^^Ig;^ ^* WW << BIBLIOTEGA ITALIANA O SIA GIORNALE DI LETTERATURA, SCIENZE ED ARTI COMPILATO DA VARJ LETTERATI. ToMO XLV. ANNO DUODECIMO. Gc/inajo , Febbrujo e Marzo 1827. MILANO PKE3SO I.A DIREZIONE DEL GIOUNALE. IMPERIALE nfiGU STAMPERIA. II presents Qiornale ^ con tuttl i volumi precedenti-^ e posto sotto la salvaguardia della Leggc , essendosi adeinpiuto a quanto essa preserve. BIBLIOTECA ITALIANA cio yi52^. Cm &(uto-ro. Me. .entre sianio per entrare nel secondo anno degll impegni , cui ci legammo nelV atto di assumere la con- tinuazione di questo Giornale , ci sia lecito V esternare una tal quale lusinga intorno al buon successo che ci sembra essersi finora dalle fatiche nostre ottenuto. Ne pero alcuno imputar voglia di presunzione o di orgogUo la compiacenza , ond^ e I' animo nostra com- presOy e che non temiamo di renders qui manifesta. Che propria i dell uomo V andar lieto vedendo i no- bili suoi sforzi (f esito felice coronati, e piii ancora^ quand! egli ben operando ad altro scopo non mirava fuorche a quello di giovare altrui. Grati bensi essere dobbiamo d nostri Collaboratori , che con tanto amore ci coadjuvarono i grati a quei dotti, che anche da lungi ci comunicarono il frutto de' loro stndj ; grati al colto Pubblico che si cortesemente accolse le fatiche nostre ed il nostro buon volere. Pochissinie cose abbiamo a premettere dopo il.Proe- mio dell' anno scor'so : cid diremo bensi che inanimiti dai medesimi lusinghevoli auspicj , e coadjuvati dalle 4 medesime dotte persone anderemo faccndo sforzi vie maggiori , 07ide sempre put procacciarci la pubblica approvazione. U/i lungo Procmio stato sarchbe qncsta volta inutile , avcndo noi agginiito V indice genciale per materie , rncrce di cui possono i leggitori e ri- chiamarsi alia mcmoria i varj nosti'i lavori , e ad un tempo ravvisare lo stato dclle lettcre^ dclV arti e delle scienze in Italia^ e possono altresi da se stessi age- volmente scorgcre in quale cittd dclla penisola siasi pill operato ; astenendoci cost noi da una ricerca , it cui csito destar potrebbe di nuovo V invidia di chi non sa spingere lo sguardo oltre il propria municipio. AQ;gicre mouieuto; ma sappiamo ezian- dio (he seuza di cio riesce inutile quasi Y aver tra- dotta (jucst' opera; perclie la fatica del sig. Tipaldo non potra far cessare in Italia il desiderio di una buona e compiuta storia dclla greca letteratura. Ma cgli non voile per avventura sospingersi fino a un tal punto per non contraffare all' intenzione del suo Autore, e contentossi di mettere innanzi a chi vorra scrivere fdosoticamcnte la storia piu nu- uierosi e piu sicuri i materiali raccolti gia in parte ed ordinati dal Prussiano scrittore. Nel che scbbene credianio che non abbia seguito il niiglior cousiglio , pur non puo dirsi che abbia mancato all' ufficio del diligcnte conientatore. Ma in alcune parti che si pos- sono riguardare di estrema importanza per la storia Ictteraria , e diflicile immaginare perche il sig. Ti- paldo non a])bia creduto opportuno di supplire al silenzio od alle troppo scarse notizie dell' Autore. Po- chi escmpli noi voo;liamo citarne , ma sono tali se non erriamo da convincere chi che sia. Gia notanimo che lo Schoell in poche pagine non tratta , ma accenna 1' argomento rilevantissimo dei greci legislatori, e sente ognuno come da quelia in- tempestiva Ijrevita venga un gran difetto alia perfe- zione dell opera; perche i politici ordinamenti, oltre air averc una grande influenza suUo spirito e suU' in- tellettuale cultura dei popoli, sono anche una parte della loro letteratura. II sig. Tipaldo che certamente avra sentita la sconvencvolezza di c|uel voto , e che d'altva parte si era proposto di far le giunte all' Autore, che fa egli per tutto compenso? In una nota di cj[uattro righe cosi si esprime : Chi amasse jnaggiori notizie intoriio a tutti i piu cclchri cd aiiticlii Icgislatoii grcci legga il ratalogo alfabctico che di essi ha tessuto il Fabricio. Ma il catalogo del Fabricio non potreblje per certo ajutarci a nessuna di quelle considerazioni CRECA PROF ANA CCC. I 1 senza le quali il sig. Tipaldo ben sa che la storia della greca letteratura non potra mai essere com- piutaniente studiata ne appresa. Chi spieghera senza di cio quella immensa diversita che si scorge fra Sparta ed Atene rispetto alle produzioni intellettuali? Indarno si ricorre alia dottrina del clinia; perche in uno spazio di paese si angusto non e credibile una si diversa influenza del cielo: ma colle politiche istituzioni alia mano, e considerando la vita civile degli abitanti di quei paesi ben e agevole il dimo- strare k Che Atene doveva esser libera com' essa fu, troppo libera spesso per la civile tranquillita , a vo- lere che vi fiorisser gl'ingegni, e che le produzioni dello spirito vi fossero si copiose e si vive : e che Sparta doveva comperarsi il vantaggio e la gloria di essere lo Stato piu durevole e piu tranquillo di tutta la Grecia, col rinunciare in parte alia gloria che le poteva procacciare V ingegno de' suoi cittadini , e col sagrificare eziandio una parte della liberta dei co- stumi (i). » Ne queste considerazioni giovano solo a ben intendere la storia della greca letteratura; ma sotto la penna di un ingegnoso scrittore , quale crc- diamo che sia il sig. Tipaldo , potevano poi dar luogo a belli ed utili ragionamenti : secondo Tufficio della storia di ammaestrare i viventi coll esempio dei trapassati. Un altro argomento, forse non meno importante deir accennato , lo somministrano a chiunque parla di cose greche i Sofisti. Questo nome che sonava sapienti , usurpato dall' orgoglio di alcuni dotti vissuti ciuque secoli prima dell' era volgare , divento dopo quei tempi un soprannome d' ingiuria , riserbato a significare quei falsi o perversi sapienti, i quali con capzioso e puerile giocar di parole traggono i men veggenti a conseguenze fallaci , e si dilettano di porre la confusione e 1' errore in luogo delle dottrine (i) Sono parole dello Schlegel da noi gia citato nel primo articolo. 12 ISTORIA DELL A LETTERATURA pill manifesto. Qual danno possa temerc uno Stato (la CO 4 prrtida sctta , e tpialc influenza possa eser- citaro un cosi strano abnso dclT ingeg;no snilo spi- rito in G;cneiale , siiUc lettero , e particolarniente snllaite oratoria, c cosa tro[)[)0 evidente: c (piindi e manifesto cziandio c.lic intorno a sillatto argo- mento debbc di necessita esercitarsi il discorso di cliinncpic prenda a parlare della greca letteratura. Lo Schoell contentasi invece di citare poclie parole dello Iloendliii c dcir Ileercn; e senza piu, fassi ad cnunicrare le opere del princi|>ali di quella setta. Ma il primo di qnesti antori contentasi di paragonare i Solisti ad alcuid faziosi della rwoliizione francese , nc dice cosa alcana clie valjia a farci conoscere la vera natura di qnesta setta , ne a confermarc il pa- ragonc anzidetto. L' Hceren poi per cjuella profon- dita di pensarc clie gli e propria, s' interna un po' pill neir argomento , e ci dice dei Sofisti quel tanto ch' era opportuno all' intenzione dell' opera in eui ne parla; ma pcrche il suo libro e intorno alia po- litica ed al commercio dei popoli , poco o nulla egli dice di qnesti pseudo-saiuenti clie si riferisca alle lettere. Male a proposito dunque lo Schoell voile attingere a qneste fonti le notizie intorno ai Solisti per qnello almeno che a lui ne faceva rae- stieri •, e chi legge la sua storia appena sa il nome di cjuesta celebre setta , ma non puo metter parola ne suir origine loro , ne sugli effetti clie possono avere prodotti. Ben puo perdonarsi a un autore il quale nell' opera sua divise all'atto le lettere dalle politiclie relazioni del popolo , s'egli, per cagione d'esempio, non ha cercata l' origine dei SoRsti nella costituzione di Atene , piu presto sfrenata die libera ; ma certo non gli puo esscre perdonata la colpa di aver lasciata imperfetta la sua storia, tacendosi di una classe di letterati tutta propria soltanto dei Greci , e di si grande influenza sulla morale e siil- r ingegno di tutta la nazione , che la sapienza di Socrate appena basto a sniascherarli , e smascherati GRECA PROFANA eCC. l3 poterono ancora persuadere il popolo alia condanna di quel virtuoso. Noi ci maravigliammo di quel si- lenzio dell' Autore : ma piu ancora della brevissi- ma ed inutile nota del signor Tipaldo ove dice ( come se lo Schoell avesse esaurito 1' argomento ) : Non ci rimrine ad osservare se noii die Isocrate di- vise i Sofisti in tre classi : le due prime esistevano a' siioi tempi , V ultima innanzi a lui. I primi si oc- cupavano in dispute filosofiche ,• i secondi nel far orazioni intorno ad argomenti spettanti alia repub- hlica o alia morale ,• gli ultimi in orazioni forensi. Se il sig. Tipaldo , donianderanno i lettori , non ha creduto die in questo luogo I'Autore avesse bisogno di giunte, a quali altri passi le vorra egli serbare? Nel progresso del nostro articolo ci sara data occa- sione di far risposta a una tale domanda : intanto non dubitiamo di asserire , clie tutte le giunte fatte dal traduttore nel resto dell' opera non valgono a gran pezza 1' utilita clie sarebbe venuta da questa sola intorno ai SoHsti; ne utile solo, ma necessaria , doveva parergli codesta nota , perche senza di essa gli studiosi della greca letteratura, dopo i molti vo- lumi dello Schoell, e dopo le note numerosissime del sig. Tipaldo, rimangono ancora ignoranti di tal cosa clie nella storia greca e pure di grande im- portanza. E questo difetto si fa tanto piu notevole quando si consideri clie il traduttore in tutto il restante del- r opera fu piu presto corrivo e abbondante , che ri- serbato e parco nelle sue giunte e nelle sue note. Alcune di esse ci sono cpiindi sembrate di mi' asso- Juta inutilita : e di queste citiamo in esempio soltanto la ventesimasesta del secondo volume ( parte 1 ) in cui si versa un lago d' inchiostro per provare che Esopo era goljbo : e la decimaquiiita dello stesso volume (parte II) in cui si spendono molte parole a dimostrare che S. Giovanni Grisostomo leggeva le commedie di Aristofane , e che 1' avere amata una tale lettura non dee punto diminuire in noi Y opinione 14 ISTORIA DELL A LKTTERATURA cli quel santissiiuo uomo. Altre note poi sono inu- tili, noa per la loro materia, ma perclie ridicono, ne pill ue mono , qucllo che aveva giti tlctto F Au- tore; e di questc e cosi grande il numcro die quasi sovcrchiaiio tutte 1' altre. L' undecima nota del vo- lume primo (parte II) si stende a provare cssere incerto che dai Fenicj e da Gadmo fossero portate in Grecia le lettere dell' alfabeto , perche Erodoto stesso ne dubita , e Diodoro Siculo dice die le let- tere furono usate dai Greci prima di Gadmo, ed anche innanzi al diluvio di Deucalione. Ma lo Schoell non aveva detto ancor esso che Erodoto sparge di qualclie dubbiezza quel fatto ? Che Diodoro Siculo riferisce esservi state fra i Greci alcune lettere fin da parecchie generazioni avanti Cadmo ? La nota quarantesimaseconda del volume II non dice se non die «; Ipponatte preferi il verso co- liambo o scazzonte, perciocche questo era piu ac- concio a ferire quelli contro cui eran rivolte le sue poesic. Alcuui portano avviso ch' egli sia stato anche r inventorc di questo verso , ma altri , fra i quali Zezc, contendono a lui la palma per darla ad Anania. »^ Ma TAutore non aveva egli detto lo stesso, benche in minori parole , dicendo : « Ipponatte preferi il verso coliambo o scazzonte che pivi si alfaceva al genere satirico delle sue poesie » , e che « Y inven- zione di questo verso si attribuisce a lui stesso o ad Anania suo contemporaneo ? » La nota ottantesimaseconda dello etesso volume e tutta intorno a quei versi di Orazio : Ignotiim tragicoe genus invenisse camoeno; Dicitur ^ et plaustris vexisse poemata Thespis ^ per dimostrare che Tespi uso i cori soltanto nelle tavole satiriche , non gia nelle tragedie ( per le quali gia v' era un teatro in Atene a' suoi tempi), e che ({uindi il Venosino cadde qui in errore. Ma questa osscrvazione si trova gia pienamente acccnnata nel testo ; sc non die Y Autore pensando a quel grande ingegno di Orazio dice modestamente : sembra che il GREG A PROFANA CCC. 1 5 poeta romano abbia confuso ecc. , dove il tracluttore afferma senza riserbo che s' inganno certamente. La nota ottantesima settima accenna I'accusa data ad Eschilo di avere pubblicati i Misteri Eleusini , ma non aggiunge parola a quanto ne dice TAutore. Nou sarebbe stato niiglior consiglio il dir quello di che tace lo Schoell , cioe come le opere di Eschilo sono il piu bel testimonio che abbiamo di quel nobile patriottico scntimento onde si fece splendida Atene in quei tempi, dopo la gran lotta sostenuta coi Per- siani? E porre in considerazione de' leggitori che r aver palesati i misteri non debb' esser considerate come capriccio di sregolato ingegno, ne come irri- verenza delle comuni opinion! , ma come eEfetto della perpetua tendenza del Poeta a cercare ed a profes- sare la verita (i) ? Ma sopra tutto e grande il nnmero delle note nelle quali il sig. Tipaldo si fa a combattere il proprio Autore quando o I'Autore ha detto gia quel medesimo che il traduttore vorrebbe insegnargli , od egli non poteva dire altrimenti da quel che disse senza man- care alia verita. Nella prima nota del primo volume il traduttore tende a provare che anche prima di Erodoto v eb- bero storici la cui dizione si dovea dire verameiite prosaica , e cita Ecateo , o meglio diremo le testi- monianze che di Ecateo ci han lasciate gli antichi. Ma a qual fine , domanderanno i lettori ? Lo Schoell non disse gia che Erodoto fu il primo scrittore di prosa, ma il primo la ad elocuzione sia da vcro e gran prosatore. Ora vorremo noi dare ad Ecateo la lode di gran prosatore^ quando Dionigi contcntasi di lodarlo cogli altri antichi cronisti per que' medesimi pregi ( come osservo il Perticari ) pei quali si lo- dano i Malaspini e i Villani , e non piu ? Nella nota vmdecima del secondo volume il tra- duttore si meraviglia perche I autore lascia in duhbio (i) Anche questa osservazione e dello Schlegel. l6 ISTORIA DELLA LETTERATURA i sjiol lettori siil luogo dclla nascita dl Focillde , men- tre quasi tutti gll scrittor't sono d avviso cli e' sia Milesio ? ]\Ia il traduttore medcsimo con quclla frase quasi tutti sono d aviiso diniostra clic la cosa non c ben ccrta, c quindi risolve in parole inutili la sua nota , pcrche T Amove nc parla appunto come di fatto diibbioso , dicendo : Focilidc di Milcto , o secon- do altri di Chio , fu coiitcmporaneo di Teognide. Poco dopo il sig. Tipaldo dice che uoa si pud menar buono alV autore I' apere fra i poeti elegiacl annoverato auche Euripide il tragico ,• e gl' insegna con molta gravita , che gli scrittori vanno giudicati dal complesso delle loro opere, e non gid da alcunl squarci staccati. Ma sarebbe mai possibile che alcuno ignorasse doversi Euripide coUocare fra i tragici e non fra gli elegiaci ? L' errore sarebbe si madornale , che il supporne capacc lo Schoell e nondimeuo tra- durlo racchiude, al pai'er nostro, una stranissima contraddizione. Ma quell' Autore dice chiarauiente : Si potrebbe ancora annoverare fra i poeti elegiaci di questo periodo Euripide^ il celebre tragico., pe' suoi qaattordici versi elegiaci che si leggono nel dramma dell' Andromaca. EgLi dunque non ignora che Euripide fu un tragico, ma pur dice che i soli quattordici versi del genere elegiaco da lui inseriti nelF Andro- maca bastano a dargli un luogo anche fra i coltiva- tori deir elegia ; e quindi attribuisce ad Euripide una bellissima lode con quelle parole medesime per le quali il sig. Tipaldo mostra di aver creduto che lo avesse vituperate, Nella nota ventesimaterza del secondo volume si critica \ Autore perche in parlando delle edizioni del nostro elegiografo ( Ermesianatte ) pare che non avesse dovuto omettere il nome del gran Casaubono .... cosi pure un accurato bibliografo non doveva passar sotto silcnzio Qioi>anni Schweighaucser. Ma di cestui e del Casaubono lo Schoell fa menzione a suo luogo , cioe dove parla delf opera di Ateneo dal quale dice egli pure ( come san tutti ) che ci fu conservato il CRECA PROFANA GCC. 1 7 frammento di Erniesianatte. Ma poi volendo accen- nare qualche edizione di questo frammento separate, piu non vi avevano luogo que' due grandi filologi ; ne r averne taciuto puo toglicrgli al certo V opinione di accuralo bibllografo. II sig. Tipaldo poi protesta di non potere menar buona alio Schoell la ditnend- canza in che ha posto il lavoro sopra Ermesianatte del slgnoi- Francesco Negri pubblicato nel 1823 in Milano. Diremmo che 1' accusa del sig. Tipaldo e intempestiva perche Y Autore ( vedi la Prefazione ) pubblico in sul cominciare del 1828 la sua storia , ne e colpa di lui se le cose del sig. Negri non usci- rono cosi presto d' Italia , se non fosse evidente eh' egli ha voluto con cio farsi strada a difendere il sig. Negri da alcune censure del nostro Giornale. Noi non vogliamo rileggere al presente ne \ Erme- sianatte del signor Negri , ne il giudizio che ne abbiam dato allora , ma ben ci ricorda di aver confrontato il libretto del Negri col lavoro dello Schweighaueser , e trovatili conformi si nel testo come nelle note , se non in pochissimi luoghi. No- tammo quindi innanzi tutto, die il Negri avrebbe dovuto attribuirc la debita lode alio Schweighaueser, e non dire di aver rinnovato il testo sulf edizione data dal Casaubono fin dal 165^. Esamiuando poscia i pochi luoghi discordi, trovammo cpiasi sempre nii- gliore la lezione dello Schweighaueser; e per ultimo notammo di poco elegante la versione. In quanto alle prime parti, siccome sono cose di fatto , cosi ogni lettore potra chiarirsene per se stesso : in quanto poi alia versione, il sig. Tipaldo vorrebbe provarci ch' essa e elegante se la brepitd di una nota glielo permcttesse ; come noi se la brcvitd di un articolo ce lo conscntisse potremmo provare a priori ed a poste- riori r impossibilita del suo assunto. Egli in luogo di ogni prova si contenta di apvertire che ognuno ha il suo modo di scntire ed i suoi principj in fatto di eleganza , e die il voto di wio o di due non for- ma rcgola. La qual sentenza tanto giova per la sua BibL Ital. T. XLV. 2 l8 ISTORIA. DELLA LEtTERXTURA. efl'icacia alia difesa del Negri, quanto finora per la sua novita il sig. Tipaldo clie 1' ha pronunciata. Ne qui lluisce la sua nota ; nia per mescolare al dolce auclie alcun poco di amaro , vuol rimprocciare al Negri di essersi valuto dcllc tcrzine , cJie noii e forse il metro che piu si presd a quello dell originalc. Ma oltreche l elegia italiana ania proprio le tci'ze rime, sccoiido che ci dimostra 1' csempio de' piu accreditati scrittori , il motivo che il signor Tipaldo adduce di questa sua opinione ben fa conoscere aver esso pure trovato nclla versionc del Negri qualchc cosa che non era ne elegante ne lodevole « nuoceudo ( egli dice) la tirannia della rinia alia precisioiie, e faceudo prendere alle volte al concetto ultra piega dalla naturale. » Ma egli ha voluto essere dovunque glie ne fu data occasionc il paladino del sig. Negri , e quindi cita come elegaiitissimi i seguenti versi: Qual vita senza Venere , qaal gioj'a ? Quand io piu lei non giistero deh moj'a! e come molto leggiadri qucsti altri : Si distingue fra' vati assai Filosseno ; Cli ei da per tutto in prima usa vocaboli Calzanti e non comuni^ indi oh quai colloca Varie forme ne' carmi e color varii! Ben si pud dir che un Dio fosse tra gli uomini, E veramente assai perito in musica. Que' che l' edre di Bacco e i fonti or cantano Ne' ditirambi , co' lor fatui termini Canzoni intesson che son proprio barbare. Ma tanto ne basti del Negri: e lodiamo invece il sxg. Tipaldo di aver renduto omaggio, dovunque n' ebbe il buon destro , alia molta dottrina del cav. Mustoxidi. Solo ci sia lecito osservare che T amor della patria lo ha fatto trascorrere ad una asserzione che noi , a motivo di quell' amore medesimo , siam costretti di riliutare. Egli dice che il lavoro del Mu- stoxidi suir Erodoto e il primo kworo filologico greco fatto in lingua italiana : ma il Cesarotti ci aveva pur dato il suo corso di letteratura greca , e Y Omero GRECA PnOFANA. CCC. IQ e il Demostene con note d' ogni nianiera. Questa nostra osservazione ne vnole ne puo diminuiic il inerito dell' Erodoto del cay. Mustoxidi , nia solo in- tendiamo die valga a salvare 1' Italia da im' accusa non meritata. Parlando di Pindaro, lo Schoell accenna la taccia die molti gli diedero di troppo amante delle ric- chezze , e si studia di liberaruelo per quanto il coni- pgrta la secca natura del suo libro. « Noi per altro , dice il sig. Tipaldo, con buona pace di tutti cjiiesti scrittori ( Plutarco , Stobeo , Suida , lo Scoliaste d'Anstofane e Teocrito ) , portiamo nna diversa opi- mone , c cost la discorriamo per provare il nostro assunto. Se al tempo in cui visse Pindaro non si fossero tenute in pregio le riccliezze, se il ricordarle troppo spesso con encomio fosse stato indizio di nn aninio venale , noi tengliiamo jier fernio clie Pindaro si sarebbe guardato dal laudarle. » Ma il fatto sta die nelle Odi di Pindaro e frecpiente la nienzione delle ricchezze accompagnata da grandissime lodi ; ed e vero pur troppo die le passioni fan parlare spesse volte a lor grado, e fra la pompa delle ma- gniHche parole accusano non di rado la vilta del cuore. Cio sia detto soltanto a mostrare come f argoniento con cui il sig. Tipaldo la discorre non e si forte da mettere in pace e in silenzio i molti autori die stanno contro di lui. Del resto un' accusa piu grave fu apposta al poeta tebano, cjuella cioe di avere parteggiato pei Persiani , e da cpiesta sarebbe stato importante e lodevole ufficio il cercare di liberarlo : perclie \ amare i nemici della patria e troppo piu grave peccato dell amar le ricchezze. Nel capitolo della poesia mimica TAutore confessa die non essendo a noi pervenuta nessuna delle varic farse dei Greci non n' c dato di poter formarcene una idea, (c Non pertanto, soggiunge il signor Tipaldo, noi possiamo (cio sia detto con buona pace delfAu- tore) formarci una cliiara nozione di tal genere di coniponimenti consultando le opere degli antichi e ao istoriAl dell a letter atur a. moderni filologi. » Ma perchc queste opere non si pu6 credere die fossero ignote alio Sclioell chc le cita assai spcsso, cosi il rimettcrei ad esse riesce intem- pestivo del tutto. Vero e bene die il traduttore sog- giuage : la bredtd dr. una nota 71011 pcrmcttc die nol cl perdiamo in lunglic disaminc; ma chi crede di perdere il tempo cliiarendo i testi , perchc assume r uflicio di far note e giuiite ? Egli soggiunge ezian- dio, die voleva supplire con particolare capitolo al ditVtto deir Aiitore , se non die a do s oppose la vcrccondia die dcve avere ogni scrittorc quando vuol pone le niani nclla mcsse altrui. Ma sc torse il fare un capitolo da inserirsi nelf opera poteva essere impresa ua po' invcrcconda , chi mai avrebbc potato censurare il sig. Tipaldo se in una giunta avesse chiarita questa parte dclla gicca lettcratura die lo Sclioell non seppe spiegare ? Dal coniplesso di queste note apparisce die il txaduttore non ha saputo guardarsi da quel difetto comune a molti comentatori , di farsi censori e quasi neniici del loro testo per desiderio di mostrarsi eru- diti ed arguti. E tanto si e poi abbandonato a questa smania di censurare e di aggiungere, die qualdie volta contraddice fino a se stesso per contraddire all' Au- tore. Cosi nella nota decinianona del volume secondo (parte II) rimprovera lo Sclioell perclie ha tessuto un luiigo catalogo dei poeti greci dell' aiitica e della mezzana commcdia , dicendo : «. Che cosa importa al leggitore di sapere die Amfide , Ipparco , Ni- coniaco composero 1' uno i Sette a Tche , 1' altro t Iliade Eglziana ed il terzo la Naumachia , quando di tutti i comici antidii, toltene alcune fra ie com- niedic di Aristofane , non si sono salvati dalle in- giurie del tempo die poclii frammenti .... Bastava toccare dei principali , ed accennare di volo die la musa greca, come in altri generi, cosi nel comico c stata fecondissima. Egli e per questo , conchiiule , che noi ci siamo guardati dall' aggiungere illustra- zioni le quali non avrebbero fatto che ingrossarc CRECA PROFANA ecc. 2 1 inutilmente il volume. » Ma non si ricorda di es- sersi altrove raostrato malcontento deU'Autore , perche nel catalogo dei poeti tragici ( di quelli s' intende de' quali iiessun componimento ci resta ) si e lasciato fiiggire un qualche nome dalla memoria ; e trove- rebbe conveniente di ampliarlo egli stesso. « Ma ( soggiunge ) questo importante officio ci riserbiiimo a piu matura stagione, in cuipotrenio, Dio concedente, recare ad efletto parte almeuo di quel pensiero che da molto tempo forma uno de' piu cari e fervidi voti del cuor nostro. » Qual sia questo pensiero ch' ei vuol recare ad eflfetto il vedremo a suo tempo : 01 basti intanto di osservare che mal pud dirsi im- portante officio r ampliare un catalogo di nomi senza accrescere neppure di un mezzo componimento il patnmonio delle lettere; e che cjuesta espressione contrasta colla censura fatta dal traduttore alio Schoell e da noi poc' anzi accennata , per aver esso tessuto il catalogo dei comici smarriti. Noi non vo2;liamo decidere in quale di questi luoghi abbia ineglio adoperato 1' Autore, ma ben e manifesto che se la censura e giusta in un luogo , debb' essere ingiusta neir altro. Crediamo che queste cose gia bastino perche i Jetton conoscer possano , come il sig. Tipaldo non ha voluto aggiungere al suo testo quello che vera- mente gli mancava a farlo piu utile e piil conforme al secolo in cui vien pubblicato, e come ha invece occupata non poca parte de' suoi volumi nel ridire quello che gia avea detto l' Autore, o nel contrastargli dov' era da applaudirlo. Una parte delle note e consacrata ancora ai tradutto- ri. Apparisce da alcune espressioni che il sig. Tipaldo vuol parlare soltanto di quelli che aggiunsero alle versioni anche note e comenti , riserbandosi a par- lare delle semplici versioni in un discorso che dara fuori dopo tutto lo Schoell. Ma egli non si attiene poi quasi mai a tale divisamento, e vien nomi- nando i migliori a mano a mano che gli si presenta aa ISTORIA. DELLA LETTEUAiTURA. ecc. r occasionc. Noi non voglianio rimprovcrarlo di quc- ste anticipazioiii chc oraniai gli lasciano foise poco da dire ncl discorso proniesso , nia ben possiamo doniaiidaie perchc non ha creduto opportuno di dire una qnalche parola anche snll' Iliade tradotta dal Cav. Monti ? In alcuni poi dci giudizj ch' ei porta sui traduttori, il sig. Tipaldo non avra forsc senipre con se il consenso di tutta 1' Italia , come gia si e acccnnato ns])ctto all' Ermesianatte del Negri. Par- lando dei traduttori di Pindaro , alTerma che 1' Italia ne vanta una scritta nella lingua del Lazio dell' ab. Costa , e la giudica poi men fedele di quella italiana del Lucchesiiii , e meno armoniosa di quella del Borglii ; ma noi lasciamo ch' altri consideri se quc- sta sentenza e vera , e diremo intanto che sarejjbe stato pill a proposito il confrontarla colla versione parimente latina del francese Sudorio , lodatissima per la felicita dello stile e dei metri. II Libro per altro e scritto in modo cliiaro e scorrevole , e da esser letto volentieri. Non possiara dire che la versione sia scmpre fedele e sicura , perche il testo alDbiamo voluto leggerlo nelF originale , eccettuati qiiei passi ai qiiali si riferivan le note da noi tolte in esame : e fra questi alcuno ha potuto farci duljitare se vi abbia senipre una vera corrispondenza del testo colla versione. Eccone un esempio : 1' Autore ( vol. II , pag. 77 e 78 ) dice che nel trionfo dei vincitori Ohmpici , non essendovi presenti sempre poeti che li celebrassero con canti improvvisi , puo darsi che i Coristi sapessero a memoria alcune odi applicabili ad ogni sorta di vincitori; e poiche scrisse il siio libro in francese da a queste odi il francese epiteto di banalcs. Ma il traduttore credendo forse che questa voce fosse latina , traduce che queste odi si potreb- bero intitolare hcmales. Se non che pur troppo s'in- contrano spesso di simili sviste anclie negli autori meritamente prcgiati, c noi quindi non piglieremo occasione di qui per muovere nuove censure al sig. Tipaldo, 23 / due llbri di Lorenzo Grimalio GosUcio De optimo seiiatore confrontati con la RepubbUca di Cicerone (Articolo secondo ed ultimo.) (i). Otabilita nel prinio libro 1' ottima tra le varie forme di goverao , e gettati i fondamenti della civile so- cieta , ristrigne Goslicio dentro a piii brevi confini nel secondo libro il siio trattato , e solo ora prende di mira le virtu che ad un provetto senatore si con- vengono. La si puo dire aver lui piuttosto parlato della Repubblica , qui parlare del magistrato ; la egli era legislatore , qui si fa esecutore ; la tutto era teoria, qui tutto pratica. Avviene pero in siflfatto metodo die si debba al medesimo argomento, ben- che sotto altro aspetto, ritornare , siccome qui dalle leggi alia legislazione : e allora non tutti sanno con- servare quella chiarezza che 1' uno scopo dalf al- tro distingua immediatamente. Dee il senatore cono- scere la forma di govern© a cui intende di dedicare i consigli e f opera sua; si che le cose passate si ricordi , confronti le present! , e antivegga le future ; vale a dire, conosca a quale scopo miri la natm-a del reggimento. E perche nulla si puo bene da noi conoscere senza confronto , conosca eziandio la forma e r indole degli altri Stati , qu^nto di bene un buon re , quanto di male un malvagio puo fare , che pos- sano i buoni,che i malvagi cittadini , fin dove spin- gere si possa \ incostanza popolare. Inoltre propriinn munus senatoris est , ut Ciceronis verbis utar , intelli- gere se gerere personam cimtatis, debereque elus digni- tatem et decus snstinere , servare leges , iura describere , et fidei suce commissa meminisse (2). E se avviene che furore di tempesta popolare turbi il sereno della (i) V, Bibl. italiana tomo XLIV , ottobre i8a6, paa;. 24, (2) De Off. I, 34. 'i ^ ^ 24 I I>UE LIBRI VE OPTIMO SENATORE quiete , scnatoris est , qui in hac tempestate popidi iactatur ct fluctibus , iiti Cicero suadet , fcrre modice populi voluntates , allicerc alienas , retinere partas , pla- cate turbatas ,• maxinie curare ne mali snperiores ulla in re publ. existant (i). Ilia vero maxime Platonis apud Ciceroneni duo procccpta teneat , aUcrnm quidem ut utilitatem civium sic tueatur ^ ut quidquid agat ad cam rcferat utilitatum oblitus privatariim: alteram ut corpus rci publ. totum curet, ne dum, partem aliquam defendendam suscipit alias deserat. Conservi T egua- glianza fra cittadini , e ne da precetti ; conosca qual diritto ha il popolo , cpial ne debba essere la liberta ; prevenga le sedizioni , e di queste alquanto larga- nientc ragiona accennandone le cause , le variazioni e il modo di tranquillarle. Un tale senatore dee essere prudente , giusto , forte e temperante. Quanto al primo ei dellnisce la prudenza con Cicerone : Est enim prudentia rerum bonarum ct malarum et utrarumque , ut Cicero scribit, scientia , posita tota in delectu et cognitione rejiim expetendarum et fugiendarum (2). Dopo averne di- scorse le lodi , e averla distinta dalla sapienza , que- sta pascendosi di contemplazione , quella di aziozie , le sottopone 1' amministrazione de' proprj beni , e la pubblica legislazione : Unde prudentiam in suis rebus domesticam Cicero , in publicis vero civilem appel- lat (3). Fonti della prudenza sono \ onesto e 1' utile , le quali due parti aapra mettere in pratica il sena- tore se la felicita cerchera de' cittadini. Cercliera poi la felicita de' cittadini se li formera giusti , e li formera giusti se fra 1' altre cose preverra in essi r occasione di delinquere. A ragione * si duole Go- slicio di coloro che pcnsano a statuire la pena al fallo prima, che a stabilir leggi opportune che val- gano a prevenirlo. Chi a cagione d' esempio non (1) Pro Plane. 4. (2) Invent. II, 53. (3) Partit. Orat. 22. DI L. GKIMALIO GOSLICIO. a5 cerchera di ritornare sulla strada della sobrieta im popolo lussureggiante piuttosto con leggi suntuarie , die coUe sanguinarie ? Proeclare Tullius , (waritiam , inquit, si tollere vultis, mater eius est tollenda luxu- ries (i). Compagne della prudenza sono 1' ingegno, la docilita , la menioria , 1' intelligenza , la circospe- zione , la provvidenza , la cauzione , la sagacita , la finezza e T astuzia. E inutile seguire I'Autore nella trattazione di tutte queste parti ; poiclie non tro- viamo da fare confronto con quello che ci rimane della Repubblica di Cicerone. La sesta di queste parti definisce Goslicio con Cicerone: Est enim procidentia y uti Cicero scribit^ per quam aliquid futurwn videtur , antequam factum sit (2). Appartiene alia prudenza il niodo di ben consultare , e il liglio d' una buona consulta , il consiglio : cuius consilii capiendi triplex est , uti Cicero ex Panactio docet , deliberatio. Nam vel de honestis , vcl de utilibus , vcl de his inter se pugnantibus deliberare solemus (3). Tratta ora adun- que Goslicio del luogo , del tempo , dclF ordine di sporre in deliberando la propria opinione; nel che copia , linche le diverse magistrature , le differenti leggi , i diversi costumi di Polonia e di Roma il perniettono , la forma del senato romano. In summa tria ilia in legibus Ciceronis iussa senatori sunt te- nenda : ut adsit — : ut loco dicat — ; ne sit infini- tus (4). Segue della seconda virtu del senatore , della giu- stizia ; e toccata prima la bonta in gencrale , quali sieno gli uomini dabbene , quali i malvagi , avere la natura fatte buwie tutte le cose , unde natitrcB convenicnter vivere Stoici felicitatem summam esse di- cebant (5) , stabilisce tripiice nascere da Dio giustizia , (i) De Oi-at. II, 40. (2) Invent. II , 53. (3) De Off. I, 3. (4) De Leg. Ill, 18. (5) De Off. Ill , 3. a6 I DUE MBUT DE OPTIMO SENATOPE la naturale, la clivina e la umana. Le j)assa in ri~ vista tutte e tre , e quanto alia naturale cgli con- corda in sostanza con Cicerone ncl liino 111 della Re[)ubblica; nella scconda ])arla dclla religione a Innjio , e cio clic iiarra a taluno men sa<>;2;io consi- glio in Goslicio sara il trattcnersi ch' ei la per lungo tiatto sal la i-eligione pagana, uomo cvistiano e snd- dito in regno cristiano , avanti di passare alia sua religione. Mutata la religione , mutarsi i regni , o , come dice Cicerone , turbata religione , turbari totam rem piibh , e dovere il suo senatore abbracciare la religione romana , dclla quale nulla v ha di piu vero , sono le principali niassime del nostro autore in questo passo. Scorsi varj csempi di regni niutati o sconvolti per niutazione di rcligioni tolti da Gre- cia , da Gerniania , da Francia e da Fiandra, passa a trattare della giustizia umana. Qui molto si dilTonde a rintracciarne la forza , il vantaggio , il fondamento. Justidoe fundamentiim fides est, iciest , ut Cicero de- finit , dictorum conventorumque constantia et Veritas (i). Se il senatore sara uomo giusto , manterra inviolabil- ixiente la giustizia nel conlerire le cariche , nell' in- fliggere le pene , nel dispensare gli onori , nel di- stribuire i premj. A questi tre gencri un quarto aggiunge , la giustizia forense , o de' tribiuiaU. A ra- gione Goslicio consacra molte pagine del suo sena- tore a questa regina delle virtu , alia giustizia , virtu essenziale alia felicita e prosperita di un popolo. Anchc Cicerone pare avervi consecrate uu intero libro , cioe il terzo della Repubblica , sebbene a noi non resti die la prima parte di esso la dove tratta del diritto naturale. E questo il punto principale in cui il libro secondo del senatore s' incontra con la Repubblica , per quello che nell' assenza quasi totale del IV e del V e di gran parte del VI possiamo giudicare. Ma se 1' argomento s' incontra , il colore , il modo e fors' anclie T estensione con cui e trattato (i) De Off. I, 7. DI L. GRIMALIO GOSLICIO. 27 e ben diverso ; tal che mal farebbe chi volendo supplire ai difetti del terzo della Rcpubblica si ser- vissc del secondo del senatore. Un uflicio iniportantissimo del senatore e la le- gislazione, e a questo proposito si parla del fine delle leggi , del modo di promulgarle , e di quelle oh' esse devono comandare. Un altro ufficio potrebbe essere quello di giildice ; quiudi gli si da norma per giu- dicare , e £;li si raccomanda la severita niista a dol- cezza : salutaris sevcritas , uti Cicero ait, vincit ina- nem speciem clemeatice (i). Poiche ancelle della giu- slizia prima omnium est pietas , turn, vera bonitas , innocentia , comitas , benignitas , dementia , ami- citia , Concordia (2) , di esse partilamente e bre- vemente ragiona, recando in mezzo al luogo della bonta il proverbio de' villici, presso Cicerone, qui i^irum declarare bonum volentes dignum esse aiebant quicum in tenebris mices (3). L' umana societa puo trarre giovamento , non dai sob beni che partono dair anirao , ma eziandio dagli esterni , cioe da quelli che dalla fortuna , siccome usiamo dire , dipendono ; dal mutuo commercio de' quali nascono amicizie, parentele , affinita e benevolenza. La retta loro distribuzione e opera della giustizia del se- natore. Vuole adunqiie Goslicio che il suo senatore sia liberale; ma la prima legge della liberalita e la scienza delle persone , e del tempo in cui si vuol essere liberale. Benefacta enim, uti Ennius apud Ci- ceronem, male locata , malefacta putantur (4). Con- giunta colla liberalita e la magniiicenza, e loro liglie sono r amicizia, quoi a Loelio definitur divinarum humanarumque reiiim cum benivolentia et charitate summa consensio (5) , 1' ospitalita , e la concordia. (i) Epist. ad Brut. I , (2) Fin. V, 33. (3) De OflF. Ill, 2 3. (4) De Off. II, 18. (5) De Amic. 4. 28 I DUE LIBRI DE OPTIMO SENATOUE Qaoniam autem variis incommodorum pcriculls expo* sita est vitcv nostra' conditio , qucv vel pcrferre , vel fort iter propnlsarc nos semper coiuenit , idcoque de fortitndlne ^ cuius armis omncs impetus animi fortu- nceque vincimus , dicendum est, Sianio (liin(|ae giunti alia terza virtu del senatore , cioe alia fortezza , la quale Goslicio divide in jirivata e publ)lica , e ne addita gli iifiicj. Virtu ancelle della fortezza sono la macjiianimita , la costanza , la pazienza , la quale e da TuUio definita honestatis aut utilitatis causa re- rum arduarum ac difficdium voluntaria ac diutiirna perpessio (i) , la conlideuza e la siciu'czza detta dai Latini securitas^ idest requies curarum et tranqudlitas animi ; qua qid sunt affccti , ut ait Cicero , in eadem causa sunt, qua fuerant antequam nati sunt : est enim securitas a'gritudinis vacuitas (2). Sic a natura comparatum est , ut videatur esse qucedam animi et corporis velut pugna et contentio , qua: distraliat homines , et ab officio virtutis avertat. Nam cupiditates , illccebrce et blandicice corporis ani- mum expngnare , ac victum in suam potestatem per- ducere idtuntur: animus vero rationis piwsidio muni- tus illis rcpni:^nare ac refragari solet. Ea autem animi vis, qua; cupiditatibus resistit, ac eas impcrio suo subiicit, Teniperantia dicitiir , quce nos in rebus aut expetendis , aut fugiendis rationem sequi iubetl Breve e Goslicio in questa quarta ed ultima virtu , peroc- clie poche sono le virtu secondarie che le sono di corteggio , la modestia , la verecondia , 1 onesta e la continenza. AUe virtu finora discorsc dell' animo tengono die- tro i beni del corpo ; perocche al dire del poeta : Gratior est pulchro veniens in corpore virtus ,• ne solo qiiesto , ma essendo il corpo strettamente congiunto coll' animo ncUa vita umana , la nostra (i) De Inv. ir, 54,. (2) Tusc. V, 14. DI L. GRIMALIO GOSLICIO. 2g vita noil saprel)be essere felice senza la perfezione deir uno e dell" altro , ne la perfezione del corpo potrebbe stare senza que' beni , die soli la possono formare. Beni del corpo sono la salute , le forme , le forze , 1' interezza , la capacita de' sensi , e T ec- cellenza di qualche sua parte , come la velocita ne' piedi. Adunque quale debba essere il terapera- mento del corpo , quale la maesta delle forme e r altre doti gia nominate va qui discorrendo ; sic- come pure la cuhura e I'ornato, che a mantenere la salute e a dare risalto alle forme giovano mi- rabilmente. Intorno all' ornato ci nana qual fosse la veste sanatoria appresso ai varj popoli , e princi- palmente appresso ai Romani , e a proposito delle forze , cpial debba essere V eta del senatore. II resto del libro e consecrate ai beni esteriori , che anche di fortuna si chiamano , i quali essere neces- sarj alia felicita umana , e per conseguenza all' ot- timo senatore afferma qui contra molti lilosofi Gosli- cio. Beni esteriori ei chiania la qualita della nascita , r onore, qui, ud Tullius prceclare scribit, non propter spem f atari beneficii , sed propter inagna merita claris viris defeitur et datur (i) , la gloria, la fama , gli aniici , i parenti , i figli , le riccliezze e 1' oro ; e intorno a quest' ultime ammette con Aristotele che parandarum opuni duplex est ratio : altera secundum luituram dicitur, eaqae honesta: altera contra iiaturam , turpis. Primi generis agiicultura. Naturam imitatur agri- cultura — qua, ut Ciceronis verbis utar, nihil me- lius est , nihil uberius , niliil dulcius , nihil libera ho- mine dignius (2). — Contra naturam est cpicestus, mei'catura , fceneratio. ]\Ia quale sara il premio che si dovra alle fatiche del senatore ? Neppur questo dimentica Goslicio , ma accennati il rispetto e gli onori che il popolo 2;li deve , e quali a' loro ma- gistrati abbiano tributati i E.omani e gli Ateniesi , (1) Epist. ad Dlv. X, 10. (a) De Oir. I, 42, 3o I DUE LIBRT DF. OPTIMO SENATORS vorrebbe che distintivi di onorc c di gloria gli fossero decretati meglio chc oro e possessioni : seb- bene anche quest' ultimo premio cgli accouscnte, se il scnatore di questo abbia bisogno per sostenere la macsta della sua carica. Abbiamo segnito a passo a passo Goslicio no' varj argonienti eh' egli tocco , c portanimo T attenzione del lettore su qiielli che scorgemmo avere qualchc somiglianza col trattato di Cicerone. Abbiamo inoltre voluto espressamente qui riportare i passi di Cice- rone , che Goslicio venne sovente citando senza ad- ditarne 1' opera , acciocche il lettore vedesse se al- cuno mai fosse cavato dalla Repubblica. Gli abbiamo noi medesimi per la piu parte riscontrati , senza tro- varne pur uno di tal fatta , e su di quci pochissimi , che air usanza di Goslicio abbiamo lasciati in bian- co , portiamo fermissima opinione che nessuno se ne incontrera cavato da quel celebre trattato. Se il senatore contiene pensieri che si assomigliano a quelli della Repubblica , egli pero non fu basato ne mo- dellato su questa , e per dirlo qui un' altra volta , Goslicio non conobbe mai quest' opei-a. I luoghi dello scrittore romano, de' quali abbiamo indicata la fonte, mostrano cli' egli mise, piuttosto che altro, a contri- buzione le lettere , le rettoriche , le orazioni , e prin- cipalmente gli uHicj e le leggi. Cio si farebbe ancor pill chiaro se volessimo istituire un confronto sul me- todo, sullo stile e sul colore diverso che domina nelle due opere. I due libri del prelato Polacco non deviano mai un istante dalla gravita della materia , non ralle- grano mai il lettore con episodj ; al contrario il ri- torno degli argomenti simili, la poco chiara distribu- zione dei capo-linee , la citazioue d' autori antichi an- che ne' passi alTatto accessor] rende incerto bene spesso lo scopo primario del paragrafo , e crea nell' animo del lettore conf'usione e quindi sazieta. 1 sci liJ^ri del console romano hanno la forma di dialogo , e furon detti lin dagli anticlii dlaloghi per eccellenza , gcnere tli scrivcre attissinio a spargere dell' abbondauza m L. CRTMALIO GOSLICIO. 3 1 sopra d' iin terreno sterile. Le notizie degli inter- locutori , la rivista dell' impero romano. dalla sua origine fino al piii alto punto della sua gloria , la chiara distribuzione delle materie produsscro in noi precisamente un effetto tutto opposto , e lascia- rono Tanimo pieno di diletto e di desiderio. Ben lungi adunque il senatore di Goslicio dal supplire alia mancanza della Repubblica di Cicerone, ei ce la faceva sempre piu desiderare di mano in mano che r andavamo leggendo. Fu gia detto che nella Repub- blica di monsignor Mai non v' ha nulla di veramente importante, fuorche il passo de'comizj (i), e che quelle e si guasto , che a quest' ora gia cinque o sei dis- sertazioni di proposta e risposta sono uscite alia luce in Germania per tentare di ristorarlo o di spie- garlo. Noi troviamo importante 1' origine e il pro- gresso della grandezza romana trattata iiel secondo libro , la disputa della giustizia pro e contra tra Lelio e Furio Filo nel terzo ; e quando pure uessun argomento fosse importante , e sempre per noi ira- portantissimo che non sia qui a ragionare di arte militare avanti ad Annibale un Formione , e che dei problemi in genere di reggimento di Stati sieno divenuti dimostrazioni per mezzo di un uomo che passo tutta la vita sua tra gli affari pubblici , che non solo li vide , ma li tratto , ne solo li tratto ma vi presiedette. Questo crea in noi un sentimento di verita e di persuasione che non sanno far nascere ne Platone , ne Aristotele , ne cpianti hanno scritto di politici affari all' ombra della propria casa. (i) De re publ. II, aa. 3a Lcttcre sal manoscritd oiientall e pardcolarincute arabl eke si trovano ucllc diverse Biblioteche d Italia, del sig. corisigliere aulico Giuseppe de Hammer (i). Lettera II. Biblioteca degli studj di Napoll. \_-iredo sovercliio il parlarvi dei i8 codici persiani e aiabi die lio tiovato nella R. Biblioteca di Torino ,• ])erclie la notizia clie nc ho letto in una sessione debb' esscr inserta negli Atti dell Accademia : spero che vorrete quindi dispensarmi volentieri da questa ripetizione , e piu grato mi sarete , se vi tras])orto subito a Napoli dove mi sono direttamente portato in drittura da Milano senza trattenermi punto in Roma clie 24 ore tra lo spazio delle due girandole. II numero dei codici arabi , persiani e turchi della R. Biblioteca degli studj di Napoli e presso che il mcdesimo di quello dell' Ambrosiana , ed altrettanti ve ne accennero col titolo e tenore loro. La sintassi araba dlb/iol-Ifagib intitolata Al-Kafict due volte stampata (in Roma ed in Costantinopoli) e assai conosciuta , ma poco si conosce la gramatica dello stesso autore che si chiama (i) Noi abbiamo gia pubblicata una lettera del nostro coUaboratore , 1' illusti-e sig. consigliere aulico de Hammer, intorno ai codici orientali della Biblioteca Ambrosiana. Ma qae.«;t' indefesso e profondo orierLtalisLa visitando le altre biblioteche d' Italia ha pur voluto far tesoro di cio che in esse contenevasi di piu importante in fatto di cose orientali; ed ebbe cjuindi la compiacenza di comunicare al sig. Acerbi, gia Direttore di questo Giornale, le sue os- servazioni, che dovuto avremmo pubblicare ne' fascicoli deU'anno scorso , se la moltiplicita delle altre materie non ci avesse impedito d' inserirle. Non volendo noi piii a lungo defraudarue il colto publjlico, le anderemo a tnano a mano pubblicando nei fascicoli di quest' anno. LETTERE SUI MANOSCRITTI ORIENTALI CCC. 33 - 5i) Al-Sciafiet (onde far rima coW Al-Kafiet). Al-Kafiet, vale a dire quella die basta, e Al-sciafiet, cioe quella che sana , due titoli traslati dai nomi di Dio il quale si chiama Al-Kafi , cioe colui die basta a tiitto , e Al-Sdafi , colui die sana tutto. Non vi sara discaro d' intendere che cjuesti due medesimi nomi si trovano iscritti comuneraente sulle pastiglie di muschio che si chiamano pastilles de Serail, le virtu delle quali vuolsi che derivino anche da questi nomi od attributi divini. 52) Al-Kafiet, cioe la sintassi dell' istesso autore. 53) Al-Wafiet, cioe la sovrabbondante ; e un Com- mentario della Kafiet fatto dal raedesimo autore. Rare e il riscontrare insieme come si riscontrano in que- sta Biblioteca tutte le tre opere di Ibn Hagib la Sciafiet, la Kafiet e la Wafiet, cioe la sua Grama- tica[, la sua Sintassi e il Commentario delF ultima. II trattato gramaticale Makssud , mentovato gia nella lettera sull' Ambrosiana , ha avuto molti Co- nientarj : uno dei piu celebri e il Masbut di Yussuf Ibn Abdol melck scritto nell' anno 889 (i455). Hagi, Calfa lo ricorda tra il numero dei Commentarj , ma non conosceva poi le chiose che T autore stesso del Makssud fece a questa sua opera. Sono esse intito- late Al-Matbud, e si trovano in un 54) Codice insieme col Missbah ( la lucerna) , cioe il trattato delle particole , delV Imam Nassir Ben Ab- dollah Al-Motarassi , il quale comincia coUe frasi : Lode a Dio che ha condito la parola colla sintassi come i cibi col sale. Questo Missbah del Motarassi e quasi contrapposto al Mirah ( luogo di riposo ) ^ Ibn Mesud, che tratta delle conjugazioni. Col Missbah vanno insieme in credito e valore due altri trattati di sintassi delle particole , ambidue sussistenti nella stessa biblioteca. 55) LAwamil, ovvero Centum Regcntes di Abdor- rahman Al-giorgiani e 56) L' Egirumie dell Imam Mohammed Ben David Al-Zoliagi, celebre sotto il nome di Ben Gcrumi , ovvero Egirumi Bibl. Ital. T. XLV. 3 34 LETTEUE SUI MA.NOSCRITTI ORIENTALI I grammatici ci f\uino scala ai poeti chc nori s' in- tendono senza lo studio il piii accurato dcUa lingua. I poeli arabi clie ho qui riscontrati sono 57) II Dlvaiio del poeta mistico Omar Ibnol Fa- redh , del quale il chiaiissimo sig. de Sacy ha date un saggio nella sua Antologia , colF aggiugniraento d' estratti piu copiosi di M. de la Grange nel Journal asiatiquc, aggiuntavi la Kassidct Chamrie (la vinosa) dello stesso autore, tutta mistica. 58) L' istesso Divano si trova in un altro codice , il quale comincia da un Commentario sulle virtu dei nomi di Dio del Qazall seguitato da un poema sulla nativita del Profeta : il codice fu scritto 1' anno 818 (i4i5). Due akri codici manchi ambidue sono relativi alia poesia turca. 59) Le biograGe dei poeti di Latifi ( tradotte in tedesco da Chabert). 60) II Divano del Chiali , uno dei pregiatissimi lirici turclii del secolo XVI. Questa scarsezza di poeti arabi e tuixhi viene compensata dai Persiani i quali spesse volte appel- lati i Francesi dell' Oriente per 1 eleganza dei co- stumi e la leggiadria del carattere , avi'anno con mag- gior diritto il titolo d' Italiani dell' Oriente se non vengano considerati clie come Poeti. Imperciocche la poesia persiana non conosce I'ivale tra le poesie di tutte le altre nazioni orientali , e nenimeno nell' in- diana , la copiosita della quale gareggia indarno collo splendore e col fuoco del genio persiano. Gome adescati dal bel sole di Napoli e dalla ^a- tria d' Ovidio sono venuti direi quasi a qui inncstarsi codici belbssimi di poeti persiani, alcuni dei quali non erano stati da me riscontrati finora in veruna biblio- teca e ne pure in quella di Costantinopoli. Tali sono: 61) Le Kassuid dell' Achestegi , i cui poemi pane- girici si mettono a canto di quei dell' Enwerl c del Chacanl : codice il cui splendore esterno cozri- sponde a quello del suo contenuto. E PARTICOLARMENTE ARABI. 35 63) Le Kassaid del Wahscel , uno dei panegiristi di SciaJi Tahmas , del quale diverse odi si trovano tradotte nella storia della poesia persiana ( Geschichte der schoneii Redekilnste Persieiis^ pag. 888-390). 63) Yussuf e Zuleica , gli amori dl Giuseppe colla moglie di Putifare ultimamente pubblicato in Vienna in tedesco col testo pei'siano del professore S. Rosen- weig. 64) II Gommentario turco del Scemii sul Roseto di Saadi. 65) \\ Divano di[Hafis,\i\ principe dei lirici per- siani. 66) II Divano del Kemal. 67) Un Gulistan ( roseto ) del Saadi. 68) II Divano di Seif Isfrenghi , il quale era il poeta favorito del principe Ulubeg ( conosciuto tra noi per le sue tavole astronomiche. Geschichte der schonen Redekilnste Persiens , pag. i23). Codice non meno raro che quello dell' Achestegi , e prima non niai da me veduto , scritto in bellissima carta verde. 69) Una scelta dei poerai romanzeschi del A^ica/nJ, delle odi deW Ehli e deW Hatifi. 70) Un Antologia d' una dozzina dei primi lirici persiani siccome sono ; Giami, Emir Chosi-ew, Has- san di Dehli , Kemal di Chogend , Issmet , Sciahi , Lissani , Riasi , Katibi, Ehli , Hdali , Mir Sanei. Dai poeti mi volgo agli Epistologrcifi, , tra le opere dei quali ne annovero due , T una rarissima , T altra unica , e qucste sono le prime gioje di quella bi- blioteca. La prima 71) II Caffe dell arte di \scriver lettere di Takieddui Ebi bekr Ben HoQ,gia di Hama. ( V. Herbelot sotto questo titolo ) , poi 72) Una Collezione dcUe lettere scritte dai E.omani Pontefici , da Imperadori e da Re a Sciah Abbas il grande dall anno 1018 (1609) — io33 (1628). Col- lezione preziosissima di pieces justificatives per la storia del principio del XVII secoio e delle relazioui politiche sussistenti allora tra la Persia c le corti 36 LETTERE SUI MANOSCRTTTI ORTENTALI europee. Ci bastera il citarne alcune , perchc ab- biasi un cenno del valore di questo intcressantissinio codice. i) Lettera di Clemen te VIII , 3i dicembie 1617. 4) di Rodolfo II. 5) di Sigismondo Re di Polonia. 6) del Cardinale Pietro. 7) del Cardinale San Giorgio. 9) • — — del Re di Spagna. 17) del Doge di Venezia. 18) del Cardinale zio del Papa 10 18 (1609). 19) Risposta al Cardinale San Giorgio. 22) al Re di Spagna. 35) Trattati concliiusi dal Sultano ottomano col Re d' Inghilterra e col Doge di Venezia 1029(1614). 5o) Lettera del Czar di Russia. '2'f) del Re d' Inghilterra. 83) del Re di Spagna 1024 (i6i5). Questa raccolta sembra opera d' un missionario die investito fosse dell' incumbenza di segretario da Sdah Abbas , o che per lo meno avesse una rela- zione intinia coUa sua cancelleria di stato. Se questo codice e confacentissimo alio studio della storia, il seguente non da minori chiarimenti di geografia: essa e opera cosi rara che fu ignota ad Hagi Calfa , il quale non la cita tra tante che portano 1' istesso titolo. 73) Muhit, cioe \Oceano; e questa una disamina geografica de' mari delle Indie orientali ove \ autore , il capitano turco Setd All , coniandante della squadra ottomana diretta contra i Portoghesi, fece nautragio. Questi dopo un lungo e faticoso giro per le Indie e la Persia di ritorno a Gostantinopoli e dotato di pen- sione da Sulcimano, scrisse due opere, 1 una il suo viaggio per terra del quale ho dato alcuni estratti negli atti della Societa asiatica di Bombay, el'altra quello di cui ora parlo ; corredata di carte o piut- tosto abbozzi informi di strade di mare. Raccolse in questo suo Oceano le principali notizie suHe Indie E PARTICOLARMENTE ARABI. 3'7 orientali contenute in altre opere geografiche delle qiiali ei reca la pi'iina notizia, siccome sono a) il Feweid ( i profitti ) , 6) il Hawie , c) il Tohfetol- fnhul (regalo dei probi) trattato di marina in sette capitoli, d) Umdet ol meherie fi sabtil-ulumil-bahrie , cioe il sostegno della provincia Meher nella posses- sione delle scienze marittime diviso in 7 capitoli , €) Minhege ( la strada ) , /) Klladetol-sciumus , cioe la collana dei Soli , tutte opere delle quali non pos- siamo dar altro ragguaglio , perche sconosciuti erano airistesso Hagi Ccdfa sonimo geografo turco i nomi non solamente degli autori , ma anche delle opere stesse , trattone il secondo e terzo. 74) Risalei fasaili Mecca , trattato della eccellente qualita di Mecca. 76) Una collezione di trattati astronomici, meteo- rologici , onirocritici. 76) Un Commentario sul Giagmini o piuttosto sul Midachass, clie e il titolo dell' opera astronomica del Giagmini , il cui vero noma e Mahmud Ben Mohammed. L' istessa fama della quale gode quest' opera astro- nomica sotto il titolo di Al-Mulachass (il transunto), rende stimatissimo anche un compendio medico in- titolato : jj) Canunge ovvero il piccolo canone , \ autore del quale e Mahmud Ben Omar Al-Hanefi^ secondo Ha^ Calfa; ma secondo il codice di questa Biblio- teca sarebbe composto dalF istesso Giagmini. Questo codice non contiene propriamente il Canunge stesso, ma un Commentario di esso composto da Hus- sein Mohammed Ben Ali d'Ashatad, e non saprei decidere quale sia realmente il nome dell' autore del Canunge , se sia cioe Blahmud Ben Omar Al- Hanefi , come lo dice Ha^ Calfa , ovvero Mahmud Ben Mohammed Al-Giaghmini come lo scrive il Com- mentario , del cui autore mi pare d' aver conosciuto almeno il nome. 3iS LETTEUE SUI MA.NOSCRITTI ORIENTA.LI 78) Al-Mostaird , opera medica, della quale Hagl Calfa non cita clie il nome , composta per ordine del Califo Al-Mostain billah Ebu Giafer Aknied e cavata da altre operc niediche , cioe da quelle del medico Nicolas , del Haresol-3Iiichtar c di altri. 79) Una materia medica ( senza titolo ) d' Ebil- Hassan Al-Mochtar Ben Abdun, il medico. Rarissime credo queste due ultime opere mediclie e commcn- devoli a clii profcssa lo studio della medicina. Ai Hlosoli debl)' csserc caro 80) Tehafetol-Filasifct , cioe la successione dei fi- losofi; enciclopedia filosofica del celcberrimo Gazali morto 5o5 (11 11), opera commentata per ordine di Maometto II ^ il conquistatore di Costantiuopoli , dal dottissimo Ckogiasade di Brussa morto nel 898 (1487). Tal Gommentario trovasi iii questa biblioteca tra- scritto dair autogirafo di Cho^iasade. • • • > 81) Rlscdci Sciemsie ^ cioe Trattato solare, celebei'- rima logica di Ncgmeddin Omar Ben All Al-Cazwini Al-Katebi morto nel 898 (1487). Questo codice con diversi altri della stessa Biblioteca proviene dalla col- lezione dellinglese Giorgio Strachan, il quale I'aveva comperato in Babilonia ossia in Bagdad. 82) Tre trattati aritmetici persiani , il primo del celeberrimo astronomo Nassircddin Al Tussi, il se- condo di Blahmud Ben Kawam , il giudice celebre sotto il nome MaJimud di Herat ^ il terzo di Hassan Ben Yank. Essendo 1' etica quasi il fiore della hlo- sofia , queste tre opere morali volevano essere giu- stamente qui commendate. Da esse passeremo a quelle di legge o di materia sacra , giacche la giurispru- denza e la teologia vengono comprese dai Mussul- mani sotto una sola e medesima rubrica, vale a dire sotto la Scienza della lessC' 83) Mislikol-waisin we Minha^ol-raghlbin , cioe la via dei predicanti e la strada dei bramosi del- r Imam Ebillcis di Samarcand: ouiiletica all' uso dei predicatori. E PARTICOLARMENTE ARABI. 89 84) Sulukol-mesalik fi tedbiril-rnemalik, cioe il cam- mino per le strade della regola dei paesi , di Ebil- abbas Ahmed Ben Mohammed Ibii Ebir-rebii^ opera etico-politica. 85) Alurscidol-mutahil , cioe il direttore del mari- tato dello Scheich Mohammed Ben Kotbeddin di Ni- cea : essa e divisa in sette capitoli e tratta delle cose principali clie risguardano il matrimonio , a) inco- raggiamento al matrimonio , b) delT utilita di esse , c) delle qxialita richieste e dei loro sintomi, d) quali siano i migliori mariti , e) dei diritti della moglie sul marito , /) dei diritti d«l marito siilla moglie , g) dello sposalizio , della generazione , del parto , ecc. II fondamento della legge essendo il Corano le opere esegetiche servono d' introdiizione alia scienza del diritto. 86) Gharibl tefsiri Coran , le rarezze , ovvero le cose strane dell' Esegesi del Corano , di Mohammed Ben Aziz Es-segestani ^ codice scritto T anno 1022 (i6i3) e comperato a Bagdad nel i6i8 dall' inglese Strachan. 87) Tefsiri^ cioe Esegesi del Corano, di Gelaleddin 3Iohammed Ben Ahmed Esc-sciafei. Giorgio Strachan inglese o piuttosto scozzese (Scottns Me? inensis) che lo compero nel 1619, lo iscrisse Tefsir il Qelalein, cio die a prima vista mi fece supporre erronea la lezione del nome di Gelaleddin; ma essa e il vero suo titolo, perclie cominciata qnesta Esegesi da Ge- laleddin Esc-sciafei, morto nel 864 (1459),, e stata poi condotta a com pimento da Gelaleddin Seyuti, morto nel 911 (i5o5). Dopo il Corano la tradizione orale del profcta tiene il luogo di seconda base della legge. II corpo delle tradizioni il piu celebre c quello del Bochari, opera voluminosa della quale non si trova in qnesta biblioteca che 88) II XII volume toccante le vendite. 89) Un altro codice tratta ugualmente della ven- dita ed anclie del matrimonio. 40 LETTERE SUI MANOSCRITTI ORIENTALI 90) Ai commentarj Icgali debb' esscrc pur anno- verato il Codice die comiacia coUe parole: Kale al mass , cosi dice il testo. 91) Altro codice scritto 1' anno 969 (i55i) tratta pure di materia giuridica. 92) Chilafad ncsscfii. La polemica del Nessefi poe- ma didattico di Ehu Hafs Ben Omar di Ncsef, la do2;matica del quale e celeberrima sotto il titolo Akaidi nessefise , niorto nel SZ^ (i 142). II poema con- siste in 2660 distici, ed il codice pare essere scritto nella citta di Ncsef stessa. Tanno 564, cioe 28 anni solamente dopo la morte dell' autore. 98) Risalei Imamie , trattato dell' Imamato pole- mico , scritto contro de' Sunniti , comperato da Stra- chart X anno 1617. 94) Minictol-Mosselli , cioe il porto di clii prega , opera celeberrima , sulle qualita richieste per la pre- ghiera e sulla sua efl&cacia , di Sedideddin Al-Cascghari, ultimamente stampata a Costr.ntinopoli come uuo dei libri i piu necessarj per chiunque si reca a dovere ed a vantaggio il prcgare con fervore e con successo. Le opere seguenti , benche scritte in arabo o per- siano, non "sono state composte da' Maomettani, ma da' Cristiaai , sia nativi, sia missionarj in difesa della religione cristiana o per la propagazione di essa. Tali sono : 96) Al-firdews cn-nassranie , il paradiso cristiano di Ebil-faregic Abdollah Ibnet-taib , che e un coin- pendio della Sacra Scrittura. 96) Rihanetol-erwah we sulmol-edab wess-ssalah , cioe il geranio degli spiriti, e la scala della morale e del bene, ed altro non e che un trattato di mo- rale cristiana. 97) Un' opera polemica persiana scritta per ordine deir inr[>eratore Gran Mogolo Gihangir Gclalcddin , in risposta ad un opera (cristiana senza dubbio ) la quale era scritta per confutare il libro Ainci HalJc, cioe lo specchio della verita. Quest' ultimo era intitolato : Blussakali ssafa belassfiei Ainci hakk^ cioe il for bit ore fe PARTICOLARMENTE ARAEI. 4I della purita occupato alia purificazione dello spec- chio della verita -, il titolo poi che porta il co- dice di questa bililioteca e Subdetol-mutekademin we Khulassatol-mutukhirin , vale a dire fiore degli antichi e framniento dei moderni. Chiudero queste notizie colla raenzione di due dizionarj e di due gramatiche , composte da' missionarj ad uso di chi s' applica alio studio deir idioma turco. 98) Un dizionario turco , persiano ed arabo in quattro volumi in quarto, del padre Giuseppe Ago- stino Maronita composto in Napoli. 99) Regole per 1' uso del presentc dizionario , e per imparare da per se la lingua turca , ed adope- rarla con facilita : vi s' insegna la formazione di tutti i nomi e verbi colla costruzione del parlare turche- sco , aggiuntovi a questo fine un breve dialogo in lingua parimente turchesca , ed all' incontro tradotto frase per frase in lingua italiana ; dedicato al cardi- nale Bellarmino a' di 5 agosto 1611 da Pietro Fer- raius della Compagnia di Gesxi. 100) Turcicae linguae per terminos latinos eductae syntaxis in usum eorum qui in Turciam missiones subeunt ad nutum Sanctce Congregationis de propa- ganda fide a Joh. Aug. Montalbano philosopho , me- dico et juris utriusque doctore contracta. Questi am- minicoli filologici basterebbero per istruire uno stu- dioso neir idioma turco , quanto ne sarebbe d' uopo per intendere e tradurre la suddetta descrizione delle Indie orientali. 42 Resume de tHistoirc dc la Lltteraturc itallcmie , par F. Salfi ancicii professeur dans pliislcurs Univcr- sites d Italic. — Fans, 1826. Due vohunetti in 12° I 1 signer Salli ne informa nclla sua prefazionc , chc , nicntr egli si occupava intoriio alia continuazione dell Histoirc Utteraire de lltalle lasciata inipcrfetta dair illustre Gin2;ucne , sospese tutto ad uii tratto ([ucl lavoro , giudicaudo oppoituiio di larvi prece- dcre il Resume clie abbianio qui sopra annunziato , giacclie ( die' cgli ) la naoda non vuolc altro oggi- giorno in Francia clie snnli , opiloghi , compend) , epitomi e siniili sussidj a fuggir fatica. Ondc forse parra strano ad alcuui che il sig. Salli , rinoniato veterano nella rcpubblica letteraria , ancor si diletti di niescolarsi fra i scguaci di quella volubile e sven- tata fattuccliiera ; e dalla frivolezza della cagione ond' egli iu niosso , argomenteranno a prima giunta che frivoli n' abbiano ad esser pure gli effetti. Ma noi preghiamo cotesti signori a considerare un poco se anco i personaggi piu gravi e piu severi e piii giudiziosi non ricevano di buon grado quelle mode che indovinano il comodo e \ utile degli uomini ; e se non sia da saggio e da prudente ( salvo le debite eccezioni ) il pigliare il buono ovunque si trova , e qualunque sia la mano che T offerisca. Ora noi'siamo d' avviso che il sig. Salli , presentando a' Francesi un epilogo dell' Istoria di nostra Letteratura , abbia sorpresa la moda in uno appunto di que' ritrovamenti di comune vantaggio che a qualche volta ella pur si compiace di raccogliere sotto i suoi auspicj , e che meriti molta lode e sincera gratitudine per parte degl' Italiani 1' avvedutezza con cui l' egregio autore colsc il destro di far conoscex'e alia gcneralita di quell' ingegnosa nazione le nostre ricchezze lettera- rie : conosciute le quali , o forza ch' ella ricambi fuialmente 1' Italia piu spesso e piu largamente che RESUME DE LITISTOIRE etC 48 non era iin tempo suo costume, di quella stima che r Italia si pregia in ogni occasione cV attestare alia Fraucia con liberale candore. Vero e bene ( e clii mai r ignora ? ) che la Letteratm'a italiana, ancorche il sig. Salii non 1' avesse al presente fatta scopo delle sue fatiche , gia si gloriava d' aver due Storici fa- mosi , cioe il Tiraboschi , diligentissimo raccoglitore d' ogni piu minuta notizia , — e il Ginguene , di cui non sapremmo se piii debbasi ammirare la giudiziosa critica o la sana iilosolia. ( Taciamo dell' Andres , del Denina , del Bettinelli , del Corniani. . . . , per essere i loro nomi eclissati dalla fama di que' due valcntissimi. ) Ma vorremmo noi pretendere che in Francia, dove ogni giorno escono in luce tanti libri, e tutti , o buoni o mediocri o cattivi che sieno , si vogliono pur leggere ; — e dove mille cagioni tutte diverse tengono ognora occupati e agitati quegli spi- riti irrequieti , abbia il grosso della nazione ad aver tempo e sofferenza e forza da smaltire que' sedici volumi in 4." che il Tiraboschi metteva insieme nella beatitudine de' suoi ozj ? E non dovremo credere piu presto , che se un' opera si fatta non e del tutto ignota a' Letterati francesi, essa ne vada debitrice all' ultimo volume , cioe all' Indice , il quale , per essere dispo- sto in ordine alfabetico , insegna speditamente in qual pagina e registrata la notizia di che lo studioso ha bisogno ? Maggior numero di lettori avra cpiivi certamente il Ginguene , si per essere la sua Storia dettata in francese , e si perche 1' adornano tutte le attrattive dello stile e della dottrina : ma non per- tanto ancli' egli non pote ristri2;nere in manco di nove grossi volumi in 8.° tutta la materia che aveva alle mani , senza che pure oltrepassasse il secolo XVI : e nove grossi volumi in 8.°, per quanto sieno me- ritamente celebrati , non avranno mai tanta virtu da farsi leggere e meditare dalla massa de' cittadini : ed e questa oggidi che si pensa principalniente ad illuminare e sempre piu ingentilire. Percio non du- bitiamo di presagire che 1' epilog© del sig. Salli , 44 r6sumk de l'iitstoire circohindo per le maui di quasiche tutta la nazione , prodiuni tali frutti che iudarno si sarebbero aspet- tati dalle voluminose opere de' suoi prccessori ; e forse avvcrra pure che tanto il Ginguene , cjuanto lo stesso Tiraboschi sieno letti in Francia piu gene- ralmeiitc che iiiiora non erano , allorche qucsto epi- logo , suscitando negli aninii V amore delle nostra lettere , fara nascere la brama di vagheggiare in piu ampio specchio le bellezze degV ingegni italiani. Ma qualunque sia per esser V esito di questo no- stro presagio , ne pare che , avendosi proposto il sig. Salli di comporre un epilogo , o compendio che vogliasi dire , della Storia letteraria d' Italia , egli abbia cio ft\tto con tale accorgimento , che oltremodo diflicile sarebbe , quanto all intiero , il far meglio. Imperocche , mentr' egli si tienc costantemente negli angusti conRni della brevita, trova pur modo a fame conoscere ed apprezzare le piu notabili vicende della nostra Letteratura , e pressoche tutte le produzioni che valsero maggiormente a renderla gloriosa ; e niette ogni cosa suUa bilancia della critica ; e mostra quasi da per tutto come nelle leggi della filosofia e del buon gusto abbiano fondaniento i suoi giudizj. A noi, per esempio , e molto piaciuto quel passo , dove , parlando della Divina Commedia , egli dice che Dante , progredendo a poco a poco nel suo mistico viaggio , arriva finalmente a conoscere la Verita in sestessa, che e fonte d' ogni perfezione ; ed esser questo 1' unico e vero scopo del poema ; altissimo scopo che ne coordina e annoda le singole parti , le quali altri- menti non avrebbero fra loro alcuna relazione , ne formerebbero un tutto. — Molto sensata ed a pro- posito ne parve altresi quella considerazione ch'egli fa snllo stile usato dal Boccaccio nel Comento de' primi sedici capitoli delf Inferno : « L' interesse ( egli dice ) e la gravita delle idee intorno a cui I' obbli- gava il testo ad occuparsi , gli fecero pur sentire la necessita di rendere il suo stile piu semplice di quello ch' egli aveva usato intiao allora , c di dargli un DE LA LITTERATURE ITALIENNE. 4S andamento piu conforme all' indole della lingua italia- na e dalla qualita del soggetto. Tantoche gli riusci di migliorare lo stile didascalico, di cui lo stesso Ali- ghieri aveva il primo lasciato esempio nel suo Con- vito , mostrando a un tratto con quanto felice suc- cesso si potea temperar la maniera da lui niedesimo tenuta nelle Cento Novelle. Ma sfortunatamente una tal differenza non fu notata abbastanza ; e la turba degli scrittori italiani , lasciandosi trarre all' esca del Decamerone , voile imitario eziandio ne' componi- menti clie meno comportavano quella gonfiezza di periodi e quella troppo artefatta locuzione. » Facile sarebbe il citare varj altri passi , pe' quali ognuno vedrebbe come il sig. Salfi , dividendosi dal volgo de' compilatori, padroneggi la materia ch' egli prese a trattare, e la sparga di bei lumi, e la ri- duca a forma d' opera originale : e gia parecchi ne avevamo a tal fine notati durante la lettura : ma , tra pel timore di non riuscire altrui nojosi col dif- fonderci nelle citazioni, e perche ci rimane di toe- car d' altre cose , le quali ci sembra che ne valgano il pregio , vogliamo che basti il piccolo saggio che ne abbiam dato. II sig. Salti , avendo condotta la sua Storia infino a' nostri giorni , ha dovuto per necessita narrare il clamoroso avvenimento di cpielle dispute fra i cosi detti Classicisti e Romanticisti , onde ancora abbiamo intronate le orecchie , senza che alcuno , per dir vero , possa render conto del profitto die ne sia venuto alia nostra Letteratura. E spiacendogli ( come dee spiacere a tutti i buoni ) di veder tanti svegliati ingegni logorarsi in vane contese , ed alior separarsi gli uni dagli altri , che maggiore e il bisogno della concordia e della unione, ha voluto pigliar le parti del mediatore. Con quest' aninio egli diede , come si dice , un colpo al cerchio ed un altro alia botte : di che non vogUamo ne lodarlo, ne biasimarlo. Ma, poich' egli s avea preso un tal partito , doveva al- uiauco regolare i suoi colpi iii modo che 1' uno non 46 RESUME DE l'hISTOIRE fosse piu vecmeate dell' altro ; che cosi ^V insegnava cli fare il bottajo da liii tolto ad esempio. Ma potra cgli prctendere il sig. Salli d' avci-e osservata questa giusta misiira allorquaudo il primo tratto egli get- tossi a percuotere i Classicisti con parole che mettono in gran dubbio la loro lealta come letterati , e la loro onoratezza come cittadini ? Ed a die scuola im- parava egli a servirsi degli oltraggi , e d' oltraggi di tal peso, per comporre gli animi alia pace ed air amicizia ? Ne s' accorgeva egli , die , cosi ope- rando , anziclie adempiere f officio del mediatore e' si facea provocatore e instigatore d' ire e d' odj , e convertiva uu' accademica tenzone in una turpe ba- rufFa di Guelti e Ghibellini ? . . . . A nostro nialgrado abbiarao svelata questa brutta macchia nel lavoro del sig. Salli ; ma f amor della rettitudine ne lo imponeva : ed cgli , ravvedutosi deir error suo , speriamo die non esitera punto a riformare la pagina 199 del secondo volume, caso che gli avvenga d' intraprenderne la ristampa. II sig. Said con buone ragioni si giustifica del non avcre infrancesati i nomi degli scrittori italiani che gV incontrava di dover allegare ncl corso della sua Storia ; e noi non solamente approviamo ch' egli abbia cio fatto, ma ne sarebbe ancora piaciuto die avesse altresi riferito in italiano i titoli delf opere loro : giacche parecchi di essi , nel passarc dalf una air altra lingua , si vengono in nioclo alterando da non si poter quasi piu riconoscere dal lettore ita- liano ; ed altri si fanno tanto ritrosi a qualunque traduzioue , die il medesimo sig. Salfi dovette ci- tarli letteralmente si come stanno nel testo originale : onde ne pare die almeno per f unifoniiita dell' espo- sizione si convenissero citar tutti nella lingua in cui furono primieramente dettad. Ancora avremmo desiderato che I'autore, segui- tando con maggior diUgenza V ordine de' tempi , non avesse parlato , a cagionc d' esempio , del Cesarotti e di Pietro Verri prima di Francesco Zanotti , — DE LA LITTERATURE ITALIENNE. 47 ue deir Alfieri prima dell' Algarotti ecc. ; poiche a mostrare 1' andameiito e i successivi progress! di qua- lunque Letteratura e troppo necessario che lo Storico r accompagni a passo a passo , e non salti avanti e indietro come lo spinge la memoria , o lo strascina la mal regolata distribuzione delle materia. Non ostante pero qiiesti ed altri pochi difetti , ripetiamo che il sig. Salfi compose, al parer nostro , un bello ed utilissimo libro ; e grazie sieno rendute alia moda che gliene diede Y eccitamento. Ma te- niamo ad un tempo che 1' utilita sua s' abbia prin- cipalmente a far sentire in Francia o presso ad altri popoli stranieri : che T uomo italiano gia non dee soddisfarsi d' andar tiuto della propria Storia lette- raria -, ma fa d' uopo che tutta se ne invasi la mente , e che a tal fine Y attinga dalle fonti maggiori , quali sono finora il Ginguene e il Tiraboschi. 48 PARTE 11. SCIENZE ED ARTI MECGANICHE. Rcpertorio delle mlniere dalV anno i8i5 a tutto il 1825. Vol. I e II legatl in un solo in 8.° — To- rino, i8:i6, stamp eria Favale, colla traduzione in francese a fronte. Prezzo fr. 5. 5o. A elici quegli Stati i cui governi e le cui pub- bliche amministrazioni sentonsi capaci di sostenere il giudizio e la censura degli scienziati ! Noi repu- tianio la pubblicazione degli atti d' ufficio come un attestato del sentimento della propria forza , una giu- stificazione avanti alia ragione, una norma utiLissima pei sudditi ed una obbligazione imposta agl' impiegati di ben ideare e bene stendere i proprj concetti. Ridonata agli antichi suoi Stati nel 18 14 la real casa di Savoja , e rivolta dal Re Vittorio Emanuele la raente ai mezzi onde fiu-vi prosperare le arti e il commercio, non pote egli a meno di non con- vincersi della necessita di proteggere lo scavo dei metalli e de' fossili d' ogni genere : i decreti relativi da lui fatti fino al momento della sua rinunzia al trono ne fanno luminosa prova. Ma la legislazione relativa alle miniere , la erezione della scuola mine- ralogica ed altri importantissimi regolamenti concer- nenti lo scavo de' fossili tutti ed il modo di rcnderli utili , si debbono agli auspicj di S. M. il Re Carlo Felice , gloriosamente regnante , ed alle sollecitudini del suo zelante Ministro degV interni , non clie alia perspicacia dell' Intendenza generale , ossia Azienda economica dell' interno. II volume primo viene diviso in tre parti , cioe i.° in leggi e regolamenti; 2.'^ in circolari, e 3.° in atti diversi , concessioni di miniere , di fucine e di REPERTORIO DELLE MINIERE eCC. ' 49 privilegi ; e questo si e il inotivo pel quale V ordine delle date non dee in quest' opera aspettarsi, e non vi e realmente che in ragione dell' anzidetta divisione. Dopo una concisa e modesta prefazione , nella quale si ragiona dell' utilita e dell' ordine dell' opera e se ne accenna la continuazione per gli anni av- venire , si passa alia parte prima contenente le leggi e i regolamenti. Nella prima legge , che e la piu. importante , sotto il titolo di regie patenti , si provvede all' amministra- zione delle miniere ; essa e del 18 di ottobre 1822, ed e divisa in quattro capi ; nel primo de' quali si tratta delle miniere , nel secondo del corpo degl' in- gegneri delle miniere , nel terzo del consiglio delle miniere e nel quarto della scuola teorico-pratica di mineralogia : il solo capo I e diviso in titoli , e tutta la legge e compresa in 6i articoli. Lo scope della legge e lodevolissimo , quello cioe di accrescere la puhblica felicitd , e percio la felicita di tutto il regno : pare quindi ragionevole che in vece di nominare le alpi come quelle che racchiudono le miniere^ si poteva ailargare il discorso e parlare delle montagne , giacche gli Stati del Re di Sardegna comprendono anche parte degli appennini , non che r isola di Sardegna , conosciuta anche dagli antichi per minerifera ; e cio con tanto maggior ragione , quanto che le alpi sono nella Valtelhna , nella Ber- gamasca , nel Bresciano , nel Trentino , nel Bellu- nese , nell Istria ed altrove cotanto e piii forse minerifere che negli Stati del Re di Sardegna. Me- glio per 6 che delle alpi o delle montagne conve- niva parlare in generale de' proprj Stati, i° per- che tale espressione addicesi ad un sovrano piu che non 1' identiticazione (U una parte dei medesimi \ 2.° perche oltre le alpi e le montagne hannovi delle altre situazioni le quali somministrar possono dei fossili interessanti ed utili. E chi di fatto ci assicura che in pianura a pie de' monti esistere non pos- sano degli strati di terra ricchi d' ore nativo , come Bibl ItaL T. XLV. 4 5o REPFUTOniO DELLE MINIERE ad Olapian in Transilvania , o tli ossido e sol- fato di rame come ncl Mansfeldcse ? La terra d' om- bra , la lignite , la torba , Ic argille ed altri fossili trovansi fra i mouti sccondarj od anclic fra i colli pill sovente clie non fra le niontagnc primigenie. E pnr noto die gli stessi diamanti del Brasile si scavano nelle provincie di IMattogrosso e di Minas geraes in siti assai bassi. Per ultimo il Ticino prcsso Oleggio e Vigevano , e V Oreo anche uscito dai monti portano dell' oro il quale si raccoglie con prolitto. II titolo I tratta dclla classilicazione delle sostanze minerali, la quale e nel niimero e nella nomencla- tura potcva essere piu perfetta , e fors' anche piii concisa. Nel titolo II si parla della ricerca e scoperta delle miniere; parte ben espressa e ben circostan- ziata. Qiiesti pregi trovansi pure nel titolo III , ma noi crediamo clie le seguenti osserva:a, 1826, pel tipl della Minerva. Uii libro che ci mettesse dinanzi cronologicamente il fiore di ogai lirica poesia dair Alighieri fino ai nostri poeti viventi, avrebhe sopra le altre Scelte od Antologie anche il pregio di presentarci quasi in atto la storia di questa parte della nostra letteratura. Le diversita dello stile e dei concetti conseguitate ai cambiamenti del Gusto ne' difFerenti secoli : il carattere della poesia mutato nelle diverse eta conformeraente al carattere impresso negli autori dai tempi nei quali sono vissuti : le poche anomalie da questo uni- versale carattere, prodotte dalla singolarita di alcuni ingegni lottanti colla mollezza e colla vilta del loro secolo , tutto insomma si raccorrebbe da questo libro. Ma troppe circo- stanze si attraversano naturalmente ad un' impresa si fatta anche indipendentemente dal senno di chi la conduce. Cia- scuno sa, per esempio, che i traviamenti della fantasia con- tro alia buona morale, e le fallaci opinioni politiclie hanno qualche volta arricchite le lettere di tali produzioni che il sapiente loda e condanna ad un tempo f, ma nessuno ardi- rebbe desiderare che di si fatte produzioni si bruttasse un volume destinato priucipalmente, siccome tutte le scelte e raccolte, alia gioventu ed a colore che non fanno profes- sione di gra\ i studj. Queste cose era mestieri avvertire af- finche nessuno tacciasse d' imperfetta questa Scelta , la quale e fatta con buon giudizio e con molta cognizione della no- stra letteratura. Una lunga prefazione mista di bizzarrie e di buone osservazioni tocca di volo i secoli delle nostre lettere e gli autori che vi fiorlrono. In molte parti vor- reramo contraddire ai giudizj che vi si esprimono ; in al- cune siamo d' accordo con chi gli ha pronunciati ;, e dap- pertutto riconosciamo uno scrittore che non sentenzia senza avere studiato , e che non ha studiato senza profitto. Le Notd cristiane alle catacombe de Martiri nellAgro Romano , conedate di note c d' iscrizioni , del ca- nonico Giovanni Font an A. — Milano , 1826, per Giovanni Silvestri , vol. 2 , con fig. , in 8.°, pag. 166, prczzo lir, 4. 60 austr. L opera , che ci si presenta , e di genei-e ascetico e apo- logetico. L' autore per darle ua aspetto singolare , profitto 96 APPENDICE delle Nottl romane : e come in queste s' Intvoilncono a parlare le ombre de' consoll , e si descrivono i fasti e le vlcende dell' antlca Roma , cosi nelle Cristianc si fanno ar- riiigare certi Vegli anoiiiini , gia segnaci del Vangelo , in- tonio alle verlta piix important! della religione , e si ri- producono antiche apologie , onde preservare gl' incauti dai sempre nuovi attacchi dell' empio e del deista. Tale essendo lo scopo dell' antore , noi non faremo gran caso se r opera manca d' invenzione , se v' ha poco interesse nolle descrizloni , se v' ha poco slancio di fantasia : piut- tosto attenderemo alio stile che in molti luoghi ci sem- bra robusto ed animate, ed alia distribuzione degli argo- menti , non che al tenore con cui vengono agltati , come ne ragioneremo in appresso. Intanto perche i leggitori si formino un' idea del modo con cui e condotto questo la- voro , ofFriamo di esso un' analisi la piu succinta e fedele che per noi s' e potato. Un immaginato solitario, dopo i suoi glovanili trasporti , stabilisce il suo asilo presso le tombe dei Martiri e degli antichi Cristiani di Roma, e sui loro sacri deposit! si pro- pone di spesso meditare intorno le verlta di quella fede per cui ess! gla furon vlttlme generose. Fra la calma profonda di una notte dolce e serena ei primamente si reca al clmltero di Lucina , al chiarore della sua fiaccola scopre le confuse ossa degli lUustri campioni di Crlsto , e vede avelli rovinosi per le ingiurie del tempo ; cio che gli porge occasione di tristamente riflettere sulla caducita delle cose terrene e sul rapido corso dell' umana esistenza. Spinto 11 passo plu oltre , rlmira altre ossa che ancor Ijlanchegglavano qua e la disperse , e mosso da rlspettosa pieta le raccoglle e le rlpone in seno alle tombe gia vote. Quindi gli venne gettato lo sguardo sopra diverse eplgrali onde e dinotato il canipo del sonno e la casa di qulete , ager somni, domus quietis ; e suUe quail ei si for- mava altri morali riflessi : quando d' improvvlso vide ri- splendere una luce , per cui discoprlva un augusto senate di Larve, le quail recavan seco la nobil palma e 1' in- trecclata corona in capo del sostenuto martlrlo. << Ed oh ! " maraviglia, prosegue 11 solitario, vidl inoltre avvlclnarsi " a me un Veglio di amabili fattezze , aurel capelll gli " adombravano la fronte , e una dolce modestla temperava " il fuoco che in lui sfavillava dacli occhi. Bianca veste PARTE ITALIANA." 97 » gli sccndea dagli omeri , piu maestosa ancora die quella " non fu de' ligU regali. La serena sua fronte segnava la " pace , e la consolante amicizia veniva espressa dalle ri- » denti labbra. Fissaiido egli intanto le sue pupille in me, " interrogommi pietoso , come mi stassi vegliando in quel " silenzio di morte. AUora il mio pie tremante e il palpitante '> niio seno non mi davano adito alia fuga , clie in quel " niomento meditai. L'oml^ra pero, perplessa tacendo, sem- " brava invitarrai cortese a parlare. » Egli fattosi quindi animoso espone all' ombra i motivi che cola aveanlo re- cato, ai quali T ombra applaudi: u E tu felice, soggiunse, " se sotto queste tombe , in cui riposa la morte , spesso " verrai a pesar la tua polvere ! II sepolcro e il piu ve- *i race di tutti i maestri i e la superba filosofia insegnar non » potrebbe maggiori verita, quanto la pallida luce d'una » lampada sepolcrale. » Da queste parole u solitario me- glio ancor confortato accompagna T ombra per quel campo di morte , legge epigraii scolpite sulle diverse tombe ^ e r ombra cortese ne sviluppa il senso giusta i principj della fede , e dimostra come quegli epitafj , e quelle umili tombe meglio parlino al cuore , clie non le piramidi ed i su- perbi mausolei dell' antichita gentile. « L' umana polvere , » grida ella , ricordo bensi ai monarcbi di Roma e ai re " d' Egitto d' essere mortal! , ma senza quella voce inte- >t riore, che ripetesse all'anlma il nulla delle mondane " grandezze , o die desse loro un compenso con una ve- '/ race speranza. Ah ! se i popoli della Grecia e dell' Asia, » alzando il loro capo , ora potessero vedere tanti sepol- » cri regali gia dispersi dalle rovlne , conoscerebbero in- >• sierae e la fralezza dell' uonio , e la forza del tempo. " E giacche e il dire opportuno, 1' ombra pure dimostra, come la morale delVangelo, co' suoi conforti dopo morte, tolga r antico disperato orrore per la medesima ^ e quindi in- vita i pensatori moderni a contemplar co'loro occhi la morte del giusto; che amando e temendo il nume , visse nella virtii , e nelle stesse sue lagrime lieto e contento : per ultimo minaccioso riprende il pirronista, perche nel suo sistema empio e derisore abbia fatto dell' uomo un si- mulacro del nulla, inferiore ai bruti, dotato soltanto di fisidie molle , senza elevazion di pensieri , senza obbe- dienza alie leggi morali, senza attrattive per la virtii. Al terminar di questo ragionamento le ombre tutte taciturne BibL Ital. T. XLV. 7 g8 APPENDICE 91 dileguano dallo sguardo del solitario, clie move altrove il suo canimJno ; deliberato di pur rltornarvi fra le ami- che tenel)re delle notti scgnentl. L' autore nel coi'so di sue narrazioni, come viene il destro, appone delle note stori- che ed archeologiche. Ne ommetteremo, die le iscrizioni sparse per entro le Notti sono in parte estratte dai sacri fasti Morcelliani , come pur ce ne avvisa la prefazione. Notte seconda : il solitario trovasi suUa via Cornelia, in iin arenario presso il luogo detto Nimfa Catabasso. U aniica ombra gli si fa incontro , e tosto imprende a ragionare. Eccone il contenuto : veracita della cosmogonia di Mose ; inutili tentativi degl' increduli per abbatterla : errori degli antichi dopo avere perduta la vera idea del Nume Crea- tore: assurJita della materia preesistente j il solo Nume e r Ente necessario , e se e Creatore , e pur supremo mo- deratore e padrone : in una supposta repubblica di Atei non potrebbe sussistere la societh. Notte terza , e coUoquio terzo coUa stessa ombra in vi- cinanza del tempio del martire Pancrazio, Si ragiona su- gli errori della Hlosofia intorno alia virtu ed al vizio. In- vano dar si voile il nome augusto di virtu alle sole qua- lita vimane ; esse non ne ebbero che la corteccia ; la stessa Sana ragione non cliiamo mai virtu, se non cio die fu conforme alia volonta del Nume, che nella sua legge eterna costitui r intrinseca moralita delle azioni. Paragone delle azioni commendate da Pitagora e della morale degli Stoici colle virtu cristiane , e coUa religion del Vangelo. Non fu mai la ragione sufficiente a se stessa per dare all' uomo nn' esatta nozione de' suoi doveri e del suo fine. I soli Ebrei, e quindi i soli Gristiani la>conseguirono, perche il- luminati dalla rivelazione. Notte quarta. II solitario assorto in gravl meditazioni viene dagli erranti passi guidato sulla via Ostiense , presso nn clmitero non molto lungi dalla basilica di S. Paolo. Quivi un secondo Veglio gli apparve con un corteggio di innumerevoli ombre. Dalle epigrafi scolpite in onore dei martiri di Cristo prende occasione il Veglio per commen- dare la loro fortezza, e per insinuarsi nel colloquio sulFim- mortalita deiraniina. Senza la persnasione di una vita fu- tura gli eroi del cristianeslmo non avreljbero allrontati tanti supplicj e morti cosi spietatc. Ma, lasciati a parte i martiri, 1' interior sentiraento dell' uomo gli fa desiderare PARTE ITALIANA. 99 r immortalita , lo lusinga la ragione , e la rivelazlone gllene da una sicurezza decisiva. Conseguenze perniciosissime del materialismo. Notte quintan e colloqulo second© col Veglio della notte antecedente al cimitero di S. Zenone. Senza la cognizione del reato de' nostri primi parenti , 1' uomo e un enigma ia faccia a se stesso. La storia di quel reato, qual viene descritta da Mose, scrittor veracissimo , scioglie ogni con- traddizione , e guida 1' uomo alia cognizion di se mede- simo. Inutili sforzi degl' increduli per abbattere il peccato d' origine. Notte sesta. II colloqulo dell' ombra col solitario volge sulla rivelazione, a cui diede forse impulso la storia di Mose nella Notte antecedente ramraentata. Cosi 1' ombra stessa ne va epilogando la disputa. La rivelazione fu e sara serapre possibile ; analoga ai prlncipj della ragione ; utile ai mortali ed alia societa ; necessaria per supplire alle tenebre dello spirito umano ed alio sregolamento del cuore. Qugsta rivelazione , die e necessaiua , e pur d' in- fallibile certezza. CoUa sesta Notte termina il primo volume. Quanto alia rivelazione di cui quivi si ragiona , si amerebbe ommesso r argomento della possibilita di una rivelazione , e meglio si bramerebbe incalzato quello di sua necessita. Questa con inconcusse prove dimostrata , la possibilita vi si sottia- tende indispensabilraente , ed e inutil cosa il volerla par- zialmente difendere. Quanto alia certezza della rivelazione, ci sembra che T autore la tocchi troppo fuggitivamente ; ed e argomento da trattarsi da senno; poicbe va ad essa unita la certezza delle sacre pagine. E nella Notte terza, eve si scioglie 1' obbiezione dell' empio , il qual dice che il Nume e troppo grande , perche al^bia ad essere oltrag- giato ed onorato dalle opere dell' uomo , converrebbe ri- spondere con piu dirette parole , senza andarsene pago del solo rlflesso, che anzi per la somma grandezza di Dio maggiore diviene I'enormita della colpa. Di piii nella Notte quinta, ove si accenna la storia del primo reato, e si van rintuzzando i maligni niotti degl' increduli che a quei divini racconti dan nome di stupidita teologiche , ta- luno forse bramerebbe che pur si ribattessero gli scherzi Volteriani intorno al serpente che andava con Eva no- vellando, e cui Eva noa inorridiva , intorno il Cherubino, 100 APPENDICE che sedeva alia custodia dell' Eden , cd altro. Con qnesti ccnni di critica non s' intende di derogare al valore del- r opera , in cui certamente appare profondita di dottrina e ricchezza di prove , cui V autore , senza taccia di freddo plagi^-io , seppe estrarre dai grandi apologist! , e presen- tarle con iin aspetto di novita, e con soddisfazione de'leg- gitori. II secondo volume corre sulle stesse tracce. II soli- tario nelle diverse Notti va tentando altri ciniiteri ed al- ti'e cataconibe, e diversi altri Veglj si trattengono seco liii ragionando sopra altre importanti verita del cristianesimo, e sopra i delirj del miscredcnte. Termina il solitario col recarsi dalle ultime avute vision! al cimitero Vaticano, ove fu eretto 11 tempio dell'apostolo S. Pietroi e quivi prosteso avanti T ara , si effonde in sentimenti di riconoscenza verso r Eterno ; implora per se uno spirito ossequioso alia fede, lurae agl' increduli , e costante protezione alia Chiesa. La famiglia in iscompiglio , Commedia in due atti. — • Milcmo , 1826, Pirotta , in 8° Bella edizione di pochi esemplari , che dull autore distribuiti furono in dono. II sig. conte Cesare di Castelbarco , modello de' cava- lieri e de' padri di famiglia , fece gia a' suoi ligliuoli il dono di due tragedie, rAgatocIe ed il Temistocle, dell'una delle quali parlato abbiamo negli antecedenti fascicoli. Tutto in- tento a formarne ottimi cittadini , ch' essere jjossano ua giorno utili al trono ed alia patria, e nella societa onorati e ben accetti, va spronandoli alle piii sulilinu virtu col sottoporre al loro sguardo, ed anzi coH" indossar loro il iTiaguanirao carattere de' piu saggi e prodi uomini del- 1' antichita , e va ancora, merce di un hen costumato ri- dicolo, distornando i loro animi da certe bizzarre e stolte costumanze a noi d' oltramonte pervenute. Tale , se non andiamo errati, e il divisamento del sig. Conte; ottirao divisamento che meriterebbe d' essere dagli altri agiati pa- dri di famiglia seguito. Egli a quest' oggetto costruir fece un vago teatrino nel suo Monasterolo ; deliziosa villa , non gia nella provincia Cremonese , siccome scrisse Franco Splitz, del proprio municipio troppo amante, ma suU'amena spouda delFAdda ed a poca distanza da Vaprio. Gli attori dunque su quel campestre teatro sono i iigliuoU stessi del sig. Coate I'AKTE italiana. ioi insieme a' loro piu eletti e piii cari amici. Invldiablle e commovente spettacolo , in cui i figli rappresentaao i drara- mi dal proprio genitore espressamente composti pel loro piu giocondo ed utile trattenimento ! Questa commediola pertanto non e scritta per uii pub- blico teatro, dove 1' udienza suol essere schizzinosa, ar- rogante ed avida di esagerate passioni e di romaazeschi e complicati intrecci, ma per un passatempo di campagna, per un privato teatrino a cui non sono ammesse die ben costumate persone , e i cui attori sono giovinetti , prole d' indite e virtuose famiglie , e del gran mondo tuttavia ignari. Eccone ora il sunto : Don Gerundio, ricco signore dell'insigne borgo di Casale, bramoso di riraettere in salute Ippolita sua moglie , intra- prende per consiglio de' medici un viaggio insieme con essa e co' due suoi figliuoli Lorenzo e Paolino. Da Ciam- beri, spinto dalla moglie e dai figli, passa a Parigi, dove questi dannosi pazzamente alle mode del paese , e diven- gono veri Gallo-Anglomani. Di ritorno alia patria essi non trovano piu nulla di buono , se non cio die viene da Pa- rigi e da Londra. L' Italia e per loro un paese da com- piangersi , perclie troppo ancor lontano dal perfetto inci- vilimento , e perche ignaro delie strepitose scoperte fatte in oltramonte. Gia scorrono^ merce di loro, per le contrade di Casale elegantissimi tilbery ; gia il cafFe del CarcioiFo e illuminato a gas; gia tutto e pronto perche la cucina di D. Gerundio sia fatta col vapore : al fetidissimo alimento de' campi verranno sostituiti i sussidj della chimica mo- derna, ecc. II buon servitore Policarpio si lagna in ve- dendo que' Gnmi o Grumi trattati meglio d'un servitore an- tico e fedele, soltanto perche sono giovinastri venuti dall In- ghilterra ed hanno le cosce incallite sul cuojo inglese. II padre e scosso da tanti disordini che minacciano la rovina della sua famiglia, ma non sa apporvi provvedimento. Paolino afFetta in ogni cosa le maniere inglesi ed e ma- niaco per la musica. A sua istanza viene accolto monsieur Dore da lui conosciuto a Parigi come tenore dell' opera ; ma uomo al di sotto della mediocrita nell' arte sua non ha trovato fortnna nell' ingrata Italia. Lorenzo tutto si afifanna nell' iilaminazione a gas ^ che vorrebbe introdotta in ogni contrada della patria sua, e nella preparazione del vapore , con cui raettere in corso una slitta. A tali lOa APPENDICE sue pazzie dnnno csca Ic adulazioni Ui M. Dorc. Tutto c proato per V esperimcnto cli cotale slitta : atfollati sono gli spcttatori suUa strada ove delib' essa correre. Pao- liiio lia divlsato di sfidar il vapore col suo Milton , ca- vallo inglese lungo liingo e magro magro , vincitoi-e di oltre a cento mlla gliinee in tante scommesse , e ch'' egli ebbe la fortuna di comperare soltanto per poche migUaja di franchi. Dato e il segno della corsa : tutto il paese e ia movimento ed aspettazione : passa velocissima la slitta , quando Paolino precipita malamente dal suo corrldore in- glese; Lorenzo mal guidando la slitta rovescia sur ua mucchio di ghiaja coloro die in essa trovavansi, e fra questi ambidue i genitori. II male non e pero grande , ne si fatto che impedir possa il pranzo preparato col vapore : gia i convitati stanno per porsi a tavola; ma un fortissimo scop- pio gli arresta stupefatti. II cuoco si e dimenticato di aprire la valvola: piatti, vetro, terraglia, pietanze tutt' a soq- quadro : il povero Guastaverze piii morto che vivo. Tutti questi accidentl , co' quali vien chiusa T azione , danno al buon padre opportunissimo luogo per ammonire i figlij e richiamarli dal loro traviamento. Noi per le sovraesposte ragioni ci asterremo dal profe- rire verun giudizio intorno all' intreccio , all' andamento ed alio stile di questa comniediola , scritta , siccome avver- timmo, per un privato e campestre teatrino; aggiugneremo bensi che il suo piu gran pregio consiste nell' opportunity deir argomento. Imperocche la smania di seguire tutto cio che si pratica oltremonti, ha invasato non poclii de" nostri giovani concittadini i, taluno de' quali e giunto al segno d'emulare gli abitanti del nebbioso Albione persino nelle turpitudini e ne' bagordi. STORIA E BIOGRAFIA. La vita di Giidia Francardi scritta da Giuseppe BiANCHETTi. Volumi due. — Venezia, 1826, dalla tipografia di Alvisopoli. A spese di Andrea Ubicini. L' intenzione dell'Autore apparisce da queste sue parole: " Essendomi io proposto di scrivere alcuni pensieri intorno alia virtu domestica, cioe intorno al modo di regolare le passioni che conturbano maggiormente la quiete della PARTE ITALIANA. Io3 famiglla, intorno all"* eclucazione de' figliuoll , alia santita del matrimonio, ed in breve intorno alle cose principali che compongono il governo di una casa , mi parve che fosse ottimo partito a mettere in opera con buon effetto questo mio divisamento , il raccontare la vita di Giulia Francardi e qualclie fatto di quella di alcnni altri perso- naggi , i quali aliitavano un tempo in un piccolo villaggio situato 3 pie delle Alpi. Trovai che questa storia avrebbe potuto confortare di utili esempi il mio argomento , rom- pere il fastidio di troppo lunghe dicerie , e rendere piii facile , piu amal^ile ed evidente il precetto. " Ne la sola intenzione dell'Autore apparisce da queste parole , ma ben anco la natura del suo libro ^ perche gia ciascuno indovina ch' egli debb' essere un cotal romanzo storico-morale , dove lo scrittore jntreccia a molte cose vere alcune circostanze immaginate da lui , e tutto dee tendere alF ammaestramento della vita sotto colore di una dilettevol lettura. L'Autore medesimo proseguendo confessa di conoscere che il suo libro " non sara tenuto in pregio ne da quelli che vo- gliono udir narrare soltanto le grandi cose e gli uomini straordinarj ; ne da quelli che leggendo soltanto per fug- gire la noja amano d' imbattersi in istrane avventure , in fortune iraprovvise , in accidenti insoliti ; ne da que' sac- centi ( sono le parole sue proprie ) i quali tutti gonfi del loro fumo scientifico sogllono disprezzare queste umili ma- terie ^ ne da que' tanti finalmente , che oggi mettono il pregio principale delle lettere italiane nella fredda ricer- catezza delle parole. " Veramente fa meraviglia come un uomo persuaso di dover dispiacere a cost gran numero di persone , abbia uondimeno compostQ e dato fuori il suo libro , e mal sapevamo indovinare per quale condizione di gente lo avesse stampato. Ma egli medesimo poi ci trasse di questo dubbio soggiungendo : n La mia sola speranza e dunque di poter essere letto senza fastidio da coloro che fuggono per una parte gli strepiti del mondo , i pre- stigi delle pitture da scena \ e non fanno per F altra pro- fessione di studj : o pur facendola , odiano ogni maniera di pedanti, tengono desto il proprio sentimento, si abban- donano alle loro forti e delicate sensazioni , si nutriscono e quasi direi, vivono molto di esse. " Noi pertanto, quasi a far prova di noi medesimi , abbiamo impresa la lettura di questa operetta, e tencmmo desto il proprio sen- 104 ATPENDICE timento , per assegnare a no'i medesimi un posto nellc vane class! iliscorse clalFAutore. Lette pochissime pagine , gif» era ((nasi prouunciata la dnra sentenza die ci relegava in una delle reprolie classi , perche cl sentivanio si presi e si vinti dalla noja che ci pareva impossibile il leggere pill avanti. Ma ci sembrava pur grave il dicliiararci o saccenti o parolai o macchiati d'altra consimile j)ece, per- che non ci andavano a sangiie le cose in quelle pagine raccontate. Dunque, ci gridava il nostro amor-proprio , dovrenio senza noja iidirci narrare die Giulia ricusava di premiere la pappa se non la prendevano iiisieme con lei anche i suoi fantocci? Oppure , die la niadre di Giulia so- nava il forie piano, e il padre leggeva un qualche libro di storia per divertirla nelle liinghe sere d' invcrno , ed essa foUeggiando non badava ne all' una ne aU'altBO? In questo dubbio e nel desiderio di condurci ad una piii mite sen- tenza, procedemmo pel libro, e fuor poche pagine (di quelle che Walter-Scott direbbe composte a vapore ) tiitto com- piiitamente il leggemmo. Soltanto a coloro che sanno la verace vita della Francardl puo esser dato di ben giudi- care I'Autore dal lato deirinvenzione. II libro in se stesso non ci s^embra che possa recare ne molta noja ne molto diletto; e da cio dee venire o lode o biasimo airAutore, secondo che la parte immaginata del liliro sara maggiore o minore della parte storica e vera. Difetti dello scrittore invece diremo il digredir non di rado con troppo prolissa gravita sopra oggetti le mille volte battuti i il darci tal- volta una troppo viva immagine del vizio , dov' eia siiffi- ciente alio scopo la pittura della virtii ;, e Taver final- mente distesa la sua .narrazione in Xmo stile troppo grave e studiato , e di tempo in tempo ancor falso. Di questi vizj che apponiamo alio stile del sig. Bianchetti, la gravita e lo studio si faranno visibili a chiunque vorra leggere poche pagine;, false poi diciamo alciine frasi della tempra delle seguenti : Giovanni , magistrato e cittadino , tenne ah- hracciata la patria fino all ultimo sospiro di lei. — ■ Giulia non era mai men sola , che quando era sola. — Indole che intreccia la danza delle grazie intorno a tanti oggetti i quali, ecc. — Sua madre toglieva alcune ore alle lunghe sere d' inverno col forte-piano : e simili alti« delle quali il libro va pieno. PARTE ITALIAN A. lo5 Jizionario degli Uomini illnstri nella storia. — 3Ii- lano , 1826, per Giacomo Agnelli. A vaccliiudere in uii volumetto di 35o pagine un lo- devole dizioiiario degli uomini illustri bisognereljbe per lo meno la penna di Tacito. A tanto non avevam soUevata la nostra aspettazione apreijdo il volume che qui si annunzia , ma non credevamo per certo di trovarlo si misero ed im- perfetto com' e. L'estensore, per menomar la mole del libro, ha cominciato dal tralasciare tutti i jjersonaggi spettanti alia Storia Sacra , perche (dice) di quella storia si trovano gia stampati altri compendj. Questa ragione , come ognun ve- de^ poteva addursi anche per tutte le altre storie; perche non abbondiamo oramai d'altro che di compendj: ma per giustificare quel divisamento sarebbe stato mestieri che si trovasse gia alle mani di tutti un Dizionario degli uomini illustri nella Storia Sacra. Fatto questo primo smembra- mento, il compilatore del Dizionario dovette di necessita pensar di bel nuovo a diminuire gl' immensi materiali che gli restavano ; e il partito da prendere era un solo : bi- sognava eleggere soltanto i nomi veramente illustri , poi ridurre alia maggior possibile brevita anche gli articoli a questi nomi corrispondenti : ma non era questo un pelago in cui si potesse mettere chiccliessia , e sopra tutto non era impresa da plgliarsi da chi non fosse disposto a spen- dervi una grave e lunga fatica. II Dizionario poi del quale parliamo nojj poteva forse riuscire piu imperfettamente in tutti e due questi rispetti , perche la scelta in piii luoghi pare fatta dal caso piuttosto che dalla ragione , e gli articoli, ben lunu;i dall' esser iiuovi, non sono neppure abbreviazloni ma branl di quelli che gia si trovano in opere di somigliante natura. Molti per avventura crede- ranno soverchiamente severe queste nostre parole , ma possiamodfarli chiari assai facilraente della verith. Con- frontando le prime pagine della lettera A di questo Di- zionario con quelle del Compendio del Ladvocat non vi s' incontrano , a cagione di esempio , ne AbeJardo , ne Abderamo, ne Accolti, ne Accursio , e trovasi invece Acco donna impazzita pel dolore d' essere invecchlata. L' ar- ticolo Achille gia troppo breve ed insuihciente nel com- pendio del Ladvocat, si compone di alcuui soli periodi tolti letteralmente da quel compendio niedesimo. Non trovi I06 AI'PENDICE ne di chl nacque , nc dove , ne quanta parte pigliasse nella dlstruzione di Troja : solo vi e copiato die amava la musica , la poesia e la mediciiia , che ii suo valore passb in proverbio, e che Alessandro onoro d' una corona il se- jjolcro di lui , esdaniando die Achille era fclice per aver trovato in vita un aniico come Patrodo e dopo morte un lodatore poeta come un Omero. Persuasi die laiitore do- vesse conoscere la necesslta d' istrulre un po' meglio i snoi lettori intorno a si gran personagglo, cercamnio gH articoli di Patrodo e di Peleo, ma non ne trovammo parola: ci volgemmo a quello di Againennone , e lo trovammo si ne- gligente che meglio quasi sarelDlje stato il tacere anche di lui. Eccolc tutio intero : « Agamennone figlio di Atreo e " di Erope re di Argo e di Micene generale dell' armata " dei Greci nell' assedio di Troja, fu costretto a rendere " Briseide ad Achille, che lo stesso aveva fatta prigioniera " nella presa della citta di Lernessa. Fu assassinato da " Egisto (i) verso I'anno ii83 prima dell' era Cristiana. » Questo articolo e tutto copiato dal Ladvocat , il quale per altro ha di piu, che fu poi vendicato da Oreste. Di questa maniera il presente Dizionario non vale a far conoscere neppure imperfettainente i principali personaggi concorsi alia distruzione di Troja : e non vi e Priamo , non Pari- de , non Elena , non Enea. E v' ha un lungo articolo per Tirteo, ed un lunghissimo pel Chiahrera, e poi pocliissime righe per V Alighieri : e non vi trovi ne Caterina, ne Eli- sabetta, ne Maria Stuarda, mentre presenta forse una cin- quantina di articoli consacrati a donne alle qnali sarelibe omai tempo che si cessasse di tributare amrairazione. Noi siarao quindi colP autore della Prefazione ove dice che un buon Dizionario storico e un libro utilissimo, ma dissen- tiamo Interamente da lui dove afFerma che n in questo benche breve Dizionario potr* ciascheduno trovare con che non solo erudirsi ma dilettarsi ancora, " <; (i) Non si parla poi nel Dizionario ne di Egisto, ne di Cli- tenaestra , ue di Oreste. PARTE ITALIANA. IO7 Biografia universale antica e modcrna, ossia storiaper alfaheto delta vita pubblica e privata di tiitte le per- sone che si distinsero per opeie, azioni , talend, virtii e delitti. Opera affatto nuova, compilata in Francia da una Societd di dotti , ed ora per la prima volta recata in italiano con aggiunte e corre- zioni. Volumi XXIX, XXX e XXXI. — Venezia, 1826, per G. B. Blissiaglia. Aiinunziarao questi tre volumi, che contengono gli artl- coli compresi dalle lettere I sino a KAR e dalle lettere KAL fino a LEID , solainente ad oggetto di mostrare la sollecitudine del veaeti editori nel pubblicare quest' opera. Del rimaaente , se non vi si vedessero per eiitro al- cune belle aggiunte del Gamba intorno alle versioni ita- liane dei classici, specialraente d^Ippocrnte, d' Isocrate ecc. , non potremmo avvederci di alcun miglioramento arrecato air edizione francese , ed avremnio campo di pronmovere nuove lagnanze per nomi storpiati , per ommissioni , per lapetizioni , ecc. Aprendo , p. e., il volume XXIX, dubitiamo con ragione che non all' I , ma piuttosto alia lettera J dovessero ripor- tarsi i nomi di lacaia e di lanaki; e molto piu quello di lacoub, che in sostanza equivale a Giacobbe. Cosi noi avrem- mo creduto di trovare sotto il nome di Geroni i re o i ti- ranni di Siracusa , che mai non vedemmo dai buoni scrit- tori d' Italia nominati leroni , e niolto raeno vorremmo trovare altro re di Siracusa ed un teologo greco sotto il nome 1' uno e V altro di Jeronimo. — Cajo Giulio Igino , celebre mitologo , che fu scliiavo di Giulio Cesare , doveva registrarsi avanti il papa Igino che fu eletto sotto il con- solato di Antonino Pio. ■ — ISotlzie piu precise intorno al- 1' illustre medico Giovanni Filippo Ingrassia , alle sue opere ed alle sue scoperte , potevano dagli editori jtaliani rica- varsi dal copioso elogio che ne ha pubbllcato in Pavia il de- funto prof. Spedalieri. Cosi in Italia si sarebbe potuto notare che il Saggio delta cattolica vtrita di Fra Malachia di Inguin- bert, non era solamente stato stampato in Pistoja nel 1622 , ma tradotto in italiano e stampato pomposamente in Roma coll' ornamento di bellissimi , benclie inutili, rami, per- che credevasi con quello di porre un argine al gianse- uismo allora susurrante. — Alquanto magro e T articolo 108 APPENDICE tolto dal dizionarlo Bassanese di 'Isotta cla Rimini , impor- tantissimo altronde per la storia letteraria d'ltalia di quel tempo, articolo clie impinguare potevasi facilmente dopo la bella edizione fatta in tre tomi in 4.° dal dott. Drudi delle opere di Basinio parmense , nelle quali a lungo si ra- giona di Isotta , del siio mecenate ed amante , del suo merito poetico e delle sue vicende. — Sotto la rubrica lanson vedlarao registrato un cardinale e un prcte di Besanzone , e con sorpresa non troviamo accennato al- cuno dei celebri stampatori di Olanda, che erano anche al tempo stesso letterati e scrittori , e ne pure il celebi'e lanasonlo di Almelooven che pubblico la bell' opera dei Fasti Consolari, e che fu tra i primi a spargere grandi lumi sn la cronologia di que' magistrati. — E perche niai dovremo cercare i due Giaconii I e II re d'Aragona sotto il nome di Jayme , barljaro per gl' Italiani , quanto per gli Spagnuoli 1 • — E perche un solo Jenkins giure- consulto inglese , mentre tanti altri di questo nome conta quella nazione, chiarissimi per letteratura e alcuni massime per scienza antiquaria "? — Avvertiamo i veneti editor^ che Jonas e non Jonae cognominavansi il vescovo Pietro e i due letterati Islandesi Arngrimo e Runolfo , del prirao dei quali abl)lamo sott' occhio le opere. Cosi il poeta la- tino Pietro Francesco lustolo , nativo di Spoleti , avra por- tato il nome scritto con quella ortogralia nelle sue poesie latine , ma per gl' Italiani potevasi registrare sotto il nome di Giustolo. ■ — Piu volte abbiamo raccomandato a qnesti editori una maggiore diligenza intorno alia tradnzione e alia disposizione di questa Biografia ; e die non fossero fuor di proposito le nostre osservazioni , lo prova 1' er- rore corso in quesio volume medesimo, nel quale sotto alia pag. 240 si riferisce la vifa lU don Filippo Ivura, celebre architetto, tolta dal Dizionario bassanese, e alia 455 veg- gonsi di nuovo le notizie dello stesso don Filippo sotto il nome di Jiwara , scritte dal sig. Weiss, 11 quale pero ingannossi, attribuendo al Javara, o Giuvara come sempre si scrisse in Italia, la facciata della chiesa di S. Ambro- glo di Milano , che non ha alcuna facciata moderna. Quello che si e detto di Gerone, potrebbe applicarsi a Jerocle ecc, ma il plu hello si e die mentre piii di 2,00 pagine sono consacrate alia lettera J , troviamo a carte 33 e ia mezzo alia lettera I Jenichcn , Jcrmak , Jerocle, PAUTE ITALIANA. IO9 lerone , feronimo , Jezdedjerd ecc. , e a carte 147 Jouzaf. Non si saprebbe abbastanza racconiandare ai conipilatori o tiaduttori di dizionarj I'esattezza della nomeaclatui'a , e questo aniiamo di far intendere anche agli editori veneti del nuovo dizionario geografico , che non e esso pure se non che la traduzione di un' opera della quale luolti dotti non 8ono contenti. A qualche breve osservazione ci chiamano anche il vo- lume XXX e il XXXI , giuiiti nientre stendevamo questo articolo. — Su la fede probabilmente di Gherardo de Rossi si e asserito che la celebre Angelica Kaufmann era nata in Coira, ed invece si asserisce dai piii che nata fosse in Corao , ove soggiorno lungamente , e un argomento favo- revole ne forma la sua religione , che sempre fu la cat- tolica piu pura , non avendosi alcuna memoria della di lei conversione ed abjura, che avrebbe probabilmente avuto luogo, se essa nata fosse in Coira da un padie antico citta- dino di quel paese. — E perche registrare sotto il nome di Kempher (e non sotto quello piii genuino di Kempfer) un letterato olandese di poco nome, ed obbliare totalmente il celebre Kempfer viaggiatore naturalista, autore di opera insigni , di cui basterebbono le Anienita Esotiche ad as- sicurare 1' immortalita del nome ? — Del principe Sigi- smondo Federico di Keuenhiiller-Metsch, niorto nel i8oi,e ben conosciuto in Yenezia , non si ricordano le illustri ambascerie, e si dice soltanto che egli era consigliere pri- vate effettivo dell' imperatore e commissario generale in Italia. Questi sono due sbagli che potevansi dai Veneti editori facilmente emendare , perche egli era consigliere intimo attuale di S, M., gran maggiordomo maggiore presso r arciduca Ferdlnando , e non mai commissario, ma bensi Vicario generale dei feudi imperlali in Italia. — Non ve- dianio come Ladlslao re di Polonia doyesse staccarsi dagli altri Lndislai per rimettersi sotto la barbara rubrica Wla- dislao , glacche tutti in latino erano Uladislai. Poche note abbiamo pur fatto scorrendo il volume XXXI, nel quale, e in tutto il corso della lettera L, vediamo piut- tosto un dizionario degli illustri e non illustri Francesi, clie non una hiografia universale, mancando molti nomi chiarissimi di altre nazioni e specialmente degl' Italiani. — Ma perche mai tra i Lanccllotti si sono nominati un monaco olivetano di Perugia, un grammatico , un letterato ed antiquario no A 1' P E N D 1 C E pariglno , il principc di Torreniuz.za , e non alcun celebre giureconsulto di questo nome , mentre tuttora le scuole ridondano delle istltuzioni e delle altre opere di ginrispru- denza dei Lancellotti ? — ■ E perclie dopo alcuni Landolfi noil si soiio registrati gli storici , e si soao invece cacciati sotto la non italiana nomenclatura di Landulfo? Ommet- tiamo die ua errore massiccio h il confondere Landolfo il sagace con Landolfo de Columna , e che una mancanza notabile del Weiss e stata il non accennare i viaggi e le mission! diplomatiche di Landolfo Seniore, che poteva pur dirsi non semplicemente prete di Milano , ma nativo di Vergiate, vedendosi egli stesso intitolarsi Landulphus de Vareglate. Egualtnente come Landolfi dovevansi dire i Lan- didfi ,- il Filippo che fu uno dei tiranni di Pavia del se- colo XIV , nominare dovevasi italianamente conte di Lan~ gosco e non di Langusco. • — Chlunque sia 1' autore del— r articolo Lazzaroni Agostino Saturno, e bene di avvertirlo, massime come italiano e concittadino probabilmente di quel letterato , che egli non solo era uno dei migliori gramma- tici, ma uno ancora de' migliori poeti latini del suo tem- po, e che di codici delle sue poesie la tine, e massime delle sue elegie , ridondano tutte le biblioteche d' Italia , nelle quali trovansi manoscritti ; in alcuni di questi noi abbiamo veduto al nome del Lazzaroni aggiunta la parola Brixianus che non esclude ch'egli fosse della valle Camonica, allora Bresciana. — Ci ha pure fatto maraviglia il non vedere tra molti Lehrun rammentati ne il celebre viaggiatore d i cui si hanno le voluminose relazioni , ne quello che fu terzo console della repubblica Fi'ancese, e ai quale e do- vuta una elegantissima traduzione in prosa della Gerusa- leinine Uberuta ; ma cio potrebbe esser nato da equivoco nei nomi e nella manlera di scriverli. — ■ In proposito deir articolo Ladvocat avvertiamo i traduttori , che diction^ naire de poche dicesi da noi dizionario da tasca e non da tascata, e cosi pure all' articolo Lamberto re d' Italia , che Bcrengero non ha alcun significato per gl'Italiaai, e che il Beienger dei Francesi poteva a comune inteliigenza tra- dursi per Berengario. Ma in questo volume ci ha piu particolarmente scosso r articolo Lamberti Luigi, nel quale sembra impossibile che il Cuillon che vi ha cooperate, e che lungamente soggiorno in Italia , abliia lasciato coi-rere tanti strafalcioni , e che PARTE ITALIANA. Ill gli editor! veneti non si sleno pigliata la cura di emen- darli. Vi si e fatto un niostruoso impasto del letterato Luigi Lamberti col fratello di lui che fu nel Congresso Cisalpine , nel gran Consiglio legislativo e nel Direttorio esecutivo di quella repubblica. Luigi, amante solo de'buoni studj e lontano dalle cure politiche , non fu mai nel corpo legislativo, e non fu ne pure il fratello suo, ma altro meni- bro tuttora vivente, quegli che si oppose alia proposizione fatta, piu per discussione accademica che per serio inten- dimento, da altro meoibro su la convenienza di lasciar libera la poligamia. Si disse questa fatta accademicaniente, perche e noto che, essendo stata quella brevemente com- kattuta e proposto essendosi quindi 1' ordine del giorno suIla mozione , il proponente con rare esempio di docilita fu tra i primi a levarsi e a lasciare che i suoi detti ca- dessero nell' obblio. Luigi Lamberti, il letterato benemerito della nostra lingua, il niembro dell' Istituto , il direttore della biblioteca reale di Milano , l' editore di Omero , I'au- tore di molte opere di merito nell' articolo menzionate , non occupossi mai di politica: non si mescolo di far decretare V abolizione della nobilta , non fu legislatore , non fu mi- nistro , non fu membro del Direttorio , non recossi a Parigi spinto dalle vicende del suo paese, ma vi soggiorno tran- quillamenie per alcuni anni; e mentre in Lombardia si conibatteva e si disputava , tutto intento cola agli ameni studj , esegui il prirao tra gl' Italiani la bella traduzione di Tirteo , stampata a fronte del testo greco in Parigi , della quale i malaugurati biografi non hanno parlato se non che per incidenza nel rammentare \e poesie di scrittori greci, pubblicate molt' anni dopo in Brescia; come in proposito di queste sole fecero cenno della traduzione delV Hdipo di Sofocle , gia molto pi'ima stampata in fol. a Parma. Si e pure omessa nel catalogo delle opere di questo dotto la bella Descrizione dei dipinti a buon fresco eseguiti nel Palazzo dell' I. R. Corte in Milano dal celebre Andrea Appiani, della quale ripetute furono le edizioni. Ne qu\ finiscono le uiende di quello scioperato articolo : r Italia che gusto fino dal principio le poesie del Lamberti jmbblicate dal Bodoni, le sue Odi pubblicate da poi , non che le sue cantate, e applaudi al suo Discorso su le belle lettere, alle sue osscrvazioni su la lingua italiana , e sopra alcune kzioni dell'Iliade, e a molti dotti ed eloqueuti articoli Iia APTENDICE inscritl nel Poligrafo , non soscrivera certamcnte all' ini- prudente giudizio del Guillon , che poca invenzione e poca eloquenza m't'i nelle opere di questo scrittore , giacche senza invenzione non avvi poesia, e senza eloquenza non si pu6 negli scritti persuadere e molto meao destare T am- luirazione. Ci siamo alquanto diffusi in quest' artlcolo , perche im- porlante crediamo per la storia letteraria d' Italia il rad- drizzare le storte idee in esso contenute , e perche vor- renimo pur rendere piu cauti i veneti editorl intorno agli articoli della Biografia Francese die concernono letterati italiani, massuiie da che questi articoli piu non possono essere stesi dalla penna del dottissimo ed accurate Gin- guene. La storia universale provata con monamenu ecc. da monsignor Francesco Bjanchini, con 70 starnpe in rame. — Venezia, 1825-26, per G. Battaggia , fascicolo I al XVII , in 8.° Questa e certaniente una delle piu belle, delle piu im- portanti e delle piu bene eseguite tra le imprese attuali della veneta tipografia, e degna e a giusto titolo di essere lodata e incoraggiata. E di fatto meritava la Storia univer- sale provata con monumenti e figurata col siinhoU elegit an- tichi di essere ristampata , non tanto perche favorevole giudizio pronunziarono gia tutti i dotti al suo comparire , quanto perche questo e uno di quei libri die, a guisa delle opere del Fico, dovrebbero formare argomento di profondi stud] e di assidue meditazioni, e quindi vorrebbero es- sere renduti piu comuni onde tutti gli studiosi approfittare potessero delle idee luminose in essi contenute. Non e gia questa , come alcuno per avventura potrebbe supporre , una semplice narrazione di fatti : cerca 1' autore , come egli stesso si esprime , di stabilire e di ordinare per sd e per altrui la verita delle istorie. Certi sono i fonti delle tradizioni divine e presenti nella maesta della fede , e percio egli tratta soltanto delle storie umane , e nell' in- dagarne la verita, riguarda il mondo tutto come libro autentico e originate. Quindi in uno spazio ristretto ra- duna coplosi i monumenti dell' antidiita ; non ouiette le etimologie, col perpetuo riguardo all' indole delle diverse PARTE ITALtANA. Il3 lingue ; sviscera I'antica niitologia, e nel favoloso discerne spesso la verita istorica , benclie ingombra da eqnivoci e da aggiunte ; tiene esatto conto di tutti i simholi e di tiitte le allegoric, e in questo modo compone, anziclie una nuda storia , un sistema filosofico della storia niedesima, II tipografo editore Giuseppe Battnggia con ottimo di- visaniento ha pigliata per modello e scrupolosamente se- guita r edlzione fattasi in Roma nell" anno 1697 sotto gli occhi dello stesso autore; e qnesta fedelta ha egli osservata non solamente nel testo, ma nelle figure ancora dal Biaii- chini stesso sceke , riunite e delineate. Degno per cio di molta lode lo troviamo per avere riprodotta anche T in- cisione allegorica del frontispizio , composizione essa pure del Bianchini , benche in gran parte alterata nella co- pia, forse per la ristrettezza dello spazioj ma non ugual- mente comniendevde troviamo F aggiunta di moll' altre incisioni storiche ed embleraatiche , le quali, non riuscendo di molta utilita perclie arbitrarie per la maggior parte e gia inserite in varie opere iconologiclie , non fanno che accrescere il prezzo dell' opera , alia quale bastavano le tavole dair antore apposte. Commendevole e stato bensi il pensiero dell' editore di premettere all' opera la vita del Bianchini scritta da Pier Alessandro Paravia; e noi ne esporremo un sunto brevis- simo. Nato Francesco Bianchini in Verana sul finire del- I'anno i66a, dopo i prlmi studj fatti in patria ed in Bolo- gna passo a compierli in Padova, ove colle gravi discipline teologiche combinb gli studj della matematica e delTastro- nomia , e poscia recossi in Roma , ove fu da prima bi- bliotecario del cardinale Ottoboni , coltivo la fisica e la matematica nell'Accademia Ciampiniana , e giunse a sco- prire una cometa ; il die 1' ammirazione gli concilio del dotti e sino della celebre regina Cristina di Svezia. Tor- nato per breve tempo in Verona, diede leggi aU'Accademia degli Aletofili, e ridottosi di nuovo in Roma, al stio nie- cenate Ottoboni, salito allora alia cattedra di S. Pieti-o, che lo interpellava di cio ch' ei bramasse , modestaniente rispose che non altro chiedcva se non che la sua benedizione. Fatto canonico della Rotonda e onorato di alcune pensioni , divento I'amico del celebre Fabretti , e il gusto piglio per le aiitichita , alia inveitigazione delle quali disposto lo aveva uno studio jjeitinace dcile linguc gioca ed ebraica^ si diede BtbL Jtal. T. XLV. ^ 8 114 APPENDIOE quiiicli a svolgere codici, ad esamiaare lapidi e medaglie, a visitare gli scavi , a coafcrire coi piii illustri antiquarj , e gctto sin d'allora i fondamenti dclla grand' opera che ora si riproduce. Dopo la pubblicazioue di tjuesta fu elevato il Biaiichlni alia dignita di canonico di S. Lorenzo in Da- niaso , e allora fu iniziato agli ordini sacri , benche, forse per sentlniento di cristiana umilta, uiai non volesse passare air ordine e alle fiinzioni sacerdotali. Rivestito delle pre- lalizie insegne , ando a Napoli , compagno da prima del cardinale Barberini , poi legato pontificio a quel sovrano , e pill opportunamente fu nominato in appresso segretario della Cougregazione istituita per la riforma del calendario romano , nel quale ullicio pubbllco la soluzione del pro- blema pasquale per la totale emendazione delle tavole pasquali secondo il ciclo di 1184 anni gregoriani, poi un trattato del calendario e del ciclo di Cesare, e del canone pasquale di 5. IppoUto. Attendeva egli al tempo stesso alia costruzione di un grandioso gnomone a soniiglianza di quello dal celebre Cassini eretto in S. Petronio di Bologna, e coniata essendosi in quell' occasione una medaglia col busto di Clemente XI e nel rovescio colla linea meridiana, questa il Bianchini piglio ad illustrare in uno scritto de nummo et gnomone Clementino. Concept egli altresi il noblle penslero di fonnare in Roma un niuseo di antioliita cristiane , e sebbene non fosse allora quel disegno portato ad esecuzione, come lo fu ai tempi di Benedetto XIV , non di meno venne il Bianchini promosso ad un canonlcato di S. Maria Maggiore e quindi spedito in particolare missione a Parigi , dove corteggiato ugualmente dai grandi e dai dotti , fu anche aggregato alia R. Acca- demia delle scienze. Si trasferi pure in quell' occasione in Olanda ed in Ingliilterra , scorse la Lorena , I'AIsazia, il Palatinato , fu ospite in Utrect del Passionei, conobbe in Amsterdam il celebre Z/CC /ere, con verso in Anversa col Papebrochio , e dappertutto ricevette le piu onorevoli ac- coglienzc. In Londra si strinse in amicizia anche col Newton, ed occupossi in ricerche ed opera zioni matematiche. Tor- nato in Roma ricco di cognizioni e di libri , diede mano alia pubblicazioue delle vite dei Roraani pontefici , gia stampate in Magonza sotto il nome di Anastasio BiMiote- cario ; viaggio ad Urbino , ove forni la spiegazione delle preziosc scuhure di quel palazzo pubblico e illustro la I'ARTE ITALIANA. ' JIO corografia cU quel ducato ; fu a Brescia , in Toscana ed a Parma, ove una meridiana costrui per la villa R. di Co- lorno , luisuro il teatro e varj monumenti illnstro , tra i quali il piix antico codice di Anastasio. II famoso Colom- bario di Lwia , tvitto pieno d' iscrizioni dei liljerti e fami- l.iari di quella imperatrice , gli porse motive di nuova eru- dita occupazione , giacche egli ne pubblico la notizia e al tempo stesso espose la spiegazione del palazzo de' Ce- sari , benche quell' opera grandiosa non vedesse la luce se non se dopo la morte di lui. Negli viltimi auni di sua vita fu ancora abbastanza felice per istabilire il modo di trovare la parallasse di Venere, di distinguerne chiaraniente le macchie e di fare altre importanti scoperte, clo cb' egli ot- tenne merce di una maccbina, se non da lui niedesimo in- ventata certamente perfezionata , onde correggere ne' can- noccbiali del massinio fuoco le imperfezioni dei tubi ; mac- china che fu poi descritta dal Reaumur negli Atti dell'Ac- cademia di Parigi. Le scoperte fatte sul pianeta di Venere stampate furono in Roma nel 172,8 sotto il titolo i\i Nuovi fenomeni di Espero e di Fosforo. Voleva egli altresi, e gia da ott' anni intrapreso lo avea , condurre una meridiana dair uno all' altro mare della nostra Italia , ma la morte che lo sorprese al cominciare di marzo del 1739, tronco quel grandiose disegno , come pure il corso de' profondi ed utilissiml suoi studj , pe' quali 1' abate Marini ebbe a proclamarlo il maggior uomo che prodotto avesse I' Italia in quel secolo. Noi abbiamo breyemente delineata la vita letteraria del Bianchini , ne lasceremo di osservare che V elegante scrit- tore della sua vita rende pariniente conto delle sue virtu cristiane e domestiche. Segue uno scritto intitolato : Esposizione e prove della cronologia , al quale veramente precedono nelF edizione del 1697 r introduzione , la disposizione ed il compendio di tutta I' opera, che non sappiamo intendere per qual mo- tivo non abbiano avuto luogo anche nella presente edi- zione ^ come pure per osservanza scrupolosa di fedelta si sarebbe dovuto inserire avanti ogni altra cosa T av- viso del Bianchini stesso al discreto lettore ed anche la sua dedicatoria al cardinale Ottoboni. IP esposizione della cronologia segue nell' edizione originate la lunga intro- duzione succennata , che comprende cinque capitoli , e Il6 ATPENDICE nolla ({ualo tioii solo si espongono 1' iiitenzione delP au- torc , h\ (Uvisioae dclT opera e dcUe figure , e la scelta e disposlzione di cjiicste e dei simljoli, nia anche si parla delle prove delle istorie e si indica ruso delle tavole per la facilita di apprendere e di ricordarsi delle storie stesse. Trovasi quiiidi la prima deca , o sia la prima parte deir opera del Bianchini, la quale deca tutta e contenuta nel prime volume , come nel secondo trovansi altri dieci ca|iitoU costitnenti la seconda deca. Lo stesso ordine si tiene nel terzo , assai piu voluminoso degli altri , e il quarto comincia colla continuazione della deca terza , die appena comincia nel fascicolo XVII, ultimo che abbiamo alle mani. Bella e T esecuzione tipograljca, e non prive di merito sono alcune delle figure aggiunte : ma perche spendere tempo , fatica e danaro per rappresentare la notte, 1' ori- gine deir agricoltura , quella dcU' astronomia , quella del- r aritmetica , le primitive oblazioni, e le origini della mu- sica , dello scrivere , della plastica , della pittm-a , e le tradizioni snl diluvio , e le perplessita di 5a^ sovra il sue viaggio in Sicilia, e il rapimento di Europa fatto da Aste- rio , ed altri soggetti capricciosi , iiivece dei quali si sa- rebbe potuto con vantaggio accrescere il numero delle rap- presentazioni dei monnmenti , scegliendone degli aaaloghi ai gia esposti dal Bianchini , massiine tra quelli che sono stati dopo la sua morte conosciuti ? S C I E N Z E. Introdtizione alio studio della legislazione dedotta dai principj dell' ordine , dell' abate F. M. conte Fran- cEscHiNis , cav. di terza classe dclV I. R. ordine Austriaco della Corona di ferro , professore di ma- teinatica sublime nclV I. R. Universitd di Pado- va ecc. ecc. — Padova, 1S20 (1826), nella tipo- grafia della Minerva. Vol. 2, in 8.° Bella edizione. Quest' opera fu gia cominciata niolti anni sono in Roma dall'autore clie ivi trovavasi in distinte carlclie iuipiegato, e comparve alia luce dedicata al sommo Pontelice Pio VI col titolo La legislazione dedotta dai principj dell' ordine. Con essa proponevasi egli di opporsi alle perverse massime suvvei'titrici di ogni forma di buon goyerno, e di ogni PARTE ITALTANA. llj principio cU morale e di religionc che largamente si dls- seminavano , e gia coa funestissinii efFetti trionfavano. IMa distolto per lunghi anni da tal lavoro per 1' iniquita dei tempi, poi dalle gravi e iatierainente diA'erse sue occupa- zioni , penso finalmente di ripigliarlo con piii felici aaspicj; cominciando dal riproduvre il primo volume modificato ed accresciuto , con altri due sotto il titolo d'' Introduzione alio studio della legislazione dedotta dai principj dell' ordine; e cio perclie T Italia avesse sovra si importante argo- mento un'' opera che leggere si potesse senza pericolo , e che adattandosi alle circostanze dei governi in essa stabiliti, principalmente si occupasse di tutto cio che potrebbe loro essere piii giovevole , e ad un tempo piii consentaneo ai caratteri della Cattolica religione dominante. Compiuta T in- troduzione , r autore si propone di darne le varie parti, che 1' intero sistema compongono di una legislazione , in niodo che ciascuna possa stare da se a comodo di chi volesse fare acquisto di una o di due sole esclusivamente. Alia fine dell" introduzione esporra il disegno dell' opera intera. Nella prefazione , tra le altre cose , molto sensata ne parve la massima segnente n come reputo ( cosi egli ) ( somma foUia il Aolere in una rivoluzione tutto distruggere, I cosi estimo grande stoltezza il volere dopo lunghi anni in una contiorivoluzione tutto ristabilire come era poiche dal fermento delle passloni pure a mal fine ecci- tate, possono nelle rivoluzioni emergere delle accorte ve- i date , ed esser tolti de' radicati abusi e dei pregiudizj i funesti. Dovrassi dunque al ritorno del primiero ordine rinunziare a quelle , perche nuove , o per odio ai loro I autori ? E ristabilire questi , perche connessi coi costumi I nazionali e le patrie abitudini? O non piuttosto segui- , tando il precetto del grande Agostino, die devesi pren- I dere il bene dovunque si trovi , non si estimera sano consiglio il glovarsi delle buone cose, che dagl'innovatori s'introducessero , qualunque intenzione si avessero, per mi- gliorare le antiche e promovere sempre piii il perfeziona- mento del civile stato? Senza di che negli anni molti , in cui la rivoluzione duro , tali cangiamenti possono essere avvenuti, che somma confusione gcnerasse il ritornare intieramente al primitivo stato .... ;Se per esempio dopo lunglii anni che de^l" individui di una nazione furono in n8 A r r E N u I c E gran numero dc' loro boni e dci loro ilii'itti ingiustanicnte spogliatl si volesse restituirii negli anticlii possedimeati , per »|nale inestiicahile lahirinto iV imlaginl , di liti , di confiisioni e di sovvortimenti , noii chc per qiial sangui— nosa via di tiimulti , di odj , di vendettc e di disporazioni noil si dovrebbe il governo ravvolgerc '? II quale in siffatti casi prcndcra quei mozzi di conforto e dicoinpenso, clie si potranno con 1" ordinc e con la pubblica tranquillita conciliare , primo scopo e prima leggc di ogni saggio go- ■verno. » Con qucste ultime righe, anteriormentc scnza dubbio composte e stampate, parve T auto re indicasse qtiello clie poi fece la Francia. Nei tre volunii cbe comprcnderanno 1' introduzione si propone I'autore di trattare delle materie tutte die sono necessarie a sapersi da chiunque fosse incaricato dell'an- gusto ministero di dare ad un popolo una Icgislazione, o di riforniar quella die avesse. Percio espone nel primo \-olume tutto quello die riguarda il jus naturale» e i priiicipj del jus ]io!itico, e quclli del jus delle genti. Nel secondo tratta delT origine di fatto della sovranith e dei primarj caratteri di essa : indi dei poteri essenziali e dei doveri della sovrauita medesima , comiaciando dal potere Icgislativo. E perclie intenda il sovrano la couv^enienza e la bonta delle leggi , parla prima di queste in generate; indi le considera relativameute ai varj oggetti cui deb- bono tendere ; e poi, esposta la connessione dei due po- teri legislative ed esecutivo, stabilisce i principj genei^ali su cui deve 1" esecutivo potere regolarsi neiramministrazione delle pubbliche cose. Ripiglia infine il trattato del diritto delle genti e lo conduce al suo compimento. Nel tertto volume che non tardora ad uscire alia luce si propone T autore di far un' esposizione analitica di varie delle piu celebri costituzioni si antidie che moderne con- frontate coi principj derivati deH'ordine. Passera in seguito a parlare dello spirit© , del carattere e dei costumi delle nazioni relativamente a tutte le cose s\ lisiclie che morali, ch6 possono concorrere a formarii o modificarli. Cosi chiu- derassi 1' introduzione alio studio della legislazione dedotta dai principj dell' ordine , credendo I'autore di aveie per tal modo provveduto il legisiatore di tutte le necessarie cognizioni onde questi dar possa ad una nazioue nelle PARTE ITALIA.NA. II9 propi'ie sue individuali circostanze una legislazione che pei* essa fosse la luigliore. Fisso r autore nell' idea dell' ordiue che vuole che la parte si riferisca al tutto, e il men perfetto al piu per- fetto, stabilisce che gli uomini in civile societa raccolti devono al ben essere ed alia prosperita generale princi- paliuente intendere i e che coloro che saranno alle pub- bliche cnre proposti dovranno in niodo le cose condurre che ciascuno , per qiianto si puo , nella pubblica trovi la propria felicita : giacche la felicita pubblica sarebbe una chimera, anzi una contraddizione in termini, dove gl'in- dividui per la raassima parte non conseguissero la propria. Come poi tutto il lavoro si appoggia ai principj del- r ordine, cost T autore consacra il primo libro del primo volume a parlare dell' ordine considerate nell' uni verso. Comincia dall' esporne i principj astratti : poi considera r ordine, come la suprema legge direttrice delle operazioni divine ; giacche Dio il segna per necessita di natura : ne gia e da credersi , che 1' ordine immutabile , end' e co- stituita la legge eterna , sia da Dio stesso distinto , che anzi in lui solo puo aver nascimento, come infinita intel- ligenza, che tutte le necessarie relazionl coraprende delle cose che sono il fondamento dell' ordine. Passa quindi a considerar 1' ordine medesimo nell' Uni- verso , di cui ne fa un cjuadro quanto filosofico altrettanto ameno: se non che t< vedendoci , die' egli , cosi violente- mente ai sensibili beni contro 1' ordine portati , quasi de- gli spirituali dimentichi , e nati appena, e di attual colpa noa tinti , alle miserie ed alle infermita soggetti ( il che sotto r impero di un Dio giusto , come dice Agostino , non puo avvenire, senza che siamo rei ) argomentiamo che ua vizio vi abbia nella natura , e che mal atti noi siarao a ripararne gli efFetti: e sifFatte idee qual nuovo meravi- glioso ordine non ci appalesano nell' Universo I » E dopo aver dette molte cose di questo nuovo ordine , del Divin Riparatore e dei nuovi nostri destini , cosi progredisce. " Per tal modo operando la santificazione degli eletti pre- para in essi , secondo la diversita de' suoi doni e i carat- teri diversi di meriti e di virtu, i diversi materiali per la costruzione del materiale tempio che all' eterno Padre destino , di cui 1' incarnata Sapienza medesima ne e ad un tempo Tarchitctto, il sacerdote, la degna Ostia accettevole e I 20 A V r E N D I C F. r otorno lunie incstinguibile , e clic nclla piu perfetta Con- cordia ed uiiita durera al pari dell' eternita. Qnesta e r opera , questo il fine a cni tntti gli avvenimenti e le cose tutte si riferiscono ; die abbraccia tutii i tempi, cite lega le piu disparate relazioni , die toglie ogni con- traddizioiie , per cui ogni disordine in ordine si cangia,e per cui da ogni male mi Ijciie deriva ,• e per cui le stesse sospensioni monieiitnnce delle natnrali leggi sajiientissime diventano provvidissimi consigli, pcrche occasioni feconde di prodi^iosi avvenimenti nel sistema della religione e della grazia. >i Conchiude T antore col dire che dalle cose esposte ne segue, die se gli uomini destinati sono ad istituire tra loro un nuovo ordine di cose , non potranno da altri principj paitiie fuorche da cjnelli dell' ordine universale, die e la norma delPoperare della divina Provvidenza nel- Tuniverso: porcio nella societa dovra ciascnno degli uo- mini al comun line servire, e a questo mai sempre il fine privato, quando gli si opponga sacrificare. Questa e la legge semplice e generate , die dall' idea sincera dell' or- dine e dalla conteiiiplazione della natura deriva : « per- cio qualunque civile associazione cosi dovra essere for- mata (come il disse gia nella prefazione), che tutto per isti- tuzione tenda al ben comune, cioe alia pubblica felicita ; e dovia ad un tempo esser tale , che ciascuno trovi la propria nel procurare l' altrui ... La prima condlzlone ne mostrera P origine , ne disegnera le costituzioni de'ci- vili corpi e ne insegnera i reciproci diritti , e doveri di essi , e del loro membri. La seconda ne convincera della necessita ed utilita della religione , che sola puo accordare in ogn' incontro la puliblica con la privata felicita e con- ciliare gl' interessi di tutti , per opposti die sieno, e con- giungere in salda amista la politica piu vantaggiosa con la morale piu para; e ne mostrera insieme la preferenza per tutto cio della cattolica sopra tutte le altre religioni. » Nei libri seguenti I'A. applica le idee deH'ordine all' uomo considerato nolle sue quattro generali relazioni; cioe con gli esserl inferiori , con se medesimo , con Dio e co' suoi simili. Nel libro intitolato DeU'oidirie considerato nell'wnana natura , comincia a stalnlire il domiaio degli uomini su- gli esserl matcriaii e scnsiliili , suU' eccellenza e supe- riorita dell' umana natura. Ben rniiiouato ci sembra cio PARTE ITALIANA. 121 ch' ei dice nel i.° e a." capitolo dell' imniaterlalita del- ranimn, e del caratteri die I'uonio distiiiguono dai brati. Passa in se^uito ne' sette capitoli seguenti ad uu esteso e preciso svolgimento delle facolta dell' uoino si riguardo al conosciinento del vero che all' opposizione del bene , ne traccia la teoria de'sentimenii morali , ne da la giusta idea della felicita; e conveiiendogli discorrere del modo con cui i varj beni che nell' appetito comprendonsi della felicita , operino suU' anima determinandola all'azione, fa breve digressione sulle umane azioni , che poi ripiglia quando in seguito le considera nella i-elazione che hanno con la legge naturale. la questi capitoli troviamo. esat- tamente determinate le nozioni del vero , dell' ordine , del belle e dell' onesto , come pure ben chiarita 1' ori- gine del senso morale e di tutte le soclali afFezioni, non che dei sentiment! di liberta , d' indipendenza , dell' amor della lode ecc. Giustamente poi conclude che se 1" or- dine air eccellenza di nostra natura concede il dominio sugli esseri materiali e sensibili, all' eccellenza della ra- gione in confronto delle altre umane facolta accordar dee il diritto di tutte dirigere e moderare : e aggiunge: « Le inclinazioni, le passioni e gl' istinti sono particolari agenti; che solo il proprio interesse prorauovono; e la ragione e un principio universale, che conosce i bisogni e 1 indole di tutti , e intende le relazioni che tutti hanno tra loro e con la nostra felicita \, percio all' anima infondendo la prudenza direttrice della vita fa che sempre nel concorso dei beni i piii eccellenti preferlsca , cioe gli onesti^ ne mai quel bene cerchi, che sia coa gl' intimi beni nostri incompatibile, e ne debba un maggior male partorire, e privarne di un bene maggiore. " Persuade vole e il modo con cui TA. nei sette capi- toli seguenti della legge naturale tratta dei sentimenti ad essa relativi, e niassime di quello di obl^ligazione mala- mente da niolti confuso coi motivl determinanti all'azione; indi della sanzione di detta legge naturale, e dell' immor- talita dell'animai dove dimostra la necessita di un' estrin- seca sanzione, siugolnrmente per accordare F ainore del- r onesta e della propria perfezione con 1' amore della felicita , i quali venendo eguahnente dalla natura debbono potersi sempre ti-a loro conciliare : lo che non puo av- veaire , se non. amniettasi oltre il sepolcro un nuovo laa APPENDIGE • ordine d'l cose, in cui T anima immortale riceva il pretnio del suo costantc attaccamento alia virtu , e gl' iaiqui ab- binno la pena dell' averia abliaudonata , c di essersi dati in preda ai vizj ed ai dclitti. Non possiamo tenergli dietro in tutto cio ch'egli viene esponendo dei precetti primarj e secondarj della legge naturale , e delle viitii e dei vizj: direrao per altro che tutto ne sembra con giusta metafisica e con la piii esatta morale dichiarato; e ci piaccjue di vedere come di tratto in tratto ne faccia sentire a qual piu alto grado di perfe- zione vengano le aaturali virtu dalla cristiana religione sollevate Appajccchio degll educatori , del cotite di S. Ra~ FAELE. — Trcviglio , 1S26 , presso Scrafino Bona- lume librajo , in 16.°, di pag. 128. Lit: 1.44 ital. Questo e il primo volume d' una Collezione di opere pe- dagogiclie che si stampa nella tipografia Fantoni a Roveta. Noi non conosciamo ancora 1' intendimento degli editori, e ci riserviamo a parlarne quando la puliblicazione di qnalche altro volume tnostrera con die giudizio si proceda alia scelta , e quale grado di pubblico favore possa meri- tare 1' impresa. Dif&sa del Cristianesimo , ovpero conferenze sidla re- ligione , di mons, di Fraysstnous , vescovo d Er- mopoli. — Milano, 1826, da F lacido MajiaY isa]. Vol. 8, in 16° Lir. 16 ital. Del merito di questa utilissiraa opera non e qui nostro ufficio parlare : essa e bastevolmente conosciuta. Cinque edizioni se ne fecero in poco piii d' un anno nella sola Parigi, e ben fu savio pensiero quello di riclurla all' italiana favella. La traduzione e quasi sempre franca , e qnalche volta anche robusta ; ma quando si traduce da una sii"a- cile lingua, quale la francese , se non e dato raggiugnere r eleganza , bisognerebbe almeno mnntenere continua la correzione. Una dote si necessaria non fu sempre ottenut.v in questi volumi , ma pure ne sembra che la somma del lavoro meriti lode. PARTE ITALI\NA. 126 Dccisioni del supremo tribunale di Revisione ( degli Stati di Parma ) con note ed opuscoli relativl , di Francesco MIelegari, uno def' Consiglierl di csso tri- hwiale. — Parma, 1 825- 1 826 , dalla stamperia Carmignani , in 8.° Ne so7io usciti sino ad ora tre volumi distribidti per anni senza indicazione di torno. II prima contiene le Decisioni dal i.° no- vembre 1828 al i." novembre 1824, e di pagine xiii-Sij , e casta lir. 4. 5o ital. II secondo con- tiene gli Opuscoli relatii-i alle Dccisioni precedcnti, e di pag. 282 , e casta lir. 3. 5o ital. II terzo , le Decisioni dal settembre 1824 al i.° novembre 1825, pag' F/-5i3, e V errata , lir. 6. 5o ital. Questa compilazione fatta da un ginrisperito di profonda dottrina , clie e membro del Tribunale stesso di cui rac- coglie e commenta le Decisioni, non pub 11011 essere accetta a'cnltori di Temi. Molti di questi pero pensano che maiichi di quella precisione e stringatezza che taiito si pregia nel modello da cui sembra die I'autore abbia presa I'idea (1), e spesso apparisca un certo desiderio di far conoscere che la sua sapienza non di rado influisce ad indurre i colle- ghi nella sua propria opinione. Nell' avviso premesso al 3." volume ne promette un altro forse di altrettante pagine conteneiite gli Opuscoli relativi al 3." volume stesso. Nel- r avvertimento posto in froiite al prime Tautore dice die la presente Raccolta e oggigiorno nella penisola di un gencre affatto jiuovo , consider andone I'insicme. Aggiugne : no/z poc/ze delle note , e gli opuscoli oppajono di mia coniposizione , e quelle e questi sono da me soggiunti colla mira di elevarmi alquanto sopra il grado di faticatore mamiale. Lo stile e chiaro, ma non elegante; che rare volte 1' eleganza si vede andar in compagiiia di questa sorta di scritti. Le Pandette di Qiustiniano disposte in nuovo ordinc da R. Q. PoTHiER. Versianc italiana col testa dcllc leggi a fronte. — Vcnczia , per Andrea Santini e ' figlio, in 4.'' Pubblicati 2.6 fascicoli. II Filangieri ed il Beccaria cominciarono i loro llbri da una vecmeute iiivettiva coiitro il diritto romanoi tnnto e (i) Sirey-Recuell grii, des Loiv et des Arrets. 124 ATPENDICE vero die Taliuso puo far degna di vituperio ogni cosa. E veramente furono gravi del pari che maaifesti i danni ai quali soggiacijae luuga pezza TEuropa, costretta com' era a vLvere colic leggi dl secolL oaaiiiameiite diversi da quello ciic precedette al nostro, somigliante ia graa parte a'quei miseri die il gigante Ijarbaranieute acconiodava al suo Ictto. Ma se fii degiio di que' lilosofi levar la voce coiitro T ahnso di tutta I'Europa, e svegliaria, per cosi dire dal sonno, e insegnarle die poteva e doveva saper dettarsi uii codice che provvedesse a' snoi bisogni presenti , fu hello eziandio e degiiissimo d' un grand' uomo il lavoro del fraacese giii- reconsulto , che le romane leggi ridnsse in ])uon ordiae e fruttuoso, e le presento ai legislatori ailinche vi studiassero i principj di ogni nmano diritto. Perche varie opinioni di Ulpiano, e piii ancoia i capricci di niolti imperatori, era gran danno che ottenessero forza di legge fra noi ; raa di grandi iiigegni va ricca la schiera de' roinani giureconsulti, i quali tutto abl^racciarono il canipo della giurisprudenza, e tutto videro, e seppero tutto che pub sapersi in questa maniera di studj. Quale e di quanto pregio sla V opera del Pothier non vuolsi dire da noi, perche gia tutta Eu- ropa r ha fra le piu eccellenti , e nessun avvocato e si povero di studj , che pienamente non la conosca. 1 Fran- ces! pensarono di traslatarla nel loro idioma, affinche I'uti- lita si stendesse ad un maggior nuraero di persone , e questo esempio fece nascere per avventura anche fra noi il pensiero della versione che qui s' annunzia. Tutto quello che tende a far popolari gli utili studj vuolsi lodare e promoverej e pero anche questa impresa di volgarizzar le Pandette non vuol passarsi senza una buona parte di lode. Molta forse gliene scemerelibe chi discendesse ad un niinuto esame ; perche in piii luoghi la versione ci riesce, non voglianio dire errata , ma tanto oscura che piu non e , e non puo essere , il testo. Pure a coloro ( e forse non sono poclii ) i quali dovrebbero studiare le leggi romane, e non possoao perche non hanno acquistata una pratica sufficiente della lingua latina, crediamo che tornera utilis- simo lo studiarle in quest' opera , nella quale non tiitte , ma molte almeno , potranno coniprcndcrne. i-ARTE ITA.LIANA. 125 TiUroduzione elementare ad una statistica , aggiunto wi qnadio statistico degli Stati europei. — Favia, 1826 , Fusi e Comp. Noi non facclamo che annuiizlare quest' operetta ano- nlma , si perclie essa non sembra contenere cose di molta importanza , e si ancora pei'che se si pi'escinda da qual- che piccola aggiunta , e una copia fedele del saggio di una teorica delta scienza statistica del professore Giuseppe Zuradelli stampata nel 182,2 pure in Pavia ; saggio che il pnbblico gia conosce ed avra giudicato. In questo libro si ripropongono le materia della teorica, della statistica con questi capitoli : I. Sull' origine e sui progressi della statistical II. Idea della statistica; III. Re- quisiti degli Elementi della statistica ; IV. Fonti degli de- menti statistici; Y. Metodi principali per T esposizione de- gli elementi statistici. YI. Ordine e disposizione degli ele- menti statistici, Non e da negarsi per altro che in questo libro non veggansi sempre chiarezza e verita. Esso poi essendo le idee e le materie delle quali tratta, attinge alle fonti degli autori di Germania, ed in particolar modo all' m£rocZuz/one alia statistica del professore Zizius , puo tornare prolitte- A'ole air insegnamento , ed e buono a far conoscere piil davvicino alia gioventii studiosa il nuovo aspetto che die- dero i Tedeschi alia scienza statistica onde trattarla con un sistema affiitto diverso da quello che si tiene dagl' Inglesi , dai Francesi e dai nostri scrittori Italiani. De hepatitide dissejtatio medica , quam pro doctoris J, mcdicince laurea rite capessenda in Archigymnasio ticinensi publicce disquisitioni submittit Johannes Papetti ticinensis. — • Ticin. ex typ. Fusi et socii success. Galeatii. — Die vi." martii mdcccxxvi , in S.*^, di pag. 3i. Dimostrato come Ippocrate e Gelso non abbiano distinta , distinzione clie per la diagnosi e per la terapia sareblie importaatissima, I'lnfiammazione del parenchima del fegato da quella delle membrane che lo vestono , e che Hoffmann pretese essere rarissima V epatitide confondendola coUe feb- bri biliose e colle iniiammazioni dei polmoui, da il nostro II ia6 APPEND ICE autore la nosogvafia deirepatitide, e fa vedere clie la se- crezione ed escrezioiie della bile possoao nell' infiammazione del fegato alterarsi o per eccesso o per difetto. OfFre i sintomi clie a ciascuno di questi due modi di alterazioae sono proprj: parla delle varieta e diiTerenze dell' epatitidc, delle cause , degli esiti , della prognosi e del nietodo cu- rative. II sig. Papetti non dice per vcrita cosa clie ag- giunga luini alia scienza, nia fa se non altro conoscere di avere meditate -con profitto le opere dei migliori autori di nicdicina pratica. Dlssertatlo medico- f or ensis de infanticidio quam pro docturis medicince lanrca rite capessenda cruditornm examiiii subjicit Angelas Vigo ex Laude. — Laude , 1826, ex typ. Joaun. Bapt. Orcesi, m 8.°, di pag. 36. L' autore distingue gl' infanticidj operati per onmiissione € quelli clie lo sono \ier-conwiesso. Nell' accennare i priuii fa un' utile digresslone per confutare gli scrittori che so- stennero non essere assolutamcnte nccessaria la legatura del funicolo ombellicale. — OlFre in seguito gl' indizj pei quali puo giudicarsi volontaria la negligenza delle cure dovute al neonate. • — II secondo genere d' infanticidio si commette per violenze, feiite , contusion! , lussazione delle vertebre cervicali , ustione , soffocamente. Espone il si|^nor Vigo quale debba essere nei varj casi la condotta del me- dico legale per lulevare se la madre alibia ucciso il figlie , o se questi sia morto nel di lei seno , e 1' accidente o r altrui malizia abliia da poi impresse sul corpo di lui le impronte che potrebbero aversi come cause della sua estinzionc. Indica i segni pei qnali puo prenunciarsi se il fete sia giunto al grade di sua maturitai e 1' autore si fa leggere con ispeciale piacere dove tratta del peso , de! volume del cerpo e della docimasia polmonale. PARTE 1TALIA.NA. 12^^ De lienis officio saltern probabiliori in ceconomia hu- mana tentamen inaugurale quod pro doctoris me- dicinal laurea rite capessenda in Archigymnasio ti- cinensi publicce disqaisitioiii submittit Petrus Pan- DiNi ex Andreola Laudensi. — Ticin., 1826, ex typ, p. Bizzoni, Bolzanii success. , in 8.°, dipag. 35. Premesse alcune cose generali suU'anatomia della milza, I'autore dimostra la dignita e la necessita di questo viscere neireconomia animale: discorre delle opinloni pi'evalse so- vra P uso e gli ufficj di essa, e confuta chi peiiso che , lasciandosi incolume la salute , possa privarsi della milza I'uomo vivo. Considera questo viscere come in isti'etta relazione coUe funzioni riproduttive degU organi addorai- nali , e richiaraa in sussidio T anatomia , la iisiologia e r anatomia per provare essere la milza un organo ausiliare alia funzione del fegato , destinato cioe ad attenuare il san- gue ond' esso piii atto divenga alia secrezione della bile nel fegato panicolarmente al momento della digestione. Continuazione della storia naturale di Buffon. Storia naturale de' vegetabili classificati per famiglie , con la citazione della classe e dell ordine di Linneo , e V indicazione delV uso che si pud far delle piante nelle arti , nel commercio , nell agricoltura , nel giardinaggi, nclla medicina, ecc: con disegni tratti dal naturale , e un Genera completo , secondo il sistema Linncano , con de' rinvii alle famiglie natu- rali di A. L. dc Jussieu, da G. B. Lamark ^ membro dell Istitulo nazionale di Francia ,• e da B. Mirbel , membro della Societd delle scienze , lettere ed arti di Parigi. Recata in lingua italiana dal sig. D. A FAFdNl , gid professore di matematica elementare con note ed aggiunte. Tomi V , VI, VII ed VIII in i6.° — Piacenza , 1826, dai torchi del Majno facciate 820, 819, 348, 353. fig. Lir. 8 ital. in tutto 128 VARIETA. Copia dl lettera del Conte Vlttorio Alfiert al Mar- chcsc Roberto Alfieri di Sostcgno, tratta daW Axnico (V Italia , anno V , fasc. VII. R, Sig. Marchcse tli Sostcgno , padrone ed aniico stimatissinio, .icevo la caiisslma vostra, in ciii mi partecipate la nascita del vostro iiipote , primogeiiito , eJ ercde della vostra casa e del nome nostro. Me ne rallegro con voi di tutto cnoref, e non poco anche con me stcsso, aveado COS! la certezza die non tutti j>U Alfieri rimangano spenti : e tanto piii mi fa placere tal cosa , quatito piu veggo in- sorgere la stolta iiisolenza della gente nuova , die in tutto di gran lunga peggiori di noi onorati ed antichi, si crede pero di rendersi chiara e importante su le nostra rovine. Non ho niai ne amata, ne stimata la nol}ilta del sangue, qnanto da die sono convlnto dai fatti, cli' ella e un ot- timo distintivo per farsi conoscere diversi realmente dagli altri, e massimamente nell' oppressione e nelle contrarieta di fortmia. Non giova die i servitori comandino: hanno bel rivestirsi ; ogni loro azione e parola gli smaschera, Nella tempesta i buoni sornuotano , e cosi spero sara del nostro nome e della vostra ottima razza. Crediaterai con tutto il cuore Firenze, 20 novembre 1796. v." off." servo cd amico e parente ViTTORio Alfieri. Sono otivie la rijlcssioni: il leCtore le fara da ae. Egitto. — Ci ha alcnne opere die per la loro forma gigantesca e pel dispendio con cui furono esegiiite impon- gono a chiun((ue facciasi ad ammirarie. Ma e generalmente destine di tali opere o il giacere quasi fieddi mouumenti VARIETA 129 nelle Biblioteche , o 11 non essere clie siiperficialmente osservate dai ciiriosi. Che se taluno tie' piii dotti e piii avvedutl lettori ritrovi agio di studiarle con diligenza, scopre non rare volte in alcuna di esse, ed appunto nelle piu grandiose, niolte e sifFatte niende ch' ei se ne diparte dimenando il capo e fra sfe stesso dicendo : a che tanto dispendio , a che tanta mole di atlanti , e tanto rumoreg- giare de' bibllografi ? Un accreditato giornale di Francia prendendo occasione dalla graziosa operetta della baronessa di Minutoli, intito- lata Mes Souvenirs de I' Egypte , riveduta e pubblicata sdal sig. Raoul-Rochette , fa le seguenti importantissime osser- vazioui suUa grande Descrizione dell' Egitto , che venne finora reputata come la piu ardimentosa e la piii sublime tra le tipografiche imprese. Ecco ( cosi esso s' esprime ) per la prima volta, siccome pure ne avverte il celebre e dotto editore, un libro sul- r Egitto in un modesto i8.°, mentre la forma atlantica o piuttosto colossale sembrava la sola che bastar potesse alle immense dissertazioni dei viaggiatori. Le lorO:,-\*iotte o su- perficiali osservazioni erano deposte in libri gigantesclu quanto i mouumenti del paese ch' eglino visitato aveano. Di grazia , sig. Raoul-Rochette , non sareste mai , come il vostro dotto collega Letronne , un po' sospetto nel non ri- guardare la grarut opera de' nostri eruditi Egizj , come ecjui- valente nell' intrinseco merito alle sue enormi grandezze , ed ai milioni che per essa fnrono profusi ? lo non sono alieno dal crederlo dopo il tuono un po' motteggevole di questa prefazione. Confesso clie anzi volentieri abbraccerei tale avviso , se non temessi d' essere accusato d' eresia da tutta la gia Commisslone dell' Egitto , ed anche dal librajo Pan- koucke , il quale ha di bnon animo accolto il dono della seconda edizione fattogli dal minlstero. Questa seconda edi- zione ebbe un esito perfettamente felice , ma presentando r opera sotto una forma ordinaria, lia incoraggiato 1' auda- cia dei censori. Tale audacia che ando sempre piii cre- scendo , e ora giunta al segno di chiedere un volume di sapplimenti all' una e all' altra edizione , onde siano in esso annoverati gli errori di disegno , le citazloni inesatte , le congettnre mal fondate , i ragionamenti falsi e tutte le nitre imperfezioni della grande coUezione : ci viene fiual- mcnte anuunziato che uno dei nostri piii cliiari geograli Blbl. Ital. T. XLV. 9 i3o V A K I E T a' ha intraprcso a dlmostrare rinconccpibile inesattez/a del jnuiti astrunoinici , che i dotti d' Egitto pretcadono d'aver vediito e calcolato Ma non coiiviene mescere a qiieste discussioni il nouie d' una giovane e leggiadra donna che con grande spirito e con grazia non minore ha espo- ste le rimeuiljranze di nn suo viaggio nelP Egitto, da lei intrapieso pel suo attaccamento ad uno sposo ben noto nel niondo letterario , come un caldo ed eruditissinio ainatore deir arclieologia. La haronessa di Minutoli , nata contessa di Schulenberg, ha^scorso tutto T Egitto da Alessandria e Damietta sino alle cateratte dl Siene; ha penetrate, sulle tracce del suo spo- so , neir interno delle piramidi e nelle vaste rovine di Tebe ; ha navigato sul Nilo , ha cavalcato per le popo- lose contrade del Cairo , non ineno che sotto le pal- me de' rustici villaggi dell' alto Egitto. Essa con tutta la vivacita francese , e con tutto il candore alemanno rac- conta cio che ha veduto e cio che le avvenne , senza pnnto lasciarsi trasportare da quel .tuono enfatico, da queir alTett^o entusiasmo , onde mostransi animati i no- stri ordinal^ viaggiatori. I privilegi del suo sesso le hanno aperti gli Jinrem ed i serragli ; ed essa descrive con im- parzialita i piaceri e le noje della vita che vi conducono le belle odalische : si e molto intertenuta colle levantine o dame del Levante maritate cogli Europei o con altri Cri- stiani , e per tal modo ci ha procurato il piacere di assistere alia ricca ed elegante toletta di madama Faker a Damietta. £ cosa di sommo interesse e di non minore utilita il poter paragonare le natie e saporite osservazioni d' una donna di spirito alia descrizione pomposa, spesso super- flcialissima , talvolta anche infedele de' nostri autori in forma atlantica. La signora baronessa ci olFre , per cosi dire , un nuovo punto di vista , un nuovo aspetto di questa regione tante volte descritta. Che pero a dimostrare che r operetta di lei ha pure il suo merito, ne riferiremo due hrani. La narrazione del viaggio sul Nilo neH'alto Egitto il mese di gennajo il piu favorevole dell' anno ci ofFre un gran numero di passaggi egregiamente descritti. Tale si e il seguente che ne forma la chiusa. It Noi non ci siamo mai abbattuti in alcun serpente nel nostro viaggio dell' alto Egitto: la stagione non era molto inoltrata, ed i serpenti di questo clima abbisoguano di un eccessivo calore j, e qitindi ne' niesi dell' inverno stanuo VAUIETA.'. l3l sotto terra nascosti. Ce ne ha dl assai velenosi ?, ina altri sono ineiio a temersi e TredonsL della specie di ijuelli die dagll antichi Egizj onoravansi, come gli eml)lemi del genio buono. II dottore Ricci , che trattenuto erasi a Tel)e per nove mesi , mi raccont6 che un giorno desmando prcsso le catacombe vide una decina di questi animali , della lun- ghezza di quattro a cinque piedi e d' un colore di carne presso che rossa , avvicinarsi e strisciando porsl sui vasi che ivi giacevano a terra, per berne il latte. I lore corpi nella piu graziosa attitudine sembravano far parte del vaso e formanie il manico j e certamente per tal modo lianno questi animali somministrato agli anticVii V idea di que' si bei vasi, de'quali ci sforziamo tuttorad'imitare I'eleganzadelle forme. " Innanzi di abbandonar Tebe, amerei di dare a' miei lettori un' idea dell' aspetto ch' essa ci si presenta de' siioi dintorni. Le magnifiche rovine che io non ho qui fatto che abbozzare , giacciono suUe due sponde del fiurae , che da lontano appare rinserrato dalle catena de' monti arabl e libici; ma que' monti comeche aridi, producono un ef- fetto pittoresco pel loro contrasto colla brillante verdura del piano. E bensi vero che i contorni di Tebe non ofFrono que' folti alberi , da' quali suol sempre abbellirsi un paese ; ma tutta la valle rassomiglia ad un tappeto di verdura : ameni boschetti d' acacie , gruppi di palme e di tamarindo qua 6 la sparsi nascondono per meta le imponenti rovine , dalle quali viene impresso al quadro un carattere vera- mente sulilime : il colore delle pietre colle quali fabbricati furono questi edificj , le miserabili capanne che s' appoggia- no ai loro avanzi , e che assomigliano ai nidi delle rondini sospesi ai muri d' un palaz70 , finalmente il cielo sempre azzurro , ed il sole ognor brillante , che con mille raggt illumina que' luoghi ove il suo culto fu con tanta pompa celebrato , aggiungono non poco alia magia del qnadro ; ma sopra tutto il tramontare di quest' astro impriiiie nuo- ve bellezze al paese da me ora descritto. Le montagne calcari e quasi biancastre , ond' e chinsa la valle di Tebe, prendono allora non so qnali tinte di roseo , violetto e purpureo , ed all' occhio presentano quasi le medesime gradazioni che le alte alpi della Svizzera. Ma ben tosto il crepuscolo, si breve in queste contrade vicine al tropico , precede la notte, che colle sue ombre avviluppa F augusta Tebe , ed allora i fuochi degli Arabi ardono soli d' una debole luce a£]ii-esso gUipogei della citta antica. •' l3a V A K I E T A.'. Piacevolissima e pure la dipintura tleirinterno cf una casa levantinn, quella del sig. Basilio Fal«r : cccoixe uno scjuarcio: /( Uopo uii breve riposo veani invitata a passare nel- r appartamento a me destinato. Era una sjjecie di padi- glione nel giardino, divisa percio dal palazzo o principale abitazlone che serve all' alloggio de' segretarj e de' do- niestici di sesso niascliile , ed anche al ricevimento , ed alle particolari udieaze del console. Entrai sotto un per- golato di caprifogli e di gelsomini che conduceva dall' una air altra estreniita del giardino . . . Quest' era veramente un luogo d' incantesimo : ombreggiato da mirti , da enormi oleandri, da Jiclii, da fioriti aranci e da alberi gommiferi, la cui dilicata foglia rassenibra a quella delle cledizie del nostri giardini , ed il cui fiore spande un si dolce profumo. Rivolsi allora il mio sguardo suU' edilicio , in cui stava per enti-are , e die il sig. Faker avea fatto da poco tempo costruire all'uso europeo , il clie mi veniva con somma solle- citudine accennato. La grande moltitudine delle finestre tutte munite di grata le davano esteriormente 1' apparenza di un' immensa gabbia d' uccelli. L' interno cio non ostante corrispondeva ai modelli, die il padrone o T architetto proposto aveasi di seguire ; e tranne una piccola scala assai stretta , per la quale due persone avrebbero potuto a stento passare 1' una a fianco dell' altra , tutto vi era ottimamente distribuito. Una lunga galleria, aperta verso la campagna alia foggia delle case contadinesche del can- tone di Berna , riuniva le due ale dell' ediiicio. Quante volte da questa specie di loggia non ho io animiiato il magnifico spettacolo del sole cadente , che dopo d'aver versato sulla terra torrenti di luce finalmente spariva die- tro un bosco di palme , indorando di milie fuochi 1' oriz- zonte e la cima degli alberi ! " Mi venne poco dappoi annunzlato che madama Faker chiedeva la permissione di farmi una visita ; e gla io mi disponeva a prevenix'la, quando mi si fece intendere che mancherei alle qui usate costumanze col non aspet- tarla nel mio appartamento. La moda orientale di prevenir coUe visite Io straniero , ofFre a parer mio un non so che di amorevolezza ed ospitalita che ci i-ichiama i bei tempi degli antichi , allorquando Io straniero veniva accolto qual amico e fratello. Quest' uso~ ha ancora un reale vantaggio lie' natlvi del paese , dando loro la liberta di fare una scelta delle persone , cui accordar vogliono 1' intlma loro V A R I E T a'. i33 amlcizia ; cautela ben necessaria in lui paese , ove gli abi- tanti ragguardevoli adoperar debbono il piu grande accor- gimento nelle relazioni con tanta folia d' intrigatori e di cavalieri d' industria, die non avendo potuto trovare verun favore in Europa passano nell' Egitto per ivi riparare a cio ch' essi chianiano torti della fortuna .... Noi eravamo dunque costretti a conversare per mezzo de'segni. Comin- ciammo a guardarci con una vicendevole curioslta , e ad analizzare , da vere femmine , le partlcolarita della nostra toletta. Quella dell' ospite mia presentava tutto cio che sin a c|ueir istante da me veduto erasi di piii ricco e piu magnifico. La sua sottana a strice d' oro era uno di quei ricchi tessuti delle Indie : la sua lunga veste di velluto verde doviziosamente ricamato in oro, opera fatta a Stam- boul , siccome ella medesima me lo veniva additando , si apriva sul dinanzi e lasciava scorgere la sottana ed i pan- taloni di mussolina pur ricamati in oro , e ricadenti sur un pie gentile che per calzaniento non avea che un anello d'oro intorno alia caviglia: non portava camiscia, ed il sue coUo era coperto d'un velo si trasparente, che non era d'uo- po ricorrere all' immaginazione per indovinarne i contorni. »» Tutto era fin qui nei limiti dell' aggiustatezza; ma quanto al capo , non era possibile T osservarlo , ed il non sentire un tal qual timore pel peso della sua grottesca acconciatura. Essa imbacuccato avea il suo turbante con bende di mussolina d'ogni colore e con infinlta quantita di fiori, di diamanti, e di bagattelle d'ogni specie; cio che le dava V aspetto d' un ambulante magazzino di moda. Un lungo velo di mussolina delle Indie seniinato di pa- gliuole d' oro stava appeso sopra tutto questo ricco am- masso , e copriva innumerabili e minute trecce di ca- pegU e di seta nera , che dietro le scendevano sino alia cintura , e ch' erano sparse di molte picciole monete d' oro, onde ad ogni movimento della testa producevasi una specie di tintinnio simile alio squillo delle campanelle de' nostri cavalli. La sua statura era piu che mezzana e presentava quella grassezza dagli orientali si pregiata : le sue carnagioni conservata aveano molta freschezza. Essa creduto avea di dar pure risalto alle sue attrattive con un dito di rosso sulle guance , con una striscta di nero sopra i cigli e suUe palpebre , ed altresi con una tinta di color d'arancio sulle unghie e sulle cavita delle mani, non mcno che sulla pianta c sulle unghie de' piedi. Le donnc d'Oricnte I o4 V A n T E T A . i.imio p;ranir uso Ji qucsto colore, clie tracsi da un arho- scello iletto licnnc. >' Madama Faker era nativa dcUa Siria. Dalla sua fiso- noinia , regolare anzi clie no, appariva la l)onta del cuorc e tjiiella tranquilla felicita che nascere suole da uii ia- • elletto lion bene aiicora sviluppato. Dar volendo qualche esprcssioue al suo volto voli!;ea la pnpilla dciroccliio da nn orliita all' altra con una agilith incomprensLbilc : per- ciocche tale e lo stuilio che nell' Oriente far sogliono le fanciuUe destinate a piacere ; e venni anzi assicurata che gli uomini trovavano in cio una singolarc attrattiva. » Qucste poclie citazioni bastar debbono per allettare i nostri leggitori a procurarsi V operetta della signora Mi- nutoli. Essi certamente la pregeranno come uno de' piu dilettevoli viaggi che siansi da lungo tempo pubblicati. STATISTICA. Influenza deW incivilimento sulla populazione. — ■ II signor F. Berard in un suo discorso pubblicato a Parigi col titolo: Discours sur les ameliorations progressives de la sunte puhliqiie par Vinfluence de la civilisation ci oflVe alcune importanti osservazioni dalle quali risulta che la popolazlone nellc di- verse j)arti del mondo ando progredendo in raglone del- r incivilimento. Egli osserva clie la popolazione della Fran- cia era nel 1700 di circa 19 milioui^ nel lySS, di circa 26 niilioni; nell' anno VI della Repubblica, di 26, 482, 284^ nel 1 8 19, di 29,627,888; nel 1825, di 3o,4oo,ooo. La popolazione dell' InghilteiTa e del paese di Galles , escluse la Scozia e 1' Irlanda .. era nel i588 di 5,3oo,oooi nel 1766 di 7,728,000 i nel i8o3, di 9,168,000; nel 1822, di 12,340,000. La popolazione totale del tre Regni-Uniti era nel 1822, di 2i,5oc,ooo. La popolazione della Russia s'ac- crebbe notabilmente dopo cbe lo czar Pietro il grande co- rn incio a spargervi i* incivilimento. Essa va ogni di au- inentando in raodo maraviglioso, estendendovisi in ragione deir attivisslma influenza dell' incivilimento stesso in un paese quasi nuovo , ove trovansi tanti terreni incolti da porsi a profitto, e tanti spazj da riempirsi. ( ]. G. de la Litt. de France. ) Popolazione della Jlussia nellc diverse epoclie. — • Nel 1468 la ]iopolazione della Russia era di 6 milioni d' abitanti sulla superJicie di 18,494 niiglia tedesclie quadrate. Alia morte V AR I E T a". i35 d'lvano I nel i5o5 era di circa lo milloni sovra 37,127 iniglia quadrate, ed alia inorte d'lvano II, nel 1584, di 12 niilioni sovra 126^465 in. q. Alia morte di Micliele I, nel 1645, la superficie giunse al doppio deiranzidetta e la popolazione era rimasta la medesiiiia. Nell' avveaimento di Pietro I, nel 1689, era di 19 milioai sovra 263,900 m. q. Alia sua inorte, nel 1725, consisteva in 20 milioni sovra 273,815 m. q. Sotto Caterina II, nel 1763, era di 25 milioni, ed alia sua morte, di 35 milioni sovra 3 19,5 18 m. q. Alia morte d'Alessandro, nel iBaS, la popolazione era di circa 60 milioni , e la superlicie dell' iuipero di 375,175 miglia qnadrate (7. G. de la Lite, de France). _ Estensione delle provincie della Monorchia austriaca in miglia quadrate germaniche di i5 al grado , e loro popolazione nel 102 5. Arclducato d' Austria . . Ducato di Stiria Regno Illirico Contea del Tirolo . . . . Regno di Boemia . , . . Margraviato di Moravia . Regno di Galizia , . . . Regno d' Ungheria . . . . G. Due. di Transilvania. Confini militari Regno di Dalmazia . . . Regno Lombardo-Veneto Totale Miglia qua- drate, g 708 399 519 5i6 982 481 1548 417'^ 1 109 610 273 85i 12147 Popolazione 2,000,940 829,73 I 1,124,193 762,053 3,698,596 1,968,713 4,293,488 9,444,093 2,000,023 934,613 323,3 10 4,237,301 66 3 1,625,054 Per ogni niiglio cpiadr. 2838 2079 2164 1476 388i 4088 2825 2269 i856 i532 1 144 4974 !6o3 Nel presente qnaciro, quale e riferito nei Nouvellrs an- nales des Voyages noi-. 1826, e corso un errore di cifre sulla superlicie dell' Illiria , die ajjlnamo avuto cura di correggere. l36 V A R I E T a'. MAUTICA, Vasccllo a vapore. II vascello United-Kingdom ^ che dee fra poco mettersi in viaggio da Greenock', e il piu grande bastimento a vapore che linora siasi veduto. II suo poate ha lyS picili dl Uinghe/.za sovra 48 e 6 poUici di larghezza: e nimiito di due niaccliine a vapore , ciascuiia della forza di cento cavaUl : le lore rnotc hanno piu di 20 piedi di diainetro. Gh appartamenti vi sono vasti , comodi^ ed ornati con somma eleganza. Contlene 170 letti tanto per gli officiali quanto pei passeggieri. Le spese della sua co- struzione sono vahitate circa 4.0,000 lire sterhne. Dicesi ch' esso passera ne' mari della Germaaia girando intorno alia Scozia. F I S I C A. Lettera del sig. Ferdlnando Elice , professors di fi- sica , ul sig. C." F. Genova , aa gennajo 18^7. Gli efTetti prodotti dal fulmine nella ton-e della lanterna 11 4 del corrente niese alle ore 6 e mezzo di mattina es- sendo straordinarj , anzi unici nella storia dell' elettricita, meritano di essere conosciuti dagli amatori delle scienze naturali. So che voi piu e piu volte foste a vedere la lanterna, non dovete cjaindi ignorare che questa torre quadrata , larga nella base 9 nietri di lato , alta 76,60, e su d' una coUinetta isolata elevata dal mare che in parte la bagna metri 47,97 ; porta in cima un gran fanale del diametro di quattro metri terminaote in croce , fasciato superior- mente di piombo : havvi una scala e diverse chiavi di ferro , siccome pure cinque tubi di latta che servono a dar esito al fumo de' lumi che irovavansi in quell' istante accesi. Saprete pure che alia croce armata di tre punte dorate ,- grossa 28 millimetri , di akezza uguale alia colonnetta di marrao dove e titta, la quale e di un metro e 70 centi- metri , sta unita una treccia di tre iili di rame ossidati , del diametro di quattro mlUimetri ctascuno che coraunica con tutta r armatura metallica , e quindi discostata quasi due decimetri dalla muraglia va a terminare con un peso di due chilogrammi in una cisterna Itinga quattro metri , V A P, I E T A . iSj larga 0-0 Stato del cielo. u c 6 0 ^ .^ S 5 0 1 H ? N 0 S2 0 a V > u _^ Stato del cielo. < is 4 + 4,0 S S E Nuv. ser. 4 27 0,8 + 1,6 0 Piogg. neve. 26 11,2 + 2,0 0 Nuv.piogg. b 27 T,I + 2,5 E Piogg. nuv. 27 4,6 + 4,6 S E Nuv. ser. 6 27 6,2 - 0,2 S S 0 Sereno. 27 5,9 + 0,5 0 Nuvolo. 7 27 6,8 + 0,2 0 Nebbioso. 27 7,7 + 2,7 N Sereno. 8 27 9,0 + 0,9 0 Ser. nuv. 27 H,7 + 3,1 N Ser. nuv. 9 27 8,1 + 0,5 N Sereno. 37 6,3 + 3,9 0 Nuv. ser. 10 ^7 7vj + 2,7 0 Sereno. 27 8,5 + 6,0 N Sereno. IJ 27 5,8 + III N Sereno. 27 5,0 + 4,3 N Sereno. 12 27 4,3 + 0,0 N Sereno. 37 3,8 + 4,3 0 Sereno. i3 27 6,4 + o,b E Sereno, 27 8,4 + 3,9 0 Sereno. 14 27 9'7 + 0,0 N Sereno. 27 8,5 + 3,b 0 Sereno. lb 27 5,0 + 0,0 N N 0 Sereno, 27 9,(^ + 4,5 0 Sereno. ' i6 37 10,4 + c,9 0 Sereno. 27 8,4 + 4,1 0 Sereno. 17 27 S,o + 2,D 0 Sereno. 27 6,6 + 6,3 N Sereno. i8 27 8,3 + 0,0 N Sereno. 27 8,3 + 2,5 N Sereno. 19 27 8,0 - 1,4 N Ser. nuv. 27 8,0 + 1,2 E Ser, nuv. 30 27 8,0 - 3,0 0 Ser. nuv. 27 7,9 + 0,4 N Sereno. 21 27 7,9 - 3,3 N Sereno. 27 7,2 + 0,2 E Ser. nuv. 22 27 5,4 - 3,0 S 0 Neve. 27 2,0 - 2,2 0 Neve. 23 27 2,3 - 6,0 :< Nebb. ser. 27 2,3 - 3,5 N Nuv.poc.nev 24 27 5,8 - 4,7 N Sereno. 27 8,0 - 4,7 SO Sereno. 2b 27 9,8 - 6,3 0 Ser. nuv. 27 9,« - 1,8 0 Nuvolo. 26 27 8,8 - 3,5 0 Nuv. neve. 27 8,4 + 0,0 0 Nuvolo. 27 27 8,0 - 1,0 NO Nuv. neve. 27 8,0 + 0,0 0 Neve. 28 27 9,5 * 0,4 0 Nuvolo. 27 10,9 + 2,8 0 Ser. nebbia. 29 27 11,2 - i,b E Ser ,uebb. 27 10,9 + 2,2 0 Ser. nuv. 3o 27 9,5 4 1,5 N Nuv. nebb. 127 8,0 + 4,4 0 Nuv. pioggia 3i 27 5,8 + 2,2 0 Pioggia. r 6,5 + 3,6 0 Pioggia. Altezza mass, del bar. poll. 27 lin. 11, I Altezza mass .delt erui. - 6,3 . . , . + 6,3 + 0,88 1^ Quantit a della pioggia e ne 3ve sclolta lint e 49 60. NB. II terniometro esposto all' azione diretta del vento segna un gra maggiore di freddo. 141 BIBLIOTECA ITALIANA PARTE I. LETTERATURA ED ARTI LIBERALI. Incisioni. J_j incisione e per 1' arti belle cio che la stampa a caratteri mobili e per le lettere e per le scienze. L' una fu madre dell altra, e tutte due si assunsero il medesimo scopo , la pronta e facile diffusione delle piu nobili umane produzioni : progredirono quindi del pari, e a di nostri giiinte sono ambedue ad altissimo grado. Non poche opere vennero nello scorso anno al- r Italia somministrate da quest' arte pregiabilissima. E senza punto intertenerci a favellare delle stampe in litografia , felice ritrovamento del quale veduto abbiamo alcuni saggi lodevolmente eseguiti anche nella citta nostra, verrerho qui enumerando le prin- cipali incisioni che negli altri generi furono in detto anno fra noi pubblicate ; e nel dire le principali , intendiamo quelle sole che piu importanti ci seni- brano tra le molte che abbiam sotto gli occhi, om- mettendo pero quelle , di cui gia si tenne discorso ne' precedenti fascicoli. E cominciando dalle opere che piu tavole contengono , diremo che la Collezione de' momnnenti sepolcrali del Cindtero di Bologna Bibl. Ital. T. XLV. IG 143 INCISIONI. (Bologna, prcsso Gio. Zccchi , in 8.°), e gimita al fascicolo 19.'; clie al fascicolo 12.° e giuiita la Rac- colta clie dal sig. Lavelli si va in Milano pubblicando in 4.° di vasi antichi , patcre , altari, ecc. del Moses, ri|)rodiizione ai cultoii dell arti belle milissinia ; clie deir opera intitolata Le toinbe ed i monumenti illastri d Italia (Blilano, Nic. Bettoni, gr. in 4.°) ne sono usciti 8 tpiaderni relativi alia classc scttlma, Firenze , Ducali di Toscana e Lucca \ clie 12 fascicoli furono qui pnre impressi in f.° p.° della RaccoUa di vasi antichi , candelabri , tripodiy ecc. del cav. Piranesi , edizione a contorni accuratamente intagliati per opera di Donato Vaselli , al quale si dee lode per- che siasi cosi accinto a riprodurre un' opera divenuta oggimai rara e costosissima ; clie i Fasti di Milano incisi per cura de' bencmeriti Boccaccini e Botticelli, in fog. obi., sono pervenuti alia tavola 64.*, al- r epoca cioe di Matteo Visconti. II magnitico lavoro dei Durelli, intitolato La Certosa di Pavia, va pure fe- licemeute progredendo, ed e giunto al fascicolo 17.°; ma forse per la natura stessa delle opere lentamente progrediscono la Collezione dalle fabbriche e dei di- segni di Giacomo Quarenghi (Milano, Ant. Tosi, gr. in fog. finora 8 fascicoli) e quella delle opere de' gran- di concorsi premiati dalf I. R. Accademia di Milano , giunta linora al fascicolo 12.° V>e Monumenti pai^e si pubblicati dalf architetto Giovanni Voghera , gr. in fog. , e gia da noi altrove commendati , ne sono uscite 14 tavole ; i3 ne conta la Raccolta dell interna delle principali Chiese di Milano , incise ad acqua tinta , parimente gr. in fog. ( Milano , tipograBa Mauini). Della grandiosa collezione intitolata Chiese principali d Europa dedicate a S. S. Papa Leone XII ( Milano , dalla fonderia e tipografia Destefanis , in fog. atl. ) , e uscito il fascicolo 3.° clie contiene il Panteon di Roma. Di quest' opera parleremo distin- tamente in altra pin opportuna occasione. Grandiosa per maguificenza d' esccuzione , e pregiabile per r intaglio ci c senibrata la Raccolta delle piu celebri i INCISIONI. 143 pitture esistend nella cittd dl Siena ecc. con lllustra- zioid, clie si pubblica in Firenze , presso Nicolo Pagni, fog. atl., e.della quale usciti sono finora tre fascicoli. L' Edizioue delle maggiori opere dl Viscontl fu pure valorosamente condotta al suo termine ; e gia si e dato principio a quella delle niinori. Delia magnilica Collezione de' piu pregevoli Mo- numenti sepolcrcdi della cittd di Venezia e sue isole , delineata e pubblicata in fog. gr. dai sigg. Ant. Mauro , Pietro Guarera ed Ang. Soavi , con illustra- zioni del N. U. sig. Ant. Diedo , Segr. dell I. R. Accademia di Belle Arti in Venezia , e nitidamente incisa da varj allievi della stessa Accademia sotto la direzione del sig. Galgano Cipriani , prof, d' in- cisione, ne sono usciti cinque fascicoli. Con ottimo divisamento vanno pure pubblicandosi in Venezia ( presso Stefano Minesso e comp. in 4.° obi. ) i Frincipali fatti della storia greca antica rappresentati con cento tavole in rame incise all' acqua forte sul- V invenzione dell' esimio aitista romano Bartolomeo Pinelli e compendiosamente descritte nclle tre lingue italiana , greca e francese -, la quale opera se per disegno ed esecuzione cede a quella del Pinelli va- lente artefice , ed ingegno bizzarrissimo e fecondo , ha non di meno il vantaggio delle descrizioni e della minore spesa , che la rende di piii facile ac- quisto ai giovani studiosi. E qui volentieri annove- reremmo anche il Qaadro del Cristianesimo , die con saggio consiglio fu pure intrapreso in Venezia da Giuseppe Battaggia ( tinora 3 fascicoli gr. in 4.° ) , e cli' essere dee diviso in 47 epoche , espresse in altrettante tavole , se piu pregevoli ne fossero si i disegni die le incisioni. Forse \ editore otterrebbe piu agevolmente lo scopo suo col giovarsi della bel- lissinia opera inglese in cento tavole in 8.° rappre- sentanti i principali avvenimenti della Storia sacra, e squisitaruente incise da Isacco Taylor il juniore (i). (i) London, published by Hurst, Robinson and Co. i8ao, printed by J. Moyses. 144 INCISIONI. Tie altrc utilissime opcre tlobblamo rammentare , Ic ({uali si vanno pubblicando in Venczia. Esse sono priniieramente la Collezione de plii prc^evoli ornati sparsi nclla R. Cittd dl Venczia, disegnatl da Carlo Si- nionetti, ed incisi da Lorenzo Ceresa ( Venezia, 1826, presso gli editori Stefano Minesso e comp. ). Essendo pero piccolissimo il formato di quest' opera divisa in 12 fascicoli, ed essendo importand i pezzi ornamentali da cui sono tratti i contorni ond" e composta , avvi- siamo ch' essa non possa servire die di ricordo a que- gli artisti decoratori , che padroni dell' arte , amano talvolta di trascorrere le raccolte di simil genere onde sovvenire la loro immag-inazione. 2.° Lo Studio d 01- nato tratto do! migliori ornati esistenti nclle venetc pro- vincie. Venezia, ecc. Tre fascicoli di quest' opera a sem- plici contorni abbiamo sotto degli occhi. Intrapresa come la precedente nel 1826, ci ripete in formato piu grande i medesimi pezzi tratti per la massima parte tlai monumenti e dai lavori ornamentali de' cinqne- centisti , che a dovizia trovansi in Venezia. Questa puo giovare maggiormente all' artista , perclie pre- sentando e gli andamenti e le volute dei diversi fo- gliami in modulo maggiore della precedente , da un risultamento piii chiaro e preciso delle parti che li compongono. Con tutto cio noi non sapremmo che consigliare gli editori a porre in opera tutta quanta r accuratezza nell' imitazione degli originali ed a conservare con iscrupolo il giro delle fogUe , evi- tando la forse soverchia alterazione delle coste , onde procurare con una maggiore intelligenza un piu facile smercio ai proprj lavori. 3.° Le Vedute pro- spetti.che degL' interni de' migliori tempj e delle situa- zioni piu pittoresche della cittd di Venezia , disegnate da Andrea Tasini ed incise all' acqua tinta da Anto- nio Lazzari. Venezia, presso gli editori. Chi si e trattenuto in Venezia, i cui fabbricati sorgono , di- remmo, per incanto in mezzo alle adriatiche lagune , converra che queste piccole vedute non ismentiscono in vcrun niodo il titolo sotto cui venuero pubblicate. INCISIONI. I4S Si ravvisa in esse la verita , e vi tlomina una tale precisione di prospettiva lineare clie si direbbero ese2;uite col sussidio di qualche ottico perfetto stro- nieuto. Se v' ha un lato in cui lascerebbero qualche cosa a desiderare , si e in quelle dell' aerea prospet- tiva. Qualche tinta soverchiamente caricata negli og- getti lontani detrae in alcuna di esse V elfetto di cui sarebbero capaci. Ma colore che conoscono il jnetodo che si pratica per tal genere d' incisione , non potranno eh' essere indulgenti verso delF au- tore per questa menda. Nei lavori all' acqua tinta difficile riesce il poter calcolare sul tuono d' una tinta ed incerto n' e 1' esito. Ed e poi da osservare che se nei rami di grande dimensione si puo in qualche guisa rimediare all' accrescimento del tuono di una tinta , nei piccoli lavori la diflicolta s' accresce in ragione della diminuzione dello spazio. Due edizioni si sono ad un tempo intraprese della Storia delle aid d' Agincourt ^ V una in Milano , 1' altra in Prato , e di ambedue parleremo ne' prossimi fa- scicoli , e parleremo pure della grandiosa opera , intitolata Raccolta delle pla insigni fabbriche di Roma antica e sue adj'acenze , che si va pubblicando in quella metropoli del mondo cattolico, e della quale ci e pcrvenuto il fascicolo 7.° contenente il teinpio di Marte Ultore. Alia stessa classe di belle arti appartengono pure le opere corredate d' incisioni con tavole a colori (i). Tra queste porremo per la prima quella del dott. Giulio Fer- rario , che ha per titolo Costume antico e modeino , ed al cui compimento piu oggimai non mancano che settc (i) L' incisione a colori va pure tra noi progredendo. In questo geaere viene tratto tratto pubblicata qualche stampa dal sig. Sergent Marceau, autore di una pregiabile opera intitolata Costiune dei popoli antichi e moderni, com- posta speciahnente ad uso de'teatri. Egli pubblico, non ha gaari , una Mater amabilis , tratta da una dipintura del Salaini. I4^> INCISTONT. fiiscicoli. Essa ando sop;getta ad alcune critiche; nou iscevere da livore e risentiinento. A qucste ha risposto I'editore, non ha gnari, con una sua dissci'tazione (i). La grande Anatomia dl j\lascag/ii che si publjlica in Pisa va Icntamente progrcdcndo, forse per h\ diflicoha stessa deir inipresa: iinora ne sono uscite tre distribu- zioni. Magnilica e bellamentc condotta c Y opera del sig. Panofka, cioe la Collczione de' vnsi di premio (Firenze, 1826, Piatti, fog. atl. ). Finora non nc abbiamo veduto che il prime fascicolo composto di sei tavole. / Monumenti etruschi o di ctnisco no- me deir Inghirami ( Fiesole ecc, in 4.° ) , opera cara air antiquaria, non meno che all' arti belle, e al suo termine pervenuta. L' antica Roma di /. Grasset Saint-Sauvcur I'iprodotta a Bergamo per cura di Fr. Gandini e pur giunta al suo compimcnto. Essa sara agli studiosi delle cose classiche assai piu utile che le gia troppo antiquate opere dell' Eineccio e di altri notissinii autori , che trattarono questo medesimo argomento (2). Le due Raccolte che si pubblicano in Milano dair incisore Stanislao Stucchi , 1' una de' Fi- giirini ad uso de Teatri , \ altra delle Scene teatiali , gia innoltrate sono la prima al fascicolo i5.°, la seconda sinoalfii.", pregiabili ambedue e per disegno e per esecuzione. II pejfetto Capaliere , opera corredata di (i) Alia classe delle opere die trattaao delle costumanze de varj popoli , ajipartien pure qiiella , die ha per titolo Quadro geografico-fisico di tutti i paesi e popoli del mondo con carte geografiche e tavole in rame , e die si pulihlica per fascicoli in 8." da Carlo Bertoni coi tipi di Francesco Sonzogno. Le tavole di quest' opera , conieche non molto pregevoli sotto I'aspetto dell' arte , sono nondimeno sufli- cienti a farci conoscere la situazione, le arti, ed il co- stume de' varj paesi. Di essa si sono poc'anzi pubhlicati i fascicoli 289, 290 e 291 appartenenti al i3.° torao del- r opera , 4." dell" America. (3) L'editore ha riaperta I'associazione per copie 200, che tuttavia gli rimangono di quest' opera, INCISIONI. 147 stampe miniate , rappresentanti le varie specie di cavalli , impressa in Milano dai Sonzogno , e giunta al fiiscicolo 8.° Air un genera e all' altro apparten- gono le tavole del Dizionario della Favola o Mito- logia universale (Milano, Fanfani, in 8.°), pervenuta al fascicolo 106, e quelle, ond' e corredata 1' opera del conte Litta Famiglie celehri italiane , gia da noi piu volte e giustamente encomiata , e giunta al fa- scicolo 16.° Esse sono condotte con tutta la squisi- tezza deir arte. Ma tra le opere die in questo ge- nere di lavori ridondano a singolar onore dell Ita- lia, comniendare si dcbbono la Flora italiana del prof. Savi , e la Pomona italiana di Giorgio Galle- sio , ambedue impresse a Pisa pel Capurro. Esse si per la vivacita de' colori , e si ancora per la mirabile liaturalezza de rappresentati oggetti gareggiano am- bedue colle piu belie opere che di questo genere pubblicate siansi in Francia , in Germania ed in Inghilterra , se pure non vanno loro innanzi. La Po- mona e giunta «lla 17.'' dispcnsa, la Flora ^ alia 23.* A cpiesta debbe aggiugnersi la Flora Napoletana del Tenore , opera magnilica per 1' esecuzione tipografi- ca , pregiabilissima per la bellezza delle tavole. Fin qui enumerate abbiamo le incisioni che ser- vono di corredo ad opere o di belle arti, o di scien- ze, o di erudizione : conviene ora che pur facciamo qualche cenno di quelle stampe che pubblicate furono separatameme. Ma delle moltissime che annoverare potremmo impresse tutte nelf anno scorso , non piii di otto saranno da noi qui prese ad esame ; cioe quelle soltanto che precedute furono dal grido della rinomanza. E cio facendo non lasceremo di notare quelle mende che anche in alcune di esse ci fosse per avventura sembrato di ravvisare. Pirro che iiccide Priamo per vendicare la morte di Achille, quadro di Pietro Benvenuti inciso in rame da Antonio Ricciani : ricchissima composizione in forma bislunga , immaginata colla scorta delf erudi- zione ed eseguita con arte pittorica non comune. 148 INCtSIONI. La stampa c in grandissimo foglio , simile all" altra dello stesso incisore, rappreseutante la Giuditta iii atto di mostrare il capo d' Ololerne al popolo di Be- tulia , presa dal medesinio pittore. Lodevole n e r intaglio , ma il diseguo vi lascia qualche cosa a desiderare : non vi sono bastevolmente variate Ic tinte , ue sembra ben intesa la gradazione dcUa luce ; la direzione poi del tratteggio e alquanto frcdda c monotona. L' ingresso dl Enrico IV a Parigi , dipintura del sig. Gerard , intagliata in rame dal parmense Paolo Toschi in grandissimo foglio per traverso. Ricchis- sima composizione e questa ancora , ma il dipinto si risente d' un eccessivo spargimento di lumi. Quindi e che il valente intagliatore , sebbene con molto ac- corgimento abbia , siccome pare , alquanto sacrificati alcuni frizzi di luce nocevoli alia generale armonia deir opera ; pure non giunse atl ottenere quell' effetto di chiaroscuro che in simili composizioni complicate serve miraljilmente alia distinzione degli oggetti piu. importanti e lascia un dolce riposo all' occhio dello spettatore. Il lavoro venne eseguito con una bene innoltrata preparazione d' acquaforte. Ben delineate nc sono le teste , ed espresse con un bulino nitido , morbido e dilicato. Se ci ha qualche menda in que- sto pregevolissimo intaglio , clie tanto onora il no- stro artelice, scelto a tal uopo dallo stesso autore del quadro a preferenza di molti altri abilissimi in- cisori dclla sua nazione, se ci ha, diciamnoi, qual- che menda , questa e prodotta da coraggioso ardi- mento piuttosto che da timidezza d' operare , e con- siste nella soverchia grossezza di tagli impiegata in alcune parti , la quale potrebb' essere conveniente alia grandezza delia stampa , ma non bene si addice alia piccolezza delle figure. Veneie e Adone , intaglio dello stesso Toschi , in gran foglio bislungo. La composizione e tratta da un quadro dell' Albano. Le carni vi sono con boi tagli condotte : ma in tutte vi si ravvisa un' ugualc INCISIONI. 149 morbidezza , e quasi una tinta medesima , sicche la Venere , I'Adone e gli Amori senibraiio d' una sola e medesima carne impastati. L'Albano molto si distinse iiel paese dipingendolo con aniene e con ben gradate tinte , ne mai vi pratico tinte molte oscure : il Toschi fece uso di troppi neri, non molto si euro delle traspa- renze e delle gradazioni, e studiossi di far si che in mezzo al soverchio nero brillasse il bianco. Cio poi che piu dispiace all' occhio degl' iutelligenti si e il ravvisarvi 1' Albano disegnato con un carattere francese , anziche italiano. A giustificazione del To- schi dee pero notarsi che la stampa gia stata era as- sai innanzi condotta dal Bervich, e che quindi egli non altro fece che eseguirne il compimento. Niccolo Macchiavello , intaglio tratto da una di- pintura di Santo di Tito , ed eseguito dai parmensi signori Paolo Toschi e A. Isac, in foglio alto. Lode- vole ci sembra il disegno non meno che I'incisione, condotta con tagli regolari e con buone tinte : ma una tal quale freddezza di lavoro rende quest' im- magine di gran lunga inferiore a quella che del conte de Gazes fu dallo stesso Toschi intagliata gia sono alcuni anni. Quest' esimio intagliatore , che e nel bore degli anni , si dispone ad onorare la sua patria con nuove opere ch' egli ha assunto d' incidere , ed al- cune delle quali sono di lunga fatica. Tale e la fa- mosa Assunta di Tiziano sussistente nell Accademia delle belle arti in Venezia; lo Spasimo di Raffaello , ossia YAndata al Calvario di Cristo , della grandezza della Trasfigiirazione di Morghcn, e dello Sposalizio di Longhi , pei signori Artaria e Fontaine di Manheim ; la Madonna della Scodella di Correggio, della gran- dezza del 5". Girolamo iuciso dal Gandolfi , pei signori Pietro e Giuseppe Vallardi ; ed una Vergine pih di mezza figura col putto e 5. Giovanni pel sig. Bou- cheron di Torino. E quanto alia Madonna della Sco- della ch' ei sta incidendo per gli stessi signori Val- lardi , maraviglioso quadro men robusto forse , ma certamcnte piu grazioso di quello del S, Girolamo, I So INCISIONI. ne abbiamo ammirato il disegiio squisitamente con- dotto air acquercllo colorito dal Toschi medesimo , e fii comune opinione prcsso grintelligenti dell' arte, die meglio non si potesse conscrvare lo stile del- r originale. L' Assunta di Tiziano , incisa dal sig. Natale Schia- vone di Chioggia in grandissimo foglio. Quest' arte- fice si e gia distinto con altri commendevoli suoi lavori. Ma ncU' intaglio di cui parliamo si ravvisa pill il sapere del pittore , die \ arte profonda del- r esercitato intagliatore. Grande effetto vi domina nella gloiia per una luce ben intcsa ; ma \ inferior parte della stampa lascia a desiderare un intelligenza niaggiore nella gradazione dclle tinte e nelle forme; difetto pero , die si ravvisa anclie nel quadro , il quale ando soggetto a non poca operazione di ri- stauro. La Vergine col bambino die sta in attltudine di benedire un divoto , lunetta dipinta a fresco da Leo- nardo da Vinci nel cliiostro di S. Onofrio a Roma. L' intaglio fu eseguito da Giuseppe Marri , ed ebbe r ultima maiio dal cav. Longhi. Taluno non tutto vi ravviso il carattere del pittore •, nia sebbene questa composizione si allontani alciin poco nel totale dalle pocliissime da noi conosciute , e da questo padre della pittura eseguite posteriormente in Milano; pure in varie parti vi si riscontra il modo suo di pensare e d'eseguire, come p. e. nel gesto momentaneo della sinistra niano e nella fisouomia della Vergine , nel movimento del Putto, e nella faccia del divoto. Que- st'incisione e in oltre interessante, perclie pochissime sono le stampe tratte dalle opere di quel sommo maestro. Taluno non tutto vi ravviso il carattere del pittore, ma cotal difetto, se pure vi sussiste , dee certamente attribuirsi a clii trasse il disegno dal- r originale , essendo abbastanza noto il nome del prof. Longhi; e questo nome tien luogo di qualsi- voglia elogio. Vi si scorge nelle vesti quel brio di tagli proprio della scuola di questo celebre incisore. INCISIONI. 1 5 1 La Madonna col putto , dipintura di Raflfaello , la J quale si conserva nel palazzo Pitti a Firenze. Inci- j sione in quarto piccolo , con somma finezza eseguita ) dal cav. Raffaello Morglien. Essa pero si risente di ! una tal quale languidezza , che uioUe e alquanto t fredda la rende. II 5. Girolamo del Correggio. Ecco una di quelle ■( sublimi dipinture , che reputate sono la maraviglia 1 deir arte , e che da nessun arteP.ce furono sinora ( perfettamentc ben ritratte ne co' pennelli ne col bu- i lino. Si grande e la niagia , coUa quale fu condotta ! : E di fatto come mai esprimere quella luce , quella si Ci ben gradata soavita di colori , cjueH' incomparabile . effetto del chiaroscuro , que' contorni con tal arte condotti che riscontrar non lasciano i passaggi delle linee , quella prospettiva per la quale le figure escono quasi dalla tavola? Moke stampe furono cio non ostante eseguite di questa celebre dipintura. E per la prima ci si presenta quella di Agostino Caracci pubblicata nel i586. Ma essa, benche opera di un valentissimo maestro , non ci ofire che il solo pen- sicro, o direni meglio il generale concepimento della composizione. Tante sono le mende che vi si rav- visano, tante le cose o otnmesse o variate che cpiasi dubiterebbesi essere in cpiest' opera ritratto quel si famoso dipinto ! Nel mcdesimo anno fu da Battista Parmense prodotta colla data di Roma un' altra stampa della stessa dipintura ; ma tale stampa , che abbiamo sott'oc^hio al pari delle altre intorno alle quali ra- gioniamo , non ci sembra che un contraffacimento , od una copia meschina di quella di Agostino. Ne' cataloghi se ne trova pm-e registrata una stampa del 1 586, come opera d' un Francesco Villanuova; nia ad onta delle diligenze da noi praticate non ci vennc fatto di vedei-la , e quasi reputeremmo favo- j loso cio che di essa fu riferito. il Dopo le anzidette apparve una stampa del mede- simo dipinto condotta all' acqua forte; ed essa, ben- che anoninia , vuolsi opera di Elisabetta Sirani. Nulla iSa INOTSIONI. immaglnarsi potrebbe di peggiore: basti ravvertire ch' essa ci presenta il quadro al rovcscio e clic non ha prcgio alcurio ne di disegiio , ne d' esecuzione , talinentc che saremnio quasi indotti ( benche contro del comun parere ) a crederla erroneamente attri- buita alia Sirani, che con altre opere seppe si bene distinguersi. Grande fama ottenne a' suoi tempi la stampa del S. Girolamo pubblicata nel 1698 a Bologna da Ja- ' cope Maria Giovannini. Una tal quale maesta che in essa appare al primo sguardo, il taglio bene incro- cicchiato e regolarmente condotto; la facile espres- sione di alcunc piii minute pardcolarita resero pre- gevole quest' incisione in un tempo sprovveduto quasi del tutto in Italia di buoni bulinisti ; ma , bene esa- minata, nulla in sostanza presenta all'occhio intelli- gente, che ricordi le ammirabili bellezze di quel famoso dipinto. E di fatto la Maddalena e forse in questa stampa vaga e nobile come nell' originale, o non anzi goffa e grossolana? La sua testa ha quella mossa che veramentc aver dovrebbe? Sorride forse la Vergine come nel quadro ? II suo sguardo , co- nieche modesto , puo forse dirsi chiaro e limpido , o non anzi torbido ed incerto ? Chi mai ravvisar vi po- trebbe il S. Girolamo del CoiTCgjiio? L' altezza di questa immagine oltrepassa la proporzione die con- servare vi si dovea ; essa dircbbesi quasi spallata : il suo aspetto non e venerando , come a si gran santo addicevasi e come fu dal pittore immaginato : piccola ne e la testa, troppo grossa la gamba che sporge innanzi , le ugne de' piedi vi furono del tutto ommesse. Nulla diremo dei due angeli , i quali tutt' al- tro stile ci prcsentano che il correggesco ; nulla del- r cEfetto del colorito, della forza de' lumi , della gra- dazione dcUe tinte , pregi tutti che indarno vi si cercano (i). Laonde non temiamo d' affermare chela (i) Ai tempi del Giovannini o Jumnino I'arte incisoria se non era bambina, era non piii die adolescente in Italia: INCISIONI. 1 53 stampa del Giovminini se a' tempi di lui era pre- giata , non puo a' di nostri riporsi che tra le niediocri. Nel 1771 il celebre Roberto Strange pubblico desso ancora col vago suo buliiio la dipintuia della quale parliamo , e n' ebbe grandissimi applausi. Ma questi aadarono sccmando a mano a mano che i conosci- tori e gli studiosi dell' arte col penetrare vie piu addentro nelle stupende e quasi recondite bellezze del quadro s' accorsero che ne pure la stampa dello Strange raggiunto aveva 1' originale. Ad onta pero del poco favorevole giudizio che di quest' opera fu dagl' intelligenti generalmente espresso , ci ha tutta- via alcuno che reputarla vorrebbe come la piu per- fetta delle incisioni , che fino a' di nostri pubblicate siansi del S. Girolamo. E d' uopo quindi sottoporla ad esame, e cio noi faremo senza alcuno spirito di parti , senza malignita o prevenzione alcuna. E pri- niieramente diremo che nitido e splendente e il bu- lino dello Strange ; che 1' intaglio cui si attenne quest' incisore e forse il piu acconcio che adoperar si potesse a rappresentare le carni, ed il piu atto a ritrarre 1' impasto correggesco. Ma lo Strange per comune giudizio de' professori era ben poco cono- ecitore del disegno , e meno ancora della prospet- tiva e deir ottica , e quindi non bene riesci nella giusta distribuzione de' lumi e nel variato colorire degli oggettij pregi che tanto si ammirano nell' ori- ginale. In quest' incisione percio , come generalmente ne' lavori dello Strange , raanca quella intelligenza e ' quel gusto pittorico , senza di cui i vezzi del bulino servono a rendere piu ingrata cpialsivoglia rappre- ! [ non si rap|5resentavano mai le dnte locali ; ma si tratta- I vano i dipinti come se fossero monocromad , e precisa- xnente in quella guisa che i pittori trattano i loro cartoni, 1 cioe , come se tutte le figure e tutti i panneggiamenti i fossero cU gesso ; quindi non si distinguevano mai le car- nagioni rolDUSte dalle dilicate, ne le blonde dalle nere chiome, ne i panni oscuri dei bianchi lini. l54 INCISIONI. sentazione. Oltre que' difetti general! , e da notarsi clic sono mcno che mediocremente condotte Ic estre- mita nelle figure; die le teste, ed in particolare quelle della Vergine e del Santo, non ricordano T autore; che mal disegnato e male inciso e T angclo col vaso, die troppo piccola e la testa dell' altro angelo , die la Vergine e la Maddalena nelle loro niosse punto non ci rammentano quegli alti concetti che c' inspira il dipinto; che generahnente pesanti appajono le pie- ghe degli abiti ; che nel S. Girolamo ommesse fu- rono le ugne , dal pittore con si grande accorgimento espresse oltre V uman costume ; che variato e il fondo e non conforme il terreno stesso all' originale nella parte prospettica; e che finalmente il quadro fa ri- tratto al rovescio , sconcissimo difetto. Tutte le quali cose noi accennate abbiamo non per detrarre al me- rito dello Strange, ma per dimostrare non essere il suo lavoro scevro di mende e potersi quindi da altro piu valente o piii accorto artetice agevolmente su- perare. Nel 1783, epoca in cui gia fatti avea grandi pro- gressi 1' arte dell' intagliare , Francesco Ravenet, in- cisore di qualche nonie a que' giorni , pubblico pure una stampa del S. Girolamo del Correggio. Ma ne il disegno , ne 1' intaglio corrispondono alia fama die per questo lavoro erasi egli a que' di procacciata. Quest incisione viene oggi dai megUo intelligenti re- putata di poco o nessun merito ; e tanto piu , quanto die vi si ravvisano non poche variazioni capriccio- samente introdotte. Dopo 1' intaglio del Ravenet non ne abbiamo verun altro, che dirsi possa imnicdiata- niente tratto dall' originale , fuorche quelle del Gan- dolfi. La grand' opera deU'AUegri giacque in Parigi per ben diciotto anni; ma ivi nessun artefice si av- viso di trarne un buon disegno e intagliarlo. Fatte ne furono bensi alcune incisioni e a bulino e ad acquaforte , ma tutte meschine copie della stampa del Garacci o di quella dello Strange. Tre picciole starape ne furono pure pubblicatc , non ha guari , INCISIONI. 1 55 da artefici vxventi ; l' una a bulino, da Marziale De Bois pel niuseo francese di Filhole e Laudon ; 1' altra da uii pubblico professore , parimente a bulino , per r edizione bodoniana dell' opera intitolata , Pittura di Parma; la terza incisa all' acquaforte a Parigi negli ultinii anni che cola trovavasi il quadro : ma di que- ste giova meglio il tacere , tutt' e tie mancando di qualsivoglia pregio. Possiam dunque alTermare die per beft quarant' anni nessuno degli eccellenti artefici clie in questo spazio fiorirono , rivolse lo sguardo al S. Girolamo del Correggio , non bene alfermare sapremmo se per tiraore di non riescire nel nobile intraprendimento o se per riverenza a queir opera sovrumana. Finalmente vi si accinse con nobile coraggio il sig. Mauro Gandolfi bolognese. Quest' artefice , gia noto per varj suoi lavori pittorici specialmente al- r acquerello colorito , non si rivolse all' intaglio che in eta assai avanzata , facendosi ad incidere qualche vignetta o per altrui commissione o per proprio piacere. Si mise poi ad operare con quella maniera che dicesi a granito , raischiandovi qualche taglio ; infine tutto si consacro al maneggio del bulino , pubblicando d' anno in anno alcune stampe a taglio puro , e tra queste la Madonna col Putto e con S. Gio- vanni , del Guido , la santa Cecilia , tratta da una cora- posizione di suo padre , la Giuditta e I'Amor dor- miente , dalle quali stampe procacciossi fama. Recatosi a Parma per 1' addossatosi nuovo ed arduo lavoro del S. Girolamo , ne trasse il disegno dall' originale stesso del Correggio, pose mano all' opera e la condusse a compimento 1' anno scorso fra 1' universale aspetta- zione. Noi crediamo di aver proferito il piu schietto giu- dizio allorche afFermammo che il Gandolfi in que- st' opera , pregevolissima per nerbo di taglio e per artilizio , ha imitato se stesso. E di fatto i maestri deir arte sino dall' epoca in cui egli si pose al lavoro temettero che 1' opera non fosse per raggiugnere 1 56 INCISION!. la perfezione, argomentaiido dalle altrc opere di lui c come pittore c come intagliatorc , le quali , scbbene in complesso siauo dcgiic di lode, presen- tano cio noii ostautc un caratterc iiivariabile tutto di lui proprio e dal corrcggesco ben diirerente. Che peio alcuni di essi, osservandone il gia tratto di- segno pubblicamente esposto , gia avveduti si erano clie il GandoKi non poco vi avea introdotto del suo proprio stile : le carnagioni troppo Usee* e gonliette , i riflessi minuti o troppo vivi , alcune ombre portate soverchiamente al nero e simili cose die distruggono il principal carattere di quel pittore straordinario. Quiridi e che anche nell' incisione piu che il Cor- reggio si ravvisa il Gandolfi : le carnagioni alquanto manierate ; il panneggiare troppo suddiviso in tanti piccoli accidenti, die tolgono il fare largo e gran- dioso del Correggio; troppo rotonda ed alc|uanto gonfja la testa deila Maddalena ; i capelli di quest' im- Jiiagine, che nell' originate sono d'un biondo lucidis- simo e moUe, mancano di lucido nclla stampa ed appajono un po' ruvidetti , e coUe masse non bene intesc. Disaggradevole poi e la forma delle dita nei piedi del S. Girolamo, perciocche esse assomigliansi agli artigli d'un'aquila. Verissima cosa e bensi che il pittore dar volendo a questa figura il carattere d'un uomo selvatico, le ha si fattamente allungate le ugne , che queste molto sporgono dalle dita , e quasi si ripiegano adunche ; ma il loro iiascimento lion si diparte dalla naturale forma umana, e quando venissero tagliate , rimarrebbero i diti quali essere debbono ne' piedi dell' uomo. Ecco i difetti che ci parve di riscontrare in quest' incisione , il cui me- rito consiste principalmente in un bell' effetto di diiaroscuro, nella varieta delle tinte e nella loro trasparenza massime nelle carnagioni , solito pregio di quest' incisore , in un movimento spiritoso di tagli , ed in geiierale nel maestrevole maneggio del bulino. E d' uopo quindi conchiudere die 1' opera del Gaudolfi , sebbene non raggiunga la dipintura INC16I0NI. l5j origiuale , forse nemmeno fin dove e permesso al-^ r incisione di raggiiignerla , cio non ostante supera senza verun dubbio tutte le stampe die sinora fatte furono di questo sublimissimo dipinto. Essa dee quindi annoverarsi fra le piu belle e piu grandiose incisioni che siansi a' di nostri pubblicate ; degna percio di formar serie in qualsivoglia piu scelta collezione. In questa qualunque siasi rassegna esposto abbiamo francamente il parer nostro, non per detrarre alia fama degli illustri artefici da noi menzionati, ma bensi per istruire nell'arduo cammino i giovani stu- diosi , e per rammentar loro che il sommo pregio dell' arte consiste nel ritrarre coll' intaglio le dipin- ture in guisa che tutti vi si riscontrino i pregi del- r originale. Che se per avventura i giudizj nostri stati fossero meno che retti, siamo pronti a ravve- dercene ogni qual volta che ne' debiti modi e colla forza della ragione diraostrato ci venga 1' errore. JBlbl. Ital. T. XLV. ir i58 Bellezze dclla Comme.dia dl Dante Allghieri. Dialoghi d Antonio Cesabi P. D. O. — Paradise. — Verona, 1826, dalla tipografia di Paolo Libanti a spcse delV autorc. Jl aticoso e il sentiero die gulda a quel regno cli pace a cui aspirano gli uomini dopo le guerre di f[uesta vita mortale. Cotal dettato sin da bambini ei fix ripetuto le mille volte agli orccchi: ma nessuno %nai ce ne fece si pcrsuasi, quanto il Cesari con queste sue Bellezze della Cominedia di Dante. Pe- rocchc due volunii di circa settecento paginel'uno, riboccanti di riboboli ed idiotismi , e tutti intorno a parole , ed a null' altro mai die a parole , sono per certo una strada si malagevole e si nojosa, die la piu. non potrebbesi imraaginare. Pure ogni stento e leggiero all' uomo die sa cli dover giungere cjuando die sia ad una piacevole meta , dove T animo tra- vagliato riti'ovi pace e dimenticlii, come il Tasso diceva , la noja c il mal della passata via. Ma in questi volumi del Cesari la cosa va troppo altri- nienti ; e dopo un lungo affannarsi per tante ccnti- naja di pagine fiorite di quanto han di piu basso le commedie liorentine o i zibaldoni de' pizzicagnoli del trecento , il povero lettore si vede innanzi il Paradiso stemperato in un volume die per poco non vince di mole i preccdenti , ed e con cjuelli d' una stessissima tempra. Noi rendendo conto del- V Inferno e del Pnrgatorio (i) abbiam fatta conoscere, se non erriamo , abbastanza quest' opera , e crediamo aver dimostrato senza punto scostarci dal vero, co- rn' essa e per lo scopo e pel modo dell' esecuzione non puo essere gran fatto ne di lode all'Autore, no (i) Tomi 30." pag. 178, e Sy." pag. i6a cli questa Bi- blioteca. BELLEZZE DELL A COMMEDI.V GCC l5c) di profitto a2;li studiosi. Perocclie il Ccsari proponeu- tlosi tii considerarc nel Dante le sole bellezze della lingua , si e fatto somigliante a Golui , die posto in una niiniera dove potesse raccogliere a piene mani 1' oro e r argento , si perdesse a cercar nella polvere le mi- nute schegge del rame : e componendo i suoi dia- loghi ncllo stile delle volgari commedie e de'plebei, ha contrallatto palesemente all' Autore clie tolse ad illustrare , il quale non temette di parerc acerbo e neniico alia patria per rimproverarc coloro clie male innamorati di Firenze niagniHcavano il parlare di una plebe die e plebe al pari d' ogni altra. Siam venuti inoltre osservando nellannunciar que' volunii, avere il Cesari parecchie volte mal giudicato del- TAlighieri , o ponendolo al di sopra di Virgilio in quella parte appunto in cui questi d primo fra tutti i poeti , o biasimandolo con infelice prova d' inge- gno, dove piti stolgora di bellezze. Tutte queste cose dovrcmmo ridirle al presente se volessimo tener dietro all" Autore in questo suo terzo volume ; ma per non venire a parte di quel biasimo nel quale lo crediamo meritamentc caduto, vogliamo esser bre- vissimi , e toccar solo per sommi capi quel tanto ch' e necessario a far conoscere die questo volume ha tutti tutti i difetti dei prinii due. E per cominciare dallo stile, trovammo in questo Paradiso come nella sposizione dell' altre due can- tiche e gli stitdi die ti mettono in fregola; e Dante che fa il ser Modesto ,• e 1' abbiivo ; e non e senza suo quare ; e rugumare iin libro ; e andare in succio del piacere ,• e uscir dal Torelli ( per dire dalla casa di lui ) ,• e scusar velo ,• e mostrar teologo ; e mostrar uomo dotto ; c il morto e sulla bara ,• e chiavare il concetto , e giiardaie a squarciasacco ,• e natura tac~ cagna (dove Dante dice natura che di larga discese parca); e i fantasticari; e raccappiar la metafora^ c divinamente al postutto I e tutto e netto come un bacin da barbicre ,• e fare un jjo' di pissi pissi ,• e bellezze tra belief e pusignare ^ e la lingua latina va sempre l6o BELLEZZE DELLA COMMEDIA per poco in cappa magna; g io non mondai ncspole, con iiijlle altii modi non meno abbietti di qucsti , e mold altri si strani , die due terzi de' Icggitori domanderamio al Cesari che cosa vogliano signifi- care , e nessuno credera di partirsi da kii piu sa- picute di prima , quando ne saia instruito. E per colmo di stravaganza , mentre il Cesari mostra nel fatto di apprezzar soprattutto i modi volgari e pie- ' bci, esalta poi grandemente alcuni latinismi dellAli- gliieri , come a dire trasumanare , e significar per ver- ba , e beatitndo , e scandi , e indulgo , c simili , i quali appena appena si possono comportare a quel secolo in cui egli scrisse , e sono poi le mille miglia lon- tani dair indole di quella prosa die il Cesari si af- falica di poire in onore. Crediamo die questo pro- ceda dair averc il Cesari voluto trovar serapre lode- vole il suo antore ( eccettuati que' luoglii ne' quali alcune ragioni non letterarie lo persuasero altrimenti ), dal die l"u tratto sovente in errore cosi negli altri volumi, come in quest ultimo. Quindi egli dice die sarebbe un poetuzzo clii si facesse eoscienza di scri- vere il verso Trasumauar significar per verba : e grida hello e trahello leggcndo Che vedrai non capere in qncsti giri , S' esserc in caiitade e qui necesse Anzi e fonnale ad esse beato esse: e dice trovato nuovo e solenne^ e talc die non gli ricorda aver mac letto nulla di simile in latino ne greco pocta que- st' altro ternario : Fensa, lettor , se quel che qui s' inizia JVon procedesse , cuine tii avresti DI piii sapere angosciosa cari^ic'', cd alTerma die il notissimo pur per B e per ICE nou e una frcddura, siccome parve a molti, ma un bello cd acuta concetto che assai inncdza ne lettori V opmionc de pregi di Beatrice ,• e trova die il con- cetto e ingcmmato e fiorito ne' seguenti versi : Tu crcdi che a me tuo pensier mei Da quel ch' e prima , cost come raja DaW un, sc si conosce, it cinque e'l sei: DI DANTE ALIGHIERI. l6l e preclica che a lid vale un tesoro TeBpressione di gcnte turpa. E leggeudo questi versi: Mostrarsi clunque in cinque volte sette Vocall e consonanti; ed io noted Le parti si come mi parver dette. Diligite justitiam primed Fur verho e name di tutto 'I dipinto Qui judicatis terram fur sezzai ; afferma ch' essi veramente sono opera d' una niusa piu die d' un uomo , e che non gli venne mai ve- duto in nessun poeta grcco o latino un trovato si- mile a questo. E non dubita di asserire che il verso Che lieta vien per questo etera tondo riceve la sua bellezza dalla voce etera invece di etere : perche ( dice ) adoperando questo ne tornava un verso meschinetto , laddove \ altro vel fa andare in cuppa. — Questo , al parer nostro , e 1" unico modo con cui i detrattori dellAlighieri potrebbero accattar fede alle loro magre opinioni : perche se dovesse credersi che queste siano le vera bellezze della Di- vina Commedia , sarebbe per certo ridicola quella grande venerazione in cui e tenuta da tutto il mondo. Ma il mondo sa benissimo quali sono i veri pregi di Dante: sa che non sono dantisti, se non di nome, coloro i fpiali ne vengono rubacchiando le frasi piu strane e piu viete : sa che non e interprete di Dante chi si ferma alle sole parole : e sa hnalmente che lo scrivere due mila pagine intorno a Dante , senza toccarne mai se non solamente la scorza, e opera da disgradarne 1' archimandrita de' parolai. Potremmo ora venir notando alcune fallaci inter- pretazioni -, molte diflicolta immaginarie ; moltissime interpretazioni gia vecchie , delle quali il Cesari si applaude come di trovati suoi proprj ; ed infiniti luoghi nei quali a tutta gola si vien lodando: ma di si fatte cose abbiam dati gia tanti esempi annun- tiando gli altri volumi , che forse non indarno speriamo di essere questa volta creduti , senza altre prove , se affermiamo che di queste mende non e 102 WTJjtEZZT. DEI LA COMMKTIT V povero neppiuc 1' ultimo tomo. Sinp;olarc ( e quasi volevanio dire ricUcolo ) c il vanto clie 1' Autore si (la ad ogni passo di aver ridestato il cuko di Dan- te , o vcndicatolo dai dctrattori ; come se fossero aiicora i tempi del Bettinelli, e nulla avesscro fatto il Gozzi, rAUieri, il Varano, il Perticari , il Monti; e come se la stima dell' Alii>;hleri non I'osse oramai vicina piii presto al pericolo di cadere ncUa super- stizioiie die nella uegligenza. 11 Cesari dunque si contenti di quella lode la quale da nessuno gli e tolta , di avere un tempo coutri- buito con pochi altri a risve2;liare lo studio de' buoui autori in Italia : si goda ( sc cio gli piace ) quell' al- tra lode die poclii ))er certo gF invidieramio , di es- sere il piu csperto conoscitore di que' Icccumi die Dante fulminava siccome cose indegne a scrittor non plcbeo , e il Boccaccio non uso mai se non nella bocca de' servi c delle fantesclie , e il Petrarca noii niostro neppiu' di conoscerli ; ma si persuada die il culto deir Aligliieri , ben lungi dall' essere stato da lui rimesso in onore , non ebbc mai per avveu- tiu'a un peggiore avversario di lui dopo Y impudenza delle Lettere Virgiliane. II Poema dell' Aligliieri puo somigliarsi a quelle prime istituzioni , alle quali si debbono di tempo in tempo richiamar le repujjbli- die per impedirne la cominciante corruzione. L'Ali- ghieri pose una scuola od un esempio di poesia pensata , illosoHca , importante ; ed a lui per conse- guenza si vorra revocare 1' Italia , ogniqualvolta sia invasa da quella pcssima setta de' jiarolai alia quale trovaronla in prcda 1' Allieri , il Varano , il Parini ed il Monti. Ma l imitazione vuol essere , per cosi dir , ncl midollo e non nella scorza; nella maniera del poetare , non nella espressione ; la quale il Gozzi stesso diceva ( e il diceva nella sua difesa di Dante), die non possiamo piu imparare , generalmente par- lando, dair Aligliieri vissuto in un sccolo cosi x'ozzo a paragone del nostro. A voler dunque die si con- servi il buono studio della Diviiia Commedia Y Italia DI DANTE ALIGHIF.RI. 1 63 non ha gia mestieri degl' infiuiti volumi del Cesari nei quali la verace Musa di Dante non mette voce, ma sokanto di un breve ed assennato commento che ne chiarisca le allusioni alle storie ed ai costumi men noti , e ne interpret! quella parte dello stile che non puo piu essere intesa perche disusata da secoli in- teri. Delia qual condizione ci sembra il commento di Paolo Costa gia conosciuto in Itaba , ed ora nuo- vamente stampato con varie giunte e correzioni nella tipografia Cardinal! e FrinU in Bologna. Col Dante del Costa crediamo che i giovani di buono ingegno potranno farsi dantisti : coi volumi del Cesari accre- sceranno la schiera de' parolai. 164 PARTE 11. SCIENZE ED AllTI MECCANICHE. Memorie delta Societd italiana delle scieiize residents in Modeiia. Tomo XIX, fascicolo secondo delle Memorie di fisica , in 4.°, di pag. 472. El ' logio del cav. Sebastiano Canterzani , scritto dal march. Ferdinando Landi Piacentino. — Nato nel- r anno 1784, istrutto nella lingua latina , nella cal- ligrafia e nell' arte del disegno , datosi in appresso interamente alle filosofiche discipline , sino dall' anno 1760 sedette professore di matematica nell' univer- sita di Bologna sua patria. AH'illustre filosofo Fran- cesco Zanotti succedette quindi nella carica di segre- tario deir Istituto bolognese , e nei volumi da esso pubblicati dei Commentarj di quel corpo scientifico sviluppo al tempo stesso dottrina ed erudizione in tutti i rami della naturale filosofia, e grande eleganza e venusta nello stile. Due discorsi stampo egli nel Prodiomo della nuova Enciclopedia italiana , che un grandioso disegno contengono di quell' opera , per quelle clie riguardare poteva le classi fisica e ma- tematica. Neir anno i j^Y pubblico in latino gli de- menti di geometria e nel seguente quelli di aritme- tica-, mostro la sua sagacita nella sintesi geometrica con alcune proposizioni che lo Zanotti trasporto neir aureo suo libro delle forze centrali, e una nuova speculazione sul potere attrattivo, che da una sfera materiale si fa sentire ad un punto o corpuscolo indivisibile fuor di essa collocato , inseri il Canter- zani nel 5.° volume del bolognese Istituto ; inoltre in un opuscolo anonimo , in pochi e nitidi tratti descrisse e le misure espose delle volte clie negli MEMORIB DELL A SOCIETA' ITALIANA. i65 edifizj si adoperano. E poiche per opera special- mente degV intelletti italiani 1' universale teoria delle equazioni surse , crebbe e grandeggio da Leonardo Pisano sino a La Grange e a Ruffini , pose mente il Canterzani a raccogliere in un libro con ordine , con chiarezza e con giunte e perfezionamenti , le parti varie di qnella vasta teoria ; e se non giunse a compiere quell' opera, ne lascio tuttavia molte parti, alcune inedite, alcune stampate tra le Memorie della Societa italiana. A quell' opera appartengono le osservazioni sopra il ritorno delle serie; e alcuni frammenti die i metodi per la soluzione dell' equa- zioni del terzo grado arricchiscono , uscirono dai torchi bolognesi nell' anno 1787. Negli atti stessi della Societa italiana inseri pure il Canterzani le Rifles sionl analitiche , le quali riguardano gl' integrali delle equazioni dette lineari , qualora due siano gli elementi variabili di cui esse esprimono la relazio- ne ; nel tomo 6.° di quella collezione divulgo ancora un' assai pregevole applicazione del metodo dei mas- simi e dei minimi ad un bel problema meccanico, a quello cioe della funicolare o catenaria. Un discor- so , d' ordine dei prefetti dell' Istituto , pubblico quel grande matematico a dichiarazione dei famosi vetri dello spoletino Campani , disposti per cannocchiali di non piii vednta lunghezza e di potere maravi- glioso, e al tempo stesso parlo delle lenti elitiiche del bolognese artista Giuseppe Bruno. All' epoca del passaggio di Venere sul disco del sole , osservato nel 1761 , il Canterzani ne formo una grafica rap- presentazione e raffronto le diverse osservazioni, alle quali egli stesso aveva preso parte, argomento certissimo della perizia e della destrezza sua anche negli astronomici lavori. Ebbe egli in Bologna illustri discepoli , die ad eternare i loro applausi gli fecero coniare una medaglia ; fu caro ai piu insigni letterati e lilosofi deir eta sua , onorato dai Legati pontificj , dai magistrati, dai senatori della sua patria , ascritto alle piu celebri accademie dell' Europa , invitato ad 1 66 MEMORIE DELLA SOCIETA ITALIANA. esercitarc magistero in Universita straniere, e il suo nome e il suo decoro, come di grandissimo sapience, venivano ingranditi dal corredo dclle sue virtu, tra Ic quali si distinguevauo la conipostezza , la mode- razione e la pin sublime picta. Questa fu quella clic lo condusse sul linire del passato secolo ad eleggere la peidita del miglior frutto de' suoi lunghi sudori c sino dellu civile esistenza, anziche prestarsi ad un giuramento al quale repugnava la dilicata di lui €oscienza. Fu tuttavia di la a pochi auiii restituito onorevolmcnte alia cattcdra , fatto socio del nuovo Istituto italiano e direttore della sessione del me- desimo sedente in Bologna , ornato altresi di varie decorazioni ed insegnc cavalleresche ; scrissc allora una istruzione aritmetica sul calcolo decimale , diversi opuscoli di pura algebra e di mista gcometria , una Icttera su i iiumeri bernouUiani importantissimi nella dottrina universale delle scrie, le soluzioni di alcuni problem! aventi V apparenza di paradossi , una sostituzione ai modi in addietro tenuti per avere i reciproci delle formule irrazionali , ed un metodo per r investigazione dei divisori di qualunque nu- luero. Presidente era divenuto il Canlerzani nell' an- no 1 8 17 deiristituto pontificio concentrato allora ill Bologna, ma nel 18 19 fu toko con universale dolore alle speranzc dcUa famiglia , della patria , degli amici , delle letterc e delle scienze , che per si lungo periodo aveva con onore professate. II ma- tematico Franchini nel tcssergli 1' elogio sentenzio ciie cc niuno elogio sarebbe bastato a descrivere le » virtu di questo grand' uomo. » Elogio storico del cav. Teodoro Massimo Bonati, scritto da Antonio Lombardi. — Nato il Bonati in Condeno nel 1724, si applico agli studj filosofici e medici nell' Universita di Ferrara , ed ottenuta in medicina la laurea , passo ben presto alle matema- tiche discipline , e giunse a tanto che chiamato fu in breve ad uno de' piu luminosi lavori dell' idrau- lica , cioe alia discussione intorno 1' immissione del MEMORIE BELLA SOCIETA' ITALIANA. 1 67 Reno in Po; si grancle fama acquisto in quella cir- costanza , che niun opera iniportante s' intraprese da poi , niuna quistione relativa ai iiumi si discusse nelle provincie pontificie e nelle conBnanti , che consultato non fosse e grandissinio peso non si ac- cordasse al suo voto. Ferrara alia morte del celebre matematico Bertaglia nominollo suo consultore ; i moderatori del pubblico studio lo elessero professore di nieccanica e di idraulica ; allontanato per breve tempo da qualunque impiego nelle politiche vicende verso la fine del secolo XVIII, richiamato fu ben tosto alle sue occupazioni amministrative e letterarie , e gia vicino all' ottantesimo anno , fu destinato pro- fessore nella sua patria della scuola speciale d' idrau- lica cola nuovanienle istituita. Benche gli stud] suoi versassero piu sovente suUe niateniatiche applicate, mostro tuttavia di conoscere profondamente 1' analisi pura , e ne diede un saggio nella sua Memoria su le equazioni, inserita nel toino 8.° della Societa ita- liana. Fino negli ultimi anni di sua vita lottare dovette , benche con esito infelice , contra la pro- posta immissione del Reno in Po ; intraprese nuovi stud] onde esaminare la formola per misurare la velocita del fluido che esce dai fori dei vasi , im- maginata dal Bernard, e nuove importanti espe- rienze ideo onde convalidarne le teoriche conseguen- ze, che poscia eseguite furono da un suo allievo. Ascritto alle piu cospicue accademie e alf Istituto nazionale italiano , onorato di varie decorazioni , creato ispettore generale d' acque e strade , giunse sino air anno novantesimo sesto dell' eta sua , non mai abbandonando i diletti suoi studj ; e ancora volgendo in mente la soluzione di uno dei piu dif- ficili problemi dell' algebra finita , cioe la ricerca delle radici delle equazioni nnmeriche per appros- simazione , mori nell' anno 1820, pieno di nieriti e di gloi'ia. Elogio storlco del prof. Carlo Vincenzo Brunacci scritto da Antonio Lombardi. — Firenze vide nascere l68 MEMORIE BELLA SOCIKTA' ITALIANA. il Brunacci nell'anno 1768, chc prestamente iniziato nclla mateniatica , continuo pei- qualche tempo nel pisaiio ateneo gli studj uiedici e il grado dottoralc vi ottcime nel 1788. Tutto allora si volse alle scienze allc quali dal suo ingcgno era chiamato , e nella fresca eta di 19 anni ottenne per coucorso una cat- tedra di fis-ca uella pisana universita ; datosi quindi paiticolarnieute alio studio dell' idraulica , nell' eta di 22 anui passo ad essere professore di matematica e di nautica nell' Istituto di marina di Livorno , al quale magistero fu aggiunto quello altresi di mate- matica e di artiglieria per 1' ammaestramcnto dei cannonieri e cadetti reali ; e fu egli il primo clie alia marina italica presento la versione del libro di Bougticr, onde servisse di guida ai piloti nel nianeg- gio dei bastimenti e loro additasse almeno le pri- me linee dell' astronomia , e a quest' oggetto appunto un secondo volume iuteramente all' astronomia con- sacrato , aggiunse all' opera del franccse geometra. Istrutto nella sublime analisi, un primo frutto di quesd suoi studj olTeri al pubblico nel 1792 in ua opuscolo analitico su la difficile integrazione delle equazioni a differenze finite. Nel calcolo quindi delle equazioni lineari , stampato nell anno 1 798 , acqui- stossi nome di valente algebrista , riuscito essendo ad integrare alcune formole ; e trattando delle equa- zioni a differenze finite di varj ordini a coefficienti costanti e variabili , e di quelle pure a differenze infinitesime, segui tutt'altro cammino clie non quello tenuto nella soluzione del problema medesimo dai celebri D Alemhert e La Grange. Gia era stato ag- gregato all' Accademia dei Fisiocritici di Siena , quando portato dalle politiche vicende in Lombar- dia e in Francia , divenne 1' amico dei Fontana , dei Mascheroni, dei Cousin, dei Frojiy , dei Bo ssut, dei La Grange e di molti altri insigni matematici. Tomato in Italia , fu eletto professore di matema- tica sublime nell' Universita di Pavia , dove per piu anni diede prove luminose delle sue profonde ed MEMORIE DELLA SOCIETA.' ITALIANA. 1 69 estese co2;nizioni nelle matematiche pure ed appli- cate. In quel periodo egli introdusse in quella Uni- versita il separate insegnamento dell' introduzione al calcolo sublime ; pubblico X analisi derivata , nella quale sviluppo la teoria del La Grange ,• arricchi di belle ed iniportanti Memorie il Giornale di Pavia , gli atti della Societa italiana , dell' Istituto italiano e deirAccademia di Torino; scrisse sulla teoria dellarie- te idraulico , e un premio dalla Societa suddetta otten- ne sul quesito del metodo raigliore per distribuire le acque d' irrigazione , come altro ne ottenne dalF Ac- cademia di Padova per una dissertazione spettante al calcolo dilferenziale. Un saggio della sua perizia nel calcolo pratico delle macchine die in meccanica gior- nalmente si usano , offeri egli nella sua Memoria sul computo delle macchine idrauliche ; formo su le tracce del Marlotte un gallegglante composto, utilissimo alia pratica idrometria; tratto dellurto de'fluidi, e calcolo 1' etfetto della reazione o spinta indietro dell acqua che esce dai fori dei vasi. Dotato di una singolare chiarezza nella comunicazione delle proprie idee , fu oggetto deir amore e dell' ammirazione dei gio- vani studiosi, fu di onorevoli commissioni incaricato dal Governo e decorato di onoritiche insegne ; ma la morte tronco troppo rapidamente i suoi giorni , e cesso egli di vivere nell' anno 1818. — • Strano semlira che 1' autore dell' elogio , parlando dei sin- golari meriti del Brunacci nella pubblica istruzione, abbia interamente obbliate le molte opere elemen- tari da esso scritte d' ordine del Governo , alcune delle quali formano tuttora la base dell' insegna- mento nelle nostre pubbliche scuole. / tre regni della natura della provincia bergamasca , del sig. prof. Giovanni Maironi da Ponte. — Non e questo scritto se non che il compimento della Memoria prcsentata sotto questo titolo, e gia inse- rita nel primo fascicolo di iisica del tomo 19.*^ Vi si tratta del regno auimale , in termini pero assai generali, e in una nota alia pag. 288 si delinea 170 JIEMORIE DELLA SOCIETA ITALIANA. assai brevemcatc la storia della zoologia. Non ve- diamo come alia zoologia dcUa provincia bergainasca appartenga un luiigo discorso su la riprodiizione dci vivipari e dcgli ovipari , c su Ic akcrazioni o ap- pcndicl di (jnesti due metodi di riprodnzione delle specie vivcnti. Viene pero ben presto 1' A. allc spe- cie animali della provincia bergamasca , cd cnumera i mammifcri , e tra questi 1' uonio , le tiere , i ghiri e i ruminanti; segue egli la distinzione in classi ed ordini , ma qualche confusione ci e sembrato di os- servare nella distinzione delle specie e delle varieta. Lo stesso puo dirsi del capitolo clie tratta degli ucccUi , e nieglio assai fatto avrebbe I'A. , se invece del Leske seguito avesse nella distribuzione degli ordini e dei generi il manuale del Bluinenbach. Versa il capitolo 12° sngli anlibj , il l3." sui pesci, il 14.° sugli insetti, e questa e forse la parte della zoologia dair A. trattata con maggior cura. II capi- tolo 1 5.° ed ultimo tratta dei vermi , o sia , come scrive V A. , della elmintologia , la. quale aggiunta non era di assoluta necessita. Notizic gcolo^che del cav. don Giuseppe Maria Giovene sn le due Puglie , Peucezicl e Daunia , e della provincia di Principato Citra nel regno di Na- poli. — Questa pure non e se non se la continua- zione delle notizie geologiche e meteorologiclie della Japigia, inserite nel tomo i5.° della stcssa Societa. Comincia V A. con uno sguardo generale su le no- minate provincie, dicui formano il suolo e la base il dorso e Ic radici dell' Apennino , che si fa umile e basso, innoltrandosi per la Daunia e la Peucezia sino air estremo Capo di Leuca. In due punti pero questa catena di monti o di colli e interrotta , i.° sul confine della Daunia colla Lucania dal Vulture, vidcano una volta ardente , ora estinto , ma circon^- dato tuttora da materie vulcaniche ; 2." negV Irpini, eve sorge una montagna chiamata la Scrra , il di cui suolo e primitivo e vi innalza le sue creste il gra" nito. Trova poi TA. qualche aualogia c somiglianza MEMORIE BELLA SOCIETA ITALIANA. I7I tra le due provincie Salentina e Peucezia; qualche cambiamento riconosce nell' indole e natura delle terre all' entrare nella provincia Irpina , e nota che 2;li Apeniiini sembrano cambiare direzione al monte detto Camporeale, che si duole di vedere dal Brocchl scambiato in Montereale. Una terra grigia e al di sotto nerastra ch' egli trovo su la cima , gli parve un inipasto di argilla e di cenere vulcanica , dissi- mile pero da quella del Vesuvio , il che gli tece credere che cjuella cenere fosse stata anticamente cola gettata da un' eruzione del Vulture. Nella valla famosa di Ansanto , situata presso Ariano , e nel lago Mofetico , crede 1' A. di ravvisare T anello intermedio die congiugne insieme il Vulture estinto ed il Ve- suvio ardente. Ci spiace di non potere minutamente seguire le tracce dell' A. nella specificazione delle varie nia- terie terziarie che si rinvengono nelle dette pro- vincie, giacche troppo lungi ne condurrebbe sill'atta enumerazione , sparsa anche di alcune analisi. Di- remo soltanto , ch'egli giudiziosamente esamina co- me quelle materie sieno disseminate nelle quattro provincie medesime , e in questo luogo ti'atta di nuovo della valle gia nominata di Ansanto e del lago Mofetico, su i quab oggetti e sulle vicine for- mazioni non va d' accordo col celebre Fortis. Si aggiungono quindi alcune osservazioni particolari su lo stato in cui trovansi le conchiglie marine nei banchi di mama argillosa nelle provincie Sa- lentina e Peucezia ; su la mancanza totale dei H- toliti e zoofiti nella pietra leccese , nei tufi e nelle altre materie terziarie delle dette provincie ; sul- r analogia che trovasi tra le dette materie terziarie sparse in diversi punti delle provincie di Bari e di Otranto , e i varj fondi del mare corrispondenti a que' punti ; finalmente su i frequenti brani o fram- menti di pesci cartilaginosi , e su le corna di ani- mali lanuti che scorgonsi frequenti ncl tufo , che porta il nome di pietra leccese. Seguono alcune 17a MEMORIE DELLi^ SOCIETA' ITALIANA. congcttiire su le diverse formazioni : ma noi non potremnio facilmente ammettere le sue ipotesi coUe quali , escludendo la supposizione di un mare per- manente , vorrcbbc tutto derivare dalle acque cor- renti e dal rotolamcnto e dallo sfregamcnto dalle niedesime prodotto. In questa parte noi sianio piut- tosto deir avviso del Brocchi, che in quesd luoghi, come nel resto dell' Italia sino a San Marino , sup- pose un mare permanente alto per lo meno 36o tese al di sopra del livello dell' attuale. Delia necessitd di osservare le parti della frutdfica- zione avanti e dopo la florescenza , Memoria del sig. prof, Otiaviano Targioni Tozzetti. — Non mai , dice r A. , si e giunto a ben conoscere e distinguere le piante , sinche si sono considerate , o per le loro virtu e proprieta , o per gli usi ai quali si desti- navano , o per le variabili qualita di grandezza , di colore , di sapore , di odore , o pel loro luogo na- tale, o per la loro breve o lunga vita, ecc. Questi dementi, atti solo a generare dubbiezze, sono tutti dileguati allorche si e cominciato ad osservare le parti tutte delle piante , e allora si e forraata la lingua della scienza botanica ; e qui 1' A. accenna doversi il primato a Linneo pel suo piu preciso e filosolico sistema, fondato sugli sponsali delle piante, cioe su le parti essenziali del fiore e le piu impor- tanti delle piante raedesime. Ma alcuni generi, anzi «lcuni ordini ed alcune famiglie , presentano cosi piccola differenza che appena possono distinguersi , ne giova a questo oggetto 1' abito delle piante me- desime , o la rassomiglianza che aver possono nella struttura e nella maniera di vegetare. Tutte adunque le parti del fiore, aperto o sia nella fioiitura, cioe nel tempo della sua piii brillante apparenza, studiare si debbono all' epoca della fioritiira o florescenza , nella quale aprendosi il fiore , si aprono le antere , si sparge il pulviscolo e si fecondano i germi ; ne sono da obbliarsi gli altri due stati , cioe del fiore in bocciay e della sfioritura o efflorescenza , giacche in tutti I MEMORIE DELL A. SOCIETA.' ITALIAN!. 178 questi tre stati i fiori e le parti loro ben considera- te, possono somministrare caratteri costanti. Dimostra quindi T A. le diverse apparenze , le ciixostanze e gli accidenti di tutti quegU stati , e con questo con- fernia 1' importanza di osservare le parti del fiore , specialmente della corolla e degli stami avanti e dopo la B oritur a. Sono ora quasi 60 anni da clie , presentato essen- dosi al P. Vitman nell' orto botanico di Milano un pover uomo, die voleva essere da lui istrutto intornox ad una pianta di cui recava alcune foglie secche , quel prof, gli cliiese se sarebbe stato egli conosciuto qualora privo fosse del capo. No , rispose il pe- lente ; ed egli : ne pur io , disse , conosco le piante mancanti di liore. Questo aneddoto prova clie quel botanico era gia in quell' epoca persuaso della ne- cessita di ben osservare le parti del liore , oude desumerne i veri caratteri distinlivi dei vegetabili. Descrizione d un nuovo atmidometi o per niisurare I evaporazioiie delV acqua , del ghiaccio e di altri coipi a varie temperatiwe , del prof . Antonio Maria Vassalli- Eandi. — II defunto prof. Vassalli-Eandi , Segretario della Societil R. delle scienze di Torino, erasi proposto con questo nuovo meccanismo di valutare V evapo- razione dei fluidi tauto in misura che in peso , e di istituire delle sperienze atraidometriche sul ghiaccio e sui corpi umidi. Egli ottenne 1' intento sospendendo il vaso che deve conteuere le matcrie evaporanti sopr^^m braccio d' una bilancia , ed equilibrandolo dalf altro lato con un vaso perfettamente simile , in cui si collocano diversi pesi. La diminuzione del- r altezza , se trattasi d' un fluido , si misura con un galleggiante riferito ad una scala divisa in millime- tri , la diminuzione del peso s' ottiene per mezzo d' un romano clie si fa scorrere sopra una delle braccia della bilancia divisa in parti eguali. Una sola difficolta s' incontrera nell' uso di questo apparecchio , ogni qual volta le esperienze debbano istituirsi a cielo aperto : una fina bilancia , mobile , Bibl. ItaL T. XLV. 12 174 MEMOniE DELL\ SOCIETA. ITALIAN A. come vuolc Y autore , al niilligrammo essendo gra- vata cli tluc chilogrammi , costa una sonima coiisi- derabile , e verra in breve tempo rovinata sc si lascia esposta allc iiitemperie dell' aria. Dcir apparecddo idrostadco plu scmplicc cd univer- sale dell' ab. Giuseppe Zamboni , profcssore di fisica ncll I. R. Liceo di Verona. — Nellc scuolc di iisica sperimciitale si sogliono dimostrare praticamente di- versi principj d' idrostatica , quali sono la ugual pres- sioue reciproca delle molecole fluide in qualunque direz'ione , Y altezza uguale de' fluidi omogenei in ogni vaso comunicantc di qual siasi figura c capa- cita , e r altezza reciprocamente proporzionale alia gravita specifica dei fluidi eterogenei. II sig. Zam- boni ha notabilmentc perfezionato 1 apparecchio che serve a simili dimostrazioni , estendendone Y uso a quelle di altre verita idrostaticlie. 11 congegno da lui immaginato puo inoltre tener luogo d' una bi- lancia idrostatica della maggiore semplicita. Un vaso in cui s' infonde dell' acqua , porta late- ralmente un tubo di vetro di piccolo diametro , in- clinato di pochi gradi all' orizzonte ; sicche ogni piccola variazione di livello del fluido contenuto nel vaso appare visibilissima nel tubo , su cui e segnata una scala graduata. Entro il fluido e posto-a galleggiare un recipiente minorc , in cui si possono lasciar ca- dere succcssivamente diversi pezzi metallici di peso conosciuto ; e chiaro die ad ogni peso aggiunto si alzera il livello del fluido nel tubo della cmantita fctessa di cui si sarebbe innalzato se in lu^o d^i pezzi metallici si fosse aggiunto nel vaso un' egual massa d' acqua. Posto adunque che da principio siasi convenientemente graduata la scala, e che il vaso sia lipieno d' acqua distillata a temperatura costante , servira 1' apparecchio a pesare tutti quei corpi che possono allogarsi dentro il recipiente senza allon- darlo , e viceversa infondcndo nel vaso dei fluidi di diversa dcnsita, c poncndo nel recipiente gallcg- giante dei corpi di peso conosciuto , si verra a co- iiosccrc la dcnsita stcssa dei fluidi. MEMORIE DELLA SOCIETA' ITALIANA. 178 A dimostrare poi le leggi della pressione de' fluidi serves! V autore di un congegno poco diverse dal gia descritto , nel quale il tubo comunicante c at- traversato da un diafragma coperto da una mcm- brana assai molle , la quale cedendo egualmente o disegualmente alia pressione , ne manifesta V egua- glianza o la diseguaglianza. Considerazloni geometriche e pradche sopra le mac- chine areostatiche a gas idrogeno, del prof. G. B. Ma- gistrini. — Aprire la via piu breve delle comunica- zioni terrestri , sottrarre 1' uomo all' impeto delle pro- celle , elevarlo alia prospettiva del pianeta che abita, compiere la terza dimensione dello studio della na- tura, ecco , dice il sig. Magistrini, T incredibile as- sunto di queir arte novella , con cui i moderni hanno preso ad eraulare T impresa d' Argo famosa , e il volo sublime della ministra di Giove. Ma quest' arte non puo giungere al suo compimento se non e so- stenuta dal valido sempi-e , ma non serapre abba- stanza apprezzato soccorso della geometria. L' autore ha percio giudicato conveniente di riprendere dai suoi principj il problema del moto verticale d' un pallone a semplice gas idrogeno di sferico involucro , ed e felicemente riuscito ad appianare le difficolta di calcolo che ancora rimanevano. Egli esamiuo con particolar atteuzione alcune delle modihcazioni che gioverebbe sperimentare, atte a frenare all' uopo la Ibrza elevatrice , e a dominare la discesa , allonta- nando il gravissimo inconveniente di clover com- prare ciascun ritorno in terra con perdita del piu necessario e prezioso elemento della macchina. Non potendo qui seguire il nostro calcolatore negl' inge- gnosi e profondi suoi computi , ci limiteremo a I'i- ferire 1' artilicio ch' egli fra i molti che souo stati proposti per produrre ne' palloni il moto orizzontale , giudica il solo degno d' essere coltivato e seria- mente discusso. S' immagini un asse o albero cilindrico traforato normalmente da una scrie di sottili spranghe di 1-6 MEMORIE DliLL.V SOCIET.v' ITALI.VNA. ferro equidistant! c succedentisi nella direzione di nil' dice ordinaria , e tutte s|iorgenti da ambe le ])aiti in lunghezze cguali. Collegati ojiportunamente in giro e longitudinalmente questi bastoncini fra loro, e con altri secondarj uniformcmente interposti, distendasi e si fermi sovr' essi e nella fcnditura spi- rale diiettrice intagliata da ambi i lati sull' albero un velo di tessuto lesistente e leggiero. Raccoman- dato r albero in direzione orizzontale sopra due perni estremi e soggettato a rapida rotazione nel senso della doppia spirale anzidetta , Y aria rimossa dai due veli esercitera contro la concava loro su- perlicie parallelamente all' asse una pressione che diverra forza operativa di moto orizzontale di tutto il sistenia. Nella parte superiore d' una galleria areo- statica s' adattino due coppie di questi volanti pa- rallele ed orizzontali. I quattro volanti siano inter- rotti sul mezzo dclla loro lunghezza da eguali roc- chetti , pei quali contrastino con una ruota normale interposta , mobile sopra appoggi particolari con- giuntamente a unito tamburo nel senso del moto dei rocchetti , e separatamente nel senso contrario. La ruota inline, e per essa rocchetti e volanti, ab- bian moto in virtu d' un peso pendente da una fu- nicella avvolta al tamburo , cosicche 1' areonauta altra cura non abbia che quella di rimontare questo peso girando separatamente il tamburo. Usando piu pesi portati da carrucole mobili sopra una stessa corda colla interposizione di alterne carrucole fisse potrassi liraitare a breve tratto la discesa dei pesi stessi senza i-allentare il moto dei volanti, e pro- lungarne la durata a risparmio di frequenti in- terruzioni. t77 n Parroco istndto per dlaloghi in medicina ad uti- Utd spiiituale e temporale de siioi popolani dot dottor Giacomo Barzellottt , p. p. di clinica me- dica nelV I. R. Universitd pisaiia. — Pisa, iSaS, presso Nicolo Capurro. In 8.° torn. 2, dipagine 678. Lir. 8 ital. — La stessa opera fu ristampata in Milano dni signori Antonio Fortunato Stella e figli , con permissione dell' autore. Vol. 2 in i6.°, di pag. 712, con infronte una letter a di S. S. Leone XII all autore medesimo. Lir. 7 ital. ( Terzo ed ultimo estratto. Vedi i tomi 42.° p. 68 e 44.° p. 55. ). j_j occhio va soggetto alia malattia detta amaurosis clie avviene in due modi: nel primo avvi 1' opacita soltanto della lente senza lesione del nervo , e la pupilla si move , si dilata alia poca luce e si ri- stringe alia molta; nel secoudo , si unisce alia opa- cita della lente la paralisi del nervo , e allora vi e insensibilita alia luce, immobilita di pupilla e oscu- razione della vista. Nel primo caso gli emetici , i purgativi a piccole e ripetute dosi potranno rido- nare al nervo la perduta sua sensibilita ; nel secondo la malattia e del tutto insanabile. Talvolta il diametro de' grandi vasi , delle vene , delle arterie e del cuore pel continuo accrescersi e sfiancarsi , si dilata , si rompe. La dilatazione e la rottura pero succedono piu facilmente nei grossi tronchi che nei rami , piu nel petto che altrove. Se queste lesioni organiche accadono nelle vene , diconsi varici; se nelle arterie, a?ieurismi , e si conoscono esse dai polsi duri, dai battiti del cuore iiregolari, dal calore del corpo generale, dalla accensione della faccia. Le cause producenti tali affczioni sono la cattiva conformazione del petto, la distorsione della spina, i violenti moti toracici , il sonare strumenti a Bate , lyS E.VRZELLOTTT, TL PARROCO ISTRUITO il cantare alto , il dcclamarc , il tossir forte , Ic co- strizioni spasmodiclie (k-l cuorc prodottc da veementi e subitanee passioni d' animo. II rnetodo di cura atto a miglioraic la condizionc morbosa di qiicsti mali sta ncl diminuiic la massa del sangue colle frequent! sottrazioni, col vitto te- nue piu vegetabile che animale, coU' uso delle bc- vande diluent! , col tener lubrico il ventre e col- r esercizio d' un moto continuato e regolare. Nelle febbri sono see;ni di esito felice una rc- golare vibiazione di polso , un calore raodeiato nel- r anibito del corpo , una sete non tanto molesta , una discreta quiete durante il giorno con un sonno non ■ niolto turbato di notte , una respirazione celere si , ma facile, un sudor mite universale e le urine non troppo colorite : all' opposto fi-a gV indizj della gra- vezza di morbo si annoverano un polso irregolare, un calore urente , ima sete insoffribile , un' inquie- tezza continua , la pelle inegualmente riscaldata , il vaneggiamento , il delirio alternato col sopore , gli interrotti sospiri , la involontaria lagrimazione , la giacitura del malato supina, i sudoxi parziali senza soUievo , le orine eccessivamente rosse con sedimento farinaceo , il ventre costipato. Nelle malattie infiammatorie poi i sintomi pe- ricolosi sono dolore intense di capo , accensione d' ocelli e di faccia , Imgua e bocca aride e fu- liginose , cute arsa , sete ardente , senso di angu- stia , di peso , di oppressione alio stomaco , facolta vitali viziate, circolo percio turbato, respiro difticile, polsi forti celeri, delirio, freddi sudoii alia fronte, alle estremita , angosce , convulsion! , singhiozzo. Nelle infiammazioni , se il calore riscontrerassi non eccedente, il dolore non forte, I'agitazione dello spirito non grave , gV incomod! nelle ca vita leggier! , il polso quasi normale, le orine non molto rosse, r addome fluente , si riterranno come segni miti ed indizj di nialattia poco durevole. PER DIALOGHI IN MEUICINA. 1 79 In tutti gli esantemi poi febbrili 1' esito sara piu o men fausto a seconda dell' andamento e della febbre e deir esantema stesso , cosicche se la febbre , se r esantema mostrerannosi di buona indole percor- rendo regolarmente tutti gli stadj , si potra presagirc un esito felice: al contrario pronosticherassi infausta- mente, quando nel primo stadio del male la eruzione esantematica non compaja alia cute, quando la feb- bre in luogo di diminuire prenda vigore e forza , quando qualclie viscere sia preso da infiammazione, quando iniine il sistema nervoso si trovi sommamente sconcertato e depresso. Quanto alle febbri periodiclie sara sempre di fausto augurio il vedere che gli accessi e gli stadj , freddo cioe calore e sudore ^ ricoi'rano regolarmente portanti declinazione nelle intermittenti , e alleviamento nelle remittenti. taddove se queste febbri di semplici si faranno doppie , se i parosismi non si presenteranno regolari, se fammalato troverassi costantemente op- presso dalla forza febbrile , si ai'guira sommo il peri- colo , e dovrannosi percio apprestare all infermo gli opportuni soccorsi della religione. I segni fausti che si notano nelle malattie croniche sono una diminuzione notabile de' sintomi morbosi, il veder che l' ammalato va acquistando di giorno in gioi-no le forze , \ appetenza ai cibi , il colorito , che a lui ritornano i sonni quieti ristoranti, che ricupera la tranquillita dello spirito, che desidera la compagnia , e che facendo un moto moderate sentesi un ben essere , merce del quale gli divengono ognor pill care e la salute e la vita: vice versa se le foize deir infermo vanno scemando , se manca \ appetito , se nasce Y emaciazione del corpo , 1' atrofia , il ma- rasmo , se appajono le idropi alle cavita , se insor- gono le piaghe ulcerose , o le vaste gangrene , il pericolo di mi cattivo esito sara manifesto, e allora incumbera al parroco fesercitare senza ritardo il sa- cro suo ministero. l8o CVRZEIXOTTI, IL PARROCO ISTRUITO Alcuni rimed] pel mail acuti, L' acqua e il pi a rinfrescante e insieme il piu diluente de' rimed j. Di fatto ritiensi qual ottimo sottrattor del calore , qual cfficacissiino mezzo a renderc fluidi parecclii piincipj coagulabili. Per I'iescire di piu in tale in- tento vuolsi uuire all' acqua il sugo di limone , di arancio e anclie 1' aceto collo zucchero : o fare con essa alcune infusioni teiformi di fiori di viola , di tisilio, di sambuco, di camomilla, di malva, di altea, di salvia onde meglio rinfrescare , diluire o togliere im' irritazione a qualche data parte. Se poi avvenga di dover purgare , si sciolgono in essa alcune sostanze tratte dagli animali , dai vesetabili , dai minerali , come il grasso , il 2;lutinc , i sali. Nei morbi acuti e spesso nccessario di favorire la traspirazione, di promovere il sudore , d' incamminare le orine : e cio si consegue coll inlbndere nelT acqua alcuni principj purgativi , i quali esibiti con moderazione agl' in- fermi , producono salutari effetti. Se il male tiene la sua sede nel petto destando tosse , respiro non facile, e senso di oppressione , si scioglie nell' acqua una porzione di gomma o mu- cilagine vegetabile , sussidj assai valevoli a facilitarc r espettorazione e la respirazione. Inoltre coif acqua in cui sieno state bollite alcune piante mucilaginosc e aromatiche si fanno le rin- frescanti injezioni dette lavativi. Se si vuol solo rin- frescar bastano le decozioni delle dette piante. Se poi convenga movere il ventre si associa alle mede- sime una discreta dose o di mele, o di sapone , od un po' d' olio di ricino. Avviene sovente che non si puo ottenere dalle infusioni, ne dalle decozioni cio che si ottiene dalf immergere tutto o parte del corpo neir acqua ; percio si ricorre utilmentc ai bagni e alle abluzioni risolventi , coll" avvertenza di propoi*- zionare la tempcratura dell' acqua alio stato dell' in- fermo in modo die se preso sara da febbre ardente gli convcrra piu il bagno frcddo che il caldo , e se troverassi nel brividio delle febbri intermitteuti, gU PER MALOCm m MEDICINA. I»I sara plu vantaggioso il secondo del primo. II bagno caldo non si elevi mai fino ai 28 gradi reaumu- riani, perche altrimenti sara e poco tollerato, e poco utile. Purganti vegetabili e salini. Ci sono pareccliie sostanze semplici tratte dai vegetabili , che hanno la proprieta di purgare blandamente il corpo , e che si possono ordinare benissimo anche dai pai'i'ochi in casi di necessita, come le drupe del susino cotte e preparate coUo zucchero , la manna sola , o resa piu operosa con una dose uguale di cremore di tartaro , la polpa di cassia alia quantita di un' oncia circa quale e in natura , ovvero sciolta nel caffe o nel brodo: cosi il tamarindo e nella stessa dose, e nella stessa maniera. II sal di cucina in dose sufficiente e sciolto neir acqua o nel brodo ha virtu purgante , il cremore di tartaro a piii dose collo zucchero forma una pia- cevole purgativa limonata. II sal d' Inghilterra e pur esso usato nel detto modo con molto vantaggio pro- ducendo copiose scariche di ventre, Purganti saponacei e resinosi. II sapone fatto bene ed esibito in pillole alia dose di mezza dramma rende assai lubrico il corpo , come lo rendono 1' aloe , la gomma gotta , la scammonea , il turbitti. In generale nelle fisiche indisposizioni , ove oc- corra di detergere prontamente il basso ventre , si sogliono preferire le pillole composte presso a poco delle dette sostanze portanti il nome di pillole pur- ganti di Frank o di qualch' altro riputato medico. Emetici vegetabili e mineralL La polvere sottilissima d' ipecacuana forma il vomitorio vegetabile piu attivo. Si da a piccole dosi per maggior sicurezza , onde non eccedere al bisogno , ne all' individuale tempe- ramento. A rendere il vomito meno incomodo giova il soprabbervi spesso dell' acqua tiepida zuccherata. II tartaro stibiato poi devesi usare quando manchi r indicato emetico vegetabile ; o quando il carattere delle malattie, come febbri biliose , gastriche , ecc. lo richiedano di preferenza. II parroco puo prescriverlo i(Sa r.AKZRLLOTTT, u. p.vnnoco istruito alia dose di ua graiio o due , giusta la tollcranza iicir amnialato, e gli clTctti che nc risultano. Rimed] calmanti. Accade talvolta che nel corso dclle fcbbri di qualsiasi indole e natura insorgano iniprovvisamente forti dolori alio stoniaco, agV inte- stini, ai reni , alia testa, alle estremita. Viiolsi allora ricorrere a quelle sostanze capaci di sedarli , o di toglierli il piu presto possibile. Tra queste prinieg- giano il liquore anodino , il laudano liquido , \ am- moniaca, le acque di tutto cedro avvalorate collo sciroppo de' capi dei papaveri. Rimedj febbiifnghi. L' uso del solfato di chinina esibito a piccolo dosi , invece degli amaricanti , e della stessa china, ha reso i piu grandi scrvigi alia umanita. Di fatto le febbri pertinacemente resistenti a qualsiasi metodo curativo , cedono alia virtu pro- digiosa di questo specilico : e siccome c provato che la china data sotto tutte le forme non ispiega la sua efficacia , se non a capo di 20 o 24 ore , e il solfato di chinina subito dopo le 8 o 10 ore; cosi deve il parroco di campagna tener questo attivissimo rime- dio presso di se , onde poterlo nei casi urgenti am- niinistrar opportunamente ai suoi infermi. Rimedj epispastici e vescicanti. Gli epispastici sono quelle tali sostanze che applicate alia pelle agiscono come mezzi rivulsivi scemando il dolore delle parti alTette. Si fanno essi con farina di senape , con lie- vito di grano , con acqua e con aceto. I mali che particolarmente ne dimandano Tuso sono un' emi- crania , un dolore di testa , uno spasimo alle ar- ticolazioni , un aflfanno improvviso , una sincope , un' asHssia. Rimedj piu efficaci degli epispastici sono i vesci- canti. Si applicano pur essi esternamente in ispecie al collo , alle braccia , al petto , alle cosce , alle gambe , e vi si tengono 16020 ore , secondo che la vescica si e piu o men presto riempita di umore. La vescica si apre per lasciar libero lo scolo al detto PER DIALOGHI IN MEDICINA. l83 uniore : indi si tratta il vescicante cogli unguenti fino al suo prosciugamento. Fumigazioni di aceto o di acido nitrico quali ottimi mezzi disinfettanti. Volendo togliere 1' infezione del- r aria in una camera si riscaldano lastre di ferro in modo die non sieno rovend , si versa su di esse ottimo aceto , indi si portano in giro nelle stanze ove sono gli ammalati, e presso i loro letti. Un eflFetto pill energico si ottiene prendendo due once di nitro polverizzato finamente , che si pongono al fuoco in un piatto di terraglia. Sul nitro in esso ri- scaldato si versa a riprese tanto d' acido solforico , quanto basti ad elevare vapori gasosi di acido nitrico. Indi si porta Y apparecchio nella stanza degl' infermi , tenendovelo fino a che si puo da loro tollerare. Alcunl altri rimedj per le malattie croniche. II latte e il pill utile rimedio ne' niali cronici, e la sua scelta non e indifferente : poiclie dopo cpiello di donna il piii facile a digerirsi ce 1' offre prima la capra , poi la pecora , indi la vacca. Se lo stomaco lo digerisce puro , esso non deve mescolarsi con altri liquidi \ diversamente si allunga con acqua o con qualche infusione di te , di tilio , di salvia , di viola , di capelvenere , o si ricorre alle emulsioni di mandorle, di riso, di orzo o di semi di meloni , di lino , di canapa , che formano pei cronici una bevanda opportunissima. Rimedj dinreticl , atti cioe a promovere le orine. Sovente i morbi cronici finiscono con stravasi sie- rosi preceduti da scarsezza o soppressione di orine. Allora devesi attivare la separazione delle medesi- me per la via dei detti rimedj. L' infusione percio , r estratto e la polvere di digitale e uh buon diure- tico da prescriversi dal medico non solo , ma dal parroco ancora. In qualunque forma essa si ordini non ne sia eccedente la dose , perche ne verrebbero e nausee e vomito e vertigini. Nelf infusione si ado- pera un pugillo di foglic per una libbra d' acqua. 184 BARZELLOTTI, TL rVUP.OOO ISTRUITO L'cstratto e la polverc dassi a scrupoli , accrosccn- tlola secondo le individuali circostanzc dcU' iiifermo. Auche il sugo di squilla allungato nell' acqua od esibito in pillole alia dose di tre o quattro grani al giorno, e operoso diuretico, come lo souo il vino, r ossimele e 1' aceto scillitico. II sassofiasso poi in infusione e il diuretico mono nauseante fra i niolti usati in medicina. Occorre talvolta di adoperare rimed] esterni per ottenere la secrezione delle orine. Allora le sostanze diurcticlie piu attive , squilla cioe e digitale , si compongono in unguenti, e si stropicciano con essi tanto le parti leggermente intumidite , quanto quelle d' acqua ripiene. Lo scopo , a cui si mira con cio , si e di attivare 1' assorbimento del linfatico umore , determinandone lo scarico ai reni. Questa pratica ha dei vantaggi sopra quella de' diuretici interni , e perche non si alterano con essi le vie digestive , e perche gV infermi non prendono alcun disgusto per gli adoperati rimedj. Onde il parroco ordinar possa piu facilmente a' suoi cronici malati 1 indicato soccorso, gli si suggerisce la seguente formola. Si prendano per un adulto vin oncia di squilla, di estratto di digitale, di tintura di can- taridi c quattr' once di grascia porcina. Si mescoli il tutto fino a die siasi fatto un unguento ; e se ne adoperi una dramma circa al giorno. Si noti che se il bisogno e piccolo si toglie la tintura di cantaridi, se e grande si aggiugne un po' di gomma gotta. Que- st' unguento eseguito coUa voluta esattezza rispondera molto bene al hne pel quale viene ordinato. Rimed]' antiscrofolosi. Ci ha una specie di tumori , che nascono specialmente nelle glandole del collo , cui dassi il nonie di scrofole : a correggere i quali valgono alcune sostanze dette appunto dal loro uso antiscrofolose. Tra questc primeggia il muriato di barite esibito internamente alia dose di due o tre grani in otto o dieci once di acqua stillatizia. Si iisa ancora all esterno lo stesso muriato unito al PER DIALOGHI IN MEDICINA. l85 solfuro di ferro e alia grascia cli porco. Una mezza dramma di queste due sostanze mescolate per tri- turazione a sei once di grascia cosdtuisce un ottimo unguento contro le scrotble. Si adoperano pure le preparazioni del jodio si interna mente che esterna- mente. Nel prinio caso si scioglie un mezzo grano di jodio in dieci once d' acqua ; e nel secondo si fa con uno scrupolo di esso e quattro once di grasso un' efficacissima pomata. Rimed] antiscorbutici. L' uso de' vegetabili farinacei freschi in aliniento , le loro decozioni in bevanda , indi la eruchetta , il crescione , il rafano sono gio- vevoli e come alimenti e come rimed] . Emmenagogo o sia rimedlo atto a favorire i me- struu Le pillole composte di solfato di ferro e di gomma ammoniaca con sufiiciente sciroppo rispon- dono molft bene a siffatto scopo. La dose del prinio si da a due grani, quella del secondo a grani dieci. Di esse si prendono dalle quattro sino alle e sei al giorno. Questo medicamento puo essere prescritto an- che dal parroco. Rimedj antivenerei mercuricdi. II rimedio sicuro contro le malattie veneree e il mercurio sotto di- verse forme si esternamente , che internamente am- niinistrato. E siccome certe persone nascondono tah malattie ai medici , e le palesano di leggieri al loro parroco ; cosi sara utile 1' indicare al medesimo come possa trattar con successo siffatte morbose affezioni. Una semplice soluzioue di sublimato nell' acqua di calce o nella stillatizia si adopera ponendola a piccola dose sulla parte infcrma. Essa corregge il veleno , e sovente lo distrugge. Si usa parimente per frizione 1' unguento mercuriale die produce mi- rabili effetti suUe localita. Nella cura poi del mal venereo universale si ricorre alia pomata detta del Cirillo , con cui si strotinano le estremita , impie- gandone per un adulto non meno di due once in 16 o 20 unzioni. Se manifestasi la salivazione , si desi- 6te temporariamcnte , facendo prendere all' iufermo l86 BA.RZELL0TT1, IL PARROCO ISTRUITO ua purgative oleoso, indi si ricomincia fino a clic sia tutto linito. Anclie la salsnpariglia amministrata internamente e stata cd e tuttora un antivcnereo dc' piii celebrati. Essa pcro devesi iisarc a gratidi dosi , pcrche sia utile , c non deesi temcre alcun danno , quando si guarentisca il paziente dalle impressioui fredde specialmente della notte. In polvere se ne puo pren- derc da mezz' oncia all' una ; in decozione dalle due alia mezza libbra. Fra le bevande poi ordinarie , proscritto pero il vino , meritano la preferenza le diluenti. Riinedj anderpetici , cioc contro i mall della pelle. Bcnche gli erpeti siano di varie forme , ed abbiauo un corso non analogo fra loro; pure il rimedio piu generalmente liconosciuto sicuro sin qui e lo zolfo. Le acque qfiindi e i bagni sulfurei conVengono in tutte le specie degli erpeti. Gonvengono pure tutti gli unguenti , in cui entri lo zolfo solo od associato al mei'curio. Rimed] contro glh avvelenamenti. II bianco dell' novo e il niigliore di tutti gli specitici contro 1' avvelena- uieuto prodotto dal mercurio e dal rame. Se ne pren- dono otto o dieci , si sbattono bene c si danno a bere alia persona avvelenata. Quando il rimedio viene csibito a tempo risponde felicemente al suo fine. II fegato di zolfo alia dose di mezza dramma of- ferto negli effetti funesti dell' arsenico , li dissipa prontamente. Un' oncia di china resa in finissima polvere , c data in caso di violentissimo vomito , lo arresta , c ne distrugge ben presto gl' insulti. Una soluzione di sale comune nell' acqua e effi- cacissima contro il piombo. Questo sale debb'cssere sciolto in piu o meno acqua sccondo la costituzione deir individuo , secondo la sua eta e secondo la forza del male. Del resto sorte sempre il suo buon cffetto. PER DIALOGIII IN MEDICINA. 187 Una limonata diluta ed esibita ripetutamente al- r avvelenato di oppio , vuolsi riguardare qual ottiiiio speciHco contro siffatta droga. II sale ammoniaco dato internamente unito al cremore di tartaro e ricoiiosciuto utilissirao contro la morsicatura della vipera , della tarantola , dei ragni, delle vespe, delle api, come piu'e gli olj per gli spalnianienti s' impiegano col piu grande successo. Se qualcheduno viene attossicato dalla cicuta , dair aconito , dal giusquiamo , dai funglii , gli si fa- ranno prendere sulT istante pareccliie gocce di li- c[uore anodino associate agli olj dolci , alle emul- sioni , al latte : per tal niodo si mitigheranno gli efiFetti terribili delle dette piante velenose. II nostro autore nell' ovviare all' esagerazione di Tissot neir avviso al popolo e alia prolissita di Bucan nella medicina doniestica , ci fii desiderare un niag- gior nesso d' idee c un' esposizione de' suoi priucjpj piu idonea alia generalita de' lettori , a' quali il sue utile lavoro e destinato. C. D. i88 Voyage en Sardaigne etc. Viaggio in Sardegna fatto dal i8i() al 1825, o descrtzione statistica, fisica e polldca di quest' isola , corredata da ricerche su le sue produzioni nnturall e le sue andchitd, del cav. Alberto della BIarmora , capitano nello State maggiore del vicere di Sardegna ecc. — Parigi , 1826, in 8.°, con atlante in fol. obi. I n una breve introduzione presentasi il disegno di tutta r opera. L' autore , dopo di avere gettato un rapido s2;uardo su la situazione della Sardegna , su r oscurita della sua storia antica e su lo scarso studio che si e fatto della storia naturale di quest' isola , ac- cenna che difficile sarebbe il trovare un paese die in una superficie ristretta in angusti limiti riunisse una diversita cosi grande di oggetti degni dell' attenzione di un osservatore , presentando essa una straordina- ria varieta di montagne , di miniere , di fossili , una grande ricchezza del regno vegetale colla riunione delle piante dell' Europa temperata e di quelle del- r Africa settentrionale ; tinalmente una quantita di animali di tutte le classi , alcuni de' quali ben di rado s' incontrano in altre parti delf Europa. Ma grandi difficolta opponevansi alio zelo del viaggiatore , la mancanza delle strade e dei sussidj piii comuni pei viandanti; il carattere inquieto e feroce degli abitanti di alcuni distretti e il clima insalubre in varj niesi dell' anno. Queste non trattennero il cav. della 3Iarniora dall' intraprendere nelf isola diversi viaggi , interrotti sempre nell' agosto e non ripi- gliati se non che alia fine degV inverni successivi : corainciarono essi nel 1819, e f autore si propone di continuarU anclie nella state delf anno corrente 1827. Nella prima parte di questa relazione l' autore si e mostrato sollecito di far conoscere gli antichi monu- menti della Sardegna , i quali benche non tanto nu- merosi, ne tanto pregevoli quanto quelli delf Italia VIA.GGIO IN SARDEGNA , eCC. 189 e clella Sicilia , mei'itano tuttavia la pii attenta osser- vazione per riguardo alia loro origine e alia loro grande antichita ; passa poi ai costunii , alle usanze , aile tradizioni, agli abiti, clie dice di avere studiati con grandissima cura, avendo altresi in essi scoperd varj punti di avvicinamento con quello clie ci e note delle costumanze dei [Topoli piii anticlii. Forma quindi il primo volume un' opera compiuta ed isolata , alia quale tre altre debbono succedere , cioe una descri- zione dei luoghi \isitati , secondo il giornale dei viaggi ; la storia naturale ben ordinata della Sarde- gna , ed un paragone dell' antica geografia secondo Tolomeo e Claverio , con quella dell' isola nel suo stato attuale , alia quale dee aggiugnersi una disser- tazione su i celebi'i monumenti , detti noraghe. La prima parte dell' opera che ora si presenta e la statistica propriamente delta dell' isola , e il pri- mo libro contiene un quadro storico del tempo fa- voloso da prima, poi della Sardegna sotto i Carta- ginesi e i Romani , della decadenza dell'impero, dei Vandali e dei Goti, degl'imperatori d'Oriente, dei Saraceni , dei Genovesi e dei Pisani , dei giudici che per lungo tempo governarono 1' isola , del dominio degli Aragonesi e degli Spagnuoli , e finalmeute di quello della Casa di Savoja. Noi non ci diiFonde- remo punto su c{uesto primo libro , perclie gia della storia antica della Sardegna abbiamo fatto alcun cenno nel reudere conto della storia di quell' isola dal Manno pubblicata. II secondo libro contiene la descrizione fisica. La posizione della Sardegna non era stata ancora de- terminata con una rigorosa precisione , e secondo lo stato attuale delle scienze; le carte pubblicata in addietro sono state tutte formate sopra materiali scorretti ed incompiuti , e percio 1' autore si propone di esporre nella seconda parte una mappa ridotta alia niaggiore perfezione , anche merce delle osservazioni del capitano inglese Smyth , che per ordine dell' am- iniraglita ha rilevato tutte le coste del Meditenaneo e lilbL Ital T. XLV. i3 1()0 VI AC CIO IN SVnDECNA , clelle sue isole, e chc dee in breve pubblicare una JMemoria descrittiva della Sardegna , come ha gia latto neir anno 1824 per riguardo alia Sicilia. In- tanto , reputando V autore indispensabile una carta air intcUigenza del primo volume , la trasse da quella del P. NapoU , religiose sardo , che certamente e la migliore che sinora siasi veduta. Egli considera la Sardegna come situata tra i gr. 89 e 41 di latitu- dine boreale , il che ollre per termine medio il gr. 40 , ed estesa in longitudine all' oriente del meridiano di Parigi per lo spazio di i.5o dai gr. 6.45 sine a 7.35. Descrive quindi la situazione vantaggiosa dell' isola pel commercio •, indi le montagne ridotte a cinque catene , delle quali le tre prime appartengono ai ter- reni primitivi e di transizione , le due ultime ai secondarj ; finalmente accenna le isole die circon- dano la Sardegna, e sog2;iunge alcune considerazioni generali su le montagne , riguardate fisicamente e geologicamente. L' autore tratta poscia delle acque e da prima del fiumi, poi delle acque termali e minerali, di alcune delle quali inserisce le analisi ; delle fontane maravi- gliose degli antichi ; delle sorgenti d' acqua dolce , delle quali pai'imeute soggiugne 1' analisi ; degli sta- gni dei quali si distinguono tre specie , 1' una cioe di quelli che comunicano col mare, la seconda di quelli die formati sono dalle acque marine, benche non comunicanti col mare raedesimo , la terza di quelli die in alcun modo non comunicando colle acque salse , debbono 1' origine e la salsedine loro a circostanze puramente locali; per ultimo egli esa- mina le paludi , molte delle quali non sussistouo se noil che durante 1' inverno e la primavera. II cap. 3.° di questo libro contiene le osserva- zioni meteorologiche su la temperatura, sul clima, su r andamento delle stagioni , su i venti , su le calme , su le nebbie , su le rugiade , su le piogge , su i temporali , su la neve , su i tremuoti , dei quali uno soltanto deir anno i6i8 viene acceniiato da una m A. BELLA MARMORA. I9I iscrizione della cliiesa nietropolitana di Cagliari, e su la salubrita dell' isola , die alterata non viene se nou clie in alcune situazioni dalle acque stagnant! o da altre circostanze locali. II cap. 4.° e dedicato al regno minerale , e qiiindi ai graniti, ai portidi, agli schisti , alia calcarie diverse ed ai marmi ; alle tracliiti, ai basalti, ai metalli, tra i quali distinguonsi 1' oro, la cui esistenza e tiittora problematica , 1' argento , il mercurio , il piombo , il ferro assai abbondante e di ottinia qualita, il rame aU'incontro scarsissimo; e final- jnente ai fossili combustibili , ai diaspri, alle agate, alle pietre focaje , al gesso , all' alabastro , al tufo calcare, aU'argilla, al nitro e all' allume. Brevissimo e il cenno sul regno vegetale che si trova nel cap. 5.°, di cui la parte piii importante consiste in un cata- logo degli alberi e degli arbusti ; si annunzia pero una Flora della Sardegna , che sta preparandosi d' ordine dell' attuale sovrano. Segue nel cap. 6.° il regno aniniale , in cui si distingue il cosi detto mouflon , che pud dirsi 1' animale caratteristico del- r isola; ma noi non ci estenderemo su questi oggetti, su i quali 1' autore dee tornare , allorche nella terza parte dell' opera descrivera in buon ordine tutto cio che concerne la storia naturale della Sardegna. II libro terzo versa per intero su la popolazione che la .generale opinione delle persone piu istrutte porta a 460,000 in 470,000 anime. Si espone poscia il carattere lisico e morale dei Sardi, assai vantag- gioso il primo e disponente alia longevita , e ben ana- logo il secondo a quello degli antenati loro che si distinsero nei tempi piu remoti e sotto il romano do- minio ; molto pero ci spiace di non poter seguire I'A. nelle belle ricerche su l' origine e il carattere della lingua dei Sardi, della quale espone ancora alcuni esenipi. Lo stesso potremmo diie della lunga descri- zione delle vcstimenta di quegF isolani, che torse non potrebbono da noi convenientemeute indicarsi senza il soccorso delle numerose figure , alle quali di con- tinuo si riferiscc il viaggiatore nella sua relazione. 192 VIACGIO m SAnDFXNA, Le abltazioni , le masserizic , il nutrimento formano r argomento del cap. 5.° di quosto libro. Molto si parla in esso dcllc macine , dcUe quali si presenta anche una figiira. I lettori dell' opera rimarranno sorpresi al vederc che in alcuni villajigi si fabbrica ancora un pane colle gliiande del qucrcns ilex , ini- pastato con acqua imbevuta di un argilla untuosa , alimento pero che il viaggiatore trovo detestabile. Trattasi nel cap. seguenie delle armi e degli eser- cizj dei Sardi: a questo proposito si parla delle cacce, delle quali alcune sono obbligatorie in servizio dei feudatarj , e una se nc fa verso le feste di Pasqua per offerire un attestato di stima ai predicatori qua- resimali. Frequenti sono in molti luoghi della Sar- degna le corse de'cavalli , ed altro spettacolo offre la lotta a calci, che talvolta non linisce senza la rottura di qualche ganil^a. II hallo tondo si eseguisce da persone dei due sessi che si tengono per la mano e che girano in cadenza , forniando un cerchio in- torno ai gonatori. Tra gli strumenti musicali avvene uno detto launedda , che si riguarda come un rao- numento della piu reniota antichita , conservato es- sendosi in tutd i tempi ; esso e com^osto di due , di tre e sino di quattro canne di differente lun- ghezza , forate al pari dei flauti ordinarj. Tra le usanze che si descnvono nel cap. 7.° distinguonsi, un rito per cui clue persone di sesso diverso si no- minano compari e coniari di S. Giovanni , il che porta una specie di legame per un solo anno che punto pero non turba la tranquillita delle famiglie; la ponidura o paradura che e una questua accordata ai pastori , le cui grcgge sono state per qualche accidente distruttc : il rimanente del capitolo e con- sacrato ad una lunga descrizione delle cerimonie nu* ziali e funebri di quegl' isolani. Non cntrercmo, onde non infrangere la logge pro- postaci della brevita, nel libro quarto die tratta del- r amministrazioue , e in cui si parla della divisione della Sardeana , del vicere , dei tribuuali , delle m A. DELLA MiVniMORA. IqS leggi , delle finanze , degli stamenti che sono una forma tuttora esistente di rappresentazione nazio- nale, della nobilta e dei feudi, dell' amniinistrazione religiosa, dellistruzione pubblica, degli stabilimenti di pubblica utilita e dell' orgauizzazione militare. Noteremo soltanto, in proposito dellistruzione, che neir isola si contano due Universita , 1' una dall' altra independenti ; che la lingua scolastica e la latina , eccettuate le sole lezioni di chirurgia ; che vi si col- tivano con qualche frutto la giurisprudenza roniana e la medicina ; che lo studio della chirurgia non po- trebbe fiorirvi se non distruggendosi il pregiudizio che fa riguardare come vile quell' importantissima professione ; e che la iisica , la chimica e la storia naturale attendono 1' opera di una niano benefica che gia ha cominciato, per cosi dire, a trarle dal nulla. Vi hanno scuole e coUegi i Gesuiti e i PP. delle Scuole pie , e tra i piii utili recenti stabili- menti coutasi quello delle scuole normali. Ma sic- come i villaggi dell' interno non potrebbero appro- iittare dell' istruzione stabilita nelle principali cittii , avvi un costume che merita certamente qualche ri- guardo : i giovani di que' villaggi vengono , p. e. , a Cae;liari, e non avendo alcun mezzo di sussistenza, sono riccvuti nelle case dci privati di mediocre con- dizione nelle quali vengono tenuti a un dipresso come domestici. Essi prestano alcuni servigi , non ricevono alcun salario , ma il padrone e obbligato a lasciarli andare alia scuola e ad accordare loro il tempo ne- cessario per gli studj. Qnesti nominansi majoli , e r opinione pubblica stabilisce una grande distinzione tra essi e i domestici stipendiati. I due ultimi libri di questo volume , cioe il 5.° ed il 6.°, versano intorno all' agricoltura , e intorno air industria ed al commercio. L' agricoltura non e , secondo 1' A. , glunta al grado , in cui essa si trova negli altri Stati dell' Europa : gli agricoltori sono generalmente poco felici ; le tcrre si distinguono in feudali e non feudali; imniensa e la quautita dei lf)4 VIAGCIO IN SAUOECNA , terreni incolti e dellc cosi dette brughiere. Crede V A. die la Sardegna sia giunta a quel grande periodo per cui passaroiio tutte le nazioni incivilite , penodo die decide della lotta tra i pastori e gli agricoltori, giacche Y agricoltura sembra ivi acquistare giornal- niente qualche prevalenza. Gli strumend agrarj non potrcbbono acconciamente descriversi senza V ajuto delle figure : bello pero e il paragone die si fa dal- TA. degli aratii ed altri strumenti rurali dei Sardi con quelli degli anticlii Romani. I vcgetabili che si coltivano sono il frumento , V orzo , il grano sara- dno e il niais, la di cui coltura pero non vi e an- cora molto in liore : e si e pur fatto qualche saggio per introdurvi quella del riso, specialmente di quelle detto riso secco , die difficilmente potra riuscire, per- che la qualita eccellente del grano di Sardegna fara sempre preferire la cultura del frumento. I legumi, a riserva delle fave , sono in gran parte trascurati. II vino comincia a formare oggetto di qualche im- portanza. Alcun paese delf Europa non sarebbe forse atto quanto la Sardegna alia coltivazione degli ulivi, e tuttavia si e dovuto di recente incoraggiare questo ramo d' industria agricola : le mandorle , i cedri e gli aranci formano essi pure oggetti di coltivazione e di traffico : altro oggetto iniportante e il tabacco , e il solo pregiudizio dei contadini si oppone alia coltivazione del cotone. II prodotto della seta si ri- guarda presso a poco come nullo : il lino vi riesce assai bene ; poco couosciuta e la canapa : oggetti importanti per alcuui distretti sono altresi lo zaHerano e la robbia : finalmente da alcuni anni si e in varj luoglii coltivata la salsola soda, e al traffico di questo alcali si potrebbe ag2;iungeie quello della potassa die facilmente si ricaverebbe dalla combustione delle felci e di varj arbusti. L' A. e d avviso che almeno la quinta parte della superficie dellisola sia coperta di ji;randi for^ste ; ma nientre dalf una parte nulla si opera pel Inro miglioramento, dair altra nulla si tras- cura di quello che serve a devastarle, e frequentissimi DI A. BELLA MARMORA. 1^5 vi avvene;ono anche gV incendj. Gli animali che fanno parte dell' economia rurale , consistono nelle api , piu numerose assai nc' tempi anticlii che non al presente, e a questo proposito si ragiona del miele amaro che si raccoglie soltanto in alcuni distretti ; nei cavalli de' quali 1' A. indica tre specie , o piut- tosto tre varieta; negli asini, ne'buoi, nelle pecore e nei montoni , nelle capre assai belle e non mai degenerate , nei porci , in gran parte selvatici che facilmente confondonsi coi cignali , e nei polli che si educano in gran numero , mentre rari sono i pic- cioni , piu rare le oche e i gallinacci. II libro che tratta dell' industria comincia con un quadro della caccia , della pesca e di quella spe- cialmente del tonno ; si passa poscia a ragionare deirimpiego di differenti sostanze; del poco piombo che si trae dalle miniere ; delle grossolane opere figuline che cola si eseguiscono ; dell' allume e del sale marino ; delle paste e del consumo che si fa in esse dello za£ferano ; dei copiosi lavori di pa- glia e delle tele , anch' esse grossolane per mancanza di buoni telai; dei vantaggi che offrirebbe una car- tiera sinora mancante nell' isola ; della fabbricazione deir olio e del sapone •, dei legnanii e dei lavori che si fanno in legno , mentre alcun uso non si fa del sovero cola abbondantissinio; delle concerie, sinora insufticienti al bisogno della popolazione, mentre in Sassari e altrove si sono stabilite fabbriche di mar- rocchini ; finalmente dei panni che pure grossolana- mente si fabbricano dai Cappuccini e dagli abitanti di alcuni villaggi. I ponti e le strade conrinciano ora a migliorarsi , e molto piu si accrescera questo ramo cV industria dache stabilite si sono due scuole elcmentari di matematica ; ma la posta delle lettere che altrove forma una rendita pubblica , nella Sar- degna all' incontro costa assai piu di quello che rende, e non puo essere riguardata se non se come uno stabilimento di pubblica utilita. 196 VIACCrO IN SARDEGX\ , eCC. A questo volume soiio aggiuiite tavole esatte ttei pesi e dclle niisure , rulotte al sistcma decimale e inetrico, e dellc nioncte; un clenco dci principali aii- tori clie ia divcrsi teni{)i parlai'ono della Sardegna ; una notizfh suUc principali malattie die regnano nel- I'isola; alcuae note rischiarative dclla stessa materia, e finalmente la spiegazione delle tabelle e delle iigure contenute nell' atlante che va unito a questo volume. Questo atlante e pure degno di nioltissima lode , perche gli 02;getti rappresentati , come le milizie, gli aratri e i carri, gli abiti diversi degli abitanti , le fcste di villa^gio , le danze , le nozze , i funerali sono tutti tratti dal vero , dclineati da esperto dise- gnatore che accompagnava V A. ne' suoi viaggi ed eseguiti litogralicamente con nioltissima diligenza. Quest' opera adunque in generale non puo essere che bene accolta clal pubblico , e il metodo osser- vato dair A. , r assiduita delle sue ricerche , la giu- stezza delle sue osservazioni fanno desiderare che egli non differisca la pubblicaziouc degli altri tre volumi promessi. 197 Repertorio delle miniere dalV anno 1 8 1 5 a tutto il 1825. Vol. I e II legati in un solo, in 8.*^ — To- rino, 1826, stamperia Favale, colla traditzione in francese afronte. Prezzo fr. 5. 5o {Fine dell estratto. V. questo tomo a pag. 48 ). I 1 titolo IV tratta della coltivazione delle miniere. II Professore ne espone la teoria in due anni e sempre dal principio di novembre all' ultimo di di- <^mbre. Nel primo anno inse2;na la ricerca e lo scavo delle miniere , il modo d' illuminare le cave , di niantenerle sane, di purgarle e di trarne i disegni; e nel secondo T idrostatica e la meccanica sotterra- nea , la legislazione delle miniere e T amministrazione delle medesime. Gli allievi che vogliono essere dispensati da questo corso debbouo sottoporsi agli esami, come al titolo II e III. La pratica si fa nei luoghi ove si coltivano le miniere, incominciando da quelle di Pesey e Macot. II Direttore invia gli allievi , e li raccomanda ai diversi stabilimenti. Ivi essi debbono riconoscere tutti gli scavi , tutte le operazioni e le fabbriche relative alle miniere, ed ivi eglino stessi esercitarsi , fame una relazione distinta, riportarne i disegni e la descrizione , non che i campioni dei minerali si intatti che lavorati, nella quale occJtsione dovranno pur fare i disegni dei forni e fornelli , delle ro- ste ecc. , descrivere le operazioni metallurgiche , e riportare i campioni dei prodotti delle medesime. Da questo transunto ben si vede che la scuola di Moutiers esser debbe utilissima ai Regj Stati. Noi non sapremmo per la sua perfezione desiderar altro , se non che almeno una volta alf anno i due ultimi professori, unitamente agli allievi, percorressero gli stabilimenti piu istruttivi e v' inscgnassero fappli- cazione c la pratica delle loro istruzioni teoriche; e 198 KEPERTORIO DELLE MINIERE ci6 a norma del Manuale niinei-alogico e mineraliirgiro scritto dai medcsimi; gli iiltimi giorni dclla loro souola potrebbcro venire dcstinati a quest' uopo. Del resto la Regia Sruola trovandosi nninita di biblio- teca e di raccolta sistcmatica e statistica di fossili, di prodotti delle fonderie, di maccliine e strumcnd, di disegni, di laboratorio e di quant' altro abbisogna , non pno non offrire tutti i niezzi di perfczionarsi nella scieuza e nell' arte. Noi non parleremo dell' amministrazione dello sta- biliniento affidata al Direttore, giacche essa non puo esser niigliore , tanto in vista econoinica , quanto a vantaggio degli allievi. Se le niiniere e tutti gli scavi di fossili andranno , com' e verosimile , prosperando negli Stati Sardi , e probabile clie si trovera necessario di scaricare il Di- rettore dagli obblighi di sorvegliare nella parte scien- tilica gli allievi , e di conservare e ordinare la bi- blioteca e tutte le raccolte esistenti nello stabilimento, dandogli I'obbligo di trattare della legislazione, del- r amministrazione e del contenzioso delle miniere. Porreni line a quanto interessa 1' istruzione pre- ventiva degV ingegneri delle miniere colla osserva- zione clie, onde facilitare i mezzi di concorso, possono, per decisione ministeriale del 24 febbrajo 1824, presentarsi all' esanie di aspirante i matema- tici del terzo anno , coll' obbligo per altro di ripor- tare dopo il quarto anno le patcnti d' ingegnere idraulico ; e che S. M. con biglietto del 22 di ot- tobre 1824 rese noto al Magistrato della Riforma di avere determinato , che imo dei quattro professori della Universita di Torino debba oltre la solita scuola dare a tutti gli studenti di matematica del terzo anno tre lezioni alia settimana di geometria descrit- tiva e sue applicazioni; e che il Professore di chi- mica applicata alle arti negli ultimi tre mesi del primo anno insegni 1' applicazione dei principj ge- nerali della scienza al regno minerale , e negli ul- timi tre mesi del secondo anno 1' applicazione al dall'anno i8i5 a tutto il iSaS. 199 regno vegetale, affinche gli allievi della scuola delle miniere possano accpistare nel biennio le cognizioni clie loro souo necessarie. Col regolamento del 7 settembre 1824, approvato da S. M. , relative alia cassa di soccorso stabilitasi alle miniere reali di Savoja , si estese e miglioro quello gia introdotto dai Francesi a Pesey e Macot. Questa niisura, o piuttosto generosita, fa testimonianza del- r equita del Ministro che la propose e della benefi- cenza del sovrano che 1' adotto. Noi voglianio anzi sperare che la giustizia del governo Sardo si con- vincera della necessita d' introdurla a poco a poco negli stabilimenti di miniere e di altri fossili si regj che comunali , e di dilfonderne qualche pratica an- che fra gli stabilimenti dei particolari alio scopo di assicurare la sussistenza dei minatori e fonditori dan- neggiati nell' esercizio delle loro incumbenze. Volendo S. M. assicurare a' suoi popoli il legname necessario ai primi e pih urgend bisogni , con lettei'e patenti del 10 settembre 1824, prescrisse che lo stabilimento e la conservazione delle fonderie , fucine , vetraje cd altri simili edificj noii possa aver luogo senza la permissione della R. Segreteria di Stato per gli affari interni. Con questo provvido decreto viene obbligato ciascuno ad indicare per iscritto all' inten- dente della provincia il sito ove divisa di erigere la fonderia, la fucina, la vetraja, i molini d' amal- gamazione ecc. , i mezzi che ha per procurarsi il mi- nerale od i metalli necessarj , ed i boschi di cui esso intende valersi per alimentarli. La domanda vien pub- blicata dall' Intendente e poi rimessa al sottispettore dei boschi della provincia coUe relative opposizioni ed osservazioni ; e questi veritica se abbiavi com- bustibile bastevole senza grave danno de precsistciiti edificj c della pop olazione ^ tissa il distretto del taglio , indica se possono permettersi le fondite ogni anno , oppure ad intervalli , e per quanti mesi ogni anno , e spiega il suo parere sidle presentate opposizioni. L' Intendente accompagna le carte con relazione par- 200 nEPERTORIO DELLE MINIERE tlcolaiizzata all Intendente generale , e questi ne dx la relazione alia R. Segreteria degli alTari interni. Lc altre misure sono relative ail' escgiiimento dell appro- vazioiie superiore ed agli obbliglii del concessionario, e non niancano della necessaria previdenza. Ma , e perche non si penso in quest' occasione di dare i provvedimenti necessarj sopra quelle fonderie e fab- briclie , le quali nel corso di pochi anni cagione- i-anno la distruzione dei boschi attuali ? Perche non si passo ad interrogare anclie T ingegnere delle mi- niere , giacche in varj siti , coll' abbrustolire i me- talli , potendosi perdere molto piombo , e coll' amah- gamazione negligentare i nictalli inferiori , cgli po- trebbe con opportuni mezzi impedire non pochi danni alio Stato ed anche ai particolari ? Perche non iuvitar i comuni a soggiungere il parer loro sul sito da scegliersi, sui boschi da determinarsi, e sui diritti che da altri vantar si possono ? Le circolari , gli editti ed i manifesti non sono sempre valevoli ad ovviare alle frodi , massime ne' villaggi. La seconda parte contiene tre circolari : nella pri- ma, che e dellAzienda generale della R. Finanza , si avvertono gl' impiegati del Demanio a non piu ingerirsi nell' amministrazione dei prodotti dei marmi e delle miniere. Delle due altre circolari, le quali sono dellAzienda generale deil'interno, importante si e quella del i.° aprde 1828, colla quale si diede la prima spinta alia coUezione dei fossili utilizzabili del regno , collezione importante che al presente tro- vasi quasi vicina al suo compimento presso I'Azienda economica dell' interno. La terza parte contiene le concessioni di miniere , fucine e privilegi ; noi non ne faremo che un cenno. Le concessioni di scavo di miniere e fossili dal 18 15 a tutto il 1824 furono 2 per oro, 2 per ar- gento aurifero , 2 per piombo argentifero , 2 per rame , 3 per fcrro, 6 per carbon fossile , ed i per vitriolo ; quelle per fabbriche di fossili, fucine ecc. , fiuoao le seguenti : i per latta nera , i per latta ball' ANNO l8l5 A TUTTO IL l8a5. 201 bianca , i per fucina particolare da ferro , I per fondere il ferro e batterlo all' inglese, 2 per acciajo naturale e fuso, i per acciajo di cementazione , 1 per lime , i per fili di ferro e viti da legno , i per Titensili da cucina in ghisa , i per carbonizzazione della torba, i per raffinamento e distillazioue dello zolfo , I per vnriolo , 1 per vitriolo verde , 2 per acido solforico , 1 per allume di rocca , 2 per vetri e cristalli , i per terraglia, i per majolica e terra da pipa , 1 per porcellana ed i per forma partico- lai-e di mattoni. La Sardegna non godette, e forse non chiese , alcuna concessione da S. M. Le osservazioni seguenti da noi fatte nello scorrere tutte le concessioni di fossili e fabbriche ad essi rela- tive mostrano la saggezza e la provvidenza del gover- no: i.° A' tempi andati il re prcndeva lumi dalla Finanza o dal Coiisiglio d' arti e commercio , ed ora , con mi- glior consiglio, dalla Direzione (azienda) generale del- r interno. Per la carbonizzazione della torba si voile il voto della R. Accademia delle scienze ; ottima previdenza ! 2.° Quasi tutte le concessioni vennero rilasciate senza diritto di sigillo ed eraolumento , il che dimostra la generosita del sovrano; 3.° Per tutte le concessioni viene inteso il concessionario della caducita nel caso die non intraprenda f opera entro un dato tempo, ed ogni qualvolta egli non eseguisca le condizioni che gli vengono stabilite dalla Direzione generale delf interno ; 4.° In ogni decreto di con- cessione s' indica la dmata di questa ; la quale ol- trepassa di rado i 3o anni , e sta in ragione delle spese che incontrare si debbono; 5.° Alcuni conce- dimenti e privilegi si estendono a tutto lo Stato , ed altri ad una sola parte del medesimo ; e ben con ragione , cioe per non impedire le imprese utili an- che nolle altre provincie; 6° La cjualita e la quan- tita delle multe ai contrawentori ci parve differen- ziare anche in ragione della diversita del velatore; al presente le multe sono pecuniarie pel fisco , e talvoka diyisibili col danneggiato, o consistono nella 203 REPERTORIO DELLE >nNIERE confisca degli utensili e delle sostanze cadute in con- travvenzione a favore di questo ; 7.° Nclle conces- sion! si fa spcsso parola delle spese da incontrarsi dai concessionarj , e pcrcio si esonerano da alcuni emolumcnti, ed al rovescio non si parla dei niezzi onde intraprendere , conservare e coltivare le niiniere e le fabbriche ; e nondimeno debbtessere vista di Stato di mantenere il crcdito delle une e delle altre anche col mezzo delle ipoteche. I niali riuscimenti spaventano. In questo modo si sarebbero inipedite ad iiomini ingordi, ignoranti e inaligni alcune sciocche impiese, e le montagne delle valli Anzasca, Antrona, Bugnanco ed Antigorio non sarebbero state rose , foracchiatc e guaste da malintesi scavi ; 8.° Si e dal govcrno protetto il concessionario delle fabbriche anche coll' esentarlo dal dazio d' entrata del genere di cui abbisogna; 9.° e coll' innalzare il dazio d' en- trata ai prodotti esteri somiglianti a quelli della fab- brica gia istituita e ben avviata. In questo modo si promuovono da vero le arti ed i mestieri, non die le scienze , die servono a illuminare , dirigere ed inventare si quelle die questi! Per conto del governo non si coltivarono altre miniere , oltre le gia esistenti ; se non se una di piombo presso Aisone ed una di ranie presso Ve- nadio, e cio in virtu di R. biglietto del 26 luglio 18 15. Ma la saviezza p la generosita del re Vitto- rio Emanuele diessi pienamente a conoscere nel fare die le R. Finanze acquistassero il i3 luglio 18 18 da S. E. il maresciallo barone della Torre la rinomata miniera di Pesey nella Tarantasia ( gia stata dai Fran- cesi demaniata) pel prezzo di 35o,ooo lire nuove, da die essa e utile alle stessc R. Finanze, giova al- r istruzione degli allievi di Moutiers , e sorvegliata e coltivata bene, come al presente lo e, puo durare per niolti anni avvenire : essa poi serve come Schemnitz , Nagybanya , Zalathna , Orawitza , loa- chimsthal, Freyberg ecc, di centre delle operazioni rainerarie. dall'anno i8i5 a tutto il i8a5. 2co II volume II , okre le prime tie paili come il primo , ne contiene una quarta die lia per titolo Notizie diverse : esso non comprencle clie gU atd del 1825, e quindi, beiiche fornito di una parte di j)iu , ha una mole molto niinore dell' altro. La prima parte relativa alle leggi ed ai regola- iiienti non contiene che due atti. 11 primo e un ma- nifesto della R. Camera de' conti del 5 aprile 1825, nel quale si partecipa la sovrana determinazione di estendere a tutte le citta e a tutti i corauni varie disposizioni risguardanti la fabbricazione de' mattoni , le quali per altro erano gia dal 22 marzo 1824 in jiratica nel vicariato di Torino : disposizioni, le quali sarebbero utili anche pel regno Lombardo-Vcneto ed anzi per qualunque altro Stato ben amministrato. II secondo atto e un regolamento per la disciplina interna della K. Scuola di Moutiers datato il i.° luglio 1825. Tale regolamento fu steso dal direttore Despine, "visto dal conte Roget de' Cholex ed approvato da S. M. il 19 luglio 1825. Noi lo troviamo adattatis- simo alio scopo, e vediamo anzi con piacere die il Direttore abbia saputo affidare al Segretario alcuno degli obblighi che in forza dell' art. 46 della R. pa- tente 18 ottobre 1822 sarebbesi per avventura cre- duto appartenere a lui. La seconda parte comprende le circolari , la pri- ma delle quali e del Ministro dell' interno del 28 maggio 1825. In essa il Ministro invito gl' Inten- denti a procm'argli i saggi di tutti i fossib utiliz- zabili delle loro provincie , ed a tale invito fu tanta e tale la corrispondenza degf Intendenti , die gia a quest' ora la collezione di tai fossili e anch' essa vi- cina alia sua perfezione. Di sei circolari dell'Azienda generale dell' interno tre sono assai interessanti , quella cioe del 22 giu- gno e le altre del 27 agosto ed 8 ottobre i825. Nella prima si danno agV Intendenti , ed agl' Ispettori e sotto ispettori ai bosclii ed alle selve istruzioiii rela- tive all eseguimento della R. pateute del 10 settcmbre 204 REPERTOniO DELLE MINIERK 1824 e concernenti lo stabiliniento e la conscrva- zione delle fonderie, fucine, vetraje ccc La chia- rezza, V ordine e la saggezza delle disposizioni con- lenutevi attestano in chi stese la ciicolare tutta la prudenza e la pratica amministrativa. Da essa com- prendiamo che le fornaci da tegole , niattoni c stovi- glie , alle quali si aggiunsero poi anche le calchiere , possono veiiir erette eenza uii apposita peiniissione dclla R. Segreteria di Stato per gli affari interni; ma noi non dubitiamo di asserii'e clie il sito delle fornaci, la qualita e la quantita del legnanie che vi si ado- pra puo e debbe interessare V economia di uno Stato e la salute pubblica. Un altro doppio rilievo potrebbe farsi suU' art. II della stessa circolare , nel quale , decaduto per colpevole negligenza il primo concessionario di un ediCizio , potrd lo stabilimento essere concesso ad altri che fossero per addomandarlo mediantc il rlmborso per parte loro al concessionario decaduto delle spese da lui faite , a prezzo d' estirno, o d accordo fra le parti. In latti se e , come debb' es- sere , interesse dcUo Stato 1' ovviare alia perdita dei valori , deesi pure impedire a chicclie siasi il rovinare gli edificj ; percio sotto il cessato governo si facea pagare a Venezia 1' estirno di una casa distrutta per venderne il materiale, come se essa sussistesse tut- tora. Puo darsi infatti , die il concessionario decaduto, per mal animo contro il nuovo concessionario o per impedire die altri intraprenda una speculazione da lui ideata , o cui spera di potere o nello stesso sito od altrove mettere dopo qualclie tempo in ese- cuzione , distrugga o guasti \ edificio gia in parte o totalmente eretto , e nondimeno 1' esistenza delle opere o della fabbrica potrebb' essere stato il motivo impellente di chiedere delle nuove concession!. In conseguenza di cio dovrebbe al primo concessionario venir proibito ogni guasto dell' edilizio gia esistente , e quindi alia parola potrd dovrebbe nel caso sosti- tuirsi quella di dovrd. II diritto di proprieta e, se- condo Beccaria , posteriore a quello dclla societa ; DALl' ANNO l8l5 A TUTTO IL iSaS. 2o5 (lair altro canto Y edilizio del decaduto e da consi- deiarsi come cosa in commesso e sulla quale ha dei duitti lo Stato. L' altra osservazione riflette la quan- tila del riniborso ; qncsta non dee gia stare in ra- gione delle spese sostenute , ma bensi del valore attuale dell' edillrio , sebbene nel calcolarlo debbansi aver di mira anche le spese die incontrar si do- vrebbono nel costruirne mi eguale. CoUa circolare del 27 agosto 1825 si determina r uniforme degl' ispettori , sottispettori , allievi ed altri inipiegati alle miniere , analogo a quelle del Genio civile , del quale formano parte integrante. Finalmente colla Circolare dell' 8 ottobre 1825 si notifica agl' Intendenti die i piani e gli spaccati re- lativi alle fabbriclie , ai forni e ad altri edifizj in- servienti alia fusione , rafiinazione , cementazione ed altre operazioni o modilicazioni delle sostanze niinerali , debbon essere formati suUa scala di i a ICO. Nella terza parte, la cjuale contiene atti diversi, concessioni di miniere , di fucine e di privilegi , veggianio accennata una sola concessione di scavo , ed e di carbon fossile ottenutasi con Regio bigUetto. Concessioni di fabbriclie , fucine , ecc. furono le se- guenti: i di colori gialli rossi e violacei tratti dai depositi delle miniere di ferro nelle cave abbando- nate , i di vetri e cristalli e 2 per fucine di ferro. E qui dee osservarsi die il diritto di scavo di lignite vennC; per decisione ministeriale del 29 novembre 1825, tolto a clii aveva cessato daU' eseguire una delle condizioni della concessione , quella cioe di esercitare una fabbrica di sapoiie , e concesso a quelli die ne comperarono la fabbrica anzidetta , e die si obbligarono alia nientovata condizione. Nel riandare le concessioni vi si scorgono tre nuove particolari avvertenze avutesi , oltre la pluralita di quelle accennate nel vol. I : esse souo le seguenti : i.*^ Vcnne obbligato il Concessionario della prepara- zione dei colori niinerali (R. Patente 9 agosto 1826 ) Blbl ItaL T. XLV. 14 206 nEPERTORIO DELLE MINIERE a descrivere e comunicare il processo alia R. Acca- deniia tlelle scicnze per poterneli ottencre. Questa niisura la quale si pratica nellimpero d' Austria, nclla Francia, nell Inghiltcrra ed in altri paesi, per tutte le invenzioni patentate potrebbe venir adottata aiiclie nel Pienionte coU' obbligare il Concessionario a comu- nicare per iscritto il processo ed cscguirlo ben anche avanti ad una persona od una Coaimissione a cio nominata dal Ministro ; 2° 11 Concessionario del car- bon fossile di Taupert venne obbligato a tenerne continuamente provvisto un magazzino a Thonon e ad Evian per fornirne il pubblico a prezzo moderato : condizione certamente utile e da estendersi quanto piu si puo nelle concessioni; 3.° Si e prescritta nelle due concessioni di fucine la dcmolizione di altre due altrovc esistenti. Voglianio credere die la coe- sistenza di queste due possa invitare a trar partito da' bosclii die debbono servire alle nuove o clie per altro verso possano essere pericolose ; ma come non e pericolosa una spada'ben maneggiata, cosi peri- colosa non e una fucina, massime spenta, se sorve- gliata. Non e per verita da vedersi con indiiTerenza la dcmolizione di una fabbrica qualunque , giacclie o si possono trovare nuove miniere per riattivarla, o puo essa in qualche modo servire ad altre miniere od anche ad altri usi. Faremo pure tre osservazioni: i. Tutte le conces- sioni di miniere e fossili , e loro manipolazione fu- rono dal i8i5 a tutto il 1824 fatte in virtu di regie patent! o regio biglietto , ma nel iSaS nol furono die due , mentre una fu data dal sig. Conte Roget de Cliolex primo Segretario di Stato per gli affari interni, e due dal sig. Maggiora Vice-intend ente ge- nerale dell' Azienda economica dell' intcrno: si le une die le altre decision! portano il titolo di Per- missione. Ci sembra ottima cosa die le grazie ven- gano non solo dal sovrano , ma ben anche dalle persone die sono a lui vicine. 2. Le due permis- sion! per fucina rilasciatc dall' Iiitendenza geuerale dall'anno i8i5 a tutto il iSaS. 207 (IcirAzienda lo furono a perpetuita ; c questo potrebbe sempre aver luogo nel caso clie la qualita e quantita. dei bosclii fosse perpetuamente abile ad alinientar le fuciiie; 3. Non seuibra cosa regolare clie la Di- rezione generate dell'Azienda ecouomica dell' interao, dalla quale dipende j^ure rAniniinistrazione d acque e strade, abbia , in cio che risguarda la derivazione deir acqua necessaria per le fucine da un torrente , a mandare il concessionario all' Azienda generale delle regie Finanze per ottenerne 1' autorizza/ioi^e : sta , secondo noi , all' Ingegnere delle minier.s ' unitamente a quello d' acque il determinare il sito dell' estrazioni dell' acqua , la quantita e il corso della medesima ; ed alia Finanza non spetta che la facolta di conce- dere o di negare 1' estrazione e il diritto , qualora ci sia , di farsi pagare. A torre cpiindi ogni possibile irregolanta il petente con tipo alia mano visto dal- r Ingegnere delle niiniere dovrebbe riportare 1' ade- sione condizionata della Finanza alia estrazione del- r acqua prima di chiedere la concessione dello scavo o della fabbrica. La quarta parte intitolata Notizie diverse comin- cia con una dissertazione col titolo di Nozioni re- lative air antica legislazione suUe miniere dei Regj Stati. Da essa viensi fra le altre cose a conoscere l.° che le niiniere furono disposte a titolo di appo- diazione fino dal XIII secolo , siccome appare da de- creto del i giugno 1289 del conte Amedeo V di Savoja; 2.° Che il duca Carlo III si rivolse coraggio- samente alle miniere , e che fiancheggiato da Luigi Yung di Aquisgrana, creato da lui governatore ge- nerale e gran mastro delle miniere, emano il i.° novembre i53i in latino le ordinanze metalliche, ed eresse una societa generale delle miniere divisa in 36 azioni , nella quale voile esso medesimo concor- rere ; 3.° Che Carlo Emanuele I prescrisse la statistica delle miniere , ma che iraprovvidamente accordo il 27 giugno 1624 la concessione di tutte le miniere dei suoi Stati a D. Sebastiauo Fyl, coute di Sthuabegg, .^ ao8 REPERTORIO DELLE MINIERE c dci privilegi mostruosi , e die non operarouo il bene cli'erasi proposto, cosicchc il a5 oltobrc 1629 trovossi costretto ad aimullarla ; 4.° Che Carlo Eiua- nuele I ed altri suoi successori incoraggiarono lo scavo delle miiiiere auche con ricompcnse e pension! ; 5-° Che il Re Vittorio Amedeo II nel tit. 6 del lib. VI della sna costituzione del 1728 e 1729 diede la le- gislazione delle niiniere , ma che per la prefercnza data al Vassallo investito ed al possessore del fondo arresto parte de' vantaggi dello Stato , al qual difetto il Re Carlo Emanuele 111 con R. patente del 6 no- vembre 1788 pose qualche riparo, col restringere cioe si air uno che all' altro ad un solo mese il tempo di dichiaiarsi per la prelazione , e coll obbligarli a dare un premio alio scopritore in ragione di un tanto per 100 sull' utile; 6.° Che il sullodato Re Carlo Emanuele III commise all' artiglieria la vigilanza sulle miniere, e dopo di aver fatto viaggiare in Sassonia ed altrove il cav. Robilante con quattro cadetti d' ar- tiglieria, fondo a Torino nel 1752 la scuola teorico- pratica delle miniere , ne fece coltivare alcune per conto dello Stato , e fitvori lo scavo delle miniere anche nella Sardegna; 7.° Che al tit. 6 del lib. VI delle R, costituzioni del 1770 fu dato alle R. Finanze il privilegio della coltivazione .delle miniere a pre- fercnza del Vassallo investito e del possessore del fondo; 8.° Che dal 1752 lino all' invasione francese vin Ispettore generale diresse costantemente i lavori delle miniere , e durante quest' interre2;no fu essa affidata ad inc;egneri di un merito distinto , al che noi dobbiamo aggiugnere , die nel 1802 la scuola niineralo2;ica fu dal Governo francese trasferita a, Moutiers , e che jier presidente vi ebbe 1' ottimo Schrciber e per professori i celebri Brochant, Baillet ed Hassenfratz. 9.° Che finalmente dopo il ritorno ne' proprj Stati nel 18 14 di S. M. il re Vittorio Emanuele una Commissione preseduta dal conte Cac- cia , Iiitendente generale dell' Azienda economica dcl- r intcrno, stese un progetto , il (piale foriiio la base delle R. pateuti del 18 ottobrc 1822. dall'anno i8i5 a tutto il iSaS. 209 Dobbiamo aggiungcre che S. M. per favovire viep- piu lo scavo delle R. miiiiere della Tarantasia , di Gressan e Vinadio, non che le R. saline di Moutiers, esento dagli effetti della coscrizione militare tutti i giovani che in esse lavorano , piuxhe vi rimangano lino a 3o anni conipiti , e nel mese di settembre del 1825 decreto che non ci sara obbligo di rimpiaz- zarli con altri coscritti. Nelle nozioni intorno alia R. Scuola di inineralogia stabilita a JMontiers leggesi che dessa non pote ve- nir aperta prima del i.° di luglio iSaS per la quan- tita de' riattamcnti e miglioramenti fattivi : che Y aper- tiu'a venne eseguita con solennita ed accompagnata da analoghi discorsi del Viceintendeate della provin- cia e del Direttore della scuola. Codesto stabiliniento insigne e a quest' ora in perfetto ordine , e trovasi provvedu'o di tutto cio che fu provvidamente decre- tato dal Sovrano : Presidente del medesinio e il sig. Despine , e Professori sono i signori Borson , profes- sore di mineralogia e geologia alia R. Universita di Torino , Michelotti , professore di chimica farmaceu- tica alia R. Universita di Torino, e Replat , profes- sore di fisica e matematica al Pv. Collegio di Annecy, nomi tutti cari ed illustri ; esso e frequentato da al- lievi diversi , de' quali sette interni e due esterni , che vennero nominati con brevetto da S. M.: ed essi pure erano presenti all' anzidetta funzione insieme coUe Autorita e co' pubblici uffiziali della citta e della provincia. Sieguono alcune nozioni sul metodo adottato per la classiticazione degli allievi negli esami. Gli esa- niinatori sono il Professore , il Direttore ed un mem- bro del Consiglio delle miniere sedente in Toi'ino : gli esami si fanno a voce ed in iscritto ; e le que- stioni alle qiiali si dee rispondere sono eguali per tutti: non vi e mai presente piu di un allievo e piii di un professore per volta. E da osservarsi die si e determinato il maximum dei punti di merito a 2000 per ciascuna scuola del corso teorico, ed a 1000 per a 10 HEPERTORIO DELLK MTNIERE CCC. ciascuna sciiola del corso pratico, uon >'Ae per con- tlotta ed applicazione alio studio; clie tai punti di nie- rito dcl)bono per gli csami teorici stare in ragione del grado d' intelligenza e risposta alle quistioni , di ri- cognizione dei minerali , e di esattezza nelle analisi di concorsi (difTercnti per ciasciin allievo) clie si do- Vi"aniio csegnirc ncl corso di dociniastica; c die per gli esanii di pratica saranno distribuiti fra i rapporti presentati dagli allievi , fra i piani e i disegni , fra i saggi, le analisi cd altre operazioni state loro in- segnate e da essi eseguite. II risultamento deU'esame vien determinato coUa media ; ogni esaminatore nota i piinti che si saranno meritati da ciascun candidate ncir esame ; i punti eccedenti il mcrito medio servo- no a classillcare Y allievo ed a rimeritargli dei premj in lihri o strumenti delfarte. Terniina quest' opera con alcuni cenni biografici intorno a Robilante, Grafliion, Belly, Napione, Azi- ■ monti e Rosenl^crg , i quali ebbero o tutta o in gran parte la direzione dellc miniere del regno , persone' tutte notissime e ragguardevoli o per le opere da loro date in luce , o per le virtii che le adornarono , e per le altre cariche che vestirono. L' opera di cui alDbiamo qui dato sunto merita di essere fra le mani non solo de' niineralogi, ma ben anche degli statisti , dei giureconsulti e di tutti gli amministratori di miniere e di fossili , e delle fab- briche ad essi relative : essa forma f elogio del Go- verno che prescrive , delf Azienda generale che di- rige e delle persone che eseguiscono i lavoi'i con- cernenti il sovrindicato importantissimo e diflicilc soggetto. G. G. 211 APPENDICE. PARTE I. SCIENZE, LETTERE ED ARTI STRANIERE. Considerations on volcanos, etc., doe Considei'azioni sui vulcani , sa la probabile causa dei loro feno- meni , su le leggi che determinano i loro movimenti , sn la disposizione dei loro prodotti e su la loro connessione collo stato presente e colla passata istoria del globe, atte cdlo stabilimento di una nuova teoria della terra , di Q. Poulet Scrope, scudiere, membra delta Societd Geologica. ■ — Londra, 1826, presso Phillips e Yard , in 8.° con una tavola in rame miniata , due litografiche , e piu di 3o figure inta- gliate in legno o in piombo ( Fine delU estratto. V. questo tomo a pag. jo ). V. ersa 11 capltolo sesto su la struttura divlsionaria clie le lave assumono nel loro consolidamento. Questa pub essere sovente accompagnata da una contrazione; se questa comincia al centre della massa, non ha luogo alcuna sepa- razione ; ma se comincia alia superficie , pos'sono stabilirsi diversi centri di contrazione , e in mezzo ad essi for- marsi col ritiramento molte fenditure. Esamina quindi r autore ii grado della forza di contrazione , il diametro de' prismi , le irregolarita e le loro cagioni , e le division! piu regolari rlserbate all' interno dellji; massa , con che egli dimostra I'errore di coloro che suppongono alcun ba- salte non essere prismatico se non e de' piu antichi. Ne- gli stessi monticelli vulcanic! si osserva generalmente una configurazione prismatica ; si mostra quindi che le colonne basaltiche sono perpeiidicolari alia superficie su la quale 212 APPENDICE sl formano ; si mostra 1' efTetto delle snpcrficie concave o convesse , e 1' influenza cU (jucste nel facilitare o nel pre- venire la degradazione della roccia : si parla delle colonne formate di pui pozzi , nodi o articoli , e si espongono le leggi che detcmninano la frcrjuenza dei nicdcsimi. Nella stessa roccia puo trovarsi piii di una struttura divisionaria; taholta picciole colonne sono inchiuse in altre di niaggiore diniensione. INIeritano pure osservazione la struttura globi- forme , la lamellare e la cubica o romboidale : la prima si suddivide in prismi o in fogli concentrici. Havvi ancora un processo di ricristallizzazione clie accompagna la con- trazione delle rocce, e quindi nascono le concrezioni glo- bular" e la struttura angoloso-globulare. La tabulare , la lamellare e la fissile o scliistosa j'ossono essere e non essere accorapagnate dalla colonnare ; si parla a questo proposito delle rocce ardesiaclie , nascenti dalla riunione di alcune particelle crlstalline nei pianl delle laminette. Le struttura divisionarie pero liraitate sono alle rocce fatte solide per un abbassamento di temperatura , perclie quando il conso- lidamento e prodotto dall' incremento della pressione , al- cuna contrazione non avviene. Si tocca la quistione intorno alle cngioni della differenza della composizione minerale nelle lave , e F autore crede assai probabile cbe questa derivi dalle diverse rocce granitiche. Si prova die molte varieta di lava sono state prodotte , o al tempo stesso o in diverse epoche , da una medesima bocca o da altre vi- ciue ; viene impugnata cogli esempi I'opinione contraria , e di nnovo si combatte T errore di coloro die limitano ad alcune particolari eta del globo la produzione della trachite o del basalte ; V una e T altro possono essere produzioni cU vulcani recenti o altre volte attivi » ma e necessario il restrignere quei termini all' intelligenza mineralogica. Entra 1' autore nel capitolo settirao a parlare piii parti- colarmente de' monti vulcanici , e mostra chiaramente la formazione di un semplice coiio , j^rodotta da una sola eruzione; il suo allargamento coUe eruzioni ripetute, uscenti da una medesima bocca , e il suo ristrignimento per le continue addizioni di materie solide o di frammenti. Dalla pressione di una colonna di lava nell' orifizio sono cagio- nate le aperture nei fianclii delle moatagne , e la lava scorre dalle aperture formate succcssivamente a divers! livcUi. I fluidi clastici generalmenle si aprono T uscita dal PARTE STEANIERA. 2l3 cratere centrale , mentre ancora la lava esce dalF orifizio ai fianchl o ai piecli del monte medesimo, del che si of- froiio gli esenipi nelle eriizioni delF Etna , del Vesuvio , deir Islanda ecc. ; queste sono accompagnate da piccioli e locali tremuotL, ma talvolta si apre in due la montagna mcdesima , come avvenne nel 1 646 nel vulcano di Machian. nelle Molucclie , e come si osserva nella solfatara del JMonserrato alia Guadalnpa, e nella montagna Pelata della Martlnica. II consolidamento della lava che occupa le fen- diture produce una specie di diglie verticali die si osser- A'ano nella montagna di Somma, ne mai si scorge che queste fenditure per la seconda volta si aprano ; quelle dighe air incontro semljrano rafforzare le montagne. Cosi coir innalzamento e col rigonfiamento della lava cresce ia solidita della montagna medesima, sinche giunta essendo ad tma certa altezza non possano piu avere luogo le eruzioni dalla sommita di tin cono •, sono bensi prodotti talvolta coni , che 1' autore appella parasitici , nelle bocche late- rali per mezzo delle esplosloni gasose. Parla a questo proposito 1' autore de' torrenti di sabbia o di cenere mescolati coU'acqua, rigettati dai vulcani; dei depositi formati da queste alluvioni , degli esempi che ne forniscono T Islanda ed il Vesuvio, e delle reliquie dei vegetabili che inchiuse trovansi in que' depositi i parla pure della mescolanza , talvolta alternativa , dei prodotti vulcanici coi depositi marini o lacustri. I crateri di coni composti , o le montagne vulcaniche , sono sottoposti a diversi cangiamenti giusta le diverse cir- costanze. Un largo cratere lasciato da una eruzione straor- dinaria , o come 1' autore dice parossismale , viene gradual- mente riempiuto da susseguenti minori eruzioni , e cangiato in una pianura convessa. Un secondo parossismo la rompe di nuovo e sconvolge le viscere del monte; trovansi esempi di formazioni elittiche del nuovo cratere , e di qvieste presento alcuni indizj nel passato secolo il Vestivio. Si accennano le ordinarie dimensioni di un cratere formato in tal gi^isa; nelle circostanze piu favorevoli la maggior parte del cono o anche tutto puo essere spinto, o come scrive Tautore, soffiato nell'aria, del che pure si accennano vai-j esempi; talvolta i crateri si cambiano in laghi, e di questi pure si assegnano le forme caratteristiche ; quei bacini sono per lo piu prodotti da esplosioni derivanti da 214 APPENDTCE un focolare lontano, il die si prova colla osservazionc dei vulcani estiiiti delf Alvergna e del monte EiiTel , nel quale piu di veiiti laghetti s' incontrano. Si accenna ancora lo scoppio dei laglii fonnati ncir iiitorno dei crateri vul- canici , e si enunicrano i loro depositi, detti dall' autore eluviali, come pure le loro eruzioni, frequeiiti nell' Ame- rica meridionale , donde traggono origine i trassi , i tufi e le brecce vulcaniche, formate dai frammenti deposti in queste acquee o fangose alluvioni, che T autore crede par- ticolari ai vulcani tracliitici. Varia e pcro la struttui'a di- visionaria die questi conglomerati assumono all' atto del loro diseccamento ; vi si formano per lo piu delle vene e vi si scoprono le reliquie di corpi organici. Probabilmente minori eruzioni lianno luogo allorclie il centro o il foco- lare e piu elevato di quello che Tautore nomina cammino vulcanico : le eruzioni di' egli chiama j^arossismali, proven- gono da un letto di lava piu profondo e piu lontano. Accadono ancora talvolta il cangiamento della bocca pri- maria e 1" estinzione del cratere centrale , di die hannovi esenipli nell' isola di Borbone ; il cratere si riduce allora in una solfatara colla lenta uscita de' vapori attraverso la lava. I vulcani subacquei formano I'argomento del capltolo ottavo : sono essi probabilmente assai numerosi , ma rare volte possono essere osservati, e allora soltanto die I'apice o la cima del vulcano si avvicina alia superiicie del mare. Gli esempli die se ne adducono sono 1' emersione dell' i- sola di S. Michele, una delle Azore , nel i638, con altre posteriori negli anni 1691 e 1720, che accrebbero la cir- conferenza dell'isola di sei miglia, producendo ancora altre isolette vicine ; remersione della Sabrina, altra isola presso S. Michele ;, nel 181 1; qnella dell' isola Nuova di Santorini nel 1707; quella di un' isola surta a qualche distanza dalla costa deir Islanda nel 1782, e la formazione d' una nuova isola vulcanica tra le Aleuti , vicino a Ounalaska nell' an- no 1 8 14. Si espongono 1 fenomeni di queste eruzioni , poco diversi da quelli de' vulcani subaerei , e si mostra non es- sere punto fondata la supposizione die gli strati situati alia soiumita del mare vengano di continuo elevati. II peso della colonna d'acqua sopra la bocca del vulcano dee gran- domente accrescere la forza repressiva , dal che risul- ta, i.° un'estrema tcnsionc della lava racdiiusaj 2.° una PARTE STRANIERA. 2l5 condensazione del vapore sfnggente die non puo sollev^arsi alia superiicie , se non allorche la bocca del vulcano e assai vicina alia raedesiina. Quindi nasce che queste eruzioni sono rai"e volte visibili e che quando lo sono, molto lon- tano dalla superficie del mare non puo essere 1' apice del cono. Le sostanze mineral! tenute in soluzione nel vapore della lava sono insieme con esso condensate e mescolate coir acqua marina. Mostra qulntli T autore la disposizione delle produzioni , masslme dei frammenti, nei vulcani sot- tomarini , la formazione dei coni , la sospensione delle piu piccole particelle e la loro disposizione in strati orizzon- tali , della quale si arrecano gli esempi ; 1' alterazione che ne accade coUe sostanze calcaree ed altri depositi marini , la consegaente soliditii e coerenza di alcuni tufi e la loro somiglianza coi trassi. Egli mostra altresi la disposizione delle lave entro il mare , confornie alle leggi di sopra an- nunziate. La fluidita della parte superiore, cagionata dalla densita del mezzo acqueo che frena I'uscita del fluido ela- stico , rltarda conformemente alle osservazioni il consoli- damento della lava ; piu rare sono in paragone nei vulcani subaei-ei le parti scoriforrai , piii frequenti le lave vescico- lari e le amigdaloidi , e dalla situazione subacquea senibra singolarmente favoreggiato il process© della iniiltrazione. Dillicile riesce il distinguere in que' vulcani le nuove boc- che o aperture dalle abituali ; si assegnano pero alcuni esempi anche di aperture non sussidiarie , ne parasitiche, come r autore le appella , e questi sono pigliati dall' isola di Tera o di Terasia presso Santorini. Allorche la sommita del cono si alza sopra il llvello del mare, il vulcano di- venta subaereo , e quel soUevamento puo avvenire in due modi , o per T accumulamento della materia prodotto da ripetute eruzioni , o per una elevazione del terreno in massa, dovitto alia espansione dell' infei-iore letto di lava. Le rocce elevate in questi due modi diversi hanno alcune sembianze caratteristiclie ; quelle elevate nel secondo modo sono d' ordinario accompagnate dal rialzamento degli strati circostanti , come si osserva all' isola di Francia , a Pulo Nias e altrove. Opina 1' autore che le isole di corallo del mar Pacifico possano avere per base vulcaniche eminenze sottomarine , e die le madrepore sole giungano a poca distanza dalla superficie del mare , benclie quei letti pos- sano successivamente rialzarsi , come osservasi nelle isolc Leeward dello stesso mare Pacifico. 3 I T) A P r E N n T n K I sisteni'i doi vnlonni foriiiano T argomcnto del cnpo IX, e r autore coiiuncia dallo sl;il)ilire l:i logge die dcHerniiiiM il puiito di una nuova apertura dell' azioiie vnlcaaica; geaeralmente qnesta noa e che uii proliuigainento di una pvccedeiite fenditura di eruzione , o si apre in vicinaa/.a della bocca primariai cosi formaiisl gi'iippi o scrie liiieari di Ijocdie vuU:anichc, in pi-ova di die si citano gli esempi dei vulcani cstinti o ardenti della Francia, della Germania, deir Italia e delle isole Leeward , e si fa vedere die una serie di aperture, degna di molta osservazione , circonda tutto il mar Pacifico; egli e dunqixe un errore il supporre quelle linee parallele al Meridiano ;, le aperture die sem- brano affatto isolate , riunite sono tuttavia da catene inter- medie. Egli e bensi vero die alcune aperture di questi sisteiiii rimangono attive ed altre diiuse : T autore , acco- stumato a vedere nella sua pairia frequenti le macchine a vapore, elegantemente appella le prime vahole di sicurezza. In caso die queste rimangano ostrutte, nuove bocdie si for- mano o si riaprono le antidie, precedute sempre da tre- muoti e da elevazioni di strati, il che con viirj esempli si comprova; I'autore mostra altresi che Tesistenza dei vulcani attivi allontana il pericolo dei tremuoti distruggitorl. La co- stituzione della fiiiora conosciuta siiperficie del globo st-nibra indicare frequenti e violente elevazioni di strati, operate dalle espansioni sotterranee, specialmente nelle grandi ca- tene niontuose ; e 1' autore si studia di provare che queste elevazioni generalmente sono avvenute in ragione inversa dello sviluppamento dei fenomeni vulcanici in quella parte del globo. A questo si oppone T osservazione della catena vulcanica continentale delle Ande ; ma si nota che 1' ele- vazione di alcune masse di strati tra loro Adcine , o an- che di un continente , poteva precedere la fonuazione di una prlmaria vulcanica fenditura. Degno e pure di ri- flessioiie il parallelismo delle serie o catene vulcaniche insulari col prolilo delle vicine catene continentali, e coUa direzione degli strati elevati presso quelle catene , come puo vedersi al Messico. Si adducono parimente le prove della tesi , che qualunque volta e avvenuta una graiide elevazione di strati, le eruzioni vulcaniche sono in pro- porzione divenute piii rai'e. Anche a questo si oppone che i tremuoti si fanno sentire principalmente nei distretti vul- canici i ma si risponde : i .° die un ti-emuoto di questo I'ARTE STRANIER4. 217 e;enerc puo preccdere qualunque eruzione , ma clie iiume- rosi tremuoti possono aver luogo senza che alcana eruzioue si niaulfesti; a.° che in quelle parti del globo le quali Iianiio sofFerta una maggiore elevazione, trovansi in eccesso le forze repressive , dovute alia diminuzione della forza espansiva consumata nel suo successive sviluppamento, e air uscita del calorico in altri modi avvenuta. Non segui- remo T autore ne' suoi ragiouameati su la generale esten- sione di un letto sotterraneo di roccia cristallina riscaldata sotto tutta la superiicie del globo , giacclie, come aljbiamo accennato da principio , non ci sembi-ano bastanti le prove addoue per lo stabilimento di questo letto ardente univer- sale , e in mezzo alle di lui ingegnose osservazioni non vorremmo far nascere nei nostri leggitori F idea di un romanzo vulcanico. Certo e che in quella ipotesi i vulcani non sarebbono se non che incidenti e secondarj efFetti delle espansloni di quella materia ignea , della quale il primario risultamento sarebbe la parziale elevazione della crosta o corteccia solida del globo. Nel capo decimo si presenta lo sviluppamento della sotterranea espansione nelF elevazione degli strati e nella produzione dei continenti al disopra del livello del mare. Si esamina la natura e 1' ordine di giacitura degli strati clie r autore suppone sollevati , sieno essi o non sieuo stratificati ; gli ultimi sembrano ad esso porzioni del sot- terraneo letto di lava , mandate fuori in massa in mezzo alle rocce stratificate. Una corrispondenza si osserva degli strati fratturati in ciascun lato dell* asse di elevazione ; il ripiegamento degli strati scliistosi segue necessariamente lungo il granito che si spande da ciascun lato verso la fendltura di elevazione entro la quale e spinto , e talvolta quegli strati formano , secondo 1' espressione delF autore , un mantello, o ricoprono interamente la roccia cristallina sottoposta , tal altra la lasciano scoperta j di quella roccia avviene una superficiale intumescenza ed un estravasamento, e porzioni di lava trovansi incliiuse tra le pieghe ondeg- gianti o gli anfratti degli schisti piii bassi che formano gli assi delle secondarle cime di elevazione. Al tempo stesso da questo asse si allontanano i letti inferiori , sdruc- ciolando su i piani della loro stratificazione per Finfluenza della gravita , e diventano altresi contorti per la resistenza opposta al loro sediiueuto. Se |j,li cstremi aufruiti di questi 2l8 APTENDICE Strati ripicgati sono posti alio scopcrto , vof!;gonsi frcquen- temente alternare in scrle cli curve ricorienti, benche ac- cidentalinonte si ravvisi la maiicanza di alcune parti e quiniU dolla esatta coutinuazioiie. L' occupa/ione delle spac- cature per mezzo della materia intumesceiite si fa dalla parte inferiore alia superiore ; quiiidi le veiie e le rilega- ture di rocce cristalliiie intruse ; dove gli strati si rom- pono anziche torcersi o piegarsi, sorgono sovente in masse dirnpate, e qucste rimangono in posizlone isolate, I'una dal- I'altra separata dal voto della frattura. Un esempio di queste sono le piramidi dolomitiche del Tirolo, al quale proposito si parla anche del basaite di quella regione , e di un memo- rabile fatto menzionato dal De Buck in quella localita clie e il giacimento di una roccia porfiritica sopra 1' arenaria e la calcaria. Tale osservazione fu fatta prima d' ogni altro dal Marzari Pencad, e quindi illustrata dal Malacarne e dal Breislak ; circostanze die lo scrittore inglese sembra ignorare. Egli non si conforma pero all' avviso del De JBuch^ ma seguendo il suo sistema, suppone die le fen- ditnre di elevazione ablnano formato lungo le linee delle valli di Fassa, di Eysadi e di S. Pellegrlno, il soUeva- niento delle rocce sovrapposte , cioe porliritidie , di are- naria rossa e di calcarea , il die forse lia dato origine a quelle valli col forzare le fenditure ad aprirsi, mentre fermamente cliluse sono rimaste le loro piii basse estremita. In questo modo egli spiega il fenomeno, non ben rischia- rato coir idea del De Buck, die la protrusione del basaite abljia elevato gli strati superiori. Tutto il rimanente di questo capo versa sopra la formazione delle fenditure, so- pra il parallelismo delle serie lineari di liocche vulcaniclie e delle prossime catene montuose , die si accorda colla for- mazione delle fenditure di elevazione e di quelle contein- poranee di eruzione ; sopra le fenditure aperte negli strati piu elevati , delle quali le piu grandi cagionano V estrava- saniento dell' inferiore strato di lava , mentre altre danno origine alle vene minerali , altre alio sdrucciolamento o alia caduta delle materie , altre alia formazione delle brec- ce , deJ marmi venati , dei serpentini , ecc. Si parla altresi delle valli longitudinali formate nelle fenditure concave o nelle frattui-e delle rocce soUevate in alto ^ delle cime o degli assi di elevazione, dalF autore distinti in primarj e secondarj da esse detti aniiclinuh ■■, delle circostanze die PARTE STRANIERA. 219 interrompono il parallellsmo dei second! coi prlml; delle vallL longitudinal! che altro non sono se non che gV inter- valli tra le cime andcUnali o secondarie;, della giacitura degli strati piu alti di calcaria tra le cime secondarie , che da origine ad altre valli, da esse dette parimente anticlinali , perche formate inegualmente dalla elevazione del pendioi e di tutte queste valli si ofFrono gli esempi. Anclie le valli trasversali delle catene montuose , altre debbono la loro origine a fenditure aperte attraverso gli strati piu elevati, altre al ritiramento dell' Oc'eano dalle elevate superficie , od al diluvio che alcune ne ha allargate ed in parte riem- piute ; altre sono state scavate soltanto dal ritiramento o dal passaggio delle acqne correnti, e quindi le loro cause sono tuttora in azione. Conchiudesi, in vista deiranalogia dei fenomeni vulcanici, che quelle elevazioni sono state formate o collocate da successivi scuotimenti , generalmente di noil grande violenza, come i tremuoti che si fanno al presente sentire, forse pero talvolta parossismali. Ad una catastrofe di questa natura puo attribuirsi Y elevazione delle Alpi e forse di tutta FEuropa. Le tracce dell' azione del diluvio sono prodotte dal ritiramento delle acque del- r Oceano nei successivi movimenti oscillatorj , ne altra origine hanno i bacini delle Alpi e del settentrione del- I'Europa. Da quell' epoca in poi non sono avvenute se non che minori elevazioni, accompagnate da scosse appena percettibili ; si promuove pero il dubbio se il soUevamento delle Alpi fosse o no contemporaneo a quello delle altre precipue masse continentali: se si ammette T afFermativa, fu quello , secondo 1' autore , 1' efFetto dell' avvicinamento di una cometa ; egli poi suppone che quella elevazione sia stata preceduta da altre parossismali , da quella special- mente della piu antica arenaria rossa , la di cui ripetizione viene attestata da molti fatti geologic!. Studiasi ancora I'autore di provare clie lo sviluppamento della espansione sotterranea, tanto nella formazione dei fenomeni vulcanici, quanto nella elevazione di rocce superficial! , puo essersi progressivamente diniinuito in frequenza ed in violenza dair epoca in cui comincia la storia del globo. Si esamina per ultimo la natura minerale di qviel letto sotterraneo generale di roccia cristallina che 1' autore suppone proba- bilmente granitico; si esamina pure la sua conversione o il suo caugiameuto durante i process! di ripetuta iutumescenza 220 A P 1' E N D 1 C E e di consolklazione in sienite , ia gfeensteiti , in porfido , in felilspato compatto , in diallagio cd in altre rocce so- niigUanti, che tutte passano dall' una alf altra e die percio possono credersi tutie dcrivate dalla stessa roccia originale. Ed eccoci all' ultimo capltolo sn 1' ongine degli strati componenti la crosta del gloho , che invoige una nuova teoria della terra. Regolare, secondo rautore,era la strut- tura della siiperficie solida del globo, avanti die alcuna elevazione avvenisse sopra il livello del mare. La coperta concentrica 5 o il vestito, come scrive I' autore, consisteva ncl granito fondamentale o piuttosto nelle materie grani- toidi, sopra le quali si alzavano le rocce lamellari, il gneis e gli sdiisti , la mica, il talco e la clorite , e piii in alto le rocce di transizione e le secondarie , o una parte di esse ; i letti superiori si suppongono analoglii ai depo- siti delle acque, arenacei e sedimentali che si osservano al presente. Ma molti cangiamenti avvennero per la forza denudante delle onde prodotte nell oceano dalla subitanea elevazione dei contlnenti oltre la sua sommita ; si ruppe allora F equilibrio ; il raggio del glolDO dilatossi al punto deir elevazione, e per rimettere T equilibrio, un corpo pro- porzionato d' acqua dovette alF istante trasferirsi agli an- tipodi , o al luogo opposto a quello dell' elevazione sud- detta , e questo colla legge medesima die cagiona il flusso antipodale al punto ni cui si esercita T attrazione della luna (i). In mezzo a varj nioviraenti osclllatorj , i frammenti si deposero a diverse distanze a norma della loro gran- dezza e del loro peso, e le particelle piii line mescola- ronsi coUe materie calcarie o bituminose , con die si con- solidarono molte rocce , non per mezzo del calore , ma con un processo concrezionario , ajutato dalla pressione e dal trasudamento del v^eicolo acqueo •, quel processo diede pure motivo ai congiugnimenti degli strati del gesso e delle pietre focaje ecc, e la cristallizzazione fa renduta piu agevole dalla finezza del grano , tanto magglore, quanto pill grande era la proporzione della materia precipitata a fronte della sediineatale , dal die la roccia x-endevasi piu (i) Questa supposizione non ci sembra fondata sui principj connsciuti dell' equilibrio dei fluidi , e 1' esempio addotto del diij))no flusso si riferisce a circostanze di moco assai differenti. ( Nota degli Editori. ) PARTE 8TRAN1ERA. 221 cristallina e piu compatta; quindi e die le rocce piu an- tiche e d" orcUnario piii cristalline prodotte sono da una maggiore proporzione di materia precipitata in confronto della sedimentale formata dali'oceano ne' tempi piu remoti. Si spiega T origine delle acque scorrenti alia superiicie del globo , e si ofFrono le prove deU' incompleta consolidazione degli strati al tempo della loro elevazione; si fa a^jresi ve- dere che i difFerenti caratteri delle rocce stratificate bastan- temente sono posti in chiaro dalle precedenti osservazioni, senza che d' uopo sia il ricorrere all' ipotesi che esse siensi indurate per mezzo del calore. Sono probabilmente preci- pitazioni anche le rocce cristalline piu compiute , come il marmo statnario , le rocce quarzose ecc. , e allorche i sedimenti predominavano , si sono prodotte lastre di mica, di talco e di clorite. Una quistione si e proposta su I'ori- gine del gneis : 1' autore trova la sua struttura analoga a quella della fonolite e delle rocce vulcaniche lamellari. Qneste formazioni sono probabilmente dovute alia stessa cagione , cioe alia pressione sostenuta da una massa di granito intumescente tra la forza espansiva della massa si- tuata al disotto , ed il peso e la coesione delle rocce se- dimentali ed arenacee collocate al disopra , oltre il peso dell' atmosfera e dell' oceano. Quella struttura crebbe in appresso collo sfregamento delle lamine 1' una contro I'altra, air epoca del loro innalzamento o della loro protrusione. Presenta quindi 1' autore uno schizzo della sua. teoria del globo ; egli immagina che la massa del globo, o almeno la esteriore sua zona, sino ad una profondita considerabile sia stata originalmente , cioe avanti il momento in cui la terra piglio il suo posto nel sistema planetario , di una composizione granitica, cioe formata probabilmente dagli ordinarj elementi del granito, pero in graai assai volumi- nosi , potendo essere stata da circostanze iiicognite favo- reggiata la regolare cristallizzazione delle particelle. Egli rigetta 1' idea di un involucro granitico del globo, prodotte dalla superficiale ossidazione di un nucleo metallico ; sup- pone air incontro, che nel giugnere all' attuale sua orbita, o anche da prima, il globo sotFrisse una pressione molto minore di quella che previamente lo aveva cristallizznto , o almeno preservato in uuo stato di cristallizzazione ad una intensa temperatura , al quale proposito chiede dub- bioso se mai formare potesse parte integrante del sole. BibL Ilal. T. XLV. 10 aaa a p p e n n i c e Dalla dimiiinzione della pressione prodotti fii Tespansione, la quale ebbe luogo dalla suiJerricie al ceuVio , essendo rapidamente volatilizzata V esterua corteccia , e la zona pill viciiia soltauto parzialmente liquefatta. Se la diminu- zione della pressione avesse avuto principio avanti che il pianeta giugaesse alia sua orbita attnale , gran parte della sua atnystera formata dalla vaporizzazione superiiciale sa- rebbe stata divisa nel suo passaggio vicino al sole , co- me quella di una cometa che nella sua coda sembra con- tinuamente lasciare addietro una parte della sua sostaaza in uno slato aeriforme. L' invlluppo aeriforme die rimase o sviluppossi dopo lo stabilimento del globo nella sua po- sizione attuale , formo ed ancora forma la sua atmosfera, e coUa susseguente comlensazione una parte del suo oceano o nn serbatojo di acque superficiali. Supposto che il globo avesse una irregolare figura allorche staccossi dal sole, la vaporizzazione della sua superficie e quindi de' suoi an- goii salienti , unitamente al moto rotatorio del suo asse ed alia liquefazione del suo esteriore inviUippo , dovettero ne- cessariamente produrre la sua attuale figura di una sferolde schiacciata. Si mostra quindi come formaronsi grandi corpi di vapore acqueo nella parte esterna del globo; come la loro parziale condensazione formo il primitive oceano ; come questo si abbasso per cagione della superficiale va- porizzazione , mentre sospese o disciolte conteneva varie sostanze minerali. Si si)iega la formazione del gneis colla deposizione del feldspato, del quarzo e della mica,' a guisa di una esalazione uscita per la disintegrazione del granito e si spiega il terniine di questo interno progresso della espan- sione ; lui mo^tientaneo equilibrio si fa vedere nato tra le opposte forze di attrazione e di repressione , con che si mette in chiaro lo stato del globo a quel tempo, la sua divisione in zone di materie piii o meno dilatate , la for- mazione dei letti di granito, di gneis, di schisto micaceo, di rocce di transizione , prodotte le ultime come pure il mica-schisto dal primo solido inviluppo o dalla crosta del globo; finalmente la formazione dell' Oceano e dell' atmo- sfera. Durante questo nnovo processo crebbe la temperatura e crebbe la forza espausiva dei letti granitici , i quali si abbassarono colla loro dilatazione , passando attraverso di essi il calorico dal nucleo del globo riscaldato. SifFatto in- creineiito in epoca incerta produsse la squarciatura della PARTE STR\NlERi. 2.20 estei'na e solida corteccia, forinaado deiitro ad essa fen- diture tanto dl elevazloiie , qnauto di eruzioiie , e cagio- nando i feiiomeni desci'ltti nei primi capitoll. Le fenditure rainori clie accompagnaroiio I'iaaalzameiito degli strati, pro- dussero: i ." le vene injettate; a.° le contemporanee; 3.° le minerali^ 4.° le qiiarzose ; 5.° le brecce, i marmi, ecc. 11 turbamento dell' Oceano rnppe le rocce piii elevate , e produsse gli strati cougloinerati , e 11 loro passaggio ai letti d' argilla , alle rocce cjiiarzose , alia transizione cal- carea, ecc. Gli strati secotidarj, gli strati di carboiie , pre- seatarono i priini avaazi della natura organica, cloe di quel vegetaljili die nati erano su gli strati soUevati sopra il livello del mare. Ma col lasso del tempo si aljbasso gra- dualtneiite la temperatura della superficie del globo e del- Tatmosfera per la radlazioiie del calore dall' atmosfera mc- desima nel vote che la circoadava, e i coatineati non furona piu inondati da uii dlluvio , smlnuita essendo anche la quantita deiracqna teauta in circolazione eiitro Tatmosfera. Sursero allora nnove triba di esseri orgaiiizzati^ tanto ve- getabili, quanto animali ; i deposit! marini contennero mi- nore quantita di materia precipitata, e conseguentemente diventarono meno cristallini e meno compatti , e gli strati di pietre argillose,di manni e di brecce sottentrarono con quelli di argille mescolate o tabnlari , di terra grassa e di gesso , sinche la successione delle eta ridusse il globo alia condizione in cui al presente esiste. Si espongono quindi una cronologia delle formazioni , la continuazione delle leggi alle quali sono esse sottoposte , Torigine delle rocce di ogni genere , attribuita a cagioni che ancora sono in attivita, e si mostra un' analogia dello stato passato col presente. Si accenna anche 1' opinione riguardante la di- struzione e la riproduzione delle rocce nelle divei-se eta , prodotta dalle stesse cagioni che ancora agiscono, alle quali pero accrescono talvolta una forza prodigiosa alcune rare combinazioni di circostanze. Si concliiude che la formazione delle grandi masse minerali del globo e dovuta a tre di- stinti processi , sovente confusi nei loro risultamenti : I." alle precipitazioni ; 2° al sedimento delle niaterie so- spese ; 3." all' intumescenza della sotterranea espanslone. Queste sono le cause tnttora attive e qneste, rendeuda ragioae del natural! fenomeni, escludono le ipotesi noa appoggiate ad esempi e ad osservazioni, suggerite dall'a- more del marariglioso, sempre inerente all' umana natura. 224 AVPENniC E Qui ci e d* nopo tornare alle ultime linee della prefa- zloue , nolle quali si accenna clie una nuova teoria cJella terra e stata pulil)licata dal sijr. Kn.i'2,ht , e die 1' autore uoa ne elibe coatezza se non dopo che gia stampavasi il suo liliro. E<;U si e trovato cF accord o col /w»i;/it uelle idee coaceruenti ia meccanica deposizione del gneis^ delle fo- glie di mica, ecc. , e la cristallizzazione delle rocce colla jiiescolanza di un veicolo acqueo in una scarsa proporzio- ne. Ma il Knight suppone che le montagne fossero protu- beranze originali della superficie granitica del globo, e cjuindi noil amniette la successiva elevazione dei loro strati, lienche egli pure immagini gli strati indurati dal calore. Egli immaguia altresi che 1' introduzione dell' acqua nel nucleo metallico del globo jiroduca i vulcani , i tremuoti e tutti i fenomeni a questi relativi; idee, dice 1' autore, che toto ccelo dlfFeriscono dalle sue. Come appendice si soggiugne un catalogo dei vulcani conosciuti , aliitualinente o recentemente attivl. DI questi cinque ne conta 1' Italia coUe sue isole , cioe il Yesuvio , r Etna , Stromboli , Volcano e Ischia , e quindici tutta I'Europa; dodici se ne trovano nelle isole dell' Africa, piu di ventiquattro nelF America , numerandosi piuttosto le provincie o i distretti vulcanici che non le montagne o le bocche aperte , e non raeno di ventisette vulcani o isole vulcaniche presentano il continente dell'Asia e I'Arcipe- lago della Polinesia. Facendosi la somma delle montagne ardenti, se ne trovano in questo catalogo 170, ma 1' alitor e stesso accorda che queste notizie sono vaglie ed imperfet- te , e che i vulcani attivi , come egli annunzio da princi- pio , debbono essere assai piix numerosi. II numero II dell' Appendice contiene varie osservazioni su le circostanze clie accompagnarono 1' eruzione del JoruUo nel Messico, come riferite sono dal sig. Humboldt : in queste osservazioni r autore ha istituito sovente il paragone tra i fenomeni dei vulcani d' Italia e quelli delle montagne ignivome Aniericane. L autore di quest' opera non puo essere considerato se uon come uno dei piu grandi Flutonisti, ma di una classe pero aftatto diversa dagli altri linora conosciuti , perche menti-e questi suppongono generali combustioni , o cata- clismi ignei , egli immagina un letto di granito incande- scente , se non pure a una temperatura meno elevata , niolte circostanze esponendo che ne possono uioderare il PARTE 5TRANIER.V. 225 calore. Nuova noii k certamente 1* idea cU ixn faoco cen- trale , e se ne trovano gl' indizj nei piu anliclii scrittori ^ nelle opere di Anassagora, di Empedocle e fors' anche di Aristotele. Siccome tatte le cosmogonie e le teoiie della terra che si sono fiiiora preseiitate iion lianno per base se non che ipotesi e congetture , noi crediamo che taiito valga il snpporre uaa geiierale conflagrazione del gloho , quaiito r immagiaare uii letto originario di graaito riscal- dato o incaiidescente , la sua dilatazione per cagioae del calore , la forza espansiva da esso esercitata , il solleva- mento dei contineati , la formazione dei niari , delle iiion- tagne , delle rocce , e quindi le feiiditure degli strati , le eruzioai o le elevazioni vulcaaiche, la produzione dei tremuoti ecc. Osserviamo parimente che , sebljene noa possauo, come avvisa I'antore, con qiiesto sistema esclii- dersi tutte le ipotesi (giacche come ipotetica siamo forzati a riguardare la supposizioue del graaito originale forte- meiite riscaldato , del quale i fenouieni vulcauici non ba- stano a provare Tesistenza)^ pur tuttavia iiigegaoso e il sistema dall' autore proposto, e tale che qualora si ammet- tesse, servirebbe ottimamente a rendere ragione di molti dei piu grandi fenomeni della natura e del globo , al quale proposito notererao ancora ch' egli nella sua teorla noa SI stacca dalla Biljbia , come una gran parte dei moderni geologi , ed ammette e fa entrare essenzialmeate nel suo sistema ua diluvio , o piuttosto una serie di di- luvj , r ultimo dei quali potrebbe coincidere col Mosaico » cioe coir epoca in cui una porzione della terra era gia abitata. Belle altronde e copiose sono le notizie, ingegnose le osservazioni dall' autore raccolte intorno ai vulcani, ai loro fenomeni , alle loro produzioni , benche di queste ab- l)ia forse ignorata la classificazione niineralogica , che e una delle migliori opere del sig. Faujas de S. Fond; e riguardo al raffreddamento delle lave e delle altre grandi masse pietrose forteraente riscaldate, egli avrebbe potuto appro- fittare della recente opera del sig. Fourier suUa teoria del calore. Ne prive di lode possono reputarsi le figure in rame nelle quali si espone la catena del Pay vicino a Clermont, I' ideale spaccato per traverso di una serie di monti vulcanici, e quello delle Alpi del Tirolo tra le valli di S. Pellegrluo e di Eysack , i crateri di Stroniboli e di JoruUoi cosi pure le figure in legno o in piombo 2i6 AVTENDICE dil cono dl Stroniboli, del cratere Dohmifu e del cono deir isola di Borbone , del Piiy de Chopine presso Cler- mont, del Moat d'Or, del Vnlcmello, e le tavole litogra- fiche , nella prima delle c[uaU si mostia il parallelismo delle principali serie di vulcani e delle graudi cateiie mon- tnose del globo^ nella seconda sono rappresentati lo spac- cato o la naturale sezione del cono vulcanlco del capo di Miseno , il Yesuvio vednto da una montagna tra Yico e Sorento, il Vulcano e il Valcanello delle isole di Lipari, la montagna di Bonnevie, immenso gruppo di colonne ba- saltiche , il Vulcaao di Jorallo con una parte della pianura del Messico , e lo spaccato del Jornllo medesimo e della pianura di Malpais. Fra queste figure, sperando di fare cosa grata ai leggitori nostri , abbiamo scelte e riprodotte quelle dello spaccato delle Alpi del Tirolo tra le valli di S. Pellegrino e di Eysack, il Vulcano dell' isola di Borbone senza cavita o cratere apparente, il cratere Dolomieu, da alcuni appellato il Cirro del Yulcano di Borbone, e la ve- duta del Vulcano di Jornllo e del piano elevato di Malpais al Messico , le quali servir possono grandemente a rischia- rare le idee esposte nel libro. II complesso di quelle figure aggiunge certamente pregio alP opera, degna per se stessa d' essere ben considerata, e per questo ci siaino fatti sol- leciti di farla ben conoscere all' Italia. Jii6/io/eftL Jfa/tit/ui Jomo ^S pauf ii (i fptuwafo dt'//^ . ^//!/ //e/ Tiro/o frn /r vu/// (/i SJ'e/Ier/rino e djPuifacA . CrafereDolomieu, deffo i/ (irco tfe7 Vitlcano (HBorfione Titfeano rie/lo c lA'/ />ia/u> cA'oa/o ,/i JI,i//^mr.t,/n,jfo tfia .Ai/Tii/p./'it.'sandv s PARTE STR\NIER.\. M^DMiacw LBi7»t«Baii— ■—agMBMarai BIBLIOGRAFIA. S T O R I A. Die Driuden der Kelten. I Driddl dei Celd ed I Sa- cerdoti dcgU andchi Germani : introduzioiie alia dot- trina religiosa della Gcrmania , del sig. Barth^ — Erlangen , 1826, in 8.° Xl sig. Barth fassi a combattere T opinione clie nessim sacerdote propriamente detto avessero i Germani , e che r unico lor sacerdozio consistesse nella digtiita de' padri di famiglia. Egli a conferniare la sua confutazione si ap- poggia ad alcuni Inoghi di Tacito stesso , dimostrando die i suoi avversarj haiiiio dato un senso trc-ppo generale alle €spressioni di questo storico , senza por meate alle ecce- zioni ch' egli stesso ha fatte. L'autore cita ancora Stra- l>one ed Ammiano Marcellino , il secondo de' quali chiara- tnente dice: Nam sacerdos apud Burgandios omnium maximus vocatur Sinestus. In lingua gotica, dice egli, Sineigs signlfica uq vecchio. Dall' esame delle funzioni de' sacerdoti U signor Barth passa ai cavalli sacri , i quali , giusta Tacito , col loro modo di nitrire somministravano i piu sicuri presagi. La quistione , se gli antichi Germani avessero dei druidi , sembra da Cesare decisa : Neque Driddas habent, qui rebus divinis proRsint , neque sacrificiis student. Cesare pero non venne reputato bastevolmente autorevole, e dopo due mila anni circa gli si oppone di non essere state ben istrutto, non a vend' egli cio inteso che dagli Ubieni de' paesi coUa Germania confinanti^ si aggiugne ch' egli ha fors' anche presa tal opinione dai Galli , e che Tacito ne sapeva as- ;sai piu di Cesare Cio e possibile ; ma una mezza parola di Tacito , ed una congettura del sig. Barth non fanno un druido. Ora Tacito non parla punto dei druidi pe' Germani, e non fa che modificare cio che presso Ce- sare si riferisce alle loro abitudini religiose. Egllno dunque aver potevano de' sacerdoti, senza che questi fossero druidi; giacche i druidi erano sacerdoti d' una specie totalraente saS A p p E N n I o E distinta. II sig. Bnrth percio prende uii altio canimino per giiigiicre alia sua conclusioao. Staljilisce varj contVonti tra gli iiiii e gli altri, trova che tutti aveano i medesiuii privilegi , le stesse opinioni , la scrittnra stessa; quindi passa air esaine del loro nome , ma conchiiide tnttavia col ricoiioscere die i piu grandi ostacoll si oppongono alia snpposizione dei druidi presso i Gerniani. L' autore dopo tutto cio s' Intertiene intorno ai nomi dei sacerdoti e delle divinita de' diversi popoli del settentrione; Ma e da no- tarsi che Diogene Laerzio, Diodoro e Dione, che parlano di queste cose, sono scrittori hen poco sicui-i qnando ap- plicar vuolsi alctina delle loro allusioni ai culti , di cui eglino sovente usano i nomi seiiza alcun dlscernimento. I nomi de' luoghi, da' quali sembra rammentarsi la presenza dei druidi , sono raccolti in un paragrafo , in cui il signor Earth la nuovi sforzi per sostenere i suoi druidi, ed a questo proposito rimprovera il sig. Mone , autore della Mitologia del Nord., d' aver creata una migrazione di Celti verso 1' isola di Boruliolni , piuttosto che accordare dei druidi agli antichi Gennani , e concliiude col decidere a favore della loro esistenza. Molta dottrina trovasi in questa dissertazione , e non di meno gradevole ne e la lettura. A' piedi d' ogni capitolo veggonsi trascrltte le autorita, cui 1' autore si appoggia. L' opera nel suo complesso e assai bene condotta, ma non e cosa possibile il seguirla passo passo. L' autore nelle etimologie di druido , bardo , sasonido , ecc. ha dovuto ri- petere cio che in detto piii volte; ma nel capitolo sullo state delle cognizloni de' druidi e d' uopo leggerlo e rileg- gerlo , non perche abliia detto tutto cio che dirsi potea , ma perche ha beu trattato il subbietto suo , senza darsi in balia di vane ipotesi , e senz' abbandonare 1" erudizione positiva {R. E. P. de Golbcry.). AKTT E MESTIERI. Dictionnaire des iiu^cndous ct decoi ever res. DizionaHo .. delle invenzioni e delle scoperte , di N. Boquillon. _ — Paiigl, 1826, Audiu , urt vol. in 12.° '■ Questo piccolo dizionario e fatto specialmente per gli artigiani. Esso e uno di cjvie' mannali , che destinati sem- brano a rendere popolari le cogaizioni , e che a'di nostri PARTE STKINIERA. 229 vanno in si gran numero pubblicandosi , ma che general- mente sono con troppa fretta compilati. II soggetto ci pare ottimainente scelto : vi sono accennate le particolarita delle scoperte , e vi si trova si il nome che la storia degl' in- ventor!; ma lascia a desiderare una maggiore spiegazione di alcune cose , ed esattezza maggiore in alcune altre. Cio non ostante quest' operetta posta nelle mani d'un fanciullo non sara certamente inutile. Essa puo spargere nel tenero animo di lui i semi delle cognizioni , ed e opportunissima ad eccitare la curiosita e T emulazione. Sarebbe a deside- rarsi che qualche mano esperta ne facesse una traduzione Italiana, correggendone le mende, e quelle cose aggiugnen- dovi che proprie sono de' nostri paesi , e delle quali ge- neralmente poco si curano i Francesi. Essa potrebb' anche servire di norma a chi yolesse in Italia compilarne una di simile natura. L E T TE R A T U R A. lu-Kiao-Li , oil les deux Cousines , cioe Le due Cu- gine , romanzo cinese , tradotto dal sig. Abel Re- mus at , € preccduto da una prefazione, nella qudle si trova il parallelo de romanzi della Cina con quei dell Europa. — Parigi , Moutardier , vol. 4 , in 12.°. configure. '..Fh^r.^' 'in- No! siamo d' avviso, al pari del traduttore di questo ro- manzo , essere la cognizione de' libri cinesi utilissima , poiche essa e atta a disvelare il genio di questo popolo straordinario assai meglio delle narrazioni de' viaggiatori , i quali non hanno che alcun poco veduto cio che raccon- tano, sebbene lo facciano con tale franchezza ed asseve- ranza da smentire cio che ingenuamente si aflferma da un inglese , che forma va parte della famosa ambasciata : u Noi fummo ricevuti ( diceva egli ) alia Cina come mendicanti , trattati come pria;ionieri , e rimandati come ladri . . . . E come mai sovra cinque o sei membri del tribunale delle cerimonie , e sovra alcuni portatori di sedie giudicare di luecento milioni d' abitanti? " Cosa certissiraa e dunque the rintracciar convlene ne' libri cinesi i costumi ed il jenio de' Cinesi. I loro romanzi, se giudicare si puo da qiesto che annunziamo , giovar debbono mirabilmente a cUarirci mtorno alle costiifUiinze del paese, avendo gU aSo APPENDIOE autorl cVi essi liastevole fraiichezza per noii illudere i loro concittadini, contro de' cpiali maneggiano le armi del ri- dicolo con graade disinvoltura. Cost |iettsa il traduttore : cio non ostante ci e d' uopo coinl)attere colle stesse armi di liiL la dottrina cli'egli viene espoiiendo iiitorno a' ro- inanzi storici. Iiiiperocclie noi non sarenio gianimai per concedere che i roman'zi, questi dilettevoli componimenti destinatl a sollazzare I'inedia e I'ozio, possano divenire libri utili airistruzione di coloro cui per le moke occiipa- zioni manca il tempo di leggere la storia. Potra forse negarsi die il tempo medesimo e necessario per leggere il romanzo e la storia, e che i buoni etFetti non possono in alcun niodo compararsi? L'editore ha senz' alcun duhbio avuto al pari di noi non poche occasioni di gemere snlla vituperevole igno- ranza di certi farfalloni dclla societa , i quali avendo at- tinto la loro erudizione in madama di Genlis , in Walter- Scott ed in altri , vanno con ridicola balorderia ginrando in verba magistri, e scioccamente gnarentiscono Tesattezza di cio che vien dato in Ince dalla vagabonda fantasia del romanzlere. Direbbesi ch'eglino alia Siria combattnto hanno neir esercito di Ricardo cuor di Leone , che parteciparono, quasi persona terza , all' amorose confidenze di Luigi XIH e di niadamigella de La Fayette , che inteso hanno Riche- lieu dare i suoi ordini a Laubardemont , che con madama di Maintenou e col padre La Chaisse chiamati furono alle conferenze di Luigi XIV, e che asciugate hanno le lagrime di madamigella La Valliere nelle Carmelitane. Nnlla, e giova il ripeterlo, nulla supplire potrebbe alia verita rac- colta nella storia o per mezzo di autentici documenti , o per la testimonianza di chi ha co' proprj occhi vedute ed esaminate le cose. Noi dunque nel romanzo cinese non ci faremo gia a studiare la storia delia Cina, ma bensi il costume del popolo, i suoi usi nella societa, le sue oc- cupazioni nella famiglia. Le due Cuglne ci presenteranno nella Cina , come nel- TEuropa, il vero merito rare volte obbliato. Noi vedrem* a Pekin , come a Londra, a Parigi , a Milano, ecc, dega egoisti, de' fnrbi , degli ipocriti ; ma forse non troveremo come nella Cina un giovane ben nato , pacifico al segro di accogllcre alle sue nozze coloro che lo hanno ime- gnamente tradito, e che tentato hanno di soppiantarlo. PAHTE STRANIERV. 23 I Potremo raglonare , discutere e fors" anche Ingannarci sulU dipintura di questi caratteri , senza pero oltraggiare giam- mai una verita storica. Ma cosi noii avverrebbe, se I'au- tore cinese abbandonandosi ad ixna focosa immaginazione osato avesse introdurre aiiacronismi , errori ia geografia , avvenimenti apocrifi in cose relative alia storia della sua nazione. II matrinionio del giovane Sse con ambedue le proprie engine puo essere indifferentemente una verita od una finzione i ma nelF andamento, nel contesto dell' azione la condotta dl Sse , quella del sig. Fe , quella del sig. Gou, quella in fine di tutti i personaggi sono necessariamente verita die dall' autore raccolte fnrono all' intorno di se stesso , e che ci oflfrono sicnre cognizioni per giudicare dei costumi e dell' indole de' Cinesi e ben definirne il ca- rattere. Qneste azioni dei difFerenti personaggi , questi co- lori , queste varie tinte, che dall' autore imprimonsi sovra la tela , tutte queste cose raccolte furono in mezzo della societa , della quale ci si presenta la dipintura : egli non puo ingannarci, e noi possiamo senz' alcun timore trarne sicure induzioni intorno ai costumi ed al genio de' Cinesi. Con- cliindasi dunque che i romanzi storici, giacche cosi chia- luati furono dalla moda , sebbene questo titolo implichi luia tal quale contraddizione, fannosi ad usurpare un tempo prezioso , il quale altrimenti consecrerebbesi alio studio della storia ; ch' essi lasciano tracce proprie a far confon- dere V errore colla verita, e non possono che nuocere ad una solida istruzione: laddove il romanzo d' immaginazione fatto per occupare i momenti d' ozio , ha se non altro il vantaggio di non indurre in errore, ed operare quelle cosi dette mistijicazioni , delle quali non pochi lettori divengono la vittima, raccontando eglino di buona fede come verita storiche cio che rammassato hanno nel romanzo senza verun discernimento. L' azione delle due Cugine e sempllcisslma e felicemente immaginata. II carattere de' personaggi e disegnato e so- stenuto con un ingegno che diflicilmente s' incontrerebbe fuori della Cina. L' andamento non ne e giammai imba- razzato : la prescienza del lettore vi e spesse volte delusa; egli non senza maraviglia e sorpresa giugne alio sciogU- mento scmplice e naturale al pari dell' azione. Dopo d'aver letto il romanzo, sappiamo che nella Cina trovansi donne avvenenti , colte e non gelose, padri teneri e cordialmente ao2 APPENDICE solleciti della felicltii de' lor figliuoli , uomini di carattere clie tutto saci'ificaao al propiuo dovere , giovani altrettaiito pill saggi e studiosi , qiiaiito che saiino clie 1' ingegno solo puo coiidurre agli onori ; ma sappiamo ancoia die nella Cilia, come in Europa, T intrigo e Tegoisino esercitano il loro inipero, che si provano ingiustizie ed iiigaiini a Pe- kin, come a Londra, a Parigi , ecc. In sonima questo llbro vale assai jiiii di nn romanzo storico , e se non puo coUocarsi col don Chiscotte e col Gil-Bias , dee per lo meno porsi immediatamente dopo questi due si celebri romanzi (^Joiirn. gentr. de la litter, de France.). STORIA NATURAL E. Mlneralogle popidaire etc. Mineralogia popolare , ossia Avviso al coldvalori ed as.ll ardslatd intoriio alle tene , alle sahhic , ai metalli ed ai sail di cui essi fanno uso gioirialmente , alle ricerche delle minie- re , ecc. di C. P. Brard. — Parigi., 1826, Colas, in 1 8.° Questo picclolo volume fu coronato dalla societa per r insegnamento del popolo , come una delle migliori opere destiaate a rendere piii popolari le scienze. Novoram vegetahiliiun descriptioncs. In liicem pro- deunt opera Paulli de la Slave et Joannis Le- XARZA, etc. Mexici , apud 3Iartin. Riveram, 1826, fasc. I e II ., in 8.° Questa coUezione si trova vendibile a Londra ed a Pa- rigi presso Treuttel e Wiirtz. II primo fascicolo contiene quaranta descrizioni di piante , alcune delle qiiali sono di un genere nuovo , cioe : Morclosia. — Mina. - Morenoa, — Bravoa. — Lennoa. - Matamoria. - Rosalesia. — AUendea. — Ahasoloa. — Zcxmenia. - Galeana. — Aldama. — Hidalgos. 11 secondo contiene sessanta descrizioni , fra le quail sono le seguenti pur di un genere nuovo , cioe : Trujanoa. — Casimiroa. - Calibrachoa. — Juliania. — Leonia. — Lexarza. - Mieria. - Roldona. - Montanoa. - Saiainbica. A questi due fascicoli segue V opera intitolata Orchidianum opusculum , divisa in quattro parti e contenente 43 pagiiie (/. G. L, F.). P\RTE STRANIERA. ^33 ANTIQXJARIA. Notice sur les medatllons j-omains , etc. Notizia sui medagUoni romani e in oro del Museo I. e R. di Vie/ma trovati nelV Ungheria negli anni 1797 e i8o5, di A. Steinbvchel , direttore del 3Tuseo ecc. — Vienna, 1826, Heubner , in 4.° con quattro tavole e quattro vignette. Prezzo 3 fior.^ 64 carant. Questa notizia contiene non solamente la descrizione delle suddette inedaglie inedite, trovate a Szilagj, Semlyo e Pe- triancz , ma abbraccia ancora piu altre iniportantissiine parti deir archeologia. Essa puo quindi far serie con quella di Eckhel : Doctrina nwnoruin vettrwn etc. Scarabees Egyptiens , etc. Scarabei Egizj figurati del Museo d' antichitd di S. M. TImperatore. — Vienna, 1826, Heubner, in 4.*^, con quattro tavole. Prezzo 2. fior, e 24 carant. Beschreibung der K. K. Sammlung etc. Descrizione delta Raccolta I. e R. d' antichitd Egizie , di A. Steinbiichel. — Vienna, 1826, Heubuer, in i6.°, .. con due tavole. Prezzo 64 carant. Nuova cdizione delle opere di Eckhel coi suppli- nienti, Delia celebre opera di Eckhel intitolata Doctrina numo- rum non piu trovasi in commercio se non appena qual- che esemplare cbe dirsi possa perfetto , la maggior parte degli altri mancando o d' interi volumi o di alcune parti. Mi e quindi nato il pensiero di ristampare que' volumi che o piu non sussistono, o trovansi imperfetti. Lo die men- tr' io stava divisando, nulla accader mi potea di piu for- tunato, quanto di trovare 1' autografo stesso di Eckhel, ch' egli usando di quell' erudizione e di quell' acutezza d' ingegno ond' erasi procacciato tanta fama , arriccliito avea con molti ;iggiugnimenti di sua propria mano, tratti o dalle sue stesse osservazioni , dopo che 1' opera gia stata era divulgata, o dai lavori e dalle scoperte cli altri eruditi uomini , con animo certaniente di pubblicarsi se immatura morte non lo avesse alle scienze ed alia patria rapito. a34 APTENDICE Credo qnincU che grati nii saraniio gli studlosi della nuiuismatica, se noii frapponendo alcaii indiigio presen- teio loro tali aggingnimenii, importaiitissimi nou tanto per la nioltitndine delle cose , qnanto pei* la dottrina che ia essi rispleiide : ed a cjuest' impresa io mi sono indotto affiaclte coloro che gia tutta 'possedono I' opera , procurar se ne potessero beii tosto aiiche i snpplimenti. Ne temo che sara loro men accetto cio ancora che io stesso vi aggiansi , cioe la vita ed il ritratto dell' autore. lutanto gia si atteade con la uiassima assiduita ed ac- curatezza a trascrivere ead emendare i voluini. 11 prezzo degli otto voluini componenti l' opera tutta e di yS iior. moii. coiiv. Quella de' suppliaienti e di . . . . a fior. 3o car. Vienna, nel dicembre del 1826. Federico Volke. EGONOMIA RURALE E DOMESTICA. Memoire sur la connaissance des terres etc. Memoria sulla conoscenza delle terre in agricoltara , di P. H. PoNTiER^ gid ispettore principale delle acqtie e dei boschi, ecc. — Aix e Fatigi, 1826, Baclielier e Iluzard, in 8.°, di pag. 100. Prezzo fr. i e cent. 5o. Questa Memoria non e che una parte del lavoro piii esteso che T autore non ha potuto coudurre a compimento per 1' immatura sua morte. Di cio dobhiamo tanto piii dolerci , quanto che da questa Memoria risulta che anche dopo i lavori di Davy e di Cliaptal , rimaneva tuttavia qualche incertezza sovra piii punti della scienza agraria, e quanto che il sig. Pontier avrebbe realmente aggiunto non poco alle nostre cognizioni nella teorica e fors' ancora in alcune parti essenziali dell' arte. L' autore in questa Memoria ha preso a dimostrare che le terre somrainisti'ano alia vegetnzione immediati materiali , del clie per altro i chimici punto non dubitavano. Egli non pretende gia di tutti spiegare i misteri della vita vegetabile ; e quindi di- ligentemente distingue cio che gia e noto da cio che tut- tora rimane a rintracciarsi coU' uso di tutti que' mezzi che rivelare ci possono il segreto delle operazioni della natura. Questo libro pub dunque considerarsi come un ec- cellente introduzione ad nn trattato di agriooltura, e con- tiene tutte le piii importanti nozioni della fisiologia de've- 1 getabili , delle quali abbisogiiar polrebbe un agricoltore , PARTE STRANIERA. ^35 espoaendogli le chimiclie cognizioni che mancavano ai pre- decessori del sig. Pontier { R. E.). Transactions of the american philosophical Society etc. Atti delta societd filosofica americana , stabilita a ^y Filadelfia pel progresso delle usuali cognizioni, — Filadelfia , 1826, Brown, in 4.°, di pag. 60, con una tavola. Qnesta non e clie la prima parte del terzo volume ( nuova serle ) de' lavori della Societa americana , e con- tiene una sola Memoria , quella cioe del sig. M. Bull, in- titolata : Espciienze per determinare la quantita relatka del colore sviluppato colla combustione delle differenti specie di legne e di carboiie usate come combusdbili negli Stati-Unid^ e del calore che si perde iiegH ordinarj apparecchi , di cui si fa uso altrove. Qnesto lavoro e assai pregiahile- per 1' ac- cord© de' suoi risultamenti con quelli che si sono ottenuti in Europa per mezzo di metodi totalmente diversi. L' au- tore descrive diligentemente i metodi da lui seguiti, e questa parte della sua Memoria non e la meno istruttiva. Egli confronta il suo lavoro con quelli di Lavoisier, di Crawford, di Dalton e di Rumford, e discute il grado d'esat- tezza cui questi hanno potato raggiugnere colle loro espe- rienze; descrive poi il suo apparecchio ed i suoi mezzi per la misura , i suoi metodi di calcolo , ed i principj co' quali vengono applicati : passa in rassegna cio che in- torno al medesimo soggetto si e fatto di piii importante nella Francia , nella Gran Bretagna e nel suo proprio paese , e si approfitta di tutte le cognizioni da lui in tale rassegna acquistate. Le sue esperienze durarono sei mesi, ed egli le estese a 46 specie di legna , ai carboni di sette miniere deH'America , a quelle delF Inghilterra , e special- mente ad alcuni carboni tli legne, e linalmente alia mesco- lanza delF argilla e del carbone di terra , di cui si fa uso nell'Araerica non meno che in alcune parti d' Europa. La Memoria del sig. Bull e la piii compiuta di tutte quelle che veanero finora pubblicate suU' arte di trarre il calore dalla legna o dal carbone ; arte importantissima nelle manifatture e nell' economia domestica. Sarebbe a desiderarsi che venisse tradotta e diffusa nella nostra pe- nisola ora die vamio fra uoi sifFattamente sceraando i com- bnstibili. 2^6 APl'ENDlOE -»-«j in.ofir. •■r->nr,/i» «b i, estetica. "imlih .9I iJjiobonoqw G. ^. Burgers Lehrhuch dcr Aes'thetlk etc. Cor'so dl Estctica di G. A. BIIrger, puhblicato da Carlo dl Reinhard. — Berllno , 1825, presso Schoppel , ^r. 8.° Tom. I , pag. S/S. Tom. II, pag. 3oo {estratto daW ultimo fascicolo trimestralc del 1826 degli Annali della Lettcratura ( Jahrbilcher dcr II- teratur ) pubblicati in Vienna ). L' Esietica , la quale divenne una scienza per le specu- lazioni di Kant, ebbe in seguito di mold lilosoli , i quali vi consacfarono le loro meditazioni. Krug, Herder, Zschokke, Bouterwek, Boettiger, Lessing, Paul, Sulzer , Bendavid , Heydenreich vogliono essere specialmente rammentati tra sifFatti pensatori. Ma se itieritano particolare attenzione gli scritti di questi grandi, i quali ricercaiido nella mente umana I'essenza e le modificazioni della nostra sensibilita adoperarono di tracciare le leggi metaiisiclie del buon gusto, sono certamente da aversi in maggior conto i dettati di colore, i quali dopo essere verluti essi stessi in gran fama per le eccellenti loro produzioni letterarie , si diedero da poi coUa face della metatisica e ricchi dell' esperienza pro- pria ad indicare die cosa essi tengano per quel buon gusto che gli Iia fatti emergere cosi eccellenti scrittori , e per quali modi si possa conseguire questa dote. Se la cosa e cosi, come noi teniamo per certo, Biirger , il quale dopo avere riscosso in Germania ed al di fuori applausi non contestati pe' suoi poetici componimenti , e degno certamente di essere ascoltato , allorolie viene in mezzo a dettare le norme del buon gusto nelle lettere e nelle art!. E noi vorremmo certamente esibire qui ai no- stri leggitori un epitome fedele del suo corso d'Estetica, se questo lavoro non fosse gia stato assai bene eseguito dal sig. Deinhardstein, o fosse costume della nostra Biblioteca di dare articoh di questa fatta tradotti da altri giornali. Noi non estrarrenio pertanto dagli Atinali della Lettcratura che i punti principalissimi di quest' opera, e questo solo per signilicarne alcuna cosa ai nostri leggitori, raccoman- dando a chi volesse averne una particolare e critica co- gnizione, di ricorrere al sopraddetto giornale. L' autore incomincia con un' introduzione , la quale e divisa in cinque sezioni : i . Del tenore e della natura PARTE STRANIERA.. 23^ (teW Estetica , come anche dell' origine di questa sclenza ; 3. Delle leggi fondamentali delle arti estedche ; 3. Delle arti estedche e delle low diverse specie ; 4. Di alcuni pre- test, ma insufficiend principj delle ard estedche; 5. Pro- prieta generali dell' artista estetico. Nella prima sezioiie T au- tore defiiiisce 1' Estetica u una scieaza^ la quale contieae le regole per gludicare e per gustare una certa sorta di prodotti delle arti , le quali con denominazione genera- lissima chiamansi belle. » Distingue la scienza dall'arte, e pone per essenza di questa il rappresentare un' opera fuori di noi. Assegna nella seconda sezione per legge fon- damentale delle arti estetiche 1' eccitamento dei sentimenti piacevoli ( heilsamer ) mediante la rappresentazione ester- na , propriamente mediante la rappresentazione della bel- lezza , la quale e da lui , appoggiato all' opinione di Baumgarten , definita essere la perfezione in quanto che venga riconosciuta per mezzo dei sensi. Cade nella terza sezione una divisione piii particolare delle arti estetiche secondo le loro specie , e 1' autore ammette una duplice base di questa divisione , la materia e la forma. Alia ma- teria dei prodotti dell' arte egli ascrive i sentimenti stessi e le rappresentazioni degli oggetti ; alia forma il modo di rappresentazione o di disegno della materia o sia del tenore. Tratta nella quarta sezione di alcuni falsi od in- sufficlenti principj , i quali furono recati in mezzo da alcuni estetici per derivarne le loro teoriche per le arti estetiche , e siccome tali vengono indicati i principj del- 1* imitazione e della morale. Finalmente scendendo alia quinta sezione pone per requisiti dell' artista perfetto lo studio , r esercizio , 1' entusiasmo e 1' assennatezza. In un breve proemio , che tiene dietro a questa intro- duzione, T autore istituisce delle investigazioni sopra quelle cose clie hanno tra loro di comune le opere della natura e deir arte in generale relativamente alia loro materia estetica, ed in particolare le opere dell'arte relativamente alia maniera di trattarla e di i-appresentarla. Questa parte decomponesi in due altre : la prima tratta della materia . estetica ; la seconda della maniera di trattarla e di rap- presentarla , avvisando di preferenza alle arti della parola. Nella prima parte , della materia estetica 1' autore ragiona prima dei sentimenti estetici puri , poi dei sentimenti este- tici non puri : nei primi pone i sentimenti del bello e del JJibl. ItaL XLV. 16 238 APPENDIOE siMime; ael seconcU i scntimenti ddla ragione ed 1 serui- menti dd sensi. Nella seconda parte , dove e questione del modo di trattare e di rappreseatarc la materia estctica nelle opere delf arte , al die \^a unita la poctlca , T autore incomincia le sue ricerche colP iadicare la diirerenza clie vi ha tra le opere della natura e quelle dell' arte. Dopo alcune divisioiii delle arti in generate (el' arte per il nostro autore e nel senso lato tutto die e prodotto dal- 1' uomo secondo il suo arbitrio ) passa a determlnare piu da vicino V essenza delle belle arti , la quale egli pone in cio di' esse debbano avere una conformita alio scopo , senza avere scopo determinato o niira determinata ;, il per- die possono pretendere ad una appHcahitita universale. Discendendo poi particolarmente alia poetica , I' autore manJa iananzi un' introduzione , la quale e divisa in tre sezioui di die la prima didiiara la nozione della poesia , la seconda tratta ddla divisione dei cotnponiinenti poedci e la terza del numero poetico , della prosodia e della rlma. La poetica e delinita dall' autore la scienza delle condi- zioni , sotto le quali sono prodotte le belle poesie , e come tali giudicate, e per fondamento di divisione dei diversi componimenti poetici pone la materia e la forma. Air introduzione fa succedere le investigazioni sopra la natura e le proprieta dei componimenti poetici in gene- rale, e dei singoli componimenti in particolare. Questi sono esposti In otto sezioni. Della poesia didascalica. Delia, poesia descriuiva. Della poesia drammatica. Delia favola esopiana. Delia poesia epica. Delia poesia lirica. Ddl' idillio. Dell' epigramma e di altri piccoli componimenti. PARTE ITALIANA. 289 PARTE 11. SCIENZE, LETTERE ED ARTI ITALIANE. BIBLIOGRAFIA. LETTERATURA E BELLE ARTI. FOLIGRAFIA. Classici itallani del secolo XVIII pubblicati in Ml- lano dalla Societd tipografica ecc. nel 1826. o, pere di Lazzaro Spallanzani, sei vohimi in 8.° coji ta- vole in rame. — I priniL tre volunii comprenclono i Viaggi alle Due Sicilie ; le Dissertazloni varie forraano la materia dei due seguenti; il sesto contiene gli Opuscoli di fisica animale e vegetabile , con una Lettera inedita intorno ad alcuni costumi della Corte Ottomana. — La presente ri- stampa ha per corredo la Vita deU'Autore , tradotta espres- samente dal latino, di Angelo Fabroni, ed illustrata di note, colle quali si fanno conoscere quelle Opere minori dello Spallanzani , clie gli editori hanno creduto di trala- sciare j da die non tutte le produzioni di questo Autore hanno un nierito distinto , ne tutte potrebbero acquistare presso i posteri quell' iraportanza clie avevano al tempo in cui furono pubblicate. — La presente edizione venne diretta ed assistita da' consigU del ch. sig. prof. Enrico Acerbi. Verona illustrata di Scipione Maffei , con giunte , note e cor- rezioni inedlte deU Autore. Se ne sono linora pubblicati quattro volumi con tavole in rame. — ■ La ristampa di quest' opera celebratissima, essendo formata sopra un esemplare del testo (Verona lySa, in fogl. ) postillato ne'margiai dallo stesso Autore , acquista tal pregio che la rende in certa raanlera originale. NcUa prefazione degli editori si rende conto del metodo da loro tenuto nel disporre e coUocare le nuove giunte ed eniendazioni , essendosl eglino giovati de'consigli che loro diede il cli. sig. avvocato Francesco a40 APTENDICE Reina, non ha guarl mancato ai vivi. — II primo volume deir Opera comprendc anche le Notizie intorno alia vita e agli scritti clel MafTei, dettate da elegante penna. — La presente edizione pertanto, si per 1' esatta correzioiie del testo, come per la diligenza con cuL furono incise le tavole in rame dei volumi linora pubblicati , dovra considerarsi superiore a tutte le precedenti. Scoria della Letteratura Jtaliana di Girolamo Tiraboschi ; volume 16 ed ultimo ^ il quale comprende t Indice generale delle materie. Raccolta di Melodrammi giocosi scritti nel secolo XV III ; volume unico in 8° col ritratto di G. B. Casti. — Della presente Raccolta, formata ed assistita dal ch. dott. Gio- vanni Gherardini, abbiamo parlato nel tomo 42.% pag. 400: egli gia die mano ad ordinare quella de' Melodrammi serj. ( Delia presente CoUezione de' Classici Italiani del se- colo XVIII si sono finora stampati CXXIV volumi. Dopo la pubblicazione del vol. CXXV ( V ed ultimo della Verona illustrata ) incomincera la distribuzione de' volumi clie gli editori hanno promesso in done agli associati col manife- sto del 18 febbrajo 181 8.) Bellezze della Letteratura italiajia. — Firenze , 1826, dalla tipografia Delle Bellezze della Letteratura Ita- llana. Volumi 8, 9, 10 e 11, in i8.° I nomi di Gio. Battista Nicolini e di Davide Bertolotti abbandonano le pagine di qnesta impresa dopo il volume ottavo il quale ci mette innanzi T Arcadia di M. Jacopo Sannazzaro colle annotazioni di Luigi Portirelli. II nono volume e un picciolo libretto dato per ricompensare le poche pagine muncanti in alcuni dei precedenti voJwni non corrispondcnti alle promesse del manifesto ; e comprende i trattati di M. Bartolommeo Cavalcanti sopra gli ottimi reg- gimenti delle repubbliche antiche e moderne. £ questo un volumetto che si da gratis, e che per conseguenza vuol esser sicuro da ogni critica: nel resto, sebbene il Caval- canti (come colui che ripete serapre le parole di Aristo- tele e di Platone) non possa trovar molta fortuna ai di nostri , non e per altro si povero di pregi , che non po- tesse raccomandarsi ai lettori anche senza quel gratis che gli f« messo in capo a lettere cubitali. Le rime scelte del PARTE ITALIAN A. ^^41 Tasso danno materia al decimo volume , e sono una ripe- tizioiie deir edizion di Pisa procurata dal cli. sig. profes- sore Rosini. Ma per quanto cl sentiamo inclinati ad am- mirare il Tasso e le produzloni del suo ingegno, non te- miamo di aiFermare clie a 68 pagine di poesie liriche tutte del Tasso ci sembrano troppe in una raccolta destinata a presentarci le sole bellezze della nostra letteratura, e nella quale trovarono luogo pochissime poesie del Petrarca. Al- r undecimo volume appartengono le opere scelte di Gian- vincenzo Gravina, cioe i due libri della ragione poetica, quello della tragedia , il discorso suU'Endimione del Guidi, e la lettera al raarchese Scipione MafFei intorno alia divi- sione d'Arcadia. Se questo volume fosse stampato con piu diligente correzione, diremnio clie viene opportunissimo a quei molti i quali credono nuova ogni cosa che si stampi ai di nostri fuori d' Italia , e fanno V Italia scolara delle altre nazioni , mentre senza superbia potrebbe arrogarsi il vauto di essere stata maestra. F I L O L O G I A. Elemend dl Gramatica volgnre di Francesco M. Za- NOTTi con un ragionamento sopra la volgar lingua. — Milano , 1826, Societd tipografica de' Classici ita- liani, in 12.° di pag. 63. Noi vorremmo , e siam slcuri che con nol lo vorrebbero pure tuttl colore che sanno quanto ardua impresa sia il comporre una buona Gramatica , vorremmo che que' mae- stri , i quali imprendono a dettare precetti di lingua , si fossero gia a lungo esercitati nella lingua stessa, ed irre- fragabili prove date avessero del valor loro con qualche opera , che del pubblico suffragio andasse coronata. Ma vorremmo ancora , ch' eglino profondamente conoscessero la filosofia della lingua, ed i modi co' quali , specialmente ne' faaciijlli, vanno le idee nascendo, sviluppandosi , con- nettendosi. Lodi siano dunque alia benemerita Societa ti- pografica de' Classici italiani , che con questa nuova edi- zioncella vien divulgando gli Elementi di Gramatica dettati da un uomo e filosolo illustre e della lingua conoscitore profondo , siccome e dell' un pregio e dell' altro ne fanno le opere sue chiarlssima testimonlanza. L autore ebbe in mlra di esporre succintamente e colla massima chiarezza a4a APPENDICE le regolc fondamentall del p.irlnrc e dcllo scrivcrc itnllano. A quest! Eleinenti egli agglnnse lui Jlagionameiito soprn la i'oJgar lingua, in cni prcndc a definire clo clie conccdere vnolsi air autorita , ed il rispetto die ad un tempo aver debbesi all'uso; discnssione die a' di nostri torna opportu- nissima. Questi due trattatclU pcrtanto, siccome acconcla- mente osservano gli editori, coiitengono molte e sifFatte cose, da fanieli preferire ai troppo grossi volumi di somi- glianti materie , e qiiindi sono di tal indole da andare sparsi tra II comun della gente e giovare all' universale degP Italia ni e di quegli stranieri clie amano il bellissimo nostro idioma. Grand Dicdonnaire francais-italien , compose sur Ics Dictionncdres de I' Academie de France ct de la Crnsca , enrichi de tons Ics tcrmes techniques des sciences et des arts , par tabhe Francois d' Albert de Villcneuvc. Nouvelle edition notablement corrigee , amelioree et auginentee. On y a joint pour la pre- miere fois 1 .° JJn Traite de la prononciation fran- r.aise et de la prononciation italienne ,• 2.° La pro- nonciation ecrite d cote de chaque mot dans les deux langucs ; 3.° L' accent prosodique sur tous les mots italicns. Tome premier. — d3filan, 1826, chez L. Nervetti ct comp., in 4.° Di questo Dizionarlo, del quale furono sin era jjubbli- cati quattro grossi fascicoli , parleremo quando sara stato condotto a compiniento il primo volume. Per ora ci ba- stera T avvertire che il gran Dizionario francese-italiano ed italiano-francese , la cui bella e piu compiuta edizione di Bassano, 181 1, e ora divenuta di non si facile acquisto , co- meche sovr' ogni altro preglabilissimo , non andava scevero da difetti. All' emendazioni de' quali dlfetti sonosi accinti i nuovi editori seguendo per rispetto al francese il Diziona- rio deH'Accademia francese del 1822, e quanto alV iiallano, quello della Crusca, e la Proposta del cav. Monti j e ci avver- tono che a meglio ottenere il loro intento , ne iianno afiidato 1' incarico ad nomini in araendue le lingue versatissimi , i quali diedero pur mano ad arriccliirlo di articoli, vocabo- li, signi/icati ed escnipi nuovi nciriuia lingua e nelFaltra. I'AUTE ITALIANA. 240 Intorno ai quali aggiungimcnti ci liastcra per ora II qui riferire cio die gli editori stessi ne dicono nella loro pre- fazione: ' filosofia de' principi die le differenti provincie d' Italia " collo scettro loro signoreggiarono. " Air epoca prima , che sola e stata sinora pubblicata , opportunamente si premette un capltolo della geografia antica , o sia dell' antica divisione geografica dell' Italia : seguono altri due su 1' origine dei primi abitatori d' Italia, su gli Aborigeni, su i Pelasgi , ed altri popoli che com- prendere si possoao sotto quel noma , e su la condizione de' primi popoli dell' Italia stessa. Parlasi quindi partita- mente degli Etruschi , o Tirrenl e Pelasgi-Tirreni , della religione , delle arti , delle lettere e delle scienze , e degli stud] diversi degli Etruschi , non che de' loro re ; poscia degli Ausonj , degli Aurunci , degli Osci , degli Umbri , dei Slculi e dei Liguri , degli Orobj, degli Euganei e dei Veneti, del Sabini, Piceni , Vestini , Marrucini, Peligni, Marsi e Sanniti , fuxaluientc dei Campani , degli Enotrj , Coni , Lucani , Bruzj e Japigi. In un capitolo separato si ragiona altresi delle antiche colonic greclie stabilite in Italia ; in altro dei primi abitatori delle isole italiane , in altro di quelli del Lazio e nell' ultimo dei re latini , dopo di die si presenta un quadro generale dell' epoca prima, e si conchiude il volume , parlaudosi di nuovo della gi-an- dezza degli Etruschi, della forma del loro governo, del loro tralTico e del loro incivilimento ; delle navigazioni dei Liguri , deH'antichita degli Orobj , degli Euganei e dei Ve- neti, delle glorie dei Sanniti e dei Marsi, delle guerre quasi coutuxue di quo' popoli , dell' arrivo delle greche colonic e PARTE ITALIANA. 25 1 Jegli antichi abltatoi'i che da per tiitto fiirono da esse trovati in Italia, II modo in cui vedianio trattata questa prima epoca, ci muove a desiderare di avere quanto prima sott' occhio le successive. Itinerario Itallano , o sia Descrizione del pias^gi per le strade piii frcquentate alle pruicipall cittd d' Ita- lia , coll' indicazione delle dlstanze in poste , in miglia, in ore e minutij dei migliori alberghi; de- gli oggetd pill intei'essanti di Belle Arti, Antiquaria e Storia naturale ,• dclle principali produzioni e ma- Tufatture locali , e con altre notizie pih vantaggiosc cC viagglatori. Con 17 carte geografiche.,^- Milano , 1826, presso Pictro e Giuseppe Vallarcu, in 8-° E questa la 17. edizione milanese. Gio bastar dovrebbe per raccomandarla; perciocche le ripetute edizioni di una medesima opera e danno luogo alF emendazione degli er- ror! scorsi nelle precedenti , e sono non rare volte argo- mento di sua utiiita ed importanza. Ma quest' ultima venne akresi corretta in moke parti ed accresciuta dei Viaggi da Milano a Parigi passando dal Sempione e dal Monte Ce- nisio, da MLlano a Vienna passando per la PonteJja, Trento e Salisburgo, e da Milano a Monaco^ delle Poste dell' Istria e della Dalmazia , del corso delle Diligenze o Messaggerie , e del Quadro delle distanze , ridotte in leghe , delle prin- cipali citta di commercio dell' Europa. Tutte le quali cose recar dovrebbero a quest' Itinerario quel maggior compi- mento che dar puossi a sifFatto genere di libri. Memorie storico-critiche intorno alia vita ed alle opere di F. Sebastiano Luciano soprannominato del Piombo scritte da Pietro dott. Biagi , socio onorario del- V I. R. Accademia di belle arti e presidente dcl- VAteneo di Venezia. — Venezia, 1826 , pi esso Giu- seppe Picotti. L'autore di queste Memorie che in numero di soli 200 esemplari vennero puljblicate in occasionc di no/ze , pre- messa la dedica alia N. D. Lucrezia Valmarana nata Man- gili 5 preude le mosse uella prefazione da Auiore , che aSa APPENDICE accovacciato infonde il suo prolifico fuocG al mistico uovo da ciii spezzatosi il guscio , allorche I' cinbrione ha prese const- stenti forme cscono tutte qiiante le belle cose , le quali questo i'asto universo compongono , e dentro cui il germe e lo sbozzo ascondeansi, e dalla piii hizzarra e in un la j3iu vaga fra le allegoric della pagana mitologia varcando alia santa ve- rita ci dice die tutto il create non e gia soltanto opera della potenza e della intelUgenza , ma in particolare guisa d'a»iore, senza del quale sarebbe rimasto eternamente nelle profonde idee dell' Ente supremo : indi enunierando le po- tenze e gli efFetti di questo amore die regge i moti del fisico e del mondo morale , e via via descrivendoiie le diverse sensazioni conchiude die T Amore fu quel Dio die rese 1' uomo poeta , musico, pittore, e die chi nacque s' intrattien#sopra Tuna o I'altra di coteste arti e sopra i loro famigerati cultori puo aver «eggio anclie in mezzo alia esultazione d' illustre iineneo. Noi non seguiremo 1" autore in queste sue Memorie storico-critiche , ma consiglieremo bensi a discorrerle chi avesse vaghezza di conoscere le opere ed i particolari della vita di fra Seljastiano del Piombo compendiati con maggior estensione di quella con cui il Vasari, TAretino, il Federici, e poscia il Lanzi ce li tramandarono. Crediamo di avvertirlo pero die riscontrera in esse qualclie pagina consacrata alia tlescrizione delle opere di RafFaello , e dei pregi che le distinguono, rammentate le di lui maiiiere cortesi, il fasto e Tagiatezza con cui viveva in Roma il principe della pittura i come non trovera ommessi i con- fronti dello stile e del sapere fra V Urbinate e il Buonar- roti. Giova poi di soggiungere die 1' autore, dopo di aver tessuta r apologia di fra Sebastiano e di averlo presentato come musico, come non ispregevole poeta e pittore esi- mio, e dopo di averlo difeso dall' accusa fattagll dal Va- sari e dair amico Aretino di essersi dato in braccio al buon tempo e a beta vita dall' istante in cui fu investito del pingue beneficlo del bollo, cliiude le sue Memorie con ' delle annotazioni che per la loro singolarita possono de- stare interessamento , giacdie fra esse trovasi inserita una lettera autografa di fra Seloastiano , la quale potrebbe spar- ger dubbio suir attribuitagli attiludine al verseggiare. TARTK ITALIANA. 253 ANTIQUARIA. Dissertazioni dell' Accademia Tomana cT archeologia. Tomo secondo {Vol. III). — Roma, 1825, de Romanis, in 4.° gr. , di pag. xii e 782, con 12 tavole in rame. Bella edizione. Questo tomo, comeche porti la data del 1825, non b a noi pervenuto clie nel 1826 assai innoltrato. Esse e il volume III degli Atti di quell' illustre Accademia , eretta da Benedetto XIV, ravvivata poi in epoca piii receiite, e da Pio VII conferuiata. L' edizione de' suoi Atti comincio nel 1 82 1 e venne impressa a spese deirimmortale Canova. E certamente in nessun' altra citta del mondo raeglio che in Roma, madre di tanti chiarissimi ingegni, e dell' arti belle regina, ove ogni passo deU'erudito segna le orme di inesausti tesori, aver potea dignitosa sede un'Accademia di antiquaria, che per 1' indole e natura sua si bene si col- lega colle Accademie di belle arti ivi pur fiorenti. Questo terz!% volume e dedicate, come il secondo, alia santita di Leone XII pontefice massimo. Ma siccome sa- rebbe cosa troppo lunga, ne si agevole, I'esporre il sunto di ciascuna delle venti dissertazioni ona* e uumpusto ; cosi ci appagheremo di riferirne i soli argomenti: i.° una Me- moria intorno ad alcuni preziosi ornaraenti antichi d' oro, scoperti in Parma neU'anno 1821, di Pietro de Lana, prefetto del ducal Museo parmense ; a.° una Memoria del canonlco Giuseppe Settele suU' importanza de' monu- menti clie si trovano ne' cimiteri degli antichi Cristiani ; 3." il Discorso del marchese Luigi Marini sul ritrovamento da lui fatto del metodo di descrivere la Voluta jonica vi- truviana : 4.° In veterem , Demetrd Superistce inscriptionem Commentarium habitum a Jos. Melcliiorrio ; 5." sopra un antico ed inedito bassorilievo vaticano rappresentante una scena fanciuUesca de' Saturnali , del marchese G. Melchiorri; 6." una Dissertazione del P. abate Albertini Bellenghi sugli antichi battisterj ; 7.° un Commento di Melchior Missirini intorno all'atto dell'Apollo di Bel-Vedere ; 8.° intorno una lapida cristiana, Lettera di Clemente Cardinali; 9." Osser- vazioni dello stesso intorno un antico frammento marmo- reo di fasti consolari; io.° di un antico sigillo capitolare, Osservazioni di Luigi Cardinali ; ii.° Dissertazione del canonico Angelo Battagliui sopra 1' autore della prima Bibl. Ital. T. XLV. 17 a54 APPENDICE tradiizione latlna delle lettere greche di Falarlde e di altre traduzioni, dellc quali si attribuisce la gloria al famoso legista aretino Francesco Accoltij 12." della forma e delle parti degli antichi templi cristiani , Dissertazione del pro- fessore A. Nibby ; i3.° Dlssertazione sopra mi' antica iscri- zione rinvenuta nel territorio di Civita-Laviiiia, spettante alia citta di Laureate, di Nicola Ratti; 14.'' proseguimento della storia de' luoghi una volta abitati nelFAgro romano, di monsignor Nicola Maria Nicolai, presidente delfAcca- demia; i5.° Ragionamento di Alessandro Visconti sopra una testa antica maggiore del naturale , di rosso antico , rappresentante Sileno , dissotterrata presso Castel Gandolfo, ora ne' musei vaticani ; 1 6." Illustrazione di un antico Te- tradacluno d' argento , autonimo ed inedito , battuto in Ta- ranto col noma dei Napoletani, dello stesso; 17.° Descri- zione brevissinia di un antico vaso di creta cotta nella Biblioteca vaticana, dello stesso ; i8.° Sposizione di aicune iscrizioni cristiane proposta dal cavalier Pietro Yisconti ; 19.° Relazione dei ritrovamenti di anticlie "iose segviiti in Roma e ne' suoi dintoi-ni dal principio dell' anno 1828, dello stesso; ao.° Aloysii Cardinali Prodrnmus ad illustra' tionem Lapidts Stratonicensis nuper inventi. Questo solo elenco basta a dimostrare la non picciola importanza delle uiaterie ill questo volume contenute. SCIENZE , ARTI E MESTIERI. FILOSOFIA, Schizzo intorno i principj d ogni filosofia , dl P. Ne . . z. — Milano , 1827, dalla Socleld tipogra- fica de' Classici italiani , in 12.°, pag. ■ 180. Se il dedicarsi ai gravi studj della filosofia ; 1' entrare con pie franco ne' penetrali piu ascosi di questa scienza onde discoprirne i misteri ; il sottoporre a dotta disa- mina i sistemi e le dottrine die la resero cosi varia presso i Tedeschi , i Francesi e gl' Inglesi , massirae a' di nostri, dimostrando la necessita di una rifornia per ri- staljilirla sopra piu solidi fondamenti ; lo scegliere un me- todo giusto per immaginare un sistema filosofico , se non nuovo, almeno grandioso e vasto, esponendo con ordine e con chiarezza le parti , i principj , le ricerche tutte die PARTE ITALIANA. 2 55 dovrebbero costituirlo ; se tutto cio e laudabile in chi sia gia mataro negli anni e nelle scienze , dee certamente a maggior gloria tornare in chi non aiicor toccando il quarto lustro delFeta sua, ne fa di se tante belle speranze con- cepire. E qucsta 1" opinione die qui portiamo fin d' era del- r opuscolo annunziato e del suo autore per noi afFatto sco- nosciuto e che ci venne indicato per lo studente all' Uni- versita di Pavia sig. Pietro Nessi. II sunto che ci giova il qui riportare , farh bastevole testiraonianza intorno alia ve- racita del nostro favorevole giudizio. // Quando tu vedi succedersi e distruggersi cosi rapida- mente i sistemi filosofici non ti par egli che nuUo principio s' abbia la scienza dell' uomo e ch' ella sia un complesso d' opinion! cozzanti ? " Sara egli possibile che i principj a norma de' quali I'uomo conosce ed opera abbiano a rimanersi incompren- sibili air uomo? Non e egli fattibile un slstema lilosolico nel quale trovinsi sviluppate tutte le leggi della nostra costituzlone teorica e pratica? » Se pongasi meate alle mie dimande vedrassi che la filosofia abbisogna di un sistema che appaglii una volta i desideri d' ogni niente. Non sara punto nuovo questo si- stema . . . . i sara piuttosto una raaggiore spiegazione delle verita che furono appena tocche dagli altri filosofi , un coordinamento di cio che si trova sparso di buono negli spiritualisti e nei materialisti , a cui mi sembro di poter tutte ridurre le sette filosofiche ; sara in una parola i' u- nione di questi due sistemi, 1' uno de' quali ci costringe entro i limiti del mondo esteriore , e pretende da esso dedurre tutto quanto havvi in nostra mente , 1' altro sup- pone in noi stessi quasi la forma del medesimo. » Questo e il sistema non solo d' investigazione e di di- mostrazione, ma anche di dottrina e di principio. Questo e il punto a cui si ferma ogni ricerca lilosofica, e che assume il Nessi a scorta del suo lavoro, ed e questo il piu sicuro e il pill necessario per ogni filosofia , i< perche , com' egli prova , sono due i sistemi di esseri che puo conoscere r uomo , r uno materiale , T altro spirituale tra di loro unitissimi in modo che non si puo aver contezza dell' uno o deir altro soltanto seaza che sia imperfetto o difet- toso il nostro sapere. » 256 APPENDICE Un tale sistenia noii c niiovo ne speculativamentc , nc praticainente. Esso fu at-lditato ed applicato nella dottruia dei sensi , della rngione e dcir esperienza di Socratc e di Bacone , nel metodo cinpirico-razionnlc dclla scnola scoz- zese , nclla teorica dcll'<(55o/ufo di Ficlite e di Scliclling, c neir indole della scuola novella di Berlino die si accosta , al dive del Cousin , moltissimo al metodo della scozzese , come pure venne predicato da tutti que' saggi anclic ita- iiani die al dimostramento delle loro filosofiche idee tolsero per guida non solo T empirismo , ma andve il raziona- lismo , non solo T obbiettivo , ma andie il suhbiettivo , ossia il materialismo e lo spiritualismo, come dice il Nessi, Dunque anclie noi diremo , come sempre abbiam detto , clie r unico metodo da adottarsi si e 1' associazione o V unione dello spiritualismo e del materiaUsmo , o in altri termini 1' esperienza e la ragione per dar base a' nostri ragionamenti e alle nostre cognizioni , e consistenza e forma alle teoriche della filosofia. Determinato cosi il punto donde ciascun filosofo deve prendere le sue mosse , vicne il giovine Nessi ad esporre il sistema dell' opera da esso lui ideata. i< Tutte le nostre operazioni intellettuali dirette a co- noscere e ad operare si risolvono in riflessioni , le quali partono da una forza e da una forza riflessiva. Essa poi si cliiama esterna od interna , teorica o pratica. » Queste due riflessioni o facolta sono unite, e jiartono come due rami da un sol tronco;, non sono die una mo- dificazione dello spirito : la riflessione pratica fe quella die mi preligge le intenzioni e il modo di ester- narle , e la teorica accenna le leggi e i fondamenti della logica e della metaiisica. La teorica e la pratica pero sono dirette da leggi cbe a ciascuna di esse spettano in particolare , e non si sa come queste comunidiino in- sieme I principj metafisici , logici ed estetici non si poterono giammai congiungere con quelli della virtii e della giustizia. Pero se la sintesi di queste due riflessioni e un arcano pel nostro spirito, non ci e nascosto il sa- pere se esse possano guidarci sicure nelle nostre cono- scenze e nelle nostre azioni. " L'attivita di queste due riflessioni dispone Tuomo alia veriui , alia virtii e alia giustizia , distinguendosi la prima in oljbiettiya e subbiettiva. Per tal modo viene 1' autoi'« PARTE ITAI.TANA. 25/ ad istab'illre le prime immutablli basi della verlta e della certezza , delta giustizia e del diritto contro i sofismi del- lo scetticismo e dell' obbesianismo. Questo e il suo piano, trattando della riflessione in generale. Egli disceiide po- scia a ragionare delle sue specie. u La forza riflessiva, egli dice,eil ceppo da cui come altretUmti rami partono qnattro riflessioni speciali, le quali costitniscono tutte le nostre facolta ; die se Y uorao non fosse costituito die di questa forza riflessiva in generale non saiebbe compiuta T idea della vera sua natura. » L' uomo pensa ed opera; quindi ha una riflessione teo- rica ed un' altra pratica. La prima comincia dagli organi co' quali si percepisce il mondo estenio, ossia dalla sen- sibilita diversa da quella de' Francesi e diversa anche da cjuella di Kant , e va lino alle facolta o funzioni dell' in- telletto, ossia alia percezione , alia sensazione , alia co- gnizione , al giudizio , alia memoria , alia fantasia e al- r immaginazione : le prime due appartengono alia rifles- sione teorica esterna, e le altre all' interna. E qui deve ricordarsi die il giovine autore fa assai bene 1' esame della teoria dell' intelletto e delle categorie di Kant e di altri filosofi per conferraarsi nel principio che u le facolta di cui e fornita la riflessione teorica interna sono le sue originarle disposizioni , ossia le sue leggi, e die queste sono innate , non essendo prodotte dalle sensazioni e dal- le percezioni. " Air esposizione delle facolta e delle leggi particolari della riflessione teorica succede quella della riflessione pratica nel modo seguente : u L' uomo n^icque ad agire ; cogli oggetti circostanti egli ha tal dipendenza die ad ogni tratto ne afi'erra alcuni e spegne i suoi bisognl o natural! o di puro coraodo. La riflessione pratica e quella in cui si destano i desiderj , la liberta li eseguisce sviluppa una propensione od un' avversione a certi oggetti. Questa sua legge pri- maria si cliiama istinto al piacere. » Ma come nascera questa legge della riflessione pratica esterna? quale sara 1' origine del piacere e del dolore ? " Dair istinto generale fluiscono le inclinazioni parti- colari. Esse non sono che predisposizioni della forza x'i- flessiva ad operare in una certa maniera Queste inclinazioni sono quelle che reiidono gU uomini diversi. 258 APPENDICE Si potrk mai conoscere tia clie tlipendono? Sttra lo spirito o il corpo che diflerenzia gli uomini ? Dall' Istinlo al pia- cei'e e dalle inclinazioni procedono direttaniente i desiderj e le passioni , clie sono una modificazione violenta della forza riflessiva. " Ma queste non sono clie semplici moti : t< Le leggL della rlllessione pratica esterna sono sentinienti che spin- gono ad agire , e questi un altro ne destano che ci ri- tragge od acconsente all' azione e che forma la legge della riflessione pratica interna , ossia la legge morale che co- stltuisce innata 1' esistenza del giusto e della virtu , an- teriori ad ogni legge scritta , ne trovati dall' interesse o dal piacere iisico dell' uonio. " In questa serie d'idee hen ordinate e distinte che vanno a formare il tutto d ua sistema di fdosofia teorica e pra- tica , e difficile invero ritrovare la novita , ma vedesi a prove manifeste e ad ogni tratto il giusto criterio di una mente perspicace ed ordinata, che stringe ed unisce, c?ie raccoglie e che deduce tra 1' ampiezza e la vastita di una sclenza disparata , multiforme e divisa , e percio assai difficile a ben comprpndpi-ii in tutta la sua connes- sione. Noi abbiamo detto che non c' e novita , perclie r unico principio dominatore di tutto il sistema delle no- stre facolta e noto universalmente , quanto e noto il prin- cipio delle idee di Eberhard , dell' associazione di Hartley, della sensazione della scuola francese , dell' attivita dell' Jo di Fichthe e di Krug , della suggestione di Brown , del- r attivita di concentrazione e di espansione di Cousin, della coscienza di Gerlach e di altri. Inoltre un tale principio del Nessi svili^^pato ed esposto com' e nella sua indole e nelle sue leggi , parrebbe assai affine alia ragione pura e pratica di Kant e alia ragione osservatrice e legislatrice di Hegel. Ma e esso poi vero ed utile ? Sara questo il generatore di tutte le facolta , e la pill importante teorica per la psicologia ? La riflessione, secondo anche il Nessi , /< e quella forza che prova 1' uomo rivolgendosi tranquillo sopra se mede- simo, forza data dal Creatore, fornita di sentimenti e di ten^ denze originarie , cui poscia essa sviluppa e raccoglie sotto' certe formole che si appellano leggi o principj. " Tale forza adunque sembra indeterminata , implicita, derivata e con- «1 comitante alle facolta, piuttosto clie produttrice veraniente PARTE ITALIANA. sSq da se stessa della percezione , della sensazlone , della memo- ria, del giudizio e del raziocinio, ed anche delle passioni. Ecco cio che rimane a meditare al Nessi , ove voglia por mano alia sua opera. Non e forse vero che fitiche noi riflettiamo entro noi stessi, con quest' atto altro non si fa die applicare la mente agli oggetti interni , ossia alle idee e ai pensieri gia format! ed esistenti, che e quanto dire a' prodotti di facolta gia operanti e sviluppate ? Ed allora a che riducesi la riflessione come facolta primitiva ed unica ? Come puo operare, o cosa e la riflessione senza lo sviluppamento precedente o senza il concorso simultaneo di altre facolta , come p. e. della memoria per ricordare gU oggetti lontani , della percezione per avere la nozione dei present! ? E non e la riflessione un atto, un modo dell' attenzione, e quindi un prodotto piuttosto che una facolta produttrice? Finche si riflette soltanto , quali facolta possono in noi ma- nifestarsi e ingenerarsi; se il riflettere suppone gia queste facolta in esercizio ed attive ? Maggiori dubbiezze na- scono , considerando la riflessione pratica come principio generatore deile inclinazioni , delle passioni , dei senti- ment! e della legge morale. L' istinto ad ptarere che il Nessi stabilisce come legge della riflessione , le inclinazioni e le passioni che precedono od escludono la riflessione, sono piu fort! della riflessione stessa contro cui operano , sono universal! ed uguali in tutti gli uomin!, mentre non e cosi della riflessione. Ora qual relazione di analogia sussiste mai tra il piacere , le inclinazioni , le passioni e i sentiment! e tra la riflessione, perclie da questa dehbano procedere quelle? La riflessione e un atto tutto mentale , ed essa come causa non ha alcun carattere che somigli agli element! prodotti. Noi preghiamo 1' autore a prendere in esame queste os- servazioni se vuol dare pivi verita alia sua teorica. Ma di quale protitto torna essa alia filosofia ? La sola legge della semplicita nel sistema delle facolta raeglio di- mostrata ed esistente nelle funzioni intellettuali e moral! e quella che puo renderla utile e pregevole. Nel resto non ci sono che tenebre e mister! : lo stesso Nessi con- venne che non si pote mai rinvenire da alcuno il rap- porto tra i principj logic! e metafisici quell! della virtu e della giustizia; ne a tanta scoperta vale la sua dottrina della riflessione. 260 A P P E N n I C E L' uUima cosa clie ci rimane ail osservare e lo sco]50 clie il Nessi si propose nel pubblicare il sue schizzo. Ei vnole die si abbia a gludicare se « sia da tanto di dare alia scienza filosofica uno sviluppo, iin ordine ed una certczza jiiaggiore ch' essa non ebl)e fin qui. » Egli continui pure perseverante nelle sue fatiche, ed otterra iiiolto nel mag- gior ordine e nel maggiore svilnppo, ma non avra uguali risultamenti nella certezza. La vanlta dei tanti sistcmi gia applicati persuade omai a tutt' i filosofi clie se possono stabilirsi i primi fondamenti inconcussi della certezza nella filosofia, i misteri pero susseguenti interronipono il filo e la concatenazione degli altri suoi principj e delle altre sue verita; ond'e che cliiunque non ista contento al poco correr dee sfrenato o alia credulita del dogmatismo , o agli assui-di dello scetticismo e del pirronisuio che la umi- liano e la disonorano. Aggiungasi che le passioni le quali non si possono ne si debbono sradicare afFatto dal cuore dell' uomo , con- corrono assai spesso a intorbidare la luce anche troppo chiara delle scienze filosofiche ; ond' e ch' esse non acqui- steranno giammai presso 1' universale degli uomini quella certezza e qncl convin-cimento che formano il piii bell' elo- gio deli'indifferenza speculativa e pratica delle matematiche. Faccia pero animo il giovine Nessi e j^rosegua instanca- blle il divisato suo lavoro, che gliene verranno alia fine gloria ed estimazione. Ma nol guastino le lodi , ne il tocchi mai il veleno dell' orgoglio e della presunzione. Cresca egli modesto e studioso com' e, ad esempio de'suoi con- discepoli e ad onore della nostra patria ! GIURISPRUDENZA. Principj del cliritto feudale esposd dal dottore Anto- nio Valsecchi y Aggiimto alio studio politico-legale presso VI. R. Universitd di Pavia. — Pavia, 1826, coi tipi di Pietro Bizzoni. L' istituzione dei feudi appartiene ai tempi della barba- rle e dell' ignoranza f, e la giurisprudenza che li dirige , tiene in gran parte dell' indole di quel tempi. Chi si mette a studiare i Trattatisti della materia feudale , trovasi , co- me a dire, in un labirinto, donde gli e mala ge vole, e PARTE ITALIA.NA. 26 1 quasi dlremmo impossibile il riuscir con buon frutto. La strada poi per la quale quel Trattatisti lo guidano, e si aspra e spinosa , die vi si stanca ogni piii grande pazien- za , e n' e ributtato anche 1' uomo meno curante dell' ele- ganza e dell' amenita. Queste considerazioni accrescono grandemente il raerito dell' annunciato libretto , perche la chiarezza vi regna per tutto , e V Autore , se noii puo sparger dl fiori la sua via , ne rimove almeno i bronchi ed i sassi. Forse chi non considera I'intenzione dell' opera ed il titolo ch' essa porta , potra desiderarvi qualche mag- giore ampiezza ; e forse ancora il sig. Valsecchi poteva con buon successo adottare qua e la una nomenclatura piii conveniente al nostro liaguaggio, e nel tempo stesso piu chiara. Questi dubbj abbiamo uditi sulle labbra di alcu- ni , ma quand' anche fossero ragionevoli , l" operetta del sig. Valsecchi non lascia di esser degna di molta lode , e commendabile alia gioventu studiosa. Epistola sopra il duello. — Roma, 1826, Salviucci , in 8.° Lettera che serve cT nppendlcp alV Epistola sopra il duello. — Roma ^ 1826, Ajani, in 8."^ Questi due opuscoli sono opera di un colto giovane , il sig. Ferdinando Malvica. Nel primo 1' autore imprende con energici e gravi argomenti a battere un costume a uoi tramandato dalla piu atroce barbariej costume che ofFende la religione , le leggi , la natura stessa , e che fa non lieve ingiuria a' tempi nostri, ne' quali vuolsi che 1' incivili- mento fatto abbia i piii grandi progressi. Nel secondo egli fassi a confutare 1' opinione di alcuni , i quali condannano bensi il duello come un avanzo della laarbarie, e come un mezzo crudele , indegno e fallacissimo a riyendicare 1' ol- traggiato onore , ma pure credono che in certi particolari casi non possa farsi a meno di sifFatto mezzo. Nobile dun- que ed importantissimo e 1' oggetto di questi due opuscoli, che noi ancora chiameremo aurei, e de' quali caldamente raccomandiamo la lettura. ri6a APTF. NDICE Le leg^ civlli dlsposte nel loro ordlne naturale. Opera dl G. Domnt. Niiova edizionc cseguita sulla tradu- zionc stampata bi NapoU , piirgata da molti. enori , con discorso e cdcwie note del prof. A. Padovani. ■ — Pavia, 1825, 18265 dalla tipografia di Pictro Bizzoni. L' opera di Giovanni Domat dopo quasi due secoli e niicora delle piu fruttuose che s'abljiano i giui-econsulti. La confusione e il disordlne della romana giurisprudenza cambiaioasi per le cure e per I'ingegao di cotaat' uomo in chiarezza e in bell' ordine ; e le parti piu spinose e piu intricate ricevettero da lui quella facilita ed evidenza che mai si possa recare in opera umana. Ai trattati spe- cial! onde componsi quest' opera precede un trattato ge- nerale delle leggi , il quale , dopo duecento anni , dopo tanti scritti di sommi ingegni intorno a questo argomento, non ha punto perduto ne di pregio, ne d' importanza. Ardiremmo dire che sotto alcuni rapporti egli e ancora il migliore Trattato che T Europa possegga. Fu quindi un ottimo divisamento quello di ristampare in una traduzione pill accurata qnpstn llloro si ilegiio di essere raccomandato a coloro che vogliono bene studiare la vera giurisprudenza. E fu opera degna di un pubblico professore il concorrere a far si che il consiglio del tlpografo e la sua impresa riusclssero a buon fine. Certo poteva il professor Padovani far mostra di piu dottrina nel suo discorso^ ma v' e quanto Itasta si a far conoscere T importanza del libro , come a far ben giudicare di chi lo scrisse. L' edizione e assai bella e corretta, e ordinata molto piii comodamente delle altre. M E D I C I K A. Tntorno il modo di agire delle sostanze emetiche e purgative , c principalmente del tartaro stihiato. Ragionamenti fisico-patologici del dottore Giovanni Strambio comunicati alia dotta Societd medica di Live? no. — Milano , 1826, presso la Societd tipo- grafica de' Classici italiani, iiiS.° {articolo estratto dal Giornale critico di medicina analitica ). La ricerca del modo di operare de' farmaci e una delle piu scabrose in fatto di medicina. E dessa e pure una PARTE ITALIANA. 263 sorgente fecondissima d' ipotesi e di controversie. Ne po- ti*ebb' altrimenti avvenire , da che non ci appaghiamo del- r azioiie visibile de' niedicamenti , e spingere vogliamo le ricerche al di la della sfera dei sensl. L' autore dell' of)U- scolo di cni parliamo si e tenuto nel limiti giusti finche si contento di ripeterci cose notissime, cioe operare il tartaro eiiietico e le altre sostanze analoglie irritando la membrana villosa dello stomaco e degl' intestini ; potere spingersi quest' irritazione tant' oltre da produrre un' in- fiammazione ne* suddetti visceri ed evacuazioni talmente copiose da deprimere le foi'ze vitali ; non doversi per conseguenza far uso di esse se non con somma cautela. Entra pol 1' autore nel regno delle ipotesi (e se ne avvede in parte egli stesso ) , ove parla del ribrezzo che risente il nervo pneumono-gastrico obbedendo all'azione elettiva che esercita sopra di esso il tartaro emetico , dell' assimi- labilita ed masshnilahilila delle sostanze che mettiamo in contatto alia fibra viva , dell' impossibilita che i linfatici possano condurre il tartaro stibiato a contatto del nervo pneumono-gastrico ecc. Dall'altra parte egli combatte vit- toriosamente le gia troppo note ipotesi rasoriane suU' azione controstimolante del tartaro emetico : ci fornisce in oltre ventiquattro storie di malattie scritte dal fu dottore An- selmo Prato , nella famosa clinica di Rasori negli anni 1808-1810. Queste storie fanno drizzare i cappelli. Povera umanith ! Quando mai cessera d'essere il ludibrio delle sette mediche ? Comhiceremo ad augurar bene, quando medicl dotati d'ingegno, di cognizioni e di zelo, siccome ci sembra 1' au- tore di quest' opuscolo , tralasceranno di occuparsi d' una polemica divenuta oggi mai stucchevoie e scandalosa, la quale non fa che vieppiu aizzare lo spirito di partito e prostituire la professione in faccla del pubblicoi e quando intent! li vedremo professare placidamente i principj d'lp- pocrate , di Baglivi , di Morgagni , di Borsieri e di tanti altri medici, la cui memoria e tuttavia cara al genere umano, e lo sara sempre ad onta dei si vantati riformatori. 264 -VrPENDICE Mcmorle sul listabillmento della clrcolazione nclla // a' giorni nostri si lagna cotanto il commercio? 2.° Quali »> sono i mezzi piu eflScaci per procurare al commercio » stesso i vantaggi che ad esso sono necessarj ? " L' autore si e dato a ricercare le cause e gli efFetti del- r ingrandimento del commercio nel secolo XIX , e prima di tutto ragiono intorno alle cause della prosperita del com- mercio di esportazione dei prodotti del suolo e dell' indusiria, poi de' vantaggi che riceve quel commercio dall' influenza del clima, dal suolo medesimo, dalla popolazione, dal genio del- I'industria e dalle istituzioni che disposte sono ad incoi-ag- giarlo. Esamino quindi gli efFetti dell' ingrandimento e della prosperita del commercio di esportazione su la ricchezza degli Stati e sn i destini delle nazioni , e cosi i progress! di quel commercio nella Gran Bretagna , nella Francia e negli Stati Unlti, ed espose un paragone della prospe- rita attuale del commercio stesso di esportazione delle prin- cipali potenze marittime. Passo poscia a ricercare le cause deir ingrandimento e della prosperita del commercio d'im- portazione e di deposito, indagando i vantaggi che esso trae dai limiti dell' importazione medesima , dal perfezio- namento che coll' industria si ottiene dei prodotti iraportati, non che dalla esportazione e dalla consumazione degli og- getti medesimi importati. Ne egli ha tampoco obbliato gli efFetti deir ingi'andimento e della prosperita del commercio di esportazione e di deposito f, le cause dell' ingrandimento e della prosperita del commercio coloniale , e i vantaggi che esso acquista dalle colonie agricole e da quelle di emporio e di relegazione ; finalmente ha esposti e sviluppati gli efFetti deir ingrandimento e della prosperita di quel com- mercio, tanto j^)er riguardo alia Gran Bretagna , quanto alia a66 APPENDICE FrancLi, al die ha pure aggiunto uno stato coniparatlvo tlcir attuale prosperita del coramercio coloniale delle prin- cipali potenze marittime. Nella parte seconda V autore si e accinto ad esaminare le cause e gli efletti del decadimento del comraercio nel secolo presente. Trova egli quelle cause ncir estensione mcdesima del conimercio ; nell' accrescimento del nuniero delle potenze commercianti ; ia una concorrenza che si e stabilita tanto neil' agricoltura , quanto nell' industria i nei trattati di commercio svantaggiosi ad alcuni Stati, nelle tariffe in qualche luogo efavorevoli ; nell' eccessivo rialza- mento fattosi in alcuni Stati dei diritti di dogana ; . nella insuflicienza o anche nella perdita che qualche Stato ha sofFerta delle uscite de' suoi prodotti ; nei disastri delle guerre marittime, nella perdita fatta da alcune nazioni delle loro colonie , nei contrabbando coloniale quasi ine- vitabile , finalmente nei liiniti troppo ristretti della consu- mazione interna e della consumazione coloniale. Questi articoli sono tutti trattati con sufBciente estensione, e colla perpetua allegazione di fatti che rischiarano le teorie e confermano le massime saviamente nel libro espo- ste. I benemeriti estensori ed editori degli Annali unwersali di statistica hanno anche prestato al publjlico grandissimo servigio, e renduto piu utile questo libro dedicato agli Italiani , con un' appendice nella quale si espongono i si- stemi inglese e francese di pesi e misure, e si soggiungono altresi alcuni cenni sul sisteraa monetario delle altre na- zioni, delle quali si fa menzione uell' opera del sig. Mo- reau de Jonnes. Sulla erogazione de' sussidj clemosinarj e sulla insti- tuzlone delle case d industria, di ricovero, ecc. Pen- sieii economici di Folchino Schizzi. — Cremona, 1826, a spese dl Luigi De-Micheli , pag. 46, in 8.° Dalle popolazioni abbandonate a se stesse pullulano nu- merosi accattoni in ragione della lualintesa carita degli abitanti. Questo fatto generale ha indotto i governi piu savj a proibire la questua , senza dar ascolto a Rousseau che riclaina i diritti della liberta naturale , ne alio Smith che ristringe i doveri del pubblico amrainistratore a co- struire delle strade e a difendere lo Stato dagU interni nemici e dagli esteri. I PARTE ITALIANA. :i67 Yietata la questua , sorge la necessita dl prestare sussidj alle persoiie realmente bisognose ; ma il modo d' ammini- strarli e uno de' problemi piii difficili. II Say che ha preteso di darci un trattato compiuto di pubblica economia , si e limitato in qxiesto argomento ad idee generalissime, mentre r amrainistratore de' luoghi pii abbisogna di norrae prati- camente udli ed applicabili alia varieta dei casi giornalieri. L' autore dell' operetta che annunciamo non merita i riraproveri che far si possono ai saccitati scrittori. Egli invoca per Cremona la legge che distritgge la liberta di questuare, vorrebbe aboliti tutti i sussidj gratuiti alle per- sone valide , e che 1' unico motivo e 1' occasione del sus- sidio fosse il lavoro. Alle stesse donne povere che ricevono limosina allorche allattano i loro figli, T autore impone r obbligo di presentare al finir d' ogni mese una data quantita di lavoro eseguita sopra materia che verrebbe loro somministrata dalle case d' industria , accio in quella oc- casione esse ricevano il soccorso e la mercede. Egli di- scende a piu particolari suUa qualita de' lavori da intro- dursi, sul modo di smerciarne i prodotti, sull' uso di somministrare porzioni di vitto nelle suddette case d in- dustria , uso che r autore condanna , ecc. Ecco un cenno de' nuovi lavori che 1' autore propone. /< In Cremona p. e. si pavimentano in un anno di molte tt stanze con mattoni e tavelle. Un terzo solo di queste >/ solature si fa con tavelle , ossia mattoni quadrati e le- » vigati. Alia formazione de'pavimenti in questo modo piu » esatti si oppone la spesa magglore della preparazione »/ dei materiali che si calcola quattro centesimi circa ogni » pezzo. La preparazione di questi mattoni potrebbe oc- » cupare nell' inverno un dato numero di muratori man- » canti di lavoro. In tal modo si otterrebbe il vantaggio rr che si occuperebbero delle braccia rese inattive nella " stagione invernale , e lo stabilimento faciliterebbe ai cit- » tadini il modo di migliorare le solature delle case. Un >; altro mezzo di lavoro, e principalmente pei lavoratori » forzati, potrebbe essere quelle di trarre partito dalla » cosi detta scure di ferro , che e il prodotto della bolUtura V di ferro stesso , la quale e di presente quasi intera- » mente trascurata. Pvidotta essa in polvere minutissima » serve utilmente a rendere piii consistente il ceniento " che si pratica in molti lavori architettonici, ti-a i quali " gl' idraulici esposti alle ingiurie del gelo, le terrazze 268 APPENDtCE " scopcrte , i pavimenti di lusso. Questa scurc forma poi >i aiiche parte esscnziale nella composizione del mastice " marmoreo. Ad onta di queste valutabili proprieta la » scare e poco curata , mentre potrebbc fonnarc , a parer " nostro, un utile oggetto di lavoro e di commercio per " le case d'' industria. t introducesi da corretti e veramente dotti scrittori, ve- « dremo tosto le sensate donne lasciare alle scimunite i n romanzi , e curare invece ogni genere di elemenzia. " Per unire Tesempio al preceito, 1' autore ci presenta «n discorso elementare suU' economia politica. Relativa- mente aU'essenzialita delle idee n mi lusingo , egli dice , >/ che esso non sara disapprovato; mentre non sono que- " ste che il compendio delle opere piu accreditate nel ge- " nere cui esse appartengono ^ cosicche nelle medesime io " non ho merito alcuno, a meno che la coincisione coa V cui le ho ridotte alia elemenzia non si voglia consi- » derare qual merito. » II sublime scopo vagheggiato dal*sig. De Filippi , unito alia modestia con cui parla del suo lavoro , appena ci permette di osservare che forse piii giovani troveiMuno alquanto spinosa la lettura di questo libriccino , atteso che il dotto autore non riesce a farsi ignorante ed abbas- sarsi alia capacita dell'allievo che si e proposto d' istruire. ASTRONOBIIA, Saggio sopra le influenze lunari , senza nome d autore. ■ — Treviso, 1826, dalla tipografia Andreoli , in 8.° di pag. 22. La teoria d'accordo coll' osservazione dimostra (i) che la stessa cagione che produce il flusso e riflusso del mare , (i) Cliiininello , Saggl dell' Accadeniia di Padova. Tom. Ill, parte scconda. La Place, Connaissauce des teuis pour 1826. Bibl. Ital. T. XLV. 18 370 APPENDICE da origine ad una marca atmosfeiica, la quale pcro debb'es- sere ed e rcalmente piccollssima , e tale die appena si rende manifesta , in mezzo alle tante altre oscillazioni, qiiando si paragonano le quantita medie di moke centinaja d' osscrvazioni fatte nelle circostanze opportune e conve- nicntcmente ridotte a calcolo. Che poi o la variata altezza della colonna d' aria o 1' immediata attrazione lunare ab- biano un'' influenza notabile sulle vicissitudini del tempo, e cio die non e stato finora dimostrato. L' anonimo autore dell' opuscolo accingendosi a soste- nere come assai probabile tale influenza niessa in dubbio iXa valenti matematici , premette die non e il calcolo la sola ed unica cbiave buona per aprire i segi'eti ripostigli della natura. Noi siamo disposti ad accordargli qualche cosa di pill , cioe die nelle quistioni naturali il calcolo disgiunto dall' esperienza non e sufficiente ad aprire nes- sun segreto ; ma siamo poi persuasi che si vada sempre piu lontano dal vero allorche al calcolo stesso si vogliono sostituire dei raziocinj vaghi ed indeterminati , e man- canti di quella precisione che e propria del linguaggio raatematico. II discorso col quale 1' anonimo vuol sostenere le idee del Toaldo s' appoggiano sopra inesatti princlpj di fisica e di meccanica , e sopra supposizioni affatto arljitrarie , quali sono per esempio che 1' attrazione abbia altre facolta a noi ignote oltre quelfa d' attirare i corpi ; che vi abbia una reciproca azione tra pianeta e pianeta, a parte an- che r attrazione ; che le officine principali delle vicende atmosferiche risiedano all' equatore ed ai poli , ecc. Sarebbe opera di poco frutto 1' accingersi a rilev are ad uno ad uno gli evidenti sbagli che s' incontrano nell' opu- scolo, massime che alcuni di essi debbono forse attriliuirsi agli errori di starapa (i) , o di sintassi che guastano in (i) Ci eravamo lagnati nel precedente fascicolo di questa Biblioteca, perche i compilatori del nuovo dizionario geografico avevano mvitilalo il noma dell' astronomo Olbers. II nonie nie- dcsiiuo trovasi pure storpiato in istrana guisa nel presente opuscolo con errore ripetuto bea dieci volte. E noa solo gli astroaotui , ma neppure gli stessi astri incorruttibili non anda- rono in esso esenti dai guasti dei composltori. Clii crederebbe mai che ove si legge moti apparetid della Fine si deve inten- dere il moto delle stelle detto Nutazione ? PARTE ITALIANA. 27 1 piu luoghi il sensoi non vogliarao pero ometterc cti far jiotare un equivoco , nel quale sono caduti molti autori clie lianuo voliito parlare clei fenomeni atmosferici senza conosccre abbastanza le leggi dell' idrostatica. Credono alcuni di essi che 1' azioiie della luna noa debha coiitri- buire a far variare 1' altezza del barometro, perclie la diaiinuzione di gravita e comune alia colonna d' aria ed alia colonna di mercurioi alcuni altri poi , come T autore dcir opuscolo , sono condotti alia stessa conclusione dal considcrare clie la colonna aerea che s' innalza viene so- stenuta dall' attrazione lunare. Ma appunto perclife la di- minuzione di gravita ha luogo egualmente per la colonna d'aria e per quella di mercurio. mentre I'altezza della pri- ma cresce di alcuni piedi uel tempo del flasso atmosferico, dovra I'altezza della seconda crescere di alcune centesime di linea per mantenere 1' equilibrio nel tube comunicante. BO TAN I C A. Alinanacco pel dilettanti di giardinaggio , ccc. di Gac- tano Savi , prof, di botanica , ecc. colV aggiiinta di alcune osservazioni agronomiche d'Ippolito PiNDE- MONTE. — Pisa, 1826, Nistri Prosa, in 12.° Ci hanno de'libricciuoli die nella piccolissima lor forma contengono utili e preziose cognizioni. Tale e quello del sig. Savi , di iiome illustre nella scienza botanica, al quale va 1' Italia debitrice della sua ilora. IMa le opere grandi e costose mentre ridondano a gloria dell'autore e della na- zione di lui, non giovaiio a' me no facoltosi, da' quali pos- sono diflicilmente essere coiisultate, A cio tende , se non andiamo ingannati , lo scopo dell' autore , a comporre cioe una serie di opuscoli ad use de' giardinieri ; scopo lode- volissimo , era che la coltura de' liori va felicemente fra noi ancora prosperando. Quest' opuscolo potrebbe anche considerarsi come un' introduzione alio studio della bota- nica, additandone esso i principj e le nor me. Non e pos- sibile il darne un sunto , bastera annoverarne i capitoli : i.° indicazione de' lavori del glardino in ciascun mcse, la quale indicazione unita ai cenni esposti dall' autoie ne^tlue anni precedenti suUe diverse epoclie del liorimento, compie quest' importantissima parte j a.° coutiuuazioue dcUa storia !i72 APPENDIOE de' gelsonilni ; 3." Storia de' gigllacei ; 4." Storia dcgl'ireo- dacei ; 5." Osservazioui sulle diverse razze de' rosai , in- trodotte acl coiiunercio come nuove; 6.° Corrispondenza de' principj di botaiiica all' uso de' giardinieri ; 7.° il se- guito delle Osservazioui agronomiche del Piiidemoiite. Antonil Bertolonii Med. Doct. in Archigymnasio Bo- noiilensi Botanices Professoris etc. Prtxlecdoncs llei herbarice , cjiioe et Prolegomena ad Floram Itali- cam. — Bononioe, ex officina Richardi Masii, an. MDCccxxvJi. Un volume di face. 334 ? *" ^° Annunziamo con gioja verace queste lezloni maestrali del Bertoloni, non solo per la niolta dottrina che racchiudono. Ilia ancora perche vengono dal cliiarissimo professore pub- blicate come I'antesignano d'altro suo lavoro di gran lunga pill pregevole , cioe la Flora italiana. Questa flora , a cui assai botanici con sovercliia fidanza s'accinsero, e fallirono poi tutti le speranze dei cultori della scienza de' vegeta- bili, vedra finalmente la luce per cura del professore bo- lognese \ il quale dope trentaquattro anni di assidue fatiche e osservazioui 1' ha oggimai condotta a compimeiito. Le vaste cognizioni , 1' acuto ingegno e 1' accurate giudizio, cui fanno manifesti gli scritti gia pubblicati dal Bertoloni, ne fanno a giusto dritto inferire che si fatta flora mentre partorlra somma laude al suo autore , e aggiungera decoro alia patria, e tornera sopra ogn'altra utile agli amatori della botanica. Imperocche chi ha fior di senno coniprendera di leggieri ch' essa avanzei'k e pel numcro e per la rarita delle specie ogni altra flora europea. Di fatto qual altra regione presenta tanta varieta di climi e di plaghe quanto 1/ bel paese Ch' appennin parte e il mar circonda e I' aJpe ? Qui alpi eccelse , ed aspri monti , e dolci colli , e pia- nure, e paludi, e fiumi , e laghi, e due mari. Che se a tutto cio aggiungeremo 1' isole di Sardegna, di Corsica, di Sicilia e assai altre minori, apparira a prima giuata il numero meraviglioso di piante , cixi dee aliraentare questa nostra patria terra. Ma tornando alle prelezioai del Ber- toloni dico che con assai chiarezza e precisione additano la via ai giovani , cui stringe la brama d' entrare nel san- tuario di Flora. L'opera e divisa in due libri , de' quali il I PARTE ITALIANS. 278 jirimo favella dell' organizzazione e delle funzlonl de' ve- gctabili; il secondo della disiinzione e determinazlone delle specie. Rispetto all' ordine onde sono dlst.ribuite le materie, si da cominciamento al primo libro dai semplicissimi ele- nienti dei vegetabili , e a maiio a mano si fa passaggio al piu composto, ofFerendosi tutte le nozioni d'anatomia e di fisiologia, die dai tempi del Malpighi nostro e del Grew fino a questi di vennero scoperte. 11 secondo libro ^ steso in ordine inverso nl primo , discendendo dai composto al semplice, cioe dalle primarie e generali divisioni delle piante venendo alia descrizione particolare delle specie. II sistema del Linneo , come sopra ogni altro facile ad appren- dersi , e il metodo cosi detto naturale del Jussieu , a' no- stri di sommamente pregiato , vengono distesamente spie- gati. Si espongono inoltre la terminologia o glossologia , cioe la conoscenza dei termini , co' quali si descrivono gli organi delle piante e le loro modificazioni varle , noa che la teoria delle classificazioni e della descrizione delle spe- cie vegetali. C, P. Stirpium dalmaticarum specimen , mictore Roberto de FisiJNi, M. D. — ■ Patavii, 1826, typis Gresci- nianis , 4.° ex pag. 67 , cum 8 tab. cencis. La Dalmazia e una delle provincie europee piu feraci in produzioni vegetali , particolarmente delle australi re- gioni. La sua latitudine geografica uguale in circa a qaella della Grecia , dell' Italia meridionale e delle Spagne , e le sue numerose cateiie di colli e di monti di mezzana al- tezza , le qnali scorrendo da settentrione verso orlente di- partono la sua superficie in fertilissime valli quasi meri- dionali , rendono il suo clima di mitissimo tenore. Laonde crescono in essa assai piante non pur delle Spagne, della Gallia meridionale , di Sicilia e di Grecia , ma e della Bar- beria , dell Egitto e della Palestina. II sig. dott. Visiani , nativo della Dalmazia, allievo della scuola di Padova, e amatore fervidissimo della botanica , traendo profitto dalle vacanze del corso scolastico , intraprese alquante ■ gite in varie parti della sua patria , le quali fornirongli eletta ma- teria , onde scrivere il presente saggio. Questo giovanil la- voro del Visiani ne disvela un accurato e giudizioso osser- vatore, e ne porge speranza , cbe la Dalmazia ayra fra 2-4 APP. PARTE ITALIANA. non niolio T lUustratorc dellc snc cose natural!. L' autore da comiiiciamcnto al suo saggio colla topogralia e gcogra- lica posizioiie dclla Dalmazia : aggiunge un cenno suUa sua teniperatura e suUa vcgetazione del suolo ; ne ol)bha di far menzione onorcvole di colore clie scrissero suUe cose naturali di questa provincia. Prende cjnlndi a descri- vere parecchie piante riputate nuove o meritevoU di venir riscliiarate , dandone anche la figura incisa in ranie. Pone fine air opuscolo coll' enumerazlone delle specie rinvenute da cssolui in Dalmazia \, e ad agevolarne il ritrovaniento ai botanic! , al nome sclentilico coutrappone !1 nome illi- vico. Le stirpi Dalmatine descritte e illustrate sono le do- die! seguenti: 1 ." Scabiosa mukiseta tab. I , la quale e assai alllne o e per avventura la Scab, sibthorpiana. Smith, prodr. fl. gr. I. p. 84, et fl. graec. ic. t. iic. 2." Cephalaria leucantha y Scopolii, sive Scab. Itucantha, Scopcarn. cd. II, torn. 1 , p. gS (non Linnaei). 3.° Campanula cordata tab. II, specie appartenentc alia tribii de! Prismatocarpi. 4." Seseli tomcntosum tab. Ill, f. i. 5.° Arenaria Arduini tab. Ill, f . 2 , della quale avvi la va- rieta italica maggiore pubescente, cli' e V Ar. gramird- folia Arduin. spec. alt. p. 2,5, t. 10, e la varieta dal- niatina minore uniflora inaperta, ed e Y Ar. claiidestiiia Portenschl. Arch, fur Geschicht ecc. Majo, 1824, p. 3ia , tab. I. 6." Saiureja subspicata tab. IV , afline alia Sat. montana L. 7.° Biscutella dilatata tab. V , Bisc. hispida Sims botan. magaz. tab. 2444 ( non Decand. ) affine alia Bisc. hispida Decand. 8." Corydalis capnoides a albida Decand., Fuinaria capiioi- des Linn. , Fumaria acaulis Wulf. r).° Crepis incarnata tab. VI, f. 2. (La fig. i rappresenta il Colchicum montanum L.). 10." Tricliocrepis bifida tab. VII, genere afiine alia Crepis, ma diverso da essa e da ogn'altro genere della Sin- gencsia uguale pel ricettacolo peloso. ii.° Chrysanchemum Turrcanwn tab. VIII. 12." Lecidea boviiia tab. II, f. 2. C. P. ^ V A R I E T A. PIRATERIA LIBRARIA. U UTL ultima edlzione fiorentina dell Iliade volgariz- zata dcd cav. Monti , cow pretese nitove correzioni. n lessun diritto e in Italia meno rispettato che la santa proprietn deiringegno. Tal uomo che arrossirebbe di strap- pare un frutto dall' albero del suo vicino , lo aspetta per cosi dire sulla strada , e peggiore dell' assassino , die inette innanzi la propria vita , e il piii delle volte sta conteato a rapirne i doni della fortuna, ei gli raba a man salva il frutto di molti e lunghi anni consumati nella meditazione logorando miseramente la vita. Noi abbiamo in questa materia savissime leggi, ma la loro provvidenza non puo varcare i confini dello State , ed e questo veramente il caso, in cni bisogna ad alta voce invocare il soccorso della pubblica opinione , che e la tremenda appendice dei codici , e spesso irremissibilmente condanna , quando la legge e costretta d'assolvere. In ogni parte d'ltalia si ri- stampano le opere di autori viventi, ne soltanto si trascura di averne la permissione, ma ben anche se ne disprezza il divieto. Ed e pur questa, o si conceda o si nieghi , una delle prime , e forse la prima cagione , per cui la nostra letteratura moderna e cosi misera ; si , noi diciamo cosi misera : perche dissimulare un vero che spiace , ma puo manifestato giovare? I tipografi credono aversi un largo guadagno da questa vile pirateria , e sconsigliati non vegglono 5 che non puo venire alcun nocumento alia let- teratura , che tosto non ripiombi sopra di loro. Ma di questo, e dei rimedj che a tanto danno sono da opporsi, noi parleremo Inngamente altra volta , giacche il male e venuto a tale estremo , che il tacerne sarebbe troppo timida e crudele pieta. Intanto noi segneremo al pubblico disprezzo r edizione dell' Iliade volgarizzata dal cav. Monti , che in questi giorai fu fatta a Firenze da Lionardo Clardetti. In essa si aggiunse un soprappiu di audacia non tolleral^ile , 2j6 V A R 1 E T a'. e nol lo vogllamo francamente reprlinere , perclie T esem" pio non sia contagioso. £ detto ncir avviso ai lettorl , che quella traduzione fix stampaia coll approvazione c sono gli auspirj del chiarissimo cav. Monti auiorc della medes'una ; ed altrove T editore parla cosi: i< Preseiitandone io al pubblico la quinta edizione fio- » rentina mi luslngo di reiiderla pregevole sopra tutte " quelle vedute fin qui , perche oltre agli argomenti posti w in principio d' ogni canto conterra ancora varie nuove >> correzloni fattevi qua e la dall' esimio traduttore , e che If per sua singolar cortesia si e compiaciuto donarmi. " Queste cinque edizioni fiorentine palesano apertamente , che quella bella ed ingegnosa provincia s' accorda nel- r applaudire a questa versione coUa restante Italia, e con tutta I'Europa. E ne gode I'animo a vedere, che i gentili Toscani non dividono i piccioli odj municipali , che sono oramai confinati nel cupo cuore di alcuni pochissimi. Ma che fa questo coUa vergogna della nuova ristanipa ? Noi parliamo colle parole del cav. Mouti , che vuole manifesto questo vero all' Italia. E falso , che la nuova edizione sia uscita coUa sua ap- provazione , e sotto i suoi auspicj : che anzi interrogato rispose , ch' ei non la poteva impedire , ma T avrehbe po- tendo inrjiedita, perche ne avea conceduta licenza ad al- tro tipografo. E falso, che in questa edizione si contengano nuove cor- rezloni , ed e falso ch' ei ne abbia donato alcuna al Ciar- detti. Ogni varieta e tolta dall' ultima edizione del tipo- grafo Fusi di Milano, che solo ebbe dall'autore quel can- giamenti : e chi vantasse aver avuta dal Monti o dal tipografo qualche permissione , ha mentito. A queste parole propria del Monti , le quail non ado- prano ne commento ne chiosa, noi aggiugneremo soltanto, che r illustre poeta e cosi fermo nel non volere che sia nociuto all' edizione del Fusi , che pregato da nobile e carissimo amico di permettere , che 11 suo volgarlzzamento si unisse ad una ristampa del quattro somml poeti d'ltalia , ei ricuso per questo motlvo d' esser qulnto in quella com- pagnia si glorlosa. P. Z. V A RI E T a'. 277 ALTRA PIRATERIA LIBRARIA. Dai fogli di Firenze ci si annunzia essersi cola intrapresa la ristarapa deli' opera del cav. maggiore Vacani, intitolata Storia delle campagne e degli assedj degl' Italiani in Ispagna. Tale ristampa vien eseguita in 8.° ed in 12.°, co'tipi di quel inedesirao Batelli, cui debbesi la miserabile contraf- fazione del Costume antico e moderno. Ci vien inoltre rife- rlto die Teditore mentre faceva cbiedere al sig. Vacani I'as- senso per cotal furto letterario, senza attenderne punto la risposta , la quale essere non poteva certamente favorevole, gia dato avea mano al lavoro , e gia glorioso del suo di- visamento, impressi ne avea piu fogli. I ladroni del deserto spogUano crudelmente i viaggiatorl, quindi nudi li vendono a vilissimo prezzo; e slfFatta bar- baric ci fa raccapriccio. Ma non sono forse peggiori che i ladroni del deserto questi pirati della letteratura , i quali in un paese colto ed incivilito assaltano gli autori , e bar- baramente le loro opere manomettono? Le produzioni del- r ingegno non sono forse una proprieta piu sacra ed in- violabile , che la casa , il danaro e le ricchezze ? Imperoc- clie quelle sono il frutto di sudori e di lunghi studj^ queste un giuoco , uno scherzo dell' instabile fortuna. E quando av- verra mai che una mano possente e benefica ponga prov- vedimento a si esecrandi ladronecci! roESi A. La Gerarchia degli Esseri intelligend. C A N T I G A (*). La Notts. Canto I. Notte , che '1 capo taciturna estolli Ravvolto in bruno vel, gli ultiml rai, Mentre il di spegne tra gli opposti colli , (*) Quesra Cantica e lavoro inedito del sig. marchese Gargallo, nome carissimo alle Muse Italiane. Abbiam creduto di far cosa gradevole al colio Pubblico coU' inserirne quasi per saggio il prinio Canto nel nostro Giornaie. IjH V A R I E T a'. E qnando fla die de'' screni c gai Splendor mi pascero del gionio cterno, Che lion tramouta , e non s' estingue mai ? Notte , perche con sta])il giro alterno Or la purpurea Ince , or Ic tencbre ^ Ora il IJorito aprile , or 1' aspro verno Chluder mi fanno, o aprlr T egrc palpebre , Ognor del vivo lame avide , e ognora Dal tuo mesto abliorrenti orror tunebre ? No die mai sazie d' aspettar 1" aurora Non fieii, ne mai nel vaglieggiar imraote II prinio raggio , die la terra indora. Pur nel tuo stesso orror V anima scuote D*^ Euro tra' bosdii "1 iiscliio , i cupi fiotti Del mare , il mover del tardo Boote , E "il lor corso non mai gli astri intcrrotti . . . Se" pur bello in tua luce, o Dio del giornoj Grande in tua maesta, Dio de le notti! Ma la vermiglia pompa , ond' era adorno L' occaso , ecco dilcgua : a noi si toglie , Ed altre piagge bea del suo ritorno. Non cosi cjuella , die su V aiiree soglie Stendesi de 1' Empiro , e die riveste L' alme gia scinte de 1' uniane spoglie. Qual viva fiamma in noi tutta celeste , Che tende alto a levarsi , il limo immondo Sente , die in se 1' incarcera , l' investe , E 'n gill la tragge col grave suo pondo? O notte 5 de lo strepito diurno II tuo miito silenzio e piii facondo. Nel solenne spettacolo notturno Gia m' imraergo, o gran Dio, con volo ardito, Oltre a 1' orbe d' Urano e di Saturno. Per r eterno ocean, die non ha lito, Quanti nuotano mondi , a cui tu scgiii Norma e cammin con raccennar d*" un dlto! Chi seminati per gli aerei regni Si spessi e vari contera gli ardenti Soli, die con un liato acccndi e spegni? Nel nostro, dal cui sen sgorgan torrenti Di luce, hai tu rimmagin tua scolpita. Per rifletter ne re2;re umane menti. \ V A R 1 E T a'. 279 Tutto , o Slgnoi' , la tua grandezza addlta , Cli' egual del Sole nel fulgor riluce , E ne r insetto , che d' un giorno lia vita. Volesti ? e un fiat fe' sfolgorar la luce ; La copre un fiat, se'l vuoi, d' eterno eclissii E niille mondi un altro fiat produce. Tu del creato da' profondl abissi Gridi al pensiero: In cifre memorande Su questa volta il mio gi'an Nome io scrissi. Tu passeggi la luce , e le ammii'ande Sfere , ch' ornano il ciel , la polve sono , Che da' tuoi passi si solleva e spahde, E pur nel lore libero abbandono Volgon metricamente : armonizzante Cosi '1 Samio ne udi nel moto il suono. Di qual' esseri mai saran cotante Lucide moli popolate ; e quail Lor terre, acque, arie , fuochi, uomini, piante? Sogni son queSti , o in questi sensi frali D' origin diva albergasi virtude , Ch' apre talor pari a 1' origin I'ali? Mai questo breve carcere la chiude , E di se consapevole , traayola Sdegnosa la terrestre ima palude. A 1' Alpe in cima sprigionata e sola la queste tacit' ore il ciel rimira , E su per gli ast.ri , piu ch' aquila vela. Ora in drago gli annoda a lunga spira , Ora in orsa o in hon : qui ad Arianna Compone il serto i ivi ad Orfeo la lira ; Che r aspetto del ciel nostr' occhi appanna. ANTIQUAUIA. Cave di antiche maciiie a hraccia. — Le macine di mulino a braccio visate dagli antichi s' incontrano in varj luoghi, Una di esse e forse la piu notabile trovasi a La Salle sulla strada da Ramheivilles a Saint-Die, Questo luogo ha tuttora il nome di Fossotte , prolialjibnente pel gran nu- mero di fosse ond' e sparso il suolo. Molti di siiTatti strumenti , alcuni interi , aliri rotti, ne coprono la super- ficie, e ci presentaixo tutte le epoche del lavoro dal rozzo 28o V A. n I E T a' ceppo siiio alia perfetta inachia. Qnesto gran nnmcro di avanzi ci ha svelato la mcccaiiica del lavoro. Dalle osser- vazioni del sig. Gravier prescntate alia Societa d' eniula- zioiie del dipartimento del Vosgrs, risulta che T operajo ne staccava pi-imleiamente un ceppo piii o men liingo, cui dava la forma d" un cilindro ; lo dlvideva poi in tante macine , quanta somniinistrar ne potea la lunghezza del cilindro stesso in ragione della sua grossezza: ogni divi- sione era tracclata con un' incavatura circolare , che col martello a punta facevasi larga e profonda sino a Y^, del dia- metro totale. Con una scossa staccavasi quindi ogni ma- cina dal cilindro ^ ed altro piii a far non rimaneva die di condurla a complmento col forarla nel mezzo per intro- durvi Tasse, e coll' incavare la costa convessa , o rotondarue la concava. II modo con cui gli antichi procedevano in quest' arte non era ancora stato descritto coU'autorita del inonuraenti. Dol)biamo percio esserne grati al sig. Gravier*. Siccome poi a tre quarti di lega dalla cava trovasi il cainpo romano detto del Repy , cosi egli congliiettura che il lavoro delle macine Ivi subitaneamente abbandonato appartener possa all' epoca di quell' accanipaniento. ARTI E MESTIERI. Litografla in iiso da hiiigo tempo presso i Cinesi. — Nella nuova edizione dell' opera col titolo di Specchio della I'ngua mundchoua , pubblicata per ordine dell' imperatore Kian- Lourig nel 1772. , trovansi due passaggi da' quali chiara- mente si dimostra che i Cinesi prima di quest' epoca fa- cevano uso della litografla. Ecco tali due passaggi come leggonsi nel secondo volume de'supplimenti di detta opera, pag. 34 e 35. RhergJien foloro falga, in cinese Khe-dsu-tchhu, nome del luogo ove in grandi e piccoli caratteri s' inciaono sulla pietra le opere coniposte per ordine dell' imperatore. Bekc foloro falga , in cinese Me-ke-dso , luogo dove col- 1' inchiostro s'intonicano le pietre sulle quali fu fatto 1' in- taglio degli editti e delle opere composte per ordine del- r imperatore , e dove vengono impresse sulla carta bianca. ( Klaprotli. ) BELLE ARTI. Progresso ddle belle artl neW America. — II gusto per la musica va nell' America maravigliosaiiiente progrcdendo : V A R 1 E T a'. 281 a Buenos-Ayres , a Rio-Janeiro , a Lima eJ al Messico si fa plaitso alle opere tU Mozart e cli Rossini. L' America settentrionale possede gia un teatro italiano. Questo teatro fii aperto per la prima volta il 29 ottobre del i8a5. II pubblico della Nuova York vi si porto in folia. II Barbiere di Rossini ha nelle capitali dell' Europa trovato spettatori piu istruiti , ma non piu enfatici degli Americani. Al Barbiere sottentrarono 1" Amante astuto , il Tancredi , T Ot~ tello , il Don Giovanni e la Cenereniola. Un certo sig. Garcia voile par cimentarvisi con un' opera intitolata La figlia dell' aria da lui composta, ma ne ebbe un esito sgraziato. La Nuova York possede varie dipinture de'piil insigni maestri specialmente italiani. Cola giunsero pure le opere deU'immortale Canova e vi formano la mai-ai'iglia degli abi- tanti. Uno scultore italiano, il sig. Causaci , giovandosi del- r anniversario del 4 luglio ha sulla pubblica piazza del palazzo della citta esposto il modello in gesso d' una statua equestre che debb' innalzarsi alia memoria di Washington. La coraposizione ando soggetta a molte crltiche : ma e d' uopo commendare 1' avvedutezza degli Americani , la quale , come gia ad Atene , fassi a provocare la critica del gusto innanzi che sia scolpito il marmo o fuso il bronzo, potendosi per tal mode correggere i difetti del modello. La Nuova York ebbe altresi lo spettacolo d' un' ascen- sione areostatica. Ne la vicinanza dei inari che quasi ne cingono le mura, ne i pericoli dell' equinozio hanno trat- tenuto il sig. Rol^ertson dall' alzarsi nell' aria ben anche di notte. Egli nel 30 di settembre pervenne a tale al- tezza che il fnoco d'artificio del suo pallone fu veduto in mare da un naviglio alia distanza di ben a 3 leghe inglesi. Qiiesti esperimenti non saranno inutili per la scienza. Giova anzi sperare che il sig. Robertson pubblichera le osservazioni gia da lui fatte e quelle ancora che andera facendo nei varj climi dell' America. Egli e ora giunto alia Nuova Orleans. INVENZIONI. Nuovi stromenti catottrici. — Ci e di vera soddlsfazione il poter aniiunziare c!ie al sig. Giuseppe Mozzoni di Mi- lano, studente di n\atpmatica nell'I. R. Universita di Pavia, ed alumio del collegio Borromeo, e riuscito di trovare iiuovi 282 V A R I E T a'. stromenti catottrici attl a varie utili applicazionl. Egli ha osservato che con una legglera aftumicazione si puo ren- dere una lastra di cristallo tale che non rlfletta se non se uoa sola faccia , ancorclie vi sia difetto di paiallolismo, e tale altresi che pernicttendo il passa^gio d'uiia por- zione dclla luce, da qiialsivoglia corpo le venga trasmessa, non riilctta die la porzione rimancnte , bastevole pero a scoprire nell" imniagine i contorni ed i distinti coloi-i del corpo mede?imo. Ottenuta di tal maniera una specie di specchio trasparente, egli trovo facile il seguire gli stessi contorni dell' imniagine coUa mano , e quindi penso di compori'fe tali stromenti in guisa die potessero servire per tutte le possiljili applicazioni a vantaggio de' pittori , degP incisori , degli arcliitetti e di tutti gli amatori delle arti del disegno. Di questi stromenti il sig. Mozzoni ha proniesso di puliblicare fra breve tma distinta descrizione. Noi intanto ci aiTrettiamo a far conoscere tale ingegnosa scoperta onde chiamare anticipataiuente sovr' essa Fattea- zione del pubblico. MORALE. Alienazione mentale cagionata dalla lettura dc romanzi. — II dottore Pinel osserva che la lettura de' romanzi ha non rare volte spinti i giovani ai piii fatali eccessi d'un amor delirante. In tale stato sembra die una sola idea assorbisca tntte le funzioni del loro intelletto. E di fatto le persone che ne sono affette , lianno ognora presenti alia loro fantasia gli eroi del romanzo , che formo T oggetto de' loro trat- tenimenti. II sig. Pinel riferisce una lettera di certa dama, la cui mentale alienazione stata era prodotta da silFatte letture. L' eroe di questa dania era il cavaliere di Fauhlas ( protagonista di un celebre romanzo galante), ed il suo persecutore il ministro della polizla. Queste due idee 1' oc- cupavano di continuo e negli eccessi di monomania erano tra loro talinente legate ch' essa nel medico Pinel ravvi- sava il cavaliere di Fauhlas e ad un tempo il ministro di polizia. Da sifFatte' idee tutta comprcsa scrisse a quest' il- lustre medico Tanzidetta lettera lagnandosi del proprio ar- resto cui ella riguardava come un atto totalmente arbitrario. Tale lettera e un vero uiolIcIIo di stile e di raziocinio , e se spesso noa vi s' incontrasse il galaute epiteto dato V A R I E T a'. 283 al dottor Piael , allora nell' eta di 72 anni , dl slg. cava- liere di Faiiblas , noii potre]jbe in alcana guisa concepirsi ch' essa uscita fosse dalla testa di una donna delirante. (^Bibl. phys. cconoin., jaiw. 1827.) STATISTICA. Scatistica della gran Brctagna , esiratta da uri glornale spa- gnuolo die si puhblica a Londra col titolo ( Ocios des Espafi oles emigrados ). — Le isole liritanniche hanno una snperlicie di 71,381,907 acri, o sia di 111,377 miglia fl^^adrate (i). La loro divisione per I'ispetto tanto ai diversi stati clie ai diversi genex'i di cultura e la seguente : Terre A ratorie. A pascoio, lucolte, Inghilterra . . 10,200,000 14,200,000 7,983,400 Paese di Galles 900,000 3,600,000 i, 383, 000 Scozia 3,5oo,ooo 3,55o,ooo 17,204,507 Numero Supcrficje totale. Delie jiarroccliie. Delle Cuse. Inghilterra . . . 32,382,400 9,860 2,o36,3i7 Paese di Galles 4,753,000 833 140,830 Scozia 22,354,507 948 356,536 Irlanda 11,943,000 2,344 1,185,490 Somma . . . 71,281,907 i3,oo5 3,719,163 La popolazione , noa computando 330,ooo soldati e 3o,ooo uiarinari, arriva a 20,874,159 anime , distribuita come segue : Fanciulli al di sotto cU i5 anni. Uomini. Donne. Waschi. Fenmiiue. Totale. Inghilterra 8,262,780 3, 510,899 2,220,899 2,266,85g 11,261,437 Paese di Galles... 202,186 229,125 148,301 137,826 717,438 Scozia 58o,4g3 718,330 403,059 391,574 2,098,456 Irlanda 1,941,927 2,067,727 1,400,000 1,392,189 6,801,828 Somma 5,987,386 6,5a6,ii6 4,172,259 4,188,398 20,874,159 (l) L' acre di Lundra equivale a toniature nuove, ossia ectari 0,404^^ 1 ^^'^ sono perticlie uiilauesi 6 '/^ ; le niiglia qui ado- perate sono niiglia inglesi terrestri di 69 al grado. 284 V A R 1 E T a'. Alia fine tkl 1824 la marina mercantile era composta di Bastimcnti n Numero di Vela. ■Vai)orc. Tonuellate. Marinari. Ingliilterra . 16,466 1,981,685 123,332 Scozia . . . 2,961 160 266,975 9,63i Irlamla . . . 1,376 ! 73,293 ^'779 Totale . . 2o,8o3 160 2,321,953 149,742 Le rendite della gran Bretagna erano nel 1825 di lire sterline 49,552,493. Ma il suo debito nazionale giunto era alia spaventosa somma di 893,783,282 lire sterline (2a miliardi di franchi ) . ( i?. £. ) COMMERCIO LIERARIO. L' ultima fiera di Lipsia, cioe quella del S. MIchele, 1826, ha riunito un grande ammasso di hbri. Vi si con-^ tarono 338 botteglie di librai, e le produzioni giunsero al numero di ben 21 25. II catalogo generate indica 239 opere in lingue vlventi straniere ; 160 in latino ^ 37 in greco i 1 56 opere tradotte , tra le quali 54 dal fran- cese e 65 dall" inglese. Si soao vedute sei diverse edi- zioni delle opere di Walter-Scott^ una delle qnali in lin- gua inglese. II medesimo catalogo annunzia 327 opere di teologia \ opere 2 1 consecrate ad argomenti filantropici ; 167 opere storiche ; 116 di politica e di giurisprudenza ; 87 classic! anticliii 39 opere di matematica; 88 di lisica; 159 di medicina; 44 di geografia ," i5o opere elementarii 5o grammatiche ; 208 dizionarj ; 11 poemi epici j 58 poemi lirici ; 38 opere drammaticlie ; 186 rouianzi; 69 volumi d'atlanti, e 27 opere di musica. Giusta i cataloglii delle fiere di Lipsia , il numero delle opere publjlicate in Germania dal 18 14 al 1826 inclusi- vamente sarelibe di 50,372 , al qual numero se aggiungasi quello di 7^350 opere, che furono annunziate come pros- sime a veder la luce e quelle in lingua straniera, se ne avra la somma totale di 60,000. Se leggerne si volesse una sola opera al giorno ( un gran numero delle quali contiene altresi piii volumi , e se parlar si voglia delle Collezioni , queste oltrepassano talvolta i cento ) , farebbe d' uopo di noa meno d' anni 170 per compiere la lettura V AK I E t a'. !i85 del libri che apparvero in Gemiania nel corso di tredici anni. II numero degli autori di questa letteraria ridondanza puo essere valutato alia meta delle opere, cioe a 3o,ooo. II confronto dei libri pubblicati in Francia nel medesimo periodo non oftVe che circa la meta della suddetta somma, e niinore di gran lunga ue risulterebbe il numero di quelli pubblicati in Italia. ECONOMIA D0ME8TICA E RURALE. Faglani velenosi. — Negli Stati-Uniti d' America si e trovato che d' inverno , mentre la terra e coperta dalla neve , i fagiani si cibano di bacche , di polloni e di foglie d' una specie di lauro. Questo nutrimento rende velenosa la loro carne. Nel febbrajo del i8a6 il dott. Shamaker di Filadelfia euro due individui ch' erano stati avvelenati dal cibo di poca carne di sifFatti fagiani. I mali di testa , la perdita della vista , le angosce dello stomaco , il freddo delle estremitk annunziarono tale avvelenaraento che venne confermato dagli avanzi de' fagiani stessi. La loro convale- scenza fu assai lenta , ed il polso non riprese che col tempo la sua velocita ordinaria. Noi quasi c' indurremmo a credere, che ne'lauri, di cui mangiano i fagiani nell' inverno le bacche ed i polloni , si contenga come nel laaro ceraso , V acido idrocianico . Quest' acido e oggimai riconosciuto per un veleno si sot- tile e potente che una goccia gettata nella gola del cane il piii vigoroso lo fa cader morto dopo due o tre convul- sive inspirazioni. Secondo il signor Magendie basta una goccia di cotal acido infusa nella giugulare di un cane per farlo air istante morire , come se stato fosse dalla folgore colpito ( Bibl. phys. econom. ). Modo di rendere meno funesta f influenza del gelo nella primavera. — II dott. G. Jaeger tra i molti tentativi da lui fatti per guarentire le piante dalla funesta influenza de' geli nella primavera, dice che quello d' innaffiare col- r acqua de' pozzi le piante che n' erano afFette , gli riesci il migliore. Egli pero ci "avverte che tal mezzo non pud usarsi con buon successo , se non quando il termomelro Bibl. Ital. T. XLV. 19 l86 V A n I E T A . trovasi circa ad i" sopra o ; perclic se le piante venis- sero iiinatliate prima , T acqna prodiurel)be ua elFetto op- ]iosto aumentamlo il giado del frcddo; e se al contrario s'innafliassero piu tardi, Tacrjua noii farcbbe alcun efletto , ]>erche 1' elevata teniperatura gia prodotto avrebbe la sua fuiiesta inlluenza. II sig. Jaeger pensa clie non sarebbe cosa dillicile il far nso di questo metodo in grande e I'ap- plicarlo ai paesi coltivati a vigne , ove i geli della pri- inavera sono una vera calamita. Col mezzo di trombe , simili a quelle die servono per estingviei'e gl' inceiidj , e ridotte in modo conveniente alio scopo , collocate nei A'ignetl di distanza in distanza , e maneggiate col sussidio degli uomini d' un intero comune , ofTrirebbero , secondo lui , la piu sicura guarentigia contro di tal flagello. L' au- tore cspone le particolari circostanze di molti suoi espe- rimenti, che non giova il qui riferire. ( Wurtemb. Corresp. des Landwirths. Verein, Vol. 8 , p. iSp.) Pubblica esposizione de.Ilc piante ne' Paesi Bassi, e con- corso al premio. — Ad Utrecht V esposizione delle piante diretta dalla Societa d' econoraia domestica ha avuto luogo alia fine del giugno nel passato anno. Yi furono esposte 388 piante, 78 delle quail in concorso al premio. Fra Je piante rare la Societa ha coronato una varieta della Zamia horrida di Jacquin , una Zamia 5 dentata e 3 dentaia appartenenti al sig. M. Beelchayder di Rupelmonda , ed iin' Iris nepaulensis appartenente al sig. Van der Hoop, Furono encomiate come le piante meglio cresciute, una Protca pini.folia , una Gardenia florida , un' Hachemia ain- plexicauUs , ecc. A Gand la Societa reale d' agricoltura e dl botanica ha fatto esporre alia fine di giugno ed al principio di luglio del suddetto anno 980 piante. Va Astrapea WalUchii del coltivatore di fiori Verlecwen, che ha la piu bella colle- zione di piante rare , ha ottenuto il premio. Tra le piante meglio conosciute la Societa ha distinta una Cordia specio- sa , un Nerium coronariuni , una Cerbera manghas , un' Ixora coccinea e piu altre. (5. U.) (Sarebbe a bramarsi che un simile concorso con prenij ve- nisse fra noi pure stabilito, or che V cunore per le j/iante rare, e la collura de fiori va nc' paesi nostri faccndo si grandi V A K 1 E T a'. 287 progresii. Ne cib difficile sarebbe ad istituirsi in Milano , dove ogiii anno ai primi d' ottobre ha luogo una hrillante e dovi- ziosa fiera di fiori e di piante ne' giorni stessi in cui vien fatta I' esposizione e la solenne distribuzione dei premj per le arti e pei mestieri. ) M EDIC IN A. Incontinenza d! orina guarita coll' appUcazione delle coppette secche al perinea. II slg. Canlii, socio della R. Accademia di medicina a Parigi, ha letto nella sessioiie del 14 dello scorso settembre due osservazioiii suir incontinenza d'orina guarita coir applicazione delle ventose secche al perineo. II soggetto della prima di tali osservazioni fu un fanciullo di 14 anni d' tin temperamento linfatico afFetto dalla malattia gia da oltre a due anni e pel quale erausi indarno praticati tutti 1 mezzl deir arte. Diciotto coppette secche applicate al perineo nel corso di un mese gli procurarono la guarigio- ne. Giusta la seconda osservazione, rammalato, che aveva 1 6 anni , ottenne la guarigione col raedesimo mezzo ripe- tuto venti volte e col sussidio di un vescicatorio applicato air osso sacro. (^ Arch. gen. de med., deceinbre 1826.) Considti inediti di Gio. Battista Morgagni. Ai'deva il celehre anatomic© ed ornamento della par- mense Universita Michele Girardi dal desiderio di rivedere ed abbracciare il precettore suo, il grande Morgagni, te- neramente amato, ed a cui conservava indiriljile ricono- scenza ed afFetto. Prese a tal fine nell' autunno dell' anno 1 77 1 la via di Padova , e riteneva premio de' suoi disagi e del lungo cammino il rivedere il venerando maestro , r udirne ancora la dotta voce , oracolo implorato , seguito ed ammirato dalle principali nazioni (i). Prossimo era il Morgagni al nonagesimo anno del viver suo, gia sentiva venir meno le facolta del coi'po afFaticato, e la sua gran- "d' anima avvinta da nodi meno tenaci lanciavasi gia segre- tamente verso quel centro beato , cui sempre miro , qual (i) Prefazione di Michele Girardi alle tavole anatomiclie del Saatoriui. 288 V A R I E X A. nieta c mercede inefTabile della virtu. A lui pero restava un tenero affetto morale verso i suoi scritti , intorno ai quali tanto si occupo vegliando e meditando, tal die altro non bramava clie di riporli in degne e lide mani. Fra i dotti coUegiii, gl' ingegiiosissiiiu aniici , gli ottimi allievi, divenuti iii seguito splendore della facoliii medesima , da cui era cinto ed assistito , non mancava al certo clii avesse il merito di essere il depositario degli aurei scritti. Ma 1' noino iiiipiiregglal)lle i-accolto avendo in quattordici in- volii in forma di libri quel tesoro d"" imniensa dottrina , non seppe ad altri alFidarlo fuorche al sue tanto amato Girardi (i). Ne diversamente fece Socrate, allorche cir- condato dai numerosi discepoli , prima di here il non me- ritato veleno consegno al piii saggio, al piii caro di essi, qnale invidiato pegno di amore e di fiducia, la tutela dei proprj figli. Lieto T anatomico parmense per tanto onore, geloso dell' invidiabile tesoro, ritorno alFasilo delle sue in- defesse occupazioni. Ma non erano ancora scorsi due mesi, allorqiiando il Morgagni degno di vivere gli anni di Nestore, divenne vittima di colei, che cieca al pari della fortuna, colpisce e passa. Pianse Girardi la perdita dell' afFettnoso maestro, ne manco di fare in seguito pubblicamente co- noscere di essere egli stato prescelto al deposito de' suoi juanoscritti (a). Fra le cure stesse della cattedra , rese ancora piu gravi dair assistenza alia formazione di un gabinetto anatomico, fra le incumbenze di professore di storia naturale, di pre- fetto del museo di naturali I'arita , e fra altri non pochi incarichi si pubblici che privati , e quantunque dalla po- dagra continuamente bersagliato , opero Girardi non poche cose J e molte altre condusse a piena esecuzione. Ma (i) Primo e 2." volume. Molte cose estratte degli uomini piii insigni in anatomia col titolo Ad aaatomen , 3.°, 4.°, 5." Osser- vazioni anatomiche fatte dalT aiitore e riferite negli atti; 6," Con- sulti niedici e chirurgici colT espvessione ritenuti ancora , e quasi tutti in lingua italiana ; j."^ 8.°, 9.°, 10.°, II. ° Considera- zioai anatouiico-critiche col titolo: Fasciculi ad anatumicos scripto- res ; 12.°, 1 3.° Wiscellanee varie suUa storia di anatomia, e sul liceo di Padova. i4.° Considerazioni sugli scritti di Lancisi, di Petrolio , di Albino suUe tavole di Eustachio col titolo: Ad ta^ hulas Eustachii ( prefazione citata ). (2) I'refazioue citata. V A ni E T a'. 289 egl'i 11011 pote rMfplgere le sue indagini al prezioso depo- sito, malgrado irsuo desiderio di pubblicare quanto fosse di piu importante nel niedesimo, perciocche vie piu ag- gravate dal male cedere dovette al comune inevitabile de- stine. Rimasti quasi privi di appoggio gl' indicati manoscritti, trovarono neU'animo generoso di don Ferdinando Primo di Borbone un giusto ammiratore del grande Morgagni, il quale fattone acquisto nell' anno 1797 dagli eredi Gi- rardi , ordino die fossero coUocati nella ducale Biblio- teca (i). Nelle tristi vicende dei tempi, dei quali noii pote a meno la parmense Universita di sentirne gli efFetti, col passare a semplice accademia di un grande impero , nessuno si. accinse alio studio di tale deposito, per farne scelta e pub- blicazione della parte migliore. II ducale bibliotecario av- vocato Pezzana , pregati avea fine dall'anno 1804 i chia- rissimi professori Rubini , Tommaslni ed Ambri , perche volessero di tanto lavoro occuparsi. Ma la mancanza dei mezzi, la morte degli uni, la partenza deH'altro resero Vano qualsivoglia tentative. Era riserbato alia maesta di Maria Luigia , alma risto- ratrice di quest' Ateneo , di mandare ad efFetto T impresa da tanto tempo desiderata. Conscio del prezioso deposito r illustre suo archiatro cav. Luigi Fi-ank , chiese ed ot- tenne dalT augusta Donna (la quale voile anche il parere del ducale bibliotecario ) il permesso di estrarre copia di quei manoscritti , clie piu degni fossero di essere fatti di pub- blico diritto {2). Fra questi egli prescelse il sesto libro, ove racchiudevansi cento consulti medici e cbirurgici scritti di propria mano dell' autore (3). Di questi si accinse coii (i) Lettera di S. E. il sig. nilnistro conte Cesare Ventura i5 agosto 1797. (3) Rescrltto sovrano 24 ottobre i824« (3) Grau parte di questi maiioscritti e specialmente quelli ap- partenenti all' anatomia contengono un coniplesso di annota- zioni gia sparse nelle opere dclP autore , ed altri comprendono le di lui lezioni. I consulti medici e chirurgici sono gli unici i quali, per confessione dello stesso IMorgagni , non. sono riportati in alcuna delle sue opere e quindi si ricengono con tutta ra- gione inediti. 290 V A n I r, T a'. sommo impegno alia medita/ione con avaape ottennta sotto gli ocelli proprj sincera aiUentica copia, cui assisteva iu mezzo aucoia ai tonnenti dell incuiabilc morbo dal quale trovavasi da varj anni afllitto. Fatto di cio partecipe a Parigi il barone Desgeiiettes, no face rapporto a quella reale Accadeinia di medicina , la quf.le decreto sensi di stima e di ammirazione all' archiatro Frank, col proporgli ancora i mezzi piii facili alia publ)licazione degl' indicati consulti (i). Ma la morte impedi pure a Frank di con- durre a termine V intrapreso lavoro. Ad oggetto di rendere nn degno tribute alle premure del benemerito archiatro , a giustificazione di quanto ha esposto Tonorevole menibro alia R. Accademia : e per ap- pagare le continue inchieste che mi vengono dirette da medici si italiani che stranieri, ed anche in conseguenza di ci6 che, scrivendo V eloglo di Frank , ho annunziato sui raa- noscritti del grande Morgagni (a), publjlicamente dichiaro di essere divenuto io stesso per volere del defunto e del- Terede vedova Frank ora contessa Bednlli depositario della copia autentica degl' indicati consulti inediti. A questi di- chiaro pure di avere aggiunto quei pochi de' quali attesa la morte di Frank non era ancora estratta copia, e che for- mano il compimento della centuria raccolta nei sesto libro di Morgagni. Esposta in tal modo a cognizione di tutti i cultori del- r arte salutare 1' autenticita , la provenienza e lo stato at- tuale dei consulti inediti del celeberrimo anatomico di Pa- dova, sarebbe ora mio dovere di pubblicare i medesimi a gloria dell autore , a lustro del secolo precorso , all' onore sempre crescente dell' itala medicina , ed a lode eterna dell'augusia Donna, la quale dall'alto del suo trono in- fondendo nuovo splendore e vita ai manoscritti del grande Morgagni , si e resa benemerita delle scienze mediche : se non che il desiderio di rivedere, di meditare e di arric- chire, ove il caso lo esige, il lavoro con analoghe annota- zioni, ml dispensa per ora dal promulgare colle stampe il prezioso tesoro. Ma quanto lieto pel deposito affidatomi , altrettanto lido esecutore di raia promessa , solennemente (1) Revue medical, 1828, T. I. (2) Cenni biografici dell' archiatro L. Frank, iSaS. V A R I E T A . 291 cUchifiro di fare in seguito conoscere con apposlto mani- festo il niodo , il tempo , il luogo in cui gl' indicati con- suki saranno fatti di pubblico diritto. Parma, i5 febbrajo 1827. Carlo Speranza, prof, di terapia speciale e di clinica medica. VI AG Gr. Barbara costume degl' Indiani. — Nel viaggio del signer Alfredo Duvaucel nelle Indie parlasi d' una superstizione ancor piu crudele clie i SuUees o sacrificj delle vedove Indiana sul rogo. Quelle della Casta indostana detta Bo- shtoun al Sylhet immolano volontariamente se stesse in onore de' lor mariti , col terribile sacrificio cui in Roma, dannavansi le Vestali clie violato aveano il lor voto. " Alia morte del marito ( dice il sig. Duvaucel nel suo giornale ) la famiglia scava una fossa di forma cilindrica e di circa 8 piedi di profondita: nel fondo vien collocato un banco, su cui fassi sedere il defunto , coperto de' suoi abiti mi- gliori : la vedova si asside suUe ginocchia del morto, e quando la sua lampana e accesa , ed essa Iia ricevuto dei frutti, del riso e tutto cio die servir dee al feral viaggio, ciascuno degli astanti getta sugli sposi un pugno di terra. La vittima allora grida OriboU ( io chiamo Iddio ) e la sua famiglia lascia cadere su quest' orribile tomba una grossa e larga tavola costrutta alia foggia di trabocclietto , la quale vien tosto rlcoperta di terra e di pietre. Io ho avuto la curiosita di penetrare in due di cotali pozzi , scoperti per uno scoscendimento di terre , e vi ho realmente tro- vate delle ossa umane. Tali sono le superstizioni clie la- sciansi tuttora sussistere dall' amministrazlone inglese. » ( Journal asiatiq. ) 2()2 V A R I K T A . NECnOLOGTA di Alessandro Volta. (i) Sorgono di tempo in tempo alcuni uomini tanto privi- legiati, che coU' ingegiio vincono i termini ai quali pare ristretta la terrena possibilita, e coile buone doti dell'aaimo sforzando all" amove I'invidia, soprastanno, per cosi dire, a tutta r umana famiglia. A parlar di costoro , massime dopo la tomba, si fugge facilmente la taccia di adiilatori ; perche non vi ha lode privata che possa dirsi soverchia alle ceneri di chi, vivendo, fu ammirato dalF ariiverso : ma non cosi di leggieri si fugge quell' altro pessimo nome di ambiziosi. E Tinvidia, impotence contra il lodato, si getta volonterosa sul lodatore , come venuto a quell' ufiicio sol- tanto per collocarsi in qualche maniera a fianco del grande encomiato, ed usurpare sotto onesto colore una parte della sua celebrita. 11 perche noi dovendo annunciare la morte di Alessandro Volta , e toccare alcun poco quelle virtii deir ingegno e del cuore che piu lo fecero degno della comune ammirazione , volevamo quasi fuggir questo inca— rico , per temenza che alcuno ci repnti a vanita quello a cui ci persuasero unicamente il dolore di si grave perdita e 1' ufficio di questo Giornale. Se non che poi soccorse a liberarci da questo dubbio la conoscenza di noi medesimi ; e quasi ci consolammo nella poverta de' nostri studj e nella nostra oscurita, se per queste ci e dato di spargere, senza taccia di vanitosi , un fiore snlla tomba di tanto concittadino. Alessandro Volta nacque da nobile e ragguardevol fami- glia in Como nel diciottesimo di febbrajo dell' anno 1745. Datosi quivi agli studj , mostro sino da giovinetto un in- gegno capace di ogni nobile disciplina : maturo innanzi tempo e possente nelle severe meditazioni della piu grave filosofia i ma suscettivo ancora delle poetiche inspirazioni , ed aperto mirabilmente alle vive impressioni del bello. Di sorte che s' egli avesse allora liaita la sua letteraria car- riera, mal si sarebbe deciso se la patria avesse perduto in lui un filosofo od un poeta. Se non che la condizion dello (1) Mentre stanipavasi questo articolo ricevemmo notizia anche della morte del celebre prof. Tauiburini avvenuta il giorno 14 mar JO 1827. ( Nota dei Direttori.) V A R T E T a'. 393 Stile e degli argomenti nei quali si dllettava-, mostravano che r amore della filosofia doveva in lui prevalere a qiiel delle muse ; e ne fa prova principalmente il bel poemetto latino clie scrisse intorno alia fisica. A questa nobile di- sciplina si volse qnindi con tntta la forza e con tutto I'ar- dore del suo mirabile ingegno ; e giovanlssimo ancora ( ne- gli aniii 1769, 1771 ) pubblico due Memorie che valsero a coUocarlo fra i grandi fisici di quella eta, e fecero im- mantinente conoscere qnanto si poteva sperare da lui. Eletto ( neir anno 1774) reggente del patrio giunaslo e professore di fisica, poscia ael 1779 trasmutato all' Uni- versita di Pavia, ebbe acconcissimo carapo da coltivarvi i suoi studj con quell' abbondanza di modi che si richie- deva a' suoi vasti concepimenti ; ed ajutando la perspi- cacia della mente con una instancabile diligenza , non tardo guari a dimostrarsi nato a batter sentieri non per anco tentati. Era in que' tempi argoraento alle medita- zioni dei fisici quella parte che spetta all' elettricita. A questa si applico quindi anche il Volta , e ripeiendo le sperienze gia conosciute , senti il bisogno di uno stro- mento che misurasse le forze elettriche^ e desse al fisico la facolta di compararne gli effetti. Al sentimento di questo bisogno succedettero le sue meditazioni per to- glierlo di mezzo , ed alle meditazioni di cotant' uomo non tardarono punto gli efFetti. L'Elettroforo e 1' Elettroscopio, che portano ancora il nome del loro insigne inventoi-e, fu- rono il frutto de' suoi studj ; ed armato di questi sussidj staljili incontanente sopra piu solide basi tutta la teorica dell'elettricita 5 dimostrando pel primo gli eiFetti delle azioni scarabievoli delle elettriche atmosfere , ed insegnando a distinguere 1' elettricita permanente da quella che chiamasi di pressione od accidentale. Avvertito dal suo amico P. Gampi di alcune bolle di aria infiammabile sviluppatesi da un' acqua stagnante, il Volta si fece a meditare sopra questo fenomeno , e ne trasse tutte quelle memorabili scoperte che tanto giovaron la fisica in quella parte che prende a considerar la na- tura e la combinazione dei gas. Di qui nacquero la Pi- stola elettrica , 1' Eudiometro , la Lampada ad aria infiam- mabile , ed altre non meno curiose che singolari inven- zioni, le quali in un tempo medesimo ampliarono e la fisica scienza, e la fama del Volta. 294 V A U I E T A . Dalle sperlenze del galiiiietto passaado allora all" apcrta contcmplazione del grandi fcnoifleai dell' atmosfera, fece segno alle sue iiidagiiii la fonnazione della grandinc ; e sovprese , per cosi dire, la natura, e ne rivelo questo segreto, ravvisaiidoac la spiegazione nel ballo elettrico delle gocce di pioggia vicine a cadere. Cosi parimente nel gas idrogeno acceso dalle scLntille elettriche nelle altissime regioai dell' aria vide primleramente l' origine dei fuochi fatui e delle stelle cadenti i poscia ravvici- iiando fenomeni che a tutt' altro ingegno sembrar dove- vano afiatto dlsgiunti e diversi , arreco in confernia di questa sua spiegazione i celebri fuoclii di Velleja e di Pietra Mala , dei quali diede un' accuratissima descrizione. Le sperienze del Galvani fecer conoscere , noa v' ha dubbio, un nuovo ed inopiaato fenomeno natura le : ina bea si puo dire eziandio , ch' esse eran venute piu presto a confondere che a chiarire i sistemi elettrici alloi-a adottati. Quindi non pochi fisici eran trascorsi ad immaginare un nuovo fluido , al quale , in difetto di piu probabile spiega- zione , recavano qiie' curiosi moti muscolari eccitati nelle rane dal contatto di diversi metalli. Ma. soltanto al sicuro ingegno del Volta fu dato il dimostrare, con una succes- sione mirabile di esperienze e di raziocinj , la rana gal- vanica non esser altro che un elettroscopio aniniale di squisita sensibilita , ed il solo atto a render palese il picciolo disequilibrio di fluido elettrico occasionato da quel contatto. Donde poi procedendo, come interviene ai grandi uoraini , dall' una all' altra scoperta , si condusse al fe- lice concepimento di moltipllcarne gli effetti moltiplicando le copie dei metalli diversi , e cosi venne a creare nella sua pila quel meravigUoso stromento , che fit poscia prin- clpalissima fonte di quante scoperte piu insigni si fecero e si fanno nella chimica d' oggidl. Alia storia della fisica , ed a coloro che scriveranno la vita di questo lUustre italiano appartlene 1' annoverarne i grandiosi trovamenti secondo 1' ordine dei tempi , e colle circostanze piu rilevanti: ma alia brevita di un articolo non e permesso discendere a piu minuti ragguagli. Solo diremo che le sue opere raccolte e pubblicate in 5 volumi in Firenze dal cav. Antinori fan manifesto alio studioso , come nessuna lode puo pareggiare le grandi e numerose scoperte del Volta: ne tutte vi sono comprese;, perocche V A R I E T A. SqS alcuae Memorie iiiedlte e che ora vedranno , sperlamo, la luce contengono cose di non mediocre importanza. Questi rairabili trovamenti recarono il nome del Volta ia tutte ie parti del mondo. Quaiido nel 1777 viaggio la Svizzera e la Savoja col sue ch. concittadino Giovambat- tista Giovio , andava gia si gran fama di liii per Y Europa che, a tacere degli altri dotti, I'Haller ed il Voltaire ga- reggiarono nell' onorarlo. Quando poi nel 1782 con quel- I'altro lurae della sapienza italiana, lo Scarpa, visito la Germania , T Olanda , l' Ingliilterra e la Francia, appena potremmo dire gli onori onde fii ricolmato dal fiore dei dotti e dai pi-incipi, e particolarmente da Giuseppe II. Neir anno 1794 la Societa Reale di Londi-a, a cui avea letta la sua dissertazione Intorno al Condensatore , fece coniargli una medaglia d' oro. Ma la gloria e la fama del Volta ricevettero , per cosi dire, il sigillo , e toccarono il somrao grado, dopo il suo viaggio nel 1801 a Parigi. I fisici piii cospicui della Fran- cia o non conoscevano ancora, o non credevano degna del loro assenso la nuova dottrina di quel grande italiano in- torno air elettricita : quindi, chiamato , si reco a Parigi al cospetto dell' Istituto nazionale preseduto dal prime console Bonaparte , ripete le sperienze e i razlocinj sui qiiali era fondato il suo mirabile trovamento della Pila, e sforzo non solo all' assenso , ma ben anche all' ammira- zione ed all' entusiasmo quanto il mondo ammirava di piu sapiente e di piu preclaro. Napoleone gli fece presente di sei mila franchi ; e l' Istituto lo decoro di una meda- glia d' oro. La patria fece effigiare in basso rilievo questo bellissimo fatto nell' aula maggiore di quel Liceo in cui il Volta ebbe dato principio alia sua illustre carriera. I Fran- cesi poi stabllirono un'Acciademia la quale facesse argo- mento de' suoi studj la dottrina e i trovamenti del Volta, e decretarono grandi premj a chi in questo studio si se- gnalasse. L'incarico di rappresentare 1' Universita di Pavia nei Comizj di Lione , la dignita di senatore , il titolo di conte, I'essere fatto degli otto socj esteri all' Istituto di Francia, eletto fra i primi membri dell' Istituto italiano, decorato della corona ferrea e della legion d' onore, prov- veJuto di ricche pensioni, cerco, riverito, lodato da tutto il mondo, sono questi gli onori conseguiti dal Volta dopo il suo viaggio, o uieglio diremmo, dopo il suo trionfo a agf) V A R I K T a'. Parigi. Ma egli, ottennta nel 1804. la permissione cli rit!- rarsi dalla cattedra , divenutagli grave dopo tanti anni di continno lavoro, ia una eta fastosissima. in mezzo a millc occasioni e necessita di far niostra di se, rendette sembianza di qnei consoli e dittatori roniani che dal trionfo passa- vano volontarj alle domesticlie loro faccende. E noi quindt contralFaremmo al gi-and' uomo di cui alDbiam tolto a par- lare , se spendessimo piu parole intorno a qnello splendore ed a quella gloria, di cui egli per 1' incredibile sua mo- destia appena mostrava di accorgersi. Pur diremo che neir anno 1 8 1 5 ebbe un novello onore dall' augnsto nostro monarca Francesco I che lo nomino direttore della Facolta filosofica neir Universita di Pavia. E questo vogliamo ci basti aver detto del grande inge- gno del Volta , delle sue ammirate produzioni, e degli onorL che vivendo ne ricevette. La felicita della mente gli fece onorata la vita e gli assicuro un' eterna fama appo i dotti avvenire : diremo ora di quelle virtd che nella schiera stessa dei dotti lo fecero eminente , e per le quali sarebbe degno che il mondo lo ricordasse quand' anche cessassero di parer veri i suoi trovamenti. A molti e venuta in sorte una gloria , quasi dlremnio , non propria, la quale dal solo ingegno precede, e tutta finisce in lui solo. Gl' agi , la venerazione , gli applausi li accompagnarono lungo il sentiero di questo mortale viag- gio, e parvero assicurare ad essi quel voto di ogni nobile spirit© , r immortalita. Ma calati poi nella tomba, si stese sopra di loro il sllenzio : e la posterita sceverando i frutti deir ingegno da quei del cuoi-e , sdegno di annoverarli fra gli uomlni degni del nome di grandi. E veramente V in- gegno scompagnato dalla virtu pare che si coltivi soltanto a far pompa di se medesimi ; ed a chi da natura fu elar- gito r ingegno, tanto piu si richiede 1' essere virtuoso, in quanto che questa sola parte gli manca a riuscire perfetto. E perfetto sara giudicato Alessandro Volta dovunque non men dell' ingegno si apprezzino la tenerezza di padre e di sposo , la beneficenza , la modestia nella buona for- tuna, la pieta, la fortezza nei casi avversi, la carita della patria ; virtii nelle quali fu prestante il suo animo quanto r ingegno fu eccellente nelle fisiche discipline. Neir anno 1794 s' aramoglio a D. Teresa de'Peregn- ni colla quale yisse poi senipre in bella ed esemplare V A R I E T a'. 297 coiicortlia. Di tre figli clie n' ebbe , il seconclo gll venne rapito da morte troppo immatura nel 18 14. Giovanissima n' era V eta , ma 11011 giovaiie il seniio , e gm sperimentato r ingegno , credibil promettitore di frutti non indegiii del padre. I fratelli , i maestri , i coiidiscepoli n' ebbero ine- stimabil dolore , e ne diedero apertissimi segni : il Volta ne obblio mai, ne lascio mai di portare con forte aiiimo il desiderio del figlio. Certo gli alleviava il dolore la molta virtu dei superstiti ; ma sopra tutto parlavagli possente- meiite nel cuore quel sentimento di religione, che non vieta , ma terge pietoso le lagrime dell' afflitto , gridaiidogli che tutto viene da Dio, che non e giusto dolerci del tolto, finche c'incumbe il dovere di render grazie per quel che ci resta. E la religione , non superstiziosa ne inoperante , ma splendida e fruttnosa , quale al filosofo si conviene, fii sempre non picciola parte della vita del Volta. Bello ed edificante spettacolo si era il vedere uii uomo a cui nes- suno ardiva di pareggiarsi , venire spontaneo ad accomu- narsi col volgo, e protestare tacendo ch' egli era polve dinanzi a Dio, polve egli pure e nulFaltro. Qnella con- solante dottrina che ci dichiara tutti fratelli ed uguali in faccia aU'Eterno, d'ordinario e taciuta dai grand! per su- perbia, dai piccioli per temenza d'irritare Taltrui vanita; ma nel Volta era manifesta e parlante. Molti paesi si van- tano di mostrare al curioso straniero la casa dov' ebbero stanza alcuni uomini di grande ingegno ; ma forse invi- dieranno alia patria del Volta il piacere di poter dire : Qui egli meditava le scoperte che F haiino po9to al di sopra di ogiii umana grandezza : e qui s'umiliava dinanzi a quel Dio appo cui la poverta dello spirito e arra di eterna felicita. E conforme a questa interna pieta n' era poi la condotta. Perocche quella gloria a cui Tavevan re- cato le mirabili produzioni del suo ingegno non valse mai a rimoverlo da quel modesto contegno che mai lasciava discernerlo dai popolari ; e delle I'icchezze venutegli sempre crescendo, possiamo dire che non diede neppur segno d'accorgerseiie , se non in quanto allargava la mano a ver- sarle in soccorso dei bisognosi che si volgevano a lui. Co- loro ai quali il Cielo fu largo donatore d' ingegno soglion trovare anche il mondo piii facile e piii corrivo nel giu- dicarli : privilegio da molti abusato per modo da mettere in forse , se i pregi dell' intelletto che si syiluppan nei figli 298 V A H I E T a'. meritino la gloja del padri. Ma il Volta ebbe bi austera condotta, che in ogiii comlizione di vita sarebbe stata esemplare ; ne mai fu veduto abbandonarsi a tal cosa , della quale sapesse che sarebbegli bisognato sperare il per- dono dalla fama liberaUssima giudicatrice dei grandi. Ne di un tal nonie si reputo degno giammai, sebbene da tutte le parti del raondo gli risuonasse all' oreccbio, e ri- cevesse non dubbie testimonianze di stima e di riverenza da quanto ebbe di piii graiide e di piu superbo la nostra eta. La sua vita fu invece costanteraente uguale a quella d' ogai umile cittadino : la sua casa decente ma non fastosa : la sua mensa frugale : il suo contegno piace- vole : i suoi discorsi, lontani ugualmente da ogni ostenta- 7,ione e da ogni licenza , li condiva assai volentieri e con grande felicita di notabili lepidezze. Questa vita era si conforme al suo cuore , che invitato splendidamente alia corte di Pietroburgo , non pote esser vinto ne da lu- singhe di onoi-i , ne da profFerte di lucro , e voile fmire i suoi giorni in quell' umile Como, che non puo piu essere oscura da che possiede le ceneri di un Yolta. Ne taceremo che le virtu del cuore mostrarono in questo grand' uomo tutta intera la lor maggioranza sopra quelle dell' intelletto : perocche quella mente che aveva per si lunghi auni te- nuta in animirazione I'Europa, ei tacque siccome stanca accusando la propria mortalita ; ma il cuore si conservo fine air estremo vivissimo con tutte quelle virtu delle quali siam venuti parlando sinora : e come aveva Dio per fii^e, cosi duro sempre uguale a se stesso in fino a tanto che Dio non gli diede di ricongiungersi a lui. Quindi la patria ebbe sempre nel Volta un utile esempio delle migliori virtu; ed esso godette, per cosi dire, vivendo un' antici- pata posterita ; e quando non gli bastava la mente a no- velle produzioni vide i frutti delle grandi sue scoperte mol- tiplicarsi e difFondersi per tutto il mondo , udi chiamarsi maestro da quanti sono piu reputati sopra la terra , vide scritto indelebilmente nel tempio dell' immortalita il suo nome. A questo vivere cosi quieto, e quasi vorremmo dir senza vita fuor che nella pieta , succedette un genere di morte il piix placido e riposato che mai si possa pensare. II Volta avea 1' animo si diviso da ogni umana passione , che la morte non gli sarebbe potuta giungere mai ne ina- spettata ne dolorosa: da alcuaimesi poi gli erano si maacate *'^' i'^jJ-A R I E T A.^s•?.•v.o^o=il■^tt^ J;.0Jsna(Qw.,O le forze, die obbligato al letto, qulvl aspettava con in- credibile serenita 1' estremo del viver sno. Due soli giorni di febbre aniiunciaroiio die questo panto si ajjprossimava : -ricevette allora i conforti di quella religione di cui era state zelantissimo coltivatore , e fini la sua mortale carriera alle tre ore della mattina del giorno cinque correate. La pompa funebre accompagnata da immensa folia di cittadini di ogni eta , di ogni classe fece ognor piu manifesto quanto egli fosse e venerato ed araato da tutti. La patria ne collo- chera il busto ( decretato gia da mol,ti anni ) nella fac- ciata del Liceo dove sono raccolte le immagini de' pia famosi concittadini : ma la memoria del Volta e il dolore di averlo perdnto dureranno nel inondo finche vi resti un sol cuore clie seata 1' amore del vero, del belle, del santo. J{. GiRONi, F. Carljni e I. Ivmagallj, direttorl ed editori. Pubblicato il di 2 aprile 1827. Milano , daW I. R. Stamperia. Oiiervazioiu meteorotogiche /atte alVT. n. Ossen'ator io di Srera. F E B B R A J 0 1827. M A T T I N A. Sera. u c '6 d CS 51 « g N 0 0 c q5 Stato del cielo. nJ N < d ^ i J3 « a V s < t u 6 Is I. —1 . - 4) P-0 Stato del cielo. roll . lin. 0 r*ii lin , ■ J 27 6,8 •♦• 1,0 so Nebbia. 27 6,6 + a,5 0 Nuvolo. 2 27 6,6 + l,b E Pioggia. a7 5,7 + 3,3 E Nuv. pioggia. i 27 ^,7 + 2,5 £ Piogg. nuv. 27 6,2 + 4,S 6 Nuv. ser. nuv. 4 27 10,5 + 3,0 £ Nuv. nebb. 28 0,4 + 5,3 W Ser. nuv. b 28 1.4 + 3,2 V Sercno. 28 0,5 + 6,0 s Sereno. 6 27 1 1,3 ■H 1,4 K Sereno. 27 H,i + 5,6 s s 0 Ser. nebbia. 7 27 b,9 + 0,5 N 0 Neb. nuv.eer. 27 5,8 + 2,3 SE» Poc.piog.nev. « 27 8,8 + 1,3 E S £ Nuv. eer. 37 10,3 + 3,5 N NO Nuvolo. 9 27 11,9 -o,b £ Neve. 28 0,5 + 0,3 N Neve. 10 38 0,3 ■f 0,5 £ Nebbioso. 27 11,3 + 3,6 N E Nuv.poc.nev. II 27 10,0 + 1,3 N E Nuv.poc.nev, 27 8,0 + 2,2 N E Nuv. neve. 12 "■7 b,8 + 1,0 N 0 Neve. 37 4,6 + 3,4 0 Nuvolo. i3 27 4,6 + 1,0 S E Ser. nebb. 27 6,0 + 4,5 N* Sereno. 14 27 8,2 + 1,0 N Sereno. 27 0,1 + 3,7 SO Sereno. lb 27 8,6 - 3,0 N 0 Sereno. 27 7,5 + 1,5 0 Sereno. i6 27 6,6 - 3,5 N 0 Sereno. 37 7,0 + 2,3 0 Sereno. 17 27 8,5 - 0,8 E Nuv. neve. 27 8,8 + 0,0 E Nuvolo. 18 27 ic,o - 2,4 0 Nuv. sev. 27 10,8 + 0,5 S Nuvolo. 19 27 11,3 - 0,5 NNO Neve. 27 11,0 + 0,4 s 0 Nuv. neve. 30 27 9,0 - 1,4 0 Nuv. nevoso. 37 7,(> + 2,0 S 0 Nuv. ser. 21 37 6,6 - 2,5 0 Nuv. neve. 27 5,8 + 3,5 NO Nev. nu.piog. 22 27 4,3 + 0,6 0 Nuv. nebbia. 27 3,8 + 3,0 N Nuv. nebb. 23 27 b,0 - 4,0 E Neb. folt. ser. 27 8,8 + 3,0 E Sereno. 24 27 9,2 - 3,4 N Ser. nebb. 37 9,4 + 1,4 0 Sereno. 2b 27 9,0 - 3,6 0 Sereno. 27 11,6 + 1,6 N 0 Ser. nebb. 26 28 a,o - 3,0 s Sereno. 28 a,8 + 2,0 S Sereno. 27 28 i,a - 3,b 0 S 0 Ser. nebbioso. 28 1,0 + 3,5 SO Nebb. ser. 28 28 0,0 - 0,0 0 Nuv. sereno. 27 11,8 + 3,5 S 0 Nuvolo. Altezza mass, del bar. poll. 28 lin. 2,8 Altezza mass, del t erm. + 6,0 min uiec ima •» 27 » 3,7 minii lia Quantita della ploggia e neve sciolta linee 37, 57. 3or BIBLIOTECA ITALIANA PARTE I. LETTERATURA ED ARTI LIBERALI. / principali monumenti innalzad dal 1814 (^ tutto il 1823 da S. 31. la Principessa Imperiale Maria Luigia, Arciduchessa d Austria, Duchessa di Parma^ ora pubblicati da P. Toschi, A. Isac e N. Bettoliy e descritd da Michele Leoni. — Parma, 1824 (1826), co' dpi Bodoniani, in foglio imperiale, di pag. XIV € 36, con i5 tavole. Magnifica edizione. 1 >l ulla ci ha forse tra le opere dell' arti belle che piu atto sia a scuotere 1' umana immaginazione , quanto quelle orgogliose moli che le gesta rammentano de' trionfatoli delle genti. Ma pure se nell' atto in cui dinanzi a siffatte opere inarchiamo stupidi il ciglio , ci facessimo a riflettere sulle sciagure nelle quali que' famosi per giugnere alia gloria avvolsero e citta e popoli , se considerassimo che il lor carro scorse per torrenti di sangue, nou ci ha dubbio che alia maraviglia sottentrerebbero in un col racca- priccio le piu Itittuose rimembranze. Quanto non e al contrario soave e commovente lo spettacolo di quelle opere gi-andiose , che a pro dell' unian genere e all' ombra del placido ulivo innalzate fu- rono da mani auguste e veramente benefiche ? Che Bibl. Ital. T. XLV. 20 3o2 rRINCIPALI MONUMENTI le line oltracche di nessun vantaggio sono ai po- poli , noil altro linalmeiitc ci ricoidano , se non sc la siiperbia di chi ne gctto le fondanienta, e con essa il pianto delle madri e delle sposc , le stragi , gVincendj , la desolazione ; nia le altre ci fanno bella e chiarissima testinionianza del floiido stato in cui tro- vasi un paese, della crescente sua civilta e popola- zione , e dcUa saggezza e munilicenza de' Principi , al cni governo fu dalla divina Provvidenza affidato. Tal soave c commovente spettacolo presentato ci viene nel libro di cui imprendiamo a ragionare , e nel quale illustransi i monumenti da Sua Maesta Maria Luigia , Ducliessa di Parma , Piacenza e Gua- stalla innalzati. Imperocclie gli ediiicj die 1' inclita Principessa in breve corso d anni costruir fece od ampliare a vantaggio de' suoi popoli, edalcuni, sic- come i ponti sul Taro e sulla Trebbia , a beneficio anzi deir Italia tutta, sono tanti e siffatti, die opera si direbbero di piu secoli , e non di uno Stato fra stretti confini raccliiuso , ma di un vasto impe- ro. E tanto piu grande in noi 1' ammirazione , piu viva la gratitudine ne' popoli parmensi destar si dee dal generoso cuore dell Austriaca Donna , quanto die Ella a si larga mano ditFonder voile le sue be- neficenze sopra paesi, di cui non e die depositaria, e die destinati sono a retaggio della non propria Dinastia. Nell' atto pero che ci facciamo a discor- rerne , duolci di non poter qui riferire le accurate tavole ond' e corredato il libro ; poiclie in questo genere di cose giova piu il parlare all' occhio che alia mente. II libro e dedicato alia Maesta di Francesco I , Imperatore e Re nostro ; e certamentc a nessun altro personaggio poteva esso a miglior diritto con- secrarsi. Che le azioni magnanim* de' iigliuoli ri- gorgano singolarmente sino alle fonti dei magnanirai genitori. Dopo la dedica e nn secondo frontispizio , in cui vedesi 1' immagine della Ducliessa elegan- temente incisa da A. Dalco , e tratta dall' erraa che INNALZA.TI DA S. M. MARIA LtJIGIA. 3o3 opera del Fidia italiano grandeggia in quella du- cale galleria. Segue quindi il Preambido , in cui, accennate le circostanze per le quali senibra che alle beir arti , vissute senipre di patrocinj , non al- tra speranza a' di nostri rimanga fuorche nel brac- cio e nel cuore de' Monarclii , si dimostra quanto andarne debbano lieti i popoli dello Stato parmense, che in si breve giro d' anni videro sorgere , merce delle materne soUecitudiiii della loro Sovrana, tante opere « siffatte da emularne le piii vantate d' ogni altro paese. Ne i generosi provvedimenti della gran Donna si limitarono a cio solo che le arti concerne ; ma Ella rivolgendo le sue sollecitudini anche alia parte morale dell' uomo , da cui dipende la vera prosperita di uno Stato , voile con ogni maniera d' istituzioni questa ancora promuovere o migliorare. Si passa quindi alia descrizione delle opere, die noi qui non faremo che seguire a mano a mano come trovansi nel libro ordinate e descritte. I. Ponte sul Taro. I piu diflicili e piu perigliosi tragitti dall' estremo punto delle Calabrie sino ad oltre le Alpi erano quelli che incontravansi al Taro ed alia Trebbia •, impetuosi torrenti che scendendo dal- r Appenniuo attraversano i ducati di Parma e Pia- cenza e mettoso foce nel Po. Soggetti ad improvvise escrescenze , da verun ponte non domati , costringe- vano sovente i viaggiatori ad arrestarsi da subito spavento compresi ; ne per la loro ampiezza e sca- brosita offerivano agevole tragitto anche allor quando non erano che da pochissima acqua solcati. Ne per 6 ci ha memoria che , trattone il giro di circa un se- colo nel medio cvo, abbiano essi sopportato verun giogo. E forse la difficolta stessa dell' intraprendi- mento si oppose al coraggio de' governi che in quel paesi si succedettero. Era dunque riserbato all' animo generoso e imperturbabile di Maria Luigia il sot- toporli ambedue al giogo, ed il congiungere per tal modo alia bassa \ alta Italia. Ella ne commise il di- segno e 1- esecuzioue al parmense cavaliere Antonio 3o4 PRINCIPALI MONUMENTl Cocconcelli, uomo che alle qualita di prcstantissimo ingegnere accoppia pure le piu pregevoli doti del- r animo. Noi non ci farenio a parlare minutaniente ne della forma ne della dimensione di quest! due grandiosi ponti , e meno ancora delle parti onde sono essi costituiti ; giacche queste cose furono gia da noi accennate la dove parlammo della descrizione che venne di essi pubblicata dallo stesso sig. cav. Cocconcelli (i). Gi giova nondimeno il qui ram- mentare che il ponte del Taro sorge sovnn venti arcate a tre centri , della corda di nietri 2^, e della freccia di metri 6,60 , e che quindi e lungo me- tri 565, 5o sovra la larghezza di nietri 8. La stessa M. S. nel giorno 10 d' ottobre del 1820 vi pose solennemente la pietra augurale , su cui e inscritta la seguente leggenda : TARO • FIRMIVS DENIQVE • REPRESSO M • DCCG • XYIII. ♦ II. Ponte sidla Trebbia. Col ponte del Taro non tolti erano del tutto i pericoli che sulla via pre- sentavansi. D' uopo era domare anche la Trebbia , torrente non men ampio del Taro e fecondo di memorabili rimembranze e antiche e moderne. Ad esso ancora la M. S. rivolse quindi i suoi provve- dimenti ; ed esso ancora venne per volere di lei sottoposto ad un ponte , il quale sebbene non adegui quello del Taro nclle forme gigantesche , lo supera nondimeno nella sveltezza e semplicita del disegno. Le sponde della Trebbia vennero per tal modo nuo- vamente intersecate dalla famosa strada Emilia , lo che ridondo pure a non piccolo vantaggio del ter- ritorio Piacentino. Questo ponte sorge sovra ventitre arcate sceme ad un sol centro , della corda di metri 16,60, e della freccia di metri 2,96: la sua lun- ghezza e di metri 460 su metri 7,90 di larghezza. (i) Bibl. Ital. T. 39, pag. 278 e seg. INNALZATl DA S. M. MARIA LUIGIA. 3o5 L' epigrafe clella medaglia sulla pietra augurale fu come r antecedente composta dal P. Ramiro Tonani benedettino , e giova pure il qui riportarla : TREBIA ANNIBALE • LICHTENSTEINIO SVWAROFIO • ET • MELAS • VIGTORIB. MAGNA EX • D • AVGVSTAE • A • MDCGGXXI VTILITATI • POPVLORYM PONTE • IMPOSITO FELIX III. Teatro. Tra le belle istituzioni che dalla sa~ pienza degli antichi ci furono tramandate , certa- mente nessuna e piu atta a proniovere e correggere la vita civile , ed a dilettare con giocondi ed udli intertenimenti , quanto il teatro. Che se ben anclie le produzioni di un' arte sola ci recano sovente e piacere e maraviglia , quale non sara mai \ effetto d' un opera al cui buon esito tutte concorrono e gareggiano le bell'arti sorelle? Ma la citta di Parma poteva dirsi tuttavia mancante di un siffatto monu- mento ; perciocche il famoso e gran teatro Farnese gia troppo ceduto avea alle ingiurie del tempo , ne richiamarlo conveniva in vita , oltrepassando esso per la sua grande vastita i bisogni della parmense popolazione , e per la natura stessa della sua co- struzione non apparendo al genere degli odierni spettacoli accomodato. L' altro suo teatro poi era tale che ne per anipiezza , ne per comodi , ne per verun pregio dell' arte comparar pur si potesse a' me- diocri. Ora , merce dei benelici divisamenti della M. S. uno ne sorge acconcio e grandioso, che, quando condotto sia a compimento, riuscir potrebbe un mo- dello nel genere suo ; si perche 1' architetto ( il sig. prof. Bettoli ) ha potiito giovarsi di cio che di nie- glio prescntano tanti teatri recentemente costruiti , si ancora perche esse fu ideato in campo vasto e 3o6 PRINCIPALI BIONUMENTI libero senza alcun vincolo clie ne angustii il pen- siero , e si linalnieute peiche la generosita di chi lo conimise non ha posto alcun limite onde rag- giugnere si potesse la perfezionc , senza peio cli- partirsi da quella giusta economia clie non guasta lo splendore dell' edil'izio , e solo ne toglie il su- perfluo. Che peio noi ci tratterremo su questo mo- numento un po' piu a Inngo che sugli altri , sem- brandoci meno che bastevole a darne una giusta idea la descrizione che di esso leggesi nel libro , e cio facendo non lasceremo di esporre schiettaniente il parer nostro intorno ad alcune parti. L' ediFicio serge isolato ed in luogo bastevolmente spazioso perche tutta ammirar si possa Y estesa sua fronte. Questa consiste priinieramente in un gran- dioso portico sostenuto da colonne joniche architi-a- vate , e terminante ne' lati con due corpi lisci , in- nanzi a ciascun de' quali grandeggia sovra piedistalio una statua colossale. I due piedistalli inchiudono col loro sporto gli scaglioni, pe' quali si ascende al por- tico , che forma il principal ingresso del teatro. Su- periormente alle colonne , coronate dal solo archi- trave , e un beir ordine di ben modanate Hnestre , da spaziosi campi con molto discernimento divise. Sovra il campo delle linestre viene un secondo or- dine tutto liscio e distinto dall' altro per una leg- gerissima cornice. Esso non ha che un grande (ine- strone semicircolave nel mezzo con due grandissime fame, una per parte, che adornano ed aggruppano a meraviglia I'insieme della facciata. Una bellissima cornice con mensole termina la parte orizzontale , ed un estesissimo frontispizio ornato di una grande cetra nel suo timpano ne corona fostosamente il colmo. Nei lati dell'edificio sono due portici arcuati onde scendere si possa dalla carrozza al coperto , ed i concorrenti abbiano maggior agio si per entrare che per uscire. Ma non possiamo a meno di no tare una tal quale dissonanza tra la cornice orizzontale e quella del INNALZATI DA S. M. MARIA LUIGIA. 807 frontispizio ; perciocche la prima ci si presenta colle mensole , la seconda del tutto senza. Ci sembra per- cio die r architetto abbia qui seguito troppo servil- mente Vitruvio, non avvertendo che contro di que- st' insegnamento vitruviano fanno non pochi esempi della pill classica antichita non che molti celebrati edificj de' secoli XV e XVI dell era nostra. Ma ^he non faremmo noi per dissuaderlo da siffatto sistema, se per avventura la cornice del frontispizio stata non fosse ancor eseguita? (i) Altrove gia dimostrato ab- biamo ad evidenza che la natura stessa delf arte si oppone a cotali dissonanze , che meglio ancor si di- rebbero guasti e niutilazioni (:i). Guai a que' profes- sori i quali leggere non sanno che un sol libro , e su questo solo giurano ostinati ! L' arte per tal modo anzi che progredire corre a pericolo di far passi re- trogradi; e cio noi dimostrare potremmo coll' esempio di alcune moderne opere della citta nostra , nelle quali tale ommissione delle mensole deturpa il bello architettonico, con pentimento de' valenti maestri che ne fecero il disegno , e che volentieri vi riparereb- bero se fare il potessero. Nell' asserire le quali cose noi siamo ben alieni dall' intaccare in alcun modo la fama di quell' illustre architetto. Che auzi in que- st' opera egli ci si presenta padrone dell' arte , ed inventore franco e felice. Ma ritorniamo oramai al teatro parmense. Dal portico si entra per tre porte nel primo andito, e da qiiesto in un grandioso ve- stibolo diviso da due ale di colonne d' ordine jonico che sostengono il lacunare. Dal vestibolo si passa (i) Vedasi a questo proposito la Risposta dell' architetto plttore scenico Paolo Landriani alle Osservazioni sull'uso di coUocare modiglioni o dentelli ne' fi-ontispizj, ecc. espo- ste per liime della gioventu studiosa dell' architettura dal professore architetto Carlo Amati. Milano, iSaS, presso Stella, ill 8.° (2) Biblioteca Italiana, t. 42, pag. i5. 3o8 PRINCIPALI MONUMENT! nel secondo andito , die mette alle scale de' palchi ed air ingresso della platea. La curva del teatro e della solita forma a ferro di cavallo , ma alquanto si allontana dalle piu re- cent! di migliore forma , non avendo essa nel pro- lungamento de' snoi lati quella dolce piegatiira che insensibilmente Y unisca colla parte semicircolare , ma presentando invece due rette che vanno pochissimo ristringendosi verso la bocca del proscenio, dal che risulta una curva men bella di cpiesta del teatro no- stro della Scala , che in simil genere e finora il modello migliore. Questa forma di curva dee pre- ferirsi, perche essa giova meglio alia cosi detta pi- suale. Imperocche se considerare si voglia la troppa dirittezza de' lati, ne viene che le persone situate ne' palchi lungo i due lati, e quindi oltre la curva del semicerchio, hanno pressoche tutte una visuale sfuggevole, ed a cagione dello scorcio vedono poi le persone le une le altre sconvenevolmente addos- sate in cpie' palchi che stanno sulla medesima linea. Ne saremmo per dare si agevolmente T assenso no- stro a quella forma de' proscenj ; perciocche lo sforo de' palchetti a guisa di schiacciate finestre, la troppa semplicita de' fianchi che gV includono, e la me- schinita dell' insieme , tutto disdice al decoro di un sontuoso teatro ; tal che diremmo quasi essere que- sto un bel quadro chiuso in meschinissima cornice. Ma per fare una piccola digressione , ci sia lecito il dire : se e vero che Vitruvio si debba imitare perfino ne' suoi difetti , se tanto e lecito d' affermare , quanto piu dovra esso imitarsi nelle sue cose vera- mente belle ? Perche non lo seguiremo dunque nelle decorazioni de' proscenj ? E non e forse questa la piia nobile , la piu cospicua parte del teatro , dove gli antichi tutta sfoggiavano la ricchezza dell arte ? Non ce lo insegna forse Vitruvio stesso .'' Non ne abbiamo forse r esempio nel teatro olimpico di Vicenza ar- chitettato dal grande Palladio ; ed anzi nel teatro stesso Farnese .'' E perche non prendere quest' ultimo INNALZATI DA 9. M. MARIA iUICIA. 809 per niodello , giacche esso forma tuttora uno de' piii insigni monunienti di Parma ? Forse ci si rispondera che dair epoca di Vitruvio sino a quella in cui ven- ne costruito il gran teatro Farnese , ignoti furono i palchetti , e che ora questi per universale uso vo- glionsi anche nel proscenio praticati ove si fa meglio sentire la voce de' cantanti. Forse ci si dira ancora doversi aver cura che non si perda veruno spazio del teatro , ed essere in questo genere di edificj tutti preziosi ben anche gli spazj piu piccoli. Ma quando non e determinato il numero de' palchi del teatro che vuolsi costruire , che importa mai che 1' ultimo d' ogni giro venga precisamente sitnato entro il pro- scenio, o piuttosto solo in contatto con esso? Un quasi insensibile ingrandimento nella curva del teatro che si faccia a suo tempo dalf architetto basta per dare un palco per ciascuna parte. Per poco ancora che si diminuisca la solita larghezza del proscenio in fianco , e meno retti si tengano i lati del teatro si otterra un ugual intento , senza die alterata ne venga la grandezza dell' edificio. Questo teatro ha cinque ordini, ed ogni ordine conta 28 palchi com- preso quello del proscenio , oltre il palco grande del Governo. Un' altra cosa ci venne pur fatto di notare nel- r andamento della cosi detta corsia de' palchi. L' ar- chitetto ha voluto nella parte lunghesso il fianco del teatro tener detta corsia piii diritta che gli fosse possibile , cioe parallela all asse del teatro stesso , senza punto curarsi che questa secoudi o no 1' esterna curva del prospetto de' palchi , ne che i muri che circondario i palchi siano si o no paralleli ad essa curva de' parapetti , ne finalmente che lo sfondo de' palchi verso il proscenio riuscisse maggiore di quello de' palchi di fronte. Che se il divisamento deir illustre architetto fosse appunto di procurare un maggiore sfondo a que' palchi , noi risponderemmo che tanta capacita ad altro iinalmente non serve fuor- che a contenere un maggior- numero di pazienti che 3 10 PRINCIPALI MONUMENTI ivi godere non possono dello spettacolo (i). Degno pcro di lode e 1' arcliitetto perchc ad ogni palco procurato abbia il comodo de' contraccamehni all' uso de' iiostri teatri. II palco sccnico , parte importantissima , ma il piu delle volte dagli architetti trascurata , nulla qui la- scia a braniare si pel suo sfondo bastevole a qual- sivoglia piu grandioso spettacolo , e si per Y ampiezza de' suoi iianchi, ove riporre e cangiare il materiale delle decorazioni , e de' quali puo anche prevalersi il pittore per rendere all' uopo piu vasta la scena. Anche r altezza dal palco alle cosi dette armature e piu clie sufficientc per contenere e nascondere alio sguardo degli spettatori le compiegate tele , le mac- chine e tutti gli altri ordigni. Questo teatro insomnia e fornito di tutti que' co- modi die piu giovar possono all' apprestamento di qualsivoglia spettacolo : ha in oltre un vastissimo salone colle contigue minori sale ad uso di ridotto ed anche di accademie e di feste da ballo. Esso puo quindi gareggiare co' piu celebrati e piu sontuosi. IV. Accademia di belle arti. Gelebre fu sempre la parmense Accademia di belle arti specialmente per le opere ammirande del Pittor delle Grazie ond' e doviziosaracnte fornita. La saggia Aiciduchessa no- drita essa medesima al sacro speco delle Muse , e consapevole del lustro die da sitFatto genere d' isti- tuti proviene alle citta ed ai popoli , e della bene- fica influenza che le arti sorelle esercitar sogliono sulla civilta e sui costumi , restituir voile a quell' Ac- cademia il prisco vigore , e di nuovi mezzi in ogni genere arricchirla. Perclie poi tutti quegl' insigni raonumenti dell' arte in un sol luogo quasi in lor (i) Vedasi 1' opuscolo : Aggiunta alle Osservazioni sui teatri e snlle decorazioni di Paolo Landriani niembro della C. R. Accademia delle belle arti di Milano, dove si mostra la ragione d' ingrandire i palchi di fronte. Mjlano , i8i8, dalla G. R. tipografia. Presso i fratelli Vallardi. INNALZATI DA. S. M. MARIA LUIGIA. 3ll tempio raccolti oflPerissei'o di se piu bella pompa , in- nalzar fece un ampia galleria, a verua dispendio non perdonando. Magnilico e nobilissinio riesci quest' edi- iicio , d' ordine corintio , quale all' uopo conveniasi , disegno del sig. P. Toschi direttore della stessa gal- leria. JMel fondo entro maestosa nicchia sorge 1' er- ma gia da noi menzionata , che opera dell' immor- tale Canova consecrarono a Maria Luigia le sue stesse milizie. V. Villetta. Dolce e la rimembranza de'trapassati, dolce il visitar i recinti ove le loro ossa riposano; ma pure 1' anima nostra si risente di un tal quale ribrezzo allorche giacere le vede in luogo vile , negletto , che solo ci ricordi 1' orror della morte. Tale era il cimitero o Campo santo di Parma chia- mato la Villetta dal nome del luogo ove fu stabilito. La pieta dei Parmensi vi edifico poi una cappella di semplice, ma nobile disegno, e lo cinse di muri. Pin oltre si spinse la sollecitudine della Duchessa ; perciocche assecondando la pia tendenza de' suoi sudditi voile che all' intorno s' innalzassero bellis- sime logge d' ordine toscano , cui ciascuno acquistar potesse per riporvi le propria ceneri , e quelle an- cora della propria famiglia. Sulla porta di questo cimitero leggesi la seguente epigrafe : EX • AVCTORITATE D • N • MARINE ■ LVDOVIC^ • cLeSARIS • AYGVST^ CIVIBVS • HOSPITIBVSQVE • REVICTVRIS • LOCVS • SEPVLTVR^ QVAQVAVERSVM • CLVSVS • DATVS • EST • PVELICE ( ANNO • M • DCCC ■ XVII (*) ) VI. Camera mortuaria nella Steccata. Le ossa dei Prin- cipi parmensi essere solevauo deposte nella chiesa de' Cappuccini. Ma soppresso il convento , anche la (*) E qui noil possiamo a ineno di nuovamente esprl- mere la condoglianza nostra, perclie Milano, ricca di mezzi sovra ogni ahi-a citta d' Italia , vada tuttora priva di un Campo santo che degno sia della pieta e magnificenza sua. Oia PRINCIPAH MONUMENTI chiesa vcnne si fattamente negletta , che le regali tombe correvano pericolo d' esscre o distrutte o disperse. A cio provvide la M. S. coU' ordinare che que' funerei avanzi trasportad fossero alia chiesa che ohiamasi della Steccata, e quivi custoditi in una mae- stosa camera sotterranea , ch' Ella costruir fece d' or- dine dorico co' piu eletti marmi dello Stato suo , e sul disegno del sig. Paolo Gazola di Piaceuza. AH' uno de' lati di essa camera riposa chiuso iia ui'na sovra piedistallo, ed al perenne lume di una lampana, il cuore di D. Ferdinando I ultimo duca borbonico. VII. Spedale de' pazzi. Freme 1' umanita aU'aspetto di quegli esseri miserandi che per ferale malatda ridotti ti'ovausi ad uno stato ancor pe2;giore di quello de'bruti; perciocche lo smarrimento della ragione e assai piu grave e deplorabile che la perdita di qualsivoglia altro bene e della vita stessa, che della ragione e assai meno da pregiarsi ; e freme ancor piu se vede quee;!' infelici crudelmente trattati e peggio fors'anche delle piu spietate belve. Che pero la Duchessa di Parma , aliena dal circoscrivere le sue beneHcenze ai lavori puramente destinati al co- modo, al diletto od al lusso, rivolse ben per tempo la provvida sua destra all' umanita sofferente ed avvilita. E cominciando da que' miserabili che perduto hanno il lume deir intelletto , destino loro il convento dei Minimi di S. Francesco da Paola, luogo amplissimo e salubre, e, dichiaratolo ce/z?raZe pei tre Ducati, lo fece d' ogni provvedimento allestire : ne di cio paga mando e mantenne a Napoli ed in Francia valenti ed esperti professori , ad oggetto che ritornati poi in patria applicassero a questo spedale i migliori nietodi che nei piu famosi istituti di simil genere potuto avessero apprendere. Le sagge sue sollecitu- dini non andarono fallite ; perciocche a quello spe- dale nulla piu a desiderarsi rimane si pel migliora- mento delle discipline , e si ancora per la carita delle pratiche e pel soUievo degli sventurati che in esso trovansi raccolti. INNALZATI DA S. M. MARIA LUIGIA. 3l3 VIII. Spedale degV incurabill. Orrenda e pure la condizione di colore che immersi nella miseria e da insanabile infermita afflitti , conducono una vita quasi peggior della morte. Commossa la M. S. da questi pensieri provveder voile anche a cotali in- felici , destinando loro un piu sano e piii coraodo asilo , e questo di piu larghi e piii opportuni mezzi fornendo , end' eglino potessero ivi men aspra e piu lunga condurre quella parte d' esistenza che loro tuttavia rimarrebbe e che anche fra le infermita suole dair uomo amarsi. IX. Libreria Derossiana. Rinomatissima in tutta r Europa , e dagli stranieri bibliolili vagheggiata era la Biblioteca del prof. Bernardo De Rossi ( pie- montese di nascita, ma parmense per diritti di un lungo soggiorno ) composta di circa 8400 scelti vo- lumi e manoscritti in lingue orientali. Contansi tra questi 1400 Codici ebraici, de' quali 700 biblici inediti , e poco men che 3oo in altre lingue pari- mente inediti. Di essa fece la M. S. 1' acquisto con regale dispendio , ed accrebbe con essa la dovizia di quella ducale libreria, perpetuamente assicurando per tal modo alio Stato ed anzi alf Italia quelf in- signissima collezione. E perche tanto tesoro avesse un degno collocamento , fece la M. S. costruire un' am- pia sala che per bellezza di disegno e per lusso di ornamenti ad ogni altra soprastasse. La volta fu dipinta dal parniigiano G. B. Borghesi, ora agli sti- pend] della stessa Maesta Sua in Roma , e rappre- senta Minerva che su nubi assisa porge ad Apol- line ( il Palatino , sotto la cui tutela fu posta sine dal suo nascere la Biblioteca parmense ) la face , per- che col divin raggio della sapienza illumini quel paesi. « Parma ( cosi leggesi nella descrizione ) in sembianza di persona , stassi alia destra del nume : alcuui Gen] , chi sorreggendo V armi di Minerva e chi r urna del Torrente , da cui questa citta cbbe il nome, e tutti ammirando Tatto della Dea, le fanno soavemcnte corona. » 3l4 PRINCIPALI MONUMENT! X. Collegia de nobllL Persuasa la M. S. che alia prosperita degli Stati piii die le ottime leggi con- tribuisce la buona educazione de' giovani, noii tardo a rivolgere a quest' oggetto ancora le sapientissime sue sollecitudini. Famoso era in Italia il pannense coUegio de'nobili, sin dall' origine sua a' soli patiizj aperto, e tra i iiomi di molti illustii allievi vantava quello del grande Scipione MalTei : nia co' politici rivolgi- menti , scossa ogni sua antica istituzione, decaduto era in poclii anni si fattamente che fu d' uopo chiu- derlo. Esso risorse a piu bella luce , merce della benefica Sovrana, la quale non volendo aggravarne lo Stato , ne conimise la cura ai benemeriti Benc- dettini, rendendo loro i superstiti beni col carico del pieno e gratuito mantenimento di dodici ligli di sua nomina, tiatti dalle famiglie patrizie meno Facoltose, e loro pur ingiungendo quelle sagge discipline che piii giovassero a farlo riliorire. XI. Collegia Lalatta. Questo collegio fondato per generosa opera di un cittadino parmense di cui porta il nome, e destinato all' educazione dei figli delle civili famiglie , aveva pure perduta la sua antica rinomanza. Piacque quindi alia Maesta di Maria Lui- gia non solo di ricondurlo alia primiera sua istitu- zione, ma di ravvivarlo ancora con nuovi assegna- menti e con discipline ai progressi ed all' indole deir eta nostra piii accomodate. Siccome poi addive- nir suole non rare volte che qualche liglio di privata famiglia spicghi una straordinaria attitudine a ben riescire nelle lettere e nelle scienze, e nondimeno per difetto di fortuna rimanga cjuasi inaridita pian- ticella per mancanza di alimento ; cosi Ella provvide questo collegio ancoi'a di dodici alunnati gratuiti pa- rimentc di sua nomina , e per tal modo apri anche a se stessa un mezzo con cui premiare ne' iigli i se- gnalati servigi dc' padri. XII. Sciiola militare. Qucsta scuola venne dalla M. S. stabilita nella cittadella di Parma , e risguarda specialmente i ligli de' sottufficiali e dc' soldati. Gli INNALZATI DA S. M. MARIA LUIGIA. 3l5 allievi sono ammessi a sei aniii compiuti , e vi at- tendono ad ogni genere di studj , giusta le varie condizioni cui vengono destinati. II leggere , lo scri- vere , la lingua italiaiia , Y aritmetica , la geografia , r istoria , la geometria , non die i doveri dell' uom cattolico e del buon cittadino vi formano i princi- pali insegnamenti. Giunti alia conveniente eta pas- sano al corpo militare ond' e costituito quel presidio , se cosi piace ad essi ed ai loro parenti. Con tale provvediniento vien alleviato il contingente de' co- muni, e si procaccia alio Stato una serie d' uomini d' armi alle buone discipline educati. XIII. Ospizio delta maternitd. Due sono gli oggetti cui specialmente intese la virtuosa Principeesa in quest' ospizio ; 1' uno d' accogliere ed assistere in esso sino all' alleviamento del parto le femmine clie soggiaciute alia forza o della seduzione o dell' aniore cercano di sniinuire gli effetti del proprio errore col toglierli alia conoscenza de' congiunti e del pub- blico. Elleno percio possono quivi pi-esentarsi e ri- manervi e uscirne velate , e per tal modo conser- varsi ignote ben anche alle persone die destinate sono a prestar loro e ajuto e servigio. L' altro e quello di formare levatrici , giusta gl' insegnamenti deir arte. Vi e quindi una scuola teorico-pratica sotto r immediata direzione di un professore oste- tricante , e vi lia pure un determinato numero di alugne tratte dai vaij paesi dello Stato. L' ordine interno e affidato alia pietosa cura di alcune dame ; la parte economica alia Commissione amministratwa degli ospizj civili di Parma. Col primo o^getto vien quindi provveduto alia verecondia ed al ravvedi- niento , col secondo alia repugnanza die il sesso piu dilicato suol provare vedendo la mano virile esercitar sul corpo suo quegli uffici die meglio alia femminile appartengono. XIV. Ospizio delle arti, Gia in Parma sussisteva un ospizio dcstinato al ricovero ed al mantenimento de' poveii fanciulli orfani d' ambidue i parenti , non 3l6 PRINCIPALI MONUMENTI che de'figli derelitti, nell'eta non maggiore di dodici anni: ma il fpndatorc pensato non avea a conciliarvi r esercizio dclla pieta col fiituro destino dell' orfa- nello e col vantaggio dclla patria. A tale difetto suppli la M. S. coll unire nell' ampio convento dei Carinelitani i varj orfanotrofj e conservator] , desti- nando abili e stipendiati artieri che nella propria loro professione ivi animaestrassero tutti que' fan- ciuUi : per tal raodo ebbe origine ed incremento I'ospizio che ora dicesi delle arti. XV. Deposito di mendicitd a Borgo S. Donino. Brutto e luttuoso spettacolo ci si presenta dalla poverta o dalF ignavia vagante. Ottinio provvedi- mento e percio quello , merce di cui la saggezza de' Governi destina un luogo , ove il vecchio cadente abbia riposo , onesto lavoro lo scioperato , alimento il mendico. Siffatta benefica istituzione gia stata era negli Stati parniensi stabilita dal precedente Governo ; ma sia per non bastevole fermezza di fondamento, sia per mancanza di migliori cognizioni econoraiche, andava tale istituto ogni di languendo , Hnche sovra esso ancora la M. S. stese lo sguardo. Migliorata ne venne quindi 1' amministrazione ; nuovi mezzi e pe- renni gli vennero assegnati ; nuove ottime disci- pline furono in esso introdotte ; nulla insomma fu negletto di cio che giovar potesse a richiamarlo in vita ed a farlo rifiorire. XVI. Ospizio degli oifani a Piacenza. Quest' osmzio fu istituito r anno 1790 dal dotto e piissimo vescovo Gregorio Cerati , patrizio parmense ; ma nelle vi- cende de' tempi andato era soggetto a tanti e siffatti cangiamenti che quasi piu nulla non conservava della primiera sua istituzione. Gli orfanelli da cinquanta oh' erano da prima stati erano alia meta ridotti. La M. S. ne assicuro in perpetuo I'asilo a quarantadue, c voile che accolti pur vi fossero gli esposti maschi. Fattasi quindi necessaria una piii ampia abitazione , destino al pio istituto il bello e capacissimo edificio detto di S. Savino, non che lo spazioso orto ad esso congiunto. INNALZATI DA S. M. MARIA LUIGIA. 317 Tali e tante sono le opere colle quali Maria Luigia abbelli e benefico gli Stati parmensi. E queste sole vennero descritte , siccome le piii illustri e le piu atte a rendere paga la curiosita de' nostri leggitori. Che se anche le niinori annoverare volessimo , nobile ed ampio argomento ci si presenterebbe a dimo- strare quanto sia possente la forza della carita nel cuore di quella incomparabile Principessa. Piova dunque suUAustriaca Donna la benedizione de celesd ; e Quegli die tutto muove e nelle cni mam stanno le sorti de' monarchi e %e popoli , lun- gamente la conservi alia felicita de' sudditi , alia con- solazione dell'Augusto Genitore, aU'esempio de' Prin- cipi e de' Regnanti ! G. Bibl. Ital T. XLV. 3i8 Coinito di Dante Aliffliicri ridotto a Iczionc miidio- re. — M llano , 1826, dalla tlpografia Pogliani , a grande 8.°, dl pagine XLViii e 548. Bella edizione di soli 60 esemplari , col litratto di Dante , disc- gnato dal Cigola ed inciso dal Fioroni. old letterati d' Italia ripeterono in ogni tempo , chc a ben intendere la Divina Commedia bisognava studiare nelle^ltre opera dell Alighieri. Crebbero intanto i commenti di quel poenia ; infinite furono le quistioni che si agitarono intorno a parecclii luoglii pill oscuri , e (\ei cento die battagUavano appena qualcuno poteva dirsi degnamente apparecchiato al- r arringo. Qiiesti pochissimi eran coloro che avevano stucliate le opinioni di Dante ne' suoi libri di prosa ; i quali arniati delle parole stesse dellAlighieri , met- tevansi nello steccato a incontrastabil vittoria , e nelle pagine del Convito o delle altre opere discoprivano il niagico scudo di Atlanta , o 1' asta fatata che sca- valcava al primo tocco il hore dei Paladini. Alia vista di que' miracoli doveva naturalmente farsi co- mune il desiderio di ben conoscere qiieste fonti della vera interpretazione dantesca; e quinili fa meraviglia come in Italia sia stato sempre cosi negletto lo studio delle nobili prose di Dante. Se non che qiiella rie- gligenza e giustilicata in parte dalla pessinia condi- zione in cui quelle prose ci son pervenute : perche c^uando ad ogni secondo passo convien lottare cogli spropositi e coUa corruzione dei testi , e bisogno non solo di molto ingegno accompagnato da molta pazienza e comodita , ma v' e mestieri ben anco di molti altri soccorsi ghe pochi si possono procacciare. Di quest! estrinseci ajuti , cioe di stampe antiche e di codici , e doviziosa sopra tutte le citta ita- liche la bella Firenze , dove non fu mai penuria ne d' ingegni gcntili e valenti , ne di principi proteg- gitori de' buoiii studj. Quindi era beii naturale che J CONVITO DI DA-NTE ALIGHlERI ecC. 819 i Fiorentini ( lasciando anche in disparte le altre ragioni ) cercassero prima degli altri Italiani di pub- blicare in meno indegna condizione le prose del loro illustre concittadiiio ; e nell' anno 1728 il Biscioni fece una ristampa della Vita nuova e del Convito a cui parvero acquietarsi gli animi dei letterati. II Bi- scioni era uomo di qualche dottrina , di molta fama, fiorentino, accademico: la sua stampa fu citata nel- i' ultima edizione della Crusca ; e pero non e mara- viglia se in Italia e fuori si credette per qualche tempo ch' egli avesse pienamente corrisposto al voto degli amatori di Dante. A trarsi da quell' inganno non tardarono certamente quanti ebbero letto alcun poco nel suo libro, senza aver fatto servo deirauto- rita il proprio giudizio : ma perclie il numero di costoro fu sempre scarso rispetto a que' molti che giudicano senza aver letto , o leggono senza voler giudicare, cosi la fama di egregio editore di Dante duro intatta al Biscioni per quasi un secolo intiero. E come poteva essere altrimenti , se TAccadeinia della Crusca aveva posto il sigillo della propria au- torita alia stampa di quel Firentino? se gli storpj e gli errori piu manifesti si vedevan lodati da ijn con- sesso che alcuni tengono inappellabile anche ai di nostri , e posti ad esempio nel maggior codice della lingua ? Bisognava che la buona Critica si diffondesse piu ampiamente nella famiglia de' letterati ; bisognava che alcuni uomini di grande ingegno e di grande fama riducessero dentro ai giusti confini 1' autorita della Crusca ; bisognava insomma che il Monti pub- blicasse la sua Froposta, perche potesse sperarsi di veder tentata f impresa di purgar le prose di Dante dai troppi errori ond' erano brutte. Noi nominiamo il Monti , non come solo , ma come precipuo splendore di quella magnanima schiera che per la gloria italiana atl'ronto i prcgiudizj piu invc- terati , e nella quale anche prima di lui gia s' erano posti i piu generosi Italiani, sebbene con men felicc successo. Ne la Proposta fu 1' unico libro di questa 020 CONVITO DI DANTE ALIGHIERI condizione : ma la noininiamo di prcferenza ad ogni altro si perche a tiitti sovrasta nelT ccrellenza, come ancora perche queste prose deirAli2;liicri si mal ca- pitate nelle maiii del liorentino Biscioni , e pur ve- nerate da un sccolo per 1' autorita della Grusca . pro- vaiio assai ohiaramente quanta sia stata Y influenza di questo libro, e quanto ne fosse grande il biso- guo. Alcuni Ictterati pensanti spregiavano segreta- mente un idolo clie voleva evangelizzar gli spropo- siti a iidanza dell' altrui cecita : alcuni avevano anclie osato di sollevare alcun poco la cortina , e mostrare Toracolo nella sua nudita; ma nondimeno assai poco si era fatto a sradicarne la superstizione ; e la Ciusca era ancora V asilo in cui riparavansi a franchigia i pedanti , latrando contro la buona critica e contro i progressi di ogni buona filosoHa. Ne la supersti- zione si lascio mai persuadere ai soli ragionamenti : e quindi il Monti provvide assai bene alia causa delle lettere italiane accoppiando alle sue vere dot- trine ora lo scherzo di Luciano , ed ora la grave eloquenza del suo maestro Alighieri. Queste armi gliele affilarono poscia coloro die, vantandosi difen- ditori "del vero, si dibattevano contro di lui perche dissipava le tenebre nelle quali avevan fondata la propria autorita , e non avendo ne ragioni , ne in- gegno credevano di far vclo agli errori colle piu grossolane insolenze. Quelle scortesi scritture Y Italia le ha gia condannate all' obblio , o solo saran ri- cordate a mostrare come non mancano mai opposi- tori alle imprese piu belle. E veramente se fra gli scrittori d' Italia ve n' era alcuno a cui quasi potesse giovare la superstiziosa autorita della Grusca , egli era il cantor di Bassville , Y autore dell' Aristodemo e del Cajo Gracco , il traduttore di Omero ; perche non era picciola parte di gloria quel vedersi accla- mato da tutti , e quasi il solo a cui nuocere non potesse r abbajar dei pedanti tribolatori di tutto il resto dei letterati. Quindi se non vogliamo trascen- dcre a troppo acerbe parole , vuolsi lasciare ai posteri RIDOTTO A LEZIONE MIGLIORE. 32 1 r incarico di sigillare con un nome conveniente Y in- famia dei Farinelli. Intaiito a dimostrar sempre piii clie quella guerra era ingiusta comparve nel iSaS il Saggio dei mold € £-/"apJ errori trascorsi iii tutte le edizioni del Convito di Dante ^ perche quel libro fe' manifesto , a chi an- cora ne avesse avuto bisogno, clie il Monti , quando gridava agli errori del Vocabolario , non s' era gia creato un fantasnia per vano amor di contendere; e cli' egli avea presa quella battaglia sol per giovare a questa lingua cui vedeva tuttora oppressa da una tirannica pedanteria. E certo bisognava sentire non volgarmente I'amore di questi studj , per lasciare il canipo della poesia e darsi a queste penose fatiche. Da queir operetta riseppe dunque 1' Italia clie il Monti , il sig. abate D. Pietro Mazzucclielli , ed il sig. G. A. Maggi , consociatisi ad una nobile impresa del marchese D. Gian Giacomo Trivulzio , ricorreg- gevano il Convito, ne seppe solo di quella impresa, ma ne vide ancora un bel Saggio pubblicato dal Monti stesso. L' illustre Autore guardando al numero ed alia qualita degli errori , paragono quell' impresa alia fa- tica di Ercole nella stabbiosa stalla d'Augia : a noi invece quella congrega di cosi nobili ingegni ren- dette sembianza di que' conviti di re e di filosofi raccontatici da Platone , da Senofonte e da altri an- tichi scrittori , dove i messi erano lilosoliche qui- stioni proposte e trattate colla piii squisita eloquenza. E certo mal si sarebbe potuto immaginare un mode di emendazione piu. conforme alia natura dell' opera ; perche se Dante fece in essa rivivere il nome di quegli antichi banchetti , fu ancora cagione che dopo si lunga eta se ne rinnovasse uno ai di nostri non punto minore a que' prirai. Ne a questo banclietto assisteva soltanto quel tiore d' ingegni viventi che abbiam nominato poc' anzi , ma il Tasso ancora ed il Perticari v' imbandirono i frutti de' loro studj , la- sciati in belle annotazioni , e tolti opportunamente in esanie. Cosi da quando comparve quel Saggio 322 OONVITO Dt D\N1T. ALICHIERI ritalia e stata sempre aspettando die questa nobile prosa deirAlighicri si pubblicasse ; ma oltre alia grave e lunga fatica ch' eir era , fu per avventura tardata dalla malattia del Monti. Compiuto poi il lavoro, la splendida generosita del Trivulzio ne ha fatta ese- guire una bella edizione di soli sessanta esemplari , die serva come di testo a quella die ne fara in Padova la tipografia della Minerva. La stampa niila- nese fu data in dono agli amid degV illustri Editori; e noi non V annunciamo come libro vendibile , ma solo perche Y Italia sappia cli' essa non tardera guari a posseder fmalmente in lodevole condizione la prima e la principale ( son parole del Salviati ) di tutte le illustri prose italiane. II sig. Maggi in una prefazione in cui vanno del pari la gravita del giudizio e lo splendore dell' elo- quenza , parla ex professo dell' utilita del Convito , a disinganno di quanti leggiermente trascorrono a mal giudicarne , perche quasi tutto perduto dietro una antica filosofia ; e dopo le parole del sig. Maggi sa- rebbero indarno le nostre. Solo diremo , che anche dove r ingegno dell' Alighieri si perde nei labirinti scolastici , e giostra miserabilmente alia cieca, il sue parlare s' ingemma di sentenze grandi , mirabili , e tab da render sempre fruttuosa quella lettura. A far poi conoscere alcun poco qual fu il modo tenuto dagli egregi Editori , diremo die , preso a norma il testo del Biscioni, lo confrontarono con tutte le an- tiche edizioni e con tutti i codici conosciuti , due dei quali gia erano in loro possesso, e gli altri fu- rono fatti csemplare dal M. Trivulzio. « Ma in ge- ■» nerale ( dice il sig. Maggi ) cotesto esanie de' codici » dopo avere non poco esorcitata la nostra pazienza, y> ci ha pienamente convinti di quello che gia e » scritto nella lettera proemiale al Saggio , che in 3) mezzo cioe all' orribile guasto dei testi un solo 5) codice rimaneva a tutti aperto ad ogni ora , ma » da niuno degli editori del Convito giammai con- y> sultato , il codice della Critica. » Di qui passa il RIDOTTO A LEZIONE MIGLIORE. SsS sig. Maggi a parlare delle varie emendazioni derivate o dai codici o dalle antiche edizioni , o suggerite dalla ragione logica o grammaticale , cioe dalla sana critica. « Ma dopo tante cure , soggiunge , oseremo » noi affermare d' aver ridotto il Convito alia sua » vera lezione ? Non dissimuleremo d' aver tentato » ogni cosa per arrivare a questo fine, ma non pre- » sumiamo d' averlo senipre raggiunto. Era questo » un terreno , per la mala coltura di ben cinque » secoli, troppo indurate, ed ingombro in ogni parte » di spine e di triboli, perche sia lecito lo sperare » di averlo dissodato tutto ad un tratto per modo » die non vi si possa ravvisare tuttavia qua e la » qualche sterpo o qualclie gambo di felce. Che » se poi nel rimondarlo avessimo anche per mala » sorte offeso col sarcliio alcun rampoUo di pianta » gentile , confidiamo clie gli onesti critici vorranno » senza livore farci avvertiti dei nostri errori e » delle nostre mancanze , e concorrere con noi a » rimettere in tutta la sua purita quest' opera dot- » tissima del piu gran classico che vanti 1' Italia. » La modestia delle quali parole fa tanto onore ai di- ligenti ed eruditi Editori , che noi non abbiamo vo- luto lasciare di riferirle per ammaestramento di coloro die si facilmente trascorrono a promettere quando un classico e quando 1' altro ridotto alia sua vera lezione^ ed altro forse non avran fatto che regalare a quel classico gli spropositi di qualche ignorante copista. Noi , per quanto alio scarso nostro giudizio e conceduto, porremo qui appresso alcuni luoglii che ci sembraron dubbiosi : nel resto ci teniamo sicuri che di pochissinie correzioni possa oramai bisognare quest' opera , la quale ( se i critici italiani seconde- ranno 1' invito degli Editori ) potra dirsi , quando che sia , purgata da ogni errore. Al Convito sappianio che terran dietro le Rime , liberate anch' esse dai loro moltissimi storpj , e divise principal mente da quelle che usurparono finora il noma dellAIighieri e non sono punto di lui. Ccrto sarem tenuti indiscreti 324 CONVITO DI DANTE ALIGIlIErxI da chi pensa principalmente alia inferma salute del Monti , ma pur uou possiamo tacere un nostro de- siderio , che questi egregi Editori , ai quali insiem col sapere e colla diligenza abbondano i codici , le antiche stampe e tutti i sussidj piu utili in questa impresa, aggiungano al Convito ed alle Rime anclie la Vita nuova e il trattato del Volgare eloquio, non men del Convito importanti, e dilettevoli pid di lui. Questo voto non puo scompagnarsi dalF idea che la salute del Monti riacquisti tutto intiero il siio prime vigore ; e questa idea e si consolante per noi , che in essa abbiam voluto finire il nostro discorso. Alia pagina 36 leggesi : U SavJ dicono che la faccia del dono dee essere simigliatite a quella di jicevere. E in nota , dopo avere avvertito die il signor Vitte vorrebbe leggere del ricevitore invece che di ricevere, si aggiunge : « Ma forse e da emendare cosi : La faccia del donate dee essere simigliante a quella dt ricevere. » Considerino i Signori Editori se forse dee leggersi la faccia del dare , ponendo mentc che poco appresso si legge se il dono non e lieto nel dare E NEL ricevere: c clic in Bartolommeo da S. Cou- cordio leggesi : In ogni djre rallegra la faccia. Alia pagina 97 , lin. 8 si legge : e s ello ha in- giuria, dove le altre stampe leggevano: e se la'ngiu- ria. Ma forse potrebbe dubitarsi che la vera lezione sia : e s' ell e ingiuria , considerando che questo modo risponderebbe meglio a quel che precede : se egli e heneficio. Alia pagina 99 , lin. 8 leggesi : Dico che questo non e altro che uno frequente pensiero ecc, dove forse e laguna della parola spirito o cuore dopo il questo. Alia pagina 119, le note 2 e 4 sembrano una ri- petizione senza iiecessita , e contraria alia lodevole parsimonia usata dagli egregi Editori. AUa pagina 140, lin. pen. crediamo che sia errore di stampa V anima liberata nelle condizioni , e do- versi correggere delle o dalle condizioni. niDOTTO A LEZIONE MIGLIOEE. SaS Alia pagina 141, lin. 4 leggesi e salva; ma forse dovrebbe leggersi e salvo : che la sintassi i-iuscirebbe piu regolare dicendosi si fa beato ... e {si fa) salvo dalla morte ecc. Alia pagina 161, lin. 6 leggesi: il fuoco alia cir- conferenza di sopra ; dove forse dovrebbe leggersi : il fuoco tende alia ecc. , o qualche altro verbo somi- gliante. Alia pagina 168, lin. 16 leggesi: li cattivi malnati che pongono lo studio loro in azzimare la loro ope- razione: e qui non sara forse indegno dei chiarissimi Editori il considerare se mai debba leggersi invece : in azzimare la loro persona; al qual dubbio ci ha recati prima il contesto del precedente discorso , tutto intor- no alia belta ed alia laidezza del corpo , poi il dirsi da Dante che coUo azzimare la loro operazione non fanno se non ornare V opera d altrui e abbandonare la pro- pria: la qual considerazione mal saprebbe applicarsi alia lezione adottata , e parrebbe invece conveniente a quella che noi proponiamo. Non fuggiran certaraente air osservazione degli egregi Editori quelle parole del testo : Non dovemo lodare V uomo per beltade che abbia da sua nativitd nel suo corpo , che non fu egli di cio fattore; ma dovemo lodare V artefice , doe la natura umana che ecc. Alia pagina 192, lin. terzult. leggesi : wccAe c?o«na che allora si dimostra : dove forse e da leggere : donna che allegra si dimostra , parlando in quel luogo 1' au- tore della moderazione e dignita da osservarsi nel- r allegrezza. 326 Storia dclV arte col mezzo dei monumend dalla sua dccadenza ncl IV secolo fino al sua risorgimento ncl XVI dl G. B. L. G. Scroux dAciNCouRT con aggiunte italiane. — Milaiio , Ranieri Fanfani , con- trada de Borsinaji , in foglio. La stcssa tradotta ed illtistrata da Stefano Ticozzi. — Prato ^ 1826, pel frntelli Giachetti, colle tavole in foglio , e col testo in foglio ed in 8." (*). IVi ancava al mondo letterario un' opera die for- niando serie colla storia del disegno presso gli an- tichi del Winckelmann , e con quelle che in ogni genere di belle arti gia pervenute ad altissimo in- cremento videro la luce sul finire del passato secolo ed al sorgere del presente , costituisse quasi 1' anello tra la decadenza ed il risorgimento. Laboriosa e dif- flcilissima impresa : perciocche , sebbene il filo ab- bandonato da quell' illustre fondatore della scuola archeologica stato non fosse interamente rotto , era d' uopo non di meno seguire le arii fra gli erramen- ti , in. cui state erano strascinate dalle lagrimevoli vicende dell' impero romano e dall' invasione de' bar- bari : era d' uopo rintracciarle tra le tenebre dell' igno- ranza, in mezzo alle opere piu infoi-mi , nelle mi- niature de' manoscritti, uei dittici, in alcune presso (*) Prezzo deiredizione rnilanese, per ogni fascicolo di sei tavole colla descrizione delle tnedesime , ia carta ve- lina scelta lir. 5 italiane e cent. 3o per ogni foglio di stampa del testo relativo : in carta velina leggiera lir. 4 ital. e cent. 2 5 come sopra : in carta comune con colla lir. 3 e cent. 20 pure come sopra. Prezzo dell'edizione di Prato , lir. 10 italiane ogni fa- scicolo di dieci tavole col relativo testo : in carta velina ed in foglio piu grande lir. 20 per ogni fascicolo come sopra. — ■ In Milano le associazioni si ricevono dai signori Fusi e C, contrada di S. Margherita , e da altri principali librai. "D AGINCOURT , STORIA DELI.' ARTE CCC. Sa/ che spregevoli costruzioni , nelle basi di edificj a noi piu vicini e da pochissimi osservate , nelle catacorn- be , e persino iie' piu fragili e piu abbietti monu- menti. Tal filo fu rintracciato felicemente dal sig. Seroux d'Agincourt , uomo dell' arti belle acutissimo cono- scitore , non per gusto soltanto , ma per lunga pra- tica , e per assiduo esercizio nel disegno e nell' in- taglio ; la cui opera noi all' Italia rivendicheremo , per- ciocche egli , sebben nato a Beauvais nella Francia, visse gran parte de' suoi anni nella nostra penisola, ove giunto era nel 1777, dopo d'avere scorso il Bel- gio , r Olanda e la Germahia , e d' aver ivi esami- nati i numerosi monumenti della gotica architettura. Ed appunto qui nell' Italia ei s' avvide del falso splendore dietro a cui andava traviando la scuola francese; qui trovo onori e protezioni specialmente presso i Komani Pontetici ; qui compose la sua gran^- d' opera non perdonando ne a fatiche ne a dispendj ; e qui tra 1' universal compianto chiuse la mortale carriera nella notte del 24 settembre del 18 14, anno ottantesimo quarto dell' eta sua. L' opera del signor d' Agincourt venne impressa a Parigi in sei volumi gr. in foglio dai signori Treuttel e Wiirtz, che fatto ne aveano dall' autore r acquisto collo sborso di vistosa somma , merce della quale pote egli piu agiatamente condurre gli ultimi suoi anni , ed anche soddisfare ai desiderj del cuor suo con alcuni legati. Ma innanzi di particolarmejite discorrere suUe due edizioni italiane , crediam bene di dare qualche idea del sistema cui si e attenuto il sig. d'Agincourt neir opera sua. Egli da principio con un Prospetto storico dello stato civile , politico e letterario della Grecia e dell' Italia relativameute all' arti belle poco prima della loro decadenza , e nel tempo della me- desima sino al loro risorgimento. II Prospetto e di- viso in capitoli ventuno e comprende i dodici secoli che scorsero tra Costantino e Leone X. Siccome poi 328 d'agincoukt, stoma dell' arte le nicdesime cause general! , da alcune delle quali provcnncro la barbarie , ed il vario cangiarsi della politica , de' costiinii , della legislazione , delle lin- gue , e da altre il riiiascimento della civilta , della pubblica quiete e di un miglior ordine di cose, ope- rarono pure e la decadenza ed il risoiginieuto del- r arti ; cosi T autore connette la storia di esse coUa storia politica , civile e religiosa. Per tal niodo il leggitore vien introdotto nel piu profondo studio e direm quasi nella lilosolia dell' arte; nia ad un tempo vien desso nell' arduo camniino quasi ricreato dalle varie e curiose vicende de' tempi , sulle cui epoche talvolta riposa da maraviglia compreso. Tale Prospetto forma quindi da se solo pressoche una compiuta opera, in cui trovansi uniti ed in classe divisi , se- condo r ordine de' tempi e dei luoglii , i piu impor- tanti avvenimeuti, le piu generali osservazioni, come a mano a niano suggerivansi all' autore dalle produ- zioni deir arte cogli avvenimenti della storia collegate. Presentato per tal guisa il quadro dei tempi co- munemente chiamati il medio cvo , 1 autore entra nel suo assunto , e scorrendo per le tre grandi divisioni tracciate dall' arti sorelle ci olfre successivamente la storia AeW Aichitettura, della Scultura, della Pittura. Ma siccome il suo precipuo scopo era quello di pre- sentarci la Storia dell' Arte dimostrata co documenti , cosi fa egli in certo qual modo parlare i monumenti stessi e quasi ne commenta il linguaggio. Grandis- simo e percio il numero ch' ei ne raccolse , sceglien- do i piu autentici , e quegli specialmente die pel loro stesso carattere poteano i-avvicinarsi , ed essere in altrettante classi collocati secondo il tempo , lo stile , r importanza e la destinazione loro , onde per tal modo ne risultasse pressoche un ben orduiato corso , un compiuto corpo di dottrina. Trent' anni d' inda- 2;ini e di continui studj gli furono appena bastevoli per raccogliere e convenevolmente ordinare tanta farraggine di materiali. Imperocche i monumenti rappresentati nell opera sua , o iateramcutc o, nelle COL MEZZO De' MONUMENTI , CCC. 829 precipue lore parti , sono oltre a 1 400 , de' quali piu di 700 inediti. Essi poi disposti sono in 325 tavo- le , delle quali 78 appartengono a\V Architettura, 48 alia Scidtiira., 204 alia Pittura. Le incisioui eseguite furono sotto gli occhi stessi dell' autore e coUa nias- sJma fedelta onde conservato venisse piu clie fosse possibile il carattere degli originali; cosa importan- tissinia in questo genere di lavori. La niaggior parte de' monumenti architettonici vennero intagliati da Donienico Pronti , e da Benedetto Mori allievo del celebrc Piranesi ; i monumenti della scultura e pit- tura furono incisi da Tommaso Piroli , uno de' piu valenti intagliatori romani , e da Giacomo Macchia- velli , che pur fece tutti i disegni con grandissima pazienza e con ugual sapere. Ma d' uopo era ancora die si numerosi monumenti corredati venissero di succinte e ad un tempo sicure e chiare notizie intorno agli oggetti che sono in essi rappresentati. Cio venne dalf autore eseguito con un analitico ed esatto indice delle stampe stesse se- condo la classe e 1' ordine loro : il qual indice , oltre la compendiosa descrizione del monumento stesso , contiene altresi peregrine notizie ed importanti par- ticolarita che aver non poteano luogo ne' Discorsi a ciascun' arte premessi. Quest' indice percio forma piu di un terzo dell' opera , e presenta la piu nu- inerosa e piu accurata collezione che in fatto di belle arti siasi finora in alcun idioma pubblicata. Fin qui 1' opera del sig. d'Agincourt potrebbe , sic- come egli medesimo s' esprime , paragonarsi ad un immenso Museo , ove in una lunga serie di secoli veggonsi le principali produzioni dell' arte disposte e descritte con ordine sistematico ed insiememente cronologico. Ma per ottenere da spettacolo siffatto i migliori efi'etti , e trarue le utili istruzioni di cui esso e fecondo , entrar conveniva nell' Estetica del- r opera ed applicare ai monumenti i principj del- r arte. A cio intese \ autore ne' Discorsi a ciascun arte premessi. Ognuno dei tre Discorsi comincia da una 330 !>' AGINCOURT , STOHIA DELL' AKTE intioduzione suU' oiigine e suUa storia dell' arte cui esso si riferisce , sino all' cpoca del maggior perfezio- nainento dell' arte medesima presso i popoli aiitichi. A quest' oggetto vengono nella prima tavola d' ogni serie esposti i piu insigni monunienti antichi di cia- scun' arte , e per esempio , quanto all' Arcliitettura , il tempio di Minerva Poliade ad Atene , la basilica di Antonino ed il Panteon a Roma, ecc., e tali mo- numenti stabiliscono, per cosi dire, il punto di par- teuza ed il termine di paragone cogli edificj delle epoche successive. Ma ben tosto comincia il decre- mento , cui segue la decadenza , ed immediatamente la barbaric. Tale e il quadro clie ci si presenta nella prima parte d' ogni Discorso , e clie comprende circa dieci secoli , dal IV sino alia seconda nieta del XIII. La seconda parte risguarda 1' epoca del JRinascimento , chc per le cause dalle quali fu prodotto , pe' suoi lenti progressi , per gli errori , per le incertezze sue viene dall' aut(?re accuratamente distinta da quella del Riniiovamento. Ma in fine il nioversi dell' arte si e consolidato : questa felicemente ricondotta alia sua vera destinazione gia fassi a studiare i modelli deir anticliita , e gia appare del nobile suo carattere rivestita. Ecco il Riniiovamento. Di esso ragiona r autore nella terza parte , e ne va seguendo il file sino al secolo XVI , epoca famosa in cui 1' arte nel- r Italia mostrandosi a nuovo splendore risorta as- sicuro a questa bellissima parte dell' Europa una glo- ria che non le verra mai nemmeno dalla prepotenza deir armi rapita. Giunto \ autore alia sua meta , richiama in un generale epilogo i fatti piu impor- tanti , e parlando sempre agli occhi del leggitore , gli presenta nell' ultima tavola d' ogni sezione una scelta di monunienti , e per tal modo vien quasi a costituire una specie di compendio storico. L' Autore dallo scopo stesso cui aveasi prefisso fu nel corso dell' opera sua necessariamente condotto a trattare non poclii speciali ed importantissimi ar- goraeuti relativi ai metodi , alle materia ed alia COL MEZZO De' MONUMENTI , CCC. 33 1 destinazione dell' arti , e quindi agli usi ed alle co- stumanze , alle opinioni ed ai bisogni della societa nel- r intero periodo del medio evo. Accenneremo alcuni di siffatti argonienti quasi per saggio, e quegli ap- punto che sono dall' Autore nella Prefazione anno- verati : « Nell Architettura una descrizione delle piu celebri Catacombe gentili e cristiane , ed un prospetto de' principaH Battisterj eretti presso alle antiche ba- siliche ; alcune anipie indagini intorno all origine ed al carattere dell' architettura detta Gotica ,• un rag- guaglio cronologico dei varj metodi dell arte di fab- bricare dai piu remoti tempi fino al secolo XVI : nella Scultura moltissimi documenti intorno ai Dittici greci e latiiii , alia fusione del bronzo , alia cesellatura , alia damaschineria ed all' oreficeria ,• oltre un esame cronologico ^de' piu bei lavori prodotti dalF arte d' in- taglktre il cristallo , le pietre fine e le medaglie : final- mente nella Pittura alcune ricerche sui Musaici an- tichi e moderni , sulla pittura nello smalto , sull' in- venzione dell' intaglio e della stampa , e principal- mente un saggio intorno al dipignere in miniatura accompagnato da sessantatre stampe che danno la storia di questo genere di pittura dal secolo IV al XVI , tratto da ottanta manoscritti greci e latini della Biblioteca Vaticana. » Le cose da noi hn qui accennate chiaramente di- mostrano e 1' importanza e i pregi grandissimi del- r opera del sig. d'Agincourt. Singolari encomj deb- bonsi Cjuindi attribuire agli editor! si di Milano che di Prato , i quali intrapreso hanno a rendere italiana quest' opera die di sua natura apparteneva all' Italia, e che per gli anzidetti pregi puo a sommo vantag- gio ridondare e degli archeologi e degli araatori deir arti belle. La Milanese ebbe cominciamento sino dal 1824, e gia pubbUcate ne sono 21 distribu- zioni : cpiella di Prato fu principiata I' anno scorso , e quattro soli fiiscicoli sono linora a noi pervenuti. Le tavolc di ambedue le cdizioni sono in foglio di ugual forma della origiiiale, e gefteralniente condotte I'uua 33a d'agincourt, storia dell' artk e r altra con esattezza cli clisegiii. NelV una , cioe in quella di Prato, le incisioni sono come nelV cdizion originale eseguite con tjualche indizio di ombre e di' chiaroscuro , lo clie se dall' una parte rende piii vistose le tavolc, dall' altra , trattandosi il piu delle volte iM piccole figure , opponesi sovente alia chia- rezza ed alia precisione dcgli oggetti: nella Milanese gVintagli non sono che a semplici contorni, lo clie da forse maggior esattezza al disegni senza nulla togliere della sostanza , ossia di cio che piu importa alia conoscenza de' monumenti. In ambedue le edi- zioni precedono le Notizie intorno alia vita dell' au- tore: alle quali Notizie nella Pratese trovasi aggiunta la descrizione del monumento die fn eretto ald'A- gincourt a Roma nella cappella del Crociiisso della cliiesa di S, Luigi de' Francesi , e vi e pur ripor- tato il bello e dignitoso epitaffio sovr esse monu- mento iscritto. Ma r intraprendimento del sig. d' Agincourt , per la natura e la difficolta stessa dell' opera , che sembra vincere le forze di un sol uomo, andar non poteva scevro da qualche menda. Che talvolta costretto I'au- tore ad affidarsi alia testimonianza od all' opera al- trui , fu tratto , senz' avvedersene , in inganno od in errore. E per esempio trovasi nell' opera di lui pres- soche interamente contraffatta con impercettibili al- terazioni la facciata del tempio di S. Michele di Pavia ; prezioso monumento nel suo genere , perche appartiene ai pochi da' Longobardi tramandatici. E nondimeno egli afferma che il suo disegno di questa facciata fu coUa massima esattezza levato dal sig. Mescoli, architetto pavese, ed anzi sotto la direzione del sig. raarchese Malaspina (i). Quindi e che amen- due gli editori annunciarono nella loro ristampa ag- giunte ed illustrazioni. Nulla per 6 dir possiamo del- i'edizione Pratese, perche non ci sono finox-a pervenuti (i) Veggasi il Costume antico e moderno del D. Ferrario, Europa, t, HI, p. L, tav. 34. COL MEZZO De' MONUMENT!, CCC. 333 ne i testi, ne gli indici die accompagnar dovreb- bero le tavole. Ma varie cose gia riscontrate ab- biamo nella Milanese o chiarite od aggiunte. Tali sono le seguenti : A pag. i8 , tavola 9.* Decadenza delV Architettura ^ il sig. d'Agincourt parlando dell' immense costruzioni egizie clie tuttavia veggonsi nell' isola di PAiZe , dice clie r ignoranza de.lla lingua geroglifica non ci per- metle sempre di giudlcare se tali edificj fossero piut~ tosto tempi ^^^^ palazzi o mausolei. Qui T editore mi- lanese in una nota a pie di pagina espone succinta- mente il sistema del sig. ChanipoUion minore, onde dimostrare che 1' ignoranza del vero significato dei geroglifici piu non sussiste. Dee pero notarsi che quando scrivea il d'Agmcourt ignoravasi tuttavia la chiave additataci dal Ghampollion. A pag. 25, tav. i8." AeW Architettura , ove parlasi delle jiietre tagliate a cunei dentati negli archi del mausoleo di Teodorico a Ravenna, il nostro editore soggiugne die uii arco simile trovasi anclie in Milano , ed e 1' antica pusterla detta Lodovica , die sfuggi al- Tocchio osservatore del d'Agincourt, e ne promette quindi il disegno. Tale arco die conduceva al ponte di S. Celso , fu non ha guari trasportato iiell 1. R. Parco di Moiiza. — Alia pag. 67, decadenza delV Arclii- tettura^ si aggiungono akune erudite ed ingeguose osservazioni per rivendirare all' Italia il Buschetto famoso architetto , die diede i disegni della catte- drale di Pisa, incominciata iiel io63. — A pag. 85, tav. 34.* lo stesso traduttore servendosi della Descri- zione topografica delle antichitd di Roma del Venuti ( nuova edizione , Roma, 1824) corregge la lezione d' una curiosa epigrafe che trovasi a Roma sopra un bizzarro edifizio detto volgarmente la Casa di Pilato ed appartenente al secolo XI. A pag. 2.S della Scultura, tav. 14." dove il signor d'Agincourt parla delle porte della basilica di S. Paolo a Roma , vengono dall' editore notate alcune correzio- ni o necessarie aggiunte , seguendo particolarmente Bibl. Ital. T, XLV. ' 22 334 D ACINCOURT , STORIA DELL' ARTE r opera del Kicolai Delia basilica di S. Paolo ^ Roma, i8]5, in foglio. II sig. dAgincourt a pag. 189, tav. 46.°, parlando deir Architettui-a gotica , aggiugne in una lYoto, che la stessa difficolta , la quale opponesi al compimento della facciata del S. Petronio di Bologna , cioe la costruzione d' una facciata unifornie alio stile gotico , pud altresi applicarsi alia facciata della nostra me- tropolitana. A questo luogo Y editore milanese non ommette d' avvertire che questa venne finalmente condotta al suo termine , sebbene con uno strano accozzamento di stile. Egli pero si astiene dal ri- cercare , perche rispettata siasi tale stravaganza e rimette i leggitori all' opera del nobile sig. Gaetano Franchetti , Storia e descrlzione del Duorno di Milano. Sconcio difetto e certamente tale accozzamento, e quindi noi abbiamo altrove affermato che la parte nieno bella del nostro duomo e appunto la facciata. Ne varrebbe il dire , siccome in allora affermavasi da qualche architetto che per avventura poco ad- dentro sentiva nell'arte, doversi cioe rispettare que' pezzi di stile romano disegnati dal Pellegrini, ed essere di troppo dispendio il voler uaiformare tutta la facciata alio stile gotico del restante. Che quanto alia deformita dell' accozzamento , essere ue possono giudici anche i giovani appena nell' arte iniziati ; quanto poi al dispendio , questo non poteva certa- mente distoglierne chi allora non tanto per aggiu- gnere lustro a Milano , quanto per innalzare a se stesso un perenne e grandioso monumento , ordinate ne avea il lavoro (i). (i) Tra le molte opere che intorno al nostro Duomo puhhlicate furono e si vanno tuttora pnbblicando, merita oiiorevol menzione quella che ha per titolo Metropolkana di Milano e deltagli rirnarcabili di quest edificio pubblicata ed illustrata per cura del marchese cav. Gioacliimo d' Adda. Milano, 1824, coi dpi di Felice liusconi, lir. 40 aust. Ma- gaifica edizione in carta veliiia imperiale , con 35 tavole COL MEZZO de' monumenti , ccc. 335 E poiche si e qui favellato della nostra metropo- litana , ommettere non si dee che ora , merce della muniHcenza dell augusto Signore e Re nostro , va abbellendosi ed al perfetto compimento inoltrandosi anche la sua parte interna. Se non che taluno degli intelligenti duolsi che nel restaurare la volta siansi ad un' impropria semplicita ridotte le cornici che servono di fregio alle finestre della nave di mezzo, col mutilare quelle punte e quelle specie di arabeschi che alio stile gotico si bene addiconsi. Faccia il cielo che siffatta licenza non vada piu oltre ! Nulla poi immaginarsi potrebbe di piu ammirabile , quanto la bella esecu- zione delle dipinture a bassorilievo (lavoro del mi- ianese Alberti ), ond' e ora fregiata la volta di mezzo. Nessuno si avviserebbe essere quella un' imitazione, se prima avvertito non ne fosse. Tanto que' basso- rilievi appajono rilevati ! Ma qui ancora gl' intelli- genti non sanno totalmente approvare quel fondo a tinte oscure. Eglino bramato avrebbero un fondo di vivace azzurro imitante la volta del cielo. Ne cio senza ragione : perche rappresentando quelle dipin- ture una diramazione di varj e grandiosi arabeschi formanti quasi una rete e quindi intersecati con am- pli traforamenti , era naturale il credere che al di la di que' traforamenti si vedesse il cielo; essendo cosa poco ragionevole il supporre che oltr essi arabeschi costituenti la volta , trovisi una sofBtta od una se- conda volta. E di fatto le volte di non pochi de' piu famosi tempi gotici sono in azzurro dipinte : che questa tinta sembra anzi la piu convenevole a siffatto genere d' architettura. Che pero agli stessi intelligenti sembrava che mcglio sarebbesi operato col praticare una dipintura che piu parca di ornamenti non altro in rame. Nella prefazione si danno alcune snccinte notizie intorno alle varie vicende delFarte; parlasi quindi dell' ar- chitettura gotica , e del suo passaggio dall' antica alia mo- derna , ed in fine si espone breveraente la storia della stessa metropoUtana. 336 d' acincourt , storia dell arte rappresentasse che la diramazionc clelle varie spor- geriti costole de' piloni , siccome venne praticato in altre gotiche caltedrali specialmente deiringliikeira, 0 col far uso di una sola tinta azziura e seniinarla di stelle , siccome con ottimo consiglio opcraiono i niaggiori nostri nella volta del coro. Oltrache quel- r intrecciamento d' arabeschi fa si che all' occhio dello spettatore s' impiccolisca la grandiosita dell' ediBcio, e ad un tempo imprime alia volta un' eleganza alia maestosa semplicita del tempio non troppo consen- tanea. A pag. 3 1 , parimente della Scultura , il d' Agin- coiirt parlando d' un bassorilievo che adorna la fac- ciata della cattedrale di Modena , appoita il distico latino ivi scolpito in onore di certo Guglielmo che lavoro per quelle sculture verso il principio del XII secolo. L' editore sottopose a cpesto luogo una nota che crediamo bene di riferire nella sua integrita : « II d' Agincourt ( dice egli ) aveva lasciato cor- rere uno sbaglio in questa iscrizione fidandosi del Vedriani : accortosi nello scrivere il testo corrispon- dente di questa tavola ( tav. XXI ) , ne fece la cor- rezione, appoggiandosi particolarmente al Tiraboschi, clie nelle Notizie de pittori riporta esattamente la succennata iscrizione. II conte Cicognara parlando del duomo di Modena nella sua Storia della Scultura (vol. Ill, pag. 109 della edizione in 8.°) nota f er- rore del d Agincourt , scappatogli nella descrizione di questa tavola, e tace sulla correzione , che, co- me dicemmo , fu fatta dal medesimo cV Agincourt nel testo corrispondente alia tavola medesima. Abbiamo percio creduto di nostro dovere il rendere qui giusti- zia al d' Agincourt , perche fosscro cosi avvisati an- che coloro i quali leggeranno la prelodata opera del conte Cicognara. » A pag. 35 , tav. 27.* , ove il d' Agincourt parla della corona d' Agilulfo eseguita nel VI secolo , e da quel principe data in dono alia basilica di Monza , 1 editor milanese soggiugne la storia del trasporto di COL MEZZO De' MONUMENT! , CCC. 33^ essa corona a Parigi , del furto che ivi ne fu fatto , della fusione che sgraziatainente la tolse e all' Italia e alia Francia. Noi ritorneremo su queste due edizioni quand' esse saranno state ambedue piu verso il loro termine in- noltrate. Ma poiche parlato abbiamo dello stile go- tico e della nostra Metropolitana , ci sia lecito il chiudere colla seguente osservazione. Ir^veterati e giustissimi sono i lamenti che da ogni anima gen- tile vanno facendosi de' tempi barbari, onde strasci- nate furono alia decadenza ed all' avvilimento le arti e le scienze. Ma ])ure , quanto all' Architettura , chi mai negar potrebbe che appunto que' tempi mede- simi sciolsero 1' antica monotonia , ed accesero 1' im- maginazione degli artefici, spingendoli in traccia di nuove teorie e di ritrovamenti maravigliosi i' Noi intendiamo parlare della gotica architettura che , al pari de' moderni idiomi", tra' quali 1' italiano sovra ogni altro beli/ssimo , da' secoli barbari emerse net suo genere bella e sublime ; genere a' Greci ed ai Romani ignoto , cui eglino mai potiito non avrebbero nemmen imaginare , perche circoscritti sempre en- tro que' soli e medesimi ordini die variazione al- cuna non ammettevano , e da' quali non era lecito il dipartirsi. Chi mai tutto da stupore compreso non inarca le ciglia all' aspetto di tanti ardimentosi mo- numenti gotici che formano tuttora la maraviglia dell'arte? Tali sono, peresempio, le tor ri d' Argen- tina, d'Anversa, del Santo Stefano di Vienna, d' A- miens, di Reims, ecc. tutte di smisurata altezza e di squisito lavoro, tutte sino al loro apice praticabili, e traforate in modo da sbalordirne il piu audace ar- chitetto del mondo : tali le tante e si famose chiese gotiche, certamente piu grandiose che tutte le basi- liche e i tempj tutti degli antichi. Chi mai creduto avrebbe che la gotica architettura, detta da alcuni barbara, giugnere potesse a tanto splendore ed a tanta arditezza , siccome la vediamo pervcnuta nel nostro duomo e nella cattedrale di Colonia ? E dalla 338 n' AciNcouRT , stori.v dell' arte ecc. gotica passando all' araba introdotta pure nell' Europa al medio evo, chi non chianiera niirabilissimi e leg- giadri tanti edificj nioreschi clie tiittora sussistono nella Spagna, costrutti con tanta dovizia e novita di ornamenti , c con siffatta leggerezza clie a' di no- stri appena tenterebbesi d' eseguirli in legno ; e noa di meno vantano non pochi secoli d' esistenza ? E piu oltre facendoci in quest' argomento , vedremmo noi tante e si variate forme di tempj con cupole torreggianti ed immense, siccome appajono quelle del duomo di Firenze, del S. Paolo di Londra, del Vaticano di Roma, e tante altre , al cui aspetto pa- venterebbero gli architetti greci e romani, veden- dole sovra archi vuoti appoggiate, mentr' eglino in- nalzarle non osavano che sopra volte costrutte a guisa di forni, e sostenute da muri quasi interamente pieni? Che se tutte le nostre chiese conservato avessero la foi-ma del Panteon , o delle basiliche o degli altri tempj rettangoli degli antichi colle loro celle , sic- come erasi praticato prima della compianta decadenza deir arte , noi , sebbene di fantasia e d' intelletto forniti , e quindi nati a tentar sempre nuovi .intra- prendimenti , saremmo non dissimili dagli augelli , che non hanno mai variato nella forma e nella co- struzione de' loro nidi. Dovremo dunque rigettare tali novita perche nate dalla barbaric , ed ai consueti or- dini non analoghe ? Chi mai, senza meritarsi la tac- cia di barbaro, si avviserebbe di gridare contra le lingue moderne e toglierne Tuso, perche elleno an- cora dair invasione de' barbari ebbero nascimento ? Lo stile barocco , il manierato, il trito , onde in al- cuni paesi fu deturpata 1' architettura dal tinire del secolo XVII sin olti-e la meta del XVlll , ecco gli stili meritevoli d' essere all' eterna oblivione dannati. 339 PARTE II. SCIENZE ED ARTI MECCANICHE. Lezioni di fisiologia di Lorenzo Martini. — Torino ^ 1826 , presso Giuseppe Pomba. Tomo I di pag. 484, e tomo II di pag. 5 10 in 8.° — In Milano si vendono dai sis^nori Antonio Fortunato Stella e figiio , in contrada di S. Btargherita. Prezzo d as- sociazione lire i3,io ital. {Estratto del dott. C. F,) JLj autore di queste lezioni, professore di fisiologia neir Universita di Torino , e noto alia repubblica letteraria per altri suoi scritti , e particolarmente per gli elementi di fisiologia dettati in latino , per r introduzione alia medicina legale e per la polizia medica. Lo scopo dell' opera , della quale prendiam a stendere un sunto , e 1' esposizione di tutto cio die fu pubblicato suUe leggi onde sono governati gli esseri vivi. « To mi proposi (dice Tautoi-e nella prefazione ) di raccogliere quanto si trova sparse presso tutti quelli che nelle varie eta versarono nel medesimo argomento. Chi pretende idee nuove non legga r opera mia : non voglio sedurre chicchessia. Ma chi desidera di trovar raccolte in uno le dot- trine fisiologiche , ne ritrarra forse un qualche utile. » Dal passo addotto inferiranno i l^ttori ch' e iftten- dimento dell autore di scrivere un' opera assai estesa; e di fatto la piu parte delle ventisette lezioni com- ponenti i due prinii volumi riguardano piu presto le dottrine preparatorie alia fisiologia che la fisio- logia stessa. La prima lezione ha in fronte Metodo dell opera. Definito il metodo per r ordine o la regola delle idee 340 LEZIONI DI FISIOLOCIA. e de' simboli co' quali le rappresentiamo , annovera r autore le varie maniere di nictodi , 1' analitico e sintctico , il naturale e artificiale , lo sperimeiitale e razionale , il niateniatico e dialettico , ecc. ; av- vertendo clie i vai-j metodi non hanno liniiti pre- cis!, e clie ciascuna scienza ha il suo metodo. Ac- cenna il metodo onde varrassi nelle lezioni, il quale si fara manifesto dal simto die andrem facendone ; indi la norma cui atterrassi prendendo in disamina le altriii dottrine ; e in fine rispetto alio stile asse- vera die s' ingegnera assodare T austerita della filo- sofia alle amenita dell' eloquenza. Ogni uomo die da opera a studiar una scienza dee innanzi tutto conoscere lo scopo di' essa si propone , ed ecco V argomento della seconda lezione die porge r etimologia , sinonimia , defintzione , dwisioni della fisiologia. Fisiologia e vocabolo attinto dal fonte greco , e suona discorso sulla natiua. Al qual pro- posito , siccome cotale spiegazione non sembra ba- stantemente cliiara , si discorrono i principal! valori impartiti alia parola natura. Pensa il Martini die sia da seguirsi il signiHcato die diede Ippocrate al vocabolo natnra , cioe esprimente la vita ed il prin- cipio di essa, cui appello anclie forza impellente. II vocabolo fisiologia dato alia scienza die espone le leggi della vita o i fenomeiii della saiiita , non parendo il pin acconcio , dove fosse d' uopo sosti- tuire un nuovo nome, quello d' iglologia die signi- fica discorso della sanita , parrebbe il migliore : nia protestandosi 1' autore avverso ad ogni novita inu- tile , perseverera a valersi del vocabolo fisiologia. La fisiologia divides! in vegetale ed aiiimale ; in seniplice od umana e comparata , cioe confrontata cogli animal! , e se vuols! anco colle piante; in ge- nerale cioe considerando la vita in astratto , e in ispeciale spiegando le funzioni. Nella terza lezione si fiivella dell' eccellenza della fisiologia. II buon uso delle nostre facolta e la base della felicita umana. Ma poiche a far retto uso di Dl LORENZO MABTmi. 841 cotali facolta e mestieri conoscerle , la fisiologia come la sola die ne le acldita chiaramente , ne scorge a vita felice. La quarta lezione accenna le cognizioni preliminari delta fisiologia che sono gli eleinend della lingua greca , ed oltre 1' idioma nazionale , la lingua latina e la francese , e fra le scienze la storia naturale , la fisica, la chimica e gli elementi di matematica. Nella quinta si tien discorso dell' erudizione. Ar- dentissima nell' uomo e la brama di sapere ; ma immensa essendo la copia delle cose utili a sapersi e circoscritto V umano intelletto , e mestieri d' un qualche mezzo. Possente ajuto ofFre T erudizione , la quale vuol essere costante , vera e ragionata. — La critica e V arte critica sono T argomento della sesta e settima lezione. NelT ottava e ragionamento deir osservazione ; nella nona dello sperimentare. Ma per trarre il massimo vantaggio dalle osservazioni e dalle sperienze fa bisogno ordinarle , paragonarle e determinarne il giusto valore, fa d'uopo in som- ma del ragionare , ed ecco f argomento della decima lezione. Conosciuti Y oggetto e l' eccell^nza della fisiologia , gli studj preliminari , i mezzi che ne rendono atti ad acquistar le cognizioni e a perfe- zionarle , applicati i precetti della logica alia fisio- logia, prima di penetrare nel santuario della scienza e d' uopo conoscere le vicissitudini , cui soggiacque nel volgere dei secoli , ad avere accurate notizie di cio che venue operato , onde recarla al puuto in cui trovasi di presente. Le seguenti lezioni sono sacre alia storia della fisiologia. L'undecima narra cio che intervenne dalf iucomin- ciameuto delf arte medica fino ad Ippocrate , epoca ferace d' osservazioni risguardanti la pratica medicina, ma sterilissima in cio che pertiene alia fisiologia. Se- parati dal sommo Ippocrate il vero dal false , il certo dal dubbioso , ordinate le cognizioni , additate le ve- rita, svelati gli errori, la storia della medicina dope tal epoca parrebbe doverci annunciare rapidissimi 342 LEZIOKI DI nsiOLOGIA avanzanientl; e cosi sarebbe intervenuto laddove i me- dici avessero seguite I'orme del padre della medicina. Ma anziche intenogar con perseveranza la natura tin- sci'O le risposte, delirarono; e la scienza neU'epoca ritratta nella duodecima lezione da Ippocrate fino a Galeiio e I'epoca delle finzioni e degli eiTori. Nella deciniaterza si divisaiio i fasti della medica scienza da Galeno sino al grande Alighieri. Galeno s' attento far risoi'gere la dottrina ippocratica , ma vennero gli alchinnsti, i quali abusando del noma di Galeno oppressero la vei-a sapienza , e misero in trono il fanatismo sitibondo d' oro e del piacere. Ma inline diradaronsi le tenebre , e la sapienza fe' ritorno ai niortali. A due altissimi Italiani e debitrice Y umana progenie della sua avventurata rigenerazione : Dante e il Petiarca furono i ministri della letteratura. Nella lezione decimaquarta sono ritratti i progressi clie fecero e la medicina e la fisiologia da Dante fmo al veneto Campanella. Sentito il vuoto delle dottrine degli Arabi , pouevasi cura a risalire ad Ippocrate, ma il fanatico Paracelso torno a risuscitare I'alchimia. Pero un faustissimo avvenimento in que- sto mezzo intervenne , clie i medici intesero con fervore indicibile a coltivare 1' anatomia , e questa scienza fece maravigliosi progressi, lo clie in molta parte fu opera degV Italiani. Ma comeche V anato- ^mia additando il magistero degli organi e delle fun- zioni sembrasse dover disvelare la fallacia di tante dottrine immaginate dalla mera fantasia de' lllosofi , anziche dedotte dalla contemplazione dell' uomo ; pure il desiderio di voler tutto rapidamente cono- scere e spiegare faceva perseverare ad aver ricorso alle ipotesi , come ammaestra la stoiia della medi- cina da Bacone fino ad Haller , raccontata nella lezione decimaquinta. Chemiatria , jatromatematica , medicina meccanico-dinamica , animismo , un misto
  • > 2491 Del Piccol San Bernardo in Savoja " 2192 Del San Gottardo nella Svizzera " 2078 Del monte Cenisio . ...... " 2066 Del monte Genevre .•'*uWtsni • • • " 2o33 Del Semploae " 20o5 Della Spluga " J 925 Del Col di Tenda " 179^ Del luonte Brpaner in Tirolo " 1420 PEL GIOGO DI STELVIO. 867 passa tra il livello di Bormio e quelle del giogo sopra una base orizzontale di soli metri 13700. Dal giogo dominasi circa un terzo della totale lungliezza del sottoposto vallone di Stelvio , nel quale scorrono le acque del torrente Drafoi tribu- tario deir Adige. Tale e il precipizio che presenta q[uesto vallone , tale il senso die imprimono nel- Tanimo le ghiacciaje che si stendono a destra siuo al fondo del medesimo , e la generale dissoluzione delle opposte falde a sinistra , che difficilmente si crederebbe di poter da quivi discendere , se non si scorgesse ad un tempo anche la strada che con Junga serie di giravoke si svihippa sul fianco sini- sti-o. Incominciata la discesa se ne percorrono infatti ventidue quasi immediatamente successive prima di giungere ad un piccol bosco che scorgesi anche dal giogo , e nel quale sembra aver termine la strada. A circa mille metri di discesa trovasi un casino di Rotteri , ed un altro pur se ne incontra tra la gira- volta 14.* e iS.'' E questi casini, in cui abitano sta- bilmente tre o quattro Rotteri pel servigio della stra- da, tornano assai utili anche al viaggiatore nel caso di straordinarie intemperie. Dopo il bosco veduto dal giogo si va col sussidio di altri andirivieni ad un secondo bosco detto il Hosco bruciato , ove la convenienza del sito sembra aver permesso per la prima volta di fabbricarvi una casa cantoniera. Essa e collocata oltre la 3o/ gira- volta ed e di fronte alia ghiacciaja denominata di Sulden che dalla elevata cima dell Orteler-Spitz si stende sino al fondo della Valle. Imponente e straor- dinario e 1" aspetto di qucsta ghiacciaja che di qua si domina in tutta la sua estensione. Elevate pirami- di, vestigia di colossali ba-tioni, mine di fabbricati d' ogni forma e mole, profonde caverne, ed insom- ma quanto mai puo rappresentarsi V immaginazione deir osservatore , tutto si vede in quel deserti di ghiaccio. Se a cio si aggiungano gli strani effetti della refrazione della luce che ci raostra quel corpi 368 NUOVO PASSACGIO DELLE ALl'I ora di un verde azzurro, ora di un nero cupo, ora risplcndeiiti di una bianchezza che abbaglia , e per idtimo i colpi e gli scrosci che di la odonsi riper- cossi in mille maniere , sara facile V iinniaginare il sublime spettacolo che qui presenta la natura. Gontinua la strada seinpre in discesa , e dopo il passaggio con ponte in niuratura della trasversal valle di Tarsch raggiunge il villaggio di Drafoi che si lascia a fianco inferiormente. Ma questo villaggio di pochi e luridi casolari, che non ha altro prodotto fuorche di fieno e patate , non presenta alleviamenti di sorta alcuna al viaggiatore ; solo apre 1' animo a migliori speranze, giacche, se quivi trovasi il prime villaggio dopo Bormio , incominciasi pure a sentire piu mite e temperato anche il clima. Si discende an- cora, e linalmente la strada , lasciato con un ultimo andirivieni 1' alto della falda , incomincia a scorrere quasi sul fondo della valle , ove puo spiegarsi in linee piu regolari e puo ben anche con ponte ad un sol arco portarsi sul destro fianco per evitare alcune franose pendici che si scorgono sulla continuazione del si- nistro lato. Altre tre volte si passa la valle , finche con belle linee rette si giunge ad alcune case de- nominate il Dazio di Gomogai quasi dirimpetto alio sbocco della valle di Sulden. Dal punto di confluenza di questa valle le acque dei due torrenti vanno al- r Adige sotto il nome di torrente di Sulden. Con un quinto ponte non lontano dal piccolo villaggio di Stilfs , che da il nome alia parte superiore della valle ed al giogo, la strada passa stabilmente sulla destra , e scorrendo con diverse sinuosita paralella- mente al hume giunge al villaggio di Schmelz che e quasi alio sbocco del vallone. A Schmelz termina la discesa, la quale, dal giogo fin qui, non eccede mai il limite massimo del lO per cento , non senza essere interrotta da lunghi e frequenti tratti in moderatissima pendenza per riposo degli aniniali che si trascinan dietro i cari- chi. Ma anche qui essendo 1' altezza del giogo sopra 1 PEL CIOGO DI STELVIO. 869 il piano cli Schmelz di metri 1887 in una sola pro- jezione orizzontale cli metri 14000 , fu indispen- sabile di sviluppare la strada in giravolte , col mez- zo delle quali era altresi possibile di render pra- ticabili le pi'ecipitose discese , che tratto tratto presenta il vallone medesimo. La stessa pendenza longitudinale della Valle combinata coll' inclinazione delle lalde alle quali la strada s' appoggia , non mai minore di 45.** rispetto all' orizzonte, determino pure le dimensioni da darsi alle piazzette congiun- genti i diversi bracci di strada. E queste piazzette essendosi tenute costantemente orizzontali sommini- strano altro mezzo di riposo agli attiragli durante il lungo cammino. Le giravolte cadenti in questo tronco di strada sono in tutto in numero di 48. Nel villaggio di Schmelz trova il viaggiatore di che ricrearsi all' aspetto della pianura che quivi si apre assai vasta , e nello stato della piu florida vegetazione. Quindi fra prati e campi progredisce la strada in diversi rettifili sino al Bivio di Piadt, cosi detto perche ivi trovasi a sinistra la strada di diramazione conducente ad Agums , Glurns ecc. Da questo si va al villaggio di Pradt, e con un ultimo rettitilo , lungo circa metri 2200 , al ponte detto di Spandinig suU'Adige, od alia grande strada postale di Mais conducente dall' un lato in Germania, dall' al- tro verso Bolzano. L' ultimo accennato rettitilo scorre in parte sopra pascoli acquitrinosi , non che sopra ghiaje di espansione del torrente Sulden , che quivi vagando in ampio letto mette foce nell' Adige ; fu quindi costrutto in arginatura colla scarpa dal lato del fiume munita da robusta selciatura in ciottoloni, non che di passonata al piede per evitaie ogni pe- ricolo di corrosione. Lo sviluppamento della strada dal giogo al bivio di Pradt e lungo melri 24400 , dal bivio di Pradt alia postale di Mais altri metri 33ii, in tutto meti'i 2771 1. II sistema di costruzione della nostra strada e uniforme in tutta la linea da Lecco a Colico , e da 3/0 NUOVO 1>.\SSACGT0 DELLE ALPI Sontlrio all Adige. II suo piano , largo metri 5 di camera libera, e pavimentato in ghiaja vagliata od in pietre rotte e sminuzzate , ha una sezione a se- gmento di circolo la cui saetta e compresa nei li- mid di — ad ~ della corda. In tutt' i Inoghi in cui la strada e fiancheggiata da terreni piu. elevad o da falde di nionte o da caseggiati ha sempre al piede dei medesimi un fossetto , ossia cunetta selciata , per lo scolo delle acqne, le quali hanno scarico col mezzo di tombini , tutti costrutti in pietre cementate. La strada e bcmpre fiancheggiata da colonnette di larice alte sopra terra metri 0,80 , e distanti ge- neralmente metri cinque da centro a centro , dimi- nuendosi la distanza loro nelle curve e dove V ele- vatezza del piano sulle lateral! canipagne si fa mag- giore. Dove poi la strada presenta qualche pericolo ed ha di lianco il fondo precipitoso della valle e munita per tutto di robusta barricata , pure di larice , con piantali alia distanza di metri 4 da centro a centro , elevati sul suolo melri a , e con doppio ordine di correnti assecondanti Y inclinazione longi- tudinale della strada. Consimili tratti in tianco al lago sono muniti per maggior sicurezza di parapetti in muro. Tutti i muri di sostegno , sia del terrapieno stra- dale, sia dei fondi che lo tiancheggiano , sono di pietre a secco grossi alia sommita metri 0,70 con un quinto di Scarpa esterna. I muri piu elevati pero , o quelli per la cui costruzione non si poterono avere pietre abbastanza grosse e di buona forma (come nel vallone diStelvio), sono cementati lino a certa altezza ed anclie interamente, essendosi in essi la- sciati ripartiti fori per lo scolo delle acque. Tutti questi muri pono coperti alia sommita con grandi pietre piane combaciate nel miglior modo. Le fon- dazioni vennero regolate a norma dei casi , non senza molte e grandi precauzioni ove i muri mede- simi sorgono a grande elevatezza, o cadono sopra curve il cui terrapieno puo escrcitare contro di essi una maggiore spinta. PKL GIOGO m STELVIO. 3^1 Le giravolte, o piu precisamente le piazzette ove si riuniscono i bracci di strada degli andirivieni , sono a porzione di circolo del diametro di metri i6 con elevata colonnetta di larice al centro. Tanto le gallerie aperte nella roccia , quanto quelle costrutte in pietre cementate , di eguale carriera c6me si e veduto, sono col pavimento in ciottolato con cunette laterali di scolo , ed illuminate da iine- stroni quando esse sono troppo lunghe. Le gallerie in muro essendo precipuamente destinate a difendere la strada dalle forti valanghe sono a volta senii- circolare di robuste dimensioni col piano superiore coperto di legname piu o meno inclinato pel facile trascori'iniento delle nevi. Altri tratti che potrebbero talvolta andar soggetti ad avvalanghe di qualche conseguenza, verranno per maggior sicurezza del passaggio muniti di gallerie in legname, dette economiche. Queste consistono in una robusta armatura appoggiata dal lato del monte ad un dorso di pieti-e a secco , e dal lato della valle a grossi piantali di legno col coperto inclinato nel senso della pendice come le precedenti in muro. Queste gallerie dovranno coprire la sola meta della larghezza della strada ; e cio non ostante sommini- streranno un comodo cambio alle slitte, le quali non occupano , compreso il loro carico, piu di un metro in larghezza : fuori della stagione delle nevi il cam- bio avra luogo per Tuno dei ruotanti sotto la gal- leria , per V altro fuori di essa o sulla meta della Btrada all' aperto. La stessa unita di norme seguita nel delineamen- to , ne' livelli , nel sistema di costruzione della no- stra strada fu costantemente osservata anclie negli edificj. Si e gia veduto che le case cantoniere , che i casini dei Rotteri, che gli accpiidotti, che le gallerie per uffizio di paravalanghe sono tutte di una forma e di un sistema, salve le differenze naturalmente ri- chieste dalla diversita delle circostanze. Parlando ora dei soli pouti osserveremo che furono costrutti in 372 NUOVO PASSAGGIO DELLE ALPI legiio nella parte infcrjore della valle , la quale e abboudantemeute fornita di questo niateriale ; nella parte superiore iiivece , in cui il legname e assai scarso o manca del tutto, furono costrutti in pietra cementata. I primi , ti-anne alcuni preesistenti , sono tutti ad una sola travata sopra spalle in nmratura di semplicissimo sistema; le variazioni cadono soltanto nelle dimensioni, al qual uopo 1' arcliitetto , senza rinunziare alia proposiasi uniia, seppe trovar sempre iiuovi ripieghi per combinare ad un tempo anche la massinia solidita. I ponti in muratura sono tutti ad un sol arco circolare o scemo od a pieno centro a norma dei casi, coi parapetti coperti in pietra da taglio e conterminati alle teste da pilastrini di bella forma : i soli ponti principali hanno il coronamento del- r arco, od i cunei in pietra da taglio. La sempli- cita e la diligente esecuzione di questi edifizj com- binata con una certa arraonia nelle rispettive parti, cud' e quasi magicamente ingrandito tutto V insie- me , costituisce il vero loro merito. A cio deve ag- giungersi die non ve n ha alcnno il cui livello non sia perfettamente stabiiito, cioe non presenti il pa- vimento sotto un livello unico e continue a quello della strada. Potendo il nostro stradale divenire importantis- simo anche dal lato dclle operazioni militari , non pochi tratti di esso furono esclusivamente subordi- nati ad analoghe idee ; furono evitaie alcune insi- diose infilate , quantunque contribuissero moltissimo al bello della strada , e furono pure stabiliti in op- portuni luoghi fornelli da mina per intercettarne al momento la continuazione. Quanto si e accennato fin qui debb' aver fatto conoscere di quale iniportanza sia 1 opera di cui ab- biam preso a parlare , quante diflicolta abbia 1' arte dovuto superare per progredire nell' intrapreso la- voro , e come sia stato a tutto provveduto per la sicurezza e pel maggior comodo del viaggiatore. Vero e che il primo tratto superiore del vallone di PEL CIOGO Dl STELVIO. S'/'Z Stelvio non presenta tutta la stabilita e la sicurezza desidei-abile , od almeno troppe e troppo continue sono le opere richieste per la sua conservazione. Ma pel miglioramento di un tale tratto non mancano sin d' ora diversi progetti. Vuolsi anzi die per radi- cale rimedio sia ora coltivata V originaria idea del- l\architetto della strada, cioe di perforare lo stesso giogo in un punto piu basso di oltre cento metri del passaggio attuale , sbucando con una strada tutta sotterranea in tal situazione da evitare T anzidetta parte superiore del vallone di Stelvio , che sembi-a sfidare ogni umano sforzo. All' esecuzione di si ar- dimentoso progetto non si oppose in origine se non la considerazione del troppo lungo tempo che ren- deasi per cio necessario ; ma ora alcune modiiica- zioni suggerite da piu mature indagini e combinate con un lavoro continuo , ed intrapreso contempora- neamente di qua e di la dal giogo , potranno dare ultimata Y opera in cinque anni. Ognuno vede come assegnando a questa strada sotterranea il sette o V otto di pendenza per ogni cento metri di lunghezza , otterrebbesi dal lato appunto delF intrattabile vallone un grandissimo vantaggio. La nostra strada fu aperta al pubblico passaggio sino dair invernata 1824 e i825 , e giornaliero e per essa il corso delle staffette per la corrispondenza postale coir alto Tirolo, coUa Baviera , col Salis- burghese , col Regno di Virtemberg ecc. La sua geneiale direzione dal sud-ovest al nord-est con- tribuisce in modo singolare a far si che i venti lungo di essa siano alquanto miti od assai rari; e quel terribile fenomeno che sotto il norae di Tormenta , di Bisa , ecc. rende in alcuni tempi pe- ricoloso od impraticabile Tuso di altre strade alpine, quantunque meno elevate , vi e quasi sconosciuto. II servigio dello sgombro delle nevi , o dell' as- settamento della carriera per le slitte , vien fatto dai sopra mentovati Rotteri stati distribuiti lungo lo stradale in modo che 1' opera venga nel piu breve 3/4 NUOVO PASSACGIO DELLE ALPI tempo possibile intrapresa e conipinta. II desidcrio pero di una senipre mag;giorc prontczza e precisioiie in qiicsto servigio ha dcterminato Ic Autorita ad at- lidarlo a diversi drappelli di soldati in concorso de- gli stessi Rottcri militarmente organizzati. Si pensa pure alia costruzione di una caserma nelle vicinita del giogo per la stazione abituale di un corpo di truppe. II passaggio dello Stelvio suUe slitte si effettua da Borniio a Mais in circa dieci ore , e pochi minuti di piu occorrono pel contrario cammino da Mais a Borniio (i). Da Milano a Mais e viceversa la slatFetta impicga attualmente circa ore 84. Ma essa fa il viaggio del lago di Como , sul quale impiega piu di otto pre , viaggio che potrebhe sin d' ora abbre- viarsi di circa ore 3 , nierce del battello a vapore che fa giornalmente lo stesso viaggio del Lago. Al- lorche sara ultimato il parzial tronco da Lecco a Colico e certo che , anche nella piii rigida stagione , non vi s' impieghera piu di ore 3o. Noi non ci tratterrenio intorno all' utilita di questa strada ne' suoi rapporti politici , militari e coni- merciali. La maggiore o minore estensione che puo esser data a questi medesimi rapporti , i diversi interessi nazionali e le stesse circostanze del nio- niento possono per avventura far luogo ad opiaioni alquanto divergenti. Liniitandoci quindi all' opera della strada unicamente, diremo con franchezza che essa e delle piii ardite, anzi unica nel suo genere; diremo che se dal lato della magnilicenza non so- stiene il confronto con altre moderne strade con- simili , essa vanta invece quel complesso di opere che la rendono di una costante praticabilita , e che mentre presento difficolta maggiori d' ogni alti'a strada , e tuttavia la piu sicura e la piu comoda ; (i) La distanza dall' incontro della nuova strada colla postale di Mais a Mais istesso e di metri circa loooo. Dal Bivio di Pradt a Mais per Aqums , Gluras , ecc. vi soiio metri 11 66 5. 1>EL GIOGO Dl STELVIO. S/S diremo per ultimo , in quanto alia parte piu ardua della medesima, die nessun'altra fu condotta a ter- miiie in piu breve tempo (i) e con piu saggia economia. E qui la nazionale riconoscenza ci obbliga di far pubblico il nome dell Ingegnere in capo Carlo Donegani die con mirabile attivita , corag- gio e perseveranza rilevo i dati tutti sul terreno, progetto i lavori di dettaglio e ne diresse la relativa esecuzione (2). Nell' atto stesso in cui scriviamo non lascia lo stesso Ingegnere Donegani di fare frequent! corse fra quei nevosi gioghi , onde coUa scorta di ripetute osservazioni proporre i miglioramenti e le maggiori opere di difesa die possono tornar utili per ridurre la strada a quel grado di stabilita, di sicu- rezza e di comodo die sia conipatibile colla natura dei siti e colle inevitabili vicende di quelle eleva- tissime regioni (3). (i) La porzione di strada da Bormio al giogo di Stel- •yio 5 e da questo a Pradt fu ultimata in quattro anni , abbenche non sia stato quasi mai possibile il lavorare piu di quattro in cinque mesi per ciascun anno. (3) Al nome dell" ingegnere Donegani deve per giustizia tener dietro quello dell' ingegnere Francesco De-Dominici, il quale coadjuvo costantemente al Donegani nelle piu ardue operazioni. L' ingegnere De-Douiinici risiede abi- tualmente a Bormio pei* sbrvegliare alia buona conserva- zione ed al miglior servigio dello stradale. (3) In una lettera iri data di Bormio sul passaggio di S. M. r Imperatrice Maria Luigia Duchessa di Parma per la nuova strada di Stelvio abbiamo letto il seguente paragrafo : S. M. era accompagnata dal suo Cavaliere d' onore il Conte di Neippera;, da varie Daiiie, non che da S. E. il Conte di Strassoldo Presidente del Governo di Milano , iche si reco espressamente in Tirolo all" incontro dell' Au- gusta Viaggiatrice. Durante il passaggio dell' Alpe , die ebbe luogo il di 14 ottobre p,° p.", la prefata M. S. si soffermb piii e piu volte per esaminare ed essere infor- ibata d' ogni cosa rlsguardante quei lavori , e si mostro soddisfattissima di avere personalmente riconosciuto ed \- 376 NUOVO PA.SSAGGIO DELLE ALPI esperimentato il fellce loro successo. lafatti quantunque il treno di S. M. fosse tutto composto delle piii grandi car- rozze da viaggio, alcune a quattro, altre a sei e fino ad otto cavalli, la strada fu percorsa quasi tiuta di trotto, non esclnse le tratte della niedesima , che disposte in ripetuti aiidirivieai gli uni sopra gli altri si credevano da taluni insufficienti alio sviluppamento del grandi attiragli. Pochi giorni prima lo stesso cammino era stato percorso da S. A. I. il Gran Duca di Toscana , ma lo stretto incognito di lui nou ce ae rase accorti se non dopo il suo passaggio. Lunghezza dei diversi tronchi della strada da Mllano all' incontro della postale di Mais pel Giogo di Stelvio. Da Milano a Lecco per Monza e Carzaniga Da Lecco a Colico Da Colico a Sondrio capoluogo della Valtellina Da Sondrio a Tirano Da Tirano a Bormio Da Bormio al Giogo di Stelvio . . . Dal Giogo di Stelvio al Bivio di Pradt. Dal Bivio suddetto alia Postale di Mais, al sito del Ponte di Span- dinig suir Adige In tutto 33ii 255666 Metri Miglia geogr. 54929 41790 29,67 22,58 45575 26629 38632 24,62 14,39 20,87 20400 1 1,02 24400 i3,i8 '79 1 3 8, 1 2 PEL CIOGO DI STELVIO. 877 Prospetto delle varie altezze relative ed assolute. InDICAZIONE DEI SITI. Altezze relative Altezze sul livello del ruare metri. Milario Orto botanico di Brera Soglia della Porta Nuova . Da Milano al Lago Lario in ascesa Lario Dal lago a Sondrio Sondrio Da Sondrio a Tirano Tirano Da Tirano a Bormio Bormio Da Bormio al Giogo di Stelvio . Giogo di Stelvio Ascesa da Milano al Giogo Dal Giogo di Stelvio al Bivio di Px'adt in discesa Pradt al Bivio Dal Bivio al ponte di Spandinig suU'Adige Ponte di Spannidig Discesa dal Giogo di Stelvio al ponte di Spandinig . , 85 i36 781 i564 2686 1841 5o 1891 128 i3o ai3 349 469 I25o 2814 973 923 378 APPENDICE. PARTE I. SCIENZE, LETTERE ED ARTI STRANIERE. Cenni sullo stato attuale della letteratura inglcse tratti dal recente Fiaggio storico e letteiuiio nelV Inghil- „ terra e nella Scozia di Amedeo Pichot.. 11 ■'TJ nuovo geii6rfe di letteratura, dice quel viaggiatore, ha rlchiamata ill Lighilterra la niia attenzioile : cjuesta let- teratura potrebbe appellrtrsi /renetica. II sig. Milinan, pro- fessore di poesia airUniVersita di Oxford, sembra esserne Tantessignanoi egli si era gia fatto distinguere nelle sue composiziohi per mez^o di una sovrabbondanza di idee, di uii' esagerazione di sentimenti e di espressioni , e di uu lusso d' immagini , che grandemente si allontanavano dalle tracce segnate dagli scrittori plu riiiomati. Nella scelta degli argomenti egli accordava la preferenza ai bi- blici , e il modo suo di trattarli e di porli in azione annunziava le pretensioni di un caposcuola o di un capo- setta : trovo di fatto molti iinitatori i quali non lasciarono di aggiugnere nuove .stravaganze ai difetti gia conosciuti del suo modo d" immaginare e di comporre, e portarono ancora piii oltre un genere ■ cui potevasi gia apporre il rijiiprovero di esagerato. Alia testa di questi proseiiti puo collocarsi il rainistro anglicano Maturin , autore di Bertramo e di Mdmotli. Le dolci emozioni che nella natura si attin- gono non potrebbero^ avere alcuna benche minima attrat- tiva per gli adepti di quella setta letteraria : abbisognano essi di evocazioni di ombre e di cadaveri, di fantasmago- rie, di sibille, di ossessi o demoniaci, di parricidi , di carnefici e di vittime , di grandi scellerati , di prodighi , di faiuiglie intere morte di fame , ecc. , e questi sono gli APP. PARTE STRANIERA. 879 strumenti , questi i meccanismi di cui si servbno que' genj singolari. Le stravaganti loro produzioni non potrebbero essei-e ricercat.e se non che da que' lettori poco illumlnatl, che lo strepito, le cose maravlgliose , le soprannaturali pre- feriscono al grande , al bello della natura e del sentimento. " Avvi un' altra scuola o setta letteraria , della quale pocbe notizie si hanno ne'paesi stranieri, e forse non raai si era parlato in Francia avanti questo viaggio storico e letterario : i suoi membri sono indicati col noine di Lakist, che e quanto dire tra di noi lacuali o laghisti , perche i poeti di quella scuola soggiornano intorno alle rive del lago di Cumberland , e delle contee settentrionali , e cer- cano le loro ispirazioni , i loro concepimenti e lino i temi delle loro composizioni in mezzo ad una natura selvaggla e pittoresca. " ( Certamente un capo di questa scuola si e elevato ad un tratto in mezzo alle tranquille sponde di que' laghi Britannici, e col suo esempio e cogli slanci del suo ingegno ha fortemente scossi gli animi de' suoi paesani , e destata in essi una nobile emulazione ; e come un cguale fenomeno non potrebbe avvenire nella Lombardia, ove le situazioni lacuali piii amene , piii ridend , fane sem- brano per allettare le Muse ? II Verbano , il Lario , il Se- hino, il Benaco non offrono forse nelle loro spiagge deliziose e talvolta ancora orride , e ue' loro dint.orni, scene pictoresche , piacevoli o spaventose , adorne di belln vegetazione , 0 diru- pate e incolte, paesetti incantatori 0 scogli inaccessibili , dove le ocque cadenti di masso in masso giungono al piede spu~ manti e romorose ; una natura insomma sempre variata , sempre animata ed atta a destare t interesse e la curiosita del passaggiero osservatore, non meno che ad infiammare 1' estro del poeta , forse assai piit, che le rive taciturne del lago di Cumberland e le monotone spiagge dei laghi delle contee settentrionali ? Ma . . . sarebb' egli permesso il dirlo ? Le Muse italiche , le Muse lonibarde specialmente , sembrano essersi da qualche tempo allontanate dalle grandiose scene della natura , ed accostumate in vece al romore delle citta popolose, il che non awiene neW Inghilterra, dove Thompson cantava le stagioni, e piii recenteniente Bloomfield le gior- nate del fittajuolo ). '( II capo attuale e il principal sostegno di quella scuola e il sig. Wordsworth ; egli gode di grandissimo cre- dito, il che non toglie che le sue poesie, celebrate da 38o A 1> 1> E N D I C E alcunl come belllsslme , incontrino presso dl alti-I le crl- ticlie e le censure piii severe. I Giornalisti specialmente sembrano contro di Ini accaniti ; essi lo caricano di in- giurie, com' e sovente il loro costume, e lasciano credere perfino clie piu numerosi sieno i critici die lo condan- nano die non i partigiaiii die lo ammirano. La sua opera piu considerabile per mole e forse ancora la piucuriosa, e nn poema pieno di bizzarrie , iiititolato 1' Escursione ; il titolo stesso aiiauiizia un cjuadro vastissimo , massime per ua poeta situato suUe rive di un ampio lago. Egli ha voluto altresi toccare le corde della lira ; ma le sue can- zoncine , le ballate ed altre produzioiii liriche si risen- tono di una certa aftettazione di sempUcita che degenera talvolta in uno stile prosaico , a cagione del quale dette furono talvolta bagattelle o meschinita sentimentali. A questa scuola appartengono ancora Southey , Coleridge e Wilson, e questi pure sono circondati a vicenda di acerbissimi censori e di ammiratori appasslonati. " Ecco quali sono in brevi termini i principj letterarj che reggoiio le menti dei poeti lacuali. In genere di poesia essi consacrano interamente la loro ammirazione agli autori del secolo di Elisabetta. Essi credono di ricoiioscere nella letteratura inglese una graiide lacuna o un gran voto ; da Milton e Geremia Taylor iino a Cowper , appeiia , a parer loro, giunse la raccolta delie antiche canzonette o ballate del vescovo Tercy a riconciliare alcuii poco T Ingliilterra col gusto della vera poesia. Ma loro non basta lo ara- nilrare quasi esclusivamente quegli antichi ^>oeti ^ essi vo- gliono ancora nelle lor composizioni la metafisica , e la amano con una specie di passione. Al pari dei magne- tizzatori e di altri cultori delle scienze segrete ( e forse con migliore fondamento di ragione ) essi preteiidono di seutire la natura, le sue bellezze, i suoi istinti, la sua azione , con una vivacita, un calore, un'energia, di cui tutti i cuori, dicono essi, sarebbero capaci, ma noa lo sono gia i cuori della maggior parte de' poeti , il cui spirito guasto ed afFascinato da falsi sistemi non trova nella natura se non die bellezze di convenzione. Essi all' in- contro non ammirano la natura se non perclie 1' amano con tutta r intensita della passione amorosa. Nelle tacite loro solitudini , nell' onde tranquille dei loro laghi , nelle oml>re cupe delle foreste che li circondaiio , sembra ad PARTE STEANIERA. 38 1 essi die 1' aiilma loro si fonda ( o si confonda ) coU' anima universale ; sentono essi ( o credono di sentire ) una in- fluenza invisibile e inetFahile , clie esalta la loro fantasia, rapisce i loro sensi e purifica le loro menti. Egli e qnesto un misticismo die ha qualdie relazione col panteismo di Pitngora ; quiin.li e die in Inghilterra i poeti dei laglii vengono appellati i Quakeri e i Metodisti della poesia. " ( Lasciando tuttavLa da parte i sogni e le iisioni , non si potra niettere in dubbio die le solitudini, le graiidi masse d' acque tranquille o agitate , le foreste ombrose e i bosclu densissiini non soHevino I' aninio at piii grandi pensieri, non cattivino e non assorbiscano i sensi e tutta I' applicazione dello spirito , e distraendolo nel tempo stesso dagli oggetti pill minuti, e sovence piu vili e piii atti a corrompere il cuore , non pnrifichino le menti , rivolgendole alia contempla- zione delle grandiose bellezze della natiira. Ma per ispiegare questi effetti semnlicissimi delle relazioni dell' uonio colla na- tura medesima , non e d' uopo di alcana ispirazione , non di una fusione dell' anima collo spirito universale, non di alcun mistico linguaggio ; bastano soltanto sentimento e riflessione. ) i< Tutti gli aspetti sotto i quali la natura si presenta , sono per que' poeti lacuali le espressioni variate di una potenza iutellettuale ; ed essi nel loro sistema poetico e ne' loro coniponimenti attribuiscono non solo una vita fisica , ma andie una specie di vita morale ai pia piccoli non meno die ai piu grandi oggetti della creazione. L' Oceano , per esempio, a detta loro, e fornito di un' a- nima e non e scevro di passioni ; la luna ha de' caprice! , gli astri, le nubi, le onde obbediscono ad un sentimento internoi ne tutto qnesto nelle loro poesie e gia una finzione, una metafora , un' imitazione degli anticlii poeti o una fantastica descrizione delle materiali apparenze ; sono per essi in vece cose reali , cose di fatto ;, che non oserebbero porre iu dubbio , andie rinvenuti dall' estro , dal furore poetico. » Tuttavia il Coleridge, gla da noi nominato , da che tutto si e dato alia filosoiia , sembra non voler piii ani- mettere quella inisteriosa intelligenza , die certamente nou potrebbe accordarsi coi piii savj lilosofici sentimenti. Egli si e accinto pertino a coiifutare nella sua Autobiografia la poetica supposizione di Wordsworth e di Wilson , die la Divinita si compiaccia di comunicare coll' anima nuova e Bibl Ital, XLV. -5 38a APPENDICE pura della prima infaiizia. Wilson lU fatto in uno de' suoi poemi , alia vista di uii bambino dormiente esclama : Tu sorridi, o pargoletto, come se i pensieri tuoi spiegassero il volo vei-so il paradise e adorassero il Dio del cielo ! E cbi mai indicare potrebbe quali sublimi visioni ren- dono beato il sonno dell' infanzia ? » [JSeii si vede die il Wilson prestava a quel bambino addormentato tutta la sua iinmaginazione , e I' anima sua gid formata alle sublimi contemplazioni ). t< Convieae pero rendere la dovuta giustizia a questa scuola relativamente alia morale. Tutti i suoi capi , i suoi camploni, i suoi allievi o seguaci si accordano nell' esaltare le virtu doraestiche , i piu teneri sentimenti e le piii dolci afFezionI, assai piii che i vanti di un laminoso e spesso pernicioso eroismo. Le madri , le figlie , le spose , le so- relle ricevono da loro un omaggio tanto puro, quanto lo sono le delizie ch' esse spargono su la vita umana. Vorrebbero que'poeti che i canti loro, che le loro poesie morali fossero invocate , accolte , ripetute in mezzo alle agitazioni del mondo , come la voce benefica d' una so- rella o d' un amico , che ci richiamasse agl' innocenti pia- ceri deir infanzia e dei domestici focolari. " ( JVon poLra riuscire discara la notizia di questa scuola agli Italiani che forse mai non udirono parlare dei poeti lagliisti deW Inghilterra ). It Oltre le gia indicate , molt' altre scuole diverse sembrano al presente dividere* il Parnaso britannico. L' Inghilterra , la Scozia, I'lrlanda lianno ciascuna i loro letterati , i loro poeti che sono^, come dicesi, in voga, che si distinguono e che afFettano tutti una certa originalita che loro con- cilia ammiratori e seguaci. Lungo sarebbe tuttavia il loro catalogo e piu ancora 1' esame dei loro meriti respettivi , dei loro tratti caratteristici. Basta nominare i Southey , i Roberts, Tommaso Moore ^ Samuele Rogers, Lord Byron ed altri, le cui produzioni sono ben conosciute sul con- tinente, " ( Queste presso che tutte sono state tradotte in francese , e molte lo furono anche in itcdiano. ) " D' uopo e ora parlare dell' eloquenza. Da molto tempo i Francesi reputano i lor predicatori di gfan lunga su- periox-i agl' Inglesi : ancor si disputa se cio dei'ivi, come alcuni credono , dalla diversita di comunione religiosa e dair idea che gl' Inglesi si sono fatta ( forse non a torto ) di una certa eemplicita che accompagnar dee Tiusegna- PARTE STRANIERA. 383 tneato della parola di Dio , ma clie spesso condnce ad una specie di monotonia. Qualunque ne sia la cagione , gr Inglesi die posseggono autori politici celeberrimi ed avvocati clie al piii alto grado di splendore portarono 1' eloquenza del foro , non hanno predicatori che possano sostenere il paragone coi Bossuet , coi Massillon , coi Bour- daloue. U uomo al presente piu distinto in Inghilterra neir eloquenza del pergamo e il metodista Jrwing , clie dalle montagne della Scozia venne qual novello Giona a predicare ai modern! Niniviti. Novatore ardito nel suo ministero, mescola sovente coUe citazioni dei passi scritturali altre citazioni tratte dai classici e dagli scrittori inglesi piii distinti. II suo parlare e pieno di unzione e di forza j il suo stile e atto a persuadere e a guadagnare i cuovi; si e trovato talvolta ineguale, ma sempre scintil- lante di bellezze sublimi ; eccellente soprattutto si mostra in que' coUoquj o in quelle preghiere , colle quali i me- todisti terminano sempre i loro sermoni , implorando sui membri della comunione, afflitti dalle sventure di questo mondo, la benedizione celeste, la compassione ed il soc- corso de' loro confratelli. » Se nn solo pero si distingue nell' eloquenza sacra , ben diverso e lo stato di quella delle tribune e del foro. Gia da quarant' anni , cioe dall' epoca in cui il celebre Erskine era giunto al sommo grado della sua riputazione , molti avvocati dati si erano a camminare su le sue pe- date^ e benche non giugnessero a superarlo, non pero lon- tani mostravansi dal pareggiarlo. Sono tuttora riguardati come oratori di primo ordine Samuele Roinllly, Makintosk , Brougham , Scarlet e Denman , e i loro discorsi nieritano di essere profondamente studiati da colore die all' arte oratoria vogliono dedicarsi. Forse non debbono i suddetti essere imitati in tutto, massime dagli stranieri: la loro prolissita eccessiva genererebbe noja e disgusto; deesi tuttavia prestare attenzione a quei laiiipi d' ingegno e di eloquenza che splendono in mezzo ai lunglii loro periodi ed alia verbosita frequente delle loro discussioni. « A fianco della scuola di Erskine altra se n' e soUevata, fed e quelia dei Curran e dei Grattan. Assai valenti sono questi oratori irlandesi i, ma ad essi si lumproveraiio fre- quent! cadute nel cattivo gusto , al quale portati sono da un eccessivo studio di gonfiezza e da troppa aflfettazione 384 APPENDICE nello stile. Quest' accusa sembra potersl prlnclpalinente dirigere contra il sig. Phillips , le cui perorazioni di al- cuiie cause soiio state tuttavia inserite nella raccolta sotto il titolo fii Foro inglese pub]jlicata in Parigi dai sigiiori Clair e Clapjner. Essendo il sig. Pichot passato anche nella Scozia , e])be la sorte d' incontrarsi col celebre JValter-ScoU , e non sara forse iuopporiuno il soggiuguere in questo luogo al- cune notizie ed alcune particolari circostanze dal viaggia- tore francese notate intorno a cjueir insigne scrittore di ronianzi. Non ci arrestererao Inngamente sal ritratto di lui, dal Pichot delineato troppo niinutamente e non punto lusinghiero per 1' iramortale autore : eta media , statura cbe alta potrebbe dirsi s' egli uon zoppicasse aUjuanto per r abituale infermita di un piede ; aspetto discreta- mente robusto , contegno clttadinesco , non esente da qual- clie apparente rusticita ; abito verde con mostre rivol- tate, pantaloni larghi, nulla altronde di rimarcbevole nel- r abbigUamento. Nulla parimente di grazioso nel taglio ovale del viso o nei lineamenti ; colorito sano e alquanto vivace, occhi grigi con sopracciglia proniinenti cbe una specie di fierezza imprimono alio sguardo ; fronte larga , capelli rari e akjuanto grigi, naturalmente ricciuti , lab- bro superiore sproporzionato ; nulla del resto cbe si staccbi dal comune. Ne tampoco ci tratterremo a trascrivere la conversazione tenuta da quel grand' uomo col viaggiatore, da esso graziosaniente invitato ad una colezione ad Edin- burgo, nella quale non si parlo se non se di cose co- muni, non meritevoli d'essere riferite. L'esattezza pero colla quale Walter-Scott descrive nelle sue opere le armature, le masserizie , le usanze, i co- stumi de' suoi anticbi compatriotti e del tempi ai quali le sue narrazioni si riferiscono, conciliata gli avevano la riputazione di antiquario erudito, e questa destato avea nel viaggiatore il desiderio di penetrare nel suo museo collocato nel suo castello di Abbotsford, ed oltre di cio non ci ha chi non brami di visitare il soggiorno ordinario di nn uomo d' ingegno e di riconoscere i luoghi ch' egli fre- quenta, e dove egli va ad attignere nuove idee, a cercare nuove ispirazioni. — Si giugne alia porta del castello , attraversando un piccolo giardino con vasca nel mezzo , ornata all' intorno di figure bizzarre de'bassi tempi. Vasta PARTE STR\NIERA. 385 h la camera ove si desina, adorna di quadrl e dl stampe, come lo sono altresi le camere vicine. Tra le diverse rap- presentazioni si osservano quelle di alcuni eroi , vittime del loro ardire, di alcani generali repubblicani , del dott. Rutherford , zio materno del romanziere , del dnca di Monmouth , di Shakespeare sclierzante col bicchiere in mano, di molte scene della scuola fiamminga , della testa ancor sanguiaosa di Maria Stuarda , raccolta in un bacino al raomento della esecuzione , ecc. Avvi un' armeria o ua museo d' armi diverse , e questo veramente e il gabinetto del poeta. Le finestre sono gotiche e la luce non vi pe- netra se non se attraverso di vetri dipinti. Cola veggonsi su di una tavola gli anticlii scudi dei montanari scozzesi , le lunghe loro spade , i loro pugnali , le loro scuri e quelle altresi nominate di Lochmer , non molto dissimili dalle nostre alabarde, atte a tagliare ed a ferire di punta^ avvi ancbe una corazza di raaglia , avvi tra molti altri un facile die appartenne al Roh-Roy Macgregor. Ne'gli angoli veggonsi ben disposte ed accomodate sui loro so- stegni armature antlche , corazze , bracciali, gambiere, cimieri ; si crederebbe a tutta prima di vedere le figure immobili di antichi cavalieri die dal magico scrittore at- tendono la vita , il nome , la gloria. La blblioteca e ricca di scelti libri : varj armadj sono destinati alle migliori opere danesi , tedescbe, italiane, spa- gnuole e francesi : dalla enumerazione delle francesi fatta dal Pichot si pu6 argomentare die vi si trovino gli scrittori classici di ciascuna nazione. Nelle camere del piano supe- riore veggonsi molti ritratti delineati airacquerello; alcuni rappresentano individui della famiglia deirillustre autore, ed uno ofFre T effigie di Maida, la sua cagna favorita. Un terrazzo conduce dal castello ad una torre quadrata , che ha un" antica porta di ferro immobile, incastrata nel muroj era questa la porta dell' antica priglone di Edinburgo, detta la Tolbooth , sostituita ad altra che fit abbruciata dal po- polo allorche quella prigione venne distrutta ; la ferrea porta fn donata dai maglstrati al castellano di Abbotsford. Dair alto della torre si gode una bellissima veduta dei din- torni , e la prospettiva sempre maestosa delle montagne. 3?>6 APTENDICE Storia deir Impcro Ottomano , cavata per la maggiur parte da archuj e da manosc.rittl noii fin ora ado- perati , per Giuseppe De Hammer. — In sei vol. , in 8.° gr. con molte carte. D, opo treiit' anni d' indefesse ricerche nn uomo, il quale e celebrate per tiitta Europa e da Calcutta a Filadelfia per le sue cognizioni nell' orientale letteratura, puo con iidu- cia teiiersi di avere superato quelle difficolta , le quali stanno innanzi a chlunque piglia a trattare la storia otto- mana. Imperciocche sel3bene le geste degli Ottomani iie per il tempo ne per il luogo in clie furono operate , non sieno gran tratto discoste da noi, nondimeno per essere le fonti della storia di quelle e sconosciute e rare , e di caro prezzo e difficili da procacciarsi, ne sorgeva impedimento non piccolo a clii voleva dare opera alia storia di questa im- portante nazione. Ma il sig. De Hammer pote consultare, e di gran paite ancora divenir possessore delle opere tur- che , arabe e persiane , le quali sono tenute per le fonti o per i sussidj di questa storia. Di SifFatti scritti da lui posseduti, i quali sommano a ben aoo, solo dodici fu- rono noti al grande orientalista inglese Sir William Jones , ed in niuna delle pubbliche biblioteche di Costantinopoli trovansene unite piu di due dozzine di tomi. Questo distinto letterato pote farsi una provvisione cosi rara , e diremo anche unica , per dar ojjera alia storia ottomana mediante il suo reiterato soggiorno in Costantinopoli , i suoi viaggi in Levante e la corrispondenza dopo quel tempo intrattenuta a quest' uopo nella capitale dell' impero otto- mano, in Bagdad, in Haleb, nel Cairo, ed inoltre mediante i suoi viaggi in Germania, in Inghilterra , in Francia ed in Italia, dove ad un dotto di tanto valore e di tanta fama le biblioteche di Vienna, di Berlino e di Dresda , di Cambridge e di Oxfort, quelle di Parigi, quella di S. Marco a Venezia, TAmbrosiana a Milano, la Laurenziana e la Magliabecchiana a Firenze , quella degli studj a Na- poli, la Vaticana, la Barlserini e quella di S. Maria so^^ra Minerva a Roma e la Marsigli maravigUosamente ricca di PARTE STRANIEKA. 887 codlcl orlentali a Bologna aprirono di buon grado i loro tesori. Con quanta critica ed in che modo V autore si valesse di queste fonti, e quanta materia egli ne introducesse a comporre quest' opera storica , fu per lui discusso nella prefazione. E noi porremo fine a raccomandarla col dire che oltre agli altri pregi letterarj Y autore professa alta- mente di non aver avuto nello scrivere la presente storia predilezione o sdegno ne contro gli uomini ne contro le cose, e da niun altro motivo esservi stato guidato che da un sincero amore per la verita. II sig. C. A. Hartleben di Pesth, editore di quest' opera , promette di adoperare quella cura che e richiesta dall' iin- portanza della materia. Dessa sara stampata in buona e bella carta bianca dallo Strauss di Vienna , ed uscira per assoclazione, le condizioni della quale sono le seguenti: J." L' opera sara pubblicata in sei volumi, ciascuno di 40 — 45 fogli , e chiunque antra nell' associazione contrae r obbligo di acquistarli tutti e sei. a.° II primo torao e di gia pubblicato, e vendesi in tutte le librerie nazionali ed estere ; a questo tomo terra dietro circa dopo sei od otto mesi un altro e cosi di seguito. 3." Ciascun tomo costa per associazione 3 Rthall 18 Gr. , ital. lir. i5, e si associa ogni volta per due tomi con 7 Rth. e la Gr. , ital. lir. 3o, in anticipazione. 4.° II prezzo di associazione durera sino al i5 maggio di quest' anno , dopo di che sara da pagarsi ciascun vo- lume 5 Rth., ital. lir. 20. 5." Vi saranno So esemplari in carta velina , pei quali bisognera pagare tutto il prezzo anticipate in Sa Rth., ital. lir. ia8. 6.° I nomi degli associati saranno stampati in fronte del secondo volume. 38S appenhice PARTE II. SCIENZE, LETTERE ED ARTI ITALIANE. BIBLIOGRAFIA. liivista generule de lihri usciti in luce nel Regno Lombardo nelV anno scolasdco 1826 , opera di Franco Split z chinirgo , ecc. — Milano , 1827, dai torch] d' Omobono Muniui, I 1 slg. Splitz die da un piccolo Almanacco si e condotto fjuest'anno a un volume di 414 pagine , protesta che si ristara dal proseguire la sua limsta. Le ragioni sono molte e assai buone ; la vecchiaja , la mal ferma salute , la dif- ficolta deir opera, T esser tenuto da alcuni aristarco e superbo , e fors'anco Taver dato nel genio a pochi finora. Questa ragione che I' ingenuo Splitz non dice manifesta- niente, si raccoglie per altro con sicurezza dal complesso del sno libro , e dalle molte parole che gli e costato il difen- dersl alia meglio dai molti che Than censurato. E veramente sarebbe una brutta faccenda quel dover pensare ogni anno a difendere il volume precedente : il signor Chirurgo erasi immaginato di non avere che a pungere , e trovandosi invece punto non gli talenta piii il giuoco. Vero e che alia piaga delle censure ha trovato il Ijalsamo delle lodi , ma perche vengono da un giornale che ha levati a cielo non pochi di colore che lo stesso Splitz ha dannati , cre- diamo che se ne contenti assai poco. Vero e ancora che per modestia noii palesa lettere e giudizj di tali uomini che hasterehhero senz' altro a far tacere i suoi censori: ma noi crediamo clie quand'anche ogni censura tacesse, parlerebbe abbastanza il suo libro da se. La Biblioteca Italiana , al cui parere lo Splitz oppone con s\ lodevoli reticenze le lettere e 1 giudizj gia detti, e che T anno scorso gli ha rimproverato quel sentenziare cattedratico , senza consola- zione alcuna ( opme il Castelvetro direlibe ) di ragioni o P\TITE ITALIANA. 889 buone o cattlve , non puo a meno di rallegrarsi col signor Splitz pel modo da lui tenuto in quest' anno. Egli asserisce parlando della Rivista del 182 5 che quando da un giudizio la ragione del giudizio pi e seinpre : noi avevamo detto il contrario , e se vi fosse il pregio dell' opera vorremmo farnelo persuaso. Forse a togliere ogni diiFerenza basterebbe il ben definire che debba intendei'si per ragione di un giu- dizio. Che che ne sia , la Revista dell' anno 1826 si leva, se non erriamo , al di sopra delle altre , e fa rincrescerci che il sig. Splitz abbandoni la sua impresa. Pure da iiiolte parti ci pervennero articoli d' autori lancettati dal nostro chirurgo ; alcuni dei quali lo confermerebbero certamente nel suo proposito di ristar dallo scriver Riviste , se mai vi fosse chi tentasse di persnaderlo altrimenti. A quegli articoli noi non abbiam dato luogo nella Biblioteca, perche abbiamo in costume di palesar francamente quel che ci pare delle letterarie produzioni, e difendere ancora le no- stre opinioni da coloro che o per amor proprio o per vanita di letteraria protezione si levano di tempo in tempo a combatterle ; ma non vogliamo esser creduti raccoglitori d' insolenze contro chi che sia : uflicio da altri forse desi- derato. Aggiungasi che la Biblioteca ha gia parlato di quasi tutti i libri compresi nella Rivista dell' ingenuo Splitz , e che non potrebbe per conseguenza tornare su quegli argo- menti senza noja de' leggitori. A pochissime cose pertanto si vuol restringere il nostro esame intorno alia prescnte Rivista , risguardanti direttamente la Biblioteca e sufficient! a far conoscere alcun poco il valore di questo llbro. II sig. Chirurgo, a pag. 3i e seguenti, deposta la sua lan- cetta e indossate le armi dell' archeologo , viene furibondo contro di noi , perche trovato abbiamo a ridire qualche cosa intorno alle anticaglie ambrosiane illustrate dal signor dott. Labus ed inserite nell' opera del sig. dott. Ferrario , Monumenti sacri e profani , ecc. della R. ed I. Basilica di S. Ambrogio in Milano. Egli comincia dall' accusarci , che nel convenire coll' autore dell' opera suU' antichita dell' ira- magine del Santo espressa a musaico nella chiesuola di S. Satiro , abbiamo fatto uso di tutte le parole del signor Labus senza panto nominarlo. E come mai puo ella , si- gnor Splitz 5 afFermare che le nostre parole siano tutte e le medesime che quelle del sig. Labus ? Non si e ella accorta che il suo dire pizzicava di calunnia? e che di questa calunnia SpO APPENDICE potrebbe convincerlo ogni lettore? Noi esposto abbiamo il parer nostro colLi brevita conveniente a nn articolo ; il si";. Labus ba dettato una lunga dilucidazione con quello stile cbe suole da lui usarsi nelle sue ricercbe d'antiquaria: a meno cbe non debba asseiirsi cbe le nostre parole sono in quella lunga dilucidazione, come le pai-ole di una lin- gua sono in un vocabolario. II signor Splitz doveva piiit- tosto avvertire cbe ancbe il signor Labus gia detto avea difFusaniente le stesse cose nella storia del cav. Rosmini: cose per altro non nuove , quanto al generate costume del tempi, cose gia dette da tanti e tanti eruditi, e gia in tanti monumenti ravvisate, si cbe non d' altro faceva d'uopo cbe di uno sguardo per riscontrarle negli abiti e nell'at- teggiamento del Santo. Ma non per tanto si emendi Terror nostro neir aver taciuto il nome del cbiarissimo Arcbeo- logo, e si annuncii all' universo cbe il sig. Labus nella Storia del cav. Rosmini gia dimostrata avea la remota antlcbita di quell' imraagine ; purcbe ad un tempo si an- nuncii cbe prima del sig. Labus gia proclamata aveano la remota anticbita di quel musaico il conte Giulini ed il P. AUegranza, e prima di essi avevala proclamata lo sto- rico Puricelli ne' suoi Monumenti della basilica ambrosiana a' fogl. 25 e 2.6, dove questi annovero non il solo S. Vit- tore del catino, ma ancbe il S. Ambrogio e tutti i Santi eflfigiati nel doppio musaico al disotto della cupola, e tutti gli annovero giusta 1' ordine in cui vedonsi distribuiti: solo ne omniise le descrizioni degli abiti, forse percbe alio scopo suo non riferivansi ; cio cbe poi fece il Ferrario a pag. lyS e seguenti. II nome del sig. Labus fu dunque da noi ommesso, percbe ci sembrava cosa inutile T accen- narlo. Noi 1' abbiamo bensi coUa debita riverenza rani" mentato alia pag. 3 14 (Nota i), ove parlasi del Volvino , artefice del famoso paliotto dal signor Labus agl' Italian! rlvendicato ; e cio basti per dimostrare cbe nelle nostre ricercbe spinti non fummo da animosita alcuna contro quel dotto Arcbeologo. Nello stesso volume 4.3, pag. 171 e 172, noi dlmostrato abbiamo T equivoco del sig. Labus, il quale nella bionda e bellissima capellatura dell' infelice Giustina Ripa travide la parrucca di una dama Romana. Ora il signor Splitz , deposta la ronca , ritorna qui al suo mestiere di cbirurgo ed afferraa d'aver egli veduto quell' indumcnto tessuto in. lana PARTE ITALIANA. 89 I ed in capegli e levato di testa al cadavere , e di averlo rico- nosciiuo per una specie di herretta 0 reticella, come usavano gli antichi. All' anatomica ispezione di un chirurgo chl tutta non presterebbe la fede ? Ma clii poi non istrabiliera al- r udire che finissirae ciocche di capelli per lo spazio di oltre a guindici secoli, si sono fin quasi a' di nostri con- servate col loro natio colore ? E non i soli capelli , ma anche la maglia di lana in cui erano tessuti ( e noi di- remo raccolti ) , e non i capegli e la maglia soltanto , ma ben a.nc\\e i\ cadavere , dalla cui testa fu levato quell' indu- mento ; e capegli e maglia e cadavere non in ben chiuso avello , ma in un sepolcro costrutto di mattoni e quindi esposti air umidita distruggitrice anche delle piii solide parti dell'uman corpo ! ! ! Credat Judceus. II fatto sta che que' capegli appartencA^ano a Giustina Ripa ivi seppellita verso il 1660; e contro di questo fatto sicurissimo, irre- fragabile nulla varrebbe nemmeno 1' asserzione di tutti i chirurghi , degli archeologi tutti dell' universe. Caro signer Splitz , non e piu il tempo di que' nostri bisavoli , quando bastava il dire ego vidi , ego dixi. Le scienze fatto hanno progressi troppo grandi , e a' di nostri i fatti non si con- futano se non coi fatti. A pag. 3o6 e seguenti del medesimo volume provato ab- biamo ad evidenza che 1' anello scoperto fra diverse altre anticaglle in una delle tombe della Basilica ambrosiana non era che un anello signatorio appartenente ad un milite della prima Crociata ; e con argomenti di ben fondata congettura aggiugnemmo che quel milite era probabilmente uno dei conti o marches! Baldovini di Fiandra, cioe Baldovino il ge- rosolimitano, che quindi 1' epigrafe dell' anello ci ofFeriva la naturalissima lezione di Marchensis Balduinus ; e cio contra I' opinioue del sig. Labus , il quale avea aflFermato che il costume del personaggio scolpito sull' anello non era molto diverse dal costume che si ha sui nummi di Foca, e che V epigrafe dovea leggersi Marce Badus vivas , senza aggiugnere alcun argomento che confermasse questa lezione. II benigno lettore abbia la cenipiacenza di rivedere cio che ivi abbiam detto, e di leggieri si persnadera (ne siam certi) che la ragione sta tutta al fiance nostro. Ma che fa a questo luoge il sig. Chirurgo ? Egli afTerra nuovamente le armi del- r archeologe e scaglia colpi spietati contro di un dette anti- quario, e contro tU noi ancora, e senza prendersi alcima 3C)2 A P P K -NT D I C r. briga de' nostrl argomeati comprovaiiti T iclentita cli quelLa immagiae e cU quel costume , e della croce scoperta pure nel medesirao avello, con clo die de' cavalleri gerosoli- niitani vien riferito dal Bonanni ed aiiche dai monunienti, va ad un tempo gridando die moltissirai escmpi addurre potrebhe di tale specie cli saluto ad una cara persona cui regalavasi un ancllo. Ma, eruditissimo sig. Franco, ella va qui ripetendo cose a' di nostri anche ai lippi notlssime. Qui lion trattasi gia di perorare a pro degli anelli che dagli anticlii davansi in dono, ma di rispondere bensi alle ragioni colle quali noi diiiiostrato abbianio che I'anello e senza dubbio della specie Ae signatorj , che 1' immagine e certamente cjuella di ua crociato , die proprie di un cainpione gerosolimitano Bonn pure quelle arnii e quella croce, che .... Ma a che tanto contendere? Sussistono tuttora e I'anello e la croce e gli avanzi delle armi. Ella con due buoni occhiali sul naso esamini queste anticaglie e ne rimarra pienamente convinta ; giudichera poi ella medesima se pin stiracchiata sia la lezione Marchens o Marcliio Baldmin., oppure I'altra Marce Baldus vivas. E qui per confermare al cospetto di lei la nostra schiettezza aggiu- gnerenio , die forse abbiamo il torto nelP avere con troppa facilita snpposto che il sig. Labus avesse in quell' anello traveduta iin' epigrafe funerea. Ma quest' equivoco nulla jiunto non iscemerebbe la forza delle ragioni da noi esposte. Finalmente il sig. Splitz usando sempre della medesima peregrina erudizione ci scaglia un' ultima stoccata, perche trovato abbiamo a ridire sulla parola Doniiiius letta dal signer Labus in una delle epigrafi che si conservano tra' monumenti ambrosiani^ e che alio stesso dotto archeologo sembro molto imbrooUata ; e qui ancora senza punto curarsi della non imhrogliata iuterpretazione da noi riferita intorno a quella epigrafe , tutto si arrovella nel farci intendere ( vedi novita importante ! ) che il titolo di Doininus dalle Divinita e dai Cesari passo ai mariti , agli ainanti , ecc. Lo sia pure. Ma non e questo I'argomento della quistione. Trattasi bensi di decidere se le lettere D" • • XONL , o piuttosto D • • • XONI , giacche un i piuttosto che un I sembra ivi scolpito , debbansi leggere Domino Doxconi^ siccome vorrebbe il sig. Labus , o piuttosto semplicemente Doizoni , siccome pare piii probabile ad altro dotto archeo- logo, e se il titolo Dominus si confaccia al tempo ed alio PARTE ITALIANA. 3n3 Stile deir iscrizlone. Ma e perche mai , sig. Franco, noa lia ella fatt' uso delle sue armi contro di nol anche per le osservazioni nostre su queir ALMA del sig. Labus stirac- chiatamente interpretata per Kal. Mai? Di varie altre cose noi avrenimo a riconvenire il signor Chirurgo, e specialinente di una cefFata ch' egli a pag. 32, senza forse avvedersene , diede non a noi soli , ma a tutta la patria nostra, se non temessimo di recar noja a' leg- gitori con discussioni per se stesse increscevoli. Ripeteremo bensi clie ad onta dei nomi illustri ivi citati la parte piii debole e meno importante dell' opera del signor Ferrai-io e appunto la parte die si riferisce a quelle lienedette lapidi. Intanto questo saggio debb' essere snfficiente ai nostri let- tori per ben giurlirare del libro : ob uiio disce onines , e presso a poco tutte le sentenze del sig. Splitz hanno lo stesso fondamento di raziocinj e di buon gusto. LETTERATUBA E BELLE ARTI. PROSE E POESIE. Prose e Versi delV abate Bartolomeo Lorenzi Vero- nese. — Milano, 1826, per Giovanni Silvestri, Favole e Novelle dl Lorenzo Pignotti aretino. — Idem. Annunclamo insieme questi volunii perche appartengono tutti e due alia Bihlioteca scelta del Silvestri. E I'averli annunciati ci basta, perche del Lorenzi e del suo lodatore Bennassu Montanari s' e parlato in questo Giornale altra fiata , e del Pignotti non accade di dir parola. Solo vo- gliamo avvertiti i lettori che il tlpografo promette di far succedere al volume del Lorenzi un secondo in cui sa- ranno raccolte le lettere famigliari di quelF autore. I Rime e Prose dl alcunl Clnofill Vlcentlnl e dl altrl illustri Itallanl. — Venezia, 1826, dalla tlpografia di Alvlsopoll , in 8." fig., dl pag. SSv. Questi Cinofili Yicentini o amatori dichiaratisslmi della stirpe de' cani , per esaltarne i pregi colsero F opportunita che F I. R. Delegate nella provincia di Vicenza , conte Marcaatoalo Pasqvialigo, irapedi con assoluto coniando la 3^4 APPENDICE strage inconsiderata ed arbltraria di quegli animali. II rac- coglitore si adopero per metterci sott' occhio una non co- miuie varieta di produzioni , onde cosi potesse non riu- scire di tedio ai leggltori. Qui abbiamo un discorso ove si parla de' cani anticlii e recenti, corainciando fin dai tempi oscuri, e giii discendendo pe' tempi favolosi e per gli storici , e si narran di essi le piii maravlgliose cose del mondo. Qui abbiamo e elogi funebri e cicalate e let- tere e novelle , qui poesie d' ogni metro , d' ogni foggia ; sonetti , anacreontiche , stanze , madrigali , odi , capitoli , epitafj, poemetti; e se vuoi piu, versi latini, greci , te- descbi, veneziani , trevisani ed eziandio uno scherzo in francese, In cni daddovero si sclierza tra il popolo giudeo, che , sebbea giustamente dannato n cattivita, ebbe tuttavia qualche possente liberatore , e la stirpe de' cani , die, del tutto immeritevole , ebbe a sofFrir piu d'un anno 1' orror delle catena, senzacbe alcuno fosse tocco di pieta. Seb- bene .... ali cesse Jeremie .' cosi il francese scrittore cor- regge se stesso , Fais toi pleurard? une palinodie Au lieu tu dois chanter. La clemence exalter , L'elevant jusqu'au del De ce Zorobabel Qui cassa la sentence Et genereux redima I'innocence. Qui pure abbiamo una leggenda romantica di Cenomano Diurnista , sacra al norae ed alia storia del famoso Tofino; nella quale leggenda tu non sapresti bene , se I' idea ro- mantica sia riposta nel trattare un fatto recente, senza ricorso al colorito mitologico, ovvero nella bizzarra varieta del metro d' improvviso saltellante , e in qualche tinta bernesca. E se cerchi pure altra varieta , qui abbiamo autori viventi , maschi e femmine ^ pastori arcadi e pasto- relle, versi di chi ha la morte sugliocchi, e'l pie nel fosso, e di chi ora nella tomba e cener muto , vale a dir del Navagero, del cav. Marino, del Frugoni , del Bertola e d' altri. Quanto al valore dell' opera, troppo sarebbe il privilegio di questa raccolta, se ogni cosa resistesse a martello. Cer- timente , se spesse fiate da noi si rinvenisse qualche ele- ganza e nobilta di stile, come nella canzone a pag. 83, PARTE ITALIANA. 0()5 naturalezza e beiringegno, come nel sonetto a pag. 114, e neU'epitafio a pag. 532, garbo e fellce imitazioiie catul- liana, come a pag. SaS, amenita di dialoghi e spiritosi sarcasmi, come a pag. 334: noi spesse volte pure faremmo applausi ai poeti ed al raccoglitore. E molto piu, se spesso noil ci venisse gettato 1' occhio sopra certe frasi di una tempra troppo frugoniana , e sopra pensieri o troppo stera- perati, o troppo grandiosi a proposito di cani. Sebbene mal ci avvisiamo noi pure col voler librare in rigorosa lance cose scritte per fnggir malinconia , o^er amor di passatempo , se pure comune a tutti cotesti aiitori e il sen- tiraento espx-esso neU'epigrafe della cicalata a p. 291: Deus nobis hcec otia fecit- STORIA E BIOGRAFIA. DeW origine del sette e ti'edici comiini e d altre po- polazioni alemanne , abitantifra I Adige e la Brenta nel trentino , nel Veronese e nel vicentino , Memo- ria del C. Benedetto Giovanellt. — Trento , 1826, I. R. stamperia Monauni , in 8.°, di pag. 33. Considerazioni di alcune cose contenute nel saggio del sig. professore Stoffella sopra i confini del Vero- nese e del trentino. — Ivl , 1826 , In 8.° dl pag. 1 1 3. Raccolte sono in un solo volume , senza clie ne pure veggansi distinti i fogli , queste due operette , che nuova testimonianza ci forniscono della profonda erudizione, della. critica perspicace e dell' ardentissimo zelo per T illustra- zione delle cose patrie del C. Giovanelli , de' cui dotti lavori intorno a Trento e ai monumenti antichi di quella regione ampiamente si e altre volie ragionato in questa Biblioteca. Ora noi non faremo clie annunziare i due nuovi dottissimi lavori , perclie la natura loro e la raoltitudine dei fatti e dei ragionamenti in essi contenuti troppo lungi ci condurrebbero , qualora esporne volessimo un compiuto estratto , ed un attento esame istituirne , massime sul se- condo , in cui con forza di argomenti e con modi al tempo stesso assai urbani si combattono le opinioni messe in campo da altro cbiarisslmo letterato, il prof. Stoffella , il cui Saggio sui confini del Veronese e del trentino fu pulj- blicato in Milano nello scorso anno 1826. 3()6 APPENDICE Intent! nol tuttavia a soddisfare la ciiriosita dci Ico-iri- ton nostn, alcuiia cosa accenneremo intorno ai sette c tredici comuiii , die fonnano T argomeiito del primo di quegli opuscoli. Ogiiuno sa die nella lunga catena di monti e di colli, stendentesi dalla valle di Fiemlue lino quasi alia pianure d' Italia, in mezzo ad alcuni villaggi italiani altri se ne trovano, i cui abitanti, ad onta di tutte le vi- cende politiclie e guerriere , delle frequenti nmtazioni di governo e dell' influenza continua de'vicini, mantennero co- staatemente ^ una lunga serie di secoli la loro favella e le prisdie loro costunianze. II linguaggio loro essenzialmente tUfFerisce da quello de" circostanti paesi, a rlserva di al- cune voci italiaue ( che iioi diremmo primordiali anzidie astraUe), e di altre aggiuutc coi progress! rlelT inrivili- mento e col cangiarsi deile forme amininistrative. Questo solo basterebbe ad indicare una diversa origlne di quelle genti che occupano i sette coinuni del vicentino , i tredici del terrltorio Veronese e i corauiii o le gastaldie , pure al nuinero di tredici , nel trentino , oltre i villaggi di Folga- ria, di Lavaron, di Trembelano^ noii compresi in quella numerica denominazione. Ma quale dee credersi quell' ori- gine , che gia da quattro secoli forma argomeuto delle ri- cerche dei dotti di tutte le nazioni ? Alcuno voile dedurla dai Rezj , altri dal Clmbri , altri dai Tigurini che la retroguardia forma vano de'Cimbri; ma a mostrare 1' Insussistenza di queste opinioni basta il ri- flettere ( dice Tautore ) che di tuttl i popoli, abitanti origi- narj della Rezia e delle Alpi tutte venute in potere de' Ro- mani, formossi in conseguenza della romana dominazione, come di tant' altre provincie, an popolo solo, un popolo di lingua italica , il che egli rischiara con citazioni di 5. Ago- stino e di altri antichi scrittori. Se anche nato fosse ( sog- giugneegli) Tisolamento di quelle genti e di quel linguag- gio sul declinare delP imperio , non avrebbe potato affaito sbandirsi quanto quelle genti avevano per V ordinamento anteriore assunto e appreso, cosicche nuove forme e nuovo parlare ad an tratto s' introducessero. Non potrebbero es- sere per la ragione medesima quelle genti ne pure an avanzo degli Alemanni ;, che condotti da certo Eroch, sce- sero lungo 1' Adige in Italia , e presso il Benaco scon- fitti furono dall' imperatore Claudia nell' anno 268: laonde conyiene supporre che in qixe' monti venissero allorchc i PARTE ITALIANA. 897 I'inciviUnieiito, dai Romani propagato, era gia spento dalla barbarie per le invasioni di alcuni popoli settentrionali, e r Italia dagl iiivasori soggiogata ammessi aveva gia stra- nieri costiimi e forme di vita sociale opposte alle roinane istituzioni. Si pose dunqite in campo da alcuno T opinione che uii avanzo fossero in vece di que' Franchi o Alemaniii che in numero di 70,000 diconsL venuti a devastare I'lta- lia verso la meta del VI secolo dopo la distntzione del- 1' impero ostrogotico fatta da Narsete , e periti nel ritorno per una fierissima pestilenza ^ ina dei loro duci Buccelino e Lantaharo , V uno fu sconfitto nella Campania , 1' altro peri tra Yerona e Trento i impossibile era adunque ugual- mente che que' soldati un tratto dell' Alpi conquistassero, o che ricevuti cola fossero cortesemente come ospiti , men- tre venuti erano come predatori. Pure da moiti si ammise 1' origine germanlca di quelle popolazioni, ed a confermazione di questa sentenza ad- duce V autore una langa serle di voci della lingua dei 7 , e dei i3 Comuni, poste in confronto con quelle deli' at- tuale tedesca favella , accompagnata altresi da erudite note filologiche. Non discendono ( die' egli ) quelle genti da ua popolo vincitore o conquistatore , perche stabilite non si sarebbero nelle parti montuose raeno fertili, abljandonando ai vinti le coUine e le pianure ; furono quindi probabil- mente dal loro xiatio luogo divelte e qui trapiantate. La loro comparsa adunque e la loro situazione nelle Alpi non possono ragionevolmente spiegarsi se non che pei* mezzo di una colonizzazione ; e sebbene le colonic de' Ger- man! trasportate in Italia sieno tutte -menzionate dagli sto- rici , coir indicazione altresi dei luoghi ove furono collo- cate, pur tuttavia 1' autore si apre con questo la strada ad alcune dotte investigazioni. Un fatto che esattamente combhia coUa condizione di quelle genti , col loro isolamento dai vicini , colla loro si- tuazione e colla stessa loro lingua , egli lo trova nel pa- negirico da Ennodio tessuto a Teodorico re degli Ostro- goti, uel quale vien detto che quel re ( dominatore del- r Italia e della Rezia ) ricevuti aveva e senza danno dei possessor! italiani assicurati di sussistenza entro i confini d' Italia gli Alemanni fuggitivi dalla patria loro, indicati col nome generalitas Alemannice. Chi fossero questi Alemanni lo dichiara Teodorico stesso in nna lettera da Cassiodoro Bibl. lud, T. XLV. 26 398 APPENDICE scritta a Clodoveo re de' Franclii : da qtiesta si scorge che gli Alemanni da esso rlcoverati erano quelli vinti dallo stesso Clodoveo, e di essi i princ"n>«U erano gli Svevi. Qui r autore si estende a parlare delle migrazioni e delle di- verse antiche sedi degli Svevi; rfla egli avrebbe potuto notare alti-esi che il nome di Svevi esteso era fino dai tempi di Tacito in tutta quasi la Germania, e che nei se- coli posteriori presso che tutta Svevica o abitata da po- poli di Svevica origine era quella regione , il che e stato posto in chiaro dal cav. Bossi nella descrizione della Ger- mania inserita nella grand' opera del Costume antico e mo- derno di tutti i popoU del mondo ecc. , del dott. Giulio Fer- rario. Ne tampoco ammetteremo la frase del Giovanelli che que' barbari vinti ed avviliti si celasscro entro i nostri con- fmi , o entro i monti, perche bisogno non avevano di questo, accolti e protetti dal re Goto : a noi sembra di scorgere invece nelle parole di Ennodio che, volendo Teodorico ac- cordare indnlgente ospitalita a que' popoli , o piuttosto coUa fina sua politica aumentare il numei'o de' suoi sudditi e trarre partito da uoiiiini robusti e bellicosi , ne volendo per questo togliere ai possessori italiani le terre loro, col- Tantorita sua gli stabilisse sui confini d' Italia in qne' monti che probabilmente , anche per la vicinanza delle straniere nazioni e per la loro scarsa fertilita , erano disabitati ; e questo basterebbe a rendere ragione del loro isolamento: ne per questa nostra maniera di vedere punto si altera il ragionamento del chiarlssimo autore , che anzi si rinforza in questo modo il suo pensamento che accolti fossero e cola appunto situafei que'Germani, affinche guardassero i passaggi di quelle Alpi , sotto il quale aspetto di guar- dia e di antemurale riguardati furono anche in eta poste- riore e per questo dai signori di Padova e dalla Veneta repubblica largamente donati di privilegi e di immunita. Conferma egli altresi la sua tesi con un passo di Pro~ copio , nel quale al di sopra dei Veneti e al di qua de' Garni e dei Norici diconsi abitare i Sisci e gli Svevi , diversi pero da quelli doniinati dai Franchi ;, e dal non vedersi da altri storici , fuorclie da Procopio , nominati quegli Svevi , deduce con sana critica che essi in que'monti non esiste- vano anteriormente a quel secolo , ma che vi giunsero ai tempi di quello scrittore di meno di taezzo secolo posteriore a Teodorico. In proposito dei Sisci, non vorremmo vedere PARTK ITALIAN/V. 899 niosso il dubbio che il codice fosse per avventura corrotto e vi si leggesse Taurisci- a noi sembra di avere veduto in qnalche Inogo menzioiiato sotto questo nome un popolo della Pannonia, e ci ricorda pure di avere trovata negll Atti Jablonskiani una dissertazione de Czcchis seu Lechis, et veris Zichis, dalla quale forse qualche lume potrebbe ricavarsi. Belle pero sono le seguenti dichiarazioni del- r autore intorno gli Alemanni e gli Svevi , e la grande estensione di questi nella Gerraania , e intorno T interpre- tazione che ragionevolmente dar si potrebbe alle frasi di Ennodio che que' popoli vennero a partecipare dell' opu- lenza del nostro suolo , e che essi ei-ano generalUas Ale- mannicc , nel qual nome , proprio piuttosto dell' infinia che della media latinita , ingegnosamente si ricerca il sinonimo o r equivalente di universita e meglio ancora di comune , conservato fine a' giorni nostri ai villaggi abitati da quelle genti di straniera origine. Conchiude adunque che tutte le prove fondate su le storie , sui fatti e su la ragione , concorrono a farci riguardare quelle genti come Sveve , e qui venute sul principio del secolo VI, il che certamente sembra ben dimostrato , forse per la prima volta , in questo dotto opuscolo. Ci duole tuttavia di non vedere in esse mai citato Agostino dal Fozzo , di cui un' opera postuma intitolata Memorie istoriche del settc Comuni vicentini e stata in Vicenza pubblicata nel 1820, e nella quale pure si parla degli Alemanni colonizzati in Italia da Teodorico. Nodzie di Paolo Simeoni de' Balhi da Chleri scrltte da Lidgi Cibrario ecc. — Torino , 1826, stamperia AUiana , in 8.°, di pag. i8. L' autore di questo libretto ha preso gia da qualche tempo a scrivere la storia di Chieri , e quindi ebbe oc- casione di raccogliere alcune Memorie di un illustre ca- valiere gerosolimitano, in cui si giunsero con rara felicita il senno ed il valore, e la di cui virtii ebbe a risplendere specialmente nelle feroci perturbazioni' che I'Europa scon- volsero nella prima meta del secolo XYI. Gomincio egli dal difendere 1' isoletta di Lero, una delle Sporadi, assa- lita da un famoso corsaro ; posria riconobbe le isole di Malta e del Cozzo , e la citta di Tripoli , ofFerte da Carlo V 400 APPENDICE air ordine di Malta in compenso delf isola dl Rodl per- duta ; finalmente salvo dalla morte 6000 Cristianl prigio- nieri clie Ariadano Barbarossa teneva chiusi nel castello di Tunisi , e die impotente reputandosi a resistere alle forze di Carlo V , voleva far perire col mezzo di alcani barili di polvere \, volse in fuga il Barbarossa medesimo e s' im- padroni della citta , dove accolse festoso T imperatore , il che avrebhe potuto servire di bellissirao episodic nella Tunisiade. Negli ultimi suoi giorni ebbe a difendere contra i Francesi e i Turchi la fortezza di Nizza , ed altri pos- sedimenti del duca di Savoja. Queste gloriose memorie sono dal Cibrario offerte al conte Prospero Balbo , ministro di Stato, presidente della R. Accademia delle scienze , che co- mune ebbe col Simeoni de Balbi la patria, e forse T ori- gine e il casato. Giornale biografico dl Vicenza per V anno 1827 con alcwie tavole statistiche della superficie e della po- polazione del globo in generale , dell Europa in pardcolare ed in ispecie della 3Ionarchia austriaca : con importantissimi precetti agronomici, con alcuni compendiosi cenni sopra illustri Italiani e con al- cune tavole di ragguagLio. — Vicenza, 182^ , presso Parise e comp. N° 1°, in 12.° Poiche abblamo fatta menzione di alcuni lunarj ( parte In oggi non infima della nostra bibliografia ) , non passe- remo sotto silenzio questo che piii tardi , cioe solo nel corrente anno, si e pubblicato, e che sembra con nobile disegno immaginato. Vorrebbero con questo mezzo alcuni giovani studiosi riempiere una lacuna nella storia di Vi- cenza , nella quale , dicon essi , non si e saputo finora render giustizia ad uomini di raro pregio forniti neU' arte della musica ^ espongono essi dunque le notizie di varj Vicentini che in quell" arte si distinsero , e sono questi P. F. Serafino Spelagia, Nicola Vicentino prete, del quale si esibisce anche una medaglia intagliata in rame ; Leone Leoni , Domenico Freschi , Gio. Antonio Ricieri , Gaetano Meneghetti , Giuseppe Scolari , don Andrea Botelli, Antonio Montagnana, detto Loran^ don Alessandro Erba , Gio. Me- neghetti, Michelangelo Biancolin , Bartolonito Marangoni, PARTE ITALIANA. 4OJ Paolo e Stefano Morellad, Rossi Calori e Francesco Pal- lavicini. Merita in particolare di essere letto da colore che pigliano interesse alia storia della muslca , 1' articolo con- cernente Nicola Vicentino , abbastanza difFnso e ben trat- tato : gli autori si propongono poi negli anni avvenire di raccogliere le notizie dei Vicentini che nelle altre arti fiorirono. I precetti agronomici non sono gia di quelli che sparsl veggonsi in tutti i liinarj , e che servono tatt' al piix di guida fallace agli ortolani ( non parlando noi di quelli pregiatissimi del conte Carlo Verri, concernenti gli oggetti agrarj piii iraportanti ) ; sono questi canoni utilissimi di agricoltura , esposti in modo conciso e non inelegante , ai qiiali e premessa un' erudita iniroduzlone. Segue in alcune tavole la classificazione metodica di varie sostanze ferti- lizzanti , disposte second© il grado di loro azione , del prof. Gioachimo Taddd. II Quadra comperidioso dHllustri Italiani e compilato sulla CoUezione pubblicata dal Bettoni nel i8ia: in brevissimi cenni si esprime il merito ed il valore di ciascuno dei nominati. Le Tavole statisdche sono tratte dai migliori moderni geografi. Pigliato adunque in complesso quest' AI- manacco, ci sembra uno de' piu ben fatti, de' piii pregevoli , de' pill istruttivi. JElogi scritti da Giuseppe Bianchettt , nuova edi^ zione corretta dalV autore ed accresciuta di anno- tazioid. — • Tj'eviso , 1826 , tipografia Andreola. L' autore in una sua prefazione c' insegna che a voler essere vero ed eccellente scrittore bisognano sette condi- 7.ioni delle quali a lui ne mancano quattro : n E delle tre, soggiunge , che mi rimangono , una pochissimo posso ado- perarla ; una , non avendo buon fondamento , sarei arro- gante o piuttosto pazzo alimentandola ; ed una , essendo scompagnata dalle altre , diviene spesso funesta a me che la possedo, e niente utile a' miei simili. Questo esordio, continua egli dlcendo, ti anmionisce subito, o lettore, che scarso sara il piacere , scarso il giovamento che trarrai dalla lettura del presente libretto. " E naturale che dopo queste parole dovesse 1' autore giustificare questa nuova edizione di un libro ch' egli medesimo giudica dovere ^Oa ATPENDICE essere ne piacevole ne fruttuoso. « Se mi domancli , egll dice , perclie dunque io sia entrato nel desiderio di rac- cogliere e pubblicare nuovainente questi elogi , potendoiie pure far di manco, non sia lunga ne oscura la risposta. Aggregate ad una societa di letterati dove ciascuno aveva obbllgo di presentare ogni anno qualcbe sua fatica , io U composi , e poi li lessi in varie adunanze di essa, per adempiere all' obbligo niio : e cio ottimamente. Malissimo poi feci quando lusingato dagli appiausi ottenuti, nel reci- tarli, e sedotto dall' inconsiderata vaghezza della gioventu, mi pensai di lasciarli andare nel pubblico. Ora essendo impossibile di togliere il trapasso ( sara forse un errore di stampa), non rimane se non che a portarvi il rimedio migliore, cioe tentare che queste opericciuole riescano alia luce con tanti meno difetti con quanti avranno potuto es- ser loro levati da piii matura e diligente attenzione. " Noi crediamo che se il sig. Bianchetti era veramente persuaso della poverta de' suoi scritti ;, gli tornava piu bene lasciarli in quella dimenticanza in cui il pubblico gli aveva gia posti, e darsi a nuove composizioni anziche raffazzonar quelle antiche. Non puo negarsi che in questa seconda edizione I'autore non abbia di lunga mano migliorati que' suoi elogi; ma restan tuttavia troppo imperfetti e disadorni per giu- stificare la cura di una seconda edizione. II difetto prin- cipale che noi vi ravvisiamo sta nella mancanza di quel- r ordine lucido ed evidence , sexiza del quale le opere del- 1' ingegno non producono quasi mai nessun vantaggio; poi in una quasi perpetua gonfiezza di stile , che qualche volta produce confusione e sazieta , e snatura mai sempre il nostro idioma. L' elogio del Canova finisce con nn' ajiostrofe agl' Italiani di cui raal potrebbe trovarsi ne la piii rim- bombante ne la piu vuota : eccone I'ultimo periodo: « Non fate vili od inutili i doni del cielo : conservateli , educa- teli: ed io suirara sacra all'amor della patria, per le an- tiche, per le nuove rimembranze , per la solennita di questo giorno, per questa iuimagine del Canova, pel suo genio che dali'alto mi preme , riconfermo il giuramento che la gloria del nome italiano eternamente stara. " Dalf elo- gio del Colombo caviarao le seguenti parole : u Senza tema di andar contro al vero io posso asserire che il sommo maestro del Colombo fu la natui-a, il piu gran libro, la considerazione , la vera scuola, il mare. Non e in mezzo PARTE ITALIANA. 4o3 ai sapient! di Pavia, non sulle carte di quell' antico filo- sofo , che sostituendo troppo spesso la parola al pensiero, ebbe la vaaita di spiegare ogai accidente fisico e morale , che fu rispettato viyo dal piu potente re della terra, che morto ebbe la sorte di passare in trionfo co' suoi cora- mentatori i secoli della barbaric , per averne un numero in£nito ancora, per sedere dispotico sopra le cattedre , attirarsi la venerazione , anzi le adorazioni dei popoli , far lega colla religione stessa a fine di perpetuare gli er- ror! di lui i non e, dico , sulle carte di questo filosofo^ non nel segreto silenzio di un galjinetto cb'io veggo I'anima del Colombo innalzars! fino all' altezza dei cieli, conoscere le piu important! relazion! tra I'astronomia e la naviga- zione, discender quind! sovra la terra, fondare quest' arte la piu difficile sopra tutte le geografiche e nautiche idee, senza le quali o resterebbe un vano desiderio, o sarebbe la tomba merltata dell' uomo temerario. " Nessuno per certo ci taccera di sever! se no! direrao ventosa quest' elo- quenza; e se il sig. Bianchetti non ha purgat! i suoi elogi da queste cose , a qua! luoghi ha egli riservata quella ma~ tura e diligente attenzione colla quale afFerma di aver ricor- retto il suo libro? Epitome dclle vite di died sommi italiani illustri nelle arti e nelle scienze tolti ai viventi nel corrente se- colo compilate dal capitano Bernardino Parea , de- dicate coi relativi ritratti ecc. Fascicolo I. — Mi- land, 1827, Destefanis, in fogl. Non rare volte avviene che un'edizione abbagliante pei preg! della carta , dei tip! e del formato altro poi in se non contenga che miserie o cose meno che mediocri. E no! al solo leggere il frontispizio di questa che intitolasi Epitome gia eravamo per pronosticare non troppo favore- volmente intorno al tessuto delle materie che ne formano I'oggettof, perciocche queir ^itome delle vite compilate ecc. , faceva nascere nella mente nostra un guazzabuglio d' idee , non bene no! discernendo se il compilate s'accordasse col- Y Epitome ( su di che trovato avrebbe a ridire 1' Albert!), o non anzi coUe vite ,• nel qual caso ci era forza supporre che I'autore gia pubbllcate avesse tali vite, delle quali si fosse poi fatto a compilar il compendio. Ma nondimeno 404 APPENDIOE noil volencio intertenerci in una cosa clie a taluno sem- brar potrebbe inezia, sc pure inezie riputai'si debbono sif- fatte anlibologie ne' froutispizj , passammo oltre braniosi di scorgere se abtien lo stile deli' /:/;ito/n» corrispondesse alio splendore dell' edizione. II prime epitome e qnello della vita del plttore An- drea Appiani. Eccone il prelndio : " I genj delle arti , }> delle scienze e delle lettere , come pure d' ogni altro >i ramo, che al bel sereno d' Italia cooperarono all' avvi- » cinarsi del quattordicesimo secolo , si lurainose tracce » negli animi de' superstiti impressero colle loro impareg- » giabili opere , che se parte maravigliati ed attoniti li » commendnrono , altri in vece, piu addentro sentendo il » loro ingegno, sforzandosi imitarle , tanto ne tolsero che >/ se non giunsero a superar que' luminari , molti pero le >> emularono spargendo le loro memorie di nuove e vaghe » eleganze , sicche la comune opinione de' scienziati giudi- }> cando essi pure degni del cedro e del bronzo, a noi , figli >i delle scienze e delle arti belle , festosamente li addita , » perche in un coi loro parti si tramandi alia curiosita » de' poster! alcun cenno della loro vita. " Noi crederemmo di far torto al criterio ed al buon gusto de' nostri leggitori , se ci facessimo" a dimostrare il barocchismo di questo periodo , che fastidio darebbe anche al palato del piii romantico furibondo , fosse pur egli un Tomniaseo. Lo stile continua di ugual tenore sino al fine, ed appunto verso il fine ci si annunzia , che gia deciso era il fato di Appiani , e che un avello adamantino stavano preparando per raccorre in breve le sue ceneri , le ombre de' greci pittori ! ! ! Queste cose abbiam voluto avvertire , senza punto cu- rarci delle mende ne'fatti, non da raalevolenza spinti, ma dal desiderio che l' autore emendi il suo stile negli altri nove epitomi che debbono a questo succedere. Egli se mai scrivere dovesse anclie la vita del Canoya , non lasci di studiare il Vasari e il Dati, e se le vite d' uomini chiari per virtii, per sapere o per grandi azioni prenda a raodello le Parallele di Plutarco volgarizzate dal Pompei. PARTE ITALIAN A. 4o5 SCIENZE, ARTI E MESTIERI. F I S I C A, Corso elementare di fisica esperimentale di Giuseppe MoLLET. Volumi 5. — Roveta, provincia di Ber- gamo ,1824-25-26, in 8° fig. Ella e questa viiia traduzione della fisica sperimentale del Mollet , pubblicata in Lione nel 1822. Nell' avverti- mento intorno alia medesima premesso al i.° volume noa si accenna da clii sia fatta , ma si nota soltaiito che ia alcuni luoghi nel tradurre fu alquanto ahhreviato I' orlginale, avuto di mira soltanto di togliere qualclie verbositd , di che pareva ahbondare , conservando perb sempre gli stessi pen- sieri e la stessa chiarezza. Fu ommesso anche il paragrafo su la voce umana, che non fa giudicato del merito degli altri , e si promise di supplirlo con qualche aggiunta nel corso deir opera , della quale altra parte fu aumentata, aggiugnendosi alia nomenclatura chimica dall' autore usata quella del Thenard , le proprieta da questo scrittore attri- buite ad alcuni acidi e alcali , come pure la di lui tavola delle sostanze tenute per semplici , e un paragrafo su la Gamma musicale. In altri avvertimenti premessi al a", al 3.° ed al 5.° volume si e renduto conto di altri can- giamenti fatti nel trattato sul calorico, come pure di altre aggiunte , e da quello premesso al 3.° volume impariamo che essendo stato chiamato a pubbliche funzioni il primo traduttore ', s' incarico di questo lavoro lo stesso profes- sore di fisica in Bergamo Vincenzo Bonicelli ; da quello del 4.° che il prof. Mollet aveva egli stesso spedite alcune mn- tazioni ed aggiunte, massime riguardo sxW elettncita vol- tiana. Tra le utili aggiunte fatte al vol. 4.° notata abbiamo una descrizione sufficientemente diffusa dell' igrometro di Saussure. Finalmente nel 5.° volume come vantaggiose ad- dizioni riguardiamo la maggior parte delle figure che em- piono le quattro tavole in rame di quel volume, che cosi giungono in tutto al numero di otto^ le dimostrazioni ma- tematiche delle figure stesse colle applicazioni loro alle spiegazioni dei fenomeni , e una descrizione degli stru- menti ottici colla spiegazione dei loro effetti. La traduzione ci e sembrata in generale fedele ed esatta, ed amiamo di ascrivere ad errori di stampa non corretti 4o6 APPENDICE alcune singolarita, come p. e. 5e5J/07ie per sezione, niggiada per rugiada e cose somigliantl. Le figure non sono belle , ma snflicienti a dare uii' idea degli oggetti. La stampa e esegnita in Roveta, villaggio della provincia di Bergamo, e maggiore onore farebbe ai torchi del benemerito sigaor Fantoiii , se si fosse adoperata una carta mlgliore e se si fosse fatto uso di un inchiostro pii nero. M E D I C I N A. ie lersioni degli aforismi cento medico-politici di Alessandro Knipps 3Iacoppe , pubblicate da Qiopanni Luigi Zaccarelli nell anno 1 8 1 2 , da Giuseppe An- tonio Del Chiappa prof, di clinica medica ecc. , I anno 1822 , e breve cenno sii le versioni dei signo?i dot- tori Francesco Nobili da Macerata ed Ignazio Lo- meni da Milano pubblicate nel 1826, opuscolo di Gio. Luigb Zaccarelli , dottore in medicina e chi- rur^a ecc. — Milano., 1827, coi tipi di Francesco Sonzogno , in 4.° ed in 8.°, di pag. 46 , cent. 87 ital. Non essendo dell' istituto nostro di trattenerci lunga- mente su le controversie die tra i letterati insorgono e sa quelle raassimainente die I'aspetto vestono di perso- nali , non farerno che annunziar questo opuscolo , indi- cando succintamente cib che ha dato motive alia sua pub- blicazione. Primo tradusse 11 sig. Zaccarelli gli aforismi celebri del Macoppe e gli arricchi di inngo commento, varj precetti di medicina politica aggiugnendo tratti da Ippocrate e da altri celebri scrittori di medicina antica e moderna. Dieci anni dopo il prof. Del Chiappa voile ritentare una tradnzione di quel libretto, ed affine di mostrare la necessita del suo lavoro , accuse il primo traduttore d' infedelta e di errore , e lo stile ne chiamb duro e disarmonico. Pienamente con- verremo coUo Zaccarelli , che un traduttore che vien dopo, e massime die condanna di errore lo scritto di chi lo precedette , e in dovere di far meglio e di ristorare que' di- fetti che si notarono nel primo, le mende evitandone die acremente furono per lui censurate : ora nel presente opu- scolo il traduttore piii antico prende a dimostrare che an- che neU'edizione del prof, di Pavia frequent! ssime sono rARTE ITALIANA. 4O7 le scorrezioni dl stampa che in lui formarono prlmo argo- mento di censura; che il Del Chiappa si fece reo di letteraria usurpazione, trasportando diversi tratti dalla prima versione nelle sue pagine , e ravvolgendosi talvolia , con>e la cor- nacchia esopiana, tutto nelle altrui piume ; che in qualche luogo non si scosto dalla prima traduzione se non che nella materiale trasposizione delle parole , e in altro luogo le frasi olezzanti di qualche originalita e ben collocate spicco di netto e nelle sue pagine trasporto , ed in prova di tutto questo adduce alcune pagine di rafFronto insti- tuito fra le due traduzioni; e nelle seguenti registra molte frasi sue che il Del Chiappa erasi appropriate , invertendone solo le parole , e cosi pure altre parole che adottate aveva talvolta senza che su2;gerire gli potessero alia mente se non che lette nella prima traduzione. Passa poi lo Zacca- relli a liberarsi dalle accuse dategli di errori , di mancanze di articoli , di voci antiquate , di modi insoliti e duri al- r orecchio , di trasposizioni , d' inversioni e finalmente di sensi fallati , e alio stesso sue successore rimprovera non infrequenti modi e frasi , che difetti egli chiama ben piu inverecondi che non le imprecate inversioni e trasposi- zioni ^ cosi fa ancora riguardo ai sensi fallati , dei quali molti ne presenta da esso scoperti nel lavoro del suo com- petitore. Nelle ultime pagine si volge lo Zaccarelli a parlare bre- vemente delle due ultime traduzioni dei dottori Nobili e Lomeni. II Nobili non fece alcun cenno dei traduttori che preceduto lo avevano ;, il Lomeni sul bel principio del- r opera sua rammento le traduzioni pubblicate dallo Zac- carelli e dal Del Chiappa, e le note o postille del prime censuro , perche non presentavano per la maggior parte se non che un nudo catalogo di nomi di scrittori d'ogni razza , soggiugnendo che estratti sembravano dai frontispizj delle loro opere ;, la cui cognizione era sospetta di prematu- rita in un giovine di venti anni ; e in quest' accusa non riconosce lo Zaccarelli se non che un onore a lui fatto dal Lomeni, col dire ch' egli scrisse in giovanile eta note ricche di eriidizione. Quanto al lavoro del Lomeni, egli si astiene dal giudicarne , lasciando quest' uffizio al pubblico, non senza accennare che molte delle censure portate contro le antecedenti versioni potevano alia sua applicarsi ; e con lode paria di alcune sue note, che noi pure commendammo 4o8 ATPENDICE in questa Blblioteca come dettate con sentlmento rellgioso , probo ed lunano , e di altre accenna soltanto clie la pia- cevolezza loro mosso lo aveva alle risa. Lettera inserita ncl giornale di Bergamo circa il modo di usare Ic sanguisiighe , del dott. Q. Palazzini al dott. Adolfo Maironi. In questa lettera 1' aiitore tiene primleramente discorso dei metodi comnnemente adopei-ati per rendere piu facile e pronta 1' applicazioae delle sanguisnghe, e delle diverse cagioni per le quali queste rifiutano spesso di succhiare. Nelle cose pero ch' egli dice nulla trovasi di nuovo , ne vi puo essere chirurgo, per poco che sia esperto nel- r arte sua, il quale le ignori. Da poscia di volo qualche cenno suUa vetusta dell'uso delle mignatte, clie egli riguarda cosi antico da credersi per insino di data anteriore al salasso. Noi per altro non sapremmo abbracciare questa opinione conoscendo che il salasso fu da Podalirio usato poco dopo I'eccidio di Troja, mentre ;, giusta I'avviso dello Sprengel, le sanguisughe pare che siano state per la prima volta irapiegate da Temisone di Laodicea , che visse un secolo circa prima dell' era cristiana. L' autore pone fine alia sua lettera facendo osservare che V uso delle sanguisughe e cosi grande che ormai ve ne ha una vera carestia , per lo che sarebbe utile cosa, secondo lui , che non si prefe- rissero cosi spesso questi vermi (e non gia reltili, come forse per isbaglio le chiama 1' autore in principio della lettera) quando trattasi di cacciar sangue. Egli e d' avviso che si possa metter del paro il salasso, la coppetta, 1' in- cisione, la scarificazione, e la sanguisuga, a null' altro ten- dendo questi mezzi clie a spandere sangue. L' esperienza pero ci convince che non e indifferente 1' usare piuttosto deir uno che dell' altro di questi mezzi: ci sono infatti dei casi in cui importa moltissinio al medico di avere una pronta sottrazione di sangue locale , ed in questi con una topica applicazione di sanguisughe si ottiene un pronto e notevole vantaggio, che un salasso fors'anco generoso non avrebbe procurato. Ne sempre , come crede 1' autore , si possono alle mignatte sostituire le scarilicazioni , le cop- pette tagliate ecc, poiche non si possono queste in tutti i casi applicare, e perclie spesso la quantita di sangue che PARTE ITALIANA. 409 con esse si ottiene, non basta a compensare quell' ac- crescimeiito d' irritazlone clie producono. V hanno delle circostanze in cul le scarificazioni , le coppette tagliate, le incisioni vogliono essere preferite alle mignatte ; ma e pur vero che queste in alcuni casi non possono essere supplite che dagli ingegnosi stromenti di Salandier e di Witford, che 1' autore annovera fra i mezzi atti a procac- ciar risparmio di mignatte, e che si dicono sanguisugjie artificiali. P 0 L I Z I A. Pensieri generali sulla pubblica sicurezza dedlcatt a S. i?. M. la Rcgina del Regno delle due Sicilie D. Maria Isabella da Emanuele De Simone. — Napoli, 1826, dalla Stampeiia Reale ^ pag. vi e 43. Se un ottlmo sentiment© bastasse per comporre un ot- timo libro, forse noi non potrem fare deli' opuscolo che *annunciamo sufficiente elogio. L' autore dedica i suoi pen- sieri a S. M. la Regina delle due Sicilie per darle pub- blico attestato della riconoscenza di cui esso le va debitore c la sua famiglia. Presentandosi per la prima volta nel pubblico aringo, 1' autore da uua parte ricorda la sua giovinezza , dall' altra ci fa conoscei-e il gentile invito che gli fece S. M. d' innoltrarsi nella carriera letteraria. L'autore ordmando con somnia facilita le sue idee ed esponendole con ispeciale chiarezza, ci autorizza a supporre che in altro saggio ci dara occasione di tributargli anche lode di novita. 4IO V A R I E T A. AGRICOLTURA. L stituzione agraria unita al Seminario ecclesiasdco ed al- V Istituto di Wurzboiirg. — 11 Re di Baviera ha ordinato che gli allievi del Seminario ecclesiastico e quegli ancoi'a dell' Istituto di Wurzbotirg debbano in avvenire essere istruiti anche nelle cognizioni agrarie. Di questa classe di studj venne iacaricato il sig. Geier jnniore, gia ivi pro- fessore d' Economia polltica. L' istruzione sara teoi'ica e pratica , e si estendera sulla cultura delle viti e degli al- beri fruttiferi, su tutte le piante della Germania che fanno parte nel conimercio, snlla cultura delle piante cereali, su quelle da pascolo , sugli erbaggi e sulle diverse specie.i de' letami. Imperocche la Maesta Sua vuole che gli allievi anche ecclesiastici, i quali un giorno essere dovranno im- piegati nelle varie contrade del regno , siano atti a pro- pagarvi un mlglior sistema d' agricoltura , sia col loro pro- prio esempio , sia coi consigli e cogl" insegnamenti loro. Tali erano pure i prowidi sentimenti dell' immortale Giu- seppe II. Egli sino dcd 1784 fatta avea pubblicare nella citta nostra la traduzione italiana degli Element! d' agricoltura di Lodovico Mitterpacher con note relative all' agricoltura mi- lanese , tendendo colle sue provvide mire a far si che s' in- struissero in quest' arte importante i parrochi di campagna , a' quali tutti fu percib fatto gratuito dono del libro. ^er or- dine poi dello stesso Augusto gli aV.ievi del Seminario gene- rale di Pavia venivano ne' mese di otiobre istruiti nella scienza agraria. Sapientissima istituzione L VARIETA. 4H Lettera del sig. dottor Ciro Pollinj protomedico municipale agg. di Verona al chiarissimo sig. 'Giu- seppe Qautieri I. JR. Ispettore generale dei boschi del Regno Lombardo-Veneto intorno a diverse pai-ticolaritd lisguardanti la botanica e la geohogia Veronese , con un cenno sopra le tie analisi pub- blicate delV acqua minerale del monte Civillina, Sono salito sui Lessini, catena di monti a voi ben nota, posta a setlentrione di Verona , la cui cima piii elev ata , ii monte Tomba , s' innalza tese SySjSo sopra al rciare. Mi vi condussi attraversando la valle Pantena, e pene- trando entro angusta e lunga gola, die diparte 1' intiera catena, lungo il torrente deirAnguilla, che prende origine fra i gioghi i piii alti. lo non vi posso esprimere il diletto clie provai in quella breve corsa, accoppiando i piaceri che ne ofFre il vago aspetto della natura a quelli cht; la botanica e la geologia apportano ai loro coltivatori. .Im- perocche appena uscito di citta , tosto mi si offerse il feracissimo piano di valle Pantena, ove tra i filari di niori e i festoni di parapani vedeansi soavemente ondeggiare i siciliani. CoUine ridenti coperte di oUvi e d' alberi frut- tiferi e di prati rigati da ruscelli e cosparse di villaggi fanno ad esso corona. L' antico castello di Montorio , che da oriente si estolle , fa maestosa mostra. Sui colli veuuti monti vegetano vastissimi castagni', annose querce , alti cerri , lieti citisi, fronzuti faggi, e carpini e betule e tigli ed aceri e lazzeruoli montani ; e i monti vie piii torreggiando scorgonsi vestiti di larici , pini, abeti, picee, tassi. Inline snperate altissime ritpi d' alberi ignude e sparse di rare macchie di mughi e d' altro nano arbu- s cello , eccoti a un tratto sull ampio dorso dei Lessini, le cui dolci pendici tutte erbose danno pascolo ad infinito gregge. Come descriverovvi la variata scena che cola of- frono e da settentrione gli eccelsi gioghi dell' alpi Retiche , le cui cime nevose perdousi fra le nubi , e da ponente Tamenissima veduta del Benaco in parte nascosto dal sublime Baldo, e da meriggio la vasta pianura veneta attraversata dair Adige , dal Mincio e dall' Eridano , e da levante i colli Berici ed Euganei , oltre i quali si discopre il mo- bile piano deir Adriatico? Piaceri soavissimi sono questi, cui prova ogn' anima seiisibile j ma bexi xiiaggiox-i sono 4ia V A R I E T A . quei del botanlco e del geologo , contemplando la dispo- sizione nieravigliosa de' vegetabili e nella profondita delle acque e suUe fertili pianuie e sulle dolci coste dei colli e sugli aspri dorsi dell' alpi : poscia spinto il guardo entro le viscere dei monti , indagando i varj fossili e la loro distribuzione , non die la giacitura relativa delle rocce , la loro composizione e la disposizione e inclinazione de- gli strati ; indi dall' osservazione de' fatti deducendo prin- cipj e congetture indovinare V antica storia del globe e 1' ordiae tenuto nella costruzione della terra , e le cata- strofi che ne sgotninarono la superficie. Ma. clie vado io divagandomi ia divisare cio die non e fattibile descrivere con parole, e che a voi caldo amatore delle cose naturali e appieno conto ? Ecconii dunque al proposito mio , in- viandovi varie osservazioni , a instituirc le quali porse appunto occasione principale il viagglo ai Lessini. Dirovvi in prima di alcune giunte e correzioni alia Flora Veronese, e per non recarvi noja mi limitero alle cinque prime classi ; quindi aggiungero poclie osservazioni geologiche e faro fine con un cenno sulle tre analisi pubblicate del- r acqua minerale del monte Civillina. La prima giunta ^a porsi alia Flora e a Face. 2 1 dopo la Veronica acinifolia. 3a bis. Veronica prmcox , caule erectiusculo ramose hirsute , foliis imis petiolatis cordato-ovatis obtuse serratis , lloralibus subsessilibus pedunculum subse- quantibus, capsula obovata emarginata turgida. Vero- nica primadccia. Jc. Allion. auct. t. i , f . i. Y. prsecox. Allion. 1. c, p. 5. Pers. syn. i , p. i3. Jloem. et Schult. syst. a , p. 124. Pollin. veron. i , p. aS. Foglie al di sotto rosseggianti ; fiori peduncolati , pic- coli, azzurri; caselle atro-verdi , didime. Distinguesi dalla V. acinifolia per V irsuzie e per le foglie piu in- tagliate, dalla V. arvensis pei fiori peduncolati. Fiorisce in niarzo. Rinviensi in qualche colle vicino a Verona , e particolarmente in una mia coUinetta presso Ne- sente in valle Pantena. E annuale. — Un esemplare coke presso Parma mi fu regalato dal prof. Jan, Face. 24. Finguicula grandiflora. La specie clie ho determinata per Finguicula grandiflora , volgarissinia sn tutte le nostre alpi e la vera Ping, vulgaris Liaii. Di cio mi fecero accorto e T aver V A R 1 E T a'. 4l3 riiivenuto la Ptnguicida grandiflora sul monti del Tirolo, ma die e di gran limga piu rara della vol- gare, e I'avviso del prof. Bertoloni, e uti esemplare di P. grandiflora raccolto sugli Apennini favoritoini dal prof. Jan. Tuttavolta la P. grandiflora a me pare mera varleta della P. vulgaris-, perocche non mi sembra differire die per 1' ampiezza mag^ore del iiore e soprattutto della fauce , e pel colore di esse negli esemplari seccati purpureo-violaceo e non puramente violaceo o ceruleo. Face. 43 giunta. 6a bis, Valeriana supina , caule polllcari , folils subin- tegerrimis ciliatis , radicalibus obovatis, caulinis lan- ceolatis , floribus paniculatis 3 - 4 - andris. Valer'ana supina. Ic. Arduin. specim. II, p. i3, t. 3. ffulf. in, Jacqu. misc. II, t. 17, f. a. Hoem. fl. europ. fasc. 3." V. supina. Lin. mant. p. 27. Arduin. I. cit. Willd. sp. I, p. 180. excl. Val. saliunca. lioem. et Schult. syst. I, p. 357. Pollin. fl. ver. I, p. 43. Fiori rosseggianti , ciascuiio sessile fra bratteette lineari- lanceolate , cigliate alia base. Pappo piumoso. Fiorisce in giugno e in luglio. Un esemplare colto suUe alpi del Tirolo mi invio in dono il prof. Jan. Perenne. Face. 46 e torn. 3,° p. 768 nelF appendice. Poco soddisfatlo di cio che ho scritto intorno ai nostri Croci o ZafFeraai si nel tomo jjrimo , che nell' ap- pendice, ho preso di nuovo in disamina i molti esemplari raccolti e sui monti e sui colli e sul piano lombardo-veneto, e paragonatili con altri ricevuti dai corrispondenti , mi parve di poterli ridurre alle due seguenti specie , o almeno varietk singolari define d' essere notate. 67. Crocus Meatus, bulbo membranaceo. Crocus vernus flor. veron. £ questa volgarissima tanto sui monti e colli che .sul piano Veronese anzi lombardo-veneto. La radice bul- bosa e formata da tonache membranacee scariose , rossicce, senza fibre o appena con qualche vestigia di fibre. Mi fu mandato dal sig. prof. Jan e dal co- lonnello barone de Welden sotto il nome di Crocus lineatus, perche le lacinie delle coroUe o perigonio soghono avere tre striscette turchine longitudiuali JSiOl. Ital. T. XLV. 27 4 I •+ V A R I i: T A . che anivano fin quasi all' apice. Secondo alcuni Bo- tanici e questa specie il Crocus biflorus Mill, ed il Crocus pusUlus Tenor. 67 bis. Crocus venms , bulbo fibrlUoso. Crocus vernus. Willd. sp. I, p. 195. Nasce solamente nei prati alpini e subalplnl di monte Baldo e del .Tirolo italiano insieme alia precedente. Ha le tonache del bulbo coperte da molte librettine. Le antere sono in ambedue le specie assai piii lunghe del filaraento. II fiore suol essere minore nel Crocus vernus, ma il colore e sommamente vario in ambedue, cloe bianco-turchino , rosso-turchino , screziato. Le lineette longitudinali delle lacinie coroUine del Crocus vernus non arrivano che alia meta , e talora si di- stinguono solo alia base. La varieta a fior bianco mi fu spedita sotto il nome di Crocus albiflorus Schult. , o di Crocus vernus Var. albiflorus Hoppe. Face. 75. Digitaria ciliaris. II sig. prof. Moretti ( il quale mold anni addletro avea preso a compilare la Flora vicentina , Indi la Flora insubrica , poi le lascio inedite , e s' accinse a scri- vere la Flora italica, della quale ne ha gia pubblicato r annunzio in latino ) nella sua Notizia sopra diverse piante da aggiungere cdla Flora vicentina ha asserito che la Digitaria ciliaris non pure cresce nei contorni di Vicenza, ma dietro i muri di quasi tutte le citta di Lombardia, e che e comunissima anche negli orti di Milano. Sulla fede di lui io 1' ho annoverata fra le piante della mia Flora. Pure, per quanta diligenza abbia posto nell' indagare e i contorni di Vicenza , e nello scorso ar^no gli orti di Milano , non mi e avvenuto di rinvenirne un solo esemplare. Un dot- tisslmo prof, di botanica m' asslcnro che trovandosi in Milano , e avendo pregato il Moretti perche gli additasse la Dig. ciliaris, questi gli colse suUa via e gli presento alcuni esemplari di Panicum Dactylon , cioe la volgarmente chiamata Gramigna. Cio essendo , la Digitaria ciliaris sarebbe da cancellarsi dal novero delle piante della Flora Veronese. Face. 110. Avanti alia Foa nemoralis agglungasi i63 bis. Foa serotina radice fibrosa; culrao vaginisque sca- briusculis j foliis superioribus vaginas siibaeqitantibus i V A K 1 E T A.". 41 5 ligula brevl obtusa i panicula pyramidally spiculis ovato-acutis subtrifloris. Poa serotina o tardiva. Ic. Host. gram. Ill, t. 14. Leers herb. t. 6 , f. 4? P. serotina. Koel. gram. 173. JVilld. enum. p. io5. Roem. et Schult. syst. II, p. 553. Pollin. veron. I, p. 11 3. Spighette verdi , cogli apici delle glume gialli. Fiorisce in luglio e agosto. Oltre i luoghi dell' Italia superiore accennati nella Flora, cresce anche nel Tirolo italiano avendomeiie mandate alcuni esemplari l' amico Cri- stofoli di Roveredo. lo poi la ho colta lungo i ru- scelli dei monti Lessini. Perenne. Face. 166 sotto al Galium cinereum aggiungasi fi Galium lucidum foliis viridibus nitidis , corollse la- cings acurainatis. G. lucidnm. AUion. ped. I, p. 5 , t. 77 , f. 2. Roem. et Schult. syst. Ill, p. 2 35. Bertolon. amoen. p. i3. Pol- lin. veron. I, p. 173. Cresce colla specie nelle slepi dei colli veronesi. Face. 171. Galium tyrolense. Paragonati gli esemplari da me colti presso Bressanone in Tirolo con un esemplare ricevuto dal chiariss. prof. Balbis , e con altro venuto dai semi speditimi di Gerniania , non mi rimane dubbio essere il Ga- lium tyrolense mera varieta del Galium Mollugo. Anclie r egregio prof. Bertoloni giudico appartenere al Gal. Mollugo un esemplare da me speditogli di Gal. tyro- lense i-accolto presso Bressanone. Face. 2o5. In luogo della Pmnonaria angustifolia pongasi 29a. Pulmonaria mollis, foliis ovato-lanceolatis acurai- natis , pubescenti-tomentosis decurrentibus , radicali- bns petiolatis , calycibus tubo sublongioribus. Hornem. hart. haun. i , p. 719. Polmonaria molle. Ic. Enorr. delic. 2 , t. P. 2 ( man. Roemero ). P. mollis. Wolff. Roem. et Schult. syst. IV, p. 53. P. angustifolia. Sterr^b. rets p. 20. Pollin. fl. ver. I , p. io5 cum synon. Ponce et Seguieri. Cresce in copia nella regione del Faggio in Tirolo e in monte Baldo , e particolarmente nelle valli dell' Artillon e Bassiana, non che nei luoghi ombrosi del Prabazar. Nasce an- che sui colli del Piemonte , come m' assicura un esemplare inviatomi , colto sulle colline di Torino. Dal che potrebbe arguirsi che la P. angustifolia del- r AUioai bia la P. mollis. 41 6 V A n I E T a". Face. ao8. Onosina ccliioides. Si mnti la definizioiie nella seguente ; 297. O. tuberculato-hispida, pllis erectis nll)idis , caule ramoso, foliis lineari-lanceolatis , corollis suljcylindricis obtnsis , antlieris longitudine filamentoruin. Onosina echioide Ic. Jacqu. austr. t. 296 . Plcnk off. t. 81. O. echioides. Linn. sp. p. 196. Pollin. fl. veron. I, 208 exchts. synon. ColumncB , quod ad O. montanam spectat. Ambedne le vai-ietk di O. echioides citate nella Flora crescoiio in tutt' i colli , ma la minore e assai meno freqiiente. L' 0. montana e assai simile a questa, sicche per alcuni Botanici fii caratterizzata la nostra specie con si fatto nome. Pero 1' O. montana ( della quale un esemplare raccolto in Sicilia mi fL#niandato in dono dal prof. Jan ) difFerisce dalla nostra per la minore altezza del fusto, per le foglie die sono piii ottuse , pei fiori piii grandi , e principalmente pei peli tutti alia base stellati, laddove nella nostra sono quasi tutti semplici. Face. 210 dopo il Symphytum tuberosum agg. 299 bis. Symphytum bulboswn radicis tuberibus rotundis, foliis ovatis acutis , inferioribus petiolatis , floralibus oppositis sessilibus , roroUis cylindnco-campanulatis , squamulis exertis. Sinfito bulboso. S. bulbosum. Schimper. Visian. in append. itaJica ad torn. I diarii dicti Bulletin universel du Ferussac Venetiis cdita. Debbo la conoscenza di cruesta bella specie al gentilis- simo alemanno sig. Federico Mayer, il quale da Tre- viso, ove abita, fne ne invio esemplari da esso lui rinvenuti lungo i fossi della provincia trevisana, av- vertendomi a un tempo ch' e comunissimo in Italia. Diflfatti il valente dott. Visiani lo rinvenne nella pro- vincia Padovana. Suol crescere ne'luoghi ombrosi del piano, mentre il Symph. tuberosum in questa regione a me non occorse die nella regione del Faggio e deir Abete. A distinguere meglio il 5. bulbosum dal iS. tuberosum, parmi acconcio mutar la frase specifiea di quest' ultimo nella seguente : 5. tuberosum radicis tuberibus oblongis , foliis ovato- oblongis utrinque lanceolatis , inferioribus petiolatis, floralibus oppositis sessililius subdecurrcntibus , co- rollis cylindrico-ventricosis , squamulis inclusis. V A R I E T A . 417 Face. 248 e torn. Ill, f. 779. Verbascum densiflorum. II Verbascum densiflorum della Flora Veronese non e il Verbascum densiflorum dello Schrader rinvenuto dal Bertoloni sulle alpi Apuane , ma e il vero Verbascum thapsus Limi. il quale, come avvertii neli'appendice , ' ora ha tre soli stami barbati ed ora cinque. Face. 267. Phyteuma spicatum Linn, et Phyt. Halleri. Allien, sive Phyt. ovata. Willd. sp. pi. II nome del Phyteuma Halleri pongasi nel luogo del Phyt. spicatum , e questo nel luogo di quello. Del rimanente , come ho avvertito nella Flora a face. 268, io non ho potato rinvenire altro carattere distintivo fra le due specie , che il colore intensamente azzurro nel Phyt^ Halleri, bianchiccio o gialliccio nel Phyt. spicatum ; siccne le tengo per varieta. Face. 268 in luogo della Campanula pulla Jacqn. pongasi 388. Campanula tr idc lUina hhsnta , eaulibus diffusis uni- floris , foliis serrato-deatatis , radicalibus longe petio- latis cordatis , caulinis ovatis , summis sessllibus lan- ceolatis , floribus erectiusculis. Campanula trentina. Un esemplare della Camp, pulla Jaeq. nato sull' alpi Piemontesi, e favoritomi dal prof. Jan, mi ha fatto aecorto che la Camp. pUlla della Flora Veronese e una pianta al tutto distinta. E non sapemlo a quale specie riferirla 1' ho appellata Camp, tridentina , come quella che rinviensi in molte alpi del Tirolo italiano. E assai prossima alia Camp. fragUis. Cyrill. pi. rar. neap. t. II, f. 2. Ma nella nostra specie i fusticini che nascono molti da una sola radice perenne portano tutti un solo fiore grande d' un azzurro vivace , eoUe lacinie calieine lanceolate intierissime. Face. 274. Campanula Alpini. Linn. sp. Roem. syst. V , p. 112. Camp, rhomhoidalis fl Willd. sp. pi. et flor. veron. 1. c. Di questa elegante specie un esemplare colto siil monte Summano di Vieenza m' invio in dono il su lodato sig. Mayer. Face. 297. Viola cenisia, correzione. La Viola cenisia fl. veron. , la quale eresce frequente sui monti Bresciani , non e la V. cenisia del Linneo e deir AUioni ped. II, p. 98, t. 22, f . 6 , ma e la V. Valderia AUion. ped. II, p. 98, t. 24, f. 3 4lS Y A R I E T a". clescritta in una nota de 11a Flora Veronese t. I, p. 397. Per inavvertenza ne ho errato il noma. Face. 317. Genliana nivalis, Cresce questa specie suUe alpi della valle Sugana in Tirolo , suUe cime del Portule nei sette comuni del Vicentino e snlle vette di Feltre come m' asslcurano gli eseniplari del mio erhario cola raccolti. Sulla fede del Martini pel io la ho annoverata con dubbieta fra le piante baldensi. L' esame pero del Mons Baldus figiLratus del Martini suddetto ( manoscritto singolare ossia raccolta di figure colorate di molte piante del nionte Baldo, gentilmente favoritomi per alcun di da esaminare dal sig. prof. Bonato ) mi ha fatto accorto che la frase del Martini non appartiene alia Gent, rii- valis. La pianta in questione e rappresentata sotto la fig. XI del tomo IV. Face. Sao. Salsola soda. Questa specie , oltre che cresce spontanea nelle valli sal- sugginose di Sermide, collivasi negli orti veronesi sotto il nonie di Rospani o Roscani , vocabolo che dassi anche ad altre Salsole e al Cheiiopodiwn maritimum. Face. 339. Heracleum alpinum ed Her. amplifolium. Nel descrivere fra le piante baldensi 1' Heracleum alpi- num suUa fede d' una fi-ase del Martini tratta dal Pi- nace del Bauino ho aggiunto dum vero Martinius cum H. amplifolio non commutaverit. U esame del mano- scritto teste accennato del Martini ha volto il mio sospetto in certezza. Imperocche la fig. XXV del tomo IV , a cui si riferisce la frase bauiniana, rap- presenta appunto il mio H. amplifolium. Una lussureggiante varieta dell'/f. amplifolium rinvenuta fra le rnpi dei monti Lessini presso il torrente del- FAnguilla, e ch' e la seguente : 497. Her. amplifolium fi: caule orgyali , foliis ternatis , foliolis trilobatis , lobis lobulato-angulatis acuminatis inaequaliter dentatis , mi ha confennato nel pensa- niento manlfestato, che il Panax heracleum sive Sphon- dylii folio del Pona e del Tita appartenga esso pure air H. amplifolium ; e che qulndi anche V H. panaces, che suir appoggio di si fatta frase degP autori accen- nati ho annoverato nella Flora a face. 338, sia da canccllarsi. V A r I E T A . 41^ Face. 355. Athamanta libanotis. Le frasi del Seguier , del Moreni e forse del Tilli vo- gliono cancellarsi , perche spettano al Selinwn vene- tum Spreng. , col quale ho per molti aniii scambiata r Athamanta libanotis, come diro in appresso. L'' At ham. libanotis e specie rarissima nella regione della Flora Veronese , e solo nello ■ scorso anno me ne furono mandati due esemplari dai monti bresciani adjacent! al lago di Garda. Un esemplare colto nei contorni di Trieste mi fn anclie inviato dal prof. Jan. Face. 363. Bupleurum tenuissimum, giunta. La pianta che nell' appendice alia Flora torn. III. p. 786 ho descritto col nome di Bupleurum Gerardi ( esclusi i sinon. ) e invece una varieta lussureggiante del Bupl. tenuissimum, la quale non e rara suUa piaggia Vero- nese del lago di Garda. Face. 363. Bupleurum junceum , osservazloni. A face. 7 deir opuscolo intitolato Horti et provincice le- ronensis planter novce vel minus cognitce etc. e nel Viaggio al lago di Garda e al monte Baldo ho descritto sotto il nome di Bupleurum haldense una varieta del B. junceum. Fui tratto in inganno dalla tav. 257 delle Flantce hungaricce del Kitaibel , ove il B. junceum e descritto col nome di B. Baldense. Anche un lUustre botanico alemanno a cui inviai esemplari veronesi di B. junceum , li deter mino per il B. baldense figurato nella tavola suddetta. Nel predetto mio opuscolo poi ho dimostrato che il B. baldense del Turra stabilito sugli esemplari dell' erbario del Moreni da me veduti era il B. Odontites Linn. Ultimamente il chiar. prof. Jan mi favori un esemplare di B. baldense Host , da esso lui colto sul monte Maggiore ; e , se ben mi ri- corda , parmi che m' afFermasse che per tale fu de- terminato dal celebre Host, o che col confronto di esemplari dell' erbario hostiano cos\ lo avesse egli stesso nomato. L' esame pero che ho instituito di cosi fatto esemplare mi consiglia a tenerlo per una varieta esile di B. junceum. Una varieta poco dissimile e a me piu volte occorsa nelle coste apriche di monte Baldo. Pertanto da queste osservazioni ne consegue, che il B. baldense non e specie distinta , da che i botanici diedero si fatto nome ora alle varieta del B. junceum, ora al B. Odontites. 420 V A R 1 E T A . Face. 370. Dopo il Selinuni Seguieri agginngasi 540 bis. Selinum venetum , caule angulato ramoso , foliis tripiniiatis , foliolis pinnatitidis nervosis , basi cu- neatis , laciniis sulillnearibus obtusiusculis niucronu- latis margine scabris. Sdino veneto. S. venetum Spreng. umbell. p. yS. Ejusd. in Schult. Syst. VI,. p. 56i, PoUin. fl. veron. 1, p. 353. Peucedanum alsaticnm Allion. ped. II, p. 6. Birol. aeon. I , p. 96. Balb. et Noc.c. ticin. I, p. i33. Pollin. veron. I, p. 353 ( Non Llmi. nee Willd. ) , Athamanta Liba- notis PoUin. veron. I, p. 355. Oreoselinura apii folio minus Segu. veron. II, pag. 3r. Moren. liort. sice. Oi-eoselinum quod apium montanum folio ainpliore. Mo- ren. hort. sice. Fiorisce in agosto e nell'intiero autunna tanto nelle siepi e nelle macehie del piano, come nei bosclii aprici dei colli e dei monti fino nella re- gione del Faggio in tutta Italia. Fiori bianchi talora rossegglanti. Frutto porporeggiante. Ho sempre tenuto questa specie per V Athamanta Libanotis Linn., e ho imparato si fatto errore dall' erbario del prof. Vitmaa da me posseduto, ove vien determinata con tal nome. Mi ricorda d' averia anche coltivata col nome d' Atha- manta Libanotis nelT orto botanico di Brera in Milano, allorche assisteva come supplente al sullodato profes- sore. Nello scorso anno finalmente mi trassero d'ingan- no gli esemplari ricevuti della vera Athcmianta Libanotis e quelli del Selinum venetum, cui taluno m'inyiosotto il nome di Peucedanum alsaticum. Face. 390. Thapsia foetida. Sulla fede dei Calceolari , Pona e Martini ho annoverato la Tapsia fetida fra le piante baldensi. Ho fatto pero sentire il mio sospetto , non per avventura fosse stata presa per tale il Ligusticum peloponense, il quale cresce in copia nei luoghi indicati dagli autori citati. Pero nella tav. XXXVII del toui. Ill del mons Baldus figu- ratus del Martini posseduto dal prof. Bonato avvi la figura della Thapsia legitvna Carotce folio , flore um- bellifero albo pentapetalo Martini. La figura e imperfet- tissima , perche assai minore del naturale , e , cio che pill leva, e mancante del frutto, Tuttavolta e dal color bianco de' fiori e dalla forma delle foglie si VARIETA. 42 1 arguisce non poter essere la Thapsia foctida. Sono le foglie racUcali hipeanatofesse a lacinie linear! acute , ovvero pennate a pinne peiinatofesse ; evvi una sola foglia caulina semplice lanceolata abbracciafusto ; nes- sun involucre. Emmi avviso che il Martini abbia vo- luto con tal figura indicare il Seliniiin Carvifolia , il quale abbonda appunto nei prati di Novesa e lungo il rivo delle acque Negre in monte Baldo. Vengo ora alia geologia. Voi vi ricorderete che nella mia lettera geologlca al celebre abate Maraschini ho afFermato che la calcare di penultima formazione , ossia la scaglia non vedesi forniare giamrnai le altissime cime de monti, anzi suole aggiungere a minor elevazione della calcare ultima^ mentre il suo limite superiore arriva appena le 5oo tese. Pero scorrendo a caso cio che avea scritto dieci anni fanno nel viaggio al lago di Garda e al monte Baldo , m' accorsi d' aver notato a face. 69 e 60, che basalto amorfo e il vertice di monte Tomba alto forse mille e no- vecento metri sopra al mare (i). Pertanto dappoiche il ba- salto appo noi finora non fu rinvenuto che nelle due ul- time formazioni calcari , se quella mia osservazione fu rettamente eseguita ne consegue, che il limite superiore delle due ultime calcari dee aggiungere ben piu alto delle cinquecento o seicento tese. Fu il verificare quella mia antica osservazione il principale motivo che mi sosplnse a salire di nuovo 1' erboso dorso del Tomba , e provai la compiacenza di non essermi ingannato. Porzione della cima, e molta parte dell' alta costa rivolta a meriggio constano di basalto amorfo , in massi piu o meno voluminosi am- monticchiati , a pasta piuttosto fina non dissimile da quello d' altre parti della provincia , e soprattutto della Ciusa (() Piacemi qui aggiungere alcuae aUezze barometriche prese nel viaggio ai Lessini. Lugo, soglia della Cliiesa tese i3i,75 Ciusa , pendice presso Chiesa nuova eve avvi basalto in copia >• 428,86 Chiesa nuova , soglia della Chiesa « 536,62 Cima fra Tinasso e Bocca di Selva, ove rinviensi focaja in sonima copia » 7 1 5,23 Podestaria, soglia delT osteria » 821,27 Cima del Tomba , ove appare il basalto auimonticchiato » S/SjSo 422 V A R I F T A.". presso Cliiesa nuova, ove rinvieiisl hasalto ia gran dovlzia entro la scaglia. II vertice pero del Tomba e tutte le adjacent! cime dei Lessini , che costituiscono la vasta pra- teria della Podestarla sono composte di calc'are di penultima formazione contenente moke ammoaiti , la quale si di- vide di leggieri in bellissime lamine. Coi-reggo adunque quella mia asserzione , che fissava il limite della calcare scagliosa a circa cinquecento tese , ascendendo essa nel Tomba a oltre 87 5. II nocciolo pero dei Lessini non meno che di monte Baldo e degli adjacenti monti vero- nesi e tirolesi consta di calcare terzultima o jurense. Si fatta calcare pero non si discopre a nudo in nessuna cima dei monti Lessini , i quali colle loro sommita coniche , ondeggianti ed erbose si distinguono dagli ignudi gioghi , piramidi e creste di calcare jurense dei monti Baldo , Posta e Campobruno. Internandosi pero nell' angusta gola o vajo deir Anguilla, le due coste del monte profonda- mente squarciato dal torrente da Lugo fin oltre le Scan- dole appariscono composte alia base di calcare terzultima, coperto il vertice di calcare penultima , che costituisce r intiera sopraffaccia dei Lessini. E qui pure ho osser- vato dovunque concordanza di giacitura fra la penultima e terzultima calcare ; ne mi e avvenuto finora di ravvisare nei monti veronesi 1' arenaria intermedia ( arenaria penul- tima ) o sabbia argillosa del Maraschini , la quale si rin- viene in alcun luogo del Vicentino. Chiudero la mia lettera con un brevissimo cenno suUe Osservazioni chimiche ed analisl dell' acqua minerale di Civil- Una , Memoria del prof. Girolamo Melandri Contessi inse- rita a face. 241-250 del vol. Ill delle Memorie scientifiche e letterarie deir Ateneo di Treviso. Voi conoscete le mie Osservazioni medico-chimiche su tale acqua , e la mia risposta air articolo del dott. Gaspare Brugnatelli sullo stesso ar- gomento , inserite nella Biblioteca italiana (anno 1819, tomi iS-^e i6.°, pag. 869 e 433), non che V Analisi del- V acqua minerale del monte CiviUina pubblicata in Verona nel gennajo del 1820. Lo scopo principale di tali miel scritti fu di avvertire il pubblico « che 1' acqua minerale di Civillina e un' acqua ferruginosa non acidulo-ferruginosa, come voile farci credere un mineralogista con una falsa analisi , mancandovi il gas acido carbonico che 1' avrebl)e resa una medicina assai pregevole , mancandovi piu della V A Pv I E T a'. 423 meta dei prlncipj dal mineralogista ammessi, e partlcolar- mente i carboiiati terrosi, e riiivenendosene qualcuno da esso lui non veduto. " II chiarissimo prof. Melandri co- meche abbia taciute le mie osservazioni , le ha pero con- fermate appieno, concbiudendo egli del seguente modo la sua analisi indeterminata. i< Dopo tali risultanze dell' ana- lisi indeterminata che niettono fuori di dubbio la presenza di un sale acido e massimamente del persolfato di ferro neir acqua di Civillina , era inutile di ricercare in essa la presenza di carbonati terrosi , sali impossibili ad esistere in sifFatte corabinazioni. Similmente I'acido carbonico non potra mai essere in un' acqua di tal fatta stagnante al libero contatto deir aria : di fatto non potei giammai osservare la piu piccola porzione e traccia coll' opera de' migliori mezzi e reattivi. " Parla moltre delle incessanti mutazioai, cui dee soggiacere 1' acqua si nelle qualita fisiche che nelle dosi dei sali mineralizzatori , e ne addita le cagioni che sono quelle da me addotte. Perche veggiate poi a un tratto la difFerenza fra le tre analisi pubblicate dell' acqua di Civillina, qui aggiungo 1' analisi determinata del prof. Catullo, la mia e quella del prof. Melandri. Analisi del Catullo ( anno 1 8 1 9 ). Ognl libbra contiene di gas acido carbonico gran. a. E una pinta Muriato di soda gr. 3 Materia resinosa »/ 4 Muriato di magnesia » 6 Solfato di magnesia '/ 26 Solfato di ferro i> 47 Solfato di calce » 16 Carbonato di ferro » a6 Carbonate di magnesia « 3 Carbonato di calce . , >/ 8 Perdita » 5 Totale grani 144 424 V A R I E T a'. Analisi del Pollini ( 1820). Tre libbre medlche coiitengonc , oltre qualche grano d' acido solforico evaporate insieme all" acqua, Sostanza estrattiva gr. 4. Solfato di magnesia >> 20 ■ di calce • • -^ " 12 • • di ferro minore e maggiore . . » 128 Aumento per ossidazione del ferro . " 8 Perdita " 8 Totale grant 180 Analisi del Melandri (1824). Una libbra metrica d' acqua k composta di Solfato di calce secco . . denarl 1,6640 Solfato di magnesia secco . . " o,383o Protosolfato di ferro ...%.» 3,0715 Deutosolfato di fen*o " 2,4880 Silice i> cooSo Acqua » 9c)2,39o5 Totale denari 1000,0000 Vivete sano e felice, e vogliate credermi sempre il vostro affezionatissimo Da Verona, il i5 agosto 1826. Ciro Pollini. In qual modo possa essersi formato il lago di Lugano. — Tutti gli autori nioderni concorrono neU'opinione che an- ticamente non sussistesse il lago di Lugano, perche esso non trovasi nominato da geografo o storico alcuno. Solo nel secolo VI ne parla S. Gregorio di Tours, die lo no- raina Cenesius ; ma nell'anno 961 gia nomavasi lago di Luanos, siccome osserva il Giulini. II non trovarsi questo lago dagli antichi annoverato diede luogo a diverse ipotesi dei moderni. II Breislack , Descrizione geologica della Lom- hardia 1822, pag. xii, non e alieno dal crederlo formato da un subitaneo sprofondamento. Trattandosi d" ipotesi mi sara lecito di presentare anche la mia qualunque essa siasi. E noto die Plinio cita VEupili. V A R 1 E T a'. 4^5 Questo essere dovea probabilmente un lago, che in un solo riuaiva i laghi d'Alserio e di Pusiano , e forse anclie quello detto d'Oggiono o d'Annone, giacche si vede che Plinio non nomino che i laghi principali. Osservati dal- r alto presentano coUe loro acque e co' luoghi intermedj tin catino di otto miglia di lunghezza sopra tre di larghezza circondato da colllnette. Come poi questo catino siasi in parte ascingato , e lasciato abbia in parte sussistere tanti e disgiunti laghetti, non e difficile rimmaginarlo, quando con- siderar si voglia la gran pendenza del fiunie Lambro suo emissario, che dal lago di Pusiano sin al luogo dove at- traversa il naviglio della Martesana, cioe sopra 3o miglia italiane di corso, ha metri i3o di pendenza. Mi attengo a qnesti due punti di difFerenza di livello, perche non jie conosco altri esatti e precisi lungo il basso del Lambro. Questa pendenza debb' essere tanto maggiore tra il lago di Pusiano ed il paese di Canonica, confine ira la collina ed il piano, e tanto niinore da Canonica sino al naviglio, perche il fiume quivi scorre nella pianura; e percio pos- siamo calcolare non meno di 7 metri di pendenza nelle prime i5 miglia, cioe fin sotto al villaggio di Canonica. Ho detto cbe non e difficile 1' immaginare come siasi in parte ascingato il lago Eupili , giacche dee assolutamente concedersi 1' abbassamento del suo emissario. E di fatto se ricorrere si volesse all' arte , sarebbe facile il formarne un lago com' era anticamente. II lago di Lugano si sara formato tutt' altrlmenti , cioe a poco a poco, coU'alzarsi del suo scaricatore come forse avvenne V alzamento del Lario con grave incomodo della citta stessa di Como. Quuidi e che la formazione del lago di Lugano presenterebbe 11 medesimo fenomeno del fiume Arno. Questo se venga osservato sulla carta geografica ci si presenta in modo da farci credere che dal Casentino abbia anticamente corso la linea retta di val di Chiana, Paglia , ecc. per iscaricarsi nel Tevere ;, laddove forse da pin secoli dal Casentino si rivolge totalmente all' opposto del suo primiero corso per dirigersi verso all'Incisa, quindi a Firenze (V. Fossombroni, Memorie sulle Chiane 1789 e la Dissertazione inserita nelle Memorie della Societa ita- liana vol. XIX, parte matematica). Non mancano poi sicuri documenti, da' quali risulta che 3oo anni sono la val di Cliiana litnga 3o miglia italiane, da Arezzo a Cliiusi , 426 A A K I E T a'. parte scolava iiel Tevere , e parte nelfArno : a poco a poco il suo declivo si rovescio sempre piii verso TArno in iT7odo, die ora tutta fin sotto Chiusi entra in esso fiurae. Se a poco a poco le Cliiane andarono rovesclandosi verso TArno, come il fatto ce lo comprova, per 3oo anni , mi sembra die rimontando coUa stessa proporzlone forse di- mostrare si potrebbe die a' tempi di Strabone TArno parte scolasse dal Gasentiiio in Arno e parte nel Tevere per la val di Cliiana , e che avanti la suddetta epoca forse tutto I'Arno dal Casentino segnisse il sno scolo naturale verso le Cliiane per gettarsi quindi nel Tevere. Dico a' tempi di Strabone, perclie nel libro V della sua opera leggesi che tripartite fosse TArno presso Arezzo ^ ma da alciuii autori vuolsi leggere Ijipartito. Tanto si scrisse, tanto si lavoro intorno alle Cliiane , ma la natura la vinse contro delT arte. Non ci ha alcuno, il quale non attribuisca tale rivolgi- mento dell' acqaa nelle Ghiane alle torbide dei torrenti nelle Ghiane stesse sbucanti : cio non o5tante e d' uopo fare la seguente riflessione. Se , come prova Fossombroni , antichissimamente 1' acqua dal nord scolava verso il sud nella val di Chiana , convien dire che il terreno verso il sud fosse piu depresso che verso il nord ; ma se consi- derare si voglia che i torrenti , i quali precipitano dai raonti laterali e depongono le loro torbide nella val di Chiana, maggiori sono verso il sud che verso il nord, ne viene naturalraente che la valle dovea prima essere quasi orizzontale, percio paludosa e poi a poco a poco dovette rivolgere indietro le acque: cio che appunto successe come si vede dai fatti che riporta Fossombroni. Questa cosa mi sembra assai naturale, e nulla soi'prendente come parve ad alcuni autori. I Toscani seppero profittare anclie delle torbide e col- niarono col tempo e regolatamente la val di Chiana, for- mando d'una palude un luogo ubertosissimo , e seguendo in cio Tesempio del Lavezzoli , che pel primo nel 1464 seppe giovarsi delle torbide del fiume Santerno per col- raare una sua palude creando per cosi dire il territorio i e quindi nel 1609 surse il villaggio , che in suo onore ne porta il nome nello stato Ferrarese ( V. Frizzi Storia di Ferrara , t. IV, p. 3i). Ho riferito queste poche cose suUa val di Chiana, perche hanno molta analogia coi fenomeni che ci si presentano V A R I r. T A . 427 dal lago dl Lugano, dairEiipili e dal Lario. Certo che quando si volessero sviluppare tutte le idee intorno a quest' argo- mento non basterebbero poche pagine. A me basta d'aver osservata la quistione nel suo punto principale e come a me e sembrato di ravvisarla. II rimanente lo credo accessorio. Ora ritorno al lago di Lugano. Questo ha per suo emis- sario la Tresa , che scorre al lago Maggiore fiaacheggiata al nord ed al sud da alti moati, siccome pur avviene della val di Chiana , coU' unica difFerenza che quella e; posta preclsamente dal nord al sud, questa dall'est all'ovest. Dal lago di Lugano al lago Maggiore in linea retta souo miglia sei. La val di Chiana e miglia trenta da Arezzo a Cliiusi. La larghezza della val della Tresa e d' uu mi- glio : quella di val di Chiana e di miglia quattro. La pen- denza del lago di Lugano al lago Maggiore e di raetri 74; la peadenza della Chiana dai piani d'Arezzo sino alio sbocco del fiurae Argento presso Carnajola nello stato Pon- tificio sarebbe di metri 3.8. Dunque poteva anticamente scorrere la Chiana dai piani d' Arezzo verso Orvieto , tanto piu che dal fiume Argento al Tevere sopra miglia 17 riscontrasi la pendenza di metri iio. Sarebbero quindi dai piani d'Arezzo al Tevere metri 11 3,8 di pendenza. Ora io dico che d' un luogo palustre e di varj laghi, come ci porge testimoniaaza il basso fondo verso Melide sul lago di Lvigano , pel coatinuo alzarsi della valle . per mezzo o delle frane, o delle solite ghiaje e torbide di tras- porto , si sara formato a poco a poco 1' attual lago di Lu- gano ■■, cio che io mi era proposto di rintracciare. Cosi accadde del lago di Mantova formato nel 1198 per mezzo di sostegni a Governolo, ed al ponte de' Molini in Mantova. Se non che quest' ultimo venne formato dall'arte, quando gli altri da me proposti quasi ad esempio sono opera del tempo e della natura. Due altri esempi annoverare si po- trebbero , cioe quello del lago d'AUeghe formato dal tor- rente Cordevole superiormente alia villa d'Agordo, il quale noa esisteva prima della frana caduta dal monte Civitta, e quello del lago di Sarnio in Valtellina formato da una frana che arresto il corso delFAdda. C. A, Una. ^2t^ V A n I E T a'. I\l E D I C I N A. Aiviso ai Medici sulla medicina purgativa di Leroy ( Squarcio di lettera dirctla al sig. dott. Canella, compilatore del Giornale di chirurgia-pratica. Trento ecc, die. 1826. — Voi mi chiedete contezza dell' opera di Ailhaud die vide la luce sono niente meno clie 80 anni, e die a que' tempi fece tanto diiasso: eccovene, amico, il succinto estratto. Esso potra forse aprire gli ocdii a taluno della ciurma dei medici ricettarj che^ posta in non cale la ben nota sentenza die qui lo?igus remediorum formulas prcescribic , aut dolo peccat , aut ignorantia, lasciano correre sui bandii degli speziali la ricetta del guazzabuglio purgative, voglio dire dell' iiiforme impasto micidiale qual e la medicina di Leroy. Nel 1755 certo Ailhaud, consigliere e segretario del re di Francla ecc, rese pubblico un suo libro francese stampato a Carpentras col farzoso titolo di Medicina universale. Tem- pestata anco quest' Opera di bellissime gemnie al par di quella di Leroy ^ venne dall' autore munita di nientemeno die di cento novanta sette lettere di guarigioni ottenute d' ogni specie di malattia, e tutte, amico! sono autentiche , e da certificati amplissimi illustrate e convalidate ! ! .... Tanti prodigi doveano ben meritare riconipense non lievi: ed ecco di fatto il benemerito autore titolato non solo , e con decreti die me lo gonfiarono al par della rana di Esopo , ma ben anco padrone dl una Signoriaf, dat Qalenus opesl Ma carco d' onori e di gloria, passa e sen muore 1' au- tore della polvere purgativa e della Medicina universale. Ignorasi tuttora se i critici e gl' invidiosi del bene comune siensi scagliati vivente ancora V Ailhaud, o dopo la morte di luij ma il fatto si e die nel 1762 il figlio del medesimo se ne venne adontato in campo per vendicare le ceneri del benemerito genitore. Quindi con un' altra opei*a stampata nello stesso luogo imprese a novellamente dimostrare , die nessuna malattia ha origine dal sangue, che la polvere pur- gativa e il rimedio il piii pronto che usar si possa in qual- siasi male, che e il migUore da prendersi ecc. Ora dal fin qui detto potrete conoscere il bel rancidume che svolse il Leroy, e che coll' assistenza de' medici ri- cettarj, i quali colle loro prescrizioni fomentano non poco r error volgare , seppe venderlo al grosso del volgo per mercanzia nuova e di bella moda. Vedete qual farmaco aramuffito, i cui ingredienti sono da piix secoli coiiosciuti V A K I E T A . 429 da tntti i maniscalclii di villaggio , osano ordinare certi Esculapj de' nostri di , del secolo deciaio nono , del secolo dei lumi e delle scoperte ! ! Chiudero col ricapitolare die la polvere purgativa di Ailhaud consta di jalapa , gomma gotta e scamonea , e che il vivace Leroy ritenendo i due ingredlentl principal! , so- stitui alia gomma gotta la radice di turbidi , conformandola pero in tintura alcoolica. La polvere purgativa visse nove anni e poi cadde nell'oblio fino a che il Leroy , adescato proljabilmente dai lucri del suo predecessore , la fece risorgere spalleggiato dal genero parigino farmacista. L' Italia eljlie sentore della sua venuta dal iamoso Bucellati, Leroy d'ltalia, il quale, come sapete, pretende che tutte ijuante le nialattie possibili dipendano onninamente dai vermi , curandole percio assolutamente tutte con antelinintici purganti. Addio. M. VETERINARIA. Vajuolo ne diversi animali domestici. — II sig. Numan professore della scuola veterinaria d' Utrecht ha fatto mol- tissimi esperimenti suU' efFetto prodotto dal vaccino ne' di- versi animali domestici , e ne ha avuto i seguenti siiccessi : I." La vacca e atta a ricevere 1' inoculazione , e puo quindi servire alia conservazione d' un vaccino senipre fresco ; a.° il toro, che vuolsi soggetto ad un vajuolo naturale, riceve altresi 1' inoculazione ed il vaccino; 3° lo ricevono pure r asino ed il cavallo , ma 1" efFetto del loro vaccino trasportato suir uomo e piii lento di quello che vien suUa vacca inoculata. ( Bibl. phys. economique.) STATISTIC A. Provinr.ie conquistate dagl'lnglesi sui Birmani. — II giornal ofiiciale deU' India briiannica ci da un ragguaglio statistico intorno all' estensione ed alia popolazione delle provincie tolte air impero de' Birmani pel trattato di pace conchluso in consesuenza delle vittorie dell'esercito in-ilese. — La superficie di queste provincie e di circa 3ooo leglie uiglesi: essa pareggia quasi 1' estensione del Portogallo, La loro popolazione e cosi calcolata : Arracan 100,000 abitanti i Tavai aOjOoo i Ye 5,oooi e Mergui 8,000; totalita 1 33, 000 Bihl Ital. T. XLV. 28 430 V A R I E T a'. abitantl. Non vl sono dnnque chc 44 indlviclui ogni lega qnadrata ; mentre ci lia alcune parti delF India inglese , dove; come nel distretto di Burdwan, se ne contano 5,400. Per porre rimedio in avvenire a questa mancanza di po- polazione col chiainare gli abitanti de' paesi circonviciai , si e fondata una nnova citta col nome d' Aniherst-Town. Essa giace sul fiume Martaban , ed il suo porto e atto a ricevere i piu grandi navigli. Si spera ch' essa diverra bentosto il centre commerciale delle regloni indo-cinesi , e di gia i Pegnani ginngono in folia per ivi stabilirsi. N U M I S M AT I C A. Medaglia araha inedita. — Questa medaglia e in ore e fu battuta ad Alessandria 1' anno 5a5 dell'egira (ii3i di G. C. ). La sua data indica ch' essa apparteneva airepoca in cui r Egitto trovavasi sotto il domlnio de' Califfi Fatimiti. Ma invece del nome di un principe conosciuto , non vi si legge die quello d'un personaggio chimerico, la cui venuta e tuttora dai Musulmani aspettata. Nessuno meglio del ce- lebre sig. Silvestro di Sacy sciogliere potea un si curioso problema. Ecco cio die diede luogo alia fabbricazione di questa moneta : Essendo state ucciso nell' anno 52.5 dell' egira il CalifFo Amer senza lasciare posterita alcuna, un finir niusulraano si giovo delle turbolenze di cui fu cagione quest' avveni- mento per impadronirsi dell'autorita suprema. Ma ad og- getto di rivestire di qualche legittima apparenza la sua usurpazione , dicliiaro di non voler governare die a nome di un personaggio in cui credono i Musulmani , ma che non e ancor venuto. II suo potere fu pero brevissimo. Egli col finir di un anno venne spogliato d'ogni autorita e tratto a morte : fu quindi posto sul trono un cugino di Amer. II signer di Sacy ha intorno a quest' argomento scritta una Memeria che de]3b' aver luego negll atti dell' Accademia delle iscrizioni. Egli in tale memeria ha prese a riscentrare la medaglia celle testimonianze degli scrittori , ed ha trovate perfettamente d' accordo quella con queste. E da notarsi che tale medaglia e la sola che si conosca nel genere suo. Cio pei che la rende ancor piu preziosa si e che non avendo avuto corse che per alcuni mesi , non ne debbono essere state battute che pocliissinie; e d' altrondc il principe che varieta'. 43 1- regno posteriormente avra usato cl' ogni sollecitudine per farla sparire. Essa venne ultiraamente acquistata dal signer Duca di Blacas (B. U. ArchaeL). VI AG Gl. Mare Artico. — Questo mare vien ora visitato per la quarta volta al nord dell' America , e per la quarta volta trovasi sciolto dai ghiacci. II dottore Richarson , il quale nella spedizione del capitano Franklin non ischivo die con somma difficolta la sorte de' compagni tratti a morte dalla fame, non paventa di cimentarsi con nuovi tentativi per riconoscere 1' oceano polare. Egli nello scorso agosto dope d' essere nuovamente passato per le gelate spiagge dell'A- merica settentrionale , discese pel fiume Mackensia con un battello in cui avea seco sei marinai ed un interprete Esclii- mese, conservando serapre in tale tragitto la medesima per- severanza. L' intrepido viaggiatore dal forte Norman glunsc in sei giorni all' imboccatura del fiume nel mare artico i di la s'innoltro sino all' isola Garri , che giace a nove o dieci le- ghe inglesi dalla suddetta imboccalura. A questo punto ei pote godere di un' estesissima veduta sull' oceano polare, tra il 69° ed il 70" parallelo. II mare non era agghiacciato , e vi si vedeva una moltitudine di porci marini e di balene. La posizione dell' isola Garri , dove ei si trattenne per un giorno , fu astronomicamente determinata. Quest' estremo termine del Nuovo-Mondo giace a 69° 29' di latitudine ed a 1 35° 4' di longitudine ovest da Greenwich: nel 6 di set- tembre , 1' intrepido viaggiatore avendo risalito il fiume Mackensia, giunto era al forte Franklin, e divisava di fare in quest' anno una iiuova rlcognizione geografica delle region! polari (Globe). NAVIGAZIONE A VAT ORE. Questa specie di navigazione va nell' India britannica fa- cendo i piu rapidi e i piu felici progressi. Gia preparasi sul Gauge un naviglio a vapore destinato a rimurchiare i ba- stimenti che rimontano a Calcutta, e che per la prontezza di questa operazione schlveranno i pericoli cui andavano soggetti quando il monsone o vento regolare del sud-ovest li sorprendeva nell' Hougly. Si sta ora armando una scia- luppa cannoaiera con macchine a vapore, la quale avra 43a V A R I E T a'. la sua stazione ncl golfo arabico per proteggervi il com- mercio inglese contro de' ]iirati. Si attemloiio i piii grandi vantaggi dalln superiorita del suo corso , o dalla facilita d' inseguire le navi de' nemici ben anclie nei loro nascon- digli, ne'' canali e ne' bassifondi ov' essi cercano nn rif'ugio. La dlfterenza della rapidita tra i navigli a vapore e que- gli a vela e tale, die nolle relazioni di Calcutta col porto di Rangoun nell' antiche provincie birmane la fregata V Al- ligator ha pel suo tragitto inipiegato un terzo piii di tempo che il naviglio V Intraprendiniento , 11 quale sebbene di 3oo tonnellate e mosso da maccliine a vapore. Queste macchine vengono in oggi applicate nelle Indie a varj servigi che sono ivi importantissimi, e la cui ese- cuzione e ora divenuta piu pronta, piu perfetta e piu econouiica. Le macchine a vapore servono a coniare le monete nella zecca di Calcutta : esse battono il riso e lo spogliano della scorza nelP isola di Ceylan : si e per sino col loro mezzo ottenuto di bagnare le contrade di quella metropoli dell' India britannica: questo risultamento sotto un clima si caldo aver .dee una favorevole influenza anche sulla pubblica salute (Globe). ARTI E MESTIERI. Modo d' accrescere C intensione dtl siiono ne gravicemhdli , negli organi , ecc. — II sig. Wheatsone propone di rendere Y>m intensi i suoni de' gravicerabali col sostituire a tutti i loro tavolati le intelajature di pelli atte a vibrare le percussioni come avviene ne' tamburi ( liepert. of patent, invent, nov. 1826^. ANNO SECOLARE DELL I. R. UNIVERSITA 1)1 VIENNA. Medaglia coniata per celebrare il primo anniversario seco- lare della fondazione dell' I.E. Biblioteca di corte in Vienna. — II dritto della Rledaglia rapprcsenta la facciata della Bi- blioteca, e sotto vi si legge 1' epigrafe : MENTEM ' ALIT '• ET ' EXCOLIT nel rovescio e la seguente iscrizione : BIBLIOTHECA • AVG ■ PALAT CAROLl • VI • IVSSV • EXSTRVGTA FRANCISCO • I • AVST • IMP • WVSAGETA • MVNIFIGO PRIMVM • CELEBRAT • SAECVLVM MDCCCXXVI V A R I E T a'. 433 La Medaglia lia circa due dita viennesi dl diameti'o. Compiendosi nello scorso anno 182,6 il primo secolo da die T I. R. Biblioteca di Corte fu foadata in Vienna dalla munificenza dell' Iinperatore Carlo VI , voile coa nobile divisaniento quel chiarissimo Pi-efetto , sig. conte Maurizio di Dietrichstein , celebrare un' epoca impor- tante e ad un tempo illustrare quel grandioso stabili- mento, facendo eseguire a proprie spese per mezzo del sig. Giuseppe Lang, incisore della zecca, una Medaglia , della quale aggiugneremo qui la descrizione. Sulla cupola die sta sul corpo sporgente nel mezzo della facciata e la Dea della sapienza e delle arti in un carro tirato da quattro destrieri. Questi sono in atto di calpestare nel loro corso 1' invidia e 1' ignoranza. Su 1' uno dei due lati Atlante tiene il globo del cielo , suU' altro la Terra tiene il suo. Alcune figure allegoridie accanto dei globi stanno in attitudine di contemplare il cielo e di misurare la terra. Sotto a Minerva leggesi quest' altra iscrizione , espressa parlmente nella Medaglia: CAKOLVS • AVSTKIVS • D • LEOPOLDl • AVG ' F • AVG ' KOM • IMP • P • P BELLO • VBIQVE • CONFECTO • INSTAVEANDIS • FAVEKDISQVE • LITTERIS AVITAM • BIBLIOTHECAM • INGENTI • LIBROBVM • COPIA ' AVCTAM AMPLISS • EXSTRVCTIS • AEDIE ' PVELICO • COMMODO • PATERE • lUSSIT CIDIOCCXXVI Sulla cima estrema della cupola sta il cappello arciducale d'Austria, e sopra di esso la croce. (L'Lnperatore Federico II concesse a Federico il bellicoso , duca d" Austria , della casa di Bamberga, di portare la croce sul cappello ducale ), R, GisoNi, F. Carl IN I e I, Fvmagalli, direttori ed editori. Pubblicato il di 27 aprile 1827. Milano, clall'I. R. Stamperia. Osservazioni meteorologiche facte ali'I. R. Osservatorio di Brera. M A R Z 0 1827. M A T T I N A. Sera. c e n N 4) d u — V 4, _ -« § ni Si 12 V 5 a S2 0 a Q-2 Stato del cielo. Altezza del barometro. 4t V a u 6 Is N > V U — . ... -v Stato del cielo. poll . lin. 0 poll. lin. 0 I 27 11,0 + 1,7 N Nuvolo. 27 10,4 + 4,0 SO Nuv. piovoso. 2 27 q,8 + 3,5 SO Nuv. nebb. 37 8,8 + 5,3 E Nuvolo. 3 27 8,2 + 3,4 NO Nebb. folta. 37 8,2 + 5,4 E S E Nuv, pio2,gia. 4 27 8,0 + 4,5 E Neb. pioggia. 37 5,0 + 4,6 E Piogg. nebb. b 27 b,i + 3,6 0 Pio;;.. nuv.ser. 27 7,6 + 7,« S Sereno. 6 27 q,8 + 3,0 E Sereno. 27 9i4 + 7,5 SO Nuv. . . ser. 7 27 q,3 + 4,0 0 Nuv. rotto. 27 10,1 + 6,b S Nuv. . . piogg. 8 27 9.7 + b,7 S Piov. nebb. 27 8,6 + 8,8 N E Nuv. sereno. 9 27 7^(> + 6,b E Pioggia. 37 5,9 +10,3 S Nuv. ser. nuv. 10 27 4'7 + 4,6 N E Nu.rot...tuon. 37 7,1 + 7,0 E Nuv. ser. neb. II 27 10,0 + 3,0 N 0 Sereno. 37 11,0 + 9,3 0 Ser. neb. ser. 12 ^7 J 1,6 + 3,6 N E Ser. nebb. 27 9,8 + 9,7 S 0 Ser. neb. ser. 16 27 9,3 + 5,0 0 Ser. nebb. 27 7,6 + 11,8 0 Sereno. 14 27 6,4 + 5,8 E Nebb. ser. 27 5,0 + 14,3 0 Sereno. iS 27 8,0 •^7,« N 0 Sereno. '37 5,9 + 12,5 NO Ser. neb. nuv. 16 27 3,6 + 5,3 NKO* Niiv. ser. 37 7,5 + 9,5 N* Ser. nuv. ser. 17 27 9,0 + 4,2 N Ser. nebb. 37 4.« + 8,5 E Nebb. nuv. 18 27 1,8 + 4,0 0 Nuv. ser. 37 1,3 + 8,0 NNO* Ser. nuv. 19 27 b,3 + 4,0 N Nuvolo. 27 «4 + 7,5 N Nuvolo. 20 27 10,0 + 2,5 0 Sereno. 27 10,5 27 9,1 + 9,5 N E Sereno. 21 27 10,8 + 5,0 E Nebb. . . ser. + 1 1,2 SO Ser. neb. ser. 22 27 H,7 + 6,0 S 0 0 Ser. nebb. 27 8,3 +14,6 SOO* Ser. neb, ser. 23 27 9,0 + -7,0 S 0 Sereno. 27 8,8 + J5.7 S 0 Sereno. 24 27 g,o + 7.^) 0 Sereno. 27 9,2 + i3,5 S 0 Sere no. 3b 27 9,0 + 9,0 N 0 Nuv. rotto. 27 7,7 +i3,5 S S 0 Sereno. 26 27 7,3 + 7,5 0 Sereno. 37 9,0 + i5,o N* Sereno. 27 27 11,0 + b,2 N E Sereno. 27 10,5 +10,7 S E Ser. . . nebb. 38 27 10,2 + 6,0 E Nuv. rotto. 27 9,7 +1 1,6 S 0 Nuv. ser. nuv. 29 27 9,2 + 8,0 N E Nuv. piovoso. 27 7,0 + 9,0 N E Piov. nuv. 3o 27 5,0 + 8,5 S Nuv. ser. 37 3,3 + 12,0 N E Ser.nebbioso. 3i 27 2,8 + 7,« 0* Nuv. ser. 27 6,9 +11,5 N* Sereno. Altezza mass, del bar. p oil. 27 lin. 11,6 Altezza mass, del term. + l5,7 [ nun iiiec . » 27 » 1,3 •>• 27 >' 7,9 iiiinu 4 mecli lia . . . Quant ita della piogg ia liaee 24,i3o. | I I N D I C E delle materie contenute in questo tomo XLV. Cu Editori pag. 3 PARTE I. LETTERATURA. ED ARTI LIBERALI. Istoria della letteratura greca prof ana , cli F. Sclwell: traduzione con giunte ed ossen^azioni di E. Tipaldo ( articolo a." V. il tomo 44.°, p. 12.) pag. 8 / due libri di Lorenzo Grimalio Goslicio De optimo se- natore confrontati con la Repubblica di Cicerone (^ art. 2..° ed ultimo. V. il tomo 44.% p. 24 ) ... " a3 Lettera di G. De Hammer sui manoscritti orientali eke si trovano nelle Biblioteche d' Italia. Lettera 2." Bi- blioteca degli studj di Napolt ( V. il tomo 42.°, p. 27). 3a Resume de IHistoire de la Litterature italienne , par F. Salfi " 4a Incisioni " 141 Bellezze della Commedia di Dante Alighieri , di A. Ce- sari (art. 3.° ed ultimo. V. i tonii 36.", p. 178, e 39.° p. 162 ) " i58 J principali monumenti innalzati da S. M. Maria Luigia, arciduchessa d' Austria, duchessa di Parma, ecc. . » 3oi Convito di Dante Alighieri ridotto a lezione migUore . » 3 1 8 La Storia dell' arte col mezzo dei monumenti , di G. B. L. G. Seroux d' Agincourt , tradotta in italiano con aggiunte e correzioni a Milano e a Prato (art. 1.°) » 326 PARTE IL SCIENZE ED ARTI MECCANICHE. Repertorio delle miniere dei RR. Stati Sardi dal 1 8 1 5 a tutto il 1825 ( ort. 1.°) .• . pag. 48 Lo stesso ( art. 2.." ed ultimo ) " 197 Dei danni causati nel 1826 dalla Nottua gamma nel Veronese , relatione di B. Angelini " 67 Ricerche sulla magnetizzazione del ferro per mezzo della luce " 6a 436 I N D I c i;. Memorle delta Societa italiana delle scienze residence in Modena. Tomo 19.°, fascicolo a.° delle Memorie di fisica (art. 1.°) pag. 164 Jl parroco istruito per dialoghi in medicina dal dolt. Qiacomo Barzellotti. Art. 3." ed ultimo. (V. i toini 42.°;, p. 68 5 e 44.°, p. 55 ) V 177 Viaggioiii Sardegna, di A. Delia Marmora. Tomo 1.° » 188 Lezioni di fisiologia , del dott, Lorenzo Martini. Tomi 1.° e 2.° >/ 339 JVuoi^o passaggio delle Alpi pel Giogo di Stelvio . , . ?* 353 APPENDICE. PARTE I. SCIENZE , LETTERE ED ARTI STRANIERE. Considerazioni sui vulcani atte alio stahilimento di una nuova teoria della terra, di G. Poulet Scrope ( ar- ticolo i.° ) pag. 70 Le stesse (art. 2.° ed ultimo, con una tavola in rame colorata ) » 211 Cenni sullo stato attuale della letteratura inglese . . . » 378 Bihliografia >> 84 Antiquaria. — Notizie sui m.edaglioni romani dell' I. li. museo di Vienna '/ 2 3 3 Scarahei egizj del museo di S. M. I. R. A. . . » ivi Descrizione della raccolta I. Ji. d' antichita egizie in Vienna » ivi Nuova edizione delle opere di Eckhel coi suppli- menti » ivi Architettura. — Etudes relatives a tart des construc- tions V • 87 Arti e mestieri. — Dictionnaire des inventions et de- couvertes v 228 Astronomia. — Almanacco ad uso de marinai . . » 84 Economia rurale e domestica. — Memoire sur la con- naissance des terres >; 234 Atti della Societa filosofica americana a Filadelfia : esperienze sui calore >; 2 35 Estetica. — • Cor so di esteticct di G. A. Burger. . , >/ 2 36 liomanzi. — Le due engine, romanzo cinese ..." 229 Storia. — J Druidi dei Celti ed i Sacerdoti degli an- tichi Germani » 227 I N D I G E. 487 StoriadeU'imperoOttomano, di G. De Hammer, ■ptig. 386 Storia naturale. — Mineralogie populaire " a3a Novorwn vegetahilium Mexici »» ivi Topografia. — Memorial topographique et militaire, » 85 PARTE II. SCIENZE, LETTERE ED ARTI ITALIANE. Bibliografia pag. 89 Rivista generale de'libri usciti in luce nel regno Lombardo neW anno scolasdco 1826, di Franco Splitz : »/ 388 Antiquaria. — Dissertazioni dell' Accademki romana d archeologia <» 253 Arti belle. — ^ Scelta di operette di Francesco Milizia » 24.3 Dialoghi sopra le tre arti del disegno, di G. Bot- tari >i 3, /j.y Memorie intorno alia vita ed alle opere di F. Se- bastiano Luciano soprannominato del Piombo » 25 1 Astronomia. — Saggio sopra le influenze lunari . » 269 Commedie. — La famiglia in iscompiglio » 100 Economia pubblica. — II commercio nel 19.° secolo » 2 65 Sulla erogazione de' sussidj elemosinarj "266 Iniziamento all' economia politica elementare . . » 269 Educazione. — Delia lettura conveniente al bet sesso » 90 Prose morali esposte da G. B. De Cristoforis . » 9^ Apparecchio deali educatori >i 122 DeW educazione dei figli >> 2^5 Filologia. — De hebraici fontis puritate et linguce sanctae necessitate » 89 Elementi di grcvnmatica volgare, di F. M. Zanotti » 241 Gran Dictionnaire frangais-italien » 242 Filosojia. — Dell' amore verso la pqtria , di G. B. Roberti ^ » 91 Discorsi di L. Cornaro intorno alia vita sobria . » 243 Schizzo intorno i principj d"" ogni filosojia . ..." 254 Due epistole sopra il duello >/ 261 Fisica. — Corso elementare di fisica esperimentale , di G. Mollet » 405 Geografia e viaggi. — Itinerario italiano " 25i Giurisprudenza. — Introduzione alio studio delta le- cislazione >i 116 438 I N n I c E. Decisioru del supremo trihunalc di Revisione deglL Stati di Parma pag. laS Le pandctte di Ginstimano disposte dal Pothier. » ivi Principj del diritto feudcUe » 260 Le leggi civili disposte nel loro or dine naturale . n 262 Medicina. — ■ De hepadtide dissertado » laS Dissertado medico-forensis de infandcidio . . . . » 12.6 De lienis officio saltern probabiliori in oeconomia humana tentamcn » lay Jntorno il modo di agire delle sostanze emetiche e purgative » a6a Memorie sul ristahilimcnto della< circolazione nella legatura dei tronchi delle arterie "264 Le versioni degli aforismi di Knipps Macoppe . » 406 Lettera intorno alle sanguisughe ........ . " 408 Poesia. — La Plejade parmense " 92 Dei monumcnd, carmi " ivi Dei henefizj , carme " ivi Scelta di poesie liriche itahane " 98 Poeti classici itdliani antichi e moderni » 248 II rogo di Corinna " 247 Versi e prose deW abate Bartolomeo Lorenzi . . » 398 Favole e novelle di Lorenzo Pignotti " ivi Mime e prose di alcuni cinofili " ivi Poligrafia. — Classici italiard del secolo i8.°. . . " 239 Bellezze della letteratura italiana --'240 Polizia. — Peiisieri generaU sulla pubblica sicurezza » 409 Religione. Lenotti cristiune alle catacombe de'mardri » 98 11 Miserere esposto in pensieri ed affetti di umilta e penitenza » 92 Difesa del Cristianesimo « 122 Statisdca. — Introduzione elemeruare ad una sta- tistica " 12.5 Storia e biografia. — La vita di Giuliu Francardi » 102 Dizionario degli uomini illustri nella storia ..." io5 Biografia universale. Vol. 29.", 30." e 3i." . . . " 107 La storia universale provata con monumenti . . » 112 Delle rivoluzioni d' Italia^ di C. Denina . ..." 248 Le died epoche della storia d' Italia " 249 Dell' origine dt' sette e tredici comuni ed altre po- polazioni alenianne fra I' Adige e la Brenta , Memoria di B. Giovanelli >/ :ic)S I N D 1 C E. 489 Comiilerazioni di alcunc cose contenute ncl Saggio sopra i confini del Veronese col Trcntino. pag. SgS Notizie di Faolo Simeoni de' Balbi da Chieri . . » 899 Giornale biografico di Vicenza pel 1827 . . . . " 400 Elogi scritti. da Giuseppe Bianchetti "401 Epitome delle vite di died sommi italiani , di B. Parea " 4o3 Scoria naturale. — Coiuinuazione della Scoria natu- rale di Buff on " 127 Almanacco pei dilettanti di giardinaggio >< 3 7 1 Prolegomena ad Floram Italicnm A. Bertolonii . » 272 Stirpium dalmacicarum specimen « 273 Varieta " 128 Agraria. — Iscituzione agraria pel seminario eccle- siastico di Wurtzburgo "410 Anno secolare dell' I. R. Biblioteca di Vienna . . . « 432 Anciquaria. — Cave di antiche macine a braccia. » 279 Arci belle. Progresso delle belle arci neW America . » a 80 Arci e mestieri. — Litografia in uso da lungo tempo alia Cina , . . . " ivi Modo d' accrescere I'intensita del suono ne' gravi- cembali « 43 a Commercio librario. — Fiera di Lipsia di S. Mi- chelc i8a6 »* 284 Economia domestica e rurale. — Fagiani velenosi . » a 85 Modo di rendere meno funesca I' influenza del gelo nella primavera »* ivi lisica. — Effecti prodocci dal fulmine nella torre della lanternn di Genova w i36 Osservazioni meteorologiche di gennajo " 140 I>ette di febbrajo " 3oo Dette di marzo » 434 Inwnzioni. — NuoH strumend cacottrici di G. Moz- zoni » 2 8 1 Medicina. Incontinenza d'orina guarita colle coppetce » 287 Consulti inediti del Morgagni., da pubblicarsi . . » ivi Avviso ai medici sulla medicina purgativa di Leroy » 428 Morale. — Alienazione mentale cagionata dai ro- manzi • <» 282 NcLUtica. — Vascello a vapore » i36 Navigazione a vapore " 43 1 JVecrologia. — Giovanni Brocchi »» i38 440 I N D I C E. Necrologut. — Alessandro Volta pag. aga Nwnismatica. — MedagUa araha inedita " 480 Nobilta. — Pensieri di Vittorio Alfieri sulla nobilta » ia8 Pirateria libraria. — Ristampa deW Iliade tradotta dal Monti „ 275 Ristampa della Storia dette campagne e degli assedj degl' Italiani in Ispagna del Vacani "277 Poesia. — La gerarchia degli Esseri intelligenti , di T. Gargallo n iyi Statistica. — Influenza dell' incivilunento sulla popo- lazione >/ 184 Popolazione della Russia nelle diverse epochs . . » ivi Estensione e popolazione della Monarchia austriaca » 1 3 5 Statistica della gran Bretagna "2 83 Provincie conquistate dagl' Jnglesi sui Birmani . » 429 Storia naturale. — Pubblica esposizione delle piante ne"" Paesi Bassi, e concorso al premio ....»/ 286 Lettera geologico-botanica , di Giro PoUini ..."411 In qual modo possa essersi formato il logo di Lugano » 424 Viaggi. — Viaggio della baronessa Minutoli in Egitto n i a 8 Mare Artico »» 43 1 Le vedove indiane si seppelliscono vive coi defunti lore mariti » 2fji Veterinaria. • — Vajuolo ne' diver si animali domestici » 429 ERRATA-GORRIGE. Tomo 45.° Pag. 4S tin a e dalla '^^^i ed alia i5i „ 33 Villanuova Yillamena i55 „ a Laudon » Landon a3o " a6 di Maintenou e col La Chaine padre » di Maintenen e col padre La Chaise a33 » ig Heubuer » Heubner a45 „ 7 Polonia » Bologna ITI u 3o-3i stessa Socteta » Societa de' Classici italiani 246 » 17 a8a6 >• J8a6 »Vl " ao " Omettasi tutto cio che si trova dopo V. Monti. a63 » a5 cappelli >' capelli 390 y* pen. medical >• medicale ayS » i3 1794 » 1784 IVl « 36 I'UniversitJ di Pavi 1 )a I'rovincia di CoDi" TAt" / ^. ^ -9^ '.Y ^^^^^^ / p ^■ 3r