tanto semplici che figurate , poi delle lin'ee particolaii die dividono le hattute ^ poi degli acci- dentia cioe diesis e bemolle. Dopo le quali cose an- tra r autore a discorrere della riunione simultanea de'suoai ossia del coiitrappunto ^ la cui stessa eti- mologia ne mostra rantichita, quando il lettore vo- glia ricordarsi del documento poc' anzi accennato e riferito dal P. Martini. Al qual proposito T autore fa a se medesimo un' obbiezione, ed e questa. — Come conciliare Tantichita del canto per coiisonanza colla remota instituzione del canto fermo corale per unisono ? Er.co come la scioghe. Due specie di canto devono essersi sempre usate nelle cerimonie (i) Neir Ateneo di Brescia fu recitata poclii aani sono una dissertazione incorno questo argoiuento da uno de' siioi soci , e si proponeva 1' iatera escliisioue delle chiavi dalla musica, tranne le due sole succennate del violino e del basso ; ma io mi ri- cordo clie in quell' occasione potei persaadere qualche caldo sostenitore di questo sistema , provandogli che non si poteva introdurlo senza eccezioni , almeno per gli stromenti da iiato come i corni, i clarinetti, il coruo inglese , il corno bassetto ecc, i quali mutando il pezzo di alluugaiiiento mutano il tuono , mentre il sonatore crede sempve di souare nel tuono di prima. Le due sole chiavi non si possono dunque esclusivainente usare in tutte le partizioni. {Nota del Direttore estrattista). mbl. Ital. T. XXVI. 3 $4 DISCORSO SULl' ORIGINE, eCC. ecclesiastirlie : quello delle antifone , dei gradaali , depli (tffertorj ecc, , destinafo pei giorm teriali ; e qiiello pin artifizioso , che adoperavasi soltanto nei ginrni ffstivi e nelle priticipali solennita dell' anno, e coir autorita di Giovanni Larisburieiise prova quanto di fatto fosse coro]>licatissin>o qiiesto secondo canto. Dopo aver vednto che Ic rigire , Ic note sempllci e pgurate ^ le cJiiavi^ ^\ accidentia il maggior nu- Jnero insomnia dcgli elenienti dclia nuova scritmra e del nuovo vocabolario musirale era gia stato ri- trovato dai inusici anteriori di pin sccoli a Guido, che cosa rimane da winstiiicarc la f'ama di quest' uonio crednto cosi benenierito di na arte che tanto cou- tribnisce alle dolcezze della vita? Due cose sole gli restano, secondo T autore, T invenzione del sol- feggio , e la compdazione di un trattato a cui pose il nome di Micrologo. Quest' opinione tlelT autore che tende a rcprimere la ripntazione di Guido non e nuova, e niolti prima di lui scrissero su questo assunto , ed e celebre fia le m')lte T opera del niu- sico spagnuolo Pedro de Urenna citato iu cantare altra in S. Pietro, tranue quelia coinposta dal Palestrina. Passa r autore a parlar de' GmZZari del medio cvo ^ prole spuria, die' cgli , dcv Trobudours provenzali , i quali venivano invitati alle corti de' [)rincipi a ral- legrare i conviti , le nozze ecc. col canto dclle loro rozze canzoni. A costoro e dovuta diremo jnuttosto la cagione die V ofgine del melodramma , il cui primo tentative fu Y Orfeo del Poliziano die si rap- presento in Mantova ad istanza del cardinale Goa- zaga, e non Y Inferno rappresentatosi nel 1004 sul ponti: ddla Carraja come a torto pretende i' Ar- teaga. Un nuovo e , la qual cosa die' egli simbrera furse uure- dibile a piii di iin lettore. Noi vogliamo passargliela biiona quanto alT organo , ed alle trombe e ad al- cuni strumcnti da tiato , ma pel violino e per gli stromenti da arco crediamo ch' ei sia assolutamente in errore. La sua n)t-da2:!ia d' ar^ento di Scribonio Libone e una favoletta ch' eo:li ha bevut^ a pessima fonte, Bdandosi troppo bonaiianiente forse alTopera intitolata: Les images on tableaux de platte peinture de dfux PlillnstratPs Sophisies grecs etc. mis en francais par Blaise de Vigiiere. Paris ^ i6i5, in fol.^ dove alia pag. 85 parlaiido d strettamente congiunte, da non parere di molti , ?) ma di un solo pezro composte » (pag. ico). £i at enim munita urbs valldo ingentique muro , qui Milesio quadrato lapide constriictus^ etc. (Poliz.). 11 Poliziano se n' csce qui con le pietre milesie avendo letto "M-i^jriffiov Xl'^ov che non e in veruna edizione in cambio di 'hlvXirov che significa di pietra molare. Ma perche il nostro autore ha ommesso V epiteto di qua- drate ( EiQ Terpayovov ecpyaff^evov ) o lavorate in quadro, con che si da a conoscere che le muraglie di Bisanzio non erano di quella costruzione ciclopica che fu gia adottata nelle mura di tante citta fi;reche? Perche in un altro hiogo ove Erodiano parlando delle paludi del Po {lib. VIII, cap. 7) dice che i paesani nel loro linguaggio le chiamano Septem mariof si e egli dimenticato di tradurre questo passo che concerne Pantica geografia , e che aggiunge la testi- monianza di Erodiano a quella di Plinio e di Pom- ponio Mela ? 2. cc Caracalla avventstosi furiosamente nella ca- 3J raera del fratello ( Geta ) gli fesse il cuore in s grembo alia madre » (pag. 148 ). Iirupto fratris cubiculo . ecc. ( Poliz. ) Ma questa circostanza f« gratuitamente appiccicata dal Poliziano contro alia 44 ERODIA.NO. ISTORIA. DELL' IMPfiRO fede del testo ; arbitrio altrettanto piu binsimevole quanto <:he si opp'one a cio the riferisce Dione , il quale dire che 1' orrido fratricidio avvenne nella stanza della madre. 3. « Vituperavano ( alcuni Romani ) le ripe del- » r Istro noti producenti ponii di sorta alcuna » ( pag;. 26 ). Possibile che a quel tc^mpo" non cre- scesse veruna razza di ponii in Germania , e che tanto g;e1ato fosse allora quel cbma? Qiice nee po- miferos haberent frutices , tradiisse il Poliziano, ma il testo ha non sono ubertose di frutta (lib. i , cap. 6 ) fiTjre o-TtopaQ evfpofiov ; il che ^ ben di- verso. Poco dopo dicesi a Comodo ; « vorrai tu » imperatore trangugiarc in eterno questa ghiac- » riata e f:^n2:osa acqua del Danubio?» ( pag. 2^0» Nunqiiamne imperator covcrctam gelii atquS effbssarn potare aqunm desines? ( Poliz. ) 11 Poliziano ha qui ben tradotto ; non cosi 1' autore che voile rondere la parola efossa {opvrTOfxsvov vBop) per torbida ^ quasi che quest'acqua somigliasse a quella de'tbssi, quando si allude alFessere cosi assodata in ghiaccio che era mestieri scavarla piuttosto che attingerla. 4. « La romanesca inarmaglin piu che tutt' altra y> amantissima di garbugli e di novita » (pag. 238). Romana plehs longe cceteris mobillor (Poliz.). E una minuzia; ma la frase coinparativa introdotta dal Poliziano non e nelP originale. E<;li probabilmcnte lesse -JtoTiV paop\ mentre il testo ha cco2,v xai pOi' Blov ev£i TO rriQ jvaiiviq evittvirov ; cioe , tradu- cendo secondo la lettera, ha molta e facile mobihtd di mente (lib. VII, cap. 6). Erodiano che ben co- nosceva i Greci non poteva dire che i Romani fos- sero pill l^ggieri di ogni altro popolo, 5. « Comincio dunque ( Negro in Antiochia ) di » concedere iicenza di ripatriare ora all' uno ora » air altro di quei generali e colonnelli, ed altri piu » considerevoli militari, che avea seco, noti/iandoli » di tutte le cose che gli veiiiano .da Roma » ( P^D* 77 )• Ac primum quidem ex ducibus tribunisque , DOPO MARCO LIB. VIII. 45 eceterisque miVtibus qui plurimum haberent auctori- tatis , dkersos aliiim a.'io tempore domi dimittebat ( oiHade iieraitepitomtvoQ ) edoctos rerum omnibus (juos sibi Roma afferebantur ( Foliz. ). 11 testo porta tut:o il qaell'tiltro eserrito rotto, fracassato e in ischeletro » ( pag. 2)o). Accitis etiam uulidbus ^ qui mouttum tameit atque hyeme asperltatc attrid, paucissimis tan- tian rdiquis , pcrierant ( Poliz. )• Traducetulo la pa- rola attrid con quelle tre lia forse creduto T autorc di dire molto , ma non ha detto abbastanza. 11 Po- liziatio non ben comprese il significato del vocabolo '^xpori^pia(X^}^(rav ^ e dalTaltro canto donde veniva queir esercito ? II testo dice cosi. Comando die fa- cesse ritorno I' esercito die era nella Media , ma la pill parte di que' soldati mori nelle montagnc e noii pochi pcrde^tero le cstremitd ( v^xporripiaff^riffav ) in quella freddissima ( ^va^eifjiep'ri ) regione ( lib. VI , cap. 6 ). II die non c picciola cosa trattaiidosi dei monti d'?lla Media. 9. Dopo di essersi detto die Gomodo fece mostra di se neiTanfiteatro saettando le Here si soggiunge: K Le quali cose sebbeue paressero disdicevoli alia » persona del principe , tuttavia per isplendere di » una certa fortezza e sapere attiravano a lui un )i tal qual favor popolare » ( pag. 5o ). Hactenus igi- tur quce gerebantur qiiamvis a principe aliena vide- rentnr ^ tamei qiioniam fortitadinem sdeiitiamque prof sc ferrent, etc. ( Poliz. ). Ma Erodiaiio era scrittore troppo giudizioso e troppo aceurato nella scelta dei termini perche dovesse dare il noine di scienza o sapere a que' triviali escrcizj : il vocabolo di cui si vale e svaro^ia , die propriamente sigaifica pe- rizia nd bcrsagliai-e ed in scnso ampio desteritd ( lib. I , ca}). i5 ). 10. Negro in Aiitiochia volendo persuadere i sol- dati che tornerebbe in acconcio che !o pioclamas- sero imperatore significa loro tale essere il desiderio del popolo Romano. « Ne ci muove cupidigia di » cose menome e vane; egli e lo stesso popolo Romano , ece. » ( pag. 79 ). Neque sdlicet tenucs opes out Iceves sunt qiue iios soUcttant , sed ipse Ro- matius populus, ecc. ( Poliz. ). Era facile da srorgere clie corse tin errore di stampa nella iraduzioae DOPO MARCO LIB. VlH. 4? Jatina met^endosi opes in cambio di spes , parola rl- chiesta dal senso e dal testo {ov (pav/iai de ov$e xovrpai )ea?i,ovondente» ( pag. i3i ). Hiinc finem habuit parem vitce Plautianus inexhaustoe homo citpiditatis i^Poliz.). Il Poliziano nuUilo questo passo dicendosi da Eio- f\iano : cotal fine ebbe Plauziano, il quale visse con insaziabde rupidigia di ogni cosa , cd infedelmente esercito in ulttmo il suo minis tero {lib. Ill, cap. i3). 1 5. Appena Severn ebbe occupato V impero si trasferi in Rnma nientre Negro suo competitore era in Antiochia ovc fu ncclamato 'imperatore. Ma Se- vern « tolti seco i figliuoli de' generali e di coloro » die avevano magistrature nelPAsia gli tenea sotto 5) guardia, affiuche non reogesse dinanzi alia pieta » de' figliu'Ii la fede paterna, o se reggesse ne » fosse in mani la vendetta » (pag- loi ). II sense e oscuro , di maniera che sembra che per errore di trascrizione o di tipografia sia corsa qualche ommissione. Esso e chiaro bensi presso il Poliziano^ raa egli uon tra'lusse bene cpiesto passo verso la fine. Quo per ea quasi pignora Nigri ducibus per- tiiaderetur uti ilium desiderio salutis liberorum prode- reat: (tut certe si ui fidem permansissent liberum sibi DOPO MARCO LIB, VIII. 49 relinqiienent, coede filiorum^ qiios vellet ulcisci. II testo dire cosi. Accio che i geiieraii. per desiderio della sal- vezza de' figliuoh tradtssero ^11 affari di Negro ; o se riinanessero ad esso beiievoli soffrissero quaiche male per V uccislone de' figll , innauzi che essi uc coinmet- tessero {lib. Ill ^ cap. 2 ). Olii bramasse di conoscere perrhe ([nesto [jeriodo d^bba cosi essere iiiteso potra constihare le note ag;g;iunte all 1 beilii edizioue di Erodiino pnbblicata nel i-'go in Lrpsia la cintjue grossi volumi per cura deli' Irmisch. Queste pocht^ considcrazioni rapidamcDte fatte e, come Oiinuii vede, senza ordine ris2;uardano la tra- diizione d( I Poliziano. Alciine potrebbero seuibrare di poco momento, ma comiinqiie ella sia nou e inai cosa coiiveniente di akerare il testo e d' iaterpre- tarlo al rovescio, tanto piu quando la tradnzione potrebbe eo:;ualiTiente proredfiic cunservandosi ft;- dele. Rla \\ Poliz,iano, come dianzi dicevasi , niiro piu all eleganza della lingua latina che alia fedelta, e non ebbe testi abbastanza corretti. Nella stessa gnisa il nostro atitore valendosi di qiiella traduzioae vagheggio di tiasiatarla in italiaiio con quello stile che per bizzarria si prefisse d'imitare; altrimenti, essendo gia noto per altre sue letterarie produzioai, avrebbe certamente fatto migliore inostra del suo sapf»re. E tanto basti intorno alia traduzione di Erodiano pubbhcata dal sig. Alaiizi (1). Sirconie nel corso di questo giornale ci accadde piii di una volta, e ci accadra forse in progresso, di dare ragguaglio di altre traduzioni de' classici, sembra die le considc- razioni che furono fatte, e che non credianio gia inappeilabili, sieno talvolta venute in ira agli au- tori. Seiubra che facendosi forti con quello die essi (l) Abbiamo due veocliie traduzioai italiaue dell' istoria di Erodiano , T una senza nome di traduttore scnnipata ia Firenze pel Giunti uel J 522, 1' alcra facta da Lelio Caraui pubblicata m Venezia dal Giolito nel i55i. BihL Ital. T. XXVI. 4 5o EROniAXO. ISTORIA DELL' IMPEKO , CCC. cliijimano snpore di lingun , oio purissimo della to- scana favella credaiio inji,iiista e sconvenevole qua- liiiH[ne critica. Sen)bra che poco favorovolnicnte accoglicndo il pubblicn i loro lavori vogliano tac- ciarlo di sconoscente e d' ingrato posche dovrebbe, serondo il loro concetto, sapyre biion g;rado a chi gb fi parte di tantc dolcczzc, a chi gV iinb;indi>ie quelle j)rebl)aie dcbzic. Ma il pubblico potrtbbe cosi rispondere. Voi ci volete imporre con uno stile che non e ne il vostro , ne qnello del vostro secolo. Quando ci veriisse talento di assaporare coteste delizie molti sono gli autori del trecento e del cln(piecento stam- pati, ristaiiipati ed in tanto nnmero da fame una bibiioteca non picciola. Essi sono oiij^inali e voi imi- tatori , essi scrivevano come la natura dettava, voi vi stillate il cervcllo accattando da qnesti fiasi e parole. Col solo vanto della dicitura non sanno reg- gersi le traduzioni, e ne sieno testimonio quelle moltissime del cinquecento fitte dal Bojardo, dal Domenichi , dal Venturi , dal Baldelli e da tand al- tri, che caj)ricciose e infedeli sono discreditatc, e servono di pasto alio tignuole, da cui apj^ena puo riscattarle Tessere decorate daila bclla stampa del Giolito. 5i Varietes politico-statistiqaes siir la Moiiarchie Porta-' ^aise dediees a M. le baron Alexandre de Haitir boldt associe etranger de I' Instltut royal de France^ membre de I' Academic royale des sciences de Berlin, de la Societe royale de Londres , etc. par Adriei^i. Balbi. — ■ Paris, 1822, c/iez Rey et Gravicr , li-r braires , quai des Augustins. Vol. in 8.° di pag. 282. 1l sigaor Aclriano Balbi , patrizio veaeto, noto alia Repubblica letteraria per akri lavori statisdci e geografici, de' quali si occupo questo stesso uostro giornale, recatosi per alcune sue circostanze par- ticolari a soggioniare per tpialche tempo nella ca- pitale del Portogallo, non nmase ozioso spettatore di quella bclln contrada , ma datosi tosto alio stu- dio della lingua e coasultando libri e scritti ed iur- terrogaudo uniViini di stato e di lettere , e peue- trando negli uflirj pubblici e privati per esamiuar docuinenti e registri, tanto fece , clie accumulo i niatcriali sufficienti al compimento di ua gran la-r voro da lui intitolato Essai statistiq'ie sur le ro- yautne de Portugal et d' Algarve cli'' egli ebbe T onore di dedicare alio stesso Re Fedelissimo. Nel compi- lar tal lavoro nou pote tutte inserirvi per entro le memorie e le anuotazioiil clie fece iutoruo al Por- togallo , e piuttosto che nuocere all' unita del piano di esso e togliei'gU quel complesso e quella pio- porzione di parti indispensabile per ogni conq)oui- niento sciencitico ben combinal.o, preleri matter da parte le succeunate memorie ed osservazioni e for- marne uii" operetta a parte sotto il titolo riportato qui sopra di Varietes politico-statistiques , ecc. Ecco le diireretiti parti di cui si compone questo primo volume al quale il suo autore intende di far suc- cedere due o tie altri , secoudo T accoglinicnto cli' esso sara per incontrare dal piiJablico. 5a VARIETIES rOLITICO-STVTIPTIQUES Comincia col tlare un breve raggujiglio siil roni- merrio del Portogallo , nel tjiiale indica con pochi cenni le principali epoche, aggingnendovi le circo- stanze piTi importanti a conosceisi sul commercio esterno ed interno. Egli suddivide tpiest' ultimo ia commercio coi possedimenti port02;li si d' oltremare ed in commert io colle nazioni stranieie , e ter- mina questi capitoli con ra cpiadri nei quali pie- senta al pubblico per la prima volta i ragguagli delle importazioni ed esportazioni del Portogallo , dapprima ro' suoi diversi stabilimenti di oltre ma- re, in seffuito colle nazioni straniere negli anni l8ci , i8o5 e i8j6. Le epoche principali delF in- dustria portogbese die formano il soggetto di un altro capitolo sono seguite da due quadri impor- tantissimi. II primo oflVe il valore degli oggetti delle fabbriche e mamfatturR portoglicsi asportate per i possedimenti oltremarini dal 1796 sine a! 1820; il secondo rappresenta lo sviluppo deir articolo in- ti tola to Prodotti delle fabbriche e delle maiufatture nazionali , compreso in ciascuno de' tre quadri deir esportazione generale del regno nei tre anni menzionati di sopra. L' autore spera clie gli sa- pranno grado i lettori di avcrvi aggiunto anclie r anno 1811, siccome quello die forma un' epoca ne' fasti del Portogallo , famosa per le disgrazie die ebbe a soffrire il suo commercio e la sua industria. Nella seconda parte T autore scioglie il problema non meno dilicato die importante intoi-no alia cittii che in Portopallo deve essere preferita per formare la capitale della ]\Ionarchia. II ritorno a Lisbona di S. M. Fedelissiina ha sciolto questo problema lino dal principio di luglio dcllo scorso anno, nia nondnneno quehta quistjone die agitavasi prima del suo orrivo e die occupo il nostro autore fm dalf a- prile precedente e da lui trattata m un modo convin- cente e vitiorinso ed atto a persuadere ai Porto- gliesi de' due eniisferi che i loro veri interessi do- mandano che il centre del governo risieda a Lisbona. SUR LA MONARGHIE PORTUG \^IS£. 53 Nella terza parte rirlucendo al loro esatto v.>lore i calcoli esageraii, ma a lottati universalniente dagli scrittori nazionali e stranieri, intorno la popola- zione del Portogallo al tempo de' Romani e sotto i re delle due prime dinaslie , Tauiore rresre a di- mostrare coa cpiella evideaza di cui e capace ua tale argomeiito, clie il Portogallo noii e mai stata in nessnna epoca tauto popolato quanto lo era verso la Hne del 1807. L' aiitore intraprese questo liiiigo lavoro qualclie tempo dopo il sao arrivo a Libbona e quatido venuero a sua cogaizione due ceiisimeati cli' ebbero luogo nel iSoi. L' autore compiange clie gV impegmi letttraij gia assuati a Parigi non gli la- scino tempo di occuparsi della soluzione di ua problema importautissimo e pel quale rAccademia reale di scienze e httere di Lisl)ona ha promesso lino de' suoi premj annui. Esse consiste in questo, cioe determiiinre V auinento e la dlminiizloue di po~ polazione ne re;n;ic; ma la scieiiza sf* vera mi comandava di dare uno sguardo meno superfiziale alle piante che mi attoniiavano. Io noii avx-ei potuto in poclii giorni d'' estate ridurre a compimento una Flora de' colli Iblei , ne stimai tampoco necessario di farlo ; e siccoine piii importava di conoscere qiielle piante die sono di ])astura alle api cosi a queste particolarmente rivolsi Tatteuzione. Credetti opportune di prescegliere quelle spet- tanti alia famiglia delle labiate c delle papilionacee, noii die le altre la cui corolla va corredata di nettario , poi- che da tutte queste particolarmente suggoiio le api quella zuccberina materia onde preparauo il mele. A cotestc piante ne aggiungero talune comprese in altre famiglie o percbe posseggono gli stessi attribuiti o perche essendo altrove poco ovvie meritano speciale ricordanza , ed al nome scientilico assocciero ad alcune qnello vernacolo come Io udii dalla voce de' paesani. Scorrendo questa lista e confrontandoJa con quella die die Wheler delle piante dell'' Imeto , monte della Grecia nobilitato anch' esso dal mele, si trovern die in gran' parte e di versa, ma le piu essenziali erbe aromatidie soiio promiscuc ad ambedue i Itiogbi. Acanthus mo'Iis. Achillcea nohiUs. Anthemis nobllis. Anthirrinum linifolium, orontium. purpureum. refiexum. • sicu'um. Asparagus acutifolius (i). Centaurea sicula. Cerinthe. major. Cichorium spinosum. Cytisus supinus Daphne Gnidiitm. Delphinium peregrinum. Staphy sagria. Hypericum cri spurn. Lavandula stoechas. Liqwritia officinalis. Marrubium hispanicum W. Mar- ruhium rupestre. Biv. Melissa nepeta. MeJitds mehssophyllum. Mentha puleginm. rotLindifolia, sylvestris. Mnlucella spinosa. Myrtus communis. Neriuni oleander. Ononis ramosissima , vulgo Pu- licaria. (i) Caulii frutioosus, folia rigija mucronata, pedunculi in medio er- ticvlati. MEMOBIA DEL SIC. BROCCIIl. ()l ■Orignman onites, vulgo Res,a- lU'llO. Smyrneum, vulgo Regano. Phlomis fruiicosa , vulgo 5a/- vione. • herba vend Poieriwn spinosum, Prasniin majus. Tunica granatwn. Ruta chuIepcnHs. Rumex aculeatus. spinosus. Salvia triloba, Satureja capitata, vulgo Saturo. Satureja grceca. Scnccio squalidiis, Seseli aininoides ScatelLaria peregrina. SideriUs romana , vulgo Ma- sca.rella. Teiicrium jruticosum. flavum, ■ poiium. chamaidris. Thymus ... V. observ, infra, serpyllwn. Vicia atropurpurea. sordida. Intorno ad alcuaa cii cpieste piante occorre di fare qual- c!ie ossei'vazione. II Nerium oleander frefjueiite in tutta la Sicilia e nella costa oi'ientale della Calabria ha nello stato selvaggio i iiori privi -di odore cjuando in quello coltivato spirano una giata fragranza purclie esso non appartenga, come sospetto , al Nerium odorian delle Indies ne ora ho agio di accertarmene. L' Origanum onites si rinvieae par- ticolarmente ne"" colli Iblei piii prossimi a Sii'acusa ove fu raccolio dal Boccone (Mus. di piante rare , pag. 43 ) , noa che ne' contorni di quella citth ; ma quando e nel vigore della vegetazione le foglie non sono cosi piccLole come vengono dal Boccone stesso rappresentate (tap. 43 ) e come si descrivono dal "Wildenow , emulant'o allora in gvandezza quelle deir Origanum Sniyrnewn. Questo ultimo e comune in tutta la Sicilia e nelle coste della Calabria. Esso ha costantemente le brattee verdi ed i fieri liianclii, sparsi, egualmente che il calice , di punti glandiilosi di color d' oi'o , discerniliili anche negli esemplari secc'ii. l)esfon- taines ne face percio una specie sotto il nome di O. glan- dulosttm , ma esso , second© Smith , noa e pun to diverse dair O. Sniyrneum di Linnco. GFiadividui raccoiti si disco- stano soltanto dalla descrizione di Desfontaiues in quanto che le brattee non sono gia pin corte del calice ma lo superano in lunghezza. La Salvia triloba e frequente nei colli Iblei e quando sia fresca se si stropicci fra le dita esala un odore terebintinaceo simile a quello della S. ghv- tinosa. La Satureja grmca e certamente la Cunila de' Latiiii rammentatvi da Columella ove parla delle piante care alle 62 de"" colli iblei in sicilia , apii nostratis ainilce quani saturejam riistici. iocant (lib. IX^ cap. 4);difattoin Roma ove sciivea queU' agroiiomo non linvvi altra satureja se non che questa a cui ed alle spe- cie congener! rimane nella nos'ra lingua il medesimo nome corrotto in quello di santoi-eggia. II Senecio squalUliis assai ovvio in Sicilia e il Smecio chrysantJiemifolius del Bivona pill volte figurato dal Cupani ( Panphyt.. si.cul. tav. i6o , i6ij 163 edit. Boiian.). II Thymus die nella lista ho la- sciato senza nonie e una specie dubliia per me e 1' ho rinveniuo non Solo ne' colli Iblei , nia nelle campagne altrebi fra Alicata e Terranova. Non e corto ne il T. lor- nuginosus , ne il montanus coi quali lo confiontai , ed ac- costasi ad una ilgura data da Barrelier sotto il nome di Tliyinnm hircinum italicwn da lui trovato i^ un cclle presso Terracina. Nol credo tanipoco il T. fnuiculosus del Berto loni (Amen. ital. pap 10 1 ) per la qual cosa stimo op- portuno di porgerne la descrizione. Caulis friuitnsus , 5e« mipalmaris , prostratus , radicans. Rand niulti erecti , arti- cidati; junior es pubescentes. Folia lanceolato-ohtusa , rigidci, nervosa, punctato-glandulosa , glabra, vel raris pilis adspersa, opposita, inter dwn fasciculetta ( ut in fig. Barrel. ), basi longis pilis ciliata. Flores spicati, pediccllati, bracteis subu- latis , brevibus. Calyx punctatus , nervosus , nervis pilosis , labia superiore latiore , tridentato ; inferiore bifida ; lacirdis subulatis , ciliati. .Faux villis clausa. Corolla rubella calyce longior. Stamina exserta. Fhret Junio. Ma la piania piu lodata per Tottinio micle che ne trag- gono le api e, come dicemmo , la Satureja capitata. Essa e il tliymus degli scrittori latini, poiche il T. vulgaris col- tivato f"a noi e che ahbonda nella Spagna e nella Pro- venza e , secondo il Savi , ne' colli marittinii della Toscana , e nel contado di Gorizia , al dire del Mattioli, non abbonda spontaneo in Sicilia a quello che mi e sembrato. Di questa satureja intcnde di parlare Varrone sotto il nome di timo ove dice che per esso il miele Siculo ha la palnia su tutti ( lib. HI., cap. 16 ). E parimente il timo di Dioscoride , ed il timo Liinco di Teofrasto , che cosi lo chiama dal colore bigio delle foglie , e lo encomia come pianta gra- tissima alle api , la quale non dura se non che ove senta r alito del mare , il che e Tipetuto da Plinio che ha in- torno a cio presso che letteralmente copiato quell" autore. II timo volgarc poi appelfavabi nero dagli scrittori greci * MEMORIA DEL SIG. BROCCHT. 63 da Plinlo medesimo, che a questo voile alludei*e quando dice die cresce nella Gallia Narbonese ( lib. XXI , cap. 20 ). Assai reputato e il miele formato nella stagione in cui tal salureja liorisce , il quale si raccoglie circa la fine di luglio o al principio di agosto e dicesi miele di satitro , cosi nel vernacolo chiamandosi quella piania: 1' altro poi che producesi in raaggio allorclie non e fiorita o ben fio- rita la satureja, e che proviene da altri fiori di quella stagione e denominato miele di fiore , che con un vocabolo greco equivalente chiamasi anthino da Plinio : questo si reputa d' infei'ior qualita. E genei'ale opinione in quei luo- glu che dopo la pianta di cui parliamo quella che dia buon niiele sia la Syderitis romana delta MascareUa, come stt- niasi essere di reo sapore quello succhiato dai fiori del r Ononis ramosissima che chiamano puticaria e che e ab- ]>ondantissinia in que' contorui. Meiitamenie sarei tacciato di zotica indifFerenza se tro- vandonii ne" colli Iblei ed avendo istituito questo pelle- giinaggio tratto dalla fania che hanno le api di quel paese non mi fossi dato cura di assaggiarnc il prodotto. Non indugiai per farlo di esseve a Melilli , ed incominciai a palesare questo desiderio tosto che giunsi in Aiosta cittii non guari distante. Mi fu cola offerto del miele che si afFermo provenire dalle api Iblee , e questo tipo di ogni doicezza lanto encomiato dagli scriltori di tutte le nazioni e di tutte le eta doveva per la prima volta essere da me nssaporato. Lo accostai con una certa riverenza alle lab- bra , aguzzai , se cosi posso dire, le papille del palate per non perdere nulla della sua soavita; ma, deggio pur confessarlo , altro non mi sembro , se non ciie un miele ordinario. Diversament* fu da me giudicato il miele assagoiato a jMelilli il quale rivendico T antica sua reputazione. Quan- do si trae fresco dai favi e di colore biondo, liquido e stemperato come sciloppo , odoroso e dolcissimo senza che sia bruciante al palate. Perche attiiiga la somma della bonta dicesi essere d' uopo di attendere che negli orciuoli ove serbasi abbia acquistato consistenza e che siasi stagionato per lo spazio ahneno di quattro o cinque mesi essendo allora piii fragrante e piii dolce. lo dare nulladimeno la preminenza a quello recente die gocciola dalle celle de' favi il quale se non e cosi zuccheriao 64 De' colli IBLEI in 8ICILIA come I'altro ha a senso mio un piu soave e piu delicato sapore , iatonio alle quali cose pei- altro non von-6 que- stionare. Un miele di tinsta qualita ricavasi talvolta dagli alvearf e chiamasi miele pullo o puddo secondo la pronuiizia di quel vernacolo. Esso e piu liquido e poco dolce ; e sem- bra fuori di duhbio che tragga quella deiiominazione dalle ninfe ossia dai feti delle api che con un teruiine latino rimasto nel dialetto sicwlo diconsi puili. Ma quale correla- zione abl^ia esso con cotesti puUi non saprei ben dirlo poco costrutto avendo x-itratto dalle interrogazioni fatte a' paesani. Forse e quel miele che cogliesi dai favi che ♦anno a male in quel tempo in cui le celle sono ripiene di figliuolini che delle loro spoglie lo imbrattano. A Melilli come altiesi in tutla la Sicilia ed in alcuni luoghi della costa orientale della Calaljiia e da remotissimi tempi in vigore il metodo di nioltiplicare le api per isciami artifizlali. Questo metodo accennato da Columella era usato gia dai Romani antichi non altrimenti che 1' altro di rac- cogliere il miele e la cera conservando in vita le benefi- che api perclie continuino a lavorare. L' assurda e bar- bara costnmanza di uccidere questi animaletti onde ap- profittarsi del prodotto fu ne' secoli addietro portata in Italia con tante altre balorde pratiche dai settentrionali , che poi a* tempi nostri promulgarono come propria e pe- regriua scoperta il processo di cui parliamo. Moiti e vo- luminosi scritti si pubbhcarono a gara su questo argo- mento che vennero tradotti jioi nel nostro idioma ; e dai passato Governo fu istituita in Brescia una scuola teorica e pratica intorno alia cultura delle api, giusta i dettanii di cotesti libri. Meglio sarebbe tornato di spedire nell' Ita- lia meridionale chi esplorasse quei metodi e fedelmente gli descrivesse. Cio nel 1807 fu fatto dai professore di Napoli sig. Monticelli , naturalista eccelleutissimo , con la bella sua operetta Del trattamento delle api in Favigna- na , isoletta opposta al promontorio Lilibeo ed una delle Egadi. E stile in Melilli di costruire gli alveai-i con pezzi del fusto della ferula maestrevolmente connessi cementando le commessure con lo stereo bovino , come in alcuni paesi usavasi al tempo di Plinio ( lib. XXI, cap. 14 ). Le arnie cosi fabbricate oltre air essere assai leggiere 9 MEMORI\ DEL SIC. BTIOCCHI, 65 KiarteggevoU haiino fama di meglio conservare U caloie, e fui accertato che esseiidone state fatte di asse noii praspe- ravano le api e poco si maiiteanero in vita. Qaesta pro- prieta della ferula potrebbe dipeiidere dall' essere essa un irapei'fetto coiiduttore del calorico, come geiieralmeate e delle sostanze tutte la cui tessitura e rara e spugnosa , le quali lo propagano e lo trasuiettono meiio facilmeate che le altre di piii densa compage. Murray ha da to una lista della conducibiUta de' varj legiii rispetto a cio ( A system of ckeni. vol. J, pag. 294 ). Ne viene cosi che uiea presto ill coteste arnie si sperdera il calore iiitrodotto nella stagione iuvernale dai raggi solari , e quello ezian- dio che si svolge dalle api che vi haniio ricovero , aveiido i fisici esperimentato clie gli iiisetti , come tutti gli aiii- mali che diconsi a sangue freddo , ed i vegetaliili stessi , noa soao scevri da una certa quantita di calore termoine- trico. Ma nella terra di Otraiito in pareochi paesi circon- vicini al Capo di Lenca ho veJuto alveari costrutti di pietra , cioe di quel tofo calcario che cola si denomina Carparo i quali vengono intonacati di calce ; ne in questi ricetti sono le api men prosperose. Ma poiche tanto antico e questo uso della ferula non posso astenermi dal ranimentarne un altro forse ancora piu antico e che e tuttavia in vigore in Sicilia. I fasti di cotesta pianta , che vengoxio il' ia&igne grossezza e sono zeppi di un aiidollo soffice e spugnoso , abbronzati al fiioco suUa cima e spenti sotto la ceaej'e si adoperano nolle case per ricevere le scintille della selce in camljio dell'e- sea oi'dinaria. Ora quanto vetusta non debbe esser mai questa pratica poiche la mitologia ci racconta che di un tronco di ferula si valse Prometeo per rapire il fuoco dal cielo e portarlo in terra I Le arnie di Melilli hanno tutte la stessa misura. Soao lunghe circa due piedi e mezzo di Parigi e di larghezza e di altezza lianno uove pollici; talche la base e quadra ta. II foudo e movibile e dal capo opposto sono cliiuse da uno sportello che nella parte inferiore mostra un pertugio per cui lianno ingresso le api. Si coUocaiio orizzontalmeate mettendone in catasta parecchie serie V ttna sitll' altra , e si espongono dalla parte di mezzogiorno avendo gran cura che non sieno dagli altri lati battute dal veuto, Si circondaii9 Bibl. ItaL T. XXVI. 5 66 DE' colli IBLEI in SICILIA., a tal uopo di secclii cespngli, ovvero si adagiano in nna cella che scavasi iiella roccia abbastauza iiiolle e trat- tabile in quel paese, ovvero aucora si trae proiitto da qualche cavita naturale. Colore che nelle iiostre contrade accudiscono al govemo delle api attendono per moltiplicare gli alveari clie tanto questi aaimaletti sieiio cresciuli di nuinero che non po- tendo piu capire iu uii' aniia , una parte dclla popolazione altrove trasmigri accoglieiidosi ia isciame. Si seguila qtie- sto sciame vagaboado per la campagna al tiiitiiinio delle padelle e raggiungendolo dove si posa s' introduce in al- tra aruia a tal uopo allestita. A IMeliUi all' iacontro pre- vengono gli sciami naturali procacciaadone di artifiziali. Al primo soffiar di Favonio ( che Faugno ora chiamano i Siculi ) comiiiciano le api ad uscire ne' canipi in traccia di cibo e di mano in mauo che la primavera precede as- sai si affaccendano a raduaare inele e cera ed a fabbricare nuove celle eve albergai-e i loro figlinoUai. Entro il mese di aprile hanno gia proliiicato. Allorche e nel sue colmo la fetazione togliesi dall' alveare porzione dei favi pieni di ninfe o pulli e di uova , e si ripengeno in uix altro vuoto aggiungendovi qualche favo di miele e di cera. Alia hocca di cpiest' ultimo adattasi ( il che e da notarsi ) lo sportello deir arnia jnadre ; questa arnia poi insieme con le api che stanno dentro trasportasi alcuni passi piii in la dal consueto luogo , e nell' apiario si surroga la uueva al posto della vecchia. Quelle api che intanto vagavano per la campagna poiche sen di ritorno ravvisando il pro- prie uscio non sono restie di entrare in quel domicilio e scorgcndovi dei mancamenti con grande attivita si affret- taao a ripararli fabliricando altri favi. DeiT arnia madre poi lianno cura quelle api che in essa rimasero , e sicce- Die anche queste veggoiio guasta I' opera lore per essersi furati molii favi, cosi a tutta possa si vanne industrianda di rifabljricarli. Coteste api cssendo senza regina ne edu- €ino parecchie e dope 12 o i3 giorui se ne scelgonouna; ma quando appaja a chi ne ha il governo che in questo spazio di tempo non siavi ancora l' aj^e maestra togliesi da aitro alveare un pezzetto di favo che abbia una o due cellule con uova di regina e cola si ripene. E cio per quanto spetta agii sciami artifiziali. Un meiodo somigliante MEMORIA. DEL SIG. BROCCHI. 67 si pratica nel moiite Imeto in Grecia, ma gli alveari sono ivi cosi costrutti c'le si possoiio agevolineiite estiarie i favi seiiza sc[ua!Tiarli tirando certi bastoacelli a cui sono attaccati ( V. WJieler , voy. en Grece lib. 3 ). Circa al njodo di cogliere il mele e la cera adoprano nella segueute guisa. Rimuovesi Tarnia dal suo posto e se ne stacca il foiido cliiudendo nel teiTijJO stesso il per- tugio dello sportello. Si molestano col fuuio le api act ioc- che si rilinno in alto , indi tolgonsi alcuni feivi perclie riinanga uno spazio. Cio fatto riiuettesi il fondo ed apresi allora lo sportello costringendo nuovamente col fiimo rjnesti animali a licoverarsi nel voto a bello studio foraiato. Di- "ttaccansi allura i favi di miele e di cera lasciando dei prinii quel taato che possa essere di nutriniento alle api se ne patiscono inopia quando nou bastano le provvigioni della campagna. Questa raccolta si fa piii die in altri nei raesi
  • di restare nel fiume Adda opportunamente spianato da Brivio fino al Sasso di S. Miciiele, e di costruire a canto ai tiunie medesimo un canale die prendesse dal detto luogo del Sasso di S. Michele sino alia Rocclietta. I lavori, dopo ultimate le eperazioni preparatorie , furono inconiiaciati alia fine del 1 19 i- a quell" epoca pero non si ebbe tempo di portarli niolto avanti , e furono sospesi, indi abbandonati in causa della guerra e delle viceade sopravvenute alio Stato di Milano. Con tale operazione, riflette il sig. Bru- sclietti , non si aveva soltanto di mira di unire il Lago di (l) V. Le notizie sugi' inventori de' sostegni ne' canali ecc. comunicate i 132798,51. Tronclii di canali ed opere relative , com- presi gP indennizzi pei fondi occupati. » 3686178,16. lir. 6786905,28. Muri per sponda del canale eseguiti in questi ultinii anni »/ 608283,06. Opere diverse eseguite siil Naviglio grande per P introdnzioiie e conservazione del corpo d" ncqna destinato per il nuovo canale di Pavia >> 3o2 5i9,oo. Sonima totale lir. 7694707,34. Xa luna'iezza pol di qnesto canale, che comincia dal ponte del Trof'eo fnori di Porta Ticinese e teruiina al sue sliocco ill Ticino , e di mctri 33371 ' ^'^ *"* largtiezza e di circa met. 1 0,8c, eccetto che in alcnni Inoghi e maggiore ]>er co- modo della navigazione; la pendenza totale e di iiiet. 56,669; essendosi consunta con dodici sostegni la declivita di met. 52,2cH , ed assegnato il residno di met. 45461 alia pendenza del fondo del canale. Sei grandi tavole incise in rame adornano questo vo- lume;, nelln prima delle qnali havvi la Carta per la na~ vigazione interna del Milanese-^ nelia seconda v" e notato Za planimetria e il projilo del Canale di Pavia., nella terza tavola vien dato un tipo di un sostegno sul Canale di Pavia ; nella qiiarta sono rapprcsentati dei detuigli pei sostegni sul Canale di Pavia:, nella quinta tavola si trova il tipo di due sostegni cccollati sul (anale di Pavia ; e nella sesta finalmeate vi sono dei tipi di vurie opere sid Canak- di Pavia. Noi crediamo che qtianto abbiam detto sia suflTiciente a dare un' idea del lavoro dei signori Brusclietti e Parea. Gl'ingegneri poi e gli architetti idraulici che non saranno appagati di cjucsto nostro sunto , potraiino con profitto PER LA NAVIOAZIONE DEL MILANESE. 87 ricorrere all" opera niedesima , dalla quale non verranno soltanto ad avere cogaizioae de' progetti che sortirono ua esito felice ; ma vedraano sviluppate le circostanze che contribniroiio a impedire 1' esecuzioiie d' alcuai progetti o a produne uii esito iafelice di alcune opere ; e iaoltre le osservazioni e i rilievi dei qaali e corredaia la preseute sto- ria fanno ricouoscere le variazioni, i miglioramenti , le dls- grazie e gli accidenti sopravvenati col progresso del tempo col cambiamento di direzioae e di Governo , e tutto cih , come dice T autore , perche , facendo diversamente si sa- rehbe potato arrivare ad una esposizione breve e brillante , ad un puro elogio , se vuohi , de canali navigabili del Mila~ nese , ma noa alia storia che da noi si e avuta unicamente in vista. Vaglla quest' opera a toglierci in parte la taccia dataci dagli stranieri come poco curanti delle cose iiostre, per cui ebbe a dire il celebre storico iaglese David Hume che r Italia e si rioca e sazia di gloria letteraria aatica e moderiia che non tiea carco , ne mostra d"" accorgersi che aXtxi prenda il passo sopra di Lei , cioe Ch' Ella e si gloriosa die non ode. JPPENDICE, PARTE T. SCIENZE, LETTERE ED ARTI STRANIERE. Marino Falieri , Doge of Venire , an historical tragedy, by lord Byron. — Lon/on^ 1821. Mar:no Falier , Doge di Vcnezia, tragedia istorica di lord Byron. — Londra , 1821. M< OLTE cose ne condiicono a parlare di qiiesta tra- gedia, sebbene sia scritta in inglese , e finora ( che noi sajjpiamo ) non se ne sia fatta ne rlstanipa, ne versione sul continente (i). Era nostro divisaniento aspettare die al- cun Italiano Ja traducesse ; ma il riputato Giornale , chc con nonie A'Annali di letteratura si pnbblica in Vienna, ne fe' cangiar di parere : esso parla , nel suo ultimo volu- me (2), di rjuesto lavoro , e con sonnna accuratezza pre- eenta i varj aspetti in cni vuolsi considerare ; ma le norme , sulle quali e giudicata qnesta tragedia , sono trop- po avverse da quelle che in Italia comuuemente s' ap- provano. Basti il dire cbe si biasima il Byron d'essersi allontanato nella tessitura dell' opera sua dalla sciiola ro- mantica, e su questa base si fondano tutti i ragionamenti. Noi non entrerenio in dispute con quel lodato Giornale, ne ci fermeremo a ripugnare le sue dottrine : ma in quella vece verrem proferendo c; n sincero animo la nostra opi- nione , la quale , come parte dalla carita della patria e (I) Era fia sotto al tnrrliio que-to articolo qiiando ne pervenne la tra- duzione francese del Marino Falieri fatta dai signori A. P. ed E. D. S. ( i' Eiitore ). (^) Kcll' ultimo trimestre del 1S31 giunta a Alilans al principio di marza. APP. PARTE STRANIERA.. 89 tende all' iiicrcniento tlelle buone arti , trovera facilniente favore presso le gentili persone. L' amor del vero non ci consentiva il silenzio in un'oc- casione , in cui il Byron e accusato, come di colpa , del- V accostarsi una volta a quelle imagini esemplari del Bello die ci vennero da Grecia e da Pioma , e che noi cer- canimo sempre di lasciare incorrotte , carissima eredita , a quelle nazioni che dopo secoli e secoll verranno fab- bricaiido su questa terra medesima coi rottami delle nostre mura le loro citta. E primamente a por qualche fondamento alle nostre parole vuoisi leggere il sunto della tragedia , nel quale noi non ci alloataneremo dall' illustre avversario , die „ salva la verita, ne piace seguii'e. Atto primo. Marino Falier Doge di Venezia , nel quale ottant'anni non valscro ad ammortare la Jiamma iaipetuosa d' una giovinezza condotta nell' arnii e nella gloria, aspetta con impazienza il giudizio della Quarantia. IVIichele Steno, gio- vane libertino , ed uno de^ Quaranta , a vendicarsi del ca- stigo die un atto indecente gli avea meritato dal doge , attacco di notte al palazzo ducale uno svergognato libello contro la virtuosa moglie del Faliero , e fu da questo formalniente accusato. L'ansieta del doge s'accresce ognor pill per r illegale procedura de' patrizj ; il giudizio degli avogadori ha riniessa la denimcia ai Quaranta naturalmente collegati coll' accusato ; e invano si cerca nioderare T im- pazienza dtl vecchio colia speranza d"una giusta sentenza. Egli aspetta certa niorte contro il reo di ofFesa maesta, contro colui che oso oltraggiare quanto gli eVa piu sacro, r onore dell' egregia sua donna : si sente pero nel suo distorso traspirare il dispetto contro la parzialita de' pa- trizj , come se un dnbbio gli passasse davanti sulla giu- stizia della vicina sentenza. II secretario della Quaranta gliela reca suggellata = Un mese d' arresto =. Sovercliio e il suo furore per significarsi a parole , getta per terra il corno ducale , e lo calpesta : 1" iudignazione lungamente repressa contro 1' impotenza della sua splendida caaica si rompe nelle imprecazioni piu amare : Oh il Saracin fosse in San Marco , cJl' io Me gli prostrassi ! Oh il Ligure nwi^lio 90 A r P E N D I G F,- Qui fosse in porfo ! Oh circondasser tutte Cli Unni, cli io vinsi nialamente a Zara , Quest' empie mura ! Di Fenezia Doa;c ? Ov e in Venezia U Doge ? A me si niostri , Cfie il dritto lo ii abbia , il dritto mio .... Al Faliero , se gih. fosse , parrebbe tardi vendicarsi e rovesciar la tiranma de' patrizj , egli inveccliierebbe di troppo , ove aspettasse il tramoiito del sole. Sue nipote lo conferma ncl duro pensiere , e il pensiere diventa riso- luzione ; quando un audace plebeo, Bei'tnccio Isaiel, ispet- tore deir arsenale , uomo di molta forza e destrezza, e di seguito nella plebe, viene a lagnarsi del trattamentb obbrobrioso ch' ebbe « patire da un patrizio. II doge ascoka umanamente il suo lagno , e lo coinpiange, ma ajutare non puo, perclie non ea;li stesso ha chi lo ajuti, ne sa aninia viva die volesse ascoltare iiii laguo del suo doge. I lamenti suUa tirannia de' patrizj sconono egual- meate dalle labbra del supremo magistrate delia repubbli- ca , e da quelle di ua servo di lei. Qui Bertuccio si apre , e promette soccorso al doge , e a tutto lo Stato , s' ei vuole unirsi ad una societa d' uomiiii arditi, die hanno fisso di abbattere questa sigiioria jnostruosa. 11 Fsi- liero minaccia al plebeo di trargli di bocca coUa tortura la confessione del suo tradimento; ma poicbe lo sperimento intrepido e securo , si collega con lui, e promette d' ac- compagnarsegli nella notte a visitare la congrega de' con- giurati. Atto pecondo. Angiolina , moglie del doge , manifesta in un colloquio coUa sua confidente un senso purissimo di piu cbe umana virtu: ella e inquieta pel suo consorte , I'anima del quale dopo V infe'ice trascorso del patrizio Steno senibra deserta d"" ogni pace. II doge s' appressa inimerso ne* piii cupi pensieri. La sua risoluzione e irremoviliile , e le proteste deiramata donna di scordarsi lo spregevole calun- niatore possono soltanto mostrargli in lunie migliore il merito di lei , e fargli con cio sentire piu vivo il bisoguo della vendetta. In un dialogo ben condotto si sviluppaoo i nobili loro rapporti. Ii Faliero ha ricevuta Angiolina la iigUa del suo amico coiue retaggio di lui, per preseryare PARTE STR\NIEHA. QI il tenero ITovc dal fiato velenoso del veneto libertinaggio. Libera fu la scelta della fanciuUa , ed egli puo dire : Non capriccio send, non sozza wglia A delirar condusse i miei vecchi anni Per giovanil bellezza : ancor fiorente Di fresca eta mi vinsi , e fatto andco Ignorai la vergogna , onde alia plebe Favola e spesso una canuta chioma. Egli si fida pienamente di lei , ma sdogna cVie I' ombra pur d' una macchia offuschi agli occhi del niondo la pu- rissima donna : ei torna giovine bolleiite ed inipetuoso , quando pensa che le contuuieliose parole possono essere ripetute nella bocca del popolo. la fine dell' Atto , Bertuccio si trattiene colF ardente Calendaro sullo scoppio della congiura , e promette di condurgli un illiistre compagno. Atto tebzo. Nella cblesa de' santi Giovanni e Paolo sta il doge aspettando per essere condotto da Bertuccio nel bujo della notte ai congiurati, Dormono in quella chiesa i suoi avi, due de' quali furono dogi come lui ; par cbe vogliano quelle Ombre richiamarlo dalla via del delitto. Essi fon- darono lo Stato e la sua gloria ; il loro nipote vuol ro- T'esciarli. Bertuccio s' Inquieta sulle dubbiose parole del doge, in cui vede uno spiraglio di pentiniento; ma non e forza di sua eloqnenza, se quel veccbio e cbiuso a'consigli della ragione. Ei permette alia fantasia di presentargli co- me in uno speccbio tutte le tonseguenze della sua colpa, ma il suo proposto non puo mutarsi : egli ba giurato ven- dicarsi de' patrizj ebe vilipemlono ancb'essi lutti i diritti della natura. — I congiurati aspettano riuniti il loro condottiero Bertuccio, e intanto Bertramo, uno di essi, cerca vanamente di muovere quelle anime rozze e inasprite a risparmiare al momento dello scoppio almeno alcuni patrizj. Bertuccio entra , e presenta loro in una persona tutta imbacuccata il novello condottiere. II doge getta il mantello. I congiurati si credon traditi , e si slanciano a spada nuda sui creduti nemici. La nobile fierezza del Faliero, il freddo disprezzo di Bertuccio, e la conl'denza in questo del Calendaro giungono soli a scamparli dalla furia di quel mom»nto. Bertuccio eel il doge favellano. <)2 A 1' 1' Jt N D I C E Questi si mosti-a il piii feclele nllcato tle'congim'ati pJebei, perche piii ch' altri fu dai patrizj oltraggiato ; esso e il piu pronto diferisore dclla lilieita, pcrclie , comuiique priiiio nello State, iion e egli pure die uuo schiavo ve- stito di porpora. Ei muove aiiiari lanienti coatio la nio- striiosa oligarcliia cl;e distrngge T obbedienza verso il sovrano , la coafidenza tra il priiicipe e il popolo , e si anclie fra gli stessi signoreggianti patrizj e il doge eletto fra loro, e lascia solo regnaie il vergoguoso egoismo. Egli rinnncia ad ogni vincolo di famiglia , che lo incatena al saiigne de' patrizj , perche vi riiiunziarono essi pure quando lo videro doge. I conginrati lo eleggoiio con vo- lonta Concorde a loro capo , ed egli proniette un nuovo regno di liberta e d' eguaglianza. Rigettate nuovaniente le preg'iiere di Bertranio , lo scoppio della congiura , e insienie V uccisione di tutti i patrizj e fissata per l" indo- mani. La caiiipana di S. Marco , che solo per ordine del doge pub esser sonata , dee sullo spuntare del giorno dai" segno a"" congiurati , che coil' armi alia mano e col grida = I Genovesi sono in porto = si precipitino nel palazzo, e soli o raunati scannino i patrizj che si aftVettei-anno verso il senato. Finche vive un solo patrizio , non e da sperar liberta : da un solo anello dell' abboriita catena puo essa tutta ricrearsi con nuova forza. Atto quarto. L' onesto patrizio Lioni ritorna stance da una masche- rata , e cerca confortarsi all' aspetto d'una bella nottc mo- destamente risc'iiarata dalle stelle : un incognito presen- timento non gli avea permesso una pura gioja iie' tuniul- tuosi divertimenti. E annunciato u'l forestiere , e il Lioni, che non e consapevole d'alcun odio private, fa introdurre coUe necessarie cantele quell' importune. E 1' amice della sua glovinezza , diviso da lui per la sola disuguaglianza degh stati , il plebeo Bertranio. Egli prega caldanieate r amice di non, recarsi 1' indomani alia signoria , cjualun- que inipensato case avvenisse. 11 Lioni crede di ra^ visare r orditura d' un tradimento , e lo fa arrestare per conse- gnarle ai Dieci, e poi al do^e. Osiiii presihiera di Bertra- me cade inutilmente: 1' aaiicizia dee cedere al devere di conserv.'re lo State. — Intanto il Faliero aspetta con impazienza nel sue palazzo i priftii crepuscoii. Ecco PARTE STRA.NIERA. 98 finalmente lo scocco delP ora ; egli niaada suo nipote a far sonai'e la campana di S. Marco. Ora non e piii possihile di retrocedere I, e quegli, che snlvo a Zara lo Stato dal periglio degli Unni , diventa il distruttore della sah'ata repuMilica. Lo spaventoso momento viene per lui troppo lentaniente. Egli crede gia di veder rovesciarsi nel palazzo le turlie de' cougiurati , quaado entra mi armato e lo ar- resta per alto tradiiiiento. Egli cerca guadagnar tempo , e trionfa quando la campana di S. Majxo coiuincia a so- nare: jna ella cessa tosto di nuovo, suo nipote e prigio- ne, e tutto in nn puato e perduto. Atio quinio. II Cons^iglio dei Dieci cogli altri Senatori giudica de' con- gturati. Couviati, ma ne coufessi della propria colpa , ne dfir altrui , sono condotti a uiorle i capi Bertuccio e Ca- iendaro , cui la costanza deli' animo non abbandona. Ber- tuccio perdona ; il Caleiidaro sparge sul traditore Bertra- mo i segni del piii profondo disprezzo. In egual luodo il giudice Beniiitendi s' afFatica inutiluieate ad ottenere dal doge la confessione della colpa. II giudizio , che pro- cede contro il vecchio per tradiniento , e accusato da lui d' un Iradimento ancor niaggiore : ei lo ricusa , come soggetto a se , come parziaJe perche accusatore e giudice a un tempo , e come sprezzevole , da clie lo Steno vi siede. Ivlentr' «gli sdegaa ogni difesa , entra Angioiina per assistere con eloquenza coniugale lo sposo. Ne' suoi la- iiienti ella rimprovera a Venezia d" essere ingrata verso un uomo , senza il quale sarebbe un mucchio di cenere , e il suo senato giacerebbe in cateae suUe galere dch Unni. E poiclie vede risonare senza prolitto le sue parole , si volge alio sposo : Maori dunque , o Falier , poiche null' altro Ti resta : aniico di mio padre dci^no Tramonta ,• e grande il fallo tuo , ma troppo La crudelta di que crudeli il i'ince. Michele Steno , tocco dai mali che il suo iniprudente trascorso ha prodotti, prega lei e il doge di perdouar?li; Angioliaa risponde convertendosi al giudice Benintendi: Diinini a quel tuo patrizio ad altro mai l^on aver mosso i detti suoi la nata 94 APPENDICl? Da Loredano , che a mirar con senso Di pieta sua bassezza. Oh se I' avesse AJtri sprezzato , com io lo compiango ! A mo pill caro e I' onor mio di mille E mille vite : ma qual mat di sangue Avea bisogno la virta , che sopra Stassi alle offese , e se medesma appaga ? Tiepida auretta ad una rape m' era Lo scherno : ad altri il solo nome ii vento , Che spira a turbo , e I' ocean combatte. Mariao Falier e coadannato a morte , e alia perdita di tutti i suoi beni , la sua statua si copra d' un velo e la sua inemoria sia solennizzata ogni anno come quella delle pubblic'ie calamita. Nell" ultimo coUoquio colla sua sposa ill pnlizzo ei conserva la pieiia sua forza ; s'innalzaao solameate come torbide nebbie avanti i suoi occhi i pea- sieri d' uii anticbissituo eirore. Avanti molti aiiui, aiini clie gia da luago tempo scompaisi alia presence genera- zione vivono ancora solo negli Annali , nientre era podesta a Vero la , egli neil' impeto della sua coUera percosse un Tescovo alquanto pigro al suo ufficio , per modo che r ostia ne cadde per terra. L' uomo dabbene gli profeto per questo sacrilegio la pena ne' tardi suoi anui. La pre- sente sua sorte gli fu pronunciata anche alia sua venuta come doge nella citta ^ poiche la barca , che lo portava, ingannata dalla nebbia afFerro al luogo deputato alle so- lenni giustizie. Ma il Faliero nou s' indebolisce : egli si scioglie dalle braccia della consorte , c!ie cade sveauta , e monta la scala de" Giganti per essere decapitato in quel luogo stesso ove fu incoronato. Soltanto dopo ch' esli ha predetta ogni sventura alia corrotta repubblica, piom- ha la spada sopra di lui , e giu per la scala de' Giganti va rotolando il suo capo. Di questa tragedia anche pel suo soggetto tutto Italian© f ra da farsi parola ., che non e disgiunto da molta com- piacenza vedere uno straniero che cerca fra noi gli ar- gomenti delle sue splendide ispirazioni : ne il poeta s' al- lontano un istante dal semplice racconto degli storici, chtf gli parve a ragione sovranamente poetico. Noi non vogliamo dire che ne riescisse un lavoro mo- dellato interamente sulle regole antiche , benche forse noa PARTE STRA.NIERA,. ()5 sarel)he impossibile dimostrare anclie questo ; ma si credia- nio che i piu ostinati doviaaao contessare che il Byrou con quest' opera lia mosso tale uii passo verso la greca perfezione , che piii celere del Nettuao d' Ouiero noi lo vedremo gia col secoiido alia nieta : ne a si gran cosa mettianio altra condizioiie die della sua volouta, II prime elemento della poesia classica, la semplicita , era sempre in lui : con pochi mezzi egli giugneva ad lui grande efFetto anche nelle opere sue piii roniaaticlie , e *imile agli anticlu pittori preseatava con quattro tinte vi- vissiir.i quadri;, la qual virtu n' era indizio , clie , quando il bollente sno ingegno ayesse una volta sfogato il sover- cliio di sua forza, sarebbe venuto alia pace del greco Paniasso , e dati ne avrebbe frutti degni di qnella meute. ISoi non sappiamo se questo tempo aiicora sia giuuto,ma tie giova aluieno di sperarlo viciuo. Anclie questa tragedia , come ognuno avra veduto , e semplicissima : una e 1' azione , e precede sempre con forza e senza deviamenti verso il termine : i romantici , cue ri- gettano i raoconti , avrebbero amato else Micliele Steno fosse stato per la sua temerita seacciato dal palazzo alia preseaza del popolo, e che Taffissioiie deU' infaiiie libellx> fosse parte del dramma ; ma noi lodiamo iiivece il poeta clie ne abhia rapiti in mezzo alle cose , mostrandone gia SLille prime il vecchio Doge clie aspetta il giudizio dei Quaranta. II nostro cuore debbe appassionarsi pel Faliero ad oata del grave suo fallo \ e nulla potea raeglio servire a questo scopo , che 1' introduzioae del Byron. INoi ve- diamo il veccliio ancora innocente , e impariamo a couo- stere la sua indole impetuosa ; e quando il segretario reca la troppo mite sentenza , ci sentiamo gik disposti a per- donargli s'egli prororape alia vendetta: che se dappoi di soverchio atroce ne puo parere quel suo divisameato di spegnere tutti i patrizj , ne soccorre tosto Y idea , che la congiura era gia preparata , e ch' egli non fece che pre- starle un nssenso comandato dalla violenza dell" ira. E in tutta la tragedia noi siazno veramente in quelle stato , al quale vuol condurci questa mauiera di poesia: tremiamo pel nostro eroe , ma non possiamo desiderare ciie felice- mente gli riesca il suo intento , e in questa incertezza, in questo interno combattimento noi restiamo contiuuamente , fiuclle quel tremendo suono della caiupana di S. Marca 96 APPENDIGE cessa di farsi sentire. Allora veranientc la tragedia po- trebbe, se male iion ci apponianio, coticbiudersi. 11 quiiito Atto , dopo r ansieta die sulk line del quarto abbiamo provata , non pub aggiugaer piu nulla; e dopo quelle fiere alternative di speraaza e tiniore , 11 nostro cnore noa puo comaioversi piii fortemente neninieno all' aspetto d' ua capitale supplizio. Appena clie noi sappiamo scopcrta la congiura , e caduto il doge in potere dogr iinj^lacabili pa- trizj, la poliiica veneta ne compare davanti sotto T aspetto della ferrea necessita , e il misero veccliio per noi e gia mono. Di qnesto illanguidirsi dell' azione nell" ultimo Atto lianno i Greci mokissimi esempj ; ma noi non siamo su- perstiziosi adoratori de" loro diletti , ed avremrao amato che il Byrou avesse piuttosto seguito il nostro Allieri, die tronca arditamente ogni inutile accessorio, e ne lascia nel sommo della pnssione. Non e die il qiiinto Atto non ab- bia esso pure le sue grandi bellezze, e niolti ammiieranno giustamente quel ristarsi del Faliero sopra uu errore della sua giovinezza, e affannarsi di quello , non del suo nuovo delitto , perclie la passione che lo avea strascinaio a percuotere ii vescovo , era estinta gia da gran tempo , e r altra , die Y avea spinto a rovesciare gli ordini della repuliblica, piii die mai imperversava non soddisfatta. E v" lia un punto nella vita , che le paure* della fanciul- lezza travisano la sembianza delle cose , ne permettono di giustamente estimarlc. Ma ne cio, ne la sublime impreca- yione del Faliero puo concitare abliastanza i nostri aftetti, perche la speranza n" e morta si di radice nel cuore, che ne di timore siam piii capaci. Questo difetto e fatto piit fortemente avvertire dalPan- damento rapido e risoluto degli altri Atti, ne"quali T azione non si ralTredda un momento: la linea, che va al cuore, € una linea retta , e il Byron in essi mostro di saperlo. Felicissima ne pare quella sita invenzione dell' Atto IH di scegliere per convegno del doge e di Bertuccio , la cliiesa de' SS. Giovanni e Paolo , ove riposavano gli avi del principe : noi veramente non potremmo toUerare T in- terne d' una chiesa sulle nostre scene , ma di cio non hassi riguardo in Inghilterra ; ed un lieve cangiamento hastereb!)e anclie in Italia a riparare ogni cosa. Che sen- timento esser dovea quello del Faliero nel riandare quelle aiitiche meniorie ? E die indomabile ira era quella die PARTE 9TRANIERA. 97 bastava a tanto cona-asto ? La santita d"" una cliiesa e rempieta d'uiia coagiura , il silenzio tiella notte e il tu- multo delle passioiii ., la pace dt lla moite e tutte le agi- tazioni della vita. E qui e da osservaisi soniino vanta^';io che dalFunita del tempo deiiva ^ se il poeta alia foggia de' i-oinantici avesse fra 1' ofFesa e il teiitativo della ven- detta iiitramesso il tempo della storia , A^errebbe ia noi abborrimento contro il vecchio implacabile, c!ie dopo qiiel- r iiitervallo sugl" itinocenti e su' rei versa egualmeiiLe il suo sdegno : ma iiella tragedia del Byroii 1' okraggio e la vendetta nascouo quasi ad an parto; nii breve isianie le divme , e quando il doge si slancia nella coagiura , la sua ferita sanguina ancora. In quest" Atto medesimo degna in sommo grado della tragedia e quella notturaa appari- zione del doge fra" congiurati: noi non sappiamo se piti di terrore ispirar possa 1' ombra di Banco , quando nel Macbetb viene a prenJer suo posto alio scellerato convivio. Egli e ben vero die qui la storia favoriva il poeta con un esenipio forse unico di mostruosa alleanza : ma era pur necessario un felice ardimento per non fiir prevenire da Bertuccio i congiurati di quella inaspettata coaiparsa. Quello pero di cbe piu s' appaga il critico alemanno , e il carattere del patrizio Lioni , e quel suo appassionato inonologo , onde il quarto Atto si apre : noi invece, dopo la catastrofe troppo prolungata , crediamo che in questo Lioni stia il principale difetto della tragedia. Certo me- rita ogni lode il Byron per averne da quell' orrore del notturno convegno recati alia quiete d' una bella sera , pre- parandoci cosi a salire a gradi a quell" altezza di tragico terrore die termina 1" Atto : e dopo che nel cuore ci crebbe l' odio contro gringiusti patrizj , e q^uasi noi stessi congiuriamo contro di loro , saviamente siamo ricondotti ad apprezzare con giustizia le cose , vedendo come vir- tuoso sia questo Lioni anch' egli patrizio , e traendo di qui, che di colpa non coinune esser non doveva comune il castigo. Ma per verita troppo seccamente e introdotto qitesto personaggio : egli non agisce che nella scena , in cui fa arrestare Bertramo „ e non e punto ne prima, ne dopo legato colla tragedia : questo ne pare vizio grandis- sjnio, e intanto pin grande, che il Lioni, maestrevolmente tratteggiato com'e, ha saputo in quel lireve tempo attirarsi la nostra attenzione ; se la tragedia liuisse coU" arre^ito Bibl. Ital. T. XXVI. 7 98 AFPENDICE del dogo , potrebbe forse uieditarsi alcnna scusa , ma die in un alti'o iiitero Atto noa dovesse il Lioiii comparire in jnodo degno di lui, non ci possiamo persuadere: e Ibrse il quinto Atto avrel)be acquistata quella vita di cui manca, se r oiiesto Patrizio dopo aver salvata la patria avess>e nel Consiglio fatto uno sforzo per conservare almeno la vitn al veccbio doge: agli spettatori e sempre care veder nol'ilitata la nostra natura I Se mai queste parole saraiino lette da quelFalto ingegno del Byron, egli non vorra cer- tamente sdegaarsi die per nei s" ardisca porgere consigli ad uno de'inaggiori poeti dell' Lighiltei'ra : lo schietto e libero sentire e parlare viene dai grandi animi iietamente raccolto. E noi proseguiremo a dirgli come ne pare che tutta la tragedia avrcbbe acquistata forza niaggiore e di- gnita , se quel Lioni vi fosse stato con sapienza poetica gia sul principio introdotto. Ma veda di cio 1' illustre aii- tore ; die noi piuttosto ci arresterenio alquanto su quel nionologo , e sul vago presentimento di un' imminente ca- laniita che pesa sulla mente del patrizio. Non e nuovo nei Tragici , che i loro eroi sieno avvertiti quasi da una profezia del cuore di una vicina disgrazia. E la regina nel Riccardo II del S'lakespeare si seate dentro come se le sovrastasse un ajfliziofie non ancor nata , e che si matura in seno della sorte ■ e nella Croce al Baltico del Werner Pregolla cbe vede muoversi a guerra contro i Polaccbi il 9U0 Sanio, predice a se stessa, che non I'avra a rivedere piu mai. Se non die forse questi casi sono difFerenti da quello del Byron , giacche in essi si tratta d" una sposa che vedendo il mmito incontrare i pericoli delle battaglie , puo a ])uon diritto aspettarsi una sciagura , nientre al- r incontro il Lioni esce da una festa, e senza nemici , la patria e sicura al di fuori , ne interne nemico e cono- sciuto. Noi non osiamo negare ogni fede a questi avvisi che s' attengono si fortemente all' idea d' un mondo su- periore : e in ogni modo la tragedia li puo conveniente- mente ricevere. Nell' Aladdino del danese Oehlenschlaeger la situazioue di Gulnara e tutta eguale a quella del Lioni : ella e in sonimo della felicita , figlia di re , e sposa al piu perfetto giovine del mondo , non e cosa clie desi- deri , e desiderata tosto non abbia: eppure al luomento che il perfido mago tenta impadronirsi della maravigliosa lucenia del suo Aladdino , Gulnara e oppressa dalla piii PARTE STR/VNIERV. 99 fiera mestizia , e tutta sente 1' amarezza della sorte alia quale e destiiiata fra poco (i). Al Tragico , noi lo ripetiamo , e permesso di giovarsi aiiche di cjuesta molla del cuore umano : ma noa crediamo die nel caso nostro essa valga ad aumentar il terrore : ne pare anzi , che saremmo niaggiormente commossi , se il Lioni ne fosse presentato tutto lieto e sicuro : sarebbe stato certamente di molta pieta vederlo assorto ia tin'' estasi deliziosa sullo stato presente , contento del passato, e pre- sage d' ogni gioja neir avvenive , mentre gli sappiamo pendere gia sul cuore il pugnale de'congiurati. Quaado un uonio prevede i suoi danni, noi lo compiangiamo beasi, ma noa come quando alia veglia d' un' estrema disavven- tura lo vediam tranquillo e senza pensieri: allora noi ci consideriamo come depositarj dei decreti del destino , e tremiamo in sua vece. SauUe al suo primo comparire nella tragedia si volge al cielo sereno : Brlf alba e qiiesta .■ in sa/iguinoso amnianio Oggi non sorge il sole , un di felLce Proinetter parmi. E quel giorno e T estremo per lui. II dolore di Gul- nara non fa ad un terzo ii noi tanta impressione quanta la letizia d' Aladdino , il quale nel momento stesso che gli e tolto ogni niotivo di voler vivere, si rallegra del fe- lice suo stato , e quello che non avea mai fatto prima , ne rende grazie airEterno. Cost neir Attila del Werner (i) Alle volte un Uevissimo accidente puo cagionare un fiero pre-enti- mcnto in un* anima di sua natura melanconica. Cosi nella Colpa , tragedia «lel Milliner , Elvira siede sonando c cantando : Come V ultimo giii7.2u della corda Tocca da licve man tremola e muore ; Come t onda tranquilla Al cader d' una stilla In larghe ruote si dilegua , e al verde Margo del fontirel lenta si perde ; Cost , quando che sia , Possa pur tlileguarsi Nella vita miglior V anima mia. ( C. MaflFei , trad, inedita. ) Si rompe una conla della cetra , ed ella s' abbandona a' piii violent! ti- moci. Noi citiamo volentieri autoii eminentemeiite romantici per foggire la taccia di fastidire le co;c siranicre, e mostrare che cerchiamo il vero bello avooqus si trovi. 100 A V I' K "N D 1 C. !•: ristnute piii tenihile e appuiito quello, in cul quest" eroe in mezzo a''suoi, tutti atterriii da iiitausti presagi, solo si conserva trancjuillo , e pieno di liete speranze condnce la spaventosa IKlegonda al letto nuziale, onde non gli sara date di sorgere. Tale e la natuia dell" uomo. Ma se alcuna cosa puossi desiderare nel carattere del Lioni , e nel modo con cui e introdotto , egregiatnente troviamo invece disegiiati tutti gli akri caratteri. Ne sara inestieii in essi fermarci , perciie non credianio che al- cun lettore di qviesta tragedia possa altrimenti pensare : ©gni congivnato e un personaggio da se , ne si vede qui quella fredda monotonia die nuoce si fortemente aila vi- ■vacita deir azione. Delia sola Angiolina e da pavlare al- cun poco , perche il chiarissimo criiico non sa i.idursi a pienamente lodare T invenzione di questo cai-attere , e noi lo 2;iudichiamo di sovrana bellezza , e tale , c!ie soltanto cjuello del Faliero pixo nel genere opposto disputargli la preiuineaza. Quest'' ammirabile donna e il vero e vivo si- mulacro della virtii : fors" ella non potrebbe appunto per questo essere l' eroina d' una tragedia, ma posta com' e al fianco di Marin Faliero , e una creazione nobilissiaia dell' ingegno del Byron : Angiolina si presenta nella bur- rasca come una stella di salute , e se F afFannato doge perisce , e perche noa A'olge gli occhi a quel raggio , e nol segue. L" angelo della pace e il demone delF ira sono a combattimento^ e quando , tolta ogni spcranza , Angiolina conforta lo sposo a degnamente morire , ne sembra vera- cemente , che sciolta da tutte qualitati umane ella si sol- levi da terra, e spieglii un volo a ragionare con Dio della crudelta degli ixomini : lo stesso Faliero si scolora guar- dato a quella luce. Presso chi ha lette le altre opere del Byron , questo carattere dee trovar gran favore :, un" iso- letta coperta di fiori a chi scorre pel mar Glaciate , una sorgente d' acqua viva a chi viaggia per le sabl^ie iniiam- mate dell" Arabia. Non senza ragione era stato accusato il poeta di troppo compiacersi nella pittura del delitto co- raggioso e robusto : il suo eroe era sempre un Titano che muove guerra agli Dei , o se plh amano i romantici , un Mefistotile che accoglie la virtu con un sogghigno, e tratta I'entusiasmo come una pazzia. Non era possibile di du- bitare che il poeta non odiasse altamente gli uomini : alle volte varea quasi che simile al Moor dello Schiller PAUTE STRVNIERA. lOI egli avrehhe bramato d' avveleuar 1" oceano , perche la moite ci scaiiiiisse da ogiii sorgente. Se anche nelle sue poesie era iiitrodotta uuadouiia, tu vedevi bensi la crea- tura debole , appassioiiata , voluttuosa ^ ma di virtu sem- plice e pura , di virtii spoataaea e non dipendente da alcuna passioiie, il prinio eseinpio e questa Aiigiolina. Dal quale cangiainento noi veiiianio a speranza , ciie il Byroa sia ricouciliato cogli uomiiii , ied abbia finalmeute acqui- stato il diritto di scriver per loro. Se alcuiio fosse persuaso di nostre parole , e penasse a compreiidere come 1' illustre critico alemanno possa di- versamente sentire , noi lo pregliiamo a considerare che la varieta de' giudizj proviene da somma diversita ue'' prin- cipj , e clie ricevute le uorme sulle quali egli si regola, noil si pub ragionare iie con miglior senno , ne con mag- gior forza di lui. A noi pero toccava di spiegare , qua- lunque sia , il contrario nostro parere. Menti-e tutta 1" In- gbilterra e la Germauia coiigiurano a disapprovare questa tragedia . una particolare nostra opinlone ne rende suoi naturali difensori , e ne fa di tale difesa un dovere. Se amore di patria non c'inganna , questa nuova vita poetica del Byron , questo suo avvicinarsi alia purezza del gusto greco, questo innalzarsi alle concezioni del Bello ideale vuoisi principalmente attribuire al suo lungo sog- giorno fra noi i, e fra noi una voce doveva pur sorgere e gridar lode a colui, die dalle corse d'' Hyde-Park si slancia coi nostri sommi nello stadio d'' Olimpia. Si pensi pure , come piace meglio oltre i monti ed il mare ; noi cre- diamo e crederemo sempre , che le rose non giungano a perfetta bellezza , c!ie nei giardini della Persia , e clie la poesia non si vesta dell" intera sua luce , che sotto il oielo di Grecia e d" Italia. 103 APPENDICE BIBLIOGRAFIA. Voyage medical en Jtalie fait en V annee 1820 par le docteiir Valentin, chevalier des ordres de S. Mi' chel et de la Legion d! honneur etc. — Nancy y 1822. Un vol. in 8.° V^UESt' opera comeche scritta in francese , pure, in grazia Jeir argoinento su cui essa versa, ci e seiiibrata raeri- tevole di octupare un posto in questa Biblioteca. Ha cominciato il dottor Valentin la sua incursione roe- dica dal Vesnvio , percorrendo tutta 1' Italia infino alle Alpi Ha passato accuratainente in rivista tutto quanto riguarda la niedicina italiaoa , prima in Nipoli, indi in Roma, Firenze . Livorno, Pisa, Lucca , Bologna, Fer- rara , Padova , Venezia , Vicenza, Verona, Milano , Pavia, Geneva e Torino. Egli paria degli osjiedali, degli stabi- liroenti di pubblica beneficenza, delie universita, de'giar- dini botanici e delie raccolte di storia naturale che si trovano nelle su indicate citta. Egli discute qua e la suUe teoriche e pratlche di medicina adottate nelle varie universita italiane, e specialmente su quanto concerne la dottrina del controstimolo , comparandola in raolti punti a quella del dottor Broussais in Francia. Indica i medici piii distinti in Italia pel loro sapere , per le opere pubblicate, e per la stima clie gli accordano i loro concittadini nelle diverse citta ov' essi praticano r arte salutare. Si puo dire, senza tema d' errore , che il cavaliere Valentin ha percorso I' ubertosa Italia da vero e sagace osservatore in quanto spetta alia difficile arte di guarire. Non trovandosi egli piu in quell' eta in cui il bdllor giovanile fa travedere gli oggetti diversi della scienza sotto quel punto di vista voluto dal domi- nante sistema, i suoi giudizj sono imparziali ed assennati. Egli ha sapwto maestrevolmente evitare le nr.vita effime- re , non lasciandosi guidare che dall' osservazione , unica scorta fedele del buono ed avveduto pratico. Un medico PARTE STRANIERA. 10^ italiano tuttoclie foraito d' inimensa dottrina non avrebbe forse potuto mantenere quello spirito d' imparzialita che regna nell' opera che abl)iaino sott' occhio , specialmente quando si tratti di encomiare, o di biasimare. Non pos- siaino a meno di mtinifestni-e il nostro desiderio che il dottor Valentin avesse osservato in quest' anno V ospe- dale degl' insensati detto delli Sennvrn ; egli non avrebbe scritto : « que ao d 3o manii'ques furieux 6tuient enchai~ » nes aiix quatre extr^mitis faisant des cris , des hurle^ » mens ipouvantables (p i 36) , ed avrei-be risparmiato di )/ far osservare al dottor Buccinelli les graves inconvi- » niens des chaines et des coups que Von inflisje a ces » malheureux. L'avantage de V isolement pour traiter les » furieux et du gilet de force pour les contenir »;. Egli vi vedrebbe ora adottate le giubbe di forza, e le manette secondo si pratira in Vienna, Aversa, Londra, Parigi, ecc. Si deve questo nuovo beneficio in Milano alle filan- tropiche mire dell' attuale I. R. governo. Terminiamo quest' annunzio coll' invitare i nostri nie- dici a prBCurarsi I' opera del dottor Valentin, a recaria in idioma italiano e ad arricchiria di tutte quelle utili cose che il medico francese non ebbe campo di osservare» e delle quali raanca la sua opera. La scienza niedica ed il decoro italiano non potrebbero che guadagnarvi. Opere di Carlo Pougens , membro de'V Istituto di Fran- cia^ Accademia reale delle iscrizioni e belle lettere, delle Accademie imperiali e reali di Pletroburgo^ dei Paesi Bassi , di Qottinga , di Monaco , di To- lino , di Madrid lingua spagnuola , di Madrid isto- ria , di Lisbona ecc. puhblicate da luglio 1819 a dlcembre 1821. Tresor des origines et dtctionnaire grammatical raisonne de la lan:xue francnise. Specimen. — Paris, 1819 , imprimerie royale. Un volume in 4.° di circa 5oo pagine. Prezzo fraiLchi 2 5 — idem, carta carre velina , fr. 5o — idem, carta grand raisin velina , fr. 60. ^65 quatre ages. Seconde edition , suivie du portrait d' nne jeune fille par un papillon. ■ — Paris , imprimerie de P. Bidot aine. Un vol. in. 18.° fr. 2 — idem, carta velina^ 1C4 A P P E N D r G E presso P. Mongie maggiorc Boulevart Poissonnier n.' x9, fr 3 — idem, tradotte in tedesco da Fedr. Gleich. Lipsia , presso H. Reclam — idem , tradotte in italiano dal fu monsignor de Brems, Milcmo, presso Vincenzo Ferrario. Lettres d'un Chartreux. — Paris, 1820, imprimerie de P. Didot aine. Un vol. in i8.° con figure, fr. i. 80 • — idem, carta velina , presso P. Mongie^ fr. 3 — idem, tradotte in tedesco da Fran. Kublin — idem, tradotte in tedesco da Fedr, Gleich. Abel oil les trois freres. Un vol. in 12, fr. 3 — idem , carta velina , fi: 6 , presso P. Mongie. Contes du vieil Ermite de la vallee de Vauxbuin , Paris , ch. Dpsoer^ rue Christine n.° 2. Volwni 3 in 12.*, fr. 7. 5o. — ■ idem , carta velina, fr. i5. — Tom. i. Les si, les mais,ou le soul er de Paul Emile = BakJitiar on, les meprises de I'amour propre et du cceur = Nicolas Flon- nel ou le Longevite = Les erreurs de F'orine , ou conversa- tion entre une raisonneuse et un homme simple = Timon et Azaline , ou entretien d'un misanthrope avec une dan- seuse de I' opera. — Tom. a. Le docteur de Sorbonne et son bon genie = Alfred de Valomin , ou le metaphysicien corrige , memoir es secrets d'un pretre de Ceres = Le frere et la soeur, anecdote du temps de la minorite de Louis XV. • — Tom. 3. Amours , jeunesse et vanite , ou le plaisir nest que le pis alien du honneur == Eugene et d'Ericourt, ou illusions sans plaisir = Le visir Alhakini et so?i moineau, conte oriental = Verseuil et Andre , ou ce sont les sots qui disent les sottises, et ce sont les gens d'esprit qui les font, histoire veritable = Le souvenir de madume Hen- riette d'Angleterre , ou mon 3 1 decembre. ( La maggior parte di questi racconti sono stati tradotti in tedesco da Fred. Glejcu e pubblicati in diversi giornali di Germaniu. ) Archeofogie francaise, ou Vocabuhiire de mots anclens tombes en desuetude et qu'il serait bon de restituer au langage mo~ derne , accompagne d'exemples tires des ecrivains francais des XII, XIII ^ XIV, XV et XVI siecles manuscrits ou im- primes, ■ — Paris , imprimerie de M M. Firmin Didot pere etfils, ch. Desoei-;, rue Christine n." 2. Tom. 1.°, in 8.", fr. 7. ( // tomo secondo e sotto il torcliio. II terzo contiene la no- tizia biografica e bibliograjica degli antichi auton Jrancesi , PARTE STRA.NIERA. loS le cui opere stampate o manoscritte sono state citate nei due volumi precedenti. ) Lettres de Sosthine a Sopliie. — Imprimerie de P. Didot aine. VoL I in 1 8.°, fr. 3. 5o — idem, carta velina, 5 fr. ch. Desoer , rue Christine n." a. Copie figuree d'un Rouleaa de papyrus troiwe en Egypte publiee par M. Fontana et expliquee par M. de HA^tMER, cheval. etr. — A Vieniie , 182a, de V Imprimerie d\4ntoine Stiaiiss ( quaderno in 4.° bislungo di pag. vi e 14 ). R I ELLA grande oscnrita in cnl sinmo tuttavia intorno al significato de' moiiumenti egizj malgrado tutti i tenta- tivi deoli orientalisti , dohViianio essere grati sommamente a chi ci fa veder qualche luce o, dlrenio meglio , cjual- che barluine. II rotolo di papiro che alibiam sotto gli occhi aggiugne una nnova prova all' impotenza in cui sono i piu eruiliti a spiegare cotesti brani lolti dall' ar- chivio dei secoli e della morte come ottiiiiamente s'espri- me il sig. Hammer. Amiiiirabile e la verita e 1' esattezza colla quale e stato imitate questo fac-simile , di modo che si puo dir francamente cbe chi possiede questo qua- derno possiede 1' originale. II sig. Fontana negozianie a Trieste e il propiietario dell' originale e lo acquisto da un suo amico reduce dall' Egitto. EgU intende di farne omaggio al Gabinetto in)periale di Vienna, ma prima ha volute in certa gviisa farlo di pubblica ragione coi soc- corsi della litografia , accompagnandolo d' una dottissima illustrazione del celeberrimo sig. cav. de Hammer. Noa h che per mezzo della pubblicazione di tutti i tesori di questo genere che trovansi sepolti nelle catacombe e nascosti ne'gabinetti e nelle coUezioni private che si puo sperare di venire a capo di conoscere qualche cosa di questo argomento cos\ tenebroso dell' antichita. Vero e che non si potra forse riuscirvi sino a che non si pervenga a deciferare la scrittura alfabetica che ricopre per lo piu questi rotoli ; ma vero e altresi che il prime passo a farsi e quelle di spiegare col soccorso della mi- tologia egizia le figure geroglifiche che accompagnano Io6 A i' 1' E N I> 1 C E la scrlttura alfabetica. II sig de Ha^nmer modestamente e savia iit-ntt; si liiuita alln spi-gazione de' qaai'ri o figure geiogliilclie e ad indiccirae il senso jiiu pro'jal'ile , come egli lia g a fatto ia uu aitro lavoto dello stesso geoere registrato nel vol. IV delle Mines d'Orient intonio nia parte delle pitture gerogUfiche del coperchio di ima uiaai- niia die si conserva nel gabluetto imperiale delle anti- chita a Vienna. Noi daremino volentierl un estratto dl qiiesta memoria se potesse intcressare i nostri lettori seaza avere sott' oc- chio le figure ; ma noi termiaeremo col £;ir plauso al sig. Fontana per aver fatto dono al pubblico di questo monumento, ed al sig. Hammer per gli eruditi suoi sfiirzi onde renderlo iatelligibile. Questo magnifico quaderno e dedicato a S. E. il sig. conte di Wrbaa^ gran ciambellano di S. M. I. R. A. CORRISPONDENZA. Squarcio di let Cera da Paj'.gi in data 28 marzo p.^ p° al Compilatore di qiiesto giornale. ... La letteratura nostra si conosce di una maniera molto imperfetta mediante i nostri giornali troppo occu- pati della politica . . . Credereste voi che dal prime genaajo del corrente anno fiuo a tutto jeri solaraeote si sono qui pubblicate 1493 opere ? si, dico mille qu.ntro- cento novantatre opere, compresevi pero non solaraente le novith , ma anche le ristampe d' opere vecchie , i panphlets e le puntate di opere gia comiaciate. PARTE IT.VLIANA. T07 PARTE II. SCIENZE, LETTERE ED ARTI ITALIANS. OPJERE PERIODIOHE. GRANDUCATO DI TOSCANA. Antologia di Firenze , fascicolo i5.° Viaegio in Armenia ed in Persia , del cavaliere Joubert ( con- tinuazione). — La favella si pud restituire ai muti, idee del conte Trajano MaruUi. — Discorgo inferno alia jroprieta in fatto di lin- gua , di G. B. Nicolini. — Dell' origine , de' progressi e dello stato attuale d' ogni letteratura , dell' abate G. Andres ; nuova edizione con giuiite. — Ricerche sui progressi dell' istruzione> sulle nivenzioni meccanichc e su i cosfunii negli Stati Uniti del- TAmerica settenrrionaie. — Des insntuts de Hoflwyll consid^r^s plus particulierement sous les rapports qui doivent occuper la pens^e des honinies d'Etat ( articolo a.° ). — Saggio di una livel- lazione geonietrica della Tosrana, di G, Inghirami. — Tieste , tragedia di Angelica Palli. Giulietta e Romeo, tragedia inedita della stessa. — L' Orlando furioso di L. Ariosto con annotazioni. — Sulla pittura degli Anticlii , discorso V. — II Cadnio , poema di P. Basnoti. (continuazione). — Saggio sui rapporti che debbono avere fra loro i graudi mezzi perniaiienti di difesa , ecc. , del cavaliere C. Alfan de Rivera. — Lettera di G. Taddei da Parigi concernenie oggetti di chimica. — CoUana egizia lUustrata da T. Semmola. — Greca iscrizione scoperta in Trieste. — Intorao alia Fontebranda noniinata daH'Alighieri nel canto So." dell' Infer- no , di A. Bead. — Lettera del niarchese C. Ridulfi a G. Taddei concernente oggetti di fisica. — II riccio rapito, di A. Pope, volgarizzamento in isciolti fatto da chiarissima donna. — Marte e Venere , gruppo scolpico da A. Canova. — Catalogo delle opere nuuiismaticlie di D. Sestini che si trovano vendrbili dal- r autore e da G P. Vieusseux in Firenze. — Seduta dell' I. R. Accademia dei Georgofili 10 febbrajo 1822: sulle pianfe defte virose intvodotte nella mediciua , del dott. Ga/Ztzio/i; sulla scuola 10(5 APTENDICE d' Industria fondata ad HofFwyll , del luarcliese C, Rldolfi ; e 8ul lusso eceessivo e sopra altre viziose abitudini dei contadini, di S. Guarducci. — Osservazioni uieteorologiche di febbrajo. STAT I PONTIFICJ. Glornale Arcadico di Ronia^ fascicolo 3?.° II Direttore a'discreti lettori ( cenno de' lavori dell' anno 1821). SciENZE. Gaii inscitutionum commentarii IV , e codioe rescvipto biblioflieca: capitularis veronensis ere. — - SpalJnnzani. Sulla nuova dotrrina medica italiana ( articolo ultimo). — Notizie risguardanti la chiiuica vegetale ( articoletti tradotti dal Jniirn. de phys. e dal Journ. of science etc. ) -^ Rapporto sulle esperienze elettro-nia- gnetiche istituite dal prof. S. Barlocci ( continuazioiie ). — Ri- strctto di fatti acustici , di G. dalC Ariid ( contimiazione ). Letteratqra. Osservazioni nunilsuiatiche , di B. Borg/iesi: dc cade Ilf. — . Di una canzone di Sennuccio del Bene restituita a migiior lezione da G. Tainbroni. — Iscr zione greca nietrica, proveniente di fresco da' sepolcretti della via Appia. — StilT an- fiteatro anconitano, lettera del canonico Peruzzi. — Notizia d' un colonibario scoperto in Roma ultimamente. — Le Odi di Pindaro tradotte ed illustrate da A Mezzaiwtce ( fine ). — Saggio d' una versione francese d' Orazio. — Del cinismo , discorso del mar- chese Moiitrone. Belle arti. Cristo deposto dallacroce , Maria e la Maddalena; gruppo scolpito da A Canova. — II maresciallo principe dt Schwarzemberg , ritratto scolpito ia mariuo da G. Schaller di Vienna. — La principessa reale di Danimarca, quadro di F. Agricola. — Quadri di Giovanni e Francesco Ripeahausen di Annover. ^ Interne della basilica inferiore di S. Francesco d' Ass si, quadro del cav. Granet. Vameta'. Busto in marmo di monsignor Mai, di Rinaldi ., destinafo dal marcliese Bernardino Mandelli di Piacenza alia pub- blica libreria di Bergamo , con iscrizione. — Due Odi per nozze, del conte Paradisi — Meaiorie intorno alia storia del regno di Napoli dal 1006 al i8i5, del tenente generile Francesco Pi- snatelli Siron^oli , tomo 1." — La divina C)nunedia di Dante Alighieri, corretta e difesa dal P B. Lmubardi : edizione terza romana. — Epigramma latino recitato dal sig. Battistini nell' ul- tima adunanza d'Arcadia per celebrare la nascita del divino Ri- paratore. — Geste de' Bresciani durante la lega di Cambrai , canti del cav. Giovanni Francesco Gambara. — Agro romano , opera topografica e teorico- pratica del cav. L. Dona (da pubblicarsi). — Iscrizione latina del sig, '^chiassi per la p»'in»'!'»"ssa E-terliazy. — Scii-oppo vermifcjgo di gradito sapore , di RuiUon Lagrange. — Necrnlngia. Rodolf) Schadow , scultore. — Osservazioni meteo- rologiche di gennajo. PARTE ITALIA.NA. 109 Giornale Arcadico di Roma , fascicolo 38.° SciENZE. Discorso suir economia campestre di Civitavecchia, di O. Valeriani. — Sulla fissazione delP idrometro sittiato m Eoma al porto di Ripetta , con alcune riflessioni sulla livellaziuue del Tevere fatta dagl' ingegaeri Cliiesa e Gambenni nel 1744, del cav. L. Linotte. — Sopra le leghe del potassium , e sull' e- •istenza dell' arsenico nelle preparazioni antinioniali usate in uie- dicina, niemoria seconda del sig. Scrrulas ( dal Journ de phys. ). — . V arie notizie risguardanti la uiedicioa , desunte da giornali Ita- lian! e straniei-i. — Ristretto di fatti acustici, di G. dairArnii ( fine ). Letteratuka. La divina commedia di Dante Alighieri, coiTet« ta, gpiegata e difesa dal p. B. Lombanh : edizione terza ro- mana. — Ricercf}e sulla cronologia dei re di Lidia, del cav. N. Fava Ghisilieri. — Memorie istonco-criticlie sulla ongine, pro- gress! e decadenza del foro Trajano in Roma ( articolo 2." ) Suite des Essais de versification d' apres le nouveau mode pro- pose par rautekir(il conte di S. Leu) ca 1819. Belle ARTI. Quadro di S. Elisabetta d' Unglieria, di Giovanni e Francesco Rlpenhausen. — Lertera di C. Gnzzera suJle operc di pittura e cli scultura esposte in Torino Del 1820. Varieta'. Eiieide di Virgilio Warone volgarizzata da 'i\. Leo- ni. — Necrologia. Bartolouimeo Lorenzi. — Osservazioni idrauli- che e meteorologiche di febbrajo. Idem , fascicolo 89.° SciENZE. Risposta al tema di medicina pubblicato dalla So- clera italiana delle scienze resideute in Modena di G. Guani. . Serrulas Legbe del potassium ecc. ( articolo ultimo ). Grotta- nelli. Ad acuta et chronics splenitidis etc. historiam aniniad- \«rsione». Letteratupa. Osservazioni numismatiche , di B. Eorehesi ■ decade quarra. — Amati. Iscrizioni recentemente scoperte nei contorni di Roma e nello Stato ( articolo I ). Intorno una sa- tira di Cino da Pistoja, di L. Biondi. — Suite des Essais de versification d' apres le nouveau mode etc. Belle arti. I quattro sommi poeti italiani a lato delle loro c'onne, quadro di F. Agricola. Varieta'. Del vocabolo divitissimus , di S. Betti. Una can- zone ed un madrigale inediti , di T. Tasso. — Seba'stiani Ciampi. Novum exaraen loci Liviani. — Otia reatina , R. P. Archangeli Isaia. — Modo di rendere inconibustibile la tela. — Sulia stron- tiana solfata rinvenuta nei contorni di Sinigaglia. Necrologia. Paolo Sahiucci , stauipatore del Giornale Arcadico. — Osserva- ;^ioni meteorologiche ed idrauliche di niarzo. no APPF. NDICE Effemeridi letteraiie di Roma, fascicolo r5." Porciis Trojanug, o sia la Porchetta, cicalata ( annoiazione). — II Cadmo, poeuia di P. Bagnoli {^ae). — Sul niatrimoiiio . saggio iilosofico-politico di S. Brovelh (fine delT estraito ). — Memorie istoriche relative al conte V. Dandolo , di G. Compagnoni. — Dis»ertazione sopra 1' autore delta pruua tradu^ione latina delle lettere greche di Falaride e di altre traduzioni attribuite a i'ran- cesco Acolti , del canonico Battaglini. — Sulla felce come spe- cilico contro la tenia , memoria di N. Martelli. — Dei versi di Diodata Saluzzo Roero e delle poetesse italiane , ragionaaiento di M. MissirinL — Notizie del palazzo della Cancelleria vecchia presso S. Lucia della Cliiavica, e delle corse de' ragazzi, de' gio- vani , de' vecclii e degli Ebrei da quel luogo fino alia piazza di S. Pietro , rat;colfe da F. Cancellieri. — l)escrizi«ne del uio- numento sepolcrale di Gessner erettogli in Zurigo, di tuonsignor F. M. Eenazzi. Varieta', Sonetto di R. Eolassi scritto ia occasione che F. Agricola colori il ritratto di Costaiiza Monti coueessa Pertica- ri. — Discorso che riguarda le EiFeiiifridi rumane e serve d' in- dice eenerale delle medesime dalT ottobre 1820 al dicembre 1 8a I. Idem, fascicolo \6.° Illustrazione di una medaglia inedita di L. Elio Vero ( ori- ginale di P. Visconti). — SuU' utilita del dolore , discorso ac- cademico di B. Mojon, — Violiceiiibalo , ossia piano-forte sia- golarissiiuo. — Quadro del cavaliere G. B. Vicar, — Concoi- dauza ed uso degli studj di ai'cheologia , nuiuisniatica , diplo- niatica , araldica. Dell' Uuiversita Velirerna. — SuUo state pre- sente della musica iu Napoli, lettera (originale) di F. K. — Atti deir Accademia di archeologia : la prima pane de' fasti il- iustrara da B. Borahesi. — Episfola inedita e sconosciuta, di Francesco Petrarca a Barbato Sulmonese. — Lettera del dottor Giaconio Clark al dottor Toinasini gull' insegnaniento cliiiico d'ln- ghilterra ( originale ). — Caazoue e luadrigale di Torquato Tasso da un autografo Barberino. — Istruzione facile per la coltiva- zione di alcuse piaute tintorie. — Bibliografia straniera di scienze, lettere ed arti. Varieta. Epigrafe a Marianna Esterhazy. — Polidori. Epistola f)er le nozze Soniaglia e Patrizj. — Lettera pastorale di mon- signor di Boulogne. — Iscnzione di F. Cancellieri. — Lapidi ijuovamence bcoperte. — Illustrazione di una laptde greca , di G-. Labus. PARTE ITALIANA. I J X Effemeiidi letterarie di Roma, fascicolo 17.° La diviua Commedia di Dante Aligkieri di mano del Boccac- cio — Notizie del cardinale Raffaello Riai'io , di F. Cancellieri. — Memoria sulla podagi-a , del dott. V. Ottaviani. — Dlscorso del cav. Marini sul ritrovamento da lui fatto del metodo di descriveve ]a Voluta Jonica viti'uviana. — Riflessioni critiche sopra il Saggio filosofico intorno alle probabilita del conte Laplace , fatte da Y. Ruffini. — Sul gi-uppo del Laocoonte , canue di J. Sadoletto. Elegia di monsiguor Mai a Jacopo Mellerio. — Atti dell'Acca- deiuia roniana di arclieologia , tomo i." ('continuazione ). — Sullo scin-o e sul cancro , Wemoria del cavaliere A. Scarpa. — Pro— duzioni teatrali , di G. Panzadnro , tomo 1.° — Silloge d' iscri- ^ioni che si leggono in un colotubario receutenieate scuperto , con altre i-invenute altrove. — Notizie bibliograficlie straniere. ( articolo 2.° ) Vahieta'. II giorno onomastico del duca di Calabria . Fran- cesco Borbone, versi di Desiderio Pallocclu. — Del ininistro del Sacramento del matrimonio , dissercazione. — Epigrauuna greco e latino di A. Bianchini per alcune opera di accjuc e Strade fattesi in Roma. — Pinacoteca della pontificia Accademia delle belle arti in Bologna, fascicolo 4.° — Verii di alcuni Roniagnuoli per nozze. REGNO DELLE DUE SICILIE. L' Iride , Qiornale di scieuze , letters ed arte per la Slcdia. Frimo anno, tomo i.° — Palermo, 1822^ dalla Upografia di Filippo SoUi. Di questo Giornale si pubblicaao due fascicoli al mese cia- scuno di fogli tre , in 8.* graude. Ecco 1' indite delle ruaterie contenute ne' primi tre fascicoli. Fascicolo I ° Letters dedicatoria. — Cenno sullo stato attuale delle scienze , lettere ed arti in Sicilia. — Sul consiglio geaerale degli ospizi. — Sulle osservazioni uieteorologiche. Fascicolo 2.° Lettera dell' abate D. Sciiih al P. Piazzi intorno a Girolamo Settimo matematico palermitano. — Di Calpurnio e de' suoi Idillj. — Dello influsso de' boschi sullo stato fisico de' paeii e sulla prospenta delle naztoni, di G. Gautieri. Fascicolo 3." Dello influsso de' boschi , ecc. , di G. Gautieri (continuazio- ne). — Intorno al Cenno sullo stato attuale delle scienze, ecc. iiiserito nel prime fascicolo. — Sulla introduzione delle patate «el tenioiento della Plana de' Greci. — Istruzione sulla colti- \azione e sugli usi delle patate, J12 APPENDICE BIBLIOGRAFIA. REGNO LOMBARDO-VENETO. Elementi di filosofia ad uso de' giovanettl, esposti da Melchiorre GiojA autore del Trattato del merito e delle licompeiise. — Milano , [822 Terza edizioae rlveduta. corretta ed acresciuta dalV autore. Ego aclolescentulos exi^timo in scUolis fieri stultissimos , quia nihil ex lis quae in usu h.ibemus , aut audiunt aut vident. Petkokii SiiTYiiicoii. Q, .UESt' opera nella quale T autoi'e ha teiitato d' iiichiu- dere quanto ai giovani e utile di sapere in logica, meta- lisica e morale , comparve La prima volta nel settembre 1808 sotto il vago titolo di Logica statistica: La secoiida volta nel settembre 1818 sotto il titolo piu preciso di Elementi di filosofia ad iiso delle scuole ; La terza volta nel genuajo 1822 sotto il titolo ua po' pill esteso di Elementi di filosofia ad uso de' giovanetti. Si ricoi'dano queste notizie tipografiche , accio qualcuno nori s' induca a credere clie i diversi titoli denotino opere diverse. In Germania prevale la filosofia di Kant , in Francia , di Destutt-Tracy , in Lighilterra, di Stewart, in Italia, di Gioja. Accio gli esteri possano porre a confronto la filosofia italiana con quella che insegnasi presso di essi , aggiun- giamo r analisi dell' opera annunciata quale riirovasi nella prefazione di essa. Parte prima, « Sezione I. Se tutte le nostre idee traggono origine dai sensi esterni ed interni , fa d' uopo prendere le mosse da questi , e " i.° Svelare le illusioni e gli err ori cui sono occasio- ne , si per le loro imperfezioni o mal uso , che per V influsso de'gMtdiz/ abituahf e additare le precau-ioni per isfuggirle , rARTE ITALIAN4. Il3 »' 2.* Svolgere la teoria degli 5mtme«tJ che rinforzaao r attivita de' sensi , rettificando alcnne sensazioni , misu- randoae altre , creandoiie delle nuove , prestaudo cioe servigi alle or'i ed alle scienze ; » 3.° Additare i luoghi, i tempi, le persone, onde racr corre sopra ogni oggetto seasazioni nwnerose , varie, scelte, in poco tempo , coa la minima fatica i » 4.° Accenuare i inezzi per tenerle in serbo e age- volarne la memoria. » Sezione II. Le impressioni eccitate ne' sensi sparireb- bero imniediataniente o riniarrebbero laiiguidissime , se uoa venissero accolte dall' attenzione , e egli dunque ne cessaino svolgere " I .* La nnmerosa serie delle sviste cui 1' attenzione soggiace ; » 2." Le cause esterae ed interne clie ne turbano r esercizio o ne scemano l' attivita ; » 3.* Gli artifizj esterrd ed interni che la sorreggono e la riaforzano. » Sezione III. Le impressioni eccitate dagli oggetti nei sensi, accolte nell'animo dall" attenzione , si presentano per lo pill confuse , e provasi fatica nel riconoscerle ; talora disgiunte , e ci converrebbe vederle riunite ; talora riu- nite, e ci sarebbe necessario disgiungeile; quasi mai sotto quella forma ed aspetto che vorrehbero i bisogui del no - stro spirito ; si devono dunque additare i nietodi di » J." Ordinare , cioe disporre in niodo le cose, clie, halzando agli occhi la somiglianza tra piix oggetti e I'aaa- logia che g!i unisce, sia reso facile T esercizio dell' atten- zione , del gindizio , della memoria ; » 2." Astrarre , cioe considerare le cose da alcuni lati per rilevarne gli elemeuti corauni , dal che risultana priacipj fecondi che da una parte risparmiano tempo e fatica nel raccorre molte cognizioni iaaccessibili ai sensi, dalPaltra ci servono a jjaragonare delle quantita talora dispai-ate e ineguali , talora uoa suscettibili di precisione; " 3.* Parlare , cioe rappresentare le idee con suoni , leva potenlissima cIt*' facilita T operazione de' coufroati nella cognizione delle masse e degli elementi , oltre di essere mezzo di comunicazione che rende proprie a cia-v «cuao le idee degli altri ; BibL, Ital, T. XXVI. 8 I 1 j:^ a 1' i' E N Q I U !•- !> 4." Combinare , inventare ossia scerre e disporre in maniera i mezzi tendeiiti ad uno scopo, c!ie sia iiiiuiina la fatica e la spesa , massiiuo il prodotto in qwantita ^ qualita e durata ; » 5." Additare gli ostacoli die s' oppongono all" eser- cizio di queste operazioni ( alia somma delle quali si puo dare il nonie di raziocinio), e gli espedieiiti piix facili, piii efficaci , piii universali per superarli ». Parte seconda. « Sezione I. I sensi , V attenzione , il raziocinio talora s' applicano alio stato presence delle cose , ossia hanno per iscopo di conoscere , per esenipio , il carattere attuale buono o cattivo degli uomini, la poverta attuale o la ric- chezza delle nazioni , ere. A queste indagiiii sono guide speciali 1" osservazione , V esperimento , il calcolo , secovido la qualita degli oggetti ; col quale rlflesso non si pretende d' esclndere 1' uso di questi tre metodi dagli altri due stati passato e futuro. I) Sezione IJ. Talora i sensi , 1' attenzione , il raziocinio hanno per iscopo di conoscere lo stato passato : percio ora partono da alcune tracce o fatti snssistenti , e sal- gono ai tempi scorsi appoggiandosi al corso regolare della natura ; ora , non ritrovando traccia alcuna , s"" a/fidano alia testimonianza scritta o vcrhale degli uomini, ricercando in questi capacitd, da cui risulta che non s' ingannarono, integrita , che ci accerta non voler essi ingannarci ; ordi- narianiente si unisce T uno all' altro metodo di giudizio , e ne e importantissimo 1' uso specialmente ne' tribunali criminali , a cui non ho ommesso di fame V applicazione. " Sezione III. Per lo piit i sensi, rattenzione, il razio- cinio tendono a scoprire il futuro :, e considerando la pro- babilita e il valore deirevento, o sia del bene e del male, regolano la serie delle speranze e de'timori, quindi il piano delle operazioni per creare o accelerare , distruggere o ritardare. E sicconie di questi giudizj e frequentissinao ed importantissimo 1' uso nella determiuazione de' prossimi cambiamenti atmosferici, percio su d" essi , senza trasan- dare gli altri , mi sono particolannente arrestato. >» In ciascuna di queste tre applicazioni , o sia in cia- scuno di questi tre stati , s' incontra si nelle arti che nel coiiuiiercio od altro una serie di false apparenze prodotte 1',V1;TE ITALIANA. IlS da tre forze riniiite , la natura delle cose , la malizia de- gli uoinini, le disposizioiiL dell' aniino : quindi per ciascuno di cfuesti tre stati ho additato i segni onde disduguere la realta dalle apparen /e , segiii che talora si traggoao dcilV esistenza d' alciai oggetti, talora dalla mancanaa d"" al- cuni altri. » Parte terza. It Sezione I. L' applicazione de' seiisi , dell' attenzlone , del razioci.iio, in qualaacjae stato delle cose, ha per pri- mario ed uaico scopo V esccuzione de' nostri dcsiderj o il consegiiinieato della niaggiore possibile felicita. Ora non cjualuiifjue esercizio delle nostre forze o poteri ci fa giun- gere a questa meta , ma certi esercizj soliaiito. L' indole de' nostri organi , la costituzioae dtl nostro aninio , la natitra delle cose voi^liono de' limiU alia liberta indeter- miaata., >> Sezione II. Atteso la nostra debolezza abl)isognando noi deiraltrui soccorso e dell' altrui stima , e non potendo ottenerli se non col cambio di cose o di servigi , risulta la necessita d' un nuovo limite alia liberta naturale. 'I Questi limiti si dicono doverl ; giacche qualunque cosa che si deve fare od onimettere e uii limite alia lilierta che vorreVjbe ommetterc o fare. " Le passioni ci spi igono al di la di questi limiti ; e dnnquc necessario repriinerle colla triplice sanzione sociale, civile , religiosa , come sono necessarj argini e cliiuse con- tro gli sforzi de' liunii e de' torrenti. " La scienza che c insegiia a conoscere le qnalita delle. cose e le nostre facolta , affine di procacciare il massimo vantaggio a noi stessi e agli altri, si chiama ^/osq/ia. » Metodo in tutte le tre parti. o Lo scopo di quest' opera vuole : " I." Che si cominci dalle idee sensihili e coinuni per innalzarsi gradatamenti* alle astratte e generali , appuato pel motivo per cui asr;!! stoinachi deboli si somministrano vivande facilmente digeribili , e si riservano le piii suc- cose e forti agli stomachi robusti e abituati ; " 2.° Che si lari 5." Che si faccia use di discorso spoglio d'ogni vezzo, ridotto alia sua nudezza e talvolta allungato, il quale, se puo e deve anuojare le persoae istrutte , e solo intelligi- hile al volgo ed esclude ogni amlibologia ed errore : Ornari res ipsa negat contenta -loceri. » Essendo diretta 1' opera all' istruzioue degP ignoranti di qualunque classe , gli esenipj dovevano essere desunti dagli oggetd da cui tutti sono circoiidati. Ciascuuo a))ita in certo clima , vive in mezzo d' una popolazione , e presente alio spettacolo dell" agricoltura , delle arti , del commercio , « diretto da una amministrazione , e forse , senza sapere che dalle forze riunite di queste cause einei'gono le abi~ tudiai econoiniche e niorcdi , sente 1' influsso di esse sul suo individuo ad ogni istantc. >> Tra le notizie che presentano i sopraccennati oggetti » ve n'ha alcune che i ragazzi noa iatenderebbero, e per- cio le ho ommesse ; ve n' ha altre che essi possono com- prendere , e percio ho cercato di fame uso ; il letiore non dimentichera che il mio discorso noa si dirige ai dotti nia agP ignoranti. lo ho dunque scelto gli esempi in modo che gli elementi di filosofia fossero come T intro - duzione al mio NuOi'O prospetto delle scienze economiche. » Segueado 1' esposto metodo , attiiigendo gli esempi alle accennate fonti, si vede essere falsa Topinione di Steward, il quale condanna P uso delle Universila d' iasegnare la Iftgica pria delle altre scienze. E veramente strana cosa she questo illustre scrittore voglia che la logica, nccessaria r\RTE ITALIVNA. Up" e tutti , venga insegnata dopo le altre scienze , studiate soltauto da pochi. Egli doveva condaiinaic il metodo co- mune con cui s' insegna la logica , niostrare che fa d' uo- po seguire la via de fatti e non delle astrazioni, insi- stere accio gli esempi non aUe scienze fossero attinti ma agli oggetti usuali , il che si puo agevolmente eseguire , e forse ne faranno prova rpiesti Elementi. Gli esempi tratti dalle scienze, come p etende Steward , sono oWimi per dieci persone die le haiino studiate ; gli esempi tratti dair agricoltnra , dalle arti, dal comniercio servono per tntti. Non tutti i cittadini devono possedere idee scienti- ■fiche e profonde , ma tutti deyono possedere idee pra- tiche e sane. >; Alia fine dell' opera 1' autore ha aggiunto un quadra si'iottico nel quale si veggono riuniti i principali precetti della logica e messi a confronto in sei grandi colonne verticali. Alcune prose dl Psetro Giordani. — Milano 1817, per Giovanni Silvestri , in \6.'^ Le prose italiane di Liiigi Palcani. Ivi nello stesso anno. Saggio di prose e poesie delV abate Gio. Moreah modeiiese. — Modena. 1820, presso Soliani, i/z 8.° Versi e prose di Quirico Viviani. — Udine 1821 , pei fratelli Pecile. Tomi 2 in 8.° Operette varie in prosa di Mario Pieri corcirese. — Milano, 1821 , presso Silvestri , in i6.° Prose varie di Andrea MusTOXiDi , con agsiunta di alcuni versi. — Milano^ 1821 , per Nicolo BetLoni , Sara pur \ero che (juel diluvio di parole, clie scaturi dslla penna inteniperante degli scrittori del cinquecento niinacci d' inoudavc «li iiuovo la nostra letteratura' Che quaudo taluno vagheggia la fatna di autore creda di averla ainpiamente cotispguita accu- mulando frasi e voraboli ed inuestando ]ioriodi ? Di tanto si dovrebbe temere vedendosi quanto rapidamente da pochi anni in qua si succedono i libri clie ostentano uel frontispizio il ti- tolo di Prose. Cliiedete agli autori qual foase il loro scopo nello •tendfre queste pagioe , vi rispouderanno, niun altro che quelle I 1 8 A V I' E N D 1 C E di scrivere Prose\ Cliiedete ancora qnal pro sui^pongano die ne derivi ; se sono modesti ( benclie sembra die niolci si ttiniuio d' assai ) non sotldisfaranno alia vostra dojnanda , ma in cuor suo ciasclieduoo si avvisa di porgere ;illa nosrra nazione i\ vpro nioddio di sci-ivere , il (lore piu scelio della lingua, il nnn plus ultra dell' eleganza. Senza di cio vorrebbero essi piibblicare ora- zioni iucondudenti per 1' argoniento , epistole povere di co- sfrutto, elogi di persone oscure, dicerie funebri per fenimine niente cognite ue vivc ne luorte , frividi discorsetti ne'quali si vede niendicato il soggctto? Non ponete mente alle cose, sog- giungeranno , nia alle parole; non a qudlo die diciamo , nia alia luaniera con cui vien deito ; passate oltra ijuanto alia so- f tanza , ed attenetevi alia forma. Cos! la uiisera nostra lectera- tura pareoleggia decrepita, cosi i lettori italiani die vogliono pur mitrirsi tli sosranza e di cose c non pascersl di ciarle e d'l vento, SI volgono ai volumi stranieri , e cosi i nostri librai ne coniDiettono a tiitto potere le ti-aduzioni die sollecitainente si emerciano con graodissinio loro profitto. Ci siamo per lo passato astenuti dal porgere vn distinto e particolare ragguaglio di cotesti libri di Prose, e cosi volendo continuare ne daremo , come ora facciamo , di tratto in tratto una sdiidionata. Alcuni autori saranno nialcontenti di trovarsi a mazzo in tale compagnia , altri se ne terranno onorati. Formidario per la preparazione e I' uso di mold we- dlcamentl niiovi , di F. Magendie membro del- V Accademia reale di mediciiia ecc.^ traduzione dal francese , di Antonio Cattaneo , cliimico-farma- cista , maestro privato di economia rarale ecc. — Milano, 182,2, ill. 8.° di pag. 119. Si veride naUa farmacia Cattaneo suW angolo della contrada del Moroni^ corso di P. Romana , prezzo lir. 1. 5o. Le nuovp sempre crescenti scoperte che va facendo la chi- mica , portano necessariauiente delle grandi riforine nella materia niedica ed lu coaseguenza auche ndia msdicina pratica, Queste riforme per altvO vogliono essere adottate con somnia prudenza , a fine di cangiare in meglio, e di i>rogredire con sicurezza neir arte salutare. A tale scopo h utilissiina una guida , come questa che annunziamo , la quale insegna dei nuovi medicamenti la giusta preparazione , nieuziona i casi niorbosi in cui quelli hauno giovato , ed indica le forme e le dosi con cui vcnnero comunemente prescritti. I nuovi medicamenti dei quali si tratta nel Buddetto Formulario , sono : la resina della noce vomica : la strychnma ; la morfina ed i sali di morfina ; la narcociiia, o materia di Devosnes ; 1' estralto di oppio spogliato di morfina; P.VRTE ITALIANS. IIC> r emetina non pura , e ,1' emetina pura ; gli alcall cavati dalle chine-chine, cinchonina e chinina ; la verathia ; V acldo prus- sico , o idro-cyanico ; la sofanina ; la delfiaa ; ii cenzianino ; r indio. Un' opera i\uportante come ^ questa meritava certo di essere tradotta a piii coinuae iuteliigenza ed a piu facile acquisto jiresso di noi : n^ essa poteva cadere in mani niighori di quelle di iin cliimico dotto ed espevto ((uale ^ il sig. Cattaneo , che ha saputo rendere vie piu utile questo lavoro cnn alcuue rile- vanti note. Noi vorremmo per alrro , che il traduttore nelle sue asjiinnte avesse accennato il Cloro, il quale puo stare coi nuovi rimedj relativaniente all' uso iiiterno che se ne suol fare nei casi d'idrofobia, ed anche uel niorbo petecchiale. fi vero che si tratta di un farmaco la di cui efficacia ^ tuttora incertissima in queste malattie ma noi oseremnio credere che il cloro per fjuesto riguardo, possa almeno andar di pari colla veratina, colls delfinn , e con alcuni altri dei sopra menzionati medicanienti , i quali finora staano in niostra come le cuffie di moda. Rdccolta (T cmticliltd greche c romane cul uso degli artisti , dtsegnate ed incise' da Giovanni Big noli. — JIUano , i8:ii , dalla tipografia Destefanis ^ fa- scicolo III. ( Abbiamo annunciate ne' precedenti nostri quaderni gli altii due fascicoli del sig. Bignoli. II presente , eseguiro ^olla stessa nitidezza e precisioue , contJene quattro statue, due bassirilievi , due candelabri , due tripodi , quattro vasi e cinque fregi. Le associazioni si ricevono dall' autorc abitante a S. Marceliino , corsia del Broletto n.° 1854. e dalla ditta Piccrp e Giuseppo Vallardi in sanca Maigherlta. ) La morale d.elV adolescenza seguita da dlversi P'atti storici, del sig. Des-Essarts prof, di matcmatica e di lingua fraucese nelV Umversitd di Utrecht ., tra~ duzioiie dal francese con note del conte Folchlno Scnizzi. — Cremona, 1821 , dalla tipografia provinciale de fratelli Maiiini , in 8.'' dipag. aac e XII d introduzione. Tutti i libri che hanno per oggetto 1' istru^ione della gioven- tu, e quelli precipuamente che sono diretti a formare d tenero cuore de' fanciuUi secondo i princiitj della reiigione e della buona morale, danno a' hiro autori un diiitto alia pubblica rico- noscenza , sicconie quelli che cost da vicino posaono influire al ben essere di tutta la socipt.\. E quelli fra' nostri italiani scrit- tori, che si fanno a ti-adiirro libri d» sili'alto genere , qualuncja*^ 120 A.PPENDICE s'la la Itagua deH' orlginale , meritano essi pare d'^cMere alta- niente commend iti, perche concorrono alio stesso fine. Noi annuneiamo pei-cio coUa dovuta lode questa traduzione arla del- r esistenza necessaria dj Dio e de' »uoi atrnbuti , ed i mezzi a' iadagano atfi a procurare all' uoaio il contento di s^ gresso in que«ta vita e nella vita avvenire , e qiielli aucora che il possono rendere convenieHtenjente giusro e bt-nefico. La seconda e la terza parte s' aggirano sulle quatita del more da esercirarsi ed abbiaccia 7 lezioiii, nelie quali so- o egregiaaiente 8\iluppati i principj della giustizia verso i parent! , 1 maestri , i sovrani e •verso tutti gli uomiui in generate, e posria qut^jli della bene- ficenza verso gli amici , i nemici e tiuti gli uomini in generale. "La. quarta in 3 lezioni si occupa dei doni dello spirito da cdI- tivarsi, cioe della memoria , dell' immaginazione e del giudizio. La quinta (inalmeute versa «alle facolta del corpo da perfe/io- narsi e si conipone di 3 lezioni e«sa pure , the parlano della forza, deiragilita e della decenza I precetti %engooo es|iosti sem- pre colla inaggiore chiarezza, con ordine r'goroso , e sono ac- conipagnati da molti farti storici che rendono |:er cosi dire sen- sibiie r appficazione della massima proposta cui si riferiscouo. Lo stile del traduttore , secondo noi, e purgatist-iuiO , ed ha il merito non comuue ad altri molti traduttori di non partecipare puoto della sintassi deli' origiaale L' inrroduzionp e d< I tradut- tore, e sebbeue ci siamo avveduii cU' egli si e di molto ^iH' vato uello steoderia d' uu capo di Rollin nel celebre sio iratrato ^ugli studj , pure non esitiamo a dire che gli fa nio'/o onorc e per la cuauiera con cut e scriita, c pe' seatimeuti the vi h-^ espojti. C R. Rifiessionl pratlche sui danni dei sistemi in medici'ia , di H. D\RDONviLLE, membro della facoitd medica di Parigi ere. Traduzione con un discorso prellminare e con annotazioni del dott. Carlo Speranza I. R. medico di delegazione per la provincia di Mantova. — Mantova ., 182 1, in 8.° di pag. 167. Ui»' opera che svela gli errori provenienti da un cieco amore di cistona e naturalruente male accolta dai medici sisteniatici, I?oi , che vogliamo maiitenerci ecletici , abbiarao trovato nel libro che annunziamo molt© sagaci ed utili coaaiderazioni , I'ARTE T^XLIKSX. 121 particolarrnente nel discor*o preliuiinarc e nellc note del tra- duttore . il qiiaie lia il mf-rito distiaro di aver saputo formare , di una Bcrittura nel suo onainale polemica, ua opuscolo che rigiiavda piii dirertauientc e con uiaggiore estensione i principj deir arte salutare. Albero genecilogico e cronologico delta storla antica sa- cra ed ecclesiastica dalla crcazione del mondo fino alt epoca che dalV iniperatore Costantino il grande fu data la pace alia Chiesa; egualmente albero ge- nealo^lco e cronologico dclla storia prof ana del- V impero romatio dalla sua favolosa origine fino air epoca che da Costantino il grande fu traspor- tata la sede delV impero romano da Roma a Co- stantinopoli , come pnre la storia delle qnattro mo- narchie insorte dopo la morte di Alessandro il grande^ la loro estinzione ed incorporazione come provincie alt impero romano ecc. Tavola prima dalla crea- zione del m,ondo fino al i.° imperatore di romani Cesare Angusto, coirispondente alt epoca sacra della nascita del Diviiio Redentore. Trovansi in questa tavola pure indicati i regni cC Assiria , di Babilo^ nia , de'' Medi , di Macedonia e V impero persiano , in quanto i mcde^imi Jianno connesaiofie con la storia sacra e quell a delt impero romano. — Milano, 1 82 1, daltl. R. Stamperia, di p. 56. Prezzo lir. 10. Opere scelte di Gasparo Gozzi. — Milano ., 1822, dalla socictd lipografica de' Classici Italiani ( Fusi Stella e Comp. ) , in contrada di S. Margherita , torn. 3." e 4.° , in 8." Prezzo d associazione di questi due volumi lire 1 1 . 84. Compendia della storia universale ^ del conte di S£- GUR delt Accademia francese. Tradnzione per cura del cav. Luigi Rossi . membro delt T. R. Istituto di srienzc c lettere. — Milano ^ 1822, presso la Societd t/pografica de' Classici Italiani. — Storia della Francui, vol 4.° di pag. 228 in 12 piccolo, con rami. Prezzo d associazione lire 2. 5o. I i2 2 A P P F, N D I C V. Stotia delV America^ in continuazione al Compendio della storia universale del conte di Segur. Opera origiiiale italiaua. — 3Iilaiio , 1822, dalla Societd tipografica . ToRTT , di Vincenzo Monti e di G. F. BoRaNo. — Milano , i^}22, della tipografia di Gio. Silvestri, in i6.° Frezzo lir. 1 , 1 5. Annali mufsulmani , di Gio. B. Rampoldi. — Mi- lano , 1822 , dalla tipografia di Felice Kusconi , contrada di S. Rafaele , n.° 10 1 3. Vol. i.° di pag. 536 , in 8.°, contenente la vita di Maometto , cite si vende separato. Frezzo lir. 6. 90. P I E M O N T E. Sulla cancrena contagiosa o nosocomiale ., con dhuni cenni sopra una risipola contagiosa, del dott Ales-. sandro Rjberi , membro del collegia chirurgico di Torino, ere. — Torino, 1820 , in 8.*^ di pag. 349. La cancrena contagiosa ha formato il suggetto di gravi (iiscuesioni , e ha dato argomento a molti opuscoH , i quali per altro non sono cJie tentativi che concorrono a fornire una solida ed estesti dottrina di quella malattia. Il dott. Riberi valendosi delle cognizioni migliori che gia si av^'vano su questo jiropo- sito e dei Ittmi acquistati colla propria osjervazione e sperien- 7.a, ci porge in questa sua opera una giusta e compita mono- grafia della cancrena contagiosa in misura delle presenti cogni- zioni deir arte. L' appendicu die egli vi fa sopra una s:iecie di risipola contagiosa h un cenno importante die potrebbe ser- ■vire d' eccitamento e di luine per frenare e vincere una malattia la quale , essendo forse attaccaticcia , si propaga e si sparge aotto gli occhi dei medici eolle sembianze di una seiuphce. afiieziune spuradica. PARTE ITAtlANA. 12i) PithUi Ovidii Nasonis opera omnia ex recenslone Petri liuRMANNi. — Aagustoe Tauriiioriim ex typis vidiice Pornba et filiorum anno Mocccxxn. Tomo i ° con- tenente le Etoidi, tQmo 2.° contenente i tre libri degU amori, in 8° Prfzzo ui questi due volume per gli associati lire i3. In Milano le associazioni si ricevono dalla Societd tipografica de Classici Itatiaiii. DUCATO DI PARMA. Jirevl osservazioiii di an piemontese intorno alcune %iesattezze di quattro racconci venuti m luce sopra la tentata rivoluzione del Piemonte nel 1821. — Parma ^ 1823, co' tipi bodoniani ^ opuscolo di pag. 25 in 8.° ( I quattio opuscoli qui •• antiitati e presi di uiira fui-ono pub- blicati in Fraucia. ) REGNO DELLE DUU SICILlE. Lettcra di Raffuello Pqliti at sig. Ciantro Panitteri chc comprcnde un' opinionc ragionata sidla sttua- zione e forma della porta nel rinoiiiato tempio d;, Giove Olimpico in Agrigento, C illustrazione ad up pus so di Fazello , I' oiigine dello stemma di Gir- genti ed alcune osseriazioni sugli abbagli presi dal- r autore del Saggio sullo stesso tempio comparso in Palermo nel 18 14. — Palermo, 1819, presso il Dato , in fogl. , con 4 tau. in rame. Fra le ruine deli' antiro tempio di Giove olimpico in Agri- gento veggousi i rottauii di due staiue di gigantesca statura la cui attitudine dimostra avere servito di cariatidi. Esse sono raui- uieutate dallo storico Fazello il quale dice che erano tre, e soggiuiige che una parte del tempio era appoggiata a questi gi- ganti , aia tutti gli architetti furono indecisi allorche si trattii di deterniinare la veia loro situazione. L' opmioiift deir autore e che que' tre giganti aggruppati e posti sopra un piedestallo fossero in mezzo al huntare della porta d' iDgresso , e la dividessero per cio in due vani soste- nendo parte dell' architrave della porta medesmia, e mdn-etta— aiente parte del corflicione e del fastigio. Verso il principio del 126 Al'rENDICE seculo XV queste statue eraiio tuttavia al loro posto , ri slccome dice il Fazello die fuiono adottace dagli Agngeiitiiii \iei' loro steiinna, il quale rappresenta anche al gi.Tno d' oggi tre giganti eostenenti una tone , cosi crede it gig. Foliii die siello stesso Dio olimpio rcceiitenieMe dissotterrato in Aeri^ento. Suppone quest' anoninio che « nella priQci|)al facciata 3> del tempio vi fosse un portico o vestiboio quale h quello J) aggiunto al Paateon di Roma le cui colonne fossero d^ un 3> terzo almeiio piu basse e meno grosse delle altre die circou- » dano il tempio stesso e coronate dal proprio loro intavolato 3> e frontispizio ». Puh! esclama i'autore... . frontispizio su fronti- spizio ! colonne piccole e colonne grandi .... e 1' anonimo se r lia bevuta? Da queste frasi c da uiolte altre sparse nel suo libro appa- risce essersi egli conipiaciuto d' imitare il gergo cinico e scurrile del Milizia, il quale se disdice nelT originals , e piii sconcio ancora nella copia, ne sembra convenire gran fatto a chi espone una conghiettura che doveva essere modestamente annunciata. Quanto al soggetto delle tavole che accompagnano questo libro, la prima rappresenta il prospetto occidentale del tempio quale suppone r aurore che dovesse essere; hi seconda 1' icnografia del tempio medesimo ; la terza e la quarta le iiienibratiire del cornicione , i gradini , il plinto , la base , il capitello della co- lonna , ecc. Risposta alia Lettera di Raffaello Politl snlLa situa- ' zione e forma della porta del tempio di Qiove Oltm- i pica ill Girgeiiti scritta dal viarchese Haus. — Pa- < lermo , nella stamperla reale in ^.^ piccolo. Da questo libro si viene in chiaro che 1' anoninio sindacato dal sig. Politi e il marchese Hans distinto ardieologo dt Wirtz- burgo , stabilito da molti auni in Sicilia. Esaminando 1* opinione dd suo avversano avverte che dalla maniera con cui si esprime il Fazello non si puo dedurre che le tre statue gigantesche reg- cessero T archit/ave della porta; che esse furono rinvenute isolate tra le ruine del tempio nun gia aggruppate ; che sarebbe stata una strana idea di collocarle in mezzo al limitare della porta, poidie oltre alia sconcia vista che dovevano fare, avrebbero im- pedito che si cliiudesse I' uscio. « II sig. Pohti , soggiunge , dice » che ([ue' gigcinti erauo posti cola pei- casiigo della guerra die » ban fatto a Giove j ma se a vederli puniti Bon bastava il PARTE ITALIAN*.. l'^"^ » basso rillevo riferuo da Diodoro ove son fLiimindtt Ja quel » Dio , e seppelliti sotto i moiiti che avevano auiiuassati per » salire al cieln ; se pur restava qualche iudividuo di quella » razza uialadetta conveuiva piiitcoato rappresenrarlo impiccato » in quel luog,o , ciocche alQjeno noa avrebbe niancato di » qualche eseaijjio nella stona antica, e se fosse a proposito » citarcc della luoderna la sublime Porta ottoinana ne somaiini- j> strerebbe ancoia ai di nostri .... Crederei inoltre che gran » fastidio avrebbe reeato agli uoiuini rehgiosi che camniinando » innanzi al tempio a porte aperte volevano adorare di passag- » gio,couie era solito , 1' iumiatine della divinita al di dentro, » a vederia ingombrata jion solo, ma ricopeita tutta da quei » gro=bi balordi. » C 0 R R I S P O N D E N Z A. Al sig. Diretr.ore della Biblioteca Italiana. Q> UANDO io nel tomo XXIV della Biblioteca Italiana , })ag. 32 1 , presi a parlare delle Orazioni del sig. Biamon- ti , ill proposito della 4.'^ ove si raglona del Sublime, venai iid asserire : »< Qnelli che haiino preso a ragionar del Su- */ hlinie , tutti, non eccettuato ne pare 1' istesso Longino, ■it essere stati contenti al liniite di acceanare doade iiasce }p il Sublime, considerato ne' piii eccellenti parti della It facoita oratoria e poetica: nessuno essersi avvisato mai ti d' iiidagare donde quel Sublime abbia origine, e qual ft sia Ja cosa die neU'aninia di un soinaio poeta od tr' oratore ecciti principaliuente la sublimiia de' pensieri : « questo liuiite essere stato superato dal sig. Biamenti » in quella Orazione , ove si afFernia e si diiiiostra che »> il sublime non altronde nasce che dalle ruine, fra le >/ quali esso ha la sua vera e propria sede ; e cost aver ^» saputo il sig. Biaaiouti, in un tenia de' piu triti, con- »/ tessere lui dottissimo ragionamento sopra una proposi- ti zioiie affatto nuova •>. E non dissi di piii , lontaao af- fatto dal credere che fosse necessaiio 8ggiu;;jcr delle anaotazioai , da cui si vedesse donde abbia dedotto il Sublime chi ne ha parlato prima del sig. Biamonti, cioe noa dissi di piii, persuaso che su questo punto di filo- lojtia le annolazioni disconvenissero, come quelle che nei \28 AI-PENDICK leggitori supponessero ignoranza di notizie non pant© recondite ne peregrine. Ma il fatto mi fa vedere, clip in questo io mi sono ingaanato, ahneno per coato del fig. Filalete, il quale, non parendogli vero die Tanridetta proposirione sia nuora (')» mostra di aver hisogno di particolari e minuti schiarimeiiti. Egli li vuole, egli li abbia. Longino fa derlvare il Sublime principilmente da cin- que sorgenti j ed ecco i fonnali suoi termini (a) Ettsc is trkvrE vriyzi Tivks ilai rn^' vdo terribile , o risgunrda og^mi terribdi , o opera in una maniera anuloga al terrore , e la sorgente did Su- blime. Un'' ultra sorgente del Sublime (sono sempre parole del Buike, part. II, cap. IX, pag. 86) e V Infinith ; e part. II, cap. XIII, pag. 93. Un' ultra sorgente dii Su- blime e la Difficoltd; e p,rt. II, cap. XIV, pag. 92. La Jdagnificenza e purimcnCe una sorgente del Sublime. II Burke* fl) Bibl. Ital. , tomo XXV, pag. 28. (2; Se/. VIII. (3) Riceroa filo^sofica sull' origjne (Idle noUre idee del Sulilime e del Bello di Edmondo Enrke , ti-adotta , ecc. Macerata , 1804, presso Sai'tolomeo CapUani , in &•" PAHTE ITALTANA. liQ part. 1 , pag. 49 fa contribuire al Sublime anche la sim- paiia : Questa passione pub parlecipare delUi natura di quelle che riguardmno la propria conservazione, e ra^gi- randosi sul dolore pub esscre una sorgente del Sublime. Com la pensa il Burke. Quanto al Blair, egli ( pag. 78) (1) viene alia quistione, se scoprire si possa qualche fonJaaientale qualita del Sublime, c dopo aver esposto e coofutiio le varie ipotesi state su di cio immaginate, propone la sua ( pag. 80 ) , ed e che una gran forza accoinpagnata o no dal terrore , impiegata a pruteggerci o a spnventarci , abbia mnggior titolo d' ogni ultra cosa. ad essere la qualita fondaincntale del Sublime. Cosi la sente il Blair. E come la sente il sig. Biaraonti ? Egli dopo aver pnrlato delle mine di Palmira cosi conchiude ,2): Ecco, io dico , la sede d A V r t. K IJ I CT-. qnaiito Tosse fjia stnto detto dal Burke e dal Blair. Del resto al sig. Biamonii dalia contiarieta del sig. Filalete ne risulta onore , auziche no. Persona per doti d' iugegno e per coltura di ottiiui studj risijetiabilissinia clie avea letio r ariicolo mio sopra le Orazioni del »ig. Biamoati, e alia quale fu poi detto dell'articolo contrario , voile vederlo e voUe anche leggere per intlero specialmeute la IV Orazione ; e giudico alTatto improprie le censure del sig Filalete, e niolto ingegnosa la maiiera, onde il sig. Biamonti ha sapute non discorrere di quell' argomento, ma oriitonamente trattarlo ; e le parvero ben giusie le lodi, deile qmli ho ereduto nieritevole Tautore di quelle Or..zioiii per sentimeato d' iatiina persuasione , e iion mai per piacenteria , dalhi quale per natura soiio lontanlssimo , cou.e ben sa chiunque persoualsnente mi conosce (*). O. M. Fregiatissiino amico , lo so benissitno che il vostro giornale non e destinato a dar cento degli spettacoli teatrali , ne dei concert! di niusica j ma avcnd' esso per iscopo 1' avanzamento delle scienze e dell'arti, non mi senibra disdirgli I'iiitertenersi talvolta sulle vicende della ronfortntrice dei cori , del pascolo desiato degli orecchi. Oltrediche a conoscitore qual voi siete di quest' arte prediletia e della patna Ila- liana tenerissimo , debita e dice ol cosa io reputo il far jioti i nuovi allori , die colsero di recente in quest' im- periale sede della mnsica due celebri italiani , la Gras- siiii cioe, ed il maestro Ziugarelli. Stara a voi il far use (*) DI bu'>n grado siaiito condiscesi a puhhhcare questa apologia del sig. O. M. per dargli una prova iicn dubbia della nostra prentura a secondare i fuoi desidcrj. Mn nellu strsso ten po , noi (he co- Ho-ciimio il lep'.do uiuore di Fil- lete , sic-ii ccrti (he dov' egl: si abbaiia a leggere queste pngine , diva presso a poco cos): E non t' accorgi , aiuico niio , che uri a' tuoi colonibi ? Oi/^ero : Vuoi tu ch' ib ti rieponda? Leggi di nuovo la mia lettera : ivi sta la mia rispogca. O qualche altra cosa siutile egli dira con ilare sog- gkigno , ma rcndfiido insienie giustizi,/ alle luodeste intenzioni del sig. O. M. , alle (^uali noi pure factiam plauso. { ISoia dell' Edit ore, ) PARTE IT\I.IVNA.. l3l di qiiesta mia, o il I'iporla frei le disuiesse cose. Ghecchk »j jv i>er fitrne , io la scrivo. Li sera del di di P-squa si tPnne in quest' imp. teatro d'l Ciriiiiia ui' ictademia a profuio de' poverelli, ed essa fu al soii.o brillantissiina , peiclie musica e beueficenza lion p.iriano iiiai in laruo ad un populo, quale Si e quosto, uiiiaiiissimo e die vide per S' coli sedere a canto del trono la Dea dell arinonia^ e raldolcirvi le cure del for- tuiiatf) iinpero. Sj)ontMnea s' offri a cantare in que to concerto la nostra G ssini , che ben di rnio f.i ui oggi parte al puhidico dpi noti suoi talenti , e questa cele- hre co'^citta liiia dei Bnvj, degli Aupianini , de' Monli- celli , dfdle Viscontine , e dell' marrivabde Marciiesi , vi canto due scene; d' iguoto autore la piinia, e non sce- vra di meiito, ma slavdlante d' eterna bellezza la se- coada, capo lavoro di quel sommo ingegno del Ziuga- relli. Voi i^ia i.idovi ^ate essere questa la graude scena del- r atto terzo deil" opera Giulntta e Romeo , posia in mu- sica da quel uiaestrone ve.itisei aiiai sono per codesto teatro delLa Scala e per questa medesima Grassini , e per r egregio Crescentini. La melodla, la veriia , la dol- cezza , ill una parola , la perfez'one di quel pezzo ce- leste , arclietipo del bello italiano in fatto di tragedia musicale , e la sublime nianiera con cui venne eseguitti dalla sullodita virtuosa rapiruno per cotal modo i coin uditori , die non pagbi dei prodigati applausi aodavano ripetendo nell' uscire dalla sala = questa e inusica, que- sto e un cantare , lui declamare , un incauto = E perche ( mi diifse un vicino ) qui fra noi, e nell' I alia vostra non si vogliono piu in oggi i recitativi ? Questo di Romeo e una ti!ara\ ij;lia, ed lo lo preferisco alia piii bella delle arie. = Perche, rispos' io , perche, padron mio, pochissimi in oggi li saniio comporre a dovere ; podiissimi a dovere eseguire ; percio noja per chi li dice, noja per clii li seate , e la noja e da tutti abborrita. Mae- stri, poeti e cantanti ne ffinno di ui. 0 1 C E Quest" assenza tl»'l recitativo e rinteirompersi in It.;ii.!; la rapprcsentazirne del dramma inediante la sconcia in- trusione di un ballo | antoniiniico fra il primo ed il secondo alto delP opera, die liarl)aianiente ue taglla per lo mezzo r nzione i e T esseisi sopjuesso I' atto III ne'dramrni, vhe tutti si vogliono ora di soli doe atti , sono a parer jnio le cause principaU del'a miHita de'nostri drainmi , i quali haniio fatto assai , quarido il titolo si rispanuiano tli scellerati. Fuori d' Italia l' inconcepibile abnso di sosjcndere una nzione con nii' altra non si tollera punto, e quindi nel- r estern 1' opera itnliana ha nn nemico di meno a com- ]jattere ; ma le resta sempre la niortale magagna del teste poetico, die strozzato e compresso venendo fra due atti , e quasi privo di recitativi , ne ha in sie, ne pu6 destare in altri interesse alcnno. Ed appunto in codesta bella Italia niadre delle scieuze e delle arti buone si veg- gono due trasformazioni curiosissime. La prima si e quel larsene con un pugno di scudi di un galantuomo die ha fame , nn poeta da teatro , il cni magro iiigegno ingra- "vidato dalla necessita, ti metie in pochi giorni alia luce un niostio , un aborto , una disgrazia , la quale disgra- zia ( cd eccoci alia seconda delle traslormazioni ) il va- lente maestro di cappella ti cangia talvolta colla magia delle sue note in iiua Vtnere, m un Apollir.e di pniiia Lellezza. Ma sotto la ptrpoia delT armonlca veste respiia sempre I' orso di prima, e questi ci toglie d' avere nel- l' opera italiana nsezzo fenimina e mezzo pesce, quel per- fetto lavoro , quel vago eseniplare , quel nobile tutlo , di die degna e capace sarebbe una si chiara e rapitrice inveiizione. E iniuile il pcrorare a favcre dell' atio terzo indisperisabile per la Imona distribtizione e per V effetto delTazione, dappoiclie il nume degl impresarj, chiamato Tnttrcsse, si oppone alia rrstituzione di esso:, ma non avendo i divoti impresarj scomunicato aurora i recitativi , per- mettete ch' io parli alqoanto in snsfeffno de' medesinii , giaccbe da qursta deplorabile mr:ncanza io riconosco prin- cipa'n.iente il decadimento dell' opera nostra. E t!i fatto quale iuteresse poira dcstaie ua dramma » da t ui elirninandosi il recitativo, I'azione non hatauipo merce del dialogo di svilupparsi , di crescere e prendec fuoco? Egli e nel recitativo die sta la vita, Tanima* r.vuiE iraiiNA. i33 r essenza del draining. Le arie, 1 da>UU , 1 pezzi a pia voci iioa sono die i traspnrti , le svnauie, gli sfOj^lii della passione portata all" eccesso ; ora chi rendera naturale , euergico, opportuiio , efticice cotesio scoppio, l:idd^)ve passione noil iscorgeiidosi , non puo essere sentiineato ? Ci vuol altfo per iscuotere rulitorlo clie il gridare del caniaate , il suo ineair di Ijiacci.i e lo strepitar delle irombe spietate o de' tiiupaai storditori. L' opera itiliana e percio di preseate usi ammasso di coiisegueaze senza premesse , una successione d' efFetti seaza causa appa- rente , un melodico caos in cui le vaghe e le niostiuose forme s' incoatrano , si S'iccedoiio, si distruggoao a vi- cenda , ua cliiassoso perditempo clie fuori di quslchc fe- lice cantilena, aon ti liscia die un confuso frastuino iiel capo , e tutto ti raantiene nel core quel vuoto cori cui tl portasti al teatro. Disiaganniamoci. II cuore ha la sua loffica qiianto la mente : odia i sofis ui , no.i to'lera le menz'iifne, e non crede alia cieca. Si ^>ls me fire, dolendum eat priinwn tibi. Mostrategli che avete ginsto motivo di piangere, di tremare, d' allegrarvi , e niischiera le sue lagrime alle vostre , e gioira e tremera con voi. Che ne sia avvenuto da questo assurdlsslaio sistema di drauimi , ognuiio il conosce. Priinieramente clii avea fior di senno in Italia, ben lu-.igi dal por niano a c^m- ponimenti di tal fatta, ne rilevo le mostruosita , e alzo la scutica su di loro. Egli e di falto die da piu di qiia- rant' anni non abbiamo un dramma italiano disteso da penna di qualclie notne , se se ne eccettuino Sografi e Mo- retti. Poi la tragedia niusicale italiana non pote , riie- nuta nel corso dai succennati ostacoli , giungere a qn-'^lla meta verso di cui con si felici auspicj incamminata I'ave- vano i Ciccio de Majo, i Traeta , i Sacchini,i Porpora, i Sarti , i Zingarelli , i Piccini , i Majer e tant' altri che non fa d* uopo rammentarvi. I conipositori non tro- vando in codestl poveri draaimi ombra di passlone in. mezzo ad un oceauo di passionate parole , si videro co- stretti a giovarsi di qnaldie situazione forte o inaspet- tata che s' iacontrasse nel poema , o a far fondo su qualclie contrasto di caratteri o d' accideuti che sommi- nistrandogli de' lumi e delle ombre , recasse ahneno della varieth nella composizione. In quanto ai pezzi a solo , V aac.ora di salvameoto 2;tttata dai maestri a scanso di I b4 A V P £ N D I O £ naufragio si Ca sempre quel piccolo nutnero di passi fa- voriti del caniante, la sua vol.ita , il suo gorgheggio , le sue tripole , i suoi saiti , e guai a quelPaiia in cui non 81 linvenissero 1 Jure an injuria ; oou server si fatti au- siliari erano la conditio , sine qua non di tuit' i pezzL d'iinppgno. Prima the dal pubhlico en dal cantiiite colj>ita d'auatema, quell" aria che tion ne fosse adonia , ed il maestro pass.iva per iguaro dell' arte sua perclte iaabile a ben vestire i caatanti , e trar partito dai loro taleuti. Ma piu che altro dovette contarn il niHe&no sulla novua dei pensieri musicali , purclie questa uoviia di9v;iuiita non andasse da quella nielodica soavita che sol eiica l' orec- chio e rende contento 1' u litore pel tisico piacere che risenie. La maraviglia che in noi desta lutto cio che e nuovo, ed il diletto che recaiio que' passi che ( per parlare il linguaggio della f)rofessioae ) grattauo I' orecchio , uoa potevano a meno di far effftto sull' udienza , cosicche quando dato si fosse un com|)Ositore , che ricca vena pos- sedendo di cotai passi , inventare potesse di non pill udite gradevoli caatilene , ed uuo stile disiuegare con. esse al tutto nuovo e seducente, egli era facile a prc- vedersi che un tale nnestro diverrebhe in breve il Sir de' ben costrutti orecchi. Cosi e accaduto. L' uomo pro- digioso e comparso , e suo e divennto il monopolio degli acustici piaceri. Che non avreblie ottenuto costui , e che non otterrebbe se il suo porteutoso i;;gegno s' aggirasse sui drammi atti a ricevere niaggiori bellezze musicali, nier- ce dell' intrinseca loro bellezza poetica ? Ben diverso era il caso dello ZingareUi allnrch'egli pose in niusica il suo Giuliitta e Romeo. Quel dramma quanto discosto dall'eccellenza di quei dell' iuimitabile Metasta- 9io , altrettanto lo rra daila niescbinita degli odienii la- vori degli sventurati fiilegYiami di Pmdo. L'azi'ne camuii- nava a dovere, non senza ca'ore i! recitativo e snfficien- tcmente protratto , pre|:>ar;iti giungevano i pezzi di mu- sica fignrata , e qua e la s' udivano de'versi d' effetto in un dialogo non privo d^ anima e di ragio e Affidate un testo simile al pnifondo e giudizloso Zingarelli , e lasciatelo fare; egli stnns p^de in uno vi cr^era ana inu- sica che sfidera il tempo e la moda, per< he il vero hello si ride dell'u 'o e dell'altra. Che se aggU't'gete alia bonta del dramma ed alia squisitczza della musica le voci PARTE ITVLIANA, l35 beate e 1' ingegno d' ua Crescciitini e di una Grassini pe'ijuali fu composta quest' opera, la ragioiie v' avrete dell' entusiasmo , cii' eccitarono que'due virtuosi noii s >lo in MihiDo, uia in tntt' i priiicipali teatri il'Eunipa dove o separati od uiiiti quell' opera famoss rappivsentarono, Una parte nnn lieve dl questo eatusiasuio fu in noi riprodotta allorche nella succeiinata sera ci fe seiitire col- 1' usata sua nii^estria la so\ ralod.ita Grassuii , la scena migliore di detta opera. D:'li ! con quale traspn'to si udirono quegli accenti della passione rivestiti delle piu dr>lci cantilene , articolatl ed espressl con tult" i modi della grazia e delta verita 1 Ciiiunque ha senno di nm- sica non potra dimenticare giammai quel ca'.to e quel- le uiiione rara e deliziosa della ragione col piacere. Lo stile di questa celebre virtuosa, dirollo a sua 2;rnn lode, sente alquanto dell'antico; ma e V antico delle Statue di Canova, rantico de' dipintl dell' A|'lti , anzi il piu de'suoi tuoni , sono toiidi , vigorosi e so.^ori come prima , ed il suo canto , essendo dalla piii sicura arte sostenuto e diretto , tutto ne conserva il hello che ha , ed appena trasparir lascia il poco che gli uianca. Per dlr corto ; la Grassini e un eccellentissimo sonatore » che tratta uno strouieato non piii perfettissimo , ma che ha tanto ancora di sonorita, di soavita e di forza , che attesa la maestria di chi lo suona , incanta ognuno che r ode. Diciamo lo stesso poeticamenle. Questa rinoiuata cantaate non e al presente un sole che limpido s[)unti e prometta un bel giorno. No; ella e il superbo pianeta che giunto al meriggio piega lentamente a sera , ma e sempre sole, ma scalda ed abbel'.isce tuttora I' orizzonte die dominavi poc' anzi e de'' fiaiumeggiami suoi raggi lo sahna in partcndo. Cosi f-^cero prima di lei le De Amici » l36 APl'ENDIGE le Todi, i Farinelli, i Pachierotti , i Marcliesi , e uou cessarono per noi i piaceri e per essi gli ajiplausi , che allorquando quel cigni cessaroiio di farsi udiie, piu an- siosi di riposo che di nuovi trionfi. Questo pubblico ognor giusto e seusibile valuto altresi la compiacenza del!a Crassini nel prestarsi spontanea a gjovare col sue canto i bisognosii mentre quanto il ta- lento onora 1' artista, altrettauto la bella azione sublima chi la fa. Anche i ricchi e gli avari die non cantano per nessuno , batterono le mani a quest' aito generoso €d unirono i loro encomj a quei dell' umatiita consolata e del buon gusto appagato ; e la Grassini fu a piu ri- prese chiaiuata sulla scena a riceverne il piii solenne attestato. la breve io avro nuove e grandi cose a dirvi di questo paese ia fatto di musica. Una scelta compagnia di virtuobi italiaai e giutita a Vienna, dove I'opera italiana crebbe gia tanto merce della protezione degli augusti Sovrani dell' austriaco impero. Mancava da molt' anni si braniato spettacolo , ed era vi ricompare fregiato di tutta la sua pompa. Si dara per prima la Zelmira di Rossini cotanto applandita in Napoli, settimane sono. Vedretno quai nuovi prodigi trar sapesse costui dal suo tesoro , die esausto potrebbe credersi , se il genio avesse un limite alle sue ricehezze. Addio. Vienna, lo aprile i8aa. PAllTE ITALIAN A. l37 NOTTZTE LETTER ARIE ED ANNUNZJ. Avi-iso relatlvo alia dclcrniiictzlonc dclle longitadiid di diverse Ossenatorj d' lialia da ottencrsl colV os- setvazioiie di sepiall a polvere che si daraiiiio snUa. sommitd del Mo.ite Cuiione. N, 1 ell' anno 1820 il Governo c\' Austria ordinb che ve- nisse elTetiuata 1' uuioiie dei due Osservatorj di Vienna e di Monaco col metoJo dei fuochi istantanei i quali fu- rono fatti nel luese di giugiio sopra due luonti iatermedj , e si osservarono dagli Uiiiziali dello Siato maggiore ge- nerate , e dagli Astronomi austriaci e bavari dalle due estreinita indicate , e da un punto centrale ; essendo la massima distanza di 6g niiglia italiane, e la minima di 35. li felice esito di tale operazione, e la concordanza dei risuliati ottenuti mostrarono 1" esattezza di cui e su- scettibile il metodo impiegato , e la possibilita di prati- carlo anche a distanze piii considerevoli. Neir anno i8ai vennero pure eseguiti con pari sac- cesso siaiili segnali a fuoco per legare V Osservatorio di Milano con quello stabilito all' Ospizio del moiite Cdii- 910. I fuochi si diedero dalla cima del monte detto la Ro- che-Melon, distante da Milaao miglia 96 j/^, nei tre primi. giorni di setteuibre, e si videro cosi distintamente nei due Osservatorj dagli Uffiziali dello Stato maggiore go- nerale , e dagli Astronomi di Milano e di Torino , che di trenta segnali uno solo ando perduto. Una tale ope- razione deve ora essere continuata da una parte fiiio alle frontiere della Fraucia , e dall' altra fiiio a Vienna, ed alle frontieie della Valachia , e diventa tanto piu inte- ressante in quanto che , attpsi i triangoli stati eseguiti pel suddetto tratto lungo la perpendicolare di Milano , si avra il mezzo di stabilire dei confronti importanti , e di rlcavarne delle uuove e piii esatte nozioni riguardo alia figura della terra. l38 APPENDIGE Nel corrente anno 181. a il Governo d' Austria, dl concerto cogli altri rclativl Govcrni ci' Italia , iivendo 9tal)ilito clie vengaiio fatti simili segnali per T unione di alcuni punti all' Est ed al Sud-Est di Mdano, si e scelto di prefere>za il nionte Ciraone , giacche oltre all' essere visitiile da Milano, da Parma, da Modena, da Bti!ogna, dal monte Cero , ecc. presenta pure I' opportunita di legare varj Osservaiorj della Toscaaa , e poLra servire qualorji si voglia esteiidere una simile operazione nelT Ita- lia meridionale. Questo monte posto tra il ducato di Mo- dena e quelle di Lucca nelle vicmanze di pieve Pelago e di Fiumalbo e il piu elevato di quella p;ute degli Apennini , avendo tese 11 12 sul livello del mare j e dl figura conica, ed ha 44° 1 1' ao" di latitudine , e B° ai' 44" di Jongitudine contata da Parigi ^ la sua distauza da Mi- lano e di 100 raiglia itatiane, e la diflereaza di longitu- dine col detlo Osservatorio in tempo e di 6' 2,", 4. I fuochi verranno fatti sulla vetta del monte ( ove esiste un segnale trigonometrico ) e precisamente nel modo qui sotto indicato. Nel gioriio 7 maggio alle ore 8 della sera ( tempo vero a Milano ) verra fatto un fuoco d'avvertimento sul moate Cimoae il quale sara assai vivo e durera per 3' all' in- circa , tempo necessario per dirigere i cannocchlaU al luogo prefisso; dopo i5', cioe a 8'' i5', verra dato il primo segnale a polvere a cui ne sncceileranno tre coll' intervallo di 6', quattro coll' intervallo di 4', e due coll' intervallo di 6'. Nel giorno 8 il fuoco d' avvertimento verra dato alle S*" 3o', e dopo I o' si fara il primo segnale a cui ne suc- cederanno tre coll' intervallo di 4', e sei colP intervallo di 6'. Nel giorno 9 il fuoco d' avvertimento avra luogo a S** 45' i dopo 8' verra dato il primo segriale, e quindi se ne daranno tre altri coll' intervallo di 5', tre coll' in- tervallo di 7', e tre coll' intervallo di a'. Nel caso che uno dei tre giorni indicati fosse cattlvo , e gli altri due buoui, s' iatende che questi due bastino i ma qualora due giorni fossero cattivi ed uuo solo buono , si ripetera 1' operazione uel giorno \o ., »e poi i primi tre giorni fossero cattivi, i seg'iali avranno luogo nei giorni lo e II ^e nel caso che uno solo di questi fosse buono r, s' intendera finita roperazioue. Fiiiij'mente se tutti i cinque gionii arcenuati fossero cattivi, si proluniilierk roperazioiie fino al giorno i3 iaclasivo seguendo Tor- dine iiidicato. Rigiiardo alia serie d' intervalli da adottarsi secondo i diversi casi sopra inditati , si dovra seguire quaoto e staMlito nclia qui annessa tahella. Lo scopo nel fissare delle serie di differenti Intervalli fn quello di soniinini- strare agli osscrvatori il iiiezzo di riconoscere quale delle tre serie e srata impiegata. Se noi gioriii precedenti a quelli dei fuochi la r.ionta- gna « visibile, giovera puntare preventivaniente sn di esse i cannocchiali ; in caso contrario potra ciascaii osser- vatore calcolarne il preciso azziinutto col mezzo della po- sizione geografica del aionte niedesiitvo die abbiamo sopra riferita, ncco non si perda il segnale d'avviso che noa durera piu di 3'. Essendo delT ultima importanza di valutare le piu pic- cole frazioni dei second! , si raccomanda agli osservatorl di notare immediatamente il tempo dei segnali siiUo stesso orologio che e stato regolato coi passaggi, o coile altezze corrispondenti od assolute degli astri f, se poi per qual- che particolar circostanza del site cio non fosse possdiile , non hisognerh affidarsi ad un unico accordo preso fra i due orologi , ma converrh prenderne almeno 10 o 12 ia ore diverse. Gli osservatori che sono provvisti di un ])uon istro- mento di passaggi potranno regolare con esso 1' orologio i in mancanza di quello stromento , o di un sestante di grandi dimensioni, si raccomanilano le altezze assolute prese con un circolo moltiplicatore , come preferibili alle altezze corrispondenti che si prendessero con un qua- drai'tino o con un sestante a riflessione. Per elidere nella determinazione del tempo i piccoli errori che pnssoao sussistere nelle posizioni calrolate delle Btelle e del sole, sara bene che gli osservatori si accor- dino nello sceglierp gli astri niedesimi. Si propongono a tal fine per le osservnzioii da favgi all' istromento de' pas- saggi ( oltre la pol.ire sopra e sottn il polo che deve ser- vire a far conosrere In posizioiie dfllo stromento, ed il sole che si osserv a regolarmente da tutu) le stplle Sirio Rcgolo , !a Spica ed Artiiro. £ sovercliio aggiungere ch- portata fino ad un secondo , viene ad es- sere perduto tutto lo scopo delT operazione ; poiche un crrore di un secondo di tempo produce gia un quarto di minuto nella determinazione della longitudine. » Cio non pertanto s' invitano le persone die si dilettano d' astronomia , e che si trovano in luogo da cui si veda il monte Cimone, a non trascurare T osservazione dei segnali annunciati, quand' anche non abbiano a loro dispo- sizione gl' istiomenti necessarj alia piii precisa determi- nazione del tempo i potendo qucsio genere d^ osservazione sonuninistrare dei dati suUa maggiore distanza alia quale si rende visibile V istautanea tsplosion della polvere. 14a A P r E N U I C E CoUczione del Class ici greci con traduztone latina e conunentarj . Gli ed.torl vedova Pomba e figlL II favorevole accoglimento ch' ebbr la nostra R^iocoUa dei Claesici latini , ci 8|iinge a dare esocuzione al progetto prima d'ora da noi concepito , di pubbltcare pur quella dei Classici greci, ill un C')lla lorn traduzioue latina, e culle illustr<a8ta intrapvesa , la quale, condotta a termiue , sara come un conipleniento di quella collana , oBsia ordine Omerico , di cui negli ultimi suoi anni si era fregiato T iiiunortale Alfieri. S' invitano pertanto turti i Letterati d' Italia ^ voler dar se- gno della loro appro vazione per un' impresa, la quale speriauio fara onore al secolo decinionono. Cundizioni dell'associazione. La Raccolta degll autori classlci greci formera 80 voluuii air incii-ca. La forma sara di 8." grande , carta velina , bella stampa , •seguita con tutta T e»attezza e precisione che si richiede per un' opera cosi ragguardevole. Facciam pero presente , die il carattere greco del testo eara anche piii scelto di quello del saggio qui unito. II prezzo h fissato a a centesiiiii per ogni pagiiia di stampa. I volumi saranno rimessi agli associati in tutte le citta d' Ita- lia franchi di porto. I ritratti degli autori, od altre cose che potessero andar unite, si pagheranno sefiaratamente ad uu prezzo discreto. Le persone , che volessero onorare quest' Opera, fav^^riranao sottoscrivere 1' obbligazione stampata, die verra loro preseatata dal jibrajo distnbutore del presente Manifesto. Torino, il 3o aprile 1822. ( Seguono quattvo paglne di saggio suindicato , che noi omettio- VLO. In ogru pagina sotto al testo greco vi e la traduz one latin" e i cnmmenti in due coloime. — In Milano le associazioni si ri- cevono dalla Societa tipografica de' Classici italiani ). Giuseppe Acerbi , direttore ed editore. Os servazioni meteoro logiche fatte air I. R. Ossp.rvatorio cU Bre>a. A P R I L E 1822. M A T T I N A. Sera. 6 < 0 u — ti „ g ^ 2 -z ? N 0 1 j5 -^ 0 c 4.' ■' «1 Stato del cielo "S 2 u 6 is f5^ Stato del cielo. ,,oU . lin. 0 poll. lin. 1 -i? 6,7 + 6,c N Sereno. 27 7,^ +10,4 N* Sereno. 2 27 7>^ + 3,5 N NO Sereiio. 27 7,7 + 10,5 SE..N Ser. nuv. eer. 3 4 27 <).! + 3,7 N Sereno. 27 9,9 + 10,0 N 0 Sereno. 27 <),8 + 3,0 0 Niiv. sereno. 27 8,f + 14,5 0 Sereno, Tj 27 8,8 + 5,0 N Sereno. h ^>' + i3,6 s Sereno. 6 :i7 8,6 + 7^5 E Ser nuvoio 27 8,0 + i3,3 E....S Ser. nuv. ser. 7 37 8,0 + 7,^ E Nuv.ser. nnv. 27 7,0 + 12,5 E Nu.poc. piog. « 27 7,4 + 6,5 E Nuv. ser.nuv. '27 7,7 + 10,5 N E N.se.nu piog. <) 27 7^7 + 5,5 E Nuv. . . f iogg. ;27 8.f + 8,,o E Nuv.piov. ser. 10 27 9,0 + 3,5 E Ser. nebbioso '27 9,() + 9,^ E Nuv. rorto. 11127 10,3 + 6,5 E N E Nuv. piogi;,ia. .27 ie,0 T 7.4 N NO Nuv.. . piogg. 12 27 11,0 + 7.i N Nuv. rotto. 27 iJ,9 + 10,0 s 0 Nu.. poc.piog. i3 27 12,0 + 7'5 0 Nuv. ser. U7 ii>f' + 14,0 0 Sereno. 14 27 TI,9 + 9,0 N Sereno. 127 11,3 + kS,7 E Sereno. ,0J27 11,7 + 9,0 N Sereno. I27 10,9 + 16,0 E Sereno. I6I37 10,8 + 8,5 N Sereno. J27 9,5 + i5,9 S Sereno. 1 17 27 9,2 + 10,5 E S E Nuv. ser. 127 8,1 + 16,3 SE Ser. nuv. piog. i8 27 8,0 + 9,5 E Nuvoio. 27 7,8 + 14,5 S Ser. nuv. 1927 8,2 + 9'3 E Ser. nuv. ser. 27 8,1 + l3,6 E Sereno. 2027 8,7 + 8,5 N E Nuv.ser. nuv. ^27 7,9 + 14,5 E Sereno 2] 27 7,1 + 10,6 E Nuv.nebbioso 27 7^1 +i3,;i S E Nuv.. . piogg. 22 27 7.0 +10,8 S Nu.poc.piog. 27 6,4 + i5,o S E Nuv. ser. 23 27 64 + 11,5 N 0 Nuv ser nuv 27 7,7 + i4.'> 0 Nuv.. . piogg, 24 27 8,6 +11,7 E Nuv. rott.ser. 27 9,-7 + i6,8 S E Nuv, piov. 25 27 9,« + ia,3 E S E Nuv.piovoso. 27 9,-! + 16.3 S Nuv. piov. 2() 27 0,4 + 12,0 N E Nuv.piovoso. 27 IO,C + 14,6 NGN Nuv. rotto. 27 27 10,8 + 11,7 E Nuv. piovoso. 27 11,9 +'4r E Nuvoio. 2« 27 12.C + i?.,3 E Nuv.rott. ser. 27 ii,<'' +16,3 SE Sereno. 29 27 12,0 + 12,6 SE Ser. nuv. ser. 27 10,9 +17,2 S E Ser. . . nuv. 3o 27 10,0 +12,5 E Nuv, ser. 27 8,8 +17,2 E** Ser.nuv.tenip. ! Altezza niHss. del bar. poll. 28 liu. 0,0 Altezza maBs. del term. + 17,2 |j nun uiec la + 3,0 j i;i ) niedi g,ia lin. 23,58. Qnantita della pios p^^ mmamam t^mmtum-mwrn 145 BIBLIOTECA ITALIANA )OOCHC\10 A 022. Sdc PARTE I. LETTERATURA ED ARTI LIBERALl. Discorso sulla origine , progressi e stato attuale della musica italiaiia dl Aiidrra Majer Va.ez ano. — - Padova , 182 1 , dalla ttpografia e fondena della Minerva. Uii vol. in 8." di pag. 178 ( Secondo ed ultimo estratto. V. ilprimo a pag. 27 di questo tomo ). AL P. Sacchi piglia occasione di entrare in questo argoniento da uii passo di Platone nel dialogo HI della Repubbiica dove trovasi Xvpa xal jelrapa, 2,sl'XSTO.i. « Questo e uno dei luoglii notabiii, sog- guigne egli, i quali ci fanno intendere die !a Lira dalla Cetra si distingueva , avveguaclie la piu parte degli scrittori , eziandio molto ai'itichi , confoudauo i due nomi spesse volte sostitut.ndo T uno airaltro. La differenza nondimeno dovea essere assai picciola ; ne puo essere vero quello clie alcuni credono ^ cioe die la lira si sonasse coirarchetto e per conse- guente fosse simile al nostro vinlino (1). L'arco chft (l) La presente quistione intorno alia mancanza del violino ixella musica istrumentale degli antichi fu pure gia discuss.'i. dall' autore dell'articolo sidla musica dei Greci , nella voUuui- uosa opera del costume antico e modeino ecc. ( Nota del Direttore estrattista. ) JSibL Itcd. T. XXVL 10 1^6 DISOORSO SULl,' ORIGINE, CCC. vedesi nelle sculture aiitiche, die ci rappresentano Apolline , e sempre 1' arco da saottare , non quello cht.' SI usa a sonare. Dove Apolline , Orfeo , le Muse o altre figure si veggono star sonando , o toccando le corde della retra colle dita . o strin- gono in niano iin pir.colo fusto da percnoierle se- condo che apparisrc in alquante fifiure , clie si re- cano neWJntichitd spiegata del P. Montfaucon , ed io ho visto in un amorino antiro arisce nelle crandi e nobilissime raocolte delle Antichita etrusche che recentemenre sono state prodotte dai chiarissinii signori Gori e Passari. I piu antichi monumenti del ■violino trovansi appresso il lodato sig. Don Carlo , e r uno e un codice in pergamena che contiene la vitij di S. Francesco d' Assist , scritia da S. Bona- ventura e arricchita di i83 miniatt»re : una dcllc OELLA MUSIC A. ITALIANA. 147 quali al cap. V di quelLa Jcggenda ci esibisce 1' an- gelo che fecesi sentire a S. Francesco , ia atto di sonare il yirdino con V arclietto , sebbene le pa- role del testo cio non espriniano. L' altro e una coppa spasa di rame da infondere Tacqua sullc mani , con boccuccia in un lato , anticamente detta acqua- manile , smaltata, ed ornata di piu figure, tia le quali e un uomo , che stando in piedi suona col- r archetto il violino avanti di una figura sedente con verga , che finisce in an giglio graude , e forse e r immagine di un re. Nell' uno e neir aUro nionu- raento la forma del violino e tuttavia imperfetta , perche in aniendue ha tre corde sole, e manca delle due cavita laterali, che servono al piu comodo moto deir archetto , e forse furon fatte in quel tempo istesso in cui s' accrebbe il numero delle corde, perche in quel caso le due cavita divenivano ne- cessarie. Similmente manca in amendae il ponticello, che al presente sostiene le corde tra le due aper- ture. Una sola diiferenza puo notarsi tra V una e I'altra figura, perche nel codice T apertura e una sola e nel mezzo ; neir acquamauile sono due. II tempo in cui fu scritto il codice non e dubbio, cioe il secolo XV gia oltre alia meta , perche nel suo fine si legge: Iste liber est mel Andreas de Faitis Civi €t liabitatorl Brixice. Consumatwn fait hoc opus die XXX martii mcccclvii. L' acquamauile agli oc chi eruditi del sig. Don Carlo seuibra piu antico e ben con ragione ; esse potrebbe assai comoda mente riferirsi al principio del secolo XIV. In Dante che scrivea nel secolo XIII, la vivuola mai non si uomina; ma nel secolo XIV dovea gia essere co mune perche il Passavanti ne fa menzione come d co&a ben nota , diceudo alia pag. 3io = « Questi cosi fatti predicatori, anzi giollan e romanzicri buf- foni , a' qiiali concorrono gli uditori, come a colore che cantano de' paladini , che fanno i gran colpi pur con r archetto della vivuola , sono infedeli e disleali dispensatori del tesoro del Signor loro. » = 148 DiscoRso scll' oricine, ecc. E«l jl Bnccac XVI eraiio tuttavia imnerfitti, secondo che apparisre dalla Musorgia del Luscinio impressa in Argentina 1' anno )536, dove insieme con la ghironda, ehe alcuni chi tmano la lira de' poverelli , e a nie sembra essere stata presa dal viohno, avendo forse inteso il sue autore di rendere in quella piu facile la ginsta intonazione delle voci coU' aggiun- gimento dei tasti stabili, trovansi efligiate la tromba marina Tntmscheit (1) e due vivuole una maggior deir altra Gngni , Qrosgeigen. » — Termineremo per anir.re di brevita questa nota , la quale con- tiene niolte altre cose erudite su questo argomento. Allretteremo il nostro cannnino per venire alia terza parte dell' opera del sig. Majer dove tratta delTepoca pill gloriosa per la nostra Italia e per Farte mu- sicale. Osserva con ragione Tan tore che la musica volo \'erso la sua perlf^zione m un secolo ( XVII ) in cui regnava un' epidenua universale di pessimo gusto in tutte !e altre arti. La sola musica resto illesa dal contagio e perveniie a creare un nuovo linguaggio (1) Non so die vi sia alcuno in Italia o altrove che abbia un luiiseo d' istrunienti u)U5icali , dove si veggan raccolti gli stri menti de' secoli andati. La fiagilitii della materia di die sono coBtrutti qnelli principalmente da arco fu forse caglone che noQ gi pofessero conservare. ISIotero qui come una singolarita che la soLt trouiba marina ch« siami riiiscno di vedere sul con- tinente d' Europa ne' miei viaggi fii a Tornea sulle sponde set- tentrionali del golto Botnico ! ! Le invenzioni di ogui maniera fanno il giro del mondo , e dove giungono per ultimo, per ul- timo eziandio si conservano. Quella ch' io vidi cola era come nuova , era presso im negoziaote , ma nessuno sapeva sonarla. ( Nota del Direttore. ) DELLV MUSICA ITALIA.NA. I49 ntto a conseo;uire coll' oriaiinalita e verita delle me- Iodic e coir eccellenza del canto e dell' istromentale il vero scopo delT arte , die non puo consistere che neir cspressione. Nes>;li annali della nnisica non s'in- rontrano , per dir cosi, tempi dl mezzo ^ ma il pas- saggio e rapido e repentino , e si trascorre in on salto ( per valcrci di una comparazione pittorica ) dalle storpiature di Gelasio e di Ciinabiie, alle di- vine composizioni di Rall'aello e del Correggio. Due cose, secondo Tautore, hanno piu di tutto contnbuito in qnesto serolo al perfezionamento della mnsica , cioe V erezione dei teatri stabili destinati alle rappresentazioni del melodramma, e T introdu- zione dei castrati suUe scene. Qnanto aWa teorica dell' arte, la maggior parte de- gli srrittori del 1600 conobbero la ragion'^volezza di abbandonare le vane speculazioni erudite sulla niusica dec;li antichi c di rivolgere i loro studj al- r analisi della moderna. Si videro poi nascere da per tutto sruole di mnsica , e sono celcbri sopra totte , quelle di Napoli , di Roma, di Firenze , di Bologna , di Milano e di Vcnezia. L'autore scorre tutti i divergi gencri di musica e mostra in ciascuno i progress! che vi fecero i di- versi compositori ; ei ci da anche un cenno storico dei teatri; ma Tepoca ch' egli considcra della niiig- giore altezza di quest' arte e qnella della ineta dei 1700. Era giunto il momento in cui la natura , die' egli , avea decrctato di creare in un solo getto una folia di eminenti ingeoni, i quali doveano emi- nentcmente operare a sollevare alTapice della per- fezione tutte le parti della nuisica, e della poesia tea- trale. E incominciando da qnesta, hasta iiominare il Zeuo e il Metastasio per dir tutto ; ma nello stesso tempo che f|uesti due perfezioiiavano il melodram- ma serio , in Napoli eel in Venezia alcuni valeuti poeti si sfnrzavano di rendere il medesimo servigio alia commedia j)er musica. Tullio napoletano scrisse I a Serva padrona e Pergolesi le fcce la mnsica. il l5o DIsCOllSO SVLL OHIGINE , eCC. Lorenzi ( napoletano ) scrisse il Fra i due lltiganti il terzo gode ^ posto in musica dal Sarti, V Idolo Ci- nese dal Buranello , e \a Pictra simpatica dal Palma. Comparvero nello stesso torno di tempo il D. Chl- sciotte di Apostolo Zeno, il Socrate imrnaginario del Galiani, varj drammi bufli (la Buona figliuola ^ il Fdosofo dc campagna , il Mondo della luna ) del Gol- doni. Pill tardi si distinse pure Palomba napoletano collo Sposo di tiUte e marito di nessuno posto iu musica d:d Guglielmi , e coi Zingari in fiera ed il Tamburo notturno dal Paisiello. Air invito delle Muse non furono tardi a rispon- dere i nostri compositori. In Napoli si vidjro ap- parire uno Scarlatti , un Vinci, nn Leo , i quali crearono le leggi melodiche e gli accompagnamenti deir alia drammaticaj un Logrostino die presento il primo rnodello dello stile buffo musicale ; un Por- pora clie aggiunse Y ultima perfezione alia prosodia ed alia modidazione patetica del recitativo ; un Du- rante che accompagnando P unita del motivo colla varieta continua delle modidazioni otlri P idea del perfetto duetto ; finalmente un Pergolesi die arricchi con mille modi originali e sublimi il linguaggio mu- sicale ripulendolo da ogni resto dell'antica rozzezza. Ed ecco dair estremo opposto d' Italia sorgere un Benedetto Marcello clie fa risonar P arpa davidica di que' concerti or teneri e pietosi , ed ora maestosi e terribili , che sollevano la mente in cielo ad ado- rare la grandezza del Creatore; mentre in un' uniile isoletta vicina cresceva un Galuppi detto Buranello, genio fecondo ed universale che seppe ornare di mille nuove bellezze la musica teatrale, e spargendo teson di gusto , di sensibilita e d' iinmaginazione in ogni genere ed in ogni stile giunse ad occupare uno de' primi seggi fra i moderni compositori ita- hani. Dietio alle orme lumincse di questi cammina- vano molti altri maestri cccellenti che sarebbe im- possJbile tutti lodare degnamente. Basti Paccennare i nonii di Jomelii, dillasse, di Gluch, di De Majo , DELLA. MUSICA ITALIANA. l5l di Sacchini , di Piccini , «li Trajetta , di Anfos^i, di Sarti , di Giitflielmi , di Gimarosa , e per chiii- dere gloriosanieiite con un nome solo questa ono- rata srhiera , dello inmiortale Paisiello. L' antore dopo questa enumerazione , nella quale quasi sen.pre abbianio ntenute le sue stesse parole, passa ad jnvestigare con rjiiai mczzi e per quali vie que' sonmii ingegni sieno giutiti a conseguire il loro sropo, nella quale indagine ci e sembrato molto avvdnto e ragu^nevole, ed auguriamo a' uostri ino- derni compositori e c mtanti v professori, e prcsi- denti o dir- tton di conservatorj a le^gere le fati- che usate da qufc*^fami>si cantanti , de'quali andiamo ora cosi scarsi, per gingaere a quella perfezione , die e ora ig;iota sulle nostra scene. E giacche ab- biamo ancor noi de' conservator) e dei maestri e delle aluniie e degli alunni , i quili hanno forse tiifti gli elementi per ben riusrire, giovi qui per in- tern riporta e uno squarcio che putra esser letto da loro con profitto. « S:" vuolsi acipustare un*" idea della cjualita degli stndj clie usavansi in quel tempo nelle nostre scuole di rauto , od;.nsi le parole dell Angellni : Le scuole di Roma obbligavaiio i discep<)li ad impiegare ogrd giorno im ora a cnntar cose difficiU per V acquisto delt rspcrienza •, uii ultra nelV esercizio del trillo; un' ultra in qaello de"^ passaggl ; un' altra negll stuJj delle le'ttrc ; rd un altra negli esercizj ed ammaestra- menti del canto , e sotto t udito del maestro^ e da- iumti od uno speccldo per assuefarsi a non far moto alcuno inconvenieiite iie di vita ^ "e di fro/te ^ ne di ciglio . ne di bocca : e tatti qacsti erano gV impieghi della mattina. Dopo il mezzodi s' impiegava nirzz ora negli ammaes tramenti della teorica ,• wi cdtra net ri- cevere o metterc in opera i d icumenti del contrap- punto sopra la cartelir ; an altra negli studj delle letter e ; e il rimn/iente del giorno neglc esercizj del gruvLccmbulo , nella compasitione di quulche salmo , mottetto o canzonetta , o altra surte di cantilena , iSs, DISCORSO SULL' ORIGIT delle stravaganze piu notabili delf oflieina musica. J .° La confusione dei dilierenti generi; 2.° Tiiicon- cludenza e trivialita delle cantilene ,■ 3.° V accozza- mento di cento motivl ineno quelTuno che ci vor- rebbi'; 4.° T inteniperanza tli uno stile furioso ditiratn- Lico , intento solo a sbalordire 2;li erect hi , senz.i curarsi di penetrare nel cuore ; 5.° gli sbalzi irrego- Jari e frequenti di tempo e di tuono , senza aicuna relnzione colle parole ; 6.'^ la secca^gine delle mille volte replicate cadenze, variate soltauto nelle liguie \ 7.° r a'^surdita del coro oiZ»/i^«;o perpetuo ; o/Tar- tinzio ciarhitanesco di far eseo-uire dan:li stromeiiti da fiato la parte del violirio, per cert ar di coprire roir abdira straordinaria degli esecutoii la nudita delle cantilene; Q-*^ V altro ancor piu ridicolo di sqnarciare le frasi melodlche ^ assegnandone un brano a ciascun istrnmento, come se le parole di im di- fcorso si facessero pronunziare a ditFerenti interlo- ciitori ; 10." la pedanteria di untare le niinime ap- pogglature e cade/ize della parte cantaiite, trasfor- mando gli ornamonti spontanei del canto in un sol- feggio scolastifo e puerile; i.i.'' la mancanza di ori- ginalita e di espressione caratteristica delle melodie^ composte per lo piu di variazioid sugli stessi temi., a cui si adatta indifferetitemente ogtii sorta di pa- role ; 12.'' le meravigliose sonate di gala dei mo- derni cantanti, alia niaggior parte de' quali niilTal- tro manca , fiiorche la scienza del portamento di voce , del prendere il fu:to , del tempo e deiri/z- tonazione -^ i3.° la profus.one di gorgheggi incon- cliidenti e manierati che distrungono osin) idea di ritmo musicale e dividono la battuta in quaiiti quarti piace al cantore; 14.° lo strazio che si fa della proso- dia scambiando a capriccio le liinghe e le brevi^ e sof- ferfiiandosi a gorgheggiare suile sorde o nasali t ed u. 1 5^ DISCORSO SULL ORIGINE , CCC. cosa die treut''aiini fa noii avrebbero fatto ncppui-e i raga/zi nel!e scuole; i5" T iiitrnduzione di mu nuova pronunzia , che spezza in due parti le parole percnotendo V ultima siUaba con uno scoppio di voce sitnilc al colpo di uu niartello, come vendet-tdaaa^ amor-ecee ^ cam-poooo ^ i6.° la nuova usanza di porsi a catitaie senz''aver prima imparato a parlare, otide riesce impossibile T iiidovinare in che lingua favellino gli attori , ed il teatro si ronverte in uno spedale di sordi e muti ; 17.° il bastardume degli strnmenti sconvolti nelle loro proprietd e nelle loro sedl siilla gamma generate ; 18. ° gli ottavini iiscliianti, il tamburiiccio la baiida turca ( e quaiito prima le gramole ed il buratto ) \ turbiiil^ il frastuono delle moderne orrhestre , iu cui il violino si sforza di contratTare il flauto , percuotendo le rorde sul ponticello , o la chitai ra pizzicandole colle dita ; 19.° il contrabbasBo che va sciorinaudo volate di bi- scrome ; 20.'^ gli strumenti da fiato coi suoni pi- chettati che imitano il fhiocciare delle galline; 21 i sistri , !e catabe^ \ timballi ed il tamburaccio che ti assordano con un tremito marino , mentre i cantanti accompagnano T orchestra con arpeggi di 3." e 5/, di 4.* e 6.'' o vanno vagando con url- da spiritati pei«» tutti i gradi cromatlci delLi scala. Questo e il coraplesso de' peccati runproverati dalP antore alia odierna musica , e priiicipalmente al melodiamma serio. Yi^W opera biiffa trova inutile parlarne. Essa piu non esiste. Sono [jareichi auiii che T opera buffa e FaUegria con e^^sa sdmo sromparse dai nostri teafri. Una febbrf> nidi^na sentlmentale ha invaso tutti gli spiriti. II pubblico won va piu al teatro che per calmave coi p agtistei d-Mle farse lagrimanti e dei dra'iimi lanati'i semi-serj i troppo vivi trasimrti delle sue contenrezzc ( aaiara ironia ! ) . . • Allor- rhe ie{r2:esi nei carteLloid da teatro il titolo di Buffo SERio , null' ol'.ro piu rimaae, di-e I autore. che di recitare 1' orazion funebre air arte e al povero seuso BELIA MUSICAL ITALIANA. l55 comiine. Alia scliizzinosa dilicatezza del pnbbli- co muove adesso la nausea la sola part'la di Buffo caricato ; eppuie i buoni hujji del tempo passato nuir altro aveaiio di caricato, fiiorche il name. Le stesse doji^lianze sono mosse dalV autore con- o tro la modettia niusica da chiesa, e tornando al teatro disapprova la inoda introdotta negli odleriii melodrarnrni serj di avere a poco a poco oiuesso del tutto il recitadvo parlante , come, die' egli , se in un' azione drammatica tutti i personaggi potes— sero trovaisi dal principio alia fine in uno stato di veemente passione. 11 lato brillante delV odierna musica italiaua ■e quello delF istromentale. Abbiamo un Drago- netti capace di eseguire egregianiente col contrab- basso la parte piii difficile di un prirno violino ; un Paganini che dopo avere sorpreso V uditorio col pin dilticile de'suoi coAcerti , lo ripete da capo a fondo sulla sola prima corda del violino; uno Schumatz che fa miracoli anch"' egli col fa2;otto. La difficolta superata nelle belle arti c stata sempre una delle <]ualita caratteristiche dei tempi della loro corruzione. Quest' ultima parte delF opera del signor Majer e trattata con molta forza , non senza pero qual- clie fiele. Egli arriva perfino a disperare della pa- tria , e col lasciare il lettore senza la lusinga di veder V arte miisicale risorgere dal fango in cui r ha posta. Noi abbiamo dato della sua opera un estratio per quanto abbiamo saputo fedele , avnto riguardo al breve spazio in cui abbiamo dovuto rinchiudere le idee dell' autore, e crediam i che i nostri lettori avrauno avuto pin volte occasione di amrairare la sua perspicacia e il suo ingegno, ma non vogliamo per questo che essi credano l' arte musicale a ua tale stato di perdizione com' egli la, tS6 DISCORSO SULl' ORIGINE, CCC. snppone. I lodatori del tempo che fu ( laudatores temporis acti) abbondarono iti ogni eta, ed anehe nel secolo passato , vale a dire nel secolo d' oro dclla musica sccondo il sig. Majer, sarebbe facile trovare degli scrittori che si lagnavano del gusto doiniuante, e castigavano colla frusta della satira i mediocri compositori. I 21 punti d' acciisa che il nostro aii- tore promove contro !a moderna musica , vale a dire coatro la musica del secolo XIX si possono riscontrare in gran parte nel capitolo 12, pag. 281, torn. II, edizione seconda delV opera delF Arteaga il quale scrivea vivente Cimarosa e Paisiello, cioe in tempi assai piu felici per T arte dei nostri. Noti intendiamo per questo di difendere la moderna mu- sica da tutte le imputazioni che le si fa'nno dal sig. Majer e da altri , vogliamo dire solamente che in tutti i tempi vi furono degringegni mediocri che guastarono il mestiere, e che reabneiite oggi sono pochissimi i buo ii compositori ed i buoni cantanti, ma che i buoni non hamio poi tutti i difetti che egli vuole cost generalmente attribuire ai moderm compositori. Quanto ragionevole ci e sembrata la sua indignazione contro la smorliosa introdnzione dfl melodramma semiserio^ altrettanto ingiusto ci parve il disprezzo col quale ha parlato del moderno genio italiano che riempie tutti i teatri d' Europa di quella delizia che piti non erasi gustata dopo Cimarosa e Paisiello. L' opera del sig. Majer e il prodotto di molto studio, e noi la crediamo dettata da molto aniore per T arte. Se nelF ultima parte si trovano delle accuse troppo generalizzate, e poca o nessuna gittstizia resa al Rossini, questo non toglie che il lettore dopo aver ammirato V ingegno del sig. Majer non possa deliziarsi in udire bene cse- gnito il Tancrrdi o la Qazza ladra , o il Barbier di Sivigl'ta o il Turco in Italia^ o la Ccnereritola o Vlta- lia/ia in Algeri. Auguriamo air Italia molte opere e ^ELLA MUSIC.\ ITALIANA. 167 molti compositori pieni di tiiuti diHttii e noi pro- nosticlieremo allora per Parte un awenire piu lieto di quello clie il sig. Majer ci vnglia far credere neir ultima part;' della sua opera (i). (i) Elisa e CUudio (opera seuiiseria) sci-itta dal giovine com- positore sig. Mercadiinte jjel Teatro della Scala ed eseguita dalla Belloc , dal Douzelli, dalla Scliira, dal Lablache ecc. fu uello scorso anno (1821) un'altra felice luentita di fatto che lo stato attuale della modei-na musica diede contro le uialaugurate pro- fezte del sig. Majer. ( Not a del Direttore. ) [58 Mee suW oiigine ^ iiso, auticldtd del vast dipintl vol- s.arinente ckiamati Etruschi o Greci , proposte da Sebastiano Ciampi neU occaslone d' iUiistrare iin vaso trovato a Girgenti. A tlii, per poco istruito neir anticliita , noa son nori i cclcljri vasi dipinti, prima chiamati Etruschi., in o^Q^i Creel? II trovarli in gran copia nclla Gam- pauia e rimanente Magna Grecia, in Sicilia ed an- clie neir Attica (i) ed in altre parti della Grecia propriamcnte detta ; il rappresentarvisi mitologia ed iisi greci, con talvolta delle greche iscrizioni . sembrarono argomenti bastevoli per chiamarli greci. Perche poi se ne trovano anclie in Etruria , e per- che nella Gainpania spocialnipnte abbondano , dove due volte furono stabiliti gli Etruschi, parvero pid che snflicieiiti ragioni di cliiamarli etruschi a coloro i quali pretendono che dagli Etruschi siano passati tra i Greci. Se tu fai loro considerare che in Si- cilia ed in Grecia Etruschi non furono , dove pure gran copia di tali vasi troviamo , odi risponderti che la furono trasportati dall' Etruria , e che in Etruria per uso dei Greci furono poste in alcuno delle greche iscrizioni. E certo che fabbriche ne esistevano non tanto nella Campania, ma rave , quando tento di riprodurre Y eleganza della ftgulina. l66 JDEE SULl'oRIGINI'., USO , ANTICHITA" DiiToiideiidosi duiKjue la religione di Bacco a quasi tutti gli usi della vita , non e da niaravi- gliarsi che poco alia volta tutti si dipiiigessero sui vasi, e questi passassero ia modo non solamente per le cerimonie bacchiche, ma ciesciutone V or- namento e 1" elegauza an< he per fame piemj , re- gali, mnbilia d' ele2;an?:a, come avviene delle nostre porcellane ed alabastri. Di cjui c che dovendosi premiare i vincitori nei ginochi dioaisiaci , nelle palestre ecc. , nulla sembro piu conveniente che dare dei vasi analoghi ; agli sposi ugualmente , e cosi vuol dirsi del resto. In un vaso nella raccolta del sig. Santangeli in Napoli si vede una cerimo- nia nuziale in una stanza addobbata di parecchi utensili , fia" quali spicca un vaso simile a que' di cui parliamo con delle fip^uvine dipinte allusive alia medesinia cerinionia ( V. Biblioteca Italiana to- ino 17.° Antichira di Acre in Sicilia, descritte dal signor Brocchi ). Forse s' aggiunse anche un altro intendimento neir uso dei vasi nelle feste nuziali, perche, come si custodiscono diligentemente i vasi, cosi i giovani e le vergini debbono portare intatti i loro corpi alia cerimonia nuziale. Che il corpo umano fosse rassomigliato ad un vaso n'abbiamo piu d'una prova: corpus quasi vas est, aut aliquod animi receptaculum. Gic. Tuscul. I, 22, e S. Paolo: vas suum possidere in sanct/ficationern. Plauto ; facto quod manifesto TTiocchi haud ferme solent: refero vasa salva ( hoc est ai^Qia Poenul. IV , 2 , 40 ) , parole rhe mostrano che come si custodiscono i vasi dalle fratture , cosi ha da custodirsi intatto il pudore. Per la stessa ragione dei bacchici misteri dovet- tero esser chiusi nei sepolcri , nei quali se ne tro- vano di tutte le forme e di tutte le ((ualita , cioe rozzi . coloriti , dipinti piu o meno bene. In pri- mo lungo solevano farsi sui cadaveri nei sepolcro molte libazioni , come, fra gli altri, attesta Cice- rone {de legihus , lib. 2. c, 24), le quali furono proibite da Solone , e poi dalle XII tavole : ne DEI V4SI CHIAMATI ETRUSCHl O GRECI. 167 sumptuosa respersio ( fiat) , e Festo afferma che nelle XII tavole si pioibiva ne myrrliata potio mortuo injiceretur. Di queste libazioui e conviti che diira- rono lino ai teuipi dei piimi Gristiaai pud vedersi il chiarissinio sig. Francesco Caiiceilieri nella sua eruditissima illustrazione degli Epltaffi delle SS. mar' tiri SimpLicia ed Orsa. A proporzione della ricchezza , della djgnita e del numero degli amici del morto si riponevano nel sepolcro , o vi si Lisciavano dopo fatte le libazioui i vasi piii o raeno belli, coa quelle o quelF altre figure in maggior o mi- nor copia. I bei vasi furono offerta dei parenti o amici piii ricchi. Altri con iscrizioni, come %aic; otaXoQ , ed emblemi o allusioni di giuochi ecc. po- terono indicare i premj delle vittorie riportate con- forme all' uso di riporre nei sepolcri le cose che attestassero alia posterita gli onori e la profession del defunto. Alcuni con cerimonie baccliiclie , iiii- ziazioni , baccanali e simili avranno attestato T ini- ziazione ed i varj gradi in essa, come oltre a' vasi si riposero con i cadaveri le ciste roistiche ed ai- tri arnesi del culto Dionisiaco per lo stesso mo- tivo. L'iniziazione ai misteri di Bacco dava anclie migliori speranze dopo la morte , e per virtii di quella , ?crivea Cicerone , neqtie solum cum laetltia viveiidi ratconem accepimus , sed etiam cum. spe me- lioii moriendl (De legibus, lib. II, 24, V. Aristoph. lianas et Diog. Laertium ). Per augurare dunque felicita nella vita futura si fecero probabilmente libazioui di vino e di liquori preziosi sul cada- vere , e per caparra della buona speranza della fe- licita del defunto vi si racchiusero anclie i segni deir iniziazione. Quello che fu fatto nelle pitture dei vasi e co' vasi stessi per indicare il valore , la dignita e T iniziazione , venue poi trasportato nelle sculture dei sarcofagi e nelle urne cinera- rie , nelle quali vediamo espressi gli stessi sog- getti di matiimonj, di giuochi, di baccanali, di battaglic , di ginnastica , vasi , ciste mistiche ecc. , 1 68 IDEE SULl'ORIGINE, VSO, ANTICHITA.' tutto alliisivo alio stat i , al'a professione, alle azioni, al giatio nei niisteri in vita, alio stato del defunto dopo la inorte. Dopo d'aver parlato dell' origine, del signihcato e ilelFuso dei vasi dipinti , passiamo a discorrere dcir aiitichita e durata dell' uso di essi. II prime fondamento della loro antichita consiste nell' anti- cliita dei sepolcri che li racchiudono. Quesd se- polcri sono sc;!vati nella terra o nella pietra a guisa di loculi capaci a contenere un corpo iimano. Intorno al cadavere si disponevano qiiesti v.isi , e (|uando il nuniero era graude si appendevano an- che alle pared del loculo. In qualclie sepolcro ne sono stati trovati sino a venti e piu di varie forme, grandezze e colore. A Polignano in Puglia , nel giardino del vescovado fu aperto un sepolcro che ne raccliiudeva ventiquattro. I piu piccoli stavano appesi alle pareti del sepolcro , lo clie mostra che il lusso o lo zelo dei parenti ed amici si aggiun- gevano alia semplice funebre cerimonia. Svetonio nella vita Ji G. Cesare scrive; Cimi in Colonia Capua deducti le^e Jidia c.oloni ad extruendas villas seput- cra vetustLsslma disjicerent ; idque eo studiosius fa- cerent quod aliquaiitidum vasculorum operis autlqui scrutantes repenehant , tabula aeiiea in monumeato , in quo dicebatur Capys conditor Capiux sepultus , in- venta est , conscripta Uteris verbisque groecis ( lib. I , cap. 8 1 ). Qui senibra che certamente si parli de' noslri vasi , i quali se al tentpo di Cesare tro- vati finono in sepolcri vetustissimi ed erano chia- niati ai-tiqui operis, bisogna pur dire che rimontas- sero a grandissnna antichita. Lasciando di esami- nare se fosse quello veramente il sepolcro di Capi ^ poiche Svetonio si esprime senza alfermarlo dice- batur, r esservi stata rinvenuta una lastra di bronze scrittii con httere e parole greche favorisce la greca origine dei vasi e delT use di chinderli nei sepol- cri. Altra prova ci somministra di quanto abbia- nio deito , Strabone nel libro ottavo scriyendo t DEI VASI CHIAMATI ETRUSCHI O GRfeCI. 169 CorinfKus , cum diu deserta jacuisset^ instaurata est a divo Caesare propter loci opportunitatern , missis eo in coloiuam libertinis plurirnis. Hie cum rudera coepis- sent mollri , simulque sepulcra effodissent testacea opera multa , atque etiam nenea iiwenere , quorum adniirati artiftcium , nullum sepulcrum non effoderunt , ma^no- que id genus rerum copia potlti , iisque ma^Jio da-en- ditis Romam impleverunt necrocorinthiis , idest mor- tuis Corinthi. II geiiere di sepoltura , ia fosse o in loculi dejjoiieudo T iiitiero cadaveve fii siciira- raente antichissimo : Nam et Atlienis , dice Cice- rone (de legibus, lib. II, 25), jam ille mos a Ce- crope , ut ajunt, permansit hoc jus terra human di ^ quam cum proximi injecerant , obductaque terra erat, frugibus obserebatur: e nel lib. stesso , cap. 22 : At mihi quidem antlquissimum sepultures genus id fuisse videtur quo apud Xenopliontem Cyrus utitur: reddi- tur enim terrae corpus eodemque ritu regem nostrum conditum accepimus , geutemque Corneliam usque ad TTiemoiiam nostram, hac scpultura scimus esse usam. C. Marii sitas reliquias apud Anienem dissipari jussit Scilla victor. Che r ustioue non fosse antichissiina presso i Roniani e il sentrmento di Plinio , lib. 7, cap. 55. Quando cominciasse in Grecia cd anche in Italia , non puo con certezza esser fissato; trovandosi me- nioria delT ustione fino dai tempi Omerici, e della peste d'Atene, almeno per le urgenze della guerra e della moria. Presso i Romani fino dal tempo delle XII tavole si praticavano la sepoltura e T ustione , proibentlosi che in urbe ne sepelito , neve unto ( Cic. de legibus, lib. II, cap. 23). Fino al tempo di So- lone in Giecia e delle XII tavole in Italia sem- bra avere esisrito piu o meno generalmente V uso dei sepolcri antichi in fosse con i cadaveri intieri. A proporzione che lo spirito filosotico fece pro- gress! , e s' introdusse nella legislazione , comin- ciarono a rendersi piu semulici i riti funel^ri , spe- cialmente a proporzione che ando introducendosi 170 IDEE SULL ORIGINE , USO , ANTIGHITA una migliore filosofia iiitorno alia natura dell' ani- ma, ed al poco conto die avea da farsi del morto corpo insensihde. Plutarco negl' istituti Laconici attribuisce a Pitagora di avere ordinate che nul- r altro si chiudesse nel sepolcro che un ramoscello d' ulivo ; ed anche Plinio dice die dcfunctos se multi pcttUbus solus condl maluere Pythagoreo jnodo in myrtl et olcce atque popull iiigrce foliis (lib. XXXV. 46). Solone quasi nello stesso tempo px-oibi in Atene le libazioni su i cadaveri , e ridusse il rito fiine- bre a molta seinplicita. Le sue leggi mortiurie ven- nero adottate anche dai Pvomani. Sembra dunque che dopo Solone e Pitagora in Grecia , e dopo le XII tavole in Roma una maggiore tilosofia s' intro- ducesse nei funerali •, e cosi a poco a poco V ustione smdasse a stabilirsi forse anche per la dottrina de- gli Stoici che insegnavano dover tutto fiiiire per la combustione (1). Cessando dunque le sontuose libazioni sui cadaveri , e cambiandosi anche il modo di seppellire, non piu si chiusero nei sepolcri quel vasi , e ne scemo il lusso ; specialmente introdu- cendosi per I' uso funebre urne cinerarie , le quali ornavansi di sculture nel modo die abbiamo detto di sopra. Cio pote prinripalmente essere accaduto verso il secolo quarto o quinto di Roma. Che il lusso dei vasi dipinti durasse oltre V Olimpiade 83, ossia oltre il 3oo di Roma lo congetturo dal sa- pere che intorno a quel tempo furono lavorate le sculture del frontespizio del Partenone , ed ab- biamo un vaso scavato in Atene die ce le rap- presenta in pittura. Le molte induzioni che sono state fatte dallo stile delle pitture , dalla maniera del costume , e (i) Pliiiio vuole die s' intvoducesse T uatione tra i Romani postquam longinqids bellls obrutos erui cognovere ( Hist. nat. lib. J, c. 55 ). I nobili per aiiihizione contiauarono lungo tempo 1' uso de' sepolcri. Fra i patrizj Conielj il primo a voler essere bruciato fu SiUa, forse temendo si' insuUi che avrebbero potnt« esser fatti al sue cadavere. '.. Hi fiif ^Jei VASI GHIAMATI ETRUSCHI O GRECI. I7I dalle lettere stessi^ delle iscrizioai di fjuesti vasi per dedurne le varie eta ed il vario stato delT arte del disegno presso dei Greci e degli Etruschi mi sembrano molto incerte. Ne sia uti esempio il vaso agrigentino di ciii il Lanyi giudica che probabil- niente esser possa di un epoca intorno al priino secolo di Roma. La forma delle lettere , dice il si- gner B;>ni colle parole del Lanzi , e la pid vetusta, ne fra esse si ravvisano le lettere di Simonide che visse circa al 35o di Roma. Ma assai anterioi'e dev' essere il vaso, come mostra il disegno delle figure tutte in profilo e serclie ( V. elogio del cav. Boni, Pisa, 1816, pag. 3o6 ). Dopo questo ra- gionamento si aggiunge: « Le iscrizioni son due: una tradotta dice Talide faceva; e questa replicata nella parte anteriore e posteriore del vaso mostra che r artefice si compiacque della sua opera. » Per altro da cpiella maniera d' esprimersi Talide fa- ceva ne dedurrei, stando a Plinio , un' epoca molto pin bassa , cd anche del quarto o del quinto se- colo di Roma. Plinio dice che tra gli statuarj Poli- cleto che fiori nelP Olimpiade 87, e tra i pittori Apelle neir Olimpiade LXll ebbero il costume di scrivere nelle loro opere faciebat ^ e cosi fecero al- tri sommi artisti tamqnnm huhoata semper arte atque imperfecta , ut contra fudicioiuim varietates superesset nrtifici regressus ad veiiiam , veluti emendaturo quid- qivd desideraretnr si iioa esset interceptus ( Lib. i. Praet. ). Dal su ^ modo di spiegarsi sembra aver vo- luto far intendere che eccellenti artefici fossero i primi a dar quelP esempio sia di modestia, sia di cautela. II pittore Talide dunque , se vero fosse il giudizio del Lanzi , n' avrebbe dato F esempio a Po- licleto e ad Apelle due e piu secoli prima con maggior bisogno che superesset artifici regressus ad veniam, e non per modestia, ma. come dice il signor cav. Boni, per rompiacenza. A me sembra chiaro che quel miserabile vasa^o facendo quanto roz- zamente sapeva, voile almeno emulare i grandi I'Jl IDEE dULl." ORIGINE , USO , ANTICHITA' artisti neUiscrizione, come pur accade ai di nostri di vedere nelT opere d' artisti intelici le cifre e le iscrizioiii alia nianiera dei sonimi. II vedere T ese- cuzione di quel disegno piil coiiforme al tempo delle arti bambine che aduite , la maucanza delle lettere di Simonide ecc. son ben leggieri argomcnti. Chi non sa che in tutti i tempi vi sono stati dei rozzi e barbari artisti, clie senza natura e senza studio alcuno ese2;uiscono golfamente certi non di- segni , ma sconciature con le quali contentavano i rozzi ed ignoranti? S' aggiunga che anche qnando le arti erano in istato di miglioramento , pure , sia per principio di religione, sia per qualunque altro' motivo, continu6 in alcuni lavori lo stile piti an- tico perche in quelia nianiera gli uomini erano av- vezzi a venerare i simulacri degli Dei o ad ap- prezzare certe opere in quell' antico stile sculte o dipinte ? Anche la scrittura non per tutto ne da tutti fu egualmente nel miglior modo eseguita. Se Simonide non invento le sue lettere prima della nieta incirca del secolo quarto di Roma , come potremo dedurne che un monumento in cui non vedansi quelle lettere sia molto anteriore a quel- I'epoca, potendo non solo essere del terzo secolo, raa del tempo anche di Simonide oppur molto dopo •, essencJo che quelle lettere non avranno preso piede subito per tutto , ne presso tutti , specialmente presso gli artisti triviali che per lo piii copiavano materialmente quel che trovarono in uso ed eb- bero per tradizione. Sia pure lo stile di quel vaso , siano que' caratteri d" una maniera antichissima ; ma per questo solo non si potra affermare che il vaso e r artista appartengaiio ad un tempo conforme alio stile. Or da quanto mi sembra , V nso dei vasi di- pinti tanto per le sepolture , quanto per gli altri costumi avra durato almeno fino al secolo qninto di Roma. In seguito prevalendo T ustione , si comin- ""iarono ad usare delle piccole unie per deporvi DEI VASI CHIAMATI ETRUSCHI O GRECI. I '73 le ceneri , ed il lusso de' vasi cambiossi nel lusso diqueste, abbellite d' oraainenti di scultiira d' ogiii maniera, sia di frcgi, sia di storie favolose rel.i- tive, come abbianio detto, aijli arp;omenti che eran dipiiiti nei vasi. Se tie tecero di terra cotta, di tufo, di niarmo, d'alabastro, di pietra , secondo la ma- teria che piu o meno presentava il paese ; cresciuto il lusso e la ricchezza, s' adopprarono per deposi- tarvi le ceneri uriie e vasi di bronzo e d' altre preziose materie. I! popolo solo resto coir uso delle olle ed akri vasi di terra cotta, specialmente vi- narj per In congiiiiizione dei niisteri di Bacco col rito de' funerali : e per questo anche nei tempi pill bassi si continuarono a chiudere nei sepolcri dei vasetti che scrvirono alia cerimonia tradiziona- ria del semplice rito baccliico, quantunque non fos- sero piu in uso le profusioni delle antiche liba- zioni , o se pur si facevano , non erano che per sola formalita, e quanto bastava ad accennare la cei/imonia ; cosi anche i Crisriani continuarono a chiudere nolle tombe dei martiri le ampolle e le lucerne ed altre stoviglie per una pratica tradizio- naria, cambiandone per altro T uso ed il signiti ato e gli emblemi, quantunque se ne troviio talora de' tutto affatto pagani per effetio , dissi , d' un uso inveterato , scnza sapersene neppur la ragione dai pin. Come avviene in tutte le cose ed in tutti i tempi, cioe che quanto e andato in disuso ritorna: cosi le figuline scmbra che tornassero in moda, almeno per gli usi della vita, dopo i tempi d' Augusto. Forse le terraglie ritrovate a Capua ed a Corinto ne furon cagione ; e come la gran passione per le opere di metallo corintio introdusse negli artisti e negli speculator! V mdustria di contraffare ed imi- tare que' lavori , e come tutti que' che stavano sulV eleganza volcano o vere o imitate le opere corintie , lo stcsso pote succedere delle terraglie portate da Capua e da Corinto. Se ne facevano 174 IDEE SULl' ORVGIJSE , USO , AN TICHITA' provvedere da tutti i luoghi piii rinoinati per F arte di lavorar t( rre cotte. Cicerone avea data ad At- tico la commissione di provvedergli de' vasi di lloso , citia della Cilicia, cclebre pe' Livori di figulina ( E^;. ad Attic, lib. VI. i ). L'avte degli antichi vasi dipinti o non era aftatto in disiiso nella Grccia, o fu ten- tato di farla risorgere da Augiisto , come puo far credere il vaso attribiiito a Nicopoli , del quale abbiamo parlato di sopra. Quinto Coponio fa con- dannato di broglio per avere regalata uiV anfora di terra da vino ad uno die aveagli dato il voto favorevole, come narra Plinio , lib. 35, c. 46, ed a suo tempo erano tuttavia celebri le tiguline di Samo, di Pergamo in Asia, Sagunto in Ispagna , in Italia Arezzo , Sorento , Reggio, Cuma, Asta , PoUenzia, Tialli , Modena. Ma non fa motto del genere dei vasi di cui parliamo , e scmbra non intcndere d' al- tri che di quelli d' uso per le varie occorrenze della vita , come puo dedursi dalle parole che pre- cedono : major qiioque pars hominum terreiiis ntltur vasis. Crebbe al segno il Insso delle tiguline die r istrione Esopo ebbe animo di spendeie in una sola patina di terra cotta cento sesterzj , e Vitellio im- peratorc ne fece fabbricare una d' un prezzo e di un' ampiezza esorbitante, a segno die fu neces- sario per cuocerla di fare a posta la fornace al- r aperta campagna ( Plinio, 1. c. ). Applicando ora molto del gia esposto al vaso del quale presento il disegno, non v' ha diibbio che debba chiainarsi greco perclie fu trovato a Gir- geiiti , e ornato di greche iscrizioni •, ma le figure sono deir antico stile che presentano molti vasi della Campania. II disegno a colori e della gran- dezza del vaso , e die mi serve d' originale fu ac- curatamente fatto eseguire in Napoli dalP erudito sig. Cristoforo Wiesiolowski , noto araatore e pos- sessore d' antiche rarita in Varsavia , sulf originale che il sig. conte Walincki polacco acquisto insieme con una trentina d' altri vasi dal principe Petropersia ^^'/'i!uagca Jifa/^a. 'fomoSXW./ia^.j^;^. DEI VASI GHIAMATI ETRUSCHI O GRECI, 1^5 siciliano. Trasportati tutti a Varsavia furono pro- posti in conipia al re di Polonia Stanislao Angusto, ma non riuscito Y alfare , passaxono in y>arie a Pie- troburgo , dove furono venduii al principe Bedbo- rodlco ; dopo la niorte di lui furono dispcrsi iu mano di varj amatori. Questo die illustro mi dicono essere al presente presso di S. E. il sig. barons Morenehim , segre- taria di S. A. I. R. il gran duca Costantino. La forma dunque di questo vaso e di cratere , specie di vasi destinati a contencre il vino in mag- gior copia , donde poi lo attingevano con i calici minori nei conviti : nel qual senso disse Virgilio: Crateres magnos statuiint , et vina coronaat. Un oombattente barbato , coronato d' ellera , con lungo tirso nella destra, e con la sinistra, da cui pende una soprapposta pelle di tigre o di pantera, tiene un ramo , afferrando la lancia di un altro com- battente pure barbato e vinto da lui , che in atto di cadcre si sostiene sopra un ginoccliio, appog- giandosi alio scudo sempre imbracciato nella sini- stra , mentre colla destra si sforza di ritenere la lancia e non cederla al vincitore. II tirso e la pelle di tigre mi scuopronn Bacco o almeno un barcante. Sembra certo che debbavisi riconoscere qualche fatto di Bacco; ma quale? Tornato Bacco dalF Indie, trovo il suo educatore Niso renitente a restituirgli il regno di Tebe, che partendo gli avea lasciato in deposito. Ma narra Igino che per una certa reverenza si astenne Bacco dal fargli forza ; onde aspettando le feste Trieteridi vesti i suoi soldati da donne baccanti , che ina- spettataniente lo arrestarono in mezzo alia festa. Volendoci tenere ad Igino, questa pittura non puo adattarsi a quel fatto, se non vogliamo supporre che fossevi anche un'' altra tradizione che faccsse arrestare Niso da Bacco istesso o altro de' suoi sol- dati. Certo che il vestiario s' ad 'ice a Bacco in- diano per la veste dipinta e pel calzari. 11 vinto sembra Teliaiio. I70 IDEE SULL ORIGINE , USO, ANTICHITA Forse evvi espresso il fatto di Licnrgo re di Tra- cia, vinto da Bacco. II ramo che tieiie nella sinistra o e la ferula, specie di camia indiana , detta pure canna d' India , o il ranioscello deir erba vicia che i p;rammatici chiamano herham victoiialem , e clie nclla palestra il vinto dava al vincitore dicendo lierbam do ; donde ne venne V uso della palnia in mano della vittoria e dei vincitori ; uso greco pas- sato ai Iloma;ii , come affernia T. Livio , air anno di Roma CCCCLXI . e videsene il primo esempio dopo la conquista del Sannio. Ma non e improbabile che la pittura sia sem- plicemente allegorica, figurando in Bacco vincitore i'esistenza d' una forza superioi^e a cui tutto cede. Al medesimo intento miravano j leoni che sbra- nano i caprioli o altri animali clie spesso vedonsi scolpiti nei sarcofagi -, Amore fanciullo che frena tigri e leoni e dellini espresso pure nei monumenti sepolcrali. Anche nelle urne etrusche nn militare c|uasi nudo armato d' una specie di aratro ( Pau- sania dice essere Echetclo ) atterra due soldati ar- mati ; soggetti espressi nei monumenti sepolcrali per indicare che tutto e domato e vinto dalla forza e dal tempo. A questo medesimo scopo si adattavano molte favole esprimenti vincitore e vinto nei vasi , nelle urne e nei sarcofagi , come il fatto di Procuste dipinto nei vaso iUustrato dal sig. Millingen e da me citato di sopra. La voce kalos ripetuta mostra , secondo il gia detto , che questo vaso fu destinato in premio nei giuochi b;)cchici , e forse in qualche tragedia. Al detto gia su questo proposito voglio qui aggiungere un altra mia congettura intorno alF uso di questa voce, che cioe fosse un' acclamazione nei giuochi, d' applauso pe' vincitori , come pulcre , bene , bel- le ^ egregie e siniili ; la quale si esprimeva nei vasi destinati in premio ai vincitori, o anche in gene- rale rappresentanti qualche combattimento dove «ampeggiasse il vincitore , quantunque non dati o DEI VASI CHIAMA.TI ETRUSCHI O GREGI. 1 77 destinati in premio , nia solajinente allegoiici , come ho gia detto. La barba clie hanno ambeJue le figure puo far dedurre rantichita, specialmente venendo 'daila Sicilia doye T use di radeisi inconuticio assai per tempo ; di la essendo andati a Roma i piiaii bar- bieri ; seppure non vogliasi due che il pittore non seguitasse il costume . y3'6. Onde anche per memoria di questo forse si praticarono nei giuochi bacchici Ic libazioni. Blbl. Ital. T. XXVI. 12 i-S Famiglie celehri italiane. Fascicolo VII. Cesi di Roma. — Milano , 1822 , tipograjia di Giulio Ferrari , in fogUo con 5 tavole in rame in foglio doppio. V^oNTiNu.vNDO la sua iiobile impresa illustra T au- tore in questo settimo fascicolo i fasti clella fami- glia Cesi di Roma; famiglia veramente cospicua, non gia pel suo Ducato, ne pel suo Principato , ne per annoverare cavalieri, cardinali e senatori , cariche e titoli die non sono scmpre dovuti al inerito e de' quali sovente e la fortuna distribu- trice. Ma un personagg;io di chiaro ingcgno , zelantis- simo proteggitore delle scienze , e scienziato esso stesso quelle fa clie die lustro a questa prosapia era spenta. Senza di esso siamo di avviso che non si sarebhe Y autore tolto V assunto di accordarle im COS! splendido posto , e che quantunque a' tempi suoi onoratissima non vi sart-bhe chi stimasse prezzo deir opera di tesserne particolarniente la storia. Federico Cesi istitutore delF Accademia de' Lincei e il personaggio a cui vuolsi alludere. AftVettandoci di ragionare di lui non seguiremo V autore in tutti i labirinti genealogici in ciii, fedele al suo disegno, si va aggirando, cd accenneremo soltanto che prime stipite della prosapia e da lui considerate un Pietro Equitani o Chitani della terra di Cesi nclP Umbria, che trasfcritosi in Koma assunse il cognome di Cesi , fu per due volte eletto senatore di Roma e mori nel 1477. Ultimo rampollo poi fu un Federico il quale cesso di vivere in Dresda nel 1799 avendo ivi abbracciato la religione protestante. Non rammcnterenio qui che il celebre fisico G. B, della Porta, accademico Linceo, in vara lunga FAJIIGLIE CELECra ITALIANE. I "C; epistola dedicatoiia premessa al suo libro Dt di- stillationc c diretta nel 1604 a Fedeiico Gesi capo di quell' Accademia csibisce una molto piu atiLica genealogja di cpiesta famiglia. Egli vi asciive Ger- berto poi papa Silvestro II , uii Fedeiico tVatello di lui che edifico Castel Aipiitano presso Spoleto , un Pietro Ct-si primo generate deir ordine de' Fran- cescani , un Riccardo suo fratello ciambellano del- r imperatore Federico e conte delle Terre Arnolfe ( secondo V autore il dominio ne fu dato a ua Gian- giacomo ) , Benedetto e Sitnone couti Palatini sotto Carlo IV , Antonio che difese Narai contro le forze del re Ladislao e di Braccio da Montone , un Pietro tre volte senatore di Roma e conte di Menzano. Non ramnieuterenio tampoco che il Delia Porta accenna che la famiglia Cesi si apparento per nia- trimouio con quelle de' Baglioni , de' Gorbari , dei Liviani, de' Monaldensi , de' Rlalatesta, de' Varani , le quali non sono indicate nelF albero genealogico compilato dalP autore. Onimetteremo altresi di dire che Francesco Stelluti, altro accademico Linceo, in una delle sue note alia tradu/ione italiana di Persio {pag. 192 ) la discorre anch' egli altriinenti sui renioti antenati di Federico Cesi. Siamo certi che r autore avra avuto sott' occhio tutti questi e simili altri documenti , e che la iiuona critica gli avra vietato di deferire alia loro autorita. Passeremo adunque a faveilare di Federico, ma non sara inop- portuno di premettere le brevi notizie del padre di lui che portava il medesimo nome. E T autore che parla. • " Federico marcliese di Monticelli e nel i5o6 deceni- viro di Todi. Sisto V nel i588 eresse in di Ini t'avore Acquasjiarta in Ducato, e Paolo V nel 161 3 eresse in principato i iiiarciiesati di S. Polo e S. Angelo , il secondo de' quali aveva Federico acquistato nel i5()4 da Pvodolfo Pio, onde d'allora in poi i piini02;eH!ti della casa lasciato il ti- tolo che usavano di marcliesi di Monticelli, qnello assansero .oma , ei era un lavoro intraprcso da''Liucei. Vi furono aggiunte le tavole fitosoficbe di Federico, ove scorgesi quasi in imo schelotro la scienza notanica. Si riconobbe allora come iii que' giorni tenebrosi in fatto di storia naturale , egli co- nosceva la diversita dei sessi e la con^iunzione delle piante. t1 doppio sistenia do' lore vasi , i fenomeni delle piante inetcreologjclie e delle piante ellotropie , e come egli som- ininistrasse la maggior parte do" vocalioli tecnici , e pre- sentasse il germe di tutte le opere botanicbe posteriori ,, ben lungo tempo prima di Linneo , Trembley , Peysonel , Adamson, Bonnet, Fourcroy , i quali hanno tratto dalle tavole di Federico i materiali de" loro trattati e de' loro sistemi senza la buona fede e la gratitudine di citare un Italiano si benemerito. II nome suo giacque in vero ben lungo ten)po in dimenticanza: rara e la fama fra i con- temporanei : bisogna attendere dal tempo, c'le gli uoniini riconoscano il merito : tace allora PinvidiJi, e subentra la venerazione , ma con Federico inginsti furono i cou- temporanei , ingrati i posteri , poicbe non gli accordarono nnnimcno la ))ia i.estimonianzn di un' iscrizione al luogo 184 FAMICLIE GELEBRI 1TALIA.N£. delle sue ccneri. Noii fu clie poco nieiio di due secoU dopojclie il duca di Cesi scivsse luia Ijella storia dell' ac- cndemia de''Liiicei, e perclie al ben giusto dovei'e di cati- cellare raftVonto del lungo obblio fosse congiuuta la fidu- cia di nil sicuro perdono, fu da'' suoi coacittadini affidato uno scalpello al bel sesio , e il bnsto di Federico comparve finahiieute in CampidogUo. Tali farono le vicentle e Ic gesta di Federico Duca di Cesi dall' autore compendiosamente nar- rate. L'Accademia da lui istitiiita era composta di viomini di 2;ran vaglia , poiche oltre al Galileo, a Fabio Colo^ina, a G. B. Delia Porta ed alF Ekio annoverava Francesco Stelluti, Giovanni Terenzio che passo poi nella China, ]\larco Velser, Giovanni Fabri e parecclii altri fmo al numero di trentuno. II buon criterio del sno fondatore si manifesta st; non ill alrro neir esclusione data a quelle cinque facoha , e se furono aggregati 1' Achillini ed il Ciampioli, e da credersi che sia stato loro accordato r accesso non gia come poeti, ma in qualita di 11— losofi : il primo lascio inedito un libro di hlosolia naturale, era uno de' fautori del Galileo e merito percio lo sdeg:no di Urbano VIII ( V. Lett, iiied. d' uom. ilia. Firenze i yyS. Tom. II, pag. 1^98 ed cd. ) , r altro si dilettava di cose astronomiche. Bizzarra sembrera qnella prescrizione che i do- miciliaii ne' licei fnssero tenuti di serbare il ce- libato. Ma quando il W^oodward , naturalista inglese del secolo ultimamente trascorso, lascio per legato wi annua rendita a\V Universita di Oxford acciocche s' istituisse una cattedra di niineralogia e geognosia, ingiunse rhe il professore non dovesse essere nia- ritato , ue avesse da condur moglie ; prescrizione che tuttavia viene osservata. Chi bramasse piii copiose uotizie intorno a Fe- derico Cesi ed alV Istituto da lui fondato potra consulfarc lo scritto di Giano Planco Lynceorum notitia ag^giunto alia sua edizione del Phytobasaims Ai Fabio Colonna, e le Memorie i=itorico-critichf FAMIGLIE GELEBRI ITALIANE. 1 83 deir Arcademia de' Lincei piibblicate dal duca Ode- scalchi {Ronia^ 1806, in 4.°). Giudiziosa in vero e ricolma di scelta erudiziotie e quest'' ultima opera die si scorge avere serviio di guida air autore. Nulladimeno stimiamo che noa sia cosa alieua dal nostro assunto e dal preseiite argomento V accennare con brevita alcune piccole o sviste ovvero onimissioni nelle quali incoise quello scrittore. L' Accademia de' Lincei, o a meglio dire il Duca Federico , possedeva un orto botanico , un museo di storia naturale ed una ricca biblioteca. Aveva detto Giano Planco che Giusto Ricquio buon lette- rato e socio di quell" aduaanza era il bibliotecano, e r Oclescalchi lo redarguisce di errore {pag. Soa). Ma il Planco o Bianchi aveva ragione , poiche nel- r opera delle piante e degli auiraali inessicani di Hernandez pubblicata dalF Accademia il comnien- tatore Giovanni Fabri parlando del Ricquio lo chiama appunto bibliotecario di questo Principe ( Tom. II, pag. 646). U Odescalchi accusa il Vanderlinden di grosso sbaglio per avere annunzlato che la predetta opera di Hernandez fa stanipata in Roma apud Basilium Deversliimn et Zaiiohium Masottum, mentre T im- pressore fu Vitale Mascardi. Lo scrittore di questo estratto possede due esemplari del predetto libro, r uno de' qnali ha un bel frontispizio in rame con rindicazione dello stampatore Mascardi, e simile a quello riferito per intiero dair Odescalchi (pag. 201 ); il secondo ne ha un altro premesso a questo con un titolo affatto diverso, che per brevita om- niettiamo di trascrivere . sotto il quale si legge sumptihiLs Blasii Devcrsini et Zanobii Masotd. Typis Vitalis Mascardi. Donde in alcune copie derivi que- sta duplicita e diversita di titoli non si saprebbe ben dirlo. ■ Nel catalogo che da V Odescalchi delle opere scritte dal Cesi ommise la Taiimatombria accennata, l86 FAMIGLIE CELEBRI ITALIA.NC. dallo Stelluti {trad, di Persia, pag. 22) e dai Fa- bri ( V. Hernandez op. cit. torn. /, pag. 463 ) ; il Trattato di varie cose di litologta ritato dallo Stelluti medesimo [Del Icgno fossile miner. ^ P'^l^- 11 )> chc inokire altrove ramnieiita il Tkeatram plantarum e r Encyclopedia ( V. Hern. op. cit. torn. //, pag. 95i). Fabio Colonna poi ed il Fabri iudicaao ua libretto de plantis irupcrfectis {ibid., pag. b^J t 674). Allorche furono inventati qne'' due stromeati ot- tici r uno de' cjuali serve a discernere le cose lon- tane e Faltro le miiiutissime, F Accademia de' Liii- cei die al prime il nome di telescopic , ed al se- condo quello di microscopio ; non\i d' allora in poi generalmente adottati. L' Odescalclii reca iiinanzi questa notizia setiza addiirre , rispetto al microsco- pio, veruna autorita {pag. 96), ma una ve n^ha incontrastabile, poiclie favellando il Fabri di que- sto stromento dice esscrsili stato dato non solo dal- r Accademia , ma da lui medesimo il uome che porta ( V. Hern. op. cit. torn. JI ^ pag. 761 )• Poiche F Accademia dc' Lincei fu per tanto tempo cosi sconciamente perse^iiitata, trovo Hnalmente un protettore nel cardinale Barberini nipote di Ur- bane VIII degno percio di eterna ricordanza. Fabio Colorma in riconoscenza voile dedicargli una pianta venuta di recente dalF America e speziosa per la bellezza de' fiori che intitolo Herha Cnrdinalis Bar- herini, e ne die la figara {in Hern. op. cit. torn. II, pag. 880). Dice F Odescalclii die essa e stata ri- conosciuta dai moderni per V Helictcres apetala {pa^. :i47), ma vaglia il vero ha petali assai cospicui, ed e la Lobelia cardinalis L. Quanto a.\Y Ilolicteres e pianta alTatto diversa e viene figurata da Her- nandez alia pag. 383, 469 {torn. I) ove e chiamata feci vocabolo barbaro Macpalxochi. Dallo storico de' Lincei meritava poi di essere particolarmente ed onorevolmente ricordata Faltra pianta messicana detta TnzpatlLs\ cni piacque al Colonna d' imporre il noma di GAESIA (V. Hern. op. cit. toni. I, pag. FAMIGLIE CILEBRI ITALIANE. 18;* 147, torn. II, pag. 873). Essa e la Dorstenia con- tray erv a L. A fine (li renders! benevolo il papa Urbano Vlli rAccadeniia sempre trepidaiite delibero di oilrire in omaggio a questo Pontefice una gran tavola in vanie iacisa dal Greater, dove era effigiata T ape in- grandita col microscopio, essendo questo insetto rap- preseutato nello stemma della famiglia di quel Pon- tefice, e si corredo di una dichiarazione tratta dalla grande opera del TJieatrum naturale del principe Gesi. L'' Odescalchi da nn' estesa notizia di questa tavola clie porta il titolo di Apiarinm, e di cui havvi un esemplare nella biblioteca vaticana. Le osserva- zioni microscopiclie fnrono fatte da Francesco Stel- Inti , ma e da dirsi die nuovamente da lui si pub- blicarono in una lunga nota aggiunta alia tvadu- zione di Persio; e siccome il frontispizio del libro fii inciso dallo stesso Greuter , lo sara stata pro- babilniente altresi la bella tavola delV ape e la figura del gorgoglione che e alia pag. 126. Soggiunge lo Stelluti clie le osservazioni medesime a richiesta di Fabio Golonna furono ripetute da Francesco Fontana {pag. 47 ). Questo Fontana era un napo- letano assai milantatore che si arrogava 1' inven- zione del microscopio, e del telescopic, di quello particolarmente a due lenti convesse, e di cui si lia alia stanipa un libretto abbastanza rare col ti- tolo Novce ccelestiian , terrestrium rerum observationes ct fortasse hctctenus iwn vulgatoe a Francisco Fon- tana speclllis a se inventis et ad summam perfectlo- nem perductis editum. Neapoll 1546 in 4.° cum fig. Troncheremo queste considerazioni, giacclie sianio informati che F eruditissimo Cancellieri ha in pronto una storia assai circostanziata degli accademici Lin- cei , e raggiungeremo Fautore. Giustissima lode egli comparte al principe Cesi allorche dice che nelle sue tavole titosofiche scorffcsi quasi in abbozzo la scienza botanica. Oucste tavole trovansi verso la fine del secondo volume della pin volte citata opera ri58 yAMlGLlK celebri italiani. deir Hernandez pubblicata nel i65i , ma esse, al • meno le prinredodici, fmown destinate alia stampu dair aiuore inedesimo poiche V imprimatur porta la data del 1 628. Tn mezzo a gran niunero di notizie che direttaniente o indirettainente spettano alia sto- ria de' vegetabili s' incontrano molti dettami in- torno alia classificazione ed alia nomenclatura delle piante, alia distinzione delle vaiie loro parti, fo- glie , fiori , frutta . semi ecc. , air uffizio di queste parti medesinie , ed alia loro varia (igura nelle dif- ferenti specie , alia germiaazione , alia moltiplica- zione , e non si oinmette tampoco di accennare la diversita de' sessi mascoliuo e feniminino , adducen- dosi in esempio la mercuriale e la canapa. ( Tab. J 8. rirca fin. ). Assai chiaro si manifesta che tutto cio che dal Gesi viene esposto intorno a questi argomenti e frntto di assidue osservazioni dirette da acume filosofico ; ma e egli poi vero che Lin- neo , Trembley , Peysonnel , Adanson , Bonnet , Fourcroy abbiano , come dice Y autore , tratto da qiieste tavole i materiali delle loro opere e de' loro sistemi senza la buona fede e la gratitiidine di ci- tare un Italiano si benemerito ? Egli ha attinto que- sta riflessione dalle Memorie deiU Odescalchi che particolarmente se la prende contro Adanson e Lin- neo tacciati come plagiarj. Qnesto, non so se debba chiamarlo o mal vezzo o difetto, di gridare con tanta franchezza e con tanta asseveranza al furto ed al plagio e assai famigliare in consiniili circostanze ai nostri connazionali. Quali sono adunque le cogni- zioni che fnrono tolte al Cesi e con malizia dissimu- late ? Forse le teorie snlla classificazione de' vegeta- bili ? Ma fino dal secolo XVI fnrono estesamente e splendidamente svilnppate dal Cesaipino nel suo li- bro De plantis. Forse le voci proprie delle differenti parti de' vegetabili , stamen, stylus, calyx, scupus , cnlmus , pericarplum , ecc. , come affernia V autore delle Memorie? Ma tutti questi vocaboli lurono gia familiarmente usati dal Ceealpino, e la parola FAMIGLIE CELEBRI ITALIANE. 1 89 petalum per indicare la foglia del fiore fa introdotta da Fabio Colonna die nel Phytohasanos puhhlica- to nel 1592, fece da lungi presentire la neoessxta di servirseiie oade scansaie gli equivoci ( cap. i ), e ne giustifico F uso nelF Ecphrasis stanipaio nel 1606. Forse i termini adattati a speciticare le di- verse forme delle fogilie , de' fiori , de' fusii ecc. ? Ma essi s' incontrano nelle descriziani delle piante fatte dal Dalechamp , dalDodoneo, e segnataniente dal Clu&io die nidko felicemeiite trassero questi vocaboli da radici latine. Forse iinalmente le pri- me notizie sulla fecondazione delle piante per mezzo degli organi sessuali ? Ma Teofrasto, 1 linift e Prosj)ero Alpino tantc cose dissero intnrno alia Palnia da fame accorti i naturalisti , bindie per lungo tempo quelF opinione sia staia giudicata pa- radossale finclie noii fu posta in cliiaro con dirette e decisive esperienze. Non piaccia al cielo clie iioi vogliamo con que- ste considerazioni detrarre alia gloria del Cesi alia ciii memoria siamo devoti ; ma siccome egli e ba- stevolmente fornito di nieriti sodi e reali , mal proy- veggouo alia sua fama i panegiristi di lui ati:iMO ITALIANO. igj spettatoh con apparati i quali con nome noa ancor cittadin della Crusca sono chiamati fantasmagorici ed altri. Ora girando costui qua e la secondo la sua arte per far denari , pervenne in una citta, la quale io non nomero certaniente perche , qual che ne sia la cagione o il grossolano acre clie vi si respirii , o 1 freddi e selvadchi monti che la circoudano , o piuttosto la poca o niuna cura posta da' parenti neir educare la prole , tatto e che , ftiori di po- chissime e rade eccezioni , non ebbe niai, non ha e non avra , cred' io sino alia consumazione dei secoli , fama d' ingegnosa e di dotta ; del che gli abitanti non istaran piu. mal di salute. Appena arrivato si allogo Marioccio in un boni^sinio al- bergo : e quincli senza perdere altro temjio , fatte sue disposizioni e stainpati suoi avvisi , invito il* pubblico a teatro per la prossinia domenica. Grande fu la folia, grandissimo V applauso che egli riscosse ; clie se i giuochi di scambiar carte , indovinar numeri , far crescere o calar le monete neir altrui niano ed altri simili , i quali facciamo anche noi per sollazzevole trattenimento ^ riusci- vano sorprendenti a quelle tondissime teste : che dovevan dire di Marioccio , il quale a si fatti ne aggiungeva altii di nuova nianiera come abbiamo sopra accennato , e tutti bellissimi ed esposti da valente bagattelliere? Certo e che dove negli altri luoghi egli per Io piu non soggiornava che pochi giorni , appunto per tralasciare le disparizioni eel altre burle piu triviali , o per non ripetere gli stessi giuoclii, e cosi agevolare a' piu fini ed acuti la via di indovinarlo , in quella citta faceva tutto suo pro del poco sale degli abitanti : e con po- chissimo studio , spesa e fatica gli audava intrat- tenendo , e guadaguava delle monete assai: oltrac- cio facendosi talora a vagheggiare la moglie del- r oste chiamata Caterina , vivace , fresca , tar- chiatella e nata in altro clima , era Marioccio ii 1()6 I^ GIOCOLARE. NOVELLA pill contento uomo del moiido. Arrivarono di quel s;iorni in citta , e capitaiono alio stesso albergo dov' era IMarioccio , due giovinastri di montagna r uno chiamato Pedron Gajo, Takro Nastagio Burro compagni ed amici , ed entranibi giossi di cervello come di panni e di scarpe : a' quali per nobilitar loro stirpe, era vrnuto in capo il pensiero di vo- lersi far preti : e si per la tanta loro buassaggine, dopo ni(.lti anni di vocazione e di studio , non erano niai potuti riuscire oltre il cliiericato. A costo! o , mentre pranzavano , venne da una fante deir osteria presentato il manifesto del bagattel- Jiore : e leggendovi le grandi meraviglie , avidi di poterle gustare •, e per un altro canto increscendo loro di dovere spendere in cio una lira italiana pc' ciascuno, dopo aver Inngamente discussa tanto giave materia , s' accordarono finalmente entrambi di risparmiar quella sera il de aro della cena , e di andare a vedere Marioccio, E venuta Y ora , empiutesi le saccocce di castagne , e preso dalf oste xin fiaschetto di vino , s' avviarono al teatro , e corsero di volo ad occupar due posti nella prima panca presso air orchestra. E quivi , al veder pe- stare un orologio in un mortajo , poi restituirlo intatto al padrone ; altra volta tagliare in minuti pezzi un bellissimo sciallo di cr.scemiria e quindi tornare intero come prima , facevano i due bigo- loni le pin sciocclie meravii^lie : ed oia battendo mani e piedi , ora schiamazzando con la bocca piena di castagne , poi bevendo di quel loro vino , poi subito tornando a fare i loro sgraziati gesti e le loro malsonanti grida, cominciavano a dar noja e ad increscere a' loro vicini , i quali avevano un bel i^ridare silenzio , non se ne rimanevan quelli tuttavia , e ad ogni memento si facevan da capo. Al bagattelliere che aveva liuoni occlii vennero vcduti cotesti due haccelloni , e subito gli corse air animo di volerli porre in acconcio a" fatti suoi. 11 perclie nel fare V invito per la seguente sera DI UN ANONIMO ITALIAN©. 1 97 /promise cose grandi e stranissime , dicendo agli spettatori , che oltre a varj dilectevoli giuochi clie stava con molto studio preparando , voleva f^spe- rimentare la gran niagia bianca e nera ch' egli aveva imparata in Armenia e quindi stodiata sui gran libri di Paricelso e del graiidc e del piccolo Alberto e di altri sommi maestri di niagie e di talismani : con la virtii della quale avrebbe fatto comparire in teatro spettri spolpati, ombre di tra- passati , diavnli deir inferno , e altre figure a piacer suo o graziose o spaventevoli , le quali si sureb- bero appressate agli astanti , inoltre sarebbero en- trate ne' palchi , e tinalmente avrebbero visitata tutta la loggia superiore, il tutto accompagnato da fuochi , tuoni , strilli e saette , senza pero che ne risult^sse danno a cliicche«sia , del che faceva la pill ampia sicurta al!e donne incinte , ai vecchi , a' ragazzi e ad ogni altra piu tiinida persona. Al quale annunzio , come ognuno puo pensare , die- dero gli spettatori vivissimi segiii d' applauso dis- ponendosi tutti a volerci ritornare senza fallo. Quindi, e com' egli fii rientrato all' iilbergo , con- fido il pensier suo air oste ed alia Caterina af- finche e' trovassero il modo che i due uccelloni non fosser lasciati partire alT indoniani , ove cosi avessero divisato. E per ottenere piu facilmente lo intento , siccome uomo di mondo che conosceva quali uomini si convenivano a cio, diede alT al- bergatrice due cartucce d'ingresso, pregandola che con alcun pretesto le facesse accettare a' due mon- tanini: nel che Marioccio si fido alia donnesca furberja della Caterina , la quale , a riuscirvi , non n' ebbe , per dir vero , bisogno piu che tanto. In fatti la seguente mattina , per tempissimo , intro- dottasi nella camera ov' erano i due chiericoni , intenti appunto a dar sesto al loro piccolo baga- gliuzzo, fattasi in modo cortese e corapagnevole a discorrer con esso loro, gl' interrogo con molta di- mostrazione di curiosita e premura suU' abilita del 198 IL GIOCOLARE. NOVELLA giocolatore, e su varj puochi da lui fatti la sera precrc'ente. E sontendo che i due semnlicioni li commendavano come cose non mai vedute ne in- tese per lo innanzi da nessiin vivente , venutole cosi bel destro , incomincio di subito a lagnarsi aniaramente della durezza ed indisciTzione del ma- rjto , il quale ne per preghiera ne per altro non volesse mai condurla a vedere spettacoli ne diver- tinieati di nessuna sorta , neppure i piu innocenti quale appunto si era quello di che essi parlavano, c cli'' ella avrebbe desidcrato pur tanto di vedere ; che percio tutta la notte ne aveva avuto col ma- rito un grande e violento rammaricliio. Alia quale Pedrone e Nastagio risposero cb' ella aveva ben ragione di dolersi ; giacche a loro stessi , benche tante cose gia sapessero in latino e di questo e deir altro mondo , rincresceva assai di non poter nuovaniente godere di quel dilettevole passatempo, tanto piu per le nuove cose promesse da Marioc- cio : ma che avendo terminate le bisogna perche eran venuti in citta , volevano restituirsi al loro paese. L' ostessa ])resa maggiore fiducia , cosi disse : sentite , signori chierici, io tengo alcune cartucce d' ingresso che mi furono jeri regalate da un fo- restlero: e, non gia per offendervi con la tenuita delTofferta, ma poiche a me per la rustica osti- nazione del mio sere sono inutili affatto, io vo- lentieri le vi donero , se mai voleste fermarvi an- cora in citta e valervene questa sera; al che fare io viconsiglio, perche dovendo tornarvene a picdi . «ome e' mi pare ne siate venuti, non vedete come e' ci nevica folto ? oltraccio soffia una tramontana fortissima, e potreste per avventura solfrirne ma- lanno ; ed e meglio che indugiate il partir vostro sino a domani : stanotte fa luua nuova , e vi pro- metto un bel sole di primavera. Non furono necessarie piu jiarole, perche i due bamboccioni, lietissimi di pntcr divertirsi senza al- cun costo, deliberassero di fermarsi, cd aecettassero DI UN ANONIJ.IO ITALI\NO. I99 le cai'tucce ringraziauclone la C^terina : la quale , riferita la cosa a Maiioccio , propose in un col marito cli volenie pigliar quella sera lui bellissimo spasso. Nofi era ancora notte , e Pedrone e Nastaglio , per tema non alcuno prendesse loio il passo , gia si trovavano contro la porta del teatro due ore prima che si desse V entrata : come fanno que' ru- sticoni di villa , quando sul finir del carnovale ven- gouo in citta con le loro mogliere, e con mezzo lo parentado per veder T opera o la commedia : finalmente aperto V nsciolo , eccoti i due bjlocchi in un salto in capo alia prima panca come il di innanzi. Fatta la sinfonia ed alzato il sipario, Marioc- cio, dopo avere per alcun tempo trattenuta Tudieuza con varie piacevoli bagattelle , apjiress tosi ad un palco di proscenio , prego una gentildonna clie quivi era di volergli prcstare per pochi minuti una bellissima ripetizione ornata di be' diamanti che le pendeva dal collo. La quale avuta , Marioccio la colloco sopra un tavolino , e quindi la copersc con una campanuzza di latta verde , dicendo che fra non molto 1 1 si sarebbe con sorpresa di tutti con- vertita in un grazioso mo etto sonatore di llauto. Cio eseguito, egli prosegui a divertire gli spettatori con altri giuochi : ne*' quali essendo trascorso alcun poco di tempo, la gentildonna a cui apparteneva r orologio die a divedere qualche manifesto segno d' impazienza perch^ tanto indugiasse Marioccio a fare il promesso trasformamento : ed anzi mostro volersene andare di teatro : alia quale il bagattel- liere cosi disse : signora , io m avveggo troppo bene che a V. S. par troppo lungo lo star qui : quindi perche ella possa fare il piacer suo come le aggrada, mi faro prestare da un) di cotesti si- gnori un altro orologio qualunque siasi ; ed intanto le restituiro il suo. Cio detto, alzo la campana, ma la ripetizioae era eparita : di die Marioccio 200 II, GIOCOLARE. NOVELLA fece le viste di rsserc T nonio piu tlolente del mondo, accertaudo la dama che la colpa non era di lui; die ([ualche fnlletto aveva involato V orologio , e simili novelle qiuili si proferiscono da tatti i ba- 2;att^llieii. II pubblico dava grandi segni di sorpresa aspet- tando a che volesse riuscire il 2;iuoco ; Pedrone. e Nnstagio poi scliiamazzavan si forte che si atti- rarono gli sguardi e le risa di tutti. AUora Ma- rioccio . fattosi inn;in7J : signori , disse agli astanti con voce grave e sdegnosetta , la burla qui passa ogni limite : tutti avete potuto vedere come io r«almente abbia posto V orologio sulla tavola , e quindi copertolo con questa campaua ch' io vi pre- sento pregandovi, .supplicandovi di esaminarla ben bene voi stessi, onde vi facciate certi che in essa non e molla ne segreto ordigno di alcana sorta. Ma dopo cio V orolo2;io si dovra ricercare altrove. Io sono uomo onesto : le mie carte sono state , la Dio nierce , riconosciute buone e brmate a vali- dita da qiiesto , e da venti altri uffizj di polizia; ne penso partinnene da voi con la taccia di la- dro. D' altra parte tolga Iddio ch^ io voglia accu- sar nessuno di voi di questo fatto. Ma siccome quella dania vuole che le sia prontamente resti- tuita la ripetizione , duolmi che non ci sia altro mezzo fuorche in ciascuna delle panche , comin- ciando dalla prima , ciascuno di voi cerchi nelle saccocce del suo vicino , e questi si rizzi in pie al momento deUa ricerca, ed alzi le biaccia, onde non possa esser luogo a superchieria. Se dopo questa prova non sara tuttavia trovato Forologio, saro con- tento di pagarne il pregio alia dama. Pedrone e Nastagio, i quali, come abbiamo av- vertito , erano appunto all un de' rani della prima panca , si posero a deridere quasi villanarnente la proposta del giocolatore , die ndo forte che non era loro decoio il doversi sottomettere ad una si- mile irriverente iuquisizione : a' quali umilment» DI UN ANONIMO ITALIANO. 201 nspose Marioccio: Reverend! signori, no a fate cosi alto rumore per la supplice mia richiesta , ne vo- gliate averla a male: si tratta del mio onore , clie a me cale quanto a voi del vostro. Potrebbe anche darsi , che colui il quale mi fe' si trista biirla veggendomene in questo affanno , punto da rimor- dimento salutare per V aninia sua e per la mia borsa , avesse all' un di voi che di sante e di dotte persone avete sembiante , a nio"' di tacita con- fessione avesse nascosfamente consegnato V oriuolo. Ma Pedrone e Nastagio con nuovi atti sgarbatissimi s' ostinavano di non voleisi arrendere : quando la voce essendone corsa in tutti i lati del teatro , si senti d' improvviso un grido generale che diceva si si , egli e giiisto che ciasciino di noi sia ricercato senza ec.cettaarne persona. Per lo che un capitano di milizia die sedeva appnnto ne' primi posti , pre- gati i due renitenti di volersi levare T un dopo r altro , fece sovra di essi diligente ricerca \ e con gran dolore e confusione loro trovo \ orologio in una saccoccia del povero Pedrone ; lo diede a Ma- rioccio , e questi dopo averlo mostrato alP udienza il restitui alia gentil donna. II che di quante nuove risa e schiamazzi fosse cagione agli astanti, ed in ispecialita alP oste e alia Caterina i quali dalla loggia stavano ansiosissimi aspettatori della burla , ciascuno sel puo immaginare. Ora i due dolentissimi baggei non sappiendo indovinare il facil come cio potesse essere avve- nuto , cominciarono ad avere per fermo che quella non fosse opera d* uomo , ma si bene di qualche maligno spirito delP inferno ; e che lo intervenire a si fatti spettacoli fosse ngual peccato che il me- nare la danza intorno al famoso noce di Benevento. E mentre andavano sommessamente riflettcndo tra loro se potessero trovar via di scampare di la senza rumore di nuove beffe ; ecco , dopo una sinfonia lugubre di tuono e agitatissima di modi, e spariti a poco a poco i lumi del teatro, e fatto questo iOa Ili G10C0LA.RE. NOVELLA oscurissimo , uscir di liinwe mesta una voce aa- nunziatrice delT imiiiineate coniparsa clef>;li spcttri, il che agginntovi il subito silenzio degU spettatori, un certo rombazzo di tuoai e uno sthsciai" di lampi ed ua sQonar di catene, fe' nascere ne^ due bar- bagianni un tremolio di naova specie che tutte le loro nicinbra investi : di modo che ravvolgendosi ben bene entio a' loro niaiitelli e tenendosi sti'etti r uno air altro , e chiamandosi ad ogni momento per name , cercavaao di volersi far coraggio: C[uan- do ad accrescere il loro spavento coniinciarono a coinparire da lungi e in appena percettibil forma: quindi farsi grandi a poco a poco ed avvicinarsi agli spettatori certe figure gialle e rossigne con certe boccacce , orecchie e corna orribili e guar- danti fise fise chi voleva niirarle , e rassomiii,lianti alle brutte tentazioni di S. Antonio : e cessate que- ste, venir innanzi alia stessa guisa accompagnate da sordi lamenti lunghe e pallide ombre , bianchi scheletri e via via. Intanto e nella platea e su pei palchi e nella loggia si sentivano ragazzi a pian- gere , balie a gridare ; e le altre persone timide o sciocche di cui era dovizia , quali a fare il segno della croce , quali a invocar loro saati , altre a recitare il Dcprofundls. 11 perche Pedrone e Na- stagio venendo meno dalla paura deliberarono pro- fittare d' un breve intervallo e tentare d' uscirne a qualunque costo. E scesi dalla panca e supplicando a destra e a sinistra gli astanti di voler loro dar luogo , ed urtando ([ua e la con le mani , con le spallacce e col petto per farsi via, dopo molto penare pervennero iinalmente alia porta. E ringra- ziatone Dio e la Madonna , e correndo ratti , e calpestando all'impa'zzata T anmiucchiata neve, su- dando , anelando , e rivolgendosi ad ogni passo per vedere al chiaroic de' fanali se per avventura alcuna di quelle figure non li perseguitasse e so- prafTciunjiesse, si condussero alf alber2;<> : e fattosi dar Inme e serratisi in camera , dette loro oiazioni, DI UN ANONIMO ITALIANO, 203 si posero a letto , ove , piena Y immagine delle cose vedute, passarono entrambi la piu trista notte che inai. Pareva mille anni a Marioccio , alV oste , noii che alia ribaldella Caterina di rivedere i due scempioni , dello spavento de' quali , come d' ogni altra cosa accaduta in teatro , sajjevano esser piena tutta la citta. E come appena fu giorno , concer- tarono clie Y ostessa sarebbe audata nella loro stanza; e il marito con Marioccio si sarebbero fitti in un andito , e quivi dalla fessura d' un tavolato che lo divideva dalla camera, avrebbero potuto agevol- mente intendere il dialogo ; e cosi adoperarono. Entrata appena la Caterina , domando i due bab- buini se erano i ben levati; e recando loro del buon catie , li prego di volersi confortare lo sto- maco prima di mettersi in viaggio : i quali ringra- ziatala di cosi amorevole sollecitudine, con le loro facce smunte e sparute si per Y avuta paura , e per la cattiva notte passata che per lo timore di esserc incorsi nella scomunica , si fecero a raccon- tarle tremando le cose vedute e provate , dicendo di volerle dinunziare quella mattina stessa a Mon- signor lo Vescovo : sperando che secondo i santi decreti della santissima Inquisizione , fatta una camicia di zolfo al gioolatore, ilopo un vivissimo atto di fede per la salute dell' anima sua e per lo altrui esempio, sareblje questi per lo nieno arso vivo in sulla piazza , siccome ne' felicissimi passati secoli a tanti altri fattucchieri e fascinatori era avvenuto. Pedrone poi, il quale per eseergli stata trovata in dosso la ripetizione , era il piu corruc- ciato de' due , disse alia Caterina dover es&a rin— graziare Domeneddio che le fosse toccato un cosi . savio marito , il quale Y aveva impedita di parte- cipare a tali netandi spettacoli. E bevuto il caffe e pregata la donna di preparar pel loro ritomo una piccola refezioncella , affinche, terminata Y in- cumbenza , se ne potessero andare a casa loro , a04 It GIOCOLAEE. NOVELlA. CCC. levatasi alquanta rug^ine dal viso , racconciati i cluri capelli , '^ posto il sudicio lor coUaretto , e vestita la lunga cotta , si dirizzarono alia volta del vescovato. Del che tntto stette Marioccio a prima giunta in (|iialrhe pensiero , massinie nel sentire che Monsigiiore era bensi ua piissiino uoino ; ma che al fatto delle srienze fisic se e di altre dot- trine era nel litto bujo del limbo senza speranza di vedervi mai luce : poi fattosi in se , siccome colni che aveva lo ingegno ardito e pronto ad ogni riparo . disse agli osti che ove ad alcu-io sciocco ve- risse il pensiero di volers^li fare nn mal gioco, forse costui se ne rimarrebbe con una nuova beffa : e senza il menomo indugio si apparecchio ad ogni cvento come si vedra in un altio fascicolo. io5 Osservazionl ( inedite ) sopra la favoletta esoplana, di lunocente Natanaeli ( Conti/iuazioue e fine J; A, inche di queste, die piacetni di qui rapportare , per crescere a nie il diletto, ed il nierito al fa- volatore , ho procurato di fare alt; ettauto. L' erhe salvatiche e il giglio. NclV angolo di an amena convalle germogliavano sole alquante erbacce salvatiche ; e parea , che aves- sere hwidia ad altre , che miste a fiori di varia na- txira sorgevano di rincontro. Dies si frattanto il caso , che in mezzo a loro nascesse un bel giglio. Ed oh che allegrezza mostrarono in veder quelV ospite nnovOy per cui speravan di farsi belle cosi , da noii essere di cjuel sito le piii dlsadorae! e affrettavan coi voti il momeuto di sua floritura. Tra poco in fatti venne il giglio crescendo e mostro intorno intorno alia cima parecchie bocce , di cui una sail' aple omai vicina ad aprirsi : e V erbe stavano pur attente , quando il fiore sbocciasse. Sboccid . e quelle , come vider V argento delle sue foglie , e V oro delle sue polveri , tutte gli furon sopra, perchi volea ciascuna farsene vaga. Aspet- tate , loro diceva I oppresso giglio , aspettate. lo g,ia son disposto a lasciarvi cadere in grembo si le gialle polveri , e si le candide foglie. Coi giorni scop- pieranno sulT aperto calice pur gli altri fiori , e in maggior copia ne avrete : e poi chi sa , che qualche buon vcnto, staccandoli da me piu })re- sto , voi renda piu presto cnitente , e ne porti m dono anche alle piii lontane ? Aveva il 'Ag'io un bel dire; ma le parassite nan gli si l-^vorono pero d attorno. E cosi avvenne , cJie , nan fiorendo il gi- glio piu oltre , rimanessero V erbe nclt antira loro di- sparutezza , con la vergogna di piu , W aver soffbcato una plaiita ^entile. 206 OSSERVAJIONI / due cavalli. Urt cavallo , possente marito di nobilc armento , gid vide venirsi incontro col cavaliere sul dorso un agile ptdafreno , in compagnia del quale vivuto era da pu- ledro ne' medesimi pas coll. E come se I' ebbe da presso, € intese da lui del suo coiitiiiuo portar la sella , e delV avere squarciata dal mot so la bocca , e dagli sproni i fianchi , ben fosti un da poco , gli disse , giacche non hai saputo procurarti in tanti anni o lautezza o riposo Guarda a me come son liscio e rifondo ! lo fieno eletto , io pingue avena, io molte niogli , stalla regale : ne fame o disagio o tatica mai soffeisi da clie ci lasciammo. Aunrjirato da tutta gente , stregghiato con assai di riguardo , menato in giro a nuovi piaceri , sempre la schiena tenni libera e tengo. Mentre V uno cost dicea^ V altro gli fissava gli ocelli ora nelV ampia groppa , ora nel petto aperto ed or sotto al ventre. Poi replied : in vero che di nostra gente se' uno de' pochi ; ed io pure ne ho maraviglia. Ma donde fra te e noi tal divario ? Non t' ho detto ? rispose il cavallo : dalF indole mia generosa. Ve' , ripiglio il palafreno , se io m' ingan- nava ! Avrei creduto da quelli che a te lascio, e a me strappo il maniscalco. II capitello e il cedro. Era gran tempo die an nobilissimo cedro vcdcasi al piede un biion capitello corintio, la. pervenuto, non saprci gid dir come. Quando un giorno tra gli altri, rotto finalmente ilsilenzio^ cosi gli pnrlo: Verche , la- vorato ad aggiunger vaghezza a qualche editicio , e a sedere in cinia di paria colonna, resti qui nelle selve, e giaci per terra? Pur cento volte passo di qua il boscajuolo. Che non pregarlo di mostrarti a qualche architetto, o signore , se mai si fosse potuta migliorar la tua sorte ? // capitello rispose: migliorar la mia sorte? Levato in alto, deh quanti, a tovto o a ragione me avrebbero censurato ! quanti SULLA FAVOLKTTA ESOPIANA. 20/ invidiato o mossomi lite! e le censure, le invidie, i litigj sarebbero stati I' unico pregio del mio portar cupola o tetto. Qui do in vece conforto a pasto- relle ed a pastorelli che stanchi riposano , e del- r impensato sedil si compiacciono, e taluni ezian- dio ne risguardano il ben condotto lavoro. Migliorar la mia sorte ? Pregar boscaiuoli ? Tu , questi inter- roga, sc io abbia aniato od ami salire. A terra a terra; che havvi utilita d' altrui e nostro contento maggiore. La nohilissima pianta stupi che una pietra iwesse cost magaaiiimi e savj pensieri, qualt certo non cbbe mai veriiii cedro. Ma cpiando mi venne letta quest' altra che ha per titolo lo spendltore e la provviscoiie per la fa- miglia , ho detto : mille volte a mille sara interve- nuto il caso , da cui tal favola puo aver tratto il ^uo nascimento , e a mille interverrebbe di reci- tarla a proposito mille volte. Lo spendltore e la provvisione per la famiglla. Uno spendltore uvea dalla piazza spedlto a casa un lagazzo , dlcendogll : te la provvisione pei" la famiglia , va e versa tutta la sporta sul desco della cucina ; che io verro dietro da poi. II ragazzo non induglo , venne , veiso la sporta e parti. Eccotl adun- que insleme e cavoll e ravani e ziicche , e con altri slmili personaggi anche un mazzuol di cannella. E polche V uomo tardava , si posero a ragionar tra di loro. Dw prlnclplo la zucca: ah! zucche e non piu. II nostro pampano, il nostro frutto e il maggiore di quale altr' erba si voglia : di specie e di forme siamo divnse: noi buone a mangiarsi cotte, noi buone in conserva. Zucche, zucche e non piu. Basti sapere che il sole da noi dipende , e che quando nasciamo noi, egli fa primavera. Di piut- tosto , ^oggiunscva II mazzuol dl antnclla, che quando il sole .... Eh ! eh ! la zacca interruppe , tu il sole ne men conosci ; siccke potresti tacere. E il maz- zuol di cannella si taccpie, II cavoio prosegiu : noi 208 OSSERVAKIONI cavoli siamo d' anticliissima stirpe , e percio tanto varj e sparsi per tutto il mondo. Havveue di bian- chi e di neri , di lasagtiini e di broccoluti : quei di Spagna soiio famosi; ma io propriamente son cavolo romano. Oh si ! risposero gll altri : cavoli son nobilissinii. E il mazzuoLo ancli esso ripete sotto voce: cavoli, cavoli. Ma 11 ravaiio, avete torto, continuo. Che siete voi, che non siano anche le rape e i navoni ? Io si che sono una droga ; e infatti ho mille sapori. Uno allora , tu droga ? Io droga. E un altro , V aglio e droga , non tu. Si , droga an- che r aglio , ma droga anch' io. Un terzo : droghe , droghe anche i navoni. E chi dlceva : si , si , dro- ghe; chi: no, droghe no; e senza che uno ascoltasse I' altro , tutti nel tempo stesso gridavano : V aglio e droga. Droga e il ravano. Rape e cavoli. Aglio e ravano. No, navoni. Zucche e rape. Io son cavolo romano : dnnqvie droga. Io do legge fino al sole : dunque droga. Ma i tartufi ? E le carote ? Oh! di droghe io mi conosco. Finalmente ch' e una droga ? Droga e zacca. Droga e cavolo. E cost ciascuno sostenea con la voce le sue belle ragloni. Frattanto ecco Io spendltore. Egli piglio su il mazzuol di can- nella che ammutolito e assordato stava in disparte , e Io ripose dentro di un bel cristallo , doie parve che respirasse : salvo che dubitava di dover an gorno condir qaalche zucca. Poi gitto in un gran mastello pien d acciiia gli altri messeri che tuttavia quistioiia- vano. I cjuali, come sentiron quel fresco si calmarono un poco. E non veggendosi pin da presso il mazzuol di cannella , finnlmente s' accordarono tutti nel credere ch' el fosse il grande ignorante ^ e lodaron la zucca che ben presto U avesse umiliato e confuso. Talvolta anche gli uomini tengoiio nelle loro con- versazioni cosi gravi e cosi diritti ragianainenti. Si son fatte querele che gV Italiani abbian ten- tato assai tardi di compor favole, e pubblicarne , come tra i Latini Fedro , dei libri. Ma se il Pul- ci , r Ariosto , TAlamanni, il Berni ed altri ne SULL\ FAVOLETTA ESOPIANA. ^09 inseriiono nei loro poenii; io credero clie delle due parti eleggesseio la migliore , cioe di scriver piu tosto tavole a qualche proposito, che di scriverne a nessuiio. Che se io , riputandole scritte per qual- che occasione , fo grazia alle favole origiuali dei nostri favolatori , perche uoii posso forniare ua' e- guale supposizioue ; mi sdegno con le ripetiziioni di quelle d' Esopo, o d' altri, le qunli, se posson piacer per 1) stile, se giovar possono colla morale, uoa pero aggiun^ono al nierito delle prime. Bensi calzano le iiivenzioni dcgli altri, quando sou poste in mezzo a piu lunghi componimenti , perche o si fa nasce- re , o nasce F occasione di recitarle. Che se tali iavenzioni son di molto conosciuto scrittore ; ser- Vono allora di autorita , e danno al discorso forza c splendore. Spesso anche succede di dover le prose volgere in versi , e Io stile del favoieggiar sem- plice adattare alio stile del favoleggiare in una sa- tira o in un poema : ed anche succede , che per nieglio adattare la favola al proposito , convenga fare ad essa qualche mutanza ; ed il merito della invenzione non se ne va tutto intero. Per tutte queste ragioni, se alcuno ni' interrogasse , chi pregi io piu, se Stesicovo, il quale, per iscagliarla coa- tro a Falaride , invento , io credo , la favola del cavalLo e del ceivo , o vero Flacco , che la inseri nello sua Epistola a Fosco Aristio , o a Fedro che ce la die leggere sola sola; assegnerei a Stesicoro la prima corona, a Flacco la seconda , la terza a Fedro. E quando pur fosse originale quella di Ga- spare Gozzi del rusignLiolo e del fl auto ^ a Gaspare Gozzi antej)orrei Ippolito Pindeinonte che ha saputo in un suo sermone opportuuameate narrarla. Scrisse gia Fedro : Utilius liomiid nihil est^ quam recte loqui. Probanda cunctis est quidem sententia ,• Sed ad perniciem solet agi sinceritus. Or se non fosse pericolo di verihcar troppo spesso questa sentenza, le conversazioni porgerebbero il Sibl. ItaL T. XXVI. "14 210 OSSERVAZIONI eCC. ta^lio non pur d" inventar sul fatt6 chi fosse da tanto, ma di citar con garbo favolette gia note, o ad essL- accennando , come il moveat comicula risum di Orazio , o ripetendole distesamente. Ma, bench^ giuste, se son pungenti, sara meglio tacer- sele , e, per salvare la carita , rinunziare alia va- 2,hezza di companr o ingegnoso o erudito. Noa cosi, quando sonra lUosohci teiiii i ragioaameuti cadessero , Utrumne Divitiis homines, an sint virtu te beati? QuUke ad amickias , usiis , recturnne trahat nos ? Et qiioe sit iiatura boui , suminuinque quid ejus ? pero clie allora le favolette del vecchio Cervi* tornerebbero vantac;p;iose e ffioconde. Questi, ne son forse tutti , erano i miei pensieri, qnaudo ebbi letto di moiti favolatori le favole, e di molii sciittoii di poetiche quelle regole , coii cui le vogliono iinte e compostc. E t[uali mi pas- saion per meute, non risjjettaudo pin V un maestro «jlie Taltro, piu F uno che T ahro poeta , tali gli lio scrilti. Delia qnal cosa chi professa gli studj tlovrcbbe averuii alcun obbligo, da die, se mal Hon mi appongo, certi gindicj intorno alia poesia , i quali vengano non dalla scuola , nia dal senso comuiie, possono in tanto giovare , in quanto la poesia e fatta anche pel popolo; ed il poeta otterra ineglio il sac fine , quando egli sappia come il po- polo pensi. Vero e, die da giovinetto anch' io vidi c conobbi le scnole ; ma olrrc die vi lasciai tal vestigio , quale in acqna la sdiiuma; da ogni tin- tura di scolasticlie anticipate opinioni mi lavo, e terse la Innghczza del tempo, la cura della fami- glia, il poderctto , la cautina , il granajo, a le vac- diette e i conti del mio gastaldo. lo dunque, salvo f[nalche lettma quaado c;;de all' inverno acqna dal cielo, o quando il men.9;g!0 arde alia state il mio tampo, son ritornato mdV antica innocenza, e futto «iuille alia Gcva cd a Meo. 211 P A R T E II. SCIENZE ED ARTI MECCANICHE. Elementi dl economia rurale dl Leopoldo Tra.utmann» professore dl economia rurale neW I. R. Unii'ersitd di Vienna , memhro e segretario peipetuo deU I. R. Societd agraria della stessa cittd , consigliere delta Reggenza delV Austria inferiore ^ e socio di molte celcbri Accademie. Prima tiaduzione itcdiana dalV originale tedesco con annotazj,oni dei signori professori abate Luigi Confi- CLiAccHi e Giuseppe Moretti. -r- Pavia, 1820-21 , nella tipografia. di Pietro Bizzoni. Tre vol. in 8.° di pug. 288, 484, 33? { Primo estratto). OenZa togliere all' Italia il merito cli averci dati i primi e migliori liVjri didas<;a)ici di economia I'urale dei quail troppo lungo qui sareljhe accennare il catalogo , forza ci e pur confessare che di alciini buoni libn noi siani de- bitor! ai Ted esc hi , e che lia gU altri il Mitterparker e il Thaer occupano oggidi un posto distinto fra le opere reramente utili agli agricoltori. Giustlzia vnole che si coti- ceda ai Tedeschi la gloria di un ottimo raetodoj e di luolta esattezza minuta, la quale in agricoltura e un prcgio gran- dissimo. E quando le loro opere vengono corredate di note da buona mano ^ per mezzo delle quali i principj generali yengono applicati al nostro clima , al nostro suolo , ai nosiri costumi , a tutte insomma le nostre circostanze locali , quelle opere acquistano il pregio di un'utilita emi- nente. Chi e ne' principj teorici e pratici dell' economia agraria alcun poco versato non neghera che il Mitterparker coUe note e tuttavia uno de' migliori libri da darsi in raano agli agricoltori lomhardi, e questa verita non che !a fortuna meritata di quel li})vo dovea incoraggjare } prossimi o immediatl dei corpi com- ponenti il regno vegetabile , e quindi abbia in altrettanti paragrafi parlato distintamente dello zucchero , degli acidi vegetabili, della uiateria colorante , della fecola o deU Tamido, del glutine , della mucilagine , delle resine , deir alhumina , degli olj , della canfora , dell' estrattivo, della fibrina, delle sostanze velenose , e poscia de' prin- cipj prossimi o immediati de' corpi animali e iinalmente del confronto delle composizioni animali coUe vegetabili. Le decomposizioni che succedono per se stesse nei corpi organici occupano tutto il capitolo i6.' die e I' ul- timo della sezione prima , e qm si spiega quale sia il principle delle decomposizioni suindicate, distinguendo i termini ed i fenomeni di corruzione , alterazione, fermcn- tazione , putrefazione . Gli agricoltori conoscono di quanta importanza sia 1' argomeHto della fermentazione. Essi DI ECONOMIC RUR^LE. ^2 I :» troveranno In questo capitolo la materia trattata inolto chiaramente. Le condiziom indispensabili per la fermenta- zione, i fenomeni della fermentaz.ione vinosa, le teorie della medesiina, le proprietk delTaUool , T agitazione etl intorbidamento del vini , gli accideriti che intorbidano e guastaao gli aceti sono tutti argonienti trattati in questo capitolo piu o meno dilFusaiDente , ed avremnio deside- rato di veder quaiche volta aggiunta qualche nota dal traduttori la dove principalmente il tesio ne settibra o troppo spedito od oscui"o. Parlando per esempio della muffa V autore si coiitenta di definirla per una escrescenza ptlosa che si forma neW acetn dtbole. I traduttori avreb- bero potuto aggingnere in che consista la mufFa ed ac- cennare le osservazioni imcroscopiclie state fatte dai na- turalist! moderni sopra di essa. Seguita la sezione seconda colla quale si passa dalla chimica alia fisiologia , cioe a quella parte della fisica che si occiipa delle proprieta degli esscri organici vi- venti « della ioro interna struttura , e delle leggi che re- golano tutti gli elFetti che in essi osserviamo. Qual piii bella parte di studj e piij dilettevole di questa per cbi gode fare della canipagna la sua principale occupazione I Di quanta sorgente di piaceri manca il coltivatore privo di queste dottrine'. ! La natura dell' organizzazione e dellai vita, i confini della natura vivente ^ i gradk comparativi dell' organismo vegetale ed animale, le condizioni esterne necessarie alia vita, la nutrizione de' corpi organici e i suoi diversi mezzi, i principj delle sostanze alimentari ; Id sviluppo, 1' incremento , la riproduzione e il miglio- ramento delle specie; 1' influenza de'le cause esterne, come la luce, il calorico , I'aria, I'acqua ecc, e perfino i fenomeni delle malattie de' corpi organici non sono per lui materie ne gustate , ne intese , e sono altrettante font! di utili ed amenissime indagini per chi e iniziato ne* secret! studj della natura. In generate tutta questa seconda sezione non h stata inolto illustrata da' nostri due traduttori. Ci pare per al- tro che si potevano mettere con profitto dell' opera !*• •sservazioni piu recenti di Giobert, di Decandolle e del nostro Galesio , e cosi portare quest' opera al periodo attuale delle cognizioni fisiologiche. In ogni mode noa hanno del tutto trascurato di aggiugnervi dove cadeva ia ai6 EFEMFNTI acconcio qnalclie nozione i\\ piu. L'antoie, per esempio, parlando del sistema di zoologia del Ciivier iion acceniia che fjuello da lui publjlicato nel 179B , ed i tradnttori riportano la nuova divisione del regno animale dataci coll' ultima edizione dov« gli animal! sono distribuiti ia quattro gran classi , cioe i." animnli vertebrili ; 2.° ani- mali molluschi ; 3.° animali articolati ; 4.* animali rag- giati. Qui si poteva ritgre il nostro Ranzani, il quale ha f itto anch' cgli delle modificazioni a questo sistema , agg'Ugneiidovi qualche cosa del suo. Parlando dell' in- fluenza del clima I'autore si esprime come segue. — i< La diversita del clima dipende esseuzialniente dalla diversa intensita del caloi'ico e della luce che sono gli elementi in natura piu efficaci ; i quali riuftiti organizzano , pre- parano e segregano le sostanze organiche piii pure , ed accresrono ne' vegetabili , combinandosi con altri principj, la materia zucclierina. I frtstti acerbi il cui sapore e aspro a motivo dell'acido gallico, per T azione di que' due prin- cipj diventano dolci. L' ossigeno ne viene per essi se- parato e vi succede una fornientazione lotalmente pro- pria , la fermentazione zuccherinn. Dal freddo e dall'oscu- rita ne risulta un efFetto diametralinente opposto ». Que- sta spiegazione non e molta lucida i i traduttori hanno ten- tato di spiegarla e correggerla coUa nota seguente. — " II principio che da il sapore stiptico o aspro ai frutti im- inaturi non e I'acido gnllico, come lo pretende qui I'au- tore, ma bensi un niiscuglio di diversi acidi vegetabili, cioe il malico , I'ossalico, il citrico, ecc. , i quaii per la forza vegetaiiva si cangiano in un principio particolare di sapor dolce o sia nel mucoso-zuccherino. E qui e da farsi riflettere , che cotesto cambiamento avviene non gia per azione di affinita cliimica , o sia per la fermen- tazione cosi delta zucrherina, come lo va ripetendo piii volte V autore , e che costituisce il di lui sistema , ma bensi per una proprieth particolare intrinseca ai corpi organico- vegetabili , cioe per la forza vegetativa. Difatti se si stacchi da un alhero un frutto acerbo e si tolga a questo la vitalita o forza vegetativa , tagliandolo in piu pezzi od acciaccandolo, i principj aspri , di cui era com- posto non si convertono piii in una sostanzn dolce , ma passino all' opposto alia fermentazione acida o putrida. £ dunque di sorama importanza il distinguere azione DI ECONOMIA. RURALE. 217 vitale da fermentazione. La priuta ha luogo costantemente ne' corpi organici , i quali sieno ancora in possesso della YUa ^ la soconda all' opposto non puo aver luogo dove questa sussiste , ed accade soltanto nei corpi organici, ai quali e stata tolta la vitalith. Un allro esempio pra- tico porra in niaggior luine quanto da noi qui si espone. I semi della maggior parte dei cereali , die come e noto sono composti parlicolarmente di amido , di glutine , di niuco e di sostanza parenchiuiatosa , privati di vita col ridurli in farina e posti a fermentare con una sufficiente quaiitita di acqua , non somministrano clie un liquore acido, il quale poco dopo passa alia fermentazione pu- trida. Ma se invece di privare i suddetti seuii della loro vitalita , si espongano a germogliare col mezzo deirumi— j si solidi che fluidi; 3.* dalla difettosa reciproca azione dei principj irritanti ed irritabili ; 4.° dair azione contraria delle cause esterne. L' autore sviluppa in alirettanti capi separati tutte queste cause e termina il libro parlando ancora delle malattie contngiose. 219 t)elP aspetto delta Vegetazione ne* contorni di Reggio in Ccdu6ria. Memuria del signor Brocchi. KJ N abitante tlelle piii settentrlonali pvovincie dell'. Italia che valicando il mare approdasse per la prima volta alia costa di Reggio giudicherebbe per certo , volgendo intorno 10 sguaido e contemplando quelle spiagge , di essere tras- portato in una terra afiatto straniera. La nuova scena che gli oflFrirebbero le vicine campagne , le peregrine piante da cni vedrebbesi circondato, ed il peculiare carattere della vegetazione lo indurrebbero in sifFatta credenza; imperoc- che la diversita delle regioni e dei climi con piii evident! note non si manifesta quanto che con la diversita dei vege- tabili. Qua! mara%-iglia non debhe infatti destr.re lo scgrgere piantedeir Africa e deir America australe lussureggiare in questa ultima estremita della nostra penisola, e quelle che si soi!;Iiono presso di noi accuratamente nei giardini edu- cate essere in queste contrade piante spontanee e triviali ! 11 fico d" India che dii'eso nella superiore Italia dal rigore del verno non attinge che ad una mediocre statura, guar- nisce ne" contorni di Reggio le siepi delle campagne e sol- leva sopra un grossissimo tronco le polpute sue f'oglie ca- riclie alFopportuna stagione di succolente frutta ( Cactus Opuntia ). L" aloe di America che mal regge nei nostri orti alia bruma e tanto e restlo a manifestarci i suoi fiori che quando cio avvenga come cosa peregrina se ne serbano i fusti , questo aloe cola spalleggia in doppia iila le vie cara- pestri innalzando lunghissime aste terminate da una cliioma. fiorita (^Agme americana). II ricino che e in queste re- gioni ima pianta erbacea e annuale che mai non vede due estati ostenta cola un tronco legnoso e vegeta perenne , non ahrimenti che nelle torride contrade dell' Africa ( Rl~ cinus Africanus). II titimalo meschina erba ed abbietta che non si rizza ft'a noi sopra le altre del prato e di tale specie sulla costa di Reggio che emula in grandezza gli arbusti ( Euphorbki dendroides ), mentre fra queste indigene piante si estolle maestosamente la palma cui il sole di Calabria concede di maturar le sue frutta ( Phoenix da^- tyiifera ). 220 DELL \SPETTO DELLA. VEGETAZIONE Tutti questi vegettbili imprimono un particolare carat- tcre al paese e cosi segiialato die ue fa nccorti coloro mede- slnii cui noil e familiare lo stmiio della botanica. Ma i cul- tori tli questa Sfiieiiza piu addpturo spiaiido e piii minute indagini istiluenJo saprehhero fra lo stuolo delle piante m'niori altre rinvenirne che sono altresi reputate pro|>rie di piu caldi climi. Coinune liingo le vie e il Solarium so- doni^uin die Uai botanici e posto nell' Africa ; comune la Turnnrix nfricana di cui 11 noiiie annunzia la patria; fre- quentissiim occorre in ;ilcuni luoghi la Scabiosa cretica pianta ilelTisola di Candia , V Ant.hemis Cliia e triviale nelle campigue, e cr see fra le biatle il Papaver somni- fprum be quello di Giuinmar con cui chia- masi la piccola palma che dai botanici dicesi ChamcBrops humilis ( V. Ucria Hon. PanonniC. png. i^\-j ). Avicenna COS! nomina la parte interna della chioma frouzuta della palma dattilifera a cui appuato somigliano i cer.pi di quella. lo non ho favellaco fin ora delT oleandro {Nerium oleander ) che molto abbonda nelle vicinanze di Reg- gio, e che giudico arbusto naturale del luogo non gia Ne' COXTORNI DI REGGIO in CALABRIA. 223 provenience da estranj paesi. Se nella settentrionale Italia si educa ne' giardiai per la bellezza dei fiori e qui a larga mano sparse nelle pendici de' colli in quelli u)assi- manieute die sono piu prossimi alia marina. Tuita la costa della Calaljria ulterior^ ne e plena, e benche mi fossi molto abituato a vederlo mi parve nuUadimeno ua assai vago spettacolo quellu die mi offerse alio sguardo una Valletta die attraversai passando da S. Agata di Bianco a Gerace die era T aniica Locri. II torrente Bo- naniico vi corre j)er mezzo ^ e per proseguire il cam- luino era mestieri sfguire le tracce di un viottolo che serppgjiava IVa boschetti di oleandro e di tamarisco che eraiio allora nel colnio della fioritura. Ma se questo elegante arboscdlo e cosi frequente ia Calabria, come lo e parimenie in Sicilia ne' luoghi piu silvestri e piu remoti dalle abltazioni, sara dunque vero quanto da alcuni botanici ci viene nariato che dalle In- die orientali sia stato portato in Europa dall' Olandese Be- verningio? {Linncei, Syst. plant, cur. GilibcrC. — Spec, plant, cur. Wddenow ) Non e questo forse il Nerium ed 11 Rho- dodaphne descritto da Dioscoride , da Teofrasto , da PIL- nio ed abboudantissimo nella Grecia ove fu veduto dal Bellonio e dal Tournefort , die riferisce essere assai comune nelle isoie dell' Arcipelago e die piu non appare oitre i Dardanelli? ( Voyag. du Levant, lett. XVII. ). An- drea Cesalpino die scriveva nel secolo XVI aveva pur detto die r oleandro viene ne' luoghi scoscesi mariitimi donde e trasferito negli orti ( De planus, pag. 119. ). H Mattiuli noto che e copioso presso il promoatorio Ar- geataro nella maremma Sanese, in Corsica ed in Sarde- gna ( Comm. in Dioscor. lib. IV. cap. 84 ). Finahnente il Volck:.mcro nella Flora iVorifeergeniis pubblicata nel 1700 chiaramente dice che nasc«f spontaneo nei siti montuosi dell' Italia e della Sicilia {pag. Soa). Paolo Hermann rife- risce bensi che un oleandro fu portato dal Ceilan a Leiden per opera del Beverningio suo contemporaneo ( Hort- Lugd. Bat. pag. 446. edit. 1687 ), ma egli intende di parlare di una specie Indiana a fiori pieni e fragrant! » del Ntrium odorum di 'Wildenow. La notizia male appll- cata di questo autore ha dunque per uiio credere daio aiotivo aU'equivoco, semlirandonii per chiari argoment; confermato che il Nfriwn oleander sia originario abitatore di Eiirooa e dell?; contrade merklionali d' Italia. Se nelle 224 DELL ASPETTO DELLA. VEGETAZIONE selve natie non vaiita il so.ive odore chc ha quello de- gli orti, priinej;gia nullajiineno su tutte le pianie che lo circoiulano per lo spleiidore de' fiori , emoli delta rosa. Poiche la piu parte de' vegetabili fia qui accennati spettaao a paesi ove e gagliarda I'azione del sole, se nescono spontanei nel suolo di Reggio lo attribuiremo al calore del cliuia. E cosi e verameiite ; ina non dob- biamo gia concedere tutta questa influenza a quel calore che si uiaaifesta nella stagione estiva il quale aon e cosi forte, ne tanto dure vole quanto uomo potreltbe iinma- ginare. Alia conservaziotie di queste piante e niuttosto propizia la dolce teniperie dell' acre ciie dotnina nelFin- verno, il quale e cosi mite e cosi ptacevole che puossi paragonare alia nostra primavera. Ne credasi gia che niolto rapido sia il passaggio verso Testate, ne molto precoce la vegetazione rispetlo a quella de' nostri climi. lo giunsi a Reggio al ai d' aprile e la stagione correva in queir anno secondo I'ordinario, per quanto dicevano gli abitanti. Le rose er.ino lionte, ma non generalinente ; la vite non T era ancora ; le frutta del ciliegio primatic- cio incominciavano appena, e gU altri ciliegi stavano in fiore. Se si confrontano le Tabelle delta teinperatura presa dalla vegetazione delle piante nel cliuia di Firenze , e pubblicate dal sig. Targioui negli anni ]8io,i8ii si vedra che in ambidue i predetti anni il ciliegio inco- niincio cola a metter fiori ai ao di marzo e continue a fiorirc fino alia fine del mese ^ che le rose ( Rosa galUca ) apparvero nel 1810 nel termine d' aprile , e nell'anno seguente alia meta dello stesso mesei, che la vite fiori nel 1810 ai 27 di maggio , e nell' altro alia fine di esso. lo vorrei produrre per Reggio una serie di osservazioni teriuometnche, ma il genere di vita che condiiceva va- gando in luoghi difFerenti per eievatezza e per esposi- zione non mi concedeva d' istituirle con quella regoia- rita e con quelli estensione che sarebbe stata pur ne- cessaria. Mi contenterb adunque di esporre quelle fntte per cinque giorai segueati, e ne' primi quattro due volte al giorno col termometro di Reautnur. ai aprt7e ore 6 aiitiin. gr. 10 — ore 4 1/2 pom, gr. i5 aa detto ore 6 antim. gr. 9 — ore 6 pom. gr. i3 33 df'tto ore 6 antiui. gr. 10 — ore 6 pom. gr. 14 24 detto ore 6 antim. gr. 9 — ore 6 pom. gr. 14 aS detto ore 9 aatim.gr. 14. ne' contorni di nEceio in c\labria. 2.25 Nel giorno ai osservato il terinometro a mezzanotte se- gnava gradi 9. In tre giorni di agosto dello stesfo anno ne' quali diniorai feriiio in Reggio ebbi i seguenti risuliati. a agosto ore la merid. gr ao 3 detto ore la merid. gr. 21 (scirocco) 4 dctto ore 12 merid. gr. 19 i/a (vento di tramont.), I fichi d' India in questi d'l coininciavano appeaa a ma- turare , ed erano gia svaniti i fieri dell' agave i quali niostransi in Inglio. Siccome adutique il calore della primavera e della state non e in Reiigio cosi Fervente , eccetiuandosi iu questa ultima stagione qualche setcimana, cost se alcuae piante deir Africa e dell' America meridionale vegetauo e lussu- reggiano in quelle campajine , sembrami che debbasi prin- cipaimente attribuirlo alia benignita del verno srevro sa quella costa da neve e da gelo e dove non imperver- sano i venti aquilonari. Assaissimo vi contribu'sce pari- niente la prossimita del mare, iniperocclie not->bili diffe- renze si scorgono nella veget^zione in luogbi poco di- stanti I'uno dall' altro laddove cambiano rispetto a cio le circostanze locali. Cosi ne' pruiii giorni di agosto io vcdeva 1' uva nereggiare nel piano di Villa S. Giovanni contiguo alia marina mentre mostravasi tuttavia acerba ne' vicini colli piu lontani dal lito , ed era poi afFatto matura a Capo Pelaro fra Reggio ed il promontorio Leu- copetra piii direttamente esposto alia plaga ed ai venti di mezzogiorno. Grandi discrepanze su questo particolare pr^senta la costa occidentale della Calabria ulteriore ri- spetto a quanto si scorge nell' altra situata fra Ostro e Levante ; poiche o non allignano in quella o non sono cosi vigorose molte piante de' climi caldi cbe prosperano a maraviglia presso questa ultima sotto ai medesnii para- lelli. A S. Agata di Bianco vegeta rigogliosa la palma benche in sito elevato , ed abbastanza lontano dal mare Jonio i mentre non e cosi lungo la costa del Tirreno. Se a quella guisa cbe vi sono in Reggio numerosi frutteti fossero parimente giardini botanici non dubito punto die non potessero otliniamente durare in ogni stagione a cielo aperto molte di quelle piante esotiche che abbandonate a se stesse crescono nell' orto di Pa- lermo. Tali sono i pelargonj tutti e la massiaia parte delle piante crasser tale la Musa sapientum che senza ; £ibL Jtal. T. XXVI. i5 220 DELL ASPETTO DELLA. VEGETA.ZIONE particol.ire governo fruttifica , e tali eziandio VEuphorbia ner'iftdia che crcsce ad insigae altezzn , lo Schinus molle clip inostrasi uii gi-ande alhpro , V Echinm candicans , la Cesalptnia sappan e V Annonn t.rip'tala. Ma la sceiia piii atta a sorprendere coloro clie da' set- tentrionali paesi approdiiio a queste comrade quella e che presenta la inoltiplioe e nninerosa ftimiglia dei ce- dri, aloeri oltre aiodo copiosi neile campagne di Reggio. lufere selve dl araiici die da Inngi diffoudono una soave fi-agraoza coprono cola la superticie del suolu , i loro irami inti'ecciando roti quelli de' melangoli , de' liinoni > de' cedrati , de' berganotti c di cento altre varieta die que' paesaai distinguooo con particolari vocaboli. Maravi- glioso e il volume a cui attingono i cedri di cui ne ho ve- duio parecchl di cosi sniisurata mole che pareggiavano le cucurhite. Grandis?imo lucro ritraggono i Reggiani dalla cultura dl qneste piante, che era gia introdotta presso di essi forse prima die acquistassero per cio rinomanza altri paesi de! regno. Vero e die Leandro Alherti che viaggiava per la Calabria net i5a6 ad ogni passo rammenta i giardini di limoin e di aranci die incoptro in quella provincia, e SI disteiide pariicolnrmente a descriveroe uno da lui veduto a Calimera (D scriz. dclV Itatia, pag. 209), ne fa alcun cenno di Reirgio. Vt-ro e ancora die Giambattista P nta napobtnno ne tice parimente nel suo libro intito- lato Vill(K che us< i alia luce nel i583, ed encomia in. ■vece gli agruini di Pigilipo, di Sorento, di Amalii (lib. V, cap. 5-io). Ma il Pontano che pubblico nel i5o5 ua poema l.itino sngli orti delle Esperl ii parlando della selva Reggina ( Est neinus extremis Calabrum inviolabile tfrris ) rifensce essere stato cola trasfento al tempo suo un cedro che pnriava frutta di strana e mostruoga forma (Hespe.rid lib. II). Gabrele Birio che scriveva prima del Porta, cire verso il iSyi, il suo libro De antiquitate et situ Cntnbnaa rammenta le selve di agrumi de' contorni di Reggio (lib. Ill, cop. 20), che sono ifl piii luoghi ac> en:;ate altresi dal Ferrari autore del XVII secolo \Hesptridum , pag, 69, 44-3). E tania fino d' ailora era la copia de!i,li ara.ici e de' i e Iri che in tempo di carno- "vale soleva il popolo per tiastullo dividers! in due fazioni che si scagliavaiio a viceiida un nembo di queste frutta. II Ferrari graficamente descnve questa finta battaglia com NE' CONTORNI DI REGGIO in CALA.BRIA. 227 ^^\xe\ suo stile smaaioso e ricercato clie in tutto 11 libro predoinina. Fra il genere degli agrmiii reca molto utile il berga- inotto per 1' odorosa esseuza clie se ae spreine e die vieae diffusa ia couimercio per V Europa esseodo Reggio il solo liiogo dove tale industria si usa. Questo albero , a qnello clie dicesi , fu portato da Roma verso la ineta «lello scorso secolo da D. Niccola Parisi , ed i priml che SI avvisaroiio di tare traffico oltramonti dell' olio essen- ziale furono alcuiii niarinaj di Paralia presso Tropea che lo recarono in non so qual pnrto di Francid II podere di Giuaghi die spettava a quel persoiiaggio fii il primo ad accogliere il bergamotio, che passo jjoscla negli altri giardiji cssendo ora da quel fondo disparsa cosi questa come ogni nitra sorta di Fgriimi. II iierganiotto si inoltiplica per innesto che vien fatto sul iiielarancio di Spagna, ed e sommamente fruttifero. II processo usato per ricavare V essenza e tale che io non sapiei qual altro j>iii seiiiplice si possa idearne, e stiuio prezzo deir opera di f.rne succiatamente la descri- zione. Da ottobre fino a tutto gennajo spiccansi le frutta dair albero mentre sono verdi e immature e di mano ia mano che veagono colte se ne trae senza molto indu* giare lo spirito oleoso. Questa operazione si fa da un villico ; munito il jjoUice e Tindice della mano sinisi#a di un ditale di pelle sostiene egli il frutto , ed Impu- gna con la destra un tngliente coltello di sottilissima la- mina. Fende con questo istromento la corteccia della ber- gamotta in tre o quattro spicchi che si staccano inconti- nente dalla polpa interna che essendo di sapore austero ad altro non giova che a servire di pasto ai bovi e ai inajali. Poiche e allestita una carta quantita di cotali cortecce accoglie Toperajo Ira le dita della sinistra una piccola spugna, e ie sciiizza incontro ad uno ad una ogni spiccliio coiiipriniendolo fra quelle dell' altra mano. L' olio essenziale prorompe cosi dalle vescichette che lo racchiudono, e poichi; la spugna ne e pregna viene spre- muta in un reciplente. Terminata T opera della giornata , I'umore conteuuto ne' reciplenti de' varj operai si tras- fonde tutto in altro vaso ben capace ove a poco a poco depone un sedimento feccioso : la parte che va a galla e r essenza che si ripone in alberelli , ed e lirapida ^ fra- jjrante e tU colore che tira all' ore. Alcuni speculatori 228 dell' aspetto della vegetvzione comperano quelle morchie e ne estraggono tnttavia uii po' fli esseiiza niediante la tlistlUazione , ma e cli vil qualita. Ai lavoro che abhiamo descritto sonliono accudlre i coloiii del padrone del fondo i quali ricevono per iner- cede da i 5 a 20 grani al giorno. Mille bergamotte danno circa due libbre di essenza, ed un uoiiio soUecHo puo ricavarle in una giornata. La libbra e di la once, e I'oncJa di 10 dramnie. A quello clie mi fu riferito se ne fa in Reggio da 10 in la inila libbre all' anno, e si spaccia 6ul luogo da 20 a 37 carlini alia libbra. Negli aniii tras- corsi illanguiiri questa industria per essere chiuso il mare, e siccome il Governo aggravo di forte tassa prediale i fondi pi;intati di agrumi, cosi molti proprietarj delibera- rono di estirpare queste piante , come in vero fu fatto; ma era vengono di bel nuovo rin)e6se. lo ben mi avviso che uei tein|ii patriarcali quando e priibabile die nulla si sapesse di chimica se si avesse votuto eseguire una consiniile operazione non avrebbcsi usato altro artifizio: tanto e semplice che alcuni potreb- bero dirlo triviale. Ma avendo chiesto perche non fosse piutiosto posta in pratica la distillazione che vale a ri- c:\vare tanti altri olj essenziaii, mi fu risposto che essen- done siato fatto esperiinento noa ne riusci buon efferto. Oltre al bergamotlo si trae parimente molto profitto dagli altri agrumi di cul v' ha uno stuolo iiifinito e troppo lunga opera sarebbe volere contarli tutti. I principali sono il bmone comune,il limone dolce , la lima di Spa- gna , r arancio dolce, 1' arancio asciutto o melangolo , la lumia o Valenziana , il cedro, il cedrone, il peretto e il pouzino. Fino dai tempi del Ferrari , cioe nel seco- lo XVII, f^cevasi gran traffico di limoni che Si spedivano a Messina donde erano tradotti, come tuttavia lo sono, in esteri paesi. Havvi una varieta di cedro che s' intitola degii Ebrei perclie viene mandato nel settentriowe ed in tulii gli altri luoghi ove non sono cedri a richiesta degli Ebrei che lo conslderano come un essenziale corredo nella festa de" Tabernacoli. Con lo spirito de' cedri si compone ancora una mistura grata al palato che dicesi eleosacaro ; e si fa stropicciando sulla corteccia di queste frutta zucchero in pane il quah- si spapola impregnandosi di quell' olio fragrante, e cosi poi riducesi in tavolette. Beuche molta soddisfazione mi avesse recato la vista NE CONTORNI DI REGGIO IN C.VLiBHIi. '22() agno negl' infortuiij di Dolomieu, e Taltro di D. Felice Guerrera lispettahile personaggio che sa ac- coppiare , nuovo Catone , T esercizio delle piii sode virtii alio studio ed alia prntica dell' agricoltura. Ma queste piante soiio piuttosto opera d' arte che di natura nel nuniero delle quali debbonsi e/iandio riporre i fichi di cul v' ha gran dovizia a Reggio. Per conseguire la matnrazione di queste frutta usasi su alcune specie rartifizio della caprificazione noii altrimenti che in Si- cilia. Quest' operazione chiamasi armare , ed in Sicilia dices! ticchiarare o piuttosto tinchiarare poiche tinchiara si nomina il fico salvatico o caprifico 1 e cui frutta si appendono a inodo di ghirlande ai rami di quelle dome- stico perche maturi le sue. E tal parola , se io aial non mi appongo , e di araha origine e deriva da Tin che in quella lingua signitica fico. Ora le ficaje che si linchia- rano o sulle quali si pratica la caprificazione quelle sono die vengono denominate bifiro , ficazzana , melisa e mo- lignana; e le altre che danno buone frutta senza tale sussidio sono la catalana, la trojana e 1' ottata die som- ministra fichi die si seccano pel bisogno di tutto I'aano. Intorno alia caprificazione alcune cose da me furono dette in un ragguaglio die iio dato della magnifica opera della Pomona italiana del sig. Gallesio. la tutto questo ragionamento non ho fatto cenno del- I'ulivo, ma e pur naturale a credersi die questo beiiefico albero debba lussureggiare nel priese de' cedri. Io non mi Steudero a parlarne , e daro piuttDSto la lista delle piante che crescono d' intorno a Reggio o in riva al mare o sui prossimi colli, o nelle piaiiure itinafii'Jte dal fiiime Caliopinace. Alcune sono coniOni all' Italia settentrionale , ed altre sjiettano a piu. calde regioni , ma non ne ad- durro alcuna di quelle die Bry lone pretest" di avere rinvenuto in Sicilia, seriamentc annunziaiiilo che soma spontanei sulP Etna il cianaraomo , l.i saUapanglia, il Ne' CONTORNI Dl REGGIO IN CALABRIA. i3i sassafras, il rabarbaro e ipolte altre piante, soggiunge , che non crescono che nele ladie ( Voyas. en Sicile ^ let. XI). Acarna gummifcra. Acrostichum fragrans. Agrostemma coeli rcsa. Ajuga pyramidalis. Allium nenpoliUinum. Alyssum maritimuin. AmarilUs lutea. Anagallis aroensii. Andryala cheiraiuhifolici. Anemone hortfnsis. Anthemis chia (i). Anthirrinwn reflexum. siculuin. Anthyllis vulneraria. Asphnd'lus rnmosus, Atriph'X halimus. Aquileja vulgaris. Arbutus unedo : vulgo Cocu- merara. Artemisia absinthium. abrotanwn. Arundo ampelodesmor, : Civil. vulgo Lisi. Jlellis annua. pcfnnis. Betonica officinalis. Brassica nrvensis. Bryonia alba Biscutdla apula. Bisserula pelicinus. Bunias cakile. Cachris sicula. Cardaniine hirsuta. Carduus arabicus. Cerinthe major. Cheiranthus tricuspidatus. Ch':nnpodiwn merit imuin. Cistus crispus. guttutus. Convolvulus altluieoides. Cvnyza saxatilis. Crategus munogyna. Daphne laureola. Echiwh pliuicaginewii. — maritintuin. — italicuin. Erica arborea. Euphorbia dendroidc.s. dentata ? helioscopia. pur alias. frankenia hirsuta. Galium apnrine. Geraniun striatum: vulgo To mentdla. sun'.2,uineum. Gnaphalium luteo-album. Gypsophyla divaricuta H' dera hel x. H ppocrepis unisiliqua. Hyacinthus botrioides. HyoS'ris stellata. Hypechoum procumbens. Illcccbrum paronychia. maritimuin. Iris sisirinchium. Laniium alhum. Lutliraea clandestina. (i) E oomunissima ne' campi di Eeggio , e principilmente si distingue dalle congeneri per avere il pe^iolo delle fogiie der.tato. Eujcbaum e il solo che i)e .ibLin dato lu fi^uni ed e ^e'lmentr o';ira.\ ( Cent. Y pag. ff a32 dbll' aspetto della. vegetazione, ecc. Liitliyrus cicera. Lithv-pirmuni purpuro- caeru- leuin. Lotus edulis. maritimus. Lycopodium helveticwn. Lysiinnchia iuliiaris. Medicas^o circinnata. maritima. JVermin oleander : vulgo Lan- dro. Orchis variegata. Ornithogalum urnbellatum. Ornithopus scorpioides. CK'ripressus. Pancratium marilimum. Papavn- somniferuin. Plant ago Bcllnrdi. ■ argentea. coronopdides. Reseda undata. Micmus africanus. Rumcx spinosus. Sali^ia precox. Scahinsa cretica. Scandix pecten. Scilla maritima.. Scrophularia lucida. S'^nrcio foenicidaceus. Srriipias cordigera. Sideritis romana. Silene gallica. vesper tina. Sinapis nigra. Solidago i'irga aurea. Sonchus asper. Solanum sodomewn. Stachys germanica. Tamarix africana. Thapsia garganica. Trifolium stellatwn. Valantia cruciata. muralis. Valeriana echinata. Vicia crocca. utropurpurea. Vinca major. Viola odorata. Ten. 233 Dell' immediata influenza delle selve sul corso del- V acque , e della necessitd di ristabiliiie net monti e lungo gli alvei , ecc. Delt idraidico Castellani. Tomi due in 4.° — Torino^ 1818-1819. (i.° estratto.) I L sig. Castellani si accinse gia con un altro suo scrit- to ( I ) , frutto di lunghe osservazioni , a dimostrare 1' in- fluenza die hanno le selve sulle nieteore atmosferiche , e come lo sfrenato abbattimento di quelle avvenuto in Eu- ropa al)bia cagionato un sensibile aumento di piogge e un ralFreddaniento di clima. Questo suo nuovo ed assai pill diffuso lavoro e diretto a mostrare la non meno importante influenza clie le selve stesse esercitano sul corso deir acque tanto innnediatamente , appuuto per le alterazioni atmosferiche considerate dapprima , come im- mediatamente perclie ne rallentano la velocita , e moderano la formazione e Tincremento dei fiunii, e guarentiscono la conservazione degli alvei. — Lo scopo di questa dimostrazione e duplice : perclife prima si vuole conchiu- derne che il disordine a cui e condotto il sistenia del- r acque scorrenti per molte provincie e molti I'egni , e specialmente in Piemonte e appnnto efFetto del disbosca- niento dei monti e del dissodamento delle loro pendici; e poi s' intende di suggerire i mezzi atti non solo ad ar- restare i progress! di questo disordine , ma ancora a rime- diare in parte a que' mali di cui e stato cagione. Questo duplice scopo determina la divisione dell' opera ia due parti. Nella prima parte (primo volume dell' opera) s'incomin- cia ( Art. i.°) dal far osservare quanto grande sial'esten- sione delle selve abbattute negli ultimi secoh , e si richia- mano i fatti riferiti nella citata Memoria. Ora le piogge noa incontrando piii gl' inq^edimenti fiapposti dalle piante , dai cespugli e dalP erbe scorrono liberamente e senza freno , e repentinamente crescono di massa e di velocita. La massa loro e vieppiii aumentata dalle materie che o (I) Ycdi Memorie del'a B. Societi d' agricoltora di Torino. a34 dell' influenza, dizlle selve disciolgono o trascinano fncilmeiite dalle pendici dissodale, e non piii atte percio a resistere all" azione dell" ac([ue corrodent!. Si coiigregano qiiindi precipitosaineiite queste masse d'acque e di terrestreita iielle valli e negli alvei. Qtiivi per la sremata peadenza le materie piii grosse s' ar- restauo, e 1" ingoinbro e inaggiore dove piii uoiabile e state il ralleataniento della velocitLi , cioe in mezzo al- 1' alveo. — Da qui nuove corrosioni lateral! , e nuove ben- che piii teiiui materie travolte ; poi iiuove corrosioni , e cosi via via ^ finclie dopo avere in pane ostruiii gli estre- nii tronchi degli alvei sboccano T acqiie nel comun reci- piente ancora gravide di molte torbide tenuissime si , ma pur sempre copiose. Art. 2." II primo danno die deriva da questo srego- lato e tortuoso corso dell' acqua e la troppo grande esten- sione di superlicie occupata dagli alvei. — Ha osservato r autore che la linea percorsa dai fiumi e generalmente pressoche doppia di qviella che seguiterebbero se scen- dessero rettamente dall' uno all' altro de' grandi angoli delle loi-o vallate. Ed lia calcolato che se i finmi corres- sero invece per una linea clie pur non fosse minore della semicirconferenza circolare descritta sulla direzione retti- linea, ancora si potrebbero rivendicare nella sola vallata di Po compresa nello state di Piemonte SySSS ettari di terrene. Ma percio occorre sistemare il corso dell' acque. E si potra farlo quando il Governo ne assuma egli 1' inipresa : nel qual case solaniente possono esser tolte le difficolta derivanti dalla vastiti dell" impresa e dal grave dispen- dio. Qnanto alle difficolta che concernouo I'arte, estima r autore clie si vinceranno purche si attenda non a co- stringerc , ma ad assecondare la natura rivestendo accor- ■tamente di selve conservauici que' luoghi , il disbosca- ^liento de' qrali e state 1* origine de' danni attuali. Art. 3.° Ma il letto dei iinmi non solo e anipio ec- cedentemente , ma non e neppure stabilito. Perclie 1' av- vicendarsi delle deposizioni e delle corrosioni fa c i' e.so varii formando degl' interrinienti dove prin?a correvan r acque , e convertendo in letto un tratto di canipagna adiacente. Ne giova sperare che in questo avvicendamento i rinterramenti e le alluvioni dieno compenso delle cor- rosioni e delle frane , perchc Ixista osservare che il liuuie SUL CORSO dell' ACQt'E , GCC. 235 porta sempre torbide alle foci ed in mare , per coiivincersi die ad ogni escresceaza piii e iufiiie la materia portata via che la depositata. Oltrediche le iiuove deposizioni e i ghiajati sono superficie o sterili assolntameate , o di lenta e costosa conversione in terreni coliivabili , ne di gran, lunga varrelibero a compensare nenniieno un' eguale esten- sione di buon fondo portata via ; che spesso era anche Goperto di abitazioni e di edificj , e fronteggiato da opere idrauliche dispendiosi^sime. Questo dicesi dei iiumi cbe corrono disarginati. Molto plu grave e il danno ove sono argiui. Perche ivi la cor- rosione delle sponde aprendo la rotta e cagione dell' innon- dazione e della rovina delle cokure vicine. Art. 4.° E poiche i danni sovrindicati procedono in gran parte dall* immensa materia condotta pegli alvei , si propone T autore di deterniinarne la quantita. La mag^^ior parte dea;!" icU'anllci prima di lui voile de- durla dalla cpiantita di ilnido che annualmente passa per 1' alveo , e dalla proporzione che in questo fluido trovasi avere T impostinie coU' acqua decantata. Questo metodo sembiMgli troppo incerto : non s" indagano le torbide che in dati temjii , e in un dato sito dell' aU^eo i e se si puo calcolare la massa delle piogge che annualmente cade nella vasca di un liume , non si puo scerner quella parte che si risolve in vapori o si perde per infiltrazio- ne , da quella clie si raccogiie ne2,li alvei ; ond' e che si lianno risultati disparatissimi. Percio egli proponsi invece di determinare immediatamente il solido dele corrosioni e stabilir poi per una ipotesi ( che sembragli non poter indurre in sensibile errore ) qual sia la parte di torbide che appartiene alia superficie dei monti ed alle pianure. In questa guisa egli calcola che la massa delle materia portate via per corrosione nella vasca del Po e di metri eubi 3io,8co,o o. « E passeggiando le valli e le pianure, » ed esaminando la straordinaria estensione dei beni dis- 1) €odati, i solcamenti, i fossati, i burroni ecc. »» , ijiudica che la parte di materia che viene da di la non sia minove di quella prodotta dalle corrosioni. Pure per evitare ogni taccia di esagerazione la riduce alia meta. E cosi ha cal- colato clie la total materia travolta dal tratto di Po che corre per gli stati di S. M. Sarda sia 4i metri cubi 466,200,000. 236 OELl" INFLUENZA. DELLE SELVE Noi noil possianio convenire coiraiitore iiitoi'iio a que^ta suo metodo di calcolare la quantitu della materia travolta da un fiume , che ci pare assai piu iiicerto ed ipotetico di quello ch" egli riliuto. E in fatti come si fa a determi- nare quanta parte delle sue spoude corrode un fmnie in una j>iena ? Per cio conver.rel3be che prima di ogai piena fossero rlgorosamente determinate le tracce , 1" elevatezza e la conformazione di queste spondef, e poi dopo la piena, fatto un nuovo rilievo, converrebbe confrontarlo col primo. II che ogni pratico di queste cose sente esser cosa facile a concepirsi , ma di cosi lunga e laboriosa esecu?;ione che puo riguardarsi iaipossibile. E quando pure fossero fatti i due rilievi , quanta incertezza ed inesattezza non s' in- contrerebbe nella niisui'azione delle solidita irregolarissime compi'ese fralla nuova e la veccliia sponda ? Oltraccio qual principio avrenio clie ci guidi neil' assegnare a d^scre- zione una proporzione fralla materia corrosa dalle sponde e quella che incorporasi nelFacque meatre scendono dalle campagne, dalle convalli e dalle pendici dei nionti? Parmi nessuna. E ne sia prova che V autore dopo avere stiniato che la detta proporzione sia d"" eguaglianza , la ridusse poi alia meta , e avrel)be potuto a suo talento riJurla al terzo od al quarto. Che T altro metodo di calcolare la portata e le torbide sia pur esso accompagnato da molte incertezze ognuno lo sente. Ma queste si possono, se non. togliere certamente diminuire , uioltiplicaado i punti e i tempi in cui si sperinientano le torbide e confrontando le portate dedotte dalle osservazioni ombionietriche con quelle che possono aversi inuuediatanifnte dalla misura delle sezioni e delle velocita dei liumi fatte ne-loro diffe- renti stati. II quale coufronto eseguito con diligenza e ripetutamente, sembrami che sarebbe niolto utile a portar luce suHe regole per misurare la velocita media delle correnti (i). * Ma i.'uakviKpe sia il metodo che si r.doperi per calco- lare la massa delle torbide, «ssa risulta sempe grandissi- ma. E questa immeiisa massa di materie e secondo T au- tore il vero scoglio contro cui I' idraulica infranse sinora il suo naviglio ; e stiiua che non potra niai condurlo a (i) Veili a qiiesto pro^iosito im bol lavoro del sig. tscher lii cui si di cor.to r.ella Biblioih. Univera. Tom. XV li. pa^^ 2,4. SDL CORSO DELL'acQTTE, CCC. 287 salvamento se i Governi noii vi soccoiTano con mano forte e bencfica. Neir art. 5.° si tra^tta del rapido iniialzaiiiento dei letti. Qnesto male e una consegnenza in^vitabile delta quantita di materie travolte da un liunie. Sarebbe assai piu lento. e meno sensibile se quelle n.aterie potessero essere tras- portate sino alia foce: ma il raziocinio e le osservazioni ci convincono clie una gran parte s' arresta ad ostruire gli alvei. - — Per iissar qualche norma intorno alia uiisura deir alzamento dci letti suppone T auiore die di tutia la materia ciie si mescliia all' acc[ua, ^f:> scendano sino alle foci, s/j sia disposto nelle alluvioni adiacenti , '/s s'ar- resti neJle valli piii alte , e il riinanente '/5 si disponga ad innalzamento del letto. Secondo questo supposto il Po alzere]>besi otto centimetri annualmente se il rialzaaiento fosse unifornie. Ma questa uniformita nella deposizion delle torbide non lia luogo. Si riferiscono alcune osserva- zioni fatte sugli alvei del Piemonte die mostrano die in qnalche sito il fondo invece s' abbassa ; e che in altii s' innalza fuori di niisura. La protrazione della foce e ancli' essa una cagione che bendie lentamente, pure non puo mancar di cooperare al rialzamento del fondo allnn- gando la linea del corso soggetta alia stessa pendenza. Quindi neir art. 6.° si annoverano le tre cagioni del- l-a soiuma elevatezza a cui giungono le piene, cioe prima il letto ognor piii alto su cui corronoi, seconda il volume deiracque fatto niaggiore dairinimensa quantita di materie eterogenee^ terza la somma prontezza con cui le acque si congregano nelle vallate e negli alvei scendendo per pendici e per piani spogli d' ogni riteguo. Citansi parec- chi fatti di repcntini gonliamenti di fiiimi. Si osserva die r elevatezza delle piene sarebbe ancora niaggiore se nelle piene non avvenisse un teiuporaneo abbassaiiiento di fondo. Onde si conchiude die le cbiuse o steccaje nelle parti basse degli alvei sono in generate jjrtgindicevoli. Nell'' art. 7.° si parla della rapidita delle piene. Essa deriva dalla smodaUv massa d' acque die contemporanea- mente si raccolgono negli alvei, e percio ha seiupre la prima cagione iiel disboscamento dei monti. Quaiido la tortuosita degli alvei vi oppone nelle risvolte un forte ostacolo le acque si gonfiano contro la sponda e la so- percUiano e inoiadano le campagne „ e s' aprono bene 23S toELL'' INFLUENZA. DELLE SELVE spesso per quelle nuove diramazioni. Nelle valU ristrette in cui r acque iion possono ne allargar I'alveo ne soper- chiare le sponcle T azioiie loro s' impiega ad escavare il foado. Se ne citaiio esenipj, E toniando alle dirama- zioni si osserva che esse sono spesso proinosse dalla chia- mata die fanno al liume in piena i canali di derivazione spesso troppo pendenti , e privi air imboccatura d' ogni difesa di ripa i o di ]irig,lie. Neir art. o.° si parla di un altio daiino recato dal re- pentino dilavamento dei terreni su cui corrono T acque scendendo senza ritegno, ed e la perdita delle pai"ti giasse del suolo. Neir art. 9.° si mcstia che Tele vazione dei letti de'fiumi e torrenti rende coniparativamente assai depresse le cam- pagne adiacenti. Quiiidi il bisogno d'' argiiiarle. Seguendo il Viviani si annoverano i principali inconvenienti dcl- r arginatura. , e si racconiandano le colmate. II disordinato coiso delF acque fa che manchi assai spesso il successo dell' opere destinate a 1 iparar le cam- pagne. Di cto si tratta nell' articolo io.° e si niostra die le opere munienti che deggiono sostenere 1' iuipeto del- r acque non servono spesso ad altro che ad aumeiitare il danno colla propria rovina. Potrebljero esscre di mag- gior giovamento le respingenti. Ma lo stato d' elevatezza de' letti fa che di les^gieri sieno sopercliiate ; o non resi- stano air impeto dell' acque ;, o sieno staccato dalle sponde ; o abbandonate dal corso delF acque prima die recliino alcun vaiitaggio. Le cagioni stesse che rendono o vane , o poco utili e molto dispencUose le opere di riparazione coiicorrono anche a difificiiltare o render nieiio opportune le rettifica- zioni degli alvei. Onde con tutii questi lavori non si pud sperare di redimere le provincie dai danni che procedono dalla distruzion dclle selve. Questa distruzione die e si fatale alle pianure attra- versate dai fiumi , lo e molto piii ai nioiiti stessi ed ai colli sui quali fu operata. Quindi nell' art. ii." si espone come le pendici delle montagne vadano spogliandosi di tutta la terra che la rivestiya e come dopo la terra si decompongano e franino le pietre e le rocce ; e come le nevi non piii rattenute discendano in valanghe ; e come !e acque insinuandosi dentro le denudate fenditure de' monti suL coRso dell' acque , ecc. 289 arrecliino ancora nuove rovine. E qui si descrive la de- solazione di molte valli del Piemonte che 1' autore ebbe occasioiie di esaminare co' proprj occlii. II 12." ed ultimo ai't. e impiegato a far cono8cere un altro danno derivante dal disboscaniento. Ed e , che cre- sciuta la massa dell' acque die liheraniente scende dalle nude pendici per far le piene , scema quella de" serbatoj che raantengono la perennita delle sorgeiiti. Quindi da piene immoderate si passa ad uno stato di scarsita d'ac- qua dannosissimo all' irrigazione , all' operwsita degli edi- ficj ed alia navigazione. 24* SulV uso del sale in agricoltura di D. B. I _JA scirsezza degl'ingrassi e il mal inteso uso dei me- desinii soao le principali cause della sterilita di un paese i « en vain, dice il signer Painientier (i), les efforts se tt reuniroient pour decouvrir des nouvelles methodes de 11 culture , rectifier celles deja connues et perfectionner )/ les instrurnens agraires^ si I'on neglige les premieres » sources de la fecondite, les recoltes seront toujours , » tnalgre les faveurs de la saison, mediocres et incer- » taiues n. Convinte per esperienza di queste verita le piii colte nazioni diressero le loro <;ure partlcolarmente a procac- ciarsi tutte quelle sostanze che piu sembravano conve- nienti ad arriccliire i differenti terreiii , o che in qualclie modo potevano contrihuire a reuderli piu favorevoli alia VPgetazione. L' Itighilterra piii diligente d' ogni altra nazione in tutto cib che ha rapporto all' agricoltura , per ottenere con maggior profitto uno scopo s\ interessante , chiamo in soccorso la scienza chimica , considerando ch' essa poteva rendere all' uomo desideroso di sortire dalle vie ordinarie tielle agronomiclie abitudini ijuegl' istessi ser- vigi che le matematiche avevano reso ai uieccaiiici. CoUa scorta pcrtanto di questa scienza essa ha potuto conoscere la rispetiiva forza dei differenti ingrassi , il metodo migliore di prepararli , la quantita precisa che ne debb' essere inipiegata e la varia qualita dei terreni ai quali debliono questi meglio adattarsi. Ha potuto in oltre rilevare che fra le sostanze che la natura produce , alcune ne rinianevano tutt' ora , le quali potrebbero es- sere utili all' agricoltura come eccellenti ingrassi, e che o per ignoranza o per inveterati pregludizj giacciono dimenticate. Fra queste deve particolarmente annove- rarsi il sale. (i) Parmentier sur la nature et la maniere d'agir des engrais, Mim. e fo«se conosciulo anche anticamente rie cainpagne , essendo per tradizione autii !>is<^inia radit^ta T opinioue che qucsta sostanza pos- spgg!« air ppi)osti^ la proprieta di distruggere ogni qualun- que produzione della terra. £ "^c altt-csi che il signer Giobert nella sua Memoria intitoirtta Ricercne ddiniche id agronomiclie intorno agli ingrassi (3) , la quale ha rlportato il premio della reale Socifta agraria di Torino, ha creduto di provare chimi- cavueute non solo essere I' czione del soli inutile alia vege- tazione , mn riescire necessariamente dnnnosa « Ed e per }> questa ragione , secoado questo autore, che sui poderi )> di quelli che sono rei di crimi di lesa Maesta^, si suole (1) La lettera del fig. Parkes e stata eta me ricavata clal PhUosophiial Magasin and Journiil , corapilato d.il sig. Alc=santlro Tiiloch , il quale non >ia potuto unirvi i' appendice o sia la copia del proces«o costruttosi in questa occasione , c stampato per ordine di Coverno , eisendo questo pro- prieta di un altro litir.ijo. (3.) Veggansi le Meniorie della real Societa agiaria di Torino. Vol. V. parte I. Ricerche £sico— clujniche sopr.i la ycjetaziane e h. causa della fer- tilita UelJc tcrie. SULL'uSO del SA^LE in AGRICOLTDRA.. 248 » seminare e spargere il sal mariiio . . . . e die fu >» realinente per isterilizzare i terreni che Atiila fece " spirgere il sal mariao hi snl Padovaiio, e Federico Bar- » baiossa sui territorio inilanese. » Ma o sia ciie il signer Giobert abbia preso qualche equiv'CO nelle sue ricerche chiiiuche , ossia che iu qual- che parte difettosi siano staii i snoi espenmeati agrono- mici , il fatto sta die rnolte nazioni gia da gran tempo si servono del sale come ingrasso; e in Iiighilterra spe- cialinente V uso del medesimo si e quasi reso generate in qucsti ultitni tempi in forza d" avere I' espericoza istessa pmvato quanto prodigiosamente favorevole sia questa sostaiiza ai prodotti dell' agricoltura. Questi fatti, la veriia de' quali noii si puo rivocare in dubbio, provaao d'altroiide quaato vero sia il principio nel quale coaviene a iche il signor Giobert che 1' espe- rienzd c unica al monrio che non sia schiai'a dell" opinione . Qaand' anche poi fosse certo che Attila e Federico Barb.irossa avessero fdtto spargere il sale (i) non gih per rnera fnrmnhta , consegurnza deW uso , ma bensi per re a- dere sterile realmente le campngne del Padovano e del Milanese, come ci assicura il signor Giobert in appoggio al suo assunto f, qaesto tutto al piii proverebbe die in quelle circostanze si sarelibe dovuto spargere un'imniensa quantita di sale , sterilizzando cosi il lerreno , non gia colla qualita per se stessa nociva, ma bensi coll'eccesso della quantita medesiina. E chi e che ignori , che molte sostanze dall' arte medica usate a beaeficio della salute umana, divengono miciltali quando la quantita non e giudiciosamente proporzionata ? Ma per non sortire dalla materia , quegli istess: ingrasSi che in agricoltura soao conosciuti pei migliori , non riescono essi i piii fatali (I) Al di cl' oggi ^3 tutte le persoue colte e ritenuto una fivoh cbe Federico Earbarossa ablna fafto spargere il sale sulle rovlne delle nostre citta. II conte Giullni nellc sue Memorie della citti e campagna di Mllano ne' seco'.i barsi parl.indo di que^ta circost.inza smentisce apertamente P as- ser^ione del Meibomio e del I lammi , ritiettendo saviameiite » che ne il M Worena, ne Sire Raul < ne aitro de' contemporanei scrittori ben inforraato » cl di alcun minirao indicio di cosa si strana » ved. loc. cit. parte VI , lib- 42. Piefro Verri nella sua Storia di Wilaiio e delio ;te3so sentimento <'el Giulini. Veggan=i ancbe le Vicende di Mllano durante la guerra con Federico I.° Iniperadore illustrate colle pergamene ill que' tempi , compilata dai Monaci Ciitercieusi , § XX, 244 SULL' USO DF.L SALE IN AGRICOLTURA.. alia vegetazione qualora la quantita ne sia eccessiva ? « Les vegetaux out noti seulemeiit besoin cle nourrituie , ,1 niais aussi que cette nourriture leur soit appliquee con- ,/ venableiiieiit. La trop gramle abbondance leur est aussi » fatale qu' un defaut total (i). » Tanto per T appuato si veritica nell'uso del sale, il quale siccome agisce potentissiiuamente sopra la vegeta- zione , cosi deljbesi inipiegare ogtii diligenza per pro- porrionanie la quantita alle differeuti qualitii del terreno, cio che nou pub mai ottenersi se nou clie coa replicati esperimenti. Sarebbe un vero perditempo il diffondersi piii oltre su questo soggetto i menire lo scritto del sigiior Parkes , di cui presento una fedele traduzione , e si minntameute diffuse in ogni sua parte da uon lasciare all' agricoltore niente a desiderare. Lettera diretta ngli agricoltori ed a quelli che ingrassano il bestiame della Gran Bretagna per dimostrare V utilita di usare del sale nei difftrenti rami di agricoltura , e nelV alimentnre ogni specie di bestiame di un podere di Samuele Parkes (a). Londra , 1 5 febbrajo i 8 1 9 . In conseguenza di un ultimo atto della legislatura della Gran Bretagna in vostro favore , e della parte die ho preso nelle inisure preliminari per ottenere questo Decreto , io penso che sia mio dovere d'invitare la vo- stra attenzione su questo soggetto , colT indiriziarvi ia , questa pubblica maniera le seguenti osservazioni, I fatti ch' io vi mettero sott"' occliio sono di quella importanza pei vostri proprj interessi , e la pubblica- zione dei medesimi e cosi opportuaa a proniovere il ben essere di tutto il regno, ch'io dovrei considerarnil colpevole qualora tralasciassi di dare ad essi la piii grande pubblicita possibile, o se io negligentassi di usare (1) Memoire de Kirwan sur les engrais. Veggasi il signor Olivier de Serres In una nota al llbro intitolato Trait^ des engrais, tire de dirterens rapports faits au departement d'agriculture d'Angleterre. (2) L' autore ha unito a questa lettera una copiosa appendice , alia quale egli si riporta frequentemente — ISoi dobblamo riraandare all' appendica istejsa quelli £ra i »03tri lettori she yoltssero esamin;)re i doctuueuti la esea raccolti. sull' uso ofl 9\le in agricoltura. 245 Ogni mlo miglior sforzo per porli ia quel chiaro puiito di vista il quale jiotrebbe abilitarvi pienameate ad in- tenderli ed apprezzarli. 11 vaiitaggio d' ingrassare il terreno lavorativo , non die il prativo col sile , e di somministrare la stessa so- stanza attiva e salubre ai vostri cavalli , alle vostre pecore e ad ognl bestiame come un condimento al loro alimcnto , e come mezzo efficace a preservarlo in sanita e vigore , formeranno i principali oggetti ch' lo sono ansioso d' iiidicare perche sieno da voi considerati per la pratica futuia. Dopo un' iiigeiiua e spregiudicata lettura di quests Jettera , io confilo clie voi accuratamente esaminerete il complesso deile evidenti prove clie saranno riportate neir appeiidice , ed in allora farete quegli esperimenti sopra i vostri poderi e coi vostro proprio bestiame, che saranno i piii opportnni a determiiiarvi e convincervi di quanto questa maniera di procedere puo essere applica- bile alia vostra amministraziojie. II sempre uiemorabile Sully , il qitale fu uno de' piii grandi uomini che la Francia abbia giammai prodotto , soleva dire che doveva essere prima massima di un buon Goverao di avanzare 1' agricoltura a preferenza delle manifatture , e di dare a queste unicamente ua rango secondario nello Stato. All' opposto Colbert , il quale era egU pare un gran ministro, assegnava alle manifatture il primo luogo nell' ordine economico della sua amministrazione , e dava il pivi grande incoraggia- inento alle arti , essendo persuaso che la loro prosperita avrebbe fornifo gli unici mezzi di lavorare le materia prime prodotte dal siio paese. Egli e probabile per altro che qnesto euiinente uomo di Stato non avrebbe pro^ tetto le avti a spese delT agricoltura , qualora egli avesse considerate che in ogni paese il vantaggio principale delle manifatture e proveniente dai valori ch' esse pro- ducono , e dalla tacilita dcUo smercio ch' esse procurano ai prodotti del suolo. L' immortale Sully, in difesa deH'opinione ch' io lio per r appunto citata, era solito dire ch' egli seriipre pre- fer! i prodotti del suolo , i quali non si possono fa- cilmente rapire , a quelle conquiste straniere che occu- , pano I' atienzioue della maggior parte de' Governi , ma I che sernpre eccitano risentimento e gelosia. « Ua graade ^4^ SULL' USO del SA.LE IN AGR1C0LTUK4. tt e crescente prodotto della campagna, diceva egli, as- ,) sicura la liberta della naz'one , iiel inentre die pone » gli stranien in mia specie di dipendenza; al coiitrario >t la mancniiza del grano , primo bisogno della vita, ci n fa dipendenti dagU esteri , i quali possooo a loro vo- » lonta o fornirci il bisoguevole , o ricusirlo. » II pro- dotto della campagna, prosicgue egli , non pno essere consumnto dagli stranieri se non a vantaggio degli abi- tanti , cioe per un tradico piu vantaggioso di quello die sia il possedimento del grano medesiino ; all' opposto le arti e le manifatture possono essf>re tolie dagli ari'fi'j delle nazioni rivali , e passare unitamente agl' istessi ar- tisti in tntti i paesi del mondo. Se qiifsti sentlnienti sono fcndati siilla verita e snlla giustizia , ed io credo ch' essi lo siano, allora ogni miglioraiTieuto nell' agricol- tura o nell' economia rurale di qnesto regno pub const- derarsi essere Uii importante acqnisto nazion ile , ed lo sarb scusato non offrendo alcuna apologia per isforzarmi a rithiamare la vostra ottenzione su di una pratica , la quale e poco conosciuta nel nostro pnese, ma die in alcuni stall esteri e stata invariabilmente eseguita con detiso vnntriggio. L' utilita del sal comune per gli oagetti rurali e stata gia da gi'an tempo conosciuta nella Germania, nella Po- lonia « neir Olanda e nelle Fiandre e in tulte le pro- vincie degli Stati uniti d' America. Gli e per qnesto, die molto e da dolersi die le esistenti gabelle abbiano sk lungo tempo privato gli abitanti di questo paese de' dif- ferenti benefifj cli' essi avrcbbero potuto ricavare da questa preziosa indigena produzione (i). La sostanza mi- nerale di cui noi pnrliamo trovasi in quest' isola in grandissima abbondanza ; pure in conseguenza di uno sbaglio politico , noi 1' abbiamo inlino adesso venduta agli strpnieri i permettendo die niolte migliaje d' acri delle nostre proprie canipagne, i cjuali col libero uso del sale potevano essere resi infinitaniente fertili e pro- ficui , resiassero quasi sterili, o almeno in uno stato tale dd pagare appena le spese della loro coltivazione. (l) L' utilita del sale comune, come ingrasso fu conosciuto gia da qual- cbe centiuaio (V anni da certi inrlividui in qae^to paese, ma i fortt tributi ed altri ostacoli hanno impedito che I' uso divcnissc gcnerale. SULL USO DEL SALE IN AGRICOLTURA. 247 Intanto, posto die il Governo e stato s'l indulgente da diininuire una gran parte della Gabella sopra quella quan- tita di sale clie pno essere coQSuinata per T agricoltura o iicir aliiiientare il bestiame ; e sircome tutto dipende dalla maniera coUa quale questo prezioso dono e ricevuio dal pffese , era da desiderarsi che tosse data la piii grande pubblicita all' atto del parlameatoi e die nissua agricol- tore , e nemnieno il pia abbietto ortolano rirnanesse igiio- raute dei patti e delle condizioni colle quali egli puo ora ottenere una cosi ricca ed utile derrata come il sale. Non essendo indotto da mire private, e non potendo aspettare di ritrarre personali vantaggi di qualunque sorta dail' adottainento gcncrale di questa uiisura , io prcce- dero a darvi nn sempHce sbo7zo della vista generale die in ho piTSo pi , paria niolto decisamente de' vantaggi die possono ricavarsi dalla pratica di spar- gere il S ■! conmae sopra le campagne , la qual pratica esso chiama la inarna la piii sainbre, la meno costosa e la piu fiKisofica di tutte le altre. Esili riporta il caso di un uoiiio , il quale nel passare un ponte solla splaggia del irare lascio cnscare nell' acqtia un sacco di grano da se- niinare die avea suUe spalle , e die questo resto ivi in ti lO a tanto die 1' acqua fosse bassa pel riflusso , quaijdo , cssendo quest! iiicapace di comperare altra se- rriente . si scrvi di qnella die era rimasta neir acqua salsj ; ed allorclie arrivo il tempo delle niessi » egli ne raccolse una quantita di gran lunga superiore a tutte quelle del viciiiito. Lo snrittore per altro ae;giunge che fu allora supposto die il gra:o non avrebhe fruttato in quel mode , quando non fosse effetti vamenie caduto nel mare per puro accidenie : e intanto ne questo uomo , re alcuno de'suoi viciui mai arrisdiio di fare in poi uso dell' a(qua salsa, Lo stfsso siuiiolare autore ci dice altresi di un uomo, il quale lungo tempo semiiio un bu.ihil di sale sopra un piicolo pezzo di terreoo sterile a Clnphain Common, e die a quel gionio ( epoca in cui egli scriveva) era rimasto piii fresco e verde the qualuiicpie terreno de'suoi contorni. L' eniinente dottore B.oWiirlgg, il quale scrisse nel 1748, parlando del sale, dice: n E sparso sopra tutta la natura ; e rinchiuso nelle visoere della terra ; impre- gna 1' Oceano i discende con la pioggia ; fertiiizza 11 snolo; passa ne' vegeiabili, e dai niedfsiiiii e trasfusn negli ani- mali ; cosi die puo questo essere stimito 1' universale condimento della natuva ; utile e bem-fico a tutte le crea- ture dotate di vitalifa , siano esse vegetabili o animali,. In alcune parti della Gran Bietagna , particolarniente nelle vicinanze delle niini«re di sale^ 1' utilita del sale a50 SULL USO DEL SALE IN AGRTCOLTURA. adoperfito come ingrasso e licnisslmo conosciuta , e se ne fanno gli elogi ^ e fu ultiinaaiente provato all' evi- detiza avanti il Comitato della Camera sull' uso del sale in AGRIC0LTUR\. 25 1 vantaggio , I'estretiio rigoglio ed il color verJe c'le il ?nle da all' erba , allorche e convcnienteuiente appli- cato , sarelibe cosi soddisfacente a qnegli agricoltori clie ne facpssero uso , e co&i convincente per tutti gU agronoini del vitinato di ogni qualita , che se sola- mente luio o due signori di eiascua distretto volessoro fare piccoli esperimenti . sono certo che questa maniera d' iiigrassare (i) tosto ricliiainerebbe raltenzlone d' ogni iiidividuo , ancorche non avesse die uii giardino da re- golare -e coltivarc. Dalle evidenti prove die «ono gia state raccolte sii qucsto soggetto egli e ovvio die una gran parte della canipagna di qnesto Regno puo col proporzionato uso del snie riJursi a produrre quasi il doppio della raccolta tanto dcir erba quanto del gvano. Quauto gratideniente servirebbe ai maiiifatturieri e ad ogni a'ltro iiiteresse del paese , io non ho biso2;no di sforzarmi a tentare di spiegarlo. Oltrc di die forzando il terretio con una ba- stevole porzione di sale le nostre raccolte sarebbero portate alia maturanza p^u presto di' esse ora non Io sono (2), cosa d' un' importanza considerevole per le parti del Nord di quest' ib* essere arato per la rarcolta del grano. Sei lus-heh o trecentotrenta^ei libbre
  • , puo in una rerta quantita ar- crescerc la loro vegetai-ione , abilitandoli a preiidere ma!Jgiore nutri.-ione iji un dato tempo , e per fame Je loro circola^iioiii e secrciiioni con pic. cnergia. 202 StLL USO DEL S\I,E IN AGP.ICOLTURA.. niucchio Ji fieno, inipedirh ch' esso non divenga miiC' chio brucinto ( mow bunieJ ) » come si dice ; ed aU lorche il iieiio, il quale fe stato cosi coiidizionato , vieac dato a' cavalli ed all' altro bestiame sara preferito a quelle istesso die e stato I'accolto in una piu favore- vole stagione , e noii rondito col sale. La pulitezza del sale come ingrasso e parlmentc dk uti akro considerevole beiieficio. In molti casi si troverii essere questa circostanzii iiHportantissima S]>ecialmente ia quei distretti ove s' ingiassa il bestiame. E stato re- plicatamente osservato die qualora il campo sia stato in!j;rassato col letame dopo die il fieno e stato levato, le bcstie bovine ricusano di maugiare quello die ciesce sopra una tale campagna. Al contraiio , se il cnmpo sia ingrassnto con due busluds circa, di sale fino invece di letame, subito dopo che ne sia stato falciato il fieno, si eviterii questo inconveniente e questa perdita, e si ot- terra un' abbondante raccolta di secondo fieno, dotato di tale particolai'e dolcezza, obe tuite le specie di bestie a corna , come pure i cavalli lo mangeranno colla piii grande avidita. Gli agricoltori in alcuni distretti sono accostumati a mettere in molle la loro semente del grano in acqua di calce , e senza dubbio questa pratica e spesso utile : ma io sono decisamente dell' opinione die una forte salamoja fatta colla soluzione del sale neir acqua sia infinitamente piu efiicace. La raccolta del fruinento e spesso ridotta alia meia da una malattin , a cui questa specie di grano e niolto soggetta , chiainata riipgine (smut or rust) (i); ma allorcbe la sen)ente e diligentemente preparata col sale, questo infortunio noa puo giainmai accadere. E stato altresi provato da alcuni indiviaui interessati pel ben pubblico , i quali lianno fatto i necessarj csperi- menti , die la rogna ( scab ) non si e mai trovata nei pomi di terra die sono cresciuti in quelle terre die sono state ingrassate col sale. In moke parti delle Fiandre , ma piu particolarmente a Lilla, liavvi la pratica di conservare le urine di (l) lo raccomaijdo la lettura di una utilissima memoria clie fii ulti- mnraente fU triliuita gratis ilal CoijsigUo d' agriroltura , scritta ilal signer John Slnciair , « sopra i jiiez^-i di preveiiire la ruggine nel frumento ooll'uiO del sale >■ , oggetto che importa moltiisimo che venga assicurate con espe- riuienti decisivi. SULL"' USO del S4LE IN AGRICOLTUR\. 253 quel bestiaiue clie mangia il forags^io asperso di sale. Queste sono couservate in adattati serbatoj ■, e quando gli agricoltori le spargono sopra certe speciali teire che 1'' esperienza ha loro insegoato di scegliere , 1' ei- feito , anche senz'altro iograsso , e non solameiite van- taggioso , ma veramente sorprendente. BastanteiTiente , io presuuio , e stato detto per in- durvl ad aspettare un risuliainento soddisfaceiite dalT ap- plicazione del sale alle vostre canipagne e pratei'ie ; la mi accontentero dunque presenteinente d' inforniarvi che nell' appeadice voi troverete una lista dei noini dei s;- giion i quali hanao lestificato 1' efficacia del sale co- me ingrasso , e parimente la testimonianza di uii gen- tiluomo il quale ha usato il sale sopra uii suo pro- prio podere per molti aiini , ed ha asseverato che nei suo viciuato si e usato per quarant' auai col })iu grande profitto spandersi la salamoja sopra la c.impagna \ e che vennc da una distante contea all' oggetto di olil>eJire agli ordini del Comitato della Camera dei Comaai per liferire alia medesima il risultamento delle sutf espe- ilenze durante questo lunghissimo periodo. Voi troverete altresi le proposte del Consiglio d' agricoltura in Londra e quelle della Societa delle alte parti della Scozia , le di cui istituzioni sono pienamente convincenti deU'uiilita. del sale nella coltivazione delia campngna ^ menii" esse, h^niio ofl'erto de' premj a tutte quelle peisone che pre- senteranno un ragguagUo dei migliori esperimenti sopra questa preziosa sostanza minerale nei d'tttrenti rami deir agricoltura. Noi passiamo ora alia seconda parte del nostro sog- getto che si riferisce all' app!ii;azioiie del sale nell' ali- mentare le pecore ed i cavalli , e per cooperare ad ia- grassare ogni animale. Qui per altro io dovrei soltanto Ciiumerare i molti vantaggi che appare essere risultati dalla pratica , e mettero quindi la mia priacipale confi- denza sull' efFetto che puo essere prodotto dalla lettura dei molti document! che si contengono nell'appendice. Per istabilJre I'esatta quantta del sale die puo es-^ere necessaria per le differenti qunlita delie terre , e per ap- prezzare i beoeficj che ne risultano dal suo impiego in tutti i diflferenti modi di coltivazione che sono adottau in questo regno, si richiedera una Innga serie di espe- rimenti , raassane the qualche teitiaiomanza poi'iata avanU 254 SULL* USO DEb S\LE IN" AGRTCOLTtrR^, il Comiiato della Camera tle'Comuni fu iion soddisfacente e co'iirid.liitona i ma i vaiit.iggi che sono risuitati dal s )ii.niiuistrare il sale alle pecore ed al bestiamo souo cosi postivi e per se siessi evideiiti , che a nie spmbra noa essfctvi utpute che possa traitenere ogrii agricoltoie dal uon adoLiare iiiuuediatainente una tale pralica. La piu incontrastabile prova che sia stata addotta si e che il sale amformemente promove la di<;estione nei ca- valli e nel bcstiame , e che qiiesto produce in esso un rapido progrrsso nell' ingrassare. Si e altresi riconoscinto clie ahiueiitaudo il beetiame con st<'ppia o paglia tagliata puo ad essD somiuimstrarsi una maggiore quantita di que- sto foraggio ordinario e di poco prezzo , allorche e aspeiso di sale, che i.\ quahinqne altra nianiera ^ e che siccome il nempire lo stomaco del bestiame allorquaado s'in- grassa e una clrcostauza della plii grande iniportanza , una abboadantissima porzione di paglia , qualora sia con- dizionata col sale, puo essere data colla piii grande uti- lita sia per ingrassaniento , sia per la salute degli animali. Cosi pure chiuuque abbia esperienza d' ingrassare il be- stiame sa che una quaotiia di foragelio il piii ordinario , quando sia nia giato con gusto , lo ingrassera piii presto se sia dato con una picrola aggiuota di una sostauziosa pastura , che meglio nu Irito solt^nto con una moderata quautita. Per venta diihci'tnente trovasi qualche alimento che possa offnrsi al bestiame , il quale mischiato col sale noa veng.i divorato con avidita. Conse-;uentemente niente vi puo e^Sfi're di piu importante per chi si oc- capa d' iiigrass irlo che il sapere come si possa ottenere qucsta utile sostauza saiina al minor prezzo e con rai- nore difScolia. Fu provaio evldentemeate 1' anno scorso avantl il Comitato della Camera de' Comuni che per ingras- sare il bestiame, quattordici libbre di paglia raccolta allorquando si vagliano i grani , e che per se stessa e di piccolo o nessun valore, pno risparmiare quaranta.lue libbre di rape , quando sia convewientemente bagnata e riscaldata , e mischiata con due once di sale. Certa- inente questa e un' imp rtantissima circostanza per T eco- nomia di una possessione. E egli possibile che qnesto fatto passi sen^a essere couosciuto da qualcheduno degli agricoltort ? ' '"' -"r 1 ■ ■■' •• ••v<--~' ^ »'-j; •■'J SULL' USO del 8.\LE in AGRIC0LTUR4. ^55 Un nilo amico nell' anno lijia viaggiiva negli Stati Uiiiti d'Ainerica dalio Stato di Massachuset al fiuine Mis- sissipi. Egli osservo the si usava in tntto questo esieso distrctto di meitere il sale in tutti i inuccht di fieno , ed rgnalmente di S|jargerlo pure- tra il fieno nella porzione di quattordicl libbre di sale per ogr.i ton di fieno. Egli dice cfie era una praiica coniune in quel paese di dare il sale alle pecore ed aibestiame, e che egli ha fiequentemente veduto il bestiame seguire un ragazzo per un miglio od anclie di piii , il quale tenendo una porzione di sale nella sua niano, induce va gli aaiuiali a seguiilo soltanto col mostrare loro il sale. La stessa persona mi as!zioni, jion e niente da sorprendersi , che il sale uon sia st ito piu genenlmente impiegato per gli oggeiti superi-irnienre annoverati; specialmente quamlo si rauinienti . die anche con tutti quest! svantaggi, Tagricoltore non pott'va usare un solo bushel di sale per preservare il suo fieno , per mettere in raolle la sua semente del frumento , o per ingrassare la sua terra finche non avesse pag:ito I'enorine gabella di trenta lire per ton , cio che per se stesso equivaleva ad una proibizione. lo ho per altro un gran piacere di poternii congratu- lare con voi che ai 5 di giugno scorso sia passito un atto nelle due Gamere del parlamento col quale veunero rivocate quelle restrizioni cli' erano le piu iacomoWe, e venae imposto un basso tributo per quella qunhtita di sale che verra d'ora in avanti rilasciata per qu.Tlu;ique oggetto d' agricoltura , come pure per aluuentare le pe- core e il bestiame. In forza di quest' atto del Parlamento il sale puo ora ottenersi al prezzo ridotto di due scellini e sei soldi (pence) per ogai bushel, o 5 scellini per cwt o lOO libbre Bibl. ItaL T. XXV!. i7 358 SUIL' USO del 9A.LE riM AGRICOLTURA.. come sopra (i) per qualunque de' seguenti oggetti , cioe per essere mischiato coU' alimento delle pecore e del bestiame ; per mettere in nioUe la semente del grano ^ per preservare il fieiio o per ingrassare la terra ; e non si "limanda che vcnga presentata alcmia cauzione , ne alcuna aesicvirazione summentovata per il fedele iro- picgf> del sale cosi otteiiutu E cjuantuiique ragriccltore dehba dare un certificato d' aver egli consuniato il sale ne-1 niodo coiitemplato dalT atto , non c necessario che si perda il tempo , come si e osservato qui sopra , in- tanto che ii ricevitore stesso fa le iiidagini per assicu- rarsi :!ella verita. di quaato si e esposto uel certificato ; ma egli e ohldigito ad accettarlo allorquaudo gli vieae preseniato , e 1' ajjrlcoltore e abilitato a rioevere imme- diataiiieute uii ulteriore sussidio di sale. Per qiicsto iniportante atto del Parlamento e permesso altresi all' agncoltore di trasportare qualche porzione di sale ad un altro podere , o di venderlo ad un vicino per gli oggetti sopraddetti ; e uoii ostante che la penale im- posta all' USO fraudolento del sale sia stabilita da questo atto a quaranta seellini il bushel, o a loo lire sterliue giusta la qualiia della persona la quale sarh imputata , r atto contiene pero un proviso che la penalita pud essere moderata dal giudice di pace ad una quarta parte della suddetta. Tali sono i cambiamenti che sono stati fatti alle leggi risguardanti 1' uso del sale in agricoltura , e a me sembra che ogni cihivatore il quale puo ed e in grado di compe- rare il sale (lebba inuuediatamente prorurarne una quan- tita, e fare tali esperinienii sopra le sue terre e col sue bestiame quanto sembrerk a lui essere piii conveniente per accrescere la quantita ed il valore de'suoi prodotti. lo sono estremameute bramoso che uu gran iiumero di agricol- tori faccia immediatamente questi espcrimenti ; perche , come io la penso , questa concessione della legislatura (l) J I ?ale non costa piu ch© otto o dieci scellim per ogni ton alle saline fli Korthw i'-li , e questo puo caricarsi su di un bastimento sul canale per non piu rll 5 frellini per ton. Cliiunque pui> otteaere qiialclie quantita di sale, alle nilgiiori romli/ioni e concordemente alle norme dell' ultimo atto del Parlamento, dirigendosi al slg. William Horne , mercante ia Liverpool, rispett;ibile ed interes'^ato per il ben pubb'lico , il quale e stato ultimaraenle cletto meuibro onorario del consiglio d' agricoltura in Londra pel suo ieio nel proiuuovere gli esperimenti del sale per gli usi d' agricoltura. SULL' USO del S^LE in AGRICOLTURA. uStJ « il pill grande favore che inai il Governo abbia ofFerto a profitto degl' interessi riirali di tjuesto paese; e chess ne' possessor! della campagaa, dopo riiitinio straordiuario sforzo del Comitato della Camera de' Ciuiiuui fatto per il lore vavitsiggio , si sroprisse uii' indiflerenza <> una contrarieta ad accettare 1' ofFerto done , tutie quelle iu- teressate persone, le quali soao nemicbe della tolale abo- lizione delLe leggi relativamente al sale , si prevarrauoo di questa circostonza come un argomento contro i i'autori deir abolizione niedesima i, e tutte le leggi r'sguardanti il sale saranno losto rlinesse nella loro originana ibiza e severita. Al contrario qiialora gli esperimenti fossero ge- neralmente itistituiti in timo il regno, io non dabito die gli agricollori si coiivincereljbero pieiiamente delT uiili;a del sale pei varj oggetti di agrinoltura , e die presen- terebbero una generate petizioiie al Parlamento per la totale abolizione delle leggi relativamente al sale. L'agri- coltore ed il manifattore sarebbero autorizzaii a scavare il sal di miniera con tanta liberta nell' egual mode cli' essi acavano la saljbia o esiraggono il carbone , ed i different! nazionali vantaggi che ne risulterebbero , sarebbero nu- merosi ed important! molto piii di quello che facilniente si possa calcolare. Essendomi diffuso al di la di quanto aveva ideato in prima, tutto cio che mi rimane ora e di dare alcune poche necessarie precauzioni e regole a quelli fra i niiei lettori che possono determinarsi ad adottare quella pra- tica, la quale e stata raccomandata nelle prime pagine. In primo luogo debbo far osservare die nessuna terra pub chiamarsi friittifera quando sia intieramente priva della materia carl^onica. lutanto se fosse possibile che un. podere si trovasse cosi impoverito dalle successive rac- colte , che poca o nessuna porzione di carbonico rinia- nesse nel tcrreno^ non sarebbe verisimile che il sale solo lo potesse rimettere nella sua origiuaria fertilita? Io penso pcro che quella terra che contiene piii carbonico ricavera piii proiitto dalT applicazione del sale. Ma la maniera piii sicura da osservarsi da un agricoltore e di usare del sale con moderazione in sulle prime , ed iu tutti i casi di lasciare una piccola porzione della mede- sima terra senza sale ; cosicclie i reali fli'etti prodctti dal niedesimo possano essere col coiifronto iu ogni esperi- meuto per se stcssi evidenti e palpabili. 26g sull' uso del sale in agricoltura. Quell' agricoltox-e il quale non vuole che il suo cainpo ^iaccia vuoto, deve indubitatamente nell' ijso del sale pec- care piuttosto di scarsita che di abbondanza ; perche un abbondatite ingrasso di questa sostanza salina potrebbe reudere le terre assolutamente sterili almeno per un'an- nata. Noi leggiamo nella Scritiura della Valle del Sale, ove Davide vinse i Sirii , die in ogni probabilita era una esteiisione di un terreno basso il quale era stato reso sterile dair influenza dell" acqua salsa. In uno dei primi nuiueri delle Transazioni filosofiche si parla di una val- lata della medesima specie vicino ad Aleppo •, ed il fa dottore Browning riferisce che hawi un vasto deserto alle frontiere della Russia verso la Crimea tartara , la quale in forza di una sovrabbondaaza di sale e divenuta cosi assolutamente sterile , che per lo spazio di molte miglia non vi crescono ne piante , ne erbe sopra la me- desima. Questo mi fa ricordare una circostanza importantissima per tuni qutlli i quali •ttengono il sale sotto le norme dell' uhimo atto del Parlamento. Quest' atto prescrive che il sale sia rilasciato in pezzi grossi del peso di venti libbre case uno o ani he magginre \ conseguentemente tutio quesio sale dev' essere rotto prima che se ne possa iisare cEL sale in AeniCOLTTTRV, Ai cavalli quattro once per giorno , come si e gia detto dlsapra ; Alle giovcnche dnc once al g:orno in due volte come sopra ; Ai vit.?lli un oncia al giorno divisa in dnc porzior.i ; Alle pecore due once per testa una volta tanto alia SPtrimana ; il sale dcve spandersi rarissimo sopra le pietre o sopra i mattoai nelle campagno ove pascolano le pe- core. Poclii agricoltori o cjncUi che ingrassano bestiame, io mi lusinao ., leggeranao le precedent! pagine e V appenrice senza provare qualche desiHcrio di migliorare i loro proprj poderi , e di accrescere il valore del loro bestiamfe roll' uso del sale; ma se pure alcunl vc ne sono i quali non sentono del desiderio pel miglioraiiiento , io son sicuro d' altra parte che sonvi molti signori abitanti in rampa;j;na , e molti illuminati agricoltori , i quali godono in ogni ocrasione di poter contribuire all' avanzamento nazionale della Gran Bretagna, e che tratteranno questo sogijetto per principio di puro patriotismo. Fu opinione d' Aristotele n die la coltivazione della terra e favorevole alia liberta », E uno scrittore di tempi pill modenii osserva << che le hen regolate monarchie trovansi piii frequenteraeiite ne' paesi molto coltivati e frnttiferi >. . Eravi un proverbio in voga ne' tempi passati che '1 le cainpagne coperte di spiclie di grano sono le sorgenti delle vittorie >/. Gli abitanti della Sardegna , dice il presidente Montesquieu , erano anticamente ric- cbissimii erl Arisfeo cosi famoso pel suo aniore all'agri- coltura fn loro legislatore ». Ma essendo i Cartaginesi divennti loro padroni distrussero ogni cosa convcniente all' alirnento dell* uomo , e proibirono la coltivazione delle can^pagne sotto pena della morte. Lo Stato conse- guentemente cnsco nella decadenza , e per secoli divcnne la preda di difFerenti conquistatori. Cio che per altro e pill da rimarcarsi si e clie anclie ai giorri nostri la piu gran parte dell' isola di Sardegna rimane una incoltivata sterile hrnghie'-a A questo deplorrdiile stato di cose rimpero della Chaia fornisce uti contractu sorjirendente. Gli anticlii imperarlori della Ciiina , dice Mo itesquieu > non furono conquistatori. La prima cosa ch' essi fecero per ingrandirsi diede la piu grande prova dflla loro sa- pienza. Essi levarono dal disotto delle acf(ue ( o meglio 9UT.l'uS0 i)£L 3.1LE IN AGRICOLTURi. 263 ricuperarono dal mare ) due delle piu belle provincie deir impero. Qucste debbono la lofo esistenza al trava- glio deir uomo ; ed e 1' inesprimibile fertiiita di qneste due provincie che ha dato ali' Eiiropa 1 ilea c'le abliia- tno clella felicitii di questo vasto paese. E tialle concnrdi testimonialize de* viajgiatori noi abbiaino fondamento da credere che ogni parte di rjuesto impero e costan- temeate conscrvata ncl uiaggiore possibile stato di eol- tivazione:j r.ll' oppo3tCi in lagliilterra e nel Ptiacipato di Galles vi sonO piii di sette railioai H' acri di brngiiiere che 3.^no stati per secoli , e die contimiano tuttora ad essere di poca o nessuaa utilifji all i N.izione. II piU graude ostncolo alia coltivazione di queste terre e la mancanza d' ingraaso , essevidovene presentemente una graade mancanza anche per quelle campagiie che sono di gia circondate con siepi. Divenga dunque 1' uso del sale generate in agricoltura, e qnesta mancanza sara per una gran parte supplita. Ogni ricco coltivatore avra i mezzi in suo potec-i di mettere tutta la sua possessione nel piii desiderevols stato di miglioramento ; in guisa che sa^ rebbe tosto considerato vergognoso per un agrlcoltore il peiSnettere che un solo rood di terra appartenente alia sua possessione rimanesse incolto. Questo aprirebbe la strada alia coltivazione di que' vasti tratti di terre co- munali, i quali noi vediarao in ogni parte del Regno , ed il camblamento che questo farebl)e sopra la faccia del paese , per non pirlare delP accrescimento de' suoi abitanti , puo essere piu facilmente immaginato che de- scritto. Se i nostrl antenati fossero stati intieramente disattenti pel miglioramento'deir agricoltnra , la maggior parte della Gran Brettagna sarebbe tuttora coperta di boschi ; e nella stessa maniera se non fosse questo accaduto per il progresso della civilizzazione e per il desiderio del nii- giioramento , le piu belle provincie della Francia e della Germania sarebbero tuttora ombreggiate dalla foresta Ercinia , la quale ai tempi di Giulio Cesare si esten- deva dai confiiii deU'Alsazia e della Svizzera sopra la pill gran parte della Germania , delP Ungheria e della Transilvania , e fu dctto che vi fossero sessanta giorni di viaggio in lunghezza e nove in iargliezza. L' agricoltura , disse il pregevole sis Hollinschead ^ e la pi« certa sorgente delle doiuesticha riccheaze 264 sull' oso del ?ale i?c agricoltura. Ovunqne quests e negligentata, qualiinque ricchezza possa esstre iiiiportata .iol di fiiori , la poverta e la miseiia a})honderaiino nelP ititerno del paese Tnle e , e sempre snra I'insiabile situazione del commercio e delle mani- fatiitre , clie migliaja d' individui possono esseie oggi in plena attivita, e air indomani trovansi in miseria. Questo non puo giammai arrivare a quelli i quali cokiyano la terra. Essi possono mangiare i frutti delle loro fatiche , e possono sempre coll' industria ottenere almeno il ne- cessario pel proprio sostontainento. Coinunque vere possano essere queste osservazioni , Crazie a Dio, V epoca in cui viviamo e propizia ad ogni sjiecie di migUoramento , al progresso delle scienze tutte. Quatito air avauzameuto delle arti , e lo spirito d' inda- gine clic e esternato per tutto il regno , io confido che indurra inolte centiiiaja d' inielligenti agricoltori ad at- tendere seriamente agl importanti punti , sopra de' quali vi ho qui parlato. Mi sia permesso di aggiungere , ch' io tengo per certo che quelli fra voi , i quali non sono indifferenti al sog- getto di cui si tratta , non possono piu effettivamente consultare i loro proprj interessi o quelli del pul>blico , che uiettendosi immediitamente a fare quegl' esperimenti che sono i piu anatoghi alle vostre rispettive situazioni ed interessi i mentre i vostri risultameati , di qualunque soria essi possano essere, saranno egualmente conducenti alia privata e nazionale prosperita. Sono , Signori , Obb. Servid. Samuel PARicjig. a65 APPENDICE. PARTE I. SCIENZE, LETTERE ED ARTI STRANIERE. Delia coltura della vite presso gli antichi Greet. Me- moria letta alia Societd delle scienze naturali di Losanna dal sig. L. Reynier. A fronte della moltitudine de' varj nietodi di coltura delle viti si possono questi tutti riuiiire sotto due principal! classi, quello delle viti basse e Taltro delle viti alte. Nelle prime il ceppo forma ua tronco semplice e poco elevato , e la potatura si pratica sui rampoUi o le messe che si vanno svolgendo. INelle secoiide il tronco e molto piu lungo , e dividesi in ramificazioni sostenute da alberi ovvero da pali , e la potatura si eseguisce soltanto sui rampolli che si formano airestremita. Deesi osservare che gli autori greci non hanno fatto veruna rnenzione delle viti alte es- sendo sempre state estranee ai loro nietodi di coltura : gli agronoini roinani all" opposto conservano lo stesso silenzio intorno alle viti basse e non hanno somministi-ato precetti che per la coltura di quelle alte. Vuolsi dunque conchiu- dere che il prinio sistenia ha singolarmente appartenuto ai Greci ed il secondo ai Romanl. Per la qual cosa si puo in qualchc guisa conoscere quale di questi due popoli ab- bia introdotto la vite in un dato paese esaminando il me- todo di coltura ivi adottato. Cominciando dal pie delle Alpi r Italia e coperta di viti alte , ed i contorni di Ta- ranto e le Calabrie ove furono colonie greche hanno viti basse. La colonia greca di Marsiglia le introdusse nel pro- prio territorio donde questo luetodo si e propagate uel aoG APPENDICE riinanente dolla Francia tramie alcune pi'oviacie ove sem- bra che i Roraani abbiaiio I'ecato" il loro sistema di col- tnra; come per esempio presso gli AUobrogi, i quali coni- proudevano il Delfiiato e la Savoja fino a Ginevra ove ve2;a;onsi ancora viti alto cogiiite sotto il nonie di hautains. La stessa cosa e nello Saintonge dove si allevano viti sopra pali. La coltura del nostro cantoae (i) e qnella dei Greci: gli avi nostii T avranao ricevnta da Marsiglia o diretta- mente o mediante la sua progi'essiva esteiisione iiei paesi intermedi. Da qnanto si e dett-o anparisce che tutte le par- ticolarita intorno la coltura della vite clie si attingono dagli scritti dei Greci non possono adattarsi che alle viti basse ; metitre quelle che trovaiisi nei libri degli agroaomi romani appartengono alle viti alte. Per avere ominesso di porger attenzione a questa cir- "costanza da molti scrittori moderni furono fatte erronee applicazioni a parecchi precetti di coltura cue avevano letto negli antichi. Siccouie iu questa Memoria noii si trat- tera che delle cognizioni de' Greci intorno la coltura delle viti , cos'i il nostio discorso si aggircra solamente sulle yiti basse. II cliiua necessariamente influisce su quella specie di terreno e di esposizione che e conveniente alia vitc. Nelia Grecia si preferiva uu suolo leggiero, ma abbastanza umido perc'.ie potecse crescervi T erba , in somma un terreno prativo (3). A' giorni nostri si scorge che in simili posi- zioni per T a ^ panto meglio prospera questa pianta giusta le osservazioni iatte da un assennato viaggiatore (3). Sic- come i terreni di simil natura clie potevano consacrarsi alle viti uon erano sufEciend, cosi esse coltivavausi pari- inente sul pendio delle coiline, ma soltanto vicino al mare ove le evaporazioni potevano supplire alia mancanza di iimidita del suolo (4) , altrhnenti posizioni di simil ge- nere sarebbero state esposte all" azione di un troppo ga- gliardo calore ed alia siccita clie avrehbero recato pregiu- dizio a! ]n-odotto. Per la rngione medesinia nelle contrade assai calde si preferiva 1' esposizione al nord-ovest ove la Ci) II cantone ili Vaud , tli cui Lojanna o il capoIuQgo. (x) TUeopVi. de caipsi? plant. 1. 2 , c. 3 ; ]. 3 , c. 7 e 16. (3) Oliv. Voyap-e en Perse, t. 2, c. 4. (4) JJsro.ocr. opud Ceopen. I. 5 , c, 5. PARTE STR4NIERA. 26" vi*e poteva ricevere 1' iiiflnenza ). Avcvasi cura eziandicr nei terreni umidi e Sostanziosi di sgombrare dalla vite parte (j) Theoph. de causis plant. 1. 3 , c. 19. (2) Hesiotl. op. et. dies 1. 2. \. 18S. (3) Plut. Quasst. roman. § 40. (4) Theoph. de caus. plant. 1. 3 , c. 18. (5) Idem 1. 3 , c. 20. (6) Idem. (7) IfJem I. 3 , c. 31. — SotioB apud Geopon. 1. 5 , c. afir PARTE 9TR.VNIERA. liyi delle sue foglie all' avvicinarsi dell' autunno oiide agevo- laie la niaturazione dell* uva , ma questa operazione sa- rebbe stata superflua ed cziaadio peraiciosa nelle esposi- zioni calde (i). lo ho osservato in alcune comrade delle Calabrie , segnatameiite presso Reggie e Scilla , clie beii lungi dal togliere It foglie u questa epoca copresi ogni pie di vite di ua cappello di felci afRne d* impedire clie il calore troppo forte becclii T uva e vieti die giuuga a niaturazione. L' uso dei pali non era genevale : si limitavano spesso a legare insieme i rami verso la sommita senza procurare loro verun appoggio tranne quello che viceadevolineiite si prestavano. I viiuiui erano iiidifFereatemente o di giun- 00 , o di ginestra , o di altri arboscelli con rami flessibi- li , o di quella specie di canna cliianiata Arundo ampel- lodesmos , die e parimente usata a' giorni nostri in parec- chi paesi dell' Italia (2), To mi sono ristretto a riunire qui i fatti piu cospicui del sistema di coltura dei Grcci. Avrei di sovercliio allun- gata questa Memoria , ch' e forse gia troppo lunga ^ se fossi entrato in particolari intorno ai processi della fab- bricazione e della conservazione dei vini , non che della preparazione delle uve secclie. Tali cose potranno som- ministrar argomento ad una seconda Memoria, qualora i' soggetto sembrasse di qualche importanza. (1) Theoph. tie causis plaut. 1. 5, c. la. •— Sotion apud Geopon. i, 5, r. 28. (2) Idem. — Hist, pl.int. ?. 3, c. i3; I. 6 , c. 2. — Dioscor. Hist, plant. 1. 4 , c. 1 58. -~- PV.n. Hi?;, r.at. '. 17, c. 33. 272 APPENDICE PARTE 11. SCIENZE, LETTERE ED ARTI ITALIANE. OPERE PERIODICHE. REGNO LOMBARDO-VENETO. Giornale di fisica , chimica , storia naturale , medi- cina ed artl^ dei professori Pietro Configlijcchi e Gaspare Brugnatelli di Pavia. — Decade se- conda , Tomo 5.° Bimestre II. Parte prima. B. onooNi. Sopra de'momenti ordlnarj.— Moretti. De quibusdain plantis ItaliK. Decade III. — CatuUo. Fine della Meiuoria me- tallurgica sopra la miaiera di Agordo. — Bizio. Analisi del grano turco. Parte seconda. /. Progressl delle scienze naturali. Estratto delle radunaaze dell' I. R. IstitiUo di scienze, letteie ed arti in Milano. — Nota del doftor Fanionetti in difesa del moto intestino delle parti dei golidi sostenuto dal conte Paoli. — latorno aU'azione del gas ammoniaco sul vame, di A. Fusinieri. — Osservazioni sopra alcune strane alterazjoni de' colon reattivi per Y azione di particolari sostanze. — Quadro dei prodotti ot- tenuti in chinina e cinconina da varie qualita di chine. — Co- etituzione chimica deir aerolite caduto a Juvenas. — Intorno air importanza di alcune parti del fiore per il classificatore bo- tanico ; lettera di G. B. Badarb. — Ukeriori notizie intorno alia miova Shetland del sud. //. Libri nuovi. Nouvelles considerations sur la theorie des proportions de- terminees dans les combinaisons , et sur la determination des masses des molecules des corps , pai- le chevalier Avocadro. PARTE 1TALIA.NA. a/S M^moire aav la maniere de ramener ies composes organiques aux lois ordiuaires des proportions deterniin^es , etc., par le meme. — Aiiioura de* salamandres aquatiques, par M. Rusconi. — Afo-- JfisuiL medico-politici del celebre Alessantiro Knips Macoppe , folgarizzati col teste a froate da G. A. del Chiappa. — Anno- tazioni anatomico-chirurgiche sul fungo ruidollare dell occhiu e eulla depressione della cateratta , di B. PaiUzza. — Pharinacopee usuelie theorique et pratique j^ar J. B. Vaii-Mons. Sulla visione : lettera deli' ingegaere Lekot dei corpo d'acijue e Etrade in Francia. GRANDUCATO DI TOSCANA. . Antologia di Firenze , fasclcolo i6.° Viaggio in Armenia ed in Persia, del cavaliere Joiihert (con- tinuazione ). — Lettere scritte d' Italia nel 1012 e ioi3 dal «ig. Lullin di Chateau\ ieux al sig. Pictet : seconda edizioue accre- sciuta. — Esauie diplomatico-storico della lettera di Areo re di Laconii ad Ouia II. somoio sacerdote degli Ebrei , del conte D. Trojaoo Marulli. — Giulia Severa, romanzo di S. Sisinondi. — Lettera seconda di D. Valeriani sid vero nietodo di leggere cd intendere 1' ebraico. — Aeronaiuilia , cioe navigazione per aria, ^lemoria di D. ScaramuccL — Dialogo sopra alcune correzioni aggiunte della Proposta del cav. V. Monti ( contmuazione ). — - Alle Najadi: inno alia grec^ dalTioglese di M. Akeuside M. D. recato in vei-so italiano da T. I. Matthias inglese. — Osserva- zioni sopra la uiusica di G. Rossini, -r- Sagsiio di veroiofie del- r lliade , di L. Alcmcini. — Sulla grandezza e decadenza del- r impero turco , di Malte-Brun ( dag I i /4/ina/c J des i^otjages) — Progetto per la formazione in Firenze d' una stabile couj)3;ig'iia comica. — Seduta dell' I. R. Accademia dei Georgofili del di 10 marzo 1822 : difesa della cosi detta odierna dotti-ina uiedica italiana, del dott. Gherardi. Appendice dei dott. Vanni, a\\a. sua precedente Meraoria , gia ccn-onata dall' accademia , e relativa ai mezzi di render piii facile e piii sicura la coutrattazione dei bestiauii. Meinoria contenente varie pratiche istruzioni intorno al tniglior metodo di preparare ed aniniinistrare i letatni — Viag- gio di Cailliaud in Ncibia, ecc. (continuazioae). — Viaggio di F'al- deck neir Africa interna. — Opere di Raimondo MoiUecuccoH. — Biblioteca germanica. Vol. i." — . Lettera del prof. Gozzeri ad un suo amico padre di famigLa , sopra il sistema d'lstruzune seguito neir Igtituto fiorentino. — < Osservazioni lueceoroloijiclie di marzo. Bibl. Ital, T. XXVI. 274 ATPENDICE STATI PONTIFICJ. Opuscoli letterarj dl Bologna^ fasc. i8.° (1820). Bruni. Del restauramento della lingua in Italia dopo la disti-u- zioiie deir iuipero d' occidente. — Cardiiinli. Isrnzioiii antiche ioedite. — Benedetti Forestieri. Elppia III. del libro I. di Tibulld recata in terza riiiia ifaliaua. — Masacci. Iscrizione latiua ia ossequio a S. S. Pio VII. ( Questo fascicolo , giuntori net p." p° maggio , couipie P an>i9 1820. Gli editori sospeudono it loro lavoro , e ove fossero per ripigliarlo con qualche perfezionaiuento ne avviseranno i signoii associati. ) Effemeridi letterarie di Roma, fascicolo i8.° Desrrizione di tre tavole rappresentanti la pala d'oro nella R. basilica di S. Marco in Veaezia , del cav. L. Cicogaara ( Esfraito ). ~ Histoire abreg(^e des traites de paix entre les puissances de I'Europe depuis la paix de Westphalie par feu M. de /vocA, entieremenc r^fonduc, augmeatee et contiuuee jusqu'au coogres de Vienue et aux traites de Pans en t8i5 par F. Schoell ( Memoria ). — II libro primo e secondo dell' Eneida di V^irgilio ridotti in ottava rima da G. A. dalT Anguillara : una goritfura di L. Ariosto , ed una lettera delT Anguillara medesiiuo inedite. — II Medoro coronato ; poeuia eroi-coiuico dell' ab. Gaetano Paloiuba ( Saggio inedito). — Saggio di un uietodo analitico per le stime dei terreui , ecc. di N. Cavalieri Sanbertolo (Estratto). — Prospetto della nuova chiesa nietropolitana di Caniei-ino , dell' architetto C, Folchi. • — Prose varie del cav. A. Mustoxidi ( Estratto ). — Psiche e Zefiro ; quailro ad olio del cav. N. de' IMarchesi Sessa. — Catechismo medico , o sia svi- Jiifipo delle dottrine ohe conciliano la religione coUa uiedicina (Mcmona). — Santo Stetaiio jn-otomartire ; quadro di G. B. Pozzi : dl due capitoli del cav. Angelo Maria Ricci. — Sil- Joge d' iscrizioni inedite rinveraute in gran parte sulla via Ap|)ia , corredate di qualclie comento dal marchese G. Mel- fhioiri e cav. Pietro Visconti (originale: primo articolo ). —• Le sponsalizie, libri quattro di J. Landoni ( Memona ). Vaeieta'. Notizie astrononiiche di A. Cagnoli. — Raccolta di autori italiaai die trattano del moto delle acque. — Raccolta di coiiipooimenti in lode del prof. Mauro Gaadolli. — Iscrizioni nietriche. — Versi latini di alcuni giovani francesi. — Mono- graiumoplocia , o sia raccolta di cifrc disegnata eel incisa da Vietro Pasinati vicentino. PARTE ITALIANS. 375 B I B L I O G R A F I A. REGNO LOMBARDO-\TiNETO. Lettere del medico Gaetano Strambio ad urt amico. — r Milano J 1822, ill 8.°, di pag. 36. JLl dottore Strambio ( iino dei medici pii\ riputati e sperinien- tati dt quesra nostra citta ) leggendo V articolo Pellaare nel Dictionnaire ties sciences in die ales , trovo che non venuero bene intese , ne fedelinente esposte le idee e le cogaizioni di fatto cli'egli lia consegnato nelle sue Dlsscrtazloni pubblicate nel ij()4 intorno alia stessa inalattia. Col fine di emendare e di niigliorare il detto articolo, il dottor Strambio invio (fin dal niese di ottobre 1820) al compilatore generale ed all' editove di quel Dizioaario alcune sue riflessioni , perche fossero inserire nel Journal cotnpleiaentaire da dictionnaire. Que' sigiiori non si curarono di pubblicare le osservazioni dello Strambio , e nep- pure SI degnarono di dargli riscontro. Pertauto egli si determino a stampare le due Letteve clie annunziamo , nelle quali b dimo- strato ad evidenza , che 1' articolo Pellagre e uno di quel cor- belU di granchi die non sono poi tanto rari nel Dicciomtaire des sciences mcdicales. Veniamo alle prove, II compilatore di (r-t-l articolo laacia uu amaro rimhrotto agl' Italiani dicendo clie cosi non si occupano punto di notnmia patologica ; ca^ione jier cui non couoscono ancora la vera indole e la sede delli pellagra. Lo Strambio nota a questo proposito le sezioni anatomiche che ripetutamente egli La institiiito prima del i''g4 sui n'orti di J) ellagra. II compilatore pensa di aver fatto una grande scoperla giudicando che la sede della malattia e verisimilineuie uei visceri del basso ventre , e che i visceri del capo e del petto non n;-: soifrono che di consenso , o per affezioni secondarie ; e non s' accorge , o mostra di non avvedersi olie , cosi dicendo, egli ripete bouanamente qiiello die ha srritto e pubbhcato lo Strambio gia sono quasi 28 anni. Accusa lo Sa-ambio di essersi perduto nelle false idee degli umoristi ragionando della pella- gra; mentre esso tutto al contrario in quelle sue pre/iose DiS- sertazioni si niostro scettico , ed amo meglio di confessare la comuue ignoranza della stessa malattia , che di far poiuj a vana di certe dottrine le quali , excusso verborum cortire , nihil in Jiiedullis habent. In sostituzioue delle supposte idee erronee dello Strambio, il compilatore definisce poi iiingistralniente la pella- gra per una infiamuiazione simpatica dt-i visceri digerenti ; la paragona all' ipocoadnasi^ e la ciede-iiua specie dt paste e di 276 APTENDICE tifo con andatnento cronico. Per ^evita queste sono sentenze da. fare scorno alia conclusione cli quel sovrano coliegio de' inedi- eanti , la ove tutti coDciiiusftvi) ch" Mecennte ncn aveva sonno, e «uesta era la cagione die non doiinwa. Enonup , secondo i caircih del coiupilatore , e il nuiiiero dpi j-iellagrosi nel suolo Lonibardo , e questo nuuiero va crescendo ogni giorno. Lo Stranibio in vece ne dimostra che la qiiantita di quest' inferaii si e diminuita d' assai ne! nostro paese Non nieuo istrinto sullc cagioni , di qnello die si sia mostrato sulla diagnosi della pella- gra , il conjpilatore ne iucolpa in parte le fcque panianuse jnsalubri con cui si dissetano i nostri agriroltori. Egli non sa clie ia pellagra non doiiiina nei liioghi paludosi , e die regna Aa vece nelle asciutte pianure e nei colli dove 1' acqua delle fonti e liiupida e pura quanto puo essere mai. Non potendo capire il couipilator« come si diano dei casi di pellagra andie negli abitatori delle citta , e nelle pers me agiate di rampagna, ricorre all' espediente di nifttere in dubbio b; stone analogne clie lo Strainbio registro ingenuaaieiite nelle sue Disserlozioni. Se egli avessc riflettuto die la pellagra ^ malattia ereditana , non si sarebbe punto maravigliato di questi cast, die sono ran come e raro che Venere e Amore si trattengano coi seinplici bifolclii. Lo Stranibio ha confiontato la pellagra coUo sco-rbuto per din:ostrarne le diflereuze sostanziali j ba cercato se niai quella malattia potesse denvare d.^ un virus particolare , e con- fhiuse negativamente. II compiiatoie lo rimunera di quesle sue sag^ci e giuste dottrine r uiproverandolo di avere fatto della pellagra quasi una specie di scorbuto , e di averle attribuito ua virus sperifico. Annnaestrato da una lunga ed illummata espe- rienza , lo Strauibio ha dovuto riconoscere che la pellagra e una di cpielle nialattie le quail sgraziatamente non sono suscet- tive di cura ra^licale: dura verita, che pur tro|ipo si e confer- mata , e si conferuia ogni giorno. II coiupilatore opina in vece clie la si possa curare beni.-sinio; cd a proposito di cura ci da una notizia che noi non sapevaiuo ancora , cioe che nello spe- dale di Milauo si prescrive con niolta contidenza la decozione del Lichene islandico per guarire i pdlagrosi. E la diciamo inau- dita questa notizia per noi , giacche niun medico dello spedale di Milano ha mai finora prescritto , non direiuo con confidenza, ma neppure in via di prova il Lichene islanrlico ai pellagrosi. Finalniente il coiupilatore corona quella sua cicalata rifiutando una ragionevole proposta fatta dallo Strambio , d' luipedire il Biatriuionio fra' pellagrosi , a line di non nioltiplicare i caoi dl questa erediraria inferuiita nella loro discendenza. Noi condiiudereino questo annunzio con due parole di con- forto al conipilatore del detto articolo, non meno che all' au- tore delle Lettere. II conipilatore puo cousolarsi pensando che vi tu clii ha scritto della pellagra molto jieggio di lui : e ne troy era una prova eolenne oel Saggio della medUina italtana PARTE ITALIANA. 377 recentemente pubblicato dal dottor Morgan. Alio Strambio pot non sapi-emmo procurare fuorrhe il sollievo dei nitspii , facen- dogli osservare die Ps^o e siato tvattato coiuf generalmcnte lf> furono c lo soao in Francia git altn scnttoii d' Italia. Opere scelte di Alessandro Verri. — Slilano ^ 1822, dalla Societd tipografica de Classici itallani ( Fiisi , Stella e < onip. ) , ia coiitrada di S. Marghcnta , tomo i.° di pag. LX e 278 in 8.° col ritrutto. Prezzo d' associazione lire 4. 38. DeU insegnnmento primitivo delle matematiche , di Ciandomcniro Romagnosi. — Milano, 1822, stam- peria di Giovanni Pirotta in contrada di S. Rade- gonda. Discorso III ^ di pag. 296 in 8.° Prezzo d! associaz'one lir. i per fascicolo. Racco'ta di poemetti dilascalici orisinali o tradotti. — Mdano , 1822, tipografia Visai nei tre Re., a spese degli editori. Vol. IV di pag. 821 in 8.° pic- colo. Prezzo d' associazione lire 3. ( 1 poeinftti conteonti in questo volume sono : il Canapaj'» di Giiolamo Bariiffaldi , preceduto dalle notizie blogi-afiche d'-l tnedesiQio ; la Caccia della lepre dei conte Lorenzo Tornieri , eolle notizie biograficha dello stesso ed alciine note; la Colti- vazione dei cedri , di Giuseppe Nicolini brescicUio ; della Natura poetica , del conte Viucenzo Marenco di Castellaratmte pienion- tese , e la Vigna delT abate Antonio Pelizzari. Le associazioni si ricevono dallo stampatore Visai e dal librajo Giuseppe Soapia in contrada di S. I\largherita. ) Romanzi storici di Valter-Scott. Seconda dlstribu" zioue. Ivanhoe o sia il ritorno del Crociato , volga- rizzato dal professore Qaetano Barbiert con sue note. — Milano , 1822, per Viucenzo Ferrari, vo- lumi 4 , ciascuno di circa 3 00 pagine. Prczz9 9. 84. Raccolta delle migliori fabbriclie , monumcnti e anti' chitd di Milano. Fascicolo 10.'^ in 4.'' — Milano^ 1822, cot tipi di Gio, Giuseppe Dcstefaais. a^B APPENDICE Odissea di Omero tradotta da Ippohro Pindemonte Veronese. — Verona., 1822, dalla Societd tipogra- fica edhtrice. Vol. \.° di pag. 36o in di." , col ritratto del traduttore. Prczzo lire 4. 3c. Biografia universale antica c moderna o sia storia per alfabcto della vita pubbhca e privata di tutte le persone che si distinsero per opere , azioni , tor- lenti^ virtii e delitti. Opera affatto nuova compilata in Francia da una societd di dotti , ed ora per la prima volta recata in itaUano con aggiunte e cor- rezioni. Vol. 7, di pag. 480. — Venezia., 182a, p}-esso G. Batt. Missiaglia, dalla tip. Alvisopoli. PIEMONTE. Publii Ovidii Nasonis opera omnia ex recensione Petri BvsMANNl. Tomiis primus et secundus. — yiugusta; Taurnorum, 1822, ex typis viduce Vomh-A et filio- rum. Vol. 2. in 8.° Nel pubblicare le opere dell' elegante poeta ilegli aniori gli editori torinesi hanno adottato il testo Buinianiano, che in gran parte si accosta a quello dell' Einsio , riveilutf) diligentemente da! dottissimo Amar. Alle note dell' uno e dell' altro di que' due illustri interpreti si aggiungono alcune varianti tratte dai co- dici della R. Biblioteca di Parigi , ed alcune brevi, ma scelcis- siaie osservazioni , che per la loro stessa brevita riescono piii commendevoli. SuflPocate senibravaiio di fatto le poesie o vidians dalla mole dei commentarj del Micillo , del Ciofanio , del Pas- serazio e di altri , dai quali si trassero solo con opportuna so- brieta le notizle piu importanti, giacche il romano poeta non ai dotti ne ai piu assennati dell' eta sua indirizzati aveva i suoi versi , ma piutrosto alle vaghe donzelle ed agli euiianti loro. Questa verita meglio intesa avevano i piu autichi interpreti, tra i quali Asconio e Donnto ti-a i Latini , tra i Greci gli scoliasti di Omero e di Tucidide , che con note brevissime illustrati ave- 'vano i loro testi. Nella prefazione si parla particolartnente delle Eroidi , ottimo genere di argomenti onde sviluppare tutio 1' ingegno e tutti i talenti poetici. Si nota )Liarticolamiente 1' awedimento dell' au- lore , che in tanta variet.a di persone e di vicende seppe otti- mamente conservare i raratteri , cosicche non puo trovarsi donna piii ttavra tli Fedra , piu supeiba di Medea , a^ piu mfeiice di P4RTE ITALIANA. 2,70 Saffo , la quale o colle carezze o colle plu umili preci legaic "volendo il diletto Faone , indegna non si niostra gianiniai del caratiere di nobile ed ailettuoBii poetessa. Si rammentano pure i difetti ad Ovidio rinfacciati , lalvoira di eccpssiva verbosita, tal altra di tragturaaza dell' aire » delta se- verita de' precetti della uiedesiiua. Se ne adduce per isriisa la fecoiidita luaravigliosa del di lui ingegno incontenibile , e si chiede , se una 'copia d' acque die sgorga ridoiidante da ona Irupe , minore diletro cagioni tli un rnscello die tranquillaiuente scorre in picciolo siveo ( Si diiede pure , se ricerrandnsi cose jpiu limare e perfetle in Virgilio ed in Orazio , sprezzare si debbano quella celonta fianmeggiante e quegli iinprovvisi slanci dell'aoinio, die nei poeti Tullio amiuiravay Al die si aggiu- gne, rhe mrnue i Roiuani le orazioni loro e i loro versi uio- dellavano su le gredie bellezze, Ovidio seuibra il solo, die le pedaie non seguendo di alcuuo, conservii un tale carattere di origioalita, clic ancbe nei varj e moUeplici argoineati uiai non pavve da se sresso dissiuiile. Contiene il |irimo \oluuie turte le Eroidi, VEpicedio ©■/a core- solazi'me a Liwia 4ii^usta su la morte del di lei figliuc'o Druso Nerone , da raluni atuibuito a Redone., da altri a Cctso jibmovano, e dai piii illustn eruditi ad OUdlo rivendicato ; un frJhuiienti) del- VAIieutico ossia di un poeina della pescagione. e T elegia intito- lata il IVoce, die alcuni opinarono essere stara Alsauiente ad Ovi- tlio attribuita, cd altri credettero un di lui parto giovaaile. Tutte quests opere ovidiane o ad Ovidio ragiouevolmente ascritte, sono illustrate con note araniaticali non solo, ma ancic «oa erudite allegazioni , e coi perpefui confronti cogli altri clas- 8ici latiui , e in capo alT elegia ultiniamente noniinata si fa ve- dere che essa e una parafrasi o rfna auipliiicazione di un cpi- graraiiia inserito nella greca Ap'ologia ^ ncl quale il none si la- ■gna di essere co' suoi frutti medesimi a se stesso cagione di danno , ludibrium pueris Upides jacentilus , giusta la traduzione del nostro Alciato. In c»po altresi al franiniento della peseagioue ai nota , che 1' autorc ebbe forse in vista il tenia trattato iu se- •parato opuscolo anche da Plutarco , se niaggiore sia 1' rtidustria iJegli aniuiali terrestri o de' marini ? Si nota opportunamence , elie i racconti inaravigliosi degli anticlii intorno T indusrna di alcuni pesci , ind^bolitt furono dalle osservazioni de'receuti ua- turalisti , uieno creduli , ma piii diligent!; ai noiui illuttri pero di Block, di Lacepede, e di Camus che dottamente coiumentd la storia degli aniuiali di Aristotele •, potevansi associare altri nonii invece di quello di Valmont de Bomare , e invece del dlzionajio di quest' ultimo , citare potevasi il recentissimo delle scienz" na- turr.ci , pubblicato in Paiigi , nei quale uieglio die in quilunque altra opera veggonsi eliminati gli antichi pregiudizj ed errori. Contiene il secondo volume i tre libri degli amori , gli altri tre deir arte di amart , il IJjro ilei ri^nedj delf amore , ed un aSo Al'PENDlCE frnniniento del libro o del \>oemntto sti gli empiastri del viio. Noti soiio abbastanza , fors' aiiclie di troppo, i libvi degli amori e dcW nrte di amare , ed appunto perch^ gli ultinii niassimamente eccitato avevano niolto rumore all' epoca della loro pubblicazione ed alia musa ovidiana conciliate il titolo di proterva , voile il poeta col bbro dei rimedj apprestare la niedicina al male , e dalla persona sua allontanare qualunqiie pericolo, Akuni giudi- carono pero il rimedio peggiore del male , il the viene espresso anche in un breve avvertiiueiito dagW editor! premesso al libro medesinio. 11 iioemetto intitolato BTcdicautma faciei viene nel codice vaficano mtitolato delf orruimento della faccia , laonde 1' Einsio dnbitava di nomuiarlo 1' arts di medicare o di im|>iastricciare il viso. Un bel coojnientario avrebbe potato stendersi su quest© bpuscolo intorno ai belletti ; per esempio, si sarebbe opportu- naniente giustificata la lezione vaucana nel verso 9. Tyria me- dicata veneno , in luogo del inedicantur Aheno della Ipzione Bur- Dini.iaua, die nulla signitlca; si sarebbe potuto trattare di pas- eaggio dellc preparazioui dei capelli odorati , nienzionati nel vers. II) e delle finte chiome del 29; si sarebbe sustituito nel ■verso 34 Ja lezione muha o stulta , invece del muta superbit avis, rhe nori puo m alcun modo adattarsi al pavone; si sarebbe potuto investig^are cio clie il poeta intendesse di dire colle erbe , graminibus, e coi gucco mescolato del vers. $7 ; si sarebbe filo- eoficamente osservato come gia noto fosse agli aiitichi T effetto caustico e pericoloso (\egli empiastri , per cui solcato era il voUo dalle rughe, e la beila imjiuguava con orrore lo speoGbioj (i sarebbe introdotta la cangettura delT identita dell' eivi col cori't , per cui infatuati nor. si sarebbono gli spositori iiell' an- dare cercando le lezioni par orbi invece di par ervi, o hordei come porta la glossa; si sarebbt potuto illustrare la preparazione di queste drogiie colle uova, donde f >rse migliori cosuietici for- mavansi di quelli che in ocgi si adopemno, si sarebbe notato I'uso cosmetiro del corno di cervo , e la sctlta clie gli antichi face- Tano delle prime corna caduie aH'animaltj I'uso dei bulb; del narcisso spogli della loro corteecia ; si sarebl^ro isiituite oppor- tune ricerchc su la gomma menzionata nel vers. 65, e sul seme toscano , cum semine Thusco , invece del quale alcuni eruditi leggerebbero piuttosto tuso , mentre difficile sarebbe il provare che quel genie fosse una varieia di frumeuto ncn dissiinile dal farro ; su la dose del miele adoperata in queste preparazioni , 8u la torrefazione dagli antichi praticata dei lupini e delle fave, nelle quali aicune proprieta cosinetiche riconobbero anche i moderni ; su la cerusa e su la spuma del nitro , nitrL spuina Tuhentis , che male a proposito alcuni vollero leggere vitri , e che invece dee reputarsi un carbonato di soda. Altre osserva- zioni si sarebbono putute soggiugnere su T iride illirica, sul nie- dicamcnto o ciupiastro tolto dal uido degli alcioui ^ su i favi PARTE 1TA.LIANA. 28 £ atalli del miele attico , su i tumori del viso , bene indicatl nel vers. 85 col nome di tubera, curati o dissipati col natro o coUa soda o colla potassa causcica , che male a proposito cangiare si vollero da alcuni in corpora ; su le pingui mirre , delle quali fare potevasi un picciolo cubo o un trochisco, e non come al- tri sognarono un cibo ; sui marati, che forse non rettamente Ccin- giati furono in maratri nei vers. 91 e 92 ; sul sale animoniaco , che per avventura viene la prima volta tra gli antichi col suo vero nome da Ovidio accennato , sull' incenso maschio, sul cre- more da affondersi all' orzo , su le rose adoperate come cosmctici o forse come materie coloranti , su i papaveri alio stesso fine proposti ccc. Ma sgraziatamente osserviamo, che gli antichi com- mentatori nelle lore note eruditissinie evitata hanno d' ordinario r illustrazione de' passi che alle scienze naturali si riferivano , il che loglie di mezzo il rimprovero che fare se ne potrebbe ai piii recenti editori. Nulla diremo della correzione e della bellezza dei tipi , aven- done gia altrove bastantemente parlato , e solo uniremo i no- •tri voti a quelli del pubblico , perche 1' intrapresa edizione dei classic! greci colle loro versioni , dagli editori medesimi recente- mente intrapresa , punto non ritardi o non turbi quella che con tanto onore dei classici latini si va contiuuando. DUCATO DI PARMA. II libro primo e il secondo delV Eneida di Virgilio ridotti in ottava rima da Giovanni Andrea delV An- GUiLLARA or dUigeiitemente ristampati. — Parma , 182 1 , presso Paganino, in 8.° gr. — In Milano si vende dalla Societd tipografica de' Classici italiani. Era gia notissinio il prime libro di questa traduzioae impresso pill volte e in piii luoghi uel secolo XVI. II Tiraboschi , come dair editore si osserva , aveva awertito che 1' Anguillara volga- rizzo eziandio il secondo , nia ne egli , ne verun aitro biblio- grafo lo vide stampato , finche il sig. abate Tuljarchi ne rin- venne un esemplare nella libreria del marchese Ercolani in Bo- logna, ed un altro ne fu trovato in Roma dal fu sig. Gugliel- nio IManzi che lo cedette all' editore dell' attuale opera signor abate Wichele Colombo. Questo secondo libro usci alia luce ia Roma nel i566 col mezzo delle stampe di Giulio Bolani in pic- colo dodicesimo. Air edizione di cui diamo ragguagllo si aggiungono le notizie biografiche di Giovanni Andrea dell' Anguillara riuomato per r altra sua traduzione delle Metamorfosi di Ovidio. Egli sorti i natali a Sutri piccola terra dello stato pontificio incorno all' anno i5i7 , da poveri, iiia se debbeti a lui credere, uon igaobib ^82 AP^ENDIOE genitori. Bencbe fbste anzi dcfornic cJie no, come egli in un c** pitolo bernesro dipinge ee stesso , fu costretto per im aiuorazzo di nfiigiarfei in Vene/ia ; ove , per quanto e probabile si acco- niodo come correttore presso lo statupatore France^chi. Poscia diede opera alio studio delle leggi , indi si rivolse alia poesia donde ■ cosa rarissiuia ! ) trasse maggior frutto. Narrasi che il cardinale di Trcnto ordinasse che gli fossero dace pel sunimen- tovato capitolo tante braccia di velluto quante n'erano le ter- ziue ; pegli argomenti faiti al poenia dell' Ariosto ristanipati in "Venczia dal Varisco nel 1 563 gli furono contati da ventitre seudi , che era allora buona sonima. Enrico II re di Francia gli regal6 una collana d' oro per li tre primi libri delle Meta- morfoisi da lui pubblicati in Parigi nel iS54, e lo stesso car- dinale di Trento avevagli prou)esso di asscgnare il vitto per lui e pf"r uu servitore in tutto il tempo di sua vita quando condu- ccsse a conipiuiento la iraduzione dell' Eneidc. Quclla delle JMetauiorfusi e 1' opera che piii fa onore all' An- guiUaia. Dal J 56 1 ilno al 1 5^5 se ne rinnovarono cinque edi- zioni , ed ass;ii piii se ne fecero m appresso in jiochissimi anni. Due niolto belle ne esegui d Giunti nel 15H4 con figure inra- gliare da Giacomo Franco , che le copio da quelle puliblicate in Franiia ntl i563 in un vokinietto a par.e or divenuto a»- sai rairo. II Wazzuccheili ha date il catalogo , ma non compiuto , di al- tri pani della penna di quesro scrittore, fra i quali fi molto encoii-iata la tragedia dell'Edipo. Dopo alcuui suoi viaggi in Francia ando I'Angufllara in Roma, ave cadde in miseria e mori di disagio in un' osteria. Ignoragi r anno in cui cpsbo di vivere. I pregi che distiuguouo 1' edizione che abbiam per le mani non consistono solauieute nella buona carta, ne' buoni caratteri, nella correziiine , ma altresi nelle dotte ed assennate annotazioni che il sig. JNiicliele Colombo vi ha apposte. Ne daremo qualche esempio in prova del retto giudizio e dell' ottimo gusto di questo gentile ed erudito comeutatore. P. 1 4 St. I. — // lampo cliianta il tuon . c^l tuon risponde. Come mai qiiesto poeta , che certo era di molta presranxa , in un tempo nel quale la corruzione de 1 buon gusto non prevaleva ancora, pote dar luogo a' ghiribizzi dell' ingegno in una descri- aione di cose tauto ternbili , e non vederne 1' incongruenza ? P. 20 81. 3. — Quwi d' imprigionar si vanti i \ienti. Sia pur , «e si vuole il bisticcio una figura di parole ancor esso ; e d uopo tutiavia convenire ch' e una figura di poco buon garbo. Per quanio potesse 1' Anguillara esserne vago , dovea consitlerare che Virgilio fa qui parlar non gia Mnmo , nella bocca del quale un bisticcio porrebbe forse aver qualche grazia , nia beusi ^et- tuno, e Mettuno sdegnato , alia cui gravita , e particolannent* in tal circostanaa , D«aKuna cosa rra disdieevole piu di questa. PARTE ITALIAN A.. 3^3 P. 31 St. I. — Fuggoii qutetl gli Austria e restan spentr E le fielbie e le nuhi- Si spengono le fiaccole , il fuoco ecc. : le nebbie e le nubi non si spengono ; si squnrciano , %i fugano , si dilegua- no. So bene die certi modi figurat; , in discostandosi alquanto dair uso coniune del favellare, danno niaggior vaghezza al discorso e lo rendono piu elegante ; ma so aucora , che altra cosa sono i tropi ed altra le impvoprieta della lingua. Ivi. — Da la favella al corno e'l corno dice. Quaudo la ma- teria e lieta , siccome qui , si puo dar luogo a qualche biz- zarria dell' ingegno : ma il gliiribizzo di dare la favella al corno., e fare che '1 corno dica al tempo die torni bello , e al mare che s' abbonacci e cosa tanto strana,,clie dee essere riguar- data come uno de' preludj del secento, P. 26 St. I. — E dopo intorno al mar gira la luce. Ecco qui ancora ncl miDor numero luce per occhi. Alia pag. 40 St. i ve- clremo adoperata alio stesso modo la voce lume. \o non saprei ledar in cio P Anguillara ; e la ragione e questa : quando un poeta dice lumi o luci in vece di dire occhi , noi dalla stessa loro funzione scorgiamo che questa luce e questi lumi altra cosa non sono e non posson esser che gli occhi. Wa quando egli dice il lume o la luce , la bisogna non va pni cosi : che que- sta luce e questo lume , espresso nel singolare , si concepisce come uno; laddove gli occhi son due. Qualunque siasi pertanto la funzione die vi e fatta far dal Poeta , la disproporzione e 'I divario del numero niette «a ostacolo al poter ravvisare che questa luce e questo lume t la medesima cosa che gli occhi. Quindi e che nel pvimo caso la figurata locuzione e cliiara , e pero bella e leggiadra ; ma nel secondo essa e oscura , e per coDSPguente viziosa. P. 29 St. 3. — L' infilza altri nel cerro 0 nell' olivo. Vale a dire, per la medesima figur.i , in iscliidioni di eerro o d'ulivo. Cosi fatte figure nella nobile poesia sono belle e de£;ne di lode, purche sieno usate con paraimonia , massime nella nostra lingua, la quale a certi modi arditi si presta meno die la latina. Qui giudiziosamente se n' e servito il Poeta per dare , se mal non m' appongo , un po' piii di decoro all' ottava , la quale , tuttoche aia condotta con una maravigliosa felicita dal principio alia fine, tnancd nientedimcno , spezialmente negli ultimi -versi , di quel nobile andameato che si propvio h di Virgilio, 384 APPENDICE CORRISPONDENZA. MOM M sig. Acerbi Direttore della Biblioteca Italiana, Ornarissimo signore, X ERSUASO che la lode non fondata sopra titoli irrefraga- bili nuoce piii che non giova ai lodati , ai lodatori , alle scienze , alle lettere , alle arti , e finalmente pur alia buona rinoniaaza delle genti fra cui tal specie di menzo- gna o conipra o gratnita o ad imprestito ^ di dolciastro veleno ogni cosa contaniinando , prevalga sul candore e Sulla sincera critica ; devo ricusar quella che mi si da ( Bibl. Ital. torn. XXV pag. 13 ) a torto dall' illustre H. Davy, perche svippone inipudenza in me, ed una falsita nel fatto dell" esanie de' colori dell' antica dipintura detta le Nozze Aldobrandine da. quell' insigne chiiiiico intrapreso (i). (l) Piu ftrano rimprovero non ci poteva giugnere da una per ona , clella i|ua)e cono^riamo i talenti ed apprezziamo il carattere , ed alia quale noi eUiCo-ti da Koma alquante centinaja di migUa , saremmo stati ben lungi dall* attribi'ire con private nostro avvisamento cosa alcuna che ad esso non appartene??e. Ma tonviene credere che il sig. Dalt Armi i nostri fascicoU legpa piut- tO'to , che non le co-e che si stampano in Roma , e gli atti dell' illustre accademia archeologica ; perche a carte 1 56 del volume di quegli atti, del tfi'ale abhinmo renduto cento nel i.° volume della nostra Biblioteca di que:;t* auno , trova^i letteralniente il passo seguente « 11 perche V le dotte per>one dovranno aver buon grado al sig. Giovanni Dalle Armi, » profondo chimico e delle arti belle amatore , il quale ha fatto con indi> 31 cibile esattezza e vivacita disegnare la criebre dipintura, che in nuoT* 5> rame inci^a potra appagare le brame degli uomini scienziati senza ingan- » narti. Tanto !o rtesso sig. Dalle Armi , quanto 11 dottis Imo Dai/y , ch» » ben a ragione puo chiamar'^i primo fra i chimici , non della sola Inghil- » terra, ma deU'Europa, avendo voluto con e?perienza esaminare di qual * Datura fossero i colori che i nostri anticlii adopravano , sono giunti j> alio scopo di conojcere , che essi erano tutti composti , non di vegeta« s> bili , ma di minerali sostanzen. Era dunqiie ben lungi il redattore di quell' articolo dall' immaginare, che jl ?ig. Dulf Armi potesse essere solo te^timonio oculare delle sperienze del Big. DiVu i ma a! tempo stesso non doveva supporre, che il sig. Biondi autorc dello scritto su le No'Z2e Aldolrundine in quel fascicolo analizzato , potefe facilmente ingannarsi in cosa che avvenuta era per cosi dire sotto j suoi ocelli, mentre il giornalista non aY«va tra le maui s* b9B il valoiM deU' Accademia roniana di arclKologia. PARTE ITALIANA. 285 Sappiasene una volta , iii quel che mi concerne, il vero. lo lio abitato per piu mcsi la camera contigua a quella ove tal dipinto conservavasi ; fu allora che il big. Davy ne tasto i colori ; ed io , come varj altri , fui testimonio oculare e nulla piu di cjuella sua operazione. La prego di rendere pubbUcamente alia verita quanto riguardo a nie gli e sUtto pubbUcamente tolto nel citato luogo; e di gradire T attestazione di mia singolar stima. Di Roma il lo marzo 1822. Devotissimo servitore , Giovanni Dall' Armi. Squarclo di lettera della Societd tlpografica di Verona in data del '±b maggio p.° p° Vi trasmetto il 1.° volume dell' OdJiiCd , tra- dotia dal Pindemonti, or ora pubblicato. Nel prossimo ot- tobre ne uscira alia luce il secondo ed ultimo volume j ed a queU'epoca pubblichero la stessa opera in 16.° pure ia due volumi. Sono occupata della stampa del fascicolo 7." Convnedie di Kotzebue ridotto al gusto italiano da A. G. che f ra po- clii giorni pubblichero; e cosl pure il volume 13." delle Tragedie di Shakspeare ti-adotte da Michele Leoni vedri la luce fra breve. Nel prossimo giugno terminerb la stampa del primo vo- lume Flora veronemis del celebre Pollini , che sperd debba essere molto aggradita dai botanici tutti dell' Europa e pel valore gia conosciuto dell' autore , e perche mancava air alta Italia una Flora che riunisse le tante varieta e specie che ofFrir possono il Veronese e le provincie limi- trofe , e finalmente per la venusta tipografica , di cui W giudice il pubblico. Giuseppe Acerbi , direttoTe ed editore Milano , dalV I. R. Stamperia. Osservazioni meteorologiche fatte alVI. R. Osservatorio di Bre>a. M A G G I 0 1822. M A T T I N A. rt S ERA. ns 6 It %2 0 a Stato 6 12 1) 6 Stato 6 < — V ^ 5 k< ni S 3 a. a — c U del cielo. V < 4J = Si «! a aj 2 < 5 N > del cielo. poll lin. „ poll llii. 0 1 27 <),8 + 9^^ N Nuv. rot. neb. 27 9,f + i3,3 N 0 Nuv.poc goc. 2 27 8,5 + 7>'' s 0 Ser. nuvolo 27 8,:., + 16,0 0..E* Ser. nuv. ser. 3 27 0,0 + 8,0 0 Sereno. 37 8,9 +14,6 S Sereno. 4 37 0'4 + 9,5 N Sereno. 27 9,0 +16,8 8 0 Ser. nuv. ser. i) 27 9.a + 10,7 N Nebb sereno. 27 9,2 + 1(^,0 0 s 0 Nuv. ser. 6 27 9,6 +11,0 0 Sereno. 37 9.1 + 18,- 0 Sereno. 7 27 Oi4 + 13,5 E Nehb sereoo. 27 8,6 +30,C S....E Nuv. sereno. 8 27 8,6 +14^5 N NO Niiv.rot.piog. 27 7,4 + 20,0 S Nuv. sereno. q 27 7,0 +i3,^ 0 Piov.nHV rott. 27 6.f + 17,7 SO Nuv rott. ser. 10 37 6,0 + i3,o E Nuv rott. ser. \27 ^M + 10-0 S 0 Ser. nuv. 11 27 5,0 + 13,8 E Ping temper. 127 5.8 + i3,o N Nuv. piogg. 13 27 5,4 + 12,5 E... S Nuv. ser. 27 5,0 + 16,0 S 0 Ser. nuv. piog. i3 37 5,0 +11,8 S 0 0 Nuv. pioggia. 27 6,6 + 12,8 N E Nuv. piogg. 14 27 6,5 + 1C,2 E Nuv. piovoso 37 7,3 + 12,0 N E Nuv.piov. rot. i5 27 5,8 + 1C,0 N 0 Sereno ■I"' 5,0 + 16,6 N E Ser.nuv.piov. | 16 27 6,0 + 11,6 Ser. iiebbia. 1^7 6,Q + 18,0 S SO Ser.uebbioso. 17 37 7,8 + i3,o 0 Sereno. 27 Ci^O +io,c> S 0 Sereno. 18 27 Q,8 + 13,8 N E Sereno. 37 10,0 + i8,(. E Sereno. If) 27 ri,o + 13,8 E Ser. nuv. 27 11,0 + 17,7 E Sereno. 20 27 11,7 + 12,6 SE Nebb. sereno. >7 10,0 + 18.0 0 SO Ser. . . nuv. 31 27 T0,O +i3,5 E Nebb. sereno. '37 11,1 + 19,6 E Ser. nuv. ser. 33 27 ii,4i+i3,5 ■ N Sereno. I27 10,2 + 20,0 S 0 Sereno. 33 27 9,8 + I4,r N 0 Seretio. I27 8,3 +30,6 S 0 Sereno. 34 27 8,0 +i3,5 E Temp.nu.pio^ j37 9,6 + 14,0 E Nuv. piogg. 25 37 10,0 + 12,8 E Nuv. ser. ■37 10,8 + T-,6 E....S Nuv. . . piogg. 26 27 11,0 + 12,5 N E Piog. nuv. rot. '27 11,0 +17,7 S E Nuv. ser. .piog- 27 27 11,0 + i3,5 .N N E S,S N E Sereno 28 0,8 +22,0 s 0 Ser. ■ . . temp. 3o 38 0.8 + iS,f N Seieiio. 28 0,6 +22,5 N E Sc.nu.po.goc. 3i 28 0,8 + 1 6,0 N£ Ser. nuv. 28 il 0,3 +21,6 0 Ser. nuv. ser. Altezza mass, del bar. poll. 3R lin. 0,8 Alcezza mass, del term. +22,5 {| niiniuKi ...» 27 » 5.0 iiHuiiiia + 7,8 ■ II met 5 med a .. . +l5.l3 Qiiantita della pioggia lin. 35,35. 1 *87 BIBLIOTECA ITALIANA Lauvciivo a 022. PARTE I. LETTERATURA ED ARTI LIBERALl. ntorno alia miisica di Qioachino Rossini. Lettera del slg. Giuseppe Carpani al Direttore della Bi- blioteca italiana. Amico ^ m Se tu dai contro al giudicar comune , » Diro che giiasto il timpaao e il D:iartella, » O rotto il iiervo aciistico ti sia. » ( Barbierii Sermone VII -^ ! VJi sono pur giunto ! Signer si. Alia perfine si e poi trorato un caatuccio anche per me ia que- st' imperi.ile teatro di Carintia , oguor troppo vasto pel pid clegli spettacoli , c troppo piccolo per quei che piacciono uiiiversalmente come questa Zelmij-a, prodigio novello del prodigioso Rossini. Ci son pur giunto vi dico , e non e poca cosa. Oh se vedeste quanti poveri golosi se ne stanno ogni sera taiita- leggiando alia porta delT ingrato edilicio , cui tntti corrono, e dove non tutti possono avere Tingresso, i perche la sala non contiene piu di due mila per- i &one stivate T una su V altra ! I palchi poi e le sedie j ipotecati per pm recite a venire , tolgono ogni BibL Ital. T. XXVI. 19 20O JNTORNO ALLA MUSICA J>I G. ROSSlNf. speranza di comodo seatire a clii pur sapero la soglia fatale. Per biiona sorte i totalmente esclusi goder pos&ono all' aria aperta d' una mitissima sta- 2;ione. Ora voi qui v' aspetterete, die, nessnna ommet- tendoiie delle sue bellezze, io vi stenda un' esatta descrizione di quest' opera sublime. Oh ! v' ingan- nate! Dovrei scrivere un volume, e poi quale van- tajigio per voi? Ml si contenta chi ha fame, col- r esatta descrizione d' un pranzo squisito. Esca ci vuole per Y affamato , ed io non posso mandarvi 1' Opera a Milano. Vi basti dunque Y idea che procurer© di darvene, trattenendomi piu sui pregi rarissinii del suo conipositore, che su le qualita armoniche della musica , le quali mal si possono rilevare e pingere con parole. Per godere d' un bel quadro, bisogna vederlo ; per godere della mu- sica, bisogna sentirla. Zclmira e un' Opera di soli due atti , che dura presso a quattro ore, e non par lunga a nessuno, nenimeno ai sonatori , ch' e tutto dire. Greco n' e il soggetto ; antigreco il nome. L' autore delle parole e sempre agli aniipodi di qnello delle note; sublime il lavoro di quesio, nieschino per tutti i numeri del- \ arte quello dclF altro. Questo dramma e uno di que' poetici aborti , che , come vi dissi uella prece- dente mia (il, il valente maestro traslorma colla ma- gica possa del suo in2;egno in Veneri di prima bel- ler.za. Havvi per altro del movimento nelPazione, e qua e la della veemenza di dialogo. Vi s' incontrano dell<^ situazioni d' effetto ; v' e contrasto di caratteri e d' accidenti , se volete , iuverisimili e mal pre- paraii , ma che porgono al maestro il mezzo di far parlare la musica , il che non e poco. Dello stile e dci versi e meglio il tacere. E questo un 1 bio iutieramente scritto , come si scrive da clii • (3) Cioe quella stanipata eel quaderno di api'ile p. p. pag. i3o. lUa c^uale fu per isbaglio ometso jl nome dell" autorp. rETTERA. BI GIUSEPPE CARPANI. 2i5n Tuole e sa scriver male. II diamma fu preso da una tragedia di Belois. Forza di dialogo , enfasi di versi , quaiitunque un po' troppo ampollosi , le acquistarono ua favor passeggiero nella Francia natia. Ora e quivi totalmente dimenticata. Questa meritata disgrazia non tocchera al poema del sigaor Tottola , perche la musica fara vivere lunga pezza questo drammatico mostro , strappato a iorza dal-* r utero fraucese a dispetto della ragioae e del buori gusto. Per veiiirne adunque alia inusica, clie sola me- rita che di lei c' iiitrattenghiamo, vi diro , prima d' entrare nelF argomento , che da piu d' uno , e non senza apparente ragione, si andava susurrando che Rossini in questo suo parto novello ci avrebbe fatto risentire non poche delle sue gia sentite idte, per verita graziose, brillanti ed accette, ma oimai non piu nuove per noi , e che, mischiando queste con qualche altro svio non piu udito pensiere , ci avrebbe resjalato un' Opera ne tutta vecchia, ne tutta nuova. Ripetersi il Rossini e copiarsi piu o meno in tufte le sue Opere , fuor del Tanaedi. che fu la prima , era il detto d' ognuno. Questa accHsa risparmiata a tatti i compositori di vaglia che lo precedettero , al Rossini solo si apponeva con inusitata severita, a lui solo non perdonandoci cio che a tant' altri erasi prvdonato; quasiche mo- strandosi ej;li da piu di essi, non dovesse partecipare a nessuna delle lor mende. Come vedete , anziche ij gatira , era una tal critica il piu sperticato elogio r; che far si potesse a questo celebre compositore. j Ma ben tosto col fntto si fe' chiaro , che insussistenti >j erano i timori e le accuse , immaturi ed ingiusti i ,1 presagi Rossini scrisse la Zelmira , ed udite pro- digio : in tutta quest"" Opera stupenda non vi sono due battute ( tranne un passetto neir aria di sua moglie ) che dir si possano tolte dalle altre 46 Opere che scrisse questo Proteo maraviglioso in men di dieci anni, correndo le poste , i teatri , la SQO INTORNO ALLA. MUSIC.4. Dl G. ROSSINI. fortnna e i piaceii. Ben lungi dair essere esaustu la Kossiniana niiniera, il svio proprietario vi aperse una vena, lino ad ora intatta, e ne scavo tant' oro da comporne non nna , ma quattro Opere, e fornire cogli avanzi di die g;iovarsi ne' dotti loro lavori a que' tra' euoi enioli che ne sentisser bisogno. Poiche , nientre i pin de' compositori d' oggidi cridcano, nial- menano, dannano il Rossini, non si fanno coscienza di studiarlo, imitarlo, copiarlo , e vivcre in somma di Rossini; non hastando il sapere e la fatica a chi n^anca i'rstro e la copia deile idee In quest Opera il Rossini per la nuova ricchezza che trasse dalla capa- cissinia sna niente, non e piii T antore deWOtrllo, del Tancredi^ della Zoraide ^ del Barbiere , della Ceneren- tola^ deir Ital ana^ della Gaz,za; in tine, di tutte le precedenti sue Opere. Egli e un altro compositore ; iiuovo , aggiadevole e fecondo quanto il primo , ma pin di lui sodo , purgato e niagistrale, e so^ prattutto pin ligio alia parola. Questo Rossini juniore ritorna di tanto in tanto con manifesto diletto degli ascoltanti a richirmare taluna delle grazie originali del primo ; ma fuori di questi cenni del primiero stile Rossiniano, egli si mostra in cjuest' Opera ve- iramente eroica un compositore al tutto nuovo , e che fe'' pur bene a mostra rsi per variine i noitri piaceri , crescer gloria a se stesso , e trionii alia bell" arte. Le maniere di stile ch' egli usa in quest' Opera a seconda de' casi , sono cosi diverse, che ora vi »enibra di udire il Gluck, ora il Traetta , ora il S;-crhini , ora il Mozart , ora V Handel ; perche la gravita , la dottrina , la naturalezza , la soavita dei concetti loro rivive e verdeggia nella Zelmira. An- che la parte del basso n( llo stromentale e qui piii Ptudiata e sicura che nelle sue Opere precedenti; ogui nota e noia dC effetto, e decide vitioriosamente pel basso nelT armonico conflitto degli accordi. Le transizioni ?ono erudite ; ma piu che dal Cdpric- cio e dalla smaiiia d' innovare , suggerite dal sefl.8Q LETTER A DI GIUSEPPE C\RP4iN}l. 3Cft i>oetico e dalla ragioiic: la parte del canto , sempre natuiale, triviale non inai, esprime bensi la pa- rola, ma non lascia mai d' essere melodiosa. lo ne disgrado a que' maestri , che per servir la parola rnaltrattano la cantilena. 11 gran pimto sta nel con- servare V u;ia e V altra. Nondimeno cpiesta parte cantanfe e cosi facile e piana , che abbandonata a se sola non otterrebbe la meta del snccesso clie ottiene colla intervenzione degli stroLoenti clie fan- iiosi ad avvivarla. riscaldarla , abbelliila oltre ogni credere. In quest' Opera il canto e un diseguo ele- gante ed espressivo ; ma per rendere il quadro perfetto v' a'ibisognava un Tiziano che vi sovrap- ponesse i colori ; e Rossini la fe' qui pur da Ti- ziaiio , dopo d'averla fatta da Rafaele iiel deli'ieare il sublime contorno. L' orchestra e nella musica la tavolozza del piitore; di la egli trae la vita, Taninia del suo dipinto. Ora questo istromentale del Ros- sini e veramente impareggiabile per la vivacita e franchezza del tocco , non meno che per la varieta e giustezza del colorito. Semplice , sfumato , ove il soggetto il comporti , da campo al cantore di spiegare Y arte sua e dominare da sbvrano sopra gli stromenti rhe gli bisbigliano a' piedi ; ma dove la parola s\infervora, e fassi minacciosa e terri- bile, lo stromentale avvampa ed infierisce con ess a, da buon alleato combattendo a' suoi fianchi , e con tanto ardore, che sembra contenderle Y bnor del trionfo. 1 ritornelli e gF intervalli d' orchestra, che secondano la voce di lui che declama , sono quivi come i fiori di una valle amena, che, nel far pompa di loro vaghezza, quella aumentano del- r intero paesaggio. Studiatissimi sono i recltativi, dal primo air ultimo istromentati, e tanto veri ed eloquenti , che fermano qnanto la piu belT aria. Ma chi potra numerare e ridire le tante invenzioni , i ripieghi , gli andamenti e i passetti di nuovo conio , sparsi a larga mano in questi forbitissimit accorapagnamenti ? Chi le ing^gnose assegnazionk a<)3 INTOKNO ALLA MUSICA 1)1 C. KOSSIISl. tli passi ai diversi stioitienti, chi T intreccio pere- ^rino de' moltiplici loro suoni ? Chi la felice distri- buzione degli accordi e dci niovimend , per cui quella dovizia e amenita d' istromcniale si crea, oiide r Hayden ed il I\Iozart si famosi si resero , e die dopo di loro il Ciniarosa attinse alia ferace sua fantasia , ed il Rossini porto al somnio della perfezione lussureggiantlo con nuovi ritrovamenti ed artilizj ? E qui da notarsi clie fra lo stronien- tale di questi due Italiani, e quello dei suUodati Alemanni , corre nella musica dramniatica questa dilFerenza, die dove i due ukimi, amalgamamio di troppo la parte cantante cogli stromenti, venivan qnella di sovercliio viucolando , e non di rado le impedivano di primeggiare , come n' avea dritto, usava il Cimarosa, ed usa ora il Rossini tenere lo stronientale splendido bensi e romoroso quanto mai, quando il cantante tace , o grida con ahri , ma tenero e modesto allorclie il . canto a seconda della melodia e delle parole ania regnare da solo. Questa e, cred'io, la ragione pi'iiicipale per cui nessuno de' sovrani cantori de^li ultinii tempi ambi di cantare opere del Mozart o dell' Hayden, e al contrario correvano ansiosi ad esercitare i loro tan lenti i Milico , i Tenducci , i Marchesi , i Pacchie- r'^tti , gli Ansani, i Babini . su quelle dei Cimarosa, dei Piccini, dei Pa'^siello, del Zingarelli, dei Mayer, die il canto rispettavano qual nume nelle loro composizioni. Deli ! con qual piacere e successo cantate avrebbero que' niagni virtuosi le niusiche del magno Rossini , giunto , aliime ! troppo tardi per essi e per iioi ! Ma piano- con questo troppo tardi. Mi ritratto. Egli giunse a tempissinio per vedere esegiiita que- sta sua Opera in un modo per verita eccellente. La cnmpagnia riunita ora in Vienna a gran lode del signor Barbaja e tale, die a tiitto rigfire di giu- stizir. puo diiamarsi perfetta ; ne giudico die altra ve n abbia in Europa da porlesi a paragone. Tutti LEXtERA. 01 GIUSEPPE CAEPANI. UqS che la compongono, soiio nel g,enrre loro valenti, c taluno eccellentissimo. Ne io mi staro qui a coii- teadeic con chi qualclie difectuccio d' orgaao o di arte rilevasse la lalun d' essi. Abbaudono al misero loro destino quegii scliizziiiosi spia;olatori di nei,, che il bello diinenticano , o uol sentoiio , occupati soltauto coi loro microscopj a discoprire V opposto. Questo io andro in vece ripetendo altaiiicnte, che lion e possibile trovare piu bella unione di voci e di talenti, non accordo migliore , non esecuzione pill magistralii di qnesta. Rinianendomene il tempo, vi parlero partitaniente d' ognun d' essi prima di chiudere ; e intanto vi basti che , oltre al cantare tutti , dal piu al meno , a meraviglia , tutti dal piiX al meno recitano stupendamente, e la stessa gara, la stessa aninia , la stessa precisione risplende in tutti e otto; talche a memoria de' musicofili non si vide I' eguale. Braniate ora che io vi dica quaj siano i pezzi applauditi dclF Oi>era ? Vi servo su- bito. Lo son tutti, ecccttuata Y ouverture , perche jion esiste. Lo spettacolo era gia bastantemente lungo , e percio il Maestro ne fe' senza. Nella pri- ma sera furono ad ogni pezzo chiamati gli atton a ricevere gii applausi. 11 Maestro dovette mostrarsi tre volte, e con uno scoppio si manifesto F appro- vazione del Pubblico al suo comparir sulla scena. Tanto ognuno era trasportato di maraviglia e di piacere. Ogni sera si ripete questa cerimonia com- moveute, ed ogni sera si direl^be la prima. Con esem- pio totalmente nuovo , di cosi gnidita musira non si ripete alCun pezzo. La discrezione del Pnbl)lico ne e la ragione principale; di poi la lunghezza del dranima ; e infine ( cnsa invero strana e curiosa ) la guerra clie si fanno i pezzi fra di loro, perche es- sendo tutti bellissimi, sentito T uno si corre coUa memoria e col cuore all' altro. Al mio susto tor- nano piu i segaenti; ma in prima dichiaro che tutti nii piaccionn. Atto 1: V introduzione grandiosa, ener- gica e vibrata. II duetto di Polidoro e Zelraira , ^94 INTORNO ALLA. MUSICA Dl G. ROSSINI. rlie poi diviene terzetto colT interveiito di Emtna, Not! e possibile udir canto piu delizioso di questo. II duetto fra Zelmira ed Ilo , cui alT ultimo s' unisce il Coro, e pezzo classico. Vi trovi grazia, forza, no- vita, espressione ed accompagnaniento cotanto ori- ginal e feiici, clie gareggiano in bellezza col canto; ed avvi nel primo tempo un passo di violini clie lo vince, sebbene conginntaineute caiitino la Colbraud e David con inesprimibile dolcezza , e con tutto il calore della passione. II duetto delle due donne, accompagnato dalP arpa e dal corno inglese, non puo esseie pia tenoro e soave. E un incanto. Nel finale, lavoro niagistrale da capo a fondo , mi piace principalmente il quintetto. A!i! chi non si sente scioglier Y anima alio spiegarsi di quella beata armonia e di quell' angelica cantilena, puo far di manco d'avcr un cuore , e nelle orecchie un organo pel piacere ! In questo finale Rossini ha voluto far pompa del sno sapere , e porsi accanto de' migliori contrappuntisti , e ci lia dato anche un saggio della sua estetica profonda per la tragica tinta e la vivacita del dialogo , per la solenne maesia dei Cori, e pel ben espresso freraere e bisbigliar delle turbe. Neir atto II T aria co'i Coro di donne, della Echerlin, e un pezzo geniale , e d' un sapore si grato , die vi si esilarava T animo in udirlo , ed udito che Tavete, non vel potete scordare gran pezza: JE la dolcezza ancor dentro vi suona. Questa scena non si trova nello spartito di Na- poli. Un poeta , clie per non arrossire non vi no- mino , si presto a fornirne le parole; ed il Maestro in un par d' ore sotto la dettatnra delle Grizie ne scrisse la musica. Clie dirvi del duetto fra Ilo e Polidoro, clie non sia al di sotto del veso ? Per comune avviso e questo il pin distinto pezzo del- r Opera , ed e di un elfetto tale , clie il maggiore non fu prodotto mai dache la passione e la vc- rita parlano per musica. Si parla d' estasl di gioj'a LETTER A DI GIUSEPPE CA.RPAN1. ig^ Ik dentro; ma estasi vera si e quella che prova r udienza in ascokare quel canto , e que' due va- leanssimi. Dopo di questo il mio pezzo favorite, e forse il piu oii^inale dclT Opera , si e il pezzo concertato , che puo dirsi quartetto con Cori. Va- ghissinio il canone a quattro che precede il Coro; ma parto di genio , modello di tragico stile, si e il dialogo focoso e serrato clie lo conseguita. Qui il conipositore noa ha chi V abbia preceduto. In questo pezzo V originalita delle idee e si luminosa, e la dignita della tragedia si bon conservata iti mezzo alia furia dei contendenti , che mi sembra d' assistere ad un diverbio fia gli eroi d' Omero che si oltraggiano a vicenda senza degradare V epopeja. Facile era in un pezzo simile il dar nel buS'o. Ros- sini seppe evitar lo scoglio ed aprire un nuovo te- soro nella provincia del bello drammatico. Dettovi ormai quanto io poteva della Zelmira, e riandatine alia meglio i rarissimi pregi , io qui por- rei fine a questa mia , s:* il molto chiudere potessi in seno , che del suo esimio compositore a dire mi rimane. Amico : poiche il ginnetto e in corsa, ed avido della uieta , lasciamo che vi pervenga. Io sono cosi pieno della vastita e sublimita di codesto ingegno italiano, che non posso a meno d' aprirvi il cor mio , e dirvene che ne penso tanto sul ca- rattere della sua musica , quanto sulie qualita del di lei trovatore. Per la musica ristringendo in poco il molto che vi ho gia esposto su di essa , e classiticandone le doti principali , io do per dimostrato che la pri- ma di esse doti, inarrivabile e divina, si e la no- vita (l). Questa qualita indispensabile nella musica, (j) Di questa necessita di penaieri nuovi , o di nuovc com- binazioni, per cui auche il vrcchio par nuovo , ne pavlai a di- steso neir XI delle niie Haydine, e cercai di sciogliervi il dif- ficile p»-oblema = Perche il bello in rmisica sia uutora incerio ed indefinito , quando nelle altre belT arti e fissato da si grau tejujjo in Enropa, e per coiniuie conaenso delle ua/!ti^ai ; ed 296 INTORNO ALL\ MUSICA. Dl C. ROSSINI. quest'' astro nobilissimo che in vano ct)i telescopj alzati vaiino cercaado di e notte artisti e poeti nel vasto orizzonte delle notissime idee : quest' astro sfii2;2;evole e caro , s' offri spoat neo as^\ occhi del ftivorito Pesarese, e tutto di sua luce il fe' chiaro ed acceso. Novita; intendiamoci bene; novita di pensieri vaghi insieme , natuiali e s"ducenti, non 2;ia d' insulsi e deforaii ritrovamenti che nel pe- lago delle straordmarie cose si att'ngono da ognuno che vuole. Per questa malnata novita, basta nscire dal seminato, darsi in braccio alia stravaganza , correr le vie del nonsenso e del capriccio, vol- tando le spalle alia natura , come fa tal;>ra ua ce- leberrimo sinfonista tedesco, che d" altronde nelle sue dotte carte tanta ci porge di quella inapprez- zabile novita die del bello solo si cura e fa pompa. Seconda dote del Rossini si e V abbondanza di queste idee desiderate ed originali. Egli n' e an- cor piu ricco del ricchissimo Cimarosa. La terza ne e il canto , che mai non si smarrisce nelle sue composizioni , ma regnavi dalla prima air ultima nota. Quarta , V espresssone che non di rado e fe- licissima si nel buffo che nel serio ; e quando non lo e a tutto rigore, cio proviene dalla sa- pienza medesima del maestro, che, astretto talvolta a sacrificare o Y espressione o la cantilena , ab- bandona la prima, piuttosto che staccarsi dalla seconda ; avvegnache in musica la prima a salvarsi inoltre perche non piacciano a noi le musiche di cui andavan pazzi i nostri inaggiofi, quaado non men d'essi noi tenghianio in si gran conto i dipinti di Rafaele , le statue di Michelan- giolo , le moli del Palladio ecc. ? = Nella soluzione che io ne diedi entrava per molto F indole de' nnstri nervi. Uiio stiinijlo troppo ripetuto cessa di soUeticarli ; quindi il bisogno di sti- nioli nuovi. Sostenendo io che il piacere cagionato dalla uiu- *ica era piu Gsico che iniellettuale, ne scendeva dalla mia teo- rica , che il nervo acustico dovesse divenire insensibile alle cantilene che troppo spesso 1' aveano stuzzicato. Invitai i dotti a sentenziare , ma uessuno apii bocca. Ho dunque ragione di rrcdeie non del UUto prva. di. foad£ii»ent» quelb mia eoluzionc. LETTER \ DI GIUSEPPE CARPINI. 297 esser dee la musica, e dove la cantilena cessa , non v' e piu filo di discorso miisicale , non piii pensiere. Sparisce la musica , e sottentra il romore. Vorrei che di questa gran verita rimanessero final- mente persuasi i sostenitori delT odierna scuola tedesca (i). La quinta n' e il sapere. Questa scienza (i) Questo immolare la cantilena all' espressione e una d<-lle quattro ragioai cardinal! per cui V opera seria tedesca , nata invitis dlis et hominihas non prima delta nieta del p." p." secolo , non potra inai perfezionarsi ed eguagliare I'ita'iana, sebbeii e tanca sia la disposizione naturale di quella generosa nazione a segnalarsi al pari d' ogni altra in qual siasi maniera di nobili e gentili produzioni. Si osservi il Fidelia di Bethhowen ed il Freyschutz di Wober. Qnaute vaghe e gradevoii cantilene ta- gliate a mezzo , o strozzate sul meglio per questa cieca idol .tria della parola ! E quaii sono poi i pezzi piu applauditi di quelle Opere dotte' Quelle appunto in cui la cantilena e rispettata e eammina liberame)ite. Giacclie sono nell' argomento , diro auche le tre altre ragioni per cui 1' Opera tedesca non puo superai'e i confini della me- diocrica. II massimo degli ostacoli sta nella lingua. Questo maschio e dovizioso idionia . fatto per vmcere le battaglie , ha per la mu- sica una salvaticliezza indomabile, atteso 1' aspreggiare continuo delle desinenze quasi die tutte formate di consonaiiti accumu- late r una suir altra. Ora ognun sa che V umana voce non puo modulare e dispiegarsi che in groppa alle vocali. Le conso- nanti non sono in se che modificazioni del suono , e questo tutto sta nelle vocali. Fronunziate, se vi da I'animo, una con— sonante seuza premettervi o aggiugnervi una vocale. Cio posto, il canto die dalle sole vocali si forma , non )iu6 attraverso il' ispide consonant! procedere e sosteuersi , e percio il can- tante tedesco o sopprime le dette consonanti , ed in quel case sparisce la parola. e nou si seute piu cantare che degli A, E, I , O , U insignificjmti ; o le yjronunzia distintamente , ed allora il canto perde ogni grazia , s' iucrudisce e disgusta clii 1' ode. Primo scapito di questa intrattabilitii musica della lingua si ^ che a ni?Igrado dell' attitufline de' Tedeschi a ben cantare , e uoa ostante la bellezza delle voci che fra loro s' inconti-ano , xion e posiibile , a mcno die a cantare 1' itali.ino non si risolvauo, come fecero Raaf, la Taiber , la Marra ed altri , che cantauti di primo ordiue emergano dalla tedesca scuola. Wa toruando alle composi- zioni. il caratteve della lingua natia fu la vagione ]!er cui quel genio del Mozart, fuoii di tre , tutte scnsse le Opere sue su testo •fali^no Tn senevalr pni i niaestri tedeschi. trovindcsi nial Fcrvir' A98 INTOHNO ALLA MUSIC \^ DI G. ROSSINI. non e nel Pesarese uii inflessibil tiranno clie le aspre sue lco;gi imponga alia fantHsia ed alV estroi ua ammasso di regole a noi pervenute per tradi- zione de' bassi tempi dalla aruola Fiamininga, che abboxrendo la nielodia , sottoponeva al calcolo ag- ghiacciante gringegni, il sentimento e la natura : no, la scieaza del Rossini si mostra piii figlia delle dalla loro lingua per la parte del canto, si gcttarooo a quella de- gl' istrouipnti , oiide nelT acces8(irio acqiiistare cid che non po- (evano nel principale. — Del reftto non tutte le parole tedesche 8oao poi per la musiea cosl intrattabili e resrie. Fra li 60.OOO vocaboli di questa madre lingua io non dubito clie uii migliajo »p ne troverebbe di niolli , sonori e gentili; e perche noa eercarli? Se il Metastasio , che poetava nelia lingua pi'i rausicale del mondo, ridusse per amore dell' oreccliio il drammatico suo vocabolario a sole indle parole e non piii , con cui scrisse tutti i suoi drammi , perche non imitarono cosl opportuno esempio i Lessiog , i Goethe, i Sohiller, i Schulzer, che il loro lin- guagggio uon solo possedevaiio sovi-anameate , ma la scienza pure deir armonia ? Fino a che i Tedeschi non faranno questa ecelta di parole, I'Opera loro si riniarra un bel concerto istro- menta'.e , aecompagndto da umaue voci , jna una tragedia can- tata cotue vantan che sia , nol sara mai. — Altro ostacolo al- J' avanzamento dell' opera tedesca si e la siuauia che hanno i compositori di comparire dotti nel contranpunto , per cui iu- farciscono i loro parti di scienza e d" eriidizione , invece d' ab- bellirne le forme, e tersa e lusinghevole ridurne la melodia. Diraenticano es«i che la piii dillicile delle scienze e la scienza di piacere. Una fuga a sedici reali e a doppio soggetto la fa rhi vuole,edha tempo e pazienza. Queste sudate ruaraviglie si ottengono col sedere; ma una bella cantilena, hoc opus , hie labor, bisogna cercaria e cercarla molto^ e, trovatala , ben disporia , ben coadurla, ben limarla dietro le regole del buon gusto. Quests non si leggono nei canoni del Fuchs , ma si apparano col meditare sui grandi niodelli, e piii il cuore consultare che i nu- ineri ed i precetti. II celebre Gluck ad un suo allievo che gU mostrava un' aria piii dottarapnte distesa che felicemente inspi- rata = Amico , disse , questa tua roba non val nienre = Per- che? soggiunse lo scolare, 6 scritta nelle regile = Aarhe troppo, ripiglio il maestro , puzza di musiea. Senteuza meniorabde c da grand' uomo. Nulla di pid delizioso che la fragranza del sa- pere di che olezzino le produzioni dell' arte; ma quando V odore ne ^troppo forte, attacca i nervi, e ributta invece d' allettare. Quarto otttacolo ai e la superticiale couoscenza che hauuo 1 LETTEKA DI GIUSEPPE CAEPANI. 299 Teplicate sperienze d' un organo delicato e per- fetto , e di un gusto squisito , che il resultato dei coniuni principj appiesi nelle scuole di contrappunto da ogni poveio organista tli villaggio. A veder r uso libero ed ardito ch'' egli fa di (jueste regolc paventate, si direbbe ch'' ei scoperte le avesse . an- ziche apparate. Di qui nasce , che dove qualche rara volta s' avvisa discostarsene , al sacrilegio ! Grida la turba al vil guadagno interna; lion s' accorgendo , che il sorpassare le regole e in clii le sa , un essere da piu delle regole, ed il privilegio eseicitare del genio. E che il Rossini sia genio in tutta Y estensione del vocabolo , il valoie , il numero , il successo delle sue produzioni il comprovano ainpiainente. Fu gia detto essere' proprieta delF uomo di genio il non lasciare il mondo quale trovato V aveva al sue nascere. Questa sentenza si avvera nel Rossini. Diamo un'occhiata alio stato in che era la niusica italiana allorche fra' seguaci di Calliope mostrossi il Rossini. Osserriamo dappoi com' egli la rose, e vedrenio siccome a tempo ci fe' dono la provida natura d' ingegno si idoneo ed operoso. Pailo del niille ottocento dodici. Cessato avevano dalle scene j sommi caatanti che colla maestria del loro canto luapstri aleinanni dell' arte del canto. II sapere fin dove possa giungere la maestria d* ua cantantc , ed ia qual niodo egli possa maggiormeiite riescire a bear 1' udienza , h dottvina iudispensa-. bile per chi vuol scrlvere belle e bellauiente eseguibili cooe. Se Saccliini, Ciuiarnsa, Paisiello , Paer, Rossini non avessero avuto questa pratica cognizione del ben cantare , quanto meuo d' uii- zione e di venusta s' incontrerebbe nelle loro composi^ioni? Conchiudiamo. Rendano i composituri tedeschi piii arta al canto la loro lingua ; non sacniichino la cantilena all' espres- •ione ; non pongano ne' loro coniponinienti piu scienza die non fa d'uopo; e per ultimo imparino a ben cantare egiino stessi : e r Opera tedesca non &0I0 potra sostenersi , ma, dal genio na- xionale assistita , Igvarsi e giungere beu presto alia perfeziojie. i^Ia come sperare si bella conversione ? 300 INTORNO ALIA MUSICA. DI G. ROSSINI. sapevano dar risalto anche alle mecliocri composi- zioni. Mold degli ejiiegi maestri del prossimo pas- sato secolo piu noii vivevano : pochissimi de' su- per^titi 1' agone teatrale tuttora salutavano. Mute erano le cetre d' oro dei Paesielli, dei Zingarelli, <1ei Fioravanti , dei Salieri , dei Par, dei Porto- gallo. 11 Winter, il Weigel, il Mayer percorrevano da soli fra iveterani, ma con diibbia sorte quello stadio , in cui tante corone avtan raccoke. Che- rubini eSpontini, divenuti francesi, perduti erano per la musica italiana. Tra i giovani mostravansi scrjttori di merito un Pavesi , tin Farinelli , un Generali , un Coccia, un Nicolini , e qualche al- tro. Alimentavan questi le nostre speranze, ma per dir vero non bastavano ai nostri teatrali bi- sogni. Non gia che mancassero d'ingegno, ma im- bevuti di bnou'' ora delle vantate cantilene dei Pic- cini, dei Paesielli, dei Cimarosa , dei Bertoni , e timili gia loro maestri, mal sapevano distaccarsene , e col mezzo di nuove cantilene P atrenzione risve- gliare del Pnbblico. L' ossatura , P andamento , il colore delle arie, dei ronHeau.v, dei duetti e dei pezzi concertati erano ognora gli stessi di qua- lant'' anni addietr >. Tutt' al pin cotesti giovani com- pf'sitori, applicando con lodevole innesto al buon canto italiano P elegante e succoso istromentale te- d SCO, ammantavano di nnove vesti delle membra inveccliiate. Piade volte incontravasi nelle moderne composizioni qnella novita di pensiere , die, ove disgiunta non sia dalla bellezza e dalla conve- nienza , si e nelle cose della musica articolo di prima necessita. Diasi pur lode a clii e dovuta, ma si confessi clie senza il ritrovaraento d' un nuovo stile la creazione di nuove cantilene non era piu possibile , a malgrado d-gli sforzi talor fe- lici de' sullndati ingegni: cio ammesso, come impe- dire che il teatro italiano per musica non dive- Bisse aibergo talor del cliiasso , regione talora di sbadigli ? LETTER A. DI GIUSEPPE CARPANl. 3oi In qiiesto staio cli cose appare T Orfeo pesarese; 8pieg;a iin novello sistenia cli nielodie , e nell im- pero deir armonia magnus ah integro sedorum na- sjcitur ordo. Al sonr\re iniprovviso dei iion |)iu in- tesi concent! , si popolano, si ravvivano e fremon di <:iubilo le morte sale. La musica ripiglia io scet- tjo polvcroso , e tanlo nel serio che nel buHo la delizia ritorna ddla ftrtunata nazione , fatta per crearla e per goderla. Giovinetto ancora esce in campo il Rossiui , e con iino stile totalniente for- mato e totalniente suo, creatore si mostra d' nn ge- nere tiorito insienie e vigoroso. Un diluvio d' idee frescliissinie e nnove gli piovono dalla penna ; po- pola d' accidenti le sue partiture; profonde il cro- niatico , e passando ogni tratto da questo al dia- tonico con sorprendente disinvoltura fa si, die 1' uno air all ro cresca forza e risalto , e di bella varieta s"" adornino le sue nielodie. Mischia, qnando gli torna, il drannnatico, il pindarico , T anacreon- tico con meravigliosa feliclta (i); sparge di grazie, di fioretti , di bizzarrie e di bisiicci curiosissimi le sue coniposizioni ; e senti freniere Y enarnionica tenipesta qnando a terrore e spavento le eflr^ia. Con espressivi salti di settima imita V acute ge- mere d E i' Imlo stesso , e il Messicano , e forse II VOttemotto medesmo , ed il Gelono , » TuttiA'an presi a quel sublime incanto >i De Rossiniani nunicri? Che nova » Potenza e questa? E donde mai si rare >r Ne' petti de' mortal discese accordo? u ( Seruioae \I, parte II.) lo non pi>sso cacciarmi di testa un' osservazione ciiriosissima, ed e die due conquiste generali ten- tate furono a' uostri giorni. Un uoaio straordinario, e di straoixiinarj niezzi dotato, abbandona lo sco- glio nativo , ed avvisa far suo il mondo iiitero:ma giunto a meia del camraino si perde 1' Ercole no- vello, e cade sopra i suoi trolei. A lai n\inis:ia era la iorza abborrita, nemica Findomabil natiira: dovea dunque soggiacere ; soggiactjue di iatto, e Dio gli perdoni ! Coiitemporaneanienie ua altro non meno straordinario garzone si leva in un an<:olo della Koniagna , e dotato dclV intimo senso del beilo , fin da^ suoi veidi anni attende per suo diletto e Vantaggio ad accrescere uno de" noatri piu cari pia- ceri, cercando far si, die ognuno sia pago delle sue canore iatidie. Costui seguendo i volx del suo genio procede senza accorgersene ad una conquista si smisuruta, die nella favola d" Orfeo trova soltanto ^\ imagiue. Ministio suo e il piacere , alleata la LETTERA. DT GIUSEPPE CARPiVNt. 5o5 natura: la noja, lo stento, la gclida pedanteria gU si fanno incontro per combatterlo , ma il gioviii maestro colT iacanto delie sue mtlodie ben presto le atterra , cd in brev' anni il a^ran coiiijuisto e compito. II Mondo nuisico ap^jfatiejie al Kossini. Sorpreso ue rimane egb s'csso, ma siula coa nuovi prodigi a conservarne lo scettio. Lagrime solo di piacere eostano i di lui trionti. I vinti fan plauso al vincitore ; sicche luiigo sara il suo regno, e non avra fine, clie allorquando la Natura, schiudendo di nuovo i suoi tesori, un altro Genio al mondo largisca che nuove bellezze traendosi dal seno la totalita degli uditori s' attragga come fe' questi. Si sollevarono in vero non poclii , o da bella rivalita accesi, o da bassa gelosia sospinti, contro deir inaspettato conquistatore. Satire, diatribe, con- tumelie piovvero su di lui , e perfino de' libri si pubblicarono onde abbattere coi precetti chi con- quistava coi fatti. Ma che ? Rinnovossi in lui la bella similitudiae di Franc de Pompignan, di quel popolo africano che il sole malediva da stolto , e di cui F eccelso piaueta non con altro vendica- vasi net suo corso, che col rovesciarc di continuo sugr ingrati bestemmiatori la piena de" suoi raggi. Si scriveva da piii parti contro il Rossini , ed il Ro«sini in piu parti scriveva. Ogni suo scritto era un nuovo trionfo, ogni sforzo de' suoi detrattori una nuova scontitta. Alia fine cadder V anni di mano al piu-d' essi ; ed i pochi ostinati die ancora si sliac- cano , piuttosto a se danno prorarano, che nocu- mento al Rossini. Parigi fu dell ultiinc a piegare sotto r amabil sjono. Vienna, Monaco Dresda, Lisbona, Cadice, Barcellona , Mosca , Berlino avean gia ce- duto al prestigio delle c.ire note. Contrastavano I ac- cess in Parigi al conquistatore alcuni ingegni giu- stamente famosi per le loro esquisite produzioni ; ma si dovette poi cedere alia pienczza dei voti e dei rcclami , e Y Inevitabile , snlle prime oppugnato, ora doniina ivi pure , e per modo , che vuoto e il So6 INTORNO ALL^^ MUSICA DI G. BOSSRSiI, teatro , ove imisica di Rossini non si dia , ed af- follato da niolte ore prima, ove questa s' annunzi. Dopo si stcrininalo successo saria tempo perduto il tarsi a ribattete ad una aVl una le accuse portate conrro il Rossini dai sosienitori del vecchio stile. Noil di nieao ad una d' esse , siccome alia piu ardita , io qui voglio , anche a causa vinta , dar battaglia. Sostengono i suddetti che il nuovo co-i tanto decantato stile sia guasto , ampoUoso , af- fettato , e che , quasi meteora passcggiera , di falsa luce soltanto risplenda. L'Acliillini della musica piacque percio a talnno nominarne il trovatore , poclu lustri di voga presagendogli, come all" Acliil- lini era avvenuto. Con che , non sol ) al Rossini si faceva ingiuria , ma a lutta 1' Europa , che le mu- siche del Rossini ad ogni altra d' anteporre avvi- savasi. Ma T odioso paragone non regge , percjie lo stile deir Achillini infetto bensi 1' Italia e qualche parte di Francia ; ma ne andarono illese la Ger- mania , r Inghilterra, TOlanda, e T altre provincie d<:-lla dotta Europa ; ove che lo stile del Rossini fi;o(le del f:ivore non gia d' un paese o di due, ma di tutt > quanto e il mondo civilizzato. Questo e , padron mio , un consenso unaninie , pronto , fermo ed universale , dovuto ad tma irresistibile attrattiva, anzi che alle idee ed al genio partico- lare di un paese o d' una classe di persone. Quindi opera della natura dee diisi, cui invano si resiste^ Decreto la gran rnadre che '1 piacere fosse acces- sibile a tutti i suoi figli , a tutti comunjcabile , e non gia privilegio di pochi. Lj' arti belle il piacere si j>roposero per iscopo primario de loro sforzi. Ove questo da prcssoche tutti 2}' individui di tutte le colte nazioni si ottenga , lo scope della natura e deir arte e raggiunto ; e questa pun credersi alia - possibile sua perfezione pervenuta. Stringiarno Y ar-i gomento. La musica e fatta per tutti , ma non tutti ainanp la stessa nuisica. Eppure si da una musica che a tutti piacc ; duuque essa non e la music^ LETTER* DI tJIUSEPPE GA.RPA.lSri. ^07 del capriccjo , ma quella della natiira , e perclo e iiitesa da tutti , e da tiitti hen accolta, e quindi (\i tiitte 1 1 migUore , la vera , la sola stcura. Dire che 'I mondo iiitero e in errore in fatto di sensa- zioni e di piaceri, e dire che la natura s' inganna , e inal sa che si voglia e c' inspiii. Pin: dite a co- storo : Questo cdnsenso' universale si ammette da voi per provare che la Mnsica vocale italiasia , da turta Europa adottata, sia la ntigliore d' ogni altra? Si ? E perche dunque rioil V ammetterete per la mnsica del Rossini , similaiente adottata da tatta r Europa ? Non e egli lo stesso argdmento? Oltre- diche , chi ci e garante che non s' ingannino al-* r opposto cotesti arcifanfani che regnar vogliono su' nostri sensi ? che, farto monopolio de' nostri piaceri , vogliono che ci dtvertiamo a rnodo loro ? che la natura decantano, e la natiira insultano, Contro lei ribellandosi apertamente ? Diremo noi ton essi , che il buon gusto nelT arti belle sia a' nostri di smarrito , nel mentre che le opere dei Canova , degli Appiani, dei Camuccini, dei David, emule delle greche , sono si bene gustate e in tanto nome salite? E codesto buon gilsto si sara perduto tutto in una volta quasi per miracolo ? Jeri Taltro' noi eravamo ancor tutti Sacchinisti , Piccinisti , Gi- marosisti, Paesiellisti, ed anpena si prresenta lo stile? eorrotto, noi ci sarerao ribellati alle elette cantilena di quft' sommi, noi che aticora le troviamo bellissime, ma solo non piunuovc? Nella sola musica saremo di snbito e cotanto decaduti, da trovar hello il de- forme . dolce Tamaro, gradevole il nauseoso; e lo saremo nel secolo in cui la musica vanta piu colti- vatori che mai ? Amico, confessate che chi cosi ra- ffiona ha gran bisogno che gli si punga la cefalica. Id mi rimetto a voi. Quando il gran Metastasio so- steneva che non si giu ;ge all' immortalita del no- me, che col sutfragio del popolo , egli insegnar ci voleva che la natura posto avendo in ci.iscuts de' vivenri un ^iudice , che tatto e buon senso si 3o3 IN'IORNO ALLA ML'SICA DI C. R0991NI. cliiama , e che del bello , del buono , del retto c del vero ci rende atti a g,iudicaie , ove tutti cou- venivaiio su di tali materie in una niedesima e co- stante sentenza , qnella era inappcllabile e sicura. Negar cio e un accusav la nritnra , ed un creare tante sorti di belln , di giusto, di buono e di ve- ro, quanie sono le teste clie muovonsi sulla super- ficie del globe. Vero e che qucsto bello e questo buono non sono identicamente gli strssi per le nazioni barbare e per le meglio educate; eppeio le mnsiche ruvche o cinesi non piaceranno gran fatto alle gentili oiecchic de' colli Europei, ue la mnsica di qnesti ai rozzi abitanti dell' Oriente ; ma sara sempre inconcusso il principio clie in ciascun pacse del mondo la musica clie generalmente vi piarc , sara la migliore per quel paese , siccome qnella clie Tintento otticne della natura e deir ar- te , che come dissi e di dilettare ; '( Ch' ultima legge a teatral concento )/ E pasta in cWettar sensi ed affetti ». Che pero dilettando tutti in Europa questa ]>cne- detta musica del Kossini , hanno un bel scomuni- carla i dissidenti. Essa e la musica europea per eccellenza, per decreto delE infallibil natura. O io sra^iono a tiro d'occhio, o queste sono verita in- contrastabili. Qnalora questa mia soluzione della stranissimo problema che stiamo discutendo non piaccia agli Anti-Rossiniani , cl diano essi ua'altra spiegazione , sc loro ne basta V animo e il potere, deir inaudito fcnomcno di un giovine con^positore che invade il regno della iMusica, nel meutre che tutte le orecchie eran prese delle recenti cantilene bellissime dei grandi maestri del p. p. seoolo , e quelle sforzandoci a dimenticare , in poch' anni per volentcs dat jura pnpnlos , ed il fa suo. La nostra e data. Questa musica trionfatrice e tale, perche e fatta per noi, e noi fiuti siamo psr essa. II genio mostrossi. apri le labbra, tocco la simpatica cetra, ed un"" estasi improvvisa si diffuse per ogni libra, LKTTEHA. DI GIUSEPTE C\RPVNI. 3of> Vinse ogni core. Che il geaio solo sia capace cli tali portent! , e clio l Rossini sia fi;eiiio , e genio sommo, verica mi senihrano die cruopo non lianno di ulteriorc dimostrazione. Questo bensi io non esi- tero a pr ferire , ed e, clie di qtianti in un"' arte od in nna scienza al raro noine di genio agognano a questa stapone, il Rossini e quello cui pin d ogni akro si dehbe tal prcdicato. Due sole riOessioni mi basteranno a provarlo. Tralascero di dire che, sj la sottigliezza delT intelletto , la forza delV imac;!- nazione, Tattivita delTaninio, ed il calore del seu- tiinento, sicconie qualita essenziali del genio hanni> a ritenersi, non v' lia chi nel Rossini possa non riconoscere di prima ginnta nn genio superiore. Cosi non aadio ripetendo che quel vedere le cose soito forme diverse dagU altri , quel combinirle in modo «?«o proprio, e non dietro a teoriche stabilite, qnel riprodnrle poi cffigiate in maniera totalmente nnova, e quel sentire, pensare, esprimersi originalraente, e quel vivere , aggirarsi , avvampare in un inces- sante entusiasmo , di fren) incapace e di posa , sono i distintivi del gemo , e quelli pur del Ros- sini. Le due riflessiatii sulle quali mi fo f)rte sono; Prima die il genio per natura sua e creatore , o creatore di cose, o belle, o grandi, ma principal- mente nuo\'c. Inoltre creatore pronto e sp mtanco, id est operante pin per interno ira!)ulso , che per elTetto di volonta o di riflessione. La secouda, che il genio e fecondo , dovizioso , inesanribile. Cio posto , chi pin genio del Rossini , chi pin di lui ferace ? chi piu di getto e iV intenzione emette i snoi parti? Chi
  • t G. ft09«ml. nei fasti della mvjsica e degV ingegni. E questo UB jnocligio che non vena creduto dai posteri, nia che noi non possiaino rirhiamare in dubbio , a meno di negare il sole di plcn meriggio. Risiiscitino pur altri le bellezze ideali de' Greci ; altri Tespiessione e le coniposizioni di Rafaele; altri le proporzioni e retihtmia del Pr.lladio, e si abbian lod' estesis- sinia, quale ad artefici eccellcnt ssimi si debbe. Ma Tigorosamente favellando si dua sempre genio niag- giore qiiello che crea . che quello che imita. Omero adunque, Danle, Michelangelo , Newton , Metastasio e quegli altri pcchi che neir arte o scienza loro furouo creatori di un nuovo genere , od inventori di un nuovo sistema, siccome quelli che piu al su- premo Creatore sembrano avvicinarsi coU'entea loro forza d' ingegno , il prinio grado fra i genj otter- ranno. Questo percio a' di nostri c dovuto al Ros- sini ; egli nel ramo delle umane discipline da lui coltivato si fe' piu avanti che i diversi genj che visser alia sua epoca nel loro, col mostrarsi piu creatore di essi. Si ricordino i conoscitori , pro- fessori o dilettanti di musica, che, i5 anni sono, era sentenza die correva nelle bocche di tutti, che a questa stagione non fosse pid possibile trovar passi niTovi e melodic nuoye, perche li giunti prima di noi avevan tutto niietuto e perlustrato, e quindi n.»n si poteva che preudere da essi a prestanza . o dare in istravaganze prive di grazia e di bellezza. Inter- rogato un celebre maestro tnttor vivente snl ya- }ore di cfuesto nuovo sole delT armonia , e sulV ec- clissare egli o no i grandi maestri che fi avevano preceduto, candidamente rispose : // ne nous efface pas ^ mais il nous fait oublier. Modestissima, quanto verace sentenza. Ora che chiamai sole dell' armonia il Rossini , permettetemi che ne rilevi alcun poco le macchie, onde non crediate ch' io nel mirar tanta luce ne jia cosi rimaso abbagliato, che a piu altro vedere -non vaglia; o ch^egli, il sigiior sole, non lasei cosa LETTERS m GIUSEPPE C\RPAK1. 3li alcuria in lui da rlesiderare. Prima sua maccliia si t queir abuso ch' ei fa talvolta della prosodia. allorclid r accento proprio delF idioma noii rispettando ab- bastanza , fa sonar le parole quel che non deg- giono , e la lingua sacrihca c manomette. E da at- tribuirsi questa macchia , si facile per altro a le- varsi, alia fretta con che egli scrive , piii per ispi- razione operando, che per riflessione. Altra ne e quel confondere talvolta i generi; difetto in cui, fuori del Gluck e del Salieri, caddero piu o meno tutti i grandi compositori de' nostri giorni colVin- serire tal fiata nelle loro composizioni serie e di carattere grave e sublime de' passi alio stile medio o giocoso appartenenti. Anche a qnesto difetto egli potrebbe riparare col ritoccare qua e la le sue par- titnre, e, sospendendo T azione del genio, a quella sottoporsi della fatica e del talento. Come sapete, il genio e quello che tvea , il talento qnello che corregge e perfeziona i parti del genio. Altra sua tacca si e quel terribile strepitare di stromenti , che talvolta assordano V uditore; onde al dar dei tromboni, al tempestar de' colpi sulla gran cassa, e sihilare degli ottavini Garganum mugire putas neiius et mare Tiiscum^ od urlare dall' antro coa Sterope e Bronte il nudus terga Pyragmon. So che non senza ragione il Rossini adopera tanto frastuono , e gia v' accennai di sopra ch"" egli con queste grandi masse di scuro cerca un niaggiore elfetto ai passi limpidi e chiari ; il che e verissimo ch' egli ottiene;ma pure un po' meno di romorosa prodigalita non farebbe male a' suoi nobilissimi lavori , ed appagherebbe il Pubblico , cui non va sempre a genio quel comperarsi un piacere col mezzo d' un dispiacere. Questa moneta si spende sempre mal volontieri. Altra menda viene apposta al nostro sole, e si e la prolissita. Egli talvolta, segnatamente ne' pezzi concertati , sembra aggirarafi in cerca della meta , e non trovarla ; dal che ne ridonda la soverchia Innghezza di taluoa dell« sue 3ia INTORNO ALLV MUSTCV Dt C. ROS'^INr. Opere. Anclie questo difetto proviene dalla fretta con cui emette i suoi p.irti. Cicerone si scusava d' avere dettata una lettera lunifa, perclie mancato gli era il tempo da farla corta. Si rimpiovera altresi a I Ro'^sini a quando a quando del controsenso nel colorito dclle parole. Per dar risalto alia nuisica romoreggia talora ove il senso portereW^e un caiitar basso e vepresso . e viccversa. Per ultimo diro al Rossini, che malgrado P esscro ciascuno padrone del suo , pure am<»rei c.lC ei ripe- tesse un po' meno certi suoi pass: prediletti , per- clie quando una volta ne fe' dono al i^iibblico , egli non ha piu il diritto di riprenderseli per re- galarglieli piu volte ancora. Anche ira gli amanti quel sentirlo repUcar troppo mi place ha i suoi confini. Gia vi accennai sul principio di questa iria die , fra i maestri , al solo Rossini si faceva questo rimprovero di ripetersi, e ch' io lo visguardava percio come un elogio •, ma riflettendoci meglio, discopro altre ragioni di questa distinzione, e sono : die gli altri compositori si ripetevano urt po' meno ; poi , die le loro ripetizioni non erana oidinariamente di passi cotanto notabili per la loro etessa bellezza , on-de im|U-imersi indelehdmente uella memoria , come sono qnesti die ripete il Rossini. Rispondera il valoroso comiiositore die avendo composte 46 opere in soli 10 anni , era quasi impossibile il non cadere in q-nl he ripeti- zione. Potsre il Mozart non ripctersi perche scrisse i3 opere in 24 anni, che vale una per biennio ; ma non cosi egli il Rossini , che ne scrisse per biennio piri di novc. La faria del comporre non aniniettere questa sorta d' esami e di solistiche pretensioni. Di tiiqUo peso sembrar deve una talc giustificazione; ma io, a costo d' essere notato pel massimo degP indiscreti , non gliela valuto gran fatto, ed esigo che il Rossini che cna, dimentichi tutto che il Rossini ha creato. Vi par troppo? Noa LETTER \ DI GIUSEPPE C\RP\NI. 3lS desisto. Col genio si puo , e si deve essere indi— screti. Pure a sua discolpa voglio anrora far due parole. Sapete perche codeste ripetizioni divengono piu sensibili al comune degU uomini? Perche que- sta avventurosa niusira del Rossini nou da pace al mondo. Voltata e rivoltata in cento guise, adattata a tutti gli stromenti, bene o male clie corra , si fa servire la poverina ad ogni use e mestiere : e que- ste amabili cantilene le sono poi tan to docili e di- screte, che si prestano a clie si vuole, e si l.sciano travestire , troncare , ritessere a piacimento. Dive- Hute guerriere raarciar le senti in testa ai batta- glioni , e giulive echeggiare ne' reali banchetti , e dair organo maestoso riempiere la casa del Signore. Ora ne' teatri medesimi , abbandonato il canto, vi animano le pantomime , e Y usata noja vi combat- tono delle azioni ballate. Le bettole poi, i trivj, gli androni e le piazze, di che altro mai risuonano di e notte sulle sfordate viole degli orbi e dcgli scioperati ? Passeggia la rossiniana melodia su tutti i fortepiani; n' escc per le cannucce di tutt' i gar- riglioni, di tntti gli organetti da camera, e ti scappa fin dalle mostre di ripetizione; talche oniai piii non ci resta che udirla dalF alto delle sacre torri , o rielle boscaglie ripetuta dai pinmati loro abitatori, alio stesso modo clie dalln dorate gabbic la cinci- schiano ginlivi i loro prigionieri cnmpagni. Altri- nei wi Rossini io non tliscopro , cd e dover mio d' avvertire che dei succitati difptti ben pochi se ne riscontrano nella Zelmira^ che e Toggetto principale di questa mia. Le due quinte, gli accordi men re- golari. o le appoggiature innalzate talvolta al grado di note fondatuentali, e tali altre sfuggevoli inezie, di cui r occhio delT arcigliato censore nello spar- tito s' avvede e compiace , ma che V udienza non. puo discernere nelT andare dclla melodia che Ij» rende oltre modo beata e conteiua Dell' ultima dokezzo- ehe Jo. mzia. Sl4 INTORNO ALLA MU6IC\ DI Q. ROSJiNi. iono a liporsi fra le minime licenze , che a' fain- ciulli non van perdonate, ma clie ai provetti mal 81 rinfacciano. Vi ho promes&o di parlarvi uu po' pin a lungo d-ewli egregi virtuosi die esegiiiscono la Zelmira> Eccomi di parola. La signora Colbran-Rossini ha un dolcissinio nietallo di voce , tonda e sonora , niassimamente nei tuoni di mezzo e ne' bassi. Un cantare tinito , puro , insinuante. Non ha slanci di forza , ma bel portamento di voce , intonazione perfetta e sciiola forbitissima. Le grazie poi vanna spruzzando di nettare ogni sua sillaba , ogni suo fiore , ogni volata , ogni trillo. Cantante di primo rango la mostrano le volate di quasi due ottave per semituoni nette e perlate , e gli altri eletti artifizj del suo canto. L' azione sua e nobile e composta , quale a bella matrona conviensi. La Echeflin ha una voce ingenua , fresca e sonora , quantitnque non fortissima ; bnon met do di canto, bel portamento della persona , azione ragionevole c ben regolata sono i suoi pregi. Questi risaltano singolarmente nella sua aria, in cui passando leg- giadramente dal contralto a I soprano , col suo Fe- lice diapason deir uno e dolTaltro ci fa sentire la dolcezza , e s' attrae applausi grandi e sinceri , e die van crescendo ogni sera. Nozzari e pin baritono cbe tf-nore, ma dotato di forza non comune e di ftiolta estensione di voce. La sonorita de' suoi bassi va del pari con quella delle sue voci acute , nelle quili prende di salto il G e TA. Egli possiede un bel metodo di canto, e, fra Taltre sue quidita, quella di staccare anche nei presti siffattamente un tuono dair alxro, die la sua voce sembra batter 1 incudine, e numerare se ne possono i colpi ben intuonati e distinti. Que- 3to artifizio da alia sua declamazione ne' passi di sdegno concitato un' energia indicibile, e die lascia in forse Tuditore se quesro virtuoso sia piii come attore valente o come musico. LtTTERA. DI GIUSEPPE CARi?ANT. 3l5 U basso Ambrogi sorti dalla natura una voce i^olce insienie e gagliarda, che riernpie ed appaga I'ovecchio nelle corde piu basse , ed acquista del- ramabiliia a niisiira che sale. EgU maiieggia que- sto suo stroniento assai bene, e non azzarda cosa che a basso non convonga, o sia d' esito men che eicuro. Ambrogi e pure ottimo attore , e non si perde sillaba del suo discorso , qnantuuque rtciti !a parte di un monarra oppresso dagU anni e dalle sventure che lo sbalzarono dal trono. Botticelli, altro basso, vanta parimente un bel corpo di vi ce , e bnllerebbe in quest' opera assai piu, se ]'iu vi fosse adoperato. QnantD fa, lo fa bene, sia per rapporto al canto , cbe per T azione. Veniamo al David. Questi e il IMoscheles, il Faga- nini del canto. Alio siesso modo che que'' due de- spoti del loro istromento lo scorrono in ogni sense prodigalizzando le meraviglie , e bellandosi delle difficolta; cosi costni mancggia da padrone assoluto Ja sua non pcrfefissima , jna eslesissima A'oce , e ti spaventa con cio che arrischia , e t' invola a te stesso con cio cbe eseguisce. Cantante in vero da stoidire. La voce di sno padre era piii eguale. Questa e piu ardita e varia. Vuoi forza ? Egli dal fondo del petto ti slancia nell' udito un si possente volume di voce che tuonare ti 6eml)ra. Ed un at- tinio dopo, vuoi grazia , amore, dolcezza .'' egli ti lega Tanima, t'inebria, ti bea colla amabiliia cielle sue tenere esp-imsioni. Costui gareggia egnalmente co'bassi, che coi soprani. II suo falsetto va fine alfE sopracuto. Per bravura d' esfcuzione vi basti , che staccandosi dalle corde basse azzecca d'un salto con trillo vibratigsimo quelle del soprano. Accavalla volate sopra volate : scende, sale, s' aggira a pia- cere per semituoni, come sottil battello siilF onde increspate da un zefiro voluttuoso , e passa dal grave al bggiero , dalP austero al leggiadro, dal forte al dclicato con singolar disinvoltnia e felicita. Aggiungete a cotanta maestria un azioue vera ed Ol6 INTORNO ALLA WUSIG.V DI C. K09SINI. eneigica , un porgere tutto anima e calore , clie svi lg,e ed illude a sua posta T aninio dell" uditore, e la ragione n'avrete deirentusiasino die prod ussc nel Pubbhco di Vienna questo cantor portentoso. Atlilio. Vienna , il 5 di maggio 1822. Tutto vnstr9 Giuseppe CAKrANi. PS. Mi capita sott'occhi il N.° 66 della gazzetta di Firenze , e vi trovo uno So itto sidle opere mu- sicali del celebre Rossiiu, lavoro di un di lui avver- saiio che si copre col nianto di conciliatore. La volpe vuol ire a Loreto. Vi si dicono pi ro delle sensate cose la dentro , e vi si vede 1' iionio di niestiere e d' amnio discreto. Per lo che giudicate della niia meravijLlia nel trovarvi un' accusa ing-iu- stissinia portata da quelP anoninio contro il graude maestro, e la quale non regge ne in fatto, ne ia raziocinio. lo non so tacernii , e metto all' istante mano ai tVrruzzi per oppugnarla. Questa si e, che non s' iiicontrl ne' suoi drammi alcun pezzo che abbia fatto versure lagrime agli uditori ^ come feccro in al- trt tempi V ana « Se cerca , se dice » di Pergolesi nelV Olimpiade ; V ultra « Se il ciel mi divide » nel Poro di Piccini, ecc; e varj pezzi della Nina di Pai- sielo. la risposta piu proiita ed acconcia sarebbe, si^nor aiionimo, av^te niai assistito aW Otello^ alia Ceiierentula. alia Elisabetta , alia Zeltnira ben ese- guite ? Se si , e non versaste una lagrima , credete a nie che Dio non vi ha dato il dono delle lagri- me •. e Rossini non ne ha colpa. Ma non ista qui la niia risposta categorica. lo ho P onore didirvi, signor anoninio riverito , e ve lo intuono ore ro- tundo ^ die le succitate lagrime versate al «; Se terra , se dice , » al « 5"^ il ciel mi divide » , ed alia Kina , non si debbono che per poclii cen- tesimi all;) bellezza della musica. II merito ne e Tiresso che tutto de'versi e deiParte delcantante: lETTERA DI GIUSEPPE CARPANI. 3l7 del ]\Tetastasio cioc e del Farinelli, del Metastasio e drlla Deamici. Ed iu quanto alia Nina , le si dehbono al coramoventisaimo dramnia francese , che colla iiiusica di Dalairac , e colT azione vivissinia della Dugazou I'ece plangere tiitta Parigi , prima che io , traslattandolo in ital.ano sotto la siessa niusica , facessi piangere senza alcuno niio nionto al teatro di Monza e di Milano i cuori ben latti, liierce il taleiito della Morichelli agginmo alia forza delle parole. Un anno dop) il Paesiello pose in mnsica quelle stesse niie parole , c fece un capo d' opera, ma del quale non avevano bisogno le la- grime degli udiiori per iscorrere abbondautemente all' udire rli acerbi casi e i lagni deir amorosa inipazzita. Volete di piur Ho visto suetraisi i cuori pill duri ali' ^rfa5e/,ye del mediocrissimo Mortellari ; jna chi strappa-va quelle lagrirue r Mortellaii? Dio r abbia in gkuia ! li Metastasio e Pacchierotti. E che cio sia verissinio , chi non piange o non ha pianto al solo leggere i tenerissimi drammi dd cesarco poeta senza il corredo delle parlanti note ? La musica per clii ha un cuore , e legge que' pezzi di cielo, e un di piu perche pianga, e puo foine di meno se vuole. Prima di tradurre la Nina , mi ricordo eh' io | iansi come un fanciullo nel leggere la scena tVa lei e suo padre, fh'ella n^ n riconosce. Sentite anche questa. Al suddetto teatro di Monza nc Due ragazzi savojardi, da me pur traslatati dal francese con musica di Dalairac , fu aggiunta nel- r atto 11 un rondeaux per la Codecasa. Le parole erano « La mia mamma cara cara ecc. » La tra- gica situazione di quel povero figliuolo cui si vo- leva far abbandonare Pamata mamma, e la mae- stria deir attrice movevano al pianto chiunque r udiva : ah! vedete il putere p. Calmet, incominciavano senipre dove noi sia^^voi nsi finire. Giusto e dire pero che il slg. Professore ha p' u- dentemente messo un seguale onde avvertire oka *juantunque egli piibblichi quest' opera col meto- do della scrittura ebraica , egli noii appartiene punto a Israello. Cosi per avventura gli Ebrei di Koraa , sebbene in tutto il iimaaeute del Ioc« Bibl. ItaL T. XXVI. an 3aO DIZIONARIO BioGR\rico ecc. vestire si contbniiiiio ai Cristiaiii di qnel!a santa citta, mettonsi sul c.ippello quel pezzo di stolFa gialla che chidmano Sciamanno, per avvisare cli' essi non sono Gristiani. II seiinale usato dal sig. Piofessore e un d/icorso prellminare dirhiarativo di (piaiito ap- parlie e a tutta l'oj)era. L' intercsse suo come com- pilatore, <■ quello piu forte del librajo come ven- ditoio, volevano nerossaiiam nte che gli avventori sap ssero ch • nierce fosse in generale q lella di cui s' iiiteiide far esito. Percio si e veHuto die noa torirava conio a metiere (juesto dtsrorso in ultimo. Delia qual sairgia previdenza noi non abbiamo che n CDiiiniendare compilatore cd edirore. Noi avevamo limiiata a quesii termini Tallusione, che pareaci ovvia al primo ri^uardare Y opera del fig. Lcvat . Ma abbiamo dovuto vederc che sonovi moltp p-rsone . le quali spino;ono (jMest' allusione pill iiinanzi. A dir vero noi ab;)iamo o[)j}OSto loro , ch esse srherzavano alquanto malignamente; e che non avrcjumo fatto alcuii caso delhi loro opinione. Ma esse ci hanno risposio altamenie che sono a COS) pensare condotte dal loro intimo senso, e non da cattivo affetto; che nella storia delle lettere entrauo le giuste opinioni e le vane, e il tempo solo cssere quello che fa sparir queste, e mette quelle in onore; che la Biblloteca italiana per isti- tuto suo accumula documenti per la storia delle lettere, e percio che dobbiamo registrare anche le opinioni loro. Non abbiamo saputo replicare a si inralzanti argomenti. Pero iiel registrar qui cadeste loro Opinioni non lasceremo qua e la seiiza replica cio che ci parra detto raeno giustamente. Qaesta opera , quando sara fniita , non potra a! certo na- pcrnder^i a chi nel processo de' tempi esegnira vi- sile donticiliari per cercare i cattivi libri da dare wile fiamme; e non sara mai per colpa nostra che tocrhi tale infortunio al Dizionario biogi'aflco croiHi* lo^ico del profesgor LeiatL COMPILA.TO »AL PROFESSOR LEVATI. 3a I S'incomincia adunque clal dire che quel Dlscorso preliminare equivale alia pratica di gridare ai pas- santi le universe cose che s' hanno in bottega , poi- clie il sig. Levati con molta liducia troiabetta cosa nel suo DLzionario sara, e cosa non sara. — Codesti signori non hanno dunque osservato che chiunquc ha mercatanzia da vendere, buona ch' essa sia, o scadente , s' ingegna come p«6 per esitarla. occa per meravia^lia! Per esempio, poi- che la prima classe o^xe wnvastissimo campo arato ^ colto e mietuto da moltissimi scrittori , per la gran ragione . dic'egli, che i panegiristi si veggono il piii delle volte ai piedi dei troni, nei gab nettt de' minis tri, Siti campi di battaglia \ sebbene veramente qui non trattisi di panegirici , ma di semplici articoli di Storia 5 e sia chiaro che gli uomini esercenti suUe nazioni la potenza convcrtono necessariamente a se r universale attenzione) , egli avverte, che la mente si dovrd assotti^liarc nel discernere chi e degno d'es- sere tratto daVH ohblio , e chi merita di giacere nelle sue tenebre ». — Censon ! Voi volete forse dire che nella compilazione del Volume I della classe V.* non apparisce ch'egli abbia assottigliata gran fatto la mente a qucsto elVetlo : che ivi troviamo vera- mente molte e niolte povere peftegolc di donne, che dovrannosi d' esse re tratte di la, deve avranno H ricadere tantosto. Ma cio che e grosso , vuol tempo per assottigliarsi ; e il sis;. Lcvati ha preso tempo, poiche F impegno suo e per la classe I." la quale dovete ricordarvi. che sara F ultima aii COMPILATO DAL PROFESSOR LEVATI. SsS essere stampata. Siate dunque giusti; ed osservate inline die il sig. Levad ha conosciiito quaiito eia d' uopo fare. E non vi sono scrlttori clie non sanno nemnien qucsto ? E noi dobbiam dicliiararvi che tenianio quel ooncetto del sig, Levati modes to in-» sienie e sentenzioso ; e somniameate atto a mettere i lettoii del sue discorso pielimuiai e in grata lidanzaj e con cio poi si assicnra iiii favoi'evol giudizio per parte di tutti quelli che saranno stati cont che al nieute la parte piu clamorosa e piu nobile della storia umana ; egli vien fuori con un pnnto inter- rogativo , doniandando a noi chi fosse pici emplo del duca Valenti'io. E senza poi darci tempo di ri- spondere, inimediatamente soggiunge : il quale fu tiraniio distnittore di popoli e delle proviacie , siti-' hondo immoderat'imente del sangue umano, esempio a tutto il nioiido d' orribile inumanitd e perfidla , e dal quale come da pubhlico lad/one ftirono ammazzati si crudelmente sotto la fede tanti uobili e sig/iori; e che non si asteneiido atcora dal sangue d^ fratclli e dee coagianti , or a con ferro , ova con vele lo incrudeh neir etd miserabili eziandio alia barbarie dc'' Turchi. E die piu vecchia merce adunque di questo furioso accumulamento di cose, dette gia del Valentino al tempo delle sue sciagure, o dopo che non vivea piu, da quelli che dalle azioni di lui furono esa-r sperati, esagerate quiudi da tanto passioni, contro le quali quel Principe pei grandi suoi intrapren- dimenti ebbe a lottare, e uelle oscillazioni delle Hiedesime ripetute da scrittoti c;Ue o non vQllerc 324 DIZIONAUIO B10GR4FIC0 eCC. o non seppero giudicare di liii dal complesso detle circostanze, nellc quali egU si trovo. Noi noti vo- gliamo certamente renderci complici suoi giustifi- candolo. Ma diciamo die chi oggi vuol fare di tal uomo un articolo biogratico dee ragionare con piii senno le azioni di lui. E vedrassi allora die la gran tela delle ribaldeiie del Valentino, come il sig. Levati., coinpilando vecdiie carte, s'avvisa di dire, prescnta concetti d' alte cose , all' eseguimento delle rjnali nella maniera die il tento ([tiel Duca , concorse piu la ragione de' tempi, degli uomini e delle cose, che rindole d'inumanita e di pertidia , di cui il signer Levati parla si enfaticaniente e si fiuiosamente. E se d'altro si dilettasse il siguor Protessore die di andare alia raccolta
  • rri di quella metropoli. Nou cUiemo die piu ra2;ionevole e piu civil cosa em il credere Terrore opera di chi stampo , e non di chi scrisse; ne fa obbietto che quelT errore sia ripetiito. Nel vohime I del sig. Leiati s' iacontrano date sbagliate; ne per- cio le attriliuiremo a lui. Direnio bensi che chi ha presente appena la cronologia degli alinanacchi sa che lilaomrtto II prese Gostandnopoli nel i^Si E perche duiique qnella circo -.locnzione certamente asiatica deir anno in cui splendea la mezzaluna snlle torri? massimamenie poi, che non era da qu(4r anno solo, ma da ottantaqnattro ch' essa vi splendea ». — Vogliamo accordarvi , Censori indiscreti, clie (piando il sig. Levati scriveva, non avcsse pronto siil ta-^ Volino il Lanolt^ ne volesse perder tempo a cer- carlo. Che pero ? Egli si tenne prndentemente al largo per essere sicuro del fatto sno. Infine egli vi ha data nna belli tVase poetica; e precisamente un verso endecasillabo con quello splendea la mezzaluna sidle torn, , che non avreste avuto . se avesse detto semplice- mente a modo vostro sa die qnella metropoli fu presa dai Turdii I' anno 146 '>. Del resto , s cliia- jnate quel verso una circonlocuzione asiatica , noi protestiamo di farvene cariro di coscienza. 5) Appunto le frasi e le parole che il prof. Levati usa qua e la. oifrotio motivi di censura. Per esempio, egli vi ripete quanto piu puo piiiza perpirna: egli vi dice avventezza per avi:eneiiza; egli vi mette ram^ pollarono per germo^liarono ; indirisse per mdirizzo o diresse :». — Signori! Vorremmo avvertirvi che queste possono essere parole del trecento, -^ ma pre- veggianio la risposta che ne dareste. Andate in-' nanzi. cc Fa un bel contrasto con queste cruschevoli affettazioni il vedere conginnte le fralezze di utti. re sensibilej ne qui certo si citera il Fataffio , o altco COMPILXTO DAL PROFESSOR LEVATI. 32a valente meno del Fataffio ». — E vero , sigtiori. Ma dovete ricordarvi. die T opera deve essere letta dagl' igaoranti ; e gl' ignorant! leggono volentieri i nostri libri , ne' ([uali abbonda la parola sensihlle usata in senso morale. Spei'iamo che non avrete altre eccezioni da fare sulla lingua del professore. « Lungo sarebbe andare in busca di tali minii- tezze. Ma come tacere delle tante frasi bastarde ch* gli sono faniigliari ? Crediamo frase bastarda quella che abbianio riferita parlando del Valentino; incriidell nelV etd miserabUl eziandio alia barbarie del Turchij perclie v' e a scomniettere tin bel tre cen^ tesiml contro il calamajo del Professore , che di cento che leggano ([uel passo , novantanove non lo intendono, e f uno che rimane , si ferma do- mandando cosa abbia voluto dire. Crediamo frase bastarda sbrumare le sue voglie , perche le voglle non sono che le brame ; svogUar le voglie sarebbe per lo meno un parlar arabo. Per esempio egli : riiinivano i dice estreml^ vi dice e que" due estrerai, de' quali parla, diauzi non erano omai stati uniti. Signori ! Ogni uonio corre; e non e nieraviglia, se talora accade che uno batta il naso per terra. Quello che a noi pare di potervi dire si e che il sig. pro- fessor Levari qualche volta vi solieva lo spirito con alcune locuzioni eroiche , le quali vi debbouo tanto piu essere grate, quanto che non ve le sareste aspet- tate in mezzo a un parlar yjiano com'e quello del suo Discorso prelim'uiare e della sua Prefazione. Vi po-^ tremmo inlicare qualche dozzina di passi : contenta- tevi di questi pochi. Addasse iitfiidd lutti agli Achei, Monti non ha frase piii maestosa nella sua Iliade. Accogliere gli uni e gli altri ne' co iculcati talami. Vi sfidiamo a trovare in Paritii espressione piu alta di questi conculcati talami. S' avvennero per ventura in alcuni cavalli, li presero , e premendo ad essi il dorso corsero il paese. Qual poeta o lirico od epico che vogliate, puo dirvi cosa piu nobile di quel pre-- mendo ad essi il dono? Questi improvvisi lanipi 33o DIZI0N\R10 BTOGBAFTCO CCe. splendi'Ussimi mostrano assai beae . che il signor Levari e padrone del la sua penna. Pace adnaque. Noi , come ognua vede, abbiaiiio cercato di con- fondere i Censori deir opera del sig. Levati \ e spe- riaino ch' egli sia per essere cintento dello zelo nostro per la sua gloria. Ma V onore deir ultima palma si dee lasciare intatto a lui. Noi adua ]ue ci limirereiTio a riferire quanto essi hanao aggiunto di pill. « L' inrominciamento del suo Discorso prelimina^ re, dicouo essi, e un pezzo di oratoria di ua gusto tutto particolare. Ecco com' egli da principio al suo Discorso. Quanto pin disfavUia la luce delle scieri- ze, e si sparge nell' u/iiversale I' ainore del vero sa- pere, tanto piii solleciti divengono gli uomini nelV at- tenersi ai fatti , e poste in nan rale le dance degll scrittori speculativi si applicano al grave studio delta istorta . la quale esseiulo un lucdiss mn specchio , iji cui tutte le azioni ed i castnini delle varie gentl si scorgono , ci rende ne' pih giovanili anni asseniiati e forniti di lunga esperienza^ mostrandoci colV esenipio d' altrui cid che 7ie' varj casi si dee operare. Questo periodo e sonoro , e lungo, e ))ieno di grandi pa- role. Che senso ha essor' La luce delle scienze, e r amor del sapere (lasciato fuori \\ vero ., poiche il sapere e iiuo solo , e il faho sapere^ uoa e sapere ) han- no condotto gli uomini a riconoscere rhe, p. e.. nello studio della fisica dobb'amo attenerci ai fatti. Ma il sig. Levati qui non pai la di fisica. Yi sono degli scrit- tori di ciance^ e il sig. Levari lo comprova ; e deb- bonsi mettere in non cale le loro ciance o parlino di fisica, o di qualun jue altra materi.i, fosse pure di biografia; e su di cio siamo d' accordo. Ma e egli, per questo che qnegli scrittori sono speculativi., se per avventura non facciano una voluminosa opera offerta al Pubblico per associazionc ? E perche la luce delle scienze e V amor del sa|)ere hnnno con- dotti gli uomini a riconoscere che nello studio della fisica dobbiatuo attenerci ai tatti , come ne vieue chfc C0MH1.AT0 DAL PROFESSOR LEVATI. S3l abbiamo ad applicaici al griive studio della istoria? E con.e poi e grave lo studio della istoria piu cli^ qiiello della (isica. p. e, o di qualuntjiie altra scienza posiiiva ? E se lull intendinienio del sig. Levati quel grave parlando dello siutlio delia istoria ha un senso, come vuolsi addossaie all' uon.o ne piu giovanili suoi anni? Fortuna die nelV intendimento del sig. Le- vati tutto il giaie studio dell' istoria va a finire nella lettura del suo Dizionario biografico cronologico, il quale, come abbiamo gia accennato. rendvrd le put gioranili anni coloro clie il leggono , assennati e forniti di liaiga esperienza ^ ecc. Ma rilornando a quanto rio;uarda il S' nso di quel periodo, non v^ d chi non vegga , cbe V oratore avea in testa un pensiero ; che voleva esprimerlo ; nia che non ba trovato modo di farlo. Gli e mancata la logica, la quale dalle idee ]>iii universali non discende mai ad una idea particolarissima , se non v' intramezza idee meno universali, chf facrian nesso con quella che dee essere il soggetto del discorso. Cosi tutto il lavoro della mente si mette in proporzione ; e il raglonamento diventa giusto. La miscea mostruosa che si osserva in questo proloquio del nostro Pro- fessore, lo ha poi portato ad una oratoria arrogante. Come entnivano c\\ii \e cinnre de^i saittori; c quali sono gli scrittori speculativi che fanno le ciance ? Gli scrittori speculativi sono quelli che trattano alcune parti deWa filosofia speadativa ^ od altrimenti detta rationale , che e quella filosofia , la quale regge tutte le scienze e tutte le arti. Possono ta- lora codesti scrittori essere offuscati dal soverchio chiarore ch' essa tramanda ; ma le pin ciance sono 'di coloro che parlano d' essi e delle loro teoriche senza un grano di senso comune. Per volerci il sig. Levati dire la semplicissima proposizione che piu delle astratte teoriche niorcdi , ad insegnarci come ci abbiamo a condurre nella vita giova lo studio della storia, ha" ammassati tutti qnesri riboboli inintel- ligibili per la confusione e le impertinenze che 332 eiZIONARIO BIOGRA.FIGO CCC. prcsentano. Intanto grigiioranti non capiscono nul- la : e ammirano il sublime intendimeato del Pio- fessore. 3> Abhiam notato com' egli abbia dato principio al 8UO Discorso prellmiimre : veggiamo la volg^iiita c la ialsita de' pensuri con cui da princi])i() alia sua Prefazione. Sembra , die'' egli , die orinal senza tema di errorc ci sia dato di affermare die le don- ne possoito leuirc in eccelleiiza di ciasruri arte ove pongoiio cura. Questo , sig. professor Levati , non puo essere che il discorso di un povero Indiano clie venga di sotterra. Ariosto vi ha detto tre se- coli fa , che le donne erano gia venute in eccel- lenza d' 02;ni noliil cosa ; e auto il mondo da se- coli e secoli anche prima dC Ariosto aveva ammirato in valenti donne ogni sorta di virtu. Come dunque venite voi a dirci nelF anno 182 r, che sembra die ormai svuza tema di errore ci sia dato di affermare tma cosa gia da tanto tempo affermata per pubblico consenso? Noi non vi rassomiglieremo piii clie ad un povero Indiano venuto teste di sotterra. La natura, proseguite voi, le trattb piit da scvera noverca , die da madre nmorosa ,• e si euro piic di farle belle die felid. La natura , per vostra regola , sig. Lcvati , non e noverca di nessuno , e molto meno nnverra several se noi la diciam madre, cosi diccndo, par- liamo impropriamentc. Essa poi fa rpiello che fa con determinati pnncipj secondo i generi e le spe- cie, e con (juelle varieta che nel suo seno pro- ducono mille accidenti che sopravvengono nelle azioni delle forze da cssa impiegate ; e nulla piu. Non v' e dunque un atomo di verita in cio che dlte del trattare che la natura ha fatto le donne. Ma non ve n' e nemmeno in quello che aggiunge- te, cioe che la natura si sia curata di far le donne piu lielle che felici. La bellezza, sig. Professore , non e fatio di natura, e giudizio dcgli uomini; c coa altri occhi e con altre prevenzioni ed abitu- dini in diversi luoghi della terra si giadica della eOMPILATO B4L PROFESSOR LEVATI. S3S' bellezza. E cosi pure accade della felicita. Quando una donna ha sortito le qualita cssenziali alia sua costitu/ione , e puo corrisponderc a2;li officj , a cui la natura T ha destinata , e suUa strada della feli- cita che puo pretenderc dalla naiura; siccorae e bella se e piaciuia ad alcuno. 11 rimanente e opera de- gli usi od abusi , a che le prevenzioni nostre , e la societa possnno trarla. Qravate esse , dlte vol , del peso della propagazione non possoiio d'tre altral la vita senZ'i. esporre la propria ; e spcsse fiate il gior/io natale del figliuolo e V estremo della geidti ice. Signer Professore! Voi bestemmiate gratuitaniente la na- tura, e falsificate i fatti. La natura ha preparata la donna per quanto era d' uopo onde renderla ma- dre. Qualche varieta d' insuperabile effetto puo osservarsi: ma e rarissimo il caso che tutto s' ab- hia ad attribulre alia natura. La massima parte dei funesti accidenti nasce dalla uniana ignoranza od imprudenza. In milioni di Selvaggi e ignota la morte di una donna che da nascimento al figliuolo , se disgrazia per altro verso non le sia accaduta; e tra noi ove ta ite cose concorrono a rendere peri- colose le portate delle nostre donue , il dire che <^pesse fiate il giorno natale del figliuolo e l' estremo delta geiiitrice, e una csagerazione da tischiate, fosse pur anche detta da un povero Indiano. Seguitate poi a dire : II pih caro retaggio cli esse ahbianu , la bellezza , che amniansa e rende lor soggetti gli uo- mi.'.'i , e simile ad un caduco pore che vago olezza alio spuntare delV albct^ ed appassilo abbassa il capo in sulla sera ; mille morbi tentano di rapir loro questo dono , e siiperati tali inimici accorre piii formidabile il tempo : seco ogiii giorno via reca ui.a parte della hcltd , jinche all' in tutto la distrugge ; ed allora nul- V altro rimane alle sventurate che o il troppo fievole sostegno della gratitndine ^ o quella troppo umiliante della cnmmiscrazionc. In verita, sig. Levati ^ se avestc da dare gli esercizj spirituali alle nostre donne piu 334 oizioNAftto fiiCGniric© «*cc. scapestrate, per trade a penitenza non potreste jnvestirle con piu spietato sermone. Al buon religioso che da esercizj spiritual! alle doiine di mala vita pud esser permesso d' esagerare tutto cio che vuo- le , e passar sopra a tutte le convenienze di ua mondo al qual eiili non appartienc. Ad u lO scrit- tore che non voglia essere cacciato a fischiate, cio non e permesso. Ma via: vogliam perdonarvi , se Ct>si bramate , tutte le false idee che e in questo periodo e neirantecedent° avete insteccate con quel- la Icziosa elo :uenza che usata in nm orazione ac- cadenuca da qualche vostro scolaretto gli guada- gnerebbe un bello sbattimento di mani. Ma come perdonarvi una si manifesta mancanza alia logica del vostro interesse ? Voi , nel tempo che volete raccomandare la vostra opera alle dmne nostre ; nel tempo che a questo solo fine avete preso a etamparla al rovescio, siete si smemorato da met- tere in esse nn insuperabile ribrezzo con un di- scorso che tanto puzza di cimiterio ? E credete voi che i tristi etFetti del loro disgusto scemerannosi per alcun tratto di adulazione che abbiate sparso qua e la ? Anzi dobbiamo avvertirvi die qualche- duna di quelle vos'tre adulazioni e fatta per disgu- stare le savie donne quanto le possa disgustare quest' assurda , falsa , inumana declamazione. di codesto vostro periodo. Che , per esempio , vi si sapra dire che poteasi onestamente lodare una bel- la , coltissima e sopra tutto virtuosa donzella, che ad alti spiriti congiunge singolare bonta d' animo generv^so , senza metterla al di sopra di un Mate- niatico di chiaro nome in fatto d' aver lodata don- na valentissima in istudj matematici. II primo de- bito di chi loda donna virtuosa e di non offenderne la mode&tia; il secondo di non crearle invidia ; il terzo di rispettare se stesso affinche'non sia mai che s' involga la persona lodata ne' pericoli, a cui potjcebbe trarlo la propria imprudenza ». COMPILATO DAL PROFESSOR LEVATI. 335 Questi Signori nel terminare qui le loro censure generali ci avvisano che air uscire del 11 o 111 Vo- Inme di questa Classe V del Dlzioiiarlo biografico croiiologico del sig. Levati esaraineranno , se nella compilazione de' varj articoli egli abbia tenuto saldo quanto ha detto nel Discorso prellmiiiare. Noi desi- deriamo di udirli meno- seven. Blbl. Ital. T. XXVI. a!a 836 Opere dl Giuseppe Barbjeri. — Padova, 182 1, per ■ Valentina Ciesciui. ( Sono esclti quaWo voUiini ill 12/). £ venuta quasi in moda una certa opinione, che ad aver lode di gusto esquisito bisogni detrarre alia fama del Gesarotti , e fuori d' alcuni vecchi che ne ricordano V altissima rinonianza, e maraviglia a vedere quanto siano pochissimi gli estimatori giu- 3ti di qiieir uomo , e come una tui'ba di pigmei armeggi incontro ad Ercole non gia dormiente, ma estinto. Fu gia un tempo, che 1' Italia era infoUita dt^ir Ossian e della Morte di Ettore , e Jion anda allora disgiunto da molta utilita il consiglio di chi scomunandosi dal volgo oso predicare alia giovcntu, che noa si lasciasse allettare a quella pericolosa bellezza: perche veramente la lettura delle opere sue non e da concedersi che ad uomo di gusto sicuro e capace di arrestarsi a quella Imea tinis- oJma che divide il sublime dallo stravaganie , e la vera arnionia del verso dal vuoto rimbonibo delle parole. Ma e pure da conf-ssarsi, che se anche dagli scritti del Gesarotti si ievassero tutti i passi difettosi , tanto ancora gli resterebbe da far beata V ambizione di una dozzina di que' letterati che gli bandiscnno addosso la croce : se non ch^ e fato degli autori che furono vivendo troppo lodati , venire dopo morte con pari ingi-istizia ii> suverchio dispettOo E il Gesarotti, oltre le sue moke virti^ e r jngegno grandissimo , ebbe quelF altra via di ottenere faciiniente un nome illustre : la cattedra in una Universiia. La gioventii, ove si mantenga incorrotta. pro'tamente si accende alle idee del buono e del bello , e per poco che il professore secondi qviegV impeti gt nernsi , egli diventa im obbietto di venerazione , e si pende dal suo labbro OFERE Dl GIUSEPPE B^RBIERI. 'i3j come da un oracolo : tornano poi alle case pateme i giovani riconoscenti , e diflondoao largamentc per le provincie gli elogi del loro maestro , perche e pur vero , se ne perdoniuo le barbe degli irsuti pedanti , clie solo il petto de' giovani e sicuro e eanto tabernacolo alia glona degli uomini somrai : ma la giovanezza passa come lampo , il cuore si raffredda , il volto si inaschera, e T uomo invidiante e maligno risguaida come piegmdizio i nobili sensi della sua Candida adoUscenza : di qui ebbe in parte origine , che fosse un tempo scnza niisura innal- zato il Cesarotti, e che ora si voglia a gran torto gettarlo per terra. Altre cagioni coucorsero a dnni- nuire la sua reputazione , e noi le ^erremo discor- rendo un' altra volta, ove se ne ollra coniodamente occasione. Da Melchiorre Cesarotti a Giuseppe Barbieri e facile e naturale il passaggio , e tutte le gentdi persone ne sanno il perche: il Barbieri e, pei dir cosi, r ultima opera del Cesarotti, e certamente una delle migliori ; se non che la natura e V arte vollero in alcune cose distinto 1 allievo dal maestro. 11 vecchio in quella sua placidezza di vita ?vea certi spiriti vigorosi , e una robustezza di mente, che diverso temperamento d' uniori forse al giovane non consent! : ma se alcuno amasse di paragonare il primo ad un maestoso incendio che tutta divora la selva , noi non dubiterenio d' assomigliare ii secondo alV inviolabile fuoco che ardeva sulK al- tare di Vesta. Qualunque pero siane la diliVreiiza, questo hanno certamente comune di amare le Muse non per vile guadagneria, ma per la divina loro bellezza , e di sacrificare sulF ara medesima ad esse ed alia virtii. Le quali cose sapute da noi di questo Barbieri, ci sentimmo tosto mirabilmente inchinati a bene- volenza , perche la schiettezza deir animo ammi- riamo noi ancor piu che la forza delf ingegno. S'aggianga, ch' egli die prova d' essere religioso 338 OPERE m GIUSEPPE BARBIERI. a.eoltatoie del veio, e docile agU onesti consigli , perche dalle nuove sue opera, di cui prendiamo a na.lare, si vede apertamente com' egli accortosi d' avere al uaiito forviato nelle prime composi- zioni cercasse in un lungo silenzio una strada mi- ghoi-e , e la trovasse. A im tal uomo noi diremo nudamente e senza raggiri di parole la nostra opinione, anche quando non gli sar^ favori vol- , perche alia sapienza in- 8;enua e modesta vuolsi almeno concedere questo vantacs^io , die ascolti la verita scevra da ogni adu- lazion^e': della qnale ahbiamo lontanissmio ogni iiioiivo noi , che ne di lettera ne di persona cono- sciamo il Barbieri, e solo da uomini verciCissuni sentimmo lodarne Y indole ed i costumi. Etrli vien ora pnbblicando le sue opere : e noi creciiamo che von a tornar sopra a quelle che fnrono gia un' altra volta stampate , se mai si risolve delV nnirle a questa edizione : la quale ne'quattio volumi finora venuti in luce si compone inteiamente Oi cose nuove: il primo ha i Sermoni, il serondo le Vei^lie tannliane , come a dire lettere srritte da Torreglm, il terzo le Epistole in versi, e il quarto le Orazioni itabane e latine. ' Noi per ora ci arrcsteremo unicamente sul pnnio volume, si perche offre materia di piu larghe con- sideiazioni, si perche V autore vi si presenta nel- r intera sua forza. Diciotto Sermoni divisi in clue parti ne sono il compreso , e noi diremo partita- mente alcuna cosa di tutti. 11 primo serve quasi d' introdnzione ai seguenti, e suistHmente e detto il Sermone , perche vi si svol- go'no \e id e del poeta su questa maniera di poesia: r Oreade delle sue colline , mentr' egli mulinava dettare alia gozzcsca un sermoncino , lo scoiisiglio da nn< 11 opera d' uigegno tioppo perighosa e dith- cile. E veramente sa cgli pure , che unico il Gozzi conobbe le veneri del parlare samosatense, e gU imitatori son turba. Per gumta la Nmfa gli chiede, OPERE DI GIUSEPPE BARBIERI. 339 onde avra la ficrezza ch? a tai versi e ridiiesta, e dove prendera la scieiiza iaeuarrnbile del mo/ido elegante, avvezzo com' e a cantar gteggie e pastori, die daro sarebbe abbandonare. E qui il poeta scopie le sue intenzioni: egli odia il negro sale di Li-^ cambe : a me piuttostd Ciova spruzzar di riso i nostri errori, E festeggiando brigateVe amiche Dir le ragion del vero e dell' oiiesto : ma come lo sdegno e figlio talora di bnnta , avv^ egli taccia di maligno . ove aleuna vita guerriero della ragione gli scoppi dal petto ? (i) Odi novella , che Merorite un giorno Vate e Sofo narravami. Dnl core Partono , mi dicea , due vene opposte , Una che il inel conduce ^ ultra che il fele. Amor di quella a destra mano , ed Ira Tien di questa il goveriio a mano stanca. S' accende Amor del bello e dell' onesto ; (i) Ne duole che a giustificare la voce ira adoperata in •vece di sdegno il Barbieri citi ia una nota il commento del Ventun a quella tevziiia di Dante : O signor vdo , quando sarb io lieto A vedir la vendetta , che ndscosa Fa dolce V ira tua net tuo segreto ? E il Venturi cliiosa === Fa cnmparire il tuo giusto sdegno troppo dolce e indulgente , luentre sta limsa pezza iiascostn negli arcarii della tua sapienza , onde gli empi sempre piit iiisoteriisrono = spiegazione nieschinissima e tiitta erronea, die non dovea acco- gliersi dal Barbieri il quale sapea la diveisa e nobilissiina in- terpretazione che dtede il Monti a qnei versi , quaado c^rimito nella Basvilliana cnsi * .Si che r aha vendetta e gia matura , Che fa dolce di Din nel suo segreto L ira , end' e colma la fatal inisura. E ancora prima del Monti e d' ogn' atrro avea coipito nel verd quell' antico ed ottimo rommeatatore di Danre , die nel 147/ fu stampato colla divina ConMiedia da Vindelino da Spira =j Quasi a dire, quando sara che I' i^a tua ne farcia vendetta, Id quale vendetta e nascosia nel tuo secreto , la quale ira pensando che sera vendetta , e gid dole*. 3^0 OPERE DI GIUSEPPE B IlSBTERI. Dell' iniquo e del turpe Ira s' infiamma j Divir^i affetti, ma dal cor medesmo Per opposte cagioni e I' una e I' altra Jmpefrun le due vene umor diverso, Ed e bontd nell' Ira e nelL' Amore. A qiieste parole Y Oicade si toglie da lui , e si ril^ra nel bosco. L' mvenzioae non ne pare molto felice per un Sermone, e in vece di queir Oreade , che spetta ad altra poesia , un aniico sarebbe stato meglio il bisogno : del resto facili e schietti procedono i versi, c b?lla e la novelletta di Meronte ; se non che vorrebbe restringersi a cinque o sei versi , onde acquistasse quel torno franco e risoluto che ne sembra mancarle. II Cesarotti avea detto piu bre- vemente in prosa = Uiio sgorgo di bile onora an bel more , quanto una vena di lagriine. Questi sono due rami della stessa fonte ^ che hanno solo an sapore diverfo. ■= Ne sappiamo, se sia da lodarsi quella vena di mele sostitu.ta alV altra di lagrime , perch^ ne pare uscir di troppo dal vero : del resto Y inii- tazi^ne e maestrevole, ed essere non poteva piu opportnna. Segue il Cattedrante^ vero Sermone, e forse ottimo di tufti : il poeta si compiange del suo stato di professore , ne saprebbe imniaginarsi peggiore fa- stidio. E tu il sapevi, o Cesarotti, Inchiostro e penna , e meditar solingo Ernn tua vita :, rtia sedere a scranna L' infula in capo, e la zimarra indosso , E dettar greco , e sennonar latino T eran cruccio , flagello e struggimento. E ne' cinque mesi di vacanza futto si ringiovaniva : O beata ignoranza! O saper folic! Qiutndo negli ozi delta mia Torreglia Vienmi veduto o bifolco o pastore Sedrrsi oll'ombra, e cantar lietamente; O montanirui fra i cadenti salci Nascondersi veduta e andar proterva , O vecchierella sopra un balzo assisa OBERE ©I GIUSEPPE BVRBTERI. di^i Tor cere il fuso , e canuir baje ai polli i Oh! beata , fra me grido , ignoranza, Se il cor € allarga , e la rugosa fronte Di soave letizia ti rispiana ! Ad altri sara caro vendere rancidami dl povera scienza, e far si codazzo dl volmri alunni: a lui sarebbe piu .dolce arare il terreuo e pascolare gli armenti. S' egli vuol nieditaie e scrivere , eccd ( e qui vieile il iriegUo del sermone ) : ecc'o La inattesa sul capo ora mi scocca ; Ecco importuno araldo. Orsu, Maestro, Vesti le insegne , la bigoncia ascendi , Chiosa dritd e dover. Ma prima incarco 'Sia (f alunni far censo , e in varie classi La diversa ripor de' novi ingegni Indole, € come piu vengono o vanno . Segnar di croce , la matitxi in piigno , I.oro entrate alia sciiola e loro uscite. Compiuta l' opra a me ritorno , e Febo D' aita snpplicando , Apollo-Febo , Per viuzze mi metto inosservate , Fattomi di pensier cappa e mantello. Domani, alba festiva. A mio talento Menar placidi sonni , ore tranquille , IL- nella solitaria cameretta Far onesto alle Muse accoglimento. Vane speranze! Che seder m e forza Giudice , correttor di prodi atleti Che s' apprestano all' inclito certame D' apparati responsi. Ondeggia il Circo . Ferve I' aperto arrlngo. I geiierosi Fra modesd ed alter i entrano in lizza, Solvon duhbj e quistioni ; e come t onda. Rompe sid lito , se la incalza il vento , E fragnendo rimormora ; cotali Sonano a quel grand' atto i p'ausi e i viva. lo del capo accennar ^ le sopracciglia Levando in su; che a dignita non lice Ne suon d' accento , ne fiorir di labbro. Giudicata e la palma. Or he' • si compid 343 OPERE Dl CIUSEPPE BARbIEUI. II venerando ministero. Uoin quadro , Pileato , togato , a pie di piombo Sia della Festa Jerofante e Diica. Tu gridi a porri. Dittator solenne M'oppe'ki, mi ripigUa: — Old, che badi? Vicnne , o Padre invocato. A Te s' addice, Che Mentorc sorgevi al prode aliinno , Recar le sacre bende , il gran volume , V anulo eterno e 1' immortale alloro ■ Da fregiarne le tcmpie al sacerdote Di Temi novelloccio. Incensi e vod Al Consesso , alia Diva. Illustri nomi Fatria , Giustizia , Veritade. Intanto Stupisce il Volgo , il Saggio ride. Un gode Col suo borsello ragionando U prezzo Delia merce febea; si cruccia un altro , Cui par scema la quota. — O Villa, o Villa, Quando sara ch' io ti rivegga ? E quando Potrb cogli ozj delle Muse onesti Svagar la mente , alleviare i sensi , E meco assaporar dolcezza e calma ? Aggiugni certi sapatelli primaticci , che t"" assediano la via , r uscio e la stanza : e li clescrive -, ed ul-' timo viene fra essi un grechicciuolo Che giunse a rosecchiar 1' alfa e la beta, ''•' ' E due pagine svolse al Padre Omero ,' ^' 'Gonfia le nari , fa cotenna , e guata Noi miser i dalt alto ; noi che siamo Pur di Romolo augusto , e della magna Boma nepoti. Ma che val ? Atene , Spnrta, Corinto, ed Argo , e Tebe , e quante Sciohero navi alia Trojana impresa, Ti vien fastoso annoverando , e tutto Dalla bocca ti versa t Ellesponto. Se qnesto non e il vero modo di dettare Sermoni, noi rinunziamo a piu mai parlare di versi. Quel rivol pimento alia villa e d'Or.zio, e il Gozzi venne certamente in afuto al Barbieri con quel suo Ser- mone al Segliezzi , e con quell' altro a Cosimo Mei; ma rimitazione uon cede all' originale. E qui 6PERE DI CTUSEPrE BARBIERI. 348 notiamo clie il Barbieri tanto si la^na d' una catte- dra , e il povero Gozzi niancante di pane per se ed otto figli prego lungamente per ottenerla , e non r ottenne , e mori mezzo pazzo , e quasi di fame. Gli fu preferito il Sibiliato. E poi ci burle- remo del giudizio di Mida ! Con franchezza ^ scritto anche il terzo Sermone il Cruscante^ che si chiude con quel vivace Giove Frullon , Ciuno Tramoggia! Ahvoi^ Se dell' antico Lazio amor vi tocca , Questo serbate all' hale meinorie Sandssimo pallacUo ; ed io vi porgo Di mosche e di tafani un Ecatombe. Soverchia pero ne sembra la bile contro rAccade- mia della Crusca, la quale fu certo utilissima alia nostra lingua: noi siamo lontanissimi dalV acquie- tarci a quelle vane pretensioni de' Toscani, che il nostro volgare quasi in una sola citta miseramente iniprigionano, e detestiamo di cuore tutti i pedanti, arzigogolisti, parolaj e compagni : ma troppo in- giusto e r anatema pronunciato dalF autore contro il Trecento: egli non fa eccezione che per Dante- il Petrarca e il Boccaccio: e taluno vorra doman- dargli , perche abbia taciuto dei due primi Villani, che, quando anivano ai loro tempi, uniscono a quello schietto e candido stile tanta sapienza. E Dino Compagni si merito nome di Sallustio italiano. Che se anche volta prefc-rire Cino da Pistoja e quegli altri la cui virtii e solo in una evidenza di stile che innamora , perche scordarsi del Sac- chetti festivissimo novellatore , e dello stesso Fra Jacopone , che in quella sua rustichezza ha un oprto colore da piacere ai veggenti ? Non sapremmo nera- meno scusare quelT affastellar cogli Stratti de' Ga- bellieri, e coi Pataffi il Dittamondo. poema di troppo maggior pregio che non si crede comunemente (i). (i) Per ora pochi potranno leggere il Dittaniontlo, perche le due autiche edizioni che se oe hauno del liji e del l5oi 344 OPERE DI CItTSEPPE BVRBIERt. Senza di die noi crediamo per fermo 1' indole na~ tiva della nostra lingua noii potersi al trove coa piii profitto studiare clie in quegli scritti, e se sono anteriori al Boccaccio , tanto meglio : perche rjnesta e nostra singolare opinione, che s' egli ha rallargata la favella , abbia pero molto contribuito a toglierle quella speditczza e naturalita, che nel Frate da S. Concordio e in molti altri antichi vol- garizzamenti danno taata vita al discorso. Chi leg- gendoli non ne cava che riboboli ed arcaismi , e uomo di perdnte speranze , e non e lettiira al mon- do che lo potesse salvare. Ne pare anche non essere molto da lodarsi cpteiraccomunare che fa il Barbieri, il Goffredo del Tasso e la Manna del Segneri, e porli indistintamente ad esempio : il Segneri e grande nelle sue prediche, ma di quella Manna non saranno molti che vadano ghiotti. Che se voleva anche in fatto di lingua nominare un eccellente del secolo deciniosettimo , perche non sono rarissinie, e formicano di errori grossolani e di lezioni cisrrotte : la seconda ancor piu della prima. Chi pero non vo- If sse rinunziare a qiiesta Ipttura , ne aspettar T edi/ione che ne prepara il Perticari , abbia ahiieno cura di non appigliarsi a quella stampa mostruosa , che uii povero uomo ne tento nel 1820 per quel miserabile Parnaso italiano che viene in Vene~ zia pubblicato dalT Audreola : aoi cosi per capriccio notamuio nel solo primo volume alcuni cento d' errori, e di tal natura, che il solo buon senso poteva correggerli , come me ne duolmo per yne ne duol luo , corvo per corpo , gli e stato per listato : e dove s' arriBchio di correggere, scorresse. Noi avrenimo taciuto di questo ineschino , se nella prefazione ai Documenti d' Ainorc del Barberino non si fosse rotto in queste sfacciate parole contro' il Monti ed il Perticain = perfiiio un Monti sostenuto da non so quale specie di pertica , si e avvisaCo di volersi rinfarinarr Her precettare sopra una lingua tanto stranamente da lui adoperata nelle comiche sue Visioni. = Vedi bel giochetto di parole , e pensa quanta gente di migiior senno fu mandata fuori di porta Tosa. Che se non si voglia esser questa pazzia , noi la diremo svergognatissinia infamia e brutale ignoranza : non e piu tempo di mormorare sotto voce nelle caverne , ma si per Dio di gn- dare altamente per le piazze , ehe Mida ha le orecchie di giu- inento. OPERE Dl GIUSEPPE BARBIFRI. ^5 ricortlo quellostnpendoBartoli,che nelle maestrie della nostra lingua non fu mai avihzato da alcu- no.'' (1) Ma lo sdegno del Baibie.i ha quasi fatto sdrgnare anche n.)i , e ne fuagirebbe il diritto di cousigl.arglj piu moderate parole , ove non tornas- simo prontamerue a' suoi Sermoni {2\ n fpiarto de^ quali f Uomo di mondo e di faci- lissinia tessitura: snno varj riiratti d'nomini, die SI d]C(m di mondo. Idonio e un dissoluto ; Tertullo e un faccendiere, un millantatore ; Zefirino una specie di Momo , e Fabio un pedantesco dUtator di precetti e criUcaute : ne manca Tiburzio, specchio di que huoa: mariti che descrisse il Parini ; e Fio- rmo, che tutto abbraccia e nulla strigne; e'uberto che pose se stesso centro air universo , ed ogni (n II Bartoli rispomleva anche meglio alle intenzioni del iiaib.en, perche anch egl, non toscano ebbe ,,iu del Segneri non essere ctato dagli Accadennci della Crusca. E qui rotiamo cosa hnora non awertita, che quella lettera del Redi che co- n..nc,a Infin dalla >nia fanciullezza, e in tu.re !e edi^i^ni L gettata fra le scntte ad .ncert. , h veramente diretta al nostro Uartoh: e fade conoscerlo nel Gesuita, a cni s. vede indiriz- ^ata, qnando .1 Red. lo r,ng.-a..a d. due nuove sue op"re e fra queste e d Thro delle Grandezze di Crista, che appumo e de»atura del Bartoli. Noi osserv iamo. volent.en questoTuo rerche s, veda quanta sr.ma avesse d, k,i i| Redi , ,1 quale confessa che infin dalla fonaullezza stud.o nelle sue oper. e finezze della nostra lin^jua, c i ele^anza del bel dire, e se "« de suoi Mssu,a hbn. Solenne testin^onianza, e che rende .ncred,bde co„,e , essendo .1 Redi uno de' principa i coZla- ton del Vocaboano, d Bartol. non v. fosse 'citato' Del ^es o , che d Red, gh fosse anHc.,s,u,o, lo .bb,au,o anche da un'altra la famgha Red. molte lettere del Bartoli a Francesco : le quali e vuol gratu.rs. d pubblico . si dovra procurare chi prepara (2) In una nota k maltrattato il Salvini , e ne sembra con ^oppa fierez.a: questo buon Toscano lodatissi..o in v.ta\"n 01a da trol. vituperate: egli ha la stessa sor.e del Cesarotti e alcuno .tudtasse d. a..,r«vargh quella paite di lode ch' ^ .„a. 3j{S OPfeUE T>I GUJSEPPTB! B/iRl^IERI. cosa a proprio vantagpo rivolge. E <|uesti savanna iiomini dl mondo? Tutt'' altra idea ne aveva il poeta : ma scipito e rusdcao lo .chiama un novelliito Testi dal guscio de Collegi uscito. Ben hai ragion. Chiudo 'e lahbra e tarcio. Tu parla, o Saggio, e il mio difetto adeinpi. Tutti vedono che poco e T artifizio di questn Ser- nione: ma ne possono compensare certe botte ri- solute che frequenteme nte s' iacontrano, e certi tratti che Orazio torrebbe volentieri per suoi : come in Tertullo quel suo gettar V unrin del/a parola S' altr'i nojato o languido si tace\ e pin avanti il felloe trapasso a quella novelletta, che succede aj vanti deir uomo dl mondo ; il savio ride, Ma il popolo togato e clamidato Fa largo , e bee. L' oracolo s' appressa ; State in orecchi: la Commedia e in atto. Gonfio pallone per f aereo vano Roteava sublime, E qui ti sciorina la graziosa favoletta dun acqui- lotto, il quale da di rostro a quel superbo , e te lo fa cadere gocciolone per Y aria. Noi solamente, per uscire con due parole dal seminato, confesse- remo che quando sianio giutiti al ritratto dell' U~ goista, sebbene da natura disposti alia maniera. d' Orazio , avremmo preferito una scappata di Gin- venale, perche non e razza al mondo piti mala- detta di questa , ne la societa ha peste piu perni- ciosa. Quel celebre umorista tedesco Jean Paul ha detto santamente di essi , che a metterli a' fianchi di Cristo lo pregherebbero piuttosto d'indemoniare tutti i Geraseni , che i loro ciacchi. Di che s' abbiano in ca:)o o2;ni perdizione, che no passiamo al tema pivi liero del quinto Sernione , che ne presenta I' Iiinamirato , subbietto ch' era piaciuto anche al Gozzi. Ma troppo diversa fu Tin- tenzione de' poeti per fame ronfroato. 11 Gozzi pose in deriso i lezj e le smaacerie degU inflamorati ©PERE m CIUSEPPE BARBIERT. 847 xnoderni. Nv^l B;\rbieri in vece un tale scnte viva- iiiente il bisog,no d'amare, e vorre ;be pur trovare corrispoiulcnza d' alletti ; ma il poeta gli schiera davaiiti serie di donne , ognuna delle quali lo fa- rebbe inf-lice; ne a cio si contenta , die dopo aver conceduto per cosa non inipossibile rinvenir un cnore in cui riposarsi, vien noverando gl' inco- modi e i rischi aiirhe di questa beatiiuduie, e dair amore lo sconsigha del tutto. Vivace ed ora- ziano e in niolti luoghi il Sermone ; qualche vol- ta (1) si risente dell" amarez^a del Menzini, ma piu spesso serpeggia quasi tra carrae pelle una passione, clie fa ciedere dettati questi versi in uno di quei momenti, che la speranza delusa falsa le tinte degli 02;getti. Se non che il poeta ha un bel gridare contro }' amore: quesra spuia eara sempre indivisa dalla rosa di nostra giovinezza , e davveio rnolti dirauno che senza la spina non varrebbe il pregio a coglier la rosa. E noto rhe la beati Te- resa chiamava il Genio del male quell' infelice che non pud amare. II Quereloso e V ImicUoso sono i dpe Sermoni rhe seguQiio : il titolo ne palesa ai>bastauza il sub- bietto : sempre bei versi . e un andar rapido , e da maestro: soltanto nel secondo dell' Invidia avremmo veduto volen fieri il poeta prender la cosa piu in grande , e, confmata in pochi versi V invidia lette* raria , trattar di quella ch' e tanta parte delle umane faccende. Neir ottavo Sermone s' affaccia il Poeta. II Bar- bieri si rnaraviglia, che vestito di questo sacro norae se gli presenti chi sembrava naio a tutt'altro. gia mi parevi Ad algebricJie cifre anzi disposto , f — (1) I) Barjjieri ehbe ceito davanti anclie il disroiso del Gior- dani sopva tie poesie dipintp a f;psco in Bologna uel Casino delta Viola da Innocenzo da Inio! 1 : ove il prosarore vien nio- $trando , come gli Antirtii tutte le di erse indolt delle donne per acconcia persona poetica siiaboieggiassero. 348 OPERE DI GIUSEPPE BARBIERI. Che ad armonici numeri. Tacea Muta deW occhio la pupilla , injermo Ti cadeva I' acrento. E Tu nirnico AUe g ioconde feste , ai fervorosi Calici di Lieo \ Tu seinpre iniquo A' gentili d' amove invitamenti ; Non caldo all' ire , non vivace agli atti , Non a pietose lacrime corrcnte , Ma scaisQ in tune quante opre e parole, Tal eri a miglior di : languida fihra , Torpido sangiie , e fantasia, siccome Lampa , cui venga meno il santo olivo , Ti dava fioco e pallidiccio lume. E tu poeta , tu ? Molt' anni e molti , Odo che mi rispondi , a coglier vociy A cucir frasi , a roder ug/ie , e capo Graffianni ho speso. DistUlar ki mente , Non che il cerebro logorar , fu cfiesto Mio vanto sempre. Tristanzuolo adunque , Mi crebbi , e magricciuol. Oh! quante volte Corsi alle rive d' Arno , e in que' lavacri Tiiffai non che le labbra , la persona ; Tal che di m' annegare 10 vermi in forse ! Ma che non vince amor di laude ? Alfine , Come piacque agli Dei , poeta io sursi, . . , E poeta mi nomano le genti ; Che sempre ho meco la sottil mia squadra^ JVe vevbo , ne pensier m esce di riga, E novero e misuro ogni cadenza ; Anzi tututto , che a dettar m' accingo , I ienmi porlo da lor, che il Mondo onora Maesirt di concetto e di favella. Noi avremmo onimesso quelT odo che mi rispondi^ il quale rende meno vivo il discorso, e in cjnella vece. se r ardire abbia scusa, ne sarebbe placiuto a e qui diede un sospiro » che avrebbe come da spi- raglio mostrato che quel meschino parlava coatro «:oscienza : del resto ne pare eccellente quesf in- troduzione. 11 Barbieri da la stretta a quello sp;ra- ziato che non trova altra via d' escirne , che rim- proverarlo di voler ricondurre il Seicento: e allora OPERE Dl ClUSEPrE BARBIERI. 849 si niostra fia ([uali confini debba tenersi la poe- sia ; e si replica cpiel savio detto di Longino': a dicitor mezzano Lece cosa e fuggir ogni sopfrchio , Ma nan. si leve a dicitor sublime. E veramente il sublime anclie niaccliiato d' alcun difetto si vuol veneraxe ; del piediocre, qualiiucjue sia , parlaao le colonne d' Orazio. II Gozzi ha pure un Sermone come il nono del Barbieri sui Predicatori ,• ma il prinio gli accoin- pagna sul pulpito , mentre il secondo li segue nella societa : eutrambi gridano contro gli abusi , e sarebbe iiti tradmiento il perfidiarne le inteii- zioni: molto ingegnoso e nel Barbieri il discorso d' un predicatore , die divotameiite trincia i panni addosso a' suoi colleghi , e con santa umilta si xnette un gran tratto sopra di loro. II decimo Sermone il Delatore e 1' ultimo della prima parte , e il piu lungo. In esso il poeta si getta abbandonatamente nella scuola di Giovenale, e con tanta vigoria ti scolpisce i versi nella mente, e ti conficca le sdegnate parole nel cuore, die tu vedi tosto non esser questa una favola : noi non passeggeremo sugli ardenti carboni , e ricordereni soltanto quel pitagorico : ignern gladio ne fodias (i). Dimque tu \>uoi cli io land il pala ? Vuo{ CJi io tessa di Proverb] una leggenda , A pugner Tizio e Cajo , anzi pur tutte A flagellar de' vizj le brutture ? Cosi comincia il prime Sermone della seconda Parte, che noi diremo I'undecimo; e un impasto di pro- verb] toscani che ti serrano il cuore; se il poeta voile la burla, davvero ch' e troppo lunga: noi Io passeremo sotto silenzio , e verremo con miglior animo al duodecimo il Caffe: nel quale tu vedi ristrette le varie scene Di quel gran Bramma , a cui teatro e il monda: (i) Uv^ oihp^ fjiri anaKivity. 3dO OPERE DI GIUSEPPE B^RBIERI. il poeta passa cola tutra la giornata , ed esaniiiia i vaij oidini di persone die vi si avvicendano; vi- vissime sono le pitture , e specialmente quel qua- dro del villano e delF avvocato par proprio niano del Teniers : piu avanti sembra die il Parini ab- bia soniministrati al Barbieri i colori ; ma questi gli ha fatti suoi col niescervi una tinta piu risen- tita e piu calda. In complesso il conipouimento va fra" migliori. II Giardino forma il socisetto del decimoterzo Seimone, e v' e derisa la smania di tand e tante, clie in quattro pertiche di terreno vorrebbero stri- gnere la natura, e in poco piu die non basta a seppellirli crear maraviglie di giardini inglesi : i quali son dal poeta lodati ove stender si possano in ampiezza di suolo. Moke parti da commendarsi a questo Sernione : solo non vorremmo die dopo il Chiabrera ed il Gozzi vi si ripetesse ancora quella storiella de' fanciulletti, die improvidi del futuro innalzano Di neve o sahbia castellucci e torri , Magnanim opre ! ^ e tosto elle vanno sossopra. Fine quella buon' ani- ma di Messer Francesco da Baiberino consiglio a raccontare belle novellette, che non sien spesso dette. Descrittivo e il decimo quarto la Ftera: e sotto que- sto nome vien quella solenne , die torna a Padova ogni giugno. In principio il poeta si caccia in mezzo al mercato, e ce lo niette efFettivo sotto gli occhi: asini e buoi, Agni e destrier mutan padrone; e ragli E nitriti e belati e mugghiamenti , E rimprocci e bestemmie assordan I' aria. Momo corre per via. Quantimque avvisa Baratterie , spergiuri , e gherminelle , ( Come fa della preda il cacciatore ) T(overa , e insacca , per mostrarne a' Divi Jai iniqua somma, e far le fiche a Giove. Ma lo scontra Follia , per man lo prende , OPERE DI GIUSEPPE B4RBIEAI. 35i E vanno alia taverna ; ove briachi Di vin , di fumo e ct ogni leppo gravi , Perdono il valigiotto e obbllano Giove. Tu sei con Luciano e col Gozzi , ma ben presto i signorili divertimenti della iiera ti fan ricordare il Parini: il quale avrebbe avuta carissinia quel- r ironica comparazione delle belle sedenti in agill brillantissime quadrighe cogli Dei che s' affrettavaao air auree sale di Giove. Tali forse moveano alia gran corte Del supremo Tonante i Di d' Olimpo , Quando per I' aha via , che a del sereno Mirasi biancicar d' etereo lume , Traean da tune parti : e li chiamava La gran lite di Troja a parlamento. E r ironia e ancora piu aniara , ove dopo aver de- «critti i cittadineschi nonnulla vien esclamando: O gioje ! O dllettanze ! 0 qual contrasto Pra quel vivere a' cainpi inglonoso , E il festivo gioir delle cittadi ! Poveri canipagnuoi ! Che pur vi resta , Salvo la terra, il cielo e le stagioni , Salute , pace , libertd ? Ma queste Sono doti vulgari e dozzinali, Che natura largiva anco a' giumenti. Noi Teatro , Caffe , Musica , Danza , E far notte a di chiaro. Tutti vedranno la bellezza di questo passo , ne forse niolti vorranno cieder con noi, che piii vi~ Tace sarebbe riescito , se dopo quell'' exxiisdcliio « salute , pace , libertd » seguisse tosto Noi Danza , Noi Teatro, Caffe, Musica, Gioco E far nolle a di chiaro. E qui ne si pererJ«.- JBibl. Itat. T. XXVI. 22 S5a OPEKE r»T GIUSEPPE B4RBIBRI. Segue il Teatro , Sernione diretto a Carlotta Mar- chionni , Luona atirice, e se voglia cssere, ottima. Son noverati in esso con bella maniera gli abusi si de' recitanti e si degli spettatori : lua noi cre- diamo inutile ogni p.arola, finche i si li poeti pre- dicheranno la lift.rma del teatro italiano : la cosa • viiol partire da piu alto, e poiclie correggere gli spettaiori prima de' recitanti ~sarebbe impresa im- possibile , dovrebbe cercaisi , se non giovasse un teatro roniico stabile nelle varie capitali, ove gli attori drretti da un valent' uonio cominciassero final- mente ad imparare che la declamazione non deb- \i essere uuo sforzo del polmone , ma si della mente : noi tegniamo per certo che gli spettatori avvezzl al vero bello ed ai modi naturali acqui- stepebbero ben presto quel gusto inesorabile che fa singolari i Parigini: e raggiugnerli e sorpassarli sarcbbe un punto , perche ira tutte le nazioni d' Eu- ropa ritaliana e la nieglio disposta alia mimica. II Barbieri investe anche certi autori di drammi mo- Struosi , ne' quali V argiita festevole Talia Cm sortiro le Grazie il. gioco e il riso , Figlia fcrri , veleni, e forsennata Ulula furiando per le scene. Ma corretti una volta per mezzo de' comici gli spettatori , cesserebbe questa plebaglia di scrit- tori che dettano comniedie , perche non hanno tanto di gambe da far i ciceroni da piazza. Non §a- rebbe pero da asp< ttare si a lungo a riparare ad un itltro abuso , che fassi ogni giorno maggiore , ed e quel ciarlare , giocare e sbcvazzare , che spesso ti tramutano il soggiorno delle Muse in taverna, e direm quasi in mal luogo : ma di cio provvede- ranno quelli cni tocca. Del resto non sappiamo « ome il poeta chiami la Carlotta snaiissima Venere del piauto ^ e Sircna del dolore: pareva a noi, e con noi a moltjssimi, che quelf attrice riescisse inolio nieglio neHa comniedia che nella tragedia, e cUc gi' luiiafiioraU del Goldoui e la Lusi/ighlcru OPERE DI GIUSEPPE BARBIERI. 35i del Nota fossero il sno trionfo ; nel tragico ella e soverchiamente uniforme, troppo piagne, e troppo si atteg2;ia : se non che e ceito die secondaacio coil maggiore studio le felici ispirazioni della na- tura, potra tocrare il sommo dell' arte, e cosi com' e meritar anclie d' essere prima. Mel decimosesto Sermone, la Musica, i versi son belli, come sempre ; ma non ne pare ubbidiente il poeta al genio di questa maniera di poesia : egli non ha quel giro scorto e spedito , quegli jnterrompimenti e ([ue' trapassi die soi propria- mente del Sermone; vMia qua e cola dello siiz- zoso e del risoluto , nia il tutto e troppo pivi ri- lassato e disteso che non vorremmo. 11 Rossini vi e difeso da un certo Ser Appuntino , che lo chiama mivja Achillmi , e Briareo delle orchestre , mentre invece il poeta gli da il nome glorioso di Pindaro' dell' itala armonia: noi non siamo giudici conipe- tenti in tanta quistione. Ne fanno veramente te- mere per la gloria del maestro pesarese gU esenipli del Marini e del Bernini , ma forse sentono pia dirittamente coloro che s' appcllano al giudizio del maggior nuniero \ giacdie si tratta d' un arte inlinitamente pin popolare della poesia e della scultura. La musica , dilicato filo d' ore che regge i nostri alFetti , non domanda cognizioni positive per essere profondamente sentita , e noi pure ( sara. questa nostra somma ignoranza ) all' armonia del Rossini ci sentiamo dolcissimamente rapire. Egli non conoscera a fondo le musicali combinazioni , ma e bene ricordare quella risposta del marchese Caraccioli all' abate d' Arnaud : questi gli diceva trionfando , chfe il Gluck avea nell' Ifiginia tro- vato il dolore antioo : a me, rispose I'altro, garba meglio il piaccre moderno (i). (i) Che dira mai Ser Ap^tuntino ora che Vieiiod, tamto acuante della aiusica clotta , coQsente «j volencerosa e concorde nelle lodi del Rossini ? 354 OPERE DI GIUSEPPE BAKBIERl. I Bctgni^ e veraniente queitFAbano, sono argo- irento del seguenie Serrnone indirizzato a certa ]\Iiiina, die sotto la mascliera ne par di conoscere. Giusto e lo sde»,no del Barbieri pel tutmilto di questi bagni , e pei fastidj cittadineschi portati, ov*^ tutto spirar doviebbe pace e liberta : ma di- rein noi quello clie sentiamo ? Ne sembra che &npi)ia iroppo di muriicipio. Se vedesse inai Bath, Spah , o Baden , egli benedirebbe certo al suo Abaiio. la questo Sermone e maggior vita che nel precedcnte, ma pure non giugne a soddisfarne del tutto: il clie viiolsi seisza dubbio da cio derivare , che noi abbiamo Orazio per sovrano modeUo di questa poe&ia. Tuttavia una volta in questo stesso componimento ci sarebbe piaciuto che il Barbieri non lo avesse imitate: perche quella novelletta di Glicera e di Paniilo e troppo libera , e si merite- rebbe un luogo fra quelle che il buoii Flacco raccouto con latina licenza nella satira seconda del hbro primo. Cosi noi siamo venuti alV ultimo Sermone il Con- gedo, nel quale il poeta si licenzia dalle Muse. Che frutto ne colse egli , o corra .'' Tacito , fosco , solitario i passi Movo a dilungo per campaqne e selve ; E se pur tra le genti io mi rawoJgo , Sinemorato cosi, che Dio vel dica, N' ho rabbuffi, e malpigli , e dietro udirnii : Vedi umorin , che fuor del mondo alberga! Ne lacerb !o stropicciar degli occhi , E il rodere dell' ugne , e ii pervicace Seal fir del capo , e il lacerar de fogli; Qiiando all' idea , che mi sfavilla ia mente , Meno acconcia risponde la parola'. E aggiugni la noja depedanti, che ti tempestan gli orecchi di cento villanie, se t' alzi un poco di terra. Cosi mi struggo , e pallida si face La guancia , i nervi riseiititi, e sdegna Lo stomaco affannoso i cibi usati. ©PERE DI GIUSEPPE BARBIERI. 355 Che dirb del mio coUe , ove pur tanto Post d' opra , d' affetto e di. borsiglio ? Viene il cnstaldo , e polizze mi reca , E narra i lavorii ; ma cania al sordo , E mena il can per I' aja. lo mi contorca Fantasticando , che mi i^an per mente Jmagini , colori e sitoni e accordi. Intanto passano i giornl , e forse auclie la gloria sperata si dilegua : ma come potra egli sottrarsi al demone della poesia die lo persegue ? Mi getto nei caffe , corro a teatri, E qiml destrier , che punto e dalt assillo , Vo in fiiga di me stesso. Ah ! tutto e nulla ; Che la febbre poetica m' assale , Anzi m' e dentro , e t ossa e le midolle Mi va pascendo. Or che faro ? La mente ' Sgravisi adunque del suo feto , e n esca II novellino infante. Oh! belt imbusto , A cui monna Talta porga le poppe. Tal sia delle Muse , se lo hanno voluto : ei torna al suo colle solingo , a' suoi diletti , e cantera di ninfe e di pastori. Giacche , aggiugniamo noi , eld nacque poeta , e jnir forza che obbedisca al suo destino. Che fai ? fu detto ad una tiaccola ardente : vedi di estinguerti; altrimeuti tu ti consurai. Lo so, quella rispose : e il mio fato •, io mi consume, ma splendo. Per tal modo finiscono i Sermoni del Barbieri , e i lettori vorrebbero che continuassero ancora. Se non che e tuttavia provveduto al loro diletto con un componimento , al quale non si da nome di Sermone , sebbene quant' altro mai ne sia de- gno. Esso e composto e diretto al Barbieri da Teresa Vordoni , nome che ne giunse nuovo , ma che merita di andar lodatissimo per le bocche di tutti. Sotto quel cappellino pensa e detta la testa del Gozzi. Odi , come cntrando in materia descrive il primo gior/io di quadragesima . Mute sono le vie : tiiona ne' templi Penitenza _> e con*' uno ad usci* fmii 356 OPERE DI GIUSEPPE BARBIERI. Od a finestra , piii non vede iti frotta Correr le genti , con cerate tele Trovisatl la faccia ; anzi que' dessi Che jeri udisti le facezie stolte Dello Zanni imitar , o 'ngonnellati Sesso mentir vedesti , e in sulle piazzc Esser zimbello della mipronta plebe; Vomini da faccende , alle conforti Ed a' figliuoi di contenenza e senno Sputan oggi sentenze. Oh ! strnna forza De' calendar]' , io dico , e a' di passatl Vola it pensier , e in un la mano al foglio. Seggo , detto , ti scrivo. Or soffri , e kggi. E qtii narra un suo viaggetto del carnovale, e ti condiice ad un cafie , ove si ripara dalla gran folia : nn' ampia matrona tutta trine, cinciscld, e fioreUini vi entra con un suo figliuoletto e una figlia gia cresciuta alle nozze. A cento lezj Uno starnuto segue. Per usanza II capo io chino , e un gran merce disserra La chiavica all' inchieste. E patria , e nonie E stato , e stanza , e quanta in casa e fuori Jo rn abbia , saper vuol. Quindi mi narra , iVbra ricerca i suoi casi , e del taccagno Sospettoso marito , e de' non sciocchi Figli arrozziti , perche lor si vieta Usar le veglie ; e come di soppiatto Quivi condot'i, perchi; alinen la. figlia Che da marito e pur , veduta fosse. Volea pill dir , ma balzelloni entraro Quattro a sei perdigiorni , e a lor cachinni Drizzb tosto di gana orecchi e mente. De' hellimbusti la conienm ciurma Si volge al sonnecchinnte C\). Eh, dormiglione^ Che nonjote con noi , venzhiam dalC oste ^ E no^ro fuvvi la vezzn^a Frine, IDe' teatri splendor. Pesri non piglia , Babbion , chi dorme. Stende I' aitro allora {l) Ua tale , di cui e parola priuia. OPB.RE DI (JIDSKPPE BARBIERl- 35f ShavigUando le cuoja, e il piii facondo D"l casto crocchio a lui pinge le forme Dal capo a' pie delta notturna Diva. Al maestro pennel con un sogghigno , Che sveia I' imo cor , la nova Ortensia Faplauso, e ammicca ; poscia , ohpazzi! sclama Alia figUa rivolta : arrossa questa _, Sta il putto ammirativo. Pid avanti dopo una bella serie di casetti e dl frizzi vivissinio e quel tocco del damerino, che alia sua Bella di notti in dolci spese Cure d' amor va zufolando , a modo Che I' odano i vicini. E tutto oraziano e quel rivolgimento al Barbieri ; invano egli atFannarsi a parlar di morale, tinche il fnondo viene educato cosi : a mutarlo Ben a'tro viiolsi che sermoni e ciance. Candida micia in femmina vezzosa Gl' Iddii cangLiro : lieto stuol d' amanti Sedeale intorno. Un topicin repente Sbuca da un lato , in pie balza la bella ; Ratio carpon si lancia , il topo insegue , Adunghia , addenta , strazia , e se ne pases. Lungo costume di natura ha forza , Ne si cangia Natura — il gatto e gatto. Favola opportuna e gentile , colla quale e chiuso questo vero Sermone. 11 Gozzi noa e il Gozzi piu di cosi. E la Vordoni ha ventitre anni , e, chi la vide^ la dice bellissima , e chi la conosce , vuole che la bonta sincera delF annuo avanzi la leggiadria delle forme : noi che altro mai noa vedemmo di lei che questi versi , aggiugniamo francamente , che non ci vive altra donna che potesee far tanto : degli uomini non vogliamo parlare. Cosi non le insegni una dura esperienza , quanto costi il sen- tire tin neir intimo cuore, e le valga almeno Tea- ser tanto piu bella di Saffo ! 358 OPERE DI GIUSEPPE BARBIE Ri; Noi siamo tligressi dal nostro Sermonatore , ma egli ne perdonera volentieri. Sarebbe ora tempo di venir esamlnando la som- ma deir opera , e vedere come il Barbieri sod- disfacesse in generale alle condizioni di questa poesia ; ma come bisognerebbe dedurre il ragiona- mento dai principj deir arte, cio ne condurrebbe a replicare quelle cose niedesime di cui abbiamo lungamente tratfato nel tomo XV di qnesta Biblio- teca parlando dei Sermoni del Pindenionii : la qual noja e da risparmiarsi ai lettori , die avranno gii veduto di per se quaii pari si trovino uel Bar- bieri, e quali si possano desiderare. Quanto alia lingua in die sciisse , alcuni vor- ranno disputare se fosse bisogno di certe voci ch'' egli creo , e se tutti i modi di cui si servi abbiano impronta italiana; ma noi diremo senza te- mere, che il suo stile e quasi sempre puro , ed anzi qualche volta puo parere antlcato: non igno- liamo che a questa specie di poesia meglio die a qualunque altra si conviene qualche spruzzo d' antico , e si anclie di fiorentinesco : ma e f )rse un abusare di tal privilegio quel servirsi di voci, come Tnalinanza^ invenie , calogne, ugioli e banegioli, e bulima : senza di che altri dimandera , come usando di quei dis])erati vocaboli si possa maledire alia Crusca. I grammatici scomunicarono un tempo il Barbieri, e da mala cagione derivo buon effetto; perche egli si diede a studiar forte nella lingua;, e se ne face padrone. II confronto delle prime sue opere colle presenti mostra da quanta licenza ve- nisse a questa sobrieta •, ma noi lo preghiamo di non proceder piu oltre , perche corre gran ri- schio, e specialmente nella prosa , di toccar T altro estremo. A tenere una beata mezzanita vuolsi, che chi non sa quanto uno studiasse nella lingua , non se ne accorga; e chi sa , maravigli di non ac- corgersene : cosi lo scrittore debbe in questo fatto andar senza pompa ; cosi cercare deir antichita non la ruggine , ma la vermce ! OPERE DI GIUSEPPE BAHBIERX. 359 Quelle pero che nel Barbieri sommamente di- letta , e il vedere com'' egli noa s' ari-estasse alia magra scienza delle parole, e sapesse raccliiudere in bei versi tanta sapieiiza morale: la qual cosa, che che ne voglia egli credere , mostra in lui una disposizion pardcolare al Sermone. Ed a questo, conchiudeudo il discorso , noi lo consigliamo pre- cipuamente di attendere. II Chiabrera , il Gozzi, lo Zanoja , il De-Luca, e in ispecie i due primi con- dussero molto innanzi queeta poesia, ma un Orazio ancora non abbiamo : manca tuttavia chi con tanta amabilita ne frughi nel cuore , e si largamente , e con tal brio discorra le ragioni del vero e del- r onesto ; manca chi le follie deg;li uomini e i vizj consider! sotto un aspetto si generale senza nuocere air evidenza de' particolari ; manca final- mente chi come quel Romano abbia scritto satire per tutti i tempi e per tutti i paesi (i). A questo scopo ponga la mira il Barbieri., il quale iinora anche nelle sue cose migliori ne sembra sentir troppo dello stretto cerchio in cui vive. Tutto il mondo e come la nostra famiglia , ma la nostra fa- niiglla non e come tutto il mondo: opinione, che ha viso di paradosso , ma che , se il vero e vero, non puo ripugnarsi. Parra forse al poeta in troppo tenue cosa porsi il suo lavoro , ma tenue non sara certamente la gloria che con quelFingegao e quegli studj a lui ne verra. (i) Anche un valoroso giovanc gconosciuto alle brighe lette • rarie, T abate Rorsa, professore in Verona, ne aiHda di tanto: al- cuni Sernioni dettatt nel silenzio d' una cameretta solitana e noti air aiuicizia di pochi promertono di lui ogni gran cosa: cosi una sanita troppo nial feroia non gli coatenda vita consolata e tranquilla! 36* j^iografia universale antica e moderiia , o sia storla per alfabeto della vita pabblica e prlvata di tutte le persone che si dlsdnsero per opere , azioni , ta-^ lenti, virtu e delitti. Opera affatto nuova compllata in Francia di una societd di dotti , ed ora per la prima volta recata in italiano con aggiunte e cor- rezr.oiii. Vol. /, di pag. 480. — Venezia^ 1822, presso G. Batt. Missiaglia, dalla tip. Alvisopoli. E RA. stata gia da qualcKe tempo promessa alV Italia questa versione con aggiunte e correzioni , il di ciii annunzio destato aveva in noi qualche lusinga, giacche il testo originale ne abbisognava. Per quanto rispettabili sieno i nomi dei numerosi col- laboratori francesi di quest' opera , noi non i-ico- noscevamo da principio in essa , se non uno degli antichi dizionarj storici alquanto migliorato ^ ma die conservava tuttavia molte delle imperfezioni e molti degli errori contenuti in (|uelle opere , ben- clie piu volte rifatte , e quindi concepimmo la speranza di vediere la biografia universale in mi- gliore forma data all' Italia. Vediamo con vera compiacenza , che di questo arcorti si erano i traduttori italiani , perche nella prefazione loro meravigliandosi essi che si potesse condurre con eccellenza tanta nelle piu delle sue parti una composizione si vasta , riconobbero noa pertaiito essere questo uno di quegli umani lavori, nei quali alia meta e dato avvicinarsi, ma aggiu- gnerla noa mai ; si accinsero adun lue nel darle veste italiana a condurla di alcun passo piu vicina a quel termine. Ottmio avvisamento e stato pure quello dei tra- duttori di fare in modo , rhe il uumero degV Italiani illustri adeguasse a un dipresso nelF italiana ver- sione quello dei personaggi celebri della Francia, BIOGRAFIA UNIVERSALE ANTICA E MODERNA. 36l dei quali gli autori francesi accordarono essi me- desinii, che alquatito piu luiigamente trattato ave- vano , che non di quelli degli altri popoli. Ad essi possono servile di scusa la dolcezza di ragionare de' suoi e la teiierezza delle domestiche cose , in- separabili dalla tempera umaaa e bolla dote degli animi gentili : ai traduttori tornera a graadissima gloria To avere riempiuto il vote die con dolore si osserva in tutte le opere di questo gcnere iinora pubblicate oltremonti riguardo alF Italia, e lo avere rivendicato F onore di una nazione , la quale pri- meggio sempre nelle scienze , nelle letteic , nelle arti , nel valore guerriero , nella politica , e si djstinse altresi per arditi tentativi, per viaggi, per SGoperte , per ogni genere di utili invenzioni. Zclanti niostransi i traduttori di staccare Tidea di una biografia universale da quella di un dizio- nario storico; noi veranitnte non possiaino iminagi- nare quosta linea di separazione , glacche tutte le opere di questo genere possono mettere le eta trascorse a contatto coUa presente, della storia di tutte le genti strignere in un solo libro le parti piu importanti, che le geste espongono degli uoinini piu cospicui di esse, e svelare le origini e le vicende delle scienze, dell" arti, delle lettere, dei loro proniotori e cultori presso turte le nazioni. A dire il vero noi aniereninio egualniente un dizio- naiio storico ben fatto, qnanto una biografia univer- sale, come quella che in Francia si sta compilando. Piacque a taluni nelF opera francese la varietk della dizione e dello stile , oltrepassando gli autori degli articoli il numero di n^vanta ; e si disse che la moltiplicita degli scrittori ronipeva gradev )lmeute quella monotonia , che nelle opere di grandissiraa mole stancare suole il let tore , vago sovente di mutamenti. Fur no f|uindi solleciti i traduttori di conservare il vario colore degli stili ; ma al tempo stesso non erigendosi in giudici delle attuali con- troversie su F italiana favclla , studiaronsi di tenerc 36a BIOGRAFIA UNIVERSALE una via di mezzo , che in fatto di lingua gli pre- servasse , come essi dicono , dalV abhrwiire nelV an- tico , dal traviare nells perversioni , e dalV infiacchire per la licenza de novatori : al pregio della varieta nella locuzione sostituirono in alcuna parte quello deir uniforme andamento , onde ne risultasse una dizione mobile ne' lineamenti , ma generalmente riseii- ftta e grave. Uno scoglio presentavano ai traduttori le geo- grafiche appellazioni delle lerre delF Asia nell' opera ridondanti. Que' nomi portati fino air Oceano in- diano ed atlantico dai barbari conquistatori , furoiio dalla civilta risorta n' IF Europa rammorbiditi per affettazione di mollezza e di armonia di suono. Ma gli scrittori deHa biogralia universale , appro- fittando degli stud] negli ultimi tempi con ardore rivolti verso le cose d'Oriente, alle raddol -ite voci surrogarono le prette di quelle favelle , nelle quali i nostri traduttori irta e rabba^ata trovarono I' or- tografia della ^ettentrionnle orlglne , e iparse le voci dl molte guttiirali asprezze deW arabo sennone. Quindi e che preferirono di attenersi agli antichi usi d' Italia , e invece per esempio di Coraii scrissero Alcorano , e Tartan invece di Tatarl , il die noi non lodia- mo , ne censuriamo, sebbene ammettere non pos- siamo c!\e il vocabolo Tartarl svegli come lampo V idea degli scoiici aiiimall co i umaua ejffigie , padri di tutte le maledizioiii dei popoli. Speriamo anzi , che progredendo 1' autore della prefazione negli stndj scorici, potra facilmente ricredersi di questa tentenza , molto piii s'egli vorra dare un' occhiata alle opera di Saue?', di Sainton e di altri dotti Inglesi , che delle origini tartare , dei costumi, della letteratura e perfino della poesia di que' popoli si orcuparono. Lodiamo mag!i;iormente V avvisamento dei traduttori nelF avere usato di qualche liberta , allorche trattavasi di istituzioni tutte nuove , che comparse non essendo in epoca reraota , nome non ebbero nella lingua del trecento , e neppure in ANTICA E MObERN'A CCC. 365 quella degli ottimi scrittori venuti da poi ; non tentarono essi di sostituire locuzioni, che le nuove idee non esprimesseio , e quindi adottarono i v<^ca- boli di statistical di campagna, di stato maggiore^ di maresciallo di campo , ecc. Barbier intrapreso aveva un grande lavoro , cioe un minuto esame della biografia universale ,• ma esteso essendosi egli a tutti i dizionarj storici che preceduta Tavevano, non poterono i traduttori ap- profittare di tutte le di lui censure , ed usare ne dovettero con sobrieta e temperanza ; essi inseri- rono tuttavia le correzioni e le aggiunte piiies- senziali di quelle scrittore, e le iiidicarono altresi al fine degli articoli colle lettere B-r. Un asterisco contraddistingue le semplici agginnte fatte dai tra- duttori medesirai. Molti errori parimeute sono stati da essi corretti , come in questo primo volume puo riconoscersi agli articoli Abano ( Pietro di ) Achimelecco ^ Acronio , Attuario , Aerio, Africano . Ainsworth, Agillo ed altri. ; Le aggiunte sono state insinuate o dagli awe- nimenti nati da che i primi volumi della biograha eransi pubblicati , come dalla morte che molte il- lustri vite ha mietuto , e che ha perniesso di fa- vellare senza spirito di parte di taluno , di cui fatto non sarebbesi egli vivente. Gli articoli nuovi sono contraddistinti da due asteriechi, ed una parte di essi e diretta a riparare T ommissione di alcuni nomi celebri , o anche solo di alcune circostanze della loro vita , che argomento offerire potevano alle filosofiche meditazioni del lettore. Generalmente non possiamo che coramendare lo studio de' traduttori nel rivendicare le glorie degli Italiani, ricchi , dicon essi, di onorate memorie, in cui fu sempre un generoso disdegno di invo- lare o di contendere gli altrui vanti; essi non si •fecero certamente colpevoli di tanta disperazione delle cose patrie che comportare potessero di ve- dere alcuno dair estrenio settentrione venuto ad 364 BIOGRA.riA UNIVERSALE imparare le arti della navigazione e della guerra marittima , posto a paro coi grandissimi Italiani, con Vittore Fisani per esempio o con Carlo Zeno. Seppero essi approfittare della grand' opira del Maz- zucchelli, sventuratamente condotta solo lino alia se- conda lettera deir alfabeto ; seppero approlittare di tutti gli scrittori della storia civile e letteraria d' Italia, e dalle altre nazioni si procurarono tutte quelle opere di biografia, che numerose divenute sono oggi giorno per essere quegli stud] cresciuti ad altissinio splendore. Necrologie ottennero quindi, alcnne anche recentissime , d air In ghil terra , dalla Germania, dalla Spagna . il che li pose in grado non solo d' impinguare V opera medesima , ma di apparecchiare uu copioso supplemento, del quale ancKe avanti il finale compimento delV opera sara stampato qualche volume corrispondente alle let- tere de'volumi gia useiti. Contiene questo volume, oltre il discorso preli- minare . tutti gli articoli della lettera A lino ad ALB inclusivamente. L' ultimo di quegli articoli concerne Bartolomeo Alhizzi^ autorc del celebre li- bro delle conformitd di S. Francesco con Gesii Crista , sul quale si e ragionato con molta moderazione , quale aspettare si poteva dalV autore di queir ar- ticolo sig. Ginguene. Nello scorrere che abbiamo fatto rapidamente gli articoli nuovi o le nuove ag- giunte, non abbiamo trovato se non. notizie ed os- servazioni degne di commendazione, e piu di tutto abbiamo trovato giusta e da siucero amor patrio dettata la censura apposta all' articolo Adeler Cur- zio Sirversen. Auguriamo dunque un favorevole ag- gradimento del pubblico a questo primo volume, il quale i traduttori e gli editori possa incoraggiare a continuare animosi in questa grande impresa. L' esecuzione tipografica merita pure molta lode, e generalmente abbiamo trovata T opera bastante- mente corretta anche nei nomi proprj , che tanto sovente compajoao nelle nostre stampe guasti e ANTICA E MODERNA, CCC. 365 «Jpformati. Noti pos^iamo l;isciare tuttavia tU racco- mandare loro in qiiesta parte la maggiore aiienzione e cautela, giacche ci e avvenuto cli v^-tlere Lichfield per Lichtfield, Bancroft per Bancroft^ Rotsohlld in- vece di Rntschild , Aqaaviva in luogo di Acqiia- viva, ecc. Vcro e pero die di tali mende non nianca lo stesso oriffinale francese, e il traduttore italiano potra colLi sua diligenza migliorare ai)clie in qne- sto il suo lavnro ; il quale sara indispensabile per tutti quegl' Italiani che coltivano i buoni studj , e raccolgono libri , e non si sono procacciati V ori- ginale francese pel gravissimo prezzo che costa , ineiitre questa traduzione e per le giunte , e per le correzioni diventa in nierito preferibile alio -ipfiso orijiinale. 366 PARTE IL SCIENZE ED ARTI MECCANICHE. DelV immediata influenza delle selve sul corso del- t acqae , e della necessitd dl ristabdirle nei month € Iwigo gli alvei^ ecc. Dell' idraullco Castellan i. Tomi due in 4.° — Torino^ 1818-1819. (2.° td ul- timo estratto ). N. 1 ELLA secoiida parte Y autore si propone di esporre il sistema che da lui e reputato iadispetisabile per opporsi ai progress! e rimediare al male gia fatto dal disordiaato corso dell" acque , e di mostrare il legame strettissimo che unisce questo sistema ad altri rami della pubblica econo- mia ; a norma delle sagge osservazioni e dottrine contenute nella memoria sull' infliisso de' Boschi , ecc. del sig. Gautieri. E volendo nelle sue ricerche essere guidato da buone mas- sime , incomiiicia ad esaminare nelF articolo i .° le vieende e i progressi fatti dalla scienza dell" acque , e lo stato at- tuale di quella ed in particohire dell' idronetria pratica. Dopo avere a lungo parlato deir importanza di fare che i priiicipj che servono di base all" edificio di qualsivoglia scienza fisica , sieno dedotti da ripetute e diligenti osser- vazioni , e da sperienz e che per la vastita degli apparati eiano piii che si possa vicine alia realta di quegli efFetti naturali a cui i principj medesimi voglionsi applicare ; e dopo aver mostrato come spesso queste condizioni man- chino e nelle teorlche e nelle pratiche risguardanti la scienza idraulica , ricorda che tre principali sisterai furono successivamente proposti dagl' idraulici sulla relazione che mantengono fra loro le altezze e le velocita dell' acque ■varianti per T incremento o decremento delle portate in un dato tratto dell" alveo. II primo e quello del Castelli che voleva le velocita medie delle sezioni proporzionali al'I altezza loro : e percio le portate proporzionali ai dell' influenza, dellk ."klvb etc. oG'^ ifiiadratl deile velocita o dclle altezze. 11 secoado quello di Gugliehiiiiii clie sogueudo le doUiiae iasegnate prima (li og'ii alLro da Tonicelli, e poi prese per base dei lora calcoli da tucti coloro oiie si proposero di Ib.idare la teo- rica deil" actjue correati iiegli alvei sopra la legge degU efflussi pei pictoli fori, stahili che le velocii^a crescessery non nella ragioa semplice , ma sjbbeae uella suddupLicata delle altezze. Fi.ialmente quello di Gemiete ii quale asse- giio alcune proporzioni empiriclie ,fra T aumeato della - I'zione e qnello ilella povtaia , secoiido le quali sarebbe ii ogni I'aso teiiuissi;n(j il rialzameato del recipieatCj quaa- iuaque per molu doppj s" accrescrisse la portaca. II coiifroato fra quesii tre sisteml e le ragioni che potevaao iadiirre gF idraulici a.l adottare T uuo aaziciie i akro , era gi.t staio t'atto dal coate Meagotti uella sua idraulica liiiia e speriuieatale , o.idc 1" aaiore lo cita qui. Bpesso , e l.j segue. Ma a»>a ci sembra ch' egli aadaado a quel foale v^ abi)ia atciato quel'.a limpidezza di esposizioae tiie n'' e uao de' pi'Pgi pri icipali. Cue a.izi troviamo che nel riforire il secoado siste iia, quc-Uo cioe di Gugliehaiai, r autore coafoade quelT applicazioae che se ne puo iara aila deteraiiaazioae delle velocita niedie di uaa da'a sezioae variaaii per Y iacreaieuto o pel decreaiento delle por:ate , loa quella che fosse dive;ta a I isiabilire la scaia delie velocita aelle diverse altezze ilella sezione di ua liuiue di cni la portaia e costaiite. E da qui e che gli e seai- brato di trovare coatraJdizioae fra cio ch^ disse ii sig. Venturoli al cap. XXIX ( pag. ii3. Ed. i ) e quello che aveva detto al cap. XXVIII (jjag. 1 1 1 ) : nieatre nel prima luogo Veaturoli non fa ciie essporre i risultaaieati di alcuae sperienze dirette ad iadagare cojue varliao le velocita di una cori'eate sceadeado da ciina verso il fondo ; e nel secoado parla del variare della velocita media in uaa data sezioae di un flume variaado la portata ; e quivi trova die per approssimarsi al vero col sistema di Guglielmiiii , non solo occorre che sia molto rapida la corrente , ma ancora che la larghezza del caaale sia assai graade in propor- zioae delF altezza. Questa coasegueaza egli 1" ha dedotta dalla teorica del moto deli" acqua ae' caaali , teneado conto .lelle reslstenze secondo 1" ipotesi di Proay. Ma qualuaque altra ipotesi si voglia adottare, egU e certo clie la forza fitarlairice sara sempre funzioue deU^ ampiezza e del^ IJibl. Ital. T. X.VVt. 24 368 bell' I!>JFLTTETVZA DELLE SELV'E forma degli <«lvei , c forse lo sara aache tlella diversigi materia loro. La forza acceleratrice e poi senipre funzioiie dclla pendenza , e poichc dalF equazioae fra queste due for/e dipendono le leggi del moto uniforme e stability de2;li alvei , si fa uiaiiilesto che non vi poira :nai essere una relaziotio assoluta fra le altezze dell* acque e le ve- lociLa poiche i.itervengono ad alteraria tutti i succeiiiiati eleiiienti , i quali se dalla teoria iioii possono essere messi a calcolo esattamente , sono pero mostrati fdi iioii dubljia ed essenziale influenza. " Ms qnainnqne sia il sjstema che si assume per foa- >i damento della legge delle velocita , quests dovra sempre » pvaticaiiiente osservarsi coU'esperieiiza •< , segue a dire il sig. Castellaiii. E qui prende occasiotie di parlare degU jtrunienii idromet}-ici ; rjcorda i difetti c^i galleggiante o gempljce o r.oiuposto , della liasca , cjel tubo , del pen- dolo , ecc. : li reputa tutti inetti e conchiude: " lo penso It clie il principale difetro degli strumenii idrpmetrici di >> cui ci serviamo consista iu cio, che niuno , tolto il »' gollcggiaiite , sia capace di farci concscere la velocita >, aHsoIuta senza appoggiarsi a qnalche ipote?i. Ned e da » credere die sia mai posslbile ottener dati certi e sicuri >) se r istrnmeiito non possa soiTniiiuistrarne direttamente y> la velocita assoluta desunta dall" esperienza iadipeudente- t} mente da qualuiique ipotesi. Per ottenere siilatto scopo » parmi indispensal.'ile Tuso di un idrpmetro determinato , >> cine in cui siano siabiliti i varj gradi di velocita desunti » dnjle sperieiiye sopra varje profondita e con celerita » diverse esplorate nelf acqiia stagnante. A quest'' uso p.o- n trebbe applicarsi un pendolo con verga inflessibile che >i faccia porrere un indice situato sulla periferia di un >» semiquadrante il quale indicbi i varj gradi della velo- tt citk della corrente in cui s" iiiimerge ". II divisnmento di procurar?i un misuratore dal corso deir acque graduate secoudo le varie velocita che gli si sar^'.ino fatte suliire facendolo corcere per 1" acqua sta- gnante tien di quello con ciii d* Aleuibert , Condorcet e "Bossut speriiuentaj-ono Y urto delF acqua faccndo correre i loi:o battelli nell" acqua stagnante, e ci sembra giustamente concepi'o. Ma le difficolta staranno nel metterlo in prati- ca. I brevi cenni fatti sul pendolo a verga inflessibile non ^i lasciano penetrare come si potranno regolare le sperien^^ SUL CORSO dell' ACQUB , CCC. 869 a varie profoucUta senza i.icorrere negP inconveuieiiti del peadolo e delV asta commie. S^aremo percio atteadendo che gU studj deir autore su cjiiesto soggetto veiigaao 4 "niaggiore tnaiuri.a. Aia dalle cose esposte fin qui pare all autore che si possa coiichiudcnie , die la idrometria praiica nou meno che la teori( a soao impertei issime. L" alire parii della scienza dell" acque paigli clie lo sieao aiicora d" avvaataggio : e viene qui ripeteudo le opiaioai dj inolii reputati auiori anticiii e moderai che tutii coaveagono di questa impeife- zione. Toriia a dire che l" idraulica uoa si forniera mai ?opra priacipj iaconcnssi, ae niai lara graadi progressi se noa sia assistj.a da gi'a.idi anparaii d' esperieaze e da ben regolati sistemi di osservazioai fatte sul corso stesso dei fiurai ; mostra la necessita che a questo fiae coacorraao i Goveriij ; ed iavoca la pi'otezioae del suo. latorao a questo articolo diremo che a noi semlira che |a scienza dell" acque, beache ancora inqDcrfetta, albia piiy fatto troppi progressi ai di nostri , pevche possa rignar- daisi conie ua geaerale esame de'lo stato a cui essa giaase, un esame che solameate si esteade ad alcuae dotlrine o- false o noa generali con cui si sperava di assegiare ua assoluto rapporto fra le velocita e le altezze di ua fiume, e ad alcuai dei metodi proposti per iudagare le veiociui delle correati , ed iaiine ad alcuae opiiioai i itorno alia scala delle velocita nei varj pnati di uaa stessa sezioae. Nel secoado articolo si parla della aecessita di mode- rare coir arte T iastaliilita del corso dell' acque onde pre- veairae i daiini. Si ripetono alcuiie delle cose dette r.ella prima parte, e si alle^aao auovi fatti per provare a qranta disordiae sia pervenuto il corso dell* acque per il disbo- scauiento e dissolcamento delle peadici dei monti. Per mettere rijaaro a questo disordia^ voglioao im))iegarsi due niezzi: « II primo sta nell" imitare e secoadare la nainra " nel rivestire di piaate le dirupate coste dei inonii e dei t> colli , e le sponde dei fiiimi ; il second© nel regolare 4 'I dirigere il corso dell" acque. » L" applicazioae del piinio dipeade iatierameate dai »/ Goverai, ed e affatto straaiero a!!a scieaza " (i). Se ne (I) II fignor Caste'lani non intentle qui cerinraente cH parbre cne Hel)^ S'-ienza itlraulira, giacrhe gH dehb' e*5er nolo rhe I' creiione , la coltivazionC c cou;erva.ioi>e iljll» se)»e forma gran p-try; dalu utili >inia e ya^ta scie^i^n bQschiv-a. (ifet^ JtU'Stlitare.i SrO DELL INFLTTENZA DELLE SEtVE ipostra pcro la possiliilita e si siaLilisce il principio n cli* )i fra le nazioni agricole possediuiti di montl e di colli j> devono venire esercite cumnlalivamente le due arti pri- » JDarje , 1" agraria ne' piaui e lie" doici poggi , e la pa- » storizia ne niontij quesia sommiiiislrera boscanie (i);. >i came, coranii e bestiame ai piaui, da° quali rice vera in >r cpnipenso e jfani e vino. » rarJa:ido dei inezzi die dipendono dalP arte , mostra la iasuOiiienza delle serre proposte dal Yiviaai, e si riserha 9 pailar degli altri piu estesameiUe negli articoli clie se- guitano. ISel terzo pjii-lasi della sitnazione e largliezza degli alvei , p dei varj rami ia cni talvolta sono tli\i*i. Non si puo riguardare come letto di mi fiume disarginato o di uii, torreute tutia la snperficie rico]ieria dalF acque in tempa di piena, iiifiitre con ben regolate bouiiicazioni si puo sot-s trarne utia jiarle alle iaondazioni. Sembrerebbe piuttostp yhe conie letto aliti.ale di tin alveo dovesse rignardarsj quella snpprl cie sulla quale pel frequente corso dell' ac- ' da quella. che t^'ovasi fra gli sbocclii di due influenti di » qnalcne riguardo niediante la media di due sezibni il » pill cbe si piio a quelU vicine prese sopra due tronchi ^> per quaiito e possibile diriui, incassati e regolari, sup- »» postjj r acqiia air altezza delle medie piene ». A noi sembra cbe quesfa norma possa convenjre solamente in alcnai casi. Percbe i due influenti possono essere a grandi dist^nze, e fra i loro sboct;bi 1" alveo prlacipale puo di- viders! in tronchi di pendenza djversa: allora la stessa I (l) La pamttri/ia de' nionti non '■omniinistra certamcnte bo-rame ul piano: fjualora poi i pa^tori si fares-ero lerito (H i>€xierali,' zarvi ie raprt- , non solo .son v^ si acoefccreblie il boscanie, ma vi si «liminuirebbe a segno rta non •sscre esse nemmeiJO !!i::£G"icnte pei bi^ogni cleUa montagna. Leggasi la beIJa ed enulita oprra di Gauticri Dei vantaggi e dti danni ilerii'iinti dalle capne in coufmnto alle pecore per conv;jicer;«nq. 'fJVota delV Editove. ) SUL GORSO DELL ACQUE , eCC. 071 sezioae media aoa puo cuaveaire a tultl. D'altronde beno spesso i troiichi piii sregolad di un alveo so no atppuute i pill viciiil alio sbocco degl' iiifliieiiti , oude iiidanio si cercherebbero qaivi le sezioai iiormaii. — Parlaiido dei varj rami ia cui spesso si dividouo i lluini, niostrS I'aa- tore i daaiii che ne derrvano , e la conveiiieriza in niolti. casi di sopprimere i secoadarj , e raccogUere V acque nel priucipale che dovra essere scelto con accorgimeato , e potra essere o ua aintico od ancKe un ranto di coxso re- ceiite. Pavla neirarticolo 4.° deir opei'e mnnio.iti, clo'e tZi quel- le che teiilono a conservure il cor so delt acque rtel'd stxito attuale. Dove il iiume corre \a a;npio letto, e iiiette iu corrosioiie una sponda lasciaado dinanzi airaltra ua piag- gioiie o ghiajato , iioii si eleviiio opere idrauticlie cbe dalla parte corrosa. PoicUe avendo gia il iinme una tendenza naturale a discostarsi dall' altra ogni lavoro eretto su quella iiifl:iirel)be a spingere seiripre piii il fiiinie contro la cor- fosione. Sui ghiajati iion dovrebl«ero percio potersi fare che delle traverse per iritersecare i canali secondarj da oui fossero solcati , o delle piautagioni non litte. — Per inettere riparo alle corrosion! si posseno disporre 1*^ opere munienti parallelamente alia spoiida, o coiiforntarle a denti di sega. Questo secondo tracciato puo giovare , ma perche le opere non sortano dalla categoria delle nmiiienti biso- gna che i risalti siea piccoU. Non si lianno priacipj ge- nerali iritoruo jtUa costruzione dell" opere munienti. Se- condo che da un fiumc alPaltro, o dall" liao alFaltro tratto dello stesso fiume variano la pendeiTza, la natura del fondo, Televatezza delle sponde, la copia dell" acqite ecc, i sistemi di difesa idraulica saraano diversi. Ma qualuuque sia la forma che piaccia dare all' opere muaieati , Tautoi'e pensa die diflficilniente potranno costruirsi solide in guisa da poter reslstere airurto dell' acque reso seuipre maggift- re dalle sempre piii alte e piix veloci piene. I ghiajati che si depositano dalla parte opp'osta aumentano quest" a^ioiie deiracque stringendo I'alveo. L" efT-tto it' e tanto piii coa- slderevole quanto piii acuta e una risvolta. E quand"" anche ie opere munienti potessero resistere all" azione diretta; contro di esse , sarebbe a temere che i vortici e le scava- zioni del fondo le facessero ad un' tratto rovinare nell" al- veo. — La poca sus8ist(?nza loro e poi auche proporzlonata- Sr'fi ■DFLl"' IN-pLUEyfZ.V DEl.LE SEME slla poca estensione a ciii sono ridotte d"' ordiuafio pei' la gravezza della spesa , e pel poco accordo fra gl' iate-- res?ati. ■ — Queste cose si dicono dell* opere munienti destinate a freuare le corrosicni : altre ne occorrono per inipedire le deviazioni del corso , e la formazioiie di nuovi hraccii le qiiali stima 1" autofe che di rado abbiaio ad incontrare difficolta fisiche e morali. Poi soggiunge : due altre specie di ripari si adoperano spesso Iwigo i fiumi, cioe i prismi e le sasaaje ; e va annoveraudo alcuae pro- pi'ieta ed iuconveriienti dell" une e dell' altre. — Parla iii- fine degli argini come opcre nuuiienti , fiuieste alio scolo delle campagne, lua rese uecessarie dal disor liaato disso- damcnto delle selve. E sfabilisce: che la costnizione e po- sizione des,li argini non possa ammettere dijficolt i , ne diret-' tamente influire sul corso dell' acque pegU alvei. Qua ci permetta Y autore di osservare che egli avrebbe dovuto liinitare P applicazione di cjnesta vertenza ai piccoli argiiii ritirati cbe non banno attro oggetto che dr conteiiere la diva^azione delle pii> forti pieue. Ma dove gli argi li hmi'^ano I'ampiezza delPalveo, aiiche ad acque ordiaarie, e dove Paltezza loro e assai riniarchevole in confronto dell' ia-- cassamenlo del letto sotto il suolo naturale della campa- gna, ivi bene e lungi cbe la jwsizione e costrnzione degli alvei non amnietta difficolta, e non influisca sul corso del- r acque. Ne possiamo astenerci dal rimarcai'e che quanto egli dice sopra P opere niuaienti e troppo inconcreto e male ordinato. Di qual natura, di qual tracciato, di quale forma sono P opi-e munienti di cui intende parlare ? E come si puo fare una classe a par;e delle Suswje e dei Prismi, senza avere in modo alcuno acceruiata la maniera di costruzione deli' altre , cbe si classificano solo second& P ocgetto a cui sono deslinate , o la situazioue in cui ven- gono opposte al'a covrente? NelParticolo 5.° si tratta delP opere respingenti , cioe di quelle che per la forma e posizione loro sono cipuci di apportnre i'ariaz-inne nel corso natnnde ddC acque. Di tal nMin-a sono i pig!7oni o peniielli , le stercaje , le renificazioai dei letti , / ponti , i molini natnnti. Dopo alcuni leggerissimi cenni sulle quali opcre , proponesi P autore di scioil ere ]a pill ?rave diWcolta intorno a quest' opere , che secondo lui consiste nelt accertarne e determiri'iriie la resp'ricrnza , ossia nel determinare I' azione che esercisce I' opera contr* suL coRso dell' ACQfUE ecc. S^o ^ iilone , cioc ad Cor so natarale dell' acqite a pvegiudizio del r.erreai v'ucini. E qui si disti igT.Toao tre casi , sccouclo clie r opera r?spiiigd il filo.ie e !o dirige a daimi rltrui: o lo lascia nel suo sLaco : od e aacora cdpace di soffrlrne r inoltrumea o contro di essa. Per A^edere in quale di quest© tre circostaiize si trovi ua" opera resniugente , si determiat la liiiea del filone:, si prolnagui la dh-ezioiie superiore del pennello sino ad inc'ontrar detta linca : so I^ disiaava del puiito d' iutersozione dalia puii'a del pemieilo e niinore; della lu'.ighezza del pennello stesso , il filone puo essere alterato ed allontaaatof, se e alquanto uiaggiore , il filone non pno sofFrire alieraz2')ne ^ se e maggiore del doppio^' il iilone puo aucoi-a iunoltrarsi Verso' la spoiida difesa ,' a malgraio dell' opera respiagent<:?. Da quali priacipj , o da quali osservazioiii uaturali Tau- tore alibia dedotta questa sua regola , non e detto net suo libro , e noa e I'acile intlovinarlo. A noi senibia che essa possa meritare poca lidai ia e disperlauio che acquisti mai nemmeno il carattere di regola pra^ica da applicarsi ai casi piii ovvj , perchc essa fa astrazione da alcuai ele- ineiiti , clie iaevitabilmeate e graveniente deggiono influire a variare T efFetto dell" opere respi.igenti, e solo e dedotta dalla lunghezza e da.lla incliaa'zione di quelle. Assai in- completo ci sembra poi quauLo iasegaasi intorn'o alia co- struzione delT opere uiedesinie , che riducesi a dire che ia direzioae sia moko obbUqna alia corren^e ; e sia dolce- mente cur\>ai che la tangene all estreinita concorfa alqiianto sopra il punto a cul vudlsi spingere il filone ; e che la ma- teria pill adattata per costrulrle e il legncune , e le palafitte riempite della materia piii a port&ta , ecc. Intorno ai quab metodi di costruzione osserverenio che sono varlatissimi da ua luogo alFaltro^ uia c'ne T es|>erienza fatta su mol- tissimi fiumi ha mostrato che V cipere erette neg'i alvei con palafitte sono anzi, geiieralniente parlando , a^sai dispeu- dlose , spesso d" incerto eJfetto , e piu spesso aucora dan nose. L' osservazione dell" autore , che laeglio si pu6 riu- scire a regolare il corso di un liu'ue con uii ben regolato sistema di opere respingenti staccate clie con coatiuut tratti d" opere muuienti, e glusua solaneate pei fiumi che- scorrono sopra ampiu letto senz" argiai o con argiti riti- rati eretti solo per cou-en-sre V espansione della juii a'ltr jriene. 374 DELL TKFLT7Eyrz\ BELLE SELVE Nell" articolo 6." si ragiona della direzione assegnata clalla natnra al corso delT acque. E V autore di opinione die la tortuosita dcgli alvei non sia gia wio stato imlotM dalle circostanze che conrorrono alia formazioiie oro , ma bcnsi uiL effetio immedkito del discrdinato sisrenia. del regime dell' nrque ^ e da molte osservrtzioni e considerazioni viiole conchindere che la strada assegnata dalla natiira al corso dell' acque come la migUore sia la retta , e non la ciirva ; e che se esse astrette sono a seguire disordinatamente il corso tortuoso in ample liina'e corrodendo e devastando le nostre campagne e i nostri Paccold , la colpa e tutta nostra, ed a noi sta t apportarvi rimedio. Ma poiche le acque che si raccolgon nei finmt non iscorroao sopra la snperiicip terveslre come na corpo scendcrebbe strisciando e rn??oIaiido Inngo nn piano in- clinato di superfirie levigata ed ina'teiahile „ ma vi trovaiio ad ogni passo ostacoli ed iatoppi di natnra diversa , e vi prodncono corrosioni e s' incassano , a noi pare fnnri di dubliio che se V abbandono di ogni buona djsciplina ha messo in niolti paesi troppo disordine nel corso delfacrpie, fe continue tortuosita e divergenze degli alvei sieno pero una necessaria consegnenza della primitiva loro formazione c delle periodiche vicende a cui vanno soggetti ; e che esi- sterebbero ancorche il disboscamento ed il dissodamento delle valli non av^esse aAuto luogo ; e vi si conserveranno Cjualnnque sia il sistema che si I'oglia adottare pel corso dei finmi. E non solamente crediamo che , quando pure fosse fatlevole , sarebbe mal consigliata impresa quella di giiidare i finmi per nna sola linea retta , o per poche rette determinate dalle direzioiii delle vallate per cui cor- rono , e dai grandi gomiti che quelle fanno ( nel che con- viene anche 1" autore in principio delP articolo seguente ), ma crediamo di pin che non sia buona massima c[uella di rettificare parzialmente le risvolte di un fiume in ogni suo tratto . prendendo per sola guida la pos3ibilita fisica ed economica del lavoro. Ma avcndo 1' autore nelT articolo 6.° dato a conoscere esser sua opinione che il rnddrizzame nto degli alvei si debba prendere qual principio fondamcntale della rogolazione di o?,ni flume , prcnde nel 7." ad esaminare gli effetti di que- st' opera idratilica e principalmente la protrazione delle ghiaje che le si attribuisce. E qui si mostia d' avvis^ St'L CORSO dell' ACQtTE, CCC. 3yB Contrario a rjnello di tntti gl' idraulici , sosteneiido die le fetiificnzinni dei letti gliinjosL lungL dal promuovere la discesa delle ghiaje devono dietro le ste.sse leggi dell' idraidica fade rldrare. Siffatta sentenza sembra appoggiata a questo ra- ziocinio : che rettificando \\x\ tratto d" alveo s' aumenta la velocita delF acqne ; che qtiesto aiimento fa che succedano le escavazioni verso il termine superiore del tronco ret- tificato; che in questa giiisa si diinimiisce la cadeiite e che pefcio le ghiaje deggiono poter procedere nieno in- nanzi. — Ma questo ragiouamento non ci pare giusto. Se r acqna nel tronco rettificato' corre piu veloce , appuuto per qnesto portera piu iananzi le ghiaje nell" atto stesso che si stabilisce la pendenza del fondo ;, e se nello stabi- lirsi di qnesta pendenza succedono escavazioni nel termine superiore , e la cadnta totale scenia in confront© di quella che avev'a il tronco tortuoso, non isccmera pero la ue- cli\nta , cioe il rapporto che la caduta ha colla lunghezza del corso, il quale rapporto re?tera maggiore nel nnovo taglio anche stabilito che sia. Inoltre le escavazioni soprad- dette aunientano la pendenza del tronco superiore, onde anche da di la scendono le ghiaje piu abbasso : e questo efTetto va propagandosi sempre piii in su , finche le resi-' stenze continue e le accidentali abbiano fatto perdere ogni influenza all' acceleramento inferiore indotto dalla retlifi- cazione del letto. — Credlamo dnnque che 1" autore siasj lasciato trascinare troppo lungi dal suo dogma della ret- tezza degli alvei ^ convencndo pero eon lui clie alcune voIt«' •per troppa paura della protrazione delle ghiaje si rista dal- r eseguire alcune rettificazioni di ah'ei , che sotto altri ri- spetti potrebbero indnbitataniente recar grandi vanta-riri- Art. 8." Avendo dunque il sig. Castellani stabilito il principio che il buon governo di un fiume deggia essen- rialmente risultare dal rettlficarne quanto piu si possa ie tortuosita , passa in questo articolo ad indicar le nornie general! da seguitarsi nelle rettificazioni. Espone moiti pr«- cetti dati gia dal Guglielniini pel tagli in rena. E per quelll in ghiaja , dopo aver fatto osservare che se hanno T incon- veniente di vina piii difficile conservazione, presentano iu, ricambio maggiore facilita ad essere eseguiti , fa alcune particolari avvertenze e parla delTopere necessarie per introdurre e contcner 1' acque nella nuova inaheazione. Eiporta akuni escnipj di lavori di simil fatu esejuiti in. 376 dell' influent V DELLE SELVK Pieinonte; e teriiiina I'ai-ticolo coafutaiido aljune optnioai., « rilevando alcuni errori dell' idraultco fraiicese Bernard. Art. 9.° Questo articolo e destiaato dall" autore a far palesi i gravi difetti del sistema con cui e goveraato il corso delFacque in Piemonte; e quindi le cagioni ancor piu morali che fisiclie che reudono le operazioni idrauli- c'lie poco proficue. Da qui deduce la necessita die il suo Govenio assuma la direzione e ramaiinistrazione generale di operazioni, die affidate ai contrarj iiiteressi dei privati: non faano die accrescere il disorJiue e il danno. Neir articolo io,° traittasi di un punto die pVopriamente e legale, ma die puo interessare graveuiente Tidraulicai cioe del diritto di proprieta coacesso dalle leg2;i al padrone di una sponda sopi*a V accessioae fatta dal iiuiite per al- luvione alia sponda stessa. Pare all' autore che quel di- ritto sia contrario air equita , e sia poi sorgente di gravi danni pei lavori pregiudicevoli die i privati eseguiscono Sui tratti di sponda die loro a'pparterigono , onde eserci- tarlo ; e per quegli utilissimi a cui essi fanao invincibili opposizioni , onde non esserne defraudati. Egli percio di- chiara le leggi che lo accordano niente iiieno che irainorall^ ingiw^te , non necessarie , coiHrarie al budn regime dell' acque, 'i all' inttresse clelle nazioni. L' ii.° articolo e destiuftto a propovre quali esperien- ■Ze , quali osservazioni , e quali rilievi deggionsi fare so- pra il corso dei fiumi; e come tutte deggionsi coordiaare al coniune scope di potcr dare alle opere idraulidie il ca- rattere della sicurezza e della utilita. E siccome la prin- cipale operazione , anzi la guida e la base insieme di tutte 1 altre, dev'essere la formazioue di una buona carta idro- grafica, passa a trattare di cio nell' articolo la." E coasi- derando la poca uniformita, la irregolarita e T inesattezza delle mappe territoriali , ossia delle mappe censuarie del' Piemonte , 1' autore propone che sieno rifatte anche quc- 8te , e che combinando insieme i due lavori si eseguiscano i rilievi con que' principj e con que' metodi da cui si puo ripromettersi la forniazioae di buone mappe , compren- denti tutti i dati che ad un tempo si ridiieggofjo e per' gli oggetti idraulici , e pei censuarj. Nel i3.° articolo riassumendo molte delle cose dette nella prima parte, ed adducendo nuovi esempj lei disastri recati dal troppo esteso e tuttora sfreaato disbjicamento,' sui. coRSo dell'acque, ecc. 377 toian a dimostrare la necessitii di ristabilire le selve sii jtef i monti e lurtgo gli alvei. Questo riniboscamento vuol die proceda iusieme all' alluvione di una parte dei troppo ampj letti dei fiunii. Indica a quali siti si clovrebbero limitare le nnove piantagioni, e fa vedere die I'accettazione delle Sue proposte non indurrebbe gia il pericolo di veder con- vertito il Piemonte in una selva , come alcano mostra di teniei-e. Esorta ad esteiidere di piii la coltivazione dei ter- I'eni a prato uaturale ed artiiicialev E infine parlando dei niezzi con cui qiiesti suoi divisiiiieati possono esser con- dotti ad eflFetto, trova die' il solo da atiottarsi sia quello di consigliare ed invitare le popolazioni a ripopolar di piante i terreni lungo gli alvei soggetti alle innondazioni , e quelli che trovansi piii rovinosi ne' mon i e ne' colli incapaci di ul- tra coltilra: e di stabi'ire nel tempo stcsso una pubblica am- ministrazione provvedutu dei ntcessarj mezzi e direttamentc incaricata di arulare gradatamente app'icando questa gene- rale misura , acqiiisrando i terreni piii trascurati e negletti, e i pill bisognosi d' e sere iinboschiti , faceiidoli riparare e popohire di piante. Nel 14.° articolo si parla tielP importanza dell' osservai-- iioni meteorologiche , e dell' intinio legame che le uuisce alia scienza dei liumi. Si ragiona contro 1" opinione di co- loro che credono all' influenza dei pianeti sui fenonieui Atmosferici : se ne coachiude la necessita di cercare invece per mezzo di una lunga e diligente serie di fatti le leggi a cui si possono sottoiuetlere i fenonieni medesimi : si cspongono i principj e T ordine col quale I'autore regola le sue osser\'azioni meteorologiche, e si da il prospetto di quelle fatte 1' anno 1818. Nel 1 5.° ed ultimo articolo 1' autore si fa ad esporre il piano secondo il quale vorreltbe die fosse istituita una Direzione generate dell' acque a cui si affiderebbero anche T lavori geodetic! del catasto secondo cio che e detto al- r articolo i.." Per !' atiuale sistema del Piemonte /e opVre tendenti ad impedire il daimo dtUe acque devono verJr pro- tnosse dagli interessati. L' autore riprova un tale sistema, e vuole che sieno invece artidate alia detta Direzione ge- nernle die agLsce in nome e per conro del governo. Quests direzione generale sarebbe incaricata del ristabilimento e Conservazione delle selve. Le sarebbe anche attribuita la conipletazione dei lavori topografici di tutto il regno i i 378 dell' influenza, uelle selve pcc. qnali sarebbero rivolti al tiiplice scopo di avere ilelle buoiie mappe icUauliclie , ceasuarie e militari. Termiiia pioponendo il modo di forniie la cassa della Direzione generale di que' mezzi pecuniar] che si richieggono per eae2;uire gl' incarichi affidatile. E questo modo conslste es- senzialmente in u*i prestito risultaute da cinquantamila azioni di 260 lire ciascheduna. Con u la retta ainministra- zione di questo capitale di 12 milioni e mezzo , secondo i computi dell" auto re , m treat:' anni la Dlrezione generals dell' acque restituirehhe alia cokura una superficie di 600 miki ^iornate di terreno acqiustando un capitale di i5o milioni; ed il Piemonte avrebhe oue/uuo senza spesa alcuna una mappa e il catasto generale , regohito il corso dell' acqae , e ristabilite le selve. I quali vantaggi deggioiio in verit.i allettar moltissimo ogni governo. II sig. Castellani ha dichiarato in alcuni luoglii die egli non intende insegnare teoriche nuove , o proporre nuovi nietodi o cobtruzioni idrauliche;, percio non e sotto I'aspetto di novita di dottrine, ne come di un trattato di elevata idraulica die bisogna giudicare dell" opera sua. Lo scopo essenziale ch' e^di si e preiis^o quello si e d' indarre i governi , e quello particolarmente cui egli serve , ad in- traprendere con attivita e luantenef con fermezza un buoti regolamento dei Hunii. A questo tine lia egli raccolti tutti que^li argomenti e qnei fatti die gli sembravano dimo- strare evidentemente il disordine in cui e caduto il sistema iisico-amministrativo dell" acque; ed lia proposto i mezzi ii.i rimediarvi senza niai perJere di niira, che il tUsbosca- mento dei moiiti , a detta anche di Mengotti , Guglielmini , Gautieri ed altri , e la prima sorgente di questo disordi- ne, e che non si potra fame cessare gli efFetti disastrosi senza ripristinare le selve in que" siti dove ogni altra col- tura ottenuta col dissodamento del suolo e poco fruttuo- sa , incertissima , di breve durata , e termina colla deso- lazione dei luoghi in cui fu esercitata. — Molte delle opinioni in cui non possiamo convenire coll'autore le ab- hiam fatte conoscere. Altre ancor ve ne sono. Ma a mal- 8;rado di cio riconosciamo che il suo libro e dettato da yero amore per la scienza idraulica e pel bene del suo paese, che contiene di moltissime savie avvertenze , giuste ritlessioni e proposte utili , e che merita quiidi quegli «logi che la ricoaoscenza del pubblico gU ha tributati. 379 Osscnazioni eengnostlche soprn alcune. localitd del Vlceutliio. Mcmorla di P. Maraschini. ±\ ELt.A niia aMtnale dimora nel Vicentino ho potnto percorrere le colline c le niontagne di qnella proviucia , studiarne T insienie , paragoaarne fra loro Hi strati ed oftenere il risultamcnto piii sodtlisfacente swlla coniposi-, zioxie geognostica di un paese li cui prodotli niineralogici sono sparsi in quasi tr.tte le collezioui, senza clie ne sia conosciuta la giacitura della piii parte sotto il rapporto geologico. Due natiualisti di molto nieiito Arduini e Fortis, e veio , ne diedero descrizioni acciu-ate , ma parziali ; ae fu loro colpa , ma del tempo in mi sciissei'o, se non rinniiono bene i fatti , che d' altronde sono notati con accuratezza singolaiinente diil prime. Conoscenze molto piu A'aste , e dettagli precisi attendiamo annualnitnte dal r I. R. consiglie e di Governo per i* cose montanistidie «ig. conte Marzari Pencati, della cui amicizia mi glorio. Oc- cupato a stodiare i rapporti deile Alpi tirolesi coi nostri TOOnti , ci dark , non v' ha dnbhio , una geognosia completa di questa parte interessante d' Italia; ma siccome cio non sembra cosi vicino, come lo desidererebbero i suoi amici, jo cerchero frattanto di servire alia scienza pixbblicando le osservazioni che vi ho fatto, ed uneudovi quelle che il mio bravo amico sig. D. Trettero specialmente nei cou- tonii di Eecoaro mi ha voluto comiinicare. II taico scliistoide (steaschiste. Brong. ) serve di base alle forma zioni del vicentino. Esso e conosciuto nel paese col nome di lardaro. Mostrasi a nudo ne' diriipi scavati nelle tre grandi valli dell' Agna , della Leogra e dell' Astico al JJord-ovest di questa provincia. II suo color dominante e il grigio di pioinho , e qualclie volta il grigio verdastro, Disposto in istrati piu o meno orizzoniali dividesl con facilita in fogli sottilissimi molto lucenti. Sovente racchiude rognoni di quarzo piii o meno grossi, e appartieue alia varieta quarzifera ( steaschiste noduleux. Broag. ). Questa roccia die trovasi pure nel Veronese e forse la Stessa che il sig. Brocchi lia descritta nel brcsciano sotto il norae di schisto micaceo . se posso giudicarue da qualche 380 OS«ERVAZIONI GBOGNOSTfCHE pezzo clie ne ho veduto (i). Won ho osservato lo schlsto mi-» caceo vero nei nostri contorni che in sti-aterelli subordiuati, Tuttavia nella "Valsugaaa , che consiJero come il centro delle formazioni di questa parte d' Italia , ricopre il gra- nite ed il gneiss, e ricopre parimeate il gneiss nei coii- torui del lago di Conio , come potei osservare in una coisa che vi feci col sig. Lucas di Parigi in conipagnia. dei signori coiite Borroineo e professore JMalacarne. II talco srhistoide qualclie volta conservando V aspetto grasso, diventa aspro al tatto , di color bianco-grigiastro o verdastro , con mica , piriti e quarzo disseminati ( stea-i- schiste rude. Brong, ). Altre volte il quaryo vi serpeggia, e diventa ondujato, Cio ha luogo nella valle dell' Oreo a Recoaro. II talco schistoide doritico con cristalli disseminati di ferro cssidolato ( steaschiste cliloritique. Brong. ) e di color verde in istiati subo'dinati : la sua diuezza, maggiore che nella clorite schistosa ofdinaria , proviene dal quarto inti- mamente mescolato, ]VIeritano menzione speciale alcuni strati di talco schistoide quarzoso antracifero nero , e di ferro digisto schistoide di colore e d' aspetto metallico che racchiude qualche volta de" cristalli di ferro ossidolato ottaedro^ essi alternano col ^alco schistoide coniune nei contorni di Recoaro. Quest' ultima roccia che e conosciuta parimentc in Nor- Riandia, in Tsvezia ed al Brasile , crede il sig. De Bonnard che debba formare un terrene parlicolare, a cui non fu prestata sinora tutta Tattenzione che senibra ricl.iedere. Nei talco sciiistoide vi sono filoni, fra cui se ne trovano di metallici e di quarzo grasso , che ridotto in polvere entra nella composizione della pasta con Cui si formano le ter~ ragUe a Vicenz? ed alle Nove presso Bassano. Ma quelli ehe meritano maggior attenzione sono formati d' una roccia j;''igio-nerastra o verdastra piii o meno carica , che sarebbe pei Tedesclii una roccia trappica di transizione, ma che se-r fondo Marzari e la dolerite ( mimosite. Cordier. Dolerite in parte H. ) a grani piii o meno fini che il sig. Cordier strappo con altre rocce non e niolto dal poter di Nettuno definitivameate. (l) ?Iel Bre cijoo e nominatamente nella Val Trompia esute il vera anhi^to mioiceo, eh« cbiaciad caja legiiigto^ (N»ta deWeiiit.) SOrRA ALCUNt LOCALITA.' DEL VICENXmO. 38 1 II nostro Aiduiiii , die aveya gia proclamata molto tempo prima la vulcaneita di qu,esta roccia , cesi si espri)iie a ?uo riguardo nel 1774: " Si veggono in molti luoglii intar- siate nello scliisto certe pietre ora nere, or di nerezza piu o meno verdeggiante o rugginosa , ecc. jtutte di ferro im- pregnate clie in mille gnise lo dividono , ed apparente- hiente penetrano a grandissinia piofondita , e vi sianiio interposte a fjloni e cumuli e massi anclie graadissinn. A nie sono tutte sembi ate vulcaniclie eruttazioni su dal pro- fondo splnte dalla for/a di sotterranei iticendinienti, e tra |e voragini , crateri e squarciature da" medesimi causate, nei nionti schistosi introdotte. Esse alle l^^'e molio rasso- niigliano si per le intrinseche ed esterne loro forme clie per gU accidental! e strani loro andamenti u. In qiianto alia supposizioue del npstro geologo die que- ste lave del mondo antico si siano aperta una via tra le fessure della roccia , tal cosa e avvalorata da fatti consi- niili clie il sig. Waadervood mi assicura di avei:e cssier- vati neir isola d' Anglesey e nel vicino paese di Galles. Ivi la roccia in quistioiie si e aperta iigualn.ente una uscita nel mica-scliistoide e nella formazione di carljon fossile. formando tia gli altri \\\i iilone di 126 piedi di potenza ,clie al contatto d' un' aygilla schistosa ha convertito questa in termantide diasprina (porcelian jaspis ) cristr.llizzata qual- che volta iij dodecaedri trapezzoidali granatiforn:i ; e cio che piii ancora e rimarcabile , qualche volta vi si osservano squarciatui'e rienipite di dclerile, la quale nou aveudo potuto aprirsi una strada all' nscita , si vede salire per qualclie tratto , nientre la roccia non presenta iudizio al- cuno di filone alia parte superiore. Tra i ijloni n.eiallici, che al dire di Arduini erano molti che si scavarono nel talco scistoide con avvantaggjo , a me non e riuscito di vedere che una sola antica galleria con tracce di miniera i, vi si estraeva un ferro oligisto n)etal- loide, di cuj si trovano indizj fra gli sterri nella valle del Kiello , comune di Torre. La mimosiie che ricopre il talco schistoide imraedlamente « la medesima che forma filoni e rognoni nella roccia an- nunciata. La struttura ne e frequentemente compatta e tl' apparenza omogenea aH'occhio nudo , ma vi si distin- gnono evidentemente coll' ajuto d' una lente le lame di feldspato, il pirossenio ed il ferro tjtaaiato attirabile, e dop9 382 OSSERVAZIONI GEOGNaSTICHB. averl.i lasciata imniersa qualche tempo nell'acido muriati- Co, sicclie il feldspato si scolori, comparisce di forum gra- nit ide. Soveute e frainmezzata da venule di spato calcai'e bia xCo che e dovnto ad una iiifiltrazioae posteriore. I Siiuio lion iautile il tratteiiermi con qualclie dettaglio nella dcscrizioiie delle priiitipali sue vaiieta. Nella valle dell' Oiia,aro presso Recoaro la miiiiosite e basaltiforme , grigiaaerastra, a pasta omogenea, diliicile a roiiipei'ii. Alia Prebianca il pirossenio vi e piu visil)ile era iu lame disseniioato, ed era in grossi ciistalli accom- pagaati da una sostanza rossiccia a. frattura luceiite, d''aspetto intermedio tra il vetroso ed il grasso . che forse e feldspato. Qualclie volta i rognoui del talco schistoide, ed in parte il banco superiore presentano una mimosite ciie priva quasi del tutto di piiosseuio diventa una varieta di petro- 6elce ( eurite conipacte. Brong.); ed il sue colore che e d' ordinario grigio nerastro o verdastro, e in tal caso grigio di cenere , e meno frequent enieute grigio rossiccio; lo die si osserva alia Calizarda ed a Lichelere. II feldspato decomponendosi diventa ordinariamente argi- liforme, mentre il pirossenio si conserva intatto; ma talora i suoi cristalli diventano biancastri, e sovente bruno-gri- giastri e bruni. S' incontra una tal roccia nella valle del Prak , ove e poriiroide di color grigio verdastro carico nello stato suo naturale. Ai Gisbenli , comune di Yalli , si trova itna mimosite piu o meno decomposta che, lungi daU'essere sovrapposta come al Prak , si vtde disseminata quasi sempre in ani- massi nel talco schistoide ^ il suo colore e grigio ove la decomposizione e cominciata, e bianco grigiastt^o ov e piu avanzata. La maniera di decomporsl in globuli che uon sono punto ■\risibili allorche la roccia e nello stato naturale , rende rimarcabile la mimosite in filoni dal Molino di sotto a jReroaro e degli Storti sulla strada di Valdagno. Nella val Calda si vede far passaggio ad un gres grigio brunastro che fa efFervescenza negli acidi;, e ad una breccia poljgenica inviluppante de' framraenti di talco schistoide, di quarzo e d' altre rocce rianite da un cemento porfiroide. Qualche volta la mimosite si presenta in forma amig- dalare. Una varieta basaltiforme in filone ai Mezzani sotto 90PRA ALCUNE LOCALITa' DEL VICENTINO. 38S la contrada de' Grandi e inoltb bella. E disseminata di globuli di calcare spatico e di mesotipo rosso. Non e rare il rimaicare alle parti laterali » strati di gia due niila. — Per pro)cedere con ordine , » perche, quantunque io faccia di tanto in tanto qualcUe » lavoro ove ha molta parte la immaginazione , io amo n molLo r ordine e il nietodo , io citeio qui sotto i titoii di >/ alcuue opere pubblicate ne' quattro primi mesi del cor- » rente anno. In seguito avro V onore di mandarvi tutti » i mesi un simile prospetto. Permettete ch"" io mi limiti f> semplicemente ad indicazioni bibliografiche Mi » bastera d' iiadicarvi le novlta die dietro un esame parti- » colare credero pivi degne di fissare la vostra atten- » zione « Genua] o. — Nopitd^ N° 488. POLITICA, ECONOMIA, AmMINISTKAZIONE. L' Egypte sous Mehemed Ali, ou aperqa rapide de f admini- stration civile et militaire de ce Pacha, public par F. J . Joly sur le maniiscrit de M. P. P. Thedenat Dvvent^ consul francais a Alexandrie, Vol. 1 in S.° avec portr. (^PiUet.) , 3 fr. c. 75. ( Quest" opera e di prima necessita per colore che vor- ranno scrivere la storia di questi tempi moderni. ) Manuel des prisons et des depots de mendicite , ou recueil raisonne des his , arretes , decrets , avis du Conseil Ctetat, ^ instructions et decisions ministerielles actuellement en pt- gueur et relatifs a I' administration , a la police et a la comptabil'ue des prisons , par Pechart. Vol. i in 8." ( chez I'editeur , rue du Bac , N.° 106. 6 fr.) ( Collczione eccellente e necessaria agli uomini di Stato di tutti i paesi. \'i si trova tio ciie si dee farci ed anche dopo un mature esame, cio che conviene emendare od evitare. ) Catechism e d'economie politique, ou instruction familiere qui montre de quelle fa^on les richesses sont produites , di- stributes et consommees dans la societe , par J. B. Say. Vol. I ire I a. ° (Bossange ), fr. 3. ( Qviests secoiida edizione e intieramente rifusa ed ar- vicchitadi note a \'autaggto delle persoue che vogliono PARTE STRA.NIERA. 3(^S gntrave piu addentro ne"' principj dell' economia politica. Opera eccellente. ) Histoire du commerce homicide appeld traite des IVoirs , ou cri des Africams contre lea Eiiropeeas, leurs oppresseurs, par Thorn. Clarckson, avec des observations preliminaires, par M. Gr/.goibe , ancien eveque de Blois, Vol. i in 8." {March, des Nouveautis), fr. 2, c. 5o. (Non ho alcwna apologia da fare a quest' opera. II sog- getto e il titolo bastano. ) Geografta e Viaggt. Resume (Tun cours elementaire de geographie physique auto- rise par f university pour I'enseignement de cette science, par J. V. F. Lamovrovx. Vol. i in 8." (Verdiere), fr. 5. ( Buon' opera sanzionata dal sufFragio di mold uoiiiiiii di grandissinio merito. ) Voyage d'nn etudiant dans les cinq parties du. monde , ou~ vrage destine a faciliter aux jeunes gens I'etude de la geographie , par M. Devpinc. Vol. a in 8." cartes [Me- quignon junior. ) ( II sig. Deppiag e di gia vantaggiosamente couosciuto per moke opere utilissime alia gioveatu studiosa ehe de- sidera istruirsi di tutto cio che conviene sapere e che sa- rebbe Iq ceitn maaiera vergognoso d' ignorare. ) SCIENZE, StORIA NATURALE , BOTANICA , ecc. Le magnetisme animal retrouve dans Tantiquite, ou dissertcu- tion historique , etymologique sur Escu'ape , Hippocrate , Galien , Apis , Serapis etc. par le baron Henia' de Cu- villicrs. Vol. 1 in 8." fig. ( Treuttel. ) ■ ( Questa nuova edizioae considerabilmente accresciuta e seguita da ricerche suU' origine dell" alchiinia. In geaerale qitesto libro e cnriosissimo. E il case di ricordare qui i pretesi miracoll del prete Gasuer che noii era altro che un destro magnetizzatore dappertutto ciarlattano obbligato, poiche pretendeA'a operare delle guarigioui vere od tsi- gerate con mezzi purameiite uiistici. ) 394 APPENDIOB Des dents des mammiferes consideres comme caracteres zoo- logiques , par F. CuriEH. In 8." Jig. , Iwraison i {Levrault, Lenormant. ) ( Questa prima distribuzione contiene le osservazioni suir uomo , sui quadrumani , le Roussettes ed il Kinkajou. ) Considerations sur I'histoire nnturelle des poissons , sur la pe- che et les his qui la regissent , par Deulet. Opusc. in 8.* ( Douladoure a, Toulouse. ) ( Buon' opera della quale si rende coiito nella Revue En- cyclopidique , decembre 1821.) Le Calendrier du ban coltivnteur , on manuel de tagricul- teur praticien , par Mathieu de Dombasle. Vol. i in 12,' (Mad. Huzard), fr. 3. ( Si trova in segulto di quest' opera Ln richesse du cul- tivateur, ou le secrets de J. Nicolas Brnoit, par A. L., opera Stimata dai coltivatori , ma alia quale vien preferito in generate il Bon fardinier, la cui pubblicazione e ritardata fine ai primi di maggio. ) Belle arti, Aeti e Mestieri. Sur la statue antique de Venus Victrix decouverte dans I'isle de Milo en 1820, transportee it Paris et donnee au Roi par M. le marquis de Rifiere , ambassadeur de France a la cour Ottomanne , par M. le comte de Clarac , conserva- teur du musee royal des antiques. In i^." fig. {Didot'),fr. 6. Dissertation sur la statue de Milo , par M. le comte de VA" LORY. Opusc. in ^.° fig. litogr. (F. Didot) , fr. 3. ( Questi due opuscoli sono preziosi per gli amatori delle belle arti e per gli amici della dotta antichita. ) Notice des monumens exposes dans le cabinet des medMlles et antiques de la bibliothiique du Roi., par M. Dumersan. Vol. I in 8 .", orne de 42 planches ( lourne , rue neuve des petits champs n° 12), fr. i5. ( Questa notizia e accompagnata da relazioni storiche suUa fondazione del gabiiietto delle medagUe e suo accre- ficimento progressivo, ) PARTE STRANIERA. 3q5 ROMANZr. Julia Severa , ou Tan ^g2 , par J. C. L. Simonde SrsMOfTDi, auteur de thistoire des FranqaLs et des R^ubiques [to* liennes. Vol. 3 in 12.." ( Treuttel), fr. 7, c. 5o. ( Questo romanzo ha un carattere di originalita che lo distingue dalle altre opeie di questo geiiei'e. I costumi degli abitanti delle Gallie nel 5.° secolo vi sono descritti con una verita ed una naturalezza notabile. Lo sviluppo del romanzo e pero troppo precipitoso e poco preparato. ) Febbrajo. — Novitd, N° 53o. Teologia, Filosofia, Morale, Educazione, ecc. Apologie de I'Institut des Jesuites. Nouvelle edition. Vol. i in 12.' (Seguin),fr. 3. ( Quest' opera e del fu Cerutti , uno degli uomini sul finire dell' ultimo secolo, che avea piu spirito. Quando comparve la prima volta fece la piii gran sensazione. II Cerutti gesuita novizio, raa non professo, e autore di molti altri scritti. Un discorso sopra la questione " Perche le Repubbliche modernc hanno acquistata minor gloria e splen- dore che le antiche >' attribuito a J. J. Rousseau. — Let- tera sui vantaggi e l' origine della giovialita francese. — ■ Discorso suUa questione " Quanto uno spirito troppo sottile rassomigli a uno spirito falso » . Finalmente molti saggi di poesia che provano potersi fare de' versi talvolta felici senza esser poeta. ) De I'etat social de i'homme , ou vups philosophiques sur thi- stoire du genre humain , precedees d'une dissertation in~ troductive sur les motifs et I'objet de cet ouvrage , par M. Fab RE d' Olivet. Vol. 2 in 8.° (Briere)., fr. 12. ( M. Fabre d' Olivet , uno de' n#stri migliori ebraicisti ha voluto provare ch' egli era nello stesso tempo metafisico, pubblicista ed istorico profondo. Questo libro del resto non otterra che ua successo di stiina. ) 396 ArrENiiAv.^ La morale appliqwie a la politique pour servir d' introduction mix observations sur les moeurs franqaises au xix siecle , par Et. four. Vol. a in la." portr. (PiUet), fr. 7, c. So. ( II norae di M. Jouy , autore delVErmite de la Cliaussee d'Antin e della tragedia Sylla, e una raccomandazioae ba- stante. Questo libro e ben peusato e bene scritto. ) Manuel diplomatique , ou precis des droits et des fonctions des agens diplomatiques , suivi, d'un recueil d'actes et d' of- fices pour servir de guide aux personnes qui se destinent a la carriere politique, par le baron ch. de Martens. Vol. I in 8." (Treuttel), fr. 9. ( Questo libro e necessario per tutti quelli che posse- dono le opere di M. Martens considerate come classiche ia diplomazia. ) SCIENZE, STORU NATURALE, SCC. Des canaux navigahles consideres d'une maniere generate avec des recherches comparatives sur la navigation interieure de la France et celie de l Angleterre , accompagnees des cartes , profits et de sins des m,achines et travaux dart , par M. HvEBNE dePommevse. Vol. i in^." {Qidefib), fr. a 5. ( Opera eccellente e classica nel suo genere. ) Exposd des nouvelles decouvertes sur I'eleciricitd et le ma- gnetisme de MM. Oersted, Arago, Ampere, H. Davy, BiOT, ERMAN,etc. par MM. Ampere et Babinet. In 8.* {Meg, Marvis), fr. 2, c. 5o. ( Scritlo non meno dotto che saggio. ) JTieorie analitique de la chaleur , par M. Fourier. Vol. i i'p 4.° planches ( f . Didot), fr. 2 5. ( M. Fourier, uno (^-i dotti die fecero parte della spe- dlzione in Egitto, e uii uomo del pin gran raerito. Que- st" opera e eccellente. ) De thypocondrie et du suicide. Consideration sur les causes , sur le siege et le traitement de ces maladies , sur les PARTE STRA.NIERA.. 3gj nioyens (ten arrettr les progres et dten privenir te develop- pement, par I. P. Falret , docteur en midecine. Vol. i in 8." {Croullebois ) , fr. 7. ( Opera stijiiabile. Ecco a qucsto proposito un' osserva- lione che mi e staia comunicata dal fu mio amico M. Lassus deirAccademia reale delle scieiize ed uno de' nostri piu celebri chirurgi. Egli ha costaatemente trovato nelia ve- scichetta del iiele di tutte le persone che erano perite di morte volontai'ia una piccola paliotiola nera durissima , con- crezione biliare condensata. Histoire naturelle des crustacees fossiles sous les rapports zoologiques et geologiques ; savoir les trilobites par Alex. Brongniart, et les crustacees par M. Gaet. Desmarets. Vol. I in S." jig. { Lei^rault "). ( Scritto prezioso pei naturalist!. ) Belle lettere , Poesia , Misgellanee , ecc. Lettres inedites de Voltaire a Mad. Quinault , a, M. IfAr- ,gental, au President Renault, d M. DaniikivUlef a Mad. D'Epinay , etc. Vol. 1 in 8.° (^Renouard) , fr. 6, c. 00. (La st€&sa naturalezza, le st^se grazie che caratt«rizzano tutte le lettere di M. de Voltaire. ) 3Iarzo. — Noi^icd, N.° 6o5. FiLOSOFiA, Morale, Educazione, ecc. La verite sur t enseignement mutuel considert dans sa nature, son origme et ses effets par Du Bois Bergerox. Vol. i in 8." {Adrien Leclerc , Picliard, Mequignon), fr. 3. ( Quest' opera e destinata a far seguito ai dibattimentl che ebhero luogo nell' ultima sessione delle caniere sulla discussione del budjet. ) Istoria, Antichita', Biograpia. Notice sur le zodiaque de Den'DERAH lue d fAcademie ro- yale des inscriptions et belles lettres le 8 fe\rier 182a par M. I. S. Martin. In 8." (Delaunay Blaise), fr. 2. ( Indagini profonde , le cui basi si trovavano d' altronde nel greco Nounio e nelP opera sull' origine dei culu del defunto Dupuls. Quest' opuscolo fa molto onore al giovine enidito a cui e dovuto. ) SqS APPENDICE Vie politique et militaire de Napoleon, par A. V. Arnavlt, ancien membre de L'Institut , ouvrage orne de planches Uthographiees d'apres les tableaux et les dessins des pre- miers peintres de I'ecole frangaise. Infol. Uvraison \ (ifue S. Honore , n.° 1 23 ),//-. la. ( Quest' opera fatta da maiio maestra sara composta di 1 20 (juadi'i e formera due voluini in foglio. ) Geografia e Viaggi. Memoire sur I'Hindoustan, par M. Qe.vtil, ancien colonel d'infanterie. Vol. i in 8.°, carte et fig. {Petit ), fr. 9. (Vi soiio poclie contrade del globo sulle quali siasi scritto tanto quanto sull' Lidostan. L' opera di M. Gentil merita d' essere distinta fra le niolte. ) SCIENZE, FiSIOLOGrA, Storia natorale, Botanica. Medecine operatoire , traiie des diverses amputations qui se pratiquent sur le corps humain , representees par des figures dcssinees d'apres nature et Uthographiees , ayant en regard ''explication abregee du nianuel operatoire pro- pre It cluxcune d' el les , par M. MaingAvlt. Vol. i in fol. planches 29 ( L'auteur, rue dufaub. S. Germain n.° 4a, Engelinan etc. ). (Opera che potrebbe essere considerata come 11 seguito deir anatomia del corpo umaao di Beclart di Cloquet. In fogl. con fig. litografiche, della quale sono gia pubblicate sette distribuzioni. ) Cours theorique et pratique de matiere mddicale tMrapeu- tique de P. T. Barthez , recueilli et mis au jour par M. Senaux. Vol. a in 8." ( Gabon ). (Ho molto conosciuto personal niente il fu M. Barthez. Egli era secondo nie uno de' medici teovetici piu profondi deir Europa , ma sfortunatamente molto oscuro. M. Se- naux ha arriccliito quest' opera di note addizionali e di un corso di rimed j evacuanti che forma il 2.° volume. ) Manuel preservatif et curatif dc la peste , suivi d'un precis sur la fievre jaune , par M. Marxist de S. Geivis. Vol. i in 8." ( S. Darnaud de Lyon ). ( Buon' opera. Si sa che il medico Desgenettes ha tro- vato il mezzo di diminuire F influenza della peste inocu- PARTE STR\NIER\. ig^ laiidola. P-Ti ricordo aver letto 40 amii fa lo stesso pro- cesso ill uii libro di un ineJico rasso poco coaosciuto. ) Herbier medical , ou collection de figures representa/u /e* plantes mediciiiales iiuU^eaes. Premiere livraiioa in 12, planches 20 ( Audot). ( Qnesta raccolta destinata a servire di suppleniento al Manuel des plaiUes mediciaales di M. A. Gautier e accom- pagnato da due la vole coaieiienti i nomi tVaacesi e latiui, coaie pure tutte le denomiuazioni volgari di ciascuna piauta coU'iadicazione della tLisse di Liaaeo e deila fa- iniglia uaturale di Jussieu. Planches lit'iographi^es pour servir a I' intelligence des Ict- tres ^lemencaires de J. J. Rousseau sur la boiuniaue, par Paul OcDABT ^ petit in fol. premiere lis>raison. Huit planches colorizes ( Engelman ). ( Opera aggradevole. La licografia ha reso di grandi servigi alle arti ed alia scoria naturale. Vi souo delle sco- perte piii brillanti ; questa e utile. ) Arti e Mestieri. Promenade pittoresque et lithographique dans Paris et sci eniirons,par le general Bacle a d Alb E, premiere livrnison in fol. planches 6 avec texte explicatif ( £ngelnwn ). ( II sig. Bacler d'Albe e di gia vantaggiosaiueate cono-- sciuto nelle arti per molte opere che godono una repu- tazione nieritata; fra le altre pe''suoi 3Icnales pittoresque e la sua carta del teatro della guerra in Italia. Parigi, 1R02, fogl. 54 fr. 2CO. — La sua Promcnada pif:tori;sque e di una esecuzione piacevole ). Dictionnaire technologique , ou nouveau dictionnaire uiiiversel des arts et metiers , et de t economic industrielle et com- inerciale , par wie societe de savans et d'artistes , toni. premier in 8." ( Thomiae et Fortic ), prix de souscrqjtinn fr. 7 , cent. So , planches in 4.° premier cahicr , fr. 2 , cent. 5o. ( L' opera intera sara coniposta di 12 a iS A'olunii di testo iu 8." e di circa 1,54 ratui in 4.°, die saranno di- visi in i5 distribuzioni. Questo dizionario tecuologico era da g an tempo desiderato da tutti i dotti e gli artisri di tuttii paesi. ) JiiM. /f(d. T. XXVI. i6 4CO APPENDIGE BELtE LETTERE, PoESIA, MiSCELLANEE. tll&nens.de la grammaire chinoise , ou pnncipes gSn&aux du Kou- Wen ou style aniique , et du Kouan-hoa , cioe delkt lingua comnne gcnerabnente usitata neW Impero Chinese , par M. Abel Remusat de I'Acadeinie royale des inscrip- tion.s et belles lettres. Vol. i in 8." ( Treuctel ) , fr. i5. ( Questo libro e eccellente. E possibile che M. Bemu- sat, persona studiosissiina, coriosca 1' aiitico cliiuese lette — rale, cioe quelle de'clotti, meglio di niolti nostri iaterpreti che noil hgniio abitato clie a Canton, e sia quindi piu in grado di faie de'bnoni elenieati di questa lingua per cosi dir pasigrafica. ) jLa Henriade ornce de dessins Whographiqaes de M. Horace Verne avec les ponraits, par M. Mavzaisse , imprimerie de P. Dupont in fol. livrais. \ et % a, fr. i5, fr. Jo^ Idem avarit la lettre a fr. 25 , fr. 5o. ( Questa bella edizione sara divisa in dieci distribuzioni. Le due prime pontengono il primo canto ed una parte del sccoudo , come pure i ritratti di Enrico IV , di Mornay du Plessis , di Elisabetta , di Coligny , Envico III die dirige un discorso ad Enrico IV. Enrico IV che si con- geda-dal vegliardo. Enrico IV che fa il racconto ad Elisa- betta. L' assassinio di Coligny.) Poesies de Mad. Desbordes Valmore^ 3.' edition. Vol. i in i8,^ Jig. fr. 5. Idem papier velin fr. lo. Idem fig. sur papier de la Chine , fr. a o ( Grandin , rue d'Anjou Duuphine ). ( Una raccolta di poesie che ottiene tre edizioni i I . . . Cio non e comune certamente. Mad. Desljordes , giovane ancora, e sensiliile, spiritosa e dotata di un vei'o talento. tia novella de YEcolier e piena di sensibilita e di grazia. ) Lettres proviw.iales et pensees de Bl. Pascal , nouvelle edi- tion. Vol. 2. iri o," fr. la. ( Questa nuova edizione e accresciuta di un esanie delle lettere provinciali , e delle fonti de^a perfezione dello Stile di Pascal ^ cli un' introduzione ai Pensieri del conte Francesco de ISeufchateau , e di una nuova tavola ana- litica. Non conosco migliore edizione di questo celejjre classico francese che ha perfezionata , e dirp piuttosto , in- ^oviriata Ja nostra Jingua. ) FARTE STRAuNIERA.. 4OI Aprile. — Novitd, N° 382. FiLosoriA , Morale , Educazioke. La science de I' Iwmine mise en rapport avec les sciences physiques , ou la philosophie de la nature d'apres tetac des fciences au 19.' siecle , par P. A. Pfost , docteur en mede~ cine , in 8." torn, premier (L'auteur , rue du Hasard n.° i5), fr. 6 , cent. 5o. ( Bnona opera e che scopre neW autore altissime co- gnizioni unite a indagiiii profoiide. Sara composta, cUcesij di 6 volumi. ) Eeflexions ou sentences et maximes morales de la Rochefou- cauld, nouveUe edition publiee par Aime Martin. VoL. i in 8." fr. 6. Examen critique des maximes de la Ro- chefoucauld, par Aime Martin. Vol. i in Z." fr. 3. (Si trovano tra le pagine 141 e i56 dell' esame cri- tico alcune osservazioni inedite di Mad. de Lafayette sulle niassime di La Rochefoucauld. ) POLITTCA, LeGISLAZIONE, Des peines infamantes a infliger aux Negriers, par M. CrB" GO/RE, ancien iveque de Blois , in 8.° (^BouJouin), fr. i. ( 11 coraggioso Gregoire e r'avvocato uato degli uomitii di colore , dunque il vemUcatore naturale de' Negri , e r alto esecutore ( le Imut justicier ) degli iiouiiai abhastaaza flbbaudouati da Dio per darsi a rpiesto conuuercio' iafame ed inuraano .... Sopprimo qualunque riflessioue. ) ISTORIA, ANTICHITA'' , BlOGRAFIA. Etudes litteraires et morales sur les historiens latins, par M. Lavrentie. Vol. 2 in 8." ( Mequignon aine). ( Quest' opera e al di sopra de" libri coniposti all* uso de' collegi. I maestri non la leggcranno con niinore interes- sameuto degli allievi. Si puo consideraria in qualclie nia- niera come i prolegonieni di una raccolta di storici latini ilella seconda eta, cioe di Vellejo Patercolo , Floro, Giu- stino ecc, cUe s' iutende di pubblicaie quaato prima coUa tiaduzione di contro al testo , con uotizie intorno a cia-> scun istorico , con note filologlche e coinmentarj storici. Questa raccolta, la cui direzione e confidata alle cure di M. 402 ArrENDICE Ch. Durozier , pvofessore di storia nel coUegio reale tli Luigi il gi-ande, formcra 20 a 24 vol. in 8.°, de' quali usciia ogai mese una distribuzione in a volumi. 11 prezzo di ciascun volume e fi'. 7. ) Antiquites grecques du Bosphore Cimmevien publiees et eocpll~ qmes par M. Raoul Rochette de I'Acadeinie royale des inscriptions et belles lettres. Vol. 1 in 8." fig. et tableaux. (F. Didot .) ( Opera nuova e che mancava alia cogmzione de' tempi e de' uioaumenti anticlii, ) Relation historique des malheurs de la Catalogne , ou me- moire de ce qui s' est passe ii Bar celonne en 182 i pendant que la fievre jaune y a exerce ses ravages^ par D. J. M. Hevry , archiviste de la prefecture des Pyrenees orientales. Vol. 1 in 8.° {Audot),fr. 6. ( Fatti penosi e miserandi e nello stesso tempo curio- sissinii. ) Geogbafia e VlAGGI. Voyage en Suisse fait dans les annees 1817, 1818^ ioig , suivi d'un essai historique sur les ma^urs et coutumes de I' Helvetic ancienne et nioderne, dans lequel se trouvent retraces les evenemens de nos jours avec les causes qui les ont amends, par L. Simond , aucteur du Voyage d'un Francais en Angletcrre. Vol. 2 in ^.' fig. (Treuttel), fr. 1 5. ( II sig. Simond ha scritto suU" Inghilterra un" opera classica. Quesia e pure eccellente. ) SCIENZE, FiSIOLOGIA , STOP.IA NATURALE Analyse des travaux de I' Academic des sciences en 1 8 2 x . Partie physi^iue par Cuvieb, et partie mathematique par Delambre. ( Queste relazioni sono curiose e classlche. ) -Examen comparatif de la petite vero'e et de la vaccine, par B. Sallion , docteur en medecine. In 8.° (MelUnet JYantes). ( Nessuii dnljhio che il vacciao non ahbia contribuito pia della inoculazione ad atteuuare il vrjuolo. S'egli e vero PARTE STT?\TSriERA. 4O 3 cTie neutrallzri egualmente i gerau della peste, bisogna iii- nalzare una statua d' oro al promotore di questa bella scoperta. ) Belle arti. Du beau dans les arts d' imitation, avec un examen raisonn^ des productions des diver ses ecoh's de peinture et de sculpture, et en particulier de celle de France , par M. Keeatry' Vol. 3 in 18.° {Audoty,fr. 10. (Quest' opera fa parte della raccolta intitolata JEncyc'o- p6die des Dames , di cui si sono pubblicati di gia circa 1 5 volumi. ) Teatro. Les deux Menages , comedie en 3 actes et en prose , par M. Alexis Wafflard etc., representee sur le second theatre fr'anqais. In 8.° ( Barba ) , fr. a. ( Graziosa proJuzione d' intrigo. M. Alexis WaiHard e 1' autore del Voyage a Dieppe, che ha avuto piii di 120 rappresentazioni in meno di ua anno. ) 404 , A P P E N r» I C E NOTIZIE LETTERARIE. Oi pubhlicano in Russia due nnovi giornali letterarj, il primo de" quali e intitolato Das Nordische Archiv (L'Ar- chivio settentrionale ) compilato dal sig. De Bulgari ; I'altro Der Sohn des Vaterlandes {\\ i\z\\o della Patria) compilato dai signori Schulkowsky, Gneditsch e d'altri letterati di- stinti. Tre altri giornali russi haniio ce?sato al principio di quest' anno ( 1822); Der geist der Journale ( Lo spirit© de" siomali ) per Jagenkow ; Der Beohachter an der Newa ( r Osservatore sulla Neva ) e Der Becensent ( il Critico ), TJn dotto in Inghilterra si propone di pabblicare un'o-^ pera importantlssima intitolata : Boreo-orientalis et occi- dentali^ Tartarorwn Uhsucr Polyglocta , ossia Vocabolario de' nomi , de" nunieri ed altre voci principali di trentatre differenti nazioni die abitano la Tartaria eiu'opea ed Asia- tica , la Bulgai-ia , il Kamschatka , ecc. con carte di cia- 8cun regno , corredate in seguito di osservazioni astrono- miche. Ciascun Vocabolario sara preceduto da una descri- zione compendiata del paese ove si nsa quella tal lingua, e sara seguito da indagini arcbeologicbe snll' origine di ciascuna nazione , come pure da una descrizione de' suoi costumi, della sua religione e de' suoi usi: de' principali porti di mare, lorcbe la costa e maritima; de' fiumi, de' ca- nali, ecc, delle produzioni di ogni paese coi loro prezzi rispe'ttivi , ecc. Quest' opera compnsta di tre volumi conterra tutte le ■notizie cbe si possono desiderare dal filologo , dal filoso- fo , dair antiquario , dall' uomo di stato , dal negoziante. M. 0' Byrne mandate da Sierra Leona per Istabilire delle velazioni eommerciali con certi capi dell* interno dell'Africa e entrato nel paese di Limba per Laiah , citta d^stante circa ventun miglia dalla riviera die forma i li- miti del paese di Tibumani. II ricevimento ch' egli ebbef I'ARTE StRiNIEUA.. ^oS da tutti i Capi fu favorevolissiiuo. L' uii d*' e5si V ha ac- compagaato a WouUa ed ha maadato suo fratello con lui fiao a Koukonna. Da questo loco il viaggiatore spiase in- nanzi lino alle irontieie del paese di Foutch, i cui capi in un palaver ( consi^iio ) hauno convenuto d'" aprire una corrispoudenza commerciale con Sierra Leoiia. II dottor Lyman Spalding di Nova York ha mandato in Enropa una Memoria suUa pianta c'liamata dai bo. a lici Sriite laria lateriflora cli'' egli indica come vi;nedio inlUlli- bile contro V idrofobia. Questo rlmedio si pud prenderd in ogni tempo , sia che 1" individuo sia stato movsicato re- centemente, sia che i sintomi sieao gia comparsi. La sua efficacia e la stessa. La scoperta di questo specilico e stata fatta nel 1773. II dottor Lawrence von der Weer di Nova Jersey ne fece T eisperienza sopra uil gran numero di per- sone e di aniiuali , e questa scoperta divenile la proprieta della famiglia di Lewis di Nova York e tu comuiiicata da essa a diverse persone. Pervemie poscia alia notizia del dottor Lyman Spalding che la rese puhblica pToduc?nd6 Jjrove positive confermate da un gran numero di fatti. II humero delle persone perfeltamente ristabihte colla Scu- tellaria monta a 85o , quello degli animali a «',iooi II pavimento In mosaico trovato nel 181 5 presso Sa- lisburgo sulle rovine dell" antica citta di Suvavia e stato trasportato a Schonbrun per esservi ripulito. Questo pa- vimento rappresenta in quattro campi la storia di Tesed vincitore del Minotauro. Si e pubblicata a Vienna una raccolta delle opere mtf-' sicali di Beethoven. Essa e composta di 5i voluaii in fo- glio contenente 4,000 fogli di musica. La descrizione di M. Kriukof Russo di un animale ma- tino che lo lia iiiseguito neir isola di Behring ov' erasi recato per cacciare , e rimarchevolissima. Mjhi Aleuti at- fermano di aver piii volte vednio questo animale. Ha la forma di un serpente rosso ed e di una lungliezza pro- digiosa. La sua testa somiglia a quella del leoue marina , e due ocelli enormi gli danno mx" aria spaveatevoie. 406 APPENDICE M. Griffith di Brompton , gia noto pe" suoi viaggi nel- r Asia niinore , ha conipiuto iiisieme ad uu professoi' di nieccamca una sua invenzione sul continente, la quale oonsiste nella costruzione di una vettura a vapore capace di trasportare sulle graiidi strade e senza il soccorso dei cavalli mercanzie e viagglatori. Quesla vettura si sta at- tnalmente costruendo presso i sigiiori Bramah a Londra, e sara quanto prima posta iii attivita. La forza appUcata a questa macchina e eguale a quella di 6 cavalli. La •vettura avra 28 piedi di lunghezza e le ruote tre pol- lici di grossezza ^ poti-a portare un carico di tre tonnel- late e mezzo con una velocita di tre a sette migUa per era a voionta. L' econcuiia pel trasporto delle mercan- zie sara del 5o per cento, ed i passeggieri vi troveraiino luogo di dentro e di fuori. L' utilita generate di questa invenzione ha determinato M. Griffith a preudere delle patenti in Inghilterra , in Austria ed in Francia. Sir Humphrey Davy ha puhhlicato le osservazioni sei- guenti sui rotoli di papiro trovati ad Ercolano. — II pa- piro de' manoscritti romani depositati al museo e in ge- nerale pin grosso di quello de" manoscritti greci^ i carat- teri romani sono ordinariamente piii grandi ed i rotoli piii vohuninosi. I cai'atteri de' manoscritti greci , eccettuatine pochi , sono piu perfetti che i latini — « Ho cercato inu- tilmente , dice M. Davy , ne' manoscritti romani e nel cartone che li circonda , vestigi di lettere in ossido di ferro. Semhra da cio e dal silenzio di Plinio su questa sostanza , che i Romani sino alV epoca di questo natura- lista non hanno mai fatto uso d' inchiostro di noce di galla e di ferro per scrivere, ed e molto probabile che r uso di tale inchiostro abbia cominciato coU" uso delle pergamene. I primi manoscritti in pergamena che esistono sono probal)ilmente que' coclices rescripti scoperti dall' abate Maj nelle biblioteche di Milano e di Roma. Ho fatta la prova , dice M. Davy , sopra queste sostanze per dare un colore alle lettere sparute negli antichi manoscritti. II tri- plo prussiato di potassa raccomandato da sir Carlo Blagdeii ed impiegato nella maniera da lui prescritta ebbe molto successo ; nia facendone una soluzione dcbolissima con un po' d" acido muriatico , ed applicando questa mistura alle Jettere con un pennello di pelo d,i camiuello il successo PARTE STRANIER\. 4OT ie tUveiine mii^Uore. E notaJjile die in tntta la raccolta di manoscritti cleirErcolano noii si e trovato alcuii fram- mento di jjoesia greca , ed uti piccolissimo nninero sola- meate di poesia latiiia. Circa cento colonne di opere di- verse, e s volte sotto la direzione di M. Hayter ed a spese del re Giorgio IV sono state copiate ed incise dagli artisti inipiegati al museo. II dottor Seedbeck ha comunicato air Accademia delle scienze di Berlino la scoperta importante di una virtii inagnetica inerente a tutti i nietalli ed a molti minerali ( e non solamente al ferro come si era supposto fin ora ) secondo la differenza de" gradi di calore. Qnesta scoperta apre un nuovo canipo che pub condurre a risultati molto importanti. Essa potrebbe forse servire a spiegare il ca- lore delle miniere clie, secondo M. de Trebra ed altri , aumenta progressivaniente in ragione della lore profondita. Facendo delle esperlenze microscopicbe M. Rogers ha osservato che la materia , ossia pus che si sputa in un certo perlodo di consunzione polmonare , e riempiuto di una moltitudine di piccioli vermi le cui forme sono vedute distintissimamente e che non lasciano alcun dubbio sulla loro identiia con alcuni animaletti viventi. M. Rogers pensa che se qualche natnralista volesse fare delle ricerche su qnesto pro)iosito , si scoprirebbe forse la vera cagione di qucsta malattia. II dottor D. Mitchell a Filadelfia pretende sapere per esperienza che la febbre interraittente trattata fin ora con cavate di sangue , con emetici e con purganti onde pre- Tenire od allontanare le ostruzioni , pno esser guarita coir arsenico somministrato a grandi dosi ripetute , c ren- dere Tammalato tanto poco suscettibile da' nuovi attacchi di quosta malattia , quanto una persona che non e mai stata soggetta alia sua influenza morbifora (Journ. de Jok Lit. Etr.). 4o8 APPENDIOE PARTE 11. SCIENZE, LETTERE ED ARTI ITALIANE, OPERE PERIODICHE. GRAN DUCATO DI TOSCANA. Antologia dl Firenze , fascicolo 17.* OuitA Storla della guerra dell' indipendenza degli Stat'i Uniti d' America di Carlo Botta ( articol') tiarto dal North Auiericait Review). — Viaggio in Armenia ed in Persia, del cav. Jou- lert ( codclusione ). — Voyage critique a TEtn?. ecc, di Cout" hillon ( coaclusione ). — L' Egitto sotto Meliemed-All , o brevi iiflessi suir amministrazione civile e militare di quel vicere , pubblicati da F. J. Joly sul manoscritto di P. Thevenat-Duvent con- sole francese in Alessandria. — Memoria sopra una specie d' in- setti che devastano alcmii oliveti del comune di Buti , e sut mezzo di allontanarli , del dottor P. Balhiani. — Osservazioni sul seminatore di Felleiiberg , del marchese Ridolfi. — Akre esperienze donde si traggono nuovi argomenti per spiegare 1 fe- nomeni elettro-magnetici piu tosto con due fluidi elettrici ed altrettanti fluidi magnetici die con un solo fliido elettrico, del prof. L. BaccelH. — Sopra 1' alpe Apaana ed i niarnii di Car- rara ; cenni di E. Repetti. — Letters di Gio. Batista Nircolini air autore del Dialogo intorno alle tragedie d' E^cliilo tradotte da Felice Bellotti , inserito nel fascicolo LXXIV e LXXV della Biblioteca italiana (i). — Degli onori paventali renduti alia (l) Non temano i nostri lettori d'essere annojati da una replira per parte deir autore del Dialogo. Egli per costume annuiiiiia te sue opinioni dopo averle ben ponderate, ne piii i' impaccia di soitener'e contro gli altrui as- salti ( che non raancano mai o per dritto o per obbliquo ), rimettendosi in- lerameme al giudizio del Pubblicn. In oltre il -ig. Nicrolini ha troppo fot- tile ingegno da non conoscere di per se i lati deboli , per non dir caucre- nati , della sua causa, senza che bisogni ricorrere alio spiacevole partito di |kreU«^ toecv ceu mano. Di cio non altro nunc et sempitr. PARTE ITALIANA. 409 liipmoria di Torquato Tasso dalT Accademi* pistoiese di let- teratura ed arti nel di -io d' aprilc del 1822. — Ragionamenti intorno ad Orazio Flaoco , ed iscrizioni latme del Padre D. Lo- renzo Ciceri. — 11 Cadmo, poenia di P. Bagnoli ( conclusione ). ' — Sedjta ordinavia delTI. R. Accademia del Georgofili del di 14 anrile 1823: diffeienza tra i sistetni di potatura specialuiente delle viti e degli ulivi segniti ne gli agri fiorentino e pi»ano, del dottor Cliiarenti. Osservazioni sul miglior nietodo di preparare gl' ingragsi e d' amniinistrarli al terreno, dell' avvocato Rivani. Osserva- zioni sul seniinatore dl Fellenherg , del marchese Ridolfi. Rag- guaglio deir opera di Sinclair guUa Scozia, del dott. Tartini. — Alcnni cenni sui bagni di Monte Catini in Val di Nievole. — Ricerche sulT infiaiuu.azione dell' aracnoidea cerebrale e sj)i- nsle. o storia teorica e pratica sulT aracnite. — Elogio di Mat- teo Babbini, detto al liceo filarnionico di Bologna da Pietro Brighenti. — I es fastes universels, ecc, di Buret de Longchamps. — Gnida di Pistoia per gli amantl delle belle arti , ece., del cav. F. Tolomei. — Sul prodotto in denaro dei cappelli di paglia in Toscana. — Avviso di Caniillo Chicrici per un deposito di tninerati e di rocce del suolo toscano e di estranea provenienza, da stabilirsi a Firenze , i quali egli vendera a contanti o in cauibio di altri miaerali. — Lo spettatore italiano , ecc. , del conte Ferri di S. Costante ( annunzio della Societa tipografica de' Glassiei Italian! di MHano ). — Descrizione delle medaglie greche del museo di Carlo Fontana di Trieste , per Domenico Sestini. — Explicatio literaruni in romanoruni monimenti* oc- currentiutn. — Correzioni iraportanti da farsi alia Menioria di D. Scaramiirci sulla navigazione per aria inserita nel fascicolo 1-6.* — Osservazioni lueteorologiche di aprile. BIBLIO GRAFIA. REGNO LOI\IBAKDO-VENETO. Orazione fanehre per H eminen.* cardinale Francesco Luigi Fontana proposto generale della CongregO' zione d' S. Paolo. Di Cesare Rovtda, gd membro della Congregazlone suddetta , I. R. professore at- tuale di matematica ^ socio di varie accademie. — Milano ^ 1822, presso Giuseppe Pbgliani , stam." patore librajo, Di pag. 36 in 4.° comprcse le note. o ^ \ uest' orazione , die venhe recitata uella rhiesa di 6. Ales- sandro di questa citta cd « intitolata a S. E. rex', raotiRignor 4-I» ATPET^DTCE cante di Gaisifiick Arcivescovo di MiJano, e dettata in iatile coico ad un tempo e seniplice , il quale risplendendo per natia venusta parla al cuore piu fortemente delle ricercate e senipre sterili fronde di una rimboiubante eloquenza. L' oratoi'e prova assai bene clie la religione del Fontana mirabilinente congiunta alia sua dottrius e la fonte che dilatata in piii rlvi avvivo tutto il nioltiplice corredo de' nieriti di lui. II quale eucomio ha per teiua le parole di La'tanzio Firmiano nelle sue Dwine institu- zioni : « Et in sapientia religio , et in religione sapieritia y> ; ed e il piii bello -che possa far»i a coloro die destinati sono ad essere i maestri e gli esemplari degli altri fedeli ^ e le salde colonne del santuano. G. A. M. Atlante dantesco da poter servire ad ogni edizione delta Diviiia Commedia, ossia U Inferno^ il Piirgatorio e il Paradi o composti dot sig. Giovanni FlaXman , e gid incisi dal sig. Tommaso Piroli , ed ora inta- gliati dal sig. Filippo Pistrucci , con asgiiinta dl nuovi intagli. — Milano, 1822, presso Batelli e Fanfani, e si pure presso il sig. Pistrucci suddetto, in italiano ed in francese , un vol. in 4.° con 1 20 iavole. Teoria generate delle forme interne ed esterne delle dichiarazioni delle ultime volontd , secondo i prin- cipj geiierali del Codice civile universale austnaco ^ compilata da Antonio AscoNA. — Milano, 1822, dalla stamperia di Glo. Silvestri , in 8.° Prezzo cent. 60. La pittura in Bergamo , discorso letto nelV Ateneo dal socio conte Carlo Marenzi. — Bergamo^ 1822, stamperia Gio. e Frospero Mazzoleni , di pag. 48 in 8° In morte di Angelina Bacinelli nata Silvestri da Gar- gnano. Ele^ia di Pietro Bacinelli sua figlio. — Brescia, 1822, per Nicolo Bettotii, in 4.° di pag. 23. La giovine musa del sig. Pietro Bacinelli ha toccata la corda del dolore , e noi anauntiamo volentieri una fatica ugualmente PARTE ITALIANA. ^^I figlia dcir anima e delP ingegno. Questi lugubri versi sono caldi di [lassione , e teniprati alia buona scuola sebbene , a dir yero, Hon ncchi d' inimagini onginali, ue splenduli per nuove bel- lezze. A noi pare die nial convengasi a tale coniponiniento il titolo di Elegia. Descnve sul priijcipio V A. la grave inferniita della niadre , esalta la costanza di lei nel sostenerne 11 crudo governo , vaffronta 1' auienita del passato coll' orror del presen- te , accarezz 1 la dolce speranza che iion troncliisi per quesCa Tolta il caro stame , e poi consacra i soli ultimi versi al pianto •ulla tomba materna. L' Elegia e il canto della niorte, e la nar- razione di una vita travagliata e penoaa non appaniene propria- uient« a questo genere di canne funerario. Eccone un breve »aggio; Quale , e quanto niutata , oli Dio ! ti veggio Da quella, che un di fosti al fianco niio Quando , lieta sedeiido all' opre intesa Di dotta Aracne , dispiegavi il canto , Cui somniesso seguiva il canto niio ! O quando assisa alia gia sgoiuhra uiensa Nelle lunglie del verno , e cliere uoiti , Hare novcllando , eletto fiore Di cari avvisi al niio desir porgesti ; O quando meco in sul ridente poggio , Che dair onde s' innalza e in lor si speccliia , Per cntro a tubo criBtallin uiirando , Ti piacevi or di Baldo , or di Sirniione Le sacre a Fracastoro , ed a Catullo Indite piagge , ohur d' Italia e lume Al tuo gnardo appressar. Ahi ! rimenibranze Care un tempo al mio core , ed- or fatali ! Wa fra le taate ricordanze^ ond' io Misero ondeggio , le men gravi all' aliua Son queste ; e solo a rimenibrar le tante Materne cure, vigili , mceesantt, Gli esempii di virtti , gli aiti consigli Di saviezza e d' onor , onde ancor lungi W addottrinavi, e gli amorosi e pronti Sussidii tuoi , per tenerezza io sento Bollirmi d saugue , c liqiiefargi il core. Palpitaiido or ti gnardo , e invan ti cercc SiiUe labbra il sorriso , onde beavi Ble lieto ognor della cagion die il niosse ; Ricerco invan di tue puj ille il vivo E fironto sfavillar, da cti sonimesoa Ainoj-oso pendevu il guardo niio : Delle tue non ancor slionte guance • • Le tinre invan ; della tua voce il dolct Aniabil suon , de' modi luoi 1' incanto , Le inille grazie m te riccrco ia»auo. 4ia APPENDICE Tutto 8pai-ve da te ; sola fi scorgo Qual Astro in Ciel di mezzo a notte oscura Viva con cento I'aggi in iVonte sculta Ua' onna ancor , donde perenne e puro D' ogni amabil virtute elice il luuie Noo ancor epento , e dolce speuie all' alaia. Jntorno alia lingua italiana Epistola poetlca delV abate Angela Dalmistro. Edizione seconda con alcuiie postille e wi discorso preliminare ^ giantavi una let- tera del sig. Francesco Amalteo , supra il testo del Decanter, jne guasto inpiii luoglii. — Venezia, 182 1, piesso il Picotti, in 8/' col ritratto dell' autore, Lo icopo del discorso prcliniinarc e dell' Epistola in versi ^ di ridiirre in conipendio , come dichiara Y autore stesso , quanto di piii easenziale fu detto dal Perticari iutorno alia lin- gua italiana. Dimostrasi che questa lingua deesi cliiauiare ap- punto Italiana non gia toscana, che e necessario di riforniare e di ripurgare il vocaholario delta Crusca , che debbonsi iniitare pli autori del trecento e del cinqueceuto con avvedutezza e con tliscrezione , che nel cinquecento la lingua attinse al colmo del suo eplendore , che nel secolo ultiuiamente scorso fu guasta dai neologisnii , ecc. Nell' Epistola in ver»i 81 passano singolaiuiente in rivista le vicende della lingua italiana di sccolo in secolo, e le alire ire epistole poetLche aggiunte al volume gi agga-ano su argoiuenti consimih. Tutte queste dispute trattate m prosa a gran sazieta hanno oramai ristucco il pubblico. Si faccia grazia alia musa dell' autore jier i meriti del canto ; ma possa essere r ultimo personaggio che si mostra sulla scena ! Quanto alle correzioni di alcuni luoghi del Decamerone, la maggior parte »i propongouo come suggerite dalia buona critica, fct-iiche non fondate suU' autonta de'codici, ne di autiche edi- zioni. Disscrtnzioni inangurali d' argomento medico-clinico ^ pabblicate nelT I. R. Universitd di Padova nel corso degli arini iSij al 182 1. — Padova, 1821, nella tipografia del Seminario , in 8.° di pag. 1 16. Prezzo lire Z' In Milano si vende dalla Societd ti- pos^rafica de Classici Itcdiani. PiRTE 1TALI4NA. ^l3 La d'uina commedia dl Dante, Alighieri col comeiito del P. Baldassare Lombardi , M. C. , ora nuova- mente arricchtto di molce iilustrazioni edite ed ine~ dite , vol. I ° — In Fadova, 1822, da la tipografia della Minerva, in 8.° di pag. 747. Prezzo d as- sociazione I re 8 , 89. // rimarlo dclla Div'uia commedia di Dante Alighieri r indice dcile voci del poema citate dalla Cmsca e qucllo de' nomi proprj e delle cose notabilL vol. 4.° — In Padova, .822 , dalla tipografia dclla Mi- nerva , in 8." di pag. 482. Prezzo d' associuz one lire 4 , 85, In Mdano si vendoao daUa societd ti- pografica de' Classici Italiani. VlRGlijo, V Eneide. Versione di G. U. Pagani Cesa. Volnmi quattro col tCsto a Jronte. — Veuezia 1820 ul 1822, per F. Andreola editore e tipo- grafo, ill 8." Ilpiato o litigio , poemetto burlesco inedito di Agnolo Allori, pittore fiorentino cognominato il Lronzino, nel quale narra varj sogni, per la prma volta puhhlicato da M. Q. dott. Levi. - — Fenezca, 1821, tipografia Parolari, di pag. 90 in 16/' Gli artisti alemanni. Opera di Nev^Mayr. Ve- nezia, 1822 , per Francesco Andreola tipografo privilegiato deU I. R. Governo , iu 8.° Lette'ra D, Fascicolo 4."^ di pag. 62. Prezzo d' associazioue centesimi i5 al foglio. Tragedie di Gio. Batt. Zerbini. — Ud'ne-, 1821, tipografia Vendraniini, in 8/ di pag. i65. Prezzo lire 2, 5o. Ln Milano si vende dalla Societd tipo- grafica de' Classici Italiani. 414 APTENDIOfe P I E M O N T E. Maria Stuarda\, tragedia di Agostino Pendola di Genova. — Torino, 1822, tipografia Chirio e Mina, in 8." di pag. 96. Prezzo lire 2. In Milano si vende dalla Societd dpografica de' Classici Italiani, Jdrolog'a minerale , o sia storia di tutte le sorgenti d' acque minerali note finora negli Stati di S. M. il re di Sardegna , compilata da Bernardino Ber~ TIN J , dottore aggrcgato di. medicina , corredata di alcune nozioni generali sidle medcsime e di un ma~ nuale pratico ad uso dei medici e degli ammalati. — Torino, 1822 , presso Carlo Bocca , librajo di S. A. S. il sig. principe Carignano , in 8.° di par- gine 3^6. DUCATO DI GENOVA, Vonglas. Tragedia di Home , tradotta dal professore Marrie. — Genova, 1S22, in 8.°, lir. 2. II Douglas di Home e citato da Blair come tragedia stimatis- sinia in Inghilterra. Egli parlando contro il, predominio dell' a- niore nella tragedia nioderna , si esjinme cosi; «L' Alalia di » Racine , la Werope di Volraire e il Douglas di Home , sono » prove sufificienti clie senza il soccorso dell' aruore il dramma 5» e atto a produrre i piu alti eft'etti sopra gli aninii " (l). II dotto scrittove inglese Cooper-Walker osserva con nazionale compiacenza che alia Merope del Maffei deve il teatro inglese una tragedia che onora li es] rime talvolta con similitudini che nial si confauno al gusto italiano ; volendola recitare si yiossono gopprimere , ma il traduttore non poteva ne toglierla ne variarla , percli^ avrebbe tulto o variato il penslero dell' aiitore , il che non gli era lecito. — Nel ?olilo- quio che termina 1' atto primo egli dice parlaiido di Matildc; lo tosto Amoreggiarla qual leon la sposa Sajiro , ecc. Bibl. Ital. T. XXVI. , 27 4l6 APPENniCE E in qucllo che terniina T atto secondo : Fosco disegno la mia niente invada Come luna saugiiigna in Orieute Qual bi?zai-ra vario-piuta nube L' rittraveisa e divide, ecc. V ha pur qua e la qualclie Watto che a taluno sembrera com^ troppo lirico , noii convenience al dialogo di-aniuiatico. Verso il fine dell' arto terzo , Glenalvone anuunzia che sono sbircati i Dani , oste terribile veuuta a conquistare la Scozia, o a pe- rirvi ; e I^latilde e6clama : M. Oh! Quante madri piangeranno i figU ? •Qiiante infelici vedove gli spenti Mariti lor ! Del jjari io voi conipiango f Donne di Danimarca , o voi che assise La siilla sponda che 1' onde flagellano , Lunge con lagrimoso occhio seguiste Le vele che traeann i cari vostri Che a voi ritorno non faran piu niai. Al prineipio dell' atto quinto , Douglas riconosciuto che aspetta nel bosco la madre che deve tener con lui segveto coUoquiO cosi parla : E questo il luogo , il centi-o del boschetto, Ov' erge i rami la cjucrcia regina Delia foresta. Oh quale maestoso , ^ . E aggradevol spettacolo offre T ora Di uiezzanotte! D' ogni nume sgonibra L' argentea luna il suo stadio percorre : Attraversando il cielo , ove ogni stella '^ Puo contarsi anche piccola; le frondi Scuote appena il leggier soffio di zeffiro , II ruscelletto giu per lo sassaso Suo letto ravvolgendosi , col fioco E queto mormorar silenzio inipone. In luogo eguale , in ora egual , se fede Pregtiamo in qualche cosa agh avi nostri , Spirti discesi in terra conversarono Coir uomo , e gli evelarono gli arcani Del mondo ignoto ancora. La catastrofe del Douglas e ben preparata , e si Bcioglle in Diodo aiolto commovente. B. M. PARTE ITA.LIA.-NA. 417 STATI PONTIFICJ. Afemorle dl storia naturale lette in Bologna dalt abate Gioaii-Ignazio Molina , americano , membro del- V Istituto pontificio. — Bologna, 1821, tpografia Marsigli. Volami due di pag. 477 complessiva- mente. Prezzo lire 7. In Mdano si vendono dalla socield tipografica de Classici italiani. Sopra una nuova scoperta stata fatta nelV arte di fabbricare , consisteiite nella maniera di coniporre un cemento , e smalto , maravigliosamente tenace o durei'ole per ogni specie di muramento simile a quello per le qualitd , anzi probabilmeiite lo stesso , usato nei loro edifizj dagli antichi. — Bologna , 1822, tipografia IMarsigli, in 8.° di pag. 56. In Milano si vende dalla Societd tipografica de' Classici Italiani. Prezzo lire i. Appendice alia collezione di opere classiche sacre e profane — Delia loaizione. Trattato di Demetrio Faiereo , tradotto dal areco in toscano da Mar- cello Adrian I il giovane. — Bologna , 1821 , presso Annesio Nobili, di pag. 204 in 8." Delle lettere famigliari di Lorenzo ^Iagalotti contro •T ateismo , con note di Domenico Maria Manni e di Luigi Muzzi. — Tomo i.'^ al 3.° di circa 2CO pagine ciascuno. Dei discorsi accademicif di Anton Maria Salvini. — Tomo i.° «Z 4.° di circa 200 pagine ciascuno. 41^ APPENOICK GRANDUCATO DI TOSCANA. Moniimenti etruschi o di etrusco nome, disegnati, iii- cisi , illustrad e pubbllcati dal cav. Francesco In- GHTRAMi. — Alia Badia di Ficsole , 1822 , dai torchi deW aiitore. Fasclcoli 14.° e i5.°, in 4.° con figure colorate. In Mllano si ricevono le asso- ciazioni dalla Societd tipografica de' Classici Ita- liani, e da Qio. Silvestri agll Scalini del Duomo. II Parnaso classico italiano , contencnte Dante, Pe- TRARCA , PoLiziANO , Ariosto c Tasso. — FcrenzB , 1 82 1, dalla libreria all' insegna di Pallade. Un volume in 8° grande. Prezzo lire 36. In Milano si vende alia Societd tipografica de' Classici Italiani. Delia raritd delle antiche monete di tutte le forme e Tnetalll. Trattato compilato da Vincenzo Natale ScoTTi , socio deir Etrusca Accademia di Corto- na, ecc. Secoruia edizione corretta ed accresciuta della raritd delle monete auto nome ^ e di molte al- tre interessanti notizie. — Liforno , 182 1 , presso Glauco Masi , in 8.° di pag. 468. Prezzo lire 6. I?i Milano^ si vende dalla Societd tipografica dei Classici Italiani REGNO DELLE DUE SICILIE. Fasti di Sicilia , di Torremuzza. — Messina^ 1820, vol. a , in 8.° Memorie dei pittori messinesi e fiegli esteri che a Mes- sina fiurirono, coi loro rispettivi ritratti. — Mes- sina , 1S21 , fascicolo 1." Discorsi intnrno alia Sicilia, del canonico Rosario di Qregorio. Palermo, 1821, pol. 2 in 8° con ri- tratto dell' autore. In Milano si vendono dalla So" cietd tipografica de' Classici Italiani. ( Ne parleremo in «a proasiwo quaderno. ) PARTE ITALIANA. 419 NOTIZIE LETTERARIE ED ANNUNZJ. G. "^LI eiedi del fu prof. Paolo Mascagni, dietro la sen- tenza proferita dalla competente Autorita in data de' i5 aprile di questo anno 1822, deducono a pubblica uotizia che , gelosi dell' onore e della gloria del celebre loro pa- rente , non han creduto di poter meglio affidare tutto quello che il prelodato Professore lascio della grande Opera Ana- TOMICA , quanto nelle mani dei sigg. cav. Andrea Vacca Berlinghieri , Giacomo Barzellotti e Giovanni Rosini, pro- fessori nella Universita Pisana, ai quali hanno venduto tutti i disegni, tavole incise e manoscritti lasciati dal prof. Paolo Mascagni ^ cedendo e trasferendo ad essi tutti e sin- goli i loro dritti ; e dlchiarando falso , aprocrifo e sur- rettizio quanto della suddetta grand' Opera Anatomica da ogn' altro venisse pubblicato, fuorche tlai suddetti profes- sori Vacca , Barzellotti e Rosini. NiccoLA Mascagni Tut. GiROLAMO Mattei Coututorc. Animati dalla fiducia che la famiglia del nostro c»- mune e carissimo amico il celebre professor Mascagni ha voluto niostrare verso di noi; e piii animati da quella gloria ed onor nazionale onde il Mascagni innalzar pote un si bel monumento nella sua grantf Opera Anatomica. che la morte non gli permise di piibblicare^ nel tempo che gli eredi del prelodato illustre anatomico dichiarano che a noi han trasmesso tutti i proprj diritti, ci crediamo in dovere di pre^enire il pubblico che sarii da noi usato ogni sforzo, ne sara risparmiata spesa, ne fatica onde la grande Opera Anatomica comparisca nel modo che si credera il pill degno e conveniente al decoro della nazione, e a quello ieir autore che tenne uno de' primi seggi tra i piii grandi acienziati Italian!. Nel mese di giugno comparira il prospetto di essa, il quale indichera esattamente il numero ed i soggetti delle tavole anatomiche ; Y ordine che sara da noi tenuto nella |>vibbUca9ion« ; U iueto<^« che si usera nelle spiegazioni ^20 - AfPENTJIOB delle taVole, le quali ( di nuovo i'i'=conti!*ate Sopra i ca- daveri dall" abilissimo e prediletto discepolo del Mascagai il dottor G. Grifoni di Siena , ad eseiupio di quanto fe- cero il Lancisi e F Albino sulle tavole deirEustacliio ) sa- ranno esattainente veriiicate prima di darsi in luce; e tiitto quanto in somma concerne questa grandissinia inipresa, di ciii puo dirsi asseverantemente clie gli Annali della scienza non ne vantano 1' eguale. Pisa, ^4 aprile 1822. Vacca' , Babzellotti , ROSINI. Le antiche camere esquiline dette comunemente delle Terme di Tito ^ disegnate ed illustrate da Antonio De Romanis. Mentre tauto chiaramente risuona il noma di queste camere pel gusto squisito delle loro pitture illustrate dalle opere del Bellori e del Mirri , niuna idea giusta si e potuta avere finora della disposizione della fabbrica , ne del suo vtso 5 epoca e pertinenza , pcrche fino a' nostri giorni si rese quasi impossibile d'investigare esattamente le sue ruine , confuse fra constrnzioni posteriori , e se- polte miseramente fra le niacerie. Grandi e regolari esca- vazioni furono fatte nell' anno 181 3, per mezzo delle quali essendosi scoperta fino al suolo primitivo iina delle parti principali della fabbrica , S'^mbra che si aprisse per la prima volta il campo a poter fare delle indagini con qual- che scrupolosa esattezza : ma a dire il vero non e com- parsa ancora alia luce un' opera , la quale mostri di aver spiegata la cosa per quanto pare possibile. Varie pitture inoltre , inscrizioni , frammenti di cornici ed al- tro sono state scoperte, le qi^ali non si erano mai cono- sciute , e benche siano di grande interesse per le arti 6 per la storia della fabbrica , pure non trovansi ancora tiunite a pubblico vanlaggio. Animate da tali riflessi 1' architetto Antonio De Ro- manis avendo fatte sul luogo lunghe osservazioni e dili- gent! disegni, offre il risultato del suo lavoro agli amici delle arti e dell' antiquaria ; lusingandosi che non sara loro discaro « perche vi troveranno almeno niolte notizie trascurate finora , ed atte a spiegare la disposizione della fabbrica specialmente , che puo dirsi unica nel suo ge- cere fra le vestigia di Kouia antica. PARTE ITALIANA. / 42 1 Tutta r opera , che sara composta di circa trenta fo- gli di stanipa, e dieci tavole incise in rarae, oltre al- cune vignette con dettagli della stessa fabbrica , vieae divisa in due parti o distribuzioui. La prima distribuzione, che era si pubblica, e composta di dieci fogli di stampa, di tre tavole e due vignette , e contiene la descrizione architettonica della fabbrica , nella quale , oltre un' idea generale della medesima, col mezzo delPindice della pianta, ed elevazioui si da una spiegazione precisa di tutte le parti- colarita , clie sono di qualche interesse : e siccome questa descrizione , che e in forma di guida , puo somrainistrare sufficienti notizie per conoscere le cose di fatto piii interes- santi, percio la prima distribuzione sara data anche sepa- ratamente a chi non volesse prendere la continuazione. La seconda distribuzione , che sara doppia della prima tan to pel numero delle tavole, quanto pei fogli di stampa e vignette , sara pubblicata nel prossimo autunno , e con- terra le inscrizioni , i frammenti e le pitture linora ine- dite , fra le quali sara da osservarsi specialmente T ele- gantissimo scomparto del volto di un corridore niai pub- blicato. Ciascuua tavola verra illustrata con una descri- lione analoga , ed in fine con ricerche critico-antiquarie basate su le autorita degli antichi scrittori si esporra il raziocinio piu fondato possibile onde stabilire l' epoca e pertinenza di questa fabbrica , che e soggetto di tante quistioni fra gli arclieologi. II prezzo della prima distribuzione , che si da anche separata in fol. di carta comune , e di. . . sc. I 40. La stessa in carta velina piu grande . . sc. 1 80. II prezzo della seconda distribuzione sara il doppio rispettivaraente alia qualita della carta. Si trova vendibile uei negozj De Romanis in Roma via di S. Pantaleo num. 56, e via del corso num. 260 , come presso Gio. Scudellari , via Coadotti num. 19. Si avverte finalmente che quantunque si daranno uella distribuzione consecutiva due tavole con le pitture del suddetto corridore finite intieramente a bulino, pure es- sendosene gia ultimati i coutorni , potranno aversi fin da questo momento a gui»a di disegni miniati con somma ac- curatezza pel prezzo ambedue dl zecchini 10 romcoi. Giuseppe Acerbi , dirmore ed cditore. 42a INDICE delle materie contenute in questo XXVI volume. PARTE I. LF.TTERATURA. ED ARTI LIBER \LI. L L Cadmo. Poema di Pietro Bacholi ( :i.° ed ultimo estratto. Vedine il priino nel vol. 2$ pag 145 ; . . . . . pag. 5 Diicorso siiir origine, progressi ecc. delta musica italiana, di Andrea Majer ( i.° estratto ) ........ 27 Idem i.° ed ultimo estratto ) . . . . . . » 14^ Erediano. Istoria dell' impero dopo Marco lib. VIII dal greco in italiano recati da Pietro Manzi . . . • . . • » 37 Varietes politico-statistiques sur la monarchie porttigaise etc., par Adrien BALSt . . . . . . . . » 5» Tdee ( inedite ) suW origine , uso , antichitk d■ aSy ijizionario hiografico cronologico degli uomini illustri , del professore Lev ATI, — Classe V. Donne illustri. Vol. 1." , . . » 3 1 1^ Opere di Giuseppe BARnrERr . . . . . . . » 336 Siografia universale antica e moderna , opera affatto nuova compilata in Francia. Prima traduzione italiana con aggiunte e correzioni. Vol 1.° . . . . . . . . . » 36t PARTE II. SCIENZE ED ARTI MECCANICHE. De' colli Iblci in Sicilia. Memoria ( iwdita ) di G. BROCCKt . pag-' 55 Istoria del progetti e delle opere per la navigtizione interna del Mi- lanese , di Giuseppe Brvscretti .....»> 74. Elementi di economia rurale , di Leopollo TuAuTitAsn , traduzione ita- liana dal tedes'O con annotazioni de'profcssori Luigi CosriCLldCCBi c Giuseppe Morbtti ( i.° estratto ) , . . . . » all I N D r G K. 4^3 ]tell'\aspeteo delU tegetazione net co?uorni di Keggio in Calabria. Me- moria ( inediea ) di G. Bkocchi . . . , . pag. 219 DeW immediata influenza delle aelve sul corso delle acque ecc.y del- l' idraulico Castsllahi ( 1.° estratto ) . . . . u a33 Idem ( a.' ed ultimo estratto ) . . . . . « 366 SuW uso del lale in agricoltura , di D. B. colla lettera di Samuele Pakkes agli agricoltori della Gran Bretagna , tradptta dall'inglese » a4B Osservazioni geognostiche sopra alciine localita del Vicentino. Memoria ( inedita ) di P. Mabjuchiui , . , , . » 379 APPENDICK PARTE I. SCIENZE, LETTERE KD ARTI STRANIERE. Marino Falier doge di Venezia , tragedia istorica di lord Byron pag. 88 Della coltuTa della vite presso gli antichi Greci. Memoria ( inedita ) di L. RECifiER . . . , , . . . . J»265 SlBLIOr.KAFI* . . . ■. .. . . . . '> loa Voyage medical en Italie fait en Varuiee i8ao far le docteur Va- lESTtH .......... 5' Jvi Opere di Carlo PorcBVS pubblicate da liiglio 1819 a dicembre i8ai » lo3 Cepie jiguree d*un Rouleau de papyrus trouve en Sgupte , expliauee par M. de Hakmer . . . . . . . x io5 Squarcio di lettera da Parigi cort un cenno suite opere pubblicatesi in Francia nei primi quattro mesi del corrente anno . j> Sgi jfOTIZIE LETTEKAKIS ........ M 404 Due 7iuovi giornali letterarj che si pubblicano in Russia . « ivi Vocabolario de" nomi , de' numeri ed altre voci di ii naiioni della Tartar ia ecc. , da pubhlicarsi in Inghilterra . , . » ivi Accoglimento fatto a M. O. Byrue nel paese di Limba neW interna dell' Africa . . . , . . . . » ivi Memoria sulla Scutellaria lateriflora usata contro I' idrofobia . » 405 Pavimento in musaico trovato presso Sulisiurgo traspnrtato a ScKon- irun .......... n iri Opere musicali di Beethovbm *. ....,» ivi Descrizione di un animale marino ...,.» ivi Cosrruzione di una vettura a vapore .... , rt 406 Osservazioni di If. Davy sui Papiri di Ercolan* ... 31 ivi Viytii magnetica inerente a tutti i metalli , . . >. 407 Btperienze microscopiche sul put che ti emectt ia un cert9 periado di cousunzione polmonare ....... ivi i,» ftbbre intermittente jnti ess«r« guarita eolV attenito » ivi 4^4 I N D I C E. tARTE II. SCtENZE, LETTERE ED ARTI ITAtlANE. OPSKB PERIODICHE ........ pag. 10/ Antologia di firenze , fascicolo 15." - . . . >• ivi Idem fascicolo i6.° ....... n 37 J , Idem fascicolo 17.° . • . . . . . » 40S Giornale Arcadico di Roma, fascicolo 37.° . . . » 108 Idem fascicolo 38.° .......;>» log Idem, fascicolo 39.° . . . . . , . » ivi Effemeridi lettenrie di Roma, fascicolo 1 5.° . . . » 110 Idem fascicolo i6.° . ..... . -n ivi Idem fascicolo 17.° . . . . . • . » ill Idem fascicolo 18.° . . . . . . . » 274 L' Iride di Palermo, fasricoli I.*, 2.° e 3." . . . » 1 1 1 Giornale di ftsica , chimira , storia naturale ecc. de' professori P. CnnFicuACCUt e G. Brvchatblli diPuvia, bimestrc 2.° » 27a Opusroli letterarj di Bologni , fascicolo 18.° ultimo di fuesta rac- colta ( i8ao) ......... 274 StBLlOGRAFTA . . . . . , . . . »II2 Regno Lomhardo-Veneto . . . . . . ■ >■ ivi Elementi di filosofia , di M. GiojA. Terza edizione . . » ivi Alcune prose di P. G-ORuAtri , di L. Palcani, di G. Mobeali, di Q. VivtAHi, di M. PiBRi e di A. Mvstoxtdi . . >■ 117 Formulario per la preparazione di meii-amenti nuovi, di F. Ma- GF.SDIE. Traduzione di A. Cattakeo . . . . » I18 Raccolta di antichitd greche e romane ad uso degli artisti , dise- gnate e incise da G. BiasOLi. Fascicolo 3.° . . >■ 119 La morale dell' adolescenza, del profes, Des Essart.i. Traduzione con note del conte F. Schizzi . . . . . v ivi Rifle ssioni pratiche sui danni dei sistemi in medicina, di H. Dar- DmiriLiE. Traduzione con note dei dott. C. Srsr^iNZA . « 120 Jii^ttere del medico G. Strambio ad un amico ...» 276 Raccdlta di poemetti didascalici originali o tradotti. Vol. 4.° » 277 Orazione funebre pel cardinale Fontana , del prof. C. RoriDA >■ 409 In morte di Angelina Bacinelli. Elegit di P. Bacinei.li . » 410 Intorno alia lingua italiana ; epistola poetica di A. DALHtrsTRO. ■>' 412 ■ Piemonte . . . . . . . . . . >■ 124 Siilla ran'rena contagiosa , con alciini cenni sopra una risipola contagiosa , del dott. A. Rieeri . , . . . » 124 Publii Or mil JVasonis opera omnia . . . . » 278 iPucato di Genova . . . . . . . . >• 414 . Douglas. Tragedia di Home tradotta dal prof, Marre . " iv' I N D I C E. 42S Ducato di Parma ........ pag. 281 // libra prima e it secondo dell" Eneida di Viroilio ridotci in ottuva rimtt da G. A. dell' Ancvillara ...» ivi Jlegno delle Due Sicilie . . , . . ■ . » I25 Lettcra di Baffuello Politi sulla porta del tenipio di Qiave Olimpico in Agrigento ....... ivi Bisposta alia lettera Ui Raffaello Politi . . . . j. 126 foRRisrot/ueifzA . . . . . . . . >. 127 Risposta del sig. O. M. alle osservazioni sull' articoto di questa Biblioteca concemente le Orazioni di G. Biamonti , con nota dell' editore ........ n ivi Accademia muslcale tenutasi a Vienna . . . . >• i3o Sopra un articolo di qaesta Biblioteca concernente il sig. G. Dal- h Aruj : lettera del medesimo , e risposta alio stesso . r 284 NOTIZIE LETTERARtE ED A!fXt7SZT . , . . . . « l3j Avviso relativa alia determinazione delle longitudini degti Osser- vatorj d' Italia ......... ivi Collezione dei Classici greci con traduzione latina e commentarj >• 14* Opere pubblicate o sotto il torchio della Societa tipografica di Verona ......... j> 28S Grand' opera anatomica di Paolo Mascachi . . . . » 419 Le antiche camerc esquiline disegnate ed illustrate da A. de BoitAtfrs. » 420 Taiiola meteorologica di aprile . . . . . » 144 Idem di maggio ......... 286 Idem, di giugno ........ » 480 ERRATA-GORRIGE Tomo 26.° Pag. 191 lin. 8-9 lo ingegno ed i buoni leggi lo ing^gno ne' buoni studj stuJj » 197 » 28 quali uomini si con— » quail uncini si con.* venivapo a cio venivaiio a cio V 284 » 10-11 a torto dall' illustre » a torto dell' illustre H. Davy H. Davy V 329 » 21 non erano omai stati uniti » non crano mai stati uniti « 332 » 36 o quella troppo umiliante » o quello troppo umiliante Milano , dalV I. R. Stamperia. Osservazioni meteorologiche fatte aW I. H. Osservatorio di Brera. G I U G K 0 1822. M A T T 1 N A. Sera. 'S S-i c c3 d 5 is N — 1 « 5 0 0 a fci _ Stato del cielo « £ It I Si ^1 n! 3 S 2 §5 N > Stato del cielo. poll. lin. 0 poll. lin. 0 I 28 0,0 + 16,0 N E Sereno, 27 11,7 +22,6 s 0 Sereno. 2 28 0,0 + 17,0 N Sereno. 27 11,4 i33,6 s Sereno, 3 27 11,9 +i6,b N Sfireno. 27 1 3,0 +24,0 0 Sereno. 4 28 0,2 + 16,6 N E Sereno. 27 11,8 +34,0 £ Sereno. b 27 11,6 + 17,5 NE Ser. nuv. 27 10,7 +33,8 S E Ne.se .tem.pi. 6 27 !0,7 +16,5 N E Nuv. rotto 27 IO,C +3 1 ,6 SE Sereno. 7 27 10,0 +17,0 N E Nebb. sereno. 27 9,8 +24,0 s 0 Ne.8e..tem.pi. 8 27 10,0 +i7'0 s 0 Sereno. 27 9,3 +33,4 N 0 Sereno. 9 27 9,3 +17,2 N Ser. nebbla. 27 9,0 +24,5 N ...S Se .nu.tem.pi. lO 27 10,8 +16,5 N E Nuv. ser. 27 11,0 +23,5 £ Ser. nuv. eer. 11 27 I J ,8 +17,0 N E Nuv. ser. 27 JI,C +23,1 S Ser. . . nuv. 13 27 10,8 + 17,6 S Sereno. 27 IO,C + 24,0 S Ser. neb. ser. li 27 JC,3 HI 8,0 N 00 Sereno. 27 9,5 +25,6 0 Sereno. 14 27 9,b + 19,0 0 Serfeno. 27 8,8 +30,7 SO Sereno. lb ^7 U + 19,0 E Ser nuv. 27 7,9 +2S,7 E....S Ser. nuvolo i6 27 7^7 + 18,0 SO Sereno. 27 7,8 +35,0 s Ser. nuv. eer. 17 27 9,0 + 16,6 N Nuv. ser. 27 9,8 +23,8 s Sereno. i8 37 114 + 17,3 E Ser. nuv. 27 10,2 +24,0 6 bereno. 19 27 9^5 + 16,5 E Temp. pi. ser. 27 8,0 +33,6 E Sereno. 20 27 8,0 + 18,0 0 Sereno. 27 8,3 +33,0 N Te.gr. pio. se. 21 27 9'^* + 16,0 N Sereno. 27 10,6 +33,0 £ Sereno. 22 27 11,0 +16,0 E Sereno. 37 II,C +34,3 ENE Sereno. 23 27 11,0 + 18,0 N Sereno. 37 10,5 +25,5 £..Ii* Ser.nuv.tejup. 24 27 10,6 +t6,o 0 Sereno. 27 9,2 +26,0 N Sereno. 2b 37 J 0,0 +18,0 N E Sereno. 27 9'0 +35,0 NO Ser. nuv, jer- 26 37 T0,4 + 1 6,0 N Sereno. 27 9,7 +23,0 SE Sereno. 27 27 9'7 + 16,5 E Sereno. a7 9,5 +24,0 £ Se. nu.tem.pi. 28 27 10,6 + i5,c N Nuv. ser. 27 10,8 + 21,3 0 Sereno. 39 27 10,8 +j6,o N Sereno. 27 10,3 +33,5 E.S.O Se.te. po. goc. ; 3o 27 9,■'■ '^.^m-