^>^ ^ i I -'^. ■cr di qucilo grandissirna ingiuria , si fece a mettere sossopra i lerramenti tutti del fab- bro; e costui lagnanflosi perclie facendo egli I'arte sua , gli fossero da hii guastate Ic masserizie sue , gittaiiilolc per la via , Daute cosi gli rispose : Se lu ILLUSTBATA. T> \ UGO FOSCOLO. y noji vuogll die io giiasti Ic cose tiie, iion guastar le mie .... Tu canti il libra , e non lo di coiri io la feci ; io non ho altf arte , e ta me la guasti. E il Sacchetti racconta ancora , clie incontratosi con un asinajo , il quale andava dietro agli asini , cantando il libro di Dante , e quando uvea cantata un pezzo , taccava V asino e diceva : arri , Dante gli diede una grande batacchiata sulle spalle , dicendo : catesto arri non vi miss' io. Convien dii-e che cotali novellettc pizzichino un tandno la coscienza del sig. Foscolo , giacclic egli, forse in difetto di ultra ragioni , mordc anclie la buona memoria di ser Franco. A che tende mai cotest' ipotesi , chiederci po- trebbe alcuno ; a che tanto si affanna \ autore per conchiudere che Dante non pubblico mai il suo poema ? A dimostrare , cosi noi gli rispondianio , che nessuno prima di lui penetro negli arcani della Di- vina Commedia, che nessuno prima di lui raggiunse lo scopo del poeta , in fine a stabilire un sistema die per istupore fara inarcare le ciglia a tutta Eu- ropa. L' autore pone dunque per base del suo siste- ma la missionc prafctica di Dante , della quale non e la Divina Commedia che un allusione , e cui il poeta di propria diritta ( dice egli ) e senza timure di sacrilegio , si consacrd con rito sacerdatale nelV al- tissima de' cieli. II poema sacra fu dettato per quella missione ,• la quale , se fu mai veduta non so ," ma non fu rivelata da verun degV interpreti. No7idimcno a chiunque considera nelV autore il pacta anziclie il Legislalore di religione , Dante e quel secolo , tema , si rimarraiino m,al conosciuti. II signor Foscolo a corroborare il suo sunto trae argomento da varj luoghi del poema e specialmente dal XXIV del Pa- radiso , dove udita la professione di fede ( del poeta ) S. Pietro cantando gli circonda tre volte la frontc di divino spleiulore. Or non rappresenta egli ( cosi soggiugne ) il rito dell imposizlone dcUc niani c la consacrnzione al juinistcio apostolico ? Non pera Dante vulcva dirlo palcscmentc , almcn /rcr allora. lO I.A OOMMF.niA ni nVNTF. L' Alii;lucri noii era dunqiic clio il tne^so , l hiviatrt (li ])io per la rifoniui della religionc. Ma nulla ine2;lio giovcra a porre in ])icn() giorno qucsto nuovo sistenia , quanto il segucnlc brano , c!ic (jui traspoitiamo intcro dal discoiso deli' au- tore: a Or la diviiia niissionc prcscritta al poota dt riformare la religione , si dileguo; e vi rimase il niimero de' giorni prcscritto come a tutti gli altri niortali , al suo vivere. Che il ligliuolo della chiesa militante , coraggiosissimo di spcranze, fosse chia- mato vivente ne' cieli per vederc luminosa la ve- rita , innanzi che gli fosse ordinato di distonderla su la terra — c panifrasi spontanea nclia locuzione e nella sintassi ; e risponde a ogni parola deUa juir dianzi dalf Apostolo a Dante : II nostra imperaiore per grazia viiole die tu anzl lamorte, t affacci a noi nell aula piu sccrcta della sua corte , si che vediito il vero , conforti laggiii in tc e in altriii la spcranza della vittoria del vero ( Parad. XXV 40-45 ). E ne emerge altissima e necessaria la ragione dell' assiin- zione di Dante , come San Paolo , ne' cieli , di che fc' cenno sin dal principio del poema ( Inf. II.) : lo noil Paolo sono : Me degno a cib , ne io , ne altri il crede ! c non pertanto vide per avventura assai pin ; e cer- tamcnte narro cose che Paolo appcna s' attenta di ricordare. Ma Paolo e Dante erano delle rare aninie potcntissime , nelle quali i computi della prudenza non si dipartivano mai dalla longanimita nelle im- prese e dall' impeto della fantasia. Forse in altro secolo , forse anche nel suo , sotto accidenti alquanto diversi — e noi facciamo esperienza come i minimi casi d' una battaglia campalc rimntano a nn tratto le popolari opinioui — Dante avrel)be fondato nnova scuola di reiigioue in Europa ; ed ei v' aspirava , non foss' altro in Italia. Pur anclie que' molti che lo ammiravano perchc imitando San Paolo, minac- ciava la vcrga di Dio snl Principe de' Sacerdoti , r avrebbero lapidato s'ei mai si fosse a viso aperto ILLUSTRATA DV UGO FOSGOLO. tt paragonato agli Apostoli. Ma non ignorava chc %e le vittoric dci Ghibelliiii F avessero fatto profeta veri- dico, ]a sua toniba sarebbe stata santilicata, e il testo del suo poema troverebbe commentatori die r avrebbero coucordato con le scritture ; e avvertito assai cose chc eludouo gli studj nostri ; e adorato nel teolo2;o cid che oggi pare ridicolo nel poeta. » II sistenia f oscoliano ( e 1' autore stesso lo dice ) si aggira dunqne su questi due cardiui : la Divina Coni- rnedia e sorta come un altro Corano, e Dante ne sa- relrbe stato il Maometto , se le circostanze dei tempi e dci luoglii fossero appaiite conformi a quelle di cui pote giovarsi T arabo profeta ! ! ! Noi non entreremo pill oltre nella discussione : cio sarebbe un abusare della pazienza c del buon senso de' nostri leggitori. Ci basti d' aver loro presentata la base di un siste- nia nuovo , straordinario , inaspettato. Che se taluno ci cliiedesse dello stile ond' e scritto il discoi'so , risponderemmo che scmjire sostiensi sui trampani , come ne' riteriti brani , che monotono procede , com- passato , talor cattedratico , spesso saltellante per epigrammi , non mai facile , armonioso e vario ; si che ben pochi leggitori durerebbero la noja o la fatica , che noi durato abbiamo. Ci e poi forza 1' ag- giugnere che 1' opera del sig. Foscolo ci confemia vie pill neir avviso nostro , risentirsi oggimai di su- perstizione e di mania le investigazioni che dalla piu parte de' moderni spositori vanno facendosi sal poe- ma deir Alighieri. Che se dato a noi fosse di pro- ferire un consiglio intorno a questa materia, direm- mo che il miglior metodo d' illustrare la Divina Corn- media ci sembicrebbe quello di premettere non solo una compiutissima vita del pocta, ma ancora la bio- gralia di tutte le persone da lui nominate ; la quale biografia vorremmo che fosse compilata colla critica la pill severa , e con ricerche diligentissime sul ca- rattere e snlle vicende anche piu recondite di tali persone. E clii mai a' di nostri meglio raggiugnere potrebbe quest' ardua meta che il uol)ilissimo sto- rico deUe farniglie cclcbri italianc'f' Istoria delta Lctteratara grrca profana dalla sua orv- ^Ine siiio alia prcsa dt Costaiidnopoli fatta did Tarchi , ere. Opera dl F. Schoell rccata in italluiio per la prima volta con giiuite ed osservaziord ci- tiche da Emilia Tipaldo Cefaleno. — Finora vo- liimi tre. — - Vcnezia, 1824-1825, prcsso gli editori Milesi-Antonelli , coi torchj delta tipografia di Al- visopoli. L e battaglie di Maratoaa e di Micalc potcrono ve- nir meno nella fama dei posteii , dopo clie le ro- niane legioni calcarono il canipo di quelle vittorie, e tanti coudottieri latini contarono colic spcdizioni i trionfi. Ma la gloria di Oniero e di Pindaro splendc tuttora nella sua prima bellezza , e le opere loro dopo niille e mille anni sono ancora \ ammirazionc di tutti i popoli, e la cote a cui si acuiscono i mi- gliori ingegni. Dai Romani lino ai di nostri tuttc le nazioni gareggiarono nell' accostarsi a que' sovrani modelli : e T Italia che prima gli ha ricevuti e stu- diati , e per le circostanze dell' idioma e del clima lia potuto nieglio appiessarvisi , ebbe per cio solo la palma sui popoli modcrni , scbbcnc il destino a cui soggiacque le abbia scmpre impedito di dare alle sue opere letterarie quell' importanza e quella dignita onde sono si belle e niaravigliosc le greche. E (juei popoli stessi ai quali mal ponno confarsi le splendidc e ridcnti idee dci Greci , appresero anch' essi da loro quanto lianno di meglio nelle proprie letteraturc, c scostandosi nei soggetti e nellc forme alcun poco , ne osscrvarono T arte e cercarono d' iniitarla. Pero Id studio dei Greci e tuttora il fondameiito di ogni buona letteratura : e pcrche le fiicolta dell' animo umano sono ugnali in <}gni parte del mondo , e l' arte di ap|)licarle agli oggetti osterni c la stcssa dovun- quc, auu ostantc la dillereuza di qiicsli oggetti. cosi ISTORIA. DELIA l.ETTER,\TUR\ CCC iS V natni'ale die il popolo a ciii venne fatto di sco- prii' primo quest' arte sia tolto a modello in tiitti i tempi e in tutti i paesi. Forse alcuni ahusarono di questo vero , c non r arte ma le produzioni dell' arte imitando , nausea- rono r Europa con infinite ripetizioni , e fecero av- versi ai greci escniplari molti belli e generosi inge- gni. Ma se fra coloro che pigliarono questa battaglia vorranno eleggersi i migliori , e si cerchera quali furono i loro stud] , su quali modelli hanno assoli- dato r ingegno , e fors' anche da quali produzioni hanno cominciata la loro carriera , vedremo ( e lo allerma ad una voce Y Italia ) che sono primi fra i romantici coloro ch' erano o potevano essere primi Ira i classici ; e ne uscira questa conseguenza , che la greca letteratura e ancora di un sommo ed universale intcresse , e che le buone lettere sono ancora uu asilo di concordia e di fratellanza , sebbene per la miseria di alcuni ingegni si rompano qualche volta in contese ed in guerre. Una storia pcrtanto della greca letteratura , qualunque sia il paese e 1' idioma nel quale fu scritta, e un libro che appartiene a tutto il mondo incivilito ; e siccome e destinato al van- taggio di tutti , cosi debb' essere giudicato da tutti. Pero il Prussiano Schoell distese il suo libro in quel linguaggio ch' e piti comune ai di nostri, vo- gliamo dir nel francese, e noi avremmo parlato di (piesto libro, se anche non fosse stato tradotto nel nostro idioma. Ma poiche un giovine greco ha vol- tata in italiano quest' opera destinata principalmente air onore della sua nazione , possiamo favellarne come di cosa spettante piii davvicino alia nostra letteratura. II traduttore poi coll' avere arricchito di giunte e di osservazioni il suo volgarizzamento , ci mise innanzi non poca parte di novita in questo libro , ed accre- scendo 1' importanza dell' opera , fece anche piii na- turale che i giornali d' Italia ne rendano conto. Del- r opera adunque noi pariercmo dapprima , poi delhi, versioue e delle note appostevi dal traduttore. 14 TSTOKI.V DELLA LETTER.VTURV Quando Ic lettere non son© parte dclla vita civile intlaruo si sixn-a che Ic loro produzioni tocchiii la cima dclla perfczionc. La delicatezza del e;usto e la sqiiisitezza del sentimento fecero deH'Eiieidc un ino- dello d' ogni pregio poetico , ma se iiitenoghi il eiiore e gli domandi , j)erclie V lliade sebbene piii semplice e quasi diremmo negletta , piu c' intcrcssa e ci piace , udrai risponderti , che V importanza dei fatti , la gloria , la vita di tutta la greca uazione cantata in qnei versi sono cagione di quel niiracolo. E questa uiiione delle lettere colla vita civile iVi grandissima aella Grecia in tutti i tempi , ed a lei principalmcnte crediamo che debba ascriversi il pri- inato ch' essa tiene da tanti secoli fra tutte le antiche e le moderne nazioni. A voler dunque metterci in- nanzi una vera storia della greca letteratura e di as- soluta necessita il coUegarla colla sua stoiia civile; e chi altrimenti operasse ci presenterelibe non un corpo ma un' omjjra , o ([uasi diremmo , una bella sta- tua priva ali'atto di vita. E questa e la prima parte nel- la quale ci par difettosa 1 opera dello Schoell , per- che i fatti storici vi sono scarsi , e poche e non senipre abbastanza profondc le osservazioni che dovrebbero legar qucsti fatti colle lettere delle quali ragiona. « In un' opera , dice in rpiesto proposito 1 Autore , clementare com' e cpiesta che presentiamo al pubbli- co , non si addomandano che pochi cenni dei fatti: poiche a far ben distinguere a' leggitori qucgli av- venimenti onde trassero il piu solenne avanzamento i costumi , bastano a nostro avviso i piii leggicri tocchi. » Ma non sappiamo come possa chiamarsi opera clementare una storia tanto volum.inosa ; meno poi , come a' leggitori di un opera elcmentare possa credersi che bastino pochi fatti leggiermcnte toccati per iscoprire ed apprezzare 1' influenza dei politic! avvenimenti suUa nazionale letteratura. Forse nel Ginguene sono qualche volta soverchie le notizic storiche , e troppa e 1' ignoranza che si suppone nei leggitori, ma le belle osservazioni di quel sapiente CnECA MOFANA CCC. 1 i> colle quali ci mette in grado di ben conosccre T in- iluenza dei fatti storici suUe produzioni degV inge- gni , non e alcuno clie possa dirle soverchie , per (juaiito siano copiose. Quindi crediamo clie il sig. Sclioell poteva , scnza niancare all' uficio d' ottimo storico , andar come fece , ristretto nel tessere i fat- ti, ma che abbia poi non poco niiociuto all' interessc ed air ntilita del suo libro non allargando un po' piu la mano nella parte lilosotica , o come forse direb- bero alcuni, nella parte di alta tilologia. Ne vale il dire , che contro V espressa intenzione degli scrittori e intempestiva la censura ; perclie quando questa intenzione riesce a tal fine, che il libro peide quasi tutta r importanza e 1' utilita , e necessario il dirlo pubblicamente , aflitiche non si nietta indarno ad una lunga lettura chi e vago di maggiore Hlosolia. Ed e bello avvertire per quanto e in noi aiiche gli scrittori , che al nostro secolo non si aflianno le cro- nache di nessuna maniera, ma che si nelle cose ci- vili e politiche , come nelle letterarie si conviene al narratore esser fdosofo. Appresso avremo occasione di far manifesta anche ai piu difficili questa mancanza della quale ora favelliamo. A far conosccre intanto il disegno dell' Opera, ^si si csprime 1 Aiitore. (c La storia della lettera- Wtca greca abbraccia piu di ventisette secoli. In un si lungo spazio di tempo il gusto di una nazione dovendo di necessita andar soggetto a molte consi- derevoli mutazioni , fa d' uopo rintracciare 1' epoche in cui nacquero questi cambiamenti , e percio si di- vide la storia in alcuni periodi ; poiclie sarebbe dif- licile lo sfuggire la confusione se non si adottasse una partizione di tal fatia. Noi aljbiamo dunquc cre- duto di stabilire sei principali epoche nella storia della letteratura grcca. Tl piimo pcriodo e tutto fa- voloso ; si perde nell' oscurita dei tempi , e termina coir esjiugnazione di Troja. Nel secondo prende ori- gine la letteratura greca che al par di quella di tutti i popoli incomincia dalla poesia. La prosa fu iuventata id T>T01U,V PF.LLA LKfTFUATUU \ soltanto ai gionii rese le redini dello Stato. Dopo la moite di (picsto principe comincia il quarto periodo , durante il quale Alessandria fu la sede prin- cipalc delle lettei'e , e 1' erudizione era subentrata al genio. II quirito pcriodo comincia coll' anno 146 in- nanzi a G. C., quando la Grecia cadde in poter dei Romani , e dura per quattro secoli e mezzo , nei quali la greca letteratura senti altamente la decadenza dello spirito pubblico e del carattere nazionale. Sul cominciare del sesto pcriodo ( Y anno 3o6 dopo G. G. ) la capitale deU'impero roniano fu trasferita a Bisan- zio , e la Grecia divenne per cosi dire la sede di una nuova monarchia. La letteratura greca avrebbe potuto allora riCiorire , ma i tentativi di alcuni so- vrani die amavano le scienze non poterono trarre la nazione dalla barbaric in cui ell' era caduta. Que- sto periodo dura lino all' anno 1455 in cui i Turchi distrussero 1' impero dell' Oriente. I sei periodi , con- chiude I'Autore, da noi stabiliti ponno indicarsi co^ gli epiteti di Favoloso , di Poetico , d' Ateniese , cm Alessandrino , di Romano e di Bizantitio. » Bella per certo e splendida e questa partizione , e chiunque leggera il libro scorgera facilmente co- m' essa giovi ad ajutare lo studio di questa lunghis- sima storia; ma forse non e vero all' intutto che I'Autore 1' abbia desunta dalle niutazioni accadute nel gusto dei grcci scrittori. Perche a far ragione- volc il nostro dubbio crediamo che bastino i poemi di Omero, scritti, secondo lo Schoell, cinque secoli innanzi a Solone. Vogliamo dire altresi , clie i primi due periodi ci scmbran trattati con troppa ampiezza , e il favoloso aucor piii del poetico , principalmente se si considera che 1' Autore non pare che avessc GKEC\ rnOFANA CCC. 1 7 fiorc cU novita da mettcre innanzi a' suoi Icggitori intorno alle origiui del popolo greco. Che aiizi in alcuiie cose ci e seiiibrato vederlo correr dietro a ceite vol^ari tradizioni , die oramai o son da lasciar neir ohlio , o sono da ricordare soltanto per confii- tarle. Tra le quali noteremo, sicconie cose evidcnti, Ic tradizioni da lui adottate intorno ad Orfeo; per- clie egli lo dice iigliuolo della Musa Calliope, e crede die siasi trovato nella spedizione degli Argonanti e die abbia inciviliti i Greci abolendo gli uinani sa- grilizj. Ma sc Orfeo visse ai tempi di quella s])edi- zione, cioe ai tempi di Laomedonte padre di Pvia- mo , come mai ( dice il Vico ) avra trovati si bar- hari i Greci , i quali poi sotto il regno di Priamo fanno V assedio di Troja, e si mostrano non pure ordinati in nazioni e in governi , ma licchi gia di tante arti ? Qui dnnque o a torto si attribuisce a quel personaggio il primo incivilimento dei Greci, o bi- sogna liberare la storia dall' anacronismo in cui c caduta. Aggiungasi die di Orfeo e degli altri di quella eta o nulla ci e rimasto, obenpoco; e tutto e apocrifo o sospctto di falsita. Ne il secondo periodo ( il poetico ) riceve una maggior coijsistcnza dalle poesie di Omero; pcrche sebbene eo;li visse in quello spazio di tempo , le sue opere non furon trovate die tardi , e solo nel periodo snssegiiente , ai tempi di Solone , furon raccolte e composte in un corpo or- dinate, e cominciarono ad influire suUa greca lettc- ratura. Laonde poi Federico Sclile2;cl nelle sue Le- zioni (i) airermava 'iW. ItuL T. XLIV. 2 iH ISTORIA DELLA IT' TTER\TUHA bocca liiccvan le veci dcgli scritti e dei lihri. Di tali canzoni compostc a svegliare il coraggio guerriero o il scntimcnto del patriottisnio ; di qucsti iiiiii fe- stivi consacrati al culto religiose ; di qucsti caiiti destinati alia gioja o all' aniore , e talvolta cziaiidio alia rabbia di qualche poeta , od al dolore ed al jiianto suir aniica perduta , nc possedevano i Greci ab antico , c in gran numero , c d' ogni condizione. Piu importanti sono ([uelle poesie nairativc le quali iiou esprimono solo il scntimento che occupa e si- giioreggia immediataniente I'Autorc, ma contengono Ic tradizioni di tutto un popolo , come a dire , Me- morie di un' antichita favolosa , narrazioni c poesie di Eroi e di Numi , dall' arnvo di qualche schiatta privata, o dal principio del mondo. Ma anclie que- stc si trovarono prcsso gli altri popoli abbondanti non meno che presso i Greci. Una sola produzione sovrasta altamentc per la sua grande eccellenza alle antichita greche , le opere di Omero , i poemi an- cora ammirati dclV Iliade e delT Odissea. « Gosi lo scrittore aleinanno , con grandissima verilh, al parer nostro , e con uguale giudizio. E noi cre- diamo che suUc tracce di questo scrittore, lo Schoell avrebbc potuto raccogliere in un solo discorso quasi tutto quello ch' ei disse dei primi due periodi , e con piu brevita accrcscere grandemente il piacere de' leggitori. Questo discorso avrebbe potuto intito- larsi introduzionc alUi grcca letteratura , perclie questa comincia veramente ai tempi di Solone insieme coUa grandezza e coUo splendore di Atene. L' Autorc en- trando coUa critica del nostro sccolo in quel vastis- sin)o campo, c soccorso da quelle moke co2;nizioni di fatto delle quali e ricchissimo , avrebbc dato per certo all'Europa un' opera ch' essa desidera aucora, e che molti hanno indarno tentata , perche agli uni mancava la suppellettile delle cognizioni cssenziali , apli altri 1' ignoranza dei tempi o la poca loro pri- vata ca[)acitJi , non permisero di trar qualche luce dalle tencbrc di quell' eta nella (|uale sono vissuti. Or.EG\ PROFANA CCC I9 Foise alcuuo vorra dirci o arditi o in err ore , perche notamnio siccome false o sospette tutte le cose di que' prinii tempi ; e noi pure sapjnamo che sopra al- cuni punti si e feriiiata oraniai l o])inioiie c la cre- denza dei dotti. Ma di questi avremmo voluto che si fosse giovato V eruditissimo Autore per tcsserc il suo discorso , come i navigatori si giovano dei segui tissi del cielo, quando non hanno migliore argomento clie gli assicmi nei loxo viaggi. E in quanto ai poe- ini di Omero dovevan ben essere interrogati dalf Au- tore per ragionare su quei prinii secoli, ma era as- sai naturale che il discorrerne distesamente si riser- basse dopo 1' eta di Solone , perche solo dopo di lui eominciarono veramente a influire sulla greca lette- ratura. Ma quanto piii e importante nella storia letteraria dei Greci questa eta di Solone , tanto piu dovcva r Autore studiarsi di farla pienamente conosccre ai «uoi lettori ; e 1' Introduzione che noi abliiam divi- sata avrejjbe dovuto discorrere lo stato civile e po- litico di tutta la Grecia e principalmente di Atene. II Gibbon sopra ogni altro scrittore ha insegnato come si possa e si debba interrogare la storia per costringerla a dirci uon i fatti ma si le loro cagio- ni ; e il Ginguene ha mostrato con bellissimo esem- pio, come la dottrina del Gibbon si possa e si debba applicare a quella parte di storia che racconta i pro- gressi e le vicende dello spirito umauo nelle letterc e nelle arti. Sulle orme di questi grandi non ha vo- luto camminare il nostro Autore , e dopo averci dato un lungo catalogo di poeti vissuti ncl secondo pc- riodo , gli parve che poche righe bastar potessero a metterci in grado di lesigcrc con buon prolitto i maravigliosi progrcssi che le grechc letterc han fatto siiliito dopo in Atene. In meno diduepagine, coUe qnali pon thie al secondo periodo, egli parla, o me- glio diremo accenna , di Licurgo , di Dracone , di Zaleuco, di Caronda e di Solone; e indarno al co- niinciare del tcizo ciascuno aspetta ch' ci siirga a 20 ISTORI.V DELI..\ LETTF.IIVTURA (liscorrcre Ic cagioni della grantlczza di Atcnc , e pcichc c ill (jual niodo a cjiiella grandezza coiisc- guitassc tanto splendor di dottrina c tanta copia di Jettcrarie prodiizioni, in mezzo a qucUo studio delle altre citta per abbassar questa eoiiume rivale ed olliiscarne la gloria , noii che in mezzo a quelle tur- bolenzc , le quali anche dopo i Tribuni di Roma , Ian maraviglia a chiunque legge la storia di Atene. Questa mancanza della parte lilosoHra si estende naturalmente dalle grandi alle minori divisioni dcl- r opera ; e come V Autore ci fa trapassare da pcrlodo in pcriodo senza curarsi gran fatto d' indicarci le cause per le quali o fiorirono o rovinaron le lettere, cosi era ben naturale che iiel metterci innanzi gli autori vissuti in ciascuno di quei periodi , teiiesse (juella medesima via. Di che vogliamo pigliare la prova dair articolo sopra Omero. L' Autore ci dire assai bicvcmente che Omero se- condo i compnti ])iu verisimili c vissuto mille o mille e cento anni prima delV era volgare; tocca alia sfug- gita le etimologie pr(>]:)abili del suo nome , poi si volge alle famose (niistioui rinuovate gia tante vol- te , se rd tempo di Omero si conoscesse o no la scrit- tura, se T Iliade e 1' Odissea sidno opera di un solo ingegno o di molti , se Omero abbia realmente esi- stito , e reca in mezzo Ic opinioni , anzi le parole dei idologi che le hanno e suscitate e discusse , e ben lungi dal trattarle con nuovi argomenti , mostra di abbandoiuusi a quel letterario pirronismo contro cui si scaglia assai forte , ue si risolvc a parteggiar per nessuno. k Noi abbiamo esposto , dice cgli alia Fine, sceveri di pievenzioni e con candore d' aiiimo queste contraric ipotesi, e confesseremo che talvolta le forti ragioni con cui il W^olf sorregge il suo si- stema poco manco che iion ci traessero a dichiararci ])cr lui : e se abbiamo resistito alia seduzione , in olid sane , continua , quid de optimo senatore de ejus, item officio , virtute , dignitate sentircni , in medium affeire , fructumque diligeutice mece et cum lis , qid res publicas, gidjcrnaturi sunt, et qui hac philoso-, phandi ratione se oblectant, comnuuucare. Qua in re e penetrcdibus ciiilis sapienlice eruenda, mild ddigen- tius claborandum putuii , at omnes sunimorum jildlo- sophorum arculas cvolverem , nihilque hue afferrem , quod lion sapientum Icgislatorum , se?iato?umquc pru- dendntn pigmenta redoleret. — ■ Ncque ego scnatoris ideani fingo , quon sola mentis acie comprehendi solet, cujus in coelis imago , in terris ne umbra cpddem a/) 1 nUE LiBRi nr. optimo seaatorf. reperiatur : qualem Plato rei publicae , Cicero oratoris finxcrnnt. Anche Cicerone (i) alTerma die Plaionc fonclo una repubblica pid dcsiderabile che vera , clie egli al contrario rationibiis iisdern , quas ille lidit , nan in umbra et imagine civitatis , sed in amplisslma re pnblica si sforzerebbe di trovare quello che aveva a dire. Goslicio da rimota; sorgente derivando il suo trat- tato alTernia non essere stato f'atto da Dio a-gli nomini beneficio piu segnalato di quello della nienre e del la ragione , e queste essere il vincolo che gli nomini uniscono a Dio. Adunque I'uomo, se conosce se nic- desimo, sentira essere la sua mente divina , e opr- rera sempre cose grarnli e degne di tanto beneficio. Unito a Dio avra necessariamente comune con esso lui il potere di amministrare T orbe intero quasi fosse una citta. Ma perche questo aniniirtistratore vive in societa, e la societa altra e universale e comprendc tutti gli abitatori della terra , altra particolare e si contiene in una citta , egli spaziera colla mente sidla prima, e quanto piu alto s alzora ad indagare i prin- cipj , la causa , il tine d' ogni cosa creata , quale sia la natura delle stelle , quale degli elementi , dcgli uomini e delle piante , oiide nasca e tramonti il sole , tanto pill si avvicinerh a Dio. Un cittadino di tal fatta e vero filosofo. I filosoti parte s' occupano a trattare , parte a contemplarc le cose ; quindi due devono pure essere i generi di amniinistratori di cose pubbliche : uno di coloro che tutto il loro studio dirigono alia scoperta del vero , e a questo solo contenti menauo una vita ignota, senza diritti, senza casa e senza tribii. Gotale razza di iilosoti prima scongiura , poi con Platone sforza Goslicio ad uscire dalle loro tenebre , e ad abbracciare quell' altra H- losoHa che consistc ncU' operare. Gosi adoperarono Solone, Licurgo e Parmenide , cosi insegnarono ad (i) Lib. II, cap. JO. DI L. GRIMALIO GOSIIGIO. S^ Alessaiitlro M. e a Pei'icle Aristotile ed Anassngora, cosi inscguo ai principi d' Italia Pitagora. Ma quale sia il genere di Rcpubblica die a si grandi e di- vini fflosofi consegnare si debba da amministrarsi non e si facile il deciderlo. Molteplice 6 il governo delle Repubbliche ; tutte mirano alia felicita ; lua in cer- carla seguono cammini diversi. Tocca ora Y autore alcune Repubbliche degli antichi , e come poi i H-* losoli , principalnieiite Piatone ed Aristotile , si sieno adoperati ad investigarne la natui'a. Horum familice , e bene qui adopeiare le proprie parole di lui , nos sententlam secud , tria in priniis rerum publicarum genera facimus: quorum primum sibi vindicat locwn Baai^ela, sive (jcovap^eicc , secundum 'Apurroxpa- * rela, , tertium dri^oxpareia : latine dici possunt re- gnum, optimatum principatus, et popularis res publ. Cum. enim Dii animum in homine tres partes occupaie, triaque loca voluerunt , quasi rerum publicarum formas ac ideas in homine exprimere volentes , Regcm ipsum, , rationem scilicet, custodem rei publ. consultorcmque m capitc tamquam arce constituerunt ^ ipsique soli piin- cipatum assigrutrunt. Secundum animi partem, acrem illam et vigentem , irumdatisque conficiendis aptam , ipsi adhoercntem pectori , nee longe a capite remotarn , cum ipso principe corijunxerunt ac cousociarunt ^ qua; a Piatone irascendi its , et affectuum sedes dicitur. Tertiam , quce iuers qucedam multitudo dici potest, petulans plemmque , proterva , procax , cupiditatibus luxurians , voluptatibusque referta, subter proecordiis lo- catam ab illis duabus disclusernnt. In his animce par- tibus , tamquam aliqua imagine , tres istce rerum publ. formoe perspici possunt : qnarum qucu suprcma est , rcgiam gubcrnationem obtinct, ad imperandum semper nata. Secunda tametsi loco posterior , comlitiorie tamen primes non inferior est , si in omnibus illi paruerit. — Hcec optimatibus competit. — Tenia pars animce , gubcrnationem plebis designare videtur, ubi multitudo qucelibet audendi, legcsque ipsas condcudi potestatem habet : quce eo sa;pc in contentiones et discordias 28 I DUE LTRRI DE OPTIMO SENATont. prolabitur , c/nod nntinam gerat vol/iptati/uix ac lihidi- nihiis ohiioxidin, llliuhiue vita; genus contcinnal , (juod est ni/io/d et virtuti conscntaneum. Assomiglia la llo- pubhlica aache ad una famigUa, della quale il padn^ rjspetto ai tigli rappresenta il re, et propterea ah Ifomcro rex Juppitcr Deorum et hominwn pater ap- pcllatnr ; il uiarito iis[)etto alia moglic gli ottiaiflti ; *i fiatelli tra di loro la dcmocrazia. Discende poscia a narrarc conic ognuno dei tie degcncri ncl govcrno opposto , e concliiude: Vitio igltur guhcrnaiittuni rectee res publicce in obliqud et contraiia mnlatitur impcria; qiicc tria sunt TvpOiVViQ regno coutruria ; paucorum potentiu Graxis 6?^i,jap^ia sive dwaareia dicta, quce oppojutur Aristocratice^ tertia oyTiOitpctiTelch^ hoc est, plebis potcntia qncedam et insulentia, qnoe democratic^ objicitur. Funniio forse piu del doveie piolissi in riportare Ic parole latinc ; ma egli e questo il panto priucipale , c come la pietra di paragone die sola puo essere valevole a dimostrarne se Goslicio abbia o no ritratto uel suo senatore la Repubblica di Ci- cerone (i). Vedemmo Goslicio dividere in due generi i lllo- sofi, speculativi e pradci, c dare ai secondi la pri- mazia sopra i primi : non altrinienti Cicerone (2) distingue i sapienti politici dai sapienti lihisoii , c i prinii innalza sopra i secondi: Sin aliter sit utra via prudcntue dcliiicnda , tanicn ctiani si cni vidcbitui' ilia in opliniis stiidiis et artibns quieta vitce ratio hea- tior, hct'c civdis landabilior est certe et itdas trior ^ ex qua vita , sic sum/id viri ornantur. — Tanien hoc in rationc utriusqne generis interfnit, quod illi verbis et arttbus aluerunt naturae principia , hi autcm institatis et le gibus. Goslicio e nel passo gia riferito e pin sotto ancora la ragione umana la grandissima, e Cicerone pare (3) (i) De ojHinio senatore, pag. 7 (a) Lib. Ill, c. 4. (3) Ivi 2,3. m L. GRIMVLIO GOSLICIO. 39 la pul^blica come rlono di Dio: quoinm animi altiiis sc extulcnuitj ct aliquid dignwn dono , iit ante dixi , deornm aut ejjlcere , aut excogitare potuerunt. Goslicio adopera la siinilitudiue della faniiglia per ispiegarci i tre gcneii di repubblica , e non altrimenti Cice- rone (i) ne fa uso nel terzo lihro ; anzi possiamo forse da Goslicio prendere di che dilatare il peii- siero, die in questo luogo S. Agostino ha ristretto di Cicerone. Lasceremo che altri faccia altre osservazioni , e trovi altri pensieri ; nostro scopo primario e di re- care in mezzo ristretta Y idea dell' ottimo senatore , siccome di libro poco noto o poco comune ; avranno altri il piacere di fare le loro applicazioni colla Re- pubblica , che e libro comune. Non ommetteremo tuttavia qui di rispondere a chi volesse opporci , avere Goslicio , la dove tocca degli scrittori di Repubbli- che , nominati soltanto Aristotele e Platone , e ta- ciuto di Cicerone , che questo non puo altro pro- vare , se non che Goslicio non conobbe la Repub- blica del iilosofo romano ; nel che noi ci mettiamo con esso lui perfettamente d' accordo. E diremo an- cora , che non ammettendo Goslicio che tre generi di governo , e' pare discostarsi da Cicerone , che no adoita quattro. Ma siccome in architettura \ ordine composito alcuni vogliono die non sia propriamente ordine ; cosi il "quarto genere di governo ammesso dallo scrittore romano non essendo che una modi- ficazione dei primi tre , o diremo meglio , una mi- stura (2j , non puo alterare la somiglianza tra i due scrittori. Cicerone stesso non lo considera come vero genere di governo : Itaque quartum quoddam gmus rei publicce maxime probundwn esse scntio , qnod est ex his , quoe supra dixi , moderaUan et permixtnm tribus. (i) Ivi 35. (2) Kepubl. I, 26-9. 3o T T>UE LIBRI t>E OPTIMO SENATOKK Qiial sia la causa clell' esserc Ic rcpiibbliclio tra loro diverse , conic dai re i tiranni , dagli ottiraati i poclii , dalla democrazia surga la licoaza , qiial gencre d' uomini si comneta a ciascun scnere di aovcnio va Coslicio discorrendo, finclic ij^iimto a stabilire uuo stato di Repnbblica pcrfetto osserva , che per fou- darlo e niesticri prima conoscere (juale sia il piu pcrfetto gcnere di vita. Dclle tre fainiglie di filosoli aiitichi Stoici , Pcripatetici ed Epicurei , che dispu- tando si divisero su di questo punto , cgli sceglic i inczzani , non disprezzando tuttavia la dottrina de- gli Stoici , qualora essi convengano aver T uomo bi- sogno de' beni esterni pel solo niotivo della virtu : se il perfetto genere di vita inira alia felicita , si felicitas bonorum finis est , dice egli , ( i ) bonis (ibun- dct {Jiomo) neccsse est: quae qiaim qids habet^ intelliget so non solum sibi natuin esse , sed felicitatis siice fruc- tuum , uti Cicero dicit , partem patriam vindicare , par- tem amicos , partem parentes , cognatos , affines : qui- bus quidem omnibus si felix videri vohierit , cxpro- mat oportet non illos modo thesauros aidmi , justitiam scilicet et prudentiam, sed alios ctiam ad vitain ct usum hominum a natura datos. Prcniessi ancora i tre modi di vivere nell' azione , nella contenij)lazione e nel piacere , si propone di esaniinare ex illis tri- bus , quas ante commemoravimiis , rebus publicis cut divinum et felix optimce vita; genus* conveniat : hoc cnim declarato , fades optima; rei jfubL ipsa per se conspicietur (a). Loda molto la monarchia, loda pa- rimente il governo degli Ottiniati , siccomc quelli che possono ammettere Y ottimo genere di vita ; (j[uanto alia democrazia la rigetta intcramente , ncUa quale non vi puo essere virtu provenicnte dall' o- ncsto , ma solo dalF utile e dalla liberta. Rivede ffli uomini ) luH. V, 2. DI L. CRIMALIO OOSLICIO. 35 Repubblica di Cicerone che quasi per intero si fa ancora desiderare, e dove lo scrittore romano avea effigiati Y educazione e i costumi della gioventu della sua Repubblica. Venuto Goslicio a discorrere la forma di elezione , si ferma prima alquanto sulla disconvenevolezza di coloro che comprano col danaro le cariche, dal che ne nasce I'avarizia nelle Repubbliche, peste capitalc di ogni Stato ; indi accenna le tre cose necessarie ad eleggere uti senatore , cioe tra' quali , da' quail , e come eleggere si debba , e le tre doti ordinarie di un ma- gistrato, liberta, ricchczze e virtii. Alia prima dice d'avere soddisfatto allorche opiuo doversi lui sce- glieredaicittadini; quanto alia seconda, doversi avere riguardo alia forma di stato nella quale viviamo : nella popolare Repubblica, nella quale s' ha di mira la liberta e 1' eguaglianza , si tira a sorte ; nelf oli- garchia parte a sorte , e parte tra ])ochi e ricchi •, nella monarchia ed aristocrazia tia i virtuosi. Nel- I'eleggere il senatore vuole che si ajjbia principalmente riguardo alia virtu. Hcec enim, continua egli , efficic senatoTes justos , fortes et prudentes. Omnes quidem magisfratus in bene constltuta re piibl. cojwenit esse virtiidbus his prceditos , sed maxime eos , qui senatorios dignitatis giadum obtinent. Hi enim legum custodes, libertatis modcTOtores , totiusque reipubl. conservatores sunt existimandi. Ut enim vitiis et sceleribus magi- stratuum infici solet et corimnpi tota res publ. , ita corrigi et emendari virtutibus. Nee aliquando videtur tantum esse malum eos peccare , quantum illud, quia plurimi leperiuntu?' imitatores eorum. Talcs enim in omni re publ. sunt homines^ quales sunt principum mores: qucecumque mutatio morum in principibus emer- serit , eadcm in populo sequetur. Pulchre Plato nee minus sapienter apud Ciceronem , (i) music crum ait cantibus et vocibus mutatis , mutari rei publ. statum : at melius quis dixerit, regum snmmorumquc virorum iita (i) Leg. II, i5. 36 T nur i.tbrt nr. optimo sFNATonr: victnqnc mutnto , mores , consnetudincs , instlttita , ritns , ipsam dcidque rem pidd, mutaji. Atque cqiddcm scndo hoc pcrniciosius de re pnhl. mereri malos pniidpes , quod lion tantiim scelera eff!Hf;niil ipsi faciuntqne , scd ea instillaiit el iiifiiiidiuit etlain in civitates; iiec huir. taiiUun crlmlid sunt obnoxd , quod ipsi mail sunt, scd etiam quod alios pessimos ejfflciunt; magisque exemplo , qnam litiis noceiit. Severius igitiir puniendi sunt, quod nan solum factis , sed ctiam exemplis rem publ. rul- nerant. Quomodo cnim cctcros ad virtutem legesque obscrvandas hortabuiitur , a legibus ct recta livendi rationc alieni. Ridebatur a Romanis Sylla , quod cum ipse intempcrantissimus esset, omnique proflneret libi- dlne , elves tamen ad sobrietatem , temperantiam , fruga- Utatem hortaii adigere et compellere soleret. Lysan— drum quis etiam iion repreJiendcndum putabit? Hic contra atque Sylla fecit ^ nam hcec vitia , a quibus ipse sibi tempcrabat , cwibus permittebat. Lycurgus sane his pracferciidus , jureque optimo laudandus est , qui . nihil umqiiam in alios statuit , quod non ipse prius seivandum ac firmiter rctinendum volucrit. — In liac autem nostra re publ.. quae ex rege , scnatu , et populo constituta est, dubitnre posset aliqids , utrum a pluribus , an vero ab uno dcbent eligi senator? Qui plurcs eligendo pra'ficere cupiunt, aut cives omnes includiiiit , aut aliquaui eorum partem : quorum pri- mum popularis est rei publ. status , optimatum alterum. Ex his utri potcstatem sibi eligendi atrogaierint , al- tcros despiciant necesse est: nam populus hbertatem , optimates auctoritatem sequentur. Aut igitur scditioiiibus iiuicem distraheiitur , aut his dcpositis ', lege pactove convenient , ut utrique libertate gaudeaiit eligendi. Si id efficitur, non coiitinuo laudandum est; in eas enim mox siciiti ante seditiones incident. Nam unusquisque virtutis suae , prudentice , petitionis iniquum iudicem expertus , ct contemni se a parte advcrsa credens odiis et simidtatibus rem publ. afficiet , virtutumque oriia- mentis abiectis , nmbitione , clientelis , largitiouibus , anicorum procsidiis furens ad pcteudam dignitatem Di L. GRIlVtALlO GOSLlCiO* 87 uccedet , quodque vlrtiite non potuit , vi et potcnda extorqucblt. Utuie postea boid cives a mails oppri- mentar, et pro iustida vii'tute prudentia , dolus fraus vidian injiisdda dominabitur. Periculosum est certe in re publ. magistratiiin a populo cligi ; is erdm mains index et irdqnus cninsque dignitatis esse solet, et illis scepe , quibus salutem snam concedere vidt, autinvidet, aut favet^ nan secundum rationem indicat, sed move- tnr so6pe gratia , flectitnr precibus , reverctur eos , a quibus est ambitus. Denique si decernit, nan delectu , aut scientia, indiciove ducitur, scd impetii nonnunquam et quadam edam temeritate. Non est , ut Ciceronis verbis utar ^ consilium in vulgo , non ratio, non discri- inen , non diligcntia ( i ) : semperque sapientes ea , quce populus fecisset , ferenda , non semper laudanda du- xerunt : in dandis mrigistratibns , stadium popnli solet esse non iudicium, eblandlta ilia, non cnucleata suf- fragba. Hoc igitur si ceterae res publ. vel more , vcl lege , vel consuetudine retinent a nostra re publ. proi'sus removemus , senatoremque uni viro , ab omnibus virtiite , sapientia , prudentia prcestantiori iudicato , eligendum committinius (2). Poco piu sotto, dopo averci detto qual fosse il seuato in Polonia, e come le magistra- tare debbono seivire cli scale per giugnerc all' or- dine seuatorio , terinina il primo liliro. ( Sard continuato. ) (1) Pro riaar. 4. (i) Dc opt. si'Udtore . p; 38 PARTE 11. SCIENZE ED ARTI MECCANICIIE. Dei paragrandlni metallici , Discorso quarto di Fran- cesco Orioli , P. difisica, letto alia Socictd agraria di Bologna il 16 marzo dell anno 1826 e stampato a spcsc c per cura della stcssa Societd. — ■ Bologna, dcilla tipografia Marsigli, in 8.°, di pag. ii3 (i). Brevi considerazioni del profcssorc Francesco Ortoli sulla risposta della celebre Accadcmia reale dells scienze di Parigi a S. E. il miidstro dell interno di Francia intorno i paragrandini , con unAppcn- dicc. ■ — Bologna, 1826, dalla stessa tipografia, in 8.°, di pag' 24. XjLbblamo tutto il niotivo cU rallcgrarci nel vederc clie r ipotesi dell' utilita dc' paragrandini abbia tro- vato ua sostenitore ncl sig. prof. Orioli, il quale accop))iando ad una profunda cogniziouc della fisica , un sodo raziocinio , potra con cio riduire la contro- versia ai suoi vcri termini , ed ottenere die quelle dotte persone che sono di contrario sentimento non ricusino piu di prender parte alia discussione. Le due operette che abbianio anniinziate sono veramente (i) L' autore aveva gia pabblicato su rjuesto medesimo argomcnto le memorie che seguono : Dissertazione sni paragrandini letta il i5 glugno 1824. alia Sorieta d' agricoltura di Bologna , e tradotta anche ia francese dal sig. Cliavannes. Dei paragrandini metallici , nuovo Discorso Ictto alia Socleta stessa il di 10 maggio 182,5. Nnove osservazioni sugli eJlelti ilci paragrandini me- tallici. Bologna, 1825. iOEI r.VRACR.iNDlNI METALLICI CCC. 89 degne dell' attenzione dei lisici e degU agronomi. In esse r autore noii s' assume gia V incarico di di- niosuarc I iniallibile attivita de' paragrandini , ma soltanto la ijossibilita ch' essi riescano di qualclie vantaggio ; egli non inimagina che la forza loro dispersiva sia sempie atta a dissipare al momento r elcttricita delle mivole che loro stanno sopra , ma pensa invece che il piu delle volte i mokiplicati con- duttori possano impedire V accumulamento del fluido t-lettrico nel luogo ove i vapori si sono radmiati per formarie; egli inline non vuole piu che si piantnio dei pali nmaiti di corde di paglia , quali si erano da principio proposti , nia dei veri conduttori fran- kliniani a punte cd a iili metallici , ai quali ncssuno certamente contrasta la proprieta d' agevolar T equi- librio fra Ic tcnsioni elettriclie dclla terra e dellat- iTTOsfera (i). Nel presentare T estratto de due suc- cennati opuscoli non intendiamo d' aprire il nostro parere intorno alia controversia : nia affinche i no- stri leggitori trovino qui riunito cio che dalle per- sone seiisate si puo dire pro e contro , abbiamo gui- dicato opportune di prcmettere un articolo dettato da un akro illustre lisico itaUano nel quale in poche pagine si contengono i fatti e le congetturc che in- torno alia formazion dclla grandinc sono stati pro- dotti fjnora.L' articolo di cui parlianio c tolto dalla seconda edizione del trattato di iisica del prof. Gerbi, opera ecceilente nel suo genere, e sulla quale ritor- neremo in alcuno de' seguenti foscicoli. » La grandiiie oiFre alia considerazione del fislco delle importanti particolarita. Ella non suol cadere ne' paesi nie- dkerranei, die nella prima vera avanzata , e nell' estate (1) Tali sono i paragrandini che vengono raccomandati dal sig. Richardot , in un suo libro intitolato : Niioi-i oppa- reccfii contro i pericoU del fiUtnine e della grandinc. etc., del tjuale pub leggersi un giudizioso estratto negli Annali di tecnologla che si pub!)licano iu Miiano, setteinbre 1826, pag. a52. 40 DEI PARAORANmXI MET ALL r CI ^CC. ordinarlaiticiite di giorno; o almeao di giorno , c nelle oi'e piu caKlc comincia per lo piii il teniporale , che la pro- duce tia noi. In qaesli tcmporali il cielo comunemetite e coperto di nuvolc disposte irregolarmente a diversi strati , le qnali si mostrano cariche di fortissima elettricita sog- getta a passaggi dallo stato positivo al negative, e vice- versa, 91 rapidi e spcssi clie il Volta ne ha osservnti lino a 14 in I ': e per rjnanto si vedano frequentissimi lampi, c si odano de' quasi coatinui tuoni , ])ure rare volte ca- dono de' fuliiiini sulla terra. Dove 1' elettricita atmosferica non si accumula sensibihneate, come nelle regioni artiche, la grandine non cade giamniai ( V. Scoresby, quadro delle regioni nrtichc , sez. 3 ; Axin. de Ch. et de Phys. t. 18, p. 37 ). Le nuvole grandinose sono per solito d' un color cenerino : e talnni asseriscono di aver sentito non di rado prima ciie la grandine cada un certo rumore come di molte noci che si urtino tra loro. Varia e la grossezza de'grani della grandine. Sono lalvolta piccolissinii ; talvolta si grossi da pesar anche non poche once. Qualunque per altro ne sia la grossezza se e punto punto coasiderabile, si nota in essi una specie di nucleo biancliiccio , che e un fioc- chetto di neve ( tale lo dimostra la sua piccola consistenza), e su questo nucleo sono incrostati diversi piii o men tras- parenti strati di ghiaccio talvolta durissimo. •' Dal fm qui detto apparisce che due fenomeni dee spiegare il ilsico per dar la teorica della grandine: " I.° Come in ista";ioni e luog-hi caldissimi si fornii un durissimo ghiaccio i " 11." Come i grani della grandine si riducano talvolta ad una grossezza molto notaljile. " Cio che il Volta ha detto per ispiegarli , e senza r.I PAR/VGRANDTNt MF.TALLICT CCC. liiiiiii d' America i tcmporali giaailinosi accailono costaatp niciitc circa la raezzaiioUe. ( V. quaJro fisico delle regioui etjuinoziali. ) " GIL stiidiosi troveranno benissimo svllnppate qnestc ed altre dlHicolta contro 1' opinione del Volta nelle riiles- sioiii del sig. Bellaai intorno all evaporazione stampate nel t. lo del Gior. di fisica di Pavia , p. 359, e riflettendo die per ([uauto possa dedursi col sig. Bellanl il freddo he- cessario per la formazione della grandine , anzi che dal- I'azione del sole su i vapori , dalla grande e rapidissiina espansione delle nuvole occasionata dal fluido elettrico, non si sa da clie ragioaevolmente dednrre 1' ingrossainento dei grani; si persaaderanno', se non erro, che anche la grandine e una delle ineteore fin qui non ispiegate coinpletamente. " Gome si e potato con nn seraplice apparato libe- tar gU edifizj dai dannl del fulmine ; cos'i talnno ha im- maginato di poter liberar le campagne da quel della gran- dine ; e ad imitazione dei parafulmini si sono recentemente costruiti dei paragrandini. Si e creduto che delle grosse corde di paglia aprendo la comunicazione tra molte punte metalliche elevate a mediocre altezza nell aria, ed il suolo, possono allontanar la grandine ;, come i fill metallici dei conduttori frankliniani allontanano il fulmine. Ma per ve- ritk 1' efficacia di qnesto apparato non mi sembra fin qui dimostrato ne da legittimo ragionamento , ne da fatti ac- certati e declsivi. Lascio a parte che la paglia e un con- duttore molto imperfetto dell' elettriclta , e mi limito ad osservare , che slcconie siamo ben hingi dal conoscere con certezza in qual modo la grandine si formi, cosi non pos- sianio scoprire col ragionamento a priori la maniera d im- pedirne la formazione. Tutt' altro ))oi che decisivi sono i fatti che si allegano per mostrar 1' efficacia dei paragran- dini. Puo essere per mero accldente , anzi che per la lore efficacia, che la grandine non sia caduta in qualche cam- pagna che ne fosse armata. " GU esperimenti , che fin qui si son fatti , sono in troppo piccol numero per autorizzare un' asserzione gene- ralei tanto piu , che se la grandine talvolta ha rispettati i luoghi armati, percuotendo i vicini; ha anche talvolta percossi gli armati, rispettando i vicini ^ come e soguito jiella scorsa estate in una fiittoria della casa Fabroui a piccola distanza da Pistoja. " DKI P.\R\CR\'NDTNI METALLICI CCC. 46 Ora vciiianio ai due opnscoli del sig. Orioli. Nel prinio egli si ])ropone di ribattcrc Ic tie seguenti ohlnezioVii : i.° la distanza grande che passa tra le pimte innalzatc sulle nostre pianure e 1' altczza dclle nii])i-, a." la debole azione che potrcbbero esercitare queste poche puntc rispetto all' iinmenso telone at- mosferico gravido d' accumulata elettricita; S.*' la pic- cola facolta conduttrice che hanno le nujji di tras- mettere il fluido elcttiico o fra loro nicdcsime o al sottoposto suolo. L' antoie si studia di confutarle con ingegnose e stringeuti argomentazioni , delle quali non e cosa agevole il prcsentare in succinto lo spirito senza diniinuirne la forza. Egli nega jn-ima di tutto , adduccndo F autorita di fisici valentissimi , clio le mivole gravide di gragnuola trovinsi ad altis- sime clevazioni : ed ammcsso ancora che alcuna volta Takezza arrivi a ao o 3o niila piedi sul livello del mare , afferma che tale non s' incontri die in quelle nuvole ffraudinose die sovrastano alle cateue di aid iiionti , ove il terreno c pur somniamente viciiio alle nuvole stesse. Ma, lasciata ancjie da parte siniil qui- stione , egli sostiene la reciproca influenza fra le nu- vole elettriche e le punte metalliche esser provata dal fatto ix giacche tutto il ir.ondo sa e vede che durante i. teniporali vi e azione gagliardissima non piu-e tra i parafs'ihuini e le nuvole tempestose , ma cziandio tra queste e la terra disarmata e piana. » Per cio che riguarda poi la facolta conduttrice delle nuvole , dopo aver ragionato a lungo tcoricamente intorno alia loro composizione , al modo con cui ricevono e trasmettono f elcttricita , ed alle circo- staiize nelle quali Y elcttricita stessa si rcnde luiui- nosa, s' appella t!i iiuovo alle prove di fatto, e, so- stiene die cc quand' anche si conceda la qualita di cattivi conduttori alle nuvole, pure sillatta qualita niente toglierebbe alia efficaria delle punte per distruggcre le tensioiii proprie de' teinporali , avve- gnache non si piio iicgare die quando le dette ten- sioni sono arrivate a tale da produrrc oragano , gia 46 T)TA rAn.VCRANDlNI AIETALLICI CCC. elle sono divcnute vittoriose della facolta coibentc > Ma quanto meno sara vasto lo spazio munito di para- grandini , tanto piix scemeranno le sicurezze e le proba- bilita d' una buona difesa ; e cio non ostante , secondo che pare , un efFetto ]>iu o meiio cnergito c preservativo s' avra pur sempre. DEI P\RAGR\NDINI METALLICI ecc 47 y Verb mal s' appon'ebbe dii ilal vedere alcuna volta in non grniidissime estensioni annate a modo d' esperimento cadere realmente qualche gragnuola volesse dedurne 1' as- soluta inutilita de' fili aguzzi. E possibile che un tale av- venimento togliesse neir aniiiio del popolo ogni liducia ai nostri fili ; ma gli uomini che giudicano con pondera- zione non potrebbero da uno o piu fatti di questa natura dedurre alcuna conseguenza decisamente contraria all' as- soluta facolta preservatrice , avvegnaclie le conseguenze ultime non si debbono , ne possono dedurre da un fatto solo o due o pochi , ma da un gran numero de' medesimi diligentemente esaminati co' principj della' scienza. >> Quindl e die la condizione piii essenziale onde fare che da' nostri esperimenti possa emergere un equo giudi- zio , e di procedere con criterio e senza pi'ecipitazione nel dedurre i necessarj conseguenti. " I ." Bisogna iidar poco in certe piccole armature , e troppo piccole per poter esercitare una sufficiente influenza su tutta r estensione d' un temporale ; e bisogna percio ri- volgere I'attenzione nostra principalmente su qualche grande area convenientemente armata. Ne e facile il decidere quale area possa chiamarsi abbastanza grande pel nostro effetto. Aspettando pero clie circostanze piii favorevoli permet- tano d' amplificarla da' monti al mare , e da un mare air altro , per era io non la vorrei minore di 100,000 tornature nostre , e raccolta possibilmente in aja di cir- colo o di quadrate , e posta in luogo frequentemente battuto da' temporali che piu presto sogliano nascervi e coniinciarvi , di qaello che trapassarvi o iinirvi. " 2.° Io vorrei che stabilito una volta questo spazio » esso fosse armato nel miglior modo che esser puo con fili alti possibilmente da 35 piedi in su , piuttosto che minori di questa altezza ^ grossi in diametro non meno di i/a linea; d' ottone in alto, piuttosto che di ferro , av- vegnaclie r ottone lueglio che il ferro vale a resistere contro alia ruggine. E vorrei che ogni filo fosse unito alia punta ben aguzza piuttosto per attorcimento a molti giri , che per anello , e fosse profondato nel suolo piii presto per quattro piedi, che per tre. Ed amerei che le distanze nel terreno di prova fossero di sole 35 perticht? nostre o 40 al piu ( metri i3i — ■ i5o ). E piacerebbe- mi che si ponesse ogni cura nel fare clie assolutamente 48 nn r.vR\GR\.NniNi METAiLinr occ. neir area da ciascnn paragrandine difesa la parte agnz/a «li qiiello riuscisse il panto citlininantci o sia il piu alto di tiitto lo spazio , e per rjnanto e possibile nolaliihneate piu alto. E prescriverei per ultimo che si cercasse con ogni studio che per malevolenza o caso non fosse interrotta la serie de' fili , essendone troncato o tolto alcuno. " 3.° Stabilita a questo modo Tarmatura, desidcrerei che s' institiiissero ricerche per poter notare in un foglio il nmnero vero od approssimativo de' teniporali e delle gragnuole cadnte in quello spazio per almeno un intero deceniiio anteriore ; della estensione percossa ; delle loro intensita e de' 16ro danni ; e meglio sarebbe se questo re- gistro potesse estendersi a piu decennj passati , per ser- vir di confronto rispetto alle gragnuole del decennio da decorrere dope V armatura : ne vorrei che innanzi alia fine di questo decennio si pronunziasse alcuna sentenza , a meno che T esperienza non insegnasse con un gran nu- niero di prove contrarie fin dai prinii anni T assoluta inefficacia del mezzo preservatore. '/ 4.° A meglio procedere in questo confronto vorrei che nelle altre aje uguali , llmitrofe e disarmate si te- nesse contemporaneo registro de' temporali e de' loro effetti, delle grandini e delle loro intensita , circostanze ecc. , onde fame jiaragone con cio che sara osservato sul terreno sottoposto ad esperienza. " 5.° Ed ultimo, consiglierei che dal vostro novero , o Golleghi, si scegliesse una Commissione d' uomini cono- sciuti per zelo e per senno, i quali togliessero sopra di se tutti i sopraddetti incarichi ". Vertc il secoiido opuscolo , come apparisce dal titolo , sill parere della 11. Accadcniia di Parigi in- torno air ellicacia dei para2;raudiiii. Questo illiistre corpo richiesto dal Ministro dell' Interno del suo aii- torevole giudizio sii talc coutroverso argoniento li- spose per la bocca del celebrc sig. Frcsnel con le seguenti laconichc parole: La sczione di fisica crede di dovcr rispondcre die La teoria elcttrica della gran- dine non e con hastante soliditd stabilita : die I' ejffi- cacia dei paragra?idini le pare troppo inccrta perdic si possa consigliarne t impiego : die gli esperimenti tentati fino al prescnte non hanno ancor dato ulcttn DEI PAUAGRANDINI METALLICI eCC. 49 risultamciito positivo : finalmente che per decider e la qidstionc bisogiiercbbe vioUo tempo , e una spcsa spro- porzioiiata alia probabdud del successo. II sjg. Orioli prentle ad esaniinare ad una ad una le quattro proposizioni di cui e composta questa decisione ; e quauto alia prima egli osserva cli' essa non e l)en cliiara , rimanendo dubbio se il iclatore abbia voluto dire che non sappiamo il modo come 1" elcttricita influisca nella formazione della grandine, oppure che non sappiamo se 1' elettricita eserciti una princi[>ale influenza in questa formazione. Alia seconda egli 0])pone cio che TAccadcmia aveva asserito alcuni anni prima nella celebre Istruzione sui parafulmini, stesa per ordine dello stesso miriistero deir interno e sottoscritta dal medesimo Frcsnel. Ivi si leggono le scguenti parole : E permesso di credere che siffatti parafulmiid TnoUiplicaUssimi sulla super- ficie dclla Francia preverrebbcro in rcaltd la forma- zione della gragmiola ,• dunque , dice il nostro autore , la sczione di iisica , la quale approvava un giorno la teoria dei paragrandiui, ora, senza osare di pro- «criverla assolutamente , confessa di vedere men chiaro in questo importance aigomento. Dopo di cio egli giudica inutile il confutar di proposito la terza proposizione in cui si asserisce che gli espcrimenti tentati lino al presente non hanno ancor dato alcun risultaniento positive. « Sia pure , egli rispondc , tanto peggio per la sentenza. Se gli esperimenti non hanno dato alcun risultamento po- sitive, dunque non hanno dimostrato ne I'efficacia, ne r inellicacia dei paragrandiui ; dunque vi e una ragione di piu per cercare d uscir d' incertezza e per dire al Dlinistro ch' era degno della Francia r istituire pur tinalmente una gran prova , la quale desse il risultamento positive non ottenuto Hnora. » Kesta 1 ultima proposizione che il nostro Orioli non lascia seuza risposta ; giacche la dilBcolta del tempo in verita gli scmbra non degna d' essere pro- niossa dair Accademia realc delle scienze, la quale Bibl Ital. T. XLlV. 4 5o nFI V\R.VCn\NDINl METALLtCI CCC. sa troppo Jicne quanti anni si richiesero a fare sco- pcrtc molto incuo ulili di questa ; 1' altra della spesa (die per una intera provineia non passerebbe 100,000 franchi) e ancora, a parer siio , men dcgna de' Frari- <;esi , ue dovrebbe spavcntare una nazionc , la quale piofoudc i niiliardi. « In latti , egli prosegue , il priucipalc iilHcio d' un gran corpo scicntilico non e solo di decidere se ncllo stato attuale delle cogni- zioni nostre una data proposizione e vera o falsa , ma di promo verc altrcsi le neeessarie indagini per escir d' incertezza , e quest' iiilizio apparteneva prin- oipalmente allAccadeniia reale di Parigi , alia quale il mondo e stato avvezzo a ricorrere quando si voile rischiarare una diflicolta o dissipare un incertezza. » Molto favorevole all opinione dell' utilita dei pa- ragrandini , od almeno alia convenienza di non ri- nunciarc si tosto al pensiero di tentare ulterior! sperimenti, mostrasi pure 1' autore d' uno scritto inte- ressante che trovasi nella Biblioteca universale, set- tembre 1826. Dopo aver data la storia di cio che s' e fatto , e d' aver esposti i niotivi ai qnali crede doversi ascrivei'e i poco favorevoli successi di al- cune delle prime prove , egli conchiude cost il sue ragionamento. « Un vasto paese di pianura e il luogo ove si potra riconoscere 1' influenza dei pa- ragrandini , poiche ivi cssa si csercita da sola , e converra inoltre istituire gli sperimenti in due pia- iiurc d' egual estcusionc e poste sotto il mcdesimo clima , per rilevare i vantaggi di qucUa che sara gtata armata di simile difesa. Sotto quest' aspetto i tentativi fatti nelle pianure della Lombardia e del Bolognese sono , a parer nostro , quelli che possono lOtteuer qualche valore agli occhi de' lisici. Ma cio non basta : supponiamo le csperienze istituite nel niodo da noi indicato, non bastera gia un anno, ne due, ne tre per somministrarc la decisione della con- troversia . . . Ma se invcce si giungera a conoscere l)er mezzo d' esatte osscrvazioni la media annuale tk'i danni prodotti dalla grandiue sopra ciascuno dei DEI r\R\GRA.jSIDINI METALLICI CCC. 5 1 due tcrritorj di paragonc, in un periodo per esem- pio di TO anni auteriori aU'erezione dei paragran- diiii, presa la media aiinnale di qucsti stessi danni in un altro periodo posteriore all' erezione suddetta, si potra stimarc qual e la probabilita dcU' influenza clie vuolsi attribuire alio stabilimento di tali arma- ture. » Fin qui il giornalista gincvrino. Ora senza attendere die trascorra lo spazio di vent' anni che sarebbe neccssario all' csecuzione del piano d' espe- rienze da lui giudiziosamente proposto , crcdiamo d' cssere in grado di presentare 1' esito d' uno speri- mento in grand e , fatto in una lunga serie di anni, da osservatori diligenti e lontani da ogni preven- zione , d' un esperimento in somma nel quale tutte o quasi tutte si riuniscono le condizioni volute dal- r autore. La citta di Milano fu tra le prime ad adottare 1' in- venzione delle spranghe frankliniane , le quali dal- r epoca della prima introduzione si sono andate tal- mente moldplicando, che a quest' ora se nc possono contare piu centinaja sparse sopra una superhcie di laooo pertiche o di 800 ectari circa. A qucste si aggiunga la gran qifentita d' alberi altissimi che quasi contemporaneamente si comin- ciarono a piantare lungo i passeggi pubblici sidle mura ed in altri luoghi , le acute piramidi marmoree cvesciute di numero sulle sommita della nostra cat- tedrale , gl' innumerevoli cammini fatti di nuovo e coperti di la mine di ferro , i terrazzi , ed inline le estrcmita dei condotti di rame o di latta stabiliti dappertutto per dare scarico alle aequo pluviali deL^ tetti. Tutti questi corpi metallici, elevati al di sopraP del comunc livello delle case , i quali non esistevano trenta o quarant'anni sono, devono necessariamente influire sullo stato elettrico della zona atmosfericu (he ci circonda. Rcsta dunque a vedersi se quest' in- fluenza sia tale che abbia contribuito a rendere cntro r area suddetta la caduta della grandine meuo fie- (jueute. Per accertarccne abbianio preso a spogliare 52 PKT rVT^ VOUVKDTNT MF.TVI LTCt CC.C. i rogistii delle nssnvnzioiii nictcorologiclic rnnti- nnatc scnza intcrnizionc per lo s|)azio (Y anni 64 air Osservatorio astronomico di Milaiio , c da essi alibiam tratto il prospetto dei giorni nci qnali la grandine e caduta, clic trovasi alia tine di quest' ar- ticolo. Fatta la sonuna totale e divisa pel numero degli anni, risulta che per un terniine medio fra 64 anni d' osscrvazione si ebbero a Milano giorni |^ o sia 1,22 di grandine per ogni anno, vale a dire elie succes- sero prossimamente 6 grandinate ogni 5 anni, od 11 ogni novennio. Facciamo ora il confronto fra il nu- mero di giorni di grandine nei primi diciott' anni della serie ( giacehe in 18 anni pretcndono i meteo- rologisti che si compiano le varie virende atmosfe- riche prodotte dalle influenze lunari ) col numero corrispondente negli ultinii 18 anni, posteriori all' c- rezione de' parafulmini sojira accennata ; trovei-emo dair anno 1^63 al 1780 inclusive num. de' giorni 18, dair anno 1809 ^' 1826 inclusive num. de' giorni 18; cosicche non apparisre alcnn indizio delT influenza dei conduttori ad impedire la formazione della grandine. Se invece (Tei 18 anni paragoneremo , come vnolc r autore del citato articolo , il primo e T ultimo de- cennio , avremo dair anno i"63 al 1772 numero de' giorni i3 dair anno 1817 al 1826 numero de' giorni i3; onde anche qui la difTerenza e nulla. Ma quand' anche si fosse trovata qualchc unita di pin nel primo pcriodo che nel secondo , non se ne l^arebbe potnto trarre un argomento favorevole al- ^' ipotesi che s' esamina , ne decider subito ch' essa non potess' essere eiretto di cause accidentali. fnfatti noi vediamo dal registro che essendo il termine me- dio dei giorni di grandine, nei due periodi di 18 anni che abbiamo messi a confronto, ee:uale all' unita, il nmnero ne diversi anni vana ( per cause puramente tortuilc ed indipendenti dalle mutate circostanze del suolo) diuna, di due e I'm di 4 unita al di sopra di questo termine e di una al di sotto. II medio di tutte DEI PAR.VGHANDINI META.LLICI CCC 53 tjueste variazioni essendo eguale a |f ossia a .0,728 , colle note regole del ralcolo dalle probabilita si de- duce clie sul medio di 18 anni il valor probabile della variazione dipcndente dalle cause stesse put) Valutarsi di ■''^ • = 0,170, e quindi sulla somma del nuniero de' giorni in 18 anni, di circa 3 unita; si conchiude adunque che la somma trovata nel pri- mo diciottennio avrel^be dovuto superare almeno d' vm terzo quella dell ultimo onde poter considerare il dato delle osservazioni come favorevole all' ipotesi controversa. Dalle osservazioni qui presentate si deducono al- cuni fatti meteorologici che ])ossono essere di qual- che importanza per la fisica e per la raeteorologia. Sommando separatamente i giorni di grandine com- petenti a ciascun mese si trova nel corso dei 64 anni in marzo 3 in luglio il in aprile 16 in agosto to in maggio 19 in settembre 4 in giugno i3 in ottobre 1 £ dunque pe' nostri paesi il maggio il mese piii soggetto alia grandine , indi Y aprile , poi successi- Vamente il giugno, il luglio, T agosto ed il settembre, indi il maiiio , e per idtimo V ottobre , nel quale in si lungo corso d' anni non s' ebbe che un solo esem- pio di gragnuola caduta. Sarebbe stato a desiderarsi die nei registri fosse stata segnata V ora precisa dell' osservato fenomeno : si potrebbe allora riconoscere cio che alFerma il prof. Gerbi ( vedi pag. 40 ) intorno alia maggior probabilita d' aver la grandine durante il giorno e nelle ore piii calde. Ma nei primi 16 anni delle os- servazioni milanesi non si fece neppur distinzione fra i fenomeni meteorologici della mattina e quelli della sera. Negli anni succcssivi si cominciarono a distinguere i fenomeni antimeridiani dai pomeridiani, c quindi abbianio jiotulo rilcvare che nel numcro
  • rali c nervose , come conosccrlc , come distinguerle , e come debbano prestare ajuto a quelli clie ne sono miseramente attaccati. L' apoplcssia , T epilessia , la mania, la malinconia, la fatuita sono malattie del cerebro , che ne sospen-r dono le fisiclie e morali facolta , in guisa che vien esso a cessare dall' esercizio di sue funzioni. L' apoplessia tanto frequente e tanto spesso mor- tifera e una specie di percossa sid capo , che dicesi anche accidente o morte subitanea , perche talvolta improvvisamente uccide , come suole uccidcre il ful- niine. La persona da esso colpita cade se in piedi , perde i sensi , e piii non gli 1 esta d' uomo vivo che il moto del cuore , che il travaglio del polmone. Se alcuni sensi ritornano all' esercizio come T occhio , (i) Di quest' opera si e fatta una ristampa in Milano, presso Antonio Fortunato Stella e figli in contrada di Santa Margherita , volumi 2 in 8.°, che si vendono a lir. 7 italiane. — L' editore milanese , prima d' incominciare !a ristampa , ne cliiese la permissione all' autore , e questi aderi alia domanda trasmettcndogli copia di lettera clic Sua Santita si e degnata inviargli in attcstato del suo gra- dimento per un esemplare dell' opera die si annunzia , dair autore stesso a lei umiliato: la qual Icttcra fu dal- r editore milanese stampata in fronte al prinio volume. 56 nvn/FT.i.oTTi, it. pAnnoco isTRriTo r udito , altri nol possono. Sovente incfficaci cUven- gono la niano , la lorjuela e Y inipero stesso della volonta su certi niuscoli. Che se si agpaviuo di pill i primi sintomi , la rcspinizione si fa stertorosa, i polsi divengono iiieguali e la morte chiudc la scciia. Qualche volta pero vi e qualche preludio die indica l apoplessia conic obblivione delle cose , paralisi niomcntance , loqiicla non ispedita , torpore dcllc membra. Tratteggiata in tal modo V apoplessia , si passa a discorrere se essa sia male di famiglia , di luogo , di costituzione atmosferica , di eta determinate , piu deir uno die dell' altro sesso , e quai temperanienti a preferenza la sviluppino. Sulla sua origine vuolsi die sia malattia di fami- glia specialmente sc gV individui sono di corpora- tura clie a tal inoibo disponga come di coUo corto, di spalle late, di testa spaziosa. Quanto ai luoglii , r apoplessia e comiine piu o meno a tutti i paesi ; non cosi delle costituzioni atmosferiche , perche se rie daiino alcune di aria caldo-umida , la quale essendo iiicno agitata da origine a pareccliie morti subitanee. Quanto air eta ne vicn attaccata piti la matura e se- nile , clie la giovontii e la fiuiciullczza , piu gli uo- niini die le donne. I temperameuti poi piu atti a generarla sono i sanguigni. Di fatto quanti forniti di questo tcniperamento non cadono apopletici ! Delle sue cause poi , lasciando le tante remote , se ne asscgnano ire prossime il sangue , la liiifa , la commozlone cercbrale : cosi tre apoplessie distinguonsi , sangidgna , sierosa , nervosa. Siccome 1' ci)ilessia ha certi sintomi die sono quasi affini con (juclli della apoplessia ; cosi 1' epiletico , quando e da ([ucsta sorpreso , cade come privo di vita. Le facolta dell anima , le forze del corpo , le funzioni della vita, tranne la circolazione , rimangono tutte sospc'se : dopo poco tempo incomincia a risor- g(u*c la resjiirazione e si all'accia alia bocca pel liato clic ne la spingc una (juaiUita di spunia dai polmoni PEK DIALOCIII IN MEDICINA. 5/ proveniente : poi si rianimano le forze muscolari , si contraggono universalmente e parzialmente tutti i nmscoli con forti convulsioni ; intli le facolta del- r anima ricompajono tutte coll' esercizio de' sensi esterni , e T epiletico niente ricoidando dell' accaduto si sveslia come da un sonno. Cosi rilevasi la diffe- renza dellc due malattie. L' una cioe passeggiera , fugace, r altra stabile, permanente , affliggenti pero aniendue e il cervello e i nervi. Perturbano pure questi due sistenii la mania , la mclancolia , la fatuita. La prima e un disordine ge- nerale di tutte le idee, di tutti i giudizj , di tutti i raziocinj : e un delirio universale per lo piii fu- rioso senza febbre ; la seconda e uno sconcerto par- ticolare con delirio sopra una tal data cosa ; la terza non e delirio , ma incapacita di ben giudicare. II nietodo curativo che loro conviene si e la re- plicata purga , il sedare alia meglio il sistema ner- voso, il provvedere come si puo alia digestione , r ordinare il moto ", la mutazione del clima e delle abitudini , 1' istituire qualche bagno piu freddo che caldo. Ecco quauto puo tarsi dal medico ; il resto si fa dal tempo. Dair apoplessia , epilessia , mania , melancolia , fa- tuita si viene ai varj flussi morbosi , e si addita ai parroclu il modo di conoscerli e di curarli. E prima delle emorragie, le quali non sono che flusso di sangue che esce dai vasi ove e contenuto. In tre modi puo accadere che il sangue esca dai suoi vasi. Puo uscire o trasudare dai pori inor- ganici dei vasi sanguigni , e questo modo dicesi diapedesi : puo uscire sciogliendosi 1' unione fra ar- teria e vena , e questo si chiama emorragia per anastomosi : in fine puo uscire per corrosione o rot- tura qualunque dei vasi , e dicesi allora per diabrosl. La piu comune pero di queste tre manicre e quella per trasudamento dai pori inorganici. Le pratiche da usarsi per arrestare le emorragie sono , se accessibili ai mesczi uianuali meccanici , di 58 nVRZKLLOTTT, TL PARUOCO ISTRUITO far argino ai vasi die trasutlano roii istuclli atti a coinprimcrc i vasi suddetti tuH'ati ii> acqua fVedtla o in actjiia acidulata di acido acetico o di acido sollo- rico allungato. Se poi i vasi clie niandan sanguc noii sono acccssibili ai niezzi meccanici , si adoprano ([ue- ste stcsse cose intcrnampnte come la bevanda diacciata acidiila , il vitto tenue e freddo , le acqne stitlclie , la quictc , e fassi inoltre che 1' aria della stanza ov e il nialato sia pinttosto fredda che calda. L' oppio c il sovrano rimedio per fcrmar tutte le emorragie , speciahnente quelle dei polnioni e dello stoniaco , perclie nella prima impediscela tosse, nclla scconda il vomito , causa entranibi del cruento fhisso mor- boso. Qui il nostro clinico istruiscc il suo parroco sui varj nomi che sono stati dati alle varie emorragie : cosicchc se dal naso dicesi cpistassi , se dal polmone cmottisl , se dallo stomaco cmatcmesi , se dai reni mito-cruento . se dall' utero mctroiragia , ecc. Passa quindi Y autore a parlare dcgl' idropi o sia stravasi di siero, di linfa, ecc. II siero , la linfa uscendo dai vasi si versano nclle cavita , e questo versamento avviene quando il sangue ridonda di parti acqnose , e i vasi e i loro pori son deboli e llacidi. La via poi all' nscita e sempre unica pei pori di luce ordinaria pin dilatati. Questo e il niodo con cui i detti due iluidi si separano : come ]ioi essi divenuti soverchi si accumulino e fornuno Tidrope e il seguente. I vasi assorbenti che sono in gran nu- mero nelle cavita grandi , ove si formano le idropi- sie succhiano incessantemente , quando non sieno malati , tutto quello che possono. I vasi sanguigni poi in isiato morboso lasciano passare piu umore , di quello che possa riassorbirsi dai vasi liniatici. In- tanto che si raccoglie un iniiore che fa massa , e che alline genera \ idropisia. Quindi e che ({uando na- sce r idrope nella condizione attiva della vitalita , il cardine curativo consistcrii nel diminuire T atti- vita del sistema sanguigno. Ma quando provicnc da PER DIALOGHI IN MEDICINA. 5f)( tleholezza, da languore vitale, allora bisogiia attivar i sistenii , animare le forze e procurar die i vasi e Jinfatici e sanguigiii riprendano la loro priniiera ener- gia. E per far cio giovano le frizioni con alcoole o con soluzione di sapone nell' alcoole stesso o colla sola flanella. Giovano ugualniente le frizioni alcaline , come di potassa , di soda , di ammoniaca o sali for- niati da essa e di goninie resine , di digitale purpu- rea ridotte sotto forma di linimento. Giovano infine intcrnamente queste stesse sostanze giudiziosamente amministrate, onde a questi umori determinare 1 uscita per la via degV intestini o dei reni. I luoghi poi ove piu frequentemente si formano le idropi sono i seguenti. Nel tes^uto cutaneo si rac- coglie r acqua e riesce V idrope della cute detto aiui- sarca. Acqua si raccoglie nella cavita del cranio , in quella del cervello , producendo in ambi icasifidto- cefalo. Si raduna nella cavita del petto , costituenda r idrotorace che porta affanno , senso di soU'oca- zione , edema alle mani , ai piedi. Essa pure si raccoglie talvolta nel sacco del cuore e dicesi idro- cardite portando palpitazione di cuore , deliquj , ir- regolarita di polso , sincope ; e se nel ventre , pro- duce r ascite contrassegnata da somma tensione , da sete ardente, da aridita di pelle , da difficolta di respiro e da altri scgnali che si conoscono per lo piu colla percossa. Per metter fine ai varj flussi morbosi 1' A. parla ancora della gonorrea nell' uomo , del flaor bianco nelle donne , del diabete , poi del vomito , della diar- rea, della dissenteria (i). (i) Questi primi due flussi mucosi ceclono all' uso dei corroboranti locali , come le injezioni di decotto di chi- na , o amministrando in bev^nda gli stessi decotti , le acijue acidule ferriiginose, il vitto farinaceo e sostanzioso, anziche il poco nutriente e salato. La proprieta, o il la- varsi spesso con acqua diacciata finisce di compierne la cnra. do B VUZEr.LOTTT, IL PAKROCO ISTRtTlTO II fliisso di orina dctta dutbcte c niorhoso cjuanda fassi lim_c;o e costante; ({iiando il corpo dictro tal per- dita s' indeholisre , si dimagra, si consuma ; quaudo chi a' e alFetto vieu tonncntato pin dalla setc clie dalla fame; quaiido la loro pelle diviene arida sec- ca , gli ocdii pallidi smorti , la faccia sparuta il- lividita , divenciido quasi scheletro ambnlante. Gli si porta sollievo coll ottimo niitrinicnto. II latte giova ai diabetici , sia clie soniministri un ciho sostanzioso e pieparato , sia die facilmente in sangne si con- vcrta. Puossi trar pur proHtto dalle prcparazioni di ferro dato internanienLe colle acque ferruginosc, dalla china , dall' oppio in ;gran dosi , dai bagni di mare. Con questi prcsidj che possono dalio stesso par- roco consigliarsi , i diabetici guadagnan senipre o risanano , purche sieno docili ai consigli cd alle praticlie che vengono loro suggerite. Ora del vomito che sconccrta cotanto entrambi i sessi in tutte le loro eta , quando si naturalmente che artiflcialmente insox'ge. Qnesto flusso per altro che assai incomoda, giova sovcnte col liberare da fi- siche iudisposizioni. Di fatto quaute volte un indi- gestione non viene tolta da un vomito spontaneo ? Quante altre un veleno preso cogli alimeuti , colle bevande , coi medicamenti non e per vomito riget- tato ? E quante volte ancora dando un vomitivo al- lora che regurgitano la bile o i niuchi , o i cibi grassi nello stoinaco non si libera l' individuo da gravi malattie ? Cio sta coUa generalita dei casi. Ma quando il vomito e unito ai perniciosi accessi feb* brili , bisogna moderarlo , sospenderlo. Prima dell e- luzione del vajuolo c d'uopo mitigarlo. Nell inliam- mazione dello stomaco , degl' intestini , dell' utero giova calmarlo. Ci ha poi un caso che costituiscc una malattia particolare^* in cui si suscita e il vo- mito e lo scioglimento di ventre quasi simultanea- luentc. Allora diccsi colera morbo , che se continua per un po' di tempo arreca pur troppo la morte. VFM Dl-VLOGTII IN MKDICINA. 6 1 Si snol scdarc un si tcnibil flnsso cogli anodini , cogli etch, cogli oppiati, coi bagni cd anche con qualche cavata di sangue , se vi sia sospetto clie si ncconda 1' inlianimazione. Se il paziente accusi ardore alio stomaco, gli assorbenti, come la magnesia, pos- sono convenire : come convengono altresi gli ania- ricanti, la china, le cose diacciate. La diarrea e malattia comune ai bambini , ai vec- ohi e qualche volta comune a tutti , perche epide- mica. Essa riconosce per sue cause efficienti certe annate di frutti copiose , una bile ridondante in un coi caustici umoii del tubo alimentare. S' incolpano piue le qualita de' vini , degli alimenti , la costitu- zione degl' individui , soprattutto Y intestinal debo- lezza, taUnente che fortilicati gl' intestini coUe cose attonanti , vino , china , oppio , acque marziali si riesce a togliei' un si morboso flusso fecale. La dissenteria e un morbo di tutti i luoghi , per- che domina da per tutto , non pero in ogni stagione , essendoche regna piu in estate ed in autunno che ne- gli altx'i tempi. Si presenta d" ordinario con dolorose evacuazioni di lint'a , di muco , di sangue , ora con febbre ed ora senza , oi-a con contagio ed ora no. In parecchi casi nondimeno e malattia grave pericolosa suscitando inliammazionc, cangrena, morte , in ispe- cie quando veste il carattere epidemico contagioso. Danno occasione a questo morbo la traspirazione improvvisamente soppressa, come accade allorache in mezzo ai calori di estate sopravvengono le notti fredde o i venti o le nebbie freddo-umide , la bile acre , corrotta , i vermini intestinali , i cattivi ali- menti. Vi contribuiscono pure i frutti estivi che ven- gono mangiati dal popolo senza misura producendo le pin lunghe ostinate dissenterie. II metodo di cura che ad essa si conviene da prin- cipio consiste in una blandissima soluzione di manna, di tamarindo , di cassia , in un piccolo emetico , se siavi jjropensione al vomito , in una bevanda demul- ccnte di orzo , di gramigna uuita alia gonima arabica, 62 n\RZFXLOTTI, IL rARROCO ISTRTJITO in nil f|ualchc lavativo oleoso, in poco cil)o c brodoso. Se |ioi insorgono i Jolori , se il tcnesnio compare , sc la febbrc sopravvicne , giova il cavar sau2;ue ed csibire bevande diacciatc. Ncl caso chc contiuuino j preniiti, cessata la febbre si possono amniinistrarc la china , la siniaruba , V ipecacuaiia , le polveri del Dower. Ecco la vera principal cura d' og;ni qualsiasi flusso dissenterico. Istruiti i parrochi sui precitati flussi , lo sono era del pari sullc varie alfezioni che accadono nei j)rin- cipali organi della macchina uniana , deliquj cioe , astissie , sincopi. Succedono i deliquj per subitanea sospcnsionc delle facolia intellettuali , continuanti pero le funzioni della vita, moto cioe del cuore e reapirazione. Nellc aslis- sie si sospendono i moti dei polsi, turbate restando le nientali funzioni; e nelle sincopi avviene I'inter- ruzione di tutte quante le proprieta dell' organizza- zione coll' apparenza della vera morte. Le cause poi che le inducono possono essere le stesse , ma sempre propoizionate alia gravezza del- r allezione. Quelle che prodiicono il deliquio sono minime in paragone di quelle ond' ha origine la sin- cope : quelle dell' asfissia sono medie fra le unc e le altre. II deli<|uio riconosce quali sue cause una paura , un terrore , la vista di un oggetto disgustoso , la nuova di una cosa inaspettata sia cara , sia spiace- vole , un forte nauseante odore ed altre simili , le quali dcstano nel cerebro , per opera dei sensi , un tale stato die puo dirsi di paralisi, di perdita istan- tanea di vitalita, di morte apparentc. Siccome poi la rcspirazione e la circolazione nel deliquio conti- nuano ; cosi quando si visita una persona svenuta devesi por attenzione sc il polso, se il rcspiro ope- rjno , ed aliora nulla havvi a temer di sinistro. Ma se i moti del polsci , e quelli del petto scemano o si oscurano , aliora hassi a temere die il deliquio cada in sincope. Aliora i ncrvi si dcvono rianiinare coi TEU DIA.L0G1II IN MEUICINA. 63 pill proiitl eccitamenti clie ci ofTiono le acque odo- rose , r ainmoniaca , 1' etcre , V acido acctico attomo al naso c alle tenipia. Si pratica inoltre qvialche fri- zioiie stimolante ai piedi , alle niaiii quando i so- vr' indicati soccorsi noii giovino. AUoiclie poi si cada in aslissia per la mancanza del polso , avvenuta o per forte patema d' animo , o per qualche veleiio preso , o per qualche vizio nato nel circolatorio sisteina , si amniinistrano van- taggiosamente V oppio , V etcre , T arnica , la china , che sogliono arrecare riniarchevolissimi ajiiti. Secondo il aostro antore , la sincope e un grado maggiore deirasfissia, perche , die' egli , aslissia vie- ne da « negativa , e sficmos polso, cioe senza polso; e sincope da sincops recisione : quindi essa recide le funzioni tutte della vita, percio ragion vuole , clic questa sia ne' suoi efietti superiore a quella. Quando dunque 1' uomo vien preso da sincope , qualunque ne sia il niotivo , pcrde T uso de' suoi sensi si esterni che intcrni , languide e lasse si fan le sue membra , pallido diviene il suo viso , velati sono i suoi occhi , illividite le unghie , non ha mo- vimcnto alcuno nei polsi , chiamato non rispoude , scosso non da segno di vita. Ecco il miserando spet- tacolo deir uomo caduto sgraziatamente in sincope. Le cause della sincope , ossia sospensione di tuttc le funzioni delf organisino animale sono o positive o negative : le une risguardano la mancanza del re- spire , come succede agli annegati , a f[uelli che restano nei vuoti sotto le rovine delle fabbriche , nelle frane , nelle caverne ; le altre conccrnono la respirazione di un' aria mofetica , come qucUa della grotta del cane di Napoli , quella delle latrine , delle buche da grano , delle sepolture , dei luoghi ov' c r uva in fermentazione o dove brucia il carbone. Cause tutte sono queste atte a far cadere in sincope , in(U nella vera morte , so non si adoperino in teinpo i pin energici soccorsi. Ora in quel casi ne' quali le cause abbiano operato prima sul petto impedendone 64 nVRZELLOTTI, IL PAKUOCO ISTRUITO all' aria la discesa , i rimed] migliori soiio di rccarc i nialati prontanieiite ia luogo , ove Y aria sia pura e liheia , di toglier loro i pauiii da dosso, se sicno bagiiati come ucgli annegati , di avvolgerli in vesd caldissime , di estrarre loro col doppio soflietto di Hunter o con quello del nostro clinico a due ventri r aria stagnante polmonale infetta mettendo in azionc r espiratorio ; indi introdur 1' aria comune usando r inspiratorio. Nel tempo stesso die si fanno tali pratiche devonsi applicar corpi irritanti alle na- rici , alle estremita delle dita dei piedi , delle ma- ni, iiitrodurre nel tubo intestiuale ford stimolanti sostanze , come la decozione o il fumo di tabacco ; insinuare un' aria piu ossigenata nei polmoni , se non si ottenga nulla colla insufflazione della coniunc , me- scolandola con altra imbevuta di ammoniaca : aprire la vena giugulare o 1' arteria temporale , se gli cspo- sti sussidj varii tornassero. L' asma o notturna soffocazione , la pertosse o tosse convulsiva , la sternodinia o angina del petto sono tre affezioni che risguardano gli organi principalis- simi della vita. L asma come 1 angina del petto e proprio delle persone adulte : la pertosse e in vece dei bambini o della prima gioventu. L' asma assale di nottc e improvvisamente in mezzo al sonno , ri- svegliando grande affanno ed ansieta , onde gli asmatici sono costretti a soUcvarsi , a ccrcar aria nuova e fresca per respirare. L' angina di jietto viene dopo il pasto o dopo di aver alquanto camminato. Assale di giorno , di notte e induce tale angustia nei polmoni , che e forza alzar le braccia per non restar soffocato. Per lo piu il braccio sinistro s' intor- mentisce insorgendo forte dolore alio sterno. La pertosse assale anch' essa in qualunque ora del giorno e della notte , provoca il vomito , lo spurgo di san- gue, il singuUo , e cessato 1' accesso ne viene presto la calm a. Le cause da cui procedono \ asma , \ angina di petto sono alcuni vizj organici, come dilatazioni di PER niALOCni IN MEDIOIN.V. 65 vasi del cuore , ossiticazioni di essi , adercnze di polnioni c tuniori in cssi csistcnli : laddove la tossc convulsiva nasce ordiiiariamente da cosdtuzione epi- deniica dell' aria e fors' anche contagiosa. Si mitiga la situazionc dci pazienti qnando nei j)iu gravi parosismi si niettano essi in un (jualche Ijagno con tutta la persona od anche limitando il bagno ai soli piedi , alle sole inani , quando si fac- cia aprir loro la vena e qnando si dieno lore be- vande ora calde , ora fredde , ora di qnalclie po- zione calmante. Air asma , all' angina , alia tosse succedono le j)iin- cipali affezioni dello stoniaco , degV intestini , cce. Que- ste sono in gran numero. Di fatto chi e mai die non abbia sentito querelarsi le persone specialmcnte iste- riche , convulsionarie , di mal di stoniaco , di dolorc o brucior di esso , d' inappetenza nel cibo , di strani desiderj a cose non sane , non coniuni , di spasinii orribili agli orificj di quest' organo ? Le cause destanti sitlatti nialori sono cibi indige- sti , bevande cattivc , veniiini c vcleni passati in esso che ne riscnte od aciditii , o sviluppi di molt' aria. Qiiindi si deve cercar di revocare gli alinienti col- r uso deir acqua tepida , c se ([uesta non basta con leggier dose di tartaro emetico. Che se gli ammalati accusassero di avere acida , aspra , aniara la bocca > si adoperi una discreta quantita di magnesia carbo- nata efiicacissima ad assorbire e distrucgere i veri acidi in essa esistenti ; se dolori , spasinii o tali altrc indisposizioni dall emetico provenissero , si usi un leggier dccotto di china con qualche goccia di lau- dano ; se dal niercurio , il bianco d' novo sbattuto ; se dair oppio , la limonata lunga ; se dall' arsenico , r acqua idro-solforosa. Quanto alia sede , se i dolori occiipano la circon- t'erenza dell' addonie, dee credersi die sia negl' in- testini grassi ; al contrario si credera essere nei tenui quando ne occupi il centro. Blbl. Ital. T. XLIV. 5 66 ItVHZl.M.OTTl , ir, I'AltUOGO ISTUUITO , (TC. Ripiardo alio cause , sojio quelle annoverate per le alFezioui dello stomaco, e giova qui ripcterle, j)erclie hanuo dato esse il nome alle diverse eoli-' ehe : cosicehe dieesi colica stercoracca se grossc fecce lianno costipato il ventre e risveglialo i dolori ; colica flatulcnta se risvegliano alcuni gas ; blliosa se la hilc ; vcrinlnosa se i vernii ; mucosa se i mu- ch i; nervosa sc allezioni ncrvose. Se originata poi da ((ualclic velenosa sostanza vien detta colica vciie- lica ■; se infine con vino atudo si abhia provocata cliiamasi vliiosa o del Poitcu. ( Sard continuatQ. ) 6^ iiiiiBiaiiiil ■iiii'—iii ■iiiw iiwiii II mill III! ■ Lcttera del dott. Clro al dott. Carlo Giuseppe PoLlini sopia iiiio speiiiiLciito di trapiantare il riso coiaunc ( Oryza sauva var. aristnta ). Carisslmo fratello , Xiifelicissimo fu nel coriciitc anno il ricolto del riso nella provincia Veronese , e si ginJica dagV intelli- genti minore forsc di mezzo. A due cagioni si puq attriljuire si fatto infortnnio. L' una fu la frcdda pri- mavera •, imperocche uclla seconda meta di aprile il termometro reaunmriano all' ombra esposto. uelle ore pill vicine al nieriaiSiio soleva avvisare nove o dieci gradi sopra la congelazione , e in varie notti elibevi gelo. La teniperatura meriggiana poi dell' in- tiero maggio fu all' intirca di quindici gradi e talora meno. In molte risaje soprattutto vallicose la semente rirnase nel suolo senza gerniogliare per oltrc uri niese , sicclie parecchi agricoltori didiitavano chc non pill nascesse. In si lungo interval lo parte della semente si putrefere , parte ai)[)ena mcsso il bec- chctto veniva dalla Inina aggelata e morta , per la qual eosa il riso naccpie inegualissinio e raro. Pero nato il riso e cresciuto debolc nclle prime settimanc di giugno, nelle quali la stagione volgeva assai tem- perata e piovosa , ecco repente nella seconda meta clevarsi il calor dell' acre lino ai ventiquattro gradi , indi air entrar di luglio ai ventisei , e a giorni ar- dentissirai e lucidissinii solevan snccedere caldissime notti. Per tanto improvviso cccitamcnto la molle pianticella del riso vcgeto con si fdtto rigoglio die diede tosto a temcre ai periti coltivatori , die sa- rcbbe preso dalla ruggine detta volgarmente carolo o brusone , come pur troppo intervenne. Indariio i j)iii esperti posero in opera i provvedimenti lodati dagli scrittori d' agronomia come utili in simili cir- costanzc; altri irrigaudo larganiente la risaja, sicchc 68 LETTEUA SOPn\ UNO Sl>F.niMF.NTO Ic niaiiticclle rimanossero quasi anncgatt* , e la tbr- za del sole iioii liiugnessc a percuotere le radici e il fiisto tcrragno ; akri all' opposito privando al tiitto d' acqiia la risaja Hnche le pianticelle pvinci- piassero a ingiallire e avvizzare •, altri inline aggiun- gevano anclie la segatura. Ennni noto d' un agricol- tore die fe' segai-e tino a tre volte la sua lussureg- giante risaja , e si riniase dall' eseguire la quarta pel timoi-e , per avventura poco fondato , che nian- rassc all« piante il tempo occoirente a maturar Ic spiehe. Ei vide il sue rise nicsso a guasto intiera- meute dalla rug2;ine. Le lisaje magre e sabbionose dicdeio niigliore ricolta , nia desse pure ne senti- rouo jiocumento nei luoghi piu declivi , ove i prin- cipj aliuieiitosi deposti dall' acqua d' irrigazione i-endevano il terreno piu grasso. II carolo fu la cagione , che mando a tristo line la sperienza di trapiantarc il rise accennatavi nella scorsa state : perocche le pianticelle trapiantate creb- bero con tanta foga , clie ne furono lieraniente in- festate. Tnttavolta a voi caldo aniatore delle ville- sche cose , a voi che abbandonata la sf|uallicia pa- tologia tutto vi deste alle anienc cure agronoiniche , intendo annunciare succintamente la sperienj^a , co- meche infelicenieute riuscita ^ nutrendo tiducia che debba ginguervi gratissinia , come quella che potra tornarvi di qualche utile ap]>licazione in coteste vo- stre risaje pavesi. Vi esporro in prima lo speri- mento come venue instituito , indi aggiungero al- cune considerazjoni. Lo sperimento fu cseguito ncl di 17 giugno dal- r amico mio signor Carlo Gamuzzoni nel podere di Villabella presso Villanova. 11 terreno era state col- tlvato a rJso nell' anno antecedente , e ])ero fu go- vernato con ottimo letame. E non potendosi dirom- perc coir aratro , perche assai uliginoso , fu vangato come suolsi fare ni primavera seminando il riso ncli(^ adiacenti risaje vallicose. Fu quindi coperto da \in velo d' acqua. Nei luoghi della vicina risaja, ni TRApfANTPAnE iL Rr?o coMuNr. 69 iVve le pianticelle di riso apparivano piii litte si sradicarono quelle destinate a trapiantarsi. E perche. non sollerissero dall' alidore , appeiia svelte dal suolo si collocavano in lui secchione ov' era uno strato d' accpia ; quindi alqiiante contadine presa una pian- tina alia base la tulFavano col pollicc nel terreno fangoso ,* il quale addossavasi incontanente alle ra- dici e le topriva. L' estensione del terreno piantato a riso fu d' uil quarto di canipo , cioe un po' piiv d' una pertica niilanese (i). Le pianticelle erano di- Sposte in quinquonce o a scacco alia distanza d' in^ circa mezzo jiicde per ogni lato (2). Per quattro o cinque di si tcnne coperto il terreno d' acqua per forma che le pianticelle appena sporgevano colla cima delle foglie. Le foglie esteriori cominciavano ad appassire , e cavate alcunc pianticelle dal suolo, Vedevasi che anclie le radici infracidivano , ma altre novelle spuntavailo dal cuoricino o garzuolo , ch' era vegeto e bello, Allora si tolse 1' acqua af* fatto al terreno , perche il calor del sole favorisse la (i) II campo o acre di Verona e 804795 palmi o de- cimetfi qnadrati ; la pertica milanese 65482 palmi qua- drati : quindi sta il campo Veronese alia pertica milanese i[:ome 4687 : 1000. II campo Veronese e perticlie quadrate 720. E siccome la pertica qnadrata ( che cliiamasi vol- garmente tavola ) e piedi quadra ti 36 , percio il campo di Verona e piedi a5c)20. Notisi che il piede Veronese sta prossimamente al piede parigino come 31 : 30. (2) Dalla nota precedeute si raccoglie die il campo Veronese con somma approssimazione uguagliasi al qua- drato , die ha per lato piedi veronesi 161 , owero mezzi piedi 322. Percio la superficie d' un campo a mezzo piede di distanza da arabi i lati capisce piante 103684. Suppo- nendo per maggior faciiita , ciie n\\ campo contenga cento niila piante poste a mezzo piede di distanza, un quarto di campo ne conterra venticinque mila. Vuolsi pero detrarne tutto il terreno occupato dai solclii , che senza tema di grave errore puo estimarsi la ([uinta parte. Laonde un quarto di campo contena suUe ajuoK- vtniiiuila piante. ^"0 I.ETTER\ SOrR\ UNO fiPEllIMENTO vcgctazionc delle uovcllc radici. Lc piauticcllc aiu- mantatc d uri vcrdc cupo cicI)l)ero rigogliosc c tuttc talliroiio assai. AlquauLc i)ulIularono iino a vciiti figli , altre quiudici , altrc diici , poclic cinque: sic-^ clie con un caUolo medio potcasi supporre clie tuttc avessero ingenerato dieci rampolli. Fecero la s[)i2;a quattro o cinque gioriii jiiu taidi delle viciiie senii- nate in priniavera. Le spiii,iic erano ampie c ramose » e in un balcno spicgaronsi in liori. Meraviglioso pia- cere olleriva la veduta delle foke spiclie tioiite , c gl' intcUigenti risajuoli the le osservavano , estima- vano il ricolto di c[uel teireno di sei in sette sacchi di grano, cio che cqnivalerebbe a 24-28 sacchi per campo (i). Cio poi che recava assai soddisfazione al valoroso sperimentatore era lo scorgere il suo riso mondissimo dalle solitc erbe palustri, ciperi, scirpi , panici , ecc. ; sicchc s' avvedeva d' aver aggiunto lo scopo principal e onde avea immaginata la sperienza. Pero nel compicrsi della tecondazione le piante fu- ron colte dalla rnggine. La raccolta f'u a mala pena di tre sacchi e mezzo. Voi di leggieri comprenderetc dalle sperimento che vi ho divisato che il trapiantamento del riso rinsci felicemcnte , e se il ricolto non fu quale aspettavasi, cio provcnne da quella stessa causa accidentale che diserto tutte V altrc feraci risaje della provincia. I provvcdimenti additati dagli agronomi a prevenire cosi fatto danno , non fiu-ono tpii posti in opera , per- che volevasi osservare come sarebbe ito lo sperimento senza frapporre ostacolo alia libera vegetazione del riso. Che sc cio fosse stato eseguito , e si fosse ani- mosamente perscverato in sottrarre l' esubcrante ali- mcnto , linchc T aspetto lussureggiante delle piante lo avcsse indicate , enMiii avviso che si sarebbono preservate dal dcvastamento. (1) II sacco di Verona composto di tre ininali ovvero ili (.Uulici '[uarte rovincia Veronese. Quando il riso si coltiva avvicendato con altri ge- neri suolsi compiere la vicenda in tre o quattro anni. Sulla stoppia del riso si seniina di prima vera il grano turco , e se il teneno e umido assai piantasi a lile distanti in niodo die si possa scorrere fra esse col- ]' aratro , lavorare la totra nella state , e prepararla al frumento. Verso V uscir d' agosto suolsi seminar il frumento , e sovr esso si sparge il trifoglio , il (|uale nella soguente state, tagliate le stoppie , con- verte il campo in prato. II trifoglio in alcuni ter- reni si lascia soltanto sino alia segucntc prima- vera , soversciandolo per governo al riso ; in altn tcrreiii vi rimanc [)ci lutto f anno successivo lino DI TRAPIANTARE IL RISO COMUNE. 78 alia scconda primavera. Oi\i sc in luogo di seminar il riso in primavera noi lo trapianteremo a mezzo giugno , potremo ottenere la prima e miglior ricolta di iieno ai primi di maggio , e la seconda germo- gliazione del prato porgera in giugno un sufficiente soverscio al riso trapiantato. Da tutte queste considcrazioni parmi ne conse- gua , che il trapiantamento del riso sia un' utilissima usanza da introdurre nella nostra agricoltura ; e per tal line a voi , fratello amatissimo , piacquemi co- nmnicarla , e a un tempo farla nota al pnbblico per roniun bene. Voi , che nel podere vostro avete ter- rcni coltivati a risaja perenne e avvicendata , date opera , iterando lo sperimento , a confermare le os- servazioni che vi significo. Amatemi come solete , e credetemi sempre Da Verona , il 20 ottobre 1826. // vostro affezionatissimo fratello Giro. 74 Saggio del. risidtaincnti avud iiella cllnica cldrurgica delV I. R. Uidvcrsitd dl Pavia nelV anno scolusUco 1824-1826, del dottore Jjartolomeo Signoroni\ gid (dlievo nelV I. R. Istituto dl perfczlonamcnto cldrurglco dl Vienna, professor e pubbllco ordlnarlo dl cllnlca c dt operazionl cldmrglckc nclV Unlvcr- sltd siiddetla. — Roveta^ in provlncia dl Bergamo^ 1825 , dl pag. 184, In 8.*^ Llr. 1. 3o ansti. iX nunicro dcgrinfeimi curati nclla clinica cliirurgica durante \ anno scolastico 1824-25 asccnde a 98 , di cui 69 eran niaschi e 29 femminc , e si csegui- rono 47 operazioni chirm-giche d'importanza; il quale ragguardevole nunicro , dice I' autore , oHVe di per se stesso una prova che in questa clinica sonsi cu- rate di niolte gravi e pericolose malattie , e die in chi la diresse fu piu voglia d' istruire che il desi- derio di sfoggiare una pomposa mostra di guari- gioni. Vi ebbero 12 ulcere, 6 delle quali croniclie , 5 cancherose ed i venerea ; 6 ernie , ^ delle quali stranG;olate ed una libera; 7 calcoli vescicali; 4 listole air ano, i dentale , i salivalc,; 2 porri canchcrosi; I paraliniosi; i iwn^o hcematodes \ 6 idroceli ; 5 flem- moni ; 3 tuniori bianchi ; 3 polipi nasali ed alle fauci ; i lussazione dell oniero; i linlangioite e bub- bone niercuriale ; 4 ascessi ; 4 paterecci ; i strigni- niento d' uretra ; 7 tumori cistici •, i infarto glan- dulare; i tumor, linfatico; i ritenzione d'orina: i avvclcnanicnto viperino ; 6 tonsille ingrossate ; 2 cancri alia niamnieUa-, 3 ganglj ; 1 glandula ascellaue infiainniata ; 1 frenulo corto ; i frattura con depres- sione di cranio , lacerazione delle nieningi ed uscita di sostanza cerebrale; i distorsione al piede-, 9 fe- ritc laccro-contusc. RISULTAMENTI , CCC. 76 Le 4- opcrazioni cliinugiche cV importanza , sono: I amputazionc di coscia; 6 operazioiii radicali.d idro- cele ; 3 estirpazioui di polipi ; 6 rccisioni di ton- sille ; 7 estirpazioni di tumori cistici ; 2 di ganglj ; 4 di cancri ; 5 di ulceri cancherosi al labbro ; 5 erniotoniie ; i riposizione d' omero slogato ; -2 lito- toinie ; i trapanazione di ci'anio ; 3 spaccaturc di fistole air ano; i estirpazione di fungo hcematodes. Ad orita pero di un si laggiiardevole iiumcro d'in-■ fermi, di moke gravi e pcricolose nialattie c di 47 grandi opei-azioni , ii nuinero dei iiiorti , piosegue il nostro autore , non fu giaii fatto considerabile , poiche su 98 nialati non si ebbero clie 6 niorti. Nc qncsta niortalita , egli dice , e tiitta da computarsi sulV esito vantaggioso o non vantaggioso clie vi hanuo avuto le cure e le operazioni state eseguitc ; nia va da essa a ragione detratta la niorte di un operato d' idrocele che peri d' apoplessia nervosa fulniinante mentre si trovava in lodevolissinio stato , e ne an- drebbe pure a ragione detratta la morte di un al- tro individuo che peri vittima di niotivi estranei affatto ed alia sua malattia ed all' operazione cui si dovette assoggettare (i). Per lo che la mortalita , che va calcolata sull' esito delle operazioni e delle (i) Non ci senibrano cei-taniente estranei aiFatto alia malattia ed air operazione i motivi che trassero a raorte ^jnesto sgraziato. Si trattava di un giovinetto di robusta costituzlone , con un enterocele strangolata gia da un giorno^ e quaiado lo si opero , dice il nostro autor.e , v' era a so- spettare di una iniianuuazione del peritoueo e del tubo inlestinale. I dolori , V agitazione e V osiinato piangei'C del giovinetto fecer si che la riposizione delF intestino proce- desse lentamente, motivo per cni le lunglie e ripetute ma- nualita su di esso avranno dovnto certamente accrescere la gia esistente inliammazione. I motivi addotti dall' autore sono Taver, chi dovcva, ritaruato di alcunc ore un sa- lasso, e r aver lasciato T iniermo senza cura medica per tutta la notte. ^6 RISULTAMENti AVUTI NF.LLA CLINICA cure, si ridiuTcbbc a soli 4 od al piu 5 su q8 ilia- lati e 47 operazioai chirurg;ichc d' importanza. Ondc poi compiovare clie il suo auno clinico non fii iii- feriore agli altri clie il precedettcro , e chc fu an- rhc a parccchi di cssi superiore , il prolcssor Si- gnoroni , coi registri nosologici alia mano , si fa a dire clie nel 18 16-17 ^^ ebbero 7 mnrd su 97 ma- lati ; nel 1817-18, 9 su 147; nel 1818-19, 7 s» 126; nel 1819-20, 6 su 1 32 , e qui, dice, una mor- talita nieno frecpiente della nostra; nel 1828-24, II su 110. Non ha potuto riportare la mortalita dei tre anni di mezzo peixhe niancano i registri. L' autore perviluppati , c ne adduce piu fatti OHinOKGICV 1)1 I'.VVIA NELL' ANNfO 1 8^4-25, 8l per jjiova , fia i quali (jiiello di una fanciulla a ciii e2;Ii estirpo un g;ano;lio alia chiave delta mano. Vi 111 una morsicatura di vipera clie guari coU' anuno- niaca per uso interno ed esterno , col vino e coi sudoriferi. I tuniori cistici vennero estirpati col f'erro, e nulla prcsentarono di particolare , trannc di uno cli' ei noma idroma cisdco , die sorgeva dalla region dello sterno , della grossezza di un novo d' oca , e gia curato altra volta con la puntura , il quale era iormato da una cisti costituita da un rovesciamento dei comuni integumenti , e , come la cute , fornito di peli coi loro bulbi. Fidando nella potentissima efficacia dei bagni freddi, estirpo col coltello due ganglj al carpo , e ne fece risolvere un tcrzo al ginoochio con una soluzione di muriato d' amnioniaca neir acqua. Fece la totale estirpazione di un fungus kcematodcs alia coscia di un fanciullo, gia da tre anni tentata col ferro e col fuoco , e nuovamente riprodottosi. Grediamo che il nostro autore non con- tidcra gran fatto nella stabilita di questa guarigione, poiclie si sa , e il sanno i patologi tutti , quanto sia facile la riproduzione di tjuesti tumori, ad onta della piu diligente e scrnpolosa attenzione die si presti neir cstirj)arli. Curo col metodo di Volpi un tumore linfatico alio sterno , ma parti 1' infermo non total- mente ^uarito. Tre casi , dice \ autore , si ebbero di queir alterazione cronica al ginocchio , die si cliiama tumor bianco. Veramente uno di questi nie- riterebbe nieglio il nome d' iniiammazione cronica die di tumor bianco (ma di qual tessuto ? e die cosa e il tumor bianco se non altro die un' iniiamma- zione cronica in diversi gradi ed in diversi tessuti ? ) •■, ma r ho riportato sotto questo capitolo perche stava csso pure per entrare nel canipo di quei guasti die caratterizzano il fungo articolare. E qui ci dice die il malalo era robusto e giovine , ne niai stato aiVetto da malattia scrofolosa ; die gonlio era il gi- nocchio, e die vi si facevan sentire dei dolori spa- smodici incostanti or sotto un movimento , or sotto nibl. ItaL T. XLIV. 6 82 KISUI.TAMENTI AVUTI NELLA CLINICA un altro ; clie cio Y iudusse a sospcttarc clie vi fossero dci corpi stranieri ncir articolazione, i quali ill fatti vennero cssi da lui riuvcnuti ; elf cran pic- coli e in niunero di tre. Con le mignatte e con la solnzione annnoniacale £n vinta la malattia in quat- tordici giorni cd assorbite le concrezioni, per cui usci gnarito dalla cluiica. S' egli e vcro che in que- sto case abbia 1' autore sentito attraverso alia gros- sczza dellc pareti dell' articolazione quei tre corpi, egli e probabilissinio che la malattia altro non fosse che una lieve iniiamniazione della nienibrana sino- viale cagionata dalla prescnza di quelle tre concre- zioni , ed in allora il riposo ed i rimedj , avendo fatto cessar 1' inlianur.azione ed assorbire 1' accresciiita secrezionc di (-ssa meiubrana, avranno palliativaniente curata la malattia. Nou possiamo pcro concedergli che quei tre corpi siano stati assorbiti , com' egli dice , perche se giuuscro a dar di se contezza al dito esplo- ratore , nou potevano certamente in si piccolo spazio di tempo sparire coll' assorbimento, se pure possono venire assorbiti. La totale loro scomparsa sara cer- tamente dipenduta dallaver essi cangiato di posto , come suole in fatti avvenire in simili casi. 11 secondo era un vero tumor bianco scrofoloso che comincio da causa reumatica. 11 giuocchio era assai gonfio , ed ingrossati i coudili del femore ed i ligamenti (i). Si usarono le sauguisughe , gli antiscrofolosi , la dieta generosa , le uuzioni mercuriali e quelle d' iodio. Parti in buono stato , ma non gnarito. (i) Qnando le parti inoUi di un' articolazione si sono considcrabilmente tnmefatto, esplorandole con la mano , si crede che i capi articolari siensi ingrossati. Questa sensa- zione e fallace ; e 1' osservazione lia diuiostrato clie mai o quasi mai s' ingrossano le ossa di un' articolazione com- presa da tumor bianco. Noi pure abliiamo spessissiine volte ripotuto degli speriuienti coniparativi in siuiili casi , ni; ci \ouae mai dato di vedervi iajirossamento di sorta. r.IIIKUKOICV DI PWIA NELl'aNNO 1824-25. 83 Era il teizo accompagnato da cai-ie alle ossa. Si teiitarono inutilmeutc le unzioni mercuriali e i ve-- scicanti, jier cui fu d'uopo amputargU la coscia. To- sto dopo r operazione si asperse il moncone d' acqua ghiaeciata ; e tanta fu la Ibrza sedativa di cssa , che il malato , dice Y autore , compose la f'accia al riso ed esclanio : che mold mini prima si sarcbbe volen- tieri sottoposto a qiiesta operazione, se immaginato si fosse che apportasse si pochi dolori. Si lego la femorale superHciale , la proionda ed uii ramo late- rale , e si continuarono per alcuui miuuti Ic ablu- zioni fredde. II inalato fu posto a letto col moncone scoperto e con la pelle rovesciata all' insu , e si con- tinuarono sino alle nove della sera le applicazioni d' acqua diacciata su la piaga aperta. Non si ebbe J)isogno in questo spazio di tempo die di allacciare due piccioli vasi. Alle nove si abbasso la pelle , si riuni la fciita coi cerotti , si copri il moncone con una j>ezza, e sopra di questa si applicarono le spu- gne imbevute nell' acqua e ghiaccio di spesso rin- iiovate. Al secondo giorno si sostituirono i bagni tie- pidi , che si rinnovavano ogni ora. Venti giorni dopo trovavasi T infermo in lodevolissimo stato di salute, allorche vcnnc assalito alia sera da un. accesso difeb- hre intermitteiite con caratteri di perniciositd. Si ordino due grani di tartaro enietico nel decotto di grami- gna ; ma rinnovatosi il parossismo a mezzanotte , si ])rescrisse una libbra di decotto di china con uno scrupolo di etere solforico , ed un oncia di polvere della stessa divisa in otto. I parossismi del giorno susseguente furono plii leggieri; ma si aggiunse pero ai sintomi ordinarj del peso e del dolore all ipocon- drio sinistro ( vorra dire il destro ). Siccome poi la china riusciva d' aggravio alio stomaco e faceva re- cer r infermo , si sostitui ad cssa il solfato di chinina ed il vino aunacquato. II parossismo del vigesimo- terzo giorno fu assai forte ; vi era delirio , vomito , peso alio scrobicolo da impedirgli il respiro , niag- giore il dolore alf ipocoudrio destro . itterizia. Si 84 niPULTAMFNTl AVCTl NEI.I \ CMNIC\ prcscrisscro due polveii emeticlie e si continue) nc- gli altri mcdicamciiti ; vomito e no send sollievo. Incalzarono vie ma2;giorniente i sintomi universali e looali , e i parossismi si fccero piu fiequenti. Si continuo , prosegue I' autore , nell' uso della cliinina e del vino adacquato ; ma i ripetiiti parossismi di febbre perniciosa e la sempre crescente malattia epa- tica tiasscro di vita V infcrmo sei giorni dopo il pvimo accesso. La necroscopia dimostro all' evidcnza lo sbaglio nella diagnosi fatta dalT autore e 1' incon- venienza dei limedj da lui prescritti. Ecco le sue parole : « La superlicie tanto concava clie convessa del fegato era tempcstata da un numero inHnito di •piccoli ascessi , rotondi ed elevati , del diametro di circa un quarto di pollice . . . . e contenenti un umore niarcioso , denso e tenace. Sembrava che il fegato fosse coperto di ua grandissimo numero di pustole vajolose. Di esse era egualmente sparsa tutta la sostanza del fegato. La cistifellea era bianca e vuota di bile •, la niilza ingrossata d' assai , con la meni- brana glissoiiiana ( jier verita non abbianio niai sa- puto che la milza avesse una capsula con tal nome ) sparsa d' alcuni segni di flogosi. Al moncone si trovarono i lendji fortemente aderenti 1' uno all' al- tro nel fondo della piaga ed a gran parte anclie deir osso segato. Solo nella parte alta ed esterna erano disuniti , e la si vuotava un piccolo seno che s' innalzava sottocutaneo per lo spazio di due pol- lici. Negro c necrosato il mar«ine dell' osso che ve- niva toccato dalle niaice del seno. 11 midollo molto abbondante e di una consistenza poltigliosa. » Due furono i casi di cancro alia niammelhi. Non se ne opero che uno , essendo 1' altro complicato da ge- ncrale infezione cancherosa. Le aspersioni fredde arrestarono 1' emorragia , per cui non si fece nep- pure r allacciatura di un vaso. Fu cjuesta forse la ])rima volta , dice 1' autore , che dopo una tale opc- iazionc si siano in questa clinica risparmiate le al- Kicciaturc, I Icaibi della ferita fuiono riuniti con CniRUKGICA DX TWIV NEI.l' ANNO 1824-26. 85 Jiste di cerotto ; nia quell assistente cV allora vi fece in see;uito il sopraccarico delle lilaccica , compresse e fascia a coipo , solito a praticarsi nell' estirpazione della mammella dai chirurglii di qui , per cui dopo un quarto d" ora si mostrarono i danni di questa fasciatura per 1' emorragia che sopiaggiunse. Ne fui avvertito , e vi rimediai col rimuoveie la fasciatura e coir apporvi le spugne inzuppate nelf acqua gliiac- ciata. Guari la donna in 78 giorni. Vorrebbe f au- tore farci credere che la causa dclf emorragia si fu r appareccliio ; noi pero non siamo di qucsto avviso , anzi ci sembra che una nioderata compressione , in vece di favorire 1 emorragia possa prevenirla ed an- che arrestarla. D' altroude , V appareccliio usato dal- r assistente non e egli forse qucUo che si suole co- munemente applicare e die c descritto e consigliato da tutti gli scrittori di chirurgia ? II professor Si- gnoroni e fautore del metodo da alcuni tanto nia- gniiicato , quello cioc di aspcrgere d acqua gliiac- ciata le superlicie sanguinanli nelV atto e dopo 1 opc- razione. La iidanza loro in questo agcnte gli ha portati a non esscre scrupolosi gran fatto nel le- gare lin aaco le minime arteriuzze ; e , per quanto appare , 1 emorragia consecutiva non debb' esser ra- rissinia in seguito alio loro operazioni. Si sa die j)cl fatto solo della totalc rccisione e per V azione deir aria fredda moke arterie s' incrcspano e si ri- traggono in modo fra le carni , die diventa impos- sibile lo scoprirlc. Cio avverra assai piu facilmentc e meglio con le aspcrsloni d' acqua gelata ; e quei vasi che appeiia linita f operazione non sanguina- vano pill, alcuiie ore dopo, ristabilita essendosi la circolazione, e cessato lo spasmo locale, tornano di J^el nuovo a dar saugue. E bensi vero che da essi s" inculca di continuar nelV uso del freddo ; ma egli e altresi vcrissinio , e Y csperienza il dimostra , che r azione di lui puo in alcuni casi vcnir superata dalla rcaziouc. Cosi noi spici^hiamo la comparsa del- 1 emorragia nel caso dell estirpazione della mammella 86 RISULTAMENTI AVrTI NEIL A CLINIC A e deir aniputazioue della coscia , ad onta che i« quest' ultima il contatto dell' acqua diacciata sulla superlicie sanguinante fosse immediato , senza cioe r interposizione dci letnbi riiiniti della pelle. Ne sia di confernia un altro caso che trovasi nell' opu- scolo del celebre signer Vincenzo Kern. « Mentre » scrivianio, egli dice in una suanota , accadde nella » nostra clinics che dopo nn' amputazione della » ganiba il sangue subito si fermo , le arterie si » ritirarono di modo , ch' eravamo impossibilitati di » far la legatura di esse. Quindi continuammo an- » cora per alcun tempo Y applicazione delf acqua » ghiacciata sii la ferita, e il sangue non ricom- » parse piii sebbene fosse rallentato il torcolare ; » facemmo 1' unione- delle labbra della piaga in se- » guito nell' accennata maniera. Ma un' ora passata , » il sangue comincio a uscire da ogni parte della » piaga. Si strinse subito il torcolare, si scostarono >' le labbra della piaga , si fece la legatura di piu » arterie ; V uso dell' acqua fredda si continuo I'm- » tantoclie tutta la piaga comincio a divenir lucida. » Fatto questo , venne essa unita di nuovo e si ral- » lento subito il torcolare. Fuori di una moderata- » mcnte forte reazionc alia parte amputata, la gua- M rigione ne segue complcta senza la comparsa di » alcun rimarchevole accidcnte. •» Sul modo di trat- tamento nelV amputazione delle estremitd , Vienna , 1820 , pag. 33. I flemnioni , gli ascessi lattei e i panerecci nulla presentarono di particolare , e guarirono coi metodi ordinarj. La ritenzione d' orina fu curata col decotto di salep , il cremor tartaro con la gomma arabica , e co' bagni ticpidi universali ; gli strignimenti del- r uretra con le candelette di gomma elastica , con le vmzioni mercuriali al perineo e coi cataplasmi mollitivi. Dei sette malati di litiasi, tre vcnnero ri- mcssi in altre infermcrie ; due erano inoitre affetti da catarro di vescica ; erano dimagratissimi , con I'ebbre coiisuntiva; uno soliriva d' incontinenza. La CHIRURGtCA. DI VXYIX NEI.l'aNNO 1824-25. 87 dieta nutriente , V emvilsione col riitro , il decotto di salep , i bagni tie[)idi e la pozione balsamica di Jourda, moderaroiio discretamente il catarro c la febbre. Ai due altri si fece 1' operazione. In uno si fece il taglio latcrale col gorgeret di Kawkins cor- retto da Scarpa. La comparsa di un fortissimo spasmo vescicale poiche si ebbero introdotte le tanaglie , e r essersi abbattuto in una pietra friabile , che si ruppe in vaij pezzi , fecer si che si dovette fru- gare e rifrugare nella vescica in modo tale che ne nacque una niortale cistitide. L' autore si giustifica , con la descrizione di cio che si rinvenne nel cadavere, dell' imputazione fattagli ch' ei fosse penetrate col taglio fra la vescica ed il pube, per la ragione, egli dice , che di sopra a quest' osso si sentirono le ta- naglie a far proininenza. Nelf altro , V autore inten- deva di farla col mctodo del professor Kern , ma sventuratamente non venne eseguita che per meta. Ecco le parole delf autore : « Questo metodo si ri- » putato e si scmplice non pote avcre una conve- » niente riuscita . perche da una irruzione impe- » tuosa venne sturbata la mente mia nel meritre che » stava per ampliai'c il taglio latei'ale della prostata 5) e del collo della vescica , riuscito nel primo colpo , » a cagione della foga portata dalle incomincianti » moleste voci ed a cagione dell' inquietudine del- >i r ammalato , non sulHcieiite all' uopo. » II fan- ciidio pero ne e guarito. Le idroceli furono cu- rate tutte radicalmente; la forma loro vario d'assai e in modo singolare. L' autore preferisce 1' inci- sione alle injezioni , poiche, dice egli, non sono di fatto rari i casi d' inliammazione e di cangrena alio scroto , cagionate dall' impiego delle injezioni. Si potrebbe pero rispondergli clie questi inconve- nienti sono piuttosto attribuibili all' operatore che non al metodo-, poiche avendo la precauzione che il cannello del trequarti non al)bandoni la tunica vaginale , s' impedisce che il liquido injettato si versi nel tessuto rcUulare dcllo scroto . e die ne 88 niSULTAMENTI AVUTI NFLLA CLINICA risulti I' inriammazionc c la caugrena. In quanto poi alle itlroccli provvcdtite di una vaginalc iitla ed in- callita , cd a (|U(;lIc aci onij)aji;naU' da nnnu-rosi ani- massi d' idatidi dcntro il sacco dclla vaginalc cd alia supcrficic di cssa (i) ( clie tali appunto flirono presso die tntti i casi in cui Y autore si e incon- trato ) , si convienc universalmente esserc Y incisione da preferirsi. L' autore allanientc commenda il se- guentc modo di operar Tidrocele: con un bistort si pratica tin ioro ncl sacco ; poscia, introdotto un dito, si spacca in un nicdcsimo tempo, mediante le forbici condottc su la guida di csso , dair alto in basso il tu- niore. I partitanti dclle forbici, egli soggiunge , esclu- don dal taglio i cominii integtinicnti, i fjttali vengono prima incisi col coltello ; ma qttesti possono venire scnza danno compresi neirunico tagUo delle forbici per la ragione clic sono senipre assai sottili. Che cite pero ne dica Y autore , questa sua maniera d' operar r idrocele con le forbici non gode certamente Y uni- versale approvazione^ In riguardo a qttesti strumenti adopcrati su di una parte composta di tessuti divcrsi qual e lo scroto , noi partccipiamo pienamente al- r opinione di Percy. Ecco com' egli si esprimc: ic mais d quelqnc de^re de peifcctioji qu'on pidsse Ics porter, Ics ciseanx resteront toujuurs fort an dessous du bi- stouri , et Us li coaler out janicds la nettcte id la prestesse de sa coupe. lis aiiront toujours plus ou mollis V in- convenient de comprimer et de menrtrir Ics parties qii' Us coupent, d'cdonger et de dcchircr nne partie de lews fibres an lieu de les diviser par une veritable incision , a cause de linipossibilite qui sc trouve d faire tomber exactement Icurs tranclians I un sur I autre » In cinque di queste opcrazioni la cttra procedette (i) Questa frequenza d' ammassi d' idatidi in cui f au- tore si e abbattuto ci desta veramente sorpresa. Egli e peio possiliilissimo die qucsti casi altro non fossero che idroccli dilfuse del cordone sperniatico, acconipagnate o no dall" i>h-opisJa dclla v.iginalo del test.icolo. C1IIRURCIC\ DI PAVIA NF.LL' ANNO 1824-25. S() assai rcjiolarmente , se non chc , dice T autore , una .sola sottilissima linea cli gangrenescenza si mostro lu lino scj'oto mal disposto (i); nia si limito e si stacco prestissimo , e nou fu di nessiina conseguenza. In un altro uomo di floscia costitiizioue si cangreno molta parte di scroto e di vaginale , a motivo , egli prosegue, della poca tenaeita dei tessuti , e per \ oriiia die iuavvertentcmente spandcva su la piaga nei pri- mi monienti dopo 1' ojierazione. La malattia univer- sale sojiraggiunta fu burrascosa ; nia volse in me- glio. Fu rimesso in altra infcnneria al chiudersi della clinica. Mori il scsto d' apoplessia nervosa ful- iiiinante il settinio giomo dalV operazione , e nulla si trovo ne' suoi visceri con cui spiegar la causa della morte. II tcsticolo era sanissimo iiella sua strut- tura , e coperta la vaginale di buona suppurazione. Yi furon de' polipi mucosi che vcnncro estirpati con le pinzette di Mursina. Un polipo carnoso alle fauci, assai voluminoso , e clie aveva un appendice entro una nare , fu estirpato con le pinzette curve por- tate entro la bocca. II terzo caso fu un polipo car- noso-cartilagineo delle fauci. Tentata invano Y estir- pazione con le pinzette , vi si applied una legatura ; ma veduto che il polipo non cadeva niai , e che r infcrmo correva rischio di rimaner soflbcato , si prese il partito di reciderne la radice con le for- bici. Delle cinque ernic strangolate , una fu ridotta col taxis , previo un bagno. Era \ altra un epiplo- cele strangolato da un cingolo nel sacco erniario , esistente dinanzi all' aucllo ; inciso il qual cingolo , si pote con leggieri conipressioni spinger \ omento nel ventre ; coniparvero dei sintomi d' enteritide , die vennero doniati con salassi, -purganti e bagni. (i) Non sappiamo certamciite cotnprendere che cosa Tautore si voglia dire con quella espressione di scroto mal disposto. Quella linea di mn^rcnrscenza stata ella mai nou sareblje il prodotto delle sue forbici ? ()0 T!T<;fLTAMENTI AVUTI NCLI.A CI.TNTfiV La tciza era uii' oiitcrocole , o v' ora a sospcttarc incoiiiiiiciata un' inlianmKizionc al peritonco ed al tuho intestitiale. Si licco la pimta del bistori in mezzo alia sollevata picga deg;!' intcgunienti , e s' iiicisero dal sotto ill su, contiiuiando poscia lino agli estrcini col bistoriuo guidato su la tenta portata sotto alia cute (i); s' impiegarono sette od otto minuti per aprire il sacco , a motivo del testicolo che per una straordinaria conibinazione trovavasi alia pai'te su- pei'iorc esterna del tuniore. Anerto il sacco , si rin- venne nella parte superiore di csso un cingolo di serramento , il quale fu inciso con le forbici gui- dato su la tenta scanalata. L' intestino era niolto scuro , ma consistente ed clastico. Dalle esplora- zioni si e discoperto , dice V autore , die V anello inguinale era llhcro di sostanza alia parte sua in- feriore interna ; e che ne all' anello , ue lungo il canale avcva T ansa alcun altro serramento. Fu per- cio intrapresa la liposizione dell' ansa , nella quale si procedette lentameute perclie risentiva il malato dei delori forti alle pressioni sull' intestino ; era inquieto assai , e piangeva ostinatamente. Trovato il canale libero di «{ualunque sostanza, si medico la ferita. L' enteritide , ch' erasi gia manifestata prima dell' o- perazione , si fece piu intensa. Si prescrissero sa- lassi , mignatte , olio di ricino e bagni , ma tutlo indarno. Da quanto si rileva dallo scritto dell' au- tore , quest' operazione debbe avergli procacciato disgnsti , si perche 1' assistente ritardo a fare un salasso da lui ordiuato , perche non fu somministrato 1' olio di ricino , no si mando ad avvisarlo del peg- gioi-amento delf iuiiammazione , come anche perche lo si accuso di non aver tolto lo strangolamento, Noi ci asterremo dal farla da giudici in questa lite. Siamo soltanto maravigliati che in si poche ernie strangolatc ch' egli ebbe ad operare , 1' autore siasi (i) Qufbta pratica non ci seinbra la migliore. CHIRURCICA. DI PA VIA NELl/ ANNO 1824-25. gi abbattuto in clue casi rarissimi, di strangolamento cioe esistente al di qua dall' anello addominale. Noi pero avremnio amato meglio nell' ultimo operato d' inci- dere un cotal poco anche verso la region dell anello, piuttosto ch' esercitare delle lunghe e ripetnte ma- nualita su di un intestino gia intiammato e dolente. Gli altri due casi nulla presentarono di particolare, Erano enteroceli , e lo strangolamento , ch' esisteva air anello inguinale , fu inciso col bistori di Pott. Anche in questi due casi si niise in campo Y ente- ritide, la quale pero fu domata coi soliti presidj. Dopo r opei-azione , Y autore riunisce per prima in- tenzione la ferita, ed amministra tosto dopo una emulsione di gomma arabica con quindici gocce di laudano ; indi a qualche tempo suol dare 1' olio di ricino nel brodo, Condanna giustamente 1' antico uso d' introdurre ncl canal inguinale la pezza bucherel- lata con le lilaccica , e noi disapproviamo in lui il nietodo di prescrivere indistintamente la mistura col laudano agli operati d' ernie , tanto piu a quelli in cui vi e sospetto che siasi gia posta in campo I'en- teritide. La linfangioite mercuriale con bubbone fu guarita stabilmente in 84 giorni coll' uso dei bagni tiepidi universali, del decotto di dulcamara e di una rigorosa dieta. Era un uomo gia ciurato nella clinica di sifilide col meicurio dell' Hanemann. Gli soprag- giunse un induramento doloroso al fdone dei linfo- tici dclla regioue interna dclla coscia ed alle glan- dule deir in2;uine , in conse2;uenza dell' amministrato mercurio : motivo per cui akuni giorni dopo la sua uscita dalla clinica dovette farvi ritorno. Vi fu un gravissimo caso di frattura di cranio con depressione , accompagnata da lacerazione alle meningi , da tra- vasamento di sangue e da uscita di sostanza cere- brale. Si fece la trapanazione per sollevare ed estrarre un pezzo d' osso deprcsso , quindi si riunirono i mar- gini della ferita con alcuni jiunti di cucitura nodosa , ad oggetto , dice 1' autore , di opporre una resistenza 92 nrsULTAMENTI AVUTI NKI.LA Or.TNTCV alia piouusionc dclla sostaiiza corohialc (i). La fan - i-iulliua lie e nioita otto ^iorni dopo V accidonte. Si linveiuic alia iiecroscopia una perdita di sostanza en- ccfalica , fonnaute una I'ossa della profondita di (juasi un pollicc o mezzo alia parte anteriore del lobo si- iiistro del cervello, liniiiata nei diutorni da uno strato di sostanza spappolata e eorrotta , e disgiunta dal sinistro vcntricolo da un traniczzo di una linea. La hissazione dell' oinero fu riposta col mezzo di assi- stenti senza servirsi di ciiiture o di macchine. ' Ma eecoci linalmente giimti al termine di qucsto nostro lavoro. Qualunque peio cg;li eia , si accerti il signor professore chc ne prevenzione , ne mali- gnita , ne an>or di parte ci niosse a prender la penna. (i) Que' puntl di cucitura nodosa, die al quinto di si rnppero, non solo eraiio inutili , ma ben anco dannosi , die die ne dica V autore ch' essi ottiinamente servirono a prevt'iiir I' ernia della sostanza del cervello. Gi sarelibe poi di die dire su la conveiiienza del trapano in questo caso, tanto piu die Tautore volendo giustificarsi d' averne fatto uso , si trova in iiianifesta contraddizione, asscrendo in un Inogo, che non v era uiw stato minaccioso di siaioml , c dicendo in un altro , die il pezzo doveva essere allonta- iiato perche facc^'a una forte comuressione su la nuissa en~ cefallca. 93 Seconda cometa dell anno corrente. L^i qiiesto nuovo astro scoperto a Firenzc dal sig. Pons la sera del 2a ottobie dccorso fu prime a darci avviso il sig. professore Inghh'anii, il quale ci coinunico al tempo stesso le seguenti osservazioni fatte da' suoi allievi alia specola delle Scviole Pie. Tempo med. /Iscens. retta, Declin. boreale. ^ I n m I II » I 'I a3 ottobre 7. 40. 6 2i5. aS. 48 43. 35. 49 29 7. 18. 53 220. 25. 40 34. 29. 56 30 6. 41. 19 221. i3. 27 32. 46. 8 II sig- Gambart , direttore del R. Osservatorio di Marsiglia , ritrovo dal canto suo la stessa cometa il di 28 ottobre , e ce ne diede uotizia con sua lettera del di seguente. Questo valente astronomo e calco- latore ci ha posteriormente comunicate alcune im- portanti riflessioni sui fenomeni da osservarsi nel corso del nuovo astro che ci facciamo soUeciti di render noti ai nostri leggitori. Primieramente sulle osservazioni dei giorni 29 , 3o , 3 1 ottobre cgli ha calcolati gli elementi para- bolici , i quali sono Passaggio pel perielio 1826 novembre 18,7172 tempo medio contato da mezzanotte Distanza perielia 0,0174 Longitudine del perielio 160°. 32'. 43" Longitudine del nodo 237. 17. 5o Inclinazione . . . '. 89. 39. 43 moto diretto. Egli ci annuncio poi , come cosa degna della mag- gior attenzione , che in virtii degli elementi dell' or- bita stabiliti, la cometa il giorno stesso del passaggio pel perielio doveva progettarsi , rispctto a noi , sul disco del sole. C)4 SECONDA COMET;V CCC. Egli caloola chc V cutrata sul' disco dovova aver luoj^o il di i8 a 7*' ^ dcllii maltiua e ruscita a lo ^■■, ]a distanza niinima dci ccntri doveva csscrc di 5'. E scbbene cgli aninietta ({ualche iiicertczza sni duo primi clenient'i ; litiene pero chc il passaggio non possa rivocarsi in dubhio se noa si suppongono sugli dementi cal'^olati, e principahncntc sulla longitudine del nodo, dclle variazioni affatto inverisiniili. E (juesta la prima volta clie siasi potato calcolare prcventivamente il passaggio d' mia cometa sul disco del sole ; c sc il fenomeno ( che non si e potato osscrvare a Rlilano a cagione del cMttivo tem[>o ) e stato vedato a ]\}arsigUa od in altri luoghi che go- dono di clima migliore, ci somministrera dei dati prcziosi sulla natiira della nebulosita delle coaiete , e sulla grandezza del loro nucleo. E noto die an fenomeno analogo a questo ac- cadde nell' apparizioae della bella cometa del 1819 senza che gli osservatori ne fossero prevenuti; e scb- bene il sig. maggior generale Lindencr, il quale da 19 anni era solito di esplorare il disco del sole piii volte al giorno , abbia annunziato che nella mattina stcssa nella quale passo la cometa , non riconobbe iiel sole alcun indizio del corpo opaco e della ne- bulosita che vi dovevano essere interposti , riniane sempre il desiderio di verilicare il fatto ; giacche c ben diverso il grado d'atten?;i<)ae che puo prestarsi air osservazione d' un piccolissimo oggetto allorche si e giii avvcrtiti ch'esso deve trovarsi nel punto pre- ciso a cui si dirige la vista. 95 APPENDICE, PARTE I. SCIENZE, LETTERE ED ARTI STRANIERE. Letter a di J. F. Ch^mpoluon minore al sig. duca dl Blacas d' A alps ecc. sid nuovo sistema gcrogUfico del signori Spohn e Seyffarth (i). Oignor duca. Le ilue opere del sig. SeyfFarth sn le scrit- ture egizie e specialmente i suoi Mudinienta hieroglyphices nnn soao alia cognizion niia pervenute die parecchi niesL dopo la loro pubblicazione. L' attento esame da me fatto sovr' esse mi convinse ben tosto che il sig. SeylFartli, o piuttosto il sig. Spohn, le cui dottrine furono da lui adot- tate, estese e propagate, abbandonandosi ad illusioni die dal solo studio de' monument! originali puo dissiparsi, con- ceputo avea per T interpretazione dei testi egizj un sistema totalmente arbitrario^ sistema die, come quello del Kirdier, non posava sopra alcuna serie di fatti positivi, e non era fondato die sopra asserzioni o modi di vedere tutti e pu- ramente suoi proprj. lo lasciar voleva agli eruditi , die pe' loro gia premessi studj sono i veri giudici in si fatta materia, la cui'a di ponderare il valor reale di qiiesto nuovo metodo, e di decidere se il nuovo sistema prevalga a quello gia da me proposto ^ e quindi mi astenni sinora (i) Questa lettera, che ci fu trasmessa dallo stesso autore, ha la data di Napoli , 7 dello scoreo sectenibre. Essa fu pubhlicata a Fir«nze iiell' oi'iginale fraiicese , coi tipi di Gughelmo Piatti , in 8." Noi abbiaiu creduto bene di trnduria ed inseiirla tiel no- btro giornale , esseiido»i sembrata opportuoissima a dare una sufficiente idea dei due sisieuii , e del valors dell' luio 111 coii- fiouto deir altro. <)6 A.PrF, NDICE dal renilerne pul)])llca T opinion niia. lo sopra tntto spp- rava clie i dolti cil anchc le luoltissinic pcrsone . le ijuali non si occupano chc inciilcnteniente di questo ramo iF ar- cheologia, tosto conosceiebl>cro cio die aspettarsi dovea dal sistema dc' signori Spohn e SeylVarth , col solo udlrc die quest! due eruditi aveano jjuliblicato la lettura e la traduzione d' un nianoscritto egizio del gabinetto di Parigi, e die il testo greco di qucsio medt-simo manoscritto , sco- perto a Londra dal sig. dottore Young , non concordava sovra alcun punto colla versione dei due dotti Alemanni : circostanza , da cui si dimostra evidentemente la falsitii dei principj rondament,-ili del nietodo loro. Ma tal fatto agevole a veriilcarsi, giacche il testo pgir.io ed il testo greco di questi manoscritti furono ugualmente pubblicatl (i), non sembra die punto prodotto abbia totta 1' impressione die pur dovea aspcttarsene. Molte persone , die per al- tro non cbnoscono Ijen a fondo ne il sistema del signor SeyfFarth, ne il niio, ma alle quali non di meno e noto die tutte le iscrizioni billngui, cioe tutte le iscrizioni egi- zie accompagnate dalla loro traduzione greca e riportate d'Egitto negli scorsi quattro ultimi anni, pienamcnte con- fermano il mio sistema fatto pubblico prima del loro sco- primento, e contraddicono apertamente al sistema del signor Seyfl'arth , die non puo loro in veruna parte applicarsi ; molte persone , io dico , afFettano tuttavia di ristarsene in un cosi detto diibbio filosotico fra i due sistemi. Altre per- sone finalmente ( cio die e bensi piii comodo , ma assai piu funesto per la scienza) non dandosi la pena d' esami- nare se la verita non si trovasse per avventura piu dal- r una parte che dalF altra , vagamente affermano die noi nulla ancora sappiamo di positivo intorno al sistema grafico degli Egizj. In tale stato di cose ella , sig. Duca , brama sapere da me quali siano i principali punti su cui il niio sistema difFerisce da quello non ha guari fatto pubVjlico dai si- gnori Spohn e SeylFarth , e vorrebbe quindi conoscere la mia oplnione su questo sisteiiia , e le i*agioni siille quali io la fondo. Desideroso di spargere qualdie luce sovra una discussione archcologica , di cui sa I'E. V. apprezzare tutta (i) Ndla collezione pubblicata a Londra col titolo Hieroglij- yhics ^ tavi)le 3i , 3a , 34. VAKTE STKANIERA.. CJt 1' iniportanza , tliscussionc die sarebbe a tlcsiderarsi pi-ou- tanicntc teraiinata pel solo scopo die la scienza progredir possa, io mi sforzero di ridurla a' suoi veri termini, espo- nendo comparadvamente e con brevita la base dell' un si- sicma e dsll' altro. L' opera da me pubblicata col titolo di Precis du sjstcme hieroglyph ique contiene tutta la mia dottrina intorno al si- stema gralico-egizio. Essa non racchiude , siccome a me sembra, alcima asserzione die dimostrata non sia e rat- fermata colla citazione di un grandissimo nimiero di fatti dedottl dagli originali monunienti , die si possono da chi die sia verificare. Le RudimenXa hieroglyphices del sig. Seyffarth consistono al contrario in trentasette paragrafi contenenti una Jjreve t-nunciazione delle basi fondamentali di quest' altro siste- ma , senza che 1' autore siasi avvisato di agglugnervi le citazioni delle antiche autorita , o dei fatti e monumenti ond'egli dedotti avrebbe i suoi principj. 10 dun'jue ho progredito non dipartendomi dalla dedu- zione de' latti luateriali : 1' erudito alemanno ha formato il sue sistcma a priori, nietodo che da alcnn gcucre di solidi studj non saprebbe aminettersi. Avendo noi nelie ricerdie nostre seguito due si differenti modi d'investiga- zione , e cosa ben naturale die i nostri risultamenti nou abljiauo fra loro quasi nulla di comune. 11 primo frutto delle mie ricerche fu quello di riconoscere nelle iscrizioni gerogliliche ( prendendo come pimto, da cui incamminaraii nelle mie ricerdie, il monumento lillingue di Rosetta ) 1' impiego simultaneo di tre specie di caratteri : ■ 1° i caratteri figuratiii , o rappresentanti le forme dell'og- getto cui essi esprimonoi a.° i caratteri simbolicij 3." i ca- ratteri foiietici , o rappresentanti suoni. Gli antichi autori greci , e massime Clemente Alessan- (irino (i), quegli da cui abbiamo le plii minute clrcostanze sul sistema delle scritture egizie, reahnente c'insegna che la scrittura geroglilica per tre maniere precede va: i.° per mezzo delle lettere , cioe per mezzo delF espressione dc vo- caboli, oix twv irpmTMV CTor^eiMv = e questi sono i carat- teri fonetici del mio sistema =; a." per Vimitazionc stessa dcH'oggetto che vuol esprimersi , kxtx jj.ip.ri'jiv ^^-^ e questi (!) Scromat. lib. V , ^ 4. Bibl. Iial. T. XLIV\ q8 a p p e n 1) I n e sono i caratten fig,urativi del mio sistenia r=:j 3." iropica- nieiite pei* simholi eel cnimini, rpo/Tixas y-ocrk tlvuc, aiytyjiovc, =. e questi sono i caratteri siinholici del mio sistema =, Le mie prime conseguenz.c geiierali , otteiiute col solo esame coniparativo dei monunienti, sono dunque perfcttamente d' accordo con cio chc dalla classica andcliita ci venue su questa materia vmanimemente trasmesso. , II sistema del sig. SeyfFarth al coutrario e su questo punto fondamentale in diretta opposizione sia coi monii- menti , sia cogli autori : i .'' T erudito Alemanno di fatto non ammette caratteri /I^ratui nei testi gerogliflci (i). Ma rigettando egli senza verun motive Tasserzione degli antichi autori a questo proposito, come mai hn potuto non rico- noscere la reale esistenza di questi caratteri ahneno sui mo- numenti die gli fu dato di studiare '( La copia ch' ei posse- deva deir iscrizione geroglifica di Rosetta ( iscrizione sulla cjuale ci assicura d' aver fondato il suo sistema ) era dun- que ben inesatta, poiche egli non vi ha punto riscontrati i ca.v!iU.er\ figurativi : =. frumenio ( lin. 4), teinpio (lin 4, 9 , 1 1 ecc. ) , fanciullo (lin. 5 ) , sacerdote e sacerdotessa (lin. 5, 12, due volte e i3 )» imagine ( lin. 6 ) imagini (lin. 7), statua (lin. 8 due volte) cnpella (lin. 8 tre volte, lin. 0 due volte), aspide (lin. g),Fschen[ (lin. 9 due volte), tetragono (lin. g), filattero (\in. 9 ), uo/no (lin. i3)e5£eZe (lin. 14)^ c.aratteri-imagini clie si presentano nelle parti del testo geroglilico corrispondente a quello del testo greco dove sono precisamente menzionati gli oggetti simili. A questi fatti declsivi aggiungo clie non ci lia un sol manoscritto , ne un sol basso-rilievo egizio fra le migiiaja esistenti in Europa ed altrove , nelle cui leggende geroglifiche non sia facile il riscontrare gran copia di caratteri figurativi. Que- sto genere di caratteri trovasi dunque nella scrittura gero- glifica, sebbene stato non sia da'signori Spohn e SeyfTartli osservato. « a.° Questi Eruditi non riconoscono pure T esistenza dei caratteri siinbolici, eniminatlci o tropici nei testi geroglifici. Confesso clie su questo pujito non ho potuto trattenermi da un altissimo stupore, in veggendo contraddetto in una , manicra formale e senza alcuna specie di prove un fatto (1) Ruduiicnicf huroixlyhircs § 35 e nota 107. PARTE STKVNIERA.. 99 die da tutta la classica autichita vlenfi concovdemente te- stilicato , e che viene ben anche confermato dal piii su- perticiale studio de' monumenti egizj- Diodoro di Sicilia , Plutarco , Clemente d'Alessandria , Eusebio, Porfirio , Jam- blico, Animiano Marcellino ed un gran numero di altri au- tori non solamente parlauo dei caratterl simbolici della scrit- tura egizia , ma ne citano ancora moltissimi , de' quali ci danno la spiegazione, ed i quali da noi pure si riscontrano sui monumenti originali con un valore evidentemente ana- logo. Di pin noi abbiamo nell' opera di Orapolline ben anche la traditzione di un libro scritto da un antico Egizio col- r unico scopo di spiegare una lunghissiraa serie di caratteri siinhollci appartenenti alia scrittura geroglifica. Ora come mai pub un solo istante titubarsi? Dall' una parte gli autori classici ed i monumenti clie affermano e dimostrano I'esi- stenza de' segni simbolici nella scrittitra sacra degli Egizj ; dair altra i signori Spobn e SeyfFarth clie si arrogano di sistematicamente negare V esistenza di quest' ordiiue di ca- ratteri senza produrre il menomo fatto che 1' opinion loro raffermi. Deggio finalmente maravigliarmi die il signor Seyffartli non al^bia punto nell' iscrieione di Rosetta ve- dute le parole del testo greco 010, argtnlo , beni, buono , potenza, nome, Egitto , Panegiria , Dio, vita, iiveiite, giorrw, mese , anno , icrittura , ecc. rese nelle parti co)-rispondenti del testo geroglifico con caratteri isolati e ben evidente- mente simbolici. 3.° Secondo i medesimi eiudlti la scrittura geroglifica si compone unicamente di caratteri-lettere, cloe di segni die presi individualmente rappresentano un suono : ogni gero- glifico e fonetico, giusta 1' avviso de' signori Spohii e Seyf- fartli , giAcche eglino nell' antica scrittura sacra degli Egizj non ravvisano che una scrittura tuua alfabetica. Questa opinione , siccome fu poc' anzi dimostrato , e ad un tempo contraria e ai monumenti e agli antichi autori die si ac- cordano nel distinguere nella scrittura geroglifica egizia tre specie di caratteri , figurativi , simbolici , fonetici. lo oso lusingarmi d' avere pel primo dlmostrato 1' esi- stenza di un certo numero di caratteri fonetici nel sistema geroglifico egizio; ma astenuto mi sono dal rendere troppo generale la mia scoperta : ne ho ristretta 1' applicazione mr limiti die dai monumenti stessi ci vengono tracciati. 11 mio alfabeto , publilicato gia da oltre a quattro anni , ha TOO A 1' P E N D I C E ricevuto cd ogni di riceve iiuove conferme, sia per le iscri- zioni Inlingui die vanuo discoprendosi nclF Egitto, sia per Ic t'elici applicazioni poc' anzi fatte ai grandi monumenti deir Egitto dal sig. H. Salt console geiierale di S. M. bri- taiinica al Cairo, il quale prima di quest'esperienza, che cgli con nobile. schiettezza lia volnto rendere publDlica (i), erasi assolutamente dicliiarato contro del niio sistema. II felicc successo dellc mie ricerche dcbbesi interamente alia legge ch' io mi sono imposto nell'intraprendere studj sparsi di tante illusioni , cioe di non progredire che con fatti ma- tcriali, di fondare sovr' essi i miei convincimenti, e di poscia esporli chiaramente per convincere altrui. Cosi, per esempio , il mio alfabeto e fondato suUa comparazione dei nomi proprj Tolomeo e Cleopatra scritti in geroglifici; nomi proprj che senza dubbio alcnno appartengono a quel due personaggi , siccome gia dimostrato era dai tre testi deir iscrizione di Rosetta , e dall' Iscrizione greca scolpita su la base deir obelisco egizio di Philae. Col mezzo delle lettere gerogliliche, di cui questi due nomi iili davano il >aloro certo , non mi fu diftlcile il ritrovare sui monu- menti i nomi geroglifici di tutti i Re greci e di tutte le greche Regine delF Egitto, siccome ancora le variate leg- gende di quattordici Imperatori romani : ed appiinto merce di questi nomi, die a vicenda si verificano, ho potuto compiere con piena certezza il mio alfiibeto geroglifico. Esso non anno vera che al piu 120 caratteri di forma ve- racemente distinti. L' alfabeto mio in somma posa sovra solida base ; perciocche puo rlgorosamente dimostrarsi ( ed io r ho fatto ) il valore di ciascun elemento ond' e com- posto (a). (1) Essay on D. Youngs and M. ChampoUions phonetic system cf hieroglyphics. Londia, 1826, presso Valpy, iu 8." (2) 11 si^. Seyffai-th volendo iu poche riglie ( pag. 8 , e Nota lo della sua opera ) uiettere iu evldeuza rincertezza, o jiiuttosto il poco fondamento del mio alfabeto geroglifico si contenta, per unica sua dimostiazione , di lar osservare die nel nonie proprio di Cleopatra io do al carattere siuiile ad una foglla o penna il valore £; uientre do, cosi egli dice, a questo medebiuio segno il valore T nel vocabolo Aleksantkos (Alessandro). C16 potrebbe di fatto seuibrar vero stando all' intaglio di queati due nomi ]>roi)rj dato uelia tavolal, u.° 28 del sig. Seyffartli; ma 1' erudito Aleiuanno eredendo di copiare esattaiucnte il nouie geroglifico PARTE STRANIEP.A. 10 1 Sebbene il sig. Seyffarth noii dia laogo nelle scrltture eglzie che a segnl puramente alfabetici, indarno nelle opere di lui cercherebbesi sovra quai dati , six qual fatto dimo- strativo egli ofifra alia nostra credenza ( e T espresslone noil e punto esagerata ) un' immensa tavola contenente Talfabeto d'una nazione, composto, glusta Favviso suo (i), di ben 6000 caratteri ! ! Questo numero cio non ostante sembrera assai i-agionevole , quando considei*ar si voglia che il sig. Spohn ha volnto con una formola algebrica dimostrare la possibillta che la somma delle lettere alfa- betiche egizie , tanto gerogliiiche , quanto geratiche ascenda a 676000 ! ! (2) Per buona fortuna una formola algebrica non ba3ta in cose di buona erudizione a stabi- lire sovra un punto di fatto un' asserzione al buon senso contraria. Ma qui non trattasi che dei 6000. caratteri al- fabetici del sig. Seyffartli. lo ripetero in quest' occasione cio che altrove ho detto: il considerabilissimo numero de' monumenti egizj originali, che da quindici anni mi avvenne di studiare ne' musei o nelle collezioni della Francia e dell' Italia, non mi hanno al piu somministrato che otto a novecento caratteri gero- glifici veramente distinti di forma. Si chiedera dunque, co- me mai accaduto sia che i signori Spohn e Seyffarth , i quali non conoscevano ne le collezioni di Francia , ne quelle d' Italia , e probabilmente ben poche di quelle ancora che trovansi in Germania, abbiano tanto esagerato il numero de' segni della scrittura egizia? Cosa altresi non meno dif- ficile a concepirsi e come mai il sig. Seyffarth possa alia fine della sua opera presentarci una serie si enorme di pretesi caratteri alfabetici egizj. Ma pure non e impossi- bile che si fatta tavola colossale preoccupato non abbia d' Alessnndro come trovasi nella mia Icttera al sigrjor Dacier o ncl mio Precis da systeme hicroglyphique , lia ominesso , per inavvertenza , il segno che figura una mono , il solo carattere , cui io abbia in questo nome proprio attribuito il valore T. L'o- Ijiezione cade tliinque da se sfe?sa: e ee il sig. SeyflFartli avesse volute sernpliceniente ricovrere ai miei alfabeti geroglifici pub- blicati nelle due nientovate opere , si sarebbe cDnvinto clie io nor. ho giammai dato alia foglia il valore di ua T. (i) I\ tut i merit a hieroghjphiccs , pag. 17. (2) Uudiin. hicr, ccc, ]ing. 18, nota 44. r02 APPENDIOE moltc pcrsone a favoro del nnovo slstomn. Confcsso chr ossa c un capo d'opera di pazienza, m,i ccrtamcnte non lo o no d' csattezza no di fedclta. E di fatto noii temo d'afTcnnare : i." die almeno tre quarti dc' scgni incisi e spicgati in qucsta tavola non hanno niai in rcalta sussi- stito sovr' alcun monnmonto cgizio originalc ^ 2." die i monumcnti origiaali offrono inccssantemente un grandis- simo numcio di scgni chc indarno si cerdicrebbero nel- r innncnso alfaheto del signer Scyffarth. Ma tutto ci6 si spiega di leggieri. I due ernditi Alemanni obhero la sfortuna di lavorare nel diciferamcnto di scrit- ture egizie non su tcsti originali iscritti sovra steli, mum- mie, hasso-riliovi , papiri, ecc., ma soltanto su disegni e sopra intagli d' iscrizioni csegulti in Europa da artefici , i quali , per 'la piu parte , non esprimevano cio die real- mente trovavasi sngli ardietipi , di cui trarre volcano copla , ma cio soltanto die gF inesperti loro ocelli crede- vano ravvisarvi. Quindi quel si straordinario numero di pretesi segni geroglifici , die in fine non sono se non er- rori od involontarie crcazioni de' moderni disegnatori ed incisori. Ci ha ancora di ji'iu. 11 sig. ScyfFarth rispettando persino i piii piccioli tratti do' caratteii riprodotti su t^ili incisioni , travide in essi od un nuo\o segno, od una de- cow jiosizionc di segni , o delle indicazioni d' un commuta- mento di valore , che da lui chiamansi linee diacritiche (i), od in fine dei seniplici ornamcnti; giacclie quest' erndito riconosce delle lettere oriuite (a) ben anco nella scrittura deinotica , il numero de' cui segni sale quasi al decuplo col sussidio di si fatte variazioni o distinzioni totalmente imniaginarie. Mi sembra pertanto cosa evidente , signor Duca , die un sistema stabilito sovra basi cosi rovinose non puo con- dnrre che a risultamcnti contrarj al vero, e se non no- cevoli almeno inutili jier la scienza. II fastidioso esperi- mento die venne fatto di questo sistema da' suoi stessi autori sul manoscritto egizio di Parigi , di cui essi igno- ravano sussistere una tiaduzione greca, ci da il giusto A'alore della confidenza, che accordar puossi a tutte le altre traduzioni col medesimo metodo tcntate. (t) lludim. Ider., § 1; . jvic. i". (2) Idcu, j.ag. iti. PAKTE STRA.NIER.V. I03 li sistema de' signori Spolin e SeyfFarth, il quale, come ognuno ha potuto scorgere , e in aperta opposizione col- rautorlta storica, e che e straniero, per cosi dire, a' mo- numenti egizj , poiche sjneghereblje un considerabilissimo numero di segni , che da questi monumenti noia furono giaiiunai presentati , si trova altresi in contraddizione col naturale andamento delle cose in ogni luogo ed in ogni tempo. E di fatto come mai potra credersi che un popolo potuto abbia piegarsi a far uso d'un sistema alfahedco com- posto di 6000 lettere ' Un fanciullo avrebbe dunque do- vuto classiiicare nella sua memoria piii di 200 segni ar- bitrarj , innanzi di poter comodamente rappresentare un solo de' 2 5 suoni, o siano articolazioni della lingua par- lata. E cio possibile ? II sig. SeyfFarth sgra^iatamente spigne 1' improbabilita ancor pin oltre ; poiche non pago delP enorme alfabeto di 6000 caratteri, trovasi costretto, onde mettere un tal quale accordo in quelle ch' egli chlama sue trascrizioni de testi egizj, a supporre ancora che nessun segno tra le migliaja di caratteri avesse un determinato valore, ma che ciascuno fosse atto ad esprimere due , quattro e sino a sei lettere different! (i). Qual labirinto inestricabile e senza fine!... La lettura di un testo scritto secondo questo metodo non sarebbe stata che un continuo indovinare. Un sistema ba- sato sovra si fatte supposizioni viene ben tosto proscritto dalla stessa ed assoluta impossibilita della sua esistenza. Non di meno suppongasi possibile cio che non lo e punto : amraettansi coU'autore i principj fondamentali del suo si- stema; e si vegga cio che nascera dall' applicazione di esso ai testi egizj. Se il sistema del sig. SeyfFarth e ragionevolmente fon- dato, la trascrizione di un testo geroglilico col mezzo del nuovo alfabeto dee di necessita produrre ( poiche tutto e alfabetico , giusta V opinione di quest' erudito ) vocal^oli , frasi e period! proprj della lingua egizia , e disposti se- condo le regole grammatical! di essa. Ora e cosa giii di- mostrata essersi la piu gran parte de' vocabol! dell'an- tico idioma e^izio conservata nella lingua nomata copta, la quale non e che T antico idioma egizio scritto con let- tere greche e franauescolato di un certo numero di vocabol! (l) liudim. /lierofl. , g iS, nag. 2.^ e ;:4. X04 APPENDICE crrcci , inirodottl clal viceiitlevole frcqnontarsl ilcUc due na7.'ionJ , niri d'archeologia siffatta che nnova luce ne ridondi non a qualche bazzecola o ad inconcludenti quistioni , ma alia storia, alle arti, clie in somnia tutta la repuljljlica letteraria ne possa prendere interesse, e digli ancora che r archeologia stessa piii grave e piu peregrina suol essere cosa nojosissima , quando sparsa non venga di queiramenita, di cui soleva si ben condirla 1' im- mortale Visconti .... Tanto ella m' imponeva. Che pero , Biagiuccio mio , se il fardello che teco porti e della medesima farina, vanne con esso lui in pace. B. Pol , me miserum ! Cosl ella accoglie le done fatiche ( che col nonie di dotte fatiche chiamarsi debbono seinpre le dissertazioni sulle lapidi)^ cosi le lucubra- zloni erudidssime di chiarissimi , dottissimi , solennissimi archcolitologi ? Ed ella non erubescic di porre in un fa- scio que' chiarissimi, eruditissimi, dottissimi Varoni? C, 111 , ih , con queste sbracate lodi faresti ridere anco i topolini che gavazzano nella tna archeoloteca. B. Taci la , bocca da forno. E qual titolo ineglio conviensi di dotte fatiche alle veglie , alle indagini , ai sudori di que' benemeriti che e la pupilla e il cervello si stemperano sulle corrose , preziosissime , vetuste la- pidi, e nell'illustrarle pongono se medesimi al rischio d' intisichire nanzi tempo per la tanta polvere cui annasano in maiieggiando tanti e cotanto grossi volumi? C. E qui appunto io ti voleva. Sappi dunque clie Madonna mia mi va solFiando all' orecchio , che vale poco piu di un fico quella erudizione , il cui acquisto cosca poca fatica di mente, ma di ichicna moltissima. e soggiugne n6 Ari'ENDlCE che cosl clicca iiii da' suoi tempi il Gambn dl legno : pcrciocchc con V ajuto di molti Ubri e ■i\^'Mlti indici di Itbri e facile T ammucchiare una fa> "■ e di cose che faccia strabillaie i gufi e gli allo^ :ni, e sbadigliar i saplenti. Ella dato m' avea 1' incari,*> di contar quelle tante citazioni e greche e latine e Ataliane , che sono ill queste archeolitologic , ma dopo d' av«Jrne numerate un centinajo , m' accorsi ch' era peggio che uccellare a'grilli^e che nieglio avrei fatto d' attendere a granchi die sono alnien buoni a mangiare. B. Dunque la sapientissima , ma scfiizzinosa domina tua da il bando a tutte le dotte futiche degli archeologi ' Dunque C. Domine no. T' inganncrcsti di grosso coll' iinmaginarti ch' ella nemica fosse d' ogui studio di antiche cose. Fatti a scorrere sugli articoli da lei publ>licati , e se non hai le traveggole , vedrai ch" ella tieiisi carissimi , e tu diresti in deliciis, que' dotti che indagando anticJd monumenti , sanno ricavar notizie non meno pelleqrine che gvovevoli alia Ictteraria repubblica e cosi pur pen- sava (mi va ella diccndo) il Gamba di legno; ma ella. , al pari del Gamba di legjio , si protesta bensi avversa a coloro che buttano- e il tempo e il cervello e 1' in- chiostro dietro V illnstrazione , come dicon egsi, d'una lettera, di una mucilata cifera , di un avanzo di vec- chia lapida ^ d' una pignatta , o d' altre si fatte bazze- colc , che al piu destar possono la curiosita d' un municipio, ma fredde, vane, o per lo meno indilfe- renti riescono alia pluralita dei dotti , non ispingend' elleno ne nieuo un passo piii in la la vera dottrina. Cotestoro sono somiglianti a quegli scolareui, che invece di stare attend cdle lezioui del pedante, vanno acchiap- panda le rnosche intorno e le ripongono con puerile di- iigenza in una gubbia di carta. E cosi, mi va ella ripetendo, pensava a' suoi di il Gamba di legno. B. Un demone porti e te e il tuo Gamba di legno. Non sa ella, la tua dottissima sibilla, che quel Gamba di legno con que' suoi strambi giudizj si era attlrata la maledizione dei dotti sino da' tempi suoi , e che era . . . C. Lo sa benissimo, ed ella me lo va rammentando, ma dice ancora , che non di meno i giudizj di qucirAristarco non del>bono disprezzarsi allorclic quadraiio c al luogo r-ARTF IT.\tI\NA. 11'^ e al tempo. Sajipi ciuiKjiie, Biagincrio caro, ch'ella c si aliena dal mettere tntt' in im fascio i lapidarj, chc anzi a te inviandonii , va , mi dicea , dal bnon Biagio , e digli die di questi qnattro illustratori mi garba il Panoflia in quel Inogo della sua lettera , ove col sus- sidio deir epigrafia e con argomenti non congettm-ali , ma di fatto ci chiarisce dell'iiso die gli anticlii face- vano di quel largo ripiano, detto dai maestri dell" arte precinzioiie, dai Greci otx^ui/jiaTX (e vedi die andi'io so di greco ) ond' era diviso T emiciclo de' lore teatri , e die tnttavia si scorge nel teatro di Siracusa , detto da Cicerone maximum, e so anclie di latino. EoU dunque illustrando le antiche epigraii greche die a grandi iettere , henche dal tempo malconce , tnttavia vi si leggono 3ietro a quel ripiano per lo spazio di dieci scranni o posti di spettatori , ci fa sapere cio die prima non ben sapevamo , e cio die Vitruvio stessoo non vide o non ben conolibe , ci fa dunque sapere die quel ripiano teneva Inogo del palco regio de' teatri nostri, cli' ivi seder solea la reale faniiglia coHa sua corte, die ivi appunto s' assise gia Filistlde, nioglie di Jerone secondo, ligliuola di Lettine, e vi scdeva al fianco di Ncreide , figliuola del re Pirro e inoglie di Gelone , primogenito dello stesso Jerone , ambedue sacerdotesse, quelia di Venere , questa di Minerva, facendoci cosi conoscere chi fosse quelia re- gina FiUstide suUa quale molto si era disputato dagli eruditi, ed a questo proposito non poche medaglic illustrando; e linalmente ci fa altresi sapere die dagli antichi davasi 1' attribute di ^xaiXitc, e di ^aciXtCGu;, a quelle medesime persone, che a' di nostri hanno il titolo di principi o principesse reali. E cio egli fa- cendo non teinette di opporsi , ma colia debita rive- renza, al grande Visconti, il quale avea opinato die r epigrafe di FiUstide appartenesse alia statua di un' al- tra FiUstide, figliuola di Gelone primo, da cui discen- deva il secondo Gerone. L' opuscolo del Panofka ci fa dono ancora di erudite notizie intorno all' attribute di marine o protettrici della iiavigazione dato da Sirncu- sani a Venere ed a Minerv^a, ed a varie costumanze degli anticlii; e comeche lavoro di un bcrlinese, e sci'itto con uno stile facile e non iiicles;antc. Tanto I l8 A P P E M n I C E m' impose (11 comnnicarti la dominia niin. E poichc a1>liinm parlato ili na })erlincsc , sappi, Biaginccio , cli' ella mi disse non cssere jioclii p;U AlcMiianni , clie alia nostra classica terra recansi ogni anno a stiuUare il belle antico, ed a perfezionarsi nel nostro idioma cni essi gludicano sovra ogni altro bellissimo; e qui s' intevtengono non ronzando di frasca in frasca come certe faifalle della Senna e del Tamlgi, ma studiando nel mnsci e nelle bililioteche. E mi ricorda di due altri , che vldi in un col Panofka nel gabinetto di Madonna , al pari di lui gentili di maniere , e nelle lettere nostre colli non nieno. Seppi da loro clie nella Germania sta iniprimendosi un Parnaso italiano con note di commentatori alemanni. B. Afle , die ne Hal delta una di buone ! Questa volta hai hicubrato al par di un Cicerone. Rla via dimmi ora quid sentiat la signora Biblioteca di quest' altro libro sul Sarcofago antico dissotterrato in Piacenza? C. Stanne clieto, Blagiuccio mio; non me lo chiedere ; che ti verra 11 moscherino al naso. B. Dimmelo in tua malora. C. Ebbene cosi vuol ? Chi e causa del suo ma- lanno pianga se stesso. lo dunque teneva in mano il libro , ed ella scorrendolo comincio a sofTermarsi qui alia pag. 4 a queste parole : Ordinari od accidentali naturali fcnomeni incessantcmente rialzando ed avval- lando il gloho per t cquilihro cni si tende anche dai sclidi , sejipclliscono sotLo correnti terrose coi naturali prodotti gli artificiali , quasi fossero fossili anche questi come qiielli. Che armonia di stile e questa ( cosi ella dicea ) che guazzabuglio d' idee ? e perche 1' autore non passa subito alia spiegazione delF epigrafe? — E quhidi continuava, ma borbottando sempre (pag. 5). Intento ( 11 conte Calciati piacentino ) su gli uhinii giorni di marzo di procurarsi nel suo domestico giardino ( glardino domestico!) vn pozzo non so se di acqua viva o di scolo d altr acque. Bellissinia ! perche non chledero al sig. Conte di quale natura fosse quelF ac- qua ' . . . Questo e un monumenlo ( pag. 7 ) come dicesi leitcrato , per V iscrizione che vi e scolpita ; Vedi , pe- regrina notizia ! ed evvi scolpita ncll'atto istcsso di sua rnstruzione , cnni v da siipi>f)rsi , nulla astandovi in PABTT^ ITM.IANA. I IQ contrario di positivo. Notizie ancor piu peregrine ! . . . ■ Pacr. 8 e seg. Qui si va lucubrando snlla foi-mola in fronte pedes etc. e sovr'altre si fatte cose lapidarie, note anche ai lippi. Andiamo innanzi ... In fine ( dopo ch' ebbe scorso quasi tutto il libro strignendosi nelle spalle , e sfogandosi spesso con aspirazioni ) tntto quest' impastojaniento di lapidaria erudizione tende a provare che in quell' avello fu gia seppellita LucUia liberta di Lucio , prima denominata Tiche , e clie poi le ossa della signora Tiche furono costrette di dar luogo a quelle di uno ben non si saprebbe qual si- gnore , ma al certo un guerriero , probabilmente cro- ciato o gerosolimitano. Ma e non si poteva dimostrare tutto cio in poche pagine senza rifriggere le troppo rancide dottrine ? E clie cosa avrai tu appreso dopo lingua e divenuta il'mezzo generale di comunicazione. Nella lettura e nello studio di questo picciol libro ogni giovine apprendera le buone creanze assai piii di qnello che possa fare leggendo e studiando i Tre Galatei, non e molto tempo stampati in Milano. Gi ha assai vuoto in alcuno , assai umore in alcun altro di essi. Ma dobbiam dire pur anco, che il picciol libro francese di che parliamo , non do- veasi pi'esentare agl' Italiani qual e nel suo originale ; ma dovea essere in alcune parti soppresso , in alcune altre rettilicato , sicche , toltene le inutili erudizioni francesi , e le leggierezze ed esagerazioni parigine , apparisse con si- cura fortuna agl' Italiani, ne corresse pericolo, giudicato dal suo rovescio , d' essere nial accolto. II che volentieri qui diciamo , non tanto per far sentire il bisogno che qualcuno di buon giudizio prenda questo piccol libro per le mani , e lo adatti convenientemente al bisogno della nostra nazione , quanto e molto piu per avvertire coloro , che con troppa facilita si prestano a darci tradotti libri fo- restieri , a considerar prima in ogni parte de' medesimi tntto cio die o d' inutile, o d'inapplicabile per qualunque modo possa in essi trovarsi , e molto piu d'inconvenienle , consultando e rispettando il gusto, i costumi, le opinioni nazionali nostre in tutto cio che non e vero progresso de' lumi , o sussidio alia virtii. Clie la religione del tra- durre sta tutta neU'utiiita della cosa ti-adoitaf, e a questa utilita possono eccellentemente conferire le diligenze ac- cennate. Un libro degno d' esser tradotto anche come sta ere- diamo uoi essere quello die aljbiauio annunciato per terzo. I a8 A 1' I' E N D I C E il Mnnualc dellc g;mani madii. Noi non aliblamo nulla da metteigli a confronto se all' imj)ortnnz,a delf argonicnto vo- gUani cercare unita Tainpiczza dolla trattaziouc , e la facil maniera con cui 1" autore ue ha renduta grata la lettura. Noi disputiam vanamente suUa lingua ; noi deliriamo sul romanticismo ; noi perdiaino ingegno e tempo sugli arci- gogoli e sui frantumi grcci e latini , e sopra cent' altrc inutilita ; e qiianti sono i pochi die si appUchino a scri- vere utilmente ! e quanto qucsti ancora poco apprczzati ! Utilissiino al certo, e giustamente gradito sara questo li- bro a tutte le giovani spose , se iia che loro venga pro- posto , perciocche esso e diretto tutto ai loro veri van- taggi. Tratta i.° dei diversi modi di conservare la loro salute e bellezza, e si danno loro 1 piii ittili e sicuri suggerimenti d' ogni maniera. Si dirigono a." nello stato di gravidanza con tutti gli avvertimenti e consigli che possono occorrere. In tutta la sua estensione 3.° si tratta di quanto appartiene al parto e al puerperio , e al go- verno del neonato. 4." Si ragiona di quanto concerne 1' al- lattamento della prole; 5." dello slattaraento , di tutti gli accidenti a cui puo essere soggetto il fanciullo nella den- tizione , ogni cautela e cura proponendosi ; e della cou- dotta che coi fanciuUi deve tenersi rispetto ai loro prinii jmpeti morali. 6.° Partendo dair epoca della seconda deii- tizione tutto si abbraccia cio che riguarda la direzioue ne-j cessaria da tenersi col fanciullo fino alia sua pubertal e si) termina spiegando le malattie diverse , a cui i fanciulU, sono esposti, e i modi facili di utilmente soccorrerli. Le.. quali cose presto accennate , la sola lettura del libro di- mostra in tutta la loro gravita , pel felice svolgimento che in ogni rispetto da ad esse T autore, che alia sa- pienza fisiologica e medica unisce una profonda cogni- zione delle iimane passioni, e delF inlluenza ch' esse hanno suUa salute tanto delle madri, quanto de'liglii e tutto dice con somma chiarezza , e con brevita insieme , la- sciando, dopo clie si e lotto, desiderio di ieggerlo nuova- mente. Noi che non apprczziaiuo la letteratura se non in cio che e vttilc , raccomandiamo questo libro ■-, uc chi va a complimentare una giovine sposa sulle sue nozze potra farle piii bel presente che d" esso , quando uom capace lo abbia tradotto : giacclic ne assai coniuni possono es^er.^ PARTE ITALIANA. 129 tra iioi le copie ia francese, ne tutte le nostre giovaai spose sono aliituate a leggere ia quella lingua. Or iJieatre aiidiam conuiieudaado quest' aureo libro , ci giugae gi-atissima appunto la notiz.ia , die esso gia sta im- primendosi nell' idioma nosti-o co' tipi di Vinceiizo Ferrario. Temistocle, tragedia. — 3Iilano , 1826, col tipi di Giovanni Pirotta. II coiite Cesare di Castelbarco dedico a' suoi figli- qttesta tragedia , ch' ei disse voltata dal francese all' italiano. Noi non conosciamo V originale , ue sappiam dire quaato sia fedele la traduzioue , ma tutto 1' andamento dell' azione e il parlare di quegli eroi ne par si francese da non restarcl alcun dubbio , se veramente da qnella lingua ne provenga. il Temistocle. L' argomeuto e uobilissinio , e degno che un tal padre lo niettesse sotto gli occhi a' figUuoli , per- che scorrendo su per li tempi troppo e difficile rinve./ire nn soggetto che valga 1' esempio di questo Temistocle , il quale ne voile vendetta dell' ingratissima patria , e per essa consenti a parere sconoscente ad vtn ottimo re , finclie quella generosa sua morte lo assolvette da ogni rimpro- vero. Questa dignita dell' illustre tema ha forse sedotto il nobile tradnttore , che seguendo il suo cuore non osservo come r autore francese fosse romanzesco , e quasi strava- gante nell' ordire la sua tela , e come accumulasse avveni- menti e personaggi per ottenere quello che chiamano un grande effetlo. Un iiglio di Serse , cui Temistocle fece perdere i figli, un figliuolo di Milziade, il giusto Aristide, e tali altri famosi sono^messi sulla scena , e T autore cre- dette certamente d' abbifgliarne con questi gran nomi , e d' innalzarsi al sublime insieme con loro. Di che ne sem- bra clie forte ei s'abbla ingannato, perche vcdendo il suo sforzo nel provvedersi di stranieri ajuti noi dilHdiamo di quell' ingegno, che non seppe conoscere quanto fosse dan- noso spezzare a quel modo 1' interesse , e non s' accorse cli' era delitto adombrare con miseri ornamenti la splen- dida semplicita di quella niorte , che resto la piii Ijella della Grecia anche quando Epaminonda morendo sul campo della vittoria porto con se la fortuna di Tebe. II tradutlore adopro versi facili e schietti , ae questa e poca lode in tanto pessinia corruzione d' ogni poesia, Nelle Bibl. ItciL T. XLIV. 9 l3o APPENniOE altrc tragedio , cK ei proniette donarc a" suoi figli , noi spcriamo die vorra alquanto rialzare il suo verso, ne piu nella scclta del suo originale si lascera vincere alia sola bel- lezza deir argomeuto. lutanto ne pare dovuta massima lode ad un uomo , che non crede nuocere coi buoni studj alia j^loria degli avi , e consolaiido le noje signorili col canto dellc muse educa i suoi figli agli esempi dell* antica virtii. Bihliotcca portatile italiana , latina e francese , in formato di 3a, al prezzo di ital. lir. i. So al vo- lume. Finora vohvni 80. — Milano , 18^1-1826, per Nicolo Bettoni , ed ora per Aiitotdo Fontana. Delle opere latin« e franoesi stainpate in queeia Biblio~ tecci noi non faremo parola , si perche sono pochiesiine , e si ancora jierche a quell*» due classi straniere potra in i^enerale appiicarsi quel che direnio dell' italiana. II dise- gno di una Biblioteca o raccolta di buone opere non era nuovo ne in Italia , ne in Milano quando il Bettoni usci tuori col suo manifesto. Un qualche colore di novita voile egli dare alia Fua impresa , abbracciando in essa anche la latina e la francese letteratura; ma questa novita, non potendo punto ne poco inlluire sulla bonta delle singole classi, non poteva meritare ne lotle al tipografo ne favore alia sua Bihliotcca, se la scelta e la distribuzione fossero riuscite cattive : V aver comprese quelle straniere lettera- ture non sarebbe stato che meritarsi un vituperio mag- giore. Miglior consiglio , al parer nostro , sarcblje stato quello di viucere le altre consimili imprese , recando in (juesta Biblioteca (juelf ordine che jfiancava a tutte le pre- cedenti , e die poteva desumersi o dall' eta in cui vissero gli autori o dalla qualitii delle inaterie , o da altri principj secondo che piii fosse piaciuto. Ma perche vediamo che fra tanti editori di biblioteche e raccolte nessuno ha pensato ad un tale procedimento', siamo costretti di credere, avere r esperienza insegnato ai tipografi che il pubblico si stanca delle lunghe associazioni se la varieta delle opere non soc- corre alia noja : e i tipograjG non debbono essi unifor- marsi al gusto del pubblico, quando stanipano unicamente per lui ? L' ordine che non fu seguito nclF ideare e nel pubblicare qucsLci Biblioteca nou inanco per altro nella sua intrinseca, PARTE ITALIANA. r3l se cosi possiam dire, esecuzlonei ed ora e age vole a chic- chessia'il trovarlo nei niolti volumi clie gia ne soiio pub- blicail : e iioi uel renderne coato, seguirenio appuiito q,uella divisione che plu ci par naturale. Gli editor! , se non pren- diamo errore, hanao divisa la letteratnra in versi e prosa; poi daU'un canipo e dall' aluo haniio scelte le opere , per cosi dir cardinali , e pubblicaronle per iiitiere ^ fpiiiidi an- darono spigolando per tatte *le altre )>arti , e da cpiaati ebber faiua di poeti o di prosatori elessero con severe giudizio le piii celebrate produzioni. Fra i poeti ci die- dero qiiindi intiera la Divina Gommcdia , intiero il Gaii- zonier del Petrarca , la Gei-nsalemme del Tasso , il Fu- rioso deir Ariosto , la Secchia rapita del Tassoni e tutte le tragedie dell'Alfieri e tutti i dramini del Metastasio. Poscia dai lirici antichi e moderni elessero i piu pregiati componini«nti versando principalmente in coloro che o fu- rono capi di scuola o levaronsi in maggior grido ■•, per esempio il Ghiabrera, il Delia Gasa, il Filicaja, il Mazza e il IVLanzoni. Nessuno vorra per certo affermare che queste scelte siano sempre corrispondenti a quella promessa del Bettoni , di dare il- fiore della nostra letteratnra ; ma poi- che tutto o quasi tutto il pnbblicato finora e buono e degno di esser proposto all' imitazione dei giovani , per- che vorremo noi farci^ gravi a cosi Innga fatica per vox qual • che componimento.sfuggito alia meuioria di chi vi attese' Ne vogliamo noi dire che manchi a questa Bililioteca il Ganzoniere del Parini , perch^ senza dubbio si fe riservato un posto a questo celebre autore, di cui in tutt'altro luogo fuorche in Milano potrebbe un editore dimenticarsi. D'al- ira parte la perdita di poche belle produzioni e senza dubbio ricompensata dal piacere di erudirsi!, se non altro all' ingrosso , in quanto avvi di meglio nella nostra lette- ratura senza incontrare ne la noja ne il pericolo di tanti componimenti che uial rispondoiip al nome dei loro ce- lebri autori. Le cose del Gerretti, del Minzoni , del Fan- toni , del Gliiabrera , del Filicaja , del Guidi ecc, che si tro- vano in questa Biblioteca sono tutte per certo assai belle. Forse da questi autori poteva raccogliersi qnalche altra j'osa, raa perche non penseremo piuttosto alle molte spine alle quali ci hanno sottratti i raccoglitori ? Gosi pariuiente noa vuolsi gia dii-e che nel volnaietto dcgli epigranuni scelti si trovino veramente tutti i buoni epigrammi italiani. 1 Sa A r P E N D I C E ma chi per un qnalclic lielP epigrainina dimcntlcato con- dannasse tutto il volume si provi a leggere i cinquanta autoii dai cjuali si e fatta la srelta, e poi ci dic# se la perdita e veramente si grave. Nella prosa le opere principali dovevano naturalmente eleggersi dalla scliiora degli storici e dei politici : ma gli editori furono distolti, crediamo, da quelle della prima classe per non nuoccre alia Biblioteca storicn. Noi per altro non vorremmo plgliarci Tincarico di giustificarli in questa pai'te, percho ci pare che la Biblioteca portatile noti adempira mai le promesse del manifesto se non comprendera in se medesinia anche gli storici principali di cui va ricca la nostra letteratura. La storia del Botta {La guerra dell' iiule- pervlenza ecc. ) e T unica di questo genere che si ritrovi nejla raccolta di cui parliamo , e ci piace considerarla come r addentellato a cui vorra col tempo innestarsi il rininnente di questa scelta. Dei politici poi, due buoni au- tori ci hanno dnti , il Machiavelli ( Discorsi sulla prima Dcca ) , e il Paruta ( Discorsi. politici ) che fu coetaneo del Machiavelli , e non molto minore di lui. Se altri di questo genere ne verranno , crediamo che troveran buona ac- cogllenza in tutta V Italia , ma anche soli gia bastano a sostenere la nostra gloria. II Cesarotti ( Saggio sulla filo- sofia delle lingite ) , il Napione ( Pregi della lingua italiana ), il Colombo ( Lezioni sutle doti ecc. ) , qjtre ad alcuni com- ponimenti minori del Verri , del Castiglione , del Machia- velli e del Bartoli intorno alia nostra lingua, sonodiretti, se non erriamo , a soccorrere il giudizio dei giovani nelle quistioni grammaticali e filologiche agitate con tanto furore al di nostri. Forse si e qui allargata la mano un po' piu del bisogno, ma poiche le cose son tutte buone , sla pace agli editori se han tratto prolitto di questa specie di furor Ict- terato. Delle Lettere e delle Novelle scelte non si contente- ranno per avventura coloro che pienamente conoscono la rlcchozza in cui siamo di questi due generi : e quanto alle lettere ci uniamo volentieri anche noi a cliiunque ne vorra muover querela ; ma quanto alle novelle non sappiamo ne se fosse agevole 1' aumentarle gran fatto senza nuocere al buon costume , ne se questa mancanza porti alcun no- ciunento all' intenzione di questa impresa. Piuttosto diremo che i quattro voluini delle prose scelte 'son pochi se a quesjti non debbono succederne alcuui altri perche anche 1>AUTE ITALIANA. 1 33 i men lettcratl sanno citare una dozzina cU bclUssime prose che non si trovano in questi voluml. Una Biblioteca destinata a racchiudere il fiore di tutti gF Italian! scrittori doveva necessariamente aver d' uopo di una storia di questa letteratura , e tanto piu n'' era il Jjisogno , quanto minore fu i' ordine introdotto nella rac- colta. Quindi la storia del Tiraboschi (della quale il Fon- tana ha gia pitbblicati tre tomi ) ei-a un liljro , quasi diremtno , essenziale a questa Biblioteca , e poiche nou crediamo che siasi mai stampata quell' opera in cosi co- moda mole e per si tenue prezzo , speriamo di vederla piu diffusa e piii studiata da tutti i giovani che vogliono dedicarsi con vero profitto alle nostre lettere. Queste cose dovevamo dire intorno ad un' impresa che reputianio assai utile ai buoui studj , e che si accosta oramai al suo fine, al quale non dubitiamo che 1' attuale editore sapra con- durla supplendo a quei voti che siani venuti notando. Bieve relazione della repubblica de Cadmiti. Qhiri' bizzo di Agnolo Piccione , illustrato da Agnolino sao figliuolo. — Venezia , 1826, dnlla tipografid Alvisopoli. Assai trasparente e il velo sotto cui si nasconde I'autore di questo liljretto , ma se egli ha voluto celare il chiaro suo nome , noi rispetteremo il segreto : che troppa ne pare la scortesia di coloro i quali sforzano a mostrarsi un uomo , che modesto o prudente volea quasi dietro la ta- vola ascoltare lo schietto giudizio del popolo. Questa scrit- tura non passa le sessanta pagine , e va tutta nel descri- vere i costumi de' lettcrati , che si vollero dire Cadmiti. L' autore narra 1' origine di questo nome , e noi confessia- mo , che s' ei taceva non i' avremmo indovinata : cosi ne parea piu naturale , che i letterati fossero a questo mode chiamati o perche Gadmo trovo la scrittura, o perche anch' essi rompono con disperate battaglie la loro fratel- lanza d' ingcgno. Agnolo Piccione appello ghiribizzo la sua relazione , e veramente si vede ch' egli scelse quella ma- niera , che gl' Inglesi e i Tedeschi chianiano umoristica : noi peri) crediamo che la natura lo a])bia destlnato a studj piu severi, c mcntrc dobbiamo lodarc la purlta dello stile e il facile niovimcnto dell* orazionc - sentiam pure I 34 A 1' V E N n I fl K die r argomento volcva essere trattato ila more plu alle- gro, e inente piu osscrvatrice ed acuta. Divei-sa tempra han gr ingegni dogli nomiiii , nc forse a Johnson sai'eblie rUiscito un capltolo alia foggia di Sterne. II (juadro scelto dair autore era assai vasto e oflfriva campo a ccrtl hel contrast! di luce e d' ombra , die sarian forte piaciuti : invece di contentarsi a pochi tratti generali ei poteva pre- sentarci con piu calore di tinte la veritii, die tiitti i buoni ricercano, poteva con alciine botte risolute far giusto giudizio delle antiche e nuove nializie. Senza odio e senza nialignita erano da toccarsi alcuiii particolari , die aspettano da gran tempo fra noi semplici e sincere parole : perclie dopo il Menchenio la ciarlataneria letteraria ha fatti grandi passi, ha seoperti nuovi artifizj , ed b piu vile, piu perico- losa die mai. A noi basterebbe T animo di luettere il dito in questa piaga, ma troppo sentiamo die non ci basta I'ingegno a mostrarne tiitta la sozzura, meno ancora a sa- narla. Piaccia a Dio die alcnn intellctto potente adcmpia il difetto deir autore di questo libretto, ed il nostro, e con voce libera e secura soddisfaccia a questo bisogno d' Italia! Libri piibbllcad in Italia fitori del regno Lombardo- V cue to, Spiegazione e difesa del Dccrcto del Concillo di Trento sulla Volgata. Dissertazione del prete Giuseppe B RUN ATI , prof, di critica e di esegesi biblica c di lingua ebrea nel Seminaiio di Brescia. — Torino , 1826, dalla Stamperia Rcale , di pag. 7^2 in 8.° Non sono nuovi gli argonienti , ne nuovo e il tenor della difesa con die fu compilata la presente dissertazione : ma si pu6 molto coniniendare la diligenza e lo studio dell' au- tore in raccogliere la materia al suo proposito opportuna. Sembra pero die le lunglie e letterali citazioni de' varj scrittori biblici, a cui 1" autore si appella , e talvolta le Innghe nomenclature di cssi , non vadano senza taccia di affettazione , e dieno di troppo ingombro ad un piccolo scritto , qnal si e una dissertazione ; molto piu quando non una lunga scric di poriodi , ma un compendioso estratto PARTE 1TALIA.NA. 1 35 hast.Tva a convalidare la propx-ia seiiteiiza. Inoltve cssendosi l' autore proposto di tessere la storia dell' origine e dellc vicende delta Volgata, poteva distintamente acceanare i due lavori di San Girolamo : i ." di correggere 1' antica Itala non nei soli salmi , come parla la dissertazione , ma nel corpo inteio del vecchio Testamento, sugli esemplari greci ; •2." di intraprenderne una nuova versione del teste orlgi- iiale ebreo, siccome avverte il prof. De-Rossi, cui meri- tamente 1' autore tiene in altissimo pregio. E quanto ai salmi , giacche si fa un cenno del particolare salterio della Vaticana , che e pur quello della cliiesa di San Marco in Venezia, ragion voleva che si parlasse eziandio del partico- lare salterio della chiesa milanese, il quale non risponde nc alia volgata , ne all' antica Itala , ma b particolar versione che piu da vicino s' accosta alia Romana. E sembraci , a dir vero, troppo ardita la nota dell' autore a pag. i6, dove afFerma che i manoscritti del Bibliotecario Branca lasciati pel restante deir opera : De latirue editionis aucto- ritate : soru) affatto imperfect i , ne atd a veder mai la luce. II cliiarissimo dot?. Mussi nel suo Jefte vol. a ci avvisa che molti confronti di testi orlginali coUa Volgata trovo preparati nei manoscritti del Branca •, e si lusingava di poter con essi ridurre a giusta mole uu secondo tomo , gia in parte stampato : ma la morte , fra questa aspetta - zione , troppo immaturamcnte ce lo rapi. Per ultimo , avendo noi , nella dedica della Dissertazione a Monsignor Nava Vescovo di Brescia , letto che T autore aveva ingentilita ulqtiaiuo di maniere la dissertazione sua , stavamo a buona speranza di rinvenire in essa ben altre forme che quelle di uno stile svenevole e cattedi?atico. Ma quelle gentili maniere forse iiidarno si van sospirando: se mai non giacessero riposte per avventura nelle seguenti frasi , che ci venne fatto di assaporare : = il qual nomc di edizione , sia detto per episodin, significa lo stesso cho liljro messo in luce = Voi udiste il Dccreto e a me gode lo spiegarlo e il difenderlo a voi = Lasciata in- sensiiiArimente V Itala = La chiesa d' Oriente ne va per la maggior parte gia luttuosamente peregrinando dalla verita o dair uuione = Ci bnsti I' udire il sommo Nestore della srieiizn biblica, il prof. De-Rossi. = Luaie e siepe della Santa Scrittura =: Cui ini cesso dal riferire = Decreto datoci dal santo Concilio ed cciirnrniro di Trcnto ecc. 1 36 A p r E N n I c K Vcrsl drl Contc Giorgio Gnllcsio cavaliere dl giiisti-^ zia ecc. , pnhblicad da Nicolo Palmciini — Pisa, 1824, pirsso Nicrolo Capnrro , coi caraticri dl Didot. Coloro clie vogUono sempre eleganza, e non si accorgono «li confonderc tioppo spesso T eleganza colla ricprcatezza, non Icggano quest! versi , i quali nascendo tutti dal cuore , anzi quasi sgorgandono , non tollerarono seaipi'e la lima. A noi niedesimi dispiacquero qua e I:i ccrte negligenze di stile e di versi che scemano la bellezza dove il concetto ne sarelibe assai ricco. Ma questa e poesia, quasi diremmo, di socicta ; e vuol essere tutta natnralezza come il discor- rere famigliare. Di tutto questo , cioe del bene e del male die abbiam detto o puo dirsi dei versi del sigaor Conte Gallesio, sara testimonio ed esempio il seguente Scherzo che s' intitola il mazzetto restituito. L'Autore. Qiuindo tti mi desu il fiore, Jo ti diedi in cambio il core : Or facciam I' opposto ,« o Dori , Col tuo core e co' niiei fiori. La Dainigella. Ne per giglio ne per rosa , Ne per tutto V Elicona , Ai Pocti il cor si dona Da clii place amare in prosa. L' Aittore. Son gli Amori in bocca ai Vati Pill gcntili e delicati ; Ma non v e piit bella cosa Che I amare in verso e in prosa. Nodzie sopra la storia dei principi di Savoja date dalV avvocato Lid^ Crtbrario ad iiso clelle sciiole del Regno di Sardegiia — Torino, 1826, per Al- liaiia e Para via, in 8.°, di pag. laS. Non puo oggimai piii porsi in dubbio die il gusto per gli studj della storia divenuto non sia a' di nostri gran- dissimo e quasi un bisogno. Ne e prova I'ardore vie piii crescente con cui i dotti Dr s'accingono ad illustrate con laboriose indagini que' piu importanti luoghi dclle storie, su'' quali non avevamo die incerte od imperfcttc uotizie. Onichcnnn v Delia C/iicsa , che dalla casa di Savoja si PARTE ITALIAN A.. 1 3;^ annovera'ho fr.i' snol prlncipali storici , mancino spesso di giustizia e d' imparzialita : i loro continuatori caduti sono lie' medesimi difetti. L' abate Denina , comeche arrivato lungo tempo dopo di quelli, non ha saputo che ben poco giovarsi de' materiali di cui poteva disporre. Che pero ;, tranne per avventura le Memorie del sig. Costa di Beaure- gard , che , noH ha gran tempo , apparvero a Torino , non conosclamo alcun lavoro storico , che appieno ci content! intorno ad una delle piii antiche dinastie d' Europa , i cui fasti si legano coi piii grandi avveniuienti . della storia moderna. II Ubro del sig. Cribrarlo non debb' essere considerate che come I' abbozzo di un' opera piu grande destinata a riempire le laciine che tuttora rimangono nella storia di quella casa regnante. Lo stile dell' autore annunzia mia penna esercitata, e la sua critica precede giusta e giu- di^iosa. Tale e il giudizio nostro intorno a quest' opera, nel che siamo uniformi ad altri de' piii accreditati giornali che .gia di essa ragionarono. La concisione colla quale e scritta non ci permette di darne il sunto. Ci bastera d''aggiugnere che e in tre capi divisa. Nel primo trattasi delle vicende della Savoja dopo la decadenza dell' impero romano. Dell' or L- gine della R. Casa e de' parentadi da essa contratii. II se- conclo contiene succinte notizie sulla serie de' Sovrani di. Saioja , e notahilmente sugli acquisti che i medesimi da otto secoli son venuti facendo. Nel terzo sono le seguenti ma- terie : Resldenza de' principi di Savoja ; ordine del succcdcre € legge salica : sordini religiosi e militari ; variazioni alle quali soggiacquero I' arte militare e la legislazione ; dell' industria e del comniercio ; Scrittori illustri della Savoja e del Pie- monte. L' opera e corredata di tre tavole : T una Statistica dei Sovrani di Savoja, T altra genealo^ica degli stessi So- vrani , coll' indicazione de' rami d' Acaia , di Vaud , di Nemours c di Garignano. 1 38 A r p F, N n I c E Osservnzinin del dottore Antonio BnjTi ]>rimo*chirur^n di camera di S. A. I. c R. il Granduca di To- scana ecc, intorno ad lui nuovo metudo di, arnmi- nistrarc il dccoUo delUi corteccia dellc radici di melograno coutro il verme tenia. — Pisa, 1826, Nistri , in 8." La corteccia dcUn raJice di mclograno ( pwiica grana- tiun) ei-a gia ncl Bengal conosciuta come oppoi'tuno rimedio contra la tenia , comnnenicnte vcrmc soliUirio. Gia da oltre a 1 8 anni la virtii antelniituica di qucsta corteccia stata era conunendata dai inedici oltramontani Budianan e Go- mez ; e gia parlato ne avea Breton nolle transazioni nie- dico-chirurgiclie di Londra : ma poscia questo rimedio ca- duto era in dimenticanza. E di fatto non ne parlarono pure i chiarissimi Brera e Bremser nelie lorn opera e/- mintologiclic. ^^ L' arte niedica del)b' essere dunque gratissima al dottore Bojti, il quale non solo ha richiamato dall' oblivione questo salutevole farmaco , ma ha additato eziandio il metodo di hen aniministrarne il decotto. Otto sono Ic storie clie dal- 1' autore si espongono d' individul aftetti di tenia da lui col metodo suo felicemente richiamati alia salute. Noi astenendoci dal riportarle ci appagheremo di qui esporre colle pai'ole stesse dell' autore il metodo di cura da lui tenuto : i .* Prendera Y ammalato il giorno innanzi V am- n\inistrazione del decotto un leggicro purgante; a.° Si rac- coglieranno le radici del melograno in luoghi montuosi , incoiti , e dove spontaneamento esso nasce-^ 3.° Le radici devono essere d' albero giovane , e non maggiori della grossezza del dito pollice ; 4.° La corteccia deve essere af- fatto priva della parft legnosa; 5.° Si deve preferire la corteccia delle vadicii raccolte in primavera in tempo della maggiore vegetazione della pianta; 6.° La scelta corteccia, nella necessita di doversi conservare , si deve lasciare sec- care in un luogo asciutto , aU'ombra^ non riscaldato dal sole e molto raeno dal fuoco. Dose della corteccia , metodo di preparare il suo decotto , e niodo di amministrarlo . Se Ic radici saranno raccolte in primavera ncH' epoca della massima vegetazione, e nell' istesso giorno clie se ne vuole usare la corteccia, ))nsta soltanto un' oncia liolllt:! PARTE ITALIANA. I Sq ill una llbhrn o mezza d'acqna di fonte alia rldnzione della meta. Prendera il paziente a digiuno 11 decotto in tre volte nello spazio di un' ora. Se poi la corteccia non ha le indicate vantaggiose qua- lita , il qual caso 6 il piii ordinario per la diflicolta di ot- tenere le radici fresche nella maggior parte de' paesi , la dose della corteccia per F uomo adulto sara dramme dieci, e minore in proporzione dell' eta. Si mettera detta dose in once venti d' acqua fresca di fonte in vaso di terra ben inverniciato , e vi si lascera per ore ventiqnattro in int'usione. Quindi si boUira nel- r istesso vaso alia riduzione della meta. Levato il vaso dal fuoco si coprirk lasciandola in niacerazione per altre do- dici ore. Dopo si decantera il decotto senipliceinente , ed in tre volte , nello spazio di un' ora , si amministrera a digiuno al paziente. Desidero che i dotti miei coUeghi ripetano 1' uso del- I'aununziata corteccia col metodo da me proposto, e che nei loro sperimenti siano felici come souo state io finora. Sill terrore nella Tragedla. — Palermo, 1826, stam- peria reale , in 4,° Pregiabile opuscolo dettato dal sig. marchese Haus , gia ajo di S. M. il re delle due Sicilie , uomo amabilissimo ed indefesso benche nelP eta di oltre a 74 anni, e gia cliiaro nella repubblica letteraria , specialmente per una bella tra- duzione latina della Poetica d'Aristotele , cui aggiunse un ragionamento col titolo De tragixdicE o(fi.cio. Lo scopo suo e di mostrare che il vocabolo (po^o^ della Poetica d' Ari- stotele iinora interpretato per terrore, non altro propria- mente signilica che timore, e clie quindi e uflicio della tragedia il destare non il terrore, ma bensi il timore e la commiserazione , siccome gia avvisato avea F. M. Zanotti {Opere scelte , Milano , 181 8, loZ. /, pag. 64). L' autore dunostra che Aristotele dai principj stessi della sua Poe- tica , dair oggetto su cui egli intraprende a discorrere in essa, e dai modelli de' piii eccellenti tragici della Grecia cui fassi ad esaminare , pone siccome i due grandi car- dini in cui precipuainente raggirarsi debba la tragedia gli affetti del timore e della commiserazione, ^sjdov v.u.1 f'Afov, " cioe quel timore ( die' egli ) che suol seutirsi allorche 140 A i» I' E N D t n r i\n illnstrp porsonnggio il qaale coUn sn.i virtu e col ftiio caratterc , sc noii ottiiiio , almcn prcclaro , si ha attirato la nostra lieiicvolcnza per un certo error suo o per caso , sfortunatp cil oppresso ci si presenta iiinanzii ovvero che un tale personagjilo ben trovisi per ora in iino stato pro- spero e felice , nel quale pero senz' avvedersene , da grave procella di fortuna vien minacciato : il qual covdoglio no- stro in poi o si risolve in un dolce contento se per un caso inaspettato T inniiinente pericolo vien rimosso , ovvero air opposto passa in una tenera compassione se il ferale infortunio va sopra di lui ditlbndendosi. Non una , ma piii volte ncl breve suo trattato Aristotele ripete le stesse sue parole ifcjSo^ ed eAfo? ; e mentre che ad ognuno sembra di non poter cadcre alcun duljbio sul signilicato della voce 2. i , a. Timbuctou , centro del commercio della piu interna parte dell'Africa. Egli erasi trattenuto per alcune settimane a Gadames nel mese di novembre o di dicembre , donde passato era a Touat. La data del suo arrivo non vi e menzionata. Puo non di meno con- getturarsi ch'egli giunto vi sia A'erso il princlpio del marzo di quest' anno. Sperasi che coll' arrivo della prima caro- vana da Timbuctou a Tripoli si avra qualche particolare notizia sui futuri movimenti di quest' audace viaggiatore. S' egli prendesse a discendere pel Joliba , noto comune- mente sotto il nome di Nigtr colla maggiore prontezza che per lui fosse possibile, potremmo sperare d'udir presto il suo arrivo nell' Inghilterra. Falsa fu duncpie la voce sparsa intorno alia dispersione della cai-ovana , colla quale egli viaggiava dopo la sua partenza da Touat. II signor Gordon-Laing abituato al clima dell' Africa , e giunto a PARTE ITALIAN A. 1 47 Timbuctoii al principio della staglone secca , pub dirsi fuori d' ogni pericolo. La corrente del Niger navigabile lo por- tera rapidamente al mare Atlantico, traversando paesi e stati , ne' quali la rinoiiiaiiza della Gi-an Bretagna ha di gia penetrate. Quanto al maggiore Clapperton, non si hanno notlzie ))lu recenti di quelle ond' era annunziato il suo arrivo a Sackatou ; ma col mezzo del vascello da guerra il Despatch proveniente dalla baja di Benin eransi gia ricevuti alcuni importantissimi suoi dispacci die ci fanno conoscere il cammino ch' ei tenne per giugnere a Sackatou. Egli il 7 marzo era a Katangah, capitale dellTarfca o Yatriba, paese posto alle frontiere di Niffe, donde dispone vasi a partire per Kiania e di la per Wanwa e per Yonre situata a quattro giornate da Waiiwa, passando cosi ne' dintorni dove peri Tinfelice Mungo-Park. Katangah giace a 3o miglia all' est del Niger. Giova sperare che Clapperton quivi e piii an- cora nel suo ulteriore viaggio verso il nord avra potuto procacciarsi importantissime notizie, glacclie dovuto avrebbe traversare il Niger e portarsi a Niffe nel punto, ove al- cuni geografi vogliono die il Niger si volga all' est verso il Nile d' Egitto , ed ove altri pretendono di' esso si getti in uno de' laghi piu interni. Ivi dunque dovuto avrebbe verificare se il Niger si volga realmente verso il Nilo d'Egitto, o se, come pare piu probabile, continui il suo corso verso il sud nel mezzo di questa regione non ancora visitata, e traversando 20 gran fiumi per giugnere al mare nella baja di Benin (^Glasgoe Courier e Ann. de Voy. aout i8a6.). NOTIZIE ECCLESIASTICHE. Missioni francesi alia Cina. — ( Estratto d*una lettera del padre Fontana , vicario apostolico a Ssetclinan nella Cina ). Una grande persecuzione ebbe luogo nella Cina , gia sono sei anni. Essa noa duro lungamente: ma nel 1824. una cospirazione contro delF imperatore , fatta da alcuni Cinesi non convertiti, die luogo a nuove persecuzioni. Non poclii Cristiani furono esiliati in Tartaria , non pochi al- tri condannati alia tortura. Un prete cristiano ma cinese di nazione, detto Tliadi-Lieou, £a strangolato. Nel liiede- simo anno yenne cio non ostante fondato un seminario , 148 APrUNDIOE dove iloJici giovani sono istruiti nell.i lingua latina c nella cristiana rcligione sotto la vigilanza di lui prete ci- nese. II supremo lUrcttore di cjuesto scminaiio e il ve- scovo di Maxula , ma egli finora non ha potuto eserci- tare la sua incumbenza , ed intanto ne vcnne aflklata la direzione ad un dotto prete cinese, educato a Pido-Pi- narig. La missione ora coasiste in due vescovi e nel pa- dre Lsadeca. 11 nnmero do' preti clxinesi e di aS, cinque de' cjuali sono infermi. Nel 1824 contavansi a Ssetchuan 29,34a convertiti, 335 de' quali hanno ricevuto il bat- tesimo. Vi avea inoltre 1 149 di vecchi catecumeni e 401 di nuovi. 11 numero totale de' Grlstiani e di circa 46,287. Vi sono 27 scuole pei giovani maschi , e a5 per Ic fan- ciulle (Jourii, gcner. de la lite, ctran^., juill. 1826). CORRISPOKDENZA. Ai slg/iori Direttori delta Biblioteca Italiana. Verona , il 2 3 novembre i8a6. Eccomi , egregi slgnori Direttori, a far risposta, nel modo die mi verra fatto migliore , alle due domande onde mi hanno onorato. lo pure ho letto in varie gazzettc, die in Baviera sia stata scoperta una pianta , die supplisce otti- mamente alia foglia di gelso conivme (3Iorus alba L.) in. nutrire il baco tilugello. Qualdie foglio pubbUco poi ha asserito , die si fatui pianui e ['Acer tartaricum del Pallas e del Linneo. Un rinomato negoziante e dovizioso possi- dente della nostra citta avendo scritto a Monaco per acqui- star notizie su cio , ebbe per risposta ch' e appuuto 1' acero tartaro la pianta in questione. A me non e avvenuto finora aver nozioni precise degli sperimenti die hanno assicurata cotale scoperta. In attenzione di tali sperienze io frattanto per attestare ad esso loro , signori Direttori , il mio buoii volere d'oljbedirli, mando una breve descrizioae di si fatto albero con un cenno suUa sua coltivazione ^ aggiugneudo quel che uie ne paja intorno alia sua sostituzione al gelso. L' acero tartaro apparticne a un genere di piante arboree dicotilc'loni dcUa famiglia dolle acerinee o aceracee del Jus- sieu e della poligainia monoecia del Linneo, i cui princi- jiali caratteri sono : iin calice cinquepartito , una corolla cinquepctala , otto stauii ipogini ., talora da cinque a dieci. PARTE IT.\LTVX.\. 149 un ovario Ijiloho , tcrminato da uno stilo a due stimuli , due samare o caselle schiacciate , congiunte per la base , coUa cima terininata da uu" ala membra nosa , e scavate internameiite in una cellctta racchiudente un seme ovale 0 rotondo. I fiori sono altri ermafroditi e fertili, altri ma- scolini , 11 plii su lo stesso individao. L'acero tartaro e un albero di i-apido accrescimeuto e dl mezzana grandezza. Nel suo abito o apparenza s' assomiglia all' acero fico o acero falsoplatano e all' acero platanoide , amliedue indi- geni del nostri raonti. Ha tronco diriito, rami e ramoscelli folti, foglie opposte cuoriformi o cuoriformi-ovate , un po' spartite in cinque lobi , col margine inegualmente se- ghettato. Usee in ambe le pagine, e coi picciuoli rossicci. 1 fiori bianchicci disposti in racimoli eretti spiegansi nel natio liiogo in maggio e in giugno , appo noi in aprile e in maggio. Le ale dei frutti sono leggiadramente rosse. Fu scoperto nella Tartaria dal Pallas . clie ne pubblico anclie la ligura. In appresso fu rinvenuto dal Besser (1) e dallo Scliultes (2) anche suUe alpi Carpazie in Galiizia e in Ungheria. Nel regno Lombardo-Veneto prova bene in qua- lunque terreno di pianura , purche non soverchiamente ghiajoso o tenace ; ed io 1' ho coltivato per varj anni nel boschetto dell' orto botanico di Verona. Moltiplicasi per semi che voglionsi affidar alia terra appena niaturi , ac- , ciocche nascano nella seguente primavera ; perocche indu- giando a porli a primavera tardano sovente un anno a germogliare. Puo anclie annestarsi sulFacero fico, sull' acero platanoide e sul lojipo o acero comune, ma cotali individui non uguagliano mai nel vigore quegli ottenuti dal seme. L* acero tartaro potendosi con tutta agevolezza inolti- plicare nel inezzodi d'Europa, e crescendo spontaneo nelle regioni settentrionali , laddove s' avverasse la sua sostitu- zione al gelso in alimentare il filugello , renderelibe il provcuto della seta proprio dell' Europa intiera : dal che immenso daiino ridondereljbe alia patria agricoltura. Mi lusinga pero la speranza che cio non deblia intervenire , in considerando il liiogo lontano che oecupano i due ge- neri acero e moro nel regno vegetale. Impcrocche quello ira le acerinee viene aunoverato, questo fra le urticee , due faniiglie d'aspetlo c testura difterentisslme. Oi«a se le (1) Bfsier pvtinit. flor. galio. I, p. 260. (2) Sclinlees OBteireichs flora I, p. 601. l5o APPEN DICE osscrvazionl rlvelarono clie T organizzazlone diversa e la cagioiie della diversita dei sughi e delle virtii delle piaiite j e gl' iusotti stessi clie noii sono onaivori o polifagi, coa- fennauo colle loro abitndini una tal verita , che mancando ad essl T usata erlja die loro serve d'alimeiito, hanno in costume di cibarsi d' altra specie dello stesso genere o d'ua genere affine o al piu della stessa famiglia: parrai cosa al tutto inverisimlle che Tacero tartaro debba contenere sughi analoghi a quellL del moro , accoiici a nudrire i filugelli. Verissima e la scoperta d' un eccellente snccedaneo del solfato di chinina , ottenuto da una pianta indigena nel- r Italia, anzi nell'Europa intiera, e la dobbiamo al signer Bartolomnieo Rigatelli , esperto farmacista Veronese. Sono oltre quattro anni che il Rigatelli ebbe la ventura di sco- prire o piii veramente di comporre con processo sempli- cissimo il nuovo farmaco , da esso lui chiaraato saline amarissimo antifebl3rile. In questo intervallo moltissime spe- rienze furono istituite e nello spedale di Verona e dai piu riputati medici della citta e provincia non che in Ferrai*a, in Cento e in altre citta italiane. Da esse si raccoglie che il nuovo farmaco esiliito alia dose del solfato di chinina, lo uguaglia in debellare le febbri periodiche d' ogni tipo e hen anco le pertinaci quartane. Particolari circostanze avendo obbligato l' inventore a tener segreta la pianta , donde trae il nuovo febbrifugo , , e d' altro lato veggendosi confermata da numerosi speri- inenti la sua efficacia meravigliosa , ebbevi chi prese a dubitare , non fosse altrimenti indigeno il vegetabile che lo somministrasse. Laonde il Rigatelli si presento nella scorsa primavera all' Accademia nostra d' agricoltura , arti e coramercio pregandola a voler eleggere una commissione, che esaminasse il vegetabile e il processo ond' egli pi-e- parava il suo febbrifugo i asseverando che agli esaniinatori avreblje confidato il segreto suUa parola d' onore di non palesarlo senza il suo assenso. L' Accademia accondiscese di l)uon grado alle brame del Rigatelli . e nomino una commissione medica ( di cui io ebl)i 1' onore di far parte), la quale vide la sostanza vegetale onde si compone il salino amarissimo, e assistette all' intiero processo di sua preparazione, e quindi rife i-i all' Accademia stessa: I." Che il vegetabile donde e estratto il nuovo salino e reahnente comune e indigeno non solo della provincia Ve- ronese c del regno Lomljardo-Yeneto, ma dell'Europa tutta : I'VRTE ITALIANA. l5l 2." Che si ottiene con xxn processo semplieissimo , in dose assai considerevole rispetto a quella del vegetabile inipiegato, quindi d'una spesa soprammodo tenue a petto del solfato di chinina; 3.° Che nulla contiene assolutamente die sia venefico , o in alcun modo nocivo all' umana salute. Esso e una combi- nazione di un acido con un principio salificabile vegetale ^ 4.° Che il nuovo salino non polverizzato ofFre i carat- teri fisici d' un color di mattone, d' un aspetto e consi- / stenza terroso-friabile , d'un sapore molto piii intensaraente amaro di quello del solfato di chinina, e leggermente astrin- gente , d' un odore poi erbaceo appena sensibile ; 5. Che polverizzato ha gli stessi caratteri ma fe pronta- mente solubile nell'acqua, ed e di un colore piu biancastro; 6.° Che per Tanalogia del salino col solfato di chinina, cui avanza in araarezza , e per gli attestati jDresentati della sua efficacia contro le febbri , equivalga esso al detto sol- fato, e possa usarsi in tutte le raalattie n^lle quali si prescrive la china o il solfato di chinina ; 7.° Che anche pel pochissimo suo costo debba preporsi il nuuvo salino al solfato^ soprattutto nei pubblici stabili- menti di carita. 8.° Che per dovere di mera glustizia la Comraissione encomia la scoperta, la quale per suo avviso e impor- tante in raedicina, e potra divenire ancor piu a bene di tutta Europa. E con qviesto ho 1' onore di profFerirmi ai signori Di- rettori col maggiore rispetto • D. O. S. Ciro PoLLiNi, Protomedico municipale agg. di Verona. R. GiRONi, F. Carlini e I. Fumagalli, direttori ed editori. ERRATA-GORRIGE. Tomo 43.° Png, 385 tin. 18 e 19 al tempo di Nerone leggi avvenuto a' suoi tempi j» 408 » a5 il secondo poi » il Giordaui poi » 435 ■» 3. Qaei y Quel » ivi j> 14 pazze » piazze Pubblicato il di 29 novembre 1826. M'duao , 0 a trt 'fi HA 3 0 u ►* < p 3 u V Staco del ciela. 10,0 10,0 9,0 6, a 6,0 8,0 10,0 8,2 7A 9,8 11,6 13,0 11,5 10,5 11,0 11,5 11,0 11,0 11,9 11,8 ii>7 13,0 J0,2 +i3,5 +11,8 + 10,6 +11,0 +10,0 + 10, o + 9,8 + 8,5 +11,0 +10,4 + O'O + 8,6 + 8,7 +11,0 +11,5 + 12,0 +12,5 +12,6 + 13,0 +10,6 +12,2 +11,7 +11,5 +10,5 +13,0 N N E O O H O O N E N E N O NO Nuv. eer. nuv. Nuv. ser. Pioggia. Piogg. nuv. Sei". nuv. Piog.prec.nu. Nuv. rott. eer. Sereno, Nuvolo. Neb. ser. Seicno. Sereno. Sereno. Sereno. Nuvolo, 8 K K A. *■ a u V ^^ s < J2 poll. lin. 27 10,0 27 10,0 27 7,5 ^7 7, 27 6,6 5,5 10,2 S,7 8,0 74 Nuv..piog.pr. Piog.prec.nu. Piog. nuv. Sereno. Sereno. 27 10,0 27 11,7 "7 11,8 37 11,5 27 11,0 27 io,« 37 11,2 27 11,4 27 11,0 27 11,4 Nuv. rotto. Nuv. neb. rot. Nuv. eer. Ser. nebbia. Piog.pr.nu.ne, 27 11,8 27 11,4 37 11,7 27 11,3 27 8,5 + 16,8 + 16,8 +n,6 + i3,5 + i3,5 + i3,5 + i3,4 +14 + I4i7 +14,0 + i3,8 + i5,o +i5,5 +14,0 +i3,8 +14,0 +i5,5 +i5,o + i5,o +i5,6 +i5,5 +i5,c +14,4 + 12,7 Q'^ O.NO E N O S O O N 0 S. . E Stato del cielo. Nuv. rotto. Ser. nuv. Pioggia. Nuv. ser. Nuv. piov. Nuv. piov. Nuv. ser. nuv. Sereno. Sereno. Ser. nebbia. Sereno. Sereno. Ser ,nebb. Ser. nebb. Nuv. pioggia. Nuv. piov. Nuv, piov. Nuv. ser, Sereno. Nebb. ser. Sereno. Sereno. Sereno. Nuv. nebb. Pioggia. 6,9 3,6 8,2 10,6 9,0 9,8 +1 1,0 + 8,5 + 9,2 + 8,0 + 7.7 + 7)4 Nebbi.i. Pioggia. Nuv. ser. Sereno. NeJi);). ser, Sereno. 27 5,0 37 6,c 27 9,6 37 10,0 27 8,0 27 9^ +i3,8 +12,3 + 12,7 +12,-^ +11,8 +10,5 S E SO s o o s o Nuv. piog. Nuv. nfeb. eer. Sereno. Ser. neb. ser, Sereno. Nuv. neb. ser. Altezza mass, del bar. poll. 28 lin. 0,0 Mtezza mass, del term. + 16,8 minima « 27 » 2,6 minima....... + 7,4 uiedia » 37 » 9,59 media + 12,27 Quantiia della pioggia linee 99,22. . I i53 BIBLIOTECA ITALIANA PARTE I. LETTERATURA ED ARTI LIBERALI. La Gernsalemme Liberata dl Torqiiato Tasso colle varianti e note del Colombo e del Cavedoni e con pill altrc illustrazioni. Dedicata a Sua Eccellenza il sig. marchese Qian Qiacomo Trivulzio. Vol. 3. — Lodi, 1825-1826, coi tipi di Gio. Battista Orcesi, in 1 6° ll sig. Oligopio e un cotal omicciuolo di molto in- geguo e di smisurata presunzione , che parla talvolta a spioposito , sicconie accade anche a quelli che sono pin circospetti di lui , ma die pero colpisce oidinaria- meute iiel segno, sebbene sembri balestrare alia spen- sierata e menar colpi da cieco. Coloro che si dan vanto di leggergli proprio iiel cuore, affermaiio riso- lutamente che i suoi giudizj sono tutti del case e uon mai della sua dottrina ne del sue senno, e giu- rano ch' egli non ha di suo se non una strana ed ingiuriosa sentenza , di reputar scmpre fume e ba- gliore tutto c[uello che vien pubblicato con piu pre- tcnsione di dottrina , e con piii apparenza di nonii e di cure. Forse costoro dicono il vcro; e forse an- cora fu conseguenza di cjuesto singolare propouiniento il discorso tenuto da Oligopio con Baristo e con Bibl. Ital. T. XLIV. 11 l54 I-A. CERUSALEMME I.IKERATA Simpoticonc intorno al Tasso pul)l)liraio teste dal- r Orcesi. Ma clie iniporta a noi se i ciudizj di Oli- gopio sono dettali da uii suo gencralc sisLciiia (e sia i)ure il pill strano dclniondo), piuttosto die da par- ticolari osservazioni , quando li vediamo liuscir diritti e veraci? Colui chc di quando in quando licenziava i castaldi e fiicevali processare , senza potcrli accu- sare d' alcun delitto, fii notato per qualche tempo sic- come bisbetico e ingiurioso , ma quando pote allar- gare i proprj possedimenti col danaro raccolto dd quei processi, nessuno ardi piii iiinprovciare Tasprez- za della sua prudenza. Simpoticonc adunque , cima di gole di letterati , stava dintorno a Baristo magniHcando la nuova edi- zione del Tasso , quando sopranivato Oligopio , col solo guardarlo e sogghignare alcun poco gli serro la parola fra i denti. Se non era la presenza di Bari- sto , egli , secondo il suo solito , avrebbe aggiunto al sogghigno qualche parola assai grave , ma si con- terme per quella volta, e solo mormoro fra i denti un non so che imbccille e pnrasita che fecero acci- gliare Baristo. Simpoticonc invece non mostro non- pure di avere udito; e quando Oligopio gli levo di Codesto andamento di cose, dice il sig. Lippi, di aver verilicato non solo nella specie umana, ma ben anchc ne' bruti , segnatamente nell' agnello ; ma ci perdoni il dubbio in cui ci conviene aneora rimanere in tanto afl'are lisiologico. Mentre se per una parte dietro le sue ricerche noi possiamo ispiegare il fe- nomcno del rapido passaggio di varie sostanze dal tubo alimentave al ventricolo , per T altra veniamo a sovvertire ogni idea che si profcssa intorno alle secrczioni. Glandule linfatiche divenute organi se- cretori ? Scfreziom a liltro ? Malta DI REGOLO LIPPI. l8y renascentur quce jam cccldere , cadentque. Per ultimo fa il iiostio autorc lilevarc clie niediante le comu- nicazioni da esso lui scoperte de' vasi linfatici colla vena cava si riconosce come la natura al^l^ia saputo evitare \ arenamento de' liqiiidi pei vasi linfatici , trasfusi a£;]i orgaiii orinarj ; irnperocche viene in tal niodo impedito ogni rcgurgito , e la linfa ascendente dalle parti inferiori del corpo trova uii facile acccsso neir alveo della circolazione. Le due parti del lavoro del sig. Lippi clie trattano di patologia ci esimono dalf occuparcene, Egli esa- mina la condizioiie cd il meccanismo dcgli stravasi linfatici, f atrofia de'visceri, la trasfusione dc' globi rossi del sangue pel sistema linftitico , le secrezioni viziate , la formazione di tunjori cistici , e , non sappiamo hen dire a qual fme in una parte staccata , la flogosi. In tutti questi argomenti si scorge clie il sig. Lippi ha fatto i suoi studj sul cadavere piiit- tosto die suir uomo vivente , e per conseguenza noit ha saputo dare c]uel valore ai fenomeni morbosi che ricevono dalia forza vitale, coniun([ue alterata e scomposta. Ci esimeremo pure di rendere conto di uu altro argomento ch' egli tratta in fondo del suo libro, tendcnte a riscliiarare la quistione insorta in Pionia intorno al mnscolo di Herniir nelf occhio. Codesta qui- stione di cui s:;ia si fe' cenno , a suo tempo , in questa Biblioteca , ci sembra di si poca cosa da non valere la pena di ricondurvi \ attenzione dei nostri leggitori. Dal poco che abbiamo esposto , e dalla critica libera a cui ci siamo commessi non vorrcmmo si avesse a credere in noi la colpevole mira di meno- mare il merito di codeste illiistrazioiii anatomico- comparate , le quali sotto lo scopo priucipale con cui ftirono scritte , ci sembrano degne di un distinto allievo della scttola notomica della Toscana. Deside~ riamo anzi vivamentc di vcdere trionfare lo scalpeilo del sig. Lippi per la gloria del Mascagni, il quale avrebbe gettato le sue indefesse elucubrazioni sul sistema liufatico ove si verificasse la oltrcmontana opiuioue della ripartita facolta assorbente. IQO JRiccjche isioriche c fisiche sulla caduta dclle Marmore , ed Osservazloni sidle adjacciizc. di Teiid, di Giu- seppe Ricahdi. Qiuiita cdizionc accresciuta dalV au- tore e corredata di /move tavole. — Roma, iBaS, nclla statnperia di Filippo e Nicola De Ilonianis. In 8.°, di pag. 9 5 con tre tavole in lame , cioe : tavola I corografia dei fiumi Nera e Velino e fiame Anniene nella scala di an settcccnto millcsitno circa ,• tavola II topogtafia fisica delta cateraUa del Velino e dcpositi calcari nellJgto Ternano nclla sccda di un ventimillesimo , aggiuntovi il prospetto di un ponte antico trovato sotto le tartarizzazioni ^ tavola HI, di cehtim. 5 , 6 per centim. 8. Caduta delle Mar- more vcduta da Pennarossa. L, la prima edizione di questo libro di argoniento interessaiitissimo ci vien detta del 1808 ; ma noi non la conosciamo , come non conosciamo le tie edizioni successive; la quinta, di cui siamo per fare discorso, e divisa in novantadiie paragrall progressivamente numerizzati , ed in due pard, senza alcuna linea di prefazione o di sunto. La parte prima incomincia coU' esposizione dei principj geologici professati dall' autorc : « nei luo- » glii , egli dice, ove non ha agito la violenza dei X) vulcani, nacquero le valli dalla'forza dclle acque » correnti. Queste per la lore natura trasportarono 5) ne' pill bassi le materie dei siti piu aiti , ovvero y> le accumularono colle loro torbide. Se la forza 3> potc escavare uno sbocco , giusta la vaiia massa 3) delle acque e la pendenza dei luoghi nacquero i » canali ed i fiumi ; se poi questa nianco , il tardo 3) moto delle correnti ed i scdimcnti delle torbide pro- :» dussero i bacini , nei quali le acque furono sta- » gnanti ed essi si chiainarono laglii per la loro piu il grande estensione ; cosi vennero le valli di Pvicti » ( 0 del Velino ) e del Nera. » RICERCHE SULLE MARMORE DI TERNI , CCC. I9I Le cose pero, per quanto uoi crediamo, andarono e vanno in natura assai tliversamcnte ; i bacini ebbero tutti coMfi'i;niaziotic dai cataclismi chc solidilicarono la crosta tcrracquca, e le torbide dei (iumi lien lungi dal formarc que' bacini in cui stagnano i laghi , li ricnipiono lentamentc c li coavertono prima in pa- liidi, indi in vcri Ictti di fiume. In questo processo i 2;coIo2;i riconoscono la causa jniniaria di molti cambiamenti operatisi ncl corso do' sccoli snlla su- pcrlicie terrcstre, ai quali contribui anclie lo spezza- niento , provocate da Icnta scomposizione , di molti orli di qncgll originali ritegni di acque , i resti dci quali sono i laglii e gli stagni die vediamo tiitlora, c clie pure piii o meno lentaniente vanno colman- dosi dai progressivi dcpositi ; i depositi altri sono di materie aventi ira loro chimiclie afFmita, in virtii delle quali convcrtonsi in massi solidi , cd altri di materie fra loro eterogenee chc rimangono semprc sconipostc , come sono gli ammassi di rocce frantu- mate , di ghiaje e sabbic miste a terre , ecc. Ma lo stcRso signer Ricardi nel secondo paragrafo scmbra adottare questa opinione dicendo die si os- serva costantemente per opera delle correnti depressione successlva ncgli aid cd clevazionc nci bassi liioghi del globo,- soggiun2;e poi cIic per la mcdcslma causa qui ( cioc ncllc vicinanze dcUa caduta ) abbiamo un con- trario effcUo , poiclic V cdto piano di Ricti si alzo per le dcposizioni accpiee , e la valle Nerina si dcpresse per cffctto della correiUe. Questo , direm quasi guioco di j)arole , del sig. Ricardi potrcbbe indmre in false idee ove non fosse riscliiarato. Quand' anclie fosse vero , die come pensa il sic;. Ricardi la cresta della caduta delle marmorc sia andata per un tempo pro- grcsslvamciite rialzandosi ( e sn di cio abbiamo una opinione contraria che ci riserbiamo di giustilicare ), non potrcbbe arguirsi clie il sottoposto Nera ab- Jjia sul)ito , con cccezioae alia regola generale , un abbassamcnto maggiore di qucUo coiiveniente alia sua portata cd alia sua pcndenza. Gli abbassanieiiti X()2 racF.nCTTE »rLi,r, MARntor.E ni terist, ai qiiali ha niirato il sip;. PvicaiHli nianifcstansi piu o nicno ill tiuti i trouchi cli Ictlo dci llimii lacdiiusi nolle vallate come lo souo il Nera cd il Veiino ainieiio fino alia caduta delle marmore, mentic gli alzaineuti lianno Inogo imicauiente nei tronchi inferiori per ciretto dcUo scemaniento di dcclivita prodotto o dal- r incontro di stn£!;ni, la2;lii e niari, o dal trabocco sopra estese pianure delle aequo deflueiiti in plena. L' autorc nei paragrafi 3.° e scgiieiui descrive i bacilli dei fiumi Nera e Veiino, le cui acque origi- nate dal versante mcridionale degli Appennini , e dalla quasi sempre nevosa cima del Terminillo tor- reggiante in quella catena , unisconsi cpiattro miglia superiormcnte a Terui e vanno poi a bagnare le mura di quest' antica citta , patria di Tacito , e gia cclebre ai bei tempi di Roma. E il Veiino clie pre- cipitandosi dall' alto d' una rupe forma la caduta delle 3Iarniore , cd entrando poscia nei Nera a sini- stra vi perde il nome. Cio non pertanto stando ai dati raccolti dall" autore , il Veiino avrebbe iin bacino di miglia cj[uadrate geografiche 698 , e cjuindi una portata d' acqua quasi doppia del Nera al cui bacino sino alia confluenza del Veiino si assogna la sola snperticie di miglia 408 , parimente geograiiche. Ecco un caso rarissimo in cui il inaggior fiume si perde col nome in un minore ; da cio siamo stati spinti a calcolare noi pure sopra le miglioii Carte le due estensioni; i risultamenti che ottennemmo se si av- vicinano a quclli dell' autore rispetto al Nera , stanno assai al disotto rispetto al Veiino , sebbene questo superi sempre quello ; sarebbe quindi stato opportuno che il sig. Ricardi ci avcsse ragguagliato da cjuali fonii trasse gli elementi del suo calcolo onde coin- misurare il grado di fiducia die piio ad esso prestarsi. Sarebbe in oltre a desiderarsi che la portata dei due fiumi fosse espressa con piu esatto linguaggio. Iii una nota a pie di pagina 1' autore dice : « Calcolate » le portate dei fiumi giusta le risultanze meteoro- » logiclie deir Qsservatorio romano , si lia che il DT trtUSEPPE RICARDI. 198 » Veljno nella ma ggior plena puo avere una portata di 3) 41,287,000 mctri cubici per piii giorni, ed il Nera » una portata di 23,829,000 » ; mcntre riesce niala- gevole il rilevare il grado di ccrtezza di questi due dati , pare poco probabilc die il Veliuo ed il Nera possano mantenersi piu giorni nello stato di maggior plena , senibrandoci che le piene loro saranno pas- segjiicre e forse non piu lunghe di ventiquattro ore. Dal Terminillo scaturiscouo acque minerali, sature specialniente di carbonato di calce , dal quale sono 2;eneraie le incrostazioni alle marmore : di queste acque \ autore ci da in una nota 1' analisi eseguita con un metodo clie non e jl comunemente usato dai piu abili cliiniici. La gravita specifica dell' acqua minerale dicesi essere 1,000,121, riteaendo probabilmente per unita r acqua distillata prossima a congelarsi. I p?o- dottl elasllcl di una llhbra di detta acqua pjcsa alle soi'iicntl dl Cettelle nella indie dl S. Vettorlno sono espressi in pollici cubici , ed i prodottl fissl sono espressi in grani e centesimi di grano non si sa di qual libbra. Esamineremo ora Y opinione dell autore rapporto al pro2;ressiYO rialzamento del piano di Pdeti e della crcsta delle marmore; egli pensa ( § 14) « che le » dcscritte incrostazioni non possano essere prodotte » da un' acqua placida die si volesse ammettere in » un caLaclismo della valle Reatina , poiclie in cjuesta » circostanza non essendovi sprigionamento del gas )) acido carbonico , die per lo piii ( notisi questa » riserva) succede dallo attrito delle parti, non puo » depositarsi il corpo tenuto in dissoluzione. » la altro luogo ( § 5J^ ) seguendo questo suo principio , soggiunge « D' uopo e qui rannnentarsi die la no- D stra acqua ( cioe T acqua del Velino ) tartarizza in » ragione di velocita , e con cio spiegliiamo come » siansi formate le enormi sporgenze del ciglio delle » marmore, causa a tutti di anuuirazione, non escluso » lo sbocco attuale die vcdi sporgente ancor esse » per pill metri. » 194 niCERCHE SULLE M.VRMORE DT TERN! Crediamo anzi uno doi fatti pin ccvii in gcologla csscr la formazione degli strati calcari dovuta ad ac- que tranquillissimc, conoscendosenc di pcrfettanicnte orizzontali; c qucgli strati clie presentansi inclinati pill o nicno iiulicano d' aver sollcrto dop«* la loro formazione, o mcntre la loro pietrilicazionc non era compiuta , una violenta azione o vulcanica , o ga- sosa, od nu vero cataclismo. D' altronde le iiicrosta- zioni stalattiticlie non succedono se non per effetto di lentissimo scolo come e ben noto , e sono im- pedite dai violent! sgorghi di acqiie , quantiinque sa- ture di calce e carbonio. Questi princi[)) non sono contraddetti dai seguenti testi di Plinio riportati dair aiitore nei paragrall 17 e 18 : In lacu Veliiio lignum dejcctum lapideo cordce ohducitur ^=- In exltii paludis Reatinca saxurn crescit = Locus ille niarinora vidgo nuncupatus , quia ibi marnior et saxurn crescit =. L' autore nei paragrati 196 seguenti narra die nel quinto secolo di Roma si penso a bonilicare la valle reatina con lavori die certameutc rairarono a raddrizzare il Velino ; onde promiiovere il maggiore scarico alle sue acque si e anclie posto mano all' ab- bassaniento dclla cresta delle niarmore. « L' impresa , » dice r autore , del censore Mario Curio Dentato » fu il taglio del terreno pietrilicato e cresciuto ne!- » r ultimo mezzo miglio della valle ; le acque gli » obbedirono ; il Velino die prima erasi cangiato » in iin vasto lago riprese 1' antica sua forma di » fmme , fu contento del suo veccliio precipizio , e » lascio per memoria della sua cstesa inondazione » voragini die atterriscono lo spettatore e varj laghi 3) nella pianura perclie di fondo infeiiore al suo » livello. » Ommettendo di far osscrvare die le voragini che atterriscono lo spettatore non potevano cssere die preesistenti all' inondazione die cesso coif abbassa- mcnto della cresta dclle marmore , e non mai un elfetto della stessa inondazione , ci e d' uopo riniar- care die in altro luogo (§ 25) T autore ci ryggiiaglia DI GIUSEPPE RICARDI. igS clie esistono nel lago di Piediluco ( il maggiore degli jmpozzamenti rimasti tra Rieti e la caduta ) varj emlssarj naturali o sette mead , detti altrimenti chiavichc naturali die assai giovaiio a dlmlmdre le sue escrcscciize noii infrequend die scaricano parte dl queste nel cupl antri del montc contiguo , e die pro^ babdmente suno talora origine del terrenioti colla de- composizione delV acqua al contatto dclle piriti (i) ; ma stando ad altro testo dell' autore ( § 48 ) , per que' meati le acque si scaricano per risorgere nel fine dclla sottoposta valle nerina. Combinando colle nostre opinion! i fatti riferiti dal sisinor Riccardi ci senibra che la condizione jisica della valle di Rieti risulti evidentissima senza credere clie Z' acqua tartarizzi in ragione di velocitd. Air cpoca dei cataclismi che diedero alia crosta della terra la sua attuale generica forma il fondo della valle rimase cavcrnoso ; alcunc caverne poscia si convertirono temporariamenlc in ricettacoli d' ac- que per ostruimento dei propij meati di scarico, e diedero campo alle tartarizzazioni uotate dal sigaor Ricardi come vedremo in seguito ; i meati ostrutti saransi riaperti lasciando in seno le dette tartariz- zazioni , e questo alternare del riempirsi e del vuo- tarsi delle caverne forse si sara ripetuto piu volte coir andar dei secoli e puo ripetcrsi tuttoia per la medesima sopra indicata causa. Le tanto ammirate sporgenze del ciglio delle marmore si saranno for- mate appunto quando il grosso delle acque veline scaricavasi dai sotterranci meati , e quando col loro livello aj)pena uguagliavano il detto ciglio. D' al- troude se 1' acqua tartarizzasse in ra2;ione di velo- cita , quali aumenti non fornierebbonsi sulle spor- genze dclla caduta dclle marmore battute da tutto jl corpo delle aequo veline che prccipitansi da tanta altezza ? (i) Quale opiiiione ! Uii aiitro geueratore di terrciuoti 4uasi alia superlicie della terra ! l()() RICERCIIE SULLE MARMORE T>X TERM. Pare die le opere eseguite da I\Iario Curio Den- tate a vantaggio dei Reatini abbiano due secoli dopo niesso in allarnic i Ternani i quali ciedcvano die da tali opere risukasse uii daiino al loro territorio sot- toposto a quelle di Rieti ; una disputa insorse tra gli uni e gli altri in cui prese parte Cicerone in favore dei Reatini. Simili contese si miscliiarono ai tempi di Tiberio, con quelle causate dalle innondazioni del Te- vere in cui il Nera pone focc, ricordate da Tacito. Per modcrare le innondazioni del Tevere vi fu nel Senato romano clii propose di privarlo di alcuni dei principal! suoi influenti , e fra questi del Nera die volevasi diviso in rami per fame impaludare le acque. Fortunatamente la voce di Pisone mise ter- mine alia disputa , e le cose rimasero come la na- tura le avea architettate. Dopo si commeudabile ri~ soliizione la ca/liita delle niarmore , dice il signor Ricardi ( § 20 ) , noii fu causa d iiiqiuetezza per quat- tordici secoli , clii sa in questo periodo quali con- testazioni e lid non avra prodotte , iguorate ora perche non conscsnate ne alle lapidi , ne ad altri storici monunieiiti ! Ma ostruitosi il canale Guriano, i Pv.eatini pensarono a ristabilirlo verso lanno 1400; da qui ebbero ori- gine le moderne liti tra Rieti e Terni die aprirono il canipo a varie idraulidie opinioni , e die non terminarono se non coi lavori ell'ettuati sotto il do- minio di Pio VI nel 170- dietro 1' opinione del Corelli e del Bonati per portare le acque veline nel Nera senza ngurgito dannoso alia valle di cpiesto fiume. Di tali controversie agitates! dal 1400 al 1780 Tau- tore rende minuto ragguaglio dal paragrafo 28 al paragrafo 41 col quale conipie la prima parte del suo lavoro. L' argonientazione dell' autore sotto il rapporto idraulico sarebbe riuscita piii linipida e breve se fosse stata corredata, alnieno pel tratto tra Rieti e Papigno , da mia livellazione su cui segnati fossero i diversi livelli presi dal Velino e dal Nera che si potevano desuniere dai lavori in diverse epoclie dircui a regolarnc il corso. Di cirsrrrE ricardi. 197 La seconda parte dell' opuscolo del siguor Ricardi , che incoruincia col paragratb 42 . e propriamente iin itinerario per guidare il curioso nei contorni della caduta e nel territorio di Terni ad amuiirare quanto vi e dinteressante pel geologo. 1" archeologo e 1 a- I irore delle belle arri. Prendonsi le mosse dalla , >rta di Sesco in Terni : e prima descrivonsi le fer- riere o fodine di ferro . desnnate a laiorare ( pro- babilmente coruinciando colla fusione ) il minerale del monti Cavelli . Conuaole e Ruscio , e riportasi snlla fonnazione del detto minerale un paiere del signer Breislak , dal signer Ricardi troi^ato esattis- simo. Si rimarcano le strati f.caziom calcaree di varia iiicUnazione su cui si cammina . le quali alia distanza di circa un mi^lio dalla caduta col rimborabo che lasciano sentire iudicano un sottoposto vacuo ; il fe- nomeno , dice il signor Ricardi , nasce dall essere quel tcrreno formato da coiicrezioni prodotte dai de- positi delle acque ieline quando sparse in quellu parte iiregolarmente cadeiano da vcrj sgorgki. Non cre- diamo troppo esatto cpiesto lin^uaggio, e suUa for- mazione di quelle caverne noi abbiam detto cio che opiniamo = Riportasi il monumento innalzato a Pio \ I nel 1-85. perche come dicemnio, leteri confiueiuium. Naris et Veliin cursu ad narincs lallis securitat^in im- nuUiito. La nuova loce colla quale il ^ elino entra era nel Nera viene poi piii miuuiameute descritia in seguiio. Si nota 1 eslensione e la profoudiia del lago di Piediluco superiore alia caduta delle mar- more ; si descrivono le voragini con cui comunica , e (juei meati o quelle chiaviche naturali da noi gia ricordate , per le qiiali le sue piene hanno sca- rico sotterraneo neila valle nerina sottoposta. Non si dinieatica Y eco die in lui punto del lago ripcte lino a veuti sillabe in circa qaattro minuti secondi di tempo. Si aaimira la vista della caduta prima al di supra della catcratta e poi alia specola da poclii auni preparata dalla citta di Terni per render meglio osscrvabile la siessa cadata. 1 akezza della quale uoa 198 racERCiir. sulle MAuiMonr Di teuXi v. pero indicata ncl tosto del sig. Ricnrdi. Alia spc- cola , chc non e sc non uti piccol casotto , abbiam pure una lapide che ne ricorda T erezione (1). Gli aiiticlii litcnevano Rieti per centre della Pe- nisola ilalica ; cpiindi una piccola lapide tuttora esi- stente in quella citta nella piazza de' Santi Ruflo e Carpofago colle sigle M. T. I , viene interpretata mcdlian todiis Italia; ; nou si tralascia di produrre le geograHclie niisure che prossimamente conibinano coir antica opinione ovc la parola medium venga applicata ad un parallelogrammo di cui i lati sieno determinati dai due nieridiani c dai due parallel! che toccauo i quattro punti estrcuii delT Italia. Dalla focc del Velino si passa al ponte del Toro o ponte naturalc formato da una i-upe traforata sotto cui scorre il Nera gia impinguato dai Velino , indi al sito di Pennarossa dai quale la vista della caduta e pill magnifica, e percio fu essa rappresentata nella tavola prospettica. Si parla di un ponte antico della corda di nietri 4 scoperto sulla destra del Nera uel 18 19 nientre sta- vasi scegliendo il luogo da cui niandarne le acquc nel canale Cervino a bcneficio dell' irrisazione del territorio Ternano. La noiitd , dice il signor Ri- cardi , chiamo tutti sul luogo, e dopo vario discojso si conchiuse , che tal fnhbrica o spetta cdV cpoca della repubblica Joma?ia, ovtcro e opera iimbia. Si ammira , e con ragione , il cwiicolo cervino , canale ora escavato ncl suolo, ora sostenuto da re- plicate arcuazioni ed ora interuato ncllc viscere del (i) L' altezza della c.iJiita stando ad alciiiii nuinerl alti- metrici aggiunti alia tavola II sarebbe di circa nictri 160. II sig. Litta la iadico di metri i65, siilla sua bcllissima carta della parte meridionale degli Stati Pontificj. II gior- nale Arcadico (fasclcolo di niarzo 1826, pag. 333) porta la detta altezza, I'orse per errore, a metri 375. Su cpiesta xnisUra ci sembrava indispensalnle che il sig. Ricardi fosse enirato in piii miuuto ragguaglio. m GIUSErPE RICARDI. I99 nioute per una cstensione di circa un miglio , e di- cesi die Y opera scmbra romana. Questa opinioiie lia uu appoggio in un frammento di lapide rlportato dallo storico Angeloni , die pero il signor Ricardi non ha possuta rinvcnire. Ritoniasi finalniente a Torni della cui campagna si ricorda la fertilita citata ])cr escnipio da Pliiiio , e si fa ccnno di cose anticlie , come pure di uu anliteatro discgiiato dallo stesso signor Ricardi per la jllustre faniiglia Gazzoli die lo fece costruire. Da Terni sei guidato a Cesi , terra ragguardevolc posta al nord-est in distanza di circa cinque niiglia. A Cesi sovrasta un moiite cou resto di veccliia torre, da vaiie spaccature del quale spirano i venti verso V atmosfcra tanto piu forti e frcddi quanto e piu alta la temperatura tlcll aria csteriore. Quel venti , ginsta !e osservazioni del signor Ricardi, manten- gono il termonietro di Reaumur tra il 6° e To", seb- liene la temperatura atmosferica all' ombra varii tra il 3" cd il 20". E questi risuhamenti sono prossi- inanicnte confornii a quelli ottenuti nclle altre loca- lita die ])resentano le medesinie condizioni geolo- gidie. Alle fcnditure di Cesi il signor Ricardi da il nome di grotte Eolie , e gli pare die quella rocca e montagna sicno descritte da Virgilio nel liliro 1° deir Eneide coi scguenti versi, sebbene dal pocta riferiti a tutt' altra localita come tutti sanno : Hie vasto Rex yEolus antro Luctantes vcntos tcmpestatesqiie soiwras Imperio premit , ac iinclis et career e freiiat. llli iiidignantcs mngno cum murmiLre montis Clrcum clmistra fremunt: celsa scdet Mollis arcc i Sceptra tcncns , mollitqiie animos et tcmperat iras. E cosi ha line la seconda parte del libro del si- gnor Ricardi , lavoro sparso di molta erudizione , e die reputiamo utilissimo, sebbene lasci desiderare nioltc emcnde nel linguaggio geologico, e molte il- lustrazioni nella parte idraulica. at)D Encyclopedic progressive , on collection, tie traites snr I'lilstolre, Ictat actael etles progri's des connrdssan- ces Jininidnes , avec an inaiiuel encyclopedlqne , on diCtLonnmrc ahrege des sciences et des arts , confe- nant lexphcntion graiwnaticale de tons les mots dc la langnc francaise , un vocabnlairc nnivcrscl de geographic ancienne ct inoderne , nne biogiapldc coiiyjletc et succiticte des personnnges celcbrcs de tons les pnys , ct le resnme general de tons les diction- juures spccianx des sciences exactes , natiirelles , tec- nologiqnes , indastrielles , niorcdes , politiqncs , hi- storiques^ etc. — Pans (*), 1826, i/'' livraison , prix 4 fr. J n questa nuova Euclclopedia , il titolo della quale ue indica abbastanza V estensione, il celebre G. B. Say lia inserito an luiigo articolo sull' economia politica tliviso ill qnattro \)avXi : 1/ Ccriiio teorico ossia succiuta esposiziouc dci principj dell' economia nioderiia ; 2..^ Ccnno storico sai progressi dell' economia; 3." Cenno etimologico o spiegazione dclle prin- cipali parole di cui fa use questa scienza ( Questo cenno e quello stesso, salve poche vaiiazioni , clie il Say ha unito al suo Traite d'econoniie politiqne; e percio ometteremo di farne parola ). (*) Lti Blblioteca italiana ha (via fatto couoscere (V. t. 43.', pag. 107) il piano sal quale si sta compilaiido in Francia questa nuova Eaciclopedia: e poiche esse e tale che lascia aperto il campo ad ultei-iori emendazioni e miglioramenti, noi crediamo di coiitriljnire in qnalche pnrtc al buon esito di si importante intra presa danJo hiogo nel noslro giornale alle ragionate critiche che intorno ad essa ci vengono co- ninnicate. L"" articolo prescnte rignarda in modo speciale ie opere dei piit dotti Economisti icaliani e lo abbiaiiio percio collocato in questa secoada parte della Biblioteca. ( Not.a dei Dlretiori. ) RIFLESSI SULl' AI'.T. ECONOMIE, ecc. 201 4." Cenno biografico. Comincerenio da quest' ultimo per dare un idea del lavoro del sullodato scrittore. Egli stcsso ci presenta la regola per giudicarlo: ecco le sue parole: « On a cm devoir suivre 1 ordre chrouologifme » preferajjlement a I'ordre alpliabetique, qui u a rieti » d instructif et ne fait pas connoitre la nuirche ge- y> nerale des idees. Quand un auteur a public des » ecrits a des epoques diverses, on I'a place a celle )j oil ses ecrits econoniiques out plus particulierenient » fixe Tattention » ( p. 289 ). Seguendo questa regola uoi troviauio iicl cenno biograiico quattro difetli : i.° L' autore viola T ordiue crouologico : inlatti c per esempio ( P. 290 ) Egli coUoca Davanzati , il quale mori nel 1606, dopo Serra^ il quale scriveva nel 161 3 (!) ( P. 293 ) Egli fa comparire Solera col suo Saggio sni valori (1786) pria di Galiani, che pubblico f opera sulle monete nel 1700 e i suoi dialoglii sul com- mercio de' grani nel 1 770 ( ! ) (P. 294) Genovesi , morto nel 1767, viene dopo r Ortcs , le cui opcre economiche videro la luce nel 1 77 1 e 1774 e die niori nel 1790 (!), ecc. II peggio si e che , nientre da una parte non pos- siamo tidarci all' ordine progressivo , in cui Say di- spone gli scrittori d' econoniia , dall' altra egli di- mentica frequenteniente la data che si scorge sui frontispizj , cosicche, alia fine de'conti, non abbiamo ne ordine crouologico, ne ordine alfabetico. 2.° Sotto il noiue d im autore il Say cita un' opera di nissuuo o poco riiuarco, ed ominette quella che gli frutto maggior fania , e per cui ottenne j)osto distinto tra gli scrittori. Sc qualcuno , per caratte- rizzare Say come scrittore d' econoniia, citasse il suo libretto = Des canaux de iiaiigatioii, invece del Traite deconomie , farebbe ridere anche i ragazzi ; uguale occasione di riso ci presenta il dotto francese al- r articolo Genovesi , del quale cita il Ra^ionamciito Bibl. Ital. T. XLIV. i^ 30a RIFLESSI SULL ART. ECONOMIE Sidle giruidi rlcchczze ecc. , opuscolo quasi ignoto in Italia , iiivecc di cxtare le Lezionl cl cconoinia civile , opera classica e origiuale , la prima die abbia pre- sentato 1' econoniia sotto forma scientillca, e T abbia abbracciata in tutta la sua estensione, opera che ha avuto ronore cli sctte od otto edizioni, e in Italia si trova tia le niani di tutti. '6.'^ L' autore la niejizione di scrittori che non sono rimarchcvoli ne per giaudi verita , ne per grandi errori, ne per la qualita del metodo da cssi seguito, come per escmpio: Algarotti. Sa^gio sopra il commercio. — Frammenti economici. Senac dc Meilan : Considerations slu" le luxe et les richesses. Say ( Louis ) de Nantes : Principales causes de la richesse des ppu[)!es et des particuliers. — Consi- derations sur Tindustrie et la legislation, etc. etc.; E dimentica scrittori che primeggiano sugli altri per altissime visie e prot'onde tcoric , come per esempio : Bandini: Discorso economico (QuesLo scrittore nel 1787 sviluppo tutti i principj che proclamo Quesnay in Francia nel 1755, come vedremo piii a basso); Ricci: Riforma dcgl' istituti pii (opera ridondante di principj profondissinii , praticamente utili, appli- cabjli a qualunque nazione ) ; Vasco: Saggio politico sulla moneta. — Delle uni- versita delle arti e mesueri. ■ — L usura libera. — Sul setificio. — T\Iemoire siu' les causes dc la men- dicite et sur les moyens dc la supprimer, etc. (Opere nelle quali la solidita dellc idee va unita a preci- sione matcmatica ). Non e da dire die il Say non conosca questi scrit- tori, giacche egli possiede la Kaccolta dcgli Economisti Ilaliuni, pui^blicafa dal bcncinerito Pictro Ciistodi, e la cita nella prci'azionc del suo Truitc d economic jjolliiqne; dunquc o non gli ha Ictti, ed e coi[>evole dell' ENCYCLOPi:DIE PROCRESSIVE. 2o3 come storico , o noii gli ha apprezzati , e allora nou ci du troppo alta idea del suo giiidizio. Si potrebbe dire a dit'esa del Say cli' egli non senibra molto pratico nella lingua italiaua, come ri- sulta dalla traduzione oh' egli ha fatto de' fVontispizj jtaliani in lingua francese ; ecco qualche esempio : Frontispizio itaUano. Traduzione del Say. Davanzati: Notizia de' cambj. Avis sur les changes (p. 3C)o) ! Zanon : Dei pregi deU'agri- Des produits agricoles ( png. coltura. 292, )! ! 4.° Senza osservare clie Y autore sbaglia talvolta fin nel numero de' volumi , come per esempio si vede air articolo Ressi . i quattro volumi del quale sono cambiad in sei ( pag. 802), ed all' articolo Gloja,, r opera del quale e anuunziata in sei volumi (p. 3oi), mentre in realta sono otto , giacche il Trattato del merito e delle ricompense fa parte del Nuovo pru- spetto delle scienze economiche , senza, dissi, fermarsi sopra queste inezic , aggiungeremo che lo scrittore francese , citando il frontispizio delle opere , talora espone in brevi parole il suo giudizio , quasi guida al lettore , per lo pit; lascia il lettore digiuno e senza guida , quindi resta ignota la inarchc gciierale des idees che 1' autore voleva farci conosccre , giacche i frontispizj non dicono nulla , anzi ingannano fre- quentemente come tutti sanno. Invecc dunque del movimento progressivo o retrogrado delle idee, ve- diamo un movimento saltuario ne' volumi e nulla piu. L' autore dice un po' male di qucgli scrittori che dis- sero male di lui, c la cosa e naturale ; egli paga a Parigi le cambiali che gli vennero spcdite da Naj)oli, da Milano , da Pietroburgo. Nissuno pero poteva aspettarsi che il suUodato scrittore avrebbe spedito diploma di suo discepolo a ehi , segueiido e metodo e teorie diverse, ha cento volte censurato le sue opinioni : egli e questo un tratto di gencrosita piu. che francese. II cenno storico apre il campo a riflessioni piii scrie: iioi parlcremo di ({uclla parte che riguarda 204 RTFLESSI SULL ART. ECONOMIE gV Italiaui , e per non essere tacciati di parziallta , stabillremo norma a' uostri giudizj la massima del nostro autore, benche non ci senibri troppo esatta : cc riiistoire dune science , egli dice , nest que Tex- » pose des tcntatives plus ou moins heuieuscs qu'on » a faites a dillerentes epoques et dans dilFerens » pays pour recueillir et asseoir solidenient les ve- » rites dont elle se compose (pag. 257). » Nissuno perdonera dunque al dotto Francese di non avere accennato ne anche di volo tre inven- zioni die fiinno sommo onore all' Italia , esercitano estesa influenza sulT econoniia delle nazioni, e sono le cainhiali , i banchi , V ammortizzazione del debito pubblico. L' autore , invaso dall' idea che i nostri padri fossero perfettissime talpe, capaci solo d'apprezzare il danaio , e credenti die al solo danaro si riduca la riccliezza , corre precipitosamente pe' secoli pas- sati ; dai primi llomani salta a piedi giunti all' ini- perator Costanzo, da Costanzo alle Repubblidie del medio cvo , da qucste alia meta del secolo XVIII , senza vedere una sola delle accennate invenzioni , senza neppur sospettare ciie abbiano potuto csistere. Egli non dice die nell' antica Lombardia ( cosa unica e straordinaria ) furono proscritte le corporazioni d' arti e mestieri , cosicclie ciascuno pote lavorare a suo piacimcnto ( massima che si sono appiopriata i moderni ) e cio duro quasi si no al tempo in cui Enrico 111 dichiarava in Francia ( il die il Say non ricorda ) die = la permission dc travailler etoit un droit royal et domanial (i). L' autore nou dice che la liberta indelinita di commcrciare , di cui fe- cero un dogma gli economist! Francesi dopo la nieta del XVIII secolo e se 1 ailribuirono come loro in- venzione, f"u proclamata da Carlo V in Sicilia colle seguenti parole : noi vogliamo conservare i nostri vassalli nella libcrld di conlrattare e di commercia- ?'€'...€ pert to coinundiaino che suino liberl di (^i) AniouUl, De la Balance du cuiuinercc . . . T. 1, p. 24. dell' encyclopedte prooressife. 2o5 comprarc cid che loro place c qtianto e dove e come e tfifto quel che vorraniio e venderlo ed cstrarlo sccondo che loro ne vicn vo^lia (i). Giunto a slaiici alia nieta del secolo XVIII, il no- stro autore, dojjo avere accetinati gli antecedenti scritti di Josiali ClTild, William Tetty, Dudley Nort, Lock e Steuart, fa comparire ( nel 1 762 ) il celcbre ^mot(? , del quale riferisce alcune idee saggissime , che piii a basso noi porremo a coufronto con quelle degli scrittori Italiani che lo preccdcttero e che il buon Say dimentica; quindi dalT Ingliilterra cliiama in Francia il rinomatissimo A(\<\\\\o Smith, il quale vi s'istruisce alia scuola di Quesnay , e pariito per T Ingliilterra nel 17^66 da ma no alia sua ccU^bratissima opera sulle Rlcchczze delle iiazionl, che vicac noscia commentata, ristretta e ridotta in ordinc dal suo discepolo G. B. Say ncl suo Trattato d cconomia politica , ed eccoti al non plus ultia. « Dv'"'s avant la publication dc Touvrage de Smith, » ou presque en meme temps, dice il Say, quclqucs V ccrivains italiens , au nombre desquels il faut » placer sur un rang trcs-eleve Feni , Beccaria , » F/lnngieri , contribuerent a developper et a re- :» j)ariUre dcs noiioiis d' economic politique trcs-ju- » dicieuses et tres-utiles ; mais Us ne me paraisscnt: » pas avoir d allure qui leiir soit propre , et marchcnt •)i constammeiit appuycs sur les publicistes de VAngle- )> trjTc et de la France ( p. 270 ). y> E duiique evidcnte, sc stiamo al racconto del dotto Frauccse , che tutta la scieuza cconomica e vcnuta di Francia e d Ingliilterra ! ! ! e che V Italia non ha di proprio che alcuni errori, ma errori gravissimi: la- sciamo parlare il Say che ha Ictto gli scrittori Italiani. « Antonio Serra qui ecrivait en i6i3 signala le )' pouvoir produc;if de lindustrie; mais lui-mcme et » les auteurs Italiens qui vinrcnt aprcs lui , ne virciit 3> la richessc dun etat que dans I abondance de lor (i) Economisti Italiani, parte moderna. T. VII, p. 1 1 1, i la. 2c6 Riri.rssi sui.i/ art. economie f) ft dc Vargrnl., ct ils no rogardoreiit I'agricullnre , » los arts et le commcroc que commc des moyens y> crcu altiicr dans lenr ]iays. Ils sont Irs vials au- » tears dii slstcine dc la balance da commerce , cjui )) se fondc snr cctte conclusion, qu'un etat qui cx- y> portc des niarcliandiscs pour une valeur superieure » a ses importations , est necessairement creancier » d'un solde ([ui ne peut etre acquitte qu'en argent. » Ce systeme fnt adopte par tons les publicistes ■» de 1 Europe , soit ecrivaitis , soit Iiommes d'etat ; » il dirigca la politique de tons les cajjinets, qui ne y> songerent plus qua exclure , par force ou par )> adrcsse , des marches de I'intericur, les produits 5) de letranger, eta lui faire aclieter les leurs. Uiie » consequence da meme systeme fut de soumettre a 5) des cutraves Texportation des matieres premieres, » afin d'atteudre cpie la main-d'ceuvre, en augmen- » tant lenr valeur, iit entrer de plus fortes sommes » de letranger . . . )^ L'apogee du systeme exckislf fut le niinistere de 5) Colbert .... Colbert reduisit ce systeme en pratique » sur une grande cchelle , et des Italicns cux-niemes » font salue du nom de colbertisme (i) (jnoicfiil cut » pris nalssunce dans lenr pays ( pagine 26^-262 ). ?> Le accuse die fa il Say all Italia uou possono es- sere piu gravi ; e se a prenderle in esame non ci «timolasse la gratitudine dovuta ai noslri njaestri,ci consigliercbbe almeno finteresse storico della scienza, giacclie, sopra tpiesto argomento, ci si promette un gr-an lavoro ,• infatti il nostro autoi-e dice : « je re- » grette done que les limites que je me suis pre- )) scrites en ce moment, m'interdisent des develop- » pemens ([ui pourraient if etre pas sans interet et » que je reserverai ]iour un giajid onvragc dont je » m'occupe (p. 258 ). 5) Noi stabiliamo dunqne le seguenti proposizioni : i.° Gli scrittori Italiani, Davanzati, Scaruffi, Serra, Turbolo , Montanari , Broggia , Neri , De Carli, ece., (i) Voycz IL Colbertisnio , de Mengottl. dell' encyclopedie progressive. 207 tlalla fine del XVI secolo sirio alia meta del secolo XVIII e pill in la, vissero in tempi in cui i govcrni, ingannati da ciarlatani , di cui non v' ha giammai inopia , i governi , non in Italia solamente , ma in quasi tutta lEniopa, escguivano sulle raonete le ope- razioni piu improvide c piu fatali al conimercio, al pubblico ed alio stesso erario. I nostri scrittori pre- sero la penna per condurre i governi suUa buona strada, quindi disscro che eosa sono le monete, per quali mezzi s' introducono negli Stati maucanti di zecche e di niiniere, come si distribuiscono tra le popolazioni , per quali vie ne escono, e soprat- tutto dimostrarono T inipotenza delle leggi sui mo- vimenti c sul valore di qiieste misure e prezzi delle cose contrattablli. Accio il lettore cstero non attri- buisca queste asserzioni ad amor patrio , citcremo il testo del Davanzati die srriveva verso la Ime del XVI secolo e clie in Italia comparve forsc pel prirao in quosto scientiiico aringo. Dopo d' avere ricordato che ie zecche al suo tempo , o per dir meglio da 60 aniii indietro , diminuivano ii pesor delle monete c ne degradavano la lega , dice : k del qual male da y> niostrar e la I'adice, il danno , lo scandalo , il ri- » medio e con quest© finire. Pxadice di questo, come » di tutti i mali , si e la cupidigia , la quale del y> peggiorar le monete ha molte occasioni e scuse ■» avute: ma questa e la sovrana,che uscita la mo- » neta di zecca per lo molto inancggiaye c contarc » col tempo ella cola , o con mal arte n e levato , -» diriamo , uu grano ; il popolo di si poco nnn se » n' avvede o cura , ond'clla pur corre. Lo mal mo- » netiere, dice a Signoroso (i) : da che la moncta » tua corre leggier un grano , meglio c guadagnar- » loti tu, anzi che altri la tosi ; cosi la scema un ■» grano. Le zecche viclne , cio veduto , sceman la :» loro altresi ; indi a certo tempo si torna alle me- » dcsime, e sceniasi un altro grano, e poi un altro, (i) Al suo signore. ao8 Rirr.KssT soli/ aut. i'-.c.ono^ue » e poi alao ctl altro ; taii[o die in tutta Europa y> da 6c anni in (|ua questo tarlo ha roso oltr' al 5) tcrzo di (jurslo i\iciiil)ro II danno e nia- » iiilcsto, piMcIic qiiaiito la nioiieta pegg;iora, clie » di Icjia , (he di peso , taiito sceniano le eiitrate 5) pul>hli(he , c li crediti c le facoha de' piivati , 3) peiehe in tanto men oro o argento si riscuotono; » e chi nieno nietallo lia , ineno cose , chk son li » VERi BKNi, pno eonipcrare; perclie senipie avviene » che non si tosLo hi moneta e ne2;2;iorata , che le » COSE lincarano ... Le cose in vcndita si danno , » perche ci venga quel tanto nietallo solito e crc- » duto esser nella moneta, e non tanti segni o sogni » o pezzi di monete. Se in ccntonove pezzi oggi e » quel medesimo ariento che soleva esser in cento, » non bisogn egli eon 109 pagare quel che si pa- » gava con 100?... » E qui si vcde quanto danno faccian i » priiicipi a lor mcdesimi, che gnadagnan (jnel peg- y> gioramento togliendol' a' poveri popoli una volta , » e lo pcrdon quantunquc volte le lor cntrate vi- » scuoton in moneta peggiore. Di qui nascc disor- » dine e confusioue, jierche 1 popol per la novita » delle monctc , e de [)rcgi clie le cose inlsuraiin , » divcuta nella sua patria i'orestiere , e non men » conluso , che se i pesi s alterasson' e le misure » pubhliche dellc biade , e de liquori , e delle hm- » ghezze : e che si pno far peggjo alia rc|)u])blica , » che oo;ni di lej^ee , moneta , e uliicio , e costume y> mutarc , e rinnovar le membra ? e quasi Y usato 3) fonte pubblico della citta intorbidare, anzi attos- » sicare.'' Generasi confusion' ancora nelle stesse mo- » nete ; perche (juando s' al)bassa di l^onta quella » d' ariento , conviene alzar di pregio quella del- » r oro .... ( I ) . » (i) Economisti Italiani , parte antica, t. II, pag. 39-41. Osservano gli eruditi che il Davanzati paragona la circo- lazione del danaro alia circolazione del sangue iLCgli animall, prJa die Arvei f avesse diniostrata. dell' encyclopedje pbogressive. 209 Sembra dunque evidente die il primo tra gli scrit- tori Italian! clie espose filosoficamente la teoria del danaro , non confondcva i se^nl coUe cose , le monctc coUe ricchezzc , come non conf ondeva i vasi coi liquori o jl braccio die iiiisura col panno niisurato. E siccome le idee di questo scrittore sono comuni ai snsse- p;uenti , percio comincia ad apparire falsa V accusa generale die fa loro il Say, il che sara piu evidente dai testi die addurremo alle pagine seguenti. 2.° Ugualniente infelice si e lo scrittor Fran- cese , allorche attribuisce agli scrittori Italiani , al Sena e seguenti , dal XVII secolo in poi , V inven- zione del sistema esclusivo , giacche questo sisteina e anteriore al detto secolo , come risulta dal segucnte prospetto die ho riferito in altro scritto. Proihizione de paiini esterl nell antica Lombardia. Duchi di Milano. Data della grija proibitiva. Francesco I Sforza 3 ottobre 14^4 Galcazzo Maria Sforza 22 dicembre 1470 Luigi XII (re di Francia ) ... 16 novembre 1491 Massimiliano Sforza 14 » i5i6 Francesco II Sforza 5 ottobre i524 Proihizione dclle stoffe cstcrc di seta nell antica Lom- bardia. Francesco I Sforza 2 3 agosto 1460 Galcazzo Maria St'orza 3 novembre 1481 Luigi XII (re di Francia) ... i ottobre 1499 Ferrante Gonzaga i3 aprile i553 Sono conformi allc sopraccitate le gride del 22 dicembre 1470, 14 novembre 1471 , 16 novembre 1474, 17 novembre i5i3. II dotto Francese la sbaglia dunc{ue di due sc- coli circa , e vuole die sli scrittori Italiani abbiano influito sul sistenia econoniico cpiando non erano ancora nati ! ! 210 RIFLESSI SULL ART. ECONOMlE 3.'' E sproposito gravissimo smontito da tiitte le storie , il dire die il sistema cscliisivo e nato in Italia. In Francia , Filippo il bello nel XIII secolo , Fi- lippo il Iiingo nel XIV lusingandosi di favorire il lanilicio nazionale , vietarono T uscita delle lane dal regno (i) In Ingliiltcrra « Pour cmpcclicr la diminution des 51 vaisscaux ct des matelots de son Pv.oyaume, qu'il )5 savoit ctre absolument ncccssaircs pour sa defense » et son commerce, Henri II ordonna en Ii8i a » ses juges faisant des tournecs de pjescrire stricte- 3) ment dans chaqiie comte , que tout homme qui esti- » meroit sa vie et sa fortune., liachetdt on ne vendit y> aucun vaisseau pour elre mene liors d' Angleterre , » ou n envoy at aucun niarinier hors de cette contree (2). Nel suddetto secolo XIT Ricardo I proibi V espor- tazioac de' grani fnori dello Stato (3). Nel XIV secolo ( i38i ) Ricardo II vieto di pren- dere a nolo vascelli stranieri. Snl principio del XV secolo (1403, 1404) « On cc vit le parleiiient d Angleterre statuer que les mar- 5) chands etrangers cmploieroient le numeraire qu ils » recevroient de la vcnte de leurs importations en » niarchandises du pays quil leur falloit exporter; » qu ils ne pourroient emportcr hors de TAngleterrc 5) aucun or ou argent monnoie ou en lingots , ou » aurnne vaisselle de ces deux metaux, sous peine » de conlisration; qu ils seroient tenus de vendre les » niarchandises qu ils emporteroient, dans I'espace » de trois mois ; qu'aucun marchand etranger ne >' pourroit rien vendre en Angleterre a un autre » marchand Stranger, etc. (4). » (i) Arnould, de la Balance du commerce et des relations commerciales de la France, etc. T. I, p. 19. (a) Henry, Histou-e d''Angleterre. T. Ill, p- 534, ^35. (3) Idem, ibid., p. 535, 536. (4) Idem. T. V, p. 493. DELL KNCYCLOPEDIE PROGBESSIVE. 211 cc En 1455, dice Cesare Moreau , Ic Goiivernement y> Anglois , desirant encourager cette branche d in- 5) dustrie ( le manifutture di seta ) , defendit d'intro- » duire pendant cinq annoes tonte espece d'etoffcs y dc soie , excepte les ceintures de Genes; en 1482, y> cette defense fut prorogee pour qnatre annees , y> paiceqtie les soieries etrangeres avoient rnine les » fabriques du pays. En 1604 nouvelles defenses, » qui niontrent qu'on ne fabriquoit point alors en » Angleterre des etolfes en pieces mais simplement » des rubans (i). » Nel 1 464 , aggiungc Galdi , il re d' Inghilterra ( Odoardo IV ) di consenso col Parlamento proibi r introduzione di tutte le ruanifatture olandesi in Inghilterra ed in Irlanda (2). Nel 1483 il Parlamento inglese, ad istanza degli artisti di Londra , vieto I' introduzione nel regno di tiitte le manifatture die essi fabbrioavano , e die ven- gono distesamente nominate dagli storici (3). La storia dimostra dunque die il sistema escln- sivo o proibitivo iiacque in Francia ed Ingliiltcrra molto prima die in Italia , e basta poca riflessionc per conv'.acersi cbe la cosa non poteva altrimenti siicccdevc. lufatii dalf XI al XV secolo , gf Italiani erano , se non gli imici , certamente i principali e jiiii acrreditati fablnicatori , e le loro manifatture per tiitto il mondo cognito dilfondevansi. Non te- niendo la concorreuza delle manifatture estere, non ne vietarono 1' intvoduzione, e per lo stesso motivo non vincolarono V uscita delle materie prime. La Francia e Y Ingliilierra si trovavano in situazione alTatto opi^osta ; esse volevano schermirsi da gf Ita- liani , i quali , simili agf Inglesi del XVII e XVIII secolo , volevano smerciare le manifatture propria (1) Histoire da commerce de la soie. (2) Gakli , Quadro politico del regno d"" Olaiida. T. I, p. 27. (3) Henry, Op. cit. T. V, p. 604, 5o5. aia RIFLESSI SULL ART. ECONOMIE sopra qualunque mercato ; quindi la Fraiicia e I'ln- ghikerra fiirono c dovettero csseie Ic prime ad ap- pie;liarsi al sistcnia proibitivo; divenutc a poco a poco piu forti restrinsero lo smercio delle manitatturc ita- liane e mandarono le loro nclla stessa Italia. Quindi venue 1' epoca dcllc proibizioni anche per s^V Italian!, divisi ahronde in pi(xoli Stati che gareggiavano tra di loro; la data delle loro gride proibitive corrisponde alia decadenza del commercio nazionale ed all au- inento di quello delle nazioni straniere. 4.° E parimente fiilsa , o almeno senil)rami, I'idea che attribuisce il sistema proibiiivo alle false nozioni che della riccliezza si foraiarono i Govcrni europei , dandosi cioe a credere che tutta la ric- cliezza si riduccsse a masse d'oro e d'argento, e cJo anco per la erronea teoria che il Say asserisce essersi diliusa nel XVII sccolo dagli scrittori Italiani, il che abbianio gia veduto essere falso. L' idea che propone il dotto Francese , era gia stata proposta da altri sciittori d' economia, cd in ispecie da Smith e da Sismondi , i c[uali al sistema proibitivo danno il titolo di sistema mercantile , e lo vogliono pro- posto dai mercanti , mentrc e chiaro piu della luce nieridiana che ogui vincolo sulT entrata o T uscita delle merci ristringe i vantaggi del ceto commer- ciale. Un elFetto generalissimo che si osserva presso tutte le nazioni, in qualunque grado della civiliz- zazione , in qualunque classc di persone , e quasi dissi sino tra gli aniniali , non puo essere attri- buito ad una nozione evcntuale vera o falsa che si voglia supporla. Noi ci accosteremo dunque jiiii alia verita dicendo : ogni produttore, ogni venditore, ogni fabbricatore , ogni possessore d' un bene c{ua- lunque , reale o immaginario, e naturalmente mono- polista. I lioni si disputano nelf Africa il couquisto duna gazella nel circondario delle loro tane, come i Bedouini nelf Arabia il possesso d' una fonte. Ge- nova e Venezia vcnnero a battaglia per assicurarsi il traflico esclusivo deU'Asia, come gia Roma e Cartagine dell' encyclopedie progressive. 2i3 per ottenere il dorainio in Europa. Pochi fabbrica- tori si unirono in corporazioni d' arti e mestieri per torre al restante della nazione il diritto di fab- bricare, come pochi patrizj si strinsero insieme contro la plebe per conservarsi i privilegi che avevano iisur- pato. Gli artisti ottennero vincoli all' esportazione delle materie prime , come la plebe cittadinesca ot- tenne vincoli all' esportazione del grano, benclie que- sta faccia entrare danaro nello Stato. Dal diritto esclusivo di fabbricare e naturale il passaggio al diritto esclusivo di vendere. Gli artisti dimandarono die fossero esclnse dallo Stato le manifatture cstere, come i proprictarj dimandano T esclusione dell estero grano. La dimanda dell esclusione delle manifatture estere dovette essere vivissima e generate, quando, dopo r invenzione della bussola e della stampa , dopo la scoperta dell' America e la costruzione di nuovc strade, crebbe da tutte Ic parti la concorrenza nelle arti e nel commercio. Gli Europei snudarono le spade per assicurarsi 1' acqnisto del garofano delle Molucche e del pepe di Sumatra, come pe' metalli preziosi del Messico e del Peru. Gli Olandcsi cacciarono i Francesi dalle alture di Scozia per farvi la pesca esclusiva delle aringhe , come gl' Inglesi batterono gli Olandesi pel merluzzo di Terra Nuova, ecc. Noi ariiviamo al famoso atto di navigazione del 1660 senza ritrovare ne' tre nostri antecedenti cconomisti (1) una sola idea che lo autorizzi. Seguendo il corso delle generazioni vediamo popoli nuovi comparire nella carriera del- r industria , e svilupparsi vie maggiormente il sistema esclusivo. Gli Svedesi e i Danesi , conlinati gia nel solo settentrione vanno verso il principio del decimo ottavo secolo al di la dcirAfrica a cambiare 1' ar- gento dellAmerica colla porcellana e col te della Cina ; e i Russi, contenti altre volte di caneggiare suUe slitte le loro merci , distcndono i loro tralllchi (i) Sciiniffi , Davanzati 5 Sei-ra. ai4 KiFLESsi sull' art. economie sul Baltico , siiir Oceauo , sal Caspio , nell' Eusino, in America , ecc. DalT aumento clellc popolazioni ia- tlustii, dal coutatto dellc nazioni comnicrciaiiti, dalla coucorrenza in ogni gcnere di vcndite iiacqucro le gelosie, gli odj , i tiattati, le proibizioni, le guer- re, giacche ogni popolo vorrebbe vendere solo, come solo vorrebbe veudere ogni fabbricatore. Nel 1713 una compagnia Inglese ottenne da Filippo V, re di Spagna (sart. 18 del trattato d' Utrecht ) , che essa sola avrebbe la tratta dci negri e ne sarebbe esclusa la compagnia Francese di Guinea. Nel 1729 i Francesi stipularono colla Reggenza di Tunisi che essi soli fa- rehbcro la pesca del corallo in quelle acque, ecc. (i). Allorche furono cresciute le greggie di Abramo e di Loth e si disputavano i vicini pascoli, il pri^no disse al secondo : eccoti la terra avanil di te ,• allon~ tdnati ; se tu vai a destiu , io andero a sinistra ; o , se pill ti piace la sinistra , io pretiderd la deslra. — Non possono attualmente le nazioni incivilitc te- uere Io stesso linguaggio: rinchiusc ne' loro limiti, ciascima vuole conservare il pascolo alio sue greg- gie e rispinge le straniere , il che signitica in altri termini, che ciascuna si sforza di conservare il lavoro ai proprj artisti , considerando ogni fami- glia nazionale come fonts di lucro all erario , mezzo di difesa alio Stato , occasione di pronto smercio ai servi^i ed ai prodotti de cittadini. Tali sono , secondo che io ne giudico, le cause del sistema esclusivo. Le leggi de' Governi, relativamente al danaro, vogliono essere attribuite in parte alia mal consigliata avidita, come dice il Davanzati , in parte ai disordini gra- vissiiui cui andava soa-jietto il commercio , allorche pria del XVI secolo r.issuna regola unitorme seguivasi iiella monetazione europea , disordini che , giusta respressione dello ScaruiH, nel i582 consumavano il mondo come un incendio. Le operazioni del sistema esclubivo non vogliono essere contuse colle operazioni. (^i) Eoiicli.audj Tli(->oi-ic dcs traites dc coumiorce. -DTH.!,' ENCYCLOPEDIE PROGRESSIVE. ai5 del sistema monetario ; queste opcrazioni scaturirono da cause diverse. II desiderio di scmplilicare le ha ri- dotte ad una sola, e ha sostituito aUa storia il romanzo, 5.° Ecco ora il confronto tra le niassime che il Say loda negli scrittori Francesi e Inglesi, e quelle che antccedentemenl:e professarono gli scrittori Ita- lian!, ai quali il suUodato autore attribuisce niassime allatto opposte. A) Testo di Hume riferito da Say (p. 264): « L'ar- » gent n'est , a proprement parler, la matiere du )) commerce : il nest que \ instrument dont les hom- » mes sont convenus de se servir pour faciliter les y> echanges. » {JLssai 3, purtie II siir les mnnnoies). Davanzati , un secolo e mezzo pria d' Hume di- ceva : « la moneta e oro , argento o rame coniato » dal puijblico a piacimento, fatto dalle genti pregio » e misura dcUe cose per contrattarlc agevolmente . . . » Dicesi fatto dalle genti pregio e misura di tutte 3J le cose , perche cosi d' accordo son convcnuti gli » uomini , e no ft perche tanto vngllano di natiira y> questi metalli. yi {Econoniisti Italiani ^ parte antica , u II, p. 28 e 3i) (1). (i) Broggia -clie scriveva il Trattato delle moiiete nel 1754 dice: « se tutte le cose diveiiissero d' oro e d'argento, >/ egli e certo che gli noniiiii dovrebbero tosto perire. Tai " metalli dunque noii sono per se stessi alia vita neces- " sarj La moneta altro non e che un valore o sia " misura generals di tutte le cose venali. " ( EconomisU Italiani, parte antica, t. IV, pag. 3o3 e 3o5). Lo stesso scrittore dopo d' avere dedotto V idea del pecuHo dalla pecora (peats ) che serviva ne' tempi antichi di misura , aggiunge : t< Or questo e gia noto , ma non '> so se sia noto , ne so se si rifletta che il peculio con- » sistendo massimamente in pecore , fruttava e si molti- " plicava per natura, e per se stesso costriugeva gli uo- " mini all' accumnlamento , alia diligenza , all' industria, " Laddove il peculio in nionete di metallo per se stesso " non frutta, per se stesso non lia moto, per se stesso » non e necessario e per se stesso non induce industria. m ( Idem , ib.d. p. 3 1 1 . ) 2l6 Ull'LESSI SULl' AKT. ECONOMJE « L' oro c rariento, dice lo stcsso scrittore, alia » lita nostra , per cui o^iii cosa terrena e creata , )) poco sen Olio per natura. Di clic faccmlola gli uo- . » mini vcrgogiiare , si son accordati a farli da quanto » tutte le altre cose insienie , e di tntte pregio , » misura e strameiitl die volgono e rivolgono tutto )j il globo de l>en de inortali. » {Idem, ibid. p. '2c). B) Testo di Iluinc riferito da Say : « On ne » pent disconvenir cpiun grenier renipli de ble, un » niagasin d'armes ou d'etolFes ne soient des ri- » chesses reelles et qui contrihuent egalemcnt a la » defense de T etat. » ( Essai i sur le commerce ). Davanzati diceva pria di Hume : « Un vitel na- » turale e piii iiobile clie un vitel d' oro .... Un » novo valeva a tener vivo il conte Ugolino nella » tone dalla fame il decimo giorno , che tutto \ oro 5) del mondo nol poteva .... Glie piu a nostra vita •a importa die 1 grano?.... Schifosissima cosa e il » topo; ma neir assedio di Casiliuo uno ne fu ven- ■» duto 200 liorini per lo gran caro, e non fu caro, » poiche colui che l vende morio di fame, e f altro » scanipo. L ottimo strumento vale ogni danaro al- y> r ottimo artefice , ecc. » {Ibid. p. 3i , 82, 34). C) Testo di Hume riferito dal Say. : « Tout au » monde est achete par du travail. » ( Essai sur le commerce ). «; Qu'un etat conserve de la population et de fin- y> dustrie, et il peut sen rapportcr aux interets prives y> du soin de lapprovisionner d argent. » {Essai 6 sur la balance da commerce )• Broggia nel Trattato de tributi diceva nel 1 748 : vero e indubitato ])ene della societa. Senza 1' in- » dustria loro e la loro fatica non verrebbero , ne » sussistereljbeio le riccliezze nello Stato e dovreb- D bero i ricclii oziosi ifcr la ncccssita di tutte le DELL ENCYCLOPEDIE PROGRESSIVE. 21 J » cose finire. Dunque dalla poverta die travaglia e » fatica nasce la ricchezza. » ( JEconomisti Italiani , parte caitlca, t. IV , pctg. 68 e 69 ). D) Testo di Hume riferito da Say: « On attri- ■» bue la baisse de Tiuteret a I'abondance de la mon- » naie; niais I'abondauce de la monnaie na d'autre » effet que d'elever les prix ... La hausse de Tin- » teret dent a trois causes : » Beaucoup de demandes pour emprunter, » Peu de capitaux a preter, » Et de grands prolits a faire dans I'indu- » strie. » {Essai 4 siir I'interet). Say tinisce \ estratto col dire : « Tons ces Essais » ne sont que des developpemens de ces memes » principes. » {Encyclopedie progi'essive, pag. 264). L' arcidiacono Bandini nel 1737, quindi prima di Hume diceva: « Ogni cosa acquista prezzo dalla ra- » rita , dalla difficolta die si ha nel conseguirla. Or » questa rarita nasce dal maggior numero di quelli che » destderano di comprarla , e questo maggior numero » dipende dalla maggiore o minore abbondanza che » ve ne sia relativameiite al consumo che di essa si y> fa . . . Si maravigliano molti , perche , come \ espe- « rienza c' insegna , nella nostra citta a misnra che » s impoverisce va scemando di frutto il da najo , oxide » se un secolo avanti costituivansi i censi a sei ed » otto per cento, oggi bisogna contentarsi del tre . . . y> La ragione se non unica , almeno la piii forte si » e , perche T impoverirsi di una citta proviene dal i> mancani il commercio , il traffico e gl impieghi » lucrosi : mancati questi , chi ha danaro , se non » vuole tenerlo ozioso , bisogna che lo rivesta ne- » gV impieghi che vi rimangono meno lucrosi , op- » pure se vuol fame credito con qualcheduno , si J) adatti nel tassarne i frutti a quella ragione che » se ne ricaverebbe impiegandosi altrove . . . Ma in » Olanda , in Lisbona , in Cadice , in Inghilterra , i> trovandosi impieghi Incrosissirni tino al venti , al » trenta ed anche al cento per cento , si trova chi Bibl Ital T. XLIV. 1 5 aiO RIFLESSI SULL ART. £CONOMIE » cerclii gl' imprcstiti anche per guadagaai'vi alia » ragione degli otto e dei dieci. » {Economisti Ita- liani., parte moderiia , t. I, pag. i5i-i56. ) E) Say ricordando Qucsriay die scrisse ncl i"55 dice : « Le grand pas que les economistes dc Qucsuay » ont fait t'aire a la science , a ete dc dcniontrer » que la richessc residait dans la chose (|[ui a ua » prix et non dans le prix qu on en tire , qni nea » est que la suite necessaire. On a su des lojs qu'en 5) produisant cette chose on pouvait produire de la » richcsse; et ils ont mis par la sur la voie de de- » couvrir les moyens par lesquels les nations ob- » tiennent et multiplicnt ce cpii fait leui' aisance et » leur propriete » ( pag. 267 ). II sullodato Bandiai diccva prima di Quesnay : « r oro e inutile per se medesimo ad ogni uniana » felicitd; non fu chiamato nel commercio se non -» dopo die molfiplicandosi 1 unian genere si rende- » vano difficili le pcrmutazioni. Clii aveva (per ispie- » garmi con un esenipio ) bisogno dell olio , e nou ■» aveva altro die grano di sopravanzo, non poteva » perniutare cpiesto grano con un altro die non ne y> aveva bisogno , ma mancavagli il vino. » Per indurre questo a dare f olio , anche senza » ricever vino , fu pensato a dargli un malla adore » il quale lo assicurasse che riceverebbe per altre mani » il vino che dcsiderava. Per questo ullizio fu scelto » r oro e r argento , ed in tal maniera introdotto il » coatratto della vendizione .... Del restante quando » la permutazione di cio die si ha di superfluo, in i> altre cose che si desiderano , divenisse praiicabile, 1) si diverrebbc ricclu , se/iza questo mallei adore , il » quale bench e credasi il tiranno di tutto il com- » mercio , non e , a ben riflettere , altro die ua » vile ministro . . . Non e il danaro die deve far il » prezzo alle grasce , ma sono le grasce che dcvono » dar il valorc al danaro , poiclie i poveri lavoranti 5» per i-ivere , e non campandosi di oro, iiia di grasce^ » non desiderano il danaro se non come mezzo per OBLIj' ENCYCLOP£DIE PROGRESSIVE. 219 » fargU ottener queste in quella quantita che si ri- » chiede per loro sosteiitamento e delle loio fanii- » glie . . . . La vera ficchezza non consiste tanto nel- y> V oro e nell argento , qiiaiito uella facolta di poter » ottenere tutto cio die ci puo veniie in mente di » desiderare . . . . ( Questa facolta consiste nel pos- » sesso de' prodotti e nell' esercizio delle fatiche ). 3D Una misina d' olio , di grano , di vino, di frutti » formano tutte le contrattazioni che fanno i nobili » cogli artieri .... Paga il contadino colle grasce » I'artiere, compensa 1' artiere co' suoi lavori il con- » tadino; onde resta poco altro uso della moneta » che quello che si fa piuttosto col rame che col- M r argento e coif oro per provvedersi di erbaggi , » di frutti e di cose di poco valore ; e f oro e f ar- » gento restano liberi per soddisfare al principe dei » suoi tributi, o per contrattare con pacsi lontani » o per altri somiglianti casi , dove la dillicoha del » trasporto reuda inipraticabile il pagamento in ge- » neri di vettovaglia. y> Succede delf oro nel commercio come di una » fiaccola in niano d' un fanciullo che pare che fac- » cia un cerchio continuato di fuoco , se vensa raff- » girata con velocita. Gosi una piccola sonuiia d'oro, » se si raggiri velocemente da una mano in un' altra , » abbaglia focchio,e par che moltiplichi se mede- » sima. Perche un solo scudo che passera da una » in altre mani cento volte in un mese, niantenendo » ugualmonte il commercio che con diversi scudi , » che non faccssero in questo tempo altro die un » solo passaggio nella seconda mano, fara figura di » cento scudi, provvedendo ciascheduna di queste y> cento persone , che lo spesero , del loro bisogno » per f intiero valore di uno scudo. 5) ( Econojuisti Italiani ^ parte moderna , t. I, pag. 141-154.) trova in IMareaima questa clisgrazia. « {Ihid. p. 126). juerci utili che possano trajjlcarsi , la moneta non ■» puo far altro che un giro vano e infruttuoso » {Ibid. ^ parte moderna , t. IF, p. i35. ) F) Say dice: cc II (David Riccardo) a de voile » completement la theorie des monnaies, en prou- » vant que cet agent de la circulation ( circulating » medium ) est une marchandise autre cjue la ma- » tiere dont elle est faite : il a demele avec saga- » cite linfluence reciproque de leur valeur recipro- » que , et prouve que dans les echanges la valeur » de la monnaie fut-elle de papier, s'etablit daprcs » des principes tout a fait analogues a ceux qui » determine celle dc toute autre marchandise » (p. 272). DELL ENCYCLOPEDiE PROGRESSIVE. 22 1 Riccardo scriveva , giusta Y asserzione di Say , dal 1804 al 1817 ( p, 272, 2^3). Ora ecco Ic massime degli scrittori Italiani aateriori a Riccardo. Tiirbolo, die scriveva sul principio del secolo XVII, ripetendo la niassima d' Alberto Beano : valor pecumoe cesdmatur j'uxta pondus , et Consuetudinem cambii , QUM coMMUNiTER ESSE soLET , aggiunge : cc tjuesto » cambio e quello clie secondo gli accidenti suoi fa » valere lo scudo or piu or meno , e per pagamento y> d' esse scudo fa entrar piti o meno nioneta d' ar- » gento , e consegiienteniente viene a dare un au- » niento o mancamento alia suddetta moneta ( Eco- nomisd Italiani, parte aiitica ^ t. I , p. 194 ). De Carle: « Due sorte di commercio si fanno in » oggi ; e il primo di danari con roba o di roba » con danari; e il secondo di danari con danari. » L' oro e 1' argento sono considerad come mercan- » zle , e non si dice piii barattar o cambiar zecchini » o dobble ; ma comprar dobble e zecchini. A me » preme per mio particolar profitto mandar una o )) altra specie di monete in qualche paese e la ri- » cerco. Chi me la da, conoscendo la premura mia » e forse il mio guadagno , se ne approfitta e mi )) cliiama a contratto. E vano allora mostrar la grida » o tariffa : a questa piii non s' abbada •, non puo » obbligarsi alcuno a spogliarsi di quella tal sorta 3) di danari ; e quello cui premono , poco importa » il contrattare una porzione del suo guadagno. Dun- » cjue a me converra dar un quarto , mezzo ed an- » che trc quarti , uno ed vino e mezzo per cento ; » e allora fatta avro la compra della moneta. Cosi » dicesi dar aggio. » II die posto , niuno cerca senza profitto ; e se » in un pacse d' una tal moneta si forma incetta , » certamente in quello c valutata meno die in altri. » E perche varie sono le specie di monete correnti, y> parte d' oro e parte d' argento, cosi Y incetta andra » a gradi. Si ccrchera prima, per esempio, le dobble » di Spagna, e si cambieranno con dei zecchini; si 2^2 rvIFLESSI SULl' ART. ECONOMIE y> estrarranno indi questi e si gettcranno ongari ; sc » tra questi si trovera spioporzioiic si Ijarattoranno » poi gli ongari con gli sciidi, rpaesti con li iilippi; 5) e dai filippi si andra ai diicati d' argento o ad altra » moneta da cui sollecitaniente al vile ranie farassi » passaggio. » {Ibid. t.XIII, p. 169, 160. ) Pagnini: « La misura del valoie delle cose e uni- » versalmente determinata da quattro ciicostanze in- » sieme : » i.° La quantita llsica delle cose clie si vo- » gliono permutare ; » 2.° II bisogno e la voglia di chi ne tratta la » permuta ; » 3.° L' attivita delle cose ad appagar queste » voglie ; » 4.° Lo smercio (ossia la dimanda ). » Le medcsimc regole detcrminano il preglo e la 5) valuta delle monete » {Ibid., t. II, p. 1 63- 188). Vasco : « 11 valore delle monete , come il valore )) d' ogni altra cosa , non e che un rapporto delle 5> monete a quella cosa con cui si cambia .... cpiindi ». e per natura variabile sempre ed iucostante .... » La moneta e sottoposta a questa vicenda come le » altre cose tutte^ perche le varie specie di monete y> possono essere ora piii , ora nieno desiderate dagli » uoniini , e trovarsi or le une , or le altre , ora y> tutte in maggiore o minor abbondanza {Ibid., » t. XXXIII, p. 'J e seg.) . . , . II valore delle mo- » nete e cssenzialmente variabile , non solo consi- » derato il rapporto di tutte le monete coi generi , » ma ancora pel variabile rapporto fra le varie spe- » cie di monete » {p. i23-i55). Sono concordi i nostri scrittori sopra questo ar- gomento ; quindi crediamo inutili ulteriori citazioni. Dalle cose dette risidta die lo scrittor Francese i.° Non ha ricordato le belle invenzioni italiane accennate alia pag. 204 ; 2.° Ha omessa la citazione di opcre classiche ita- liane , nelle quali e sviluppata la tcoria delF economia politica e sono specialmente le Lezioni d economia dell' ENCYCLOPEDIE progressive. 223 civile deir abate Genovesi (1754) (1), il Discorso cconomico del Bandini (1737), le opere del Ricci e del Vasco , ecc. ; 3-° Attribuisce agli scrittori Italiani idee erronee affatto opposte a quelle che si leggono nelle loro opere ; 4.° Regala generosamente agli economisti della Francia e dell' Ingliilterra quelle teorie che furono anteccdentemente proclamate in Italia. Or questo e quel che piii ch' altro nattrista; Che perfetti giudizj son si rari, E d' altrui colpa altrui biasmo s' acquista Petrarca. Vendicato , per quanto permette la l^revita d' un articolo , 1' onore degli scrittori Italiani , malmenato nel Ceniio storico , maggior campo ci si aprirebbe a dimostrare che le idee fondamentali delle scienze economiche appartengono all' Italia, se intraprendes- simo I'analisi del Cenno teorico che nc da il nostro autore. Ma 1' argomento essendo troppo vasto , ci riserbiamo, permettendolo le nostre occupazioni, di pubblicare a parte tutto 1' articolo del Say e sopra ciascuna proposizione addurre le idee degli scrittori Italiani che prccedettero il Say e lo Smith. II pub- blico potra cosi riconoscere cio che debbe all" Italia , alia Francia , all' Ingliilterra , si relativamente alia qiia- litd dclle teorie che ai metodi d' esposizione. Ci hasti attualmente di dire, che non solo le migliori teorie economiche appartengono all' Italia, ma le stesse in- stituzioni economico-pratiche sono prodotti del suolo italiano e in esso si svilupparono o furono proget- tati mezzo secolo , un secolo o due secoli prima che in Francia. In prova della quale asserzione avendo (i) Volendo essere giusti ricorderemo che non tutti gli scrittori della Francia lianno fatto al Genovesi 1" ingiustizia di non riconoscerlo come primo maestro delle scienze eco- noiniclie ; infatti Lally-Tollendal dice : A Naples, Genovesi avoit cree Tetude des sciences morales et politicjues (^Bio- graphic uniycrseUe, t, JV , p. 10). 224 RIFLESSI SULL' ART. ECONOMIE (li gia citato le cambiall, I banchi, F ammortizzazione del debito pubblico^ ci ristringiamo ad aggiungcre tre soli I'atti : i.° II barbaro diritto d' impossessarsi degli og- getti naiifragati , ammcsso per T addietro dalle nazioni Europee , fu distrutto In Sicilia dal Re Federico II nel secolo XIII ; A Venezia dal consiglio deFregadi » XVI (i583) ; In Francia da Luigi XIV » XVII (1681) (i). 2." Dal principio del secolo attualc e priiicipal- mente dopo il 1814, gli scrittori Franccsi hanno peroi-ato la causa degli artisti e chiesto scuole d' aiti e mestieri , nel die fortunatamente sono stati , almeno in parte , esauditi , ed e questo un passo grande nel- r economia della nazione , giacche e un soccorso alia forza intellettiva , elemento principale della produ- zione. Ora questi stabilimenti furono proposti in Italia nel 1764 dal suUodato abate Genovesi: ecco un suo testo : cc S' io avcssi a dettar leggi ad una repub- » blica Platonica, una sarebbe: premj a tutti coloro » che promulgano catcchismi sodl , nctti , familiarl » delle arU\ premj secondi a coloro che li miglio- » rano ; premj a coloro che li iiisegnaiio con caritd » e zelo. Un uomo che migliora un uomo utile sia » genio di primo ordine : chi lo migliora e ajuta , » genio di secondo oidine, ecc. {Economisd Italiani, » parte jnodcrna, t. VII, p. 2o3). Ma niuna scuola » non si voi-rebbe preferire , ne sarebbe piu da pro- » movere quanto quella di mcccanica agraria , la 5) quale, come che sia la piu necessaria di tutte » quante le altre , e non pertanto la meno da' dotti » e da' sovrani favorita ecc. -» {Ibid., t. X, p. 87.) 3.° E noto che i Francesi dopo la rivoluzione han dato per base al loro sistema metrico dei pcsi , delle misure, delle mouete , le misure celesti e v' hanno applicato il metodo deciraale. Oi-a ella e questa una idea italiana e fu proposta nel 1781 dal marchese (i) Bouchaiul 5 Theorie ties traites cle commerce en tre los nations. dell' ENCYCLOPEDIE progressive. 225 Beccaria nel suo Rapporto sopra un progetto di uni- formitd dci pesi e delle misiire {Biograplde uiiwer- selle , t. IV , p. i6 ). Senza uscire dagli stabilimenti scolastici , sarebbe facile cosa dimostrare clie i Francesi soiio tuttora barbari a fronte degl' Italiani. La prima prova di questa proposizione puo essere la poco sensata idea di Say che dalla pubblica istru- zione vorrebbe esclusa la logica e la morale (i). Opposta massima proclamarono gli scrittori d' eco- nomia in Italia. Infatti , e per esempio , il maestro delle scieaze ecoiiomiche , 1 abate Genovesi , poco dopo la meta del secolo passato, ci diede iiu profoudo trattato di morale nella sua Diceosina e s' aperse niiova carriera nella logica colla sua operetta inti- tolata : Logica pe giovanettl , tanto qucsto illustre scrittore conosceva T influenza delle abitiidini intel- lettuali e morali suU' economia delle nazioni. AUorche (i) La cosa e si strana che e necessario acUlnrre il testo di questo scrittore: /' La seule etude iniportaute qui ne me paroisse pas " pouvoir etre Fobjet d^iu eiiselgnement public, est I'etude " de la morale. Faut-il que ce soit un maitre qui nous dlse >> ce que nous devons a notre pere, a nos freres et sceurs, " a nos amis ? La morale doit s'apprendre partout et ne " s'enseigner nuUe part. >' J'en dirais volontiers autant de la logique. Qu'on " n'enseigne rien qui ne soit conforme au bon sens et a " la verite, et la logique s'apprendra toute seule. Jamais " un maitre ne fera bien raisonner un eleve qui n'auroit " pas de justes idees des choses ;, et s'il en a de justes " idees, il n'a pas besoin de maitre pour bien raisonner. " Quand on veut se former des idees justes de cbaque " chose , il faut Texaminer avec attention , chercber a u*y » voir que ce qui s'y trouve et tout ce qui s'y trouve : " c'est Tobjet de cbaque science et non pas de la logique. ;liie nolle false idee* chc essi formaroiio deli iatclletto e del cuoie uniano- Attingeremo la seconda prova nelle Lecons dc pld- losophie di Laroimguiere. In qnest' opera si svolgono con niolta precisione e dottrina sublimi teorie sulle facolta deir anima c sulla natnra delle idee , teorie liellissimc , ma allatto inutili all agricoltore , all' ar- tista , al commerciante, al funzionario pubblico. Al- r opposto in Italia 1' antore della Logica statistica o degli Elcmcnd di filosofia ha tcntato di promovere lo sviluppo del senso comune ed agevolarne 1' eser- cizio , condncendo i giovani sui mercati , nelle offi- cine, ne'campi, mostrando loro praticaniente i modi di fare il miglior uso de' sensi , dell' attenzione , del raziocinio , e i segiii piii sensibdi additando die an- nunciano lo stato passato, presente e prossimamente future delle umane vicende giornaliere. Dal quale confronto risulta che , in qiiesto ramo d istruzione come in qualche altro , i Francesi sono tuttora dot- tamente barbari. Pria di dar tine a cjuesto articolo ricorderemo ai giovani che , volendo porre a confronto gli scrittori Italiani del XVII e XVIII secolo cogli scrittori Fran- cesi e Inglesi di scienze economiche , fa d' uopo spo- gliare gli ubimi di quel gcrgo metafisico in cui in- volgono le loro idee e per cui, proponendo le cose pin triviali, acquistano fama presso le persone ine- sperte di proporre teorie nuove e sublimi. Noi co- nosciamo tutti i vantaggi d' un linguaggio precise fondato sulle lessi delf analoffia , ma sembraci che le scienze non facciano grandi progress! , allorche il salario del lavoratore e detto rcndita, allorche si chiamano instnimciid gli edillzj o i canali, allor- che si da il nomc di macchina al suolo che produce il grano , e ditc lo stesso di tantc altre denomina- zioni che violentano le idee abituali scnza aggiun- gere alcun grado di luce allc teorie economiche. Melciiiobke Gioja. 227 APPENDICE, PARTE I. SCIENZE, LETTERE ED ARTI STRANIERE. Voyage dans la Paissie , ecc. Viaggio nella Russia me- ridioiiale e particolarmente nelle provincle situate oltre il Caucaso fatto dal 1820 sino al 1824 dal cav. QjMSA , console del He ( di Francia ) con quattro carte geografiche. — Parigi , 1826, presso C. J. Trouve. Tomi 2 , in 8° T ' . A-J oggetto dair autore contemplate nella pubblicazione cli questo suo viaggio e di una profonda iniportanza e per la Francia , a' cui interessi egli e attaccato , e per tutto il Continente d' Enropa. Osserva egli da una parte die sorta I'Europa dalla crisi onde per 2S anni fu agitata, poiche ha jjotuto goder della pace e venuta a presentare , efFetto di A'arie e singolari corabinazioni, un meraviglioso accre- sciniento di popolazione quasi dappertutto , la qviale per tranquillamente sostenersi ha un eminente bisogno di nuovi mezzi d' industria e di commercio , in questi stando oggi la vera potenza degli Stati. Dall' altra parte vede 1' Inghil- terra , divenuta padrona di tutti i mari , e pel monopolio del commercio avere accumulata nel suo seno la raaggior parte delle ricchezze del mondo e naturalmente tendere ad assorbirne il restante coi tanti mezzi della colossale sua potenza , che sa giornalmente applicare in mille modi ad ogni genere di speculazione , e in ogni punto piu rimoto della terra. Si aggiunge di piu T America settentrionale , che in soli 40 anni crescluta in popolazione e ia ricchezza, per pill probabile congettura puo facilmente prevedersi anzi che rivale dell" Inghilterra , presto o tai-di unita a lei nel monopolio delF America merldionale , e verosimilmente 228 APl'ENDICE in qncUo cli tiitte le terre bagnate dal mar Pacifico e dair Occano iuiliano. Domaiidaado quiadi a se stcsso I'au- tore se 1" Earopa ahbia come vedere ristaljilito il perduto equilibrio , sicclie sperar possa alcun termiae a tjnel coa- tiiino esteiidersi di tanta potenza marittlma e commerciale, die altrlmenti potrebbe fiiiire con non lasciare ai graiidi Stati dol Cnntinente altro commercio esterno, die quello che air InghilteiTa piacesse , due mezzi pajono a Ini pre- sentaisi. II primo sarebbe un accordo tra le Potenze d'Eit- ropa per gl' interessi di un vasto coinmercio, stabilendo un transito capace di agevolarlo : il secondo di portare la niaggior parte del commercio dell' Europa coif Asia sul Mar Nero. Egli ragiona ampiamente per ogni verso questo progetto, e dimostra la facilita di esegnirlo , e come po- trebbesi in tutte le supposizioni far cessare le difiicolta die a prima vista si afFacciano f, e singolarmente poi si ferma a far sentire come FAsla e disposta a ricevere queste felici comunicazioni , per le quali ritornerebbe la civilta in que'paesi, i quali ora sono barbari, quando pur da essi la civilta propagossi nel nostro occidente. Le merci del- r Enropa e dell' Asia trapassando un mar chiuso, siccome e 1' Eusino , prenderebbero facili direzioni per terra e pe' fiumi ;, non sareljbero soggette alle spese e agl' incon- venienti delle quarantene , ne al carico delle assicurazioni: arriverebbero ad epoche fisse ; savie combinazioni stabili- rebbero il prezzo moderato de' trasporti in Europa , men- tre gia in Asia questo e insensibile , ove generalmente non si pagano alloggi , e le bestie da soma si nndrono in pa- scoli comuni. E siccome d' altronde tutte le raerci che servono ai cainbj tra gli Asiatic! e gli Europei sono di gran valore comparativamente al loro peso o volume, non v' ha dubbio che in tempo di guerra il commercio non potesse per questa niiova strada sostenere la concorrenza coUe spedizioni che si fanno pel Mediterraneo, e a piii forte ragione con quelle che debbon venire pel Capo di Buona Speranza. Una delle prime strade e la piii ovvia per questo commercio sarebbe quella della sponda orien- tale del Mar Nero, e segnatamente dell' antica Colchide. Ed ecco come il Viaggio del cav. Ganiha viene legato a questa impresa , la (juale , siccome certamente segnerebbe r epoca di uno de' piu grandi avvenlmenti del mondo, provvederebbe in eminente grado ai bisogni dell' Europa nelle circostanze dalP antore contemplate. PARTE STRA.NIERA.. 229 Partito da Odessa, die nel 1792 non era clie un vil- laggio tartaro, ed oggi , divenuta uno de piii ricclii mer- cati della Russia, ha una popolazione di 4.0 mila anime , I'autore ha scorsa la costa della Circassia e dell' Abazia, spiiigendosi oltre sino a Batum , tutti visitaiido i porti e gli sbocchi , il carattere rilevando de' popoli die ne abi- tano i varj paesi , e la forza e 1' opportunita de' siti , e la qualita delle produzioni : indi additando i miglioramenti facili a farsi dappertutto per la comodita del comiuercio. E questo e poi cio che minutamente fa ancora a passo a passo in tiitto il suo Viaggio dalle foci del Fasi sino a Baku sul mar Caspio , e da Baku sino ad Astrakan. Non ci essendo possibile seguirlo in tante descrizioni ed osservazioni , di cui sono pieni i suoi due volumi, noi ci limiteremo a notare le cose principal! , e quelle die possano parerci di una qualche singolarita. Abbiamo da alcun tempo udito come la Porta Ottoniana redamava la restituzione di alcune piazze situate presso il Caucaso. La principale di queste e Sukum-Kale, clie nel 1787 avea 3 mila abitauti , ed oggi e ridotta, dice I'au- tore , a circa 60 Armeni. Secondo lui sarebbe stata resti- tuita quando furono restituite Anapa e Paty, se la Porta avesse eseguito un articolo secreto dell' ultimo trattato , per cui si era impegnata a mettere la Russia in possesso di un piccol porto all ingresso dello Stretto, ch'essa cliie- deva per luogo indipendente e necessario alia fermata de' suoi bastimenti. Le altre piazze reclamate sono Anacrl presso ringur, oggi dai Russi medesimi abbandonata ; e secondo cli' egli pensa , Redute-Kale all' ingresso del fiume Kopi. Crede T autore che il motivo di tanta insistenza della Porta per codeste miserabili bicocche , separate dai suoi Stati , sia questo, die da tre secoli essa si serviva di queste scale per trarre dalla Circassia, dalla Mingrelia e dalla Georgia donne e ragazzi, onde alimentare gli ha- rem di Costantinopoli , e il corpo de' Mamelucchi, od altri de'suoi eserciti. II motivo opposto che puo avere avuto la Russia per non restituire que'posti, e d' impe- dire a' Turchi la tratta di persone di venule sue suddite , e ai Circassi ed Aljazj la pirateria, a cui sono abituati : oltre che quei luoghi sono di piii necessarj pel ricovero eventuale dellc navi russe die battouo le acque di quelle coste. a3o APPENDICE Tembruk e Taman, 1' una alia destra, T altra alia si- nistra del Kuban, sono luoghi tenuti dai Russi, i quali presso r ultimo baniio fabbricata una fortezza col nome di Fanagoria , in inemoria di un' antica citta greca , di cui veggonsi avanzi di statue, di capitelli, d' iscrizioni del bel tempo di Fericle. Curioso fatto ! clie ov' erano uii giorao genti colte, oggi abitino famosi pei* baibarie i Go- sacclii Zaporavi, che Caterina II fece passare a questi luoglii traendoli dalle cateratte del Boristene. Applicatisi pero air agricoltura lianno dismessa in parte V antica fe- rocia: ma prossimi ai Circassi ne lianno adottate le armi e i modi di guerreggiare , conservata avendo la naturale lore intrepidita. Spesso passerebbero volentieri il Kuban per saccbeggiare i Circassi , se la Russia nol vietasse loro, tenendosi essa in quelle parti in pura difesa , e volendo impedire le comunicazioni pel pericolo deila peste. Yicino alia sinistra sponda del Kuban , e verso la sua foce, sta Anapa, piazza fondata dai Turchi nel 1784, quando cedettero Taman. E posto pei Turcbi importan- tissimo onde comunicare non solo coi popoli musnlmani del Caucaso , ma verosimilmente coi Tartar! Sunniti della Bucaria , giaccbe si sa clie il Kan di Bocara ogni tre anni manda tre milioni al Gran Signore come Califo ; e un Italiano stato nel maggio del iSaS in Anapa con una nave di Bruges , ha dato per sicuro d' avervi vednto giu- gaere parecchie carovane di Bucari e di Tartar! del Da- ghestan , i quali dai Gaspio doveano avere attraversato in qualche parte il Gaucaso , recandosi alia costa del Mar Nero. Percio si e molto rimproverato in Russia Kutusoff, perche nella pace del 18 12 restituisse Anapa, che i Russi aveano presa, giacche essa interrompe i loro possedi- menti in quella costa, puo servire di ostacolo alia som- missione dei varj popoli del Gaucaso, e seguitare a rice- vere dai Gircassi uomini e donne , che questi continuano a vendere. Kutusoff fu rimproverato ancora d' avere ab- bandonato il posto di Poty alia foce del Fasi, utilissimo per approvv^igionare le truppe russe stanziate nell'Imme- rette, e scala opportuna pel commercio dell' Asia attra- verso della Golchide e della Georgia. Da Redute Kale , situata alia foce del Kopi , e dopo il celebre editto deir imperadore Alessandro del ao ottolire del 1821, che ha ridotto il transito delle raerci asiatiche PARTE STRANIERA. ' :i3l a dazlo legglerissimo , divenuta un granmercato, I'autore fece una scorsa nella Mingrelia , e qualche osservazione sulIa provincia del Guriel : poi dando indietro s' imbarco sill Fasi per inoltrarsi neir Immerette. Queste tre contrade , e parte dell'Abazia, costitniscono quella clie gli antlchi dissero Colcliide. Questo bel catino forma un paese dal Mar Nero sine alia cresta dei monti , che lo dividono dalla Kartalinia , lungo circa 4.5 leghe , e largo tra le 35 e le 40, partendo dalle terre degli Abazj e de' Suani fino alia provincia turca deU' Akhaltzildie. Paese e questo rinomatissimo , ove dominarono Etta, Sesostri , MUridaCe , i Roinani : poi i Greci di Costantinopoli. I Lazii lo iiivasero , e gli diedero il loro nome. Cosroe medito di conquistarlo , e mille anni dopo Chah-Ahhas tento la stessa impresa coUa mira di unirlo alia Persia per istabilire sul Fasi Vina potente forza navale , ed assicurarsi la maggior parte del commercio dell' Europa coll' interno dell' Asia. Questo e cio che ha poi eseguito 1' imperatore Alessandro coir accennato editto. Maometto II rende a se tributaria la Golchide \ e da quell' epoca in poi la storia di essa e oscurissinia. Si sa che i Re georgiani della faniiglia Ban- graziona furono padroni dell' Immerette ;, e che nel se- colo XYI i Governatori della Mingrelia e del Guriel usur- parono il dominio di quelle provincie : donde nacquero lunghe e crudeli guerre civili che desolarono tutto. De'varj Priucipi, di cui rimangono i nonii , fanno orrore le atro- cita alle quali si abbandonarono. Percio poco importa sapere cio che cola sia succeduto sino all occupazione de' Russi. Bastera considerare come stessero i sudditi sotto si cru- deli padroni. Ua nomo dall' autore veduto domandare la limosina sal ponte di Kotais con ambedue le gambe ta- gliate, testifica che cosa fosse il codice penale della Colcliide, e la giustizia degli anticlii Re di quella contrada. L' ultimo re deir Immerette, Salomoiie di nome, caduto sospetto ai Russi , e condotto a Tiflis , scappo di la ricoverandosi presso il Bassa di Trebisonda , ove mori. La Russia prese possesso del paese ^ e il primo atto di sovranita sulla Col- chide esercitato dall' Imperadore -(4/e55a«dro , fii di proibire la vendita degli schiavi ai Turrhi, di frenare le vessa- zioni de' priucipi e de" signori , e di abolire il diritto di niutilazione e di morte. La Colchide al pari della Geor- gia non avea mai avute leggi scritte, II primo a dare im aSa APPENDICE codicc fu sul princlpio del passato secolo Vaytango re dclla Georgia i e questo codice venne adottato dai Re dell' Im- merette e della M'uigielia , non seuza peio modilicarae , o rij^ettarne a caprlccio le disposizioni. Per dare uii'idea di quel codice bastera dire, clie vi si ammettevano le fa- inose prove dei gindizj di Dio , cioe delf acqua Ijolleiite, del ferro infocato , e il duello coUa sciabola. Qualche volta bastava il giurainemo sopra T iuiniagine di un saiito i e niuna cosa iutaiito era piu comuiie tra que' popoli die lo spergiuro. Per Ic cose civili quel codice e non ostante ancora in vigore: possono pero i giudici applicare le leggi russe , se loro pajono piii giuste e meglio appropriate al caso. A Kotais , die e la capitale della Colchide , i Russi hanno stabilito un tribunal superiore civile e cri- miaale, coniposto di un presiilente e di quattro giudici, due de' quali , e il presidente , debbono essere russi , ma parlaiiti la lingua georgiana , die e coraune nel paese, e due nobili delP imnierette , parlanti la lingua russa. Le sentenze di pene gravi debbon essere approvate dal Go- vernatore della provincia , e in appcUo dal Governator ge- nerale. I delitti polltici e militari spettano al Consiglio di gnerra. Le pene di mutilazione , di marchio , di morte sono abolite. Ne' venticinque anni , da die il paese e sog- getto alia Russia, i costumi pubblici sono manifestamente inigliorati, cosi die appena si sono veduti due o tre casi di assassinio, quando per lo addietro erano comuni. L' autore non ci lascia desiderar nulla di quanto puo farci conoscere il clima , la teniperatura , le malattie pro- prie della Colchide. Rispetto a queste ultime udiaino da lui come i soklati russi vi sono piii esposti die gli altri Europei , cosi die la mortalita tra loro arriva qualche volta al sesto , ed anche al quinto dalle guarnlgioni , quando I'ispetto agl' indigeni non eccede la proporzione ordinaria de' paesi piu salubri d' Europa. Di cio allega per cagione: I ." il vestito di tela de' soldati russi ove 1' atraosfera e varlaljilissinia ; 2." la trascuranza nell' alloggiare e nel nu- drlrsi; 3." i loro regolamenti per gli spedali, che potranno, die' egli, essere buoni per T interno della Russia, ma non di la del Caucaso, ove un soldato convalescente non puo riniettersi con una bottiglia di vino per settimana, che dice essere il piii die i medici possano accordare, quando, sogglunge , gP Inglesi nel Senegal autorizzano il medico a roniprrwe il vino di Bordo pci convalesceiiti anclie se il jjrezzo oltrepassi i 6 franchi la bottiglia. Del rimaiiente , riguardo all' iasaluhrita del paese , noii procedendo essa ne da paludi , ne da stagni , ne da alcuna cagione difllcile a togliersi, e da credere clie cessera quando la popola- zione sara aumentata. Parlando 1' antore de' finmi della Colchide , de' quali i piu rilevanti sono il Fasi e la Quirila , osserva clie gli Antichi riguardavano quest' ultimo come il vero Fasi; ch^esso bagnava I'antica Scliorapana , ed era navigabile sino a quella citta : il che durava anche nel 1737. E come poi r Huet , il Robertson ed altri che hanno parlato del com- mercio degli Antichi , suppongono che il Fasi e il Giro , oggi detto Kur, servissero ai trasporti dal Mar Nero al Caspio , e cosi dal Caspio al Mar Nero ^ cliiarisce questo errore colle osservazioni da lui fatte sui luoghi. E vero, die' egli, che il Fasi ha costantemente servito alia na- vigazione del mare sino all' imboccatura della Tskeniskal , e probabilmente sino a Scliorapana , quantunque oggi i liattelli non possano risalire si alto ; ma giunte le merci a Scliorapana doveann nffravorearp montngnp «rnsrese per giungere a Mtskheta , aiitica capitale dell' Iberia sulla sponda del Giro. Voleanvi cavalli e buoi , e grandi ca- rovane per difendersi dagli assalti di popoli feroci , ed ajutarsi ne' passi de' fiumi , non prestando egli fede ai 120 ponti di cui parla Sirahone. Giunte poi le merci air accennata citta , doveansi ricaricare sopra cavalli e buoi , se erano destlnate per la Persia , o per Baku , dal cui porto attraversando il Gaspio sbarcavano nel paese dei Turcomani , e passando per la Bucaria penetravano nella Gina. Ma non serviva a tale viaggio il Giro , per- clie a cagione della sua rapidita e del poco suo fondo , non e navigabiie ne a Tiflis , ne a Mengatchor , ov' egli lo ha attraversato ; ne puo esserlo congiunto all' Arasse, perche la sua rapidita allora diventa maggiove. Aggiunge in prova dell' errore , che da Tiflis sino al Gaspio sulle rive del Giro non v' ha traccia di anticlie citta , che pur vi sarebbero state , se quel liume servito avesse a tanto concorso di commercio. Queste tracce bensi appajono sulle rive della Groma, ove a sei leglie da Tiflis veggonsi i resti di un' antica citta , che dee avere avuta qualclie importanza. Piu lungi v' e Gliamkor , la quale , come BM. Ital. T. XLLV. 16 234 APPENDICE yeilrcnio in approsso , lia ancora una colonna in pledi, degna da paragouarsi alia Trajana di Roma e de' grandiosi arclii di nn ponte. Gitendje e le due Suinacchie sono piazze lontane dal Giro, e tra esse e Baku dappertutto si trovano cax*avanserai di un^alta antichita: prove tutte ir- recusabili , che i trasporti si facevano o a schiena di bestie , o sopra carrette tartare. D' altronde Baku ha un porto , il piu vicino al golfo di Balkan sulla costa de' Tur- comani, ov'era la foce deirOxo^ e Baku fu in ogni tempo cittii di considerabil commercio ; nientre Salian, alia foce deir Arasse e del Giro , posta all' estremita della sterile planura di Mugan, non ebbe mai alcuna importanza. Piu: in un paese, in cui quasi da per tutto le bestie da soma pascolano liberamente , e non v' ha spese d' alloggio , i trasporti per terra costano meno , e sono piii pronti e piu sicuri delle spedizioni per acqua, esposte a parecchi ritardi e accidenti : considerate specialraente che il com- mercio dell'Asia negli antichi tempi non facevasi che di merci di gran valore come le sete , gli aromi , le spezie- rie , i profumi, i diamanti e le perle. Osserva poi che anche ai di nnstri^ e in Frnncla ctessa , il commercio non si serve mai della navigazione de' fiumi nell' iaterno delle sue terre per merci preziose. Passa quindi 1' autore a notare un errore di Gibbon , che dice *< il Fasi sorgendo dal Gaucaso essere da prima si rapido , che a romperne 1' impeto si sono costruiti cento venti e piii ponti, ne diventar quieto e navigabile che a Schorapana , cinque giornate lungi dal Giro , che viene dalle stesse montagne , ma che siegue una direzione con- traria , e va a perdersi nel Gaspio : la vicinanza di que' due £umi aver dato luogo ad una strada per le merci pre- xio8e deir India , che in addietro battevasi , o di cui per lo meno gli Antichi ci hanno lasciato il disegno : onde i carichi discendevano per I'Oxo, attraversavano il Gaspio, risalivano il Giro ; e la corrente del Fasi li portava nel- r Eusino e nel Mediterraneo ". La cosa e ben diversa. II Fasi nasce nella piu alta catena del Gaucaso , passa a Ko- tais, e non ha potuto mai essere navigabile prima d' es- sersi unito alia Quirila , per le rocce e le cateratte che ne ostruiscono il corso , e per la sua rapidlta prima d' ar- rivare sulla pianura della Golchide. La Quirila, a cui pare che ali Antichi deasero il uome del Fasi , e navigabile PARTE STR\NIERA.. 235 in vero fmo a Schorapana ; ma da quel punto essa rlsale al settentrione , e non si trova siiUa strada della Georgia. II iiume su cui Straboiie snppoiie i cento venti ponti , non puo essere clie la Dzirula, la cui sorgente si trova nelle montagne clie separano T Iminerette dalla Kartalinia ; ed cssa e si rapida , die non lia potuto mai essere navigaljile. Falso e ancora clie il Giro nasca dalle stesse montagne dalle quali nasce il Fasi. Qiiesto nasce in vicinanza tlel- r Elburus , e il Giro nelle montagne delf Alvaitzikhe ; e sono lontani 1' itn 1' altro circa sessanta leglie. Questa di- scussione interessava la storia , la geografia e il coinmercio. L'autore dopo avere parlato dell' agricoltura , delle arti , deir indnstria della Colchid?, per sunto. riporta il seguente tratto del Tooke , autor recente di una Storia dell' inipero russo. — Tutto il paese c si riccamente favorito dalla na- tixra , che quelli clie loabitano, nulla lianno a desiderare. II clima , il suolo, tutto, serve alTabbondanza che vi re- gna, e ai godimenti die puo mai bramare. Le montagne sono coperte di qnerce, di alni, di aceri , di castagni, d'olmi, di nocciuoli , di gelsi,, d' olivi , alberi quasi tutti circondati da vltl eclvatidit;, Ic quali pi-odut.ono erande quantita d' uva. II cotone vi nasce senza coltura. Vi si trovano le piii belle piante fruttifere che abliia TEuropa. II riso , il frumento , il miglio , la canapa , il lino , il for- mciuone , il sesamo , il guado , il tobacco , il mele , la cera rieinpiono le pianiire senza esigere i siidori della coltura , e senza temere i capricci delle stagioni. Le valli soinmi- nistrano aliljondanti pascoli : i fmmi gi-ande quantita di pesce. La prodigahta della natura sembra non avere la- sciato agli abitanti di qtiesto paese nulla per la loro pro- sperita. — Osservando pero lo stato di quasi tutti i boschi della Golclilde, dice Tautore, i quali presentano una spe- cie di eterna vetusta , si puo agevolmente coniprendere che la coltura delle terre fu sempre in questo paese limi- tata i e die le sue jjrodnzioni non furono mai che un de- l)ole accessorio del suo commercio. Gli schiavi ne forma- vano il ibndo maggiore. E proibita oggi dai Kussi la ven- dita degU schiavi: anche la poteiiza Ottomana deve risen- tirne un gran colpo , perche la Colchide e la Georgia le soniministravano per tal mezzo i raigliori soldati. Oggi la Colciiide ha limitato il suo commercio d^ uscita a circa 600,000 libJne di cera, ad una iion mediocre quantita di 2 36 A P P K N D 1 0 E iiiele , ell cuoi di l)iie e cU bufalo, a pelliccerle, a tal^acco, a legname di noccluolo e a due o tre cariclii di formen- tone. Ma dopo I'editto nientovato le proviiicie russe d"" oltre Caucaso godono di un coniniercio di transito e di com- misslone importantissimo. La prima spedizione d'' Odessa pel porto di Redute-Kale successe nel gennajo del iSaaj e il valore delle iinporta/ioiii dal i." luglio del 1824 al I," luglio del 1825 til di circa tre milioni. Varj abitanti di Kotais , di Surbamet e di alcuni villaggi della Mingre- lia si soiio uniti pel trasporto delle merci a schiena di cavalli. Da principio da Redute-Kale sino a Tiflis paga- vasi da i a a 1 5 franclii per quintale ; ed oggi questo prezzo e abbassato della meta. Pagandosi questi trasporti iu effettivo contante , questo rarao d' industria ba versato nel paese un danaro, clie e stato utile all' agricoltura e al commercio. Pero e da dire , cbe mentre il conuuercio di transito e divenuto assai considerabile , tenue ancora e qucllo deirimportazione pei consumi del paese. Ma crescera questo a niano a mano cbe 1" Europa vi avra portate le sue arti , le sue cognizioni agricole e de' capltali. " Al- lora , dice 1* autore, lasciando anche da parte le relazioni , die saranno la conseguenza di un immenso transito , e quelle continue con niercanti cbe giugneranno dalle piu lontane contrade dell' Europa e dell' Asia, e limitandoci agli efl'etti de' consumi locali , e impossibile non vedervi gia gli elementi di un gran commercio. La popolazione attuale d^ir Immerette , compresevi le trupperusse, si va- luta a 90,000 abitanti : quella della Mingrelia a 4.0,000 ; quella del Guriel a 3o,ooo. IMa Indipendentemente da questo numero , Kotais e Redute-Kale banno relazioni glornaliere colla popolazione deH'Akbaltzikbe, cbe monta a 100,000 anime , e con quella dell' Armenia turca e della Natolia , colle quail le comuaicazioni sono facllisslme. Frequenti re- lazioni bannosi pure cogli Abazj ; e possono estendersi alia costa della Circassia, e comprendervi in line una parte de' numerosi popoll del Caucaso. Ond' e , cbe senza allon- tanarsi dall" esattezza , si puo valutare almeno a 600,000 anime la popolazione, cbe negozlanti stabilitl in Kotais potranno allmentare ; poiclie questa popolazione arrlccbita dair agricoltura e dal commercio , vorra lutto quello cbe sara necessario al suo vesiito e airammobigllamcnto delle sue case , e quanto in line eslge una coltura perfezionata. PARTE STRANIERA. 207 Cosi promette uii paese , in ciii con intera sicurezza si possoiio depositare le merci cli un consumo abituale , e quelle che domanda il Insso orientale. E poiclie con sonima facilita si puo scorrere il Caucaso per la prontezza delle vetture, la comodita degli alloggi, 1' indole buona degli abitanti e il poco costo de' noli , la scienza ancora vi guadagnera :, e il geologo , il botanico , il naturalista vi potranno fare preziose raccolte ; e finalmente , siccome questo paese fu per pin secoli pieno di stabilimenti greci, e clie tante volte e stato invaso , saccheggiato , rulnato , il dissodamento delle foreste , che spesso servirono di ri- fugio agli nomini e alle loro ricchezze , dee far discoprire un gran numero di vasi, di cammei , di medaglie rare ed incognite. Che se da queste considerazioni vuolsi alzare il pensiero alF influenza , che un gran commercio non puo mancare d' avere sui costumi , sul carattere e siill' esistenza stessa delle nazioni dell' Asia , da lungo tempo sottoposte al dispotismo e all' ignoranza de' JMusulmani , puo spe- rarsl di vedere un giorno per un singolare destino la ci- vilta e le arti ricondotte dagli Europei nel paese che ne fu la culla , dondf spi o sette secoli addietro i Crociati le trasportarono ne'paesi nostri allora barbari. " Tale e il prospetto che ci da della Colchide il cav. Gamba. II nostro autore che per visitare la Colchide era salito da Redute-Kale a Kotais , per recarsi a visitare la Geor- gia, parti da Novotcherkask, capltale de' Cosacchi del Don, attraverso questo fiuine a Axai, e giunse a Mozdolc ai 20 di maggio del 1820. L' ispezione della carta basta a far vedere la distanza di codesti due punti e la qua- lita del paese trascorso. Mozdok fondata dai Russi nel 1763, due anni dopo che un Principe della piccola Ka- bardia cedette alia Russia il territorio che faceva parte de' suoi domlnj , conta circa 5 raila abitanti , Georgian! , Armeni, e antlclii abitatori del Caucaso, Osseti , Kabai'dii, Lesghi , i quali datisi all' agricoltura hanno deposta in gran parte F antica fierezza. L' autore trovo in Mozdok due In- glesi , i maggiori Lindsey e Mackintosh, provenienti da Tau- ris , ed aveano attraversato il Caucaso. Lindsey, uffiziale d' artiglieria al servizio d' Abbas-Mirza , principe ereditario di Persia, avea fondata in Tauris una scuola d' artiglieria, ed avea avuto in regalo dal principe una Giorgiana del suo harem. Mackiiuosli , esseixdo stato il primo a raontare 238 A P P r N D I r. K air assaito di Scringapatam , pel suo anloro eccess'ivo era dispiaciuto ad un uHizial superiorc , si era con Ini bat- tuto, ed obbligato ad abbandonare il servizio della com- pagiiia , era eiitrato in i tiene al ben privato ed ai mezzi die le scienze porgono » ad ogni individuo di procurarselo. " II Non vi ha dubbio die come lo spirito e la parte piu )> nobile dell'uoino, e come i beni ed i mali dello spirito » formano la parte prima e precipua della sua felicita o " della sua mlseria , cost le scicuze per 1' intima relazioiie PARTE ITA.LIANA. 2 55 " clie vi lianno forniscono il mezzo piii dlretto e piii ef- " ficace di accrescerne i benl ed isniinuirne i malL. » Da questa sentenza non ineno vera che semplice F Oratore si fa strada alia descrizione di quelle felicita e di quei pia- ceri che scaturiscono dalle scienze e dalle arti. » Da che » la maiio creatrice impresse la diviiia iinmagine sulla " fronte deH'uomo, il primo slancio delf anima e diretto " alia ricerca della verita. E cosa sono desse le prime " verita di cni quasi senza accorgersi T uomo si occupa " nello sviluppo delle propria facolta se non la cognizione " di se stesso , il rapporto agli oggetti che lo circondano, » e la dipendenza da quell' essere d' inflnita virtu che " tutta regge la natura ? Nella magniiicenza delle opei-e " di lui elevati possiamo dimenticare i guai ehe aflliggono " la mortale nostra condizione , e nello studio di quelle " opere abbandonarci alia naturale inclinazione verso il " sapere , e trarne le nostre delizie. " Precede quindi 1' A. a descrivere partitamente i piaeeri ed i beni di cui e fe- conda ogni maniera di stud] , e cominciando da quelli a cui I'animo suo si e piii rivolto. /< Siami permesso ( egii " dice), o signori, di richiamare primamente la vostra im- " maginazione dai clainorosi teatri e dalle linte scene al " sublime silenzio ed al verace spettacolo di una notte " Serena. Tranquilla siede sulle rotanti sfere la celeste " armonia ornata di mille e milioni di stelle che nell' abisso " del nulla udiroao la ^ oce del Greatore , e quasi ubbidienti " ancelle gli stettero innanzi, preste, altre a segnare la " via del sole e dei secoli , altre a comporsi senza numero " e senza liinite in quella lattea zona che all' intorno cir- " conda il cielo , e semljra figurare il sentiero per citi " scendono in terra i Genj benefici. Quale sorpi'esa al- " r uomo r avvicinare cogli ottipi ingegni i pianeti collo- " cati a distanze sterminate , e contemplarvi nella non " prima immaginata siiperficie, e cavita e rocce ed ombre " e piani , e riconoscerne i movimenti e coraputarne i " periodi , e ponderarne le immense moli per vicendevole " azione equilibrate e giranti nel vuoto spazio : e dalle " leggi ad essi imposte e non mai preterite, accertarne " coUa precisione di un attlmo le j^assate e future appa- " reuze per secoli addietro e per secoli avvenire. " Dal- r astronomia jiassa il cli. Oratore alle meraviglie della Vegetante e dell' animata natura , poi alle Inblloteche , e 256 A V P E N D I C K per soinmi capi a tiittc le umanc scienzc. •< Tutto pcr6 » ( conchiude ), o signori , le scienze , tutte colic loro at- » trattive allcttano T aiiimo , tutte clelle loro proprietk » occnpano la mcnto , tutte ci alleviano nella trista ncces- >i sita del disgust! dclla vita , ne ci lasclano sentlre la " noja dcir ozio , ne il tuinulto della dissipazione , ne lo » scanJalo delle passion! ; ma soddisfacendo all' innata pro- " pensione clie abbiamo verso il sapere , c! scortano in- » sieme ncl sentiero della virtu, e ci assicurano il traii- " quillo godimento dell* interna nostra individuale fellcita. }> E voi , o valent! fabbricator! ed artist! , al mcrlto dei " qual! e dedicata questa solenne cerimonia , voi pure " dovete sentire nella conveniente proporzione, die i giorni >' in cui vi trovate piii soddisfatti di voi stessi , e portate " la contcntezza e T ilarita nelle vostre famiglie sono quei » giorni appunto in cui con piii di studio impiegate il " talento e la mano nei vostri lavori, applicando a per- " fezionarli quei mezzi clie all' uopo opportuno vi forni- " scono le scienze dall' ottimo nostro Signore Imperatore I) e Re munificamente protette e jiromosse al privato ed " al pubblico bene '/. PrEMJ di MEDAGLIA V ORO. Alia ditta Calderara e Comp. , rappresentante la nuova societa del rafliuamento dello zucchero — per T applica— zione del vapore alia raffiucria dello zucchero in graade. La raffinerja da ess! nuovaraente eretta ofFre gia T a- spetto d' un importante stabilimento ^ fuori dell' edifizio e stata stabilita una macchina riscaldatrice , ossia stufa a vapore ad alta pressione dalla quale passa il vapore stesso alle caldaje in cui condensansi gU sciloppi , indi ai pian! su- perior! della fabbrica ove i pan! fabbricati s' asciugano. Le diverse qualita di zuccher! si sono trovate di buon sa- pere , di bella grana , ne facilmente deliquescent! nel- 1' acqua. A Giovanni Gilat — per fabbrica in grande di stoffe dl seta ridotte alia perfczione d! quelle di Francia, Questa nuova fabbrica di seterie , clie e giunta ad emulare le piu distlnte de' paesi vicini , alimenta piii di i5o giornalieri , e produce molte stofle clie s! dlstinguono per r eleganza e per la novita seuipre variala dei disegni. I ^uali pregi specialmeute si ravvisaao iu una sciarpa eel PARTE ITALIANA. Q.Sj in lino sciallo di squisito layoro dal fabbricatore presentato al concorso. Alia ditta Traviganti , Calletti e Comp. — per manifat- tura in grande di bigioterie d' oro e d' argento. Di grande importanza fu essa riconosciuta per la va- rieth e squisitezza dei lavori da porsi al pari dei plu pre- giati clie escono dalle fabbriche di Parigi e di Ginevra. Alia ditta Strazza e Thomas — pel monumento in bronzo del pittore Appiani, e per altri oggetti in bronzo dorati. Da qualche tempo con vero vantaggio di quelle per- sone agiate , le quali ad ornamento delle loro abitazioni amano procnrarsi oggetti di bronzi dorati, si e cominciato a vedere anche fra noi piii d' una manifattnra di siniil genere, capace d' emulare le estere , e superarle ancora dal lato del disegno. Fra i bronzi dorati che furono presentati al concerso dalla ditta Strazza e Thomas , uno si distingue di straordinaria dimensione , rappresentante il monumento suddetto. Somme furono le difficolta che incontrar dovet- tero quel valorosi artisti nel dorare a smorto un pezzo di tale grandezza , in modo che equabile risultasse il ca- loTL- delle parti diverse. Ad Antonio Farina — per punzoni di caratteri da stampa. Presento egli al concorso numerosi saggi de' suoi la- vori , fra i quali si distinguono tre di caratteri greci , uno di carattere inglese , ed uno tondo iinanziere. L' Istituto conosceva gia il raerito de' punzoni e delle matrici del sig. Farina per le belle edizioni che sono state eseguite con caratteri tratti da essi presso questa I. R. Stamperia, dal ti- pografo Rettoni e da altri stampatori, ed anche molti anni sono dal Veladini e dal Mussi. Ora Y esame de' punzoni presentati lo ha confermato in questa favorevole opinione, avendo dovuto ammirare , specialmente nel carattere in- glese, una finezza e preclsione di tratti, che non teme il confrouto de' caratteri piii pregiati di Rodojii e di Didot. Premj di medaglia d' argento. A Gio. Alessio Caire — per cannucce di gomma elastic;? , per acqua da sostituirsi a quella di colla nei colori a tem- pera , e per carte Incide , rasate ed operate a rilievo. Jlolti e varj ritrovamenti ha egli offerto al concorso, quali sono un metodo per far perire le crisalidi de' lilugcl- li, un processo per iiubiancare la seta ecc. La ristrettezza aSfi A 1> 1' E N D 1 C. R del tempo non ha penncsso di condarrc a tcrmine gU spcriinciiti su qucstl tine ogi^etti ^ T Ist'.tuto pero , ai-re- standosi soltanto snlla fabhiicazioiie dei lavori in goinma elastica, siiir invenzioiie dell* acqna soni-acceniiata , e salla preparazione della carta , assegiio a quest" esperto cliimlco la niedaglia iT ar^oiuo. Alia diaa Dalmistro e Camp, dt Vcnezia — ■ per fabbri- cazione in grande di avveiituriiii artificiale. Fra tanti lavori di vetro e binalto nel quail si disiinsero i fabbricatori veneziaui , merito grandissimo pregio quello dell" avventurlna artiliciale. Or T arte di fabbricarla , clie gia da niolti anni erasi perduta, fu restituita dalla societa suddetta. La Couunissione che visito questa uiani- fattura esistente in Murano , troyo presso i fabbricatori una grande qiiantita di materia atta a servire alle frequenti Hcerche che ue vengoiio fatte, principalmente dall'Anierica e dalle isole dell' Oceanica. Alia ditta Gio. Bertiiii e Luigi Brentn — per vetri co- lorati a fuoco con figure trasparenti. Perduta del pari od alnieno dimenticata era presso di noi r arte di coiorare le lastre di vetro in modo da ..o- terne formare grandi dipinti trasparenti, quail son qitelli che veggonsi ne' finestroni della nostra Metropolitana ; e devesi agli studj de'signori Giovanni Bertiai e Luigi Brenta r esser era feliceraente riprodotta. I saggi da essi presen- tati sonosi inoltre riconosciuti commendevoli per cio clu> riguarda T espressione e il contorno delle figure. Al doctor fisico Don Ignazio Lomeiii — per macGliina atta air avimiostamento deUe uve nei tini chiusi. I \ini fabbricati in vasi chiusi, se acquistano dal lato della bonta e della forza , perdono poi dal lato del colo- raniento. Un tal difetto, che li rende meno ricercati nel commercio, proyiene dall' esser tolta, in quel modo di Tinlficazlone, la possibilita d" eseguire T ammostamento o foUatura. Col congegno sopraccennato si puo operare anche in vasi perfettamente chiusi sulle uve fermentanti in modo da obbligarue le parti a deporre la sostanza colorantc uel mosto. Ad Ignazio Pizzagalli — per saggi di uve del E.egno Lombardo-Yeneto imitate in yetro. Colla raccolta che ha intrapreso di tutte le uve del regno imitate in yetro , il sig. Pizzagalli presta anclT esso TARTE ITALIANA. 269 air agricoltuva un rilcvantc serviglo. L' Istltuto ebbc ad osservare con soddisfazione 1' esattezza e la verita colla cjuale le uve ch' egU presenta per saggio soiio state eseguite. Al doctor Antonio Cattaneo — per cucina econoinica a yapore. L' attivita del vapore dell' acqua , die taati prodigi opera nelle arti , e stata recentemente appllcata in Francia dal sig. Lamare agli usi delle cucine. La prima idea pero portava coa se diversi Inconvenienti , die 11 diimlco slg. Cattaneo ha tolti di mezzo , avendo condotto 11 sue appa- recdiio a tal grade di perfezione , die lo rende applicablle non solo alle cucine piccole ed economiche , ma alle piii vaste e plii sontuose. A Bernardo Rinaldmi — per cucina come sopra. L' istesso intento di perfezionare 1' invenzione del sig. Lamare ottenne il sig. RinakUni con una sua cucina economica contemporaneamente presentata al concorso , nella quale una opportuna circolazione del vapore serve a difFondere il calorico colla minor possibile dlspersione , come il dlmostrarono le sperienze termometriche die fu- rono istltulte a Pavia sotto gli occlii d' intelilgenti professori, A Giovanni Catlinetti — per maccliiaa atta alia fabbri- cazione delle acque minerali. La macchina succennata trovasi in plena attlviia nel nostro Ospital magglore. L' Istltuto ha ravvisata una sin- golare esattezza in tutte le parti dell' apparecchio , ed ha particolarmente lodato un artillcio destinato a far si, che neir atto die si riemplono le bottiglle si produca in esse ua grado di condensazione pari a quello che si ha nel recipiente, onde il fluido estratto troppo non perda del gas che ad esse si fece assorbire. Ad Angela Oslo — per nianifattura estesa e mlgUorata di carta di paglia. 11 preiuio d'incoragglmento dato al slg. Oslo nel pas-v sato biennale concorso per la fabl^ricazlone dclla carta dl paglia non e stato senza frutto : egli , approiittandb dei suggerlmenti della Commlsslone che fu allora delegata aU'esanie, e rluscito a perfezionare not.tbiluiente la sua manifattura e ad aumcntarne lo smercio. A Giuseppe Castagna ■ — • per manifattura di cartoni ad USD di Francia. Egli glunse dopo varj tentatiyi a fabbricare i cartoni , che soiio d' assoUita iiecessiia neir esercizio dell" arte sua , 260 APPENDICr, e di altre ancora , c cbe fin qui tutti eraiio costrctti a. procuiarsi dall' estero. Essi furono trovati lodevolissiini per la consistenza , e per la levigatura ed egnaglianza delLi supcriicie. A Costandno e Leopoldo Calvi di Milano — per lavori di cartone con fregi d' oro e d' argento, Di semplice cartone e di carta colcrata compongono i fratelli Galvi varle galanterie ( quali sono scatole, astacci, urnette , parafuoclii ) di forme eleganti , e rese pregevoli da ftregi e cornici di carta dorata , da speccliietti e colon- nette di vetro. E si piccoli oggetti ricercati dall' arbitra nioda costituiscono gia un ranio d' importante commercio. A Paolo Belloni — per fregi di carta a disegni ad uso di Francia. Ingegnoso fu riconosciuto il metodo col quale il Bel- loni , che si occupa in consimili raanifatture , prepara col mezzo d' opportuni cilindri i fregi di carta dorata ed inargentata j egli stamps inoltre con niolta celerita eleganti biglietti da visita, genere d' industria che nella siia picco- lezza non e di licve importanza ne' nostri paesi. Fu pure giudicato degno di lode Y incisore Innocente Zirotti , del- r opera di cui si valse il Belloni per la costruzione dei cilindri suddetti. A Luigi de Conti — per carta dorata siille due facce e niazzi di fiori con essa formati. Egli si e occupato nell' arte di trasferirc le figure de"" rami incisi sopra altre materia , conservandone i soli tratti , e facendo scomparive la carta su cui erano impress!. Quest' arte , che non e nuova, puo riuscire di qualche utile applicazione, e per essa ebber lode anche la signora Maria Sala ed il sig. Gio. Battista Rasariof, il sig. de' Conti poi fu specialmente riconosciuto meritevole di preraio per la fabbricazione di carta dorata sulle due facce, della quale utilmente si valse n comporre alcuni mazzi di fiori d' assai gradevole efFetto. A Paolo Moschini — per nobile lavopo in legnod'olmo a quest' uso coltivato e preparato. Bello in ogni sua parte fu riconosciuto un tavolino da lui costrutto con varj e distinti interni compartimenti. Debbesi al caso 1' aver egli dato mano al legno d' olmo per sostituirlo ai legni stranieri ed esotiti ne' laXvori d ini- piallacciatura , ma al suo ingegno dobbiamo noi attiibuirc PARTE ITALIANA. 26 1 r aver egli studiato non solo la natura dl quest' albero indigeno , ma i metodi d' educazione onde renderne le macchie piu variate e piu vaglie. A Fietro Campana — per coperte da letto fabbricate coi cascami della seta. L' Istitiuo preinio nel passato concorso un industre fabbricatore clie aveva pensato ad utilizzare questa mate- ria facendo con essi delle coperte. II Campana s' e ac- cinto air opera medesima, ma con metodi different! , giac- clie in luogo di scardassare la seta per formarne un grosso filo egli ne conserva i fili natural!, dando cosi alia stoffa una maggiore solidita e. consistenza. Alia dilta Ducros , padre e figli — per manifattura di guanti ad use di Grenoble. Questa manifattura , clie fu gia premlata in altr© concorso, venne dai suddetti notabilmente migliorata ed estesa. L' Istituto , applaudendo agli sforzi che essi noa cessan di fare onde raggiungere la pc-rfezione delle merci di Francia , ha creduto di doverli decorare una seconda volta del medesimo premio. A Giulio Rigozzi — per manifattura di guanti di varie qualita resistenti alia lavatura. II Rigozzi , antico proprietario d' una riputata fabbrica e d'un attivo negozio di questa merce, preseuto al concorso le mostre della propria manifattura di guanti d' ogni sorta variati a tenor della moda , e resistenti alia lavatura, la quale fu riconosciuta degna d' egual lode e d' eguale ri- compensa. A Francesco Castagnoli — per un grandioso stendardo ricamato. Questo grandioso lavoro a ricamo d' oro e di seta fu al suddetto ordinato dalla Fabbriceria della Cliiesa pre- positurale di Rho. II soggetto e tolto da un quadro ad olio del pittore Comerio , ed e stato eseguito sotto la sua direzione. Al merito delP esecuzione dee aggiungersi la novita d' essersi ritratte le teste come sono nella pittura senza 1' use deir acquerello. Ad Antonia SLi tori — per medaglia con figure di ricamo. II succennato lavoro a ricamo fa pure maestrevolmente condotto a termine dalla ricamatrice Antonia Sirtori. La medaglia rappresenta V Assunzione della B. V. tolta dal c|uadro di Tiziano , e parye eseguita con molta diligenza e lc E N T) I r. F. II gahinrtlo del ghn'ii/ic itatiintlistu, di Tommaso Smith, con elei^a/iti fitiure , toml 3.", 4.", 5.° e 6." — Ml- laiio , 1826, Maiiiiji, in 8." Opera die pur accoppia V utile al dilettevole. E per nn glovane e certaiuente nno de' piu lodevoli interteiii- inenti quello della storia natnrale. la quest' opera trovasi la descrizioiie della natura e de"" costuini dei principal! qua- drnpedi, uccelli , pesci , anii))j , rettili ed insetti, disposta in lielTordine e adorna di 70 inr.isioni. I volumi 3." e 4.° contengono la storia natnrale degli uccelli , clie e prece- dnta da nn introduzioiie . nella cjiiale parlasi dell'nso delle varie memlira, e de' varj organi, del canto, del nntri- mento, dell' indole occ. degli uccelli in generale. Ogni uc- cello vien poi descntto a mano a maiio nella diiiiensione , nelle parti, ne' costunii , nell' uso die puo farsene ecc. , dandosi principio dallo strnzzo,il maggiore degli augelli. e quello die nella grande catena della natura gli unisce ai quadrupedi. II volume 5." tratta dei pesci, indi di al- cuni crostacei marini e terrestri ( e qui sarebbe stato de- sidera!)!le die il passaggio dagli uni agli altri fosse stato distinto da una breve introduzione ). II 6.° poi degli an- fibj , dcgl' insetti , dei vernii , dei zoofiti e degli animnli microscopici. Quest' ultimo volume termina con un indice alfabetico , utilissimo , delle cose contenute in tutta 1' opera. Devesi non poca lode anclie al traduttore italiano , la cui versioae precede cliiara , facile e non priva d ele- ganza. Della diiina Provvidenza nel governo deBeni e dc Mall tempondi. Saggio di Antonio DE Rosmini Serbati. Jllilano , 1826, Visaj. Mentre il gusto de' tempi e 1' indole sciolta de! presente nostro linguaggio consiglia gli scrittori delle piu riposte me- tafisiche ad usare uno stile, quasi diremmo, sensibile al tatto: perdie niai ci si fa innaazi uu opuscolo di moral filosofia con un dire avviluppato e oscurO;, e con frasi cosi biz- zarre da dis::radanie il Genovesi ed il Vico ? Se non die noi ci redilam , senza noja , alia lettura d' un Genovesi, perdie sappiamo, lui sentir niolto avanti nelle scienze sublimi, e di buon grado ripassiam piii volte i rrincipj PARTE IT.\LI.VN.\. 2~3 cli scienza mmva, perche profondi pensamenti e ingegno- sissime ipotesi , e saggi di vastissima eviidizione ci offre ill quel classico lavoro il Bacone italiano. Ma delle iinpronte del Vico , che aitro ci mette sou' occhio 1' autor del- ' ropnscolo, se non appuiito nno spargere qua e la pa- role e concetti ora in corsivo , ora in niajuscolo, un ra- gionare per astrazioni , uno stabilire degnita e corollarj, cui egii cliiania leggi e decreti^ ed una foggia di sentenze che lianno , per cosi dire , dell' enigmatico e del magico ? Al qual tenore tolto da altrui in prestanza, I'autore aggiu- gne i modi snoi proprj ; cioe qualche importanza talora , la dove non fa d'uopoj un suppor per assentato cio che e contro\"erso , un farci assaporare , quasi nuovi e singo- lari argomenti , le prove usate in tali materie e conosciute d' assaii e queste talvolta non incalzarle , siccome sogUono autori eziandio di poco momento. E che non di rado rlesca quasi enigmatico 11 suo sea- tenziare , sieno fra gli altri ad esempio questi principj da lui stabiliti a pag. 84: « La bonta concreata negli es- » seri, non diversa dagli esseri stessi , e il fondamento >» delle altre lejigi cosmiclie costituenti : che nonsono, se » non i rispetti stabili fra gli esseri componenti 1' universe, " considerati nella mente legislatrice. " Ed a pag. 74 : t< Talora il buono si piange oppressato, ed il perverso » esaltato si abbomina. >; E a pag. 28 poi : n L' eterno " sreoraetra nella natura delle creature aveva assegaate » certe condizioni , secondo le qnali egli sciogliesse un >» gran problema dei niassimi e dei minimi. " Abljiamo detto importanza dove non fa d' nopo ■ poiche, a cagion d' esem- pio , non occorreva formare una legge cosmica , com' ei si esprime, ossia un gran teorema , del conoscliitissimo prin- cipio : che le creature limitate spno sogp^ette alle imper- fezioni i ne occorreva che a confermar 1" altro principle: non essere Lidio la cagione del male : si trascrivessero in un' annotazione due pagine intere di Leil^nizio , e si fa- cesse poi da filologo correggeudo per conghietiura due pa- role e la punteggiatura del testo di quell' autore pubbli- cato a Parigi ecc. Ne 1' importanza pure esigeva , che prin- cipj filosofici i piu riconosciuti, e qualche dottrina teologira assentatisslma , e lo scio2;limento di difficolta tante volte sventate, si deferissero al giudizio della Chiesa^ e protestasse I'autore, die « i-evoca e tondanna gia precedentemenie 2-'4 APPENDICE " qiiaiito mai fosse nellc sue oplnionl per riprovare 11 sommo " Poutelice, il maestro e il giudice inappellabile costi- " tuito da Gesii Cristo, perclie tutti gli uoniiai siilla terra " possano con ogni siciirezza ed in qualunrjne tempo di- " stingnere nella fede la verlta dall' errore , e nella vita " il t)ene dal male. " Nelle quali parole il troppo buon cattolico noil s' avvide del pregindizio recato a' Goncilj Ecunienici, Je' quali tante fiate la Cliiesa riconobl)e la ne- cessita , oude sopiro controversie di fede e di costumi. Ma per proseguire colle idee dell' autore : n e gia co- >< umne , ei dice a pag. lo, quel vero e non piu con- » troverso per alcuno : die male non e altra cosa , se non >> privazione di bene ". Una tale definizione , die si vuol vera, sareblje venuta a grado agli antidii peripatetic!, sembrando ammettere il principio negative, come quegli ammettevano la privazione e la non esistenza ; ma noii darebbe neirumore degli enciclopedisti ( vedi art. Male), ne dell'inglese dott. King, il di cui trattato sal Male riporto tanti eiogi. — Qnanto a noi, quando un dolore di capo ci mar- tella, oltre il sentirci privi di quel sereno e di quel giocondo che prima dominava nelle nostre idee, esperiinemiamo un non so die di positivo e di reale , ed e appunto quel dolore die c'l martella. Ne, per nostro avviso , troppo bene si ap- pone r autore quando ci deiinisce , a pag. 71, lagrazia del Redentore la Potenza di essere soprannaturalmente virtn.oso : poiche sotto la grazla di tal natura potere e operare e cosa identica \ laddove appellando la grazia una potenza e non pill, possiamo conslderarla non ridotta alTatto; e quindi male sentiremino della grazia stcssa. In cose tanto dogma- ticbe sembra che la precision del definire , e T accetta- zione delle frasl comuni e quasi tecnidie , sieno oltre- moiio conimendate. Anzi ragion vorrebbe , che si emen- dassero anclie le frasi seguenti : = Si assalisce nella qiiestione deW origine del male la divina Santita = per dire , s' in- colpa Iddio dei mali , a cui e soggetta T umanita : = rf'og/ii male e cagione la creatura di finila sustanza , e di azione diversa nel suo essere ■■ « / sensi Iwnentosi . . . , co loro clamori vorrebbero forzare ( V in ten di men to ) a dichiarare ingiusta la cagione suprema delle cose ecc. » = Quando noi i^^eggiamo che i buoni patiscono , bisogna che conside- riamo , se patiscano perche sono buoni ; o perche sono uo- minl V nel die abbiamo una prova di quelle frivole astra- rvr.TK TT\Li.\N\. 2r5 7.ioni di snpra accennate. E qiianto alia ricerca tlegK ar- gomenti, fin dal principio si propone P antoi'e di cavar le sue risposte alle consuete diftlcolta sulP origine del male, non dair idea delPessere perfettissimo , perche l' uomo de- bole Jion sc ne appaghertbbe , ecc: nia da un fonte a lui singolare. Ove poi l" autoi-e sostiene non potersi apporre la cagione dei niali a Dio ; lo sostiene , perche Iddio '< opera con atto perfetto , e perb questo atto di nulla manca ; sicche possa produrre alcua male. » L'autore adunque per ri- battere le difficolta , ricorre all' idea dell" essere perfettis- simo ; della quale idea , o del qual principio generate non intendeva di giovarsi, volendo trattar la cosa singolarmente. In seguito l'autore dopo aver dimostrato, che •< non po- teva Iddio, ne pure se avesse voluto , creare questa na- tura' eccellentissima , senza che fosse soggetta a difetto v^ e che percio Iddio non poteva impedire la possibiUtd del male , si propone questa olibiezione , dlcendo : che almeno Iddio poteva far si, che questo male non avvenisse. Per giustificare il divino conslglio dell' avere permesso il primo fallo, risponde mostrando la superiorita del nuovo sistema sopra r antico , e col far vedere che , dove ha abhon- dato il delitto vi ha soprahbondato la grazia ; per lo che si potrebbe gridar colla Chiesa : o felix culpa etc. Ci congra- tullamo coll" autore per averci presentata una tale dimostra- zione con pienezza di pensieri , ed anche con energia. Ma perche poi concliluder con qnello strano gergo: i< c!ie » cosi fu iiitrodotto nel uiondo il dwino ottiinisino; poiche »/ cosi r Eterno Qcomera ha trovato ii modo , in cui nel- »/ ruiiiverso delle predestinate creature fosse il massimo » di felicita , e il minimo di miseria ? " E poi trattandosi di una obbiezione , che osa atlentare ai disegni di J)io , perche non prevalersi , senza altri complimenti, del quis consiliiirins ejus fuit di S. Paolo, giacche qui appunto fa uso delle sue parole ? E perche non fare in modo che trionfi r argomento solenne e tanto accreditato , che Iddio non doveva impedire che il male avvenisse, perche non do- veva toglierc all'noino il libero arbitrio, che per se e done eccellentissimo' Ci perdoni l'autore queste libere e schiette osservazioni:, ma veggendolo cosi scrnpoloso da premettere al sno saggio un avvertimeato, perche non possa essere franteso dove che sia il vera suo senso nelle dottrine di questo opuscolo ; lo avremmo amato anche cosi cliiaro e limpido nel suo di- sputare, da appagarci I'intelletto, senza ritrosia delfudito. 2~(-> ArrENPTCE Traduzione dl quattro letter c latine del conic Bal-^ dassar Castiglioa'e col testo a f route , seguita da quattro altre oiigluali italiane del medesimo autore con note. — Milano , 1826, dalla Stereofeldotlpia Cairo, in 4.°, di pag. 106. Lir. i. 5o Ital. Uii buoii coasiglio e degno cli molta loJe si e quello di far conobcere tutto cjuanto han prodotto di meglio i grandi scrittori nazioiiali : e quindi e lodevole , al parer nostro , c!uuii({ue vada eleggeado aiiclie dagli scrittl latini dei noslri autori le plu Ijelle produzloni , e ne faccia dono air Italia, riprodiicendole originali o tradotte. Quei dettati latini possono aiiche fruttare questo buonissimo effetto di persuadere alia gioventii quanto lo studio dell' idionia la- tino inflnisca a farci ben rinscire nel nostro ;, veggtndo come coloro clie piu son lodati per vaghezza di stile fu- rono e studiosi e periti della lingua del Lazio. Del resto i componimentl latini dei nostri cinqnecentisti perdono , generalmente parlando, quasi tutto il pregio se loro tolgasl quello di essere scritti in una lingua gia morta^ e quindi anche il nome del Castiglioni nbn par che riceva nessun aumento di lode dalle quattro lettere die qui si presentan tradotte, con tutto che lo stile del traduttore sia quasi sempre purgato e diligente. La bellezza principale di queste lettere sta, per nostro giudizio, nella energia delle espres- sioni , tanto jiiii animirata quanto piii e ditBcile il conse- guirla in nn lingaaggio clie non si parla : ma quest' ener- gia manca troppo sovente nella traduzione a cni nuocono ancora alcune affeltazioni die ci si trovan per entro , ed al- cuni periodi o contorti od oscuri, dove il testo e semplice e diiaro, e commendesole per ispontanea rapidita. Nel priiicijjlo della seconda lettera leggiaino : Di somma letizia cagione fuinnii I' imperial fogHo della M. V. . . da me con quel clie doveasi osseqnio ricevuto. Non guari dopo tro- viamo: Tutto cib pertaiuo ha presso di me tanto di valore , che non permette il mio animo rimancrsi tranquillo , ne ad altro con o^ni lor possa mirare i miei pensieri, fuorcht ecc. E nel principio della prima lettera : E sehbene io non dubiti punto che la faina di tanto e cou grave disastro pervenuta pure non sia fin costit nei hritanni lidi , e che percib alls orecchie pur risuonato ella non ahhia della M. V. ; cib non- dinieno, siccoine esser non pub che ignorisi (e da hen inulti PAKTE IT\TI\NA. 277 deW anglica nazione) quale e quanta perdita abbiam noi fatta per lamorte deW amatissimo nostro Duca Guidobaldo, e che del paro ignorar si possa con qual intrepidezza , con quale costanza e con quale cristiana rassegnazione abbia egli incon- trato I' estremo de suol di ; percib deliberai su tal lugubre argomento scrivere alcune poche cose le quali, sebbene ras- sembrino avere in se del meraviglioso a chi le 0 !a o legga , egli e certissimo che meravigUa di sorta in noi che presenti fuinmo esse non destarono. E perche meglio apparisca la verita del giudizio die noi abbiam dato di questa tradu- zioiie , ci piace riferire T ultimo degli addotti periodi quale si legge in latino : Et quamvis tantai ruincs fragorein in BHtanniam usque et ad aures tuas penetrasse non dubitem , qualem tamen quantanique in Giddubaldi Ducis nostri morte jactura fecerinius ; ipse delude quam intrepide quani constanter quam sanrte diem cJauserit extretnwn , mu'tos vestratiuni forsan latuerit : qumdam igitur perscribere consttui , qum licet admi- rabilia, nulla tamen nobis admirationem attulere. II tradut- tore ha raddoppiate le parole del testo , facendone scom- parire coUa lirevita anche la pei-spicuita e V eleganza. Dellc Accadeiiiie veiicziaiic , dlssertazioiie stonca di Michele Battjgia. — Veuezia, 1826, dalla tipo- girtfia di Giuseppe Picotti , Giuseppe Orlaiidclli editorc. L' epigrafe di questo libro ( Vero dirb : forse e"" parr a menzogna) ci fece imprenderne con avidita la lettura; per- che mentre tuttodi si moltiplicano i liliri senza che si accresca il uumero delie cognizioni , stimola naturalmente la curiosita ogni autore che asseveri con francliezza di voler dive qualche cosa di nuovo. Ma il sig. Battagia (sia lecito anche a noi dire il vero ) non adempie la sua pro- messa. Le cose di qualche importanza dette nel suo libro sono tutt' altro clie nuove , e quelle che forse potrebbero aspirare a un tal nome , sono di cosi poco momento , che il parlarne ci sembra fatica poco men che gettata. Cosi , per esempio, dobbinnio considerare siccome cosa d' assai rilievo nell' opei-a del sig. Battagia la scoperta cii" ei crede aver fatta di un' accademia detta degli Ordinati. Ma pri- maniente la sua scoperta si fonda sopra mal certa prova, cioe sopra un opuscolo intitolato : Onizione cd Sercnissimo 378 APPENDICE principe Antonio Priuli ncW assontionc sua al Principato , del si^. Lodoiico Vidman accadeniico Ordinato deXto I' Opportuno nell'Jccadenua del sig. dottore Filippo Mengareilo in Veaezin. Poi qoale iinportanza <1' aver trovato il noiiie lU iin" Acca- deniia, la ijuale se riinase a tutti ignota , e certo che debb' essere stata poverissiiiia di utili e belle produzioni? Si puo dubitare inoltre, che la voce ordinato noii signilichi nella riferita iscrizione , se non solamente un grado od ua titolo adottato nell' accademia del sig. dottor Filippo Men- gareilo ivi raenzionata, come anche oggidi si usano i titoli di accadeiuici ordinarj , onorarj ^ corrispondenti e siniili. E per ultimo 1' espressioiie di Accadennco Ordinato potrebb« esser sorella di quelle altre sacerdote ordinato , chierico or- dinato, e sigaificare soltanto uomo proniosso al grado di accadeniico. Lodevole e per altro lo scopo del libro , perche tende alia gloria di Veaezia , patria dell' A. Ma le accade- niie dalle quali e venuta una verace gloria a quel paese gia furono illustrate per altri ben piu che non abbia fatto il sig. Battagia , e quelle altre minor! delle quali appena si ricordano i nomi, non hanno giamniai onorata ne la veneta ne T italica letteratura. Forse un i-agionamento fi- losofico sulle accademie letterarie sarelibe iuiportantc nella nostra storia piii die in ogni altra , ma non fix questo I'assunto del sig. Battagia. Egli anzi ha fuggita , crediamo, ogni occasione di filosofare, e si restrinse alT uficio di storico solamente , e quasi vorrenniio dire che in luogo di storia ci ha data una cronaca priva di ogni ornamento. J I medico scoviiie al letto dell ainrnalato istnufo nei <^. . , . . _ doveri di incdtco politico c di uomo morale. Le- zioni del cavalier Luigi Anglli imolesc. Edizione quarta accresciata. Voliuni 2. — Padova , iSaS, in 1 b°, di pagiiie complessive j'46 , pci dpi della Minerva editrice. Ottimi consigli si daniio dal cavalier Lui^i Angeli al medico giovine al letto del suo malato , ove gli si dice sopraitutto che sia sensibile senza deholezza , afFabile senza vilta e grave senza jattanza : che noti bene le antecedenze coll" attualita dei sintomi del uiale per non rassomigliare senza cio al barcoilatite bambino che cade se ainica mano non lo reggc : die si guaidi dalle violenti passiuni , per PARTK ITVLIANA. 279 le quali perdendo 11 riposo sacrlficherh le convenienze, il carattere, e reiiderassi poco idoaeo alia cura del suo in- fermo , e meno atto alia coucentrazione , alio studio. Gli si dice iiioltre die il suo principal motore dev' es- sere seinpre il bene e la salute dell' ammalato , toUerando lilantropicamente gli emergenti alT arte sua inseparabili : in coereaza di cio caldaniente gli s' incuica il gran detto morale ., che 1' uomo devesi credere nato non solo per se, ma per gli altri ancora. Dai consigli il clinico imolese passa all' abuse del sa- lasso , ove si bramerebbe che 1' eta , il sesso , il teinpe- raraento , le forze , la produzione piu o meno facile del sangue coUe varie circostaaze dei varj individui fossero presi in maggiore considerazione. II nostro autore poi per vie rnaggiormente agevolare il pratico esercizio al suo neofito lo fornisce nella prima parte del secondo voliune di un' economica farmacopea , in cui egli rileva le sostanze medicinali e semplici e com-' poste , le sostituzioni farinaceuticlie dilucidanti alcuni og- getti di materia medica, le avvertenze necessarie all' arte del ben ricettare per ischivar pareccliie inconvenient! com- binazioni di rimedj , ed un elenco de'medesimi per ordine di alfabeto nel quale si vede e come si abbiano a pre- scrivere, e come si diportino nel loro modo di aglre. Nella seconda parte del secondo volume si trova il ri- cettario clinico del sig. professore Valeriano Luigi Brera ridotto ad uso de'giovani medici dai signori Zaccaria Ten- nani e Giovanni Filippo Spongia , medici assistenti alia cattedra di terapia speciale e alia scuola del suddetto cli- nico di Padova. Una officinale classificazione dei rimedj chiamata ordine di salvezza dal signer dottor Pielro De Col da fine al se- condo volume di quest' opera. Llbri pnhbllcatl in Italia fuori del regno Lomhardo- Vcneto. Piceno Annonario , ossia Gallia Senona illustrata. — Roma, 1825, Boulzaler, in ^.^ di pag. vii e 208. Autore di qnesto libro e Fr. Antonio Bradimarte Min- coae 5 gia note nella Repuljl)lica leiteraria per un grosso aoO APPENDICE ed erndlto volume in 4.° da lui pnljljlicato sino dal 1 8 1 5 col titolo di Pliiiio Seniore illustrato ndla dvscrizione del Picrno. EgU fa mosso a quest' altra opera dal desiderio di ripullre dagli errori de' copisti ed illustrare il capitolo XIV del libro terzo di Plinio seniore : parla quindi della Gallia togata , che poscia fu delta Piceno, e forma va quasi la meta della stessa regione , che viene da Plinio delineata neir anzidetto capitolo , e ne parla con taiita erudizione da rendere pago qualsivoglia dotto lettore , e con uno stile si fatto die noa riesce nojoso , comeche trattisi di un argomento di sua natura grave e poco giocondo. II librO e diviso in quiudici capitoli , de' quali non faremo che qui trascrivere i titoU, giacche cosa troppo lunga e non si facile sarebbe il volerne presentare il sunto ; ed il sunto di un lavoro come questo presenterebbe uno scheletro disaggradevole , anzi che un utile compendio. i." Confine e nome che eljlie il Piceno Annonario :, 2." Citta di Sen- tino ; 3." Guerra tra' Galli , Sanniti e Romania 4.° Disfatta di Totila re de' Goti accaduta nell'Agro Sentinate^ 5.° Citta d'Alba; 6.° Citta di Tulico^ 7.° Citta di Attidio, 8.° Citta di Pitulo , di Pitino Pisaurense e di Pitino Wergente i 9.° Citta di Suasa; io.° Citta di Ostra :, ii.° Urbino Metaurense ed Ortense , e Tiferno Metaurense ; 12.° Sopra Sestia, Piro Filumeno ed altri luoghi littorali distrutti; 1 3.° Sopra raonte Cirgano , Luceoli ed altri luoghi del Piceno Annonario montano; 14" De' Sicuii che fondarono le citta descritte; i5.° S' indaga il tempo, in cui furono distrutte tali citta , e se tutte ebbero la cattedra vesco- vile. L' opera termina con un' Appendice suUa uiontagna di Frasastri. Quest' opera aggiugne non poca luce alia Geografia antica ; e percio debb' essere cara ai cultori della buona e vera erudizione. Descrizions di Palermo antico ricavata sugll scrittori slncroid e i monwncnd dei tempi , dnU abate Sal- vadoie MoRSO , professore di liiigaa arabica nella R. Uimersifd di Paler/no. — Palermo, 1824-26, tipografia del Giornale letterano ^ iit 0.°, di pa- gine 262 e lxxx , con tavole. II signer professore Morso dice nella sua prefazione a quest' opera di volere nietttre m lace il pwUo . dal quale PARTE ITALI\NA. 28 I Palermo colla successioiie dei tempi e passato alio stato di grandezza e sontuosita in cui lo vediamo al presence. Con questo cUsegno nell' aaimo egli lacomincia la sua opera con alcnne Meniorie speciali sopra i piii distinti luoghi del- r nntico Palermo. Vi ha una Meiuoria sopra il palazzo reale, un' altra suUa famosa torre cU Baich , uno dei monumenti d" aiitichita , siccome egli dice , che occupo e stravolse le menti degli scrittori siciliani , ed ora non piu esistente , una terza sopra la chiesa di S. Maria rAmmiraglio, al- cune altre snUa chiesa di S. Michele Arcangelo e le chiese ad esse adjacenti sul lago di Albehira, sui palazzi della Cuba e della Zisa. Yengono dopo la descrizione propria deir aiitico Palermo, indi i diplomi che riguardano la sud- detta descrizione , in fine una carta topografica della citta antica. L'autore con la scorta del g;eo2;rafo di Nubia e di Ugoae Falcando ragiona della parte topografica dell' antica terra , non omettendo all' uopo di chiamare in esame le opinioni del Ranzauo , del Fazello e del Valguarnera. Ri- produce con diligenza nelle diverse lingua che furono ]iarlate in Sicilia alcune denomlnazioni di luoghi e le iscri- zioni che ancora si conservano , e vi aggiunge sempre la loro interpretazione. Degna di lode e veramente la cura con che questo erudito riporta tutte le piii minute circo- stanze degli edificj antichi della sua Palermo , e soprattutto commendevole e da proporsi ad esempio e la buona fede clie adopera in ogni parte del suo lavoro. E della dili- genza, e della buona fede sua vedesi luminosa prova in una corrispoudenza epistolare riportata nella stessa opera per r interpretazione di due iscrizioni cufiche , che osser- vansi nel palazzo della Zisa , le quali perche non pote egli diciferare chiamo in soccorso i due valentissinii orien- talisti i slgnori consigliere de Hammer e Silvestro de Sacy, e riprodusse le loro risposte sopra questo argomento. Terminiamo questo articolo col dire che quest' opera , oltre air avere un interesse municipale pei Palermitani , si raccomanda ancora per il modo con cui e scritta , e per la somma importanza storica di Palermo agli archeologi ed a tutti quelli che anche nelle storie universali amano discendere sino alle piu minute clrcostanze dei fatti e dei luoghi. ndd. Inil. T. XLIV. 19 282 A P I" E N 11 1 O E SeiUcnzc c dctd mcmorabdi d aiitichi e di moderni aiitori. — ■ Bologna, 1826, dai dpi del Nobili e camp, con approvazlone. Porta T cpigrafe : Porgl it tuo cuore air uniiuaestrameiito , e le luc orcccldc d detd di scicnza ( Seconda cdizione ). La niai'chpsa Anna Pepoli Sampieri nel ilividersi da sua figlia, clie va nuova sposa nel inondo, le consegna questo libro die continua quasi a educarla, e la provvede d'am- maestramenti e d'ajuti per Tuna e per T altra fortuna, Una letiera saviamente dettata precede le sentenze , e nei parlare alia figlia apre a' lettori le intenzioni che fecero coniporre questo volume. Noi non possiamo che lodarle , perche ne sembrano venire dal piii dolce afletto della na- tura , e il cuore d' una vera madre ne parve sempre la piu maravigliosa creazione di Dio. Tuttavia non sappiamo , se tutte le sentenze di questa raccolta siano egualmente giuste , se tutte possano giovare ad una donna die nella innocente allegria della vita mette i primi passi per un sentiero del quale e ancora incerta ove la possa condurre. Questa seconda edizione in tale riguardo vince di molto la prima, perche un gran numero di sentenze fn rimosso delle quali poteva agevolmente alBiggersi il cuore o 1' in- telletto. Noi sopra ogn' altra cosa approviamo, che si ab- biano quasi del tutto scacciate le sentenze di Francesco de la Rochefoucauld triste lilosofo , che non crede ne alia virtii degli uomini , ne al pudor delle donne , e togliendo la coniidenza ch' e il piii caro refrigerio dell' anima di- strugge i due conforti della vita , 1' amicizia e V amore , pronto se viveva qualclie anno piii tardi a volerne strap- pare anche la religione , perche anch' essa ne comanda il sacritizio di noi medesirai, anch' essa ne diparte dall' in- teresse vdisslmo. La nobile donna, che forse si era prima lasclata aliba- gliare all" insolente franchezza di quell' autore , s' accorse tosto deir error suo , e con ingenua prontezza lo riparo. La seconda edizione si vantaggia sulla prima anche per ia disposizione delle sentenze , che messe ora secondo r ordine de' tempi mostrano quasi 1' andamento deU'umano sapere nella morale filosofia. Alcuna volta per verita que- sto ordine non e abbastanza osservato , ma un cosi lievc scorso vuole appena accenaarsi. Noi invece diremo, che TARTE ITALIA.NA. 283 molte fra le raccolte senteiize ne sembrano troppo volgari, e fanno maravigliare die si abbia potuto presentarle ai lettori come lioii eletti delle universali dottrine. Se noa che il vedere come questo dlfetto sia comuae a tutti i raccogUtori di senteiize ne fa pensare che altrimenti noa piio avvenire secondo il modo che ordinariamente e te- nuto nel conipor questi !il)ri. II corapilatore annota i detti meiuorabili clie gli si ofFiono nelle sue letture , e non s'ac- covge che il piu delle volte la sentenza prende la sua forza e dignita dal luogo ov' e posta. L' istorico narra un grande avvenimento , ne svela le riposte cagioni , ne niostra le CGiiseguenze lontane , indi dall' alto di quella cattedra onde egli amraaestra le nazioni riducendo quel casi particolari ad Un assioma generale tei*mina con esso il sue grave jracconto. AUora la sentenza e veraraente , come la defi- nisce il magno Alberto, un decreto della ragione, e ne si mette profondamente nel cuore : ma se questa sentenza medesima e confusa fra mille altre e priva di quegli ajuti che la faceano potente , troppo e facile che ne riesca meschina e triviale. Sareblje quindi necessario esaminare, se quel detto che tanto ne piacque, ove il resto del ^iscorso lo sosteneva , rimanga piacente anche nel rileg- gerlo solo. E qui direm cosa nuoya , che le piii belle sen- tenze si debbono cercare negli scrittori che vissero in tempi di corrotta eloquenza. Nei secoli in cui gl' inge- gni si contentano d' una ornata semplicita , e troppo dif- ficile che una sentenza tolta da un piano e schietto discorso conservi la sua forza anche sola : i concetti sono cosi legati , e per tal modo dipendono gli uni dagli altri phe a dividerli appajono quasi volgari. Avviene il cou- trario , quando 1' orazione somigliante ad arena senza calce e tutta slegata , e lo scrittore volendd ridurre a splendi- dezza ogni idea passo i confini del natnrale e del vero : quel concetti cosi accumulati ci stancano V ingegno , e recano estremo fastidio , ma alcuni di essi a vederli se- parati sono di mai'avigliosa bellezza , perche e pur neces- sario che alcuna volta ritrovi qualche cosa di grande chi cerca sempre cio cli' e soverchio. Per questa medesima ragione sai-ebbero per tali raccolte da leggersi con paziente attenzione gli scrittori spagnuoli , i quali fino dagli antichi tempi di Roma si travagliarono con teraerario ingegno nel cercare alle idee piii comuni novita e pompa di pellegriui 284 A r r K N D 1 0 E ornamenti. Ne si clovrebbero dimenticare i poeti orlentali che dall' Indole della lingua e da tuttl i loro costumi ven- gono per cosi dire sforzati all'esagerazione, ma se qnalche volta la schivano sono pieni delle piii care imagini, e vincono ogn' altra poesia nell' adoraare co' piii bei colori della fantasia le verita dell' intelletto, e quelle del cuore : noi citeremmo volentieri in prova alcunl libri della Bibbia, ma non entra nelle ragioni della critica letteraria un vo- lume scritto dair uomo mentre Dio stesso dettava. Questa raccolta avra probabilmente una terza edizione cosi pel merito suo, come per la vagliezza d' una facile sapienza in cul malamente 11 mondo e venuto. AUora se r illustre donna non isdegnera queste brevl avvcrtenze, e vorra anclie lasciar correre piu franco lo stile , noi spe- riamo clie ne riitscira cosa utile e nuova , sicche 1 lettori deponendo 11 volume agglugneranno volontlerl alle altre sentenze quella del poeta perslano , che rldoita nella no- stra lingua sonerehbe cosi = La donna e un fiore, che raccoglie e sparge altrl fiorl. Meniorie degli scrittori e letterad Pai'inlglani , laccolte dal padre Ireiieo Affo , e continiiate da Angela Pezzana. Tomo scsto , parte piima , contenentc la vita delV Afjfo. — Parma, i8a5, dalla ducale stam- pcrla , ill 4.° Bella edizione. L' augusta Maria Luigia d' Austria, Duchessa di Parma, Piacenza e Guastalla, non paga di beneficare le genti dalla Divlna Provvidenza al materno suo scettro sommesse, in- nalzando monumentl che mentre promovono la prosperlta dello Stato, cl ricordano le grandiose opere del popolo do- minator del mondo , rlvolse le provvide sue cure anche al progresso dcgli studj ed alia conservazlone della me- morla di qucgli uoniinl , die colle opere e colle virtu onorarono quelle patrle fortunate; e voile che tali memo- rie , non meno cb.e la civile storla di Parma per suo prov- vedimento pur ripresa , venisse dettata con istorica impar- zialita; tacesse U panegirista; fosse scritta per modo strin- gato ; non si cillargasse alqnant.o lo siorico che intorno agli uomini cd a' fatti di non lieve importanza. E certamente la riiuemliranza dell' uomo die nel sllenzlo d' un chiostro , o fra i tesori d' una biblioteca tutto coiisacro se stesso PARTE ITALIANA. 285 alle lettere ed alle scieuze dee al concittadlno non meno che alio studioso e pacifico straniero essere piu cara della storia di quegli eroi clie colle lor gcsta abbagliarono il moiido. Che veri benefattoii delF uman genere furono i primi , e le lor fatiche fruttaiio tuttora iniioceiiti ed ope- rose ; ma il trionfo de' secondi passo sovra vie di sangue , e forse piu secoli iioii basteranno a riparare i danni che dalla loro gloria provennero. Sapientissimo fu dunque il consiglio dell' inclita Donna , la quale ordiuo clie conti— nuate fossero le Memorie degli scrittori e letterati Parmi- giaai del padre Ireneo AfFo ; ne di questo consiglio potea la Maesta Sua affidare reseguimento meglio che all' abate Angelo Pezzana , gia per varie sue opere illustre , e succes- sore deir Affo nel aobile carico di bibliotecario parmense. II volume che annuaziamo e In 4.' di 365 pagine senza coiitare le XXi di preanibolo, ed e ornato di due rltratti elegantemente incisl nello studio Isac e Toschi , cioe di quelle deir Augusta Maria Luigia, e di quelle dell' AfFo , cui e consacrato tutto. Dalla mole del volume ognuno facilmente immaginera non essersi tralasclato nulla di cio che appartener possa agli studj , agli scritti e alle rela- zioni letterarie di si laborioso uomo , quale si fu il padre Iieneo. Al che per avventura ha conferito il metodo cro- nologico tenuto dal suo biografo. Cosi meglio vedesi come la storia dell' AfFo sta propriamente tutta nelle sue opere ; e siccorae fu egli indefesso a scrivere , cosi non e ma- raviglla , se la sola vita di lui tanto si estenda da occu- pare tutto questo volume. A lode dell' abate Pezzana e giusto il dire che mentre d' ogni inaniera magniiica le opere del suo predecessore , qualche volta non lascia di far sentire quanto in alcuna d' esse potrebbe desiderarsi. Davide , poscia Ireneo AfFo, nacque in Busseto l' anno 1 74 1 da poveri ma onesti parenti. Giovinetto ancora notabil progi-esso fece nelle lettere e nelle filosofiche di- scipline , non tanto cogl' insegnamenti nelle pubbllche scuole , quanto coi precetti del dott. Bonafede Vitali , era- ditissirao uomo, cui 1' AfFo sempre chlamossi debitore di tutto quel poco di hiton gusto che poteva avere. A' 1 7 anni gia poetava tra' Pastori Emonj; e nel 19." strinse il cor- done di S. Francesco ne' Minori Osservanti , assumendo il nome di P. Ireneo. Anche fra le claustrali discipline non raai abbandono le Muse , e pel primo spiegossi contro del 2(36 A f P E N D T 0 r, gusto arcadico e frugoniano : il sig, abate Friigoni ( cosi egll scrivea ) non e poi quell' oracolo che si crc.de : tra le sue operc , tolta qualche minuzia , non ve n e alcuna consi- derahile, e iin qualche giorno serviranno di pnsto alle ti- gnuole (qual profezia! sogglugne il suo biografo). Maestro di filosofia stndiossi cli presentarla a' suoi confratelli sce- A'pra dnllc nebbiose frutta ond'' erano a que' tempi infette le scuole. Progredeudo nella fama acquistossi Tamicizia e la stinia de' piii dotti uoniini ; nia sembra che lo studio s«o pill diletto , ad onta dell' amena letteratura che non luai abbandoub , fosse la storia si letteraria che ecclesia- stica e civile. Nel 1769 die principio ad un Zibaldone , o Biblioteca , di memorie delle vile ed opere de' poeti italiani , e gia raccolti nc avea mille e assai pin. Deplorabile ric- chezza italiana I esclameremo noi ancora col suo ):>iografo. Molte sono le A^ite di uomiiii illustri > niolte le memorie storiclie cli' egli venne di anno in anno pubblicando :, e tra quelle la sua piii diletta fu la vita di Pierluigi Far- nese , tra queste le piu ample, le pin erudite furono le Memorie degli scrittori e let.terati pannigiani , in cinque tomi in 4," , e la Storia della citta di Parma in quattro tomi parimeate in 4,° Stava pure meditando un' opera intorno alle donne illustri italiane , e sino dal 1776 raccolte avea le rime di Gaetana Secchi Ronchi gentiklouna guastallese , e poco dope avea posto mano alle memorie delle tre Gon- zaghe; ma al 1824 ed all' illustre Ginevra Canonici Farhini era liserbato I'ademi^ire tal divisamento dcU'Affo, sebbene nel Prospetto della Canonici non si vegga annoverata la Secchi. II Paciaudi, grande proteggitore ed aniico deH'Affo, gia prediceva ch' egli altissimo diverrebbe a presedere ad una biblioteca come la jjarmense ; ma non previde che talvolta il serpe dell' ingratitudine penetra ben anco nei cuori che ci furono piii affetti , comeche questi poscia procurino di provvedervi con ingenui pcntimenti. L AfFo fu di fatto eletto alia carica di vice bibliotecario parmense nel 1778. Fra le cose storiche e fra' suoi piii gravi do- veri non jjotea a meno di rivolgere talvolta la penna alle amene lettere , e dolevasi che nell' Italia gia taluno con nuovi canoni poetici andasse traviando dal retto sen- tiero, e gia profetizzava la corruttela della nuova scuola, corruttela che per fortuna dell' Italia ne va oggimai fallita. Ne ando egli scevero da dicerie o da persecuzioiii; I'ARTE ITALIANA. 287 perciocclie spinto per avventura dall' indole sua irrequieta intingevfi talvolta la penna nel fiele, lo che specialmente gli avveniie per le briglie da lui assuiite nelle quistioni ecclesiasticlie di Pistoja. Facile era cio uon ostante a ri- conciliarsi aiiclie co' neniici. " Avrebbe voluto vedere (dice il suo biografo ) fiatellevolmente conglunti ia Candida amista tutti gli uomini di lettere ( vano desiderio I ) » L' indefesso suo operare gli frutto T universale estimazione e la benevolenza del principe che nel 1786 lo surrogo al defunto Paciaudi nel carico di bibliotecario. Ne di minor estimazione godeva egli nel suo Ordiiie , del quale fu as- sunto al provincialato;, e il Bettinelli colP Ordine stesso rallegravasi che si fosse proweduto di un provincials , che tal erasi gia della letteratura , com" era generate della storia letteraria dopo la perdita de' suoi colleghi. Con maravigliosa costanza e seienita d' animo , tra il compianto de' confra- telli e degli amici niori nella patria sua ai 14. niaggio del 1796 neir eta di anni 55. Uomo schietto di sembiante com' era di cuore ; robn- stissimo pote resistere a lavori iniprobi , e compiere ad un tempo con esemplarita i doveri dell' ordine suo ; mo- destissimo nel sentire di se; facile al perdono ed all' oblio delle offese ; sostenitore de' diritti del suo principe senza piacenteria: non ligio alle pretensioni di quella corte , cui per r istituto stesso del suo ordine, e per gli onorl che poteva sperarne sembrava dover essei'e inchinevole , die un memorando esenipio a que' vituperevoli scrittorl di storia che palpitano i grandi della terra a spese della fatna e della veritii ; colto in ogni bella letteratura ; eruditissimo in ogni genere di umano sapere , giustamente nieritossi dal Mazza , onore del parmigiano Parnaso , I'elogio di littera- toruin parmensium sidus. L' abate Pezzana alia vita dell' AfFo aggiunse il catalogo delle opere di lui , e tra grandi e piccole , tra stampate ed inedite ne aanovera ben 129, corredandole di chiari- menti d' ogni maniera. Questo catalogo fa 1' elogio degli studj si dell'AfFo, che dell'erudito e zelante suo biografo. 288 A r p E N n I c r, Bettezze. delta lelteiatura italiana raccoUe per cura di Gioiamii Batdsta Nicolini e dl Dcnidc Ber- TOLOTTi' Vol. 6 della collezione, cdultlino deW an- tologia poetica. — Firenze, 1826, dalla tipografia dcllc Bellczze , ecc. Si e puhhlicato ancUe il preseiite volume coi nomi del Bertolotti e del Nicolini, quantnnque abbianio dichiarato die le loro cure non si cstendevano oltre il quinto vo- lume. Chiunque poi alibia atteso al compimento di questa Antologia , non ci pare clie n' abljia migliorato gran fatto la condlzione. II secondo volume comincia dalle e/egie , poi ci mette iananzi alcune poesie liriche , una canzone del Petrarca, alcune odi pinclariclie , alcune odi lirirhe del se- colo XVIII , poi canzonette , imitazioni d' Orazio , 11 ditircunbo del Redi , otto epistole e dodici poemetti. Innanzi tutto po- trebbe domandarsi donde si e mai tratta questa nuova divisione di poesie i ma il discorrere dei principj scienti- fic! di una collezione alia quale mancano tante altre doti del pari essenziali clie ordlnarie , sarel^lie uno spendere assai male il tempo e le parole. Non vogliamo ripetere quello che abbiam notato nel render conto del jirimo volume , ma pur diremo clie il non aver dato del Tasso neppure un verso , dee nuocere grandemente alia fama ed al pregio di questa Antologia. Le liriche poi dell' Alighleri , perche furono anch'' esse dimentlcate ? e del Petrarca , perche una sola canzone ? non sono forse pinilariche quanto quelle del Cliiabrera e del Filicaja le sue canzoni di gi-ave argoraento? E Alessandro Manzonl non doveva egli sommlnistrare a questa Antologia alcune delle sue liriche '' E linalmente r Italia non lia dunquc altre epistole, fuor quelle delP Al- garotti , ne altri poemct'i, tranne i pochi del Bettinelli? Storia dl una gravldanza compllcata da as cite , cor- redata dl rlfiesslonl , e letta nella scnola cluilca dl ostctncla dl Napoll da Giovanni Gorgone. — Na- poll , 1824, dalla tipografia della Socletd filoma- tlca, dl pag. 43, In 8.*^ Si tratta di una donna , gravida di sette mesi ed asci- tica , a cui venne instituita la paracentesi in vicinanza al luogo indicato dal professore Scarpa , cioe alquanto piu I'AKTE IT\LTANA. ^289 sotto air ipocoiidrio sinistio perche Tutero era abbassato , con cui si diede uscita a 60 libbre di fluido. Alia notte del settuno giorno , uiciitre la donna era agoiiiz/ante per sopraggiunta afFezione coinatosa , si rinveiine dalla ieva- trice il feto fuori della vulva, non avendo che la testa nel piccolo catioo. Estrattolo , e tosto dopo aiiclie la pla- centa , si gludico die il feto fosse inorto gia da due gior- iii , e ciie avesse circa otto mesi, AU' ottavo giorno soprag- giunse la morte. Sparato il cadavere , il solo visccre die si rinveune in istato patologico si fu il fegato, la ciii so- stanza era dura e scirrosa , e la sup(;rficie inegnale e ber- noccoluta. Considcrazloni prdUclic suW pperazionc dclla catcratla col mctodo dell cstrazlonc , c rijlessioni sidla Mc- moria del dottore Natalc Catanoso sopra lo stcsso argomeiito : opnscolo del dott. Glovauni Gorqone. — Napoli , 1824, dulla stampcrid dclla Socictd fdo- matica , in 8.", di pag. iio. Lodiamo in quest' opuscolo T eriidiziuiie, la dottrlna e il giudizioso criterio. Avremmo pero desidorato si in qucsto come negli altri due superiorniente anuuaziati uno stile migliore. Memorie anatomiche di Giovanni Gorgone , dottore in filosojia , medicina e chinagia , professore inte- rino di anatomia nella R. Universitd degli studj di Palermo , chirurgo oculista deU ospedale grunde e nuovo , membro della R. Accademia di medicina , socio conispondente delV Accademia Gioenia di Ca- tania , della niedico-chirurgica di Napoli , ccc. Fa- scicolo primo , dipag. 96 , in 8.° — Palermo^ 1826, pirsso Salvatore Barcellona , prezzo tari tre. Ad un discorso sull' iuiportanza dello studio dell' anato- mia succedono delle ricerdie anatomiche suUa struttura della membrana interna delle arterie , in cui V autore vor- rebbe provare appartener essa alia classe delle mucosa piuttosto che delle sierose. Quindi tengon dietro alcune varieta anatomiche. VerLon esse su di un delicatissimo ra- luicino neryoso , state rinvenuto una yolta e non piu , che apo A r r r N n I c i: traeva origine tlal quinto pajo prima clic formi il ganglio, traf'oiava la dura inadre e si poi-tava al sesto ; sulP oi'igine dcir artoria ottiiratofia die , ia un terzo dei cadaveri da lui notoinizzati, i"u trovata nascere dall' epigastrica; sn di un' anomalia nella siicclavia , cli' era impiantata quasi in mezzo alParco aortico e dava origine alle due carotidi ; sn di uno straordinario sviluppo delP acquidotto della scala timpanica della coclea; sn di un niartello la cui lunga apolisi era di mezzo pollice di lunghezza ; sulla fossetta alia faccia posteriore della rocca , creduta dal Soemmerring un foro cieco , e clie 1' autore trovo esser 1' origine di un canaletto della lunghezza di circa sei linee, e die finisce a fondo cieco verso la base della rocca. Finisce il libretto con alcune osservazioni anatomico-patologiche. Tratta la prima di esse di una trasposizione dei visceri del toiace e deir addomine verso il sinistro lato , per efFetto di niolta aria svoltasi da vina raccolta sierosa nella cavita destra del petto.' Yerte la seconda su di un enorme tumor bianco al ginocchio , con disorganizzazione di tutti i tessuti. La terza e sur una bambina di tre giorni cbe presentava un tumore cerebriforme all' occipite, con canale al di dentro della miJoIla spinale. Nella quarta ed ultima si tratta di nna separazione e riproduzlone dell' intiero osso frontale, avvenuta in seguito di profonda ed estesa scottatura. Cia- scuna di queste osservazioni e acconipagnata da riflessioni. VARIETA. r I L O L O G I A. J-Jingua s,reca moderna. — II greco modenio e ccrta- ftiente assai plii facile deU'antico; cio non ostante ad onta di tanto scorrere di secoli, e di tanti avvenimenti il' o- gni genere , non si riscontra fra 1' nno e T altro die lien poca differenza nella declina?ione , nella sintassi , nell' or- tografia ecc. II greco moderno non ha pin di dualc, e quindi diviene nssai piii seniplice lo studio dei nomi e dei verbi : esso nianca pure del dativo clie vien supplito dal- 1' accusative con o senza la preposizione ale,. Questo can- giamento, e ne' verlii la sostitnzione degli ausiliarj cssere , avere e volere ai prefissi ed agli aflissi della lingua antica, sono una conseguenza della corruzione , cui nei bassi se- coli andarono soggette tutte le lingne d' Europa per F in- vasione de'barbari. Varj tempi de' verbi, e tra qnesti Tiin- perfetto , gli aoristi ed il future secondo , hanno conser- vato la loro forma primiera. II presente dell' indicative termina ancora , come anticaniente , in w ed in itv : Tim- perativo si forma dal seggiuntive, premessa\'i la particella yx. Questa particella vien pure premessa all' infinite, tranne i tempi composti clie scgueno 1' antica forma , ritenendo pero la iinale v. Per formare i tempi d' un verbo nel mo- derno greco basta connettere il presente , 1' aeristo attivo e passive, ed il participie passato. Ai verlii yelativi del greco antico vien surrogate il verbo semplice , coi pro- norai rbv iavTOv }J-ov , aov, me - stesso^ te - stesso - lui - stesso. Non ci ha piu pronomi possessivi '■, ed era , in vece di essi si fa use dell' aggettivo i^t-noi;, v; , ov. Le preposizioni sono presse che le medesime dell' antico ; ma gli avverbj offrono un piii notabile cangiamento. Gli accenti andarono soggetti a non poclie variazioni specialmente nella lingua velgare. Per esempio , alia pa- rola iypi'povvTxv , scrihehaiur , il popolo aggiugne un a e dice ( allungando 1' aumente , secondo V abitudine sua ) r,ypx!^ruyTx-Ji. Ma queste altcrazioni sono di poca impor- tanza. Non o ancora ])en uota I'epoca, in cui introdotti 392 APPKNDICE furono gli accent! nella lingua greca. D' altronde la neces- sita di questi non fn giammai bastevolmente dimostrata ; ne potra giammai dimostrarsi che V avmouia del discorso dipenda dal loro nso , piiittosto che dalle diverse infles- sioni di voce , nella cui dolcezza e varieta sta riposta quest' armonia. La pronunzia del greco sara uiai seinpre un argomento di discussione, ed un vasto campo aperto alle conghietture degli eruditi. Potrebbe forse supporsi che V attuale pro- nunzia sia presso che quella del popolo a tempi di De- mostene , siccome , giusta il sentlmento di alcuni , la pro- nunzia deiritaliano potrebb'' essere quella del volgare de''Ro- mani contemporanei di Cicerone. Ma che che siasi di queste due ipotesi non is(:e\ere certamente di diflTicolta, puo sem- pre credersi non senza qualche ragione , che la lingua e la pronunzia de' Greci modenii fossero quelle dell' usuale conversazione sotto gl' imperatori. £ cosa dillicile T asse- gnare una sicura epoca della separazione tra la lingua an- tica e la moderna, e slno al secolo undecimo non ci ha alcuna prova della loro distinzione. Ci sono anzi alcune parole che credonsi aver cangiato di slgnificazione , e che non di nieno si trovano ne' piii antichl scrittori col signi- ficato che hanno ai di nostri: se ne incontrano esempj an- cor piii sorprendenti nei romanzi d' Eliodoro e di Cari- tone e nei Padri della Chiesa. Ed appunto nel leggere le opere de' diversi secoli e facile V accorgersi della senipli- ficazione verso la quale la lingua greca andb gradata- mente progredendo per giugnere alio stato in cui ora tro- vasi. Gli scritti debbono duaque essere considerati come gli anelli d' una lunga catena, dalla quale viene a rappre- sentarsi la serie non interrotta delle successive alterazioni e delle vicissitudini cui ando insensibilmente soggetta una delle pill belle lingue che dagli uomini slansi mai parlate. (^Dalla grammatica roinparata della lingua greca antica e moderna , in greco moderno , di I. David. ) {B. U.) PARTE ITALIAN A. STATISTICA. 293 Divisione , superficie e popolazione del Tirolo e del Vorarlberg , desunte dalla tavola statlsdca di questa provincia nel l8a5 ( Herthai 2." vol., Gaz. geogr., 3.° fasc. p. 98, B. U.). CiRCOLI. Super- ficie ia niiglia (.juatlr. Numero degli abitanti nei circoli. Numero degli abilanti nelle citt.i.. Di Roveredo. Capo luogo: Roveredo. 34,24 95,928 Ala .... 2,339 Arco .... i,43o Riva .... 1,833 Roveredo. , 7,2o5 Di Trento. Capo luogo: Trento. 78,05 161,066 Trento . . . 1 0,706 Di Bolzano. Capo luogo : Bolzano 0 Botzen, 60,72 103,714 Botzen. , , 6,863 Klausen . . 716 Meran, . . 2,1 38 Del Pusterthal. Capo luogo : Bruneck. 103,75 97,958 Brixen. . . 2,781 Bruneck . . 1,35 1 Lienz . . . 1,765 Sierzing . . 1,3 10 Del Basso Inntlial. Capo luogo : Schwatz. 91,56 121,694 Hall, . . . 4,375 Innsbruck . 9,026 KiUlkhel . 1,3 10 Kufstein. . 1,274 Rattenberg. 884 Schwatz . , 2,569 DeirAlto Innthal. Capo luogo : Imst. 106,34 88,070 Glurns. . . 783 Fils .... 410 Imst .... 1,947 Del Vorarlberg. Capo luogo: Bregenz. 44,33 84,923 Bludenz . . 769 Bregenz . . 2,oo3 Feldkirch , 1,070 Sonuiia totale . . . . 5 18,99 753,362 Numero 66,814 delle citta 24 Le sujierficie sono esprcase in niiglia schc, ciascuna tielle quali eiinivale a 16 e centesinii di niiglia quaiirale tede- niiglia f(i.iai.lrale geogriliclie ilaliane,: 294 A P P K N 1) I C K INSCRIZIONI. Villa Sallidana in agio Bunoniensi — Bononiac, anno 1826, ex ofjlcina Nohiliana ct soc. Quod neqne regali viJeor tihi coadita luxu, Atque minor villis villiila Romuleis , Ne me despicieiis praeter gradiare, viator; Laus inilii , quani reguin rura vel invideaut. Namque olim medicae lumen Malpighius artis Heic requiem gravibus quaesiit a studiis. Heic etlam tacitus reptans per opaca viarum Digessit magnum^ quo celebratur, opus. InJe meum coepit late clarescere nomen , Inde ego doctoruiu laeta virum liospitlo. Nee quo nunc dominor domino sum facta minoris ; Salinae immo auctum mi decus est merltis. Me Salina petenb, Themidis quando aula silescit, Autumni heic vacuos gaudet inire dies. Quare ego Malpighi quod Salinaeque salutor Nil cedo villis villula Romuleis. Aloisius Saliua Comes, Eques corona ferrea, Praeses collegii lurisconsultoriim , adgcitus inter iudices appellationibus diriuien- dis , villain Malpighianaui in fundo Corticellano a patre coni- paratani , no vis additis operibus, exornavit, et patriae caritati obsequutus niemoriaui in eadem exstare voluit civis ubique gen- tium clarissimi , a quo nomen decusque aedes ipsae invenerunt. Itaque iani ab anno m.dccc.xxI. Malpigbii imaginem ex marmo- re , opera anagly|)lio , per lacobum De Maria scalptorem egregiuni effictam ibidem in atrio figendam curavit, tituio liuiusmodi su- biecto , quern vir magnus Pliiiippus Schiassius volens Ubensque condidit : MARGELLO • MALPIGHIO ANATOMICO . SVI . TEMPORIS • PHIMO QVOD VILLAM . SIDI . AD . HONESTISS . OTIVM • DELEQTAM CLARISSIMI . NOMlNiS . GLOHIA DECOUAVERIT ALOISIVS . SALINA • EQ . ADV • AEDIFICATIONE • PRODVCTA . CVLTV . ADDITO DEDIC • A . WDCCCXXI • Michael Ferruccius scriysi. PARTE lT.VI.t.VN\. 2C)5 L I T O G R A F I A. Cenid sidla Ikografia , dl Giovanni Dall'Armi. E degao ili osservazione e dl lllosofica meditazione il fatto che le arti per cui con pronto nieccanisiiio si fa co- pia de' mentali concepinienti sono nate dopo 11 risorgunento delle lettere e della civil ciiltura, senza che nella pur dotta e colta antichita ne fosse esistlta traccia, essendovi rhnasti non Isvilnppati i loro germl. Geinelle sono pressoclie la tipogratia e la calcogralia : la prima , 11 cui oggetto noa e che di moltiplicar meccanicamente la parola con segni con- venzlonall gia fissata nella scrittura ;, trovossi nel suo cir- coscrltto campo gia adnlta In nascere ; e non ei'a hlsogno che dello sfrenato e frivol lusso di vestire ed abitare , 11 quale nel passato secolo invase tutte le class! del popoli europei , perclie la britannica Industria impiegando in suo serviglo quanto e quanto meglio pote le forze inanimate della natura , e senza proporsene direttamente lo scopo rlspingendo cosi in generale V uoino verso 1 suoi destini J)iu nobill che non e 11 far del suo proprlo corpo mac- china da iilare o da tessere , vedesse tre secoli e mezzo dopo r invenzlone della stampa nascere ne' suoi oplficj per ingegno del due tedeschi Koenig e Bauer 11 torchlo a va- pore che con portentosa rapldita d' operare ha dato or ora alia tlpografia tutta V estensione Immaglnablle. — Essen- zialmente diversl dai segni tlpogralici sono i delineamenti figuratl della calcografia : iinitatlvl quail sono delle forme di corpi o realmente eslstentl o neli' immaglnazione pos- sibili , la Icro varieta anche per piccolisslme diversita in- dividualmente esprimente e inlinlta, ed eslge da chi li traccia, oltre 11 pratico e claustralmente pazlente mecca- nismo, un profondo sapere delle forme medesime che qui sono per se stesse 1' Immediata espresslone dell' idea. Ma questa non conservando nella sua trasmlssione da uomo ad uomo la perfetta identita del suo prlmo concepimento , e non potendo quindi dopo tal fatto plii essere cosi ori- ginalniente resa , gll autori di dlpintl , dl sculture e di disegni si sono mai sempre con raglone dolutl dell' infe- delta delle incision! fattene ; e la calcografia r-icca Ijen presto di sua propria venusta d" artlficlo c dlvenuta pint- tosto r emula delle altre piu geniali arti del diseguo die 396 A r r E IS D I c i: la fedelc molti])lic.'i trice del loro coacephnentl. — ■ A riem- pire im tal vuoto nacciue in sul finir del passato secolo la litografia : ed in vista di questo suo vero scopo, die pur le scientlfiche discipline abbraccia , intendo brevemente ra- gionare di lei come sno primo introduttore in Italia gia nel i8o5, e per averla lungamente esercitata con vario successo e con varia fortuna qui nella piia rinoniata sede delle belle arti, linche poi un crollo di salute mi ha po- sto fuori di battaglia. — II nome di Aloisio Senefelder di Monaco di Baviera e il priuio a coniparire negli annali della litografia, e cio autenticamente nel 1800 per privi- legio esclusivo concessogli dal governo per T esercizio di quest' arte S' egli ne sia realinente T inventore , come quasi generalmente si crede , il tempo discopritor del vero lo mosLrcra : intanto quelli die sostengono il contrario asse- riscono, 1." clie un sacerdote per nome Simone Schniid , gia puljl)lico maestro di scuola , regionario nella parrocchia della JMadouna in Monaco siesso , poi ivi professore nel coUegio militarc dei cadetti, indi fatto parroco del villaggio di Miesbach , ed ora circa nonageuario se non morto , iin- battutosi a caso nelf ixltimo decennio del passato secolo in un lijjro di cosi detti segreti tisico-chiniici stainpato in Norimberga alia lueta del secolo 17.° vi trovasse somma- riamente indicato il processo litografico, il quale (da lui provato su i\na delle pietre con cui in Monaco trovansi pavimcntati ripiani di scale, logge e sale, e provenlenti dalla cava che or ne provvede tutti gli stabilimenti di li- tografia aiidie i piu lontani ) gli servi a stanipar a pres- sione di palma di mano le ligure di varie piante velenose clic faceva conoscere a' suoi scolari; 0.." Che nientre in cio occupavasi andava frequentemente da liii un certo Gleisner sonatore addetto al teatro ch' ebbe poi breve vita , e die gli chiede permissione di seco condurre il suo amico Aloisio Senefelder, giovane di genio inventivo , con cui si sarebbe pervenuto ad impiegare questo nuovo nie- todo alia stampa della musica come poi realmente segui. 3." Finalmente esistere circa questi fatti testimonj viventi e lettere autografe delf abate Schmid anteriori alia pretesa scoperta del Senefelder. Tutto cio proverebbe che la litografia , al pari di altre utili scoperte in origine do- vuta forse al caso, e riiiiasta non apprezzata e come si suol dire in uovo per plii d' im secolo, e che pur dal caso PARTE ITALIVNA. 297 c'liamata In vita allorche agli uoniini ne poteva venir utile Immediato , si sviluppo e crelibe per opera del Senefelder cui e notoriamente ed iiicoatrastaljihiieate doviito questo priiicipalissimo merito d' averla una volta per seinpre po- sta al sicuro dair oblivione nella quale senza di lui sa- rebbe forse ricaduta, chi sa per quaiito tempo ancora. Ma pur nierita le critiche iiidagini de' iilologi V origine di un' arte che incomincia a uiostrarsi interessantissiuia per r umana cultara , ed e percio che rendo di pnbblica ra- gioiie quel che a e pervenuto a inia notizia , forse ridi- cendo cose gia dette e disputate. — Ben presto in Baviera le pubbliclie amministrazloui si civile clie jiiilitare hanno iucomiiiciato a servirsi della litograiia, sia facendo s,crivere al rovescio sulla pietra stessa , sia faceiidovi coiitrastain- pare a prototipi di minor nitidozza le scritture gia vergate per dritto in carta coll' inchiostro litograllco : ma nel ranio deir artistico disegao ligurato alia maniera del lapis le pri- me slampe litografiche noa furono neppur fatte a Monaco , ma bensi a OH'enljach presso Francfort, uno dei luoglii ove il Senefelder , appena avuta in Baviera la soprammen- zionata privativa , avea venduto il suo segreto. In Francia , piu che altri paesi vaga di cose nuove , la litografia ha fatto neir ultimo decorso decennio piii che altrove progress! verso la perfezione : peri) il caro prezzo delle sue piii finite produzioni sulle quali hen di rado si vede un nome nelle belle arti illustre , e T avversione stessa che i grandi artisti hanno di disegnare in litograiia dimostrano anche a chi non e ne litografo ne artista esiger essa nell' artilicio del disegnatore molto meccanismo, ed esser ancor incerta della riuscita in istampa del lavoro eseguito sulla pietra: per le quali cose essa e anche insuHiciente a ben corri- spondere alia sua artistica vera destinazione, di moltiplicar cioe originalmente disegni d' intrinseco merito e percio fatti da insigni pittori e scultori naturalmente impazienti di mi- nuziose cure e nel tempo stesso esigenti. In quanto alle stampe litograiiche le (juali non si distinguono che per ve- nusta apparenza confrontinsi pure coUe incisioni in rame d' egual fuiitezza, e si scorgera sempre neile prime ua non so che di annebbiato e bambagloso che lascia 1 oc- cliio scrutatore mal soddisfatto ; per lo che se non si giunge a togliere alia lltogiMlia questo radical difetlo , passata che sara una volta V attual alluvione dcUe di lei produzioni JJibl. Itul. T. XLIV. 20 298 APPENDIOE per cambiata direzione dclla neomania , cssa riniarra in quanto alle belle arti qual cattivo surrogate clella calco- gralia. La causa di tale imperfezione risiede nella natura saponacea del pastello ossia lapis litografico , di cui ogai tratto o pitnto nitidamente disegnato suUa pietra forma attorno di se nei sussegueiiti bagni preparatorj alia stampa incominciando a dissolversi una sfumatura grassa, che se si lascia sussistere tende anclie ( oltre il suddetto annebbia- mento ciie forma ) a riunire in macchie nere i partiti oscuri ; e se si toglie con rinforzata acidazione porta via seco porzione dei chlari : non dispero pero di porvi ar- gine la perseveranza coUa quale T egregio pittore paesista E. Voogd gia da piii anni mi ha litografiato disegni, sof- frendo anche che varj se ne guastassero, avendomi poco a poco condotto a metodi i quali mi danno raglonevole lusinga che negli stabilimenti di litografia che lascio qui avviati quest' intento si otterra quando ( siccome a chi legge la storia e non se ne approfitta ) gl' inconvenlenti di pro- cedimenti gia riprovati saranno per propria esperienza noti a chi di recente conduce le litografiche operazloni che io dirigo soltanto consigliando ; e quando gli stampatori, dalla cui coscienziosa attenzione, non raeno che dall' aggiusta- tezza del metodo , dipende il buon esito , saranno per cre- sciuto numero divenuti nel loro ignorante empirismo jneno presuntuosi ed arroganti : ma quest' ultimo male sembra esser proprio dell' arte di stampare in generale , poiche anche i tipografi molto se ne dolgono. Merita particolar- mente tal buon successo la grande opera de' fatti del Van- gelo che 1' insigne cav. Camuccini ha intrapreso a dise- gnare in pietra e fa stampare co' mlei torch] in sua casa : opera che oltre la sua massiraa importanza per la santita del soggetto avra ancor , stante la notorieta dell' immenso esercizio gia fatto dall' autore nel disegno e nella compo- sizlone , quella di dimostrare che per la sola via dell' in- defessamente ripetuto fare, sviluppando in qualsisia fa- colta 1' attitudine , chiamata genio , in attiva abituale spon- taneita , si giunge dallo sterile sapere al fertil saper fare : via che una volta riconosciuta per la vera viene abbre- viata e resa meno spinosa dai ragionati metodi ; ma che 1' odierna istruzione in generale non segue , ad eccezione che nelle arti del ballo , del canto e del suono , le quali riputate frivole e quindi per un tal quale disprezzo PARTE ITALIANA. 399 abbandonate a se medesime sonosi trovate da per se stesse, ne' valenti maestri almeno , il piii filosofico metodo d' in- segnamento die esista ; e i rispettivi risultameati ne fanuo fede. Ma riguardo all' istruzione ex-a anclie riserbato alia liiografia di poter condurre all' atto il dietto di Orazio : Segnius irritant animos demissa per aurem, quain quae sunt oculis subjecta fidelihus. . . . Sentenza rimasta iiifruttuosa di- ciotto secoli per mancanza o equivalente difficolta di mezzo d' esecuzione , e con maggior detrimento che non si crede degl' interessi si morali die fisici dell' umana societa : in- fatti la lingua neli' esprimere rapporti di cose individual- mente esistenti accenna soltanto queste coi nomi, mentre le effigie lore le fanno d' nn sol colpo d' ocdiio ben me- glio conoscere che le piu prolisse descrizioni che se ne facciano , e la piena cognizione delle forme di cose cor- poreamente esistenti non e nella vita un bisogno meno frequente ed importante di quella dei loro rapporti. Oltre di cio la disposizione tabellare dei sistemi d' idee scritte opportunamente , frammischiate coUe delineate effigie delle cose li rende singolarmente concisi , concepibili , e poi a sicuro possesso della memoria. Ma tutto cio non si poteva ottenere che da un mezzo facile di delineare e poi stam- pare il delineato, quale appunto la litografia, di cui a tal fine ho ridotto le operazioni a semplici e precise regole di peso , misura , tempo ed appariscentissimi fenomeni chi- mici, debitamente eseguibili da ogni piu rozzo operajo che non sia stupido ; per lo che la societa Ratti Gencetti, ecc. prendendo a se un giovane mediocremente istruitosi nella niia stamperia ha eretto con privativa una buona litografia musicale. Ho poi anche ridotto il troppo viscido inchiostro litografico a tale scorrevolezza che il conte Ascanio di Brazza , allievo di Voogd , ha potuto eseguire a penna suUe mie pietre con tutta francliezza una serie di paesaggi assai terminati. — Per rendere la litografia praticabile in ogni luogo, e percio nelle scuole provinciali non raancava an- cora che di semplificarne il torchio , sicche ne per la co- struzione ne pei riattamenti si dovesse ricorrere a quegli artigiani che fregiansi del titolo di macchinisti , e dai quali anche nelle capitali e si difficile 1' ottenere a caro prezzo cose ben fatte con toUerabile lentezza. Gonservando quindi il principio di pressione strofinante in origine dal Sene- felder impiegata ed adottata poi da tutt' i litografi , ho , a 3oO APPENDICE norma dell' esperimento gia fattone anni addletro , recen- tissimamente fatto costruire per la stamperia litografica clie ho qui eretta al sig. Luigi Valadier uii torchio a pen- dolo soUevabile dal penio di sospensione che esso ahban- dona tostoche il forte peso posto alPestreniita inferiore terminata dalla orizzoatalniente bilicata riga premente , ri- stringendosi T arCo d' oscillazioae viene ( con frammezzo la pelle intelajata ) a poggiare suUa pietra litografica im- mobile sopra un bancone per essere simultaneamente tirato e spinto sopra di lei con non grande fatica da due robnsti nomini. Questo torchio fnnziona gia benissimo, ed e state costruito in brevissimo tempo con materiali rozzi da or- dinarj artigiani. — Ecco come in piii anni ho sciolto il propostoml utile problema : il ridurlo ad universal esecu- zione non dipenJe ormai piu da me che per piccolissima parte. — Roma nel novembre i8a6. ]\I E D I C I N A. Rimedio contra le scrofole. — L' iodio, secondo il dott. Goeden , e tra tutt' 1 niedicamenti il piii efTicace nelle af- fezioni scrofolose giunte al sonuno grado , specialmente quando sussiste un' oftalmia. La gonfiezza di qi.alclie glan- dola non indica clie un del)olissiiiio grado deJla malattia , ed in tal caso questo medico non crecle doversi far use della suddetta sostanza ; ma egli la crede indicata quando 1' infiammazione delT occhio sussiste con secrezione di una linfa acre, putiforme , con eruzioni piistolose sommi- nistranti una serosita acre corrosiva, finalmente contro di ogni malattia scrofolosa , che per lungo tempo abbia resi- stito ad ogni altro mezzo o niedicamento di cui siasi fatto uso per comhntter\n [Journ. tier pract. Heilkunde ). CORRISrONDENZA. Estratto (l una letLera del sig. G. A. Majocchi, pro- fessore di fisica ncll I. R. Liceo di Mantova ecc. II prof. Majocchi , mentre ringrazla i Dlrettori di questa Bihlioteca del favorevole ragguaglio clie hanno dato dei suoi Elameati ill fisica nel fascicolo GXXVI della medesima, si fa a dimostrare che V Istruzione sui parafulinini da lui publilicata non e una traduz.ione libera delT Instruction siir Its purcUonncrres scritta dagfiilnstri accadeiiiici di Francia , P\RTfi ITALUTJjV. 3oi quale ita stata qualificata dal conipilatore e dal raggua- glio suddetto. Noa poteado noL dai* qui l-.iogo all' intera lettera , a motivo della sua Innghezza , ci limitiamo a presetatanie in succinto il contennto. Primieramente osserva il prof. Majocchi che se avesse voluto presentare al pubblico una copia o una traduzione libera e spacciaria come sua propria merce , non avrebbe parecchie volte citato 1' opuscolo francese in riportando qualche fatto che trovasi registrato nel medesimo (i). La traduzione dell' Instruction degli accademici non sarebbe stata per gP Italiani di quell' utilita che forse a primo aspetto appare; giacche le pratiche che in essa si faniio conoscere difFeriscono non poco dalle nostre , mentre egli (i) Cib non toglie perd che colle identiche fiasi i fatti ed francese , senza accompngnarli came aUuni , i sesuenti : Opuscolo italiaiio. La velocita dell' elettrico h prodi^iosa, superando di niolto quella d' una palla da canuone, clie si valuta di circa 600 iiie- tri per secondo. E pertaato cosa prudeute fin- clie le chiese ed i campanili giano (sic) niuniti di paraful- mini di non ricovrarsi in tali edifizj nei monienti in cui in- furia uii teuiporaie. Per provare con qualche esempio quanto sia periroloso .... Secondo qufsta regola, quin- di, per un fabbricato d' un' esten- sioae non maggiore di 20 nietri per ogni lato , bastera una sola spranga di 5 in 6 metri . . . . Un esempio del secondo in- conveniente viene riportato dai signori Ritteuhouse e Hofikinson uel 4.° volume delle Transazioni filosofiche americaoe .... ecc. molte volte non sienu stati presi i precetn esposti nell' istruzinne colla citazione f come y per iridic Opuscolo francese. La Vitesse de la matiere ileC' trique est immense; elle surpasse de beaucoup celle d'tin houlet nu sortir du canon y quon sail etre d' environ 6co metres. La prudence commande done, tant que les dockers et les fgU' ses ne seront pas armes de pa- ratonnerres , de ne point j'y ras- sembler pendant un orage ; et pour citer une preuve frappanie de ce danger .... Aiiisi , cCapres cette regie un hdtiment de 2,0 metres en long ou en carre n aurait besoin que d'une seule tige de S a 6 me- tres .... MM. Ritteuhouse et Hopkin- son dans le 4."*^ volume des Tran- sactions philosophiques america- nes rapf)ortent un exemple re-' marquable de la deuxieine cir- tonstance , ou de i inconvenient qu'il y a . . , . 3oa APPENDICE nella detta sua Istruzione ha mostrato coi fatti clie la mag- gior parte cU queste meritaiio d' essere prefei'ite a quelle usate ia Francia. Scopo pertaato del nostro professore fii di far conoscere le niigliori pratiche in uso presso di noi per costruire e per erigere i parafulmini , giovandosi , com' egli dice , tanto di cio che ha potato apprendere dalla teorica e dairesperienza, quanto dall' esame dei parafulmini piu accreditaci esistenti presso di noi , e di cio ch' e stato scrltto da altri suUo stesso argomento. Egli fa in seguito osservare che 1' essere i due opuscoli egualmente divisi in due parti , ed avere il suo qualche figura somigliante a qualcheduna di quelle che si tro- vano neU'operetta francese , non e un titolo per gludicare r opuscolo di lui una traduzione di quello francese (i): (i) Non e gia I' essere le due istruzionl egualmetite divise in due parti , o il presenCare alcune figure soiniglianti anche nelle parti accessorie , cio che indusse I' autore delF articolo a giudicare /' istruzione italiana come una traduzione libera della francese ; 7iia bsns'i la consonanza d' un gran numero di frasi e di periodi quali sono quelli citati nella nota precedente. Che poi l' autore non abbia avuto la niira d'' illudere il pubblico e di spacciare come propria la merce altrui , se non ce ne assicurasse la nota sua buona fede , ce lo dimostrerehbe l' aver egli fatto uso di espres- sioni tolte daW opuscolo degli accadeniici parigini non solo nel corpo deir opera , ma nella stcssa introduzione e sul bel princi- pio delle diverse parti e dei diversi articoli nei quali essa e di- visa. Cio potranno rilevare i nostri lettori dai periodi che qui si trascrivono. Nell' introduzione. Accadendo sovente che i ful- Les accident causes • . • pctr mini colpiscono i campanlli e la chute de la foudre sur plu- le chiese . . . per pi-evenive sieurs eglises ayant determine simili sciagure con superiore de- 5. E. le ministre de I'interieur terminaziiine si e inslnuato a a realiser le projet . . . de gar- tutte le fabbricerie . . di far in nir ces edifices de paratonner- nindo che i campanili e le chiese res .... vengano uiimite di parafulmini. Abbiamo compiiata ia pre- Nous avons cru devoir rap~ sente Istruzione sui parafulmini peler succinctement les principet in cui facciamo conoscere i prin- sur lesquels est fondee la cons- cipj sui quali essi si appog- truction des paratonnerres, lant giano , . . tanto per illumiuare pour eclairer ceux qui seront quelle persone clie debbono nppeles a les surveitler, que .... valutarne la cogtruzione e sor- vegliarU , quanto . . . PARTE ITA.LIANA. 3q3 perciocche allora molti Trattad di fijica si dovrebbero dire I'uno copia dell'altro per essere divisi eguahnente in due parti , fisica pardcolare e fisica generale ; e raolti ElemenU di geometria si direbbero 1' uno copia dell' altro , per con- tenere egualmente 1' ipotenusa e parecchie altre figure so- migliantissime. Egli quindi si fa a confrontare ii suo opu- scoio con quelle degli accademici francesi, e da questo suo confronto deduce quanto reipiloga nel fine della suc- citata sua lettera : Se da questo confronto il mio opuscolo (egli dice) risulta ben diver so da quello francese , cut soltanto s'uniforma {senza perb esserne una copia) in quella poca parte in cui le pratiche usate in Italia per la costruzione e I' ere- zione dei parafulmini sono simili a quelle usate in Francia; se e vera , come e verissimo , che dovendo scrivere una dis- sertazione che deve aggirarsi specialmente su sperienze e su fatti, quelle e questi si ricavano in parte dalla propria espe- rienza ed osservazione , ed in parte dai giornali e dai ILbri in cui si parla o si tratta la stessa materia, e che di circa 66 di questi fatti e di queste sperienze che si riportano nella mia operetta piii di 6o non si rinvengono nel libro di cui essa si crede una traduzione libera j se quel pochissimo die Nel principio della prima parte. La folgore o il fulmine o la Ce qtion appelle la fouHre est saetta e un gran torrente di V ecoulemcnt subit a travers tair^ fluido elettrico , che con runiore sous la forme d'un grand trait £quarcia 1' aria e sotto la forma luirtineux , de la matiere electri~ d'un gran tratto (sic, in luogo que • , . . del francese trait , che vuol dire freccia , saetta ) luminoBo si scagiia .... Nel principio della parte seconda. II parafulmine conaiste in una Un paratonnerre est une harre verga nietallica ab iunalzata vietalUque A.B CD BT, s'elevant vevticahnente per alcunt metri au-dessus d'un edifice . . . iiella soaimit^ dell' oggetto . . . La verga verticale a b dicesi On donne le nam de tige it (pranga e 1' altra chiamasi con- la partie verticale BA, et celui duttore del parafulmine .... de conducleur a la portion de la barre .... E cio basti a mostrare che la gomiglianza che noi avevamo ravvisata fra 1' opuscolo francese e I'icaliano non consisteva uni- :an]ente nell' essere eguahnente divisi in due parti. 3o4 4 f P F. N n T O K 51 riporta dell! Instruction des^li accademici i'ieii fatw con op' portune ritaziord ; se come si e mostrato nel confronto , i due opuscoli hanno essenzialmente di comunc d' essere soUaiito di- visi egualmente in due parti ; se la dottrina su cui s' aggira la teorica della fnlgnre e del parafulmine net mio opuscolo e quella d' un sol ftuido , che e la piii comunemente seguita in Italia , nientre rwll' operetta francese si fa uso delt ipotesi de' due flidni : se si rifiette che il inodo per erigere i para- fulniini usato presso di noi liene nel ndo opuscolo descritto per la prima volta e quindi e affatto differente da qnello de- scritto nelC Istruzione francese, ne ronseguita quindi ch'esso nan e ni una traduziotie letterale nc libera delV operetta no- minala. Dopo aver fedelmente esposte le ragioni allegate dal si- gnor Majocchi nella sua lettera, aggiungerenio che a parer nostro e qiiesta una mera controversia di parole , giacclie il dire die il lavoro del nostro autore e un' opera origi- uale, nella quale si e approfittato di cio che era stato scrltto dai dotti accademici die lo hanno preceduto nel trattare di tale argomento , e il dire die i ijuesta una tra- duzione libera d" opera altrui, ch' egli ha resa piii utile col togliere e coll' aggiungere opportuuamente diverse cose, riesce inline alio stesso. E noi siaino ben lontani dal vo- ler porre a carico dell' autore cio ch' egli ha tolto dal- r Istruzione francese , essendo noto che chi scrive un trat- tato , massime per uso del popolo , non e in dovere di dire cose nuove ed originali , ne di citare ad ogui passo le fonti alle quali ha avuto ricorso. P R 0 G R A M M I. Programma pel premio biennale delV Ateneo di Brescia. Determinare lo stato dell' architettura adoperata in Italia air epoca della doniinazione longobarda: investigare se que- sta architettura abbia un' origine particolare : stabilire i caratteri peculiar! die la distinguono, principalmente nella costruzlone de' tempj , tanto in riguardo alia decorazione interna che esterna di essi , come nella distribuzione della pianta; e nella scelta ed uso de' materiali per fabbricarli. Notare finalmente i principal! edifizj di tale architettura in Italia. ■p,VRTE ITAMANA. 8o5 An. XXXIII tlello Statuto. L' Ateneo pubblica ogni due «nni un programma : la sokizioue del quesito in esso con- tPnuto e proposto ai dotti di ogni nazione. Le Memorie debbono essere scritte in lingua italiana o latina o fran- c«se. Art. XXXIV. Chi adempira meglio alle condizioni del programma avra il premio d' una medaglia d' ore del va- lore di cinquecento lire italiane , oltre il titolo di socio onorario , e la stampa del manoscritto. Le Memorie dovranno essere consegnate nelf ufficio del- r Ateneo entro dicembre i8a7 dirette alia Presidenza aventi Tin' epigrafe riportata snlla soprascrltta del foglio die ac- compagnera 1' individua Memoria. II foglio conterra ripetuta 1' epigrafe stessa e il nome , cognome , patrla, titoli, qualificazioni del concorrente. Non si aprira che la sola lettera annessa alia Memoria premiata. L' aggiudicazione del premio , da farsi da questa Cen- sura nei modi determinati dallo Statuto, seguira in marzo del sussea;uente prossimo anno 1828. II ai settembre 1826. G. Monti, presidente. A. Bianclii, segr. _Storia della letteratura italiana nel secolo XVIII, scritta da Antonio Lombardi , priino hibliutecario di S. A. R. il sis. Duca di Modena , socio e se- gretario della Societd italiana delle scienze. — Mo- dena, 1826, tipograjia Caincrale. La tipografia Camerale di Modena stampera per associa- zione quest" opera , che rinscira di quattro volnmi circa; la carta sara simile a quella del manifesto, cioe bella , come pure lo saranno i caratterijUia nuovi della fonderia di Parma. Essa e la continuazione della storia della letteratura ita- liana del cav. Girolamo Tiraboschi, di cui si sono fatte e si fanno continnamente replicate edizionij e siccome quelle posteriori alle due prime in 4.° eseguitesi vivente il chiar. antore in Modena sono tutte in forma di ottavo , cosi si e creduto meglio di adottare per la stampa di tale continuazione quest' ultimo sesto , perche i possessori del- r opera del Tiraboschi possano meglio accompagnare i volumi. 3o6 APPEND! CE Neir obbllgazione pero sara in facolta del sjgnorl a9so- c'lati lo scegliere la forma in 4.° o quella in 8."^ e quando si saranno raccolte le firme, si vedra qual sia il nuniero delle persone die deslderino di averla e nell' uno e nel- I'altro sesto, onde risolvere se dovrannosene o no stam- pare in forma di 4.° oltre quelle in 8.* II prezzo di ogni foglio in 8." grande resta fissato a cen- tesimi venti ital. , compresa la legatui-a dei rispettivi tomi in carta colorita; quello poi di ogni foglio in 4.° sara di centesimi a 5 compresa la legatura come sopraj le spese di condotta e dazio stanno a carico dei signori asso- ciati. La tipografia Camerale e i diversi librai in Mo- dena ricevono le associazioni all' opera sunnominata i lo stesso faranno nelle altre citta d' Italia i distributori del presente manifesto. Modena, a5 agosto i8a6. Opere vaiie italiane e francesi di Ennio Quirino Visconti , raccolte e pnbblicate per cura del dottor Giovanni Labus. — Milano , co' torchi delta societd tipografica d^ Classici italiani, in 4.° ed in 8.°, a spese degli editori. La coUezIone sara compresa in quattro volumi, e si pub- blicliera in fascicoli da otto a dieci fogli ciascuno , al prezzo di centesimi ao italiani ogni foglio di stampa e centesimi 3o italiani per ogni tavola. II prezzo totale per V edizione in 8." (carta leon pavia soprafBno sostenuto ) non oltre- passera lir. 40 ital., quella in 4.° (reale fioretto ) costera il doppio. Verranno stampati pocbi esemplari in 4.° , in carta velina reale, che avranno doppio valore di quegli in 4." Le coper te si distribuiranno gratis. Ogni qnaranta giorni circa si pnbblichera un fascicolo- Le associazioni si ricevono in Milano presso la Societa tipografica de' Clas- sici italiani (Franc. Fusi e compagno) , presso il sig. An- tonio Fortunato Stella e figli , e presso il sig. Gio. Pietro Giegler ; fuori di Milano dai principali libraj. Ancbe le opere minori di E. Q. Visconti, sebbene piccole di mole , sono un tesoro di erudizione lilologica , artistica ed antiqnaria : V averle poi raccolte e nn distinto servigio che gli editori fecero alia repubblica letteraria , peixhe diffici- lissimo e dispendtoso assai il rinvenirle, essendo siampate PARTE 1TALIA.NA.. OCJ in varj tempi e luoghi , molte in atti accademlci od in opere penodiclie. Ad onta delle premure e spese all' uopo incontrate dagli editoii, potrebb' essere clie qualclie scritto del Visconti fosse loro sfuggito. E perche la loro raccolta riesca il piu che sia possibile cornpleta , invitano i letterati si nazionali clie straaieri che possedessero qualcuno di tali scritti , della specie di quelli che gli editori iatendono pubblicare , a volerlo comunicar loro, e ne avranno gran- dissima obbligazione , e saranno fatti nella raccolta i do- vuti eiicomj a chi ne sara loro cortese. Gli editori hanno pero la soddisfazione di annunziare come alcune delle opere minori che pubblicheranno dell'immortale Visconti sono inedite , e pareccliie poi sieno state rivedute ed emendate da lui , possedendone essi gli esemplari coUe autografe note del niedesimo. — Come si scorge dal ca- talogo che segue , gli opuscoli tutti si staimperanno nelle lingue in cui furono dettate, piuttosto che nelle traduzioni, le quali, per quanta diligenza vi si adoperi , lasciano sem- pre alcun che da desiderare. Opere italiane. Nuove spiegazioni ed emendazioni ( inedite ) delle prime dieci tavole del Museo Pio Glementino. — I Monumenti degli Scipioni illustraii. — Catalogo dei Monumenti scritti del Museo del sig. Tommaso Jenkins. — Relazione degli scavi di Roma vecchia presso la via Appia aperti nel 1789. — Iscrizioni Greche Triopee , ora Borghesiane , con versioni ed osservazioni, — Osservazloni su due musaici antichi isto- riati. ■ — Esposizione della rappresentanza d' un altro antico Musaico. — Osservazioni sopra un antico Cammeo rappre- sentante Giove Egioco. ■ — Lettera alP ab. Guattani sopra un Vaso marmoreo del principe Chigi. — Lettera alio stesso ab. Guattani sopra un raro frammento d' antico intaglio rappresentaute Pallade sul carro di Diomede. — Lettera all' ab. Paolo Angelini sopra un Cammeo ed un busto di Agrippina Giuniore. — Lettera su di un Diaspro sanguigno che rappresenta Sileno ed Acrato. — Descrizione di un antico giuppo in marmo rappresen- taute Ercole e Telefo coUa cerva. — Lettera su di una antica Argenteria coperta in Roma ( con giunte e cor- rezioni inedite dell' Autore ). — • Le pitture di un antico Vaso fittile trovato nella Magna Grecia , ed appartenente al principe Stanislao Poniatowski. — Catalogo ( inedilo ) 3t>8 A PPENDICE delle Gemme antiche dello stesso principe Ponlatowski. ^- lUustrazioiie dl ua gruppo rappresentaate Apollo e Gia- cinto. — Lettera su di un antico piomlio Veliterno. — — Lettera al sig. ab. Cancellieri intorno alia statua di Pa- troclo , esistente In Roma e volganiiente delta Pasquino. — Lettera su due Monuinenti ne' quali e nieinoria d' Anto- nia Augusta. — Descrizioiie d' un' antica Tromba idrau- lica ultima mente scoperta. — Parere intorno alia Disser- tazione del sig. conte Ercole Silva sopra le sedici Colonne presso S. Lorenzo in Milano. — Osservazioni ( inedite ) sul Catalogo degli antichi Incisori in gemme. — Descri- zione ( inedita ) di un gruppo rappresentante la Pace die allatta Pluto bambino. — Lettera ( inedita ) al cav. Luigi Lamberti sopra due antiche iscrizioni , una greca , V altra latina. — Esposizione della leggenda e dei tipi che osser- vansi nelle Medaglie coniate nel 1794 per premio nel collegio di Siena. — Riflessioni sulla maniera di tradur Pindaro. — Lettere ed osservazioni al cav. Vincenzo Monti sulla sua traduzione dell' Iliade d' Omero. — L' Ecuba di Euripide recata in versi italiani. — Gomponimcnti poe- tici per 1' arrivo in Roma di due Principi illustri. — Ot- tave sul possesso di N- S. Pio YL P.M. — Poesie varie. Opere francesi. Notice des antiques du Musee Royal de Paris. — No- tice sur les Statues , etc. apportees de Cassel et de Ber- lin a Paris. — Description des vases peint* du Musee Royal. — Lettre sur le costume des Statues antiques. — Notice historique sur la tapisserie brodce de la reine Ma- thilde epouse de Guillaume le Gonquei'ant. — Notice d'une statue Egyptienne de la plus haute antiquite qui se voit au Musee Royal des antiques a Paris ci-devant a S. Cloud. — Notice des tableaux du prince Ginstiniani. — Explication d'un bas-relief en I'honneur d'Alexandre-Ie- Grand {^avec des Emendations inedites par I'auteur). — No- tice sur une Liscription trouvce a Autun en 18 10. — Observations sur un Camee representant la mort de Daphnis. — • Lettre sur quelques Monumens des peuples Americains. — Notice sur le deux Zodiaques de Den- dera. — Note critique sur les sculpteurs grecs qui ont porte le nom de Cleomenes. — Explication dune lettre de Titus Quinctius Flamininus. — Discours sur ce passage d'Horace : Nee quarta loqui persona laboret ( ad Pisones , TARTE ITALIANA. 809 V. 162). — Lettre a I'Auteur des Antiquites de la Ville de Saintes etc. sur quelques Inscriptions recemment (i 817) decouvertes a Saintes. — Memoires sur des ouvrages de sculpture du Parthenon, et de quelques edifices de I'Acro- pole a Athenes. — Memoire sur une epigramme grecque en Thonneur des Atheniens morts devant Potidee. — Ca- talogue raisonne de quelques Inscriptions grecques qui se trouvaient dans la collection de Lord Elgin. — Notices biographiques de Cleomenes , d'Eckhel et de Fabretti. — Inscription de Cyreties. — Observations sur les antiquites d'Athenes par Stuars et Revett. Observations sur les ouvrages suivants : I. Dissertation sur rinscription grecque lACONOC AYKION et sur les pierres antiques qui servoient de cachet aus medecins oculistes , expliquees par M. Tochon d'Annenci. Paris , 1816, in 4.° fig. i II. Dissertation sur la niort d'Antio- chus VII Evergetes , roi de Syrie, sur deux Medailles de ce prince et sur un passage du II livre des Machabees; par le meme. Ihi'i. 18 15, in 4." fig.; III. Notice sur une Medaille de Philippo-Marie Visconti due de Milan j par le meme. Ibid. , 1816, in 4.° fig. Observations sur les ouvrages suivants: I, Epitome de Denys d'Halicarnasse public par monsignor Mai ; II. Extrait des Observations sur TEpitome de Denys d'Halicarnasse , lues a Florence par le professeur Sebast. Ciampi dans la seance de FAthenee italien du 21 septemb. 18 16. Pisa, 18 16 , in 4.° Observations sur le livre qui a pour titre: Emendationes Livianae, quas scripsit Georg. Ludov. Walchius, D. gyra- nasii Berolino-Goloniensis professor. Berolini, 18 15, in 8.° Observations sur les ouvrages suivants: I. 2IBTAAH2 A0r02 lA. Sibyllae liber XIV, editore et interprete An- gelo Maio , etc. Addltur sextus lilier et pars octavi cum niulta vocum et versuum varietate. Mediolani , 1817, in 8." ; II. Libri Sibyllistarum veteris Ecclesiae , crisi , quatenus monumenta Christiana sunt , subject! : disquisi- tio , auctore Blrgero Torlacio , D. th. et ph. prof. ling. lat. ord. in Universitate Hauniensi. Hauniae ( Copenhague ), i8i5, in 8.° ( Quest' articolo e forse V ultimo scritto del defunto E. Q. Visconti : ne si e punto trovata fra le sue carte la conti- nuazione del medesinio da lui proinessa ). 3lO APPENDICE NECROLOGIA. i II giorno 6 luglio del corrente anao cesso di vivere y neir etii d' anni 68 Gamillo Pacetti, roraano, professore di sciiltura in quest' I. R. Accademia. II giomo seguente la sua spoglia mortale , accompagnata da numeroso seguito, prevj i sarriiizj di propiziazione e pre vie le preghiere di pace, fu coasegnata alia terra. Gli scolari del defunto -jiortarono il feretro taato alia cliiesa, quanto al campo santo, e di tutti quelli clie lo coaobbero generale fu il lutto, L' Accademia perdette in lui un ottimo professore. Nato egli nella patria universale delle arti , rivolse di buon' era r animo alia scultura in quel tempo appunto nel quale il gran Canova si aiFrettava di richiamaria alia retta imita- zione degli anticbi. L' ingegno nodrito de' buoni studj , il gusto formate sulle opere piii insigni e 1' assiduita soste- nuta da un amor sempre uguale gli apersero rapidamente un' illustre carriera: aveva gia faraa di valente artefice per tutta T Italia quando nel i8o5 venne chiamato ad in- segnare in questa I. R. Accademia. Qui egli fece conoscere quanto fosse avanzato ne'secreti del bello ; e una serie di lavori per privati, per cbiese e specialmente pel Duomo e per V Arco della Pace gli assicuro una gloriosa me- moria die non perlra. Tra questi merita speciale men- zione il modello di un Apollo pastore dormiente cli' egli esegui nell' ultimo periodo della sua vita artistica, e clie per uu nuovo assalto apopletico non pote tradurre in mar- mo. Spira esso tutta quanta la greca venusta. Ma dove il professore Pacetti sviluppo in singolar modo le doti del suo intelletto e del suo cuore fu nell' esercizio del suo magistero. Si puo avere talvolta il piu vivo sentimento del bello senza possedex'e la difFicil arte di esprimerlo con parole e di farlo passare nell' animo degli alunni. E questo un dono clie la natura aveva concesso in ispe- cial modo all' estinto professore. I giovani allievi ch' egli forino e die oggi meritano si bene delle arti rlcorde- ranno sempre lo zelo infaticabile con cui dirigeva ogni lor prova, la cortese amorevolezza con cui correggeva, emen- dava ogni piccolo errore , la diiarezza , la vivacita , 1' entusiasmo con cui sviluppava loro i principj del bello. In questo modo egli fece salire a tanto credito la nostra scuola da non invidiar nulla alle piu celebri d' Italia. Ai PARTE ITALIANA. 3ll merlti dl dlstinto artlsta ed alle piu noblli doti del cuore accoppiava quelle di onesto cittadino. Bastera di accennare che trovandosi ua suo allievo sprowisto di mezzi onde continuare nello studio dell' arte, venne da lui soccorso di una pensione durante un biennio, e che essendosi quesu merce di tal beneficio renduto abile a trattare il marmo, ebbe in isposa 1' unica figlia che fosse rimasta al Pacetti e che fu I' erede d' ogni suo avere. La religione poi spe- cialmente era per lui un sentimento, un bisogno j fu dessa che lo sostenne nella lunga malattia che da quasi due anni lo aveva ridotto ad un ozio doloroso e che corono gU ul- timi momenti deir onorata sua vita. R. GiRONi, F. Carlini e /. Fvmagazli, direttori ed edilori. Pubbllcato il di a genua jo 1827. Mllano, dalV I. R. Stamp eria. Osservazioni meteorohglche fatte all' J. R. Osservatorio di Brera^ !i NOVEMBRE i8a6. Matt IN A. Sera. u c O n) d u J3 IS a S 0 2 S S2 0 c s > u _ Stato del cielo. s 1 51 it V a < 2 V 6 Is N > V 33 Stato del cielo. J 2 3 4 5 poll 27 27 27 27 27 lin. 7.9 3,2 3,0 7.S 8,7 H- 5°6 + 7,5 + 7,0 + 6,5 + 4,5 N E £ E E E Nebbia. Piog. nuv. Nu.ro. se.piov. Nuv. rotto. Nu.piov.piog. P„1I. M„. 27 6,0 27 2,5 27 5,4 27 8,5 27 9,0 + 8*0 + 7,0 + 8,5 + 9,0 + 7,^^ E N E N E SO N E Neb.poc.piog, Pioggia. Nuv. piov. Ser. nuv. Piov. nuv. 6 7 8 9 lO -7 27 27 27 27 8,6 5,8 3,7 7,0 8,8 + 6,3 + 6,3 + 6,0 + 3,3 + 1,6 N CI E N N E 0 N E Piov. rotto. 27 7'« 27 4,0 27 5,8 ^7 7,7 27 8,8 + 9,0 + 8,5 + 9,0 + 7,5 + 0,0 S NE N N SO Nuvolo. Piov. nebb. Sereno. Sereno. Sereno, Nebbia. Nuv. rotto. Sereno. Sereno. II 12 i3 14 i5 27 27 27 27 27 7,^ 7,6 8,0 5,5 3,2 + 0,6 + 1,5 + 2,6 + 3,0 + 4,0 0 N E N E S 0 0 Sereno. Ser. neb ser. Nu.pi.poc.ne. Nebb. piog. Nebb. piov. 27 6,2 27 8,6 27 6,8 27 4/' |27 3,3 + 6,5 + 6,0 + 4,0 + 4,6 + 6,0 0 E 0 N 0 0 Sereno. Sereno. Nuv. nebb. Nebb. piov. Nuvolo. 16 ly 18 19 20 27 27 27 ^7 27 6,0 9,6 9,0 9,0 8,2 + 5,0 + 6,2 + 6,5 + 5,8 + 4,8 N 0 E E E NNO Piogfiia. Nuv. piog. neb. Ne.pio.se.pio. Ser nuv. Nuvolo. 27 «.' 27 9,0 27 9,0 27 9,5 27 9'C> + 6,5 -f. 7,8 + 7,P + 7^7 + 5,5 SO N E S E E Nuv. piog. ser. Nuvolo. Pioggia. Nuv. ser. Pioggia. 21 22 23 24 25 27 27 27 27 27 10,7 11,2 10,7 7,0 6,6 + 4,6 + 5,0 + 2,8 + 2,3 + 1,2 S 0 S £ 0 0 NN E Nuv. rotto. Nuv. ser. rotto. Ser. nebb. Sereno. Sereno. 27 ic,8 37 10,8 27 9,8 27 5,6 27 6,2 + 6,8 + 5,7 + 4,4 + 5,5 + 4,0 W E S 0 N E Nuv. ser. nuv. Nuvolo. Nuv. poc. piog Sereno. Piog. nu. piog. 26 27 28 ^9 3o 27 27 27 27 27 2,0 5,8 7.7 10,3 10,6 + 4,0 + 0,7 + 3,0 + 1,0 + 3,3 NO E SCO N E Pioi^gia. Ser nebb. Nuv. poc. piog. Sereno. Nuv. piov. 27 1,0 27 7.4 27 8,5 27 10,8 37 10,7 + 5,2 + 4,« + 6,2 + 4,0 + 3,0 S 0 SE NNO N E Ser. nuv. Sereno. Sereno. Nuvolo. Nuv. piov. Altezza ma niir me SB. del bar. poll. 27 lin. ji, 1 Altezza mass mini 3 uietli cia linee 98, 9^ . del term. + cj,o Ua » 27 » 73 Qitantira tiella piog 3i3 BIBLIOTECA ITALIANA AVVISO DEGLI EDITOR!. L a sovrabbondanza delle opere pubblicate quest' an- no in Italia, coniecclie alcune portino la data del i8:25, ci ha costretti a dar luogo in questo fascicolo alia sola Bibliogralia italiana. Giovaci il rammentare, clie bramosi di con-ispondere in ogni niodo all' aspetta- zionc de' nostri leggitori , abbiamo il piu delle volte oltrepassato il convenuto numexo di nove fogli. Ma con questo mezzo ancora non ci fu possibile lo sde- bitarci interamente ; ne, giusta anche il prefissoci sco- pe, ci sembrava necessario il farlo. Clie lavoro troppo lungo e fors' anclie inconvenevole stato sarebbe d corredare tutte le anzidette opere con opportune note bibliogralichc. L' acccnnarne poi semplicemente i ti- toli sarebbe stata cosa piu propria di un catalog© die d' un giornale ragionato , ne cosi operando sod- disfatto avremmo a,' nostri inipegni e molto meno a' desiderj de' leggitori. Cio non ostante di varj libri non contenuti in questa bibliograiia, ed in ispecie .le piu recenti , ci sdebiteremo ne' lascicoli del pros- simo anno. Alcuni di essi verranno anzi nella pre- sente Bibliograiia notati con un astcrisco , e saranno quelli su quali intendiamo di voler piu particolar- nicnte ragionare. Questo fascicolo verra chiuso col- r Indice delle materie e de^li autori, siccome pro- niesso abbiamo nel Proemio e nel primo volume. Blbl. ItaL T. XLIV. ai 3l4 BinLlOGRAFI.V PARTE L LETTERATURA ED ARTI LIBERALI. F I L O L O G I A. Parte pratica dcgT insegnametiti salla lingua tcdesca ad uso dcgV Italiaiii , di Giuseppe Rkcalcati , in segidto alia Qramatica ed al Dizionario analilico gid puhblicati dallo stesso. — - Milano , 1826, nella stamper ia di Paolo Ernilio Giusd a spese dell' autorc. Un volume di 485 pagine in ottavo- T ' J-J autore awisa non essere questo chc nn primo volume della parte pratica degP insegiian;eiiti sulla lingua tcdesca eh' egli intende di pubblicare. Cinquecento sessantauove teml di traduzione dall' italiaiio nel tedesco presentano 1' ap- plicazione di tutte le regole iu un ordiiie molto lodevole: indi una scelta di vocaboli fnmigliari mostra nell' autore una non coniune perizia delle due lingue , glacclie non sono gia disposti nella solita aridissima forma d' un dizio- nario , ma sibbene ridotti con dcstrezza ad esempi. Se- giTono alciinl dialoglii per la vita sociale nei quali lia poco campo si la lode cbe il biasimo , e 1' opera e terminata da varj esercizj pratici di traduzione dal tedesco. In com- plesso ne pare die il libro possa riescire di niolta utilita , ma crediamo ancbe clie il vautaggio sarebbe piu generale se r autore in vece di rimandarci ad ogni pagina all' al- tre sue opere avesse composta in niodo cjuesta pratica della lingua tedesca da potersi comodamontc adattare ad ogni graniatica. PARTE rillMA. 3l5 Frasolc.gia itallana ossia raccolta d'l vend mila frasi o modi di dire esposti in altrcUaute proposizioni colle relative spiegazioni per ordiiic alfabetico divi- sati coU aggiunta di divcrsi capitoli intoriio le parti del discorso cd alcime hellissime descrizioiii del P. Danicle Bartoli. — Milano , 1826 , dalla tipogra- fia di Felice Rusconi , contrada di S. Paolo , N.° 1 1 77, in 8.°, di pag. xvi e 656. Lir. 6. 96 ital. Gia e conosciuto da tutli ai dl nostri, doversi la lingua studiare sngli autori e non sui vocabolarj ; perclie a voler cogliere la vera significazione e conoscere 1' eflicacia delle parole , rade volte ci Ijasla una frase nuda e isolata in cui quasi per accidente si trovino usate. QuanJo non ab- biamo dinanzi tutto intero il concetto a cui qnella frase appartiene, quando non conosciamo pienamente T inten- zioiie di chi T lia scritta, non e agevole , spesso anzi non e possibile, raggiungerne 11 signiiicato nelle sue piu sot- tili e piu Ijelle modificazioni. Queste c&se si possono applicare anche alle Frasologie -^ deWe quail , gencralinente parlando , in tanto e niagsjiore rinutilita, in qnanto cbe non valgono ad altro ufficio clie possa dar loro alcun pregio. A parlar poi in particolare di quella che qui si anuunzia, direino innanzi tutto che il libro nial corris- ponde, per nostro giudizio, al suo titolo; perche non e una raccolta di elocuzioni o di modi di dire , nia si un dizio- nario di voci italiane , con alcuni esempi intorno all' uso delle mcdesime. Vero e clie in questi esempi si trovano in buon numero e frasi e modi , ma oltreclie a molte voci soiio mancanti, vi diventano quasi parte accesscria mentre dovreljljon essere principale. Le Frasologie lianno questa utilita ( se pure sono utili ) di presentare Y elocuzione bella e compiuta a chi non abbia per anco imparato a raccoglieria di per se stesso dagli autori : ma questo uf- ficio nol prcsta se non poclie volte il volume che noi annunziamo; nol presta , generaliuente parlando, se non come tutti i Vocabolarj cogli esempi die vengono ag- glungendo alle voci. Aggiungasi che il compilatore di questa Frasologla non avendo indicate le font! dalle quali tolse i suoi esempi, fece men sicnro il giudizio di clu li dee studiare, e meno fonJata la fede del suo libro. Nel lesto un volume di quasi settecento pngine tutto di brani 3l6 BIBLIOGRAFIA d' ottimi autoii e tal lettura da giovar senza dubbio a clii vorrii applicarvisi ; e puo, se nun altro , iniziare i giova- netti nella cogiiizione di quaato ha di plix l)ello il nostro bellissinio idioma. Sidle traduzioni poetiche ,. ragionamento del conte Fran- cesco Cassoli. — Reggio , 1826, Fiaccadori , in 8.°, di pag. XIII e 6;-. Ottimi precetti contengonsi in questo libro del conte Cassoli che fn verse2;giatore del passato secolo , ed a cui €lo])biamo un volgarizzamento delle odi d'Orazio, non mancaate di pregi. Tre sono i doveri di un hi\on traduttore giusta r avviso del sig. conte : 1 ." Dee rendere tutto quanto il bello assolato d' invenzione e disposizione clie trovasi neir origlnale, e tutto eziandio quel bello assolato di locu- zione che gli e permesso dalla propria lingua; 2." dee rendere tutto il bello relativo d' invenzione , disposizione e locuzione che a lui e comune col proprio autore ; 3.° dee compensare quella porzione di bello qualunque che noa puo rendere, con altrettanto bello omogeneo e piu che si possa assoluto. II sig. conte vorreljbe inoltre una tal cjuale analogia d' indole o di morale temperamento fra I'au- tore ed il traduttore. Egli poi s' attenta di porre alia pra- tica si fatti aurei precetti con varj brani di Virgilio e di altri poeti ; ma sgraziataaiente non ci sembra ch' egli ab- bia ben raggiunto lo scopo suo : evidentissima prova della difficolta di ben riuscire in una traduzlone poetica , prova che sgomentar dovrebbe tutti coloro che pongonsi in si- mili cimenti. E poscia che siamo snll argoraento delle traduzioni , noi pienamente conveniamo con uno de' piu accreditati gior- nali d' Italia , il quale jjarlando di questo medesimo libro chiude colF osservare , c/ie siccome il tradurre e fatto col fine sin^olarmente di far gustare le belle cose degli approiati an- tichi 0 degli illustri stranieri ai presenti ed ai posteri ; cost quanto e a lodare chi essendo da tanto , da lingua rnorta e straniera le rende convenientemente in lingua viva e iiazio- nale ■■ altrettanto forse c da riprovare chi si pone in vece a traslatare , per esempio , nella lingua del Lazio , la Baswil- liana del Monti cd il Giorno del Parini ; di che pur troppo ahbicano escmpj che acquistano fedc alle nostre iKtrole , Ic i PARTE PRIMA. Sl^ qiiali se a taluno sapessero di forte agrume , vogliamo die creda , mover esse dal Miito amore del vero e dal deslderio in ad siamo che i nostri giovani , i quoll pur negli studj se- condano la novka , come foglie il vento che spira , di questa non si facciano imitalori. CLASSICS ANTICHI. / frammend dci scl libri clella Repubblica di Marco Tullio Cicerone volgarizzad dal principe Don Pic- tro Odescalchi dci dnchi del Sirmio , ccc. in 8." — Roma ^ 1826, pei torchi del Salviucci. Ecco la prima tratluzlone italiana del framnienti dell' o- pera di Cicerone sulla repubblica : ve n' erano gla delle altre ill altre lingue, ma deslderavasi ancora T italiana che pareva dovesse comparire prima delle altre. Del solo fram- mento conosciuto col nome di Sogno di Scipione conser- vatoci da Macrobio snssistevano varie versioni italiane, al- cune delle qr.ali del bel secolo di nostra lingua , ed una anonima ne fu pubblicata a Napoli dal Lampredi nel 181 8, poco prima die il Mai scoprisse nella Yaticana Biblioteca il Palimsesto Bobbiense clie ne conteneva tutti gli altri pezzi. Sarebbe stato bene dl agginngere il teste latino a fronte del volgarizzaimento che in generate sembraci lode- •vole , poiche senz' affettazionc e senza bassezze o corroni- pimento dl lingua e fedele , dignitosa e corrente. Ma le diverse lezioni di alcune parole del testo che si presen- tano in margine, se non sono confermate dal codice, non sembrano tutte le piu coerenti ed opportune. Vellcjo Patercolo, Istoria romana. Vcderio Massimo, Detti e fatd memorabdi. Vol. 2.. — ■ Milano . 1826, per Nicolo Bettoni. Quando terremo discorso di tutta qi^.esta grande tipo- gratjca impresa , che sotto il nome di Biblioteca storica volge oraniai al suo line , direnio anche del Patercolo e del Valeric Massimo , e qnanto si deljba lodare il conslglio di averle collocate in quella raccolta. Intanto annunciamo questl due volnmi, siccome d' alcunl altri si e fatto, per- che , isolataniente considerati, ci sembrano degni di qualche particolare mcnzione. 11 Patercolo ci vien presentato nella 3lo r.TnLlOCRAFIX versione del Petrcttini , e il Valcrto Massimo in fjncIKi del Dati; e sccondo l' indole dej^li ori2,iiiaU la prima dt qiieste versioni e succosa e robusta , T altra abbondante , pieglievole e piena di bellissimi adornamenti. Forse il Dali poteva qiialcbe volta esscre piii diligente nel rappreseii- tarci non il concetto solo , ma T iunnagine e lo stile del sno testo : c forse il Petrettini avrelibe cjnalclie volta potuto allontanarsi con bnon snccesso dalle nianiere troppo aride e pill presto aspre clie forti del sno autore ; ma alP uno e scnsa V aver comune qnesta censura con quasi tntti i tradnttori dell' eta sua; all'altro dee servire di scudo Paver voluto metterci innanzi tutto intero il sno storico , adorno delle virtii per le quali e lodato , non meno die segnato dei vizj pei quali nelPoi^inione dei dotti gli e minuita la lode. Pure direnio die al Dati si vuol rimproverare fre- qiienteniente qnella specie di negligenza che fa correre i suoi period! con pochissima eufonia; e al Petrettini quella perpetua e troppo visibilc ricercatezza die fa stentato il sno stile e faticosa la lettnra. A quest' ultimo pol sara forse riinproverata da molti anclie la troppa lungiiezza delle sue prefazioni , vog'lamo dire della sua lettera al cav. I\Ial)il, e delle iiotizie incorno alia vita di Cajo Vel- lejo Patercolo. Noi confessianio di essere fra coloro ai quali riuscirono superfine e fuor di luogo non poclie di queste notizie ; e gia sanno tutti qual e costantemente P effetto delle cose intempestive e superflue. Titi Liiii Patavinl opera qua: extant omnia ex re- censionc G. Alex. Ruperti cum supplemcntis Frcin- sheniii , tomus VIII. M. Tidlii Ciccronis opera ex recensione Clirist. Godofr. Sc/u'itzii, addltis commenturiis^ tomus IV. — Augustce Taurinorum, i8a6, ex typis Josephi Pomba, iii^.° Foroiano questi i volumi LIV e LV della bella colle- zione dei latini scrittori die si pubblica in Torino , e die altre volte e stata da noi commendata per la bellezza dei tipi , per la dilig'enza usata nella correzione dei testi , e ]ier la sollecitudine colla quale i volumi si vanno secondo Y ortline promesso puliblicando. Contiene il primo i libri delle storie di Livio dal XLI siao al XLV inclusi\aiueate , col quale si chiude la serie PARTE PRIMA. Stg di quelle clie a noi sono rimaste. Si soggiungono poscia i IVammenti Liviani , raccolti per cura del Drackenborch ed ora acciesciuti ^ tia qnesti alcuni se ne trovano d' ini- poitanti 6 genuini . altri di affatto inutili o perclie di loro natui-a inconcludeiiti , o per non essere noto il luogo al quale dehljano o possano inserirsi; altri die con probabili congettnre al respettlvi liljri si riferiscono ; altri iinalmente, su i quaii cade qualche dubhio se a Livio appartengano , o tralii sieno aiicora dalle sue istorie. Segue r Epitome dei libri di Livio. Costituita vieiie qnesta da brevi argomenti di ciascuii lil^ro, stesi o da Lwio nie- desimo, o da Floro , o da alcun altro antico scrittore, ma certamente ottimi alia i'lusirazione delle cose romane, pre- ziosissimi per quella parte della Storia ciie si e per- dula , e da ognuno ritenuti degni di godere T autorita Li- viana. In una nota dello stair.patore Torinese si accenna die air epitome non si sono aggiunte , come fatto erasi air istorie , le iiitere note del dottissimo Riiperlo , lasciate essendosi forse aiicor troppo numerose le allegazioni o le citazioni degli autori , die centinaja di volte ripetute erano sino alia noja, Cliiudesi il volume con un discorso del viaggio clie fare dovette Annibale , allorclie per 2,li Apennini incammlnossi dalla Trebbia al Trasimeno , e in una nota del suddetto tipogiafo si avverte die , essendosi esposta V altra disser- tazione sul passaggio delle Alpi , da noi altrove menzionata , troppo giusto scmbrava il soggiugnere anclie questa , scritta al pari della prima dal chiarissimo Lemaire. Da alcuni passi di Polibio, di Livio stesso e di CorneUo Nepute, quello scrit- tore deduce die Annibale , debellati avendo alia Trebina i Romani, passo nelT Etruria , attraversando per lungo tratto le paludi , e die da queste uscito , pose campo a Fiesole e qulndi , lasciati dietro di se i Romani cbe fermati eransi presso Arezzo, si volse a destra , ed occupb le campagne poste tra la citta di Cortooa e il lago Tiasimeno. Sembra dunque fuor di dubbio cbe dal campo di Fiesole passasse ad Arezzo per la valle in cui scorre 1' Arno , e quindi lungo le rive del Cliiani si recasse alle campagne Corto- nesi. Rimr.ne ancora a sapersi per quale strada giugncsse presso Fiesole , da quali paludi uscisse . e quale parte superasse degli Apeimini. Sao BIDtIOGRAFI\ Bella e la congettnra del Lemaire, che le parole LU viane FcBSulas petens , le quali noa coacordano col dctio di Polibio , debbaiio leggersi invece Fcesuhis linquens , nel qual caso concordi saiebbono i due anticiii storici. Poca luce trovasi intonio alle paludi valicate dall' anuata Car- taginese. Senibra jicro clie queste si trovassero lungo r Arno , e non solainente la dove il finme si divide, ma sparse in tntta la valle inferiore in poca distanza da Fiesole. Quanto al passaggio dell' Apennino , dovette Annibale ccrcarlo non per la hinga via clie passa a Modena e a Bologna, ma pel primo adito che gli si presentava, presso le sorgenti della Trebbia e del Taro , e (juindi scendere nella regione Apuana presso la sorgente del INlagra; e COS! trovossi egli in quelle paludi che a destra e a si- nistra cingono 1' Arno , molto piii ample allora clie non oggigiorno , perciie dagli argini non contenute. Fermossi egli probalailmente nel suolo ascuitto che giaceva sotto Fiesole e intorno a Firenze , e quindi per la valle supe- riore dell' Arno passo nell' inlerno dell' Etruria : oltrepas- sando Arezzo , non lascio di assalire parzialmente Flciminio, e quindi entro nella valle del Cliiani per la via clie con- duce a Perugia , tra Cortona e il Trasinieno , e cola aspetto che il consolo da se stesso si presentasse al fatale contlitto. Esamina egli quindi le opinioui del Cluverio , che pas- sare fece Annibale per Rimini e per 1' Umbria ; del Cino , del Villani e dello Scala , che lo condussero a Prato ed a Pistoja , facendocli A'alicare 1' Apennino al di sopra di Modena; dell' Olstenio che scendere lo fece nella Toscana dai monti sopra Forli; del Guazzesi che viaggiare lo fece per le camjjagne del Casentino: coniljatte pure con buone ragioni la sentenza di colore che le paludi suddette ricer- car vollero fuori dell' Etruria , e specialmente del Guaz- zesi die I'Eridano o il Po leggere voile in luogo deU'Arno. D' uopo e tuttavia di notare che, secondo Polibio, 1' Arno divideva a' suoi tempi 1' Etruria dalla Liguria , e che ai Liguri ajjparteneva Lucca, giusta le parole di Frontino ; il confine altronde del JNlagra, menzionato da Strabone e da Plinio appartiene soltanto alia demarcazione fatta da Augusta. Condjatte per ultimo il Lemaire 1" opinione esposta da prima dal Panleolino e dal Dini , rimessa poscia in campo dal Folard e dal Jiolliii , che quelle paludi si trovassero nel cuore dclPEtruria, non presso Firenze, nia presso a Cliiusi, P VRTE PRIMA. 32 I non Inngo T Arno , ma Inngo 11 Chiani. Non poteva,dice egli , Annibale colT escrcito passare tra Rimini ed Arezzo in modo d' evitare V nno e 1' altro console ; non potevn. giiignere tosto a Cliinsi dopo il passaggio dell' Apennino ; tragittare doveva nella sua parte piii elevata il Tevere onde facile e;li fosse il muovere contra Roma : se anche venuto fosse a Cliiusi, per la piii retta via doveva re- carsi verso Perugia, ne viaggiando in fretta per I'Etruria avreblie egli toccate le paludi del Chiusi , situate in mezzo air Etrnria medesima. A colore die si niaravigliano come mai Annibale , passando dal Viagra all' Arno , non siasi avvicinato al mare e spedita non abbia una nave a Car- tagine avanti di occupare Adria a danno dei Ronianl , ri- sponde che niun avviso importante aveva allora quel duce da spedire al senato e al popolo della sua patria e clie , affrettandosi ad inseguire Flaminio , non curossi di trovare un porto donde spedire una nave : a coloro poi i quali oppongono che Annibale , seguendo la via dal Lemairc indi- cata , avrebbe dovuto espugnare Lucca e Pisa, del che non si 'la parola negli storici , risponde che in qualunque altro viaggio che si supponga trovate avrebbe egli citta forse di maggiore importanza , e che probabilmente tac- quero gli storici perche espugnatc furono quelle piazze senza fatica ; oltre di die si fa osservare che Lucca pote essere abbandonata da Scmpronio richiamato dal Consolo , e che Annibale , rimontare volendo 1' Arno , non giudico necessaria r cspugnazione di Pisa , ove forse non trovavasi romano presidio. L' altro volume e il IV delle opere di Cicerone ed il I delle orazioni. Sette di queste vi si contengono, e tra le altre le tre contra Verre , e a queste soggiungonsi le le- zioni varie e le note apposte agli scolii th Asconiu Pediano e di un antico intevprete anonimo sopra Cicerone, * Opere di M. T. Cicerone recate in volgare con note, prolegomc?ii ed iiidici , c col testa latino a riscon- tro. T. II. — 3Iilano , Stella c figli, in 8.° Questo e il vol. L delle lettere di Cicerone , secondo r ordine de' tempi , per cura del cluarissimo sig. abate Bendvoglio , dottore della Biblioteca Ambrosiana e colla tradnzione di Antonio Cesavi P. O. 323 ninLiocrv\ni Plstoh dill PonTo dl P. Oi idio Nasonc trudMte in terza riina dcd tcsto latino ripiiryato cd dlnstraUt con note dal dottor Gicunbartisti: Pija'cju di Sir/in. Tcrza edizioiie. — Vcncziu, 102G , Foresti c Bcid- nelli editori, Rosa, tipogi-afo. Qnelli clie faiiiio loro scienza del rijjetere le altrni pa- role, soc;Uoao dire die le poesie tristi di Ovidio sono vuote di passioiie , e s' aggirano senipre nojosanieiite snlla medeslma corda : essi gridano con Seneca , die i grandi dolori sono smpiili e niuti , e s' applaudono di conosccre tanto profondaniente il cnore dell"' uomo. Noi siamo d'opi- nione afFatto diversa , c credianio clie rjnci versi d' Ovidio chiudano una vera ed alta tristezza : 1' affanno die ne coglie sprovvednti , e in mezzo alia prosperita va a ferirci nel pill vivo delPanima, ne sopraffa tutti , e ci taglia i nervi d'ogni vigore, sicche la mente si cliiade nelT inespri- mibile sentimento de' suoi mali , e non parla. l\Ia se ah- biamo avuto il coraggio di gnardare in fronte la nostra sventnra, e leatamente ci avvezziamo alia speriinentata iniseria , allora la passione diventa ciarliera , e fisa in un solo oggetto e necessarianiente monotona. Qnando Ovi- dio stava per togliersi dalle hraccia dell' aniata donna , e alio splendore troppo sollecito della stella mattntina volgeva r ultimo addio al vicin Campidoglio, allora egli stava cosi muto , cosi incerto dell' infelice sua vita , die si paragono air uoiiio , a' cui piedi e caduta la folgore. Ma quando egli era gia non nuoi'O ab'Uatore di Tomi, ed avea con Innga pa- zienza tntti ad uno ad uno ricevuti nel petto gli strall , che saetta I'arco deiresie;lio, il suo dolore dovea aver bi- sogno di molte parole, I'anima sua dovea sfogarsl in con- tinui lanienti. Posto in mezzo a que' barbari che non T in- tendevano , era una necessita ed un conforto per lo stanco suo cuore il poter parlare lungainente agli amici lontani: e di che dovea parlare in un luogo, nel quale per lui altro non v'era che fesigliato e Tesiglio? A que' soli , die non piansero mai , c permesso ciiiainare unlfonni e nojose Ic poesie tristi d" Ovidio. JNoi anliiamo parlato di esse, perche veramente di qnesta traduzione e del tii^ografo che la ristampo poco e da dire, ove non si voglia parlarac malissimo. L' edi- zioae si dice npurgdta e nclla prima pagina composta di soli sei disticl trovi hcia per hos . awlct jier niidi^nt, pcrriiritvis PARTE PRIMA. SsS per peregrinos • tntto il resto e in egual modo guasto e malconcio : pessima e la carta, vecchi e rotti i caratteri, in ogni cosa si potrebbe cUnicilinente far peggio. La ver- sione e fedele, ma die cosa e mai la fedelth, ove si disglunga dairdeganza? Pur troppo Ovidio e qualche volta prosaico, ma il Bianchi striscia senipre per terra , ed ivi appunto e piu maniiesta la sua caduta, ove I'esule romano seguendo il sue ingegno fa risorgere la quasi morta poesia. Qual- che voka il traduttore e periino ridicolo : per esempio nella prima elegia quando Ovidio spera cbe sara traniutato ad altro paese, ove non udra il Hschio delle sciticbe frecce , e ne dice, clie se piii cliiedesse, sarebbe superba la sua pregbiera , il Bianclii volgarizza cosi : E sarb trasferito in altro regno Ove a Scitico stral non resti esposta , La vita. Se mirasse a piii alto srgno 11 mio pre gar , sarei di faccia tosta. Oh ben altro e 1' abbandono del dolore e la trascura- tezza d' un versificatore mesc'iino! Opere di Quiiito Orazio Flacco volgarizzate col tcsto latino a f route. — Venczia, 1826, appresso Scba- stiano Valle tip. edit. , volumi due , di pcig. 912 complessivamente , in 12.° Le Odi di Orazio tradotte dal Veniiii, le Satire, le Epistole e T Arte poetica dello stesso autore volgarizzate dal SoaA'e , clii non le conosce in Italia ? Chi non sa in Italia che il Soave e il Venini gia piii non sono , ne pro- durranno mai pin cosa alcuna nel mondo ? Eppure il sia;. Valle ci presenta le Odi tradotte dal Venini con nuove correzioni, e il volume del Soave con una nuova riordina- zione deW arte Poetica. Questo frontispizio ci ricorda di aver letto sulT Orazio del nostro buon pedagogo , il quale protestaudo ciie il Soave e il Venini avevan tradotto male, ci dettava pur sempre le parole di quei volgarizzatori. Ai nostri giorni si conosce qualche traduzione di Orazio de- gna certamente che per lei si dimeatichino il Venini e il Soave , e r ostiuarsi a ristanipar questi libri e tutto pro- pvio di chi reputa ancor nuove !e cose di ventl o trenta anni addietro. 324 RTBMOORAFt\ La Bettor'ica cT Arlstotile fatta in lingua toscana dal commeiidatorc Annibal Caro , libri tie. Edizumc ri- iednta e coirctta sui migliori escmplnri^ cni s' ag- ginngc V iiitroduzione alio studio dclla mcdcsimn di Giasun de No res. — Milano ^ 1826, coi tipi di Felice Ruscoai. Annibal Caro e il padre Daiiiello Bartoli sono i due scrit- tori die piii d' ogii' altro palesano la riccliezza e 1' eleganza della lingua italiana: ne a qnesto riguardo ci ha scriltura die vinca i volgarizzaiiicnti del Caro il quale si uiostra in essi ancor piii valente die nelle opere sne originali, Di the ne par questa la raglone die dettando cio die 11 cuore ne significa dentro , siaiiio piii lilieri nell' espresslone dell' idoe, e spesso fuggiamo la difficolta , quando al contrario nelia traduzione ci e forza , per cosi dire , di sceiidere nell" a- rena ed ivi piede contro piede combattere la nostra bat- taglia senza ritrarci. Tutti gli accorgimenti d' una lingua si adoprano , tutti gli ardiri s' impiegano , e qualclie volta si fanno ricclie conqniste suUa neaiica con cui si gareggia. Questa Rettorica del Caro n' e un eseinpio bellissimo , e polche 1' cdizione 11' e riuscita lodevole , se ne dee ringra- ziare il tlpografo Rnsconi die cosi saviainente ha provve- duto ai buoni ed utili studj. Andie 1' introduzione di Gia- son de Nores e pregiato lavoro , e iioi speriamo die la corruttela dclle false dottrine non sia giunta si avanti da far si die il nonie del sonuiio Arlstotile possa luettere in discredito 11 libro. Se cio fosse , iioi ricorderenio alia molta sapienza de' nostri roniantici die il gran Lessing fondatore della loro scuola in Geruiania arrive a prodamare die in rettorica ed in poesia egli avea per cosi infalliblle 1' au- torita d' Arlstotile , come in matematica quella d' Eucllde. PROSE E POESIE. Opere iudiane e lutiiic del cav. Clementina Vannetti. — Venezia, 1826, dalla tipogrufia di Jkisopoli e Rovereto presso Luigi Jacob. Del Vannetti si coiioscono generalmente le Osservazloni sopra Orazio, e poco piii: perciie le altre sue cose non aveano avuto fiiiora chi le raccogliesse. L'Accadeniia Ro- veretana di cui il Vannetti fu socio s' e era acclnta PARTE PRIMA. SaS air inipresa di pubhlicarne le Opere tutte italiane e latiae, staiiipaiido noa pure in una sola edizione tutte quelle die gia si conoscono , ma ancora niolte altre non niai pubbli- cate. Gli scritti del Vannetti sono tanto pregevoli per la bonta dello stile e pel diritto giudizio , die 1' accrescenie il nuniero e un ampliare nel tempo stesso e la gloria del secolo a eni appartenne , e la ricchezza delle lettere na- '/ionali. A quest' impresa duiiqne non puo mancare il fa- vore di tutti gP Italiani , e gli Accademici non potevano ]iii;;liarsi migliore incumbenza. Solo puo dujjitarsi se sia loilevole il loro consigho in quanto si proposero di pub- blicare anche le opere rillutate dalT autore. II Vannetti , ragionano gli egregi editori, le rilnito unicamente perche non erano scritte con qnello stile elegante e purgato die acquisto dopo i trent' anni quando un aniico lo eb})e hat- tezzato in Dante, e quindi noi x considerando die qualclie difettuzzo di lingua o di stile non toglie tutto il merito air invenzione, alia sostanza dell' opera , alia vivacita dei pensieri e ad altri pregi ; e oltre a cio sperando di non essere in inganno a credere die fra le scritture di quel tempi queste pero del Vannetti non sieiio delle piii inilja- stardite, avvisiamo di puljblicarle. " Con tutto cio potreljlie rispontlersi^ die 1' autore corresse alcane di quelle sue prime giovaiiili produzioni , e die iiegligentando le altre e per- severando nel rifiutarle mostro cli' esse gli dispiacevano non per lo stile soltanto , ma ben anco per ffltre cagioni. Ad ogni modo cpialdie volta puo essere concednto ai po- steri il non ubljidire alia modcstia degli scrittori, e noi loderemo i signori Accademici quando le composizioni ri- fiutate dal Vannetti siano veraniente degne di lui. Solo potreblie desiderarsi die veaissero contrassegnate ;, perdie trattandosi di un autore die si propone a modello di stile, e pericoloso lo stampare indistintaiiiente le cose buone e le dif'ettose. II primo volume die aljbiam dinanzi comprende i dodici dialoghi dal Vannetti premessi ad un lunario appel- lato L'Ereniita in occasione die furono licenziati alcuni ere- luiti custodi di santuarj nelle vicinanze di Rovereto: poi un altro dialogo intitolato La Moglie , scritto in occasione di nozze: tre Lettere in nome di Giuseppe Tofani, stampatore IJorentino, all' avvocato A'essandro Rivani : una Novella: un Articolo in difesa dell' orr.zlon funebre di monsignor Marco Za;j;uri ; uu Discorso sull' origine dei riti iiotturui 326 BIIU,10(;jiAM.V di Bacco : e finalmcnte n»a Lettera al cr>v. Caflo Ixosmiui intonio alia lingua usata da Osidio. La Ricrcazione del Savio in discorso con la Natura e con Dio del pddre Daiilcllo Bartoli dcllii Corn- pagnia di Qcsii. Divisa in due parti , iol. i .'^ — Brescia, 1826, prcsso i fratclli Ubcrd hhmi , coi tipi di Gactano Vcnturiui, in 16.°, di pag. o^.^. A considerare le uniarie cose potrebbe dirsi che niuiia \'i e con misura; nia tutte, qual troppo qual poco, fuori del dcbito modo. E nelle lettere poi piii clie nel resto apparJsce verissiaia qiiesta sentenza; perclie le passioni vi possono grandeiiiente, sicconie in terreno lor proprio. Quindi la venerazione degll scrittori non trovasi quasi niai in quel giusto piuito nel quale esser dovreblje : ma un'eta li magnifica sopra il vero e li colloca in cielo , un' altra si getta a vitupcrarli, e gP inabissa nell' obblio. E si all'uno Come all' altro efletto soglion concorrere insieme due di- versissime cose; il buon giudizio dei poclii, e la cieca su- perstizione della moltltudine die intorno a quel poclii si aggreggia. Questo gia fu notato da niolti e parecchie A'olte rispetto a Dante , ed orainai e venuto il tempo e la ne- cessita di notarlo anclie del Bartoli ; perche in tutte le parti d' Italia vediamo stamparsi le opere di questo autore ; dove tutte, dove alcune, e qua le descrizioni , e la i passi creduti uiigliori^ per modo die la stima di quel prosatore gia e prossima alia superstizione. Certo il Redi afFerinava di aver da lui quanto egli valeva nel nostio lilioma , e il Giordani lo dice terriliile guardando per a v Ventura alia diflficolta di pareggiarlo ; e il Monti dicliiara die nessuno lo aggiiaglia nel conoscere e maneggiare i piu riposti scgreti della nostra lingua ; ma sebbene sia rettissimo il giudizio di questi pochi , puo nonJimeno temersi die senza il debito inodo si trascorra oggimai alio studio di queir egregio scrit- tore. Crediamo die il Giordani volesse parl.ire soltanto delle Storie e della Vua di S. Ignazin , quando afFermo die il Bar- toli non cadde punto nei vizj del suo secolo;, perche in tutti gli altri suoi scritti ( cio die di alcune gia notammo altrovc ) e SI frequente il cadervi cli' ei fa, die lo diresti tutt' altro da quel castigato scrittore, se di tempo in tempo non ti solves- sero il dubbio alcune finezze di stile venule, quasi direnimo. X'AUTE I'lUMA. 32'? ill sorte a lui solo. Ma perciie i giovanettl si abljandonano volcaticri al facile ed al nuovo, cosi nel Bartoli iiniteranno pill presto i vizj del seicento ai cjuali la propria iinuiagi- nazione appiana lore la strada , die noii i pregi dello stile, lanto piu nialagevoli da imitare quanto piu sono sqnisiti e proprj dell'autore: e cosi corriamo pericolo di vedere anche in cio quel clie si vede ogni qiial volta si passi dalia giusta veiierazione nl cnlto superstizioso. Nelle prime qiiindici righe dell' Opera clie qui annunziamo 1' autore ci dipiiige i venti che disfogano le iinplacnbili loro inimicizie. sul mare; r Africa e l' Europa che ii affrontano nello stretto di Gibil- terra ; il Mediterraneo che stretto e interrotto dalle isole da ai venti uno steccalo in cui uzzuffarsi a duello, non come rOceano una carnpagna aperta doi^e accamparsi e far battaglia; e finalmente il Mediterraneo stesso che paga alia terra l' ancoraggio del porto ch' ella gli fa in riparo delle tem- peste. L' antore dice tiitte qneste metafore con elettissinio stile , ma la bonta delle parole e l' artifizio mirabilissimo delle frasi non diminniscono il vizio di que' concetti, anzl quasi ne accresconO il pericolo, stampandoli con piu dilelto e con pill efficacia nelF animo de' leggitori. Di die vuol essere tanto piii grave il dolore , in qnanto cIk' le opere nelle quali il Bartoli va uieno illeso dai vizj della sua eta sarelibero nel resto una lettura assai piu fruttuosa che le Storie non sono; tanto vi aljbondano 1' erudizione , la filo- sofia e la morale illibaia. E noi veneriarno al pari di ogni altro r ingegno e lo stile di questo autore , ma nondi- meno crediamo di dovere affermare che dopo le Storie, la vita di S. Ignazlo e qualche altro componimento , non possa un giovinetto accostarsi al Bartoli senza pericolo di perdere piii assai di qnello che vl potra guadagnare; s' egli e vero die le belle e ben collocate parole non eiuendano niai un pensiero stravagante e fallace. Quaresimale del Padre Paolo Segneri della Compa- gnia dl Gesu. — Padoia^ 1826, tlpl della Mi- nerva, vol. 3, in 8.°; il i." di pcig. xxiv e 279,- il 2.* di pag. 263 ,• il 3." di pag. 267. JJella edizione. Sc noi intraprcndere volessimo Telogio del Qnaresimale di Paolo Segneri , faremmo cosa ad ogni cultore della SiS lJinLIOC.KAl.|\ ling;ua Italiana e dcU' ecclesiastica clocjnonya notissimn. 11 Segiieri, ad onta tU alcuai dit'etti jjroprj delP eui in cui visse , soprasta tuttora qual pruicipe ai sacri nostri ora- tor!, tra' cjuali clii a lui piii s'avvicina dirsi puo il mi- uliore. Perciocclie il suo quaresimale , olire i pregi della lingua e dello stile de' quali ridonda ogni opera del Se- gneri, puo tuttavia proporsi ni moderni predicatori qual modello di vera eloquenza. Egli assunto aveasi ciL provare, siccome ci avverte nell'avviso da lui medesimo premesso alia prima edizione , di provare ogni I'oZca unit veritd noii solamente cristiana, ma pratica , e di provarla daivero ; di noii metter piede in qucUa sclva vasiissiina, della quale tanti pre- dicatori (e noi a2;giugnereino auclie a' di nostri) si sogliono giornalmente fornire di assunti o speculativi o scolasiici ; di lasciare ogni oswntazion di sapere ; di confonnare anzi pie- namente i suoi tcmi a quelli di Crista net suo vangelo , i quali a guisa dei scnipUci, maldistinti daT erhe piii coinunali, ebbero tutta la loro gloria maggiore non net sembian'e, nan nella spe- ciosita, ma nella virtu del giovare ; di astenersi da quelle ra- gioni clie, a mirar bene, sot lo piii vivaci die sode e piii vaghe die sussistenti; di trarre le sue dottrine da' libri sacri, seguen- do i prec^tti di Basilic e di altri Padri, i quali per figura di una predicazione andie scandalosa adducono francaniente quella rea femmina , die per desio di allettare a se spedal~ mente la gioventii, piii curiosa che cauta e piii cupida die consigliata, si era ( Prov. 7, 16) provveduta di tappezzerie non da' fondadii della sua Palestina , ma dell' Egitto ; e fi- nalmente di mettere ogni suo studio nelP elocuzione , come ve lo posero un Leone , un Girolamo , un Grisostomo e talun altro de' Padri fra noi piii tersi, jjerche I'esperienza c' in- segna die il parlar nitido a iiessuno antico oratore sccmb credenza, laddove t imperito e I incidto continuamente inge- nera vilipendio ; rontenetidosi perb egli iti questo medesimo dentro i liiniti di quella fodlitd si dijjicoltosa , che rende il dire quasi simile ad un cammino , fiorito no , ma bensi agiato ed andante. Sapientissimi dettati che tutti contengono in poche parole i precetti della vera eloquenza ; e ch' essere dovrebliero continuamente uel cuor e nell' intelletto d' ogni sacro oratore ! Che pero benemeriti noi diremo delP italiana letteratura que' tipografi , che non per una vile speculazione d' inte- resse, bensi con nuove cdizioni non brutte e spregevoli per I'AUTE PRIMA. 329 coiitinui error! di stampa, per meschinita o stanchezza di caratteri, per lordezza di carta, ma beasi come far veggiamo gli editori di questa, per Tonore della propria tipografia e dell' Italia tutta, e percio con diligenza, con istudio e con ogni pregio dell' arte fannosi a riprodurre il quaresimale del Segneri. L'editore, il sig. Angelo Sicca, direttore del tipi della Minerva, all' atto d' intraprenderne la stampa vide die 1' attenersi fedelmente all" edizione del Sabatini (Firenze 1679) esegnita probabilmente sotto gli occhi deir autore , giacche ha in fronte la dedicatoria di lui al gi-an Dnca Cosimo , sarebbe forse stato il partito migliore. Ma trovando in alcuni liiogbi evidentemente erronea la lezione , ed in altri sbagliate le citazioni, si avviso di chiamare in snssidio le posteriori edlzioni di qualche fama, e coir ajuto della sana critica le une coUe altre raffrontare. Se non clie qneste ancora , comeche emendassero qual- che errore della Fiorentina anzidetta , e taluna venisse annunziata con l^ella pompa di parole , erano nondimeno imbrattate di maggiori mende : parole stravolte 0 messe fnori di luogo ; giunte inutili e arbitraiie ; oniinissioni frequenti , puntezgiatura stranissima ed inconvctuenie ; nessun rispetio ad alaine frasl e maniere predilctte dal'C aulore ; tutte piix o meno allontanandosi dall' edizione del 1679, '^''^ reputarsi dee la pill autentica, perche probabilmente esegnita sotto gli occhi deir autore , come accennammo. E per esempio nell' edi- zione di Brescia 182,2-1825, vol. VII , pag. 5o , nel pa- negirico in onore di S. Antonio di Padova fii ommessa persino meta della facciata 898 del tomo secondo dell' edi- zione veneta del 17 12. L'editore percio dopo di avere inutilmente fatto le piu diligenti indagini per ritrovare gli aiitograii del Segneri, poiche in tal modo schivata avrebbe qualsivoglia censvira , si avvide che per presentare all'Ita- lia un' edizione del Segneri, die dirsi potesse la migliore, r unico mezzo era quello di rlcopiare esattamente 1' edi- zione del Sabatini citata anche daU'Accademia , e di sup- plire alle inancanze di essa con quella del Baglioni ( Ve- nezia 1712 ) ugualmente citata daU'Accademia. Gosi fece , ed a parer nostra, con esito felice. Egli poi non credette di giovai-si dell' edizione bettoniana (Padova 181 5) perche qnesta sebbene fosse annunziata come la piii corretta e pregevole di quant' altre niai , contiene cangiamenti la piix pane arbitrarj ed inutili , frammette e toglie frasi e Bibl. ItaL T. :XL1V. 22 33o BIBLIOGU.WI.V parole il plu delle volte in opposizione a cio die tlalP aa- tore gik erasi fatto. Cio hastl qnanto al testo. Ma reditore voile altresi rettificnre tutte le citazioiii, pazientcMnente ri- scoatrandole nclle opere stesse citate, e pec tal modo ret- tificate ponendole nel margine onde non difl'oriiiai-ne il testo. Utilisslmo lavoro merce del quale i leggitori esa- rainar possono i luoghi citati nelle opere stesse donde furono tratti ! Quanto iinalmente all' ortografia, T editore ha seguito la stanipa del Sabatini per le ragioai sovra esposte , non lasciando pero di seguire aiiche il proprio sentimento ove gli parve di poter meglio operare, ed avendo principalinente in mira la chiarezza e la forza del discorso. Quest' edizione ci sembra dunrpie coniniendabilissiina noix solo per r esecnzione tipoo;ralica , ma ancora pel testo die puo dirsi ridotto se non alia piii autentica lezione, cer- taniente alia migliore. L' editore poi ci avverte die se la sua fatica sara favorevolinente accolta, ei procedera con ngiial metodo nella pubblicazlone anche delle altre opere del Segneri. E noi plauso gli facciaino e coraggio, perdie non rltragga la mano da si lodevole intraprendimento, L' edizione e meritaniente dedicata a IMonsignor Giuseppe Maria Peruzzi Vescovo di Vicenza. L! Incrcdulo sciiza scnsa, del Padre Paolo Segneri della Compagnia di Gesh, volume, sccondo. — Reggio, 1825, in 8.°, di pag. 276, compreso V indice del testi e quello de capi. Questo volume contlene la parte seconda dell' Tiicredulo senza scusa ^ e da compimento all' edizione gia da noi an- nunzlata nel vol. 2..", pag. 11 a. Orazioni paiiegiriche del padre Pacifico Dejni 31. O. — Brescia, 1826, tip, Pasini, iti 8.'^ - — Cinque volumi vennero finora puhblicati delle opere del JJeani in quesC edizione. 11 volume die annunziamo e il terzo de' Panegirici : i primi due contengono il Quaresimale. Nel Proeinio noi af- feriuato abbiamo , die beu anco taluno de' cpiaresimali e di altri corsi di Sacre orazioui, die a' di nostri altissime lodi ottenne dcc'.amato dal pergaino, perduto avea colle stampe presso chc ogni preglo, cd aggiungemmo cli' era cosi I'AKTE PRIMA. 33 I avvenuto del quareslinale del P. Pacifico Deaiil. Per coiifer- inare Tasserzione nostra d' uopo ci sareblie 1' intertenerci ia lnnghe disamlne con noja e perditeiupo. Ci basteranno diiabj e pcrturliaraenti nella 334 iiiBLiocnvin niente do-Il uJitori, e se stossi prcilicaao nclle persuasive dell' uinana sapienza : ma nou gia il dire di (juegli oratori clie rinomati per santita e dottriiia, esponendo le verita della religione schierate in bclT ordine , c da f'clice e!o- fjueuza adoriie , e solo in rjnegli argoincati contenendosi clie nel brevissinio ^wo d' una prcdica essore possono ac- coiicianieute svihippati, intcrnaiidosi nel cnore uniano , o svelleiidoiie i gerniogli dell" enipieta, conferniaiio nella cre- denza i fedclt, c nou prendcndo ad Jmj.>ngnare ex-pro- fesso gl' increduli , prendono bensi a convcrtirli. Clie pero reditore egregiainente avvi'ia die i riiiiproveri di qiieiringe- giioso nonio bene per avventura si convengono al Padre Fra XX, od al Padre Don XXX; ina nessuno sarii uiai si ardimentoso di darncgli ad nn Segneri , ad nn Bourda- loue , o ad un Massillon. /< Un formale trattato ( cosi I'edi- I) tore soggingne ) austei'O , volnminoso puo spaventare gli " accidiosi , e, con tutta la niolta luce clie in se cliiii- » desse , lasciarli al bujo : un breve, ma eloquente discorso » pno , quasi altro facendo , risvegliar una sola favilja , " dalla quale poi si diffonda una fulgida luce , nnzi un " incendio , die alia luce I'ardore aggiunga, e vinca in »< un medesimo pnnto Tintelletto ed il cuore. " Tali sono i sentimenti dell' editore e tale lo scopo della coUezione. In quest' opera dunque essere debliono insienie unite le migliori orazioni de' piii valenti oratori d' Italia e di Fran- ria intorno ai piii importanti temi di sacra eloquenza, intorno cioc ai fondamenti ed a conferma della fede no- stra. Ristretto debb' essere il lore numero, perdie po- diissimi sono quegli oratori die saputo abbiano niagistral- niente maneggiare si fatti scabrosi argomenti. I volumetti iiuora pubblicati contengono le seguenti orazioni: Crista e Dio , del P. Segneri; Diiinita di Gesii Crista, di M. Mas- sillon ; RisirreziorLC di Gcsii Crista , del P. La Coloinbiere ; Fede d' Iddio , del P, Jacopo Antonio Bassani; La religione, tli M. Massillon; Miscredemi , del P, Le Chapelain; Fede, dell' abate Ignazio Veniiii ; La Santa Scrittiira , del P. Soa- ven ; La Jondazione dd crislianesinia , del P. La Coloni- biere ; Fondanienta ddla fade , del P. Torniclli ; Necessita di ronosccre la religione, del P, Le Chapelain; Religione e prohita, del P. Bourdaloue. Ne tacere dob'oiamo die le orazioni fVancesi ci senihrano tradotte con lacilitk e cliia- rezza , ed in generale con buona lingua e con facile an- dampiito ili f'rasi. PARTE prima;. 335 Le Confdssioid di Sant^ Agosdno volgarizzatc da Ge- rolamo Brunelli. — llilano , 1826, Fontana , paZ. 4, in 12." Semplice , ina luutta ristampa di nn' aurea operetta , gla bastevolmente conoscluta e meritevole di meno inde- gna edizioiie. Parnaso itallano novissimo raccolto c pnhblicato per cura di U. E. — Napoll, 1826 , dalla Stamperia francese ^ in 8.° Ques'io Parnaso sara diviso in qnattro volumi. L' editore cl avvisa ch' egli ebbe per iscopo di rendere note anche ai Napolitani quelle cornposizioni j>oedche idle quali pur vcnnk fatto il coUocarsi in nobile seggio in qiipstn eta nostra , in opera di i'ersi presso che saZ'a e ad appagarsi dijficilissima. Fin ora non fa pnl^blicato che il primo volume , nel quale si contengono il Campo santo di Brescia deirArici, ^['Innl e gli Scioiti del Manzoni, il Libano del Carrer, gli ScioUi del Pindemonte sul Teseo di Canova , V Elegia di Carlo Pepoll sulla prigione del Tasso , ed i Versi del Perticari alle viole. L' autore ci promette anche i versi de! Monti e della Vordonl. Giova sperare ch' egli non troppo allar- ghera la mano , se pur ama di non incorrere la malvo- glienza di coloro , contro de' qnali e scritto il dialogo fra un geometra e 1' editore stesso , che serve di proemio al volume , e che combatte la calunnia di alcuni imbacuccati stoici , essere cioe la poesia nn' arte che nulla insegna , ed a nulla giova. II geometra chiamava frasche le poesie , e r editore cosi gli risponde. Se le frasche ridondano di sensi generosi ed onesti, se esse consigliano la virtu e fanno vile il vizio, se vagliono a rawivare negU animi it lume della ragione , se dettate dall' amore e dalla benevolenza concorrono a racchetare fra gli uoniini gli wnori malnati e salvatici che U dividono , io non veggo il perche voi le posporreste all' ozio cruccioso e villano dcgli idioti. Ma quante frasche, quante inette poesie non vediamo noi tuttodi svolazzare dal Par- naso itallano, ed ingombrarne pnr troppo gli ameni colli e le fainose pia^ge'' 336 ETBLIOGRAFIA Poesic scelte dci mi^liorl classici tcdcschl rccate in prosa itaUana col testo a fronte da Lidgi F. A. Argenti , professore di lingua e letteTutura tedesca ncir I. R. Licco di S. Alessandro in Mdano. Tonio prima — Jllilano , 1H26 , pTCsso Giof^anni Virotta. II professore Argenti s' e era mai rencluto assai bene- nierito si della lingua e si della letteratura tedesca , che colle sue lezioai e co' suoi scritti va difFoadendo fra noi. La Blblioteca Italiana colse varie occasioai per racconian- dare questi studj , e 11 sig. Argenti dicliiara , che quelle parole non caddero senza profitto. Utile riescira certa- mente anche questa poetica Antologia , nella quale il sag- gio editore niostro niolta pratica degli scrittori alemaiini , e non coniune perlzia di quella lingua bellissima , nia tanto diflicile agli stranieri. Questa scelta si formera di tre voluini , e sara quindi prudente di fame pleno giudizio quando sara intei'a alle stampe : intanto noi di- remo solo alcuna cosa , che potra forse giovare per gli altri volunii. Una siffatta Antologia e principalniente de- stinata a coloro che vogliono Imparare la lingua tedesca , e percio fu saggio partito ridurre in prosa quella poesia, e attenersi strettamente a una versione letteralc : alle volte pero la lettera uccide lo spirito ; e per la stessa intelli- genza dell' autore e forza che 1' idiotisnio tedesco sia renduto con altra elocuzione , che nieutre senibra allonta- narsene, lo presenta con maggior verita : ne daremo un pajo d' esenipj per ispicgar n.eglio il iiostro concetto. In una novcUetta di Giovanni Guglieluio Willauiow un medico nel vlsitare un ammalato non vuol sentir verljo della nia- lattia , e gli va invece raccontando le piii pazze novita sugli avveniuienti politici. Finalniente 1' infermo infastidito protesta di non vedere a che gli possano giovare le fac- cende di Francia e di Spagna, e il medico nella tradu- zione del sig. Argenti risponde cosi : Si faccin solt.anlo coraggio. Clie vale, ch' ella stara ineglio? Md il luio tempo e limitato. Signore , la rivfrisco. A primo aspetto la ver- sione puo parer giusta , perclie il testo suona cosi : 9Zttt i]Uteg 'vJlatl)Sl 5i3ae giltS, e^ 6eiTcrt U) m\t ^l^mn? S)o(^ mcinc Seit vt fitrj. ^cln ^crr, &c Uhm wo^U Tuttavia gP Italiani dimanderanno con ragione , che cosa significhi quel che vale, cli' clfa stara megUo? E invece PARTE rniMA. 337 era clilarlssimo traducendo , die cosa scommetttamo , cite. la va meglio con lei. Anche nell" altro verso quel letcrt &C WdM sarebbe in 02;ni altro caso tradotto bene colle parole la ruerisco : ma qui Ijisognava proprio dire , Scia bene, die quelT angario in bocca d' un medico, ch" ebbe tanta cnra deiramnialato era F ultimo, e forse il pi u forte tratto della satira, Un grazioso epigramma di Giovanni Haug e ti-adotto cosi : " Un briccone mi rubo quest'' oggi — O deplorabile Yito I )/ Quanto scrissi in parecciii anni. — 0 deploral^il ladro ! — Ancbe cosi si sente alibastanza 1' acunie, e per verita BcflagislJijfwcrtf) significa dcgno d' essere compianto , deplorabile : ma la nostra lingua nega quest' epiteto alle persone , e la voce povero egualmente giusta riesciva assai meglio opportuna. Altrove invece noi avremuio voluto cbe il sig. Argenti per la destinazione di questo suo libro fosse stato piii letterale , come per esetupio nolla novcl- letta del Gellert, ove il benefico Fileta lifiuta il danaro che gli presenta il non piii povero barcajuolo: qui, egli dice , qui e il tuo danaro : ritienti tutto cib di che il cielo ti ha prosperato. La traduzione e abbastanza fedele , nia il lesto dice ritieni tntta la tua benedizioiie , e se questa frase non seuibrava alibastanza italiana , era piii cauto, e forse pill elegante il dire ritienti tutto cib di che il cielo ti ha benedctto. Queste pero sono lievi avvertenze, che punto non tolgono al uierito della versione , e voleano solianto notarsl , percbe 1' autore raddoppiasse la sua molta dili- genza nel secondo e nel terzo volume , i quali per I'in- dole dclle poesie die vi si deijbono contenere , hanno da ofFrirgli frcquenti e grandissime difficolta. Noi lo prcghiamo anche seriamente che non voglia gettare cosi al'a rinfusa gli autori senz' ordine alcuno di tempi, perche in un' opera destinata alio studio della lin- gua tedesca troppo e nocivo il non poter distinguere il vero andamento e stato di quella lingua , e giovera inyece nioltissimo , se vedremo , come da Lulero in poi ella sia venuta sempre piii dirozzandosi sino a quell' ultima per- fezione cui ora sembra arrivata. Alcuni brevissimi cenni sulla storia della poesia tedesca , ch' e quasi quella della lingua , sarebbero forte piaciuti , e questo pubblico desi- derio potra ancora essere soddisfatto a tempo in fine del terzo volume. Noi non vogliamo parlare per ora del giudizio 338 BlBI.TOORMI\ adoprnto nella scelta, nia Ji ijuesto credlMiiio (.lover a\'- vertire il sig. Argenti, die se egli consnileia la bella Autologia lirica pnl)!)Iicata in molti voliiiiii <\a\V illiistre Matliisso;i , moho guadngao verra certaiueute all" open sua, e inolta nuova e vera ricchezza sara donata all" Italia. Jl PHiiioniero AposloUco , dintlca del Contc , Ginlio Perticari. — Coriiu , 1826, did torchl dl C. Plclro OstiiicUi. La Caiitica del Perticari fa gia pnbhlicata iiiolte volte, ma qnesta , se non c' ingaiinianio , e la prima volta che si stainpa nelle nostre parti d' Italia. Non pub certameiite per essa aggiugnersi fama al Perticari , che oramai e detto senza coiitrasto il piii grande prosatore italiano : tnttavia ne pare che una hcUa lode possa venirgli anche da que- st! versi , nei quali e facile vedere , come all' autore ab- Londassero i doiii dell' intelletto e del cuore anclie per la poesia. Forse egli vide, come questo canipo fosse gia corso ]>er ogni parte sino alle ultime mete, ed amo piiittosto . di Giuseppe Gattei. {Sono usciti quattro volumi. ) Ln fama del Kotzebue e molto maggiore in Italia clie la Gennaiiia : tVa noi egli e generalinente teiiuto per uti graiide scrittore drainmatico , e inolti lo mettono in. ciuia a tutti i coinici anticlii e modei'ni ; la sua nazione in- vece non gli nega molto splrito e una profonda cono- scenza di quello clie chiamano effttto teatnde, ma lo col- loca appena nella seconda classe per le sue trivial! buf- fonerie, per le uegligeuze dello stile, e pel cattivo gusto clie domina in quasi tutte le opera sue. II giudizio della Germania e severo , ma giusto : tuttavia il teatro di Au- gusto Kotzebue meritava cP essere tradotto , e in fatti e gia inolto tempo clie assai de' suoi drammi corrono le nostra scene, a piii volte si penso a farli tutti volgari. Ora in Venezia escono due trattuzioni diverse , e pare clie la se- conda s' avanzi colla massima soUecitudine : e pero spia- cevole il dover dire , che ne V una ue T altra ci presen- tano il teatro del Kotzebue. II sig. Gravisi gliv uel fron- lispizio ci avverte , ch' egli accomoda i drammi tedeschi al gusto delle scene italiaiie , a se gli eJitori dell" altra ver- sione non fecero la medesima dichiarazione , basta volgere uao sguardo nW'Ottavia, tragedia tradotta in orribili versi clal sig. Francesco IMenegati per trovare , cli" ei T ha libe- rarnerUe ridotta ad uso del teatro italiaiio , a cosi si precede ancha negli altri volumi. Noi non sapremmo decidere , quale di queste due traduzioni sara per riuscire meno cattivaj e come gli editor! della nuova versione adoprano molt! traduttori, a promettono d" essere rigorosi nella scelta , noi vorremmo dire volentier! che propendiamo per lore. Wa la prefazione del prime volume e si laida e scelerata cosa, clie negiiiauio arditamente ogni giudizio a chi la scrisse, e pensiamo clie la scelta sara sempre brutta e nialvagia. Le nostra parole sono si forti , clic ci a debito rinforzarle d' irrepugnabile prcv.i: i prim! periodi della prefazioae cc 344 uicLrooii\ii\ la ilaranuo abbondante. /< Un soniino geiiio, che a imuior- j> talar giuiise .il noiue suo, ha giusto din'tto a posto sii- >i blime uel seno dcUe tiitte civilizzate nazioai, Ijeuche ad II una sola, perche propria, appartenga. Fino da piii lontani >; secoli la veneranda antichita fa gelosa custodilrice di »» ecceisi nomi , ed accoppiando i proprj con gli altrui, » are e templi ed a quest! ed a quelli eresse imparziale , »/ e senza distinzione quantunqne, tributogU le devote sue II adorazioni. Si noi)ile e lumiiiosissiirio esempio, di eta in M eta trascorrendo, ginnse lllangiiiirito giammai, ma vigoroso >i mai sempre a gran fortiina lino alia nostra. Per esse la II Francia, T Inghiltcrra , 1' Italia , la Germania, persino il " non da guari ingeatilito settentrione prestansi mutua- " mente per dir cosi i massimi genj loro , e a qaesti la II mente, il ctiore sacrando, utile incalcolabile , indicibile >i ornamento ritraggono. Tutte le arti , le facolta tutte i> vantano i proprj, e merce quelll si perfezionano, e a II luminosissima gara le une sa le altre grandeggiano. >i Infinitamente noi persuasi della verita di si insorverti- }> bile principio , senza esitare plii oltre .alia da lungo me- II ditata da noi intrapresa coraggiosi omai ci accingiamo. « La e qnella di portar il sommo scenico genio dell' ale- >' manno suolo in tutto il suo lame sail' italo nostro , It fecondissimo sempre di maestri genj , gloriosisslmi in II campo, al DESCO, salle scene, sui rostri, alio scarpel- •I lo, al pennello, al disegno. Questo genio e quegli, di II <;ui fama con istancaljile e rapidissimo volo universali - II per tutto , e per tutti le opere ed il nome eloquentissima >i rese; quegli cli'' e 1' autore di tante piii o meno spiritose » e belle commedie, lo spositor felice, aniniato ed amabile ;; dei pill cari e teneri sentimenti clie legano insieme i ti CLiori , e dan pregio a tutti i rapporti di famiglia e di II societa; lo si dica finalmente : Augusto di Kolzebiie. « Basta cosi. Noi promettiamo in regaio le opere del sig Do- nienico Gavi , e del sig. Nicolo Tommaseo , a chi fuori del panegirico di Bacucco sapra trovarci un riscoatro a cosi fina eloquenza. In sostanza non ci piace la tradazione del sig. Gravisi , ma e pur forza iinora starne contenti ; che almeiio in essa non si troveranno dopo ogni dramma quelle pazze analisi , clie i nuovi editori sembrano aver dettate nel loro solito stile, per provare fino a clie segno puo essere abnsato deU'umana pazienza. PARTE PRIM.V. 345 Albertco , tragcdia dl Pietro-Martlre liuscoNL — Sundrio , 1820 , per Gio. Batt. della Cagnoletta. Questa tragetli.i iKiro gran fatica a rompere le tenebre in cui era sepolta : il siio aiitore la tenne hen dieci anni nascosta prima di pnbblicarla , ed ora ch' e gia stanipata da due anni pochi sapranno die esista. Ne vogliamo dire per questo che ella ahbia minor merito di tante altre tra- gedie piii conosciute che in qnesti ultimi tem[n ottennero fania e non lode. UAiberico e una cattiva tragedia a clii la considera da per se, ma e nn sole a chi la ratFronta colle altre bnje di questo gencre che ne porto la stagione. II sig. Rusconi raostra d' avere studiato ne'buoni autori, e ap- partiene alia scuola niigliore : noi ablsiamo anche veduti al- tri suoi versi degni d' encomio , e s' ei fosse giovane , come sgraziatamente non pare , vorremmo incoi^aggirlo alia car- riera drammatica. Ma certo percio non ci asterremo dal dirgli che questo suo prime passo lo condnsse fuori di stradn. L'argomento non era tragediabile, perche I'orribile catastrofe ributta ogni cnore, ed e cosi preveduta e necessaria che non possiamo mai accogliere alcun raggio di lontana speranza. Albcrico, sopravvissuto al criidele Ezzelino suo fratello, cerca nel castello di S. Zenone un rifugio contro la pubbl'ca in- dignazione clie lo aggrava anche de'tVaterni peccati. Quando comincia V azione , egli e gia assediato dalle genti di Tre- viso e di Padova, e noi lo troviamo nelle branche d' ua traditore che lo perdera. II suo sterminio e si certo che ne pare gia dai prinii momenti vedere tagliati a pezzi e sparsi per V esercito i sei suoi figliuoli , denudate sino alia cintura e bruciate vive due figlie e la moglie , lui stesso strascinato a coda di cavallo pel campo : la forza e la po- litica veneta sono la , e la tragedia gia nel suo principio e finita. Certi amori che vi pose T autore sono quasi ri- dicoli fra si terribili casi , e voleano omuiettersi intera- mente , perche questa forte passione non debb' essere mai secondaria. Anche il dialogo ne par debole e non proccde coUa tragica forza: qua e la sono de' bei tratti , e qualclie aha sentenza, ma il resto o si strascina per terra, o si contorce in durissimi versi. De' caratteri e meglio tacere , e forse era meglio tacere dell' intera tragedia , perclie senza essere pessima ella dee dirsi mediocre . e questo in poesia. e quasi lo stes'50. £ibl. Ital. T. XLIV. -lo I 346. niHLIOORAFI.V Poesie biblichc volga/izzatc (hi Giorgio Zuanin vc- nezlaiio. — Padova , 1826, pel dpi della Mi- uoi'va. Le poesie bil)llclie apparteiigono a qnella scliiera di uniane produzioni clie niolti lodaiio e poclu studiano; per- clie a seutirne le liellezze bisogtierehbe atteiielervi troppo piu lungainente clie non si suole ; si luagametite die forse il dlletto eJ il frutto di quello stu'lio mal potrebbono com- pensare il tempo cbe Y uomo vi speadereblie. Quindi chL desse all' Italia una buona tradiizioiie di queste poesie fa- rebbe opera lodevolissinia ; perche difFonderelibe tra not molte bellezze , le quali per la diflicolta del inggiungerle quasi non trovano ne clii le cerclii ne chi incoraggi altrui a cercarle. Alcuni Italiatii teatarono gia questa difHcile impresa , e fra' viventi il Casarotti \, nia sono brevi saggi fatti piu presto con animo d' invogliare altrui a quel- 1' opera , die con intendimento di compierla tntta , o di ridurre alineno alia possibile perfezioiie quella parte me- desinia die se ne pubblico. Un riuovo saggio puo dirsi an- clie quelle del sig. Zuanin die a festeggiare il dottorato d' un sno amlco diede fuorl poclii salaii nietricaaiente tra- dotti. Chi leggera questa versione vi trovera , crediamo, questo principale difetto , die non conserva quasi mal le sembianze dell' orlginale. Nel testo le parole sono sempre scarse e quasi vorremmo dir misere ai concetti sempre grandi e sempre rapidi. Forse 1' idioma nel quale i salmi vennero scritti impose al loro grande autore questa necessita, ma qual che ne sia la cagione, e pur questo un carattere di- stintivo di quei poemi. Ma la scarsita delle parole e 1' an- gustla delle frasi sembrano contraddire all'indole del nostro idioma j e quindi e grande la diflicolta. die s' incontra da chiunque toglie a tradurre le IjiblicUe poesie. Notissima e quella similitudine del Salmista desideroso di rivedere il tempio del suo Dio: Queniadinodum desiderat cervus ad fontes aquaruin , ita desiderat aninia mea ad te Dens, SkU'it anima mea ad Demn fontem vivuin : quando veniam et apparebo ante facieni Dei? Clii non vede die 1' immagine acquista grandezza ed eflicacia dalle poche parole ; perclie quel con- cetto maggior dell' espresslone ci dipinge vivamente uii desiderio che trabocca , per cosi dire , dal cuore e non lascia significarsi a parole ? Ma il traduttore , credendo PAllTE PRIMA. 347 forse alibellire, dilavo T immagine orlglnale , e nell' ab- bondanza delle parole si e perduto 1' afFetto. Ecco i versi : Come al ruscello limpido Che monnorando scorre II cerbiatto rapido Senza riposo corre , Cosi sulC all instablU Del mlo pensiero , ancK' io M' elevo amante cd anslo Al forte , al vivo Dio. Quando verra , tra 'I vortice Di niille giorni e mille , Quel di die in lui si fissino Le ardenti mie pupille? SplenJklo e pure e notabile per somigliante cagione il co- niiiicianieato di quell' altro salmo : Deus hiudein meam ne tacueris : quia as peccatoris et os dolosi super me apertum est. Locuti sunt advcrsum me lingua dolosa , et sernionibus odii circumdederunt nie : et expugnaverunt trie gratis. E per' la stessa cagione s'illanguidisce e dispare la grandezza del teste nella traduzione. Se mai su cetra armonica \ Le laudi tue cuntai , Parla , o Signor , difendinii , Sono tuo figUo , il sai ; Di me sparldr , si risero Gl' iniqui , i peccator. Voci d' insulto e d' odio Mi piobbero a ridosso , Dell' empie lingue il pungolo Squarciommi infin sull' osso ; E me innocente oppressero , Senza pieta , color. Tutto 11 restante della traduzione cousona , dove piii e dove meno , a questi due passi clie not ne abbiamo citati, i quali credlamo suflicienti a far conoscere che 1' Italia noii deve punto dolersi se li severi studj dell' Autore 11011 gli concedono di far progredire V opera iiicominciata. 340 BIBLIOCRAFI.V Marianne , tragedla di Girolamo Calvi. — Milano , 1826, dalla Societd dpogirifica de classici italianl. Al prinio apparire di questa tiagecUa noi doinaadammo chi fosse l' autore clie ne pareva noine nuovo alle lettere , e ne fu risposto cli' era un pittore cli bnona voloiita, ma avanzato soltaiito mezzanamente nell' arte. Aiidamino allora piu innaazi e chiedemmo di die merito fosse Questa sara forse la prima PARTE PRIMA. 849 vnlta die !a compiacenza verso gli amicl abbia cessato di esser virtu ; od e per lo nieno una prova clie noii sempre alle cagioni lodevoU corrispondono i lodevoli ef- fetti ; perche degno di lode e il compiacere agli amici , ma non sono degni di lode i vers! del nostro Autore, seb- bene li dica natl dal desiderio di ubbidlre all' amico L. M. Una breve analisi del prinio canto confermera le nostre parole. Seguitnndo il cammin di nostra vita In selva mi trovai si oscura e ria Che la strada ad uscir ehhi sinarrita. Ma mentre per la selva nC awolgea Apparve innanzi a me si d' improii>iso Un urtm , che vancggiar io mi credea. A cestui egli si A'olge , e lo prega di parlargli e soh'erh dal sek'oso orrore. A cib di che t' e iiopo non mi niego , Rispose : anzi da me pure t' aspetta Molto pill la di quel che suona il prego. Soggiunge poscia , se essere uno dei spiriti bei custode della a Dio diletta terra nella quale gia e nato P Autore. Quegli che sempre ha ogni voler suo pieno Ed al cui cenno tutte umane cose Prendon sua via e van ne piii ne meno. Ad alto fine lo tuo errar dispose, E fin d' ora tel dico ; ed e che ei vuole Che visitiam le genti dolorose. L' Italia tua ch' aver buon nonie siiole Di colta terra , gia lappole e spini Ha in suo terren , non giacinti e viole Dei died appena ve n ha un die crede In Cristo e nelle chiavi di San Piero , Che a volgerle in sua posta in man le diede. E sebhene il ministro di Dio vero Bandisse I'Evangelio, il mondo ride Sommesso della carne al dolce impero. Nessuna legge par T uom freni e guide : Ma solo vinto dall' uman piacere Tutto al talento suo par die s' affide. 35o . HIBLIOGRAFI/V Per cui in lui dortne ogni cristian volere ; E una favoJa par die ei nato sie Per avere nel del un di potere, Dopo questn pittura dell' Italia I'Angelo tutelare prosegue: Volend' cgli (Dio) or die dalle vogUe rie Tolgasi Italia omai, in che tu stanzi E si conduca per migliori vie, Vuole die a loco , come dissi innanzi , Dc'gli estind che piangono il fallire Senza piii prode aver , il piede avanzi. Perdie tu , visto il modo del martire E il duro pianto in die si stan gli afflitti , Per medicina il debba altrui ridirc. Questa iageuua sposizione s' accorda col paradosso che il Foscolo vorrebbe ora accreditaie rispetto a Dante . cioe ch'ei si credesse niandato da Dio a riordinare in Italia le cose spettanti la religione : se non che V esser caduta si fatta idea nella mente di chi produsse il ferzo novissiino fa co- noscere quanto si possa credere die niettcsse radice nel foi"te ingegno di Dante. L'Autore, piu previdente dell'Ali- ghieri , pensa alia difficolta di scitenere la lunga dietn di quel viaggio , e qnindi fa darsi dalT angelo nn lieveraggio SI nutritive da poter reggere alle faticlie non meno che alia mancanza del cibo. lo , dice 1' Autore : Jo ttuto mel bevetti in lui siciiro ; Se non di" io credo essere la rimaso Col viso pel sapor crucciato e scuro ; Con questo viso crucciato e scuro I" Autore s' avvia dietro la sua scorta per un bosco piii oscuro ancora di lui. Fur come vanno i fraticelli ad una N' andavam ragionando sotto il manlo Delia notte cola tacita e bruna. Ma noi non andrenio ad una con esso lui, perche troppa noja darenimo ai nostri lettori. Clie cosa diranno essi di questi versi ? Noi crediamo e speriamo ciie siano un no- vissimo poetico , e die T Italia non vedrh mai piii cosa si brutta. PARTE pniMA. 35 r *La Colomh'iadc , pocma eroico di Bernardo Bellini , professore di filologia lat'ma e di storia universale nciV I. B. Liceo di Cremona. — Cremona , De Mi- cheli c Bellini. Totn. I c II , in 8.° Commedie del sig. Alberto Nota Avvocato. Edizione decima rivista e coiretta dalV anlore. — Milano , 1826, per Giovanni Silvestri. Vol. 2 di pag. 972 complessivamente con ritratto dell A., lir. 7. 5o ital. Crediamo Inginsto del pari e il lamento di alcuni critici ai quali par die 1' Italia dopo il Goldoni non abbia avuta niai pill nessuna bnona commedia , e il troppo facile con- tentarsi del nostro Editore, cbe celebra il Nota siccome colui die i bei giorni deW inwiortale Goldoni ci rirondusse. Beii si puo dire die il Nota in alcune commedie si fa conoscere degno del norae di vero scrittore drammatico , e puo afFermarsi eziandio die ha vinti tutti i suoi contem- poranei : ma chi prenda a coiisiderare complessivamente 4uesti volunii che Cutte contengono le sue produzloni, e ne pesi i pregi e i difetti , verra di leggier! in questa sentenza, ch' egli per poco non e inferiore al Goldoni quanto si lascia addietro tutti gll altri drammatici de'nostri giorni. Pure e bello unirsi ai lodantl piuttosto che ai detrattori , ogniqualvolta uno scrittore porga materia di biasimo insieme e di lode; e sebbene in qualche commedia del Nota si veda lo studio degli autori piuttosto che quello della natura ; in qualche altra si senta la mancanza dell' interesse e della forza drammatica; in tutte poi si desideri un dialogo piii rapido e vivace ed una lingua piu pura , non di meno puo collocarsi fra i pochi scnttori die onorino la presente let- teratura italiana , e puo dirsi che dopo il Goldoni molti ci hanno data una qualche buona commedia , ma il solo Nota merlta veramente un posto fra gli scrittori drammatici. L' edizione che annunziamo appartiene alia Biblioteca scelta del Silvestri , ed oltre all' essere diligentemente corretta e adorna ancora del ritratto e della vita dell' Autore. Tragedie di Vittorio Alfjeri. — Venczia, 1826 , presso Giuseppe Antonelli. Finora tomi dieci. Un' edizioncina in formato di dodicesimo, con bei rami « con huona carta , e quella che annunziamo , al prezzo 352 BIHLIOCR^riV di una lira austrlnca per ciasdieJiiii volume. II clecimo chc ora abhianio soti'oocliio conipienJe ii Briito secondo , e il pareic dell' Autore intonio alle prime sue dieci tra- gedie: e adonio poi di un raiiie corrisjjoudeute alia tra- gcdia acceiinata, e di nn altro die rappresenta nil monu- niento alia niemoria di Vittorio Alfieri inveiitato e disegnato dal slgiior G. llizzaidini. Tutta V edizione sara in dodici volumetti. Alcunc rime dclT abate Lorenzo Franz A. Veronese, re~ sidentc in Pioiezzano , coniposle sulle tracce di un imniiiginario argomcnto a lid proposto da alcuni condisccpoh , e dedicate al merito del nohile signor Giambattista da Persico, cavalierc ecc. — Verona, 1826, tipografia eredi Dloroni edit. Sappiamo dalla Dedica o Prefazione , die 1' A. prima per fuggir I' ozio padre de'' vizj die di Irggieri potrehbe as- salirlo , poscia per soddisfare alle brame di alcuni suoi cart condiscepoli compose le rime qui amiunziate: Ciie 1' argo- mento di qneste rime /a espresso colle segiienti parole : « Un giovane dope d'aver vissuto quattro aniii nella titta per- duto dietro alT amor profane, si pente , e passando a condur vita campestre , rivolge finalmente i suoi afletti a Dio unico Bene; » Ciie questa canzone ando a sangiie ai cari condiscepoli , donde il poeta dovette acconsentir loro di mandarla al pallia : Che due sacerdoti e maestri 1' uno nel Collegio Gallio di Como, e 1' altro nel Collegio di Co- logna lodarono la canzone dell' autore e gli fecero venire il capriccio di tessera due altre canzoni ed un sonetto sullo stesso aigomento con Emblemi e varie Annotazioni sugli Emhlemi, Da queste annotazioni poi sappiamo die T autore conosce alcuni dei libri cosi detti di erudizione, non clie 1' arte di sacdieaginrli all'uopo. E finalmente da una Coy »'a Conforme sappiamo che I' autore ha compiuto il corse qua- driennale teologico nell' I. R. Universita di Padova , non frequentando inai se non le scuole di studj obbligati, nia riportando ne' puhblici esami einmenze e/>//»2e a profluvio. Tutto questo sappiamo (e non e poco ) dal librettino del sig. Franza; ma non possiame sapere quelle che piii im- porterebbe , se questo nnovo scrittore di versi sia poeta c no, E diciamo di non poterlo sapere, perche ci parreidie PARTE PRIMA. 6bi jcortesia il negargU risolutamente questa dote sul testi- nionio di soli pochlssimi versi. Orazionc dl Qiovita Rapicio ora per la prima volta pubhlicata e clal latino recata in volgare da Giam- batdsta Qaspari giunteii alcune note. — Venezia^ 1S26, dalla tipografia di Alvisopoli. Guida alia vera felicitd proposta dalla JRiielazione , di Bernardo Gerardini. — Venezia, 182.6, pj'esso Giu- seppe Picotti tipografo editore. Poesie incdite del P. Qidrico Rossi. Idem. Le anree sentenzc del greco Pitagora. — Vcnezia , 1826, dalla tipografia di Alvisopoli. Qnattro racconti piacevoh e morali. Idem. Delia Ictteratura della nobiltd veneziana , ragionamento di Marco Foscarini Doge di Vcnezia. Idem. Assai niimerosa e la scliiera delle operette per nozze a noi pervenute in quest' anno dalle provincie venete. Valgono esse a farci conoscere che in quella parte d' Italia dni'a assai piii che fra noi la costumanza, im tempo si radicata in tutta la penisola , di canticchiar souetti e can- zoni ad ogni nuovo matrimonio ; nia non valgono, con- tuttoche siano in cosi gran nuraero , a farci conoscere neppure un poeta. In venti libercoli die certamente conten- gono duecenio componinienti poetici , non ahbiamo trovata una doi-zina di versi che meritassero la pena di essere trascritti : pare ciie un' Arcadia rediviva siasi stanzlata al di la deir Adige come colonia di Nozze-cantanti ; e 1' uno che si convolge a gran pena sul suolo ti dice con vero ar- cadico entusiasuio : In Ascra e in Pindo rapido Poggio con vol felice , E chiaro in sulL' Aonia Fo"" risuonar pendice ; E gia di Teja cetera Ricerco I' auree corde , E in seno accolgo I' aura Che spira al brio concorde ! Un altro ti vuol persuadere ch'Erato lo guido sopra il Pindo: Sid chiaro Pindo in un boschetto ombroso 354 Rini.TOcnAriv Di ya.i^hi mirti e Ji vivaci alloii Esce tra I' erbe e i fiori Tremulo rivo tra smeralJo ascoso E nel vn'nce argento Muovon candidi cigni a nuoto lento. Quivi Erato m' addusse ecc. ! Un terzo ti racconta per fiorc di novita, come: Arse di sdegno , e al perfido Di Frigia un di pasiorc Caro costar fa Grccia II nial furalo atnore! Altri ti descrive come: Qia dall' area bcnedetta Fuor mettea gnurdingo il pie , Pria di aprir la scfiiera electa II pacijlco Noe ! Finalmente ve n' lia qiialcuiio clie s"" accorgeiido di noa esser poeta , cosi da priiicipio al suo canto: Fate non pin:, g/(x sviene II mio cadente nlloro , Ne pill suit' Ippocrene Tertto le file d' oro. Canto, hia langue osciiro In we d' Apollo il raggio , E siLol pensier maturo Gridar : Canta da saggio. Noi credevamo iiivece che il pensier maturo gridnr dovesse cessate dal cantare, a tutti coloro die la schiera dei mae- stri arcadi od ex-arcadi avvezzo a poetare da giovanetti, Che che ne sla, A'ogliamo che queslo saggio di poesie per nozze b?.sti ai nostri lettori per farii chiari, che se in al- cune parti gl'ingegni si ostinano in questa usanza di cantar gl' Inienci , non e gia questo un indizio che vi ahbondi la poetica facolta, ma si j^iattosto una prova che non si e partccipato aljbastanza ai progressi delP universa lette- ratura. E in luogo di quelle misere poesie faremo arjio- mento del nostro discorso alcuni coniponimenti stampati in occasione di no/ze: usanza certamente lode vole, perclie tende ad arricchirci con cose inedite o nuove. rARTE PRIMA. 355 Inpclita e 1' orazlone di Giovita Rapicio , valente lati- nista e clilarlssimo letterato del secolo xvi intorno aW imi- tazione dei maggiorL L' orazione , splendida nello stile e aljljoiidante di erudizione , non par minore alle lodi trl- butate dal Tiraboschi all'Autore: il volgarizzamento, per seguitar trojipo da presso la sintassi latina, si fa non di rado faticoso ed oscuro. Nuova puo dirsi la Guida alia Felicita, perc'ie avvi gran parte di novita nello scegliere dal tesoro della Rive- lazione le sentenze piii fruttnose, e tradurle e ordinarle al fine propostosi dall' Autcre. Se questo libro avesse ri- cevLita dal Gerardini qnalche maggior cura nello stile e un po' pill di leggerezza e disinvoltnra in alcnne parti, sarebhe un niannale da raccomandarsi a tutta la gioyentu, e da trovar molti lettori. Inedite sono le poesie del P. Quirico Rossi , uno dei Gesuiti che salirono in maggior fauia nel secolo XVlii. A queste poesie va innanzi una Prefazione del Paravia , di- ligente e forbita forse in eccesso , siccome tiitte le cose di lui 5 nella quale ci rende conto del come furono con- servate. Le poesie consistono in alcune stanze burlesche , principio di nn poenietto in cui il Rossi voleva cantare ma' immaginaria espugnazione di Buda (terricciuola del Bo- lognese ) ciie si diceva operata da una banda di Zingberi capitanata da un Tortella , in due sonetti ed in due poesie latine : nia nessuiio di questi componiraenti e s\ tV.tto da potersi non clie pareggiare col fanioso sonetto per la pre- sentazione di Gesii Cristo al teuipio , nia neppure distin- guersi dall' altra scliiera delle poesie del Rossi. Come nuove tradnzioni ci si presentano le Auree sen- tenze di Pitagora e quatiro nicconti piaccvoU e morali. Alle prime per la troppa loro celcbrita e diflusione non po- trenniio fermarci se non per dire qualche cosa del modo e dello stile in che sono tradotte , ma forse e piii cortesia il tacere. Dei Rucconti diremo clie , tolte alcune pro- lissitii della composizione , e tolte alcune negligenze del traduttore, sono davvero e piacevoli e morali, ed appar- tengono a quella classe di libri di cui 1' Italia ha penuria pari al bisogno. Ma fra tutti i libri stampati in occasione di nozze pri- meggia pel nome dell'Autore il Ragioiiamento di Marco Foscarini ijiUa Letteratiirn della Nobilta Veneziana. II cav. 356 BIBI.IOGRAFIA Atitoiiio Revcdia per festeggiar ilegnaniente le no'/.7e Ji una sua Ugliuola lia fatto iinjiriiiipre cento esemplari lii ijueslo discorso die glacevasi luanoscritto jiresso il uoliile uoino Teodoro CoiTer. Clie il Foscariiil sia stato uno dei jierso- naggi pill iinportaati e piii Celebri del secolo XVIII ; cli' egli abbia cliiuso, por cosi dire, ad un tempo la diiplice scbiera dei Bogi e degli Oratori veneziatii; che le sne opere letteiMrie gli abliinno acqnistata fama di erudito , come la sua condotta politica gli procaccio voce di prudente e di afFezionato alia patria , sono cose si note, cbe noii e d' uopo ridirle a nessuno. Pure I'averle ramnieuiorate non e senza qualcbe fnitto , percbe ci toglie alia necessita di venir provando come il Rasi,ionamenlo cbe annunziamo fosse degno di essere sottratto alia dimeuticanza nella quale giaceva. Forse 1* amor della patria e di uii ceto a cui il Foscarini non poteva dimenticarsi di appartenere lo .fece talvolta troppo corrivo neU'accordare il uome di egregio e di grande scrittore a clii apiena emerse dalla medio- crita ; ma questo Baglonamento e senza duljbio un sussidio assal utile ed imporLante a cliiunque vorra scriver la sto- ria letteraria del secolo xviii. Per cio poi else risguarda 1' eloqueiiza delTAutore, ci e sembrata qui come altrove foggiata sul niodello Ciceroniano in quanto al suono del periodo ed al moviDiento dcllo stile in generate, ma di gran pezza lontana da quell' esemplare nella proprieta e purezza delle parole, non nieno cbe uelle figure e negli altri artifizj oratorj. PcnslcTl inorali del marcJicsc G. C. Di Negro. — Genoia, 1826, Pontlienier , in 12/ Quest! jiensieri esposti in altrettanti quadernai'i e dcttati con uno stile facile e cbiaro , formano quasi il sunto {\e' Sermoni sacri in terza rima dello stcsso autore , e con- tengono popolari e salutevolisslmi precetti intorno al buon governo della vita. In questo giudizio noi andiamo d*ac- cordo con quello di altri 2;iornali. Rla non sapremmo come mai taluno d' cssi abbia potuto afTermare die i pensieri del sig. IMarcliese appartengano iu qualcbe modo alia nuova scuola ; giacclie per d;ir loro si f'atta attriliuzione non l)a- sterelibe il diie die vorsano intorno ad oggetti sacri o moral i. PAKT£ PRIMA. SS^ Le Nozze , terziiie di Angela Mocchetti cremonesc. — Parma, 1826, dalla stamperia Rossetti. {Edizione noji posta ill commercio. ) Egli e cjiialche tempo die si vedono di tratlo in tratto comparire versi del sig. Angelo Mocchetti. Ma perclie max il sig. Angelo Mocchetti fa versi? E se per caso qiial- clie iniiiiico suo. ve lo obbHgasse coll' armi alia niano, perche fa versi istantanei , com' ei chiaaia qnesti per le nozze Litta-Modignani e Trotti ? Due giovaui sposi clie unite le destre si mettono allegramente insieme pel cam- miu della vita possono agevoliuente tollerare il fastidio di simili versi; coaie un trionfatore non curava le insnltanti cantilene degli eljri soldnti. Ma qnal compenso aljliiam noi per la noja di tante fandonie clie si vanno pubblicnntlo ]>er nozze ? Egli e beii vero die pochissimi le vogliono leggere , ma per certo noii iscrissero coa quest' iutenzione gli autori , ne bisogna fame loro alcun raerito. Buon Dio I Essi vedono proprio II davanti 1' inuuortalita die gli aspetta , e sentono il lontano e roinoroso applauso de' posteri. Beato il sig. Angelo Rlocchetti se qaesta inaocente lusinga gli fa dimenticare gl' ingraii contemporanei I I quali se uon altro dovrcbbero lodarlo delle novissime verita morali cli' ei predica. Egli ha scoperto die i niatrimonj fatti per inte- resse ed a forza sono infelici ; e pieno d' amore per I' u- iiianita , senza nemiueno domandare un privileglo , coiiiu- nica all' universo la sua l^ella scoperta. E vediauio coa die leggiadra poesia : Prima die V iiomo I' ahhorrevol patto Colla diversa ambizioii stringesse Di far btllo coll' oro anche un inisfatLo Non di spoglia soltanto intcmerate Andavano le fanclulle all' altar». Calde i a'.me di caldo senUnicnto , Non funestb quei talanii bead, Ignoto nome , il freddo pemiinento Ai diritti piii sand alta e jattura Forzar gU affetti; ed a si rio mercato Segna ^ ira di Dio pena sicura. 358 r.iBLiocuAi-i.v Non asconde le colpe nn nastro anrato ; Non lo splendor e di sudate armille Itendc felice I' nom , se svcnturato. . . . Lascia una sposa per cercarne niille Quando non I' aina U senaual marito. Intanto , mentre il marito cerca mille spose , la povera moglie piaii;;e e si Jispera, e quel piaiito e una terfihile accusa ai geiiitori. Qui il poeta si rivolge alia Musa ce- leste , e le rlcorda quante volte cercassero iiisieiiie una scusa ad un errore si iniquo. E pare a noi clie la Musa celeste , la Musa di verita , se avesse voluto rispouJere al sig. Mocciietti , gli avrehbe detto con nobile sdegno che non fece niai sua occupaz.ione del meditare una scusa ai delitti. II poeta peio non aspetta alcuna risposta , ma , dopo averci nari'ato c!i' ei gela d' agosto come di gennajo alV a- ipetto d' un talamo infclice , ne fa sapere clie ben altro e il matrimonio ch' ei caiita , e per dar piu peso alle sue parole paragona la sposa ( lo direm pure piegando con venerazione la testa), la paragona alia consolatrice degli afllitti , alia madre di Dio. Come la Madre dell' umait riscatto Pura nl gran Verho delt Eterno scese Urrdl dicendo : il Tuo voler sia fatto : CosL sue brame alia tua hrama intese Fior d' innocenza e d' umilia si mostra Lei che dandoti un core il cor ti prese. E dopo questa brntta profanazloae ei promette ogni lieta Ventura agli sposi , e ardisce finire ccsi : In questa di dolcezze ora gradita AccogUete , o felici , i voti miei. . . . Ma Amor mi guarda : di tacer rn addita, . . . Ne i misteri d! Amor turhar saprci. Troppo meglio pel sig. Angelo Mocciietti se , avanti ch' ei facesse questo strano niiscnglio , non T Amore , ma il buon giudizio gli avesse consigllato di non aprir bocca ; clie per verita a sentire versi e concetti come i suoi lo scherzo ne si cangia sul labbro in amara ironia , e 1' iro- nia stessa sta per prendere una piu grave sembianza. II sig. Angelo Mocchetti non faccia piii versi. Qixeste parole PARTE PRIMA. 35f) 90110 severe , nia i lettori decideranno se siaiio giuste , come sono parute a noi necessarie. Di plausi e cantici degne erano certamente quest' indite nozze. Clie ambidue gli sposi nodriti furono al sacro speco delle scienze e dell' arti belle : Coppia gentil, cui scelse a prova amore Fra le vergini caste e i fidi anianti, Ne quindi andai'ono esse prive di leggiadri serti poetici tessiui noil di fieri colti ncH' Arcadia, o nelle nebbiose selve delia nuova scuola, ma a que' foiiti del bello , ove attiiisero i nostri piu insigni poeti ; cosa a d\ nostri raris- slma in questo genere di componimenti. Cosi la niodestia degli autori impedito non avesse die que' versi andassero colla stampa divolgati! Perciocche noi volontieri parlato avremnio di un" Anacreontica dettata da un giovane cava- liere, e di graziose idee cospersa , e cV aa' Epistola nscita dal cuore d' egregio autore , coinecche tra le publjlidie cure, in piu parti modellata alia scuola del nostro Pariui. Idillj di Giovanni Batdsta Pizzi prctc. — Padova, J 026, tipogixifia delict Minerva. Le Spoiisalizie mistidie , il Lainento di Santa Maria Maddalena al sepolcro di nostro Signore , le Sponsalizie cristiane, e lo Spirito Santo sono gli argomenti dei quattro idillj che annunziamo. Senza una forte ispirazione ed una gran dose di affetto non puo niai il jjoeta trattare si fatci argomenti in modo da far^i leggere volentieri. Quesia forte ispirazione e questo patetico non ci e parso d'incontrare negl' idillj del signor Pizzi , i quali piuttosto sono lodevoli per gli estiinseci ornanienti, cbe per P interno concetto. Se non che anclie in queste \tavu. esteriori , voglianio dire iiel verso e nella lingua , si potrebbe desidei'are assai piu clie PAutore non ha fatto ; perche il verso e molte volte basso e pedestre dove esser vorrebbe scorrevole e seni- plice , e lo stile e le parole peccano non di rado di affet- tazione e di ricercatezza, dove PAutore Iia studiata 1' ele- ganza e la nobilta, 11 ridamare, V aultto ed altre consiniili voci che incontransi in questo libretto sou testimonio della nostra asserzioue. 36b mtii.ioGKiiu Perlicari, Ugo Foscolo , Findeniund ^ Turti, Monti, Gozzi, Parini, Manzoni, Muscheruni. — Cremona, 1826, dalla starnpeiia cfunderia steicotipa dl Luigi De IMicheli e Bernardo Eelliiii. Qnesto volume appartiene alia Bibliologia classica ita- liana che si vieii pulihlicando in Cremona colla stereoti- pia De Wiclicli e Bellini, eel e una ristampa di uu volu- iiietto della BiblioWca portntilc ticl Bettoui ( ed ora del Fontana ) , a cui gli editori cremoaesi aggiunsero il Pri- gioniero opostolico del G. Giulio Perticari. Lettcra dell arciprete Bernardino Bidolfi , sc piit in, vita, o dopo inorte agli noinini per merito disiinti convengono gli onori. — Milano , 1820, dcdla stani- peria d Omobono IManini. la vano si cercherebl^e un' idea nuova od ua' osserva- zione profonda in questo piccolo scfitto che pel suo sog- getto |30tea riescire assai unportante. Un'' erudizione vol- garissiaia e quasi fancinllesca e presentata con uno stile slombato, saltellante , tiiviale. A vedere gli autori clie cita il sig. Rodolfi, e a sentii'e il modo con cui esprime i suoi vecchi concetti e chiania bellissinii i versi scioiti del Fru- goni si direbbe cli' egli s' e aJdormentato avanti cinquan- t' anni in una i-adunanza d' Arcadia, ed ora dcsto all' ini- provviso pronuncia sbadigliando le prime jiarole. Delia lettura dci romanzi , c dell utile e del danno che ne deriva al gentil sesso italiano nelle diverse etd , prosa accadeniica prescntata all Accadeinia de- gli Euteleti di S. Miniato di Toscana da Gineira Canonici Facchini , -socia corrispondente di delta Accademia , della tiberina di Roma e delta virgi- liana di Mantova , pubblicata in occasione delle faustissime nozze Sordi-Cavriani. — Matitova , 1 826 , dalla tipografia Virgiliana di L. Carancnti. A questo sierminato frontispizio succede un discorso di trentotto pagine , dalle quali la signora Cauonici Facchini crede doversi conchiudcre che il rcmnnzo , propriamente detlo 5 non ha dati gran passi finora vcno la perfczionc ; PARTE PRIMA. 36 I che questa parte iV amena letteratura non e ammissibile pel icsso gentile, finclie non sictsi acquistata fermezza di pensa- mrnti , espericnza , tranquilUta ; die finalmente egli e a de- sk! erar si , per decoro delle lettere e per I' iiicreniento della felicita sociale , una generate riforina in questo genere di coinponimento. E qn'i e da notarsi per ben intendere la sigaora Canonici cli" ella noii paria del X'omanzo italiaiio , Ilia s\ del romanzo in generale : e veramente dopo i ro- manzi di Walter Scott pareva clT ella dovesse venire ad una conchisione afFatto di versa per cio che risgnarda il romanzo considerate in sestesso, e non come lettura del sesso gentile. Noi pero non vogliamo arrestarci intorno a qnesto libretto , perche troppo ne pesa combattere contro chi vorrenimo onorare. In vece ne sara perniesso abban- donarne il giudizio a' lettori , e perclie non siano costretti a leggere tutto il discorso , ne trarremo alcuni pass! nei quali r argoinento notissimo rendera la sentenza molto piu facile. La signora Canonici , dopo aver numerate le gran doti che si richieggono all' epopea del romanzo e averne ofFerti i precetti , esce in qneste parole : Bene scarso e il numero degU autori i quali accolgnno nelle opere loro questi precetti ; pure a' giorni ncstri e dato poter offrire due belUs- simi modelli del Romanzo epico degni veramente d' invidia e rf' emulazione , sicch'c dopo avere ampiainente commendati i Puritani del sig. Walter Scott, to vi parlerb del Solitario del Visconte d'Arlincourt e della Calata degli Ungari di Da- vide Bertolotti , il priino accostandosi al carattere immagi- jiosissinio dell' Orlando ,■ ed il secondo conservando ovunqae V ordine e la maesta della Gerusalemme Uberata. , . . E piu avanti: La Calata degli Ungari e un esemplare egregi.o della struttura ch' io prescrii'o al Romanzo epico , perclie vi irovo grandezza di snbhietto , interesse , caratteri omericaniente di- pinti , intreccio felicemente annunziato e condotto ; vi trovo maesta di stile , vi trovo forza di passioni , tutto insomnia che concorre all' essenza ed all' ornamento d' un bel pocma. . . . Tutto il romanzo uccoglie dignita e robustezza veramente. cpica : il romanzo e insignito di carattere originalmente ita- liano. . , . Pill sotto la sigoora Canonici passa a parlare del romanzo didattico , e qui pure , dopo averne date le regole , ella viene a indicarne i moJelli : A dure perfet- tissirai in ogni sua parte gli esemplari da imitarsi , io pro- pongo , o signori , /' Atala di M. di Cha eaubriant , egregio Bibl. Ital. T. XLIV. 24 003 BIBLIOGKVFIA autore del Martyres , e la Faiuiglia svizzera del sig, Ber- tolotti. . . . La Famiglia syi/zera del sig, Bertoloui e un veto sowiro di priimwera. . . . Nulla di sorprcndenie si vede in qiiesta breve istoria: ed e la veriia quella die niaravigUosa- mente v appaga ; cd irresistibilinentc vi commove quella pie- r.ezza d" affct.to , quella soavita , quella grazia die ovunque scorgete, I hrievi cpisodj vi sono interessantissiini ; le descri- zioni del suolo svizzero eniinenteinente pittoridie ; i caratleri originali , soavissiini tutti , e pure tutti varianti infra loro ; un sapor di lingua , un aggiustatezza e forza di frasi , una condotta squisitaniente osservatn , e tutto esente da sinorfte , piagnislei , da disperazioni deformi ; tutto spirante ajfetto , pact , virtLi coragi^iosa e vera , tal die mi e forza esclainare • giovani autori , imitate Davide Bertoloui nella sua Famiglia svizzera 1 — Per verita correreblje anche a noi un' ahra csclarnazione alia bocca , ma striaglamo le lablira , e la rimancUamo in gola per forza. Li quella vece noi mo- striamo ai lettori il sig. Davide Bertolotti messo al lianco del Visconte d'Arlincourt , e cio clie val meglio fra Tor- quato e il Cliateaubriand , e al di sopra di Walter Scott. 1 lettori rideranno , e sia loio permesso di ridere. Ride sotto i barbigi perfino il signer Da vide Bertolotti. Giuditta , Ester e Globbc Dialogld nLStleall. — Tre- viso , 1826, nella tipografia Andrcola. Quest! dialoglii scritti dal sig. canonico Lorenzo Crico presentano con molta semplicita le storie di Giuditta , di Ester e di Giobbe nelle qaali F autore s" attiene stretta- mente ai libri sacri , e qualclie volta sta contento a tra- durli. Un certo Garletto domanda al suo Piovano la spie- gazione d'alcuni qaadri , e il buon Piovano gli racconta i fatti che vi sono dipinti. Un Pasquale, die pure e pre- sente a quei discorsi, vi mette aneh' egli qualclie parola era per applaudire al Piovano ;, ora per dargli campo con qualclie eccezione a sciogliere i duljljj die nella narrazione si venivano oll'rendo. La storia di Giobbe e narrata spon- taneauiente dal Piovano, ma e di continuo interrotta dalle osservazioni di Garletto e di Pasquale. Lo stile va tran- quillo e senz' alcana pretensione , e il Piovano ragiona sempre per modo che ogni debole intelligenza puo age- volmentc raggiugnere i SLioi concetti. Non e quindi imrae- riteyole di lode questo volume, e solo vorreiiimo die nella PAIITE PRI.MA. 363 sua sempliclta lo stile fosse meno negletto , e clie 11 Pio- vano parlaiido a persone volgari non eiitrasse a toccare certi paiiti che vorrebbero giustlficazione tli plu alte e robuste parole. Chi leggera il fine del secondo dialogo ve- dra uno dei passi clie diedero occasione a quest' avver- tenza , e se mai ci credera caduti in inganno , noi spe- riaiiio che vorra attriljuire il nostro errore a buoaa e re- ligiosa intenzione. Miscellance di novelle ,• favolette e j'accontl morali , ossia lettara dllcUcvole ed istrutdva ad uso della gioventii d' ambi i sessi. Opera compilata da Luigi BoNEsCHi. — Lodly 1826, cd tipi di Giainbattista Oi'cesi. Volwni due. Qiiesti due volumetti sono quasi per intero tradotti dal francese, e le novelle furono scelte con qualche giudlzio : lo stile del traduttore non pub dirsi interainente trascu- rato , ma non merita lode di elegante. Oltre le cose an- nunciate nel frontispizio si legge nel secondo volume UH breve compendio dei falti piii raggiuirdevoli del veccldo testa- mentn dUiso in taiite piccole lezioni in forma di dialogo tratto dalC operetta di M. Llioinond ad uso dei fanciuUi che inco- minciano a leggcre. II sig. Boneschi termino questa compi- lazione con una sua novella Ainore e dovere: ma per essa, come per tutto il restante lavoro, bastera che noi lodiamo la buona intenzione. STORIA, BIOGRAFIA, ANTIQUARIA. Saggi sii la vita e sn le opere di Carlj Goldoni, scritti da Luigi Carrer. — Venezia , 1824-1825, coi tipi di Girolamo Tasso , volumi 3. Delia vita di Carlo Goldoid c dclle sue commedie, le- zioni quattro di Domenico Gavi , aggiuntovi dello stesso aiitore il paralello tra esso Goldoni , il Me- tastasio e l' Alfieri. Illilano , 1826 , presso Antonio Fort. Stella e pgli. Un uomo d' ingegno che scrive la propria vita non lascia quasi mai desiderio ch' altri ritocchi quelP argomento. I fatti vi son raccontati coUe loro vere cagioni , e perche 364 BIBLIOGRAFIA.. nell.i vcrith e riposto il pregio principalissinio tli Ogni sto- ria , quell.i ingemiita e schiettezza coinpciisa tutte le altre doti , e diletta assai piii clie gP ingeguosi ragionaiuenti de' liiogiati. E tutto qncsto propriainente puo diisi della vita di Carlo Goldoni , cli' egll stesso detto , quasi direm- mo , con pati'iarcale hoiiarieta , senza artilizio , senza let- teraria pretenslone , ma solo per raccontare veracemente tutte le sue avveature. A moltl la prolissita e la disadoriia narrazioue fanao increscevoU quelle carte, e ciascuno ri- pete die 1' autore poteva fare assai meglio : ma noudimeno se alcuno ha posto maiio di nuovo a quelf argomento , e voile scrivere la vita del Goldoni , piu presto die aci[uistar' lode a se stesso aggiunse estimazioue al liliro di lui. Due di queste vite ci stanno ora dinanzi , 1' una scritta da Luigi Carrer, Faltra da Domenico Gavi, e tutte e due quasi per introduzione ad un trattato suUa drammatica in generale e specialmente sulle commedie del Goldoni. L' una e I'altra pertanto son fatte, crediamo, senza alcuna preten- slone di gareggiare collo scritto originale del Goldoni , ma soltanto per istruire coloro die non conoscono la vita di queir autore, A hen giudicare le sue commedie hisogna certamenie conoscere e T indole e i casi dell' autore , ma non e d'uopo averne quella minuta contezza ch'egli ce ne lia data nelle sue Memorie : quindi il Carrer e il Gavi elesser da queste quel tanto die piii tornava opportuno al loro divisamento, e scrissero quasi due compendj di quelle Memorie stesse. II Carrer perdie voile tessere un' opera piu estesa di quella del Gavi iargheggio piii di lui ezian- dio nelle notizie spettanti all' autore. Qaalche volta non seppe forse lilierarsi ahhastanza dalla prolissita del suo testo , ma in generale ha composto un lihro piacevole ed utile. Chiunque conosce le Memorie del Goldoni sapra cer- tamente apprezzare questo volume, e sopra tutto alcune belle osservazioni die il Carrer vien frammischiando di tempo in tempo al suo racconto. Del Gavi ci vieta di af- fermare altrettanto 1' impressioue lasciatacl dal suo lihro. Egli medesimo previde di poter essere accusato o di cssere aiidato troppo ristrelto , o di avere affrettati con troppa fu- ria i racconti , o troppo molte sebbeJie piccolt awenture la- sciatene fuora . o finalinente di a* ere con soverchio arhitno ove caricate le tinte , ove aUeggcrite , oi^e non conscrvato il prcciso ordine e disposizion delle cose ; ma non per queste PAnXE PRIMA. 365 censure, continna dicendo , o per altre pin gravi die ci si pnssano movere iiicoiitro sutmo pentid della nostra fatica, la quale altri si provi pwe a sapere con V esperienza qual sia, dovendo scegliere da un iminenso fascio di notizie quelle sol- tnnto die le principali sono , e atte del tut to a fame I' au- tore conoscerc. Noi crediamo che quando il Gavi cosi scri- veva noil avesse ancor letto il volume del Carrer ; seb- bene qnest' nltimo lo abVjia precediito di due anni nel jinl5))Iicare la vita del Goldoni ; ma certo egli avra vednto al pi-eseiite com' altri si e provato con piii felice snccesso di Ini all" impresa nella quale stimava di potere esser solo. Dopo la vita deirautore amendue gli scrittoi'i procedono air esame delle sue produzloni , ma vi si conducono per vie tanto diverse . ciie non puo piu aver luogo nessun confronto fra lore. II Carrer allarga il suo scritto in due volumi di ragionevole mole ; il Gavi per lo contrario si restringe a tre sole lezioni di cento pagine o poco piu. II Carrer discorre tutto intero il campo della commedia ita- liana ^ il Gavi vuol applicarsi tutto al suo antore , e di lui solo ragionare e delle sue prodnzioni. Egli e manifesto che neir uno e nell' altro modo poteva raggiungersi una lodevole meta ; e pero noi fuggendo , or che il possiamo , T odio- sita dei confronti , direm brevemente dell' uno e delF akro quel clie ci detta la scarsezza del nostro ingeano. II Carrer piglia le mosse da alcuni capitoli che noi di- rem dottrinali, perghe vi tratta della Commedia conside- rata nella sua essenza e ne' suoi efFetti ; poi procede a parecclii capitoli storici nei quali tiene discorso di tutta la Commedia italiana, princi])iando dalle antiche imitazioni o traduzioni dal latino, sino a quelle che si costumavano prima di Carlo Goldoni. Pervenuto a quella eta ripiglia alcun poco la parte dottrinale onde far meglio conoscere e lo stato in cui si trovava la nosti'a commedia a que' tempi, 6 il cambiamento die v' introdusse il Goldoni. A questo autore consacra qnindi otto capitoli , considerandone le commedie ch' esso riguarda come di cinque generi ; poi mette fine all' opera confrontando le commedie del Goldoni con quelle de' poeti stranieri , e recando in mezzo i giu- dizj letterarj clie se ne fecero. Crediamo che 1' autore abbia eletto 1' ordine che piu poteva giovare alia sua materia , o quello almeno che poteva condurlo piu brevemente al suo scopo, ma non 366 EIRLIOCR\FI\ pensiamo per altro cli' egli abbia appi'ofittato mal scmpre della Ijoiith di quest' ordine. MoUi capitoli della parte dot- triiiale soiio leggier! per modo clie quasi si fa impossibile il tranie consegueuza di qnalche rilievo i e forse T elFctto poteva sperarsi inaggiore sc tutta qiiella parte fosse stata ristretta e ordiiiata ia un solo ragionamento a foggia d' in- troduzione. Poi di alcane cose T autore ha partita la trat- tazione, die meglio si sarelibe ridotta sotto un capitolo solo : r esame del Goldoni procede troppo stringato ed aii- gusto, dentro i coiiHiii di venti pagiiie o poco piii; difetto notabile priacipaliuente in un' opera cbe si allarga e dif- fonde in tutto il restante , e della quale e argoniento pre- cipuo il Goldoni. Finalmente potrebbe dirsi che il confronto delle commedle del Goldoni con quelle de" poeti stranieri , limitandosi ai soli Greci Latini e Francesi , rlesce insuf- Hciente ai nostri giorni. Tutto questo crediamo che possa dirsi e provarsi contro 1' opera del Carrer : nel resto ci e seinbrata un bnon bbro scritto con niolta cognizione del- 1' argomento , senza ostinazione sistematica , senza preten- sione di fare il maestro, senza vanita di parole. Non sap- piamo quale altro scrittore prima di lui avesse presentato all' Italia un' opera si compinta intorno alia commedia , perche la dottrina e la storia , il jjrecetto e 1' esempio camminano qui di pari passo , e chi legge ne riesce nel tempo stesso erudito ed ammaestrato. Quest' opera , come dicemmo, serve di bella introduzione ad una ristampa delle commedie del Goldoni , della quale gia ci e pervenuto il volume trentesimosesto. L' edizione e in caratteri piccio- letti anzi ciie no , ne va libera aflatto da errori di stampa. Ogni commedia e preceduta da un' incisione. Volgendo ora il nostro discorso al Gavi, il suo libro, dopo la vita del Goldoni , ci presenta tre Lezioni delle quali gli argomenti son questi : Introduzione alle Conimedie di Carlo Goldoni: Delle Commedie di Carlo Goldoni; Para- lello del Metastasio, del Goldoni e ddl' Alfieri. La prima di queste lezioni va quasi tutta nel dimostrare clie la Corn- media appartiene alia poesia, e che il Goldoni debb'es- sere annoverato fra gli scrittori italiani , sebbene abbia composto gran parte delle sue commedie in veneto dia- letto. Le autorita di Aristotele, di Orazio , del sereno Sca- ligero e di cento altri non mancano al nostro autore per assicurare il titolo di jjoema alia Commedia : ne gli manca TARTK PRIMA. 36? il coiifronto coi cinque dialetti greci a provare die sono (li lingua italiana anche le commedie di veueto dialetto. Finalmente si avvede di aver combattuto contro un faii- tasma e versato uti lago d' incliiostro a provar quello clie il sercno Scallgero avea hello e provato gia da tanti anni; affrettasi di raccogliere il sno discorso piii davvicino al teina die si e proposto, e vorrebbe parlarci dello stato in cni era la Comniedia qnando sorse il Goldoni. Ma la sua molta erudizione , e V usanza di cominciar senipre ab ovo gli si attraversa per via, e tanto e trattenuto fra i Greci e i Latini , die podiissime paginette gli restano da consacrare alia storia della conimedia italiana. Chi vuol ginrare nelle parole del Gavi trova in questo discorso al- cnne minute notizie che certo non s' lianno da altri , ma chi non gli lia tanta fede . e non e digiuno di ogui let- tnra , pno saltarlo a pie pari , die non v* e ombra di novita. Come il Goldoni abbia intrapresa e condotta a buon fine la rlforma della comniedia italiana , e in qnali parti siano stati fra loro o somiglianti o dissiinili , il Goldoni, il Metastasio e TAUieri, sono qiiesti gli ardiii argomentl delle altre due lezioni , nia noi fumino gia prevenuti da altri nel dire come il Gavi abbia sostenuto T incarico a! quale gli piacque di sottoporsi. Potremmo scegliere dal libro di lui non pocbe cose somiglianti a quelle die ne pubblico la Gazzetta di Milano , perche in mezzo ad alcune buone e veraci dottrine e quasi infinite il nnmero de' falsi giu- dizj e delle strane sentenze j ma vogliamo piuttosto trascri- vere una suaNota die valga afar conoscere die I'autore me- desimo sa giiidicare assai dirittamente il suo libro. a Scrissi » di queste cose nel IjoUore degli anni, e quando la mia >' mente era tutta versata in esse ; e cosi allora sentii e " mi parve e scrissi : ma se di presente io dovessi scri- " verne , e tanto agio mi rimanesse o pazienza di porre " nuove osservazloai su le commedie di questo autore >> forse che riguardo a molte cangerei sentimento. " Vero e bene che il Gavi rispondendo al suo censore si e mo- strato poi tenacissimo di questi giudizj ch' egli medesimo revoco in dubbio nella nota per noi trascritta ; ma per- che il persistere neU'errore quand' altri ce ne avverte e cosa troppo piu grave che 1" errore stesso non e, percio abbiamo creduto piu onorevole al Gavi il riprodur quella nota, piitttosto che nmescolare (juella contesa. 368 ETBLIOCRVFIA Jl/annalc dclle viitologie compihito sni vn^Ilori autorl. Volume luilco. — Mdano , j(i26 , per Antonio Fontana. II tipografo Antonio Fontana segnenJo V esempio doi Frances! intraprese di dare alP Italia una collezione di tna- nuali componcnti una enciclopedia di acienze , letter e ed arti, ed cranial no sono puljljlicati alcnni volumi , de' quali come appartenenti alle scienze sara fatto altrove discorso. Questo nianiiale delle niitologie e il primo che tocclil la letteratura , ed alcune parole , die intorno ad esso faremo, noil saranno forse inutili alTcditore , quando ei voglia pro- seguire neir impresa che coniincio. E prima noi dii-euio , clie questo non e un manuale , ma un piccolo diziona- rietto. Per far cosa corrispondente a quel primo titolo con- vcniva premettere un discorso generale sulle mitologie, e venirle consideraudo uel varj loro rapporti co!Ia storia , colia politics, colla religione e colla morale : die a restare dentro i termini della letteratura non si soddisfarebbe di gran lunga al desiderio de' lettori oramai curiosi di vera e salda istruzione. Non era per verita bisogno d' un lungo trattato , ne quello era il luogo per entrare in ar- due question! , ma pure un centinajo d! pagine era ne- cessario spendere !n si grave argomento, se s! volea daro non un dlzionario , ma un manuale. Ne il sig. Fontana avea molto da cercare per rinvenire la persona da tanto, giacche sebbene V autore della prefazlone ci abbia voluto nascondere , e! si fa tosto palese per la giustezza delle idee e la rara bonth dello stile. No! tenendo la nostra Hsanza, non nianifesteremo un nome , dies! voile ceUire, ma diiederemo invece perche non s! aflldasse all' uomo lodato r Intera compllazione del manuale , piuttosto die ridurs! ad una ristampa mutilata con poclie agginnte in- complete d' un piccolo dizionario pubblicato un tempo ad USD de" fanciull! ? E chiederemo pure , perdie si volesse dare a questo libro 1' amiiizioso titolo di manuale delle mitologie? L* autore della prefazione seppe nella sua pru- denza evitare questo scoglio , e stette contonto di parlare delle favole greclie , e d! qualclie aggiunta straniera , ma i lettori , che s' illudono a quel frontispizio , troppo si dorranno d' essere ingannati scorrendo il volume. Ben e vera , die in poco piu di dueccnto cinquanta pagine noa PARTE TRIJt.V. 369 era da sperarsl I'cpera, die il titolo prometteva , ma pei-- clie promettere cio che noa si poteva o non si voleva prestare? Noi avreinmo dissimiilata qnesta grave mancanza, se avessiino vecUito, che alineno le principal] deita si fossero conservate ncl dizionarlo. Un gnadagno anche piccolo non era spregevole. Ma come tacere , cjuando si cerca inutil- niente Wistnou, Thore , Binda, Tuistone , Manno , Irmlnsid? Come tacere, qaando si vede registrato Ainida , ed omesso Xaca ^ quando si scorge al sno Inogo Oromajj, ed e posto in diinenticanza Ariinane? Infinlti so.niglianti esenipj noi po- trenimo arrecare , nia questi stessi ne pajono troppi. Ne si creda , die aliiieiio delle favole gredie sia qui fatta diligente conserva , die soverchie sono le oiiiissioni anche in questa parte facilissinia del lavoro; e ad esaniinare per un esem- pio quello solo che risguarda le ninfe , noi desideriamo invano le Epimelidi , \eEreiidi, le Liinoniadi, le Linniadif le Potamidl ecc. Iiivece sono accumulati molti articoli, che non appartengono a nessuna mitologia , e s'incontrano nomi di tali delta , che in tanta ristrettezza di conipendio do- veano necessarianiente cedere il posto ad altre migliori. In efFetto se si volea ricevere la Dea Cloaclna, perche discac- ciare il Dio Crepito e la Dea Mena suoi degni compagni ? Perche accogliere la Dea Pertunda , ed escludere il Dio Snljigo , e la Dea Prema ^ che si da vicino I'ajutano? E qaando era pur intenzione di presentarci le divinita, che presedono alia partita e al ritorno , perche trasfonnarci le Dee Abeona ed Adeona negl' Iddii Adeone ed Abeone? Tutto cio ne diniostra che questo manuale non puo tutt' al piu , che sostiluirsi al dizionarietto de' fanciulli , i quali avranno cosi in migliore edizioiie il voluinetto die loro abbisogna. Dopo queste poche parole il sig. Fontana, che co" suoi manuali si accinge ad un' impresa la quale gli potra essere di molto onore e guadagno , vorra certo per- suadersi, che rattenzlone e lode vole cura da lui mostrata nei manuali scientifici non lo pno abbandonare sen/a molto pericolo e danno nei letterarj. Pare anzi a noi, che pel suo decoro e pel suo stesso interesse ei debba cangiare il frontispizio e togliere la prefazione di qnesto volume, annunciando francameiite che il Manuale delle mitologie e ancora da farsi. 3-TO Bii!Mor.R\ri\ Storla ilolh Crociate saittix did slg. jlTicH.ir'n del- r Accadeniia Fntncese rccata in Un^iui italiaiia. Seconda cdizinnc. — M'dnno ^ 1821-1826, dalla tipografia di Commcrcio, Voluml iiuic. Poclie opere iiel nostro secolo ottenaero una lode si universale, come questa istoria delle Crociate, e conviene pnr dire die la lode e ginstissima. La splendiila semplicita della narrazioae corris|ionde all' illastre argoniento, e chi ha letto le cronache de' contemporanei , si maraviglia so- vente di udire quasi le stesse parole, e di trovarle calde, vigorose , clo([neati, qnando prima gli erano parnte uniili e barbare. II senno del sig. Michaud sta imparziale fra le contrarie opinioni , e se pende incerto nel giudicare i vizj e le virtii de' crociati, e pero fermo nella sua sen- tenza , che da qnell" immenso e terribile nrto di popoli fu accelerata 1' esperienza del genere umano , e messa la societa sopra l)asi migliori. La lettura di questa istoria fa parer mescbini tutti i poeti che trattarono 1' istesso soggetto, tranne T unico Tasso, il quale riesce piu stii- pendo , e quasi divino , quando si considera che a qnel- r ammirabile riccliezza di poesia va congiunta si nella geogratia, e si nelf istoria la piu rigorosa esattezza. Gli altri poeti sono cosi soverchiati dal sig. Michaud, clie sembrano cronachisti^ mentre la sua prosa e poesia. Non e pero appartenente al nostro istituto entrare nel merito deir opera francese, se non per approvare grandemente che se ne abbia data all' Italia la traduzione. Essa fu co- minciata dal cavaliere Luigi Rossi, ma attesa la sua morte dovette per altrui cura compirsi : questo cangiamento non ci fu ne di scapito , ne di guadagno : la versione seguito sempre nel medesimo stile, e se non pub dirsi elegante e pero generalmente fedele , e di rado cade in quelle ne- gligenze che si spesso deturpano le affrettaie scritture de' moderni traduttori italiani. PARTE PRIMA. 071 Quadra delta storia moderna dalla cadiita delV impero d' Occidente sino alia pace dl Vestfalia del cava- liere de Mchcgan volgarlzzato per A. Enrico 3foR- TARA. — Mdaiio , 18:26, dai torcld d Omobono Maniui. Due volumi. ■ II tlpografo avvlsa i lettori , die due possenti considera- zioni I' hanno incuorato alia non tenue iinpresa di dar fuori co' suoi tipi qucsto volgarlzzaniento . II nierito sommo di essa storia, e la eleganza della traduzione. Alcun maligno voile dire, che fossero una sola persona, chi scrisse T avviso deir editore, e chi tradusse la storia: noi non osiamo en- trare in questi secretl , e lascianio a chi intende Tanalogia degli stili , lo scioglimento di sitFatta quistione , che in ogni modo ne pare oziosa , quando la versione e gia sot- toposta alia pnbblica sentenza. Delia storia non occorre parlare ; moltissimi ne sono i pregi , non pochi i difetti ; fra quest! ultimi e da dirsi il massimo queila terriliile monotonia , di chi volendo rappresentare in tempo presente tutti gli avvenimenti ci stanca T intelletto e 1' attenzlone , e dopo alcune pagine ne sforza ad abbandonar la lettura: si dira clie il titolo di quadro spiega e giustitica questo' difetto , ma tuttavia resta sempre vero che chi annoja , lia torto, e questa storia molte volte e assai presso a de- stare la noja. II traduttore poteva agevolmente diminuire un tal vizio , ma noi c' inganniamo forte , se invece ei non lo fece apparire piu manifesto. Non e che la versione non sia fatta con molta cura, ne che il traduttore sia in- colto nello stile ; ma egli jjecca nelP affettazione , e tutti sanno, come questo difetto afFatichi e tormenii. E difficile trovare una pagina, che per questa parte non pecchi , e troppe volte vi si aggiungono certi vocaboli vieti , anzi morti, che incastrati a fatica in una costrnzione contorta, rendono oscuro e intricate il discorso. Che se questo sa- rebbe vizio grande in ogni scrittura , e massimo in un compendio, che vuol correre rapldissimo e presentare in tutta luce i brevi suoi cenni. Tuttavia noi crediamo che i lettori potranno trarre biion proiitto da quest' opera , ed anche la traduzione va con tutti i suoi errori anteposta alia pill parte delle brutte versioui che si vanuo pub- blicaado in Italia. ^72 Bici.iocr>.\ri \ Vite ill fancinlli celebri , o sia esr/nj)i di virtu per la prima eUl , opera di A. F. C Freville , tradolta da Francesco Ambrosoli. — Milaiio , i8a6 , per Viiiceiizo Ferrario , due volumi. Noi sentiamo dentro una dolce tenerc/za qnanilo vog- giamo uoniini tl' ako iiigegiio spentlere il loro tempo scri- veiido opere die rechiiio diletto e istruzioae ai fancinlli : a- rita sarebl)e T opera sua , merce di l^en condotti ed esatti disegni: qualita troppo necessaria ed anzi la prima, allor- che trattasi di nuove edizioni. E cio vuolsi i*accomaildato anche a que' tanti editori , che a' di nostri intraprendono ristampe di opere di antichita e di arti belle. Clie pero quest' operetta , essendo compilata alia foggia di una PARTE PRTMA. ooi) memoria o dissertazioae , piuttosto clie dl nn Iil)ro d'arte, per difetto di graiidezza e precisione nei disegni, noa pub dare una sufliciente idea del giusto e decantato me- rito di SI 1)ello edilicio, iioii potendo gli occlii dalle tavole bastevolmente formarsela. Laonde non dubitiamo d' aller- mare die qualnnqne cosa in Ijelle arti , ben disegnata , non puo perdere giaxnmai di valore , cjuantunque descritta da penna inesperta : al contrario diremo die non mai potra concepirsi tutto il bello od il sublime di un' opera descritia da persone erudite si, ma non dell' arte , quando non veno^a da buoni disegni accompagnata ; essendo die tali erudite persone veggono genei-alir.ente cogli occlii della mente piii che con quelli delf arte , alia quale non hanno forse giannnai atteso. Che se T editore non si avviso che di riprodurre la sola descrizione di quel teatro, e di ag- giugiiervi le tavole per solo chiariraento dell' idea , non per precisione di disegno, diremo: ha fatto cio die basta. Per quanta lode si possa accordare a questo bellissimo teatro vicentino, fatto per vero modello dell' antico greco e romaao, e forza il confessare ch'esso servir non po- trelDbe jjer le odierne lappresentazioni. Perche il sup palco scenico , la decorazione fatta a quel modo che si vede sempie fissa , quella divisione di strade nella decorazione stessa ad altro non contribuirebbero che ad imbarazzare lo spettacolo. Dovendo poi gli attori oiid' es- sere veduti necessariamente sceneggiare sovra il solo pro- scenio , die in ogni modo forma una parte separata dai luogo ov' essere dovrelsbero , - e d' uopo die tutto riesca inverosimile e che tutto venga da noi ammesso o tollerato per sola convenzione. Un simile teatro perq se non e atto agli spettacoli luoderni , lo e alle accademie d' ogni ge- nere , ed anche ad alcixn intertenimento , die per la sua stessa natura combinasse od in tutto od in parte coUe circostanze della scena immobile o lissa. Ottima cosa sa- rebbe anzi che ogni citta avesse il suo teatro olimpico ad uso di accademie o di si fatti intertenimenti , purclie sor- gessero altri Palladj che, al pari del vicentino., iatendessero al disegno, alia costruzione ed alia bellezza delT edifizio pill che alia ragione di tilosotica architettura , atta ail ag- gliiacciare ogni piu elevato e nobile ingegno. 386 BlEMOCRAirV A I, M A N \ C G H I. E gll almanacclii sono anciressl una jiarte della na- y.ionale letteratura ' Conosciamo alcnni severi ai qnali forse dorrchbe il risponclcre afFermativainente, come se cio dicendo si afferinasse clie tiutc le nostre lettere siaiio da almanac- clii. Noi invece non crediamo punto scouveniente al nostro giornale il far parola anclie di cjuesti libretti destinati a vi\'ere pochi mesi. Alcuni di essi sono continnazioni di altri gia ])nhblicati negli anni addietro : fra i quali pri- meggiano le Esjmsizioiii. di belle ard in Brera presso i fratelli Ul/icini, e !a Ga//ma (/eZ mo/zJo^ pubblicata da A. F. Stella e figli. II prime vince per nostro avviso nella bonta del pensiero la niaggior parte degli almanacclii j^assati e pre- senti , ma per la qualita delle incisioni non raggiunse mai , se non imperfettameiite , il sno fine di presentare una ginsta immagine delle migliori prodnzioni delle arti. Que- st'' anno sotto il titolo di Glorie delle belle ard esposte nel Palazzo di Brera il sig. Giuseppe Vallardi ha pubbli- cato nil alraanacco destinato anch' esso a conservarci quanto v' ebbe di meglio nella passata esposizione, e la bonta delle incisioni e la facile cliiarezza delle descrizioni gli danno di lunga mano la preferenza sul priiuo. L' almanacco la Galleria del mondo destinato per avventura dalla minore novita del pensiero a meno grandi successi , merito lo scorso anno, in cui nacque , una straordinaria diffusione per Taccaratezza coUa quale fn scritto, e per la liellezza delle incisioni. In questo secondo anno ci pare che le inci- sioni siansi ancor migliorate. Fra i nioltissimi altri almanacclii ci pare cbe ineritino particolar menzione i segnenti. Due nuovissimi pubblicati dal Ricordi, dci quali il primo comprende dodici arlette e romanze , Taltro altrettante brevi e leggiadre coiiiposizioni musicali da eseguirsi per piacevole trattenimento o per danza. La scelta di tutti questi pezzi e si giudiziosa e si acconcia alio scopo, clie non puo certamente mancare a questi almanacclii il pin felice successor e saraano, cre- diamo, il manuale de' filarmonici e il repertorio di musica sempre in pronto nelle piii gentili brigate. — Sotto il titolo Rossini e la Musica ossia Aniena Bio^rafla musicale, la Ditta Ant. Fort. Stella e figli lia pubblicato ua nnovo e piace- vole almanacco. Intendiniento princlpale del libro si e di PA.RTE PRIMA. 3^7 narrare la vita di alcuni fra i plii celehratl cultori della jmisica , ma clii lo scri"sse ideo con ottlmo accorgimento una specie di romanzetto , i cui persoiiaggi raccontano poi quelle vite. Alcuni stimano die questi personaggi siano tutli copiati dal vero, ravvisando, per esemplo^ neWinquiUno G. B. lo scrittore stesso delP almanacco : e certo la con- dizioiie dello stile , e i molti sali drammatici ond' e condito il dialogo fan credibile quel sospetto. Questa persuasione del pubblico contribuira forse nou poco alia buona fortuna del libro , percbe molti avran caro d' indovinare chi sia il marcbese Lepido , cbi il cavaliere AUisover, e chi so- prattutti quel Millegesta die guastando di notte , come Penelope, la tela tessuta nella giornata, ba spesi in erba quanti guadagni le sue speculazioni e i suoi ingegnosi di- visamenti gli aviebbero maturati. Noi, lontanissinii da cosi fatta curiosita , credianio cio nondimeno die questo alma- nacco vada fra' migliori. — La Ditta G. B. Bianchl e Comp. presenta in un almanacco alcune Poesie anonime e finora inedite, con cinque stampe a intaglio lodevolmente condotte. Alcune di queste poesie meritano di essere sceverate da quelle die d' ordinario si leggono negli almanacchi. — Anche il sig. D. Bertolotti compose di sei Eacconti in versi un almanacco publilicato dalla Societa tipografica dt'Clas- sici italiani. Alcune delle poesie inedite teste annunziate la vincono sopra questi racconti, ma in generale jjuo dirsi die questo del sig. Bertolotti e T almanacco poetico per eccel- lenza. — Di poesia si conipone anche un altro almanacco stampato esso pure dalla Societa tipografica de' Classic! italiani col titolo di Cento Mascherette. Questo nome suona qui lo stesso die cento indovinelli esposti in altrettanti so- nettl. Noi confessiamo d'aver sortita si poca attitudine a questa maniera di letterarj jiassatenvpi , die non sapremmo giudicarne con buone ragioni : pur crediamo die questo almanacco possa riuscire grazioso a chi si diletta di tali cose: dopo i Sonetti seguitano le spiegazioni a comodo di coloro die non vogliono dicervellarsi per indovinarli. — Le Donne illuslri d' Italia e V Accademia dei Bizzarri sono due almanacchi puliblicati dai fratelli Ubicini , dei piii eleganti per certo die siansl dati in luce pel nuovo anno fra noi. Egli e un bel pensiero ( ne la vecchiezza pud togliergli la lionta ) quello di radunare gli esempli migliori dell6 virtii femminili in questi libricciuoli destinati ad obo BlBLlOGllAriA oriiare le toelette tlelle geiitili slg,iiore : ma snrelj]ie oramai tempo die i compilalori di cosi fatte biogralJe si desseio la peua cli cercar nelle stoi-ie iiomi piii importaatl ail uii tempo e men ripetuti di ijuelli clie vediamo i;iprodiu>i iiiai sempre uei lihxi ili (jnesta condizioiie. Anche la nar- razioiie delle vite dovvebbe farsi oggidi con uii coloriio e con intendimonto mclto piii nobile di quel cbe noa s" usa: il ripetcre gli stessi nomi cogli stessi modi di cento anni r.ddietro pno contfibnire piii presto a scemare Y impressioue sperabile dal racconto de" f'atti virtuosi , 'cbe a dcstarne la semjire diflicile e tarda emiilazione. — L' Accadcmia dci Bizzarri non corrisponde per verita all" aspettazione in cui ci mette il sno titolo. L' aiitore non riesce sempre a far ridere quando vorrebbe ; e per difetto di arte i suoi frizzi e i suoi mottl spuntansi quasi seiiq)ve e passano inosser- Vati. Tutta\oIta puo leggersi qua e cola non senza qual- cbe diletto. — ]\Ia sopra quanti almanacclii siani vennti nominando linora collocliiamo la Minerva e le Grazis, e il 3Iiinuae dcW arte del cavalcnre , pulaljlicati presso Pietro e Giusejipe Vallardi. II jirinio e per cosi dire un repertorio di buona morale, dove i precetti migliori ti si presentauo o innestati in racconti piacevoli, o vestiti coi colori della poesia , non mai troppo gravi, non mai con pretensione di anmiaestrare. Forsecbi considera gli almanaccbi siccome libri di lusso dedicati al mondo elegante potra desiderare cbe i versi e la prosa fossero qua e la piii eleganti , ma nel complesso il libretto ras;a,iunge assai bene il suo scopo di niigliorar, dilettando, il cuore dc' giovanetti ; sarelibe a desiderarsi cbe di somigUanti operette si arriccbisse 1* Italia. Le incisioni delle qiiali e adorno sono delle piu l^elle c!ie sian comparse in quest" anno. — In qnanto al Manuale dell' arte del cavalcare alcuni dlranno cbe il pensiero sia tolto dal Perfetto cavaliere del sig. Locatelli , opera vera- inente degna di tntta lode. Clie clie ne sia egli e questo, non ]inre un Ijell' almanacco , ma nn libretto assai utile e grazioso , percliij comprende in se stesso una conipiuta scuola del ben cavalcare, e qitanto e d" uopo sapersi a ben governare , educare e conservare un cavallo. L' espo- sizioae e cliiara e succiata: e le incisioni corrispondenti sono tlisegnate con somma precisione e condotte lodevolmente. Ancbe da Venezia abliiaui ricevuli alcuni almanaccbi degai di stare fra quanti ne al)blam nomiiiaii iinora. II PARTE I'RTMA. SSy Teatro tleila Fenice e uii grazioso volnmetto clie ci pre- seuta le vite e 1 ritratti di celeljri virtuosi die si corona- i-ono di allori su quelle scene : quest' anno vi si trovano ii DonzelU, Ester Mombelii , G. B. Huilin, E. Vague-Mou- lin. Una succinta notizia de' successi ottenuti nello scorso anno da' maestri , da' cantanti e da' ballerini ; e finalmente nn indice di tutti gli spettacoli succedutisi su quel Teatro dalla sua fondazione (avvenuta nel lycja) fiuo al 1800 compiono questo almanacco lodevole principalmente per le incisioni. — Le Belie Arii in Venezia costicuiscono un altro Ijelfalmanacco dedicate alia gloria delle arti venete ; e la sua fortuna s' innalza percio sopra fondamenti piii solidi che gli almanacchi nou sogliono avere. Le vite degli artisti de' quali piii si onora la patria , e 1' incisione delle opere loro migliori possono servire al diletto non roeno che ai- r utile. Le incisioni sono del slg. Aliprandi , trattate con molta uiaestna. Si 1' uno poi che 1' altro di qaesti alma- nacchi si pulililicano da Giuseppe Orlandelli. — Tutti questi almanacchi sono adorni d' intagli piu o meuo lode- voli^ ma tutti per certo superiori a quelli che si vede- vano alcuiii anni addietro. Come parte d' industria e di arti nazionali diremo ancora di averne veduti alcuni legati con tanta ricchezza ed eleganza da gareggiare coi migliori di Francia. Italia, Ein neiies TuscJiciibiich etc. — Italia., nuovo almanacco di Gioianid Qaetaiio Senoner per L anno 1827 a piacevole trattenimento nell ore di soUtadine. Secondo anno. Con rami. — Blilano , nella tipo- grap,a di Francesco Sonzogiio. E lodevole questa impresa del sig. Senoner , e iiol gli auguriamo clie possa con esito felice continuarla. Certa- niente ei lo merita per la molta varieta die pose in quest'almanacco, del quale possiaiuo dire, die se non avanza tutti gli altri almanacchi che in quest' anno si van pulj- lilicaui-lo, non e forse inferiore ad alcnno di quelli che al)l»iaino veduti. Oltre moltissiuie svariate erudizioai e pic- cioii componlmenti poetici, come soiietti, epigramaii ecc. noi troviaino una novella di Lodovico Halirscli. — Mario, picdi e capeg'i — una larsa imitaia ihil francese - // bacio al liirniitittori' -- c nil riitriiiiio ili l''«Hlcri< o I, nun // jnitto utl iiiDil'). i.ii |ii-tiii(i i.< Irn ^li ncriiii in-cciirin in mli'i'iMO roiiii-ii o(,>ni vi*ritiiiiiif',li'iii/.{|. I, a iii;<'ll.'i iioii iiu |iiit' (piiinli niolid (I'liif, ti piirc clii'i |iii|;inr, iiiolio |>lii cIk* la iiicia del vnliiiiii?, (Hire' il riiiiK" <> ('nio ilclla na/ionc, iircuHo I'.ni il Rlaiiipato il Mill liin'i). I, a loili' ill |>i:ii in'i; ag,!' Iialiaui nun o ccrio lalo ludc i-W ci la ili'liJM voirr iraHtiirari'. rAnrii si'(;OM)A. »'V' P A R T E 11. SCIENZE EI) AKT[ MECCANICllE. I'll.osoiiA, Ef:oN()MiA 1'ui;i;i,|(;a , ecc. S<\m^/- f'cono/tuci del si.i^. I'laiicesco I'lmcn. I'liina sciie, loin. I, — Ptsa., ifW5, />rrsso Sflnistuiiin INistn , jxii^- XK e '6j.'<'>. 1j' autorc proponendosi di sviluppare 1' econouila in tutta I.I sua csteusioiK! , divide il suo Invoro in dm* s<'ri(r. La prima jjceacntera l' ecoiioiuia cuiin; iiiui s<:it:ii.:.(L usirat- la, icicnza di tc.oria t: di jjiinci/ij. La secoiida presenterii 1' econoiiiia aiiut; scicnzd d'' aj)jiU- cazionc o come una serie di fuui ridoiu a shti-iiia colki guida dc principj i: dcLle doitriac st.abilit.e nella tttoria. 11 priiiio volume die aiinmieiamo contieiie due Saggi: V aiitore e»p/ rcndita veruna ( pag. yfj ). I) La miova teoria pogj^i^i i")ti sojda i|)<)f<'si , ma 8f)pra ;/ fatli e lalti iiicoiitraslaliili. IJuo di quesii I'atti e il di- ); verso grailo di fccoiidila die iiauuo ic diverse terre. // L' aliro e die la stessa terra, (juaiituiicjiic d' un solo ); grad(i di lecoiidita , produrra eiretii piU o menu graiidi )) Mecoiido il metodo piii o inciio jjerfetto di collivarla. V 11 tcrzo e die delle terre della Htessa specie (juelle die II Hono pill viciue al luogo del consumu e come «e ftis- II Hero pill fecoiide di quelle die nc sotio piii loutane; >/ come quarto ed ultimo fatto si potrelibe aggiuiigcre II qijillc varie ragiorii d' iiiteieSKC die i f.apitali liautiu •I iiei diverhi puuli d' lUio Stato ( png. iio). // Invece ili heguirc; Kic<:ardo iiciie cousegueuze cli" ei > Che pero i veri letterati ri- fuggono dal mescolarsi in cio che piii utile o piii conve- nevole essere possa alio stato della politica delle geiiti , ma cio indagano bensi che piii bello o piii sublime ap- parir possa alia loro ed all' altrni fantasia. Queste asser- zioni vengono dair autore dimostrate col corredo della sto- ria si antica die moderna. Passando poi ai iilosofi, siano fi,sici o mornlisti , dimostra cli' essi ancora , quando al lor inge- gno accoppiata sia la virtii, nulla si curano delle possiljili modliicazioni dell' esistenza civile ; e che i primi intendono solo alia ricerca del vero ed a conoscere e spiegare cio che in noi e fnor di noi con ripetuta sorpresa accader veggiamo , e qnindi ogni altra ricerca gli annoja ; che i secoadi poi lianao per iscopo di analizzare 1' animo uma- 110 e d' indirizzarlo alia virtu ed alia felicita facendogli Bibl. Ital. T. XLIV. 26 394 r,IRLIOGR\H\ conoscere i proprj doveri verso Dio , verso se niedesiino e verso gU altri. Che pero tutti i perlcoli die dalla scienza arrecare si possano alle pnbbliche cose riduconsi in qnella classe d" uoniini dotti die danno opera alia lilosoiia poli- tico-morale. Ma anclie la dottrina di cotestoro qiiando det- tata sia da un ingegno non disgiunto dalla virtii , anzi die sconcertare le forme de' governi , aggiiigiiera loro forza e solidith. A cjuesto salutevolisslmo scopo teiidevano i sistemi di Platone, di Aristotele, dl Socrate, di Cicerone e degli altri pill celebui lilosofi deirantidiita, e vi tendevano pare i sistemi di que' veri filosoli die in questi nltimi secoli fiorirono. Che se alcuni moralisti o politici traviarono, cio avvenne appunto , perdie vnoti il cnore d' ogni virtii la- sciarono liliero il freno all' ingegno , fiicendone il piii de- 23loral)ile abuso. L' autore conchiude qiiindi che non gia la morale filosopa in se stessa , la quale non tende affatto a sowertire V online pubblico , ma il de'irio de'filosofi arre- car pub talora detriniento aVo stato : e che percio la mo- rale lilosoiia , per la ragione appunto che al pari di tutte le cose umane puo rivolgersi in abuso, non di altro ab- bisogna che d' essere posta a profitto daV oculata accor- tezza de' reggilorl del popoli , sicche trovino in essa un pre- sidio a coniuni diritti. L' autore e dunque d'avviso, e noi lo siamo al pari di lui, che la classe degli uomini veracemente dotti e virtuosi non invoglieranno giammai alcuno a sprezzare 1' oljlaedienza verso colore cm delihesi per natura obbedire, a sopportar di malanimo il freno e ad appropriarsi le redini del go- verno , ma che al contrario tutto dee temersi dagli uo- mini mediocremente istruiti. Rammentisi^ cosi egli si esprime, che non favelliamo di qiiegli scioH arrogant! , che tutto cre- (lono sapere ; su tutto giudicano , e tutto intcndono rifor- mare ( c costoro soiio la vera peste delle lettere e delle scienze), ma di que' saij , la cui cdebrita sia ben a ragione derivata dal'a squislta loro dottrina. E qui 1' autore fassi ad accennare i danni che derivar possono alia socleta da cotali prosuntuosi semi-dotti, e de' servigi che dai veri dotti ridondar sogltono a pro del virere civile. Chiude quindi col raccomandare ai governi la buona educazione e r austera disciplina de' glovanetti , onde 1' eta futura , se non la presente , vegga una generazione docile, e che per impulso di cognizioni si accomodi a quella forma di P.VRTE SECOND A.. SgS govcrno , sotto cut dee vkere , costantemente conservando s milt ad ua vaso , quel bnon odore di cui gid s' imbevette. Le massime di quest' autore non soiio certameiite nuove, ma pnr sono si fatte die a' di nostri e bene il rammen- tarle, e meglio ancofa connetterle ia uii opuscolo, clie, siccome e qnesto, correre possa agevolmente tra le inani anc'.ie di colore die non aniano di entrare al fondo delle cose. Avvertiremo die 1' autore dell' o])uscolo e il signer Giuseppe Zappulla , il cui nonie leggesi a' piedi della de- dica cli' ei ne fece alia maesta di Francesco I re delle due Sicilie. // diritto privato naturale di Francesco Nobile di Zeiller cavaliere ecc. Seconda edizlone della pri- ma versione italiana, riveduta e corretta. — Mi- lano , 1826, presso Giovanni Pirotta , in 8.° Le ripetute edizioni non sono sempre argomento del nierito di un libro quando questo appartenga alle poesie, ai roman/.i e per dir breve all' amena letteratura ^ e troppi esempi confenuano questa asserzione , ed evidenti ne sono ancora i niotivi. Ma se un libro scientifico, il quale non puo fare inganno al giudizio per la via del diletto , si difFonde e si ristanipa , e forte presunzione cii' egli sia buono e fruttuoso. Tanto sia detto per coloro i quali non avessero ancora contezza ne dell' opera dell' I, R. consi- gliere aulico Zeiller , ne della stima in cui e tenuta dai dotti. * Intro duzione alio studio della Legislazione ^ dedotta dai principj dell ordine, dell' abate F. M. conte Fran- CEscHiNis , ecc. — Padova^ 1820, tip. della Mi- nerva. Vol. 2 , in 8.° Memorie di pnhblica ecoiiomia di Saverio Scrofani , siciliano. — Pisa, 1826, Capurro in 8.*^, di pa- gine 211. Noa e che una ristanipa delle antecedent! edizioni. 396 BIBLIOGR\FI,V yb. Gottl. Heinec'd Jar. Cons. etc. Hlstoria Juris Cl- iills Roitianl ac Cermaidci. Edldo veiicta prlordms aitcdor ct corrccdor. — Fe/icdis , 1026, apud Fo- resU et Bctdnclll , typis Kosce. Vol. I , in i'2° Mentre fnori d' Italia abbiamo veduto ia questi ultiml anni uscire in luce le Storie del romano Diritto di Beriat Saint Prix e di Hugo, dei qnali quest' ultimo massiinamente, giovandosi degli scritti di Gajo di recente scoperti, ed in- A'estigando nei rapporti intimi del vivere private e pub- blico, diede un'' eccellente storia interna della legislazione del popolo romano , ci accade di vedere fra noi comparire una reimpressione della Storia del Diritto Romano e Ger- nianico delT Eineccio. Noa clie i lavori di qnesto giure- consnlto non nieritino ogni elogio , siccome di colni clie lie' suoi tem])i fece andare innanzi la scienza del diritto ;, ma non tutto quello clie fii ottimo e necessario una volta, lo e ugiialmente da poi ; ed una Storia del diritto d' Ei- neccio al presente ci pare che possa essere coUocata fra le opere di si fatta natnra. Quanto al modo con cui fii eseguita 1' edizione per rispetto si alia carta die ai carat- terij noi non possiamo trovare alcun argomento per lodarla. Pensieri del sigiior Pascal sopra la rellgione e sopra cdciud altri soggetd. Niiova edizione accrcscinta di un gran jiumcro di pensieri e discorsi del niedesinio autore , traduzione in lingua italiana del dottore Giuseppe Acquistapace. Volume I. — Milano, 1826, coi dpi di Gio. Bernardoni. Noi vediarao con sommo piacere cbe gli studj umani si rivolgono nuovamente alle idee religiose : 11 mondo e oramai venuto cosi innanzi , clie non e piii a temere che s' immerga nelle sottigllezze teologiche ; la religione di Gio- vanni Duns ch' era una faiica delF intelletto , cedette il luogo a quella del Fenelon , cli' e un'' affezione del cuore. I pensieri di Biagio Pascal sono forse in qiiesto genere il pill illustre monnmento clie alibia mai innalzato 1' ingegno dell' uonio : noi non diremo con un celelire fraucese die Dio interruppe quest' opera , perclie se T autore Tavesse compiuta, i misteri erano dimostrati, e la fede rimanea senza merito i ma questo diremo die sarelibe vano cercar PARTE SECONDA. 897 altrove una voce piu viva e piu ricca di verlta e dl per- suasioiie. E qnindi da lodarsi assai il tipografo Bernardoni die ne pubblica questa nnova versione , e il sig. Acqul- stapace die pose il sno ingegno nell' eseguirla. Ne T ottima loro iutciizione dovveblje cadere senza mercede, giacdie la traduzione e riuscita molto lodevole e senza confronto migliore di quella die gia se ne aveva. Nuova Eaciclopedia de giovanettl di Qiambattista Ram- POLDI. — Milan o ^ 1 026, coi fipi di Felice Rusconi. Due volumi con qnattro rami. Invece di diiamare nuova Encidopedia de' glovanetti quest' opera sarelibe stato piu giusto il dirla quarta edi- zione deirEnciclopedia de'fanciulli, die sono gia alcuni anni fu publjlicato dal medesimo autore. Questo titolo poteva aadie piacer meglio all' editore , perclie se la vanita degli autori ottiene di frequence una seconda edizione, I'arrivare alia quarta e quasi seaipre sicuro indizio dell' intrinseca bonta dello scritto. Quest' Eaciclopedia vien ora stampata con iiiolte agc^iunte e rettilicazioni , die possouo rendei'la piu profittevole, ma molte cose furono auclie levate , sic- die la mole del lilsro vuol dirsi dimiauita piuttosto che accresciuta. Noi lodiamo P autore, die mostro iiitendere nella prefazione , come 1' opera sua potesse giovar meglio all' adolescenza die alia fanciullezza , perche veramente questo empire il capo de' fanciulli con mille disparate no- tizle die vi si cacciano a rovescio, non va mai disgiunto da gravissimo danno, L' istruzione dcbbe entrare nelle te- nere nienti tutta chiara e distinta , e gettarvi profonde ra- dici , e rinforzarsi pel legame delle idee : ogni altro me- todo e diretto a pompa, e non a sapienza. II perche sara necessario , che questa encidopedia del sis. Rampoldi non sia gettata alle mani de' ragazzi come libro di piana let- tura ; ma si , che serva quasi di ridiiamo alle cognizioni che un savio precettore sapra loro iusiauare nell' aiiinio. Un altr' uso di quest' operetta potranno fare que' giovani piu. aduiti , che usciti dal guinzaglio de' sfenitori o de'pe- dagoghi si slanciano avidamente nel mondo spensierati del preseate e improvidi dell' avveuire , e portano quasi in trionfo nelle conversazioni e ne'banchetti la superba loro ignoraaza. Noi non sappiamo veramente se verra a costoro 098 p.iELTOcrv\ri,v un renle vantaggio dal ficcarsi posticce nclla nieiiioria tante defini/ioiii , e un s'l gran niiinero cF iJce necessaria- nicnte scoaiiesse : ma cjuesro sappiamo , che almeno alia civile societa sarh rispariiiiato in gran parte il lirutto con- trasto die presentano s\ spesso la riccliezza delle vesti e la niiseria dell' intclletto, — Lo stile del sig. Rampoldi e facile e piano , ma in liiDri di qnesto genere e desiderata c(ualclie elegaiiza ^ ne per certo il cliiaro autore vorra do- lersi, se noi vivameate lo preghiamo di adoprare in qnesta parte ogni attenzione. Egli debbe ora mai pel consenso uni- versale d' Italia essersi accorto , che se i suoi nobilissimi Annali musulniani fossero scritti con altro stile piii riso- luto e pill puro, molto maggior gloria sarebbe venuta alia nazione ed a Ini , e le riccliezze del suo ingegno co- noscinte alP universale de' lettori non potrebbero come av- viene rubarsi con impune temerita da una plebe di scrit- torelli , che vive di disprezzo e di furti. Niiovo Dizionario Geogrrifico universnle statisdco-sto- lico—comnicrciale coinpilato sidle graiidl opere dl AiTowsmitli , Bu selling , Balbi , CaiinabicJi , ecc. , conforme alle ultime poUtiche transazioni e cdle piic 7ecenti scoperte ridotto a maggior estcnsione di qualanqiie altro Dizionario italiano, opera originals italiana d una societd di dotti. — Venezia, 1826, dai tipi di Giuseppe Antonelli , in 4.° Di quest' opera non cl e fin ora pervenuto che il pri- me fascicolo, il quale contlene un discorso prelimlnare , una nota alfalietica dei termini proprj della scienza, la tavola delle temperature medie tolta da una Memoria del Bar. d' Huinbold , la tavola dei climi , e i primi quattro fogli del Dizionario geografico. Nel discorso preliminare si fa la storia della geografia cominciando dai tempi piii antichi e se ne attribuisce I'origine al!'E2,itto; indi si parla dei filosofi greci , di Talete , di Eratostene , d' Anassimandro che costrui uu gloho rappresentante sopra una tavola la terra e il mare. Non sono prive d'interesse le notizie qui raccolte intorno alio state della geografia presso i Romani, j^resso gli Arabi e presso i Persiani , e dopo il risorgimento delle scienze neir Italia e nelle allre parti d'Europa^ ma non sapremmo PVRTE SrCONDA. 899 poi indovinare la cagione per cui , quanto piu ci avvici- niamo ai tempi moderni , le cogiiizioni sioriche dei com- pilatori vanno divenendo sempre piu scarse. Di tantl illu- stri astronomi , clie dopo Picard e Cassini lavorarono alia descrizioiie geodetica della Francia ed alia misura dei gradi del lueridiano, ueppur im solo trovasi da loro ram- meiitato , 11011 aveiido essi ritenuto a meiite altro nome, die qnello del Laplace : nonie giustamente celebre net fasti delle inatematiclie, ma che non fii mai nel catalogo degli Astronomi o dei Geogi'afi osservatori. Si accennano bensi le operazioiii fatte da Dunkerque a CoUioLire per segnare una meridiana attra verso alia Francia, ma non s' aggiunge die la misura di quell' arco fu prolun- gata da nn lato lino alT isola di Formeutera , e dall' altro ilno all' osservatorio di Greenwich. Qui poi si fa uii passo indietro e si parla di Guglielmo de Lille, il quale prima cU'gii altri fece uso delle osservazioai astronomiclie ! Alia storia dei lavori intrapresi pel perfezionamento della geografia succede T eiiumeraziooe dei dizionarj di questa scienza, di ciascuno dei quali si notaiio i pregi ed i difetti. « Qnesti libri ( soggiungoiio i compilatori ) oltre le opere piii accreditate d' ogni nazloiie , le speciali descrizioni dei varj Stati d'Europa e delle altre parti del nioiido , i recenti autentici ragguagli dei piii celebri viag- giatori e le migliori esattissime carte , ci fornirono mate- riali utilissimi alia compilazione del Dizionario presente, Neir opera nostra riscoiitrerassi la descrizioiie esatta dei hioglii piu interessaiiti di tutto il globo sotto i rapporti di geogralia fisica e politica , di storia, di statistica , di commercio ecc. Essendo la nomeiiclatura la parte piii im- portaiite e necessaria d' un Dizionario geografico, avremo ogni cura di far conoscere i nomi delle varle contrade del globo .... Diremo inoltre che ci permettiamo di rendere italiane quelle sole denominazioni die V uso vuole ill tal guisa iiomlnare , conservando le altre come si tro- vano iiegli autori diversi, e cio per non ditFormare i nomi proprj d'alcuni paesi , come pur troppo avvenir suole a chi , zelatore soverchio della lingua propria, con istrano niodo trasforma la geograiica nomeiiclatura , onde prestar ad essa una nazionale desinenza. » Questa massima e ec- cellente , e noi vorremmo che gli autori non se iie fossero sin dal principio allontaiiati col trasformare in Mariino 4CO mBLIOOKAFIA. I'antico geografo Marino di Tiro, in Olbe il vivente astro- nonio dott. OI1>ers, in Lopoz il Lopez autore dclLi nolis- sima carta della Spagna. Dal modo con cni e stato compilato il piccolo dizio- nario clie viea dopo 1' introdnzione noi noii trarremo an cattlvo angnrio per rispetto all' opera iiitera , sapendo che nei lavori sociali non tiitte le parti possoiio essere di egnal perf'ezione ; direnio solo , per puro amore di ve- rita , clie cjuesto prinio saggio in sole 5o pagine contiene tanti errori e tanto singolari , die volendo noi presentarne alcnni ci troviamo nella scelta iiiibarazzati e confusi. In- vitiamo percio i nostri leggltori anianti delle cose rare e peregrine a consultare lo stesso originale. Essi impareranno per esemjjio clie 1' altezza del polo d un luogo e 1 arco conipreso fra il polo stesso e reqnatore ; che I'Aureo numero ( cioe il ciclo IMetonico ) fu stabilito da Ginlio Cesare^ che le ghiacciaje sono montagne di ghiaccio, che la serie deglL nndici pianeti nominati secondo die si succedono L' uno al- l' altro nella distanza coniincia con Mercario , Venere , ecc. e finisce con Cerere e Pallade ; che i tropici sono tre , vale a dire i due antichi del Cancro e del Capricorno , ed uno di data novissima detto dello Scorpioiie ; che lo zo- diaco e un gran circolo della sfera il quale gode fra tutti gli altri il privilegio di essere il so'o cerchio che abbia qualclie Inrghezza: che parallelo si chiama quakmque circolo che si suppone girare intorno al sole; che T/iKa 1' America noa e che una maremma o palude continuata in iiUte le sue pianure , ecc. IMEDICINA E SCIENZE AD ESSA RELATIVE. Codex Tnedicamentarlns europceus , sive formulce ine- dicamcntoruin composltorinn qiios in ofjlc.inls Phar- viacenticis Europce proslant. — Medioluni , iSaS- 1826, ill 12. Nel quaderno del mese di maggio dell' anno 1824 ab- biamo dato un cenno della pubblicazione di questa raccolta, e ne abbiamo fatto i dovuti elogi e per 1' edizione e pel inerito della scelta delle Farmacopee. In allora si e fatta parola della Phnrmacopoea Britnnnica, e dei due primi vo- lumi della Pharmacopcea Batava , che e tra le altre pre- gevolissima. Di quest' ultima si e pubblicato ora anche il VVUTE SECONDA, 4c r terzo eJ ultimo tomo che corrispoude al volume quarto della Raccolta : coiitiene questo uiolte note ed a ggiunte dl mate- ria medica , ove vengoiio aunoverate molte sostanze nuove introdotte in medicina , ed aUre clie quantunque ordinaria- inente trascurate , pure potrebbero bene a proposito essere di nnovo introdotte per 1' uso medico. Per convincersi del pregio di queste aggiunte , di cui e autore il sig. Niemann, basti il sapere la stima che ne ebbero, e T uso cbe ne lianno fatto i dotti della Francia per la conipilazione della loro Farmacopea. Al quinto volume del Codice medicamen- tario appartiene la Plumnacopoea Rossica et rennica: viene questa divisa in due parti ; contiene la prima la materia medica, la seconda si occupa dei preparan e dei composti. Ad ogni sostanza semplice trovasi aggiunto il nome oflici- nale, il sistematico , la durata se e un vegetabile, il luogo natale , le qualita piii ricercate dei medicamenti, la loi-o virtii, I'uso, la dose e le regole generali per ben racco- gliere e diseccare i vegetabili. Da cib che abbiamo esposto ben si discerne di quanto merito sia questa Farmacopea. Tien dietro ad essa la Farmacopea della Polonia, che tro- vasi compresa nel volume sesto. Quantunque questa non sia del merito della sovraccitata , pure non e da disprez- zarsi, giacche gli autori nei preparati procurarono di sce- gliere i migliori metodi cbe esposti ritrovansi nelle altre Farmacopee. II volume settimo ed ottavo della raccolta comprende la Pharmacopcea Gal'ica, pubblicata in Francia neir anno t 8 i 8 , e nella compilazione della quale s'' occu- parono i piu rinomati Chunici , Botanici e Medici della Francia, e che e la pin ricca per cio che riguarda i pre- parati ed i composti. Comprendesi nel nono volume la quinta edizione della Pharmacopoea Svecica pubblicata in Stokolma. In questa trovasi adottata la terminologia del piu rinomato Chimico vivente , Berzelius , che quantunque a primo aspetto sembri nojosa e diflicile , pure ha sopra le altre il vantaggio d' indicare la qualita e 1' indole delle parti costituenti i composti. ^oa BiBt.ioonAnv Flora farmaccutica , o descrizione delle p'lante indi- gene ed esotiche , die sono prescritte in rncdirinn ecc. del prof. D. NoccA. Parte I e II. — Pavia, 1826 , dalla tipografta Bizzoni. Volumi due di pag. 5i3 in 8.*^, con rami. lir. 9. aust. Ei^li e gran tempo die si desiderava una Flora die conteiiesse le notizie le plu necessarie al medico ed al far- inacisia intorno alle piaiite di inagfrior uso. II professore Nocca si e ora accinto a quest' impresa proponeiidosi di segLiire la Fannacopea austriaca , il Murray e lo Spren- gel i ma a parer nostro il suo lavoro lascia niolto a de- siderare. Fra le taAte imperfezioni die in esso abbiamo notate , ci limiteremo a riferire le seguenti : Alia pag. i3, volume 1.° Fraxinus rotundifolia. Aiti. Qm il nostro autore poteva pur accennare die la inanna non solo ricavasi dalla sj^ecie soprannominata , ma ben andie dal Fraxinus ornus Linn., e del F. parvifolia Lanuirk, come ce lo indicano tiitti gli autori di materia medica. Pag. 17. Qui tra le specie di Piper iiieritava d' aver laogo andie il Piper betel , con cui i Malesi forniano un preparato , die serve a sostenere le forze digestive contro I'azione debilitante del calor umldo del loro clima. Pa?. 40. II vero Psillio da tutti gli autori viene indi- cato essere il seme della Plantag^o crenaria , non della PI. Cynops, come lo indica il sig. Nocca. Pag. 64.. Non in tutti i luoghi cresce il Ferbascum Tkiipsus che il sig. Nocca distingue dal Phlomoides, ma solo nei luogUi montuosi , come ce lo indicano tutti gli autori die parlano del vero V. TItapsus. Pag. 71. Tra i Solani meritava qui d' aver kiogo, pei tanti usi die se ne fanno , il Solanitin tuberosum Linn. , o Ponio di terra. Pag. 76. Oltre la Cephcelis ipecacuanha Rich., o Callicocca ipecacuanha Broter , cbe ci somministra P ipecacuana gri- gia o fosca , ci e andie un^altra specie notissinia nel com- niercio die da l' ipecacuana nera , ed e la Psycotria emetica. Pag. 87. Fra le specie del genere cincliona poteva an- noverar quella cbe da la corteccia detta di China ranciata di S. Fe cbe e la Cincliona lancifolia Mutis. Pag. 92. Dopo la Qent.iana lutea doveasi qui parlare andie della C purpurea e della G. rubra , le quali, come P.VRTE SECOND \. 4c3 rlferiscoiio niolti botanici , veiigono spesso dagti ei'bolaj raccolte , e vendute ai farmacisti invece della prima. Pag. III. Ove si parla della gomma ammoniaco , dopo aver detto die il sig. Willdenow opina deriyare dalP/Ze- racleum gitmniiferurn , affernia chela Farmacopea austriaca alia png. 5 si esprime cosi, Ammoniacnm, Heracleum giim- miferuni botanicorum. Qui i dotti autori di cjuesta Farma- co]iea potrebbero a ragione lagnarsi delT autore : bea co- noscendo essi quaiite controversie sussistano suUe piante che daiino questo prodotto , accennano esser questa gom- ma il prodotto di piu specie del geaere Ferula , e cio in raodo di dubbio , giaccbe scrissero Ferulm species ? Pag. 1 63. Parlando del Daphne gnidium , fra i nomi frar.cesi dovea porre anche quelle di Garou , nome assai noto al giorno d' oggi per la corteccia die usasi come epispastico. Qui pero tra noi sotto il nome di Garou viene somministrata per lo stesso uso la corteccia del Daphne mezereum. Pag. ]f)0. In questa pagina scorgesi un errore troppo evidenie , giaccbe la Cassia ohovata CoUadon die e la C. senna var. j3 Linn, ci da la Senna Iialica o nostras dei farmacisti, mentre la Senna Alessandrina o orientale ci viene data dalla Cassia acutifolia , Dclil , che e la Cassia Senna i'ar. a. Linn. Pag. 292. Dopo la Cardamine pratensis dovea qui anno- verare pur la Cardamine asarifolia che trovasi sui monti di Como , e die dagli erbolaj viene portata alle nostra farmacie invece delta Cochlearia officinalis. Qualche cenno meritava pure la Cardamine amara , pianta volgarissima lungo i fossi del milanese e pavese ecc, il cui sapore ama- rissimo ci fa credere die bene sostituire potrebjjesi alia Coclilearia officinalis. Venendo ora al secondo volume si osservi che il Genipi dei Francesi e degli Svizzeri e dato daW Acliiilea atrata, non dalTi^. moschuta , come afferma 1' autore. Alia pag. 118. Dopo il Menispermum cocuclus , meri- tava qui certo aver luogo il Menispermum palmalum Lain, die e il Cocuclus palmatus D. Cand. Systh. vegetab. vol. 1 . p. 523, die ci sommiaistra una radice conosciutis^inia per r esteso uso die se ne fa in medicina , ed e il Colombo. Per formarsi un' idea del vaiore che ha la spiegazione d' alcuni termini che trovasi alia fine dei due volumi , 404 BIBtlOGR.VFlA basterh osscrvare nel primo volume 1* articolo Einbrio o nucleus, in cui 1' emljrioiie e detinito il niitrimcrtto delta futura pianta. Le fi2;are che sono alia fine di quest' ojiora sono vera- niente pessime : soao quelle medesime deile quali T autore si servi ucir edizione dc' suoi Elementi. Flora medlca , ossla Catalogo alfahedco ragionato (idle piante medirinali, ecc. del dottor Fisico Ant. Alberti. — Milano , Destefanis , ccc. in 8.° con tavole a colori. Quest' opera, sebbene progredisca nn po' lentamente forse per la diflicolta e per la nntura stessa della materia, e giunta alia distribuzione 86/ , cioe al fascicolo 4.° del vol. 5." La poUtica del medico nelV escrcizio dell' arte sua espo- sta ill cento aforismi dal celehre Alessandro Knipps Macoppe , pubhlico professore di medicina nell I. R. Universitd di Padova , traduzione italiana con note del doltore Ignazio Lomeni , gid medico dell ospe- dale civile ed uniti di Milano. — Milano., i8a6, coi tipi di Giovanni Pirotta , in 8/', di pag. 236. Ad alcuiio dei dotti 11011 e ignoto 11 siiigolar merito degli aforismi del Macoppe, il quale in questo geiiere di scritti esposti aveva gli avvertimenti piii opportuni a for- niare il medico prudeute , come il priiicipe dei medici grecl aveva collo stesso metodo abbreviati i precetti dell' arte. Di quest' operetta , scritta con buoiia latinita e piii volte riprodotta in Italia ed altrove , s' invaglii il Lomeni siiio dai primi aniii della sua medica educazione , e sebbene reputasse ardua impresa il volgarizzarla , pure iion dubito di accignervisi; iie punto fu tratteiiuto dal vedere pub- hlicate tre altre versioni degli aforismi macoppiani le quali, sebbene non afTatto prive di merito, gli sembrarono tut- tavia non abbastanza commend evoli c sodJisfacenti. Difficile era di fatto il trasfondere nella versione i colori e i tocclii maestri dell" origiiiale . e ii Lonieni dichiara in una nota PARTE SECONDS. 4c5 die 111 alcunl luoglii lia forse fatto dire all' antore cose noil avvertite da' suoi predecessor!, o da esso diversamente sentite, essendosi egli prefisso di entrare nello spirito e nell' intenzione delP autore istesso , piuttosto che di trasla- tarne nieccanicamente le parole. Bella e 1' idea esternata nella prefazione , che possa il Macoppe essere riguardato come il Macchinvello savio ed onesto della inedicina , giacclie nello additare al suo al- lievo i vizj e gli errori da fnggirsi, ha posta in mano di chinnqne la liaccola per Ijen discernere i Inioiii dai cattivi medici , i falsi dai veri, ha guidato il suo Filiatro alia for- mazione di uii cuore franco, ma scevero d'alterezza, nella cor'nizione di se stesso e nella rettitudine de' fini del pro- prio esercizio, e rendendolo fedele a' suoi doveri , sensi- bile ai mali che aflliggono rnmanita, noii presuntnoso del suo sapere , diflidente per prudenza su le forze dell' arte sua , generoso , caritatevole , ne ha formato uii vero uonio sociale. Benche il traduttore modestamente nella prefazione snd- detta accenni di noii avere trovato uii modello di stile , ill cui scrivere si potessero degnamente aforismi itahani , e di essersi quiiidi limitato a far si che, in mezzo ad una prudente liberta, la sua traslazione, se non aforistica, rie- scire potesse italiana e corrispondeute nel migiior mode possibile al suo originale , noi abhiamo trovata tuttavia quella versione in qualche parte nerboruta e succosa, stesa d' ordinario in buona lingua e non priva afFatto di eleganza. Non possiamo pero in ogni cosa convenire col sig. Lo- nieni ;, e per esempio nel significato ch' ei da al vocabolo quisquilkc ; vocabolo che, massime nel senso in cui e usato dai Macoppe , potrel^lje interpretarsi tutt' altro che spaz- zature. Quanto alle note perpetue e sovente assai copiose , coii- tengono queste alcune dilucidazioni e riflessioni , e qualche rara volta anclie alcune agglunte che il testo permetteva , e sebbene il traduttore modestamente dichiari di non avere diritto di aspirare a vaiito di erudizione , si raccoglie tut- tavia da molti capitoli del suo commento , che egli ne e fornito a dovizia. Egli poi in tutte le sue note e in quelle ancora in cui manifesta con francliezza il suo dissenso dai voto rispettabile dcll'autore, ha mostrato di avere sempre di mlra il piii lodcvolc scopo, quello cioe della pidiblica utilita. 4C6 BIBLIOGUAFIV All una particolare osservazione pero cl cliiaiiia il <^ LXtil, riguarclo al quale avi-enimo desiderato nel couimcntatore uixa niag^iore riserva in alcune espressioai , la ((uale rie- scita sarcl)bc ia perfetta aniionia col suo costaute desiclerio del publilico liene. L'autore cousiglia in quelT aforisaio al- Tuomo avido di ricchezze e di onori un odio estremo al pra- tico esercizio nelle borgate o nei piccoli paesi di campa- gna , v'incolato a pul)l)lico aniiuale stipendio , fonte, die' egli , inesausta di rainmarico e di scliiavitiii insinuandogli invece l;i diuiora entro doviziose citta , x-il)occanti di danaro ed abitate da copiosa popolazione. Opportuno riescira certa- niente quel eonsiglio all* uonio ingordo di danaro, ma il commentatore, dopo di avere parlato dei risclij cbe anclie r uoMio dotato di merito coiTe nelle grand i, popolose e ricche citta ^ avvalora quel eonsiglio co' suoi suggerimenti, e spaventa il giovane medico che cominciare vorrebbe o dovrel3l)e ronorata sua carriera nei borghi o nei villaggl. /( Da che egli commetta verso se stesso la stoltezza di sa- » criiicarsi al servile e lagrimevole esercizio nelle piccole i tazione ) se la natura sviluppi nelf umana specie , nei JUbl. Ital. T. XLIV. 27 410 EIBLIOGRAlFIA M maramlferi e ne' volatlli veri ermafroiirti, cioe individui » che possedono insienie organi dell' uno e dell' altro sesso. " A ragionarc io veiigo qnal sia la vera via da teiiersi >i per cmettere un retto giudizio inloruo a coloro die " lianno una mala coaforinazione degli organi della rijjro- w duzione. II A dicliiarare io vciigo al)ili alia fecondazione quegli M ihdividui che hanuo gli organ! della riprodnzione con- " forraati come gli rappresentati nella tavola prima. " A mostrare io vengo che il sistema degli ovaristi e » il pill soddisfacente e piii conforme alia ragione. •I A far conoscere io vengo in fine c'le quelli che per w organizzazione primitiva o per raalattle secondarie ven- " gono dichiarati inaljili alia fecondazione , possono dive- n nirne capaci in virtu de' miei ritrovati. " II lettore, che dietro questo programma della disserta- zione del sig. Lippi si aspettasse di cavarne buon pascolo di niaterie anatomiche , fisiologiclie , patologiclie e pratiche ne anderebbe probabilmente deluso al pari di noi, che ab- biamo chiuso un libro coUa mortificazione di non avere in esso trovato nulla di bnono. E non sapremmo poi se mosso ei sarebbe piii alia noja che al riso dal racconto del pul- cino acefalo trovato anticamente nel ventre di una gallina bella e grassa, gia vestito di penne coUe ali e coUa coda! II sig. Lippi educato alia scuola del gran Mascagni aveva certo argomenti piii solidi, e fatti piii verosimili da recare in prova degli sviluppamentl estraviterini senza ricorrere alia testimonianza di Fra Patrizio, clioco de' Monaci di Monte Oliveto maggiore. Questa dissertazione e corredata di tre tavole , le quali rendono una ben meschina idea delle cose che rappresen- tano. Noi non entreremo in minuto esame di tutto cio ch' essa contiene , non permettendoio i riguai'di die ser- barsi debbono in una Biblioteca destinata a passare per le inani di chicchessla. Ma non lasceremo di osservare, che i ritrovamenti del sig. Lippi nei casi delle ipospadie non ofiVono alcuna gnarentia per quegli infelici che potrebbero essere in bisogno di esperimentarli , e nessun appoggio legale su cui il magistrato possa pronunciare intorno alia lorfc idoneita per la fecondazione. PARTE SHCONDA. 4II Prospetto de' risultainend ottenutl ncUa clinica medica dell I. R. Universitd di Fadova nel corso deW anno scolastico 1824-25 dalVI. R. conslghere di Governo e P. O. professore ccw. Valeriano Lidii^i Brera, ccc Padova, 1826, nella tlpografia del •Seminario, in 8.°, di pag. 3 10. II costume della clinica medica di Padova d' ofFerire al pubblico i risultamenti delle cure da lei fatte e degno veramente di lode ; giacclie cosi fa essa conoscere le iiias- sime principali adottate, e i successivi progress! dell' arte salutare. Nella dedica diretta al signor ]jai-one di Stift tro- vasi ill compeadio una coinpinta storia cronologica del professori die occuparono la cattedra di clinica medica nell' Universita di Padova. Le storie delle malattie , onde renderle piii interessanti , souo dlstribuite in classi. Alia corapilazione di cio die concerne le febbri, infiammazioni , malattie contagiose , afFezioni del sistema cutaneo , del si- sterna gastro-enterico , del sistema sangnigno e del sistema linfatico glandulare attesero gli alunni signori Bazzoni , Beluschi , De Moulon , Federle e Pntelli, L' articolo delle neurosi , trattato dal sig. dott. Spongia, contiene moltis- sime iiozioni moderne spettanti al sistema nervoso , e le principali sperienze dei fisiologi francesi fatte intorno ai fenomeni di questo sistema. Le storie delle malattie del sistema cutaneo e di quelle d' indole contagiosa furono com- pilatc dal sig. De Moulon, il quale, parlando della sifilide, da alcuni preliminari in cui vengono esposti i principj teoretici adottati dalla scuola su questa uialattia. Fra molte altre cose dimostra che la blenorrea e le ulceri dipendono sempre da una sola specie di virus, e die la varieta delle afFezioni dipendono dalla Jiscrasia delle parti organiclie the vengono poste al contatto dello stesso virus. La comparsa dell' esantema vajoloso die invase negli scorsi anni i vaccinati in varie regioni d' Europa , e die fu detto varioloide, occupo il sig. dott. Francesco Capretta. Espone il sig. Capretta la storia delle osservazioni fatte da molti autori , come pure i registri die si sono tenuti di tali malattie. Li questa Memoria T autore fa osser- vare che la forza preservatrice del vajuolo va mano mano sceniando a misura che 1' iudividuo s' allontana dall' epoca 413 BlBLlOORAMV deFIa snl)ita vacclnazione. Riflette pure clie questo inde- bolimento della forza preservatrice piio dipendere dali' es- sersi il virus vaccina, per cosl dire, wnnnizznto , percor- rcndo per tan ti individui , o aluieno „ come snccede di tutti gli altri coiitagi , iiidcholito nclla sua forza per la succes- siva inolliplicata riproduzione. In scguito vengouo esposti i caratteri dUtintivi di questa inalattia , le differenze che passano tra qnesto nuovo csaiitcma e la varicella , con ciii ha somnia analogia , e finalmente vieii proposto qual mezzo salutare il rinnovnmento del virus vaccina togliendolo di- rettamente da qualche vacca afFetta. Si trovano pure esposte in quest' opuscol'> varie osser- vnzioni suU' uso della morfiiia , clie furono raccolte ed estese dal sig. De Monlon. Viene da prima esposta la storia della scoperta della morfina , e vi si aggiLUigono tutte le spe- rienze che furono fatte da varj autori su questa sostanza, 11 sig. De Moulon fa osservare clie la facolta eccitante, attrijjuita da alcuni alia morfina . potrebbe forse dipendere dall' essere Stata sciolta in una soverchia quantita d' alcool ; dimostra che la morfina pura nelP uso interno e piii debole de' suoi sail, ma che spiega efFettl deprimenti energici , special- raente nel caso di fregngionl fatte colla medesima sopra qualche parte dolente. L' acetato di morfina, tra tutti i sali di questa sostanza alcoloide „ fa quello clie meglio corri- spose airintento iiella clinica di Padova , ove fu prescritta in tutti quel casi ne' quali si dovea deprimere Y esaltata vitalita, o rintuzzare la soverchia sensibilith nervosa; '-iu- sci pure vantaggiosa diminuendo temporariamente le sma- nie e i dolori nelle croniche ed incurabili malattie. Le principal! deduzioni tratte dalle varie osservazioni fatte suir uso della morfina sono in compendio le seguenti : I." Che la morfina al pari de' suoi sail gode sotto rap- porti dinamici d' una facolta coiitrostimolante molto ener- glca ; 2,." Clie produce stiticliezza senza cagionare dolori addominali , iie raoto antiperistalti>co; 3.' Clie la morfina non deve prescriversi nelle infiammazioni per accresciuta massa sanguigna, se non dopo tolto lo stato di pletora ; ma che puo prescriversi in tutte le infiammazioni per irritazione dipendente da discrasie o da qualunque siasi irritamento; 4.° Che devest cominciare con dosi epicratiche da aumentarsi di giorno in giorno; 5.° Clie fa sentire i suoi efFetti deprimenti anche alcuni giorni dopo die si 6 presa ; PARTE SEGOND.V. ^13 6.* Che gli eflVtti costanti della morfina ne' prlml giorni sono lieve sonnoleazn , peso mite al capo; fenomeni die ill seguito svaniscono, quantiinque riaferino continni ad usarne a dosi niaggiori i 7.° Clie in qualche nialato la morfina in vece del sonno eccita la veglia , ma non mo- lesta;, 8.° Che non irrita la vescica orinaria , ma rende le oi'ine pill torbiJe e sedimentose ; 9.° Che spesso gP indl- vidui afl'etti da ostinate cefalee provano gran sollievo dal- r uso della niorlina , e die utilissima riesce nel produrre la caluia negli alFetti da meniiigitide e particolarinente da aracnoitide; io.° Che finalmente 1' uso della morfina con- viene in tutti quei casi ove esaltata trovasi 1" energia vi- tale'; e sue medicinali facolta essendo sjiecialmente palesi nel case d' infiammazione del cervello , dei nervi , del cuore , de' vasi arteriosi e de' vasi linfatici. II sig. professore Brera, grato a' snoi discepoli per la d.iligenza usata nella compilazioue del dinico prospetto , lo arricchi di alcune cliniche annotazioni snlF oftalmia con- tagiosa de' soldati (stampate anche in un volume a parte ) alia quale pubblicazione fu 1' autore inoltre indotto dal desiderio manifestato dal tenente-maresciallo haronc di Wimpfen nell' occasione die da questo tei-ribile niorbo tro- vavasi afFetto il suo reggimento. Le presciizioni di que- sto valente clinico vennero coufermate dal buon esito delle cure eseguite , ed ottennero T approvazione dell' I. R. Ac- cademia medico-chirurgica Giuseppiua di Vienna. Raccolta di Memorie, dissertazioni , trattati di parti- colari malatde , osservazioni cliniche , discussioni teoiiche, esperimenti, c molti altri opiiscoli simiglianti di celebri medici italicmi del secolo XIX, e priti— cipalinente dei professori Rasori , Bondioli , Rubini , Fanzago , Anibri , Borda , R.asgi , ecc coll esame critico delle diverse controversie die farono fatte , o che si fanno tuUavia alle diverse dottrine die sono in queste opere contennte , e con altri com- mend o aggiuntc. Conipilazione del dotlor Benedetto Monti. — Bologna, 1826, prcsso Turchi , Veroli e compagno- Air epoca nella quale tanto era il furore pro e contra la patologiaBrowniana si scossero i medici, priacipalflieate 414 BIBiiTOGRAFIA in Italia , a inaggiori stndj , sicche dal conflitto dclle opl- uioni emersero chiarite alcune leggi dell' ecoaoniia vitale , noil die le difFerenze -essenziali dei moi'bi , e la maniera di operare dei medlcamenti. Un corpo ne rlsulto di nie- diche discipline, clie auova dottrina niedica itallana fu denominato. 11 sig. dottore Monti si die la pena di raccogliere e di riunire quanto venne scritto sn questa dottrina , aggiun- gendo poi le proprie osservazioni per appoggiare le massime pill sicure ed istiuttive , o per contraddire i principj va- cillaiiti ed erronei II suo lavoro potra forse essere utile; ma pel vantaggio della scienza e delP uinanita noi desideriamo che egli si occupi a separare per la sua coUezione dalle temerarie teo- riclie r oro puro dalla lega , cioe i principj che tendono al perfezionamento delJa pratica dall' assunto di quegl' indo- cili innovatori che seinl^rano piii intenti a detrarre alia fama altrui, che ad estendere i confini della scienza. In questo prlmo volumetto il sig. Monti uiii alcune dis- sertazlonl di Pletro Antonio Boadloll. Premessi alcuni cenni biografici su la vita dl quest' autore , si da per prima Memoria quella , in cui trattasi deW esperienza e del metodo da seguirsi neVe ricerche di materia medica. Esclusa r astratta semplicita del rlformatori che ad aumen- tato o deficlente eccitamento tutte rlducono le malattie , e che r azione d' ogni agente terapeutico ripongono nel depi'iniere od erlgere 1' eccitamento, si dimostra come al- cuni rlmedj operlno elettivamente sopra un dato organo o una data fnnzione , ed altrl sojira lo stesso organo e lo stesso sistcma , ma in una maniera diflerente, e secondo il rapporto della diversa loro natura coUo stato del slstema vivente. Nella seconda Memoria intitolata dal Bondioli Ricerdie sopra le forme particolarl delle malattie si rlciiianiano i diatesisti all' esame troppo negletto dell'orlgine, della na- tui-a, e delle leggi delle forme morliose; e si sviluppano gli ottimi precetti con cui proporzionare il modo dl agire dei rimedj al modo d' esistere delle dlatesi manifestato dalle forme , e determinare e scegliere i rimedj piii op- portuni per la loro particolare azione a mutar 1' ordiue dei movimenti abituall , e lo stato degli organi cosplranti a far persistere le forme particolari dei morbi. PARTE SECONDA. /j,l 5 La t«rza Meinoria pure del Bondioli verte su t istruzione clinica piii ana a forniare veri medici. In essa e provato clie la perfezione della medicina non altrimenti puo cou- seguirsi che coll' uso rigoroso dell' osservazione e dell' ana- lisi; perclie le dottiine ai nostri giorni piu divulgate sono molto afiini alle piu antiche , lo die dall' autore fe dimo- strato con molto ingegno e pari erudizione. Nella quarta Meinoria del sig. Bondioli si tratta deW azio- ne irritativa , che sul corpo vivente si esercita , secondo r autore, in una maniera afFatto diversa dalla meccanica e dalla stiniolante o controstiniolaate , e tende a dlstrug- gere 1' integrita naturale della fibra e dei tessuti viventi , cooperando anclie a rendere piii gravi le malattie della diatesi flogistica ed antiflogistica. Seguono a queste Memorie alcune considerazioni del compilatore su le medesime. Sarebbe a desiderarsi die il sig. dottore Monti avesse esposte con meno oscurita le sue idee. De vetcnim ignoranda circa doctrinam contagii in morbis epidemicis dissertado quam pro doctoris me- dicince lanrea lite capesseiida publicce disquisidoni submitdt in Archig-ymnasio dcinensi Alexander Fer- RARio Novocomensis. — ■ Ticin. , 1826 , ex typ. Fusi et socii successor. Galeatii , in 8.°, di pag. 37. Scopo di qitesta tesi e di mostrare die gli antidii igno- ravano la dottrina del contagio nelle malattie epidemiche. Molto versato si palesa 1' autore nella storia sacra e pro- fana : gli si dee poi lode di somiiia diligenza nelle inda- gini. ■ — Egli ha molto letto , ed euira in discussioni si ben ragionate che nsostrano aver tratto non poco profitto dalle sue letture. *Annales scholce clinicce medicos Ticinejisis, auctore nob. ab Hildebrand , med. doctore ; ards ocii' larioe magistro ; praxeos medicos , padiolo^os ac therapeudccs speciulis professore etc. Pars prima. — - Papice , ex typograph. P. Bizzoni , in 8." ^l6 BtBLIOClUri\ Racdonamento dell intendcnte avvocato Alberto NoTA detto nelV adunnnza della Ginnta provinciale del laccino in S. Rcmo il dl 14 novembre 182 5 per la solennc distrlhuzioiie dl medagllc fatta at vacci- natori pih beiicnierid della provliicia. — Savona , 1825, dpografia Rossi, in 8.", di pag. 14. L' autore dl questo libretto e degno di lode pel lumi cli' el mauifesta e per la lilantropia dalla quale si mostra animato. L' oggetto del siguor Nota e di mostrare 1' utillta della vaccinazione. Osserva che se il vaccino non rende sempre immune dal vajuolo , modifica almeno sempre quel fuiiesto esantema che nel lyaS rap! la Parigl aoooo persoiie, 6000 in Napoll nel 1768, in Roma piii di 6000 nel lySa, e 26000 nel lySS, e che tante orrende deva- stazlonl in varle epoche ha prodotte per tutte le altre parti del luondo. Questo ragionamcnto del sig. avvocato Nota e sparso di molta erudizlone, ed onora tanto piii il uiaglstrato quanto die la coiafideaza del puliblico pel valido preservativo jea- neriano pare essersi alquanto infermata da che il vajuolo naturale venne, noa ha giiari, fra noi serpegglando. Delia periodicitd nelle febbri , e della sua causa e natura : Comentario di Francesco Puccinotti nr- binate , in 8.°, di pag. 72. — Fesaro , 1826, coi tipi di Annesio Nobili. Ecco nnovi discorsi e nuove ipotesi sopra uno dei plii profondi arcani della medicina, qual e la causa e la natura della periodicita nelle febbri. Gil sforzi dell' autore del Comentario sono ingegnosl , non mancando a lui ne per- spicacia d' ingcgno , ne erudizlone medica ; ma sono raolte e di non facile scioglimento le dilGcoIta e le eccezionl che possono apporglisi. Quando 1 medici sappiano ben curare le febbri periodiche , e poco male se non giungono a sco- prire la causa e la natura della lore periodicita. PARTE SECONDA. 4*7 FISICA, MATEMATICA, ASTRONOMIA. Sagglo di eleUroniagiictismo dedotto dagli esperimenti istltidti JielV Urnversitd di Roma da Sarerio Bar- Locci , professore di fisica sperimentale , ccc. , in 8.°, di pag. 74, con 2. tap. in rame. — Roma, 1826, nella stamperia de Ilomanis. Si contieiie in quest' opnscolo una nitida e compiuta esposizione dei raoltiplici fenomeni elettromagnetici cono- sciiiti sino a questi uldmi gioini. Vi si descrivono varie esperienze istituite nel gabinetto iisico deil' arcliiginiiasio romano dal medesimo autore ; e vi si presenta lo stato delle recent! teorie elettiomasnetiche di cui tanto si oc- .... ... 1. cupano i fisici ed i chimici d' oggidi. Questo peicio e un li- bro che merita di esser letto dai coltivatori di tali scienze. Nuovo Tuetodo di misurare le vclocitd incziali dei pro- jetti immaginato dal sig. abate dollar dal Aegro professore di fisica , matematica e 'sperimentale nel- VI. R. Universitd di Padova. — Padova, 1824, dalla tipografia della llinerva. Diversi metodi furono dai meccanici inimaginati per mi- surare la velocita iniziale dei projetti. Eeniamino Robins, che fu il primo a pubblicare delle sperienze degiie del- r attenzione dei fisici , deduceva questa velocita dalla de- viazione , o sia dall' arco descritto da un pendolo , contro del quale , come a bersaglio , dirigeva la palla. II Mattei , maccliinista di Torino, scaricava il fuclle contro una gran ruota mossa uniformemente in giro intorno ad un asse ver- ticale e vestita tutto alf intorno d' una zona di carta. La distanza dei due fori fatti dalla palla davagli indizio dello spazio descritto dalla ruota nel tempo die la palla ne aveva percorso il diametro. II Lombard contava il numero delle battute d' un ovologio nell' intervallo di tempo che il pro- jetto implega a percorrere la sua trajettoria dal punto della partenza a quello della caduta. Altri metodi analoghi ai precedenti furono proposti da diversi autori. II prof, dal Negro gli enumera ed espone tutti partitamentc , indi pre- senta il suo , fondato suU' uso dello stroraento da lui tempo fa immaginato al line di poter misurare le piii nunute frazioni del tempo ( la descrizione di questo congegno 4l8 BIBLIOGR*FI\ detto dair autore Oligocronometio trovasi nel tomo VI degli atti deU' Accademia di Padova). Non potendo cjui presentare una compiuta descrizione del nnovo meicnnismo del nostro autore, la quale non rlesci- rebbe intelligibile scnza il sussidio d un' esatta figura, ci restringereuio ad indicare che il suo metodo consiste uel legare per cosi dire il moto del cronometro a cjuello del projetto in guisa che la palla all' escire dalla canna ponga in moto il pendolo ; e lo arresti ])oi al momento in cui urta ncl bersaglio coUocato ad una data distanza : di modo che sparata V arnia da fnoco puo lo sperimeatatore arre- stare la palla a quel punto del suo cammino che piii gli aggrada , e luisurare colla precisione dei miiiuti terzi il tempo in cui vi pervenne. *3femo?ie della Societd italiana delle scienze residente ill Modeiia , t. XIX , fasc. II delle Memorie di fisica. — Modena , ecc. , in 4.° *3Iemorie della R. Accademia delle scienze di Torino , tomi XXIX e XXX. — Torino , ecc. , in 4.° SuU origlne del sistetna Solare Discorso di Niccolo CjcctATORE , direttore del R, Osservatorio. S^conda edizione. — Palermo, 1826 , presso Lorenzo Dato. II sig. prof. Cacciatore pubblicando nell' anno 1820 le osservazioni ed i calcoli relativi alia bella cometa del 18 19 gli aveva fatti precedere dall' esposizione di alcttne ipotesi suir origine del sistema solare. Questa parte del suo lavoro fu poscia da lui riprodotta, col corredo di molte annota- zioni , in uno dei fascicoli del giornale letterario di Pa- lermo , ed ora V editore Lorenzo Dato ne ofFre al pubblico una separata edizione. Esposti i fenoineni abbastanza conosciuti dei movlmenti dei pianeti e delle comete intorno al sole , 1' autore risale air origine delle cose e combinando le idee dell' illustre suo predecessore , il P. Piazzi ( 5iA//a cometa del 1811) con quelli del sig. Laplace ( Exposit. du sisteine du morule) im- magina che i corpi snddetti sleno nati da un' esplosione avvenuta in te.iipi romotissimi nella massa del sole. Le PARTE SECONt)A. 419 materie indi lanciate u si dovettero conformare ia atmo- sfera immensnmente estesa intorno ad esso, soggetta alia stessa legge cii rotazione e iiella direzione medesiiiia. Con- deiisata di poi in diverse zone dalla successiva mancanza del calorico , le piu lontane dovettero staccarsi , nella di- rezione deir e«]natore solare , dalla materia jaiu vlcina al sole .... Allora per la mutua attrazione delle parti si formarono dei solldi, i cui niovinienti su gli assi e attorno al sole dovevano modllicarsi relativamente e alle impres- sioni particolari delle molecole die s' univano , e al mo- vimento generale clie avevano ricevute^ e cosi nacquero i pianeti. Restarono intanto sparse per lo spazio imnienso , che il fluido solare aveva occupato, quelle materie, che per le lore iisiche circostanze non poterono far parte de' corpi suddetti. Queste assai spesso si possono trovare in attitu- dine di unirsi , modificando il lore niovimento intorno al sole secondo la massa che vanno acquistando^ giacche gli urti simultanei delle molecole che s' aggregano in Aarie direzioni obbligano il nuovo centro di gravita ad abban- donare la direzione della zona poco eccentrica in cui nuo- tavanoi e cosi hanno origiue le comete. » II valente astro- nomo espone tutte queste congetture con una lodevole ri- serva , noh dimenticando il detto di Cicerone posto in fronte per epigrafe al sue opuscolo: Opinionum commenta delet dies, natural judicia confirmat. * Effemeridi Astronomlche di Mllano per V anno 1827 calcolate da Enrico Brambilla e Gio. Battista Capelli, con Appendice di osseivazioni e Memorie astronomiche. — Milano, 1826, presso 11. B. Slaj?i- peria. L' Appendice contieiie i segiienli scritti : Esempi di calcolo nella soluzione di alcuni problemi di trigonometria sferoidica , di Barnaha Oriani. Misura delF arco del meridiano compreso fra IMilano e Geneva, del medcsimo. Valore del coefficlente numerico del tennine prlnclpale della Variazione dedotto dalle osservazioni della luna fatte negli anni 1 820-21-22-^3 , di Finncesco Carlini. Delle irregolarita die si osservano iiei livelli a bolla d'aria, del medesimo. ij.20 BIT?LTOGll\Fl\ Sulle variazioiii della scala nei llvelli a l)olla d'aria, dl Giuseppe Bianchi. Osserva/ioni astronomiclie fatte a Trento, del prof. Pinali. Osservazioni nieteorologiche fatte alia specola di Milano neir anao 1824 da G. Jiigelo Cesnris. coiir. ISrONDENZA. Ai signori Direttori della Biblloteca Italiaiia. L'argomeiito delle strade e di un interesse tanto generale clie ogni annnncio di nn ritrovamento per niigliorarle viene dal pubblico avidameate accolto , analizzato e giudicato ; in fatti le strade di qnalntique genere , come mezzi di fa- cilitare le comuiiicazioni tra Stato e State , provincia e provincia, citta e citta, horgata e borgata, siniili alle ar- terie del corpo umaiio , possono dirsi 1' organo primitivo della vita e dell' incremento di tutte le sociali institnzio- ni •, quiadi e clie pure con generale interesse fu letto Tar- ticolo contenuto nel fascicolo di settembre ultimo scorso della Biblioteca italiana, col quale si e data idea di un li- bro pubblicato in Napoli dal sig. Giuseppe De-Welz di Como , col titolo di Nuovo metolo di costndrc le strade di O. L. Mac-adam , Ispettore delle strade nella contea di Bri- stol , traduzione con note ed appendici offerta alia Sicilia ed agli altri Stati d' Italia. II sig. De-Welz e al certo degno per detto lavoro del maggior elogio , clie ben giustamente gli tributo la Biblio- teca italiana i negoziante onestissimo ed avvedutissimo, i cui commerciali intraprendimenti per altro hanno per iscopo non tanto il proprio interesse quanto il bene generale del paese in cui vive (i), si e prima d' era palesato profondo econoraista coll' opera La niagia del credito pubblico sielata ; era con un libro di utilita pronunciata e ridondante di non triviale dottrina , che puo essere ofFerto all' erudito, al legista ed al magistrato, si mostra minutamente istrutto in Of'ni maniera di cognizioni concernenti alle strade. Ma quel libro per quanto pare andava annunciato al pubblico con tutt' altro titolo , e forse meritava d' essere nominato una Racco'ta di noUzie e considerazioni per preparare una (1) Periculum privatum utilitas publicu e V epigrafe del libro del sig. De-Welz che lieu gU sta. PARTE SECOND A. 42 I buona legislazione stradale ; legislazione alia quale tutti i Codici non consacrano se non uno scarso numero di ca- pitoli, sebbeiie abbracci oggetti importantissiiui che richie- derebbero uuo svilnppo niaggiore ancbe nei codici degli Stati ill cui le strade sono quasi peifette. Noa si reputera ne capricciosa iie vana questa osserva- zione ove si consideri che nel libro di cui ragioniamo niente vi ha da imparare rarchitetto delle strade; comun- que coraposto di pagiiie 870 in qnai'to piu o meno fitte di carattere , nella sola Informazione sulla riparazione di una strada vecchia e degli stromenti che debbono essere ado- perati, la quale occupa ajipena pagine cinque del carattere piu grosso, e contenuto il preteso nuovo metodo del sig. Mac-adam di costruire le strade. Riparare una strada quando il suo pavimento e di gros- sezza minore di dieci poUici , distaccarne le pietre e roni- perle in piccoli pezzi del peso non snperiore a sei once , ridurne il colirio al minimo od a tre pollici sopra trenta pledi di larghezza , uguagliarne il piano e ricoprirlo colle pietre frantuniate sono le sostanziali prescrizioni del signor Mac-adam , le quali richiedono nell' esecuzione V uso di picconi;, rastrelli, martelli, niartelletti e pale o badili. Questa pratica di riparazione rlescira utile in qualche caso specia- lissiino 5 ma non potra dirsi un nuovo metodo di generale applicazione , comunque il signor Mac-adam accerti che in ogni caso e malgrado la varieta di circostanze i suoi principj devono sempre senire di guida (1). Messa cosi a nudo la scienza del signor Mac-adam (2), ognuno dovra fare le meraviglie come, dandole ii falso titolo di nuovo metodo , abbia egli potuto acqulstare un grido presso la sua nazione , nell' Inghilterra ove s' onora il vero merito , ed il genio trova un pascolo nel mo- vimento generale iiiipresso nella societa dal piu esteso (i) II sig, Mac-adam vorrebbe ripartico il lavoro a tratti di etrada lunghi due o tre verglie ( quattro a sei nietri), il che si trovera ovuoque un erossolano errore. Ed ahri errori consi- mili potrebbero trovarsi nel suo breve scritto se vi fosse il prezzo deir opera nel rilevarli. (2) II sig. Mac-adaiu, per quanto puo arguirsi dai suoi scritti pubblicati colle stanipe, non supeva in cognizioni uno del nostri abili coniuiessi di Lombardia incaricati di sorvegliare alia pre- parazioae ed alio spandimento delle ghiaje. 43a BIBLlOCR.VFI.i commercio manufatturiero e di trasporto ; pure la cosa ando cola tatit' oltre die lo stesso Parlamento si occupo del si- gnor Mac-adam e del suo metodo. L' autore quiiidi , reso audace da uii effimero trionfo, si era fitto in capo che r U90 delie sue pieti'uzze di sei once di peso dovesse rim- piazzare ogai altro iiiezzo per formare i pavinienii delle strade , non eccettuato qaello dei lastricati nella stessa citta di Lonilra. Sebliene i snoi progetti siano stati in alcuni circondarj , anche fuori della contea di Bristol, accolti quasi alia cieca , come talvolta accade delle opinion! mi- steriose od inesplicaliili , pure non mancarono uoniini di retto intendiniento che misero in chiara luce la verita (i). Ora il disprezzo sabentra alia cieca persuasione: il me- todo del sig. Mac-adam e gia proscritto in Londra (a) , e sta per essere abbandonato fors' anche nei luoghi ove r ntilita sua sembrava probabilissima. Nelle strade il pavimento e come il tetto nelle case , le qitali quantunque di buona architettnra vengono sovente coperte di mostruose tegole , perche o manca il piombo , o non si vuol sosteiiere il dispendio gravissitno nel prov- vederlo in lontan paese. Gos'i nel pavimento di una strada di lungo corso, tanto nel costruirlo in origiue quanto nel ripararlo poi , e quasi ovunque necessita, por non uscire dai limiti di una giusta economia , 1' usare i raateriali che trovansi in luogo f, in quest' uso, particolarmente nei la- vori di ristauro o di manutenzione , soiio necessarie pra- tiche diverse quanta e la diversita dei luoghi e delle fjsi- che coadizioni d' ogni tratto di strada relativamente al suolo, al livello , al pendio , alia larghezza ed alia mag- giore o minor frequenza del carreggio. Pertanto ognl tratto di strada, quand' anche in origlne ben costrutto, esige studj ed osservazioni particolari nel prepararae convenien- temente i materiali di manutenzione e spargerli in debita quantita a tempo piu opportuno , onde ne rlsulti il suolo della strada , pel maggiore possibil numero di giorni di (i) Vedansi presso il Cordier le annotazioui di Beiiiamiao Vingrove al inetodo di Mac-adam. (2) Veda-i uel BoUettino di settembre di Ferussac il risultato della scduta ii magi^io 1826 della camera .lei Lord che L;,iudica assolutameaie impraticabilc nelle strade commerciali c mol»o freqnentate il metodo di Mac-adam. PARTE SECONDS. 423 ogni anno, hen nnito e colla minima cjuantita di fango o polvere (i). E tali sono gli stndj e le osservazioni die, in generale trascurate, diventano capaci di nn perfeziona- mento anche in Lomhardia, ove nel conservare le strade, in complesso costrutte con buone regole e sotto Ijen or- dinati livelli , s" impiega la ghiaja a grani arrotoudati che e la materia ad ogni altra posposta dal signor Mac-adam, il quale come vedemmo vorrebbe il pavimento delle strade formate di pure pietre angolose risultanti dallo spezza- mento di piu grossi massi (2). Non necessita annualmente sopra un medesimo tratto di strada la medesima quandta di ghiaje di manutenzione , giacche V andamento delle stagioni concorrente a determi- nare il maggiore o minor bisogno di sijnile materia risulta in ogni anno assai diverso ; dal caldo autunno si passa talvolta ad un inverno asciutto , e tal alti-a le piogge di- rotte cominciano nel settemljve , e si alternano coi giorni sereni , ma sciroccali in tutto V ottobre ed il novembre ; in qualche annata un solo e tardo disgelo ci annuncia la primavera che pin non retrograda, ed in qualche alti-a le minute penetranti lirume oscurano gran parte del febbrajo, marzo ed aprile. Riesce fatale per le strade di Lombardia lo spargimento delle ghiaje a pavimento asciutto , come in alcuni casi e dannoso I'uso di ghiaje a grani grossi presso che tutti uguali , o ghiaje troppo spoglie di sabbia (3). Sopra alcune strade voglionsi le ghiaje distese in tutta la larghezza, sopra alcune altre basta impiegarle a colmare le ruotaje , sopra alcune finalmente potrebbero essere sparse soltanto ogni due o tre anni. Per tutte pero e indispen- sabile continua vigilanza nell' appianare le piccole creste , (1) In Lombardia si spinge da alcuni il desiderio delle buone strade fiao a volerle asciiitte anclie durante la pioggia d' in- verno , ed umide nelT estate parimente quantlo doniina la piu ostinata siccita , e costanteniente si grida ... oh che fango ... oh che polvere . . . lua dove sono luai le strade affacto senza polvere o fango ? (2) E la pierre pilee dei Francesi inipiegata pure in Italia in qualche luogo , speciahr.ente nella manutenzione della nuova strada del nionte Cenisio uiancante di ghiaje. (3) Ove le ghiaje sono a grani eccedenti la grossezza di una noce sarebbe certamente utile lo spezzarli c«i uiartelli ; 1' e»pe- rimento alincno merita d' esscr tcntato. 4^4 BIBLIOGUAl'IA. nel colmar Ic piccole Ijassure e nel proniovere dopo le piogge lo scolo dei plccoli ristngni d' acque nelle lunghe ruotaje. Lo stradajuolo deve curarsi d' indovhiaic la setti- inaiia piii oppoi'tnaa al graude annuo spargimento delle ghiaje , come T agricoltore cura quella propizia alle semi- nagioni. Se in cio T agricoltore e talvolta sfortunato , non s' iiicolpera lo stradajuolo clie lo sara pure nel gettar le ghiaje. In generate pero devcsi arer per canone clie un I'icco ed unico spandimento annuale di gliiaje piii proficuo riesce dello spandimento suddiviso in piccole quantita, e che fra il pericolo di spargere le ghiaje a suolo troppo umido 5 ed il pericolo di spargerle dominantlo il secco, fia meglio assoggettarsi alle eventuallta del prinio , poiche in simile combinazione il prezioso materiale delle ghiaje (i) se si aifonda alquanto non e infranto dal carreggio ne consunto , ma passa ad accrescere la ^'ossezza della dura crosta costituente il pavimento delle strade. I Romani , che in tutto rairavano all' eternita , tentarono pure di costruire il pavimento delle strade di una tal re- sistenza da contrastare coi secoli senza hisogno di con- tinui ristauri annuali , che mai non ebbero in costume. Una lunga esperienza cominciata col risorgiraento delle arti , ed originata Torse dal caso , persuase i custodi delle strade presso le pin colte nazioni che contro V azion continua a danno dei pavimenti stradali , deir umido , del secco, del gelo e disgelo combinata coll' azione del car- reggio nulla vale se non una continua reazione coi la- vori di ristauro i percio al pavimenti dei Romani for- matl a varj strati , altri di grandi pietre esattamente com- baciate, altri di pietruzze e calce, altri di terre , si e sostituito un semplice rialzo in terra asciutta su cni posa per lo pill uno strato di ghiaje alto da mezzo piede a tre , oppure uno strato di pietre rotte a martello, strato die periodicamente viene risarcito con sovrapposizione di nuova materia come si e detto ; e questa sostitiizione, che ■diremo moderna, e di un vantaggio tanto eminente non piii rivocabile in diibbio. (i) Le g'liaje in Lombardia costano da una lira fiiio ad un- dici al metro cubo e si consumauo iu ogni anno lino nella quan- tita di niecri quattry cubi sopra metri dieci di strada. PARTE SECOND.V. 4a5 E sembrato uecessario cli aggiungere questi rlschiari- inenti all' analisi piodotta nella Biblioteca italiaiia del libro del sig. De-Welz , poidie quasi per denigrare inconside- rataiiieate i iiietodi usati nella costrnzione delle nostre strade noa inaiicano in Lombardia alcuni che le vorreb- bero anclie ntl pavimento costrutte alia roraana, iie maQca chi afTasciiiato da poniposi elogi di qualche giornalista d' olireiuonte ripetuti recenteniente fra noi del metodo del sig. IMac-Adaui (i), va proclamando nei ciicoli il vantag- gioso pi'ogetto di mac-adainizzare (2) la stessa citta di Mi- lano 5 estirpandovi i ciottolati e sostitiiendovi le pietruzze angolose e sciolte di sei once, nella fiducia clie il pavi- mento di qnesta capitale , piii bello di qualnnque altro di una grande citta, possa conservarsi asciutto costante- niente, e semprc unito , e quindi senza quelle punte di ciottoli che fanuo male ai picdi estremajnente dilicati o callobi. Milano, il i3 dicembre 1826. X. Lgregio signor consigliere Gironi . ^lil.uio , il 6 gemiajo 1827. II grazioso accoglimento di cui vidi onorata d.il oolto jjubblico Tardua e onerosissima niia impresa di descrivere I'inteia guerra delle Spagne col corredo di piani e carte to- pogiafiche relative alle azioni memorande nelle quali rnrmi italiane segnalaronsi, ha posto me nell'obbligo di palesare come meglio il posso I'alta mia gratitudine, e al tempo stesso chiarire, se fia d'uopo, alcune cose che piesso il pubblico inedesimo vengono velate da alcuni cui piace mescere alle loJi lusingliiere o qualclie dubbio d' iucianipo che pur non lia sussistito giannnai, o le asserzioni piii inaspettate e meno vere. II Giornale di cui ella e uno de' chiariL^sinu Direttori fii tra i primi a dar cenno dell' opera (3), e nol poteva in (I) Vedaai anche la Gazzetta di Milano dell' 8 dicembie 1826, souo la data di Berlino. (3) Mac-adaiidz-inre luia sUada era espressione usata iu Iiii;,liil- teria due a tre nuiii sono. (3) V. secteu.hre 1825, Diblioteca italiaiia. BUd. ItaL T. XLIV. -j."^ 426 BICLIOGRAFIV uianiera per mc pin soddisfacente. II Giornal niilitare aa- striaco (i) die esce in Vienna sotto gli auspicj dello Suto luaggior generale ha specialmente parlato dclle opcrazioni militari ch' io descrivo , e il fece con pari intelligenza e cortesia. Qaalche Giornale di Francia (2) lia pur lodato r opei'a asserendo esser veri e spassionati i racconti , e gareggiare il testo in bellezza coUe tavole : il Memoriale topografico (3) leva a cielo I'uno e dissente sul modo con cni r altre fnrono disegnate ; iinalmente TAntologia di Fi- renze (4) accorda plauso a tanta inipresa e soprattutto al- Tordine, alia precisione ed alia verita di (juanto vl e espo- sto, ma si duolc ch' ioparli piii propriauiente delle trnppe del gia regno d' Italia, che di quelle aggregate e con- fuse nelle lile francesi. Molti poi senza scrivere portano dintorno lamenti perche in' abbia taciuti i loro nomi , ob- bliando aver io tolto a descrivere le azioni generali delle truppe italiane e non gia quelle particolari degl' individui che le componevano : uelle quali particolari azioni percio rare volte mi trattenni , e per esenipio nella feruiezza di un Bianchini che da Lancetti e detto Cremonese, dai Piacentini Piacentino, e da me fu acclamato Bolognese, siccome consta dai lil^ri ministeriali. A tutto cio, Consigliere gentilissimo , vorrei pure dar cenno di risposta, e di lei mi valgOp ben conoscendo quanto amore ella porti, non che all' opera, all' autore. Mi dichiaro altamente grato per tutto cio che si disse a favore di uu' opera che mi ha costato 6 anni di osser- vazioni in guerra e 10 di studio in pace; che in somma assorbi presso che ogni mio ayere e m' e tuttavia di gran peso: tanto e nuovo in Italia (per la quale 1' opera era scritta in lingita patria ) il corredo di carte e piani a storie di lon- tani avvenimentij e tanto^ e pur d'uopo il dirlo, corre facile alia penna di alcuni Io ascriversi con iinna obbligatoria ad Vina inipresa letteraria e il defraudare o 1' essere de- fraudati nella giusta aspettazione ! Certamente chi giudica nel fondo delle cose avra osservato die 1' amore delle fl) V. setteiiibre , ortobre , novjniibre 1826, Dcttcrtcii.'^if^e militQi: 3eitfrt)rift. (2) V. RpvLie eacydop. ct Bidletin uiiiversel. (3) V. Memorial topog. eC inilit., n.° VIII. (4) V. settembie 1826, Antologia di Firenze. PARTE SECONDA. 42-7 ricchezze non fix iiiia guida in tanta iinprcsa '•, pure e sem- hrato a talnuo die il dono di 3o fogli d\ stanipa e I'accu- rata edizione ch' io loro proponeva non iscnsasse il ritardo indispensabile , e la firma cessato avesse di esser valida, couiunqne inipressa pure sul libro, ne contraddetta mai. DebJjo inoltre ad onor del veio dicliiaiaie die ne punto ne poco e])bi io inciampo nelle niie narrazioni dal lato di dii avrelibe potuto fiapporlo, ove abliracciando run par- tite o r altro non mi fossi tenuto in fjuella via die alio storico si addice , e dalla quale deviaiulo si rinunzia ai- r ambita fama di veritiero cd imparziale. Ne credo siavi miglior prova dell' aver io caiunilnato senza freno nelle jnie descrizioni di fatti e di costuuii , clie qnella di un ottenuto vanto di narratore sincero ugiialmente die franco da varj lati del mondo incivilito, ed ora pure dalla gene- rosa volonta del Re di Spagna (i). Posto cio , perclie mai nell' articolo deirAntoIogia si as- serisce essere T opera non perfetta per P inciampo trovato dair arutore nella natura de' tempi e delle passioni ? Non Iio io affermato nella prefazione (e T aflfermailo al pub- blico e tremendo ) che non ci cweva motivo (a) di vchire I' avvenuto (la che I' ordine delle cose re.siaurato me pur diviso aveva pressoclie imniensamente dall'epoca di cm parlaia? Am- mettero per altro cbe la perfezioiie toccar da me non si poteva appunto per quella debolezza delle uniane menti di cui r autore delF articolo si lagna; perfezione cb' essere doveva ben minore per un'opera di tanta mole, alia quale io mi dedicava con un fine onesto e decoroso. Sul punto risguardante T aver 10 taciuto^ a parere del- Tautoi'e dello stesso articolo, la gloria de"" Napoletani, Genovesi , ecc. mi bastera 1' appellarmi al mio libro ove si veggono distinte le imprese e le truppe Napoletane, accennati pin volte come composti quasi tutti d' Italiani que' reggimenti Frances! che militavano hi Ispagna posti a iiumero nelle provincie di Francia Cisalpine , in sonmia non aver io trascurata alcuna circostanza per parlare di essi con quel vero interesse nazionale die non lascia nel- r oljbli\'ione una parte per innalzar V altra delle trujipe (1) L' autore fu per cjuesc' opera oiiorato d>i Siui iMaesia Cat- tolica coll' Ordiui- distiuto di Carlo 111. (2) V. ])ag. 6 del vol. 1 dell' opera. 428 niRLIOGUAFIV corabatteati sul canipo stesso deironore, avend' io per cio forse meritato clie Y autore dell' articolo fosse poco dopo indulgente al segno di asserlre troppo gentilmente , csser tgli preso dalle bellezzc del libro e daW intenso amore del siio autore per la patria. Rignardo al modo con cui le tavole fiiiono disegnate, io non credo di tlover dire piii di cio cli' e gia schiarito nella prefazione e nelP elenco delle tavole posto in fronte del I." volume dell' opera (i). Ivi si vedono le provenienze dei piani ed il sistema die non e niio, ne solo germanico, ma francese e adottato nella projezione dei terreni clie concernono le piazze forti. Sarebbe errore il dire die io m' ebbi in niente di stabllire una generale livellazione a punti jjrecisi ne' piani non muniti tutti di sufiicienti ri- tagli di terreno per mancanza di tempo nolle geodeticlie camjjali osservazioni , e molto meno giusto sarebbe il cre- dere ( come pare snpporlo T autore dell' articolo del Me- nioriale topografico, e quasi dubiterebbesi cli' egli abbia ben letta la mia prefazione ) che io abbia voluto indicare le grandi differenze di altezze nelle carte generali ove tampoco vengono accennate , come ne' piani minori le equidistanze figurate alle quali voglionsi supporre le sezioni orizzontall. Clie poi r incisione dello scritio venga oscurata dal taglio della configurazione de' moiiti, cio e difetto irreparabile •, e certamente non era dato il superare un tanto scoglio ad un prlvato, quando Pubblici Stabiliinenti a mala pena ten- tano sottrarsene ; e del resto io non nego die le tavole oscure non siano difettose, ma cio e da attribuirsi anche alia stampa, e molte volte assai piix die alle crudezze del ])uIino, alia natura stessa di uno scabroso terreno troppo al vero raffigurato. Accolga, egregio Conslgliere, con queste riglie delle quah ella disporrii pel decoro a lei caro delPardua e tuttavia onerosissima mia inipresa , i sentimenti della mia stima piu profonda. II cav. Vacani , /. R. maggiore del genio. (i) V. pag. 3, 9, 10, II del vol. I deir opera. PARTK SECONDA. ^2() Al sig. AiigeUro Picciolini professore dl belle letters a San Marino , cJie ha pnbbllcate alcune conside- razioni sopra wi ardcolo delta Blblioteca riguar- dante il Guldo della Torre , tragedia del C. Giain- battista Carrara Spinelli. Voi dovete essere, sig. Angelico , uii gran professore di rettorica . o per lo nieno an ottimo conoscitore de' to- pici , quaiido apparecchiandovi a rlvederiie il pelo, comin- ciate dal lodare !a nostra inoderazione verso il Ser-Gianni, poi ci perdonate una transizione antilogica e un imperdo- nabile municipalismo. Del Ser-Glanai non vogliamo dif cosa alcuna , perche gia ci pare di averne pavlato anche troppo : la transizione poi e veramente antilogica ( luibes confitentem ream ) , perche invece di dire che il Guide e notabile per un difetto coutrario a quel del Ser-Gianni , avremmo dovuto dire con piu ampiezza e con plii verita per dlftui. Ma vedete donde e nato Terrorel Noi accusammo nel Ser-Gianni principalniente la mancanza dell' invenzione, e per aggiunta la ignobilta di alcune sue scene. Passando poi al Guido la niente ci corse a quel preclpuo difetto ( la mancanza dell' invenzione ) , e dicemmo che nel Guido appariva il suo contrario , cioe 1' abuso delT invenzione. Questo pero non toglie ciie la transizione sia antilogica alio sguardo llnissimo di un vostro pari ; e il nostro errore e tanto piu grave in quanto che quella seconda parte del nostro articolo l' abbiamo scritta proprlo per voi , cono- scendovi tenerissimo dell' onore della logica , non die di quello deir autoi'e del Guido. Dalla logica voi passate ad argoiuento , non sappiaiivo se dir si debba piu importante o piii noliile , n\a certo piu specioso ai di nostri. Anche voi, sebbene viviate a San Marino, avete le vostre dottrine cosniopoUdclie ; e credete cKe sia effetto del nostro miserabile municipalismo I' aver censurata nel Guido la violazione di ogni storica A^erita. Se non che poi tanto vi abbaglia lo splendore del vostro cosmopolitismo , da scommettere che se non si fosse trattato di storia milanese noi avremmo taciuto su questo punto d' accusa. Potremmo dirvi di essere men corrivo a scoumiettere , se non volete mettere a repentaglio in un medesimo e P onore e il provento della A'ostra cattedra in San Marino; nia poiche siete si liberale da perdonarci 4^0 lUni.lOfM! AK-V anclic H imni'uipalismo , iKii vogliaino contentarci di ac- certarvi clio siete in cirore, poi ringraziarvi di quel jicrdono. Se nan clic sottc> una tro|ipo grave usnra ci accordate le vostie largizioni , pretcndcndo da noi la risposta ai sette quesiti che ci jirnponete. Sapete che ne avrestc un libi'o da profittarne non poco qnando vi rintanerete nel vostro San Marino , sia \'endendolo ai curiosl die il furor litterato in giierra mean , sia recitandolo dalla cattedra con quella unzione che basta a far vostre le cose di tanti altri scrittori ? Poi , non vi dice !a coscienza die sareste a inal partito voi niedesimo se doveste rispondere ai vosU'i quesiti? Pensate dunque se noi possiamo bastare a si nia- iagevolc inipresa I In luogo pertanto di una nostra risposta noi A'ogliamo insegnnrvi dove potete pescare la soluzione de'vostri quesiti, additandovi gli articoli del vostro coUega sig. Tomniaseo. Voi direte per avventura , ch' egli e uuo di que' ragazzi intemperanti dei quali parlate sul cotnin- ciare delle vostre Considerazloni j e sia pure, se esser puo, con pace vostra e di lui i ma nondimeno leggete i suoi nrticoH, se non altro (e gla si fa da parcccbi ) come si leggono le ironic, cioe per interpretarli tutto al contrario di quel che sonano , e ne trarrete ancora buon frutto : anzi quasi diremmo che ne trarrete la risposta che aver potreste da noi. Nel resto ci pare di potervl cliiarire alcun poco intorno alia nostra censura del Guido senza metterci in quelT im- mense pelago nel quale vorreste affogarci. Abbiamo posto jier fondamenio , che sebbene il poeta possa e deliba mo- dificare i fatti storici per renderli acconci alia scena , la jjarte d' invenz.iono vuo! essere sU2;gerita senipre da qnalche utile motive , non oziosa , non contraria a quelle storirbe vorith che per essere troppo note e troppo important! non sono pill neir arliitrio del poeta. Qnesto e il fondaiiicnto dclla nostra censuva, la quale non puo esser distrutta , se non ci mostrate die le Spinelli trasse un grande vantaggio dair avere falsificata la storia, e che le circostattze da lui falsIHcate non erano di quelle die noi abbiamo accennate. A spiegarci piii chiaramente diremo , che censuranimo le Spinelli perche falsificb la storia senza darci una buona irnj^odia; e noi crodevamo di dovcr Icggere e l)uoaa storia o Jjuona poesia. Voi dite che anche T Aifieri nel Filippo ha violata la storica verita: ma sapete voi perche ncssuno gliene move querela? Porchc in luo:;o di na ccro istorico PARTE SECONDA. 48 f o particolnre < i ha dato un vero universale , cioe ci Jia dato il ritratto ideale di un consumato tiranno ; e perclie la Corte di Filippo da lui rappresentata e veraniente 1' immagine delle antiche Coiti spagnuole, quali il coni- plesso della storia ce le dipiiige. Ma nel Guido vi par egli die alcuno di cjuesti motivi possa far perdonabile la ca- pricciosa violazione di ogui storica verita, anzi di ogni bixoaa verosiaiiglianza ? Guardatevi , sigaor cosmopolita da Saa Marino, dal cadere nell' eccesso contrario a quello de' ragttzzi iuteniperanti , e pensate clie non ha forse il torto chi dice, che fra T inventar tutto a dispetto della storia , e il seguitare pi-osaicamente la storia con niorte della poesia v'' lia una strada di mezzo tentata da poclii , ma nondimeno assai utile e convenlente ai di nostri. Voi ricorrete alia verosiaiiglianza a cui e ricorso anclie 1' Au- tore : ma state sulle vostre ; che questo yocabolo ha in- gannata gia troppa gente che si teneva pur dotta quanto un professore da San Marino. Lasciaiuo di dire , non essere verisimile clie il Visconti conginrasse in Milano quando vi signoreggiava il Della Torre, nientre il vero si e che il Visconti viveva profugo suirAdige: lasciamo le altre in- verosimighanze notate gia nell' artit^olo, e toccliiamo soJtanto la morte di Guido. L' A. dice che essendo egli stato di carattere feroce ed appassionnto non e inverosimile clie si uccidesse di per se stesso. Ma il vero carattere degli uo- mini mal si congettura d' altronde che dai loro fatti; e r inverisimiglianza del suicidio di Guido sta quindi nella certezza storica che non si uccise. E qui e dove uoi ri- nunciando alia gloria del cosniopolitismo vorremnio porre diverse leggi agli argomenti anticliissimi e stranieri , da quelle che imponiamo ai soggetti di storia patria e nio- derna ; distinzione che voi couoscevate per certo sin da quando montaste la prima volta suUa cattedra di San Ma- rino. Voi potete dunque vedere quanto siauo ditTerenti le ragioni colle quali si debbono giudicare le violazioni sto- riclie del Filippo e quelle del Gnido , e quanto inoppor- tunamente ricorrete all' esenipio dei grandi nmestri per di- fendere il vostro amico. Con tutto cio vuolsi confessare che molte cose si concedono ( ne debbe parervi ingiusti- zia ) a chi ci ha data una Medea, un Bajazetto, un Fillp po, ma non a chi ci diede un Guido. Non e la violazione della storia che noi censurammo, ma la violazione oziosa « che non conduce a nesstin buono effctto. 432 I N D I C E dellc inatarie conteiiute in qnesto tomo XLIV. PARTE I. LETTER ATUR A. ED AUTI LIBERALI. L la Coinmedia di DaiUe Aligkieri iUustrata da Ugo Foscolo tomo i," P^g- ^ Istoria della letteratura greca-profaria , di F. Schoell , recata in italiano con giunte ed osservazioni da E. Tipaldo ( articolo i ." ) " 12 / due librl di Lorenzo Grimalio GosUcio De optimo senatore confrontad con la Repubblica di Cicerone ( articolo 1°) " 24 La Gerusalenime liherata di T. Tasso colle varianti € note del Colombo e del Cavcdord >/ i53 Le fahbriche civili , ecclesiastiche e militari di M. San- micheli (^fascicoli 1° al lo." ) " 166 PARTE II. SCIENZE ED ARTI MECCANICHE. Deiparagrandini nietallici, discorso quarto di F. Orioli pag. 3 8 Brevi considerazioni di F. Orioli sidla risposta dell' Ac- cademia R. delle scienze di Parigi intorno ai para- grandini " ivi // parroco istrnito per dialoghi in medicina da G. Bar- zelotti (secondo estratto. V. il i." nel tomo 42.° p. 68) ^ 55 Lettera di C. Pollini sopra una sperimento di trapiantare il riso comune " 67 Saggio del risultamenti ottenuti nella clirdca chirurgica di Pavia da B. Signoroni " 74 Seconda cometa dell' anno 1826 " 93 Illustrazioni fisiologiche c patologiche del sistema linfa- tico-chilifero , di R. Lippi " 181 Ricerche istoriche e fisiche sullu caduta delle Marmore di Term, di G. Ricardi " 190 Ejicyclopedie progressive, articolo Economic di G. B. Say; riflessi di M. Giojn »* 200 APPEND ICE. PARTE I. SCIENZK , LETTERS ED ARTI STKANIEHE. Lettera di J. F. Champollion minore sal nuoio sistema geroglifico del signoH Spohn e Seyffarth .... pag. 95 Observations critiques siir le systeme hierogly plaque de M. Champollion le jeune , par F. Ricardi " 107 Voyage dans la Russie meridionale , par le ch. Gamba <> 227 Bibliografia " 108 Ermeneutica. — L' Apocalisse spiegata da F. Riilile » ivi Belle arti. — Foglio delle notizie intorno alle belle arti, di C. Bbctigcr " ivi Storia. — Saggio politico , storico e civile d" Algeri , di W. Shaier » i 1 1 Viasgi. — Viagsio nella Lombardia di A. L. Millin, tradotto in tedesco con note ed addizioni da C. L. Ring " "a Arti mcccaniche. — ■ Descrizione degJi strumenti dcl- I'lstituto po'itecnko di Vienna, del prof . Altmiuter » ii3 Medicina. — De nosocomiis quibusdani Belgicis , Bri- tannicis, Gallicis Coinmentar. J. H. Schultes . . » aSi Scienza militare. — Opere del C. Kinsky » a53 PARTE II. SCIENZE, LETTERE ED ARTI ITALIANS. Discorso dell' ab. A. Cesaris alia solenne distribuzione dei premj d' industria pag. 254 Elenco de premiati e degli oggetti esposti "2 56 Bibliografia. — Opere pubblicate net regno Lombardo- Veneto " 1 1 4. Lettera di T. Fanoflia sopra un iscrizione del teatro siracusano " ivi Sarcofago antico dissotterrato in Piacenza, illustrato da F. NicoUi " ivi Delia Tutela e dei Genj degli anticiii, dissertazione di G. G. Orti " ivi Saggio di B. G. Stoffella della Croce sopra i confini Veronese e trentino al tempo dei Jiomani . . . . " ivi 434 1 IN D I o r.. Jiisui nlle critichc contro la DIssertazinne iopra due fnunmenti d' inscrizione bresciana diF.Seletti.pag. 121 Trattato elementare del reattivi, loro prepnrazioni etc., di A. Pay en >, 122 Mezzi onde far contrihuire le donne alia puhblica fcli- cita , di Cecilia de Luna Ne' FoUiero »» 124 L' uso del mondo >i ivi Manuel des jeitnes meres , par T. Lcger » Ivi Temistocle , tragedia tradotta dcd francese in italiano da C. Di Castelbarco » 129 Biblioteca pnrtatile italiana, latina e francese . . » i3o Breve relazione della repubblica de Cadmiti, di Agnolo Ficcione » i33 Plantaruin a Joscpho Comollio in Lariensi provincia Icctanim enunieratio " 267 // bnon iiiardiniere , traduzione con note di C. Mau- pod. Fascicoli 1." al 5." » 2.68 La Botanica insegnata in 2.6 Iczioid da M. L. De- merson » ivi ,1 Atlante medico pratico e nnso^ogico , di V. Merletta » 269 Hi alcwie osservazioni di lingua, di P. A. Paravia » 270 Trattenimenti di lettura pei fanciidli di campagna » 271 // viaggiatore di madania Di Gerdis , traclotio in ita- liano da D. A. Fifippi » ivi II gabinetto del giovane naruralista , di T. Snuth . » 27a Delia diiina Provvidenza nel governo de'beni e demali temporally saggio di A. De Rosmini Serbati . . » ivi Traduzione di quattro letter e Jatine di B. Castiglione » 276 Delle Accademie i'cneziane , dissertnzione di M. Bat- tagia }< ^'j'j II medico giovinc al let to dell' ammalato , Iczioid di L. Angeli >* 278 Parte pratica degl' insegnanienti snlla lingua tedesca , di G. Recalcati « 314 Frasologia italiana . . » >/ 3 1 5 Vellejo Patercoh , Istoria romana. Valerio Massimo , Detti € fatti memorabili >/ 3 1 7 Opere di M. T. Cicerone recate in volgare con note ecc. » 3 2 1 Pistole dcd Ponto , di P. 0\>idio Nasone , tradotte da G. Bianchi >» 022 Opere di Q. Orazw Flacco volgarizzate dcd Soave e dal VeninJ , . >; 32 3 1 N D I C E. 4^^ La ttettorica d' Aristotile fatta in lingua toscana da A. Caro i coW introduzione dl Giason de Nons. pag. 324 Opere italianc e latine di C. Vannetti " ivi La ricreazione del Savio , del padre D. BartoU. . » 3a6 Quaresimnle del padre P. Segneri "Say Orazioni panegiriche del padre P. Deani »/ 33o Bihlioteca sccUa di orazioni sacre w SSa Prediche italiane , e francesi in italiano tradotte . » 333 Le Confessioni di S. Agostino volgarizzaze da G. Bru- nelli ^ " '^^ Poesie scelte da migUori classici tedescid , recate in prosa italiana da L. F. A. Argenti » 336 II prigioniero apostoUco , canticadel C. G. Perticari " 338 Epigrammi e madrigali di C. RoncalU » i6() di iin invaUdo, raccold da F. M. Mariani . » ivi Teatro di Kotzebue tradolto "343 Alberico , tragedia dl P. M. Rusconi >/ 346 Poesie bibliche volgarizzate da G. Zuanin "347 Marianne , tragedia di G. Calvi »/ 348 // terzo Novissimo, ossia I' Inferno , in terza rima » ^ivi La Colombiade , poema eroico di B. Bellini . ..." 35 1 Commedie di A. Nota. .• v i-.-i-" ivi Tragedie di V. Alfieri ;. V .-^i-i.- " ivi Alcune rime di L. Fronza • " 35a Orazioni di G, Ilapicio , traduzione con note di G. Gaspari " ^53 Guida alia vera felicitd , di B. Gerardini " ivi Poesie inedite di Q. Rossi " ]^] Le auree sentenze del greco Pitagora " ^^i Quattro racconti piaceioli e morali " '^i Delia lelteratura tlella iiobilta veneziana, di M. Fo- scarini " *^' Idillj di G. Pizzi ..." 359 Perticari, Foscolo, Pindtmonti , Torti, Monti, Gozxi, Parini, Munzonl e Mascheroni » 36o Lettera di B. Ridolfi , se piii in vita 0 dopo morte agll uomini per nierito distinti convengano gli onori » 3 60 T>eila lettnra dei romanzi, e deW utile e del danrio the ne deriva cd gentil sesso, prosa di Ginevra Ca- nonici Facchini " ^^^ Giuditta , Ester e Giobbe , dialoghi rusticali . ..." 36a Miscellanee di noielle , fcwoletle e racconti moraU , opera compilata da L, Boneschi "363 43^ I N' r» I o v. Saggio sulln vita e le npn-e di C. Coldnni , di L. (Stirrer pag. 363 Delia vita di Carlo Goldoni e delle sue comiiiedic , lezioni di D. Gavi ivi Manuale delle mitologie »; 368 Storia delle Crocinte del Michaud »/ 370 Quadro della storia moderiia del Meliegan ... , » 371 Vite di fanciulli celebri di A. F. G. Freville ....•> 3 j 2 Storia degl' imperatori roinani di Crevier e del basso impero, di Le Beau •> 374 Storia eccksiastica del FIcury »/ ivi Ritratti di alcnne donne veronesi , di L. Federici . » ivi Caratteri dei secoli dell' era volgare , di G. Agrati. » 377 Compendio della storia universale , tratta da Q. Bou- staii e da altri « 378 Cenni sulla mitologia egizia del M. Malaspiiia . . » 38 1 Del teatro Olimpico di Vicenza, opera di G. Ben- , nassuti »/ 3 8 3 '^ Almanacchi » 386 Esposizione delle belle arti in Brera " ivi La Galleria del mondo. — Le Glorie delle belle arti >> ivi Amena biografla musicale " ivi Poesie anonime e finora iiiedite "387 Racconti in versi, di D. Bertolotti " ivi Cento mascherette " ivi Le donne ill nstri d' Italia " ivi L' Accademia dei bizzarri "387 Minerva e le Grazie " 388 Manuale dell' arte del cavalcare " ivi Teatro della Fcnice. — Le Belle Arti in Venezia » 389 Italia » ivi II diritto privato naturale , di F. Di Zeiller . ..." 095 Introduzione alio studio della legislazione , di F. Fran- ceschinis " ivi /. G. Heinecii Jur. Cons. etc. Historia Juris civilis ro- mani ac Gerinanici "896 Teusieri del sig. Pascal sopra la religione " ivi Nuova Enciclopcdia de" giovanetti , di G, Ranipoldi » 397 Nuovo Dizionario gcografico universale siatistico-sto- rico comnierciale " 398 Codex niedicainentarius europmus "400 Flora farinaceutica , di D. IVocca "402 . Flora, medica , '// A. Alberfi . . . . , " 404 I N D I C E. 487 La politkd del medico di A. Kiiipps Macoppe , tra- dotta da I. Lomenl j)ag. ^(.04 Prospeuo de' risultamenti ottenud nella clinica inedica deW I. JR. Universita di Padova, di V. L. Brera » 411 De veteruni ignorantia circa doctrinam contagii, dis- sert. A. Terrario . . . , " 4i5 Annales sclioloi cUniccB medicce Ticin.,auct. Hildebrand » ivi Nuovo metodo di misurare le velocita iniziali dei projetti del dott. Dal Negro "41? Effemcridi astronomiche di Milano per l' anno 1827 di E. Branihilla e G. C. Capelli "4^9 Bibliografia degli altri pacsi d' Jtcdia " 184 Spiegazione e difesa del decreto del Concilio di Trento sulla vo'.gata, di G. Brunati » ivi Versi dd C. Giorgio Gallesio •/ i36 Norizie sopra la scoria dei principi di Savoja , di L. Cribrario •» ivi Osservazioni di A.Bojti sal decotto di melagrano con- tro il verme tenia " 1 3 8 Sul terrors nella tragedia >» 189 Lettera di F. Cancellieri sopra una copia all'encausro » 141 Piceno Annonario , ossia Qcdlia Senona ii.ustrata . » 279 Descrizione di Palermo antico, di S. 3Iorso ....>> a 80 Sentenze e detti memorabili >• 282 Blemorie degli scrittori e letterati parmigiani , di A. Pezzana "284 Bellezze clella lettcratura italiana , raccolte da G. B. Niccolini e D. Bertolotti "288 Storia di una gmvidanza complicata da ascite, di G. Gorgone " ivi Considera:ioni pralirlie sidl' operazione della cateratta, di G. Gorgone ''289 Memorie anatoruiche , di G. Gorgone " ivi Suite traduzioni poetiche , di F. Cassoli " 3i6 1 frammenti dei sei llbri della Repuhblica di M. T. Cicerone vo'garizzati da P. Oiiescalchi »/ 317 Titi Livii Palatini opera T. VIII. — 31. Tullii Cice- ronis opera T. IV " 3i8 L' incredulo senza scusa, del P. Paolo Segneri . . » 33o Parnaso ita'iano raccolto e pubbticato per cura di U.E." 335 La morte di Carlo I e t Fttore, tragedic di T. Sgricci » 340 Pensicri morali di G. C. di Negro >/ 356 Lettera sopra una scarabeo Tenicia cgizio, di M, Land » 379 438 I N D I c E. OpuscoH iliwrsi di F. M. AvelUno jjag. 38 1 Osscrvaziord sopra una graiidc lapuUi eirusca , di V. Canipanari "38a / principali monwnenti ianalzati da S. M. Maria Lui- gia Diichessa di Parma, piibblicati da P. Toschi, A. Jsac e N. Bcttolli, e descried da M. Leoni . » 383 Saggi econoinici di F. Fuoco »/ 391 Discorso su'l' utilita politica dcgli stud} v 3(^3 Mcinorie di pubbhca ecoiiomia di S. Scrofuiii ..." 3(^5 Del trattametuo dcgli aanegati, di P. Maritii . . . » 407 Dissertazione anatomico-zootomico-fisiologi( a di II. Lippi " 409 Jlaccolta di Memorie, dissertazioni ecc. di celebri me- dici italiani, di B. Monti » 4i3 Eagionamcnto di A. Nota suila vaccina » \iG Delia periodicita nelle febbri, di F. Puccino'ti . . , » ivi Saggio di elettroniagnetismo, di S. Barlocci . ..." 417 Meniorie della Societa italiana delle scitnze residente in Modena " ivi Memorie della Ji. Accadeinia delle scienze di Torino » ivi Su'.l' origine del s- sterna Solare, discorso di N. Cac- ciatore "418 Varieta " 142 Filologia. — Lhigua greca moderiia "291 Statistica. — Divisione , superficie e popolazione del Tirolo e del Vorarlberg » 293 Iscrizioni. — Villa saliniana in agro Bononiensi . » 294 Litografia. — Cenni sulla lizografia, di G. Dall'Armi » 398 Medicina. — Rimedio contra le scrofole " 3oo Chinuca agraria. — Esperienze sulla fennentazioae vinosa " 142 Viaggi. — Arrive del maggiore Gordon-Laing a Tim- buctou o Tombouctou " 146 Notizie ecclesiastiche. — Missioni francesi alia Cina » 1 47 Corrispondenza. — Succedanei at gelso ed al chinino » 1 48 Estratto di letter a di G. A. Majocchi •/ 3oo •Sul nuovo metodo di costrnire le strade di G. L, Mac-Adam " ^2.0 Sulla storia delle campagne e degli as icdj degli Italiani in Ispagna del cav. C. Vacani . ..." 42,5 Sulla tragedia il Guido della Torre , del coutt G. B. Carrara Spinelli "429 .4^^"^-'% I N D 1 C E. 439 Annunzj. — Programma pel premio bieriHule delL'Ate- neo di Brescia pag. 304 Scoria ilella letteratura icaliana , di A. Loinbardi » 3o5 Opere varie di E. Q. Viscorui >t 3o6 Necrologia. Camillo Puretti '/ 3io Osservazioni meceorologiche di ottobre » iSa Idem di novembre »» 3ia Idem, di dicembre » 440 ERRATA-GOKRIGE. Tomo 44.° Pag. 143 lin. J 8-19 r uva premata e posta leggi 1' uya premiita nel volo nel voto » 146 » 8 dair aria atmosferica , e lo » dall'aiia atraosferica , Ci- portt seco nell'atto d'at- ccadolo attravergare lo traversare lo strato ftrato quc5ta se- « In "Ppoggio Ji quote ipotesi V e seguitasi » ghiottornie » Duro » ilella gravita * attissimo » i7')7 ■> palpano Neir articolo sulle Memorie degli tcriilori e leteerati Parmigiani , ova J«ggeii abate Angelo Pe/zana od abate Peaxoa, si iOstituisca signor Pexzana. ivi » la In appoggio di conda ipotesi i58 K a a eseguitasi i6t » 26 giottornit i63 nota duro 167 » a3 la gravita a86 •• 3o altiisimo ^87 » 18 1796 IVl » aS palpitano M. GixoNi, F. Carlijuj e I. Fvmagalli, direttori td editori. Pubblicato il tU 3i gemiajo 1827. Mllano , dull' I. JR.. Stamperia, Osservazioni meteorologtche fatte alVI. R. Osservatorio dl Brera. D I G E M B R E 1826. M A T T I N A. Sera. 6 -z ? " n ^£ 1) 0 ■~ !i u ^ V 0 C Suto n! u ^ -i S n Stato l^ s ^ is N 0 •r u t, > u _ 5^ del cielo. XI • 2 £ 5i del cielo. poll lia. 0 1 pull. Ii». s I 27 IO,C + 2,5 s 0 Nu.piog.neb. 27 9,3 + 4,0 0 Nuv. nebb. 3 27 6,6 + 3,2 0 Nu. neb.piog. 27 7,6 + 4,2 NKNO Pioggia. 3 27 7'0 + 3,8 s Nuvolo. 27 5,8 + 4,8 SO Sereno. 4 27 4iO + 1,0 0 Sereno. 27 3,5 + 4,0 E Neb. nuv. rot. 5 27 3,7 + 2,5 N 0 Seveno. 27 5,3 + 6,8 NNO* Sereno. 6 27 5,7 + 1,6 N 0 Ser. nebb. 37 7,0 + 4,P S Sereno. 7 27 2:^ 4. 0,3 N .. 0 Sereno. 27 9,0 + 4,0 0 Ser. nebbioso. 8 27 + 3,0 S Nuvolo. 27 7,7 + 2,5 E Nuvolo. 9 27 8,0 + 1,0 N N 0 Sereno. 37 9,0 + 4,t' N Sereno. lO 27 10,6 + 1,5 E Ser .nebb. 27 10,9 + 4,1 E Sereno. 11 28 0,0 + 1,4 N Sereno. 38 0,3 + 4,1 0 Sereno. la 27 11,9 + 0,2 N Nebbioso. 37 11,3 + 3,6 0 Ser. neb. i3 27 0.7 + 3,3 0 S 0 Nuvolo. 27 9,3 + 4,5 0 Nuvolo. 14 27 8,9 + 3,8 s Nebbioso. 37 9,1 + 4,5 s Pioggia. lb 27 8,8 + 4,7 N Pio.^gia. 27 8,7 + 5,2 s Pioggia. i6 27 8,7 + 5,1 N E Pioggia. ^7 8,3 + 6,2 E Pioggia. 17 -7 8,0 + 6,3 E Pioggia. 37 8,3 + 7,3 N NE Pioggia. i8 27 7,f) 4- 6,7 S Nuvolo. 27 7,3 + 8,0 0 SO Ser. nebb. iq 27 7,2 + 2,8 s 0 Ser. nebb. 37 6,9 + 5,0 S Ser. nebb. 20 27 7,' + 0,8 E Ser. nebb. 37 7,3 + 3,8 E Nebbia. 21 27 6,1 + 3,1 N Nuvolo. 27 6,3 + 4,1 0 Nuv. ser. 22 27 7,0 + 1,0 E Sereno. 27 8,7 + 3,9 0 Sfreno. 23 27 9,2 + 0,9 N Sereno. j27 9'2 + 5,5 N* Sereno. 2427 9,1 + 0,6 S E Sereno. P7 9'7 + 3,5 S 0 Ser. nuv. 25 27 9^7 + 0,7 0 Nuvolo. ]27 9,6 + 3,1 s Sereno. 26 27 9,9 + 0,1 N Sereno. |27 J 0,0 + 3,7 so Sereno. 2727 9,7 - 0,3 0 Sereno. 137 10,7 + 3,6 E Sereno. 28 27 11,7 + 0,5 N 0 Sereno. 38 0,1 + 3,0 £ Sereno. 29 28 0,0 - 0,3 NNO Sereno. 27 9,2 + 1,3 0 Ntbbia. 3o 27 7i9 -c,5 S E Ser. neb. |27 6,9 + 1,6 0 Sereno. 3i 27 6,7 + 4,7 N Sereno. 1^7 8,7 +10,3 NO Seveno. Altezza mass, del bar. poll. 28 lin. 0, 2 Altezza mass, del term. + io,3 media » 27 >> 8,. Quantita della piogf 53 media + 3,1 1 3 ^ia linee 55,38o. | i _..- , ... - - — i V r" iM