^^ M " K ■< t-^' .">> r ^^ '^ f i < t* ^yM > "" w^ ■'« w K m. yh BIBLIOTECA ITALIANA O SIA GIORNALE LETTERATURA, SCIENZE ED ARTI COMPILATO DA VARJ LETTER AT I. ToMo XXVIII. ANNO SETTIMO Ottobre, Novembre e Dlcenibre. 1823. '.*C>. MIL A NO PRESSO I.A DIREZIONE DEL GIOP^NALI Contf-ada del Monte dl Pieta n." 1254 Crtsa Caj dirimpctto al Boi go Nuovo. IMPERIALE KEGIA STAMPERIA. II presents Giornale , con tutti i volumi precedenti , e posto sotto la salvaguardia della Legge, essendosi adcmpiuto a quauto essa prescribe. BIBLIOTECA ITALIANA PARTE I. LETTERATURA ED ARTI LIBERALI. DelV Istoria dl Milano del cavaVicre Carlo di! llos3fiisri. Tomi quattro ^ in 4.° — Milano^ 1820, dalLa tipo- grafia Maniai e Rivolta, colle epigrafi: Nescire quid antea quani natus sis acciderit, id est semper esse puerum. CicEEfims Orator., cap. xxxiv. Prima lex historite , ne quid falsi dicere audeat, deinde na quid vcri non audeat, neque suspicia gratia: sit in scribendo , neque simuUatis. CicEEo De Oratore, lib. ii, cap. i5. A far parola di quest' opera del Rosmini noi ci accostiamo con anlnio ripugnante e dubbioso , per- che in si diversa sentenza fa di essa parlato , che forse non potra ai molti piacere chi senza segnire altra parte, che della verita, venga a discorrerne. Se non che un piccolo numero e sempre , che sol- levandosi a luogo, ove non s' ode il combattimento delle passioni , giudicano dello scrittore che viva con essi, come ne giudicheranno i figU de'loro ne- poti. La benevolenza di questi pochi noi cercammo 4 dell' ISTORIA DI MILAN© sempre e*con ogni studio ottenere ; ed ora piu die mai dobbiamo trariie forza e coraggio per iiscire alia libera, e seguireMa nostra via seaza lasciarci arrestare alle grida del volgo : perche tutti possono , o credono potere della gentile letteratura franca- mente decidere: ma della storia, e specialmente di qnella dei secoli gia corsi vuolsi consentire il giu- dizio a pochissimi. La moltitudine s' appaga di leg- gieri , ove l» curiosita so ne sbrami; ma il filosofo domanda qaali documenti ne vengano alia vita onesta e beata; e se il quadro del p;issato non e anche specrhio dell' avvenire , getta il libro , e si sdegna. Nuovo Guicciardiai fu detto da alcuni il Rosmini , e V opera sua un aureo dettato da porsi fra que' lodatissimi Aiiticbi : altri voile dirla una mi- sera cronaca senza vita, senza criterio, I'autore un nojoso pedante , un compilatore freddissimo. E di tanta varivta di pareri, die sulle prime parra dilTi- cile a spiegarsi, e aperta la cagione e pianissima a fhi di questi volumi si faccia attenfo lettore , perclie il Rosmini non seppe conservarsi immune da' pregiudizj , e nelle grandi quistioni che trava- 2;liano da raolte eta i piu profondi intelletti , s' ap- piglio con pertinacia ad un' opinione, che puo es- ses e al piu messa avanti con modesta dubitazione : e da essa falsato ncU'occhio della mente si pose a dettare il suo libro. Parve anche ad alcuno ch' egli siasi scordato come sia benigno e pieno d' ingenuo pudore il confessare di che ajuti uiio si vaglia: dalla qual taccia veramente non lo potrebbe uomo al mondo salvare , perche troppa sarebbe la vergo- gna di chi difendesse un iugrato. E questo nome se anehe ci dovessimo rissare coi moralisti, noi daremo sempre a chi nelle lettere si giova delle altrui fa- tiche, e le rimerita di maligno silenzio, Chi lesse la storia del Rosmini , intende oramai le nostra pa- role; agli altri parleremo con tutta chiarezza piu avanti. E questo discorso procedera, ove la forza del vero non comandi altrimenti, moderato e tranquillo ; DEL CAV. CARLO DE EOSMINI. 5 die nulla cagione e in noi d'essere avversi al Rosmi- ni , moke dt prfstarp;li favore. E qui prima d' entrare in materia e forza di sof- fermarci ad esaminare le intenzioni die neir im- prendere quest' opera puo aver avuto Tautore, ac- ciocdie forse egli non ne mova I'accusa d'aver con- siderato il suo lavoro sott' altra guardatura dilume, die quella a cui lo dispose. Ne questa prima Nota vuol mettersi addentro ne' parlicolari , die anzi quando abbia investigato i consigli del Rosmini, e si sia alquanto allargata nelle idee piii generali , s' arrestera. Nella lettera , con die il libro s'intitola alFEccel- lenza del signor conte don Giacomo Mellerio , Tau- tore fa manifesto il suo disegno , e adduce quelle souse o difese die ad alcune parti dell' opera sua prevede egli stesso poter bisognare. Ne duole pero die lo storico sia nel suo intento riescito si male da sgomentare ogni pazienza : se l' Istoria fosse com- posta con quella critica , die la dedicatoria, sarebbe difficile trovar piu povera cronaca nella polvere degli archivj municipali. Rla nientre forse l' aatore s' as- sottigliava in cercando come uscire dalla volgarita di siffatte lettere , ed ovviare i rimproveri die rai- rava stargli sopra, gli fallo ogni forza di mente, e si travio in tali errori, die ad animo riposato avrebbe certamente fuggiti. Noi non parleremo di quel mostrarsi dall' altrm volcre condotto a quest' opera, mentre la sua in.' sufficienza^ il turdo ingegno e Vetd die piegava verso V occaso r amniouivano a non tessere si lunga tela : queste inezie retoriclie voglionsi lasciare a quegli sgraziati maestri , die altro non sanno mcttere nel capace ingeguo de' giovani ; e tempo sarebbe oniai di ricordarsi , die tali souse nuove un tempo e tol- lerate non si udranno piu senza riso dai posteri, ai quali , come a noi , importera di vedere se ua autorc bastasse alia sua impresa , non gia perclie non bastasse. Ma come potrassi mai dissiraulare die g dell' I5T0RIA DI MILATettersi d''essere di maggiore ntilitd a Milan o , che non iscri- vendone la storia , senza piii csitare s accinse egli aW imprrsa. Giudizio e critica diconsi adunqae prime qualita deir istorico , e soltanto dope di esse si mette \ in- gegno. Ma chi vorra correre in quest' opiiiione, che neli' imiversita de' sapienti non troverebbe un solo che sorgesse ad approvarla? II giudizio e \ a critica sono necessarj per niodo, che qual n e privo, non sara buon istorico, ed empira di sogni le carte; ma chi ne fosse anche largamente fornito, se della poverta delP ingegno avesse a dolersi, ne darebbe un' istoria ordmata , diligente , esatta, ma nulla piu : piuttosto che un' istoria , i materiali a com^- porla. E se a queste sue doti s' aggiugnesse anche uno stile facile e corretto, che importerebbe ? Sa- ria somiglionte 1' opera sua alle mumroie degli anti- chissinu Egiziani : dorate , profumate, imbalsimate , ma ti manca la vita. L' ingegno solo , vera scin- tilla di Prometeo, anima le creazioni delT uomo , e per lui fu detto che la mano d' Oraero volgeva in oro tutto cio che toccava. Lo stiidio puo con immensa fatica trar i metalli dalle viscera della terra ; ma V ingegno nella prima leggerissima sabbia ritrova le splendide gemme : giacche esiste un Vero che si puo rinvenire colla pazienza , e colFincurvare le spalle a lunghe ricerche, ma ve n' ha un altro, a raggiugnere il quale e richiesta una tanta altezza DEL CAV. CARLO DE' ROSMINI. 7 di mente , che ne i pregiudizj T ofi'usthino , ne la speranza Tabbassi, ne la paura la prostri, un Vero, ardirem quasi dire, che s' indovina : I'abitante della valle vede a mcKzo il monte imperversar la tempe- sta , e giura che tutto il ciclo e sossopra , e intanto sulla cinia lieti pastori, greggie trancjudle, aria pla- cida , e un sole di maggio Se non che a <[nesti con- cetti Hon voile forse sollevarsi il Rosmini , il quale delFufficio dell'istorico non sembra aver degnamente sentiCo. Altissimo era veramente, e per la patria nostra onorevole, il posto al quale fu chiamata TEccellf^nza del conte Mellerio: ma non per questo direm noi che quel nobilissimo ingegno , cjueU' animo sincero, come grande istorico non avesse potuto giovarle ancor piu. La mo fondersi in conghietture. » Le ([uali parole , a portarle al vero Ifro senso, si- gniBcano che T istorico non puo che raccogHere quanto dissero gh ahri: cosicche sara magro e secco, dove ha per le mani sterili cronache ; sara pieno e abbocidante, quando entra in tempi rischiarati da buone istorie. Quelli che aniano chiamare ii Rosmini freddo compdatore, accetteranno volonlerosi questa sua confessione, e di essa s'alforzerauno nella loro sentenza. Noi pero crediamo che la cosa dovesse pigliarsi all' opposto ; e che dove mancano i veri storici, ove la nebbia del tempo ha celate le ori- gini degli avvenimenti, ivi fosse debito alio scrit- tore di manifestare la sua forza , e mostrare come egli veda quelle muiutissime anella che sfuggono air occhio votgare. Se gP idioti cronichisti avcssero voluto dire il parer loro suUe cagioni dei casi onde erano spettatori , qual pro ne sarebbe venuto al Rosmini ? L' opinione di que' rozzi non avrebb' esXi potuto abbracciare , se non quando la sana critica Tavesse raostrata conforme ai fatti. Chi dunque gli vieta ora che i fatti gli sono fedelmente narrati, di fare cio che quelli non fecero, perche non sapeano? E ne' tempi posteriori come vorra egli adoperarsi ? Valersi delle riflessioni dei sommi storici, e credere ai motivi che delle pubbliche azioni hanno dato? Ma quando parla Francesco Guicciardini, o Nicolo Machiavello , chi vorra ascoltare Carlo Rosmini ? S' arroge che non e senza pericolo che V autorita degli storici contemporanei s'accolga allacieca, an- che dove non si tratta dei nudi fatti. Di rado si vede a rappresentare un drarama, senza che il cuore %' affezioni ad un personaggio piucche ad un altro : WEL CAV. CARLO DE' ROSMINI. ij o clo si debbe applicare ancor piu a que'' nostri di allora, the dagli spavciui delle fazioni, dal consigli, dalle battaglie veniano a dettare una storia, di cui erano parte , e la quale alcuna volta era V unica loro vendetta. II perche noi non vedjamo alcun motivo die giustifichi la secchezza del Kosmini ne' prinii libri , e la ridondauza che specialmente neeli ultimi otto si trova. Quanto all' introduzione , sebbene in poco spazio conchiuda molti secoli , ella ne sembra molto prolissa ; cosi gii avvenimenti, in vece di forinare un gran quadro, si dividono in pic- cole masse, e tardano F attenzione die sopra og- getti fra se non congiunti si rompe e devia ! In qupsta parte piu die altrove si manifesta V eccel- lenza delT istorico, e in essa il Madiiavello venue a tanta grandtzza, che pari a lui non sorse il se- condo : ne iniitandolo quelle stesso franco ingegiio del Robertson pote altro fare che seguirlo da lungi. A raginne nega il Rosniini che V istorico si debba difi'ondere in conghietture-, ma non per questo Tisto- ria ha da presentare una serle di fatti sconnessi , uniti soltanto da qualche meschina transizione re- torica. E un uonio , il quale racconta un avveni- mento che a tutti importa di udire: ne questi e uno del \olgo , dal quale si rifiuterebbe ogni ri- flessione, ma un sapiente die dalla scuola del pas- sato fornisce ai presenti, e prepara ai futuri le re- gole. del retto operare , e ne risparmia , se tanto possiamo apprendere , le severe lezioni delT espe- rienza. AI giudice , al maestro delle nazioni e per- messo di proferire la sua opinione, quando i fatti non rivelano abbastanza Torigine loro: posto ordi- nariamente in tempi <;he gli perniettono di esanii- nare un' azione andie ne' suoi effetti , e capace di paragonarla con altre simili che la fortuna in varj secoli si conipiacque di ripetere , ei puo penetrare sopramniodo piu avanti die i suoi lettori, e palesare r occulta ragiou delle cose, nel cui conosciniento , se la verita e il bene deirinteilctto, noi crediarno 10 DELL ISTORIA DI MILANO riposta la snmma degli um e deirimpero, sul cosi detto dispotistno de' Pon- V tefici e il dominio lor temporale, rhe si voile tanto >^ dannoso alT unione e alia indipendenza degP Ita- » liani ; se declamazioni sull' inutilita degli Ordini 5) Relisiosi, la loro ignoranza , e sngli ostacoii da y) essi opposti ai orogressi dei lumi , e alia cuitura 5) del viver civile ; se teoriche le quali dirnostrino » i confini dentro cui si debbe risrringere V anto- » rita de'Principi, e qnelli ai quali puo dilatarsi » la liberta de'popoli, per tacere d'altri argomenti 55 pill ancora arditi: volentieri confesso , che ne pur » vestiaio si trovera di fdosofia riel mio lavoro. La » trattazione di tali soggetti , ripetuta tante volte , 3) e da tanti scrittori , non ho creduto che si con- 5) venisse ne a me, ne al mio assunto, e molto 5) meno alia condizione de" tempi d' universale elTer- 3J vescenza , siccome i uostri. » Chi volesse prestar fede intera a queste parole , non potrebbe ancora restarne contento : il Rosmini ha fatto un' unionc stranissima di oggetti fra loro disparati, e dopo aver mostrato che non crede posta Ja filosofia deir istoria nel tratiare di essi , non va piu avanti , quaudo allora era il momento d' aprire la sua opiuione e dime che cosa intenda sotto un tal nome, perche alcuno non venga in pensiero che egli abborra da ogni tilosofia, Noi sappiamo il peri» colo di questi tempi , e conosciamo , quanto mai possa il Rosmini , le tenebiose arti e le splendide DEL CAV. CARLO DE ROSMINI. I I voci, oncle i pervcrsi s'affaticano di travisare i sera- biatiti alio cose : ma dovrassi dunque permettcre con vergognoso silenzio , che soli essi apertamente s'accampino contro il vero, e prendano grande ani- mo addosso ai buoni non possf-nd a sbrigarsi dai loro soBsmi ? L' audacia sara ella un diritto , e di materie si importanti non potra parlare se non chi oppugna i veri print ipj ? L' istorico e congiunto al politico d' una stretta consorteria , perche questi riceve da qncllo gli cUnienti del suo ragionare : essi non debbouo scanibiare il loro ufficio , ma nno si rafferma colla potenza deli' altro; e se entrambi hanno Tanima ben posta, e per lieve fantasia n.»n trasvanno , possono opporre agli assalti de' malvagi un muro di bronze, perche la maggior parte amia- mo ascoltare da un uom veritiero il semplice ser- mone della verita. E quauto e decoroso il dirla , cjuando il nobile ardire non si divide da molto pe- ricolo ! Certaniente sarebbe delitto a^siiisnere una scintilla alP incendio", ma perche non si cerchera con tutte le forze di estinguerlo ? E la forza del letterato e grandissima : alle volte un uomo solo basta come Curzio a rinserrare im abisso. La cosa e venuta a tal punto, che i buoni si debbono strin- gere insieme in una sacra miriade, che sara piu immortale della Persiana. I tristi sono uniti, per quanto puo essere concordia nei tristi ; e i buoni si guardano fia loro, e si stauno, senza ricordarsi r infamia di cui Solone noto auche quei cittadi- ni che ne' tumiilti volcano coll' inerzia pnrere sa- pienti. Se dunque il Rosmini poteva parlando esser utile , niuno sapra lodarlo che abbia preferito la securta del silenzio. Se non che le nostre parole valgono soltanto per chi crede pienamente a' suoi detti : noi consideriamo la cosa sotto un aspetto molto diverso. La lettera dedicatoria e scritta natu- ralmente dopo V opera ; e siccnme questa in mnlti luoghi contrasta direttamente con que!la , e forza venire neir opinione , o die T autore fosse tradito la DELL ISTORIA. DI MILANO (lalla inemoria , o che veclcsse aversi ditTerenteniente a parlare col suo Merenate e coll' univcrsalita dei lettori. Noi non vogliamo abbominare alfuiio , ne qunsta Nota dee prendtr sembianza di pubblica ac- cusa , ma [tiu avanti rendendo wiustlzia alle inten- zioni del Rosmitii , rhe vogliaiii creder purissnne , il nostro istitnto ne fora toccar brevcinente d'alcune cose , nelle (juali il siltnzio di liii sarebbe stato a lodarsi. Vedremo ia che laberinto egli sia entrato senza volere , e rome alcuna volta in vere d'essere roracolo della vt-rita sia divennto l eco d' una fa- zioue rli'egli stesso i'bborre: die se allora il nostro parlare si faresse per avventura alquanto aspro e concitato, gli pinccia di rirordare , che chi semina vento, non puo raccorre che turbine. Piu placide scorreranno le nostre parole ncU'esa- minare in che limiti egli abbia volute restringere la sua storia , sebbene anthe qui dobbiamo scostarci da lui. cc Con maggiore apparenza di ragione ( ei 35 prosegue ) , m*" accuseranno altri, fra i piu mode- 5> rati , deir aver io , in luogo di seguir i' esempio » d' alcuni dottissinii storici oltramontani , che in » tali materie si sono niolto diirusi , con soverchia 5) brevita parlato dei prinripj e dei progressi del- » Tarti piu utili, come ad esempio dell' agricoltura, » del commercio , e medesimamente di quelli delle X scienze e delle lettere : e del non aver tenuto 5) prulisso ragionamento sulla varia e moltiplice le— » gislazione, e sulT istituzione e le conseguenze y> del sistema fcudale : cose tutte che tanto confe- y> rirono a variare i costumi e le inclinazioni dei 55 popoli. Ma io, rispettando coloro che hanno ado- :» perato altramente , ho creduto che tali esami uti- » lissimi esigessero trattati particolari , e che non >' si dovessero incorporar nella storia, per non in- >> terrompere quella rapidita , quel calore e quel- 5) r unita, che , secondo ch' io credo, costituiscouo » uno dei maggiori suoi pregi. Medesimamente mi » son guardato, al contraiio d' alcuni moderni avidi DEL CAV. CABLO De' ROSMINI. 1 3 3» piu del bisoctio di ostent;ir la propria dottrina , » dal far troppo frequente uso di paralelli, di sen- » tenze e di riflessioni , e volli piu tosto liisciar Hie » queste discendessero spontanee dalla mente del » legg;itore, anzi the con iniportunita provocarle. » Prolisso ra2;ionainento non dee tenere T istorico di cosa alruna , perche questa voce e oramai de- viara a niala sjgnificazinne : nia d' altra parte v' e una brevita assai prolissa , che a Marziaie facea pa- rer lungo un distico solo : e se dall' Istoria sono rimosse o tocche di fiiga lutte quelle cose che ac- cenna il Rosmini, e se gia le fu toko di ragionare suii' oriaine e sullo scopo dei fatti, che cosa le re- sta da servire alia comnne utihta? Polibio risponde che nulla (i) : forse alcun dileito in prescnte , ma niun vantaggio per 1' avvenire. Pochi sono coloro, che giovare si possano d' un racconto che senipre s' aggira nei canipi di battaglia e nelle corti; e chi volesse a questi restringere il suo iavoro, dovrebbe nelle cose politiche si profondauiente sentire da sor- gere degno maestro ai regnatiti. Ma V altezza del- r ingegno a quanti permette di compensare coUa magnificenza di questa utilua la sua minore esten- sione ! Noi credianio pernio, che sia consiglio, otti- mo ad ogni uomo , al Rosmini necessario, dilatare r istoria a tutte quelle materie che ajutano o im- pediscono la vita civile. Trattati particolari delT a- gricoltura , del commercio , delle scienze e delle arti potranno piu largamente discorrere per questi oggetti : ma il fine di que' trattati esser dovra di sua natura diverso da quelio dell' istoria: in essi le meditazioni dello scrittore tcndono a perfezionare una parte delT umano sapere considerandola princi- palmente iu se stessa , mentre nell' istoria T arte o la scienza si considera in dipendenza dagli avveni- raenti , e si mostra come ne venga ora danneggia- ta, ora favorita , qualche volta oppressa del tutto. (I) Polib, lib. 3. §4 dell' istoria. di milano II primo studio da la cop;nizione delTarte, il sc- condo la prudeuza ; e i piu accorti tosto vedranno, che se V una e vantaggiosa , tutta dee ricouoscere dall' altra la certezza de' suoi vantaggi; perche chi appresc in qual luodo sopra un oggetto influiscano gli avvenimenti , ha nel medesimo tempo im[)arato come se ne possa il buono iuflusso secondare , il cattivo coireggere. U istorico puo anche nella sua sapienza ailduarne la maniera , ed e cpiesto un gi-aiide secreto, libero dono dell' ingegno , che nel dare tali importanti lezioui non s' iaterrompa quella rapidltd , quel calore , qnelV unitd della stona , che secondo lo stesso Rosuiini sono uuo de' magglori suoi pre^L E cpii sarebbe il tempo di domandargli, se creda che sill'atti pregi possano venire piu dal giudizio e dalla critica, che dall' ingegno. Delia rapidila e del calore egli dovrebbe tosto rispondere che no ; e solo deir unita sarebbe firse aUjuanto ritroso ; se non die noi lo pregheremmo a voler riflettere che due specie di unita si debbono ammettere , e che altro e T unire i marmi a fame una muraglia , al- tro e il di^porli che ne riesca un palazzo. Qualche povcro di spirito vorra probabilmente sopra queste parole gettare un bel motto , dicendo che noi sia- mo neraici della critica e del giudizio ; ma ne si perraetta di supplicarlo per queila sua tanta inno- cenza a non disnaturare le nostre opinioni , che unicamente sono dirette a stabilire alle cose il vero lor posto. La correzione merita nelle lettere ogni lode, e puo paragonarsi al fmimento nella pittura ; ma quanto e T intervallo da Carlino Dolci a Raf- faellu ! Critica squisita e sommo giudizio produr- ranno al piii gli Annali del Muratori ; ma chi non vorrebbe piuttosto aver dettati quelli di Tacito ? Alcnno si stupira che il Rostnini commendi tanto la rapiditd^ il calore e 1' unitd della storia , e poi nella pratica si trascini si lento e si freddo , e tanto dal suo s.^ggetto divaghi , che i suoi lodaton piu DEL CAV. CARLO DE' ROSMINI. 1 5 passionati debbono fondare nelle opposte qualita i loro elogi. E in vero rapido, caldo , uno, non fn niai da uom vivo dctto il Rosmini ; mentre molti mvece lo enconiiarono come grave, riposato , prndente, e predicarono 1' opera su;i perche dalle strcttezze del Ducato di Milano si rallargo a tntta T Italia , e qual- che volta a\V universa Eurona. Di questa lode, che argomentando sottilmente diventa un biasinio, par- lereino piu avanti; e qui solo d.iremo , clie questa contraddi7i'.ne d«"i nostro istorico non debb' essere maravigliosa a chiunque ricordi quanto sia piu pronto ed agevole djr precetti , che escmpi. Esaminando tin qui questa dedicatoria, tutti avran- no veduto come T autore siasi continuamente occu- pato a dire quello che far non voleva , senz' adeni- pire, com' era pur necessario , d' alcuna cosa un vuoto si grande. Altro suo artificio, quando alcuna parte dell' istorico vede non poter conseguire , sta nel declamare cnntro Y abuso che altri ne fece. Egli non vuol diffondersi in conghietture , sdegna ]e impertinentl discussioni , le lunghe diatribe , Je declamazioni , le pericolose teoriche : delT agricoltu- ra e d' altre tali materie nega aversi a tenere prO' lisso ragioaamento ^ e si guarda dal aiostrarsi avido pill del bisogiio di ostcntar la propria dottrina , e dal far troppo frequente uso di pnralelli , di seiiteuze e di rifiessioni. Chi mai si lascera prendere a que- ste sense sofistiche? Quella stessa tiaccola che arse il terapio di Diana Efesina , poteva servire a bru- ciare un olocausto alia Dea. Col pretesto di perse- guitare gli abusi, irreparabili danni furono arrecati agli uomini non nella morale sola e nella civilta , ma si nelle scienze e nelie arti. Noi non aminmo che lo storico sia denso di sen- tenze, e vibrato come Tacito ; ma e pur vero che, venerando la splendidezza di Livio conginnta a tanta sapienza, ci sentiamo forzati a preferirle la senten- ziosa iramortale velocita di Salustio. E Tacito istes- 60, che a considerarlo in astratto non pud parere l() dell' ISTORIA DI MILANft modello di storico , si trovera perfettisslmo, ove si esamini la condiKione de' suoi tempi: ne^iuali dopo una serie di malvagi Imperatori tornavano gli a\ viliti Komani a goder qualche pace, e grande aveano il bisogno , non di pomposa eloquenza , ma di chi a modo di strali conficcasse loro nel petto veraci e fiere parole. L' istorico dee tener fisso uno sguardo negli avvenire , ma non ha da trascurare i presen- ti , i quali souo da abbracciarsi con piu stretta be- nevolenza. Pensando al futiiro egli impara a non palpare le piaghe de' suoi contemporanei , e a me- ritarsi colF ampiezza delle idee una fama , che sia per durargli immortale ; guardando al presente egli conosce gli uomini con cni vive, e da essi appren- de a giudicare rettaraente gli antichi , perche la natura umana per volger d' anni non muta. Se in questa situazione si fosse coilocato il Rosmini , avreb- be veduto che le sentenze e le nflessioni volean essere piu frequenti, e, cio che non e da ommet- tersi , anche piu pesate: giacche alcuna volta, ove cerca di essere sentenzioso , riesce tanto comune , che tosto si vede perche cosi di rado sia tale , e qua! suo destino lo abbia costretto a rinnnciare a questa virtu dell' istorico. La quale da niun sommo fu mai ricusata , come quella che Ctesce fede e ve- nerazioue presso i leggenti. Noi non possiamo indurci a credere che il Rosmi- ni siasi volontariamente private di questi vantaggi; ma ne pare piuttosto, ch' egli abbia diffidato di con- seguirli , perche derivano da una dote , che fra le sue moke non trovo assisterlo , si che bastasse : questo solo potea fargli fra termini si angusti im- picciolire la storia. cc In ana parola, ei dice conchiudendo la dedi- >) catena , in una parola , mio unico intendimento » fu di narrare colla possibile maggior precisione » le vicende cosi civili, come politiche, alle quali » pel corse di alcuni secoli soggiacque Milano : a DEL CAV. CARLO De' ROSMINI. I^ » die mi pare d'aver sodolo non si riguardano in separate quando non opera piu da se, ma e fatto stromento di mag- giore potenza. Diversa era la cosa , se il Rosmini, come doveva, avesse scritta una vera storia: allora egli avrebbe potuto condurla lietamente sino a noi, e chiamarla con verita Storia di Milano : perche moiti domandano , se questo scritto non dovesse piuttosto appellarsi Vite dei Signori di Milano. E ve- ramente a questo titolo assai meglio nsponderebbe il lavoro , il quale fu si ristretto ai palazzi de' Gran- di , che quasi mai non si seppe estendere alia case del popolo , e mostrarne le usanze e i costu- mi. Fu detto che il Le Sajie facea commedie anche quando scriveva romanzi; e noi diremo che il Rosmi- ni fa biografie anche quando scriye una storia : ma Bibl. ItaL T, XXVIII. a 1 8 dell' istori\ di mila.no ne duole che la lode del Le Sage diventi al Rosmini una censura gravissima, perche affaticandosi lo scrit- tore di Vite intorno particolari persone, egli perde natiiralmente di vista la generalita delle cose , che dair iscorico e sovra tutto cercata, e si sYorza di trovare ne' suni personaggi la soluzione d'ogni pro- blema , che nel concorso di molte estranee circo- stanze era da rinvenirsi. 11 Rosmini e certatrn-nte meglio disposto dalla natura e dil'o studio alia bio- graHa, che alia stona ; e nella biografia stessa noi vorrenimo che alle vite dei capitani e dei principi ei preferisse quelle degli eruditi, per cui basta pazien- za , giudizio , critica, delle cjuali doti iion manca. Ma poiche egli ha detto di voler comporre una storia , noi la esaniinerenio come tale , e la trove- rem certo supeiiore di bonta a questa infelice de- dicatoria , che tutta da cap* a fondo pugua colla ragione. Se il fatto stesse altrimenti , non avremmo preso r assunto di tencrne discorso. Noi ajibiamo letto attentainente quest' opera voluminosa , e con molta fatica ci siamo procacciato il diritto di par- larne : non defrauderemo T autore di lode , ove la meriti ; gli risjiarmieremo anche molte critiche , quando non si offra un motivo biasiratvole di sue parole; ma la verita noi diremo , anche se ne parra dovergli essere acerba. Tutti possono vedere la Sto- ria del Rosmini , e le nvistre anriotazioni : noi sta- remo contenti al giudizio de' saggi , ai c|uali spe- riamo dar prove da nou ricusarsi , di quanto ne sembrera dover dire. » Sin qui abbiamo mostrato , come nello spiegare le intenzioni di questo lavoro il Rosmini manifestasse d'ignorare che doti siano volute alT istorico , quanta ne sia la digniia, quale T ufficio ; noi vedemmo an- che come facesse aperto ai lettori di non conoscere che parti della storia si abbiano maggiormente ad illustmre , di che materie ella debba occuparsi , e come se le arquisti utilita comune, fede, importanza. Cio per ora ne baita. DEL CAV. CARLO DE ROSMINI. 1 9 Se alcuno ne domandasse in prevenzione, quale in complesso sia intorno a quest' opera la nostra opinione, noi risponderemo brevissimampnie, che il bene e il male vi sono meschiati per modo da uscirne un tutto mediocre , dal quale non pobsa venire che scarsa la fama. E se alcun altro , cui talenta precipuamente di ortenere dalT istoria ua onesto diletto , ne chiedesse che cosa in tale rispetto possa sperarne , noi gli diremo sotto velame e a foggia :!' oracolo , che quando un libro non si leg- ge con piarere una seconda volta, non mentava nerameno che si leggesse la prima. ae Osservazioni sulf ardcolo inserito nella Gazzetta di Mdaiio del glor/io 8 settembre 1822 intonio al quadro del slgiior Pelagio FAtAGi rappreseiitaiite la visita di. Carlo VIII re di Fraticia al duca Giovanni Galeatzo Sforza. Q uell' antico .poeta il quale avviso nel mondo due gencri di coute^a; otlitna I" una die collo stiinolo del- IVmulazione spiiige ^z?a uniiliata: quasi ei s' inclina a sollevare la dunna reale ; del rcsto dice assai chiarametite in ogni at- titii'line d' esser giunto a quel segno onde non e pill libero di ritirarsi. Al suo lato manco sta T astute Lodovico, e meiitre coUe niani sal petto fa cenno d' intenerirsi fra tant*a miseria , spia attentaniente con ocdiio traverso i niovimenti del volto di Carlo, e par che teiua non qiiesto re tralasci Y impresa da liii niedesinio ordita; o si discopra il delltto ch' ei vede nella propria coscienza di tradire per sete infarae di regno il nipote, e privar di vita colui ddla qui giovine eta esser doveva la tutela e la guida. Un vccchio e dia^nitoso ministro del- r arte salutare , meravigliosamente dipinto, e ritto in piedi a canto del letto , e stringendo il polso sinistro all' infermo , astratto da tutto quanto av- viene nella stanza , manifesta col conipriniere del labbro , e coll' aggrottare della fronte il sospetto die non sia naturale la malattia dalla quale il duca e distrutto. Alciini paggi di esimia bellezza impie- gati in varj ullici finiscono la coniposizione del qua- dro , in ( ui i panneggiamenti , il fondo e tutti gU accessorj senza danno del principale sono con tanto amore , con tanta niaestria e con si bel garbo trat- tan , che la stessa invidia non trova dove gli emend i. ^ Premesso qiiesto cenno deir invenzione e com- posiziouL' del qiiadro, noi appena crediamo degna di risposta T osservazione del giornalista , quando egli inienda con quel burlevole fac simile di dare accusa al pitiore perche abbia* ripetuto in questo anno iin soggetto da lui medesiino con molta lode trattato nell' anno scorso. DEL SIGNOR PELAGIO PALAGI. 25 Che se il volere di chi conimette i lavnri e legge per chiunque professa le belle arti nclla scelta de- gli argomenti, diremo , ad istruzione del gioina- lista die asserisce di non saperlo , come vedeva^si anrora nelle sale delT accadeniia esposto neir anno passato il quadro del sig. Palagi, e gia sapeva tutta Milano che un cospicuo nostro concittadino ( di cui non e ultima lode quella di promuovere le arti ) avevai^li commesso di condurre per lui nella stessa dimensione un dipinto di composizione inventata e disegnata contemporaneamente all' altro di quella medesima istoria. E s' agginnga pure ( se gia per gli assennati e per quelli che sono appena iuiziati nella storia delF arte non -e superlluo ) che , inco- niinciando dagli antichissirai pittori e scultori greci e venendo via via fino ad Appiani e Canova , tntto e pieno di ripetizioni , molte delle quali non sono che repliche evidentissime degli stessi argomenti non solo , ma delle stesse invenaioni. Dalla descrizione pero che noi abbiamo dato pia sopra, quantunque languida e inadeguata al con- cetto , avranno scorto i lettori che il quadro pre- sente none gia un.i semplice ripetizione delF altro; della quale, come vnole far credere il giornalista, stia tutta la ditferenza nelT essere trasportato da sinistra a destra il punto di vista delV azione , che prima vedevasi da destra a sinistra , col di piu d' una qualche dissomi2;lianza nel fondo e nella mossa e situazione delle figure. Un valente artista sa ravvisare diversi momenti neir azione medesima , e chiamato a tornare sulla stessa istoria , ne varia V invenzione ; e creando nuove bellezze gareggia cpn se medesimo. Cio ve- desi appunto escguito dalT esimio sig. Palagi. Pero che la duchessa nelP altro sno quadro era in atto di sostenere il marito , il quale raccomandava al re Carlo, che stavagU in piedi rimpetto , la pro- pria famiglia. Quindi ella , benche di grande ef- fetto per Y alto dolore che dimostrava, non aveva a6 ossERVAziONi ecc. eOPRA un quadro nrirazione alcnna parte diretta, tutio al contrario fli quitnto Ai uelV attuale dipiuto, stando a piedi del re, e prespntando2;li il figli<^ •, e con o2;ni forza pregandolo 11 dnca era in quello la prima parte, in questo Isabella ; e il tema del quadro e del tutto cansiato. E se cio non e una variazione essenziale ncir invenzione , noi non sappiamo qua! cosa po- tesse esserlo. Ora veg}i?no i Icttori di quanti atTetti con simile cangianiento abbia V artista vantaggiato 1 istoria. E innanzi a tutto , nella prima tela la pieta si ri- stringe nel princIpe che nel bel fiore delTeia sua mi- rasi, secondo Tingenua espressione del nostro Corio, come immaculato agnello- senza veruna causa spinto dal nimiero de viventi , lasciando desolata la moglie nobilissima e il tenero pirgoletto. N Ua presente sussistendo intero quel senso di compassione, sve- gliasi una lunga serie di patetiche considerazioni , per r umile positura della ducliessa rappresentata quale la dice il Guicciardini ansia non solo della salute del marito , e d" u?i piccolo figliuolo che avea da lui, ma mestisshna oltre questo pel perlcolo del padre , e degli altri suoi gittata molto miierabilmente nel cospetto di tattl a piedi del re. Pensieri d' un al- tro genere sono destati in clii si ricorda clie V in- cauto Lodovico fu quello che per umiliare . a danno del nipote, la casa d' Arragona condusse le armi francesi in Italia, che da quel punto cominciarono con graiidissimo movimento a perturbarla ., giusta T espres- sione del citato gravissimo istorico, e che nell im- pedire che queste armi vadano piu oltre e impie- gata la preghiera d' Isabella ; la quale se avesse vinto forse non periva ^a poi lo stesso Lodovico ^ c la dominazione sul Milanese acquistata col valore da Francesco Sforza suo padre. Tutti questi pensieri vengono eccitati naturalmente dalla presenza del Moro, che non fa parte del prinio quadro. Ed al- tri pur ne produce il sospetto cangiato quasi in certezza dalla Concorde testimonianza degli storici DEL SIGNOR PELAGIO PALAGI. S-J e de' cronisti , clie questo principe sia colai che ha propinata la morte air infelice nipote. Un' altra censuia venne fatta al sig. Palagi da taluni , forse a motive delle fallaci idee sparse dal- r articolo della Gazzetta, ed e pur essa abbattuta da qnello die noi aljbiarn ragionato. La censura e di coloro che dissero mancar questo quadro del protagonista : e noi abbiamo dimostrato che la du- chessa vi tiene le prime parti. Del resto in una pittura dove tutti i particolari sono posti con bel- r accordo e tutti i personaggi diretti a rivelare r azione , senza che di questa sia d' uopo per in- tendere ciascuna figura , la necessita di qualcuna di esse che campeggi su tutte le altre non e rigo- rosamente vera. Noi abbiamo moltissime volte con- templata cotesta tela , ne mai ci si e fatto seutire alcun difetto di talnatura; F unita d' azione e d' af- fetto compongono un tutto bellissimo. Dair osservazione sul soggetto passa il Giorna- lista a dire che : da esso adottate nel primo ; iraperciocche do-* 5) vendosi supporre che o neir un j o neir altro » egli siasi studiato d' imitare le fisonomje origi- » nali ( di alcune delle quali non crede che fossae y> impossibile di procurarsi i modelli ) , o quello o » questo, attesa la diversita, perderebbe essenzial- » mente di pregio. » Si noti da prima che in una pittura siccome questa non e da fare gran caso della rassomiglianza reale de'volti; poi he il pregio tutto ne sta nel- r espressione felice degli atfetti e nelF effetto dra- matico; e quindi che ove non si tratti di volti ben accertati e noti comuncmente, il pittore puo dare alle teste delle sue figure quel carattere che piu convenga alle sue idee. Cio posto, si vede che il sig. Palagi , per coufessione del critico istesso , ha a8 o?SERV\zioNi ecc. sopra un qdadro serhato nclla testa tli Galeazzo quasi interi i linca- neiiti r'.ic le avea dati iiel primo dipinio. E sa- rebbe cosa dej^na di riso*, che nel fatto di queste rassomisrliiinze , scorgeiidosi tanta varieta ne' nionu- niciiti d'^^tiiiuli a tramandaile ai posteri, si volesse cuarnc sciupolo ad un artista il cui scopo non e di ("ar de' ritratti; quando mai una testa da lui di- pinta non rond)inasse perfettaniente con tale o tal altra. Qnanto a Lodovico, personaagio nuovaniente introdofro , di cui e noto il colore del volto pel sopra n noma che gliene venne, fu seguita V eHigie che v( desi in un quadro della maniera del Vinci fra quelli della Pinacoteca di Breia. Le nionete roniaie durante il regno di Carlo VIII non hanno V impronta della sua facria, ed un meda- glione fuso forse centocinquant'' anni dapo la morte di lui lo rappresenta vecchio e C'>n folta barba, quand' ei mori in eta di soli anni vent'' otto, e ven- tiquattro rie contava allorche venne alia conquista di Napoli. Prese adunque il pittore a norma della sua immagine V incisione di un ritratto che trovasi in Francia ed e creduto opera di Leonardo , quan- tun([iie esso dalle storie discordi, le quali raccon- tano che quel re non aveva il pregio della bellezza. Al qual proposito. poiche la mancanza di monumenti pin certi lasciava al sig. Palagi la liberta della scelta, anzi che rappresenta re un brutto celTo con danno del buon effetto pittorcsco , fece saggiamente nel- r attenersi ad un tipo di forme avvenenti. Chi rap- presenta quel tristo che tradi con un bacio il maestro, opera egregiamente nel dargli un volto conveniente alia nerezza del cuore; ma della maesta di un mo- narca comunemente si formano gli uomini tutt' al- tra idea. Al contrario di Carlo VIII , gli storici dicono for- nita di bellez/.a la duchessa Isabella, ma un ritratto clie se ne trova in Milano , ed e il solo che possa credersi del suo tempo , ne somministra un brutto profilo. Tutto dissimile da questo e Y altro che DEL SIGNOR PELJVGIO PVLAGI. 29 pure in profile 'dipinse uno de' Luini dopo la morte di lei. Assai posteriore e V effigie di qnesra prin- C'pessa, la quale si vede nella storia di Cremona. Ond'e die il pittore colle principal! apparenze di tutti quesii ritratii diversi fornio il carattere ch' egU im! resse al volto della duchessa. Che se la ditferenza de' niovimenti e degli abiti pud far sembrare in qualche parte dissimile dal priino dipinto i volti di Carlo e d' Isibella, e pero certo die il caratere principale ne rimane lo stesso. E trattandosi di leste in parte ii^eali, poreva an- che r artista non copiare se medesimo , senza chc prrda di bregio nissiino de' suoi quadri. Impercioc- clie dii osferebbe pretendere die un pittore del secolo XIX fermasse era stabilmentc T aria del volto con che si h?nno a rappresentare due principi che vivevano 328 anni prima di noi ? I Greci prima— mente dipinsero il Redentore con facce lunghissi- me , ma col proc ss- del tempo i pittori italiani si discostarono assai da quegli esemplari, e dando tutti a quel divino originale uno stesso carattere di volto , discordarono T uno dall' altro e ciascuno da se medesimo nelle infinite ripetizioni cli' ebbero a fame. Del medico , die al pari di Lodovico e nuova- mente introdotto nel quadro di cui trattiamo , gia non occorre di far parola. Peroccli« altro di lui non ci e limasto che il nome nel Guicciardini , il quale lo dice Teodoro da Pavia uno de inedici regi. Basta che il Palagi ne abbia fatta una delle piu belle e piu espressive figure, a cui sembra avere col pennello comunicata F anima ed i pensieri , fine a quel segno prodigioso di verita dove giunge V arte emula della natura. Segue r accusa che la figura identicamente. ripro- dotta di Galeazzo Sforza non desti tiitta quella pietd che la sitaazione in cui trovasi dovrehbe destare. I modi di rappresentare un misero giovine che muore per lenta lualattia nell' abbandono , non sono molti: 3o OSSERVAZIONI CCC. SOPRA UN QUADRO pure quello prescelto dal sig. Palagi e cosi vero , che se il Gio'nafista nori sente pieta , temiamo non sia forse da ripetergli il verso — Ben se' crudel se tu gia non ti duoli. — Carlo non pare a lui mosso con quella dignitd che s' addice ad wi re ,• ed il sua volio mancante di una certa espressloae. Lo stabilire se una persona si mova con dignitk o no, e cosa piuttosto di seniimento che di raziocinio. Pure a noi, e con noi a mold altri, seipbra che nel moversi di Carlo nulla v' ab- bia che oH'enda il reale contegno : ogni suo atto e nobile e sostenuto quanto il permettono le circo- stanze in cui trovasi. Ne egli qui si aggira fra tali personaggi innanzi a cui sia da assuinere un' aria severa. In un luogo ove si fortemente parla Tuma- nita, ove la sventura si aggrava sul capo di un principe e sopra quello della figlia di un re , anchc un monarca puo discendere alquanto da quelF al- tezza che se e necessaria ad imprimere rispetto uegr inferiori, pesa talvolta a quegli stessi che vi si debbon tenere. Quanto alia mancanza d' espressione nel volto di Carlo , vorreramo appena che tale censura fosse uscita* dal labbro di chi tanto soUecito si dimostra della storica verita. E non dice il Guicciardini che le parole del Re furono generali per la presenzta di Lodovlco? Dunque alle parole avra corrisposto il volto. II moderno storico delle Faraiglie Italiane, r illustre Litta , va piii oltre asserendo , che alle preghiere di Isabella si commossero tuttl quelle che non. potevano ajutarla. Poi la ragione di stato im- pone bene spesso ai regnanti di prendere un colore di volto diverso da quello delP animo per non la- sciarsi spiare a chi pur sempre vi tiene gli occhi. E nondimeno Carlo ha nel volto tutta quella ap- parenza di commozione che la situazione gli co- mandava , e che puo congiugnersi coUa ripulsa , ingentilita pur essa dall' inclinarsi quasi a sollevare la desoiata duchessa. DEL 8IGNOR PELAGIO PALAGI. 3 1 La donna, prosegue F articolo, quantunqne ap- paja dolcntissima , non ha quell' abbaudono nel suo dolore die s' iiifonda con forza neU animo ahriii. L' abbandono e piopiio del dolore concentrate e prodotto dalla disptrazione di conseguire un can- gianiento di fortuna. Quindi una moglie che vede partire il niarito per un' impres-i , dalla quale le dice il cubre che piu non dovra ritornare; o che prenda gli ultinii congedi da lui nel punto ch' ei sta per niontare ianocente sul palco fatale , dovra avere V abbandono nel suo dolore. Ma Isabella si e gettata senz' altro a' piedi del re , e con tutta la forz . lo prega , e vorrt-bbe pure strappargli col la violenza Tassenso. Quindi benche si sappia ch' ella non r otterra , non e pero que^to il case delF ab- bandono; e male si critica T artista , se tra le varie maniere di esprnnere il dolore quella trascelse che conveniva al niomento. Egli senti fortemente quale doveva mostrarsi la donna in quel punto ; e cio che senti espresse con pari forza sopra la tela. K Nel colorito in generale come nella composi- » zione ( conchiude il giornalista) doniina una certa X quiete a cui forse gli amatori del tono traspa- » rente e luminoso non si acqueterebbero , ma che » io credo convenire al soggetto. » E qui accoppia due cose che nel linguaggio delTarte vanno divise. La trasparenza e propria delle parti ombrose, e si giova anche di pochissima luce : ma il tono lumi- noso ne fa entrare molta nel partito del quadro. Ora nel particolare delle ombre coUoco il sig. Pa- lagi tutta la trasparenza che e necessaria. E con tanto giudizio ed intelligeuza opero nello scorapar- timeiito delle ombre e del lunie , che ottenne una naturalezza mirabile e quel rilievo e quella forza nelle figure ed in ogni lor parte , onde , senza dare nello strano , ogni cosa e viva e bellissima nel suo lavoro. Quanto alia quiete , essa e tal pregio nel genera- le della pittura che non puo giamniai abbastanza 3a os«iERV\zioNi ecc. ?opr.v un «^u.vdro ecc. lodarsi. In questa il Menss trovava la ragione per la quale tanto dilertano le opere di Correggio ; e .trogoti; in fine la Gerniania e la Scizia. Attila, detto anche HetzeL o Etiiele , fatto morire il proprio fratello Bleda o ^Zef, rimase solo al re- gno. Fu intrepido guerriero, condnsse ad esecuzione grandi progetti mihtari, fu moderato ed umano coi proprj sudditi, appo i quali la spada era il simbolo della divinita, e solo coi;li stranieri e nelle conquiste spiegava un atroce terrore. Questa fierezza di guer- reggiare, e F idea di una spietata vendetta sul ne- mico sembra aver sovente accompagnato nei lore movimenti i popoii nomadi , che aveano una pro- cedenza dagli Umii, e vegjriamo con disdegno nelle pagine della storia segnate a caratteri di sangue le imprese dei plu famosi conquistatori delFAsia. Due grandi esempi avvenuti nfl duodecimo e- nel de- cimo quarto secolo confermano in quelle vaste con- , trade F esistenza di si barbaro costume coi vinti. Piu di cinque milioni d' individui senza dilYerenza di eta e di sesso fuiono trucidati nei trionti di Djen-guisz-kan delForda dei Mongoli, e tale ferocia venne pure imitata in appresso nelle sue vaste spe- dizioni dal gran Tartaro Tamerlano vincitore del Sultano Bajazet I (i). Non e senza un fremito di orrove che noi pure oggidi volgianio uno sguardo compassionevole alle spiagge ed alle isole dell'Ar- cipelago signoreggiate dai discendenti degli Unni. Quali s tragi , quali carnificine, e con qual rabbioso furore uella misera Grecia ! Nel mezzo di un grosso villaggio , che cinto di palizzate dominava le pianure Ungheresi poste fra il Danubio e la Theiss, sorgeva F abitazione di Attila, (I) Storia dell'Impero Ottoniauo del sig. di Salabeny , vol. !• TRA IL PO ED IL MINCIO. 35 edifizio di les^no con gran piazza, e circondato da portici. La sua persona, secondo Giornande, era queila di nn Tartaro Galmucco. Statura bassa, tinta bruna , testa grossa, naso schiacciato , occhi piccoli, poca barba e largo petto ; voce forte e sonora , porta- mento altero , e modi seinpre imperiosi. Questi erano i caratteri die distinguevano il Kan, o capo di un p^polo fiero , brutale e superstizioso per he igno- rance ; ma bellicoso pero, e che coir arnii alia mano avea scorso spaventevole e vittorioso una gran parte d' Asia e di Europa. Le leggi e i decreti del Kan esordivano ncUa forma seo;uente: « Attila figlio di 5) Bendemo (e secondo alcuni di Mundzuch), nipote » del gran Nembrod, allevato in Engaddi, per la » grazia Divina Re de5j;li Unni, dei Medi, Goti, » Daci , terror del montio e flagello di Dio » (i). Dope di essere stato egli da Aezio e da Teodorico debellato nplle Gallic, nclV anno alia scouOtta sus- segiiito 462-453 con un formidabile esercito calo neir Italia settentriooale, ove sparse lo sterminio e la desolazione. Non trovando rpiasi alcnn osta- colo arrivo rapidarnente aile mura di Aqiiileja, che fu espugnata ed incenerita. Altino , Concordia ed Oderzo caddero sotto i suoi passi, e piu noa si riebbero dai furori degli Unni , rhe poi andarono devastando il bel paese tra i colli Berici ed Eu- ganei : gli abitanti cercarono fuggendo al vicino mare un asilo in Grado e nelle molte isolette presso Rialto, nel quale fino dal 421 fa edihcata una chiesa. Accresciutosi per tale temuta incursione il numero degVisolani nelle paladi Adriatiche , nelle quali danaro e tesori vennero djepositati , sorse in mezzo alle onde una citta unica per la sua posi- zione , e che pei sani principj di un libero go- verno, e pei vantaggi di un attivo commercio sali poi ad alto grado di grandezza , ancora attescata (i) Moreri gvaacl Dictionaaire historique = Attila. 36 DEL CAMPO d' ATTILA. (la' suoi mavmorci tcmpli e palagl. Procedendo nella conquista e con eirerato orgoglio facendo pompa dcir assunto nome di flagello di Dio facea Attila intanto sacclieggiare le altre citta venete, indi Cremona, Milano , Pavia, Piacenza, Parma e Modena ; e trovandosi in periglio Y Italia intera , Roma non piii la dominatrice del mondo mando dopo molt! consigli teuuti dalP Imper idore, dal Se- nato e dal popolo a supplicare il Tiranno. Pare che non tntti gli storici abbiano in egual modo indicato i movimenti delle truppe di Attila ia Italia ; quello pero che ho fermato di far presen- temente aperto e la vera situazione in cui crano eretti i padiglioni d'Attila al moraento che com- parve al suo cospetto P ambasceria deirimporadore Valentiniano, composta di papa Leone e dei sena- tori Avieno, stato console, e Trigezio, stato prefetto. Sopra tal laogo s' agita »_okntrr.Verc;ia , la qnale ha il suo fondamento in un passo di Giornande o Gior- dano vescovo di Ravenna che cento anni dopo Pin- A'asione degli Unni nella sua opera suUe imprese dei Goti disse di Attila che dalla Lombardia ritor- nando colla sua armata nella Venezia fece alto al passaggio del Minrio •, e cosi nel capo 42 della storia De rebus gedcts si esprime : « la^itur dum ejus 5) animus ancipiti negotio inter ire et non ire ( Ro- X mam versus ) fluctuaret, secumque deliberans tar- » daret , placita ei legatio a Roma advenit. Nam » Leo Papa per se ad eum accedit in acroventu » mambulejo ubi Mincius amnis commeantium fre- 3J quentatione transitur. Qui mox deposito exercitus •» furore et rediens qua venerat, idest ultra Danu- X bium, promissa pace discessit. » II marchese Maf- fei , nella sua Verona illustjrita lib. ix, volendo spie- gare il riferito passo adotto un' opinione che, esso pur vivente, non venne accolta per vera, ma al- Pinvece combattula. Ecco le di lui parole: « Quc- » sto famoso abboccamento di S. Leone con Attila » segui nel Veronese, e nel luogo ove ora abbiamo TRA. IL PO ED IL MINCIO, 87 » Peschiera : il che si fa chiaro da Giornande, die » lascio scritto seguisse ove si passa il JMiacio , 5) ed ove il passaggio di tal fiume e molto fie- » cpientato d» quei che viaggiaao, con clie viene » ad intlicarsi il suddetto sito , pel cpiale corse ■» senipie V imperiale via da IMilano in Aquileja » poco discosto dalla mansione di Scrmione. Si e » trovato ne' ivianoscritti , che tale incontro seguisse » in Aiovenco;ma doveasi leggere Ardelico, nome » del borgo che era in quel luogo , come si ha da » piu lapide, e trovate quivi, e da noi gia rifeiite 5) nel lil>ro v. Chi scrisse il luogo di cosi mt-mo- » rabil fatto essere stato ove sbocca il Mincio nel » Po d' autore antico non ebbe appoggio. » Ad onta della ronfutazione datagli dalPabate Giro- lanio Tartarotti nelle di kii Memorie andche di P>.o- vetedo, il Maffei interpretando quasi con ostiuazione acrueiitii mamba^ejo per ardelico ambnlejo sostenne sempre che il frequentato passaggio del Mincio ac- cennato nel testo di Giornande non potea essere che sulla via Emilia gallif a ed in Peschiera. 11 conte Alessandro Caili nella storia della ciua di Verona fu della scntenza del suo illustre concitta- dino , e la fe' palese in tal guisa (t): « 11 cosi y> conto abboccamento di Attila con S.Leone, con y> Avieno consolare, e Tri^ezio gia prefetto del pre- » torio , compagni di quelr ambasceria, ragione ab- 5> biamo per credere ed asserire , che seguisse nel » distretto Veronese , e nel famoso Vico-Arilica , » ove il barbaro esercito calpestava in passando >> r antico e ricco poder di Catullo. » Non mi si ascriva ad orgoglio se io scendo nella lizza contro questi due luminari della patria sto- ria, ragionando sopra un' opinione dilTerente. E co- mincio dal dire non potermi accordare nemmeno col Tartarotti che sostituisce a Peschiera Governolo. Spargera qualche lampo di luce il breve cenno di (i) T. 1 pag. 22 , 1796. 38 «EL CAMPO D ATTILA qnalche altro aiitore, che di quesro memorando fatto fete parola; e prima di tutto viene preinesso che scorretta e al liportato passo al caj)0 .(2 del Gior- nande V edizione della grande opera Rerum itallcarum scriptores collecti a Lodovlco A/ztoi/io Muratori , Mi- lano 1723. Secondo Garezio col teste dell Ambro- siaiia alia nota 4 per detto capo 42 nella teste no- mata edizione si le2;2;e agro Venetum ambuJejo in vece di acruentii mambulejo. L'ommissione di qualche let- tera e T alterazione del ^ in c sfu^gita alia penna del copista nella trascrizione del raanoscritto diede vita alle strane ed errate parole di acruentii mambulejo^ dalle quali prese le mosse lo tenzouare di esimj letterati die s' adoprarono nel nullo loro significato d' investi^arne una plausibile interpretazione. Paolo Diacono duecento anni dopo Giornande, ed in ap- pressb la cosi detta Tstoria miscella lib. xv (i), sei secoli dopo Attila a«;2;iunsero che egli dovea tro- varsi per udire Tambasceria romana , dove il Min- cio sbo'cava in Po , ma non si e niai nominato Goverholo. Delnde ^ Emilice civitatibiis similiter expo- liatis , iioviss me eo loco quo Mmcius in Pactum in— fluit ( Haniii ) castramentati sunt. Anche Giovanni Diacono che pare contemporaneo alP autore della Miscella mette il fatto nel campo ambulejo : In campo Veronensi qui tunc ambulejo vocabatur ubi Mmcius fluvius qui de Benaco egreditur prceterfluit. 11 Muratori diede appoggio alP opinione del Tar- tarotti asserendo , che a Governolo stavano le loro tende , ed esclude il preteso miracolo delP uomo venerabile, che allato del Pontefice minacciava At- tila coUa spada sguainata. NelP opera classica delle vite dei Papi attribuite ad Anastasio bibliotecario, queste sono le parole che vengono riferite alia vita di S. Leone , tanto nelP ultima edizione data in Roma 1714, quanto in quella succitata di Milano 1723, t. 111. Rerum Italicarum scriptores c\\e Xsi Aetta. (1) Reruna Italicarum scriptores toni. I. TRA Hi VO ED IL MINCIO. 3q opera abbraccia. Hie ( Leo papa ) propter nomert Romanum suscipieiis legatlonem ambidavit ad regent Huiiiiorum iioinlne Atliilam et Hberavit totam Italiam a periciiLo liostiiim. Si rifletta che la citata edizione roniana stanipata fu nella tipografia Vaticana sotto gli auspicj Hi Glemente XI, ed a cura del Veronese Francesco Bianchini ; e mentre si annoverano le azioni del pontetice Leone, e si fa special cenno della pill famosa per la sua maggior importanza , sorprende che non si faccia menzione alcuna del niiracolo , rispetto al quale Mario Equicola , esatto storico di Mantova, chiamava la vantata apparizione dei SS. Pietro e Paolo una pia credenza (i). Non era malagevole in un momento , in cui il terrore oc- cnpava gli aninsi degP Italiani il persuadersi , die la ritirata degli Unni fosse avvenuta per un bene- ficio straordinario della Provvidenza , e per augu- mento del racconto non si trovo forse oltre il pro- babile V ammetterc anche in appresso il protligio, diversamcnte riferito dal Baronio e poeticamente rappresentato dal pennello di Raffaello. Lo stesso Muratori che cosi sentiva , citando Gassiodoro e particolarmente un passo del Giordano allegato dal Sigonio De imp. Occident. I. i3 , e che viene qui esposto , ad altre ragioni e natnrali attribuisce la partenza degli Unni dalP Italia, cc Attila recoUectis » viribus Aquilejam vi magna diu obsessam c;ipit, » ac circumquaque preedis et caedibus furibunde » bacchatur: ad queni Valentinlanus imperator Pa- » pam mittens pacem cum eo fecit , exercitusque 5> ejus fame, peste, niorbo, caedibus insuper ab ;Etio » attritus eum reverti fecit » (2). Le proposte fatte ad Attila di abbandonare a lui tutti i diritti della chiesta in isposa pnncipessa Onoria sorella di Valentiniano III , e la quale erasi (1) Dei coranienraij Mantovani lib. I. (2) Muratori, Annali ct' Italia, t III, pag. i55, Milino, l''^^^ edizione a spesa di G. B. Pasquali , librajo in Venezia. 4.0 DEL C\MPO D ATT1L\ disonoiata col dimaiularc il braccio clello Scita contro la propria famiglia, la sonimissioiie dci Ivomaiii ai non niiovi tributi eel ai doni, il ritorno di Aezio il ciii nome gli ricordava la scoiiiitta avuta nei campi Catalaiinici presso Cliaaloas in Sciampagiia , nn ar- mata Ilomana in presenza alia riva destra del Po, e lo stato di spossatezi^a del proprio esercito debbono aver rertainente influito a depriniere la burbanza del conquistatore col renderlo al,[uanto mansueto per lulire parole di pace dair eloquente labbro del veneraliile Poiitefice Leone. Poco i:empo dope non veggendo arrivare Onoria al di Itii tajamo , 1" intraprendente condottiere dei barbari medito di valicare un' altra volta le Alpi e di scendere nuovamente in Italia per ridoman- dare la principessa col ferro e col fuoco. Mentre si apparecchiava alia meditata spedizione iitja leg- giadra fanciulla nominata lldico o Udegonda , di- venne sua sposa, ed in quesLa occasloue essendosi abbandonato a' voluttuosi stravizzi mori nelP anno 454, soffocato da una emorrogia , ed a Roma ed a Costan inopoli la bella Ildegonda fu chiamata nuova Giuditta (i). Attila non conobbe altra politica , die qnella di porre in opra i mezzi del potere •, quindi il nie- stiero delParmi, T uso della forza e le leggi della vittoria. Nulla adopero per consolidare il dominio , e per conservare alia sua famiglia le fatte concpii- ste. L' impero formi labile degli Unni spari con lui , e le restanti rovine di alcune citta d' Europa pos- sono ancora attestare la fama e le imprese del ri- nomato capitano e la feroce possanza della di lui nazione bellicosa. Per gli storioo;rafi menzionati e indicato Y abboc- camento colVAmbasceria romana presso la foce del Mincio uel Po ; resta era a dimostrarsi dove stesse a queir epoca tal foce , ed a questo scopo saranno (I) Biographic universelle au nom Attila. TRA. IL PO ED IL MINCIO. 41 riferite alcune osservazioni geologiclie e topografi- che intorno alF alveo di esso idume die ora dilferisce dairantico. E imlubitato che al tempo della morte di Ettore, e della fainosa lega de' Greci coatro llio sussisteva come al presente il Benaco , da cui de- fluiva il Miacio, allora forse navigabile , se vuolsi prestar fede al cantar di Virgilio. Fa egli menzione di 5t- o guerriei'i sopia trenta vascelli spedid da quelle sponde in sussidio a Troja. Hinc quoque quingentos in se Mezeiitius armat, Quns patie Benaco , velatus arundlne glauca , Mincius infesta ducebat in cequora pinu. Tot lecti pror.eres tcr dcnis navibus ibant Subsidio Trojce ^ ct campos sails cere secabant (i). Ma fu un tempo, in cui non istava il gran craterc del lago costantemente, come ora pieno di limpide acque , ed allora la Sarca dal Tirolo italiano iii- grossata dagU scoli montani e dal lato occidentalc di Blontebaldo tra IMalcesine e Torri , e dall' av- veisa spiag2;ia da Riva a Ponal e Toscolano cadenti, scorreva ruinosa formando il Mincio alpino. Questo rotolava da principio per la selva Lucana , ora Lu- gana^ e pel territorio Veronese e parte Mantovano gran sassi granitici , porfirici e calcarei de' quali i irammenti smussati sparsi nelV alta provincia di Verona veggonsi coprenti le campagne tra i due alvei delTAdia^e e del Mincio, le di cui acque si sa- ranno forse commisre , riboccanti in occasione di grandi alluvioni. In varie parti litorali del Benaco incontransi le adjacenti elevazioni disposte a strati inclinati, clie dalF alto al basso mirano al lago ; e tale fenomeno si nota princliialmente alle falde del Baldo ed alT opposta riva Bresciana. L' isola Lec- chi, altra volta detta dei i^/ofi, clie pare Tavanzo di alto monte rovc-ciato , ha al suo nord-est ima delle maggiori profoadita die va inoltrandosi nel (1) iEneidos , lib, x, y. 214. 4a DEL CAMPO D ATTILA mezzo del lago , ed a tale profondita hanno una inrliiiata direzione gli strati anche di Manerba e di Sennione. Queste creolog;iche osservazioiii da me fatte , e che ciasciino e in caso di riscotiirare vi— sitando o per diletto o per istuciio quelle spondo aniene, m" indiicono ad ammettere die ua vioKnto sprofondamento d ainpia sottoposta caverna abbia dato causa alia forniazione del sran catino , die ora raccuwlie gli scoli delle ultime gradazioni delle Alpi Rezie, con uscita a Peschiera per Tacqua so- prabboadante. II corso deir antico Mincio appare anche al pre- sente tracciato appie delle colline tra i paesi di Ponti , Castelnovo (i), Valeggio (2) e Somniacam- pagna, ed oltre la Corte di Guastalla al terminar dei colli vedesi che le acque hanno sforzato un pas- saggio verso Todiemo letto del fiume. E per questo e pel condotto delTione, e per quello indicato oltre la Corte di Guastalla sboccava la picna del torrente primitivo, e proseguiva con deposizione di ciottoli per le camna2;ne tra Villafranca e Roverbella , ed impaliidandosi da un lato a Mantova e da un altro accumulando le sabbie nei conform d' Isola della Sola andava al mare mescendosi in parte col Tar- taro. Qiiesta riviera altra volta di maggior consi- derazione dalle sue sorgenti presso Isola della Scala, avanzandosi lambe per qualche tratto la linea di confine tra il Mantovano ed il Veronese, fino a che giugne alia conflnenza del naviglio di Legna2;o. Da questo punto allontanandosi dal Mantovano scorre (i) Nell itineravio Gerosolimitaiio scritto verso il teuipo di Costantino il graade , stampato colT itinerario di Antoaiiio ve- desi nel viaggio da Milano ad Af[uileja Benevento a dieci mi- glia da Verona a Brescia. Questo Benevento corrisponder deve a Castelnovo. (2) Nel i3f)3 al borghetto di Valeggio Gian Galeazzo Vi- sconti Dura di Milano tento di divertire le acque del Mincio per Villafranca e Nogarole nel Tartaro , onde porre a secco i contorni di Mantova che volea couquistare. TRAl IL PO ED IL MINCIO. 48 pel Veronese lino a Vallalta ove ricevc le acque del Castagnaio. Qui prende il noma di Canal bianco, ed internandosi nel Rovighese in esso influiscono ed il Canale scortico e Y Incile della Polesella. Pas- sando poscia per Bosaro e Ponteccliio e dirigendosi sopra il coniune di Adria si unisce alia Cavanella di Po , indi al naviglio Loteo ; finalniente actpii- stando il nome di Po di Levante , e scorrendo presso Rosolina e le Fornaci sbocca in mare al cosi detto Porto di Levante. Chi ebbe a scorrere da osservatore la vallata Lombarda , e ben facile abbia potnto persuadersi che fosse dessa un tem- po vasto golfo circoscritto dagli Apennini e dalle Ritirandosi progressivamente il mare nel suo ab- bassaniento i flumi tributarj s' avanzavano per ver- sarvisi , ed il Po ora detto Spinco , Podino , Vadi o Padu, ed Eridano dai popoli prischi, divenne il mag- gior emissario , in cni entravano i fiunii minori , e verso la foce una gran lagnna formava detta Pa- dusa. Ove manca la storia pci tempi piu remoti sta in supplemento la mitologia spogliata del ma- raviglioso sovrannatarale per una indicazione almeno degli avvenimenti , e secondo V asserzione degli antichi, incendj vulcanici e diluvj sterminatori po- sero a soqquadro le nostre contrade alia caduta di Fetonte, forse un regolo o piccolo principe , verso il confine dei popoli Umbri e Cimerj alia foce del Po , la quale presumibilmente allora, cioe verso il secolo XXlll avanti 1' era volgare , esser. dovea al di qua di Pado\a. Narrarono i Greci che a quel- r epoca nacque un mostro detto Egida che gettando fiamme abbrucio il parse vicino al Po , le selve Ceraunie nei monti delf Epiro e paite della Grecia. E indubitato per le tracce lasciate che i colli Euganei sono stati in fuoco e la loro formazione e dovuta ad eruzioni vulcaniche favorite dalla vici- nanza del mare. La loro struttura conica, le pietre basaltine che rinchiudono , e le acqiie termali di 44 DEL CAMPO D ATTIL.V Blontortone, Aljano, S. Pietio Montagnone e !;^ Bat- taglia possoiio anche al presente sostenere resisteuza di qiiesti fatri che nella notte dei tempi scorgonsi per le tradizioni mitologiche. Noa molto «ii la lon- tano passa pure oggidi il linme Tartaro iioto agli aii- tichi I' che coniune ha il noine coa un luogo m- fernale donde esce Acheronte appo Stige trcmendo nella greca religiosa credenza adottata dai E.oniani. Per una cerfa analogia una tale denoininazione deve essere stata accordata alia nostra riviera pi'r dinotare le torbide e nere sue acque scorrenti sopra iin fondo vulcanico ( ora ricoporto dal terreno di alluvione ) e vicino a profonde ed ignivonie aperture. Vulca— nici pure sono ripvitati i colli Berici e gli attigui veronesi celebri sotto il nonie di monti colonnarj di S. Gio. Ilarione e di Vestena , non lungi dai quali vedesi dalle niura di Verona a sorgere a sei ini2;lia di distanza il pur conico monte di Lavagno, che presc il nome da un pujdottp vulcanico. Da Verona al Bennco non v' ha che quindici miglia, ed e ben probabile che in quei tempi nei quali tante bocche ardevano nel Padovano , nel Vi entino e nel Veronese seguisse per violentissime esplosioni e scuotimenti lo sprofondamento del terreno tra Riva e Peschiera , tra Salo e Garda riempito poscia dciUe acque della Sarca e Mincio Alpino e denomi- nato dapprima Benaco indi lago di Garda. Gli Etru- schi che con colonie si stabilirono di qua dal Po fino alle Alpi , tranne 1' angolo dei Veneti , e che pel commercio fondarono Adria die poi diede nome al vicino golfo, furono i prinii a scolare le grandi paludi della Padusa. Verso ranno6io, avanti P era volgare, vennero scacciati dalle loro sedi Atriane per opera dei Galli, e qiiesti furono in appresso espulsi dai Romani i quali scavarono alcuni canali tra Ravenna ed Altino , onde aprire presso le foci del Po col mezzo delle fosse nominate Fdistine una comnnicazione alle acque delP Adige e del Tartaro. Riferisce Strabone che Scauro ardno molti TRA. IL PO ED IL MINCIO. 4$ fiumi tra i quali anclie il Mincio, che, senza accen- nare il luog;o, Pli-iio merte caclente in Po; e par- lando del Tartaro dice rlie al scptcmmaria ^ cioe alle bocclie del Po ooneano capo fossiones phllisti?ice quod alii tartarum locant (i). Qneste iosse Filistine ven- nero scavate dagli Etrusclii per qviaranta miglia circa in una linea quasi retta da Ostiglia al mare, onde dar scolo alle circostanti paludi , e nel ii5o perdettero il loro nome nella rotta di Ficaruolo e divennero alveo del Po. Per la forniazione del Bt-iiaco ristretto il Mincio ad un minor canale dope r impalndamento di RIantova colla maggior parte delle acqne non raffrenate da argini nei primi se- coli di Roma avanti di arrivare a Governolo cou- ti'iuava a conservare V antica e primitiva sua di- rezione ad oriente presso Casale e Nosedolo ra- sente Villimnenta , S. Pietro in Valle e Gazzo , e per Devolta o lago di rotta si scaricava in gran. parte nclle valli , ora di Ostiglia , Sangiainetto e Cerea , nel qual terreno limaccioso veggonsi tutta- via Innghe v stigia delP alveo primo , ed in questa situazione dividondosi in parte defluiva nel Po ed in parte direr tamente o col Tartaro in niave. Da Roma partivano per varj punti delP Italia varie strade che portano ancora il nome di vie romane. Una delle niinori era Lt Claudia o Clodia, die teneva il passaggio del Po ad Ostiglia. Questa terra, patria di Cornelio nipote , era un borgo ben popolato an- clie ai tempi d gV imperadori. e secondo Tacito di- pendeva da Verona : Cecina inter Hostiliain vicum Veronensium, et palades Tartari fluminis castra prccmii- niit tutus loco cum terga flumine latcra ohjecta pcdu- dis tegerentur (2). II Mincio venue divertito per ordine del Senato da Quinto Curio Ostiglio , e tut- tavolta esiste un canale di comunicazioue col Po ed il Tartaro tra Ponte Molino ed Osticrlia. Gabriele (i) Plinii secundi hist. nat. lib. Ill, cap. 16. (2) Cornelii Taciti hist, lib. III. ^6 DEL CA.MPO D ATTIL\ Bertazzolo nella sua operetta sopra il nuovo so- stegno di Governolo stampata a Mantova nel 1609 parlando dei forti eretti dai Goti per la custodia del la strada di Ostiglia sotto Teodorco, tra i rjuali Koccanuova ( arx nuova ) ora detta Roncanova ^ reca mi' iscrizione trovatasi sop-a una pictra in una lorre vicina pure ad Ostiglia e disfafta T anno 1431 del seguente tenore : « luvictissimus at([ue glorio- » sissimus rex Theodoricus custos liber tatis bono » reipublicae natus gentium XVIIIl domitor victor » at triumphator semper angusius viam liostiliain a » Q. C. Hostilio S. P. Q. R. jussu arpiaram ex Be- » naco intra curiam hostiliam et arcem novam con- » fliientium ad Eridanum diversione caeptain exinde » tanquam impossibilem forte nrstermissam crebris y> pontibus maximisque aggeribus ac tribus castris » uiuiiitam usui publico et securitati exercitum .... 5) .... admirabili favente Deo maximo extruxit. » lo pongo coiito die non si possa dubitare della verita della riferita iscrizione , che leggeasi nella demolita tone , beuche siasi smarrita V ostrogotica lapide che la mostrava. Appare manifesto inoltre die le acque del Mincio accennate nella stessa iscri- zione per quelle del Benaco confluenti nelf Eri- dano intersecavano la via Clodia tra Ostiglia e Ron- canova; e pare certo che il tentativo della diver- sione operata sotto la romana repubb'ica da Curio Ostiglio col volgere degli anni sia venuto meno nei tempi successivi sotto gF imperadori ; dappoiche furono necessarj e spessi ponti ed alti argini per la riattazione e pel pubblico uso della nuova strada fatta accomodare da Teodorico attese le acque die continuavano ad attraversarla e die cadeano poi o nel mare o nel Po verso la foce. Ponte Molino , die trovasi appunto tra Roncanova ed Ostiglia molto dovea figurare in questa strada , e vl ha tutta la ragioue per credere che cola fosse il frequentato passaggio nel territorio veneto cui allude il citato passo del Jornandes : a^ro Venetum ambulejo. Fozio. TRA IL PO ED IL MINCIO. 47 storlco orientale, nella sua Biblioteca dice clie i Eomaiii e gli Unni pugnarono tre gioriii senza le- ciproco vantaggio , e che Attila si era ferniiito al Po aspettando forse rinforzi ia un terreno ove noa potea si facilinente essere assalito, seguendo cosi r esenipio di Cecina sulla scelta del luogo. Moho tempo dopo il Mincio inferiore con un ramo nuovo diretto verso Sacchetta venne ridotto navi2;a- bile, ed a questo effetto dalla prinripesca famiglia Go.'izaga venne fatta costruire una cliiusa pel soste- gno delle acque a Governolo {giibcrnidum Mi/icii) ^ ilella quale si fara parola in appresso. Prima di quf see operazioni un ramo del Mincio scorreva pel ca ;ale di Fissero traversando Casale fino a! Po verso Suscinente, e si ha da un opuscolo di Ercole Bevi- lacqua (i), Iiiformazloni sopra gli scoli ed adacqua- menti del Mantovano , che per V espurgo dell' alveo del Fissero, ora piccola riviera, ed al mantenimento deir arsiine girosso si vede nel Libro-di2"a2:na di Sac- chetta ( 544 essere tenute tutte le terre del colon- nello di Governolo , di Casaletto , di Pelegallo , di Sacchetta, di Poletfo e di Sustinente. Frate Fran- cesco Gonzaga indotto in errore dal nuovo sbocco del Mincio nel Po fece fabbricare una cappella in- feriormente a Governolo intitolandola a S. Leone; ed essere stato quello il luogo delP abboccamento con Attila assicuro median te iscrizione di cui tra- scrivonsi le parole » Hie est locus Celebris ille, » ubi in Padum olim Mincii influentibus undis Leo » primus Pont. max. anno Domini 464, Attilam » ilagellum Dei prassentia minitabunda Petri et » Pauli apost. raunitus admiranda eloquentia sua a » romange urbis et totius Italian devastatione remo- 5) vit. Cujus tantaj rei memoria ne deperiret Fr. » Franciscus Gonzaga episc. Mant. cediculain posuit i) ac S. Leoni papae dicavit anno Domini MDGVI. » (i) Mamova 1737 stamperia Pazaoni. 48 DEL CAMPO d' ATTILA. Piu non ravvisasi a ([uesti giorni T oratorio di S. Leo- ne clie avea siillaltare un bel tlipiiito allusive del Bori^aai, nientre un tiero turbine lo distrusse nel lii<2,lio 1769. II conte Zaccaria Betti , gia segr-tario dell' Accademia d' agricoltura , arti e commercio in Verona, nelT istesso anno 1769 recito nt'ir Accade- mia carrariana di Mantova una dissertazione ii-torno al sito in cui avvenne il notato abboccamento di- segnando Governolo ; ma ne ora ne anticamente esisteva alcuna pubblica strada di gran passaggio alio sbocco presente del Mincio nel Po e nemmeno a Governolo •■, paese clie sembra non aver sussistito al tempo anche degli ultimi imperadori. Dopo la premessa esposizione dei dati fisici e sto- rici che s' annodano strettamente colla quistione , riferirenio alcune osservazioni fatte sui contorni di Ponre IMolino e di Governolo, avvegnache tornar debbe ad utilita un tale esame , anrhe per avviarci ad una conseguente e dedotia concJusione. Sotto la parrocchia di S. Pietro in Valle ed a mezzo miglio di questo paese ed a due miglia di Roncanova suila riva sinistra del Tione presso un molino sorge ua piccolo tempio detto Chiesone rlie mostra in pirte r avanzo di un vecchio fabbricato.il campanile di forma quadrata s' alza dalle muraglie antiche di esso fabbricato il quale sormonta il tetto del Chiesone, e neir interno di questo avanti gli altari vedesi il pavimento formato di listoni di marmi variati in grandezza e colore; alcuni con tessuto granulare come il cipollino ed altri belli nostrali rossi, bian- clii e bruni. Alia porta d' ingresso sul lato sinistro a settenti'ione veggonsi alcuni pezzi antichi degni di osservazione. Nel pilastro per base e collocato un cippo romano in parte sotterra ed il resto del- r altezza di dodici decimetri dal suolo , nella cui parte superiore scorgesi appena lo sformato rilievo di una testa scolpita , e nella parte inferiore qual- che lettera e numero; ma i guasti sono tali che niente si puo rilevare di concludente. La pietra e TRA IL FO ED IL MINOIO. 49 di un marmo rossiccio delle cave veronesi e le pri- me lettere sono dell' altezza di circa sei ce ntimetri. E fama die il vecchio fabbricato altra voita ser- visse ad uso del culto patiano e che prima die ve- nisse nei pos'-essi delT abazia di S. Zenone esistes- sero internamente dipinti quattro idoli, fatti poscia sparire dagli agenti del cardinale Rezzonico colla scrostatura del niuro , e nella inemoria dei senior! del paese sussiste per tradizione questo fatto. Die- tro r altcire di mezzo e scritto fniiditus sic die i5 novembris 1701. SuU" aniiolo della facciata a tra- montana rinipetto al cimitero alT altezza di quattro piedi dal suolo vedesi un frammento di jlapide di un bel marmo bianco salino. E ima pietra calcarea graiulare simile a quella che si cava neir isola di Paros od a Carrara in Italia. E in larghezza delle dimensioni del cip|)0 del pilastro : ma e posta a rovescio e della grossezza di circa i5 centimetri, e. nella parte superiore mauca alTaito di effigie , di testa ed anclie del luogo per essa. Vegigasi il dise- gno neir nnita tavola al n." i , e cercando di coui- pire r iscrizione si potrebbe leggere : »TARCVS MVCIVS MARCI FILIYP POBLICI^ MAXIMVS DEGVRIO VERONIENSIVM MVCI^ FILI^ ET SIBI VIVENS FECIT. Di qiiesta epigrafe e fatto cenno nella descrizione di Verona e provincia , parte II, pag. 255, data alia luce nel 1820 dal nobile Giovanibattista da Persico, fcrvido zelatore e della patria e delle arti belle. Al di sopra della Mucia lapide un' altra se ne ravvisa quadrilunga messa nello stesso angolo e, nella facciata del tcnipietto , ma rivolta al Hume e colla scultura in basso rilievo di nn putto ritto alto sei decimetri e portante la persona sulla gamba destra, dietro ad essa incrociando la sinistra. Noa Bibl. IcaL T. XXVIII. 4 5o DEL OAMPO D ATTILA. appariscono braccia ne picdi per la corrosione del- Teta; agli onieri , c particolarmente a quel sinistio scoj)resi' p-orzione di ala, e pare na geiiietto mor- tuario in atiitudine di tenefe la face spenta da uii sol lato ed iti luodo simile a quelli clie veg- gonsi disegnati coi numeri a, 4 alia p;!gina cxxxix del ]Museo \ eronese. L' altezza totale misurano 110- vaiitaciiiquc centimetri , e la qnalita della niarmo- rea pietra e la niedesima di quella del frammento suddescritto con frattnra lucente-granulare. Sotto a questo putto abito nii pezzo in quadro col lato di trenta centimetri rappresenta basso rilievo a log- gia di croce avente nelT intersecazione agli angoli snperiori due foglie, ed a quelli interiori due iiori. Mostra essere idetitico il marmo con quello delle teste mentovate lapidi ; e bianco, non ha ancora la tinta del tempo, e neraraeno il coiorito dei minuti licheni. Ascendendo sul campanile veggonsi quattro pezzi di pietra lavorati ed antichi, e che servongli a sostenere le arcate delle fineslre. Quelli posti al Sud ed al Nord sono due colonnette di granito bian- co , ed appajono delF altezza cin a di cinque decime- tri: gli altri due sembrano pilastrini o spalle di qual- che sarcofiigo. E presumibile chc dessi unitamente al genietto ornassero un qualclie monumento sepol- crale forse della famislia Mucia di cui nella parlata epigrafe. Lasciato il Cliiesone e preso cammino con direzione al mezzodi verso il Po , si rinviene un grosso argine die guida alia confluenza del Tione in Tartarone presso la valle detta delle vacche. Prima di cola 2;iungere si calpesta la pezza di terra pascoliva detta il Dosso della Nogara. ed in questa e nelje vicinanze particolarmente di Gazzo si rin- vennero a poca profondita tegole grandi quadrate, elmi , piccbe , corazze , olle cinerarie e monete, raccolte da quei maggiori possidenti signori Giusti, Montanari e Vivanti. Mostra aperto la situazione in conferma delle istorie che ivi ebbero luogo campali giornate tra il Po e le valli del Tartaro. TR\ IL PO ED IL MINCIO. 5 1 Vola^endo ad occidente , ed a due miglia dal Dosso della Nogara ed alia distanza di tre dalT imbocca- tura presente del Mincio nel Po sorgono da ua basso fondo cultivato a risaja alcuni rialzi di terreno disposti a segmeiito di cerchio a giiisa di p irapet- to. Presentano questi iin lavoro per accampainento mililare con qiialche somigliaiiza a quelle iircon- vallazioni niolro iisate dalle na/ioai scitiche , e clie incontransi nelT Ungheria , nella Russia e nella Polonia. La Ipro elevazione offre ancora un rico- vero ai besdanii nelle iuriondazioni ia passato noa rare del Po, essendo il loro livello superiore a quello dei vicini paesi. Tale opera di fortilicazione a fog- gia semilunare di propneta della tamiglia Angelini e posta nel terreno della villa di Nosedolo, frazione del comune di Roncoferrato a circa tre miglia dal Tartaro, ed in et^ual distanza da Govern 'lo sulla dcstra sponda di Molinella, canale manufatto per r irrigazione del Mantovano orientale. Non ha niolti anni die sussisteva in porzione maggiore della odier- na , essendone stato demolito un gran tratto per arginare ed orizzontare i piani delle vicine risaje. Questo pnnto militare ebbe mai sempre il norae di Forte di Attila , nome passato di bocca in bocca per una serie di pin secoli fra gli abitanti della vicinanza , e nonie ripetuto in diiFerenti epoclie tanto nei comnni contratti come negli atti e de- creti iifliciali. Con tale indicazione e additato da una iscritta lapide nel 1800 collocata in una vicina barchessa , e venne con tal nome altresi niarcato nelle recenti carte top ograficlie delle provincie di Verona e di Mantova non , ha gnari pubblicata la prima dal sig. Felice Richard de Rouvre , e la secon- da dalsiff. in2;e2,nere Raineri. II sito e atlattosolitario, ed in confronto dei contorni presenta un pochino di amenita per le verdeggianti rive della Molinella adombrate da eccelsi pioppi , e per le prossime selve di salice caprio clie fittamente ricopre il terreno basso e piu palustre. Egli c iino spazio 52 DEL CAMPO D ATTILA prativo con una base quasi rettilinea verso occidente di nietri 67 di limj^hezza , ed il resto alletta la forma seinicircolare scorrendo cento ventisetie nie- tri circa snlT orlo esteriore. II niaggior lialzo sussi- etente a foggia di ridotto o parapetto e di cinquan- totto nietri e si estolle con diversiia dai cinque ai sette nietri dal polo d' acqua delT ordinario corse della Molinella La rimembranza delle terribili azioni di Attila e la falsa opinione ( siiggerita da qualche malizioso racconto a' contadini ignoranli ) , clie in quegli avanzi di tartara fortificazione sieuo sepolti tesori sot to la custodia del diavolo , fa si die al- cuni dei piu zotici riguardano il luogo con super- stizioso ribrezzo, ne osano avvieinarvisi di notte; tuttoche vi regni alto silenzio , e soltanto nella buona stagione in mezzo al ronzio di numerose falangi di zanzare odesi il cuculo tra i salici a ri- petere il melanconico suo grido, ed al pieno rag- gio di luna vedesi talora la volpe lunghesso la ri- viera aggiraisi clieta e guardinga intorno al sotter- raneo siio covile. Lasciato il Forte di Attila e presa la via di Nosedolo , giunti a Casale si valica il Fisscro , di cui sopra si e fatto cenno , ed a mezzo iniglio di la stassi Governolo ed il menzionato sostegno. Gabriele Bertazzolo ingegnere dei duclii di Man- tova , e per tale sostegno eziandio esecutore , la- scio scritto nel citato suo opuscolo die nelF anno IT98 fu ridotta per la prima volta a perfezione la diinsa di Governolo onde per essa far sboccare il Glincio nel Po NelT anno 1894 fu divisa in due da Francesco Gonzaga , e. fu cio avvertito da una lapide in caratteri gotici collocata nella gia distrutta torre, die facea parte della chiusa stessa. SulF ala destra della conca, ora in abbandono , stanno get- tati tre pezzi cjuadrangolari di marmo Veronese con iscrizioni al sostegno relative , intercedcndo tra le due ultime piii d' un secolo nelle epoclse incise. Dalla piu vecchia, datata 1608 , e auuuaciato die il TRA IL PO ED IL MINCIO. 53 dura Vincenzo Gonzaga sotto la direzione del me- morato Gabriele Bertazzolo prefetto delle acque fece porre le foiidanienta del sostegiio, e siccome cio e conto dalla seconda iscrizione del 1628, cosi qnesta e la susseguente soltanto si registrano per illu'^trazione. Qiiesto leggesi nella seconda lapide : cc Ferc^.indus Gonzaga Dux Mantuai VI et Moiitis- » feriati IIII molem lianc niagnificentissimi operis » ad coei'cenduni flnminis cuisuni et aquas lacus in 5j eodeni tenore et urbanee salubritatis.commodioris- » que navigationis ergo coatinuandas' a Vincentio 5) et Francisco Ducibus immatura morte prasreptis » inchoatam perfecit novaque aedificiorum structura » auxit et ornavit anno salntis 1628 ». L' ultima iscrizione eseguita sotto il dominio ini- peri.ile accenna nuove riparazioni e sta come se- gue: (c Portuni in civitate periclitantem reparavit » fluminisque clausurani hinc a sasculo a fundamen- » tis destructam reaedificavit dementia au2;ustissimi 5) Imperatoris Caroli VI nee non providentia se- » renissirai Principis Philippi D'Armstat Landgravil » Hassiai atque sollicitudo illustrissi^ni et excellen- » tissnui Domini Joannis Francisci Pulicani Senatus 5> Prassidis in hisce administratoris quibus naviga- » tionis feliciter ad urbem aerisque salubritate su- » spectae atque lacuum uberiori piscationi aeque » consultum fnit judicio Domini Doricilli Moscatelli » Prasfecti aquarum et matliesis Periti anno Domi- » ni MDCcxxiii. » Dopo tutto cio riepilogando il ragionamento, noi abbiamo veduto : i.° Che la prima direzione del Mincio oltre Mantova anche nei tempi Romani portava la de- correnza delle acque tra Roncanova . Pontemolino ed Ostiglia ove sono vestigia delP aritico alveo ; a.° Che presso Pontemolino esisteva la diver- slone del Mincio nel Po tentata da Q. C. Ostilio sotto la Repubblica ; 54 I^EL CVMPO b' ATTILA. 3." Che presso Pontemolino traversava il Min- cio la roinana via niilitaie Claudia; 4.° Che in prossimiia all iniersecazione del Mincio colla via Chiiidia sussiste tuitavia avanzo di antica fortificazione detto il Forte d'Attila anche oggidi. 5.° Che lino ad Ostiglia giungeva il teKritorio dei Veneti , e che al luogo detio ambulcjo era il passajrgio del Mincio-, 6.° Che mannfatto e dopo il decimo secolo e il canale da Governolo a Sacchetta in iin terrene in ciii non corse in alciin tempo via romana e moUo meno con passaggio sul Mincio. Lo sforico principale che parla dell' abboccamento ■di Attila ooi legati imperiali , lo indica avvenuto nella c amp agna dei Veneti ove il Mincio viene va- licato (la iin nunteroso coneorso di passeggieri ( in agro VenetTim ambulcjo ubi Mincuis amriis' commean- tinin freqaentntloiie traiisitur). E per se risoluta la quistione qualora risnlti il sito trovarsi nelle cir- costanze espresse dalla storia. Ho per chiaro e fuor d' ogni forse df aver provato che queste sono riu- nite presso Pontemolino , ove scorreva il Mincio anche al tempo delF imperator Valentiniano , ove si passava questo tiume dai viaggiatori e dagli eserciti per la via Clodia conducente alia Venezia, il cni confine era da quel lato il Po ad Ostiglia. Peschiera, sebbene nella Venezia , uon soddisfa al controverso argomento : cgli e vero che cola anche in oggi come in antico sopra la 2;i"an st!?ida Emilia-Gallica «ta il passaggio dell' oiig ne del Mincio ; ma guax"- dando alle cose conforme al dettato della ragione fa mestieri riflettere , che se il fatto fosse ivi se- guito , lo storico per cotal sito accennare non si sa- rebbe limitato alia semplice espressione del passag- gio del fiume Mincio. Ai tempi d' Attila e di Jor- nandes e-^isteva Aiilica tra il Benaco ed il comin- ciamenfo del Mincio, ed il Benaco e per la sua estensione e per la sua amenita fu sempre note in TRA. IL PO ED IL MINGIO. 55 tiitta Italia e celebrate dai poeti latini ed in modo speciale dalF amoroso Catullo. Chi ha fior di seimo e forzato ad ammettere che sarebbe stato un man- care alia chiarezza ed alia precisione ( qualita ne- cessarie air esattezza storica ) il passare sotto si- lenzio il piu gran date naturale che presentiwa la situazione. Esaminata questa dappresso , e stando alio stretto senso della parola , puo ciascuno fermare che non calza V espressione dove si passu il Miii- cio ; poiche e nelT antica Arilica, e nella moderna Peschiera il passaggio e al punto in cui le acque escono dal lago, punto che non e per cosi dire lie Benaco , ne Mincio , e punto molto bene detcr- ininato da Dante ml canto XX deir Inferno. Siede Peschiera , bello e forte arnese Da fronteggiar Bresciani e Bergamasclii, Onde la riva intorno piu discese. Ivi convien che tutto quanto caschi Cio che 'n grembo a Benaco star non puo , E fassi fiume giti pe' verdi pcischi. Tosro che V acqua a correr mette c6 , Non jiiu Benaco , ma Mincio si chiama Fino a Governo dove cade in P6. Nessun antore aununcia che nei contorni d' Ari- lica abbiano gli Unni alzate le loro tende di pelli ed ordinati i scitiri loro carri ad accampamento ^ ne di cio vi esiste pur ora alcuna traccia reale. All' opposto noi gli abbiamo coi citati scrittori vc- duti avanti la loro partenza a prendere gli allog- giamenti al passaggio del Mincio presso il Po , e poco di la lontano abbiamo avvertito esistente an- cora un tratto di loro fortiticazione. D'altronde non istava nei rapporti delle cose , che Attila condot- tiere d' armi non imperito e la di cui impresa era il conquisto di Roma ragunato avesse a stazione il proprio esercito ad Arilica lasciando indifeso il Po , che rispetto alf Italia meri iionale risnltava una linea militare della maggior importanza e per la quale restava cosi apcrto air armata romana 56 DEL C\MPO d' ATTILA r ingresso nella Vcnezia. Quosto sarebbe stato un. gran fallo nella tatjira gneiresca ; fallo che avrebbe potufo forse anco tUveuirgli fatale nel caso di una scontitta, dopo la quale non avrebbe ;>l certo tro- vata Hbera la via ad uno scampo nella Pannonia. Laonde e omai tempo di ronrhindere , clie nm a Peschiera come voile il Mallei ed il Carli , non a Governolo come il Muratori , il Tartarotti , 11 ve- scovo Gonzaga non clie il Betti,ma presso Ponte- molino tra il Mincio ed il Po , Attila diede udienza air ambasceri 1 roinana , dope la quale per le Alpi Giulie esci colle sue orde dalT Italia. Senon ho potuto tenere la sentenza dei nominati tre miei concitta- dini prestantissimi letterati , debbo non per tanto ad ossequio del vero dichiarare di avermi accostato al parere del chiarissimo conte Jacopo Filiasi vi- vente autore delP opera adorna di molta erudi- zione = Memorie sui Veneti primi e second! = Avendo favellato del campo degli Unni tra il Mincio ed d Po , prima di terminate la presente dissertazione trovo opportuno di far conoscere una moneta forse inedita c rinvenuta ad nn miglio di distanza dal cosi detto Forte di Attila e presso r alveo deir antico Mincio. Ad ottanta metri dalla cliif sa di Nosedolo, comune di Roncoferraro, provin- cia di Mantova , e propriamente in un fondo ara- tivo di possesso pure del la faniiglia Angelini , tra essa chiesa ed il canale d' irrigazione detto la Mo- linella, escavandosi non ha molti anni il terreno per formate il focolare di una fornace, si sono tro- vate tre olle cinerarie comuni di terra cotta e con copercliio. Erano di forma cilindrica ed entro con- tencano delle punte di picca e di asta ed una punta di piccola alabarda tutte di ftrro con corto manico. Da una di queste olle si e pur trovato un danaro di faniiglia incerta colla testa di Roma ga- leata alata da una parte, e con Diana lucifera in una biga tirata dai Cervi dalPaltra, come si puo vedere dalla qui unita ligura N." II. lu prossimita TRA. IL PO ED IL MINCIO. 5/ poi al forte d' Aftila e precisamente nel condotto di Poleto , si e trovata altra moneta di argento , pressoche di eguale grandezza , di Antonio Augusto triiinviro , avente da uii lato la nave pretoria, dal- r altro due insegne e V aquila legionaria nel mezzo per la legione V. Fra quelle della famiglia Antonia e stata figurata al n.*" 78 da Vaillant , Amstelo- dami 1703. Larghezza maggiore centlmetri 66. \ ^N.° I. POPd MAX\/^ vbilomiba} awcjab/ N.« II. 00 s 1^ r.8 PARTE 11. SCIENZE ED ARTI MECCANICHE. •'-■MUil^ll^j.'- ^t^ 4J^ • ^- o^XQutv Flora veronensis quam in prodromiim Florae Italias septentrionalis exhibet Cyrus Follinius Vol. prima in 8.° di pa^me 535. oltre alia prefazione die e di pasy. xxxv , con dur tavole in rame. — Verona, 1822, dalla Societd tipografica. ( Secondo estratto. ) s. e data un'' idea generale di quest" opera nel niimero ■precedente (settembre 182a, p. 364), ed ora entieremo, come alibiamo promesso, ad esaminare praticamente la parte di ]«iag.e;iore imporianza, che e la descrizione sistematica di tutte le specie le quali crescono nella provincia Vero- nese e limitrofe , colla giunta de' sinonimi di qitegli au- tori die delle dette specie favellaroiio. Questa parte die abbraccia il vero oggetto di qualsiasi Flora , e la piii dif- ficile di tutte le altre si per la moltiplicita delle specie , cui fa mestieri descriveie con esattezza e precisione , come per la difficolta in cui trovasl il Ijotanico di poter iifFer- vare particolarmente i caratteri che distinguono quelle le quali hanno raolta slmiglianza tra loro. Le varieta di tale o tal altra specie offrono purq degli ostacoli quasi in- superabili a chiunque mira di condurre ad ottimo fine la sua intrapresa : e sembra die c.i proposito i liotanici non siansi fiiiora data gran briga onde staliilire un limite, ossia trovare la giusta ragione per cui una pianta debbasi ri- conoscere come varieta di una supposta specie , anzi die considerare quale specie distinta. Alcuni botanlci opinano die una pianta, la quale coltivata espressamente conserva aiicora i caratteri cbe dessa aveva nello stato suo natu- rale, debba essere infallantenicnte risguardata e distinta come specie diversa : altri nondiineno credono insuOiciente una tal prova a distlnguere le varieta dalle specie e sosten- gono, che parimente le varieta conservino i loro caratteri TLORA VERONESE DI CIEO POLLINI. Ol) particolari ncUa coltivazione. — I sinonimi si degl'i anti- chi, clie de^ moderni hotanici e d' viopo scoglierli ed al- legarli con inatuio giudizio^ unperocche tin sinonimo male applicato ad una specie qnalunque puo indurre in errore niolti botanici: lo stesso convieiie dirsi delle figure non a proposito citate. Ma non e nostro intendimento di discu- tere qui partitamente cotai quesiti , die apparteiigono ad altro ramo della botanica scienza. Abbiamo solo giudicato opportuuo di piemettere cjuesti lirevissimi cenni risguardauti la pratica descrittiva di quahuique Flora , air esanie cri- tico die intra prendiamo dell' opera del sig. Pollitii, ap- punto perclie in questa parte veraniente iniportante, come fu sopra enunciato , pare die il nostro autore non sia stato troppo felice , ne abbastanza canto ad evitar quei sentieri per cui altri amatori della botanica prima di esso andarono iia;iuilmente errati. In questo noi tenteremo di rischiarare alcuni punti sui quali non ci accordiamo colle vedute deir egregio professore Veronese ; ma senza darci la prosunzione di credere die il nostro giudizio debba essere il piii retto , e qninci venga seguito da alti^i senza ponderato esanie. Anzi preghiamo caldamente P illustre au- tore ed osini altro boianico d" Italia, o straniero , a volei' suite nostre osservazioni riflettere con sollecito ed impar- ziale studio , onde farci conoscere quelle mende , nelle quali per avveiitura ancor noi potremmo essere caduti ; mentre dal canto nostro sapremo ingenuamente buon grado a tutti coloro , i quali di proposito vorranno su qvialsiasi oggetto illuniinarci. Imperocdie occupandoci ora dellisto- ria generate delle piante d" Italia , torneranno sempre a nostro grande vantaggio le sagge riflessioni di cui ognuno credera onorarci. Pag. ID, lin. II. Paederota Bonarota. A questa specie e d" uopo cancellare il sinonimo : Veronica Ponne. W, sp, I, p. 6i., come noi lo abbiam gia detto nella seconda decina di piante italiane p. 6. E vero die Goiian e Will- denow allegarono impropriamente alia Veronica Ponae il sinonimo della Veronica petraea seinpervirens del Pona Monte Baldo dcscritto , che indubitatamente appartiene alia Pae- derota Bonarota ; ma e ugualniente vero die la Veronica Ponae del Goiian, la quale cresce ne Pirenei , e una pianta diversissima dalla nostra Paederota Bonarota. Quest" ultima specie non trovasi ne nei Pireuej „ ne in qi\al*iasi alli» 6o FLORA. VERONESE nionte clella Francla. Quanto alle varjeta ^. y. e. 'C con- veniamo pienainente coir antore che non debbansi am- niettere quali specie distinte, potendo noi affennare di aver colte talnne di tali varieta ne' luogbi incd->inu indi- cati dal Siiffrea e dal Brignoli , e queste non differire dal tipo principale se non per caratteri, i quali non ponno servire a stabilirne delle specie distinte : ma quanto alia varieta h ossia alia Paederota Zannicliellii del Brignoli debbe cancellarsi dalla Paederota Bonarota e trasferirsi in vece sotto alia Paederota Ageria. Salendo noi nel 1810 il monte Cren alibiauio "potnto osservare a nostro agio i passaggi dalla P. Ageria alia P. Zanrdchellii. Di niano in maiio che andavamo verso la somuiita , i racemi lunghi e sparsi delta vera specie si accorciavano ; di modo che giunti quasi alia sommita di qnel nionte gli riscontrainmo assai brevi, coi fieri titti , il racemo ovato , in itna parola con tutti i ca- ratteri della P. ZannicheUii Br. Pag. 3o,lin. 8. Veronica Buxhawnii.Scorgia.mo con pia- cere che il sig. Pollini ha abbracciata la nostra opinione su questa specie , della quale abbiamo discorso a lungo , e riportati tutti i sinonimi nelle nostre osservazioni in- torno alia Flora veneta del sig. Moricand inserite in questa Stessa Bil)lioteca: ed essendo stata questa oggetto di discus- sione per diversi anni, sembra che Y autore non avrebbe dovuto dimenticarci ! Pag. 23, lin. 33. Veronica maritima Linn. sp. 16. L' autore anmiise T opinione della Flora ticinensis, e non si e fatto verun carico di osservare quanto su di questa specie noi abbiamo detto all' articolo Veronica Hostii nella prima decina di piante italiane inserita in qiaesta Biblioteca. E d' uopo quindi far sapere al sig. Po///m , che dopo quei- r epoca noi abbiamo inviato gli esemplari della nostra spe- cie a varj botanici , e da tutti si ebbe per risposta , che dessa era una specie nuova e distinta dalla Veronica ma- ritima Linn. Lo stesso Balhis ci scrisse parimente di avere .approv»ta la nostra opinione. La vera Veronica maritima Linn, e pianta spontanea dell" Europa settentrionale , e non fu peranco trovata in Italia. Pag. 3 1 , lin. 38. Salvia clandestina Linn. sp. 36. Nel dar notizia della miglior opera botanica che sia com- parsa a' nostri giorni , vogliam dire delle Amoenitat.es ita- licae deir esimio Bertoloni (Bibl. ital., agosto 1819, p. 337 ), DI CIRO POLLINI. 6 I ci siffmo creduti in dovere di far rilevare uno sbaglio nel quale erano caduli la maggior parte de' nostri boianici , coir avere cioe aimiiessa qnesta specie come la vera Salvia claiidestina del Linneo. Appoggiammo il nostro. pa- rere ad una fonte rispettabilissima , a quella dello Smith, posseditore delP erliai-io Linneano , e riportamuio qnindi i sinoijimi della nostra pianta italiana , che dissimo essere la Salvia midtifida Sibthorp. Poco teiupo dopo il Bertoloni non arqueiandosi del nostro giudizio, fece coniparire nella Excerpta de re herbaria p. . n. i. alcune sue osserva- zioni intoriio alia stessa pianta , e pretese con cio di porre fuori dubbio , che la Salvia multifida Sibthorp fosse il vero tipo della Salvia chindestina Linn.,- e che pernio coutrario la Salvia clnndestina Sibth. non fosse altro fuorche una seniplice varieta della prima Cotal sua decisione venne convalidata da alcuni eseniplari della Salvia clandestina rac- colti nella Libia dal sig. DeLa CeHa e depositati nelle mani deirillustre prof. Viviani da Genova. Alia qual sentenza del botanico bolognese , giusta o ingiusta cb"* ella si fosse , noi ci eravamo gia acconiodati nulla avendo di che op- porvi. Quand' eccoti sorgere nuovi fatti , die distruggono dalle fondaiuenta la decisione Bertoloniana. Uno de' piu distinti e giudiziosi botanici viventi , successore nella cat- tedra del Willdenow ., il Link., colli vando nell' orto di Ber- lino tutte due le piante , che formano il soggetto della presente chscussione , trova che sono due specie ben di- stinte , e pone ad evidcnza con belle osservazioni, che la nostra pianta italiana non e la Salvia clandestina Linn. , ma bensi il vero tipo della sita Salvia polymorpha Flor. portoghese , ossia , come noi lo dicemmo , la Salvia multi- fida Sibth. Ecco le osservazioni del Link. N." 1 1 6. Salvia multifida Sibthorp. Fl. gr. i , t. 2 3. Eoem. et Schult. Syst. veg. i, p. 262. i'. polymorplia typus Flor. portug. I , p. 143. Roem. et Schult. i, 261. Folia pinna- tifida laciniis acutioribus ac in praecedcnte {Salvia Spiel- manni var. a ). Corolla caerulea b" longa ( la spontanea labio inferiore albo). Nos quidem tres species S. verbena- cam, Spielmanni , muhifidam unam eandemque specieni pu- tamus, cui adsentit Marschall. Fl. taur. cauc. 3, p. 2 3. Calycis labium superius explanatum dentibus tribus bre- vioribus mucronatis , labium inferius dentibus tribus lon- gioribus ct longius mucronuUiti*. t)3 FLOK.V VERONESE M.* 143, Salvia clandestina Linn. Sibthorp, Fl. gt. i <, t. 24. R. S. I, a6i. S. ceratop'iylloides ffilld. Enuin. 4^ fid. lierbar. Caulis tomeiitosus. Folia ad neivuin fere pia- jiatilida rugosissima subvillosa. Verticilli suaimi floriferi. Calyces extus iiitusque villosi. Cor. alba parva. In Syst. veg. R. S. Salvia verbeiiaca cum hac rursus coufusa est lit olim fecere botanici falsis synoiiyinis decepti : Sibtlior- pius loiige aliam speciem esse S. clandestinam Linn, primus docuit. V. Enumer. alt. Hort. Berolin. i, p. 12, 16. Pag. 54, iia. 1 3. Cyperus glaber. L'autore crede che il C. glaber All. Fl. ped. 11, p. 276 :, e qnello del Biroli Fl, acoii. I , p. 1 5 noil siaiio la vera specie tigurain si bene dal Seguier .y ma piuttosto varieta del C. Monti o di altra specie. Nulla possiamo dirgli circa alia pianta delV Allioni; ina qua 11 to a qnella del Biroli , possiauio farlo certo ciregli e ill errore. Abl^iaitio esauiiiiato in qnesti ultimi giorni r erbario del chiar. prof. Biroli ., e nella serie del geaere Cyperus vi aljbiamo trovata qnesta specie , della quale anzi ci fece dono di due belli esemplari. L' erbario del prof. Biroli e posto graziosameate a disposizione di tutti coloro che amano di studiarlo ; quindi ci sembra che ii sig. PoUini , ianauzi di pronunziare sopra le piaate della Flora aconiensis , avrebbe dovuto farsi uu dovere di esa- minarlo. Pag. 63, liii. 2 3. Scirpus annuus. Non dee cader dnliljio sul sinonimo di i^. dichotomus Linn. sp. 74. E siccome chi ha posto cio fuor di dubjjio fu il celebre Vahl , il quale ne' suoi viaggi , passando per Torino , vide la pianta nel- 1' erbario delF Allioni , cosi non bisognava dimenticare la citazione del botanico danese , die ciiiamo qnesta specie Fimbristylis dicJiotomnni Enamev, 11, p. 287. Piu , siccome il nonie di Scirpus dichotomus gli fu imposto anteriormeiite dal Linneo, a quello di Scirpus annuus daiogl'i dalV Allioni ., percio uoi crediamo che quello debba ammetiersi come nome specifico , ed aggiungervi quest' ultimo come si- nonimo. * Pag. 116, lin. 1 5. Aggiungasi. Dactylis hispanica Roth Caial. p 8. Balbis miscel. alt. p. 7. D. glomer ita Maw. Rom. pi. centur. Xiil, p. 8. ( excl. synonym.). Questa specie fu da noi trovata in compagnia deir egregio bota- nico ed amico Badurb sui colli delT Oitrepo pavese , fe speciahneiite nel cosi detto monte Cesarino sopra Casteggio. DI CIRO POLLINI. 63 L'alibiamo poi osservata comuiie ia Toscana, presso Roma e nel regno cU Napoli. Pa':;. i3o, lin. 20. Agg. Triticwn biflorwn Brign. Fasc. pi. rar. forojul. p. 18, n. 11. Pag. i5^, lin. 4. Agg. Morett. Osserv. sopra div. sp. tli.piante ital. p. 6 , n. 3. Bib). Ital. vol. 12, il cui au^- tore si reco espressauieiiie a Vieaiia per esa^niiiare V er- bario Jelia Flora norica inedita ilel padre Widfen , che trovasi uel gahinetto imperiale di storia iiaturale e tolse cosi il dubV>io in cui era il nostro Baihis ( Flora ticinensis I, p. 68 ), il quale ditficilniente pcnea persuauersi , qual- niente la Scabiom' austraiis del Wufen fosse la siessa spe- cie die la Scabiosa repeiis del Brignoli ; e cio con. tutta ragione , poiche la descrizione del Wulfen ( Roem. Arch, fur die Ijoianik iii pag. 3i6 ) fatta sopra esemplari dis- seccati ed incompiuti , noii corrisponde per nulla alia pianta di che trattasi. Pag. 1 54 , lin. 3. Scabiosa Columbaria. II sig. prof. Pol- lini ha volute riunire a qxiesta specie anche la Scabiosa gramuntia con tutte le varieta gia unite a quest' ultima dal Bertoloni; ma e d' uopo pur confessare che , se il costituire delle specie diverse per alcune leggieri difFerenze die si osservano in tina pianta puo recar danno ai pro- gressi della botanica; non minor nocumento dee riceverne questa scienza dal volere riunire diverse piante in una sola specie. Ed a questo proposito non possiamo far a nieno di riportare qui nno fra i tanti consigli che ci furono dati dal piii grande de'' botanici viventi , in occasione che noi gli facevamo delle osservazioai intorno ad alcune piante da esso lui descritte , e gli esemplari delle quali rivedevamo nel ricchissimo di lui erbario : « Non lasciatevi trasportare » ( ei dicevaci ) daW inclinazione di voler unire specie diverse » in Tina sola, perchi ci trovate de' caratteri comuni. Per lo 'I pill ho osservato , che questa affezione e propria di tutti » i giovani botanici, i quali, generalmente parlando , osser- » vano sohnnto le parti piii apparenti e visibili di questi es- ti seri organici , e trascurano poi 0 non sanno affprrare le » parti pill minute nelle quali il piii delle volte sta riposta » la differenza. » Quindi e che , tornando noi a propo- sito, non possiamo amniettere non solo I'unione delle due specie di Scabiosa, Columbaria cioe, e gramuntia, cosi bene illustrate dal Bertoloni: uia non sappiamo neppurc 64 FLOKA VERONESE persiiaderci di riunire a quest" ultima come semplici varleta. la Scabiosa Columnae del Tenore e la Scabiosa uniseta del Savi. Abbiamo esaminato queste due piante negli erbarj degl" illustri amici Savl e Tenore ,• ne abbiamo avuto ezian- dio dalla loro compiacenza alcuiii esemplari, e confroiitati questi colla vera Scabiosa grainuntia de" coiitorni di Mont- pellier avuta dal sig. Sa'zman , scorgiamo che quelleiio sono specie diverse da quest' ultima. L'autore aggiugiie in fine un' osser vazione , nella quale dice che la Scabiosa ochroleuca e molto affiae, anzi forse una semplice varieta della Scabiosa Columbaria. Ma a che fine fare finest' osser- vazione quand' egli aveva gia unito all^ sua Scabiosa Co- lumbaria qual semplice varieta la. Scabiosa uniseta del Saw? Ignora egli forse, che la Scabiosa uniseta del Savi, e Vochro- leuca sono una sola ed unica specie ? Noi abbiamo veduta e colta r ultima che e volgarissima sul margine di tutte le strade nella Carintla e nella Stiria , e questa la tro- vammo identica colla Scabiosa uniseta , della quale , come si disse , abbiamo avuto gli esemplari dal Savi medesimo. Pag. 1 56, lin. i3. Agg. Scabiosa ucranica Linn. sp. p. 144. Morett. Osser. sop. div. piant. it. p. 7. Pare che il Pollini ed il Bertoloni non siano peranco persuasi , che questa specie sia la vera Scabiosa ucranica del Linneo , poi- che dessi allegando il sinonimo delV Allioni alia S. argentea Linn, non fecero mai cenno di quello del botanico svedese. Noi abbiamo sottoccliio in questo niomento un esemplare della S. ucranica Linn. Flor. Volhinica sice. , acquistata dal- I'iUustre bai-one De Welden, e questo non e diverso dalla nostra pianta italiana. Pag. 1.57, lin. 33. Agg. Scabiosa lucida ViU, Dauph. 2, p. 293. Bellard. Append, ad. Fl. ped. p. 1 3. 5. norica fVulf. Flor. noric. ined. et Herbar. ejusd. S. stricta Waldst. et Kilaib. pi. rar. hung. 2, p. 147; t. i38. Scabiosa al- pina II. Clus. Pannon. p. 535. Nell'anno 18 10 abbiamo colta questa pianta sal monte Cren a circa due terzi d'altezza^ la trovammo di nuovo ne' monti del lago di Como in una erborazione cola fatta in compagnia dei botanici Scho^v , Odescalchi e Jan ; ed ultimamente 1' amico prof. Biroli ce ne fece dono di un esemplare da esso lui colto sui monti della Val Sesia. II sinonimo del Seguier . Scabiosa montana glabra, folds icabiosae vulgaris ver. xi , p. 182 ( meno la figiira del »I CIRO POLLINI. 6S Lohpl. icon. 535 ) , che il PoUini allego alia Scabiosa syl- vatica, ci seiubra che deblja in vece appartenere a qnesta specie , come tenterenio di provare in una delle nostre decine di piante italiane che verra pnhhlicata fra poco ; e nella quale riporteremo tutti i feinonimi si degli antichi, che de'' nioderni botanict. II Cluslo fa il primo a pailaine nella sua opera Rariorimi aliquot stirpium per pannoniarn, ecc. pag. 535 ( per errore 435 ) ove sotto nonie di Scabiosa al- pina 1 1 la descrisse compiutamente. Ne ripete la descri- zione nella Histor. rarior. a , p. 2. S. montana sive V ; ma cadde neir errore di figurarvi in vece la Scabiosa columbaria. Gaspare Buuhino di fatto avendo ritenuto nel Pinace la specie clusiana , cito la sola descrizione ed escluse giusta- mente la figura. GioA'anni Buuhino, dopo aver ripetuta la descri«zione del Clusio , doniando perclie vi avesse egli unita la figura della Scabiosa columbaria ; del che non seppe tro- varne ragione se non ammetteado uno sbaj;lio tipografico, Il» Tournefort che ammise parimente la specie del Clusio , ha commesso poi 1' errore di unire lo stesso sinouiuio a due piante diverse, alia Scabiosa Columbaria cioe, ed alia specie di cui tiensi qui discorso. Infatii il Seguier , par- lando della Scabiosa columbaria disse : Scabiosa V. Clusii Hist, ij quam Turnefortius huic accensuit, non est hujus loci, sed inferius coUocari debet cum Scabiosa n. 8 relata. Ma il Seguier stesso poi cadde nel medesimo errore del Clusio ; iniperocche dopo aver allegati alia sua Scabiosa n. 8 i veri sinonimi dei due fratelli Bauhino , del Clusio e del Ray , vi cito impropriamente la Scabiosa minor sivc colimibaria del Lobel icon. 535 , che e fedclissima copia della figura clusiana , e che senza dul^bio veruno appar- tiene alia 5. columbaria. II Pollini potra rispondere a tutti i nostri argomenti , che P esemplare dell' erbario 3ibre/xwmo e un testimonio irrefragabile del sinonimo del Seguier : e veramente a cio noi non sapremmo adequataniente rispon- dere , se non supponendo uno sbaglio del medesimo 3Io- reni; oppure che nel di lui erbario alia detta pianta si fiosse scambiato il cartellino. D' altronde sapendo noi , an- che dalle proprie parole del Pollini, che il Seguier fu un botanico oculato e giudiziosissimo, particolarmente trattau- dosi della scelta dei sinonimi degli antichi botanici , non si saprcblje cio combinare con T errore assai grossolano in cui r illustre botanico da Nimes sarebbe caduto scaiTiljiaudo Bibl. Ital T. XXVIII. S 66 FLORA. VERONESE Dl CIKO I'OLLINI. tutti i siiioniuii dell.i Scabiosa sylvatica con qnelli delia Scabiosa lucida , clie onninanieute e da quella iliyersa. Del rimanente, noi j^regliiamo il sig. prol. Po/Z/Vzi a volei- di nuovo prendere m esanie questa cosa , onde cliiaiiici sul nostro dubliio. Pag. i6i, lin. 14. Plantago mariiima. L' autore unisce a questa specie come semplice varieta la Plantago subu- lata L. sp. 166. Ad ogni niodo il celebre Link die col- tiva r una o 1" altra nell" oxto di Berlino , ne stabilisce i caratteri distiiitivi quali specie diverse. Lo stesso direnio della Plantago recurvuta Fl. ticiii. , che e pure una terza specie. Yedasi Link Enuin. alt. Hort. Berol. i , p. 132 , n. iii3, 1116 e 1119. Noi aljliiauio colia la prima spe- cie, ossia la vera Plantago maritima, sulla riva del mare presso Aquileja ; la seconda , o Plantago subulata , su tutti i colli del Friuli vicino a Rosazzis ed a Cormons ; e la terza, cioe la Plantago recurvata , entro al torrente Staf- fora non luiigi da Yarzi nell" Oltrepo pavese, ed avend^e sott" occliio rileviamo in tutte tre i caratteri distintivi ri- portati dal suUodato Link. Pag. 164, lin. 1 1. Plantago adriatica. Perclie mo P. adria- tica Campan., e non P. Cornuti Goiian? Non e egli forse vero che il Goiian descrisse questa pianta lino dalF anno 1773 ; e che il Campana la ripete come nuova soltanto nel i8ia? Ma potrebbe risponderci il sig. Pollini che il WilldenoiV , sotto nome di P. Cornuti ci da una pianta di- versissima dalla nostra specie , vale a dire sotto lal nome r illustre botanico prussiano riporto la P. Cornuti descrit- taci gia dal Jacquin del 1781 nel s^condo volume delle sue Miscellanea austriac. ecc. p. 35 1 e figurata poi nelle Jean rar. i , t. 27. Ma e che percio ? Dovremo noi am- mettere la denominazione del Jacqain rpplicata otto anni dopo ad una specie diversa , per poi cambiarla a cfuella alia quale era stata con tutta ragione antecedentemente imposta ? Cio sarebbe lo stesso else il voler distruggere i canoni della scienza. D' altronde, della pianta descritta dal Jacquin sicuramente non si fa cenno nell" opera del Cor- nuti Canadensiwn plantarum aliaruinque nonduni editarum Historia ; nientre con tutta proljabilit.a possiamo credere die la P. maxima Hispanica Cornuti 1. c. p. 162 ic. 16 3 appartenga alia specie di cui parlasi. ( Sarii continuaio. ) 67 Memoria della R. Accademia delle scienze di Torino. Tom. XXV. Continitazione. Memorie di fisica e di storia natunde. Relazione degli accademici conte Balbo ed ah. Vasco sul modcllo di un nuovo pestatojo da canapa dell' oriolajo Moilak. V^UESTA relazione era stata letta daH'autore coiitc Balho air accademia iino dal uiese tli maggio deir auno 1790, ne forse nato sarebbe il pensiero di publ^licarla , se de- stato non lo avessero le varie macchine per accoiiciare la canapa , frequentemente proposte in cjuesti ultiuii tem- pi, e specialmente cjueila del nostro sigaor Catlinetti. Si voile dunque produrre questa relazione inedila, affiache note fosse che un artefice piemontese , gia da piu di trent' anni inventata aveva vina macchina essenzialmente conforme ad alcune delle piu recenti , la quale sebbene fosse dair inventore esibita soltanto per pestare il tigUo della canapa , si puo ottimamente adoperare a gramolare il lino e la canapa st^ssa anclie non macerati. Comincia pero la relazione coll' iiidicare il process© deir opportuna macerazione, colla quale sciogliendosi il glutine gommo-resinoso , si stacca il tiglio dalla lisca o can- nuccia interiore della pianta, e del successivo distigliamento che si opera colla mano o col dirompere le cannucce per mezzo della maciullatiu'a ; si ricordano pure le operazioni dello spatokire , che i Toscani appellano scotolare , e quella della pesta che si fa o prima o dopo ed anche senza lo scotolamento preventivo. Colla pigiatura si stritolano com- piutamente i rimasugli liscosi , ancora aderenti alle filac- cia, s'infrange e si attenua il glutine secco che ancora unisce le filn'e del tiglio , e il tiglio medesimo si riduce in fila piu minute , esponendolo in tutti i versi alF azione della pesta. Questa preUminare operazioue rende piu age- vole e cU efFetto piu sicuro quella success! va del pettine. 68 MEMORIA DELLA. K. ACCADEMIA A questo mezzo meccanico erasi tentato altre volte di sostitnire un mezzo chiniico , come una secoada macera- zione o un ranno; e forse nel pestatojo coll' azione mec- canica si combina anche un piincipio di fermentazione eccirata dal calore e dall' umidita promossa. Osserva il relatore che in qualche paese si tralascia la pesta , allor- che la canapa si destina agli usi piii grossolaai, massime allorclie si e adoperata la gramola ; clie il Baruffaldi nel suo poenia del Canapajo , stampato nel 1741, noii fa al- cun ceano del pestatojo, come non se ne parla nelle istru- zioni di tre pratici Cenlesi aggiuate al poenia , sebbeae la pesta venga descritta in un poema latino di Gian Bernardo Vis,o iatitolato Cannabis , e sebbene nel Bologaese veggasi adottato T uso della spatola. L' uso generale pero e quello di pestaie la < anapa , e il relatore ne adduce gli esempj della Bretagna , della Livonia, del Deliinato e delFAlver- nia , non die del Pienionte , i di cui pestatoi sono stati descritti fino dall* abate iVo//et, ed ora lo sono nuovaanente nella relazione. La maccbina proposta dal Morlak consiste ia un albero orizzontale che riceve il priuio moto , e poi-ta ia giro una ruota verticale, nella quale da una parte sono infissi Sedici deati orizzoatali , comuaicanti il moto ad uaa ruota pure orizzontale, die nel suo piaao iaferiore porta tren- tadue denti verticali, nei quali s' iacastraao i priaii. Que- sta ruota fa girare seco un alljero che serve di asse , in cui sono infissi superiormente gli assi di due mole che girano sopra ua recipiente circolare sosteauto da un palco. Queste sono coniche e combaciaao egualmente col piaao, perche gli assi soao obbliqui rispetto air albero. Es^e hanao la facolta d' innalzarsi alquaato secondo il volume della caaapa che loro si sottopoae , mediante un buco degli assi nel quale passa un ferro che attraversa Y albero , e che non riempie il buco medesimo, con che si ottieae la pressioae sempre eguale , e si evita il pericolo che diventi soverchia ; quegli assi passano pure per il buco di ua al- tro ferro , che sceadendo obbliqnamente .dall" albero li regge presso alia mola , e in questo buco pariaieate pos- soao elevarsi notabilmente a guisa di leva. Due sono dun- que le mole ia qnesto pestatojo , mentre uaa sola ve ne aveva nei precedenti ; se queste camminassero colla solita velocita , non si avrebJje il tempo di rivolgere , come e DELLE SCIENZE DI TORINO. 69 cF uopo la caiiapa , ma dubita il relatore die in questo pestatojo noil vi sia alcuii bisogno di rivoltolarla. La superficie del recipiente e la zona delle mole sono sol- cate assai profoudainente nella direzione dei i'aa;gi , die nel recipiente circolai*e tendono come a centre comune air albero verticale , e delle linee die nella zona conica coUimano al vertice del cono troncato. Gli spazj tra sol- co e solco lion sono taglienti , ma uniscono ondeggiando i solcbi e le cavitn ; i solcbi o piuttosto le distaaze tra una ajnola e 1' altra nelle moli, sono niinori di quelle del piano di una qxiindicesima parte incirca; questo piodiice r effetto , che passando un dente della ruota colla sua ri- voliTzione sopra un solco del piano , il dente non poggia inmiediatamente in mezzo del solco , ma rimane addietro alquanto , ed appoggia contro la j^are'e della cavita , con che scendendo poscia per il peso' della ruota a toccare il piu basso del solco, preme al tempo stesso e stira, e forse fa correre la canapa frapposta, nel die e riposto il niaggior pregio delP invenzione. — Ci sara permesso di os- servare che il Morlak, selibene forse non abbia ottenuto tutti gli effetti desiderati , ha senibrato tuttavia prelude'e con. questo meccanismo alie macchine posteriormente immagi- nate dal Christian, dal Catlinetti , dal dottor Sacco^ ecc. La sponda del piano circolare fatta d' un cerchio di ferro , non ottura il basso de" solchi , ma vi lascia un foro per dare T uscita alia polvere. L' inventore di questo pe- statojo ne aveva aggiunto un altro alquanto diverso , uiosso tlalla stessa forza con cui giiava il primo , e questo de- stinato a ridurre a compimento Y operazione della pesta in un modo piii dilicato senza indebolire la canapa. Coa- siste questo in un cilindro die per mezzo di alcune leve va e viene, ruotando su di un piano intorno al suo asse ti'attenuto da due braccia che scorrono tra due girelle ver- ticali. Essendo la mola non conica, ma cilindrica , il piano non e circolare , ma quadrilungo , e V uno e l' altra sono solcati o scanalati per tra verso. — In questo vediamo ancora un maggior ravvicinamento alia macchina del dott. Sacco , mentre nella prima si riconosce una niaggiore so- miglianza, o almeno un eguale principio con quella del Catlinetti. Narra quindi il relatore che altro pestatojo consimile era stato gia in addietro costriitto dal maccluaista Sebastiano -O MEMORIA. DELL/V R. ACC\DEiVIIA. Duramii., che a qiiesto apparteneva originarianiente T idea di solcare o scanalare la iiiola ed il piano ( die ha ser- vito di base alia invenzione del Christian ) , e che in quei solchi riponevasi sino da cjuell' epoca la piu essen- ziale novita di qiiel meccanismo. II cilindro solcato del Durandi pesava circa sei rubbi; si faceva rotolare a forza di braccia sopra un piano scompartito in solchi conispon- denti ( come si fa nella macchina Sacco ) , e si asseriya che la canapa in questo modo pigiata , acquistava grandissimo Instro , e riusciva assai bene nella tessitura. Si chiude quella relazione con un confronto tra la macchina del Morlak e quella del Durandi^ e si trova che propria e del Morlak la doppia pesta diversa: prescindendo pero dai solchi , si ricerca quale tra le due forme di cono o di cilindro sia la piii conveniente , e si lascia indeciso se la pressione combinata con certo strolinamento come nei coni, sia per essere utile o dannosa alia canapa ; iinalmente si aggiudica al Morlak T idea deir irregolarita dell' incastro, ma non si approva la figura da esso data ai solchi , che lion si sa bene se appartenga alia parabola, all' iperbole o ad altra curva, ma assai piii acuminata e certaraente che non la semicircolare adottata dal Durandi. Dee pure notarsi che il Durandi voleva tanto la mola, quanto il piano fatto di legno , e la prima impiombata a fine di accrescere o scemare il peso a piacere , mentre il Morlak suggeriva le mole di pietra e i piani di legno , il die forse prodotto avrebbe un logoramento rajjido e disuguale. Al Morlak fu in quell' epoca assegnato dall' accademia il premlo di una medaglia d'argento. Ci siamo alquanto dilungati su questo argomento , in- dotti principalmente dall' assai ragionare che si fa in oggi su la preparazione del lino, e dalle diverse macchine pre- sentate in quest' anno medesimo al concorso dei premj d' industria. Mentre pero ci congratuliamo coi Piemontesi per lo primato da essi con questa relazione reclamato nella maciullatura per mezzo di coni o di cilindri scana- lati , non possianio dissimulare die qualdie dubbio ci e nato su le ultimo parole della nota apposta alia pag, i55, nelle quali sembra asserirsi che queste macchine possono otdmamente adoperarsi a gramolare il lino e la canapa anche non macerati. Noi desideriamo di vedere confermato colle esperienze dei dotti e degli esperti agronomi piemontesi DELLE SCIENZE Dl TORINO. ^.I il principio clie evitare si possa una specie qualunque tli niacerazione avauti la maciullatura , o clie possa con felico riuscita a questa operazione sostituirsi una semplice imnieisione di due giorni , siccome e stata da alcuno cle' nostri proposfa, Delle cause che deteriniiiaao le api a costruire i loro favi paraUdameaie sopra piaiii vcrticaU in li/iea retia e se- condo dmieiisioiu detenninate , del corite di Locue. Dope di avere 1' autore di questa Memoiia parlato del parallelismo e della regolarita della disposizione verticale dei ra2;gi :, dopo di avere esposto alcuni fatti particolari accompagnati dalle sue belle osservazioni ed avere mo- strato che i raggi irregolari che alcuna volta s' iacon- traiao , altro non provano se non la deboiezza della po- polazione delle famiglie; stalnlisce che quella regolarita ha per ohbietto principale la continuazione della specie ed il coniodo di allevare la prole in alveoli , la di cut capacita sia d' accordo col A'olume di ciascun individuo,e negl* interv^alli dei qi^ali 1' aria possa liberamente circolare, cosicche tutti i teneri insetti ue ricevano la loro parte moihficata in modo, che attenuate sieno le transizioni su- bitauee della teniperatura. La cagione che induce le api a svilupparsi con itna niaggiore precisione che le truppe piLi ben dirette , non e che il bisogno di respirare piu liberamente dal momento della loro intromissione in un doraiciUo cliiuso. Alia direzione quindi delle correnti del- r aria sembra doversi attribuire la direzione dei raggi in linea retta. La dimensione degli alveoli, la di cui riu- nione costituisce i raggi , e sempre in relazione colla spe- cie che costruisce il favo , ed in qualclie mode assuggettita al volume della specie medesima. Si chiude la Meiuoria colla osservazioiie clie la direzione degli ordini di esagoni nei favi non e punto combinata per indicare un paral- lelismo col piano superiore dell''alveare , ma afFatto indi- pendente da quella cagione. Le dlrezioni non sono le me- desime tra gli ordini di due favi sebbene viciai , perche le api che fabbricano le prime cellule sono pienamente libere nel loro lavoro. Siccome pero un solo alveole co- mincia ciascun raggio, gli altri vi sono aggiunti colla piu scrupolosa precisione , e quincU giustamente Huher ha dato air ape che ha corainciato il lavoro , il titolo di fondatrke. 7a MEMORIV BELLA R. ACCAOEMIA Saggio di orittograjm piemontese del sig. Stefano BoBSON. Nelh) sua ConcJiiologia fossllt subapennina il sig. Brocchi avpva lodato il celebre Allioni ed il suo saggio deWOrltto- grafia piemontese come il primo trattato relativo ad un solo paese clie uscito fosse in Italia. Aveva pero fatto al tempo stesso 1" osservazioiie, che limitato erasi al pari del Targioni ad indicare quelle sole coiichiglie fossili , le quali corrispondevano alle figure degli autori die ayeva tra le niani, e ne aveva quiudi trasandate niolte ; venendo po- «cia al supplenieiito all" opera dell" Allioril aggiunto dal Bor- son, limproverava questi di noii avere fatto vxso delta classilicazione di un autore accreditato come Linneo , in- vece di quella troppo vaga di Gesnero. Ammette il Borsoii la giustezza di questa osservazione , e solo dice clie se egli esposte avesse con una esatta descrizione le figure di alcuni testacei, il Brocchi non sarebbe stato il primo a pubblicarii , e tra questi nomina nel genere vnlata la co- ronata , nelle cancellarie la valuta lyrat.a , la vuricosa che malamente si e stampato parricoia, la. hirta, Ia wnbilicaris , e nel genere harpa il buccinuin cytJiara. Migliore avvisa- mento troviamo quello del Borson di avere intrapreso di dare un" altra orittografia del Piemonte , renduta necessa- ria dair auniento dei testacei fossili di quel museo. Egli ha fatto uso opportunaniente della nomenclatura del Lainark. EssenJosi notati con diligenza i luoghi , dove si sono trovati i testacei in Piemonte ed altiove , ha luogo V os- servazione , non isfuggita anche al Brocchi , di una sin- golare corrispondenza che passa tra i fossili Piemontesi e quelli del Piacentiuo e dei paesi piii lontani, Questo da campo a sospettare che la stessa rivoluzione fisica , che nascose entro le terre argillose delF Astigiano le ossa ele- fantine e quelle dei mastodonti , e sotto la terra di al- luvione del Po le teste di Urus , abbia su i colli piacen- tini deposti i due elefanti, i due rinoceronti ed i cetacei, che ora si ammirano nel museo dell" I. R. Direzione della Zecca e delle Miniere. La collezione delle conchiglie fos- sili del R. Museo di Torino ha dato campo al Borson di esporre le figure di alcune conchiglie, clie non si trovano neir opera del Brocchi , e di altre che non aveiido trovate nelle opere dei naturalisti , egli si crede fondato a riguav- dare come iiuove. DELLE SCIENZE DI TORINO. ^'3 Comincla egli dalla classe prima delle univalve e dal genere patf//a, passa quindi ai [xeneri /i55ure//a , calyptroea^^ conus , genere nel quale si registrano non nieno di 26 specie diverse; ai generi cypraea , olwa , ancilla, valuta, mitra, mari^inella , cnncellaria , nassa, purpura, buccinwn. terebra, dolium, harpa e cassis. Una prima tavola conienente la figura di 22 conchiglie , o niiove o poco conosciute j o diverse dalle figure esposte dai conchigliologi, e unita a questo lavoro , clie tutti gli amatori della scienza brarae- ranao di vedei"e continuato. Fiaggio sul monte Rosa e prima ascensions alia sua cima meridionale confinante col Piemont.e , fatta da Giuseppe ZvMSTEix- delta della Pietra, e Giovanni Niccolb Vincent nel mese d'agosto dell' anno 18 19. Si premette che il monte Rosa dopo il monte Bianco e stato finoi-a riguardato come il punto piu elevato dell'an- tico continente; die questa montagna domina la falda me- ridionale della catena dell" Alpi , e separa il Vallese da! Piemonte f, che da essa partono diverse altre montagne, che lungo sarebbe 1" annoverare , e che termina in molte cime o aguglie, sempre coperte di neve e di ghiaccio, le quali foi'mano una specie di corona intorno a quel gran circo, che paragonare si potrebbe ad un mare diacciato. II eel. Saussure aveva giudicato impossibile I'arrivarvi , e finora di fatto giunto non vi era alcuno. Con molto corag- gio intrapresero i due viaggiatori di salire a quella cima incognita , muniti di un barometro portatile a sifone , e di alcuni istromenti trigonoiuetrici , paragonati da prima con quelli dell' Osservatorio di Torino. II punto reale della partenza si piglio da S. Giovanni Gressoney, e primo parti il Vincent con ramponi per armare i piedi , con ba- stoni guerniti di punte di ferro e di uncini , con trivelle, scale ed altri ordigni, che portati furono dai mvili fino'ai. liraiti delle nevi perpetue. Alcuni minatori li portarono ancora piu in la al di sopra della rea;ione del gliiaccio , e il Vincent comincio dal riconoscere la via o piuttosto il pendio agghiacciato , che guidava alia cima dalla parte del sud-ovest. Egli giunse, attraversando immensi letti di neve, dopo infiniti stenti e pericoli alia cima di un' altissima pira- mide di diaccio, e sebhene private da wn* densa uebbia del 74 MEMORIA. DELLV P.. ACC\DEiMIA. gvandioso spettacolo, die offerta gli avrebbe r{nplla eleva- zioiie , trovossi tntiavia i;i gralo vli piantare a sei piecli di profoiidita nelU neve naa croce die servire doveva di scsinale. A qnella punta gianse pure un monaco dell' 0- spizio del gran S. Bernardo, die seguito aveva le tracce del Vincent; piii fortiinato egli pote godere di una vista bellissima , mentre un mare di nebbia ondeggiava sotto ai snoi piedi, e ingombravM tutta la pianura : egU vide le plii ake cime del inotite Rosa, die isolate sorgevano in mezzo alle nelibie. Partirono riuniti i due viaggiatori nel giorno 1 1 di agosto , accompagnati da uii cacciatore, e dopo avere ol- trepassato le ultime capanne abital)ili nell"" inverno , attra- versarono vasti pascoli; ne piii videro i larici, mentre ancora allignavano a stento fra gli scogli il lauro rosa, rhododendron, e piii raro ancora il giaepro. Trovarono essi nelle col-ine ancoi'a verdi pezzi di scoglio caduti a basso dalle montagne, e giunsero alia montagna delta Ga- Inet dove ebbero lo spettacolo di una bella rascata for- mata dal iiume di Lafets , e la prospettiva delle Alpi, che portano il nome medesimo del fiume. Quelia cascata e una delle pill belle dopo ijuelle del Reno e della Toce nella valle Formazza , massime quando e ingrossata per lo scio- glimento delle nevi. Di la si passa alia montagna dell' In- dren, eve sono edifizj per servizio delle miniere appar- tenenti al Vincent, i di cui mulini sono messi in moto dair acqua delle gbiacciaje dell' Indren medesimo. Non nasce in que' luogbi se non qualche (ilo d' erba, di cui trova- rono i viaggiatori I'odore fortissimo. Poco di la sono distanti le nevi eterne, e i viaggiatori calcandole per lungo tempo, giunsero all' ultima capanna dei minatori , die da alcuni scvittori si crede 1" abitazione piu elevata di tutta l' Europa , e non serve in Vealth se non per due mesi dell' anno. Situata su di uno scoglio quasi verticale, in un ramo die appartiene alia massa centrale del monte Rosa , essa separa le due grandi gbiac- ciaje deir Indren e di Embours. II barometro segnava 19 pollici e 6 linee , il termometro di Reamur 14 gradi , i! che secondo le tavole di Lindenau porta un' altezza di 10,086 piedi di Parigi o tese 1681. Qui il viaggio diventa assai piu faticoso; il cacciatore ed un mlnatore porta vauo alcuni viveri, scale, scuri ed DELLE SCIENZE DI TORINO. jS altri stromenti f, Zumstein portava gli stroraenti di fisica , ne era possiltile T avanzare di un passo senza T ajato degli nncini e di bastoni lunglii sei piedi ed arniati di puntej tutti coperti avevano gli occhi di vin velof, Zumstein pre- feri di munlrli di vetri azzurri. Ben tosto trovaronsi i yiaggiatori su le ghiacciaje ; al priino piano di quella dell" In- dren videro i raggi del sole nascente, clie indoravano le cime del nionte Bianco e di altri circostanti, coine pure la cima nieridionale del luonte Rosa , che era lo scopo delljt loro impresa. Per molte ore si camniina su quelle pianure di ghiaccio , die hanno qualclie somiglianza colle onde del mare : i viaggiatori furono ben felici di non ti'o- vare fenditure o di poterle superare per mezzo della neve recente che* ancora era solida, e serviva loro di ponte: giunsero cosi ad uno scoglio , ova comincia la gliiacciaja di Emboiirs donde esce uno dei rami della Sesia. Tro- vavansi allora air altezza di ii,256 piedi sopra il livello del mare , ed appena vedevansi su quelle rocce alcuni li- cheni ed alcune vimbellicarie. I gliiacci divenivano sempre piu dirupati, e piu frequenti divenivano ancoi'a le periglicse fenditure, su le quali con grandissimo rischio si passava talvolta per mezzo di ponti di neve , dei quali non bene si conosceva la solidita. Soipresi furono altresi i viaggiatori dalle nebbie, che dense uscivano dalle valli sottoposte, e fortvmatamente passarono con cele- vita sopra un immenso niuro di ghiaccio.^ che aveva la for- ma di un baldacchino, e che sembrava vicino a crollare , come croUo di fatto con uno strepito spaventevole nel giorno seguente. Oltrepassata avendo quella che Fautore della re- lazione noniina cresta glaciale, piii non avevano quegli uomini coraggiosi che ad arranipicarsi svi I'aguglia, alia destra della quale ed al picde di uno scoglio quasi per- pendicolare vtdevasi alia profondita di i56 tese la grande ghiacciaja detta d'Alagna, tutta solcata da fenditure, alia, sinisti-a un pendio coperto di neve, meno ripido , che sem- brava dirigersi alia punta, alia quale si bramava di giu- gnere. Ma quel pendio alia sua base veniva fiancheggiato da una enorme fenditura di quattro , lino a sei tese di larghezza, e piu di cento di lunghczza ; le sue pareti erano di un grigio azzurrognolo , e ad un'' immensa profondita vedevasi vina quantita grande di acqua ; non rimaneva adunque in mezzo a que' due oiTibiU pvecipizj , se rloa 76 MEMOKIA. DELLV R. ACCADEMIA una cresta agghiacciata , o piuttosto uno degli angoli di quella specie tli piramide, che spesso vedevasi promiueate al di sopra dell' abisso posto alia destra , e qiiesta sola poteva essere la via per giugnere alia ciina dell" agu^ia. II miiiatore coiiiincio coll' accetta a formare de' liuehi, ove posare &i potessero i piedi ; il cacciatore sbarazzava la via dai fraatumi del diaccio, e a questi teiievano dietro Vincent e Zwnstein. Quella specie di gradiai eraiio tagliati su Taii- golo della ci'esta tortuosa , su la cjuale trovavaasi talvolta i viaggiatori come sospesi , col corpo per meta incliua o sul precipizio. Que' gradiiii lasciavaao talvolta appena lo spa- zio di appoggiare il piede, e col bi-accio destro i viaggia- tori attaccavaiisi all' orlo del precipizio stesso che sospeso senibrava sopra la ghiacciaja di Alagiia. Qualunque sdfuccio- lauieiito avrebbe cagionata la caduta nel precipizio a destra o a sinistra; gimiti pero con molto stento alia meta di quella cresta , i viaggiatori si diressero al lato siaistro meno pericoloso, e gia contavano di preadere qualche ri- poso su di uno scoglio che loro si presentava alia vista, allorche videro traballare sul pendio dalla parte sinistra il cacciatore ; cjviest* uomo pevdev^a i sensi , ma fu beii tosto i-ianimato dal Vincent, che con un pugno di neve gli strofino piii volte la fronte e le teiupia. Si giunse linal- mente alio scoglio del riposo , dove con alcuni cibi si ri- storarono le forze del cacciatore. Si propose T uso di vtna corda, alia quale tutti si sarebbono attaccati , ma fu ri- cusato , perche uao solo sdracciolando strascinato avrebbe tutti gli altri nell" abisso. Si riprese dunque il viaggio tagliando ad ogai istante i gradini, e si sali un pendio de" pin scoscey, dopo di die la superficie della neve si trovo piu rotonda, meno scabra la salita, e si giunse al fine sul piano situato alia sonunita dell'aguglia, Questo aveva circa tre tese di diametro e for- mava una specie di triangolo molto ottuso dalla parte del niezzodi. Dalla parte del sud-est a^'vi un pendio somma- jnente ripido; dalla parte del N. N". E. una specie di ruezza luna, dalla quale parte una catena non interrotta di mon- tagne, che va a fniire nelle pianure del Canavese, e tor- mina presso Cigliano. Bellissimo era I'aspetto del bacino che circondava quelle immense ghiacciaje , guernite sul loro margine di altre aguglie miuori; i viaggiatori lae godevano cou un cielo BELLE SCIENZE DI TORINO. 77 sereno, mentre le pianure del Piemonte e della Lomhardia in2;ombre di iiu})i , tu^lievano loro di potere stendere la vista in quelle parti L' atniost'era era libera di vapori su (jitella cima, e il rimboinho sembiava in quel luogo- nii- nore che altrove , perche 1' aria rarefatta iion era favore- vole alia propagazione del suono. II polso di Vincent Ijat- teva 80 volte in un minuto , quello di Zumstein loi , quelle del minatore 104, e quello del cacciatore che sve- nuto ei-a nel cammino, nieno di tutti , cioe sole 77. II baromeiro segnava 16 poUici, lO linee, il termometro la gradi sotto a zero, il che prova T elevazione di 2820 tese 0 13920 pledi di Parigi al di sopra del livfUo d^ mare. 1 viaggiatori liebbero su queir altura alia salute dei celebri Sails ^ure e Humboldt. Su la superiicie della neve si videro alcune farfalle ar- gentee o perlateA Zumstein fece di la alcune osservazioiii trigonouietriche , cioe niisuro tre delle principali aguglie, una delle quali era elevata sopra quella cima 5 60 piedi , un' altra 1200 e la terza 1680, il che porterebbe la piil alta sommita del monte Rosa all' altezza di i5,6oo piedi sopra la superiicie del mare. In questo caso la piii alta punta del monte Rosa sorpasseiebbe notabilmente quella del monte Bianco, la di cui altezza non si e calcolata al piu che di 14,793 piedi. Presso quella cima Zumstein stacco alcuni pezzi da una roccin , c!ie egli noniino nella sua re- lazione una specie di aventurina, cioe uno schisto sparso di pagliuole quarzose e micacee rossicce. II sole ave.a rammollita la neve che copriva il ghiac- cio , il c'le rende te disastrosa la discesa. Trovaronsi i viaggiatori nel piix orrendo pericolo , e forzati furono a4 allontanare il guardo dall' abisso , suU" orlo del quale erano per cosi dire pendenti; un picciolo colpo di vento avrebbe potuto precipitarli senza riparo. Nel discendere si trovo opportune T uso della corda , che si era nello ascendere rifiutato, e cosi riuscirono i viaggiatori a sdrucciolare fine al piede di . alcune discese rapidissime. Sovrastava pero ad essi un nuovo pericolo per le frequenti spaccature del ghiaccio , e uno dei compagni ebbe a cadervi per essersi tutto ad un tratto aft'ondata la neve che la buca copriva. II Vincent appoggio tosto il suo bastone ferrato contro il ghiaccio , trattenne gli altri tutti dalla caduta , e salvo anche P uonio che gia ex'a peudentc al di sopra di nn baratro profoiido, r^8 MEMORIA DELL\ R. ACCVDKMIA. Si ucUvaiio tratto tratto colpi soiniglianti a qnello del tuoiio ; noil erano questi prodotti se noa dalla catluta di grandi masse di ghiiiccio e dcUe valaiighe, e soveiite si odoiio aiiclie a notte assai innoltrata. I viaggiatori non sofFrirono se non qiialclie dolore agli occhl, e l.i pelle del loro viso di la ad alcuni gioriii comincio tutta a squamarsi. Ziimstein modestainente si annuiizia non abbastanza istrutto ncUa orittognosia per poter indlcare la struttura di quel nionte , la natura del suolo ed i diversi suoi strati lapidei. La catena , die' egli , delle montagne die si attacca al monte Rosa A^erso il siid , sembra composta alternati- vamenti di ^eis e di granite gratmlato stratilicato. Da Gressoney su la sinistra del Lys e fino a Gabiet sembra regnare generalmente la pietra calcare e la serpentina co- mune. A destra verso il passo di Olen si trova la serpen- tina sfogliata o scagliosa con miiilera di ferro , e piii in alto r asl^esto radiato e T epidoto sparso di piccioli gra- nati. Veggonsi pure in molti luoghi pezzi sparsi di gra- nito efflorescente di colore rossiccio , nei di cui strati tro- vasi una miniera d' antimonio compatto. Piii ia alto e una lega al di la dal principio dei ghiacci perpetui , e posta una miaiera d' oro del Vincent nel granito venato , me- scolato di quarzo latteo; i filoni di questa miniera situati quasi verticalmente*, come la roccia primitiva sono diretti dal sud-ovest verso il nord-est. II gneis ed il quarzo si succedono quasi di continuo lino alia sommita delta mon tagiia. Il viaggiatore ravviva le speraiize dei geologi , dei fisipi e dei naturalisti, chiudendo la sua Memoria coll' an- nunziare il disegno di ascendere alia pin alta cima di quel monte, e noi sappiamo altronde clie egli lia gia in parte realizzate queste speranze che si pl'opone di compiere con nuove osservazioni neU'.anno ventui'o. La singolarita di questo viaggio eseguito in Italia e a poca distanza dal paese nostro , il quale tuttavia per la sua difficolta , per la sua importanza e per i lumi che pu^ fornire alia fisica ed alia geologia , pub paragonarsi a quelli eseguiti in terre incognite di lontani paesi , meri- tava per parte nostra una descrizione bastantemente am- pia, -la quale ci obbliga ad essere alquanto piii brevi nel rendere conto delle successive Memorie torinesi di storia naturale e di fisica. DELI.E SCIENZE Dl TORINO. 79 Due uccelli osservati nella contea di Nizza uell* autuii- no df'I 18 19 espone il cavaliere Alberto de la Marmora, il quale trovandosi nella niilizia in quella regione , voile indagare se cola non trovavansi uccelli di specie rara o nuova 5 o almcno alcuni di quelli die di recente portati aveva dalla Sardegiia. Uno di questi trovo egli di fatto , cioe quella ch" egli noniina Sylvia Cttti , detta in Sardegna usignuolo di liunie ed a Nizza rossignolone del Varo. U al- tro ch" egli descrive come assai laro, massinie perche non ne era dagli ornitologi conosciuia la feinmina, e A turdus leucurus , impropriamente noniinato merlo dalla coda bian- ca, e volgarmente dai Nizzaidi Cuberna. Due nuove specie di pesci del genere scopelns ; cioe lo scopelus angiistidens e lo scojje us balbo illustra. in vina bella Memoria il sig. A. liisso , e aggiugne pure la descrizione per r opportuno confroiito dello scopelus crocodilus e dello scopelus Humboldt. Questi pesci abitano a una mezzana profondila il niai'e ligustico , e si avvicinano di rado alle rive. In altra Memoria lo stesso autore espone un nuovo genere di pesci noniiuato Alepocefalo , vivente a gi'andissi- ma profondila nel mare di Nizza. Una sola specie egli ne descrive detta Alepocephalus ro tratus. Questo nuovo ge- nere dee essere collocato nel sistema dei pesci stabiliio da Cuvier tra i nialacopterigi abdominali , nella tamiglia degli esoci , tra il genere nicrostomo e lo stomia , col quale lia maggiore analogia. Ill una lunga e dotta Memoria espone il prof. Giacinto Carena la monografia tuttavia desiderata del genere liirudo o sia la descrizione delle sanguisughe clie si trovano o delle cpiali si fa uso in Piemonte , con osservazioni su la generazione e su di altre parti della storia naturale di al- cune di quelle specie. Tanto piii riesce questa Memoria importante , quanto che non trovavasi descritta ne da Linneo , ne da altri successivi naturalisti la sanguisuga adoperata comunemente dai fleliotomi in Torino , e per una strana combinazione non adoperata ne conosciuta in una parte della valle di Susa , in tutto il Canavese e nel ducato di Aosta. II nome di sanguisuga medicinale non indica se non Y uso che se ne f a , e non puo riuscire specifico , se non qualora fosse dimostrato che tutte le sanguisughe adoperate non fos^tro se non varieta di una 80 MEMORIA. DELLi R. ACC.VDEMIA. CCC. sola specie , nel clie I* autore fondato sopra iiumerose os- servazioni non puo convenire. Riesce pure singolare il vedere, che in mezzo a niigliaja di saiiguisiighe osservate nel Pieinonte e massiuie nei laglii di quella provincia , non s' incontra giannnai un solo in- dividuo egiiale a qnelli che si uiandano dalla Francia. II Carena non si e soltanto occupato nella disamina delle sanguisughe iiiedicinali , ma lia raccolto altresi tutte le al- tre che solo potevano dest^re interesse nel naturalista , e tra queste ha trovato alcune specie nuove , ed e state abbastanza fortunato per vedere nei vasi di vetro 1' accop- pianiento e la moltiplicazione di alcnni di quegli animali. Le specie da esso descritte sono la mediciiialis di Linneo c di Miiller; la provincialis e la Verbana che egli ha cosi nominate 11 primo ; la sanguisuga dei due citati naturali- st!, la octocidata del primo, vulgaris del secondo , la afo- tnaria da esso parimente noniinata , la complomata di Lin- neo, di Miiller e di Bergman, la cepluiloia e la triociUata da esso battezzata , la stagnalis di Linneo , bioculata del Mii'ler, Nelle piii grosse specie di sanguisughe 1' autore crede certa T esistenza dell' ermafrodismo. Ci spiace di non potere seguire minutamente 1' autore in tutte le sue belle osservazioni , e niassime in quelle coUe quali egli illustra la sorprendente tenacita di vita di quegli animali. Soggiugneremo soltanto che la Memoria e accompagnata da belle figure delineate e colorite sul uaturale; noteremo altresi die a questa bella Memoria A^ene in seguito un elogio scritto dal Carena medesimo dell' accademico conte Saininartino della Motta. Seguirebbe nell" ordine delle Memorie alle scienze na- turali appartenenti una l^ella 3Ionografia del genere Musa dell' avvocato Colla , ora con fervore dedicato al coltiva- niento ed ai progress! della botanica ^ ma di questa si e parlato gia in altro fascicolo. In altru fascicolo si daranno gli estratti delle Memorie concernenti le matematiclie e la medicina. 8i Degll effettl perniciosl delle bacche dl Melia (azederac) sugli aiumali bovuii. JLja straordinaria moltiplicazione che per tutta Italia , e niassimanieute nella parte seiteatrionale , si scorge delle piaiite esotiche , dove le nielie , le robiaie , i plataiii , le luimose , le bignonie , gli ailanti , i liriodeudri e gli aceri di niolte specie ombreggiano non solameate i giardiai e i passeggi delle grandi citta , ma per fiiio i casolari de' vil- laggi e delle cainpagiie; questa moltiplicazione, dico, rea- deiido comuni tali piante , ne reiide iiecessario studiarne i pregi e le virtii medicinali per profittare delle bitone, ed €vitare le ree lore qualita negli itsi domestici e rurali. Credo pertanto utile di far palese a' miei lettori con questo mio Gioraale mi errore che manco poco non co- stasse a me la perdita di qnattro animali bovini in un mio fondo presso CastelgofFredo cliiamato Palazzina ; loco ch"' io piix degli altri prediligo e preferisco per mio asilo, allorche posso fuggire dai romori dcUa citta per godere la quiete della solitudine ed il silenzio della campagna. Alcune piante esotiche, poste a poca distanza del mio casino per difenderlo dai raggi del sole sul mezzo giorno, crebbero in pochi anni cosi rigogliose , che fui costretto risolverrai a scapitozzarle. Fra queste si trovarono quattro Melie. Era di marzo, e non da van segno ancora di matter le fronde , ma dai nudi loro rami pendevano al solito , come ognun sa , copiosi grappoli di bacche rotonde at- taccate comj le ciliege a lunghi picciuoli. Io avea pro- vato altre volte ad assaggiarne qualcuna , e fui ribiittato da un sapor disgustoso , acre , amaro e un po' caustico. L' analogia die avean per la forma ed anche pel sapore coUe bacclie di lauro , mi fecer credere che gli animali bovini potessero gradirle; ed io provai in fatti altre volte ad ofFrirne loro qualche manciata, e mi compiacqui in ve- dere T ingordigia coUa quale se le divoravano impunemente e andavano a gara per carpirmele di mano. Ma qnesta volta io fui loro troppo largo: non si trattava piu di una libbra o due, ma bensi di yeaticinque o trenta , delle BtbL Ital. T. 3.XVIII. 6 §2 DEGLI EFFETTI PEUNICIOSI quali feci sul verde del niio giardino tanti cumuli, quanti eniiio i bo\i iiivitati a goderne. Gli aniuiali eraao otio in tutto. Quattro bovi da tiro, due vacche pregiiaiiti , e due giovencbe. Feci dapprima otto parti, le qur.li, riuscetido un po" scarse, mi suggcriro- no al pensiero di ridurle a sole quattro, destinandole alle giovencbe ed alle vacclie^ e per fare anzi a quest" ultinie una distinzione, volli cbe si usasse per esse maggiore ge- nerosita clie per le altre. Prima pero di servir lai'O queste bacclie , dissi a* miei villJci cbe aspettassero un' era , percbe mi conveniva to- gliermi aicuni scrupoli cbe mi passavano pel capo , tor- mentandomi una tal quale confusa reminiscenza cbe mi .diceva cbe quelle bacche j'otessero essere veleiiose. Mi' ri- lini nella mia Ijiblioteca , e scartabellaido i libri agrarj cbe aveva , trovai nel Dictionnaire d'histoire naturelle ( in a5 volumi in 8." con rami) il seguente paragrafo = On dit que la pulpe des fruits est morteUe pour les homines et les chien.s ; ce que pai de la peine a croire , car elle est peu desagreable au gout , ainsi que je men suis assure , et elle est fort recherchee par un grand noinbre d'o'seaux , en- tr'autres en Anierique, par la grive emigrante. ( Vedi vol. a , pag. 453.) Questo paragrafo non era , o non mi parve essere suffi- clente per sospendei'e T ordinazione del pasto. Cousuliai il C'ours d'agriculture del Rosier (in 12 vol. in 4.° con rami); e dove si parla delle foglie, trovai cbe = el'' s sont , dit-on, aperitives , et les fruits des poisom pour I'homme =• La grand' opera del BufFon del Sonnini ( in 124 volumi in 8.° con rami ) T avevo con altri miei libri a Mibnio (x); e ft'a i molti lil.ri agrarj cbe pur tengo in campagna , nes- suno pote darmi ulteriori notizie. I due paragrafi succennati non mi parv^ero di tal peso da mettermi in sufficieuse aporensione da privare le mie quattro convitate del trattamento destinato , ed ordinai cbe si distribuissero loro le porzioni jireparate. Cio fu eseguiio. Quattro o cinque 01 e incirca dopo un tal pasto , si sciol- sero come al soli'o dalla stalla per condurre le bestie bovine al beveraggio , ciie e ducento passi lontano dalla stalla (l) Tomato ilopo il fatto a Milano , consultai anche 1' opera del BufFon « non vi trovai nulla di jjiu clie ncUe due opere succennate. DELLE BVCCHE DI MELIA.. 83 medesima , e f u allora clie ci accor.;eaimo de' prlmi efFetti delle l^acciie di melia. I quattro Ijovi che noa ne maiigia- I'oao, corsero saltellamlo al coasueto , e le due vacclie e le due gioveache l)arcollando per 1" aja come ultliriaciie po- teroiio a stento recarsi al guado , dove pi'ima giugnevano in due sahi. I miei villici mi avvisarono tosto della stravaganza , e no0 pass I uii' ora, dopo restituite alia stalla , che le po- vere pa/iienii fuiono prese tutte cjuattro da una granrie piostrazione di forze , da intorpidiniento a tutte le mem- bra e da febbfe risentita. Fortunatameate avevam6 in paese un bravo giovine ve- terinario , uscito di fresco dalla scuola di Milano dove ha conipito il suo corso con mokissiino applauso. lo maadai tosto per liii. Giuseppe Rebecchi e il siio no.ne ; e t'atto- sli il racconto del caso , lo pregai a intraprendere la cura delle mie ammalate teuendo nota del corso e de sintomi tiella malattia. Cosi fece di fatto , ed ecco quanto raccolsi dal suo giornale. Una delle vacclie pregnanti, sommaraente robusta di temperamento e di complessione supero in 24 ore la ma- lattia mediante la dieta , le fregagioni seccbe e qualclie bibita aiitiilogistica. Le due giovenche si riebbero anch'' esse nel medesimo tempo , mediante lo stesso regime. L' altra vacca pregnante si trovo impegnata in una ma- lattia che sembro minacciosa , e che tale sarebbe stata in effetto , senza i soccorsi dell' arte. La malattia comincio con inappetenza ; con tremore uni- versale acconipagnato da grande freddo ^ forze abljattuie , ocelli prominenti, orecchie e corna ora fi'edde ed ora cal- de ; li igua asciutta ; polso piccolo e frequeate ; pelo eret- to ; urine rossicce ;, materie fecali secche dure ; tosse profonda e secca ^ respirazione afFannosa, e gemito continuo. II secondo giorno tutti i succennaii siatoiui si esacer- barono , e si credette che la povei'a bestia avesse a suc- cumbere. L' affanno che provava a star coricata, la obbli- gava suo malgrado a starsene in piedi ^ comprimendo colla mano i muscoli pettorali, dava segni di somnio dolore; la pelle era molto aderente ai tessuti sottoposli. La cura della malattia fu intrapresa in questo secondo giorno. Si coniiucig con ua salasso alle yene jugulgri- 84 DEGLI EFFETTI FERNICIOSI CCC. giacclie la malattia preseutavasi sotto V aspetto iperstenico. Le si auiniinistro per bocca quattro libbre di olio di lino in due pinte d' acqua di malva, e contempoi-aneaiiiente due clisteri , che non ritenne , e che non ebbero efFetto. 11 terzo gioi'no si replico il salasso , e fu somniitiistrato alia bestia un bolo , ossia elettuario composto di 6 once di fjoinma arabica , a once di nitro e 4 once di radice d' altea s. p. impastata col niiele. Le si praticarono due settoui , uno per parte delle coste , destinati a sollevar prontaniente i polmoni dalla miaacciosa infiammazione. Le si diede per bibiia una porzione d' acqna d' avena con inezza libbra di niiele e due once di nitro, e si replicarono i due clisteri con miglior riuscita de' primi. II quarto giorno i sintomi erano diminuiti ; ma la be- stia conservav'a sempre la sua avverjione al cibo j e sic- . come il digiuno protratto piii a lungo poteva nuocere al feto gia in 7 niesi, le si fece ingojare una zuppa di pane ed un bolo di quattr' once di gomma araljica , due di gomnia ammoniaca , un oncia di canfora raschiata , due di nitro niisto con miele , il tutto diyiso in due parti. II quinto giorno trovossi la paziente assai soUevata. Tutti i succennati sintomi erano quasi scomparsi; la tosse era poca , appetiva il cibo , il corpo obbediva alP evacua- zioni, ed i settoni trasudavano buona copia di materia. Per ajutare viemmagglormente la natura, si aunninistro un elet- tuario composto di tre once di soltb sidilimato , di due once di gomma ammoniaca, una di canfora, due di niti-o con miele , da darsi in due volte , ripetendo poi sempre la solita bevanda d'acqua di avena accennata di sopra. II sesto giorno la vacca trovossi in cosi buono stato , cbe comincio ad appetire il fieno; e desistendo dai medi- cinali , dopo tre o quattro giorni si rie])be compiutauiente da ogui incomodo, e trovossi guarita del pari die le altre. 85 APPENDICE. PARTE I. SCIENZE, LETTERE ED ARTI STRANIERE. Annali delV I. R. Istituto politecnico di Vienna pub- blicad dal Direttore Giovanni Giuseppe Prechtl^ Consigliere, ecc. — Vienna 1822, torn. III. VJ^LI Atti di questa benemeilta istltuzione del saggio 110- stro JMoiiarca diventano ognora piu iiiteressanti : Essi coii- tengono come il secondo Yoluiue : i .' la continuazioiie della storia dell' Istituto , e questa fino al priucipio del 1832 j a." diverse dissertazioiii sojjra soggetti di ai'ti , comnier- cio ed econouiia di Stato; 3." varie osservazioni sopra al- cune fabbriche iiazionali di maggior riliev^o :, 4.° moke no- tizie letterarie e tecnologiche estratte dai Giornali fiaucesi, inglesi ed italiani; e 5." il catalogo delle patenti d'inven- zione concesse nel 1821 nella Monarchia austriaca e nel- 1' Inghilterra , e nel 1820 in Francia. Fedeli al nostro impegno di voler esser utili alia uostra patria ablnam data per intiero la traduzione di luia inte- ressante dissertazione del sig. Direttore ConsigUere Prechtl nel quaderno di agosto , e daremo un transunto delle dis- sertazioiii le piu singolari e piu vantaggiose a coiioscersi dagl' Italiaiii : siccome pero P aadamento de' progressi nelle «cieaze e nelle arti non puo uoii interessare lo spii-ito 86 Al'PENDICE umaiio , percio ci-ediam noi pure necessario di dare un ceiino dtlla Scoria dell'I. 7?. IstUuto pohtecnico (continuazione). 11 4 di noveinlire del 1819 si npii il corso degli studj. 11 nninero degli scolaii fu di 674 nella segnpiite pro- ■porzione , cioe : nella prima cl-^sse prepar.L'oria i5a ' • nella secoiida c!.;sse preparatoria 87 nella sezit;ne coiiimei"ciale . . . ga nella sezione tecnica 24' 574 Terrainati gli esami, tennersi ne' susseguenti giorai, cioe il 21 , 22, 23, 24 e 25 di agosto 1820 delle solenni di- spute , alle quali si esposero per la sezione coinmerciale 12 , e per la sezione teciiica 25 de' piii distinti allievi. Molti furono i canibianienti successi tra i professori , e yidinio con soddisfazione die varj de' piii distinti allievi Vennero nouiinati sostituti , qiialcheduno di qnesti nomi- nato professore ordi'iario , ed il p-ofessor Welirle destinato consigliere niontanistico e professore di cliiniica a Schemnitz. La collezione dei prodotti delle fabbriclie ebbe T accre- scimento di 4715 niostre , delle quali sole 114 furono comperate: fra di esse liavvene alcune di rara bellezza e di considerabil valore. Coi ]5oo fiorini, nioneta di Vienna, stati dal sig. Giuseppe Patera , negoziaate , regalati pel gal^inetto dei prodotti da fabbriche si pole ari"icclure di niostre la collezione degli stromenti. La collezione anzidetta delle mostre de' stromenti ebbe un amnento di 121 1 pezzi finaiiiente lavorati. Alcuni di tali stromenti ebbersi dall'Inghilterra e vennero gia egua- gliati in Vienna. La I olle/ione dei modelli ebbe 1' aumento di soli otto modelli , ma grandi e ben lavorati. 11 gabinetto fisico ottenne 1' aumento di 1 9 apparati. II laboratorio di cliiniica tecnica generale crebbe di 21 apparati, e di 196 preparati. La collezione matematica ebbe un' aumento di 140 pezzi, fra i quali due mensole pretoriane e 36 carte litografate. La collezione delle raosti'e di drogUerie ebbe T aumento di 42 pezzi. \ , PARTE STRANIERA. 8^ La coUezioiie degli originall di disegno crebbe di 35 pezzi la maggior parte ia foglio grande. La bihlioteca crebbe essa pure di a 38 operc ia 410 volunii. II lavoratojo deiristituto era gia lino dal i3i3 arric- cbito dei piaiii, ftromenti e iiiacchine di Reiche ibacfi atte alia coiifezione degli stromeiiti geodetici ed astronoiuici. Li quest' anno ( 1820 ) il sig. di R?iclienbacii ve.iuto da Moilaco Lu compagnia del sig. Ertel voile piantare'e fare li divi- sione del graude circolo divisorej, stronieato questo il cpiale in esattezza e perfezione non ha V eguale. Meiitrech.T si lavorava per eieguire il circolo divisore, il clie duro due niesi , si peaso pure a f;ire i due primi stromeuti con le macchine e gli stroii.enti mandati da Reiclienbacli , e que- sti fiiroao aa. circolo di ripetizione di 18 polUci , ed uii tecdolite di ripetizione di la pollici , i quali furono da una commissione apposita riconosciuci perfetti. L' Istituto diede 104 voti consultivi a diversi dicasteri e il protocollo del Direttore giunse al n. 991. II corso degli studj per 1 anno 182 1 venne aperto il 5 novenibre 1820. Come scolari ordlnarj vennervi inscritti Pel prim' anno delle classi preparatorie . . i5a Pel second anno de'.le medesirae 85 Per la sezione conimerciale io5 Per la sezione tecnica 846 Finiti gli esami, fecersl nei ai , 22, 23, 24 e 25 di agosto le dispiite solenni coU' egual qixantita e qualita di allievi dello scorso anno , e 1' esito fu corrispondente al- 1' aspettativa. Alcuni allievi furono in quest' anno nomlnati assistenti, un assistente fu noniinato professore e qualcun altro ebbe altri avanzamenti. La fabbricazione dell'ala dritta dell' edificio dell' Istituto fu inconiinciata nell' estate, ed ebbe il sue compimento col finire dell" autunno. Le collezioni dell' Istituto vennero arricchite non poco. La coUezione dei prodotti delle falibriche nazionali ebbe r auniento di 778 pezzi di mostra ; e la coUezione degli •tromenti da campione, o mostra , crebbe di 189 pezzi. 88 APl'ENDICE La collezione del modelli ebbe raumeuto di 17 modelli di maccliine diverse. II o;abinetto iisico venne arricchito di 46 apparati. II Liboratorio di chimica tecnica geiierale crelibe di i5 apparati e di 90 preparati ; e il laboratorio di chimica tecnica speciale fu accresciuto di 7 pezzi. La collezione mateuiatica crebbe di 48 pezzi. La collezione delle mostre di drogherie eblje raumento di 18 pezzi. La collezione degli originali di disegno crebbe di 70 pezzi. La Biblioteca creblie di 566 opere in 990 volumi. ]Sel lavoratojo meccanico si fecero inoki stroinenti cue tuttora jnancavano ; e s'intraprese il lavoro di diversi cir- coli di Reichenbach , i quali servir debbono per varie specole dello Stato , per lo stato maggiore generale e pel catasto. II sig. A. Javosky ne fu nominato il capo. L'lstituto ebbe anche nel i8ai la for tuna di meritare una visita da S. S. 1. R. M. non che dall' Augusta sua consorte e di ottenere il loro aggradimento. L Instituto diede 120 voti consultivi a diversi dicasteri e il protocollo del Direttore arrivo a 10 14 numeri. Neir anno corrente ( 1822 ) il numero degli uditori si e aumentato, giacche fino nel dicembre del 182 1 frequen- tavano 1' istituto 784 scolari matricolati. P\RTE STR\NIETtA. 89 jRassegna bibliografica delle migUori opere stampate a Paiigi ed m altre cittd delta Francia nei me si di luglio ed agosto del correiite anno ( V. i toml 26.° pcig. 392 e 27.° pag. Z'jj di questa Biblioteca ). Luglio. Teologia, Filosofia , Morale. m. IvvREs de B. Bartlielemy De Las Casas , eveque- de Chiapa , defenseur de la liberie des naturels de I'Amerique ^ precedees de sa vie et accompagnees des notes historiques etc. par D. J. Ant. Llo rente. Vol. 2. in 8.° {Eymery, Rey Gravier ), 1 3 /r. 5o cent. ( D. Ant. Llorente , ed ablta attualmente Parigl. Egli e autore di molte opere , tra le quali merita distinta nieii- zioae la sua Istoria dell' inquisizione che vide la luce nel 1817 e 1818, vol. 4 in 8.°, come pure una dissertazione sopra Gilblas. ) Melange de philosophic , de morale et de litterature , par J. H. Meister. Vol. 2 in 8.° ( Mad. Paschoud) , fr. 8. ( M. Meister, autore d' una delle migliori opere moderne suir immaginazlone , abita la Svizzera e credo Lucerna o Zurigo. E impossibile avere piu spirito e un migliore spirito. ) Logique ou reflexions sur les principales operations de f esprit, tirees d'Aristote , de Gassendi , de Descartes, de Pascal, de Nicole , de Dwnarsais , de Condillac et autres savnns au- teurs qui ont traite des moyens de former le jugement , simplifiees, angmentees , mises en ordre et a la portee de la jeunesse, par L. M. Roberdeav , professeur en tUniver- site etc. In 12.° ( L'auteur Boulevart italien n." 1 1 )• ( Compilazione utile ; ma era egli da saggio semplificare Gassendi, Dumarsais , Condillac ecc. affine di metterU alia portata della gioventii , come si esprime T autore? Spesso quando si crede di semplificare , si altera se pure non si snatura afl^tto. Questi comenti scriui squo per la piii parte ^O APPENDICE inntili: alia gioventu bisogiiano dei comentl pnrlnti. Un sa,g- gio istitutore dee applicarsi a modeilare , a motliticare le sue spiegazioiii secondo le cognizioni persoaali, e per cosi dire le osservazioai locali die si e potuto procurare dietro ua esauie indefesso della persona sottomessa al suo tratta- mento. Qui mi servo di un' espressione consacrata in me- diciiia , pevche di fatti T istitutore e un medico, il giovane allievo ua ammalalo. Quante qualita , quanti studj pre- vea'ivi al)bisognano per ottcnere II diritto sacro di creare de" giovani discepoli alia virtii , di sostenere la loro ani- ma, d' ins pilar loro de' grandi pensieri , e d" aprir loro il santuario delle scieiize umane, sopra tutto quaado I' al- lievo e di un grado elevato , giacche ripecero qui cio die ho gia detto in molte mie opere , i principi , colore die sono chiamnti a governare gli uomini , sono i grandi re- sponsali ( les grands coniptables ) dell" ordiae sociaie. ) STORTA , AnTICHITa' , BlOGEAFIA. Zodiaque de Denderah Utosraphie par Muret , publie par I. L. SovLNiEi\ et Le Lorrain. Une feullle ( Sea:cr, , rue da Bac), 5 fr. Demonstration de la seide epoque a laqueVe dut etre trace le zodiaque de Tentyris ( Denderah ) , par M. d Ayzac. Brochure in 8.° ( Lenonnant ). Examen et explication du zodiaque de Denderah, du zodia- que d'JEsne, et du tableau peint au plafond du tnniiMiau. des rois de Thebes , par M. I' abbe Halm A. In 8." orne de 9 p'anches ( Merlin ) , 6 fr. ( La felice circostanza die ha fatto ritrovare lo zodiaco di Tentira ( Denderah ) di cui avevamo gia delle nozioni nelle Dionisiaclie di Nonnio e uiv epoca preziosa per I'a- stronomia , ed una sorgente di nuove riccliezze per 1' eru- dizione. ) Meinoire sur les antiriidtes romaines de la ville de Strasbourg ou sur I'ancien Argentoratruin , par T. G. Schweighjeuser fils. Br. in 8.° ( Ln>rault ). ( 11 giovi.ie sig. Schweigh^euser mostra con quest' opuscolo di' egli e degno di camininare sulle vestigia del suo dot- tissimo genitore a cui noi dohbiamo la migliore edizione dei Deipnosoiisti di Atene , quello fra tutti gli scritti degU PAUTE STRANIER4. 9I antichi il quale ci fa ineglio conoscere la Grecia aatica sopra tutto nell" argomeato del genio e tie' costuml. ) Histoire de Louis XII roi de France , suivie d'line noLice sur I'ori^ine et les progres de la puissance des papes et des empenurs en Italie, par J. G. Masselta . In 11/ ornc de 2 portraits et de i^ gravures ( Delalaine ). ( Luigi XII fu sopraiuiomiiiato il Padre del popolo ; ma quando si giiardasse bene addentro nelle pieglie della sacra veriia saremnio tentati almeno di modificare un si bel- r epiteto. Quaiiti massacri , quante crudelta non ha egli permesse , e direm quasi ordinate nella bella e iiorente Ita- lia? Gli storici considerati come i segretarj della posterita hanno spesso resi ottimi servigi ai grandi della terra. ) Recueil des pieces relatives au monument de Lucerne consacre a la memoire des officiers et soldats suisses marts, pear la cause du roi Louis XVI le 10 aout, 2 et 3 septembre 1792 , suiii de la lettre dun voyageur francais present a. I'iruiuguraiion de ce mormment le 10 aout 1821. /« 4.* ( Lenorniant ) , 5 fr. ( Ricordanza che 1" umanlta in corruccio ha consecrat4 all' infortunio e al coraggio. ) Histoire de Bertrand Duguesdin , comte de Longueville , con~ netable de France , abregee de Guyard de Berville , par J. G. Masselin. In 12." 'portrait (Delalaine). ( Nel 1767 Guyard de Berville avea pubblicato una atoria di Bertrand Duqueselin , 2 vol. in 12. Questa storia, che per altro e stata ristamoata molte volte, e scritta con. uno stile slomliato e difFuso. II sig. Masselin abbreviandola e ristringendola si e reso henenierito di coloro che desi- derano conoscere le vicende della vita di un guerriero cosi celebre. Poi egli ha ridotto due volumi a un solo, e tra tvjtte le speculazioni la migllore e quella che si fa sulla pigrizia umana. II libro di M. Masselin trovera dun- que de' lettori. — Credo dovev metter qui la notizia delle principali opere francesi che trattano della storia di B. Dugueselin, Le triomphe de neuf preux ou histoire de B. Du- gueselin due de Molines. Abbeville 1487 , in folio. — Histoire des prouesses de Bertr. du Cleselin. Lyon iSzg, in 8.* — Le livre des faits d'armes de Bertr. Dugueselin ( sans date ) , m folio. — Histoire de Messir^ Bertr. Dugueselin, ecritu 02 A r r E N D I C E en prose en fan i.TSy et niise en lumiere par CI. Menard. Paris 1618^ in 4.° ( Get ouvrage a ete compose par ordre de Jean d'Estonville ). — Histoire de B. Diigueselin , par Paul Hay. Paris 1666, in folio. — Anciens memoir cs du 14.* sitcle , coaienant la vie du fameux Bertr. Dw^ueselin etc., trad, par J. Lefehvre. Douvay 1692;, in 4.° ecc. Notice sur La Harpe suivie de pieces justijicatives. In 8.* ( Verdiere ) , 2 fr. a 5 cent. ( Questa notizia composta da M. di S. Su in e destiiiata ad essere posta alia testa delT edizio;ie delle opere di La Harpe dataci da Verdiere nel 18206 1821, 16 volnni in o." (96 fr. ). M. de La Harpe era uii eccellente filosofo ed il miglior critico de'' snoi tempi. Fu egli medesimo cri- ticatissimo. Mettiamolo il primo fra" letterati francesi di second' ordine e saremo giusti verso di lui ). Geografia e Viaggi. Bulletin de la Societe de geographic. In 8.* ( II prezzo di questo Bullettino che si distribuisce gra- tis ai membri della Sociera, e per gli altri associati di franchi per ogni 34 fogli di stampa. Questa Societa , stabilita di fresco , e composta benissimo. I suoi lavori saranno di nna grandissima utilita ai prog'-essi della geogra- fia, la quale deve tutto ella stessa a Cook , Boua;ainvilIe, Krusensterne , Macartney , Freycinet e tanti altri. La So- cieta e stata istituita dal signor Barbie dix Boccage , il migliore allievo del celebre Danville. ) Voyage en Grece et dans les lies Joniewies pendant les six dernier s mois de i8ai, traduit de I'allemand de Christian Mailer par Leon A^*. In 8.° ( Gueffier ). ( Si trovano in quest" opera de' ragguagli curiosi sulla insiirrezione de' Greci , come sul carattere de' loro princi- pali capi. Credo di dover annunciare in questo luogo che il colonnello Bory de S. Vincent si propone di pubblicare quanto prima in francese una Storia e descrizione delle isole Lome, Corfii, Paxo , Lencade , Itaca , Cefalonia , Zan- te, Gerigo e Naxos, pigliando dai tempi fa volosi ed eroici fino ai nostri giorni , scritta da un antico officiale supe- rioie dello state maggiore in gnernigione in quelle isole. PART-K STRANIEUA. 98 Formera un volume in 8." accompagnato da uii atlante in 4.° graiide contenetite cai-te , vedute , costumi , meda- glie eec: prezzo a5 franchi ( Duiidey Dupre ). Storia naturale. Histoire naturelle et iconographique des insectes coleopteres d' Europe , par M. Latreille ct 31. le baron Dr.jAN. In 8.° livr. premiere ( Crevot ) : fipires noires 5 /r., figures coloriees 7 fr., papier velin superfin , fig. doubles 1 5 fr. ( L' opera intiera formera 14 a 16 Volunii. M. Latreille e classico per la parte dell" istoria iiaturale clie concerne gl' inseiti , genere die esige un'' applicazione ed una saga- cita poco comuni. ) Belle letters , Poesia. Odes d' Horace , traduction francaise avec des notes explica- tives par Felicie d Ay sac ( Nee a Paris en 1801) dame de la maison roynle des eleves de la Legion d'honneur a S. Denis. In 8.° ( Egeron), 5 fr. (Una giovane di 20 anni tradurre Orazio ! . . . . Sup- pongo ch' ella avra fatta la sua traduzione sopra uno di que'' testi che noi chiamiamo in latino Editiones expur^ gata; , perclie I'antore delle satire avrebbe qualche volta sconcertato ed ofFeso il suo pudore. Per altro e il sesso e r eta dell" interessante traduttrice ofFrono un'' attrattiva molto piccante al lettore. Non dubito ch' ella ne contera molti. De la necessite d'aboUr la peine de mort , discours en vers . ( Pelicier , Galignani ) , 3 fr. ( In seguito di questo discorso in versi V autore ha messo quattro Dissertazioni in prosa nelle quali discute le opi- nioni di Mahly, di INIontescpiieu , di Filangeri e di J. J. Rousseau suUa peaa di morte. Noa e seoza merito questa operetta. ) 04 APrENDlCir GlORNALt LETTERARJ. Journal a$iatlque , ou reciwil des memoires , d'extraits et des notices relatives a la philosophie , aux sciences , a la litte- rat.ure et aux langues des peiiples orientaux, redige par MM. Chezy , Coqiiebat de Montbret y Degerando, Favriel, Grangeret BE LA Grange , Haze, Klaproth, Abel, Be- MUZAT , Saijyt Marti ¥ , Sihestre de Sacy et autre s pro- fesseurs frangais et etrangers , pubblie par la Societe asia- tique. In 8.° ( Dondey Dupre )-^ abonneinent pour I'annee composee dc la caluers , ao fr. ( La Societa asiatira stahiliia a Parigi dopo il primo aprile tlel corrente anno sotto la protezlone spe^ale di S. A. S. il Dnca d' Orleans sara col tempo di graiidissiraa utilita ai pi'ogressi de'buoni studj orientali. ) Archives de Thalie , journal consncre aux arts , aux sciences , a la Jitterature frangaise et etrangsre etc. In 8.° 3 nu- meros par semaine ; prix d'abonnemenr. pour trois mois 1 5 fr., un mois 6 fr. ( Rue Neuve S. Eustache, n." i8 ). ( Sapeva die Talla aveva una mascliera e de' sonagli : ignorava ch' ella avesse degli archivj. Qnesta parola pecca di s;i'avita , e non mi pare i,n verun modo in consonanza coUa mvTsa die ha ispirato Moli?re , Rc.'^aa;-d, Dufresnes, Lesage, 1" ingegnoso Goldoni e taiiti altri. ) Teatko. Chefs d'ceuvres du theatre anglais. Tom. premier ( Brissot Thivars ) , a /r. ( Qnesto volume fa parte della raccolta intitolata Reper^i toire des theatres etrangers , nella quale s' intende di dare la trfiduzione delle migUori opere drammatidie dell' Italia , della Spagna , dell* Ingliilterra , della Germania , ecc. Rac- colta preziosa sopra tutto pei nostri autori drammatici ( fraiicesi ) essendovi grandissima carestia di produzioni teati'ali. ) Sono comparse alia luce in questo mese undici operette tra commedie , tragedie, Fa/tdet^ii/e^, melodrammi, ecc. Non. distinguero die le seguenti : PARTE 9TRA.NIER\. 96 Les Macchabees, on le nmrtrre, tragMie en cinq actes , par M. Aiex. GviRAVD, representee sur le second theatre fran- ^ats. In 8." ( Ainbr. Tardieu) , fr. 3, cent. So. Le Bramine, opera en un acte, parole de M. Delestre Toae- SON , musique de M. A. Piccini, represente sur le theatre du Gymnase. In 8." ( Pages ) , fr, i , cent. 5o. La fiUe mat gardee ou la coupe des foins. Vaudeville en un acte par MM. Prajvcis, Bbazieb et Dumersan , repre- sente sur le theatre des Varietes. In 0.° ( Barba ), fr, i , cent. 5o. ROMANZI. Fi'a i 16 romanzi pubblicati in luglio non nominero die i tie seguenti : Thilby, ou le lutin d'Argail; nouvelle ecossaise par Ch. IVo- DiER. In ia.° ( Lcidvocat ) , fr. z, cent. 5o. Halidon-HUl , esquisse dramatique tiree de I'histoire d'Pcosse , par Walter-Scott. In 12.° ( Gosselin ) , fr. a. Les Rivaux , par mad, Pichler , trad, de Fallemand par mad. Betzy B.'^*. Vol. 3 in 12.° {Alex. Eymery),fr. y, cent. So. ( Benclie si legga siil frontispizio il iiome di mad. PI- diler , non posso credere die questa dehole operetta sia realmente della stessa persona , alia quale noi dobbiaiiio r eccelleate romanzo tVAgathocle , sorta di poema epico die ofFre il piii vivo interesse. ) Agosto. In qviesto mese si sono pubblicate 5oo novita. Teologia, Filosofia, Morale, Educazione. La loi dis>in", par M. Jasseaume Dvjiourg. In 1^.° (lOeffer), fr. 2. Lois divines , immuahles et universelles , ou recueil des lois etablies par Dieu rueme lors de la creation , par E. H. F, J. MoNcrr. In 8.°, livr, premier ( Tourneux , Delau- rmy , 3Iongic). Get ouvrage formera 5 vol.,prixdes cinq vol. 48 fr. ^6 A V P E N D I C B Opuscules theosophiques , wixquels on a joint, une defense des Soirees de S. Petersbour!^ , par un cuni de la verite. In 8.° ( M'gneret, Treuttel ) , fr. 4. ( Questa parola teosofia , vale a dire sapienza di Dio , pai-te cosi importante d*!!' ontologia e dell' etica , trovasi di rado nei iiostri scritti nioderni. Scienza tuttavolta su- hliuie, emanata da Dio stesso , e il di cui scopo e il per- fezionamento deUa nostra ragione , del nostro essere. Spe- riamo che I' autore di cpiesto libro potra in una seconda edizioae o in qualclie opera sus^eguente emettere delle idee piii rilevate , piu degne del soggetto solemie cli' egli ha impreso a trattare. ) Les nuits gauloises ou meditations politiques et morales , par M. DE Lavillemeneue. In 8.° (Painparre ) , fr. 2, cent. 5o. ( Principj saggi , intenzioai lodevoli; ma qualche volta si e soggetti a sognare durante la notte. ) De la condition et de f influence des femnes sous FEmpire et depuis la restauration , par M. S, R. Avocat. In 8.* ( Thierict et Belin 1 , fr. 2. , cent. 5o. (Questo piccol volume e destinato a far seguito all' opera di M. le Vicomte de Segur intitolata : Les femmes , leur condition et leur influence chez les divers peuples anciens et modenies di cui si e puhblicata non ha guari una nuova edizione in 3 vol. in i8.% e la cui ripittazione e stabilita da niolto tempo. ) Conseih de I'amitie ou lettres a Claire , par madmoiselle Offroy DE Barancy. In ia.° ( L'auteur rue du Cherche-midi, n. 17), ( Scritto piacevole. Vi regna quel genere di delicatezza che e propria alle donne , che non appartiene che alle donne. Lo spirito ha un sesso. ) Considerations sur I' education morale de la jeunesse, melees de quelques reflexions sur sa situation actuelle , adressees aux peres et aux meres de famille , par F. Ch. T.* In 8.° ( Dentu ). ( Ancora de" luoghi comuni ; ma i luoghi comuni mi vanno a gratlo. La morale dovrehbe essere talmente stra- t;a5ata, talmente infusa nel nostro spirito da poterci limi- tare a dare agli scritti di questo genere la forma di un semplice processo verbale. ) - , PARTE STRA.NIERA. 97 Essai mr les principes elenientaires de I'education , par G. Spvrzheim. In 8." ( TreuUel ) , fr. 3 , cent. 60. ( Eccellente opera. ) Expose analytique des methodes de I' abbe Gaulder , ouvrage destine a faire connaitre I'esprit et I'ensembie de ces me~ thodes et a servir de guide aux parens ct aux instituteurs qui en adoptent l'usage,par M. L, P. de Jussieu. In 8.* ( A Renouard ). ( Ognuiio sa che il metodo dell' ingegnoso abate Gaultier consiste nell' istruire i fanciulli , sia per la gramatica , sia jier la storia , col mezzo di giuochi di carte e di partite regelate. Va benissimo. Cio e molto ricreativo. Ma non v' ha egli un po' di pericolo ad accostnniare di buon'ora i ragazzi all' abitudine di iiianeggiar delle carte da ginoco ? Si comincia col giuocare dei sostanfivi, degli aggettivi , dei participj e dei gerundj ; pin tardi si finisce coii delle interjezioni e con del daaaro. AUoxa si diveata cattivi e si va alia malora. ) POLITICA , LeGISLAZIONE. ( itechisme politique fonde sur les maximes des legislateurs onciens et modernes, par M. Gallet. Br.^n Zf (Trouve). ( 6uon' opera , bene scritta , bene composta, Ravvicina- menti e connessioni che darino a pensare al filosofo e al- r uomo di stato. ) Etat reUgieux et legal des protestans en France , 014 recueil contenant I'ancienne discipline, la loi organique dii 18 germinal an X , celles qui s'y rapportent etc. Br, in 8.* ( Valence Marc'Aur'ele ) , fr. i , cent. a5. ( liiventario esatto delle leggi fatte sopra i protestanti ill Francia, e ragguaglio circostanziato sulla discipliiia della loro chiesa necessario all' uomo di stato ed al filosofo. ) ddresse aux nations de ^Europe sur le commerce homicide I appele traite des noirs , publiee par la So'ciete des amis , communement nommes Quakers, trad, de C anglais. Br. in \\ 8." (Cellot). ( II mio corrispondente di Londra mi scrive che si e pubblicato in quella citta ua opuscolo intitolato Lettera i otf imperatore Alessandro sulla tratta dei negri , per WiU, j BM, Ital. T. XXVIII. 7 <)5 Al'PENDICB IVilbeJ force memhro del parJamento britannico , in 8." II sig. Willielforce e conosciuto da molto tempo in Itigliilterra come il primo filintropo della Gran Bretagna, e quautun- que alcuni coloiiisti , e per servirmi deir espressione in- glese , alcnni Na))abs abbiano avuto 1' indegnita di ridere nelle due Camere della nera umaniia ( tlie black humanity ) del generoso amico del negrl ( Wilbclforce), TEuropa gli rende altauiente giustizia. ) La Bosnie consideree dans ses rapports avec I' Empire otto- man, par Cluirles Pertusies. In 8." ( Cosselin ). (M. Pertnsier ha pubblicato nel i8i5 le sue Prome- nades pittoresques dans Constantinople et sur les rives du Bosphnre, vol. 3 in 8.% con atlante (fr. i8o) e nel i8ao tin' akr' opera i'.ititolata De la fonification ordonnee d'apres les principcs de la strategic et de la balistique moderne , in 8." Qneste clue opere hanno otlenuto nn successo me- ritato. Quella che ora annunciamo mi e serab'ata egual- nieiite degna di sostenere la rlputazione del suo stimabile autore. ) Lettres dun Norvegien de la vieille roche , ou examen des changemens qui menacent la constitution du royaume de Norvege. In S*f (^L'auteur , rue du Dauphin, n." 'j),fr. 3. ( Scritto saggio, bene pensato. L' autore si mostra pa- drone del suo soggetto, e conosce a fondo i fatti sui quali appoggia le sue congetture, ) StORIA, BlOGRAFIA. Histoire des croisades , quatribne partie contenant les expe- ditions de S. Louis , les guerres des Chretiens contra les Tares , et des considerations generales sur les resultats des croisades , par M. Michavd , de I'Academie frangaise. Tom. 4, 5, 6, -j (^Michaud ) , 28 fr., pnx: de 7 volu- mes 49 fr. ( La riputazione di questi quattro volumi era fatta in anticipazione dietro il successo die hanno ottenuto i tre primi. I tomi 6 e 7 contengono delle iiotizie biljlioirrafiche sopra gli scrittori che hanno trattato dell' istoria delle Cro- ciate. ) PARTE STRANIEKA. ^Q Tableaux chronologiques des principaux faits de fhistoirc avant Here vulgaire , par J. B. Gail. In 4.° ( Chez Gail au College royal, Dekdaine ). ( Quest' opera , al cui seguito si trova la divisione del- 1' anno secondo gll antichi , e la spiegazioue delle diverse locuzioni cronologiche secondo Erodoto, Tucidide e Seno- fonte, e stata stampata aaclie in 8.°, e forma il tomo XII deir intercssante raccolta intitolata Le Philologue pubbli- cata dal nostro stimabile accademico M. Gail. \ Tableaux mnemoniques de thistoire de France composes des meiiailles chronologiques contenant le portrait de chaqae roi et les principaux ewviemens de son regne ; indiqucs par differens cmhlemes , accompagnes dhm abrege de I'liistoire de France 771/5 en rapport avec les tableaux. In 12, orne de 70 planches {Colas), 18 fr. (Picciolo libro che puo servire airadolescenza e che e egual- mente utile come Mnemonica alle persone di matura eta. ) Histoire de la vie et des ecrits de T. J. Rousseau. Nouvelle edition. Vol. a in 12.° { Brier e, Bechet), 7 fr. So cent. ( Questa nuova edizione e accresciuta di due lettere inedite indiritte a mad. d' Houdelot. ) Notice sur la fin tragique d'Ali Tebelen visir de fanina , par M. de PovqvEViLLE. Br. in 8.° {Martinet, Dupont., rue de la Harpe , num. 7 ). ( II medico Poucjiieville e classico in punto de' princi- pali fatti dell' istoria moderna delP Orieute. Noi gli dol)- biamo un eccellente viagg;io in Grecia e in alcune citta dell'Asia Minore , dove ha soggiornato lungamente. Del resto cpiest' opuscolo non e che uno scliizzo £:itto per cost dire alia sfuggita. ) Geograffa e Viaggi. Eiude graphique de la terre, ou nouvelle methode de geo- graphic eleinentaire , cartes ^crites , simples projections , tablecMx historiques et texte explicatif , a I'usage de la jeunesse , par Augustin Le Grand. In 8.°, 71 planches (L'auteur, rue Haute feuille , num. 18, Pelicier), 3o fr. ( Quest' opera e abbastanza rimarchevole , ma e troppo cai'a per le case di educazione. ) lOO APPENDICE te Bresil , histoire , mcpiirs et coutumes des habitans de ce royaume , par M. Hipolyte Taunay et Ferdinand De- js'is. Vol. 6 in id,." fi<^. noires 34 /r., fi'^. col. (^ Aug. Neprac ) , 36 /r. ( QuestO viaggio forma parte della piacevole ed interes- sante raccolta intitolata Mcnurs , arts et metiers de tons les peuples , la quale formera 160 volnmi in 18.° con fig. Sorta di Biblioteca di canipagaa , almeao per la parte die risguarda i viaggi. ) FlSICA, FiSIOLOGIA, STORIA NTATCRALE. Cours elemejitaire de physique experimentale a I'usage des jeunes etuaians et des amateurs de toutes les classes , par J. MoLLET , professeur au musee de Lyon. Vol. 2 in 8." ( Bachelier , Huzard , I'Auteur quai de Retz n.' 65 Lyon ). ]Mulla di piu difficile che fare un' opera elementare. Questa mi e sembrata ben fatta e conmiendevolissima. E chiara , e questo merito e importantissimo ne" libri di questo genere. Tableau analytique et critique de I'ouvrage du docteur Gall sur les nerfs , Ze cerveau et leurs fonctions automatiques et intellectuelles , par J. B. Demangeon , docteur en me- decine. In 8." (L'auteur^ rue de Clery n." -k), Mequignon, Marvis ). ( Si pub considerare quest' opera come una buona dis- sertazione sul sistema del dott. Gall che si e forse Van- tato troppo 5 ma che secondo me si trascura troppo og- gidi. ) Observations et reflexions sur les causes , les symptomes et le truitement de 'a contagion dans les differentes maladies et spe iahment dans la peste d' Orient et la fie\'re jaune, par M. CI. Balme D. Med. In 8." (Bechet, J. Gaban, Lyon chez fauteur , rue du Buisson n." 19. ) * ( Eccellente opera , e clie i medici di tutti i paesi po- traano consultare ecu frutto. ) 1?\1?TE STRANIERA. 161 i^able synoptique des poisons , dressde d'apres les travaux les plus recens d'Histoire natureUe , de therapeutique et de medecine legale , par Eusebe De Salle. ( Bailler , Ga- bon). In folio., deux feuvilles , fr. i. ( L' autore ha rimiito in questi due quadri sinottici le diverse sostaiize velenose de' tre regni della naU\ra , gli accidenti che ^roducono , i rimedj che si deve oppor loro , ecc. ) • Belle arti. Salon d'Horace Vernet , ou collection gravie d'apres les ta- bleaux exposes chez lui en 182a. Jn 4.,° (^F. Janet, rue des Grands Augustins n.° 7. ) ( Opera piacevole. La prima distribuzione contiene il ri- tratto in pieai del duca d' Orleans , 1' Odalisca , la pazza per amore , le vacche ). Essai sur I'histoire de la musique en Italic depuis les terns les plus anciens jusqua nos jours , par M. le comte Greg. Orloff., senateur de t Empire die Russie. Vol. a in 8." ( Dufart , Chassercaux ), fr. g. ( Troviasi in qiiesta huona opera i fatti piu essenziali suir arte propriamente delta , e di cui il dott. Barney ha arriccliita 1" ainpia sua storia della musica; ma cio che non potrebbesi trovare nel dott. Barney sono gli aneddoti piccanti che riferisce lo spiritoso conte OrlofF sui migliori maestri di cappella moderni. Alle corte, T opera dello scrit- tore russo cancella interamente quella di Bonnet, vol. i in ia.% ed e anche superiore a qaella di La Borde , vol. 4 in a." ) Belle lettere. Le divouement des medecins francais et des sosurs de S. Ca~ mille dans hi peste de Barcelone par mad. Delphine Gay; piece mennonnee dans la seance de I'academie francaise dii. 24. aoilt 182,2. Br. in 8.° {Ambr. Tardieu) cent. 7$ ; in 4.* {Firm. Didot) , fr. i. So cent. (Versi deliziosi che respirano la sensibilita e la grazia, Questo successo di madamigella DelGna Gay e tanto piii lusmghiero in quanto ch' ella tocca appena V eta di 1 8 ajini. Madania sua madre cui noi Uobbiamo Laure dEstelle. lOa A P P E N D I C E 3 vol. in r3.% ed un altro romaiizo iiititolato Les malheurs d'un amant heureux , e una signora di molto spirito. ) JL'ApoUon , journal des lettres et des arts ( Rue de I'Echelle , n.° 9 ). Questo nuovo giornale vede la luce tutti i salibati ; il prezzo d' associazione a un tvimestre per le persone die amaiio e proteggoiio le arti fr. i5 ; pei letterati , iinpre- carj e merc^ti d' ogni genere fr. lo, per gli stabilimenti pubblici , caffe, restorateur fr. 7. Ecco un Apollo clie ha uno stile licne bizzarre. Dietro qnesto compute e cbiaro che v' ha piii del So per 100 a guadagnare tenendo un cafle, una trattoria, che ninando e proteggerulo le belle arti ; di questa verita me n' era ac- corto anche prima. # Teateo. Memoires de mademoiselle Clairon, actrice du theatre francais , ecrits par elle m,ene , nouvelle edition , mis dans un meil- leur ordre. In 8." ( Ponthieu ) , 6 fr. 3Iemoires de mistriss Bellamy , actrice du Convent Garden. In di." , torn, premier ( Pontlueu ) , 6 fr. ( Le due succennate opere forman* la prima distribu- zione delle raccolta delle Memorie suU'arte drammatica con note de' signori Berville , Barrier ecc. , che sara com- posta di circa 20 volumi in 8,°) Di dodici produzioni teatrali che hanno veduto la luce nel corso del mese d' agosto , non distinguero che le se- guenti : Jeanne Hachette , on /'heroine de Beauvais , melodramme en trois actes , par M. Dupehciie , musique de M. Adrien , ballets de M. Maximiea , decors de M. Daguerre , re- . presente sur le tJiedtre de I' Ambigu comique. In S.''{ Pol- let), I fr. E noto che in certe cerimonie pubbliche le donne a Beauvais hanno il passo innanzi agh uomini , dopo che nel 147a la citta fu salvata merce il coraggio della fa- mosa Giovanna Hacliett* nominata Jeanne Fourquet da Fil. di Commines f, Jeanne Fouquet da P. Mathien , Hi- stoite de Louis XI:, Jeanne Laine da Antonio Loisel, Mem. ,de Beauvais., etc. Avvi alia Biblioteca reale una tragedia. 1 PARTE STR\NIERA. Io3 fortunatamente manoscritta , iadtolata Triomphe du beau sexe : Jeanne Hachette , ou le siege de Eeauvais , par Itr sieur de Rousset, garde de la Manche. Agnes et Fitz Henri, pantomine en deux actes , par M. Henry represents sur le theatre d^ la porte S. Martin. In 8." ( Quoj ), So. cent. ( Questa pantomima e fatta sulle tracce del romanzo cli mistriss Opie intitolato II padre e la figUa in inglese , e tradotto sulla prima edizione da madama la duchessa di Saulx Travannes , e sulla seconda da madama Luigia Brayer S. Leon , alia quale noi dobbiamo molti romanzi elegan- tissimamente sci-itti ; e che per lo piii dopo aver avuto molte edizioni in Francia furono tradotti in diverse liiigue straniere. Osswvero che mad. Brayer nella sua traduzione ha avuto 1' accorgiinento di non nominare Agnese come mistriss Opie , ma Cecilia , 1' eroina di questo romanzo. Col riflesso ch' ella trovava un po' scabroso di dare il nome d" Agnese a una gicvane ragazza che aveva dato alia luce un l^el banibinello naturale, partlcolarita della sua vita sensibile, in seguito della quale T autore introduce una situazione straziante allorclie la figliuola colpevole in- contra P infelice suo padre privato della ragione in con- seguenza dell' abbandono ov'' ella lo avea lasciato. ) Les Blouses , ou la soiree a ki mode, comedie Vaudeville en un acte , par MM. Gabriel ed Arm and , representde sur le theatre des Farietes. In 8 .° ( Burba ), i. fr. So cciU. ( No vita il cui successo e vivlssimo a motivo della circo- stanza seguente. Si chiama a Parigi blouse una specie di soprabito di tela grossolana che i carrettieri e conduttori di Yetture di trasporto in Francia cliia-iiate rowifrs mettono di aopra i loro abiti per preservarli dalia neve e dal cattivo tempo. Le nostre signore hanno trovato piccante d' imi- tare questa costumanza , e di farsi delle specie di taniche somiglianti a quelle blouses de' carrettieri , elegantissime xl'altronde, a piegncce finissime e serrate alia persona con cinti di cuojo di Russia che ha buon odore. Le piu ele- ganti poi delle nostre signore , che vogliono semore rafli- nare sulla moda mettono delle cinture di paglia ruccoinan- date da fibbie piu o nicjtio riccl,«e; nel che coasiste il su- premo ban-ton. ) 104 APl'ENOICE ROMAKZI. Si sono pubblicati nel corso del mese d'agosto 14. ro- mnnzi o raccolte di novelle e racconti , fra i quali non distingnero clie i quattro seguenti : La belle soeur , ou la famille de Sternbourg , trad, de I'al- lemand d'Auguste iMfontaine , par L. de Bilderbeck jeune. Vol 4. in 12.° (^Eymery)^ 10 fr. Les enfans, ou les caracteres , par miss. Edgeworth. Vol. 4 in 18.° ( Eymery ) , 8 /r. Roche blanche ou les chasseurs des Pyrenees , par miss. Marin Porter , trad, de I'angUiis par mad. Collet. Vol. 5 in I a .° ( Eypiery ) , \% fr. Histoire ethiopique d'Heliodore , ou les amours de Theagene €t de Chariclee , trad. d'AMYOT revue par Trognon avec notes de 3fM. Coray etc. Vol. a in 8.°, 10 fr. pdpier velin ( Correard ) , 20 fr. ( Quest' opera forma i tomi 2 e 3 d' nna Scelta di ro- manzi tradotti dal greco e dal latino, 10 vol, in 8." II priino volume, die coiitiene gli amori pastorali di Dafni e Cloe di Longo il sofista , vide la luce in decenibre 1821. Si sa e si e ripetuto mille volte, che dalle nozze di Teagene e di Cariclea, i due piii antichi romanzi conosciuti, sono nati tutti i romanzi del mondo. Che posterita prodigiosal ) Varieta'. Si propongono di pubblicare quanto prima le due opere seguenti : Memorial de S. Hdene , ou journal dans lequel se trouve consigne jour par jour tout ce qua dit et fait Napoleon durant dix huit mois , par M. le comte de Las Casas. Ce journal formera 8 vol. in S.° ornes d'un carte: prix de chaque volume j fr. ( Roret, Duval , rue du Bac n." 53). Nouvelle description des arts et metiers , ou manual du ma- nufacturier , de t artisan et du proprietaire , mis en rap- port avec les ameliorations et decouvertes fiites en Europe depuis trente ans : puhliees par MM. Chbistian , de la\ Boude, Costaz , de la Fosse, Deveux., Dupin , CadeT I Gasstcoubt -fjls , Lenormajvd, le Febvre, Gisneav , etc. sous la direction d'un jury onsultative ( Baheuf). ( M. Christian e conservatnre del museo delle macchine: i diversi collaboratori sono i prinii nel loro genere i-ispettivo; PARTE STRANIERA. loS perclo queSta raccolta sara tutta di niano maestra. Gli editor! si propongoiio di pubblicaila per distribuzioni com- poste tutte di un volume in 4.° ornato di rami. Ogni pro- fessione formera Toggetto di un trattato particolare che si potra acquistare anche separata men te. Prezzo d'ogni volume 7 fr., 5o cent, per gli associati ^ e 9 fr, peir tutti gli aliri. ) Si deve raettere quanto prima sotto i torchi a Parigi una nuova opera dell' illustre ed infaticabile IM. Cii. Pougeus , niembro dellAccademia reale deile iscrizioni e belle lettere e delle prin'cipali societa letterarie d' Europa , autore del Tresor des origines et DIctionnaire grammatical raisonne de la langue francaise , Des quattre ages ( stata tradotta in italia- no nello scorso 1 8 2 i presso Vincenzo Ferrario in Milano ) , delle Lettres d'un Chartreux , delle Lettres de Sosthme, dei Contes du vieil Ermite de la vallee de Vauxhuin , AeWAr- cheoJogie francaise etc. L' opera succennata e intitolata Jocko anecdote indienne , e T autore vi ha riunito con molta arte e in un modo piccantissimo molti fatti cviriosi sul- r istinto degli animali , accompagnati da numerose prove, cavate dai viaggiatori e dai natural isti i piu accreditati. 11 pubblico attende con impazienza questa pvoduzione. Essai statistique sur le royaume de Portugal et d Al- garve compare aux autre s Etats de V Europe et suivi dun coup dceil sur Vetat actuel des sciences , des lettres et des beaux-arts parmi les Portugais des deux hemispheres , dedie a Sa Majeste tres-Ftdile par Adrien Balbi , ancien professeur de physique , de geograpliie et de mathematique , membre coirespon- dant de V Athenee de Trevise, etc. — Paris ^ 1822 ( octobre ), chez Rey et Gravier. Deux volumes in 8° de 610 pages chaque. Prix i6 francs. I06 APPENDICE PARTE 11. . SCIENZE, LETTERE ED ART! ITALIANE. Discorso del sig. Ignazio Fumagalli ^ vicesegretarlo dell' I. R. Accadeima, letto nella gran.de aula "Hel- VI. R. palazzo delle scienze e delle artl in oc- casione della solenue distribuzlone de' premj del- VI. R. Accademia delle belle artl fattasl da S. E. it sig. coiite Di 5TRASSOLDO, presidente del governo in Milano , il gioriio 27 agosto 1822. V^ GNI qual volta riandando le quallta Ssiclie e morall dell' uomo ci arrcstiamo a calcolare i vaataggi che dalla grazia ridoadano , considei-ata sotto i rappovti di dono naturale o di dote acquisita per educa/ione, siam;) costretri a confc ssarne T entita ed a pro- clamarne T iuiportanza. Tutto cede e si piega all' iaflueuza ed alle attrattive di essa. Un gesto aggra/iato, una guardatura lan- guida o sereiia o vivace , ua tuouo omogeneo di voce , i movi- meati disinvolti , i vezzi in fine ci seducouo , ci allettano , ^ li vediamo bene di sovente, a iiialgraJo die le nostre belle se ne adontino, antepostl alia leggiadria delle loro foriue. Ignaro dei principj che producono tall sensazioni, il volgo va continiiaraente attribuendole a un certo uon so che ; il filosofo risguardando la grazia sotto varj aspetti , con ditferpnti nomi la distingue , e talora mentre fisicaniente la spi'egia od infiage di disprezzarla , moralmente s'affatica per possederla , perche ne riconosce I'uti- lita. Iniperocche tanto h il predoiiiinio eh' essa esercita sui sensi nostri, che se isolata si ti'ova, 'seduce; se assisce la ragione, fa che piii possenti sieuo i mezzi di persua'lcre; se accompagnasi qual sussidiaria all' el')qucaza, la ragione stessa njn di r^do rl- mane sopraffatta. Le anime sensibili applaudiscono se la giustizia in favore della grazia uiltiga il rigore del castigo , e ne soiio "vivaniente commosse allorquando miraao sulle scene la tirannide deporre airaspetto di essa la ferocia e spuntare gli aculei dei preparati tormenti. Ne questi soli soiio gli eifetti di qiesto ele- ruento. La natura ride per esso , e provida acc0(jpiol!o talora alia bellezza onde si rimiovellasse di tempo in tempo in noi r idea della perfezione, lo cougiuuse all' ingenuitii e lo concess* PARTE ITAtlANA. lOJ air infanzia accio trovasse soccorso, aseistenza e yirotezione nelle varie vicissitudini , ed unico o congiunto ad altri doni lo diede preferibihnente iii dote al debil sesso unde possa col forte t-qui- librarsi e cospargere di dolcezze i sudox'i inseparabili dell' atti- vita e del travaglio. Giovani alunni, se non gli stessi vantaggi, nou lievi al certo procacciausi ([uegl' ingegni Ae esseudosi applicati a qiieste libe- ral! discipliiie nou trascurano di disceineie e d' iuiitare dalla natura questa qualita onde ornarne le loro produzioni. La bel- lezza va debitrice in n)olta parte de' suoi prestigi al lenocinio della grazia. Esseudomi proposto in questo giorno de' vostri fa»ti di ragionarvi intorao ua pregio si iniportante , sento che non niai > quanto in questa occasione , nai riusci grave il dovere di Djio istituto, giacche i iiuei concetti dis-adorni di stile conveuiente I Dial saprebbsro rispondere a si dilicato argomento. 'Nelle arti del disegno e segnataiueute ndla pittura e nella scultura la grazia , sia dono natiirale o dote artiiiciale , pos»ei>- tetnente ci attrae e sublima quelle opere in cui e sparsa: questa dono pero , se non e maneggiato con circospezione , diventa pericoloso, perche facile n' e T abuso e in questo oaso degene- rando in affettazioiie porta in vece deterioraiiienro alia beNezza, scopo precipuo delle arti medesime. A dimnstrarvi j.ertanto I'uti- liia di questa prprogativa e ad acc«'nurti vi insieuie i pericoli cui t trovasi esposto T inesperto artista iicll' approFutiUue e diretto 1 questo qualunque siasi mio dire. j Chi si occupasse di analizzare i rapporti della grazia onde dedurne una defiaizionc , s' ingolferebbe in uu vasto pelage , I e dope aver discoperto cli' essa e multiforme , versatile e rela- tiva , finirebbe a aiio avviso col conchmdere essere la grazia cio che piace , come viene generalmente definita la bellezza. In fatti si dell' una che dell' altra ne giudichiauio per le sen- sazioni , le quali sono piu o nieno giiiste , vive o stravaganti secondo la particolare abitudine di vedere e la naturale dispo- sizione degli organi. Un tipo die siasi foriuato nell' immaeina- zione o che sia di continuo sotto lo sguardo , un' idea che ciuan- tunque eiTonea venoa inceseanteniente instiUara dall' educazione ed infiaite altre cause e tendenze fanno si che diversissime ne emergono le opinioni su (juesto argomento. II Cinese , avvezzo a pendere dal viso delle sue Veneri degli occhi oblunohi e semichiusi , a non mirare che un naso stiacciato ed una fronte artificialuicnte ridotta spaziosa, ripudiera le greche sembianze e forse nauseato nial sofTnrebbe i vezzi delle nosire Armide. Cogi neir architettura di sttle barocco erano da que' maestri reputate graziose soltanto le linee convesse che alle concave si succede- vano. Ne altrimeuti , moralmente parlando , agisce in noi la eimpatia allorquando pronunciamo un giudizio sulle qualita di una persona , dalle di cui attrattive ci sentiamo trascmati. La prevenzioue lo predomina, e 1' amor proprio , che bene speeso I08 APl'ENDICE €1 fa trovai"e consouantl i nostri difetti ai merlti altvui , ci raftV gura . iiipentilisce ed ini;i£;aniisce nell' oggetto idolatrato cio che in realr.X non \i si aniiida, o che se vi si trovasse , a mala pena si scorgercbbe da chi ne fosse iadifferente indagatore. Per quanto pen* la gvazia sia relativa e non sia agevole a definirsi, noadimeno aussiste, n^ siamo colpiti da' suoi alletta- inenti , e ci affascina , adorni essa I* opere della natiira o quelle deir arte. 1 poeti inspii'ati dal sentiuiento e piu caldi del filo- sofo i-agionatore ci lasciarono nel dfscrivere le passioni una giusta idea di qaesta prerogativa. Ci alletta ne' loro componi- nienti il risooutrai'vi espressi con modi i piii lusinghevoli e pere- grini gh affetti anco diaiuetraliucute opposri. Oh quante volte r ilarita e la mestizia furono di fiori ammantate ! E dalT epica tromba del gran Torquato non usci forse : E sdeffiioso rigor dolce e in quel volto? In questo solo concetto per non citarne a schiere non pare proprio , se non vado evrato, che la Vjellezza alia grazia congiunta si ruostrino e facciano seutire le delicate loro relazioni anco in uno stato di alterazione ? Da siffatteidee, che in coniplesso contengono la definizione del hello, dedursi po- trebbe essere sostanzialmente la grazia nelle arti imitatrici quella parte piu seducente del bello niedesiino , la quale si iliffonde e si applica all' espressione, all' atteggiamento, al uioto , alia coni- posizione . aU'aniaia, al sentimento , al tutto. Che siavi un bello inaniiuato che non seduca , ce ne convin- eono ah artisri colle loro opere e colla scelta de' modelli oh' essi vanno facendo onde lunesrare le due quahta che rade volte ac- coppiate s' incontrano; cio che avvahn-a 1' asserzione delle fem- mine nieno avvenenti , le quali si>ghono accordare talora alle loro rivali la superionfa delle forme, lua non la cedouo loro per la parte della grazia e del brio. E per verita scorgonsi tal- volta delle uieiubra roroite, le qnah a roalgrado di essere state educate alia piegatura ed al uiolleggiainento dal compassato dan- zatore, inostrano di non avere totalniente deposta cjuella durezza che ne' niovimenti originariauiente loro iuipresse la natui a. Lad- dove ben siivente incontiansi de' corpi che sebbene pei njiiscoU alquanto esih non presentino elegaiiti contorui, soho pero fles- sibili, sentono 1' azione e si atteggiano naturalniente a mara- viglia e a tutto garbo. Per vedere pero e sentire quesre delicate diflVreoze bisogna aver T anima e 1' occhio forraati dalla natura ed esercitati sui confronti, ed egli e in conseguenza di si fine relazioni che an- che fra ciueile opere anriclie clu' per cfmseuso dejili ar;isti belle sono dette ed assai sfiiuate , vednte the siano dal laro seducente, emerge una diversira e gradazione di nieriro . f|uanrunque par- tecipino del medesinio origin irio stile Pareggiate vo; sressi . gio- Tani alunni , un lavoro di stile egizio esegmtn da grero scalpello a' tempi d'Adriano , od un pezzo di stile eginetico colla Venere Medicea. I distintivi caratteri del prinio earauno seiuphcita, PAllTE ITALIANA, IO9 proporzioiie, castigatezza di forme, severita ; nell' altra non solo risconrrerete questl pi'i'gi , ina sovrastei-a al priuio )?er tutta quanta la aiovenza delle membra olie piu leggiadra non sapreb- besi iuimagiiiare : le maoi sono collocate con uns delicatezza e con uu garbo inesprimibili ; senibra che quelle svelte e luolli dita abbiano a cedeve al tatto ed alia compressione : la testa ha ua giro che spira mollezza e voUitta : rattitudine e quella di una Dea degli amori si, lua di una Dea che mostra ad iin itimpo tutto quanto il decoro. Suir addotto confronto pero cade qualclie eccezione , e gia odo susurraruii air oreochio : Scopa, 1' autore del vostio arche- tipo si grazioso , dovendo appuuto rappresentare la Dea del pia- cere, raccolsc tutto quanto di vago e di venusto, di seducente pote ofFnrgli la natura , vi aggiunse cio che il proprio genio educato al bello seppe ingpir;irgli , e ne compose quel tiiitorlie al simulacro della madre delle grazie si confacesse. Ma questo obbietto non iscema punto la verita ro- prio carattere alia sue figure , e per 1' eguale principio avviene che molti artefici sforzansi in vano di coprire nelle opere loro quella ruvida corteccia in che gli avvolse la natura. IMa abba- Btanza uai trattenni sui meriti e sugli elogl di un nostro concit- tadino piu che non lo richiedeva il tenore dell' argomento : non avro spei'se pero le niie parole, perche gli esenipi faniigliari di virtii servono di niaggiore eccitaniento a seguirla. Sia la grjzia un dono ingenito , sia una prerogativa che artificialmente si conscgua nierce di una disposizione ad unifor- niarsi a que' tipi clie la contengono , indicibili sono i vantaggi che da essa se ue ritraggono , giacche quelle cose uclle quali si ravvisa prepotentemeute mfluiscono sulla uosti*a sensazione e sopra i nostri giudizj. Inipressa la riscontriamo ne' marmi greet, e c' invita ad adorarla; coUegata colle altre esiniie doti di Rafaele , le sublinia e ri sforza ad acclamarlo pittore sovrano : piu sorridc-nte e nuda in Correggio ottiene tutt' i nostri suffragi e ci rapisce ; contaminata da qualche macchia in altri artefici , le copre di un velo e ci seduce ; circondata da dlietti , li minora, ci costringe ancora ad ammirarla, ci rende indulgenti, ne disputiamo per essa. EfFetti si vantaggiosi certaniente non fu- rono sconosciuti ai piii celebri artisti. Se nelle opere de' Ca- racci , de' loro allievi e conipetitori andar dovessiiuo in traccia deir attica purita dello stile, stupireaimo in vero conae siasene fin qui alzato tanto grido ]ier questi pittori: eppm-e i Caracci, i loro allievi e gli eniuli loro non cesscranno di riscuotere laudi fmche durera il buon gusto della pittura. E perche ? perch^ il loro fare e una luescolanza di stile Correggesco , di Paolo 112 AVPENDIGE Veronese c talvolta di Raffaello , percli^ le loro coniposizioni , il lovo dist-gno , il loro colorito aono ripieni di brio e di lepore , perrlii^ assaporarono qnanto c' e di gusto, di bella nianiera , di facile , di prandioso e di bell' artificio in tutti gli altri pittori. Questo eldftento pero , che tanto prestigio e tanta malia induce nelle arti, e che di tanto avvalora le produzioni che lo contengono , quando non sia ristretto entro liniitati confini , ge- nera iin eQ'etto totalmente contrario. Quel ruscello che colla fre- scura delle sue acque mantiene verdi e smaltate di oguora rina- sceiiti fiori le sponde che dolcemente lainbisce , se avviene che di sovrabbond^nte uniore s'accresca il suo alveo, piii rapido di- scorre , straripa, e torbido e limaccioso offusca e distrugge quelle bellezze die invitavano a riguardarlo. Non altrimenti succede deiia grazia nella pittura e nella scultura. Sicconie essa consists in im circoscritto coutorno un poco piii addentvo o all' infuori , in quel poco pivi o poco uieno di gradazione di chiaroscuro , in quella proporzione piii o nieno svelta , in quel prolunganjento od accorciauiento di parti , in quella maggiore o minore indica- zione di espressione o di moto ; cosl se non si passeggia , per megiio e.spnniermi , sopra v.n filo o non si regge all' equdibrio gia azzardoso , si cade in alFettazione. Quindi subentra o la suiania di accrescere o diminuire , quindi col troppo anatouiiz- 2are , col cercare movimenti e contrast! , le bellezze scompajono onninamente, ed in vece di linee , di forme, di attitudnii , dl espressioni grate a vedersi scaturiscono lezie , smorfie , contor- sioni , e talvolta ridicolaggini. A questi passi perigliosi trovaronsi talora anche gli uomini grandi ; nia tolga il Cielo che per con- validare V asserzione sfuggitanii io qui mi associi all' autore deir arte del vedere , rilevando con acre sarcasaio qualche macchia che vedcsi cosi nel sole come nelle opere anco immoi'- tali. Diro solaniente che la preziosita delle grazie nelle arti e in ragione della difficolta di maneggiarle o di saperle conservare ; diro che awche i genj piu sublimi allettati da queste sirene troppo qualche volta ad esse si avvicinarono , che per soverchio ardiuiento non ristretto dal rispettare que' confini , oltre i quali cessano di serbarsi mimacolate ; e diro (iaalmente che i loro tentativi fruttarono ad essi deboli censure, non gia diuiinuzione di fama. II Correggio fu da taluno. accagionato di alquauta lezio- saggine e di tropi'o ricercato niovimento : u/i po' di grazia del Paniiigianiiio sta ne'dettanii che Agostino Caracci racchiuse in uu sonetto e prescrisse onde giungere alia sublimita dell' arte : ed e poi un quesito da sciogliersi , se RafFaello non rapito da immatura morte sarebbesi niantenuto nel seggio piii luminoso , dappoiche le niosse e la fierezza di Michelangelo avevano gia inconiinciato a sedurlo. Che se caddero talvolta gli uomini sommi ed originali nel rintracciare il raffinamento della bellezza, iia esito infeltcg sortirono ie imprese di noa pochi imitatori. l^ervo , cartilagini .. PARTE ITA.LI\NA.. 17,5 niuscoli risentiti fino ne' corpi feiuminili e ne' putti , piecli alquanto corti , uiani semprc iaiperiosaaieote prone e voltate air indentro cogl' iiidici iinciiiati onde vie piii pronunciarne £ carpi, colli d' ordinario corti sopra late spalle furono i modi, fu la supposta graziosita di cui si couapiacque il fiero e niinac- eioso Buonarroti , o a meglio dire fu quell' aroma cli' egli profuse a piene niani ueile sue figure , e clie assaggiato da teneri palati ▼i produsse un guasto nel seusorio. Le papille nervee ne furono punte in modo che piu giistare non poterono quanco v' era di piu semplice e soave. Ma laiciando d linguaggio figurato , tutto cid che quantunque alquanto urtato e riseatito in Buonarroti non h privo di certa qual grazia tutta sua , ed anzi animirasi , imitate da chi non possedette gli altri graudi elementi di quel- r ingegno , divento insoffribile. E siccnnie i seguaci di una ma- uiera tendono d' ordmario ad alteraria , cosi le spalle tutte di- vennero quali Virgdio le vide a Pandaro , le mani furono tutte poste come in posizioue sul clavicembalo , i moti furono convul- eivi. Clie cio avvenisie ce lo artestauo le produzioni dei Golzj , degli Spranger e di tant' altri , deturpate tutte tjuante di so- miglianti stravaganze e ridicolaggiui. Ne diversa fortuna per senso opposto riscontriamo aver coi'so coloro che diedersi senza scorta di vigor d' arte ( e cio che piu ammonta di senno ) csclu- sivamentc a ritrarre le Veneri e lo stile de' pittori graziosi. Laddove i primi per soverchia forza ed eccessiva smania furono dalla riigione proscritti e destiuati all' obblio ; questi per debo- lezza parteciparono alia stessa sorte , giacche sdolcinati , sbiaditi e languidi in tutte le opere loro atteggiarono e dipinsero colle etesse tinte 1' odio iniplacabile di Aunibale , i vezzi di Cleopatra e 1 austerita del Cinico di Laerte. Egli e dunque certissimo , e parnii d' avervi dimostrato die la grazia e una dote atta per se stessa a procurare intiniti van- taggi , e che facile n' e il traviamento nell' esercitarla. GiovanL alunui , questa facolta che si sente e non si defiuisce , uoa va soggetta a nornie, a teoriche , a preretti (i). Chi pero agogna a possederla, fa d' uopo che, oltre il dono della naturale dispo- eizione, aiimenti in se 1' aniore dell' arte e del sapere , e che iugentilisca lo spirito , educandolo con idee nobih e generose. Socrate scolpi le gi'azie , ne fu il /elatore e ne prescrisse parti- colarmente il culto al suo Alcibiade , che 1' idolo fu ilella Grecia. La Grecia stessa e i popoli yiiu colti eressero altari a queste divinita , perche conobbero che , senza il soccorso di esse, rozze sarebbero specialmente le arti belle , iaamabdi le lettere « le (l) Cette fiicolte delicate et celeste, qui serable trop subtile pour supporter meme les chaines de la definition, ne pent €tre souniise a aucune reg;!e. Bibl. Ital. T. XXVIII. 8 114 A I' P l: N D I C E Scien7e , non eSisterebbe il piaceie, languirebbe 1' imianita, S)iento sarebl'e 1' amove. Mon la sola antichita quindi sent! il bisogno di tviJiiitare loi'o incensi , ma i monarchi, i ponrelici , le nazioni jiiii civilizzate gareggiarono uiai sempre con possenti uiezzi a proniuoverue il ciilto. Quali e quante siano le sollecitudini di S. W. r augiistissimo nostro Sovrano per queste dive ve lo at- testano questi iuniinosi incoraggianieuti , qiiesto splendore ac- cresciuto dalla yiresenza dell' iimanissimo Vicere (i) e della Serenissima di lui conipagna , seguace di qiieste dive mede- sime , ve le guarentiscono le cure delT egregio Wagistrato che 81 compiace di coronare i vostri siidori. Giovani alunni, vi de- diclierete voi con ardore ne' vostri lavori al culto delleGrazie, che insepavabili dalla bellczza sono il simbolo delle arti nostre ? Ah si , voi dimostraste e nelle grandi e nelle piccole gare quanta sia in voi la brama di distingucrvi , di non rendervi indegni della protezione Sovrana e di preteiidere alia stinia ed airamore de' vostri istruttori e de' vostri concittadini. Estratto del giiidizj delle Commissioni straordmarie pel grandi Concorsl deU anno 18:22. ARCHITETTURA. ~ Programma. Un magnifico edifizio per una dogana da erigersi in una citta capitale non niarittima. N.° I." coU'epigrafe — C/finaz/j — Regolare la pianta e bnone alcune parti nel corpo di mezzo ; si e trovato pero che nella distnbuzione dell' area il conrorrt'iite avrebbe potiito piu oppor- tuuamente provvedcre ai coniodi ed ai servigi dei locali piii essenziali, se , collocato il corpo delle guardie di finanza, avesse onimesso 1' altro inutile qi;artiere con iscuderse per un distacca- mento di cavalleria Le dccorazioni poi tanto esterne quanto interne mancano di armonia, e mancano i dettagli in una scala luaggiore. 2.° — Quod potui ex me feci ipse magisler ego — La pianta e regolare, ma maucante della necessaria grandezza per gli eniporj voUiti dal programir.a. Le decorazioni interne dimostrano una disposizione nel concorrente a forniarsi col tempo buon archi- tetto; nelle esterne la Commissione non ha jiotuto approvare la porta principale d'ingresso, siccome imitazione di tsempi non approvabdi. 3.*^ — Laus Deo — La pianta c ben immaginata e distribuita, numerosi sono i magazzini intorno al gran coitile, ma alcuni (1) La funzionc, oltre di essere stata onorata dalla preseiiza delle LL. AA. II. RR. V Arciduca Vicere e 1' Arciduchessa Viceregina, e preseduta da S. E. il sig. Conte di Stiassoklo , fu assistita da S. E. lieverendi.-isima Monsignor Arcivescovo e dalle altrc primarie Autorita tivili e miiilari. PARTE ITxVLI-VNV. IIO tropj'O piccinli per le merci indicate nella relazione. L' emporio giudiziosamente collocato, aia gP intercoioanj troppo stretti verso il cortile grande, e le rampe di coiiiiiiiicazione ai pircioli cor- tili rendono incomoda Y introduzioue delle mercanzie nel detco emporio. Lodevole e il peiisiero del reciato iiumaginato per vie p.i\ guarentire 1' edificio da qualuuque acridente. La deco- razione sfbbene sia vaga, ed il coni|ilesso presenti della novita, tutravia trova-si un misto tra la severita degli ordini ed il resto delle decorazioai die laecia a desiderare quella eguaghanza di stile clie distiiigue le opere dei biioni maestri. 4.° — Chi per sublime onor talor s' adnpra — La pianta e regolare , gli eujporj , la sala daziaria , la scala, T abitazion del direttore e drl oustode sono convenieuteinente coUocati: nuuie- rosissimi i magazzini di deposito. L' alzato esterno presenta una linea troppo estesa; egualnienfe troppo esteso e T avancorpo di mezzo, ed inutile T attico che lo distingue auche internamente. Le decorazioni si interne die esterne sono di buono stile , per cui valutati i pregi indicati nella |)ianta, e posto a confrouto col N.° 3.°, la CriniLuisaione dopo qualche discussione lo giudico me- ritevole del premio. Se ne trovo autore II sig. CaFvLO Renzanico di Treviglio allievo dell' L R. Acca- demia. PITTURA. Programma — La partenza d'Ovidio per T esilio. De' sette quadri posti in concorso la Coiuiiiissione ha giudicati mancanti nelle parti piii essenziali dell' arte i N.' 3." e 6.°, amenduc co'la niedesima epigrafe — Uxor amans flenteni^ fens acrius ^ ipsa tenebal etc. — il N.° 2.° — Tgnoscenda quidcm — ed il N.° 7.° — Duiii repeto noctein , qua tot mild cara reliqui etc. Ha trovato nel N.° i.° — Conjux humeris abeuntis inhaerens — • qualche merito di composizioue ed alcune parti eseguite con sutli- ciente verita di efFetto , ma troppo sagrificate le parti alia tota- lita deir effetto medesimo, e sovercliiauiente trascurato il nietodo del flipiuto. Ha trovato il N.° 5." — Vo riiiforzando in me la braina aii- tica — < abbastanza ben composto e bene espresso il dolore della partenza, non die assai bene distribiiita la luce della fiaccola, ma vi ha riscontrate alcune Hgure non bilanciate secondo 1' at- titudiue loro, varie sproporzioni nelle parti delle figure mede- sime e poca nobilta nel carattere delle due figure principal!. K.° 4.° Ter liiiicn tetigi: ter sum revocatus: et ipse etc. — La Coniiuissioiie , a malgrado di alcuni difetti nell' atlitudine della. consorte d" Ovidio , di ([ualdie monotonia nel carattere di alcun« teste e di qualche niancanza nella prospettiva iuieare del fondr., lo ha trovato degno de! preinio per la perizia maggiore nel di- segno, per 1' espressione conveniente al moineuto preso a rap- prfsentare, per lo stile piu deciso di aatidiit.\ nelle parti tutte, pel graudiosi partiti delle pieghe , per 1' accuratezza del dipinco e in fine pel foudo ben iiimiaginatg, Se ae iroyi) autore Il6 APPENDICE II signoi- GiovAKNi Tebaldi parmigiano, pensioaato a Roma da S. ]M. la Ducliessa cli Parma. SCULTURA. Pnonr.AMMA — La famiglia di Niube saettata da Apollo e Diana , basso rilievo. N." I." coll' epigrafe — Deh moviti a pieta, contrario nembo ecc. — N." 2." — A lui t' appressa pur, die noii iiigrato ere — La Coniniissione, dope uiio scrupoloso esame di qnesti due bassi liiievi , SI e trovata nella piu forte dubbieta ncll' assegnare il premio per aver dovuto riconoscere in auieiidue pregi tali a dar diritto a questa onorevole distinzione: ha trovato nel i.° maggior vivezza di espressione , maggior perizia nel far trionfare le figure principali del soggetto ; nel 2." maggior intelligenza del genera di basso rilievo e del carattere delle antiche sculture. In entrambi pero inolta nobilta di stile , sicurezza di disegno e niaestria d'arte. Avendo quindi proposto un duplice preiuio, I' I R. Go- verno, dedito ad iucoraggiare colla sua munificenza le belle pro- duzioni, si compiacque di accordavio in vista della specialira del caso e del vote unanime deirAccademia. Se ne trovarono autori I signor Francesco Somaini svizzero , doniitiliato in Mdano, e Giovanni Piazza di Viggiu , entrau^bi allievi dell' L R. Ac- cademia. INCISIONE. N." i.° coll'epigrafe — Se la sorte mi fosse arnica ■— La Couimissione ha preniiata quest' unica stampa rai'presen- tante Venere cJie abbraccia Amore, tratia da un quadro del fu cav. Andrea Appiani , pel bnllante intaglio e per la generale Jnteliigenza e buona condotta di tutto il lavoro;!ia opinato pero ehe si accrescerebbe il prcgio di essa se piu toudeggiate fossero le cosce della Venere , e piu raniniorbidire la spalla d' Amore e le teste di anibedue le figure. Se ne trovo autore Jl signor Michele Bisi nulanese , gia allievo dell' L R. Acca- demia. DISEGNO DI FIGURA. Pkogiiamma — I funerali di Patro- clo, descritti da Omero. N." I." coll'epigrafe — Addio ■, Patroclo ^ addlo ecc. — Qual- che attitudine e ben trovata, ma la composizione slegata , e il protagonista collocato nel luogo nieno dignitoso, e le figure ge- neralaiente mancanti di proporzione dimostrano nel concorreute uno sforzo immaturo. 2." — E baite a tutti — Per dcsiderio della paliiia il core — La Couimissione premio questo disegno per la bella composi- zione, per r espressione del soggetto, per la generale correzione ed eleganza dello stde , e per T esatta osservanza de' costumi ; avrebbe jiero desiderato die la figura d'Achille , benche addo- lorato , fosse atteggiata piu couvenientemente al suo carattere, e che la prospettiva aerea in molte parti fosse piu conservata. Se ne trovo autore II signor ViTALE Sala milanese , allievo di quest I. R. Ac- caderuia. TARTE ITALIANA. II7 ORNAMENTI. Progkamma — Una lucerna di metallo ad uno o piu luini da collocai'si sopra una tavola. N." i.° coll'epigrafe — > O poverella mia , come se'' rozza — La Conimissione premio quest' unico diseguo per 1' eleganza totale della composizione , pel brio e per la squisitezza dell' esecu- zione : vi ha pero desiderate meno grande il vaso recipiente. Se ne trovo autore II signor GiACOMO Cattaneo milanese , allievo di quest' I. R. Accadeniia. Concorsi di seconda classe. Giudizj delle Commissionl permanentL ARCHITETTURA. — Per 1' invenzione, il sig. Antonio Buttaz~ zoni , di Trieste. II sig. Giuseppe Cristoforetti , di Novi. Per gli ordini architettonici , il sig Antonio Luzzi , milaneae. Accessit il sig. Giuseppe Barchetta , svizzero. FIGURA IN DISEGNO E PLASTICA. Per 1' invenzione in disegno , il sig. Carlo Eellosio, milaaese. Per r invenzione in plastica, il sig. Alessandro Puttinati , Ve- ronese. Accessit il sig. Gio'janni Uhicini , milaaese. Scaola del nudo. Per I'azi.one aggruppata in disegno, il sig. Sigisinondo Nappi-, milanese. Accessit il sig. Carlo Bellosio , milanese. Per r azione aggruppata iu plastica, il sig. Girolamo Rusca, milanese. Accessit il sig. Gaetano Manfredini , bolognese. Per 1' azione semplice in plastica , il sig. Gaetano Manfredini, bolognese. Accessit il sig. Giovanni Fantoni, bresciano. Sale delle statue. Pel gruppo disegnato , il sig Pletro Negri, di Varallo. Ac- cessit il sig, Carlo Corti , milanese. Per la statua isolata in plastica, il sig. Giovanni Fantoni, dl Brescia. Pel disegno dalla statua, il sig. Giuseppe Eossi, milaaese. Ac- cessit il sig. CristofoTo Recalcaci , di Sovico. Pel busto m plastica, il sig. Luigi Scorzini, milanese. Elementi di figura. Disegnatori dal rilievo, il sig. Aurclio Alfieri ., milanese. Ac- cessit il sig. Giovanni Labus , bresciano. Disegnatori del nudo dalla stainpa, il sig. Luigi Borini. mila- nese. Accessit il sig. Francesco Anelli , di Deseuzano. Scuola d' ornamenti. Per r inveazioae il sig. Antonio Salmoirago , milaaese. Il8 APPENDIGE Disegnatorl dal rilievo il s'Ig. Carlo Sala , lullaiicse. Arccss'u il sig. Sehastiano Frerri, creuiasco. Disegiiaiori clalla staiujia, i signori Paolo Bernardi, di Boulo- gno ; Oiiorato Aiidina, morte , stabilita a Parigi. — . Popolazioni di alcuae monarchic di Europa. Consumo di generi coloniali. Coiumercio degli schiavi a Zanzibar in Africa. Regno di Paleiubang nell' isola di Suma- tra. — Lettera di Francesco Bicnrdi aucore del Vero uietodo di leggere 1' ebraico. — Osservazioni meteorologiche di agosto. STATI PONTIFICJ. Giornale arcadico di. Roma, fascicolo 44.° SciENZE. Srhiariinenti sull' idrocefalo acute negli adulti. Me- nioria di G. Folrhi. — Opuscoli astroaomici di G. Calandrelli , A. Cortti e G. Ricchebach. ( articolo 3.°) — Nuove scoperte scien- tifiche estratte da' Giornali letterarj italiani e stranien. Letteratura. Antico epitafio greco , spiegato da F. Mercurj. — Delia necessita d' instltuire in Roma una cattedra di letteratura classica italiana : discovso del conte Giulio Perlicari ( opera po- etiiiua ). — Memorie istorico-critiche intorno V origine , i pro- gressi e la decadenza del Foro Trajano in Roma , del signer Viola ( articolo 3.° ). — Rime di Micliel-Agnolo Buonarroti il veccliio , col comeuto di G. Biagioli. — Dei vantagai dalla cattolica religioue derivati alia geografia e scienze annesse : dis- sertazione letta nell' Accademia di religione cattolica dal P. D. Pla. ido Ziirla. — Essais de versification d'apres le mode pro- pose par I'aiiteur, il conte di 5. Leu ( Fme ). Vauieta' Elogio storico di Pietro Rubini , scritto da A. Pez- zana. — Recherches historiques etc. avec supplement aux va- riantes deja pubhees sur les textes d'Herodote , Thucidide , Xe- nophon et autres classicjues etc. , par J. B. Gail. — Elogio isto- rico della contetsa Bianca Uggeri Capece della Somaglia, scritto da F. Gambara. — Sermoue del conte G. P. al conte Malaguzzi neir occasione che il Vescovo di Reggio viene alia sua diocesi. — Discours prononce a la chambre des pairs de France par M. le cardmal due de Bausset a I'occasion de la niort du M. le due de Richelieu. — Francisci Orioli epistolai in C. Valeriuni Catullum. — Sonetto dell' avvocato G. B. Adrlani composto nell' oc- casione che alcuni letterati romani s' unirono a celebrare 1' anno cmqupcentesimo dalla morte dell' Alighieri. — An inquiry into the origin and influence of gothic architecture. — Quattro caati della Gerusalemme del Tasso tradotti in inglese dal signor Wiffoi. — Remcade , nome da aggiungersi alia Serie cronologica de' re del Bosforo Cinimerio. — Enorme calcolo , del peso di Si once , trovato in un uomo dopo la moite sua. — Iscrizione scol- pita in pietra con assai belli caracteri dissotterrata a Saintes. — • Ode hebraique sur I'inauguratioa du uouveau temple Israelite de Paris, par de Cologna. Discours prononce a 1' occasion de Tinauguration du noveau temple de Paiis , j^ax le lueiae, — laO APVENDICE Iscriztoni del dottor G. Labus. — Sonetto di D. V. di Bagna- cavallo. — Iscrizione di L. G. Ferruzzi. — • Bibliografia iialla- na. — Intorno al dialetto df " Fioreutini. — Roiuanzi storlci di Walter Scott , volgarizzati da Gaetauo Barbieri. — Osservazioni nicteorolosiche di agosto. Effemeridi letterarie di Roma, fascicolo 23.* Lettera inedita di Gaerano Miglinre , nella quale si illustra una jsorizione greca. — L' Odissea d' Ouiero , tradotta dal cav. Ip- polito Pinclemonte. —~ Innoiluzione ad un trattato completo , del- r architetto Niccola d' Apuzzn sopra i tempj cnstiani clie si di- cono chiese (oiiginale). — Iddlj del cav. A. M. Rlcci. — Esame degli argomenti di politica economia die sono nel Tratrato della volonta e i\e suoi effetti del conte Destutt di Tracy ( continua- zione e fiue ). — La vergine di Abido , poema di lord Byron: saggio di una versione italiana di S. Viale. — Osservazioni fatte al Vesuvio nel 1821 e 1822 da T. Moiitlcelli e N. Cove I H (coa- tiuiiazione e fine ). — Di un saggio di nietrica versione de' salmi: lettera del P. A. M. GrandL ( originate ). — Di alciini esperi- uienti fatti col solfato di cliinina ed altre medicine nella scuola cluiica di Roma: lettera del professor G. de Mattheis ( originale ), — Martirio di S. Felicita e de' sette suoi figli : quadro ad olio di Giorgio Berti pittore toscano. — Silloge d' iscrizioni antiche inedite illustrate dal M G. Melchiorii e cav. P. Visconti ( con- tinuazione : con una tavola in rame ). — Notizie del cardinale Giacomo Sadoleto , di F Cancellieri ( originale ). — Dell' istoria di Erodiano tradotta in italiauo da Pietro Manzi ; risposta di Benedetto Blasi alia critica inserita nel tomo 26 di questa Bi- blioteca. Varieta'. Dei vantaggi dalla cattolica religione derivati alia geografia e scienze annesse : dissertazione del P. Placido Zurla. -—> Sopra I mezzi per riparare alia mortaliia dei bambini esposti neir orfanotrofio di Roma: Memoria del dott. Oronzio Mace- roni. — Caroli Maria Pedicinii , elegiae septem de Deipara dolori- bus. — • Pvisposta ad un articolo oltramontano sopra di una dis- sertazione del j)adre D. C. M. Narducci intorno V Ideologia del conte Destutt di Tracv. REGNO DELLE DUE SICILIE. Giornale enciclopedico di Napoli, tomo 3.° delV an- no 1821. Opuscoli SCELTI. Memoria sulla coniposizione e sugli eflfetti di uno sciroppo an- tisifilitico molto usitato, del dott. A. Savaresi ( continuazione e fine ) — Osservazioni su di alouoi casi d' idrofobia nel comunc PARTE ITAI.IA.NA. 121 fii Lamia, de' slgnoii Vicecond e Vuarelli. — Descrlzione di alciini idatidi osservan nelT aorta : leticra del dott. iVofartfln«i. — Stori 1 di una risexione delle coste e della pleura: letta alia R. Accadeiuia delle scienze dell' IstiuUo di Francia dal sig. Ri- chera7id. R^pporto dei signon Descainpf e Perry sull' anzidetta Scoria. — Istruzione suUa seininagione del pino di Riga , e sulla jiriina coltura di questa pianta , del s'\gaor Thouin. — Sulle ca- gioni della iueguaglianza degli storici italiani ed antichi: pen- sieri di L. A. Forleo. — Descrizione del lago di Agnano ( Tratta dalle Opere del cav. Carlo Gastoae della Tone di Rezzonico ). — Ndtizie siiile scoverte fil.ilogiche dell' abate Angelo Mai. — Elogio di Leon Bactista Alberti, di Giovanni Battista Nkolini. — Saggio di poesie latine , italiane e greche , di Tommaso Semmola. LiBUI DIVERSI. Catecliismo medico dell' abate D. Angelo Antonio SrottL '— Saggio pratico-teorico sulla dottrina delle diatesi , di Emanuele Ruffa Pancaldo. — Ricerclie sul teiupio di Serapide in Pozzuoli, del canonico D Andrea de Jorio. — Viaggio fatto uel paese di Casceuiire T anno 1783 da Giorgio Forster. — II Tibeno di Tacito dagli Annali, per V. de Mattel ( secondo articolo ). — • Storia letteraria de' tempi di mezzo, dagli ultnui anni delL im- pero d' Augusto fino al risorgimento delle lettere nel secolo i5. , compilata da G. Berin^ton. — Opere di lord Byron ( dalla Revue encyclopedique ). — Scelta delle poesie originali de' Trovatori , del sig Raynouard. — Atti della Societa letteraria di Bombay. — La dama del lago , di Valter-Scott : traduzione di G. Indelicato. — Lettere e versi di Torquato Tasso ■, pubblicati da Giuseppe Ber- nardoni. — Alle Najadi : inno alia greca dall' inglese , di M. Akenside , recato in verso italiano da T. J. Mathlas inglese. — Notizie intorno alle opere di Gaudtnzio Ferrario pittort; e pla- sticatore , di Gaudenzio Bordiga. Notizie scientifiche e letterarie. Estratto de'' lavovi delta R. Accademia di scienze di Napoli per i' anno i8ai; classe di fisica. — Ragguagli bibliografici : libri francesi. — Fregata a vapore in America. — Utilita del sal comune in agricoltura. — Notizia sul celebre scaltore Tliorwaldsen. — Trattato sull' origine delle lingue dell" Europa , e sopra i diversi punti di contatto che esistono tra esse , del signor d^Arndt. — Bagno di rosso antico di un sol pezzo uel filuseo Vaticano. — Acido piro-legnoso per conservare le carni. — Animali anunaz- zati col gas azoto. — RafFinerie di zucchero iu Egitto. — Lam- pada a gas. — Lettera di D. Orazio Tafuri sul tremuoto dell' i- «ola di Treniiti del 21 novembre, e su i fenomeni clie 1' ac- compagnarono. — Lettera de' signori Vitarelli e Viceconti su di aU cune poesie di Torquato Tasso e di Francesco Petrarca pubbhcatesi da poco tempo come iuedite, le quali eraao gia conosciute pep 1% gtatupe. 123 A P P E N D 1 C E B I B L 1 O G R A F I A. REGNO LOMBARDO-VENETO. Memoiie dell' I. R. Istltuto del regno Lombardo-Ve' rieto. Volume I e 11^ aiinl i8 12-1 0-14-15. — Tlii- lano ^ 1819-21 , ill ^.° gj-ande . dalPI. R. Stamperia^ il primo di pag- 3 1 6 e 64 dt prefazioiic , con 6 tavole in raine ; il secondo di S5g e 60 di preli- miiiari, con sei tavole parimente in rame. Di quesri primi volumi clegh atti dell' I. R Tstituro die escono sotto gli auspicj di S. M. I. R., e che sai-ann) ben presto sus- eeguiti da altri e specialmente dal Ill.°, gia fiaito di staiiipare, ci riserbiatno a ragionare partitamente nei seguenti fascicoli , eeauendo 1' ordlne gia da noi adottato per le memorie della R. Accademia di Torino , di premettere cioe la notizia degU scritti relativi alle belle lettere o alle scieaze inorali e politiche, e di soggiugnere quindi le memorie che alle scienze naturali si riferiscoiio , e quelle per ultimo che concernono le mateiuatiche e la medicina. G'ova intanto rendere nota la pubblicazione gia fatta di questi Tolumi, dei quali trovaasi esemplari vendibili presso il negozio Fusi 1 Stella e comp. al prezzo , che rimarra inalterabile anche pei volumi segueati, di lire lo italiane per ciascuno. L'edizioiie e fatta senza nsparmio , bellissima e la carta , e assai lodevoli i caratteri. Raccolta delle migliort fabbriche, moniimentl e anti- chitd di Milano. Le tavole citate in questo foglio formeranno parte del fascicolo susseguents^ esseiido di gid compito il numera delle quattro tavole pro- ■ messe nel manifesto. Fascicolo \o e 14. — Mdano, 1822, ill 4.° fig. Provano questi due fascicoli la coutinuazione di quest' opera noa solo, mi aoche r impegQO singolare dell' editore di renderla sempre pu\ urlle , istruttiva e piacevole. Coatinuandosi la de- scrizioae del duomo o della cattedrale , nella tavola 5i si pre- senta il pilastrone posto di facciata all' I. R. palazzo; iielle sus- segueati fiao alia 56 si oITrouo varj dei cosi detti dcttagU eel PARTE ITALIA.NA. 126 ornanienti tlelFa facciata , delle poi-te e clei lati ; nella 56 T al- zato esteriove di uno dei fianchi del tempio ; nella 5j 1' ele- vazione geonietrica della veduta di tutta la parte posteriore ; nella 58 im finestrone del coro , e nella 59 1' aguglia clie con- duce al piano superiore della cupola. Tutti i inouuiiienti veggonsi illustrati con molta diligenza , e alia pag. 76 vediaiuo con piarere di niolto arricchito il novero degli sculton , che niodellarono o fecero statue per ornare la facciata ed abbellire le agugliette. Degno di lode e pure il cenrio crie si fa alia pag. 77 e segg. dei varj disegni presentati in diversi tempi al solo og^etto di terminare la facciata , ed anche il catalogo che si espone dei disegni che conservaosi presso la fabbrica della cliiesa, e di tjuelli che ancora riniaugono presso alcuui particolari. I disegni dei varj monumenti sono in generale assal lodevol- niente eseguiti ; nierita pevo tra tutti particolare comnietidazione quello della tav. 58 , nel quale vedesi con moltissimo artifizio rappresentato un finestrone del coro, ed indicate scorgonsi per- fino le pitture esistenti nei vetri. Ritrani di rinnmati viventi compositorl , cantanti C professori di musica italiaiii. Fascicolo I. — Ml- lano . 1822, presso Artaria ^ negozlaiite di musica^ stampe e carte geografirJie. « L' Italia, dicono gli editori nel loro programma , niadre fe- 3> conda di begl' ingegni in ogni genere d'arti, fii uiai sempre » la scde prediletta delf armonia ; qui la bell' arte della musica 3> ebbe culla , e dai tempi remoti sino a not non cesso di pro- » durre geaj che non solo nel natio paese , nia ben anche nelle 3> pill lontane contrade dell' Europa signoreggiarono e signoreg- 3> giano gli uniani cuori , tanto cogli arniijnici loro componinienti , » quanto colla soavita del canto. » Si credette dunque lauda- bile divisaniento il prnduiTe le fedeli immagini di quegT iudi- ■v'idui, che a' giorni nostri 'llustrano il uoiiie italiano con quel- r arte divina , ed il publjlicare una serie di ritratti sceki dei piii rinomati coiupositori , cautaoti e professori di musica italiaui viventi, eseguiti da distinti artisci ed aliievi di questa I. R. Ac» cademia delle belle arti. Limitare volendosi per era 1' associazione ad un numero de— tenuinaco , si e ora scabilita viua piinia serie di 5o, divisa in la fascicoli , ciascuno dei quali coniprendera quattro ritratti, e 1' ul- timo soltanto ne conterra sei. II prezzo e pure limitato a 4 lire per ciascun fascicolo o sia ad una lira per ritratto. Uscito h gia il primo fascicolo , il quale ci da campo ad augurare assai beoe per la coatiuwazione di questa bella inipresa. 1-2^ APPENDICE I quattro i-icratti d' lllusn-i cantaiiti che si pvesentano , fanno cer- taniente oiiore ai talenti del sigiiorl Altlni e CaporaU , giaoche conservata vediamo la parte piu essenziale in questo genere di lavori , qiiella cioe dei lineamentl caratteristici. Non diibitiamo che 1' opera sara contiauata , come nel pvo- spetto di associazioue si promise •, con accuratezza e con zelo. I noml che vediamo registrati nell' elenco sono tutti cliiari ed illustri al pari di qiielli gia pubbhcati ; solo rimaiie a desiderare clie qualche penna illustre italiatia si accinga ad accompagnare qiiesti ricratti con alcuua notizia compendiosa delle persoae vappreseatate. DelV istoria (T Italia antica e moderna , del cavaliers L. Bossi , con carte geografic/ie e tavole incise in rame. — Milano. 1822, presso gli cditori G. P. Gie- gler lihrctjo, e G. B. Bianchi e Camp, stampatori. Vol. 1 8.° in 8.° di pag. 5ii, ed in 18.° Prezzo d' associazione lir. 6 per V edizione in 8.° c lir. 4 per quella in 18.° Storia de' Francesi di J. C. L. Simondo de SisnoNDi. Tradazione dal francese di Benedetto Perotti. — Milano , 1822 , dalla tipografia di Commercio , in 12.° Vol. 4.° di pag. 867 in 12,.° Prezzo d as- sociazione lir. 2. 5o. Delle antichitd giudaiche di Giuseppe Flavjo., tra- dotte dal greco ed illustrate con note dalV abate Francesco Angiolini., piacentino. Tomo 5.", in 4.° ed in 8.° Storia della guerra gindaica di Giuseppe Flavio, tra~ dotta dal greco ed illustrata con note dal suddetto. Tomo i." (Queste opere appartengono alia Collana degli antichi storicl greci volgarizzati , che pubblicano i tipograli fratelli Sonzoguo di Mdano. ) Del solfato di chinina e del metodo pin facile di ot- tenerlo. 3Iemoria di Ottavio Silva farmacista. — Milano., 1S22 ., piesso Paolo Cavalletti sulla corsia de' Servi , n,° 600 , di pag. 24 in 12.° I'ARTE ITALIANA. 125 Formulano per la prcparazione e V uso di mold me- dicamenti nuo(^i , di F. Magendie , membro del- V Accademia rcale di medtcina ecc. , dal fruncese nelV italiano trasportato ed accresciuto di note ed aggiunte da Antonio Cattaneo, chimico Jarmacistay maestro priiato di economia rurale. Scconda edizlone fatta suit' ultima di Farigi, con agginntavi wiAp- pendice. — Milano , 1822.^ jjer Giovanni S'dvestn, di pag. ij^ in I'l." Prezzo lir. i. 5o. La scienza della legislazione ^ di Gaetano Filangeri , con giunta degli opnscoli scelti. — Milano^ 1823, dalla Societd tipografica de' Classici Italiani. Vol. i.° al 4.°, in 2).^ Prezzo d associazione lir. 16. 3o. Opere di Cesare Beccaria. Milano, iSaa , dalla So- cietd suddetta. Volumi a in 8.° Prezzo lir. 11. (Queste opere appartengono alia Collezione delle opere clas- siche del secolo 18.°) Relazione degli scavi fatti neW anftentro di Verona V anno 1819 presentata alia Commissione al pub- blico ornato da Bartolomeo cav. Gjuliari , membro della medesima, — Verona^ 1821, dalla Societd tipografica. Nel tomo XIII di questa Biblioteca pag. i3i fu da noi inse- rita la relazioue degli escavamenti fatti nell' anfiteatro di Verona r anno 1817, presentata alia commissione al pubblicw ornato dal conte Bartolomeo Giuliari , membro della medesima , corre- data altresi delle opportune figure. Ora ci si presenta altra re- lazione degli scavi fatti nell' anfiteatro suddetto T anno 1819 pubblicata dallo stesso Giuliari nello scorso 1 82 1. Riprodotte essendosi ora nella tav. 1 le stesse figure die allora furono da noi unite alia relazione, ci si ofi're il comodo di servirci degli stessi nunieri e delle stesse lettere per corredo di questa de- scrizione. Nella continuazione per esenipio dei lavori nel tratto del- r arena compresa tra i ponti L M della ifigura I della detta tavola , trovaronsi molte lastre di pavimento di pietra viva , e niolte pietre confusaniente rovesciate , della grandezza di uno a quattro. piedi incirca. Dalla forma delle dette pietre pavve ad alcuno die destiuare fossero a destra ed a sinistra sopra le niura cLe fiaucheggiano tutta V opera rinvenuta nell' arena , a 126 APPENDICE fine tli appoggiarvi i travaiui che sostenere dovevano il tavolato niovJliile, acciocclie con uiaggiore facillta fosse disciolto e le- vato in tutto o in parte, a norma tjella natura e qualita dello spettaro!o. Sembra il relatore dolersi delT psisrenza attuale di un palco scenico nell' arena , che toglie ora di proseguire lo scavo nella parte superiore , il che darebbe adito a vedere alctine di quelle pietre nobiliueate collocate al loro proprio liiogo. ( I fogli pub- biici ci hanno appunto negli idtinii di ottobre awertiti che il voto deir autore e stato coiupiiuo , e che quell' importuno in- gombraniento debb' essere tolto da un luogo troppo venerabile per la sua antichita. ) Neir altro scavo dal punto M al punto O si trovo nel fonda- niento un battuto sodissinio , e si trovarono ancora smisurate pietre tutte spezzate , betiche grosse da lo in 12 once,lequali servire dovevano probabilniente di copertura al condotto sotter- raneo delle acque. In questo trovossi che non inimetteva diret- taiuente T euripo dintorno al podio , il quale ricevciido le acque dal piano convesso dell' arena , le scarica invece ne' condotti die dividono i' asse minore ; bensi vi comunicano i condotti deir ambulazione minore , rappresentati nella tavola gia esposta sotto il uum. 10, fig. I. In quel condotto ha principio lo scolo generale , forse non del tutto opportunameate nominaco galleria, nella quale entrano tutti i condotti intenii delle ambulazioui e del portico esteriore dell' anfiteatro. I lavoratori entrati in que- sto sotterraneo, giunsero fin oltre la distanza di piedi 2i5 senipre al disoito delle vie e delle case , e fin sotto alle cantine verso il fiume. Qualche tratto pero maaca della volta , e sono in gran disordine anche i luuri lateral! ; in qualche luogo la volta e sor- retta in aria dalle sole estremita e dalla perfetta connessione de' macigni ben cenientati sotto il peso di 18 e piii piedi di terreno oltre i caseggiati ; dubbio e turtavia se quel condotto o galleria fosse contuiuatauiente coperto a volta. Sotto 1' orto di un privato trovossi una via ad uso romano costrutta , che forse essere potrebbe una parte della Claudia Augusta Veronese procedente da Ostiglia ; pssa era fabbncata di macieni poligoni piani al disopra ed acuuiinati al disotto , nel qual mode costrutte erano la via Postumia tra Peschiera e Castelnupvo, ed altra che si rinvenne tra S. Stefano e S. Gior- gio. Vulcanica si pretende la natura di questi tuacigni , analoga a quella che trovasi in gran quaotita su le collme di Colognola e presso i bagni di Caldiero. Si annunzia che questa lava usata anche nella via Appia , volgarmenre e cliiamata selce , ma non cosi facilmente potremmo aaimettere coll' Uggeri il nome da esso usato di basahe piomlaccio. La via rinvenuta in quel luogo era formata a i-ampa a fine di l.TSciar libero il passaggio al sottoposto condotto^ una parte pero della medesima era sfasciata, e solo trovai-onsi le somniita dei PARTE ITA.LIANA. 12^ muri laterali con qualche quadrone cotto. Fu anclie tio\ato il piano di battuto coperto di due corsl di siniili qiiadroni , ne alcuD indizio si rinvenne di macigni o di calce della volta di- strii'fa. Due fori trovaionsi ne' muri del condotto al disotto dell' ac- cennata via, T uno a destra di un piede d' altezza ed once nove di iarghezEa ; altro a sinistra di un piede ed once sette di al- tezza, e un }>iede e un oucia di larghezza Questi hanno nel- r inter no un condotto verticale|, pure di niattoni cotti, di once sei e mezzo in qvuidro , per mezzo del quale ricevevano le acc|ue della via e dei luoghi adjacenti. Trovaronsi ancora in qiiegli scavauienti varj pezzi di uiarmo di diverse qualita clie servivano forse ad ornare qualche parte dell" anfireatro ; |'iu due niedaglie tlella famiglia Quinzia , che si (lissero rin\enute sorto la via soj^ra indicata , ctie contenipo- ranea essere duve\a all' anfiteatro , giacche i quadroni di terra cotta in essa adoperati sono precisameute della stessa dimensione e qualita di quelli dei muri dell' arena. Se dunque quella via era la Claudia, se ne puo dedurre qualche lume per la storia di quesio iiisigne nioaumento. Una iscrizione posta sul muro della casa Rido/fi indica la cura, che il municipio si prese ntl- r anno l8i8 di scavare e di ricoprire quell' acquedotto : sussi- 6te pure la lusinga che contiuuaudosene lo sgombramento , si trovera quale e dove fosse lo sbocco del condotto medesimo nel fiume , il che indichera quale alterazione sofferta abbia il fiuo alveo. Lo socio generale, o come si dice nella relazione, la galleria, trovasi larga a principio piedi 4, once 6 , e di mano in mano si va restrmgendo , giacche al punto Hell' antica via non arriva che a piedi 2 , once 4. Quella costruzione fu forse praticata con molta avvedutezza, affinche il peso e la velocita dalle acque superiori meglio tenessero cspjurgata la parte inferiore. In altra escavazioiie presso il podio , fatta per riconoscere se il piano deir arena anticamente si estendesse per tutta la pro- fondita della parte scoperta , si trovo alia profondita di un piede incirca nell' arena ghiaja coniune mista di poca terra ; nel ri- manente fino a piedi 10 sotto al podio s' incontro ghiajone mi- sto di macigni detti nel paese ceiegni, sempre piu gressi quanto piu si profondava lo scavo , ne si scopri alcun mdizio chs mai si fosse toccato quel terreno. Solo al disotto dell' euripo che scorre lungo il podio , si trovarono due piedi e mezzo di bat- tuto , che investiva il podio medesimo per assodare le pietre che lo componevano ; dal che si raccoglie essere sempre stato il piano dell' arena quello che al presente si ritrova , a che il lavoro rinvenuto nel mezzo non dee riguardarsi come opera posteriore , ma come ccntemporaiiea al rimaneute dell' edificio. Gli scavi fatti all' iniorno del cosi detto pozzo, gia accennati nella prima relazione, diedero a \edere due differemi mauieie 128 Al'PENDICE di costruzione , cioe la superiore di niuro Incerlo con iucamicia- tura interna di quadroni cotti , e 1' iufeiiove di sula incamicia- tura ; quest! modi difFerenti di costruzione noa furono pero rav- •visati se noii da un lato dalla parte estenore del recipienfe. Progredendo nel lavoro o sia nello spurgo delle matene die entro giacevano , si trovo che la parte ancora inferiore alle gopra indicate era opera piu antica , e si vide che i quadroni erano di diversa diiuensione , cioe di piedi uno di lungbezza , once 7 di largliezza e due e ti'e quarti di altezza , con me?,z' oucia incirca di curvita interna. La profondita di questo lavoro, forse contcmporaneo al restante dell' edilizio, si riconubbe di piedi la suio al pelo dell'acqua, e da questo fino al supposto foodo di j)iedi 2 , once 6. Dicesi supposto , perclie il recipiente nan era t^3pur£;ato a dovere, e quel fondo che pareva sodo , non era che un uiescuglio di pietre e ciottoli. Si braniava di conoscere dove il condotto avesse lo sfogo , ma si trovo impedita 1' uscita da grossa pierra sovrapposta , per oin rimase T incertezza , se si desse luogo alia comunicazione pel vomitono vicino o pel podio coU' arena. Anche al di sopra del la pietra die cuopriva la scala, si trovo indizio di muro di rerente costruzione. Quella scala non piii larga di piedi 2, non aveute che otto gradmi , doveva servire per gli operatori che nascostaniente ecendevano nel basso piano. Si compie questa relazione coUa descrizioiie di tutti que' fratn- nienti , che negli scavi si gouo raccolti , noa che degli altri gia trovati in addietro in una demolizione, e donati alia commis- «ione dal sig. Carlo Pindemonte- Consistono que' franinienti in alcuni capitelli, in una base e pilastro riquadrato da tutti i lati , e capitello di ordine corintio di mai-mo del paese , detto nembro; in due medaglie imperiali di ^Mj'Ui'^o , 1' una e T altra di bronzo, in una pietra che unita ad altre fiancheggiava le mura di mezzo dell' arena , in sette rocclii di colonne trovati nel basso piano deir arena, pure del niarino suddetbo, e in altri tre rocchi dello stesso niarmo , coi quali si e potuto ncomporre una colonna ben proporzionata. In un' appendice del giorno 28 novembre 1819 si annunciano alcune disposizioni municipali , le quali la- sciano luogo a sperare , die dal proseguimento di quegli scavi possano ottenersi piii ample notizie dello stato antico del mo- numento , e uuovi frammenti favorevoli ai progressi della erudi— zione. FARTE ITALIAN A. I 29 Delt anfiteatro dl Pola^ del gradi martnorel del me- dfsimo , nuovi scavi e scoperte e di alcane epigrafl € figidiiie inedite deir Istria con V III tavole , sag- glo del canonico Pietro Stancovich ^ socio dl va- rle accademie. — In Venezla^ 1822, per Giuseppe Picotti , in 8.° MoUo era s^aro scritto su Tanfifearro dl Pola da dotti aati- qua'-j ehe tratrarono di quegli edili/!J lu generale, ed anche da alcum che di qu^llo in panicolare ragioaaroiio , coiue \\ conte Gian Riaalrln Carli , che una parte delle sue anticlata italiche ct tsarro all" illustrazione dell' Istria , dei inonutuenti di Pola, e d« quel celebre anfiteatro. Ora il canf)nieo Stancooich propone alcuni nuovi schiarimenti intorno ai gradi marmorei del luede- simo , le notizie di nuovi scavi e di nuove scoperte , e tiual- iiiente alcune epigrafi e figuline inedite dell' Istria. Si esamiiiano da principio le opinioui di alcuni scrittori, che quell' anfiteatro giudicarono piuttosto un teatro ; di aitri che poco conto ne fecero , e iinalineute di coloro che opinarono , che r interno di quelT edificio fosse di legno. Si prova all' ia- contro che desso era veraiuente anfiteatro , e che l' interno co- strutto non era di legno, ma bensl di pietra con gradi mar- morei. La base di queste dimostrazioni trovasi principahuente nelle opinioni e nelle scoperte del Carli , ma quesle confermate veggonsi dai nuovi scavi e dalle uuove scoperte , che argomento formano dell' articolo terzo del capo prime , corredato da una tavola in rame che la pianta presenta di tutto T anfiteatro. Ri- sulta chiaramente da queste nuove scoperte , che esistevano porte architravate , scale al nuniero di quattro , corridoi , vie corri- spondeati agli archi , gradini marmorei , camerini che servivano d' ingresso alle vie, torricelle con altre scale iiicrocicchiate di legno , ambulacri ova bellissimi marmi trovaronsi , e mura e pie- tre rovesciate , che tutte una costiuzione marmorea indicavano. In poca distanza dalle porte delle carceri si sono pure osservate di nuovo alcune fiuestrelie , delle quali difficile sarebbe 1' iudi- c.ire a quale uso servissero , qualora non avesscro appartenuto aJ altre carceri, eve si conservassero i prigionieri e gli schiavi destinati ad essere sagnficati o anche i cadaveri dei succum- benti , onde sottrarli alia vista del pjubblico. Neir articolo quarto si parla dei sotterranei o sia acquedotti deir anfiteatro , e si e^ibisce la pianta dei medesiuii. Nel capitolo secondo si ragiona dei gradi marmorei o dei • edili deir anfiteatro , de' quali si espongono esattamente le di- mensioni giusta le scoperte fatte neU'anno 1820, nel quale 40 di que' gradi furono trovati , parte con Icttere , parimeute dal- 1' autore esposte , parte senza lettere. Altvi tre gradini erauo Bibl, ItaL T. XXVIII. 9 l3o APPKNDICE stati niessi in luce cogli scavi ordinati nell' anno 3810 dal tna- resciallo Marmont. L' autore col soccorso di alciine antiche iscri- zioni e con molte erudite ricerche illustra le letiere apijoste ai gradi, che riguardare si jjossono come altrettante iscrizioni o forse come nomi abbreviati. S' inseriscono quindi in altro arti- colo alcune dotte ricerche sul piede antico romaoo di Vitruvio, sul veneto e sul piede con cui fu ediiicato V anfiteatro di Pola. Non coatento 1' editore di avere esposto le nuove scoperte , e passato con ingegaose congetture a preseatare lo spaccato e r idea del modo in cui era un tempo co«trutto l' anfiteatro. Dell' epoca degli anfiteatri in generate e specialniente di quelli di Verona e di Pola, e di un tempio (TErcole , si trar,ta diffu- samente uel capitolo terzo. Si ragiona da prima dei princip*!i edifizj per gli spettacoli , che erauo il circo , il teatro e 1' at.- fiteatro ; si prova quindi che il primo editizio per gU spettacoli fu r anfiteatro ; si rende ragioiie del perche si facessero in Roma anfiteatri di legno prima degl' iinperatori, e poscia si comiucias- sero di pietra , cioe forse perche in tempo della repubblica tutto e massime il potere era teniporario e momentaneo ; si lu- cerca se uelle provincie esistessero anfiteatri di pietra , quaa- tunque in Roma non ve ne fossero che di legno, e si sostiene ]' affermativa , e venendo quindi all' epoca che in generate fis- sare si possa agli anfiteatri provinciali e quale stabilire debbasi a quelle di Verona , si opina che attribuire si debba all' eta di Gallicno T anfiteatro Veronese esistente , forse rifabbricato sopra altro piu antico. Affine di rischiarare I'epoca delT anfiteatro di Pola, lo collega 1' autore col tempio d' Ercole , del quale , ap- poggiato ad alcune antiche iserizioni , attribuisce la fondazione ai duumviri Cassio e Cnlpurnio , e quindi ad ua' epoca di poco posteriore all' anno di Roma 5y4 1 '^erso il qual tempo Pola fu dedotta in colonia. II capitolo quarto non contiene se non le epigrafi e figuline inedite di Pola, di Gallesana , di Barbante , di Trieste, di Pa- renzo e di altri luoghi dell'Istria. Le iikistrazioni soggiunte alle epigrafi ci danno a conoscere che T autore e niolto versato in quest' arte. Conchiude egli finalmente , che 1' anfiteatro di Pola fu veramente un anfiteatro con tutto 1' interno di pietra, e solo r ultimo Meniano in tavolati di legno ; che le iscrizioni dei gradi jndicano la proprieta del luogo ; che le ultime scoperte danno fondamento a determinare la pianta, lo spaccato e l' interno anda- niento della gradinata , e che colja notizia del tempio d' Ercole si puo congetturare V epoca del medesimo , colle iscrizioni in- dicare tre nuove colonic e varie nuove famiglie istriano-romane. Si propone per ultimo un' iscrizione onorifica al regnante Impe- ratore , siccome quello che col proprio peculio ha volute re— -• staurare gli archi rovinosi e portare a nuova luce quel prezioso monumento dell' antichita. P.VRTE ITALIANA. l3l Neir attribulre le doviue lodi all' autore di quest' operetta , elie gradita riusciia certamente agli archeologi , non dissiuiule- rciiio , die le figure in rauie che raccouipagnano, ben disegnate dair autore niedesiiuo , avrebbono potuto essere intagliate da niano piii esperta e con maggiore fiuezza. Biografia universale antica e moderna^ ossla Storla per alfaheto della vita pubblica e privata di tuttc le persone che si distinsero per op ere ^ azioni, talenti, virtu e delitti , opera affatto nuova compilata in Francia da una Socictd di dotti, ed ora per la prima volta recata in italiano^ con agg/unte e correzioni. Vol. III. — Venezia^ 1S2.0, presso Giovanni Bat- tista Missiaglia. Ecco il terzo voUime di ua' opera , della quale abbiaino non ba guari fatta menEioiie in questa Biblioreca, e che ci compia- eianio di vedere continuata con ardore. Questo volume pero di giusta uiole , cioe di 478 pagine , non giugne ancora a compiere la serie degli articoli cadenti sotto la lettera A. Lodiamo i veneti editori per avere prestato uiolta cura agli articoli ctie concernono gl' illustri Italiaai, come per esempio a quello di facnpo Antiquario , il quale fu luugo tempo segretario ducale m Milano , amaote delle buone letters e protettore gran- dissimo de' lettcrati. Non sapremmo per altro, al comiuciare della I'rima colouna nella pag. 34 , intendere quali fossero i Mora , qu'gli oppressors degli Sforzcschi; giacche se si vuole con questa frase indicare Lodovico il Mora , era egli pure uno degli Sfor- zeschi, come nelT articolo medesimo si osserva. Avvertiremo pure che il De Balbe nominato alia pag. 27 , scrittore della vita di Alcssandro Vittorio Papaciiio d'Antoni, die ognuno cre- derebbe un Francese , non e che il conte Prospero Balbo , be- nemerito presidente dell'Accademia di Torino. Qualche diflicolta saremnio pure per muovere su la nomen- clatura degli AtUonii. Sta bene che Antoine si traduca in Anto- nio ; ma non per cio si potra chiaramente ravvisare chi sia Paolo Gabriele Antonio , celebre teologo , die turti coooscono sotto il ncnie del padre Antoine. Cosi in Giacomo Dioriigi An- tonio alcuno non ravvisera forse il famoso architetto francese che edifico la zecca in Parigi , e altre fabbriche grandiose iu- nalzo nella Spagna e nella Svizzera. A questo proposiio osser- veremo pure essere stati ommessi un altro Antoir.,e, cioe Niccolb, celebre per i suoi cambiamenti di religione e per essere stato pubblicamente abbruciato in Ginevra , come pure Antonio di Galatona nativo di Otranto , medico al tempo stesso , poeta , illooofp e geografo , autore di una descrizione di Gallipoli , di l32 APPENDICE iin elogio scherzevole della gotta, e di niolte poesie latine ed italiaiip. Troppo lung,o ci parve V articoln ApostoU , die forse poteva del tutto oniliiettersi , qualnra non fosse da patria carita siioge- rito ; scritto con diligenza e con qualclie niaestria c V aviicolo che conrerne il nostro telebre pittore /tpinoni. nato in Bosisio, non in Bosizio , come nelP ai-iicolo si e stanipato. AH' articolo Aratore il sig. Giriguene noto che i! suo poema era stato iiuprcsso unitaniente ad alrri poeaii cristiaai nel i5o3 da ^Wo , e non si risovvenne che in Mrlano era siato staiupato nel secolo XV , cosicclie si credette per errore stani))ato avanti il 1470. In ge- nerale osianio rdccomatidare agii editori veneti di prestare grande attenzioiie alia bibliogr.'lia , clie dagli scriitori Frances! viene spesse volte trasrurata AIT art colo poi Arduino , siauio attoniti al vederci riiuaudati a! nome di Hardouin , uientre questo po- teva italianizzarsi assai plu acconcianiente ciie quello di Antoine. Alia serie degli Ariosti si sarebbe pure dovuto aggiiignere uu Francesco, clie srnsse dell' o/to del monte Zibino , o sia del pe- trolio , ed altro Lodovico che scrisse tin libro cle' semplici, inti- tolato r Herholato. Queste brevi osservazioni non ci diniiniiiscono tuttavia il de- siderlo di vedere qiiesta edizione con soUecitudine e con diligenza contiuuata. DUCATO DI GENOVA. Sonetti della Veii. Vernazza da Qenova con altre poesie di autoii genovesi. — Qenova ^ 1822, tipo- grafia Pagano. 11 chiarissimo signor cav. avvocato Ronco ha con saggio divi- saniento riunito in un jjiccol volume le poesie varie della ve-^ nerabde Vernazza, arriccliendole di erudite note; un sonetto di donna M. Aigela Di-Negro , e per ultimo alcune terzine ine- dite del Laviosa , uno de' piu eleganti e dotti poeti del set-olo decimottavo : e ne sia prova il capitolo uititolato /' Amor fi- gliale che qui riportiamo per intero , ben certi di far con cio cosa grata ai nostri lettori. Che voce oh Dio ! che trista voce e questa , Che scorre senza posa nella notte Le mute arene , i monti e la foresta ! Se le sue tronche note , ed interrotte Mai non intendo , e se fedele e l' eco Che a me le ripercuote dalle grotte , Questi e un misero padre : aiii furse cieco Chiania un figiio , die e morto , e morte intanto Uno sguardo gli avventa e tri^ce , e bieco. PARTE IT\LIA.NA. lOO Sfogo della natura e giusto , e santu Sono i suoi lai ; nia oli quanti fig,li, e spesso Sono indegni , gran Dio ! cli taato pianto. Oli quante voire un vecchio parire oppresso Dagli aiini , e dal languor nei eenci avvoUp Resta pei figli suoi aolo a se stesso ! Barbiri figli ! . . , . 1 s'l diceva , e volto Tpnea T orecohio al flebile laniento , Ed in traccia di hii il pie rivolto ; Quand' eccn il vidi ; a passo tardo e lento Si aggirava sul lido ; avea scd fiance La destra niano , e la sinistra al uieuto ; Ora urlava piangendo , ed ora stanco Si iasoiava cader sii quelle arene Ravvolgeudo le mani eiitro il crin bianco; E fon voce di un uom die mmca e sviene , Fle,lio , dicea , la tua pieta uii e niorte; Rendimi , o figlio niio , le niie catena; E fatto il singhiozzar in colmo forte Riuiase d' iiujirovviso senza uioio, E in un freddo sudor le guance smorte. Alzai le strida allor per T aer vuoto, E fartonii su lui con man treniante Or gli tergo la fronre, ed or lo scuoto ; Wa vana e la piera , ohe palpitante Fiamma ei seadira di lainpa in triste mura ; Turto e indizio di niorte in quel seiiibiaute. Eranii intento aila pietosa cura , Quando un Genio discese in quella spiaggia Quasi Stella cadente in notte oscura. Bello fra noi non e , ch' egli non aggia Belle forme , bel crin , occhio vivace, E dolci modi , ed alma dolce e saggia , Ond' io mi fui qual uom che mira e tace ;. Stupido mi rtstai alia sorpresa , Ed il labbro scordo d' esser lorjuace. Ma egli: Amico , a cui cotauto pesa D' esro buon vecchio lo mortale affanno Senza ch' abbi di lui la storia intesa, Siedi, ed ascolta. Per quel dntto ch' hanno Gli assassini fra noi, schiavo in Algeri Tr.itto ei si vide a quel crudel tirauno. A parco pan , torba acqua , e giorni neri Egli e serbato , ne raggio di speme Scendeva niai ne' tristi suoi pmisieri. "Vecchio cadente sospirando geme , Ed ai snspiri suoi quel donno infido Raddoppia il giogo , e piu lo aggrava e preme i34 APPEND ICE Volo frattanto della fama il grido E giunse , oh Dio! di botca in bocca al figlio , Che iinpaziente lo artead<*a sul lido ; Ed egli neJr ornbile bisbiglio Di cento affeiti colla sua pietade, Sol col figliale amor tenne consiglio. E calcando del mar le ondose strade Corre a suo padre , e ]>iange , e pi'fga j ^d ave. I oeppi suoi in quelle ree comrade ; Cosi diceva in suon pietoso e grave , E intento a ravvivarlo e teiupia , e fronte Di umor gli spruzza animator soave. Erano gli occlii miei iin vivo fonte, Che la virtu vedea qual segno al telo Esposta igp.uda a cento insulti ed onre, E rivolte nel diiol le niani al cielo , Gran Dio, gridai , che in te meglio che in specchio II tiitto vedi senza inganno e velo, Porgi pieroso ai prieghi miei T orecchio , Salvaci uu figlio , che e T onor de' figli , Sa'va nel suo dolor qnesto biioti vecchio. II dissi a|ipena , e a un battere di cigli Mi trovdi , ne so come , in Dio sorbito E neli' abisso dei di lui consgll. E vidi un sruol di spiriti infinilo , Che va, che vien , che parte, o fa ritorno Sol che li guardi a un scuotere di dito , E in mezzo a quell' amabde sogsiiorno Le virtu del mortah arder qual fuoco E il grato odor diflfoudersi d' intoino. Sentii il figliale Amore encro quel loco Esaltare uei ceppi il prigioniere Senza arrestarsi mai punto , ne poco. Dio lo guato. Brilhirono le cfere ; Quindi a un Genio si volse , ed ei lo 'ntese , Che il linguaggio dei spiriti e il pensiere. E vibrato sulP ali giii discese Di Stella in stclla , e in su le aduste arena II i^ie fermo dell' African paesc. Or chi fia che si opponga ? Alle catene Rapi r Eroe , e sopra arnica ]irora Lo porto al padre , clie boccheggia e sviene. Sorgeva in cielo la ridente aurora, Quand' io mi risvegliai dal rapimento , Per cui tutto il inio cuor ne esulta ancora ; E vidi il legno , che per dolce vento A noi veniva, e il vecchio semivivo , Ch' ave gli occhi di vetro , e il respir lento ; TARTE ITALIANA. l3S E vidi il figlio, in men che il dico o scrivo , Balzar sul lido, e volar ratto al padre, Gh' ebbe a luorire per quel dolce arrivo. Ma il Genio suo gli fu medico e madre , Sgrido la Gioja, clic dilata il cuore Pill fatal delle idee sien triste ed adre. Erano ai baci il figlio e il genitore. Ora e vanipa il lor volto, ora si agghiaccia, Or si tinge a vermiglio , or di pallore. Grande e in essi Natura o parii , o taccia; Ma gia il figlio sel leva , e seco il porta Nel suo povero albergo fra le braccia. I Genj allor sulla ouorata porta Scrisser rapiti nelT amor figliale : Chi te non pregia o in lui virtude e morta, O mai non n' ebbe , e si vibrar sulL' ale. — DUCATO DI PARiAIA. Ceiinl intorno a Cosimo primo e Pietro Leopoldo grandachl di Toscana , di 3Iichele Leoni — Parma , 1 82 1, per Giuseppe Paganino. Opuscolo in 8.° di pag. 39. Con buone viste e con rette intenzioni e scrltto questo pa- ralello fra due principi rinomatissimi , de' quail 1' autore va prin- cipaluiente esaniinando V amministrazione e le istituzioni politi- che. I risultati sono favorevoli a Pietro Leopoldo, il quale pid dell' altro si e occupato indefessamente di tutti que' niezzi che poteano render felici i suoi sudditi e far fiorire le arti e il com- juercio del suo Stato. L' operetta e scritta senza ampollosita , senza servile adulazione, e con buona lingua. Per darne un saggio trascriveremo cio ch' egli dice alia pag. 36. — « Conobbe sem- y> pre Leopoldo nella religione dello Stato la primitiva e ne- » cessaria compagna della feliclta delle genti , e la piu fu- » nesta nemica di essa nella superstizione. Ond' e che avverso- » ad ogni arbitrio individuale del pari che a qualunque incru- » sione , la qual contrariasse 1' oggetto de' suoi divisanienti anche » per quanto si nfeiiva alia parte morale , tronco ne' suoi do- » minj i nervi ad ogai farza straniera , ben sipendo che felicita. » non vi puo esser giamaiai la dove non e indinendenza, e che » gr interessl di uao stato sono rarainente gh stessi d' un altro. 5> In conseguenza di che fu opera sua la totale abolizione del sau- » t' ulfizio, stabilito in Toscana, del quale m passato aveva oon » poco moderate le pratiche 1' illustre suo genitore Francesco ». — E poco prima l' aiicore dice — {< E chi »apra ^ che uei cinque lob APPBISIDICE » lustri che fu occup«to Leopoldo uel reg^iiuento della Toscan* » crebbe presso clie di 114,000, vale a dire di ciica uii 'ittavo, » d niimcro de' suoi sudditi (auuiento die si riputera prodigioso » da clii pi)nga niente al tempo ed all' estensione del suo pica » coloStato,, e die 1 delitti, a vece di accresreisi couie, dop- » di ri') , sarebbe apparso naturale, andaron seusibdiiieute sce- » maodo al setjao , cht la Toscana ollersf allora pei- quah he » intervallo V unico e cotuiuovente spettacolo delle careen senza » un solo deteiiuto , dovra convemre con noi che fane del » vero governo fu portata da Leopoldo al piu alto puuto, a cui » giugner possano gli umani avvedimenti ecc, » — GRANDUCATO DI TOSCANA. JDizionario luiiversale ragionato della ginrlsprudenza mercantile , del senatore don D. A JzuNi Seco da edizione arrlcchita di naovi ardcoli e corretta dal- V aiitnre. Tomo 1.* — Livorno ^ 1822 , dai torchj di GLauco Masi , in 4." di pag. xxix e 366. In BTdano si vende dalla Societd tipografica de Clas- sici Italiani. Prezzo d' associazione lir. j. So. ( Sentiamo con piacere che e pubblicato anche il secondo volume col ritratto dell' autore , e che e incominciata la stampa del terzo ; cosi sara presto pubblicata tutta quest' opera prege- volissima in 4 voluuii. ) A comment on the divine comedy of Dante Alighieri By .... Vol. r . — London ( Livorno ) John Mur- ray Albemarle-Street. In 8.° gr., di pag. 534 '"^^ caratteri di Didot. Prezzo lir. i5. Si vende in Mi~ - lano dalla Societd tipografica de' Classici Italiani. S T A T I P O N T I F I C J. Memoria su di wi opcrazione di litotomia degna dl particolar considerazione ^ di Antonio Trasmojvdi^ romano ^ ecc. — ■ Roma, 1823, dai torchi di Giu- seppe Salviucci , in 4.° In questa Memoria si da il nonie dl taglio Celslano ad una operazlone descritta dallo stesso chii-urgo che la face coUe se- guenti parole : apersi tutta la parte sptmiiosa dell' uretra , inclsi il collo della vescica , ed il suo basso foiido : vale a dire , che PAKTE ITAIIA.NA. 187 taglio r uretra , see vero cut ch' e scritto , in tutta la sua lan- gliezza iiuo al basso fouclo della vescica. Le circostanze partico- lari e straordiaarie in cui si sara trovato I' operatt>re avvoiiino potuto forse obblii;arlo a taglio cosi enoniie ; 111a non si potra niai chiauiar questo il taglio CeUiaiio , tanto piu clie vi si ac- cenna 1' iutroduzionc dt una tenra scannellara di acciajo dalla parte dell' incisione antccedenteinente fatta nell' iiretra, e qiiindi spinta sino alia vescica per servir di direzione col suo soico al litotomo die incideva. D' altronde il tenore di questa Memoria ci seinln-a assai bizzarre e per la sua propria estensione e per le moke cose che vi si leggono fuori di proposito , e per le luolte altie che vi si cercano in vano. Non si puo pero negare essere alquanto strana e veramente degna di particoLir con- siderazioiie la foi-mazione di un calcolo nell' uretra vn-ile , il quale tanro s' ingrosso in largo ed in lungo da penetrare in vescica , e a cui servi di nncleo una forcinella da capelli incau- tanienre introdotta per 1' orificio dell' uretra e rimasta nella sua ]3arte spongiosa per circa 48 anai seuza puuto inoiestare la per- sona che la riceneva. CORRISPONDENZA. Signor Direttore gentilissiino , .r,4 E Pioggia. 18 27 4.6 + '),2 0 Piog...nu. ser. 27 6.C + 1 1,7 s 0 Sei . nuv. IQ 27 7,3 + 6,5 0 Sereno. 27 8,f> + 12,5 S Sereno. ao 27 9'? + 6,0 0 Sereno. 27 10,0 + 12,2 S E Sereno. 21 27 10,0 + 6,6 S E Sereno. 27 9,(' + 12,0 S E Sereno. 23 27 9,5 + 7iC N Sereno. 27 9,(. + 13,0 S Sereno. 2 3 27 9,5 + 6,6 s Sereno. 27 9,^' + 12,3 S E S Ser. nuv. 24 27 10,2 + 9»5 N Nuv, neb. ser. 27 10,(1 + 12,0 EN E Nuv. . .piov. 25 37 10,0 +io,c N E Nuv. pioggia. 27 8,6 + ri,o S Pioggia. 36 27 8,0 + 9,6 0 Nuv. rotto. J37 7'2 + 12,8 0 Nuv. ser. 27 27 6,0 + 9,0 E Nuv. nebb. I27 6,2 + 12,5 E Ser. nuv. 28 37 6,3 + 8,3 N 0 Si-reuo. |27 6,8 + 12,8 S 0 Serer.o. 29 27 9,0 + 7^5 E Sereno. 27 10,5 + i3,o S Sereno. So 27 1 J ,0 + 7»2 0 Sereno. ,27 IIiC + 12,5 E Sereno. 3 1 27 11,0 + 6,0 0 Ser. neb. ser. .27 11,4 + 11,6 S Ser. . . .nebb, Altezza mass, del bar. poll. 28 lin. 0,6 Altezza mass, del t erni. + 17,0 . . . . + 6,0 ... +11 .45 Quantdta della pioggia lin. 67,o35. 145 BIBLIOTECA ITALIANA PARTE I. LETTERATURA ED ARTI LIBERALl. DelV Istoria dl Milano del cavaliere Carlo de' Rosmini. Tomi qiiawo , in ^.° — Milano^ 1820, dalla tipo- grafia Maniiii e Rivolta ( Secondo estratto ). N, ON e tlubbio clie il Rosmini se si fosse piu ral- largato per li tempi, avrebbe prestata un' utile opt^ra a chi volesse ia avvenire scrivere la storia di Milano ; alcuni avvenimenti sono laccontati coii piu esattezza, che altri non fece , e lintera vita del grande France- sco Sforza se fosse pensata con piu alti avvedimenti politici , e scritta con piu calore di stile , potrebbe meritare ogni lode. Con pietosa fatica si studio il no- stro autore di liberare quel somnio dalla taccia ver- gognosa di aver mandato Jacopo Piccinino quasi a niacello nelle niani del re Ferdiuando; e sfbbene ci sia nolo die alcuno coi docuraetiti stessi pubbliCcUi da lui intende niostrare che veraraente non pud tenersi sincero in quel fatto lo Sforza, noi crediauii) die ^bbia a sajiersi buon grado alTistorico di qudT aver adot- tata la piu cortese opinione. Quando la santita del vero non comaiida il contrario» e ia raente pud con Bi,hl. hah T. XXVIII. 10 1^6 dell' ISTORIA. DI MILANO eguale pnulenza conghietturare il bene ocl i! male, non e solo benigno , ma anche sapiente il povsi alia difesa degli uomiai illustri , contro i quali e sempre dt'sta e brigante f invidia. Cosi avesse potato il Rosmini abbattere quelTaltra opiiiioae clie accusa il maresciallo Trivulzio di non meritare il soprau- nome di Magno , die il suo si^colo gli accordo tioppo facilmetite, guaidando piiUtosto all* splendi- dezza dtlle sue imprcse, die alia giustizia ! Ndla vita di cjuesto capitano avea gia fatto il Rosmini r estremo di sua possa per contrast:ue i rimproveri del IMoronc oramai divenuti famosi , e dagli storici o col silenzio , o con aperte parole ap[)rovati. Era naturale die in quest' opera V autore parlasse an- cora del suo eroe ; ed in fatti ei torna suir ar- goniento , e si lagna die il Sismondi abbia lui giudicato senza leggere interamente Y o[>era sua* Noi non possiamo per verita ribattere con sicu- rezza T accusa data a questo scrittore , perclie il solo Sismondi puo sapere fin dove gli bastasse la pazienza da infinite cronaclie spenmentata ; ma questo invece abbiamo per fermo , die s'eoli avesse anche piu volte letti que' due volumi, non per questo avrcbbe del Trivulzio portata diversa sentenza. Fer- dinando sbalzato dal trono dalle arnii prrpotenti di Carlo, e piu ancora dalla perfidia de' suoi, ado- pero nobdmt nte quando non voile accompagnarsi neir iufcrtunio il pju grande de'suoi capitani , e lo esorto a servire alia fortuna combattendo pel suo nemico ; nia questo capitano non dovea cedere cosi vilmente nella magnanima lotta; e sc non si sen- tiva tanto coraggio da corrcre la sorte del suo prin- cipe , conveniva aUiieno die si astenesse dal porsi al soldo di Carlo. Che veramente sara stato spetta- colo indegno vedere quel Trivulzio , die poc' anzi era o parea pi inio sostegno della rasa reale d' Ara- gona, ora venuto ai fianclii del piu potente averne titoli , e feudi , e cento lance da comandare. Fa basso ripiego quel porre nello strumento di sua DEL C.iV. CARLO De' ROSIVflNri. I47 nuova condotta , clie mai non dovesse portar arrni contro Aragona. A tarere die non aragonese , ma italiano era il Trivulzio, inutile egli nusciva a re Carlo, se pienamente teneva quel patto ; e in fatti nol tenne: perche non combatteva egli forse contro i reali d' Aragona , ijuando sosteneva anclie fuori del regno le temerane imprese del nionarca fraii- cese, e lo riconduceva salvo a quella Francia , da cui Taudacia giovanile I'avea diviso per sempre ? Se nella battaglia del Taro, Carlo non aveva il Trivnl- zio die gli mostrasse come a chi vuole e sem- pre aperta la via dello scampo, se clilusa e quella del trionfo , forse non avrebbe veduto IMtalia in que' secoli succedei'e guerra a gnerra , e fatte le sue pianure campo d' incessanti battao^lie. La fedelta del Trivulzio avrebbe forse anticipata d' alcuni secoli la tanto lagriinata pace, die ora come un'iride eterna brilla a quasi tutta 1' Europa (i). Ne puo credersi die il caj)itano s' illudesse suUe intenzioni di Carlo. Troppo era accorto il Trivulzio ., e troppo aperta- mente venue a spiegarsi quel re quando neir en- trare in Lombardia nego d' innalzare i vessilli di Francesco Secondo Sforza, e nou voile nemmeno die alle credule genti venisse in pensiero , non es- sere lui nemico di Lombardia , ma vendicatore del- r infelice Gian-Galeazzo. Di queste cose vorrebbe essere piu largamente parlato , die non si concede a un giornale, ed e forza , die sospinti dalla lunga via noi sopra tutio inettiamo studio a conseguir brevita. La quale ne sembra potersi meglio ortcuere, se il nostro discorso proceda ordinato e distinto (2). (i) Tomo III. p. J 84, 1 85, 382. (2) Lii condotta del Trivulzio puo considerarsi sotto un aspetti) .nssai diver30 da quello , in die 1' lia veduta il Rosuiini , e not vog,lianio altra volta parlarne di proposito , e se forge ne riescissc trovarj^li non gia piena difesa , ma scusa piii opportuna. j^S dell' ISTORIA. di milano Tutti i lodaiori del Rosmini s' accordano, clie di- ligt n/a e fiiudizio s'mo i \ en suoi pregi •, e noi abhiamo gia vcluto nelP esaminare la sua lettera deiliratona , mm'' egli pure si mostri indirettamente dello stesso paren". Niuno potra dunque riiiiprove- rarci d' essergli a\ versi, se veiremo piu die alti*o considerando come nel sno lavoro ei fosse prov- vediito di qiieste due doii. E tinito un tale esame , giaf ' he , dopo quanto abbiamo detio di liii uella pri- ma amioia/iuue, sar^bbf S( ortesia il i hiedergli niio- vameute coiito di quel'o < he far doveva e non fece , noi staremo ronrenti a notare cio ch' ejili fece e far noii doveva. Il nostro raj^ionamento do- vra di iietessita scendere ad alcune minuzie ; ma noi prometiiaiuo ai gentiii lettori che come v' en- triamo con animo trtsto, cosi n' usciremo pronta- merite e lictissmii, tosto che ne paja abbastanza soddisfatto alTuKarico nostro. Nel prinripio deiristoria, che si muove suUe trac- ce del Verri , e prosegue alcitn tempo con Tri- stano Caico quasi letteralmente tradotto , T autore vuole investigare come venisse alia citta il noma di Milano; e di cio due sole opinioni gli sono pa- rute probabili ; la prima, che i Galli le dessero il nome d' una delle principal! loro citta ; la seconda perche nel luogo ove si gittarono i prime fondanienti fit vediita una scrofa mezzo ignuda , e mezzo coperta di la/ia inedioLAN\TA. La prima opinione potrebbe f'Tse sostenersi con qualclie forza di ragioiii ; ma non crediamo che giovino alia seconda i versi di C'audiano e di Sidonio Apojlinare , testimonianza tr(^ppo loutana cd inctrta, ed alia quale la ddigenza del kosmmi avn-.bbe potato aggiugnere che di quel- la scrofd esistono due bassi rilievi , Y uno sulF ar- eata alia piazza de' Mercanti , F altro a rovescio ncgli avanzi dtll' antica torre dei deniohti archi di Porta Oneutale. Ma nam monumento ne potrebbe far cre^lere che siUatto mostro vedessero i Galli correre per le nostre coutrade ; c se in tanto bujo DEL C.VV. CVRLO Dfi' ROSMINI. 1 49 sl volessc pure alcuaa luce su quel diverse animale, ne sembra die sarebbe meglio spiegato da rhi lo riguardasse come ua sirabolo posto d;'gH Etrusohi sopra (jualche porta della capkale degrinsubri, pri- ma clie la nccupassero i Galli , a indicare la pin- guedine della terra , e T abbondanza delle greggi, e fors' anrhe il principale commercio delle lane. Ma perche niai voile il nostro istorico diraentinare af- fatto queiropinione , clie alia saiia critira piu si con- forma, e clie potria dirsi vera, se non ostasse tanta lontananza di tempi , e si ennfusa successioue di favelle? L' antiro aiitore anonimo sal liiogo ove fu fabbrlcata Milano ( e molti de' migUon s' ac- cordano a lui ) vuole die fosse detta Medlditnum per essere posta fra il Ticino , e V Adda medium omnium. E quell' antico avrebbe parlato con giu- stezza ancor maggiore , se avesse osservato die la citta si trovava tra 1' Olona ed il Limbro an- ticaniente navigabile , i quali oltre il Seveso , il Ni- rone, e altri tali fiumicelli, piu da viriiio la serrauo. Questa credenza diventa piu probabile, ove si vo- glia colPAIciato ricordare die gli antidii Greci e Latini con lievissima mutazione da medium amnium chiamavano Mediolanium la nostra citta. Intorno a die e pur degno di nmarcarsi die questa termina- zione ridotta poi al suono italiano e specialraente propria di que' paesi die sono vicini all' Adda, al Ti- cino , al Lambro, all' Olona , e cosi via, come sa^ rebbero Cassano , Legnano, Giovenzaao, Bruzzano, Melegnano e moltissuui altri di troppo increscevole enumcrazione. Comunque sia la cosa, molto plii grave ne sem- bra die il Rosmini credere non voglia a Mario Aveticense , die Narsete facesse risorgere Milano dalle mine in die 1" avea battuta la tremenda ira d' Uraja. E si a ([uello scrittore in cio prestarono fede i due cardinal! Baronio e Noris , il Mui atori , i Padri Cisterciensi ed il Carli; e gia nd secolo ottavo r anonimo autore dd Ritmo in lode di Milano IDO DELL ISTORI V T)I MILANO rirorda il medesimo fatto. Nel giro di quasi ire lu- stri , die taiito duro il p^overno di Narsetc dal 554 al 568, potea bene qiicir nnpao majxnanimo ad 02;tii grand' opera eseguire il sue generoso disejino. La pestilenza non gli occiipo tiitto questo tempo per miido da impedirlo alTimpresa; e se anclie non ab- biamo documcnto die mostrl die cio si effettiutsse, non puo qnesta inancanza fiir forza al Rosmini , che, avendo preso a condurre da tanto innanzi al- r era cristiana la storia , comincio i suoi documenti colle carte del secolo decimoquinto. Ma veramente se Milano fosse rimasta una borjrata di case di le- gno e di paglia , a che Uraja Vaveva ridotta, non vediamo come Alboino si sarebbe degnato nel 569 di pattnirne la resa coir arcivescovo Ouorato die a Genova si ritrasse. Se non che di cjuesti patti, perche contrnrj alia sua opinione, non voile parlare r istorico , il quale avrebbe anche dovuto osservare che se Milano cedette facihnente a quel re , cio non. avvenne gia perche ristanrata non fosse , ma per- che il nerbo del presidio romano s' era ristretto a Pavia , citta piii forte per la sua situazione , e che in fatti per meglio di tre anni fece inutili gli as- sahi del barbaro, e lo sforzo ad ammirare ed amare una virtu prima odiata , e voluta distruggere. E qui poiche venmimo a parlare di quella spaventosa vendetta d' Uriija , noi domanderemo al Rosmini , come possa ei^li credere che i soldi d' oro ( vol. I. tav. Ill ) trovati al Gernetto sieno stati sotterrati in cjueir occasione ? perche la maggior parte portano rimpronta deirimperatore Anastasio , che mori nel 5 1 8. Da questo tempo a quella distruzione corrono piu di vent"" anni , ne' quali cade tutto V impero di Giustino primo , e parte di quello di Giustiniano : era come mai tli questi due imperatori non e mo- neta alcuna fra le trovate , che pur apjiartengono ad undici Augusti ? Questa breve ossei vazione ne pare atta a niostrare che quel sotterramento vuoisi ritirare verso gli ultimi anni d' Anastasio. DEL CAV. CA.RLO De' ROSMINI. i5i Qualonno vorra piii a limgo arrestarsi a consi- derare come il nostro antore s' induca mal volen- tieri a confessave Ic glorie e il risorgimento di Milano anche ne' secoli de' Longobardi. Nei ceiitot- tantariuattr'anni die passarono dal 690 al 774,0106 dalla morte d' Autari (i) alia venuta di Carlo Ma- gno , ei vuole ricordata raraniente Milano , e solo con dne j)arole rammenta die in cosi liingo in- tervallo fn per poclii niesi sede del re Bertanto. E prima anclie dd!a morte d' Autari ei dimenti*o come questo re, condotta a mogUe la bavarese Teodolinda, venissc nel S'Si) a cdebrarne grandi feste a Milano ; e come forte esser dovea la citta, se rifaggitosi a Pavia lo stesso Autari, basto a render vano ogni sforzo del Franco Andaldo e de' sei duchi die tcn- tarono con lui espugnarla. E dopo Autari , il nuovo sposo di Teodolinda, Agilulfo, vi celebro le sue nozze, e dalla raunanza dei dudii Longobardi vi fu eletto re della nazione. Podii tugnrj non erano certo de- gni di quel congresso ; ne Teodolinda vi sarebbe , conK fece , rimasa , sinche a ]\Ionza innalzo il reale palazzo. Molti vogliono anche die vi fosse bat- tezzato dal vescovo di Trento Secondo il figlio di questa regina Adaloardo : e per certo ei fu alia pre- senza del padre Agilulfo prodamato re de' Longo- bardi nel circo , die fuori della citta esiste ancora, e i duchi del regno e i legati del re Teodoberto facevano sacra e solenne la pompa. Qui fu »tipulata la pace cogli Unni, e qui cou ampio coavento di vescovi si celebro il sinodo contro i Monoteliti •, intorno a die diremo soltanto die 1' arcivescovo Mansucto , srrivetido in quell' ocrasione all' impera- tore Costantino Pogonato, chiama Milano grande reale citta ( in hac magna regia urbe ). Noi non ci vo- gliamo fermare piii oltre confutando (jufsta mala (l) Perche in tanta pompa d' erudizione dimeaticossi il Ro- smini, che dal popolo fu dato ad Autari il sopi-aiinoine di Flavio : soprannouie cht* piacque , e resto anche .V suoi successor! ? l52 DELL ISTORIA. DI MILANO opinione , che la nostra citta solo per opera dei- r arcivescovo Ansperto cominciasse a risor2;ere: che impresa sarebbe qucsta degua a rhi voksse scri- vere una vera storia , e nori poche annotazioni: aggiugneremo sokanto che il citato Ritnio s«uitto al tempo del re Lnitprando , e tanto aiiteriore ad Ansperto , niostra che anzi Milano con tntta niaj>;ni- ficenza si rialzo dalle sue ampie mine. Chi crede- rcbbe che il Rosmini altro non abbia fatto in cjuesta parte , che seguire ciecameiite Pietro Verri non mai citato da lui ? Ad altro tempo tali parole. Ora vogliamo dire sotto brevita alcuna cosa dclPim- putazione data ai Longobardi d' essere stati i primi a introdurre il tenehroso sistemn feudcde. Noi diibi- tiamo forte, se il Rosmini abbia mai niessi a giusta bilancia i danni e i vantaggi di questo sistcrna, ne vogliamo di cio disputare con lui, ne con altri : que- sto pero ne sembra di poter dne , che ai Longo- bardi non puo attribuirsi 1' introduzione de' feudi. Quella tanta ddigenza del Muratori nella farragine inlinita di docunienti che esamiiio, rinveniie il n^ie stesso di fendo soltanto n< IT anno 1098 ui un atto dell'Arcivescovo di Milano Ariberto Secondo , e noi ne aggiugneremo uno piu antico deirArdiivio Di- plomatiro /tppartenente all' anno 1020, e a BaUluino Abate di S. Pietro in ciel d' oro ; se non che ne ia questi atti il feudo portava ancora giurisdizione di territorio. Bisognerebbe qui entrare in una lunga discussione , nella quale poti ia sostcnerci V amoi e del vero, e il desiderio di vendicare i Longobardi volgarmente oltraggiati; ma i jetton ne sapr< bbero tosto avvertire che noi scriviamo un giornah'. A vedere pero come parlando di questo pOj)olt) ab!)ia Lnoni fondanienti il Rosmini, ne si p .rnutta sdtanto d'o<5servare che a rinfraiirar la sua asserzioue , che non di, rado i Qastahli s' erigeai/o in tiriin::i. liporti la tcst(monic;uz3 del iMuratori ncdla V, VIII e X delle sue Disserta/iont. E questi nella quinta ne il nome pure ne pronuaoia ; nelP ottava dice solo che i DEL CAV. CARLO Db' ROSMINI. 1 53 Gastakli sono dopo i Duclii ed i Conti; e neila de- cima , chi crederebbe! confuta apnunto T opinione del Rosmini sulla tirannia de' Gastaldi. Chi sa clie r autore non abbia confuse V epoche de' Longobardi con (pielle de' Lombard!, che in tempi a noi piu vicini insorsero contro i successori di Carlo Magno, e tutta sparsero V Italia di gnerra civile e di san- gue? In questo dubbio ci conferma il sapere, che veramente in que' tumulti de' Lombardi si vede sta- bilirsi il sistema feudale. E il sospetto che noi cosi per incidenza raoviamo, diverra a niolti certezza , ove leggano quelle parole dell' Istorico : « Vero e )> nondimeno , come da mold documenti apparisce^ che » agli Italiani ( sotto i Longobardi ) era conce- » duto di professare e di star sottoposd alle loro y> antiche leggi ^ cioe alle romanc (i) w. Questo diritto ed obbligo di professare nei contratti le leggi o Longobarde o Romane per essere poi gludicati se- condo quelle che aveano prescelto , non puo certo apparire da documento alcuno di que' tempi , se sol- tauto pill tardi ebbe ori^ine da un'ordinazione di Pipino re d' Italia , confermata poi nella legge XXIV deli' imperatore Lottario. E forse sotto i discendenti di Carlo era quella legge piucche mai necessaria per le famiglie di tante nazioni che convennero ad abitare il paese de' vinti. Se il Rosmini avesse veduti que' documenti , ch' ei crede mold, e che pur tropposono pochissimi, avrebbe conosciuto che la dilTerenza fra i contratti de' Lon- gobardi e quelli degl' Italiani loro soggetti nen ista iiclla espressa proftssione di legge, nia si nelle di- verse clausole che delle diverse leggi erano proprie. Non sarebbe forse inutile entrar ora a conibat- tere quell' opinione del Rosmini , o piuttosto del Conte Lupi , da cui egli la prese, (2) che « tutte le (1) Vol. I. pag. 55. (2) Lupus Cod. Diplom. Civil et Eccles. Berjom, cap. VI , pag. i3i. l54 dell' I?rORI\ DI MlL\NO 5> dignird dcllo Stato ernno confrrite ai soli Longobar- » er dndar ramiiigo e sconosciuto in paesi » strunicri^ quando la sua patiia sia sottoposta ad M tin giusto , llberale , e dolce governo. x Se questo arffomento recrsresse , bisoanerebbe indurne che tin tale governo non esiste piu sullu terra; pou he i legislator! piu saggi dettano tutti pruporzionati ca- stiglii alia emigrazione. Ma il Rosmini troppo male conosce V incontentabile natura di-U ucmo , se la sola asprezza del governo crede atta a far fuggire i doici confini della patria. 11 desideno del nn'glio e iin fiero nimico del bene ; e il Sibarita cerca di mntar posto , perche una foglia di rosa gli si e ripiegata sotto il morbido fianco. Altronde chi disse al Ko- smini , che emigrando si abbandunassero le sostanze e la famigba ? Questa sarebbe stata non emigrazione, ma fuga; e solo da eminente danno potea cagio- narsi. Legga egli le storie , che tutte gli narreranno ben altri niotivi che indussero a spatriare non so- lamente uomini privati ed oscuri, ma intere ua- zioni per modo , che ora non e forse popolo al mondo, che, scavando la terra sopra cui abita, po- tesse trovarvi le ossa de' primi suoi avi , se forse la ruota de' tempi nou lo ricondusse dopo secoli e secoli , donde s'era pria dipartito. Piu saviamente discorre il Rosmini ov' entra ad esaminare per che modo Carlo Magno confermasse il suo reogimento in Italia ; ma ne qui pure ebbe diligenza che bastasse a farlo evitare gli errori : egli narra per esempio , che « Carlo fit il primo a 5) iritrodurre i Reg) Messi^ i qitali erano Commissarj y^ dal re spediti , quando il credeva opportnno , nelle y> prt)vincie , la cui incumbeuza era di giudicor le y> cause , esaminare e togliere gli abusi , e ad essi » erano soggctti i Vescovi e gli altri Ecclcsinstici , » nou meno die i Laid d'ogni ordine ». Ed in vecc e assai noio , i he gia nel '7)5, sotto Luitprando . l56 dell' ISTORIA. DI MILANO Gumerlnno suo Mcsso Rcgio fu a ^lefirjire le quistioni fra il Voscovo ili Lucca e quelln di Arezzo. Egli dssorisce egoalmente, che Carlo ad indebolire T au- torita de' VnssalU creo la dignita de' Conti Rurali. ]\Ia Vasso o Vassallo eia presso i Fraiifhi , sitio dii tempi di Glodoveo , chi^ possedeva beni a titolo di henrficio senza giurisdizione , ed anche chi giurava fedelta al Sovrano . e serviva roii (jiiesto titolo di solo onore alia corte senza comodo dr bpneficj. II perche non potea Cirlo istltulre i Coiit'i RuraU prr indebelire un autonta clie i Vassulll noii aveano : e veramente non gli istitni ; poiche I origin^ di (|ae- sti Conti e polo a cercarsi nel secolo X . qu:indo i Vescovi e gli Abati seppero prorurarsi tale dgnita a sottrarre i beni de' loro Vescovadi e Monasteri alia giunsdizione de'CoiUi della citta: estmpio troppo utile per non essere anclie da' laici rapidamente se- guito. 1 lettori avranno oraniai vediito clie noi ri ar- restiamo volentieri ne' tempi piu rimoti ; a che due cose principalniente ne traggono:la prima, che non si debba correre per qujttro volumi cerrando T ar- goniento di nostre parole; Taltri, die ivi e da aspettarsi niaggiore la diligenza , ove n' e piu pre- sente il bisngno. Eppnre in cose anche f;icilissime s'inganna di leggieri il Rosmini , come sarebbe dove narra morto in Milano T iniperatore Lodovico 11. il quale inv<"ce mori fra V Oglio e T Adda ne' coofini bresciani. Bastavano ad istruirlo di tanto gliAnnali del Muratori, e V Arte di verlficare le date ^ se an- che non volea ricorrere al crntemporaneo Prete An- drea, che fd presente , quando il corpo dalia chiesa di S. Maria, e S. Filastro di Brescia fu tramntato alia citta di Milano , e all' Ambrosicfna Basilica. Come mai pote traviare , quando i\ vero gli era si pron- to , egli , che spavenia i suoi leggitori col tcrptbile apparato d' una sterinituita erudizione, largamente sparsa a pie d' ogui pa;:jjUiH ? DEL CAV. CARLO De' ROSMINI. iSj In che si potrebbe alineno lodare la sua pazien- za , se gia nella lettera declicatoria non fosse detto die quattro anni costo questo lavoro alP autore. A noi pare veramente che troppo ei c' impiegasse ; ma chi non vede che ne la decima parte degli scrittori citati pote in si breve tempo esarainare ? Non e egli questo un dirci apertamente, che ne crede si dappoco da sbalordirne con tai meschini artiBcj ? Quando s' erano citati uno o due contem- poranei , a che accumulare a dozzine autori moder- ni, che altro non fecero che ricopiare gh antichi ? Se il Foncemap.ne ha pr< so d. 1 Giovio , che il so- prannorae di 31oro venne a Lodovico Sforza dalFaver per divisa T albcro Moro, perche citare fuor di pro- posito queir erudito fraucese? Voleva egli forse con tante citazioni acquistare il diritto di citar se nie- desinio , come fa si spesso , e con tanta predilezio- ne? Contro T amor proprio non abbiamo cuore di scagliare una pietra ; ma di questo almeno vogliamo avvertito il Rosmini , che ogni opera dee poter istare da se, e che troppa e la sua crudelta dimandare, chi basto a leggere la storia di Mdano , a ptovarsi anche colla vita del Trivulzio : quelle espressioni « come abblnmo altrove narrato » , od altre sifFatte , mostrano troppo palese la smania di far conoscere che molte opere pel bene delT Italia egli ha pub- blicate. E qui poiche ne cade in acconcio, non om- nietteremo che la maggior parte de' raoderni scrit- tori italiani s' affaccendano girandemente a renders! ridicoli agli stranieri con quell' incenso che coa niutua tenerezza si buttano in faccia sino a restarne ciechi per sempre. Chi ha pubblicata una letterina , scarabocchiata una prefazione, stampato un articolo di giornale, e divenuto un grand' uomo , e guai chi lo nominasse senza chiamarlo Illustre , o ahneno Chiarissiino ! II case sarebbe di maesta, e impedita o tolta ogni ragion di perdouo. Noi non voglianio contrastare i raeriti qualunque siano del signor La- bus ; ne ci unirerao a colore che gridano la croce f58 dell' istoriv di milano contro gli studj deirantiquaria: pcrche di essa co- nosciamo due specie fra loro assai distinte, e da giiardarsi con occhio inolto diverso. Una e asside- rata d' nn g»"lo sepolcraie, e converte in cimiterio tutto quello che tocca : e da questa abborriamo con tutti i sentimenti: 1' altra invece trae vita anche dalle tombe , e su dalle colonne rovesciate , e dalle lapidi quasi consunte raccoglie le pnrole delT antichita, e ne i'a senno ai presenti; e di questa siamo vaghis- sinii. Piena di soave mestizia e per noi la ricordanza d' un giorno die ne fu conceduto veder iscavare gli avanzi d'un tempio romano: i secoli aveano per- donato a tutte le iscrizioni fuori che ad una clie solo con pazienza innenarrabile si pote leggere = Divas Faustinas ==. Parea che il tempo e la natnra si sforzassero a cancellare la macchia delT aduiazio- ne: inutile fatica , perche Tlstoria avea gia jtarlato. Quale sia 1" antiquaria, nella quale il L;ibus si coin- piace, noi non sappiamo ; ma di quella , con cui voile giovare a questo lavoro del Rosmini, non ve- diarno chi possa andar soddisfatto. Bella cosa e Ta- micizia: bella quanto la virtu, perche non puo starne diversa! Ma non tutti i suoi secreti iniportano al mondo ; ed e veraniente notizia da rieeversi con un sorriso , che il Labtis rivedesse le prove di stampa di quest! quattro volumi: se non che avra cgli avuto il suo premio , quando alia lettera L si sara veduto cinque o sei volte citato con lode ; piacenteria troppo bassa per chi ha letti gli encomj dati prima dal Labns al Rosmini, e ne tocca con mano il baratto. E il Verri mille volte copiatojion si trova neH'indiee. Al Labus si debbono in parte i rami pubblicati nella Storia, ne di essi pore siamo contenti. Per- che anmiucchiare si gran numero di cippi e di la- pidi, e divider poi da' loro mariti tante nobili donnc delle famiglie de' Viscojiti e degli Sforza.'' La celebrita della Valentina Visconti , onde ven- ne ai Reali di Francia tanta pretensione d' intelici diritti alP eredita dello Stato di Milaao, il grado DEL CAV. CARLO DE' ROSMINI. i59 tj' Imperatrioe di Btanca Maria Storza, quello di Re- giiia di Napoli e di Poloriia di due altre Sfv>rza, I'in- trejsidezza di Bianca Maria Visconti , 1' e2;re2:,ia indole delle due Beatrici d' Este nieritavano bene T onor d' una elligie. E che nofj doveasi fare per procurarsi r im:Kap:ine di Verde Visconti, che nel i365 con- gimta al Duca Leopoldo condiisse il san^ue di que- sta fiiuiglia suU'Augnsto trono delTAustria? 11 Campi, dal quale il Rosiiiiui ed il Labus corifessano di aver tolti i ritratti, n.in fa cosi avaro. E qui al( uno lej>;- g;endo nella spiegitzione de rami ^ che & da tre secoli la universale tradiziune sostieiie , che quelle imrna- gini rappreseiitano i Principi Viscoiitei » non potra fare die nori domandi so la tradizione coniinciasse circa un secolo prima che il G unpi nascesse : e tutti pni si dorranno che si desse intera al Campi la pre- ferenza, quando a Milano esistevano i ritratti degli Sforza, di mano delf immortale Luini (i) : e cio ne al Rosmini era iguoto , ne al Labus. La pubblicazione di que' ritratti sarebbe stato ua dono prezioso alle arti e alia storia ; ma e fatale a taluno ddungarsi sempre dair ottimo. Chi pei 6 fa suo piacere di que- ste gentilezze molto non s"" affligga di siffatta man- canza ; che altri s' occupa era mai del pubbhcarli , e v' unira ad illustrazlone la vita: a tutti la sua. Ma di cio abbastanza e forse troppo. Se fosse vero che Giangaleazzo venisse di soli due anni create milite da Carlo IV nel gennajo del i355, e che in- fante di sette nel i36o conducesse sposa Isabella di Valois , noi dovremmo accusare d' un' altra inesat- tezza il Rosmini , che lo fa morto di 55 anni nel I402,mentre ne nvrebbe avuti solo quarantanove: sebbene pero la piu parte degii scrittori acconsenta a volerlo morto nelT eta piu fresca , noi nella di- versita delle opinioni non vogliamo cosi alia cieca dare il torto al Rosmini. Diremo invece che non (i) In un' antica casa degli Sforza ova posseduta da don An- gelo PiaQca. Dipinto maravij;,lioso. l6o dell' ISTORIA DI MILAN© poteva da liu piu sgraziatamente narrarsi , come Mattiiio della Toire sotto apparenza di onorevole accompagnamento cacciasse di Milano il cardinale Ottaviano degli Ubaldini , clie tornato dalla lega- zione di Francia vi stava brigando. Ei racconta che invaghitosi quel Principe della Chiesa d' un carbon- chio di rara bellezza e graiidezza^ die si conservava nella basilica di S. Ambrogio, insto forte per averlo in vendita o in dono : que' cauonici non sapendo negare, e non volendo concedere, furono a IMartino che promise loro assistenza. cc Di fatto convocati » egli i suoi parenti ed amici in gran numero, mon- 3) tato con essi a cavallo , accompagnato da annate » schiere a suon di trombe sulla piazza vennc di » S. Ambrogio. II Cardinale sorpreso da si straor- 3) dinaria comparsa ne ricerco il motivo , e gli fu » risposto che que' signori alia fama di sua par- » tenza accorsi erano per onorarlo, ne ritornereb- >} bono alle loro case , insino a che non V avessero » accompagnato fuor delle niura ». II Cardinale in- tese il motto, e parti: tiitto questo per un carbon- chio, alia cui conservazione Martino della Toi/e, uomo si prudente e sentito , arrischiava perdere se stesso e lo Stato per la sicura vendetta di quello degli Ubaldini. Gome mai s' acquieto a qnesta favo- letta il Rosmini , e non si pose piuttosto in pm alte considerazioni, che lo avrebbero condotto alia sco- perta del vero? Era gici piu di quattro anni che per i la morte di Leone da Perego la sede arcivescovile era vacante in Milano. Martino della Torre die sa- pea quanto importi a chi vuol governare uno Stato, che le cose della Chiesa s'amministrino da persona sua, faceva ogni sforzo perche a tanta dignita ve- nisse eletto Raimondo della Torre. Ma il Cardinale, che avea conosciuto in Francia Ottone Visconti ar- cidiacono della Chiesa Milanese, s' adoperava grande- raente perche questi iosse preferito a Raimondo. In tale pencolo di cose e giustificato il partito di Martino , che voile allontanare T accorto Ottaviano DEL CAV. CA.RLO DE' ROSMINI. l6l dagli Ordinarj , i quali iin allora aveaa eletto TAr- civescovo. Ma poco dopo, ag^iiignendo airamicizia nuovi stinioli Toilio, il Cardinale indusse Papa Ur- bano quarto a intioniettersi per la prima volta nella elezione dcirArcivescovo, e nominare Ottone a tat posto. Quanti maii venissero ai Torriani da cio, rac- conta la storia; ma probabilmente sarebbe accadiito lo stesso, se Martino avesse lasciato eleggere in pace il Visconti. In questo conflitto (T interessi politici ognuno vede quanto niisero sia ii racconto di quel raro carbonchio. Molti altri fiitti noi potremmo esaminare , ove il nostro istorico posto in fra due s' appiglia al suo peggio •, in che certo gran forza di giudizio noii s' appalesa : ma ne pare piuttosto che, dovendosi oramai conchiudere per la sua lunghezza questa se- conda annotazione, sia megiio linire mostrando come il Rosmini non sapesse parlare al cuore delle gentili persone , ncmmeno quando carissima se gli otFeria Ja materia. Molti lettori che cercano nella storia r nomo e le sue passioni , gli perdoneranno piu malvolentieri la trascnranza di cui paileremo, che per esenipio quell' avere cosi se('camente parlato delFaffare di Giangiacomo de' Medici a Lecco, che in verita meritava piu serie e considerate parole. Lodovico il ]Moro s' affaccenda tutta la vita per giugnere al trono, nc si perdona travagli e rimorsi , ecciti tumulti e ribellioni , va proscritto , rompe i confini per vendicarsi e regnare ; ma disperato di poter tanto ottener colla forza adopra le piu seal- trite arti , che mai ingegno umano avvolgesse : at- traverso al terrore delle congiure va a porsi a'gra- dini di quel soglio , dal qu.\le sbalzera a momenti ' una donna lasciva, e uti imbelle giovinttto; sparge dissension! in Geiiova , e unisce quel la ricca citta al Ducato di Milano , riforma il regginiento militaie e civde , e, impadronitosi del tesoro delio Stato, di- Vcnta Taniuia delT italiana pohtica , e d' Italia tutta mbl. TtaL T. XXVllI. ii i6a dell' istoria di milano affetta il dominio. Ma il raaestro (F ogni artificio ctMiimette un f inestissimo errore , e a liacrare gli Ai^isroiiosi chi.ima Cuilo otiavo lu Italia. Indi come prima, abbatteniu liinc(uerite prefazione del i.° li- bro, beiuhe mancante del principio, M. TiiHio ([nasi per ginstificare l.i sua condotta prende a biasimare que)la massima epiciirea , die il filosofo debba vi- vere ozioso e tranquillo lungi dagli affari politici della repubblica , e sosti. tie la coatraria sentenza di riatone , d quale tanto desiderava qnella rara unione di potesta e di sapienza , che giudiro febci quei [)opoli che retti fossero da tilosifi , o i di cui reggitori filosofassero. Iinperoct he non vi ha fatica , egli dice, non pericolo , non ingratitudine di po- poio, non raalvagita di colleghi che valga a tener lontano dagli affari pubblici P U'>mo saggio e filosofo. Che se si concede nelle sole urgenze e nel bisogni estremi dclla repubblica non dovere e non potere il savio ricusarsi a giovar la patria del cons'glio e deir opera sua , cio basta per( he egli si.i sempre istruito c preparato a cosi n »bile e sacro fine. La qual cosa c prorata da Cicerone anrhe col pro- prio esempio , lodando secondo il sno solito il caldo amore del quale era stato sempre acceso verso la patria ad oiita delie ingiurie e dei travagli che aveva dovuto percio tollcrare. Sono cosi bidle e sonanti le sue proprie parole , che noi !e riportiamo come sono scritte , senibrandoci assai difficile di non sce- mare alia loro bellezza volgarizzandole ; e cio noi diciamo con piu verita di quello che lo dica lo stesso ]\I. Tuliio nel tf.tdurre in lattno le greclie pa- role di Platone pag 107. Qiiamquarn nostrl casus plus honoris haburrunt , qw m lahoris ; nrqiie tan- turn rnolestice qnantnm gloiice, majorrmque Icetitiam' ex desiderio bonorutn percepimus , qncun ex loetitia P DE REPUBLICA. I7I improhorum dolorem. Sed si aliter ^ ut dixi ^ accidisset, qui possem qucri cum itiilii niJiil improviso nee graviiis quani expcctavissem pro tantis meis factis cvenis- set ? Is eniin faeram ad cum liceret out majores rx otio fructus caprre quam cceteris propter variam suavitatem studiorum in quibus a pucritia vixeram^ aut si quid acciderct , acerbius univcrsis , non prce- cipuam sed parem cum cceteris fortunoc conditlouem subire , non dubitaverim me grcwissimis tempestatibus ac pcne fiilmi/nbus ipsis obvium ftrre conseivando- rum civium causa , meisque propriis periculis parere commune rehquis otiiun. Neque eniin hac nos pa- tria lege ge/uiit aut educavit ^ ut nulla quasi cdimenta expectaret a nobis ^ ac tantummodo nostris ipsa com- modis serviens tutum perfugium otio nostra suppedi- taret , et tranquillum ad quietem locum , sed ut plu- rimas et maximas nostri animi^ ingenit^ consdii partes ipsa sibi ad utditatem snajn pigneraretnr , tantumque nobis in nostrum privatum usum quantum ipsi super- esse posset remittnet ( pyg. 14!>. Qnindi egli passa a rifenre la hella e dotta disputa insorta tra i piu chiari e saggi uoniini dello stesso leinpo sulla re- pubblica; disputa che P. Rutilio Rufo aveva nar- , rata in Smirne a lui e ad an altro giovine ( pro- babilmente Attico, cui sembra diretta V opera ), e tale che non lascia nulla a desiderate intnrno a ogni nianiera di governo. La narrazione di tjuesta dispu- ta, supposta o vera clie siasi , e cio che forma la sostanza dei sei hbri di Cicerone suUa repnbblica. Neir anno duuque 626 di Roma essendo consoli Tuditano ed Aijuilio, durante la ricorrenza delle fene latine , Scipione Affricano figlio di Paolo si con- dusse a ricrearsi ne' suoi orti. Cola furono a tro- varlo mo!ti de' suoi amici e parenti , il prime dei quali Q. Tuberone figlio della sorella inroniincio a muovergli discorso su! doppio sole o parelio che era stato annunziato in senato ne' giorni preredenti, aggmngendogli che ormai erano tali e tanti quei 5 1 che asserivano di aver veduto due soli, che di 172 M. TULLII CICERONIS sifFatto ftmomeno noii tam fides non hahenda^ qnam ratio queer eiida sit (I'ag. 28). Scipion mo^irasi poco inclinatu a parlare del doppio sole , e lotla Socrate il quale ainava di ia«;ionare unicamente della vita e dei costumi de«>;li uomlni senza v(»lersi irapacciare in altre ricerc.he « h' egli credeva estratiee alia mo- rale , che solo interessavalo. Giiinsfro alSora File e Rutilio , e poco dopo Lelio insieme con Mummio, Fannio e Scevola. Fatti i saluti e i complimenti che anche a quei tempi solevano farsi , si posero a se- dere in un praticello apnco , poiche era d'inverno, ed arrivo in quel |)unto anche Manilio. Neniraeno Lelio mostrava inclinazione a parlare di quel ce- leste fenomeno , nia cedendo al e ragioni di Flip dice che sentirebbe volenti* ri un taldiscorso, sep- pure, aggiunge scherzandn Manilio colle sue raa- niere giuridiclie, iiiterdictum aliqnod inter duos so- les pittat esse compouendum, ut ita caelum possideant ut uterque possederit (p^'g. L^H). Allora Filo riprende : lo non VI diro cose ne nuove ne scoperte da me, poiche tutto facilniente s' intende col mezzo della sfera di Archimede trasportata in Roma da Marcello il vincitore di Siracusa e depositata nel tempio della Virtu ; parla quindi degli eclissi e di altri fenomeni ceh^sti , e della naturale loro formazione ad onta che fossero al volgo di tanto terrore, avendo gia cantato di un echssi lo stesso Ennio: Soti luna obstittt , et iiox. Allora Scipione daila considerazione delle cose ce- lesti piende motive di disprezzare la tenuita delle terrestri; ma Lelio non si lascia persuadere, e reci- taudo alruni versi bene opportuui di un antico Tra- gico aggiunge le scgueati gravi parole (pag. 5"): Ego autem licec quae vidmtur ante oculos esse magis putem qucerendd. Quid euiin viilu L. Pauli nepos ( Tubero ) hoc avuiiculo ( Scipion ' ) iinbdissimd in familia atque in hac tam clara repuhhca natu^ queer it quomodo duo soles visi sii/t , non qucerit cur in una repuhlica duo senatus et duo pene jum populi sint, alludendo alle DE REPUBLICA. 173 intestine discordic e ai civiii disordinl clie avevano g-ia incominciato atl inf.star la repuhblira, e qiiindi ron- chiude: Qiiam ob rem si me anlietis ^ odolescentes , so- lem alteram ne metueds : ant eiiim iiulliis esse potest, ant sit sane at visits est modo ne sit molestus ,• aat scire istarum rcrnm nihil ^ aat ettam si maxime sciemas ^ nee meliores ob ram scieiitiam , nee beatiores esse pos- sumus : senatum vero et popalam at an am Ivtheumiis et fieri potest et ptrmolesuim est nisi fit, et secus esse scinuis , et videmus si id effectum sit , et melius nos esse victiiros et beatias ( paii,. 60). Tiitti si ar- leridono alia sentcuza di Lelio, e cjumdi e pregato Scipione , come il piu anziaiio ed autorevole, a com- piacersi d'istruiili in oose di pm alta importanza , e specialmente sulla miglior forma di governo (ptig. f)i), quern ipse existimet esse optimum statiim civitatis. II Numantino risponde di esser pronto a farlo, ma in quella guisa ch' egli crede la piu convt^nitMite ed opportuna ( pag. 65): Quam ob rem peto a vobis ut me sic audiatis neqae ut omni'io expertem grcecarum litterarum^ neqiie ut eas nostris in hoc proesertim ge- nere anteponentem ; sed ut unum e togatis patris di- hgentia non inUberahter institutum, studioqiie disrendi a putritia incensum, usa tamen et domeslicis proecep- tis malto magis eruditam quam litteris. Egli crede percio esser pregio delT opera (P incominciare dalla definizione della repubblica, che non pud esser piu giusta poiche compresa in cpiella grave sentenza (pag. 69): Est igitur respublica res popiili-, populus aateni non omnis hominiim ccetus quoque modo con- gregatus , sed ccetus tnuUitudinis juris consensu et utihtatis communione sociatus. Ed ecco aperta la strada a discorrere sulle tre specie di governo , il monarchico, l' aristocratico e li democntico, onde decidere quale di essi sia il migliore; ma tutti , ciascuno nella sua purita, possono esser tol'erabili, non pero perfetti, e spenalmente il terzo o popo- lare, affcrmandosi che T ottimo nasca soltanto dalla riunione o giusta contemperanza di tutti e tre 174 *!• TULLII CICERONIS ( P"^^' 7-^ )• H^fit-"^ triiun generum quodvls si teneat il- lud vuicliun quod prunnni humines inter se rciijubllccs causa societute dcviz/xU^ non perfectum illud qiudein rieque mea seiitenUa optimum, sed tolerabile tamea et aliud alio possit esse proestaiitius : nam veL rex cequus ac sapiens ; veL delecti ac principes elves ; vel ipse populus , quamquani id est minime probandum , tanieii nullis ii/t rjectis iiiiqtdtatibiis aiu eupiditati- bus , posse videtur allquo esse iiou iiicerto statu. Si tspongoiio i clifetti e gP incoiivenienti di riascim genere di goveitio puro e pretto senza alcuna ina- iiiera die atta sia a coatemperarli tra essi , e si concluude ( pag. 78 ) die il misto o contemperato sia da preferirsi. Itaqiie quarturn quoddam genus rei- publica: maxime probandum esse sentio, quod est ex his qiice prima dixi moderaturn ac permixtum tribus. E poco dopo si npete (pag. 91): eorum nullum ipsum per se separatum probu , anteponoque singulis illud quod confiutum fueril ex omnibus. Sed si unum ac simplex proba idiim sit ( parole dea^ne di molta con- siderazione ), rfgium pmbem atque in primis Iniidem. La monarchia dunqoe benclie para o assolata e nieno cattiva dcJle altie forme di governo puro ; e non e da posporsi ad altra tnaniera di repubblica se non che alia mista e teaiperata. Questo giudizio e con- fermato da cio che leggesi altrove (pag- ii3): Tri- bus primis geueribus hinge proestat mea sententia re- gium ; regio autcm ipsi prcestabit id quod erit ceqiia- tum ac temperatum ex tribus optimis rerum publi- caruni modis. Ed in piu altri luoglii si ripete la stessa seiitenza. Ma in mezzo al dialogo , benclie tutto no- bile, maestDSo ed eloquente , sfavillaao alcune pro- posizioni di una luce ancor piu viva , e colpiscono con niaggior forza V animo di chi sente o di chi legge : cosi per esempio neila pag. 88 : Nee ulla deformior species est civitatis , quam ilia in qua opu- lentissimi optimi putantiir (l>ag. 89). Difficultas i/icundi consilii rem a rege ad plures ; error et temeritas po- pulorum a inulatadine adpaucos transtuUt (pag. 107). DE REPUBLIC A.. 17$ Nec mare ullum aut ftaininam esse tantam quam non facilius sit scdare , qiuiin ejfrenatdin iiisoleutla miiUi- tuciuiem (i>ame tlivenne aduha e ro- busta. Questo hbro e per»i6 tjnasi tutto istnriro , esponendot.i in esso la serie meravisliosa delie vi- cende di Rt^ma dalla sua ?)rima origins sino al tempo degF iriterlociuori con rillessiont filosoliohe e politi- che di molta impoitanza, e con quello stile senipre aureo die incanta , rome per esempio allon he par- lasi della pref'.-renza da tlarsi alle citta mediterranee sulle niarittnne , essendo qucste piu esposte a' vizj ed a' pericoh. Indicati prima i pericoli , si passa ai vizj (pag. i2d)):Est auteni maritimis urbibus etiam quoe- dam corruptela ac niutatio morum: admiscentur enim novis sernionibus ac disciplinis , et importantur non merces solum adventicice , sed etiam mores , ut nihil possit m putriis iustitutis manere integrum. Jam qui incohuit eas urbes ^ nun hoerent in suis sedibus , sed volucri semper spe et ogUatione rupiuntur a domo lougiiis . atqiie etium cum manent corpore , ammo ta- meii excnrrunt et vagantur. Malta etiam ad luxuriam 1^76 M. TULLII CICERONIS invitainenta prrniciosu etc. Lodasi percio V accorgi- mento cU Romulo che nel fondare la sua niiova citta ne troppo vicino , ne troppo lungi dal mare, le seppe dare tutti i vantaggi senz' alcuno dei danni proprj delle citta marittime. Di ciascuti re di Roma si espon- gono luminosamente i servizj resi alia Repubblica in pace e in guerra; e tutto cio ch' essi fecero per mantener V ordme , Y armonia e la forza in quel nuovo corpo [)olitico. Morto Romnlo , e desideran- dosi un nnovo re, si voile non gia ereditario , ma elettivo, poichc (pag. iSa): Nostri illi ctiain tarn agre- stes viderunt virtatem et snpicntiam regalem , non pro- geniem quceri oportere. Fu quindi scelto Numa Pom- pilio, che tanto fece per la religione e per la giu- stizia temperando il soverchio ardor militare di quel popolo bellicoso. E confutata la volgarc opmionc cli' egli fosse stato istruito da Pittagora , il fjuale venne in Italia 140 anni dope la morte di Numa ( opinione che fu gia contraddetta in altra opera di Cicerone ). St torna a lodare il regio governo mode- rato e giusto , quale si fu quello dei primi re di Roma, che tutti fecero lodevolissime cose e di grande utilita per la Repubblica. Ma si arriva finalmente alia tirannide di Tarquinio e alia conseguente espul- sione Hei re operata da L. Bruto , ove con colori assai neii e dipinto il tiranno , ossia il re ingiusto e malvagio (pag. i83): quo ncque tetrius neque fce- diiis nee diis hominibusque invisins animal ulliim co- gitari potest , qui , quamquam figura est hominis , morum tamen immanitute vastissimas vincit belvas. Affermasi che il desidcrio o l' odio dei re neir animo dei popoli nasce dalfuso o dall'abuso ch'essifanno delia loro autorita, e die percio furono dcsiderati in Roma dopo Romolo , detestati dopo il superbo. Si passa quindi a parlare del cambiamento politico della Repubblica romana accaduto coif istituzinrie del Consolato, della djttatura che non tardo a com- parire , delle sedizioni popolari che insorsero , dei tribuni della plebe, dei decemviri e loro ingiustizie. DE REPUBLICA. I 77 e di tuttJ i (lisnrdini politici ch' elji)ero luogo h\ ijueir esteso periodo di tehipo , richiamaadosi alia memoria il segueiite impnrtantissinio avvertimento (pag. 196): Ide/iim teiirtote quod initio dixi^ nisi cequa- bilis hcec in civitate compensutio sit et juris et officii et muneris, nt et potestatis satis in magistratibus ^ et auctoritatis in principum consilio , et hheriatis in populo sit , non posse hiinc incomniutabilem reipublicce conservari statutn. Del HI libro noi non possianio dir molte cose, essendo brevi i pezzi scoperti nel codice, i cjuali pero nuniti ai fiainnienti gia noti occupano un nu- mero considerabile di j)agine. Preniesse alcune ve- dute generali sulla natura delT uonio , sopra i suoi pregi e sulla sua ragionevolezza , s'iraprende a parlar ditFusamente della necessita die ha ogni governo dclla giustizia contro Topinlone di coloro, i cjnali , credendo divfrsamente, cosi sogliono ragionare (pag. 241): Justitice non natura nee voluntas, scd imbecillitas mater est. Nam quum de tribus unum esset optan- duni^ aut facer e injuria m nee accipere , aut et facer e ct accipere^ ant neutrum; optimum est facer e impune si possis \ secundum nee facere nee pati \ miserrimum digladiari semper turn faciendis turn acclpiendis i/tju- riis. Ed altrove (pag. 23i): /«* enim de quo qucerimus ^ civile est aliquod^ naturale nullum: nam si essft ^ nt calida et frigida ., et amara et dulcia^ sic essent jnsta et injusta eadem omnibus. Fra i varj esempj delle ingiustizie di alcnne genti, avvene una deli'autica Koma assai speciosa per cjuei tem[)i, e della quale nessun altro scrittore aveva fatta meiizione (pag. 235): Nos vero justissimi homines qui transalpinas ge/ites oleam et viteni serere non sin: mas , quo plnris suit nostra oVweta nostrceqne viiiece , quod cum fuciamiis prudentcr facer e dicimnr , juite non dicimur ; ut in- telligatis discrepare ab onquitate sapi^ntiatn. PocUissimo o nulla ci e permesso di dire OrU.V DUE MONETE papa, da U a noii molto , il di lui successore For- inoso p,li si mostio del tut to contraiio , invitando persino il re Arnolfo a calare in Italia onde sot- trarla al dominio di Giiido e di Berengario (i). Ad oiita pero della sua contrarieta , noa pote questo pontetice ricusarsi dal riconoscere la sovrana giu- risdizioiie di Guide, sicconie imperatore. Clie anzi nel seguente anno ( 892 ) dovctte altresi dicliiarare collega ed ornare della corona iinperiale \\ giovane Lamberto Tiglio dello stesso Guido (2). Nel 893 la guerra tra Guido e Berengario ride- stossi tanto fortemente , che ridotto quest' ultimo a mal partito ebbe ricorso ad Arnolfo re di Ger- mania , il quale spedi tosto un poderoso esercito comandato da ZventebaUlo sno tiglio natnrale. Di concerto costui con Berengario direttaniente ando ad assediare Pavia. Guido die ivi trovavasi in per- sona seppe difendere la sua capitate da uomo ac- corto e valoroso in niodo, che Zventebaldo se ne torno coUe truppe in Germonia , cliiamatovi come alcuni vogliono dallo stesso Arnolfo (3). Lilierata cosi Pavia, diedesi Guido ad incalzare nuovamente Berengario , il quale non trovandosi sicuro in alcun luogo d' Italia , rifugiossi in Germ^nia. Cola imploro ancora il soccorso di quel re , che vi accondiscese, perche spinto contenq)oraneamente dal papa For- moso , il qu .le andavalo tratto tratto eccitando a liberare la Chiesa ronriana dalf oppressione di Gui- do (4). Fu pero sol tanto n«dr entrante anno (894) che Arnolfo venne colle sue truppe in Italia. Im- padronitosi di Verona e Brescia , prese d' assalto Bergamo che diede in preda al saccheggio. Questo (i^ Aiiaales Fuldenses = Heruianni Contracti Chronicon. (2) Ho iiiessu nel 892 I' incorouazione di Lanibtrto seguendo r opinione dell illustre Miiracori , \\ quale , seuibranii , abbia vittoriosameote diniostrato ciie sia in quelTanno sueceduta con- tro il parere di cokn'o che ad altra epoca la rifeiiscono. (3) Vedi r anonimo paneginsta di Berengario nel libro IF. (4) Annalei Fuldenses = Heruiamii Contracti Chronicon. DEL MUSEO MAINONl. 1 85 esempio sparse tanto terrore nelle citta lombarde die tutte si arreseio a lui spontaneamente (i). Obbligato Guido dai rapidi progress! del re di Germaiiia andava ritirandosi verso la Roniagna : ed Arnolt'o air incontro erasi gia avanzato sino a Pia- cenza. Ma i disagi sofferti e T eccessiva mancanza di viveri produssero una fiera mortalita iieir eser- cito (li Arnolfo, il quale , abbandonato il peiisiero di pill oltre seguitar il suo camniiiio in Italia, tor- nossene in Gennania. Intanto mori di uno sputo di sangue Timperator Guido (2), lasciando dope di se il liglio Lamberto , gia incorouato imperatore , che essendo ancor troppo giovane venne partico- larmente assistito negli affari pubblici da Ageltrude sua madre. Questa in fatti maneggiossi subito onde tutte ricuperare le citta , che nello scorso anno erano siate tolte dal re Arnolfo alT augusto Guido; talche, come appare da un diploma dato in luce dal Muratori (3) , nel maggio dello stesso anno (895) trovavasi gia il figlio Lamberto in possesso di Pa- via capitale del regno. Adoperavasi pel giovane imperatore anche il ve- «covo di Rems , che tanto aveva favorito il di lui padre , ed andava con lettere sollecitando a di lui vantaggio il pontefice (4). Ma Formoso, che era gia stato nemico di Guido e che di mal occhio vedeva V ina;randimento di (i) Secondo 1' Eccardo lib. XXXII Reruin Gerinanicarum sa- rebbesi in quest' occasione Arnolfo fatto incorouare re d' Italia, nia Lib venne con forti ragioni contraddetto dai Muratori nei «uot Annali. (2) La morte di Guido e riferita secondo i varj scrittori ad anni diversi: le osservazioni del Muratori pero hanno sufficien- temente dimostrato che succedette nel presente anno. Mando pure il lettore al niedesiaio Muratori per cio die dice lo sto- rico Liutprando , che venigse cioe Lamberto dichiarato re sol- tanto dopo la niorte di suo padre , nientre , come fu detto «o~ pra , egU era gia stato iucoronato imperatore nel Soa. (3) Antiq. ital. med. asvi: dissert. XLI, pag. 73^. (4) Frodoardi f== Hitt. Rhemens. Lib. lY , ^S 3. i86 5ornv due motsiktk Lambei'to e con isdegno sopportava il 'lomuiio di Agc'ltrude di lui madre, invito segretainente e con graiide istanza il re Arnolfo a tornare i;i Italia, proniettendogli d' incoronarlo imprratore a danno del vivente LamSerto. Al'ettato soinmameiite il re di Germania da tali promessp venae colle sue truppe, e noti gia, come prima, qnal ditViisore del re Beren- gario coiitio di Lamberto, ma nemico d' ambedue. Tolto quitidi a Bererigario il del Friuli, die- delo al conte Gualfredo ed iinpadronitosi di Mi- lano , ne investi del possesso Mangifredo altro dei conti seco Ini condotti dalla Germania. Un tal pro- cedere per parte di Arnolfo olTese ed in2:,elosi som- mamente i principal! signori d' Italia , che pensa- rono di ribellarsi Conobbe Arnolfo la congiiira e credeite cpiindi fjpportuno di portarsi a Roma per prendervi la corona deirimpero, fermo nelT opi— nione , che un tal passo gli faciliterebbe poscia la dispersione de' suoi oppositori. Arrivato pero col- r esercito davanti a Roma (896) trovo la citta gnardata dalla forte Ageltrude, m^idre di Lamberto, la quale , con alcnne truppe romane e spoletane , stava pronta alia difesa. Ma poco si sostenne e la citta cadde in potere del re di Germania, il quale libero siibito il pontefico Formoso dalla prigione , in che era stato cacciato dalla fazione di Sergio , iinita e protetta dalF augnsta Ageltrude E sul finir di primavera di (piesto medesimo anno vetme Ar- nolfo dal riconoscente Pontefice creato ed unto im- peratore. Ageltrude intanto col suo fi2;lio erasi ritirata a Spoleti. Mosse Arnolfo a quella volta con turto r esercito , ma ammalatosi jxraveme ite se ne torno con tutta fretta in Baviera . lasriando per gover- natore in Italia Ratoaldo suo fiG:lio naturale, il quale stabili la sua residenza in Mdano. Per la partenza del re di Germania ravvivossi lo spirito dei baroni italiani e principalmente dei due re Lamberto e Berengario. 11 prime ripiglio ben DEL MUSEO MAINONI. I07 tosto Milano , Pavia e il rimaneiite della Lombar- dia scacciando il governatore Ratoaldo e facendo tajrliaie la testa a Mano-ifredo conte di Milano e marchese di tutta questa Marca (i). Bereno;ario pure dair altra parte corse a ricuperare il ducato del Friuli ( essendo anclie raorto il conte Giudfredo), ed impadronitosi di Verona, Brescia e Berg,amo , estese il sno dominio insino alTAtlda. E se cre- diamo all' anonimo pancgirista c!i Berengario (i), se- gui pace fra questi e Lamberto in consegnenza di un trattato fatto a Pavia; e pare cKe anche Adal- l>erto marchese di Toscana fosse chiamato a parte di (jueir accordo. Una tale alleanza poco duro ve- nendo rotta dalP ambizioso Adalberto , il quale spinto parzialmente da sua nioglic , iiglia del re di Lorena, tento d' ingrandirsi e nel 898 sollevossi contro di Lamberto. II successo mal corrispose alle sue mire, poiche fatto prigioniero, venne rinchiusa in Pavia ove resto intino a die i"a da Berengario , dopo la morte di Lamberto , libcrato. Trovandosi poi in quest' anno P imperatore Lamberto in Ra- venna assiste al Concilio radunatovi dal Pontefice Giovanni IX allora regnante. Ritornato quindi nei snoi Stati , mentre un giorno cacciava nei boschi di Marengo , cadendo da cavallo ruppesi il collo e mori (3). Rimasto cosi Berengario senza rivali , nbn ebbe molto a pensare per tarsi riconoscere solo padrone del regno Lombardo , e Pavia lo accoise snbito srnza veruna opposizione , e fu lo stesso esempio scgui- tato da tutte le altre citta che erano prima sotto il dominio di Lamberto. Ma un novello nemico in- sorse e fu questo Lodovico re di Provenza , il quale (1) Hernianni Contracti Chronicon. (2) JMiiratori = Rerwii Iial. Script. Vol, II, parte I , pag. 401. (!?) Alcuni scriftoi-i iuvece peasano che Lambfrto veuisse in quest' occasioiie ueciio ^^iJNr' ^ AV x,^i ^1. ^ 'iS^^jj^ 209 PARTE II. SGIENZE ED ARTl MECCANICHE. aeJTT^flJ- -^ -f>- 'ft^ finniTW ■ Continuaziorie delle Osservazioui naturali fatte in al- curie parti degli Apenaiiii degli Ahruzzi. Memoria del sig. Brooch I ( V. torn. XI V^ pag. 363. ). Est Prtecutinis in montibus horrida cautes Indigence vocitant Cornu. Pontan. meteor. n VJOKEONO oramai quattro anni da clie fii pubblicata in questo gioriiale una mia Memoria iiitorno ad alcune na- tui-ali osservazioui fatte nel paese de' JNIarsi e sal nioiite Corno altrimenti detto il Qran sasso neU'Abruzzo ulteriore. Ne fu allora aununziata la coutiiiuazione avendo in inira di aggiungervi la lista delle piante da me raccolte in quel moiite; ma esseudomi poi corse sott* occhio le Amoenitates Acadeinicoe. del cljiarissimo sig, Bertoloni, lessi die questo scienziato possedeva gia una serie di piante dello stesso luogo che furono a lui speJite dal sig. Orsini di Ascoli , dotto e perspicace botanico. Stiinai a proposito dopo que- sta notizia di desistei'e dalla mia impresa, imperocclie tanla copia di piante non poteva io sperare di avere radunato che soverchiasse quella del sig. Orsini , e niuno con tanta accuratezza avrel)be potuto descriverle quanto il profes- sore Bertoloni. Poiclie egli eljbe illustrato nella citata opera alcune specie che gli furono di la trasmesse , attendeva da lui un piu ampio lavoro , ed aveva gia abliandouato I idea di proseguire il mio. Ma siccome nulla ancora e comparso , e che quel botanico die ho avuto la soddisfa- zione di rivedere poscia in Bologna mi conforto a produrrc al puliblico quanto mi riusci di trovare, cosi ho delibe- rate di recare iiinanzi il mio manipolo. Io aveva intrapreso il viaggio di Monte Corno per oc- cupamii intorno ad osservazioui scientifiche , afFatto alieiie Bibl. Ital. T. XXVIII. 14 210 OSSERVAZIOMI NATURALl dalla botanica. Ma di mano in mano che fra quelle vupi mi andava ravvolgendo abbattevami in pianle aiialoghe a specie da nie v^edute ssulle a.]\n ; e siccome poco poteva ivi rinvenire il iniueralogista e il geologo onde appagare il suo geiiio , cosi mi procacciai nn piacevole tiatienimeuto volgendo ai vegetaliili le mie cure; die laddove in taluiio de' suoi regni sia sterile la natura , forza e di riiiiracciare in un altro un soddisfacente conippiiso ai travagli del viaggio. Credetti iuokre clie quel manipolo di piaiue che avrei portato di colassii , e che non eccede la centuria , avi"el)be potuto per la parte sua coiitribuire ad aggiungcre qualche notizia intorno alia geografia botanica della nostra penisola. Non e di fatto cosa distttile da sapersi che a 42 irradi circa di latitudine allignano iiegli Abrnzzi moke piante delle Alpi , benche a dir A^ero non debba cio ap- parire gran fatto strano inualzandosi il monte Corno 9577 piedi sopva il livelio del mare giusta le misure barome- triche prese dal sig. Deltico. Esse costitnisce la piii alta pitnta della catena degli Apenniiii; e la neve in alcnn sito "vi rimane perpetua, o alnieno T ho rlnvennta ai 26 Inglio in quella situazione che tanto impropriamente si denomi- na Campo-aprico. E qui deggio fare avvertenza che la massima parte delle piante ivi raccolte furono eziandio da me incontrate sul monte Yelino situato presso il lago Fucino sopra il villag- gio di Blassa. La piii alta delle due sommita di questo apennino e di piedi ySoo secondo il sig. Scbouw botanico Daa«se il quale non ne assegna al monte Corno che 9000^ Id salii sn qnest"" ultimo dalla parte di Aquila o veramente di Asergio picciolo villaggio posto alia sua liase;, e quelle piante che non hanno nel seguente catalogo particolare indicazione locale , s' intendera die sieno state trovate o siiir alta sua vetta o a Campo-aprico. Alcnne appartengono a specie scopevte dal sig. Tenore e da lui descritte o nei due volumi della Flora JNnpolitana pubblicati fin ora , o nel Prodrome prcmesso al primo volume , o nell' appen- dice al Catalogus plantarum Horti regii NeapoUtani uscito alia luce nel 18 10. Siccome i miei esemplari passarono in Napoli sotto gli occhi di questo dotto botanico , cosi non puo cadere alcun dubbio sull' identita delle specie da me raccolte con cjuelle da lui nominate. FATTE NEGLI APENNINI DEGLI AT5RUZZI. 2 1 I Sotto ciascheduna piaiita aggiuiigo la citazione di qual- che figura die mcglio la rappreseiita , e preferihilmeute mi valgo di autori italiani. Iiidico akresi i principali lao- glii ove questa o tal altra specie fu rinvenuta da' botaui- ci , e se iii tale occasione iion allego la Flora Napolitana, io lo fo perche quasi tutte le specie di cui presetito T e- lenco sono gia indicate iiel Prodroiiio di quel libro , ed ho percio volitto scansaie citazioni troppo frequenti. 1 . Veronica aphylla. L. Boccon mus. rar. pag. i , tab. i et 9. Nel monte Cenisio. Segu. pi. ver. torn. I , pag. 241 , tab. ^ , fig. 2. Nolle alpi di Trento. — Nella Svizzeia ( Haller ). In Car- niola ( Scopoli ). Nell' Austria {Jacquin ). Negli Apen- nini di Pjstoja ( Sm-i ). Le foglie ed il fusto sono sparsi di peli articolati, e fu due volte figurata dal Boccone oiide avere , come dice egli, la sua efligie al naturale ; ma non ben pago ii Seguier di queste figure voile darne un' altra die e peggiore delle altre. Quella die nieglio ne rappresenta la forma generale e la prima del Boccone; se non die non vengono espressi i peli di cui sono corredati il gambo, il calice e le foglie, i quali nelia seconda figura sono indicati soltanto suUa su- perficie e nel margine di qneste ultime. Dice il Seguier die gli esemplari suoi non avevano le foglie dentellate. Questa diiTerenza, oltre alia forma spatu- lata delle foglie medesime, che nella V. apliylla sono ovate, e r altezza di uu palmo die egli da alia sua pianta co- stituirebbero almeno una forte varieta. 2. Veronica prostrata. L. Clus. hint. rar. pag. 349. Teucriwn IIII. Nei monti e ne' colli deirUnglietia, dell'Austria, della Moravia, ecc. Questa bella veronica die decora le rupi di monte Corno e del monte Velino co' suoi racemi di fiori rosseggianti e violacei^ piu grandi forse di quelli delle altre specie coii- generi, fu da me vcduta in alcuni erbarj sotto il titolo di V. Teucriuin. Avverte il Wddcnow che in quello di Linneo non furouo trovati esemplari di quest' ultima , ne percio si puo con certezza asserire quale specie il botanico svezzese abbia voluto con quella denominazione indicnre. Egli allega una figura di Clusio (Ttiicm IV, (.erCia species , pag. 349 ). e ai2 OSSERVAZIONI NATURALI qnesta non compete punto alia nostra veronica per avere le spighe de' fiori strette ed allungate , inentre in qnella di cui parliamo hanno sembianza di racemi espansi ed ovati. Notasi da Linneo clie le lacinie de' calici nella V. pro- strata sono disuguali , e nella nostra di fatto una e pic- ciolissima in confronto delle altre quattro , ma la disugua- 2,lian7.a di coteste lacinie e per verita uii carattere promi- scuo ad altre , come sarebbe alia V. dentata, ed a quella stessa die si ha comunemente per la V. Teucrium, Riferisco la nostra pianta alia sopra citata figura di Clnsio abliastanza corrispondendo ad essa ed alia descrizione die questo aiiLore ne somministra. Se Walil attribuisce in cam- bio la suddetta fignra alia V. Te crium , deesi avvertire che egli non vuole decidere die quella die a lui piacque di nominare cosi sia la veronica con tal nome diiamata da Linneo , la cui fiase specifica e da lui riferita con dub- hio fra i sinonimi. Essa si rinviene altresi negli Apennini di Norcia, giusta r indi< azione data nella Cent. XIII Romanar, plantar, pub- blicata dal Mauri, ove si potranno riscontrare i suoi essen- ziali caratteri. Aggingneremo soltanto che le foglie supe- riori non difFeriscono dalle inferiori se non che per essere piii picciole , e die non sono punto strette e lanceolate come si scorge nella V. Teucrium , o come almeno ho veduto negli esemplari die portano questo nome nell' erbario del prof. Moretti , alcuni de' quali furono da lui raccolli nel nionte Saleve presso Ginevra , ed altri vengono dai pro- fessori Host, Savi e Teuore. Cresce parimente negli Apennini di Lucca, essendo quella stessa che il Savi crede di potere riferire alia V. Teucrium Var. )3 di Roth {Bot. Eir., torn. I, pag. 12 ). 3. Valeriana tuberosa. L. Mattiol. comm. in Dioscor, pag. 39, ed, Ven. 1604. Jmper. stor. nat. pag. 767 fig. 2, edit. Neap. pag. 65 9, edit. Ven. nei nionti Liguri, Nella Provenza ( Gerard ) :, in Sicilia ( Cupani, Gussoni ) ; nei monti di Norcia ( Mauri ). II Clusio che lia rappresentato soltanto la radice e le foglie radicali di qnesta pianta ( Hist. rar. 2 , pag. 5 (y,fig- a ) dice che nel 1592 la ricevette da Ferrante Imperato die la raccolse a Monte Vergine , che e nel regno di Napoli, F\TTE NEGLI AP£NNINI DEGLI ABRUZZI. 2 I 6 e , se male non mi ramineato , presso Avelliao. NuIIadi- nieiio r Imperato clie pulinlico la sua Storia iiaturale nel 1)99 non accenna questo liiogo , ma soltanto i monti ilella Liguria. II Mattioli iraduceiido Dioscoride la ripone in Si- cilia , ma nel testo greco leggesi Ci'icia. In quell' isola bensi fu I'invenuta dal Gupani che la re<;lstra neWffortus Catholicus , e dal Gnssoni da cui viene ripoitata nel Ca- toLogo delle piante di Bocca di falco. 4. Valeriana montaiia. Far. x, Bei-tol. Barrel, num. i3o ; fig. 868, negli Abru/zi. Questa varieta della V. montana e descritta dal Berto- loni, Excerpta de re herb. pag. 6 die la ricevette dal sig . Orsini il quale la trovo negli Abruzzi sul Pizzo di Sivo, e nel Monte-de^-Fiori. 5. Valeriana echinata. L. Column, ecphr. lab. 206, ne' monti di Carj^oli contigui alia Sabiua. Garrid. plant. d'Aix., tab. 97, i'l- Provenza ; presso Atene ( Smith ). La tavola di Garridel non e citata ue da Wildenow , ne da Persoon. Ho trovato questa pianta alia Ijase di Monte Corno ne' luogbi apricbi. 6. Sesleria cceru'ea. P. Arduin. specini. II, pag. 18, tab. 6, y?g. 3, 4, 5, nei monti deir Italia e della Germania ; nella Garniola ( Scopoli ) , ecc. Questa graminacea descritta nello Spec/e^yj/aratorufn sotto il nome di Cynosurus ccBruleus cresce ne' prati montani del moiite suddetto. 7. Globidaria belUdifolia. Ten. Nuova specie rinvenuta dal Tenore sul monte della Magella nelFAbruzzo citeriore. Le crenellature del margine delle foglie , per le quali , secondo questo autore, distin- guesi dalla G. cordifolia sono ne' nostri esemplari cos\ mi- nute cbe non si possono distinguere senza il sussidio della lente : alcuue foglie poi ne sono prive del tutto. a 1 4 OSSEUVAZIONI N.VTURVLI 8. CaUuiu hicirlum. P. AlUon. pedem. torn. I })ng. 5. tab. 77, fig. 0. , ne" colli di Nizza ; ne" moati della Toscana ( Savi ). L'AIlioiii aimovero in cjuesto galio sei , cinqr^e , e quat- tro foglie , e nei nostri esemplari soiio talvolla otto; cir- costanza avvertita da Persoou e da lui indicata con la frase foliis suboctonis. 9. Galium Baldense. Poll. II professor Pollini lo scopn sul monte Baldo e lo de- scrive nella sua opera Hortl et prov. Veron.pl. «o'icatA a varj casi particolari ed invertendo il probleaia t)ELLE SCIENZE DI TORINO. 229 lo conduce al ritrovameuto del valore di diversi integrali definiti , o non prima couosciuti , o dimostiati con piii lungo giro di calcolo. Parere della R. Accadtmia delle scienze intorno aUe misure ed ai pesi. Due sono le domande fatte all'Accademia fin dalF anno j8i6 dalla R. Camera dei conti. Indicare le basi invariabili cui possano adattarsi le mi- sure e i pesi del Piemen te. Esaminare le istruzioni proposte per la loro fabbrica- zione e verificazione. II presente parere , steso dal presi- deute deir Accademia il cliiarissimo sig. conte Ball 10 ed approvato prima dalla Comniissione delegata e poi dnll" Ac- cademia intera, non risguarda clie la prima delie due do- mande. Questa, come ognun vede, era concepita in termini die inceppavano in certo mode la libera esposizione del sen- timento della Commissione sul nii^j;liore sistema di misure da adottarsi. Egli e percio che il relatore , dopo aver ri- conosciuto nel meridiano teiTestre I'archetipo il piu natu- rale e il piii costante delle misure , ed aver diclnarato essere il metro parte dieciniilio.iesima di questo meri- diano , la misura la meglio deterniinara e la meglio ricoiio- sciuta , e che sempre lo sard per i' avvenire , si limiia a proporre che quando si voglia stab'ilire pel Piemonie una misura diversa dal metro, si dia la preferenza a! piede liprando aumentato alcun poco di lunghezza onde farlo •quadrare col valore del minuto terzo del grailo medio del meridiano. II relatore e di parere die con questa al-era- ■zione deU* artuale misura del piede non si faccia abro die restituirla alio stato in cui era nelia sua prima ori- giue , giaiclie per lui e cosa certa die tutte le nii^ui'e lineari coirandnr del tempo si accorciatio, e die un tei.ipo fuvvi che il piede piemoniese fu esatiamente eguale al minuto terzo. Queste due asserzionl pero non sono per noi egualmeate evident!. E noto die anticameate a P;iri"-i ed in altri luo- ghi il campioao pul)l)lJco delle misu e era formato da >!ue talloni sporgenti di ferro dentro i qnali si facevano e.i- trare i modelli da verllicarsi :, cosicche il contiuuo uso temleva a far crescere la uusuia iiivece di farla iliuunuir*. aSO MEMORIE DELLA. R. ACCADEMIA D' altra parte suppoiientlo ancora che ne' secoli rimoti si fosse pensato a stabilire una misura corrisponclerue alia 216000'"* parte del grado , uon si vede con quali niezzi si sarebbe allora potuto determiuare cosi precisamente la "Xrandezza del nieridiaiio ; determinazione dilicatissiina e clie ricliiede tutti i raffmamenti della scienza e dell' arte. Ci sembra iiioltre che l" autore del parere cada ia uixa petizione di priiicipio allorclie , dopo aver detto che il canipione del piede liprando non corrisponde precisamente al minute terzo del grado preso a 45° di latitudine , sog- giuage che per singolarissima combinazione si pub verainente dire che la no'^tra misura piemontese ha una relazione cer- dssiina coUa nostra posizione geografica e pin die ad altri abitunti de'la terra a noi conviene in realta. Non pub dirsi singolarissima combinazione cio che dipende da una ag- giunta arbitrariamente fatta al canipione attuale , e coa una aggiunta o diminuzione arbitraria si potrebbe egual- niente far combinare il piede liprando col minuto terzo del grado del meridiano preso alFequatore, al polo, o a quella latitudine geografica che si vuole. Dalla misura lineare ( seguendo T esempio dato dai ma- tematici d'' Europa riuniti per lo stabilimento del sistema metrico) vorrebbe la Conunissione derivare le misure tutte di superficie, di capacita ed in fine i pesi , e condurre tutti i rapporti a numeri tondi facendo a tal uopo subire qual- che alterazione alle misure attualraente in uso. La nuova giornata ( misura de* terreni ) , coniposta di 14400 piedi qnadrati , crescerebbe di circa un trabucco quadro suU" at- tuale usata in Piemonte. II marco , accresciuto d' un die- cimillesimo , sarebbe equivalente a "'/, del peso dell' acqua distillata contenuta in un cubo d' '/j di piede dl lato^ la mina che ora contiene 748 once e "/,„ in peso di acqua , ne dovrebbe contener giustamente ySo, ma la sua capa- city in misura cubica sarebbe ancora espressa in numeri rotti , mentre all' opposto la brenta , alia quale si vorreb- be conservare una capacita cubica in numero tondo , ver- rebbe a contenere in peso d' acqua cinque rabbi , otto libbi'e ed otto once. Tali sono le riforme colle quali spera la Commissione di poter rendere piii semplice il presente sistema di pesi e misu- re, e piu adattato all' intelligenza del popolo. Nulla poi si dice in questo Rapporto intorno alia libbra wsata dai farmacisti , DELLE SCIENZB DI TORINO. 20 i hulla intorno alle niisure de' mercanti di stofFe, ai quali noil si sa se si voglia conservare quella clie in Pienionte chia- inano Raso , oppure se si pensi di sostituirvi il piede agri- nieasorio , la qual sostituzione sarebbe egualmente e forse pill difficile ad ottenersi che T introdnzione del metro. La Coniinissione ci lascia parimente ignorare se , giusta il suo avviso, il nuovo sistenia dovrebb" essere limitato alia sola provincia di Torino , oppure estendersi a tutti gli Stati di S. M. Sarda. In questa seconda supposizione il totale cambia- mento delle niisure locali , posto che aon fosse gravoso ai Torinesi , lo sarebbe sicuramente agli abitanti delle diverse proviiicie , ai quali la scelta delle nuove unita di niisura senibrerebbe totalmente strana ed arbitraria, ne vedreb- bero una i^agione per preferirle alle proprie. I Genovesi per esempio ed i Sardi usano da tempo inimemorabile ma piede che e assai prossimamente la parte 4000.000 del quarto del meridiano ; vogliamo noi credere che facilmente 9* indurranno a sostituirvi il piede pieniontese che ne e Ja parte i ()4if0oo ? E non potranno essi pure con egual diritto sostenere che il loro campione , salvo una piccola alterazione introdotta nell' andar dei secoli , discende dai tempi antediluviani , nei quali , se prestiam fede air e"u- dito Baili , la iigura della terra fu misurata con assai mag- gior precisione che non s: e fatto a' di nostri ? Noi siamo persuasi che il Governo piemontese , il quale pare che noa si sia aflfrettato ad adottare il progetto del- r Accademia , sapra ponderare tutte queste difScolta prima 'U porre mano ad una cosi ardua riforma. 2^2 JRlcerrhe geometriche ed idrometrirhe fatte nella Scuola dciiV iiii^egi.en pondfirj d acq tie e stiude V anno 1821. — Mlano. 1822, prexso Paolo Em'tlio Giusti foiuUtore-t poj,rafo. la 4.° di pag. 60 , e 6 tavole ill rame. I J A prima Memoria contennta nel presente fascicolo e 0]3Pra del sig. Giuseppe Venturoli professore di matema- tica , presidente del consigli'> degl' ispettori d'acque e stra- de e direttore della scuola dej^l* iugegneri , e versa sul- Y Ejjfiusio delf acqua dai vasi conici. Bernoulli, ed ia segui- to d' Alembert ed Eulero trattarono questa materia , ma adottarouo per base del lore calcolo un' ipotesi tutta pre- caria , per cui i risultamenti dedotti dalla soluzione de' pro- biemi restavaiio pure precarj e rimanevauo incerte le "verita e le generalitii delle regole e de" teoremi che ne scaturivano. Di fatto il geometra del secolo , il Lagrangia, lo !ia diniostrato nella sua Meccanlca anaiitica. Percio il sao;acissimo sig. Venturoli non lia volute lasciare intentato di vedere se ahueiio in qnalche caso particolare si possa determiaai'e a tutto rigore il moto dell' acqua effluente , onde appagare cosi lo spiriro geometrico che non vuole altro c'le la somma accura'ezza. Le diflicolta, dice T au- tore , ciie iu'pediscono la rigorosa soluzione del problema deg'i eiTiussi sono del tutto analitiche. La nieccanica dei flnidi ci somministra Ic equazioni del problema , ma il calcnlo integrate non. e ayanzato al segno da saperle ri- sclvere. II sig. Venturoli si fa pertanto colla scorta del calcolo a tratt^i'e questa materia , e siccome noi non possiamo d'lre un transuuto di questa ]\Ienioria , tutta concisione , tutta cbiarezza , cosi dopo aver fatto noto lo scopo del- r autore , mandiamo il lettore a leggerla per intero nel libro die abbiamo annunziato. Nella seconda Memiu regolari ed unformi di varie correnti , ove si notassero acairatamenw le dimensioni dell' aiveo , la sua pendenza e la velocita media. II sig. Eytebvein pertanto raccogliendo le sperienze fatte in grande dagl' ingegneri Brunines, Funk e Woltmann sul Reno di Germania , sul Weser e sui va j canali di scolo , ed aggiungendovi quelle di Dubuat, Im dedotta una formola pill atta per avventuia a sciogliere dei prolilemi georaetrici che quelle di Dubuat, Girard e Prony, siccome includente una grandissima varieta d' accidenti. Gl' ingegneri itaiiaai poi nel riportare la serie delle sperienze da cui I'idraulico prussiano dedusse la sua formola, v' hanno acigiunto altri sperimenti di simil genere fatti in Italia dai geonietri Bi- done e Bonati , e dai professori ed allievi della scuola pontilicia degl ingegneri. La tal modo moltiplicando le prove si verra sempre piii a confern^are 1' esattezza della formola, o a modificarla dove s' incontrassero ditFerenze di rilievo. La fonnola uientovata e la seguente : « = — c,oo338375g -+- j/ i,o,oocoii45g* -*- 278,899 D cos. s) 284 RICERCHE GEOMETRICHE in cui D e il i'agj;;io medio, cioe I'area della sezione di- visa pel" quella parte del suo contorno clie resta bagnata dall acqua i cos. (p il coseno d' inclinazione dell alveo alia verticale ^ g la gravita die si esprime col doppio dello spazio che percorre un grave cadendo iiel vuoto durante un nnnuto secondo, ed u la velocita media. Gr ingegneri italiani poi hanno date una tavola per fa- ciliuire I' uso della prefata formola ^ e con alcuni esempj lianno indicate come si debba far uso della formola e della tavola. In tal modo la scuola degl' ingegneri pontificj ha recato molto vantaggio e comodo agl'idraulici italiani e a tutte le persone die vengono destinate a trovare la velo- cita e la portata d'acqua nei moltiplici canali e fiuuil che scorrono iiella nostra penisola. La terza Memoria ha per titolo : Applicazioni di geometria descrittiva ad alcuni punti della scienza degt ingegneri di Carlo Sereni, ingegnere e professore di geometria descrittiva nella scuola degt ingegneri pontificj. In essa si trattano e si considerano , sotto il rapporto di cio che pub recare vantaggio alia scienza dell' ingegnere , V iperboloide ed il paraboloide. Lo scritto che segue e intitolato : Sperienza per misurare la quantitd d' acqua corrente nel Tevere riferita da Bonaven- tura Benetti, ingegnere pom fficio e professore d' idrometria nella, scuola degC ingegneri. Nel fascicolo pubblicato lo scorso anno ris^uardante le ricerche matematiche e le operazioni fatte dalia scuola pontificia degl' ingegneri, delle quali ab- biamo fatto cenno nel vol. XX, pag. 423 di questa Bi- blioteca, si contengono delle sperienze istituite sul Po si- mili a quelle che ora si pubblicano fatte sul Tevere. II sig. Benetti nella relazione di queste sperienze fa cono- scere primieramente le indagini preliminari fatte per sce- gliere il luogo opportune, e i preparativi dell'esperienza; in secondo luogo descrive il modo praticato nel fare 1' espe- rienza; finalmente espone la maniera tenuta nel calcolarne i risultamenti. II rapporto e fatto in maniera che puo servire di norma a chi voglia istituire dei simili sperimenti o ese- guire delle somiglianti operazioni idrauliche. Dal niede- •simo si ricava che il fiume Tevere , essendo il suo pelo metri 0,73 sopra il punto della massima magra , aveva una portata, nel giorno e nel luogo in cui si fece la spe- rienza, di metri cubi 344,0584 ad ogni miiiuto secondo. ED IDROMETRICHE ecC. a35 e una velocita tale da percorrere metri i,ii5 pure in un niinuto secondo. Cliiudono questo fascicolo alcune altezze sopra U pelo basso del mare di alcuni punti degli acquedotd romani e di altri luoghi dcllo Stato ecclesiastico , levate con osservazioni barometriclte comemporunce, Noi terminianio questo cenno su quanto e contenuto nel presente opuscolo , dando la dovuta lode alio stampa- tore per la chiarezza e per la giustezza che spiccano nella composizione tipografica delle cifre numeriche ed algebraiche. Sappiamo clie il sig. Giusti , stampatore e fon- ditore nello stesso tempo, ha rivolto le sue cure a per- fezionare la stanipa dei libri di matematica ; di fatto ne abbiamo una prova anche nella Meccajdca ed idraulica del professore Venruroli : nel Trattato degli argini di terra e nelle Annotazioni alia delta meccanica A f\ professore Bordoni e in varie altre opere di simil genere. Faccianio quindi plauso al divisaniento p''eso dal sig. Giusti, onde perfezio- nare T arte della stampa per una scienza che ora si e resa tanto universale ! M. , k 236 APPENDICE. PARTE I. SCIENZE, LETTERE ED ARTI STRANIERE. Ras<:es,na bihllograflca delle migliorl opere stampate in Parigi ed in altre cittd della Francia uel mese di settembre 1822. N. I EL mese di settembre 1822 si sono pubblicate 367. bpere nuove. Teologia, Ftlosofia, Morale, Educazione. Sermons de f. P. Richard chanoine de I'eglise de Paris , predicateur ordinaire du Roi. 4 vol. in 12. Portrait { Le- clerc ), \^ fr. ( II sig. Richard ex-gesnita , nato a Belfort il 7 dl feb- brajo 1743, mori a Parigi il 29 di settembre 18 o. I snoi Sernioni meritano d' essere segregati dalla nioltitudine delle opere di questo genere. Morale evangelica eccellente. ) Les desastres de lincredulite et. du Ubertinaze , ou la France et prcsque toute VEurope boiilfversee par I'impie philoso- phisnie , par Capm as , cure de S. Jacques de Montauban. Br. in 8." ( Toulouse. Beilarique ). (E clii non sa , essere 1' empieta un disastro?) Sur I'origine des qua'ites morales et des facuhes inteUectuel- les de I'lioniine , et sur les conditions de leur inanifestauori , par F. C. Gall. 2. vol. in 8.° ( L'auteur, rue de Grendle S. Germain, ra.° 60 , Bechet /. ) , 14 /''• ( E quest.1 la migliore esposizione clie si sla fin ora aviita della dottrina del donor Gall, bviona in sosLaaza, ma cUe fa teniere non forse i suoi allievi, o, per nieglio dire, i suoi addettl ( il die certaniente non e tuit' uno ) no.i se ne abusino quanto prima, esagerandola e sfigurandola. ) Entretiens de mad. de Gerville avec ses enfans :, ouvrage propre a piquer la curiosite de la jeunesse studieuse , par GnETitr neveu. Vol. in 8.°, 10 figure's ( Besangon , Montarsoio ). ( Da riguardarsi per uno de' migliori scritti in questo genere , dopo le Lettere della signora marcliesa De Lam- bert. Colgo qnesta occasione per ispargere alcuni fiori sulla tomba del mio illustre amico Gretry , il quale non nieno sensitivo nel suo interno, che iagegnoso maestro di cappella e filosofo illuminato , aveva in certa maniera adottato per suo figliuolo T autore di questa operetta. ) POLITICA , ECOKOMIA TOLITJCA. Observations sur la Corse , par M. le baron de Beaumoivt sous-prefet de I'arrondissement de Calvi. Vol. in 8.° ( Pe- licier ) •> fr. 3. 5o. ( Notizie locali preziose. II sig. barone di Beaumont, dotato di grandissimo accorgimento , si da qui a conoscere per esattlssimo osservatore. ) Rapports et comptes rendus , lus dans I'assemhlee generale de la Societe philanthropique \." juin 1822. Br. in 8.' ( Baron , rue des petits Augustins , n." 20 ) , fr. i. So. ( Tutte le persone sensate e sensitive debbono avere ia gran pregio 1' unione che noi chiamiamo Societa filantropica: essa e perfettamente composta ; fa del bene , e il fa co- me si dee farlo : in silenzio. ) ISTORIA. Cartes chronologiques de Fliiscoire universeUe depuis les terns les plus recules jusqu'a la fin de 1021 , par O. A. Pedroa'i, ancien eleve de I'ecole poly technique ; quatre tableaux in. folio ( Bordeaux. L'auteur ). ( Sono quadri in certo modo sinottici ed esattissimi. Le armadure deiristoria, se cosi posso espriiuermi , sono u38 APPENDICE utili in quanto servono di guida e di sostegno alia me- moria , e ti risparniiano uii nioado di ricerche : io aiuo assai assai le opere die mi fanno guadagnar tempo , ma noa gia quelle che tendono a dar troppa facilita aa;li alunni ed agli scrittori ;, perclie chi vuol beii sapere , bisogna die si procacci 1' istruzione coUa fatica. Lo studio e uua con- quista , non gia uii prendere possesso. ) Precis historique de la guerre des Tares contre les Perses depuis I'annee 1769 jusqu'd I'annee T774, tire des annales de i'historien tiirc Vassif Effendi, par P. A. CoussrN de Perceval , professeur d'arabe vulgaire a I'ecole royale des langues orientales vivantes. Vol. in 8 ." ( Lenorment ), ^. fr. ( Pezzo prezioso per T istoria. II sig. Ceussin , mio coa- fratello , non pure e valente orientalista , ma possiede co- gnizioni astronomidie le quali lo hanno posto in grado d' aiTicchire 1" astrononiia di cio che gli autori arabi la- sciarono scritto sopra questo argomento; cosa inestimabile per r istoria della scienza, ) Supplement aux histoires de Bossuet et de Feaelon composees par M. le cardinal de Bovsset :, oil les texr.es cites dans ces histoires sont retablis dans leiir integrite , et les faits replaces dan fino a provoc^rne continuate ricerehe dalle celebri fabbriche di Lione ; che le nosrre frange e i no- •tri aalloni d' oro e d' argento ornavano il trono e gli apparta- menti de' Re e de' magnati di Spagna , colla ([uale ne era at- tivissinio il tralTico ; che de' uostri ricami suona ancora-la fama col nome della Pellegrmi ; che 1' arte del battiloro era quasi privativa della nostra citta e serviva alle dorature in tutta Ita- lia; che nostra era e fioren'issiaia quella di lavorare i cristalli di monte e le piii fine pietre selciose. E come la prosperita delle arti in una naitione a ragione ai desume dalle opere di eleganza , di grandezza , di lusso della medesima , rivol^icudoci ai tempi andati, trovevemo che IMilaao -, 248 Al'PENniCE al dire di Flinio , era eiiiula di Atcne, era una seconda Roma al dire di Ausonio : trovercnio nella storia die sfarzo lunggiore non si vide in Italia di quello die spie^arono i regnanti Visconti alle nozze dt-Ile loro jiriiioipesse ; di C|nello die spiegarono i cittadini IMiIanesi all' inc;resso trionfale delP iiiiperalore Carlo V ed al )iaciiico dellaugusta e non iiiai dinienticata Maria Teresa. E alcuni di noi ancora possiamo ricordare le niaraviglie della iioiupa celebrata nel sidenne trasporto del corpo dell' ottinio tra i cittadini e del grande tra i santi , Carlo Borronieo , della quale, ponipa conserviamo nionumenti iosigni di riccliezza e di arte nelle due colossali statue d' argento che nei giorni pontificali adornauo 1' altare nietropolitano , e nei niedaglioni similmente d' argento e di alto rdievo che si ammirano in giro nelle pareti dello spleudtdo sepolcro del santo. Me Tanuoverare le glorie passate dee sniinuire le presenti , quando la nostra patria . dopo i disastri delle guerre nel suo seno guerreagiate tra Potenze di prime ordine gelose di con- gervare o di aggiungere questa gemma alia lore corona, dopo Je concussioni de' piu reoenti funesti tempi, pote trarre da se Stessa il vigore per conservarsi a migliori speranze e riparare le perdite fatte per accrescere con nuovi stabilmienti di benefi- cenza e di grandezza quelli die gi;i prima esisievauo, per rin- novarsi piu bella e piii maestosa nelle tante fabbriche di rego- lare e di bene ornata ardiitettura ; per costruire nel suo giro nuovi anipj ponti ; per aprire nuove piazze e strade allargate , Jastrlcate, sottratte alia fffusione delle grondaje ; per estendere dentro e fuori della citta niagnifici passeggi ouibreggiati dal tu- linifero e dal piramidato platano , grato spettacolo nei di festivi al popolo frequente , che vi ammira lo splendore degli aperti cocfhi trasvolanti, e il brio di galleggianti destrieri , docih al freno delle giovani nostre Amazoni. Ma codesti pmceri e cotesto lusso , e T inoanto delle notturne wene ed i casini di conversazione , ue' quali gareggiano I ele- canza e la ricchezza , cedano ad oggetti di piii inqjortante uti- ]ith. Dico Tampiezza e la soliditi delle strade aperle ai comodi riiaegiori del coiuniercio fra le rocce della Spluga e i dirupi della Valtellma ; i! nuovo ponte che s' inqione al Ticino , i cauali ,di navieazione die da una parte ci uniscono piu da vicino coll" a- ruica Germania, dalT altra ci conducono ad abbracciare la rivale iin giorno ed ora sorella TAdnaca metropoli : o]iere per la niag- cior parte sotto 1 nostri ocdii innalzate o condotte a fine dalla Sovrana mumficenza , con lavori di antica mae.sta roniana che non hanno a temere net V urto de' fiumi , n^ lo trascorrere dei gecoli : opere che tentarono in vano , ne mai videro conipiute i no6:ri maggiori. No , n n videro essi nemmeno gli edilicj intrapresi con ma- gnauimita quasi superiore alle furze private, die per trarre la seta ora sorgono in diverse nostre provincie e piu frequenti nella PARTE ITALIAN A. St%C) belia Bi-ianza , in molti de' quali il vapore calorlfero di una sola caldaja riscalda 1' acqua di cento altre disposte negli ampj por- tici , dove cento filatrici nel inedesiino tempo svolgono i bozzo- li , e dove nulle rocchetti si aggirano per mezzo dei romoreg- gianti ingegni ad accoppiarne varianiente ed a torcerne i fili. Ne videro essi quelle, clie ova si veggono , insigni macchine con grande iadustria e grandissimo dispendio involate alio stra- niero g^loso per filare i cotoni e le lane , e portariie alia pei*- fezione opere d' ogni fatta ; n^ quella per moltiplicare di un getto di spola la tessitura e la varieta delle sioffe e de' nastn : ne videro essi le officine di* artefici iniziati ne' rt-tti pvincipj della meccanica risplendere di eleganti macchine di astronomia, di fisica, di goedesia ; ne videro gli srabiliraenti per la Veterina- ria , per T Agraria , per la Cliimica applicata alle arti ; ne i dotti del regno uniti in societa per raccogliere le scoperte e verin- carle , per dirigere gli artisti , per prestarsi alle mire benefiche del Governo , per prouiuovere in cgni modo gli utili studj : ne videro , per tutto dire in un solo concetto , non videro la so- lennita di quesio giorno e di questa istituzione , in cui Principi umanissinii , nei quali risplende la maesta e 1' aniore dell' ottmio Sovrano, e i primi ordini dello Stato vengono ad onorare coir au- gusta presenza , col sorriso dell' approvazione , colla lode , col premio gli artisti e le arti. Che se giusti ed ingenui dobbiamo convenire che aicune delle nostre manifatture non crescono prosperando in ragione dell' am- piezza del loro intraprendimento , se ne puo riconoscere la ca- gione nella nioltiplicazione di altre niinori fabbriche , nelle quali pero la niancanza di mezzi piii grandiosi per la quantita delle opere e compensata dall' emulazioue Bella qualita delle medesi- nie. Ma la cagione piu vera e perniciosissima alle una c alle altre e quella peste della societa e della morale , il contrabban- do ■ quel contrabbando nel commercio che espone V uouio ad essere mentitore , falsario , spergiuro ; che defrauda 1' erano del Sovrano e rovina gl' interessi dell' onesto negoziante , il quale, pagaodo il tributo , nou puo trovarsi in concorreuza de' prezzL a fronte del contrabbaudiere. Altra cagione egualniente vera e quel lusso irragionevole Tihe vuole preferire le merci straniere alle nazioiiali , anche allorchd queste non niancano e per gli usi a cui sono destinate non sono inferiori a quelle. Splenda la mensa del ricco signore del va- sellame lavorato dai nostri argentieri , e gli appartamenti ne eieno addobbati de'nostii drappi; sieno i niobili disegnati dagli allievi della beneuierita nostra Accademia , e sieno forniati del noce , del ciliegio, dell'olmo, del frassino e di altri variamente venari nostri legni die non vengono meno al confronto dell'a- niericaoo niaogani; sieno ornati dei brouzi gettati e dorati nelle nostre officiue : la giovane sposa non isdegni le belle maglie dei nosiri telai , e senza pvevenzione e senza nausea mostri il fine aSo APTENDICE •no gusto nello sregliere i luoi arredi tra Ic patrie manifatture ; sia in somnia il lusso ragionevole , 8ia filantropo , e le nostri arti fioriranno , e allora le nogtre talc di eeposizione saraano ciffollate di ainniiratori generosi , benemeriti degli artisti e della prosperity nazionale. Estratto del giudizf dell' I. R. Istituto di scienze , lettere ed arti per V agf^iadicazioiie deJ premj nel concorso delle arti e delV industria nazionale per la soleanitd del di 4 ottobre , onomastico di S. M. I. R. A. X lu copioso e stato !n quest' anno, in confronto dei precedent!, il concorso degli artisti e manifattori per la distribuEJone dei premj alia nazionale industria acoordati dalla sovrana niunificenza. Ansioso 1' I. R. Istituto di scienze, lettere ed arri di corrispon- dere alle viste dell' illuminato Governo , ha tenufa la prima delle sue adunanze , destrnate a portare giudizio su gli oggetti pre- gentati , nel giorno 3 1 dello scorso agosto , e le lia continuate nei giorni succe^sivi. L' affluenza degli oggetti niedesimi lo ha obbligato ad iinplorare per quest" anno dall' I. R. Governo uii aumento al nuniero gtabilito delle niedaglie d' argento die in fjuesta golenne giornata si distribuiscono , e trovata avendo una graziosa adesione a' suoi suggerimenti , ha potuto fornire all' in- dustria ed alle arti incoraggiamenti piu copioai dell' ordinario. Si riferiranno qulndi bre^etnente le dersioni sopra i varj og- getti portate , dopo maturi esanii , nelle dette adunanze. Premj della medaglia d' oro. Francesco Viaiide. Essendnsi accordato a questo fabbricante neir anno 1820 il preniio della medaglia d' argento per buona preparazione di niarrocoliini e pelli niarroochinare ail' uso di Ginevra , si riserbo l' Istituto a dichiararlo degno di premio piii cogpicuo allorche il sno stabilimento fosse piii esfeso ed in al- cune parti pevfezionato Avendo ora il Vianiie adempiute queste due condizioni tanto coil' ingrandiuiento della sua fabbrira , die e glunta in questi ultimi tempi a lavorare fino ad 800 pelli al niese , adoperate con buona riuscita e ricercate dagli artisti cho ne fanno il maggiore consumo , quanto coll' avere nugliorate le tinture delle pelli medesinie , ed anche qnella piu difficile in rosso colla cocciniglia, I' Istituto non ha dubitato di aggiudicar- gli il proraesso preniio piii cospiruo. Guslielmo Charamonney Mancava alia nostra industria la fab- bricazione delle pelli time a diversi colori e col mezzo di una vernice elastica resistente al caldo , al freddo ed all' uniido , e PARTE ITALIANA. sSl Vjon ioggetta a screpolarsi , fatte lucide a speccliio , le quali pelli traevansi tutte in addietro da paeai stranieri. II sig. Charansonneij ne ha etabilita una nianifattura in grandc, c soaiministrando in copia le sue pelli lucide al bisogno de no^ 8tri operai , ha facto cessare una specie di tribute chc per quest og- getto da noi si pagava all'industna straniera. Giovanni Ippolito Richard. Egli e questi il priino introduttore nel regno ddl' utilissinia macchina, detta alia Jaquard, inser- viente alia fabbricazione dei nasiri e df lie stoffe con divevsi di- »egni. Non se.lo egli ha fcrnito gran nuniero di queste niacchine alle noetre nianifatcure , ma si e studiato altresi di migliorarle notabilniente, e le ha portate ad uso piii comedo e piii esteso, e dalla proporzione di 5oo lacci fine a quella di 900 , con che egli ha grandementc contribuito ai progressi dell' indusuia na- zionale. Gloachino Alherti. Questo artista aveva presentato al concorso deir anno 1820 un orologio col pendolo a mezzo secondo di una coetruzione diversa dalle conogciute , ed ottenuto quindi il preniio delia medaglia d' argento per la novita del pensiero c per r eleganza del lavoro , coUa promessa di premio maggiore se un orologio da esso costrutto sul niedesinio principio ed ap- plicato agli usi dell' astronomia avesse corrisposto colla neces^ saria esatrezza alle prove che fatte si sarebbero in questo I. R. Osservatorio. Nell' orologio sperinientato si riconohbe per lungo periodo un andamento tanto regolare , clie maggiore non tro- ■vossi Del pendolo di Arnold, reputato il piu esattn dell' osser- vatorio niedesinio. L' Alberti ha anche il nierito di avere por- tato a compiniento altro orologio ingegnosissimo , lasciato im- perfetto dal defunto oriolajo Brambilla. Pietro Baragiola. Avendo il Baragiola osservato che la scarsa ricerca delle stofiEe di seta lisce aveva private di lavoro e ridotto quasi alia niendicita gran numero dei tessitori di Como , eve quest' arte principalinente fioriva, comincio dal procurarsi dall' in- troduttore Richard due maccliine alia Jacquard, e quindi ne, fece costruire egli stesso altre quindici, facilitandone aitresi ingegno- •amente 1' uso ed estendendone Tapplicazione ai generi di stoffe piu ricercati nel traflfico colle straniere provineie. Egli ha pure stabilito un nuovo incannatojo , col quale g' incanna al tempo stesso la seta e si svolge per I'orditojo con vantageio nella qualita del lavoro e risparmio di tempo e di fatica. Oltre i te- lai alia Jacquard., molti altri egli ne ha stabiliti anche fuori della sua fabbrica , cosicche rianiuiando il commercio colla Po- lorya , colla Russia e col Levante , egli ha ricondotto 1' attivitii m questo ramo d' industria e la progperita in questo genere di traflfico nella suap.itiia; ne ha pure obbliato d'istituire una spe- cie di scuela pei ginvani lavoratori con grandissimo Tantaggi* di quella popola^ione. 3.52 APPENDICE PniiMJ BELLA MEDAGLIA d' AKGENTO. Felice Biffl. Dopo una serie di replicati tentativi , queato cli- ligente artefice e riuscito a tisnere il corone in colore pavo- nazzo ed in colore oaff^ cariC" , I' uno e Taltro assai riceroatj dai fahbricatori , e resistenti 1' uno e V altro alia soliizione bol- leute del sapone, al liscivio di potassi ed al sugo di limoni pure bollente. Giuseppa Mul/er. I cartoni presentati al concorso , di una grandezza noii ordinaria che non si ottiene generalmente dalle cartiere , possono riuscire di grande vanraggio a diverse arti e manifatture La Muller ne ha stabdita una fabbrica in Milano, dove si eseguiscono con grande facilita , si possono forniare an- che di maggiore diniengione e di qualuntjue spessezza, e si ven- dono a prezzo assai niinore di cpiello che richiedevasi per 1' acqui- sto de' cartoni di considerabile dimensione provenienti dalla Francia e diUa Svizzera. Felice Bosiz. Ottenne questi nel concorso dell' anno 1820 il premio della meiizinne onnrevole per paiTiicclie di nuova co- struzione e di lodeviile lavoro. Ha era egii presentato non solo una nuova stoffa a foggia di rete per la fonnazione delle par- rucche e dei cosi detti frondni , che ne rende T uso assai piii comodo, ma anche dei ricci di seta tinti imitanti 1 capelli na- tural!. Paolo Vboldi. Questo laborioso fabbricatore di niaglie riporto r anno scorso il premio della medaglia d' argenro in Venezja per niiglioraniento di un telajo atro alia fabbricazione di lavori di ma- glia che in addietro si traevano solo dalle straniere nazioni. Ora egli e stato reputato cli-gno di eguale premio per nuova aggiunta fatta al detto telajo, colla quale lo jia renduto atto alia fabbri- cazione di qualunque sorta di niaglie , di lull , di fazzolefti di considerabile dimensione , e delle cosi dette bordures con varj disegni. Giuseppe Maria Berdni Arcade spesse volte nei paesi nostri di dover costruire edifizj in hioghi paludosi o dove a poca pro- fondita trovansi sorgenti d' acqua , e qualora non si abbiano in pronto le macchine opportune per T asciugauiento , non si pos- sono adoperare se non le pale a niano, metodo incomodo e dispendioso , non clie sovente nocivo alia salute dei lavoratori. 11 Berdni ha immaginato una niaf china , colla quale si uiette in nioto una pala o un vaglio a pendolo da una specie di paico, facile a costruirsi a seconda del bisogno fuori delT acqua. Po- tendosi variare a piacere la lungliezza delle die braccia della leva , riesce non incomodo e vantaggioso per 1' effetto T uso •della niacchina ; come si e gia in qualche luogo sperimentato , il che ha fatto sorpassare all' Istituto la rozzezza del lavoro del modeilo presentato. PARTE ITALIANA. a53 Federico Rfichmann. Picciolo non e il merito cH avere intro- dotto nell uso privato un apparato assai lodevolniente eseguito di una cucina econoaiica, col quale si ottiene il riaparuiio di tina ineta in circa del combustibiie , 1' allontanauiento del peri- colo degl' incendj , una grande celerita nel lavoro , la cucina Bgoiubra dal fiimo, ed una niaggiore facdita nel luaneggio delle caldaje e d" altri vasi. Questo e 1' apparato econfniico che il Reichmanit lia disposto pel servigio di 140 peisone in circa, e eu lo stpsso principio e sul niodello presentato puo costruirsi un focoiare per un uuniero assai j iu ristretto di persone e di pen'ole , che puo in proporzione preseutare i aiedesiiui van- taggi econoiiiici. Luigi De' Cristofori. L' istrumento die si presenta sotto la forma di un cavaturarcioli e in vece un ordigno ingegnnsamente imunagiuato per estrarre dalle bottiglie i liquidi spuuieggianti. La canna guernita di spirale trafdrata nella sua lunghezza riceve air estremita il liquore per mezzo di alcuni fori (iraticati entro la spira della vite , ed all' altra esireuma e munita delia solita chiave ed anclie di una indDoccatura , colla quale , chiuso una volta r acquano , si possono pure aoniiuinistrare ai malati le acfjue n)inerali. L' Istituto non tanto ha apprezzato 1' uso di quest' ordigno per ie mense , quanto principalmente il vantaggio che ne pos- sono trarre 1 malati, succliiando niisuratamenie con questo mezzo le acque gasose medicinali , senza dispersione dei gas ch' esse contengono. Giaiiibattista Guyon. L' orologio di compensazionn ed a scap- pamento Lljero , presentato da questo artista, e munito di un nuovo congegno di sua ia\enzione, ci>l quale gli archi descritti dal pendolo nelle sue oscdlazioni sono calmente iuipiccioliti , die si puo faciluiente assicurarsi del loro ibOT-ronismo* Quel con- gegno p stato lodato per la sua novita e perch^ facilita il mezzo di 9ttenere una regolare corre/.ione ; e sebbene soltauto il lasso di un tempo convenevole nel quale si istituissero accurate os- servazioni potrebbe accertare del regolare andamento del detto orologio , degna di particolare encouiio se ne ^ trjvata la dili- gente esecuzione , e specialmente si e couimendato il modo svelto ed elegante col quale la furza motrice si comunica al pendolo Luigi De' Conti. Ncl concorso dell' anno 1818 aveva il De' Conti Ottenuto il premio della menzione onorevole per cartelli eleganti e di tenue spesa da alKggersi ai vasi in luodo da non potere faciliuente staccarsi , n^ contrarre alcuna sozzura. Ora ha egli presentato carte da esso dette metalliche , estese a niolti oggetti con lodevole riuscita; inoltre ha perfezionato tanto la vernice , quanto T iiidoratura vera e falsa su la carta, ed il priino ha iiumaginato ed applicato un inchiostro imitante T oro alle stain- pe tirate sopra cai'te veniiciat^ di diversi color! , come pure ^54 APPENDICB r iacliiostt'o couiune cla grauipa alle stesse carte dette metalliche e massinie a quelle con fondo d' oro , con che si produce bel- ]isgiiiiio effietto. SacerdoCe Giasfppe Maderna Da una pianta indigena e co- munissiuia con una ingegnosa preparazione il Maderna lia tratto tinture di varj colovi applicate al lilo di lino , di canapa e di cotone , le quali Bi sono trovare resistenti alia soluzione bollente di Sapone , come pure alia bollitura del liscivio di potassa. AI- cuni di questi colori non nianoano di bellez/.a , e tra gli altri quelli di uu bruno carico e di un cosi detto nankin. Filippo Dtirbach. Una vernice che da all' ottoiie 1' apparenza deir oro , qualora esso sia gia di un bel colore giallo e passato per alcune preparazioni , non usata da prima se non ne' })ae$i straaieri e poco linora conosciuta in Italia, e stata introdotta dal Diirbaeh nelle nostra manifattiire, e i saggi da eeso presen- tati sono stati trovati commendevoli non solo per il colore e la durezza della vernice, ma ancora per T uniforme applicazione della niedesima. Filippo Giussani. Non era ancora nelle provincie lombarde conosciuta generalmeate la fabbricazione dei fili di rame verni- ciati e schiacciati col mezzo dei lauiinatoi. Questa e ora stata intrapresa con felice riiiscita dal detto Giussani rappresentaiite la Dicta Fraielli Giussani, cosicrhe I' I. R. Governo ha potuto, in vista di questo nuovo stabdimento , proibire 1' introduzione di tali lavori da altri paesi. I fili specialmente sono stati trovati confornii a quelli che si traevano dalla Baviera e da altri Stati^ * in generale i lavori di questa nuova fabbrica sono gia ricer- cati con molto vantaggio nel traffico. Giuseppe Martini. 1 saggi d' ornamenti per uno stendardo pre- sentati da questo ricamatore, clie ha gia ottenuto preiuio eguale nel concorso dell' anno 1820, si sono trovati dall' Istituto con- dotti con intelligenza ed eseguiti con gusto particolare e coq notabile perfezionamento del rilievo. Francesco Fornara. La fabbricazione delT orpimento , che da prima non eseguivasi se noo con metodo dispendioso e uon • senza grave pericolo della pubblica salute, viene oi'a a praticarsi con un nuovo processo trovato dal f'orrtrtra, per cui T orpimento risulta bensi di minor corpo degli altri sparsi nel commercio ^ Jaonde gl' inverniciatori debbono applicarne qualche dose mag- giure del consueto , ma questo piu copioso impiego della ma- teria viene abboadantemeute conipeusaio dal prezzo minora della meta in circa di quello dell' orpimento in altro modo fab-, bricato. II metodo ecoiiomico altronde con cui questo preparasi dal Fornara non riesce dannoso ne a quelli che assistono al— r operazione , ne molto meno agli abitanti del vicinato, prepa- randosi per via secca, non piii per via umida come in padsato, ■ Giovanni Merlini. Una scala di piccola mole , la quale me- diame un adattaeo uieccaniemo si svilupf a e si e^eade a consi- PARTE ITALIANA. StS5 drrevole altezza , h stata riconosciuta atta a servire utilniente nel <;a60 degP incen.Jj; ed il meccanismo del suo sviluppainento ^ stjto trovato seniplice ed ingegnoso , mentre la sua piccolezza la rende facile al trasporto e couioda a nianeggiarsi- Luigia Volpi nata Bemondino. Un quadretco rappresentante ia testa di S. Gio. Battista dipinta dal Domehichiuo , eseguita in ricanio da due parti , colla cornice pure doppia ricamata ia oro , ei ^ trovato degno di niolta lode per la diligenza colla quale le tracce del disegno si souo seguite coll' ago , per la diiHcolta superata nel ricamo , come volgarmente dicesi p^ssato da due parti , per V esecuzione condotta con luaestrla ed anchc coi dovuti riguardi alia prospettiva , finalmence pel lavoro fine ed elegante della cornice. Si h dunque creduta 1' arte portata con quest' opera ad un grado niolto tlevato di perfeaionaniento, ofFreudosi questa valenie ricauiatrice ad eseguire in ricaiuo qua- lunque figura. Giuseppe Vismaia. Occupato da alcuni anni questo esperto professure di fisica nel fare utili teutativi intorno alia cementa-- zione dell' acciajo , ha ora prodotto alcuni canipioni , i quali posti a confronto col migliore acciajo naturale che esce dai forni del regno , si e trovato t:lie ne riuniva ampiauiente tutti i pre- gi. Si e pure riconosciuto die un pezzetto d' acciajo fuso da esso presentato , tauto nei caratteri esterni , quanto sotto il marrello e la teuipra , simile riusciva a quello tanto reputato dell' Inghil|^ terra. L' importanza dell' oggetto avrebbe deteniiinato l' Istituto ad accordare al Vismara premio niaggiore qualora si fosse pre- sentato acciajo fuso in verghe siuiili anche per le dimensioni ed il peso a quelle ciie si traggono dall' Inghiherra. Davide IFeber , erede Swaycr. Due caaipioni di lacca ha pre-» aentatt questo fn avrebbe dubi- tato tli 3Bse£,iiare a questo fabbricatore l.i uiedagba d' oro , che ha creduto iipportuno di riserbargli allorche esso provera di avere foriiito al coiiiniercio crogiiioli idonri a sostenere la fu- sione dell'ottone e del broiizo nel peso di 12 libbre uietriche, che e la pioporzione piii adattata ai bisogni dei nostn artelicL e nianifattori. Ignazio Pizzagalli e Carlo de'' Gaspari. Nuova si e tiovata r idea di preseutare i niigliori frutti fiaora oonosciuti , forinari sul vero coi loro natui\ili colori , e di avere (juindi cominciata una raccolta assai copiosa , rlie piio sei'vire al diletto non meno die air istruzione. Coii questa si eviteranno gl' inconvenieati die sovente s' iucontrano nella letcura delle desci'izioni anclie jiiii esatte a uella rappreseiitazioue dei frutti per mezzo delia pic- tura; si rlcouosceramio i frutti niedesiiui nella loro foruia e col loro colori naturali in tiitte !e stagioui dell' anno , e la Pomona nostra potra aumentarsi qiialora nuovi frutti si scoprano o giun- gano a maturita nel nostro jiaese. L' impresa dei signori Pizza- gnlli e De^ Gaspari , utile per se stessa ai progressi della storia naturale e delT agraria , potra indurre alcimo a lissare una nuova ragionevole noiueiiclatura italiana de' nostri frutti ora spesso in- dicati con nomi vaglii ed inconcludenii. A questi iudustriosi ar- tisti avrebbe I' Istituto aggiudicato 11 premio della medaglia d' oro se non avesse reputato piu opportuno il riserbarlo all' e|",oca ia cui la raccolta sara condotta presso al suo terniine colla stessa accin-atezza colla quale si c iucominciata. Pieiro Laforge. Questo indusrre operajo , clie tra di npi grau- demente ha jironiossa da (luindici auni 1' arte del colf^llinajo , ha ora presentato una tasca conteuente una serie di strumenti ad uso dei veterlnarj , da esso lavorati con molta maestria. L' Istituto ui'ir aggiudicargli il premio ha avuto in vista T esteso traffico cli' egli fa di coUelli , rasoi , seghe , istrumenti ciiirurgici ed altre manifattiire d' acciajo , aliaientando annualmente buon nuuiero di lavoiatori. ~ Frctelli Andreola dl Giovanni. Nuovi sono nel paese nostro i saggi dell^; carte presentati da questa ditta, le quali formandosi in pezzi luuglii a piacrre al pari della tela , i)ossono servire urilmeute alia calcogralia ed a diverse arti. Non e entrato I'lsri- tuto ad esauunare il nietodo di questa fabbricazione , ma si e limitato per ora a considerare sihat'o tentativo come una nuova jntroduzione nel Regno di una fabbricazione non incognita nella Cina ed ora anche nelT Inghilterra , ,,ed ha assegnata la meda- glia d' argento ai fabbncatori in attenzione cli' essi provino es- sere il nietodo di particolare loro invenzione. Andrea Veniay. Questo diligente fabbricatore, onorato nel concorso dell' anno 182O colla meilaglia d' oro , ha raddoppiato gli sforzi suoi non solo per accrescere il suo stabilimeuto di Bibl. Ital. T. XXVI II. 17 a58 A 1' V E N D I G K nuove macchine e specialmente di quelle dette alia Jacguard , nia lo ha altresi ariicchito di un telajo cosirutto con IJuova ap- plicazione di ruezzi onde rendere piu coniodo e piu sicuro il lavoro della tessitura. L' lEticuto ha pure applaudito all' intro- diizione di nuovi ordigni per la fabbricazione di nastri e vel- lutini d' ogni specie, e per T apparecchiamer.to di questi non nieno die delle stoffe di seta con nuovo nietodo ch' egli ha in- trtxlotto , e pel cjliale ha ani.he stabilita un' apposira officina. Bernardo Bellini e Giacinlo Zainbrimi. Zelanti questi concor- renti perch^ 1' Italia nnn rimanesse priva del metodo stereotipo , eia da varie nazioni adottato , col quale per mezzo di forme stabilt si moltiplicano a uiigliaja con grandissimo coniodo e con visparmio di spesa le edizioui piii copiose e (juelle specialmente dei libri iiiservienti all'uso delle scuole , non solo studiaronsi di calrare le orme dei signori Herhaii e Didot introduttori di quel luetodo in Francia, ma si avvisarono ancora di niigliorarlo, cioe di renderlo piii economico , e per conseguenza applicabile a qualiinque staniperia , piii comodo e j>iii speJito iiella sua esecuzione. Essi hanno prodotto alcune tavnlette formate col loro nietodo, ed anche alciini saggi d' impressione , che si sono viconosciuti lodevolissimi. L'Istituto non avrebbe dubitato d'ac- cordare agl' inventori di questo nuovo nietodo il )ireiaio della medaglia d' oro , se essi medesinii uon avessero annunziato la disposizione in cui sono di erigere quanto prima uno stabili- mento stereotipo atto a produrre edizioiii copiose, il quale noa potra clie maggiormente dereruiinare a favore di questi bene- nieriti inventori la pubblica riconoscenza. Ignazio Cattnrossi. Una maccliina per forare pezzi di pietra viva a colpi di martello dentato cadente a guisa di pistone e di forma cilindrica , per opera d' una ruota mossa dalT acqua , hd meritata V attenzione delT Istituto , il quale ha lodato parti- colaniiente V ingegnoso iiieccanismo del moto circolare del pi- stone suddetto o deli' asta percotente , ed apprezzata 1' econo- mia die ne risulta nelT operazione di scavare nei pezzi di pietra viva tubi o canali. Giovanni Catlinetti. Questo mdustrioso meccanico, gia premiato per altre invenzioni e per una maccliina atta a dirompere il lino , ha fatta di questa una felice applicazione ad un trebbia- tojo pei cereali. Conservando egli il meccanisnio delle rivolu- zioni di un dcsco scanalato nella direzione dei raggi sotto a coni troncati pure scanalati , ha impresso nella nnova maccliina il moviniento direttamente al desco, nientre gli assi di rotazione dei coni hanno libera la scesa per limitato Sfiazio uelle vananti resistenze , e la forza e regolata da corrispondenti elastri. H grano separato dalle spiche discende dalle fessure che acconi- pagnano le scanalature del desco, e gli steli dopo d' avere ol- trepassati i coni vengono da una specie di rastrello volubilc portati entro due cilindri slmilmeuce scanalati , die yrano sui ViRTE 1TALIA.NA. 269 proprj assi e compiono la segregazione del gvani , mentre ua aspo col suo nioto rotatorio alloucajia la paglia dalla niacchina, Questa , messa in nioto da un cavallo e gervita da due uotuini , produce in breve spazio di tempo im elietto considerabile per la quantita del grano che rimane trebbiato, e la Comaiissioiie che si e recata a visitare la luacchina posta in azione ha osser- vato che lo stesso cavallo potrebbe bastare a due macchine di mole maggiore. Si e dunque riconosciuta questa luacchina anclie in confrouto d' alcune altre molto semplice e auscettibile di reale applicazioue alia pratica ; ne Hvrebbe forse T Istituto opinato per la luedaglia d' argeato , se la prevalenza d' altri oggetti preseutati al concorso dissuaso non 1' avesse dal propoiTe la luedaglia d' oro. L' Istituto credette pure il Catliiietti degao della nienzione ouorevole per utde uiigliorauienco arrecato alia bilan- cia a poate. Giacomo Fioroni. Questo artista , gia benemerito per costru- zione di fern chirurgici , con nuovi meccanigmi ha saputo dare diversi niovimenti alio scudo dei cinti elastici , e fare die esso comprimesse piu o meno , secondo le circostanze ed in quel punti ove piu facile e T uscita delT intestino , nel che 1' Istituto ha trovato superiore il suo nieccaaismo a cjuello finora adope- rato da alcuui celebri chirurghi francesi. Giuseppe Ronchetii e Figli. Mancanti ei'avamo tuttora d' una fabbrica di pettini d' acciajo per la tessitura delle stoffe di seta e di cotone , e tentata essendosene con esito poco felice la for- juazioue , si continuava a ritrarli dalla Francia e dalT loghilterra. Questa fabbrica e ora intredorta in Milano con nuovi nietodi , e i pettini che ne sortono non solo souo dai fabbricatori di stoffe di seta e di cot«Qe riceroati come perfetti ed eguali a quelli che 8i traevano dai paesi foresti'eri , ma si spediscono ancora alle nianifaiture di aitri Stati d' Italia. Aiiibrogio Scregui. Questo fabbricatore di cappelli , gia pre- miato altre volte per a\ ere prouiosso in diversi modi i progressi deir arte sua , vedendo 1' uso grandissimo che si fa dei cappelli economici con felpa , ha preseatato una stoffa che puo dirsi af- fatfo nuova , la quale riesce superiore specialmente nella resi- stenza e nella dur.ita alia fel|>a finora adoperata nei cappelli ini- pernieabiii ed a qualunqiie altra delle stofle conosciute. Questa puo non solo sevire alia fabbricazione de' cappelli suddetti , nia applicarsi altresi utilmeute ad altri nst, ed avendone il Seregiii stabilita una fabbrica con diversi telai , V Istituto' lo ha per ora giudicato degno della nieJaglia d' argento, Giuseppe Lazzaretti. Sebbene uuovo non sia L' artifizio d' im- bevere di vernice trasp.ireute le stampe impresse sopra carta assai fioa e dipingerle dietro con colon sciolti nella vernice stessa onde ottenere l' apparenza d' un dipinto ad olio , pure lodevole si e trovata la stampa colorita dal Lazzaretti per la buona fu- »ioue de' colori e per ua bell' effetto di chiaroscuro ch' essa 260 APPENDICE produce , e il lU lui metocio e stato giudicato opportuno a fornire ancora opcre tiiigliori, qualora venga applicato a stanipe meglio pj-eparate dalT aitificio dell' intagliature in rauie. Antonio Torri. Come saggio di una regolare uianifattura di oro- lo2,L a grande I'lpetizione ha presentato questo oriolajo una serie di sette nioviuienti , clie gradatamente dunostrano il lore prin- cipio e il \<>ri> perfezionaniento. Egli ha applicato at niedesiuii la SPinpiihcazione introdolta gia neile falihriche stranierr del nio- viiiiento cosi detro di soiieria , e si <• sfiidinto di iiiigliorare con un congegno piii sicuro anclie le nuove quafirature. Giacinio Negrato. Nello stato di perfeziouauiento al quale si sono portate le niacchine asironouiiche e geodetiche, si presenta il hvello del Negrato con tali niiglioramenti, che ^ srato repu- tato degno di una particolare distinziooe. In questo stiumento , dal 8U0 autore detto livellatore , vedesi appoggiata a buoni prin- cipj la disposizione delle pavti ed ottenuta qualche ampliazione neir uso , al che si aggiugne ancora una non conuine squisitezza di lavoro. In questo solenrie giorno , sacro al trionfo delle artl utili in- coraegiate dalla Sovrana inuiiificenza , giova pure raiiinientare che in quest' anno si e dall' I. R. Istituto con superiors appro- vazione a8sega;\to al chuniro Gaetano Rosina , gia nonilnato di 3opi-a , il preinio biennale di iSoo lire per la preseutazione da esso fatta di terre figuline e di stoviglie refrattarie , a termini del j)rogramma pubblicato il 29 niaggio dell' anno 1819. A que- ste andava unita una meiuoria sulle sLoviglie medesiuie fabbricate con terre del regno , della quale Y Istituto ha ordinata la pub- blicazione. Nuovo campo si apre ora dalla munificenza dello stesso I. R. Governo agl' ingegni italiani per il conseguiuientn di un premio tguale coUa soluzione del seguente prohlenia ; « Un' applicazione de' principj conienuti nella IMeccanica ana- » litica deir ininiortale Lagranee ai pjrincipali probleuii niecca- » nici ed idraulici, dalla quale apparisea la mirabile utilita e » speditezza del nietodi lagrangiani. » Si desidera che i concorrenti disceiidano a qualche pratica » applicazione. » Si e parlato fin qui degli oggetti preniiati con medaglie, ed altri lo sono ron nieuzic ne onurevole ; ma alcunl altri presen- tati al concorso o alia sola esposizione di quest' anno nieritano per la loro inqortau^a sjieciale notizia , sia clie ne rinianga so- speso o differito il giudizio, sia che i presentatori medesinii non aspirmo al conseguimento di alcun preniio. 11 dottore Luigi Sacco , il quale nel concurso dell' anno 1820 ottenuta aveva la ujedaglia d' argeuto per una sua maccluna atta a luaciullare il lino, forniata di un grosso cilinrjro scanalaro gi- rabile a ruano sopra un desco similuiente acanalato ed alquanto PARTE ITALIANA. 36 1 iacavato , fra le quali scanalature clirompevasl la parte legnosa ilel lino o della canapa sotto il peso ed il moviniento del ci- lindro , e le lische staccavaiisi dai filameiiti, ha ora riprodotta una macchina stabilita sui uiedesimi prinnpj , ma di costruzione diversa. Egli ha migliorata la prima col raddolcire la curva del d«sco, oude allontanare il pericolo che i flli del lino si rom- pessero mentre si stritolavano gli steli ; egli ha pure auuientato il peso del cilmdro , onde ottenere in niinore soazio di tempo un efietto maggiore. La nuova macchina e formata di un desco piano di iegno scaoalaco , sopra il cjiiale r>osi;giano sei cilindri simihuente scanalati , iuipernati sotto altro piano mobile , ag- gravato di opportuni pesi , il quale con un manubrio si spinge con im moto di va e vieni a dirompere il lino sottoposto. Le scanalature sono verso una estremita piu line che verso 1' altra , onde il lino sia da prima piu grossolanamente maciuUato, e quiudi col medesimo movimenco ridotto a maggiore linezza. Sebbene a r[uesta macchina fossero imiti diversi campioui di lino 5 di canapa corrispoiidenti alle diverse operazioni per le quali passa il lino avanti di essere ridotto in tela, e una me- moria diretta a mostrare T utilita della macchina medesima , a togliere le pregiudicate opiuioui e ad operare una specie di ri- voluzione in questa parte dell' industria aoraria ; T Istituto ha desiderato di vedere comprovata coll' esperieuza la riuscita ricl paese nostro del lino di Russia, di cui vorrebbe il proponente estesa la coltivnzione ; come pure di vedere comprovato il buoa effetto della immersione del hno per soli due giorui , da esso suggerita in sostituzione dell'iusalubre metodo comunemente pra- ticato di una lunga macerazione. Lodando quiudi lo zelo e la sagacita del dottore Sacco , V Istituto stesso , desideroso di ve- dere conferraate e generalizzate le sue sperienze in diversi luo- ghi ed in grande, ha creduto di dargli onorevole teetuuonianza di stima coll' accordare la pubblicazione della sua memojr'H , po- tendo questa giovare a lume de' coltivarori e possessor! di terre , e servire in qualche modo di appendice alia relatione gia pub-, blicata dal Coroo medesimo intorno alia macoliinT da dirojripere il lino del signur Christian , e di atteudere il risultamento delle esperienze che si faranno in grande per attribuire al proponente il premio conveuevole. E stata pure presentata al coucorso di quest' anno una macclnna astrouomica di riflessioue , uumaginata e diretta dal signov Otta- \iiano Fabrizio ATossotci, astronoino addetto a questo L R. Os- servatorio , e con singolare maestria dell' arte eseguita dal signor Har/o Gri/ic??/ , macchinista del medesiuio. Serve questa macchina a determinare la posizione di un astro senza che faccia d' uopo osservare la sua asnensrone retta, ne valersi del tempo come elemento della misura degli archi , supplendo a questo la misura deir angolo compreso fra due astii. Reudesi per tal modo di uso universale il priucipio di Newton , che guggeri la cgstruzioue d". 262 A P P E N D 1 O E strinnehti di rlllessione , gia esteso da Hadley ooU' invenzione deir ottante di riflessione e dal Borda rolla trasuuitazione delT ot- tante nel suo cercliio moltiplicatore ; e 1' astronomia nc puu trarre i pill grandi vantaggi. L' ingegno del Mossotti e la penzia dfl Grimlel nelT eseguire siuiili opere si soiio fortunatamente coiu- binati nella produzione di una macchina, nella quale si e reu- duto piii seiuplice e piu sicuro 1' uso del cannocrliiale , privau- dolo del tubo e non ritenendolo obbligato al cerchio ; si sono ridotte ad un solo e medesinio sisteraa le lenti, i tre specchi e il duplice cerchio moltiplicatore , e si e escluso il bisogno dei livelli e dei fili a pioinbo , oltre di che il moto delle alidade suir asse del disco e dei due circoli limbi si e facilitato e fatto coniune ai due riflessorj. Si e cousiderato come un nuovo ritro- vamento 1' avere condotto il circolo moltiplicatore a tale grado di perfezione da poter scrvire alT astronomia nelle osservazioni piu dilicate, e 1' avere riunito in un solo stromento di non gran- diesima mole e di non difficile trasporto il sistema riflessorio ed il parallatico. Questa macchina ben inimaginata ed ottiniamente costrutta sa- rebbe stata preniiata colla medaglia d' oro se T inventore e F e- secutore della medesima non avessero cliiesta una proroga alia sua presentazione, mancando ancora qualclie lavoro al totale coniyiimento dello stvumento e qualclie prova del suo uao , il che jiero non toglie che esso venga prodotio alia pubblica espo- sizione. II fabbro Antonio Citterio aveva pure presentata uua toppa inolto ingegnosa , costrutta gul prinripio di altra da esso esposta nel concorso deir anno 18200011 alcuni importanti miglioramenti. Dovendo pero questa essere applicata ad uno scrigno clie all' e- poca dei giudizj non era ancora ultimato , e che avrebbe potiuo far conoscere meglio 1' utilita del iiieccanisiiio medesimo e la maestria di questo industrioso artefice , egli stesso lia chiesto che fosse diflferito 1' esame ed il giudizio di tutto il lavoro , solo chiedendo per ora 1' onore della pubblica esposizioue. II professore di fisica Antonio CiiveHi , socio aggiunto a questo Corpo accademico per 1' aggiudicazione dei premj d' industria in quest' anno , intento seiupre al miglioramento del nostro acciajo da che rivolte aveva le sue cure alia fabbricazione delle armi alia foggia di Damasco , ha depositato presso questo Istituto un plico suggellato contenente la descrizione del metodo da esso injpiegato per fabbricare in grande V acciajo fuso della qualita del COS! detto wootz , e dichiarando di non entrare in concorso ai preraj , siccome gia onorato altre volte di tuiti quelli che soghoiio iu questa occasione conferirsi , ha chiesto soltanto che una Commissione del Corpo medesimo assistesse alia prepara- zione di una sulliciente quantita del detto acriajo , ad oggetto di verificare 1' identita del metodo da esso praticato con (.[uello descritto uella carta euggeliata , e di autenticare con pubblica PARTE ITALIANA.. a63 aanunzio la data della sua invenzioae. Essendosi pi-estato I'l. R. Istituto a quesra dotnaiida, la Commissione ha veduto fondere in verghe nelle forme comuni piu di 22 libbre di acciajo no- strale detto da sculiore ., delle qiiali verghe alcune sono state battute col inartello aache di p»'naa e assoggettate alia lima, e si sono formate ahre piccolc spranghe simili a quelle dell' acciajo fuso inglese detto Huntziiiaun , e quindi un bulino , varj rasoi ed altri ferri taglienti. II detto acciajo si e anche trovato piii duro in confronto dell' acciajo iuglese fiao al grade d' intaccarlo , e riunisce tutte le qualira dell' indiaiio wootz. Si e percio opi- nato clie a fine dt accertare 1' opoca della comunicaziorie fatta 'dal CrivellL all' I. R. Istituto del nuovo sue raetodo potesse con onore rammentarsi in questa solenue occasioue il fortunato esito delle sue sperienze ed il viconosciiuento fatto di questa scoperta iuiportantissuua , clie T iudustria nostra porta sempre piu a ri- valizzare cou quella delle strauiere nazioni. II socio Cavaliere Alditii ha presentato alia esposizione una macchina, nella quale , a fine di rendere alternativa 1' appari- zione e 1' occultazione della fiamma nelle lucerne a gas e spe- cialmente nei fari , e di ridurre al tempo stesso ad una econo- mia , fors' anche di un' intera meta , d consuuio attuale del detto gas , ha applicato all' aprimento e chiudimento delle chiavi chc servono a regolare la trasmissione e lo svolgimento del gas sud- detto , il niovimeuto di un orologio a peudolo. Col detto mec- canisrno egli ottiene altresi lo scopo di rendere intermittente e distribuito soltanto a dati intervalli di tempo lo svolgimento del gas illuminante. La macchina suddetta h stata , sotto la sua di- rezione , diligenteniente eseguita dal gia lodato meccanico Grindel. Finalmente il Direttore della classe scientifica di questo Isti- tuto , Conte Moscati , ha presentata a questa pubblica esposi- zione una macchina parallatica portatile oraria , costrutta da ar- tefici nazionali , la quale, oltre agli usi astronomici consueti della macchina medesinia coll' apposito telescopic , e destinata a fare tutti gli espenmenti di luce coiidensata da lenti , esponendo alia medesima gli oggetti da osservarsi per piii ore di seguito , il che puo riuscire di niolta utilita nella Gsica sperimentale. Sott. I direttori delle due classi dell' I. R Istituto di scietize , lettere ed arti. Conte MOSCATI. = Conte STRATICO. II Segretario tupplttue , Bossi, 264 \ P I' E N D I C E Premj di nieiizione onorevole. Giuseppe Sacco di Cinisello, per niaccliina da dn-oinpere il lino. Michele Daverio di IMarcallo > per tentato miglioraiiieato di una falce per segare il tietio. Conte Domenico Garnboggi di Lucca, stabilito in Milauo, per peltro ratBnato. Giovanna Eonomi di Lodi , per lavoro lodevole di tre quadri a ricamo. Luigi Savarr di S. Angelo nel Lodigiano , per miovo nietodo di scrivere e leggere la niusica con facilita e seuza accidenti. Luigi Ripainonu di Milauo , per intarsiature ed altri lavori di frassino nostrale ndotto a puliniento. Gaetano Melada di ]\Iilano, per nieccanismo applicato all' estra- zione dell' acqiia bollente dalle caldaje nelle quali si fabbrica la birra. Canonico Francesco Cattaiifn <\\ Edolo , per saggi di una nii- niera di raine scoperra in Cortenedolo. Anpelo Delluschi di Monza , stabilito in Milano , ])er miglio- rata fabbricazione d' inchiostro da stampa. Giacoino Rivolta di Oleggio , stabilito in Milano (i) , per un violino ed una viola nuovaniente costruitl sulle forme dello Stra- divario. Rosa Stroppa-Fesatori di Lodi , per ti-e quadri di figura ese- guiti in ricamo. Giovanni Prina di Milano , per lodevole esecuzioue di una lucerna e di una niaccliinetta per preparare il caffe in bevanda. Francesco De' Valinagini di Milano , per pantografo di nuova costruzione ad uso dei disegnatori. N. H. Sigismondo Brandolln di Venezia, abitante in Treviso, per caiupioui lodevoli di seta provenienci d.illa tilanda da esso eretta nella valle di I^Lariuo, distretto di Serravalle. Luiai Cattaneo di Milano , per carro costruito con nuovo mec- canismo ad oggetto di saiinuirc il bisogno della forza niovente. Giovanni Mascheroni di Milano , per intarsiatura in legno con ceuieuto di diversi colori. Benedetto Bergonzi di Cremona , per applicazione di tasti al corno da caccia. Giuseppe Solera , medico-chirurgo di Mautova , ed Ippolito B-uberti pure di Mantova , per istrumenti di chirurgla inventati dal prinio ed eseguiti dal secondo. (1) Questo artlsta fu gii altre volte preniiato per ottima fabbricazione «!' istrumenti miisicaU a corde con medaglie d' oro e d' arj;ento , il chc forse trattenne il Corpo accademico daUa concesiione di nuova medagUa per g)i ©ggetti ora preseutati, che Ja Cominissione aveva propo5ta. PARTE IT.VLI4NA. 265 Giovanni Grossonl di Milano , per campion! lodevoli di carta tnaiToccliinata e marezzata. Eijgenio Locatelll di Milano, per stivali con parafango alia tedesca ed altri lavori dell' arte sua lodevolmente eseguiti. Giulio Vagid di Cusano , per uiaccliina da dirompere il lino e la canapa dopo la macerazione. Stefano Minesso di Venezia , per cartoni della fabhrica Gal- vani di Pordenone da esse passati al cilindro e preparati con vernice. Aicangelo Moltini di Milano , per lodevoli ricanii in oro a rJlievo. Giuseppe e Giovanni padre e fig'io Bertini di Milano , per fbrnelli econoniici da raflinazione costrntti con terra del Regno. Giovanni Bertini di ]\Iilano, per pittura e saggio di calligrafia in ismalto. Paolo Barbieri di Mantova , per erbario di piante secche coi rispettiTi loro fiori. Giovaiuii Catlinetti di Valsesia , stabilito in Milano , per mi- gliorata bilancia a ponte. Paolo Moschini di Cremona, per nobile lavoro d' intarsiatura con legno d' olmo ridotto a puliuiento con colori iiuitanti la tartaruga. Sott. STRASSOLDO. II Segietavio supplente Bossi. Elenco degli oggetti d' industria die , oltre quelli pre- . iriiati , furono presentatl alcuni pel concorso , ed ' altri per la sola csposizione. Vellutl e stoffe di seta per tappezzerie e rasi traforati, dell' I. R. fabbrica della ditta Francesco Reina e Comp. , fabbricatori in Milano. Veliuti, tappezzerie , stoffe alia Jaajuai-d , scialli e veil di seta per abiti , damaschi e stoffe di seta con oro tessuto, della ditta Carlo de Gresnri e Comp., fabbricatori in Milano. Veliuti, stoffe alia Jacquard , tappezzerie, jcja//i e veli di seta per abiti , di Giuseppe Osiiago , fabbricatori in Milano. Veliuti, stoffe alia Jacquard e scialli di seta e di lana , della ditta Jaquct , Roux e Couip. , fabbricatori privilegiati in Milano. Stoffe alia Jacquard , veli creps , bordure e scialli di seta, di Carlo Cani.bi.agio , fabbricatore in Mdano. Raso ap|iareccliiato nell' offjcina di Antonio Laforce , di S. Etienne , da lungo tempo stabilito in Milano. Stoffa di seta con oro tessuto a disegai , di Ernesto Pescini , fabbricatore in Milano. 266 ArPF. NDIOE StofFe diverse e seialli di cotone stanipati , dell' I. R. fabbrica tlella ditta fratelli Kramer , fabbricatori in Wilano. Stiiffe e seialli di cocone stauipati , di Felice Scocti , di Milano. Calze di seta e di cotone aaclie traforate a disegiii , uiaplic di cotone soppmnate di pelo di lana , calze di tana ed altri o"- getti, di Paolo Ubotdi , fabbricatoi'e in Wilano. C;dze di cotone e niaglie soppaiinate di pelo di lana , ed altri ogpetti analoglii, di Giuseppe Ponzin , fiibbricatore in Milano. Frange di seta e di cotone , di Pilippo Giussani , rappresen- tante la ditta fratelli (liussani , fabbricatori in Milano. Frange dt cotone lavorate con nuovo artifizio da Rosa Gnecchi ^ di IMiliao. Quadro di ricamc rappresentante Alessandro il grande coa Nearco alia tomba di Giro, di Luigia Volpi, nata Remondino , di Mdano. Due quadri di ricamo per imo stendardo , di Giuseppe Martini, di Milano, non presentati al concorso perclie non fiuiti m quel- r epoca. Due quadri di ricaino , uno dei quali con capelli al naturale y di Elisa Albertoni , di Mdano. Rirratto di ricamo , lavoro della signora Lucia Bresciani , di Brescia. Due quadri di ricamo rappresentanti , il primo S. Giuseppe, ed i\ secondo S. Tt^resa , di Teresa Martelli, di Mdano, d'anni l3, allieva nel collegio Ripaiuonti. Quadro di ricamo rappresentante S. Marco, di Antonia Sirtori, di Milano. Due teste dipinte sul niatt:>ne all' encausto , di Don Luigl Maiiieri, di Lodi ( giudizio sospeso per il premio ). Lino filato maestrevolmente da Teresa Gattinoni , di Casale Pusterlengo, dimorante in Milano. Lione e canestro sostenuto da tripode di bronzo dorato, e due statue di bronzo verniciato , della ditta Scrazza e Thomas, di Milano. Macchina parallatica-oravia-portatile , costruita da avtisti na- zionali, del Conte Pietro Moscati^ direttore della classe scien- tifica dell' I. R. Istituto di scieaze , lettere ed arti , ecc. Macchina astronnmira di riflessione , die riunisce i sisteiiii ri- flessorio e moltiplicatove , costruita da Carlo Grindel , macclii- nista deir 1. R. Osservatorio di Milano , e diretta dall' astroaomo signor Fahrizio Mossotti ( giudizio sospeso per il premio ). Acciajo fuso della qualita dell' iadiano detto ivoofz , fuso ia grande dal professore Antonio Crivrtli, di IMdano. Cariglioue con molle di acciajo, dei fratelli Geiser , de la Chaudefonds , fabbricatori in Milaao. Orologio a pendolo con scappamento a forza costante , inven- tato dal defLinto oriolajo dwbrogio Bramhilla , e terniinato da Gioachino Albertl, di Milano, TAUTE ITALIANA.. 267 Maccliine relative all'illuininazioDe dei fari col gas, del Ca- valiere Giovanni Atdini, ruembro dell' I. R. Istituto di scienze ,• lettere ed arti. Sci'igno di fen-o con toppa di nuova costrnzione , di Antonio CitCerio , di Milaao ( giudizio sospeso per il preiuio ). Sageio di stereotipia econoiuica , di Gaecano Cairo, di Codo- gno , diuiorante in IMilauo , p rescntato troppo tardi al coucorso. Ai-eometro a boccetta , di Giovaimi Tainhurini , con bdancette relative, fabbricate da Ctovan/ii C«/of , capo-bilanciere dcU' I. R. zecca di Milano. Wodello di uiacchina atra alia cardatura di ogni sorta di stoffe a pelo , del falegname Francesco Pellenso, di Abbiategrasso, presentata troppo tardi al concorso. Macchina per fabbricare cordelle con niolta facilita , di Davide Maini , di Lugano, stabilito in Milano. Placcliina a bindolo pier estrarre 1* acqua dai pozzi , di Carlo Giudici , di Como. Macchina per dironipere il lino, migliorata in confi-onto di al- tra precedente pi-eniiata , unita con lino di Russia preparato , filo e tela . del dott. tisico Lurgi Sacco , di Milano ( preuiio sospeso ). Tubi di pelle senza cucituva per gl' incanuatoi da seta ecc. , di Giuseppe Vismara, di IMilano. Scarpe e stivali cuciti con punte metalliche , e galosce , di Eugenio Locatelli , di Milano. Scarpe e stivali cuciti con filo di rame e di ottone , di Carlo Elli e Giovanni Mandelli , di Milano. Faldelle di legno niaogani tagliate con relativa maccliina da Carlo Luigi La-Fontaine , stabilito in Milano. Misure per gli assi e per i quadri delle ruote , a termini dei Decreti delT 1. R. Governo , di Paolo Lana , ispettore uieccanico dei pesi e delle uiisure. Ortligni inservienti alia fabbricazione del vino col nuovo me- todo di uiadainigella Gervais , migliorato dal signor Cavaliere Burel , presentati all' esposizione dal signor Vincenzo Huber , pa^ tentato con p)rivariva per il detto oggetto. Torchio doppio, fraatojo e pistoiie a pertica, di Aquili/io Bipamotui , di Duguano. Fornello per trarre la seta dai bozzoli con risparmio di com- bustibile , di Gerardo Solari , di Monza. Fornelli econoiuici per trarre la seta dai bozzoli , di Luigi e Giovanni fratellt Nani, di Bergamo. Ouibrelli chiusi in bastone di cuojo , di Giuseppe Gilardini., di Milano, cessionario della ditia Uberto Cossino. Acciarino da fucile con alcune .aggtunte e canne pulite inter- naniente all' uso di Francia. di Giuseppe Mariani, di Cusano. Polvere per la puhtura de' deuti , iuiitante quella detta di Ceilaa e di Parigi , e niolto weao coecosa , del chimico-faroiacista Andrem Litsi , di Milauo. 268 APrE^JDTCE Denti artifiriali ed nUre prpparazioni odontalgiche , di Antonio Berhet ■, stabilito in IMilaiio. IMeccanisino per facilitare il nuoto , di Stanialao Lrgnani , di Milano. Saggio di tell da tovagliuoU di nuova opera, di Pletro Erambilla, fabbricatore in Milino. Cuoi , cordovani ed altre pelli couciate di Luigi Baroni di Venezia. Carta marezza'a ad iiso di Germania e penne da scrivere pre- parate, di Bortolo Bertanfini , di Venezia, dimorante in Milauo ( giudizio sospe«o per il premio ). O P E R E P E R I O D 1 C H E. REGNO LOMBARDO-VElMETO. Glornale d'l fisica , chunica , storia natiirale , medlcina ed arti, del professorl Pletro Confjgliachi e Ga- spare Brvgnatelli dl Pavla. — Decade secoiida., Tomo 5.° Blmestre V. Parte tiuma. Mo onKTTi. De quibusdam plantis Italia; : decas qainta. — Nac- cari. Ittiologia adriatica , ossia Catalogo de' pesci del golfo c laguna di Venezia. — Bordoni. De' conroi-ai delle penoiiibre oi-- dinarie ( continuaiiioiie ). — ■ Poletti. Sul modo di regolare II corso delle acque per gli alvei di montagna. — Paoli. Nota sul Mesotipo. — Bizio. Sulla cera vergine. — Savart. Memoria d' acu- stica intorno le vibrazioni delle nieiubrane. — Geoffroy^Saint- Hilaire, Siille ultinie vie del canale alimentare nel'a classe de- gli uccelli. — CatiiUo. Sopra gli auiiuali marini nella proviucia "Veronese ( appendice seconda j. Parte seconda. /. Progressi del'e scienze naturnli. Sedute dell' 1. R. Istituto di srienze , lettere ed arti in Milano. — - Sopra alcuni niiovi fennmem di \'roduzion di calore , del si- gner Pouillet. — Sulla velocit.a del suono neli' atiiiosfera. — Arcicolo di lettera del canonioo An|ielo Bellnni sopra un fe- nomeno magnetico. — > Articolo di lettera di G. B. Van-Mons PARTE ITALIANA. ^69 sopra iin dlabete zucclieriiio , il niuriato di ossitlo di feno e il feiTo-cianuio di potassio. — Processo jer ottenere la striclinina piu jpTOuro ed econouiico del gia conosciuto , del s\^, Henry. — Sopra un miovo composto di lodio , idrogeno e carbouio. — De systeniate venoso peculiarr in permultis animalibus observato. — ]\ianier.i di preservare dalla ruggine tutti g,li utensdi di feiTO e d' acciajo. //. Llbri nuovl. Lezioni d' introduzioue al calcolo siibli 'le , ad uso delle II. RR. Universita del regno Louibardo-Veueto , del prof. Angelo Lotleri. Parte seconda. Proposizione di preiiiio per la juigliore Menioria relativa agli acidi ed alcali vegetabili rereutemeiite scoj erti. Terzo triiuestre meteoroiogico. GRAN DUCATO DI TOSGANA. Antologia di Firenze , fascicolo 22.® Delia societa formata in Pavigl per la perfezioue dei nietodl d' insegnaiuentc D' alcune obbiezioni del sig. De Boiiald contro r insegnauiento reciproco. Disrorso del barooe Dc Geraiido letto nella prima gent rale adunanza della Societa dei nietodi d' inse- gnauieiito. — Leitera del conte Leopoldo Cuognara sul Trattato della pittura di Cennino Cciinini. — Sur la statue antique de V^nus decouverie daus I' isle de Wilo eu iBao: notice lue a TAcadeuiie des beaux arts jiar Pil. Qunrremh-e-de-Quincy . Sur la statue antique de Venus victrix decouverte dans Tisle de Wtio etc. et sur la statue antique connue sous le nom de I'Orateur , du Germanieus, et d'un personage rou;ain en Mercure ; par M. le couiie De Clarac — Rio^rche geogr.ifiche sulP Affrica interna settentrionale di A. Wolkena-r. — Voyage en Sicilie dans les ann<*es 1B21 et 1822, par Auguste De Sayve. — Riflessioni in- torno ai vantaggi die risulierebbero dal coprire le sorgcnti ter- maii di nionte Catini , del sig. Giiitbernat. — Sermone del C. G. P. al conte Malaguzzi , in occasioue che nionsignor A. M. Ficarelli vescovo di Reggio viene alia sua diocesi. — Notizia bihliografica sul viaggio di T". Coillaud nelT nasi di Tebe e nei deserti jpIT oriente e all' ocridenre della Tebaide dal l8l5 al l8l8. — Leitera sull' educazione delle fanciulle povere. — Lettera del W. Cesare Lucchesini sopra alcuni luoghi delT Odissea di Ouiero che si credono spurj. — Di un' opera in latino intito- lata Carro d' Ezechlele , die vena pubblicata dalT abate Luigi Chiarini prof, di Iingue orientali nell' Lniversita di Yarsavia. — - Conipendio islorico del diritto conimerriale e niarittimo presso tutte le nazioni antiche e aioderne , delT avvocato Gio. Castinelli ^7© A r 1' E N D I C E (articolo secondo). — Rcsultati delle sperienze fatte col semina' tore del sig. de Fellpnljerg nelle seiuente Hiarzuole del 1822 , dal M. Cosiuio Ridolfi. — Arrivo in Geneva d' una nave ceiio- vese venuta direttamente dal Peru. — Adunauza solenne del- r I. R. Accadeuiia della Cvnsca del 10 settciubre. — Distnbu- zione de' premj dell' I. R. Acradeniia delle belle aiti di Firenze pel concorso tvieunale del 182a. — Osservazioni nieteorologiche di settembre. STATI PONTIFICJ. Gioriiale Arcadico di Roma , fascicolo 45.° SciENZE. Suir estirpazione di un epulide canccrosa accompa- gnata da osteo-sarcouia della niaacella infei-iore : Menioria del dott. Giorgio Regnoli. — Dottrina teorico-pratica del morbo pe- teccliiale ecc. : opera del dott. Eurico Acerbi. — ■ Sopra i uiezzi per riparare alia mortalita de' bambini esposti nell' orfaiiotroilo di Ronia : Menioria del dott. O. Maceroni. — Osservazioni cri- ticlie sopra alcuni princlpj riguardo alle scienze economiche pro- posti dal sig. Gioja particolannente nel tomo primo del suo Frospetto : Menioria prima , del sig. Bosellini. Letteiiatuiia. Osservazioni nuniismaticlie di Bartolomeo Bar- ghesi: decade VII. — Lettere inedite del conte Giulio Perdcari a' suoi amici. — Memorie storico-critiche sull' origine , progress! e decadenza del foro Trajano in Roma ('articolo 4.°). — No- vella inedita d' incerto autore , da un manoscritto del I 5." secolo. Belle arti. Psiclie rapita dai zeffiri , scultura del sig. Gipson di Liverpool. — Due aiigeli , scultura di Rinaldo Rinaldi , pa- dovano. — A more , scultura di Cincmnato Baruzzi , imolese. Varieta'. Lezfoni elementari di arclielogia , di G. B. Verini- glioli : volume prinio. — Ero e Leandro , poenietto di Maseo recato in versi italiaoi da Andrea Cardinali. — Necrnlogia. Giu- seppe Caponegri , giovme putore bologuese. — Osservazioni me- teorologiche ed idrauliche di settembre. Effemeridi Icttcrarle di Roma, fascicolo 24.^ Monumenti anticlii inediti , spiegati ed illustrati da Giovanni Winkelmann , secoada edizione romana ( annotazioue prima ). — Francisci Orioli epistola prima in C. Valenum Catullum { estrat- to ). — L' Eiieide e la Georgica di Virgilio Marone volgarizzate in verso sciolto da Michele Leoni. Di un saggio originale di versione dell' Eneide in ottava rima. — Alexandri Lazzaruii ro- ruani de vario tiatiniiabuloruni ugu apud veteres Hebreeos et P.VKTE ITALIANV. 27 1 £thnico8 ( estratto ), — Saggio di critica epigrafica , di Audrea Borda ( ongmale ) — JMeuioria seconda sopra il metodo di eetraiTC la jjietra dalla vescica orinaria [ler la via dell' intestino i-etro , di A. Facra Berlinghieri ( estratto ). — Lezioui elemen- tari di archeologia , di G. B. Vermiglioli ( annotazione ). — Tre centurie di iscriHioni antiche iuedite raccoite e pubbhcate da Clemente Cardinali ( estratto ). . — Dissertazione sugli eflfetti della castratura nel corpo umauo , di B. Mojon (estratto). —r Su di una lapide di Pouipilia Antluisa detta Ancharia , del P. W. Antonio Brandiuiarte ( originale ). ^ARIEta'. Niimismatica orienralia aere expressa breviqiie expla- natioue enodata opera et studio Jonse Hollenherg. — Lettera intorno alia Memona siiU' origiue , uso ed antichita de' vasi di- pmti di S. Cianipi. — Opere iilosofiche di monsignor de la Mothe Fenel'in, tradotte uel toscano idioma dalT aw. Andrea Barberi. — Iscrizioni di F. Cancellieri per gli onori fimebri dei PP. Bal- das5ar de Quinones e Touiinaso Maria MaiDarhi donieuicatii. — Descnzione delle autichita e cnviosita di Roma , di Oiloardo Burton. — Biografia universale antica e moderua couipilata in Fraiicia , tradotta in italiaii.) con aggiunte e rorrezioni a Vene- zia. — Le sruole italiaiie di pittura. ed osservazioni sullo statu attuale di quest' arte , di S T. James — Flc/nlegio poetirn mo- dern'). — Squarcio di lettera sulla tragedia Acmcone. — Ultirai iifljcj alia nienioria del cav. Bruno Auiantea. — Per Ja nascita di nobile bambina , ]joesia di Pietro ViscontL. BIBLIOGRAFIA. Raccolta di poemetti didascalici originali o tradotti. — Milano, 1822 , dalla tipografia Destefanis a S. Ze- no, a spese degli editori. Vol. 8.*^ in i6.° ( Le as- sociazioni si ricevono da G. Scapin librajo in S. Mar- gherita , dal tipografo Destefanis e da P M. Visal tipografo nella contrada dei tre Re ). Prezzo lir. 3 per volume. XOESTO volume contiene le Nvtiz^e hiograficlie di Luigi Ala- manni col suo poenietto Delia coUivazione ; le Notizie hiografiche di Marco Girolaino Vida col suo poenietto La Scacclieide ; Il Corallo , di Cesare Aiici; e li terremoto ., del come Vincenzo Marenco pifinontete. ^-'2 APPENDICE II Museo Chiaramontl dcscritto ed illastrato da Fi~ lippo Aurelio Visconti e Giuseppe A/itouio QuAT- TANi , con tavole in rame discgnate ed incise da Giuseppe Marri. — Milan o ^ 1820, presso y,li edi- tors Volume unico , in 4.'' ed in 8.'', i/i italiano ed in francese. — Prezzo d' associazione lir. 26. 65 per r edizione m 8.°, e lir. 53. 3o quella in 4.° — L' edizione in italiano si vende dalla Societd tipo- grafica de' Class ici italiani , e quella in francese presso G. P. Giegler librajo sulla corsia de Servi. La scienza della legislazione , di Gaetano Filangeri , con giunta degli opuscoli scelti. Volume 5." — Ml- lann , 1822 , dalla Societd tipografica de' Classici italiani in contrada di S. Margherita , di pag. 414. in 8.° Prezzo d' associazione lir. 4. 84. Questo volume corrisponde al 63 della Collezlone delle opere class ■(he italiane del secolo 1 8.° Lo spettatore italiano , preceduto da un saggio critico sopra i filosofi morali e i dipintori de"" costumi e de' caratteri. Opera del conte Giovanni Ferri di S. Costante. — Milano , 1822, dalla Societd tipo- grafica de' Classici italiani, in 8.° — Vol. \.° e 3.° di pag. 488 e 429. Opere di Pietro Metastasio , eseguite sulle edizioni di Parigi 1780 e Lucca 1782. — Milano., 1S22, per Giovanni Silvestri agli scalini del Duomo , in 16.° Vol. 4.° ed ultimo. Prezzo di tutta T opera ., di 2200 pagine , lir. 1 8. Critica della ragionc pura , di Manucle Kant , tra- dotta dal tedesco dal cav. V. 3Iantovani gid pro- fessore di mcdicina pratica nelV I. li. Universitd di Pavia , chirurgo in capo militare , ecc. — Pa- via, presso i collettori , col tipi di Pietro Eizioni successore di Bolzani. Vol. 4.° di pag. 291 in 12.° Questo volume e il 28.° della Collezione dei Classici metafisici.^ PARTE ITALIANA. 273 Frospetto tiieiinale delle varle affczionl trattate col metodo delle fumi^azioiii speciabnente solforose in Verona gli aiini 18 19, 1820, 1821. Opusculo in tavole , m 8.° Queste tavole contengoao ii nonie e coguouie della persona, r eta, il temperamento , le malattle di vario genere trattate colle sole fumigazioni solforose e 1' eslto del rimedio ; 1' epoca della nialajtia , il auniero delle fuuiigazioni, il grado termometrico. I lisLiltati sono , clie di 2y4 *'>"" parola in questa Biblio- teca, laddove si ^ inserira la descrizione dell' esemplare del Pe- trarca in pergaiuena del GLcg/er ; e T effigie di quella niiniatui-a crede ad ogni altra preferibile , coine piii genuina. Giova piiutosto passare a rendere coiiro del secondo opusco- lo , die e una lettera al cav. Piccolomini Dellaiiti iadiritra dal professore Antonio MciieghelU ■, ornata altiesi dei contorni di due ritratti di Laura , 1' uno preso dalla edizione citata i553 , 1' al- tro dair intaglio del Morghen posto in fronte all' edizione del Mar sand. Nel manifesto AeiV Arrighi non avrebbe lo scrittore di quegta lettera veduto se non lo sforzo di un accorto specuJatore , in- tento a procurare ad un oggetto accoglienza e favore ; e a ra- gione si dolse allora , die 1' autorita rispettabile del Cicognara si fosse invocata , inentre nella storia della scultura tutt' altro ritratto godeva la pveminenza. Puo ognuno immaginarsi quale fosse la sorpresa del Menephelli al vedere nel Giornale Arcadico la lettera del CUoirnara mcdesinio sul vero ritratto di Madonna Laura., della quale si e finora parlato. Dubito egli su le prime , die con uiiovi e forse con piu saldi argonienti avesse il Cico- gnara provato , quanto altra volta asserito aveva ; trovo invece , che il quadro del Bellanti voleva provarsi tutt' altro die un' o- pera del Meinini, ne tampoco una copia di quel peunello ; die la ragioue piu evidente stava jjer la miniatura della biblioteca Laurenziana , e che f[uindi , come si esprinie 1' epistolografo medesiuio , il Marsand invece di Giwione aveva stretto una nu- be. Esaniinando pero il nuovo scritto del Cicognara , credette di potere condiiudere, die le cose erano nello stato primiero. Espone da prima il Mcneghtlli come i! Cicognara si comportas- ge . allorche parlo p-ir la prima volta dei ritratti di Laura nella sua storia della scultura. E di vero per quanto si contorca ora il Cicognara , troppo chiare sono le di lui espressioni nella no'a posta alia faccia 4o3 del suo prinio volume ; egli allora non era certaiuente propenso a trovare piu genuina la miniatura del co- dice Laurenziano , e con buoni argoiuenti si persuadeva die il quadro del Bellanti fosse del Merumi o per lo meno una copia di quello , il die indusse il Marsand ad eleggere quella piutto- eto die tuttt' altra eiTijiie. Lasceremo per ora da parte le ragioni, per le quali il Cico- gnara noQ avrebbe potuto didiiarare solennemente , che il Mar^ sand con troppa fretta foi=e corso dietro a (quelle prime indira~ Moni conghietturrdi , e che can troppa e favorevolc prevenzionc ajG APPENDICE erasi fatto scudo dl esse ; giacche V argoim-ato noa e gia trattato nella suddetta nota , come ora dicesi, alia J'lggita, e gli argo- menti addotti , sc non una certezza , alnieno una probabilita in- ducevano , dalla quale fu portato il Marsaiid a dare a quell' effi- gie una preferenza non inronsiderafa. Puo aggiugnersi , che rincorato era il Marsand dal narere di quelh clie sanno , giaccli^ intorno all' autenticita del quadro BellantL concorreva il voto universale , e il sentimento del signori Las'udo , Moi ghen , Ben- venuti e d' altri iiiolri. Non e uial foiidara T osservazione , clie si fa su la nuova logtca del Cicogiiara ; il quale raostra egli stesso, che se erro da |irima , aveva tutto il diritto di peccare e di pentirsi , e vorrebbe al tempo stesso die il Marsand , qualova caduto foise in errore , dovesse con nuovo dispiacere vedersi raiiipognato da chi lo aveva in gran parte all' errore sospinto. Ma tempo e di passare agli argoiiienri dal Ciognara addotti a sostegno della nuova s'la opinioiie. Cunverri-bbe da principio ammettere come ii-refragabile 1' autorita del .Ifa/iciret ; ma si tratta di uno scrittore lontano dal fatto, ci'>e dalla pittura del Memini, di tre secoli interi; e questi il primo narro , non e ben noto su quale fondamento, che quel pittore ritrasse Laura ed il Pt- trarca , mentre tuiti gli scrittori precedenti non di due , ma di un solo ritratto parlarono , cioe di quello di Laura. Non puo dunque credersi alia cieca quello che , forse per sola tradizione , riferisce il Mancini, tanto piii che nei due so- netti diretti dal Peirarca al valente pittore , non si fa menzione che del ritratto solo di Laura. Come mai 1' altissiuio poeta rin- graziato non avrebbc il Meinmi per quel doppio lavoro , e non si sarebbe )ioeticamente cougratulato di trovarsi a fronte dell' og- getto de' snoi caldi sospiri? JJesiderando egli ardenteniente il ri- tratto di Laura , era tanto alieno dal pensare a se stesso, quanto r aniino suo era tutto compreso dal tenero oggetro delle sue dol- cezze e de' suoi affanni. Al ohe puo anrora aggiugnersi , che non era a que' tempi iutrodotta la costunianza , ora divenuta comu- ne , di ordinare ad un pittore il proprio ritratto, e neppure quella, dire forse potrebbeai , di riunire in una sola tavola i due amanti. Sul verso sopra citato, che il Cicognara invoca onde provare che un disegno in carta essere doveva il lavoro del Me?/iiiii, c quindi ottenere fed<- la niiniatura del codice Laurenziano , us- ierva opportunamenfe il Meneg/ielli , clie le ipotesi poco con- chiudono , ove combaitute sienu daila natura delle cose che si vogliono provare , e quindi contrario alia natura stessa fa vede- re , che un poeta il di cui magtstero precipuamente e riposto ne' traslat' , e nel rendere nuovi e dignitosi i concetti put co- UJuni col prestigio della dizione figurata , servito si fosse sem- plicemente in un seuso proprio e non traslato delle vocl ttile e carte , che in quel sonetto s' incontrano. Wolto piii fa stupore i! vedere , che il Cicognara nel guo primo volume della storia PARTE ITA.LIANA. 377 m tutt' altro senso interpreto que' versi , e stile disse ogni istru- mento die serve a delmeare su qualunque superficie . e il ritrarrc in carta disse propria di chi intenda fissare i liiieamenii pari., i contonii di una figura. Non omniette per ultimo il Meiieghelli di arrestarsi su le cu- pie anticliissioie della nimiatura di S. Lorenzo , die il Cicognara adduce coiine prove della geuuiniti di quella effigie , osservando che molta confonnita conservano col tipo e perfino le teste sona della stessa grandezza. Nota i\ Meneghelli , clie dalla conformita delle copie aoii puo iufer'rsi T aiitenticita dell' originale , giacche dair essersi copiata da molci la uiiniatura , non si )jrova che opera fosse di Siinnne Memini o alnieno copia di quel primo dipinto, Ne pure si trae prova convincente dall' essersi preferita quella ininiatura come tipo, perche poteva questo essere prodotto da inveterata opinlone , clie quello fosse il genuino r tracto di Laura, e r opinione non equivale alia realta. Certo e che se il quadretto del Maiifriti ^ opera di Gentile Bellini, se quello deW Arrighi, era del principe P onintow ski, h \3iWoro del 5oo , come del i553 e I'edizione Ven":ta del Giglio; sempre piii ci allontaniamo dai giorni del Petrarca , e la tradizione pote facilmente alterare le cose fino ad abusare della credulira degli artisti. Che se il Ci- cognara insistesse sul trarre argomento dalla conformita di quelle copie, uiaggiore diritto avrebbe il Bellanti di giovarsi della con- formita del suo originale, col niello antichissiuio del marchese Malaspina di Pavia, piu vicino at tempi di Sinione Memmi e del Petrarca. E si noti altresi, che quel n'ello fu trovato dal Cico- gnara stesso nella sua storia rassomigliante al ritratio di Siena ( cioe a quello del Bellanti ) piii che a qualunque altro che pre- tendasi fatto ad iiiiitazione di questa celebratissima donna. Crede il Meneghelli decisa la quistione al solo gettare uno sguardo sul quadro di Siena e su la tniniafura Laurenziana. Leg- gendo le rime del sommo lirico , vedesi la piu perfetta analogia fra il ritratto del Memmi e quello fatto dal poeta, dal che trae argomento lo scrittore della lertera ad encomiare giustamente la niiniatura da quel quadro ricavata dallo Srotti c P intaglio nobi- lissimo del Morghen. Nella miniatura altronde della Laurenziana nulla si rinviene che a Law a appartenga , eccettuata qualchc gentilezza di forme, e una certa modestia, che ben converrebbe a Laura, se pero fosse piii espressiva e animata. Gliocchi,dal Petrarca nelle canzoiii intitolate le Tre sore lie , rappreseutati in tutto il loro splendorc , senibraao fissi al suolo e socchiusi , e nella cuffia sotto la quale sono raggruppati i capelli, non si ravvisa alcuna idea del velo sovente dal Petrarca rimproverato , e dei capelli d' ore all' aura sparsi o in vaghe trecce annodati , che egli sempre magnifica col maggiorc entusiasmo, Conchiude adunque lo scrittore della lettera , che molto non servendo gli argomenti dal Cicognara addotti a sostegno della nuova sua opi- nione , riaiauer dee la prima nel suo pieno vigore, ne pu6 ajS . A v p r, N D 1 G fc accuaai'si il Marsand come tro))po frettoloso o inconsiderato neU r averc anteposco a tiitti il dipinto Bellanti. Non vonemo noi certainenic farci ciudici di questa smgolare coiitesa ; lueutre )jero non diisimuleremo di avere provato qualche etupore al vrdere il conte Cicognara , forse con ecct-sitiva leg- gcrezza , dipartirsi da iade opinione da esso coll' appoggio di eode ragioni e quasi con pieno convinciniento esternata, e i"niiprove- rare al Marsand quello di die il Marsand medebiino avrebbe potuto col signor conte dolersi ; abbianio trovato ben dife«a dal Meneghelli la causa del pni illustre editore del Petrarca , e bea esposti gli argouienti per cui puo ragionevolmente il inedesimo, e con esso il pubblico , malgrado le nuove deduzioni , persistere nel sue prime avviso. Rudimentl della lingua greca esposti dal prete Fran" cesco FoNTANELLA, — Vcnezia ^ 182a, dai torchj di Giuseppe Molinari ed.^ di pag. 72 , in 8.° Nuova raccolta di scelte opere italiane e straniere di scienze^ lettere ed artl. — Venezia. 1822, presio Pietro Milesi editore, in i6.° — VoL 4.°, che e il i.° deir Esame analltico del sistema legale di Filippo Briganti : prima edtzione veneta conforms ulT ultima napolitana. — In Milano le associazioni si ricevono dalLo stampatore e llbrajo P. E. Giusti in contrada di S. Mari^herita. Le opere di Buffon nuovamente ordinate ed arrlcchite della sua vita e di un ragguagllo del proaressi della Storla naturale dal lySo In pol dal conte dl La- CEPi:DE. Prima edlzlone itallana adorna dl nuove e dlllgentl Inclslonl. — Venezia, iB^o, al negozlo di 'ibri alV Apollo , in 8.° grande. Vol 26.° e 27.° dl prig. 616 e 63 1, cul vanno unite la iS." e 16.* dlstrlbuzloni dl tavole. Le associazioni si ricevono dai prlnclpall llbral: II prezzo e dl cent. 18 per ognl fogllo dl stampa e cent. 20 per ognl tavola in rame, colle spese di porto a carlco degli asso- ciati. FARTE ITALIANA. 279 Otto giorni a Venezia , opera di Antonio Quadri I. R. Segreturio del Cesareo regio Governo , e socio corrispondeute del veneto Ateneo. Parte seconda. — Venezia, 1822, per Francesco Andreola tipografo^ pnvilegiato dell' E. I R. G., di pag 5oo in i6.° II volume che annunzianio contiene il Compendlo della Storia veneta diviso in otto epoclie , dalla orlgiiie di Veaezia uell' an- no 421 fino alia caduta della lepubblica uell' anno 1797. P I E I\I O N T E. Publii Oi>idii opera omnia ex recensions Petri Bur- MANN J. Tomns quintus. — AngiL in occasione die vi dimorb il monarca Giuseppe II di feline memoria. Cono- sciuti da S. M. i meriti del De Cattanei , il trasloco tosto a Mantova colla carica di ConsigUere di prima istanza presso quel tribuiiale civile , e conosciuto poscia perso- nalmente nel 1790 da Leopoldo , succeduto all' Impero , fu fatto ConsigUere d'appello nella stessa citta. AH' inva- sione delle annate Francesi in Italia, il consigUere De Cat- tanei sofFri raolte persecuzioni per opera de' demagoghi , ma tornata la calma gli fu fatta ginstizia dal conte Melzi, in allora Vice-presidente della Repubhlica Italiana , il quale ridonollo alia cai-riera de'tribuiiali a Mantova, a Novara , a Brescia, e finalmente a Pavia dove mori il 19 settembre jbaa In mezzo alle indefesse cure del suo ufTizio il consigUere De Cattanei non abbandono mai 1" amore a" buoni studj. PARTE ITALIANS. 285 Egll <'i"a ottimo coltivatore de' classic! principalmente la- tiiii nella cui lingua scrivea elegantemente. Ce lo attestano diversi suoi saggi lapidarj che incisi si possono vedere in Mantova , in Bozzolo , in Pavia. Era pratichissiino nella lettura delle antiche pergamene, ^ ricordereino con piacere , che in tempo delle persecu- zioni ricoveratosi in CastelgofFredo , vi ebhe consuetudine di amicizia col defunto coloiuiello Giacomo Acerbi , a cui compilo un lavoro prezioso , spieganclo tutte le pergamene di contratti del i 3.° e 14.° secolo die teneva illeggibili nel sue archivio. I distinti talenti , le nianiere amahili , e le virtu civili e morali dell' ijlustre detunto gli davano il diritto di una aienzione onorevole in questa nostra Biblioteca. QivssppE Acerb 1 ^ direttore ed editore. MiUinCi , dalV I. R, Stamper:a. Osservazioni meteorologiche fatte all' I. It. Osservatorio di Br era. N 0 V E M B R E 1822. [ Mai r T I N A. «dl ^ Sera. d 1 2 ?. 2 V 6 a u c N N — < i> a a -^ s u - i N 0 2 a — c U 0 a u _ Stato del cielo. N N < u _ u " a ■^ § Si nl 3 s a < i' N > U — Stato del cielo. poll . Iln. 0 poll . Hn. 0 I 28 Oi7 + 8,5 N Nebbia. 28 1,4 +12,0 s Ser. nuv. 2 28 1,7 +10,0 S Nuvolo. 28 1,0 + 12,0 0 Nuv. neb. rot. 0 28 0,8 + 9,0 s 0 Nuv. lotto. 28 1,0 +12,2 s 0 Sev. nebb. 4 28 0,9 + 7-0 N 0 Ser.nebbioso. 28 0,4 + 11,5 0 Neb. 8er. 6 28 0,3 + 6,4 N 0 Sereno. 28 0,4 +11,6 so Sereno. 6 28 0,8 + 6,0 0 Sereno. 28 0,7 + 11,0 S 0 Sereno- 7 28 0,5 + 5,8 S Sereno. 28 0,0 +11,3 s 0 Ser. nebb. 8 27 11,4 + 7,0 N Nuv. ser. 27 10,6 + 1 1,3 S....E Nuv. . .piov. 9 27 10,0 + g,6 E Nuv. nebb. 37 9,B + 10,8 s Nuv. rot. neb. lO 27 9,2 + 9,0 S Neb, ser. 27 8,4 +11,0 SSE Nu.rot..pJog. II 27 0,8 + 7,0 8 0 Nuv. ser. 27 11,0 +Ji,3 S S 0 Sereno. 12 28 0,3 + 5,5 N E Sereno. 28 0,5 + 8,3 E Sereno. I^ ^7 11,2 + 3,0 E Nuv. rotto. 27 10,0 + 4v5 N E Sereno. 14 27 9,6 + 1,4 E Ser.nuv.rotto. 27 9,2 + 4,3 E Ser. nebb. 16 27 10,2 + 0,0 S Sereno. 27 11,0 + 4,4 s 0 Ser. neb. nuv. 16 27 11,6 + 4.4 0 Nuv. pioggia. I27 I 1,-7 + 4,5 S....E Nuv. . . piog. 17 27 10,8 + 4>o S E Pioggia. 27 1 l,i: + 5,0 8 0 Nuv. nebbia. 18 27 1 1,7 + 5,0 8 0 Nuv. pi0V080. 2?, 0,2 + 6,6 0 Nebbia. IQ 28 1,3 + 6,0 SO Nuv. nebbia. 38 2,0 + 7,3 0 Niiv.ro: neb. 20 28 2,2 + 5,0 S 0 Nuv. nebbia. 28 0,8 + 6,0 SO 0 Nebbia. ai 28 0.3 + 4,0 E Nebbia. 28 0,0 + 5,5 NE Neb pioggia. 22 28 0,8 + 5,b 0 Nuvolo. 28 1,2 + 8,0 60 Nuv. rot. ser. 23 28 1,3 + 5,0 N 0 Nuv. rot. neb. 28 0,6 + 8,0 SO Nuv. rotto. 24 28 c,o + 3,5 0 Nebbia. 28 0,1 + 6,8 0 Nebbia. ser. 25 27 11,5 + 5,5 S 0 Nebb. nuv. 27 10,5 + 7.2 so Nuv. piov. 26 27 9,3 + 6,6 N E Pioggia. . nuv. ^7 9,9 + 8,8 6 0 Nuvolo. 27 27 10,7 + 5,0 0 Sereno. 27 10,6 + 8,2 SO Ser. nuv. rott. 28 27 10,0 + 7,0 N E Piovoso. 27 10,0 + 8,0 sso Nuv. rotto. aq 27 8,8 + 6,5 0...N Nuv. nebb. 27 7/' + 7,^'^ £ Nebb. piov. 3o 27 6,6 + 7'0 E Nebb. pioggia. 27 5,8 + 8,1 E. .SO Nuv. rotto. Altezza mass, del 3ar. p all. 28 lin. 2,2 Al tezza mass, del term. + 12,0 [ . » 27 » 5 8 .» 27 .. 11,3 media + 7,137 Qoan tita della pios gia lin. 28,340. • ■M« 287 BIBLIOTECA ITALIAN! (jdioe'iiw-c& A 022. PARTE I. LETTERATURA ED ARTI LIBERALI. Nuova raccolta teatrale o sia Repertorio scelto ad uso del teatri italiani, compilato dal professore Qaetano Barbieri. — Milano , 182 1~ [822, co' dpi di Gio- vanni Pirotta. Volumi 12 in 12.° Prezzo lir. 3o {^Quarto ed ultimo estratto ), c, loL volume 12, uscito teste alia luce, il sig. Bar- bieri ha compiiita la sua raccolta teatrale, e noi con questo articolo porrenio fine alle nostre osser- vaz.ioni parlando di due nuove tragedie , e quindi di alcun' altra conimedia. La prima delle accennate tragedie, intitolata Bea- trice contessa di Tenda, e opera del sig. Giuseppe Zuradelli bresciano , ed e posta nel volume X. E questa non avrebbe al certo ottenuta una particolare menzione nel nostro Giornale , se T editore non aves- se nelle sue note criticlie volute in qualclie modo giustifirare il divisamento d' averla inserita nel suo Repertorio, e se questo non fosse chiamato Repertorio scelto ; la quale denominazione trae piu severo il giudizio e dagVltaliani e dagli stranieri. Egli e il Bibl. Ital. T. XXVIIL 19 2.V>S NUOVA RACCOLT.V TEATFAI.E ecc. vero clie un giovaae e ben costumato scrittore, qnal e il sig;. Zuradclli, inerita di essere incorag- giato nel ditlicile aringo; e iioi volentieri ci uiii- remo in questo al sig. Barbieri 'iicliiaiando clie il suo poema dimostra nelV autore una vivacissima fantasia e conticne qualclie buon pensiero , alcu.>e imagini felici e di qnando in quando di buoni versi: ma questi pregi sono lievissima cosa in coufiouto de' gravi difetti die |iresenta il lavoro nel tutto e nolle parti. Ne a prevenire il nostro giudizio od a farlo pill mite basta che V editore ne dica die T au- tore , tutto dalo&i alle scienze della politica eco- nomia , non ha avuto il tempo di ritoccar T opera sua, ne quello di continuare nella carriera dram- rnatica : die tutto do non monta nulla : e clii braina di leggere cose scelte non rhiede al sig. Barbieri che sieno piuttosto del sig. Zuradelli die d' un al- tro : passiamo alF esame. Questa tra2,edia , serondo ne pare, pecca nel- r esposizione rUiV antcfatta la quale e oscurissima. E r autore ha 1 obbligo sacro di essere chiaro mas- simamente in questa parte a vantaggio e piofitto di tutti, e percio anche di colore i quali possono per avventura ignorare i fatti , sebbene istorici, da' quali nasce T azione presente. Peccano pure d' oscurita e d' intralciamento il dialogo , le immagini, i pen- sieri , lo stile. La condotta e mal divisata; i per- sonacffi A'c^sionsi trascinati sulla scena perche cosi vuole Fantore, non come richiederebbe un fino e ragionato drammatico intendimento ; de*" personaggi altri.sono debolmente tratteggiati, altri non sono senipre consentanei all' indole che in loro si vuol supporre ; ne si scorge in essi quel forte" impiilso o quella necessita che li niuova a far piu questa die queir altra cosa: il die e cosi ben serbato e nelle antiche tragedie , e nelle dassiche moderne. Atto prjrno; notte avanzata. Filippo Visconti viene con Lotario suo confidente sotto certe anfiche volte del castello di Pavia , per le quali si va al tenipio. COMPILATA. D4L PROF. G. BA.RBIEIII. 289 Not! si sa bene perche questo priiicipe abbia scelto im tal luogo per simile abboceamento •, in quanto air ora ci dice Vieni , non scese Sulle mie ciglia il sonno. E dopo aver tenuto con Lotario un qiialche di- scorso , da cni si coinprende dover egli sposare Beatrice vedova di Facino, spedisce via il confi- dente affinche rechi alia sposa ch' egli vuole par- larle. Appena partito, s' accosta Beatrice stessa, la quale parimente non ha potuto dorniire. Tutti crede- rebbero che Filippo dovesse appunto riraaneie per sapere il niotivo pel quale ella viene quivi in quel- le ora cosi sospetta. Eppure nulla di cio : anzi, dopo aver detto tra se a die ne viene? se ne va egli stesso , aspettando poi di parlarle un^ altra volta (f. 7)- Non s' oda in Jin che a me rieda Lotario. E conveniva adoperare in tal guisa perche Beatrice potesse liberamente ricordare a se stessa T antico amor suo per Orombello, gli viltimi cornaudi del tnarito Facino , e il disgusto di dovere sposare Fi- lippo A ronipere il monologo viene An- nichino , vecchio sacerdote e confidente di lei , il quale si maraviglia ( come ci siam maravigliati an- che noi ) di trovarci Beatrice. Anche qui parrebbe a chiunque che essendo Annichino cosi famigliare con questa desolata vedova, avcsse saputo gia molto innanzi le prime vicende di lei: eppure convien dire die non ne sapesse ancora bastevolmente , giac- che dopo averla il sacerdote pregata di aprirgli il suo cuore di che essa pure ha gran bisogno , Bea- trice si fa a raccontargli i suoi piimi amori con Orombello , e la promessa che ebbero insieme di sposarsi Eterna fede ci giuramirw , 0 . . . niorte ... Udisti ? . . o mortc. Le duole di avere iu onta a tali promessa sposato tlCjO NUOVA RACCOLTA TEATRALE CCC. tacino, e quincU , dopo la vedovanza, e conti- nuando tuttavia T amore antico , di dovere pi«>;liare per ruarito Filippo. Ma il sacerdote la cousola di- cendole die ella abbia pazienza: clie g;lieie in- cresce assai : ma die si accerti die, qu iido T uo- mo non puo piu sostenere gli allanni , Iddio lo cliiama a se. Atlo 2." Sala del castello: ritornano gli stessi per- soiiaggi con un messo il quale ha annunziaio a Beatrice V arrivo d' Orombello : ed ecco alcuiii bel- lissimi ver&i con cui Beatrice s' esprime : Spera ch' io Con penitenti lagrime gli porga La memo ? a forza lo trndiva ■ . . ognora Lo amava , 1' aino , ed ei m' ama , ma frutto Di tanto amor forse f,a morte , ecc. Quindi commette ad Annichino di dire alT amico die non si lasci vedere , die ella e presso all' estre- vio: e sentendosi agitata e bagnota di gelido sndore perclie giunge Lotario, se ne va. Ed il povero An- nichino e anclie agitato non poco : per buona sorte Lotario gli chiede seniplicemente se Beatrice non e con Ini^ e dopo un breve diiilo<£,o di nessun sapore Annichino parte pieno di dignitd. Viene Filippo il quale < hiede fra le altre cose a Lotario se sa die fiicesse Beatrice Lungo la via che con incerto lume Al vicin tempio adduce: E Lotario risponde quel che san tutti , cioe che la sposa era molto triste , disciolta ilcrin^ pallida il volto e simili ; ma dee ritornar Beatrice : ed ec- cola ; restano soli i due sposi. Duolo di lei. rani- pogne di lui. Si parla del primo niarito: Filippo le donianda se lo amava di cuore (p. 17 ) , ed essa non vuol dire ne si , ne no. Filippo parla d' lino spettro minaccioso, cioe di Facino il quale vuole iissolutamente vederli uniti , cosicclie, an- che per far piacere alio spettro , ella dee sposarc COMPILiTA D\L PROF. G. BAlRBIERI. 29 1 Filippo. Suonano intanto gli oricalclii : echeggia entro le scene il nome della sposa , e questa parte per cangiar d' abito. Torna Lotario : annun- zia uno straniero che vuol favellare a Filippo : ma questi non volendo che un nuovo pensiero la fanesti, dice all amico cW egli sposera bensi Bea- trice per ragione di stato : ma che e invaghito d' una certa Olimpia ( fosse anclie Anastasia non prerne ^ bellissima donna fornita di rari pregi. Per aggiustare ogni cosa , ecco intanto il partito di Filippo ( f. 20 ). Azon , Gilberto , Ei che animosi sono , ecc. Allor che il velo Pill della notte sia diffusa , e cuccia Ogni cosa , con meco in su le calde Piume, n' le membra gitteranno vinti Dal sonno , presti a trar sono di vita E Beatrice , e Annichino. Se parlandosi di ammazzamenti potesse esser luogo a scherzare suH'equivoco che nasce da que- sta iiitida collocazione di parole, ognun vede quanto ne potrebbe rider chiunque. Atto 3.° Orombello pieno d' agitazione, che noa puo celare , si presenta , sotto nome di Flavio , a Filippo come tornato da un infelice impresa de' cro- ciati. Filippo gli chiede che facesse il Sir di Ven- timiglia ( cioe Orombello stesso ) : e questi risponde oh' egli pugnava da forte. Filippo invece di conti- nuare le inchieste come era naturale in ua pria- cipe tiranno e sospettoso , gli dice : Coma in del sorge II primo raggio , partirai ecc. . . . Quindi parte egli stesso manifestando gravi sospetti sovra r incognito-, e questi resta solo dolendosi del suo destino , aspettando B>*atrice, dubitando di lei ed esprimendo la propria confusioiie con accenti € parole piii che confuse : 202 NUOVA. R\CCOLTA. TEATK ALE CCC. Mn qual m'' insorge Terrihil dubbio ? — Ai geniCur cadenti , Al German che non torna? . .- . Ah si! potrcbbe Sposa eW anco a Fdippo .... e poi piu sotto Movta La fama ? il come ?' ecc. Viene Beatrice aspettata , e Y amaiite esclama tut- tavia : Qual voce Non ignotUf soave al cor mi scendef Beatrice ! E qui tenero amorosissirno incontro. Se non clie. Beatrice viinl clie Oiombello se ne vada e fngga il vicino perieolo ; an^.i meraviglia come egli non abbia ancora veduto il vecchio Aiinichino il quale dovea consigliargli la partenza. Oiombello vorrebbe sapere ( e non ha il torto ) la ragione di tutte queste cose : ma Beatrice , sebbene si dicano non pochi versi nello stesso dialogo , non ha tempo di nulla scopriigli , e da invece alP amante un appun- tamento per la sera stessa , a notte , nel tempio e presso la tomba del priuio marito!! Appena partito Orombello , viene Filippo con Lotario , e increscen- dogli di veder malinconica Beatrice la manda via senza compbmenti. Ti reca Pur altrove il tuo pianto. (p. 28 J Cos! rimasti soli Filippo e V auiico sue , mani- festano piu forti sospetti sovra quel certo Flavio : pare che il voglian ravvisare per Orombello , e cosi stabiliscono di spedirlo cogli altri al mondo di la. Atto 4.*^ Tempio con la tomba di Facino. Orombel- lo, mentre aspetta la venuta della vedova , vieue ri- cordando in un lungo monologo uomini e cose , di cui pochi spettatori sapranno per avventura mo- strarsi informati. Quindi, e sebbene parlasse da se . COMPILAT.V DAL PROF. C. EARBIERI. 298 non si sa per fjual nias^ica forza Beatrice iatende gliuliinii versi e gli ris[)onde neir entrar sulla scena. Poi nunvi racconti di cose antecedenti alV azione, rani])ogae , pianti. ginstifica/.ioni ; sinche, come gia ttitti stanno aspettando, giungono Filippo e Lotario a sorpr'Mider gli amaati. Si snudano i ferri : pare ad Oiombello di bastar solo per difender Beatrice; ma Filippo gli risponde tiaglcameiite : A vuoto gridi, — > Piu gridi e men ti temo. Orombello e disarmato , ed e trascinato via : anche Beatrice e portata altrove ; parte pure Lotario : ma mentre Filippo gode del fatto, torna cptest' ultimo per dirgli clie di fuori ferve pugna tra i guerrieri d' Orombello e quelli di Filippo : il perche s' ap- prestano entrambi a difendersi , e a debellare il nemico e cosi fiiiisce Fatto con questi niiovissimi colpi di scena sul gusto delF Avelloni e de' suoi imi- tatori. Atto 5.° Notte per la seconda volta. Orombello lieto d' aver vinto i nemici viene in una vasta sala accompagnato da' suoi per condur via Beatrice : grati die ! net punto stesso ch'' egli se ne va cheto cheto co' suoi per V una parte perche Propizio il cieco Aere piii avnnza, entra non veduta Beatrice per V altra, e si va ag- girando come una forsennata invocando Fombra d'' Orombello cui crede estinto ; finche giungendo Annichino ( il quale forse avra un lume fra le mani, giacche si ravvisan subito F un F altro) sente da lui die vive Orombello. Oh quanti afFanni tragici di me- no , se poco innanzi l' aer cieco die compie il vuoto della scena , non avesse impedito a' due amanti di riconoscersi sani e salvi ! Infatti a turbar tanta fidu- cia snpraggiunge Filippo ( rischiarato da fiaccole ) il quale inganna Beatrice facendole credere die Oromljello si e ucciso da se •, e per darlene una 204 NUOT-V RACCOLTA TEATRALE CCC. prova ( nuova, on2;inale ! ) le niostra il mauto dl lui jnsanguinato. E aiiche qui , come altrove , confes- siamo la nostra igiioraiiza , non abbiaino potuta S( oprire bene tutti i bei pensieri di queste scene : gU e per altro cliiarissimo che Bc-atrice, dopo la supposta morte deir aniico, vuol essere uccisa, e uccisa in quel luogo stesso. Ma stclta! Con tai ragion die val? — Dov' e. V acciaro Onde il forte fu spento ? ancor fumante Jn me il rifiggi : inerme donna io sono , Vibra, mi squurcia il sen : — vedi; — tel porgo . . Cosi mi tnostra tua pieta! . . Ma continuando queste proposte si ode strepito d'armi. Filippo si vede sopraggiunto da Orombello e perduto d' ogni speranza di salvezza ; e cosi per tlisbrigarsi pianta un pugnale in petto a Beatrice: e qui accade veramente una cosa novissima che nessun crederebbe, ed e che Orombello in vece di far vendetta contro un mostro infernale qual e Filippo e liberarne la terra, riflette meglio e dice saviamente con un ragionevole pensare proprio tutto di quel memento : Forse io cost la torno in vita , o giova A sua menioria il vendicarla? — Ei viva. E cosi uccide se stesso per riunirsi presto al- r amante. Filippo e Lotario rimangono pieni di confusione , e si cala il sipario. Ben diverso giudizio fa' ciamo della tragedia del sig. Marsuzi romano intitolata Almeone ( tomo 12); per riguardo alia quale consentiam di pienissimo animo nelle lodi meritamente tributate alU autore nelle dotte ed assennate osservazioni delFeditore, di modo che poco ne resta a dire per discarico deir ufficio nostro. Almeone , che meglio direbbesi Alcmeonc ( Ale- mceon " KX'h fxaiQV ) ligliuolo di Anfiarao , vatc ed augure morto nella guerra tebana, debbe, confor- me al paterno ultimo comandamento , uccidere la COMPILATA DAL TROF. G. BARBIERI. 2.g!j Inadre Entile per aver questa, vinta dal presente d' una genimata preziosa collana donatale da Poli- nice ( altri dicono da Adrasto ) , scoperto il luogo ov' erasi nascosto il marito , il quale non voleva condursi alia guerra , sapendo per vaticinio clie qmvi sarebbe infallantemente ucciso : come in- fatti segui , es'^endosi profondata la terra la quale ingojo lui, cocchio e cavalli. L' azione e nel piano d' Orope , in un sacro bo- sco, presso il mausoleo d' Anfiarao eve vive Alc- nieone in istretta amista con Polideo sacerdote , e preso d' aniore per Famabile Ificle figliuola di que- sto; essendo tuttavia dominato dair ardente brama di vendicar la morte del padre. Oltre a questi tre personaggi , »i compone la tragedia di Anfimaco (i) fratello d' Alcmeone , di Eridle loro madre c di Tersandro. L' esposizione e bastevolmente chiara , la condotta regolare , i personaggi introdotti con ragionevole divisamento, sostenuti a dovere e posti opportuna- mente in contrasto. I pensieri , le immagini , lo stile, sono in generale pieni di forza. Alcmeone trovasi a un dipresso nella condizione d' Oreste : r uno e r altro voUero vendicare la mortc del pa- dre : entrambi , dopo il parricidio , furono agitati dalle furie : ma Clitennestra uccise di sue mani il marito con V ajuto delF adultero Egisto ; laddove Erifile aveva solamente posto Anfiarao nella neces- sita di partecipare alia guerra tebana. E per poco ch' ella avesse dubitato delF avveramento del va- ticinio , sarebbe meno orribile il suo delitto, ben- che grave pur fosse e degno di gran punizio- ne , siccorae viene anche ricordato neir Elettra di (i) Anche qui 1' autore ha alterato il nome mitologico , sa- pendosi da tutti che non Anfimaco , ma Ansiloco (Av(pi\oX6s) era V aUro figliuolo d'Anfiarao : il quale fabbrico in Epiro una citti che da lui tolae il noBie di Aafilochia o di Argo Anfilo- chiea. TUd. 1. 4, c. i. 2()6 NUOVA. RACCOI,T.\. TEXTll'kLE CCC. Sofocle ( Atto 2 . sc. 4 ) Per questa cliversita e nel fatto , e nelle circostauze ne pare che di sovcrciiio ferooe si inostri talora Alcineone contro la madrc, see;natainpnte quando (f i3) essendo col virtuoso fratello , esclama : . . . . O padre JVoi , come a paro due s,iovnnl tigri Sccndono a valle sulla preda, andinino: U iniqua, donna che ti uccise , a' plcdi Strascineremti , nel suo sen due fonti I nostii brandl schiuderan di sangue ; Tutto lo bevL e ti da pace. Vien poi mem. a gradi a gradi e con inaestrevole artificio Y ira nel bollente giovane e per le lagrime della pentita madi-e, e pe' pietosi ufficj del frntello, e pe' savj ed avveduti suggerimenti del sacerdote, il quale riesce a volgerne V animo contro V ambi- ziosi) e simulato Tersandro. Sin qui tutto ragionevol ne pare. Ma rispetto alia catastrofe . quantun-jue r autore abbi i rred*imi sentimenti die debbono ri- condurlo suUa buona via , cioe T affetto puro e costante per la sua futura sposa , c un nobile /^r- goglio di voler a cpialnnque costo niantenere in- tatti r onore e la buona fama. Quindi 1' immagi- nare clie fa il Duca tutri gli accidenti d' una corn- media da lui ideata , disponendo personaggi e cose tinte in niodo die sia sempre secondato il diyisa- iHcnto di porre in angusiie il giocatore, farlo ar- rossire e coireggerlo , e cosa naturalissima , piace- vole e morale. 8iamo persuasi che la commedia Ic Joueitr di Reynard ha dato origine ad alcuni punti scenici di quella del sig. Barbieri , singolarmente a quelli che nascono dal ricco medaglione della Duchessa lasciato inavvertentemente cadere dal giocatore sotto un tavolino del ridotto e che gli si la credere abbia egli stesso dato altrui per soddisfare un debito di giuoco. Per riguardo al 3C0 NUOVA RA.CCOLTA TE\TR\LE CCC. carattcre dello zio Bedford , la nostra opinione si accorda perfettameate con quella del priino eilitore di questa coniinedia , e ricordata nelle note criti- che ( f. 3o2 ) : cioe rhe ixno zio ricco il quale viene dalT America , e sconosciiito sopravvede la condotta del nipote per perdonargli e consolarlo , e cosa tutr' altro clie oriiinale. In fatti dopo la commedia le retour de la Guadeloupe un simile scio- glmiento e siato le mille volte fitto'e ntVitto : di niodoche al comparire di parenti si fatti il pub- blico non dura fatica a indoviiiare qnal sara il fine della commedia Nclla commedia il poeta coinico in iscompiglio ^ anclie del si2;aor Barbieri altro di na- tuiale non abbiam ravvisato fuorclie i timori e le inqnietudlni d' imo scrittore drammatico e i varj opposti giudizj die si van succedendo nelF agitata sua mente ne' momenti critici c dolorosi in cui viene esposta sulle scene una sua nuova composizione. Se i limit! ne^ quali debb' essere ristretto un articolo di giornale non lo vietassero, ne cadrebbe in ac- concio r esporre per cjuali ragioni la nostra opi- nione su questa commedia e in opposizione a quanto ne sente il sigiior B. P. il cui giudizio e inserito nelle note criticlie ( torn. 12 f. 192 ). Accenneremo soltunto clie il continuare un lungo dialogo scenico sovra le bellezze ed i difetti di un dramma, per conoscere il quale non e abbastanza quanto ne di- cono i personaggi sebbene ne dicano troppo , e uno de' gravi difetti di questo lavoro , senza parlare di molte inverisimiglianze , di ripetizioni di carat- teri furfanti e di altre federiciane imitazioni. Ne giova il dire clie questa sia una commedia di cir- costanza c scritta per yiZoi/zY/m/nafia : clie certe leggi di convenienza nella condotta e ne' caratteri con- viene serbarle rigoro'^amente. Sembrera fors'anco a taluni non degno d' un autore qnal e il signor Barbieri illuminato e modesto, il produrre se stesso fjual personaggio nella commedia , e personaggio il quale dice ( atto 2, sc. 10, f. i63 ) che ov'egli COMPILATA. DAL PHOF. G. BAREIERI. 3oi fosse condotto alV ospedale de' pazzi . ne andreb- bero indivisi alia posienta i uoini d' Eleonora e di Vittoria , di Senzaterra ( cioe di lui scrittore ) e deir autore della Gerusalemuie. Le coiitadine spirltose , brevissinia conimedia del signor cavaliere Petracchi ( tom. 7- ^ ha li inerito iV un dialugo spedito e naturale. Non e nuovo il divisamenio di far che la Nina lasci credere lei essere la Lena per esperimenrare con sicurczza il cuore di Koberto , il quale a dire il vero , siccome r editore ha giiistamente osservato , s' innamora trop- po presto della vera Lena e la Lena di lui. Per altro Y arrive del marito nientre Roberto parla alia nio- glie , e la gelosia ch' egli concepisce per qu sto col- loquio sono tinte verameate comicKc le quali rav- vivano I'azione. L' autore nierita lode e per que- sto lavoro c per le varie traduzioni dal francese da lui facte ed inserite in questa Raccolta. oC2 Nomotesia penale dl Giuseppe Raffaelli. — Napoli Vol. /, daUa tipografia francese V anno 1820. — Vol. II. dalla tipografia Cataiieo. Gennajo del- V anno 1821. I due primi volumi di quest"' opera , clie dee coni- prenderne non meno di dieci , essendoci pervenuti iino dalla primavera passata , noi ci ristemmo dal- r annunziarli tosto unicaniente perche presuraendo che presto ce ne sarebbero giunti altri , pensamrao clie pel maggiore sviluppamento della trattazione deir aha ruaieria rhe n' e il soggetto, ci sarebbe dato di rneglio corrispondeic, parlaadone, alVimpor- tanza delF argomento e al nieiito dell' iUustre au- tore. JMa poiche, qualunque ne sia la cagione, gli aspettati volumi ci si ritardano troppo , non cre- dianio di dovere ritardar noi piu oltre la notlzia ai nostri Associati di un lavoro per ogni rispetto gravissimo e degno di segnare una beir epoca nei fasti deir ingegno italiano. Nella secoada mcta del passato secolo, mentre in Fra;icia e in Inghilterra egregi pensatori si appli- cavano a porre in evidenza i vizj delle vecchie le- gislazioni criminali , e a gittarc i principj atti a con- durre ad una riforma , nei nostri non tacque il sen- timento del bene degU uomini e delF onore de' Go- vern!. Beccaria e Filangeri , e parecchi altri , di minor rinomanza forse , ma di n >n minore virtu, altamente dimostrarono che se i Farinacj , i Clari, i Maradei ed altri, per colpa de' tempi barbari in cui erano vissuti , ceduto aveano ad inumane teo- riche; essi sorti in migliore stagione non erano in- grati agli eccitamenti della buona filosofia. Ma se da un lato copiosissimi lumi in questa materia splendono omai in ogni angolo della nostra penisola, non avevamo pero ancora tra noi un' opera NOMOTESIA. PENALE CCC. oOo sintetica , la quale abbracciasse con cjueste inve- stigazioni tutte le verita che assicurano in ogni suo ramo la vastissima scienza penale, e presentasse «n ben concatenato e sicuro magisterio a piena persuasione e perennita della medesima : tale do- vendo essere il naturale corso de' veri progress! degli studj presso ogni colta nazione , che tinal- mente la scienza, dopo essere stata ne'varj suoi aspetti illustrata , si fissi in un corpo di dottrina , onde arrestare le fluttiiazioni delle opinioni , impe- dire .il ritorno degli errori, dei dubbj e delle incer- tezze, e segnare chiaraniente e perentoriamente le cognizioni accumulate, che solo debbono c >8ti*:ui- re i material! da mettersi in opera nelle civili isti- tuzioni. Ora il corpo di dottrina , di che parliamo , e quello appunto che il sig. Raffaelll si e accinto a dare alT Italia coU' opera della sua Nomotesla pe- nale. EgV intpnde con questo titolo di dinotare la scienza che insegna ai U-overni di dettare le buone leggi sui delitti e sulle pene , incominciando dal far conoscere quali sieno i malefic] vei'i , quali i fattizj, quali le loro diverse classi, i troachi e i rami moltiplici , quali i segni caratteristici che n' al- zano , o ne abbassano i gradi di gravezza. Ma pri- ma che questa scienza si volga a fissare le puni- zioni, essa dee istruire intorno agli ordini politici alti a porre gli uomini , secondo lo stato di civilta a cui si trovano giunti, nel /elice sentiero , per cui sieno tolti da tutti i pericoli di malfare ; e quel sentiero debbesi munire a' fianchi di ostacoli potentissimi ad impedir loro di divenir delinquenti ; essendo questa la prima e fondamentale sua base. Imperocche ogni meno giusta e meno diligente cura che si ponga in cio , tutto F officio del legislatore va disgraziatamente a ridursi airingrato esercizio di una esasperata vendetta, rade volte fors' anche disglunta da oppressione , sovente sfuggite entrambe dai pill tristi , e seuza beneficio dei piu , efficace Bibl. ItaL T. XYllI. 20 304 NOMOTESIA. PENILE soUanto sopia i deLiolv. Dopo cio preveflendo i casi , ne" quail pii- isveuiura gli ordini politici preven- tori siensi rencluti al grand' uopo inutili , questa scienza nobilissima passar dee a diniostrare qnal sieno i generi peiiali di cui un giusto e saggio le- gislatore puo disj)orre, quale sia di ciascun di essi r esatta coirelazione coi varj generi di malefizj. Ne lo stabilimento delle nornie fondamentali di tutte queste cose e desso ancora che una parte di quanto questa scienza insegna : die si estende essa iaoltre a calcolare la vasta serie de' gradi d'im- putabilita; e percio degli accidenti tanti, pe' quali la malizia dc'falli o il danno da essi prodotto , o le ragionj sia d'ordine pubblico, sia d( pnvata necessita variano di gradi nel loro importave; onde poi variar debbono ancora le pene applicabili. Queste cose e molte e gravi^sime, siccome puo ognuno vedere, co- stituiscono la sola parte teorica di quesia scienza; la quale se a bene siabilirla vuole grandi e profondi luoii , d' altn di non minoi valore abbisogna per istabilire la sua parte pratica , che risguarda i giu- dizj. E dessa quella clie costituisce T autorita dei niagistrati , che ne "prescrive il procedere , e che ne assicura la giustizia dei decreti. Esamina essa dun- que i gradi di potere necf ssario da fissare air au- torita, onde ne soprabbondi con pericolo di abuso, ne manchi con pericolo di forze sufficienti. Prov- vede essa per la prescrizione del procedere, onde ne le ragioni della legge violata, ne la tutela de- gl' incolpati ricevano danno. Dirige la giustizia dei decreti, esponendo gli elementi del valore delle probabilila, per le quali santo ed intemerato puo essere il giudizio, ricordevole che se e grande V og- getto delle leggi penali in quanto tende a tener salva la societa , grande e del pari in quanto ai loroelTctti, operando esse sulla liberta, sulFonore e sulla vita degli I'.omini : ai quali beni se la sa- lute pubblica permette che si attenti giustauiente ove si tratti di malfattori , la stessa salute pubblica Dl GIUSEPPE R4rFA.ELLI. 3oa altaraente vieta die si attenti anche in minima parte ove si tratti d' innocenti. Finalmente oflicio e di questa scienza provvedcre alle conseguenze de' procedimenti e de' giudizj , ed indicare i rimed] alle calamita d' ogni specie , che da essi e possano nascere per essere infiae gli uiii e gli altri opera d' uomini , e nascano per la natura de' coiisegueati anche giustissimi casi. Tale e l' importare della N'omoteiia penale, la quale manifestamente abbraccia la piu grave parte e la principale della sapienza politica. Percio gli antichi lilosofi la dissero propria soltanto degU Dt^i o d' uomini divini ; e un graude pensatore del se- colo XVIII dichiaro, che per isvolgerla sarebbe d^uo- po di una intelligenza superiore, che penetrasse con acute e sicuro sguardo in tatte le passioni deir uomo senza che ne provasse alcuna ; che non avesse relazione alcuna colla nostra natura e ne sapesse tiitti i secreti; che per esser felice non dipendosse da nissuna nmana cosa , e volesse non- dimeno occuparsi de!le nostre; che infine riserban- dosi nel progresso de' tempi una gloria lontana , potesse travagliare in un secolo , e godere in un al- tro. Noi non crediamo di dover cedere a tanta esagerazione. Essendo vissuti in tempi, ne' quali le investigazioni deir umano ingegno hanno condotto air acquisto di assai verita importanti ; ne' quali tanti tentativi si sono fatti, del cui merito possia- mo dare un giudizio sicuro; ne' quali infine si sono rovesciate le barriere , che 1' ignoranza di quindici secoli dominati da ogni genere di barbaric avea messe , onde la ragione si restasse affogata ; e si e infusa negl' intelletti la preziosa abitudine di pen- sare con cognizione di causa ; non esitiamo a spe- rare, che questa scienza , quantunque sublime e laboriosa, non sia fra quelle, alle quali e dato alia mente umana di £'iu;i2;ere: diversamente do- vrcmmo disperare della nostra fortuna. Ben diremo piuttosto con Be/uham non potere questa scienza 3o6 NOMOTESI\ PENALE . interessare clie le anime elevate , per le quali il ben pubblico e una passione. Che se di qiiesta passione si bella non sono stati presi que'tanti, che preposti a stabilire legg;i pe- nali altro in adcUetio non fecero che ricopiare le ire feroci e le furie criideli delle antiche tiran- nidi ; noi abbiamo a confortarei d' aver veduto ai nostri ten)pi molti iioniini virtuosi dedicarsi al ce- leste officio d' accorrere co' loro studj al pubblico bisop^no ; e il moto po( o meno che universale , in cui da alcun tempo si sono osservati tanti Governi intesi a migliorare le leggi penali, prova, piii che altra cosa , la felice rivoluzione sorta a benefizio degli uomini. E questo certamente un bel trofeo eretto ai nieriti della ragione , che gradatamente va diffondendo i suoi lunii nclle civili societa : ma c d' uopo cli' essa giunga al trionfo ; e poiche non puo giungervi che per mezzo della persuasione , onor debbesi per noi a quegli spiriti generosi , i qijali intendono di crearia , fbrfificando ed esten- dendo V istruzione, per cui soltanto la persuasione puo nascere e sostenersi. In Francia Pastofet , Ben- tham in Inghilterra hanno aperto T insegnamento di questa scienza: oggi Tapre tra noi il sig. Raffaclli, non meno di qae' due valentuoraini capace di tanta opera per la copia delle cognizioni con lunghi studj acquistate, e consolidate negli alti officj da lui so- fitenuti nella sua patria, che e quella di Filaiigeri, e dello sfortunato Pagano : avvantaggiato di |)iii dalla circostanza di venir dopo qutlli , de'quaU, mentre onora il sommo merito, non puo dissinui- lare e i vuoti assai grandi che nelle loro trattazioni lasciarono , e grinesatti concetti a cui talora lianno cednto. Noi abbiamo giusto fondamento di dire, che la sua iVomotesia peiiale ci presentera depurata e ricca la scienza c[ual puossi mai da ben veggente uomo , aniniato dall' amore della verita , e zelante del l)ene degli uomini e flella gloria dei priiicipi rcggitori delle iiazioni, nello stato de'lumi present! m GIUSEPPE RAFFAELLI. 807 sperare. I due volurui die abbiarao scoisi ce ne faano sicura fede. Mentre desideriamo ch' egli possa dare in luce tutto il ^randioso lavoro, cli cui noi abbiamo qui le sole prime parti, crediamo poter fare grata cosa agli amatori de' buoni studj , e ai giovani singo- larmente, die alia giurisprudenza intendono di daj'e opera , pi^esentando in compendio il disegno del- r alto lavoro del sig. B.affaelli. Ma prima di scendere a cio fare crediamo op- portuno avvertire i nostri leggitori qualmente, come ad indicare in generale la scienza di cui parliamo, lia usata la greca parola nomotesia , equivalente a legislazione (i) , di greci nomi pure ha fatto use indicandone le varie parti ■, e cio per modo , die tutta la trattazione di si ampia materia viene da lui espressa con una specie di nuova nomendatura^ Ove alle pagine 24 , 25 e seguenti del volume I ha preraesse alcune Idee generall dell' opera, si giu- stifica su di cio , primierameute per la invincibile, die' egli , necessita che lo ha costretto ad intro- durre vocaboU nuovi all' uopo di esprimere nuove idee , ricordando , come anclie Bentham ha dichia- rato, che la penuria di voci in questo soggetto gli presentava sovente delle diflicolta nelF andamento del suo lavoro : di poi ricoi'da la lunga lista di greclie parole introdotte e nella lingua latina dai dotti del Lazio, e nelle coke lingue delle moderno nazioni in omai tutto cio die e ameni, e gravis- simi studj riguarda : ne in vero gli manca copia d' esempj per rigettare il consiglio, cli' egli dice essergli stato dato , di usare in vece voci italiane. Se noi non c' inganniamo di grosso, tanta e la gra- vita deir opera del sig. Raffaelli^ tanta la chiarezza (i) Sarebbe stato desiderablle che I'illustre autore avesse an- nuiiciata parimente coa greco vocabolo la caratteristica di pe- nal e , noa sofferendosi troppo volentieri 1' unii^ue di due voci di Imaue diverse. 3o8 NOMOTESIA PEXALE ch' egli pone iiella espressione de' suoi conretti, e la diligenza colla quale ad ogni uopo egli ha spie- cato il sij^nificato dcUe voci {rreche adottale , che ogni osservazione in contrario puo giustameute te- nersi per affatto iuopportuna ed irriverente. Vogliam pero dire , ne V egregio valentiiomo ce ne fara colpa , che molto s' amplificherebbe la nostra lin- gua, se ringegno degli scrittori trovar sapi sse giusti sinoninii ; e che mirabihiiente ne' leggitori si age- volerebbe Y intelligenza della scienza d' ogni nia- niera , se le denominazioni fossero presentate in termini di sermone patrio. Bene sta, che una certa quantita di vocaboli s^reci continui ad tisarsi sotto r e2;ida dt 11a consuetudine , essendo per essa ap- punto divenuti si famigliari al volgo medesimo, che non si discernono omai piu d^lla lingua comune- Ma noi domandiamo alia sua buona fede, e a quella di tutti i dotti che pensano come lui, se non fosse stato meglio che cosi non si fosse praticato da piin- cipio. E a prova del sentimento nostro sta, che gli istruttori, ponendo la prima volta tali voci sono obbligati a spiegarne il significato : il che non sa- rebbe se usassero in vece parole della lingua cor- rente. Sopraccaricano adunque d' inutile peso le menti di quelli che vogliono iniziare agli studj. D' altronde chi non converra che la forza d' usar parole greche si largamente come veggiamo farsi in ogni e crave , e mediocre cosa, inceppa la dif- fusione della scienza, e sventuratamente la ritarda presso la moltitudine , per la quale pur sono in fine fatte tutte le cofrnizioni utili ? Se inventasi una nunva macchina , che dee diventare d' uso comune ; se si spartisce di nuovo un qualche ramo di cose fisiche, se ne va a cercare la denominazione nella lingua greca , come se tutto il mondo fosse obbli- gato ad aver perduti i suoi anni migliori in uno studio , che non puo convenire che a pochi. Noi non discendiamo ad esempio per paura che alcuno ci rimproveri di spargere il ridicolo sopra soggctti DI GIUSEPPE RAFFAELLr. 809 che voglionsi venerandi. Ma se non e clie vera ciarlataneria quella de' rnedici , i quali interrogati dair aniraalato , o da' suoi parenti ed amici , di che cattivo niorbo sia preso, rispondono con parole che air-orecchio degl' interrogator! non possono appa- rire che come voci d' incantesimi e di niagia ; la Sana ragione non liberera certamente i nostri dotti in tante altre scienze dal sospetto di vanita, e dal- r assurda contraddizione , che nella loro condotta presentano, sopra ogni loro minimo proposito em- piendo il mondo de' loro scritti, e nel tempo stesso empiendo i loro scritti di termini inintelligibili alia massima parte di coloro che pur hanno interesse di leggerli. Un tale metodo appena puo tollerarsi ne' libri destinati per que' soli che sono del nie- stiere. Che se in proposito di scienze fisiche , le cui diverse parti si svolgono per T istruzione ge- nerate , questo metodo e dannoso •, molto piu lo reputiamo tale ove trattisi di cose d' arti e di scienze morali •, ne possiara lodare Antonio Genovesi^ quella piu bella testa pensatrice che T Italia abbia avuta nel passato secolo , d'avere intitolato un bel- lissimo suo libro di morale Diceosina : x\.oxne che a chi la prima volta F ode o il legge , nulla dice , e che migliaja di persone ha ritenuto , e puo ri- tenere dall' acquistare , o per altro modo farsene argomento di lettura, non essendosi capito si pron- tamente e chiaVamente , siccome pure era d' uopo , di che importante materia esso tratti. Finalmente dobbiamo dire a que' tanti zelatori delT ottima let- teratnra, che non troppo s' accoppia coUe vere leggi del buon gusto quel lusso di grecismi , ch' essi non ammirano che per una inconsiderata prevenzione , abborrendo ogni ben fatta lingua dal miscuglio di parole tratte da lingue straniere ; e checche essi pensino in contrario , alia italiana sono straniere an- che la greca e la latina, dalle quali la nostra non dee prendere ad imprestito che quanto la pura ne- cessita doraaada. 6lO NOJIOTESIA. PENALE Intanto e glnsto ag2;iangere, clie se T opinioue spiegata dair illnstre sig. RaffaeUi piio averci coa- tlotti a qiicste cotisiderazioni , noa voglioiisi esse applicate al fatto suo in quest' opera , la quale oltre che appartenendo direttamcnte ad una certa classe d'uomini che voglionsi erudire neir alia iVo- motesia^ non soH're V eccezioni da noi in casi ben divei'si accennate, e perclie ovunque chiarisce le iisate denomiuazioni, e percKe, come vedremo , non ha usato grecismi se non quando trar non po- teva dalla lingua nostra le sinonimie opportune- Molto ancora dobbianio donaroli rimembrando che egli e nato nel beato paese che fu un giorno parte della Magna Grecia ; e che come ne presenta nel- r acuto ingegno , e nella forza e franchezza dello spirito, V original carattere , ha giusto diritto di fame anche sentire il comodissimo linguaggio. Ma di cio basti ; e veniamo a seguirlo nella trattazionc da lui intrapresa. Sopra otto cardlid costituisce egli la sua Noma- tesia^ il prinio de' quali intitola Paranomia ^ che vuol dire violazione della legge ^ che poi divide in Adicemia , in Amartemia , in Apitia. Riguarda la prima le violazioni della legge di natura; la se- conda i falli contrarj alia religione e alia morale: la terza le disubbidienze alle politiche podesta. E come quesii sono gli argomenti , de' quali tratta ne' due volumi che abbiamo annunziati , e sarebbe troppo lungo un estratto di quanto espone, discute e conclude , noi ci limiteremo ad indicare T anda- mento preso da lui , riferendo T ordine con cui pr;>cede. Incomincia egli adunque ([aW Adicemia, che e il soggetto del libro I, trattando de maleficf , o vo- gliamo dire delitti contro le proprictd delt uomo ^ che vengono ad essere 1' argomento della Sezione I divisa in cinque titoli. II i." riguarda i maleficj contro \e proprietd rcali ^ e quindi parla del fur to ^ della usurpazione , dello stetUoiiato , taiito ^gi- false. DI GIUSEPPE E\FFAELLT. 3ir usserzioni^ e ])er false saitture^ quanto per falsifi- cazione delta cosa; in«li Ae\ danno inginrioso. Nel 2." titolo ragiona de" malefic] contro le propiietd Tnorali; e percio contro V onore , contro il pudore ; e pai la dello stupro, deW adulterio , della poligamia, dei maleficj contro la fede ^ e di quelli contro la traii- quillitd. II 3.° titolo riguarda i mahficj contro le proprietd Uberali , dividendole in propiietd llberall semplici , in propiietd Uberali rcali , in proprietd li- berali-morali. Nel 4.'' titolo tratta de' malcfirj contro le proprietd corporee : nel 5." de' maleficj contro le proprietd vitali, distinti in maleficj contro V esistenza fisica , e in malefic/ contro V esistenza civile. Nella Sezioiie 11 discorre de' maleficj contro le proprietd del popolo , e nel i.*^ titolo prende ad ar- gomento i maleficj contro le proprietd reali pub- bliche , trattando del furto pubblico , dalla usurpa- zione piibblica , dello stellionato pubblico , del daniio pubblico ingiurioso. Nel 2." titolo parla de' male- ficj contro le proprietd morali jjubbliche ; e sono quelli che offeiidono la giustizia pubblica , conside- rati tanto ne' privati , quanto ne' depositatj della, pubblica giustizia,- quelli die attaccano la fecle pub- blica, e percio del falso nummario ^ del falso dei suggelli pubblici , del fcdso de' baiichi pubhlici , del falso degli uffizj pubblici , del falso istrumentario , e del falso testamentario : finalraente de' maleficj contro la tranquillitd pubblica , e contro V onor pub- blico. II 3.° titolo versa sui maleficj contro le pro- prietd Uberali pubbliche , parlando delle violenzc pubbliche de^ privati^ e delle violeiize pubbliche dei depositaij del potere sovrano. II 4.° titolo concerne i maleficj contro le proprietd diplomatiche tanto nello stato di pace, quanto in quello di guerra. II 5.° ti- tolo ha per argomento i maleficj contro le pro- piietd vitcdi del popolo; cioe contro V esistenza fisica del popolo ^ e contro V esistenza politica del medesimo. e contro V esistenza insienie e fisica e politica sua , considerando quelli della guena interna ^^ e quelli 3l3 lSrOMOTESI\ PENME tlella guena esterua ■ ed agpungeiidovi i malefic] contro la vita cli chi lo rappiesenfrj. VAmartemia e il soggetto del libro II, e la I 5c- zione del medesimo riguarda le violazioni dei do- i'eri che ci Icgano a Dio, dove nel i.' titolo prende a parlare de' falli contro la crcdenza religiosa, di- stinguendo quelli contro la credeiiza coinaiic a tnnl i pnpoll , e quelli contro la credeiiza della rel'igione cattolica. Nel i.° titolo parla (Xe" falU coatro la per- severanza religiosa ^ e percio Ai^W apostnsiay della violazlone del giuramcnto , e della violazione del voto. Nel 3.° titolo ragiona dei falli contro il ri- spetto religiosoj e quindi del i^-mramcrtfo /aZ^o , della bestemmia, e delT insuho reale. Poi nel 4.° titolo de'' falli contro V iibbldlenza religiosa^ dividcndoli in quelli che offendono i precetti proteggltori della iiaturale glustlzla , e in quelli die sono contro i precetti puramente rellglosi. Finalmente nel 5.° titolo parla de' falli contro il culto pubblico^ cioe del jjrosclitlsmo , della profanazione , della simoiiia , della violazione de' sepolcri. Le violazioni dei doveri verso noi stessi sono Y ar- gomento della 11 Sczione di questo II lib' o ; e comiacia il \° titolo coi falli contro la carltd , a proposito de' quali ragiona tanto d-\ sulcldlo . quanto delle mutllazlonl e detaipazlonl. Nel 1." titolo parla de falli contro la continenza, dividendo il discorso tra le incontinenze impudlclie , e le snatiirate. 11 3.° titolo riguarda '\ falli contro V intemperanza ^ ragio- nando delF ecccsso nel piacere de' vini e de' llqiiori , deir cccesso nelV uso de'' bent reali , e di quf^llo nelle legittime congiiuizionl del due sessl. II 4.'' titolo ha per oggetto i falli contro la morale puhbllra; e ragiona della incontlnenza pubbllca, e de giaorhl pubhllci. L' Apltla e r argomento del libro III deir Opera ; e le dlsuhbldleiizc contro 1' amministraz'one politica sono la materia della 6>~io«e /. Adunqne nel \° ti- tolo parla della dlsubbldlenza contro V amministra- zione ge.uerale de' poterl \ cioe delle insldie de' privatl DI CIUSBPPE RAFFAELLl. 3l3 COntro i poteri pubblici , e tlelle irisidie de2,U uo- mini pubblici contro i medesimi. Nel 2.° t/tolo ra- giona delle disubhidienze contro V amministrazione ^eWe finalize. Nel 3.° di quelle contro I' amministra- zione deU interiio. Nel 4." di quelle contro 1' am- ministrazione della giustizia. Nel 5." di quelle contro V amministrazione della miiizia , ove prende in con- siderazione partitamente i delitti degli arrolati i.ella miiizia , e dei chiamati alia milizin , e quelli che snno comuni al soldato ed cd pas,ano (vecchia denomina- zione clie in senso deirautore vuol dire ogni abitante del paese). II 6.° iitolo di questa Sezione riguarda la disnbbidienza contro 1' amministrazione della marina. La Sezione II tratta delle disubhidienze contro la preservazione political e nel i.° titolo delle disubbi- dienze contro La preservazione delle proprietd deW uo- mo , reali , morali , liberali , corporee e pitali : dove per conseguenza accade di dire delle armi pericolose , depoculi, non tanto quali furono considerati nelle leggi romane, che li distinsero in amatorii , concepitivi ed abortivi^ quanto qualun([ue altro che per artifizio di droghe e medicinali possa nuocere ; e di diversi altri peiicoU, e de' gravami sui pcricoli. II 2.° titolo tratta delle disubbidienze contro la preservazione delle proprietd del popolo ,• e sono le proprietd reali pub^ bliche , le proprietd morali pubbliche , e le vitali ,• e percio della preservazione della esistenza fisica del popolo , della preservazione della sua esistenza poli- tical e di quella delFuna e delF altra insieme. La Sezione III ha per oggetto gli errori nd creare i delitti. Nel qnal proposiro nel titolo i.° parla de- gli errori contro i limiti' de poteri ^ nel 1° di quelli contro r eseguibilitd ; nel 3,° degli errori contro la luce scientifica., distinguendo quelli che sono contro la luce filosofica, quelli che sono contro la luce eco- nomical e quelli che sono contro la luce politica. Nel titolo 4.° parla degli enori contro la sufficienza politica; nel 5.° di quelli contro la preferenza po- litica: nel 6.° di qiielU contro la libertd politica: 3l4 K0M0TE?1A. PENVLE (juindi (leir interdctto contro la libcrtd dl emigrare , e cli quello contro la libertd di dispone de jnoprj bene. L' ultimo titolo di questa Sezione riguaidd gli enori contro la morale del popolo. Or non possianio che astrattamente indicare T o^- getto degli aiixi cardini della Ao/rtof«/a deirautore. II secondo adunque si riferisce agli ordini politici pe' quali e possibile rogliere ai governati ogni mez- zo, ogni causa, ogni facilita di commettere delitti; e per dar loro ogni norma, 02;n" impulso. ogni agevo- lamento per essere virtuosi. Questo cardme e da kii cliiamato di prei^enzione. II terzu e qitello delle pene, nel quale Tautore esamina i generi delle pene coa- venienti ad nsarsi , e stabilisce 1j geometrica cor- rispondenza di ciascun geuere di esse con ciasciin geuere di delitti. II quarto versa sulle regole di pro- pnrzionare le pene secondo i gradi del dolo e della colpa : e r autore chiama questo cardine il Metarne- tro. II quinto e intitolato da lai degli Azionabili ; ed e quello che statuisce qiiando le azioui sorga- no , a chi appartengano , quando si sospendano , quando periscano. II sesto e diretto a stabilire il Ciiterio delle prove per istruire quando per queste si produca certezza , e qtiando si travalichi pei varj gradi del dubbio. Questo cardine e da lui cliia- mato dei Probabdi. II Frocesso costituisce il cardine settirao , in cui Y atitore si prefi22:e d" indicare le leggi organiche della processura presso le piu ce- lebri nazioni ; e di presentare gli ordini e le nor- me pill conducenti a conseguire i tre grandi og- getti della istituzione delle processure, clie sono, togliere al colpevole la speranza dell impunita , allinnocente il timore dell' oppressione , al giudice la licenza dell" arbitrio. L" ottavo cardine e dall au- tore cliiamato della Ipodicia ; e riguarda la serie de' moltlplici accidenti clie possono sopraggiungere a giudizio chiuso : nel quale ar2;oniento non dubi- tiamo che non sia per trattave in ogni suo rispetto la vasta materia, clie sotto questo titolo si presenta, Dl GIUSEPPE RAFFAELLI. 3l5 importantissima pe' privati, e per runiverslta dello Stato, II prospctto die abbiamo dato di quest' Opera , ])astera esso solo a fame apprezzare Y importanza; e la lettura de' soli due volumi clie abbiamo an- iiunzjati persnadera cliiuaque abbia discreta cono- scenza delle umaue cose, tcndere essa a dare uii compiuto corpo di dottrina per V uomo di Stato , e pel Giureconsulto del pari, quale dopo tanii studj fatti , e tante prove date iti questi ultimi tempi , eonveniva all' onore dell' eta nostra, che in queste materie puo lasciar molto da fare all' eta futura , ma poco assai da investigare e da aggiungere in materia di lumi. 3i6 Lezioni elementari di archeologia esposte nella ponti- ficia Unlversitd di Perugia da Gio. Battista Ver- MIGZIOLI. — Perugia^ 1822. dalla stamperia Ba- dutl. Volume I dipag. 422, XF di prefazione^ inS." Q. UESTO autore, gia benemerito per diversi scrltti relalivi alia archeologia, tlei (jUali piii volte ci e avvenuto di pailare in questa Bihlioteca , lia era intrapieso con opportuno avvisamento di pubblicare un corso elementare di siffatta scienza, cioe le le- zioni di archeologia da esso esposte neirUniversita di Perugia, e da noi annunciate con molto deside- rio lino d;dr anno 1821 nel nostro Proemio. ' Alia disamina degli antichi monumenti ha egli pi'cmesso alcune notizie concernenti la etimologia e la delinizione delP archeologia , die secondo il di lui sentimento ha per oggetto i costumi degli antichi popoli ed i lore monumenti ; intorno alia divisione e classificazione dei monumenti medesimi , ed i musei. Si ricerca quindi qnali sieno i popoli deir antichita cadenti sotto le indagini archeolo- girhe ; si fa alcun cenno della storia delParte presso gli antichi, e dei varj periodi di questa storia presso gli Egizj , i Greci e gli Etruschi ; si parla delP uti- Lia, die da questi studj puo ricavarsi e della loro certezza , non che dei fini particolari ai quali deb- bono quegli studj rivolgersi, dei necessarj requisiti delTarcheologo , dei libri elementari di archeologia e del metodi> in queste lezioni tenuto; finalmente se ne presenta la divisione analitica in dieci classi, 1." degli edificj , 2/ della scidtura, S/ delle pietre incise, 4." della pittura, 5.^ dei niusaici, 6." delle medaglie , 7* delle iscrizioni, B."* dei vasi, 9.* de- gli stromenti diversi , 10.'' delle antichita cri- siiane. LEZIONI ELEMENTARI DI ARCHEOLOGIA. CCC. Sl^ Non imprende pero Tautore a parlare degli edi- ficj senza anieporre alcune notizie preliniiaari re- lative alia loro cognizione: si delinisce quindi Tar- chitettura e se ne addita V orijjiine ; si abboz/a la storia dei diversi ordiiii, cioe del dorico da prima, poi del tosrano , del jonico , del corintio e del coniposito , al quale forse importunamente s' ag- giugne il cariatico, die rigorosaniente non potrebbe dirsi un ordine; si aggiungono alcuni cenni sul nieccanisnio di alcune costnizioni antiche e sul modo d' innal/arle. In propo-ito delle mura ciclo- piclie o ciclopee , Y yutore nota saggiamente essere questa una denominazione nioderna , e avrebbe potuto altresi appellarla un sogno inoderno , se avesse potiito consultare V Introduzioue alio studio delle arti irazion! , su i simboli e caratteri della statua, tlnalmente su le iscrizioni e sul luogo ove sono collocate. Duolci che parlando della litologia degli antichi, nominate non abbia il danese JVad., che la compilo sui monnmenti del museo Borgiano , anziche i lavori imperfettisoimi del Launay e del Cariofilo. CI C. B. VERMIGLIOLI. 32 1 Le altre lezioni di questo volume versano sii la paleograrta dei monumend antichi , o su le varie lingue die s' incontrano ancora nei monumenti an- tichi deir arte ; su la glittowrafia e su le vane so- stanze a loperate nelF arte glittic.i , su la storia glit- tira delle piii culte antiche uazioni , su la classi- ficazione dei diversi oggetti delle pietre e gemrae incise , su qualche insegnamento che proporre si potrebbe per la migliore esposizione delle anticlnta figurate; su la numismatica , su la moneta romana consolare e su la numismatica imperiale da Gudlo Cesare fino alia distruzione deir impero orientale. Non ben si vede perche nella lezione 12/ siasi in- trodotto il ragionamento della paleografia degli an- tichi monumenti, e nella iG."* la ricerca di qualche insegnamento per la migliore esposizione delle an- tichita figurate , de' quali oggetti potevasi opportu- namente far parola dopo di avere percorso tutte le specie di monumenti figurati e scritti , potendosi le cose medesime applicare tanto alle pitture ed alle sculture, quanto alle pietre e gemme incise ed alle rnonete. Non puo tuttavia rifiutarsi una giusta lode alTA. per avere accurataniente trattato delTori- gine deir arte glittica, deir utilita storica delle pie- tre e gemrae incise, deU'uso delle medesime presso gli antichi, e delle varie sostanze nella glittica ado- perate. Strano riesce veramente il vedere tra que- ste sostanze annoverate le animali , le vegetabili , le bituminose , che non possono dirsi pietre, ne gemme, molto piu dache queste si sono precipua- mente indicate come Toggetto della glittograiia : se altronde si sono scolpite figure nelTavorio, nel co- rallo, nel cedro , nelF ebano e in altri legni, e fiaal- mente nel carbon fossile o nel succino , questi la- vori appartengono piuttosto alia scultura o alia toreutica che alia glittica , e appena potrebbono a quest' ultima riferirsi i cammei lavorati nelle conchiglie ad imitazione delle onici o di altre pietre. 322 LEZIONI ELEMENTA.RI DI A.11CHE0L0GI\ Noil prive di merito sono le osservaziotii su la glittica degli Egizj , di alcuni popoli deirOiuriite e dill Asia, benclie non siasi fatta alcana uieazione dei cilindri persiani; su cjuella de' Greci , presso i quali si annovcrano vane ep.tclie di ({uesf arte, de- jvli Etiuschi e dei lu>numi ; utili po^sono iiusoire le ricerche su la nieccaiiica delT autica e uioderua glit- tica, i ceuui sul risorginiento di quelTarte, e i disegui pioposti per la disposizione di una raccoka di pietre e gemme incise , e per la classificazione di vma dattilioteca. Non ci dilfond remo su le lezioni che riguardaao la numismatica e le niedaglie o monete, dette di f"a- niiglia, e le imperiali. Vejigonsi pero istituite molto a proposito alcune non ordiuarie ricerche su la cagione per cui le anticlie nioncte si trovano co- niuiiemente sotto il terreno, e un po' troppo general- mente si attribuisce questo ad una specie di super- sti/ione, che insinuava di seppellirle coi detunti ; suir origine e sulT utiliia della numismatica, sui principali suoi argomenti, suj suoi idiomi, e sui limiti nei quali puo circoscriversi ; sui metalli delle anticlie monete, la loro forma e misuva. il Icro peso e valore; sulle varie loro denominazioni , sulla loro fabbric.izione , sul diritto di battere moneta, su le officine monetarie ed i loro inagistrati. Dopo im breve esarne delle monete libn.li ed onriali. della moneta romana d'argento e d oro anteriore alT im- pero , delle isorizioui e dei tipi delle monete di famiglia , si passa a parlare dei limiti della numi- smatica Cesarea, della quale si offre un prosp'tto generale -, dei titoli d' onore , delle cariche e ma- gistrature dei Cesari, delle teste e della figura dei Cesari stessi e delle mogli loro , dei tipi e delle iscrizioni delle monete imperiali , non che delle sigl.^ e note compendiarie , dei monogrammi e di alcune lettere isolate. Si chiude la lezione 19/ con ua cenno su i nunmii contornati e su i medaglioni , su le tessere in forma di monete, su le spintrie, e su DI G. B. VERMIGLIOLI, S^S i piombi aiiticlii nioiietati, og^etti tiitti , ai quali noa vorremmo vedere applicato T epiteto di pscudonu- mismatiri^ vedendosi da tiitti i classic! scnttori fra le cose numismatiche aanoverad. Ni)a dubitiatno tiittavia die questo libro elemea- tare di archeologia, che ancora desideravasi , giac- che non avevaino se non le istitiizioai lapidarie e numismatiche del P. Zaccaria , noa debba riuscire di grandissimi utilita ai gi )vani studi )si , ia quanto che piio ispirare V amove di questo studio , destare geaerahneiite il gusto delle cose antiquarie , dare alcua ordine al loro studio ed alia lore disposizione ed indicare un metodo ed anche le fonti migliori, alle quali possono attiguersi sopra ciascuno dei varj oggetfi i pill opportuui insegnamenti. Bramiamo adunque di vedere quanto prima pubblicato il se- coudo volume, die ci mettera in grade di ragio- nare cou ma^eiore fondamento sul merito deir o- pera in generale, e iutanto non lasciamo di suggerire air A. una maggiore accuratezza a riguardo alle correzioni tipogratiche , niassime concernenti 1' or- tografia, giacche di molti errori si veggono per entro al volume stampato , e storpiati generalmente i nomi proprj degli scrittori e talvolta ancora delle citta e delle sostanze naturali. Nella sola lezione che tratta delle sostanze adoperate nella glittica, trovammo in poche pagine zoofite per zoofito, nau- tilus per nautilus, Norplioch per Norfolk, sucino per succino , siliciose per selciose , una schiste per uno schisto , talco glafico per talco grafico , thelesia per telesia, quarso piu volte per quarzo, Mongs per Mongez , sarchos per sarcos ecc. ecc. , e nessuno di questi errori e accennato neir Errata che da una pagina e mezzo si potrebbe ampliare a piu. di ven- ti. Ma pur troppo tali inesattezze sono comuni a molte stamperie dell' Italia meridionale ed a quelle massimamente delle citta di provincia. 324 Sag^io di Estetica dl D. Giovanni Battista Tali a. — ■ Fenezia, 1822, dulla tipografia di Alvisopoli, edl- trice , di pcig. 284 in 8.° J_JA storla onora T Italia del glorioso titolo dl ma- dre e di rigeneratrice delle arti belle in Europa , e i capi d'' opera e i mouumenti clie d' ogni ge- nera ella possiede , inentre eccitano la devota su- perstizione degli stranieri a visitarla qual terra clas- eica e veneranda, f.iiino fede a. chiiiiique del costgni loro rapporto , esanii- nando tutti i sensi nella loro struttura ed attivita, ed elevandosi a snb'imi ricerche e concepimenti siiUa qualita dello spirlto, che ne accoglie le irnpres- sioni, e delP Essere che lo ha creato ; quando che r estetica non distingue che il diletto recato dai sensi, non s' appiglia ad essi che separatamente , a quelli cioe della vista e delfudito, ed e a cosi dire corporea e piu modesta , aggirandosi sempre tra gli oggetti sensibili , esultante e giuliva dell' emozioni che ne vengono risvegliate. Dal che si comprende essere 1' estetica Tarte o la disciplina del sentue il diletto che gli oggetti sensibili producono ne' sensi della vista e deU'udito, ed avere due uflicj, quello cioe di occuparsi degli oggetti belli soltanto, e Tal- tro di mirare come arte o disciplina ad un effetto nel bello non naturale , ma preparato negli oggetti per crearlo , e neU' animo per riceverlo; ad adem- pire i quali ufBcj poi divengono all' estetica neces- sarie le tre seguenti investigazioni suUa bellezza naturale , suUa bellezza che si ammira nelle produ- zioni dell'arte, e sul gusto richiesto a perfettamente sentire, godere ed operare la bellezza artificiale medesiraa. Se in queste idee prelirninari del signer Talia intoruo all' estetica si ammira la chiarezza , r evidenza e la forza del raziocinio , non in tutte pero si ravvisano egualmente la verita e la preci- sione. L' estetica che col significato greco esprime il sentire in senso morale a parere de' piu dotti ellenisti , e non gla in senso fisico come pare vo- glia il nostro autore , quanto non vale a sommini- strare di per se adequata idea dell' arte o della scienza che la costituisce , tanto meno puo dirsi 3^3 SAGGIO DI ESTETICA. V arte- o la disciplma del sentire it dilctto , die gli oggcfti sensibill rccano agli organi delV udito e delta vista , oppure la disc/plhia del ser/tire la bellezza jiegli oggetti dflle belle art/ , perche le cose belle eke la esercitano noii so/io immediatnmeiite le natarali , e meno poi dichiararsi dalla metufisira in niodo as- soluto distinta e separata , si<"Come nelPintrodu/ione del sagp;io il sig. Talia co' suoi cenni comparativi, e colle sue definizioni ha stabilito. L'estetioa noa solo comprende il hello degli oggetti sensibili , ma il morale pur anco che non apporta ddetto ai sensi , nia air anima ; Y estetica altresi , se ha per iscopo immediato la bellezza artificiale , nou piio far di meno della naturale , specialmente nel hello imita- tive , e in cio che toglie da questa nel creare le forme piu perfette del bello ideale:, T estetica intiae o e per se stessa una parte della scienza metafisica , o ha ella pure, come tutte le altre stienze, la sua metafisica elevata e sublime; il fhe puo esser vero neir uno e nelTaltro senso, perche altro essere non v'ha che sia piu astratto ed intellettuide del bello e de' suoi elementi, e perche sublimi; elevate, e piu che metafisiche sono le ricerche sulle cause , che producono le varie sue specie e modilicazioni. Cio sia detto per somministrare un' idea piuestesa, piu giusta e piu adequata dell' estetica, senza di che molte delle raaterie anche maestr^volmente trattate in questo Saggio avrcbbero a risguardarsi del tutto estranee ed impertinenti. Delia bellezza da tutti sentita e da tutti cono- sciuta parlarono sitfattamente si oli antirhi , che i moderni filosofi, che ad ogni istante vedesi per essa in contrasto il nostro scettirisnio colla nostra igno- ranza. Platone, che disse diffinli le cose belle, scrisse due dii^loghi sul bello senza che s ipesse ass< giiarne i distintivi caratteri ; Volfio e il Cronzas, definendo il bello piuttosto dagli elF^tti che dalle sue cagioni elenientari, lo hanno cdlocato in quelle cose che piacciono ; V inglese Ilutcheson che piii degli altrl nr D. G. B. TALIA. 829 tento approfondire la materia , ripone 11 bello in cio die e visib le, e in cio che si sentc per tale, dan- done con ((uesto un' idea arbitraria e relativa; I'Aii- dre nel suo saggio sul bello mentre con assai di sagacita ne distingue le specie , annnette un bello assoluto , essenziale e indipendente dalla volubilita degli umani giudizj , cui poscia non sa definire ; I'autore del saggio sul merito e suUa virtu pretende che r unico fondaniento del bello sja Futile; gli en- ciclopedisti chiaman bello tutto cio che ha la pro- prieta di risvegliare Tidea de' rapporti riposta nella facilita di sentirli , essendo il bello a lor parere tutta cosa di sentimento; il Feder nelle sue ricerche analitiche sul cuore umano fa consistere il bello nella varieta per V unita combinate quasi sempre con un' associazione d' idee; e tutti gli altri filosofi. infine s' accordano in cio , che il bello dipenda sem- pre da piacevoli rappresentazioni senza che sap- piano spiegarlo negli oggetti che ne sono privi , e che appartengono al bello morale. In mezzo per- tanto a tale discrepanza e varieta d' opinioni e di pareri intorno alia bellezza , e assai lodevole con- siglio quello del sig. Talia di parlarne soltanto per quello che e rispetto a noi , indicando le sue spe- cie e gli oggetti che la producono tanto separata- mente , che unitamente ; al qual uopo ei va cosi pianaraente ragionando. Domandare cosa e bellezza, e lo stesso che chie- dere quali siano gli oggetti che i primi uomini dis- sero belli; ora tali oggetti non poteano a meno di esser quelli che recano diletto, e quelli tra gli altri che sono sensibili , o a dir nieglio rappresentativi , o pressoche rappresentativi (i). Siccome pcro cotali oggetti non dilettano ne egualniente, ne tutti i sensi. (i) Giova sostituire anche quest' ultimo norue a quello seni— plicemente di sensibili, per dar ragione degli oggetti belli, clie non son tali o per loro natura o per la loro uianiera di agire , non swi gensi, ma suUo spirito; il che h proprio del bello morale. 330 SAGGIO DI ESTETICA. c'o«i altri Hi essi furono detti hiioni, come 1 sapori e gli odori fonte di piaceri per I' odorato <'d il ^iisto; altri ritennero il proprio nome a secnnda delle loro qnolita tisif he , e percio ora duri , ora molli , ora caUli , ora freddi , ora cedevoli ed ora resistenti si dis«ero a norma delle diverse impressioni die fjnno suir orgHio del tatto ; ed altri infine , in qaanto recano alia vista ed alT udito le piu gradlte sensa- 7ioni, fiiron belli denominati, traslativameiite p<'r6 riji'iardo a quelli dell' luUto , onde nc venne esser l)ello \\ canto, bella la st,(tua , bello il tinre, bello il suono e bello il quadro •, la (pial distinzione di buoni e belli era ginstissima a farsi per la di versa nianiera, con cui gli utii e gli altri esercitano i iiostri organi , e tramandano per essi all" anima il diletto, essendo certo rlie qiianto quelli del gusto, deir odorato e del tatto si pascono d' ignobile pia- cere e di grossolane sensazioni , altrettaiito quelli delFudito e della vista producono una volutta tutta spirituale, piu squisita ed intensa per la delioatezza delle loro impressioni quasi inavvertd^ili , scmpre leggiere e sfuggevoli , e per la facilita the ha P ani- ma di sentirne tuite le relazioni, i gradi e le pro- porzioni. Avvertite tali cose che unicaraente sappiamo di certe e di vere intorno alia bellezza in genera, s" inoltra il sig. Talia a parlare della bellezza natu- rale, e degli oggetti che la producono. La bellezza naturale, essendo quella che e opera immediataniente della natura , e sparsa e diffusa con leggi mirabili in tutti gli ogg'^tti inorganici ed organici , animati e inaniniati delT universo. Tra gli esseri inorganici egli quindi annovera e comprende come belli gU astri, 1 attnosfera, i ninnti , le acque , il cielo , la luna ed il sole; tra £:ii oreanii i inanimati (i), le (i) La precisione del linguaggio esige , clie gli oggetti orga- nici altri si dicauo organici inanimati, altri oi-g^nici aniuiafi, ea altri organici uniaui, senibrando alrrinienti che non alibiano eglino tra loro reciprocameate i rapporti di geaere o di specie. DI D. G. B. TA.LIA. 33 1 piante , gll arbusti , i hoschi, le t^rbe, le frutta , i tiori e le busde i tra gli orgaoiri aotniati i vdatili, gPinsetti, i f|uailriipecli, t- tutte le altre specie e fimiiglie di aniiiiali;ai cjuali tutti poi nit-tte innanzi gll esseri uiiKUii. Se non die tutti codesti oggetti iion lisplendono di bellezza nello stesso grado, ne tutti ti allettano nella mt^desima guisa. B. Ila e Tarnionia degli astri, e piu ihe piacevole 1' atiimsf-ra , in cui tuiti i vi- venti rrspuano e bi vono V aure della vita ; belli i inoiiti colle loro cune ahissinie or verdt ggianti, ed ora ri('0[)eite di neve, ed accavailate talora da altri monti , che t' empiono la mente di sublime luaesta con interminabiii dii^ensioiii : belle le acque o con leve susmro ti concilino il sonno , o t'oiVrano lim- pido uinore in iamiubde lago . ovvero sonauti ed impetuose ti sgomeiitino di paura e di terrore col- rimperversar de'torienti e del mare; bella la luna che regna modesta nel silen/>io della notte , e bcl- lissimo il sole the spande torrenti di luce ad ani- mare il creato ; ma piu belli ancora ti seinbrano gli esseri organici , perche vedi in essi per una forza misteriosa di vita crescere e mantenersi la bellezza, ed appresentarti ad ogni moiuento nuove gradevoli impressioni colle loro combinazioni , varieta , con- trasti e diiferenze. Ne a tanta bellezza ti e h-cito paragonar cjuella degli esseri animati, e nieno dcg'i uinani ^ che in essa anche di questi piu eminente- mente primeggiano. La bellezza negli oggetti aai- niati moltiplica aU'inliuiro i suoi pregi p^r la libena del moto, per V espressione della vita che ad ogni atto si manifesta e si rende sensibde , e per la ca- rissima attitudme a sempre variate azioiii; e quella degli esseri umani e veramente inimitabile , ed an- che superiore , per la vita che essi comnnicano a tutti gll altri, per il costante diletto che danno airanimo, a cui e impossibde siano indiffmenti , per r atteggiamento della persona, per \:\ flcssibi- Uta delle membra, per le forme e i contorni del 33a SAGGIO DI ESTETlGA. corpo, per la vaghezza del colorito , e per rani- ma che hanno in tutte le aziooi. E in fatti se e bello il moto variabile ed incerto degli insetti e degli augelli, le abitudini e gP istinti degli ani- inaii , proprj della lor uatura ora feroce e man- sneta , ed immagini graziosissime del carattere mo- rale deir uomo e delle sue affezioni, e al certo piii bello il veder T uomo animare di sua preseiiza la natura, erigersi dignitoso qual sovrano, e a sua \'02,lia sulla persona, mentre gli altri mordono schiavi il terreno , risplendere del raggio di quasi divina bellezza tra il coiitrasto delle variate forme che lo disegnano e contornano , e del soave colo- rito della pelle , che manca anche in cielo , slaa- ciare dagli occhi sguardi , che ti peaetrano alT ani- ma, dirti col moto del volto e delle membra gli affetti che lo comraovono, e con bella violenza to- glierti al poter di te stesso per identiiicarti con lui medesimo; e tante attratcive di belta inline nou ac- cendere tra lui e la donna gara d'lnvidia, essendo siccome le sue piu compile e perfette , quelle dell'al- tra eguali , o superiori nella sovranita dei vezzi e ddle lusmghe. Per tutto cio impertanto mentre dob- biamo saper grarlo air autore che in desrrivendo gli oggetti della bellezza naturale abbia trovate tante deli/ie anche per rimmagniazione colla venusta dello stile, e colle grazie della dizione, del pan Tamor del vero ne vieta di tacere, che egll pm che mai persuase V intelletto e la ragione colT accennare tanto giustamente, e tanto propriamente ogni cosa benche minima in raaggior prova del suo assunto. Conosciutosi per tal modo die sia bellezza natu- rale rispetto singolarmente agli oggetti da cui di- pende , ne assegna ora le specie il signor Talia colle j)iu ragionevoli distinzioni. Tre sono adunque co- desie specie, la prima cioe sensibile in quanto le qualita degli oggetti che la formano sono mate- riiili ed esterne; la seconda espressiva ^ che e Ja media in quanto le quahta interne agli oggetti che le DI D. G. B. TAHA 333 posseggono, esternamente si rai)j)resentano ; la terza morale in quanta da oggetti interni ne deriva it di- letto : e qui e da lodarsi moltissiino Tautore, per- che abbia distinta una luedia specie di bellezza , ch? altri dimeutirarono , e die ha dei caratten pro- prj e parncolari per non audar confusa giainmai o colla s. 3o8), ed illustro poi queste due specie nella Flora greca del Sibtliorp da lui redatta. Si possono quindi stabilire le due specie seguenti: (I) Quest! figiira -senne aUegata a t.irto dal Pfllini ajla sun CerinCh^ mi^ 340 FLORA VERONESE I. Onosina montana Smith. O. foliis liiieari-obloiigis obtusis sessllUjus , pllis IjasI stellatis , caulibus diffusis , fructibus erectis. Smith Prodi*, fl. graec. i, p. 121. Morett. PI. ual. Dec. Yii ined. Ciis- son. Cat. hort. Eoccadifalc. p. 44. O. ecbioides a Linn, sp. pi. ed. 2, p. 196. Smith, tour. vol. 2, , p. 3 08. Pollin. Flor. veron. i , p. 3c8 (exol. jjl. synon. ) Petngn. Inst. 2 , p. 3ao. O. angustifolium Lelim. Asperifol. 2 „ p. 36i , n. 261. O. stellulatum 0 I.cJim. 1. n. 2 , p. 3^4 , 11. 263. O. ecbioides Allion. FI. ped. 1 , p. 5i , n. 179 Birol. Flor. aeon, i, p. 61 (excl. syii. lacq. Fl. anstr. t. 295). Sebast. et 3Iaur. Fl. rora. prodr. p. 91. Tenor. Fl. nap. prodr. p. XIV. Moricand. Flor. venet. p. io5. Snffr. pi. friovil. p. 133 ( excl. syn. Jacq. ). Nocc. et Balb, Flor. ticin. i„ p. 91 ( omiss. icon. /acg. ). Brign. et Bod. Elen. piant. metaur. p. 28. Savi. Due centur. p. 5i. Cerintlie ecliioides Marzar. Elenc. Accent, p. 22 non Linn. sp. pi. ed. i. Anchusa lutea minor Bauh. pinac. p. 255. Zuing. Theatr. botan. p. 838, ic. 2. Moris. Hist. 3, p. 443. S. 1 1 , t. 27, f. 2 ex Column. A. ecbioides Intea CerintbcC flore montana Cohunn. ech- pbras. I, p. 182. ic. 18 3. Sympbitum ecliii folio angnstiore , radice rubra , flore luteo Tourn. Instit. p. i38. Hort. roman. t. 2, p. 7,1. 32. Zannichel, piant. yen. p. 255, tav. 23i (exclus. synon.). Segider. PI. ver. i , p. 226. Ancbusa iii. Matth. ed. Bauh. p. 704. Dalech. Hist. 2, p. I 102 , fig. 16 2. La specie di cui teninmo qui discorso e comnne in tutti i bassi nionti dell'Italia, cominciando dalla Sicilia, il regno di Napoli , gli Stati del Papa, la Toscana, il Piemonte , la Lombardia ed il Friuli. Secondo Lehinann questa sarebbe una specie diversa dall' O. echioides Linn. , e jier cui egli la chiamo O. angustifolium. Ma lo Smith, il quale jiossiede r erbario del Linneo , e cbe vide e colse la nostra pianta negli Stati romani ci sembra uri testiinouio piii cerio che non il primo. D'altronde il sig. Lp.hmann , che sotto noine di O. echioides ci da la varieth /? di Linneo sc5;u8ado in cio lo stesso Smith, fa poi una coufusione coli' uniryi ii DT GIRO POLLIXI. S^l s'lnotiinio delVAUio/d , il quale senza dubbjo deve liporcarsi rIV O. montfina Sniitli, E bene di osservare che gli antithi botanici confusero talura coteste due specie. Gaspare BauJiino ed il Camerario nelle loro edizioni delF opera del MatHioli scambiarcno VAnchusa iii di questo autore, il priiuo iiel- Y Onosina montana Sin., ed il secoiido nell' Onosma echioi- des Sni. II . Onosma echioides Smitlu O. foliis spatulato-oblongis , pills simplicissimis , caulibus raniosis difFusis , floribus peadulis , fructu erecto. Smith Prodr. fl. grsec. i, p. 121. Sibchorp. et Smith Flor. gi-tsc. t. 172. Lelun. Asperifol. 2, p. 366, n. 265 ( excl. plur. synon. ) O. echioides /3 Linn. sp. pi. ed. 2 , p. 197. Pollin. FI. veron. i , p. 209 ( excl. sya. Zannichel. ). Aiichusa lutea major Baith. Pinac. p. 2.55. Symphytum echiifolio ampliore, vadice rubra, flore luteo Tourn. Listit. p. i3o. Seguier. Veroii. i, p. 2.^4. Anchusa tenia Camerar. Epitom. p. 736. Aucliusa aiigustifolia Zuing. Theatr. bot. p. 838, fig. 3. Roth Ochsenzung Lonic^r. Krauterb. p. 325 , i. 3. Anchusa lutea Bauh. Hist. vol. 3 , p. 583 ^ f. i. Non sappiaiuo se quest' viltima specie trovisi realmente in Italia. Not Y abbiamo solo riportata sulla fade del Se- guier , il quale disse d' averla trov'ata vicino a Caprino. Del resto la specie da noi osservata nel Friuli , iie' colli Berici , negli Euganei e ne' colli dell' Oltrepo pavese e assolutamente identica a quella da noi veduta negli erbarj de' botanici dell" Italia meridioaale , e questa appartiene alia prima specie succennala ossia all' 0. montana. Pag. 214, lin. 39. Agg. Cynog'ossum Dioscoridis . Fill, Balb. Miscel. botan. p. 14. Non bisogna confondere questg, specie col C. officinale $ Pollin. ossia C. syhaticuni Sm. , che noi parimente col Bertoloni ritenianio per specie di- Versa dal C. officinale. Pag. 216, lia. 24. Anchusa tinctoria. Quest' articolo va rlfonnato iutieramente. Se il sig. Pollini esaminera con mag- gior attenzione la specie di cui inteade favellare, trovera ch' essa dee riportarsi al genere Lithospcrmwn ; e che e quindi il L. tinctoriiun Linn, Sp. pi. ed. i , vol. i, p. i32. Questa pianta e atfatto diyersa AalYAnchusa tinctoria ligurata 342 rtOnA. VERONESE nella Flora gtrec, t. 166. Tnvitiamo I' autoi-e a voler con- suhare 1' opera del signor Lehinann : Plantce e Familia A'iperifotiarum nurcifercc etc. , ove sotto i numeri 162 e 24^ trovera illustrate qucste due piante in un modo da non lasciar piu nulla desiderare. II Lithospernium tinctoriitm cresce spoutaneo ue' luoghi sterili della Lomellina vicino a Gambolo , in Piemonte e lie] regno di Napoli da dove ci fn mandato dai chiarissimi professori Biroli e Tcriore. L" Aiidmsa tinctoria finora non fu trovata in Italia. Pag. 217, lin. 10. Agg. Anchusa biceps Vest. A. squamis faucis caraosis villosis , intus deorsum Iiar- batis , stigmatiljus hiais cajjitatis Vest in Flora od. Bot. zeitung. Marz 1821, p 148, II sig. Fest , professore di botanica a Grat/, rinveiine questa nuova specie di Anchusa vicino ?.l villaggio Soave non latigi da Mantova, e no diede una breve descrizione nella succennata .gazzetta Ijotaaicii che settimanalinente pub- fclicasi ia Ratisboiia. Quest" opera periodica contiene diverse buoae osservazioni botaniche : per lo che e d' uopo sia essa conosciuta da coloro , 1 quali imprendono a pubblicare opere qual siansi ia questa scienza. Noi Italiaai andianio seuipre lagaandoci, e forse a ragione , verso gli stranieri, a cagione cli essi non si danno veruna cura di concscere le nostre produzioni. Ncn diamo dunque ad essi occasioui onde possaiio viuiproverarci la stessa scortesi-a. Riportererao qui pertanto la descrizione di questa pianta , come ci venne comunicata per lettera lino dal i5 genuajo 1821 dal sud- detto prof. Vest; e preghiamo in pari tempo il sig. pro- fessore PoUini, e qualunque altro Ijotanico Veronese o man- tovano a volerne riatracciare degli esemplari , e con un nuovo esame isaperci dire se e realmente una specie nuova, o se appartiene ad altra fra le gia conosciute e divolgate. Radix crassa. Caulis erectus , bispidus ramosus. Folia o]>longa molliter hirsuta undata, inferiora petiolata. Calyx pentaphyllus. Corolla infundibuliformis , tubo calycis lon- gitudine , rubens. Linibus violaceus. Faux ornata squamis 5 villosis et in tubum deorsum pilos emitteatibus. Antera; subsessiles e tubo promiaulo , circuaidata villo. Stygmata duo capitata , alterum brevius. Semen saspius tantuni uni- ctim ;, reliquis abortieatibus ; sunt hinc convexa rugosa , illiiic plana. DI CIRO POLLINI. 343 Pag. 224 , lin. 35. Cyclamen heder a? folium. Questo non e 11 C. hcdercpfolium , ma beusi il C. neapolitanwn Tenor. Noi abbiamo portato i tuberi di queste due specie dal- r Italia meridionale , e le abbiamo colli vate. La prima specie ossia il C. hedercefoliuin , oltrc al fioriie dopo aver mandate le foglie in primavern , distinguesi eziandio facil- mente perche ba Je lacinie della corolla linear!. II C. nea- politanwn invece , che abbiamo in liore nel momento che scrivianio ( 2.5 settembre ), liorisce Innanzi di mandar fuori le foglie in autunno, ed ha le lacinie della corolla ovato- lanceolate. II Clusio,i\ Lobelio, il Gerard e varj altri an- tichi botanici hanno conosciuto e figurato abbastanza bene queste due piante. Di fatto lo Smith , che per errore nella Flora hritannica ha descritto il C. hedercefoUum sotto nome di C. europmwn , vi ha pero allegato giudiziosamente il C. vcrnwn del Gerard emac. p. 843 , e non il C. folio hederce dello stesso autore c!ie appartiene al C. neapolitanum, Pag. 23i , lin. 35. Primula suaveolens Bert. Volendo es- ser giusti , e dare per conseguenza il suo a chi va , fa d' nopo di porre qui V indicazione di Primula Columnar Tenor, ed aggiungervi poi come sinonimo la Primula sua- veolens Bertol. Gia lo stesso Tenors ha creduto bene di rivendicare a se nna tale scoperta nella di lui Flora medicce nniweriale e particolore della provincia di Napoli t, i , p. 124, n. 358, ove cosi si esprime : « Nel 181 1, questa nuova specie di Primula fu prima da me anmmziaca nelprodromo della mia Flora napolitana , ed indi nella terza distribuzion© di essa fu ^escritta e corredata di figura, Posteriormente il ch. sig. Eertoloni I' annunzib col nome di P. suaveolens, nel quarto vohmie del Giornale di botanica , che nel 10 14 si pubhlicava a Parigi dal sig. Desveaux , ed ultimamente I' ha dc.^critta nolle sue Amenita botaniche. // sig. Roemer die pirobabilmente non ha aitinte le notizie delle nuove piante della Flora napolitana , che dxd Synopsis , che ne inserii nella prima Appendice al Catalogo delle piante del R. orto botanico, pubblicata nel 181 5;, nel compilare i sinonimi di questa specie , ha creduto dover dare la preferenza a quelle del sig. Eertoloni. >> Ci crediamo poi in dov'ere di avvertire il sig. Pollini, che la specie di cui qui si e tenuto discorso, e stata di- "vulgata nella Flora ticinensis sotto nome di Primula elatior. Per la qual cpsa dovra. egli caacejiarne la citazione posta 344 FLOn.V VERONESE sotto quest' ultima specie, e ilporLarla come shionlmo alia prima. Pag. 3 35, liii. 12. Agg. I. Aiulrosace udfiiiis Birol. lett. al prof. Nocc. p. 2. c. icon. Questa specie ci semljra molto afKne all" A. Lachenalii Gmel. Fl. bad. alsat. i , p. 437. Si distingue pero da quest' ultima per avere i calici intie- ramente glahri, e le tbglie non lanceolate e intiere, ma dentate all' estremita, 2. Androsacc multiflora Vandel. Fasc. pi., p. 8. (^Areda) Sagg. stor. natur. talj. XIV ined. Areria tomtntosa Sddeich. Cent. exs. n. 22. A-idrosace imbricata & De Cand. Fl. fr. 3, p. 439, n. 2355. Aretia helvetica var.BiroLB.ovt. sice, ex ejus, specim. Quantunque abbia molta analogia coll' Androsace imbri- cata Lam. o Androsace argentea Gaert.; tuttavia lia alcuiii caratteri , die essendo costanti , la potrebbero far sepa- rare come specie distinta : i .° I suoi liori non sono ses- sili , ma pedunculati ; 3.° non escono all' estremita soltanto dei fusti; ma bensi dalle ascelle delle foglie lunghesso il fusto medesimo; 3.° finalmente ha la corolla di color rosso e non bianca. Noi abbiamo raccolta questa specie o va- rieta ne'monti della Vr.lsassina^ ed 'A Biroli ne' monti del- r alto novarese. II Vandelli ne ha dato una buona descri- zione ed una discreta figura: quest' ultima e rimasta pero inedita. 3. Androsace ciliata De Cand. Fl. fr. 3 , p. 441 , n. 2358. Icon. rar. gal., t. 6. Aretia ciliata Lois ^ i'l. gal., p. 112. Androsace pennina Gaud. Fl. helv. ined. tid. herb. Welden. Questa bella specie e conmne sul San Gottardo. Pag. 244, lin. 4. Verbascuni Tfiapsus. II sig. Follini , dopo avere riportato la specie suUa fede dell' Allioni, del •Suffren , del 3Iarzari, del Biroli, del BalbL; , del Nocca, del Ruchinger e del Moricand ., fa osservare giuslamente , die cotesti autori hanno probabilmente scaml^iato questa specie nel F. phloinoides , per la ragione die essi asse- riscono trovarsi comune dietro alle strade e sul margine dei campi , mentre il vero V. Tliapsus del Linneo e ra- rissimo nell' Italia settentrionale. . In conferma di quanto asserisce 1' autore noi soggiungeremO , die per quante volte abbiamo psrcorso tutto il paese die dal Friuli va fino a Torino , non ci fu mai dato di poter vedere un solo in- chviduo del vero V. Thapsus , che osservammo per altro DI CIRO POLLINI. 345 non di railo nep;li Stati tlella Chiesa, ncl regno di Napoli ed ill Toscana. II dottor Bergamo schi, aggiunto alia cat- tedra di hotanica della nostra universita , ci fece dono ul- timameute di alcuni efemplari del V. Thapsus da lui cold nel nionte Lesima negli Apeaniiii ; e per quanto e a no- stra cogiiizione, e il solo clie abbia trovato qiiesta spe- cie neir Italia settentrionale. Pag. 259, lia. 4. Solanuni Melongena. Qui sono con- fuse dne specie ben distinte , le quali furono beiiissimo illustrate dal Dunul nelia sua opera col titolo : Histoire naturelle et economique des solarium, Montpellier 18 (3. Una e l\ Solunnm esculentum Dun. I.e., p. 208, n. i54,a cui debbonsi aggiungere come sinonimi : Solanum Melon- gena Linn. sp. pi., ed. 2, p. 1G6. Willd. Eaunier. p. 237. Solatium insanwn Linn. Mantiss. p. 46. Willd. sp. pi. i , p. i< 37. L' altra specie poi e il Solanum ovigerum Dun. I. c, p. 210, n. 1 55, alia quale si uniranno i seguenti si- nonimi: Solanum melongena Murr. Syst. veget. p. i83. Willd. sp. pi, 1 , p. io36. A quest' ultima specie appai'- tengono le figure del Mattioli e del Tournefort; mentre le figure del Plukenetio debbono essere riportate ad alcune varieta della prima specie, Pag. 264, lin. 27. Phyteuma orbiculare. L'autore ha riu- nlto giustamente sotto questa specie le due Phyteuma lan- ceolaui et elliptica Fill. PI. de Dauph. : ma ci sembi'a ch' egli abbia mal collocate, ponendo la Phyteuma chnrmelioides Birol. sotto alia di lui Aar. y foliis omnibus ohlongo-ellipticis obtu-^ sis. Imperocche la pianta del Biroli ha le foglie radicali lunganiente picciuolate e cuoriformi ; mentre quelle del fusto sono lineari-lanceolate ed acute ^ e, come gia lo ab- biamo altra volta detto ( Biblioteca italiana n.° L\ , pag. 366 ), la specie del Biroli crediamo che sia la vera Phy- teuma orbicularis Linn., e non una delle sue varieta. Pag. 271, lin. zo. Campanula Loreii. Ci awerte il Link ^ che questa e la medesima specie che la C. ramosissima della Flora graec, t. 204. V. Enixmer. alter, i, p. 21 3. Pag. 278, lin, ultima. Campanula Elatines. Quest' e la pianta di cui aldiiamo data la descrizione nella terza de- ciiia di piante italiane n.* 25, p. 5, sotto nome di Cam- panula elatino'des , e dove abbiamo tentato di far conoscere le diiFereuze di questa specie dalla Campanula Elatines del Idnneo e dell' JZ/io/ji, Se il profeosore Pollini portera beria 3.^6 If LOR \ VFUONESE attenzione all' uiiica fignra, clie finora abliiamo della C. El.a- tines Linn. , che e ffiiella da lai citata delP AlUoni ( Flor. pedeiii. t. VII. f. 2.), scorgera di leggieri , che quautun- que abbiavi qualclie analogia fra T una e Taltra, cio non di nieiio ci si riscontraiio de' caratteri sufficienti oiide farle distingviere come due specie diverse. E tanto piii facil- iiiente si convincera di qnesta verita , se vorra dnrsi la briga di visitare gli erbarj degF illustri botanici Balbis e Biroli , nei quali trovera niolte varieta della C. Elaiines-^ ma che per altro veruiia j'ientra ncUa nostra C. eUuiuoide.s. Siamo poi alqnauto compresi da inaraviglia nel vedere al- legata dair autore alia specie di che trattasi la fignra della tav. 453 del Barrelier , la quale rappresenta una pianta diversissima. E bensi vero , clie ha qualche analogia nella forma delle foglie; ma le parti della fruttilicazione sono cotanto diverse , clie per non far torto al sapere ed al- r acume del professore Veronese, e d' uopo dire, cli' egli abbia citata quella fignra senza vederla. La figura del Bar- relier rappresenta assai bene la Campanula fragilis del Ci- rillo, che e poi la Campanula diffusa Vahl ( Synib. hot. i , p. 18 ), e di cui abbianio avuto in Napoli del bellissimi esemplari dai cluar. botanici Tenore e Covelli. Pag. 383, lin. 24 Agg. Campanuli cervicarioides ; birta , floribus sessilibus capitulo terminali ; glomeribusqne axil- laribus ; foliis caulinis lineari lanceolatis subamplexicauli- bus acutissimis complicatis creaato-serratis Riieni et Sckult. Syst. veget. V. p. 128, n. 120. Abbiamo veduto questa pianta nelF erbario del prof. Biroli , e dessa ci sembra una buona specie. Pag. 33o, lin. 17. Herniaria lursuta. II sinonimo del Marzari va cancellato , e debb' essere trasportato sotto al- r Euphorbia chaincesiccB , perche nel di lui erbario trovasi quest' ultima pianta sotto nome di H. hirsuta ; cio clie not avevamo gia altra volta avvertito. Pag. 339, lin. 2,5. Ileraclewn amplifolium. L' autore ha unito giudiziosamente a questa specie V Heracleum gumini~ ferum Willd. Enuni., e V Heradeum pyrenaicum Spreng ; ma, vorrebbe egli escludervi 1' Heradeum pyrenaicum Willd. Enum. p. 3 12. Noi pero , che aliliiamo ricevuto dai Pire- nei il Yero H. pyrenaicum , mandatoci dai slg. Salzmann, e che lo abbiamo confrontato colle piante coltivate nel- Forto botaiiico di Pa via, provenienti da semi avuti dall'orto Jk « VI GIRO rOLLINI. 347 di Berlino, possiamo nssicurai-e il rollini , clie sono una stessa ed iiiiica specie. 'Ve aiicor piu. II cclebre Link, degno snccessore del IViUdenoiV , il quale ha reltificato di- Versi alihagli presi da quesi' ultimo , neir opera ultimamente \n\hhlicaVA: Ennmeratio planturum liorti regii botanici Bero- Unensis altera, dopo aver riportato V H. jryrenaicwn Ifilld. Eniim. p, 3ii, vi aggiuase la seguente nota: Bene H. spe- ciosum et gwnmiferwn SprengeUus junxit cum H. pyrenaico. Pag. 342, lin.' 12. Oenanihe peucedtmifolia. Per la se- conda volta diremo , che 1" O. gymiiorhiza del BrigrioU e una specie di versa dalF O. peucedanifoUa ( V. Biblioteca Ital. 1819, n. 44, p. 244}. Olu-e a cio che di proposito ab- biaino ailora riportato per pro vara le difterenze dell' una air altra specie , aggiungeremo qui I'autoritii dell' illnstre Link, il quale colti\'a tiitte due le piante nell' orto di Berlino. Favellando egli dell' O. gymnorhiza dice: Nonnisi radice a prcecedent£ ( O. peucedanifoUa ) differt fasciculata nee in tuhera subgiobosa intuinente ; imo'ucrwn eiiiin varlat. I sigaori Bertoloni e Pollini si diano quindi la briga di cogliere la delta specie coUa relatlva radice , e si convin- ceranno di quanto haano esposto il Brignoli, lo Sprengel , il Link e noi pure. Pag. 35 1, lin. 32, Laserpilium nitidum. Yie\ 181 8 avendo noi esaniinato T erbario del sig. Traunfelner , speziale a Klagenfurt, osservammo in esso un esemplare del Laser- pitium pilosum Willd. . e vedenimo che era aftatto identico ^ol L. nitidlun dello Zantedeschi. Di cio ne abbiamo av- vertiti i botanici itr.Iiani in una lettera resa publjlica in questo stesso giornale 1818 , t. la. II sig. prof. Pollini pubbKca la Flora Veronese quasi 4 anni dope ; abbraccia il noine specifico datogli dallo Zantedeschi , e con un nia- lizioso dubitativo an vi allega il sinonimo del Willdenow Laserpitium pilosum Enum. p. 3 10? E di quanto alibiain noi detto neppur verbo I Giudichi ora il lettore se abbiamo ragione o no di muover giuste cjuerele verso il signer PolUni! Pag. 353. I due sinonimi di Peucedanum minus Allion, ped, II, p, 6 e Peucedanum parisiense Nocc. et Balb. Fl. tic. I, p. 1 33 riportati al P. officinale ^ debbono esclu- dersi. Lo Sprengel ci ha fatti avvertiti , che codesti sino- ninii vanno riportati alia Pimpinella dioica L. (V. Spreng. Umbel, minus tognit. illustr. p. 62 , n. 53). lu conferma 348 FLOn\ VERONESE di cio direnio clie , ne al Badarb , ne al Bergamaachi , ne a noi pure , clie abbiamo piu volte investigati i inonti che sovrastano al torreute StafFora, ci venne giammni fatto di potervi trovai-e il P. parisiense D. C. o il P. ga!- licum Spr. ,0 il P. officinale jS Bcrtolon. ; ma bensi abbiamo osservato crescervi in Isuon da to la Pimpinella dioica L. Non sappiamo poi coniprendere perche il nostro autore , il quale ha avuto sempre grandissima deferenza ai giudizj dello Sprengel , faccla poi ora cosi poco conto della citata opera suJle uuibrellitere, cbe e d''uopo pur dii-lo , esser qut'lla ill cni mostro nioltissima sagacita, e fece vedcre di averla stesa con molla poaderazione e quiete, caratteri clie non si ravvisaxio nelle altre opera bo,;aniclie deU'eru- ditissimo profcssore di Halla. Pag. 367, lin. 27. Selinun sylvestre. Vare prohahil\sr Pag. 374, lin. 36. Ligusticum aquiU gifolium . Qui evvi un errcre di souima importaaza da correggersi. II Polliniinav- vedutamente allego sotto qussta specie il nostro Laserpitiwn aquilegifolium Noiiz. in mem. i , p. 2 55, che e ana pianta diversa dalla prima quanto il giorno dalla notte. II La- serpitium aquilegifolium ci'escc nelle alpi alquanto elevate , <» venne trasportato dal Caertner e dallo Sprengel al ge- nere Siler. All" opposto il Ligusticum aquilegifulium che e poi la Danaa aqui'egifolia Allion. , di cul lo stesso Sprengel ne formo un nuovo genere chiamandolo Physospermum eommutatum , nasce invece comunissimo ne' boschi de' bassi colli al mezzodi di Payia. Quest' ultin'.a specie non trovasi »el Vicentino , ne nel Veronese : quindi fara mestieri di riformare tutto Tartlcolo della Flora Veronese, ed in luogo del Ligusticum aquilegifolium porvi il Laserpitium aquile- gifolium ; facendo osservare le diiFerenze di quest' ultima specie dai Laserpitium trilobum e libanatis clie sono assai affini ad esso e vennero da molti autori con quelle confusi. Pag. 478 , lin. 16. Tofieldia palustris. Tutti i botanici, non escluso il gran Linneo , avevano confuso due piante DI GIRO POLLINI. 049 diverse sotto una sola ed nnica specie , e riportai'ono i sinoniaii dell' una e dell' altia senza distinguerle come ha pur fatto il Pollini. 11 Valdemberg aveva pero preceden- teniente dimosirato clie la pianta la qual cresce comune- mente ne' paesi iDoreali , e cli' egli percio denomino To- fieldia borealis e una specie distinta dall' altra che cresce nella Svizzera , nella Germania meridionale e ne' Carpazj, e cir egli chiamo Tqfteldia cafyailata. Quest' ultima e pur quella die nasce volgarissinia in tutta F Italia settentrio- iiale. Noi la A'edemmo in tutta 1' estensione del paese che dal Friuli va fine a Torino^ ma e bene di osservare che essa rinviensi costantemente lunghesso la catena delle alpi, e non s'innoltri giammai per assai spazio nel piano, seb- bene per altro si abbassi lino al piano sottoposto imrae- diataniente ai priini colli , come la osservamrao a San Gottardo nelle vicinanze di Udine ove cresce volgatissima. II celeln'e Smith ha pure illustrate queste due specie negli Atti dclla societa Linneana di Londi'a ; ma egli ha avuto il torto di non citare il suUodato Vahlenherg , che diversi anni j^rima lo aveva prevennto in si ]jel lavoro. Ecco come si potrebbe modificare I'articolo della Flora Veronese. Tofieldla calyculata. T. floribus bracteatis racemosis , calyculo trilobo flori- bus approxlmato glabro Vhalenh. Helv. p. 68 , n. 390. Flor. carpator. p. 106 , n. 35 1. T. alpina Smith. A. botan. hist, of the gen. Tofieldia in Trans. Linn. Societ, vol. Xli , p. 341 , n. 2. Narthecium calyculatum. Allion. pedem. 2, p. i63,n. 1908 ( excl. plur. synon. ). Siiffr. frioul. p. i35. Anthericiim calyculatum Marzar. el. p. 27 ( non Linn. ) etc. La denoniinazione datagli dallo Smith non jiuo in nulla convenire alia nostra specie ; iiiiperciocche nei paesi in cui furono trovate finora le due piante di clie trattasi , la nostra specie occupa sempre i luoghi piu bassi ; mentre che la T. borealis cresce ad una grande altezza , come veane veduta nelle altissime alpi del Salisburgliese e della Carintia. Molte altre cose ci tornerebbe a proposito di dover dire intorno alia parte descrittiva di questo primo volume ; ma per non dilungarci troppo in un annunzio da porsi 35o FLORA. VERONESE DI GIRO POLLINI. in un giornale destinato a A'arj altri oggetti di eguale Im-r portanza, porrenio line al nostro ragionamento. D' altronde dovendo noi ritornare suUa stessa opera allorche saraano puljblicati i succcssivi volumi , potrenio allora esaurire qnanto qm noii abbiam fatlo che abbozzare. Di una sol cosa vcgliaiiio pregare il sig. prof. Pollini , ed e , ch' egli voglia essere quind" innanzi piii giusto e leale verso tutti colore i cpjali si afFaticano giornalmente pei prog'/esoi del- r amena scieaza che coltiviamo; giaccbe a dire i! vero eHi noa ba sempre usato di sifFatta giustizia ; ed ogni bo- tanico potra di questa nostra asse)zio!ie convincersi, ogni qualvolta vorra darsi la briga di consultare gll articoli : polygonum lapathifolium , Statice caspia. Allium vineale , etc. Prof. Giuseppe Moretti. 35 r Dottrina teorico-pratica del morbo peteccldale , con nuove ricerche intoriio V origme , Z' Indole , le ca- gioni predispoiieati ed effiettnci , la cura e la pre- servazione del morbo medesimo in particolare , e degll altrl contagl in generale. Opera del dottor F. Enrico Acerbi. — Mdaiio , 1822^ presso Giovanni Pirotta , in 8.° di pag. 483. ' c, (ON tutto clie moke slano a cfwest' ora le opere meri- tameiite stimate die trattauo del luorbo peteccliiale ( cosi pvimamente dichiai-a Tautore), noiidimeno, e pecclie vina gi'an parte dei libri che versaiio su qiiesta malattia si ri- ferisce a special! iuflueiize epidemiche della medesima, e perche alcuni degli autori die haano pieso a considerarla ill generale si soiio perduti dietro il prestigio di fallaci, comunque iiigegnose teoridie , ed altri non riguardarono il soggetto in tutta la sua estensione, cosi a fine di rac- cogliere , come egli si esprime , i voti , e determinare in giudizio ha intrapreso il presente lavoro che noi faremo conoscere noii senza qualche estensioiie ai cortesi nostri lettori. Capitolo trimo. Della nntura del morbo peteccliiale. — In sei articoli e distribuita la materia di qiiesto capitolo. Si fa nel primo la pivi accurata descrizioiie del morbo pe- tecchiale, uotando i segni che talvolta indicano la ricevuta infezione, indi quelli deU'invasione, delF incremeiito e della declinazione della malattia tanto iie' casi semplici e regolari , quanto nei non regolari e .gravissimi; e qui 1" autore trova occasione di riflettere intorno le orine, die siccome in questa malattia non sogliono generalmente avere caratteri deter- minati e costanti, cosi la loro considerazione non pub dare altra utile regola al medico che quella accennata dal Kamazzini, di non averne mai vedute coUe loro perfette qu^ita naturali se non quando la malattia era nel suo de- clinato. Procede quindi ( § a ) a indicare le eccezioni e complicazioni che nel moi'bo peteccliiale si sogliono osser- Tare , siccome e intorno le prime la mancanza delle pe- tecchie in alcuni casi , e la prcscaza in altri di queste Bibl lud. T. XXV III. 2 3 3^2 DOTTRINA-TEORICO PRATICA macchie Senza clie i soggetti sofFiano felibre , ne rerun altro sintoino ell malattia :, e pailaiido delle secoiifle, Tau- dar egli unito al vajuolo , alia migliare , alia peste bub- hoiiica , alle felibri periodiche , al reumatismo , e alia flo- gosi di qr.esto o quel viscere , alia vermiuazione , alia felibre gastrica ecc. , intorno la qual ultima malattia , siccome quella che piesenta piu stretta relazione col niorbo pcteccbiale , s' intrattiene distintamente a fissariie le rispettive diagnostiphe dilFerenze, notando intorno le jiiaccbie sjimili alle peteccbie cbe sogliono talora aacbe nella gastrica apparire come principabneute da valutare onde distinguerle dalle vere la forma esantematica per qiieste ultime indicata dalP Ildebr.and e dal Pallonii Vo- len.lo poi presentare vin piu complete ed accurate esame diagnostico del morbo peteccbiale, e delie malattie ad esso somiglianti il sagace autore ha a quest" articolo unite otto tnvole comparative del morbo petcccliiale , e delle malattie che sogl'ono aiere con esso qualcke soniglinnza ingannciole coir indicazione dei loro segni generalmente distintivi e caratteristici distribuid giusta la divisione delle funzioni in vitali , naturali e del sistenia nervoso ; lavoro die noa possianio non conmiendare altamente e per la diligenza , e per V utilita. Trattasi nel quarto articolo del pronostico del morbo petecchiale , su di cbe ' viene con tutti i pralici primamente avvertito cbe se dei morbi acuti, massime se sono d' indole contagiosa, e difficilissimo prev^dere Pan- damento e gli esiti , e saper misurare la gravezza dei sin- tomi e ,le loro significazioni , qitesto giudizio e poi se- gnatauiente malagevole nel morbo peteccliiale , ove niua sintomo e si grave e 'sinistro cbe non ammetta eccezioni favorevoli , come niuna apparenza e si bella e litsingbiera che non possa essere falsa, e conseguita dai piix tristi av- Tenimenti. Tutta volta non devesi trascurare V ossei'va- zioue di alcuni- segni cbe sono di buono o di cattivo au- gurio in genere considerati ;, qtiindi dopo di avere otti- mamente ritenuta la cognizione della costituzione morbosa dominante covne la prima e piii necessaria al pronostico, espone T autore una serie de' segni che giusta Tosse-.^a- zione dei pratici espertissimi ed insigni , sono generalmente propizj , o sinistri riguardati. Appartengono ai primi le peteccliie senza febliri f, quelle ben manifeste , rotonde , discretaniciite grans-U , rare , di color rosso , persistenti DFX MORBO PETECCHIALE , CCC. ODD per sette o otto giorni; diarrea nioderata ; suJore caldo in tutto il corpo ; oriae • copiose, massiuie allorclie queste cvacuazioni accadono con soUievo e suppli«coiio alia retro- cessa eriizione critica delle petecchie ; delirio placido che avvicenda col sopore , mantenendosi i polsi grandi, moUi e poco frequenti ^ epistassi , od altra emorragia spontanea in persone giovani e pleroriche ; sordaggine quando la nialattia e al suo apice ; respiro facile ^ pustole suUe labbia , bol- licole , ed altre simili eiuzioni anomale sulla pelle ; ca- lore e sudore mediocre ; sopore non uiolto profondo dal 9 al 14 giorno. Si notano (ra. i sintomi generalnienie si- nistri 1* esantema coitiparso prima che si manifesti la feh- bre , o il sno sviluppo assai tardo e lento, le petecchie minute e spesse , il loro retrocedimento sen^a di una pronta e sufficiente evacuazione critica succedanea ; mac- chie fosclie , nere , verdicce , alterazioni gangrenose ^ fiac- chezza estrema; diarrea sraodata; sete cocente o A^erauiente nessuna; lingua arida, nera, tremula , impedita; respiro difficile ineguale 5 delirio forte e crescente in conseguenza di flusso di corpo, di sudore, o di altra naturale e^'^cua- zione, sopore profondo , fatuita f, angina sofFocante ; ulcere gangrenose delle fauci; deglutizione difficile© impeilita da spasimo; vista caliginosa o smarrita; volto atropurpureo , o pallidissinio ; gesteggiare frequente e vago^ sudore vi- scido , freddo , sanguigno ; saliva sanguigna ; orine tenui , chiare o torbide , corrotte con un sedimento fosco. e di " colore sanguigno ; ventre teso , e diarrea liquida fetidis- sinia i le estremita del corpo fredde ; polsi piccoli , ine- guali oscuri: deliqnj freqiienti; spessi tremori muspolari , e salti dei tendinis veglia o letargia pertin^ce ^ iscuria; scroscio dei denti; cute arida, emorragie passive; singhiozzo, ed enfiagione delle ])arotidi senza sollievo. Le conseguenze della malattia nei superstiti ed i vestigi che si trovano negli estinti e ii soggetto del quinto arti- colo. Tra le prime e come le piii ordinarie e notato il ri- manere lasse e dolenti le mendira ; i polsi molto alterabili , talora piccoli e tardi ; il respiro alquanto laborioso ; di- gestione poco attiva, ne proporzionata alia fame che so- vente provano i convalescent! di petecchia; nelle donne maucano spesso i mestrui per qualche tempo; si desquama repldermio e cadono i peli; la nutrizione e lenta, e tardo il risarcimento delle forze : e parlando delle piii siaistre « 354 DOTTRINA TEORICO-PRATICA. ma pur meno frequenti conseguenze, soiio come tali iiidi- cnte la tal)e poliuonare, o mesenteiica , o epatica ^ la pa- ralisia di qualclie niembro , la sordagj^iiie perpetua , la vista iiKle])olita o perditta , V ipocoadria , I' isterisino ed anclie la fatuita o pazzia. Ma tioii seiupre cattivi soao gli elFetti secondarj del morbo peteccliiale , iie Tautore ha dimeati- CAto di aotare come talvolta siasi migliorata la comples- sione individnale e guarite delle pi'eesisteuti malattie, la sitilide ad esempio , Tartritide, T idro-torace; oltre ch' egli e certo cbe o per qualche tempo, o per tutta la vita reiide immune da nuova iufezione. Segue per ultimo la descri- zione de''gnasti trovali iiegli' estiuti dal niorbo peteccliiale. Quindi nella testa e fusione sierosa tra le meaiiigi, e nei veiitricoli cerebrali { iaduramento della sostauza luidollare e cenericcia ; i vasi cerebrali turgidi di un sangue ne- rastro ora rappreso , ora disciolto , e talora sem|}lice ia- jettameiito dei minimi vasi sanguigni cerebrali ; briglie e false membrane tra le meniugi^ cervello siippurato , ramol- lito, ma pur talvolta in istato naturale; uel torace polmoai intasaii , aderenti morbosamente alle pleure , flosci, raac- chiati di coloie pavonazzo^ trachea e bronchi internamente bruni con macchie nericce ; nel basso ventre , il perito- neo e le membrane in genere injettate^ la milza molto cerulea o bruna^ il fegato indurito , e talora anche suppu- rato ; il pancreas indurito ; il canale intestinale injettato con macchie nere , e gonilo di aria ; la vescica plena di orine. Descritti fin qui i fenomeni morbosi die accadono nel niorbQ peteccliiale , passa 1" autore a fare delle considera- zioni siilla natura intrinseca di esso , e sua sede priiicipale , colle quali vorrebbe jirimamente opporsi all" idea piu co- niunemente abbracciata ch' esso sla un esantema nel seii^o stretto di malatda acuta die comincia e -progredisce nella pelle cagionando spesso febbre ed altri sintoini piii o me- no gravi , nia pur seinpre secondarj , e dipendenti dalla qua- nta e dall' andamento dell' eruzione cutanea; ed in secondo luogo sarebbe inclinato a ritenere che forse nessuna delle malattie acute dette esantematiche devesi in questo modo considerare, ma bensi che queste e qnello siano V effetto deir espitlsione critica di una materia morbosa spinta verso la superiicie del corpo : dal considerare pero come secon- daria T eruzione peteccliiale nel morbo di cui trattasi , il DEL MORBO PETECCHIA.LE , CCC 355 iiostro autore non la valuta meno degli altri per uao de' suoi siiitomi piii frequent! e riuiarciievoli , •siccome e il giallore della cute nella febbre d"Americ3 , i bubboni nella peste d'Oriente. Intorno alia sede poi del morbo petecchiale , supposto cbe il fomite ne peuetri il corpo per mezzo dei vasi liafatici doiide si porti nel sistema sanguigno, quivi e, giusta T autore, cbe comincia a niolr tiplicarsi ed a far seiitire la sua presenza ; esseiido d' altra parte assai proclive a pensare cbe i contagi acuti pren- dano il lovo sviluppo e si accrescaiio soltaato nei vasi san- guigni e noil ne^li assorbeiiti, al coiitrario dei contagi lenti, i quali si moltiplicano piattosto in questi ultimi vasi. Con questa ipotesl spiegheiebbe V iugegnoso autore come alcuui dei contagi abliiano un corso rapido e determinato , e siano d' ordinario accompagnati da febbre , da sconcerto dei nervi e da altri sintomi proprj dei mali acuti; mentre altri con- tagi invece siano tardi, e con andamento crouico si cir- coscrivano per lungo tempo ad un determinato sistema della macchina , e non ne ofFendano giv altri se non per accidente e per efFetti secondaij. Facendosi per ultimo T au- tore a ricercare quale possa essere la condizione patologica della maccbina umana durante 1' influenza di questo con- tagio , a fine di essere jien inteso , premette F esposizione delle sue idee suUe malattie in generale per poi appUcarle in particolare al morbo peteccbiale. Di tutte le malattie del corpo umano fa 1' autore quattro grandi classi, cbe cost a lui place denominare: prima, malattie dinamiche semplici-^ alio sviluppo delle quali non si ricliiede, giusta r autore, ne la presenza d' alcuna cagione materiale, ne veruna alterazione organica ; seconda, malattie dtnamico- vKtteriali , in cui T alterazione dei movinienti vitali dipende AaWh presenza di una cagione morbo s a materiale. E siccome questa puo essere nociva o per la sola quantita, o per la quantita, e per le qualrta insieme, cosi da origine in que- st' ultimo caso ad una terza classe di malattie cbe V au- tore denomina dinamico -mater iaii venefiche. Alia quarta classe spettano le malattie cb' egli cbiama dinamico- or ganiche ; nelle quali 1" alterazione dei movimenti dipende da uno sconcerto fisico negli strumenti materiali dell* organismo animale. Per condizione dinamica, cbe come scorgesi pone r autore a base d* ogni classe di malattia, intende 1' ecces- siva 0 difettosa reazione della fibra , ossia cio che fu detto 356 DOTTRINA. TE0RICO-PR\TICA. eccitvnento aumentato o tUminuito oltre il grado proprio tlella salut* ^ e in una parola la cUatesi. Dichiara di fatto clie corrisponclerebbe alia stessa sua denominazione il dire diatesidJie le malattie della prima classe , diatesico-materiali quelle della seconda , diatesico materkili-venefiche . quelle della terza , diatesico-organiclie quelle della quarta classe ; e fin qui il sig. Acerbi pare non si discosti da quanto ani- niettesi dal piu de' moderni patologl italianl. Ma da buon osservatore coiiv egli e s' atFretta a dichiarare cbe le ma- lattie della prima classe, corrlspondenti a quelle dette di pura diatesi stenica od astenica , sono in piccolissuno nu- inero; e noi saremmo inclinati a pensare che se avesse avuto il coraggio di spogliarsi ancor piix delle idee rice- Tute neHe scuole , non vi avrebbe dato pur luogo nella sua iiosologica sistemazione :, e molto meno avrel)be ritenuto per base d' ogni altra delle sue classi di malattie lo stato da esso detto dinamico^ corrispondente al dualismo eccita- jbilistico di Brown ^ mentre la rigorosa analisi de' mali lo avrebbe portato i' riconoscei'e che i due stati opposti deir eccitamento browniano , o com' egli dice , Veccesswa o difettosa reazione della fibra, ben lungi dal costituirne le due piu essenziali difFerenze ossia le due opposte cause pros- sime , non ne sono che efFetti ben sccoudarj , dache T espe- ricnza coniprova manifestarsi entrambi sotto un medesimo ed identico fatto patologico , e andar quasi sempre fallita quella cura che ai mezzi capaci di occorrere ad essi fosse iinicamente appoggiata. Dall' esposto quadro nosologico e facile sentire in qual classe r autore sia per collocare il morbo peteccliiale. Di- chiara effli dunque appartenere desso alia classe dei morlji dmamico-materiali-venefici. E siccome della medesima ■ fa due grandi sezioni , nell' una delle quali sono comprese le malattie non contagiose che dipendono da veleni i quali non si moltiplicano nel corpo uniano; e nella seconda stanno le malattie contagiose prodotte da sostanze pur venefiche„ nia che inoltre hanno la proprieta di riprodursi in noi, e di projiagarsi per immediato o niediato contatto da una persona nell* altra , cosi e fra quest' ultime che ripone il morbo di cui tratta. Su quanto poi alio stabilirne piii dav- Ticino la cosi detta condizione patologica , considerando Fnutore che Tazione del contagio peteccliiale sulf eccita- bilita 5 calcolata secoudo gli «ffetti piu xuanifesti e frequenti DEL, MORBO PETECCIIIALE , CCC. 35t elie produce nel corpo umano , e secondo le comuiii iii- dicazioni curative e azione generabnente sdmolante , sta- bilised che le pcrsone infette da questo fomite niorboso si trovauo per la maggior parte in uno stato di vitalita morbosmnente accresciitta , ossia nella diatesi iperstenica ; lion escludendo d' altra parte i casi nei quali o per le dif- ferenze che corrono tra I' eccitabilita di alcune c quella di alxre persone, o per la diver sa natura e condizione degli ele- menti della rnacchina individualmente considerati , questo me- desimo contagio produce un effetco coritrctrio , deprime cioe I' eccitainento vitale ,' getta in uno stato di languore le fun- zioni tutte , e crea quella disposizione indicata col titolo di diatesi-ipostenica. Finalmente intorno la sede principale e la forma del processo morboso nella nialattia petecchiale r autore opina die il slsteina sanguigno e nervoso ne siano piu particolariiiente interessati, appoggiato alia considera- zione degli effetti generali die questo contagio in noi pro- duce , come sono la cefalalgia , la gravezza del capo , il torpore e le doglie dc-lle membra , i tremori e gli sbalzi dei muscoli ^ il delirio o la stnpidita ; il sopore o la ve- glia ostinata , la sordaggine, il respiro anelante, i polsi or piccoli or gonfj , or celeri ora lenti iiieguali incostanti, la sincope ecc, ^ aggiugaendo eziandib V iagorgo dei vasi saiiguigni , le effusioni sierose, e diverse altre congestion! clie si trovano di freqaente ilelle membrane e nella so- stanza del cervello , della midoUa spinale e dei piu cospicui nervi di coloro die muojono di peteccbia. E dalP essere quindi i due sistemi nervoso e sanguigno specialmente sofFerenti in questa malattia trova T autore 1' origine della forma .morbosa cbe lee propria, detta tifoidea , e ciregli riconosce composta delle due forme' distinte che soglionsi dinotare coi riomi di flogosi e di convulsione. Nel ca]>itolo secondo si agita T intricatissimo argo- iiiento" deir origine del morbo petecchiale , e dalle ricer- che storiclie con molta erudizione inti-aprese, nelle quali seguire il dotto autore ci dilungherebbe di troppo , ricava le dednzioni seguenti: che il morl)o petecchiale siasi veri- similmente manifestato in tempi e fra popoli diversi se- condo r inlluenza di cagioni che noi non conosciamo ; che in alcune epoche , cessando quelle cagioni , la malattia stessa abbia poco o punto dominato , ma cbe senza dubbio ri- coinincio a farsi sentire e si estese grandemeute verso la 358 DOTTUINA TEORTCO-PRA.TICA fine del secolo XV , ed Imperverso nel secolo XVI , avondc? da queir epoca in poi piu o meno serpeggiato in tiitta Europa , quando sporadico , e quando epideniico, S eguono a queste ricerche altre indaglni particolari intonio ai nonii sotto i qnali venne o puo essere stato indicate il inorbo peteccliiale e Teruzione clie lo acconipagna; e per ultimo con egualniente laudahile erudizione si occupa di alcune menioraloili contagioni epidemiche di peste bulibonica e di peteccliie, dalle quali pare all' autore di poter trarre la co2;nizione di questo fatto iiotabile , cioe che di mano in mano che la peteccliia aado serpeggialido e di venne piii frequente nelP Europa , si diniinui 1" influenza della peste ovientale ^ donde vorrebbe eziandio riflettere clie sebbene debbasi attribuire questa diniinuzione di dominio della peste bubbonica nelT Europa in gran parte alle sagge insti- tuzioni di polizia medica, pure dappoiche il seuienzajo di quel contagio si eia gia sparso in tutta 1' Europa ed aveva ripullulato piu Arolte da' snoi germi, sembra che qualche altra circostanza , oltre delle leggi sanitarie , abbia influito a render meno operoso nei corpi umani il fomite presso jioi esistente della peste niedesima ; dalle quali considera- zioni non contrario si confessa all' opinione che il conta- gio petecchiale possa consistei'e uello stesso fomite della peste d'Oriente , il quale coll' andare del tempo e col can- giare delle circostanze si fosse alterato in modo ne' paesi europei da produrre luia malattia di forma e di grado di- "verso dalla peste. per alcunj riguardi, ma pur identica colla peste medesima nella sua entita. Nel capitolo terzo che tratta delle cagioni del morbo pe- tecchiale dividesi la materia in due articoli ; uno per le ca- gioni/Jrec^i5j:707zenri , I'altro per le cagioni effettrici dei con- tagi in genere e del morbo petecchiale in ispecie. Delle prime quelle che 1' autore annovera tra le piii considera- bili sono i .' i combiamenti che accadono nell' atmosfera in grazia delle esalazioni che dalla terra si portano nell' aria, o per altra influenza che modiiichi la natura dell' ambiente in ciii dinioriamo^ a." l' influenza cosmica , colla quale de- nominazione V autore comprende i cangiamenti periodic! e quegli straordinarj a cui va soggetto il nostro globo pei rapporti che ha col sistema universale del creato ; 3." le jilfej.-azioni dei ciinii che dipendono quando semplicemente Jalla natui'a , e qviaiido dall' arte umana , e proyeugou* DEL MORBO PETECCHIA.LE , CCC. 359 •ra da mutazioni iutriiiseche cleir ecpnomia Jel globo, in tutto od ill parte , ora da forze esteriori clie sa vi operano cou leggi fisse ed in tempi deierminati , oppnre irregolar- mente e per circostanze casuali ^ 4,° t inciviliinento imper- fetto deipopoli, donde viene T accumulamento, la sporchezza e la miseria di migliaja d' individui j 5.° le trasmigrazioni delle gently e massime. le spedizioni militari in paesi lon- tani ed in climi molto difFerenti dal suolo native. E qui r egregio autore fa ottimamente osservare che alcune «li queste. cagioni predisponenti sono stazionarie , ed altre in- vece temporarie , che di qnest' ultime alcune ritoruano pe- riodicamente ed altre si rinnovano in epoche incostanti ora in grazia di rivoluzioni naturali , ora per efFetto dell arte umana. — Venendo poscia all'esame delle cagioni effettrici, e considerando clve la nialattia in questione e una ed idpn- tica in ogni caso , e percio sia forza non ammettere che tina sola ed eguale cagione operante , prende V autore ad investigare quali possano essere i corpi e le corabinazioni che piu probabilmente la creano , e quale tra le. molte cagioni che vennero congetturate sia piu con forme alia ra- gione nello stato attuale delle umane cognizioni." Scorre quindi le ijx)tesi principali che vennero immaginate circa le cagioni effettrici dei contagi , ed osserva giustamente che o si confusero le cagioni predisponenti colle cagioni effettrici , o si presero per tali alcuni effetti del process© inorboso. Laonde riconoscendo necessario istituire in pro- posito pill diligenti ed estese ricerche , parte dalla fissa- zione di fenomeni secondo esso principali ed essenziali dei contagi, che sono i ." sintomi determinati e costanti; e an- damento pure determinato nel maggior nuraero dei casi; a." comunicazione della stessa malattia per via degl' infermi o di altri corpi conduttori del contagio ; 3.° conducibilita differente nei corpi secondo la loro natura, e secondo le specie dei contagi ; 4.° alcuni contagi sono indigeni , altri esotici i alcuni sono trasferibili in estranei e lontani paesi , altri non lo sono punto : i germi di alcuni contagi esotici vanno soggetti a diverse alterazioni quando che siano fuori dal loro paese oiiginario; 5.° una quantita minima di fo- mite contagioso basta per propagare la malattia ; ma la nialattia stessa non si sviluppa fuorche in misura della moltiplicazione del fomite niorboso ; 6.° T operazione ed il doiuimo di ciascua contagio e corauaeuiente liniitato in 36o DOTIRINA. TEORICO-rRATICA alcune Specie rU auiniali ; 7.° alcuiii contngi non ofFeiidono pill d' una A^olta lo stesso individno; 8." due o piii coniagi non si sviluppano perfettamente insienie in un punto me desimo del coipo inferuio : o uno di essi prevale e distru^ge l"aUro, od hannh insieme un andaniento perturbato, ir- vegolare ; 9.° molti contagi hanno ora nn dominio epide- mico. ora sono appena sporadici , e. talvolta pnjono presso che del tutto inerti; io.° alcuni dei contagi hanno un rorso acuto , altri lo hanno cronico lentissirao indeiinito ; i I .° ciascun contagio prende una sede sua particolare nel torpo infermo i 12.° le cagioni che hanno parte alio svi- luppo dclle coutagioai epidemiche non corrispondono seiu- pre a quelle cagioni ordiaarie e coaosciute, le quali danno ppesso origine alle nialattie semplicemente epidemiche e sporadiche. Ora si fa V autore a ricercare quale tra le A'arie cagioni morbose si possa meglio coaciliare con tutti o almeno colla maggior parte di qnesti fatti; e prima- meiite fissa il seguente problema, cioe : se una materia priva di vita, sia essa semplice ocomposta, preparata dai soli agenti chimici, o da questi ed insieme dalP operazione di corjii organifei e viventi, possa produrre i fenomeni )>roprj dei contagi, ed essere quindi la cagioae efFettrice dei medesimi ; al che cosi risponde : " Se volgiamo la mente alle conosciute sostanze sem- » plici del regno inorganico , cd ai prodotti delle loro com- II binazioni cliimiche accideatali o procurate, a quelle so- j> stanze inteudo che nuocono piii o meno all' economia >i di tutti o di alcuni degli esseri del regno animate .'non }> ne troveremo una sola che valga a produrre tutti i v fenomeni appartenenti ai contagi che abliiamo qui sopra '» indicate. Gli ossidi di mercurio , d' arsenico ^ d' antimo- >' nio , di rame , di piombo ecc.^ gli acidi solforico , ni- » trico , muriatico , gli aicali caustici ecc. presi inoppor- » tunamente ed in una considerabile quantita , perturbano " le funzioni animali, irritano , corrodono ed anche scom- " pon^ono i tessuti organici , e quindi producono gravis- " sime infermita che spesso vanno a terminare colla mor- " te. Queste cagioni morbose per altro difFeriscono dai » contagi in grazia delle ragioni seguenti. Introdotti che -V. siano i detti corpi nell' animate , o hanno bisogno di dif- " fundersi per gli umori, e di penetrare per i vasi nel- " 1' intimo tessuto dei visceri afllache possaiio sviliippare DEL MORBO PETECCHIALE , eCC. 36 1 » r azlone massima di cui soiio essi capaci ; od ope- " rano a dirittura sulle prime vie e pongono in disordiae >> XwXto 11 corpo per le le^gi del consenso iiervoso. I loro » efFetti sono proporzioiiati alia coniplessione dell" iudivi- » duo , alle specificlie qualita ed alia quaiitita introdotta i> del veleno , perche questo non si nioltiplica mai nel » corpo infermo. Un individuo avvelenato noa comunica >' la sua malattia ad lui sano qualunque ne sia il coiitat- " to: egli nou potrebbe farlo, se nou trasfondendo la so- " stanza veneiica , non aucora akerata , da" suoi ne' A'i- " sceri altrui. Gli effetti dei veleni mineral! non sono precisi » e costanti: i sintomi prodotti da una data specie di que- " sti A'eleni si assomigliano spesso e si confondono con V quelli die vengono cagionati da molte altre specie della » classe medesima. Quindi ne malattie di forme stabili pre- » sentano , ne di un cor so regolare e determinato. La loro » azione e pronta e tumultuosa e per lo piu violenta a }> bella prima; e se qnesta azione non e invincibile dalla » vitalita, se non lascia profonde magagne ne" tessuti or- >» ganici , ella declina ben presto e cessa in proporzione » deir alterazione a cui il veleno va spesso soggetto per " opera dell' economia animale, ed in niisura della forza " e prontezza con cui i vasi escretorj lo rimovono e lo » espellono dal corpo. L' operazione della massima paite " dei veleni mineral! si estende a molte specie d" aniraali » di gener! e di ordini diversissimi , a difFerenza dei con- >' tag! i qual!^ separatamente considerati , per lo piu noa " ofFendono die gl' individu! d' una specie sola. I veleni 9' non distruggono nei corpi la disposizione a risentirne » di nuovo gl! eftetti malefici ; giaccbe quante volte que- " gli penetrano nell' animale in egual! circostanze , altret- » tante v! suscitano i sintomi delF avvelenaraento. E vero » die Fabitudine accpiistata per gradi all' azione di un " veleno suole in qualche caso rendere la macchina molto " toUerante delf azione del veleno medesimo ; ma questo " fenomeno nou si puo paragonare colla immunita clief '/ un animale acquista riguardo ad alcuni contagi , dopo " di averne sofFerto una volta i loi'o efFetti. Coloro die » prendono famigliarmente , per esempio , 1" oppio , si ac- » costumano poco a poco a sopportarlo in dosi enormi : ■' ma se una volta se ne astengono per molto tempo, vo- '» lend© u$arn« poi di nuovo sono obbligati a ricominciare 36i DOTTRIHA TEOBICO-PRATICl » con ima piccola qnanlita e ad accrescerla cotl pru- » dciiza di grado in grado , altrinieiiti quelle dosi forti >i che essi appeiia sentivano quando vi erano avvezzi, agi- yi reMiero dopo con violenza 2;i'andissima. Dunque altro e " tolleranza d' abiiudine ed altro iiicapacita assoluta di •' viscntire 2,li effetti di una potenza. Questi corpi final- " niente agiscono in egual grado in tutti i luoglii ed in V tutti i tempi ; non abbisognano di cagiooi predisponenti •• cstcriori per diventare operosi , come vediamo ancadere " dei contagi cbe ora dominano epidemici , ed ora restano » latenti ed inerti, Non parlo della diffixsione dei veleni >> per via di corpi conduttori ; imperciocche non essendo ••• capaci di moltiplicarsi negli animali , non si puo dire " die le loro molecole formino un semenzajo morboso: " oltre che essi non vanno ne pure soggetti alle eccezioni " che ci presentano i contagi , potendo i veleni aderire " a qualunque materia e conservare le loro proprieta " ( fatta eccezione dei casi in cui un corpo straniero pro- » duce in essi un cambiamento per affinita di composizio- " ne ) , senza che si osservi facoka ricettiva grande in '• alcune , e minore , o nulla in altre delle specie dei " corpi ». Dietro queste riflessioni , che nol abbiamo voluto ripor- tare coUe stesse parole dell' autore come sag2;io dell' ottimo suo stile , conchiude che il fomite produttore di un con- taglo non e fatto di molecole morte semplici o composte, e che neppure risulta da una elaliorazioae della materia nei corpi organizzati s\ animali die vegetabili in istato della loro specifica prosperita naturale, — Considerazioni egualmente trionfanti fa T ingegnoso atitore contro le opi- nion! che il fomite contagioso sia il prodotto di un pro- cesso "morboso chimico animale , o verainente di un sem- plice processo chimico che prevalga «ulla, forza e snlle leggi della vitalita^ siccome pure contro quella ^osteiiuta in ispecie dal Palloni e dal Textori che esso sia il pro- dotto di particolari cambiamenti e coml)iiiazioni a cui va- dano soggette le partlcelle esalanti dai corpi animali. Giuage per ultimo alia famosa ipotesi tante volte accolta e soste- nuta, quante combattuta e dinienticata dai medici , quella che i contagi dipendano dalia operazione di alcuni anima- letti piccolissimi , i quali essendo di loro natura parassiti "vanno ad abitare per ua certo tempo ucl corpo di altri DEL MORBO PETECCHIALE , eCO. 363 Anlmali , e vi cagioaaiio sconcerti piii o meiio gravi se- condo le clrcostanze, in modo per altro die ne lisultano delle inalatde d" indole e di forme determinate secondo la natura di ciasciiiia specie di questi esseri parassiti. Questa ipotesi si cousona coll* idea dell" autore clie la cagione efFettrice di una malattia contagiosa consista in una spe- ciiica sostanza organizzata capace di inantenersi e ripro- dursi secondo le leggi comuni di tutti gli esseri dotati di vita, viene da esso sottoposta ad un nuovo esame appoggiato alia considerazione de" fenomeni principali dei contagi com- parati con quelli dei corpi organici , e clie riduce a do- dici capi essenziali : i.° Ciascuna materia producente ma- lattia contagiosa su specie determinate di animali arreca nei medesimi alcuni eiFetti caratteristici costanti, e si pro- paga eguale a se stessa da un individuo nell^ altro fintan- toche non nascano delle circostanze straordinarie clie nio- difichino e che distriiggano la sua natura primitiva. — • A somiglianza dei contagi ogni specie organizzata produce esseri simili fra di loro per una serie indelinita di gene- razioni , fintantoche non nascano circostanze straordinarie die ne inipediscano il consueto sviluppo , o ne modili- chino la natura, o ne distruggano i gerini. a.° Tutti i contagi hanno uno S|3eciale periodo che pub dirsi di preparazioiie e di moltiplicazLone , e in genere si puo stal)ilire clie alcuni contagi sviluppano la loro azione e ne fanno sentire i sinistri elFetti poco tempo dopo che sono penetrati nel corpo umano ; altri stanno per lo piu lunganiente celati nel corpo infetto, ossia si preparano e si raoltijilicano lentamente e manifestano tardi la loro pre- senza. — Le ova degl" insetti , poste che siano su' corpi che loro convengono , ed in circostanze favorevoli al loro sviluppo, hanno bisogao di un certo tempo clie puo dirsi stadk) di preparazione , innanzi che abbia luogo la nascita degl' insetti rispe.ttivi: questo tempo e piu o men lungo secondo le specie degl" insetti medesimi. 3." Una minima particella di materia contagiosa tras- messa che sia in persona predisposte , e capace di farle cadere inferme di una malattia speciale attaccaticcia. La materia de' contagi e diversamente propagabile e condu- cibile secondo le specie dei contagi. — Un uovo fecon- dato , ed una molecola di que' corpi viventi che A mol- tiplicauo per divisioni di membra ( comunque si tratti di 364 DOTTRINA. TEORICO-1'RA.TICA. particelle plccolissirae e fin iiivisibili ai nostri occlii),soa» elementi capaci cli dare origine ad uno svolgimento suc- cessivo indefinito d' individui della specie donde T novo o la inolecola e derivata : svariatissima e la locomozione e semiiiazione degl' insetti. 4.° La facolta recettiva dei corpi conduttori dei con- tagi e varia secondo la natura di questi e di quelli. Al- cuni contagi sono endemici e non trasferibili , altri sono trasferibili in luoghi e climi diversi. — Vaiia e la facolta che hanno i coi-pi di ricevere e di mantenere i germi or- ganici, e variissiina e pure la loro difFusione o circoscri- zione sul globo te racqueo. S." Con tutto che una particella contagiosa sia capace di propagare una specifica malattia , pure essa non puo produrla efFettivamente senza clie si moltiplichi nel corpo in cui s' e annidata. — Vi sono degli animali il di cui nocumento in riguardo all' uomo e piccolissiiiio o nullo se si considerano uno per uno , e gi-andissimo riesce per il loro nuniero. 6.° L' operazione di un contagio e coniunemente circo- scritta ad una specie o ad un genere di animali. — Come v^ hanno molte specie di piante parassite le quali non vege- tano fuorche su certe altre specie determinate del regno a cui appartengono , cosi niolti parassiti insetti e. vermi preferiscono quali una e quali un' altra specie o genere di corpi vegetabili o animali. 7.° Ciascun contagio suol avere la sua sede particolare plu o meno estesa nel corpo infermo. — Molti degl' in- setti e dei vermi parassiti scelgono parti determinate nei corpi su cui si cacciano. 8." II corso di ciascun contagio presenta delle difFerenze specifiche. — Varia e rispettivaniente specifica e la di- mora degl' insetti e vermi parassiti nei corpi che infestano. 9.° I mali contagiosi non stanno in relazione colle ca- gioni disponenti e produttrici dei mali sporadici ed epide- mici. — Le piante e gli animali nocivi alia specie umana non esistono sempre, in corrispondenza colle cagioni mor- bose ordinarie. io.° I piu de' contagi una volta die abbiano esercitato la loro intera azione su d' un imlividuo , per lo piii nou «i riproducono in lui. — Dopo che un insetto parassito ha spogliato una pianta od un aniaiale di quella sostauza che DEL MOBBO PETliCCIlIlLE , CCC. 365 serve a' suoi bisogni , quell' insetto , o la sua cUscendenza perisce o si distacca e piii non torna la dove ha gia con- sumato il priucipio del quale e aiidato in cerca. 11." Alcuni coiitagi hauno la facolta di escludersi a vi- c'enda ^ altri quella" di distruggere la predisposizioue per ^ualche coiitagio ; ed altri si associano nello stesso indivi- duo, ma in punti distiati del corpo e tra di loro separa- ti. — Alcune specie di piante come di animali parassiti non possono vivere insieme , era si distruggono recipro-» camente , ora una specie prevale sull' altra ; altre specie avendo indole e bisogni siraili fanno si che T operazioue anticipata di una specie sopra di un dato corpo toglie e consunia nel corpo medesiaio V attitudiiie die egli avea a dare ricetto ed aliniento ad alcune specie somiglianti che nel tempo successivo possono venirne in cerca. 1 2.° I contagi d" indole acuta sono ora quasi inoperosi , ora appena sporadici , ed ora epidemici. ■ — L' apparizione e la moltiplicazione di alcune piante e di alcuni animali, massime degl' insetti , non e costante ed eguale in ogni tempo , ma e spesso relativa alle stagioni , alle vicenJe del suolo , e ad altre circostanze periodiclie o accidentali. Tali sono gli argomenti di analogia che V egregio signor dottor Acerbi con souuiia dotlriiia e meiiica ed entomo- logica ha nellopera messi in nuova luce a sostegno deir i- pote&i dei contagi viveuti clie piii d' ogn' altra gli arriJe , e alia quale sara per dare ulteriore appoggio cio che va ad esporre intorno alia cura e alia projilassi del morl}o petecchiale con cui termina V interessante suo lavoro. Capjtolo IV. — Intorco alhi cura dei inoibi contagiosi e specialmente del peteccliiale stal>ilisce 1' autore che avere si debbano due fini principali: i.° diminuire, altcrare e di- struggere la cagione presente della malattia ; a." frenare # togliere gli efletti die risultano nella maccliink animale dalla operazione della cagione morbosa ; cjuindi viene ot- timamente distinta in diretta ed indiretta. I mezzi , che giusta r osseryazione di buoni pratici sembrano tendere a soddisfare al primo scopo sono, i.° le preparazioni mercu- l*iali ; 2." gli acidi minerali usati tanto esternamente quanto interiiamente ; al qual proposito T autore n6n lascia di far • osservare come anche da cio si renda sempre piii valuta- bil«^ r adottata cagione efFettrice di questi morbi , staiite- che (juelle sostaiize niedesime sono appunto le piii nemiche 366 DOT^TRINA TEORICO-PRA.TICl e distruggitrici degl" insetti. Riguardo alia cura indiretta, parteiido dalle idee patologiche stal)ilite nel capitolo I, S 6, devesi , giusta 1" auiore , avere per iiiira , i .° « di doiimre » la diatesi universale , ipersteiiica od ipostenica che essa )i sia ^ 2." di facilitare e promovei'e T espulsioiie della » materia morbosa si primitiva che secondaria , non die » di correggere queste materie con tutti i mezzi possibilij }> 3.* di teiiiperare e d'invertere la speciale diatesi irri- n tativa, opponendosi alle due forme morbose che in » questa malattia sono piii manifeste , la flemmassia , e }> la convulsione, doude risulta la terza forma composta, 1) che la diciamo tifoidea i>. E siccome i mezzi principal! che si conoscono, e le norme prudenti con cui si deve operare per ottenere questi diversi intenti P autore ri- conosce piii che in altro liliro raccolti negli aurei scritti del Borsieri , cosi non lia difficolta di riportarvisi intiera- mente , e tradurne anche letteralmente i dettami , non senza pero arricchire questa parte del suo libro di pro- prie utdissime riflessioni ed agginnte. Capitolo V. — L" ultimo capitolo dell' opera versa suUa preservazione del raorbo petecchiale , intorno a che r autore priniamente confessa die le present! nostre co- gnizionl non bastano a compiere il fine piii importante delle disposizioni sanitarie , quello d' impedire lo sviluppo di tutte le epidemie coiitagiose. Imperciocclie trattandosi di codtagi esotici si possono bensi prevenire le intluenze epidemicfie con rigorose leggi che impediscano il trasporto dei germi morbilici , senza dei quali la predisposizione dei corpi umani a risentirne gli effetti non e per se stessa capace di produrre sinistre conseguenze; ma in riguardb ai contagi indigeni , del qual numero e forse la petecchia , data r opportvtnita morbosa , non mancano di agire pron- tamente sU di noi i serai venefici che ne circondano e di diiFondersi di persona in persona. Se non che V uso scru- poloso e vigilato di alcune cautele non puo negarsi sia efficace ad iuipedirne la difFusione quando si sia manife- stato in un paese. Quelle pertanto stabilite dal dotto au- tore tendono i.° "a sepai-are gl" infetti ed i sospetti dai >> sani; 2.* ad allontanare e distruggere il fomite contagioso '> che cova nei conduttori pasfivi; 3.° a minorare e togliere » la disposizione degl' iiidividui a ricevere ed a risentire DEL MORBO PETECCHIA.LE , CCC. 867 ,1 il contagio, e finalmente a prevenire o troncare se e pos- » sibile la nialattia niiiiacciata od incipiente » . I mezzi valevoli a soddisfare a qviesti diversi intenti della profi- lassi sono dalP autore iiidicati con tanta diligenza, che si puo veramente dire nulla essere sfuggito alia sagacissima di lui mente, e avere anche per questa parte reso a tutti i pratici il suo libro ixtilissinio. G. G. Bibl. Ital. T. XXVIII. 24 368 Notizia intorno a tre nuove specie di frnmento rac- colte nelLa Mongolia Chinese e mandate al Direttore deila Blblmteca Ital una dal sig. cavalcere Antonio Maria de Salvatori , consigliere di. collegia ed im- piegato nel minis tero di finanza di Russia (i). I _JE vere ricchezze conslstono nei beni della campagna , e r agricoltura e seiiza dubbio uii oggetto eguahiiente utile, necessario , interessante e piacevole. I Romaiii, que' supeibi padroni del iiiondo , fecero del- r agricoltura 1" occupazione prediletta, ed i nomi de' Len- tuli , de' Fabj , de'Pisoni, de' Ciceroni ed altri non furono dati a quelle faniiglie die per perpetuare la niemoria di que' Romani die si distinsero nella coltivazione di qualche Favorito legume. L' uonio applicato alle opere della natura lia per una parte la prospettiva sicqra di scoprir sempre nuovi niotivi da rendere oniaggio al Sovrano autore dell' uuiverso , e per r altra la speranz'a plausilnle di contribuire colle sue ricchezze al bene della societa , o di occuparsi pel sue utile proprio. Non v' ha metodo die seuibri piii a proposito per dila- tare le nosti'e cognizioni intorno alia stoi'ia naturale, quanto quello di visitare i -paesi stranieri , e fra i niolti oggetti die essi ofFrono a' tiostri sguardi esaminarvi quelli parti- colarinente die possono nieritare piu T attenzione per la (i) Ecco la lettera italiana colla quale ci furono spedite le tre sementl e la succennata notiiiia in francese , da noi fedelmente tradotta. Pregialissimo sig. Direttore , Voi;Ua accettare di buon anirao tre scatolette di seraenti di frumento da tne riportate dalla Mongolia, siccome un oraa};gio ecc Ella vedra dalla qui annessa notii^ia qual genere di coltura esigano queste tre sorfa di fruiiiento. Spero ch' ella degnera inserirla nel siio Gioriialc, e dopo averne serainati i grani , fame conosceie al pubblico il resultato. f ellcc nii riputero se 1' evento corrispomlendo alle mie brame saro stato di qualche utilita all' agricoltura italiana. Gradiioa , sis;. Direttore «?cc. , Pietroburgo , il ay Kiglio 1822. Sue ecc. // cav> Antonio Maria de Sahatori, NUOVE SPECIE DI FBUMENTO , CCC. 36() loro novita e per la loro varieta. Ma le nostre iadai^ini non debljomo avere pei* iscopo una soddisfazione pnrameiito personale. Vi sono de'' doveri piu confonni ai dettami della ragione e della natura, Quello di essere utile alia societa spargendo la felicita fra gl' individui della sua specie e uno de' piu nobili e de' piu necessarj. Se i giai'dini de' naturalisti sono di gia stati arricchlLi di tante piante curiose , tolte a grande stento da' paesi stranieri e lontani , bisogna confessare che non si sono fatti gli stessi sforzi per introdurre altre piante che fossero pill utili che dilettevoli , p'iix tli un vantaggio comune che puramente di lusso. II personagglo modesto, che senza aspirare alia celeb rita, ha introdotto non ha guari in Siberia le tre sorta di fru- niento che ho Y onore di presentai-vi , merita senza esi- tanza di essere posto nel nuniero de' benefattori dell' uma- nita. Ipato Boussiiiof, basso ufficiale (Uriadiiik) de' Cosacchi della linea dtU' Irtisch , essendo stato mandato nel 1811 per iscorlai'e con un distaccamento di Cosacchi vina Ca- ravana di mercanti che si recava a Kouldgfe, grande citta commerciante nella IMongolia Chinese, compero alle fron- tiere dell' Impero Cliinese dve pouds {i) di frumento chia- mato in quella regione fertile ( Psceniza mnogoplodnaja ) , e due pouds di un' altra qualita di frumento ^chiamato cal- mucco. Al suo ritorno a Seniipalatinsk compero da vin mercaate della citta di Taschkeud un poud di frumento rosso chiamato anclie arnauto ovvero houkhare. La piima prova di coltivazione di queste tre eorta di frumento fu fatta da Giorgio Kasanzoif , Ijorghese di Semipalatinsk nel luogo chiamato Belagatdie , distretto lontano 35 verste dalla succennata fortezza. La messe della prima annata e stata tale clie di due poud di frumento chinese ne furono raccolti 140 poud; di due poud di frumento calinucco 45 poud , e di un poud di frumento rosso se n' ebbero 20 poud. Una fertilita cosi considerabile attrasse I'attenzione degli abitanti di Semipalatinsk e de' coiitorai. Si posero a senii- nare i loro campi con queste. tre specie di frumenti. La (i) U poiul corriiponde a klllogr. 16,374, mhura metrica , eil a libbre plccMe 5o , peso raikuieie. ZjO NUOVE SPECIE DI FRUMENTO quantita che ne raccolgoiio e tale, die oltre il loro blso- gno annuale souo posti a portata di luandariie molte jiii- gliaja di poud agli akri abitanti della Silieria. II di 2 5 luglio dello scoiso auno esseudo io arrivato al ridotto Gloukli'osskoe , sniontai presso Ipate Roussinof , lo stesso che poito il piiuio ia Siberia le tre succen- nate specie di frunieato , e mi fu grato di jjoter otte- iiere da lui niedesiiiio 'mi ragguaglio esatto dell" introdu- zione e della pvopagazione di qnesii fruineuti. Gli feci a quest' oggetto alcune question! in iscritto , alle quali eljbe la cortesia di rispondei'e parimeute in isci'itto. Mi fo uii dovere di qui comunicarveae copia, affinche possiate nieglio a]>prezzaie T inij^ortauza di qnesta felice scoperta. Avendo desiderate di yedere in natura le spighe di queste tre specie di frumento , pregai Roussinof di man- dare un uomo ne' suol canipi a coglierae qualcuna e por- tarniele a Semipalatinsk. II di 27 luglio elibi il piacere di riceverle. Esse nen. eranY) ancor guuite alia loro perfotta niaturanza. Si fu nella mia camera a Semipalatinsk che le spighe seccarono ed ingiallirono. Quantunque fossero spedite a Pietroljurgo per la posta pesante, collocate sempliceniente in una cassa tli legno , lo scuotiniento di un cosi lungo viaggio non pote staccan^e i gi'ani dalle loro spighe. Al mio ritorno a Omsk appresi colla piu viva soddisfa- zione che il mecenate della Russia , sua eccellenza il signor conte JNicolao di RoumeanizofF, avea scritto alcuni aani prima al defunto generale di Gbasenapp di niandargli una certi! quantita di queste tre specie di frumento , per po- ti'vle iutrodurre prima di tutto nelle sue terre,edi span- derle poscia nelle altre regioni dell' impero. Ignore per cjuale fatalita faUissero i primi tentativi. Sarei feUcissimo se le prove cli' io \i prego di fare coi grani che vi mando dessero nel vostro paese de' risultati felici. Sara uno dei hei momenti della mia vita quello in cui me ne farete conoscere la riuscita. Eccovi intanto la descrizione del clinia e della natura del terreno opportune per queste tre specie di frumento. La colli vazione del frumento chinese chiamate fertile e di qnrllo chiamate cahniicco , e considerabile nelle due provincie della Mongolia chinese , V una delle quali ha per citta principale Koukl^e e 1" altra TchougoiUchak . I RACCOLTE NELL.V MONGOLIA. CHINESE. 3? I campi seminatl a frumeiito sono in luogliL elevati e II cui suolo e fonnato cU terra leggiere, sabbioiiosa e di uii co- lore gvigio nerastro. La citta di Kouldge e posta al 42° 49' 40" di latitii- diiie settentrionale , ed al 80° 40' di longitudine dal me- ridiano di Parigi. La citta di Tcliougoutcliak e posta al 46° 10' di lati- tudine settentrioiiale , ed ail' 80° 48' di longitudiae dello stesso meridiano. La fortezza di Semlpalatiiisk trovasi al 5o° 29' 40" di latitu'-Une setteiitrlonale ed al 77° 82' 5o" di longitudiae dello stesso meridiano." A malgrado della difFerenza del clima molto notabile tra Kouldge e Seniipalatiusk , la coltivazione di questi frumenti ha dato sinora gli stessissimi prodotti. I -campi di Semipalatinsk seminati a fruniento trovansi a 35 verste N. E. della fortezza, in luoghi elevati. L'aspetto del suolo e iiero grigiastro, leggiere, composto di sabbia, d' argilla comune ( terre glaise ) , di marna e di sostanze calcari. La vegetazione naturale si riduc^ all' ajsewzio, alia felci, alle ginestie e alle crecchie. Trovasi parimente il ceratocarpus arenarius , la salsola clavifolia e 1' opposldfolia , il coryspermwn hyssopi folium , la chondrilla. A piedi di dette elevazioni olti-e le succennate piqnte trovansene inolte altre , come 1' atriplex halimus , portulacoides e maritima ; la spinacia fera , il lepidium perfolkitwn , la salvia offici- nalis , la nitraria. La maggior parte di questi campi si trova sopra strisce o le^nbi di una immensa foresta di pini e di betule. Ve ne sono parimente nella stessa foresta in grandi spazj aperti e sgombri d' alberi. La maniera di coltivar tali campi si limita ad un solo lavoro. Nelle terre dissodate di fresco il lavoro e dato in giugno, ed e pieno e piuttosto profondo perche la terra venga piu penctrata , piii matura e piii esposta all' in- fluenza deir atmosfera. Nelle terre non dissodate di fresco il lavoro si fa iin- mediatamente prima della semina. Sembra die queste terre iino ad ora non sieno state spossate, ed esse producono tutti gli anni senza aver bi- sogno di riposo e senza alcun soccorso di concio qiialun- . V. Genere. Rocce a base di granato. I. Specie. Roccia di granato ( Grenat massif. H. ). £ pinttosto una varieta mineralogica che una roccia ( rara ). 1. Varieta. Granitlare (in Norvegia ). a. A grossi grani. b, A piccoli grani, 2. Varieta. Compatta ( nel Genovesato). a. Specie. Roccia di granato e di anlibolo. Struttura imperfettaniente granitoidea. Sostanze accidentali: Talco. Epidosia grigia. Pirite. Ferro ossidulato. VI. Genere. Rocce a base di diallagia. 1. Specie. Eclogite. Diallagia verde , e granato. Conipage laminare intrecciata o granitoidea (Eclogite H. Oai- pbazit ). Sostanze accidentali: Quarzo. Dlsteno. Epidosia. An- fibolo laminare. Ferro ossidulato. 2. Specie. Selagite. Ipersteno, feldspato, e mica ( L" iper- steno e la diallagia sono probabilmente , secondo il sig. Cordier , la stessa sostauza ). ( Porphyrahulicber Trapp. Selagite H. 388 ATPENDIGK Sost.inze accessorie: Diallagia vera. Ferro ossiJulatu abbondante. Pivite. 3. Specie. Eufotide. Diallagia e feldspato. ( Euphotide H. Griinstein in parte ). 1. Var. granitoidea. a. A feldspato laminare. b. A feldspato compatto , o Igiada. 2. Var. porfiroidca. 3. Var. conipatta. ( Beilstein. Jade ascien in parte H. ) 4. Var. decomposta; bianca. La tliallagia prende V aspetto di mica , ma e facile a rompersi ( di Corsica ). Sostanze accidentali : Talco. Granato (rare). Epi- dosia. 4. Specie. Variolite. Pasta di feldspato compatto, e dial- lagia compatta con globuli di feldspato bianco e grigiastro. ( Aphanite variolaire H. Variolite de la Durance ). 5, Specie. Serpentino, Diallagia compatta , talco e felds- pato. Struttura compatta. (Serpentine H. Ophiolite Brong. ). I. Var. uniforme. 3. Vai-. porliroideo. a. Con diallagia vcrde. b. Con diallagia metalloidea ( Scbillerstein ). 3. Var. decomposta ( Serpentino bianto o bruno j con diallagia verde , o metalloidea ). Sostanze accidentali : Asl>esto. Granato. Calce carbo- nata in vene ( rara ). Ferro cromato. VII. Genere. Rocce talcose. I . Specie. Talco scistoideo. I. Sot-tospecie. Talco scistoideo ordiuario. Talco tenero ., gralico; color verde o bianco. ( Talkscbiefer. Craie de Briancon. Steaschiste Brongniart. Talc com-» niun H. ) I. Var. Talco scistoideo sfoglioso. a. Puro. b. Mescolato. a, Di Feldspato iu parti microscopiche, /3. Di Anfibolo. * Verde nel talco verde. * * Bianco nel talco bianco.. PARTE STRANIERA.. 389 Sostanze accldeiitali: Fahlniiite. DIsteno, Stanrotide. Tormalina. Calce carbonata magiiesifera. Coriiidone ( bianco nel talco bianco; rossiccio nel talcp verde; colorato dal Cromo ). Quarzo iii parti impercet- tibili. Pirite. 2. Var. Talco scistoideo compatto. ( Talc glaphique H. Agalmatolit, ) 3 Var. Talco oUare. ( Lavezzo volg. ). 2. Sottospecife. Talco clorite (ClJorit). 1. Var, scistoideo ( Chlorit-scliiefer ). 2. Var. compatto. Sostanze accidentali : Granato. Ferro ossidnlato. Pi- riti ( rare ). Piriti magnctiche , e rame piritoso in rognoni. 2. Specie. Talco scistoideo feldspatlco. Talco e feldspato laminare piii o nieno riconoscibile. 1. Var. con feldspato in vene. 2. Var. con feldspato in ghiande. Sostanze accidentali : Aniibolo. Tonnalina ( rara ). 3. Specie. Talco scistoideo quarzifero. Talco e quarzo piit o meno riconosciljile. 1 . Var. Con quarzo in vene. 2. Var. Con quarzo in ghiande. Sostanze accidentali: Piriti. Piriti arsenicali aurifere. VIII. Genere. Rocce a base di mica. 1. Specie. Greisen. Quarzo in grani, e mica confusamente mescolati. Struttura granitoidea. (HyalomicteBrong.). Sostanze accidentali: Stagno ossidato. Scehelino fer- ruginoso. Moliddeno solforato. Topazio ciliudroideo. Calce fcrsfata. 2. Specie. Mica scistoidea. Mica e quarzo ordinariamente in- trecciati. Struttura scistosa. (Mica schistoidea H. ) Mi- caschiste Broag. Glimmerschiefer. Scisto micaceo T. Sostanze accidentali: Feldspato. Talco. Toruialina. Granato. Staurotide. Macla. Calce carbonata. An- fibolo. Disteno. Ferro carburato ( Grafite ). IX. Genere. Rocce a base di scisto. I. Sezione. Rocce a base di scisto primitlvo. I. Specie. Scisto primitivo , o lucido. Talco, mica, feldspato , e quarzo iuipercettibili ; associati in dif- ferenti proporzioni ( Schiste luisant H, Phyllade Brong. Urthonschiefer ). 390 APPKNDICE 1 . Var. luculo. 2. Vav. sublucido o terroso con cristalli dl Macia, gra- nato , aufibolo , staurotide. Sostanze accidental! : Piriti, Magnesia solfata effloie- scente provenienie dalla decomposizione. II. Sezione. Rocce a liase di scisto intennediario. 2. Specie. Scisto sublucido o intennediario; composto probabihnente di quarzo , feldspato , mica e talco : spesso coloi'ato dall' antracite ( Forse e un conglo- nierato ). Scliiste subluisantH. Uebergangsthonschie- fer. Pliyllade Brong. ), I. Var. sfoglioso. a. Yar. imperfettamente sfoglioso. Sostanze accidentali : Calce carbonata. Quavzo. Plilti. Fossili. Trilobiti. Piodotti ( Productus Sowerljy ). Pesci. 3. Specie. Ampelite. Scisto sublucido con antracite e ferro solforato in punti inipercettibili ( qualclie volta decomponendosi il ferro solforato passa ad una va- rieta di Tripoli ). Sostanze accidentali :Pirite globulare ed asbesto (rari). Fossili. Piante impressionate. Prodotti. 4. Specie. Ftanite. Scisto indurato dal quarzo. Frattura terrosa ( Pierre Lydienne dei Francesi. Phtlianite H. Kieselscliiefer. Scisto selcioso T. ). Sostanze accidentali : Quarzo bianco grigiastro in ve- nule. .Pirite. Asbesto ( raro ). III. Sezione. Rocce a base di scisto grossolano ( grossier ). ( E probabile che le rocce di questa sezione non siano altra cosa , che conglomerati." 5. Specie. Scisto terroso ordinario. Feldspato decom- posto e quarzo. Pasta terrosa senza cristalli ( fu- sibile in vetro grigiastro, lo che esclude dai suoi coniponenti F anfibolo che si credeva formarne la base ) ; contiene talvolta pagliette di mica ( cor- neenne dei Francesi. Scliiste terreux ordinaire Cor- dier ). 6. Specie. Scisto grossolano ( proprio de' terreni di Litantrace ). Composto di Feldspato , Quarzo e mica ; indurato talvolta dal quarzo , talvolta dal ferro carbonato. Pasta terrosa. Frattui-a disugitale (Scluste grossier li, Scliiefertlioa ). PARTE STRANIER4. 891 Sostanze acciJeiitali : Piiite e mercurlo solforato tlis- semiaati. Pirite e fen*o carbonato in amiioni (Nel ferio carbonato si tiovano qualche volta impies- sioni di pesci e di piante ). Fossili. Impressioni di piante erbacee. NB. Qualche volta in questo scisto vi sono piriti invisibili disseminate, le quali decomponendosi danno deir allunie. Questo e lo scisto allumifero. Schiste alunifere H. Alaunschiefer ). 7. Specie. Scisto terroso infiammabile ( sembra avere dell'analogia col Dysodile); arde con fiamma, spar- gendo nn odoi- fetido. Frattura terrosa. Scliiste bitu- niinifere H. Brandschiefer. ) I. Var. duro. a. Var. tenero ( suscettibile d' esser pulito coirungliia). Sostanze accidentali: Piriti. Fossili. Legno carbonizzato. Nautili. Belenniti. Sca- glie di pesci. * S. Specie. Tripoli scistoso. ( Sembra essere uno degU scisti precedent!, die non conservi se non lo scheletro quarzoso , avendo perdnto le altre sostanze che conteneva, o per T ignizlone , o per la decomposi- zione ). 'Tenero; divisibile in foglie (Scliiste tri- poleen H. Poliei'scliiefer ). I. Var. rosso i proveniente dall' ignizlone. a. Var. grigio o bianco ; proveniente dalla decompo- sizione. 9. Specie. Scisto marna bituminoso. Scisto indurato dalla calce carbonata , impregnato di bitume (Scliiste marno-bituminifere H. Bituminoser mergelschiefer ). Sostanze accidentali : Rame piritoso a Mannsfeld ( Kupferschiefer ). Fossili. Vegetabili. Pesci. II. Ordine. Aggrcgati terrosi acidiferi. X. Genere. Rocce calcari, I. Divisione. Calcare ordinario. I. Sezione. Aggregati calcari seiiza frammenii e senza corpi organici. I, Specie. Calcare granoso. Calcai*e a grani piii o raeno grossi, e saccaroideo ( Chaux carbonatee har- mophane H. Urkalkstein ). I. Yar. comuQe. 39a APPENDICE a. Omogeneo. h. Alteruante con zone di Dolomla. 2. Var. scistoideo. a. Con talco ) ... 7, ^ ^ ^ ) marmo cipolhno. 0. LiOn quarzo e talco \ ^ c. Con mica. d. Mescolato collo gneiss. 3, Yar. brecciforme; ( 1" aspetto di breccia non e che apparente ) calcare saccaroideo intiecciato di ser- pentmo e talco ( Calcaire pseudo-fragmentaire Cor- diei\ Marmo verde antico ). Sostanze accidental!, oltre il talco ed il mica: An- fibolo ( raro ). Granato ( nei Pirenei ) bruno o grigio nel calcare bianco; nero nel calcare grigio. Idoc 'asio ( nei Pirenei ). Pirite. Ferro ossidulato. 2. Specie. Calcare compatto translucido; bianco, gri- gio , giallastro ecc. ( C!iau\ carbonatee compacte fine H. Dfthter Kalkstein ). Sostanze accidentali : Pirosseno ( Tircy in Iscozia ) Feldspato. Quarzo bipiramidato ed in grani. 11. Sezione. Calcare frammentare. 3. Specie. Calcare saccaroideo frammentare ( Marmo di Tarantasia ). a. A franunenti cnlcari ( Questi fraramenti sem- brano appartenere a Zoofiti ). h. A frammenti feldspatici. c. A frammenti di scisto. Fossili. Concliiglie ( rarissinie ). 4- Specie. Marmo campano. Scisto lucido o sublncido, misto di calcare con venule di calcare bianco ( qualche volta e stratiforme )• ( Opliicalce reticule Brongniart ). Fossili. Concliiglie ( rare ). 5. Specie. Calcare compatto ordlnario. Bianco , gri- gio, biancastro-, giallastro o nei'astro (II color nero e dovuto all' antracite ). Disciolto negli a<;idi lascia un residue abbondaate quarzoso o argilloso ( Chaiix carbonatee compacte comnnirie H. ). 1. Var. comune. 2. Var. litografico ( Pierre graphique H. ). 3. Var. lumachtUa ( Calcare con concbiglie bivalve , che conservano piii o meuo un lustro perlaceo )• PARTE STRANIERA. oQS Sostanze accidcntali : Selce in ai'nioni ( dlfFeiisce all" aspetto nelle dlfFerenti formazioni ). Piombo solforato. Fossili. Zoofitl , molluschi , rettili, Pesci. 6. Specie. Calcare d' acqua dolce , o travevtiiio. Di grana piu grossolana che il calcario ordinario ; cavernoso. Color biancastro o grigiastro. Sovente selcioso; qualche volta bitnmiiioso ( al Puy de Do- me , ed a Cliateau Laiidoii ). Sostaaza accidentale : Selce. Fossili. Conchiglie d' acqua dolce, terrestri. Animali di specie peidute. 7. Specie. Creta. Lascia colla lavatura mi residno sabbioso ( Calcaire crayeux Coi-dier. Chaux car- bonatee crayeuse H. Kreide ). 1. Var. terrosa. ( Creta ordinaria. Craye ). 2. Yar. sabbionosa ( Craye tufau Brongiiiart ). 3. Var. indurata. Sostanze accideiltali : Piromaco. Pirite globulare. Grani verdastri proveiiienti forse da frammeiiti di Sefpentino o di rocce vulcaniche ( Craye chloriteej Glauconie crayeuse Brongiiiart ). Fossili aliboiidanti. Echini soveute.selciosl. Concliiglie. 8. Specie. Calcare globuloso ( Calcaire globuleux Cor- dier ). 1. Sottospecie. Calcare oolitico. Globuli rotondi piij o meno A^oluminosi , talvolta a strati concen- tric!, a cemento calcare compatto^ o spatico (Chaux carbonatee globuliforme H. Calcaire oolitique ; cal- caire du Jura ). 2. Sottospecie. Calcare tubercolare. ( Tubercoli a strati concentrici ( Priapoliti ) a cemento calcare tenero ). Proviene forse da incrostazioni di vege- tabili ( Calcaire tuberculaire Cordier ). 3. Sottospecie. Calcare pisolitico. Globuli a strati con- centrici , aventi al centro ordinarianiefite un grano di sabbia ( Calcaire pisolitique. Erbsenstein ). 9. Specie. Calcare grossolano ( Calcaire grossier Cor- dier. Chaux carbonatee grossiere H, Calcaire a ce- rites Brongniart ). J. Var. arenaceo. 2. Yar, corapatto. 394 APPENDIGE 3. Vav. terroso. Soetanze accidental! : Selce in grani ^ ed in ciottoU, Terra verde proveniente forse da frammenti di serpentino , o di materia vulcanlclie. Fossili. Concliiglie variatissime. Milioliti. 10. Specie. Calcare argillifero. Odore argilloso quando e bagnato. Trovasi nei terreni anticlii e moderni ( Marna volg. ). Fossili. Concliiglie piii rare nei terreni anticlii die nei moderni. i II. Specie. Tufo calcare. Spongioses di aggregazione pill o meno imperfetto. Struttura ordinariamente' franimentare ( Chaux carhonatee sedinientaire H. Tuf calcaire Coi'dier ). Fossili. Ossa di grandi animali esistenti e perduti ? Conchiglie terrestri e d' accjna dolce. II. Divisione. Calcare magnesifero. 12. Specie. Dolomia. Struttura granulare ; bianca o grigia ( Chaux carbonatee intimement melee de nia- guesie carbonatee H. Dolomie Cordier. Doloniit). 1. Var. uniforme. Grani piu o meno aderenti , com- posti di lamine spatiche , sovente flessibile. 2. Var. scistoidea. L' asspciazione al talco ed al mica lo rende scistoidea ). Sostanze accidental! : Mica cristalllzzato ( S. Gottar- do). Anfibolo (bianco nella Dolomia bianca, e grigio nella Dolomia grigia). Macia (T interno e rienipito di calcare ; nei Pirenei'). Pirite. Arsenico solforato. 1 3. Specie. Calcare magnesiano sedimentare; giallastro o brunastro. Struttura un poco subgranulare ( IVIa- gnesian limestone degl' Inglesi. Calcaire magnesiea sedimentaire Cord. ). 1. Var. cavernoso ( Rauchkalk. ) 2. Var. globulare ( questo e il vero calcare oolltico, "'■ Roggenstein de'iTedeschi) •, globuli oscuramente ra- diati dal centro alia circonferenza. 3. Var. terroso s nelle cellule del cavernoso (Cinders). Sostanze accidental! : Bitume ( in qualche varieta gli acidi ne sviluppano F odore ). Calce carbonata magnesifera niargaritacea ( Schaumerde ). Ferro carbonato ( neir Aveyron ). Piombo solforato e ziuco cgjrbonato iiituuaiHeate luescolati ( Figeac ). PARTE STRANIERA. 3g^ XL Genere. Rocce a bas^ di calce solfata. I. Divisione. Calce solfata aaidra. I. Specie. Ankhite^ biaiica , bleu ( Cliaux anhydro- sulfatee H. Anhydiit. ) I. Vai\ granulare. a. Var. compatta. Sostanze accitleiitali : Gesso fibroso. Argllla ( quasi sempre ). Salgemma ( in grani, e iatimaniente nie- scolato ). Solfo pulverulento ( raro ). Piombo solfb- rato e fei-ro carbonato (Pesey). Frammenti di scisto e di calcare compatto. 41. Divisione. Calce solfata idrata. a. Specie. Gesso ordinaiio. Struttura granosa. ( Chaux sulfatoe haraiopbane H. Gypse ordinaire Cord. Gyps. ) Sostanze accidentali : Mica. Talco. 3. Specie. Gesso sedimentario ^ bianco, grigio, rosso , ecc. 1. Var. laminare ( Chaux sulfatee harmophane H. ). 2 . Var. compatto ( Alabastro gessoso. Chaux sulfatee compacte H.). 3. Var. fibroso ( Chaux sulfatee fibreuse H. ) Sostanze accidentali : Boracite. Arragonite. Quarzo bipiramidato. Selce in arnioni. Peirolio. Fossili. Ossa di grandi animali perduti. Vegetabili. Gonchiglie. 4, Sjiecie. Gesso epigenio. Ha Faspetto deirauidrite, da cui trae 1' origine ; d' ordinario cavernoso ; cjual- che volta frammentai'e. Xn. Genere. Rocce a base di allumite. Specie unica. Alluaiite. Seuibra provenire da un' alte- razione di materie volcaniche ( Pieira della Tolfa. Alunite Cordier ). 1. Var. uniforme. 2. Var. porfiroidea. 3. Var. framnientare. in. Ordine. Aggregati salini , sapldi. XIII. Genere. Kocce a base di soda muriata. Specie unica. Salgemma; granoso, bianco, grigio, rosso, azzurro , violaceo ecc, ( Soude umriatee II. ). 1. Var. laminare. a. Var. sublaaiinare, 3. Var, fibroso. 396 APPENDICE Sostanze accidentali: Argille.colorate coiitenenti s;csso cristallizzato , ed una sostaiiza rossastra clie forse e ferro ossidato. Fossili rarissimi. XIV. Genere. Rocce a base di soda carbonata. Specie unica. Soda carbonata ( dei terreni rooderni ). Struttura granosa ( Natron ). Sostanze accidentali: Argllla. Salgemma. Gesso. IV. Ordine. Aggregati metallici. XV. Genere. Ferro carbonato. Specie unica. Ferro carbonato (Fer oxide carbonate H.). I. Var. compatto. ' 2. Var. grossolano. Sostanze accidentali: Mica. Quarzo. Fossili. Impressioni di vegetalnii e di pesci. XVI. Genere. Manganese idrato. Specie unica. Manganese idrato ( Manganese hydrate ). I . Var. compatto. a, Var. cellulare. Sostanze accidentali: Calce fluata. Barite solfato. Quarzo. XVII. Genere. Ferro idrato. Specie unica. Ferro idi-ato ( Fer oxide H. ); proviene pro- babilmente da una decomposizione del ferro carbo- nato. Briuio, giallo. 1. Var. compatto ( Thoneisenstein ). 2. Var. globulifornie ( BoUnerz ). a. In globuli sciolti. b. Li globuli riuniti da un cemento. Sostanze accidentali : ]Mica. Quarzo arenaceo. Fossili. Legno impietrito. Zoofiti, Concliiglie. XVIII. Genere. Ferro osgidulato. I. Specie. Ferro ossidulato ordinario (Fer oxydule H. Magneteisenstein ). 1. Var. granoso. 3. Var. scistoideo. Sostanze accidentali: Calce carbonata. Feldspato. An- fibolo. Diallagia. Coriadone. Pirite. 3. Specie. Ferro ossidulato croniato. Magnetico. Coperto di luacchie verdi alia superficie ( Fer chromate H. ). Sostanze accidentali: Cake carbonata. Take. Serpen- tina. Zinco ossidato. PARTE STR\NIERA. 3()J 3. Specie. Ferro ossldulato titanato; ( difFerisce dal ferio titanato delle rocce vulcaniche ); contiene circa 40 centesimi di titano ( Tilaneiseii ). XIX. Geiiere. Ferro ossidato ( Fer oligiste H. ). Specie uuica. Ferro ossidato. Colore ed aspetto me- tallico. I. Var. cjuarzifero ; scistoideo ; rossastro : aspetto me- tallico. A f'asce alternanti col quarzo ( di Clier- bourg ). a. Var. argillifero; scistoideo ( dell" Ai'deche ).( Rothei- senstein ). Appendice. Ferro ossidato franimentare ( dell' Isola d" Elba ). Pasta di ferro ossidato rossastro , iiiisto sovente di ferro idi-ato con frammeiiti di ferre os- sidato ( oligisto ) cristallizzato. XX. Genere. Ferro solforato ( Pirite. Fer sulfure H. Schwefelkies ). Specie unica. Ferro solforato ( Pirite ). I. Var. Ferro solforato bianco ( Fer sulfure blanc H. ). a. Var. Ferro solforato ordiiiario ( Pirite. coumne ). 3, Var. Ferro solforato magnetico ( Fer. sulfure fer- rifere H. Magnetkies. Pirite inagiietica ) ; e tpialclie volta cuprifero. V. Ordine. Rocce combustibili. I. Sezione. Rocce couibustibili semplici. XXI. Genere. Solfo. Specie unica. Solfo ( Soixfre H. Schwefel ). a. Cavernoso, b. Cellulare. c. Terroso. Sostanze accidentali : Gesso cristallizzato. Calce car- Ijonata. Strontiaua solfata. Materia bituuiinosa. Fossili. Impressioni di vegetaljili. Plaaorbi '? ( in Ar- ragona ). II. Sezione. Rocce combustibili a base carbonosa, XXII. Genere. Antraciie. Specie unica. Antracite ( dei terrenl intermediarj e di carbon fossile ). ( Antliracite. Kohlenlilende ). 1. Var. iiniforiiie. Luclda , imperfettaniente scistoidea. 2. Var. terrosa. Macchia faclhnente in nero. 3. Var. pseitdo-frammentare. A grossi grani. 4- ^'ar. pseudo-areiiacea, A piccoli grani. SpS ArrENDicE 5. Var. sclstoidea. Con calce carbonata Ititerposta, XXIII. Genere. Carbon fossile , o Litantrace. Specie unica. Carbon fossile ( Houille H. Steinkohle). Si gonfia avdendo e lascia un residue antracitico ( Coack. ). I. Var. brillante ( GJanzkoliIe in parte.) a. Var. scistoideo ( Schieferkohle ). 3. Var. compatto ( Kennelkohle ). Sostanze accidendali : Calce carbonata. Spato perlaceo ( Scbieferspath ). Pirite bianca. Piombo solforato. Mercurio solforato. Zinco solforato. XXIV. Genere. Lignite ( Xylantbrace Menard la Groye ). Specie uuica. Lignite. Ai'de con fianima. Lascia un re- * siduo di cenere dopo la combustione. I. Var. stratiforme. a. Var. ordinaria. Aspetto evidente di legno. Sostanze accidentali: Argilla ordinaria e calcarifera. Pirite bianca. Succino e Mellite ( rari ). Fossili. Conchiglie d' acqua dolce ? XXV. Genere. Dysodile. Specie uiiica. Dysodile. Struttura sfogUosa. Senibra una materia vegeto-aniniale ( Mellili in Sicilia. Rive del Reno ). < a. Uniforme. b. Con iiiipronte di vegetabili e di pesci. ( Sara continuato. ) PARTE IT\LIANA. 899 PARTE 11. SCIENZE, LETTERE ED ARTI ITALIANE. OPEEE PERIODICHE. R. GRAN DUCATO DI TOSCANA. Antologla dl Firenze^ fascicolo 20 J^ L.AGGUAGLIO delle ossevvazipni fatte visitando alcune parti d'Etio- pia compilato da G. IFaddi/igton e B. H anbury. — Istoiia del giuri , del sig. Aignan. — Sulla scienza della medicina , Saggi d: G. Blanchi. ■ — Sopra una pretesa saiiazione istautaoea da congenite sordo-niutita , voto medico-forense del dote. P. Betci. — Considerazioni sulle relazioni dei vlaggi in Italia. — Goui- pendio istorico del diritto coiunierciale e marittimo presso tutto le nazioni antiche e nioderae , dell' avvocato G, Castmelli ( ar- ticolo terzo ). — Lettere ed altre prose di Torquato Tasso rac- colte da P. MazzucchellL — Lettera del marchese Cesare Luc- chesini sopra un giudizio dato da uu glornalisca fraacese intorno al Petrarca. — Pvitratto d' un bel giovane , dipiuto da Hayez. — Esposizione del nieoe di ottobre l8a2 in pirenze , ia occa- sione del concoi-so triennale di belle arti. — Del solfato di chi- niria e del nietodo piil facile di ottenerlo , Memoria di Ottavio Siha. — Meaioria sii di ua' operazione di litotomia , di A. jTra- siiiondi. — Osservazioni iiieteorologiche di ottobre. STATI PONTIFICJ. Giornale Arcadico di Roma^ fascicolo 46." Necrologia. Maroliese Antonio Canova. SciENzE. Annali dt niedioina pratica compilati nell' istituto cli- nlco di Lucca da G. Francescbi ( volume I .° ). —Osservazioni criticlie sopra alcuni principj liguardo alle scienze ecoaomiche B'M. Ital. T. XX VIII. a6 ^OO APPENDICfi proposti dal sig. Gioja pa'-ticolarmente nel tonio prinio del suo Prospetto 1 del sig. Bosellini ( continuazione ) — Memoria se- conda sopra il ruetodo di estrarre la pietra dalla vescica urina- ria per la via dell' intesttno retto , di A., l^acra Berlinghieri. — Elementi di ottica e di astronomia , del caiT/iiieo G. Settele (volume 2."). — Memona su di un' opera/ione di lltotomia, di A. Trasmondi. — Sopra un feto senza lo steriio; Lettera di L. Bassaiielli. Letteratl'RA. Sopra alrune medaglie antiche inedite: Lettera di T. Monaldi. — Brevi cenni intorno al pubblico insegnaiiiento neir impero della Cina. — Memorie istorioo-critiche suH ongine, progress! e decaden^a del f.)ro Tiajano di Roma ( articolo 5." ed ultimo V — Lettere inedire del conte Giulio Perticari (" conti- nuazioQe ). — Sonetto di Dante. Belle arti In funere Antonii Canovse : Epigramma. Varieta'. Nuove osservazioni so)ira un plagio lerterario ed appendice sui vetri con epigrafi cufiche , di Carlo Ottavio Ca^ stiglioni. — Cenno statistico intorno 1' impero della Russia. •— Scavi fatti al Capo di Buona Speranza. — Sermone consegrato a' culron degli ameni studj. — Prodromus institutionum niedicinte practica; J. B. Burserii de— Kaniffid usui academia; dicavit Eq. V. L. Bvera. — Istruzione del poptdo in Ingliilterra. — Saggio di tradnziiine di aicuni salaii di Davide fatta dalTavv. G. B. 5pi- na. — « Perche possann gl' Italiani far versi nnn rimati ? » cjue- stione proposta dall' Accademia di Rouen , risoluta da Cai^lo Botta. — Canzone del marchese Antinori di Perugia. — II Paradiso perduto di G Milton tradotto dal padre G. F. Caneo d' Ornano. — Manifesto d' associazione all' intera traduzione delle tragedie di Sofncle fatta dal marchese Massimiliano Angelelli bolognese. — Morte di un becchino sceso in una sepoltura. — Osserva- zioni nieteorologiche ed idrauliche di ottobre. Effemer'idl letterarie di Roma , fascicolo 2.5° Deir atto deir Apollo di Belvedere , lezione di M. Missirini f origlnale ). — Memoria del prof. Giorgi sopr.i un nuovo stro- mento per operare le cateratte e per fonuare la pupilla arti- fieiaie ; e Lettera del niedesimo sopra due operazioni di pietra col taglio retto ( estratto ). — Dizionario biogratico crouologico , del prof, kmhrogio Levati ( annotazione ): — De vita et scrijitis Wariani FontaD liani , all' illustrazione dei quali si aoao peculianuente dedicati gli editor! , osserveretuo che non essendosi sotto il nome di Auria registrati il celebre Ruggiero , nt gli altri grand' uomini di quella faiuiglia siciliana , che probabilmente si troveranno sotto il nome di Doria ., poteva in egual modo rimettersi a quel luogo anche Vincenzo Auria, che anch' esso discendente ditevasi dai Doria di Geneva , e che latinamente ei pure vedesi scritto Ab Auria. — Troppo lodato fu per avventura dal sig. Gingueiie , Gio- vanni Maria Avanzi ;iiia nella traduzione di quell' articolo genera qualche confusione il vedere scritto che le opere inedite di quel giureconsulto , cattivo poeta , non viilero mai la luce che in al- cuni dizionarj ; meglio sarebbe stato il dire , che non furono mai conosciute se non perche in alcuni dizionarj rammentate, Nell' articolo Ai^eroni Valentino troviarao inutile V avvertenza del sig. Barbier ," che invece di Dionigi Cartusiano debba leggersi Dionigi il Certosino, Nell' articolo Aviano , ci perdoni il sig. Gin- guene , ma noi non siamo del suo avviso , che gli elogi , scritti frequenteniente dagl' Italiani del secolo XVII dei frutti , delle carui , delT insalata , delle fave ecc. , come quello delle cervel- late di Blilano fatto dall' Aviano medesimo , composti fosserw soltanto per mettere in ridicolo gli elogi , che spesso facevansi di persone e di cose, poco di lode meritevoli. Noi crediamo anzi , che que' lavori si faceseero per dar prova d' ingeguo e per mostrare che anche gli argomenti piu comuni destar po- tevano la facondia degli oratori e 1' estro poetico ; e la prova conviuceute si trova negli elogi della sete, della scabbia e della )ieste , non che in quello stesso dell' Aviano delle cervellate e dei sanguinacci milanesi. Qualche confusione vedianio nell' articolo Rufo Festo Avieno , glacche dubitandosi ragionevohuente dal Cannegieter ( non Can- niegeter come si <• stampato forse per errore ) , se due fossero gli Avieni auziche un solo , si sono mdistintameate registrate in appresso tanto le u-adiiziooi di Arato e di Dionigi, tjuanto (luella 4o6 A I' p E isr D I 0 E delle favole esopiaiie , forse di autore piii antico di due secoU. e mezzo. Opportunamente pero si sono nell' aggiiinta accennati i due volgarizzatoii italiaiii delle favole , il Trombelli ed LI Mi' gUatesi. Cosi all' avticolo del conte Luigi Avogadro , essendosl gia accennato essere stata da <)u, Belloy nella sua tragedia di Castonc e Bajardo rappresentata come atroce perfidia la congiura deir Avogndro per liberare la sua patria , poteva aggiugnersi§es- sere stata la gloria di quest' azione riveadicata in altra tragedia t'i uno scrittore italiano , V abate Marucchi. L' Avogadro per uome Girolamo 1 di cui solo e noto die fioriva verso 1' anno i486, poteva in ordine cronologico anteporsi alia poetessa Lucia di quella famiglia , che fioriva verso l' anno i56o. Tra gli Azzoquidi meritava forse di essere rammentato il ce- lebre starapatore di Bologna del secolo XV , al quale andiamo tlebitori di alcuue delle prime edizioni dei classici , e forse lo meritava egli piii ancora del canonico Ji S. Petronio autore di una Vita di S. Caterina 1 che non e ancora ben certo se sia stata pubblicata. Air articolo di Azzone , giureconsulto del XII secolo, poteva rivendicarsi all' Italia la gloria di avergli dati i natali , e in quel- 1' articolo si e stampato per errore Irnevio invece di Irnerio ^i\ quale il fondatore puo dirsi della celebre scuola di giurispra- clenza in Bologna. — Se il sig. Ginguene veduto avesse uu raris- eiiuo e quasi irreperibile opuscolo in 4°, contenente gli statuti della celebre accademia veneziana foiidata da Federigo Badoaro nel i558, avrebbe osservato die in quella istituzioue si faceva un assegno graiidissimo di fondi per le occorrenze dell' accademia; e questa copia appunto di ricchezze e di beni potrebbe servire ili conferma al sospetto da esso e da altri accennato , che il Badoavo commessa avesse qualclie infedelta nell' amministrazione de' fondi niedesimi, il che renderebbe ragione non solo della di lui )irigionia , ma anche della soppressioue di quell' accademia ordinata dal Veneto Senato. Ci muove altresi qualclie dubbio il vedere nominati molti Badoari ed un doge Badoero , giacche antica ed illustre essendo quella famiglia , si puo crcderli tutti discendenti dei Fartecipazj , il di cui nome mutossi in quello di Badoero. Ad eccesslvo amore di patria potrenmio attribuire l' articolo iq questo volume iuserito riguardante Giuseppe Avelloui; nia lo- diamo in pari tempo quel sentimento uiedesimo, sviluppato nella copiosa aggiunta all' articolo di Giorgio Baffo , nel quale il signor Ginguene scusare volendo forse la licenza del poeta , censuro troppo severaineate i costumi della di lui patria, e molle ed ef- feminata ne dhse la lingua , d'accordo perfeitamente coi costumi. Neir aggiunta suddetta si e fatto vedere , die la liberta dei ve- neti costumi consisteva piu che in altro in una certa festivita ed in un coiivivere fraterno , e che lieto e festivo e pure il ca- latterc della liQgua, iuimagine di qucilo della nazione , sul quale PARTE ITALIANA. 407 piuttosto che non su quello della lingua niedesima puo dirsi che comincia ad allivldire la freschezza de llneamentl. Del rimaiiente 1' edizione della Biagrafia si contmua con zelo e con coraggio , e non dubitiamo che nel progresso quest' opera si aridra seiupre migliorando. Le opere di Buffon ^ miovamente ordinate cd airic— chite della sua vita e di wi ragguaglio del pro~ gressi della storia naturale dal I'jSq in poi dot conte di Lacepede. Prima edizione italiana adorna di nuovA e ditigenti incisioni. — Venezia , 1820 , at iiegozio di libri cdl' Apollo , in 8.° grande. Vo- lume 23.° di pag. 418, cui va wiita la I7.« di- stribuzione di tavolc. Le assnciazioni si ricevono dai principali librai : il prezzo e di cent. 1 8 per ogni foglio di stampa , e cent. 20 per ogni tavola in rame colle spese di porta a carico degli associati, Saggio teorico-pratico sugli aneurismi interni premiato coZZ' accessit dalla reale Accademia napoletana , di Mose, Giuseppe Levi , dottore in medicina e filo- sofia , medico di sanitd pel sestiere di Canal-Regio, viembro del Veneto Ateneo. — Venezia, 1822, per Francesco Andreola , di pag. XFi e 223 in 8." Otto giorni a Venezia , opera di Antonio Quadri I. i?. segretario del Cesarco R. Qoverno e socio corrispon- dente del Veneto Ateneo. Parte seconda. — Vene- tia., 1822, presso Francesco Andreola. Vol. in. 12.° di pag. 497. I nostri lettovi avranno veduto nel torn. XXIV pag. 407 di quesra nostra Biblioteca il giudizio favorevolissinio che abbiamo dato del i." vol. di c[uest' opera. Un giornale che si stanipa a Treviso sotto il titolo di Giornale delle scienze e lettere s av- viso di faria da Arisrarco pubblicando nel n.° XVI non poche osservazioni che niettevano per un uiomento in dubbio V esat- tezza deir opera. Ma quelle osservazioni procurarono un nuovo trionfo al sig. Quadri , il quale in due successivi articoU pub- blicaci nei n."^' 258 e 269 della gazzetta privilegiata di Venezia ribatte taluiente , e direui cosi polverizzo le critiohe del suo ceusore tU aoa iajcUme iUeso il piu piccol vegtigio. 4o8 A 1' P r, N D I C K II vnliime che ora abbinm per le niaxii k il secondo ed ul- timo dell' opera, e conticne il coinpeadio della storia veneta diviso in otto epoche , dalT origine di Venpzia nell' anno 421 deJr era volgare sine alia caduta della repubblica nell'anno 1797. Qnanto sia utile porgere nelle guide deJle citta fatte ad use de' curiosi e de' forestieri un couipendio eziandio della storia di quella stessa citta o stato , lo sanno que' viaggiatoii vogliosi d' istruirsi clie non si contentano delle fallaci e spropositate no- tizie clie racoolgono dai c^si detri Ciceroni e servitori di piazza ignoranti. II sig. Quadri gia nel pnmo volume aveva promesso questo compendio e ne ha dato egli stesso un' idea in poche pagi- ne, presenfando in brevi cenni i fasti e le epoche principal! della Repubblica, e dividendo la storia in otto epoche , tome in otto giornate avea diviso tutto il giro col ([uale si niostrano al viag- giatore le cose piii meritevoli di essere osservate nella citta. Scorriamone noi pure le epoche. Epoca T.a Origine di Venezia. L' autore crede peter fissare al- 1 anno 421 il costante soggiorno in quelle isole dei Veneti fuggiti dalle persecuzioni de' barbari settentrionali che invasero r Italia 8ul principio del V secolo. Percorrendo i progressi di que' primi isolani , la democratica lor condizione sotto il go- ■verno de' Tribuni che ciascuna isola annualmente eleggeva , glugne al punto da cui la dilatazione dello stato ed il comin- ciaruento dcUa sua floridezza richiesero di concentrare in un sol persooaggio la direzione della cosa pubblica e preparo quindi la Epoca IT." in cui fa primo doge di Venezia Paolo Lucio Ana- festo neir anno 697 , moderata cosi la democrazia sotto la di- rezione di un solo piuttosto che di piu Presidi , e concentrata la forza della nazione , essa crebbe niaravigliosamente pel corso di cinque secoli in cui vedianio i dogi stnngere vincoli di san- gue con principi , re ed imperatori , ed una lunga e luminosa serie di prosperita procurate e sostcnute da un eroismo fecondo di magnanime azioni e di prodigi di valore che conducono all' EjJoca Ill.a , cioe alia conquista di Gostantinopoli nel I204» da Enrico Dandolo doge XLI. Fu questo il piu bel giorno dei Veneziani, e quest' epoca e una delle piu lumino»e della storia ■veneta al cui dominio gia esteso sopra una terza parte del- r impero d' Oriente s'aggiunsela Morea e T isola di Caudia , ed i Veneti possedimenti formavaso una lunga catena d' isole , di provincie e di regni clie dall' Adriatico conducevano sino al mar Nero. Epoca IV.a II governo democratico diviene aristocratico ere- dltario. Anno 1297. Pietro Gradenigo II.* doge XLIX. Gia sino dall'anno 1 172 alle adunanze generali della nazione evasi sosti- tulto in Venezia un consiglio rappresentativo , coniposto di 4^0 individui che canibiavansi annualmente. Fu stabilito in quest' anno ( 129-' ) sotto la direzione del doge Pietro Gradenigo 11." clie in avivcnireil coasiglio noQ fosse piu riaoovato j ma penuanente PARTE ITALIANA.' 4O9 restar dovcsse ne' consiglieri che a quell' epoca si trovavano in pdsto e ne* loro discendeuti , esclusi tutti glL altri citta- dini o famiglie , con che fu consuuiato il passaggio dalla con- dizione deniocratica all' aristocratica. Quest' epoca fu alquanco infelice nelle sue imprese in Oriente , ma prepaio un compenso alle sue perdite niarittinie coll' epoca seguente jdilatando il suo dominio per parte di terra. Epoca V. que' lavori immagiuata aveva: nf.n dissimnlano essi tuttavia , die egli mori forse trojipo presto , e clie non fu dalla natura do- tato di bastaute festivita. Acceunata vedianio pure in questo luo- go , furse per sola abbondanza , V Orieiisia del Sografi. ChiLidono gli edicori la prefazione lo»o col giusiiticai'e in gran parte Mer.andro contra le accuse di un recentissimo scritiore , e coll' allegare le parole di Plutarco , il qua e grandeuiente com- menda quell' au'ico coiuico , e col prouiuovere perfino il dubbio s egli fosse o no Epicuren. Sdegnati del nioderao costume di pre- ferire couiiaedie tristi sotto il pretesto di niaggiore utdiia all' ac- tico lepore, oseervano che le serie rappresfuiazioni non hanno la forza che ad esse si attnbuisce di correggere i costuuii. Chie- deado quindi scusa al letfore per una lunga digressione, tor- nano alia per fine a Plau o, che presentano nobiluiente impresso CT)l teste e colle note del Boihe , celebre critico di Berlino , il quale con sonima ddigenza quest'autore pubblico ueU'auno i8c'j. Annunziano altresi ciie uiolti errori di stauipa dell' edizione ger- manica si sono eiiiendati ; che si sono aggiunte alcune osser- vazioni al testo , inserite le lezioni gronoviane , e in fine sog- giunto un indice copiosissinio. Seguono due prefiiziom del JJoi/ifi medesinio , nelle quali prin- clpaluienre si ragiona dei oietri plautiai; poi cinque counuedie, cioe V Aiifitrlone ^ V Asiiiaria , \' Aulularii ^ Bacchide ed i Pri'zio- nieri. Qualunque possa essere i\ giudizio , die dagli eruditi e dai piu lini conoscitori delle cose dramiuatidie si portera su qudla lunga e singolare prefazione , egli e certo che dalla pub- blicazione di questo volume , nuovo titolo di beneiuerenza si procaccera agli editori di cosi pregevole collezione , deila quale li Plauto che abbiaxn per le niani forma il voluuie XVIII. GRANDUCATO DI TOSCANA. Monumenti etruschl o di etrusco nome ^ disegnati, iii- cisi , illustrati e pubblicati drd cav. Francesco In- GHIRAMI. Dalla polfgrafia Fiesolana , 1822 , dai. torchi dell autore , in 4.° con figure colorate Le associazioni in Milano si ricevono dalla Societd ti- pografica de Glassici Italian! , cont. S. Marglierita. Di cjuesta pregevobssima opera abbiamo reso conto con un articolo inserito uel volume 23 di questa Biblioteca , ed ora che h gluuta al 18.° fascicolo ce ne occuperemo di nuovo la uuo dei pi-ossimi quaderui. L' Orlando furioso di Lodovico Ariosto , con anno- tazioni. — Firenze , iii2i^ presso Giuseppe Molini. Volumi 4 in 8.° dc pag. 1931. 414 APPENDICE Eime e satire di Lodovico Ariosto , con annotazioni. — Firenze , 1822, presso Giuseppe Molini , in 8.° dl pag. 5 1 1 . — la Mdano si vendono dalla Societd tipografica de Classici italiani. STATI PONTIFICJ. Risposta parziale cdle novelle del Tevere stampatc dot sig. awocato don Carlo Fea presidente alle anti- chitd romane , socio ordlnario deW Accaxlemia di Archcologia , del cavaliere Linotte , direttore dei la- vori idraulici nazionali dello Stato pontip.c:o , mem- bro dell' Accademla de' Li/icei. — Roma , uella stam^ peria Salviuccx ia 8.° L' ogeetto di questo scritto h quella di rispondere ad alcune proposizioai risguardanti un diversivo del Tevere , di esaminare se sussista im preteso rialzamento di letto di questo fiuiiie e di rivendicare la reputazione di un antico architetto. Si esaaiiua quindi , se il Tevere sia stato in parte derivato fuperiormente al ponte Milvio e diretto con ua cauale lungo la via Fiaminia per il corso e quindi per il foro roniano, affine di scaricarlo poi nel sue alveo al piede dell' Aventino. Questo diversivo non avrebbe potuto pero arrecare grande giovauiento ; ma pure il diversivo e probabilmente stato altre volte proposto affine di diminuire le inondazioni. La qulstione ei riduce al punto , se sia stato reale o ininiaginario il diversivo del Tevere dentro Roma, e I'autore di questa risposta, sebbene amiuetta r esistenza della fossa Trajana , tuttavia sembra che in generale si attenga alia negativa, fondato sul principle che gh auticbi conoscevano la necessita clie hanuo i tiuuii di correre con ac- qiie copiose per uiantenere escavato il loro fondo. 11 celebre architetto Fontana, attribuendo al Tevere un rial- zamento di letto, propose certameute di fare un diversivo e di riattivare 1' antica fossa Trajaua. Ma un architetto ignoto nell'anno dl Roma 573 d' ordine del censore Blarco Fulvio costruito aveva il pnnte Senatorio , e contra quest' opera come troppo debole per la sua lunghezza, e difettosa, perche obbliquamente piantata nel fiume , scagliossi il Fea che il Linotte prese ad impugnare , stud;andosi di far conoscere , che quel ponte fu costruito per- pendicolare alia cox-rente e non obbliquamente ; e quindi as- sunse di provare , che anticamente il corpo grosso dell' acqua passava nel sinistro e non nel destro ramo dell' isola Tiberina ; che la ripa sinistra e stata dalla sola trascuranza protratta nel fiume coa niacerie e fortilicata coa fabbriche , per il che si PARTE ITALIANS. 41a ft iiii|>overlto d' arqae il ramo ainistro ; die il pnnte Fabricio fu fabbricaro dopo , allovche gia erasi cliiulnuito net raino sinistro il volume delle acque e i-istietto il canale ; che net , risarciie quel ponte , gli ai'chitetti iion pensarono a correggeie i difetti della ripa; finalniente clie gli antichi Roinaiii allorche il ponte si presentava obbliquo alia ■ corrente , lo costruivano colla volta obbliqua, e in pietra tagliata , senza deforniare ne 1' alveo , n^ la strada , nfe il ponte. Questi sono gli oggetti diffusamente trattati nelJa risposta del Jjinotle , che scritte troviamo colle parole e i sentimeati di un artista , e non senza qualclie presidio della piii solida erudizione. Z' cululatore , commedia %lel ciw. m-vocato Vinceiizo Berni degli Antonj. — Bologna^ 1822, presso Aiinesio Nobili , di pag. 86 in 8.° C 0 R R I S P O N D E N Z A. * Il sig. Agi'imensore Ferrario , nou conteiito del ceiino che abbiamo fatto in questa Biblioteca del suo opuscolo Sulle stime pel censo ha trasmeisa al Direttore de!la nie- desiiiia la seguente leitera, colla quale crede essere eiro- nea T osservazioiie da noi faita a proposito d^una discre- panza d' opinioiie suUa stima dei pveJj rastici IVa lui e il si2;nor Gioja. Noi, nel meatre che vieii pi'odotta la let- tera del sig. Feivario , vi abbiamo aggiuute alcuae note , dalle quali si gindichera qual sia T abbaglio preso dal raedesimo , asserendo che 1 autore del Merito e dd.e ricom- penje abbia nelle stinie ( siaiio o non siano pel cenr.o ) consigliato di coatemplare anche le circostanze dipendcnti da un" afTezione inagionevole e capricciosa. Al chjarissimo sig. Giuseppe Acerbi Direttore della Biblioteca Italiana. Nel volume XXIV a pag. a^S e seg. vicn prcso m ©same il niio opuscolo sidle Stiine pel censo (t). Parendomi (i) L' accenoare una cosa e farvi di passaggio un' osserva- zione , non e gia prenderla ad esaine per intero. Infatti nel cenno che si e fatto dell' opuscolo d<'l gig. FerravM) iu occasione Bibl. Ital T. XXVIII. ::- 4l6 APPENDICE che le censure contenute in questo articolo possano essere meritevoli di alcune coiisideiazioni , mi prendo la liberta, sig. Direttore , di mandargliele affiiiche si conipiaccia d'in- serirle in cjualche fascicolo del di lei Giornale. L' autore dell' articolo si tsprinie nel raodo seguente : " II sig, agrinieasore Ferra; io si fa a dimostrare a priori essei'e il nietotio piii proprio per le stiaie del censo quello che viene dedotto dal medio aflitto desuato da un dato periodo d" anni, Egli in vita coraggiosamente i signori pe- riti , qnando siano in grado , ad abbattere, con tutte le forze di buoaa logica , questo metodo da lui immaglnato onde trar in luce la verita. Quindi noi lasciamo iibero il Campo ad essi onde esaminare se la teoria del sig. Ferra- rio poggia in falso o no. Noi faremo soltanto riflettere che sin dal lySS il sig. Trinci (*) si e fatto a confutar che si pre9e ad esame V opera del sig. dottore Leopoldo Gaz- zaniga , dopo aver detto che i! medesimo sig. Fevrario invita co- raggiosatuente i periti ad abbattere, se siano in grado, il metodo da lui inimaginato , si coBcliiiide : quindi iioi lasciamo libera il campo ad essi ( ai periti ) onde esaminare se la teoria del sig. Fer- rario poggia in falso o no. Noi faremo soltanto riflettere ., ecc.j e qui appunto si fa osservare aver il sig. Fenario coajju'eso malamente 1' autore del inerito e delle ricoinpense \ iniperocche questi , dicendo che nella stiuia d' un podere bisogna osaminare anche le circostaiize qualunquc che rendono il fondo og^etto di maggiore o minore ricerca., non intende parlare di quelle pro- dotte dal capriccio degli uoiwini , dal puntiglio e dalla gara dei concorrenti, lua bensi di tutte le circostaiize reali di cui egli tratta nel touio VI del suo Nuovo prospetto , circostanze clie formano un' affezione ben diveraa da quelia supposta dal signor Ferraiio , e che meritano d' essere considerate nella stima d' un podere sia o non sia pel censo. D' altronde noi non abbiamo avuto r ardire di prendere ad esame da capo a fondo 1' opuscoio del sig agnniensore , perche , dopo aver iuvitato i periti a dar il loro pareie sul suo libro per cosi trar in luce la verita , alia pag. 12 eoiii s' espriine : Se dei periti presuntuosi si dichiarassero da tanto ( di opporsi cioe ad alcune sue opinioni ) io { il sig. Fer- rario ) risponderei che la Icro pretensione e in ragione della loro rgnoranza ! ! — {Questa e le note seguenli sono del sig- M. redat^ tore dell' articolo in discorso). {*) « Trattato delle stiuie de' beui stabili per istruzione ed uso dej^li sriniatori. Opera di Gosimo Trinci pistojese , agrimen- sore, stimaiore pubblico, corrispoudente dcirAccademia de' Geor- ^ofili, Firenze 1755 , presso Gaetano Albizzini , in 8." » PARTE ITALIANA.. 41^ la masslma , secoudo lui fallace , di desiimere il prezzo dei podari dal deceanio delle loro rendite , le di cni fonti dovrebljero essere invece: 1. La quantita supcrficiale del suolo ; II. La qiuiUtd della terra ; ///. La sitimzione ; IV. Git annessi di case, d' acque , di stall e, di cantine , ecc; V. Le rendite; VI. La prossbna 0 riinot.a maturita degli annuali frutti. Secoudo il sig. Ferrario poi fa d' uopo coaoscere; i." L annua spesa di coliii^azione ; 2.° L' annwi produzione ; 3.° II prezzo deli annua produzione. Se iioi poi esatniniaino il Gioja, il Fahbi'oni , il Fiueschi , il Rensi, ecc. die haiino scritto sulle stiiiie , troveremo che havvi fra tutti qualche di- versita nel piantai* le hasi onde deduiTe cou equita e giustezza il valoie di una possessione. E perche taiite differeiize, noi dimandereiiio ? Avremmo pertanto desidei'ato che il sig. Ferrario avesse trattato piu di proposito que- sta materia , esauiiiiando ijuauto lianno detto gli autori sopra citati diiiiostrando la fallacia di alcuiii puuti dei loro nietodi , e facendo conoscere ia coiifronto di essi quanto sia piu sicuro quelle da lui proposto. » Come pure non siamo per accordargli che nou si debba esamiuare nello stiinare mi foudo le circostanze qua^ lunque che lo rendono oggetto di niaggiore o minor ricerca secondo osserva P autoie del Merito e delle ricoinpense. E ueiraflitto da cui Aieu dedotto il prezzo del fondo, que- Sta circostanza non vi e forse gia inclusa? Un fondo e pill o meno facilmente affittato secondo che trovasi in cir- costanze pill o meno favorevoli per la vendita delle bla- de ; secondo che e piu o meno distante da popolose citta , onde ritrarne dei concimi a pocliissimo prezzo , e dare smercio d' altronde a diyersi generi die anderebbero al- trimenti in consumo con poco o senza profitto, e secondo che altre circostanze simili rendono il fondo di niaggiore o minor ricerca ^ circostanze che producono un' affezione ragionevole negli airittuarj molto diversa da quella che per avventura suppone il sig. Ferrario. » Nulla di meno noi conveaiamo col medesimo die il metodo delle stinie fondato sull' aflitto e il meiio conipli- cato 5 il pill sicuro e il piu equo per dedurre il valore d' un predio rustico ;, e questo nostro convenimeiito e molto piu ragionevole per essere il metodo enunciato , co- aosciuto e posto in uso anche da diversi distiuti periti, ecc. >» 4l8 APPENDIOE lo convengo pienamente , chlarissimo sig. Direttoi'e , su quauto mi viene opposto , quaado non si faccia diflferenza fia le stinie de' poderi in genei-ale e le stime de' poderi pel censo. Ma siccome nel niio opuscolo non ho mai par- lato die delle stime pel censo , tale essendo il sno titolo , la cosa di sua natura cangia totalmente d' aspetto. In que- sto senso non mi pento d'aver detto clie non tutte le cir- costanze che reiidono il fondo oggetto di magsiore o minor ricerca possono entrare nel calcolo per ricavare la rendita netta del ter'eno ; e il dire non tune non esclnde clie al- cune , anzi la maggior parte, vi possano entrare, e deb- bansi conseguentemente esaniiiiare (i). In qnesto numero sono appunto quelle di cui si fa cenno nell' articolo cri- tico (a) i come che contriliuiscono ad accrescere o dinii- nuire la rendita od il fitto ; ma non gia quelle che pro- ducono il prezzo d' afFezione die non ha alcun rapporto col frutto del terreno (3). Qtiesta sorta d' afFezione (4) e tale , che esercita tutta la sua attivita in far crescere il valor capitale de' poderi senza che percib vi corrisponda un aumento proporzionale e ragionevole nel prodotto reale (i) La cosa cangia aspetto davvero , giacche il sig. Ferrario essendosi posto a criticare il Gioja , fra tuite le circostanze che questi annovera e die possoao rendere un podere oggetto di niaggiove o minora ricerca, neppure una ve n' ha die sia tra quelle che intende il sig. agrimensore , ma sono tutte circostanze che rendono reahiiente lui podere d' un valore maggiore o m:- nore ; e percio non gia non tutte, ma bensl tutte le circostanze annoverate dal sig. Gioja simiU a quelle notate nel nostro ar- ticolo critico ed approvate dal sig. Ferrario , rendono il fondo oggetto di maggiore o minore ricerca. (2) Si aggiunga : e tutte le altre siinill circostanze che rendono il fondo di maggior 0 minor ricerca. Leggasi per rispetto a cio la parte 7.3 pag. 189 e seguenti , torn. VI del Naovo prospetto delle scienze economichc del prelodato Gioja. (3^ Ma le circostanze che producono un' afFezione irragione- vole e capricciosa non furono mai dal sig. Gioja poste fra quelle die realuiente aumentauo o diuiinuiscoxio il valore d' un poderej quindi non siatno per accordargli ( al sig. Ferrario ) che non si debba esaminare nello stimare un fonda le circostanze qualunque che to rendono oggetto di maggiore 0 minore ricerca secondo os" serva (si noti beue) T autore del laerito e delle ricompense. (4) Cioe queir affezione di cui il sig. Ferrario immagina ab- i>ia contemplato 1' esiniio autore del Nuovo prospetto. PA.RTE ITALIANA. 4IQ di essi ; ed il critico ha ben ragioue di asserire clie 1' af- fezione ragioneyole degli affittuarj sia niolto diveisa da quella clie per avventura io suppongo , la quale pero esi- ste(i), sempre disgiunta da lucro, a difFerenza della sua che V* e senipie coiigiuuta. Quest' afFezione iiel modo clieriii- tendono i periti non isfuggi a' nostri nia2;giori nel progre- dire la grand' opera del censiniento dello Stato di Milano, come osserva il coiite Giaii Rinaldo Carli alia pag. 16 § IX del sue censimento di Milano ove dice : " I difetti >/ della stiina consisterono nel prendere per regola del " prezzo i contratti di veiidita e compera , fatti nel 1 548 "CI 549 , non rlflettendo die i terreni non prendono » altra misuva del loro valore che quella del reale ii'utto >> che producono ; indipendentemente dai patti de' con- >t traenti, i quali prendono regola non dal solo reale pro- " dotto, ma dall' afFezione , dalla gi-azia , dal bisogno, e » da mille altre eventuali cagioni. Ne per questo io credo d' aver fatto eccezione a quanto saggiamente dice V autore del Merito e detle Ricompense , che si debbono esaniinare le circostanze qualunque che rendono il fondo oggetto di maggiore o minor ricer- ca (2), avendo gia premesso essere giusta la sua teoria per la stima d'un fondo in genei-ale (3), e 1' osservazione che vien dopo non verte che suUe stime pel censo , in cui non si ha riguardo alle circostanze che possono ap- prezzare ixn fondo indipendentemente dal valore della sua rendita netta. (i) Che esista non v' ha dubbio ; ma quantunque esista, non viene pero contemplata per la stiiua de' poderi dal Gioja al quale il sig. Ferrario ha fatto la critica. (2) Eppure il nostro agriniensore a pag. 12 del sao opuscolo dopo aver riportato 11 testo del Gioja, dice; che la di lui teo- ria non snrebhe giusta per licas-are la rendita net:a del terreno , nella quale nun possono encrare tutce le circostanze ( dal Gioja annoverate ) che rendono il fondo osgetto di maggior 0 minor ricerca. (3) Le circostanze dl cui paria il Gioja e che rendono 11 fondo di maggiore o niinore ricerca iono reali , ed eiitrano senza ec- cezione aicuna nella valutazione de' poderi si venale che pel censo, giacche come abbiamo detto souo ben diverse da quelle che per avventura euppone il sig. Ferrario. 4aO Al'PENDlCE Non lio poi ghidicato necessario di consultare , ne di far la critica a tntti gli autori acceniiati nell' articolo , perclie trattano delle «time de' beiii stabili in geaeiale , essendo a me piaciuto di trattar 1' ar2;onieiito nel solo senso uelle stime pel censo (i). Queste niirano all' utilitii assoluta pernianeute e generale , e quelle includono inoltre delle considerazioni totalmeiite dipendenti da circostanze estrinseche alia rendita, dall' opiiiione e talvolta anclie dal capriccio , che non. avendo niisui'a fissa e determinata , ne viene la diverslta che il critico lia riscontrata ne' diversj autori nel piantar le basi onde dedurre con equitk e giu- stezza il valore d' una possessione. Ma le stime pel censo non hanno altra base che 1' utilita deiivante dalla natui*a della cosa , cioe il frutto reale disponibile ossia il prodotto (l) Siccnme quasi tutfi gli autori da noi indicati fanno en- trare nella valutazione de' poderi soltanto le circostanze reali che danno un vero valore al fondo , c clie percid si devono conteuiplare tanto nelle stime venali quanto in quelle pel censo , COS) noi abbiaiuo creduto di far osservare al sig. Ferrario cli' egli avrebbe dovuto raccogllere le opinioni degli scritttrri piii ac- creditati che trattano della stinia dei beni stabili, e dopo averle poEte a confronto, fare piu lucidaniente spiccare la superiorita che ha il metodo dell' affitto su qualunque altro;. tanto piii che r autore del merito e delle ricompense dice che questo nietodo non e ne suflicienie ne sicuro. Non sufficient e , l.° Perche non tutti i terreni sono (iffittati ; 2." Quand' anche fossero affittati tutli , siccome spesso succede che poderi di diff rente natura , taholta esistenti sopra diverse parrocchie , sono affittati insieme , quasi fossero un solo corpo , quindi V affitto del tutto non lasta per determinare il valore delle parti. Non sicuro , ' 1." Perche talvolta il colore delP asta , talvolta il bisogno , non di rado V inesperienza o I' ignoranza de'' concorrenti fa salire V af- fitto ad un prezzo magsiore dell' equo e tale eke inchiudendo le- sione enormissima indusse qualche volta i tribunali ad annullare il contralto ; 2." Perche la liheralita di certi proprietor] , la lontananza dei loro fnndi , /' ignoranza della loro situazione , talvolta anco dei hisogni di capriccio , sono causa di prezzi bassi ; 3." Perche P influenza delle abltudini e degl' usi abbassa od iitnalza i pre^^zi de^H affittl dal terzo al quinto e viceversa. PARTE ITALI.VNA. 4^1 iietto del coltivatore o il suo adequato valore in comnier- cio su cui e costituito il iitto ; ed aveiido dimostrato die la somnia de" fitti di un dato periodo d' anni dee , secoiido r ordine naturale , esser eguale alia somiiia de' piodotti netti del coltivatore dello stesso periodo d' anni , ne vien per co.isegiieate cfie il medio Iitto desnuto da im dato periodo d'' anni e la comune misnra assoluta perniauente e generale dell' annuo prodotto netto del coliivatore , d\ cui , fatte le necessarie deduzioni indicate nel mio opu- scolo , ne risulta 1' annno prodotto netto del proprietario egiiale alP annuo prodotto netto del terreno su cui deb- bono essore basate le stinie pel censo (i), come io ci'edo averlo dimostrato , come si asserisce a priori. Cio nulla ostante io non pretendo d' aver pubblicato die una semplice teoria, per cui non la credo totalmente esente da rettificazione , per parte del perito , in qualche caso straordinario di sua applicazione alia pratica. Ma ^ appnnto per questo die ridiiedesi il perito per far le sti- me , aflinclie col sagace suo giudizio debba discernere la difFerenza che passa fra la teorica e la pratica (a). La prego , sig, Direttore , di aggradire i sentinienti di Uiia perfetta stima con cui sono Suo divotissiiuo seivo ViNGENZO FeRRARIO. (1) E qualunque altra stima che sia regolata non dal capric- cio degli uomiai. rua da circostauze siraili a quelle annoverate dal piii volte citato Gioja , e ben diverse da quelle die nrl- r opera di questo scrittore furono iuiraaginate dal sig. agriuien- sore Ferrario. (2) Noi chiuderemo qaeste note o?servaado che quantuaque per istimare separatainente i pezzi d" un podere il ruetodo del- 1' affitto non sia interanienre valevole , tuttavia la deteniiinazion« de" prodotti di cui e susrettibile un suolo e di'Ue varlazioni che subiscono, riescendo dttBcile, secondo il piu volte lodaco Gioja, I." Peirhe souo nuinerose le cause che agisco?io su di essl; 2." P ere he le azioni di esse confondndosi iiisieme non permet- tono di precisare il grado di ciascuna ; 3.° Percke non sono molte le osservazioni esatte cui si possa pre' star fede; converra per queste ragioni che il perito cousulti almeno anche 1' affitto equo per basare e regolave lueglio i suoicalcoli, giacche tutte souo coaiprese ia esso le cause e le circostauze 422 A P 1' E N D 1 C E Coltlvazione del riso sccco della Cina esperiinentata COIL buoa successo dal cav. Rosa. Ereacia , il 26 {licembre 1822. Voi sapete die nel 1820 cominciai a coltivrare il ris^ secco della Cina , del quale nell" anno precedente eran" stati mandati da Vienna alcuni gi-ani all' ottiu\o nosti-o conte cav. Marcantonio Fe. Egli me ne gi'azio set di quell* da esso lui raccolti , ch' io seminal; e dai quattro sol' die nacquero ne otteiini n.° 58 spighe dalle quali elib* graiii n.° 2680. Questa semente colli vata nel 1821 mi produsse una tal quantita di riso , che aggiuntovi altro poco datomi pui'e dal suddetto cav. conte Fe , non solo fu bastante per la piaatagione di hresciane tavole 14, piedi 10, once 8 ( cor- rispontlenii a poco piu di centesimi 46 di pertica censuaria), ma potei inoltre assaggiai'lo replicatamente cotto in niinestra. Amante come siete dell' inci-eniento dell' agricollura , vi trnsmetto il processo della coltivazione da me praticata nel cadente anno, ed i felici lisultamenti della medesima, accio , ove il crediate utile , possiate fame cenno nella vostra Eildioteca. Ai 2 5 d'aprile del cadente anno seniinai questo riso in 4 ajole della complessiva estensione sopra enunciata. = II terrene ebbe tre arature , come quello del grano turco , che iiello stesso campo tircondaya da ogni parte le dette ajole. La letaminazione fu di concio animale^ sparso pressoche in egual quantita pel riso e pel formentone. = In tre delle dette ajole pianiai il riso ne' buclii formati col ra- strello arcato che si usa dagli ortolani per la piantagione deir aglio. reali che danno il vero vali)ie al podere. Queste riflessioni per- tanto ci portano a conchiudere giusta qiianto abbiaiuo detto nell'ar- ticolo , cioe che il metodo dtllc stiine ( siano o non siano pel censo ) foiidaio sull' affitto e il luerio ccwiplicato , il piii sicuro e il piu equo per dedurre il colore d' uit, predio rustico ; e questo nosiro convenimento e inoho piu ragione\>ole per essere il metodo enuiuialo , conosciuto e posto in uso aiiche da diversi distinti periti ( ed era aggiungiaaio ) senza che il sig. agrimensore Ferrario venga a darcelo come ruerce nuova e come una gvaude scoperca sua propria nell' ecoaowia politica. PARTE ITALIANA. 423 In o^ni l)iico fuvoiio posti due granl di riso. = La di- stanza da un buco all' altro era pei' ogni parte di once due crescenti. = Nella quarta ajola fu gettato a guisa di frumento, ma in quautita assai niiiiore. Per coprirlo usai il rastrello di ferro invece dell' erpice. = II terreno era piuttosto astiutto. = La quantita complessiva del riso pian- tato , o semiuato nelle 4 ajole fu di bresciane libbre sette e mezzo da once 1 2 per ciascuna. = Prima della semi- nagione fu posto in acqua per ore 12. = Ai 5 maggio s'innaffiarono le 4 ajole. Se questo primo innaffio si fosse eseguito anteriormente alia seminagione sarebbe riescito pill utile. = II 18 di detto mese comincio il riso a spun- tare. = Vedevasi assai regolare nelle prime tre ajole. = Quella in cui fu gettato presentava molti vacui , ne' quali non era nato sia per la scarsezza della semente sparsavi, sia pel terreno troppo asciutto , sia perclie beccato dagli uccelli. = Ai ic di giugiii»»Xu assai scrupolosamente nion- dato dair erbe parassite , ed in seguito innaffiato per la seconda volta. = II 28 dello stesso mese si rimondo dopo il terzo innafliamento. = Ai 1 5 luglio si fecero vedere alcune spighe. = II 3o detto era pressoclie tutto spigato. S' estirparono V erbe per la terza volta, e s' innaffio la quarta. Devesi qui notare die usando di una piccola zappa si rendera piii celere , e meno dispendioso il lavoro della mondatura . Ai 9 d' agosto coniinciavano le spighe a colorirsi. = Ai 27 si diede principio alia mietitura ov'era piii maturo. II rimanente fu mietuto il giorno 3i. A sgranar le spighe s' adopero il coreggiato. = II red- dito fu di libbre 348 di riso perfettamente compito e maturo. = Le spighe dopo la battitura conservavano tut- tora pill della meta dei grani, i quali erano imniaturi ed inerentl cosi da non potersi staccare. = L' analisi chiniica fa conoscere die questo riso contiene una quantita di parti nutritive maggiore che il comune acquajolo. Egli e anche piu saporoso , e resistente alia cottura. Penso neir entrante anno di ampliarne la coltivazione , ayendovi destinati pio 4 di terra. Siccome poi ho riso- luto di smercia- la semente che eccede al mio bisogno , COS! qualora alcuno de' futuri coltivatori avesse a comu- nicarvi il risultaniento delle proprie sperienze , avro a 424 APTENDICE piacer sommo die me iie reiidiate inteso, e vi notifijclieio io pure la riescita delle mie , se mi farete conoscere ili noil le sgraclire. Coiiseivatemi la pre/iosa vostra aniicizia , e credetemi a tutte prove Vostro affezionatissimo anijco Clemente Rosa. NOTIZIE LETTErvARIE ED ANNUNZJ. OiKO dal fiaire del i8ai noi di buon grado , arren- dendoci all' invito del signor cavaliere Vacaiii , ma2;giore neir I. R. co2-po del genio , alibiamo posto sott" ocdiio de'nostri associati il Prospetto di una sua opera che deljbe aver per titolo Storia delle campagne ed assedj degl' Italiani in Ispagna dal 1808 al i8i3, corredata di piani e carte topografiche , dedicata a S. A. I. e R. I' arciduca Giovanni (^Austria. Ora ci facciamo con piacere ad annunziare che essa e sotto ai torehi di questa I. R. stamperia; e com- prendera da 140 fogli ripartiti in 3 volumi in 4.° gran- de, coir atlante separate di 16 tavole in gran foglio ; i rami e il testo avranno strettissima connessione per nn nuovo inges^noso trovato; e Teseruzione tipografica non la- ■sceva nulla a desiderare per la nitidezza e varieta del ca- rattere , per la bellezza della carta e T accuratezza delle correzioni. Siccb.e vo2:liamo credere die quest' opera , di cui noi stessi vedemmo le prime lucentissime prove della stampri e delle tavole, ed avenmio ad ammirarne il felice procediniento , formera un tutto che riusclra di sommo pregio air Italia , la quale nell' esultanza della pace di che gode attualmente sotto auspicj faustissinii in seno alle arti, alle scienze ed al commercio, godra di avere e sol- dati capaci di ricordave sui canipi dell' onore le virtii mi- litari de' lovo antenati , e uno scrittore abbastanza fortu- iiato per aver preso parte con essi ad azioni luminose su una terra meritevole di migliori destini, quindi tramaqdata a' posteri con penna leale la loro degna jueaioiia. 1»ARTE ITALIANA. ^2$ Noi nel far planso a questa lodevolissima impresa , gui- data al suo huou fine con disinteresse e con quella scru- polosa esatfezza clie per se sola raccomanda una storia ai secoli futuri , facciaaio veto peixlie essa trovi accettazione qnal si vuole per uii'' opera patria di onerosissimo assunto, e (come Tautore stesso a noi diceva) severaniente scritta, riccamente correJaia di stampe a grandi dimensions ed a onesto fine negli Aniicdi d' luilia consecrata. ERRATA-CORRIGE Tomo 28 0 ■Pag- 43 lin. 17 Spinco, Podino , le ggi Splno , Podinco , » 45 » 18 Devolta Derotta » 5i » 29 iiel 1800 V nel 1809 V 61 » 7 dissimo » dicemmp V 86 „ 16 vidimo V vedemmo ^ 89 ** 12 edabita attualmenteParigi ** e uno scrittore di molto Me- rito , ed abita attaalfnente Parigi >■ 92 >. 20 fianrVii per ogni 24 fogll » franchi 6 per ogni 24 fogli >• 108 » 6 ne siamo >• siamo 3> 1 1 1 » 19 Lavatres » Lavater » i38 » 14 ciasrhedun osservatore ,. ciaschediin essere J. i5i » 23 ve^covo » abate » ivi ,, 26 e^i'te ancora » e.-i«tea ancora > i58 ,. 23 diversa » divisa » 171 » 10 jieni- jidminihus » peenc fluminibus » ivi » 17 partes » purtis »• 172 " ultima pene y> pane » 173 » 4 metiietis » metueritis H ivi » 21 linerarum » Tfnim >. ivi " 3o quoque » quofuo >' 174 » 18 separatum •' separatim » 177 >• 32 gentes » gcutis V 2aS V 6 massime suUe rane « col mezzo del]» ran* GiosEPPE AcERBi , direttore ed editore. 4a6 INDICE delle materie contenute in qnesto XXVIII volumt\ PARTE I. LETTERA.TURA ED ARTI LIBER4LI. J-JelV litoria di Milano del cav. Carlo de RoxMrm (i." estratto) pao. S Idem ( 2° estratto ) • . . . . , _ ^ >. i - 5 Osservazioni ( inedite ) sulV articolo insrrito ne/la Gazzetta di Milano del giorno 8 tettemhre intorno ad un quadro di Pelagio Palaoi » 2* Del campo d'Attila era il Po ed il Mhuio . DissertaziQiic ( inedila ) di B. AacgLJNi . . . . . . . » 33 M. Tiillii CiCEROKls de rejrriblica qua svpersunt edente Angela Maio » 164 Sopra due^morute del museo Mainoni ed altre : Osservazioni (inedite) di C. Zasdeiti ( con vna tavola in rarne ) . . . » 181 STuofa raccolta tentrale , del prof. Gaetn.no Barsieri ( articolo 4.° ed ultimo ).........,« 287 Nomotesia penale , di Giuseppe Raffaeili ( volumi i.° e 2.." ) . >. 3o2 Lezioni elementari di archeologia, di G. B. Vermiclioli (volume i.°) » 3i6 Suggio di estetica , di G.B. Tali a ( i.° estratto) . , . .. 824 PARTE II. SCIENZE ED ARTI MEGCANICHE. Flora veronensis C. Pollini fa." estratto) .... nag. 58 Idem (S.° ed ultimo estratto ) . . . . . ^ » 338 Memorie delta B. Accademia delle scienze di Torino. Tomo 2.5." ( 2.° estratto. V. il i.' concernente le science morali nel nolume 27.° J » 67 Idem (3." ed ultimo estratto) ....... 2^5 Degli effetti perniciosi delle bacche di melia sugli animali bovini, Memoria ( inedita ) . . . . . , , , >> 8 1 Osservazioni naturali fatte in alcune parti degli Apennini degli Abruzzi. Memoria (inedita) del sig. Brogchi (Centinuazione. V. il tomo 14.° pag. 363 ) ......... o 201) Picerrhe geometriche ed idrometriche fatte nella scuola degl' ingegneri pontific/ d' acque c strade V anno 1821 . . . . » 23b Vottrina teoriio-pratica del morbo pctecchiale. Opera del dott. F. En- rico Acsxai . . ^ . . . , . . It 35 1 ^ I N D I C E. 437 Nathia ( inedita ) del stg. consigliere di Russia A. M z>s SalVatori intorno a tre nuove specie di frumento raccolte nella Mongolia Chinese pjg. Jfij APPENDICE. PARTE I. SCIENZE, LETTERE ED ARTI STRANIERE. Annali deW I. R. Istituto politecnico di Vienna , pubblicati dal diret- tore G. G. Prechtl , consigliere ecc. Tomo 3.° . . . pag. 85 Sto) ii deir Istituto medesimo ..,,..» 86 Rassegiia Ulliografica delle migUori opere stampate in Francia nei mesi di liig/io ed agosto 182a ..... .i> 89 Idem , in settemhre ......... 236 Distrihu-iione metodica ( inedita ) dc/le rocce , esposta da P. L. Con- DtEK ( Classe prima ^ ....... j> 376 PARTE II. SCIENZE, LETTERE ED ARTI ITALIA.NE. Discorso d' Ignazio Fvmacalli , vicesegretario dell' I. R. Accademia , letto in occasione della solenne distrihuzione de' prenij di belle arti segulta in Milano nel i8aa ...... pag. io( £stratto del giudizj delle commissioni straordinarie e pernianenti per P aggiudicazione de' premj . . . . . » 114 Discorso del cav. abate D. Angela Cesaris , membra delV T. R. Istituto di scienze , lettere ed arti, letto in occasiane della solenne distriiu- zione de' premj (f industria seguita in Milano nel 182a »■ 245 Sstratco dei giudizj per f aggiudicazione de' premj . . >. a5o Eltnco degli aggetti d" industria che , oltre quelli jiremiati , furono preseiitati all' esposizione ...... Of ERE PERIOOICHE ........ Antologia di Firenze , fascicolo ai." . . . Idem, fascicolo 22.° ....... Idem, fascicolo 2 3.° Giomale Arcadico di Roma, fascicolo 44.° . , . Idem, fascicolo 45.° .■...,, Idem, fascicolo 46.° ....... F.ffemeridi letterarie di Roma , fascicolo 2 3.° . Idem, fascicolo 24.° •....., Idem, fascicolo 25.° ....... Ci»rnnle Encichpcdico dt Xfapoli , tomo i° dell' anno j8si 265 118 ivi 269 399 119 27* 399 120 270 400 lap 4a8 I N B 1 0 E. Glornale di fisica , chimica , storia naturale , icc^ de' prifesiort P. ConrtauACRi e G, Brvgnatslli di Puvia, bimestre 5.° pag. a63 SrBLlOCRAPlt . , . . , 4 . >. 121 Segno Lombardo-Vcneto .....•.» Ivi Raccolta dcltc mig/iori fabhriche , etc, di Milano. Fascicoli 1 3." e 14.° . . . . . . . . . » ivi Rltratn di rinomati viventi compositori , cailtanti e professori di musica italiani. Fascicolo i.° . . . . . >■ 123 Relatione dfgli scavi eseguiti neW Anjiteatro di Verona I' anno 1819, fatta dal cav. B. GiVliabi ....'• 125 Dell'Anfiteatro di Pola ece, Saggio del carionico P. Stavcovich » I2() Biograjiajiniversale antica e moderna. Prima traduzione italiana con aggiunte e correzioni. Vol. 3.° . . . • » i3l Idem. Vol. 4.° '■ 4o5 PlMccalta di poemetti didascalici originali o tradotti. Vol. 8.° » 271 Idem. Vol. 9.° ....... • "401 Prospetto delle maluttie tractate colle fiimigazioni in Verona dal 1819 al 1821 =■ 273 Sul vero ritratlo di madonna Laura, lettera del C. L. CicocharA » ivi Sul presunto ritralto di madonna Laura , del sig. MEyeoHeici » ivi Gramatica delta lingua tedesca di D. A. Fthirri. Ultima edizione » 40a Xlogio storico di Bianca Uggeri Capece delta Somaglia , di FraU' cesco Game ABA . . . . . . . ■ "40? Otto giorni a Vcnexia , di A. Quadrz. Parte seconda . » 407 Ducato di Genova . . . . . . . » i3a Souetti della Ven. Ver^azza con ultre pocsie di autori genovesi » ivi Piemonte . . ■ • . ■ . . . . » 279 Publii OviDii Nasonis opera omnia, Tomo 5.° ...» ivi M. Atti Plavti comcediui. Tomo i." . . . . » 410 Ducato di Parma . . . , . , . • » l35 Cenni intorno a Cosimo i." e Pietro Leopoldo granduchi di To- scana , di ^M. Leoki ........ ivi Gran Ducato di Toscuna . . . . . . . « i30 Dizionario universale raglonato della giurisprudenza mercantile , del senatore Azvui. Tom, 1." e 2.° . . , . » ivi Stali Pontifuj" ........." ivi Memoria su di un' operazioue di litotomia degna di particolar considerazione , di A Trasnosdi ... . >■ ivi Sisposta parziale alle novelle del Tevere stampate da C. Pea, del cav. LufOTTB . . . . ■ • ■ ■ "4^4 eORBtSPOSDFSZA . . • . . , ■ ■ • » I 37 Baccolta di UQcelli fatta da V- SsTTE per scrvire ad una oinito- togia italiana , . « . . . < . v iv' t N D r c E. 42.9 Letters ron nn souet'o ....... pag. 1^9 Mi'po^ta ill v. Fkkrabi ad nil arlicolo di questa Bthlioteca risguar- durite il siio opuscolo siille slime pel eenso , con note . •> 415 Esperiema del cav. Ctemenle Ron* snl/ti co/tifuziune del riso secco del/a Cina .......... 422 NOTIZJF, LETTERARie BO AKSVUZJ . . . . , ■ >' 1 4 0 Pro gramma di un premio proposto dalP T. It. Istinuo in Mihino per /' anno 1824 .......>' ivi Pomona in rilievo , delta ditta Pi-iiagalti e Deguspari di Milano. Distriluiioni treditesima c qunttordicesima . , . » 283" Stotla delle campagne ed assedj degP Itatiani in Jspagna , del maggiore Vacavi ....,..» 424 NECROLOr.iA ...,,,:.,.» 141 Cavaliere G. B. Venliiri ...... . >■ ivi Consigliere Girolamo de Cattanei , , . . . » 284 Errata-corrige . . . . . . . . . •'425 Tavola meteorologica di oltobre . . . . . . » 144 Idem , di noiembre ......>..» 286 Idern , di dicembre . . . , . . . . . » 430 Miiauo . doll' I. R. Scamperia. Osservazioni meteorologiche falte all' I. Ji. Osservaroiio di Brerd. D I C E M B R E 1822. ( M A T T I N A. Sera. c 0 d N — 1 U 0. " S ~ 2 -D r: S s a a < a S2 0 n Staio del cielo. « 2 PI Si 3 § u a V 6 a t; .2 £ si State del cielo. poll. lin. 0 ' jroll. lin.l 0 I 27 6,7 + 4,5 NO .. iNE Nu.ne rot. 27 7-.0 + 7,C S E Nuv. ser. 2 27 8.3 + ■^,7 N E Nu neb.piov. 27 6,5 + 5,0 E* Pioegia. 6 27 3,0 + 6,b E Pioggia. 27 2,0 + 5,0 0 Pioggia. 4 27 5,0 + 4,6 BO Pioggia. 27 6,4 + 6,2 0 Piov. nuv. 1 b 27 6,0 + 5,8 0 Nuv. jiiovoso. =7 6,c + 7,« N 0 Nuvolo. 6 27 7,0 + 6,(. 0 Nuv. rotto 27 6,f + 8,7 0 Nuv rotto. 7 37 6,6 + 5,0 N Nil. rot. piog. 27 8.3 + ',5 E S E Nuv. ser. 8 27 JC,I + 3,0 N Sereno. 27 11,8 + 5,6 £ .SE Sereno. 9 28 1,4 + 3,0 N Nuv. scr. 28 1,7 + 6,0 S 0 Ser. nuv. 10 28 1,4 + 3,0 N Nuv. rott.ser. 28 1,4 + 6,0 E Sereno. li 18 1,0 + 1,5 N Sereno. 28 c,6 + 5,0 S Sereno. 12 28 1,0 + 3,4 N E Nuv. rot. ser. 28 1,3 + 5,8 N 0 Ser. nuv. ser. i3 28 1,0 + 1,0 N Ser. nuv.neb. 28 0,6 + 3,0 E Nuv. nebb. I 14 28 C,0 + 1:5 E Nuv. nebb. 27 J 1,8 + 2.5 N 0 Sereno. | lb 27 ic,8 - 1,6 N E Sereno. 37 10,4 + 1,5 SE Sereno. 3 16 27 10,6 - 1,5 S E Sereno. 37 I 1,C' + 0,8 0 Sereno. ! 17 27 J 1,4 - 2,5 0 Sereno. 27 11,9 + 0,8 E Ser r, uv. 18 27 11,3 - 0,0 S E Nuvolo. 27 10,4 + 0,8 E Nuv. ser. 19 2.7 9,3 - 1,5 E Nuv. neb. ser. 27 9,8 + 0,4 S E Ser. nuv. 20 27 10,0 - 2,3 S E Nuvolo. 37 10,0 + 0,6 !i S E Nuv. iieb. ser. 31 27 11,0 - 1,2 SE..0 Nuv. neve. I27 I0,8| + 0,3 0 Neve. 1 22 27 10,(1 + 0,6 N Neve. 27 10,0 + 1,6 0 Nu. neb.piov. 8 23 37 8,6 + 1,2 S Nuvolo. 27 7,0 + 3,8 N Nuv.neb. rot. ! 24 27 6,2 + 1,0 E Nuvolo. 27 8,0 + 3/. E Sereno. j 25 27 9,6 + 1,5 E Nuvolo. 27 ir,4 + 3,0 E Ser. nuv. rot. ! 26! 28 1,0 - 1,0 N E Sei-eno. 28 1,3 + 1,0 E Sereno. i 37 28 1,0 - 5,5 0 Neb, ser. 28 r,o - 2,6 0 Sereno. f a8 28 1,0 - 6,3 0 Ser. . . nebb. 27 11,0 - 2,6 S 0 Sereno. i 29 37 10,8 - 5.0 NO..E Ser . . . neve. 28 0,2 - 2,0 N 0 !^uv. ser. i 3o 27 11,0 - 6,5 0 Sereno. i 27 10,0 - 3,5 5....0 Sereno. | 3i 27 10,0 - 7>o N E Sereno. ' 27 10,7 - i,» E Nuv. nebb. j Altezza mass, del bar. poll. 28 lin. 1,7 Altezza mass, del lenn. -f 8,7 . » 27 » 10,32 media ioggia e della neve sciolia 1 Qiiar tita della p n. 67,242. MIBIIWIFI II 'imt ■■■! 1 II Ih * JL'N30 j J^ r^-