n ^ s^ .> '■-^< ^^ ^/^^V" «f BIBLIOTECA ITALIANA O SIA GIORNALE LETTERATUEA, SCIENZE ED ARTI COMPILATO DA VARJ LETTERATI. ToMo XXXVI. ANNO NONO Ottobre , Novemhre e Dicembrc. 1824. «V»6/. SJiOt. ^:va^^<^, MILANO PIIESSO I,A DIREZIONE DEL GIORNALE Contrada del Blunt c di Pieta n." 12^4 Cnsa Caj dirimpeucvul Boigo Ntiovo, IMPERIAtE HEGIA STAMPERIA. // presentc Giornale , con tutti i volumi precedenti , e posto sotto la salvaguardia della Lcgge , csscndosi adernpiuto a quanta cssa prescrive. BIBLIO TECA ITALIANA Oito&t^ ;i824. PARTE I. LETTERATURA ED ARTI LIBERALI. Esercizio logico sitgll errorl d' Ideologia e Zoologia^ ossia arte dl trar profitto dai catdvi libri, Disser- tazione di Melcliiorre GiojA, autore degll Elementi dl fdosojia. — Milano col tlpl dl Giovanni Pirotta, magglo, 1824, dl pag. 336, In S.° Llr. 4. 5o Ital, « Rien ne sert rnieux la verite que de la placer a » c6t6 de I'erreur ; car celle-ci se montre alors " avec un tel caracterc d'absurdite , quelle ne » pent plus faire prendre la cfiange a personne. >/ Gall , Organologie , torn. IV. L \ miglior maniera d' insegnare la medicina , di- coiio i professori di c[uesta scienza , consiste nello spiegarne i priacii)] al letto degli ammalati. La lo studente vcdc le malattie unite a tutte le ciicostanzc clie le accompagnaiio ; i loro sintomi esteriori agi- scono sopra i siioi seasi; le loro vicende sono pre- senti al suo intclletto; gli e quindi facilissima I'ap- plicazione delle teorie generali. Forsc un buon metodo d' insegnare praticamente la logica consiste nel mostrare la violazione de' suoi prccetti uclle operc degli scrittori. 4 ESERCIZIO LOGirO SUGLI ERRORt Si pno (lnnf[uc corrc istrnzione dai cattivi lil)ii , come la si coglic dagli animalati. Gli errori in latti soiio alterazioni dclla verita , come le malattie lo sono tlolla salute. 11 medico al lelto de2;U ammalati ricoiiosce tutte le forme sotto cui si prescnta una malattia, ricorda Ic legj^i clic segue la macchina umana nello stato di salute, riccrca le cause chc ne produssero le de- viazioni. NelTcsame d'uu cattivo libro si I'iconoscoiio tutte Ic forme dello sragionamento, si ricordano Ic verita die si veggono oUuscate , si puo ricercare le cause chc a2;irono f.ullo spiriio dello scrittore e cU feccro anuncttere 1 crrore come una verita. 11 medico riccrca le cause delle malattie: i.° Nella costituzioiie delf ammalato ; 2.° Neir eccesso o nel difetto abituale o mo- mcntaneo degli stimoli esteriori. II logico ricerca le cause degli errori: I.'' Neir indole deiriiitelletto umano clic sembra simpatizzare piu col falso che col vero ; 2.° Nelle alFezioni nionientanee clie lo ingom- brano o nelle abitudini die da luiie;o tempo lo in- ceppano. Un libro qualuncjue prescnta all' esamc del critico tre oggctti: I ." La qaalita delle idee ; 2.° L' ordine in cui vengono sviluppate in tutto il libro; o,^' 11 colorito, lo stile, ossla la combinazione delle idee in ciascuna prooosizione. Lasciando da banda F ordine e lo stile Y autore si propone Y esame delle idee. In un cattivo libro si possono distinguere quat- tro s«»ccie d' idee : i.'^ Idee false ; 2.° Idee inesattc ; p.'' Idee mancanti relativamente alio sco[)o pro- ppstosi dallo scrittore ; 1) IDEOLOGIC E ZOOI.OGIA. CCC. 3- 4.' Idee contraddittorie , Confutare le false •, Corre2:e;ere Ic incsatte ; Supplire alle niancanti ; Avvicinare le contraddittorie ; Trovare le cause di queste aberrazioiii in^ tcllettuali ; tali soiio i diversi esercizj clie con som- ma utilita eseguire si possono sopra un cattivo libro dalle persone die conoscono V argomento che vi e discusso. Parte prima: Idee false. La confutazione delle idee false presenta i se- guenti vantaggi : Fa contrarre al giovine T abitudine di esporre le proprie idee ; Gli somniinistra co2;nizioni utili , giacche gli er- rori son come gli scogli clie fa d' uopo conoscere per potere evitarli : Acuisce rin2;eguo, giacclie stimola ad csaminare le proposizioui da tutti i lati ; Riesce preservative contro la precipitazione dei giudizj , mostrandone praticamente le fatali conse- guenze. La confutazione delle idee false puo presentare due altri vantaggi secondar). In fatti , la falsita sta talvolta nel fatto o nclF o- pinione, talvolta nelle conseguenze cIic se ne de- ducono o negli sraglojiamciiti con cni si pretende dimostrarla. La falsita del fatto apre il campo ad un' indagine; d' erudizione , la falsita del ragionamento ad uu' in- dagine ideologica. V epoca in cui comparve un errore ; la rapidita con cui si diffuse ; le vicende cui soggiacque nel corso de' secoli ; la lotta che sostenne colF opposta verita ; 2;li uomini celebri che colla lore sanzione Taccreditarono, e ([uclli ancora piu rispettabili che^ lentando d' abbattcrlo , ottenncro il solito pre juio , 6 r.SERCIZIO I.OCICO sucli eruori pcrsccnziom c g,nai , prcsentana oggetti c scene forse pill intcressanti clie i movinieriti (run esercito di 2CO uoniini , la prcsa d' una bicocca , la ritirata del ncniico sii d' una niontagna, il passaggio d' im lluniicello di notte , i niorti , i feriti , i prigionieri , c cose simili che in quasi tutte le paginc della sto- ria conipariscono. L' csanic della durata ed estensione delle opinioni dara al giovine i seguenti risultati : I." Hcuino niassima durata quelle opinioni che adcscano Ic piu costantl affezioni del more nmano , il desiderio della vita, T amor del danaro, la brania di dominate sugli uomini e siiUe cose : ne sommini- strano una prova la niagia e Tastrologia che salgono alle prime eta del mondo e non sono ancora estinte ; 2.° Durano mohissimo quelle opinioni die spie- gano in modo volgarmente plausibile , cioi apparente € snpcrficiale , i fenomeui della natura ,• ne e una prova il JManiclieismo, cioe la dottrina dei due prin- cipj , buono c cattivo , che si riprodusse tante volte in onta delle sconuiniche de' pontcfici , de' canoni de' concil) , delle leggi degl' imperatori \ 3.° Vn opinione dura tanto piu , quanto e piu vaga, indeterminate^., suscetiibile di seiisi diversi, ca- pace di picgarsi a tutti i bisogni dell' immaginazione ,• ne sono prova le false nozioni del punto d' onore che dal nono secolo in poi per tutta F Europa si dilFusero, e sotto varie forme si riproducono tuttora. L' esame dcjili sracionamenti conduce a detcrnii- iiure la debolezza intcllettuale dello scrittorc die si analizza. Per non confondere le cose fi\ d'uopo distinguere tre s;radi principali nella debolezza del giudizio : Nel i.° il giudizio prcvale costantemcnte sul sen- timento , ossia alFetto di qualimque specie , bendie gli soggiaccia per csempio una volta sopra mille ,• Nel 2° il giudizio si lascia dominare frequen- temente dal scntinicnto , per escmpio cinque volte sopra cento. D*nDEOLOGIA K ZOOLOGIA. CCC. 7 Ncl o° il giudiz'io e perpctuamente schiavo del scntimcnto, ed e zimbcUo dl tuttl ifantasmi chc com- pcuiscono uclV immag'mazionc. A schiarimento di questc proposizioni V autove (lice : 1.° Anclie negli sciitti cV iiomini dottissimi si trova talvolta scarsezza in una diniostrazione , esa- Qcrazione in una massima , precipitazione in qualche consegucnza. Ma questi rari difotti sono piu che com- pensati dalla copia e scelta delle idee, dalFordlne lu-» minoso ed uniformc, dalFesattezza e rigore nelle con- clusioni , dalla cliiarezza e precisione nello stile, ecc. Fa d' uopo dunque attribuire que' difetti a' momenti di stanchezza e distrazione ( Quandoque bonus dor- mitat Homerus ) , o alF influsso di qualche altro sen- timento che alle idee frammischiandosi ne offusca in parte i contorni e le forme; sono nubi che pas- sano momcntaneamente avanti il sole e tosto spari- «Cono ; 3.° Altre volte lo spirito d'uno scrittore si mo- stra avido di vaghe analogic, fa frequenti supposi- zioni gratuite , confonde le relazioni delle cose , ammctte facilmente dc' fatti poco probabili , sosti- tuisce la declamazione al raziocinio, talvolta si con- traddice , ccc. :, questi sintomi provano che il senti- mento prevale piii volte sul giudizio. Uno scrittore celebre , per esempio , suppone nelle aringhe un orrore a sparge? e il sangue altrui , perche restano spaventate dal sangue o dalla materia rossa che i pescatori versano suUa superficle marina, ondc cac- ciarle ne' loro lili (i): e ben chiaro che qui sono confuse cose distinte e alTatto diverse , la scnsaziojie fisica c r affezione morale. Altra volta lo stesso scrittore parlando di piccioli molluschi , a' quali si puo appena concedere il sentimento momentaneo (1) Virey , llistoire lies lucciiis ct tic I'lnstinct dcs animnn\, loui. I , )ini;. 434. 8 ESERCIZIO I.OGICO SUGI.I EURORI deir esistenza , da loro la prcvisione dclla mortc ( i ). E£;li non s' accorge akrove della scoiivcnevolczza di |)ailaic della sapic/iza dellc ostriclic; c deJIo quer- ce. Infatti , tciicndo discorso sulT unione dc' sessi , clie iicUa niassima parte dellc piaiite e dcgli aiiimali inipeiletti si trova nello stesso individuo, cd accei- tando clie <|uesta luiioiic non ill tcmcre abusi , ag- jriunge chc siflatto sistcnia e una testimoitianza clic la mituru rcndc alia loro saplenza^ una coniidenza nella loro moderazione (2). Siccome pero tfuesto scrittore da prove tli critcrio nella scelta dc' fatti , d' abilita nel tlisnorli , di perspicacia nel confron- tarli , ceo. J percio non si puo dire 2;uasta la sua costituzionc intcllettnalc. Egli dornie frcquentemente e sogna anche talvolta ; ma appena svegliato parla da senno. Egli e un uonio die potrcbbe camminare costantcmente diritto, e si lascia piu fiate donainare dair abitudiue d' andare storto ; 3.° Nel terzo stato di debolezza intellettuale , il giudizio e nuUo o quasi nuUo ; V immas^inazione costantemente [)revale; le vaghc analogic hanno piu forza che i rapporti delle cose , le apparenze piu che la realta , il sentimento piii che la ragione. Con- traddizioni, vaneggianienti, raziocinj contro i fatti, dogniatistno nelle asserzioni , in sonnna tiitto dimo- stra che la logica dello scrittore si avvicina od e infei'iore alia logica delle donnicciuole : il nostro au- tore ne adduce un esempio tratto dal Giornale dei letterati di Pisa. In questa prima parte Y autore discute le teorie relative alia vita, alF aninialita, alle sensazioni, alle facolta intellettuali , alle facolta alTettive, ecc. Accen- iieremo piu sotto alcune opinioni cli' egli dlchiara assolutamente false, benclie comunemente annnesse dai pin accreditati scrittori. (1) Virey , Ilistoire des nicciirs ec de I'lnstinct des aniniaux, tuui. 2, pag. So. (2) Idem , torn, i , pag. 462 e 463. D IDEOLOCIA E ZOOIOCIA CCC. 9 Parte scconda : Idee incsattc. Esaniinando un cattivo libro il giovine riunira Le idee vere sotto un aspetto e false sotto iin altro ; Le idee utili sino a certo panto , e iiocive al di la ; Le i Ice disparate insieme franiiiiiste ; I casi paiticolari c.'.nibiati in leggi generali ■■, Le eccezioni indebite ai principj •, Gli eiletti trasfoimati in cause ; Le esa2;erazioni ncUe (|uantita o nelle azlon», ecc. In soinma un' idea puo essere inesatta per ec- cesso , per difetto , per coufusioue. Inesattezza per eccesso: tia le leggi Fisiologiclie si trova la seguente : cc La varieta dei movimcnti nei diversi aniniali e » dovuta alia inobdltd i/itrinseca delle loro fd/re, cdla » disposizione de' loro muscull e delle parti , nelle » quali questi s' inseriscono (i). y> E ben chiaro clie qui v'e inesattezza per eccesso, 2;iacclie e esagerata 1' azione dei tre elementi spe- cillcati in questa legge : e esagerata V azione , per- che alia produzione de' moti animali, come Fantore dimostra a lunsio, concorrono altre forze od altri ele- menti , e la loro somina serve a misurare t inesat- tezza della legge che li ridiice a tre. Inesattezza per difetto: La 42 proposizione Fisio- loeiica di Broussais dice : « F istinto coiislste in scn- » sazioni determinate dai visceri, le quali sollecitano » il centra cerehrale a far eseguire gli atti necessarj » alF esercizio delle funzioni. » V e qui inesattezza per difetto; giacche ,*siccomc si osservano azioni instintive in animali die del centra cerehrale sono privi , pcrcio viene indebita- mente ristretta la loro azione sopra questo visccre. (j) Cuvier , Lecons '.ranatomie , torn. 2, p. 118. lo rsF.r.r.izio i.ocir.o sucm ehroui T/irsattczzn per ronfusione. Nc abbiamo addotto nil cscinpio
  • ;ior attenzione lo svi- luppo progressivo delle idee sccondarie ; 3.° Confrontiamo i Inoglii in cui vicne ripro- dotta la stessa idea, per veclere se e presentata sotto forme differenti ; 4.° Riconosciamo i pnnti in cui V antore co- mincia a scostarsi dalla mcta cui tende, lo sce;uK\ma I a r.-'Enoizio i.ocico ?uoi,i eruori nellc sue alicrraziop.i, c p;iunj^iamo com csso ad iiha mcta lutt'opposia. L'csamc tli (.[uestc vaiiazioni e utilissimo e clilct- tevole , giacche ci niostra : I." Come Ic affezioni dell' aulmo , a guisa dellc illusioni ottiche , altcrano i rappoi ti dcllc cose e ci fanno comparirc or vera ed or falsa la stessa idea; 2.° Conic i princlpj falsi , ma sediiccntl c indu- cono a iiegare iinplicitanicntc dc'latti in un hiogo che Vosscrvazioue ci costringe ad aniniettere in un altro. Ingannato lo spirito dalla bclla apparenza d' un. principio pcrcJie doginatico , assoluto^ escliislvo d' ogni incomodo e tormentoso dubbio^ nega tutto cio che not! puo coniporre con csso. Vinto poscia dalla lu- niinosa vcrita do'fatti, ammette cio che aveva ne- gato. Nel primo caso egli e un uomo che dorme e sogna ; ncl sccoudo egli e svegliato e dimentico di quanto so2;n6. Le coutraddizioni sogliono essere freqnenti in que- gli scrittori che, invccc di deterniinare i fatti colle rcgole deir osservazione , si lasciano adescare dal piacere d' indovinarli e dedurli dai flni che essi prestano alia natura e che spesso ella smcnte. II prospetto delle coutraddizioni in cui caddero gli scrittori piu celebri che trattarono una scienza , diniostra in modo piccante lo stato della sua imper- fezionc. II nostro autore segui questo metodo nel tonio V deir opera snlie Scieiize economiclie e nel- r opnscolo Sidle maiiifatture iiazionaVi. Nell' cscrcizio loglco ha dato un saggio delle coutraddizioni degli scrittori d'ideologia e zoologia. Le cause delF imperfezione dell' ideologia e dcUa zoologia souo poco diverse da quelle delle quali e nota r azione nelle altre scienze: le acceunerenio di volo, afline di ricordare alcune opiriioni che F autore ha di- scnsse, svolgendo in modo pratico i princi})] logici. I. Iiiclinazione a gcncrcdizzare , fonte di peritd e dh errori. — Parecchi animali c^irnivori sono fcroci -, piu scrittori dedussero die la fcrocia c il carallcrc d'ideolociv e zoologi\ ecc. i3 de carnivori ! ! ! Parecdii animali frugivnri sono so- cicvoli : BiiiTon disse die gll animali die vivono dci friitti dclla terra sono i soli die vivano in sodetd! ! ! II. Tendenza a rassomigliare i fenomeni morali ai fenomcni fisid e foggiarli secondo il nostra modo di concepire. — Siccome la mano istiipidita dal freddo non sentc gran fatto ^ percio gli animali a saiigue freddo non provano atVezione per le uova ne per la prole ! ! ! III. Abitndine di applicare alle cose ignote le qua- litd die osserviamo nelle pih comuni. — La sensi- bilita , la volonta , V organo centrale della digestioue devono essere i caratteri di tutti gli animali , per- che gli scorgiamo in quelli che abbiamo giornalmente soft' occliio ! ! ! IV. Indlnazione a rappreseiitare le nozioni astratte con os[s.cttl mntcrinli die scrvono a niisurarle. Forse a questa incliuazione si debbono i falsissimi e co- muni principi clie V intcUigenza cresce in ragioue della complicazione organica; clie rintelligenza cessa dove cessano le vertebre-, che la sensibijitii e in rajiione iuvcrsa del volume corooreo; clie le bestie sono tanto pin utili alF uomo quanto piu gii si av- vicinano nclF organizzazione , cosicclie le scimie ci dovrebbero essere piu utili clie le api ! ! ! V. II iisogno di sensazioni ci fa accettare di buon grado quelle combinazioni ideali e que' fatti die tras' portano V anirno in situazioni straordinarie ,• il pia^ cere di sentire diviene motivo per credere; e questa r orisiine del maraviclioso. V antichita ammiro la previsione della formica, la prudenza del serpente, la gratitudine del pinnotero , la sapicnza della ci- vetta, ecc. La leggc greca die ordinava di alimeii- tare i proprj genitori, e die fu denominata la legge della cifogna^ era proi)abilmente fondata sopra falso supposto. VI. Abitudiac coiitraUa fiiio dalV infanzia cV appa^ garci di parole invece di idee ,• giacclie prima dellc idee imparianu) Ic parole nelf educazioue comune. 1 4 ESEUCIZIO LOGICO SUCLI ERRORI E noto per cscmpio clie un uomo morsicato iando punto di distanza per ragionc della maggiore o niinorc grandezza della platea , non fara pin qnella illusionc die forsc avreb- bc falto in altro punto di vcduta del disegno me- desinu). Nientc dlssimili da queste regole sono quelle che da ncl capitolo segnente , dove data la prospettiva di un' altra camera ripartita a' pilastri d'ordinc co- rintio , veduta col punto in mezzo, insegna il modo di trovare il suo punto di distanza; se non clie qui convicne fissare la proporzione de' pilastri, dove nel preccdente problema fissavasi quella della porta per poter formare la pianta gcometrica. Cogli stessi princi[)j e colic stes'se operazioni tro- vasi parimente il punto di distanza in un disegno prospettico di una camera rettangola veduta fuori d' angolo , il die egli mostra nel cap. VI. Data una camera rettangola veduta fuori d' an- golo con un,a porta sola da un lato di fianco , tro- vare la misura geometrica dei dt;e lati die si vedono per poter formare la sua pianta , quindi trovare il punto di distanza che serva pel disegno prospettico della camera medesima. Data in disegno la prospettiva di un vestibolo ottagono di quattro lati niaggiori e quattro minori, veduto fuori del punto di mezzo , trovare il punto di distanza della prospettiva medesima, (^uesti due problemi sono sciolti nei capitoli Vll e Vlll. Nel capitolo IX si dimostra non essere necessario lo svilnppo di tutto il disegno prospettico per tro- vare il suo punto di distanza , ma bastare , se vo- gliamo , quello di una sola parte per potere con essa formare in complesso la dimensione geometrica di tutto il disegno , per quindi rinvenire il punto che ccrchiamo ; e mostra in seguito il modo come SUI TEA.TRI eCC. 27 data in dieegno la prospettiva deirinterno di un ve- stibolo , di pianta in forma di croce greca , veduto fiiori d'angolo, trovare il piinto. di distanza del disegno medesimo. Dato in prospettiva Tinterno di un altro vestibolo ad uso di tabllno antlco , di pianta mistilinea , ve- duto fnori d' angolo, insegna nel capitolo X a tro- vare il sue punto di distanza. II tabllno ])resso gli antichi Romani era il Inogo nel quale si coUocavano le statue dcgli antenati della famiglia. 1 capitoli XI e XII sono i piu interessanti del- r opera , perche abbandonando le Unee geometriclie si entra in considcrazioni d' arte e diremo anche filosoficlie. Prima di tutto si ccrca se si possa de- viare in alcuni casi dalle strette regole di prospet- tiva nelle composizioni di sole figure ne' campi aperti, purche non ci sieno aUri oggetti che col confronto de' loro scorti o diminuzioni portate da un ricono- scibile punto di prospettiva obblighino anche le fi- gure a secondare le degradazioni del punto mede- simo , com' e di notoria legge nella prospettiva. Dimostra finalmente il perche si veggano impiccio- lire gli oggetti disegnati in prospettiva piu di quello che gli vediamo in natura per cagione della loro lontananza. Ci dispiace non potere coU'esempio e colla iigura dimostraie una verita che pare un paradosso pro- spettico ed e questa , che poste tre figure eguali a poca distanza fra di loro ed una dietro Taltra, col portarci vicino ad esse le vediamo, tranne la prima in prospettiva , piu picciole , ed al contrario le ve- diamo piu 2;randi quanto piu da esse ci allontania- mo. Fatto che pare opposto ai principj della pro- spettiva , la quale c' insegna che gli oggetti tanto piu diminuiscono al nostro occhio quanto piu se ne allontanano. Pure T autore lo prova incontrastnbil- mente. Or dunque se cio e vero , qual ragione ci potra persuadere che il farci vedere piu grande , 28 ArPENDICr AI.LE OSSERVAZIONI jiiii piccolo , in balia solo della prospettiva , sia lo stcsso c:ie qiiello clie noi vediamo in natura , quando r occhio nostro niirando lo iigure a poca distanza non sa discernere diininnzione nessuna ? Ma se la prospettiva avesse dci punti fissi di distanza pcr rapprescntarc gli oggetti come gli vediamo in na- tura, allora , dice rantore, non vi saiebbero dis- pareri nel lissarli , accordando chi maj^giore , clii minore spazio , piu per approssimazione die per deciso precetto ; perche conoscendo i maestri di prospettiva i diversi risultati provenienti dalla va- rieta del punto di distanza, non sempre tutti favo- revoli ne air inganno che cercliiamo , nc a veder tutto Come vorremmo , lasciano poi in arbitrio ad ognuno di scegliere qjio' punti che dalla loro di- . stanza ne possono ricavare maggior elTetto pel loro quadro, L' autore riflettendo ancora alle diminuzioni pro- spettiche delle figure si £i un obbiezione e dice : qualcuno mi domandera , qual differenza fareste fra due o piu colonne poste in seguito, vedute in pro- spettiva con tanto inganno eel una fila di persone che fossero nella stessa guisa disposte ? Non fareb- bero lo stesso effetto? — Per conto mio, dice T au- tore , risponderei di no. Le colonne avendo V ar- chitrave sopra che le lega, e naturale che andando le linee al punto di prospettiva, ci e forza credere che la scconda colonna e pari alia prima , quantun- que segnata piu piccola ; ma le figure che non hanno nulla sul capo che le leghi, T occhio mio non puo, ne sa crearsi quella linea da cui dipende T inganno. Dunque non potendosi supplire che coll' immagina- zione, non si avra neppure nelle sole figure quella illusione di prospettiva che abbiamo nelle colonne. Pare dunque fin qui dimostrato che la prospettiva colle sue teorie da se sola non basti sempre a rap- presentare gli oggetti tai quali li vediamo dal vero; c siccome si trova ancora che la medesima varia di SUI TEATRI CCC. 29 misure negli ogc^etti rappi'esentati , niisurc clie non sono sempre consentanee al vcro, cosi pare clie vi debba esser luogo pel disegnatore figurista di tro- vare qualclie teniperamento sulla diniinuzione pro- spcttica delle personc, ogni qualvolta la trovi con- traddicente air illiisione che deve eguagliare il fiiito al vero, nel clie sta tutto lo scopo dell" arte. Dove poi si possa dcviare in alciini casi dalle strette re- gole della prospettiva, V autore ne da il inodo e la ragione che qui riportiamo : cc Volendo noi disegnare un crocchio di persona anclie in un canipo libero di linee , la prospettiva vuol pure che noi faccianio la pianta delle posizioni delle figure , che fissianio il punto di distaiiza per vederle; ed allora disegnando per mezzo dcUa liaea del taglio o d'altra regola conosciuta, se il vogliamo, troviamo il risitltato di varie dimiiuizioni uelle ligure medesime contrarie al nostro modo naturale di ve- dere. Se dun([ue V occhio nostro non conosce o non distingue diminuzione veruna nelle persone unite a poca distanza , noi potreiuo arbiirarci a tenerlc quasi tutte eguali nel nostro quadro , ossia come se geo- metricaniente le vedessimo , purche il campo dcUc figure sia libero , cioe non legato da alcuna linea che scgni visibili diminuzioni prospcttiche Valganci gli esempi che ce ne porge V immortale Rall'aello nelle sue composizioiii di figure , quando ne avea libero il campo , cioe non sosigetto a linee obbligate di punto alcuno di prospettiva , non gia perche non sapcsse le giuste regole di essa , che il contrario dimostrnno molte opere da lui disc2;nate con rigore , ma anzi jierche conoscendo egli !a pro- spettiva profondanientc, la conobbc come arte non sempre capace di accordarsi col vero , e di rappre- sentarlo come il vediamo , e seppe poi con arte cvitarc alcuni scogli della prospettiva medcsima , arbitrandosi a diminuire le figure , o nulla , o quel mono clie gli era possibile per ragiouc di distauza 3o APPENDICE ALLE OSSERVA.Z. SUI TE VTRI eCC. se era brcvc , pcrsuaso che nel mirarc il dipinto doveva fiirc la inedesima impressione clie niirando il vero. » L' autore entra ia seguito a rispondere alle ob- biezioiii che gli fiirotio fatte da alcimi conoscitori della materia , cli' egli per modestia coiisulto intor- no ad alciine apparenti singolarita delle sue teorie , e lo fa sempre , a nostro giudizio , con quclla si- ciirezza e con quel possesso della materia di cui ha dato tanti esempi e tante prove sopra varj tea- tri d' Italia e fuori , e pari alia fama die gode di uno de' piu dotti e piu profondi architetti pittori scenici viventi di cui si onori V Europa. 3 1 JJ Jliade italiaiia^ ovvero traduzione epica delV Iliade d' Omero , opera di Lorenzo Mancini , fiorcndno. — Firenze ^ 1824, presso Giuseppe Moliiii all' in- scsna di Dante, in 12."^ In Milano si veude da Fasi , Stella e Comp. I ell' anno 18 18 il sig. Mancini pubblico una parte deiriliade tratlotta in ottava rinia; la quale da qnesta Biblioteca c dal Giornalc Enciclopedico di Napoli fu gindicata, siccome poco felice cominciamento del- I'intiero lavoro a cui attendeva il noveilo volgariz- zatore. Da quel tempo in poi , per quel poco die noi siamo informati delle cose letterarie , nessuno ha mai piu parlato , ne pensato forse air Iliade del sig. Mancini ; e dei passi e dei passuri canti face- vasi una medesima stima. Ma non lasciava per tutto cio il signor Mancini V impresa ; e in quest' anno medesimo diede allc stainpe tutta intiera la sua Iliade ; e il Molini la fece esser parte di una Col- lezione di scrittori italiani anticlii e moderni , la quale , a malo;rado di cio , continuera ad avere il nome di scelta. L' opera e dedicata ad Omero, come gia il primo saggio : ma il sonetto onde la dedica si compone e in alcune parti assai diverso dal primo. Vero e bene clie noi avvezzi alle comiinali poesie di Omero , di Virgilio e del Tasso , non siamo forse da tanto da intender pienamente nn sonetto del sig. Mancini , cli' egli medesimo ha sopraccaricato di cinque anno- tazioni, ma nondimeno possiamo asserire, aver egli fatto gran senno lasciando questa volta illeso dal suo morso quel lodatissimo ingegno, che snlle rive dcirOlona die fiato alia tromba d" Omero, e ne trasse tal suono che durera lontano quanto F amorc del hello. Ila egli saputo per avveutura, clie il celebre 32 l' ILIADE ITALIA.NA , CCC. Gin2;uenc , si innamorato e si stupendo conosci- toi-e della nostra letteratiira, ncgli estrcini dclla sua vita voile gli fosse rccato T Oinero del cav. ftlonti , e mori leggendo que' soavissimi versi , quasi per finirc coir aninio consolato da quantc ha bcllezze lapoesia italiana ? Non pcrdono per altro (ne le ragioni eran pari) il sic:. Slanciui ai 2:iornalisti ; e dicliiaro di iicssuna entitd gli articoli inseriti nel Giornale Euclclopeilico di Napoli ; e disse pieno di contraddlzioni e di pa- radossi quello della Biblioteca italiana, e nondinieno poi dichiaro eh' era tale da poterne trarre alciine istruzioni , c ragionato. Ma qnantunque noi non vogliamo assumerc le parti di chi giudico allora r lliade del sig. Mancini , pure crediamo che egli abbia provveduto assai bene alia propria fama con- servando inedita la risposta; che gia la discredita quel sonetto ch'egli pub])lica siccome parte di quella. Dopo la dedica c le relative annotazioni seguita iin avvertimento, corredato anch'esso di annotazioni, dove principalmeute si parla del metro adoperato dal signer fllancini. Per tutto cio che spetta a questo argoraento rimettiamo i nostri lettori a quello che fu detto nel giudizio del primo saggio; non gia per- che crediamo di dovcr sottoscrivere in tutto a quelle dottrine , ma perche in quanto al tradurre Oniero piuttosto in ottave che in versi sciolti , v' e detto tanto da poterne chicchessia formare una sua propria opiuione. Laonde ci farenio soUecitamente air esame della traduzione nclle ditferenti sue parti ; e se il sig. Mancini non ci avra lodatori , sappia eziaudio che non ci ha invidiosi. E darem principio dalla prima ottava , notando come fu pubblicata nel primo saggio , e quali cen- sure ebbe allora in questo giornale ; poi come ora sia stata riprodotta dal signor Mancini , e in quali parti questa seconda prova sia riuscita superiore alia prima. Nel primo sa2;gio adunque T ottava leg- gcvasi come segue : DI LORENZO MANCITSI. 33 Canla lo sdegrio deW invitto Achille , O Dea : sdegno fatal , eke fonte a' suoi Fu di mail iafmiti, e niille e mille Precipitb ncll' Oreo alme d'Eroi , E illacriniaU i eorpi , onde partille , Pasto fece di cani e d' avoltoj. Ma s'adempian, da che fur prima irati Achille e Agamennon , di Giove i fad. E fu notato che la parola sdegno non rispondeva al ^^vit; tli Omero : che hi ripetizione di questa parola era viziosa siccome contraria alia semplicita richiesta alia protasi: che la voce fatale potendo risvegliare tanto r idea del danno come quella della salvezza , nial sosteiieva le veci del greco ovXo^evriv : che qiieir a suoi indicava piu presto i IMirmidoni , com- pagni d'Achille , che tutti gli Achei nommati dal testo ( A^cciOi^ a^ye' e'^T^xe ) : che la frase onde partille era uii di piii tolto al Bozzoli e perdona- bile alia necessita della rinia: che la transizione ma s' adcnipiuii era prosaica, e la frase poi s'adempiano i fati di Qiove suonava beo altro che il testo s' adem- piva il consiglio di Giove {Aide; d'' eTS^^siero ^ovXiq): e linalmente che quelle parole da die fur prima irati Achille ed Agamennone non esprimendo s' cgli erano irati fra di loro due, o tutti e due d'accordo contro iin terzo , inducevano equivocita. Queste cose fu- rono dette allora : e certamente chi scrisse I'articolo si tacque solo per non esser tenuto troppo severo , che r epiteto invitto era del tutto ozioso , e sosti- tuito male a proposito al patronimico YlTiXrild^eo: che con poco accorgimento il traduttore aveva ta- ciuto r epiteto di forti o generose ( i(p^ifiov(; ) date da Omero alle anime ; ed appiccicato quello di il- lacrimati ai corjii , che non e punto nel testo . . . ]\Ia lasciamo oramai questa misera ottava , e si vegga come il IManciui la cambio in questa nuova edizione. U ira tenace del Pelide, e i suoi Frutti, amari agli Achei, carttami o Diva: Quella che nocque lor tanto , e d' eroi Bibl. ItaL T. XXXVL 3 3-t L ILIADE 1TALI\NA, CCC. Irinanzi tempo estind Ercbo einpiva , E abbandonava ai card e agli cwoltoi V ignudc salmc in peregrina riva. Si voile Clove da che rissa ci vide Fra il diva Achille c il re dc' forti Alride. Lodiamo innanzi tutto la tlocilita del tradiiltoro che sostitiu alio sdegno V iia; al pronomc suoi gli Aclicl; e che tolse alciine altre ineude notatc ncl sua priino lavoro. Ma cjuesta ottava e perclo e;ran f'atto migliorc deiraltra? Credianio assolutamcute che no. Oniero dice M-tiviv deide... ov^o^evviv^ ed ovXo- fjiivf^v siguilica rovlnosa , eslziale , fuiiesta. Perclie diitiqiie il Mancini cainbia questo forte epiteto in quel languido tenace? Vero e bene che Tira d'Achille fii diutunia, e clie di qui vennero innunierevoli danni agli Achei; nia questa conseguenza noii e racchiusa nella parola teuacc come in quella del testo , po- tendo esservi Innghissime ire senza che nc muoja pur uomo. Che cosa hanno poi che fare col testo quelle parole e i siioi frutti ^ amari agli Achei? II traduttore, moltiplicando quasi gli oggetti, giiasta la scmplicita della proposizione , e in sul bel principio travisa il carattere del poeta. Ed al carattere del pocta ed alia semplicita della proposizione contrad- clice pur anche la ripetizione che trovasi al terzo verso: Quella che iiocqae lor tanto ecc. , e che fu gia notata anche nella prima versione. Ma il Mancini Tha egli forse conservata avvisandosi di aggiungere un fiore poetico al suo testo? Noi per Tonore di lui nol crediamo: perocch'i un uomo che studio lungamente in Omero, e se ne innamoro a segno d'imprendere il faticoso incarico di una traduzione, non avra cer- tamente voluto a bello studio cambiarne quell' aurea semplicita coi miseri artificj trovati da coloro, ai quali il desiderio della fama tenea luogo del vero poetico ingegno. Crediamo invece che una specie di neces- sita r abbia tratto a questo cambiamcnto, e che in questa necessita lo recassc il diverso ordine da lui vluto allc parole deiromerica proposizione. A provar Dl LOKENZO JM\NGINI. 35 Ja quale sentenza poniamo diuanzi ai iiostri Icttori i prinii due vcrsi del teste. MrjViv aei(5« , 3?a , ritikriKiSsM 'Ax'Xrios che tradotti a A^erbo cosi suonerc'oliero: L' ira canta , o Dea , del Pelide AchLlle Funesta, la quale Infiniti agU Achei mail aildusse. L'indole della greca siutassi com])ortando che I'iig- gettivo funesta ( ovXo[ieV}^v ) disgiunto dal suo so- stantivo ira (fir^viv) sia collocato nel secoudo verso, fa si che il concetto procoda facile e cliiaro col mezzo del prononie i} {la quale) da cui il secondo membro di questo periodo viene congiuiito al primo. Ma la sintassi italiana non prestasi a tali disgiunginienti, e quindi e necessario die il traduttore sostituisca al- Fordine del testo quello che piu e voluto dalPidioma in cui lo tramuta, e T aitificio consiste nelfeseguire un tal cambiamento senza nuocere piu del bisoguo alia fedelta , e ( che piu iiuporta ) senza cambiare 1' indole delT originale. Ora il sig. Mancini senti la iiecessita di congiungere V epiteto al suo soggetto , ma collocando V uno e 1' altro nel bel principio del periodo , non pote piu valersi del prononie pel tra- passo air apodosi ,• e quindi ebbe ricorso di neces- sity a qnclla ripetizione alia quale non sappiamo clii si vorra contentare. Per lo contrario il cav. Monti costringendo il soggetto a trasportarsi vicino al suo epiteto, non incorse iu questa brutta necessita, con- servo il carattere onierico , e ne compose que' bel- lissimi versi : Cantarni , o Diva , del Pelide Achille L ira funesta , die infiniti addusse Lutti agli Achei ecc. Cosi anche il Tasso : Canto I' arini pietose e il capltano Che il gro.n sepolcro libera di Crista : e cosi TAnnibal Caro nella versione delf Eneide : L' arini canto e 'I valor del grand' Eroe Ciie pria ecc. 36 l'ii.uiif. jt.vt,i\n\ , ccc. Chi noil seiite dopo cli cio la l)assczza pin che pr(v saica ilcl modo qacila die iiocqnc lor taiito'^ dove il tcsto dice die uifinitl iiiall addassc agll Adici. Per- donianio poi alia rima I'avev conccdiita soltaiito agli avoltoj (juclla prcda clie Onicro lascio a taitl gli ucccUi ( olovotcri is Tvdai ) ; non che queir aggiiinta ill peregriiia riva^ che accusa troppo manifcstamente la nccessita da cui nacque. Vcro e bene che il si- gnor Manoini in una dclle annotazioni al suo av-^ "vei'timento che trovasi dopo le annotazioni alia sua dedica ci avvcrte c'le questa circostanza non e nelr roriginale, e sogi^inngc: ma dii co/iosce alcwi poco Oniero sa quale uiiportanza mettuiio i suoi gueirlcri net morire lontano dulla patrla^ e qiianto cio aggj'avi la lore mala fortwut. I\la certo anche Omero cono- sceva le credenze e le superstizioni de' suoi gner- rieri , e non tralascio di giovarsene all' uopo per adornarne la sua poesia; pure qui non accenuo qiie- sta circostanza, ne il traduttore doveva accennaria , quantlo per avventura non creda che Omero scri7 vesse pill presto a caso, die pensatamente. Cio non pertauto , dove lo storj)io nou sia grave , concediaino. di buona voglia qnalchc licenza al Icgame del metro e della rima , purche il poeta non si lasci vincere a quella fatale necessita accennata da Brunette Latini, Di coiicord'.ir parole Come la rima vuole. Ma potremmo poi perdonare alia rima anche il non trovarsi accennata nella versione del sig. Mancini quella distinzione fra le anime che vanno all' orco, ed i corpi che restano preda alle l^elve ? HoXXag d'l^.^i^ovt; ipv^ag "Ai-'Jt TvpoLuipev iipoov^ o^vtovq Be e^opia tsvys xuve(r di coloTo (e fra questi avvi il Wolf) clie raccliiiuiendo quasi in una parentesi il concetto, cost, ademplvasi il consigUo di Giove ( Aio^ §' heXeiero ^ ovTifi ) comXncono poi intiero il periodo dalla prima parola Jino a tutto il verso 'Arpf/V^ny^ 78 , a.va.1 ;'ivl^:jjy , xxl he's 'AxtXXivs II. re de' prodi Atride e il divo Achille. Perocche se qui avesse hiogo censura, sarebbe que- sta comuiie aiiche agli altrt volgarizzatori italiani. Ma in argomcnto si incerto, e dove trattasi di giu- dicare in qual modo un concetto riesca piii o nieno poetico , pill o men degno di Omero , clii non vorra seguitare I" opinione del c w. Monti? In questa parte anzi, per nostro avviso , consiste il pregio die fa essere europea , piu che italiana la sua traduzione. Perchc chi traduce intcrpreta non tanto le forme (ch'c ullicio de'grammatici), quanto T essenza delle immagini e de' concetti : a cio piu arriva chi piu eblie da natura facolta di mente e d' ingegno so^ miglianti alP autore che interpreta , ajutate poi da un lungo esercizio nell' arte deilo scrivcre : ue e f^icile trovare o in Italia, o fuori chi sia piu ome- rico del cantor di Bassville. Ma due censure hanno luogo, tutte proprie del sig. Mancini, ncl primo del due versi citati , per due mende che ci sembrano di qualche rilievo. E innanzi tutto quel modo si voile Giove, oltre che ha non so quale durezza che mal s'addice alio stile di Omero, non serve come Tespres- sione deWesto, cost compicvasi il consiglio di Giove {Aiog ^' £7f 2f /eto /?oy;i 77) ad indicarc che quest' ira 38 j/ ILI ADK ITALTANA , CCC. ill hiiigo stromciito di un decreto
  • ' ha chi gll alloiitanl la sciagura e il daano. 4r) l/lLIADE ITVLIANA, CCC. Fiiialmontc Achille, mosso in parte dalle preglii-fcrc di Priamo , ed in parte dal coiuando di Giovc (a lui gia innanzi fatto manifesto da Teti ) non sola- incnte s' induce ad acconsentire al riscatto di Ettore, nia egii nieilcsiiiu) da opera allinclie sia lavato ed involto ne' pallii ; e distesolo nel leretro , lo porta egli stesso con alcnni coni])agtu al padre. In questa gli risov^viene di Patroclo alia di cni vendetta avea promcsso di consacrar quel cadavere , e : Deh non tu ineco Patroclo , disse , ti sdegnar se sccsi Pur fien rornori ncll' inferno speco Che al doloroso padre Ettore io rest, Non vd riscatto al padiglion ne reco ; ]\r avrai tua parte, per entramhi it presi ( i ). Partitosi poi Priamo dalla tenda di Acliille e dal campo dei Greci col caro e lagrimoso riscatto , si ricondnsse a Troja. Quivi Tratto alia reggia , e su fimerei strati Di ricco letto e su torniti avori Fu posto il corpo, e i musici cluamati Delle funebri nenie intuonatori , Che dal femineo pianto accompagnati Inconiinciaro i luttuosi cori. Ma I' angosciosa Ai*Jromaca i concenti Rompea con proprj e miseri lamenti. Tenendo il capo d' Ettore omicida (a) Fra le candidc braccia , e amaramente ()) L.I bassezza di qiiesto raodo eccede al parer nostro ogni iiiisura. II testo dice : Io poi darb ancite a le quella parte ehc si convicne di questi donl. (2) Sebbeue la voce omicida corriaponda all' avS^oCpivos del testo , e pero certo die qiiesto epiteto da Omero aMi-ibuito per onore ad Ettore , presso di noi trae seco un' idea diversa da quella clie il poeta vuole risvegliai'ci ; e quindi sianio d' avviso die sia da usare con niolco riguardo , e che d' ordinario con- venga sostltuire qualche aliro vocabolo che nel valore del con- cetto equivalga alia greca parola. Qui, per csempio, dove tiitto dovrebbe eccitave la compassioiie delT estiaty eroe , ci offeiule questa qualita di oinit-ida a Jui attribuita. DI LORENZO MANGINI. 47 Ad ora ad ora siiiisjiiozzaiido , gruUi (i); Olunie ! Giovine imati tanto e posseiite , Ettore , tu se mono , e della fida Sposa hai fatto una vedova dolente , E un orfano del figUo ( ahi pargoletto , Ancor ! ) che solo ne produsse il letto (2). Tie fia che a gioventu giungere ei possa: Che pria vedrem dal fondo Ilia distrutio ; Divenuto cohii polvere ed ossa Che feane il nerbo e la spernnza tutta , E meglio a' Teucri che non tnuro e fossa Figll e donne schermia (3) ■■ turba che addutta Ben tosto in Argo per servil lavoro Fia su legni neinici , ed io con loro. E tu , parto mio dolce , 0 devi in quello Eterno esiglio accompagnar la madre , E ministerio vile a signor fello Adempier quivi fra le serve sqiiadre ; O talun de' nemici , onde il fratello Per man d' Ettore cadde 0 ilfiglio o il padre , Tl precipitera darte del!e prime quella precisione analitica o sintetica che richiedesij oiide dagli esseiiziali e precipui attril)Uti di una data cosa possa concepirsene un' idea Ijastantemente cliiara e distinta. Questo e un difetto co— imme agli uomini anche sommi nelle scienze,cl»e trovan- dosi nella necessita di definire cose da altri gia definite, sdegnano usare le stesse espressioni , lo stesso ordiae per non parere copisti, e I'icorrono invcce a nnovo e vizioso giro di parole , poste in non cale le regole della logica , il cui sense oscuro Iia poi sovente bisogno d'interpretazione. L" articolo IV e dedicato alia natura e corso delle ma- latde. La lita , dice T autore , e ima serie di azioni e di movimenti impressi ai singoli organi costituend il corpo umano fino dal momento in cui incomincib ad isvilupparsi nel scno materno il suo gernie. Cessa la vita al cessare delle azioni e dei movimenti suddetti. 11 ineccanismo della vita, ossia delle azioni e movimenti dipende dalle condizioni interne ed esterne della medesima , cioe dall' organizzazione dei tessuti e dagli agenii sopra di essa. La premessa delinizione ci sembra a vero dire un po' ma- gra , o non migliore ahneno delle altre gia couosciute. In essa noa sono per nieate indicate le condizioni e gli at- tributi , dati i quali^ noi giudicliiamo che un corpo vive, e dalla cui assenza lo riputiamo morto. Le voci generali azioni e movimenti non distinguono da se la materia viva dalla morta; esse non costituiscono gli attributi , donde si possa avere 1" idea della vera essenza della vita : sono djfettose , ed il saranno niai semprcj tutte le delinizioni della vita che non ne aljbracciano tutti gli attributi essen- ziali , quelU cioe clie sino a quando rimangono, rimane la vita, e tolti , cessa persino P idea della vita medesima. Oisbiezione di quilcl-.e peso ammette pur anco la ma- niera con cui egli considera il ii'.eccanlsrao della A'ita , fa- cendolo di^iendere dalla sola operazione degli agenti sulla organizzazione. Se erru lo Scozzese che in dar ragione deir esercizio della vita f'ece cousiderazione soltanto all'ec- citabllith o principio vitale ed agli stimoli , avuto nessuur r>F.I, 0 \V. T UTCJ T!RER\. OO rignnrJo .'iiraltra condizioiie tloUa medesiina , cioe all' or- ganizzazione, specialniente A'aria clelle diverse parti; anclie r an tore nostro manco nello stabilire la sola orf;aiiizzazioae qnal contlizione interna della vita, non facendo alcun cenno della forza vitale , ossia di quelT energia interna a cui e soggetta 1' informazione della materia , ed a cni serve di stromento e di base materiale Torganizzazione stessa, Egli e vero che queste due condizioni costitnenti la condizione interna della vita sono reciprocamente causa ed efFetto r una deir altra ed in niodo die non piiossi , finclie duri la vita , concepirne idea d' indipendenza ; ma i fenomeui clie la vita ne" difFerenti suoi stati , e sotto Y influenza degli agenti ci ofFre , esigono che se ne faccia particolare e dlstinta considerazione. Dietro tali idee sulla vita e stio meccanisnio, ecco come I'autore ne definisce i tre stati di salute, di malattia e di predisposizione. — La salute sta nell' equilibrio delle operazioni e reazioni delle condizioni vitali. = La malattia aU'opposto sta nella Icsinne di alcuna o piii azioni e mo- virnenti suddetti ; ossia ella e uno state preternaturale delle condizioni interne ed esterne, dalle qnali dipendono le azioni e le reazioni vitali. = La predisposizione dei tessuti alia malattia sta nelP imperfetto equilibrio delle pro- porzioni assimilative, e coUocazionl delle nsolecole ele- mentnrl nei medesimi , senza c!ie ancor si cangi in essi la facoka di reagire alle esteriori operazioni. — Tutto questo e temperato airunisono cogli stabiliti principj; nia non ci send:)ra conforitie alia ragione e ai fatti , che la lesione assitnllativa debba sempre precedere la leslone di- namica , e non possa questa introdursi talvolta sotvo T ab- norme influenza (assoUita o relativa) degli agenti naturali, entro certi limiti, onde non per anco si alteri il processo vegetative , e si alibia nell' eccita'oilita e nell' eccitamento di tutta la macchina , o di alcuno de' suoi sistemi od or- gani un grado di deviazione dalla norma tale da non co- stituire manifestamente la malattia , ma lo stato di predi- sposizione alia medesima. Pccca dunque Tautore in senso afFatto contrario a Brown. Qnesti nella genesi delle ma- lattie universali ebbe di mlra le deviazioni dell' eccita- mento, considerandone meri efFetti le alterazioni dei tessuti organici e degli umori i quegli all' opposto stabilisce i prl- mordj dollo stato niorl^oso nciralterato process J nssiiuiluivo, 54 VKoi.icoMFNi rxixici ccc. cui viono in sci»ii!to 11 onnoinmcnto ili sonso c inoto „ o sia di occitahilhii e di occltainciito. La inalattia , contiiuin V autoiT , e foiidata nplT altcra- 7'ionc dcllc azioni e inoviincnti delle opcvazloni c tcndenze vitalL , iioii mai ilisgiimta dalla imitazionc dcllc jiropor- zioni o ilisposizionl assimilative de''tessuti ove si svilnppa. 11 perclii' la condizioiio patololcir assliiiUazlone per foiza fislco-chlmica in modo da predisj5orre e destare lo stato morljoso ; giacche tutti i fenonicnl die ci presentaiio le alterate azioni vita- li , soiio conscguenza dell' alterato eccitamento vitale e dcir alterata niistione assimilativa ne' tessuti degli organi nei quali si maiiifestaiio. Nessiuia malattia puo dirsi pu- ramcute diiiamica , sebbene unitaniente alle deviazioni del- 1' eccitamento non cada subito sott' occhio Talterazione del iiiisto organico. Premesse tali nozioni snlla genesi e sede della malattia, passa r autore a ragionare del di lei corso , cui divide negli stadj di principio , incrcmento , stato , decrcinento e convalcscenza , clie come altrettante fasi morbose ci con- vincono dei canglamenti nelle alterazioni dinamico-assimi- lative per i vaij prodottl clie ci ofTtono le secrezioni ed iescrezioni. La loro descrizione e sommamente importante» c del pari ingegnnso il niodo con cui tenta di spiegarne la successlone regolare , o piu o meno anomala. Nel i ." stadio r apparato fenomenologico si limita al turbainentd delP azione vitale ( sintoini prodromi ) , e non per anco si puo determinare la forma dello stato morboso. Talvolta pero se ne ti-avedono degPindizj (^ sintomi consecutivi.) nei caratteristici prodotti che gia si operano nel misto orga- nico , condotto a relativo tnrbamento dall' azione fisico- cliimica della causa occasionale. Nel a." i segni delP alte- razione assimilativa prevalgono su quelli del perturbato eccitamento , e la forma morljosa e gia svilnppata e resa manifcsta. Nel 3.° i vizj delle fuazioni , delle secrezioni cd escrczioni specialmentc, palesaiio le alterazioni avve- nnte nelle condizioni normali de' tessiiti organici resi pre- ternaturali. Allora insorgono gli efTetti del consenso , che rendono complicata ed agsxravano la malattia suscitando altre apparizioni e successioni morbose con pericolo som- mo deir organismo. Nel misto organico si compongonb dei nuovi prodotti , che afFettano sempre piu la forza as- similativa e la rcazione vitale , il cai fondamento alle al- terazioni in quello avvOnute trovasi subordinato ; che pon- gono r organismo in istato di irritazlone oltre la vigentd diatesi , ed effettuano poi o la soluzlone o la trasmuta- zione delle :nalattie e l' irreparaliile sconiponimento del Inisto organico. Nel 4.° ( se la malattia non ebbe un csito funesto ) i prodotti seguiti nelLi assimilazione soiida e Ikiid.t 56 rnOLFCOMKNI cunioi ccc. sono dal corpo oliiiiliinti (juali niatorie escrcinentizle , ed in proporzione che si roprlstina il inisto organico, cedono i sintomi^ e si ristabiliscono auche le fuiizioni. Da questi Ijvevissimi ceniii sulla successioiie dcj^li stadj ( non couvcntMido parlare dclla loro irregolarita secoiido gli esiti e le altera/ioni die la malattia sid)isce nelP ordi- nario suo corso ) s' iiitende , come nell' organisiiio vitale animalato , giusta V opinione del nostro antore , si operi una serie siiccessiva di process! lisico-cliiinici , per cui i can£;;iamenti e i nuovi prodotti segiiili nel inisto organico durante i tre primi statlj della malattia acqnistano grada- tamente un' attiiudine ad ol)l5edire all' azione degli organi secernenti, e ad escire dal corpo sotto T aspetto di eva- cuazioni preternaturali. Considerata in tal niodo Forigine, la successione e' terniinazione dei cangianienti dinamico- assimilativi clie hanno luogo nel corso della malattia; a buon diritto dice Tautore, che la successione di tali pe- riodi morbosi fu controdistinta da Ippocrate coi nomi me- taforici di crudita , di cozione e di crisi , la cui dotlrina egli suppone di grande importanza pel medico , onde ben dirigersi nel determinare V esito di una malattia , o in salute , o in morie , o in altra malattia, Chiaro in fatti , e di qualclie soddisfazione a prima vista ne scmbra il niodo con cui si studia di riferire questi tre periodi agli stadj sovraccennati , e di trovarne 1' esatta loro corrispon- deiiza nella scrie successiva dei fenomeni die in cssi si manifestano e distinguono 1' uno dall'altro. II raziocinio a tal uopo inipiegato scorre dolceniente; e T applicazione degli stabiliti principj sulla genesi e corso della malattia alio sviluppo , successione e scioglimento delle fasi mor- bose ippocratiche, prova abbastanza il grande attaccamento del nostro autore alia loro dottrina. Ma noi temiamo die il suo troppo zelo per questa, o in difesa de' suoi proprj pensamenti , lo abbia indotto ad esteadere di soverchio una teoria die, esaminata a fondo, appnrisce pure difet- tosa , ne sempre ha prova nel fatto. Concediamo all' au- tore, che sotto r influenza dei monienti causali si turbino le azioni del moto organico ed il processo assimilativo di maniera die si formino in seno alia materia organica fluida e solida dei nuovi componimenti , die agendo essi pure sulla condizione vitale e snW organica assimilazione ag- gravano lo stato morboso , da cui essi medesimi ebbero DEL CAV. LUIGI BRERA. 5? orlglne. Ma allora qaando T organismo cluuJe in sestcsso" un cunmlo di maierie divenute cosi viziate , straniere al pilncipio della vita , atte soltanto a perturbarne , irritan- dolo 5 le operazioni ; come mai si pno concepire , die in tale fraiigcnte del)l)a appunto cessai-e la forniazione degli irritantl eterogenei componimenti , e i gia segniti accjui- stino la passiva attitndiiie di essere climinati dal corpo per gli opportmii emuiitorj ? Certamente a loglicre di mezzo una simile difiicolta , non isfuggita all' autore stes- 80 , non vale il suppone , die nel tnmulto delle tmbe irritative movimenti di antagonismo si destino, die supe- rando le opposizioni morbose concorroiio a repristinare la normalita nelle proporzioni dinamico-assimilative. Non ose- remo negare all' organismo vitale una particolare tenden- za , viconosciuta dall' autore , a riordinarsi e ricomporsi , quando vi siano state indotte delle alterazioni ; ma i felici risultamenti di qiiesta forza ignota si manifestano , ed lian- no luogo soltanto , ove allontanate vengano le cause loro efficienti , o riinanga estinta ogni nociva relazione tra esse e r organismo die ne provo gli cfTetti. Ne Tuna , ne 1' al- ti'a di queste due condizioni concorre a dar ragione del favorevole cambiamento e passaggio dallo stadio di crudita a quello di cozione e di crisi , se ne dobbiamo concepire la successione nel modo die dall' autore ci viene esposta. Qui r impressione e la forza fisico-chimica delle cause morbose alterano le proporzioni dinamico-vitali nel pe- riodo di crudita , ed effetti di queste oflTcse sono i nuovi componimenti eterogenei seguiti nella materia organica si fluida die solida, i quali agendo come principj irritanti suscitano un tumulto di turlie in tutto 1' organismo , co- stituenti il periodo di cozione ; e finalmeote questi stessi prodotti , clie mettono a soqquadro le azioni della vita , destano miracolosamente una salutare reazione ( in quali parti non lo sapremmo indicare giammai) die mette line ai progressi della disasslmilazione , e doma ed espelle i componimenti stranieri die 1' hanno provocata 1 Questo e veramente un niistero per noi , per 1' autore , e per qua- lunque altro die voglia fondare la teoria della genesi e corso del morbo sopra un fatto incostante e sommamente vario , qual e il prodotto delle secrezioni ed escrezioni 1 II frequente scioglimento di malattie cosl dette critiche senza die iu tutto il loro corso ed alia fjnc si abbia alcun 5P> PROLEOOIMF.NI CMNICI CCC. iinUzio di ovacnaziono o dl nltra opcraziono ciitica : il ter- nuiie felicc dclla inngglor parte di esse dietro la sponta- nea coniparsa di una oinorragia , o dcl!e sottrazioni arti- ficial! di sangne , soiio olil)iezioni alia snccitata dottrina, clie non di leggiei'i si riinuovono pel ripicgo bellissimo della ILsi, quantuncjue rautore vi aflihhii un senso un po' diverso da queilo attril>iiitole da altri. Del resto , la varia apparenza del prodotti escrementizj non basta da se a farci concepirc la loro origine in seno alia materia orga- nica solida e flnida , il loro spossaiuento dai tesKuti in cui sonosi forniati , il loro trasporto nella fonte coniune dellei secrezioni , la loro cspulsione per convi'nevole euiuntorio, o il loro deposito alia siipcrficie o in altre parti dell' or- ganismo. Clii conosce gli elfetti prodotti dnlla injezione di piccolissinie qnantita di uinori animali variamente degene- rati , non sara tertnnicnte proclive ad ammettere la ge- nesi di un cumulo di principj stranieri nelP organisino , atti a dcstare una favorevole reazione vitale, in forza della quale sono tolti dai Inoglii di loro origine , portati nel torrentc della circolazione , doniati ed espuisi sotto il rior- dinamento delle stcsse jiroporzioni dinamico-assimilative. Come mai la presenza di siffatte inaterie eterogenee nel misto organico , e nello stesso circolo del sangue puo es- sere comhlnata col progressivo normale ristauramento del moto c della assimilazione , se V energia interna da cui dipendono , e subordinata alle alterazioni nel mcdesimo avvenute ? ]Mentre pero opponinmo queste poclie riflessioni alia teo- ria dcir autore sul corso e successione degli stadj delle malattie , non vorremmo che alcuno credesse esserc noi del partite di quelli , i quali nella disamina dello stato jTiorboso hanno di mira soltanto le r«zioni e le facolth del solidi. Conveniamo pur noi che sotto V influenza dei varj momenti causali delle malattie si alterino insleme ie azioni dipendcnti dai moto organico e quelle del processo ve- getative ; ma siamo lontani dai credere die da queste al- terazioni assimilative abjjla origine in ogni caso quel cu- tnulo di sostanze viziate , clie secondo Y autore fannos: causa indiretta del riordinamento delle alterate azioni e funzioni della vita , e durante il quale sono opportuna- tnente cangiate per essere in niodo sensibile od insensi- liile es.pulse dalT organismo. La materia della viproduzione DEL CAV. LUIGI BRERA. 5() altcrata sotto 1' influenza delle cause morbose pub liacqui- stare affatto le sue condizioni normali nel tempo stesso che vi ritornano le azloni dipendenti dal moto organico i, c la inalattia pub pcrcorrere tutti i suoi stadj, senza clie nuovi componiaienti eterogenei al principio della vita ab- biano Tunica parte in detenninarli , e senza che durante il corso o sulla fine della medesima si veggano dejiositati in cjualche parte o csjiulsi dall' orgatiisnio. Anzi die fon- darc adunqne la ragione delle successive fasi e degli esiti del luorbo in una teoria ravvolta in mille e mille diffieolta , e che ci rimembra ad ogni passo la dottrina dei tartari insegnata da Basiglio Valentino , e promulgata dal fanatico Paracclso , dianioci con niaggiore iaipegno alio studio delle proprieta vitali dell' organisnio, e nelle vicissitudini a cui soggiacciono e sotto e dopo 1 influenza delle occasioni aior- bifiche , troveremo tale corrispondenza di cause ed elFctti che ci aprira 1' adito per ispiegare la varia apparenza e successione dei fenonieni nel corso regolare od anomalo delle malattie. Seguianio dl proposito le tracce dei chia- rissinii Park e Copland, clie per questa via soltanto ago- gnano di squarciare il velo clie ci nasconde ancora moiti mister] delP uniana natura , e perverreino cosi a fissare quel qualunque valorc che alle dominant! teorie inediche pub ragionevoliiiente accordarsi. Dietro gli stabiliti principj sul corso regolare delle ma- lattie da egli ragione della lore recidiva , e della succes- sione delle malattie secondarie successive e postume per metastasi e metaschemadsmo (nel senso di Hufeland) ; indi fa conoscere 1* inqjortanza somma della dlagnostica , fonda- mento della clinica; e dopo aver indicate a parte a parte il metodo con cui si devono esaminare i malati di di verso stato e condizione, aggiunge una tabella nosografico-cli- nica . la quale e la guida per ben procedere neir esame suddetto. Articclo Y. Dlagnostica delle malattie. Questo trattato sulla conoscenza dello stato niorboso presente per mezzo dei segni e estesissimo, ed occupa 647 facciate dell' opera. Esso abbraccia tutto cib che concerne le cause , la sede , r ordine , il genere , la specie , non che gli efFetti d' una malattla. Ci limiteremo ad indicare i fonti dai quali I'au- tore ha creduto che si possono deduire i criterj per st»- bilire a dovere la diagnosi, Consistono questi 6o iTxOLEGOMENI CLINICT CCC. I. ^cUa prodmta o dispouzlonc deW infermo n certc mdlattie. Tra i poteri die la iiiducono, s" accord a cogli altri patologi in attrilminie la inassiuia influenza ai tem- poraiuenti , di cni lesse la storia critica proponendo i:i ultimo la sna divisions: i ." in stenlco-eccitabile ; a." in stcnico-incccirahile ; 3." in astcnico-eccitabile ; 4." in ostenico- incccittibile. Per vcrita una silFatta denominazione , tolta dalla dottrina medica tli Bron'ii e introdotta in alcuno scnole d' Italia snbito dopo la propagazione dclla inedesima pel nostro continente , non e meno difettosa di ({ualnnque altra , si riguardo all' intiino signiiicato delle voci deno- minative, die alia loro scientilica espressione. Gonciossiaclie se attendianio al senso delle voci in tali denominazioni impiegate , anzi die una speciale costituzione delf orga- nlsnio esse lie indicliereblieroi piuttosto altrettanti stati inorl)osi giusta la patogenia browniana; e se niirianio poi al valore clie neli' impipgarle Tautore si e prelisso a scopo, la loro espressione e assai imperfetta , giacche ne offrono tutto al pill lo stato di verso della ricevibiliui e rcazione Vitale , ossia della eccitalillita , non mai il vicendevole rap- porto tra i solidi e i fluidi , tra la metainorfosi progre- diente e la rr,i;rediente , ossia lo stato specilico della ve- gctazione, clie ha tanta influenza uel deterniinare i diversi aliiti di corpo , nei quali massimameate sono radicate le speciali disposizioni alle malattie. II. Neir esame delle cause delle malattie. Abliracciata la distinzioae comune delle cause morbose in predisponenti ed occasionali , vaole egli che nelle ricerclie intorno a queste si debba aver riguardo i.° alle materie in iioi in- trodotte ; 2." alle potenze sopra di noi applicate ; 3." agli atti stessi della vita; 4," alle ritenzioni ed alle oscrezioui. L' autore non fa altro che accennare gU efFetti varj da simili potenze nell' organismo indotti , quando vi agiscono come potenze nocive , omettendo tntto cio che concerne le teoriche iisiche , chiniiche , dinamiche ed assimilative del loro luodo d' agire. Piu di tutto importa cio die dice su gli efFetti del sangne considerato come potenza nociva, siii calcoli e sui vernii. III. Nella dlsamina de' sintomi che esterna la malattia. Rigoroso ed estesissimo e 1' esame dei sintomi die offre la nntnra umnna nolle sue numerose afFezioni dinamico- assimilative , onde stabilire il valore dci tnedcsimi per le DFX CVV. LUICI BUKR.V. 6 1 relative illazioni cjnanto alia loro diagncsi , alia prognosi 0(1 ai trattainento curative. E per remlere vie piu com- piuta ed iniportante la semiottica dello stato inoiOjoso , di- niostra in line la necessita della notomia patologica nello stahilire la diagnosi e la prognosi delle malattie ; e da utili avvertimenti snlle deduzioni anatomico-patologiclie e sul niodo di istitnire le sezioni de' cadaveri. Art. VI. Differenze essenziaH ed accidentall delle malattie. Lo stato ahnorme delle condizioni organico-vitali costitui- sce r indole essenziale delle malattie;, qnindi Tautore con- sideraiidone le differenze essenziali dietro i principj di Fanzai^o , le deriva dalla diatesi , dalla condizione patolo- gica 5 e dalle forme morbose , a cui le due prime danno insienie origine e svilnppo. 1 vizj delle condizioni orga- nico-vitali ponno interessare F organism© tutto o almeno i princijiali sistemi , ovvero limitarsi ad nn organo , ad un sistema parziale : di cjni nasce la divisione delle ma- lattie in universali e locali , ed in risultanti e composte da quelle e cjueste. L' autore s' introduce nella teorica di questa distinzione con profonde considerazioni sulla tessi- tura organica e sulla forza vitale da cui e animata, onde inferisce , clie avendo ogni sistema cd organo vma parti- colare mistione chimico-organica da cui emergono partico- lari forze , deve anclie avere una particolare disposizione alia vita , e la suscettivita per Tazione di particolari po- tenze. Qnindi s' intende clie ogni sistema od organo puo subire delle morbose alterazioni indipendenteinente dagli altri meaibri , quantunque sianvi delle potenze nocive , die altre volte affettano primariamente tutto F organisrno. Per la qual cosa le malattie di identica natura possono essere o universali o locali. Le prime sono composte da manifesto disordine nella massima parte delle funzioni or- ganiche, senza che un particolare sistema o un dato sue punto esser possa detern)in£ito qual centre delle condizioni patologiche clie danno forma all' afiezione: nelle locali il disordine insorto nelle funzioni e circoscritto in una deter- minata parte del corpo , quaud' anche per effetto di irra- diazioae morbosa consensuale altri orgaui o sistemi si ri- sentissero dell' affezione locale. Fosta una tale difl^renza, e stabilito clie .ai morbi uni- versali soltanto e applicalule la diatesi, ossia V innormalita delle condizioni iitali nell' esercizio delle loro tnarujestazioni , 63 rnoLEGoaiENi clinici ccc r autore pnria brevcinente tlella necessitii e del niodo di considemrla ne'diversi stati niorl)osi , si riguardo alia for- ma che puo vestire , cioe iperstenica , iposteiika cd irrita- tUu , come alia forza ed estensione ne' tessuti organici , alle sue gradazioni ed anomalie. Lasceremo da parte le defiuizioni , i sinonimi , i caratteri , gli efFetti delle due prime, qiiai cose da tutti abbastanza conosciute, per far meuzione di cio che riguarda specialmente Tirritativa. Volendo ei darcene ad iutendere la genesi e lo svilup- po, s' introduce con un tortuoso giro di parole a dimo- strare clie V eccitabilita e variameate niodificata negP in- dividui diversi , ne' diversi e singoli loro organi , e negli stcssi in diverse posizioni della vita. Di qui infcrisce , che gli avvenimenti organico-vitali sono effetti delle affinita e delle ripulsioni, non che delle innormali privazioni , op- pure delle sosiituzioni e de' varj collocamenti delle mole- cole organiclic. Cio posto , ne fa i iflettere , che le altera- zioni dinaniico-vitali destate nei membri o sistemi delta inacciiina si estendono anche alle niaterie ivi preparate e secrete; che gli organi tutti godono di un' attivita elettiva per la propria nutrizione , e di nn gusto specilico verso deterniinati agenti , 11 perche alcuni di questi valgono a porli e mantenerli in una regolare azione , ed altri disaf- iini, eterogenei alle loro condizioni assiinllativo-vitali , sono capaci di turl)arle. Quindi si aniniettono i seguenti corol- larj come fondanienti della diatesi irritativa : i.° il solido vivo possiede una suscettivita specifica , ossia una perce- zione elettiva per cui rimane eccitato piacevolmente da certi stimoli aifini alia sua natura ne' differenti tessnti , e percio oniogenei i e invece pervertito , disturliato ed ir- ritate da altri a qiiesta sua natura disalTmi ed eterogenei ; 2.° le reazioni vitali costituenti P eccitamento sono il cor- rispondente efFotto della maniera di essere , di sentire e di operare del solido vivo incitato dai prinii ; 3." gli ir- rltamenti essere possono riguardati quali risultamenti del risentiniento assimilativo-dinamico indotto nel solido vivo dair operazione de' secondi. Di qui risulta , continua 1' au- tore , che r iperstenia e 1* ipostenia sono vizj della rea- zione vitale indotti dall' azione semplicemente accresciuta e diminuita di questi stimoli allini ed omogenei alia na- tura delle condizioni vitali , gli irritamenti invece sono vizj di qucsta reaziouc vitale insultata da potenze etcrogenee e DEL C.W. LUIGI Cr.lUl.V. 63 preternatuiali alia sua natura , che danno per eft'etto una Innormale oscillazioiie ne' suoi movimenti. I primi vizj ilestano c niantengono nelle condizioni vitali organiclie r eccesso o il difetto dell* eccitaiueato ; i second! all' op- posto obbligano il principio della vita ad irregolari oscil- lazioni reattive , senza poterlo da soli portare e mante- nere alio stato dell' iperstenia o dell' ipostenia. L' essen- zialita dell' eccitaniento iperstenico o ipostenico consiste neir esauriniento o nell' accunuilamento del principio vi- tale i r essenza dell' eccitamento irritativo in una sensa- zione ripulsiva dello stesso principio vitale , e nell'abbor- riniento ]ironunziato del uicdesimo insito nella iibra vi- vente per opporsi fino ad un dato punto a quanto puo nuocere all' individuale sua conservazione. Dopo avere cosi ragionato sull' essenza della diatesi ir- ritativa , mette in canipo gli argonienti che T appalesano , basati essi pure sulle leggi die riguardano la riprodu- zione organica tanto nello stato di salute che di malattia. E noto che T introduzione di sostanze preternaturali nei tessuti organic! , vi desta dei poteri distruttivi , se uon sieno piii o men presto rigettate. Cosi varie sostanze ponno resistere alle forze della digcstione , passare indeconiposte nel sangue e nei tessuti , alterare la tpialita dclle loro niolecole elenientari , o proniovere delle nuove couibina- zioni fisico-chimiche , onde nascono vizj diversi nella quan- tita e qualita delle niolecole elenientari del loro raisto or- ganico. Quest' innormale assinillazione dei tessuti origina una corrispondente alterazione del loro eccitamento, non da eccesso o difetto, ma da irregolarita del suo ritmo abi- tuale , a segno anche da cangiare la natura dclle funzioni organiclie e da rendere innoimali i prodotti delle secre - zioni , che si diminuiscono o si sospendono o si accrescono oltremodo per effetto dell' eretismo iperstenico, o del ri- lasciatuento ipostenico. Egli e vero che la condizione irri- tativa deir eccitaniento cangiasi talvolta in verace irrita- zione , nia il fenomeno dipende da cio che atteso le alte- razioni destate nei tessuti cosi irritati , vi e per lo piii un aumento di sensibilita relativo alle condizioni degli or- gani per cui la fibra si rifugge all' impressione stessa delle consuetc potenze. Le irritazioni in genere lianno fonda- niento nello stato patologico delle proporzioni assimilative o diuamico-vitali dei siniioU tessuti oriranici - e i modi ei <'>4 PROLEGOairNl CLINICI ccc. gradi di rinostc iiiiiormalita assimilative imprlmono lisono- luic particolaii allc iiisorte irrltazioni. Provocaiio , o favoriscono la tliatesi irritativa la troppa scnsibilita ed irritabilita , T eta infantile, le aftezioni ere- ditarie , T edncazione delicata , gli esercizj prematuri della niente , la contemplazione assidua degli oggetti estatici,Ia liissuria , 1 onanisaio , T abuso di venere , i contagi ed i veleni. I principali fenomeni che la uianifestano , sotio il polso versatile, celere, ristretto , la respirazione irregolare , la cute arida , le sensazioni altex-native di caldo e freddo , le orine acqviose , i sensi ora acuti ora ottusi , i tremori, gli spasmi , le couvulsioni , gli escreiiienti alterati , il pei*- vertinien'.o delle renzioni vitali sotto T uso di cilii e be- A-ande ancbe di ottima qualita , le vicende di turbamento e quicte , la contraddizione ne' fenomeni morljosi. Gli effetti die essa induce variano secondo le lese as- similazioai organiche e le disposizioni degl' individui. II sangue e gli uniori sono inogualmente distribuiti , e quindi insorgono le tendenze alia flogosi ne' piii reconditi tessuti; e le secrezioni ed escrezioni si alterano in quantita e in qualita. Quindi alcune materie recrementizie sono ritenute neir organisnio, die fomentano i processi irritatlvi : le congestioni di sangue pertinacissime , resaurimento A'itale dei tessuti ne sono pure le coaseguenzc. La condizione irritativa puo predoniinare ad un tempo nella mnssinia parte de' tessuti e de' fluidi organici dive- nuti patologici nelle loro combinazioni assimilative , e in modo che non puossi precisarne un centro principale: un tale stato inorljoso dinamicamente considerato dicesi dialesl irruaiiva. Ma se una tale innomialita dell' eccitamento e circoscritta ad un tessuto o ad un organo, secondo il uo- stvo autore non merita piu la stessa denominazione , ma bensi quella di azione irritativa , quaiitunque per irradia- zione consensuale nicrljosa si estendesse a pervertire piii o meno la regolarita delle funzioni organiche. Abbiamo esempj , die' egli , di azione irritativa nella verminazio- ne , nel gastricismo , nelle febbri splancniche ^ come ci offrono esetnpj di azione ipcrstenicn ed ipostenica 1' ottal- nna , il panericcio , 1' edema delle gambe , quando siano considerati meri disordini locali , sebbene per irradia- zione conseusuale possiiuo queste azioni difFondersi ad altri DEL CA.V. I.UIGI r.RKR,\. 65 organi e sistcml ovganici. Essa si appalesa non di raJo per nietaschcmatisiiio e per aiitagonisnio , e ne e essenziale foiidainento il predoininio morlioso di uii determinato or- gano o sistenia. Gli alnti morljosi cosi detti , o discrasie ci presentauo altrettanti casi di particolari azioni irritati- ve. Percio si occupa egli iti fame conoscere i gernii es- senziali, acceniiarne 1' etiologia e gli efFetti sull' organismo , non die la relativa azioiie irritatlva. Al trattato delle difFeieiize essenziali vien dietro quello delle diffcreiize accldeiitali. NIente ci si ofFre qui merite- vole di ceiini particolari ; e farenio solo riflettere , die parlaiido di quelle procedetiti da varia condizione degli in- dividui , le coiifonde inaaifestameiite colle cause disponenti. Merita piuittosto ([ualclie considerazione cio die egli ne dice sulle coiuplicazioui niorljose , e sulla possibile od ini- possibile coesistenza delle dialesi ipostenica ed iperstenica. Egli di proposito sta per la negativa; ma prova con fat- ti , die la prima puo realmente andare unita coU' esalta- niento iperstenico ed anclie iuliammatorio di un dato tes- suto od organo , ossia coU' aztone iperstenica; e die le azioni diatesiclie ponuo facilmente combitiarsi cogli abiti morbosi irritativi. Parla iinalmeiite della trasmigrazione spontanea della diatesi iperstenica in ipostenica , e , tenendo per vero un simile cangiamento , s' ingegna di darne la spiegazione am- mettendo clie sotto V accresciuta attivita degli orgaai du- rante la diatesi iperstenica si possano efFettuare nella mac- diina combinazioni di sostanze d' azione assoluiamente controstiniolante , a segno da far passare in ipostenica la vitale sua teniperatura. Di tali combinazioni egli poi cre- de che quella dell' acido idrociaulco sia la piu probabile ad accadere. Non siamo tanto proclivi ad approvare una slfFatta congettura , perclie g!i eiletti potentissimi che un tale acido , e piii la sua base , i-epentinamente esercitano sulla vita , ci persuadono , die se itna tale combinazione avesse luogo nella materia organica, o sia in parti solide o fluide tutt' era soggette all' iinperio della vitalita , ed agenti sopra di essa , non causerebbe la trasmigrazione della diatesi , ma subita ed inevitabil morte. Non negUia- nio die un tale acido possa essersi rinvenuto in alcuni escrementi del corpo nostro ;, ma la genesi di esso avra avuto luogo nei prodotti medesimi posti gia fuori della Bibl. Ital T. XXXVI. 5 ()(> PROLEGOMENI CLINIC! CCC. sfera vltale dcU' organisiiio. Del rcsto , senza ricorrere a queste vane ipotesi , lo spontaneo cangiamento diatesico dipende da cio clie il contimiato abnoniie esercizio delle proprieta vitali del tessalo orgaiiico e per legge di vita- litii snsseguito piu o men presto , secondo il grado del- 1 azione iperstenica , ^la relativo decadimeuto delle nie- desime :, essendo ora provato dal chiarissimo dott. Park , che anclie gli orgaiii del nioto involontario soggiacciono ad alteniativa di coiitra'.ioiie e di rllassamento come i vo- loiitarj. Art. VII. Prognosi delle malattie. Avendo V aiitore com- liinato la dottrina dci segni piogiioslici con quella della diagiiosi delle malattie ( art. V ) , altro non gli rimase die di fare alciine gcnerali coiisiderazioni sulla didicolta di istltuire la prognosi si nelle malattie acute che croniche , c di iiidicare le fonti , dalle quali se ne deducono i cri- terj , dimostrando quanta influenza vi abbiano rcalmente le crisi , onde ognora piu importante se ne apprezzi lo studio e la contemplazione. Art. VIII. Precetti terapeutici generali per la cura delle malatdc. E oflicio del medico il guarire le malattie cura- bili , e niitigare la forza delle incurabili. La etiologia , la patogenia , la semiottica, le difFerenze essenziali ed acci- dentali delle malattie sono i fondamenii , su cui il clinico deve appoggiarsi per soddisfare all' indicato scopo. Non si dinienticlii, die la natura stessa impiega molte salutari operazioni per riordinare le proporzioni dinaniico-assimi- lative , le quali valgono spesso da se sole a tal uopo , non dovendo il clinico die secondarne le salutari tenden- ze. Vi sono al contrario dei casi in cui e dannoso Taspet- tare il soccorso delle forze medicatrici della natura , e conviene opporre alia violenza del male rimedj eflicaci onde impedire die le malattie finiscano colli morte , o diano mano a condizioni patologiche permanenti. Tali coii- siderazioni istrulscono il medico del confo die si pub fare all'atto pratico della medicina attiva ed a^pettante^ e Tau- tore giudica cosa prudente il seguire la via di mezzo fra quelli che abbandonano per intiero la cura delle malattie agli effctti della natura , e gli altri che pretendono di assoggetturla con violenza ai loro voliri e progetti. La diagnosi e il verace critcrio dal quale sono dedotte le indicazioni , gli indicanti, i controindicaiUi c gli indicati DEL n\V. LUIOI nniLRX,. 67 per la cnr.i lUllc nialattie. Divule 1" indicnzione in ciini' t.oria e palliativa , dirctta o iiidireUa , I.1 quale ilisiingucsi ill rmpirica , raziowtle e sintoiiuuicu. Definite le indicazioni , ci da le segnenti avvertcnze ila segnirsi nello stalnlirle : i.° non bisogna ostinarsi in una iiulicazione adottata , tjnando la malattia no reclama nn' altra ;, 2,.° non bisogna canibiare indicazione scriza ragione di farlo ; 3.° bisogna nver riguardo ai divcrsi periodi dcUa malattia, atteso i cangianientl dinamico-assiniilativi , (be in essi jjredoniiaa- no , ed alio diverse circostanze individnali. Oltre qucsti ed altri consimili avvertinientl ci istrnisce sul conto clie deve farsi nel!o stabilire la indicazione a juvantlhus et no- centihus ncllc diagnosl oscnre , incerte , e sulle regole da seguirsl nella cosi detta cnra einpirica. Ne meno saggi linalniente ci sembrano i precetti clie il cliiarissinio autore ci lascia intorno al inodo d' impiogare i riniedj , sul re- gime dietetico ncl corso delle malattie e durante la con- valescenza , non cbe sui doveri del medico ncUe malattie conclamate , verso i moribondi e verso i supcrstiti. Nel presente <'stratto abbiamo aviito campo di accennare solamente quelle cose per cui puo formarsi un' idea dcile teorie dnl nostro autore seguite cd al!a pratica applicate. Vorremmo altresi che da questi brevissiml ceuni si tracsse materia suOiciente per giudicare se T opera sia un trattato teorlco dl vera medicina ecletica , cui nel daria 1' autore erasi prefisso a scopo, oppure un complesso di altrui opi- iiioni ordinate e conciliate in modo da presentare un corpo di dottriiie vestito a difFerenti coloii. Lasciando la deci- sions agli cruditi nella scienza , direnio solo che sulla genesi , sede , natura e difTerenze essenziali delle malattie ba saputo trarre profitto dalle teorie d\ Brown, d'l Rasori , di Hartnianri , di Ruhinl e di Fanzago , e che nel render conto della successione regolare ed anomala delle medesi- rae , e nellofferire i criterj su cui ne deve staliilirsi la prognosi , si e condotto in modo da attaccare la pin grande iniportanza alia dottrina ippocratica delle crisi. Nello svi- luppo di sifTatte materie vedesi ognor combinata la pato- logia del solido vivente cou quella del processo riprodut- tivo ; anzi ue pare che a quest' ultima aljbia attril)uito la massima influenza onde servisse di base alle ragioni del suo fortissimo attaccameuto alia dottrina delle crisi non solo 5 ma aaco della nuova diatesi cd azio.ie irritativa. A 68 PROLF.COMENI OLINICl CCC. ilir vei'o pero i suoi sforzi noa valgono a superarc le oblnczioiii ui grave peso , gia fatte da illustii ItaliaiiL a qucsta nuova rifomna clell;i inediciaa , e, sussistendo le qiiali , noil cessa d' essere luero argoiiieiito ipotctico , o almeiio di nessuna utile iufliienza per la pratica delP arte salntare. Tutto cio che egli ne dice suUe alterazioiii del processo assimilativo , sulla genesi di sostan/e straaiere al piincipio della vita, sul cumulo di nuovi prodotti atti a nicttere a soqqnadro le a/ioni e le funzioiii dell' orga- nisiiio , e iiii' omijra vana , ua iinponente faiitasma , clie lascia colle niaui viiote clii gliele avea distese per stria- gere materia in cni trovasse e scioglimento a' suoi dubbj e norma alle sue operazioiii. Confessaudo cgli iiigenua- iiiente d' ignorare 1' indole dei morliosi processi iisico-chi- luici , e delle preteriiaturali sostaiize generatesi in seno al misto organico , troverassi nella assoluta inipossibilita di trarre da tutta la sua patologia assimilativa alcun pre- cetto terapeutico per la cura dei niorl^i , e dovra sempre o agire da medico empirico, o prendere indicazione sol- tanto dallo stalo dinaiiiico dell' iiifermo. Conchindiamo. L' opera da noi annvinziata non e scevra da difetti e da ipotesi : essa lia cio non ostante i suoi pregi, onde clilaramente s' intenda essere lavoro di noa "volgar professore deJla scienza medica. Dott. C. ChloUnL 60 mm)mm^jijli!iJa-ii ummL'Sitij-i^iamrr Rivista dclle operc hotanlche reccntemcnte piibbUcate in Italia. Articolo II. ( Vcdi II tomo 35." pag. 325 ) 2. FlorcB libiccE specimen, etc. ±L dottor Delia Cella genovese, che ha soggiolniato per qnalche tempo snlle coste orieatali clelT Africa setteatrio- nale in qaalita di medico e chirurgo delle truppe del Dey di Tripoli, fece collezioiie delle piante cola nasceuti, e tor- nato in patria ne dono tntti gli eseiiiplari al sig. prof. Do- menico Vwinni. Non potea cadere la scelta in migliori niaui di quelle del dotlissinio professore da Genova gia conoscinto per molte altre produzioni botaniche tra le quali distinguonsi i Fragmentu Florce italiccs , e gli Ari" nali di botanica. Noi qnindi rendiamo sinceri ringrazia- menti al dottor Delia Cella per avere con qnesto mezzo ridonato alia Ijotaiiica il suUodato pi-ofessore , il (jnale per divers) anni, abbandonata per cosi dire Tamabile scienza, avea rivolte le sue cure alia miueralogia e ad altri rami delle scienze naturali. Appena ne fa egli in possesso , che subito attese ad esa- minarli. Ne riniiovo le descrizioni delle specie non cono- sciute o invoke nell' oscurita , e deliiieo e fece incidere in rame colla massima accuratezza le non peranco descritte. Ne r autore voile dlmenticare gli stessi esemplari imper- fetti , quando osservato il genere, nulla jnancava all' esem- plare di cio che si ricliiede per trarne i caratteri difFeren* ziali tra le specie congeneri. Scelse egli cjuei sinonimi sol- tanto , che confermano la specie e tornano a vantagglo della geografia botanica. Lascio gli altri, poiche per ogni sinoninio , come si esprime I'egregio professore, non ntiova luce , ma piuttosto nnovi dubbj insorgono , che ostano neir abbondanza del sinonimi alia cognizione delle specie. Con tal metodo egli ci ha presentata la Flora di una re- gione finora sconosciuta a tutti i botanici , ragguardevole pel numero delle specie nuove, e tanto aOine alia Flora italica , die la cura messa in esaminare le piante della Liliia elibe ragione di non crederla affatto straniera all' il- Iiistrazione delle specie italiane. 70 r.ivisTA. nri.i r. oi>i-.ur. jioTvxtciir Nt-lla Iiella prefn'/.iotie posta in fronie alia Flora liliica it tlotto Vidani lia dato la ilesciizioiie tlella natnra del luoghi ove crescoiio liittc \c specie coinprose nclla stessa , e dopo di cio ci ha prescntato un sagglo di geografia botanlea dcl- r intiero bacino del Mcditerraiico , die offrendo un vero iiiteresse ai ciiliori della scicn/.a , crcdiaiuo opportuno di I'iferire (jiiasi per intiero. La parte della Lil)ia , scorsa dal c!i. Ddla CcUa , e'dice, e divisa in tre regioni : la prima di queste e il tcrritorio tripolino opposto all' Italia iiieridionr.le , noii lontano dall.i Sicilia piii di 2S0 ni. p., fra il lido del Mediterraneo ed i inonti atlantici , eiie si continuano verso orienle. Viclno a Trijjoli coltivato a palmeti , ad aranci e ad altrl frutti dcUe Esperidi, non lascia quasi Inogo a piante spoutanee. La restante regione , posta alle railici delTAtlante, plena di s;liiaje e sassi , e sterile. I\la verso orlente , i colli cal- carei , clie scorrono dal tlorso lioreale dell' Atlante verso il inare , sono coperti di spaziose sclve specialniente di iilivo , divisi spesso da larga iiianura , clie al favore della temjjeratxira e dell' umidita del suolo hasso e vestita di verdi prati e di copiosissime niessi. Qui la media tempe- ratura dell' aria non oltrepassa forse i5 gradi Reaum. , seljliene in estate s' innnizi anclie ai 3^ gr. ; nia le notti sono temperate da copiuse rtigiade c dai venti settentrio- nali cariclii dei vapori del IMedilerraneo. In questo Inogo escono qua e cola le specie ricordate da DesJontai/;C nella sua Flora atJaiUlca : nioltc altre se ne trovann comnni agli op]josti lidi ed isole d' Ita'ia , clie diinosirano il leganie della stessa regione botanica estesi per le spiagge del Me- diterraneo. La seconda regione , clie si estende dal promontorlo Trlero iino alia radi<:e dei nionti della Cirenaica- fu clila- niata dall'antore Sirtlca, perclie occupa tiitto il deserto della gran Sirte. Per questa gran solitiidine , tpiasi inac- cessihiie attesa T asprezza del Inogo c la scarsita d' acque dolei, 11 mare Wediterraneo j^enetra al grndo 3o e mm. 16 nel continente dell" Africa , il cui recesso interiore , divisi c[ui 1 glogbi atlantici , coauuiica col gran deserto di Za- liara : onde avvlcne clie apresi 1' ingresso alle parti in- terne della regione caldissima. Da questa gola sofliano con grand' iaipcto e spesso contrarj venti da cni la mi- nntissinia arena alzata in vortici , e inossa alia manlera tUCHLTCATE IN ITALIA. 2* Jei fluul , finaliuente rnccogliesi in imicclu od argini e ciage da ogni parte la spiaggia della Sirte. Tra quesii ai*-» gini sal3l)losi trovansi vaste paludi , e salati laglii , delle cui atqne imbevnto il suolo I'endesi atto alia iiutrizioae di singolari specie dissimili per caratteri proprj da tutte le altre della Liljia. Umile e T aspetto della Flora dl questa regione , ed iaterrotta da tratti vasti sterilissiiiil. Qui iies- sun vegetabile cresce alio stato di albero , sebhene quasi tutti inariditi ai raggi del sole , e coatinuamente agitati dai veiiti , divengono legnosi, Lo sqnallore del luogo non sce- ma per T aspetto stesso delle piante orride pei peli rigid! e setole di cui sono per ogni dove coperte : le specie an- nue sono in inolto minor niiniero delle perenni , quali tutte lianno radici semplicissinie e lutigliissime , onde as- sorhire il sugo dal suolo unudo al disotto , e resistere alia inobilita della terra. La terza regione della Libia , estesa dalla plaga della gran Sirte al Catabatmo , fu delta cogli antichi Circnaica ; la cui zona litorale elibe piii proprianiente il nome di Pen- tapoli; e quella , cbe verso oriente cunfina coll' Egitto , il nome di Marinarica. La aatura di questa regione e molto diversa dalle precedenti ; poiche si alza tutta in monti , rapidamente ascendentl all' altezza di 800 metri circa so- pra il lido del Mediterraneo , di pietra calcarea , piena di vestigia di concbiglie;, dai quali scorrendo molte fonti ren- dono feconda la soggetta regione. Qui aniene valli , ecci- tate dal tepore dell' aria , ed alimentate da acque correnti , spontaneaniente si adornano di tanti alijeri fruttiferi , die gli antlclil le credevano la beata sede degli orti delK' Espe- ridi. Giogbi piii alti poi, qua e l.i alibassati in lar"-a pianura verdeggiano di jjellissimi prati, sui quali staiino pendenti per ogni parte selve di Juniperus lycia. Qui vagano gli Arabi con grossi arinenti , non curandsi dell' agricoltura , percbe il loro vitto consis'.e speciahuente di latte, di cacio, di carne. Questa regione opposta verso settentrione a Greta ed alle restanti isole deirArcipelago, confinante ad oriente colle piagge occideatali d" Egitto , nutre piante comuni , air uno ed all' altro luogo suddetti : altre ve ne sono distinte da particolari caratteri , clie I' esimio autore ci ha descritte e figurate come nuove e delle quali si fa- vellera in appresso. 72 niVlST.V DELI.F, OPERE nOTANlCITE ' Prima clie per zclo dei Itotanici fossero noli i tesoii deir Africn boreale , credevasi , come dice 1" autore , clie fosse bastato Tapprodarc alle opposte piagge del Medi- terranco , oiide conoscei'e la nuova faniiglia delle specie africane , il cui aspctto , dietro coiifroiito , coiivenisse colle specie plu australi dcIT Africa stessa piii presto fatte conoscere alia scienza. Qiianto s' allontauasse questa opinione dal vero lo diniostro gia la Flora atlantica , ed ora e cio confermato con argonienti nuovi ia cpiesto sag- gio della Flora libica. Poiclie le stesse famiglie di piante clie abitano i lidi deU'Europa anstrale , si veggono quasi , con non cangiato aspelto , nelle opposte piagge africane e libiclie. Che se qua e colii appajono generi stranieri , si associano con s\ stretto legame di aflTinita ai generi euro- pei gia conosciuti , die sembrano passare 1' uno nelP altro piuttosto che esser disgiunti per immediato salto. Cosi ve- diamo nella flora atlantica scendere come da nn niedesi- mo tlpo Y Ediiochyhiin \\a\V Echio , V EcJdodeni dal Lycop- side , la Phelipea dall' Orobanche , Y Anarrhinum dall' An- tirrhino , la Fngonia dallo ZygnphyJlo. La medesima affinita di generi apparisce dalla flora libica , se confrontansi la Parentucellia colla Bartsia , il Diploprion colla Medicago , r Apatanthns col Hieracio , la Delia Celliu colla Centaurea. Quei generi poi , cbe sembrano allontanarsi grandemente (laosseda la flora o alFatto comjiiuta , o almeiio al)l)ozzat.a. Iinpcrocche, come egli cspriiuesi , oaiMv sega^ il cui penicarpo s'assomiglia a quello della Bisserrula Pe- ticinus ravvolto in ellce. Scorgesi a prima giunta ch' esso lia molta anaiogia col genere Medicago. II carattere essea- ziale e : Lcgumen uniloculare , poly s per mwn , in spirant in- volutum ; suturis linearibus , valvularum piano , axi spircB parallelo. JJApatanthus e cosi chiainato da aTotrao) inganno, e a.v3cs iiore dedotto dall' abito ingannatore delV Apatanthus crinitus dall' autore descritto e ligurato , che i-appresenta il genere HicraciLun o la Crepis. Ha per carattere essen- ziale : Receptacuhun paleaceum: Pappus sessiUs pilosus: Co- rollulce oinnes hermapkrodit(v ; radii ligulata: ; disci tubulosoi, tuba iiifcrne filiforini , super ni' in cylmdrum expanso , ore truncalo. Spetta alia Syngenesia polyganiia cequalis del si- stema sessuale. Final (uente il quiuto ed ultimo genere nuovo chiamato dair autore Lucellia e dedicato al dott. Della Cella , che raccolse e dono al Viviani le piante della Flora di cui qui tiensi discorso. E vicino alia Centaurea, ed appartiene alia Syngenesia polygamia frustranea , ed ha per carattere es- senziale: Fteceptaculum paleaceo-setoswn : Corolla radiata ex flosculis tubuhsis , elongatis , fiUforniibus , quinnuefidis , ste- rilibus : Flusculi hermaphroditi tubulosi , quinquedentaU in PUBBLIOA-TE m ITALIA. 8 1 disco ■• Semina apice denticulata , pappoque paleaceo , poly- phyllo coronata. Poco ci riniane da far osservare iatorno alle Sjjecie coni- prese in questa Flora, ed alia parca s\ , ma scelta e giu- diziosa sinoniniia che I'autore agginnse a ciascuna specie. A modo d'' esempio , noi non possiamo coiiveniie nell' opi- nioiie di lui circa 1' unione da esso fatta della Phakiris Barrelieri Tenor, colla Plialaris pubescens Dc Cand. , del- r Erodiuin Gussorii Tenor, coll' Erodiam laciniatatii Willd. Cosi pure noi portiamo opinione , ciie il Riclnus africanus non sia diverso dal Riclnus communis ; imperocche i semi del R. africanus niandatici espressamente da Reggio di Ca- labria dair illustre amico Brocchi e da noi seminati , ci diedero delle piante non diverse per caratteri dal nostro Riciao comune. D' altronde siamo stati assicurati dai chia- rissiini Savi e Biria, che il Ricino comune, il quale in Lom- bardia e pianta annuale, diventa perenne in qualche situa- zione a Pisa ed a San Remo. Abbianio pariuiente dubbio clie il Senecio laxiflorus descritto e fignrato nella tav. xi, ijg. 3 nan possa essere altro fuorcbe il Senecio squalidus L. trovato gia nel contado di IMizza dalVAlffoni e dal Tal- bot. Ma questl non sono clie semplici nostri dubbj ed opi- nioni , le quali aucorcbe venissero credute alibastan-^a fon- date , esse ben poco detrarrebbero al nierito di questa Flora , il cui autore lia cosi vieniniagglorniente estesa la sua fama e grande estiniazione presso i botanici Italianl , che soddist'atti delle prime sue produzioni aspettano desi- derosi i successivi fraiumenti della Flora italica da lui promessi. ( Sard continuatv. ) BM. Ital: T. XXX VI ¥ 82 Annall delt T. R. Istituto politecnico dl Vienna datl in luce dal Dircttore Giuseppe Frechtl , /. R. attuale consiglicre della reggcnza e mernhrn di piu societd letterarie. V. IV. — Vienna^ 18^3, presso Carlo Ceroid , in 8.°, con tavole ( Continuazione deir eslratto. Vedi I tomi 34.° pag. 38? , e 35.° pag. 90). 4a. \^ NA delle panl piu coniplute e piu variate del ga- binetto dell' Istituto vien formata dalle nianifatture di lino , cotone J lana e seta. Siccome presso a trecento furono i fabbrlcatori che mandarono all' Istituto le loro niercanzie, e il nnmero di queste e grandisaimo , percio uoi non fa- rem cenno die deile piu degne di riinarco (i). 43. Accenniamo per primo una coUezione di lino pet- tinato proveniente da quasi tutte le provincie della Mo • narchia , ed in ispecie dalla Boeniia , tanto ricca di lale prodotto (2). E certo che le nianifatture di cotone hanno arrestato gli avanzamenti di quelle di lino, e non e pos- sibile che queste abbiano ad egnagliar quelle, ma e sempi-e utile la coltura del lino, la quale somministra a tanti in- digeni un mezzo di sostentamcnto (3). La coltivazione del lino fu sopra gli aitri tutti pro- luossa ed eseguita con ammirevol sviccesso dallo stabili- mento d' industria de" Paesi Bassi in Praga. 44. Molta dee darsi lode a Valerio Cozzatti di Pelago nel Tirolo , il quale inyio all' Is*;ituto un numeroso sor- timento di filo di lino , contenente delle matasse di filo finissimo ed eguale come il sono tutte le altre da lui (1) Quest' estratto puo sov venire alle riceiche dei nostri jner- canti. (1) Che ne dice Crema , la (juale nianda in niolci paesi il suo lino pettinato? (3) Noi osserveremo dl piu die la coltivazione del lino e una delle piii ricclie e piu sicure , e die con esso si fanno le nia- nifatture le pill coatese come il batizzo , le trine , i pizri , i merletii , ecc. Note del Red. ANN VLt dell' I. R. ISTITUTO POLITECNIGO. 83 riaiesse. Oltre altri fliati a mano nieritauo osservazioiie quelli da macchiaa di "Wurm e Pausinger a Vienna , e di Girard in Hirtcmlierg presso Baden. Si deve ai signori Wunn e Pausinger V introduzioae delle macchine da filar liiio , lo die successe nel i8i3; ed essi ottennero nel 1817 un privilegio esclusivo per le macchine da essi inyentate: fra le niostre inviate da co- desti induslriosi fahbricatori vnolsi dar tutta I'attenzione al iilo totalmente eguale e lino prodotto dalla stoppa col mezzo della niacchina. Osservisi per ultimo die il Iilo ottenuto con tali macchine conserva tutta la lungliezza del tiglio , per cui riceve una forza grande. La rinoQiata fabbrica di Filippo Girard , francese , il quale venne nel i8i5 dalP amministrazione dello stato chianiato nell' Austria , e yi ottenne nello stesso anno un privilegio esclusivo , ando sempre p'm avvicinandosi alia perfezione : le mostre tanto de' iilati , die delle tele che ne provennero, sono , a giusto tltulo , lodevoli tanto per la finezza, quanto per 1' eguaglianza e la bellezza del Iilo. Lode finalmente si e meritato Daniele Robbiati di Monza pel filo di lino , di canapa e di stoppa tinto in rosso d'Adrianopoli. 45. Meritano di essere qui nomiaati due assortimenti di refe di lino inviati all' Istituto da Giuseppe Vilalini di Salo , e da Weiss e Rosier di Wurbenthal nella Slesia austriaca, i quali si distinguono tanto per la finezza e la bianchezza , quanto per la bellezza e V uniformita della torcitura. Assai riraarchevole si e pure itna matassina di refe da pizzo inviato da Giovanni Hinkelmann di Hohenelbe in Boemia , il quale e di tale finezza die un filo di 5333 piedi non supera i 60 grani in peso , per cui s" avvicina alia sorte mezzofina del famoso refe da pizzo di Fiandra. 46. Tra quelli i quali si dlstinsero nelle telerie inviate al galiinetto noterenio i seguenti : Antonio Borghi di Canale nelP Illiria per 4 tovaglie variatamente lavorate, per lenzuola ed altre telerie ec- cellenti, Bernardo e Giacobbe Bocchini di Piove nel Padovano per tela lavorata a dado ed a righe, aache coUa trama di cotone , non die per fazzoletti ed altre nianifatture di niolta bellezza. 84 ANN.VLl dell' I R. ISTITUTO POLITECNICO. Michele Bayerleithnor in Vienna pei sacclii senza cu- citura , tessuti a spina o saglia di lino niisto a cotone. Sebbene il sucklctto fabljrlcatore non sia stato Tinventore di tai sacclii , il suo nietodo piii seniplice merito noudi- ineno assai lode, cosicclie il Governo si compiacque di comprare da lui il segreto , e di pub])licare in tutta la Monarchia il nietodo di farli. Fa (juindi nella casa di Cor- rezione di Milano clie non solo si seppe esegiiire tai sac- clii , ma \i s' introdnsse ben anche il miglioraniento di farvi un solo lembo o lista al fondo ; il die per altro nel iiientre facilita 1' opera/ione , toglie alcun poco al niede- sinio la foiza : anche siftatti sacclii veggonsi nel galjinetto. Giovanni Eberl in Cratz pei- coperte di canapa lese pelose niediante accotonatura , le quali per la singolaritk loro nieritano V attenzione. Giuseppe Gerlin in Venezia per tela da vele cono- scinte sotto il nome di viadana , cavallina, cotonina ecc. , r ultima soite consta solo in parte di canapa , poiclie la trama e fatta di cotone grossolano. Poche essendo le fab- hriclie di tale niercanzia e veggendosi nelle inostre inviate r uniformita e la compattezza del tessnto, il fabbricatore nierita distinta lode. Una consimile , ma plii compiuta collezlone delle di- verse tele da vele ricevette Tlstituto dal confiie niarittimo deirilliria: la loro larghezza e di '/i fino a 3y^ del brac- cio di Vienna (i), ed alcune di esse, p. e. il fustagno d'An- cona , di Rimini, ecc. sono fatte di canapa e di cotone, mentre le altre, p. c. la tela di Cento, la lunetta di Ve- nezia , ecc. non sono clie di canapa. La fabbrica di tela del conte Harracb, a Janowitz in Moravia , meritasi gran lode per la tela damascata eccel- lentemente lavorata. II Gabinetto ebbe da tale fabbrica in dono nn bellisslmo pannolino da cafFe composto di filo di lino misto a seta , il quale e per la bellezza del disegno e per la perfezione del lavoro e degno d' encomio. Hanisch , a Warndorf in Boemia , merita lode pel damasco di lino grezzo e sbiancato , nel quale il primo presenta il fondo , e il secondo le figure. (i) II braccio di Vienna equlvale a palnii 7, 7 diti e f) atomi inifiiua metrica , di IMilano braccia i , once 3 3^4 circa. ANNALI dell' I. R. ISTITUTO POLITECNICO, 85 Giuseppe Francesco Kiesling , di Hoheaelbe in Boe- mia , per uiolte mostre di tela lina e mezzofina sbiancata, e per veli di rara Iselle/za. Le maestrauzo dei tessitori di lino di S. Georgen , Frankenmarkt e Volkermarkt nell' Austria sojjra 1" Enns , presentarono un gran numero di mostre di tela ordinaria e lina, grezza e sbiancata, fiammata , rigata ecc. , le quali per V esattezza del lavoro sono degne di lode. StoUe e iigli di Warnsdorf in Boemia , per tovaglie damascate di bouissima qualita e grande iDcllezza. Andrea Vogel e figlio di Sneczay in Boemia, per tela grezza e sbiancata di bellezza singolare. 47. La fabbricazione dei pizzi non comincio nella Mo- narchia austriaca a rendersi interessante che al principio del secolo presente , nel quale per suprema d-sposizione furono chiamate a Vienna delle lavoratrici di pizzi dai Paesi Bassi. Coll' avere in Boemia niigliorato la coltiva- zione e il lavoro del lino , e coll' avervi introdotte delle scuole per far pizzi si e assicurata per lungo tempo sif- fatta manifattiira. La famiglia Vandencruys fu A^ent' anni f a , a spese dello stato, da Brusselles chiamata a Vienna per fondarvi una fabbrica di j^izzi, la quale, dopo di essere stata effi- cacenienie protetta da S. M. , le veiine lasciata in libera proprieta. II piii distinto prodotto di tale fabbrica , tra quelli clie esistono nel Galainetto , consiste in una specie di parafuoco o paravento lungo e largo quattro piedi con figure , il cui lavoro debli' aver costato una diligenza im- niensa ed una pazienza sorprendente. Gli altri pezzi at- testano pure grande attenzione e intelligenza del mestiere. Una fabbrica figliale della sopraddetta si e quella die porta il titolo d' Istituto d' industria de' Paesi Bassi a Praga , e clie continua ad essere sostenuta dal Governo. Molte sono le mostre di pizzi , merletti e trine; cbe con- serva il Gabinetto le quali provengono da cola; ed esse sono rimarchevoli anclie pel motivo clie vennero eseguite con lino boemo. Gli e in questa circoatanza clie , a motivo della sin- golarita , doljbiamo far menzione dei nastri , de' guanti e de' pizzi d' asbesto (ilato stati layorati dalla signora Lena PerpentI di Como. 86 ANNALI DKLr.' I. R. ISTITUTO rOLTTECNICO. 48. II Gabinptto possiede delle mostre til cotone gi'ezzo provcniente dai contonii di Temesvar (i), Carlovitz e Pie- trovaradino , nia tiitto cattivo, poiche resperienza mostro che noil e filablle chc fino al n." 5o. Introdottesi da vent'anni nella Monarcliia le macchine inglesi da filar cotone, qnesto ramo vi prospero moltissimo; nia al prescnte die dappertutto sonosi introdotte tali fab- briclie , niolte delle nazionali sono arenate. II Galiinetto deiristltuto possiede delle collezioni di filo di cotone inglese ed indigeno. Filati di cotone bellissimi ottenne 11 Gabmetto dalla fabbrica del sig. barone di Braun a Sclionan nell'Austfia, da Federigo Eimannsbergcr a Gattern nel Tirolo , e dalla fabbrica privilegiata di Pottendorf nelF Austria. Facciamo osservare die il rosso del cotone filato e tinto in qnest' ul- tima fabbrica ha tutto il fuoco die si desidera. La fab- brica dei sig. baroni Giovanni e Carlo di Pnthon a Teesdorf nell' Austria somministru fill finissimi. Anche la fabbrica di Rhomberg e Lenz a Dornbirn nel Tirolo , e quella di Giuseppe di Thornton a Minkendorf nell' Austria hanno inviato al gabinetto delle mostre line di cotone. Mostre di filo di cotone tinto in rosso le inviarono al Gabinetto la sunnominata fabbrica di Pottendorf, Pietro Zanola di Monza e Giacomo Brucking di Vienna (2). 4g. La collezione dei cotoni lavorati e certamente con- siderevole : meritano di cssere nienzionati i fabbricatori seguenti : Biassoni e Robbiati di Monza. Tra i pezzi stimabili inviati da ess\ al Gabinetto havvi dei fazzoletti di mussola bianchi e delle mostre di percallo ecc. , i quali sono ben lavorati e di una ragguardevole finezza. Fratelli Colombo di Monza : per una quantlth di faz- zoletti a dado ed altre opere cnnsimili. Carlo Damm di Vienna. Qnest' indnstrioso manifat- tore si distingue per la fablirica degli articoli destinati airornamento delle donne. II Gabinetto possiede del battizzo (i) A S. Peter piesso codesta citia ne vedemmo nel 1796 una piantagionp assai sifnificaiite , la quale appartcneva ad uii Rasciano nobilitato. {2) Sotto il n." 44 si e nienzionato andie ?vol)blari di Monza. Notf riel Red. ANNAJLI dell' I. B. ISTITUTO rOLITF.CNICO. 87 cU cotone ( glaconnetto ) rigato niisto in parte a lana e seta, un bel fazzoletto di tuU intessuto di seta^ del cosi detto tuU serpentine , del tull damascato ed altre stofFe coii- simili, le cjnali distinguonsi per la leggerezza , la finezza e r eleganza del disegno. Tra diverse altre mostre poni- peggla un abito ti*aforato con bordo lavorato a tutta finezta. Fratelli Erxleban a Landskron in Boemia. Essi stam- pano con tutta 1' esattezza le stofFe di cotone. Giuseppe Fussenegger a Dornbirn nel Tirolo : per mussola benissimo ricaniata. Francesco Frohlich e figli di Warnsdorf in Boemia : per varie belle mostre ed in ispecie per un pezzo di di- mitie ossia wallis , lungo 10 braccia con 8 liellissimi dise- gni, Non nieno consLderevole si e un pezzo di velluto di cotone lungo 7 braccia, ornato di 7 diversi disegai coloratl. C. A. HafFerl a Linz , per fnstngni ; Gasparo Hirt a Milano per cotoni stampati , calico e fazzoletti f, Heerbnr- ger e Rhomberg a Dornbirn nel Tirolo per percalli e niussoline diverse , si meritano distinta lode. Ignazio e Filipjio Haas , ambedue in Vienna. Fra le diverse manifatture da ornamento provenienti da tali fab- bricbe si distinguono per la loro bellezza due bajadere di tull afFazzonato inviate da Filippo Haas, Ambidue tai fab- bricatori lianno presentato delle mostre di tull colorato ricamato a telajo e affiizzonato , ed altre belle manifat- ture le quali attestano i loro avanzamenti nelT arte. Antonio Holly a Vienna presento un aljito di dama , consistente di stofFa detta vapore , assai ben lavorato con bordura doppia di tull , non die una bajadera di tull di sonima bellezza. La fabbrica di cotone di Jenny Aebly e C. a Schwa- nenstadt nell' Austria presento al Gabinetto bellissimi per- calli lisci , tull SI liscio che aiFazzonato, piche bianclii ecc. Simone Juraneck in Vienna presento un pezzo lango tre braccia di percallo finissimo (del filato n.° 120) de- gno di molta lode per la bellezza e 1" eguaailianza del tes- suto. E da dolersi che tutte le stofFe latte con tai filati ed anche nieno fini debbano venir esegviiti con filo inglese, poicbe le filature indigene non possono filare piii del n.° 80, e perche non possono nella bassezza del piezzo coucor- rere col filo in^ilese. S8 ANNALI DEtt' I. H. ISTITUTO POLITECNICO. L' I. R. Fabbrica privilegiata tU cotonc in KettenhoT presso Sdnviichat ncll' Austria. Fn essn eretta ncl 1770 ; ncl 178* non impiegava che 3o tavoli da impressione, ma dopo il corso di 20 anni diede a lavorarc a 41080 artl- giani, fra i quali 36ooo filatori, 1 i 67 tessitori, ia8stani- patori ecc. Da quell' epoca iino ad ora noii inaticaron mai i proprietarj di niettere a profitto , anclie a grave costo di spcse , tutti i niiglioranieiUi e le scoperte clic andavans-i facondo si nello stato, die f'uori : nel 1800 introdussero cssi le caldaje a vapore ])nr la sl)ianca j nel 1802 coope- rarono elTicacemente nell' introdnrre la filatura colle niac- cliine; nel 1806 s' introdnsse da essi pei primi la mac- china a cllindro per la stanipa; nel 1808 introdussero la sbianca diimica; nel 1810 eressero una grande fabbrica di prodotti chimici , e nel 1814 trasscro a profitto la li- tografia per la stampa del cotone. Tale fabbrica e tuttora fuor di dubbio la prima nella Monarcbia, sebbene questi ultimi anni sieno stati per essa niolto sfavorevoli. II gu- sto del disegno vi e soprammodo scelto ; e cio tanto so- pra le stoffe di cotone, die sopra quelle di lana. Esiste nel gabinetto uno sciallo (Sbawl) di merino proveniente da tale fabbrica , lungo 4 braccia e largo 3 stampato , il quale s* assomiglia perfettamente ai veri sclalli f, altri pezzi pure mostrano eleganza e perfezione. Tra le stoffe di cotone menzionar debboiui molti fazzoletti rossi stampati a cilindro e con pietra. Un fazzoletto da caffe stampato colla pietra mostrante nel centro un mazzo di fiori am- mirabilmente riusclti nierita gli elogi d' ogni conoscitore. Kramer e C. in Milano possessori di una delle pri- niarie fabbriche della Monarcbia e segnatamente del regno Lombard© -Veneto: il gabinetto ne ottenne piii inostre di calico assai bene stampate, un fazzoletto rosso alia turca con bordura screziata unitamente ad alti-i pezzi distinti , lo che mostra chiaro die le provincie italiane vanno con successo a gara colle altre della Monarcbia nelT industria. Giuseppe Knizaurecb in Vienna si distiose per la so- liditk e il gusto del lavoro nelle bajadere , nelle liste da guarnizione, nei collari alia spagnuola , nel vapore scac- cato ecc. La fabbrica da mancester degli eredi di G. E. Klap- perroth a Scbonberg in Moravia presento mostrc di gran- de soliditii. Ben lavorati sono i mancester da estate bianchi ANNALI dell' I. R. ISTITUTO POLITECNICO. 89 e cordoiiati ; in merito eguale sono i mancester d' inverno , ossia tosati , si neii die azzurri e rossl , e ben poco lor cedono le qualita staiiipate in rosso , giallo , verde e az- zurro. Francesco Leitenberger a Cosmanoss in Boeniia pvo- mosse coslantemente la fal)bricazione del cotone , per cni nel 1818 ottenne da S. M. Tlmperatore la gran luedaglia dell' onor civile. Egli ha presentato niolti pezzi singolari anclie pel lavoro, fra qnali due fazzoletti ed una scinrpa: il rosso dci fazzoletti non perdette nuL' affatto del suo vivo , sebbene sia stato per tre anni contiaui esjiosto a piena luce. Lazzaro Nicolaus in Vienna presento varj Ijei faz- zoletti da cafFe alia orientale, quali gia da anni aveva nella Monarcliia introdotto il suo padre ; Luigi May di Holienelbe in Boemia si distinse nel battizzo di cotone ( giaconnetto ) ; Antonio Maclia in Vienna invio due belle vesti da donna di battizzo di cotone. Tuna tessuta a ri- camo di seta con un bel bordo e I'altra del cosi detto spenalei Filippo Rheinwald in Vienna presento due uio- stre di vapore finissimo eseguite coi iili del n." aSo e 280 , i pill fini dclla Monarchia i, Giuseppe Stucclii di Monza produsse dei fazzoletti fini di cotone ; Scotti e G. in Mi- lano niandarono un fazzoletto stampato alia Chinese e delle inostre assai belle di stanipa a pietra; Domenico Stau- renghi di Monza si distinse per belle niostre di percallo , di stofFa incrocicchiata colorata; Francesco Worm di Neu- forstwald in Boemia lavoro dei belli e compatti mancester; ed Alessandro Vogel a "Wels nell' Austria sopra T Enns rlmise al Gabiuetto de' fazzoletti di cotone, i quali per iiiolti rianardi iiieritan lode. 5o. La lana grtzza appartieno alia collezione delle nia- tcrie prime ; ma il Galjinctto possiede molti iilati : assai belli sono quelli di Biagio Eliel di Vienna e di Francesco Mangin di Salisliurgo. Lodovico Scluild di Briuin invio delle mostre del cosi detto filo di Harras assai ben filato, e la fabbrica del conte Esxteihazy in Ats presso Comorn si produsse con tilo di lana di rara bellezza. 5i. Mclto ben fornito di panni e di nitre stoffe di lana si e il gabinetto dei prodotti delle fablniche nazionali :, non potendo pero noi far menzione per la ristrcttezza dello go AXNALI DFlLL I. R, ISTITUTO rOLlTECNlCO. spnzio tli tiUte Ic nianifattiire cl accontciiteremo dl far parola dclle piii iiiiportanti , e di accennarne I fabbricatori. Da Giovanni Bigniann di Briinn eldie il gabinetto dei panni lini, tra' quali una mostra di panno ijleu di Vigogna ; dai fratelli Bosclictti , da Jagnzzaro e Rnl)ini, da Francesco Rossi , e da Lorenzo Sconiason tutti di Schlo , de" pannL Jini di diversi colori , e da Giovanni Erbisli di Verona delle niostre dl panno bleu e nero assai fino. I fratelli noI)ili di Moro a Wiktring in Carlnzia soiio possessori di una dclle pin grand i e piii iniportanti fab- l)ric1ie di panno ; i prodotti della medesinia esistenti nel galtinetto danno tutti , nessnno ecccttuato , a divedere la ])ellezza del colore ed una finczza singolare : primeggiano fra di essi un panno scarlatto , un bianco ed un nero, i fiuali attestano Tantica fama della fabbrica Moro. Vi si A-eggono pure delle niostre di casimiro nero e scarlatto , il quale non lascla nulla a desiderare. La fabbrica di panno del baro;ie di Putlion a Namiest in Moravia invio delle belle mostre di panni , fra le quail nierita assolutamente di esser accennato un pezzo colorito eccellentemente di scai'latto col rosso cW Ofenlieini , surro- p-ato della cocclnlglia inventato in Vienna. L' L R. Fabbrica demaniale delle stnfFe di lana a LInz esistente gia fino dal 1672 continua .-.l essere una delle pill importanti non solo nella Monarcbia , ma in tutta ben anclie la Germania : essa presentemente fabbrica piii tappetl die altro. Tra le stofte ordinarie contansi 11 baracane, il taniiso , 11 droglietto e molte altre tanto on- date die stampate ^ la nioda pero se ne va disfacendo. Pin importanti sono le stoffe incrociate di merino die vi si fabbricano , le quail vengono adoperate per le vest! da donna e pel scialli. Meritano pure menzione 1 panni cost detti del serrngllo e le coperte da tavola tanto per la Ijcllczza de' colori die per la sceita del disegno. Sa. Un comniercio di qualclie importanza fa la Monar- «;lii,> colla Turdila del berrettl tunisinl , da marinajo e da giannlzzero , 1 quali si fanno sul telajo da calzeita e vengono preparati da poi come T altro panno. Giuseppe Preuer e Giovanni Kosa a Linz , 11 calzettiere Wintor a Gratz ed Antonio Broto a Venezia ne niandarono delle mostre al Gabinetto. Dal sig. Giu=r,ppe Patera ebbe pure il Gabinetto dcUe mostre dei bcrrctti della fabbrica di ANNALI DELL I. R. ISTTTUTO POIITECNICO. 9 1 Benoit , Merat e Desfrancs ia Orleans , i quali vengono abbondantemente smerciati nel Levante. 53. II Galiiiictto possiede una raccolta dl seta grossa e filata si italiana che Indiana. L' italiana vi fu spedita da Flaniiaio Ascoli , Gio. Battista Ramagnini, Isacco Siiii- gaglia , Antonio Cnmailonder e Giuseppe Tuch di Goii- zia , non che da Andrea Marsilli di Roveredo e da altri. Le mostre di seta indiana , 46 di nuniero , vennero regalate al Gabinetto da S. A. I. e R. V Arcidnca Gio- vanni; fra di esse ve n'ha una di seta bianchissitna della Cina di una finezza straordinaria (1). Spetta in questo luogo il far parola diun'assai pre- ziosa coUezione di filngello filato di 27 qualit.i , le quali provennero da fabbriche svizzere , p. e. da Gio. Giorgio Biukli , da Giovanni Conrado Pestalutz a Zurigo e da altri. La diflicolta di filar bene il lilugello impedi fin ad era r erezione di tali fabbriche nella Monarchia (2). G. B. Arvedi in Verona invio al Gabinetto un sor- timento di 33 mostre di seta tanto scolorata che colorata, la quale per la bellezza puo soddisfare ad ogni richiesta. Per riscontro a qnesta serve un'altra collezione di 32 piccole mostre di seta cinese la quale pei colori non ha perduto nulla del lucido e deU'aspetto, lo che e cosa di grande rilievo. 54. Le stofFe di seta sono di grandissima importanza nella Monarchia austriaca , e le mostre esistenti nel Ga- binetto ci danno una dimostrazione sulla perfezione loro. E da dolersi pero che le circostanze de' tempi abbiano impedito gli avanzanienti anche di tali manifatture (3). Ac- cenniamo qui i nomi dei principali fabbricatori di seta, i quali hanno coi loro sussidj ariicchito il Gabinetto. II cav. Cristoforo d' Andre.i e C. a Neustadt nel- r Austria invio al Gabinetto una collezione di 24 mostre (i) Abbiaiuo niotivo di credere che siffatt.i seta non sara su- periore in fmezza ed esattez^a del filaro a queila di Pietro Mocci di Fossombrone , il quale meritossi percio varj premj sotto il cessato Governo. (2) Ci e noto clie si sta atttialniente pensando all' erezione di una tile f^bbrica in Milano. (3) Posslamo per altro assicurnre chiimque che le manifatture di seia sonosi da varj anni assai niigliovate in Mdano. Note del Red. 92 ANNALT DEF.I.' I. R. ISTITTTTO POLITECNICO, di diverse stofFe di seta , vale a dire di damasco, di rehbs, di stolFa d' oro ed ia ispecie di velluto di diversi colori € tutte ben lavorate. Per la solidita loro sono comnien- devoli alcuiie stoH'e di seta afl'azzoiiate. Igiiazio Beywiukler ia Vienna presento un raso bianco con un vaso di fiori tessuto a ricamo , il quale piu) dirsi un capo d' opera per tutt' i motivi. Ciovanni Dibiasi di Aln nel Tirolo invio al Galiinetto per r esposizione un pczzo di velluto azzurro carico , il quale c per la conipaltezza e per la bellezza del colore iiieritn ogni lode. Costanza Ferrari di Verona mando piu niostre di StofFe liorate e rigate fatte colla bavclla. Giuseppe Gryller di Vienna presento delle bretelle con fiori tessuti a ricamo insieme alle niolle di filo di metallo , non die una cartella con coperta di seta nella quale sono te?sute a colori due belle rappresentazioni di caccia. II sig. Gryller ne ottenne nel 182 1 un privilegio relative. Cristiano G. Ilornborstol in Vienna si conipiacque di inviare al Gabinetto 40 niostre all' incirca di stoflFe di seta. U immagine colorata della Madonna tessuta dentro del velluto e ainmirevole : esso e fatto a modo dei vel- luti di Gregoire in Parigi , e percio difFerisce dalle im- inagini snl velluto che sono ora di modn. Anche i lavori di satino, tafFetta ecc. sono belli, ma cedono ai lavori di velluto e ad altri di mag2;ior consistenza. II sig. Horn- borstel mando anclie dei Fazzoletti di seta tratta dai con- fini unglieresi Sono lodevoli parimente altre stofFe da lui com])oste , alle quali non dassi sul telajo il disegiio , ma bensi dopo la tessitura col mezzo di cilindri di car- tone , lo ciie ha grande somiglianza colla stampa de' na- stri , e I'iesce di liuon mercato. Vo2;liamo parimente men- zionare un bellissimo sciallo il quale per tutt' i caratteri assomigliasi ai veri orientali (potendosi far passare per un anello ecc. ) , in guisa che solo F intelligente puo indovi- nare di che materia consiste. Felpe , garze , veli, tulli, cresponi ed altri anicoli di moda vengono dallo stesso fabbricatore assai ben lavorati. Sebnstiano Kargl in Vienna compone damaschi con oro ed nrgento per pianete , Inmpassi lavorati con mac- diine alia Jacquanl Fabbricate da Bausetumer in Vienna eco. J^TSNAtl dell' I. R. ISTITUTO POLITECNICO. 98 I fratelli Mesti-ozzi e C. in Vienna liaiino presentato al Gabinetto una collezione tli stofte pesanti clL seta clella loro falibrica , la quale vale per se sola ad annicliilare il pregiudizio verso le stofFe francesi. Vi si veggono al- cuni velluti assai ben lavorati ; una stofFa per mobili festonata , ma cosi diligentata clie anche sotto il micro- scopio non mostra deviazione alcuna daldisegno; un faz- zoletto da donna di garza il quale , a niotivo di una certa tessitura della seta , i-assembra ad una stoffa inarezzata , ed altri pezzi scelti. Gli e a codesti dcgiii nianifattori che deesi 1' onore di aver tentato e di esser anche riuscito, e certamente con gravi sacriJicj , ad innalzare le stofFe indigene di seta al range delle forestiere. Essi hanno pure introdotto i telaj alia Jacquard inventati a Lione ecc. Francesco Kejna e C. a Jiilano inviarono alcuni cani- pioni di tappeti di seta e di raso bianco e giallo con iiori coloriti tessuti a ricanio , i quali souo degni di rimarco per la scelta delle mostre e per la diligenza del lavoro. Mattia SchaufFenberger a Penzing presso Vienna pre- sento un fazzoletto da cafFe rosso di rol^ljia di dut Inaccia in quadro con una bordura scrcziata stainpatavi sopra , il qual pezzo per la ditFicolta di stauipar la seta , nierita V osservazioue de' conoscitori. Tra le niercanzie forestiere accennianio dne pezzi preziosi della fabbrica di Bissardon e Bony stati da S. M. regalati al Gabinetto ; i) prime e mi vellute rosso-oscuro nel quale sonosi intessute cen fili d' ore parte spento e parte lucide una corona e le abbreviature dei nomi dei ire illustri Menarclii alleati nel 18 iS, ed il seconde con- siste di stofFa di seta bruna incrociata , la quale contiene in colori ed in ore le armi de' Moiiarclii suddetti lessute parimente a ricaino. Ambidue tai pezzi sono capi d' opera di tessitura. In queste luogo puo venir accennata una giubbetta di 'rase bianco ricamata in Padova cen uu' arte ammira- Jule , il cui colore azzurre fu estratte dal solane della Guinea , non clie una collezione di ombrelli stata al Ga- binette regalata da Nicolao Winkelmann di Vienna, degni questi di riiiiarce pel bordo e per gli altri ornati. 55. Dianio per snpplemento le stofFe miste ossia le mezze stofFe, delle quali furono col Gabiuetto certesi varj fabbricatori , fra i quali i seguenti : n4 ANNALI DEIX I. R. ISTITWTO POLlTEONlCO. Giuseppe Airoldl e figU di Bergamo preseatarono stoffe niiste di lino, cotoiie e laiia per calzoni , gile ecc. Paolo Bugatti di Monza mando stoffe di lino e cotone , come p. e. tela da iiiariiiajo mista , cambrik staiupato ecc. Be- nedetto Codecasa ia Vienna regalo al Gabinetto varie stoffe misle di seta e bambace , tutto di gusto orientate, colle quali i Greci e i Turchi fannosi i pantaloni. Lorenzo Fo- ramiti di Cividale invio delle mezze stoffe di lino e co- tone. Yincenzo Scotti di Monza offri del toelinetio ed altre stoffe da gile di cotone e di lana , miste parte a lino e parte a seta. Vincenzo Sassi di Monza spedi al Galjinetto diverse stoffe anche niiste lavorate con niolta cura : fra di esse merita di esser accennato uno sciall di mezzo-merino bianco con fiori colorati ed un boi'do di tutto gusto e bel- lissimo , indi un fazzoletto da sciallo screziato tutto intes- suto di seta; ne dimeniiclierenio una tenda bianca di seta e cotone misti con bordura di lana tessuta a ricamo, come pure la mostra di un madras rosso composto per mela di seta , i quali pezzi stanno fra i primi di questa col- lezione. 56. Alle stoffe miste appartengono i tappetl, per cui crediamo utile il darne in questo luogo la descrizione. Molte sono le soria dei tappeti, la piii ordinaria pre- scnta r orditura di lino e la trama di lana ; come sono quelle clie vendono i Tirolesi. Un capo d' opera sono pero i tappeti di Fiandra sebbene vengano cseguiti con un te- laio seniplicisslmo. Ambedue tali tappeti sono lisci ed eguali consistendo essi della trama , la quale e di lana e forma il disegno , e dell* orditura , la quale e composta di refe o lilo forte di canapa. Havvi due altre sorta di tappeti a modo di velluto tosato o non tosato , i cui liocchi diversamente colorati producono il disegno , e questi portano il uome di tap- peti di velluto e di tappeti alia Savonnerie , ossia turchi. Per la falibricazioue dei tappeti di velluto fa mestierl di un telajo complicatissinio , e tutto dipende dalla prepa- razione del medesimo per cui non vi riesce uiai bene un dise2;no istoriato. Ma i tappeti alia Savonnerie , presso i quail i tiocclii vengono formati ad uno ad uno coUa mano, permettono d' introdurvi qualunque disegno ; quindi e the dessi s" avvlcinano piu dei tappeti o sia arazzi fiam- uiini^hi alia pittura , consistendo essi di tali uunti di una ANNAM DIXl' I. R. ISTITUTO POLITECNICO. ()5' estensione insigniticante , i cjuali peniiettono pure le gra- ttezioni del colori. Passiamo ora alle inostre esisteiiti iiel gabinetto. Acceniiiaino per prinio i tappeti orJinarj del Tirolo la cui trama consiste di peli di capra e di lana de' con- ciatoii di pelli , i quali lianuo un merito piu istorico die tecnico. Di tntte le altre sorta di tapped non se ne fa piu alcuno nella Moiiarcliia , fuorclie dei tappeti di velluto , e cio pel* la spesa graude di fabbricazione e per la diiK- colta dello smercio. I fratelli Zweg a Radezicow in Galizia avevano eretto uno stal)ilimeiito di tappeti soniiglianti a quelli di Fiandra , e il Gabinetto ne possiede vino della lunghezza di brac- cia 4 '/^ e di quasi ajtrettanti di lungbezza , ma tale sta- biliniento non esiste piu. Gli abitanti de' confiiii ungberesi fanno niolti tappeti coii lana pecorina , i quali banno qual- cbe soniigliauza con quelli di Fiaudra , ma i loro disegni sono assai semplici ne alcuno si azzardo a rappreseutarvi degli oggetti viventi (j). La fabbricazione dei tappeti alia Savonnerie , detti an- che tappeti turclii , fu nella Monarcbia Austriaca piii volte tentata , ma non si e mai sostenuta, II Gabinetto ]^er altro possiede una mosti-a di quasi un braccio in quadro di uu tale tappeto bruno sul cjuale sono rappreseniate con tutta verita delle frutta e die anni fa venne eseguiio dal fab- bricatore Hager in Yienna. Relativameate ai tappeti vellutati , 1' I. R. Falibrica erariale di stofFe di lana in Linz giunse a tale peifezione die air ouibra sua si possono siidare tutti i tappeti esteri. A prova di cio serve un pezzo il quale mostra fiori gialli in foudo verde, stato fatto sopra un campione inglese ai quale e afFatto somigliaiite. Sono 25 i tappeti esistenii nel gabinetto i quali provengono da tal fabbrica ; fra questi havvene uno con lungo fiocco di sette ale ossia parti (l) Ognun vede die soniuia e la disj^arita tra il disegno di una figura e quella di un qu.ildie boido alia greca o di una scacdiiera e giniili. Se andie nelle citta le piu civilizzate po- chissiun sono quelli i quali ponuo tessere delle figure , come sperarlo ne' coufiui nulitari uiii^heresi? N. del Red. ()6 ANNAU DKLL' I. R. ISTTTUTO POLITKCNICO. iiisiem cucite , la cui lunc;liezza e di braccia c> '/:i e la lar- jrlie/za di braccia 8 , della superlicie percio di 74 braccia quadrate. 5y. Teriniiiiamo la faljbricazione delle stoffe con quella del nastri , ossia fettncce o biiidelli. II Gabinetto ne va ricco; noi noti nienzioiiereino che i fabbricatori che v'in- viarono i migliori loro prodotti. Taddco Berger e C. a Penzing presso Vienna ofFri al Gabinetto una coUezione di 12'i niostre di nastri da seta, i quail si distinguono per la solidita del lavoro e per la varicta del discgiio. Bellissime sono le sorta marezzate, che sono 1 5 di numero , come pure le 14 sorta di niezzofini e ralForzati , non che le 3o di afFazzonate e stampate con cilindro di cartone , lo che facilita il lavoro e lo rende Hieno costoso. Carlo Federico Braunlich a Neustadt ntirAustvia pre- sento al Gabinetto una coUezione di 2 5 sorta di fettucce di velluto nei'o liscio tosato , le quali sono belle e coni- patte; Cristiano Frisch e Giovanni Mehnert , ambedue di Kupferljerg in Boemia , inviarono de' nastri di seta liorati ; Cristiano G. Hornborstel di Vienna mando pariniente una bella coUezione di nastri di seta , V I. B. fabbrica priyi- legiata di lana a Weisskirclien nell'Austria regalo delle fet- tncce di lana diversicolorate , lisce , spinate e liorate ; Francesco Praschill di Tauss in Boemia fece al Gabinetto ua presente della coUezione di 41 mostre di fettucce di lana, dette di Harras , assai ben lavorate , e i cui colori sono bellissiini ; Andrea Vernay in Milano luaudo 36 sorta dif- ferenti di nastri di seta assai belli. Menzioniamo finalmente un sortimento assai impor- tante di bindelli di cotone veri inglesi, i quali sono mae- strevolmente lavorati e , come i nastri di seta , ornati di variati disegni. 58. I lavori de' passainantieri c de' cordonaj ineritano essi pure nn luogo. Galloni bellissiini d' oro , d'argento e di seta furono ricevuti nel Galiinetto da Antonio Heller in Vienna, da Giacoblje Panciora e da IM. Tomasuzzi in Ve- nezia, Francesco Adler a Gratz, e C. Carlo a Verona , Fi- ll ppo E'oner in Vienna e Gaetano Giussani in ]Milano si sono distinli in tal arte. 59. L'abile ed attivo fabbricatore Adanio Dill in Vienna, fece doao al Gal^inetto di una preziosa e costosa coUezione ANNAM DEIL I. R. IS TITUTO POLITECNICO. 97 di cafzetterie , nella quale veggonsi varj pezzi snperiori seiiz' alcun tUililuo in Mierito agl' iuglesi , francesi e berli- nesi, e composti in parte con maccliine da lui inventate. Tra presso a 5o pezzi , de' quali consiste la collezione medesima, amiamo citai*e delle calzette finissime composte di cotone ( 11.° no2 ) e seta torti insieme , ua pajo delle quali lion pesa piii di i lotto ; varj intelaggi , varj faz • zoletti lavorati colla macchina da vite , alcnne belle ba- jadere , una sorta di velo affazzonato da lui stcsso iiiven- tata , una felpa di seta bianca torta ecc. Questo ingegnoso fabhricatore continua ad inventare e presentare al gabi- netto nuovi articoli di nioda , i quali iion sono inferior! ai forestieri. Tra gli altri prodotti di calzetteria havvi un pezzo della cosi detta pelliccia inglese ( Fleecy Hosiery ) di co- tone 6 lana eseguito da Paolo Uboldi in Milano , pel quale ottenne nel 181 o un privilegio esclusivo di cinque anni. Accennianio per ultimo alcune calzette e guanti lisci di Venceslao Fegenbart e di Venceslao Fischer di Aresdorf in Boemia. {^Sara condnuato . ) Bill Ital T. XXXVI. 98 APPENDICE. PARTE I. SCIENZE, LETTFUE ED ARTI STHy^NIERE. Suir irnpiego del sale commie per gli oggetti del giar- dinaggio , Icttera dl Samuele Parkes. Traduzione dalV inglcse di D. B, con un cenno del traduttore sill giardinaggio. I L giardinaggio chc p qnella parte dell' econoinia rurale la quale puo oia giustamente dix'si la piu amena e la piu dilettevole, dovea naturalmente in origiiie essere di molto circoscritta ; nia i desiderj dell' uomo che ne'prinii tempi si limitavaiio a soddisfare soltanto i bisogni reali , essendo andati di niano in mano sempre piu crescendo , il giar- dino , che dapprima racchiudeva solaniente qualche erbag- gio , e qualche pianta fruttifera pel sosteutaniento della faniiglia del povero, forni poscia jnnuraerevoli prodotti di lusso alle mense del ricco, ofFrendo una serie piu o meno estesa pel dilFerenti oggetti di utilita, d' ornaniento e di ri- •reazione. II giardino e stato 1' inclinazione dei re e la fecelta dei filosofij e se crediamo a Plinio , Epicure fu il primo che fornio un giardino inAtene, e nessuno prima di lui aveva pensato a trasferire il canipo nella citta (i). Ed era per r appunto in questo delizioso luogo , ch' egli insegnava ai suoi discepoli , che la sovrana felicita delF uomo consiste ncl piacere. Per verita diiBciltneute avrebbe potato quel (i) Pliii. Hist. nat. lib. XIX, cap. 4. \rp, rvnrr stt?\nier\. gg filosofo iinm:i!i!iurc luoi^o pin v:oiivenieiite alia voluttuosa sua cloLtriua. II piacere die deriva dalla coltivazione del giardino ar- reca salute al corpo , e quiete e tran([uillita airanimo; e 1' inclinazioue pel godimeato del luedeslmo e cosi natu- raie all' nomo , che si puo dire quasi universale. II pria- cipe di Ligne dopo sessant'anni d' esperienze assicurava che r amore del ginrdinuggio e Tunica passione che au- menta col crescere degli anni (i). Insino dai tempi dei Rouiani i piu elegant! della citta erano taloieiite iiivagliiti delle attrattive che ofFre il giar- dinp che qualora noa potevano possederlo vicino alia loro casa di citta procuravaao di forniarlo sui tetti (2). E la plebe poi non potendo altrauiente s'accontentava di crearne ill qualche niodo sopra le stesse liaestre per godere alnieno cosi deir immagiue delle delizie della campagna (3). Quaatuaque pero il gusto del giardinaggio fosse cosi esteso iafiuo ne' tempi andati , tuttavia da quaiito ci fu traraandato priacipalmente a riguardo della varieta degli erbaggi e de' frutti , i giardiai degli antichi dovevaiio es- sere inferior! di molto a quelli d' oggidi i, giacche fra le arti che si soao perfezionate a' tempi nostri non e del certo quella del giardinaggio die abbia fatto minori pro- gressi. E di fatto per accrescerue il valore e la varieta dei prodotti, peregrini alberi fruttiferi e preziose piante esculeati sono state trasportate a forza di fatica e di da- naro principalmente da quelle parti del globo che agli an- tichi erano onninamente sconosciute. Anzi non contento il coltivatore di questo arricchiniento con tale maestrevole industria ne moltiplico le specie col mischiameuto de* semi e del polline , che riesci persino a forzare la natura a partorire de' mostri del tutto nuovi ed iacogniti alia me- desima. E la passione di questa scienza e talmente forte a' di nostri , che qualunque scoperta la quale puo essere utile o alia vegetazione delle piante , o alia squisitezza e precocita dei frutti viene immediatamente dagli amatori senza risparmio pr.ticata. (i) Lettres et penaee. Toin. i. (2) Casaubono ad Sueton , August, cap. 7. (3) Jfha. luog. cit. ICO A P P E N I) ICE In conseguenza ili cotali osservazioni vcdemlo io clie da uoi vieiio trascniata luia sostanza clie Ic piii illuminate jiazioiii usaiio come utilissima per gli oggetti ile' veizicri e de' pomcti , ho creduto fin- cnsa grata agli amatori di questa scienza il presenlar loro una traduzione di una Me- moria, dove dilfusauieate sitratta dc'vantaggi die si ponno ricavare dalla inedesima. La sostanza di cui intcndo parlarc e il sal-comuue , r USD del quale, se])bene iu agricoltura aiiticliissimo , si puo dire clie sia presso noi quasi geaoralmente scouosciuto. GT Indian! , clie a ragioiie si possono ciiiamare i piii an- ticlii dclla giande lamiglia del genere uuiano , non meno clie i primi agricohori del uiondo , giacche le lor ricolte sono fuor di ilubbio le piu ricclie e le piu ielici di tutti gli altri paesi , spargono il sale come ingrasso , c bagnano i loro canipi coll' acque del mare (i). In uii (i^ M. Charpantier de Cossigny luembro dell' antica Accade- niia delle scienze di Parigi pailando delT agricoltura cinese in una sua Meiimria letta al Liceo, dice d' aver veduto i Cinesi a Canton adacquare le risaje coU' acqua salata del mare condutta tial fiume sojira le canipagne durante la marea crescente , che qoesta pratica e adottata anche alic Indie Orientali , e racco- lUandata dagli agricohori esperimentati sotto pena di non otte- nere clie delle ricolte mediocri. « J'en ai fait 1' esperience la » plus positive pendant jilus de 20 annees que j'ai reside aux » Indes a la cote du Goromandel ainsi que dans jdusieurs au'* 3) tres contrces de cat imuience , fertile et rlclie pays dont j'ai 5> parcouru toutes les provinces durauc neuf auuees conseciiti- » ves. Cette pratique est aiissi utile pour la vegetation et le » sncces de la recolte du ris quelle Pest pour einpecher que les » ilsiers inondes ne corroiiipeut Voir par des exalaitions insa- 3> lubres. ■» L'osser-azione clie ft qui M. de Cossigny iiieriterebhe d' essere ben ponderata da tutti que' governi negli stati de' quali sonvi delle risaje, specialaiente da quelli poi clie sono posti in una situazione di poter far uso delle acque del mare. E provatu dal fatto olie in que' paesi di cui paila 1' autore dove si vive principaliiieiite di riso , e dove i' irrigazione delli' terre h ri- dotta a sistcma , e viene coiisiderata come la base della scienza tleir agricoltura , le epideniie sono rare, le nialatiie non sono cosi frequenti come in altri paesi , e la vita degii uoniini j-rin- ci)>aluien(e alia Cina e piii lunga die altrove. — Veggasi lo stesso W. de Cossigny, Voyage a Canton, observation sur le I."'' vol. du Voyage de lord Macartney dans riuttrieur de la Chine , g 227 e 246. I'\RTK STRANrEfiV. lOI nvtlcolo Insorlto in qnesta BlMioteca (i) ho fatto osser- vare che questa sostanza t.iiito necessaria al condinieiito del cibo clelT uomo e altresi vcintag.'xiosa in molti rami d' a£i"icoltiira , e die specialmeiite usata come iiigrasso e riconosciuta nno degli agenti piii ford a promovere la vcge- tazione. Ho inoltre avvertito , die coU' autorita dello stesso Plinio potevasi pro vare die nnclie i Romani adoperavano il sale per gli i^si delP agricoltura e specialmente per glL ortaggi ; imperciocdie quest' an tore ci lascio scritto che alcune piante escnlenti non solo prosperano meglio , ma riescono altresi di tin sapore piu squisito allorche vengono inaffiate coll' acqua salata (2). E se neir aiidare de' secoli per gli errorl delle opinioni , e piu fors' anco per le gravose gabellc imposte dai prin- cipi sopi'a il sale, T uso di esso per gli oggetti d' agricol- tura si e quasi intieramente perduto ; fu pero il princi- pale ingrediente di tntti que' prodigiosi segreti che ci tra- mandaroQO gli scrittori de' bassi tempi (3). " Fene Madame »» la marechalle ducliesse de Brissac , ne descendoit jamais »/ dans ses jardins sans s'etro amnie d"un petit sachet de » sel marin ou de cuisine , et lorsqu'na carre de terre >i ne respondoit pas a I'attente du jardlnier, elle se plai- >/ salt a toucher ce carre de sa canne tout en assurant » que cela suffisait pour la niettre en plein rapport , le »> secret et la ]>uissance de rette bonne fee , qui au >i milieu meme du mallieur fnt la protectrice et I'amie >» des sciences et de ceux qui les cultivaient , qui les ac- » cueillit si -constamment , et qu'elle nienie fut si bien ac- » cueillie , seconder' et regrette par eux , toute cette puis- » sance consistait a projeter mistcrieusement solitaire- II ment quelques pincees de sel snr lo carre jnsqu'alors " maudit. Tout y prosperaii a vue d'oeil ; on voyait , »/ on croyait, on criait au miracle (4). (i) Maggio iSaa , toiu. xxvi. {ly « Pecidiaris mediciua Rapliano , Beta; , Rutiu s.iponti coll' ad.-.cquamento dell' acqua salara. ( Nota del traduttore. ) (*) Un secolo o due dopo questo periodo e prohaljile che i Romaui acquistassero maggiuri cognizioni sulla coltivazione dei vigneti ; uieatre noi leggiamo che ciica il 378 dell' era volgare PARTE STn.VNIEni.. io5 dal siio pvimo possessore , per ciii era clivcnnto quasi ste- rile i e che allorquando a forza di cura e di attenzione cgli lo :bbe reso fruttifero , i suoi vicini, i qnali non avevano alcuna idea die le piante potessero niigliorarsi tanto colla coltura , e i loro vigneti erano senqire stati molto meno frnttiferi , divulgarono una favola cIi' egli si fosse procacciato un tale straordinario raccolto col mezzo dell'arte magica e della strogoncria. A]ipare inoltre da una varieta di testimonianze clie gli anticlii erano egnalmente ignoranti della maniera di allevare gli arljusti , le erhe e le piante. Alcuni di essi tali qnali venivano coltivati, erano conservati per gli oggetti nieramente di medicina, e seb- bene i posscssori di (juesta scienza avessero sifFatto incita- niento , le cognizionl loro intorno alle varieta sembra clie fossero limititassinie. Teofrasto. scrittore di nn grnn credito, il quale diligeiitemente fece una raccolta tanto delle piante, che de'minerali , e che non si accontento di farla soltanto di quelle della Grecia y nia viacgio nell'Egitto, nell' Etio- pia e neir Arabia per T avanzainento di questa scienza , non pote ottenerne piii di 6c o specie. II sig. Rollin per altro ci dice , che quando per ordine di papa Nicolo V alia meta del decimoquinto secolo fu stampata una tradu- zione dell' opera di Teofrasto, i medici di quel tempo, forse r unica classe d' uomini che si occupava dell' ordine delle piante , furono si mal soddisfatti degli angusti con- fini della scienza botanica , che si risolsero di andarne in traccia in quegli stessissimi luoghl , da dove Teofrasto ed altri antichi avevano scritto. Aggiunge lo stesso che in conseguenza di tale risoluzione furono fatti de' viaggi alle isole delf Arcipelago, nella Palestina , nell' Arabia e neir Egitto ; e queste spedizioni furono coronate da un tanto successo , die nel cominciamento del i6.° secolo i dotti posscdevano di gia la descrizione non di 600 sole piante, ma di piu di 6000, colla figura stampata di cia- schediuia (*). quelli die si erano stabiliti nella Bretagna, trovando die alcuna parti deir isola erano convenient! alia piantagione de' vigneti ot- tennero dall' iniperatore Frobo la perniissione di piaiitare delle viti qiiivi, e ne ricavaronu del vuio. Plinio lib. Xiv cap 3. Nota dclC autore. (*) llolliu , isioria ddie arti c delle scienze degli antichi , vol. m. 106 A 1' P E N D 1 C j- Scmbra per akro che la botanica non alihia preso I'a- spetto di una scienza che lino al principio del passato se- colo ailorche Luigi XIV con una magnificenza conveniente' ad un principe grande incai-ico il sig. Tournefort d' in- ti'aprendere un viaggio botanico in molte delle provincie dell' Asia e dell' Africa per i-accogliere delle piante , e per fare delle osservazioni in gencrale sopra la storla naturale. Quel grand' uorao ricevette V ordine del re nell'anno 1700, e quantunque fosse egli gia di ritorno nel 170a per ti- more della peste che faceva strage neir Egitto , tuttavia trasporto in patria molte piante sconosciute , ch'egli ne pote enumerare i356 specie dlstinte , senza inchiuderne al- cuna di quelle che aveva gia raccolto ne'suoi primi viaggi. I dotti sparsi nell' Europa andarono superbi di questo acquisto , e Tournefort fu considerato essere uno de' piii grandi ornamenti della Francia. In lughilterra per altro noi abbianio avuto 1' eccellente e chiarissimo John Ray , uomo clie ebbe egual diritto alia nostra stima ed amnii- razione e che per verita precedette piuttosto Tournefort , e fu egualmente assiduo nel suo impegno , di promovere la cognizione delle piante. In conseguenza delle fatiche di questo grand' uomo , e de' metodici avanzamenti ch' egli procure alio studio del regno vegetabile unitamente ai posteriori lavori di Boerhave , Linneo, Hudson ed altri, la botanica verso la meta del secolo passato ottenne un posto distinto fra le scienze d' Europa. Tali sono i frutti di un'industria inJefessa ailorche e diretta dal gusto e dall' energia di anime grandi; ma le scoperte e le classificazioni delle nuove piante non furono i soli beneficj che derivarono dagli sforzi di un grand' uomo tutti diretti al conseguimento di un oggetto importante i giacche colla cognizione delle piante si aumento la neces- sita de' giardini (*) , e siccome questi divennero seuipre pia (*) Sono del parere che nella gran Bretagna anche prima della conquista della Normandia vi fossero de' g:ardini apparte- nenti ai monaci , iiia the fra gli abiianti in generale non vi fosse questo utile lusso. Erauvi akresl degli estesi vigneti nel duodecimo secolo. William di Malmesbury dice clie le uve che produceva la vallata di Gloucester erano di un sapore dol- cissimo, c davano eccellentissimi vini , ma questi erano parimente di proprieta dei gran baroni, dei monaci e degli abbati, giacclie la massa degli abitanri del p;iese non partecipnva ne al rredito, ne al vantaggio di questi stabiliraenii, Nota dell' autore. PARTE STRANIERA. IO7 comuni , il pubblico gradatamente acquisto un' inclinazione per le piantagioni , sinclie il desiderio di possedere un giar- dino divenne generate in tutta 1' Europa. I camhiamenti che da cio derivarono alia societa fu- rono niolti ed importanti ; ed io noa dubito che una persona che viaggiasse ora in Europa, e che fra gli og- getti delle sue indagini avesse qtiesto pure , troverebbe che il carattere di ciascuna nazione e piii o meno pregevole in proporzione del gusto che in essa doniina pel giardi- naggio. Se mi si domandasse di annoverare le cause che produssero quell' avanzamento di civilizzazione , il quale gradatamente si stabili negli ultiuii due o tre secoli , io dovrei certissimamente niettere 1' introduzione dell' arte de' giardini subito vicino all' invenzione della stanipa. II possediinento di un giardino ha una tendenza naturale a raddolcire il carattere il piii feroce , promove 1' attac- camento al suo paese e raddoppia il pregio della propria abitazione. Ed allorquando la sua coltivazione e intrapresa con grandissimo atnore non solamente somministra un in- nocente mezzo d' occuparsi nelle ore di ozio , ma ottiene altresi 1' importante effetto di divertire 1' attenzione da tutte le incrmazioni basse ed indegne. BuiFon , il celebre naturalista francese , era tanto inva- ghito del suo giardino che innalzo un padiglione nel centre del medesinio per poter ivi stadiare piii agevolniente. La egli ordinarianiente si ritirava alle cinque del niattino , ed era allora a chiunque inaccessibile. II principe Enrico di Prussia chianiava questo campestre ritiro la /< culla della storia naturale. » E 1' illustre lord Bacon pronuncio *< essere il giardinaggio il piu puro fra i piaceri umani, ed il piu giande sollievo alio spirito dell' uomo. » II diffondere il gusto del giardinaggio e a mia opinione uno de' piu riguardevoli effetti dello stabilimento di tutte le societa d* orticoltura ; ed io non dubito che considerata soltanto sotto questo aspetto la Societa Scozzese d' Orticol- tura si riconoscera essere vantaggiosa in un grado emi- uente. Quindi menire dirigo questo mio scritto ai mem- bri di questa rispettabile adunanza , io spero che mi sia concesso dire , che vado superbo d' essere stato arruo- lato fra coloro i cui sforzi tendono non solamente all' a- vanzamento della storia naturale e ad ogni genere d' e- conouiia rurale , ma eziandio a promuovere le abitudini it>8 A p i> E N n I c i: e le Inionc Incliiiazioni moral i. Ponctrato dn qncsti sontl- menti io godm sommnmente so lo scgueiiti osservazioni , e raccolte di fatti risguaidanti nii sogjietto, di cui il pul,! blico sembiM ora preiuleie un grande'interesse , potraano ecciwre in qualdie grado ua gciioralc desiderio negli al- tn di promovcre gli oggetti importanti della societh'. 11^ soggctto die ora ho scelto a discutere ed indagare si e r aj^plicazione de] ml comune aglL oggetti deW Ortlcol- tura, i cui difTerenti rarai io mi olTro di esainiiiare nel- Tordine segucnte: 1." Che il sal comune allovdie e usato colle proporzioni dovute ottiene l" efFetto di promovere ij vigore e 1' accre- scimento del vegetabili ; a.° Ghe Io stesso ha la proprieta di rendere gli al])cri fruttiferl e gli erbaggi non atti al nutrimento ed al nascondiglio de' vermi e degli insctti ^ 3." Che il sal comune e una delle piii efficaci sostanzc die si possa implegnre in un giardino per ottenere la di- struzione de' vermi ^ degli insetti ; 4.° Che il sal comune puo altresi adoperarsl con im- portante vantaggio per distruggere le erbe bastarde eel altre piante nocive. Sotto la prima divisione del nostro soggetto e da os- servarsi che il celebre dott. Darwin trattando del sal co- mune come ingrasso per le campagne asserisce che qncsta sostanza " e uno stimolo il quale eccita i vasi vegetabili assorbenti ad un' azione maggiore dell' ordinario , e che questo accresce per una certa quantita il loro aggrandi- mento abilitandoli ad assorbire piu nutrimento in un dato tempo , e conseguentemente ad eseguire le loro circola- zioni e secrezioni con maggior energia. » II sig. Hum- phry Davy , da cio ch' egli dice nella sua chimica agro- nomica , sendora , da un' altra parte , credere anche pro- habile tt die il sal comune agisca come ingrasso entran- do nella composizione delle piante quasi nella stessa ina- niera del gesso , fosfato di calce e degli alcali. » Ognuno conoscera che queste opinioni sono di un gran peso , siccome pero poche persone , parlando comparati- vamente , saranno capaci di conferniarle colle loro pro- prie esperienze in conseguenza della limitatissima atten- zione che si e prestata fmora all" uso del sale pel giar- diiiaggio ; forse la piii utile maniera di trattare questo TARTli STUANIEU.V. J O9 so2getto sara qiiella di porrc sott" occhio iklla Sdticta le le- stinionianze di (juegli uoiiiiiii pratici , i qiu;li Imnno gia pulililicati i resnltati dei loro esperiuienti , ed allora de- durne quelle cuiiclusioni die seiubrano esseve giustilicate da quaiito ci veune da' medesimi comnnicato. II dottor Brownrigg il quale nell' anno 1748 puliblico un" importante opera n sopra Parte d'l fare il sal comuue >i stabilisce quanto segue: "II sale, dic'egli, coiitribuisce grandemente a rendere fruttifera la terra , e quaado viene coavenienteniente usato come ingrasso fornisce un grande nutrimento alle biade ed agli altri vegetabili , e rende i regni ricchi e fertili dove avviene che il terreno ne al)- bondi II pag. i58. II sig. Hoilingsliead, gentiluomo d' una ragguardevole ric- cliezza, il quale risiedcva vicino a Cliorley in Lancashire, ed impiego niolti anni nel fare df^gli esperimenti suU' uso del sal couiune come ingrasso , e clie inoltre fece sforzi eilicaci per ottenere la rivocazioue della legge sul sale , pochi anni prima della sua morte publjlico un' interessan- tissiuio opuscolo su questo so!',|^etto. In quest' opera , alia quale io suno grandemente deliicore delle piu utili infor- luazioni , cgli riferisce , che quando 1' uso del sale sporco era concesso agli agricoltori senza il pagameuto della ga- l)ella una persona abitante vicino a Middlewich in Che- shire vango il suo giardino nell' autunno niischiaado colla terra una quantita di sale sporco. La prima vera seguente il terreno fu vangato e zappato nella maniera comune , e furono in esso piantati de' pomi di terra. La raccolta c!ie se ne ricavo fu tale die sorpasso di molto le sue piii "vive aspettazioni ; e fra que' ponii di terra ve ne furono ■venti , i quali pesavano sessanta liliL-re (i). i> Moke altre tcstimoaianze potrebbero cssere aJdotte in ])rova de' ])eaefici effetti del sal comune nella coltivazione de' pomi di terra, ma io non ne rammento nessuna tanto dccisiva quanto quella del reverendo dott. Cartwright, che e publjlicata nel quarto volume delle Comunicazioni fatte al Consiglio d' Agricoltura. Avendo egli preparato un pezzo di terra per gli espe- rimenti, il J 4 d" aprile del 1804 una porzione di terreno (1) La libbra inglese di ouce 12 e ej^uale a once 3 gross! 7 deuari 3 della libJjra uuova italiaaa. no APPENniCE fu disposta in porclic ciasclieilmia della larghezza di nn yard (i) e qnai-anta di huigliezza, ventiquattro delle qiiali furono ingrassate in difiereiiti inaniere; una delle dette porche non fu ingrassata , e sopra quindici ajuole fu posto il sale nclla proporzione di un quarto di un peck per ciascuna ajuola (a). Nello stesso giorno tutto il detto ter- rene fu piantato a ponii di terra inettendovene una sola fila in ogni porca , ed affinche T esperimento fosse eseguito con tutta r esattezza possibile in ogni porca si pianta- rono pomi di terra della stessa qualita. II giorno 21 di settembre furono cavati i pomi di terra, e verificatosi colla maggior diligenza il prodotto d' ogni fila, risulto , die in tutte le prove, una sola eccettuata, dove fu usato il sale , la raccolta fu trovata superiore ; cosic- che di dieci difl'erenti ingrassi, la maggior parte de' quali sono di una conosciuta ed vcsperimentata efficacia , il sale si riconobbe supei'iore a tutti gli altri , quando se ne ec- cettui un solo , cioe cliandelys graves : quella aj uola nella quale il sale si conibino colla fuliggine produsse la miglior raccolta di tutte le altre. , Ma la circostanza piu singolare e quella che mi ha Indotto a sottomettere la descrizione di questo esperimento alia Societa e che dove fu usato il sale , sia solo o com- binato con altre materie, le radici furono intieraniente salve dalla rogna alia quale i pomi di terra vanno spesso sog- getti , e da cui nessuna delle altre ajuole ando esente del tutto , sebbene vi fossero nello stesso campo circa qua- ranta ajuole di pomi di terra oltre quelli che furono pian- tati a cagione di questi esperimenti, ( Sara continuato. ) (i) II yard quadrate sta a o,836 del metro quadrate. (3) II peck che equivale a due gallant Sta a 0,0893s della soma. PARTE ITVM\NA. Ill PARTE II. SGIENZE, LETTERE ED ARTI ITALIANE. OPERE PERIODICHE. D, GRAN DUGATO DI TOSCANA. Antologia di Firenze , qnaderno ^S.^ ISCORSO a." di Antonio Cocchi sopra Asclepiade. — Viaggio neir interno deirAfrica , del dottor Ontney , del niaggior Denham e del tenente Clapperton. — Lettera sopra un quadro di Giulio, roinano. — Poesie di Angelica PaZZt. — Sulla carith modellata da Lorenzo Bartollini , lettera di Pietro Giordani. — Genesi del diritto penale di G. D. Romagnosi. — Risposta del sig. Say al discorso del sig. Si- siiiondi sulla proporzione fra i consumi e i prodotti. — Ragguaglio dolle operazioni degli eserciti confederati agli ordinl di Schwarzenberg e di Bluclier in sul finire del i8i3 e nel 1814. — Osservazioni intorno ai moderni sistemi siiUe anticliita etrusche ecc. , di Sebastiano Ciampi. ■ — Discorso di Stanislao Grotanelli , prof, di medicina clinica air Istituto x-eale delle scienze di Parigi. — Bullettino scientifico n.' la. — • Necrologia del padre Bartolomeo Gandolfi e del senatore Gottardo Solari genovese. ■ — Bul- lettino bibliografico n.* XI. — Osservazioni meteorologiche di ages to. STATI PONTIFICJ. Qiornale Arcadico di Roma^ quaderno 67.° Scienze. Sul geofagisnio , o sia suU' uso d' alcuni indi- vldui e popoli di mangiar la terra : osservazioni fisiolo- giche di Stefauo Camilli. — Sulla traspirazione pohuonare , 112 APPENDIGE IMemoria di J). Piwli. Sulla trasjjirazlouc ]iolmonare, Me- nioria lisiologica del dottor Giorgio Regnoli. — Sul fa- iiale mariuimo a luce riflettuta , ed a tempi egnali oc- cultata , in altivita nel porto d' Anzio e da attivarsi negli alti-i porti dollo Stato Poiuificio , d' iavenzione del cay. Lodovico Linotte. Letteratura. Per 1" csaltazione al sommo poutificato di Leone XIl , aduaanza tenuia dagli Arcadi nella sala del Serbatojo il giorno VI di Scinoforione , Oliinpiade DCL, anno III." dalla ristaurazioae di Arcadia, Oiimpiade XXXIV, anno II.* (6 giugno ]o2.4). — SuH' esistenza delle due foci del Tevere prima della costrnzione del porto Claudio, del cav. Lodovico Linotte. — Dicliiarazione del verso di Dante " E di tratt'i peunelli avean sembiantev di L. Biondi, — Osservazioni sopra alqnaiiti luoglii della divina Gonimedia , di L. C. Ftrrnzzi ( coatinuaz. ) Belle Artf. Memorie intorno alia vita ed alle opere del pittore Giuseppe Errante, raccolte da F. CanccUieri. — Intorno le pitture del nol^ile Caetano Cioja, Varieta'. Due souetti inediti di Daate Aligliieri. -— Saggio di statistica della citta di Verona , del coute Ignazio Bevilacqua Lazise. — In inorte di Antonio Canova, terze riuie di Giamljattista Spina. — LoJe delle donne , stanze di Antonio Tanari. ■ — • De' Coniizj centuriati presso i Ro- niani , secondo cio die n' inse!;na la republjlica di Cice- rone , pel sig. Niebuhr. — ■ Un' iscrizione ed una poesia latine di Micliele Fernizzi. — Del vocaljolo plagicre in un sonetto di Dante da Majano. — Teatro di D. Pietro Calderon della Barca dallo spagiiolo voltato in italiano da G. B. — Delia morte del conte Giulio Perticari , lettera del conte Francesco Maria Toricclli al cav. V. Monti. '— Inscrizioni latine di F. Cancellieri. — Prospetto di asso- ciazione nil' Kvpositio juris pontificii juxta recentiorem eccle- sicB aiscipUnam , U. Giraldi. — Osservazioni meteorologiche eJ idrauliclie di luglio. lilcrn , quadcrno 68.° SciKNZE. Lettera del prof. /1/orz'c/iJrat sopra T uso medico deir olio di Croton-Tilli. — Saggio sulla topogralia fisica del suolo di Tivoli , di A. Cappello, Letteratura. Sacrario gentilesco illustrate dal conte Caliani NapioaCi lettera V. —- Jlaccolta di sentenze e di rVUTE IT V1.I\NV. I I 3 umssime tolte da lUosoli , poeti cd aiitori antichi e mo- denii. — Epicedio a Ferdiiiando III Granduca di To- scaaa , di SalvagtioU Marchetti. — • Osservazioni sopra alqiiaati Iiioglii dclla divina Coiiimedia, di L. C Ferruzzi. — i Versi greci-latini-italici di L. ForrnLciari in morte di Maria Luisa Duchessa di Lucca. — Snl porto d' Anzio autico sou»- plieissima j;ivija de' viilUi sjiosi. La santiia poi delle ("tsto e del rito , il culto dellc diviiiita jille cjuali inecipunmente erano ia ciira le nozze. e le lodl dclla virtu, furono na- tmalmeiite in cjwesto occasion! i piu acconci argomenti del canto. Perclie le Muse , scnipre die possono , livolgon la loro voce all' utile di (juelia eocieiit la tpiale esse hanno fondata, J\la cauibiafe le lelnrioee credcnze , e diininuita , col volger del tempo e colla dimendcanza delle ])riniitive ori- gini , la vcnerazione di quelle solennith , i poeti ricliie- sti del canto ndularono la yanit'i degli sposi; poiche te- iiiettero di riuscir loro o gravi o ingiuriosi, niettendo ad essi dinanzl i precetti c gli esempli di una virtu die non vor- rel)l>ono seguitare. Se non che pul , vergognandosi insieme i poeti e gli sposi di cosi aperta. vilta, perche le nozze non si facessero inonorate e senza 1' allegrezza deicarmi, alcuui si avvisarono di festeggiarle pubblicando cjualclie opera d' antico antore. Cosi fecero tra i Latini, e cosi fanno oggidi fra di noi non solaniente coloro die voglion tuggire ogni taccia di adiilazione , ma qnelli eziandio die non si tengoa da tauto da uscir con nuove inveazioni. E in queet"' ultimo nuuiero si pose per soverchia modestia Selileo ()), il quale in occasione di nobilissinie nozze pub- hlic6 e tradusse il carme del Gnidoboni die qui annunziamo. Di fpiesto poeta non trovasi alcuna notizia presso co- loro che lianiio scritta la Storia dell' italiana letteratura ; indizio ch' egli non sali mai in gran fama. L' eta in cui egli visse fu piii famosa pe' suoi molti eruditi che per la forza e i' originalita degl' ingegni. I piii scrivevano allora in latino , allettati dai codici t!ie si venivano di niano in inano scoprendo : nia perclie non sapevasi ancora discer- nere gli scrittori del secol d' oro dagli altri , rimase in- certo il gusto e indeternunata 1' imitazione fuio al decli- nare del secolo od al principio del susseguente. E questa (i) Questa parola , se non ci trae in iuganno qnel poco die noi studiamuio nel greco , precede, dalle due voci rr; e (piX'sixt, e si2,nifica ti-amo o bcn-ti-voglio. La quale etitnologia , dii ia consideri insieme col luoga a cui il codice appartiene, niani- iestera chi sia I'autore della traduzione , e se con vagione di- ceuuiio che fu soverchia la sua modestia. P^IITF. ITAtTANV. Il5 iiirtrtez/a ed iacguaglianza si ravvisano appunto nei versl del Guidoljoni , il tjuale dovctte scriverli verso F auno 1460 qnando Galeazzo Sforza 11011 era ancora sncceduto al padre ncl Ducato di Milaiio, Dopo ijuesta osservaziorie geaerale uoi 11011 fareiiio piu parole dello stile. II poeta da priiicipio al siio compoiiimeato diccndo , com" esso iiivcstigatido qxial fosse il niaggiore fra tiuti gli eroi , si persuase cUe qnesto onore alio Sforza era dovuto. Non e possibilc ininiagiiiarsi uu' adiilazione piii aperta e una Inij^ia piii grave: e noiidinieno il poeta soggiutige : Cosi , gran Prcnce , Coriesc. tu mi porga lulito , come A furten chiaro in brevi canni io vo!o. Ma quali potevaiio essere le jjrove di cosi eccelsa virtii, se Galeazzo Maria non aveva conipiuto per anco il quarto lnstro?Aveva forse egli guerreggiato in compagnia del pa- dre, come si narra diScipioue, o aveva giurato gia sul- raltarc, a somiglianza di Aiinibale , la ruina di Roma? II poeta , a provare clie Io Sforza vince i piii famosi eroi dell' anticlnta , canta il viaggio c!i' ei fece ancor fanciuUo a Ferraiui per ossequiarvi Federico III." Lo paragona aj Apollo ed a Gastore domator di cavalli : lo introduce di- nanzi al nionarca : tocca delP orazione die recito, e gli predice die se i destini gli concederanno niaturi giorni , Senofonte e Cicerone gli cederanno il vanto deir eloquenza. Ben e vero die alcuni storici rammentati dal dotto vol- garizzatore parlano onorevolniente di quest' orazlone , ina clii non vede die T elogio del poeta sarebhe soverchio ad ognl provetto oratore , non die ad un figliuoletto di nova anni, il quale naturaliiiente recitava Ic cose altrui ? Pure il poeta non si sgomenta ; ne pago alle sue lodi iie pone alcune sul labbro dello stesso imparadore e suppoae die gli dicesse : Generoso fanciaUo , alcun eroe , Sovra cui non t' innalzi in ogni lawle , Non prodiisse finor nostra Lamagna. Alle lodi di Federico succedono le carezze di Borso , nuovo duca di Ferrara , dalla qual citta il nostro croc in conipagnla di Borso medesimo se ne va a Venczia ^ e quivi gia Io troviarao , niancando ( per luia lacuna del codice ) la descrizione di quel vioggio. Ii6 Apri-NnicE Tosto die i p.^^'i deW Adruiru donna Smtiro le tiw jirore a se vicine , Lieti accorsew a gara pcpolando Di mille e mille niwi la higuna. Ognun brania vcdtrt it volto amabile ; Chi lido a piora so^ra i remi incurvasi , Chi spiega al vento il podtroso canape Fin dell' alhero al soinmo , e dd vodfcra Degli iforzeschi il name. 11 nnire e I' acre Fan eco ai grldi , e binndteggiare scorgesi Per infinite v-dc il curvo tiiargiae. A quosti Ycrsi, die ancJie nel testo sono Ji buona tem- pra , scguit.i una. delle soHte esagerazioni in lode tli Ga- leazzo. II Vencto t'oscarini actoglio il giovinctto peregri- nante , il quale al dir del poeta . . . con mdliti accenti e chiara voce Che ingentdir le ficre e trar le querce Potria dagli aid monti , e te correnti Ferniar de flam i , i desmti nodi Di pace proponcndo , al pianto sforzi D' Adria gli abitator , I'alnio senate , E qiumd cerchio /anno crllegri aspetd. E cosi va tessendo il poeta. la narrazione di questo viag- gio e di un successive ehe lo Sforza medesimo fece di nuovo a Ferrara ; nfe mai stancasi di colmaie di lodi il suo eroe. E si egll e pur quelio Sforza a cui gli storici daiino quella pewinia taccia dell' ingratitudine verso la propria madre ; a tal che non dubitano di asserire che 1' infelice donna mori di dolore pei cattivi trattamenti del ligliuolo. Ed egli medesiaio poi , vennto in odio a' suoi sudditi sic- come ambizioso , dissoiuto e criidele , fu ucciso a tradi- niento dopo non molti anni di slgnoria. Se non che que- sto carme fu scritto essendo lo Sforza aucor giovinetto , ed egli forse non dava allora iiidizio della perversa sua natura. Dalla pubWicazlone adunq»;e di questo manoscritto non puo venirne alle bnone lettere una notevole utilita: cj^iando per lo stile appena puo dirsi mediocre ( e una mediocre latinita e una grande niiseria ai di nostri ) ; e per 1' in- venzione e veramente meschino e puerile. Del resto cre- diamo di poter dire che il componimento guadagno non poco neUa versione , in cui lo stile e sempre uguale , la PARTE ITALIANA.. T I -7 frasc seiTipre nobilc e pura. II versegglare poi patrelibe seiiibrare di qiiaiiclo in quaiido dignitoso nelT origiaale , noii nieao che nella tradiizione : ma in questa per lo contrario e sempre uuiforuie , noii si s'on'ia niai al di sopra deH' ar- gouiento , ne cade mai si abl>ietto che il lettore se ne of- fenda ^ siccoaie avviene a chi Ie;;ge il carme latino. A noi pare insoinina cbe il dotto Editore siasi reso degno di molta lode ill tntto questo lavoro , se forse noji si eccettua la scelta deir opera puhljlicata. Ma noi gli applaudianio di buona voglla a ache in questa parte , e perdoniaino assai volentieri al Guido'noni la sua misera poesia , se questa potra esscre corainciamento alia pubblicazioiie di alti-i ma- noscritti csisteati nella Bihlioteca Ambrosiana. Che vera- raente e gran daniio , die im si anipio tesoro di codici antichi si giaccia infruttuoso , e cUe noi Itaiiaiii compe- rianio a caro prozzo le congetture degli sti-anieri iutoriio air emendazioiie dei classici groci e latini , cjnando po- tremiiio per avventura col soi.:corso di quest! manogcritti diffoiidere cotal luce che fosse maravigliosa a tutta 1' Eu- ropa. E questo uniile Sefileo che iion disdegoa di ingen- tilire la nieschina musa del Guidoboni , potreljbe U"attare coti sicura niano i volumi de' pia severi scrittori greci e latini , ouorandone se medesitno , e la Biblioteca a cui egli nppartiene, e la patria. Delle sedi e cunae dclle inalatUe nnatomicamente in- vestigate da Gio. B. Mornngni. Lihrl cinque, pri- ma vcrsionc itullana di Pietro Maggesi, dottorc in filosofia e medicina. VoIujhI 2.°^ 3.^ e 4.° — Mi~ lano ^ 1824, stamperia di Felice Rusconi , in 8.° Abbiaino gla aunuuziato il volume i.° di questa tmdu- zione ( tonio 3a.°, pag. 266), dichiarandola utilissinia e lodevole per ogai riguardo. lu questi tre volumi di con- tinuawaiie dobljianio seinpre pin encouiiare lo steseo la- voro sostcuuto con eguale studio ed alacrita. — II volu- me a.° tratta di alcu/ic affeziurii suimrose ; della frenitide e del delirio ; della mania , meUincoHa e idrofohia ; dell' cpiles- sia ; della convulsinnc , della paralisia ; dell' idrocefalo , e dei tumori ncqaosi della spina. 11 volume 3." versa sul ca- tarro ; sulle malattie degli occlu , degli orecchi e delle nari , con un cenno nilla halhuzif, sulle ledoni ddla respirazione Il8 AI'TENDTnE per ca£::ioni esterne cd interne. Si continua ncl 4.° volunis a trattare delle Icsioni diila rcspirazione per aneurisme del cuore e deW aorta pctlorale; dclla soffocazione. e della tosse ; del dolore di petto , di costole c ' del dorso, Importa cli far noto che qnesta versione del clottor Maggesi ha uii pregio chc la puo rentlere preferibilc alF originale medesimo ^ in quanto chc aiiche le piii stimatc edizioni latine sono in molti luoglii sconotte od erroneo per colpa dei tipograii ; c la detta traduzione iiivoce csce nionda di queste niacchie nediante il riscontro del manoscrvtto autografo , pfezioBO possesso del dolto sig. nvvocato Francesco Reina. Elementi d algebra c gcometrla ricavati dai jnigliori scrittori di matcmatica per opera del cav. Brunacci. Quinta cdizionc, r'wedata cd lUtistrata. Ad uso delle Univcrsitd c de' Licci. — Milaiio , mdcccxxif, dair imperiale regiu Stamper la ^ di pag. i^^., in 8.*^ e tav. S. In mezzo a tanti Inioiii corsi elcaietitari di matematica osiamo dire francainente essere uno de' piii prcgiati e de' piu utili alia pul^Jjlica istruzlone qnello che gia da molti anni compilo il cav. Brunacci, e di cui ora annunciamo la quinta edizione procurataci dallo stcsso valente glovine Ma- temaiico , al quale e dovuta la qunrta , ov' egli avea corretii alcuni errori del teste e aggiunte moke note tendcnti a ri- schiarare qualche dottriiia , ciie V illnstre professore di Pavia neir angnstie del tempo e di piii gravi occupazioni avea leggeriueute toccata. Lo spaccio di queste edizioni e la con- tinua ricerca che si fa dell' opera , segnatameate dall' Italia meridionale , ci sono prove noa dubbie de' suoi pregi , che consistono J, secondo noi , nell' ordine lucidissinio , con cui sono distribuite le diverse materie , nel laconismo delle espressioui portato solo a quel grado che non possa nuo- cere alia chiarezza de' concetti , nella precisione severa delle dimostrazioni che nasce dal conosciniento profondo di tutte le ricchezze della scienza , e nella tenuita insieme del prezzo, che si accomoda ad ogni classe di scolari. Nel fascicolo 53, maggio iSio , abl)ia!no estesaniente fatto conoscere le aggiunte delT egregio editore nella quarta ristampa : in quanto alia quinta diremo , ch' egli pose PAUTE IT\LI\N\. 1 r jjiligente cura, perche re;lizlone potessp vantare ancora piu dcile prccedenti una nou orJhiaria corrczione tijtogralica, e riuscisse di piii comoda letttira : del che abljiamo uaa prova ueir accrescinto diametro del carattere delle note , il quale, a dir vero, nella quarta era troppo piccolo. La conedo pure di nnove note, die i professori della scienza sapranno ginstainente apprczrare, e iVa le qaali noi cite- renio soltauto quolla posta alia pag. 376 , che diiiiostra aifine rigorosamente quell' unica proposizioae clie in questi eleiuenti essendo del tutto appoggiata alia definizione X del libro VI partecipava del i'.ii'etto riconosciuto da gran tempo in quel pa330 di Euciide. Abhiamo pure trovato pill ampiamente trattata la teorica delle alligazioui , e nel secondo dei casi conteinplati nella nieJesima si b riniar- cata r osservnzione verauiente iaiportaate , che il nuinero delle arhitrarie , da cui si fanno dipcadere le incognite del prolilema , puo crescere oltre il nuinero di quoste stesse incognite, come fa vedeie ncl cp.so di qnattro quantita da niescolarsi, che danno sei arhitrarie: il che Locia a colui, clie dee fare la miatora, un arl'itrio per diminuire od accrc- ecere la quantita d' alcuno de' couiponenti secondo 1' inte- resse particolare clie vi ha. L' editore , che nella quarta riftainpa avea gia fatto un grande layoro , lo ha perfczio- nato in questa, e si e acquistalo un nuovo diritto alia ri- conoscenza dol pubhlico , e preiipuamonte della gioventd studiosa , cui in questo prezioso libro ha data un' eccel- lente guida ai prinii passi clie mette per T ardua carriera delle matoniatiche discipline , suUa quale egli ha gia segnate tracce huninoso. C. R. Elogio storlco dclt abate D. Luigi Bella professo- re ccc. compoito dal sarrrdote Santo Rossi. — Cremona, 1824, dalla tlpografia proviiiciale del fratelll Manini. Opiiscolo in 8.^ Lo spontaneo commovcrsi di una citta a pubblica al- legrezza o inestizia e cosa si rsra ai di nostri , che do- vunquc A'edianio cio intervenire , quivi e mestieri che vi ahbia un' assai straordinaria cagione. Questo difficile csem- pio fu date air Italia poc' anzi dalla cltta di Cremona ; che in morte di Luigi Bello fece manifesto , la presente I20 ArPENDicr. eta noa cssere poi si ncgligente della viilu cl.i non sapere pregiarla vivente, od onoraila c coinpiangerla dopo la touilja. E coloro che iie' giorai di quella morte furono in Ciemona, paiiaoo di una coniune tristezza, dipinta quasi sul voko di ciascliedua cittadino \ c tutto il rlmanente deir Italia pote larne lagione dai inolli scritti die d' ogni luaniera si publilicaroiio , non taiito ad esaltare i nieriti del Bello (c'.ie cio non era mestipvi) q nan to a disaccrbare il dolore di aveilo perduto. I quali scritti , sebl^ene cre- diauio cbe nessuno per se medcsiuio sia riuscito suflicieiite al soj;'vctto , pure bastarono tutti insiciiie a far conoscere quanto il Bello fosse ainato da' suoi coinpatriotti ^ ncl die al parcr iiostro e ri]>osta la sonima di tutte le lodi. Pe- rocdie un belF elogio fa qualdie volta dettato per arte di eloquenza anche in onore di qiielli die liuoni non era- no; nia il pianto delle iiitere citta non fece sentirsi giara- niai sulla toaiba dei vili e dei tristi. Noi pertanto fuggl- renio T incarico di censori , ne ci faremo a notare i ilifcttl die ci parve di ravvisare in alcuno delle prodnzioni pub- blicate per onorare il Bello; afiinche , in uiez/o a tante lodi di quel trapassato , la nostra censnra non pigli le senibianze deirinvidia. E soltauto facendoci scorta a coloro die, senza leggere troppe cose^ vorranno aver notizia della condizione , dcgli studj e delle virtii del Bello , proponia- mo loro r Elogio Stonco del sacerdote Rossi ( ora Ilettore del CoUegio di Cassano), il quale crediamo che possa tener luogo di tutti gli altri , e da cui abbiam tolta oc- casione di questo articolo. Lo stile non fe forse tale nep- pur qui da contentarne i piii scrupolosii ma cltrcclie non e mai ne affettato , ne alibietto, e sempi'e condito da non so qual venusta , atUuta principalmente ai l)uoni scrittori latini , che fa perdonar di leggieri il difetto di una juaggiore eleganza. Quivi poi e posto in pienissima luce il carattere morale , e il vero nierito del Bello ; e la lode e si rimota da ogni adulazione, die se taluno vorra confrontare, per cagione di esempio, le cose letterarie del Bello colle parole del llossi, credera ch' egli sostenesse le parti di giudice piii presto die quelle di lodatore. TARTE ITALIA.N\. 121 Storia cronologica del Romani , con osservazioni , compilata dal dott. Francesco Crivelli Veronese. — Verona, 1820-24, dalla Societd tipografica , tomi 3, in 8.° Lir. \i. 21 {In 3Iilano si vende da Fusi ^ Stella e C. ). Se tutti 1 compendj , sia di sclenze o di belle arti, sia di storia o d' altro genere di letteratura , di che non si ha pcnuria presso tutte le coke uazioni , fossero compilati con tanta intelligenza ed ordkie come e quello che an- nnncianio , nieritcrebbero senza dubbio una preferenza as- sai distiiita su moki di que' grossi volumi che ne trattano ex-profcsio. La qual prefeienza accorderebbero non solo i studiosi giovani , avidi ed iinpazienti di giugnere alia meta , raa si anche i pin maturi e provetti , ai qnali aju- tano la menioria , con sicurezza di non ingannarsi , e senza veruna perdita di tempo , che h per easi il preziosissinio de' tesori. La ci'onologica conipilazione della storia romana del sig. Crivelli ci piacque a prima giunta pel giudizio che vi scorgemmo si nell" esporre le nozioni preliminari relative alio stato politico d* Italia nelle piu riraarchevoli epoche di quel gran popolo , come nel descrivere lo stato geografico di uiaao in mano ampllautesi in que' varj pe- riodi da Eiiea sino alia presa di Costantinopoli , non che in presentare e spiegare il calendario romano avantl di passarc al cenno dei fatti. Vogliamo altresi confessare di avere istituito un confronto tra queslo ed altri de' piu ac- creditati compendj della romana storia , si autichi che mo- derni c si nostri che stranieri , e aver conosciuto quello del sig. Crivelli piii che ogni altro preciso , clrcostanziato , fedele. Del qual giudizio nessun timore ci prende che possa a parzialita nazionale attrlbuirsi , perocche ce ne appelliamo a qnello di qualsivo2;lia o italiano o straniero , che un eguale confronto istituisca. Nulla e qui ommesso di epoca in epoca , e quasi di anno in anno ; tutto vi e dichiarato; tutto alia testimonianza degli storici appoggiato; tutto con rapide e concise osservazioni schiarito. Se non che r aver egli preso per guida nelle antichc niemorie Dionisio d' Alicarnasso, e Tito Livio, clie ( nella serie dei consoH sopra tutto ) gli eruditi hanno piu volte trovato in errore , ci mosse dubbio che anche il sig. Crivelli non fosse nelle stessc inesattezze caduto i le quali ove si tratti 12a ArPEflDICE di cronologia sono eempre A'l qualcho niomcnto. Per lo che ci parve non aversi a consnltarc miglior gintlice ia tal materia, quanto que* due somnii archeologi, il Sancle- meiiti e il Borgliesi , dai quali Ic serie coiisolari e diotii- siane e livlanc veuncro sopra iiiduhltabili monumenti ret- ti/icate. Cotesto dubbio divcnuc tosto certezza. Imperocche le emendazioni del Sauclementl esposte nella sua graud'opera De I'ulgaris (Era; eiaendadone provann ad cviJenza e il traspoito di un anno o in piii o in nieno do' consolati li- feriti dal sig. Crivelli, c T esclusione di alciiii consoli dal sig. Crivelli collcgati ad altri seguendo probahilmente \\ serie muratoriana , ed csclusi in quella del Sanclementi. Air anno 802, dalla fondazione di Roma ( per accennarne un esempio ) il sig. Crivelli nota essere stati consoli A. Pompejo Longino Gallo , Q, Veranlo , L. Meminio Pollio- ne , e Q. Allio Massimo , i quali due ultimi furono ai prinii sostituiti alle calende di maggio ; e nol Sanclementi si trova che i due primi ebbero il consolato nell' anno Soi , che non ebbero sostituti , e che ncl 803 in vcce lo ebbero C. Antistio Veto , Marco Suillio Nerviliano , cui furon poscia suiFetti , ossia sostituiti , Scsto Annio Sil- vano Grato e Giulio Annio Vero PoUione, de' quali il signor Crivelli nota il consolato all' anno 80 3 , cambiando in Lucio il prenome di Suillio , e non facendo veruna nien- zione dei due suffetti. Di coteste discrepanze s'incontrano quanto e lunga la serie da lui prodotta. Ne meglio si ac- cordano le tavole capitoline , delle quali si ricchi fram- nienti hanno con molta dottrina prodotto tanto lo stesso Sanclementi dappi'ima , quanto e con molti aumenti il si- gnor Borghesi ne' scorsi anni. AH' anno 3 00 di Roma e dctto nel nuoyo frammento, che poscia ha il Borghesi illustrato nella prima sua dissertazione de' fasti consolari , che fu console Sesto Quintilio Sesto ; al quale aggiunge egli nel supplemento Publio Curiazio , e Festo Tergemino per le ragioni che adduce a suo luogo. II sig. Crivelli nota in vece a quell' anno i consoli P. Orazlo Tergemino , Sesto Quintilio Varro e Spurio Furio Mednllino Fuso. SifFatto cambio di nonii , e sifFatta alterazione di prenomi e co- gnomi , ofFronsi piu volte, ove si continui a confrontare le tavole capitoline sovra citate , sulla veracita de' quali non puo cader dubbio , e la serie consolare adottata dal nostro autore ; di che uon vogUarao con altvi csempj annojarc i TAIITE ITALIANA. 123 lettori. Ben snppiamo che coteste diffierenze ci'onologiche possono da piii cause derivare , vale a dire dai diversi metodi di conipntaie gli anni , che i diversi autori adot- tarono ; e sappiamo cziandio che le difFerenze ed altera- zioni de' nomi non se le iavento il sig. Crivelli , ma par- tono da inesattezze degli autori da hii segulti : lo che senza dubbio scema di niolto quella piccola colpa , che il dover nostro ci costringe fargli di aver trascurate o di- inenticate le dottrine , se non di entrambi que' sommi cro- nologi , almen del Borghesi , che sono si recenti e si co- nosciute fra noi. Ne un'altra colpa, piccolissima ancli'essa, vogliamo tacergli , la qual riguarda la yaghezza della lin- gua italiana , che ci sembra aver ogli alcpaanto negletta , niassimaniente rispetto agli articoli ed ai A^erbi tronchi , e talvolta pure in alcune parole aft'atto fuor d' uso , come ( per dime una ) il verbo inipetire che trovasi alia pa- giua 47 del tomo I , la quale fu sempre brutta in latino ed e orrida in italiano. Ma di cio e forse troppo 1' aver solo fattone cenno , perocche il merito intrinseco della sua opera e tale da non lasciar luogo a cotesti piccoli rin- crescimenti. E noi , che altre volte lodammo il sig. Cri- velli per altri suoi utili letterarj lavori , di questo voglia- mo non solamente giusiissinie lodi retribuirgli , ma ringra- ziamenti eziaiidio ; che ben si debbono a coloro i quali sanno rlsparmiare la nieta del cammino a chiunque si ar- rischi a si lungo e difficile viaggio , quale si e quello della storia de' Rouiani da Enea sino a Costantino XII Paleologo. L. Le opcrc di Buffon nuovaniente ordinate ed arric- chite della sua vita e di un ragguaglio del pro- gressi della storia nnturale dal mdccl in poi, del conte di LacepiUde^ prima edizione italiana adorna di nuove e diligenti incisioni. Volume XL. — Ve- nezia^ 1820, al negozio di llbri alT Apollo , in 8.° grande, Parlossi altre volte in quests Biblioteca , e sempre colla debita lode, di questa nuova edizione italiana delle opere di Buffon , e prima , se si riguardino soltanto le nuove aggiaiite del conte di jMCtpcde e di altri , giacche tutti 124 APPENniCE sanno ehe Milano eblic la gloria lU pul^ljlicarc la prima ediziono degli scritti cU quell' iasignc naturalista. Con que- sto volume clie conticne i gasteropocU dnl gencre XXXIX fine al CLXXVIII , un prospetto gcnerale dei progress! di parecchi parti dolle scieuze naturali dalla meta del secolo passato in poi, un supplcmento alia tavola metodica deo;U uccelli , ed un quadro delle classi secondarie delle divi- sioni e suddivisioni, degli ordini e del generi degli uccelli del suddetto Laceptde, si ciiiude questa edizione, clie com- piuta vedesi giusta le promesse del lil>rajo in quattro soli anni , benche la traduzione di niolte opere nuove , e la quantita e la qualita degl' intagli in rame rendessero T im- presa soinmamente ardua. Questo volume e accompagnato dalla XXTX distril^uzione delle tavole degli animali, e con- tiene le tavole delle conchiglie dalla XLVII alia LXV. In queste figure, anche diligenteinente esaniinate in confronto degli originali, trovasi una sufiiciente esattezza, e 1' opera riesce anche jier questo titolo assal commendevole. In un manifesto che aljbiamo sott' occbio , 1' editore si scusa di avere alle opere Buffoiiiane aggiunte quelle di altri naturalist!-; con clie !1 numero dc! velum! stabllito da principio a XXX 1 1 fu portato a quello di XL. No! tvo- viarao inutile se non importuna questa scusa, perche ormai la storla di Bujfon non va piii disgiunta dagli scritti di ' que' celeljri naturalist!, cbe trattarojio le materie a cul la luorte impedito aveva al Buffon medesiaio di raettere mano. Alcuno certamente non dorrassi di A'edere r!un!te in un corpo conipiuto di storia naturale, la storia generale degli ovipari, de' serpent!, dei cetace! e dei pesci di Lac^pede, quella degl' insett! di Latreille , e quella dei moUuschi di Denis-Monfort continuata da De Roisy. L' editore, onde rendere piii facile 1' acqulsto dell' opera, ofFre era a! nuovi associatl che presentcranno i loro nomi fiao a tutto il 3 I dicembre anno corrente, di somministrare loro un volume o piti per mese, sliorsando ess! il prezzo del volume o dei volumi , il quale sara di lire lo , i3 c 5o, o 20 italiane per ciascuno, secondo cbe si bramera in carta Una comune con rami neri , con rami colorati , o coi rami medesim! e tutta 1' opera in carta velina. V.4JRTE ITAI.I\NA. laS Biogrnfia iinwcrsalc antica e modcrna , o xia Storia per alfaheto dclia vita pul'blka c piuata di tntte le personc che si disfinscro per upere ^ azioni^ ta- lent i, virtii c delitth. Opera affatto nuova, compilata ill Francia da una Socictd di dolti , ed ora per la prima voha recata in italiano , con agginnte e cor- rezioni. .Vol. XVI e XVII. — Venezia , 1824, presso G. Batt. Missjaglia, in ^.^ Lir. 6 ital. at vol. La pubblicazione di qnejti tine volumi forma una prova novella della celcrith , colla quale dagli editor! si conduce ijuesta impresa grandiosa , malgrado che gravi cure li trattenessero jier compiere I'edizione della Storia naturale del Buffon e degli altri scrittori classici di quella materia. Proniettono essi in un manifesto di procedere ancora con maggiore prontez.za e di attenersi alle norme indicate nel pvlmo manifesto di associazione , e negli avvertiiiienti posti in froute ad alcnni volumi. Ripetono altres'i la proniessa di pubblicare nci supplemcnii gll articoli di quegli iilu- stri nazionali nostri e forestieri, clie ommessi ncl corso deir opera o dagli editori francesi o dai veneti, per eHetto delle circostanze o del caso, vf-rra fatto agli ultimi di in- serire, o saranno act essi suggeriti dalla cortesia dei dotti , e dallo zelo delle persone , che 1' impresa lianno fmoi'a confortata coi lore lavori. Dolgonsi in quel manifesto gli editori, che qualche gior- iialista mostro con certa persistenza di non avere ben in- teso che quest' opera 51 traduce e non si rifa: forse c{ue' giornalisti saranno stati alcuna volta indiscreti ; ma per r r.alia sarebbe stato un gran bene , e uri graiide vantaggio per gli studiosi italiaiii , che quell opera si fosse rifatta, perche una ])iografia universale scritta in Francia e materiaimente tradotla , non potrebbe inai convenevol- mente adattarsi al gusto, alle circostanze, alio stato delle cognizioni , diremo anche ai bisogni della nostra nazione. Ci consola I'assicurazione data , che la biografia si emenda e si emendera , si allarga e si allarghera , quaiito piii il tempo e le forze lo consentiranno , e che si appaghera nei supplementi , quanto piix sara possibile , in fatto di uomini celebri italiani il giusto orgoglio nazionale. II volume XVI coniiene gli articoli da Diogo sino a Dukci il XVII dd Duker sino a Elisabeta di B osnia , retina. 126 A P P B N D I C E d' Ungheria. Le dichiaiazioni degli cilitori ci dispensano da qualunque censura ia punto di oxnmissione di nonii ; non iiiteadiamo pero come il chiarissimo sig. Gamba , tauto diligente ncl rii'erire le traduzioni italiane dcgli autori clas- sici, abbia assciito che dell' opera delle antichita di Roma di Dionigi (li Alicarnasso , siaino sinora in Italia poveri di vols,arizzamenti f e non abJ)ia accennata se non se la nie- schina vevsione del Fentiiri , olibliaudo interamente qnella del prof. Marco Mastrofini , che si e riprodotta in Mllano nella Collana degli anticbi storici greci dni fratelli Sonzo- gno. Sarcbbe stato alti'esi pregio deU'o^jera, e ben degno degli editor! italiani V annunziare il ritrovamento e la pub- blicazione fatta dal celebre Mai dell' epitome delle anti- chita roniane di Dionigi , cou che si e potato suppiire a aiolte lacune di quell* opera importantissima. Siamo forzati a ripetcre che per niigllorare V opera si dovrebbe por nieate alia nomenclatura , soventc turbata dai biografi francesi : Lidgi de. Morales , per esempio , ce- lebre pittore spagnuolo, dovrebbe trovarsi sotto la rubrica di Morales , e non sotto quella di Divino , benclie il Divino fosse volgarmente nominate ; e tanto pin perche a molti fu per nso o per abuse aocordato questo soprannome, e nascere potrebbe qualche confusion*;. Lt) stesso dovrebbe dirsi del celebre dottore musuliuaao Abou Otsman Aniron, benche sia comunemente cooosciuto sotto il soprannome di Djahedh .- cosi pure Giuseppe Domenico BiancolelU e Pier Francesco di lui figlio dovrebbono trovarsi sotto la rubrica di BiancolelU , e non niai sotto quella di Domenico , benche il primo conosciuto fosse maggiorm«nte sotto il nome di Domenico il padre, Altre inesattezze j>otrebbono notarsi , le quali pero non detraggono al nierito intrinseco dell' opera. Domenico De' Ca- mei per esempio , che registrare potevasi sotto il nome di famlglia Compagni, era certamente e non soltanto secondo alcuni biografi , come e detto nell' articolo , nativo di Mi- lano. Ma in quell' articolo stesso si nomina il celebre Gio- vanni di Corniola , coUa quale espressione alcun artista non crederelibe giimmai indicato il valentissimo intagliatoi'e in gemme , detto Giovatmi delle Condole. Ci spiacque pa- rimente il vedere nell' articolo che concerne Giacomo Dondi, che il suo trattato latino del flusso e riflusso del mare rimase manoscritto a Veaczia. Noi trediamo bensi che trovisi r\UTE IT.VI,I\N\. 127 quel nianoscritto in qnalcho })ililiotecn vencta , nia not lo vedcniiiio di certo maiios< ritto in molte akro l)i])liotechc, etl iin eseinplare ne veilcinmo ancbe in Milano. Braiiiosi di evitare le soverciiie censure , non possiaino a meno di non raccoaiandare di hel nuovo ai veneti editoii dclla l)iogralia la corrozione piii diligente delle stampe, giacclie Drozio vediamo noniinato a carte loi del vol. XVI lo scrit- tore celebre De jure belli et pads, e n carte 140 vediamo il giureconsiilto Domat. nato nel iSaS e uiorto nel i6y5. Non possiinio suppoiTe seuiplice errore di stanipa il titolo di Calandria dato alia coniiiicdr. del 2?/iie/2a, la prima die sia stata scritta in italiano ad imitazione e secondp le re- gole degli anticlii, die in tutte le edizioni italiaue e delta la Calandra. Sarennno iogiusti se non acoennassimo il merito gran— dissimo di alcnni articoli sparsi nei volumi chc alibiamo sott' occliio ; tali sono , per esempio , quelli die concer- nono il geologo Dolomieu , i Dondi padovani ed il pittore intagliatore Alberto Durero , sebbene in quest' ultimo troppo abliondanti rics»ano le note aggiiinte dall' autore dcU' opera iutitolata ArtisU alemannl. Anclie per la Biografia il slg. Misslaglia riapre 1' asso- ciazione alle stesse condizioni indicate per le Opere di Buffon. Elenco di nlcnne operc stampate e pubblicale nel re- gno Lombardo-Vencto nel corrente anno 1824. Analisi critica dei Quattro discorsi del conte Carlo Verri intorao al vino ed alia vite stampati da Giovanni Sil- vestri in Milano dopo la morte dell' autore. Opera del dott. Agostiuo Bassi di Lodi. Milano , Rusconi , opuscolo in 8." Ape (!') Italiana , anno 3." fasc. 33.° Milano, Bettoni , di pag. 32 , in 8." Cent. 5o ital. Avventure ( curiosiasinie ) dei viaggiatori anticlii e moderni raccolte da Pietro Blanchard, Opera voltata dal francese in italiano e corredata di note da F. L. Tomo primo ( c I .° della Biblioteca economico-portatile di educazione ). Milano, Sonzogr.o , di p. 346, in ia.° piccolo. Lir. i. 5o ital. per gli asfociati a tutta la raccolta ( di 60 vol. ) e lir. 2 per gli associati alle opere separate. 128 \prENniCE Bibliotcca portatile, MUano, Bettoni, in if).° Lettere (sceltc) italiane. Vol. i." ili pag. 2,07. Llr. 1. 5o ital. — Le notti roniaue del conte Alessau.lro Vcrri. parte 2." , di pag. 186. Lir. i. 5o. Biblioteca scclta di opere italiane anticlie e nioderne. Mi- laiio , Silvc-etri , in 1 6.° Prose e Vorsi di Ilario Casa- rotli, itt pag. 444. Lir. 3. zS kal. Caratteri ebraici (saggio di) disegnati da Vigevaao ed in- cisi drl Piracci. Maniova. Lir. 6. 5o ital. Chiesc (le) di Veaezia dcscritte ed illustrate da Glo. Bait. Sonwia. Venezia, Aiidreola, in 8.° Vol. i.° al 3.° CoIIez.lone dei classici metafisicl. Opere metafisiche di Con- dillac volgarizzate. Toai. 6.° ( 40.° della collezione ). Pavia , Bit'.zoni , in 12.* Prezzo d' associazione lir. a ital. al vol. Compeudio della storia universale antica e moderna del conte di Segur e continuatoi'i. Milano , Ranieri Fanfani ( ven- desi da Fusi, Stella 6 Conip. ), in ia.° Storia del Por- togallo compilata da I). Bertoloui. Vol. i.° (10 3.° della raccolta ) , di pag. aoo. Lir. 2. 5o ital. Corsaro (il) di lord Byron, tradntto daU'inglese. Milano, Bettoni, di pag. ja4, m la." Lir. 3 ital. Corso elementare di fisica sperinientale di Francesco Mol~ let. Roveta, Fantoni. Vol. 1.% di pag. 344, con un ra- me, in 8.° Lir. a. 80 ital. Descrlzione degli oggetti di arti mcccaniclie coronati nella solenne distribvizioue de' premj dalla sovrana munifi- ccnza accordati all' industria nazionale neU' anno 1824 e di fjuelli che ammessi furono all' onore della publilica esposizione con aggiunto il ricapito di ciascnn premiato od esponente. Milano, Bonfanti , di pag. 39, in 8.°, Cent. 5o austr. Dizionario portatile delle favole compilato da Compre e consideraliilmente accresciuto da A. L. MilUn : trad, dal franccso. Tomi i." e 2.°Bassano, Remondini, in 8." Filosofo inglese (il) ossia Storia del sig. Cleveland, figliuolo naturale di Cronvello , ecritta da lui medesimo. Tradu- zione dal francese. Vol. i." al 7." Venezia, Valle , in 18.° Lir. 9 austr. Giornale di farmacia , chimica e scienze accessorie , di Antonio Cattaneo. Anno i." Milano, R«sconi, quad. 9 e 10 5 in 8.° Lir. i. a 5 it.^l. al quad. PARTE ITALIANA.. 120 I t!;iudici d'Israello. Dialoghl rnsticali. Veiiezia , Alvisopoli, <.U pag. 219 , in B.° Lir. 2 austr. Tstriizioni e scliiarimenti per chiunqne deslderl preiidere assicura/.ioni nelle provincie Lombarde contro i danni del fuoco per gli edilizj , niobili e iiierci , e contro 1 danni della grandine per qnalnnqne prodotto della terra : con tutte le notizie necessarie anche per accjuistare azioni tanto presso lo stabilimento di gia aperto in Trieste sotto il nonie di Azienda assicurati'ice , tjnanto presso I'Agen- y.ia princijjale residente in Milano. Milano, 1824, Gio. Giuseppe Destefanis, di pag. 5i, in 8.° Cent. 35 austr. Grammaire italienne etc. snivie d'un traite de la poesie italienne , par /?wg/o/J. Milano, Silvestri, di pag. 444, in 1.1.° Lir. 4 ital. Storia della letteratnra italiana del cav. abate Girolamo Tiniboschi. Veneria , Molinari , in o.° Tonii i.° al 5.° ]iarte !I. Moniorte storicbe re]ati\e al rito ambrosiano. Milano , Taudinrini e Valdoni, di pag. 222 , in 8.' Lir. 2 ital. Opere postunie di Francesco Pbnbiolo degli Engelfredili. Pado\'a , stamp, del Seminario , di pag. 280, in 8." Lir. 3. 5o avistr. Operette scelte di Gio. Lodovico Binncom , bolognese , con ritratto. Venezia , Alvisopoli, di pag. 229, in la.* Lir. 2. austr. Opinioni di un francese e di un italiano sul merito poe- tico di loi"d Byron. Udine , Pecile , di pag. 3o , in 8." Cent. 5o austr. Ortografia enciclopedica della lingua itnliana , compilata per Li prima A'olta da vina studiosa Societa. Venezia, Tasso, in 8.", fascicolo 6.° Cent. 16 ital. al foglio. La pianta dei sospiri, romanzo di Defendente Sacc/ii. Lodi, Orcesi , in 1 6." Lir. 3 austr. Kelazione di un volgarizzamento di Yalerio Massimo, co- piato neU'anno ijyi nella libreria del comune di Tre- vigi. Yenezia „ Alvisopoli, di pag. j6, in 8." Ricoglitove ( il ). Milano, Fusi , Stella e C. , quad. 91.* nl 93.°, in 8." Lir. j. 2 5 ital. al quad. Sjiiegazlone degli evangelj delle domeniche e di alcune feste principali dclKanuo, di S. E. M. Cesare Gnglielino f/f la Luzerne. Venerin , Curti , in 8.% vol. i." e a.* L'lbl. Ital. T. XXXVI. 9 1 3o A P 1' E N n I C E Sposizioiil eil osservazioiii di Cio. Bartolazzi , chirurgo Veronese. Verona , Bisesti , di pag. 1 1 a , in 8.* Lir. a anstr. Storia ecclcsiastica del cardinale Giuseppe Aj^ostino Orsi. Venezia , Picotti , vol. ii." al 17.% in la." Lii'. 3. 48 anstr. al vol. Storia degli imperatori romaui , di Crevier ; e del Basso Impero , di Le Beau. Vcuezia , Alvisopoli , vol. la.* al 19.°, ill 12.' Lir. 3. 48 .".1 vol. Storia dcir Accademia di agricoltura , commercio ed arti di Veroua nell' anno i8a3. Vei'ona , Libanti, di pag. a9 , in 8.° Storia di Milano del conte Pietro Verri. Tomo a.* Milano , Destefaviis , di pag. 3o3 , in 8° Lir. 4. 1 5 ital. Storia scientilico-letteraria dello studio di Padova , del cav. Francesco Maria Colle , nobile bellnnese. Padova , stani]'. deila IMinerva , vol. a.° iu 4.° Lir. 5. 80 austr. Teorica del diritto giurisdizionalc , ed esposizioae della competenza dcUe niagistrature ecc, di G. C. A. Reale. Pavia , Bizzoni , di pag. 184, in 8." Lir. 2. So ital. Tliesaurus biblicus, Merz Paulas Pliilippus. Cremona, Ma- nini , di pag. 700, in 4." Lir. 8 ital. Viaggio di Polirleto o Lettere roniane del barone di Theis , nelle quali si descrivono gli usi, i costumi e quanto si I'iferisce alle cose pnbl)Iic!ie e jji'ivate degli antichi Ro- mani. Tradnzione dal francese, con note del traduttore e figure Incise in rame. Milano, per Paolo Emilio Giusti, fonditore tipografo , vol. 5.* e 6." ( nltinio ) , di pa- gine i3o ciascuno, in 16. ° Lir. i ital. al vol., in carta velina legato in cartoncino e coi rami miniati lir. i. So. Yiaggio in Inghilterra , di Carlo Castone delta Torre di Rezzonico , comasco. Venezia, Alvisopoli, di pag. a 12, in 8." Lir. 2 austr. ViasgLO nelle mie saccocce , trad, dal francese. Vol. i.* Milano, Manini , di pag. 184, in 16.° Lir. i ital. Vite dei padri , dei martiri e degli altri principali santi : opei-a deir abate Butler , tradotta in francese , ed era in italiano. Venezia, Batta^gia , in 8.°, vol. i.° all' 8.* I'ARTE ITALIANA. l3l P I E M O N T E. Osservazloiil blbliografiche letterarie intoriio ad lui' o- peretta falsamente ascritta al Prtrarca, del profes- sore Costanzo Gazzera , assiitentc alia BilHloteca della regia wuversitd. Torino^ 1828, dalla stain- perla reale , in 4.° Indue parti e dlvisa questa erudita dissertazione : versa la prima siil vero autore dell' opera, la seconda sul luogo della stanipa , e intorno ad alcuni punti della tipogralia lionese del prinio secolo. II libro clie forma 1' argomento della dissertazione, e un piccolo in 4.° di sole sei carte, die s' intitola : Liber domini Frdscici petrarche panormitani oratoris ceJeberrimi de vita soUtaria , e nella iatroduzione del sigiior Gazzera si dice die questa stamjja seppe fuggire la diligenza dei piii accurati investigatori. Alia diligenza del Gazzera sfuggi certamente un catalogo di edizicni del se- colo XV ed Aldine , non die di molti classici greci e latini , stampato in INIilano in mezzo ad una folia di errori da Giacomo Pirola nel 18 15 in 8.° In questo a carte i3 sotto r anno 1480, benche il libro sia seiiza data, e registrato il libro medesinio con questo titolo : Francisci Petrarcae Poetae Laiiread Panormitani Liber de Vita SoUtaria. La cor- rezione dell' ortografia nel nome di Francesco e il dittoiigo al fine di quello di Petrarca , e dell' addiettivo , non die le majuscole iniziali applicate a ciascuna parola , sooo tutti glojelli del Ilbrajo Dumolard , die raalamente compilo quel catalogo; deesi notare pero , die tanta sorpresa fece allora, come giustamente osserva il Gazzera che sonwia niaraviglia reca a qualunque itatiano , 1' appellativo Panormitani , che anclie in quello sgraziato catalogo vi si appose un (.fie), e dopo di essersi avvertlto che il libro era senza data di luogo e di anno, ma che stampato credevasi verso il 1480, si soggiunse che quella edizione era incognita ai bibliografi. Non sappiamo se questo sia per avventura 1' esemplare passato nella Biblioteca della regia universita di Torino ; ma sappiamo bensi 'die il cav. Bossi , antico possessore di quel libro , ne faceva grandissiino conto , appunto per questa singolarita, e mostrato lo aveva come una curiosita letteraria a A'arj amici suoi , e perfino ne aveva parlato al principe degli editor! del Petrarca , il prof. Marsand , I02 A r r E N D I C E il (|iinlc eras! astcnuto dal parlare cli qnest' crrore tipo- gralico, pcrclic ogli non aveva in A'ista die il Cnnzoniere , e perclie proposto crasi di non tessere la vita delT altis- sinio poeta se non die colle sue stesse parole. Sappiamo iaoltre die il titolo suddetto, dall" ortografia in fuori , e stainpato esattainente , come leggevasi nella biljlloteca del Bossi , e questo ci fa nascere il dubbio die forsc diverse sia r uno dair altro esemplare , non vedendosi in fjuesto la quallJicazione Oratoris celehcrrinii , e mancando nel- r esemplare torinese r epiteto /uureaft. Ncu d sovviene die in quello gla csistente in Milano si leggesse liber o lib ell us , e lorse il liber altro non e che una delle eleganze dumo- lardiane. Se queste sono due diverse edizioni , potrebbe quella del Bossi gludicarsi la piii antica , siccome dal Bossi me- desimo ereduta all' Incirca del 1480, e P altra non sarebbe die una ristampa. II Bossi era d' avviso che quella edi- zione, mancante, al pari di quella illustrata dal Gazzera , di numeri di pagine e dei cosi detti richiami , non per6 delle segnature , eseguita fosse in Italia, conservando egli allora molt' altre edizioni italiane di quell' epoca in un carattere semi-gotico quasi eguale, e giudicando la carta di fabbrica italiana anziche straniera , per avere veduto il marchio della ruota dentata in alcune carts scritte o stanipate certatuente in Italia. Vedranno dunque gli eruditi se questo opuscoletto , cer- taniente prezioso , poteva , come fatto si vede dal Gazzera a carte 7 , cliianiarsi ignoto e non conosciuto da alcun bi- hUografo ; forse con niigliore ragione egli dice a carte if) , die oltre 1' esemplare da esso descritto non gli era occorso di vederne altro nienzionato. Anche il possessore railanese deir esemplare da noi citato , sebbeue visitate avesse molte bililiotecbe e veduti nioltisslmi cataloghi di libri antichi , riconosceva di non averne mai trovato indizio alcuno. Belle tuttavia sono le congetture del Gazzera sul vero autore di quest' opuscolo , die anche il Bossi riconosciuto aveva non attribuiljile al Petrarca ; ed ingegnosa e certa- niente la supposlzione die Padovano essetido il vero autore di quello scritto , cioe Lonibardo da Serigo o Serego , die male a proposito vien detto da alcnni Lombardo della Seta, la parola aljbreviata PATNI, che doveva leggersi Patavini , sia stata uei codici malamente tradotta in Panorniitani. VARTE ITALIAN .. I 33 Siccome pero I'opuscolo del Lombardo contenuto era ori- giiialaiente in una lottcra del niedesinio a Francesco Pe- trarca , il Bossi duljitava die da questo nato fosse T errore del tipografo die sotto il noiiie del Fetrarca la divulgo , e da questa edizione derivato credeva egli 1' errore dello Scinzenzelcr , die nel 1498 riprodusse la lettera del Loni- hardo , de disposidone vitae suae, sotto il noiue dello stesso Francesco Fetrarca poeta laureato. Ricca poi di molta eiu- dizione e la parte seconda, nella quale a lungo si ragiona delle edizioni lionesi del secolo XV , e niolte rare notizie si porgono intorno a varie di quelle edizioni pochissinio conosciute. CoUectio latinorum scriptoium cam not is. — M. Fahii Qulntlllani de institatione oratoria ex reccnsione G. i. Spaldingii. Tomus primus. — Augustce Tauritioriim , anno mdcccxxiv , ex typis Josrphi Bomba. In 8.° Lir. 7. 2,5 ital. Iliade d' Omero volgarizzata da BTichele Leoni. — Torino^ 1823-1824, tipografia Chirio e Mina, in 8.°, con rami, fascicoli i.° al i8.° contencnti un canto ciascuno. II 3Iilano si vendono dai prin- cipali librai. DUCATO DI MODENA. Alcnni tratteuimenti morali e letterarj. Volume \.° — Modena^ 1824, per gli eredi Sogliani , in 8.'^ Air annunzlo di un' opera periodica sotto il titolo di Trattcnimenti morali e letterarj ci corsero di subito per la memoria T Osservatore del Gozzi , lo Spettatore del coiite Ferri , e qualdie altra opera di siinil genere scritta in Italia e fuori. Scorrendo poi T indice di questo primo volume e vedendo ch' egli coniponsi di Dialoghi , Sogni, Ltttere , Novelle ^ Sernioni , Scherzij Frammenti, Pensieri e simili, ci confermanuno nella nostra opinione che questa nuova operetta sia un' imitazione di quelle die gia abbiamo ci- tate. Dopo di cio i nostri lettori faranno forse le niara- Tiglie , come alcuno in Italia sia tanto ardito da voler porsi al confronto del Gozzi a cui 1' ingegno e la fantasia l34 APPENDICE erano ahhondantissime e proprio fatte per questa manicra di libri ," e la dottrina era graiide , e lo stile quasi dlviiio. Alcuui iiiolire si avviseraniio die dopo lo Spettatore del coiiLe Fcrri nou sia piu da teniai* questo arriii2;o , perche ogli vi reco quella gravit.a ed iniportaiiza di matciic clie 11 Gozzi o per la (iropria sua indole o per la condizioae dei tempi nei quali visse eljbe cura di evitare. Gosi , diiamio cssi, tutto il canqjo e occupato , ne jmb p'lh recar- visi iiorc di novita , sia die 1' autore iiiciiiii agli sclierzi ed allc materie aincne, ossia iuvece die gU piaccia di trattare argoinenti gravi e importaiiti, Queste considcrazioui , a dir vero, sono tali da noii peter essere dispregiate , nia non sono poi si sottili die noil dovessero presciitarsi aW aiiimo degli autori del libro die qui aiinnnziaiiio; i qnali se ad onta di cio intrapi'e- sero questo lavoro, hisogna credere die s'' avvisassero di poter Ijattere una strada non ancora calcata da altri. E vcramente queste opere traendo i loro argonienti dalle circostanze dei tempi ne' quali souo scritte, possono sem- pre avere un qualche colore di novita ; jierclie gli noinini e le cose loro, seVdiene si rassoiniglino in tutti i tempi, ricevono per altro dalle diverse eta alcuiie speciali modi- ficazioni. Cosi la buona cominedia trae sompre gli argo- nienti dni casi famigliari o veri o soiniglianti al vero , e nondimeno se lo scrittore dramniatico avra studiato nella societa e non nei liliri , le sue comniedie avranno sempre un' impronta di novita ; e le avventure e le famiglie da lui rapi)resentate somiglieranno bensi , ma non saranno le stesse colle avventure e colle famiglie rappresentate dai suoi precessori. A voler giudicare se gli autori di questi Traticninienti abbian saputo per questa via staccarsi dagli altri die scrissero libri somiglianti, bisognera aspettare die al primo volumetto ne seguiti qiialclie altro; perocche ne 1 60 pagine di novita li salvercbbero dalla taccia di pla- giarj dove in tutto il resto la mer'tassero , ne alcuiie imi- tazioni die in questo volume si '.avvisassero basterebljero a stabilire die i nuovi scrittori camminano sulle tracce del Gozzi o del Ferri o di qualdie altro. Dircnio frattanto die ci parve di aver trovate qua e la alcune somigiianze con cose gia lette, nia diremo altresi die qualdie volta la soniiglianza e indipendente dalla vera iutenzione del- r autore , e che V imitaz'>>r.e non e mai tale da toglierc PAIITE ITA.LIANA. l35 il pregio a chi scrisse. In generate pol il libretto ci parve tlisteso con molto brio e coti cliligenza tlegiia di loile. Una qu?.lche maggiore varieta nello stile potrebbe per avven- tura giovarc al dilotto de' leggitori ed alio scopo di far credere che 11 libro sia opera di piii scrittori; e finahnenle una certa moderazloae nel sciitenziarc iatorno agli argo- menti di assoluta iaiportnnza accjuisterk innggior fede ai giudizj che trovansi in questo libro. Noi a cagione di esempio fumino ofTcsi dal seguente periodo : /< Avvi ancora » dei filosofi , i quali perclie uou inteudono sc stessi nou » sanao farsi inteadere dagll altri , come 11 Kant, e lo » Schilling; ed anziche confessare la loro Ignoranza, vol- » lero alio opere loro iniprlmere un carattere maravlglioso » ed appellare trascendentale la loro filosofia. » Imperocche se queste cose sono dette da scherzo eccedono 1 glusti conlini : se davvero , ofFendono chlunqne abbia fiore di senno. Cosi qualche altra volta in quistloni di minor rl- lievo 11 decidere troppo risolutamente , senza aver forse studiato alobastanza 11 soggetto , puo nuocere non metio al lettori Incsperti che alia fama dello scrlttore o del li- bro. II sig. B. autore di un lungliisslmo articolo toccando la quistlone della lingua se la prende con coloro i quali vorrcbbono ricoudurcl troppo severamente ai trecentlstl e soggiunge : " Che direbbesi dagll Intelligentl di lingua >> francese , anzi dai FranceSl medesimi se bandir si vo- » lesse la lingua loro attuale all' oggetto di riprodurre >> quella in clie scrissero 1 Rabelais, 1 Ronsard,o meglio " 1 Troubadours ? Che direbljono 1 Tedeschi se la robusta " ed espressiva loro lingua attuale niodellar si volesse snl " gusto dei loro Minesanger ? Clie direbbesi persin deUa " latina , se posta in non cale quella che usarono e Vlr- " gilio , ed Orazio, e Cicerone, e Tacito , e Sallustio, e 'I tatiti altri, si volesse invece riprochir quella di Ennio, " e di Pacuvlo ? » Le qnali cose sono plii speciose che vere; ne 11 sig. B. per avventnra le avrebbe dette s' egli avesse considcrato come la storia di queste lingue e il loro procedimento sono diverse affatto da quel della nostra Hh- gua italiana. Forseche i Troubadours e 1 Minesanger e gli Ennli e 1 Pacuvll possono paragonarsi all' Alighierl , al Petrarca e al Boccaccio ? Recarono essl le loro lingue a quella jierfezione a cul que' tre somnii condussero 1' ita- llana ? Ben vede 11 signer B. che noi citando quest! tre l36 A r P E N D I C E scrittori noii partecipiamo alle opiiiioni di coloro ai cpnlf e sacra ogni iiota tU'l trecento. Aggiuni!,eremo eziaiulio die lion siaiiio punto tVa f[nelli die vorreljlioao rcstriiiger la nostra lingua ne' termini cli cjucl secolo : nia soltanto abljiam voluto notare die la I'agione addotti del sig. B. non era senza risposta, E ((ueste cose le diciaino perclie ci senibra die (juesta operetta potrelibe riuscire fruttuosa ilove al buou cominciamento si aggiungessero alcune poche corre- zioni. Alcune annotazioiii al Dlzionario della lingua ital'iana che si stampa in Bologna. — Modcna, 1820-1824, per G. Vincenzi e C. in 8." In Milano si vendono da Fusi , Stella e C. Queste annotazioni son dirette a secondare i lavori di quei che faticano al perfezionamento possibile del nostro Vocabolario. L' autore e stato incoraggiato a continuarle dal suffragio spontaneo d' egregi critici , e dagli stessi Com- pilatori bolognesi che hanno pi'otestato di tencrle in coitto di pregiatissimo dono. In queste annotazioni son inserite a' proprj luoglii le postille inedite del celebre Alessandro Tassoni , le qiiali servono anche a rallegrar la materia per la conosciuta le- pidezza e vivacita di qnello scrittore. Ne sono pubblicati sette quaderni , il cul prezzo e di lir- 8. 3o ital., ed h sotto il torchio T ottavo che coinpie il secondo volume. Poesie di Pellegrino Salandri Reggiano. — ^la se e cagioii di rammarico la lode prodigata contro alia ra- gioiie ed al vero , taiito piii sareljlje poi grave il silenziu dei popoli sopra la tomlia dei Principi veramente buoni ^ che sarel)be indizio d' imperdoiiabile Ingratitudine , e di universale corruzioiie. Questa taccia non sara data per certo alia Toscana, che nella morte del granduca Ferdinando III fece conosceie quauto si tenesse beata sotto di lui , e quanto V averlo perdiito le riuscisse doloroso : e sparse sulla toniba del suo Principe tali lagriiiie che attestarono a tutta T Europa, quanto egli fosse amato dai sudditi ; unico scopo a cui deldjon teadere I Principi virtuosi. Fra questi indizj del co- niuae dolore , clil non desiderava una qualclie Orazione funehre , che mettendo iu bella mostra la yita e le virtu di l38 APPENDICE Ferdinanclo IIT, e la felicita di cul fa cnglonc a' suoi sudditl , girasse per tutta Italia e per tutta Europa, slccome eseaiplo ai granili noa iiieno clie ai popoli ; agli uni per farsi ricchi dcir amoro doi loro sog|;otti , agli altri ]icr imparare come si onoriao condognaineiite i Monarchi? Quest' ufficio fu as- sunto dair avv. Lorenzo Cullini: nia , traaae T ii)teiizione, noi noil sapremnio lodar cosa alcuna nel siio lavoro. Gia la mole medesima ilel libretto , prima di farci a leggerlo , ci avea fatto indovlnare cli'cgli era insufficiente alio scope; perche al solo Tacito fa dato di stainpare con poche riglie nell' animo de"" leggitori il carattere dei soggetti da lui mentovati : ed egli medesimo, quando venne a questo genere dello scrivc-r vite , lascio forse in parte la sua solita brevita , e fii piii largo e difFuso. II sig. CoUini da principio alia sua orazione con un esordio ex-abrupto , ricordandosi clie questa maniera di esordj e dai retori notata siccome acconcia ai casi di veementi passioni. E noi veramente non vogliamo revocare in dub- bio il dolore da cni il sig. Colliiii era compreso scrivendo II suo libretto : bensi diremo che se il fuoco della pas- sione dopo si fatti esordj non siipera poi quello mostrato nel cominciamento del favellaie , T arte appare troppo nu- damentc, e va perduto T efFetto clie da lei s' aspettava. Ma come mai puo conciliarsi tanta passione die non lasci al- I'oratore neppure la facolta dl raccozzare qualclie idea per introduzione al suo argomento, colla minuta enumerazione con cui poco dopo ci viene egli descrivendo il primo ani- malarsi dell' ottimo Principe, e i timori del popolo , e il crescere del morbo, e il niesto ululato della reggia , e tante altre simili cose, die otterrebbero sull' animo de' leggitori un effetto molto maggiore se fossero accompagnate da un minor numero di parole ? E la dignita che non dovrebbe dividers! mai dall opere dell' eloquenza, meno jioi qiiando il soggetto e sublime , fu essa osservata pienamente dal sig. Collini ? Noi non gli daremo gia accusa di esser ca- duto in espressioni o in concetti vili e plebei , ma si di- remo clie la sua orazione non s' innalza mai all' altezza del suo argomento. Le lodi dei Principi sono destinate non tanto alia moltitudine, qnanto ai grandi ; e 1' arte debbe aver vie diverse per movere a dolore ed a compassione gli eroi o la plelje. Diremo ancora die qua e la 1' ora- zione del sig. Collini ci riusci oscura , come se la piena PATITE 1TALIA.NA. 1 89 degli affetti avesse nociuto alle regole grammaticali , e clie non ci fece insomnia desistere ilal desiderio di leggerne qualche altra piii conforme al soggetto ed al gusto dei tempi. Istoria de siioi tempi dl Giovambattlsta AonuNi. — Prato ^ 1822-1823, pei frcttelll Giachetti. Voluml otto ill 8.° In Milano si vendono da Fusi , Stella e comp. ill contiada di S. Mari^hcnta. Salvo le notizie intorno alia vita ed opere deirautore, il quale fiorl nel secolo deciniosesto , tratte dal primo vo- lume degli scrittori d' Italia del conte Mazzucchelli , al- tro questa non e die una semplicissima ristampa , diligen- temente eseguita o siilla prima edizione del i583 in fo- glio, o su quella del iSSy in 4.*, Puna di Firenze, 1' al- tra di Venezia, Celebre storico ed oratore fu I'Adriani ai suoi tempi , ed uomo di solenne bonta e di esquisita let- teratuia , come lo disse il Salviati. Morto di 67 aniii nel 1679 niaocogli il tempo di dar T ultima mano alia pre- sente Istovia , che usc\ postuma per opera di Marcello figlio di lui , e valente letterato egli pure. Non ostante cio passa pure tra le migliori di que' giorni , e V insigne Tuano confessa di aversene piii volte giovato , si per 1' incorrotto giudizio , come pel candore e sincerita clie in codesto scrittore ammiro. Essa puo riguardarsi come una coniinuazione di quella del Guicciardini; e forse I'A- driani pote servirsi degli atti e Memorie raccolte in pro- jiosito dal Granduca Cosimo, dal quale ebbe egli il carico di scriverla. La narrazione coinincia dal ]536, e finisce al 1573. Generalmente buono , cliiaro e i-apido ne e lo stile , accompagnato da una certa dignitosa semplicita che innamora ; ma talvolta vi si scorge la stanchezza e la negligenza : e questi sono appunto que' tratti de' quali , se avesse avuto il tempo , avrebbe egli purgato il suo la- voro , come dice Marcello nella dedicatoria. La lingua e molto corrett:! e senza pretensione. Ogni volume ha un tristo indice iiella fine, che e meglio che nulla, ma che e troppo povem cosa per opere di si lunga lena , nelle quali un indice analitico ben compilato , come veggiamo talora«in alcune edizioni straniere , riesce sonmiamente 14© APPENDICE comodo, mnssiinamciite agli stiuliosi , cui giova economiz- zare i luonieuti. Vuolsi tuttavia lodare il pensicro del nuovo editoi'e dl Prato, nou solo per avere bene eseguita questa rlstampa si pei carattei-i e per la carta , come per la correzione , nia altrcsi per la ragion princlpale da cui luovono le nuove edizioni, cioe dall' utile clie si produce col rendere piu comuni i buoni libri. ha Gerusalemmc liherata, poema di Torquato Tasso^ ridotta a miglior lezionc ; aggiiintovi il confronto delle vnriantl tratto dalle pia cclchri edizioni^ con note crltiche sopra le medeslme. — Flrenzc ^ 1824, presso Giuseppe Molini, vol. 2 in 8.", dipag. LXXVy 417 e 458. II tesoretto e il favoletto di ser Branetto Latini , ridotti a miglior lezione col soccorso dei codici e illnstrati dalV abate Gio. Batista Zannoni , acca- dcmico rcsidente della Criisca e segretario della medesima. — Firenze , 1824 , presso Giuseppe Molini, in 8.°, dipag. LXiii e aSg. (Di queste nuove edirioni parlerenio nei prosslmi qua- derni. ) STATI PONTIFICJ. Saggio di congettnre siilla grande iscrizione etnisca scoperta nclV anno cioiooccxxii e riposta ncl ga- binetto dei moiuwienti antichi delV Universitd di Perugia, semplicemeiite proposto da Gio. Battista Vermiglioli. — Perugia^ ^824, tipografia Baduel, in 4.°, con una tavola in rame. II sig. Vermiglioli aveva gia annunziata la scoperta di questa grande iscrizione etrusca in una sua lettera dlretta al professore Fiirlanetto di Padova , nella quale illustro parte di un necropolio trovato siiniliuente nelle vicinanze di Perugia nell' anno medesimo 1822^ in quella occasione aveva egli pure prodotta tutta 1' iscrizione in caratteri romani , secondo 1' alfabetica lezione Tirrenica , della quale, die' egli , oggidi non si dubita se nou se da pothi , i quali PARTE ITALI.VNA. I41 o nini noil csaminarouo i inoniiinentl , o per antica abitu- dine tU scetticisnio ilubitano cH tntto. Questo monnmento egli presentava come il mariiio paleografico e dijjlomatico piu ricco, die sine a quell' epoca si conoscesse in Etiu- ria , cssendo in lingua osca 11 gran sasso nolano. Si disimpcgna era il Vermiglioli dalla promessa facta in allora di riprodiirrc un gioiuo I' iscrizione medesima con qnalclie breve commcnto , per qnanto 1' alta oscurita e diflicolth del monumeiito potesse pernietterlo. Lodianio il suo avvisatnento di attenersi alia stretta imitazione del Laiizi, il quale, riconoscendo non peter farsi agevolmente la versione di ini lungo monnmento parola per jjarola , opino die segnire si dovesse il metodo di chi spiega lapidi danneggiate dal tempo, che tace ove non legge, o al piii dulibiosamente congettura , rendendo ragione die appaghi a suflicionza , se non altro , di molti vocaboli. Ma afline di potcr apprezzare le congotture deU'autore, sarebbe d' uopo 1" es^^orre il monuinento medesiino , die egli ha fiuto intagliare in rr.me, e collocato in fronte del libro , o almcno la divisione probabile delle parole, die egli ci lia poste di contra in caratteri romani , il clie non ci e dato di poter fare in questo lireve annunzio. Ci limi- teremo dunque a dire, die 1' iscrizione e scolpita in tra- vertine del paese lien compatto , in caratteri assai Jjelli ; die il monumento ha la forma di nn cippo di figura qua- drata, alio un metro e 87 centlmetri, largo centimetri 55 e della profondita di 28 , scritto da due parti; che le lettere sono alte tre centimetri , ben ritondate , ne molto angolose , come d'ordinario sono le piii antidie. Piglia quindi r autore ad esporre la sua interpretazione verso per verso , o linea per linea , e approilttando spesso di esempi tratti dalle celeljri tavole euguljine, propone che la prima parola EULAT debba interpretarsi fclix o feliciter, come si disse da poi in principio di A'arj atti puliblici : Quod felix fastumque sit, etc Seguono nel monumento mclti nomi proprj e di famiglie nazionali, i quali porgono campo a molte erudite ricerclie per parte dell' autore. L' oscuriia deir epigrafe laterale , come T aatore stesso lo confessa , sembra crescere nell' ajiprossimarsi al suo line. Egli cbiude adunque il liljro coll' assicurare 11 lettore , die mal non pretese di dare alle sue congettnre la piii piccola aria di autorita, e fece soltanto un dolce e piacevole invito al 142 APl'ENDICE tlotti , affinchc su cjuesto monninento portasscro le piu sollecitc e profoiitle loro iiic(.litazioiii. Vcdiaiuo con piacere aggiunto un Intlicc dclle voci della iscrizione conforme la lezione proposla ; lascianclo da parte i noini proprj , os- serverciiio soltaiito, die AG e tradotto in et latino , AMA in una o simul , ARAS in ara , CAPE in post , CARUTEXAN in proclainavit , CVHA ia comniimUer , EGA in ex o propter , PENEX inapiid. Till \a aliqiiid , THII in honor, THURAS ill confinis , THUTAS in totiiis , etc. L' autore porta opinione che il monumento sia de' tempi in cui r Etruria formaya parte del doniinio roniano , e nota c!ie nei secoli VI e YII, e piu ancora nel seguente, era no passati nel vocaljolario romano nioltissiuii nonii gre- ci , introdotti forsc come una galantcria di moda ; e questa osscrvazione egli applica a nioltc voci delP iscrizione illu- strata. Egli accenna che rarissimi sono nei nionuraenti sacri e pubblici delP Etruria gli esempj di una nuova epi- grafe scritta in altra parte del sasso , come vedesi in questo 9ul lato sinistro ; il monumento nolano pero e scritto in fronte e da ambo i lati. Appoggiato a qualche iscrizione romana ;, P autore e d' avviso che nel fianco scritto si contenga qualche legge o sanzione de' magistral! municipali relativa a quello, che detto viene nella iscrizione principale e di prospetto. Suppone quindi che in questa si contenga il novero di molti individui, di alcuni de" quali veggonsi ricordati i nomi nelP epigrafe laterale , e che conchiusa essendosi qualche convenzione tra le persone nominate iiella principale , si scrivesse nel fianco qualche risulta- niento di quelle convenzioui. Da questo P autore trae ar- qomento a credere che quel sasso possa reputarsi un pre- zioso docuinento diplomatico della nazione etrusca. A N N U N Z J. Patcntl e prlvilegl esckisivl conccssi nelC Impero Aa- strlaco nel cor rente anno 1824. Federico Lchmann , di Vienna, pel ritrovaniento di prejiarare speditamente , mediante un apparecchio parti- colare , i panni, i casimiri eJ altre stoUc di lana senza I'ARTE ITALIANA. 143 molta spesa e forza, per cui i paniii ricevono un Incido tale, che non si perde piii , ne per I'influeaza del sole ne della pioggia. A Clairle Vigne , di Vienna, pel migliorainento dl fab- bricare cappelli da uomo coUe ossa dl baiena, intreccian- dovi 11 nocciuolo , la betula ed altri legni a cio servibili. Ad Ernesto Mattia //aufee, di Vienna , per I'invenzione di fobbricare del sigilli di carta, con tutte le qualita della carta medesima, i quali s'iminergono nelTacqua e s' im- bevono di nmido solamente quanto e necessario. A Francesco Strauss, di Vienna, per I'invenzione ri- sguardante il metodo di fabbricare ua aceto aroraatico per uso di tavola. A Ferdinando Jauzmold, di Gratz, per 1' invenzione di purificare lo zuccliero da ogni parte eterogenea e di can- giarlo in una cristallizzazione trasparentissinia come il diamante. A Francesco J^rafzer ed a Carlo /fjr5c/io/eZd , di Vienna, per 1' invenzione di applicare un apparecchio a qualun- que lavoro di galanteria di cuojo , di legno, d' osso ecc. , per cui riesce possibile di cambiare la primitiva forma de' suddetti oggetli in un' altra. Ad Anionio e Pietro Citerio , di Milano , per I'invenzione di tre serrature difFerentl , e di un girarrosto clie viene posto in movimento dal calore del fuoco destinato per cuocere i cibi. A Bernardo Petri, di Teresienfeld presso Wenier-Neu- stadt , per T invenzione di un letame artificiale di parti animali , vegetabili ed alcaline, il quale impedisce 1' eva- porazione del gas , per cui conserva la propria forza. A Michele Fengel Miavaro , di Vienna , pel niiglioraniento della fabbricazione dell' acciajo amalgamato col ferro di sopra o di dentro. Ad Eduardo Hartenrig, di Vienna, per T invenzione consisteiite nel fabbricare dcgli intrecci di ossa di lialena , di cortecce ecc. , dei cappelli ecc. , i quali coperti di una materia sono impenetrabili all' acqua. Giuseppe Acerb i , direttore ed cdltore. Osservaiioni meteorologiche fatte all' J. R. Osservatorio dl Brera. 0 T T 0 B R E 1824. IM A T T I N A. Sera. d ~ P ^ 6 ~ 6 ■^ s v 6 ' '5 N — < D n 3 0 n ■|3 ^ Stato a Stato c c3 < N 0 del cielo. < Si < i u — < 'X. ^ Q-3 del cielo. poll . lin. o poll lin. . 1 ^7 ic,o + 12,7 HE Nu.neb. piov. 27 q,0 +i3,4 NNE Nuv. pioggia 3 27 8,3 + 13, 0 NE Pioggia. 27 8,0 + i3,8 EN E Piocgia. 3 37 8,8 + i3,o S Nuv.neb.folta. 37 q,2 +i5,o N 0 Nuv. rotto. 4 37 9v +10,7 N 0 Nuv. ser. 27 Q,Q +i5,3 S 0 Sereno. h 27 9,3 +12,0 K E Ser. nuv. 27 8,6 +i5,o N E Nuvolo. (i 27 6,7 + i3,o E Pioggia. 27 5,8 + 14,4 E Piovoso. 7 ^7 b,8 +i3,o NO Piov neb. rot. 27 5,8 + 16,5 S 0 Nuv. ser. « 37 6,0 + '2,7 E Ser. ping. tern. 27 5,6 +14,5 NO Temp, piogg <) 27 4,» + 11,7 NN 0 Nuv. ser. 27 5,e + i5,5 s 0 Ser. nuv. ser lO ^7 b,o + 11,6 0 Sereno. 27 5,6 + i5,7 0 Sereno. 1 1 37 4,8 + 11,8 E Nu...piog.tuo. 27 3,5 ti3,o E Nuv.piovoso 12 27 2,0 + 11,5 E Piog.nu. piog. 37 2,0 + l3,2 N 0 Sereno. i6 37 4,b + 8,0 N Sereno. 37 5,c +i3,5 E Nebb. nuv. 14 -7 6,0 + ic,o E Nuvolo. 27 6,6 +i3,5 E Sereno. lb ^7 6,8 + 11,0 N Nuv.piovoso. 27 6,0 + i3,o E Nuv. pioggia 16 27 5,5 + 11, c 0 Nuv. piovoso. 27 5,2 +12,5 0 Nuv. piovoso 17 27 7>t' + 10,0 N E Nuv. pioggia. 27 7:^ +10,8 N E Nuv. piov. ser lo 27 10,6 + 6,3 N E Ser. nuv. piog. 37 11,6 +11,0 S E Sereno. 19 38 C,7 + 0,0 N E Sereno. 28 1,3 + 10,5 S S E Sereno. 20 2« 1,7 + 4v5 N Sereno. 28 1,0 + io,r 0 Sereno. 31 28 0,8 + 4,5 N 0 Sereno. 28 0,8 + 10,5 s 0 Ser. nebb. 32 28 0,7 + 4'^ N Sereno. 28 0,5 + 10,4 s Sereno. 33 3H 0,8 + 5,0 H Sereno. 28 0,6 +10,5 s 0 Ser.nebbiosc Ser.nebbioso 34 28 0,2 + 6,0 N Ser. nebb. 28 o,c + 10,8 s 3S 27 11,0 + 8,8 N Nuv. uebb. 27 io,c +10,0 N N 0 Pioggia. 26 27 q,0 + C),C N Pioggia. 27 «;,f +11,0 S 0 Nuv. piov. roi 37 37 7iQ + 8,0 N Ser. nebb. 27 8,r + 12,4 0 Ser. nebb. 28 27 7i') + 7v^ N E Ser. neb. ser. ^7 8,0 + 12,3 0 Sereno. 2927 7,7 + 7,0 0 Sereno. 27 6,5 + 12,0 0 Ser. nebb. 3027 4,0 + «,8 0 Sereno. 27 7'- +12,8 K* Sereno. 3i 27 8,8 + 8,0 N* Sereno. 27 9,2 + 11,5 N* Sereno. Altezza mass, del bar. p oil. 28 lin. 1,7 Altezza mass, del term. + l6,5 | mminia . » 27 5> 2,0 iiiininia + 4,5 siiedia Quan . » 27 » 8,22 tita della pioggia media +1 1,02 lin. 110,96. T4v> BIBLIOTECA ITALIANA PARTE J. LETTERATURA ED ART! LIBERALI. Genesi del Diritto Penale di G. D. JIomaonosi. Terza edlzione aumentata di due parti. — Milano ^ 1823-24, tipografia di Felice Rusconi , contrada S. Paolo, num. ii^j. Volumi 3, di pag. 865, in 8.° Lir. 9 ital. per gli associati. I N quale stato era mai la scienza del dii-itto penale prima che comparisse Y opera del Romagnosi ad ar- ricchirla e ad illustraria? Quali erano i principj e le teorie dei politici, dei juspubblicisti e dei crinu- nalisti intorno all' origiiie e al fondamento del di- ritto di punire innanzi T anno 1791 , e prima che da cosi acuto pensatore venisse tolto tutto il presti- gio di qiieir autorita che le avea canonizzate sicco- me dottrine dominanti , iiifallibili ed universali ? Ecco r inchiesta che noi facciamo a noi stessi ed a' leg- gitori nostri ora che a giudicar ci poaiamo del merito verace di qviest' opera che per tutta Italia levo tanta fama di se ond' essere anco dagli stra- nieri applaudita. Si scorrano pure i libri che su talc materia vennero pubblicati, si richianiino alia mente gl' iusegnamcnti che dettavansi sulle cattedre anche Bibl hal. T. XXXVI. 10 146 GENtSI UKI. DIKITTO PENALE da' pill ccli'!)rnti maestri , e si trovcni clie im com- j)I('sso (ii ialLui ed enonei princi])) prcdicati da una noil intonotia tradizioae come oracoli del Puf- I'endorf, del Bail)airac , del Locke, del Filangieri , del Mably e del Beccaria, costituiva il saper iiostro iiiioriio a cosi importante argomento; sicche di cjiie' tempi era conuiue pensamento, che diritto di pu- iiire allro non fosse die il diritto d' iudividuale di- lesa competcnte a ciaschedun uomo ncllo stato di harbarie e di iiaturale indipendenza , e trasferito iiella podesia pubblica per mezzo delle cessioni av- veiiiite nel pauo sociale. In mezzo a tanta congei'ie di erroi i il so!o Pastoret iiell' egregia sua opera des Loix Phialcs stampata ncll' anno 1790 si fn cpiegli che pose incidentemente per principio ( confutando il di- ritto di dar la pcna di morte con massime diverse da truelle del Beccaria ) clie « nello stato naturale nes- 5) sun uomo vantando alcuna superiorita sopra un » altro, non poteva esservi diritto punitivo, » quan- tunque egli poi alterasse X indole vera di codesto diritto asseiendo poco dopo « die non esisteva in » societa un vero diritto di infligger le peiie , ma » si jjene un obbligazione di punire , ossia di di- ■» fendcrsi (i). » Ma tutto cio non toglie , ne di- minuisce la gloria al Romagnosi d' essere stato il primo clie aprisse la strada a novelle profonde ri- ccrclie ed a sconosciute dimostrazioni in cosi dif- ficile siijjijietto ; siccome lascia a noi X obbligo , ora che r occasione si porge dclla terza edizione del suo libro coif aggiunta di altre due parti , di retri- buirlo quant' c in poter nostro di quella lode , che nelle scienze legali si e largamente meritata ; il clie faremo ragionando principalmente delf ordlrie , del inetodo e delta verltd delle sue dimostrazioni con cpieir ampiezza e con cpielf estensione che gli altri gioriiali lasciano tuttavia desiderare. (i) VeJi il Pasturet des loix Peuales , torn. 1,, jiag. 34. ni G. n. KOMAGNO^'l. 1^~ L' online nou puo idearsi migliorc , o si liguaiJi il complesso e la successione tlclie inatcrie, oppme il loro ripaito e la loio distriljuzioiie in rclazioiie del tutto, die e il soggetto dell' opera. 11 Romagaosi nella sua Geiiesi si propone di mosirarc 1' esistenza del dii'itto penale, di tesscrne V origtnc naturale ine- talisica, di delinirne la natiira, di ilssarne i confinl e le proporzloni, i modi di prevenire il suo eserci- zio , e di applicare i jirincipj riguardanti \ esercizio mcdesimo (i). Qual serie egli non oUre pertanto di materie tutte grailuate e successive , in cui 1 una seni- pre fa strada alFakra, ed in cui tu non procedi niai ad una sussegueate senza aver dapprinia esaurito tutto quello che risguarda F antecedente? Eiflettcndo egli primieramente che i diritti tutti esi- stenti nella societa, e cpiindi anclie quello di punire , traggono la loro origine o da tpielli die competono ai niembri di essa come uomini, o da quelli die ne risultano in conibinazione delle circosfanze sociali, in- comincia nella prima parte con una tilosolica astra- zione a considerar 1 uomo nello staio di naturale in- dipendenza , e ue' suoi rapporti del diritto dlfellcitd, di vita , di consejvazione , di dominio , di libcrtd c di offiesa e di difesa, e concliiude die in tale stato non esiste il vero diritto penale ; indi passa a discorrere nella parte scconda, dopo alcune gencrali nozioni sul diritto di socialitd e sulle niodificazio/d die la societa apporta ai diritti deir uomo , del diritto di difesa spettante all intero corpo sociale per la punizione del delicto anche consumato , e qui stabilisce la iia- scita del diritto penale assegnandone i veri e distin- tivi carattcri col confronto del diritto di difesa e coir esame delle coiwenzioni die lo riguardano , del- r ultima manicra e dell' ultimo elemento per cui egli viene prodotlo. Lo stesso ordine riluce e si animira nelle altre materie successive. Nella terza e nella cjuarta parte (i) Ved. pag. 9, vol. l." 1^8 CENESI DEL DIIUTTO VENU.E tlirelte a parlarc tleir esercizio del diiitto di punive per fissarne i limiti, lestensione c lagiustizia, egU bvolge lutti i pxincipi foudamentali dell ecoiiomia pe- iiale nelie teorie sidla sccUa g ivA\<\ proporzione dclle pene, sulla loro qnandtd, vfficacia c singolar'ud , e sulla conforinild Una alia spinta criininosa , considcraudo anche a tal uo[)o il dclitto la se medcsuno nella sua csccuzione, iiella imj)utazione e ne suoi rapporli col- r aUentato. la line nellc ultiine parti clic veuuero di niiovo aggliiiite , esauiisce iiitcramente l' argo- niento parlarido in prinio liiogo dei mezzi di preve- nirc le cagioiii dei delitti , ed in sccondo luogo del modo di applicare i priiicipj riguardanti il diritto pe~ jiale avcuclo riguardo alia niisura delle penc dcdotta dal dolo ^ dal damio o dall' uno e dall altio, oppure dalla spinta criminosa che a suo parere somniinistra la ragioae per determinare la qiuditd e la qaantitd diversa delle pene ; sicche uel prospetto di tutte queste materie ognuno scorge senipre regolare il passaggio dall una allakra, il legame reciproco che le unisce , e il loro comune accordo e successivo andamento nel tendere alio sviluppo del subbietto, che r autore si misc a trattare. Se non che colF ovdine maravigliosamente gareggia neir opera del Romagnosi anche il metodo della di- iTiostrazione il pin utile ed il piu rigoroso per la sua logica precjsione. Le scienze niorali certaniente , oltre la somnia difficolta che presentano a petto delle mate- matiche e delle fisico-naturali per la qualita degli og- getti di cui si occupano, e per il linguaggio imper- fetto che son costrette adoperare, un gravissimo osta- colo incontrano nel metodo comuneniente vizioso di dimostrarle ; per il che se niuno puo negare al Filan- gieri ed al Beccaria il nierito della chiarezza e della forza ne' loro ragionamenti , tutti desiderano pcro nella ridondanza delle loro dissertatorie declamazioni quella precisione e quel rigore di freddo raziocinio che avvicinerebbe di piii le scienze morali alle scienze esatte , ove da cosi eccclleuti scnttori fosse stato DI G. Tl. ROMAGNOST. I ^(J usato: ma per quesio pregio si disting;iic assaissinio il Roniagnosi con ima diinostrazione sempie analitua e piofoiula, cd iniitante quella forma geoiiietrica , cui ridussero la giurisprudenza i taiito hencnieriti giureconsulti e filosori VoUio cd Eiiieccio : die se cgli talvolta in cio pecca di osciirita ,. di ragiona- inead soverchj alle cose per se stessc cvidenti ed iiidemoiistrabili, ovvcro di troppa vaghezza di vo- caljoli aibiirarj e troppo cbacisi , siccoine Yassi da taluni diceiido , noi possiamo essergli larglii di scusa per cosi licvi diletti, poiclie di tante cose piu. im- portanti ed ottime ei sa riconipcnsare. Veiiendo ora all' esame delle idee e delle teorje foiidaiiientali della genesi del diritto peiiale , e no- stro scopo di espoile ia brevi ceuni. ma in un puuto solo di vista , perche ognuno compreiida la vastita della mente , che fu capace di cosi I)ene concepirle alia prova di un assuato tutto nuovo nel modo con cui vennc trattato. Per dimostrare il Romagnosi V originc nafiu-ale nieiaiisica dA diritto pcnale , ossia di cpiel diritto onde si infliggono delle pene per i maii gia pas- sati , e per i delitti gia commessi , nioveiido ad escmpio del Psicologista dalla statua di Condillac , dalla supposizione di uno stato ipotetico , qual e quello della uaturale indipendenza , si propone pri- mieramente d' investigare se questo diritto in tale stato esista. Ora in codesto stato ei trova , che tutti 2;li uomini per legge di natura sono indistin- tamente ed egualmente dotati dell' amor proprio, ossia cc di quella volonta generale clie ha ogni es- » sere scaziente di scntire aggradevolmente , e piii >* aggradevolmente che possa; » che per quest amor proprio , che puo denomiaarsi anche dirilto di feli- citd ■> li pone in diritto e per la coiiseriazione e per 1 flgiiagli.a?iza di rimoveie « (pia- » lunqiie atluale o inunineiitc , o ccrtamente futura y> ollesa » aiiclie col male dell olTeusore, puichc que- sto male sia giiisto ossia uecessario , clie e quanto dire voliito dair Jnipossihilita di agire diversamente; chc veriiicata quest' inipossibiliia iielle circostanze di iin fatto daniioso e ingiusto, qualunqiie uoino pno nuo- cere ad altri con una specie di prepondcrcnza legit- tima , ossia per vera necessita di diritto e non di fatto, sasiriiicando il benessere e la vita del Tacsres- sore alia propria salvezza , senza che questi possa reagire , tencndolo la legge di natiira tuttavia vin- colato air ohbli£;o dell' altrui conservazione; clie qiie- sto diritto di recar danno all' olFensore e il diritto di difesa prodotto per nna parte dalla necessita, c per r altra da una specie di superinritd ; « onde il y> dii-itto di difesa e una trasforniazione del diritto » di conservazione clie puo csercitarsi pero soltanto » nello stato di necessita. » Preniesse queste idee incontrastabili ed evidentis- sime , deduce quasi per corolhuj f autore , che in caso di aggressione nello stato di natura si puo uc- eidere I'aggressore, quando la sua niorte sia f unico mezzo di porre in salvo la vita; che faggressore non perde il diritto pero alia vita assolutamente, sicche in qualunque modo , ed anche dai non aggressi possa venir2;li tolta ; che cessata 1' aggressione, ossia lo stato di necessita , cessa nello stato di naturale in- dinendenza il diritto di uccidere , per 1' aggresso , ed anche per gli altri uomini , che a difenderlo fossero concorsi , vivendo tutti separati , senza al- cuna connessione di diritti tra loro, e non potendo ali altri concorrere alia distruzione delf aggressore se non per il diritto dell' assalito (i), onde e spon- tanea ed indubitata la conseguenza che nello stato tli naturale indipendenza non vi e diritto penale (i) Vedi
  • ro?i. iDt clic si esercita da persoae diverse da qucUa d'AV ot- f'eso , e che riguarda semjire in male passato , ma solamente esiste quel diritto di individuate ditesa die si limita ad allontanare il danuo piesente. Ma se neliO stato d' insociahilita non produce la difesa il diritto peuale, vi potra essere qualche altro principio che avesse ad origiiiarlo .' Ecco come iu questa secomla iiidagine toglie il Pvoma2;;iosi a com- batterc con tutto V acunie del sno in2;e2;no le tanto note obhiezioni del Loke e del Filaugieri, di cui tutti i politici ed i criminalisti si fecero propugnatori onde dimostrai-e esistente anche nello s^ato naturale il di- ritto di punire ; egli risponde al prinio che la per- f'etta inutilita delle leggi nntm'ali nello stato d' in- djpendenza senza il diritto di punire , luagi dal giii- stiltcarlo in esso esistente, piov^a che nella societa solo puo rinveuirsi , e che la natura non potca ad- ditargli in lui un mezzo di conse2,uirc un iine tutto ipotetico, e da lei non preordinato, qual e appunto lo stato di assoiuta indipendenza ; al secondo poi soggiugne, che il dire essere ogui uomo rhidire e custode dclle leggi naturali, oltreche riducesi ad una proposizione vaga da cui non puo trarsi alcima de- duzione , apertamente contrasta coi limiti del diritto di individnale difesa nello stato di natura ; che il desiderio di veder ucciso 1' aggressore , fondato sulle leggi della sensibilita delFuomo socievole, e estraneo alio stato di naturale indipendenza , quando non fosse certo che non basta il solo sentimento a costituire in ogni modo il rapporto d' un verace diritto; e die infine il paragone di due nazioni confederate , e die assomigliano gli uoinini posti nello stato d' indipen- denza , non prova la legittimita del diritto punitivo anche in quelli che non sono aggressi per la dispa- rita de' principj che regolauo il diritto di guerra neir alleanza delle nazioni , ed il diritto di difesa esercitato per un atto di associazione tra uomini selvaggi; per le quali cose tutte conchiude il Romr- gnosi , che non esiste nello stato di natura aicun principio che del diritto peuale sia produttore- 102 CKNKSI DF.r. DIRITTO PEKALE Dopo cio ahlKuulonando il Romagnosi 1' ipotesi «U'1!(» stato di naturale indipendenza , e ricoirendo ad un latto roale e coiureto, qual e quello dell > stato di socicta, siij)posta peio tra eguali , indipea- dcnte cioc dal govenio di una podesta pubblica , e dalla sovranita , fa sorgcre i principj onde nasce il diritto penale , e sviluppa un sistema die diverge ne jmnti essenziali da quello di tutti gli altri sciittoi-i. « lo presuppongo in primo luogo , ei dice , che » la societa sia lo stato per cui la natura ha forniato » r uonio ; che V uonio e realnieate lo stesso nello i> stato di natura e di societa , sicche passando da y> quello a questo non cangia che di rapporti e di » relazioni, ritrovando in esso sostentamento, sicu- » rezza e cultura , ossia il proprio ben essere col » cooperare all' altrui , e forniando un' aggregazione » che ha tre specie di relazioni ; relazioni cioe e )> diritti dell' aggregato intero verso ognuno degli » individui; relazioni di ognuno degl' individui verso » tuttoT aggregato ; relazioni d' ogni singolare in- 5) dividuo verso ciaschediui iadividuo singolare. » Ora in questo stato di societa e di conseguenti re- lazioni , continua il Romagnosi , nel caso di un' ag- cressione di un iudividuo v' e un attentato contro la societa tutta , ed essa , « posta tale necessita , » acquista il diritto alia disti-uzione dell' aggressore » ingiiisto per un diritto suo proprio, distinto, sem- » pi ice ed universale prodotto dall indole stessa del- » r aggregazione ; » cjuindi estinto I assalito , ad onta che r assalitore desista da ogni molestia e da ogni niinaccia , non sotTre diminuzione questo suo diritto; essa lo esercita con tutta la forza, con tutta I'effica- cia , non avendo riguardo ne al presente , ne al passato , per cui cesserebbe ogni necessita di ester- juinare l' assalitore, mq solamente in conseguenza dei rapporti deir avvenire «. in quanto che nella so- » cieta il delitto passato inipunito conibinato coi » rapporti del futuro , produce la necessita, » ossia qiudlo slato in cui ricsce inconipatibile la sicurezza DI G. D. ROMAGNbsi. 1 53 cd il ben essere del corpo sociale con quello del suo oifensore e del suo nemico , mentre e noto « che » togliendo coll' impunita il timore di un male cer- » taniente futuro connesso col delitto , le circostanze » stesse dello stato sociale traggono seco certamente » un numero spaventevole di aitri simili. Dunque , » conchiudc il lloniagnosi, Timpunita nelle circostanze » deir avvenire in seno della societa , essendo radi- » calniente distruttiva del corpo sociale, la societa » e'nella necessita di di fender si , e quindi in diritto » di togliere di mezzo Y impunita , quantunque si » consideri cosa posteriore al delitto ; ossia la so- » cieta ha diritto di far succedere la pena al delitto » come mezzo necessario alia conservazione de' suoi » individui e dello stato di a^gregazione in cui » clla c : Ecco il momento della nascita del diritto » pcnale (i). » Cosa e pertanto il diritto pcnale , quale la sua natura , e quali i suoi caratteri ? Anche codeste ri- cerche soddisfa il Pvomagnosi nel modo il piii coe- rente a' suoi principj 2;ia stabiliti. «■ Nel diritto penale , e£;li dice , si riuniscono tutti » i caratteri del diritto di difesa , perche nel diritto » pcnale vi e un olTensore nel futuro malvagio , un » male , clie si reca , in ogni sorta di danno e di de- 5) litii che gli minaccia , ed una persona in pericolo , » qual e la societa ; ma siccome la societa non lo » esercita per alloutanare semplicemente un' otTesa » presente , ma licnsi lo pone in opera contro di » uno che commise un delitto passato, cosi , attese » tali mire, il diritto penale egli non e un diiiito » di difesa individuale e fisico, ma collettwo e mo- y> rale , una specie del diritto di difesa generico di- » versa pero da tutte le sue mauiere individuali, un » diritto di difesa, che suppone una ^/i/'mo/iia nella » podesta punitrice risultante da una diminuzione » accaduta nei diritti del puniendo ; un diritto che (i) Vedi pag. 128 alia 169, vol. l." 1 54 Cr.NF.SI DEL DIRITTO PENALK » apparticne solidahnente a tutta la societa , porche )) nessun individuo preso singolarnieute c in dis])artp » da tiitto 1' aggregate puo con certezza prevodere » se pgli in futuro verra affrontato , e da chi , e » come lo sara ; un diritto indipcndente dalle con- » venzioni, perche nato in virtu del diritto cl-.e ha » la societa di difendere i nienibri suoi , e di con- » servare se stessa quieta ed in istato di aggrrga- » zione ; un diritto linalmente che appoggiaucfosi » alio stato reale dcUe cose, » quando si voglia snp- porlo esistcnte anche nello stato di natura , dt've preesistere implicitamente e sotto altra forma . e percio trasforniandosi acquista i caratteri specilici di penale ; per cui anche nelV ipotesi gia fatta e tutto nuovo , e tutt' al piii ha il suo fondamento nelle qtia- litd e nelle determinaziom degV individiu , le quali roUa loro colle2;anza vanuo a formarlo ; sicche in ultima analisi il diritto penale non e altra casa fitor- clie il diritto di difesa modificato dalle circostanze sociali (i). Tutto qnello adunque die si e fin qui csposto intorno all' origine e al fondamento del diiitto pe- nale , non che intorno alia sua natura ed a' suoi caratteri introduce un essenziale dill'erenza tra il sistema del Romasnosi e tra la dottrina di tutti i politici e di tutti i criminalisti suoi antecessor! (2). (i) Sino a pag. ai5 , vol. i." (2) II siitein.i kU'X Romagaosi e altresi diverse) tla (luello tli niolti ahi-i scritiori coiitemporanei e posteriori. II Reoazzi ed il Vattel derivano il diritto pen ile da un coQseuso tacito t> espresso, die gli uumini in societa hanno prestaro , perche s' inQiggessero Je pene : il Servin nella sua Legislation. Criiidnelle sosuene clie uello stcTto di natura gli uoniini vedendo un nialvagio insidiare la vita de' loro siiiuli , possono niinacciargli lo stesso male, con- siderando nirre clo ni societa una specie di diritto di punire naturale fondato su qiianto ha gia detto , ed an AitA coiivenzio- nale visultante dai patti degli uouiini , e diverso dal naturale : inlice il Carniignani ne' suoi Elenienti di Diritto Criiidnale dice il diritto di puilire nihil aliud est quaiii jus jjolicicx necessitatis , ma perclii non giuriJica ? Dl C. D. BOMAG*NOSI. I0i> Egli (Icriva il diritto penale non dai diritti e dai rapponi primitivi dell' uomo selvaggio ed isolate, ina da' suoi rapporti sociali , clie sono reali ed esistenti , non lo attribuisce agl* iadividui , ma al corpo intero sociale ; lo considcra un diritto di djiesa , nia diverso sostanzialmente da quello che compete agli uomini individualmentc per il diritto della loro conservazione ; e in tal modo egli si to- glie a tutti gli ostacoli che incontra altrimenti 1' e- sercizio di questo diritto per parte della societk , non ha bisogno di ricorrere a snpposte ed illegali ressioni per ispie2;arne il passaggio, appiana la qui- stione sulla pena di niorte rendendola una quistione merainentc di fatto, e mentre cerca stabilire il fon- damento del diritto penale sui principj della giusti- zia universale e sulle leggi immutabili della natura, determina tutti i canoni infallibili che si deggiono osservare per contenerlo ne' legittinii conHni allorche venga esercitato. Quanto il sistema adunquc del Eomagnosi non diHerisce dai principj del Locke, del Filangieri, del Beccaria e de' loro seguaci ? Egli no supposero che il diritio penale sia il diritto di difesa indivi- dualc , appartencnte a ciaschedun uomo nello stato auche di natura , e che col patto sociale e colle couvenzioni de2;ii uomini venisse ceduto alia pode- sta suprema ; onde per siffatta guisa prima di tutto confusero ed alterarono strauamente la vera indole ed essenza del diritto di difesa e del diritto pena- le, nientre quello non nasce che al momento del- ]■ olfesa , ed e esercitato dai solo offeso , laddove questo e il prodotto di un olfesa passata pei neces- sarj rapporti che lia col futvuo , e compete ad una persona morale d^stinta e diversa da (juella dell' ol- fcso; in secondo luo2;o im,ma2;inarono il diritto di punire proprio di uno stato ipotetico e contrario alia vera natura delV uomo , quando egli non puo sussistere se non nello stato di societa qual uiiico mezzo di conservarla; per ultimo hanno sognato dei 1 56 GENESI DiLL DIKITTO PENAXE patti e delle cessiorii del diritto d'iudividuale difcsa che sono niille ed insiissistenti in duitto ed in fat- to , in diritto perclie non potevasi cedere e tras- fondere mi diritto che forma parte dell' essenza deir uomo , o che mancando di oggetto e di sog^etto nella persona che lo acquista, e mia quantita ne- gativa , aei-ea ed immaginaria •, in fatto perche tale diritto non venne mai ne ceduto , ne trasfuso , veggendo noi esercitarlo anche in combina/ione del diritto penale , tuttavolta che la legge tardi soccorra all integrita nostra e alia nostra salvczza. Ma il sistema del Romagnosi e poi veramente le- gale e completo, sicche per esso tntta si spieghi la genesi metalisica naturale del diritto penale? Non va egli soggetto ad alcnna difficolta, ad alcun dub- bio , ove al piu attento esamc venga sottoposto r Se noi qui siam lungi dall' opporre alia legalua del si- stema del Romagnosi , che un diritto veramente na- turale si c quello che accompagna 1' essenza del- Tuomo in qualsivoglia stato; che la societa siccomc persona morale non puo acquistare se non i diritti degV individui che la compongono; che e impossibile, die dalle semplici modihcazioni degli originarj diritti deir uomo nella societa emerga un diritto tutto nuo- vo ed inerente al coipo sociale, a cui ciascnna parte di esso sia poi totalmente straniera ; che lo stato di necessita in r-elazione del futuro indicato come il produttore del diritto penale e troppo inccrto e indetermiuato per istabilire un diritto cosi positivo come e quello di punire ; se noi siam lungi , si ri- pete , dair opporre siffatte obbiezioni, che quantun- que s])eciose , nulla tolgono ai priucipj di giustizia e di diritto cui si appo2;gia V accenuato sistema , non possiam tacere il dubbio , ch' egli poi sia intero e compito, quanto al proposto dell autorc si conve- niva. Egli provo 1' originc e 1' esistenza del diritto penale in una societa naturale , ossia di eguali , affatto ipotetica, perche la societa civile, Tunica, la vera , in cui si escrcita ^l diritto di puniie , e DJ G. D. ROMA.GNQSI. ibj essenzialmcnte ineguale , goiernata doe sempre dalla sovranitd (qualunque sia la sua forma); pare adunque che Taiitore tlopo aver esaminato il diritto penale in qucsto stato intcrmcdio per « conservar la gradazione » analitica degli oggetti, e per proceder sempre dal » semplice al composto » (i) dovesse andar piii oltre ne'la sua analisi , cousideraudolo nel vero suo stato in qucllo di societa civile ed ineguale , esercitato cioe dalla podesta suprema, che la dirige, il che a nostro avviso eza il punto fmale, e laspetto unico ed ulti- mo cui mirar dovea la sua tesi, otide per tal vuoto non ci sembrerebbe provato legalmente come nella sovranita siasi trasfuso un diritto solidale , proprio ed esclusivo dell iutero corpo sociale , siccome ci sa- rebbe ignoto se cio sia accadiito o invncdlatamente siccome di tanti altri diritfi maestatici, o per quella rappresentanza di diritto che ella ha della volonta generale, oppure anche per mezzo di convenzioni tacite ed espresse necessarie a trasfonderlo , nel qual caso o si ricade ne' principj <^ia combattuti degli al- txi bcrittori, oppure ei dovrebbe ammettere T in- completo raziocinio che il Roma2;nosi rifiutava ne- gli altri: « Le pene sono necessarie alia sicurezza ■» interna dello Stato ; dunque A sovrano che n" e il 5> dilensore e il vindice, ha il diiitto di stabilirle 3) ed infiiggerle » (2). Ecco 1' unica diflicolta che a noi si presenti , e che se siamo cosi arditi di esporla contro tanta autorita di dottrina , il facciamo in via di semplice dubbio , e nella persuasione che la po- thezza dell ingegno ci abbia ingannati. ( Sard continuato. ) (1) Ved. pag. 178, vol. 1° (2) Ved. a fag. 10, vol. i.° i58 IL Tcsorctto e il Favolctto ih ser Bnuictto Latini ridotti a miglior lezione col soccorso dei codlcl e illiistrati dall' abate Glo. Batista Zannoni accadc- mico c Segrctario delta Crusca. — Flrenze^ 1824, prcsso Giuseppe Moliiii. In o.", di pag. LXIV e 260. I/i Milaiio si veiide da Fti^i , Stella e conip. Oe il lil>ro di cui ci facciamo a parlare dovesse giudicarsi da quello che ne pensava il proprio aii- tore , dovremino apparcccliiarci a tesseine uii nia- o:nifico eJojiio. T'crocclie G'Ai iaviandolo al siio amico cosi gli dice : lo Brunett.o Latino Che vostro in ogni guisa Mi son senza divisa , A voi mi racconiando : Poi vi presento e mando Questo ricco Tesoro Che vale argento e oro ; Si ch' io non ho trcvato Uomo di carne nato , Che sia degno d' avere , IVe quasi di vedere Lo scritto ch' io vi niostro In lettere c£ inchiostro. Ad ogn altro lo nego , E a voi faccio prego Che lo tegnate caro , E che ne siate avaro. Ma noi tengliiamo per certo che Brunetto in que- sto giudizio o fosse occupato di troppo amor di se stesso , o che forse trascinato dal metro e dalla ri- ma dicesse piu ancora di quello ch' egli pensava. Ne ([ucst' ultima congettura e da ricusare ; mentre il poeta medesiiiio dice in altra parte del suo lavoro che quando vorra trattar cose diflicili parlera per prosa onde fuggire Y oscurita , .... perciocche la rinia Si strinse a una lima IL lESOXUiTTO E IL FAVOLETTO CCC. 1 51) Di concordar parole Come la riina vuole ; Si die molte fiate Le parole rimate Ascojidon la sentenza , E niutan la 'ntendenza. Qiial giudizio diiiiquc farcmo noi di un poeta a cui la rima e cosi gran leganie , clie per essa molte iiate le sue parole nascondono la vera sentenza , e falpificano 1' intendiniento dello scrittore? Ne percio noi voglianio che si dia sentenza di uno scrittor del daocento colle leggi e col gusto di questa nostra eta. Che sarebbe contro a ragione pretendere clie i poeti avessero la o;entilezza del secolo decmionono quan- do i principali de' loro concittadini comparivano in piazza impacciati ncl cuojo, o come dice rAligliicri , andavan cinti di cuojo e d'osso. Bensi diremo clie il ridonare alle stampe queste anticlie prodnzioni di una lingua nascente non recata per anco ne al freno di una sicura grammatica, ne ad alcun grado di splen- dore e di gentilezza, e troppo remoto da ogni utilita, perche Tuomo possa far plauso a clii impreude co- deste fatiche. Perocche qucsti libri , venuti in fama soUanto pel conto che ne fecero i compilatori della Crusca , sono poi di si povera condizione , che tranne un quaiche bel modo del dire , nessuno potrebbe pescarvi mai cosa alcuna la quale giovasse alia vera poesia , alia storia , od a quaiche altra utile disci- plina. Se non che, ci giova ripeterlo, non vogliamo disturbare le ceneri che riposano oramai da sei secoli ; e soltanto aflinche ogni lettore da sc me- desimo faccia giudizio di quest' opera vogliamo ri- ferir qui alcune parti del primo capitolo del Favo- letto , che senza dubbio e uno dei migliori. L'autore parla delT amicizia e dice che ne il di- raorar lungamente diviso dall' amico , Ne paese lontano DI monte ne di piano Non melte oscuritare In V tract uiniscatc. t.6o IL TESORETTO E IL FAVOLETTO Dunque pecca e disvia Chi huon amico obria. Si fa quinili a dipingere la veracc amicizia , poi soggiunge : Questa amista e certa. Ma delta sua coverta Va alcuno ammantato , Come rame dorato. Cosi in moke guise Son I' amistci divise , Perchh la gente invizia La verace amicizia. Dopo di che parla delle relazionl fra persone di non ugiiale fortiina o stato , e dice die tpiesta disiigua- gliaaza nuoce alia vera amicizia , FercJie in fina amanza Non cape maggioranza , Dunque riceve inganno , Non credo senza danno , L amico, cib mi pare, Ch' e di minor affare , CJi ama veracemente E serve lealmence ; D' onde si membra rado Colui ch' e 'n alto grado. Ben sono amici tali Che saettano strait E danno grandi lode Quondo r amico li ode. Ma null' altro piacere Si pub di lor avere. Cosi fa I' usignuolo ; Serve del canto solo ; Ma gia d' altro mestero Sai che non vol guero. Tocca quindi Tautore di coloro die per proprio in- teresse fingono amicizia , e servono infino a tanto che veg-wano di essere riserviti cT altrettanto e di plui ,• e di quegli altri amici della buona veiitura dei quali non fu penuria giammai. CoH ho posto cura Ch' amico di ventura 1)1 SER BEUNEnO LATINI. l6,- Come rota si gira die mi pur guarda , e mira Come Ventura corre: E se mi vede porre In gloria so stato Servemi di buon grata. Ma se caggio in angosce Gia non mi riconosce. Cosi face t augello , Ch' al tempo dolce e hello Con noi gajo dimora E canta ciascun ora ; Ma quando vien la ghiaccia • Che non par die li piaccia Da noi fugge e diparte. Ond' io n' apprendo un arte Che come la fornace Prova I' oro verace , E la nave lo mare; Cosi le cose amare Most ran veracemente Chi ama lealmente. Alciini seuza dubbio avranno gia comiuciato a mormorare contro di noi, e ci diranno, o invidiosi o leggieri, perche da questi versi non caviamo ar- gomerito a lodare Brunetto Latini. E noi veniamo di buona voglia nella sentenza di coloro i qiiali di- cesser© , trovarsi qui alcuiie inimagini poetiche ac- compagnate da bella semplicita e da alcuni fiori di lingua : e purclie nessuno ne voglia costringere a piu anipj encomj , confessiamo volentieri che in quella rozzezza di tempi ed in quella poverta di un idioma ancora bambino alcuni di questi versi ci sembrano degni di molta lode. Ma avvi qui novita di pensiero ? Avvi qui alcun bel modo di favellaie che non sia o storpiato per ubbidire alia misura del verso ed al capestro della rima , o in ciascun lato oppresso da altri modi abbietti ed oscuri ? Se si guardi pertanto al pensiero , clii non darebbe tutto il capitolo e tutti i versi di M. Brunetto per mu, hid. T, XXXVI. n 1 62 JL TESOREl'TO E IL i-.\VOLi:TT0 una sola pa2;iria tli queiraiireo trattato di M. Tullio dc Amicitia y E se si guardi alio stile , sianio noi duiique cosi poveri clie dopo scicento anni di con- tinuo incivilimeiito dobbiamo studiare la buona lin- gua ne' poclii e rozzi versi di Brunetto , vissuto in un secolo a cui f"u ignoto tutto quello splendore di filosoHa e di dottrina ondc sorsero cliiari i secoli a noi pill vicinir E TAligliieri clie fu scolaro. a Bru- netto, e il Petrarca vissuto auchVwli (piasi coutem- poraneo , iion ci avranno diin([ue conservata tutta Ja copia dc' vocaboli e dci modi usati da Brunetto Latini , senza che ci sia d' uopo imbrattarci m niille sconci per rinvenire il granello d'oro smarrito nella rena r Certamente nessuno di sano giudizio puo du- bitarne ; quando il Petrarca sublimo P italiana fa- vella a spie2;are i piu sottili concepimenti di un" a- nima divinamente innamorata ; e P Ali2;liieri la piego a significare le piu riobili e le piu abbiette cose , e r adopero neir amarezza delP ironia e delF odio , e nella dolcezza aflettuosa delP aniore e deila gratitu- dine , e nelle dilHcolta delle scienze , e nelP auste- rita della politica , e nella santita della religione. Ma intorno alP opera bastino le cose dette tin qui. Dobbiamo di presente render conto del lavoro di Gio. Batista Zannoni accademico della Crusca , da cui viene alP Italia questa nuova edizione del Te- eoretto e del Favoletto di ser Brunetto Latini. II conte Giuiio Perticari noto gia da molti anni alcune errate Iczioni a lui occorse leggendo qneste opere , e propose alcuni cambiamenti degni di quel sicuro giudizio ond' era fornito. Egli niedesimo poi insino alF estremo di sua vita venne attendendo alia correzione del Dittamondo. « Ma da ultimo , cosi leggianio nelP ultimo volume della Proposta , dopo averne ridotto il testo a molta bonta , vide di avere collocate le sue fatiche in terreno ingrato , e scri- vendo a suo suocero protesto di essere risoluto di abbandonare P imprcsa. y> E veramente un poema della condizione del Ditiamondo dovcva riuscji" DI SER BRUNETTO LATINT. l6S terreno ingratissimo aJ Perticari, avvezzo a meditare sui libi-i dei veri sapienti , e sapieiite egli niedesimo quant" altri mai , e pieiio di bella filosolla. Ma il Dittamondo non e egli poi qualche cosa niigliore , o direni piuttosto men trista del Tesoretto e del Favoletto ? E quindi oggetto di gran meraviglia per noi la fatica e pazienza durata dal sig. Zannoni iiel piirgare questi versi da quel prodigioso numero di storpiature e di errori che si veggouo a pie di ogni pagina , e ci duol veraniente che questo dotto ab- l)ia speso si lun2;o tempo e si ostinato amore in opera , die a malgrado di tante correzioni non puo ancora ne essere interamente compresa, ne giovare, ne dilettare gran fotto. In sul finire della sua lunga prefazione V egregio editore tocca il motivo che lo indusse a questo iugrato lavoro , e fu il desiderio di somministrare air Accademia della Crusca un' edi- zione del Tesoretto e del Favoletto piii corretta di tutte quollc in sino a qui eseguite , e piu sicura eziandio dei manoscritti citati iinora dal Vocabolario di queir Accademia : persuaso ( prosegue dicendo ) che il vocabolario di nostra lingua debba il piii che si possa , aver fondamento su' libri a stampa^ sicco- me tutto lo Jianno quei della greca e della latina. La qual sentenza predicata altamente in questi ultirai tempi da un chiarissimo scrittore , e pel luogo da cui procede, e per la qualita di colui che 1" ha pro- nunziata ci riesce assai cara , siccome testimouio che alia verita non si turano per amor di parte nc iisci ne orecchie , e siccome pegno di quella tilosofia che dara norma alia nuova compilazione del voca- bolario. Tutto il resto poi della prefazione e con- sacrato a diligenti ricerche intorno al tempo in cui nacque il Latini , al motivo pel quale ando in Fran- cia, al numero delle opere scritte da questo autore, ed al personaggio a cui il Tesoretto fu indirizzato: e queste ricerche sou pieue di si gran diligenza che appena se ne potrebbe desiderare di piu. II sig. Zannoni c d' avviso che Brunetto Latini nasccise 164- fl TJisOREVro E IL lAVOLLTlO CCr. verso il 1220: che andassc in Francia uel 1260 per ragionc ( sorio parole di Brunetto ) dcihi gucrra la (juale fue tra Ic parti di Firenzc ; pcrclic"; Brunetto fit sbaiidito da Fireiizc qitando la sua parte Giiclfa. che si tcnea col Papa e con. la Chiesa di Roma , fu cacciata e sbandita dalla terra I' anno 1260 ,• e quincU sc ne ando in Francia per procacciare le sue Vicen- te , ecc, e che il personaggio al quale il Tesoretto si dedjca fosse Luigi IX od il Santo , clie tenne il re^no di Francia appunto in quegli anni nei quali Brunetto vi fu. Nel che noi non vojiUamo condan- nar come fiilsa V opinionc del sig. Zannoni , ne pos- sianio ar'enderci come persuasi alle sue parole. E jria basterebbe a tenerci in forse il non avere il I^atini accennata questa eccelsa qualita del perso- naggio a cui consacra il suo libro. Perocche dalla |x>tenza ed altezza della condizione , quando sono congiunte a virtu , viene una bellissima lode : e il tacerne , in chi le possiede e parla di se medesimo, e modestia; in un privato, qual era Brunetto, sarebbe da reputare offesa. Con tutto cio non e da negare che le espressioni usate dal Latini nella dedica non sono inferiori a nessuna umana grandezza , dicendo egli del suo amico ch' egli e il vcdente signore di cui non set trovar mi^iliore sulla terra : che non ha pare ne in pace ne in guerra: che a lui si conviene tutta terra che il sol gira lo giorno e 7 mar batte (V inlorno : c\\ egli e nato da alto legnaggio : che in hii par rivenato iin altro Saloinone : che egli tiene tutta la semb'uinza dAlessandro : che per niente ha terra , oro e argento : che porta corona e mnnto di franchez.za e di fina prodezza : che quando parla in aringa par che abbia la lingua del buon Tullio ro- mano che fu in dir sovrano ^ e tante altre lodi di questa fp.tta. Le quali mentre da un lato ci persua- do.io r altezza del personaggio di cui qui si parla, dall alfro non ci lascian credere che a Brunetto spiacosse tanto il lodare , ch' egli non volesse t^c- carc la quahta di re. gonijiia in tutta Tumana natura^ (6;', Notizie della scultura degli antlchl e del varj suoi still dclV Abate Liugi Lanzi, seconda edizionc ita- llttna , dull' editore conedata di note e rami , e dl alcuiu cenid stoiicl della vita e delle opere del medeslmo. Poligrafia Fiesolana, 1824, in 8.'' ftg. o. ccuv\TO per impiego il celebre Lanzl nella R. gallciia di Fiienze , e datosi ad oidinaiiie alcuiie parti , ne stese una dotta , benclie compendiosa de- scrizione , die fu gia tempo iaserita nel Giornale del Letteratl. Aveva egli altresi proniessi piu lunglii e pill ragionati cataloghi , che guidassero i cuiiosi iiella visita di quelle gallerie , ma non comparve se non che una Disscrtazione preliuilnare su la scultuia degll antLchi e I varj sitol still In Itngua Inglese , e abbandonato essendosi il disegno di quel lavoro , fii qiiesta Dissertazione riprodotta in italiano in ag- giuiita al Saggio di lingua etrusca del Lanzl medesimo. Abbondano da qualche tempo in Italia Ic opere scritte intorno le arti liberali , e molto piu da che nelle persone qualificate si e svegliato il genio di istruirseiie, afhne di potcie pienamente gustarne le bellezze. Ma quelle opere mancano al compiuto loro scopo , allorchc ai leggitori non presentano gli og- getti dei quali si vogliono far sentire i pregi e no- tare i difetti. Lo scrittore di quella dissertazione aveva in animo che si Icggesse da clii percorreva la K. galleria di Firenzc , dove in parte trovavansi i monumeiiti da esso descritti o accennati, nel qual caso r opera sua non sarebbe stata tacciata di alcuna mancanza. Aggiunta pero al Saggio di lingua etrusca , rimaneva isolata e non accompagnata dai monunienti, e quindi piu non poteva raggiugnere lo scopo inditato. Egli e appunto per sitTatto motive , o per essere divenuto prcsenicmonte assai raco anche il Saggio 100 NOTIZIE DEI.LA SCULTURA. DEGLI ANTIGIH surcennato , die il cavalier Francesco Tnghimmi , autore dell opera grancliosa , intitolata: Monumenti etruschi o di etrnsco nonie, giudicando quello scritto del Lanzl superiore a non pochi di cpielli , che su le arti belle lurono receutemcnte pubblicati, ha re- putato di far cosa utile e 2;rata al pubblico , ripro- ducendolo coll' aggiunta di molte tavole eoiitenenti quelle opere dell' arte , delle quali nello scritto pe- culiarmente si ragiona. Egli ha pure renduto gran- dissimo servigio ai dotti , inserendo nell' opera alcune note, relative specialmente agli oggetti dell'arte presso gli Etruschi , nell' esame dei quali con tanto oiaore si occupa. Precedono alio scritto del Laiizi alcuni cenni storici della vita e delle opere di quel grand' uonio. Finora non si erano veduti se non che alcuni elogi, nei cjuali secdndo il costume si applaudiva soltanto agli sfbrzi ingegnosi di quel benemerito antiquario : ma ben diversa e la natura di questi cenni, nei quali, om- messa qualunque inconcludente minuzia , si nota quello solo che e da sapersi , e si giudica impar- zialmente, come richiedesi da chi legge per istruirsi. Da questi cenni impariamo , che il Lanzi nato in Treja nei 1782, e morto nei 1811 inFirenze, « man- » sueto ed ingenuo per indole naturale, riflessivo J) ed assai penetrante d' ingegno e di mente, facile » sempre a piegarsi alia piu tensa applicazione , e » soprattutto severo nell' adempimento dei propi-j » doveri , si rise della fortuna che a lui negato » aveva quei doni di facolta e corporali ornamenti y> precari , che non di rado si fann' ostacolo alio » sviluppo di una ben diretta disposizione dell animo, » per cui solido e il prolitto che se ne trae. e eon- » ciliasi l altrui stima e benevolenza. » Educato fVa i Gesuiti , e zelante di apprendere quanto da quei dotti religiosi insegnavasi , passo ad imitare i suoi istitutori , dei quali vesti 1' abiio e divise seco loro con zclo ed esemplarita le pie non nieno che le scientifirhe e letterarie ocriipazioni. Coltivo le umane dell'abatb Luici L,i^"ZI. 167 letterc , ed anche la poesia gicca e latina , e le opere di Cicerone lorniaroao la sua piu cara lettura. Dopo la soppressione di quelF ordine , fu incaricato di sistemare alcune classi di oggetti d' arte antichi e moderni nella 11. galleria di Firenze , e allora di- stcse qiiella descrizioiic , della quale si e parlato , do- cumeiito prezioso di nuova luce , che sopprcsse o rifonno molte false iaterpretazioni e molti giudizj intorno le arti antiche. Allora concepi il disegao di illustrarc gli oggetti numerosi di etrusche auticliitu di quella galleria , e percorse 1 Etruria onde accu- mulare piii ubertose notizie circa gli etruschi mo- nunieati , il che lo pose in grado di pubblicare il Sagglo di lingua etrusca e di cdt.re andclie d Italia ^ che uscito alia luce nel 1789, fu celel^rato come uno dei pill bei libri , che composti si fossero sul de- t liaare del sccolo passato. Da alcuni il Lanzi fu detto natire delf etrusca erudizione , dal Marini il Var- rone di quel secolo. (]oatra quelf opera e coatra la dissertazioae su la scultiira dcgli antichi , sursero tuttavia ahuai op- positori , che dal Lanzi conibattuti furono colla Dis- sertazione sopra art urnetta toscanica e difesa del Sag- gio di lingua etrusca. Vennero in seguito altra Z>is- sertazione della condizione e del sito di Pausula; la Storia piitorica dell Italia, \\o\c volte ristainpata in Italia, d all' anno 1792 al 1824, ollre le versioni eseguite in altre lingue d' Europa : f opei-a divisa in tre Dissertazioni col titolo di Vasi antichi dipintl , volgarmente cliiamati etruschi , nella quale 1' opinione delf autore su f uso di que' vasi lascio gli aaia~ tori di tali ricerche nel desiderio di niaggiori fichia- rimenti. Al tempo stesso in prova degli estcsi suoi talenti , pubblicava il Lanzi il suo bel libro Delle iscrizioni , le Illustrazioni di due vasi fittili trovati in. Pesto , la spiegazione di un antico vetro del baronc di Schellcrshcim , rapprcsentantc Aristippo ^ bench e su la sincerita di quel niouum(Mito siasi suscitato in ap- pre<;so qualr.he diibbio ; e idriiai allri optT^roli , che \6S NOTIZIE DEIXA SOULTUUV BECLI ANTICIII trovansi in varie collczioni , e sjiecialmente nelle opere period iclio del la Toscana. Un grandissimo rnorito dell' estensore di questi cenni c V esattczza da csso osseivata nelT indicare le opere del Lanzi , oggetto assai utile pei bibliografi; dopo di aver egli registrati tutti i libri stampati, aiiolie poetiri cd ascetici , e le varie loro edizioni, lia arrentiato per ultirno le illustrazioni di varj nio- nnmeiili etrnsolii ad esso donate nianoscritte dal Lanzi^ e da esso publilicate sparsameute, parte per esteso, parte in conipendio, nella sua grand opera Ac Mo- nuTnciiti etruschi. Si accennano parimente le fatiche del Lanzi intorno al poenia di Esiodo dei lavori e delle giornate , e si nota che nella piu avanzata eta diede al pubblico alcnni opuscoli spirituali , detti cal- dissimi dai suoi encomiatori , siccome pieni di ce- lesti alTetti. Si nota per ultimo rlie , spento di vita, fu coni- pianto dai buoni, ouorato di nieritevole tomba fra i lu- minari dclla Toscana in S. Croce di Firenzc , e molti elogi ottenne non solo in Italia , ma anche in Fran- cia ed altrove. Si chindono i Cenni con un Jjreve rag- guaglio delle opere postume del Lanzi, in due vo- lunii pubblicate dal cav. Botii , in aggiunta all' elogio ch' egli scritto ne aveva. Mostrasi ben imparziale l' InghiraTm in questo sag- gio biografico, perclie mentre la risaltare i pregi del suo protagonista , non ommette talvolta una cri- tica ben ragionata ; e come e2;li stesso annunzia in fine di quello scritto , per essere sincero dovette notare alcnni poclii nei . scbbene dalle notizie isto- riclie risultino argomcnti bastanti a provare che il Lanzi fece onore ( e noi direnio ben grande ) alia nostra Italia. I (au'iosi, dice il Imuzi al principio del suo ra- gionaniento, non chieggono soltanto per la maggior parte , che signiHchi nn bassorilievo o altro antico monuinento . ma bensi a quale stile o a quale eta ap- partenga : ed a questo line appnnto ha egli indiritta dell' ABATE LUIGI LANZI. 169 la sua dissertazione , perche in fatto di pittuia si ap- paga il curioso pin facilinente , ma iiella scultura e in altre opere di disegno degli antichi , la cosa e pill nialagevole , dovendosi indagare molti sccoli , e oscuii e lontani, potendosi istiturre poclii paiagoni , sovente fallaci, c poclii lilm, non sempre fra loro concordi , potendosi consukare. Egli dichiara peio modcstameute di far uso delle osservazioni di Win- chelmann e di Mengs , sebbene talora non convenga interauiente col primo. Divide egli lo stile degli antichi in Egizio , Etru- sco , Greco e Romano ; a ciascuno di questi egli as- segna le sue epoche , a ciascuu cpoca i suoi carat- teri, a ciascun carattere , per qnello che concerne la scuola greca , il sno autore , conosciuto gia per mezzo della storia. Gli esempj e2;li cerca dentro il museo, o sia ncUa R. galleria e anclie fuori di essa, intendendo d' illustrare quella raccolta , ed anclie di ajutare il lettore a gnstare delle altre. Tre epoche distingue con Winchehnann nello stile egizio, la remotissima, la mezzana condotta dall' av- venimento di Cambise in Egitto, cd una terza epoca d imitazione , incominciata sotto Adriaiio , nella quale air antico stile si aggiunse belta ed eleganza , e buon intendimento nella notoniia. Ouindi cita come esempj r Isidc in grani o, un ara piu recente pure di granito, un giovine sacerdote in pietra rossiccia , tutti della R. galleria : e in qucsto luogo dobbiam rendere giu- stizia alia critica illuminata dell' editore , il quale espone il suo dissenso intorno alia determinazione della ligura di Iside, e la giudica piuttosto una spo- glia della testa di tigre o di altro animale spettante ai misterj , e torse appartenente ad Oio, piuttosto che a hide. Discorda parimente dal Lanzi e dallo Zannord sul punto che quella statua sia cli granito , riconoscendola invcce di marmo ordinario, tletto sasso di montagna , proveniente dall Alto Egitto; e per ultimo dnbita altresi, che questo niouumento possa proporsi come uno dei piu antichi lavori egizj. Qualche 170 N0TI7.IE DEM.\ 8CULTUR/V DEGLI ANTICHt dubbio suscita pure per inciclenza su la supposta rcmota anticbita dell' obelisco di Cainpo Marzio , e su la pertinenza ad uno od altro stile delT ara di granito , cbc sembra di nianiei-a greca, e nou punto egizia. Tratta il secondo capitolo dello stile etrusco, ed evitaudo V autore la qnistione se quella scuola sia anteriore alia greca , iiitorno la quale veggousi pure apposte dair editore note eruditissime , introduce op- portunamente una distinzione tra lo stile etrusco e le opere degli artetici etruschi. Studiasi quindi di delinire cio che gli anticbi intendcssero per tosca- nico , e coUa scorta di Strabone , di QidiitlUano e di Pliriio , lo reputa simile all egizio o al greco as- sai antico. Con qucsto si e fatto strada a mostrare die a torto si e attribuito alia Grecia quanto di elegante si e scoperto nella Toscana , giaccbe la du- rezza e rigidezza dcUa scuola toscanica si veune sempre scemando. Dissente soltanto 1 editore sul punto delle urne cinerarie , die secondo il Lanzi palesauo gradatamente il passaggio da grande ignoranza a buona intelligenza , e secondo kii palesano iuACce il passaggio da buona intelligenza a grande igno- ranza. Non ammette il Lanzi le epoche dell' arte tosca- nica segnate dair i/^py/zf?, perclie quello scrittore non pote sempre giudicare rettamente sopra disegni non esatti , e si regolo principalmente colla storia dclla nazione , traendo dalle siie vicende qualclie con- gettura circa 1' accrescimento o la decadenza delle arti. Non entrando nella ricerca dell' epoca in cui co- minciasse la scuola etrnsca, cbe pero vedesi i)cn ri- schiarata in una nota dell' editore , si accontcnta il Lanzi di ridurre alcuni dei monumenti die esistono , alia prima epoca , e qui pure cita alcuni esenipj tratti dal Gori e dalle collezioni di Volterra. Alia seconda epoca appartiene la gemma stoschiana dei cinque eroi tebani , su la quale pure dottamente Dell' ABATE tuicr lanzi. j^i ragiona 1' editore nelle note ; e T autore aggiugne alcune statuette del quinto armadio della R. galleria ed altii nionumenti ; egli opina che quell' epoca corresse , quando cadde la liberta etrusca. Di jjelle ricerche veggonsi in questo luogo sul motivo, per cui i primi passi degli scultori verso il buon gusto andarouo d' accordo coll' epoca , in cui essi coniin- ciarono a scolpire le greche favole. Segue un nu- mero copios5 di esempj delle due scuole, tratti non solo da Firenze , ma anche dai monunienti di Roma, e specialmente dai bassirilievi dai Greci piu anti- chi , e dalle loro comparazioni deduce il Laiizi la somiglianza o dissomiglianza dei due stili. Nella tcrza epoca piu non esiste lo stile toscanico, o appena ne rimaue vestigio ; e gli artelici dei Toscani sono gia gl' imitatori e gli emuli dei Gx-eci . il che pero non avvenne se non dopo che la Grecia con- quistata domo il vincitore , e le arti introdusse nel Lazio agi-este. Di moiti esempj si riferiscono di quest' epoca , pigliati anche fuoii dellEtruria, e il dotto editore opportunamente sostituisce alcuni da esso osservati a q-iegli addotti dai Lanzl. Si accenna per ultimo I accusa fatta al Qori di avere toko a tutta 1 Italia antica \ arte della scultura , che tanto giova alio splendore delle citta , per riduria alia sola Etruria , e il Lanzi si mostra ben lontano da questa gia riprovata usurpazione. Dello stile greco si ragiona nel capitolo terzo , e si nota da principio che il suo carattere e un com- posto di bcllo insienie e di grande , e che havvi un siande clie si piega a ogni bcllo , un bello che a ogni grande si sollcva. Diceva un artista inglcse , che gli scultori greci innnaginato avevano il corpo uniano come una macchina gagliardissima insienie e agilissima , e trovandosi rade volte queste due qua- lita congiunte in natura , e solo unendosi nell' idea , potrebbono esse costituire quel bello , che storta- mente dicesi idcale. Quindi la distinzione tra le parti che muovono e portano , e quelle che sono mosse tTii NOTl'/IE nr.LLV SCULTUll.V DEOLI ANnCHI o portate : quititli la roljustezza tlelle prime , la sveW tezza dellc sccoude , clic , salve seinpre le regole tlella proporzioiie, costituiscono il pregio delle opere gre- che. A ([iiesta geuerale teoria si aggiungono le nio- dilicazioni dai Greci iutrodotte nelT aj)plicarla a casi particolari , e qui si citaiio gli esenipj delT Apollo di Belvedere e delle diverse statue di Ercole. La sede del bello e del grande ideale , se cosi vuole appellarsi , e la testa , il capo d' opei'a del- r arte, siccome della natura. Tre stili proporzionati al grado delle persone si sono attribuiti alia greca statuaria : l inlimo per gli uomini , imitati d' ordi- nario come sono , salva X iiidustriosa emendazione dei difetti notabili; il mezzano per gli eroi; il su- blime per le divinita. La serie degli Dei , percor- rendosene le diverse eta , e una serie di bellezze ; e siccome V autore accontentato erasi di citare in prova il museo , il sagace editore ne ha presentato opportunamente in una nota i diversi esempj. Si e pure distinto il carattere delle teste in grande , in sublime, in terribile , in bello, in siazioso , in espressivo ; ma \ autox'e non mostrasi contento di queste dlstinzioni , clie certamente si moltiplicliereb- bono , se csistessero i libri de' Greci intorno la pit- tura e la scultuia, citati dn Filo strata e da Plinio : le Tonne dell' arte andrel^I^ero forse del paro con quelle numerosissime dell' eloquenza. L' editore ha aggiunto in questo luogo le sette regole , probabilmente se- guite dai greci artisti, e ingegnosamente stahilite da Emcrico David. La perfezione della statuaria greca fu il prodotto di circa i5o anui , del periodo cioe trascorso da Pericle e da Fidia lino ad Alessandro e Lislppo ,• e quanto ci rimane di meglio , tutto e lavoro , o re- plica , o imitazione delle scuole die liorirono in quella grand epoca. L' autore sceglie quindi dai ca- talogo compilato dai Qiunio .i nonii di quegli arte- fici che , secondo le notizie a uoi pervenute , die- dero air arte qualche aumento, o per qualrhe nata HELL AiiATE LUIGI I^ANZl. Ijo caiattrribtica fra tutti si distinsero. Ej^li passa con nioha dottviiia sopra Fidta , Calamide , scultore jinparc2:g,iabile di cavalli, Folideto, Mirone, Scopa, e i due Fttagorl , Yuno di Keggio , Taltro di Leonzio. Al pioposito di Pollcleto parla il Lanzi della voce quadrata , api:>licata , da Varrone e da Plinio alle sue statue , ch' eg!i riierisce, non come altri a uu dise- giio augoloso e taglieiite , ma a statura , o a corpo- ratura mczzaua , la quale non e no tropj.o gracilc , ne obcsa , nc troppo lunga , ne trop[)a corta. Parla altrcsi della varietd delle statue di Mirone , non con- sistentc nelle proporzioni , nia bensi nelle posizioni e nei sog2;etti. II Pitagora Leontino insegno il vero niodo di rappresentare i capelli , ed introdusse una pill esatta notomia delle vene e dei nervi, mentre s' ignora da clii fosse intiodotta quella movenza , o grazla di nioi cnza , clie i moderni trovano inimitabile nelle statue greche : forse contiibuirono alio studio delle niosse Scopa e Prassitcle , il quale secondo Qiun- tiliano si accosto al vero, senza dare nello scoglio j de' naturalisti ed iniitare senza scelta. Con Prassitelc I fiori Eiifranore , e in seguito vennero Lisippo , die 1 miglioro le anticlie proporzioni , Deinetrio che fu I tacciato di essere troppo naturalista , Glicone , A- gaia , Apollonio ed altri , de' quali esistono alcuni I lavoi'i. j Indica bi-evemente \ autore , come dalla sveltezza I delle statue greche , dalla squisita diligeuza osser- ' vata ne' capelli , ne' muscoli, dalla situazione e dalla mossa de' piedi , dal gran bello o dal giviu sublime , possa dedursi I epoca in cui fiirono lavorate ; come luia diagnosi possa dedursi anche dalla ispezione del j marmo , giacche il Pario fu usato in Grecia sino dal ' piincipio delle Olimpiadi , ma non pote adoperarsi , il Lunense , scoperto poco innanzi i tempi di Plinio. I Di molte riflessioni possono pure dedursi dall indole e dal costume di una eta e di una nazione : ma con- getture piii sode per \ autore son quelle die si ap- poggiano su la natura dcllo spirito umano, die 174 NOTlZliB DKL^A. SCULTmi\ DliCLI ANl'ICHI nell' escrcizio dellc belle arti comiucia dal rozzo, pro- cede al naturalc c al niianto , e crea poscia il bello detto ideale colla scclta del meglio ; arriva quindi al perletto , ma trovato V ottimo , cerca il facile , e tenendo le i-egole di pratica nelle cose essenziali , le altrc abbaudona ad una disiuvolta negligenza , ben- j che risovga poi iiiio stile piu diligente, clie accompa- gtiato dalla scclta e lodevole, da essa sconipagnato e lucritevole di biasimo. Si osservano questi passi gradtiati nella scultura de' Greci , come nella pittura' in Italia. Con molta critica discute 1' editore , qiial posto aver dcbba nella storia e quale nella favola r antichissimo scukore Dedalo. Impossibile e il formare congetture ben fondate sugli autori dclle statue mancanti di nome. L' edi- tore accuratissimo nota alia pag. 67 , die la Minerva in bronzo del la R. galleria, citata dal Lanzi come csenipio della maniera greca antica , viene altrove data dallo stesso per ixn esempio delle opere etrii- sche della terza epoca. Eccoci linalmente alia scuola greca in Roma , che fiori dopo che , vinta la Grecia , i migliori artelici si condussero in Roma ; essa incomincia da Giullo e continua con molte vicende Hno a Gallieno ed an- che piu oltre. Sotto i primi Cesar't si vede ancora il Greco stile , non ostante alcun poco di durezza ; non avvi linezza ne' capclli, non molto studio della pupilla negli occhi , non molto tratteggiato e il sem- biante, ma le mosse sono trattate con arte, gli oc- chi sono grandi e di un guardo iinponente , I'espres- sione e vivissima e caratteristica , il che con varj esempi si dimostra. Scemo la perfezione di ritrarre e di scolpire , allorche scemarono in Roma le com- missioni dei ritratti, non piu tanto frequenti , come a' tempi della rcpubblica , del che T autore assegna plausibjli ragioni. Sotto Adriano vedesi introdotto nella statuaria un nuovo gusto da taluni detto ro- mano , una maniera tinita , faticata e per cosi dire arguta ; vi si gcorge molta diligenzu nci capelli , OEI.l'aUATB LUIGl LANZI. 175 molta eleganza negli assetti delle donne , maggior rilievo nolle ciglia , solco piu prolondo nelle pupille; ma r cspri'ssione inanca d'ordinario, e le Hsononiie noil sono caratterjzzate come in addietro •, peiduto aveva la scultura molto di quel sublime che attinto aveva dai Greci. Una nuova maniera che tende al rozzo , comincia circa a' tempi di Alessandro Severo ; vcggonsi solchi profondi nella fronte e nel viso , lunghe linee nelle barbe e ne' capelli , i contorni disegnati con I'oiza, anziche con sapeie. Crede il Laiizi , che a qucsto decadimento contrihuissero i continui rivolgimenti dello stato. Se qualche statua o qualche busto di molto pregio trovasi di que' tempi , puo credersi che gli artetici copiasscro allora dai piu antichi. Nota r editore che la nnisa di Atdciano , citata dai Lanzi come esempio del ritorno dell arte alia barbaric , appartiene indubitatameiite ai tempi bassi, c proba- bilmente al VI secolo. Sarcmmo ingiusti , se unitamente alia erudizione ed alia illuminata critica dell editore non lodassimo la puriia dello stile , che ben si ravvisa anclie in confronto colle frasi riportate esattamente di chi pri- ma di lui aveva trattato questo medesimo argomento. I Grati dobbiam" essere al cav. Inghirami di averci dato I in quest operetta tin trattato elcmeniare della scul- ! tura degli antichi , ch' cgli ha renduto utilissinio iion 1 solo colle note critiche , ma coll" aggiunta altresi delle tavole dimostrative dei monumenti. In queste riesce I lodevolissima la fedelta dei disegni , coi quali si da I una plena notizia dello stile degli originali , di die i non potevamo linora farci un' idea precisa su quelle stampe . die piu volte ci furono presentate nelV opere loro dai letterati d Italia , soveiite incomplete ed inesatte. L opera stessa del Lanzi ^ per le cure del- ! r intelligente editore , .acquista un nuovo pregio e riiccve dalle tavole grandissimo lume. Saremmo parijucnte ingiusti , se non attribuissimo ki debiea lode alia poligrafia Fiesolana , nella quale l^'O NOTIZIli UELLA SCULTIJK.V UKGLl ANnCJII molte oprrc dell' Jitghlramc inedesimo sono state pubblicalo , e molte aiicora di altri aiitori o usci- rono in luce , o trovansi sotto il torchio. Uii bel saggio dell arte litogralica si preseiita certamente iielle diciaimove tavole aggiunte a c[uesto volume , se])beue alquanto imperfetto ci sembri il litiatto del Lanzi posto di contro al fVontispizio. Bellissmii sono i monumenti egizj, riferiti nolle tavole II e III,ne merito minore, quanto alia fedelta , hanno i monu- menti ctruschi rappresentati nelle tavole I, IV, V, VIII , IX , X e XL La tavola V rappreseuta la ce- Icbre gemma stoschiana; la VI un paragone tra una statua greca e alcune etrusclie ; nelle tavole IX , X e XI veggonsi alcune urne cinerarie. Monumenti la- tini ed etruschi trovansi posti in confronto nelle tavole XII e XIII ; nella tav. XIV vedesi T urna di L. Scipioue , nella XV il disegno di una figura co- piata nelle grotte Cornetane , calcato su \ originario di una furia cola dipinta ; le due tavole seguenti rappresentano , la prima un celebre bassorilievo , la seconda una patera , o come T editore lo nomina , uno specchio mistico, e nella XVIII si esibisce un saggio in contorno delle figure del Partenone : l' ul- tima rappresenia un guerriero. Se alcun rimprovero potesse farsi al dotto edi- tore , quello sarebbe di non avere estese le sue os- servazioni sopra i monumenti dei Greci e dei La- tini , come fatto aveva con ottimo successo circa quelli degli Etruschi e degli Egizj. Ma tutta piena egli aveva \ anima dei monumenti etruschi o di etrusco nome , da esso disegnati , incisi ed illu- strati , della cjuale opera grandiosa gia si sono pub- blicati pin di 42 I'ascicoli. Bramiamo die questa pre- ziosa raccolta sia meglio conosciuta e piu giusta- mente apprezzata ; giacche presenta una grandissima quantita di monumenti , in parte inediti , e in parte rettilicati nei disegni secondo gli originali , i quali ottimamente servono a far conosccre le arti , la I'e- ligione , i costumi , le scienze , le lettere c la storia DELL^ABATfi LUIGI LANZI. I 77 degli Etmschi. Dalle dotte interpretazioni risiilta im aggregate singolare di niitologiche notizie, che uou solo svelaao il signilicato dei soggctti rappresentati dagh Etrusclu nei loro monunienti , ina recano luce altresi a molti altri trattati dagli artisti di varie an- tiche nazioni , e specialmcnte dai Latini e dai Gicci , e non di rado dagli Egizj. Bibl. Ital. T, XXXVI. Bellezze della Commedla dl Dante AU^hieri^ Dialo^ld d' Antonio Cesari P. D. O. — L Inferno, — Ve- rona^ 1 8^4, dalla tipografia di Paolo Libanti, in 8.° Q UANDO abbiasi a render conto di un libro si pos- sono considerare principalmente due cose: prima il so2;2;ctto , poi T esecuzione. Ma dove non sia richie- sto dalle ragioni della morale o della politica, pare troppo dura cosa ch'altri si levi a cerisurar gli scrit- tori neeili aro;omenti de loro libri. Che allora la cri- tica si la tiranna , quando non regge il pensiero , ma inceppa la volonta : e V uomo puo lasciare in dispartc quei libri dei quali non gli talenta il soggetto , senza farsi acerbo agli autori per cio solo che abbiano eletta materia che a lui non piace. Noi pertanto vo- gliam tacere quello che sentiamo deir argomento di questo scritto; ne diremo quanta maraviglia ci prese quando leggenimo che F autore volea mostrar le bellezze di Dante nessun altro panto toccando^ salvo la lingna^ la poesia e V eloqnenzu. Perocche ci parve ch egli lasciasse con cio inosservate quelle parti nelle quali Dante principalmente si fcce singolare dagli altri ; accomunando cosi questo sommo poeta colla schiera di tutti quegli altri , dei quali un Santo filosofo ebbe gia a dire, non potersi trarre da loro altra utilita che di foglie. IMa A Gozzi per lo con- trario , si tenero dell' Alighieri e si gentile scrit- tore, nella sua Difesa di Dante avea scritto: quando io dico imitazionc di Dante , non dico cJi egli debba essere imitato anche net ricopiare le sue parole ; cJi lo so bene qual variazione ne' linguaggi si fa in tante ccntinaja d' amii : e soltanto soggiungeva che dei vocaboli stimati ogsidi rugisinosi e rozzi , non ej a da incolparsi il poeta , ma il secolo in cui visse. £ in cio il Gozzi dicea verissimo : e pensava poi ed adoperava da «piel valente lettcrato ch' egli era , BELLEZZE DELLA COMMEDIA. DI D\NTE ecc. 1 79 qiiaado per fcrmare nella stima de' suoi conteni[)o- ranei la fama deirAIighieri contro gli assalti del Bet- tinelli, si accingeva a mostrare 1' artiticio di tiuto il poema , e le maravigliose invenzioni , e lo stile per cio che spetta il modo di vestire e dar moto al pensiero , e tutte insomma quelle altre grandi bellezze che sono di tutti i tempi perche si fondano neir eterna natuta delT uomo, noa ne' mutabili suoi trovamenti. Ma altrimenti piacque al sig. Cesari : ne e da contendere se la sua elezione fosse buona o no; bensi e da cercare s'egli abbia bene adempiuto (fuel che promise. Perocche Tuomo sebbene atto per avvcntura a grandi cose, pud volersi occupare tal- volta nelle niinori , senza che altri possa ragione- volmcnte prenderne maraviglia; e la ccnsura de'giu- dicanti, come diccmmo , dee raggirarsi generalmente lion nella scelta deo;li arsomenti , ma si iiel modo deir esecuzione. Raccogliendo pertanto a questa sola il nostro di- scorso, dircmo innanzi tutto , die o noi non inter- pretammo dirittamente il titolo di questo libro , o il sig. Cesari non istette dentro i contini della sua proposta. Perocche sotto quel titolo Bellezze della divina commedia , ci fu avviso clie volesse aadare scegliendo da' varj canti quello che v' ha di piu bello : ed egli invece ne mette innanzi nel volume finor pubblicato ( di 666 pagine ) tutto intiero F In- ferno , e tutto lo vien commentando : fidatosi per avventura in quelT antico dettato de' giureconsuiti , che qtjetio che abbonda non nuoce. Ma puo nuocere ai giovanetti V avvezzarli atl ammirare per rivereiiza di un qualche celebre autore ({uello che o non fu lodevole mai , od almeno ai di nostri non potreb- b' essere lodevolmente imitato ; ncl qual errore il sig. Cesari ha dovuto cader non di lado. Prima delle bellezze poi vuolsi cercare il vero concetto degli scrittori : die siccome la prima dote desiderabile in chiunque scrive e la chiarezza , cosi quello a che gh studiosi dcbbono attendere l80 B15LLEZZE DELLA GOMMEDIA. HI D\NTE priiicipalmcnte si c la plena e sicura intcl'iir;cnza cli quel cir e' leggono. Ma in alcune interprctazioni del sig. Ccsari non abbianio potato aclagiarci nella sua sentenza : c di cpieste le principali verrenio notando. Nel canto HI dove Y Aligliieri dipinge nel primo entrar delT inferno il tumulto il quid s' ag^ira sem~ pre in quell' aria senza tempo tiuta intende 11 sig. Cesari « di un'aria oscura senza che vi fosse tem- porale ; » inter[)retazione puerile che altre volte udimmo vantare a certo gran pedante che dettava , dalla cattedra gli 'u e gl' i siccome prinii giojelli di elo([nenza. Ma fu detto gia da' migliori comuienta- i tori che cpiella frase senza tempo signitica eterna- mente ; con che il concetto si fa verissinio e nobile e degno delf Alighieri. Nel canto V al verso : e vidi l grande Achille Che con amore al fine combatteo , il sig. Cesari dice : Qiiesto amore d' Achille non pud altro essere che delV amico Patroclo ucciso da Ettore , per cni vendi- care si ricondusse alfine a combattere .... come dicesse , Per amore di una donna , Briseide , lascio V armi^ e per amor di icn amico, nel fine le riprese. Le quali cose se fossero o no nelF animo del poeta non vogliamo cercarlo*, che si debbauo interpretare dalle sue parole , lo neghiamo. Dante dice combat- teo con Amore e non per Amore , che e tutt' altro dire. E so2;2;iungendo: pin di mille Ombre mostrom- mi . . . C/ie amor di nostra vita dcpartille^ viene a dire anertaniente che anche Achille fu di questo numero. II perche e forza che qui s' inteuda non r amor di Briseide ne qnello di Patroclo , ma 4' a- more di Polissena , che fu casione della sua morte: siccome hanno cantato i poeti. Nel canto VII, e nei versi: Non e senza cagion V an- dare cd cupo : Vuolsi nelV alto Id dove Michele fe la vendetta del superbo strupo , il sig. Cesari sforzasi di provare che qui strupo sta in luogo di stupro j perche la superbia degli Angeli ribelli, secondo sua dottrina , stupinV ia sposa di Dio , cioe la sua gloria. d' ANTONIO CESAIU P. D. O. l8l E conforta qiiesta sottile interpretazione dicendo die la nostra lingua per natural vezzo niuta sito in molte parole alle lettere ; onde poi in luogo di ghirlande e di capestro dicesi altresi bene ( cosi il Cesari ) grillanda e capresto. Ma se egli avesse letto neir opera del sig. Grassi T articolo strupo avrebbe rispaniiiata al suo ingegno la fatica di tjuesta chio- sa , ne a coloro che aniano il retto favellare avre!)be rinnovato il dispiacere di sentir predicare per buone, anzi per vezzi di lingua le voci corrotte dal volgo o dai negligenti copisti. Nello stesso canto dove T Aligliieri dice che gli avari ed i prodighi rotolando lor sassi gli uui contro degli altri, percuotonsi gridando : perche tieiii e per- chc burli^ il sig, Cesari affermando di non aver mai trovato ne' commentatori chi gli soddisfacesse, cre- dette di essersi iinalmente imbattuto ad uno il qual sottosopra imbercia nel segno. Coinincia secondo le sue solite dottrine dal dire clie biirlare e bmllare puo essere il niedesimo , e suppone poi cue Dante abijia preso il suo burlare dal briiler dci Fraacesi ; perleche ( sempre secondo la lingua della plebe ) d' uno che dissipa le sue sostanze e riducesi a po- verta dicesi ch' egli e brugiato di denari. Ma in qualche edizione di Dante trovammo che Pietro Dante , il Boccaccio , 1' Anonimo , il Buti , il cav. JMonti e il Biagioli interpretarono gia die quel bur- lare siguiiichi gittar via il suo , e il sig. Cesari po- teva ricordarsi di c[ueir esempio del Pucci nel Cen- tiloquio : di cui parole altre non burlo , cioe , non getto via. Nel cauto VIII al verso Co' gravi cittadin , col grande stuolo il sig. Cesari spiega T aggiunto gravi per mi- seri; ed era invece da tradurlo in serii^ autorevoli^ perche ivi trattasi ui iilosoti tanto arditi che poco credettero in Dio. Nel canto X nei versi: lo sirazio e'l grande sec m- pio Che fece V Arbia colorata in rosso Tale orazlon fa far nel nostro tcmpto si avvisa il sig. Cesaii die ]o2 BFLLF.ZZE DF.IXA COMMEDIA. PI DAMTE templo significhi chiesa ^ dove invece dinota Curia come prosso i Latini. Nel canto XVI dove Rusticucci dice a Dante: al- I' abho ne semhrl Ess ere alcun di nostra terra prava^ il sic. Ccsari non sa intendere come questo si ac- rordi colla susscgiiente domanda : Cortesia e valor di sc dimora Nclla nostra cittd si come suole , O se del tutto se n e gito fuori ; e dopo liingo discorso non se ne delibera, e concliiude chela cosa non sia affatto netta. Alia quale mescliina conclusione non sarebhc egli riuscito se avesse posto mente, die per (jnanto in una citta abbondino i vizj , v' e senipre ohi si tien saldo nella virtu; e che per conseguenza il Rusticucci dicendo nostra terra prava dice cosa ch' egli aveva in generale per certa : ma vuole poi sapere se tutti tutti in Firenze fossero malvagi , e non vi fosse rimasto nessnn nessuno clie in mezzo a tanta pravita fosse lodato per valore e per cor- tesia. Qui dunque non poteva ravvisarsi contraddi- zione nessuna se non da clii avesse voglia d' ingros- sare con poca fatica un volume. Nel canto XVII Daate descrive la frode coi se- guenti versi : La faccin sua era faccia d' uom giusto^ Tanto hcnigna area di fuor la pelle , E d' un ser- pente tutto V altro fusto. E il sig. Cesari crede che 1 espressione nam giusto , qui significhi uom vera , e s'inganna; perche c^m giusto \sAe buono , dabbene: ed c pro[)rio della frode V assumere la figura della bonta a lei contraria. Di che, oltre alia ragione, puo farci convintj anche 1' autorita delFAriosto dove de- scrive la frode , e commcnta per cosi dire ed ab- JjcUisce non poco \\ concetto dell' Alighieri. Nello stesso canto dopo che Virgilio ebbe detto a Dante die montasse su quel sozzo animale , il poeta soggiunge : Qual e colui c ha si presso 'I ri- prezzo Delia quartana . die ha gid V unghie smorte , E triema tutto pur guardando il rezzo , Tal diven- Ji to , ecc. E qui i commentatori dividonsi in varie senfeuze a spiegare quel modo pur guardando il d' ANTONIO CES\RI P. T). O. l83 rczzo\ e il sig. Cesari s' accosta a coloro die spic- 2;anlo come se dinotasse stando tuttavia ncl rezzo , o ( che e piu strano ) guardando con indigaazione al rezzo siccome a cagione del siio male. ^la il jjuoii Lomhardi avea gia spiegata quclla frase, scaza dif- ticolta e con niolto decoro di poesia , dando alia voce pur il signilicato di solo , solamente ,■ e cliio- sando : a colui che seiite appressarsi il pertodo delta qiiartaiin cagiona freddo la sola vista del rezzo. Dopo la diritta interpretazione debbe , chi si fa maestro, insegnare a dar sicuro giudizio deirautore di ciii ragiona , e non isforzarsi per fallaci preven- zioni di farlo apparire da piu o da meno di quel cir egU e. ]Ma il sig. Cesari troppo tenero del suo Dante , reputando che tutta la fama degli aitri poeti sia diminuimcnto di quella dell Ahghieri, non ha dubitato di collocarlo al di sopra di tutti i poeti del mondo. L'errore e certamente assai grossolano, nia nondimeno trovera perdouo pid facilmente di noi, ni qiiali e dato il duro e , quasi direramo , odioso incarico di niinuire la gloria del nostro pocta per tornarla a coloro ai quali e dovuta. ?.Ia ci ricorda che il Tasso si dolse di colui che lo aveva giudi- cato superiore all' Ariosto ; e crediamo che Dante , con tuttoche sentisse akpianto altamente di se, noa sogno mai di dover essere, quando che fosse, aute- posto a Virgdio, non che ad Omero ch' egli diceva Signore dell' altissimo canto , Clie sopra gli altri co- rn aqiiila vola. Tuttavolta il sig. Cesari in sul prin- cipio del suo dialogo ( pag. 5 ) esce in {[uesta sen- tenza , che Dante in opera di buon gusto non cede a Virgilio e forse a piu cdtri., se gid non li supera tutti: e ncl corso del suo libro poi studiasi non di rado di provare questa sua opinione. Ma noi per amore del vero facendoci avversi al sig. Cesari, crediamo potcr provare come in tutti si fatti cou- fronti gli venne errato il giudizio: al che ci appre- stianio tanto piu volentieri , rpianto rhe d'ordinnrio 184 r,ELI.EZ/.E DFLLA COMMEDIA DI DANTE potremo difeiulere la fama deir epico latino senza iiuocerc a ([uclla del nostro poeta, II pi'imo luoo;o dove il sig. Cesari ralTronta Vir- gilio con Dante , o fa , per usare una sua frase , il raoilinaglio fra i versi delT uno e quelli dell' altro , s' incontra ncl secondo dialogo dove parlasi di Ca- ronte e della pittnra che i due pocti ne fanno, E il Cesari commentando Ma queste cose ne sono p'into nelle parole dell' Alighieri , ne con tale in- t(>ndimento per certo scrisse egli quel verso con ciii dipinse il suo Caronte , di cui ( qual die ne fosse il motivo ) non voile darci una minuta descri- zione. Del resto come non vide il signor Cesari che il verso Dantesco e tutto compreso in quelle parole di V'^irgilio cui plurima mento canities inculta jacet ? E se a cio pose mente , e nondimeno asseri che Dante in qualcjie come guizzo di lame ebbe su- perato Virgilio , non A'iene egli a dire che gli altri sei versi della latina descrizione stanno a disagio ed a vuoto ? Nel che se egh trovera fede lo corone- remo assai volentieri sopra tntti coloro che fino ai di nostri el)])ero in tanto pregio lo stile virgiliano. Poco dopo il sig. Cesari dice: « Ma dove Dante puo aver vantaggio dalf altro e ne' versi seguenti. In Virgilio Garon si volta pure ad Enea ed alia Sibil- la, e non fa motto alle anime che quivi fanno la princi;;al parte del quadro , laddove Dante , udite : Vien Caronte , e prima d' aver preso terra , veg- gendo la turba , seiiz' altro esordio leva la voce dalla lunga , Gridando : guai a vol anime prave , , Non isperate mai veder lo cielo ; lo vengo per menarvi all' altra riva Nelle tenebre eterne in caldo e in gielo. " E soggiunge : « Vcramente questa gridata che di primo colpo fa disperare quelle anime ti agghiaccia 186 BELLEZZE DELI, A. COMMEDI.V DI DANTE il sangue, e Virgil io c[ui perde im tratto con Dante. » Ma in clie percle , donianderemo noi al sig. Cesari? Non certamente nella gridata a quelle aninie prave: perocche e da far considerazione , che se r'uella gridata conviene al Caronte di Dante il quale non tragitta die peccatori, ncl Virgiliano Caronte non avea luogo , perche ([uesti tragitta le anime tanto de' rei che de' giusti. Doveva forse Virgilio far si die il suo Caronte venisse gridando con aspre parole verso coloro che stavano suUa riva , quaudo ancor non sapeva s' erano buoni o nialvagi ? Non e per- tanto da dire che Virgilio qui perda iin tratto con Dante , ne vuolsi indurre confront© dove i termini non sono uguali. Cosi parimente non era, per nostro giudizio , da far confronto tra il bosco de' mirti, in uno dei quali Enea trova V anima di Polidoro , e quello in che Dante balestro le anime de' violenti contro a se stes- si : perdie Virgilio non descrive , ma tocca, per cosi dire , di transito un bosco di mirti , dove Dante per lo contrario descrive di proposito un bosco inac- cesso , di piante orride , fosche , velenose , a nido di arpie e di anime scellerate. Dunque non si puo fame paragone , ne dire che Dante vantaggia Vir- gilio. Ma non si contenta a cio il sig. Cesari , e vago di ragguagli , e di trovar pure die Dante in qualche come guizzo di liime vinca Virgilio , si fa a considerare piu da vicino i luoghi dei due poeti. ti Prima che piu entre Sappi che se' nel secondo girone , Mi coinincio a dire , e sarai mentre Che tu verrai neW orribil sabbione. Perb riguarda bene e si vedrai Cose die torrien fede al mio sermone. lo sentia d' ogni parte tragger guai , E non vedea persona che 7 facesse , Perch' io tutto smarrito m' arrestai. lo credo cK' ei credette ch"" io credesse Che tante voci uscisser tra que'' bronchi Da gentp che per noi si nnscondesse. d' ANTONIO CESAW P. D. O. 1 87 Perb disse 'Z maestro • Se tu tronchi Qualche fraschetta d' una d' este piante Li pensier c hai si faran tutti monchi. AUor porsi la mano un poco avante E colsi un ramuscd da un gran pruno , E 'I tronco suo gridb ■■ perche mi schiante ? Come fatw fu poi di sangue bruno Ricomincib a gridar- perche mi scerpi? Non hai tu spirto di pietate alcuno ? Uomini fummo ed or sem fatti sterpi; Ben dovrebb' esser la tua man piii pia Se state fossim' anime di serpi. E Virgilio : Horrendum et dictu video mirabile monstrum. Nam qu£e prima solo, ruptis radicibus , arbos Vellitur , huic atro liquuntur sanguine guttae , Et terrani tabo maculant. Mibi frigidus horror Membra quatit , gelidusque coit formidine sanguis. Eursns et alterius lentum convellere vinien Insequor , et causas penitus tentare latentes : Ater et alterius sequitur de cortice sanguis. Tertia sed postquam tuajore hastilia nixu Aggredior, genibusque adversae obluctor arenge , Eloqnar an sileam ? gemitus lacrymabilis inio Auditur tuniulo , et vox reddita fertur ad aures : Quid miserum ^nea laceras ? jam parce sepulto , Parce pia scelerare manus. ! Innanzi tutto adnncfiie al sig. Cesari e avviso che Dante stia sopra Vir2;ilio per que' primi sei versi , ' che sono , dice egli , nn esordio pieno d' arte che , fa aspettar cose incredibili ed accende la brama di ! iidirle. Ma in qiiosto artifizio di predisporre Taninio de' leggitori a ben ricevere i concetti e le immagini cli' e' vnole por loro dinanzi , non crcdiamo che possa facilnionte trovarsi clii con Virgilio la vinca ; e dove sia ben conipresa la forza del verso Ilor- : rendum et dictii video mirabile monstrum, e si ponga mente alia diversita delle circostanze , vedrassi die r epico latino prepara non meno ( e forse anche pin ) di Dante chi legge, ad iidire strano portento. Oltre che de' sei versi onde componsi I'esordio lodato dal lob BELLEZZE DELL.V COMRIEDIA DI DANTE sig. Cesari i primi quattio non toccano punto ne poco Ic cose clie stan per naiTarsi , alle quali per vero dire non ci prepara il poeta se non solamente con quelle parole e si vedrai Cose die torrien fede al mio sermone. Le quali poi non sappiamo come mai possau essere tenute piii efiicaci di quel ma- gnifico verso horrendum et dictu video mirabile mon- struiii. Dopo di cio il sig. Cesari nota la bellezza dei versi : lo sentia d' ogni parte tragger guai , U non vedca persona che'l facesse ^ c soggiunge c\\e questa pennellata non e in Marone. Ma con qual logica il sig. Cesari vorrebbe mai trovare le stesse circostanze nelle descrizioni di cose tanto diverse fra loro? Come potea Virgilio immaginarsi che Enea sentisse trar guai da ogni parte, quando nel suo mirteto non e involta clie T innocente aiiima di PolidoroPBen do- veva sentirli Dante nelForrido bosco da Ini descritto, dov' crano imprigionate migliaja di anime peccatrici; non paciHcbe come qiiella di Polidoro, ma irrefpiiete e travagUate da perpetui tormenti. L' uno e V altro poeta adunque descrisse ottimamente il soggetto clie aveva alle mani, e la dilTerenza dei loro modi nasce dalla diversita delle cose. Ma dove tutti e due poi hanno a dire una medesima cosa, c[m\i fatto il rag- guaglio e da vedere se Dante abbia sempre vantag- giato Virgilio. E" in questi versi medesinii ce n' e data materia , primamente ralFrontando ( cio clie il sig. Cesari non fece ) la forza dell' espressione virgi- liuna, gemiius lacryniabilis imo auditur tiimulo^ con quella di Dante : il tronco suo grido ; poscia esami- nando un po' piu dirittamente clV ei non ha fatto i luoglii nei quali i due poeti .descrivono T iusangui- iiarsi del tronco, e reltetto che quella vista e Tudir favellar dalla pianta produsse sulF animo di Enea e su quello di Dautc. E quanto al grido , non sara certamentc alcuno clie voglia anteporlo al gemiuis lacrymabilii di Virgilio; sebbene sappiamo (non pcro dai dialoghi del sig. Ce&ari) che alle anime violenti d' ANTONIO CESARl P. D. O. 189 delle quali Dante ha riempiuto il suo bosco si con- veniva un parlare piu risoluto e piu austero di quelle poteva confarsi air indole giovanile e qviieta delFin- felice Polidoro. Ma il sig. Cesari che per lodar Dante crede essenziale il mover guerra a Virgilio , sforzasi di trovare di grandi bellezze in quel verso: da che fatto fit poi di sangue bruno^ ed afierma cli'' egli di- pinge assai piu che le parole di Virgilio : huic atro liquuntur sanguine guttce et terram tabo maculant. Che se vogliamo sapere quali siano le bellezze dal si 2;. Cesari ravvisate nel verso di Dante, troveremo nclle sue stesse parole la prova del suo falso giu- dizio : perocche egli dice che nel verso dantcsco il lettor vede colar molto sangue dalla fcrita lunghesso il tronco , e con cio fa manifesto ch' egli giudica bello il verso delfAlighieri per cio solo che pargli di tro- vare in lui quell" immagine che Virgilio ci ha posta si pienamente dinanzi. Ma con buona pace del si- gnor Cesari il lettore non vede nel verso di Dante se non se un tronco fatto bruno di sangue, e 1' im- magine elf egli vi appicca e piu presto in Virgilio che nelfAlighieri. II dire poi col sig. Cesari che le parole di Virgilio sono troppe, per modo c)ie dila- vano e sfumano Videa e le danno men precis o il con- cetto^ e cosa tanto contraria al buon senso, che non vuole alcuna risposta da noi. E facendoci invece alia dipintura di quel terrore che naturalmente doveva invadere V animo di chi vide ed intese quel gran portento di piante che mandavano sangue e parole, il sig. Cesari ai3'erma che la frase e stetti come I' uom che teme in poco dice piu che il mild frigidus hoiror Mem.bra quatit , gelidusque coit formidine sanguis , dando cosi , per amore del suo poeta, piii forza al semplice verbo teinere che ad inorridire e sentirsi gelar il sangue per la paura. Ed e da notare che qui Virgilio dipinge Enea qual si rimase allorche vide solo il saugue , e Dante invece descrive se stesso . dopo che gia aveva saputo che quel sangue era ve- • ramente d' uomo , e che in ouel tronco egli uvea it)0 BELLEZZE DELL A COMMEDIA. DI DANTE lacerate le membra di un suo simile. Perocche posta si fatta diversita di circostanze, vedrassi die se anche Virgilio avessc detto meno di Dante, non ne sarebbe per qiiesto da biasimare ; ne Dante sarebbe da piu di Virgilio per avere dipinto con colori piii vivi un soggetto piu importante. Ma il fatto sta invece che Virgilio, lasciando anche in dispartc Taccennata con- siderazione, ci rappresenta piu al vivo deirAlighieri lo spavento di Enea -, ne esce per questo del ragio- nevole , poiche il vedere mi tronco grondante di sangue e gia per se solo tal cosa da matter paura ed orrore in tpialsivoglia sicurissimo petto. Percio poi quando arriva al pnnto che il suo Eroe e fatto certo, quello essere umano sangne, e contenersi in quel mirto imprigionato lo spirito di Polidoro, trova espressioni molto piu vive,quali si convenivano al- r inaudito portento : Turn vero ancipiti mentem for- jnldliie pressus Obstupui , steteriintque comce , et vox faacibus luesic , alle quali non si accostano punto le parole deirAlighieri. Che se il sig. Cesari avesse posto mente a questa diversita per noi ora accen- nata , ed avesse considerato che Dante , colto il primo ramicello , senti gridare , e fu subito avvertito che in quelle piante racchiudevansi anime d'uomini fatti sterpi, mentre per lo contrario Tanima di Po- lidoro alio schiantare del primo e del secondo vir- gulto non avea mai mossa voce, non avrebbe tratto argomento di qui per dire che Virgilio si strania a mille iniglia dalla natura , quando induce il suo Enea a tentare il terzo vir^ulto. Perocche se Dante sapendo di stracciar membri umani fosse venuto ad un secondo o ad un terzo ramo , il suo atto sarebbe notato, non senza ragione, di crudelta e di barbaric. Ma per lo contrario Enea il quale ancora non sa la cagione del sangue che gocciola dallo svelto ramo- scello di mirto , e ben naturale die dovesse repli- care la prova finche gli fosse aperta la cagione di quel prodigio. E questo , se non erriamo , vale a purgare VirgiUo dalla taccia veramente nuova che d' ANTONIO CE5AR1 P. D. O- I9I il sig. Cesari si argomenta di dargli : meiitre vor- rebbe accusare di poco delicate e poco pietoso quel poeta che ncUa picta e nella delicatezza del senti- inento non ebl^e forse neppure fia i Greci chi lo vinccsse. Ma che dovreninio poi dire di un artifizio del quale il sig. Cesari si e valso, a far piu credi- bile neiranimo de' suoi lettori la sua fallace opinione, quelle cioe di avere omessi tre versi di Virgilio , nei quali finge il poeta che Enea prima di accingersi alia terza prova si volgesse alia diviuita del loco , cio che e si conveniente al carattere del poeta non che a quelle del sue Eroe ? Malta moveiis animo Nymphas venerabar agrestes (perciocche secondo la pagana credenza e le parole di Servio Hamadryades cum arboiibas et nascuntur et pereunt'; unde pleruin- qite coesa arbore sanguis emaiiat ) Gradlvumque pa- trem , Geticis qui prcesidet arvis , Rite secuudarent visus , omenque levareut. Laonde chi volesse fare un ragguaglio piu rao;ionevole di questi versi dal late appunte del sentiniento, direbbe per avventura con ottimo senno che Virgilio non manco alia sua solita delicatezza , e che Dante non si dinientico neppur qui di quella feroce sentenza , che neir inferno la pietd vive quand' e ben morta^ mentre potendo tingere che Virgilio lo istruisse della condizione del bosco , fa invece eccitarsi da lui a troncare una qualche fra- schetta di quelle piante. Di questa maniera in alcuni I altri luoghi il sig. Cesari qua e la s' ingegna di porre 1 al confrento rAlighieri con Virgilio; nia sebbene sen- ' tenzii le mille volte che il prime la vince suU'altro, non trovera chi si accosti alia sua opinione, perche ' non pensa niai alia differenza delle circostanze, donde I precede un'assoluta impossibilita di far paragoni. Ed in cio egli e si neghgente che giunge pertino a voler confrontare il disperato dolore dall'Alighieri attribuito al conte Ugolino colT infandum dolorem che Virgiho niette in bocca di Enea ; e dice che rcspressioae itahana vantaggia di cento tanti V infan- dum^ non vcdcndo come il dolore di un p;uUe clic 192 BELLEZZE DELLA COMMEDIA DI DANTE per raltrui pcrfidia vide morirsi diuanzi i figliuoli di fame, e di liime mori esso pure, debb'esser di- pinto con colori assai diversi da quel dolore di cui ponno esser cagione gl' infortunj della patria. Laonde il sig. Cesari non dovrebbe dolersi se cpialcuno vol- gendo contro di lui ie sue stesse parole gli dicesse: « questo e bene voler in prova esser ciechi; e (che e peggio) altrui cavar gli occhi ; come se noi non sapessimo leggere , e fossimo tanti storditi da non coiioscere il pane da' sassi. » Ne sia percio chi ci creda vogliosi di menomare la fama deirAlighieri: die anzi noi non dubitiamo di coUocarlo molto al disopra di Virgilio nella poetica facolta , sebbene non con- sendamo col sig. Cesari nel dirlo maggiore di quel Latino in cio che risguarda piu specialmente gli ador- namenti poetici, e quello in generale che suol cadere sotto il nome di gusto. II gran merito deirAlighieri consiste neir aver dato un abito poetico a soggetti die sembrano repugnanti, non solo alia poesia, ma ad ogni coltura ed anienita di favella; neiraver cono- sciute e dipinte si pienamente la condizione de'suoi tempi, le piaghe della sua patria e le colpe de'suoi concittadini; nelFaver riempiuti i suoi versi di cosi alti concepimenti , che il leggere in esso e un av- vezzar Tanimo a sentir troppo diversamente dal volgo ; e fmalmente neir aver tratto dal seno quasi della barbaric un iiuovo idionia, e fattolo splendido e ricco, ed acconcio a qualsivoglia soggetto. Ma in quest' ultima parte, quantunque fosse grandissima la forza del suo ingegno , non pote vincere si fatta- mente gli ostacoli che a lui si opponevano , da pa- reggiare i poeti vissuti in tempi piu maturi e piu colti ; e mentre la poverta della lingua in cui egli scriveva fu cagione da una parte cli' egli riuscissc eminentemente poetico ( obbhgandolo per 1' inopia de' vocaboli di ricorrere alle metafore ed ai traslati). dalfaltra lo costrinse talvolta a certi modi od aspri, o rozzi , od oscuri che Fimitarb ai di nostri sareb- lic un rinuiiciare ai progressi ch' ebber* Kiogo lu b' AlSTTONlO CESAKI P. D. O. 1 98 cinque secoli cV incivilimentb. Virgilio al contrario vissiito in tempi e;ia dilicati e conotti , adulando per- petuamente alia pofenza di Augnsto , non potrcbbe contendere alTAlii^liieri la palnia delForiginalita, ne del poetico ino;c2;no: ma e2;li invece trovo un idioma in cui aveano c^ia scritto molti celebri autori, ed ebbe tlinanzi il canipo ricchissimo della greca letteratm-a da cui tutti sanno quanto egli togliesse: e cosi col- r artificio del verso, coUe grazie della favella, ed insomnia con tutto cio appunto che s' appartiene al buon 2;nsto fe' perdonarsi que' continui plagj che avrebbero toko a qualunque altro ogni fama. Glii per- tanto , come il sig. Cesari, si propone di cercar le bellezze di Dante solo dal lato della lingna e del buon gnsto , oltreche ne lascia le pin , non debbe mai presumere di rallrontarlo a Virgilio che in que- sta parte e sommo fra tutti. Prossimo alT errore fin qui dimostrato si e qiiello di ravvisare bellezze, a dispetto del vero, anche dove , non sono : e anche in questo cadono non di rado gV interlocutori posti in iscena dal sig. Cesari. Nel verso Come d' antimno si levari le foglie vorrebbe il sig. Cesari farci sentire il suono e lo scocco che fa la foglia nello spiccarsi dal ramo. Nella similitndine Quali colonibe dal desio chianiate , Con I' ale aperte e fcrme al dolce nido Volan per V aer dal vole?- por- tate, fermasi a notar la bellezza di quelf ultimo con- cetto dal voler portate , dov' era invece da dire che ! questo solo guasta alcun poco il pregio della com- parazione; perche dopo le \ia.vo\e dal desio chianiate ^ quelle altre potrebbono dirsi superfine. Nel verso Che scorto V hai per si buja contrada il sig. Cesari ' preferisce la lezione Che gli hai scorta si buja coii- ' trada^ e trova una bellezza in questo modo irrego- * lare ed oscuro. Nelle parole dalFAlighieri poste in ij bocca a Brunetto Da' lor costwni fa die tu tiforbi, h : vorrebbe il sio;. Cesari farci vedere una bellezza in quel verbo forbire , il quale ( dice egli ) non pare Bibl. Ital. T. XXXVI. i3 194 BELLEZZE BELLA COMMEDLV DI DANTE tli molta jventilczza , ma trac anzi al basso e vile die no -, ill (juanto clie altrui icca a mcnte pure inimondezze c lordiire. La falsita dclla fjualc sen- tenza sara manifcstissima a clii si ricliiami alia meiite, come il Petrarca dipingendo la sua Laura in quel beuedctto giorno del suo innamoramcnto , dice che moki fiori cadeano sovra le trecce hionde , cJi oro forbito e perle eraii quel dl a vcderle. Cosi parimente il sig. Cesari ammira fuor di proposito la maestria di Dante , dov' egli inducendo Jacopo Rusticiicci a parlare di Giiidogucrra , di Tegghiajo Aldobrandi e di se medesnno , gli fa nominar prima que' due , e se dope di loro; il che, dice, e bel costume delle gentili persone. Ma dove si fa quelle die tutti i ben costumati sono tenuti di fare , non puo aver piu luogo ammirazione di maestria; e come il mancarvi sarebbe colpa, cosi fadempirvi non e da ascriversi a lode , motto meno poi da fame le meraviglie. Ne il si";- Cesari avra molti con Ini dove si fa a difen- dere ed a lodare alcune viziose ed oscnre contor- sioni, ne dove s'inebbria del dlcessi per dicesse^ del cricche, del partirsi msieme per separarsi V uno dal- V altro , e di simili aitri modi vecclii e screditati a tale die il cercare di metterli in corso e follia. E cio diciamo francamente, secondo il nostro costume, sebbene vediamo die il sig. Cesari , non solo per riverenza di Dante li loda ogni qual volta li trova ne^ versi di Ini , ma si ancora ne fa tesoro , traen- doli da' pill antici nostri scrittori , ed inserendoli a grande studio ne' suoi dialoghi , non senza lungo accompagnamcnto di lodi. Qiiindi ad ogni seconda pagiua troviamo bnon vcrsi, poca d' ora , poco altre cose , chicchirillare , toriio per turbine , partirsi iii^ sieme per separarsi V uno dalV altro , e fanno recere, e mostrava crrore , mostrava inebbriato , per pareva errorc , pareva inebbriato , ed ottiina e sentitameiite invece di ottimamente e scntitamente , con cento al- tre simili sconcordanze die la buona grammatica , e la rao;ionc hanno sbanditc dalle modcrne scritturc. U ANTONIO CESAUI r. T). O. I()5 e chc lie il Caro, ne il Tasso, no gli altri migliori cltK(uecentisti si curaiono di far rivivcrc , allorclie ridestaron dal soniio del 400 T italiana liivella. Ma il sis:. Cesari dice chc la erammatica e la rao:ioiie iielle liiiGglia Di manicar , di subito levorsi , E disscr ; 196 BELLEZZE DELL A COMMEDU IDl DANTE Padre assai ci fia men doglia Se tti mangi dl noif tu ne vestistl Queste misere carni e tu le spogUa, il sig. Cesari trova clie la proposta de' figliuoli e cosa fuori, per noii dire contro , natura : ne puo darsi a credere die que' fanciuUi volessero ollerir le proprle carni da niangiarc al padre prometteudogli clie cio sarel>be loro men doglia clie a veder lui niorire di fiime : e si avvisa clie tntti coloro i cpiali finora ban lodato cpiesto passo, e Dante medcsinio clie lo scrisse, fossero abba2;liati dal concettino tu ne vestistl e tu ne spoglia: cli clie noi non sappiamo se potesse mai dirsi pill grave errore. II lettore si ponga dinanzi agli ocelli quattro ;1i6 clie la guastavano. E tali pure, soggiiinse , suonaroiio le rigide orazioni di Socrate, di Publicola c di Solone che fiuono i cit- tadini piu grandi de' piu jjrandi popoli. Laonde se nessuno accnso mai costoro di mal aninio contro la patria, e iiitcmpestiva Y accnsa 2;ia data per altri a Dante ed ora rinnovata da chi nicno doveva aspet- tarsi. La necessita di esscr brevi ci ha fatti parchi nel trarre dal libro del sig. C'esari le prove di (juelle censure che noi abbiamo stiniato per uostro uflicio di fargli. Dovrenimo ora aggiungere che in molti luoghi ci parve strano lo studio col quale venne fabbricandosi difl'icolta ed opposizioni per aver poi il diletto di scio2;lierle , e piu strano ancora quel perpetuo lodarsi di cosi fatte miserie. II maggior numero poi delle buone interpretazioni che qua e la si trovauo in questo libro, e delle quali il signor Cesari si applaude niodestamente siccome a squisite novita, noi le avevamo gia lette parte uei commen- tatori di Dante, e parte in alcune altre opere che il sig. Cesari non si e fatto debito di citare. Di che voglianio siano testinionj tutti coloro che avranno letti i volumi della Proposta e le osservazioni che di quando in quando Y egregio Autore di quelT opera viene facendo intorno a varj passi delFAlighieri. Ma un luogo che nierita di essere particolarniente av- vertito si c quello del canto V al verso : Quando risposi, comniciai oh lasso! Dove il sig. Cesari dice: io credo che Dante parlasse cosi in vero studio per far intendere che egli non risposc subito . . . nia con-" tinuo star cosi basso da troppa tenerezza impedito ,• e si da al solito una gran lode d' aver fatta un' osser- vazione che piit sottile ne ragionevole e vera non fii per avventura fatta mai: senza citare I' opera del- 1 inglese Taufie ( Comment, on the divin comedy. London, 1822, p. 325 ) , dove questa osservazione d' ANTONIO CESARI P. D. O. 1 99 r ola Ijclla e stampata ed attribuita al cav. Monti, tla ciii quel dotto stianieio iiigenuamente confessa d' averla udita, Che se per avventura il sig. Cesari tiitto dato a' suoi trecentisti non legge le operc dei forestieri, e questa osscrvazione era veraraente nuova ]>cr lui , varraniio almeno queste iiostre parole a tarlo avvertito clie i suoi pensameuti iiou souo poi cosi nuovi e sublimi , da nou trovarsi alcun akro die a quelle possa arrivare. Parra poi probabilnieute soverchio il nostro ardi- mento se a compiere Tesame ciie abbiamo impreso vorremo parlare alcun poco anclie dello stile del sig. Cesari. Perocche in questa parte nou e chi gli ncghi grau lode, ed egli medesimo ad ogni seconda pagina tiel sno libro se nc attribuisce non poca. Con tutto cio noi abbiani gia notati alcuns modi da lui usati die ci senibrano discordare di troppo dal gusto dei uostri tempi, e molti altri potremnio notarne se non ci striugesse la brevita di nn articolo fattosi gia troppo lungo. Non vogliamo per akro tacere die il cercare i modi plebei e sgrammaticati per ingemmarne un dialogo intorno al pin severe poema die uscisse mai da umana faatasia , ci par cosa si strana e si contraria a ragione, die niuna e piu. Quindi ci spiace sommamente quel vezzo del sig. Cesari di accennar sempre le bcllezze di Dante coi nomi di leccornie , leccume , ghiottonerie , lautczze , e siniili altvi voca- boli da taverna ; e il dire die i suoi interlocutori ritnettonsi al Iccco usuto quando ritornano alia let— tura di Dante, e die se ne stanno in panciolle e se ne prendono una satolla, e ne rimangono intabaccati ed imbcrcian nel segno , frasi tuttc die fanno recere. he RossinUtnc, ossia Letters musico-tcatrall dl Giu- seppe Carpani. — Padova, 1824, dalla tipografia della Minerva^ in 8.°, di pog. 280, col ritratto in fronts di Gioachino Rossini. Le 3Iajeriane , ovvcro Letters snl hello idcale in ri- sposta al lihro del/' imttazionc pittorica del cava- lier c Andrea Majer. — Padova ^ 1824, dalla ti- pografia della. Minerva., in 8.*^, di pug. 846, col ritratto deU autore. Q UESTE lettere furono nella massima parte scritte pel nostro Giornale e pubblicate la prima volta da noi. Gli editori padovani clie le riprodiicono fanno onore a un tempo alF autore ed al nostro stesso Giornale. Essi Iianno otteuuto dal primo varie mo- diticazioni ed aggiunte, ed alcune cose anche nuove affatto , come sono le Lettere di un viaggiatore ad un amico sopra i teatri di Venezia , ed una nuova Appendice sulle differ enze e caratteri morali degli stili e sul linguaggio musicals. Anche il volume delle Majeriane contiene alcune cose inedite , oltre le correzioni ed aggiunte die r autore ha fatte alle gia stampate. Fra le prime sono da notarsi una Lettcra del Canova , un Carol- lario , nel quale il sig. Carpani espone V estetico sue sJstema in fatto d'arti imitative, sviluppando alcuni suoi principj fondamentali, tocchi appena nelle sue precedent! , e finalmente un Saggio di confutazione delV errors di color o die vociferano s cade re di pre- sente gli studj , V arti e le scienze in Italia. Le Lettere di un viaggiatore furono scritte a Ve- nezia nel 1804 allorche T autore copriva cola le ca- riche di capo-censore e di regio inspettore a cpiei teatri. 1 lettori vi troveranno moiti giudizj sullo stato deila commedia, della tragedia e deir opera in musica in Italia , e particolarmente su molti attori LE R0SS3NIANE CCC. 201 comici , e cantanti e compositori , nlctini de' quali ancor vivono. Queste lettcre servono mirabilmente alia stoiia dell' arte , e parlando de' compositori si vede come molti giovaiii che allora promettevatio di divenir grandi, scomparvero in seguito e caddero in obblio per mancanza di fantasia e di un fondo inesauribile di melodic, Ic quali unicamente possouo far fare alia musica il giro del mondo. VAppendice e a nostro avviso quanto di meglio ha scritto Tantore sn questo argomento. Essa prende le niosse mostrando di difender Rossini dalla taccia ell' egli confonda nelle sue composizioni i generi e gli stili, e sia spesse volte bulfo dove dovrebbe esser serio, e serio dove dovrebbe esser bulFo. U au- tore domanda prima se T arte musicale abbia vera- mente cotesti stili e cotesto genere ben caratteriz- zato e distinto, e mostra con ragioni e con esempj a nostro avviso ingegnosi die non gli ha. La serie de' modi convenzionali in musica, die' egli , e scar- sissima e da pochi e di rado rispettata scrupolosa- mente. Alcuni tuoni, alcune cadenze , alcuni accor- di , alcuni andamenti sono ammessi come piu ad uno stile convenienti che ad un altro : liavvi uno stile sublime , imo stile medio , uno stile infimo : il piu e il meno die si profonde di musiclie dovizie, mas- sime di armonia , s^rve a differenziarli ; ma 1' ar- monia non e die un accessorio in musica. II pen- siere e il carattere stando nel passo o motivo die voglia dirsi, e questi motivi venendo usati promi- scuamente in tutti gli stili , perclie manchiamo di hnguaggio nmsicale stabilito , ne viene die nella musica vocale diamo al verso la cura di manifestare le idee ; nella strumentale semplice si lasciano le idee da banda e si esprimono soltanto le alTezioni generali dell' animo. Ma i confini di cotesti stili sono cosi poco marcati, che i contrabbandi si succedono ad ogni tratto ( ci serviam di sua frase ), e li fanno in musica anclie i piii dotti cd onesti speculatori. Con- clude che volendo fare al Rossini il succenuato at&a LE ROSSINIANE CCC. i-iniprovero l)iso2;nercl)lje forlo piinia a tutti 1 majraiiori liiniinari deirartc, coininciaado dal Pergolesi; i quali o caddero in simili nc2;li2;eiizc, o prima del Rossini voUero errori simili espressameiite commettere per non gnastare la melodia , cui davano la preferenza sopra deir esprcssione. « Onaiido avrcnio im lin- p;uasi2:io sanzionato ( sociiiiinsr' esrli ) saremo rip;oro- sissimi. ]Ma c ec^li possijjilc im tale linguaggio? Lascio ai dotti la soluzioue di (juesto problcma. » Jntanto che i dotti se ne ocenpano, T autore non teme di esporre la sua opinione , e si fa a provare die se un tal lingua2;gio e possibile , non e di certo desi- derajjile. La divina arte della musica cesserebbe , secondo lui , d' essere un' arte bella , e perduta la magia, la vita, la pregevolezza , Fonore, verrebbe a cadere nella sfera dell' arti incccaniche. Questa mauiera di vedere ci pare sottile, e se non niiova, almeno non comune. Noi daremo un saggio de' ra- ziocinj coi cpiali T appoggia e ci serviremo delle stesse sue parole, per qnanto e possibile e per quanto il comporta la brevita coraandata a un articolo. Ogni beir arte esiste da se e per se. Ognuna ha il suo scopo, i suoi niezzi per ottenerlo. Tutte cer- cano r imitazione della natura, e con essa il piacere. La sctiltura col rilievo, la pittura coi colori, la mu- sica coi suoni. Aoisinanere ii rilievo alia pittura come fe' Bufolmacco nel 1400, e piu tardi il P. Pozzi , il Legnani e qualclie altro , fii tenuta cosa sconcia e degna di biasimo , come il dipingere le statue e il colorirle ad uso di quelle de' Santi clie s' incontrano per ogni dove ne' villaggi della Germania. E quando anche alcuni pochi attributi proprj di un' arte si possano con vantaggio introdurre in un'altra, come sarebbe a dire Feiletto del chiaro-scuro e delF ombre, e merce della divcrsa politura quello delle mezze tinte nella statuaria , non si dcvc usare che con gran parsinionia di cotai mezzi stranieri , acciocche il carattere principale dell' arte non si venga ad al- terare o deprimere. La poesia ha per suo mezzo la OSSIA LETTERE Dl G. CARPANt. ao3 parola ritmica clie prende a imprestanza dalla mu- sica , e ([iialche cenno di ritmico giova pure alia prosa ; ma chi facesse cantare a tutta lena la epo- peja o I'orazione niiocercbbe alTeCetto anzicho vaii- fagjrjarlo. La musica usnrpatricc del prinio posto soUochere'jbe bentosto quelle due nobilissime sorelle. Lo stesso dicasi della nuisica qualoi'a a parlare si ponesse ua suo proprio idioma. Coa uscire cssa dal suo regno, che e quello di beare coUe sue melodie ed iusienie colorire co' suoi suoni, e nou riferire le idee altrui, dalT idioma comune gia esposte nel poe- tico tcsto , altererebbe la sua propria coudizione e distruo:£;erebbe se medesima. I sunerstiti suoni sa- • ••11 rebbcro quali membra inanimate, disgiuntc dal corpo menomato c guasto. Si dia per un ipotesi questa linguaggio alia musica e sia compiuto e perfctto ; avremmo uii linoinasiffio di piu ed una belT arte di ineno .... Piu. Codcsto liniruavsio sarebbe o no immutabile? Se lo fosse, diverrebbe ben tosto nojoso per la costante ripetizione delle stesse formole che tutti saprebbero a mente; se nol fosse, chiunque po- trebbe mettervi del suo, ed avrennno fra non molto una novella Babilonia musicale. A2;ginngasi die quc- sto lino;iiaggio per esserc inteso dovrebbc essere studiato da tutti , e doveiidosi applicarc al testo drammatico , avremmo la stessa idea del poeta fc- delmente annunziata nello stesso tempo in due lin- gue diverse ; il che riescirebbe nn vero rompicapo per chi non ha che una testa sola .... Fra I' idioma delle parole ed il linguaggio de suoni applicati alio parole corre questa diversita : alT idioma parlato basta espriniere lodevolmente F idea di chi paria ; la mu- sica invece prima dell' incarico d' espriniere f idea affidatale dal poeta , ha Y obbligo di dilettarci col suo proprio pensiere che e la melodia , mezzo tutto suo c che opera su di noi piacevolmente anche senza il sussidio della materia poetica ed oratoria. In que- sta melodia sta V cssenza della musica. Secondaria per cssa e Y esprejsiouc de' pensieri che la poesia ao4 LE RossiNiAN'E ecc. le sommlnistra. Codcsta nielodia la crea 1' immagl- nazione del maestro , e per tale creazione sua pro- pria la musica divcnta uii' arte liberate .... Noi leviamo con dispiacere la penna da quest' Ap- pendice tutta pieiia di cose dette cou sensatezza e con garbo , nia abjjaiidonianio il testo per qui ri- portare una nota , la quale benche conteiiga idee die uoa souo uuove, esse pero sono dette cou par- ticolare chiarezza , e nou sono mai ripetute abba- stanza. Si tratta di provare die « la musica in cio e diversa dalle arti sorelle , in quanto agisce prin- cipalmeute su di noi come potenza fisica , cosicclie anche senza Y imitazione della natura , ci reca no- tabile e ben distinto piacere , o piacere sensuale a norma delle qualita e deirunionc de' suoi suoni. Le stonature lacerano Toreccliio, gli accordi lo beano, e la successione di tuoni analoghi e ben coiicatenati 10 incanta anche senza la parola. Si potrebbe sten- dere una teorica pel fisico diletto delTiidito, come ne abbiamo una nella gastronomia per le deiizie del palato. Nelle altre belle arti il piacere o il dispiacere del senso e tenuissimo. Che Y 02;2;etto sia va^o o deforme , poco ne gode o poco ne sotFre Y occhio. 11 piacere e dispiacere die ne viene alio spettatore e pressoche tutto morale , perche 1' organo della vista non e come quello deirodorato, del palato e deir udito , destinato dalla natura a forte agire su di noi coUa fisica sua azione diretta. Egli e veicolo delle idee piuttosto die mezzo a produrre corporee e marcate sensazioni di vario genere e di rimarche- vole effetto. Nella musica la desiata sensazione pia- cevole si ottiene colla melodia e viene aumentata dagli accordi. Tolta pertanto la melodia, e tolto il piacer fisico. Manca la base su cui ergesi Tarte, e piu die la base , ne manca 1' essenza. Ma dirammi ognuno : la musica s' e pur levata al rango d' arte imitativa , e da pascolo inonorato e sensuale delle orecchie e divenuta arte sublime e divina , atta a beare gli animi sovra d'ogni altra. Non v'lia did^bio; OSSI\ LETTEUE DI O. CAHI'ANI. 2o5 ma in qiiesta apoteosi della mnsica F organo del- I'udito non ha cambiato i snoi diritti: e riniasto quale la natura il fece , e vi cliiedc costantemente quelle vibrazioni die dolcemente il solletichino e rendan pa2;o. La musica quindi non ha col tauto nobilitarsi perduta o diminuita la sua forza fisica , la sua azione primitiva , grande , diretta ed imme- diata sul seuso clie per lei fu creato, od a cui dalla creatrice liberalita fu accordata per nostro sollicvo. Clie pero riescc necessavio ch' essa soddisti prima- mente V udito col piacere del senso , poi V animo con quello piu lodevole , ma meno indispensabile , della bella imitazione. Ma come si fa ad appagarli amendue? Colla buona melodia. E come trovarla? I maestri lo sanno meglio di me ; ma pure ne far6 un cenno nella nota che segue. » Domandiamo scusa alT autore se non riportiamo la nota , perche crediamo clie la sua impresa sia maggiore delle forze umane. S'egli avesse il segreto da far creare belle melodic, noi dovrcmmo mandargli come a Socrate la cicuta, o come ad Aristide Tostra- cismo. A forza di render comuni le belle cose ne renderebbe ottuso il piacere ; le sensazioni squisite logorano i sensi. La natiua e piu provvida. 1 veri Genj li crea , nia coirintervallo di secoli. Veniamo al Corollario. Uno scritto polemico difficilmente lascia lo spazio ad esporre le fonti delle propric idee , e 1' origine del sistema clie ci siamo formati in una scienza c;ua- lunque. La rapidita dell" assalto e della difesa esige un movimento per cosi dir momentaneo e che non da tempo a una esposizione didascalica. L' autore dope terminate le sue lettere inserite nel nostro Giornale contro le massime stabilite dal sig. Majer, si accorse rilcscsiendole pacatamente che molte cose non potevano essere mteramente gnstate da suoi let- tori seuza ben conoscere prima i fondamenti delle ragioni che cgli esponcva. Questo riflesso lo indussc a scrivere il suo Corollario , nel quale espone le ao6 I.E nOSSIXIANE ccc. basi fondamentali ili cio ch' egli chlama il suo si- stenia. 11 sig. Carpani vede tntto ncl piaccre come ]\lalcbianclic vcdcva tutto iii Dlo. c Egli c fiior di tliihbio , die' cgli , clie jier tutta qiiaiit' e la gcnesi E piu sotto soggiu- gne: « E quindi il piacere ci addormenta, il piacere ci pascc, il piacere ci propaga , ci fa mnovere, in- diistriare , e tutte oprar le corporec fuiizioni da cui dipende la vita ccc. » Le quali cose potrebbero per avventura esser2;li contrastate da molti filosofi chc non vedono tutto color di rosa come egli le Vede. II Verri (Pietro ), p. e., cambierebbe la \occ piacere in quella di dolore e lascerebbe tutto il resto di qnesto periodo. E per verita i prinii vagiti delFuomo nascente iudicaiio il dolore ; V impressione dolorosa dcir aria dctcrmina i polmoni a dilatarsi cd atteg- giarsi al respiro ; il dolor della fame gli fa cercare jl cibo , e fatto adulto, il dolor della setc lo fa bere, il dolor della noja lo fa agire , il tinior del bisogno lo fa pensare airavvenire, insomnia si possono e si debbono attribuire al dolore tutti ali elFetti clie il sia;. Carpani attribuisce al piacere. Non per qnesto vogliamo inferire clie le basi at- tribuitc al suo sistema possano egualniente contra- starsi. E ccrto die trattandosi di belle arti il piacere ne e la fonte principale. L'autore ripartisce qnesta fonte in tre parti distinte e sono : i.'' quella qualita csterna dei corj)i clie cliiamasi bellczza; 2.° Tistinto infuso in noi dalla natnra ad imitare le opere di lei; 3." la bramosia delia perfezione in o2;ni cosa clie da noi si vegga, s' ascolti , o s' intraprenda. » Noi non seguiremo a passo a passo tutte le sue idee, ma direni solamente chc se i nostri lettori uou OSSIA LETTERE UI G. OARPANI. 207 vi troveranno quelle sottigliezze d'mtlagini e di ra- ziocinj , e quclla oscurita die i moderni nietailsici onorano col nome di profondltd , vi troveranno in compenso della cliiarezza e del sentimento. Nella terza divisione parlando egli delF illusione , la con- sidera come una cagione di piaccre , checche ne dica il bisbetico ]\Iilizia , purche non sia piena e perfetta; avvcgnaclie ia questo caso, die' egli, pren- dendo essa il luogo e i diritti del vero , distrugge il principio e 1 idea perfino delF iniitazione, e col disparire cli quosta , il piaceP pure sparisce clie dalla imitazione proviene , appiinto perche e imitazione. Sottentra allora F idea dellinganno, la quale non e mai gradevole. In una nota poi soggiugne : « Per altro dalla regola generale stabilita per V illusione e d' uopo esimerne la prospettiva teatrale , nella quale V illusione quanto e piu perfetta , tanto piu piace ed e da lodarsi, siccome mi faro a dimostrare jj. La quale dimostrazione diremo francamente ci lascia qualche cosa a desiderare e non ci sembra cogliere -Bempre nel segno. A noi pare piuttosto clie la ditlereu- za di queste due illusioni sia comandata dalla situazione diversa in cni ponesi Tarte, cioe dal miscuglio della imitazione coUa realita. In un paesaggio, p. e., tutto e imitazione; tanto le cose animate come le inani- mate vi sono dipinte. SuUc scene invece , tutte le animate per lo piu sono reali , e le inanimate sono dipinte. Da questo accoppiamcnto ne nasce il biso- gno cite le secoude cli piu si avvicinino alia verita delle prime, non potentlo le vere perdere della loro realita per discenderc alfimperfezione delle dipinte. Questa necessita ha fatto si clie si allarghino pel pittore prospettico quelle leg^gi clie si concedono piu angnste al pittore paesista , appunto perclie lo spettatore pone il prospettico in una obblicazione maggiore cF illuderci. 11 pittor sccnico per meglio riuscir nel suo intcnto misclii:) ancli' ejrli nelle sue tele \\ tuito col vero, F imitazione colla realita: qmndi trafora degli archi, apre delle porte e delle finestre, ac8 tE nossiNiANE ecc. intaglia degli alberi, e forma ponti c diriipi e mon- tasne chc nel lino;uao:p:io tcatrale si cliiamano pra- ticabili. Da qiiesto niisciiglio iie nasce qualchc volta un elTetto mirabile ed una illusione coinpleta ; ma convien confessare clie o coHa mala a[)plicazione o coir a])uso ne nascono bene spesso delle stonature e delle sconcordanze die offendono la vista, perche calpestano le leggi della prospettiva, e perche non sempre si riflette abbastanza che gli oggetti reali non possono con pochi passi rincnlare di tanto quanto basti a secondare la rnpida diminiiziouc delle linee o il tuono di colore e la prospettiva aerea degli oggetti finti che li circondano. — Verissimo poi ci sembra e bene applicato quanto V autore adduce in- torno alle vedute prospcttiche che si dipin^ono suUe mnraglie de' giardini e delle case , ed e giusto il dire che le vogliamo tanto al vero eomiglianti da pren- derle per vere. E per vere di fatto , ao;giungerem noi, sono prese certe vedute del Gonzaga, del Per- ego , del Landriani e del Sanquirico , dove i cani e gli augelli urtano ingannati e sorpresi, e rinno- vano a' tempi nostri quel portento che credevamo riserbato soltanto air arte miracolosa de' Greci. II Saggio di confatazione e picuo di carita di pa- tria, e vorremmo ingannarci , ma in qnalche luogo ci sembra che T amoie di lei faccia velo alT intel- letto deir autore. L'assunto suo e che T Italia anche al momento in cui scrive non e inferiore a ncssuna altra nazione in ogni liberal disciplina. Egli va tes- sendo un catalogo di nomi sotto ogni facolta , cioe neWa poesia, nell" am> 2.* Si faccia conoscere quale influenza ciascheduao ingrasso abbia o possa avere per la prospera respettiva vegetazione delle piante e delle varie seraenti, secondo la diversa natura e disposizione dei terreni sui quali si spar- gono ; provando cio con ragioai desunte dalla sclenza e da tali esperimenti che possano ispirar iiducia e dar luogo a stal)ilire delle massime per la pratica ; " 3.° S" individuino i inetodi piii opportuni per conse- gnarli utilinente alia terra ^ si dimostrino gli abusi che re- gnano su tal proposito, e si suggeriscano con prove de- dotte dal raziocinio e dai fatti i niezzi per toglierli; ne si trr.scuri tT individuare i tempi e le stagioni proprie per tale agraria operazione , avuto riguardo alia diversa posi- zione e qualita delle terre , non nieno che alie varie spe- cie di semente e di piante da frutto ; >> 4.° Si diniostri senipre coll' ajuto del raziocinio e dei fatti , se ed in quali casi si possano usar con vantaggio gl' ingrassi nel loro stato d' integrita ; e se ed in quali casi 25ure convenga meglio e piu utilmente far loro su- bire certi maggiori o uiinori gradi di fermentazione , di- cliiarando a un tempo stesso se questa sia una condizione necessaria al loro utile uso, o se una tal decomposizione 11 renda meno attivi ed insufficienti ; II 5.° Sciolto finalmente questo dubbio ( qualora la ra- gione e V esperienza faccian conoscere proficua la fermen- tazione), si chiamino in esame i metodi fin qui praticati di rivoltare con frequenza i letami , e si pongano in con- fronto con quello di lasciarli in riposo per non disturbarne la decomposizione , cosicclie le ragioni teoriclie e pratiche le quali verranno addotte riguardo ai cinque divisati arti-: coli , possano dar luogo a sta'nilire delle regole piu certe e piu utili in propohito d' ingrassi a vantaggio dell' agri- coltura. II Dopo r esposizione letterale del quesito , i nostri lettori saranno certamentc cr.riosi di conoscere i risultati di vma DEI GEORGOFILI DI FIUENZE. 2I9 Memoria die fu premiata. Noi non potremo soddlsfare a sifFatta curiosita clie imperfettamente , perclie lo scritto del sig. Lambruschiiii contieiie tante particolarita esposte minutamente e rappresentate anclie talvolta in tahelle che non e facile dare di tutte un ragguaglio seguito. Giovi sa- pere die fu per la terza volta proposto il qui riferito que- sito, e cio sia detto per mostrare le difficolta che esso ha in- contrate ne' precedent! concorsi. L' autore asserisce mo- destamente clie T Accademia dovrebbe cimentarlo ( il que- sito ) ad un quarto e ad un quinto concorso, se fosse rigida in eslgere una soluzione cosi generate , cosi di- niostrativa e cos\ compiuta , qual pud farla desiderare lo zelo di quest' utile studio , ma quale non potra mai essere conseguita senza una numerosa serie di esperienze ripetute con assiduita per niolti anni ed in molti luoghi. Per qne- sta ragione 1' autore si e trattenuto di piii suUa parte esperimentale , scorrendo rapidamente suUa parte teorica. I concimi sono il cibo che 1' arte appresta alle piante . . . L' anaiisi chimica ha fatto conoscere che i vegetabili sono esseuzialmente composti di carbonio , d' ossigeno , d' idro- geno e talora d' azoto . . . ; ma questi quattro dementi non sono i soli che ne compiano la costituzione , e quindi non possono bastare essi soli a farli prosperare. Non v' e quasi pianta che non s'approprii qualche sale, qualche os- sido, e specialniente qualclie alcali, e ve n' ha molte che 0 non vengono punto , o iatrlstiscono se ne riniangono prive. L' acqua e I' atmosfera quantunque bastino a far vivere le piante , non bastano pero ad alimentare in loro una vegetazione prospera e feconda. L' analosia e 1' espe- rienza dimostrano die il nutrimento migliore per le piante sono le spoglie stesse de' vegetabili e degli animali allor- che si scompongono. TNIa quanto al niodo e alle dosi in cui le piante si appropriano il nutrimento, sappiamo che non pub essere assorbiio dalle radici se non sia in istato di soluzione ; che le soluzioni non possono essere assor- bite se sono troppo cariclie, e che sono assorbite difficll- mente se sono viscose. E certo in secondo luogo die le piante si nutrono degli effluvj cli' esalano dalle materie organiche in decomposizlone ; e finalmente provato die una soverchia abbondanza di nutrimento nuoce egualmente che una soverchia scarsezza , poiche le piante sopraccari- che di alimento lussureggiano uiolto di frondi , ma riman- gono floscc e infruttifere. 220 ATTl DELL I. E R. ACCADEMI.\ Da queste cognizioni I' autore deduce le qualita die debhono a vera i concimi , e ne lira i scguenti ciiuruc co~ rollarj : 1.* Tutte le materia organiche vegetabili adampiono qnal piu , qual nieno ali' uflizio di un nutrimento proiicuo. Le materia minorali , qualunqiie utilita possano por^ere in earn cnsi o eccitando, o parzialmente alimentando la ve- getazioiie , non debbon considerarsi come veri concimi , perche non possono somministrare tutti i material! neces- sarj a faria prosperare; a." I concimi saranno tanto piu efficaci quanto piii sa- ranno solubili ; 3." Se codesta loro solubilita fosse eccedente nuocereb- bero assi alle piante con una infeconda ridondanza di nu- trimento ; 4. L' alemento che la vegetazione richiede sopra ogni altro dall' arte per prosperare e il carbonio. Quindi quel concmie sara piu sano a piti utile, clie conterra una mag- giore proporzione di questa sostanza, e che insieme la la- scera sviluppare con un' opportuna lentezza ; 5.° Le piante lavorando entro se stesse i sugbi clie as- sorbono , ed esalandone le parti superflue , o inspirando dair atmosfera taluna che manchi , possono fino a un certo segno modificarli a attemperarli ai loro Insogni. Pur non ostante sarabba sempre giovevole di somministrar loro in maggior abbondanza quegli element! de' quali di mano in mano maggiormenta abbisognano. Per questa ragione sara singolarmenta pregevole quel concime die sommiuistri lui alimento in cui abbondi meno il carbonio , allorche la pianta che autre e ancor tenera , e un alimento in cui il carbonio prevalga allorche la pianta sta per consolidarsi c fruttiiicare. Applicando questi principj general! alle due grand! class! di concimi animali e vegetabili e chiaro, die i primi come i piu solubili debbono essera piii efficaci , ma poco dure- voli a spesso nelf eflfetto troppo abbondanti ; i second! piti lanti a scomporsi debbono dare un nutrimento piu mode- rate, pin dnrevole e piu proficuo. La muterie puramente animali che si ado|ierano par concime sono quasi unicamente le piume , il pelo, la lana , le corna, le ugne e le pelli. GP Inglesi (aggiugnerem noi ) lanno iamienso uso delle ossa , ed abbianio veduto nella DEI GEOnCOIILI Dl FIUENZE. 2.'J.l nostra Bil)lloteca (torn. 34.°, pag. loi ) com' esse sieno diveutate un rauio cU comniercio importante per ragricol- tura. Queste sostanze sono j^referibili alle altre parti piu iDoIli, appunto perclie sono piu difficilmente soliibili , piii durevoli , e danao uii nutrimento graduale e fecondo. Fra i coiicimi vegetabili si distingue su tutti il sovescio- Le parti luolli delle piante sotterrate nutrono i prinii stadj della vegetazioiie ne' semi , e le piii dure decomponendosi pill tardi servono a soccorrerla nel bisoguo maggiore, cioe nel tempo della fruttificazione. Quest' osservazioae e giusta e iiuportante. Tntte le parti de' vegetabili morti possono passare in alimento dei vegetabili viventi ; ma ve ne sono talune di cosi diflicile scomponimento die non fanuo 1' efFetto se non dopo un tempo notabile : ve ne sono altre clie con- teugoQO anche qualclie principio nocivo , come 1' arido gal- lico e la materia astringente. Mescolando queste alle ma- terie animali si correggono i principj nocivi , e si ottiene il doppio vautaggio d' accelerare la troppo lenta scompo- sizione delle une , e di reprimere la dispersione delle al- tre. I concimi piix usati sono appunto cjuesti. Le diverse piante , i diversi terreni e i diversi climi possono indurre 1' agricoltore a preferire un concime ad un altro , e a soniministrarlo piuttosto in una che in un' al- tra nianiera. I vegetabili non nutrendosl per mezzo delle sole radici, ma eziandio colle frondi , ne segue che le piante piu abbondauti di foglie debbono esigere dal terreno minor nutrimento di quelle che ne scarseggiano. Sono importantissime le relazioiii che hanno coi diversi concimi i diversi terreni , ma se consideriamo questi ul- timi dal lato delle relazioni cliimiche coi primi , troveremo delle difFerenze piu notaljili in se stesse e piu importauti per la pratica. Le terre calcari e le alluminose , non le silicee , lianuo la facolla di comliinarsi cogli estratti delle niaterie vegetabili ed animali. L' an tore sviluppa queste particolarita piu diffusamente. La diversita dci climi, die modifica tanto la fertilitk dei diversi terreni, modifica ancora T utilita dei diversi concimi. Questa pr')pobizione e applicabiie alle diverse esposizloni e alle diverse stagioni. Noi acceuniamo di volo questi precetti per entrare in una quistione piii importante stata poc* auzi 222 ATTI DELL I. E R. ACC.VDEMIA. trattata di proposito da un altro scienziato toscano , il prof. Gazzeri. La questione riducesi a questi tenniai sem- plici : e egli piii conveniente e piu utile al nutrimento della vegetazione 11 letaminare con coiici freschi o con conci ferr.ieutati e riposuti? Tutta rantichita, tutta la ca- terva degli scrittoii e trattatisti georgici sta in favore dei concimi fennentati ; ina a' giorni nostri qnesta opiuioiie non fu solamente posta in duhljio , ma dobbiaino aggiu- gnere fu vittoriosamente combattiita e annichilata col sus- sidio della teoria e della pratica. E questo il punto sul quale si volge principalniente il quesito deirAccademia , e che essa ha desiderato di vedere sciolto col sussidio di agrarj esperinienti. L'autore mostra in questa parte molta sagacita e bnon criterio, e noi vogliamo seguirlo piu dav- vicino che per noi si potra. La quistione , die' egli , e un po' complicata , e non si potrebbe trattave convenientemente senza riguardarla per varj lati. Comineia col notare la differenza che passa tra la decomposizione prodotta nei concimi da una fermenta- zione violenta , e quella clie lentamente si opera in lore allorche sono sparsi o sotterrati nei campi. E noto che se le materie vegetabili ed animali , fornite di una certa dose di uniidita , vengano ammassate in un luogo la cui temperatura sia di un grado discreto , s' in- caloriscono vivamente ed esalano dei fluid! elastic! di di- versa specie, e segnatamente dell'acido carbonico ; e che questi fenomeai durano ilno al punto di non lasciare altro residue che degli avanzi nerastri in cui sono ricoaceatrate tutte le materie saline e terrose, e una parte del carbonic che conteaevano i corpi fermentati. Qnesto processo e taiito piu rapido quanto e maggioie la proporzione di glu- tine , d' albume , e in generale di sostaaze di natura ani- itiale , e di priacipj solubili nell' acqua che coateagono le materie poste in fermeatazione. Ma se tali materie iavece di essere ammassate rimangono sparse , la scomposizione che allora subiscono , procede in un grado sommamente piu leggiero , e percio in un tempo molto piii lungo , e soprattutto lo scorgimento del calore e appena seasibile. Questa diversita di processo , nascente dalla diversa mole delle masse fermentanti, basta a ribattere due delle principali obbiczioni che si fanno all' impiego de' con- ci recent! , cioe che possono danneggiare le piaiite con i DEI GEOEGOFILI Dl FlUENZE 223 nocive e troppo abboiidaiiti esalazioni , o coU' eccessivo calore die svolgono fernientando. Iinperciocche concedendo aiicora clie le esperienze intraprese dal celebre Davy e dal prof. Gazzeri intorno agli effluvj dei concimi vivaniente fermentaiiti , noii sieno snfficienti a dimostrare la loro utilita o la loro iniiocuita per una geuerale , prospera e frnttifera vegetazione , e per altro iiiteraniente falso che (jiiesto grave calore e queste abbondanti esalazioni si svol- gano dai concimi alloi'che siano sparsi sul terreno. Essi in tal case syiluppano , e vero , un qualche calore nel deconiporsi , e si sciolgono per gran parte in esalazioni ; liia questo calore e tenuissinio , e queste esalazioni len- tissime a svolgersi, e coniposte singolarniente di gas acido carljonico , o sono iniprigionate dalT acqua e dal terreno die le porgono poi in alimento alle piante , o servono a mantener 1" atmosfera , da cui le piante sono circondate , condita ma non mai ridondante d' una proficua quantita di quel fluido aereo che e il principale alimento della ve- getazione. L' autore passa a rispondcre all' altra obbiezione della poca solubilita e leggiera efficacia de' concimi fresdii. Nel- r accennare , die' egli , i fenomeni della fermentazione io ho espressamente notato che il processo e tanto piii vio- lento, e in conseguenza la dissipazlone delle materie tanto piix rapida , quanto e in esse piu grande la proporzione dei principj solubili , e specialuiente di natura animale, e che qnesti sono appunto quelli che vanno dispersi. Ben lungi adunque che la feruientazione possa aumentare nei concimi la sokibilita e l' efficacia , le principali e piu ef- ficaci materie solubili preesisiono alia fermentazione, ed e la fermentazione quella che le diminuisce facendole esalare in coinbinazioni aeriformi ■, e qnesta dispersione progre- disce a tal punto , che moli enormi di letami pinguissimi non restano talvolta che pochi avanzi in cui la quantita della materia solubile e piccolissima. Questa indubitabile verita e stata confermata dal prof. Gazzeri , il quale con un bel seguito di esperienze ha posto in evidenza , die la quantita assohUa delle materie solubili ne' concimi diminuisce col progredire della fermen- tazione ; ma le s-tesse esperienze gli dimostrarono altresi , die le quantita relative di materie solubili e tenui auraen- tano ( prngredcndo fino a un certo punto la fermentazione ) 224 ATTl DEI.l'i, E R. ACCVDEJUA a scapito delle inaterie tenaci e fibrose , e questo au- xiiento fu taato maggiore quaato fu maggiore in princi- pio la pioporzione delle materie dure contenute nel con- cio , cioe quando fu mescolata alio stereo una dose di paglia. Se allorche dunqne si lodano i concimi fermentati per la loro solulsilita, s' intende che una data quantita di concio che lia soggiaciuto a un discreto grado di fermentazione , coatiene una maggior souima di materie o attualmente so- lubili, o facili a divenirlo paragonato a una egual quan- tita di altro concio simile non fermentato, la proposizione potra esser vera , ainieno per la maggior parte de' conci- nii comuui ; e poiclie contengono essi una piii abbondante proporzioae di carbonio, il quale, sebbeii non sia attual- mente soluljile che in piccola parte, pure e facile a divenirlo. L' autore concede altresi , se si voglia, die sono essi piu ricchi e pid sani dei fermentati , e percio ( a quantita attualmente eguali ) di maggior valore. Ma questo para- gone , soggiugne egli, e poi esatto? Sono verainente eguali le quantita coufrontate ? No certamente. La massa che ha soggiaciuto alia fermentazione ne rappresenta una clie era molto maggiore nel suo primitive stato d' integrita. Quindi converrebbe aumentare notabilmente la massa non fer- meatata per poterla paragonare con essa , e si troverebbe allora che la somina dei principj solubili e stata dalla fer- mentazione efFettivamente diminuita, non gia accresciuta , e che essendosi al tempo stesso distrutta una ragguarde- vol porzione delle materie per le quali avrebbero som- ministfato in futuro una nuova quantita di sostanze so- lubili , a' e notabilmente scapitato nel valore reale e to- tale , per guadagiiar qualche cosa in nn valor relativo e apparente. Ma quel che si dice della rispettiva efiicacia , cioe del maggior vigore che il concio fermentato e Jtto ad impri- mere alia vegetazione , non sembra da ammettersi in ve- run modo. Tutto quello che e net concimi piii efficace e si- curamente cio che contengono di materie animali o di so- stanze analoghe ad esse ; e poiclie queste sono le prime ad essere distrutte dalla fermentazione , ne segue che un concime fermentato deve cedere in efficacia a un recente. Quindi tutti i letaml che contengono materie di questa sorte nou possoa far altro che indebolirsi nel fermentare i DEI OBOROOFILI !>! FIRENZE. 22CJ e tale e appuuto T efifeito che la fermentazione produce 6ui coacimi piu attivi , cLoe su tntti quelli che gli ngri- cokori chianiaiio culdi, e sugli escreincnti pecorini altresi, e suUe piante che si adoperauo vercli per sovescio. La feraienl-azione adunque nou puo essere un' utile prepara- zione se non per quei pochi couciiui , che , conteuendo una dose sproporzioiiata di libra e di materiali troppo te- naci , riinarrebbero a lungo intatti se la loro scoiiiposi- zioue nou fosse promossa da questo violento process© ; e lo sara seuqare aiicora per quelli che cotiteagouo dei priu- cipj noclvi alia vegetazione ( come 1' acido gallico e la materia astriiigente ) i quali dalla fermentazione restan corretti. Ma suscitata nei concimi comuni , essa toglie ef- ficacia a quelli clie naturalmente la posseggono , e per dare ad alcuni uu niaggior grado di bonta noa iieccssaria li consuma con una incredlbile dissipazione. Qui r autore passa a produrre degli esempj e delle esperienze che provano siffatta incredlbile dissipazione. Po- 8ta la quale, rcsta provata anche la stravaganza deplora- hile conferniata dall uso e dal pregiudizio, di voler coni- prare letami per lasciarli fermentare a costo di una per- dita s\ enornie delle sue qualita alimentatrici. Ma r autore clie considera la questione per ogni lato , non trascura neppure di osservare il potere che ha la fermentazione di disgregare le parti delle materie che la gubiscono , e di render le masse dei conci ( qualora venga ajntata con opportune manipolazioni) quasi del tutto omo- genee. I concimi possono allora spargersi facilmente ed equabilmente ; possono essere ben raescolati e quasi in- corporati al terreno, e sono ia tutte le lor porzioni egual- mente efficaci. I conci freschi al contrario sono piuttosto messi insieme che ben composti : tutti pieni di falde pa- gliose, sono difficili a spargersi e pill aucora a distribuirsi ; non possono incorporarsi al terreuo , ma solamente sono in esso inviluppati e sepolti; quindi considerati come ali- niento, lo somministrano cos'i inegaalmente che alcuue piante ne ridondano 5 altre ne mancar.o; e considerati come cor- rezion del tei'reno ne lo disciolgoao se e teuace , ne lo collegano se e arenoso , ma lo dividono e fognano sconcia- niente; accolgono le radici dei vegetahlli ]>pr poi farli lan- gnire , e portando seco uei canipi semenze d' erbe nocive, germi Hi malattie , nova d'insetti, die la fermentazioae noa Sibl. leal. T. XXXVI. 1 5 2a6 ATTI DELt'l. E R. ACCADEMIA ha potnto corromperc , moltiplicano i piii fiinesti ncmici di quelle piante iliedesinie die doveaiio alimentaie. L' autore iion dissimula clie queste olil)lezioni iiK'irette soiio le pill speciose iVa quelle cJie far si possono alf iiso del concio receate , ed hanao 1' apparenza d" essei-e taiito pill importauti , in qnanto che sembrano siiggerite dalla pratica. Ma qiieste olibiezioni noii soiio tutte cosi coiicludenti come esse sembrano, e moke ( come quelle clie risguardano la moltiplicozione delle malattie e degl' insetti ) furoao anche trovate false dalP esperienza in diversi casi. Prima pero di riferire i teatativi da liii intrapresi , nou crede omettere una importaute osservazione sopra varle pratiche dei coltivatori. Lo sterCo, p. e., de' colombi , de' polli e de baclii da seta e adoperato assai comniieineiite per in- grasso senza prepararlo con previa fermentazione : lo stesso accade dell' escrcmento delle -pecore ov' e in uso la pra- tica di stabbiare; e cio non ostante sono queste fra le materie clie svolgono nn piu vivo calore qnando si esponsono alia fermentazione. Le piante clie si sotterrano per sovescio , oltre c!ie ribollireblDero ancli' esse se si ammontassero , sono esse pure soggette alle obbiezioni di uial incorpo- rarsi al terreno , e di lasciar esposte alle ingiurie delle stagioai le barl^e delle pjante a cui si somministrano. NeL iisoghi ove si coltivano , p. e., il trifoglio da prato ( trif, pratense ") e la lupinella , allorche si rompoiio i fampi ove crebbero , si seppelliscono nel terreno e ordinariamente per governo del grano una infinita di radiche grosse legaose che semljrano ingomljrar ia terra , ma die pur la fertilizzano per piii anni .... La nuova teoria sem- hra adunque piii contraddlre all' anfj'ca c^oUr/via die all' a/i- tica pratica ; e allorche ambidue si sottopongano a un ra- gionato esame , si trova che la pratica e in contraddizion.e con se medesima , e che la dottrina fu fabbricata genera- lizzando degl' iaconvenienti che solo sono proprj di qual- che caso particolare , e attribiiendo a tennissinie quantita di materia i fenomeni che possoao solo conipetere a delle grandi moli. Fin qui e la parte ragionativa del nostro autore. Se- guono ora i fatti e gli esperimenti, molti de' quali espone in apposite tabelle di osservazioni gioraaliere e minute. Non potendo noi seguirlo a passo a passo seuza dare a questo estratto una estensione non compatibile col nosti-o sistema , H mi GKOROOPILI DT riRE>(ZE. 227 ci I'lmltererao ad esporie 1 risultati plu iinportaiiti. Opportu- nameiite egli stesso gli ej^iloga e li riduce ai cinqne segtienti: ].° Le materie clie si adoperano coiminemeiite per con- cimare , iisate in istaio di perfetta integrith in un'annata eniinenteniente arida , non lianno apportato alcun danno al grano, clie e ia pianta piii coltivata in Toscana ; a.° In saggi comparativi il concio bo vino intatto ( clie e fra i nieno efficaci ) ha talvolta superato in attivitii lo scorn posto , e luai o quasi mai non gli e rimasto inferiorci 3.' I letami dotati naturalmente di niaggior efficacia ( come gli escrementi umani , il concio mulino , il peco- rino , ecc. ) perdono notaliiUiiente della loro attivita sog- giacendo alia fermentazione ^ 4.° La fermentazione dei letami di stalla , se pub alte- rare la facolta germinante in molti semi che per accidente vi si trovino niisti, non puo farlo per akro riguardo a tutti , e specialmente ad alcuni fra i piii minuti e i piu nocivi , com' e , p. e., il tentennino ( ervum lursutum ) ; 5." Ne gl' insetti, ne le malattie , ne tutte le altre in- dirette imjjutazioni contro il concio recente non. hanno potuto nelle esperlenze deirautore far preponderare i ri- sultati in favore del letame fermentato. Egli concliiude dicendo: »< lo non dovrei dunque esitare a ooiicludere francamente , adottando le espressioni usate a questo proposito istesso dal celebre Davy , cioe c^ne non vi e forse soggetto di ricerca nel quale i'i sia una tale unione di evidenza teorica e pradca qual fe qiiella su cui e fondata la preferenza che si consiglia sui eoncimi non fermentati. Ma la quistione non termina a questo punto ; poiche supposta vera , evidente , provata , incontravertibile la proposizione in favore de' conci freschi , resta sempre ad opporre cio che i couipilatori della Biblioth. Universelle di Ginevra opposero alia Memoria del prof, Gazzeri valoroso sostenitore della stessa m;^-^'una , e cio che lo stesso no- stro antore ojjbietta a se stesso uella penultima pagina dolla sua Memoria. I letami appena amnionticchiati svol- gono una ferinenta/ione violenta^ come impedirla? — Co- me regolare T agricoltura in mode da servirsi di conci sempre freschi ? — A che giova questa scoperta se non si suggerisce il mezzo di metterla a profitto ? — Confes- «iamo che la risposta dell' autore ci e sembrata i\n poco aaS ATTl dell' I. E R. ACCAbEtvnA troppo breve , considerata V importanza della quistlone. Vogliamo qui ripoi'tarla colle sue stcsse parole. I' Poiclie la presenza dell' aria , del calore e delP umi- dlta sono condizioni iiidispensabili perche la fenneiitazione si svolga, e ncccssario di preservarli (i coiiciini ) quaiito piii si puo dalla loro influenza. Quindi ombrecigiar con alberi il letamajo , non annaffiar il concib giammai , e coprirlo , se si puo , con falde di terra argillosa, sono precauzioni lo- devoli. Ma per disgrazia sono poco efficaci. Somministi'are alle piante il concime appena forniato e 1' nnico buon precetto cbe potrelibe darsi su tal proposito. E questo un eleniento cbe non dovrcbbe trascuraie il coltivatore nel calcolare e nelT adottare la sua rotazione. Una tenuta in cui il terreno non rittianga ozioso permettera sempre un pronto impiego del concio. DalP ottobre a tutto novembre potra essere sonimlnistrato al grano ; in inverno sparse su di esso ; nella priniavera sara dato alle fave , alle pa- late , al grano turco ; e sara somniinistrato in estate alle piante cbe si seminano per sovescio. Qualunque sia la rotazione cbe si segua, purclie sia buona , si collegliera sempre coll' uso piu proficuo cbe si possa fare de' conci , poicbe se e buona dev' esser rapida. »* Quest' articolo e riuscito alquanto lungo , ma i veri agricoltori non se ne Li2;neranno. Darento in un prossirao numero 1' estratto della Meinoria del prof. Taddei. ( Sara continuatx). ) f 22Q Descrizione ed uso dc iiiLovi stnimcnd chinugici dl Paolo AssALiNI , con XII tavole incise in rame. Vol. I. — ■ Palermo, 1824, dalla tipografia di Baldanza , in 8.'\ di pag. 261. Prezzo lir. 5 ital. Ardcolo II {Fine dclt estratto. Vcdi il tamo 84.°, pag. 354.) Un ben arconcio stromento rcnde piu facile ogni ope- raxione , e contribuiscc al- feiice succe5SO (U essa. Stfveiison , su la catcratta, Se2. VU. VI. Delia pinzettina a molla ed a becco di accello per operar cateratta e papilla artificiale. E SSEVDOSI rautore avvetluto, neH'aniio 1788, die dif- ficilmente si ojserava nelle interne parti dell' occhio colle piazette ordinarie dea,U oculisti , fece costruire qnesto stromento, e ben tosto s' avvide clie con esso non solo opera vasi piii facilmente e piii sicuramente suUe capsule della lente cristallina e sulle appendici della cateratta, ma ben anche sull' iride, ne' casi di pupilla artificiale. Uno degl' iniportanti vantaggi ch' egli attvibuisce a questo stromento si e quello di poter fare e 1' una e 1' altra di codeste operazioai staudo 1' infermo coricato in suo letto, col capo appoggiato sopra solidi guanciali. Da cio ne deriva : i." clie T operatore lia piii facilita di tener le palpebre a sito colle dita di una mano , uientre opera col- r alti-a, senz' aver bisogno d'ajutante; 2.° perche il clii- rnrgo , mentre opera, puo sitnarsi come allorqnando trat- tasi di operare 1' ernia incarcerata o I'aneurisma, senza essere ol^bligato di tener le braccia sospese o poggiate sulle proprie ginocchia ; 3.° perche quando 1' infermo sta seduto , volge ordinariamente gli occhi per consuetudine da dritta a sinistra, e vice versa, con sonuna facilita e pron- tezza , cio che non avviene quando sta coricato ^ 4.° fi- nalmente , che se per caso avviene di dover opei'are su cateratte tremule , nell' usclr la lente , o non ancor com- piuto il taglio della cornea, esce del pari 1' umor vitreo e votasi 1' occhio , per esser consunte le cellule della ja- loidea; accidente che e avvenuto piii volte a celebri chi- rurghi, e di cui egli ne fu testimonio oculare. Ecco come il sig, Assaliui opera la cateratta per estrazione. Purgato 23o r>F..«ciuz. ni nuovi istuomenti chirukcici r infermo la sera piima deir operazlone , e dilatata l;l papilla coir uso estenio della lielKuloaaa , lo fa collocai- su d'' un piccol letto a convcncvol lume , evitaado la ri- flcssione del raggi del sole , di mode che • la testa sia poggiata sopra solidi gnaiiciali. Operaiido sulT occliio si- nistro , egli si pone al destro lato dell' infermo , alza la palpebra superiore coU' iiidico della mano sinistra , e col polllce tieiie al)bassata 1' inferiore :, iiidi colla destra prende il coltellino come una penna da scrivere , e colla costa della lama va tastcgg'iando qua e la la cornea onde assl- curarsi delT immobiiita dell' occhio. Fissando poscia sulla tempia , come pinito d' appoggio , Y anulare della mano armata del coltello , piega le altre dita quanto .piu gh e possibile verso il palmo , ed avvicinata la punta del col- tello air orlo della eornta, poco sopra la sua parte media, con un colpo risoluto penetra nella camera anteriore alia nianiera di Wenzel , dirigendo lo stromeuto in modo da giungere fino alia cristalloide ; indi da al coltello una di- rezione paralella all' iride , e von un secondo colpo ne fa nscir la punta al lato opposto della cornea :, fa poscia avanzare lentamente il coltello senza cambiargli direzione e senza premer sul lembo, e con cib compie il taglio. Quando poi r occhio si volf;e verse T angolo interno, egli avvicina il manico del coltello alia tempia per non ferir V iride. Per operare suH' occliio destro, passa dall'altro lato del- r infermo, ed agisce nell'egual modo, valendosi della sinistra. Compiuto il taglio della cornea , lascia in riposo 1' in- fermo per alcuni second!, indi introduce la pinzetta nelle camere , afFerra la lente , e procura di agevolarne 1' uscita con qualclie leggierissima pressione sulla palpebra inferiore. Se essa non esce facilmente , allora egli colla stessa pin- zetta semi-aperta ne lacera la capsula anteriore. Uscita la lente, rimangono d' ordinario in sito le capsule, le quali , quand' anche fossero trasparenti , conviene estrarle o lacerarle in modo cli' abbiano da disciogliersi. Per cio fare , colla stessa pinzetta egli afferra un lato delle capsule, e , ravvolgendole intorno alio stromento , le esttae intere facilmente ^ in simil modo egli ripulisce il cauipo della pupilla da qualsivoglia lembo di membrana. Con questa sua pinzettina il sig. Assalini forma anclie la pupilla artiUciale , staccando 1' iride dal ligamento ci- liare senza lacerar questa nierabrana , e dice che quando DI PAOLO ASSALINI. 23 1 egll per la prima volta esegiii cpiesta opcrazione , iioa co- nosceva ch' essa fosse stata aucor fatta, ne proposta innanzi da alcun pratico. II caso ch'ei riferisce in appogi;io e qnelio di una gio- vine di 24 anni , cieca fin dalle fasce per due cateratte lenlicoljri complicate con opacita delle capsule fatte ade- reati all' iride, Fatto il coiisueto taglio della cornea, coUa branca tagliente e pungente della piazettina lacero la cap- »ala della lente dell' occliio sinistro , per cui ne usci una sostauza niolle lalticinosa ; quindi procuro di afFerrar Ic capsule opache collo stromento, ed estrarle : nia T anteriore, assai ingrossata , era in tal modo aderente all' iride , che, riuscito vano cgui tentativo per distaccaria dall' orlo pu- pillare , risolvette di staccar T iride dal ligamento ciliare , e fare una pupilla artlfiziale al gran margine di questa meuibrana. Per cio fare , egli trapasso le capsule colla branca mobile Jella pinzettina, ed avanzo lo stromento aperto Ijastevolmente, fino che la branca fissa fosse giunta presso r orlo del gi'an niai"gine dell' iride corrispondente all'angolo interno dell'occhio. La giunto^ afferro e capsule ed iride lasciando agir la niolla dello stromento , iudi impiese a staccar V iride dal ligameato ciliare mediante stirature e movimenti suUe prime leggieri , indi successi- vamente piii forti , fiaclie comincio a vedere all' apice dello stromento apparire un foro uero. Continuando le frazioni , quel foro s' aggrandi , e giunse a staccar dal li- gamento ciliare piu della terza parte dell" iride ; allora estrasse la pinzetta, e giudico compiuta 1' operazione. Fece lo stesso suir altr" occhio, se non che distacco minor por- zione d' iride ; ma s' avvide consecutivamente che in que- st' organo la pupilla artificiale si ristrinse a segno , che 1' inferma non vedeva da quell' occhio che i soli contorni dei corpi , mentre coll' altro distingueva gli oggetti anche pill niinuti. Istruito da quest' ultimo caso , 1' autore si e proposto di trarre da quinci innanzi il lembo staccato del- 1' iride sin presso la ferita della cornea , e tagliare colla forbice di Daviel quella )jorzioncelIa di questa membrana afiferfata colle pinzette , lasciando il rimanente di essa in lil)erta. Questo stromento riunisce , al dire del sig. Assa- lini, i vantaggi delle moUette ordinarie, del cistotomo del de la Faye , del coltellino di Cliesseldcii , dell' uncino di Seer e della pinzetta uncinata di Leitinger , ecc. Egli si a3a DKS-fiHrz, Dt nuovi istromenti cnrauncTnr meiito il sufFrnglo delP Istituto i-eale delle scienze fisiche cli Fmucia nell' anno i8:o, e qnello pure dl nn rinoma- tissiino professorc , il sig, Scarpa. VIJ. Varic sorta cU aglii jyer operar cntcratta per dcpressionc, e mctodo di iisarli. L'antore opero fclicemente piii cateratte anclie coir ago di Scarpa; e per due inconvcnieuii occorsigli , fcce al sud- detto ago un' aggiunta clie piacqiie pure all' inventore dello stesso stromento. E dessa una gnalna mobile la quale , avendo un giuoco particolaie nel manico per mezzo della sua base , prenie poi col sue apice sulla parte anteriore deir asta dell' ago stesso , e la rende quindi piu forte e non suscettibile di piegarsi come gli avvenne in due casi, Oltre questo vantaggio , la suddetta guaina ne ha pure un altro , ed e qnello d' indicare all' operatore di qnante linee 1' ago si trovi introdotto nell' occhio , quand' anche 1' umor acqueo diventasse opaco, come gli avvenne indue altri casi , e di conoscer ben anco la direzione della punta dell' ago stesso onde non ferir 1' iride od altra parte dell' oc- chio. II sig. Assalini opero moke cateratte felicemente an- che con un ordinario ago da cucire , e noi tanto piu fac- ciam plauso alia sua non ordinaria abilith nell' eseguire tal sorta di operazioni. VIII. Del forcipe ostetrico. Egli consiste in due Sjjatole d' acciajo siniiglianti alia leva di Roonhuisen , e sono lunghe un piede compresi i iTtanici. I loro apici sono larghi un poljice, ed hanno meno di una linea di grossezza ; discendendo verso i nianici , la loro largliezza diminuisce gradatamente , ed aumentano in grossezza , di modo che questi manici all' estremita loro hanno tre in quattro linee di diametro , e terminano in due uncini rivolti all' indentro. I cucchiai hanno le stesse curvature del forcipe di Levret. Moltissimi vantaggi attribuisce il sig. Assalini a questa sita nuova foggia di forcipe : i ." maggior facilit.i nell' ap- plicazione ; 2,.° usando di esso , si lascia la donna nel suo letto , senza metterla nella positura a tal uopo raccoman- data da tutti gli ostetricanti ; 3." nessun pericolo di of- fender la madre od il feto nel far 1' uuione delle due liranche ; 4.° e indifFerente applicar 1" una piuttosto che 1' altra per la prima ; 5.° quando una testa voluminosa , sotto le gagliarde ooatrazioni dell' utero, ha cambiato forma DI PAX)LO ASS^VLESri. 233 e direzione In modo die il chirurgo non pub plu rlcono- scere con esattczza le regioni lateral! di essa , in allora riesce difficile alF operatore di condur 1' ordinario forcipe ove r arte prescrive , e s' incontrano grand! difiicolta a compier 1' estrazione del feto , il quale viene alia luce colle Inipronte dello stroniento sul capo o snl Yolto. Si schiva questo accidente facendo nso del nuovo forcipe , i cncchini piani del quale non possono arrestarsi sulle pro- tuberanze del cranio , ed alia piu leggier pressione scor- rono ai lati della testa , oppure questa , sotto F azione del forcipe , gira e prende la direzione la piii conveniente al suo passaggio per la pelvi; 6.' nessnn pericolo di lacerare il pcrinco, Altri vantaggi aitribnisce I' autore a questo suo stromento clie jier brevita tralasciamo. IX. Del trapano e della chiave ostetrica. II trapano e coniposto di due pezzi. Di uu cilindro dl metallo o di legno forte, del dianietro di otto linee , lungo dieci poUici parigini , ad un' estremita del quale vi e im- piantata una vite uiordente lunga sei linee circa; e di un cannello di metallo del diametro del cilindro, e lungo sei pollici , il quale ad un' estremita finisce a foggia di vma corona di trapano. La chiave ostetrica poi e una sottlle , ma forte asta di acciajo , lunga quattordici pollici , assicurata ad un ma- nico fisso. All" estremita deir asta avvi un pezzo a foggia cF oliva , il quale > per mezzo di una molla die scorre lungo F asta , puo coUocarsi in traverse ad essa a foggia di una croce , o restar parallela alF asta medesima e for- mar continuazione con essa. II sig. Assalini ha inventato questi stromenti pei grandi inconvenienti cli' egli attribnisce a quelli comunemente in uso ; cioe ai fora-cranj di SinelUe e di Levret. Ecco come si procede alF operazione. Messa la donna in situazione , s'introduce colle solite cautele il cilindro, dopo pero aver coperto la punta della vite con una pallottola di cera , sino a toccar con essa il punto del cranio die si vuol perforare; gira quindl il cilindro da sinistra a destra finclie la vite siasi tutta impiantata irelFosso. C16 fatto , fa pas- sar nel cannello il cilindro e F innoltra fine al cranio del feto, ove giunto, comincla la trapanazione. Segato il cra- nio, e penetrato col cannello nella cavita dl esso, ritira il cilindro ed introduce la chiaye nel cannello , faccndola 2,34 DT'.SCUIZ. DI N0OVT ISTROIMKNTI CHIRURCICI avanzare iiii cntro la sostanza del cervello. Allora fa agii* la molla dclla cliiave , e da air oliva una posizlone tras- versale alPasta. Gira allora la chiave da sinistra a de- stra, e vice versa, ed il cervello esce allora pel caiiiiello a guisa di molle pasta. Evacuato che sia, roperatore riiira ogai stromeuto , ed introduce T apice di un dito nel foro fatto al cranio , e con esso opera a guisa d'' uncino ed estrae il feto. L' iiivenzione di tutti questi stroraenti d' ostetricia valse u procacciar grandi elogi al loro inventore. La Commis- sione delP Istituto di Francia, coinposta dei signori Pinel, Sabaticr , Peiletan e Ciivier ; la Facolta di medicina di Stra- sliurgo, di cui n' era Presidente il sig. Ilolstein , e Segretario il sig. Touimnso Caillot ; non clie il sig. Gardien della Fa- colta di medicina di Parigi e pulDblico professor d' oste- tricia , ne fecei'o ne' loro rispettivi rapporti lodevolissiina nienzione. Nel novero di essi trovasi anche la celehre ma- dama La Chapelle. Ad onta die questi stroraenti siensi meritali gli elogi di tanti uomini celebri, la cui autorlta in cose d' ostetricia e di gran peso, pure noi , scevri da spirito di partito, uon pieglierenio gia il capo in segno di appro vazione, ma espor- remo con tutta 1' ingenuita il nostro parere ; e clii poi con occliio imparziale si fara ad esaminare ad uno ad uno i vantaggi che il sig, Assalini attribuisce a questi suoi stru- menti , sianio certi clie vedra di leggieri esser eglino in parte esagerati, e in parte cliimerici e uon razionali, ma det- tati solo da uno spirito di favorevole prevenzione c1» egli ha per essi. Di fatti, a chi vorra mai il sig. Assalini far cre- dere, c!ie cliirurgo sia, che con questo soo forcipe si possa. piii facilmente estrarre dal seno materno la testa incu- neata di un bnmbino, lasciando la madre nel j^roprio letto, ed in quella stessa positura in cui essa naturalmente par- torireblje , e collocandosi 1' ostetricante come se dovesse sciringarla ? Come persuadere clie con essa si estragga me- glio la testa , se le sue branche , non pin larghe di ua pollice , e non fenestrate , accrescono le angustie del ca- tino ed abljracciano un' assai minor superdcie del capo di quello che si faccia coi forcipi comuneiuente in uso? Gome soste.iere che facendo uso di questi il perineo corra pe- ricolo di venir lacerato , mentre col suo si evita questo accidente perche i manici di essi si allontanano dal perineo DI PAOLO ASSALINI. ^35 per la loro cnrA'a al momento dell' estrazione , come se fossero i manici la causa tli simile disastro ? Chi non vede die viziosa e una tal costrnzione di brauche e di manici, e die ne delihono derivare degl* inconveiiienti dal- Taver qnesto forcipe il puato d'appoggio delle due l)raii- die ne'.la parte piu loiitaua dalla resistenza ? Doinaiiderenio finalmente al s'l^. Assalini perche niai que'celebri chirnrglu die ne fecero onorevolissinia nienzione ae' loro rapporti non ne alibiano adottato ed esteso 1' use , e perche mai il sig. Gardien non ne faccia tampoco parola nella sua pre- gevolissima opera d' ostetricia , nia anzi condaaui il inodo di congiunzione del forcipe di Tenance dal quale il signer Assalini ha copiato, com'' egli confessa? In quanto poi al suo trapano ed alia chiave osietrica , opiniamo die col- r USD di essi si possa bensi evitare qualdie piccola Icrita ai genitali di3 potrebb' essere talvolta causata da qnalche punta de!le ossa del cranio, ma troviamo dall' altro canto die questi stromenti rendono 1' operazione lunga , compli- cata e di esito incerto. X. Delia s:uida , del Utotomo e della tamgUa per estrar calcoli formatisi nella vescica orinaria de ragazzi o degli adolescenti. II sigaor Assalini e d' avviso , insiejue con altri cliirur- ghi , die neir operazione della cistotomia si del^ba aprir la via al calcolo non solo col coltello, ma ben anco con una graduata dilatazione della prostata ; quindi , onde po- ter limitare il taglio di esso al solo apice, ne' ragazzi di prima eta , e per poterlo estendere al corpo della pro- stata, e qnalche volta alia base deH'orifizio della vescica, conservando una parte della prostata intatta , egli ha fatto alcune modificazioni agli stromenti comunemente in use per questa operazione. La gulda non e altro die un ordinario sciringone , il , cui apice, per la lunghezza di quasi un pollice , diventa mobile mediante una inoUa , e si piega in iiiodo da formare al luogo della sua ariicolazione ed in ]jasso un angolo ot- tuso o quasi retto coUa continuazione della parte curva di esso. II litotomo non e che il coltello di Cliesselden munito di una guaina ottusa die scorre paralellamente alia lama del coltello , ed essendo di essa piu. larga , ne nasconde la parte tagUente e la puuta. a36 DEScniz. m nuovi istromenti cHiRtrRoicT La taiiaglia poi e cli una particolar costruzione : i .' le branche si congiungono al di sotto tlella meta della loro Inngliezza ; 2.° i nianici sono curvi , come la lettera S; 3.° i cuccliiai soiio fciiestrati come 1' ordinario forcipe , e si possono separare ; 4.° una branca o cncchiajo puo muo- versi paralcllamentc snlT altra pel tratto di 8 linee; 5.° strin- gei>do la chiave sopra le braiiclie unite, i cuccliiai riman- gono immobili , e cosi puo rimaner limitata la pressione della tanaglia sul calcolo. Numerosissimi sono i vantaggi che I'itraggonsi , giusta il loro inventore , dall' uso di queste tanaglie , ed ognuno che la ppnsi come il sig. Assalini li rilevera bentosto dalla descrizione che ne abbiamo dato , non aveiido noi spazio sufliciente per tutti enumerarli. Ecco com' egli procede all' operazione. Introdotta la guida in vescica , abbassa me- diante la nioUa T estremita mobile di essa ; indi ritira uii cotal poco la guida come se volesse estrnrla , ed allora r apice articolato di essa si arresta contro la parte infe- riore dell' orifizio interno della vescica. Cio fatto , da alia guida r ordinaria direzlone , fa il tagho esierno col lito- tomo , scopre la scanalatura della guida , ed avanza lo stromento sino all' apice di essa , contro il quale si ar- resta. Allora, egli dice 5 sono certo d' aver tagliato l' apice della prostata ; fo scorrere la guaina suUa parte tagliente e penetro col litotomo entro la cavita della vescica. Estrnggo cjuesto sciringone come fu introdotto , come pure il col- tello , avendo prima colla guida di esso introdotto 1' indice in vescica. Do di piglio alle tanaglie, e caso poi che rimanessero in vescica de' frammenti di pietra o de' pic- coli calcoletti, si vestiranno i cucchiai della tanaglia coa una sottile pellicola onde non isfuggano. XI. Dell' attrattorc della vescica , del conduttor tagliente e guainato. Questi stromenti servono per compiere con maggior fa- cilita e sicurezza la cistotomia negli uomini adulti ed obesi, ancorche abblano vizj organici alia prostata od alia vescica. E r attrattore un' asta retta , lunga 7 pollici, la cui gros- sezza non eccede quella dei sciringoni ordinarj ; ad un estre- mita essa e fissata su d' un manico, ed all' altra avvi un pezzo di figura olivare che si fa movere nella guisa stessa della chiave ostetrica. Quest' asta e da un lato profonda- mente scanalata , e sul dorso di essa vi e segnata una scala divisa in polUci e liuee. DI PAOLO ASSALINI. 2 37 II conduttol* tagliente Iia la forma di quelle di Hawkins modilicato da Scarpa , se noa che gli ha tolto il beccuc- cio , e ne ha fatto un cuccliiajo tagliente d' amhi i lati. Gli ha aggiuiito poi una sottilissima laniinetta d' argento o d' acclajo , la quale , scorrendo sul coaduttore al di la di una linea e mezzo dalla parte tagliente, rende questo stromento ottuso. La guaina , nella parte concava , e leg- germente dcntata come i cucchiai di un' ordinaria tauaglia da litotomia. Introdotto uno sciringone ordinario, e fatto il taglio ester- no, s' introduce I'attrattore in vescica conie si farel)be col litotomo di frate Cosiino , indi , movendo la nioUa , si fa prendere all' oliva una direzione trasversale. Cio fatto, si lira leggierniente a se lo stromento finch e 1' oliva giunga a contatto dell' oriiicio intenio della vescica. Qulndi , esa- minando la ecala , si puo sapere qnanti poUlci e linee si abbia a percorrere per giungere all' oriiicio interno della A'escica. Allora si tien ferino I'attrattore colla sinistra, e coUa destra si avanza il condnttor tagliente per la scana- latura dell' asta fino all' oliva; ayanzando poscia questi due stromenti uniti insieme entro la cavita della vescica , si e certi di compiere il taglio interno conseryando le di- uiensioni che si e proposto , cioe di fare uii taglio alia liase della prostata ed all' orifizio della vescica non piii lungo di cinque linee. Cio eseguito , si copre il tagliente del conduttore colla 2;uaina , e su di essa s' introduce il dito per esaminar le parti , indi la tanaglia. Se il calcolo fosse volumiaoso , allora si precede ad una graduata dila- tazione della prostata , posando sul conduttore ua cuccliiajo della tanaglia, ed aprendola leatamente; dilatata suilicien- temente che si abbia , si afferra il calcolo e lo si estrae , lasciaado il conduttore a sito , onde il retto iatestino non venga contuso o nialtrattato. Quautunque il big. Giuseppe Sisco , professore di clinica chirurgica in Roma, ed il cavaliere iJ/isiurd, chirurgo pri- mario nello spedal di Londra , abbiano fatto di molti elogi air inventore dei suddetti stronieviti , essi cio non pcr- tanto hanno subito i' egual destino di qaelli d' ostetri- cia , e la buona chirurgia non ne fa alcun caso , pos- sedendone essa di quelli che rendono F operazione piii semplicc, piu spedita e piii sicara. Questi, come qv.egli al- tri , faniio testimoaianza dell" ingegno del loro inventore ; a38 PESr.RIZ. DI NUOVI ISTROMRNTI CHIUURCICI ma la sperienza ed il razlocinio li liaano nicritamonte con- dannati all' obblio. XII. Del senii-canale a stoffa mobile per tenere a sito la ossa fratturate des^ll ard addoinlnali senza fannoni , stec- che e fasce. ■ Questo ingegiioso e semplice appareccliio serve egregia- mente per le fratturc della gamba , dclla rotella e della coscia , siaii esse trasversali od oy)!)liqnc ; giacche , se oc- corre, pao benissimo servire anche per T estensione per- nianente. Egli e soprattiitto glovevole in que' casi ove i frattnrati soiio spesse volte soggetti al niovimenti ed ai trasporti da un luogo all' altro , e massimaniente nelle ar- mate. Con questo suo semi-canale il sig. Assalini ha fatto di molte belle cure , e venne approvato da parecclii chi- rurglii di qui e d' Inghilterra. Riputiamo inutile il fame la descrizione , potendo ognuno clie voglia formarsi una precisa idea di esso vicorrere alia tavola X e XI del libro che aliiiianio sotto gli occlii. XIII. DeW astuccio tascabile per le ampiitazioni. Contiene questo astuccio una lama , che da un lato e fatta a foggia di sega , e dall' altro di un coltello. E dessa assicurata ad lui nianico di ottone , il quale e scavato in- ternamente a foggia di scatola. "Vi stanno in questo nianico coUocati il coltello interosseo, il doppio uncino per le- gale le arterie , il raschiatojo ed un coltello a punta per le amputazioni a lenibo. (i). Tutti questi stromenti sono custoditi in un astuccio di marrocchino. Nell' astuccio tascabile poi, oltre una secoada lama di riserva simile in tutto alia prima , vi e inoltre una strettoja di pelle con- venicntemente prepnrata e tnunita di una fibbia , la quale serve a comprimer le arterie neU'amputazione , od in qual- sivoglia altra operazione; a comprimer la vena nella fle- botomia ; ad affilare gli stromenti , e ad impedire che 1' a- stuccio tascaliile non si apra , avvolgendola intorno ad esso. La pratica del sig. Assalini nelle amputazioni e la se- guente: egli si colloca in modo d' aver sempre la sinistra (l) L' aurore si e qii diiiienticalo di darci uo esse uzialissiino struuieiito , e clie trovasi iielT astuccit) tascabile deacritto nel suo Maiiaale di chirurgia, E dessa una iiioUetta da dissezione die serve aiiche di inauico a tutci gli 6Lroiiieiui racchiusi nel- , r astuccio di niarroccluno: s.irebbe aiiclie aece^baiiu clie vi fos- seio degli aglii curvi. Di p\oLo Ass.VLim. 289 innno in llberth mentre taglia , onde compi-lmere , occor- rendo , 1" ai'teria , iioii aflldando egU mai ad altri la coin- pressione del vaso ; percio « nel fare le amputazioni de- gli arti del lato sinistro , non mi pongo , egli dice , dalla parte eiterna , ma come quando opero suir arto del lato destro ; in tal niodo posso cotnpvimere colle dita della niano sinistra V a/teria principale come conviene , e sup- plire cosi alia- uiancanza del toicolare , od alia poca al)i- lita deir ajutante. >i L' incisione della pelle la fa con due tagli semicircolari , anteriere il primo , posteriore il se- condo •, talvolta egli taglia pei priivii i nuiscoli della parte esterna , e quindi un po' piii in jjasso quelli dell' interna eve stanno i vasi , perclie, a suo dire , vengon essi legati piu facilmente; tal altra volta egli lia giudicato essenziale di far per primo il taglio delle parti interne della coscia, per quindi legar subito i vasi , e passo poscia a quelli deir esterna : e cio ad oggetto di conservare qualclie on- cia di saugue di piu a clii ne lia sovercliiamente perduto. Egli lega altresi anche la vena inaaigiore; il suo diametro, egli dice, alcuni vasi collaterali, die possono fornire del sangue al di sotto delle valvule, o il trovarsi queste scostate da non chiudere interamente il lume della vena, rendono cotal pratica essenziale. Tagliati i muscoli ed allacciati i vasi , il sig. Assalini passa all' uso della sega ; se trattasi del braccio o dell' antibraccio , egli segue lo stile comuae e si serve poscia del suo rasc'iiatojo ( e una lima tvian- golare icniangoli, all' estremita superiore , sono taglienti ) jier toglier 1' acutezza degli orli delle ossa segate : ma so; e la coscia o la gamba, egli comincia a segar I'osso coUo stromento inclinato verso la parte superiore dell' arto in gnisa da fonnare un angolo di 4.5 gradi coll' osso. Pe- netrate COS! obbliquamente colla sega fino alia profon- dita di quattro linee circa , ritira la sega ed imprende a Segar 1' osso perpendicolarmente al luogo ove lini la sega- tura obbliqua. lu tal modo egli toglie 1' acutezza dell" an- golo della tibia e quella dell' orlo superiore del femore , la quale acutezza ba spesse volte prodotto un'escara can- grenosa in qnella parte degl' integumenti die la copri\a. Ad onta die questo astuccio sia stato commendnto da molti distiati clururgbi , ci sia pero permesso di fare al- cune vihessioni su di esso e sulla pratica del suo inven- tore nelle amputazioni. Troppo felice primieramente non a4o DEScmz. m Naovi istomekti ciiiRtTRCici ccc. ci sembra la sostituzlone ch' ei fccc del suo raschiatojo alia tanaglietta incislva , giacclie non si possono con essp toglier le scliegge dall' osso segato ; ed in quanto al I'i- niover con esso l' acntezza degli orli , non vediamo cjuali "vantaggi ne possano ridondare; d'altronde non e j.oi vero die la tanaglietta incisiva, ({uando sia ben taglicnte, con- tonda , com' ttgli dice , itritoli e spogli le ossa del perio- stio piii del bisogno. In secondo Uiogo non possiamo con- cedei'e , e certamente nessuno glielo concedera , die si possa con quel suo coltello a punta , custodito egli pure nel manico del coltello e sega , eseguire un' amputazione a lemljo , sia pur egli magro e di niemlDra sottilissime il soggetto su cui si vuol eseguire una simile operazione ^ come neppure questo euo stromento sara atto ad eseguire una disarticolazione dell' omero. In quanto poi alia sua pratica di coUocarsi sempre da quel lato onde aver la si- nistra mano in liberta per comprimer T arteria , e in quanto al tagliare pei primi ed irregolarmente oi'a i niuscoli della parte esterna , ed ora quelli dell' interna , oltre che niolti- plica i dolori all' infermo e prolunga 1' operazione , essa ci niostra apertaniente quanta poca iidanza riponga il si- gner Assalini in quella sua strettoja, e n' ha ben ragione, poiche i vantaggi e la sicurezza di essa non potranno niai pareggiare quelli del torcolare di Petit; e il taglio obliliquo della tilua , sel^liene sia «tato raccoiiiandato da eccellenti cliirurgbi , e lo sia tuttora da Bvclard^ opiniamo che con esso non si faccia che allungar 1' operazione senz' alcnn altro vantaggio. Alabiamo veduto fare nioltissime amputa- yioni, e parecchie assai noi pure ne abljiamo fatto , segando I'osso come comunemente si pratica, senza mai aver ve- duto insorgere quell' inconyeniente cli' ei cerca di evitare con una simile operazione. Accostando le labbra della fe- rita con unione verticale, ed evitando ogni compressione sul moncone , si accerti il sig. Assalini, che giamniai sara per mostrarsi quell' escara Gangrenosa di cui fa parola. In quanto poi ail' allacciare anche le vene , egli e un nietodo soggetto ad obl)iezioni , vista la loro grande facilita ad infiammarsi, e i tristi efletti die ne derivano ; e caso che esse sanguinassero , si potrebbe sperimentare il consiglio suggerito dal Duptiytren, il quale assicura di averne otte- auti felici risultaaienti. 2^\ APPENDICE. n PARTE I. SCIENZE, LETTERE ED ARTI STRANIERE. Suir impiego del sale comune per gli oggetti del giar- dinaggio , Icttera dl Samncle Parkes. Truduzionc dair inglcse dl D. B. con iiii ccnno del tradattore sul giavdinaggio ( Contiimazione e fine. V. pag. 90 dl questo voliime ). J ^ELLA coltivazione delia rapa (Tunieps ) il sale e altresi efficacissimo. Nel veiilisettesiino volume dei;,li Aniiali cF agri- coltura liavvi uno scritto coniunicato da Davies Giddy Esq, presideiite della Societa d'^gricoltura di Penzance , il quale condeae un ragguaglio di alcuni importandsslini espe- rimenti sopra questo soggetto. Al S. Micliele del 1790 il I sig. Sickler , niem]jfo della Societa, prese possesso di un podere tanto insterilito dal precedente liltajuolo che po- tevasi ricavare solameate rimportare delle seinenti. Nella primavera del 1791 il sig. Sickler apparecchio due am per seminarvi delle rape ( Turueps ) nel qual terreno eransi fatte successivameate sette raccoke di A^ena. L' nhinia rac- colta non produsse in un acre nemmeno nove bushels (II bushel . inglese sta a 0,3574 della soma). Nella pri- ma settimana d' aprile la terra de' fossi fu portata nella campagua e posta in quattro mucchi; in ciascuno vi si posero tre carrette di sabbia mista a conchiglie di mare , e cinque bushels di sale (i). La terra di un altro fosso (1) luGno dalla nieta del secolo passato il ^g. Antonio Zanon proponeva ai Friiilani di sperimeuure cio cli' era rraticato iu BcOL hal. T. XXXVI. 16 S4:i A r r E N I) I c E composlo priiiclpahiiente tli uii siiolo scadente, la quale era staia levata dal campo nel primo lavoro, i'u collocata in tre nmcchi , e ciascuiio tli cjuesii ricevette parimeaie tre carrette ^i sabbia di mare , ma attesa V' appareiite feracita della terra noa vi fu messo il sale. La nieth del campo fu con- cimata colla terra de' quattro prlmi mucclii ; ma i tre^-ul- timi muccbi non essendo stati liastevoli per V altra iiieta , tio clie rimaso senza iiigrasso fu sominato di sale a rag- guaglio di dieci bushels per ogni acre ( 1' acre e j)ari a lornature 0,404682732 ). Qnella parte di campo in cui fu adoperato il sale , o niii^liiato colla terra , o solo , produsse circa un mediocre raccolto di rape ; ma dove non vi fu messo il sale la raccolta ando intieramente fallita. Nel 1792 tre acri i quali nel 1791 avevano dr.to un raccolto di frumento non maggiore di dodici bushels per ogni acre, furono arati prima di Natale, e colturati fina- lufnte verso la meta della state seguente. Sopra ciascun acre si sparsero A^entl busliels di sale , tranne due por- che verso la meta del campo, le quali furono espressa- jnente lasciate senza sale , in queste due porclie le rape mancarono del tutto , ma il restante del campo produsse un abliondante raccolto. Nel I 7f)3 quattro acrt di campagna conipiutamente sfrut- tali dalle precedent! coltivazioni furono arati avanti Natale; inolte parti d Ine,liiltprra , d' ingrassare cioe i loro caiujii col- r arena niarioa. << lograssare i campi coll' arena? die delirj son questi ? Si signove, risi>ondo , s' iiigrassa la terra coll' arena del jnare. Ne restfrete coiivinto se saprete distiiiguere arena da arena. L' ai-ena che noi cliiamiam sabbione e la parte piii grossa della terra , ma I' arena del mare e come un composto di quantita di tutte le nioltissinie varie specie di pesci die niuojono in mare uiisdiiato col tritiime di moltissime specie di crostacei , di vegetabili e d' altri corpi niariui , che il mare rigetta su i lidi de' quali si forma una terra inzuppata anco di sale , die incor. porata coll' altra terra le comunica una lunga fertiliia, la quale colla contiuuazione di questa coltura puo perpi.iuarsi. Aiizi pro- verete inoltre voi steasi quanto cresceranno e nello spirito , e nel sapore i vostri vini , i quali fors' anco aci:|uisteranno nuove forze per conservarsi, e per resisreie alia navigazione. » — Dd- ]' agricoltura , delTarti e del coiuniercio. Lettere di Antonio Za- «on , tomo 1°, lettera settima. ( A'tM del TraJuUorc- ) I'AIITB STR> (pag. 21). Trovasi I'egistrato un sorprendente esperiinento fatto dal fu sig. Gilbert , maestro di casa del fu duca di Bridge- I water , suir efFetto del sale comuue sopra i pomi , e sic- i come questo gentiluomo era di mia particolare conoscenza, j io non esito ad asserire potersi strettaineate lldare al di I lui raccoato. Questi , che non era soltaato il faccendiere del duca , ma altresi r.a graude rafiiaatore di sale, aveva 246 A 1* r E N U I O K nn possediiiiento contigno alia sua raffincria a >i^incham ia Cheshire dove eiavi ua tVutteto piantato di pomi i cjnali esseiido divenati vecchi costaiitemente neUa prima- vera si caricavano di una profusioiie di liori , ma noii portavano giamniai alcun fVntto alia maturanza. Per porre rimedio a questo difetto I'affittajnolo sparse una qnantith di sale di rocca niinntamente pesto d' intonio a ciaschedua alljero a (|iiaUlie distanza dal loro pedale , e da quel pe- riodo di tenqjo in poi intte le piante di cpiel pomelo cori- tinuarono ad essere fecoiidissime portando ia aljhondanza di belle , gfosse e Ijea saporite poma. Un iiiercante di Liverpool , moltissiuio da me conosciuto, mi ha spedito uii estratto di una lettera , ch' egli rice- vette da un rispettaljjlissiino sue corrispondeiite sopra lo stato^'de' frutti ne' giardini di Droitwich , citti nel Wo- rnsterchiiie , che e un Inogo de' piii considerevoli nella Gran Bretagna per la nianifattura del sal coiuune. Egli e ill questi termini : « E una circostanza rimarclievole e degna d' osservazione che circa il i5 di luglio aliorche i frutti piccoli cominciarono a uiancare e divennero scarsi ne' mercati in consee;uenza della gratide secchezza , i frutti nei ginrdini di Droitwich non avevano la uienonia appa- renza di bisogno di pioggia , anzi al contrario erano al somiiio grade lussnreggianti , ed io son certo di non esagerare allorqnando dico che avrei potuto raccogliere cenlinaja di ciocche d' uva-spina ( ribes ) , che ciascuna avrcbbe pesato mezza liblira. I gambi de' grappoli erano SI lunghi e numerosi nelle ciocclie , e 1' uva spina cosi grossa ch' io feci rimarcare a' iiiiei figliuoli , che trovavansi con nie , ch' io era persuaso che il loro aspetto cos\ dif- ferente da qualunque altro luogo in quella stagione di- peadeva dalla presenza del sale nelT atmosfera accagio- nata dalla bollitura di tanti pani alle ralfinerie ivi esi- stenti. >> In aggiunta a questi fatti io voglio rimarcare che 1' im- piego del sale comune in agricokura e nell' oriicoltura e pill frequentato ne' paesi forestieri di quello die non lo sia in questi regni ; mentre ho Tautorita la piii incontro- versa per istabilire che il sale e inqiieirato nella colti- vazione della vite , ed altri alberi fruttiferi sulle rive del Kodano , e che esse hanno migliorato con questo mezzo. La rtiaggior parte delle persone die Iiamao fatfa testi- moiiianza degli utili effetti del sal commie nelT orticoltura Iiaiino osservato che il sale ha la pi-oprieta di atti'arre r uinidita dell' atmosfera , ed e possibile die da questa circostanza possoiio derivarsi molti resiiltati importauti. E prohabiliiiente attrihiiiljile alia proprieta die ha il sale di assorhire 1' uinidita , (juaiito si pratica ael trasportare i magiiuoli df^lle viti de' paesi stranieri , d' iuuiiergerli cioe neir aequo salnte prima die venaaao messi a bordo. Per veiita soiio stato assicurato che i magliuoli del mirto e>. II signor John Sinclair citando questo passo riflette che " 1' utilita che si ricava dall' uso delle ceneri olandesi ( cosi pregne di pirticelle saline ) per la coltara de' giardini nei Paesi Bassi e una piena conferma di questa dottrina. >> La seconda proprieta ch' io ho assegnata al sal comune allorquando e impiegato nella coltivazione di nn giardino , e quella di rendere gli erbaggi e gli alberi fruttiferi non (1) Hints to ('.Hintry Gpntlcmoii , ere. by I lui HiUin^she i t Esq. 3 ecHf. pag. ir). 24^ ATPENDICE atti al nutrimento cd al nascondiglio del vernii e dc2,r in- setti. Tanto su di cio , che siii i-iinajieati articoli di que- sto trattato , io mi trovo pero forzato ad essere molto conciso ]ier noii estendere di troppo uno scritto clie dee essere letto in una sola adnnanza della Societa. Gli agricoUori die risiedono nelle contee vicine alia me- tr(>poli ed in molii altri distretti dell" Inghilterra non se- niiiiniio mai il loro frumento senza prima mettere in molle la semente in una forte soluzione di sal comune , trovando essi essere questo nno specifico contro la rubigine o il carbone , malattia del frumento , e die inoltre iinpedisce die gl' inseiti depredino la semente. Questa pratica es- sendo cosi efiicace nel preservare la semente de' grani , per- clie non potrebbe essere adottata per quelle del giardinag- gio, come per le sementi delle cipoUe, delle carote , delle rape , de"" radiccbi , del sedano , del prezzemolo e simili ? La manna , che ogni anno fa gran strage negli allieri frnttiferi , soiio delP opinione die sia prodotta da piccoli insetti ; per cui puo impedirsi intieramente die venga de- positata coll' aspergere di sale i dintorni ove crescono le piante. Le formiche non si vedono mai in quelle parti del giarilino ove e stato sjiarso convenientemente il sale; ed e ben conosciuto qnanto questi piccoli animali son odan- nosi si alle piante che ai frutti. To non dubito pure che le mosclie nel rovistico possono altresi essere distolte col convenevole uso del sal comune. L' anno scorso un gentiluomo mi scrisse dal Capo di Buona Speranza per interpellarmi s'io potessi trovare qual- ciie mezzo per distruggere un insetto die attacca le viti in queila colonia accagionando danni incalcolabili. Egli ra'in- formo che questo singolare insetto , della grandezza del millepiedl , si arrampica sopra le viti , ed arreca tanto male che alcune piantagioni sono dallo stesso rese onni- namente infruttifere. E di fatto ogai ricolto sarebbe ivi del tutto distvutto quando i proprietarj degli staljilimenti non si servissero di un gran numero di donne e di ragazzi per iiberarsi da cotali animaluzzi. Questi singolari insetti du- rante la giornata nascondonsi nella terra ad una piccola profondita, vale a dire mezzo pollice soltanto al di sotto ( pag. 266, 269). Sill iiioJo d' impedire die i frutti degli allieri clie iioii sono posti a spalliera sieno distrutti dai hruchi egli ri- niarca die '< siccoine la inaggior parte de' nobili lidinia alle loro case di campagaa 'delle micchine per estingnere il fuoco , die sono istromenti adattat\ssitni per adacquare i frutteti o quelle piante alle quali non si puo arrlvarvl colla spazzola ; se le piante del pometo saranno bagnate da ogni parte con queste inacchine due o tre volte per ciasclieduna seltiinana ^ questo servira a distruggere una gran quantita di bruchi, Gotale operazione dovreblie cs- ser fatta nelle ore piu calde della giornata , nicntre al- lora questi insetti sono debolissiinaniente attacc.ili alle piante ; e 1' acqua dovrebbe essere inischiata col sale. Qnesto lavoro non e solamente iiecessario allorche le piante sono ill fiore , ma altresi avanti e dopo >> (pag. 272). /( La manna, dic'egli, e una sostanza glutio' sa noce- volissinia a molte specie di piante fruttifere , giacche ess.i costrigne i piccoli vasi delle loro parti piu tenere, e im- pedisce 1' assorbimento e la traspirazione ili que' fluidi che sono necessarj alia vitalita de' vegetabili. Poclii giorni dopo die sia coinparsa la manna , voi potrete sco|)rire al disoito delle foglie che sono raggrinzate da piccoli in- setti quasi senza nioto ; il calore pero di una bella gior- nata li fara crescere visibilinente in grandezza e forza eguainiente che in numero. " Egli aagiunge « la manna ritarda la clrcolazione dell' umore all' estreinita de'rami, e questo impeJisce che i frutti che trovansi al disotto ar- rivino ad una mediocre perfezione , ed arreca danno at rami giovani a tal 2;rado , ch' essi non sono poi piii ca- paci di dare bnoni frutti. Inoltre molte piante per que- ste cagioni mojono intieraiuente , qunndo non vengano praticati convenienti metodi per prevenire un tal danno. Quantunque le varie specie ili mosche , o quelle di dif- ferenti colori si trovino sopra diverse sorta di piante , pure siccome esse tutte sono o generate dalle stesse , o nu- drite dalla manna , qualunque piaata esige la medesi- nia curci e regola per csszrc prcservnta da questi mali » PARTE STRANIEUA. 25 1 giaccli^ nessnna pianta pu6 ben prosperare allorclie o la manna ^ o grinsetti trovansi suU'estreinith de' suoi rami. >/ II rimedio ch' egll propone per qiiesti mali e nieiite altro clie il sal comnne usato nella seguente maniera : t< se la stigione e uinida spargete otto once circa di sal comune sopra tutto il contorno di ciascuna pianta ; mentre piu sail contenj^ono i sugiii che formano i nuovi rami , le loro foglie saranno piii compatfe e piu levigate, e qiiindi uieno soggette ad essere penetrate daila manna. Se gli alberi sono r.osi regolati in tiitti i tempi quaado compare la manna sopra i medesimi , ne qnesta , ne gl' insetti possono giaiiiinai arrecar loro grave danno. >/ 1 precedenti paragrafi sono presi dal capitolo, che parla del come si debbono trattare gli alberi nelle nuove ajnole. Dove poi tratta della manna e degl' insetti sopra le piante friitti- fere clie crescono nelle njuole vecchie , egli fa le seguenti osservazioni. Qaando la terra delle ajnole divenute povere per esservi stati seminati o troppi erliaggi , o una troppa quantita di fiori , gli aljjeri saranno troppo deboli; e se la stagione e asciutta essi debbonsi adacquave abbondante- mente tre volte alia fettimana aggiungendo un' oncia di sale per ogni gallon ("soma 0,0446-) di acqua. Se gl' in- setti fossero in furze dcesi raddoppiare la quantita del sale, e debbesi adacquare il pedale d'ogni pianta prima che si sparga la fuliggine o la ca!ce al tempo che si fanno i fossati, ma quand'anche non vi fosse comodita di far fossi, deesi senipre us.ire T acqua cosi mischiata (col sale) per r oggetto detto superiormente. d lo lio trovnti questi nietodi efficaci anche quando so^ pra gli alberi le mosche erano fortissime , ed ho in pochi giorni distrutte molte delie medesime, e forzata la pianta a vegetare vigorosainenie. n In casi ostinati , egli sngge- risce di sciogliere due once di sale in un gallon d'accjua, e con qnesta mistura di strolinare tutta la superficie delle piante principiando al pedale dell' aliiero , facendo lo sfre- gaiviento dal basso in alto. Quest' operazione , die' egli , fara che tutte le fdgiie mal.iticce caschino dalla pianti senza pero pregiudicare quelle che sono sane, ma fara s'l, che tosio la pianta S|iinga buoni polloni, anzi tali da produrre frutti 1' anno seguente ne' peschi e nelle noci pesche » ( pag. 279, 281). Sulla distruzione dei frutti accagionata dalle formiche qutsto interessante autore ci da le seguenti importanti 2Ji APPENDICE istruzioni: « Noi ci lagniaiiio niolto per la roviiia ilie ai'- recano le fonniche ai frutti ed alle foglie , uia allortUe le ajuole sono ben preparate e regolate esse noii possoiio vivere f, ne niauco nelle vecchie ajuole allorche sieno cir- conJate da un fossato ed adacquate coUa composizionc accennata per questo oggetto. Ne' vecchl rauri fabbricati o di mattoni o di pietre esse sono molto piii nioleste , Imperciocche, siccome quest! insetti abitano ne'buchidci cluodi , il solo bagnamento delle ajuole non ha sopra di esse alcun efFetto, ma allora dovrebbe il uiuro essere ba- gnato dappertultd coUa salainoja , fatta coll' aggiunta di due once di sale ad ogni gulliin di acqua >> ( pag. 282). "Viaggiando nella state e nell' autunno dell' anno scorso (18 I 8) nel nord deU'Ingbilterra^ ed in una parte dellaScozia ho sentito ripetute lagnanze per essere andata a male la raccolta delle cipoUe , le quali si diceva che fossero state distrutte dai filovermi ( wire-worm ). Questo accadde piu. particoiarniente nei dintorni di Edimburgh , e dovuutiue nella contea di Tifo. Lettere particolari eziandlo ui'infor- marono , che nelle vicinanze di Londra le cipoUe furono s'l scarse durante un mese o due per lo stesso motivo infin a tanto che furono introdotte le cipolle da' paesi esteri , clie al mercato di Covent Garden furono vendute quasi a tanto caro prezzo come le pesche. Essendo pero accaduto di trovarmi a Edimburgh in occasione deli' adu- nanza anniversaria della nostra Socleta , provai molto pia- cere nel sentlre la comunicazione fatta dal sig. Morton , giardiriiere nelle vicinanze di Dumbar , il quale c'infor- mo con una lettera diretta al segretario , ch' egli aveva potuto conservare la sua raccolta coll' uso dell' acqua sa- lata in tempo in cui qitelle dei giardinieri suoi viciai erano state tutte distrutte. Terzo. II sal coniune non e unicamente un riiiiedio per difendere le piante e gli allieri dalla strage de' lonibriciii , dei verini e degl' insetti , ma e iaoltre una delle piii ef- ficaci sostanze che mai possasi impiegare in un giardino per la distruzlone di questi stessi animali. Della verita di questa mia asserzione ognuno puo conviocersi al mo- mento coi mezzo di opportuni esperimenti. Se si sparge una piccola quantita di sale sopra un verme comune di terra, si vedra che gli eiFetti distruggiiivi del medesimo sono quasi immediati. L'azlone (.lei sale sopra i vernii e allresi macavigUosaaieate tUmostr^ta, . da' suoi effetti sopra PARTE STR.VNIERA. 253 le sanguisnglie. AUorquando questo animaluzzo e sta^o impiegato a supnlire alF uso della lancetta, e pratica co- mune di mettere una piccola quantita di sale sopra il modesiiiio di nianiera da toccargli la Ijocca. Quest' opera- zione obliliga le sanguisughe a vomitare imiiiediatamente tutto il saiigue snl piatiello ove essa giace; ma se si ado- )'era troppo s.ile, oppure !a sanguisuga e obliligata are- stare in coutatto del inedesimo per troppo liingo tempo, il sale dii'jeii alia medesiina fatale. Quiiidi e die alcuni di quelli i quali cavano sangue colle sanguisughe prefe- riscono di levare loro il sangue col mezzo della pres- sione , anziclie arrischiare la perdita delle stesse nsando del sale. L'onorevole sir John Sinclair in un importante scritio clie pnbblico ultimamente sv^iega cosi I'azione del sale: ti 11 sale , die' egli , distrugee i vermi nella terra costringendoli a mandar fnori tutto cio die contengono net loro corpo , essendo tali evacuazioni per essi troppo potenti per potervi resistere. Questo ha , egli aggiunge , di soprai>iiiu 1' avvantaggio die i vermi divengono ali- mento per quelle stesse piante €11^581 avrebbero altri- menti distrutte. >> L'eminente John Evelyn, il rinomato autore della Sjlva, e d'altre interessanti opere , zelantissimo nel migliora- inento dell'arte dell' orticoltura , non ignorava 1' efficacia del sal comune per distruggere le lumache , i vermi ed. altri insetti rampicanti . come appare da uno scritto nel primo volume del Pratico agricoltore e piantatore , in 8.° 1733, pag. 38 i ma non si rileva ch'egli se ne sia re- goiarmente servito per questo oggetto. Dall' opera intitolata Essay on PlantcrsJiip pubblicata dnl sig. Samuele Martin dell" isola di Antigoa risalta che il sal comune e stato impiegato nelle isole del- 1' India Occidentale per distruggere i lombrichi e gl' in- setti. Le terre , die' egli , che vanno soggette ai lum- brici e debbono essere fertilizzate col letame comune, il fjuale e un nido adattato per lo scarabeo femina per de- ))ositarvi le ova , dovrebbe essere ben inzuppato di sala- moja, di sal disoiolto dopo che il letame e per la prima volta taglintoi due abhoodanti hogsheads ( misura di ca- ])acita che equivale a some 2,3883i3) di sale basiereb- liero a tar la salamoja per mi imiccliio di letame di cin- qi'anta piedi qiiadrati. Questo rimedio per i lombrichi e nil' auiica scoperta , della quale io suiio obbligato al a54 ArrENDiGE giudlzioso piantatore ( planter ) , e che io lio psperimen- tato con successo. " Un agente di campagna di ua distinto carattere nel niio viciiiato , dice 1' onorevole lord Kenyon nella sua deposizione fatta davanti il Consiglio di Commcrcio , ri- flette che I' uso del sale riescirebbe probabilmente effica- cissimo per distruggere le iumnche , i lilovenni ( wire- A'orm ) e che spesso rovinano anche le intiere raccolte. Egli altresi si ricorda benissimo che il sale veniva ab- Jjondanteniente usato nel vicinato del piii alto e piii basso Wiches in Chesliire prima che le gabclle fossero state accresciute come lo sono presentemeiite. » Qnesto istesso viene confermato da uno scrittore nella EiiL-iclopedia del D/ Rees all' articolo " Sale >», il quale dice che ' II iiiaggiore Jobn Taubman oratore delle camera di Keys ntU" isola deirUomo, nel dare le sue prove avanti il Consglio di Commercio nell'anno 1817 conferma ch'egli lia usato il sale di scarto come ingrasso pci prati con vantaggio; qucsto veniva seminato raro colla mano — con puo preclsare la quaniith impiegata ; il prato era stato coperto dal niuschio , il quale fu intieramente distrutco dallo spargimento del sale. II sig. Sikler feoe un piccolo muccbio di terra nel niez.zo di un campo , suUa sommita del quale fu gettata una carretta di sale di scarto. La terra dello stesso muc- cbio , e dopo die questa fu traslocata, anclie queUa die ue era stata coperta per la profondita di piu di due o tre pieili fu ridotta cosi perfettamente sterile die le piu coinuni erbe non poterono vegetarvi ; questa sterile terra pero somminisiro il piu rlcco concime j^e! riaiaaeute delle cnmpagne (i). Presenteiuente bo messo sotto agli occbi vostri tutte le testimonianr.e cbe bo potuto r<'iccogliere intorno all' uso del sal marino per I'orticoltura. lo sono per altro pieiiamente persuaso die sebbene possa esservi stato a sullicienza gia ])rovato per decidere die 1' uso del sale nel giardinaggio e cssenziaie , tuttavia vi sarauuo probabibnente niolti fatti ben coiifermati , i cjuali non sono perveuuti a mia uotizia, e da qiianto noi abhiamo di gia ottenuto possiamo prcsumere die le nostre iafurmazioni su questo soggetto sono tuttora limitatissime. (t) Ca^e of tl,e fait duties, b\ sir Thomas Bernard. Bart. )'ai;,. 27J. 2S6 Al'PENDICli Per impiegare nelb in'iglior inaniera possil>lle qucsta pre- ziosa sostaiiza inhierale molto ci resta da imparare dalla cogiiizione pralica, da hea diretti esperimenti e da diligeuti osservazioni. Ogni distiato vcgetabile sia nello stato di setnente, di radice , o di piii iiiaturo accrescinieato , da- gli erhaggi ai piu grandl alberi finttiferi, puo avere pos- silitluieiite le sue distiate abitudiiii e particolarita. Alcuni possoiio richiederne dl piu^ altri di meuo^ alcuni pos- sono aimnetterne uo' immediata applicazione, mentre altri amano che il sale vi sia posto ad una piccola distanza. In breve egU e naturale che dache il getierale vantag- gio dell'uso pratico del sale di cui mi sono sforzato di i"agguagliarvi , e stato comprovato dall' esperienza , a noi non resta altro da fr.re , che proseguire le indagini spe- rimentali. II sal niarino, conslderato come un ingrasso per le cam- pagiie, e stato ritennto dal Consigiio di A2;ricoltura in Lon- dra , e dalla Soci'-ta dell' Alta Scozia un oggetto di si grande importanza , che si l' una che 1' altra di queste societa hanno ofFerto dei premj a chi facesse esperimenti sxx (U questo soggetto. 11 programina del Consigiio d'Agri- coltura viene cosi annunciate: ti Alia persona che fara e presenterh al Consigiio gli esperimenti i piu soddisfa- centi a verificare i vantaggi o i danni che ha prodotto il sale usato come ingrasso, o semplicemente , o mischiato •con altre sostanze — Una medaglia d' oro di 5o lire sterline. Relazioni che dovranno essere presentate pri- ma del mese di niarzo del 1820, o definitivamente pel primo dl detto mese. » II Consigiio agglunge « E da spe- rarsi che questo premio eccitera un' emulazionc lodevole fra gli agronomi intraprendenti ad accertare circostanze di tanta importanza agl' interessi dell' agricoltura. » La ricompensa da riceversi dalla Societa dell'Alta Sco- zia e II R quella persona nel'a Scozia la quale fara e pre- senterh alia Societa gli esperimenti mig'iori e piu sod- disfacenti sopra gli eftetti del sale usato- come ingrasso in generate — Un bacile del valore di trenta ghinee o quella somma in danaro. I rapporti dovranno essere depositati presso il segretario delegato pel giorno dieci di novem- hre del 1820, o prima. » In conseguenza dell' iateiesse ch' io ho per tanto tempo preso a questo riguardo, e per la parte che ho avuto neir ottenere 1' ultimo atto del Parlaincjnto rclativo alia PAUTB STRANIERA. ^Sj aimlnazJone delle gabelle sopra il «le minerale per di oggetu d'agncoltura, provo grande piacere e soddisfa- cimento nel vedere annunciate al pubblico slfFatti pre- mj j e sono mcliaato a sperare che 1' ultima concessione della leg.slaz.one sara il preludio di una totale revoca U ogni legge vigente risguardante il sale (i), e che Fof- terta di questi premj accendera un tale spirito di enm- laz.oue fra gli agronomi , die contribuira a promnovere .1 m.gl.oramento dell' agricoltura in ua grado eminente. lo des.dero ardentemente che le Societa d'O.ticoItura di Londra e d Ed.mburg possano mettere un proporzionato grado d importanzaairimpiego del sal comune nelle loro invest.gaz.om esperimentali ; e conseguentemente ven- ganoindotte ad offrlre premj tali da incornggiare 1' opera e la d.bgenza di tutti i nostri giardinieri ragionevoli ed instrutti m raaniera da dirigere le loro ricerche verso 1 indagame.to di cjuesto eoggetto si interessante e nii- rabile. Se la precedente riunione de' fattl faccsse nascere nel Consigho della Societa Scozzese d' Orticoltura la benche nienoma propcns.one ad instituire detto pfemio,io sarei 8oddisfatt.ss.mo d'aver suggerito una misura cosi impor- tante sotto ogni aspetto alia maggior parte delle per^one di tutte le classi negli Stati della Gran Bretagna. Aggiunta. A maggior complmento di questo artlcolo crediarao ne- cessano di qui aggiognere che 1' ispettore generate de' bo- sch. , s.g. Giuseppe Gautieri , nella sua opera intitokta • rro.^petto di tutu I concimi europei. Milano , 1819 presso Sihestri aveva gia fatto osservare che il sale coniune contro 1 op.nionedi Giobert, poteva esser utile alia coltil Yaz.one delle piante; che i sali in generale, contro I'opl- n.one di Kunhold, Alston ed altri godono di una viriu sti- molante pei semi , che essi iono concimi per la germinazione , (I) Non molto dopo 1 epoca in cui 1' am ore presento questa ua Memonn alia Soc.eta in forza di un atto del Parlamenio , in Ingluh.vra ebbe luogo Ja revoca di qualunque legge n.guardante 11 sale. ■» CO B J^lbl. Ital. T. XXXVI. 17 a 58 Ari'ENDicE pill die per la vegctazione , e percib non positwi , ma rclativl o negatwi. Egli opina die i sail abbiano la facolta di de- comporre V acqua e sieno percio utili alle piante anche per lo sviiuppo deV idrogeno. La soverchia cjuaiitita del sale comune e, secondo lui , daiinosa alle piante come lo sono V acqua di letame troppo carica , e i concimi non bene smal- titi; come quesd, soggiunge egli , per rZ/pentar buoni bisogna die a^sorbano I' ossigeno , cosi quelli ( i sail ) uopo e die ne perdan parte o si decompongano , png. 60. Dopo averci il Gautierl diiuostrato alia pag. 62 die la soda eatra, contro T opiaione di Neniiiana , a far parte delle pinnte, e detto a tal uopo esser noto die poca quan- tita di acqua marina o di terra sedinientosa di mare mista a molt' acqua promiio^-oiio la vegetazione ^ soggiaiige : Ahri motivi piuttosto pei quali io credo essere il muriato di soda poco utile alia vegetnzione sono i seguenti: ilprimo, e questo comune al piii utile forse dei concimi , cioi; alia potassa , si e, perclie assorbe e rattiene troppo V uniido col quale ha esso maggior attrazione del seme istesso , cui percib lo invola nei campi alquanto secchi e il getta quindi in appassiinento e disseccamento ; il secondo , perche impedisce per le stesse cagioni la fennentazione necessaria alio sviiuppo del germe; il terzo , perche le terre e le altre sostanze , le quali vengono a contatto col sal marino , hanno per lo piii minor affinita 0 colla soda o coll' acido muriatico , di quello I' abbiano quesii fra di loro ; e i' ultimo, perche I' acido muriatico col- l' abbandonare la soda ( se pur cio succede ) onde combi- narsi colle terre, cui tutie discioglie coi metalli, col seme e colle radici dells pianticella , da di se troppo calorico , il quale sconvolge e distrugge 1' organlzzazione del vegetabile. Qneste osservazioni del nostro Gautieri sono analoglie a quelle del Parkes, il quale assicura die adoperato in troppa quantita il sale rcnde sterile il terreno iavece di fertiliz- zarlo, che coirattrarre I'umido distrugge le erbacce, cioe i carici , le till , i giunclii ed altre piante ainiclie del- r umidita, e per conseguenza distrugge andie i lonibriciii e gl' insetti die le desiderano. Parkes osserva parimente che il sale dev' essere adoperato prima della seminazione od appena dopo della medesiina , e die se le piante sono di gia sviluppate , il sale sparsovi le distrugge , la quale osservazione va correlativa colla teoria del suddetto nostro italiano , il qual dice essere i sali e gli acidi e gli ossidi TAKTE STRAlSflEUA. , 25n nil concime per la gerniianzione e non per la vegetazione, e quinJi rclativo o negative, e non assoluto o positivo 5 clie se col tempo divengoiio tali , cio non e che per la l)ase alcalina cli' essi contengono , e percio dopo la loro (lecomposizione. L' opposto suocede secondo Gaiitieri net terreni soverciiiacnente letamati o torl30si : II carbonio , dic'egli, non pub essere vantaggioso aHa germinazione , per- clie il seme e gia ricco di carbonio ; per ispirar nioio e vita ntl gerine fa d' uopo di un corpo il quale abbia attrnzion grande col carbonio e die avvivi ed atdrl nelt istesso tempo le parti vicine, e cib l' appresta I' ossigeno coinbinato al ca- lorico , ossia il termossigeno di Brugnatelli , pag. 56. E talc osservazione e consentaiiea coll' esperienza , la quale di- mostra clie i siti ove poggiano i niucchi di letame non si rendon frnttiferi che dopo anni, e clie il Ictaine e T orina non sono atti alia nutrlzione delle piante se non si sono decotiiposti da prima , vale a dire se prima non assorioirono r ossigeno dall' atmosfera. II sale comime e dunque considerato dal Gaiitieri egnale iieir azione sua ai corpi ossigenati, i quali sono eccellenti per la germinazione, checche ne dicano Humboldt, Patrin, lageiihouse ed altri, ed opposti alia vegetazione, pag. 58 i o almeno essi non possono divenire utili che col tempo , cioe perduto 1' acido , o coUo svaporarsi, o col comliiiiarsi I alia calce, alia fuliggine , alle sostanze cai'bonose ed oleose, I sparse o prima o contemporaneamente in sul terreno. II nostro agronomo f;t pure 1' osservazione importante , che sebbene i sali indecomposti non abbiano alcun' azione I vantaggiosa suUe piante, decomposti I'hanno talvolta f/op- I pia , poiche V acido cui sonn combinati agisce sid seme e t sulle radici , e I'nJcali sulla pianta. II nitro pare che esterni I maggior azione degU altri sail, siccome esperimentarono al- j cuni valenti chimici, e cib non solo perche e in gran parte compono di potassa , ma anche perche la base istessa del- I' acido nitrico ii formata dall'azoto, il quale non manca di opera fecondante , pag. 61. Che il muriato di soda, dice alia png. 62 , adopraio in poca quantita renda fertili alcuni \ terreni, cib appar chiaro daW osservazione suW isola di Foul- ness, la quale viene di spesso inondata dcdle acque marine, ed &, per artcstaro di Young, fertilissima : e che finahnente il muriato di soda possa venir decomposto dcdlc piante , c'b ■si dimostra daW anaUsi di alcune piante marine ^ Ic quali a6o APPENDICE danno molta soda e pochissimo acido muriatico. Anche alia pag. 64 dice: io non potrb mai dare una mentita a Young, ai popoli costeggiand i! mare , a Legrand , a Newnann e ad altri i qnali riconohbero I' utilita del sali ; ed alia p 65 soggiiinge: die se varie piante marine, per essere conservate ne nostri giardini , hanno bisogno .... di essere innaffiate con acqua salsa , e che in caso contrario vi muojono , ren- desi evidcnte che il muriato di soda e utile , anzi necessario alia loro economia. 11 Gautieri pertanto fu persviaso e coil- vinto ben prima del Parkes che varj sali, in ispecie il nitro e il sal comune , sono o posson esser vitili per ingrassare i terreni , massinie se misti a calce viva od al letame , pag. 61. Dopo tutto questo pare clie si possa conchiudere che il sale comune non possa rendei'e feconde le immense brughiere dell' Inghilterra , sicconie fa sperare il Parkes , poiche non essendo esse ricche di carbonio i semi in esse sparsi verranno bensi stimolati nella germinazione , ma le piante non saranno capaci di divenir tVuttifere se non se coll'aggiunta di un concime assoluto e positivo: se il sale comune fosse da riporsi tra questi , le spiagge del mare non sarebber nude e deserte. Ramraentiamoci che il fru- mento neU'America russa germina e cresce benissimo, ma non porta frutto per difetto di carbonio nel terreno. Aljbiamo stiniito bene di agpiungere queste poche os- servazioni onde assicurare gl' Itaiiani che ci conipiaciamo di cogliere ogni opportunita onde rendere vieppiii noti i lavori loro meritevoli di encomio , e vendicare, come nel caso presente, la priorita , se non della scoperta , almeno della sua applicazione. II non parlarne ci sarebl^e sem- brato cadere in una trascuranza eguale a quella delro stesso Parkes, il quale fra tanti esempj conducenti al suo scope non seppe annoverare quello circostanziato e riferito dal celebre agronoiuo suo patriota Young suir isola di Foulness poco sopra citata. // Direttore, PAUTE ITALIANA.. 26 PARTE 11. SCIENZE, LETTERE ED ARTI ITALIANE. OPERE PERIODICHE. REGNO LOMBARDO-VENETO. Giornale di fisica , chimlca , storia natwale , medicina ed arti^ del professori Pietro Configliachi e Ga- spare Brugnatf.lli dl Pavia , bimestre 5.° Parte prima. OuLLE oscillazioni del peiidolo sempllce circolare , nota del prof. G. BtlU. • — ■ Notizie sul lago di Palogonia di J). C. Frisani. — Specchietto della cliaica medica pel chirur- ghi , deir anno scolastico 1823-24 coinpilato da alcnni al- lievi della niedesima. — Fine della descrizione dei fnnghi della provincia Bresciana, di G. Zantedeschi. — Osserva- zioni sopra diverge piante della Lii!;uria occidentale e della Sardegna , di D. G. B. Badarb. — Sulla causa delle coin- bustioni di sostanze gasose per uiezzo delle superficie di alcnni metalli , di A. Fusinicri. ■ — Sulla sovrapposizione delle recce di transizione di Webner al calcare seconda- rio , del Con. G. Marzari-Pencati. — Del principio me- dicanientoso dclla Salsapariglia , ossia Pariglina nuova sa- lificabil loase vegetabile scoperta dal professore in medicina G. Pallotta. Parte seconda. I. ProgressL delle sciente naturali. Istromento meteoro'o- gico singolarissinio. — Sulle contrazioni ne' cristalli prodotte ill virtii del calore. — AppUcazioai analitiche dell acido 262 APPENDIOE flnorlco. — Protlnzione tli varj acidi in partloolarl nuove circostanze. — Presonza ill ossa fossili iraiiiinali tcrrestri nei prodotti volcanici tlclT Aiivergna. — Sopra una tripliee toresta fosslle. — Presenza del sclenio in alcuni niinerali dcir jsola di Volcano, e continuazione del Trattato di chi- mica del C Senientini. — Osservazioni important! clie ri- sguarda la generazion dcgli insetti. — Uso dei pomi di terra. II. Libri niiovi. Manifesto snU' origine e propagazione della feblire clie regno in Barcellona nelP anno 1821. • — ■ Florae lihicae Specimen. ■ — Notlzie intorno alTaccjua mi- nerale di Egra di G. B. Berti. III. Programma della Societa Italiana residente in Modena. GRAN DUCATO DI TOSCANA. Antologia di Firenze , quaderno 46.*' Gli eremiti in liberta , de' signori Joiiy e Jay. — Delia •vita di A. Canova , compilata da Melchior Missirini. — Dei diritti per le leggl delle XII tavole competenti ai cre- ditor! sul corpo del coinun debitore. — Le maccbine. — Nuove esperienze elettro magnetiche , del cav. Leop. No^ bill. ■ — Breve rivista letteraria inglese. — Real mnseo Bor- bonico in Napoli. — Poesie del prcf. Antonio Mezzanotte, — Nuova Gramatica greca di Giuseppe Crispi. — Dell' at- tuale stato econouiico delle maremme toscane , Memoria di G. B. Thaon. — Memoria sul danno di una tassa so- pra i grani esteri , di L. de Ricci. — Bullettino scientifico n.° XIII. — Bullettino Bibliografico N." XII. — Tavole meteoi'ologiche di settembre. r.VUTE TTALIANA. 2.(k B I B L I 0 GR A FI A. REGNO LOaiBARDO-VENETO. II piccolo FanilsUi, o sia Eqjosizloiie del pia efficacl mczzi ftnora impiegati coiitro il famo ,■ la dcscrizione dl un nuovo meccanismo inveiitato dcdl' aittore , i di cui cffctti stabdlscono infallihUmente una cor- reute tV aria asccndente nella gola o caniia del caimnino qaalancine siane la forza o direzione del vento ; ed i necessarj dettagli , perche ogiinno fa' cilmente e con poca spcsa possa ovanqiie farlo ese- guire , di A. ^ TeyssI:dre. Traduzione dal francese, configure. — Ililano^ 1824, in 0.°, di pag. 90, coi tipi di Giovanni Pirotta. Q, .uest' operetta contiene un trattato di fumologia atto a mettere snlla strada di togliere rinconvenieiite insoffriliile del fumo a qualunque appartamento ciie vi sia soggetto. Quantunque lo scopo principale dell' autore sia propria- niente qaello di far coiioscere una luaccliinetta di sua in- venzione da sovrapporre alle nostre cappe de' cammini , pure egli ha saputo premettere e rlunire al suo lavoro quanto di piu interessante e di piii utile e stato scritto ed esperinifntato dai fisicl sn questo proposito. E una ve— rita nota , cJie i Frances! vlncono tutte le altre nazioni piu coke neir arte di fare i libri. La chiarezza non e una proprieta esclnsiva della loro lingua , ma il pregio del- i' arte loro consiste principalmente nell' ordine e nella scelta delle cose ch' es.'u sanno raccogliere dagli aitri. I nostri let- tori trovoranno clie anche la traduzione italiana e corretta quanto alia ling^ua , e bastantemente elegante. Ecco Tindice «lelle inaterie contenute in questo volumetto , il cui prezzo c" d\ iial. lir. i. 5o , pari ad austr. lir. i. 72. — ■ Prefa- zion.e deir autore. Spiegazione di alcuni termini usati in qu est opera. Proemio. Del focolare. Delle canne di cam- iiiino. Delle aperture esteme delle suddette. Descriziorie di un nuovo meccanismo col raezzo del quale 11 vento , 264 APrENDlC* qualunque slaiie la sua forza e la sua direzlone, stabiliscc una con-ente ascendeiite nella cauna del cnminino. Delia costruzione del sopra descritto meccanismo. Osservazioni di Frankl'm suUe cause die faiino fumare i cammiai e sui mezzi di rimediarvi. Delia disposizione che si potrebbe dare alle camie dei canimini perche ne risultasse maggiore eleganza ed economia , seiiza die percio i loro vaiitaggL cessassero di essere i medesimi. Del calore, dei mezzi di produilo e di pi-opaj!;ailo. Influenza dello stato delle su- perficie suUa propagazione del calore. Capacita dei corpi pel calorico. Mezzi di produrre del calore. Del freddo, Mezzi di propagare il calore. Dei calorifei-i. Conclusioae. EncLclopedia doinestica , o Raccolta di ricette , istru- zioni € metodl concerneiiti le arti , i mestieri, V e- conomia rurale e domestica , ed applicabili a tutti gli stati e in tutte le occorrenze dclla vita , ecc. Tradiizione did f ranees e, — Milano , 1824, per P. E. Giusti. Vol. in e IV. Abbiamo parlato ne' fascicoli antecedenti di questa tra- duzinne. Confornie al nostro giudizio e pur quello die ne diede la Revue encyclopedique del niese di luglio ultimo scorso : ecco le parole con cui si esprime quel riputatis- simo Giornale: « Cette traduction d'un ouvrage tres-connu est digne >i d'etre distinguee par la noble intention des editeurs » qui ont voulu repandre la connaissance du langage II technique des choses les plus propres aux besoins ordi- II naires de la vie doniestique. Get ouvrage sera d'une »» grande utilite uon seulement aux Italiens , mais encore II aux etrangers qui voudront se fatniliariser avec la par- n tie la plus necessaire et souvent la nioins connoe de II la langue italienne. »> Opere di Illaria Edgcworth: tradiizione dalV ingles € di A. F. Falconetti. — Venezia, 1824, fresso Giuseppe Picotti , in 8.°, vol. \.^ e a.° conterienti Harrington ed Ormond, racconti due. II sig. Falconetti nella sua breve prefazione afFerma di «- sersi dato alia traduzione che (jui aanunziamo, parte per i\ PARTE ITAilANA. 265 predilezione cli' egli gla nutriva alle opere clella Edgeworth, parte perclie la Bil)lioteca Italiana nell' aiinnnziaie la tra- dixzione dei Romanzi di Walter Scott eseguita dal profes- sore Barbieri spiego il desiderio che si rendessero italiani anche quelli di Miss Edgevvorth, rinomatissimi iii lagliil- terra. ]Slel che meiitre da ua lato dobbiamo saper grado al sig. Falconettl di cosi ingenua dichiarazione , speriamo dair altro che al nostro coasigUo ed alF opera del signer Falconetti applaudiranno gl' Italiani dopo la lettura di questi due volunii, che bastano a far conoscere il genera seguito da questa celebre donna. Qiielli ciie gia conoscono i Ro- manzi di Walter Scott troveranno che le opere di questi due scrittori somigliansi molto in cio, che dipingono schiet- lamente e colla maggiore seniplicita i costumi dei paesi e delle famiglie , non cercando aljbeUlnienti se non se nel vero 6 neir evidenza. Vedranno ancora che amendue lian fatto segno a' loro studj ed ai loro scritti la morale per- fezione , e che hanno mirabilmente raggiunta questa no- bilissima meta , canuninando per sentieri piani e slcuri; accompagnando , pill presto che sospingendo, i loro lettori. Che^ se si voglia far qualche ragguaglio fra P Edgeworth e Walter Scott, potrebbesi dire per avventura che a que- st ultimo abbonda forse piii che a Miss Edge\vorth la fantasia che di frequente lo dimostra poeta , ma che I'altra ha frugato talvolta con piu cnra per entro a' segreti del cuore de' suoi siiiiili , a trovarvi le ori2;iiii delle umane incli- nazionl. Nel Walter Scott inoltre la descrizione degli usi e delle costunianze nazionali e qualche volta troppo luuga , tal che ti sembra di leggere piuttosto un trattato di nsanze che I'episodio di un romanzo , mentre invcce Miss Edge- worth va innestando qua e la queste notizie ai tatti che '".i dipinge , per modo che alia fine del lilu'o ci troviaino ricchi di utili cognizioni , le quali appena sapremmo render conto a noi stessi quando le abbiam conseguite. — La traduzione del sig. Falconetti ci parve dotata di un ca- rattere essenzialissimo ad ogni scrittura,e principalmente a questo genere di Romanzi, la seniplicita. Egli potra recar senza dubbio ne' susseguenti voliuui una qualche maggiore eleganza, e qualche rada volta anche una maggiore accu- ratezza , ma nella seniplicita e nel ritrar T indole del testo cli' egli traduce difficilmeate potra aadare piii innauzi. 266 ArPENDICE Eleiico dl alcunc opere stampate c puhblicate nel re^ gno Lombardo-Vcneto ncl cot rente anno 1824. Annall tU medicina fisico-patologica di G. Slrambio. Anno i." ]\Iilano, Destefanis , quad. 8, in 8." Lir. 24 ital. all' anno. Annali universali di medicina , di Aunitoale Oniodei. Mi- lano , Destefanis. Onaderni ()^.° e 95.°, in 8.° Lir. 24 ital. air anno. Ape (!') italiana anno 3." Milano , Bettoni, fascicolo 34.% dl pag. 3i, in 8." Lir. 6 ital. all' anno. Avventure (curiosissime) de' viaggiatori raccolte da Pietro Blandiard , vol, 2.° (2.° delia Bililioteca econoinico- portatile di ediicazione ). Milano, Sonzogno, di p. 2 36, in 16.° Lir. i. 5o ital. Cancro (del) volante, malattia contagiosa, di L. Crepetti. Milano, Rivolta , di pag. 22. Cent. 25 ital. Collezione del Classicl metafisici. Opere inetafisiche di Con- dillac , volgarizzate. Tom. 7.° e 8." (41.° e 42." delia collezione). Pavia , Blzzoni, in 12.° Lir. 2 ital. al vol. Compendio delia storia universale antica e"moderna del conte di Segur e continnatori. Milano, Ranleri Fanfani. (Yendesi da Fusi , Stella e C. ), in i8.° — Storia del Portogallo compllata da D. Bertolotti. Vol. 2.° — Storia d' Olanda e Paesi Bassi , di A. L. Sanvitali , vol. i ." ( 104.% io5.° e 106° delia raccolta). Lir. 2. 5o ital. al A'olume. Conforto (11) del bene e del male derivato dalla socleta, del sig. Boneschi. Lodi , Orcesi , di pag. 191 , in 16.° Lir. 2 ital. Costume antlco e moderno .. del D. G. Ferrario. Europa , vol. 3.°, fasc. 5.°, 6." e 7.° Milano, presso 1' editore (Ferrario), in 4.° Lir. 16 ital. al fascicolo. Crestomazla greca pei ginnasj delia Lombardia , parte se- conda. Milano , I. R. stamperia , in 8.°, di pag. 468. Elementi di econoniia campestre dl F. Re, edizlone secon- da. Milano , Sonzogno , in 8.% di pag. 208. Lir. 3 ital. Eustachio, tragedia di ?. A. Palazzi, di pag. i 10, in 18." Bergamo , Mazzoleni. Lir. i ital. Fasti (1) delia Chiesa, con rami. Milano, Bonfanti, in 8.% fascicolo 6.° Lir. 2. 65 ital. Grammatlca inferiore delia lingua italiana , dl Stefano Fran- scini : edizione quarta. Milano, Fusi, Stella e Coiup. , in J2.'', di pag. i36. Lir. i ital. PARTE ITALIANA. 267 Lettera sopra un grandloso quatlro di Agostino Comcrio. Milano , Destefanis. Opere di Torquato Tasso. Vol. 4.°, conteiiente Y Aminta e rime scelte. jVlilano , Fusi , Stella e C. , in 8.°^ di pag. 673. Lir. 7. 72 ital. Osservazioni del D. G. Strambio iiitorno ad uii ai-ticolo die lo ri£;uarda inserito iiella gazzetta di Milano 18 se'teui- bre i8a4,ecenno necrologico del prof. Borda. INlilano, Destefanis , in 8." di pag. 44. Cent. 5o ital. Pianta ( la ) dei sospiri , romauzo di D. Sacchi. Lodl , Orcesi , di pag. 3o3 , in 16.* Lir. 3 ital. Propagatore ( il ) dei paragraadini convinto da se stesso. Milano, Manini , in 8.% di pag. io3. Lir. 1. aS ital. Ricoglitore ( il ). Milano , Fusi , Stella e C, , quad. 94.°, in 8.°, di pag. 73. Lir. i. zS ital. al quaderno. Rudimenti della storia de' nnovi Stati , parte prima, con- tenente la storia dello state imjieriale d'Austria. IMilano, I. R. staiTHjeria di Governo , di pagine 3o3 , in 8.° Lir. 3. 20 ital. Saggio di un' analisi de' fondatnenti dell' odierna dottrina medica , ecc., del dottor F. G. Geromini. Milano , De- stefanis, in 8.°, di pag. 316. Lir. 3. 5o ital. Spettro ( lo ) alia festa da ballo. Milano , Brambilla , di pag. 3o. Cent. 78 ital. Storia della letteratura italiana di G. Tiraboschi. IMilano , Fusi, Stella e C, in 8." Vol. i 3.% di pag. 540. Lir. 6. 3 3 ital. Vol. 14.% di pag. 554. Lir. 6. 43. Storia di Milano del conte Pietro Verri , co' testi latini tradotti dal conte Bossi. Vol. 3.° Milano , Destefanis ( si vende dagli editori , a S. Gio. alle quattro facce , n.° i838 ) , in 8.°, di pag. 35i. Lir. 3. 95 ital. Teatro scelto italiano antico e moderno. Milano , Fusi , Stella e C. Vol. 35." ed ultimo , contenente i inelo- drammi giocosi di G. B. Casti , in 33.% di pag. 373. Lir. 3. 13 ital. Tempio ( il ) sacro di Possagno. Milano, Bettoni , in luezzo foglio. Lir. 6 ital. Viaggio al lago di Como, d'l D. Benolotti. Como, Ostinelli , di pag. 339, in i8.° Lir. 3 ital. Incisioni. Carta geografica dei contorni di Milano , di G. Pezze. Veudesi presso il librajo Molinari a lir. 4 ital. 268 APPENDIGE Fabbrica del Duoiiio , dei fratelli DurelU , vedute antcriore e posteriovc. Lir. 3o clascniia. IMilano , presso gV iaci- sori suddetti. Sposalizio ( lo ) di Maria Vergine tratto da Rafaele , di Felice Neri. Milano , presso 11 suddetto. Lir. 3 italiane. Tableau comparatif des longueurs des priiicipaux fieuves etc. Lir. I ital. P I E ]\I 0 N T E. M. Fabil Qidntiliani de institutione oratoria ex re- censione G. L. Spaldingii. Tom. I. — Augastce Taurinorum, 1824, ex typls Josephi Pomba, in 8.° Ecco di nuovo in campo i soUeciti editorl torinesi dpi Classici latini con una nuova edizione di Quintiliano. In un avviso ai leggitori , premesso al volume , si accenna che dopo di avere pubblicate le opere rettoriche di Cice- rone , si trova opportune il mettere mano alle istituzioni di Quintiliano , sel^bene in eguale argomento dissimile sia il lavoro ed il modo di trattare , perclie alio scrittore piu recente non tanto manco 1' ingegno , (juanto il secolo , o il hnon gusto che in queir eta andava scemandosi. Noa potrelibe ricercarsi la copiosa eleganza di Tullio in un autore che scrisse sotto Domiziano , giacche come awe— iiuto era nella Grecia, anche in Roma si cesso dallo enm- lare gli antichi retori , e tutto lo studio si ripose nel com- mentarli , dal che nacque che i retori diventarono piu numerosi , ma ansiosi soltanto di mostrare acume , per- dettero qualunque naturalezza. Quintiliano quindi tra i Ro- mani si paragona a Dionigi Alicarnasseo ira i Greci , for— niti essendo 1' uno e T altro di fmo giudizio , ma troppo lussureggiante il primo nell' erudizione , troppo limitato il secondo alle sottigliezze della scuola. Ottimo pero e stato Tavvisamento degli editor! torinesi di valersi del testo corretto e pubblicato da G. L. Spalding in Lipsia nell' anno 1799. Siccome txittavia queir uomo illustre tra i Tedeschi eruditi omesso aveva nella sua edizione le declamazloni di Quintiliano , cosi in questa to- rinese si sono anch' esse inserite secondo il testo e con tutte le annotazionl del Bunnanno. PARTE ITALIANA." 269 Segue la prefazlone Assai Innga dello Spalding'iO , nella quale s' indica per esteso 11 metodo da esso tennto nel rivedere e correggere il testo Quiiitllianeo. Per quello clie rigiiarda la vita di quello scrittore , egli si riferisce al Gesnero ed all' Ernesti ; soggiunge tuttavia alcune notizie relative alio scrittore medesinio , e piu ancora all' opera delle^ Istituzioni oratorie, e prima di tutto giustifica perclie Quintilianus debba scriversi anziche Quinctilianus , appog- giato per lo piii airispezione degli anticlii codicl , ed an- che delle romane iscrizionl. Mostra da poi clie il Gibson non male a proposito cambio il titolo di Institutiones Ora- torice in quello Dc Institutione Oratoria libriXII, che egli adotto. Parla quindi della moglie e dei figli di Quintiliano , degli onori da quel retore ottenuti , del luodo in. cui fu trattato da alcuni scrittori conteniporanci , della di lui venuta dalla Spagna in Roma , ecc, ; espone poscia i co- dici manoscritti delle istitnzioni , coiiservati nelle piu il- lustri biblioteche ; quelli specialmeiite di Gota e di Wol- fenbiittel , quelli della biblioteca di Zurigo , clie forse vide il Poggio f il Bodleiano , T Argentoratensei 1' Almelovenia- no, ecc. Alia relaziorie del manoscritti tieae dietro quella delle edizioni stampate , notando pero quel dotto che non pote vedere le due prime publjlicate in Roma nell' anno 1470. Vide pero quella di Yenezia del Jenson , e soggiu- gne r indice delle posteriori di Yenezia e di Bologna , I'Al- dlna deir anno i5o4, e le euccessive di Parigi , di Colo- nla , di Basilea , di Lione e di Ginevra , non che le piu recenti Olandesi , Inglesi , Francesi e Tedesche. Onde ren- dere quest' edizlone piu adorna , lo Spalding si servi an- cora dei piii eruditl interpret! , del Lochmanno e dell' Er- nesti, non che delle versioni tedesche , francesi ed Italiane, benche non contento si mostrl della crltlca di certo Ga- rillio torinese , clie una traduzione di Fabio stampo in Vercelll ncH'anno 1780. Alcune note veggonsi aggiunte alia prefazione dall edi— tore torinese , tolte in parte dall' edizione parigina del Dus- sault, in parte sue; ma non vediamo che egli abbia pi- gliato a difendere il sue compatriotto , come 1' editore francese si propone dl fare del Capperonnicr . Segue il testo corredato di perpetue note dei librl del- r Istituzione oratoria , e in questo primo volume conten- gonsi soltanto i primi tre. ]Nulla abbiauio da aggiugnere 370 Al'PENDICE alle cose gla dette altre volte intorno alia niticlczza ed alia dllij;eate correzioue di questi classicl latini , clie era compnjono solto il noine del solo stauipatore Giuseppe Pomba. Una lezione agli nomini del sccolo , ossia il Caffc del Palazzo rcale di Parigi. Dialogo di Lorenzo Tor^ FETTi , professore di lingua italiana ed autore dl varic opere teatrali. — Torino^ 1^)214? vedova Poniba e figli , m,8.°, di pag. 62. II titolo di questo libro c'indnsse a credei'e di trovarvi una qualche injregnosa iiivenzione , mi qualche ( come il Gozzi diceva ) poetico ghiribizzo , die naovamente sferzasse i vizj antichissimi dell' uiuaua razza. La condizione poi dello scrittore , cije si dice professore di lingua italiana ed autore di opere teatrali, ci dava niotivo da sperare che yi troveremmo elegauza e purgatezza di stile, e motti vivaci, ed arguzie per ogui dove. Ma il fatto fu troppo diverso dal nostro avvisoi e in questo libretto non trovaiumo ne novita, ne iiivenzione, ne eleganza , ne purgatezza, ne ]jrio , nia si una cicalata vecchia qnanto 1" usanza del jiarlare , uno stile senza grazia , senza vivacita, insoinma luia nojn niortale. Lo scopo del signer Toffetti pare fosse quello d' iiisegnarci die le apparenze ingaiinano troppo di leagieri , e die sotto I' aspetto della generosita , dell' ami- cizia, dell'amore, trovansi d' ordinario I'ayarizia , la per- iidia ed il tradiniento. Puo niai pensarsi argoinento piu trito ? I' Non slaiuo piu ( dice egli ) nel secolo dell' eta dell'oro, ma bensi in quello dei birbanti. » Ecco le gen- tili nianiere colle quali da capo a fondo e condotto il sue dialogo. II tale e uii sordido avaro " e per farvelo cono- scere peifettamente vi diio cb' ei si serve d' un solo zol- fanello per accendere alnieno sei o sette volte il luine. » Ecco le immagini colle quali il sig. Toifetti va iagemniando la sua produzione. Nella quale noi potreiiimo trovar fa- ciliiieute di die dare all' autore una lezione piii fruttuosa e piu necessaria forse di quella cli' egli tento di dare a tutti gli uomini del secolo , se gia non ci sembrasse di esserci troppo tratteauti intorno a cosi uiisera cosa. PARTE ITALIANA. 27 1 Caroli Boaclieroni Orationes habifcc in R. Tanrincnsl Athceneo. — Augastoe Taurinorum, typis Allianeis, di pag. xci , in 8° Due sono queste Orazionl : Tuna detta nel solemie apri- meiito della R. Universita nel novembie dell' anno i8a3; r altia recitata neiranno seguente nel gioruo natalizio del re Carlo Felice. Gia da molto tempo si conosceva il valore del professore Boucheron nelle lettere latine , e queste orazioni ne forniscono una novella prova. Propenso vedesi 1' autore alia lode , e non mai tanto grande egli si niosira , quanto n<-', niagniticare i benefizj coinpartLti dai sovrani del Piemonte alle lettere ed alle scienze. Nella prima difatto di queste orazioni egli prende ad esporre nobilmente quauto il re Carlo Felice opero per r incremento e lo splendore della letteratura , e sola- uiente da prima alquanto si estende per veadicare la let- teratura medesima dalle caluanie , come egli dice, di molti, i quali o aliene credettero le lettere dalla civile modestia, o atte a troppo ammollire il cuore de' popoli , a iniievo- lire il loro carattere , a corrompere i loro costumi. La seconda non e che un' Orazione puramente laudatoria, nella • quale Y autore noliilmente espoue non solo i meriti del sovrano attuale, ma alcune giuste lodi trilsuta altresi alia niemoria del defunto re Vittorio Einannele. Alquanto com- niendevole abbiamo trovata anche 1' esecuzione tipogralica di questo piccolo volume. STATI PON T IF I C J. JVotizie istoriche dell6 chiese di S. BTaria in Jidia , di S. Giovanni Calibita nelV isola di Licaonia e di S. Tomaso degli Spagnuoli o della Catena^ detta poi de' SS. Qio. e Petronio de"" Bolognesi , col rame del quadro del Domeiiichi/io , e con mi Appendice di dociunenti e delle iscrizioni bolognesi ommesse o posteriori cdla collezione del ch. monsignor Pier Luigi Galletti , raccolte da Francesco Cancel- LiERi. — Bologna^ ioa3, tipografia Nobili , di pag. lyo e XXII di prefazione ., in 4.° S' ingannerebbe a partito cliiunqne , argomentando dal solo titolo , giudicasse poco importanti queste notizie 273 APPENDICE istorlclie , e non atto a destare interesse il volume non pic- colo che le raccliiiule. Non solameiitc trovasl ben descritta la storia delle fondazioni , dotazioni , aggregazloni e vi- cende varie di quelle cliicse , ma con docuinenti diploma- tici si rischiaranole loro origin! , le lovo peril nenze nelle diverse epodie , i possedimenti dell' ordine del Teniplari , le istituzioni e gll atti delle confraternite, le invenzioni e traslazioni di varj corpi dei SS. IMartlri , le esequie di diversi personaggi dlstinti e le iscrizioni apposte ai loro inonumenti i niolte lapidi sepolcrali degne di luemoria , molti fatti storici , molte processioni ed altre feste so- lenni ; e si espongono i transunti di alcimi anticlii docu- nienti , alcune Ijolle pontificie , alcuni brevi , e le serle dei cardinali protettori , dei prelati governatori , degli am- basciadori bolognesi e dei rettori delle chiese suddette. Ne a questi oggetti, iniportanti per la storia ecclesiastica e per la diplomazia , si limitano le ricerclie del Cancellieri contenute in questo volume. Esso dee necessariamcnte de- stare il piu grande interesse come liliro di belle arti. Si parla in esso non solamente delta costruzione e ricostru- zione , e dell' ampliaiiiento delle chiese e degli annessi ora- tor) , come pure di altrl oggetti architettonici , ma si da tin' acconcia descrizione del quadro insigne di Domerdco Zampieri , posteriore a quello di 5. Cirolanio ; si esamina in qual tempo e per quale prezzo fosse da esso dipinto ; si espongono le descrizioni fattene dal BagUoni , dal Bel- lori , dal Passeri e dal Pouillard , e si tesse la compiuta storia delle viceude di quel quadro desiderate dal cavalier Mengs , trasportato quindi a Napoli , restituito iiel i8o5 , e nel i8i3 trasferito alia pinacoteca del palazzo delle scienze e delle arti in Milano. Si aggiungono notizie pre- ziose della vita di Domenico Zampieri , e delle sue opere in pittura e in architettura ; per ultimo si espone un di- segno a contorni, non inelegantemente intagliato in rame , di quel meraviglioso dipinto. L' epoca iinora Ignorata di quel lavoro viene stabllita dal Cancellieri dal principio dell'anno 1626 alia fine del 1629, e rechera maravigUa il vedere che , non compreso il prezzo de' colori , fu con- trattato per soli 200 scvidi. Trovansi ancora in questo libro illustrate le pitture di due altari laterali e della cupola di 5. Petroiiio ; trovasi uu cenno sul deposito e su le opere del cav. Alessandro PARTE ITALIANA. ^73 Algardi ; trovasi il solenne funerale celehrato aJ onore del pittore Giuseppe Caponei^ri; trovansi fiiialmeiite le iscii- zicnl fuiierarie , siccoine di varj personaggi illnstri, cosi aacora di alcuni cliiarissimi artisti. Haniiovi pure alcuiie ilisciissioni , le qnali nou possono die allettare la curiosita dei leg^itori. Tale e quella della iiicorruzione ( die forse piii accoiiciamente dlrelibesi incor- ruttibilitd ) del corpo di dalla gola infiammata del vulcano. Questi gas , iinche >i sono racchiusi nelle viscere del monte , danno nascita » ai roinoregglamenti ed ai tuoni che precedono le eru- >i zioni e ne souo i forieri. I tremuoti locali ripetono pure » la stessa origine. n Ognuno vede che questo modo di spiegare 11 fenouieno non e nuovo , e che V acqua o 1' uniidita sotterrauea e stata ammessa, come elemento della ignizione , da tutti gli antichi ed anche da molti tra 1 moderni , e specialmente dal Daity, Se lecito fosse a noi pure lo eiitrare in questa I'AUTr, ITALIAN \. ^7^ rtiaterla , vorremmo quasi proporre il diilibio , Se una sola causa, o, couie dice il Loiigo ., uu solo principio motor e ^ debba assegnarsi ai fenoiueiii vulcanici , o noii piuttosto debbasi amiiiettere clie que' feuomeui possono essere pro- dotti da diftereuti cagioni , dalla ossidazione talora dei me- talli clie sono le basi delle terra , come opiua il Dauj; altre volte dal petrolio clie dalle moutagne bituminose cola ( nou cola come si e stampato nel liliro del Lonj^o) iiei focolari vulcanici, secondo il iJre'iZafc,- e tal altra aiicora dall' acido muriatico sopraossigeaato e dai fluidi gasosi (iioii gaiio.u ) clie circolano negli strati covticali del glolio , e si iasinuano tra le lauiine degli scliisti piritosi, come opina \\ Patrin? Accorda di fatto il Longo clie essenziali a tutti i vulcaui non sono ne il solfo , ne le sostanze oleose o carbonose, e qui si accosta , quasi senza avvedersene, alP opinione di Dauy , attriliuendo la fusione delle rocce alia loro stessa interiore costiluzione , o alia ossigeiiazione as^ai probabile degli elemeuli terrosi ed alia preseiiza del ferro , metallo facilmente ossidaljile. Se, come egli coucbiude , e qiiesto il piu stup lido e forse il piii misterioso fenomeno della natura ; se questo puo derivare non da una sola , ma da diverse cagionl , come viene anclie dalla esperienza duno- Strato i se diversi sono gli elementi clie trovansi uelle di- verse moutagne vulcauicbe , e diversi se ne ricoiioscono ben sovente ancbe gli effetti ; non avvi a parer nostro alcuiia ragione , per cui la ignizione dei vulcani , le loro eruzioni e gli altri grandi feaomeni clie le accompagnano, debbano attrlbuirsi ad una sola cagione , o , come dice il Longo, ad ua solo ed unico principio motore. Qualcbe opinloae singolare, se non pure strana , tro- viamo iielle note apposte a questo opuscolo : tali sono , p. e., quelle clie non dai corpi elementari sono stati for- mali in origine i coniposti, ma dai cnmposti di gin fatd la natura e I' arte han ricavato le sostanze semplici ed inde- componibili ; die il pronto raffreddamento e la consolida- zione delle lave alia loro super ficie non dipende gla dalla perdita del calorico cbe sofFrono pel contatto dell atmo- sfera , ma bensi dalla dispersione de' raggi di calore nello spazio libero , frase cbe noi non Intendiamo, come ne pure vediamo come possa quella difpcrsioae essere promossa dalle scabrosita ed asprezze delle lustre die ingombrano la som- mita dei torrenti di Ima anche in attuide movimento : cbe a-'B A P 1' E N D I C E le lianimelle vcdiite di notte tempo in mezzo alle crepac- ce delle lave infocate , sieno sempre dovute all' asfalto ill combustione ; iinalmente che assai dubbiosa sia 1" esi- stenza di quello die dicesi focolare vulcflnico , giacclie la non esistenza di questo non viene punto dimostrata dal non essei'e i fnochi periiianenti anche ne' vulcaui attivi. Malgrado tutte queste osservaziotii , ci compiaciarao al vedere die i naturalisti siciliaiii non rimangano oziosi spet- tatori dei grandi fenomeni die loro presentano le non lontane montagne vulcanidie , e die in qualche niodo pro- curino di spiegarne le cause e gli efFetti. Avendo pero noi fortnnataniente lette ed esaminate le Eiflessioni suL vulcani del celebre sig. Gay-Lussac , conte- nute ne2;li ultimi volumi degli Annali di chimica e difisica, ci afFrettiamo ad inserire un breve cenno intonio a questa Memoria , perclie essa puo service di continuazione e di riscliiaramento a questo stesso articolo riguardante lo scritto del signor Agatino Longo sul principio motore dei vulcani. Avendo noi accompaguato quell" articolo con alcune nostra osservazioni , ci giova di confermarle in parte con queste riflessioni , e non lascevemo di aggiugnerne alcuna anche suir opera dell' illustre fisico frances^. Due ipotesi , dice T autore , si sono formate su la ca- gione che mantiene i fenomeni vulcanici. L' una suppone che la terra sia tuttora in uno sta.to d' incandescenza ad una certa profondita al dlsotto della sua superlicie, come lo faveblDcro prcsumere alcune osservazioni fatte di recente nelle miniere su T aumentazione progressi^'a della tetnpe- ratura. L' altra assegna per causa principale delle accen- sioni vulcaniche un' aflinita sommamente energica , e non ancora baslantemente secondata o soddisfatta , tra varie sostanze, alia quale un contatto fortuito perniettei'ebbe ad esse di ubbidire, dal die risulterebbe un calore sufficiente a fondere le lave e ad alzarle col mezzo della pressione dei fluidi elastici fino alia superlicie della terra. Nell' una e neir altra ipotesi converrebbe supporre , che i centri tlelie nccensioni A'ulcanicfie fossero alimentati da sostanze, die a qnelli erano da prima straniere, e che vi sono state in qualche modo condotte. Queste sostanze non potrebboiio essere se non che fiuidi elastici , o piuttosto liquidi suscettibili di produr- li \ c in questo caso non potreblioro essere die 1" aria e IWIITE ITA.LI\NV. 2~() Tacqua, o V una e I'altra insleme rluaite, Esolude Tautore il j)i-iiiio di que''flLx'Kli , dicendo ciie noa si puo ammetterlo, perche iiiipossiljile sarebl^e lo immagiaare rascensione delle lave per mezzo della pressione clie dovrelilie esercitarsi dal di dentro al di fuori nei viilcani , e impossibili riu- scirebboiio aiicora i treimioti. L' acqna all" incontro sembra essere indicata da tiitti i fatti, o per ineglio dire da tutti i fenonieni vnlcaiiici , e Tautore si estende ad esauiiiiare quale sarelibe la vera azioiie dell" acqua in ciascuna delle due ipotesi. Pviguarda egli come cosa assai dulibia I' incandescenza della terra ad una certa profondita ^ ma in questo caso, die" egli , converrebbe supporre cbe Tacqua giugnesse agli strati incandescenti, recandovisi daU'alto al basso per mezzo di rij)ere couuiiiicazioai ; ora questo iion puo secondo i di lui principj ammettersi , e ammesso ancora, non potreblje spiej:are tutti i fenonieni. Nella seconda ipotesi e d uopo parimente supporre die 1" acqua nell" iuterno della terra incontri sostanze colle quali abbia un' affinita. Viene a questo proposito la teoria del eel. Dauy , c!ie tutti i corpi ossidaii , dei quali le lave sono comper umane spoglie deposte ne' terreni primitivi. Impossibile era il parlare dei vulcani senza far menzione dei tremuoti. L' aiitore porta opinione che essi altro non sieno se non che la propagazione di una commozione o di una scossa attra verso la niassa della terra, e che questa sia per tal modo independente dalle cavita sotterranee, che si stenderebbe tanto piii lungi , quanto piu omogeuea sa- rebbe la terra. Lasceremo che i leggitorl nostri portino giudizio su di questa opinione, alia quale sembrano contrastare molti fatti parziali , e specialmente i piccoli tremuoti frequen- tissimi J ove esistono cavita sotterranee, e i piu grandi scnotiiiiPiiti del quali si hnnno le niemorie ^ i q:vi!'i si stesero anche nttraver^o Ic piu grandi catene , e attravrrso gli strati nieno omogenei. Dite conseiriienze pero risiiltano dal (lotto ragioiiamento dell' aiitore , le ijnali servono a confermare Je opinioni nostre, e a teiiiperai-e le coiiclusioai troppo aride del sig. Jgatino Longo. La prima e , rhe in qualmi- qtie ipotesi la sede delle cominozionl , il focolare delle accensioiii , o come dice il Longo , il piiiiclpio motore de"* vnlcaiii , dee sempre trovarsi a grandisslme profondita. La secouda e, che in qnalunqiie ipotesi, sebbeiie Tazioiie deir acqua marina possa consideiarsi come alimeato delle ignizioni vulcaniche , necessario riesce il concoi'so di varj principj , di varie sostanze , e spccialniente dei corpi os- sidati , cosicclie argomento di inutile discussione sarebbe il volere riditrre ad un solo ideiitico principio tutti i fe- uomeni viilcanici finora conosciiUi. 3feinoria sulla rendita riirale - V 6 V Stato del cielo. poll . lin. 0 poll. lin. a V I 27 7.^ + 5,0 E Ser. neb. ser. 27 5,6 + 10,7 0 Nebb. ser. 3 27 5,0 + 6,5 0 Sereno. 27 7,8 +10,5 E Sereno. 3 27 8,0 + 5,5 N Ser. neb. ser. 27 7,5 + 10,7 0 Sereno. 4 27 8,0 + 5,8 N Sereno. 27 6,8 +11,0 0 Neb. ser. 5 27 7^^ + 6,0 0 Nebb. ser. 27 7,5 + 10,6 E Ser. neb. nuv. 6 27 7^2 + 4,7 0 Sereno. 27 Q,6 + 11,0 0 Sereno. 7 28 0,5 + 5,6 N E Ser.nebbioso. 28 0,7 + 8,5 S Neb. ser. 8 28 0,8 + 2,5 N Sereno. 28 0,0 + 7,!> SO Nebb. rotto. 9 27 11,0 + 6,0 S 0 0 Nuv. rotto. 27 10,9 + 9,0 so Nuv. ser. ' 10 27 11,2 + 4,0 NE Sereno. 27 11,8 + 9,0 0 Sereno. 11 27 n,i + 5,3 0 Nuv.uebb. 27 11,0 + 9,5 0 Nuv. neb. ser. 12 27 10,6 + 5,5 N Ser. . . nebb. 27 9,7 + 11,5 0 Ser. nebb. i3 27 10,6 + 6,5 0 Sereno. 27 11,0 +1 j,6 0 Ser. nebb. 14 27 10,6 + 4,5 0 Ser. . . nebb. 27 9,c + 9,5 0 Nuv. nebb. iS 27 6,5 + 4,3 0 Sereno. 27 7,5 + 11,8 NNO* Sereno. 16 27 10,0 + 0,0 N 0 Sereno. 27 11,5 +10,5 N 0 Sereno. 17 28 1,8 ■I 2,5 N 0 Sereno. 28 2,0 + 7,4 0 Sereno. 18 28 ii'' + 3,6 SO Nuv. nebb ser. 28 0,8 + 7,0 s 0 Ser. neb. nuv. 19 28 c,o + 5,0 N 0 Nuv. rotto. 27 11,7 + 8,3 S 0 Nuv. rotto. ao 27 11,0 + 6,5 0 Nuv. nebb. 27 10,7 + 8,5 S 0 Nuvolo. 21 2-7 J0,2 + 6,8 0 Nuv. piovoso. ,27 9^8 + 7,5 N Nu. neb.piog. 32 27 8,5 + 6,8 E Pioggia. 27 8,3 + 7,2 N 0 Nuv.neb.piov. 23 27 7,7 + 6,8 :4 Nuv.neb.piov. 27 6,4 + 8,0 E Nuv.neb.piov. 24 27 3,0 + 8,5 E Nuv. piov.rot. 27 2,7 + 10,0 0 Nuv. ser. 25 27 4,6 + 4,0 0 Sereno. 27 6,5 + 8,0 S 0 Sereno. 26 27 7:2 + 3,0 N Ser. nebb. 27 7,6 + 7,5 E Ser. nuv. 37 27 7,f^ + 5,5 N £ Nuvolo. 27 6, 1 + 6,4 N Pioggia. 28 27 8,0 + 3,5 S Sereno. 27 10,0 + 7,5 S Sereno. 2927 10,7 + 3,0 N Sereno. 27 10,0 + 5,8 s Nebb. folta. 3o 27 IC,C + 4,0 N Nuv.rott.neb. 27 10,6 + 6,3 N Nuv.rott.neb. Altezza mass, del bar. poll. 28 lih. 2,0 Altezza mass, del term. + 11,8 |] nun . » 27 " 2,7 minii na + 2,5 1 r,^ . a . .1. . . + 7.ni 1 Quantita della pioggia lin. 41,00. i 2S9 BIBLIOTECA ITALIANA PARTE I. LETTERATURA ED ARTI LIBERALI. Lcttera del sig. Lorenzo Mancini in dlfesa dclla sua traduzione in ottava rima delV Iliade , e Saggio inedito di traduzione parimente in ottava rima del cav. Vincenzo Monti. Pregiatissimo sig. Direttore della Biblioteca Itallana. L articolo contro la mia traduzione in rima del- V Iliade , die si legge ncW ultimo numero del giornale da lei dirctto ^ in data di ottohre 182^ ^ mi richiama a prcgare la di lei sperimentata imparzialitd di pub- blicare nel numero consecutivo questa mia lettera con la quale intcndo brevemente rispondcre alle accuse principali. Premetto il dirc^ non csser vero che la Biblioteca, € il Giornale enciclopcdico di Napoli giudirassero poco felice cominciamento la prima pnrte della m.ia Iliade^ puhblicata nel 1S18, pcrocche la prima {vol. 14) dissc quella versione cli lunghissimo tratto siiperiore a tutte Ic altre scritte in rima , e il secondo non fcce che scherzare , e confermare il giudizio della Bibl. hid. T. XXXVI. J 9 ago LETTERA DEL SIC. LORENZO MANCmi CCC. Biblioteca, ed altro Giornale napolitano contempora- iico sentenzlo allora siipcriorc a qncllo del cav. Monti il niio lavoro , c crcde con lunghi confronti provare il suo assunto ( V. Biid. anallt. vol. i5, pag. 64 e seg. (I). Passo dl poi alle seguenti osservazioni generall. Avverto per primo , troppo leggermente proccdere nella sua censura V urbanissimo critico , e troppo affrettare la sua avversa sentenza: perocche unpoema di sopra tremila stanze non hen si condanna dopo T esame di quattro o sei, le qunli,pur se cattive fossero , qiiando non tradissero nclt autor lore un assolnta mancanza di poctico talento , potrebbero ritrovarsi le infclici compagne di altre buone. In secondo luogo , falso sostengo quel suo niodo di giudiziv , perche si ap~ poggia sul confronto d'' una versione rimata con altra in verso sciolto , poco piii della semplice prosa ma- lagevole a comporre , e vagante per larghtssime vie , invece che lo sentiero di rima, dice un antico {V. Cr. alia voce sentiero ) , e stretto e forte , come quelle die e chiuso e fermato di muri e di palagi; cd an- cora perche mi da colpa di non aver fatto quello che far non intesi ; che non avrci tradotto in rima se avessi voluto serbare intera V omerica semplicitd., o povertd d' ornamento. II Monti non I'ha scmpre ser- bata pur esso a malgrado che questo sembri lo scopo suo principale ; e per provarlo in breve , non usciro da que' versi a' quali il mio Ari^tarco rimanda i (i) Le gluste censure fatte a quel primo Saggio con- trappesano per tal modo la breve lode caduta dalla penna air autore di cjuell' articolo , che il sig. Mancini non puo certaraente desiderare che i nostri lettori si facciano ad esamiaarlo per conoscere chi di noi due abbiasi la raglone. Egli niedesimo se ne mostro si malcontento che in un so- nptto premesso all' Iliade regalo al suo censore il nome di Zoilo. Come poi si possa anteporre T Iliade del Man- cini a quplla del cav. Monti lasceremo che lo giudichi chiunque abbia fiojfe di senao. LETTERA DEL Sifc. LOllENZO MANCINI CCC. 29 1 lettori perche se ne innamorlno. In essi trovo In2,an- iiaiido la Parca che t' incalza - E gia t' lia i^iunto ; Che iniqiia Stella il tli eh' io ti produssi — I talami pa- terni illuminava ; nelT ozio del tuo brando , modi tutti ricercati cd antiomerici , come se ne pud chiarire chiunque li parugoni alia vcrsione letterale in prosa,, che pur Id si riporta : particolarmente il sccondo , contrario ancora alle nozioni gcnetliache de tempi di Omero ,■ oltreche una stella risplende si , ma non il- lumina. Ma V aggiunte e gli sbalzi dell' illustre Monti sono ornanienti della poesia ( ivi ) , quantunque tra- duca egli in verso lihero ad oggctto di accostarsi al suo modcllo quel molto che concede { sono parole del Baretti ) ({uella poltroneria degli sciolti , e cid che vi ha di simile nei canti deUoscuro Mancini e lai- dezza e bruttura quantunque volti V Iliade in rima col proponimento diverso die annunzio in fronte al- l' opera sua. Questa c la giusta bilancia in cui mi pesa gentile e discreto censore. Ne men falso c vano parrd quel suo sistema di giudicare a qualunqae ri- fletta che con tal maniera d' esame niinuta , pedante- sca , capricciosa non solo il Monti , ma coloro tutti che sicdono in cima del Parnaso se ne potrcbbero , come per incantcsinio , far parere disccsi all ultime falde ,• e in prova si legga Condillac , art d'eci-ire , dov egli giudcca lo stile di Boilcau ; e delle cose no- stre si veda quello sciagurato libro die il gran Ga~ I lileo scrissc contro il Tasso , e i dialoghi dclV Irifa- 1 rinato , e le letter e Virgiliane (i). (i) L' opinione del sig. Mancini intorno al verso sciolto e si lontana dal vero , che potrebbe di per se sola chia- rirlo estraneo ad ogni letterario soggetto. Se v' lia geuere di poesia iu cui si esiga una perpetua diligenza, una vena die niai non si stanchi , si e appunto quello dei versi sciolti , i quali non hanno alcun cstrinBeco soccorso. E il Baretti , che in qntsta parte aveva un singolare capriccio, lodo anch' csso i versi del Parini ; e non userebl^e ai di nostri quell i pazza frase che il si^. Mancini qui cita , se ana lfttera. del sio. lokenzo mvncini ccc. Vcncndo adesso ai pardcolarl , (die moke ccmure paste in campo coiitro lu protasi dclla mid versione rispondo: i.° Tcnace noii istd quivi in liiogo di fu- nesta, come il rritico suppone, ma unite ad ira tra- duce esattamente il M-i'iviv del teste , e vedi Stefano c Scapula a questa voce, U aggiunto funesta e sciolto in que^ frutti dcir ira , amari ai Greci. II Pope ha I' nltra mc.tafora di sorgcnte d'' ira . dire siil Spring ; ed io scguendo un tanto cseinpio , non mi soiie ob- hligato a riportarc nella traduzione tutte le parole dell' origin ale ^ ma il sense soltanto ; pcnsanda , non nnmcraiida sunt verba; e frutti aniari d'ira funesta formerehbe ridicola tautelogia (i). 2.° La repetizione jiecessaria in italiano , di cui mi s' incelpa in scguito , dovesse giudicare gli scioki del cav. Mouti. Del resto , vuol egli sapere il Maucini perclie nessuno da colpa al Monti d'alcune piccole flggiuute , die noi ceusurammo in lui? Uni- camente perche il cav. Monti aggiuiige da poeta, ed il Man- cini da uomo che combatte peipctuarueute colle difficolta del verso e della rima. • — ■ Clie hanao poi di coruune il Tasso col Mancini o le uostre censure con quelle del Galileo e deir Inl'arinato ? Fu gravissiino il torto di chi con frivole osservnzioni di stile contristo la vita di quel somnio poeta che aveva architettata e condotta la piii perfetta epopea nioderna , versandovi a piene mani tante divine bellezze ; ma il signor Mancini che ha egli nel suo libro da poter essere o censurato o lodato , dopo lo stile ? Dovevano diiaqiie le nostre osservazioni esser piii gravi della ma- teria ? (1) Troviamo negli antori citati dal Mancini che /unvis puo significare anche soltaiito ira ;, e 1' Eustazio nella sua chiosa adduce alcuni esempli d' Omero stesso ; e le ver- sioni letterali latine traducono in questo senso. Siamo quindi d' avviso che non giovasse alia semplicita della protasi quella specie di commento che si contiene nell' ag- giunto tenace, principahnente dacche il sig. Mancini vo.'eva scioglicre anche V epiteto esiziale nelle parole frutti amari agU Achei. — La frase nocque lor tanto sara sempre debo- lissima a petto del testO;, e addusse u gli Ache i infmiti mali. J-ETTERA. DEL SIC. LORENZO MANCINI CCC. 298 ho allcggerita colV iisare il solo dimostradvo, mcntre i! gran Pope lia^rlpcluto il soggctto; That iic which poiir'd etc. E quell' ingcgnoso e acciirato tedcsco , Qiovaimi Enrico Voss, che profiito della maravigUosa somigllanza del sno idlo/na col greco per fare della propria versione d'Omcro quasi un eco perpetuo del- V origin ale ^ pure non duhito di omettere V epiteto fu- nesta , e ripetcre , come io ho fatto , il soggctto col dimostratii'o in qiielli csametri , Singe den zorn , o Gottin , des Peieiaden Achillcus - Ihn , der eiitbrannt den Achaiern uaneunbaren jammer erregte. II ce- lebre Monti avendo voluto fuggire questa iinmaginata Scilla , e caduto, a mio senno, in una vera Cariddi, cominciando con un genitivo anteposto^ modo tollerato, ma non ccrto lodevole sul bel principio d' un poema : and' egli ne semhra dire alia musa d'Achille che cantl V ira non si sa di cui. Ad un tal mal inteso rimedia^ e vcro , la virgola ; rrui ne le volte voglion reggersi con catene t ne con virgole i discorsi (i). 3.° Se la dizione nocque lor tanto e bassa , ho- stuonato in buona compagnia. 4.° Nulla piii innocentcmcnte si poteva pretermettere che V epiteto forti dato all' anime degli eroi ; perocche il nome stesso d' eroi implica (1) La necessita della ripetizione e soltanto nella testa del sig. Mancini; e il cav. Monti ( che ciie ne dica lo stesso Mancini ) ben T ha provato : ne la lingua italiana e si jjovera che non si presti a qualche altra sintassi. L' esem- pio poi del Voss non puo giovare al Mancini. La ripeti- zione del pronome ilin era forse necessaria perche il re- lative der non si credesse appaitenente all' Achilleus: ma il sig. Mancini che traduceva non il Pope ne il Voss , ma Omero ; e non gia in inglese o in tedesco , ma in italiano , non puo farsi forte su cjueste antoriia. Perche non ha egli dunque tradotto anche T enibrunnt? — A chi dark egli poi ad intendere il sig. Mancini la sua dottrina del genitivo antc- posto? Non parlerebbe dunque chiaro e secondo la buona logica chi dicesse : Cantami , o Diva , del signor 3Iancini Gil spropositi immensi in versi e in prosa? 294 IKTTEn.V DEL SIC. LOUENZO MA.NCINI CCC. quclla qualitci (i). 5.'^ E stolto c iiidegno dl replica il dire che io noii ho acccnnata la distinzionc fra le animc chc vanno all' Oreo ^ e I eorpl che res tan preda dclle helve. E a chi altri si potrcbbero riferire quelle igumle salme di chc dopo si parla? II diino- strativo essi cngionerebbe per avventnra confusiune nella mcnte di lettore modcrno, L' accorto Monti lo seiiti , e scrissc le salme : poi camhio V articolo le nel posscssivo loro , e pensaiido aggiunger chiarczza scemo fiidditd, Mcglio forse avrebbe fatto a mutare il soiiaiite verba abbandonare che non soffre due ac- cusativi nel sinonirno lasciare che li comporta, a dare nlV (iccusati-vo di cosa la necessaria preposizione , scri- vendo in fcro pasto o simiU. Anco il verbo travol- gere che sta di sopra parnii iinproprinniente usato. Sembra che V ira d'AchiUe abbracciata con qnelli eroi si rotolasse all' inferno (2). 6.° II ^dcn del testo da dotti espositori fatto neutro , e distaccato da olovolffi^ Jiii giustifica dell' aver io preso la specie per il ge- nere , scrivcndo non uccelli , ma avoltoi. 7.° Senza tanto sofisticare siil settimo verso delV ottava in que- stione , da che rissa ei ( Giove ) vide vale semplice- mente da che rissa f u , o nacque; Giove tutto vede. Tanto e difficile il chiudere in otto endecasillabi ri- mati italiani i sette esametri della protasi omerica , e nulla d' importante tralasciare , che non mi par lecito censurare chi questo in alcun modo leggibile ha fatto che coi farlo meglio (3). (i) Noi noa censurammo tanto 1' omissione di questo epi- teto , quanto Villacrimati dal sig. Maacini x-egalato ad Omero. (2) Questa dottrlna grammaticale fa molto onore al si- gnor ]\Iancini ; noi la poniamo con quelT altra pubblicata nelle Note al priaio Saggio, che il consenso dei dotti non hasta a giustiiicar I'uso d' una parola, clio non sia aurora passata per le Ijocche e per le orecchle del popolo di~Fi- renze. — II consiglio poi dell' in fero pasto ci fa conoscere r autore delle treniila ottave in quistione. (3) Quantunque noa sia vero ( principalniente trattan- dosi di poesia ) clie il ceasore debba seiupre sapere far LETTEUA DEL SIC. LOnENZO MANCINI CCC. 2()3 Che replichcro alle rimaneiiti accuse? Nulla a quelle che riguardano 11 gusto : giacche e vecchio adagio che di gusto non e da disputare. L' anonimo mi ri^ prende di bassezze^ di ridicoli che non sono, parmi, che nella sua testa. Se V cspressioni forti , esagerate che adopera sono effetto del suo convincimento , le per dona a lui di buon grado : se lo sono di un arte hota , non mi spaventano. Al tempo presente la cul- tura e generale , e i buoni modelli , i>era ed unica misura del bello , sono nelle mani di tutti. Alle alt re censure , spettanti a supposto difetto di convenienza o di proprietd , rispondo in breve : che un rifiuto crudele non sempre indica crudeltd in chi lo fa , c nel caso contemplato dal critico e chiaro che quel- r aggettivo esprime soltanto il dolore che il sostan- tivo cagiona (i); che I' epiteto sicuro dato a Priamo che entra nella sala dove Achille banchettava , se non e nel testo , dipcnde dagli antecedents ,• Mercurio , deitd gid scoperta , aveva confortato il vecchio re a quel passo pericoloso : che una cheta contemplazione non e diversa dalla maraviglia^ o ne e la conseguen- za: che ho le mie ragioni , die troppo lungo sarebbe I' csporre , per tradurre come il Cesarotti ( vers, let- ter. ) dfTtb vtvpyov dalF alta e non da uri alta torre, c il testo essendo equivoco in greco come in latino , in dubiis libertas : che V dnalisi che il critico fa del lamento di Elena come da me e renduto non credo meglio , pure noa ci creclianio si in ira alle Muse da non poter conteiiJere col sig. INIancIni , qualora ce ne venlsse talento. Ma quand' anche noi non fossimo da tanto , farent Yedere piii sotto die il far meglio di lui non e punto ini- possil>ile. (i) Pel" cio clie spetta qnesto epiteto e il sicuro che vlen dopo , pregliiamo i nostri lettori a voler rileggere i versi dei qaali fan parte. II dire che il consiglio ricevuto da Mercurio giustilica V aggiunto di sicuro e fuori di proposito : r intervento di questa Divinita era necessario perclie Priamo osasse di presentarsi ad Achille , nia non potcra pcro farlo sicuro. ao^^ I.ETTEIIA DEI. SIO. LORENZO MA.NCINI CCC. mi ]>ossa far torto alcwio presso i conoscltori in poesia , e gid iioii da wi maggioje o minor numcro di parole V affetto dipcndc , ma dalla convenienza di quelle che si adoprano; c metro stretto obbliga tal- volta a larga inaniera colui che traduce e non viiol parerlo : che non vi e omissione per chi ben legge nei versi che chiudon quella querela , ma solo un abbreviamento scusato abbattanza da quella serie di letti di Procuste che si chiama ottava rima: in ulti- mo che se il mio verseggiare non piace ad un tale Aristarco , questo e per me argomento di soddisfa- zione , e sarei dolente del contrario (i). Ava?izandorni alcun dito di foglio mi permctta cJi io 10 ricmpia con la segucnte consider azione. L' anoninio per provare {faor di proposito ) il merito trasccn- dente della tradazione del cav. Monti cita il Gingne- ne , il quale , dice il suo biografo , voleva morirc con quel libro accanto. II Qinguene aveva ragione di amare cio che stima V Italia ,• ma che monta la sua opinio- ne? Oltinio compilatorc de^ giudizj altrui non poteva, come straniero, seder e a scranna per giudicare egli stesso da Parigi Blilano e Firenze. In fatti quando parla in senso propria quanta vet lungi dal vero ! Non vorrebbe egli, al vol. 5, pag. 5co della sua Storia ., trasportare nclla Liberala i canti 17 ^18 della Conquistata ? Bella figura farebbe la stile sbia- dito e snervato del Tasso rotto dal morbo mentale e dalle sventure , inserto in quella deW innamarato di Eleanor a., che pieno di forza , di vaghezza, di maestd (i) L' indifFerenza del sig. Mancini di usarc piu o meno parole e seiiza dulilno conforme al sisteiua da lui seguito ia tutta la sua traduzione; ma fitio a taiito che la sua traduzione nou abbia I' appro vazione dei dotti non puo essa valere a giustificazione di lui. 11 Caro forse potrebbe essere citato ad esempio; ma le licenze di quel tradut- tore non ponno imitarsi da chi non abbia tutti i suoi pregi. 11 sig. Mancini poi aspetti a tenersi contento di non piacere a aoi quanJo abbia trovato qualche dotto che gli dia lode. LETTERA. DEL SIC. LORENZO M\NCINI eCC. 297 assicurava un altra volta all' Italia la gloria deU Epo- pea. Tenghiamoci fra le alpi e il doppio mare^ e non merchiamo le lodi degli estranei., i qiiali incapaci pur sempre di sentenziare sulle cose nostre , come noi sulle loro^ corrono sempre dietro al name e alia fortuna (i). Ho V onore ecc. Firenze , il o./^ dicembrc 1824. Dev." Servo Lorenzo Manoim. Troppo va lungi dal vero il sig. Mancini cpiando si avvisa die noi abbiamo voluto istituire un con- fronto fra la sua Iliade e quella del cav. Monti: die cio fiicendo avrenimo data occasione di troppo or- goglio al primo , e mancato per avventura al ri- spetto ed alia stinia in che tenghiamo il secondo. Ma fu nostro avviso soltanto di rallegrarc di qnando in quando i nostri lettori con alcuni ottimi versi^ e di mostrare al sig. Mancini die i Tersiti non do- vrebbono aprir bocca dove parlarono gli Ulissi ed i Nestori. Per cio poi che spctta alia diversita del (i) Perdouisi di buon grado al sig. Mancini se non fa conto delle opinioni del Giaguene, principalmeiite quando non giovano a lui. Ma se appellaadosi al giudizio degli Italiaiii ha creduto di niinuire la tania si meritamente acquistata dal cav. Monti , come se nessuno dei nostri avesse consentito neiropiiiione del Ginguene, noi gli ram- roenteremo innanzi tutto le sue proprie parole , ove dice che queir il.lustre Francese aino qnello che stinia I' Italia: poi il giudizio pronunziato da quell' oracolo d' ogni dot— trina , Ennio Quirino Visco'.iti, che pose il volgarizzamento del Monti la-a le classiche produzioni , e gli diede quel- r alta lode clie tutti sanao. ao3 LETTERA DEL SIG, LORENZO MA-NCINl CCC. metro , noi sianio m questa senteiiza , clie noii si possa tradiirre h\ ottave iiu poenia straaiero, senza trovarsi di tVequente necessitati ad oU'eadere o la fedelta verso il testo, o le leggi del metro in cui si traduce : ma non credJamo pero che questa diHicolta possa far perdonare le infarsiature, e le straue pe- rifrasi delle quali il sig. Mancini ha riempiuto da capo a fondo il sue volgarizzameuto. Chiuucpie tra- duca in ottava rima si trovera senza dubl:)io nella necessita di togliere e di aggiungere alcuni concetti al suo testo: e noi non censuranmio nel sig. Man- cini questa licenza , ma si unicamente Tabuso di essa, e la miseria di quelle cose cli' egli veniva aggiungen- do. Se non clie a ben tradurre Omero si vuol esser poeti ; altriraenti e vana la presunzione d' interpre- tare i concepimenti di quel divino che tiene il mag- gior seggio tra le fantasie deir universo. Che il vero ingegno , egli solo, puo vincere tutte le diflicolta, e mieter bellezze in quelle parti medesime dove la plebe degli scrittori non trova che aridi spini. E quindi inutilmente si sforza il sig. Mancini per darne ad intendere che il cav. Monti avrebbe incontrata la sua sorte se avesse anch"' egli tradotta V Iliade in ottava rima. Perocche poniamo che il Monti noa avesse potuto serbare nelle ottave quella fedelta che uegli sciolti , i concetti da lui aggiunti avrebbero pero scmpre avuta Timpronta poetica , e , per quanto il comporta questa nostra eta , sarebbono stati degni di Omero. E sono , se non erriamo , un bellissimo testimonio del nostro avviso le ottave che qui sotto riferiamo ; le quali il cav. Monti scrisse in quel pochi momenti che gli concede la mala salute de' suoi oc- chi; con che il destino , come in taute altre doti , cosi anche nella vista , vuole uguagharlo all' epico grcco. I nostri lettori vedranno che se la necessita del metro pote obbhgare anche il maggior poeta vivente a dilungarsi talvolta dal testo , la sua fan- tasia pero non langue perche non la regga ([uella Ui Omero i e le perifiasi e le aggiuute cli' egU vi LETTEHA DEL 5IG. UORZNZO MA.NCIjNlI eCC. 299 fa sembrano starvi non a seryigio del metro , ma si ad abbellimento dell' originale concetto. Queste ottave corrono per le mani di alcuni amici del Monti, e noi ci facciamo arditi a pubblicarle , perche cre- diamo die c^li debbano fruttar molta lode , e die possano fiaccare T orgoglio di clii, a dir vero, meno dovrebbe nudrirne. E speriamo die il cliiarissimo Autore vorra perdonarne qnesta licenza di confor- tare le nostre opinioni col testimonio d'un suo scritto; ed interpretarla siccome un indizio die in qneste pagine sara emendato V errore di chi giudico troppo leggermente e innanzi tempo una delle piu grandi opere die abbiano ai di nostri veduta la luce , la Proposta. 300 TRADUZIONE DEL MANCINI. L iR\ tcnacc del Pelide , e i suoi Frutti , aiiiari agli Achei , cantami , o Diva : Quella clic uocc[uo lor tanto , c d'eroi Imianzi tempo ostinti Erebo cnipiva , E abbaudouava ai cani e agli avoltoi L' igniide saline in percgrina riva. Si voile Giove da che rissa ei vide Fra il divo Achille e il re de' forti Atride. Qual Dio , concordi ad Ilione intoi'no , Concitolli a pugnar nclle contese ? Di Giove il liglio e di Latona , al gionio Che d' alto sdegno Agamennon 1' accese , E del buon Crise a veiidicar lo scorno ( Sacerdote che il re gli vilipese ) Desto nel campo P immortale arciere Uii morbo iniquo , e ne perian le schiere. Venia Crise alle teade e a' legni loro , A tor la figlia dal servile stato ; Per la redenzion seco un tesoro Maggior portando d' ogni prezzo usato. Nella supplice man lo scettro d' oro E le bende tenea del Faretrato. Prego tutti gli Achivi il mesto padre , E piu gli Atridi , che reggean le sqnadre. Atridi eccelsi , bellicosi Achei : Sempre beati ne' superni troni , Di (levastar vi dian Pergamo i Dei , E tornar lieti alle natie magioai : Dell voi la figlia mi rendete , e lei Prigioniera cambiate iu questi doni •, Come a gente convien die Febo cole , L' arcier d' Olimpo , che di Giove e prole. Qui prorompe Concorde il Greco assenso , E vasto per le tnrbe e mormorio : Riscatto accorre inusitato , immenso , E venerar nel sacerdote il Dio. Ma gia lion piacque al primo Atride , e senso In lui ne avaro trionfo nc pio. Vuoto ritorno c frettoloso ingiunse Al santo veglio c dctti acerbi aggiunse. TRADUZIONE DEL MONTI. 3oi Cantami , o Diva , del Pelide Achllle L' ira funesta die gli Achei fe' segno D' infinito dolor , Y alnie di mille Eroi spinse anzi tempo al moito regno , E a' cani e augei le salme onde partille Abbandono. Cosi T alto disegno Di Giove s' adempia , dacclie il Pelide Venne a tenzon col re de' prodi Atride. Qual de' Numi tra lor rissa commise ? Di Giove il figlio e di Latona. Irato Questi al sire una lue, clie molta uccise Di sua gente , nel campo avea gittato Per onta fatta dalP Atride a Crise Sacerdote. Alle navi achee recato Con ricclii doni e belli a meraviglia Erasi Crise a riscattar la figlia. Del saettante Apollo in man tenea L'aureo scettro e le bcnde : ed agli Achivi Tutti orando , agli Atridi in pria , dicea : Duci Atridi , ed Acliei , d' Olimpo i Divi Concedanvi espugnar la Priamea Alta cittade , e ritornar giulivi Alle case paterne. Ali mi rendete La cara figlia , e il prezzo suo prendete. Prendetelo , e onorate il saettante Figlio di Giove. Alia domanda onesta Tutti assentir : doversi il supplicante Riverire e accettar la ricca incliiesta. Ma r incliiesta dell" uom sacro al regnante Atride Agamennon giungea molesta •, Che con villan congedo il cor gli punse, E questi detti minaccioso aggiunse: 302 TRADUZIONE DEL MANCINI. Gh'io te, vecchio importun, qui non ritrovi, Ocl or t' indiigj fra le Greche tende , O rieda poi ; non forse allor ti p;iovi Poco il sacerdotal scettro , e Ic beude. Gostci franca non torna anzi clie provi Deir eta V inamabili vicende , Ai lavor feniminili in Argo volta , Da te ben lungi , e nel mio letto accolta. Va , va , non ra' irritar ; scampo ti fla Pronta partita con dolor discreto. Irapauriva il vecchio , ed obbedia , Ma bollendo di sdegno in suo segreto. Deir Ellesponto , che al ritorno e via , Prende la ripa romorosa clieto ; E lontan dalle navi e dal periglio , Gon pianto invoca di Latona il figlio. 0 tu Sminteo , che V arco argenteo pieglii , Ghe Grisa e Gilla di tue grazie hai piena , Forte in Tenedo regni , odi i miei preghi, Mira di Griee la paterna pena. S' e ver che pompa di be' serti ei spieghi Nel tempio tuo , se pingui ostie ti svena , Piendano a' Greci il suo dolor gli strali Ghe tu scocchi invisibili e mortali. Gosi prego , ned ebbe invan ricorso Al suo Nume , che surse alle vendette , E grave d' arco e di faretra il dorso , Precipito dalle paterae vette. Qual notte ei vien , sugli omeri nel corso Strepitando rimbalzan le saette. S' arresta in loco dove tutte a' guardi Le navi ha schiuse , e sottoposte ai dardi. Incocca il primo stral , libera Y arco ; Del curvo argento orribile e lo strido. Infaticabilmente e teso e scarco Pria sul docil somier , sul veltro fido. Ma del tergo divin Y amaro incarco Poi che ver Y uom volgea , folte sul lido Stan le funeree pire, e gionio c notte Assidua fiamnia i niorti corpi inghiotte. TRADUZIO-NE DEL MONTI. 3o3 Vecchio , noil far che presso a queste tende Ned or ne poscia piu ti colga io mai , Che forse nulla ti varrian le bende Ne lo scettro del Dio. Tu non vedrai Franca costei se pria non la sorprende Veccliiezza in Argo intenta alii telai , Ed alia cura del mio letto. Or parti, Ne m' irritar se salvo ami tornarti. Sbigottissi il buon veglio , ed obbediva Tosto al comando. Tacito avviosse Del risonante mar lungo la riva , E in parte andando che romita fosse Questi accenti al gran figlio della diva Ben chiomata Latona orando mosse : Nume di Crisa servator che gocli L' arco d' argento maneggiar, deh m' odi. Odimi tu, Sminteo , tu che presente L' alma Cilia proteggi e '.lai forte impero Su Tenedo : se mai divotamente A inghirlandarti V are ebbi il pensiero , Se mai di tauri e capre in sulT ardente Bragia il pingue t'otfrii, deh fanimi iutero Questo veto : gli Achei del pianto mio Pagliin , percossi da" tuoi strali , il fio. Si pregava. L' udi Febo e fremendo D' ira dal ciel spiccossi c scese al basso Col sonante alle spalle arco tremendo E il cliiuso d' oe;ni parte aureo turcasso. Mettean , sul tergo air adirato , orrendo Clangor le frecce al movere del passo. Gill calandosi a notte atra simile Piantossi a fronte dell' aclieo navile. Scocco quindi un quadreilo , ed un ronzio Terribile mando T arco d' argento. Prima i giumcnti e i veltri, indi assaho Co' mortiferi dardi a struggimcnto Le stcsse schiere : e tutto era ingombrio Di cadaveri , tutto era suavento D' ardenti roghi. Per lo campo 1' ali Nove giorni battean del Dio gli strali. 304 TR\DUZiaNE DEL MANCINI. Per 110 ve di forian di prora in prora Del Dio gli strali , e il popolo cadea , Quando , al ritorno della quinta aurora , ConvocoUo Pelide in assemblea. Spirogli in mente quel pensier la suora Di Giove e sposa , che la gente Achea Con pieta riinirava in tanti lutti, E senza guerra i suoi guerrier distrutti. Gia quelli accolti , al condottier supremo Cosi Pelide ragionar s' udia. Atride , or ben si fugge , or si , ch'' io temo ( Se qui Morte ciascun non coglie pria ) Che tosto pochi e ingloriosi avremo A dar volta e cercar d'Argo e di Ftia : Quaud' un ne perde e un altro fato a prova, E clii campo dal ferro il niorbo trova. Uora caro a' Numi interroghiamo , e santo Per viwilati altari , o cUi vicende Predir future , o chi spiegar fa vanto I sogni ( che da Giove il sogno scende ) Qual ne palesi la cagion che tanto D' ira nel cor del Faretrato accende : Se menzogneri voti, o se negletta Ara , ove indarno un' ecatombe aspetta. Poi propizio tornar come consente ; E se del fior de' nostri greggi e speme Che pago odorera P adipe ardente. S' assise ei qui con le parole estreme. Intcrprete di sogni il piu valente , Calcante allor sorgea, Testoreo seme; Che tutte cose , per virtii Febea , Presenti, andate ed avvenir sapea. TRADUZIONE DEL MONTI. 3o5 Nel decimo cliiamo di Teti il figlio L' esercito a consulta : die opportuno Per pieta degli Achei questo consiglio Gli pose in cor la veneranda Giuno , Giuno die densi andar nel fero artiglio Di morte li vedea. Raccolte in uno Le sbigottite turbe , in pie rizzosse Acliille , e al concionar diedc le niosse. Atride , or si cred' io volta daremo Di nuovo erranti alia paterna terra , Se pur netto scliivar morte potremo , Che ne struggono a un tempo e pcste e guerra. Consultiam dunque alcuno in tanto estremo O vate o sacerdote o ehi disserra II segreto de' sogni : die da Giove Anco del sogno la ragion si move. Questi ne dica perche tanta e T ira D' Apollo contra noi : se di neglette Vittime e di non resi onor s' adira , Se gradendo il nidor di capre elette E d' agnelli , cessar voglia la dira Peste vibrata dalle sue saette. Gosi detto s' assise , ed in sembiante Grave Icvossi P indovin Calcante. Di Tcstore figliuolo era costui E degli Auguri P ottimo. Le cose Che fur die sono e die saranno a lui Eran tutte prescnti e disascose : E per P arte febea die svolge i bui Futuri eventi ei d' llio alle ventose Spiagge avea scorto i Greci. Ed ora in questo Sermone il scnno suo fe' manifesto. Vuoi tn , Adiille , saper perche si fiera Del sacLtante Iddio P ira ne nuoce ? Dirollo : ma tii giura a me primiera Delia inano P aita e dclla voce. Perche tal die supremo a tiitti impera Ed Argivi ed Achivi di velocc Fianima di sdegno avvampera nel core , Se la credenza mia nou prende errore. Bibl. Ital. T. XXXVl. 20 3c6 TUAOUZIONE DEL MANCINI. E r armi Achec col sacro lunie ha scorte De' vaticinj , chc da Febo uscio , Per molto mar lino alF Iliache porte , De' Cieli amico , e cou la patria pio. Divino Achilla, disse , onde mai sorte Tant' ire sien nel saettante Iddio , Ch' io sveli imponi. I tuoi desir Calcante Kon ricusa appagar , ma ginra innante : Fa saciamento che parola ed opra Impiegherai , s' e d' uopo , in mio sostegno , Quando talun , che di noi tutti e sopra , Ben so ch' io muovo favellando a sdegno. E ua re cui punse alcun minor, se copra L'ira in quel di, pur sempre il cor n'ha pregno, E la disfoga alfin. Dunque tu pria Dichiara a' Numi se in tua guardia io sia. Parla , rispose , parla : appien siciiro Sei dal furor di scellerata mano. No, fin chMo viva (per Apollo il giuro, Non mai sulF are interrogato invano Dal vate suo Calcante , onde il futuro Ne sveli, o senso di portenti arcano ) Non osera verun ( chi Y osa muore ) Toccarti, e d'Argo profanar le prore. Temessi tu del primo Atride ancora , Del re dei re, t' aspetta egual difesa. Mendaci voti , V indovino allora , L' ira non han del Faretrato acccsa, Ne si d'Agamennon F oste addolora Per dovuta ecatombe indarno attesa ; Ma per quel Sacerdote ond' ei presume Tener la figlia al padre in onta , e al Nimie, Insanabile morbo , angoscia molta Percio ne mise , e molta ancor minaccia : Ne ritrarra la mano a puiiir volta , Anzi che ammcnda al torto egual si faccia. Da non redenta scrvitu discioka , Rieda la figlia alle paterne braccia , E seco a Crisa d' ecatombe arrivi Supplice pompa : allor sprrate , Argivi. TRADUZIDNE DEL MONTI. 307 Quanilo il piu forte col minor s' adiia , Quantunque al cominciar le ree scintille Canto rcprinia della subit' ira , Pur la si cova finche fiior sfoville Palese alia vendetta a cui sospira , E la fa plena. Or tu , divino Achille , Dinne se salvo mi farai. Lo £:;inro Gli rispose F Eroe , parfa sccnro. Qualunque ei sia disvela arditamente 11 tno segreto. Per lo Dio sovrano Che de' Fati discliindc alia tna mcntc E tu il dischiudi a noi , P ascoso arcano , Per Apollo , rae vivo e me veggente , Niun porra violenta in te la mano : No s' anco lutcndi A2;amennoa clie vanipo Mcna di soninio inipero in questo campo. Allor fc' core il buon Prole ta e disse : Ne di voti nc d' ostie oljlivione Febo adiro , nia Y onta oude 2;li alTlisse II suo sacro niinistro Agiraeiinone, Che con dura ripulsa gli disdissc Della figlia il riscatto. Alta cagione Ecco de' mali di che noi ferio E ancor ne ferira P oiicso Iddio. Nc prima dara posa al braccio irato Che si rimandi la fatal donzcUa Non redcnta ue compra al j)adre amato , Ed a Crisa spediscasi con quella Una sacra ecatombe. Allor placato Forse il Nurac vedrem che ne flagella. Tacque e s' assise. A quel parlar si feo Scuro nel volto il gran figliuol d' Atreo. E fra gli accolti eroi volgendo seco Foschi j)ensieri, dispcttoso alzossi. D' ira il cor goniio e della inente cieco o Gil ocelli rotava come bragia rossi. Torse prima in Calcaute il guardo bicco , Indi in tal fiero favellar sfreiiossi : Profeta di sciai>;ui'e , un([iia ima sola Nmi nil bclnuse il luo labbro util parola. 3o8 TRADUZIONI DEi. MANCINI. Progenie aha tFAtreo , de' duci il duce , A que' detti Ac^ainennone si leva , A cui sul volto livido traluce La nera rabbia che nel petto ardeva. SolKato foco e T una e T altra luce : Bieche a Calcante torsele , e taceva. Proruppe alfine : o non gianimai di beta , Senipre dl trista sorte a me profeta! Ognor dalle tue labbra escono accenti Ingrati , e godi predicendo guai ! Colpa ho de' nostri io sol , cadon le genti Perche Griseide al genitor negai ? Sua belta , sua vh'tu fan ch' io rammenti La sposa men: la sposa ho cara assai, Ma piu costei che i pregi agguaglia e copre Di Clitennestra , o guardi il volto o V opre. Or , poi che il braman tanto uomini e Dei , Torni ella al padre , in libertade e posta. S' io voglio salvi o se perduti i miei , Palesi vm atto che al mio cor si costa. Ma nuovo don m' apparecchiate , Achei ; Che non ne manclii io solo , or che si scosta Da me la donna che merce fu vostra ; E grande ahi quanto! Un premio egual chi mostra? O di prede non tue piu sempre ingordo Quanto piu carco ! replied Pelide. Gh' or ve n' abbian comuni io non ricordo : Quante il canipo n' ottien tante divide. Strano farem di riportarle accordo , Onde appagar Y imperioso Atride , Che il meglio elegga, e a suo desir ne scemi, Per dar loco al suo nuovo , i vecchi premi ? Lascia a Febo quel tuo : gli Argivi otrerta Ti fan di tripla e quadrupla mercede , Pel di che via lor abbia il Cielo aperta Alle niaggiori d' llio ultime prede. A te possesso , ed a me speme incerta ? L' altro ripiglia : e poi qual darti io fede .'' Tu mi/Tusinghi, Achille , e c[uesta parmi Astuzift rea. Ben Y arti unisci e Y armi. TRADUZIONK DEL MONTI. SOQ Al maligiio tuo cor sempre fu hello Preclir disastri , e V opre tue son ree Del par che i detti. Ed or sinistro augello Vai crocidando fra Ic squadre achee Che il lutto del pestifero flagello Di clie Apollo le tiede , a me si dee , Perclie francar di Crise la fanciuUa Negai teiiendo il prczzo otrerto a nulla. E certo averla a me volea piu cara Che GUtennestra mia , cui vergiuella Sposa condussi : perocche di rara Forma di corpo e di sembianza bella E della mente in tutte arti preclara Di Minerva , non e questa donzella Punto minor. Ma , tale ancora , io sceglio die renduta ella sia se questo e il meglio. Che salvo il popol mio , non morto io bramo. Ma pronto agguaglio m apprestate or vui : Che di premio lasciar spogliato e gramo Me solo fora ontoso a tutti nui , Poiche vedete il guiderdon ch' io chiamo Debitamente mio farsi d' altrui. Tacque cio detto ; e di Peleo la prole Di rimando a lui fe' queste parole : Oh d' avarizia al par che di grandezza Famoso Atride , di che premio o dono Vuoi ti sia liberal 1' Achea larghezza ? Le spoglie poste in comun serbo 'u sono ? Delle vinte cittii fu la ricchezzq Tutta divisa , e non mi sembra or buono Chiamar le schiere in mezzo a radunarti La gia partita preda a nuove parti. Ma tu costei al Dio rimanda , e noi Maggior tre volte e quattro a te daremo II compenso , se un di T alta de' Troi Citta , Giove assenziente , espugneremo. E a lui PAtride : Achillc , i detti tuoi Non mi fan gabbo , ne sperar si scemo D' accorgimento Agamennon che scenda Nellc tue trame e al tuo voler s' arrenda. 3lO TrxXDUZIONE DEL MANCINI. Ma visfo inganno e vinto , e me cli spcne Non ]>asci tn. Perohe la donna io renda , Assicurarnii un piuidcrdon convienc Nuovo , clic al piTo io delF autico ascenda : Qual poi icdeli apjiorterete, o viene Agamennone istesso alia tua tcnda , O d'Ajacc T o d' Ulisse , ov'' im consegna De' yostri a forza ; e quel clie puo ne segua. Ma or private a pubblico pensiero Ceda T e d'Atride dilleriani le cose. Tosto al padre Criseide , al ISlume arciero Navis>;lii il don clie fargli il vate impose, E cura tal sovr' uomo alcuii d' impero , Ajace , Ulisse, Idomcneo ripose, O sovra a te , Pelide , e bramo innanzi D' o^n' altro te , clie tutti ia o-rido avanzi. Cui rispose Y Eroe , guatandol bieco : Anima invereconda , anima astuta In tuo pro solamente! a te qual Greco Obbedienza ancor crede dovuta ? S' ei non ha cor di servo , irne piu teco In pn2;ne o in correrie chi non rifiuta ? In iitil tuo ! Me certo alcun non tragge Con Troja sdegno alle Trojane spiagge. Ne di Teucre rapine io mi querelo , Clie di guerriera o di laniita greggia Scemi m' abbiano i campi , e ramo o stelo A Ftia divelto , ov' liommi e patria e reggia. Fra Troja e Ftia molte montagiie in cielo Perdon le fronti , e molto mare ondeggia. Sol , sfacciato ladron , sol la tua guida Tutti seguiam perclie n' esulti e rida. Grecia i torti sentia del tuo germano , Ed adirossi al tuo fraterno sdegno. Stolta! che da te cura attende invano, O di riconoscente anima un segno. Anzi c[uel don, clie gia non die tua mano , Ma, di Concorde gratitudin pegno. Da' custoditi Greci ebbe Pelide , Vuoi tormi , e preniia con rapine Atridc. TRADUZIONE DEL MONTI. 3 I t Dunque terrai tu la tna scliiava , e io privo Delia niia rimarronimi ? E mi s' impera Che sia renduta ? II si.i : ma il campo achivo Don mi faccia (F nn altra pri^ioniera Pari a qiiesta di pregio. E s' ei fia schivo Di darla e far mia giusta voglia intera, Verronne io stesso rapitor di quella , Sia d' Ulisse o d'Ajace essa 1' ancella : O pur anco alia tua daro di piglio ; E fremera di vano adii'amento Que2;li a cui drizzerommi. Ma consiglio Terrem di questo in altro parlamento. Or si spinga nel mar ratto un naviglio Con remiganti esperti , e colle cento Vittime ; e bella in suo pudor la stessa Briseide v' ascenda al Dio concessa. E ne sia duce alcun de' primi , o Ajace O Ulisse o il re di Creta oppur tu stesso Tremendissimo Achille, onde a noi pace II sagrificio impetri a te commesso. Invereconda , astuta alma vorace , Torvo Achille rispose , in un consesso Tanto cV eroi clii tia che alT insolenza Del tuo comando presti obbedienza ? Chi fia che perigliar voglia a' tuoi ceuni In agguati la vita o in pien conflitto ? Per odio de' Trojani io qua non venni A pugnar , ch' ei non hanno in me delitto. Di destrier , ne di mandre io non sostenni Per lor rapina alcuna. Essi scoufitto Non m' han di biade il suol della feconda Ftia che di messi d' ogni guisa abbonda. Perocche n' e frapposto alto un burrato Di molti gioghi ombrosi e il mar sonoro. Ma sol per tuo profitto , o svergognato , Solo pel vilipeso tuo decoro , Solo per vendicar deir oltraggiato Tuo fratello V onor , senza dimoro Qua ti seguimmo : c tu d' cute villane Ne ricaugi cosi , ccilb di cane .'' 3ia TRADUZIONE DEL MANCINI. Chi pill torra di noi , quale avro parte Dopo il conquisto ne' tesor Trojani? Ben delle sangiiinose opre di Marte II piii senipre si fa per queste mani : Ma se la preda fra i guerrier si parte , Tu scegli , e lieto di merce rimani Che del mio don tanto maggior si vede Quanto la tua virtute alia mia cede. Dunque tornisi a Ftia , che troppo e diiolo La tua servir , non la fortuna Achea , Con guiderdon di torti. In corso , a volo Va , se ti piace , va , V altro dicea. Tanto t' aflretta che non creda un solo De' niiei clie tardo col pregar ti fea. Restan meco inliniti a darnii prove D' onoranza , d' affetto ; e primo Giove. Odio te T sempre ribellante al duce , Motor di risse e di tumulti eterno. Se in te bellico onor sommo riluce , Troppo vanto ne fai, dono e superno. Va pur con quanti il cenno tuo conduce , E a Ftia comanda nel confin paterno. Non te desio , non temo : abbine esempio Da tal minaccia, che ben tosto adempio. Poi ch' e voler d'ApolUne cli' io ceda L' ancella , al Dio sdegnato io 1' abbandono. Ma quella in cambio diverra mia preda , Che tu sortisti dagli Argivi in dono. Torro Briseide io stesso , onde si veda Quanto d'Achille piu possente io sono , Tu meglio ed altri a riverire impari Chi qui non vede ne maggior ne pari. TRADUZIONE DEL MONTI. 5l3 E a me stesso rapir minacci -altero De' miei sudori bellicosi il frutto , II dono degli Achei ? Ned io gia spero Pari al tuo conseguirlo , Ilio distrutto. Che deir aspre l^attaglie a me per vero II maggior carco si concede al tutto , Ma quando poscia della preda opima Si pon mano alle parti e tua la prima. E poca e vile al paragon la mia Di cui m' e forza dal pngnar gia lasso Tornar pago a mie navi. Or dunque a Ftia A Ftia si Volga risoliito il passo ; Che a miei lari tornar meglio ne fia Che qui restarmi. Non farai tu ammasso Di ricchezze tu no s' io t' abbandono Disonorato e orrendo ad ogni buono. Fuggi dunque , riprese il grande Atride , Fuggi pur se t' aggrada. Io non ti chieggio Di restarti, Ben altro a me si asside Di magnanimi duci almo corteggio. Deir onor che ci niej^a il Her Pelide Faran questi tributo al nostro seggio , E onor daranne il giusto Giove in prima Che i monarchi governa e li sublima. Di quanti nudre ei re te pria detesto , Te che ognor i-isse agogni e stragi e guerra. Se fortissimo sei dono fu questo De' Numi. Oca \a, , riedi alia patria terra , Fa de' tuoi prodi e di tue navi appresto , Va , ripeto : nessun la via ti serra : Ai Mirmidoni inipera : io della stolta Tua nimista mi rido. Anzi n\ ascolta. Poi che Apolline a me la desiata Figlia di Crise invola , al Dio si ceda. Da' miei fidi in mia nave accompagnata Parta , e mi sia compenso un' altra preda , Briseide. In tue tende a te strappata Da me stesso fia questa onde t' avveda Quant' io t' avanzi di possanza e apprenda A paventarmi chi eguagliarmi intenda. 3 14 TRADUZIONE DEL MANCINI. Tacque , e a Pelide nelF indoniit"' alma Gran (log,lia sccse , c dubbio aspro levosse , Dalla ragion , che- non cedea la palma , Nato , e dair ire or trattenute , or niosse : Se la tempesta interiore in calma Ripor niC2;l' era, o a lui piu uobil fosse Fra le sconvoke turbe alia sua spada Fino al petto d'Atride aprir la strada. E gia gia la traea , qaando dal cielo , A freiiar nelF eroe F ira che vinse , Giiingea Minerva , cui V amore e il zelo , Egual per ambi , di Giunon la spinse. A lui palcse, agli altri avvolta in velo Di nebbia veune , e il biondo crin gli strinse Colla gran man da tergo. Egli rivolto La Dea ravvisa a' fnlgid' occlii e al volto. A che vieni , o gran Dea ? d'Atride i torti Forse a mirar ? meravigliato ei grida : E qual snbita pena anco ne porti , Come un superbo il proprio orgoglio uccida ? Cui la Diva: turbato a ricomporti Id vegno : incarco che Giunon m' aflida. Cari siete amendne , ne piu che F uno L' altro , al cor di IMinerva , al cor di Giuno. Tempra il furor , nel fodero F acciaro Nascondi , e nulla , o sol co' detti offendi. S' ei la minaccia adenipira , tu caro L' abbi , e tranquillo il tuo trionfo attendi : Tal compenso di doni al torto avaro , Che tre fiate e qnattro ancor F eniendi , Umiliando i guai F anima altera : Sii saggio , Achille , obbediente , e spera. TRADUZIONE DEL MONTI. 3l5 A parole di tanta onta e dispetto D' aUissimo furore arse il Pelide. Doppio un pensicro ncl velloso petto Gli tenzoiia , e la mcntc in due divide •, Se la calca , col brando in pugno stretto , Impctuoso ronipa ed airAtride Tutto il cacci nel iianco , o se dell' alma Freni la foga e ponga 1' ire in calma. Fra la ragione incerto ed il furore Ondeggiando il pensiero , la man corse Sovra la spada , e la traea gia fuore , Quando ratta dal ciel Minerva accorse Spedita da Giunone a cui nel core Per entrambi egual cura e amor ricorse. A tutti occulta e a lui solo palese Gli venne a tergo e pel crin biondo il prese. Si scosse , si rivolse e di presente Riconosciuta Achille ebbe la Dea All'azznrra pupilla rilucente Che vivi di terror lampi mettea. Sbigottissi ei da prima , indi fremente Queste alate parole a lei volgea : Tremenda liglia dellEgioco Giove , Qual cagione a venir qiiaggiu ti move? Forse a veder qual fammi oltraggio indegno Cotesto Atride in rapinar sol forte ? lo tel protesto , e andran miei detti al segno , Ei col suo superbir cerca la morte E morte trovera. Chetati , io vegno , Dal ciel, la Dea rispose , e ricomporte GT irati spirti in pace ( se pur fia Che m' obbedisca ) e Giuno a te m' invia : Giuno che nudrc egnal per ambo in seno Cura ed amore. Or via , doma V accesa Bile e il brando non trarre: nondimeno Fa di parole a tuo piacer contesa. Io tel predico , e il mio predir fia pieno ; Tempo verra che delT ingiusta olFesa Ti f iran tripla emeada eietti doni ; Or n oljjjedisci cd il furor dcponi. St6 TRADUZrONK DEL MANCINI. Uopo e , Dee , venerar vostio comando , Rispose , e benche il sen V ira mi rode , Porne vendetta e sue hisin2;lie in bando : Chi si soninietto al Cielo il Ciel poi V ode. Spinge in cio dir nella gnaina il brando: Tanto pote V Oliinpica custode ; Che ritorno contenta entro a' giulivi Di Giove alberghl , c si niischio fra' Divi. Ma , s' ei fieno la destra , il labbro innante Scorre , e non ha per gli odj onta chc basti. O ebro, al re grido , cane al sembiante, E cervo al cor ! Qnai son d'Atride i fasti ? Qual mai di tante aperte imprese , e tante Insidiose secondarne osasti ? Morte il pugnar ti semlira , e non si temi Di chi franco parlo togliere i preini. Che il poter t' assicnra , e in questa arena Vincendo ne sudor ne sangue spandi. Re die i soggetti si divora e pena Non ha: gente si vil n' ode i comandi 1 Tua misura altrimenti era gia piena , Questo de' tuoi V estremo atti nefandi. Ma il giuraniento mio fra i giuramenti Grande , solenne , irrevocabil senti. Per questo scettro il fo , die sostenuto Da' rettor degli Acliei , le liti ammorza , Mantiene i dritti , e il cittadin fa miito Anzi alia legge die da Giove ha forza. Com' egli e ver die poi che il rame acuto Rapi le fronde a lui , rase la scorza , E una volta e' lascio nelle foreste II tronco suo , pin foglia o fior non veste : Contristera gli abbandoiiati Argivi D' Achille iuntil brama , e pentimcnto Tu presto avrai , perch' ogni onor rapivi Al prinio in essi ; e immenso in cor tormento , Quando vedrai monti di strage , e rivi Di cittpdino sangne , e a cento a cento Sotto air asta cader dell' omicida Ettore i forti , e malcdir lor guida. TRADUZIONE DEL MONTI. 3l7 E Achilla a lei: M' e forza, ancor che amaro Sdegno mi roda , seguitar contento II voler vostro, o Dive. Ai Numi e caro L' uom che ai Numi sonmiette il suo talento. Disse , e premendo del suo grande acciaro Con violenta man V eisa d' argento Nel fodero il respinse , al prepotente Consiglio di Minerva obbedjente. Mentre avvien che di Giove alle dimore Fra gli altri Sempiterni ella risaglia , Achilla in cui lo sdeo^no ancor non muore Contra TAtride in detti aspri si scaglia : Briaco ! cane agli occhi ! e cervo al core ! Tu non osi mai dentro alia battaglia Dar colla turba , ne in agguato porte Co' piu animosi-, che a te questo e morte. MegUo e lontano dal fragor de' brandi A clii nel campo acheo si pigli ardire Di contraddirti , con soprusi infandi Gli avuti doni in securta rapire. Ma se questa non fosse a cui comandi Codarda gente , tu codardo Sire Divorator de' tuoi no non saresti E r ultima dell'onte or fatta avresti. Ma ben t' annunzio , e ne fo giuro al cielo Per questo scettro che non puo il montano Ramiticar piu mai tronco suo stelo , Ne mai ripullular , dacche silvano Ferro gli tolse della scorza il velo, Ed or strumento e di giustizia in mano De'regi Achei che posti a guardia furo Delle leggi , per questo al ciel fo giuro ; E Sacramento il tieni inviolato. Stagion verra che negli Achei si svegli Desio d' Achille , e tu dalf indomato Ettor camparli non potrni quand' egli Ne fara scempio. AUor dilacerato Dalla rabbia, e le mani entro i capegli , Piangerai d' aver fatto in tuo dannaggio Al piu forte de' Crcci uii tanto oltraggto. 3l8 TlUnUZIONK DEL MANCINI. Dissc e scaglio lo sccttro al suolo , c corse Quel pei^iio d' ira per T inimoiida sabbia. Infurionne Atride , e ad iaterporse Frettoloso fra T una e T altra rabbia, De' Pilj r orator Nestore sorse , A cni parole dilVondcaii le labbia , Come fiume volubili , c soavi Pin che di biondo mel liquidi favi. Ei de' mortali rinnovarsi appieno Veduta avea la stirpe , e riveduta •, Due volte a liii della sua Pilo ia seno Dalla cuna alia tomba omai vcnuta ; Ed or tenea de' terzi Pilj il freno Col verde senno delP eta canuta. Or si , diceva , or si nostre contrade Da' Frigii lidi acerbo lutto invade. Ben oggi Priamo , e del Re Priamo i figli , E Troja intera avria gioje infinite , Se voi , nelle guerriere arti e perigli Primi fra noi , vedesse in tanta lite. Ma del canuto Nestore i consigli , Che tanto voi d' etade avanza , udite. Con piu valenti eroi vissi ne' belli Vetusti di , ne mi spregiavan quelli. Non io piu vidi , ne veder piu spero Uomini qvial Piritoo , e il re Driante , E Polifemo , sovruman guerriero , E da' Numi Tcseo nulla distante , Ed Essadio e Ceneo. Forti davvero Eran costoro ; che in battaglia innante Stare a gente fortissima li vidi, A' gran Centauri , e fame orrendi eccidi. Con quelli un tempo conversai fra Parmi; Di lor P ultimo fui , ma P uno anch' io , E seco lor divisi opre di carmi Etcrni degne , e che non copre oblio. Verun possente ad affrontar qui parmi Quel che allora atterrava il braccio mio. E biondo consiglier (luc' prischi eroi l\r udian : canuto m' ascoltate or voi. TRAnUZIONE DEL MOlSfTI. 3l( Disse , e lo scettro tutto chiovi d' oro Al suol gittato si rassise. Ardea Di nuova izza il gran re , quando tra loro Nestor de' Pilj T orator sorgea , Dal cui labbro del dir Y aiireo tesoro Pill che rivo di mel dolce scorrea. Di parlanti con Ini nati e cresciuti Ei gia due tempi in Pilo avea veduti; E regnava sul terzo. Or egli in qiiesta Guisa allor prese a favellar prudente : Numi ! Quanto agli Achei lutto s' appresta ! E quanta a Priamo gioja e alia sua gente! Quando lor fia la lite nianifesta Di voi che tutti e di forza e di raente Antecedete. Deh mi date amico Orecchio , che di voi son io piu antico : E con eroi pur io vissi ed usai Di voi piu prodi, e non fui loro a vile. Ned altri tali io vidi unqua , ne niai Riveder spero di valor gentile , Quale mi Driante re , quale trovai Piritoo , Ceneo , Esadio , e quel simile Ai celesti Teseo , e quel supremo De' guerrieri Lapiti Polifenio. Alnie piu forti non niidria la terra, E forti essendo commettean co' forti Montanari Centauri orrida guerra, E immani di quei mostri eran le morti. Dal conlin che il paese Apio rinserra Partendomi e da Pilo a' lor conforti Con questi io spesso a conyersar n' andava, E secondo mie forze anch' io pugnava. Ma de' presenti nessun uoni , quantunque Valoroso , tener potria lor fronte. Pur davan essi ascolto al niio qualunque Detto con vo2;lie obbedienti e pronte, E voi pur anco m' obbedite adunque , Che r obbedirmi or giova-, e fine alP onte. Dell tu , comunque sii posseute , o Sire , Non volar la fanciulla a lui rapire. 3aO TUADUZIONE DEL MANCINI. DAcliille il dono Agamcuuoa rispetta : Tu cjuello etl io con tutto il cainpo feci. De' Greci al capo inaatener s' aspctta Inviolato il giiiderdon de' Greci. Nc , Achillc , tu vituperar chi delta Leggi, e di Giove qui sostien le veci. La niacsta del sommo irnperio vedi In lui , questa gli onora , a qucsta cedi. Se r un pill vale in armi , arma piu schiere L' altro ; se tu di genitrice Dea , Ei va superbo del sovran potere ; Grecia inonarca de' monarchi il tea. Ma chi pregio ha per noi di squadre intcre , La gran colonna delV impresa Achea , Non irritarne, Atride. Al ben di mille Posponi un' onta , o trova un altro Achilla. Ve^chio , rispose Atride , util ritegno N' iuiponi , e in modi ne riprendi onesti. Ma vuol col fero suo torbido ingegno Occupar tutto e tutto imprender questi , Tutti al suo cenno servi. Un freno io sdegno Tener die soli i mansueti arresti. Forsc col dargli iusuperabil mano Gli die liccnza Iddio d' esser villano ? Cui si Pelide furibondo a mezzo Di sue parole interrompea : cert' io Fora a ragione uom vil , ne d' alcun prezzo Al inondo dctto , s' ogni tuo desio Fessi mia Icgge : a prefcrire avvezzo Nou sono , il sai , V altrui talento al mio. Gouianda a questi , a me non piu. Te prime E me secondo , ordine iniquo io stimo. Or di Briseide chi vorra mi privi , CIV io civil guerra per colei non desto. Fu vostro don , vel ripigliate Argivi i Ma che rimanga inviolato il resto. Sii via corri al mio legno , e tenta quivi Nuove rapine , o quel t' aggradi o questo ; Perche se V hai si vcda , e come stille Del sangue alto d'Atreo V asta d'7\chille. Qui sorser anibo, e la tcnzon dci detti, ecc. TRADUZIONE DEL MONTI. 3a l' Dea,li Achei la fancmlla e dono eletto E prcmio di strdor sparso in battaglia. Abbi dnnque , Sigiior , abbi rispetto A tutto il campo , e il suo voler prevaglia. E til , grantle guerrier , non dar di petto A iin re cui iiuUo di grandezza eguaglia, A uii re cui Giove di tal gloria crebbe Ch' uoni scettrato la pari uiujiia non ebbe. Se generato d' una Diva niadre Tu lui vinci di forza , egli di regno Te vince , o figlio , c imperador di squadre riu numerose piu d' ouore e degno. Dell calnia, Atride, ( io son clie prego, io padre A te pure d' amor ) calma il tiio sdegno : Pensa clie Acliille in cosi forte inipresa E di noi tutti principal difesa. Tu rettissimo parli , o vcnerando Canuto scnno , ( Aganicunon ripiglia ). Ma cotcstui presume alto montando Sovercliiar tutti , tenei' tutti in briglia , Tutti gravar del suo duro comando. Ed io il patir ? Ragion iiol mi consiglia. Se il fecero gli Dei giierriero invitto Gli dier fors' anco delT ino;iurie il dritto ? Taglio quel dire Acliille c gli rispose : Meritamente un timido un vigliacco Detto sarei , potendo in tutte cose Soffrir d' averti a mio signor Io smacco. Col vento di tue boric imperiose Altrui comanda , non a me gia stracco Deir obbedirti : e alF ultimo ben questo Ti serra nella mente alto protesto. Per la fanciulla a me gia data c or tolta Iniquamcnte ne con tc vogV io Ne con altri pugnar. Ma delF accolta Tutt' altra preda nel navilio mio , Di (piesta a forza la seconda volta Non mi sarai tu no ladro per Dio. Vieni alia prova , e in sulla prima mossa Farai mia lancia del tuo sangue rossa. Con questa di parole aspra contesa , ccc. ai 623. Memorie della realc Accademia delle scienze di To- rino. Tomo XXVII. — Torino^ i823, dalla stam- peria reale , in 4." ( Continuazione. V, questo po- lurne , p. a 1 1 ). V, ENENDO alle Memorie per esteso contenute nel volume, di quelle sole parleremo per ora, che con- cernono le scienze morali , storiche e filologiche". La prima consiste in alcune lezioni del cav. Lodovico Sauli d' Igliauo intorno al Cavaliere Errante , romanzo di Tomrnaso III marcliese di Saluzzo : di questo conservasi un codice nella R. Biblioteca di Torino clie r autore descrive , premettendo alcune notizie intorno la persona di Tomrnaso non solo, ma anche la discendenza di quelF illustre famiglia. 11 romanzo e scritto parte in prosa , parte in versi , in lingua francese su la fine del secolo XIV ; esso altro non e se non che vin viaggio immaginario ed allegorico iiei regni di Amore , di Fortuna e di una donna di buon consiglio , detta Conoscenza. Si descrive in esso una bella signora, che incontrando nella primavera un giovane cacciatore, lo esorta ad abbandonare quel puerile trattenimento, e lo guida alia corte di Amore, alhnche sia fatto cavaliere. Egli ottiene queironore, non senza essersi da prima confessato ; e spinto dalla donna alia gloria ed a cercare avventure , scorre lungo tratto di paese, non senza passare in un con- vento di frati, donde lo iiae Beau Regard ^ e (\nmAi viene accompagnato da Esperance e da Travaille che gli serve di scudiero. S' innamora di bellissima don- zella, ma altro cavaliere errante che si era con esso accompagnato, gliela toglie, e dolente lo lascia. Nel cexcare la sua donna rimane incantato in Pagania , liberato viene dope varj accidenti da Sophar fratello di Palamede , e coir amante si ricongiugne. Vede in quel frattempo la guerra accesa tra gli amanti ed i gelosi , perche Amore sentenziato aveva, che la MEMOIUE DELLA U. ACCAR. Til TORINO. 323 moglie di vecchio marito rimanere dovesse con gio- vinetto amante; di quella guerra sono spettatrici le pill celebri c piu belle donne dei tempi aiitichi e dei romaneschi. S' introduce in questo luogo Y epi- sodio di Adelasia e di Aleramc. 11 cavaliere e spe- dito al canipo dei gelosi , ma scoperto e dato in custodia ai clierici, dai quali a prezzo d' oro ottiene la sna liberta, e il poeta si fa qiiindi strada ad una digressione contra la simonia. vSi propone una mo- nomachia tra un geloso ed un campione della corte di" Amove ^ e qnesto vittorioso, si trova essere Palamede. Annojata la corte di Amore d;\lla pace e dalle fesite , la dea di Amorc passa coUe piu belle donne a visitare Alessandro inferrao nelle sue tende in mezzo ai primi eroi ed alle donne piu celebri dei suoi tempi , e da esso ode la narrazione delle sue vicende. Segue un esercizio di domande e di rispo- ste di Amore , assai coniune tra i romanzieri ; e mentre la dea si reca alia caccia, la donna del Ga- I valiere Errante si smarrisce. llecasi egli quindi net campo dei gelosi, e qui Tautore fa una digressione sovra le quattro parti del inondo e il paradiso ler- restre. Si sciolgono tanto il canipo de' gelosi, quanto la corte di Amore , e il Cavaliere viene condotto in casa di Ragione il filosofo , clie dolore gli arreca , liberamente sparlando deirincostanza fcmminile. Parte dunque di la il Cavaliere, e per via altro ne incontra, die gli spiega le leggi intorno al duello stabilitc da Filippo il Bcllo; si avvia quindi verso il palazzo di Fortuna con clie termina la prima parte del romanzo. Ginnto all'albergo di Fortuna^ osserva il Cavaliere il trono e i sedili , ode i lamenti dei principi e delle rcgine , non meno clie i dccreti di quella volubile deita. Parlano Pantasilea e Giovanna di Napoli, quindi un Papa sotto il nome di Apostolo di Roma , papa Grcgorio^ poi Agamomone, Cesare , Ettorc^ Alessan- I dro il Grande , Nabuccodonosor , Ginda Macabeo , Mitridate , Arta re di Bretagna, Claras Lyndois, uno degli eroi dclla tavola rotonda , Faraone d' Egitto , 324 MEMOniE DELLA IIF.AI.E AOOADIiMIA Ncrone ^ Attila , Crass o , Marsillo di Spa<>;na , An- (Ironico tli Costautinopoli, Flllppo il Bello , Amurat /, Leone tli Armenia, il coiite cli Savoja, Pompeo , Toni- viaso (li Savoja , il priiicipe tli Galles , il coiite di I'iandra, il tinea di C)ster)cclie, il tluca tli Biabante, il tluca di Oileaus , il duca di Atene , Manfredo di Saliizzo , Secondoto tli Monfeirato , Glovaiuil conte di Arniagnacco e Gnido della Torre. Non sara di- scaro il lcp;gere tradotte dalForiginale le parlate di Barnabo Visconte e del Torriano. II primo dice ; « Son Barnabo^ che. ebbi a sostener tante guerre 3) contra a Papi e Imperatori , e contro tanti altri 5) principi , e tjuando me ne stava in riposo fra gli 3) agi, fui gettato a terra. » II secondo: « lo sono » Quido della Torre , capo di parte Guelfa in Loni- » bardia , e governai in nome deir imperatore la 5> citta di Milano. Fui sconsi^liato nel lasciarmi in- » durre dalle suggestioni de' miei nemici a prentlere » le armi contra l imperatore. Credeva che i miei » consiglieri facessero lo stesso. Allora i miei nemici » andarono a dire air imperatore, che si veramente y> io e la parte mia stavamo in armi contra di lui. y> Tutto atl mi tratto si scagliarono sopra di noi etl » allora fui cacciato tla Milano. » Tra gli uomini e le tlonne tlella storia favolosa etl antica , confusi con gli eroi tlei romanzi e della storia motlerna , situati su le sedie di Slcurezza e di Gj'azia, veji^onsi Saladino, Odoardo III re d'ln- ghilterra , Lodovico re d' Ungheria , Renieri di Gi- nevra , un Delfino di Vienna ed Ungaro Malatesta. L' autore della Memoria ha riferito tutte le parlate o gli articoli relativi a tpie' personaggi , corrcdan- doli di note erutlite. Su le prime stavano anchc Florimonte e Bovo di Antona , e Riccardo Cuor dl Lione. Sotto alia setle di Qrazia era la sede di Genova, occupata con va- lore da im uomo nscito dal flmgo , che poi cacciato a terra dalla Fortuna , risorse piu gagliardo di prima e la sede reciipero, nel che chiaramente indicate si DELLE SCIENZE DI TORINO. SsS vede Aiitonlotto Adorno. Scliiva il Cavalieic quel seggio pericoloso, e trovasi vicino al trouo di Far- tuna , alia quale parlano i messaggieri deirAnticristo. Di la scostandosi incoutra Amcdeo conte di Savoia , il quale pure della Fortuna lagnavasi. Trova poi Giacomo di Rlorea , clie lungamente gli ragiona dei fatti d' Italia, e specialmentc dell« viceude di Fede- rico marcliese di Saluzzo , e in alcuni seggi di minor conto vede Bcrtrando du Giiescliii, Giovanni Aguto, celebre condottiero d'arnii in Italia, Giovanni d'Azzo degli Ubaldini ; e lo scrittore della Memoria colla scorta del 3Iuratori, lungamente ragiona dei fatti di que' condottieri. Esce fmalmeiite il Cavaliere Errante dal palagio di Fortuna , mitigato avendo col pensiero della ca- duta di tanti principi il dolore della donna smarrita ; e per via racconta al suo scudiero V istoria di Xa- rados e della bella Guynier. Inoontra il messaggiero di Fortuna, die gli narra il radimamento di tutti i principi della terra in quella corte, e passa per i campi fertili della Lombardia , ridenti per ricclie messi. Trova poi donna di altissimo aspetto oppressa da profondo dolore, ed egli le offre il braccio e la mano per restituirle la pace, ma e ringraziato del- TofFerta, e ignoto gli rimane il di lei nome. Scuo- pre egli quindi in ima vasta pianura tutti i principi convocati dalla Fortuna. Vedendo il Cavaliere clie i principi si dispongono a partire , passa alia cella di an santo eremita , il quale ricusa di confortarlo col presagirgli il futuro ^ se provvisto non veniva di molta Coscienza. Parte adunque desolato , e trovando in cammino Amedeo principe della Morea , lo scongiura di dar2;li Co- scienza , il principe pero prega i suoi baroui di dar- gliene quel poco die ciascuuo avesse ; e tutti ri- spondono, die non ne tenevano , perclie in un quarto d' ora di consiglio col principe stesso , tutta quella Coscienza pcrdevano , che avessero potuto animas- sare entro un anno. Torna il Cavaliere dal roinito. 3a6 MBMORIE r>ELL\ KEALR AOOADEMIV ne alcuna notizia ottenere potendo , peiclic privo di Coscieiiza , gli chiede il suo parere intorno ai principi clie alia corfe di Fortuna accorrevano : so- spira il vecchio e dice soltanto clie in essi era poca virtii. Raggiugne quiiuli il Cavaliere i principi , e dopo tie giorni di viaggio vedc nel qnaito ordinate con poni[)a solennc le scliierc. Segnono i fatti di varj signori di Saluzzo , e all' ingresso deir albergo di Fortuna avviene sanguinosa battaglia tra il capi- tano della guardia e Carlo re di Francia, clie viene balzato di sella. Continua la storia di Amedeo principe di Morea ; ma il Cavaliere , non trovando conforto al suo dolore, parte , e in camniino trova una citta ove tenevasi grandissima fiera , e vede una gara insorta tra i sensaii di varie mercatanzie sopra la nobilth del loro niestiere , nella quale gara otten- gono la palma i maestri di musica e di ballo. Dopo essersi fermato alquanto ad un castello, giugne alia cella di altro romito, e poscia trova un valletto ve- gnente da Milano, che gli narra le feste celebrate per la creazione di Galeazzo Visconti a vicario imperiale in Lombardia, nelle quali vincitori uscirono Quglielmo e Teodoro di Monferrato , e Galeazzo di Mantova. Ecco tinalmente il Cavaliere air albergo della Co- noscenza, e in essa ravvisa quella donna medesima, alia quale oIFerto aveva il braccio , e clie rimasta gli era incognita. Cola ode la messa e si confessa; poi vede schierata innanzi a se la famiglia della dea coniposta delle virtu teologali e cardinali ; la dea stessa gli tiene un discorso sopra la vanita delle cose mondane , e la solidita delle celesti ; e il ro- nianzo iinisce con un ringraziamento clie il Cava- liere fa a Die di averlo fatto abbattere in donna di cosi alto sapere. Segue la Dissertazione seconda della patrla di Cri- stoforo Colombo del conte Qian Francesco Qaleani Napione di Coconato , stesa in risposta a coloro che impugnata avevano V opinione da esso emessa nel suo primo lavoro. Ad ognuno c noto che egli DELLE SOIKNZE DI TORINO. 327 attribuiva airimmortale Cristoforo Colombo rorigine Monferiina, e clic contra quest' opinione levaronsi i signori SerrUy Carena, Piaggio , \\ Fjcmzoiie, Geno- vesi, i\ Bianchl nelle sue Osservazioni sul clima della Liguria , e il P. Spotorno , noa che il cav. Luigi Bossi nella sua Vita di Colombo^ il quale pero solo indirettamente impugno la tesi del Napione. Passeremo oltre al § i.° , contenente a lungo le ragioni che hanno mosso Y autore a dettare questa seconda dissertazione intorno alia patria di CoZomio : le principali sono , come egli accenna , la scoperta di nuovi documenti e la necessita di combattere i suoi chiarissimi oppositori. II § 2.° versa su la qui- stione , quale considerare si debba per vera patria di una determinata persona. E in questa distinguonsi accuratamente la patria originaria , e quella che si acquista per ragione di domicilio: prova quindi 1' au- tore nel 3.*^, o piuttosto si sforza di provare che il dirsi genovese il Colombo da parecchi storici, non si oppone alP asserzione di chi sostiene esser egli Monferrino. Contiene il 4.° le deposizioni giurate e giudiziali di testimonj , dalle quali risulta , quale sia la vera patria di Colombo ; nel 5.° si sciolgono le difficolta degli avversarj , e nel 6.° si espone Fagna- zione di Cristoforo Colombo coi signori di Guccaro , come ammessa e riconosciuta per pienamente pro- vata dai collitigauti pel maggiorasco da lui instituito. Si aggiungono nel § 7.° alcune osservazioni intorno le storie di don Ferdinando Colombo^ ed un esame delle vicende delF originale e dclle varie edizioni della traduzione italiana ; e nelF 8.° nuove osserva- zioni intorno ad alcune obbiezioni, e la conclusiouc della dissertazione. Non vi avra certamente persona che non riconosca in questo scritto una squisita eru- dizione ; e se ancora la recente pubblicazione del Codice diplomatico Colombiano potesse infievolire le ragioni dal Napione addotte, d'uopo sarebbe T am- mettere che una cattiva causa non I'u mai con tanta dottrina e tanto sforzo d' iugcgno sosteauta. 328 MEMOniE OELL.V REALE ACCAT)EMT\ Segue nel volume V Elogio storico del contc Giu-' seppe de Maistre, scritto dal sig. Raymond. Trovasi quindi una dotta Iczione del prof. Amedeo Feyron intorno al comando militare 0E26E TA OIIAA , a scrivcrc la (juale venne indotto dal vedere uella storia di Tncidide , clie cj^li ti'aslata , la frase mili- tare ridetr^ai ra 07t2,a dichiarata in moke e tutte diverse, anzi contrarie nianiere, cioc atiem l/istniere , castra metari, castra munire , obsidcre, armatum con- sistere , in armis consistere jubere , anna urdine col- locarc, ed altre ancora piu strane. 11 Peyron s[negA la frase anzidetta ainii in terra , riposo , e la sua spiegazione conferma con molti esempj , tratti dai classici greci con grandissima erudizione. 11 cav. Giulio Cordero di S. Quintino si presenta con tre Iczioni de' niarnii lanesi. Ragiona egli su le vicende e su T uso dei niarmi lunesi tanto presso gli antichi , come- ne' secoli di mezzo ; e venendo air eta moderne , espone alcune cose sopra un nuovo marmo statuario bellissimo dei monti di Luni , sco- perto di recente presso Seravezza nel capitanato di Pietrasanta. Versa la prima lezione su i marmi lu- nesi del Monte Altissimo presso Seravezza medesima; la seconda su V uso de' marmi lunesi presso gli an- tichi romani ; nella terza si propone di esaminare quale sia stato V uso di que' marmi ne' secoli di mezzo, Nella seconda di quelle lezioni principalmcnte non si puo clie ammirare la copia delle erudite ri- cerohe die V autore ha fatto su le memorie , die di que' marmi ne' classici Uitini si conservano. In altra Memoria il conte Quleani Napione da la notizia di an' opera poetica pastorale di Girolamo Eritonio , vissuto a' tempi di Leone X, e faniiliare dei poeti di quell eta , e viene cosi ad dlustrare un lihro rarissinio , acquistato di recente dalla bi- blioteca deli' Accademia , intitolato : Elegantixsimo Dialogo , Pastorale , Maritimo , Et Ninfale , Diviso In Duo Atti, Et In Diverse Rime Composto In Glo- ria Delia Creatione Di P. Paulo Tcrzo ,- sotto la DELLE SCIF.NZE DI TORINO. Sa^ Hedicatoria trovasi il nome del Brironio^ e in fine del libro la data di Roma pej- Antonio Blado de Asola nel anno MDXXXV. L'autore espone qualclie saggio dei versi di qiiesto non infelice poeta. In altra dotta I\Iemoria, che e F ultima di qnesto volume , ragiona brevemcnte il Napione dei Tcm- plari c dell' ahollzioiie dell' ordlne loro. Ci spiace il Vedere quest' uomo dottissimo impegnato sempre a sostenere le eanse piu dillicili , giacche egli tenta nullameno elie di giustificare la sentenza ecclesia- stica portata contra quelF oidine e la memoria del re Filippo il Bello, accusatore principale e nemico acerrimo di esso ordine. Registra V autore in un primo paragrafo gli scrit- tori di questi idtimi tempi che de' Templari ragiona- rono, cio6 Nicolo Gurtlero, die egli nomina Ni- colaj accadeniico di Berlino , il danese Moldeidiaucr, r altro danese Miinter , e il francese Grouvelle, tfa- duttore del Miinter; accenna pure la tragedia fran- cese del Raynouard. Parla nel secondo paragrafo del segreto dei Templari , e inclina a credere die al- I'epoca delfabolizione esistesse nell' ordine una setta particolare, nella quale sotto il velo di arcane ce- rimonie si custodisse gelosamente un segreto relativo ai tre principali delitti, di cui venivano que' cavalieri accusati. Quindi nel terzo paragrafo si esaminano le accuse di empieta e d' idolatria , uel quarto quello di oscenita nefande , e nel quinto si parla poi del- I'abolizione delf ordine, che Fautore inclina a credere prodotta da gravissimi mancamenti per parte dei cavalieri e da esatte informazioni prese dai Vescovi in tutta la cristianita. Molto si appo2;2;ia agli atti del Concilio generale di Vienna, celebrato da Clc- inente F; ma probabilniente non si ammettera da tutti la sua conclusione finale , che faccia d' uopo ( sono le site parole), il rinunziare alia facoha di giu- dicare e sottrarsi dalla necessita di essere giudicato, per sostenere ancora F innocenza di quelF ordine. 330 Qenesl del Diritto Peiialc di G. D. Romagnosx. Terza edizionc anmeiitata di due parti. — Milano , 1828-24, tipografia di Felice Rusconi , contrada di S. Paolo, luim. 1 177. Volumi 3, di pag. 865, in 8.° Lir. 9 ital. per gli associati. (^Fine dell estratto. V. questo volume , pag. 145). D OFO aver cUmostrato il Romagnosi V orig-ine e il fondamento del diritto penale , col solito ordine analitico e colla CDnsneta profondita di raziocinio discende ad isviluppare i principj fondamentali die rigiiardano V esercizio di questo diritto alio scopo di determinarne V estensione ed i confini. « II magistero penale , egli dice , perclie sia le- » gittimo.deve aver per condizione una pena giusta nel suo oggetto , necessaria nel suo motive, mo- derata nella sua azione , prudente nella sua eco- nomia , e certa nella sua esecuzione. II fine poi della pena essendo quelle di distornare i delitti dalla societa, ogni pena per essere giusta deve esser necessaria a questo fine, die e quanto dire die debbe essere la minima possibile in grado ed in ispecie , ossia deve riunire il maximum di suf- ficienza al fine d' imprigionare la cagione del de- litto, ed il minimum di dolore in ispecie ed in grado per coliii die la soffre. y> La pena poi necessaria al fine indicato ha per caratteri essenziali 1' efficacia ossia T attivita in- fallibde e vittoriosa de' motivi atti ad allontanare gli uomini dal delitto » e la singolaritd cioe Te- sclusione di altre pene succedanec , e piu utilmente concorrenti a questo fine medesimo; onde da tutti questi principj e facde conoscere quale sia la vera ed unica norma onde scegliere e graduare l' in- tensita delle pene secondo i principj della giustizia distributiva , die andie nell' cconomia penale dee rispettarsi. GENESr DEL DIRITTO PEN\LE , CCC. 33 1 Ora clie si conoscono Ic legole principali die debboao dirigere V eseicizio del diritlo penale , e d'uopo considerai^e la rispoiisabilitd penale m rap- porto del delitto in se stesso , della sua esecuzione, deirinipiitazione e deirattentato, perche in tal modo vengono determinati i suoi conliui. « Se il delitto non fosse un atto libero di un » essere intelligente , quantuncpie nocivo ed in- » giusto, non potrebbe formar Toggetto della pena , » divenendo anzi un dolore frustraneo qualunque » castigo pel niedesimo. » Se il delitto poi fosse riposto soltanto negli atti » interni delle recondite facolta morali , ossia del- » V intelletto e della volontd produttrici delle uniane » azioni » gli verrebbe a niancare il carattere es- senziale del danno , e per conseguenza ogni pena per lui sarebbe ingiusta ; come pure dato qualunque delitto , e verificato il danno die suole derivarne , qiialora dipendente non fosse da un essere intelli- gente , volente e libero , ma dalla violenza o dal caso^ verrebbe per esso tolta ogni responsabilita le- gale , o andrebbe questa per lo meno a diminuirsi proporzionalmente in ragione del minor grado di colpa , die potrebbe iniputarsi all'agente nel com- metterlo : finalmente il delitto ridotto ai semplici atti di un' interna malvagia deliberazione , ed al pensiero di delinquere , non puo dar luogo alT eser- cizio del diritto penale « mancando il danno , die » unicamente puo interessare la societa , e non es- » sendovi un atto nocivo , die possa dirsi incom- » patibile coUa sua felicita , e col suo ben essere » siccome alVincontro il delitto tentato, ossia V esecu- zione incompleta del delitto die incomincia « dal » primo atto con cui si pone niano ad ellettuarlo , » e die si arresta alf orlo delT ultimo atto , die da M compimento al niedesimo » deve assoggettarsi, ge- neralmente parlando , a pena, perche egli reca un male ingiusto turbando la slcurezza della societa e de' suoi individui , e perche col timor della pena 332 CENESI DEL DIRITTO PF.NVI.E si puo arrestarlo nci conKini della seniplicc in- trapresa. Ma quale sard poi la specie di peiia necessaria nu- de frenarlo ,• quail I gradl glustl ed utlll dl qucsta peiia chiedc il Romagiiosi in ordine all' atteiitato ? A questc ([uistioni egli rispoude con tutta la sa- gacita e con tutta la possibile chiarezza , atFer- mando in primo luoo;o , clie il tcntativo vcraniente •1-1 impossibile , quantnncpie nianifesti una volonta ma- lefica , non puo sottoporsi senza ingiustizia ad al- cuna pena ; in secondo luogo , die il delitto tratte- nuto nei conlini delF attentato per una manlera pu- ramente accldentale deve pariticarsi a qiiello che precede da cause libere, ma non gia punirsi sicco- me il delitto consumato , onde non veno;a castijyato il pensiero di atti ulterioi'i forse voluti , ma non commessi ; in terzo luogo, che le specie opportune e giuste contro il delitto consumato debbano esser quelle delf attentato , movendo Tuna e V altra dalla specie di un eguale interesse ; infine die i gradi della pena nell' attentato debbono esser efficaci a togliere la consiunazione del delitto , e quindi piii gravi in ragione della lusinga delF impunita , ma in un modo pero sempre necessario ; laonde per tutte queste cose tanto nitidameute esposte e dalla mag- gior evidenza accompagnate possiam dire , die rari sono i libri in cui con tauta verita e con tanta acutezza di sapere siansi esposti tutti i principj di- rigenti la penale economia ne' suoi rapporti colla giurisprudenza e colla politica , e die T opera del Romagnosi in tal parte mentre determina ed asse- gna r estensione ed i conlini del diritto penale, af- tinclie sia legittimamente esercitato , offre da se , e separatameote considerata un aureo trattato di cri- minale filosofia intorno alia difficilissima materia de- gll attentatl , die quasi tutti gli autori anche i pin distinti ed eccellenti lianno involuta neir ambiguita e nella fallacia delle distinzioni , e in tutte le dub- biezze delle piu intricate quistioui. DI G. D. ROMAGNOSI. 333 La neccssitu sola e quella die produce il diritto penale , e che segna i legittimi confini della sua estensione : il fine stesso poi del diritto penale pei principj di giustizia su ciii e basato tende siffatta- mente a prevenire ed a reprimere i dclitti , die eve senza castigo fosse possibile sbandirlo intera- nieiite dalla societa , dovrebbe abolirsi qualuntjue si- stema di penale legislazione ; ma questa necessita non piio veriHcarsi , sicconie un tal tine non puo esser raggiunto se non quando siasi eflicacemente adoperato in prevenire tutte le cause che incitano i malvagi a delinquere , se non quando vengano tolti di mezzo tutti quegli ostacoli , per cui tor- nano inutili anclie le pene piu rigorose contro la forza prevalente die spinge al delitto. Egli e per- cio , sicconie il fu mai sempre nelf attuale perfe- zionamento della criminale giurisprudenza , un pro- blema della piu alta iinportanza quello die pro- pone il Romagnosi al principio del volume terzo ; qual e il giusto , il piu utile , il piii efficace mezzo di prevenire le tentazioni e V effezioiie dei delicti iiella societa ? Se noi consultiamo le opere di Sonnenfels , di Filangieri , di Beccaria , di Brissot , di Cremani , di Renazzi , di Bentham , di Bexon e di Pastoret intorno alio scio2,liniento di codesto problema, tro- viamo una prodigiosa varieta d' opinioni e di pa- reri suUa qualita e sulla quantita , non nieno die sulla forza dei mezzi prevenienti i delitti (i); ma (i) II Filangieri, torn. 4.°, pag. 894, diceva che il niigliov mezzo di prevenire i delitti e la perfezione della legislazione ; il Pastoret des loix penales torn. 3 , cosi si espresse in jiropo- sito « Voulez vous prevenir les crimes? Ne favorisez pas plus 31 certains hommes cjue les lioniuies en gt^n^ral : criez un grand ■» interet a etre bon et sage: instruisez I'enfance par une ^duca- » tion soignee ; 6toufl'ez Tindolence et la paresse 5 rapprochez j> les citoyens. » II Bentliam nell' opera Traites de legislation civile et penale riduce a cjuattro le specie dei niezzi prevenienti i delitti, rimedj preventivi d\xetii ed indiretti , soppressi\>i satisfat- tvrj e penali. 11 Cannignaiii infiue ne' euoi ElementL di diritto 334 CENESl DEL DIUITTO l'EN\l.E pare clie il Romagnosi abbia raccolte tuttc queste opinion! nella sua , per renderla piu vera e piu di- mostrata. Alia soluzione dell' accennato problcnia dice il Romagnosi, vi vuole \." « un governo politicamente » forte , non forte cioe fisicamente per la j)otenza » militare e pecuniaria , nia in (pianto niun pri- 3) vato , niun funzionario , niun ordiac di cittadini » si possa lusingare di delinqnere inij)uneniente , e » qnando abbia peccato di ottenere \n\ indulgenza » privilegiata » ; ma questa forza politica c nulla , ove non sia capace di produrne T elfetto \ dnnque vi vogliono in 2.° luogo delle sanziorii siissidiarie cospiranti e rigorose colla forza politica , onde in ultima analisi tutti i mezzi di prevenire i delitti riduconsi a quattro : i.° Alia sanzione politica ; 2.° Alia sanzione della Religioner 3.° Alia sanzione della coiwiveiiza societies ^° alia sanzione dell' onore. Ora quale e quanta semplicita ed estensione non, si rinviene in questi principj , die abbracciano tutti gli oggetti in altre maniere immaginati per conse- guire lo scopo di una forza die sappia prevenire i delitti e serbare la pubblica sicurezza ? Ma non basta ; bisogna considerare il modo con cui il Roma- gnosi fa agire di perfetto accordo tutte queste san- zioni , e d' uopo accennare tutti gli oggetti die a ciasclicduna riferisce , onde conoscere quanto egli soddisfiiccia air intento die si e proposto si teori- camente die praticaaiente. (c La politica, prosiegue il nostro autore , ossia » r arte di amministrare la cosa pubblica, si riduce » ad una grande tutcla accoppiata ad una grande 5) educazione » , ed avendo a questo doppio riguardo la sola norma e T unico precetto di rispettare e di criminalc credle che la polizia amministrativa , antigiudiziaria , giucliziaria e punitiva costicuisca il vero sistema di prevenire i delitti. Queste diverse opinioni si adducono per istimar nieglio r^uelle del uoecro autore. Dl e. D. ROMAONOSI. 335 farsi rispettare^ produce da una parte il credito di confidenza , di rispetto , di amore , T ubbidienza , e r opinione della sapienza e del potere , e dal- r altra riducendo il valor sociale ad essere diffuse sopra il maggior numero possibile d' individui an- nienta , per quanto il consente la moralitd , che dif- fonde col sentiniento della dipendenza e colla legge delle aspcttative ^ col numero dei ladri, e degli schiavi-, onde ne viene il salutare effetto , che sian preve- nuti da lei i delitti col togliere , e col sopprimere le lore tendenze principali non solo , ma ben anco col distruggere le classi nocive di quegli esseri , che sarebbero i piu disposti a commetterli. La politica altresi, considerata come sanzione pe- nale o rimiineratoria , proponendo nei mali e nei beni una forza morale, che e vale vole ad impedire e a promuovere certi atti che sono i piu conformi al benessere sociale colT idea delF utilitd comune , fa si « che le sue leggi divengano tariti neccssarj co~ y> mandl , ed obbligatorj pel membri della societd cl- y> vile di fare , o di ommettcre qnalche cosa a fine » di ottenere , per quanto si puo , e nella piu equa » maniera il comune benessere. » Per la qual cosa la sanzione politica ha gia per se stessa la dispo- sizione a fare cospirare tutte queste leggi alia pre- venzione dei delitti ; e qui dappoiche parlasi del- r utilitd torna assai in accoacio il ricordare come il Romagnosi si faccia a distinguerla da quella spe- cie di utilitd affatto particolare, e che non torna a stabile vantaggio della societa , sostenuta e pro- clamata dalle quattro scuole favolosa, trascendeiitale, fittizia e pseudo teologica , ed applicata falsamente dal Bentham , siccome V oggetto finale di tutte le leggi e di tutta la morale. Tale distinzione era ve- ramente ragionevole e necessaria , poiche attesi gli inconvenienti gravissimi che derivano dair utile in morale ed in diritto , ove non sia ben determinato nella sua indole e nei suo oggetto , si sarebbero proposti nella sanzione politica dei mezzi forse atti 336 CTLNESI DEL DiRITTO PENAXE a fomeutare c a piomoveie i dehtti , e iioii gia a pre veil irli. Se 11011 clic la sanzioue policica , oiide operi r eiretto di preveiiire i dclitti, c d' uopo conside- raila in relazione delle cause del delitti , perche ove qiieste siaiio couosciiite e detinite , ella piio con mawgior sicurezza ed avvediniento adoperarsi nel |)ieveniilc : cpiest' c il punto di vista, sotto il quale va il Roinaguosi esaminaado anciie Ic canse prodntlrici dei delitti. Quattro sono adunque codeste canse, Tuna riferibilc air ordiiie economico , 1' altra al morale , e le due ultime al politico, e cioe J.° di- ietto di sussistenza ,• 2." difetto di educazione ; 3.° di- fetto di vigllanza i 4.° difetto di glustizia; quindi se ]a politica deve concorrere a prevenire i delitti col distruggere queste loro sorgenti , e forza clie « age- » voli e proniova prima di tutto T industria per- 5) sonale , die tuteli e protegga i diritti di tutti , e » die soccorra 1' incolpabile iadigenza >r, e necessa- rio in secoudo luogo , clie oltre 1 educazione qualun- que morale e intellettuale, « favorisca quella educa- » zione sociale assoluta e perpetua , die ha per 5> iscopo di formar cittadini operosi , rispettosi e » cordially faceadovi concorrere le cognizioiii ^ gli » iiitcressi e le opere » \ si ricliiede in terzo luogo , die ella debba invigilare perche non siano k com- » mesb.i delitti , perche venga possibilmente inter- » rotta la loro esecuzione , e perche singolarniente y> si sbaudisca 1' oziosita ed il vagaboiidaggio » ; llnalmente e indispensabile clie essa taccia uso di una giustizia uormale legislativa e normale ammini- siradva fissando i caratteri delle azioni criminose , conibinate colla maggior liberta civile , vietando gli atti ianoceiiti , die possono prestare occasione a dc- lia(juere , ed eliiniaando tanto il rigore arbitrario (piaiito la Tnallnlesa iiididge/iza dei niagistrati , e de' giudici die ella sceglie air cseguiiiieato delle sue leggi ■■, sicche rispetto alia sanzioae politica non po- tea richiedersi iino sviluppo piu ainpio di idee e DI C. D. ROMAGNOSI. 887 ill co2,iiizioiii direttc tiitte ad insegnarc coin' ella possa giuguerc a prevenire i delitti iiei limiti e neir estensioiie giuridica del diritto penale. Resterebbe ora a dimostrarsi come il llomaguosi vada esponendo i suoi principj intorno alle altre tre sanzioni, onde comprovare a chimicpie quanto egli sia ben riuscito neir indicazione opporturia di que'mezzi, per ciii si prevengono i delitti ; nia comcclie sa- rebbe soverchio il discorrerne piu a lungo , e dall' al- tra parte nulla piii si ricerca perche sia noto il me- rito deir autore , cosi noi sagrificliiamo di buon grado il piacere di commentare le sue dottrine an- che intorno a questi oggetti , passando a ragionare in brevissiini cenni dell' ultima parte delF opera, die e pure indispensabile ad olTrire sotto il punto della sua maggior luce tutta la graudezza e 1' estensioue d' un cosi vasto edificio. Quest' ultima parte delT opera e della maggior importanza , perche tratta della discussione non solo, ma della j)ratica ap[)licazione dei differenti sistemi die inveiltarono i criminalisti intorno alia propor- zione e alia misura delle pene , e perche espone quello die il Romagnosi cogli sforzi della novita giudica il piii acconcio nou tauto speculativamente , quauto praticamente a determinare il come c il jnodo di stabilire la quantita delle pone ne' veri suoi rap- porti col diritto penale. Questi sistemi pertanto , su cui avvi tuttavia discrcpanza grandissima di opi- nioni, sono tre; quello del danno ^ ([uello del dolo^ e quello della ragione composta dell uno e deiraltro. ]\L,lte c moke sono le cose die gia dissero gli scrittori di criminale giurisprudenza intorno alia falsa norma di dedurre la quantita delle [)ene da ({ucUa del danno , ma il Romagnosi tutte le ha raccolte e dilucidate , sicche ripugna al buon senso il voler sostenere cosi fallace tcona , essendo incontrastabile, siccome egli dice , die il danno e una qualita of- fenswa ed esterlore del delitto , la quale e coniune ad Blbl. hat. T. XXXVI. 22 338 GENESI DEL DIRITTO PENALE atti non criminosi , e ad agenti non morali , die il maggior clanno non importa maggior pena, perclie e lecita soltanto la minima, quando clla basti ad al- lontanare anche il male piu grave ; inline che la quantita del danno stabilita come norma delle pene, mentre rende pnnibili cgualmente i delitti qiiaUfi- cati e non qaallficatl^ coiifoiidc i delitti pin gravi coi men gravi , ne giova alle leggi siissidiarle o di polizia, o a quelle che non comprendono un danno estimabile , crea un assurdo mo? ale e politico con- tro lo scopo delle pene , in qnanto che in tale si- stema si pianta per assioma universale , die la sof- ferenza delV offeso e non gia il lucro e la compia- cenza del delin(|uente rappresenti l' intercsse aiini- iioso da vincersi colla pena e si accresce la pena pel maggior danno sino al punto di prodnrre V impunita. Non minori inconvenienti si avverano anche del dolo , allorche si vogiia costituirlo norma della quan- tita e della misura delle pene. II dolo , ossia la vo- lonta , e Y aninio di delinquere e la coscienza di contravvenire « scientemente alia legge, mentre si 5) ha la liberta di non violarla » ; duncjue egli sup- pone essenzialmente la cognizione e la libertd di agire , siccome per sua natnra semplice assolutamente esclude specie e gradi diversi , amniettendo soltanto gradazioni e varietd « in conseguenza del maggiore » o minore impulse a delin(juere ». Poste queste cose , e ritenuto die per la natura del dolo la Ipgge dichiara la reita nella precognizione e nella libertd di violare il suo comando, el la non puo tener dietro alle varie specie e forme degli atti liberi in ragione delle diverse attitudini individuali , o dei diversi mo- tivi impellenti ai medesimi, e percio mancano i dati necessarj alia commisurata varieta delle pene ; e se queste si diniinuiscono , o si accrescono per Tisti- gazione , per le minacce imponenti , non v. gia per la maggiore o minor quantita del dolo , che in se stesso e costante ed invariabile , ma per altre cir- costanze da esso afTatto diverse. Inoltre animettendo DI O. D. ROMA.GNOS1. 339 il tlolo come norma « del come e del (jiiaiito della pena » egli e un dolo reale e iion pin il presuntivo^ quello cioe che stabilisce la Iciigc sui fatti coniuni, e suUa nianiera piu costante di agire delT umana natiira , « ed allora d legislatorc dovrebbe proscio- » gliere ogni vincolo di sanzione, e lasciarc aperto » il varco ad una scusa di siinulata ignoianza c » di imperfetta cognizione, onde sottrarre o di- >j minuire arbitrariamente le pane a sovvcrtimento » deirimpero dalle leggi » che per la sicurezza sociale le hanno comminate. E parimente insussistenta , al dire del Romagnosi , il sistema del dolo e del daimo per la norma del come e del quanta della pena, pcrclie e T uno e Tal- tro si dimostrarono insufficieuti per se stessi al com- pimento di tale funziona ,^ e perclie ambeduc se sono indispensabili per poter avere facolta di punire, non possono ncppure accompagnati suggcrire in qual ma- niera e fiiio a qual segno si debba punire , al che mira appunto il principio che si ricerca alia niisura e alia quantita delle pene. Ma se niuno di questi sistcmi puo valere alia giusta graduazione delle pene, (pial altro potra mai stabilirsi r Qnello della spinta ciiminosa^ rispondc il Romagnosi, Tunic i e la sola verace norma per fis- 8ara la qualita e la quantiia di tutte le pene. « 11 delitto, egli dice, e Toggetto della pena e colla 3J pena puo essere distornato ; la ragione dunquc y> per cui la pena puo allontanarlo , deve risiedcre » in ultima guisa nelle determinazionl delle cagioni » che producono il delitto , ossia nci motwl che ec- » citano ad esso , che e quanto dire nella spinta y> criminosn. » Ecco la ragione teorica che conduce il Romagnosi ad istabilire cosi fatta norma in astratto ; veggiamone ora 1' applicazione. Questa spinta criminosa pero, continua egli, non deve dedursi « dalla qualita e dalla quantita csco- •>i gitabile sia degli incitamenti , sia del desiderio -i» dei particolari delinquenti possibili •, ma dalla 340 OENEST DEL DIRITTO TENALE » considerazioiie delT indole ed cnergla orjgiiiaria e » comutie di qiiesto desiderio presso di un dato po- » polo , dalla nia2;^iore o minor facilita e consiie- » tudine di soddisfarlo , e dalla ma2;ffiorc o minor ^> prcsnntiva lusinga di sfuggire la pena , per cui » tale spinta e in ragion composta del dcsidcrlo , » della facoltd di soddisfarlo e della lusinga del- » Timpunita, e deve essere perpetiia e romu/ie ^ fu- » tiira e prestiutiva., e non gia rcale e iiidividuale ^ » abbracciando delle viste generali e complessive , >j e dei fatti consueti e futuri di un dato popolo. y> Tale spinta altresi considerata come forza im- » pcllcnte al delitto, e valutabile nella qualitd de- » dotta dalle cause pin ordinarie dei delitti , dalla y> mahagitd cioe , dalla liceiiza , dalT eccesso di po- 5^ tere ^ e dsW impidso altriii^ e nella quaiititd ^eter- :>' minata dal grado di forza del desiderio^ delle fa- :» coltd deir esecnzione del delitto e della potenza » ad isfnggire la pena , ma non con una misura clie » presenti un confine aritmeticamente finito , ma y> semplicemente approssimativo^ ossia con una misura 53 media delle spiiite tutte particolari di fatto y> ^ onde conosciute tutte queste cose, Ic pene all' incontro si dovranno scegliere nella qualitd , consultando T in- dole € V energia della spinta criminosa^ ossia \a qua- litd e la quantitd degli appetiti del delitto , che sono sempre la cupidigia o la malevolenza^ e nella quantitd avendo rignardo alle circostanze del delitto, ossia agli atti esterni assegnabili indicativi della raas- sinia o della minima spinta a delinquere (i). Ecco colic identiche parole deir autore esposta la tcoria della spinta criminosa ch' e2;li tanto vagheggia a preferenza d'ogni altro; ma possiam noi adottarla in teorica cd in pratica , siccome egli vorrebbe per esser la piu giusta , e la piii utile in un ben regolato niagistero penale ? Queste poclie osserva- zioni , che sottoponiamo al giudizio del pubblico , (1) Vfgg. il vol. 3." da pag. 244 a 32o. DI O. n. UOMACNOST. 841 dimostieraiiiio quanto per noi si vada Iiiiigi da co- si fatta scntenza, senza prcsiinzionc pero clic il torto sia d' akrui , piiittosto che dalla parte nostra. E innegabilmeute assurdo ed erroneo il sistema di dedurre la quaiitita delle pene da quella del dole e del danno separatamente presi , siccome e iiidubitato che V uno c Y altro considerati nell' in- trinseca e semplipe loro natiira , lungi dal presen- tare dei termini commcnsnrabili delle pene per la proporzionata loro graduazione, non ofirono che gli dementi , siccome dice il Romagnosi del quaiido debba pnnirsi ; ma tutto cio per altro non prova che il Romagnosi nella spiiita criminosa abbia pro- posto un sistema o migliore o diverso da (pielli gia accennati. La spinta criminosa per qnanto sia estesa e ge- nerale ad nu popolo e non individuale ed elVettiva , pure risulta sempre da trc elementi variabili all' in- linito , quali sono il dcsiderio , la poteriza di esegnire il delitto , e la lusinga deir impunita, perche sopra di qnesti non solo agiscono tutte le circostanze tisi- che , politiche morali ed economiche di qnesto po- polo , ma ben anco tiitte le ind'widucdi medie a cni si deve aver riguardo nel determinare la spinta ge- nerale e media al delitto : quindi attesa questa in- finita variabilita di elementi , che si alterano in piu ed in meno ad ogni istante, riesce impossibUe che la spinta criminosu abbia a tenersi come la norma per gradnarc ginstamente le pene. In pratica poi a qnanti inconvenienti ed a qnante diflicoUa noii andrebbe ella soggetta? Non pno ado- perarla il legislatorc , o almeno assai diflicihnente , perche non e t'osa si agevole il fissare delle medie snl dcsiderio e sidla potenza che possono avere i cittadini a commettere pinttosto un delitto che un al- tro, e il contemperare Feccesso col difctto nel con- corso di questi elementi sempre incostanti e variabdi ; non giova al giudice, perche egli trovasi nella stessa incertezza allorche debba sccondai'e le viste della 342 OrXF.SI DEL DIRITTO PENALF, legge nella latitudiue della peiia, clie rimettc al suo discernimento ; inline prodnce degli assurdi, pcrche avendo riguardo nnicamente alia spinta criminosa nel delitto , \ncsa ncl suo stretto signilicato , non se ne piuiisco il danno, e perche un delitto men grave dovrebljc dicliiaiarsi piu pnnibile d' un atroce attesa la spinta maggiorc pel prinio , anzi clie pel secondo, fino al punto di lasciare iinpunito ratrocis- simo, supponendolo impossibile , come ficc Solone del parricidio per mancanza di desiderio , di po- tenza , ossia di spinta criminosa. Qiicste riflcssioni ci persuadoiio , clic il sistema del Romagnosi della spinta criminosa sia una pcrfczione speculativa ed idcale impossibile a verilicarsi nelle cose umanc, e non dissimile da (piclle teorie dei tisici, che passando dai calcoli mentali alia pratica , si smen- tiscono per Turto degli attriti e delle resistenze, e per la diversa non previsibile maniera di agire delle forze della natura ; e a noi godrebbe T ammo assai, che fosse dato alTautore di porsi alPapplicazione del suo sistema per ricrederci di una opinione , che ne spiace di veder dissenziente dalle tante altre sue , che con un sentimento di vero amor proprio fura- mo sinora contenti di seguire. Si potrebbe a tutto cio anche aggiugnere , che tale sistema poi , scam- biati i termini, si risolve in quello del dolo e del danno cuiiuilativamente presi , in quanto che al dolo corrisponde il desiderio del delitto, che e nullo senza la malvagia intenzione di delinqnere , ossia senza il dolo , e in quanto che col danno s' identifica la potenza al delitto , ed anche la lusinga delF impu- nita , che lo rendono o possibile , od eU'ettivo , se- condo la loro maggiore o minor e. »ita •, ed ove qui piacesse alTautore di rinnnciare per un tale riguardo alia novita delle proprie idee, noi di buon grado ci troverenmio seco lui d'accordo , essendo il sistema del dolo e del danno presi complcssivamente il piu semplice ed il piu sicnro pel calcolo approssima- tivo della quantita delle penc attese le gradazioni IDl O. D. UOMAGNOSI. 343 che aver possono entrambi, se non in sc stessi, che sono semplici particolarniente il dolo , per le circo- stanze che gli accompagnano , e pei motivi piii o nieno impellenti, die soiio inseparabili dalla volonta di delitiquere , ossia dal dolo medesimo. Dopo tutto cio noi poniamo termiiie al dir no- stro, desiderosi piu che mai che come V opera gia anaUzzata testifica quanto si fece dagV Italiani nella criminale legislazione cade conipire il grandioso edi- ficio della sua riforma dal Beccaria e dal Filan- gieri si gloriosamente intrapresa , cosi ella divenga il piu lieto presagio di quello che verra operate per recarla a quel grado di ultima perfezione , per cui solo prosperano fiorenti e secure le nazioni, e trapassano cari e venerandi alia posterita i nomi de' legislatori che le hanno governate. >44 Repcrtorio scclto ad uso dci Teatri Itcdianl^ compi— lato dal professor c Qaetano Barbieri. — JlJLlaiio^ 1823-1824, dalla tipogrnfia di Commercio ^ corsia de' Servi , ti.° 525. Volumi 8, in 16.*^ I L sjgnoi Barbieri benemerito della drammatica italiana si per le proprie originali produzioni, co- me per la raccolta di buoiic commedie gia da lui compilata a servigio dei nostri teatri , presento ia qucsti ultinii tempi al pubblico italiaiio altri otto volumi T costitiieati uu nuovo repertorio suc- cessivo air altro di ciii gia si e reso cento in questo Giornale. L' espcrieiiza e la lodevole doci- jita del signer Barbieri lianno fatto si che questo secondo repertorio riuscisse piii eletto del primo , cio che noi a tutta lode delF egregio compilatore ci faremo a provare. II nostro esame debbe a^c-irarsi sulla scelta dei coniponimenti, e sulle note critiche apposte ai me- desimi. Quanto alia scelta il primo tomo contenendo il Paria del Dclavigne , il Filinto dl Mollere di Fabre d'Eglantine e Le due case in una casa ^ dei signori Piccard , Wafflard e Fulgence la prometteva ottima pei successivi : e tale quasi la diremmo , se non vi s' incontrassero in troppo gran numero le commedie del Moliere , classiclie bensi per se stesse , ma poco acconce generalmente ad essere rappresentate sui nostri teatri. Nel che se non erriamo e da notarc ima contraddizione col titolo del repertorio che di- cesi compilato ad uso dei teatri italiani. Se il signer Barbieri fosse state contento a quelle commedie del Moliere che si rappresentano tuttavia sui teatri fran- cesi , la nostra osservaziene potrebbe per avventura sembrar troppo sottile e severa ; ma in questo re- pertorio ne troviamo alcune gia proscritte anche da REPERTORTO SCFITO CCCv 3^45 quelle scene : nel qual novero v. da riporre il Cor- iiiCcio amoroso , come puo Icgi^ersi nei coninientarj di Bret. Ne qiiesto lijjro era ignoto al sig. Barbieri, il quale anzi confessa di aver tolta di la una gran parte delle sue note critiche ai componinienti del irancese Terenzlo. V ha inoltre non poclii niotivi pei quali anclie alcune di quelle commedie del Mo- Here clie si sostengono in Francia non possono con egual esito rappresentarsi fra noi. Perocche se si eccettuino il Misantropo e il Tartuffo ridondano generalnieute parlando di lazzi tolti da antichi com- poninienti spagnuoli o italiani, o dai racconti dei novellieri. Ma tutti questi lazzi aveano gia avuto ricetto nelle commedie italiane cosi dette a soggetto^ studiate poi con incredibile diligenza dal Moliere ; indi vennero con maggiore decenza ammessi ne'piu elaborati e classici componimenti del nostro Goldoni; ed hanno di tal maniera perduto per noi il pregio della novita. Ma dira forse taluno clie rimangono le bellezze dei caratteri dipinti con pennello maestro dal Moliere , e quelli deir aurea sua dizione. Se non clie quanto ai primi, la scena ove si spiegano e troppo lontana da quella ove li conduce il signor Barbieri, e per tempi, e per costumi ; il perclie la generalita della platea non curandosi niolto, e forse anche non essendo capace di avvicinare questi tempi e questi costumi , quasi non si accorge di una gran parte delle vagliezze clie si raccliiudono in quei caratteri. Percio diremo francaniente clie le Donne saccentiy le Preziose ridicole ^ e ^' Importuni, com- medie ammesse dal signor Barbieri nel suo Re{)ei- torio , non si possono quasi recitare fra noi. Quanto poi alia dizione , vede ciascuno come in un vol- garizzamento trattandosi di commedie debbono an- dar perduti i piu bci fiori, per quanto il traduttore sia abile e dibgojite. E veramente il signor Virginio Soncini clie le ha volgarizzatc giunse ad un grado non facile da conse2;uire a chi si avventuri al ci- niento di tradurre JMoliere, ma resto non poco al 346 REPERTOniO SCELTO disotto del suo originale, ne forse reed sempre nel suo lavoro tiitta qiiolla accuratezza clie avrebbe potiito ini[)iegarvi. Mentre si iiiostra zelantissimo del buon idioma italiaiio , la parola francese talvolta lo illude per modo the traducendola letteralniente si perde , o si altera il vero concetto deir autore. Cosi per no- stro giudizio gli e accaduto qiialclie volta persino nei titoli delle sue commedie ; perocche crediamo che etourdi signitichi non ta.nto s tor dito ^ i^^xx^^nto spensie- rato : a depk flmoa/T«xcorrisponde corruccio amoroso^ assai nieglio che dispetto: ne il titolo di dottoresse^ che gV Italiani hanno comj)artito per testimonio di onore ad alcune celebri donne puo corrispondere al sense ironico che il Moliere attribuiva alle parole y^mme^ savantes. Oltre di che i capolavori del comico fran- cese sono scritti in versi, e in versi tanto belli che le parlate de'suoi personaggi potrebbono esser tolte a modello del piu dignitoso e leggiadro sermone. Qiiindi gli ascoltatori francesi lungi dal trovar Inn- ghe cjueste parlate e queste scene , si dolgono che troppo presto finiscano. Ma dove ne sia fatta una versione in prosa ( e sia pure elegante e accurata ) pud egli sperarsi che conservino lo stesso pregio , e che debbano egualmente allettare? Quando il Goldoni scrisse commedie in versi martelliani ( e molte di cpieste , come Torquato Tasso , la Spusa sagace . la Donna hizzarra , ecc. sono tra le sue piu belle) si prendea V arbitrio di tenere le parlate un po' piu lunghe del consueto ; ma venuto a noja il ritmo martelliano, e recate in prosa (juelle commedie da tahmo che si avviso di ben fare , rinscirono in- sopportabili , e j^r Italiani che non usano piu com- medie in versi fecero volontieri un' eccezione per quelle poche che gia sussistevano. 1 coniponimenti del nuovo repertorio che non appartengono al Moliere sono il Paria, il Flllnto di Moliere, il Ravvedimento , le Due case in unacasa, la Macchina degli scacchi , V Artista ambizioso , il Ce- libc e V ammogliato , il Fortiuiato incontro , Moliere AD USO DEI TEATBI ITALUNI. 847 infamiglia, il Trranno domestico, il Pro e contra > Elisiibetta nel Castello dl Kenilwort e la Scuola de' vecchi. Fra quest! componimenti , quelli die veramente priraeggiano si per T esito eh' ebbero in tutti i teatri , come per V intrinseco loro merito , sono il Paria, il Filinto,\e Due case in una casa^A Tiranno domestico , la Scuola de' vecchi e 3Ioliere in famiglia. 11 Paria , lavoro del sig. Casimiro Delavigne , cal- tore eguahnente felice di Talia , di Melpomene e di Euterpe , a malgrado di alcuni difetti che vi si scorgono , e clie il sig. Barbieri seppe notare con ottimo accorgimento , sara sempre una tragedia di grande effetto, non meno pei caratteri in essa de- lineati , die per la forza deir azione, per le passioni svolte nella medesima , e per la dignita e subliraita del dialogo. Alcuni cori sono si pieni di bellezza da non invidiar quasi quelli die furono un tempo la de- lizia dei greci teatri. Questi pregi mentre dair una parte dovevano eccitare il sig. Barbieri a porre questa tragedia nel sno repertorio , potevano sco- raggiare chicchessia per la somma diflkolta di acco- starsi in qualclie maniera alle bellezze del testo. Ma il conipilatore corse con tanta felicita questo dif- ficile arringo , da farci rincrescere die la brevita di un articolo non ci consenta di fame qui una mi- nuta analisi ed un pieno confronto. Non vogliamo pero tralasciare di trascriverne il seguente brano in cui il Paria racconta una parte della propria storia. Dolce rlposo Ancor teneva le piipllle imniote Del genuor , ch' io , sconsigliato , i poggi Ch' ebber I' infanzia mia , /' estrema volta Risalutai — Non era miglior guida At passi miei dell' ornie dianzi impresse Dal peregrin. Vigore , ardir del pari ■ Ivano in me : le tigri dei deserti Ne feron prova : cntro lor pelli awoho 348 REPERTORIO SDELTO Ascondo i pnnni obbrobriosi , ses^no Di rio servagglo , e die del/e cittadi Avrlan le porte al mio cainnun contese. Di Balass'or giungo sui campi , e al suono Per me novel de' bellici oricakhi II ciior mi esulta , c quasi nod accenti Inspiratori di valor gl' iiitende II lieto animo mio. D' armi e bandiere Tutta copena e la pianura, omai Li vnggo :o questi eroi , lungo desire Degli occhi miei: ne' lor sembianti il segno Deli origin migUore , onde superbi Sprezzdno il Paria a ricercar m' affretto. Ma che vid' io ? — Ne void di costoro O domi da mollezza , 0 faui scarni Da digiun lungo e dal pianto solcad Nulla accenna il valor ; que' corpi imbelli Smentivano l' acciar che li vestia. — Quesd fantasmi di guerrier giurai Sommettere il mio giogo , e tenni il giuro. — Tra le falangi lor , pe' lor delubri , Menire del propria sangue erano avari Deli orgogliosa schiatta i maggior duci , Io deli impero mi fei degno a prezzo Del sangue mio die colorb gli strali Del tartaro indomato , e i certi brandi Del Lusitan , ecc. II Filinto dl Moliere , o piu propriameiite V Egoista di Fabre D' Eglantine, commedia che si ascolta scm- pre volentieri siille scene di Francia , niancava al teatro italiano , e dobbiamo saner crado al si<>;nor Jiaibien di aveiia tradotta pel sno repertorio. Se non die qualclie volta il troppo zelo del pretto idioma italiano fece cadere il traduttore in alcnne alTettazioni che mal si alTanno al dialogo fiimigliare : difetto che vorremmo poter rimproverare ad alciuii altrl. Le due case in una casa per Io contrario po- trebbcr notarsi di qnalche trascuratezza : Io stesso titolo francese Les deux Menages ci senibra che si avrcbbe potato tradurre piii projiriamente dicendo Due famiglie in una casa , auziche Due case in una AD USO DEI TEATRl ITALIANI. 849 casa. II tiranno domestico cli Duval , e la Scuola de vecchi del sis;. Delavigne non otterranno proba- bilmente in Italia g,li enconij giustamente in Fran- cia acquistati , perche le bellezze della poesia in cui fiirono scritte originalmente si perdono in gran parte nella versione prosastica, c principalmente in quella della Scuola de vecchi die il sig. Isnardi con- dusse con pochissimo calore , e qua e la eziandio con troppa trascuratezza. Moliere infamiglla si per le bellezze originali , come per lo stile adoperato dal traduttore sig. Barbieri otterra nn ottimo suc- cesso dovunque si rappresenti. Ma perche il tra- duttore ha voluto dividerla in tre atti ? Veramente questa coinmedia in un atto solo riesce troppo lunga, ma i tre atti finiscono languidamente , e senza ca- gioni d' interrompimenti. JLa maccliina degl'i scacchi del sig. Bcrx fa ridotta , se dobbiam credere al si- gnor Barbieri nelle sue note, dal sig. A. B. Se cio e vero , noi ci congratulianio con quest' ultimo pei suoi progressi nello stile. Quanto alia Elisabetta nel castcllo di Kenilworth non e certaraente da paragonarsi con alcune altre del sig. Barbieri ; ne egli forse T inseriva nel reper- torio se non lo moveva il desiderio di giustificarsi contro le accuse di taluno , die giudicando troppo leggermente lo imputava d' averla tradotta da un cattivo melodramma franccse portante lo stesso ti- tolo. Questa ragione , a dir vero , non parra suf- iiciente agli associati del repertorio die si annunzia per ^crZfo e debbe servire all' incremeiito dcUa dram- matica italiana , non alle mire del compilatore. Con tutto cio questa commedia ha qualche scena vera- mente lodevole ; tale e quella del perdono di Elisa- betta. II terno cd lotto , il Prcgiiidizio vinto da spl- rito di contraddizione , e piii la Commedia in cinque atti diedero al sig. Barbieri un tal posto fra gi' in- teUigenti scrittori di commedie , che T Elisabetta in Keiiilvorth, e quello che noi qui ne diciamo , non dcbbon bastar certamente a render punto iiiinorc 35o UEPERTOniO SCELTO CCC. la sua fiima. Che sc egli vorra pubblicarc alcnnc altre commedie scritte posteriormente , non solo ri- niovera questa inacchia , ma fara forse maggiorc il suo nome •, si fattamente iiicontrarono il pubblico aggradimento. Le note criticlie postc dopo ciascun componirnento sono generalmente giudiziose e sparse di adatta eru- diziouc , e potrebbcro utilincntc esser Ictte da al- cunl rccenti scrittori di comniedic , sicconie un'arte poetica pratica del teatro. Vorremmo per altro clie in qucste note il sig. Barbieri non lodasse qualclie volta a spese del vero coloro die gli somministrano i componinienti: con qnesto avviso egli avrebbe sop- presse alcune espressioiii ne' suoi giudizj deW Am- hizioso , del Ravvedimento e del Tiraiino domestico. Tntte queste note pero mostrano quanto il sig. Bar- bieri sia capace di progredire ancor piu nell'inco- minciata impresa e di giovare coi precetti e col- r esempio al teatro italiano. 35 1 PARTE IJ. SCIENZE ED ARTI MECCANICHE. Del contagio venereo , Trattato istorico-tcorico-pra- tico del dottore Nicola Barbantini, prof es sore dl clinica ecc. Vol. 4, di pag. 1421, in 8.*^ — Lucca, 1820-1824, stamperia Benedini e Kocchi. In Mi- lano si vendono da Giovanni Silvestri^ corsia del Duomo^ n.° 994. Lir. 20 ital. T, RA le belle ed utili produzloni , che A'algono a mi- gliorare il destino della specie nmana , sarii fors' ultima quella che tende a redimere V individao dell' i\no e del- 1' altro sesso dai mali venerei che avvelenano assai spesso 1' esistenza ? quand'' anche si fatti uiali dovessero conside- rarsi come meritato castigo de' spetisierati che cercano i piaceri loro tra le cortiiie della illecita volutta , sarebbe gia filantropica fatica 1' indagarne i rimedj , che la pena e forse oltremodo sproporzionata al delitto. Ma ove si ponga mente , che tante innocenti creature soccoinhouo , o languono sotto gli atroci torment) del proteo venvereo, non si puo non ardere del desiderio di accorrere ia soc- corso di questi infelici , e lo studio de' rr;ali venerei di- venta un ramo indispensabile di dottrina per chi profess'a la difficil arte di sanare. Dobbiamo adunque saper buoa grado air egregio sig. professor Barbantini della bell' opera che venne in questi ultinii quattro anni divulgando, colla quale giunge egli a spianare per molti lati la strada onde curare efficacemente que' mali. Per verita non mancavano ai medici italiani ojiere di tale argomento , e inolte di esse stimatissime e veramcnte utili lolte dagli oltramoatani tro- vavansi quasi universalniente conosciute;, ma un trattato originale si ricco , si compiuto , si niagistralmente toccato O02 DEL r.ONTACIO VENEREO i, inaiicax ;i realmente all' Italia. Noi noa potrenmio abba- stanza ractoiiQandanie ai pratici la lettura e la seria me- ditazione , e se in mezzo a tanti prcgi non va esente tjiit'ir opera di nvere agli occlii nostri i snoi nei , osianio pero asserire che il letioie trovera in essa con che porsi siciiraniente al livello della scienza. Non e nostro divisaniento di dare im esatto ragguaglio di tutto quanto pub avervi di biiono nolT opera del si2;nor Barljantini ; e questa una serie di giuste e ^ensate rilles- sioni , di coroUarj scientifici , di precetti pratici , clie va consultata passo passo nell' originale uiedesiino. Noi ini- prendiaino una qualcbe ben succinta analisi a solo titolo di ventihire alcuae proposizioui , die non ci sembrano del tutto couformi all' osservazione, e di suggerirne alcun ul- teriore aiiglioraraento , ove avvenga che il sig, Barbantiui avvlsi a darcene una migliore e piu corretta edizione. Diviso il lavoro in due parti , di cui la prima coni- prende le malattie veneree locali , e la seconda si aggira sul morbo confennato e diramato ne' varj tessuti ed or- gani di^ir individuo, antra priniieraniente I'autore a par- lare dell' origine de' mali venerei. Anch' egli pero , come tanti altri dottissimi scrittori, e obbligato di abbandonare Targonieato, senza poter sciogliere in verun modo la qui- stioue , se detti mali ci sieno pervenuti dalP America , o no , e per conseguenza se fossero o non fossero anterior! alia scoperta di Colombo. Quindi espone alcune sue idee sui contogi in generale e piii segnatamente sul contagio vene- reo, ailazzonandole alia moda del giorno, ai principj della Hiediciiia diatesica. E percio dopo varie important! discus- sloni confiiia nella sfera della diatesi le malattie locali, che air universale organismo trasmettono T impressione flo- gistlca , mentre assolve da diatesi , e chiama adiatesico il contagio medesimo , nella sua condizione naturale , legitti- ma e primitiva , come quello die non sa produrre ne ec- cesso , ne difetto di eccitamento , ma soltanto un perver- timento delle azloni vitali. Ma in questo di Procuste fatal letto Chi ti sforza giacer ? E dunque necessario il fdo de' diatesisti per curai-e un ulcere, una bltnorragia? Dalle molte sottili speculazioni deir autore sulla condii,ione diatesica od adiatesica si puo per altro raccoglierue del frutto col fare la distiuzione del ■VU ATTATO DEL DOTT. N. BARBANTINI. 353 mail, clie appartengono alle siiupatie suscitatesi ueirorganisino in foiv-a dolla presenza del cotitagio, da quelli die esseuzial- uieute derivaiio daU'azioue arcana, iiiconcej)iljiIe , speciJica del contajijio medesiino , die attncca niateiialmente e to- picamente i tessuti. E cjaeste consiJerazioiii acquistano poi uiaggior peso , e non inutile peiditempo riesce il lungo discutere del prof. Barhaiitini iatorno al coiitagio ed alia dUuesi qiiando si sente intuonare con aria magistrale e si- cura : que il riy a pas de virus venerien, et que I' idee de ce virus est n6e de I'etrange amalgama qu on a ettabli peu ii peu entre les theories vagues des anciens et celles non mains bizarres des ecrivains du moyen age (i). Dopo essersi nio- strato il sig. Barbantiui profondo erudito e sagace peusa- tore ue' prolegomeui del suo trattato , assume il linguag- gio del paiologo e del pratico , ed imprende a parlare della blennorragia. Quanto sia buono a sapersi ed a praticarsi , quanto insoaniia valga a stabilire un corpo di dottrina ia- torno a questa forma morbosa tutto e preso a disaraiua, tutto ridotto a principj. Annoverate da prima le varie cause die siuq:iaticamente od idiopaticamente possono suscltare gli scoli dall' uretra o dalla vagina, si pone a ragionare intorno alia materia die costituisce la scolazione ■, ne in- dica le quallta; avverte P incertezza de' segni per didiia- rare quando lo scolo sia venereo , e quando no ; assegna la sede principale della irritazione bleunorroica alia fossetta navicolare. Scandaglia in seguito le opinioni intorno alia propagazione del contagio , e concliiude col riconoscere r impossibilita di ravvisare o di iissare 1' epoca dell' inno- cuita dello scolo. E egli identico il contagio della blennorragia con quello delle ulcere ? Ecco il problema tante volte discusso e non niai ben risolto : 1' autore viene andi' esso agitandolo. Dopo varie e ben dirette indagini , dopo iiiolte impor- tanti considerazioni sulle opinioni de' pratici , e suU' in- dole de' fatti osservati , non esita egli a dicliiararsi per r atFermativa. Noi ci uniformiamo tanto piii volentieri alia di lui opinione in quanto die ci coasta da fatti ben av- verati, e*sersi sviluppata la siiilide in soggetti die giam- mai avevaiio coutratte ulcere o buboai , ed erano fresdii (i) Journil cuuipliaieacaire du diccioiiaaire des scieiicea lue- dicales n.* LX, avril 1824 , l>ag. 46. Blbl. hal. T. XXXVI. 23 354 I^EL rONTAGIO VENKHRO , di blennorragia vinileata. Tutto il cjuadi-o de' sintomi e delle morbose simpatie , clie precedono , accompagnano , o consegnitano la lileniioiragia e veritiero e ben rilevato ; ma pill chiara , piii utile , piu magistrale sarebbe riescita ai principianti la pratica dottrina di qnesta fcrma morbosa , ove r autore si fosse avvisato di segnare addirittura i pe- riodi della blennorragia ordinati colle relative pratiche da usarsi , invece di gettare quasi alia rinfusa de' precetti , clie occorre poi di replicare , ove si venga alia disamina delle fasi pm significanti del niorbo. Nulla ommette egli intanto negl' insegnamenti pratici di quanto abbia sortito buon efFetto tra le niani de' pratici, e gl' iniziati , come i provetti nell' arte scorgeranno nel sig. Barbantini un me- dico consumato , die sa ridurre a principj i fatti della vera esperienza. II solo punto sul quale troviamo 1' opinioae del signor prof. Barbantini in contraddizione con quanto la nostra pratica ci lia additato , verte suUe injezioni stimolanti , ch' egli vorrebbe eseguite ne' primissimi priinordj della blennorragia , onde accrescere sollecitamente la secrezione so- lita a farsL neW uretra , e prevenire la malattia. Indipenden- temente da quanto si potrebbe opporre onde mostrare insussistente ogni ragione clie si voglia addurre per con- siderare lo scolo come velcolo eliminante il contagio dal- r uretra , noi assiciiriamo 1' illustre autore di aver consul- tato su di cio una liinga ed accurata esperienza , e di es- serci convinti, accadere assai di rado di poter sofTocare una scolazione al sno nascere, e venire essa al contrario fortemente aggravata dair aggiunta degli stinioli , che in- tempestivamente sono portati sulla niembrana mucosa del- r uretra di gia assai troppo irritata. Ed e si poca la somma de' casi fortunatl in confronto degli sgraziati , si nulla la cred^nza di eliminare con anticipato scolo il contagio , o di decomporlo co xie preteiidono i medici cliimiatrici , die aljbianio intieramente abbandonata tal pratica , e consi- gliamo ardentemeute ogni medico a fame altretianto, dac- che possiamo adottare un metodo piii sicuro e piii razio- nale , e sufficientemente spedito. D' altronde come prove- remo noi , die anclie ne' casi di prospero snccesso delle injezioni stimolanti praticate nel primo periodo della sco- lazione sieno poi state veramente veneree le blennorragie che andavano a sviliipparsl ? Non cedon forse alcuni scoli TR.\TTA.TO PEL TIOTT. N. BAr>T!\NTINI. 355 assai speditamente sotto il iiietodo rinfrescaate ed antiflo- gistico ? Commendevolissimi trovianio i precetti e le avvertenze pi'atiche teiideiiti a rimovere ed a sanare le altre forme morbose che accompagnano o conseguitano la blennorragia, Le infiammazioni e gli ascessi delle glilandole Conperiane e della prostata gli danno inotivo dl anticipare uiolte cose riferibili alia, fistola orinaria. Cosi la cistite , la fimosi , la parafiinosi , la flogosi de' liafatici del pcne , quella degll inguini , quella che si dirama lungo i cordoni spermatid , V ottalmia blennorroica , V ^ipocofosi ecc. sono prese a miiiuto ed accurato scaiidaglio. Avremmo soltanto amato che 1' or- dine per V esposizioiie delle niaterie fosse stato un po' piu severamente serbato, a scanso di tante ripetizioni che di- vengono iiievitabili ove non s' abbia cura di raggruppare le forme morbose clie si concatenaao fra loro e per T ia- dole' e per T ubicazione e pel rapporfi tutti che si rife- riscono alia terapia ed alia pratica. Cosi a mo' d' esem- pio pria d' ogni altra forma morbosa , accanto la blennor- ragia avrebbe trovato il suo posto naturale la blennorrea, come variazione o continuazione dello scolo luedesirao, mutate soltanto le circostaiize della dinamica vitale : cosi noil sarebbe stato interrotto il quadro delle raalattie degli orgaiii orinarj che voleva essere coudotto per tutte le gra- dazioni dell iscuria e della discuria. Ma questi nei iscora- pajoiio aiFatto quando si ponga mente all' accuratezza ed air estensioiie de' pratici argomenti che svolge 1' autore in quel quadro. Imperocche non solo per quanto si alluda ai seguiti della blennorragia, ed alle conseguenze de' metodi perniciosi adoperati per sanarla ; ma per ogni caso onde a\venga patimento alle vie orinarie , e bisogno di ripa- rarvi , il chirurgo e condotto quasi per mano a soddisfJare alle pratiche indicazioni, e trova spianate le gravi diffi- colta , che mettono noa di rado in imbarazzo anche i piu accorti ed abili professori. Potrebbe per avventara taluno contendere all' illustre autore la convenieaza della punzione della vescica dal lato del retto intestino , e noi pure osaremmo su di cio movergli qualclie obbiezione ^ ma entrando la quistione per seuiplice incidente uelT opera di cui si ragiona non vale la pena di sviarci dalle cose principali , che ver- tono sui mali propriamente venerei. Seguiremo pertanto 35C} nr.L noxTAoio venkheo, r autorp alle pagine nelle quali imprende a ragionare dcUe ulcere sitiliticlie. Rendeiidogli il dovnto onore suUa fedele e ricca esposizione della eziologia delle ulcere primitive, noil possiamo accordargli il nostro assentimento per ri- guardo alia credenz.a cli' egli nutre di noii darsi guarigione spontanea di esse, come dipendenti da irritazione specifica che il contnsio nppUcato ha prodotto : lo che varrebbe a negare egualmente la guarigione spontanea delle ferite prodotte dal dente del cane arrabbiato , pei-che vi annidano il contagio della rabbia. Quanto sieno queste opinioni di- scordi col fatto ogniino puo vederlo , ed a noi , lo con- fessiamo , reca vera meraviglia , come il sig. Barliantini fa- niiliare come si mostra coUe malattie sifllitiche , non ab- bia mai osservato, come avvenne tante volte a noi di os- servare , bubboni e lue confermata dietro ulcera trascu- rata afFatto, e guarite senza Tapplicazione di alcun rime- dio. S egli avesse seguiti gli eserciti , avrebbe certamente ratificata la sua credenza , imperciocche il soldaio occu- pato nelle discipline militari o travagliato dalle vicende della guerra, non chiede ordinariamente i presidj dell' arte, die ad epoca avanzata deir infezione, e spesso trascura di render coato delle ulcere locali cicatrizzate , perche la facilita con cui guarirono, ancbe senza alcun rimedio , mal lo persuadono delja natura virulenta di quelle ulcere. Chi poi s' aspetterebbe , che dopo aver negato la gua rigione spontanea delle ulcere , perche non cedono alle forze della natura , ma vi e bisogno di una cura quasi lor propria ed eseguita con intelligenza , chi si aspetterebbe, io diceva , dallillustre professore le due seguenti proposizioni: il mercurio e inutile per la piii pronta cura delle ulcere sifi- litiche = inutile il mercurio nella cura delle ulcere primitive usato per prevenire la lue ? Altissima essendo T iuiportanza di queste proposizioni , iniprendiamo a sciorlnarle con qual- che estensione. Ad un uomo affetto da otto ulcere sul glande fu anuuinistrato il mercurio per frizione dal chiarissimo sig. Andrea Vaccd. Intanto che due delle dette ulcere ve- nivano abbandonate all' azione dello specifico rimedio, sei erano toccnte con i caustici , e queste guarirono nello spa- zio di trent' otto giorni , mentre le prime rimasero aperte» e non avevano cambiato d' aspetto. Fu ripetuta 1' istessa osservazione dal sig, prof. Vacca in altri quattro individui collo stesso risultato. Ma bastan eesi codesti espcrimenti TRVT'r.VTO DEL DOTT. N. BAUnANTINI. OO'J per appotigiarvi franca mente I' indn/.ione dell' iuuiilita del luercurio ? L' autore istesso risponde a quesia domanda laddove parlando del pronostico delle ulcere dice, che aZ- cune solltcitamente guariscono , e con pochi soccorsi del- t arte , mentre altre rcsistono pin liihgo tempo , e si incon- trano in alcuni soggeiti ostinatissiine. Con tutto cio egli COS! si esprime : <• V nlcera venerea primitiva non e che V espressione „ deli' azione locale del contagio , come sono 1' espressione »/ deir azione locale di tutti gli altri contagi inoculati ft r irritazione e Y infiammazione che nasce dopo il prinio « periodo di delitescenza nel luogo ove sono stati deposl- »» tati. = L' ulcera primitiva e una malattia locale , perfet- »* tamente locale; dunque non puo sentire gli effetti sa- >/ lutari dcUe preparazioni mercuriali le qiiali esercitano « la loro azione sopra il sistema ». Per tal via condotti i suoi argomentl intorno alia prima proposizione , svolge la seconda sulle stesse basi. /I II mercurio non toglie al sistema la suscettivita del » contagio venereo , del suo assorbimento e della sua as- « similazione , non puo introdotto pei linfatici distrnggere >i la materia del contagio , la quale mal a proposito si t> suppone circolare innocua pel sistema. Dunque non puo « prevenire in alcun modo la lue = Abbiasi o no adope- // rato questo metallo nella cura delle ulcere , si e ve- n duto non ostante la lue manifestarsi assai tempo dopo w la guarigione di questa , come altre volte si e veduto , »» e cio non raramente , oggidi guarir V ulcera co' soli ri- M itiedj locali , senza che il sistema sia stato in alcua » modo contaminato <>. Ma come mai I'lUustre autore ha potuto venire in que- sta sentenza, egli clie trattando in seguito dell azione di questo metallo cosi scrive «< sara dunque lecito supporre V che il mercurio per le accennate , o per altre scono- » sciute ragioni possegga una virtu elettiva, per la quale »» sia distrutto od eliminato il contagio venereo dal cor- »» po . . ? »» O non e lecito di supporre questa I'irtii elctr.ivd nel rimedio, o se la possiede debb' egli svilupparla anche sul contagio localmente depositato sail' ulcera : sia pur quest' atFezione locale, perfettamente locale, a mo' d'esempio limitata alia corona del glamte. E infatti puo egli conside- rarsi il glande fuori del sistema vivente per dire' che una 358 DEL CONTAGIO VENEREO , ulcera non seiitira gli efFetti mercuriali , i quali si escrci- tano sopra il sistenia? Non possiamo suppon-e tale credenza nel sig. Barbantini. Dunque se il glaiide fa parte del si- stenia, r ulcera ed il contagio venereo clie vi annidano debljono sentlre Tazione del mercurio, se egli e pur vero che cjuest' azione si esercita sopra il sistenia medesimo. Ciie se voglinsi negare al mercurio la sua virtu medicatrice perche non ha saputo impedire in molti casi la lue , come riporremo in esso la nostra speciale fiducia nella cura della lue medesima , quando clie 1' universale esperienza ha pro- vato clie non sempre ci porge gli stessi risultamenti , e spesso passa inoperoso, se pur non nuoce, per T economia animale. Ma il sig. Barbantini osserva ( ed in cio siaino pienamente d'accordo seco lui ) che applicato il mercuiio suir ulcera , e per conseguenza messo a contatto colla materia contagiosa ^ non decompone il contagio. Ecco senza dubbio r origine delle due proposizioni cli' egli si fece a sostenere. Per verita le esperienze dell' Harrison sono er- ronee a questo riguardo , e dobhiamo accennare al nostro autore , che avendole noi ripetute sopra di noi medesimi, trovammo che il contagio venereo viene decomposto al contatto deir atmosfera triturando il pus anche colla sola jnucilagine di gorama arabica , e colla semplice acqua. E chi appoggiasse a quelle esperienze la fiducia di decom- porre localmente il contagio delle ulcere col metterle sol- tanto ia contatto del mercurio sarebbe totalniente lontano dal vero. Ma egli e dall'interpretazione del fatto clie puo variare T opinione , e noi interpretiamo appunto T istesso fatto che qui si accenna assai diversamente del sig. Bar- bantini. Quindi non e all' assimilazione del contagio ( ne- cessaria , siccome egli vuole , per acquistare la suscettivita di sentire T azione del mercurio), ma sibbene all' assimi- lazione del rimedio clie noi riportiamo la spiegazione del fatto. La materia de'contagi e materia viva, di gia assinsi- lata , che inantiene la sua specifica natura anche nel cir- colo della chimica viva dell' individuo , che si trasmette identica da un individuo all' altro , qual bisogno aduaque di ulteriore assimilazione , o per dir nieglio quale assimi- lazione pub essa subire nel sistenia? All' opposto il mer- curio e sostanza eterogenea al sistenia vivenle, comunque combinato coU" ossigeno , ed ha bisogno di un certo gra- do di prcparazioiie 5 e , diciam pure, assimilazione, per tRATTATO DEL DOTT. N. B\RBANTlNl. SSq istituire i suoi rapporti colle sostanze vive die staniio nel circolo dell'organizzazione. Ecco il niotivo per cui avvieiie che le preparazioni mercuriali nel puro loro stato chimico- £sico not! isviluppano alcuiia azioiie proficua sulle ulcere, Di fatti quanto e coiisentaneo alia ragione ed all' esperjenza il pensare che nessuna preparazione niercuriale saprebbe corrlspoiidere all" iudicazioiie di distruggere il contagio , adoperata solamente sulla parte esulcerata , altrettanto e coiitrario ed incompatibile il sostenere che a molti giovi il rimedio portato che sia in giro pel sistema e per gU organi assimilatori. II sig. Barbantini niega V esperienza del Bell e di tanti altri pratici, che si fecero a raccomaa- dare l' uuzioiie del rnercurio per la cura delle ulcere pi'i- mitive; ma noi lo iavitiamo ad instituire delle nuove espe- rienze di confronto, ed avra , ci lusinghiamo, huon campo di ricredersi, Snl quale proposito gli diremo che quanto scrisse il Monteggia nella seconda edizione della sua tra- duzione di Fritze per riguardo alia cura mista che con- viene usare per le ulcere , provenne appunto dagli espe-- rinienti di confronto ch' egli stesso tento nell' estesissiraa di lui pratica , e fece esegaire da altri. Qual e intanto la jjratica del sig. Barbantini nelle ul- cere primitive ? Cura locale e nulla piix. I caustici e gli escarotici , combinati ad unguenti , a lavature per lo piu astringenti o mercuriali formano la di lui chirurgica sup- pellettile. Ai caustici affida esclusivaniente la distruzione del contagio locale , ed il ripulimento dell' ulcera , e sic- come non v' e caso che controindichi T uso del nitrato d' argento o di altro simile , fosse anche 1' nlcera dolea- tissima ed irritata , cosi si fa egli a dlfenderli dalle accuse che ne fecero molti ragguardevolissimi pratici. E noto , come sia stata riprovata la pratica della pietra infernale per la sitppostagli proprieta di provocare i buboni. II sig. Barbantini vorrebbe torre ogni inquietudine anche a questo riguardo, negando , e forse a ragione, che il cau- stico promova l' assorbiiuento del contagio , e concedendo soltanto che possa facilitare il bulioae simpatico. Ma e ella poi cosa si da poco codesto bubone simpatico da trascu- rarne P e^'ento con tutta rindlfferenza? Faremo che T au- tore risponda egli stesso anche a questa interrogazione. " II bubone simpatico si risolve piii facilmente e vero , » nia uoa si risolve senipre tolta la causa irritante e 36c BFL COXTACTO VF.NERltO , >/ lontana, come aveva detto lo Svedicaur. Quando una glan- <) dola e irritata od infiammaia e certo die pno nascerno » la suppnrazione come la risoliizione , qnatituiique una »< materia stimolante non sia raccliiusa dentro di lei. » Eccone alibastanza per gnardarsi di adoperare il caustico senza alcuna coiisiderazione sulla superticie iilcerata , e iiiassime sulle ulcere dolenti , le qnali diramaiio gJa troppa irritazioiie alle glandule degl' inguini. Dalle ulcere passa Pautore alle morbose disjtosLzioni del prepuzio e del glande die ne eiiiergoao. GV iniziati nella diirurgia troveranno a questo proposito delle regole e delle riflessioni eccellenti, segnatamente sul punto di non essere COS! corrivi a giudicare per cancerose le parti die sJ sco- prono per mezzo della cfrconcisione alterata da porri o da verruclie. Codesti porri, rammoUiti e sfigurati dalla niacera- zione seguita per lo stato di Hmosi in cui si trova il pre- puzio , impongono pur troppo ai meno esperti 1" idea del carcinoma , del glande o del prepuzio niedesimo ^ ed e facile il prevedere i tristi efFetti di questa diagnosi mal concepita. Anclie 1' herpes prctpiuialis e toccato in questo luogo con mano maestra , e rimandiamo all' autore quegli scioperati cliirurgi die tengono , con grave ignominia del- r arte , sotto penose ed eterne cure i malati meticolosi e creduli die hanno la dlsgrazia di fidarsi alia loro inespe- rienza. II capo die tratta de' buboni e tutto degno dell' autore che lo scrisse. Nulla ha isfuggito alia di lui sagacita , die potesse meritar posto nello scibile diirurgico. Le nozioni generali , la divisione cli' egli fa de' buboni , la diagnosi , il pronostico , e la cura sono tante sezioni del suolavoro, che soddisfano per ogni verso. Nell' indicare il modo-con cui si trasmette dall' ulcera il contagio alle ghiandole in- guinal!, onde ne sorge il bubone idiopatico, fa savianiente avvertire , die non e assolutaniente necessaria la prece- denza dell' ulcera , avendo egli stesso osservato pin volte il bubone venereo idiopatico per T immediato trasporto del contagio dal pene alle glandule dell' inguine. Le patolo- giclie distinzioni ch' egli fa de' buboni gli servono poi assai opportunamente per ajipoggiarvi il pronostico e la cura. E primieramente stabilisce doversi in ogni caso tentare la risoluzione del bubone, e non favorirne la suppnrazione che dopo a^'er esaurito ogni mezzo risolvente. Ella e a TRVTTATO DFL DOTT. N. R\RB \NTINT. 36! cjuesto rignardo circostan/a riflossllvLle ( e snreM)e degna ilelle indagini del pratico erndito ) quella di trovare quasi r unanime accordo fra i niedici auticlii toccaiiti tin quasi r ultima meta del secolo decimottavo , intorno alia prefe- renza da darsi al snppurar de' buboni , die non al risol- verli ; inentre al di d" oggi T unanime accordo sta per r opposta sentenza. Egli propone a tal fine i niezzi geue- rali , qnali sono il riposo , la dieta , 1' eniissione di san- gne , gli enietici , i purganii e V oppio : tra i niezzi lo- cali annovera le applicazioni fredde ed astringent! , le frizioni raercuriali, e quelle di lininiento Aolatile ecc. II mercurio viene da esso considerato in questo caso come presidio puramente risolvente; ma T elaborazione cli' egli riceve per entro il sjstema capillare ci fa pensare possa agire sul contagio depositaio nella glandula colla sua virtii elettiva, Su di cio non moveremo quistione, perche quando si coincide nella pratica le teorirbe divengono ombre seuza corpo. Ma tra gli efficaci risolventi de' buboni , perche il sig. Barbantini non ha in verun modo raccomandati i ve- scicanti ? Perche ha egli appena nienzionati gli epispatici pei buboni di un' indole atonica e fredda ? Eppure i ve- scicanti si prestano molto efficacemente per far tacere I' ir- ritazione profonda richiamandola alia superficie della cute, ove siano imposti sulla glandula tumefatta. Senza preten- dere di promovere troppo generalmente la pratica de' ve- scicanti pei buboni, noi invitiamo il sig. Barbantini a fame ulterior! esperienze , massime ne' buboni simpatici , purche non sieno eccessivamente infiammati, insistendo ancora , e replicandoli ove occorra , fino ad esito pronunziato. Decisa la suppnrazione del bubone , racconianda il signer Barbantini di cessare dai risolventi, e di ajutare quanto pill si possa la natura a quello scopo coi mezzi oppor- tuai. Indi ventila le varie opinioni intorno al doveisi o no aprir 1' ascesso , e con qual mezzo e quanto anipia debba essere la strada per la sortlta delle marce. In tutti questi argomenti le sue discussioni sono giudiziose e con- form! alia Sana pratica. Ottime pure e per ogni lato sod- disfacentissinie riescono le praticlie ch' egli addita per la ronsecutiva medicazione, tra le quali quella della metodica e convenevole compressione dell' ascesso suggerita dal be- nemerito nostro amico e collega dottor Palazzini di Ber- gamo viene principalmente entomiata. Ci spiace pero ciie 362 DEI, CONTAGIO Vr.NFRKO, egli abbia soltanto toccate di volo e quasi per Incideiiza le piaghe mali moris die so;raziatamente consegultano i bu- boni snppnrati negl' incUvuIni di prava costituzione , e per lo piu scorbutica, che talvolta sono afTastellati ne' vasti ospedali pei venerei. Qnantnnque si possano riferir desse piaglie a quel genere di corriiz.ioiie organica indicPta dai Francesi col nonie di pourriture d'hopkal della quale noa converrebbe uii esteso trattato nell' opera die stiamo aiia- lizzando , pure 1' iadicare la sorgente di quella degenera- zione , e della sua propagazioiie oltremodo facile ne' bu- boni venerei, esprimerne i caratteri, regolarne la cura e dettarne i precetti per preveairla avrebbe valso all'autore nuovi titoli alia medica beneinej'enza. Won termina per altro il suo scrivere su questo argomento prima di accennare quella particolare degenerazioiie della cute esulcerata per lunghe ed ostinate piaghe residue ai buboni , veduta e descritta Aa\Y Hunter e dal Monteggia. Veccato, cli' egli non abbia potuto illustrare questa morliosa condizione patologica coUa propria osservazione , giacche 1' arte e ben poco ef- ficace per guarirlal Dopo la storia de' buboni conseguita quella delle diverse escrescenze siftlitiche^ le quali , a parer nostro, andavano piut- tosto annoverate colle forme niorbose cbe nascono dopo la blennorragia. Varj nonii furono iuiposti a queste escre- scenze , secondo la loro configurazione; e pero identica la loro natura , quando dipendouo da contagio sifilltico re- cente od inveterato. Riflette assai giustaniente F autore , che qualunque irritazione portata ove 1' epitelio e sottile puo far sorgere escrescenze di varie forme. Ma quelle die sono situate sul glaade o sul prepuzio , o sulle graiidi labbra della vulva sono ordinariamente veneree , per cui si osserva che la specifica irritazione del contagio rende co- deste escrescenze si ostinate e caparliie da dover oppor loro, oltre la cura della mano , quella ancora del mercu- rio. Anche le ragadi trovan posto fra queste forme mor- bose , e vengono ordinate sotto V egual trattamento. II titolo die racchiiide il discorso sopra V accre^cimcnto o la diminiizione di alcnne parti per vizio sifilitico e in- tralciato di oggetti die noii apparteiigono forse alia sifilide o die dovevano essere registrate altrove. Quanto piii in- teressante sarebbe egli stato qiiesto titolo , se 1' autore si fosse diffuso sopra gli stringimenii del retto intestiiio e TR^TTATO DEL DOTT. N. BARBANTINI. 363 della vulva, sulle quali afFezIoni egli ci lascia taiito da de- sideraie I A quest e materle clie riempiono i prinii tie volunii del- r opera , consegue la storia della lue proprianiente detta , e della di lei cura, con che si compone il quarto volume. Premessi alcuni principj coinpeiidiati da quanto ha dovuto scrivere 1' autore ne' tre primi volumi , indicatane la feno- menologia , nella quale addita certe ulcerazioui superficial! agli angoli delle labljra dette bocchiere come sintomo non infrequente di lue , viene a partita mente aualizzare i sin- tomi piu cospicui die debbono concorrere a fame una buona diagnosi. Le macchie della pelle sono presentate , se non pel sintomo di lue costantemente primo , almeno per quello che ne indica facilniente 1' esistenza. Sebbeue tra queste macchie dia egli posto alia desquammazione della pelle del palmo delle mani , alia caduta delle un- ghie , aW alopecia e pers'mo aW elefdnliasi , non si saprebbe trovarvi nienzione delle sopraccennate ulcerazioni agli an- goli delle labbra. Le quali ulcerazioni per non figurar punto anche tra le ulcere delle fauci sembVano dall' autore niede- simo abbandonate e rigettate dal quadro de' sintomi sifili- tici. Dalle ulcere delle fauci pare diramarsi , secondo il nostro autore , T ozena e la carie delle ossa del naso , ma noi riteniamo che questi malori possono figiirare come sintomi primitivi , i quali sviluppatisi isolati da ogni le- sione ulcerosa del palato o delle fauci , danno sulficiente indizio della presenza della lue. Opportune sono le di lui riflessioni per distinguere le ulcere veneree dalle altre di natura diversa , e massime dalle mercuriali , delle quali a malgrado dell' avvedutezza del pratico piu consuniato non si puo sempre pronunciare un sicuro giudizio. Tra i mali degli ossi fignrano i dolori notturni, i quali non appar- tengono pero sempre agli ossi. Le canilagini , i legamentc e le aponeurosi non vanno esenti degli attacchi della sifilide, Onde poi far distinguere 1 dolori notturni venerei da quelli die derivano da altre sorgenti morbose egli indica il loro carattere patognomonico , die e quello di comin- ciare sulla sera e di progredire nella uotte aumentando di inteasita, senza che T eccitamento universale sia alterato, mentre i dolori di altra natura sono spesso intercorrenti nella notte , e promuovotio 1' aumento dell' eccitamento. Avremmo qui desiderate che 1* autore si difFondesse su i 364. DFI, CONTACTO VFNF.nrO, do!oi-i morcnriali , ile' quali non fa punto incnzionc . e soiio (juelli , a purer nostro , che plii facilinente possono esspre scamliiati co' dolori venerei. Cosi troppo laconico troviamo il sno dire sulT ottalinia , sulle felibri e suH' eiiia- ciazione venerea. Sono queste forme niorbose uno scoglio assai ardiio pel pratico anche il piu avveduto , come lo sono r ottalgia , la cefalea e 1' njfonia , la di ciii diagnosi debh' essere specialniente appog^iata alle precedenze. Dif- licilmente si potra stabilire per sintonia esscnziale di lue Vaneurisma, il quale se dipende da lue venerea non ap- pare come V ulcera alia gola , od i dolori notturni sintoma isolate , ma e associato ad altri malori di piii specitica na- tura. Abbiamo noi pure sotto gli occhi un individuo fac- chino di questa citta , il quale e guarito stabilmente da un aneurisina al poplite , del volume di una grossa niela- rancia sotto la cura mercuriale ; ma la cura mercuriale era altamente reclamata da ulcere alia gola , dalle macchie sifiliticbe della pelle , da bubboni ecc. : chi avrebbe osato sottomettere quell' individuo al mercuric pel solo sussi- stere deir «/ie(tmOTrt ? Ancbe il nostro autore accenna , ben- clie di volo , die e leciio dubitare della natura sifili- tica deir aneurisma , ove sia unito ad aliro sintomo meno equivoco ; non era dunque mestieri d' annoverarlo fra i sintomi diagnosiici. Perclie invece non comprendere fra questi le verruche ed i porri ribelli e recidivi cbe do- vrebbero pur essere indizj di lue ove occorra di dover lore opporre una cura mercuriale, la qual cura non sarebbe stata necessaria secondo i pensamenti dell' autore se i porri e le verruche non fossero che alterazioui morbose locali? L' aborto e giustamente ritenuto dall" autore qual. sintoma diagnostico di lue ove non nianchino ragioni pel sospetto dell' infezione , e non appariscano cause di altr' indole die jiossano pi'omoverlo. Nel p -onostico cli' egli fa della lue calcola la costituzione del soggetto , le complicazioni morbose, e soprattutto le avvenute cure mercuriali incoiuplete:; imperciocdie ascrive i cangiamenti avvenuti nelle forme morbose state mal at- taccate col rimedio , piii ai danni provenienti dalT abuso di questo , che all' elfettivo peggioramento della lue mede- sima. E falso , sostiene egli, die la lue venuta per blen- norragia sia piii riljelle ai rimedj , die quella die pro- cede dair vilccra. La lue dc' bambini , comunicatasi per TU\TT\TO DEL DOTT. N. BARBANTINI. 365 allattamento , e piu difficile a curarsi , poteva dire lo stesso di quella de' vecchi. Del resto non e vero, e noi lo neghia- mo pure coa lui , clie la lue non si sani mai del tutto , sicconie penso lo stesso BagJivi , clie fortunatamente una cura ben condotta , nulla ostandovi la costituzione gene- rale deir infermo , conduce quasi sempre a stabile e per- fetta guarigione. Prima di additare i inez/i curativi della lue , avvisa Tautore di estcrdersi alquanto su tre punti importantis- simi di patologia : delle malattie veneree larvate o masche- rate : se le malattie sifilitidie si cangino in altre di diversa natura; delle malattie pseudo-sifilitiche. Questi punti ven- gono discussi con inolto accorgimento , e bisogna pren- derne cognizione nell' originate per apprezzarne T utilita ed il valore. Noi verremo senza piu alia cura della sifilide , nella quale spiega 1' autore molta erudizione e dottrina. Con- sidera egli primieramente 1' indicazione che si presenta nel trattamento della lue sotto il duplice oggetto di ri- niovere la causa irritante, che e il contagio venereo , e di ridurre a ritnio normale la dinamica vitale stata al- terata dffil' azione della detta causa. Al primo oggetto ri- passa a scrutinio quanto e stato proposto in ogni tempo coUa fiducia di distruggere o di eliminare il contagio. 'I tre regni della natura vengono percio messi a contri- buzione. II regno animale offre i rettili utili in America, in AiFrica ed in Asia , ma fra di noi riconosciutl di niun valore, cosi e ancora del sal volatile di corno di cervo, riuscito , se pur e vero , efficace soltanto nelle mani di Perilhe. II regno vegetabile ci da il guajaco , la sal- sapariglia , la cluna ( smilax china ), il 6o550 , la barda- na , il sassafrasso , la saponaiia , la lobelia , la cicuta , la graziola , la dulcamara , il mezereo , le scorze di noci verdi, r astragalo , V oppio. L' autore cita i pratici , clie preco- nizzarono sifFatti rimedj soli o combinati ; ne pondera il valore , e ne determina la confidenza die meritano. Aven- dolo qui r occasione portato ad accennare il decotto del PoUini , noi ayremmo applaudito ove avesse mostrato di far maggior caso che non fa egli di quel decotto , il quale fra i tanti che la medicina enipirica ci suggerisce e emi- nentemente efficace per debellare la lue che ha resistito al niercurio. Le cure raaravigliose che opero questo decotto 366 DKI. CONT.VGIO VENEREO , sotto a" aostri occlii cl porta a ritenerlo per uno clc' piu benefici rimcdj clie possegga la terapia , persuasi e con- viiiti del fatto , clie la salsapariglia sola aou potrebbe ga- reggiare con esso di valore quaado pur sia die conteaga esso atomo di questo vegetabile (i). II regno minerale clie viene aaalizzando l' autore ci porge il rlmedio clie si concilia ancora gli univers.'ili sufFragi nialgrado le contrarie opinioni di alcnni , e se- gnatauiente di Tompson, il niercurio. AlT nso di questo farmaco fa egli precedere alcun che sui bagni a vapore , i qnali sono qui tanto piii fuor di Inogo, quanto clie non raminentando egli clie quelli fatti con acqua pura . non poteva registrarli nella categoria dei ntinerali. Rintracciate quindi le cose che riguardano questo nietallo nello state suo primitivo , ed in quello di combinazione ciiiinica , se- gnatamente nello stato di ossidazione , passa ad estendere le sue ricerche su i varj metodi di usarli. Raccomanda egli le frizioni mercuriali fatte per breve tempo , e stro- finando leggermente secondo gi' insegnamenti di Fabre , impntando a danno piuttosto , che a vantaggio dell' assor- bimento il metodo comune di strofinare lungamente la pelle. Tutte le quistioiii relative alia salivazione , ai rlguardi da usarsi pria di adottare il trattamento mercuriale , al- r influenza della stagione , all' opportunita del tempo per le frizioni, alia dose del rimedio , alle pratlche accesso- rie che si richiedono ecc. non isfuggono alia perspicacia del sig. Barbantini , il quale oppone tempre de' sodi ra- gionanienti alle opinioni cbe non approva, e rispetta con dubbio iilosofico le osservazioni altrui , che non pote egli stesso coiifermare colla propria esperienza. I metodi A\ Louvier , di TourreiUhe, A\ Clare , di Cirillo , sono partitamente esaminati , e quello dell' illustre napo- letano e il solo ch' egli encomii, appoggiandosi all'autorita del Huffeland , il quale viene in questi ultimi tempi pre- conizzandolo come il metodo ad ogni altro preferibile (a). (1) La tintnra autisifilirica di Bernard a cu'i egli consacra due buone paa,ine non valeva certo una tale distinzione sopra il de- cotto Polliniano. (2) L' istesso sig. Barbantini alia pagina 844 cosi si esprlme: « QuaV)ra non si voglia adoperare il niercurio internaQiente , ). couveti-a dar loro ( frizioni coll' unguento di sublimato ) la » preff renza. » Noi sianio su di cio di contrarie avviso, ed osia- nio asserire , che il piii de' pratici sara con noi. TRATTATO DEL DOTT. N. BARBANTINI. 867 La buoiia pratica esclnde , die' egli , i cerotti mercu- riali , ed lia ragione , se si p.iria di Ine , ma ne' niali ve- neiei local! , ove si possa aver di mira la distruzioiie del contagio localmente depositato , e V eccitaniento de' vasi capillari per la risoluzione de'freddi infarcimenti linfatici , i cerotti mercuriali soddisfaiio egregianieate a qiieste due indicazioni. Per rispetto ai profumi e sufFnmigi mercuriali , trat- taiido eruditamente T argomento , nulla aggiunge 11 signor Barbantiui del suo , e ci lascia colle osservazioni del Mo- berger e del Raski. Noi crediamo questo metodo degno della di lul esperienza e lo invitiamo ad aminetterlo nella speciale di lui pratica , nientre ci consta per casi da noi stessi osservati , e per molte belle guarigioni ottenute dal sig. prof. Paganini di Oleggio , che le macchie sitilitiche e le malattie delle ossa della stessa natura obbediscono assai proiitaiuente alia fumigazioni di cinabro. Terinina egli la storia dei mezzi estcriii per introdurre il niercu- rio , col far breve cenno de'bagni e de' clisteri mercuriali, ai quali egli nou inclina di accordare la sua confidenza. Finalinente ei vieiie all' uso interno di questo rimedio. L' erudizione dell' autore prende qui ancor niaggiore estea- siotie. L' uso del precipitato rosso, del niercurio depurato ed unito ad altra sostanza , le pillole del Bdloste , quelle del Kcjser, T acqua di Pressavin , le pillole del Plummer , il sciroppo di Beller, , le gocce biancbe di Warde , il nier- curio marziato AeW Hartinann , il gouinioso del Plcnk , il inuriato di mercurio ecc. sono presentati colla storia del lore uso, de' loro successi, e degl' inconvenienti loro. Ma il sublimato corrosive ( deutocloruro di mercurio ) fissa singolarmente il suo discorso. Di questo potentissimo far- maco esamina egli con fina critica e con squisito accor- gimento il pro ed il contra cbe e stato sostenuto da varj insigni pratici , e ci rende conto delle sue proprle osser- vazioni , ciie voile instituire per decidere a qual partito appigliarsi , se a rigettarlo come veleno pericoloso , o ad ammetterlo come rimedio eroico. Egli ne ha dedotto , che un luogo distinto si debba al sublimato corrosivo fra le pre-- parazioni mercuriali die si usano internamfnte contro la si~ filide. Reputando pero insignidcanti le dosi che venivano per lo addietro stabilite dal Boherave e dal Vanswietten giudioa di portarlo al grano , grauo e mezzo , od a due 36o DEL CONTAGIO VENEURO , al gionio. I\I;i due graiii di tale farmaco beuciie esibiti in qnaitro o ciucjae riprese nella giornata come vuol egli , pouebboro accagionare de' fuiiesti risuliamenti , onde noii e luai troppa la circospezione da inculcarsi agl' iuiziati ueir arte di saaare per 1' uso di qiiesto rimedio. Poco egli ci dice della cura niibU , cioe siiuuUanea ( iii- leriia ed esteiaa ) , che per altro valeva la peiia di essere illnstrata dalla fecoiida suapratica, e ci tiene iiivere liingo tliscoiso sill iiiudo con c«i si crede operarsi dal uiercurio la guarigione della sililide: argomeiito oscuro ed intiat- Uiliile , liache noa sia delinita la natura del contagio ve- liereo, I iiiorbosi fenotneni prodotti dal uiercurio sono in se- guito ventilati con somma perspicacia. Le doctrine del Mathkis e del benemerito sue traduttore vi sono iaserite quasi per estratto , ma ad ogni passo le osservazioni pro- prie del sig. Barbantini le illustrano , o le confermano. Tutte le quistioni important! sopra la salivazione sono di- scusse a fondo. Dopo il uiercurio mette 1' autore ad esame T ossigene , al quale fu attribuita non solo la facolta di rendere efficace il uietallo per la sua coiuI)inazione , ma di attaccare egli stesso , e da solo , il contagio venereo , amministrato sotto la condizioae di essere facilmente sprigionato nel giro del sistema vivente. Indi passa all' oro ed a' suoi preparati , die auclie recentemente si predicarono dotati di una virtii antisiiilitica. Fatta la debita analisi alle opiaioni ed ai fatti riferiti segnataraente dal Crestien e dal Gozzi , io sono con- vinto , die' egli , die si abbia nell' oro un. utile rimedio contro III lue. Nulla ci da del suo nell'articolo die tratta deir arse- nico , come rimedio proposto e riprovato a vicenda da va- lenti scrittori per doinare la lue , ne spingianio la nostra indiscrezione a lagnarcene , nientre la uiedicina non e pot in bisogno di ammettere del veleni di tal natura per gua- rire uu male , die quasi sempre sa curare con piii sicuri e iiieuo perfidi agenti terapeutici. Nulla direnio noi del curare la lue colla fame ne di quello del dottor Martin d' Uadcrwald, ne di quello del Rose, ai quali 1' autor no- stro non sa accordare alcuna confidenza ; nulla pure della rivista ch' egli fa de' diver si metodi proposti per la cura della siftlide ; e nulla ancora di quanto egli scrive intorno ad alcuni siriLoini , die non luinno ceduto al mercurio ecc. Questi TRVTTATO DEL DOTT. N. RVRBVNTINI. 369 due ultinii artlcoli sono iin compendio , o a iiieglio dire una ripetizione di quaato 1' aiUore lia giii altrove liinga- inente discusso , e clie aljbiamo in qualche luodo analiz- zato noi niedesimi. Ci feruierenio alcun poco sul capo IX ove ha creduto il sig. Barbantini di registrare parti ta- iiiente la storia del contagio venerea nelle donne gravide , ne' bambini e nelle natrici , conieclie la descrizione della sifilide , niassime de' bambini , gli appaja altamente man- cante di precisione. I mall venerei locali e recenti delle donne gravide vanno curati per impedire che venga contaminato il bamljino nel iiascere : se non si e in tempo Ijisogna impedire per mezzo di escare , o di vernici oleose clie segua un immediato contatto tra la parte ulcerata della madre e la superlicie cutanea del bambino. Quaato alia lue, se debb' essere cu- rata ne' primi periodi delJa gravidanza ( ed e questo T u- nico mezzo per impedire T aljorto ) , a gravidanza molto avauzata riesce meglio il ritardarne la cura dopo il parto, perch^ ne verrelilje da questo distiirljata la gnarigione. Nega egli P eredita del contagio nel bambino, e sta- ])ilisce che riceve I' infezione trai-ersando le parti genitali della madre affcttc da sintomi primicivi. Per quanto possa egli dire d' ingegnoso su tale argoniento , diflicilmente ot- terra I'unanime assenso de' pratici , i quali dovrebbero per le stesse ragioni rlnunziare a tutte le malattie eredi- tarie che Tosservazione di tutti i tenqji ha palesate. Con- sidera sotto tre diversi aspetti le uialattie de' bambini , che la sola madre puo loro imprimore. Se nascono da ma- dre affetta da lue costituzionale , o mojono subito, se pur non mojono e si putret'anno nell' utero materno , o liiiiscouo , prima die termini il tempo del loro allatta- inento • in consunzione presentando una iisionomia senile. Questi malori li ripete il sig. Barbantini dalla sifilide nella madre , che ha inqiedito o daiine2,giato , o distrutto T or- ganico s\ iiuppo del feto , non gia dalla presenza del contagio siiilitico nel bambino medesimo. Che se il bamluno nato rolnisto e ben costituito viene dopo pochi giorni assalito da sintomi morbosi d'' indole si- lilitica , allora si che i! contagio Ni e insinuato nel neo- iiato i ma 1" infezione si opero nella vagina o perche vi esistcssero tonne mOrljose silditiche , o perche il contagio vi aniiidasso anr.or tacito nel suo perioilo d' iiicubazioue. L'Ud. J 1.(1. T. WW I. j^ 37"D DEL CONTAGIO VENEREO , Da qui ripete egli i fenomeni morliosi primitivi clie il liaiiiliitto prova alia snpeiUcic del coi-po; de' quali feno- meni presenta un qnailiu ben delineate e fedeie , se non che le tinte de' primitivi e de' consecutivi , cioe di quelli die appalesano la lue , ci sembrano alquanto confuse e riniescolate. La cuia delle mnlattie venerec iie' bamljini , qnrindo sieno locali , viene (irdinata dnl sig. Barbantini alle stesse regole che prescrisse per gli adult.i. Ma per la lue confennata , ove cioe occorra di adottare il trattamento inercuriale en- tra in niolte importanti considerazioni sui varj modi die si possono iuipiegare per introdarre il beneiico metallo nel corpicciuolo deirinfermo. Molte e ben speciose ragioni adduce egli contro il inetodo di medicare colle unzioni la nutrice per guarire il bambino , e segnatamente contro r allattamento della capra mercurizzata proposta dal Ro- senstein ; ma se i fatti parlano , mal vi si oppone il ra- gionamento comunque arguto. Imperocdie non potendosi negare le molte guarigioni di bambini ottenute col solo ani- ministrare il mercuric per frizione alia nutrice, dire, die que' fatti militano a favor del metodo soltanto per man- canza d' osservazione, essendosi sbagliata la diagnosi dei morbi , puo essere asserzione gratuita anzi die no. Non e pero alieno il sig. Barljantini dalle friKioni praticate sullo stesso bambino , ma sembra volcr egli dar la preferenza air uso interno del calomelano , e dello stesso sublimato corrosivo, del die non sappiamo se ^li verra reso Ijuon conto dai pratici. Le nutrici non vanno senza la contemplazione dell' au- tore , al quale proposito fa egli giustamente rillettere , die non sempre possono vivere sicure dal contagio venereo , sebbene il bambino, qnando venne loro consegnato, non of- frisse sintcmi morbosi , essendoclie il morbo ricevuto na- scendo non si sviluppa che aicuni giorni dopo. Che se 1 5 giorni sieno passati senza indizj d'infezione nel bam- bino, crede egli, si possa vivere tranquilli. L' ultimo capo del suo lavoro viene consacraio alio Jaws degli AfFricani , alio Si'obens degli Scozzesi , al Ka- delige de' Danesi , comprendendovi altresi la malattia di Schcrliewo e la Falcadina^ articoii tutti degni della medi- tazione de' medici , ma, jjer nostro avviso, estranei alia fiifilide. Quindi e^ che senza piii dilungarsi in un'analisi. Tn\TTATO r>rx dott. n. baheantiXi. 3-1 die iluscirebbe pure assal fastidiosa al lettore , ove noa omcttesshno ancora le note ( d" altronde assai jriudiziose ed erudite ) e le formole di farmacologia , die si trovano segnatamcnte al fine dd 2.° e dd 4.° volume, ci sepa- riaino dal sig. Barbantini colla piii viva coinpiacenza di poter ripetcrgll le nostre congratulazioni per cssersi posto nel novero de' piii illustri scrittori di cose inediclie. Pro- testiamo die le critidie riflessioni a cui ci ^iaIllo per ua istante avvisati non furoiio dettate che dal vivo desiderio di vedere quest' opera classica migliorata. E fia purd'uopo che r autore la emendi anche pei tipi , che a tanto giunge la colpa di chi la mise alle stampe da readere spesso do- composto il senso letterale, ed il si-nificato de' nomi. Cosi corret'o e riveduto il Trattato storico-teorico-pratico del sig. Barbantini, non solo corrispondera onorevolmente alia di lui intenzione, ma verra aggradito dalle persone dell' arte come degno seguito alle istUuzioni del Monteggia , delle quali emula 1' erudizione e lo stile , ed uguaglia' la pratica utihtii. ?>-2 Aiiiiali dcW I. R. Isdtitto poUtccnico dl Vienna datl in luce dal Direltorc Giuseppe PRrciiTL , I. R. tittnale ronsiglieje dclla reelli colia spazzetta e di renderii impenetrabili dal- r accpia. 11 sig. prof. Karmarsch osserva clie il secondo artificlo e inutile, ed il primo dannoso , sebbene al)brevii r operazione. Accenneremo i prodotti di que' cappellai che H pre- sentarono al gabinetto. Mattia Bauer in Vienna fu il primo a foliar^ colla spazzetta •, esso presento al Gabinetto un cappello di pelo di lepre finissimo. Giovanni G. Bayer di Herniannstadt in Transilvania presento cappelli impenetrabili dalTacqua di una bellezza e leggerezza sorprendente ed un berretto di feltro di lepre del peso di ^/^ di loth. Egli niandb , non lia guari , lui pezzo di feltro impenetralnle aU'acqua della lunghezza di piu braccia , il quale meriterebbe di essere adoprato per abito da inveruo, poiche tien caldo , e leggiero e pieghe- \'ole qijanto il panno piii fino,e pfomette grande durata. Gaetano Bellotto ui Scliio niando un cappello di pelo di lepre non colorato e non raffazzonato di qualita ec- cellente. A. P. Girzik in Vienna fu il primo ad introdurre cappelli impenetrabili dall' acqua nella Monarchia, cil e fino dal 18 iS in possesso di un prlvilegio per un metodo da lui sco[)erto ; i cappelli da lui inviati si distinguono per la ])ellezza . la iinczza e la lesrirerezza. \NNA1 I PELL T. K. ISTITUTO POLITECNICO. 0':'3 Giovanni Julliac in Trieste invio un cappello fiuo , Ijuono e conijjatto. Aniirea Orrascli dl Gorizia presento tUie gile coniposti di feltio di pelo di lepre , de' quali V uno e s;i'ezzo e r aliro colorato in nero. Per abito d' inverno dovrebbe tale stofFa convenir bene assomigHandosi essa al cosi detto azor di laua pel suo liello splendore , cui supera hen an- clie nella linezza. Meritano nienzione Micliele e Francesco Pimpl di Saal- felden nel Salisburghese per due cappelli aventi la forma caratteristica di quelli de' niontanari delTAustria ; Paolo Preda di Monza per un cappello di feltro tondo , nero e fiao; e Filippo Villa pure di Monza per un cappello niez- zofino composto di peli di cammello , e per un cappello montato da granatiere , composto di lana pecorina. Nicolao Werner di Vienna fabbrica cappelli die si distinguono per la leggerezza, la liellezza pel nero carico indesiruttibile , e per la loro impenetrabilita dalP acqua. Quest' ultima propriety la posseggono anche i cappelli da donna coloritl da lui fabbricati, i quali hanno uno spaccio considerevole ancbe all' estero. Nel Gabinetto e pure da vedersi un csako , il cui fondo e coperto di una vernice invece della pelle. II 21 dicembre 182 1 ottenne questo abilissimo cappellajo un privilegio esclusivo per la fab- brica dei cosi detti cappelli di seta , i quali assomigliansi air esterno ai cappelli di feltro niolto piii di quelli fab- bricati a Milano, e non banno come questi il contrafForto ne di legno , ne di cartoue , ma bensi di feltro di lana pecorina impenetraljile dalP acqua. Anche i cappelli da donna cotnposti di tela impenetrabile dall' acqua coperti di felpa di seta sono commendevoli per la loro leggerezza , bel- lezza , durata e buon prezzo. Valentino Werner di Vienna consegno un cappello di feltro su cui sono incoUati 1 peli del filone della scliiena (i), il quale debl>e contarsi fra i piii bei pezzi che possegga il Gabinetto in tale materia. Andrea Werner di Vienna innoltro al Gabinetto un cappello di castoro grezzo e non raffazzonato , il quale per essere stato ottimamente follato ha ottenuto una grande (i) Di Lepre? ( N. del Red.) 074 A^NNALi nr.j.r i. n. istituto poi.itecnico. coinpattezza e forza. Al preseiite tai cappelli sono in disuso , ma il capo d' opera de' cappellai riniaii seinpre il cosi detto cappello di castoro. 61. Lodovico Lieblei di Vienna present^ al Gabinetto una colleziono considerevole di lavori di capegli umani ; dessa contiene molteplici specie di trecce s'l con molle che sen/a , ed altri lavori si incollati clie passati , non che ricci , braccialetii , catenelle , anelli , ecc. , i quali altra voita si tiravano dalla Francia. II fabln'icatore e tanto piii lodevole in qunnto clie voile uiiitaniente alia collezioae anztdetta offrire al Gabinetto ua niodello delle inaccliine e degli •trouienti di cui egli si serve. 62. Stacci di crini da cavallo furono inviati al Gabi- netto da Francesco Berger di Wels neU'Austria , da Gin- seppe Kuralt di Gratz , dal cavaliere Natale Pagliarucci di Strasich nella Carniola , e dal sig. G. noliile de Vest di SchrofTentliurm ncll* Illiria. Merita in questo luogo di venir accennata una spaz- zola da paviniento assai elegaateniente lavorata da Giorgio May di Gratz. 63. Di carta e lavori coUa medesima coniposti ricevette il Gabinetto dalle fabbriche nazionali tali e tante mostre da annicbilare in gran parte il pregiudizio favorevole a quelli degli esteri, Gli e vero che piccolo e il nuniero delle fabbriche souimiaistranti carta velina e da disegno, ma quasi tutte le cartiere forniscono carta buona FLL I. R. ISTITUTO rOLITECNICO. moJo da pressoclie eguaglini'e qnello tlclTAfrica (i). La niaggior tliiricolta sta nel dargli de" coloii Ijelli , fra' quali il rosso riesce men bene. Fabbricatori indigeni di pellame rosso , i qnali nicri- taiio nienzioue onorevole soiio i segneati : Eurico Angerstein di Eger in Boemia , per alcune pelli di marroccliino giallo e verde ben lavorate. Lodovico Balde di Salilmrgo , per pelle di vitello Ijruna e nera , e per un pezzo di cuojo da sola lavorato alia foggia di Liegi conciato perfettamente e perclo assai pie- ghevole. Girolamo Capezle di Verona, per moke sorta di pelli assai bene conciate , fVa le quali il cuojo da sola prcpa- rato come quello di Liegi e d" Ingliiltena , e il cuojo nero iucido uiolto bello. Michele Cutin di Gorizia , per marroccliino verde di capra. Giuseppe Gasner e figli , di Vienna , per una bellis- sima pelle di vitello sliiancata ad arte e lisciata, eccellente per ginocchielli da stivale e per galanterie. La fabbrica di pelli del conte Dietricbstein a Sokol- nitz in Moravia , per diverse mostre di cuojo. Riniarclie- voli sono le suole alia liegese preparate con pelli ameri- cane , il cuojo lustro compresso all" inglese , la pelle di vitello per gambe da stivale. follata pure all" inglese ecc. Giovanni di Lenna , di Udine , per una collezione di diverse qualita di pelli , le quali sono perfettamente pre- parate. II cuojo grosso e da suola preparato alia uioda di quello di Basilea , e la vacclietta ad uso de' coreggiai e sellai nif-ritano una menzione speciale , glacclie si gli uni, che gli altri eguagliano per lo meno i migliori dell' estero. £ da notarsi che quest' insigne fabbricatore pei distinti suoi servigi ottenne nel 1818 la medaglia d'oro dell' onore civile da S. S. L R. M. I mastri pellattieri di Brescia , per varie pelli di vi- tello nero assai belle , fra le quali una e spalniata di cera onde renderla impernieabile all' acqua. Carlo PfeilFer di Sechshaus presso Vienna , per 3 3 pelli intiere di cordovano e marroccliino , le quali attestano *(i) Ci e noto che varj Daliliatini lo conciano benissinio colle foglie di scotaao. ( iV. del Red. ) AKNALI deli/ T. R. ISTITUTO T»OLITF.CNIcq. 38 1 i progress! dell' arte nella monarchia ; fra cli esse nierita lode il marrocchino rosso , fulvo, violetto , celestino , giallo, verde e brunerastro, i quali non teniono il coafronto dei forestieri ; il marrocchino scarlatto, vero e che non riiisci per anclie a tale fabbricatore di eseguirlo bene , nia gli e ben da sperarsi che non isfuggira lungo tempo alia co- noscluta sua industria. Giorgio IClinglniayr di Wels nell'Austria , per vitello e vacclictta , preparati all' inglese con polvere da concia , e riusciri benissiaio. Conte di Totto di Capo d' Istria nell' lUiria , per belie mostre di cuojo da suola preparato all' inglese, e di vac- ciietta bruna e nera Francesco Tesinger di San Giorgio neirAustria , per vacchetta e vitello conci in alluda e conipressi , di qua- lita eccellente. Adanio Sclmller in Vienna , per bella snola da pelli di hue di Buenos-Aires. M. Zaccagna cli Padova , per cuojo grosso conciato in parte all' inglese , non che per mostre di marrocchino e vitello. I pellattieri di Zebus in Boemia , per una collezione di pelli ben lavorate, fra le quali degne di rimarco sono , la pelle di iin cavallo ridotta a cuojo grosso , una vac- chetta resa impermeabile all' acqua col mezzo di un olio vegetale indigeno , ed una bella pelle lustra. Sono pur lodevoli i bulgari di pelli di vacca e di vitello , sebbene non eguaglino i russi. Tra tanti cuoi forestleii che possiede il Gabinetto meritano special encomio i segnenti : alcune peili di vi- tello preparate colia concia ordinaria di Ernesto Ilolsciie- macher di Magdeburgo state regalate da S. INI. ^ due mostre di cuojo di bufalo da suola alia liegese , provenienti da una falibrica di Francof'orte sul Meno; un pezzo di suola conciata con radici provenienti dal Brasile stata regalata al Gabinetto dal pellattiere Adamo Sciiuller di Yienna , rimarchevole pel suo bel color rosso e per la sua pa- stosita. 70. Di pelli liianche, ossia bazzane, o allude , o allumi- nate, tanto bianche clie colorate e provenienti dalla Boe- iiiia , dalla Moravia e dall' Austria possiede il Gabinetto im' intiera collezione. Tanto la conciatura che il colurito 38a ANN^Li DEn.' J. II. isriru'io i'olitkcnico. delle nieilcsime non Insrian nulla a dcsiderare. C. I. Bar- zaglii tli IMoiiza e INlattia Leitiier cli ScliurJing uel Tirolo liaiiiio spcdito al Gahitietto per I" esposizioiie ilelle allude di pecora e di vacca. 71. Le niostre di pclll camosciue e consUnili ( Saiiil- schleder ) die possiede il Gal)iuetto bastaao per formare uu giudizio favorevole su questa parte di pelletteria na- zionale. II fabbricatore Kandler di Linz e gia da gran tempo nolo per la liellezza e pastosita delle pelli di cervo da lui ]iieparate. Capezle a Verona preparo ia inascarizzo ])ellissimo le pelli di hue. Prodotti consimili vennero in- viati al Gabinetto da Martino Poppauer di S. Volfango nelTAustria e da M. Zaccagna di Padova , il quale invio per la esposizione una bellissima pelle di cervo. Carlo Weilenbbck di Salisburgo merita pure una menzioue ono- revole per le pelli d'agnello col pelo fortemente aderente alle medesime. 72. Accenuiatno qui alcuni oggetti relativi a* lavori di pelle , i quali non potrebbero di Icgj^ieri venir iu altro luogo piu opportuaauiente norniuati. Ed e qui che men- zioniamo per primo alcune delle bretclle che portano i Tirolesi e i Salisburghesi consisteiiti di cuojo lustro , e di juarroccliino verde graziosauiente ricamate col duro dorso delle canne delle plume da pavone : G. Oherhamnier di Sonnenburg nel Tirolo e Miciiele Hoffer di Salisburgo fu- ron quelU che le presentaroao al Gabiuetto. Una coUezione uuuierosa di scarpe da donna della fabbrica di Giovanni Leitzinger di Vienna merita per r esattezza e bellezza della niedesinia uua lode distinta. Nel Gabliictto vcggousi pure molte mostre di scarpe con- c;egnate alT iuglese , ove la suola vien unita colla tomaja col mezzo di cucitura di filo di ferro , di rame o di ot- tone. I ArrENDlCE mimero proporzlonato di caul, una corrispondcnte ar- nieria da caccia , altro sito per conservare gU attrezzi e tutto ci) che abljisogna per tale diverrmieiito , e 1' abita- zioiie per uii custode. NB. I siti di servigio iiiterno del casino verrauno distribuiti nel sotterraneo ad oggetto di nou ampliare troppo il fabbricato oltre la sua deuomina- zione. 1 disegai compreaderaano ricnografia , le due orto- grafie estenia ed iaterna, e lo sviluppo delle parti priii- cipali della decorazione in una scala maggiorc. PITTURA. ■ — SoGGETTO. Non essendosi trovato nel con- corso deir anno 1819 nn nierito sufficiente in questo raino per potere attribuire il premlo, si ripropone , sicconie sog- getto clie interessa le arti ed onora insieme gli artisti , RafFaello Sanzlo preseutato da Bramante al PonteGce Giu- lio II, I ritratti di questi individui sono bastantemente co- nosciuti, II quadro sara in tela alto cinque e largo sette piedi parigini. SCULTURA. — SoGGETTO. Un basso rilievo rappresen- tante un' onorifica allegoria in nienioria di Canova. Si lascia libero il campo al genio dell' artista onde introdnrvi quanto credera piii atto alF intento di spiegare le eminent! qua- lita clie distinsero si raro ingegno , di cui I'ltalia tutta ne compiange la perdita. 11 basso rilievo sara in terra cotta , alto due e lungo quattro piedi parigini. INCISIONE. — SoGGETTO. L' intaglio in rame di un' o- pera di buon autore, non niai per Taddietro lodevolmente incisa. La superficie del lavoro sara per lo nieno di seii> santa pollici parigini quadrati , e piii grande ad arbitrio. DISEGNO DI FIGURA. — Soggetto. Si rappresentera il momento in cui alia pvesenza del Re Carlo d'Angio, (lei Cavalieri fraacesi e dei Baroni del regno di Napoli e di Sicilia prigionieri si scopre il volto del cadavere del Re Manfredi, onde sia riconosciuto ancbe dal Conte Gior- dano Lancia, Veggasi 1' Istoria fiorentina di Ricordano Ma- laspini , cap. CLXXX nel tomo VIII Rerwn italicaruin script. La grandezza del disegno non sara minore di tre piedi parigini in lunghezza e di due in altezza. DISEGNO D' ORNAMENTI. —Soggetto. Gli orna- menti per la volta a botte , a tutto sesto , di una sala lunga trenta piedi parigini e larga venti. Nello scomparti- mento delle varie figure saranno esclusi i lacunar! , e lo stile dcgli ornamenti supposti di rilievo sara attinto TAUTE ITALIAN A.. 899 a' migliori antichi esemplari. I disegni consisteranno nello spaccato pel luiigo , nella testata , ombreggiati e finiti , e ia una porzione sviluppata in piano a seinplici contorni. La grandezza dei niedesinii non sara luinore di due piedi parigini nella sua base. Estratto dei giudizj delle Commissioni straordlnarie pei graiidi concorsl delt anno 1824. ARCHITETTURA. — N." i." coll' epigrafe = Dacere sollicitCR jucunda oblivia vitcB = La Commissione ha tro- rato anguste alcune parti del fabbricato , pochi e scarsi di luce diversi Inoghi , e lodevoli in generale le decorazioni. 2.* c= Di fischi e bussi tutto il bosco suona ecc. = Lo- devole in generale la pianta del piano nobile ; ma quella dei sotierranei mancante di una comunicazione conioda e praticabile pei grossi trasporti delle provviste : trovo che il corpo di guardia avrebbe potuto essere piii conveniente- mente collocato : nel resto lodevoli le decorazioni. 3." =: Felice lui che disse al Sole, aspetta = Magnifica la composizione delia pianta , ma in opposizione all' econo- niia deir area prescritta dal programma : belle le ortogra- iie ed il corpo di mezzo del fabbricato di ottimo effetto, non commendevole la proporzione della gran sala di mezzo. 4.° = Desio (T onor, non di merce mi sprona = La com- posizione non adattata al soggetto , i canili non istaccati dal fabbricato, T esterna disposizione delle decorazioni non annunzia 1' uso dell' ediiicio : si sono pero trdvate commendevoli alcune parti di esso, e bella l" esecuzione delle ortografie. S." = Benche deboIe — A dijfficil lavor temprai le penne = In generale osservata 1' economia dell' area stabilita dal programma , buone le distribuzionl interne dei siti di ser- -vigio e del piano noliile del casino f, i mezzani pero sup- posti dair autore sopra il detto piano, siccome pure la maggior parte dei luoghi sotterranei sono mal provveduti di luce e di ventilazione : lo stile e buono e 1' esecuzio- ne commendevole. 6.* = La caccia ed i cani sono cert.aniente invenzione de- gli £)ei = Bizzarra in generale 1' invenzione della pianta, 111a tropp.o vicina la jjosizione dei due fabbricati , uei 400 APPENDICE qciali auclie iioii si e bastaiitemeatc conteinplata la pre- scritta economia dell' area. Le decorazioni sono comiuen- devoli e qualche parte delT ediiicio e ben composta. 7.° = Spem alit fortuna = Ha ferniato 1' attenzione della Commissione per la giudiziosa e felice distribuzione della piaiita, e per le elevazioni e decorazioni si esterne die interne di buono stile. 8." >= Hie ubi pax habitat e^c. = Mancante di propor- zione uella distribuzione generate della pianta e iion lo- devoli le decorazioni. 9.° = Non si commetta al mar chi teme il vento = La di- stribuzione della pianta in generale bene ininiaginata , ma si sarebbe desiderate die nella coUocazione delle scuderie e dei canili 1' autore si fosse attenuto alia indicazione del programma. Le basi e i capitelli delle colonne nella gran sala circolare iion concorrono al centro coniune della sala niedesinia. La parte decorativa fu trovata generalmente lo- devole. lo." = Deposte rami e t abbondanti prede ecc. ^ La pianta non e destituita di pregi , osservato e il carattere dell' edificio ; alcuni luoghi sono troppo angusti e poco il- luminati , inofficiosi gli archi di trionfo posti ne' lianchi e non scevre di buon gusto le decorazioni. Fra i dieci concorrenti la Commissione giudico riunirsi uiaggior merito nei nunieri a." 3." e 7.°, e ventilati fra essi i difetti ed i pregi rispettivi , trovo degno del premio il n.* 7.° portante V epigrafe = Spein alit fortuna = per- die in generale , a nialgrado die siasi il concorrente al- cun poco esteso nell' area , ha saputo piu felicemente com- binare tutti i comodi con bellezza di pianta e con varieta e convenienza di decorazioni. Se ne ti'ovo autore II signer CARLO DOMENICO VislOLl, di Casalinagglore , allicvo deir architetto signor Luigi Voghera professore in Cremona. PITTURA. — Nei tre quadri presentati a questo con- corso la Commissione non ha riconosciuto merito sufficien- te per poter aggiudicare il premio ; ha pero trovato il n.* i.° coir epigrafe = Za gloria mi fe' ardito = degno di iiiolta lode pel lato del colorito , delP annonia e della fa- cilita di pennello ; ma mancante in troppi luoghi di buono stile , di proporzione ed anclie di esprcssione , c general- mente trascurato. VARTf, ITALIANS. 4<)l 2.* = II taleiUo e degiio di proiezione := Qnaato lodevole 11 primo, altrettanto dal Into del colorito liprovevole cjue- sto secondo; la cottiposizioue e pinttosto inescliiua the no: ia generale , a iiialgrado della buona esecuzlone di alcuue parti , vi doinina ceria quale diirezza di colore ed aa- che di chiaroscuro 3." ^ Ancora I' uom che nulla sia pur vince = Itiferiore anche questo al primo nel colorito , pre vale gli altri due nel cliiarose'uro ; la couiposizioiie « di poco nugliorc; nel riuianente trovo non destituita di certa qual grazia ed espressione la figura di RafFapllo ed alcuni panneggiamenti eseguiti con freschezza di tocco e verita. SCULTLRA. — N.° i." coirepigrafe = i^ciU/ia lente = La Coraniissione trovo suflicieiitemente liuono e bene e- spresso il soggetto s«condo ki uiente deirautoi"e, cosi pure lodevoli e beii disposti alcuni partlti di pieghe ; le figure pero essere uiancanti di proporzione e di cquililjrio , ed i piedi segnatamente essere plccoli e piatti, 2.° = Senza le grazie nulla cosa e bella = La composi- zioue variata e ben distriljuita, le proporzioai in generale buone , la scelta dell* allegoria ])lauslbile^ ma nell' esecu- zione fu rimarcata in generale alcana trascuratezza, trop- pa nioUezza ne' panneggirimenti , qualche caricatura nelle estremita e nelle attaccature dclle membra. 3.' = Te , Tiuovo Fidia, Europa tutta onora = La compo- sizione monotona e non ben bilanciata , qualche dui^zza in generale nei panneggiamenti , lo stentato movimento d-el protagonista , la figura dell" Europa non sedente con ve- rita ed alcune altre mende olFuscano il merito dclla dili- genza ed anche dell' intelligenza niostrata in alcune parti ben niodellate. 4.° = Cade nelt aer scuro — Al sorger del grand' astro il genio inipuro = A riserva di qualche parte discreUimente iutesa , in generale fu ritrovato mancante piii dcgU alti'i concorrenti si nella composizione che nelT csecuzione. La Commissione, Itilanciati i uieriti ed i difetti dei n.' a." € 3.', tjuantunqae abbia riconosciuto nel n.° 2.° qualche superiorita, opino non esservi pi'cgi sufficienti per attri- Jjuirgli il preniio- INCISIONE. — A questo ramo di belle arti sono man- cati i concorrenti. UcOl. hal T. XXXVI. 26 40a APPENDIGE DISEGNO DI FIGURA. — N." i." colFepigrafe = Forsan ct hccc meminisse iuvabit== 2.° = Ecce = La. Conimissione non seppe ravvisare in questi due disegni che dei tenta- tivi giovaiiili , intetiipesiivi perche maacanti dei necessarj studj preparatorj. 3." = lo son Manfredi — Nipote di Gostanza Irfiperadrice = Lodo In alcune figure forza di espressione , diligenza di esecuzione , buon getto di pieghe , carattere convenevole , ed in generate osservhnza nel costume ; ma trovo non Fe- lice la coniposizione, troppo sparso il lume , niak atteggiala e difettosa la figura di Carlo, ed in generate le altre fi- gure corte di collo. 4.° = L' ultima Stella ancor non perde il lume = La Coni- missione quantunque abbia rimarcato un difelto domfnanie in quasi tutte le figure nella lunghezza degli arti inferiori , e quantunque rimanga a desiderare maggior rilievo nel corpo in iscorcio del Manfredi e maggiore esnttezza dei costumi de* tempi, pure per la bene ordinata composizio- ne , per 1' armonico efFetto del cbiaroscuro , non che per buona espressione e fresclieaza di esecu/.ione lo ha giudi- cato meritevole del premio, Se ne trovo autore II signor Cablo Bellosio , milanese, allievo dell' I. R. Accadeniia. DISEGNO D' ORNAMENTI. — N." 1' = Per T ardiie vie delpingere — lo d' innoltrarmi ho brama = La Conimissio- ne , tranne un certo pregio di fantasia , rimarco in questo disegno poco leganie di composizione ed alquanto di debo- lezza nella esecuzione. a." = Sebben la sone arrida in mio favore ecc. = Trovo sovrastare air aliro concorrenie per un bel partito e per la bella esecuzione , per cui , a iiialgrado della non lode- Tole forma di alcuni candelabri introdotta a danno della purita del rlmanente degli ornamenti , giudicoUo merite- "vole del premio. Se ne trovo autore II signor SecastiaNO Fueri , cremasco , allievo dell' I. R. Accademia. Concorsl di seconda classe. Giudizj delle Commissioni permanenti. p K E M 1 A T 1 . ARCHITETTURA. — Per I'invenzione , il sig. Francesco Liiini , higaaese. I'ARTE ITALIANS. 4o3 Per gli ordiol architettonici , il sig. Aurelio Alferi , mi- lanese ed il sig. Gaspare Fossati , liiganese. AccessitW sig, Angela Phone , niilanese. FIGURA IN DISEGNO E PLASTICA. — Per I'inven- zione in disegno il sig. Giovanni Airaglu, milanese. Acces- sit il sig. Cesare Poggi , nnlaiies«. Per r invenzione in jilastlca il sig. Antlastica il sig. Giovanni Ubicini, milanese. Pel disegno dalla statua il sig. Z-iii^t i?ra'/ia£( , niilanese, cd il sig. B irtoloneo Soster , veneziano. Accessit il sig. Baldassare J'ranzi, milanese. Pel bnsto disegnato il sig. Silvestro Pianazza, valsesia- no , ed il sig Giuseppe Camera , niilanese. Accessit il sig, Francesco Clerici , milanese , il sig. Giuseppe Beretta , di Monza , ed il sig. Giuseppe Bignanii, mantovano. Pel busto in plastica il sig. Z)ofnr/z/co .^/nr/erat, svizEcro, «d il sig. Giovanni Fraaceschetti , bresciano. Eleinenti di figiira. Disegnatori dal rilievo il sig. Onorato Andina, comasco. Accessit il sig. Capitiao Tirsi, piemontese , ed il sig. Carlo Oerosa , di Canzo. Disegnatori dalla stanipa il sig. Giovanni Cagnola , nula- nese. Accessit il sig. Roberto Focosi , milanese. SCUOLA D' ORNAMENTI. — Per P invenzione il sig. Antonio Rigola , luganese. Accessit il sig. Angelo Moja , milanese. Disegnatori dal rilievo il sig. Silvestro Pianuzza , di Ya.- rallo , il sii;. Luigi Borrini, milanese. Accessit il sig. Luigi Moja, uiilaaese. 4^4 . A 1' I* E N B T o n r)iso2;nitori dalla stanipa il sig. Felice Ferri , svizzero , il sig. Giovanni Restelli , svizzero. Accessit il ug. Gio. Bat- nsta Meda , milanese , f^il il sig. Giuseppe AlhertoUi , di Torricelia svizzero. PROSPETTIVA, — II sig. Ferduiando Caronesi , tli Mac- cagno. Accessit il sig. Giusepj)e Brioschi , niilanese. Oggcttl (It belle arti cspostl nclle sale e gallcjie dell' Imp. Regla Accademia. Oltre le opere de' concorsi , furono esposte dai professori , dai meuibri , dagli allievi dell' I. R. Accademia , dagli artisti e dai dilettanti i segueiiti lavori : Acqiia (dell') Gio. Bate. Una marina, un sotterraneo di nn cliiostro, e 1' inlerno di una grotta ad uso di ro- mitaggio, quadretti a olio. Andreo'i Buldassare. La traljeazlone dorica del Vignola , disegno prospettico all' acqnerello. Annoni Anibrogio , conte. S. Giovanni di Dio , quadretto a tempera. Arienti Carlo. Oreste sotto mentite spoglie accompagnato da Pilade sta per appalesarsi alia sorella Elettra , clie non avendolo riconosciuto piange snlle credute ceneri di liii ; figure grandi al A'ero ■, quadro a olio. Bagatti Pietro. Nove miniature. Banfi Antonio. Clodomiro prigioniero e trafitto da' suoi neinici spira fra le braccia dell' amata sua Eziida, die lo conforta e lo ricliiama a quel Dio da liii altre volte rinnegato: dai Rinnet to di l)arlincourt : quadro a olio. Basfi. Le cascatelle di Tivoli. — Vediita del tempio della Sibilla con cascata grande di Tivoli, quadri a olio pos- seduti dai marchese Antonio Visconti. Bellosio Carlo. Ritratto a olio. Beltrami Giiglielmo. Belisario raccolto da una rustica fami- glia da lui salvata dalla strage degli Unni ; tratto da ALnrmontel : quadro a olio. ■ — L' Immacolata, lesta a olio. Bctoldi Gasjxire , defunto. Cinque miniature diverse. Biiinchi Pietro , arcliitetto. Disegno prospettico del tempio di S. Francesco di Paola eretto recentemente in INapoIi per ordinanza di quel monarca snl disegno e tolla di- rezione dello stesso Bianclii socio onorario dell' L R. Ac- cademia : dono delP autore. PARTE ITVLIANV. 4o5 BignoU Ciovanni. Ritratti di una famiglia , figure inticre : quadretto a olio. Bisi Micliele , incisoi'e. Tre piccoli ritratti a niatita ed uuo graiidc parituente a niatita niista con alcuui colori. — Veduta della casa del conte Alessandro Sonimaris'a sulla colliua di S. Colouibano : quadro a olio pel coiite sud- detto — L' iuiuiacolata , disegno a niatita, da uu qua- dro del Sassoferrato. — Boscliereccia con nionuniento mortuario da lul ideato ed eseguito a olio, pel conte Giovanni Padnlli. Bonis ( de ) Cirolnmo. Paesaggio a olio , dal vero. BotLazzi Antonio. II corpo di Pompeo posto sul rogo da un suo liljerto e da un soldato romano : quadretto a olio. Brioschi Ciuseppe. Cortile d' ordine dorico preso da una scena di Paolo Landriani , disegno all' acqucrello. Brusa ^Angela. La via dei Tripodi in Atene, disegno all' ac- qucrello. Candiani Arcnngelo. Due ornamenti tratti dal rilievo , di- segni all" acquerello. Canella Giuseppe. Sei prove litografiche di paesaggi e di quadri a genera fiammingo. Caronesi Ferdinnndo. La Porta Nuova di Milano , disegno air acquerello. Caronni Paolo. La -yisione di Ezechiello dappresso RafFael- lo , intagliata. CasteiU Ferdinando. Laura che nella grotti di Valchiusa porge la corona d' alloro al Petrarca : quadro a olio. Catel. Vednta di un erenio di Certosini nel regno di Na- poli , a lume di luna : quadretto a olio posseduto dal marchese Antonio Visconti. Ceruti Giovanni. Paesetto : quadro a olio. Cesari Dasiderio. Tazza di rame dorato ricca d' ornamenti, opera a cesello. Chauvin. Veduta delle cascatelle di Tivoli e villa di Mece- nate : quadretto a olio pel marchese Antonio Visconti. Chiappa Gio. Battista. Piazza ove sono raccolte le migliori fabl riche Palladiane , disegno prospettico eseguito all' ac- querello. Clerichetd Luigi. Due quadretti rappresentantl scherzi di puttini tratti da un dipinto , eseguiti a matita. — L'E- rodiade , copia a matita di un quadro del Luino. 4o6 APPBNDICE Cochetti Lufgi. Due ritratti mczza figuia a olio. Colantonj. Ritratto femminile ia niiiiiatura. Comerio Antonio, membro dell' I. R. Accademia. RafTaello moriljondo, e circondato dai suoi scolari e da' perso- naggi piu celebri del suo tempo , sta dettando l" ultima sua volonta, meutre T amata Foniarina viene altrove condotta per incitamento di un religioso caimelitano ivi ehiamato per aumiinistrargli i soccorsi della religione : gran quadro a olio. • — AUegoria in onore di Canova : quadro a olio. — S. Michele in tutto splendore dopa la sconfitta degli angeli rlbelli : gran quadro a olio. Coinolli Gin. Batt.ista, gia professorc delT Accademia di To- rino. Un ritratto , bu&to in marmo. — Qoattro ritratti in marmo. Crippa Sepolini Giuseppa. Maria StuarJa in atto di preghie- ra davanti un crocilisso , fignra intiera a olio. Darif. S. Gio. Battista nel deserto : quadretto a olio. Eckerlin Augusta. Tre paesi a olio. Elena Giuseppe;. Due ritratti in miniatura. Feerlink. Paese dal vero : quadretto a olio di proprleta del niarchese Antonio Visconti. Focosi Roberto. II fine tragico di Gabriella di Vergy, di- segno a matita di sua inverizione. Gallina Ga'Io. Una Madonna col Bambino e S. Gio. Bat- tista : quadretto a olio. Gandolfi Democrito. Ritratto di un putto , figura intiera in marmo , per commissione del Conte della Bianca. — • L' Arcangelo Micbele nell' atto di dire Resurgite : figura colossale in gesso da eseguirsi in marmo dallo stesso Gandolfi per commissione del coraune di Brescia. — Tre piccoli ritratti in cera , busti a basso rilievo. — Due ritratti grandi al vero , bust! in marmo per commis- sione del conte della Bianca. — Piccolo ritratto fem- minile in cera , semplice busto. Garavaglia Giovita , incisore , socio corrispondeote dell I. R. Accademia. Sacra famiglia , disegno a matita da un quadro del Poussin. Cigola Gio. Battista. Ritratto in miniatura , mezza figu- ra. — Ritratto in miniatura. Giusti Francesca. Una madonna col putto , copia a lapis di un quadro del Salaino, rARTE IT\LI\N\, 4OT Granet. lutenio di un oratorio dl uii convento di Frau- cescaiii coa tie fiali mio de' quali celebra la Messa : quadro a olio posseduto dal niarchese Antonio Visconti. Cuiscardi Camilla. Due miniature tratte una da un quadro del Guerciao , rappresentaute Agar congedata da Ahra- ino , r altra da uno studio dal vero del profess. Ha- yez. — Flora 5 mezza iigura , miniatura; ed un ritratto a niatita. — Due copie a olio da due studj dal vero del prof. Hayez. Hayez Francesco, ptHifessore di pittura. 11 conte di Car- magnola , die condannato in Venezia al laglio della te- sta per delitto di Stato si avviene nella propria fami- glia mentre e tradotto al luogo del supplizio : quadro a olio; per coniniissione dl Maurlzio Bethniann di Franc- fort. — Due ritfatti femminili a olio , figure grandi al vero , formaati composizione , per commissione di Te- resa Belloc. — Tre ritratti niezze figure a olio, posse- duti da Antonio Chiesa Molinari , dal sig. Peloso e dalla signora Barnofani. — i.' Angelo annunziatore , mezza figura a olio , di proprieta del sig. Galli. Jesi Samuele. La Madonna col Bambino , da RafFaello. — Ritratto di Benvenuto Cellini. — Ritratto di Leone X e di due Cardiuali , da RafFaello. Quest! disegni a matita saranao incisi dallo stesso Jesi. — La Madonna della seggiola, a niatita: da intagliarsi da Giovita Garavaglia. Lanzani Antonio. II martirio di S. Andrea, copia a lapis da un quadro del Dolci. Longhi Carlo Francesco. Una Madonna col Bambino , co- pia a matita da un ofnadro di Guido. Luini Francesco. Prospetto di una borsa in vicinanza del mare. — Progetto di un ponte da erigersi sul lago di Lugano , disegni all' acquerello. Luzzi Antonio. L'atrio vitruviano ; disegno prospettico al- r acquerello. — Vestibolo della casa aurea di Nerone , disegno all* acquerello. Macchi Lorenzo. Interno del Monastero niaggiore in Milano , quadro prospettico a olio. Maestrani Michele. Due paesl a olio. Maffei Antonio. I propilei d' Atene , disegno all' acquerello. Magistretti Rosa. Una Madonna , la sola testa a matita nera , copia da un dipiato del Nuvolone. t^cR A 1' P E N D I C E Mavdiesi Pompco. Modello in gesso di una veiiere piTc?ica, grantle al vero , cla eses^uirsi in manno per comriiissroiie del duca Litta. — Ritratto in marmo. — > L' amrcizia clie ahbraccia iin' erma , Ijasso rilievo in marmo , per ua monnniento : per coniniissione di Elena Vigano. Mazzola Giuseprpe , professore. Ritratto a olio grande al vero. Migliara Giovanni^ menibro deir I. R. AcGadeiuia. Veduta del Duomo di Milano presa dalla parte posteriore : pro- prieta di JVIanrlzio Bethinann di Franct'ort. — L' ingresso di nn chiostro con maccliiette: di proprieta di Lni^i Bal- samo. — L' iiiterno del ritiro delta duchessa la Valliere : (li proprieta deM' incisore Pietro AndtrloiiL — Vednta e- sterna della Certosa di Pavia : di proprieta di Alaurizio Betlmiaiin. — Interno di un convento di cappuccini per r ingegnere Giovanni Briosclri. — Interno di un chiostro di mouaclie: pel conte Tatischef, anibasciatore di tutte le Russie a Vienna. Moja Federico. Interno di cliiesa gotica , quadro a olio. Nard'Mci Pietro. La Madonna del rosario , S. Domenico e S. Rosa , figure grandi al vero , quadro a olio destinato per la cliiesa di Concorezzo. Palagi Pelagio , membro dell' I. R. Accademia. Gustavo Adolfo re di Svczia cbe prima di partire per la guerra di religione riceve dalT assemblea degli Stati generali del 6uo regno il eiuramento di fedelta a Cristina , iiglia di luj, in eta di cinque anni : quadro a olio di proprieta del banchiere Enrico Mylius. — Ritratto di nobil donna milanese con suo bandiino : figiira intiera grande al ve- ro : quadro a olio di proprieta del conte Archinti. Panigoni Onorata. Tre ritratti a olio. PedrazzL Liiigi, allievo deli' I. R. Accademia. Giaele die sta per piantare il chiodo nella testa di Sisara , figura meta il vero : quadro a olio. Perger ( c/e ) Quattro piccoli quadretti a olid rappresen- tanti diversi animali , ed un altro quadro di maggior diniensione rappresentante il duca di Milano Filippo Ma- ria Visconti cbe dona la liberta ed il trono ad Alfonso re di Napoli. Pezza Felice. Saggi di litografia eseguiti in Torino. Piatti Caterina, II presepio , copia in disegno dal Luino. PARTE ITiVLTANV. 409 Porta Francesco , allievo deU' I. R. Accatlemia. Ulisse die sta coiitempIanJo mestameiite il suo fedel caiie morto al rivedere Y antico sno padrone : quadro a olio. Puttinati Alessandro. Ritratto in cera a basso rilievo. JRaggio Vincenzo. La lavanda de' piedi ; disegno a niatita tratto da un quadro di Pei-in del Vaga. — Pvitratto a niatita. Reina Giovan Batiista. Copia di un quadro del Parmigia- nino. — Ritratto di S. M. T imperatrice Maria Teresa. Eseguiti a niatita. Ruga Carlo. Tre ritratti a olio. Sala Vitale. La Sacra Famiglia e la morte di Catone : quattro ritratti a olio. Salvotti Anna. La Madonna col Bambino , mezza flgura , da un quadro di Guido. — Ritratto di S. M. I. R. — Minerva , figura intiera. — Altra Madonna col Bambino, mezze figure. — Copia di una Sacra Famiglia di Raf- faello. — Ritratto femniinile , mezza figura. Qiiadri a olio. Sogni Giovanni. Prima dicliiarazione d' amore di D. Carlos alia regina Isabella : quadro a olio ideato suUa tragedia d' Al fieri il F Hippo. Somajni Francesco. Busto femminile , modello da eseguirsi in marmo. — Ritratto femminile , busto in marmo per commissione del conte Giovanni Padulli. Spiegl Francesco, di Vienna. Gran Piazza sparsa di fab- bricati di stile greco , disegno prospettico all' acquerello. TumicelU Giacoino. La Maddalena nel deserto , figura in- tiera , miniatura. Werstapen. Paese dal vero: quadro a olio posseduto dal marchese Antonio Visconti. Villeneuve Luigi. Boschereccia , roniltaggio e marina , quadri a olio. Voogd. Veduta della campagna romana : quadro a olio pos- seduto del marchese Antonio Yisconti. 4TO APPENniGF. OPERE PERIODICHE. GRAN DUCATO Dl TOSCANA. AiUologia dl Flrcnze , quademo 47« L, JES liermites e.i liherte , par E. fouy et A. fay ( coii- tinuazione ). — Lettere di Francesco Milizia a Tommaso Tenianza. • — Istoria e descrizione della cattedrale di Co- Ionia, e ricerclie sull' arcliitettura delle antiche cattedrali, del dott. S. Boisseree: con alcuai raggnagli lutorno la pre- ziosa collezione di pitture fatta dalle stesso autore , con cui s'illiistra la storia dell' arte, e in singolar modo quella del basso Reno e del Brabaute. — Orazioiie funebre del granduca Ferdinando tei'zo recitata dall'avvocato L. Col- lini. • — De Tainour , par M. de Bayle. Del patriotismo d'anticaaiera in Italia. Dictionnaire des anonyines et pseii- donymes , par M. Barhitr. De Teducation , par madame Campan. — Sull' educazione e direzione de' grandi coa- servatorj , della marcbesa Ginevra Canonici Fachini. Bio- grafia delle donne italiane illustri nelle scienze e lettere , della stessa. — Rapporto della corrispondeiiza accademica, letto all'adunanza solenne delTI. R. Accademia dei Geor- gofili di Firenze del a 6 settembre i8:>4 da Tartini Salva- ticf. — Rapporto degli studj accademici per I' anno 18^4, letto il 26 settembre alia R. Accademia dei Georgofili dal marchese Cosimo Ridolfi. — Rapporto sngli aratri-coltri presentati al concorso dell' I. R. Accademia dei Georgofili per I'anno i8a4, letto da D. Taddei il 26 settembre. — ■ Osservazioni sulle anticbita grecbe del Bosforo Cimmerio ed altri opuscoll numismatici del cav. Kohler. — De la libre defense , par Dupin. — II Tesoretto e il Favoletto di Brunetto Latini. — Adunanza pubblica dell' Accademia della Crusca del 14 settembre, in cui si sono lette le cose seguenti : Prosa relativa alia lingua, di F. del Fttria; Prosa del segretario Zannoni sul Tesoretto del Latiui; Due lezioni del Targioni e del IVesti sui vocaboli spettanti alle scienze; Lezioni del Ferroni suU' utile che deriva al vo- cabolario dal nuovo pubblico censimcnto della Toscana ; PARTE ITALIVNA. 4II Due prose intorno alle arti del disegno , del FoUini e del I'aniirez ; Prosa del BoldclU intorno a Maometto e alle stie gesta ; Cenno del defunto accademico Lecnardo Frullani, e del risultamento del concorso straordinario del 1823 relative a' quesiti di lingua ; il preniio non venne ag- giudicato , e solo menzione onorevole ottenne Francesco Antonio Mor, per cui il concorso venne riaperto pel 1826. — Bollettino scientifico n." 14.° — Bnllettino bihliogralico n.* 1 3.* — Osservazioiii meteorologiche di ottobre. STATI PONTIFICJ. Qiornale ArcaJlco di Roma , quaderno 69.° SciENZE. Saggio sulla topogralla fisica di Tivoli , di A. Cappello ( fine ). — La magia del credito svelata , o istituzione fondamentale di pubblica utilita , di G. de Welz. — Sul porto d'Anzio antico e moderno Innocenziano, del cav. L. Linnttc ( continuazione ). — Memoria del dottor L. Emiliani suU' eccitabilita medica , coronata dalla Societa Italiana ( estratto ). Letter ATUR A. Memorie istoricbe di Corl, di Sante Viola ( continuazione ). — Sui viclii entro le citta , e segnata- mente in Riinino , a tempo dei Romani , dell' abate Luigi Nardi. Varieta'. Le egloglie pescatorie del Sannazaro , recate in versi italiani dal cav. L. Biondi. — Iscrizioni latine di Michele Ferruzzi. — Osservazioni meteorologiche ed idrau- liche di settembre. Idem., quaderno 70.° SciENZE. Sul porto d'Anzio antico e moderno Innocen- ziano , del cav. L. Linotte ( fine ). — Alcune ricercbe chimiche xu la radice di Salsapariglia , del prof. G. Folchi. — Opuscoli astronomic! dei prof. G. Calandrelli, A. Conti e G. Ricchebach. Letteuatub^. Marmi eruditl ed altri monumenti princi- pali scoperti a Lorio sulla via Aurelia , brevemente illu- strati da G. Amuti. — Lettera del cav. Biondi al cav. Monti sul verso di Dante E di tratti pennelli avean seni- hiante. Risposta del cav. Monti al cav. Biondi. • — ■ Com- mento del verso di Dante Non avea case di faniigUa ote, di G. Snh'ns'noli Marchetti. 412 APPENniOF, NecROI.OGIA. Versi di G. W. E. alia inenioiia del pai'- roco T. Torriggiani. Vauieta'. Supposto die Civitacastellana e T aiitico Vejo : si cerca qua! fii la sede de" Falisci, e dove parte di qnesti si stabili dopo la presa di Vejo. Dissertazione del canoiiico F. MorelU. — L' ucceUa7,ione , di Aatonio Tlrabosco Ve- ronese. — Osservazioni idrauliclie. BIBLIOGRAFIA. REGNO LOMBARDO-VENETO. Grammauca delle due llngite itcdlana e ladiia com- pilata e proposta per nso de Glnnasj della Lom- bardia dot cimonico Ferdlnando Bellisomi L R. censore, e prcfctto del Gimiasio imperialc di S. Alessaiidro in Milano , vol. priino. — Milano , 1824, co' tipi di Giuseppe Pogliaui , in 8.° Gi "■ia sino dall' anno 1780, 1' immortale Giuseppe II ri- volgendo le beneiiche sue cure ai Ginnasj della Loniljardia voile die la restaurazione di essi preadesse cominciamento dalle due lingue italiana e latiaa , le quali in que' tempi venivano insegnate cogli anticlii metodi lunglii, niateriali e scoiastici, e percio nojosi ed atti ad ofl\iscare la mente de' fanciuUi ed a destare nell' animo lo;o 1" abbonimento anzi die T amore alio studio ed all' applicazione. Fu quindi in queir epoca commessa al benemerito P. Soave la com- pilazione di una nuova Gramniatica , la quale suUe orme di cio die gia praticato erasi con felice esito in Francia ed in Gerniania procedesse filosoficamente nell' insegna- niento delle due suddette lingue, ed accostuinasse gli sco- lari ad analizzare le proprie e le altrui idee: unico mezzo onde disporre il giovinetto ad apprendeie agevolinente le altre lingue ancora, conoscendo gia egli le delinizioni e la natura di que' piix astratti termini ed dementi die comuni sono a tutte le lingue , ed onde agli studj piii elevati innoltrarlo coU' ingegao gia avvezzo alia riflessioiie ed al PARTE ITALIANA. 4l3 raziocinio. ]\Ia le circostanze ile" tempi e piii ancora l' in- vidia e 1* opposizioae di pedaati , senipre mal sofferenti di tutto cio che supera le forze del loro iatelletto , e che dalle viete loro abitudini si allontaaa , fecero si che la Granimatica del Soave ed i biioiii metodi cedere dovessero tuttavia il campo alle nialdigeste semiliarljare compilazioiii del gregge de" Porrettisti. Ritormta la Lombardia sotio il felicissiino doniinio di Gesare Augusto , non ultimo prov- vedimento fu qiiello , merce di cui 1' I. B..- Govenio riac- cintosi alia restaurazione degli studj prodamo nuovamente pel Ginnasj la Grammatica del Soave in qnalclie parte riformata , facendo altresi ad essa premetteie un breve ragionamento , in cni espongonsi i dif'etti degli anticlil si- stemi e si danno alcuni avvertimenti intorno al miglior inetodo di grainmaticale istruzione. L'esperienza lia questa volta chiaraniente dimostrato che il metodo del Soave non era poi si difficile nella pratica , quanto supposto lo ave- vano gli oppositori : conseguenza , siccome a noi sembra , dell'ottima istitnzione, la quale prescrive che nessuno arroga- re si possa il titolo e il diritto d' insegnamento ginnasiale, se prima in un analoajo esame dato non abbia sicure prove deir abilita sua nell' istruire giusta il nuovo sistema. Nel tempo medesimo fu nondimeno agevole cosa 1 avvertire che il Soave gettato avea fra noi bensi i fondamenti del- r edificio , ma die molto ancora rimaneva a farsi onde conseguiro gli efFetti che ottenuti eransi in Francia, merce de' chiarissimi prefessori di Portoreale , ed in Germania , juerce di altri Jjenetneriti maestri , che alia Grammatica saputo aveano accojjpiare la lilosofia. II signor Bellisomi pertanto ammacstrato dall'esperienza di piit anni, e qaindi consapevole di cio che potea tuttavia tentarsi condusse a compimento la prima parte delia Grammatica che ora an- nunzianio ; e T I. R. Governo dcgnossi di far si cli' essa accolta fosse ne" ginnasj della Lomljardia , onde se ne fa- cesse un esperimento : degnazione al certo per V autore onorevolissima. Noi non ci faremo a dare un estratto di questa Grammatica , giacche cotal lavoro male si conver- rebbe alia natura di un giornale. Pochi cenni basteranno a fame conoscere il metodo , e direm quasi lo spirito. L' autore innoltramlosi sulle tracce del Soave e della Grammatica tedesco-latina ad uso de' Ginnasj della Mo- narchia Austriaca in Germania . si propose in ogni parte 414 APPENDIOE j)er guitia la filosofia , ed ebbe per iscopo di conipllare una Gramiiiatica , che mentre insegnasse le due lingue italiana e latiaa , servisse aacora d' avviainento a qualsi- voglia altro idioma. n E comune ed aatichissimo avviso del dotti ( cosi egli da principio alia sua lutroduzione ) che la cogiilzione scientifica di una linijua sia fondameiito e scala a tutte le altre. Ne eg.Uiio, di tal maniera giudicaiido, s' in;iannarono , jjerocche clii d' una lingua qualsivoglia conosce i priricipj generali , tien in uiaao, per cosi dire, il nodo ch' ei puo svolgere a poco a poco dispiegandone a' suoi ocelli il niultiplice liloi s' egU da natura sia stato a cio convenevoldiente disposto, e se con savio accorgi- luento proceda. Goloro poi che sottibnente hanno ragio- nato dell' analisi del pensiero e delle parole che ne for- inano la veste , c' insegnarono che sebbene i segni della nostre idee siano diversi secondo i diversi linguaggi , non- dimeno le operazlonl della mente sono uniformi in tutti i popoli , essendo quelli efFetto del caso o dell' arte, queste, figlie di natura. » Egli percio procedendo sempre secondo le operazioui dell' intelletto , e secondo 11 progressivo svi- luppamento delle idee per mezzo delle parole, conduce a inano a niano il discepolo a conoscere ed analizzare le proposizioni, basi e niaterie del discorso. Tutte o quasi tutte le nostre antiche Gramuiatiche , per esenipio, danno iramediatamente principio coUe ]\ard del discorso , parole arabe o misteriose per un fanciullo il quale tuttora ignora che cosa sia discorso o discorrere. II BelUsomi invece, spie- gati ]>riiiia gli elementi delle kctere e delle sillabe , ben definite che intendasi per parola e con opportuni esempj ben riscliiaratane la natura , passa alia proposizione cui definisce un aggregnto di parole , dal quale risuka un senso coinpiuto. I fanciulU per tal modo , allorche vien loro parlato della proposizione , gia conoscono ciie intendersi debba per Xq parole ond' essa e composta. L'autore, ben illustrata con opportuni esempj la natura della proposi- zione , fassi a definire il discono cosi esprimendosi : Colle lettere si furmano le sillabe , colle sillabe le parole , colle parole h proposizioni e con queste il discorso. L' unione adunque di piii proposizioni , pel mezzo delle quail noi ci comunichiamo a vice nda le nostre idee ed i nostri sentiinenti , si chiama Discorso. Ed ecco com"' egli procedendo senipre aualiticamente e giunto ad esporre nel piu opportuuQ luogo PARTE ITALIANA. 4l5 le parti coinponeiiti il discorso , delle qiiali da poi le de- iinizioni spiegando la forza e la natura di ciascuna e le varie specie sotto di ciascuaa coniprese , ne niai dair una passando all' altra se non dopo d" averne beii diinostrato r uso con opportuni esempj , e I' una lingua senipre alFaltra accoppiando. '■ Debliono ( egli soggiugne ])arlaado della prima classe di Grammatica ) per mio avviso i fanciuUi avere primieramente nn' idea cliiara e distinta dei principj della Gramniatica generale, ossia delle parti delDiscorso, e con essa conoscer debbono prestaniente i termini della proposizioue. In seguito io penso cIi' eglino alibiano a rac- cogliere niolti materiali delf una e delP altra lingua , ed avvezzarsi senipre piu a ben distinguere le parole secondo la classe cui queste appartengono. >> Che pero alia se- conda classe , a quel tempo cioe , in cui 1" intelleito dei fanciulli e gia un po' piu niaturo , e gia per I'antece- dente esercizio all'analizzare avvezzo, egli riserba le varie eccezioni, e cio che sia una proposizioue incidente e una proposizioue dipendente \ le regole die fanno conoscere le proposizloni elliuiche ; la corrispondenza tra una proposi- zione incidence e un addiettivo verbcile , e come qiiella si possa mutare in questo e viceversa; e per ultimo le non molte difierenze ira le due lingue quanto alle regole del reggimento. Noi non Togliamo gia affermare che I" autore raggiunto abbia la meta. Al tempo ed all' esperienza appartieue il gludicarne,' e quindi e che saggiamente T I. K. Governo ha voluio che questa Grannnaiica fosse ne' Ginnasj accolta solo in via d' esperimento. L' autore stesso non ne dissi- niula cotal liisogno ; perciocche cosl candidamente confessa nel chiudere 1' Introduzione : niotlestia al certo lodevolis- sima : " Laonde se il mio lavoro non e pessimo in tutto e da gettarsi alle fiamme, ma veaga reputato tale che col tempo e coll' esperienza emendar si possa, io ne avro infinito obbligo a chi mi vorra mostrare gli errori , nei quali o per iuavvertenza o per ignoranza fossi caduto. Clie se un tanto benelicio non vogliasi a me concedere, esse non si rifniti almeno alia giovenlii studiosa, nel cui nome io Io iasploro. " Noi iiondimeno , senza tenia di andare errati, crediamo di poter affermare le seguenii cose. La prima , ciie le detinizioni esposte dal signor Bellisomi 60U0 furse le piil chiare , le piu giuste , le piu esatie di 4l6 APPENDICE tutte quelle die lluora date si sono in fatto di lingua: la S€conda , che facili all' uso , piii d' ogni altra seuiplici e percio vitilissime cl seiubrano le tavole cli' egli sommiuistra per le conjugazioni de' verbi : la terza , clie gli esempj sono cliiarl, acconci al suhbietto e per lc> piii tratti dai classici dell' una lingua e dell'aUra: la quarta, che questa Grammadca , per T esattezza dellc definizioni e per T ana- lisi con cui precede, pub appunto coiisiderarsi come una Grammatica generale, e percio come un awianiento ciie agevola al giovinetto lo studio di qualsivoglia lingua: la quinta Jlnalraente, che noi stessi fummo testimonj del rapido e non coniune profitto che alcuni giovinetti fecero coU'uso di questa Grammatica da valenti precettori maneggiata. I fasti della Chiesa nelle Vite de Santi in ciascun giorno deW anno. Opera compilata da una pia so- cietci di ecclesiastici e secolari , corredata di tavole in rame ^ vol. primo. — Mdano ., 1824. Dalla ti- pografla di Angela Bonfanti , in 8.^ Quest' opera , i cui piimi fascicoli furono da noi annun- ziati coUe ben debite lodi , progredisce felicemente ( V. Bibl. Ital. tomo XXXIV, pag. a53). Gli editori hanno con- dotto a corapimento il primo volume , che contiene tutto il mese di gennajo. Gli articoli delle feste e delle vite de' Santi e delle Sante ond' e composto questo volume , sono ben 128. Pregiabili quanto basta sono le immagini le cui coniposizioni sono tratte il piu delle volte da clas- siclie pitture. Che pero ci sembra degno degli altlssimi e sacri auspicj sotto de' quali e posto. Sua Eminenza il Cardinale Carlo Gaetano Conte di Gaisruck , Arcivescovo della Santa Chiesa niilanese degnossi d' accettarne la dedica, Vocaholario ebraico-italiano ed ital'uuio-chraico del prete Francesco Fontanella. — Vcnezia , 1 824 , tipografia Molinari , in 8.° Nelle lingue aatiche, come in tutte le altre dottrin«», doi>o che r erudizione ha fatto pompa di tutte le sue riccliezze in ampj trattati , e d' uopo che qnalche Iniono e temperato ingegno, iiudrito di tutte le cognizioni acqui- state , ristringa in piccolo volume le cose piu iitili e piii PARTE ITALIAN!. 417 sostanzinli , onJe agevolare la via ai giovani studiosi. QhcsLo e lo scopo del vocabolario eniuiciato , il quale in noil molte pagine racchiude lutto cio die dell" antlca lingua ebi'aica e stato a noi trasiuesso ilai liliri sacri lino ai re- gni di Davidde e di Salonioue. Perciie tutte le scritture posteriori , e niasshnamente quelle ciie veiiiiero dopo la cattivita babilonese , noii sentono piu della priiuitiva pu- rita ; e vanno zeppe di voci straniere luutuate dai dialetti delle nazioni viciae. Gran lode |>ertaiiio meriia V autore per avere con sano crlierio scelte soltanto le parole d'ori- gine piii certa e piu sinceia ; come per lo avere con somnia diligenza osservata la punteggiatura second© le regole ricevute , opera d'immensa fatica e fastidio. E non e da dubitare che questo libro , il quale anclie per la niodlcita del prezzo e alia portata di tutti, non sia pec riescire gradito agli aniatori della lingua ebraica. Solamente sarebbe stato da desiderare , anclie nel sistema adottato dalT autore , clie tutte le volte clie nclla prima parte del vocabolario si recano del verb! ebraici in modi e forme coinposte , se ne riportasse la radice e se ne desse la spiegazioiie , essendo troppo dllllcile che i priiicipianti, ai quali unicamente e destinato , possano da se stessi in- dovinare 1' una e 1" altra. Che se si avesse a porger consigllo sul modo di com- pilare un dizionario ebraico , non si esitereblje a saggerire il metodo gia praticato in altri lessici di lingue anticlie , di riportare cioe per ordiue alfalietico tutte le voci radi- cali , e sotto di esse registrare tutti i derivatl tanto in scnso positivo che metaforico , non omettendo poscia di riferire i derlvati piii comuiii alia loro sede con iin seniplice ri- cliiamo alia radice. Questo metodo e quasi imposto dall' es- senza della lingua ebraica , nella quale ogni parola e for- niata da lettere appartenenti alia radice e da altre che lianno un distinto ullicio , sicche si puo render ragione del loro impiego. In conseguenza un tal nietoJo fa meglio conoscere agli studiosi V indole ed il meccauismo della lingua , e introduce piu esattezza nelle spiegazioni. Ed a cagion d" esemplo se si fosse cosi proceduto non si sarebbe tradotta la parola = tacnbulot = prudenti dcliberazioni = nientre jiroprlainente signiiica = maccliinazloni :=, e precede dalla radice = cnaval = Icgare con funi = da cui positiva- mente deiivano nodi e rcti , e nietaforicanieute raggiri ed Bibl. hal. T. XXXM. 27 41 8 ArVENDICE artificj. Cosi nella prefazione non si sarebbe foi'se avan- zato clie il v erho = pacat variando nelle sue niodificazioni , varia altresi ne' siioi significati , nientre seguitando col raziocinlo le derivazioni della radice , che ba il significato positive di visitare , cioe di vedere clieccbessia co' proprj occhi , si sarebbe agevobnente rilevato , cbe cbi fa la rivista di un esercito , proprlaniente lo visita , cioe ne fa r ispezione oculaie , e die cbi deputa ua altro sopra la sua casa , vuole cbe qnesto in vece di lui veda giornal- inente co' suoi occbi lo stato delle cose. Cio nondinieiio il vocabolario del sacerdote Foataiiella , come lihro elementare , e assai conmiendevole, ededade- siderare cbe altri iniitino 1' auto re iiell'amore cbe mette in quest! studj , affincbe I'ltalia , in cui nacque la scienza delle lingue anticlie , non resti tanto al disotto degli altri colti paesi deU'Europa. Elenco di alcune opere stampate e pubblicatc nel re- gno Lombardo-Veneto nel corrente anno 1824. Aneddoti singolari , di niadania Boidlly. Milano , Pirotta. Volumetti 6, in i8.° Lir. 6 ital. Annali della medicina fisiologico-patologica , compilati da Gio. Strambio , dottore in medicina. Anno i.°, quad, g.*, settembre. Milano, Destefanis , di pagine 12,8, in 8.* Lir. 34 ital. all' anno. Le associazioni si ricevono dal librajo Giuseppe Bocca , corsia del Duomo, n.' 980. Annali universali di medicina, di Annibale Omodei. Mi- lano , Destefanis , quad. 96.°, dicembre , di pag. \'j6 , in 8." Lir. 24 ital. all' anno. Annali universali di statistica , economia pubblica , storia e viaggi. Volume 2.° Milano, presso gli editori a San Gio. alle quattro facce n," 18 38. Fascicoli 4.° e 5.% ottobre e novembre, di pag. 96 ciascuno. Lir. 18 ital. all' anno. Ape ( r ) italianai. Anno 3." Milano , Bettoni , quad. 35.* e 36.°, di pag. 3a ciascuno, in 8.° Lir. (> ital. all' anno. Biblioteca scelta di opere italiane anticbe e moderne. In 16." Milano , Silvestri , corsia del Duonio. — Delia lingua toscana, dialogbi sette di Girolamo i^o.rajco, accademico della Crusca. Volumi 2, di pag, XXvm , 536 e 661. Lir. 9 ital. I'ARTE ITVLIANA. ^Ifj Biografia universale antica e moderna , ossia Storm per alfabeto della vita pubblica e privata di tntte le per- sone clie si distinsero per opere , azioiil , talenti , virtii e delitti. Opera aflFatto nuova compilata in Francia da niia societa di dotti , ed ora per la prima volta recata in italiano con aggiunte e correzioni. Volume i8.* Ve- nezia , presso Gio. Battista INIissiaglin , dalla tipografia di Alvisopoli , di pag. 479 , in 8." Lir. 6 ital. Codex medicamentarins europagus. Vol. 4.*, 3." ed ultimo della Pharmacopoea Batava ciini notis et additamentis niedico-pharniaceuticis. Mediolani , excudebat Societas ty- pogr. Classicorum Italiae scriptorum, sumptibus editoris. Di pag. 33 1 , in la.", con tavole. Lir 4. 66 ital. per gli associati. Collana degli antichi storici Greci volgarizzati. Milano , fratelli Sonzogno, in 8." ed in 4." — Le storie di To- libio da Megalopoll , volgirizzate sul testo greco dello Schweighauser e corredate di note dal dottore J. Kofiea da Trieste. Tomo a.°, in 8.° lir. 8. 45 ital. , in 4.* lir. I 3. o5. — Le vite degli uomini illustri di PliUarco ; versione italiana di Girolamo Poinpei , con note de' piii celebri letterati ora riunite per la prima volta in questa edizione. Tomo 3.", in 8.° lir. 7. 85, in 4.° lir. 14. o3. Collezione delle opere classicbe italiane del secolo i8.° Milano , dalla Societ.a tipografica de' Classici italiani ( Fusi, Stella e C. ) , in 8.", tomi loo." e 101.'', 14.° e i5.° ed ultimo della Storia della Ictteratura italiana di Giro- lamo TLrahoschu Lir. 11. 71 ital. — Tomo 102.% 3.° ed ultimo delle Opere di Antonio Cocchi. Lir. 7. 36. — Tomi 98.° e 104.°, i." e 3.° della Storia pittorica della Italia dal risorgimento delle belle arti fin presso al fine del 18.° secolo, di Luigi Lanzi. Lir. 10. 44. — Tomo 10 3.% I.* delle Opere scelte di Antonio Gcnovesi. Lir. 5. 74. Compendio della Storia universale antica e moderna del conte di Segur e continuatori. Milano , Ranieri Fanfani ( Vendesi da Fusi, Stella e C.), in i8.° — Storia del- r Olanda e dei Paesi Bassi , compilata dalP abate Leo- nardo Sanvknli. Tomi 2.° e 3.° ed ultimo. — Storia di Portognllo , per cura di D. Beriolotti. Vol. 3." — Sto- ria dell' Tinperlo russo compilata dal car. Coinpagnoni. Tomo 6." ed ultimo. — Storia della Francia, del conte di Segur. Tomi 8." e 9.% dalJa tipografia di Commercio. 420 Al'l'ETJDICE Lir. a ital. al volume colle figure in nero ; colle figure colorate. Lir. a. 75. Dictionnaire abrege des sciences medicales , tome 1 1 .« , a.e partie. • — Milano , Bettoni , di pag. aia, in 8." Lir. 3 ital. Elementi di geografia nioderna per use della seconda classe di gramatica. Parte prima. • — Milano , 1. R. Stamperia. Lir. I. 3o anstr. — Ad uso della terza classe. Parte seconda. Lir. i. 3o austi-. Epigrammi di ZefBrino Re. Milano, Pirotta , di pag. 7a, in 18.* Lir. 2. ital. Giornale di farniacia-cliimica e scienze accessorie , o sia Raccolta delle scoperte, e ritrovati e miglioramenti fatti in farniacia ed in chimica, compilato da Antonio Cat- taneo , chimico farmacista. — Milano , Rusconi , qua- derno ii.% novembre, di pag. 48, in 8.* Lir. 16 austr. air anno. Le associazioni si ricevono da Gio. Pietro Giegler , corsia de' Servi n.* 60 3. Giorni ( tre ) in Varese. Milano , tipografia di Commercio, corsia de' Servi n." SaS , di pag. 16 , in 8." Cent. 43 italiani. Grammaire italienne elementaire et raisonnee, suivie d'un traite de la poesie italienne; ouvrage approve par Tln- stitut de France. Par G. Biagioli, autevir d'un nouveau commentaire historique et litteraire sur le Dante , le Petrarque etc. Cinquieme edition. A Milan de rimpri- nierie de Jean Silvestri , di pag. XXXI e 406 in 12.° Lir. 4 ital. Plutarco ( il ) ad uso della gioveniu , o sia niassime e tratti storici estratti dalle vite degli uoniini illustri da C. Casttflfranchi. Seconda edizione riveduta e corredata di figure. Milano, Silvestri, Yolumi a, di pag. 421 complessiyaniente , in ia.° Lir. 4 ital. Rendiconto del nietodo di curare del dott. Luigi Buccellati, dello stesso. Milano , Visai , di pag. 90 , In 8." Lir. i italiana. Ricoglitore (il), ossia Archivj di geografia, di economia , d'istoria, di eloquenza , di poesia, ecc. Milano, presso la Societa tipograJica de' classici italiani , in 8.°, qua- dernl c^S." e 96.", di pag. 7a ciascuno. Lir. i5 ital. air anno. Saggio di caratteri ebraici , di Giuseppe Figevaiio. Pag. 16, ia 4.% con rami. Lir. 7. 98 ital. PARTK ITALIANS. 42T Storla della filosofia moderaa , di G. Amedeo Bafile ; tra- dotta ill lingua italiaiia da D. Vincenzo Lancetti. To- nio io.° Coiitiiiuazione della Storia della iilosolia del secolo 17.* Milaiio , tipografia di Comniercio , ia i a.", di jjag. 586. Lir. 4. 02 ital. Storia della letteratura italiaua, di P. L. Ginguen6 , mem- bro deir Istituto di Francia. Traduzioue del prof. Be- nedetto Perotti. Milaiio, tipogralia di Commercio, in 16.*, vol. 9.% ID." e ii.% di pag. 1401 coniplessivaniente. Lir. 10. 92 ital. Trattato delle malattie della vescica e dell' uretra consi- derate particolarmente nei vecchi, di S. T. Soemmering. Opera premiata dall'Accademia Giuseppina di niedicina e chirurgia di Vienna, Versione italiana fatta sull' ul- tima edizione da G. B. C., dott. di chirurgia e niedicina. Milano, Silvestri, di pag. 204, in 8." Lir. 2. 3o italiane. Jncisioni. Certoia ( la ) di Pa via. Milano , Bettoni , in foglio atlan- tico, fascicoli 9.° e 10.° ciascuno di tre tavole. Lir. 4 ital. al fascicolo. Si associa dagl'incisori fratelli Durelli, contrada di S. Protaso al Castello n." 2244. Duomo (11) di Milano. Fascicolo 5.' Milano, presso Fer- dinando Artaria , contrada di S. Margherita , in 4." Fogli 2 di testo , e 9 tavole in rame. Lir. 6 ital. Lo stesso , in francese. Lir. 6 ital. Fasti (i) di Milano, incisi da Donienico Bonatti. Milano, presso r incisore. Fascicolo i3.° Lir. 6 ital. al fasc. Fatti principali della storia roniana. II giuramento degli Orazj inventato e disegnato da Gallo GaZ/ina , inciso da Rainieri. Milano , presso 1' editore Pozzi. Giocatore (il) solitario degli scacclii, di Costantino Wunxch. Bergamo , Mazzoleni , di pag. 67, in 8." Lir. 2 ital. Veduta della citla e santuario di Varallo. Lir. 3 ital. Vita (la) umana, ginoco, inciso da Bridi. Milano , presso r editore Claudio Sala. P I E M O N T E. M. Fabii Qidntiliani dc institutione oratoria ex rc- censione C L. Spaldingii. Tom. II e III. — Aa- gustcc Tcmrliiorujii ., 1824, ex typis Joseph Pomha. Questi due volnmi foruiano una novella prova della sol- lecitudine colla ^uale progrcdisce cjuesta bella edizione dei Classici latiui , bciiclie inancata sia ai vlvi la Ijeiienie- rita vedova Poniba , il clie pero , come si raccoglie da separate avviso degli editor! , non arrechera a questa im- presa alcuaa A'ariazioiie. In una prefazioiie premessa al secondo volume, \o Spal- dingio annuiizia di avere col favore del celebre Heyne ve- duta e consultaia redizione principaie di Qumtt/iano , o al- meno quella del Campano dell' anno 1470 , giacclie due in queir anno medesinio ne uscirono in Roma. Ottenne e2;Ii pure la collazione di un codlce dell' Univeisita di Cambridge , scritta di mano del celebre Porson , del quale codice espone le principali lacune ; le varianti altresi del codice di Zurigo gli furono somministrate dal dotto Ulrico. In questa nuova prefa/ione aveva lo Spaldingio propo.«i.e le emendazioni ad alcuni passi delle Istituzioni oratorie contenuti in questo volume; ma gli editori torinesi niolto saggiamente liauno collocato le emendazioni stesse r.'i diversi luoglii nei quali cadevano. Questo volume contieue le Isti- tuzioni suddette dal principio del llbro IV slno alia iine del VI. Ancora una prefazione delPeditore Spakliiigio \ii capo al terzo volume. Rende egli conto in questa del suo vlaggio fatto in Italia durante V ediz.ione medesima, ed attesta di averne ritratto grande giovamento pel suo QuintiUano , giacche ebbe campo di consultare e confrontare col testo divulgato il Codice fiorentino , cbe assai diverso trovo dal tesio Burmanniano ; non^accordo tuttavia die quel co- dice fosse del compendio dei libri lasciati dal Poggio , e piuttosto quel pregio attribui al codice di Zurigo. Anche in Milano vide egli un Codice nella Biblioteca Ambroiiana , che il 5nrma/i;:o narrava esaminato da Isacco Vossio , e scritto in lettere unciali. Riconobbe lo Spaldin- gio r(uel codice antico e scritto con carattere nitido, forse del IX o del X secolo. come credevalo il Bugati, ma noia trovo alcun indizio di lettere unciali. Anche il codice mi- lanese presenta di molte lacune , una parte delle quali condiina con quelle del codice di Cambridge. La collazione di quel testo era stata all' erudito tedesco promessa dal Bugati € dai snoi colleghi ; ma della mancanza di questo lavoro accusa lo Spaldingio la calamita dei tempi e la perdita di una sua lettera, e mostra in questa prefazione di igno- rare tuttora la morte del nostro dotto bibliotecario. PARTE ITALIANA. ^■2^ Molti coJici trovo pare nella Vaticaiia , ma tiuti quest! recent! , aiiche per sentlmeiito del celebre Marini , clie lino solo ne reputava piii antico dell" eta del Pogfio , gli altri tntti dal codice Poggiano trascritti : giiasto al- tronde in gran parte e mutilo era quel solo codice di buona data. Qualche frntto raccolse tuttavia 1" illiistre edi- tore da quella biblioteca , perclie niolte note ricopio , da Benedetto Egio spoletino apposte al margine della seconda edizione Aldina. Due altri codici Qnintilianei trovo nelle biblioteclie Corsiaiana e Barberina , del quale il prinio , odetto neir indice niemliranaceo , non lia so uon die il primo fogllo in pergamena , e copiato sembra da uno dei Vatican! ; il secondo assai migliore , si accosta a quelli di Wolfenbuttel e di Gota , e grand' uso ne fece il nostio dottissimo Garatoni nella sua edizione di Cicerone. Final- mente altro codice consiniile a quello di Gota vide nella biblioteca di Napoli , scritto forse da un clierico o da un monaco tedesco. Le emendazioni tratte da tutti que' codici die nella prefazione inserite erano , gli editor! torinesi hanno opportunamente a! loro rispettivi luoghi trasportate. Contiene questo terzo volume i liliri Yll , VIII e IX delle Istituzioni oratorie , e la diligenza dei beneineriti editor! ci fa sperare di vedere quanto prima compiuta la •eric delle opere di Quintiliano. A N N U N Z J. Patenti e privllegi csclnsivl ronccssl nelV Inipero An- strlaco ncl corrente anno 18214. A Francesco e Giuseppe , padre e flglio , Selka , di Vienna , per la costruzione di selle elastiche. Ad Antonio Ritter , di Vienna , per V invenzione di una niaccliina per battere il grano deuominata Aeragraie. A Giuseppe Kcrzacerek , di Vienna, per 1" invenzione di una macchina aeronautica, colla quale un pallone d'aria senza servirs! della zavorra s' innalza e si abbassa a pia- cere per andare a cercare qualunque dii^ezione d'aria onde intraprcndere dei viaggi lontani. 424 APrENTilCE A Davitle Hermann, Ji Vienna , per V liivenzione di una nuova stoffa delta Egerie fabbricata sui telai ordinarj. A Juda Dciitsch per T invcnz.ione di preparare i vini sceiti di Toliai accio fermentino presto, si schiariscano fra due o tre uiesi , non siano soggetti ad una seconda fermen- tazione e conservino la loro bonta per moiti anni. Ad Antonio Pax , di Vienna , pel niiglioramento di far ritirare le stoiFe di panno senza cagionare pieglte e senza inumidiie le tuedesime per rui ricevono un bel lucido re- sistente al sole ed alia pioggia. A Francesco Doring, di Vienna, per T invenzione "di pipe da tabacco coinposte di varie sostanze e denominate pipe inglesi di lacca. Ad Ignazio Blashkn , di Fulnek , pel ritrovato d' una specie di cotone preparato da piante indigene clie per la finezza e biaacbezza supcra la sinora conosciuta. A Francesco Tacchi, di Conio , pel miglioramento della costruzione dei fornelli per la filatura della seta per cui si risparmiamo conibustibili. A Giuseppe Martini , di Milano , per 1' invenzione di un nuovo metodo per ricanii rilevati in oro ed in argento. A Federico Arlt , di Vienna , per T invenzione di fab- hricare col metallo bianco di Nicole varj utensili di getto, di filo, lastre battute e cilindrate, e lavori fatti col mar- tello e al tor no. A Giuseppe Turconi , calzolajo in Milano, per l' inven- zione di una specie di soprascarpe. A B. Spitzer , di Vienna, pel ritrovato di preparare le tele stampate tinte o non tinte, in modo cbe vengon preser- ynte dai tarli e dalla putrefazione e non perdono il colore. A Carlo Aummet , di Vienna, per T invenzione di una niaccbina colla quale si fabbricano varj oggetti i-isguar- danti i lavori de' falegnanii e varj membri delle cornici. A Fedele Schmid , di Vienna , pel miglioramento dei vini consistente nel levare T acido solforico dalle botti clie da molto tempo non furono usate. A Giovanni Vaguer, di Vienna, per T invenzione di portare alia bollitura con pocbi conibustibili Tacquavite, i liquori , T aceto ed altri fluidi, e cio mediante un apparec- cliio applicato al centro d' una caldaja di qualsivoglia forma. A Francesco Oiradony , di Mnncbendorf , pel luigliora- luento della niaccbina detta Watlcr-Swist. PARTE 1TALIAN\. 4^5 Atl Antonio Scfiivist , di Vienna, per rinvenzlone d' il- ium inare con una sola lampada qualunque scala da cima a fondo. A Cecilia Konigmale , di Vienna, per 1' invenzione di un coniposto col quale si levano tutte le niacchie di gi'asso da qualunque stoffa di cotone , di seta e di lana. A Giuseppe Giorgio Kumerperger , di Vienna , per I'in- venzione di fabbricar bordure d' oro , d'argento e di seta sopra telal da passaniantieri. A Giuseppe Motta , di Vienna , per T invenzione di un fuso di Watter-S^K'ist. A Giuseppe Muller , di Vienna , per 1' invenzione di fabbricare con qualunque nietallo i cosi detti springfedcr , scarniere e springloben che vengono applicate dall' autore alle scatole di carta pesta e ad altri simili oggetti. A Jon Browne , di Vienna , pel miglioramento consi- stente nel comprimere il gas onde poterlo trasportare piii comodamente. A Giovanni Federico Peyral, regenschori di Leutschau, per r invenzione d' una macchina da scrlvere, per la quale si fanno due o tre copie alia volta. A Cristiano Giorgio Jasper, di Vienna , per 1' invenzione di una niaccliina da tirar linee e forniar rubriche nei libri di comraercio ed altri libri di scuola. Ad Antonio Ferd , di Vienna, pel miglioramento di una qualita di carta da scrivere. Giuseppe Acerbi , dlrettore ed editore. Milano , daW I. R. Stanqieria. ^■2f^ Pas. ERRATA-CORRIGE. Tojno 35." J 2 lin 9 0 per iiifausto '^ggi 0 svir infausto 34 " 4 mondi di pantano »' schivi di pantano 38 » 16 del 50• pregiatissimo ivi .. 36 poscia » posta 274 .. ii'i dopo alrjuanti » alquanti 296 >> 6 udire a> a dire 328 >. 1 5— 16 avendo fatto 1' autore » avendo V autore cosi dis- in disponendo cosi 11 suo posto 11 suo lavoro , lavoro r acquisto , r acquisto 33i ,. 6 Teofila ■u Tecofila 345 ^ j5 finora Tomo 36.'» " fino allora 55 ,. 22 travedono > srorgono 8c » 2 hemipha?ricu3 >. hemisphKricus 82 .. 22 gU altri tutti •• tutte le altre 83 » 3o inviato . Invlala 84 » 16 tela » tele 1 1 1 >. 18 cliiiica » clinica , ii3 » 23 in fronts .. in fine 117 » 27 Macgesi » MaggesI 123 >. 3o poi , del »■ poi dal 124 >. 5 parecchi »• parecclile 180 > 1 1 gli' u » gU u 197 » 24 per tempo " pur tempo 257 » 29 1819 >• 1809 258 » 37 1e >' la ifi » 28 dlicioglie » discioglie , ivi .. 35 till ». tife 259 > 10 attiri >. attui ifi » 21 germinazione » germinazione, ed oppojti, ivi " 36 opera l> essere t2; r N D I C K delle inaterie couteiiute in qiiesto XXXVI volume. r A R T E I. LF,TTERVTUR\ ED AUTI LIBER \LI. E„ Jir.RCixio lugieo, oisia Arte iti trar profilto da! caithi llbri , . 22 Jj Iliade icaliana j ot^pero tradiiLione fpica deW Il'itide dOmero: opera di Lorenio Mancinj » 3l hetlera del MAi/citfi in difesa delta Iraduzione Suddetta , e Sags'" inedilo di trnditzione dell' Iliade medesima in ottava rima del cav. Vincemo MosTi » 289 Getiesl del diritto pensile, di G. D, RostACKom. £slratto . . . . » 145 Idem { fne dell' estratlo ) » 33o Notizie delta sc'itiiira i/e/;!! anrielii , deW mhale Luigl Lakzi. Seconda edizione dull' editore (cav. Francesco Ikchibahi ) corredata di note, rami , ecc l65 Bellezze delta Commedia di Dante Alighieri , diatoglii d' Antonio Ce»ari P. D. O. L' Inferno >. 178 Le Postiniane : lettere musico-teatrali di Giuseppe Cabpaki ...» 2co /je Majeriane : lettere snt hello ideate di Giuseppe Carpaki . . . >• ivi JSemorie delta it. Accademia delte scienze di Torino. Tomo 27.° {Bstralto delle Memorie di scienze morati , flologia , ecc. ( V. P estralto delle ilemorie di fisica a pag. 211 di queslo 36.° volume) . . . . » 322 Peperiorio scelto ad uio de' teatri itatinni , di Gaetuno Barbifri . x 344 PARTE II. SCIENZE ED ARTI MECCANICHE. Frotfgumeni ctinici del eau. Vcl. Luigi BrsrA "Si Rcvista delle opere bntaniche rerentemente pubbticate in Italia. Articolo II. Florie tihictc specimen { V. I' articulo I net tomo 35.', pag. 325 >> 69 Annali dell' I. R. Istituto potitecnico di Vienna. Tomo ^.^ ( Continuazione deW estratlo V. i tomi 34." pag. 387 ' 35.° pag. 90 ) ...» 82 Idem 372 Memorie dettn P. Accademia delle scienze di Torino- Tomo 27." Estratto delte Memorie di fisica ( V. V estralto delte Memorie di scienze mornli, filologia ecc. a pag. 322 di questo 36.° volume ) » 211 Continuazione degli Atti dell'I. R. Accademia dei Genrgofili di Firenie. Tomo 3." ( Estralto ) ,. 2l5 42B indict:. Detcrhione eil uso de nuovi strunentl chinirgicl di Paolo AuAtttit {fine dell' esrratio. V- tomo 34.° p*g- 354 ) » 2*9 Del contagio venerea, Tratiato del dottor Nicola JSAKBAaTtnt . . h 35i APPENDICE. PARTE I. SCIENZE, LETTERE ED ARTI STRANIEUE. Sull' Impiego del sale comune per gli oggetti del glardinagglo : lettera di Samuele Parkes .98 Idem (fine) . . , „ 241 Crundzuge etc. oiiia Disegno di una itoris delta mineralogia , di 0. F. SCHWAES » 386 Philosophy etc., ossia Filosofia delta zoologia "Bgi AnKrNzj , • „ 3()4. JSrkldrung etc., ossia Spiega-zione del codice penale ecc, di C. Kvdler » ivi Tripartitum sen de analogia linguarum. Tomo 4.° »• SgS PARTE II. SCIENZE, LETTERE ED ARTI ITALIANS. Discorso letto in occaslone delta solenne distriiuzione de" premj di belle arti fattasi in itilano it lO setteml/re 1 824, Eatratto de' gindizj delle Commissioni slraordinarie e delle Commissioni permanenti , Oggetti di telle art! esposli netlc sale dell' I. R. Accademia oltre i premiati •■ 396 OPEBB PERlODICHg >. 1 I I Antologia di Firenze , quaderno 45.° ..ivi Idem , quaderno 46.° » a6a Idem., quaderno 47.° » 410 Cioraale Arcadico di Rama, quaderno 67.° "ill Idem , quaderno 68." »iia Idem , quaderno 69.° ..411 Idem , quaderno 70.° >• iTi Ciornale di fisiea , chimica , ecc. del profesiori P. CouricLtACHi e G. Brvgsatelli di Pavia , bimentre 5.° >. 261 UlBLlOCRAPlA >«ll3 Regno Lombardo-Veneto ... - » ivi A Galeazzo Maria Sforza-Visconti , carme di G. i. Gvidoboki » ivi JJelle sedi e cause delle malattie anatomicamente inpestigate da C. S. MoRoAr.rrt. Traduzione di Pietro Magcbsi. Tom. 2.°, 3-" e 4.° » 117 Element! d algebra e geometria del cav. V. Bruhacci. Quinia edi- 2ionc >• 1 1 8 Slogi'o storico deW abate D. Luigi Belli,, di Santo Rossi . . >■ 119 Storia cronologica dei Samani , di Francesco Crivelli . ■ ■ » 121 if opere di Bvpfon nuooamente ordinate ecc. dal conte di Lacb- reoE, con rami. Vol. 40 , edizionc comjdeta ..123 Biografia universale. Vol. i6.° e 17.° » ia5 ^l piccolo fumista .> 263 I N D I O E. 420 Xnciclopedia ilomestica. Tomi 3." » 266 Idem »4i8 Piemonte »i3i Osiemazioni bibliograjicht letterarie intorno ad un' operetta falsa- mente ascrltta al Fetrarea , di Costamo Oazzeha . . , . » ivi M. Fabii Qvihtiliaiii de institutione oratorio. Tomo i.° . . » a68 Idem. Tomi -.i." e 3.° » 421 Una le^ione agli uomini del secolo , di Lorenzo Toffetti . , •■ 270 Caroli Boucheroni orationei habitce in R. Taurinensi Athaneo . "271 Vucato di Modena »l33 Ahuni tratlenimenti morali e letterarj. Vol. 1." >• ivi Alcune annotazioni al Dizionario della lingua italiana the si stampa in Bologna »i36 Poesie di Pelltgrino SALAMDgi » ivi Cran Ducato di Toscana » 137 Oraziune funebre al granduca Ferdinando III , di L. CoLLiMt . «■ ivi Istoria de' suoi tempi di Cio. Sattista Adriaki » 139 Stati pontijicj >■ 140 Saggio di congetture sulV iscrizione etrusca scoperta net 1S22 , di G. B Vermiclioli « ivi Notizie istoriche delle chiest di S. Maria in Julia ecc. , raccolle da FrancetLO Camcellieri 271 Begno delle due Sicilie » 273 Opere drammatiche di Giiilio CenoiiiO. Vol. i." e 2.° ...» ivi Ptesic del dollar Vincenzo Navarro da Bibera » 27$ Memoria sul principio molore dei vulcani , di Agatino I.onqo . » ivi Memoria sulla rendita rurale , di Salvatore Scvderi . . . . » 281 AssvKzj • >■ 14a Sloria dell arte col mezzo de' monument!, di Serovx o'AcincovRT » 283 Patcnli o privilrgi esclusivi concessi nell Impero Ausrriaco nel corrente anno >. 142 Idem >■ 285 Idem » 423 Xrrata-corrige " 4^6 Tavola meteorolvgica di ottohrt » 144 Idem di novembre » 288 Idem, di dicembre >• 43" 0> servazioni m eteorologiche facte all' J. R. Osservatorio dl Brera. D I G E M B R E 1824. | Matt IN a. S EK A. 1 'c c 6 N N < 6 u — u ■J P N 0 ^ S 0 c u — N Stato del cielo. 1| < i v 6 Stato del cielo. poll . lin. 0 poll. lin. 0 I 37 10,8 + 5,4 0 Nuv. rotto. 27 10,0 4 7,5 0 Nuvolo. 2 27 9,0 + 5,8 N Pioggia. 27 8,2 4 6,5 E Pioggia. '6 27 7^^ + 5,7 0 Piov. nuv. 27 8,2 4 7,5 0 Sereno. 4 27 10,3 4 3,0 N E Sereno^ 37 11,0 4 6,4 N E Nuvolo. 5 27 11,7 + 0,0 S 0 Piovoso. 28 0,0 4 6,6 N Nebb.piogi | 6 28 0,5 + 6,0 SOD Nuv. uebb. 28 0,4 4 7,4 0 Nuv. nebb. / 27 10,0 + 6,5 N Piov. nebb. 27 8,2 4 7,0 E Neb. piovoso. 8 27 7,!> + 4,5 0 Nuv. neb. ser. 37 8,8 4 7/' 0 Sereno. *) 27 10,8 + 3,8 E Sereno. 27 10,2 4 5,0 SO* Nebb. folta. 10 ^7 8,2 + 3,8 0 Nebbioso. 27 6,8 4 4,5 SO... NO* Neb. .ser. li 27 10,0 + 2,6 S Sereno. 27 11,1 4 5,3 S 0 Sereno. 12 0,0 + 1,6 N E Sereno. 28 0,3 4 4,0 S 0 Sereno. li 38 1,6 + 0,8 S Sereno. 28 2,0 4 4,3 N Sereno. 14 28 T,(^ + 1,3 S 0 Sereno. 38 0,7 4 4,5 S 0 Sereno. iS 28 1,0 + 1,6 NEE Sereno. 28 0,0 4 5,0 s 0 Ser. nebbioso. 16 37 10,4 + 3,3 N 0 Nuv.neb.rott. 27 10,0 4 5,5 so Nebb. ser. 17 27 q,o 4 2,8 0 Nuv. nebb ser. 27 8,0 4 6,0 0 Ser. nebbioso. 18 27 8,6 + 0,5 E Nebbia. '27 10,5 4 4-T E Sereno. 10 28 1,0 4 1,6 s Nebbia. 28 1,0 4 4,5 SO Nebb. ser. 20 28 I,C + 3,5 E Nebbia. 27 11,8 4 4,0 S E liebb. piov. 31 2-7 <)i7 + 3,4 N Nuv. nebb. 27 9,0 4 5,5 SO I'iluv. neb. piov. 1 22 27 8,0 + 4)0 0 Nuv. nebb. 27 7,5 4 4,5 E Nuv. nebb. 23 27 S,6 4 4,5 0 Nuv. neb. piov. 27 5,2 4 5,8 0 Nuv. ser. nuv. •24 27 8,0 4 2,C N 0 Sereno. 27 9,0 4 5,4 N No Sereno. 2S 27 (),o 4 c,8 N 0 Sereno. 27 10,0 4 3,8 E Ber. nebb. 26 27 10,2 4 0,8 N E Sereno. 27 10,7 4 3,5 S 0 Sereno. 27 28 0,6 4 0,3 N E Sereno. 28 2,0 4 4,0 SSE Sereno. 38 28 2,0 4 0,3 s 0 Ser. nebb. 28 1,7 4 3,6 0 Nuv . nebb. 29 28 0,7 4 2,8 S 0 Niivolo. 27 11,7 4 4/j s 0 Nuvc>lo. 3o 27 1I,D 4 3,8 S 0 Nuv. . . ser. 28 1,2 4 5,8 S 0 Sereno- 3t 28 2,8 + 1,4 S Sereno. 28 3,8 + 5,5 E Sereno . AUezza mass, del bar. poll. 28 lin. 3,8 Altezza mass, del term. 4 7,<6 'J mm . » 27 » 5,2 minii „ o-r ,. Tr, R< .,•,^,1; 11 a 4 0,.3 1 i;.n .-. .. . 4. ^.,.5 1 - " "^i"t . ...^...- ^,. ^ j Qiiaiitita c'.ella pioggia lin. 25,40. 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