^^^ I ^•■.'^ i i^'' fv ^ iif*^' ■ \ 1 1 "'^ m ' BIBLIOTECA ITALIANA O SIA GIORNALE LETTERATURA, SCIENZE ED ARTI COMPILATO DA VARJ LETTERATI. TOMO LIV. ANNO QUATTORDICESIMO. Aprile, 3Iaggio e Giiigtio 1829. MILANO niESSO LA BlKLZIOXi: VEL UlUUNALE. IMPERI.ILK REGU STAMPEBIA. II presente Giornale ^ con tutti i volumi precedenti^ e posto sotto la salvaguardia della Legge, essendosi adempiuto a qnanto cssa prescribe. BIBLIOTECA ITALIANA PARTE I. LETTERATURA ED ARTI LIBERALI. Raccolta di varie decorazioni sceniche inventate e dipinte dal pittore Alessandro Sanquirico per I' I. JR.. Teatro alia Scala in Milano , gr. in foglio per traverso. Le tavole sono tutte miniate colla piit grande squisitezza. Opera non ancora in commercio , della quale pero tro- vasi un magnifico esemplare neW I. R. Bihliotecot di Brera. XA. chiunque imprenda a favellare delle pitturc sce- niche , due quistioni t'annosi naturalmente incontro. Gli antichi Gieci e Roniani conoscevano eglino la prospettiva? Avean eglino nei loro teatri oltre le scene stabili auche le dipinte, e queste costrutte in raodo che all' uopo muovere e cangiare si potessero ? Alia prima di siH'atte quistioni con gran corredo di congetture e d'erudizione risponde negativamente il signor Perrault nel secondo volume del suo Pa- rallelo , ed a lui fanno eco non pochi altri cliiaris- simi scrittori. 11 suo piii grave argomento , o come di lui parlando disse il marchese Algarotti , il suo Achille c la Colonna trajana , opera dc' pin bei tempi di Roma. Egli osserva rhe ne' bassi rilievi di quella colonna gli oggotti noi hanno ne la iorma, ne le 4 RACCOLT.V DI VARIE DECOR\ZIONI SCENICHE propoizioni the pure tra loio aver dovrebliero , giu- sta il loro collocaiiiciito e g;insta il liiogo dond' essere be il massimo elfetto. Egli ora riposa tranquillamente sui proprj allori , appagandosi di guidare sul retto cammino i giovani pittori, e di contribuire all' incrcmento dell arte coi suoi consigli e cogli s<^tti suoi, de' quali fatta ab- bianio piu volte la ben giusta ed onorcvole menzione in (picsLo Gioruale. DalLi scuola di hii uscirono il INVENTATE E DIl'INTli DV A. S.VNi^L'IRICO. I7 Perego cd il Sanquirico, de' qiiali dovrcnio Ijcii tosto favellare. In qnesti medesinii tempi e iicllo stesso tcatro della Scala opero per due carnevali il cavaliere Fon- tanesi di Reggio, artefice di cliiaro noma e di ardi- mentosa e ricca fantasia. ]\Ia il suo stile comeclie non si scostasse dalla buona arcliitettura , lastiava nondiineno qualclve cosa a dcsiderarsi ; ed cgli mi- gliorato foise ravrel:»be, se stato non fosse innanzi tempo dalla morte rapito. E qui accennare pur dob- biamo che nel teatro della Scala dipinse come piSJirisUt anche il celeberrimo nostro Ap[)iani. Clie valenti figuristi qui sempie operarono co piitori scenici per questi dipignendo e bassilievi e arazzi e ([uadri d ogni generc. Tra c[uali vuol esser onorevolmcnle lainmeu- tato il tuttor vivente Emilio Aiinoui , il Ncstoic dci pittoii di sitlatto genere. All anzidetto cavaliere succedette ncl teatro della Scala per akune stagioni il nulanese Pas(juale Caiina, pittore commcudevole nelle scene d arcliitettura. Mi- rabile e Parte sua nelf csprimcre le cose di vianlcra e specialmente i bosclii e le verdure. Egli ebbe a discepolo il valentissimo Domenico Miiiozzi, uuo dci piu rinomati collaboratori del Sanquirico : ora trovasi a Napoli , dove presta f opera sua a quel R. tcatro di S. Carlo. Per alternate stagioni ed a vicenda col Canna opero ncllo stesso nostro teatro Giorgio Foentes [)ariniente niilanese. Discepolo del Gonzaga ne scgui lo stile : ma pill severo del maestro nelle scene d' arcliitettura si atteune ai precetti che appresi avea nella scuola di quest I. R. Accademia. Egli ancora fu in non pro- vetta eta dalla morte rapito. Con lui e col Caima ed anche cogli ant(H:edcnti pittori operarono pure alia Scala i nidancbi Giovanni Pcdroni allicvo dei Galleari e del Gonzaga , pittore esimio specialiuente nella prospettiva arcliitcttonica, e Baldassare Bcvi- lacqua che mori a Pictroburgo , dove portalo erasi a dipigucre sotto la dircziuuc del Goii/caga. JJM. Itul. T. LIV. 2 I l8 K.VGCOLTA DI VAUIE DECORAZIONl SCENICHE ]\Ia iVa ogni altro grandissima fama ottenne nel dlpigncre le scene del nostro teatro il milanese Gio- vanni Tercgo. Egli aiicora studiato avea T architet- tura in questa 1. K. Accademia, ed iiscitone con gloria fatto erasi ad opera re sotto varj pittori e special- mente sotto la direzione del Landriani. Ma piu che la pratica e la dottrina altrui egli segui il proprio genio, ed esso solo ebbe veramente a maestro. Qnesto giovane che al valore pittorico accoppiava amabili ed illil)ati costunii ci fu negii anni della piu bella speranza rapito dalla niorte con gravissimo danno dell' arte, di se lasciando alia patria altissinio desiderio: sommo nella prospettiva, puro, grande, imniaginoso nell' arcliitet- tnra scmpre niii*ava a cose nuove, dagli altri non tentate, e senipre rie usciva vincitore deU'arte e della natura stessa. Merce di lui, cio che gia prima pra- ticato erasi nelV architettura dal Landriani , le scene del nostro teatio furono sottoposte alia piu rigorosa Icggc del costume e della convenevolezza si del luogo che del tempo e deirazionc. Mori nel 181-. Gli anuci del patrio onore glnmalzarono un condcgiio monu- mento uelTatrio di ([uesto I. R. palazzo delle arti e delle scienze. Di h\i sussistono tuttavia alcune bel- lissime prospettive dipinte a fresco , tra le quali vuol essere particolarmente rammeutata quella ch egli fece ad Osnago nel giardino del sig. consigliere aulico cav. J). Paolo De-Capitani. Essa rappresenta una veduta di Atene colla porta diun agora, ossia di un merca- to, da2;li Atenicsi a ]\Iinerva ed ai Cesari dedicata (i). Ed eccoci fmalmente al nostro Alessandro Sanqui- rico, al piu valente dei discepoli del, Landriani, al hdissimo amico, al valoroso commilitone del Perego. Sembiava che colT intempestiva morte di quest' ulti- mo, tutta fra noi decader dovesse miseramente I'arte. Ma gia da piu anni iioriva nella citta nostra la vera (i) Questa bellissinia prospettiva trovasi i-appresentata in una tavola dell' opera Costume ecc. Architettura cle' Greci, per la quale tavola lo stesso Perego fatto avea il disegno. INVIiNTATE E Dll'INTE D.V k. SANQUIRICO. 1() scuola del clipi2;nere le scene; gia questa nutriva egregi allievi, crescenti alio splendore della patria e cleir arte. Educati ai foiiti purissimi di quest I. R. Accademia, deviar noa poteario si di leggieii dal retto, dal vero, dal bcllo. Che pero T operaie di prospettiva anzi clie venir iiieuo lie nostri teatri, si inantenne vigoroso , e fois' ancora ando felicemente sino alia perfezione progredendo. 11 Sanqnirico alia ])urita dello stile arcliitettonico ed alle altre piu subliini doti dell aniico suo aicop- pja un bellissiiuo e quasi magico colorito tutto suo proprio ed una prontezza d' iininaginare e di eseguire portentosa, incoinprensibile, tale insomnia die gli altri non ese2;uire])bero nel corso di un anno le opeie die da lui nel solo spazio di un niese condotte ven- gono a compiniento. Imperocche oltre a centoventi sono le scene , ch' egli ogni anno escguisce pel solo teatro della Scala. ISle qui trattenerci vogliamo a fa- vellare delle moltissiine scene ch egli va esegucndo per gli altri teatri , iie delle prospcttive eh' ei va pure dipignendo a fresco ne' giardini c lie cortili de'privati signori tanto in citta . quanto in campai^na, e tutte con silYatta niaestria che ilUidono lo sguardo degli spettatori ed atte sarebbero a produrre le nia- raviglie die del teatro di Claudio Pulcro e delle pitture del Dentone raccontansi (i). Ma cio che ancor pill risveglia ramniirazione nostra, e il vedere nella piu parte delle opere di lui una fredda diligenza , una soinnia esattezza e una precisione , pregi tutti die non sembrano potersi si agevolniente conibinare (i) "Nel teatro di Claudio Pnlcro fa condotta una pro- spettiva con tal macstria , die ( al dire di Plinio ) le cor- nacchie , aniiiiale nou tanto gofFo , credendo vere certe te- gole ivi dipinte v(>la\ano pei- posarvisi sopra ; a quel mode che da certi gradiui dipiiiti in una pfospettiva dal Dentone fu iagannato iin cane, die volendo salirj;li in piena corsa, diede lieraiueute coniro al ninro , e nohilito con Ki sua inorte P artitizio di (juclT opera. > Alj],arolLi , torn. Ill ^ pag. 87. Ejiz,. di Veaciia, 1791. * 20 I!\CCOLTA DI VAIUE DECOR AZIONI SCENICIIE coUa celerita del lavoro. Gran male , si andava fra noi rjpetendo ( chc queste parole gia dicevansi anclie delle dipinture del Goiizaga , del Landriani e del rere2;o), 2;i'aii male, che tante e si maravigliose scene sopravvivere noii possano ad un ballo , ad un opera , ad una stagione, e talvolta nemmeno ad una sola uotte ! E varj progetti andavansi cpiindi proponendo con die prolungare T esistenza di silTatte tende a uiodello degli stndiosi ed alia memoria de' posteri. ]\Ia posciache tali progetti riconos'ciuti furono d' im- ])ossibile eseguimento , ben grati essere dobhiamo al Sanqnirico, il quale colle sovr' annunziatc tavole imprese a conscrvarci almeno i concepimenti e i disegni se nou di tutte le sue scene, certamente di quelle die ottenulo hanno i maggiori applausi (i). (i) Gill pi"ima del Sanqnirico impreso avea a pubblicare le niigliori scene dc'nostri teatri ii signer Stanislao Stncclii, artefice di non dubbia fama per varie altre sue opere e specialniente per le belle ed esatte sue carte geografiche. La sua edizione ha il titolo di Raccolta di scene tentrali eseguite o disegtiate dai pin celehri pittori scenici in Milano , in foglio piccolo per traverse , e colle tavole incise sul rame. Essa e in tre parti divisa. La prima e la seconda sono gia corapiute , e soli quattro fascicoli niancano al cora- pimento della terza. II prezzo d' ogni fascicolo e d' italiane lire 2. 5o in nero, lire 3. 5o a colori. Le scene finora publilicate sono 260, tutte ben disegnate e tutte con esat- tezza di prospettiva condotte. Tenue , siccome vedesi , e il prezzo di questa pregevole collezioae. Noi la raccoman- diamo ai dilettanti ed agli studiosi di simil genere di pitture , i quali troveranno in essa una vaga e doviziosa suppellettile. La tenuita del suo prezzo la rende di facile acquisto anche a que' meno facoitosi , che per avventura accostarsi non potessero si facilmente alia grandiosa colle- zione del Sanqnirico. Lo stesso Stucchi va pure gia da piii anni publ)licando una non men pregevole Raccolta di figurini ad uso del teatri , giusta il cosiwne di tuiti i tempi e di tutte le nazioni. Anc'.ie questa raccolta esce per fascicoli al prezzo di cent, ital. 60 per ciascuao. . . -. ■,^ INVENT ATE E DIPINTE DV A. SANQUIPJCO. 2 1 Diie souo linora i volami dal sig. Sanquirico de- jiositati ill qnost 1. R. Biblioteca (i). II primo con- tiene 62 vediUe o rappresentazioiii. roniprcso il fron- tispizio. Questo consiste in una ben imma2;inata com- posizionc rap[)resentaate Minerva in atto di stcndcrc Tuna niano sul teatro della Scala railijiurato iiella sua esterna elevazione. Essa col destro Ijiaccio appo2;giasi ad un capitello l)raniantesco . sul quale vedesi 1 er- nia dello stesso Bramante. Ai piedi della Dea jiiare il Hume Olona : varj emlilenii della citta di ]\Idano lie ricmpiono e cliiariscono la composizioiie. La coi- nice del quadio e ndorna di ramniei told dall anlico cd air argoniento allnsivi. Le scene sono parcamente scelte tra quelle clie maggior lode riscossero sia nelle opere per niusica , sia nei balli , e tanto nel genere tragico quanto nel comico o nel giocoso. Ne esse la sola prospettica pittuia espriniono , ma anche i per- sonaggi o gli attori , e questi nelle varie loro niosse ed attitudini, ne lor diversi aggrnppaniculi , giusta il momento deir azione cli e2;lino in quella tale scena rappresentavano. Laonde qucste tavole sono quasi altrettanti quadri di pittoresca coniposizione , e ad un tempo ci j)resentauo le giuste positure. i moti , i gesti degli attori clie in quell istante del dramnia o del ballo operavano. riponendoci cosi dinanzi a2;li orchi anche le belle invenzioni d' un Vigano e d un Gioja. delle quali aver non potreuimo altrimenti die una sterile reminiscenza. E ])er esemjiio nella prima scena dei Titnnl . famoso ballo mitologico del Vioiano, rapprescntante la hell' ctd dell oro , Quand' era cibo il latte Del pargotetto mondo , e culla il bosco : (1) II signer Sanquirico ebhe raltissimo onore cli pre- sentare una copia della stess' opera nlT augusta nostra Ini- peratrice e Regina , al Re clpjie lUie Sicilie , al Re ili Sardegna , alP Iiiipeiatore di tnttc le Rnssie, al gran niici di Toscana ed al Duc;i di IModena , i qnnli iticliti personng;i;i «i degnaroiio d' espriniergli la loro soddistazioiie con p;-e- 2iose od onorevolissime testlinouianze. 22 R\CCOLTA DI VARTE DF.COnAZTONI JCENIfillE E i can parti loro Godean le greggie intatte , Ne temtu il mondo ancor ferro , ne tosco , ti vai bcando nolle liisinghiere leggiadrissime tlanze, ne trastulli iniiocenti , nelle voluttuose gare di que- gli csseri felici non ancora di colpa maccliiad ; e veder ti sembra gl' incantati orti d' Armida , e Per le cime de pini e de gll allori , Di' gli aid faggi e degl' irsiui abeti Volar scherzando i pargoletd Ainori. Nclla maniera stessa e fors'anchc con maggiorc fini- tezza condolte appajono le scene del secondo volume. Esse non sono chc sette , appartenenti tutte al nie- lodrannna iatiiolato L' ultimo giorno di Fompei , (lie si giande applauso ottenne ncl teatro della Scala rautunno del 1827. Esse sono desunte tutte dai mo- numenti, clie di quella famosa citta ancor sussistono. Sinp;oiarissinio pregio ! AUe scene sacccde una tavola in t;ii vcggonsi i ligui ini de" personaggi dello stesso melodiamnia rappicsentati ne' lor diversi costumi : ottinio divisamento die aniereninio di vedere prati- cato anche nel prinio volume. ]\Ia se dull" una parte tutte qucste rapprescntazioni ci risvegliano nclla niente le piu care rimenibranzc , duolci dair altra il riscontrare die le rappresentate pittnre non senipre sul teatro aveano tutta quella precisionc che si ravvisa ndle tavole. Che non rare volte ( e non sapremrao a clii attribuirne la colpa ) ci avvenne di vedere i suporiori pannc£>gianienti e le cosi dctte arie non bastevolmente calarsi sulle qui?ite , rinianendo cosi uno sconcissimo spazio tra le une e le altre , e vecclii panneggiamenti servire a scene totalmente nuove e ad esse non senipre con- fornii , e piu altre negligenze die non giova il qui ramnicritare. Pe' quali inconvenienti non poco ne solTre r insieme della coniposizione , e talvolta presso die tutto svanisce il pittorico effetto. Noi vorrenimo die la bcncmerita illustre Diiezione dejiF II. ER. teatri INVENTATE K DIPINTE D\ A. SANQUIRTOO. 23 rivolgesse su cli cio aurora i saggi suoi provvcdi- nienti (i). Gli amiclii Greci e Roniani aveano dunque oltre le scene stahili o di rilievo anclie le dipinte e le can- giabili. TMa la pittura scenica spari o cadde onnina- nicnte col decadere delle arti e dcUe scienze. Essa aacora risorse nel scrolo XVI ; ando nel XVIII sino a' di nostri progrcdnido , e raggiimse ogginiai ciuel piinto, oltre il quale periglioso ed arduo imprendi- incnto sarebbe lo spingeila. Ma pure cliiedere po- trebbe taluno : la piltura srenica dcgli antichi avra essa prcdotta tutta quella illusione die dalla nostra vegginnio prodiirsi .' — ■ Le rappresentazioni do" Greci e de' Romani facevansi di pieno giorno : il palco sreniro non avea t6tto o copriniento alcuno : le scene niancavano dunque di quel prestigio clie e opera dcUe luniiere e della notte : essere poi doveano po- chissime di numero, e circoscritte al foudo ed alle macchine triangoiari; niancar doveano altresi e delle cosi dette aiie che ne' nostri teatri espriiiiono il rielo , e de' superiori panneggianienti che danno ronipimento alia dipintura , e del 2;rande architrave rlie col proscenio i'ornia in certo niodo la cornice del quadro e rattiene dcntro i giusti limiti 1" occhio degli spcttatori. Facile e dunque il rispondere a tale incliiesta. IS. G. (0 II Sanqnirico ad ovviare cotali sconvenevolezze snole talvolta con s^'mdizioso avvedimeiito praticare od arclii o prandiosi arcliitravi, od intrecciamenti di fronzuti alberi in modo che iiiutili divengano e le arie e i panni : ma quest' artiHcio non pno acconciamente pralicarsi clie solo in alcana scene, ed in qiieste aacora oltrepassa talvolta i limiti del probabile, non che del vero. 24 Lettcrc sid maiwsnitti oricntnU c particolarmente arahi chr si trocano /idle diverse Bihlioteche d Itidia , del sig. consigliere anlico Giuseppe De Hammer. Letter A VI. X oise potrt'i tralasciarc di parlarvi della ].aiircnziana di Firenzc, pcrclie piibblicato ne fa il catalogo dal- 1' Asscmani , ed essa e quindi nota a tutti gli orien- talisti. ]\Ia pocca questo catalo2;o come qiiello della Yatirana ronipilato dall' istesso Asscmaiii quasi in tntti £;U articoli rhe toccano cose pcrsiane o tiirche ; cosi die sovercliie non mi pajono alcime annotazioni a que' codici die per la loro iniportanza mi sembrarono pill dcgni di attenzione. Dopo la raccolta di codici mistici dei Sofi trovata alia Vaticaua del)bono ancora esser onorevolmentc jiienziouati i seguenti : 3oi) Makssidol-akssa , cioe la proposta estrenia deirascetica di Aziz Ben Mohammed Nessefi peisiauo (nxMii). Tratta iu sei capitoli i) del discepolo asce- tico ; 2) della strada ; 3) delle stazioai ; i^) del line o della proposta; 5) della conversazione ; 6) delT an- damcnto ascetieo {Suliik). Vi e unilo un altro trat- tato mistico in versi. 3(2) K trattato dellis. radamento dei Sofi secondo la direzione dello Scherwerdi. opera dello Sceich Abdol- latif Ihii abdorrahim Ben a,hanim al-mokadcssi (xc\'it). 3( 3) Rarrolta di sei trattati mistici tra i quali uno suir eccellenza del Profeta in 5 fogli solamente, un altro di Mohammed Ben Eddcmrawi (xciv). 3r4) Commcntario persiano del poema mistico Mesneii di Gelaleddin Rami (lxxviti, sotto il qual nu- mero nota il cataloi>;o tutt' altra cosa come lici considerazioni algebriche le serie esprimenti le prime formole trascendenti , queste avrebbero dovuto essere le tracce da ricalcarsi ( non volendo battere una strada novella) per la dimostrazione delle ulteriori formole contemplate dal signor Calandrelli. D' un argomento puramente analitico e altresi la Me- moria del dottor Gabrio Piola siilla trasforniazione delle formole iiitegrali duplicate e triplicate. L' autore trattando questa materia col inetodo delle funzioni analiticbe ba egre- giamente riempita una lacuna , cbe pur tuttavia rimaneva nella scienza, e soddisfece a pieno alle brame di clii, non trovandosi appagato del modo con cui la teorica e discussa col calcolo diflerenziale propriamente detto, sentivasi col- r autore niedesimo non ben persuaso dalla maniera <'0vi cui ne discorre Lagrange nella teoria delle funzioni analitiche in iin'aggiunta fatta nella seconda edizione di quest'' opera. Se non puo dissimularsi die 1" analisi formatasi dal Geo- metra e lunga ed esige una lettura paziente , deve pero dirsi del pari die T andamento ne e cliiaro , elegante e sicuro. Tra le Memorie d'' argomento misto cominceremo a ram- mentare quella dell' abate Giuseppe Zamboni professore di fisica nel liceo di Verona sulla teorica del woto composto. Di questa essendo fondainento il famoso teorema del pa- rallelogrammo delle forze , il signor Zamboni lo prende principalmente di inira nel suo scritto. E inutile il riconlare ai nostri lettori coine in questo principio studiando varj geometri , tentarono di darne varie dimostrazioni , fra le quali contaiisi quelle di Newton, Daniele Bernoulli, A in- cenzo Riccati, d''Alembert, Araldi, Poisson , Duciiayln , Prony (*). Dando un piu ampio sviluppo alia dimostrazion (*) Su questo stesso arf;ouieiito Lanno esercitato il loro in- gpj^iio il jigimr piufcoour i*laseiLi iielle sue Note ed nsgiuiue .'.jiU DELLE SCIENZE RESIDENTE IN MODENA. 33 newtoniana , che cU tutte e la plu semplice , e sembrato al Zamboni di recaria a geometrico rigore : ma, forse c' in- ganniamo^ noi troviamo nel suo argoinentare qualche cosa che c' impei-Usce di sentlrci condotti al convinclmcnto. In primo liiogo nel suo discorso si suppone di gia clie r effetto delle due forze contemporaneamente operanti sul corpo, considei-ato come un punto, sia un certo moto, qual cb' egli poi siasi. Ora nell' ignoranza in cui siamo suir intima natura delle forze , e sul modo con cui si fon- dono, per dir cosi , le loro azioni quando piu di una venga ad esercitarsi al tempo stesso sopra un corpo, ne segue che se si voglia prescindere ( notisi bene ) dai dati speri- mentali , non cbe da tutto cio che gia suppone il fenomeno in questione, nulla vi ha cbe ci metta in istato di decidere col solo raziocinio, se V applicazione simultanea ad un corpo di due potenze convergenti debba avere per effetto il moto o 1' equilibrio. Niuno infatti potra negare die, ancbe am- messe le attuali leggi deir inerzia della materia , poteva in origine la natura essere stata disposta dal suo Autore in modo cbe nel caso contemplate avesse luogo Tequiblirio auzicbe il moto. Ed ecco uno dei motivi cbe ci fimno opinare con altri , non esser possibile tessere del contrastato teorema una dimostrazione tutta razionale , cioe preudendo dall'ispezion della natura le sole leggi d' inerzia e nulla piu. In secondo luogo , rlcevuta o come desunta dai fatti , o se pur vuolsi, come ragglunta intellettualmente la circo- stanza cbe il corpo dee mettersi in moto , conviene assl- curarsi cbe questo accadera nel piano della direzion delle forze : cio ommettcsi dall' autore , come si ommette ancbe da altri. Non ignoriamo cbe si suole percio invocare la mancanza della ragion sufliciente percbe il corpo se ne allontani in un senso piuttosto cbe in un altro : ma dobbiam aurei Elementi di meccanica ed idraulica di Venturoli ; i! signer abate Magarotto professore di fisira e inateiuatica applicata nell' I. II. Liceo di Vicenza ( Sul j>rinci[no della composizione delle forze. Vicenza 1826 ) ; il signor abate Follador professore di marema- tica e nieijcanica nel liceo vescoviie di Padova ( // parallelo- grami/io delle forze dimostrato in quanta alia dlrezione della ri- sultante in una nuova maniera eleinentare. Padova 1827) ed il signor Geminiano Poletti professore di niateuiaticlie applicaie neir Universita di Pisa ( Nuove ricerche intorno ai sistemi di forze equivalenti ad una forza unica. Pisa 1827). Bibl. Iial. T. LIV. 3 34 MEMORIE DELL\ SOCIETA ITALIANA confefisaie ingcnnamente chc questo principio puramente nc^ativo non ci ha mai socklisfatti davvero. Anche senza ricorrere alle cause occalte dei PerlpatJtici , chi puo assi- curarcl c'le questa raanraiiza di ragion sutHciente non sia nn piu'O nostro stato psicologico , die noi trasportiamo ( il che in tanti altri casi suole avvenire ) come un feno- meno reale , nella natnra che ci circonda? Chi puo dire eh' essa non sia un effetto della troppo superficiale e oscura nostra cognizione delle leggi della natura ? Non e neces- sario conoscer tntte queste leggi per escludere una pro- prieta che e in contraddizione colle poche leggi gia note ; cio si sa da tutti , e incontrastablle. Ma quando si tratti d' un fatto che non e in evidente contraddizione cogli altri fatti gia conosciuti, a dimostrarlo non esistente e neces- sario o metterne in chiaro la sua contraddizione con cio che e gia ricevuto come vero, o interrogar la natura per vedere che cosa risponda. Ora noi non vediarao il perche il corpo nel moversi possa dipartirsi dal piano delle due forze in un verso piuttosto che nell' altro opposto i non possiamo percio dire che questo perche non esista. Quindi o si ricorra al principio di contraddizione colle leggi di inerzia , o all' osservazione , e si confessi che anche da questo lato la dimostrazione non puo farsi tutta razionale. In terzo luogo il discorso del sig. Zamboni ha comune colle aJtre dimostrazioni il difetto d' essere afFatto indi- pendente da alcana considerazione derivata dall' essere ( come almen tacitamente si siippone ) le forze della stessa natura , cioe o entramhe istantanee o enti-ambe continue , e in questo caso o costanti o conservanti un rapporto costante. Ma poiche in caso diverse il moto non e piu rettllineo , convien dunque che nella omogeneita delle forze sia tiposto un intrinseco principio, una propricta chc cooperi a produr rettilineo il moviniento. Or questo prin- cipio intrinseco , questa proprieta come costitutrice essen- ziale del fenomeno dee farsi sentire nella dimostrazione. E pure quella di Zamboni , al pari delle altre istitnite geo- raetricamente , per quanto ci ricordiamo , e parola per parola tutta applicaliile anche nell' ipotesi In cni una delle due forze fosse istantanea e 1' altra continua, o entramhe continue , ma variabili senza conservare un rapporto co- stante : la natnra delle forze non e per alcun modo in- teressata nel discorso. DELLK SCIENZE RESIDF.NTE IN MODENV. 35 Oltre a cio osservercrao , in quarto luogo , clie il slgnor Zamboiii snppone , iiisieme cogli altri autori , die le due forze conscrviiio nella loro azlone combinata quelle pro- prieta che hanuo quando sono isolate : questa circostanza die per noi non e evideiite , attesa V ignoranza della es- senza delle forze , e una delle basi della dimostrazione , come lo e nelle altre. Non volendo dillonderd di piu , ci contentereuio di ripetere die tutti questi riflessi ci confermaiio nella opi- nione dell' iin])ossibilita di render tutto razioiiale il principio del parnllelograninio delle forze. Ogni volta die un fenoineno qualumjue e immetiiataraente legato coll' intrinseca natura delle cose, esso e l^ensi un fatto necessario, data la na- tura stessa in quello stato determinato , ma non lo e in origine in cui la natura poteva essere altrinienti dal sue Autore costituita. E per conseguenza un tentative inutile il volcrnc trar la ragione dal foudo delle proprie idee , uientre le cose esistono in una maniera del tutto indi- pendente dai concetti, per lo piii falsi, die ce ne forniiamo. L'ingegnere Gaetano Giorgini ha sviluppato in niodo nuovo ed elegante alcune propiieta de" piani dc moinenti principali e delle coppie di forze cquivalenti. II professore Antonio Bordoni s' e occupato del teorcma Guldiniano , rendendo generale il teorema niedesimo , e dimostrando ain'.he la proprieta reciproca ; saggio divisa- mento, molta essendo T iinportanza e di estendere iino al massimo punto posslljile le dottriae limitate a casi troppo particolari , e di far cainminare in linea parallela , se non sempre , alineno piu spesso die non siasi fatto finoia , la dimostrazione della sussistenza o non sussistenza delle proprieta reciproche a quelle die direttaniente interessano : di die la ragione parci assai ovvia. II metodo delle fun- zioni analiticlie e quello di cui acconciamente si vale il profoudo geometra , die ridiiania alF uopo alcune propo- sizioni da lui stabilite nella sua Memoria sulle linee e le superficie parulldc. Rcgnano in questo scritto cliiarezza , ordine , precisione e quella semplicita die nascontlcndo ai nieno veggenti la fatica dell' invenzione , si procaccia maggiormente ramniirazione dei veri conoscitori. Nella raccolta , di cui parliamo , vi sono poi due Me- niorie d' argomento astrononiico, che per amor ili brevita ci coatcntercmo di citar solamcnte. 36 MEMORIK DELLA SOCIETA' ITALIANA , CCC. L' una e un esame deW osservazione del passaggio di Fe- nere sul disco solare facta in Roma nel 1761 dal celehre padre Audifrcdi Donicnicano nel convento di Santa Maria sopra Minerva , dell' astronomo Andrea Conti. L'nUra intorno alia latitudine di Modena e del profes- sore Giuseppe Bianclii , la quale essendo stata presentata fino dal gennajo del 1821 , e rimasta finora giacente jiresso la Societa , ha perduto molto della sua importanza ora die 1' astionomo di Modena niunito di perfettissimi slromeiiti ha potuto con molto minor fatica e maggior precisione assicniare Taltezza del polo del suo osservatorio. Ci siamo riserbati ad accennare per ultimo la Memoria del signor Carlini sulla legge della variazione oraria del barometro a motivo dell"" indole del soggetto. Guidato dal principio die le oscillazionl dell' atmosfera die ritornano le stesse alle medesime ore non possono essere prodotte die dair azione del sole , il quale agisce tanto per legge meccanlca , attraendo le particelle dell' aria, quanto per legge fisica , dilatandole ed inducendovi delle correnti ascen- dent! e discendenti , procuro di separare i due efFetti sotto- mettendo a calcolo i risultati medj di due serie d'osservazioni barometriche fatte 1' una nell' estate , 1' altra nell' inverno dell' anno 1826; e ne deduce due formole per esprimere le variazioni orarie delle altezze barometriche , die entro ristretti limiti concordano poi coUe osservate. Esamina le circostanze piu interessanti del fenomeno , e le pone a confronto coUe indicazioni termometriche , sulle quali isti- tuisce analoglie ricerche ; ne manca eziandio di studiare le leggi dello stato igrometrico per 1' epoca a cui si rife- riscono le osservazioni si barometriche die termometriche. Le osservazioni sul barometro fatte nel 1778 a Padova dair abate Cliiminello, e nel 1828 in varj luoghi d' Italia, dietro 1' invito fattone agli astronomi d' Europa dagll acca- demici di Berlino , sono pure utilmente impiegate e di- scusse. Sul fine della Memoria sono esposte alcwie inda- gini totaJnicnte empiriche relative alle variazioni accidentali ed a lungo periodo che risuUano dalle osservazioni contcn- porance faite nel 1823, C. C. 4 "JUNSO ] fi,r,r,.„' n,r z-,„,., ,,_^ -^„,,^ ,. AC 3? Descriuonc d un gonimetro che serve a misurare spc- ditamente gli angoli salicnti e licnt.ranti di due lincc o due piani , immaginatn dal signnr ingegncre G. A. Majocchi J professore dl fislca nell I. R. Licco di Mantova (*). I 1 compasso, o meglio i7 gonimetro , e formato di due re- goli AB^ CD di legno o di raetallo congiunti per mezzo d'ua perno in o ( vedi la figura) , ia modo che si possono girare attorno al medesimo e mettersi fra loro sotto un angolo qua- Innque. Ad un terzo della lunghezza di cjuesti regoli e ad egual distanza dal centro di movimeato si trovano altri due perni e,g, attorno ai quali si rivolgono due verghette metalliche ef, gf eguale ciascuna in lunghezza ad un terzo, oe , ossia og di uno dei regoli principali dello stromento. Queste verghette metaUiche sono congiunte a cernlera in / e ritenute per mezzo d' un chiodo ribadito , in modo che, secondo la diversa apertura dello strumento formano un, quadrato o un rombo 0 efg. I due regoli AB, CD nel senso longitudinale hanno una scanalatura che passa da parte a (*) Nel concorso al premj d' industria delT anno 1826 1' I. R. Istituto di ]\liIano agsegno la medaglia d' argento al aignor Paolo Aiualdi di Mantova per un compasso o gonimetro atto a misurare gli angoli solidi, Questo stromeuto era com]5osto di due regoli congiunti per mezzo d' un perno , in modo da potevsi applicare intcrnaniente od esternaniente all' angolo che si vuol rilevare. La uiisura di queeto poi ei otteneva sopra un terzo regolo clie for- mava la corda dell" arco , divisa per cio , come ne' compassi di proporzione , eecondo la scala delle corde. Nel successivo con- corso deir anno 1828 il signer professore Majocchi presento per la sola espogizione il gonimetro del quale s'e gih. fatto cenno in qnesta Biblioteca , vol. 5a, pag. ic8. Dalla presente descrizione , che abbiamo ottcnuta dalla coin— piacenza dell' Autore , si rileveranuo di leggieri i vantaggi die quest' ultimo stromento ha su quello dell' Amaldi ; fra gli altri tjuello della sostituzione d' ua circolo graduate alia scala delle covJe della fjuale le parti diveng,ono minutisjime quando 1' an- golo a' avvicina alia nipra della circonfernnza , e quello di potersi applicare seuza sconipoilo alia uiiaura degli angoli interni ed esterni. 3.H DFfCRIZIONr, d' UN GONIMETHO, OCC. parte e s' cstcndc per due terzi della lunghezza del me- desimi ; dl uianicra che i regoli si possono fare scorrei-e r nno suiraltro, portando il perno o sul terzo della loro lungliezza, e far preadere ai goiiimetro la forma Y in vece della A'. II perno o e unite agli altri e , g per mezzo di due liste nietalliclie eguali alle ef, gf in modo che quel perno conserva senipre cogli altri due la stessa dlstanza in tjualunqne posizione si trovino i regoli principali AB, CD. L' angolo che formano le due verghette e /, gf e nilsurato da un seraiceroliio graduate prq assicurato ad una delle uicdesime. Vogliasl con questo gonimetro misurare V angolo che fanno fra loro due piani , p. e. due muri , stando dentro il jncdesimo: allora si da airistrumento la disposizione -ST, e si aprono i suoi regoli AB, CD in modo die vengano a combaciare coi due piani , la cui inclinazione e raisurata dair angolo o che formano i due regoli stessi , ossia dall' an- golo ojiposto / nel rombo oefg, angolo di cui mediante il cerchio graduate prq si ha tosto 1' esatta misura in gradi. Volendo conoscere 1' angolo che formano due piani, stando fuori del medesimo, allora si da al gonimetro la disposizione Y, e si applicano sui piani le due parti Co, Ao dei regoli principali aprendo lo strumento in maniera che succeda il perfetto contatto: 1' inclinazione di quei piani Sara determinata dall' angolo esterno AoC, c\\ e eguale air angolo interne 0 dal rombo, come opposto al vertice, ossia air angolo efg la cui grandezza si ha teste misurata dal semicerchio graduate prq. La disposizione X puo anche servare per la misura degli angoli salienti: in tal case coi lati dell' angolo da misurarsi si fanno combaciare i lembi dalla perzione e D di regole e dalla verga ef; egli e chiaro che 1' angolo De/indichera la grandezza di quelle saliente proposto ; il qual angolo Def, per la proprieta delle parallele, e eguale ad efg, ch' e tosto misurato dal semicerchio prq. In questo case il gonimetro viene semplificatof, poiche non e necessarie che nei regoli AB, CD si sieno praticate per due terzi della loro lunghezza le scanalature in cui scorrono i tre perni o e g. Non sono ncppure necessarie le due liste metalli- che die tengono congiunte il perno o coi due e, g. Noi abbiamo fatto costruire il gonimetro anche in quest' ul- tima maniera, e ci pare che debba preferirsi alia prima m G. A. MAjoccm. 39 disposizione , pci- essere di piu facile esecvizionc , 0 dl una speditezza niaggiore nella niisura e nel levaincnto dcgli aii- goli salienti e rientranti ad un tempo. Con questo goniiiietro V Architetto puo levare speditamente la figura d' nna casa misurando gli angoli clic fanno i niuri fra loro, sia qnelli clie sono salienti, clie ([iioIU die sono rientranti ; il Falegname pno facilmente connettere sotto de- terminati angoli, regoli , assi, panconcelli per formare telai, cassettoni e simlli; lo ScalpelJino puo mlsurare esattamente gli angoli salienti e rientranti d' una pietra poligona per congiungerla con altre nella costruzione dei lastricati e dei pavimenti •, il Ferrajo puo con facilita trovare il pendio d' una scala per dare la giusta inclinazione alle bacchette di ferro che devono formarne la ringhlera: il Muratore puo conoscere con ispeditezza la pendenza che deve avere un tetto per fame costrulre 1' armadura ; T Ingegjiere chile puo valutare con esattezza la scarpa d' un argine per calcolarne il volume; V Ingegnere militare puo in pochi istanti far i le- vamenti delle figure poligone , e misurare gli angoli d'ogni sorta, che presentano i trinceramenti , i bastioni, ed in generalc gli cdifizj d' un forte , e cosi dicasi di altri usi cui pu6 servire questo goniraetro. 40 APPENDICE, PARTE L SCIENZE, LETTERE ED ARTI STRANIERE. Voyage autour da monde etc. Fiaggio intorno al viondo intrapreso per ordlne del Re , esegidto sii le corvette dl S. M, I Urania e la Fisica duranti gli anni 1817, 1818, 1819 e 1820, dal sig. Luigi di Freycinet, capitano dl v as cello , ecc. — Parte storica. Vol.1' — Parigl, 1825-29, in ^°, presso Pillet , tipografo (*). A iao dairanno 1826 rendemmo coiito assai onorevolmente dl undid fascicoli di questo importantisslmo viaggio, che nsciti eraiio sino da quell' epoca , e per la raaggior parte riferivansi ad oggetti scientifici. Ora abbiamo sott' occhio il primo volume della relazione storica , un breve sunto della quale puo riescire assai gradevole alia niaggior parte de' nostri leggitori , ed a quelli ancora che abituati noii trovansi alio studio delle scienze esatte e delle scienze naturali. In una modesta prefazlone , il sig. di Freycinet si scusa del ritardo frapposto alia pubblicazione della parte sto- rica , poiclie rltardati furono i fondi necessarj alF esegui- mento di si vasta impresa , ed impossibile era altronde il (*) Di quest' opei-a veramente grandiosa e degna della regale iminificenza , sotto i ciii auspicj -vien pubblicata, conservasi un niagnillco eseiuplare nell'I. R. Biblioteca di Brera. Essa e diviga in sette parti, le quali sono la zoologia, la botanica, la storia del viaggio , il niagnetismo , le osservazioni sul pendolo , la nie- tereolngla e F idrografia. II testo e in 4.°; ma le tavole sono in gran foglio , la piii parte miniate coila inasiima accuratezza. APP. PARTE STR.VNIERA. 4 1 clflssificare la breve tempo i divcrsi materiali raccoki dai numerosi collaboratori in quel lungo viaggio : aggiungasi die nella scniplice storia di lui viaggio scienlifico non poteva lo scrittore dlspensarsi dal toccare di volo gli og- getti che ne formavaiio lo scopo principale. II relatore dichiara di avere approfittato delle note di tutti i dotti suoi compagni, di avere esposte le cose con uno stile semplice, chiaro e preciso, di avere con ogni studio evi- tato di parlare dei giornalieri avvenimenti , troppo fre- quenti e comuni nei viaggi marittiaii , di essersi astenuto da qualunque declamazione , e finalmente di avere svilup- pata la serie dei fatti, non senza porgere una fedele idea di tutti i paesi che nel corso della spedizione vennero visitati. A questa prefazione va unita la lista nominatiya delle persone componenti lo stato maggiore dell* Urania, e dopo di essa trovasi pure il rapporto fatto all' Accademia reale delle scienze su quel lungo viaggio, sui divers! og- getti scientifici del raedesimo e su la maniera con cut questi furono riempiuti da quegli illustri navigatori. Comincia la relazione storica col viaggio dalla Francia sino al Brasile inclusivamente, il che forma la materia del primo lihro. Nel primo capitolo di esso libro si parla deir oggetto del viaggio e dei preparatlvi della partenza. Si fa vedere che il genlo, a cosi dire, della navigazione cangiossi totalmente nel secolo XYIII , e die alcuni viaggi s' intrapresero allora senza alcuna mira d' interesse mer- cantile, ma coUa speranza di accrescere 11 dominio delle scienze e di perfezionare la storia dell' uomo. Che passato e oggimai 11 tempo, in cul lusingarsi dl scoprire una grande estensione di terre che attirar possa la pubblica curiosita. II merito del nuovi navigatori non pub ora con- sistere se non die nella esattezza delle loro ricognizioui , dirctte piuttosto a rischiarare la scienza geografica che non ad aumentarla , e all' incremento in generale delle scienze , prlncipalmente della fisica , dell' astronoinia e della storia natnrale. A questo fine adunque fu ordinata da un saggio governo la spedizione dell' Urania , e gli oggetti principali dl essa furono la dcterminazione della forma del globo tcrrestre nell' emisfero australe f, 1' osservazione dei fenomeni magnetici e meteorolo";ici , finalmente lo studio de' tre regni della natura neile terre lontane che visitare si tloveyano: venue altrcsi ai navigatori raccomandato di 4a APPKNDICE fare nnove ricerche su i costumi , su le usanze e su !e lingne dei popoli sin ora poco conosciuti. La spedizione fu munita dei migliori strumenti di iisica, delle migllori carte geograficlie e di una scelta di eccellenti libri di storia naturale. S' iniliarco I'acqua chiusa, secondo il nuovo me- todo inglese, in casse di ferro, onde evitarne la pittrefa- zione , e s' imbarco altresi vma macchina distlllatoria per rendere potabile 1' acqua del mare ; finalmente tra le vet- tovaglie s' inchiuse ima quantita di gelatina ottenuta col metodo del sig. D'Arcet, e di questa si fece uso continue nel viaggio, dal che si ottennero i migliori risultaraenti. II capitano e 1' equipaggio ebbero ancora a lodarsi del- 1' ottima riuscita delle sostanze aliraentarie , conservate col metodo del sig. Appert, le quali nella loro integrita si mantennero sino al ritorno della spedizione nella Francia. Parti finalmente 1' Urania il giorno 17 settembre 1817, ed il secondo capitolo rende conto del viaggio da Tolone sino a Giljilterra inclusivamente. Bella e la descrizione, che dal capitano ci si presenta di quella importante citta e della raontagna , o dello scoglio al quale essa si appog- gia , non che delle fortificazioni colle qnali si e renduta inespugnabile. Non riescira discaro il sapere , che la som- mita occidentale della montagna , coperta di rocce scon- volte e disordinate , nutrisce alcane sciramie , le sole che si trovino nell' Europa , e percio il governo ha rigorosa- mente vietato di distruggerle. Si parla di una grotta piena di stalattiti ; ma con sorpresa vediamo totalmente trascu- rate le rocce ossee , che tanto nobilmente sono state illu- strate dal sig. Cuiier e da altri moderni geologi. II capitolo terzo contiene il viaggio da Gibilterra a Rio Janeiro ed il soggiorno fatto a Teneriffa. II governo di queir isola non mostrossi molto cortese verso i viaggiatori, ed essi non videro che grandi massi di rocce vulcaniche che loro sembrarono contenere del ferro. Al passaggio della linea si fecero le solite cerimonie praticate dai ma- rinai coi viaggiatori che per la prima volta vi giungonoi e mentre molti scrittori riguardano quel costume come una rldicolaggine , il Freycinet sembra altamente commen- darlo per la gioja che fa nascere negli equipaggi , la quale giova a mantenere la loro salute. Prcsso il vascello passo il residuo di un cnorme calinnr , die e una specie di seppia 5 coperto e circondato da uctelli predator! c da cani rARTK PTP.AKrF.RA. 48 niarini clie lo tlivoravnno ^ e giudicossi die qneU' animale intero soi-passar dovesse il peso di 600 libbre. La vici- nanza del Brasile fu annnnzlata da una quantita di far- falle , per la maggior parte morte alia superficie dell' acque , altre ancora viventi ; il gionio 6 dicenibre V Urania entr6 nella baja di Rio Janeiro. I capitoli quarto, quinto e sesto versano tutti intorno a Rio Janeiro, e contengono, il quarto la descrizione del soggiorno e le cure pigliate per istabilire 1' Osservatorio , il quinto un compendio storico di quella provincia, il sesto la descrizione gcografica e fisica della provincia me- desima. Alcuna cosa importante non trovasi nella relazione del sosgiorno; anzi, mentre il relatore aveva dichiarato di prescindere interamente da quegli inutlli racconii , clie incontransi sovente nelle storie degli altri viaggiatori, noa senza sorpresa vediamo ch'egli si e esteso a descrivere nna festa celebrata nella cliiesa di S. Lucia di quella citta , nella quale altro non si ravvisa di singolare se non die il contegno poco decente degli abitanti nello assistere ai divlni mister] . Cosi pure poteva forse risparniiarsi da un gravissimo scrittore quale si mostra il Freyciiitt , la descri- zione dei claustrali di Rio Janeiro , delle loro vesti attil- late , delle loro calze bianche di seta ecc. ; ne maggior interesse puo dcstare ne' lettori il ragguaglio di un com- battlmento di tori, celcbrato alia presenza del re con molta solennita. — Nel compendio storico della provincia non ci lia fatto minor maraviglia il trovare un elogio pomposo della coudotta tenuta dai Gesuiti nel Brasile , ed una vio- lenta declamazione contra il celebre marchese di Ponibal, e contra le diverse operazioni governative , che produssero r espulsione totale de' Gesuiti da quella provincia. Vero e die tutte le notizie, e sovente andie le espressioni appas- sionate in favore di que' rcllgiosi , sono pigliate dalla Storia del Brasile dell' inglese Southey , che dal Freycinet fa creduto tanto piu imparziale , quant' egli era piii avverso alia reliirione cattolica , die in piu luoghi dell' opera sua nomina una rcligione (f idolatri. Pill importante c certamente il cap. VI , die contiene la descrizione geografica e fisica della provincia di Kio Ja- neiro, divisa in una scrie di paragrafi. Nel i .° si cspongono i limiti e le dimensioui della provincia , e le montagne end' i; attra versa ta , die pero non oltrepassano 1' altezza 44 APPENDIGE di 564 tcse ; nel a." i fiumi , i laghi e gll st.ignl, alcuni de' quail coiuunicano col mare; nel 3." le isole, i porti e le rade ; nel 4.° le divisioni politiclie , le citta e 1 villaggi. II 5." e dedicate alle osservazioni di meteorologia e di fisica : la teinperatiu'a media del mese di dicembre h portata a 34,11, quella di gennajo a a3,6o del termo- nietro centigrade. Da una tavola delle temperature me- die di tutti i mesi degli anni 1786, 1787, 1788, i8i3 e 1 8 14, si raccoglie che la temperatura media di quegli anni e stata dl 32,80. Le osservazioni barometriche non cadono che sul mese di agosto 1820, e servono a stabi- lire due maree barometriche , delle quali 1' una massima a I o ore del mattino e a mezzanotte , 1' altra minima a 3 ore del mattino e alle 4 della sera , valutandosi 1' oscilla- zione del barometro nel mattino a mlllim. i,3i, e quella della sera a 2,49. Piu a lungo si parla dei venti e della lore direzione , della pioggia e dell' umidita , dalle cui tavole risulta che la pioggia cade cola in alcuni anni abbondan- tissima e continua sino a cento giorni di seguito ; final- mente si da notizia della declinazione e inclinazione del- r ago magnetico , delle oscillazioni del pendolo e delle maree. — Noi ci arresteremo un istante sul § 6.°, che concerne la geologia e la mineralogia, e sn i seguenti che tutti si riferiscono alle osservazioni fatte intorno ai tre regni della natura. Seljbene il Brasile sla state in questi iiltimi tempi visitato da molti viaggiatori , alcuni de' quali istrutti , ed illustrato quindi colle copiose lore relazioni , tuttavia abbiamo cre- duto di trovare in questi cenni di storia natarale alcuni fatti singolari o noa osservati da prima , o non esposti con sufficiente px'ecislone. II sig. Quoy , medico della spe- dizione, ha creduto di peter asserire che tutta la previncia di Rio Janeiro , e forse tutta la parte del Brasile vicina alia riva del mare, e in generale composta di gneis, benche recentemente siasi annunziata la scoperta di una roccia calcare nei dintorni del Capo Frio. Le montagne , la dove non formane catene unite , presentano cime isolate , o pi- raniidi di forma piu o meno rotonda , il che vien attri- buito alia natura della roccia ed alia sua lenta decom- posizione. La montagna del Corcovado , piu vicina alia capitale , e tagliata a perpendicolo verso il mare: verso la citta preseata un pendio assai ripido. Questa parte PARTE STRANIERA. 4$ tuttavla e coperta di una densa e vigorosa vegetazlone. Nelle fenditure che solcano il gneis si ravvisa cjualche appa- renza di stratificazione ; quella pietra e formata di piccoli grani , e facilinente si discioglie per T azione delle nieteore. Dal vedere che i grani di feldspato sono in qualche luogo piu voluminosi, il Quoy trae la conseguenza che la cri- stallizzazione siasi ivi fatta con maggiore rapidita; del ri- inanente la stessa costituzione geologica si osserva nelle nnmerose isole comprese nella vasta baja di Rio Janeiro. In tjnalche luogo il gneis contiene granati verdi ; in altri si ravvisa mi granito porfiroide con cristalli di feldspato limpido i in altri veggonsi filoni di quarzo mescolati con larghe lamine di mica bianco , alcune delle quali trovate in una specie di argilla rossa erano della larghezza della mano. II quarzo ancora , secondo le osservazioni comuni- cate al Freycinet, trovasi puro e in grande quantita nei dintorni di Governo : presso il fiurae Parahyba e una montagna composta di pietre verdicce , formate di piccoli grani , e queste ricompajono ancora al di la di tin quarto di lega. In una valle posta tra Rio Janeiro e il borgo di Angra dos Reis, le montagne ofFrono un grande ammasso di pietre, che sembrano un porfido laminare: quel poriido pero non si trova che su le cime , e la vicino piii non vedesi se non che del gneis in parte decomposto. Presso Sebatiba e una specie di arenaria stratificata , della quale si scrvono gli arrotini. Presso Angra veggonsi ancora masse di granito fino di color grigio, mescolato di molto quarzo, entro il quale scorgonsi alcune piccole pietre iu forma di nidi di uccelli. Una pietra che percossa col martello fa udire un suono, trovasi su le rive d' un ruscello detto Ariro. — Quanto alia mineralogia , si annunzia che quella provincia contiene del ferro, ma sinora non se n' e fatta alcuna escayazione. Racclilude pero quella provincia mi- niere d' oro , la cui esistenza non sarebbe provata dalle arene aurifere dc' fiumi , come e scritto nella relazione , ma lo e bensi dalla scoperta di alcuni filoni di quel me- tallo , fatta nel distretto di Cantagallo, dove sino dal 178$ si sono stabiliti i relativi lavori. Le pietre preziose, cioe gli ametisti, i crisoliti e le acque marine ( non si parla de"* topazzi del Brasile , tanto celebri anche per la proprieta lore di potcrsi trasformare in balasci con un fuoco vio- Icnto , o tauto difTusi ncl commercio ) , si raccolgouo 46 APPENDICE anche a piccola distanza dalla citta di Rio Janeiro, e al- cane bellissime se ne sono vedute presso il fiume Iguacu. Osserva Taatore di questa relazioue , che il granito pre- senta masse di un sol pezzo e dell' altezza di molte cen- tinaja di piedi, che atte sarebbero a formare bellissimi obelischi. A questo non si e posto mente sinora , ma bensi si fa uso nelle arti di molte terre argiilose , tra le quali si assicura trovarsi il kaolin e il petun-se , che ser- vono ai Cinesi per la fabbricazione della porcellana. Si parla di alcune torbiere , e anche del carbon fossile tro- vato neir interno della provincia ; ma queste sostanze non formarono ancora 1' oggetto di alcuna escavazione : un traffico vantaggioso si fa bensi del muriato di soda , die tro%'asi in alcuni luoghi su le sponde del lago Araruama. In altro paragrafo si parla della fertilita del suolo , e se ne enumerano le produzioni vegetali. Tra queste distin- guonsi specialmente gli alberi, che anche in uno spazio assai ristretto presentano una straordinaria varieta. Quindi risulta un' abbondanza grandissima di legname per la fab- bricazione de' vascelli e per la costruzione degli edifizj civili , come pure per la formazione de' carri , delle botti e delle plu pregiate masserizie. Con piacere vediamo esposta una tavola dei principali legni adoperati negli usi economici in quella provincia , che ginngono al numero di sessanta ; la i.* colonna porta i nomi volgari degli al- beri , ai quali ci duole di non vedere , almeno in parte , agglunti i nomi botanlci; la a.* porta le dimension! del tronco, cioe 1' altezza e il diametro •, la 3." il colore e la qualita de' legni ; la 4." le opere nelle quali sono d' ordi- nario ad operate; la 5.* alcune osservazioni relative alFar- gomento. Piu utile ancora e una tavola compilata , secondo le osservazioni del nostro celebre italiano Naplone, che pre- senta le principali proprieta fisiche dei diversi legni da fabbrica , adoperati negli arsenali del Braslle : vi si ve- dono i numeri relativi de' valori , della forza, dell' elasti- tita, del peso specifico, della durezza dei diversi legni e della resistenza che oppongono ai chlodl , determlnati con replicate sperlenze ; la forza , per esempio , de' legni e espressa col numero delle llbbre del peso , sotto il quale si sono spezzati. — • Altra tavola presenta i principali frutti di quella provincia coi loro nomi volgari , T epoca della maturanza ed alcune particolavi osservazioni. Tra questi PARTE STR.4.NIERA. 47 veggonsi registrati varj alberi fruttiferi curopei , come I'alljicocco, die pcro sinora non promette alcuna rluscita, il coniale, il cilicgio cli'' e nel caso stesso dell' albicocco, il limone agro e dolce, il fico, il gelso, che cola non si coltiva se non per il frutto , I'arancio, il porno e il pero che pero sono assai rari , il pesco ch' e abbondantissimo ma poco saporoso , diverse specie di pruni e la vite. Ab- Ijondantissinii sono gli ananas , ma come ognun sa , non sono qnesti frntti di un albero , e lo stesso puo dirsi dei poponi , dei cocomeri e delle fragole. Tra le piante alimcntarie si distinguono T ignamo , il cavolo caraibo , jnolte piante della famiglia delle aroidi , il manioc, ie pa- tate dolci, il porno di terra e il cavolo palmista, oltre moiti legumi che sono stati cola portati dall' Europa. Tra le spezierie , oltre i peperoni e i frutti di un albero detto jiindahiba , aromaticl e moko saporosi coi quali si condi- scono i cibi , trovansi nell' orto botanico di Rio Janeiro la cannella, i garofani, il pepe e la vainiglia, la cui col- tivazione potrebbe estendersi con vantaggio in tntta la pro- vincia. La vainiglia coltivavasi nel distretto di Goitacasez, ma cpiel ramo d' industria ora sembra trascurato. Tra le piante medicinali nascono spontanee nei iuoghi piu selvatici la scialappa e 1' ipecacuana , di uso comune nelle nostre far- niacie ; ma cola trovansi ottime per le cure di varie ma- lattie massime di petto, le foglie e le radici di una pianta dctta fiari-paroba. in Europa ancora poco conosciuta, Isenche i Gesuiti grandissima cjuantita ne spedlssero altre volte nel Portogallo. Celebri sono pure in quella provincia alcune erbe distinte coi nomi di erba grossa , erba tostan , erba S. ]Maria ecc. che si adoperano come rinfrescative , su- doritiche , pettorali ecc. Giustaniente il relatore fa le ma- raviglie, perche si riguardi come oggetto di sempllce cu- riosita il the , la cui coltivazione facilmente in pochi anni potrebbe produrre molti milioni di franchi ; e perche non ben si coltivi il tabacco , che formare potrebbe esso pure un ramo di commercio vantaggiosissimo. Una corteccia trovasi pure in quella provincia , detta Chinachina e da alcii ni /aiia cliinacliina : essa e pero fel)brifuga , e 1' alljero che la produce trovasi in grandissima copia nelle foreste. L' allsero ancora della canfora viene coltivato nel solo giar- dino botanico i ma non rari si trovano nella provincia gli alj)cri che produtono il saiigue di drago e il balsamo del 48 APPENDICE copahu e del Peril. Quest' ultimo specialmente si i-accogUe in quantita nei diiitonii di Campos, e del balsamo di copahu si raccolgoiio inlino a 12. libbre in due o tre ore , facendo soltanto una iiicisione siiio al cuore dell' albero , e se ne trae una maggiore quantita, turando il foro colla cera o coir argilla per riaprirlo dopo qualche tempo : esso gua- risce le ferite , vale contro le morsicature di alcuni ret- tili, e se ne fa uso altresi per ugnere esternamente i leb- brosi. — Nelle manifatture e nelle arti si adoperano i legni di diversi colori , comuni nel Brasile : le canne da zuxchero servono ad alimentare una quantita grande dl fabbriche sparse in tutta la provincia , e die ne formano una delle principali ricchezze. Per conciare i cuoi si fa uso della corteccia della cannafistula e di quella di un ar- busto detto manja: comunissima e la bambusa, della quale alcuni tronchi giungono a tanto ronsiderabili dimensioni , che i coloni se ne servono per le costruzioni e singolar- mente per la fabbricazione delle scale portatili. Trascurata e la coltivazione deirindaco, che altre volte riusciva som- mamente vantaggiosa : cio probabihiiente deriva dalla quan- tita dei legni detti brasile , brasiletto e roxo , che ser- vono alle tinture in rosso : da alcuni altri legni , o dalle loro cortecce , si traggono tinture gialle e nere. Uno scrittore brasiliano pretende che in quella provincia tro- visi anclie la gouima copale ; ma certamente altre preziose resine, una delle quali atta a formare una eccellente ver- nice , traggonsi dagli alberi detti jatauba e viahadco. Del cotone trovansi in quella provincia sette varieta , ben- che assai negletta ne sia la coltivazione : da altri alberi traesi una specie di filaccia atta alia fabbricazione dei cordami , da altri una stoppa ottima per calafatare le navi. Noteremo che 1' olio di capaliuba , contenente alcune proprieta curative , fu riconoscinto ottimo anche per la pittura , e clie divers^ specie di olio traggonsi da molte palme e dai frutti di altri alberi brasiliani. Tra i foraggi linalmente si annoverano 1' erba di Guinea ed altra detta capim, che e stata portata dalle rive del Rio della Plata: pascoli eccellenti ofFronsi da una pianta graminea con foglie assai larghe, che pero non cresce a grande altezza. Tratta il ^ 8 delle produzioni animaji. Tra i mammiferi, i buoi sono in piccolo nuuiero ^ i cavalli non riescono bene per T eccessiva umidita del terreuo , i niuli sono PARTE STr..VNIEi;\. 49 general intMite preferhi. Una specie terriljile
  • iantc meditinali e andie la cassia alata , cola portata da Batavia ■, tra le sostanze animali distine;nonsi Ic 56 A 1' P E N D I C E pelli cU line tlio si coiicinnn colla corteccia ili nn alhero indigeiio, e i giisci delle testnggini , clivennte in oggi piii rare. Le manifattm-e riduconsi alia fabbrica/ioiie dello ziic- chero , a qnella dl una specie di vino f^itto pure colle canne dello zncchero, e che dicesi soiuigliante a quello di Lunel i alia escrazione di un liquore alcoolico dallo znc- chero e dagli ananas infranti, ed aggiuiiti alio zucchero nella proporzione di una nieta inclrca , e linalmente alia fabbricazione dell' olio di cocco. Brevi sono le osservazioai fatte sn T isola di Borbone, come breve fa il soggiorno cola dei viaggiatori; la po- polazione ne e portata al numero di 68,891 individui ^ e questi, colla scorta di un manoscritto inedito di un creolo, si dipingono grandi distatura, vivaci , .robusti , destri nel tirare delfarco e rtel cavalcare , lieri altronde e orgogliosi, s;enerosi cd anianti del lasso, coraggioslssimi nella guerra. Le loro abitazioni terniinano talvolta in terrazzi, e sono for- mate con un cemento coniposto di parii eguali di sabbia di fiume finissima e di calce viva, alia quale si aggiagne acqaa a suflicienza, ed un biccliiere di sciroppo di zaccliero ogni sette litri di acqua : si assicura c!ie quel cemento riesce ottinio e di bellissimo aspetto. Nell' isola si coltivano il cafFe, lo zuccliero, il maiz , i pomi di terra e molti legu- nii i, vi si trovano ancora i cavoli palmisti.ed i cavoli co- muni , che pero sono da qualche tempo attaccati da una specie di cocciniglia , che li fa perire ayanti T ordinario loro increinento. Parte finalmente 1' Urania dall' isola di Borbone, e giugne alia baja de'Cani Marini nella Nuova Olanda, nientre varie truppe di giovani balene , scherzando a fior d'acqtia, si slanciavano sino a sette od otto piedi di altezza, e rica- devano con gran runiore nelle onde, facendole spumeg ■ giare slno a considerabile distanza. yVssai difficile riusci lo scendere a terra , attesa la poca profondita del mare presso le rive. Che pero i navigatori costretti ad entrare nell'acqaa, furono sorpresi da un freddo vivissimo che si fece sentire dopo il tramontare del sole. Nel giorno seguente una trappa di selvac"'! si mostro su la cresta di un vicino nionticello : essa parve da prima minacciosa, poscia entro in qualche relazione coi Francesi venuti a terra , ma non ricevette i loro recall, ne ammise alcuna trattatlva di camblo, se non tenendosi a grande distanza , e deponendo e faceiido P\RTE STRANIERA. 5? tleiiorre a viceiula gli oggetti di cambio in Inogo appar- taio : scomparvero tutti tinalmente , dopo di avere uditi alcuni colpi di t'ucile tirati dai cacciatori. Akuni officiali partiroiio per esplorare la }jarte orieiitale dell' ansa Ha- melin , die non era stata riconosciiita nel viaggio del ca- pitano Bandin: ma questa, come pure alcune altre esciir- sioni tentate nell' interno delle terre , non produssero al- cuna importante scoperta. I Kangnroos non si videro se non die da lontano, e senipre mostraronsi velocissinii alia fuga : non si videro altri qiiadriipedi singolari , o almeno non si pote osservarli da vicino: si scoprirono bensi le tracce e le pedate specialmente di alcuni abitanti, ma pos- sibile non fa giammai d' incontrarli. II capo XV contiene tuttavia alcune osservazionl su la baja delta dei Cam Mdrini : quelle di fisica versano su i venti , su la temperatura dell' aria e del mare , e quelle geologidie mostrano la pertinenza della rada di Dampier alia penisola Peron , la composizione della massa delle terre di una sostauza argillo-quarzosa di colore rosso e giallo, disposta a strati sottili di diversi colori senza alcun ordine regolare; finalmente la sovrapposizione dei monti- celli terrosi ad un' arenaria grigia poco consistente, i cui grani qiiarzosi sono riuniti da un cemento calcare. II mare rigetta su la spiaggia ciottoli di terra ocracea rossa e gialla, die uniti alia sabbia e ai tVammenti delle coachiglie, forma una specie di pudinga grossolana, di cui difticilmente puo credersi die le concliiglie, come si asserisce, finiscano per diventare selciose. Nei monticelli posti a qualche distanza dal mare veggonsi Incrostazioni tuliulari , quarzose, alte circa sei poUici , e del diametro da alcune linee sino ad un poUice : sono anch' esse composte di grani di saljbia , uniti in una specie di pasta calcare, e formate si sono da principio sopra rami o radici d' alben , che distruggendosi hanno lasciato uno spazio voto in quella specie di ciliadri irregoiari. Non si riusci tuttavia a scoprire quelle graiidi petrificazioni di vegetabili interi, di cui si paria nella rela- zione del Duperrey, e di questo viaggiatore e del eel. Peron, si citano lungiit passi relativi a quel fenomeuo geologico. Un cenno si fa pure delle produzloni del suolo osser- vate i nella penisola Peron si scoprirono alberi con una corteccia densissiiiia e la parte lcn;nosa assai dura, ed ar- busti per la maggior parte odoriferij ncU' isola Faure alberi 5^ APPENDICE simil'i al lauro rosa , e piante con alcunl fiori di vivissimo colore ; neir isola Dirck-Hatichs una ricca vegetazione , molte specie di mimose non piii alte di died piedi, ma estendentisi , quasi serpeggiando , sino alia distanza di piu di aS piedi dal tronco, una melaleuca , uii cyperus , un piccolo arboscello dioico con liori verdi giallastri, una bel- lissima altea con fiori azzarri , ecc. , ma non mai alcuna produzione vegetale alimentaria, giacche non possono come tali considerarsi le nnaierose alghe che il mare getta su la spiaggia, ne le cime delle salicornie, dei mesenbriantemi, e di alcuni iblschi e lepidii assai frequenti. Credettero i viaggiatori , che gli scarsi mammiferi di quel paese ed anche gli uccelli forzati fossero a bere I'acqua del mare; tra i primi si distinsero il Kangaroo strisciato , descritto da Peron, una specie di peramele, e molti sorci Kanguroos, conosciuti dal naturalisti sotto il nome di potoroas. Piu copiose sono le specie degli uccelli di colori assai variati ; numerosissimi i pesci , come pure le balene , che all' in- gresso della baja sembrano formicolare nei mesi diluglio, agosto e settembre , e preziose furono sempre reputate le Ostriche di quella baja. Quanto alia specie umana, bea poco poterono osservare i viaggiatori , e limitaronsi a de- scrivere gli uomini da essi veduti di mezzana statura , coUe estremita e specialmente le gambe sottili, non larghe le spalle e la testa assai grossa , la bocca' grande , belli i denti e vivacl gli occhi, la capellatura nera, lunga e leg- giermente ricciuta. La sola donna giovine ch' essi videro era piuttosto ben fatta , e sul dorso portava un fancinllo attaccato con una corda fatta di peli di qualche animate •, tutti erano nudi , e un vecchio sembrava esercitare su i suol compagni cjualche autorita. Dalla nuova Olanda recaronsi i viaggiatori a Timor, arrestandosi a Conpang, nel quale capo-lnogo della colonia olandese per qualche tempo si trattennero ; una visita fatta al raja di Bacanaf-si, e una festa religiosa ceiebrata dai Cinesi di Conpang diedero campo ad alcuni Frances i di osservare da vicino i costnmi di quella colonia e gP In- dian! delle vicinanze •, presso il villaggio di Babao trova- rono essi un cojcodrillo addormentato di una grossezza prodigiosa, che pero all' avviclnarsi de' viaggiatori fnggi rapidamente verso Tl mare. Da Conpang passarono a Dille, residenza del governatore , ove molte notizie raccolsero PAKTr. STR\NIF.R\. 5() intorno la pesc.i delle Ijalene e tlei balenotti , abbomlan- tissima in qaei luoi;hi ; fecero cssl una escnrsione su Tisola Oniliai, ove non furouo scortesemente accolti da quegli aMtanti, guenieri ferocissinii , e creduti anche antropofagi, clie deliljono essere assai nunierosi , e non hanno altri quadnipedi se non cani e porci, fonnando il loro vitto ordinario di poUi, di mlele, di noci di cocco e d' altri frutti. II capo 1? contiene un lungo saggio storico suH'isola di Timor, i di cui abltanti banno i tratti caratteristici delle nazioni Asiaticbe , bencbe siansi trovati nelle mon- tagne negri coi capelli lanuti, clie forse erano i primitivi aljitanti di tutte le grandi isole dell' arcipelago indiano, assomigliandosi ai pnpous della nuova Guinea e di altre regioni australi. Non bastando quel saggio storico che, sebbene pieno della piu squisita erudizione, non e fatto per promovere grandemente lo stato delle nostre cogni- zioni, si aggiugne una tavola cronologica- che comincia dal primo secolo dell' era volgare e giugne fino all' anno 1818. In questa comprendonsi tutti gli avvenimenti clie in qualche modo possono connettersi coUa storia di Timor; sotto I'anno 1290 si registi-a il viaggio di Marco Polo alia Cina, a Sumatra e a Ceylan; sotto il i63o I'arrivo dei Dominicani a Timor , e T introdnzione del cristlanesimo in queir isola :, sotto il 1818 un tremuoto fortissimo che si fece sentire a Dille. Contiene il capo 18.° la descrizione di Timor; la sua lunghezza e di 103 leghe di Fi*ancia i n circa , e la sua maggiore larghezza giugne appena a a5; il paese e mon- tuoso, e nella parte orientale dell' isola avvi un vulcano; scarsi non sono i liumi ed i ruscelli, dei quali pero al- cuno non e navigabile , benche straordinariamente si in- grossino nella stagione delle piogge ; pochi sono i laghi ma frequenti le paludi ; non hannovi porti , ma vi si trova una rada spaziosa che offre comotlo asilo ai vascelli. Qui pero termina la parte del viaggio che abbiamo sot- t'occhio, e noi saremo soUeciti di esporne in altro arti- colo la continuazione. Intanto soggiiigneremo che i viaggia- tori passarono alia piccola isola di Rawak, situata presso Vajgiou nella Nuova Guinea; di la alle isole ]\Iariaane, alle isole Sandwich e al porto Jackson , donde recaronsi alia terra del Fuoco cd alia liaja del Buon Snccesso, clic ablwadonare dovcltoro a cagione di un furioso uragaoo. 60 ATPENDICE dirigendosi alle isole Maloiiine. Cola nella baja Francese av- venne il naufragio clell' Urania , e fii cF uopo comperare lui vascello Americano ciie fii nonilnato laFlsica, col quale il Freycinet torno da prima a Rloatevideo, poi dope il sog- giorno di un mese nel iiume della Plata, a Rio-Janeiro e di la nella Francia. Lungo tutto il viaggio gli ufficiali ri- volsero 1' attenzione loro principalmente su V aspetto ge- nerate di que' paesi , su le razze degli uomini die gli abi- tano , su lo stato del loro incivilimento, su lo sviluppa- mento dei diversi rami dell" agricoltura e dell' industria , finalmente su le cause clie arrestano o accelerano i pro- gressi delle sociali relazioni. Ua' idea darenio pure de' lavori scientifici de' navigatori , appoggiati alia relazione clie ne e stata fatta all" Accademia delle Scienze dai signori Humboldt, Cmier , Dcsfontaines , De Rossd , Biot , Thtnard , Gay-Lussac e Arago. Le prime sono le osserv»zioni del pendolo. La figura della terra pu6 egualmente desumersi dalla comparazione del numero delle oscillazioni che fa in 24 ore vino stesso pendolo di lun- ghezza invariabile in luoglii situati sotto diverse latitudini, e dalla comparazione delle diflerenti lunghezze che dee avere un pendolo semplice per eseguire in tutti que' luoglii lo stesso numero d' oscillazioni in un tempo determinato. Col primo luetodo e indispensal)ile clie rapparecchio oscil- lante non provi alcuna alterazione ne nella forma, ne nelle dimensioni ; mentre quella invariabilita non e necessaria nel secondo, misurandosi la lungliezza dopo ciascuna os- servazione. Diiljitando il rreycinet di potere su le coste deserte alle qnali sareldie giunto, formar uno siabilimento particolare per quella delicata esperienza , determinossi a far uso del pendolo invariabile, e quattro di quest! stro- menti furono al viaggiatore forniii da uno de' niigllori ar- tefici di Parigi, esperimentati da prima da varj accademici. Da molte osservazioai fatte al Capo di Buona Speranza, air isola di Francia, al Porto Lackson e a Rawak nella Nuova Guinea , si potra dedurre il valore della stiacciatura della terra nei dne emisferi ; ma sgraziatamente non si sono potute quelle osservazioni ripetere al Capo Horn, situato alia latitudine australe di 55" 59'. Riguardo al magnetismo e noto, benclie incognita ne sia la causa , che la declinazlone e V inclinazione delT ago ca- lamitato provano in ciascun luogo della terra aheraziorti VAUTE STRANIERA.. 6 1 annual! moko sensibili ; e lo suuUo di qucste e tanto piu importante, cjnanto clie sarel3l)e altramente impossibile ii ridm-re ad un' epoca costante e il rcndere coiiiparabili le niisure fa tie in diversi anni. II Freycinet lia fiitto osserva- zioni di due specie, alcune nelle sue stazioni , altre alia vela : le prime , e massinie le niisure delicatissime della inclinazione , lianno piesentaii i risultamenti piii perfetti, e quelle all' isola di Rawak si sono fatte con cinque diversi aglii le cni discordanze estreme ginngono soltanto a 7 minuti. Diligentemente si sono pure misurate a terra le declinazioni degli aglii : le osservazioni azzimuttali si sono fatte in inolti punti col teodolite , in altri coi circoli ripetitori astrono- niici o a riflessione, talvolta ancora colla combinazione di tutti qiie'uietodi. Con molti aghi si sono pure istituite in clascuna stazione le osservazioni relative all' intensita delle forze magneticbe. Le variazioni diurne annunziate dair inglese Macdonald nelle Transazioni Filosoftche , die coUegato nc aveva il sistema a quello delle declinazioni, non si veggono confermate dalle osservazioni del Freycinet^ bencbe le osservazioni delF emisfero australe presentino, al pari di quelle del Macdonald, un moviniento diametral^ mente opposto a quello delle osservazioni fatte a setten- trione della linea, che concordano con quelle d'Eiu'opa. II Freycinet ba altresi accertata la poca estensione delle oscil- lazioni diurne tra i tropici , cbe pure dal Macdonald era stata avvertlta. Le osservazioni fatte alia vela giovano a determinare alcuni punti delle curve , lungo le quali le ileclinazioni lianno gli stessi valori, e delle curve di eguale inclinazione e di eguale intensita , cbe presentano sul giobo forme assai singolari. Le niisure d' inclinazione riferite dal Freycinet provano evidentemente la singolare inflessione deir equatore magnetico nel mare del sud. Cinque cronometri sono stati adoperati nella spedizione, e giornalniente paiagonati gli uni cogli altri dopo le os- servazioni dirette alia deterininazione del tempo astrono- niico per mezzo degli angoli orar] ; e quindi si possono de- durre separatamente da ciascuno de' cronometri le Icngitii- dini delle coste , ove i viaggiatori sono discesi , e di quelle die semplicemente banno veilute. II mezzo di fatto per evi- tare qualunque dttl)bio e quello di non contare su le loii- gitudini somministrate dal trasporto dell' ora , se non in ijuauto aiolte niostre marine danno ii medesinio risultainento. 6a APPENDICE Diciassettc scrie di distanze dal sole alia Iiiiia daiino luogo ad una nuova detennina/ione della loii«itudine di Rio- Janeiro, e sei serie di altezze clrcommeridiane servono per determinarne la latitudine : cosi la longitudine della baja dei Cani Marini potra calcolarsi sopra 34 serie di distanze dal sole alia luna , e la situazione della citta di Aga<;na nelle isole Marianne fu determinata con 2a serie di di- stanze e a3 di altezze circoinnieridiane di stelle. Le osservazioni idrografiche fatte da que' viaggiatori ser- vono a coiupiere le cognizioni die si avevano di uioiti gruppi di isole nel grande Oceano , die si sono ora dili- gentemente riconosciuti. Esse versano specialiuente su la costa Occidentale della Nuova Olanda , su molte parti della costa di Timor e di alcune isolette aU'intorno, su 1' isola Bourou 5 e quella di Ambina e di Ceram, su quelle situate a mezzodi di Gilolo, e a settentrione dell' isola Royio, dove si e osservato un arclpelago pericolosissimo, non an- cora da alcuno visitato ; su la costa settentrionale di Vai- giou, e su le isole Guam, Rota e Tinian. Si e pure sco- perta una piccoia isola all' est dell' arcipelago de' naviga- tor!, alia quale si e dato il nome tV isola Rosa, e si fe determinata la situazione di molte isolette di piccoia esten- sione e assai lontane dalle grandi masse di terra. II viagglo dell' Urania ha I'ornlto alcune important! de- terminazioni delle variazioni orarie del baroraetro , facili a determinarsi nei luoghi vicini all' equatore , ove le per- turbazioni accidentali della pressione atmosferica essendo deboli e rare , basta V intervallo di pochi giorni per render manifesto I'effetto delle cause costanti. Le numerose os- servazioni barometriche istituite in diversi punti del globo potranno in altre servire a decidere se le ore dei massimi e dei minimi delle suddette oscillazioni sono le stesse fra i tropici , in tutte le stagioni ed in tuttl i luoghi , e se r estensione dell' oscillazione e da per tutto la stessa. Era inoltre importante il verificare col mezzo di barometi-i della maggior perfezione se la pressione media atmosferica sia, come alcuni fisici suppongono , sensibiimente minora all' equatore che nei nostri cliiiii. Le osservazioni del tennometro e dell' igrometro si sono fatte d' ora in ora , tanto di giorno quanto di notte , e dodici giornaliere alio stesse epochc be ne souo fatte delta temperatura del mare. I'AnXE STBANIERA. 63 Passando da questi oggetti alia storia naturale e prima di tutto alia zoologia , uoteremo soltauto che molti oggetti rarisshiii sono stati rimessi al Maseo reale di Parigi, e fra cjuesti 2 5 specie di mammiferi , 3i3 di uccelli, 48 di rettili , 164 di pesci , un graa numero di molluschi , di anellidi e dipolipi, e 3o scheletri in circa, tra i qaali quello di un uoiiio della razza dei papous. Qiiattro sono le specie nuove di grandi mammiferi , 48 quelle degli uc- celli , dei quali si sono pure ottenuti 3 nuovi generi , piu di 3o le specie dei rettili e circa 120 quelle dei pesci. — Per quello die concerne 1' entomologia , giunti erano gia al Museo, spediti dair isola di Francia , circa 200 lepi- dopteri e 5oo altri insetti provenienti dal Brasile , con 40 specie di crostacei del Capo di Buona Speranza : tra i soli insetti raccohi nella terra dei Papous , si sono tro- vate dal celebre Latrcille piii di 40 specie nuove , e al- cune se ne sono pure ravvisate tra i crostacei e gli arac- nidi , non ancora esaminati. Tre mila specie di piante secche incirca sono giunte al Museo, e di queste forse 5oo mancavano negli erbarj del Museo stesso, aoo almeno erano tuttora incognlte. Vi si trovano belle piante marine e bellissime felci : inoltre sono stati rimessi alP AccaJemia molti frutti, molte seraenti, alcune gomme ed altre produzioni del regno vegetabile. — La sola geologia ba fornito al Museo circa 900 saggi di rocce diverse , raccolti nelle varie stazloni del vascello. Vi si trovano le rocce delle montagne azzurre della nuova Olanda , quelle delle isole Sandwicb e dell' arcipelago delle Marianne, e i saggi ne furono generalmente scelti con molta Intelligenza. Questo quadro sommarlo servlra a dare un' idea e del- r importaiiza dell' opera , e dello stato in cui essa ora si trova. 64 Al'PENDICE PARTE 11. SCIENZE, LETTERE ED AUTI ITALIANE. ^m ■! ■ ^ — LETTERATURA E BELLE ARTI. Gramniadca compita della Itngiia greca volgarlzzata dal prof. Amedeo PeyroN- — Torino 1823, dalla stamperia reale. Due volumi in 8.° Grammatica regolare e metodica della lingua greca compoita ed ordinata prlnrlpalinente conforme al inetodo di M. Burnouf ed alle istituzioni del prof . Gretsero. — Venezia 1827, per Francesco Andreola. Congetlure intorno al primitivo alfahcto greco , del marchese Cesare Lucchesini. — Lucca, 1829, presso la Duccde tip. Bertini. A<^jc$y)Te rrjv tcov 'EAArivuv yAM^cav, t))V EuysvEdTtpOLV xa2 7rXovT£p(xy xa! aAAwv yAotrcrwv jj-rirepx' tv\v 6 noix-v tori~ jiiovpyriaciv ai MoiJGai, xa) i(jToXiaoiv at Xip/rei;" Trjv yAwacav Tuy Ilofrirwy, xaJ 2o$wv , xaJ 'P-oro^cov , xa/ QsoXoyoiV s'k; TT)V OTTolxv 6 "0}/.ripo<; a^paXXe tx }j.i'Ki'nay~t\ tov 7rotr\p.XTa , 0 ^£icq IlAarcoy ipt?.oaiv Xk^iijuv. PAIITE IT\LXANA. 7I disnso. Intorno a questa dottrina , della quale in Inglill- terra e in Germania molto si e scritto e si scrlve , ha pnbbllcato recciitemente un dottlssimo opuscolo il mar- cliese Lucchcsini , uoiuo di tiitta dottrina e versato qnanto altri niai ncUo studio del greco idioma, Bellissimo innanzi tutto ci pare quel luogo cli" ei reca di Aulo Gellio , dove parlando di cerii iati die trovansi nei poeti , afFerma clie non sono a caso 111a a bello studio , clie piii di tutti li uso Omcro , e c!ie il grazioso Catullo amo la soavita del- r omerico iaio , e T imito di frequente. « Gellio dunque ( dice r illustre filologo ) riconosceva frequenti in Omero gP iati , ed era riserbato ai moderni lo sbandirli da' suoi versi." A noi noa e permesso di ripetere qui le cose scritte dal nostro dotto ellenista ; perche non si potrebbero com- pendiare senza nuocere alia chiarezza , e il trascriverle tutte farebbe troppo lungo il discorso. II Lucchesini non pre- tende di combattere o distruggere la dottrina del Digamraa, bensi dimostra con inconcussi argomenti , come alle asser- zioni dei iilologi stranieri in questo proposito mauchino in generate le prove clie sarebbero necessarie. ti Essi ag- '/ girandosi continui fra gli arcani piii reconditi dell' anti- » chita , confidano di averne acquistato tanta cognizione » ed esperienza , che V indole primltiva della lingua greca » sla loro palese in gran parte. A me pare che sa- » rebbe forse savio consiglio , se diffidassero alquanto " della loro sapienza , e quindi fossero meno soUeciti di » affermare le cose che di provarlc. II che facendosi , " alcune loro sentenze sarebbero facilmente adottate ancor » da quelli che sono ora d' avviso contrario , e d' altre forse » essi medesimi sarebber dubbiosi o le rigetterebliero. Per M la qual cosa spero che non faro opera inutile , se notero " qui cib che a mio giudizio abbisogna di qualche prova. " La modestia colla quale il sig. Lucchesini si apre la via a questo suo trattatello , fe molto conveniente all' incertezza del soggetto , e riesce poi tanto piu bella quando si leg- gono le sue osservazioni , dalle quali ben apparisce che al nostro filologo non puo contendersi nn seggio fra i co- noscitori del greco piu celebrati al di la delle alpi o del mare. Con qualche maggior fidanza ( benche semj^re mo- destamente ) il ch. autore nello stesso libretto ragiona di qucir altra quistione intorno all' esistenza di Omero, e piu ancora intorno a quell' altro quesito , se ai tempi di r-a ArPENDICE Omero i Grecl coiioscessero I'artedello scrlvere, Un som- nio filosofo italiano , il Vico , fu il primo a sostenere clie Omero iioa fu mai , e die la scrlttnra fu molto posteriore airiliade etl all' Odissea. II celebeirimo Wolff poi tenne queste niedesimc opiiiioni un secolo circa dopo del Yico , del quale per altro non fece raeuzione , e probabllmente non ebbe neppur notlzia. Nella Scienza Nuova queste opi- nion! sono di una evidente importanza , perche si colle- gano col grande sistema di quel libro, e la scoperta del nuovo Omero . quand" anche non sia sostenuta da prove irre- fragaljili , nondimeno per le applicazioni che se ne possono fare , torna ancora utilissima : ma nei prolegomeni del "Wolff questa importanza non si puo ravvisare ; e quindi in questa parte quel grande filologo si pose nel numero di coloro i quali ( come dice il marchese Lucchesini ) sperano di procacciarsi nome di sottili critici ed avve- duti , sostenendo certe singolari opinioni , e contraddlcendo alia comune credenza o a qualclie antica opinione. Contro la sentenza del Wolff adunque move il sig. Luccbesini un erudito e convincente ragionamento, rinforzando le prove gik messe in campo ancbe da altri con alcune sue dotte osservazioni di riposta filologia. Questo piccolo volumetto e un buon testimonio della nostra asserzione , die gl' Ita- lian! potrebbero scrivere eccelleati grammatidie greche. Esso onora tanto V autore , e fa si chiara prova non essersi ancora spenta in Italia la semenza dei veri grecisti , die noi abbiamo fatta volentieri questa digressione per dimo- strare la stima die ne facciamo. Oi'a e da tornare agli Accenti. Posto dunque che la grammatica greca debba insegnare questa dottrina degli accenti, rimarrebbe a stabilirsene il modo. II Mattliici coUoca il trattato degli accenti nelle ultime pagine della sua lunga grammatica: il Buttmann in vece lo fa precedere all' articolo ed alle declinazioni. Tutti e due poi si accordano in questo sistema, di presentare agli stti- diosi in un solo capitolo e tutte di seguito le regole spet- tanti a questa parte grammaticale. II luogo dal Matthia assegnato agli accenti ci senibra disadatto, perclie tiene troppo lungamente incerta la pronuncia dello studioso : il Buttmann in vece, prescrivendo fin dal principio a' suoi al- lievi le eccezioni alle quali le regole generali degli accenti soggiacciono nei varj casi dei nomi e nelle conjugazioni PARTK ITAT.IANA. ^3 dpi vcrbl , sopraccarica iniuilmente la loro memoria cU precetti die iiial possono radicarsi nella loro mente fin- che non sono giunti al punto di poterne fare T applica- zione. Pero ci par huono il consiglio adottato dal cora- pendiatore veneziano d' insegnare sul bel principio le regole generali , poi nel trattare le declinazioni del nomi e le conjugazioni del verbi , venir diniostrando le regole spe- cial! e le eccezioni. Ma poi non ci sembra che questo metodo sia stato con giuste partizionl seguito daU'au- tore ;, perche il dire che tre sono gU accenti , e cU' essi valgono a distinguere le significazioni di molte parole ugualmente scritte , e ad indicare la sillaba sulla quale si deve alzare piix forte la voce , crediarao che sia un dire troppo picciola cosa. Ma se r utilita e 1' importanza della dottrina degli ac- centi possono parer dubbie a qnalcuno , tutti i granimatici concorrono in vece a dire utilissima e importantissima la diligenza usata per render semplice e chiaro il sistema delle declinazioni , le quali si ridncono oi-a comuneraente a tre sole , sebbene la grammatica di Padova ne am- metta cinque. Le prime due non presentano alcuna dif- licolta , e le eccezioni stesse alle quali soggiacciono sono assai facili da imparare. La terza in vece ( delta degli imparisillabi ) suol essere uno scoglio a cui rompono molti studiosi. II numero grande delle uscite che possono avere i nonii cadenti sotto questa declinazione , e 1' incerto loro procediniento dal noniinativo al genltivo trae seco molte regole con molte eccezioni , e quindi numerose difficolta. La pill grave per altro e piii importante , per procedere nella spiegazione degli autori , consiste nel saper trovare il nominativo singolare quando ci sia dato qnalcuno dei casi obllqui di un nome appartenente a questa declina- zione. Ora in questa ricerca riesce assai comoda la se- guente tabella deirAponte. 74 APPI5NDICE i p s Tenui Col. I.« Col. II. a Col. III.» Lab. Palat. X Dent. T , . . . A . . I T 1 Medie ? 7 C^ ^ Dense

    .ai^x\ da ypa^bi avremo ypa^u) e yeypa'^x. 2° Se la caratteristica del Presente sara qualcheduna delle mute palatali, la sibilante della stessa colonna e la densa corrispondente ci daranno la prima il Futuro e la seconda il Passato. Cosi da jrAiKu avremo jrAeA'j* e n-eVAeXa; da AeTu avremo Ae'au e AeAeXa; da fipix^ avremo ^pe'Sw e fiifipe^x. 3." Se la caratteristica del Pre- sente sara una delle mute dentali , ovvero una delle vocali od uno del dittonghi messi accanto alia terza colonna , nel Futuro avrassi la sibilante dentale , e nel Passato la lettera x. Cosi da avuTce avremo dvucui ed v)vfxa; da atiu) avremo acu) ed Tjxa ; da Tip.iu> avremo Ti}i-f\au> e r£Tl}if\v.OL\ da r/'j avremo r/cto e Tiriv.cx.\ da jrot/ti) avremo Trxlao) e rri- Tnxixx ecc. ecc. 4.* Qualora la caratteristica del Presente sia la Z o, ci6 che torna lo stesso, due ca o due tt , il Futuro potra avere per caratteristica o lo $ a cui nel Passato rispondera il ^, od il c, a cui nel Passato cor- risponde il x. Cosi da noci^ij) avremo Tra/^M e ;rfVa/)(^a; da ^pac^'j), (|)pa!7(j) e nippocticxi da rrpi<7eiel)l)ero assai [liu *li leg- gieri e piu tVimuosamente nclla nostra meinoria. II Jacob lui iliviso il suo libro in qiiattro Parti o Corsi : noi in vecc vorreuimo dividere la seconda parte della no- stra grammatica in due sezioni. La prima dovrcbbe con- tenere (come il prlmo corso del Jacob) una raccolta di lirevi esempi , nei quali con accnrata analisi si potessero spiegare le regole date negli Eleinenti, e si addestrassero i giovani a ben conoscere le varie p.irti del discorso e le declinazioni del noini e dei verbi , disponendo in niodo gli esempi cbe in sul finire di essi, dopo le regole fondauientali , lo stu- dioso potcsse imjjararvi riiiclie le principal! eccezioni od anomalie. La seconda dovrebb' essere una serie di bei passi di greci antori , ordinati possibilaieate per niodo clie le diflicolta andassero sempre crescendo, e scelti con tal giudizio die alia line comprendessero tutte le regole grani- maticali : e queste regole , come abblamo gia detlo , le scriveremmo a pie di pagina. Incontrasi talvolta in alcuni racconti facilissimi nel complesso qualclie ditlicolta die non pub essere spiegata senza una regola niolto sottlle. Siippoaendo die questo caso si avverasse in alcnno dei passi inseriti nelle prime paguie della Sczione 11, ne dareninio la versione letterale, as|)cltando a dettarne le regole , quando occorresse di nuovo fjuella dillicolta dopo die il nostro alhevo ne fosse fatto capace da una sulliciente cognlzione delle alire re- gole iiieno iniportanti. E 1' aver gia trovati quel modi fa- ciliterebbe per certo 1" intelligenza della regola gramma- ticaie. Pigliamo in esempio un aneddoto riferito dal Jacob. h.iy£T!xi Yj}j.TTiooy.kri<; tic, to'vc, v.po(.TYip(X(; Tvji; A/rvrj? t'ya- pifixtuicxi , on ysyovoi ^eoi' varspov oi yv(iia'^f,-/xt , d-^xppi- 7Ti7^ilTf\<; (XVToiJ jJ.i5iq Twv -/.priTTtoij}-/' y^xkv.xi yx3 at^i^ro vno~ Siitjxro. II Jacob pone a rjucsto aneddoto tre sole brevi note : Puna per avveriire cbe il tenia di tvxkxT^xi e iyx}.'/.o}ixt\ Tallra e una citazionc del ^ 140 di quella grammatica a cui egli generalmente si rifensce , c dove e da cercarsi l>i re- gola deirori col verbo ytyi-^oi^ T ultima avvcrte cbe la voce fi'&iffro viene da i^i^'i. JNoi suppoacndo che questo Bibl. hal. T. LIV. 6 bJ A 1' r E N U I G E racconto fosse tra i primi del nostio lihro , lo coinmente- remmo cosi : I." A.iysrxt "EwrriJ'ov.Ayii; ivo^Xio'^xi ccc. DIresi. die Eni- pedocle saltasse ecc. iva/xai^xt : aor. 2 inf. di i'viAAc/xai. I Greci usano (come i Latini ) 1' Infinite dove noi ordina- riamente usiamo il die col verbo al soggiuntivo. Ma presso i Latini T infinito regge senipre T accusativo •, laonde legge- rebbesi qui Empedodeni , meiitre per lo contrario "E/zn-f- ooxAz/j? e nominativo. tic, Tovc, v.pa~y\^,xc, rr^c, AiVvv)? nel cratere deW Etna. La preposizioae alq regge sempre raccnsativo. d^xyi(j^Yivxi. Dal verbo d^xvl^M disparire. ( La prima eezione di qnesta seconda parte avreblje gia insegnato a derivare con sicurezza Taor. inf. acpav/c&riyai dal tema cx^a- vl^'X) ). fiovXojjL£vo<; zYiV TTipl xvTOu tpYiUYiv ^i^xiHuxi , volcndo cite la fania affennasse di lui ecc. Qui V infinite regge Tac- cusativo ( rov (l^'O/^'Ov ) come in latino — ^sfixtwacci aor. inf. da fisfixio'j). fiefixiMGXi oTt yiyovoi 9-£o<; , affennasse die sia (o meglio die era ) dlventato Dio. Qui 1' iniiniio e risoluto coir oti , come i latini lo risolveno talvelta col quod. Noi noa vogliamo stancare piu oltre i nostri letteri analizzando il restante del tema proposte : iiia chi non vede, come gli stadiosi da queste pocbe linee imparereb- bero assai di leggieri i reggimenti principali dell' infinite nella lingua greca? Le tre nianiere nelle quali questo mode s incontra nel periodo analizzato resterebbero facilmente impresse nella memoria insieme colla mal riuscita vanita di Empedocle. Qui intante si potreblie stabilir la regola generale : Che i greci usarono V infinito coll' accnsadvo ed andie col nominativo , e lo risolvettero qitalche volta coW art o colV oic,. Quando pei s' incontrassere in altri testi questi usi deir infinite , allora sarelibe acconcio 1' insegnarne le regole speciali, dicendo, per cagione d' esempio, die i Greci dopo Xiyojj.xi , dyyi'AXojxxi e simili usarono di frequente il no- minativo , sebbene sia comnne ancbe 1' accusative, di che il Mattbia reca quell' esempio di Eredoto : '^ipt,ix Xeyarxt dnovaavTOc ravrx ainxi. E cosi via via. Queste regole poi e le lore eccezionl si potrebbero utilmente epilogare in un iadice coi richianii ai luoglii del liln'O , nei quali gli allievi ne avrebbero gia veduti e studiati gli eseuipi. rVUTE ITAI.l \NA. o.) Tutti coloro tlie lianno scritto ;j;rainiimiit:Iie di-Ua lingua greca in Italia studiaronsi priiicipalmente di essere semplici e brevi ; e (juosto conscnso degli scrittori diinostra clie il genio nazioiiale rigelta le gramiiiaticlio Inujilie e trop])0 ag- gravate di regole e d' eccezioni. ]Ma (jnelle grainmaticliette bastaao poi al bisogiio di clii si vuf)le inoltrare nel vero studio di qiiesta lingua ? Gliimnjuo vi ci sia provato clovra confessare che no. Le regole della sintassi, le quali nel [^reco sono si nunierose e si varie, lasciansi d'orduiario all'eserci- zio ed ai maestri ; ma quale esercizio piio farsi da nn giovine sui classici greci , quaudo egli non a!jl)ia altra guiila clie le grammatiche italiane? E i biioni e protondi maestri come potranno esser frequeiiti in Italia se non lianno alcmi libro die li ajiiti a correre F immenso campo della greca iilo- logia ? Ben possono alcuni, a forza di studio, imparare da se soli a conoscere pienamente uno o due autori ; ina la vera cognizione della lingua greca non si ha se non quando siansi con diligenza percorsi tutti i principali scrit- tori ; alclie, seuza il sussidio delle altrui osservazioni, nial puo bastare la vita di un uomo. Pero un vero grecisia italiano ciie non conosca la lin2;ua tedesca ne la lingua inglese sarii esempio rarissimo ■, perche egli avra dovuto studiare in niolti anni e con iacredibil laiica quello clie colla scorta dei filologi stranieri avrebbe imparnto in pochi mesi : e per quauto noi aniianio la lingua greca , non crediamo pero cLe la vita di im uomo sia bene spesa e con utilita della patria, quando tutta tonsumisi nel- r acquisto di <{uel solo idioma. Con utilissimo consiglio adunque il prof. Peyron tolse a tradurre la grammatica del MattliiJi, dalla quale i nostri maestri potranno trarre gran giovaraento : noi diciamo i maestri, perche quel libro non fa scritto dair autore pei principianti (i); nieno poi si po- trebbe adattare ai principianti italiani, intoUeraati (non (I) Agli studiosi in gpnerale , e fors' anclie a c[ual('lie uinstj-n , la grammatica del Mariliiii delihe riuscire men frtutuosa , j'erclie gli esenipi vi siuio rfcati scnza la corrispondrnte tradiirione : alcuni di (fuesti esenipi sono verauiente difficili ; in generale |nii «• (juasi seuipre iiiceita la versione clie si puo fare di una frase Kolata da chi non iibbia dinanzi tiitto iniiero il liiogo da cui e tratta. Quesio servigio potrva esser preetato ddl' egregit) pro- feiiorc I'cyron ncll'auo iiiedciiiuo die asrii venlicau- le ciuuioiu. 84 .\ r P E N D I C E senz.1 Ijuone i-agioni ) delie gramiiiatlche troppo lunglie, Del Maltliia , del Butnianii , e delle osservazioni o note di die iiiolti iilologi hanao ari-iccliite le edizioni di tiilti i classici greci , potrelDbe un italiano giovarsi a coniporre uii libro somigliante a qnello da noi ideato, al quale darebbesi ragioiievohiiente il titolo di CorM di lingua greca. Noi lo siipponiamo diviso in due tomi. II primo compren- derebbe la parte teoretica , cloe gli Elenienti grammalicuLi^ pill la prima sezione della parte pratica , cioe un buon numero di eseinpi, iiei quali si trovassero applicate le regole degli Ekinemi. II secondo sarebbe tutto occupato dalla secoiida sezione e daU' indice ^ e se i volumi fossero come quelH del Matthia, potrebbero presentare agli studiosi alnieno trecento pagine di teste greco , nelle quali s' in- contrassero di grado in grado tutte le difficolta di questa lingua. Nei commenti non si dovrebbero trascurare alcuni liljri di anticlii graiumatici, ne alcune opere d'autori ita- liani, delle quali se forse potrelilje parer qui andiiziosa la citazione , non e pero senza vergogna il dimostrarsene ignoranti quando si aspiri alia gloria di profondo grecista. Che se qualcuno vorrix domandarci qual sia la conclusione alia quale abbiam \'oluto guidare questo nostro discorso , diremo aver noi voluto mostrare clie lo studio delle gram- iiiatiche scritte dagli stranieri e senza dubbio utilissimo, anzi necessario al presente per ben conoscere la lingua greca , ma die a promovere in Italia la vera cognizione di quella lingua e niestieri die i nosiri filologi scrivano grammaticlie originali , e presentino la nostra gioventu di libri conformi all' indole della nazione , alia quale si vo- gliono propone. Non e si scarso per certo fra noi, come forse credono alcuni , il numero di colore die potrebbero accingersi a questa importante fatica : a noi pare die bastino i nonii dei due ch. filologi nienzionati in questo articolo , il marchese Luccliesini e il prof. Peyron. OpuscuU dclV Abate Michcle Colombo. Edizione rUc- duta ed ampUata dull autore. Volume IV. — Parma^ 1828, per Giuseppe Pagaiiino , di pag. if. e 161. Abbiamo gia data contezza de' volumi 1.°^ 2.° e 3.° di questi OpuscoU. II 4.° contiene i.° un Ragionaniento ine- dito intonio all' doquenza dc prosatori itallanij 2,° un breve i. PARTE ITALT\N\. 85 Anicnlo gut inserito nella gazzrtta di Mantovn sopra il Vol- (Xarizzamento inedito ili olciini scritd di Cicerone e di Se- neca fatto per don Gio. Dalle Celle, e pubhiicato in Genova net 182S; 3." una Re'.azione delta PoUniiia C'oniiniana , ecc.^ 4.° nn Discorso intorno cdl' aniniaestmniento de' fancinlU ; 5." una Lettera sulla edizione Coniininna degli awersarj ana- tomici del Morgagni : G." una breve Appcndice al catalogo di (dcune opere attenenti alle scienze , alle arli, ecc. can giiialcrclle del sig. Filippo Nesti accad. della Crnsca;, 7.° 11 n Ardcolo pertinentc alle varie edizioni dalla Testina delle opere del Maclnavelli : 8." ua Frainmento dell' Istoria dellc Angullle scriuo dal Redi. Quasi tntte le predette coserelle del Colombo sotio scritte coUa solita sna accuratezza e snpienza; e, aggiugiiiamo pure, con quel candore di stile (a pocbissinii couccsso ) che condisce tanto soavemente le piii delle sue produzioni letterarie , ed a cui ne pare aiidar egli in principal niodo debitore ticUa rinouiaiiza die accompagna il suo nome da un' estremitii alT altra d" Italia. II Ragionamento intorno cdl' eloqnenza de' prosatori italiani parreblie la cosa pii^i imporlante di cjuesti opuscoli ; im- perocclie jier tal Intta e iniportante il soggetto, ciie trattato degnamente , efficaceniente , interamente, non cbe le trcAifa- cinque picciole facciate ncUe qtiali e qui costipato, non basterebbero t'orse trecencinqiianta ample di due cotanti. E })en senti cio il Colombo , e scusosseiie in sul bel prin- cipio. Egli ci pose in sapore , come dir si suole, di cosi solenne iml)andigioue , ma, quasi fossero avvelenate, a pena veilute scomparvero le piu appetitive e sugose vi- vande. Egli n' eh\)e e n' avra avuti buoni motivi ; ne pero vogliamo dargli colpa di cio, die per avventura e colpa d' altrui. Non intendiamo come cotest' JtaHanissinio scrittore ciie per tutto qucsto opuscolo parla de' prosatori di tutta Italia, e della comune favella /ta/iOAia , ove dice ( pag. i5) de' su- dicinmi stranieri che T imbrattarono negli anni passati , nli- bia quasi vohito concentrarla in quel solo dialetto die scorre su' ciottoli deir Arno. Egli non ignora die da piii anni la quistione e decisa. Questo comune patrimoiiio non e piii del!" Arno di quelle sia del Po , del Tebro e del Sebeio. Avremmo amato poi die un si giudizloso scrittore iiel eitnre alle face. 26 e 37 cscmpi del muo^ere o non wuOierc 86 A p r E N n I c n gll (iffetti^ won a\osse dimenticnto, die tntto il sno opn- scolo s'nggiia per modo osclusivo intorno al prosatori, e non intorno ai poeti italiani; e qnindi iioa avesse cavati qnegli esenipi dai drammi del Metastasio e del Moniglia. Neir Appewlice al catalogo di alciiiie opere attenemi alle scienzc , ale arti e ad altri hisogni. dell- uoino I'ab. Colombo pose il BahUnucci, Vita di FiUppo di Ser Brunellesco, 1 8 1 a , senza avvertire die avanti lui il Gamba avealo collocato sotto il nuiiiero 1497 della sua nnova edizione della Serie de tesU di lingua, e prima del Gamba il Poggiali pnr nella sua Serie, ecc. E cosi dicasl delle tre opere di Francesco Boc- clii; di quella di Pier Francesco Giambiillari intitolata Delhi, lingua die si parla e si scrive in Firenze ( i55i ); della Scoria Pittorica del Lanzi 1809; e di tutte tre le opere del Masclieroni. Vegga anclie Tautore, chela Lezione di Maestro Nicodemo dal'a Pietra al MigUa]0 era stata de- scritta dallo stesso Gamba sotto il n.° 11 ; e che sotto il n.° 2227 e pure indicata la Jielazione del rontagio stato in Firenze I' anno i63o e 1 633 di Francesco Rondinelli, 1634. Anzi ivi e ancora rlferita la ristampa di r|uesta Jielazione, TV 14, con aggiunie. II Gamba pero diversilica dal Colombo nel giudicare di tale Relazione , poiche mentre questi as- serisce che il Rondinelli si tenne lontano dalla corruzione del gusto che dominava al suo tempo, Taltro grida die, quantunque elegante, non era perb senza ampollosila e gon- jlezze. Ne manco bado il Colombo die il sig. Gamba avea pur registrato'prima di lui sotto il nuinero 148 1 la que- stione sull' Alchiniia del Varchi, 1827. N(in saranno del tutto inatili queste ripetizioni del Colom- bo, poiche in alcune delle sue noterelle e qualdie notizietta che non e nel Gamba;, ma e vero altresi die altre ne ha il Gamba delle quali manca il Colombo. E pero l)ello il vedere come due uomini tanto benemeriti dell' italiana favella ab- biano, senza che T uno sapesse dell'altro, collimato tante volte alio SC0J50 medesimo. II libro del Gamba era stato pnbblicato molti mesi prima degli opuscoli presenti. Seiii- bra dunque die il Colombo abbia dimenticato di confrontare la sua Appendice colla Serie del Gamba-, poiciie non e veri- simile die delle ventidue opere, di cui si compone T ap- pendice, ei ne avesse poste dodici gia descritte dal Gamba senza indicare il perche di questa ripetizione, considerato die, sebben^ il sno catalogo non comprenda tutti i rami PARTE ITALIA.NA. S'^ (Icir alboro della lingua nostra, ne conliene pero tanti sotio le deiiomiiinzioai di Scu'iize , Jrti, ed ALTRI BISOGNI DELL" UOMO , da renderlo quasi universale, e, tutto egua- gliato , non molto diverse dalla Serie. II sig. Nesti e caduto ( nella A'ota sopra indicata) in iiguali superfluita. Egli trovera verisiinilmente scusa nel non essergli pervenuia a tempo 1' opera del Gamba : non ne trovera per avere descritio men beiie di lui alcuni ar- ticoli delle sue giunle. Inno al Sonimo Amove , ncll auspicntisslmo glorno natalizlo di S. M. I' Iinpeiatorc c Re Francesco I. — Veiiczin , 1029. Andreohi , in 0.° Quest' inno va scevrato da que' fuggitivi componimenti , la cui vita non dura al di la di un giorno , o dell' occa- sione per la quale furono dettati. Autore ne e il signor Antonio Pocliini , nobile di Padova , direttore del Giornaie veiieto di religione e di morale. Egli con versi attinti ai fonti delia pin sublime poesia fassi a cantare le opere imperscrutabili , benciiclie, infinite di (\ue\V Increato , die per se i ii e , a se solo simile , pel cui amore regna su noi con paterno scettro T imperatore e re Francesco. Cosi r autore si apre la' via ad encomiare le virtii di Augusto e deir inclita Scbiatta austriaca , faccndo si che le sue lodi tendano senipre a , dai torcld Del IMajno. Questo volume conliene il Vecchio Cui^ino del s'gnor Le- ger , I' Alcade di Motorulo , del signor Picard, ed il Nau- fragio , farsa del signor Duval. La prima commedia e t rr- sionc libera del C. . . G. P. La seconda e la terza sono tradotte pur liheramerve da A. Scribani. Ci rallegriamo col Del IMajno deW altra lodevole impresa da lui assunta. Di- ciamo ultra, perche non abbiamo posto in obblio ch' egli continna non senza plauso , ed a comodo prezzo , la ver- sione della Storia Nalnrale del BulFon e de' suoi continua- tori , e la risiampa delle commedie del maggior nostro 8B APPENniCE comiro scrittorp. Alia sua collezione di conimetUe tradotte angnrlanio nn nuinero if associati uguale a tjnello die gii ha fruttato il sno Goldoni : ma non ci pare la via niigl'iore di ottcnerlo qnella troppa liberta di traduzioiie che hanno adottata i siguori C. . . G. P., e Scribani. Molti tratti di qneste tre comniedie non si ravvisauo pin per cose ap- parteiienti a' lore autori originali. Tale liberta si e con- vertita in licenza letteraria , ed a noi pare che abbia prodotto i frutti stessi ciie la liberta politica qnando que- sta degenero appunto in licenza. O i predetti tradiittori scelsero giadi/.iosaniente , come pare, i loro originali e non sappiamo intendere (qnando si consideri che questi originali sono cavati dal teatro francese moderno die e tanto conforme al nostro ) come abl/iano vohito tra\'isarli. O non gli scelsero con buon giudizio , ed allora , non solo frustrarono lo scopo della presente collezione che e quello nnico di darci il meglio di esso teatro moderno , ma pre- sentarono ancora esempio di prosunzione se hanno inteso di emendare i difetti de'loro autori die pure haii voce di essere tra' piii applauditi. Fortemente sospettiamo die, anziche vantaggio , abbia arrecato nocumento a queste tre. pupille la tutela in cui fnrono prese da quei due troppo amorevoli Piacentini. Vorremmo piuttosto che per lo avve- nire essi voltassero una porzione delle loro tenere cure verso lo stile , e ricordassero che dal teatro principalmente dovrebbe venire il modello del corretto parlar famigliare ; e die sono falsi o scorretti i vocaboli o i modi usati da loro si di frequente, cosa ; esigere , prevenire , quello, vor- ressiino , veiiir d' accadere , assieme , bleu, jxissaggieri , rlu- nito . in vece di che cosa , rkhiedere , avvisare , ciuegli , vor- remmo , esser di fresco accaduto , insieme , turchino , passeg- giere , unito. E questi altri, ^ento , 7m jparC;, cJie, in vece di parnii di sentir che : che non cwesse li mlei lumi, o meno di pnidenza , in vece di che non avesse la mia perspicacia , o pill di prudenza ; avere di che occuparsi per avere occu- pazioni ; va a scoprirsi ruWo, per e per isroprirsi tutto , gua- dagnar I' alto mare, o il porio, per enlrare in alto mare o nel porto. Affe di Dio non e a' di nostri modo da comme- dia : vi si puo sostifuire per mia fe o slmili. Profittino di queste avvertenze , e pare a noi che i traduttori abbiano nel resto attitudine ad eseguire lodevolmente il carico che han tolto suUe spalle. rVRTE ITALIVNA. 89 T.fi per liase T episodio tlella Geltriule, ossia tlella Monaca o Signora ell Monza nei Proiiu'ssi Sijosi ell AlessanJro Matizoni. * Volgarizzamciito del lihro de'' costumi e degli oflzil de' nobili sopra il giuoco degli scacchi , di frate Jacopo da Cessole , tratto nuovamente da un co- dice magliahecchiano . — Mdaiio , 1029, tipugrafia del D. Qiulio Ferrario , gr. in y.° di pag. xx e 164. Prezzo lir. 4 ital. Bella ed accurata edlzlone atlorna del facsimili delle quin- dicl Incisloiil In legao, oiid' e freglata la rarissima edlzlone di Flrenze pel Mlscoraini , 1493, in 4.° Libra di Cato. o tie volgarizzameiiti del lihro di Ca- tone de costumi , due puhhlicati ora per la prima volta , r nltro ridotto a miglior lezioue con note e con indici delle voci piit notabili. Testi del buon secolo della lingua. — Milano, 1829 , a spese di Antonio Fort. Stella e figU, vol. in 8.° , dedicato all' illnstrissimo signor marchcse Giovanni Giacomo Trivulzio. L' abate don Mlchele Vannuccl , coltlvatore diligentissimo della lingua Italiana , lia condotta con lunga ed erudita fatica r edlzlone dl una delle plu antlche nostre scritture : die tale e senza dubbio 11 prlmo di questl tre volgarlz- zamentl. Gil akrl due non sono di pari antlchlta, ma gli parvero nondimeno pregevoli nel fatto della lingua, e degni r uno dl essere tolto alia dlmentlcanza in cul glaceva , Taltro di essere publ)llcato plu accuratamente clie non si era fatto slnora. L"" operetta dl Dioniglo Catone ( vissuto , come si crede, nel secolo degli Antonlni ) e dlvisa in qitattro llbri di brevl sentenzc ; delle quail , come sempre intervlene , al- cime sono cliiare, buone , fruttuose ; altre sono enigmatiche ; alcune poi o inutlll o nial consentanee a ragione. L' egreglo edllore non tralascio mai , trascrlvendo queste ultime, di go A P P E N D T o !•: avvertirne i snol loggitori. Cosi ancora lia spesse voice chiarite nfcnno scntonze tli oscnro concetto . e quelle prin- cipaluiente nelle qnali 1' oscarita debbe ascriversi ai tra- duttori. Ma sopra tutto e notabile la diligeaza e la filo- logica erudizione da Ini dimostrata nelle osservazloni poste a pie di pagina , e negl' indici de' vocaboli e modi die s' incontrano in qnesti volgarizzamenti , e che nel Dizio- nario della Crusca o non sono registrati , o mancano di opportuni esempi. Noi crediamo che in qnesti indici si contenga il motivo pel quale il ch. sig. abate Vannucci voile addossarsi T ingrata fatica di publilicare un libro che non pote certaniente offerirgli nessun diletto. Ma in questa eta nella quale 1' Italia aspetta un nuovo dizionarlo , f'n hella senza dubbio 1' impresa di raccogliere e pubblicare que' fiori clie da queste antiche scritture potevansi rica- vare. Non puo dlrsl ciie alcuno studiando in questi volga- rizzamenti , ne in libri somiglianti , sia per riuscirne mai buono e piacevole sci-ittoi-e ■, ma gP indici del sig. Vannucci saranno per certo utilmente stndiati da chi vuol conoscere la nostra lingua in tutta la sua ampiezza , e i veri signi- ficati primitivi delle parole. Noi mentre diaiiio al ch. edi- tore la lode che gli appartiene per questo lavoro , non pou- siamo a meno di esprimergli un nostro desiderio, clie egli cioe tolga a illustrare con quella diligenza e con quella dottrina die qui ha dimostrata , alcun libro dal quale la gioventu possa apprendere non solo qualche buon modo, ma abbondanza di buona lingua e lodevole stile. Quello che si puo im]iarare da questo liliro lo vegga il lettore dai saggi che ne leviamo. << Conciossiacosa ch'io Gato pensnsse neir animo mlo, vidi molti uomini gravemente errare nella via de' costunii , ed ho pensato di dare soccorso e consi- glio alia loro oppinione; spezialmente acciocche vivessero gloriosamente e con onore. Aguale ammaesterraljboti , o figliuolo carissimo , in die modo li costumi del tuo animo tu debbi onhnare. " I' Iniperocche Dio e vita a noi, i versi dicono : lui spe- zialmente con pura mente sacrificherai. " It Ma se tu volessi conoscere i lavori delle terre , leggi il Virgilio; e se volessi pin oltre afFaticarti a sapere le virtii deir erbe , il Macrone le ti dark per versi. Se desi- derassi di voler sapere le battaglie de' Romani , e anche quelle di Pnnica , addomanda il Lucano il quale scrisse le PVr.TE TTALTANU gi l>nttaglie tli Martc. So amare ilesideri o\Tera , leggendo , npparare d'ainare, addomanJa il Nasoiie. E se questa cura ^ in te, acciocche vivere possi savio, o di quelle cose che tu possi appnrare, per le qnali il tempo rimoto dai vizj si vLiole menai4: e pero a quelle cose sia sollecito , e che e sapienzia appara leggeinlo. » * Ulphila' gothica versin Epistolce divi Paidi ad Co- riiuhios sccuudce , qiiain ex amhruslance Bibliothecce pallmpsestis deproinptam cum interpretxitione , adno- tatiunihns , glossario edidit Carolus Octaiius CASTlLe- LioNJEUs. — Mediolani, 1829, Hegis typis ., in 4.°, pagiiiar. xil et 84. S C J E N 2 E, Oiniletica dell abate Gian Basilio Ravelli , prof, di Teologia dummatica e scienze annesse nel semi- nario vcscovile di Crcina. — Lodi, 1828, Orcesi, in 8.°, pag. xv-234. II sig. Ravelli divide questo suo lavoro intorno 1' elo- queiiza sacra ia tre parti : la prima risgnarda le spiega- zioni del vangelo ■,' la secoada le prediclie morali ; la terza i catecliismi popolari. Di quelle tre parti ne esamiaa la comune necessith ed obl)ligazione , la materia su cui hanao o non iianiio esse a versare, le regole generali proprie di tutte, le regole particolari e caratteristiche di ciascuaa. E per trattare degnamente di tr.tto cio I' autore ebbe spesse volte ricorso ai diversi insegnamenti di S. Carlo Borromeo intorno Tarte del predicare ed all' opuscolo del Muratori sui pregi dell' eloqaenza popolare. La necessita della predicazione vien provata dal bisogno die astringe ognnno ad istruirsi in tutto cio che concerne la fede, la morale ed il culto religioso. Una tale necessita ha stabilito ne' sacri ministri il dovere di esercitarla; e questo dovere e pienamente confermato dai decreti sino- dali i ne alcuno pno dispensarsene ciie per legittirai imp&- dimenti. Ma se la predicazione e necessaria , prosegue I'au- tore , non e fuor di luogo il fissarne un nietodo, il nii- gliore che far si possa; ed e, primo attiguere ai fonti i g2 APPENDICE piu incorrotti ilella teologia e delT etlca tntto do clie pno giovare alF efficacia de' sei-moiii ; In secondo luogo appli- care i precetti generalL dell' eloquenza al caso pratico di ciascuti oratore. Come questa rillessioiie e suggerita dallo stesso sense comune, ne pno esser pin <^via •, cosi la prima non pno essere piii ragionevole, e ben si appose 1' antore coir accennai" il piecetto del ciiiai-issinio Maliillon a' suoi monaci : expcdit sclentiis ac virtutibas semetipsuin plene im- buere , priusquain prccdicationis mutiere aliorum eruditioni quis vacet. Qnal piu ridicolo pei-sonaggio di un oratore che, sebbene sprovvednto di dottriue scritturali e teologiclie, cio non pertanto si proponga d' intrattenere per un tempo piu clie discreto un' udienza o colta, o per lo meno bra- mosa della parola di Dio ' Clie altro si dovrebbe attendere da lul se non un amore inteniperante di sonore inezie , di gonfie declamazloni , di fatti biblici presi a rovescio , di pitture di costumi o false o cosi astratte da sfnmar nelle nuvole , e Hnalmente di pensieri e frasi che il volgo reputa tanto piii sublimi , qnanto piu il rendono sbalordito, ed egli meno le intende ? E a tutto diritto 1' autore alle cognizioni teologiclie unisce il buon uso delle tradizioni divine e delle sacre scritture , riguardo alle quali ei vuole che si leggano secondo la vnlgata latina e che s' intendano « secondo il senso che approvato gia venne dalla cattolica chiesa o dair unisona autorita o quasi unisona dei santi Padri ". Cio premesso^ egli percorre le principali materie su cui versano i sennoni del buon pastore, altre domma- ticlie, altre morali, altre precettive , altre proibitive, e da opportune istrnzioni per la scelta e 1' uso prudenziale di ciascuna. Seguono le materie su cui 1' oratore non deve trattenersi , e sono, egli dice, '< non toccar V affare. delT eresie, almeno ex professo , presso di noi , ne cose teologiclie troppo astruse, sottili e quistionabili delle scuole, non aver mai per base un punto protano e conseguentemente non relativo alia fede ed ai costumi del cristiano, non tanto estendersi sui sensi allegorici ed anagogici quanto sul letterale , inteso conforme al vero spirito della cosa , non addurre istorie apocrife, ne cose incerte o che sembrino false, volgari e meno comprovate, cose superflue e meno fruttuose , facezle o rldicolaggini, predizioni , miracoli o falsi o esagerati o non abbastanza autentici ", Lasciate dall' un canto alcune r\UTE ITALIANA^ <;3 cautele, dalle qiiali si esiiiierehlje soltaiito mi pazzo dlci- tore, nol avreiiiiiio braniato ciio T a more meglio avesse diniostrato quanto convenga non solo il non far poiiipa di sotiigliczze scolasticlie o di ilispute eccitaiiti pnrtito , ma hen aaco il sacrificare alia vaiiita di farsi conoscere, senza alcun nopo, versato nei moderni sistenii lilosolici , e di jntrodnrre sul pergaiiio or la fisica , or la chimica , or la storia naturale^ ora altre scienze speculative. E la dove il si"'. Ravelli parla di sensi allegorici ed anagogici da preferirsi al letterale , ragioii voleva die piii distintamente egli c'indicasse die mai intenda sotto quella forma / Giurisprudenza del Codice. civile gene/ale della Mo~ narclda ausCriaca, divcsa in diversi Trattati ecc. Opera del dottore in legge ed avvocato Giuseppe Carozzi di Milano. Volume xviii , di pag. 1^46. — Milano, 1828, per Angela Bonl'anti. Se il merito d' un' opera puo consistere nel numero dei volumi , noi afferiuiamo che questa del sig. Carozzi e la piii commeadevole che siasi finora intrapresa in Italia sul Codice clvUe austriaco , poiche giunta al volume decimot- tavo da segno forse appena di essere a mezzo del uie- diiato disegno. Ma poiclie, per una ragioae ciie non e si recondiia di non potersi di leggieri rilevare, le piii pe- santi moli librarie, multorwn ciunelorwn onus, ehbero le piu volte a dar luogo a poclii fogli, come chi diccsjc il lOO APl'ENDICE Fariaaccio In paragone del lilrretto del delitti e delle pene dl Beccaria j cosi noi temiamo die questo lavoro del sig. Carozzi non sia per cadere in dinientlcanza fors' anche prima di pervenire al suo termiiie, Egli con gigantesco divisauiento imprese' a tutto niisurare co' suoi sguardi il sistema della civile legislazione , ma gigantesco passo vi volea a correre campo si vasto. Duplice e lo scopo cU' ei mostra, i.°diesporre in varj trattati le teoriclie del civile diritto, serbando pero nella disposizione delle materie Tor- dine tenuto dal Godice civile universale aiistriaco , e con- frontando le odierne leggi colle roraane; a." di raccogliere sotto i varj argomenti del testo tutte le dottrine analoghe dei comnientatori del romano diritto. Altissima meta clie il sig. Carozzi smarrisce troppo spesso per divagare in frivoli sentieri, talche lo studloso die alia sua scorta si affida , s' accorge per lo piu d' aver viaggiato senza gua- dagnar terreno. E per venire ad alcun che di particolare in questo nostro cenno, due difetti principalmente noteremo nell' opera del sig. Carozzi. Primiei-amente una poco giudiziosa scelta di quistloni vi ravvisiamo, poiche in parecchi luoghi , e segnatamente nel Trattato del possesso , si trovano esposti de' casi, i qnali piii non sono per noi di verun momento, siccome quelli che per la maggior parte appartengono alia romana legislazione ; mentre vi si veggono per lo incontro omessi altri casi che assai acconciamente otterrelibero ai tempi nostri una pratica applicazione. E poi in secondo luogo difettosa la gia notata prolissita , che piu insop- poriabile si rende per intemperanza di erudizione. E d'uopo al sig. Carozzi persuaders! che al di d' oggi ( avvenga cio per nostra fortuna o sventura ) la gioventix si sente tutto gelare il sangue nelle vene in udire que' si magnifici nomi che facevano un tempo la delizia de' nostri avi, e che essa sara piii presto inchinevole a dar fede al ragio- nare del sig. avvocato Carozzi, che non alle polverose pagine del Lanterbacchio^ del Menocchio, del Codarruvio, del Surdo, del Claro ed aliri di simil conio. Novita di vedute , acutezza e sagacita di raziocinio , una tal quale franchezza di giudizio , ed un' esposizione spedita , vivace, animata , siccome sono efficacissiini niezzi a formare ua buon libro , cosi avrebbero potuto dare al nome del sig. Carozzi una celebrita tanto maggiore, quanto graiide eU ardito fu il diseguo dell' opera in cui cv^Vi si pose. P\nTR ITM.IAiS\. Id Commentario al Cnpitolo quarto del Codicc c'ulle ge- nerate Anst.rlnco , composto dal ginreconsidto ed av- vocato Giiise/ype Cjno^zi di Milano- Uii volume in 8." di piiiiiue 3H6 ( X ed ultimo del Commenta- rio). — Milano, 1828, presso Ranieri Fanlani. Neir annnnciare il compimento del Commentario del Ta- glioiii al Cotlice. civile generale anstriaco, per si Inngo tempo aspettato da ogni cultore delle legafc discipline, e pni' noil ha gnari oflertoci dal signor Carozzi, noi noa potremmo , senza aver taccia d' ingratitudiae verso il Ta- glioni stesso cotanto benenierito della Giurispradenza, tacere del sue commento. Ma la strettezza dei confini che ne vlene ora imposta, ci obldiga a produrre a piii benigna occasione il soddisfacimento del debito nostro , nel qual tempo pero per quell' amore del vero clie ci parla nel- ranimo, vorremo anche far note alcune opinioni del Ta- glioni , che sono a parer nostro meno che vere. II nostro iliscorso non fara ora che qualche cenno del lavoro del sig. Carozzi. Gia trovavasi il Taglioni all' ottavo volume del suo Com- mentario, e gia pervenuto era con esso alia trattazione del capitolo prime della parte terza del Godice, allorquando da luttuosa nialattla attraversato, e tolto per sempre al caro lume delle scienze , si condusse per infelicissima serie di giorni al sepolcro. Grave fn il dolore degli studiosi nel vedere per si fu- nesto accidente iriterrotta un' opera che tanto prospera- mente toccava il suo termine , poiche a cio non rimanea che la trattazione dei tre ultimi capitoli del Codice, e grande fu percio la brama in cui entrarono di vedere qualche degna mano raccogliere le cadute fila , e compiere il pregiato lavoro. Ma raro avviene che sift'atti desiderj ottengnno il debito effetto : che tanto o ardua cosa ncU' opere d' ingegno il farsi continnatore d' altrui , quanto V al)battersi in due persone d'animo e di meate all' imisono temprate, e de- gli stessi stud] e della stessa educazione con pari esito nutrite. Le quaii condizioni ove manchino , il vero intento h fallito , ed il Icttore ofteso da nn tal quale aspetto di rappezzamento , sente con piii di amarezza quelia perdita a cui il volonteroso continnatore crede riparare. 1 r 2 A r r r. N D I c t: Pero niiino nttentavasi di por mano nelP addentellato di quel commentario, allorche, inteso al vantaggio della stu- diosa gioventu, sorse W sig. avvocato Carozzi, il quale af- frontando i rischi delF impresa innesto agli otto volumi del Taglioni ua nono contenente 1' esposizione del secoado e terzo capitolo del Codice nostro , ed ora finalmeate un decimo clie comple 1' intrapreso assunto merce la tratta- zione del capitolo quarto e 1' aggiunta di un Indice. Ben sent! il *ig. avvocato quanto scabroso incarico ei si togliesse , e com' egli stesso afFerma nella dedicatoria an- teposta al primo volume della sua continuazione , non senzn ripuc^nanza accettoUo ;, ed anzi , secondo altre sue jjarole , presa piii volte la pentia per dar cominciamento al- r opera, quella piii volte di mano gli cadde. Ma se queste ingenue confessioni onorano la modestia del sig. avvocato , noi vorremmo clie il suo lavoro onorasse altrettanto V in- gegno di lui. Egli venne nella trattazione delle materie se- guendo le tracce del Taglioni, e percio, premessi sempre i generali principj attenenti a quello ch' ei deve dichiarare, si fa poi a discutere le diverse quistioni clie emergono dalle disposizioni del tcsto. E , d' uopo e pur dirlo , facile e cliiaro e il suo inodo d' esprimersi , non comune la di- ligenza ch' ei mostra , retto il criterio legale ch' egli ap- plica ; ma a quanta e quale distanza non si rimane egli tuttavia dal benemerito Taglioni ? Chi non sente come abbia del prolisso e dello stemperato il continuatore ap- petto di quest' ultimo "^ Chi non accusera qualclie volta di soverchio e di pedantcsco 1' erudizlone onde il sig. Carozzi crede qvia e la condire le quistioni che tratta ? Ma soprat- tutto, ove trovare nel continuatore quella finezza di legale acume , quella perspicacia e, se possiam dirlo, quella disinvoltura d' ingegno che il Taglioni contraddistlnguono ? Considerazioni si fatte ne obbligano a conchiudere che quanta e la lode dovuta al sig. Carozzi pel buon volere e per le zelanti intenzioni ch'egli ha dimostrato in pro della gioventii , alti*ettanto non e il vantaggio che questa ritrar potra dalla sua fatica •, talche anche dopo aver letto i suoi comment!, noi crediamo opportnnissimo di ripetere seco lui quel ch' egli dice fin da principio alia gioventu stessa che il mii^lior \n0d9 di studiare il diritto e di incditarlo nel testo della Zp» lo per era mi propongo soltanto di considerare cbe , secondo cotale sentenza , i primi due canti , ne' quali pri- mamente si ragiona e della selva , e dello smarrimento del poeta , c delle iiere , e di Yirgilio , e di Beatrice , e di Lucia , sarebbero integranti del poenia , e con esso una cosa , e non avrebbon diversa intenzione. Ma io pensomi di poter diuiostrarc, cbe questi due canti sono cosa da se, e ideati dal poeta per introduzione e procmio. Ancbe il Ginguenc s' avvidc die in sul couiinciare del terzo canto , I06 V A R I E T a'. il poeta, senz' avere disposto e appareccliiato il leggltore, lo percuote di colpo con quelle famose e terribili parole. = Per me si va nella citta dolente , ecc. =z Contuttocio il valente esposltore non fu accorto di dover domandar la cagione onde Dante, contra Tusato, qui prende un salto a pie pari , senz' aver dato cenno del suo trapasso , e , come parla il Ginguene, senza preparazione. II nostro P. Cesari ci fa notare clie il poeta « A soli trentatre canti >f si obbligo tanto religiosamente, clie si fece coscienza di " trapassarii •,.... clie se dell' inferno egli scrisse canti " trentaquattro , non uscl pero della norma : perclie il >' primo non e altro clie prologo il quale contiene la pro- » posizione generale di tutta 1' opera. " E il Mazzoni avea afFermato « che dovendo il poeta in " esso prologo dar come una bozza generale di tutta I'o- " pera, Dante il fa nel bel primo canto dal verso cento - » dodici fino al centoventitre », cioe quando Virgilio gl'im- promette di gnidarlo per 1' inferno e pel purgatorio, e se poi egli vorra salire alle genti beate, lascierallo con un'a- nima a cio piu degna. Ma r intenzione di cotesto vlaggio dall' inferno al para- dise e ella soltanto la descrizione teologica o poetica di cio che il poeta seppe di slfFatte materie raccogliere od inven- tare? Ovvero si propose egli in quest' opera di nascondere sotto manto o velame certi suoi insegnamenti, e certe sue dottrine ? Tutti veramente cotal viaggio reputarono allegorico, ma quanto al modo d'intenderlo si diversarono assai. lo , cio considerando, credo vedere, che la cagione di tanto dlvario sia questa, che non tutti legarono il concetto medesimo al nome allegoria. Per aprire il mio pensiero piu breve- mente restringerommi al Ginguene. /< I Commentatori , dice » egli, sottigliarono prodigiosamente dietro 11 genio allego- " rico di Dante. Videro per tutto allegoric , e le piu volte » le hanno meno vedute , che segnate. Nondiraeno sono " assai luoghi, che non si possono intendere altrimenti , >' e di tali si e il cominciamento. " Ora chieggo io qual segno appare nelle parti del poeraa , onde cernere i luoglii allegorici da' semplicemente letterali? A quai principj o verita universali ragguaglieremo i con- cetti deir autore , onde conoscere s' egli nascondono , e figurano altri concetti' Ne il Ginguene lo insegna, ne altri V A. R I E T A . 107 ch' io sappia. Egli coatiUtocio dopo aver dato nn' i-lea dclla commedia, secondo la protasi clie si legge nel canto primo dal verso 112 al 128, espone pure molto leggiadramente un' idea deW allegoria di tntta T opera, ti In qualsivoglia " modo, scrive egli, intendasi cjuest' allegoria, certo cirdla » n' e una •, e non e trascorrere in troppo sottile inter- " pretazione vedeadovi die il poeta , giunto al mezzo di »» suo camniino, dopo essersi traviato per li sentieri del- " r anibizione e delle passioni umane, vuole finalmente »> innalzarsi alle cinie , dove abita la virtu. L' amore dei " piaceri s' oppone di prima al suo proponimento , Tor- " goglio, Tamor degli onori viene appresso •, T avarizia o »/ r amor delle riccliezze e il nemico piii spaventevole, " II sapiente die gli accorre in ajuto, dimostragli di'egli »» non puo vincere di fronte tutti cotali impedimentii e w die per lasciare la via del vizio non si aggiugne divia- " tamente la virtu-, ma onde aggiugnerla d'uopo e farsene »» degno per la meditazione degli ammaestramenti della M sapienza. Ora in quel tempo cosi fatti ammaestramenti >' si traevano dal contemplare il destinato delT uonio dopo w la morte , e pero dalla conoscenza, cui si credea potersi »» acquistare dell" inferno, del purgatorio e del paradiso. " Tale e senza dubhio lo scopo di cotesta visione : essa " non ha nulla di strano, considerando lo spirito die do- »» minava in quel secolo ; ma quello perdi" io meraviglio " ognora maggiormente , si e die 1' autore abbia saputo « cavare da simil fondo cosi gran nuniero di bellezze. " Per riconoscere se tale fu la nascosa intenzione di Dante, cioe se tale si e il senso allegorico del poema, adoccliianio tin poco air uopo nostro, meglio cbe non si e fatto insino a qui , che cosa e veramente 1' allegoria. Tutti i retori dis- sero r allegoria una mttafora proluiigata , e tutti al niio parere dissero male. « Metafora e, dice un antlco, quando " a un vocabolo si da per somigllanza ua" altra signiiica- >' zione die la sua propria ", sicclie dal significar da se nna cosa, trasportasi a significarne un' altra in virtu della soniiglianza , cli' ainendue inslenie hanno. Tacito qualifica Agrippa postumo coU' aggiunto di truceni ; Davanzati tra- duce un bestione : il primo pone V aggiunto con vocabolo proprio^ Taltro con metaforico; ma ainendue non Inteserft die a significare un giovane dispettoso, c cbe non avea modo ne misura. Tacito dice lo slesso Agrippa ignominia I08 V A R I E T a'. accensnm; Davaiizatl dice daW onta accanito: si V acccnswn, come r accanito sono qui metafore ;, ina sebbene I'una sia presa dal fuoco , 1' altra dal cane , e 1' una e 1' altra signi- iican solo un concetto, qual e adirato. E cosi sempre av- viene cUe la metafora non ha mai un doppio senso , poi- che mlra ad esprlmere solo un concetto ; la parola qnand' e usata metaforicamente, nell'essere trasportata ad altvo signi- ficato, dimentica, per cosi dire, il suo proprio. Cosi non e deir allegoria : ella inchiude sempre un doppio sentimento, e si I'uno come I'altro puo susslstere da se, e ciascuno non abbisogna dell' altro per mantenersi in jiiedi. Delle dieci egloghe di Virgilio le nove sono allegoricbe. II fatto sotto inteso e ben altro dalla favola clie lo adombra : con tut- tocio que' componimenti rappresentano, come piccloli dram- mi , azioni compiute di pastori. L' ode XV del libro I d' Orazio contiene un vaticinio di Nereo contro Paride ed Elena e Troja : e vi sono allegorlzzati a un tempo Anto- nio, Cleopatra e Roma. Chi sa la vita del Sanazzaro, leg- gendo la sua Arcadia, legge anche le sventure di lui negli afFanni de' suoi pastori. Non cosi la metafora , comunque sla prolungata. Quella terzina del sonetto 6a del Petrarca cosi male intesa dal sottile Castelvetro Ben mi pub riscaldar il fiero raggio (i) Non SI di I arda , e pub turbarmi il sonno ; Ma romper no V immagine aspra e cruda, tutto e gluoco di metafore che mirano a dir solo che t< egli ben puo innamorai-e di nuovo , ma non si che ne » sia preso, e il novello amore gli tolga dalFanimo qnello di Laui-a. " Per lo contrario chi detta un' allegoria rivolge 1' intenzione a due subbietti : dell' uno tacer sembra, ma per quello di cui egli parla aperto , segna la via d' in- tendere eziandlo quello di cui sembra tacere. II subbietto di che si parla, nomasi il senso letterale, il subbietto ta- ciuto, ma adombrato dal letterale, e quello che dicesi allegorico. Dante nel convito , tratt. a, c. i, ci ammaestra che nelle scritture il senso letterale e il di fuori , il quale convien prendere per venire al dentro ,• quello che va in- nanzi , e nella cui sentcnza sono inchiusi gli altri sensi ; quello che e il fondamento d' ogni edificazione di scien- za, massimamente dell' allegorica ^ quello che segna la via (i) Intend! d' amore detto dianzi snctte velenose ed piiipie. V A K I E T A . 109 deir intclletto , perclocche gli altri scnsi soiio nieno Intesi , e la nostra conoscenza procede da quello die intendiamo meglio in quello die intendiamo non cosi bene. Ora se tutto il senso indiiuso nel nostro poema consiste soltanto nella conteuiplazione del destinato umano dopo la moi'te, egli non ha piii che il senso letterale, percioc- che questo e qnello di die egli parla ad ogni uomo, que- sto e il suo di fuori, qnello che va innanzi e trovasi par- vente ed apertissimo cosi in ogni sua parte, come neirin- terno. Perehe dunque il Ginguenq vuol nomare allcgoria un cotal senso? Se questo mio raziocinio abljisognasse di autorita , io recherei nel mezzo quella dello stesso Dante nella sua epistola a Can Grande: « Manifestum est quod >/ duplex oportet esse snbjectum , circa quod currunt al- n terni sensus; et ideo videnduni est de subjecto luijus » operis , prout ad llteram accipitur : delude de su])jecto " prout allegorice sententiatur. Est ergo subjectum totius " operis literaliter tantum accepti status animarum post " mortem simpliciter suniptus. » E se io mi restringo per al presente a cotesta sola au- torita, la cagione si e che niuno io so che abbiala attesa ed avvisata bene, o niuno ebbevi sopra considerazioni cosi discrete ch' io pago ne riinanessi. Perciocche non altri, ch''io sappia, distlnse al tutto e segrego il doppio senso, e tutti coloro che ne ragionarono, trascorsero a confondere, come fece il Ginguene , il senso letterale e V allegorico. AssaL volte vidi citata quest' epistola a Can Grande; ma nou vidi die alcuno avvisatamente osservasse, che Io stato delle anime dopo morte sirnpliciwr sumptus , cioe preso da se solo e scnz' altra considerazione, egli e il subbietto di tutta r opera, allorquando essa vogliasi riguardare soltanto letteralmente , iUeraliter tantum accepti. Nell' errore , ch' io riprendo, caddero antichi e moderni e recentissimi, ai quali nondimeno sia da tutti onore e gratitudine : /< Che » ingratissimi certamente, dice Pierfrancesco Giambullari »» ( del sito del purg. f. 7. ) saremmo noi da esser tenuti, w se alle cosi oneste fatiche loro non ci conoscessimo piu »» che obbligati •, e se continuamente non gli lodassinio e »» cclebrassimo , quanto essi medesimi di meritarlo s' afTa- " ticarono. " Ma ci ha di plii : die 1' allegorico venne confuso col senso morale. Puo ognuno prcndenie sperienza, leggendo no VARIETA. quelle consulerazioni , che furono poste col nonie di aUe- goria presso a diversi poeini, come p. e. quelle del Dolce air Orlando Furioso. Lo stesso gran Torquato fece in senso morale T allegona della sua Gerusalemme. Se dassi questo nome a cotali moralita, niun fatto al mondo sarebbe die noa fosse allegorico. I filosofi greci traevano da Omero grandi ed utilissinii ammaestramenti ; ma niuno cliiamo r Iliade e l' Odissea poemi allegorici , comeche tali sieno quegli atti che vi si rappresentano degli dei. Bene le fa vole d'Esopo si repi^tarono diritte alltgorie, perciocche i tre sensi vi sono appunto distiatissiini. Gran ragione dunque ebbe Dante d' insegnarci ael Gouvito ( tratt. 1 1 , c. I.) che iielle poesie , dove sotto manto di favole, e sotto bella meuzogna s' asconde la verita, ha un terzo senso , die si cliiama morale : n e questo e quello che i »/ lettori deono intentameiite andare appostando per le n scritture a utilita di loro, e di loro discenti. » Di che si conchiude che il senso morale divaria dali' allegorico , perche si deduce cosl dalle cose vere , come dalle com- poste , e ciascun lettore , secondo bisogno , lo trae e lo appropria a se medesimo o ad altrui. Voleutieri ora dimostrerei, die il Giiiguene prese in- ganno nell' afFermare che in quel tempo gli ammaestrumenti della sapienza si traeiano dal medicare il dest.inato dcWuomo dopo la morte. Ma di cio ad altro luogo. Per ora mi basta, se ognuno rimane chiarito di cio che io intend© sotto i ttoini leiiera , allegoria e moralita. Perciocche egli e luio intendimenio di inostrare, che i primi due canti noii so- laniente sono prologo, ma prolog© allegorico di tutta I'opera. Ed ecco , che dopo piii d' un anno , mio carissimo Pez- zana, ripiglio la penna per continuare al cominciato di qviella bozza di scrittura, ch' io ti addirizzai iutorno al- r intenzioae di Dante nella Divina Commedia. Io del di- sonesto indugio non mi scusero teco, poiche tutte ne sai le cagioni, ne rai scusero pure col pubblico , al quale tu vnoi cli' io parli a te scrivendo. Che io estimo le nojose cose doversi piuttosto porre in obblio , se del riandarle non segtiita utile alcuno. Ma non voglio ch' altri ignori, che solo r amore ch" io ti ho puo in qualche modo viu- cere 1' abborrimento niio inviijcibile del dettare interrotla- xnente ■, perciocche non torno mai collo stessu animo ad un lavoro scontinuato ; e la condizione di mia vita troppo V A R I E T A. Ill allontana V animo mio dalle quiete vie di que' segretl sl- lenzj noa mai rottl da strepiti importuni, dove le divine Muse aiuano di rispondere a' mortali che le domandano. Solo diinque per ubbidirti ( che i tuoi desiderj sono al jiiio cuore coinandameati ) entro con teco per lo cammino alto e silvestro; e se avverra ch' io cada , noii mi veigo- gnero della caduta , s' ella fara fede ad akrui , quxnto io t' ami. Nel mezzo del cammin di nostra vita Mi ritrovai per una selva scura Che la diriita via avea smarrita. I Commeatatori, tutti in accordo, tennero allegorico cotale cominciamento ; ma si trovano T uno dall' altro partiti , quando preudono a disvelare I'occuko inteudiuiento. Io ho cerca la cagione di tale concordia e di tale discordanza •■, e sembrami averla veduta nella qualita degli elementi, onde si compongono le due proposizioni di questi ti-e versl , cioe neir ampiezza de' sigaificati che hanno le voci. La elezione di tal maniera di voci panni naturata a' costuuii e a' modi dell' allegoria ; perciocche 1' ingegno deirautore nel crearia, avenJo davanti dalla mente due subbietli, e volendo con quello cli' ei manifesta adombrar 1' altro ch' ei tace , e menaio ad eleggere parole , che in qualclie parte convengano all' uno ed all' altro , ed abljiano virtii di far cenno al suo intendimento prlncipale. Onde avviene che cosi fatte larghezze di signilicato si delle parole e forme lie! dire , e si delle intere proposizioni , sempre informate d'altro seatiinento, che non e I'apparentej fanno estimare, la fiuzione essere viziata d' esagerazioni dalla trasmodata immaginativa del poeta. Simile fu il giudicio di molti, ed e tuttavia intorno a Dante. Leggo nell' articolo allegoric della moderna enciclopedia , le seguenti sentenze : « La " linzione di Virgilio servendo di guida a Dante ne* due " mondi soprannaturali. Inferno e Purgatorio, e una im- " magine che dimostra quanta paite aver dee la ragione " nell' immaginativa i siccome la Divina Conunedia ci porgxs " il piix segnalato esempio de' traviamenti della stessa iui- " niaginativa , quand' essa simile ad un discepolo focoso , " trascorre ad ogni passo, e malconosce I'autorita del suo " maestro. " Se 1' autore di queste sentenze avesse citato 1 passi dove il discepolo ha travalicato i termini della ragione , e oll'eso a"li insegnamenti del maestro , credu Iia V A R I E T A . gli si potrebhe mostrare, cli' egli non ha ripensato, almeno rispetto a que' luoglii . clie il poema cli Daate e allegorico, e che noa lo e quello di Virgilio. Ghi noa attese questo punto diligentemeate, tenne I'AU- ghieri un tristo , un ipocrita invelenito , uii faatastico od iia pazzo. lo ne reco in prova cio che ne disse di hii un ingegno della sua patria, il piii grande dopo il suo: /< Dante » in ogni parte ( scrive il Maccliiavelli nel suo discorso « sopra la lingua) mostro d"" essere per ingegno, per dot- » trina e per giudicio, uomo eccellente, eccettoche dove n egli ebbe a ragionar della patria sua , la quale fuori di >/ ogni mnanita e filosofico instituto perseguito con ogni Ji specie d' ingiurla. E non potendo altro fare che infa- >i marla, accuso quella di ogni vizio: danno gli uomini, » biasioio il sito , disse male de' costumi e delle leggi di >i lei ■■, e questo fece non solo in una parte della sua can- *; tica, ma in tutta , e diversaraente , e in diversi modi: II tanto roflfese T ingiuria deU'esilio, tanta vendetta ne II desiderava , e pero ne fece tanta , quanta egli pote. E II se per sorte , de' mali ch' egli le predisse , le ne fosse 11 accaduto alcuno, Firenze avrebbe piii da dolersi d' aver » nudrito quell' uomo , che d' alcuna altra sua rovina .... » Non e pertanto meraviglia , se costui, che in ogni cosa >i accrebbe infamia alia sua patria , voile ancora nella n lingua torle quella riputazione, la quale pareva a lui it d' averle data ne' suoi scritti ; e per non 1' onorare in w alcun modo, compose quell" opera (De vulgari eloquio ) It per mostrar quella lingua nella quale avea scritto , noa i> esser fiorentina. II che tanto se gli debbe credere, quanto i> ch' egli trovasse Bruto in bocca di Lucifero maggiore , ;/ e cinque Fiorentini intra i ladroni, e quel suo Caccia- >* guida in paradiso, e simili sue passioni, nelle quali fu n tanto cieco , die perse ogni sua gravita^ dottrina e giu- >/ dicio, e divenne al tutto un altro uomo; talmente che // se egli avesse giudicato cosi ogni cosa, o egli sarebbe *; vivuto sempre a Firenze , o egli ne sarebbe stato cac- 11 ciato per pazzo. >i Potrei mostrare , pare a me , che qui T ingegnoso accu- satore delira dal vero, e piii assai che non delirerebbero dal buono , se fossej-o vere le accuse stesse , le quali non lianno fondamento che nel suo modo d' intendere , cioe ch' egli prese nella cantica 1' uno per 1' altro senso , e V A R I F T A . Il6 confuse Insieine la lettcra e 1' (dley.onii , e non parti la pa- roln diiW" iiUeiizione. Ma cio altrove sara aperto. Non del)bo pero mostrarnai ignaro o dimentico, die il conte Giulio Perticari compose una sua apologia dell^ amor patrio di Dante, e molte buone cose disse in difesa di lui, e bene, quando il sentimento del vero, plii che la voglia di jjarere ingegnoso lo fece eloquente ; ma s' intenebro egli pure nel comune errore, e molte sue note, quelle appunto cii'' egli appella forse nuove, ^ 5, 6, se ne andranno come ncbljia •I sole , ove apparisca V intenzione del poeta , la quale certo non e la rettuudine , secondo il modo cli* egli la intende. 11 Perticari non s'avvede clie, quando neU'Apo- logia § 6, Dame si mostra sciolto da tulle le qualiia di cittadino , di consanguineo e di mortale , e ch' egli si pone come nel tribumde d' un Dio , segnando pene agli atwci , e premio a nemici , Dante, dice, nella inente di clii cio ripensa con seco , diventa non un sapiente , anzi un mo- stro di ambizione e di superbia degno piuttosto a rimanere in quel suo viaggio di compagnia con Farlnata e Capaneo che non ad aggiugnere Beatrice. lo ho voluto mandare innanzi qnesti universali acciocche del sottigliare cli' io faro dietro alle varie significanze dei vocaboli, trovino la ragione o la scusa coioro, che me ne vorranno riprendere o biasimare. Molte sono le cose che si debbono annotare ne' voca- boli , le quali da' piii soglionsi trasandare. II vero conosci- niento delle parole si ha dal considerare quanto si distenda il concetto legato al loro suono e iigura, di che qualita sia r afl'etto clie sovente per esse in noi si desta : quale sia il grado di somiglianza che ha il loro suono coUe cose per esso signilicate, quale la disposizlone e attitudine delle oreccliie die le ricevono, quali i moviinenti sensiliili che si fanno ncgli organi vocali, e quale atto vislbile s' induce nel volto e nella persona quando si proferiscono. Di tutte queste cose per al presente sara posto a disamina il solo signilicato, e quanto si distenda. V. I. La voce cainmino da Crtr?ir7imnre ha due signi/icati: vale luogo per cui si cammina, e vale Tatto del carumi- nare, o il viaggio che si fa. Amendue questi signilicati stanno sotto f idea di spazio e di tempo: iiaano amendue priacipio, processo e tormine. Nulla c pertio che mcglio somigli lu corso della vita. II Lombardi in qucsto priiuo ni,bL Ital. T. LIV. a 114 varieta'. verso trova allnsloae a qncUo del cantlco del santo re Ezecliia : L^o dixi in dunidio dierum meorwn : vadam ad portas inferi. Ma io noii so vedere come a cjuesta parola t< menire i miei giortii mi si troncavano a mezzo, io dissi: n me n' andro alle porte del sepoicro » detta da ua re infermo a morle, il nostro poeta accenni menire racconta che egli stesso saao e in tiore, nel colmo del nostro arco ( Com', tratt. IV, 23-24) s' accorge d'andare errando per una selva (i). Qiieila parola nondimeno puo farci osser- vare che Ezecliia dice nel mezzo de' miei di , e cl» Dante non dice nel mezzo di mia vita , ma di nostra ■■ il che ci chiania a considerare una condizione non della persona, ma deir intera specie: e questa condizione e die il corso di nostra lita d' ordinario e chiuso infra termini d' anni settanta. Clii avesse avvisato bene quel nostra, sapendo quanto T Aligliieri studiava nella Bibljia , non vi avrebbe veduto allusione al detto di Ezecliia, anzi a quello di Mose in quclla sua orazione posta ne' salmi (89, v. 10.), il quale benclie sia vissuto cento vent' anni , senza che gli fosse scurato T occhio, ne smossi i denti (2), pure riduceva a settant'anni il termine piii comune della vita, e agli ottanta negli uoniini clie da natura ebbero forze maggiori, appellando il resto fatica e dolore , travaglio e votezza. ]\Ia il pio Legista considera in qnesto luogo la vita na- turale, e Dante nel primo verso del suo poema riguarda alia vita morale: « Le cose, c' insegna egli (Convito t. II, »/ 8 ; IV, 7 ) , s' lianno a denominare dalla parte piu no- » bile della loro forma: il vivere percio dell' uomo non I' e il vegetare, ne il sentire , ne il muovere. Qnando si » dice r uomo vivere si dee intendere 1' uomo usare la » ragione , che e sua special vita. E pero chi si parte » dalla ragione e usa soltanto la parte sensitiva, non vive I) uomo, ma vive bestia. Anzi se cotal vivere e l' essere » deir uomo , partire dalP uso della ragione, egli e partire (i) Conv. t. IV, 23. « Awieae che 1' arco della vita d' iin uoDio ^ di maggiore o di uiinore tesa , che quello dell' altro .... La dove sia il punto soiiuno di quest' arco, per quella disag- guaglianza che detta e di sopra , e forte da sapere ; ma Bei piii io credo tra il trentesiuio e quarantesimo anno; e io credo clie iiei jjf rfetcavnente naturaci esso ne sia nel treutacinquestiuo anno. » (2) Deuceron. c. 34, v, 7. V V R I E T V . IIO " del esscre , c cosi non vivere, ma esser niorto. E noii si " parte dairuso liella ragione, sogg'mgne egli, clii non ragiona >i il line dcUa sua vita? E noii si parte della ragione chi " non ragiona il cammino die far dee? E s' egli pare vivo, " poiclie egli va , rispondo die e inorto uorao ed e ri- " luaso bestia. " Anclie e da notare, di' egli (Coiw. tratt. IV, c. ii, 22) pone esser doppio V uso della ragione , cioe pratico e spe- talati\'o : amenJue fanno 1' uomo felice nella sua opera- zione , dandogli uno assaggianiento della futnra lientitiuUne. L' uno e intorno alle azioui della vita civile , pul)l)lirti e privata, couipiute in pradente giustizia e in forte teiiipe- ranza^ fakro si e noil' operare le virtix iutellettuali alia considerazioue dell' opere di Dio e della natura : V uno e la forma della vita attiva , T altro e la forma della vita conteuiplativa: amendue son conteiiate nella idea della vita morale. Mose in quel suo detto riguardando la vita natu- rale e sensitiva , non vide dopo i settanta o gli ottant'auni die amarezza e dolore. Dante per lo coutrario co.isiderando la vita morale, vide andie dopo 11 settantesimo aano, termine della vita attiva, uii' altra forma di vita non men felice e forse piii della prccedL-nte. Egli trova in questo postiemo passo, parlando seuipre di coloro die usarono la ragione , quel tranquillo die non hanno le altre eta della vita operativa. La nohile anima, die' egli, nell' ultima eta, cioe nel sciuo , die e dopo i settaat" aniii , fa due cose : r una cli' ella ritorna a Dio , siccome a quello porto oud' ella si parti quando venne a entrare nel mare di questa vita; T altra si e ch' ella benedice il cammino die ha fatto , pero die e stato diritto e buono , e nclle tem- peste seaza amaritudine di naufragio. V. 2. Mi ritrovai. II verbo ritrovarsi non slgnifica qui Esser presence, come spiega la Grusca con qnesto medesimo esempio. II Biagioli lia gia notato die il mi ritrovai vale (juanto in accorsi ch'' io era. — Per. Non dice in una selva, ma per. II Biagioli, che avea notato il mi ritrovai non osservo, die la prepo- sizioue seguenle addita appunto in qual condizione egli s accorse di essere in quel luogo, cioe eriante. 11 valore di tal voce sembrami sia cliiarito pienaniento da que' bei versi del Petrarca : Spirto Ho^Hoso , errnnte Per spckuidie descrtc c peUcj^riiLe. I l6 V A R I E T \'. — Srnra. Leggo scura coii niolti codicl, tra' quail quello del niarcliese Feftliaando Laiidi di Piaceiiza, eseinplalo maniatamcnte m pergainena , qniadici anni dopo la luorte di Daate, pev coiimiessioiie di Becario , gentile iiomo dei signori di Beccheria di Pavia , grande gliibellino di suo ligiiaggio , podesta di Genova, lo stesso anno i336, dottor di legge e cavaliero , il quale dovea aver in ira i Fioren- tinl , e in amore il lor poeta che gli cantava Tu hai dallato quel di Beccheria Di cid segb Fiorenza la gorgiera (i) Conie il codice Landi leggeva pure Francesco da Buti , il quale appone la seguente cliiosa: « lo Dante mi ritrovai " errando per una selva scura , e dice scura a difFerenza »/ di quelle selve clie sono dilettevoli. " Somigliante senti- nieato ha questa voce in una stanza del poema della pas- sione, che dicesi del Boccaccio. Sono parole della Madi-e Santa a M. Maddalena: E disse : cara iiiia figllci e sorella , Del mio piangere iiueiidi la cagione : Nel cuor mi sento colpi di quadrella Per nil ainara e scura iisione, Che it pensier mi consuma e mi flagella: Ah ! si , veduto l' ho preso e legato , E igiiudo tutlo quanio e insanguinato. Prossimano al precedente e il concetto ciie reca nelFanimo questa voce nella vita di S. Girolamo : i< Li monaci diposte " le lagrime, spogliarono lo suo santissimo corpo, lo quale » era si smunto e disfatto per 1' astinenza e altre peni- " tenze , che era a vedere cosa scura e terribile. " Come poi questo vocabolo siasi trasportato dalle cose sensibili alle morali, paruii si possa argomentare dalle pa- role di Gio. Villani, dove narrata un' eclissi del sole av- venuta a di 3 di glugao i238 aggiugne : i< Dissesi per gli »/ astrologi , che la detta scurazione annunzio F abbassa- » niento e scuritade , ch' ebije la Gliiesa di Fvouia da Fe- " derico imperadore. " Egli si pare adunque che scuro si possa dire tutto cio che genera nelF aninio tristezza, afflizione, mestizia, orrore, grande perturbazione e fatica : sentiment! di cui sembrano (i) V. Giustiniani Anu. di Genova. Ediz. iSS/. Gio. Vdlani lib. 6, cap. 65. VARIETA. 117 render flgur.i quplll die in noi accagfjiono per la privazioa della luce, jirimitivo significato di sriiro. — Selva. IMostrato come s'allarga al morale il senso di scuro , la niente sembra iiieglio appareccliiata ad entrare in quello di scUhi. II Gianilndlari in c|nel suo aureo libretto silo e forma dell' inferno , tiene , cbe sotto questo noma selva si debba intendere Firenze i e cio per piii ragioni, delle quali nolo qui la segnenle : " Non da altro luogo, »> ma dalla citta di Fircnze, dove trovavasi Tanno i3oo, » comincia il poeta questo viaggio, scendendo verso levante » per una grandissima caverna , da lui immaginata nel » pin basso di quoila ^■alle , ch' egli lia descritta , e per >> essa continuamente calando, si conduce nnalmente al i> portone della oriibilissinia scrittura cbe dice : Per me » si va ecc. " II conte Giovanni ]\l:ircl»etti recentemenle per un suo nunvo Commciito nianiiene : cbe la selvosa e ile- serta valle. signilica /< la miseria di Dante privato d" ogni cosa piii cara neU'esilio. »■ Cosi il poeta T anno i3oo avrebbe raccontato come cosa gia passata ( ml ritroval per una selva) il suo esilio avvenuto 1' anno i3o3 , e lo stesso anno i3oo sarebbesi fatto predire da Brunette Latini ((ueir esilio medesimo dal quale per senipre avealo gia liberate il suo Virgilio. II piii de"' Commentatori vogliono cbe Dante qui accenni alia folia de' vizj e delle passioni c tlegli errori in cni erasi inyescato. Lo stesso nostro padre Cesari, dopo aver toccate le divise opinioni dice: t< Ma per fermare un qualclie partito, io mi sto volentieri » colla sentenza cbe dice: Dante col principio del suo » poenia aver voluto significare la vita sua sregolata. >• Anclie ultimamente il signor Salfi (^Resume de I'liist. lilt. V. I,/. 35) iilosoto , letterato, e di sano e fine giudicio, alTerma cbe Dante nel mezzo della sua vita, ognora agitato dagli errori e dalle passioni, si trovo smarrito a piede di una montagna, cIT egli invano sforzava di salire. Cercbiamo noi di bel nnovo cotesta selva:, guardianici attorno a rilento, e avvisiamo ponderatamente ogni sua parte : ci avverra per ventura di aci[uistarne pin conosci- niento di coloro cbe troppo frettolosamente la trascorscro. Sa ognuno cbe Dante con lungo studio e grande aniore cerco i sacri volumi. lo quindi mi feci a domandare lii Bibbia s' ella diede a questo nome scha altro signilicato da quollo cb" egli lia nella couutne iisanza. Lcssi in Laia 1 l8 V A n I E T A.'. nl c. iX , V. T 6 , ecc. n Qiiei che precllcano Lcato qnesto » popolo , saranno sotldiutori ; e quel d" intra esso , die si " teugono heati saran distintti. II Sij^nore non avia diletto " ne" giovani , ne pieta degli orfani, ne delle vedove. Tntti » son profani e maligni , ed ogni bocca parla cose vitu- »» perose : percio non posera I'ira sua ^ egll terra stesa la sua " niano. Perciocche 1' empieta ( T obblivione di Dio e con » esso d ogni bene ) ardera come un fiioco , divorera le " vepri ed i pruni , e s'accendei-a nella piii folta parte >' della selva , che se n'andrii a viliippi come s' a'.za il » fiimo. '/ II profeta appella selva cio clie di prima avea cliiamato popolo. Cosi Dante, passando fra un popolo di spiriti per lo limbo di compagnia con Virgilio, che seco Ini ragionava, dice (Inf. c. IV, 64,): Non lascinvnm d' aiidnr , pcrcli' el dicessi , Ma passavam la selva tuttavia , La selva , dico , di spiriti spessi. Dove e notabile che lo stesso poeta dicliiara con quel diro , quale concetto vuole che sia inteso sotto il nome siiva , da lui proferito nel verso antecedente : « l\ popolo, >i prosegue Isaia , sara come 1' esca del fuoco: P uomo non » perdonera al suo fratello ; anzi strappera a dcstra ed »* avra fame: divorera a sinistra, e non fia satoUo. Ciasciuio »> mangera la carne del suo braccio ; Saran nemici Efraini >/ e IManasse , e amendue insieme di Giuda. " Pensomi che niuno dtil)iti, che in questo popolo nomato dianzi selva da Isaia , Dante veder dovesse una viva iiu- magine di cio die i suoi occlii luiravano non pure in Firenze, ma in tutta Italia, dove, com'egli diceva, n Vun » I' altro si rode Di que' che un muro ed una fossa serra. » Egli avra letto pure piii sentitaniente di nie in Geiemia (cap. XXI, v. 13, i3, ecc.) quando in nome del Signore volgesi al popolo di Giudea, stanziato in Yalli intorniate d' alti monti, ed a Gerusalemme, propugnacolo di tutta la pianura clrcostante, dicendo : « Eccomi a te , o abita- » trice della valle, della rocca, del piano, dice il Signore: " a voi che dite: clii potrel^be ascendere sopra noi, e chi » entrar potrebbe nelle nostre stanze? lo, dice il Signore, " faro punizlone di voi , secoiido il frutto de' vostri fatti ; " e nella 5e/t'a di quella valle accendero un fuoco, il quale " struggera tittto che e dintorno a lei. " Per selva di « V A U I F. T A . 119 qnella vallc, cliiosnno i cominentatori (di cnl a que' Ji niicora noa maiicava la Bibbia ), intendeansi le parti c le citta di qnesta contrada piu popolate , ricclie e forti. E ill i(uesta idea di selva ogiiora ragionando il mede- slino profeia in nonie del Signore, parla alia casa di Da- viddc diceudo ( c. XXII, 7): '< lo ordinero contro te dei II / ginsti/ia, e cio die la giustizia operera fia riposo e »/ sicurtii. " Isaia al capo 29, v. 7 oppone T amenita del Carimlo al Lil)ano, il quale era tutto d' alberi altissimi e poderosi, nia selvaticlii. II Carmelo per lo contrario era picno d' alberi piacevoli , coltivati e fruttiferi. Onde pro- fetizza che il Libano. per lo spirlto cbe viene da alto, fia coltivato per modo , che mutcrassi in Carmelo , anzi 11 Carmelo stesso al parngone sembrera seh'a, dove crescono le buone piante niescolate colle cattive. Per questa niutazione avverra che i giusti avranno al- legrezza sopra allegrezza nel signore « perciocche il vio- » lento sara mancato, piu non saravvi sdieruitore , e co- " loro die si stiidiano ad iniquita piii non saranno. " Di die parnii dover dedurre che il nome selva portava col suo suono neilanimo del nostro poeta sentimenti , iin- magini^ concetti che fortemente lo scommoveano. Ne le panrose sue agitazioni dovean pure procedere dairamaro pvnsiero de'mali, anzi dall' acute desiderio d' apportare ai iiiedesimi alcun r'-medio. Ma questo si fara piii aperto di poi. Intanto conchiude- remo di nuovo, che Dante col nome selva intese di sim- Iwleggiare ben altro dalle proprie mende e passioni disor- dinate , sicconie sognarono i snoi Commentatori. Egli non uso niai la vita a iiluna libidinc, ne f"u assettatore di vizj, bestiale pastura del volgo, dalla quale egli fuggiva ; e non seggendo o per eta o per modestia alia beata mensa de' sa- pienti , si vivea ricogliendo di quello che da loro cadea. E tanto studiosamente sdiifava ogni signilicamento di male, e tanto antivedeva ogni cosa che si potesse comporre in suo biasimo, die avendo pubblicate piu canzoni materiate d amore oncstissinio , disposed! fare ad esse un Comniento, 123 V A K I E T A . qnal e 11 Convito, aflindie qnelli die ne loclavano hi V)el- lezza , ne conosccssero la bonth , aprei}do loro la cagione niovcnte di quelle canzoni e del loi'o commento : u Movemi, » dic'egli ( tratt. I, a), tiinore d'infamia, e desiderio di " dottrina dare, la quale altrl veramente dare noii puo. » Temo r iufamia di tanta passlone avere seguita , quanta » concepe dii legge le soprannominate canzoni avere in " me signoreggiato; la quale infamia si cessa interaniente " per lo presente di me parlare; la quale mostra, die » non passione, ma virtii si e stata la movente cagione. " Noi qui vegglamo quanto tenero ei fosse dell' onor suo i perciocdie temeva infamia da quelle cose stesse che pur tornarono ad ojiore deiruno e dell'altro Guido, e del suo Cino da Pistoja. Ne cio solo faceva per naturale schifilta •, ma per uno dogma di sua mente. n Dispregiarc se mede- " simo, egli insegna (conv. tratt. I, c. 2), e per se bia- » sinievole, perclocche alio amico dee 1' uonio lo suo difetto >' contare segretamente , e nullo e piii amico clie 1' uomo » a se Onde nella camera de' suoi pensieri se medesinio " riprendere dee, e piangere i suoi difetti e non palese. » Ma noa avrebb' egli fatto palese non pure segretamente air amico, ma ad ogni uomo, che pessima era la condi- zione dell' animo suo, mentreclie non prima d'anni tren- tacinque , quando teneva il piu alto grado di onore e di potenza a cui poteva giugnere nella sua citta , egli erasi avveduto d'andarsene smarrito per una seha scura di vizj , d' errori e di sfrenate passion!? Avrebbe egli pianto il suo difetto nella camera de' suoi pensieri, se avesse fino in sul principio della sua grand' opera esclamato: ahi ! quanto e cosa dura a dire qual era questa selva? imitando come afferma il Lombardi, il re Ezechia : i< recogkabo tibi oin- » nes annos meos in amaritudine animce mecp.? » ed avendo davanti quello di Geremia i< scito et vide quia malum et » amanini est reliquisse te Domimim Deum tuum ? » Se Dante si fosse lasciato vincere all' empieta e alia mali- zia , si non vorrei biasimarlo d' aver fatto solamente ma- nifesto il suo pentimento ; ma parmi di poter mantenere, fill' egli nol fece ne in questi versi, ne altrove mai. Dell' in- flessibile animo, e della vita innocente di si alto ingegno, niuna , io credo, piu bella testimonianza al)liiamo della risposta cli'ei fece con lettera latina ad nn buon frate^ tenero amico di lui , quando in Fiorenza fu fatto decreto V \ r. T E T A . I 2 .1 ill perdono njili csHiati , a comlizione di pagare nna som- nia , e cli oH'eiirsi misericortliosamontc [in ili solenne alUi chiosa principale. Dopo essersi ogii da cuore mostrato gra- tissinio agli aniici clie procacciavano il sno riturno, IVa cjuali era uii sno nipote ed uno del frate : cosa , dic'egli, che tanto piu m' obbliga , qiiaiito clie di rado incontra die gli esuli trovino ainici ; finalmente ripigliando il ma- gnanimo suo cuore, rispoiide: n E questo il glorioso rivo- " camento di Dante Aligliieri alia patria , dopo avere tre " lustri softerto esilio ''. Merito questo T innocenza a tutti » manifesta? Questo i sudori e le fatiche continue negli « studj ■' Lungi dair uomo intrinseco di filosofia la teme- » raria umilta d''un cuor terreno clie a guisa di un ciompo " e di altri infami, egli, quasi fusse in ceppi , egli so- ti steiiga d' ofTerirsi. Lungi dalP uomo predicator di giusti- » zia , ciregli paglii denari a chi 1' oltraggia; come farehlje " a colui die gli avesse fatto del bene. No, non e questa, " padre mio , la via di ritornare alia patria. Se altra da »' altri o da voi si trovi , la quale non minuisca la fama " e r onore di Dante, qiiella prestamente io prendero. Ma " se per niuna die sia tale non entrasi in Fiorenza , io " in Fiorenza non porro piede giammai. E che ? Non go- " dro io dovunque dell' aspetto del sole e degli astri ? E »» non potro io specolare dolcissime verita sotto qualsivoglia » cielo? Se prima non mi rendo inonorato, anzi obbro- »» brioso alia citta , e al popolo fiorentino ? " •' Oh isdegno laudaliile di niagnanimo, sclama qui il » Boccaccio (V. di Dante, f. 77 ediz. Gamba ) , qnanto " virilmente operasti , reprimendo Io ardente desio del " ritornare per via men che degna ad uomo nel grenibo " dclla iilosofia nutricato. » — Che congiunzione di cagione e vale Perciocche , Po- scutche. Veggasi come si combattano e s' ingarbuglino d'in- torno a questo che il Lombardi ed il Biagioli. Ma V osser- vazione che abbiamo fatta dietro al Per del verbo ante- « cedente , apre al tutto il sentimento di tale particella, e ne scioglie ogni dul)ljio. — Diritta. Egli e notablle essere quivi questa voce usata in altro senso da quello, con che usolla il Boccaccio de- scrivondo il suo giardino . il quale aveva in assai parti vie ampissiine tutte diritte , come strale. La via diritta di Dante uoii dice il contrario di lortu ^ ma di fullace. Onde 124 V A R I 1! T a'. egli stesso appella nel verso dodiceslmo vcrace. qnella clie qui chiama diritta. E nel purgatorio Beatrice ragioiiando di lui (c. 3o, V. i3o) dice ch' egli volse i passi suoi per via non vera. Diritta adimque e quella via , alia guida della quale si perviene a certo e noto luogo. Cotesto aggiunto allargato a segnare lo stesso die verace, fu in quei tempi trasportato dalle cose seiisibili alle morali. Onde si diceva diritto erede per vero erede e legittimo , di- ritta schiatta , diritto padre, diritto pontefice. 11 beato F. Giordano, il quale, quanto a lingua, io reputo solenne mae- stro di proprieta , adopera elegantemente cotale aggiunto col valore di acconcio: n La bonta del buono maestro , >' die' egli ( pr. lo, f. 41 ) , si mostra ed appare non sola- » mente quando di diritte materie sa fare buona opera e » buono magisterio , ma quando d' una cattiva materia sa " fare uno bello artificio ed una bell' opera. " Dove e notabile 1' opporre die vi si fa di cattivo a diritto. Onde cliiaro e die il significato primitivo di questo vocabolo si allargo per via di somiglianze dal concrete all'astratto e morale, a quel niodo die avvenne della voce scuro ; poscia col sentiniento cosi allargato fu di bel nuovo recato a segnar cose sottoposte a'sensi, com' e nell' esempio di F. Giordano. — Via. Andie questa voce ha un sen«o morale presso noi die non ebbe presso gli antidii latini. Dlcianio la via di Dio , la via di salute, la via di perdizione. II Salmista, messo in cotanto studio dal nostro poeta , dice a Dio ( salmo 118): " io t' lio narrate le mie vie , e tu fammi in- tendere la via de' tuoi commandamenti, rimuovi da me la via della menzogna : io mi lio scelta la via della verita : vivificami nelle tue vie. " Onde sono quelle blblidie forme del dire: camminare con Dio nella verita e nella luce dei viventi •, e quella divina parola ad Abramo : tu cammina davanti a me, e sii intero. — Avea. Gol codice di Monte Casino leggo avea m luogo

  • r cqnivoco fu insert C') L' unnu milil.iie 0 Lauitialo n.^U ^tali. Au>li lu^i. ^unun^m cvi 1.° del nvi/i'/uiic c Uimi V A K 1 E T a'. 127 DMOSTRATIVO O A. r ino milltare i8i8, col confronto dclV anno militare 1827. MLITARE 1828 DIVISI SEGONDO TOTALE CojiFrosTo r - - " "'■" , L' E T A. dell' degU anni. Waschi Femmine anuo Si) M 24 dal 3o .lal 40 dal 5o dal 60 Si no dal 20 dal 24 dal 3o dal 40 dal 5o militare Nell' anno J '4 «1 3o al 40 al 50 al 60 a piu al 20 al24 al 3o An al 40 al 5o a piu 1828. 1828 Anni. ni. Piu Sleno. 30 337 23l Se questi risultamenti soao verl ed esatti , siccome dee presumersi dalle geologiclie cognizioai del signor Tournal l34 V A R I E T a'. e dai suss'iJj clie valentl professor! di MontpelUer gU som- ministrarono per determinarne le specie , ei avrk finalmentc la prova fisica clie la specie umana nel periodo geologico anteriore a cpiello nel quale noi viviamo fu coateinporanea de' perduti animali •, e con altri vocaboli , ossia per servirci di espressioni piu conformi alle idee volgari , si avra final- niente la scoperta di veri avanzi d'uomini antidlluviani , e con essa un nuovo e gravissimo argomento a favore della geoJogIa mosaica , e contra alcuni di que' sistemi che dal Malte-Brua detti furono saggiamente roniaazi geologic i. (G/.) GEOGRAFIA. Rapporto del sig. Jomard alia R. Societci gcogrnfica di Parigi a nome della speciale commissione incaricata di rendere contezza del viaggio del sig. Augusto Caille a Timbouctou e nell' interne dell'Africa. II sig. Caille ha coll' ardimentoso sue viaggio destata r universale ammirazione. Egli nel marzo dello scorso 1828 giunse felicemente alia misteriosa citta di Timbouctou ; e piu fortunato di tanti altri viaggiatori , clie a' di nostri tentarono si malagevole impresa , e non ha guari ritornato in Francia ed alia patria sua. II sig. Caille ha dunque raggiunto lo scopo cui tendeva il programma della R. So- cieta di geografia. Ecco le parole colle quali il sig. Jomard conchiuse il suo rapporto : " II sig. Caille ha penetrato sino a Timbouctou , e vi giunse partendo dalla Senega mbia , siccome richiedeva la Societa ( di geografia ). S' egli non esegui tutto cio clie la Societa avrebbe desiderate potersi fare , ha in con- traccambio fatte non poche osservazioni nuove e preziose, che state non erano richieste , sul /buttx-D/uaZZon , sui paesi deir est e sulla parte superiore del corso del Dhioliba : ha per un mese navigato su questo fiume ; ha preso delle notizie sulle riviere di Bourre , ed ha fatto altre ricerche che pure state non erano prescritte .... La scoperta di questo paese e la descrizione delle regioni di Bakya , di Kankan e di Wassoule sono per la geografia acquisti tali ch' egli quand' anche non fosse pervenuto a Timbouctou , sarebbe degno d' una distintissima riconipensa. Egli ha pure il nierito d' aver raccolto un vocabolario della linguA mandinmn , ed luio ancora della lingua kissour che si parla V A R I E T a'. i35 a Timboucton insieme coUa maura , e tli aver notato cio die risguarda i costumi, le cerimonie , le produzionl ed il commercio di que' diversi paesi .... La Comniissione conchiuse , i ." che voi accordiate al slg. Caille il premio da vol offerto al primo viaggiatore the giungerebbe a Timboucton venendo dalla Senegambia •, 2.° die il presente rapporto venga comunicato alle LL. EE. i mialstri del- r interno , della marina e degli afFari esteri. >/ Queste condusioni fiirono adottate dalla Societa geografica il 28 dello scorso novembre. II sig. Caille ottenne il divisato pre- mio. II Re lo decoro della Croce della Legion d' onore , aggiugnendovi V assegno di anniie lir. 3ooo per gli anni 1829 e i83o, end' egli possa ne' pubblici corsi delle scienze e delle arti acqnistare tntte quelle cognizioni delle quali abbisognasse per na secondo viaggio nell' interno dell'Africa. GIUSTIFICAZIONE. Neir artlcolo svdla. Stuarda , parlando di Mortimero e dei sentimenti die il poeta gli attribuisce , abbiamo detto die questi erano pur troppo confornii alle strane opinioni di quell' eta , nella quale fu creduto che i peccati si potessero assolvere prima di commetterli e che 1' uccidere un prin- cipe protestante fosse un' opera meritoria. L' anonimo autore delle Ossenazioni sopra un (irlicolo ddl' Fxo ci accusa di avere spacciate queste opinioni di pochi individui come se fossero di tutti i cattolici , e quiadi ci coUoca fra gli uoniini di cuor rnaligno die vofgono a biasimo delL' universale le vergogne di un solo o di pochi: le sue parole vanno tant'oltre, che quasi ci reputa pin miscredcnti dello stesso Voltaire. Credinmo qnlndi nostro dovere il porre in con- siderazione dell' anonimo, come noi, dicendo che pur troppo quelle opinioni ebbero fantorl nel secolo di I\laria Stuarda, e chlamandole strane opinioni , credemmo di mostrarne abbastanza la nostra disapprovazione. Avendo poi detto che Mortimero rappresenta , non gia tutti i cattolici di queU'eta, ma soltanto quoi fautori di Maria, i quali segui- tarono piii V iinpeto deW entusiasmo che le norme della ra- gione , stimamnio che nessuno potesse attribulrci il mal talento di volgere a biasimo dell' universale le vergogne di pochi. D'altronde e cosa notissima a tutti che le opi- nioni faaatiche non sono mai delle nazioni intierc , ma degl' individui.- Tuttavolta s« le nostre parole nou furouo l36 V A U I E T a'. cliiare abbastanza e 1' anonlmo ce ne avesse avvertiti , ne avremmo dato assai volentieri noi medesinio ]o scliiari- niento die ora diamo : vorremmo anche ringraziarlo siii- ceiameiite se avesse per religiose zelo voluto egli stesso ))igliarsi V assunto di rimediare col sue libretto a quel male clie le nostre parole potessero aver prodotto ;, ma la taccia di malignita di cuore e di miscredenza ci scioglie da ogui debito di gratltudine verso di lui ; taccia che ci sembra dettata con tutt' altro spirito die coa quelle della carita cristiana. NECROLOGIA (l). Pietro Tommaso Young, effettivo consigliere aulico , ecc. — Se ella e di grave cordoglio cagione la raorte di coloro die colle opere dell' ingegno apportarono lustro alle lettere Ijuone ed increinento all' utile sapere , non e certameiite meno da compiangersi la perdita di quegli altri che avendo sempre calcato il sentiero della rettitudine e della inteme- rata virtia , col loro operare a noi insegnarono come si approfitti dei precetti della vera sapienza, e modelli ne si resero di utile imitazione. E tanto piu addiviene co- testa perdita niiseranda , allora quando un uomo ci e tolto che per essere davvicino collocato al ilanco del mlgliore dei Monarchi tutto consacrato alia prosperita de' suoi po- poli 5 a lui riusciva di utllita co' suoi lumi e colla diligeiite opera della piii specchiata fedelta, della piu sentita gratl- tudine, della verace afFezione. Di tanta perdita dobbiamo noi condolercl nella morte teste avvenuta di Pietro Tom- maso Young, effettivo Consigliere aulico di S. M. I. R. A., intimo suo Segretario di gabinetto, Bibliotecario suo private e Tesoriere dell'Ordine della Corona di ferro. Non e nostro intendimento di tessere elogi alia memoria di quest' uomo distinto: di lui piu cose potremmo dire se i limiti che ci siamo prefissi lo concedessero. Tocche- remo brevemente delle circostaiize della sua vita, de' suoi merit! , del suo carattere, onde i lettori die non lo co- nobbero apprendano quanto stimal)ile egli si fosse , e gli (i) II doctor Bazziiii ci lia inviato uno dei poclii esemplari di questa Necrologia da lui pubblicata ia Vienna. L' aniicizia che 1' illiistre defunto gli aveva accordata In pose in grado per certo di avernc sicure notizie, e pero noi non potreniiuo fcir luegUo che riportar qui per intiero il suo scritto. V A R I t: T a'. 187 uomlnl consacrati al servigio dello Stato amtnlrino In esso un felice loro archctipo. El)be Pletro Tomniaso Young i snoi natali in Livorno da gentiluomo d' origine scozzese ivi da alcuni anni stabi- lito, e da Vittoria Teresa Abati T anno 1764. Crescluto sotto agli anspicj della paterna ainorevolezza venne ancor fanciullo coUocato nel collegio granducale del noljili di Pistoja , ove il suo aninio venne informato all" amore della virtu cosi felicemente , quanto il suo intelletto lo fu a quello delle nobili discipline, E gia per tempo si am- niirava in lui tale facilita nel poetico comporre latino, che parecchie delle cose sue, le quali videro la luce per sollecitudine de' suoi maestri, furono ricevute siccome saggi primaticci di non volgare capacita. AH' esclre dal collegio compose egli Topuscolo: De igtmoniorum montium et terroe- motuuin natura, effectibusque exiiide profluentibus , che dedico air augusto suo Mecenate il Granduca Pietro Leopoklo, e che mando fuori stampato coi tipi di Pistoja V anno MDCCLXXXII. In questa operetta aveva Young preso a corabattere Y invalsa opinione di quei geologi , che i ter- remoti e le vulcanlche eruzioni facevano derivare dal fuoco centrale della terra e dall' azione elettrica; e coa somma lode di perlto scrittore yi aveva contrapposto le proprie ipotesi che ognuno puo aminirare con quanto ap- parato di erndizione e con quanta forza d' ingegno venis- sero da lui spiegate. Passo di poi a Firenze ove prosegui lo studio della lilosofia, ed a Pisa ove compi con ottimo evento gli studj superior! della glurisprudenza. Per la qual cosa divenuto capace di pubblici carichi , il Granduca che gia lo aveva preso in singolar favore , lo accolse 1' anno 1788 presso di se, e gli affido incum- benze , nell' adempimento delle quali il giovane Tommaso tanto per la sua alacrita che per la sua perizia acquistossi opinione di valentissinio. La uiorte non abbastanza mai compianta di Giuseppe II Iinperatore Augusto, accaduta T anno 1790, avendo in- tanto chiamato alia successione dtl trono il Granduca Leo- poldo II, Tommaso fu tra i prescelti a seguirlo a Vienna , perocche gia vedeva quel Principe sagace quanto potesse fidare nell' opera volonterosa di questo suo protetto, allora assai piu che d'anni, mature di consigllo. Ne andarono di fatto errata le auguste aspettazionii che Y Young nel troppo breve spazio di tempo che Leopoklo tenne il l38 V A R I E T a'. governo tlell'Austmca cloniinazione , In varle opere varia- mente adopcrato prove diede non dubbie di costante at- tivita, di zelo e di illuminata capacita. Non isfuggiroiio coteste doti di lui alia sagace penetrazione dell' ottimo suc- cessore di Leopoldo, die tosto assunto lo scettro avito, fu uno de' suoi primi atti quello di assicurare all' Young il posto che gia occupava nel sno privato gabinetto. Col succedersi degli anni e coll' accrescersi de'servigi di lui, s' accrebbe anche nel giusto Monarca la grazia per questo suo zelante servitore, quindi il titolo per ricompeiisarlo. Laonde passo successivamente 1' Young al posto d' intimo di lui segretario e bibliotecario privato, a quello di Consi- gliere di Governo , di segretario dell' ordine della Corona di ferro, di suo tesoriere, e da nltimo a quello di Aulico Consigliere effettivo. Veduto ora come egll tutto avesse a riconoscere dalla sovrana grazia, pose anclie I'anlrao intero a divenirne sempre piii meritevole, Niuno,osolo chi ne fu testimonio, puo immaginare quanta fosse percio la soUecitiidine sua, fmo a prolungarsi la giornata utile pel travaglio a dispen- dio della notte di cui vegliava quasi sempre I'ultima parte. Preposto ad una biblioteca quanto numerosa di coJici , altrettanto ricca di scelta suppellettile scientifica, fece ap- parire tanta copia di lumi nella sua direzione, e tanta ac- cortezza ed intendimento nell' applicazione dei fondi asse- gnati all'incremento della stessa Biblioteca, die si procac- cio lode di buon letterato , e ad un tempo di giudizioso hlbliografo e di eccellente araministratore. Ma cio die piii d'altro valse a meritargli onore, e die integro glielo manterra nelle memorie di quell' angusto letterario rccinto, fa lo stupendo ordine che lo Young seppe arrecare nella disposizione delle opere ivi conservate, e la compilazione del loro catalogo secondo un ben inteso sistema di quindecupla partizione tecnico-scientifica da essolul immaginato. Ognuno che di queste cose appena si intenda, agevolmente conosce quali scogli ad evitare si pre- sentino in simili lavori, alloraquando si tratta della clas- sificazione di opere di carattere ibrido. Pure 11 dotto ed esperto bibliotecario seppe si bene discernere il genere di utilita ed 11 carattere anche recondito di ogni autore, che ben di rado videsi egli astretto ad assegnargli un posto nella poligraiia. Anche T indice degl' incunaboli , di cni in quelia biblioteca e piii che in altra ricchissima e sceltissima V A R I E T a'. 189 la collezlono , ripartito in quattro cataloghi ( alfnbetico t cronologico , tJpografico e topografico ) , e monumento che attesta in quanto larga misura fossero in lui la diligenza e le cogniz.ioni. Avnta Topportunita di fare coll' augusto suo Sovrano i vlaggi di Francia e d' Italia, approfitto degl' intervalli di tempo die gli rimasero per visitare private e pubbliclie librerie, e cosi raccogliere notizie anche snlla straniera bi- bliografia e fame tesoro e valersene pel buon andamento del suo oflicio. In questa occasione pote egli, assistito dalla sovrana munificenza . procurarsi anche di assai rare e pre- ziose opere , onde vieppiu arricchire il gia celebre augusto stabilimento da lui diretto. Chi penserebbe era die Young tanto occupato di severi travagli, tempo trovasse eziandio e lena per recar fiori all' altare delle Muse ? Eppure alieno egli da ogni altra distrazione, e con nn fondo di letterario buon gusto e di amore per le lettere belle che irresistibilmente il portava al loro culto , anche di poetiche composizioni si dilettava che quasi sempre scriveva in casi di pubblica esultanza e di festivi avvenimenti dell' Imperiale famiglla. Invaghitosi del poema latino di Marcello Palingenio dnlla Scellata : Lo Zodiaco della vita , perche tanti sali vi rinveniva di Batira giudiziosa e tante gemme di utile filosofia , tutto lo volse in endecasillabi Italiani , e si bellameate e con tanta precisione e scorrevolezza di verso , che tu gia diresti quella non sentire afFatto di traduzione. Profondo conosci- tore, cosi dell' italiano idioma , come del germanico, nno era dei pochi clie felicemente cimentare si potessero in buone traslazioni poetiche dall' uno nell' altro. Danno prova fra le altre di questa sua capacita la traduzione in versi sciolti del poema romantico-eroico di Wieland V Oberoiie , quella della Sposa di Messina dello Schiller, per disavventura non per anao ultimata, e tant' altre ch' egli andava facendo, come usava dire, per riempiere con suo soUazzo le ore d'ozio. Anche la latina epigrafla aveva in Tonimaso Young un felice coltivatore. I saggi ch' egli ne ha lasciato in questo genere di severa composizione attcstano che s' egli piii di proposito r animo vi avesse inteso , avrebb' anco potuto raggiungere cio che per tutti dilHcile viene reputato ; vo- gliamo dire quel sapore e quella purgata eleganza, pregi proprj dell'aurea latinita, di che tanto abbondantcmente fanao mostra e risplendono le opere niorcelliane. 140 V A R I E T A . In mezzo a tante doti, con tante raglonl per estlmare se stesso e farsL apprezzare , era Young modello di vera modestia. Se nel suo dire palesava cognizioni , cio av- veniva appena quando era niestieri , e soltanto per all- mentare il discorso, non mai per ostentarle; se scriveva, il faceva per diporto , non colla mente di far conoscere le cose sue ad altrul : ragione perche increscere ne debba che moke di esse rimangano inedite. Tutt' al piu se gli pareva che alcuno de' pochi suoi prediletti amici avesse intendimento e gusto del bello , s' induceva allox'a a legger- gli qualche squarcio del suo componimento, ma anche cio per domandare e udir consiglio di abbellimento , o di correzione, seppure uopo ne fosse stato. Tanto e vero clie il merito distinto va sempre di pari passo colla distinta modestia. Aggregate ai corpi accademici degli Atenei di Brescia e di Venezia, e nominato a Socio corrispondente della fiorentina societa dei Georgofdl , si reputava il mo- desto Young di poter appena meritare queste onorevoli distinzioni , e nell' accettarle professava di andarne debi- tore alia benevolenza dei niembri elettori anziclie ai proprj titoli. Onori non \ispregi6 mai I'uomo filosofo, che bea sapeva formar questi il nobile guiderdone del virtuoso operare per chiunque senta nell' animo nobllmente , ma non avveune mai ch' egli ne mostrasse vaghezza. Lieto di gradire al proprio Sovrano, di meritarne la grazia e quasi diremo la particolare afFezione ;, contento di essere com- preso anche in quella dell' Augustissima sua consorte , la quale coltissima e cotanto illuminata essa medesima , in caso era pure di apprezzare le morali qnalita e 1' esten- sione dei lumi di lui, egli riconosceva un ben lusinghevole compenso nelle testimonianze graziosissime di che I'Augu- stissima coppia degnavalo , ed un altro ne trovava bea ampio nella segreta soddisfazione della propria coscienza, quella che degli uomini non volgai-i la tranqulllita assi- cura e la letizia : CoscierUia virtuds satis anipluin tlieatrum. Tutt' altri fuori di Young avrel^be per avventura menato vanto di cotesti altissimi favori , ma egli nol fece mai con chicchessia. E di fatto chi saprebbe quanto fosse egli stato caro al suo Signore , se questi detto ad altri non r avesse piu volte e dimostrato ? Lo ripeteremo anco una volta , la piu sincera modestia era in quest' uomo egregio, morale qnalita che eminentemente lo distingueva , perche in esso neppure sorgere lasciava la onesta bi'ama di far V A n I E T a'. 141 conoscere ad altrul , quanto pure esser doveva per ognuno tlolcissimo , voglianio dire di quale guisa partecipasse egli al tesoro della Sovrana benevolenza. Maritatosi Tommaso Young a Luigia Suckel , ed avu- tane un' unica figlia , vide ognuno quanto la conjngale e la paterna tenerezza in lui si unlssero per formarne il piu degno dei conjugi , il piu amoroso dei padri. E cotesta paterna sollecitudine non mostro egli soltanto alia sua figlia, laa estese ancora ai figli di lei^ die divenuta orba del marito quasi nel tempo stesso eh' egli divenuto lo era della moglie, trovo con essi appresso al padre il pill benevolo sostegno. Benefico per indole e gcneroso per costumanza, se alcuno di lui aveva bisogno, poteva dirgli con isperanza di frutto come presso Terenzio nelfAndria : Ad te venio spem , salutein , auxiliwn repetens. Umano con tutti e cogli inferiori precipuamente, mostrava di ben es- ser memore del precetto di Seneca: Sic cum inferlore vivas, qucmadmodum tecum siiperiorem velles vivere. Del resto avvegnache il suo metodo di vita, il piu pru- dente per T indole delle sue caricbe , lo tenesse in questi ultimi anni , non die lontano da ogni distrazione , segre- gato fin anco da ogni abituale consorzlo di uomlni, e ben- clie soltanto per un' ora sola del glorno al travaglio si togliesse cd alia solltudine de' suoi gabinetti per essere tra la propria famiglia di cui era V amore , ed in mezzo alia tiuale r anlmo deliziava egli stesso, trovavi non pertanto Young soave nelle maniere , araeno nel dire, arguto so- vente e dotto se di dottrina era uopo, e tanto sereno sempre , die nella fronte il teslimonio ti porgeva del suo intimo contentamento. Conscio di fatto di aver servito cosi alia propria riputazlone, come a' suoi Sovrani colla integrita delf animo , avrebbe forse voluto andar altero della persuasione di aver loro recata in nove lustri di tempo opera non inutile, per trovare in cio la sua gloria i quindi forse avvenlva il ripetere di' egli faceva negli ul- timi gioriii del viver suo quella sentenza di Cicerone, che eternamcnte ne restera sculta neiranimo : Nisi utile esc quod facimus, stulta est gloria. Ma.'i forse non venne suggerito da more piii sincero, ne mai detto da bocca piii degna co- testo aforismo delPArpinate. Travagliato Tuomo pio da lungo nialore , che a poco a poco lo struggeva , e lo portava alia tomba , si contenne in (jucsto lungo perioJo di sofi'erenze colla piii virtuosa 1 42 V A R I E T A . rassegnazione, Nella filosolia cristiaaa cercava egli 1 motlvi della pazienza ; e iino die gli fu coaceduto alcuna di- strazioiie , nelle occupazioai del suo ofBcio. Avvicinatasi r ora estrema del vivere e fattosene accorto, tutto si rac- colse alloi'a nel pensiero di degnainente rendere 1' anima al suo Fattore. Ne di terrore gli riusciva Tidea della niorte, die come piamente sempre aveva vissuto, cosi preadeva confidente anirao nella purita della propria coscienza. Pre- stava egli da una parte volonteroso orecdiio ai conforti della religione , ma dall' altra volgeva eloeiuentissimi sguardi di pieta all' unica sua figlia, ai suoi teneri nipoti, oggetti fino allora delle sue coasolazioni, ma in queir istante fovse del suo dolore ; die certamente grave gli era al cuore di dover per sempre accommiatarsi da essi , die ben incara- niinati in questa umana carriera , avrebbe pure amato di piu avanti accompagnare co' suoi consigli: pare fate animo , ripeteva ad essi , raccogliendo le residue forze , e benedi- cendoli tutti , calcate sempre le tracce deW otiesto , e sarete quaagiii meno infelici: io spero di avervi preceduU col lode~ vole esempio ; se cib e , voi mi vorrete imitarc. Siate del resto riconoscenti all' Augusta Monarca che colmb di heneficj e me e voi , e mostratevi meritevoli di quelli ancora che egli nella sua clemenza degnasse di farvi. Furono queste le ultime sue parole, che non e a dlrsi quanta impressione lasciassero uell' animo di tutti quelli che le uJirono; e ben furono comprese con raolta cle- menza dair Augusto Monarca cui vennero riferite. Che siccorae del piii benevolo interessaniento aveva dato prova nella malattia del iido suo servo , cosi uno veramente paterno ed efficace ne prese nella disavventura della su- perstite addolorata famiglia. La mattina del di 14 febbrajo 1829 nel tredicesimo lu- stro deir eta sua chiuse Young gli occhi a questa luce onde aprirli per sempre nella patrla dei beati. Al t'unebre corte2;gio della sua spoglia presero parte con sentimento d' intimo cordoglio uomini distinti die lo araarono, e tutti quelli die furono compagni nel conoscerlo e nel venerarlo. Cosi fini piamente di esistere quest' uorao esimlo , rice- vendo fino alia tomba le attestazioni dell' amore ed osser- vanza altrui. Fossa anche questo fiore che noi vi appor- tiamo spandere odore di soavita sulla memoria del trapas- sato , ed esteiiderne il nome fra tutti coloro che con noi VAUIETA. 1^3 e coil altri pochi non ebbero comune la sorte di cono- scerlo davvicino ! E r Italia altrice sempre di ingegnl e di aairpe olette sia beta di questo figUo , che pure le appartenne , peroc- che il fame crescere di eguab al lustro delle lettere , al r oaore della rebgione ed al servizio del trono e il solo mezzo , per cui la vera sua gloria stara intera e luniinosa. Vienna , il giorno XXV del raese di marzo dell' aaao MDCCCXXIX. G. B. Milano ha nella raattina del a8 di questo mese d'aprile perduto un valente materaatico ed idraulico colla morte deir ingegnere Giuseppe Merli. Egli nacque neiragosto del lySp da agiata famigba e venne educato in ogni lettera- ria e scientitlca discipbna. Prediletto discepolo del celebre matematico Frisi ereditata ne avea la dottrina. Noto e al pubbbco il suo giovanile ma applaudito lavoro suUa tavola parabobca del De Regis , e nota non meno la dotta sua Memoria per la soluzione delle quisdoni suW uso delle acque e specialmeme sugli orai-j , aggiunta all' opera del profes- sore Roniagnosi sulla Condoua delle acque. Fra le sue opera inedite ci viene annunciato un trattato sopra varj generi di curve, cli' egli riunisce sotto un solo punto di vista consideraadole come generate dalla sezione d' im solido da lui chiauiato disfciio. Speriamo che quest' opera vedra presto la puljblica luce, passata essendo cogli altri maao- scrltti del defunto nelle mani d' un degnissiuio erede di lui, r ingegnere Gio. Battista Mazzeri [Dalla necrologia dello stesso Giuseppe Merli, Milano pel Rusconi , in 8.°). ERRATA-CORRIGE. Tomo 53.° Ptg- 374 lit. a5 uomini Icgg' econorai » 381 •• 17 tavola » tavolino •> 389 » 36 d' avviso » d' avviso che, » 390 » 8 qiiaiitica > qualita !• 397 » 31 minuals » anuuale R. GiROXi, F. Carlini e I. Fvmagalli , direttori ed editori. Fubblicato il dl 30 magglo 1829. Osser mzloni meteor ologiche fatte all I. R M Osservatoiio di Brera. APRIL E 1829. BIatti NA ore 5. Sera ore 3. — . — < 0 — ^ " — 0 " — . 0 0 0 u 0 0 ■ ^ a -o 0 Slato b ^ (U 0 c Slato 3 O Altez del baroinc S 0 del ciclo. Altez del barome c3 K .2 S del cielo. _. poll. lin. 1 poll. liii. 0 I 27 0,7 + 6,0 0 Nebb. scr. 27 1,0 + IT,4 SE Sereno. 2 27 2,0 + 6,5 E Serene. 27 5,0 +11,5 E S E Nuv. tern... piog. 5 27 4,0;+ 7,0 N Nuv...pioggia. 27 4,8 + 9,8 N Nn.se.nu....piog. 4 27 5,*S + 6,7 W Nuvolo. 27 6,2 +10,4 S Nuv. ser. ; 5 27 6,4 + 4,0 N Sereiio. 27 C,6 +1 1,0 E Ser. nebb. nuv. ! 6 27 6,7 + 8,2 E NuA'. pioggia. 27 6,6 + 9,2 NE Nuv. pioggia. 7 27 5,6 ^7.f^ NE Pioggia. 27 5,0 + 9,5 ^* Nu..te.piog..ser. 8 27 5,4 + 4,^ NO Sereno. 27 7.0 +11,5 S Ser.nu.tein.pio. f) 27 8,0 + 7,2 E Nuv. pioggia. 27 7'2 + 9,0 E Nuv. pioggia. 10 27 6,2 + 6,8 NE Nuv. pioggia. 27 6,8 +10,.') E Ser. nuv. ser. 11 27 5,7 + 4,5 0 Sereno. 27 6,8 +12,0 NO Sereno. 12 27 8,0 + 6,0 N Sereno. 27 7,8 +12,5 0 Nuvolo. i5 27 6,8 + 8,4 N Nuv. pioggia. 27 7,2 + ro,2 E Nuvolo. '4 27 8,0 + q,o £ Nuv. pioggia. 27 7,8 + 10,8 NE Nuv. pioggia. i5 To 27 7'"J + 8,8 E Nuv. pioggia. 27 6,1 +1 1,5 E Nuv. pioggia. 27 5,1 +10,0 E Nuv. pioggia. 27 3,6 +11,6 N E Nuv... pioggia. s 17 27 4,0 + 8,0 SOD Nuv. ser. 27 5,0 +14,5 sso Sereno. j i8 27 7'0 + 7,8 N N 0 Sereno. 27 8,2 +'4,7 S Sereno. ' iQ 27 9-.0 + 7,5 N Sereno. 27 9,0 +i5,o £ Sereno. 20 27 8,9 + 9,« SE Ser. nuv. piog. 27 8,4 +i3,o NE Nuv. piov. ser. 21 27 8,4 4. 6,8 N Sereno. 27 8,3 +14,0 E Nuv. nebb. ser. 1 22 27 6,0 + 9,^ N Nuv. pioggia. 27 5,6 +10,5 NE Piogg. nuv. 1 20 27 6,4 + 7,3 0 Sereno. 27 7'7 +i4,6 so Nuv. ser. | ^'i 27 q,o +10,2 NO Ser. nuv. ser. 27 8,9 +i5,8 NO Sereno. 25 27 9'0 +10,0 NO Sereno. 27 8,6 + 16,0 SOO Sereno. 26 27 8,5 +10,5 N Sereno. 27 7,5 +17,5 SO Sereno. 27 27 7,0 +11,0 NE Ser. nebb. ser. 27 5,0 ■^.7,3 E* Nu.se.. .tem.pio. 1 28 27 4,0 +11,0 NO Ser. nuv. ser. 27 6,J +i5,o 0 Sereno. 20 27 4.. + 8,5 NNO* Ser. nuv. ser. 27 2,8 +1.3,0 NNO* Nuv. ser. 3o 27 5,0 + 6,6 NNO* Nebb. scr. 27 5,8 + 12,5 NNO Sereno. Altezza mass, de bar. poll. 27 lin. 9, 0 Altezza mass, del term. + 17,5 ! iimiima . » 27 " 0. 7 minima . . . . + ^,0 ' media . Qua . » 27 'f 6, nlita della piog 25 gia mer la + 10,08 linee 5o,84 0. \^o BIBLIOTEGA ITALIANA Glllba:qc|io A^2^. PARTE I. LETTERATURA. ED ARTI LIBERALI. Storia ed analisi dcgli antichi romanzi dl cavalleria , e del pocmi romanzeschi d Italia con dissertazioni sulT ofigine , sugV istitiLtl , sulle cerimoide de cava- lier i , sulle corti d amore , sui tornei , sidle giostre ed armature de' Paladini , sidV inienzione e sidV uso degli stemmi ecc. con figure tratte dai monwnenti dell aite, del dottore Giulio Ferrario. Volumi trc; con Appendice contenente la Bibliografia dei ro- manzi e poemi romanzeschi d Italia. — Milano , 1828 e 1829, dalla tipografia dell autore (*). {Bel- lissima edizione adorna di quarantacinque tavole disegnate da insigni artisti , Ic quali per alcuni cseinplari sono colorate e lumeggiate d oro e d ar- gento. U opera e dedicata a Sua Eccellenza il signor conte Giulio di Strassoldo d oQui utile e libcrale disciplma esimio proteggitorc. ) Oecondo im' antica tradizione orientale, die cedeiido alia qualila dell" argoiuento noi voglianio narrare , (*) Alia compilazione della Bibliograiia farono di sussicUo ri. R. biblioteca dl Brera , noii die la Inblioteca del mar- cbese G. Giacomo Tiivnlzio, quelle di D. Gaetano Melzi , deir avvocato deirAcqua, del defiuito avvocato Reina, e le priiicipali di Parigi. — Prezzo di tutta Topera, in quattro volumi ill 8." gr., lir. 33. 40 italiatie: ia carta distiuta coi rami a colori , lir. yS. BihL Ital. T. LIV. ic 146 STORIA ED ANALISr DEGLI ANTICHI viveva ne' bei paesi dell' Iran poco dopo la conqnista degli Arabi un giovane, al quale sopra tutti la for- tuna avea concedulo quanto puo rendere desidera- bile e allegra la vita: ma 1 anima sua era somigliante a que' Genj delle favole indiane , che discacciati dal paradiso stanno seuipre , seuza curarsi dell' universo , immobilniente fisi nel I'aggio die sfugge dalle aurate imposte del cielo. I giardini della sua patria erano per lui senza profumi e senza colori, e invarto le piu belle vergini della Persia nel passargli da- vauli aveano sollevato furtivamente il bianco velo die le licopriva : il suo pensiero tornava continuo alle glorie dei tempi lontani, all' eta di Giro e dei grau Re , e all' avita religione del Sole ; e se qual- die voka 1' inevitaJjile realta lo destava dagli alti suoi sogui , egli si agifava irrequieto e sdegnoso fra le miseie angustie del presente, e quasi per fug- gire se stesso correva nella solitudine a cercarvi uno spazio die bastasse agl'impeti della sua niente. Un vecdiio solitario dell' Ararat, die lo aveva educato senza potergli reprimere questa pericolosa inquietu- dine , lo vide in una bella sera d'autunno, che tut to pensoso volgeva lo sguardo alle tranquille provincie di Yerd Kerani e ai deserti della Caraniania ; e ac- costatosi a lui lo scosse pianamente dalla profonda sua meditazione, e gli disse: A die pensi, o Nizami.'' E qual cosa cerclii tii , laddove corre il tuo sguardo die gia in abbondaiiza non si trovi al tuo piede ? — Padre, puoi tu domandarmelo? gli rispose il giovane con un niovimento die palesava il ribrezzo, e quasi r abbominio per tutto cio die gli stava d' intorno : non e forse laggiu che arde ancora 1' ultima scintilla della sacra jianima che Zoroastio accese nel Sole ? La parola vivente (i) ha forse piii un altro asilo coutro la scimitarra de^li Arabi ? — E dopo questa hreve risposta lo sguardo del giovane senz' altro aspettare si volgea nuovamente verso il golfo Persico, (1) Zcnd-avesta — la parola vivente. KOMANZI DI GAVALLERIA. , CCC. J ^.7 se r ainico della sua fanciullezza non si fosse affret- lato a lipigliaie con tianqiiilla voce il discorso: — - 10 lodo r affetto clie tu conscrvi al culto dcgli avi , ma noil temere che la religioue si perda : essa e ligliuola di Dio, e quando vienc scacciata dai popoli che le dobbono tutto , noa fa che ritornare al padre suo, il quale la manda a consolare altre genii. — E la pallia ? ripiglio fieramente il Persiano. — La vera nostra patria non puo cssere soggiogata dagli Arabi , sosiaiuusc il vecchio volgendo al tirmamento uno sguardo sicuro e tnoufantc. E il giovane con- dotto da queste parole a un diverso pensiero innalzo ancli' esso gli occhi al cielo serene riccarnente sparse di stelle. Oh , diss' egli stringendo al vecchio la mano , vedi tu la splendida magnilicenza di Dio che nella piena sua gloria immutabile ci scintilla sul capo ? Tale era un tempo la Persia : grande e felice. E tu vuoi elf io abbassi lo sguardo da ([uella luce per niirarc questa Persia che ne rimane ? Un oceano di sabbia bagnato inutilmente di sudore e di sangue ! — 11 giovane aveva appcna proferite queste voci , che da una forza irresistibile si senti rapito per 1* aria : la squallida vecchiezza era caduta come un logoro vestimcnto dalla persona del solitario , e gia. trasti- gurato in un Genio tutto raggiante di giovinezza immortale ei sorvolava col suo nobile allievo la montagna di Salomone e le cime di Elvind. Ma che valeva al giovane persiano , se le maraviglie del cielo e della terra gli erano spiegate dinanzi ? La celerita di quel gran movimento f avea privo di ogni senso, ed anche quando fu deposto con mano leggiera ai piedi d'un albero, egli tardo lungo tempo a ripigliare la conoscenza e la vita. II pnnio suo moto fu allora di gettarsi alle piante del Genio , e ringraziarlo che f avessc pur una volta dalla terrena prigione tramutato ad un soggiorno migliore , ma scorgendo un sorriso , che parea di compassionc , snlle labbra della celeste creatura , egli balzo in pieili , e rapidamcntc si volse iutorno a guardar 148 STORIA ED ANA.LISI DEGLI ANTICIII dove fosse. Le sue speranze si dileguarono come il baleno : selve , montagne , torrenti , uii' altra Persia , un altro deserto. Ah perclie , grido Y afflitto Nizanii , perclie , o mio buon Genio, hai tu voluto ingannarnii cosi ? La niia miseria sarebbe minora , se io non avessi sognato cli' ella era gia vemita al suo termine. II Genio soirise nuovaniente di tutta dolcezza , e appoggiando una mano sul capo del suo Nizami gU accenno coll' altra il tirmamento sempre Juminoso di stelle. E il giovane a cpiell' atto s' inginocchio rive- rente , e stendendo verso il cielo le braccia , si , disse , o generoso protettore della mia infanzia , io t' intendo , e il tuo muto consiglio sara pienamente ubbidito : ovunque la sorte ci conduca , noi dobbiamo senza lanienti mirare alia patria dell' anime , noi dob- biamo pensare ai secoli clie non periranno. — In verita , o iigliuolo , disse allora il Genio , rialzando Nizami c stringendolo al petto , in verita le tne pa- role avrauno la loro mercede , quando verra il giorno in cui tutte le parole dcgli uomini risoneranno di nuovo nella presenza di Dio , ma ora V infermita de' tuoi sensi t' inganna , e la lezione dclla sapienza per essere intesa dee farsi piu aperta. Ricordi tu la Stella del mattino e della sera , la vcrgine cojiipagna di queir astro che Dio ha creato per mostrarci un' om- bra deir cterna sua luce? — Nizami sollevo rapida- mente eli occhi al cielo, e tiuto F ordine delle sfere gli parvc travolto , e cerco inutilmente l' arnica Stella nel cui tremolo rag-sio avea tante volte confortati i suoi mesti pensieri. Oh , diss' egli spaventato , hai tu gia finito il tuo corso , o perla del tirmamento ? II lampo della tua Ijellezza era dunque fuggitivo come quello delle vergini che nascono di madre mortale?- — ■ A quest' idea il giovane persiauo si senti commuo- vere nel piu vivo del cuore , e credette per un istante che a tutta consolazione il Genio gli annunciasse che i mali degli uomini erano iiniti , perche erano gia liniti anche i secoli : ma il Genio gli mostro senza parlare una nuova Stella che sorgea pur allora hOlVTANZI DI CAVAI.LEIUA , eCC. 149 suir orizzontc tutta splendida di purissimi raggi, e Ni- Zaini rivolgeiidosi in uii' estasi di gioja alia sconosciuta fiaininclla la sahito con voce lietissima, come se ve- nisse in Juogo della sorella cadiita a ricominciarc la vita deir universo E in qnel nioniento la sembianza del Genio si fece piu grave e solenne , le sue brac- cia si distcsero in atto di rlii avvisa e conipiange, e le sue parole uscirono cosi forti die parvero piii che a Nizami indirizzarsi a tutto il s^enere uiuano : = Guai , guai a clii si coniida nelle apparenze ! Guai a chi giudica da lungi senza conoscere ! Qucste nude montagne , e questi deserti di sabbia , che tu sdcgni quasi di calpestare , sono la Stella del niattino , la compagna del Sole , die tu animiravi lontana , e c|uella incognita Stella cosi serena e brillante in cui ora pieno d'amore e converse il tuo sc^uardo, c[uella e la terra die davvicino liai tanto sprcgiata. Nizami, Nizami , e tempo di prostrarti con me nella polvere : adoriamo il Signorc die lia creati ugualmente tutti i tempi c tutti gli uomini ! ^= Quest apologo , die forse ad alcuni sembrera inop- portuno e troppo distesamcnte narrato , non si rac- conta niai ne' paesi d' Oriente , die gli uditori non ripetano in giro le ultime parole del Genio , lodan- done a cielo la molta sapienza , e confermando die gli umani giudizj si lasciaiio soverchiamciite ingan- nare dalla distanza degli oggetti e dal falso lume in cui si presentano. E a noi pure la dottrina contenuta nel misterioso racconto parvc si vera da non voler prendere incominciamento altronde a parlare della dotta opera di Giulio Ferrario, che ne riconduce ai lontani tempi dclle donne e dei cavalieri , degli amori e deir armi : tempi quasi scm[)rc mal conosciuti c pcggio estiniati o dalla superba ignoranza che li ca- lunnia , o dal cieco enlusiasmo che a danno del pre- sente senza misura li celebra. Forse nell' appressarc queir eta si famosa accadera anclie a noi quello che avvenne a Nizami , perclie d' ordinario tununo av- vezzi a jjuardarla soltanto da lunEi e attraverso il l5o STORIA ED ANALISI DEGLI ANTICIIT prisma della poesia, che trasforma e abbcllisce ogni cosa; ma qualunque sia la spleiicleute imagine che ne sorgeva dentro al pensiero , se anche vedremo dissiparsi una gran parte delle fantasie giovanili, in ogni modo ne restera sempre davanti uno spettacolo degno della piu alta ammirazione , una serie di fatti prima ignoti a tutte le storie , e gia impossibili a rin- novarsi mai piu. Ed anzi se per V indole del nostro tema si permetta alia parola di prendere nuovamente colore e qualita dal soggetto, noi vogliam dire, che neir avvicinarsi con attento esame alia cavalleria an- tica si prova quasi un' impressione somigliante a quella del pellegrino che dal suo viaggio e condotto alia montagna di Derbyshire. Da principio egli sente in lontananza una melodia soavissima che lo fa ad ogni tratto sospondere il passo e ascoltare ; ma quanto piu s' avanza nel cammino , i suoni vanno perdendo la loro dolcezza , si fanno aspri , discordi , terribili , e allorche giugne alle i-adici del monte , s' accorge con maraviglia che tutta cjuell' armonia non e altro che il fragore delle piogge e dell' aequo che precipitando per la grande caverna si rompono. Ma se 1" incanto musical e e distrutto , quanto non e piu gagliardo il sentimento che gli si risveglia all' aspetto di cjuella selvaggia natura ! Quanto non e piu sublime Y idea di forza, d' eternita e di vita che sorge da quell' a- bisso di torrenti e di rupi ! E noi pure venuti a spe- ranza d' un eguale successo vogliamo accostarci al pill importante fenomeno del medio evo , e se tanto potremo, considerare da vicino quei tumulti e quelle guerre , cjuelle cortesie e quelle audacissime imprese. Chi sa che le stesse maraviglie create dalla poesia non cedano ai veri prodigj che ha conservati Y isto- lia? Chi sa che suardando alle battaslie d'Antiochia, di Tolomaide e di Gerosolima ogni prestigio della imma2;inazione non si dilegui nello splendore di ([uella realta ? E noi ben sappiamo che operando in tal guisa ed esaminando aitche cogli occhi proprj que' secoli noMANzi ni GvvALLFRi.v , ecc. lOI dovremo alcuna voka abbandoiiare il nostro autoie, e metterci in una strada ch' ei non voile percorrere , ma qvialunque esser possa il torto che per cio a prima vista ne verra attribuito , forse nou saremo giudicati immeritevoli d'ogni indulgenza, so vorrassi riflettere che diflicilmente saprebbe rinvenirsi alcim modo piu di questo opportuno per offrii-e ai lettori , senza grave loro fastidio, un' imagine dell' opera colla quale il Ferrario si rivolse al suo difficile tenia. Ccrto prima di lui nessuno avea raccolta e ordinata in Italia una tanta dovizia d' erudizione sii cjuesta materia , nessuno si era piu utilmente giovato dei monuuicnti deir arte , ma qual vantaggio potrebbe iiiai trarsi dalla nostra fa tica , se mettendo con ansiosa tiniidczza un passo sempre incerto nelle orme di lui ci arre- stassimo ad ogni tratto per annotare alcuno di que" lievi errori che 1" umana dili<;enza non basta a schi- vare ? Un lavoro di questa specie avrebbe inutilmento stancato ogni piu dura pazienza , e se la noja puo forse giustiticarsi , cpiando la necessita comanda lun- ghe e faticose ricerche per ajutare la civilta del ge- nere umaiio , certo nessuno I" avrebbe volnta scusare in un argomento che per la mutata condizione de' tempi puo servir unicanientc a rallegrare d" onorate rimembranze l" ingegno. Nc sarebbe stato migliore consiglio il far un sunto dei tre volumi , e presentar cosi ai leggitori im" aricla mas^a di noilzie interamente spoglie d" ogni diletto , e per ([uesto medesinio troppo difficili a conscrvarsi nella memoria : chi avrebbe voluto ascoltare il sunto d' un sunto , e ricevere ab- bandonate perlino delf ultima scintilU di calore e di vita quelle cognizioni che gia di loro natura riescono troppo fredde e morte neiristesso Ferrario? Egli ha detto lealmente nella sua prefazione, che approfittma degli altrid ritrovamenti sparsl quel e Id in diverse operc, ne intendeva di arrogarsi lode d inventore : run con- tento soltanto di mere , qual ape dai fori , succhiaTo CIO che rinvcnne di migliore, ondc riunire sotto di un nolo punto di vista cio che potcva servire al siio scopo , l52 STORIA T-D ANALISI DEGLt ANTICIII avca forinato ed ordinato un tiitto che pria non sus^ sistcva coir intenzione di porgere non lieve vantaggio a chi dcsidera gustare in ogni sua parte il sublime de nostri romanzeschi pbenii. — Pcrche dunqne do- vevamo noi con istutlio non prodttabile rifaie il gia fatto , o cliiamare a sottile esame iin opera , di cui soltanto r ordine e nuovo , sono antiche , e oramai giudicate tutte le parti ? Con qual dritto , per eseni- pio , nel parlare del Ferrario avremnio noi sottoposte a critica le cinque dottissinie e lunglie dissertazioni del Saint-Palaye , che il nostro autoi'c lia quasi per jntero Ictteralmente tradotte ne suoi volumi? E que- sto si dica di tutto il suo sci'itto die , secondo la espressa intenzione di lui , non altro voleva die rac- cogliere iiisieme quanto potesse contribuire alia piena intdligenza de' nostri antichi ronianzi, e fargli strada alle aiialisi die di essi egli intendeva otTerirne : la- voro anclie qucsto diligentissimo , ma die per sua nattu'a rifiuta ogni nuovo compendio. II Fenario adunque e 1' erudita opera sua saraiino senipre oc- casione, ma non sempre argomento delle nostre pa- role , perclie noi ci accosteremo bensi con esso a quci celebri tempi , con esso ne osserveremo le vi- cende e i costumi, ma in cio fare verremo imitando quel pittor di paesi die dovendo ridurre a minor tela un bcl qu.ulro die gli e posto davanti , lunga- mente lo considcra e a quella norma getta il primo abbozzo del proprio di pinto, ma poi ne rimuove r occhio e guardando il vero cerca rappresentare nella sua tavola T aniniata semliianza della natura : in questo modo si avra dall' un canto un" idea abba- stanza fedele di quanto scrisse il Ferrario, e dall' al- tro sara forse evitato il fastidio die altrimenti con troppa gravezza avrebbe pesato sui nostri lettori. Ma quanto non e malagevole anclie questo incarico , se gia neir indagare la prima origine della cavalleria bisogna aggirarsi in oscurissime tenebre ! I popoli moderni conibattono quasi tutti per la gloria d'averla creata , e perfino tra le istituzioni delle genti piii ROMANZI DI CAVALLERIA, CCC. 1 53 antiche si scorge alcuna traccia die fa profontlamente pensare , se lorse quel grande incitamento del valore lion fosse conosciuto auclie a loro. La spedizione degli Argonauti , e le imprese di Bellerofoiite e di Perseo non soiio esse perfettaiiiente siniili alle av- venture di Amadigi e cV Orlando ? E i viaggi di Er- cole e di Teseo per liberarc la terra dalle fiere e dai tiranni die sono essi mai se non il primo eseni- plare , da cui gli erranti cavalieri inipararono il te- nore della perigliosa lor vita ? In fatti noi veggiamo ad ogni tratto ncgli anticlii romanzi comparire il nonie degli eroi e de' eemidei della Grecia eonie d' altret- tanti cavalieri die correano in traccia delle piu ar- riscliiate avventure , e assai di frequente i guerrieri incaiitati die difendono qualclie torre o qualdie ca- stello, si manifestano dopo la scontitta pel magna- niino Ettore o pel valoroso Giasone. Che piu? L' istesso Chaucer che pur non era un barbaro ronianzatore, ma iin poeta gentilissinio e amico del nostro Petrarca non dubito di presentarci nel suo racconto del Ca- vallcre il diica Teseo che stabilisce gli ordini da os- servarsi nel torneamento d'Atcne. ISie si puo negare die altre soiniglianze ancora piu vere ed istoriche non si ritrovino ne' secoli anticlii di Grecia: che certo a guardare soltanto in Escliilo ed in Euripide si veg- giono manifesti nei Sette a Tebe del primo e nelle Fenicie del secondo i vestigi degli usi cavalleresclii. Tideo die ora porta nello scudo la spoglia d' un lione , ora 1' inuuagine della notte sopra un fondo nero scminato di stelle, Capaneo che ora accampa un Pronietco coUa I'laccola in mano , ora un siigante die [jorta c scuote la terra , Anliarao die simile ai nuovi cavalieri lascia avvertitaniente vuoto d" ogui sinibolo il proprio scudo, tutti in sonima i guerrieri di quel celebre assedio ne vcngono davanti in tale aspetto che senibra (juasi di vedere Grandonio e Ro- domonte che assalgan Parigi: e per rendere piii per- ietta la somigliauza non niancano le divisc ed i niotti che spicghiuo rintcnzione di que' valorosi. Marte 1 54 STORI.V ED .iXVLISI DEGLI ANTICHI stesso non potrebbe arrestarmi sta scritto sullo scudo tl' Etencle , e noi domandiamo , se altre parole si avrebbero dovute iniprontare sullo scudo del re di Sarza e d'Algeri. E se abbandonando queste atti- nenze de' Greci si volesse ricorrere ai tempi della gloria romana , clii non ricorda il grande spetta- colo guerresco che diede Scipione a Cartagena di Spagna? Non fu quella una pugna venale di gladia- tori , nia se noi intendiamo le parole di Livio , un vero torneo : V opera di tutti coloro che combaUerono ill quella festa fu gratidta e volontaria : perche alcmii ne furono mandati da signori del paese per mostrare la virtu e valentigia de' loro popoli : altri s' offrirono a combattere per amore del capitano , alcuni altri furono mossi dalV emulazione della gloria sfidando altri, ovvero esseudo sfidati non ricusando di com- battere. E certi non avendo potato o voliito terminarc civdniente le loro differenze , le dcfinirono d' accordo insieme con V armi , con patto che la ragione fosse del iincitoj'e (i). E Livio segue a narrare che non erano persone vili , nia cosi nobili ed alte , che Gorba ed Orsua non isdegnarono di meschiarsi a loro per combattere sul principato d' una citta. Per quanto pero f[uesta testimonianza sia illustre, per quanto sia fac ile di rinforzarla con varj altri esempi desunti in ispccie dalle analogic dell ordine equestre, e certo che se la cavalleria dovesse cercarsi fuori del medio evo , non bisognerebbe ricorrere alia patria di Temi- stocle o di Scipione , ma si piuttosto a quella d' Ar- minio. E impossibile il muover un passo con Tacito per le antichissime foreste della Germania senza scor- gere non gia una traccia leggiera , ma mi' altissima im- pronta di cjuesta nobile istituzione. L armi non vi si prendeano a volonta, ma quando il pubblico assenso lo permetteva: allora nel pieno consiglio della nazione alcuno de' principali o il padre o un parente del (i) Traduzione del Nardi. HOMANZI DI CAVALLERI.V , CCC. 1 55 giovane Y adornavaao d' asta e di scudo : questo era a quelle genti im dar la toga, qiiesto un concedere il primo onor giovanile : fino a quel punto i figliuoli appartenevano alia famiglia , da quel momento in poi alia repubblica. Anche per essi , come pei cavalieri , era pigro ed inerte il procacciarsi col sudore quello clie si poteva conquistare col sangue , e a tutti i iie- gozj procedevano in mezzo alle armi, e armato gio- vava sedersi perfino alle mense. Che se Arturo vanto la sua tavola ritonda , se Carlo Magno stette glorioso fra' suoi dodici pari, i principi dell' antica Germania metteano ugualmente la loro dignita nel circondarsi sempre d" una grandc schiera di giovani eletti: que- sti erano il presidio della guerra , questi lo splendor della pace. E se i cavalieri del medio evo erravano per lontani paesi cercando nn campo al proprio va- lore , anche quei gagliardi giovani delle foreste ger- maniche disdegnavaiio ogni lungo riposo , e se niai la loro citta venia langnendo nelF ozio , prendeano volonterosi le armi , e qual era piu nobile , piu ar- ditamente correva a quelle nazioni , presso le qnali si poteva corabattere, e se non vincere , almeno lug- gire r ignavia de' domestici tetti e morire. Ne manco queir ahro grande carattere della cavalleria. il rispetto alle donne , nelle quali credeano essere alcuna divi- nity e provvidenza : ricevute dal marito fra i simboli della guerra a lui portavano per sacramento delle nozze nn' asta o una spada : e le mogli e le madri assisteano alia pugna inliammando i combattenti, e non dubitavano di numerarne le ferite , e di suggerne il sangue : degne veramente che tali uomini le risguar- dassero come cosa venerabile e sacra ! E quando i guerrieri cadeano , un altro riscontro degli usi caval- leresrhi gli accompagnava lino al sepolcro, perche su quella catasta, ove non si gettava moUezza di vesti e di odori , si collocavano in vece a ciasciuro r armi sue proprie , e per alcuni s' aggiugneva an- che il cavallo: rito com vicino a' costunii del medio evo die potreb])e porre il su2;2;ello a una si gran 1 56 STOr.I\ ED ANALISI DKGLI ANTICHI somiglianza, se altri singolarissimi avvicinamenti non ineritassero una riflessione ancoi" piu profonda. Tutti sajino i frequcnti voti de' cavalieri di non ispogliarsi r aimi . ne alzar la visiera , ne troncarsi la chioma , f'lnclie non avessero compiuta una qualche difficile impresa ; e un popolo intero dclla Germania si la- sciava crescere la barlja c i capclli, finche la morte data a un nemico non avesse liberati i loro volti da qiiclla truce votiva apparenza: alloia soltanto quel valorosi sopra il sangue e le spoglif; del vinto si diceaiio veracemente nati alia patria , e rivelavan la fionte. Che piii ? In questo popolo istesso coloro die tendeano ad aver lode di maggiore fortezza, porta- vano quasi per catena vtn anello di ferro ( die presso quelle genti era grande ignominia ), ne lo deponea- no. iiiidie T uccisione d'un nemico non gli assol- vcsse. E con eguale intenzione ai cavalieri del Bagno, qiiando venian ricevuti, era appeso al mantello del- 1 ordine un cord one di seta , il cui nodo non poteva esser disciolto se non dopo qualcbe fatto glorioso , o se una dama volesse proniettere pel nuovo cavaliere die avrebbe fatto onore allc insegne di cui venia rivestito : e nel ronianzo di Giovanni di Saintre die in qneste materie si puo citare francaniente come una storia, il sig. di Loiselencli cavaliere polacco si prescnta alia corte di Francia portando al braccio un cercliio d oro die da una catena leggiera pur d' oro era congiunto al suo piede : emblema anclie qnesto di servitu , cli' egli avea giurato di conservare cinque anni, IJuclie non si fosse provato con un cavaliere senza riniprovero , die lo liberasse. Ma perclie vor- remo noi arrestarci piu a lungo a raccogliere queste analogic cosi prossime, se ogni antica cronaca, ogni antico ronianzo servir potrebbe di confemia alle no- stre parole? La selva Ercinia die nelV eta de' cava- lieri fu il teatro di cosi cclebri e pcricolose avven- ture, puo senza tenia in un senso largo e generale risguardarsi aiiche come la culla della cavallcria ; e quasi 1 innnaginazioue vuol credere die quaudo Carlo nOMANZI DI C.WALLKRIV, CCC 1^7 Magno presso Eresburgo distrusse il fatale Palladio della Germania abbatteudo la grande statua d'Arnii- nio nel luogo stesso ove qucsti avea liberata la pa- tria, ei tiovasse sotto i rottami di quel monumcnto i prirni gennogli della nobile pianta die poi getto cosi protbiide radici , e distese i forti suoi rami a coprire e proteggci-c tutta T Europa. Ne fhccia maraviglia che noi abljianio dovuto con- durre a cosi lontani tempi i lettori per mostrare ad essi come si veniano preparando i nuovi secoli e Ic nuove ordinazioni de' cavalieri: noi osiam dire die la cosa non poteva procedere in altro mode , e die senza quelle primitive sementi disperse pel iiiondo la cavalleria non sarebbe mai sorta a tanto splen- dorc. L'uomo, tranne 1 opere dcU' ingegno , noii puo d' improvviso creare nulla di stabile die influisca jio- tcntemente sul resto del genere uniano : perclie i grandi mutamenti sono il frutto della lenta azione del tempo , e le istituzioni non si cambiano , se non si camliiano anclie i costumi. L' istorico puo segnare , se gli piace , il precise 2;iorno in cui una qualclie rivoluzione si fece nianitesta ne' suoi piii notabili elVetti, ma il Hlosofo e lo statista conoscono die una rivoluzione dcstinata a durare , quando si palesa nei suoi jriandi risultaiiienti , e cia tcrminata , sicrlie il giorno indicato dalla storia pel prime si potrebbe con piu ragione dir Y ultimo. E della cavalleria av- venne , e dovea necessariamente avvenire questo modesimo: in tutti i tempi, quasi presso tutti i po- poli ne troviamo i vcstigi , ma nessun erudito , per quanto si getti nel bujo de' secoli, delle tradizioni e de' codici , potra mai dime con sicurezza : in que- st ora iiac(pie la cavalleria, questo e il giorno in cui il jirimo cavaliere fu armato. Ilacconta Paolo Diacono che dcsiderando i Longobardi di vedere Al- boino dopo una gloriosa battaglia seduto alia mensa del r(^ Aniloino suo padre, qucsti rispose die 7iol poicva acconscnUre senza offciidcre il rilo della sua geiUc che lictui-a al fi^liuuU dc re di scdcrc at cunvito l58 ST0RI4 ED ANALISI DEGLI ANTICHI del padre , se prima non aveano ricevuto le armi dal re d nn' ultra nazione. L'autore della vita di Lo- dovico Pio Au2;usl;o ricox'da die il re Lodoi^ico audo fino ad Ingelhelm incontro al re suo padre , e di Id si volse con lui a Renesbiirgo , ov' egli aspirando gid ai tempi dell adolescenza fu cinto di spada. Air istesso modo T anonimo salernitano ci narra che Sicone , figliuolo di Siconolfo , principe di Salerno , visse nella corte di Lodovico Secondo Augusto gli anni della sua fanciullezza , ma poiche giunse a toe- care V adolescenza quel re gli dono secondo il co- stume LE ARMI , e lo mando con onore a Salerno. Ora Tessere cinto di spada e il venire donato del- r armi non e egli secondo ogni autore una cosa me- desima coll essere creato milite o cavaliere (i)? E do- vrassi dunque ritrarre la cavalleria sino al secolo ottavo , ed anzi trovarla gia stabilita come un uso nazionale alia meta del secolo sesto ? Gli antiquarj risolveranno , o piuttosto non risolveranno un tale problema : a noi queste sottili investigazioni , se an- che potessero arrivare a buon termine , non sapreb- bero gran fatto giovare , perche il nostro scopo ci allontana da siffatte minutezze, ne di esse dobbiamo aliro prendere, se non quanto ci si fa necessario ad osservare il grande movimento della cavalleria , e r efficacia ch' essa ricevette da' suoi tempi , e "A suoi tempi restitui. E per vedere un tanto spettacolo in vece di perdersi in tenui qnistioni bisogna farsi da alto e ravvicinare gli avvenimenti ed i popoli. La situazione dell Europa , dopo che i barbari aveano rotti tutti i confmi deir imperio romano, era a poco a poco di\ enuta si niisera , che senza un forte rimedio V ordine sociale si sarebbe rapidamente accostato a un totale scioglimento , e in vece di na- zioni ridotte a buona cittadinanza numerose orde di soldati si sarebbero divise in altrettimti campi , (i) Non sara inutile d' avvertire che anche in qiiesto discorso la cavalleria e frequentemente cliianiata miUzia. ROMANZI DI C.VVALLEIUA , CCC. 1 0() sccondo clie le spartiva la favelhi e la diversiia dei costumi. Ne si poteva fra quelle genti cosi strane e selvagge nudiire una sperauza clie volessero lasciarsi frenare alia santita delle leggi ; che per queste deb- bono essere preparati gli aniuii , e ben d' altro si mostravano vaglii quel barbari die dai loro rovili 6 erauo slanciati alia preda ed alia vendetta. Quasi sempre uniti fedchuente a distruggere non aveano appeiia tocca la loro terribile meta, che, come ar- viene d' ogni potenza cieca c senza ragione, rom- peano la breve concordia e si gettavano in continue reciproche guerre : lieto ma troppo tardo e non frut- tuoso spettacolo ai vinti. II mondo romauo somigliava allora ad un mare seminato di scogli , sopra il quale si fosse ad un tratto data piena liberta a tutti i venti, e le nazioni sorgendo come altrettanti individui sem- bravano giurare colle parole d' Achille , che le leggi non erano fatte per loro , ne ad altri che alia spada potea permettersi di giudicare tra i valorosi. Di tempo in tempo s' innalzavano per verita alcuni principi capaci ili regolare collo splendore della gloria que' popoli, ma ben presto la sconfitta dissipava il pre- stigio o la morte rimettea le cose nella prima anar- chia : senzache la ibrza delle circostanze era tale , che gli stessi re pin moderati e sapienti doveano acconsentire alia volouta ferma e indomabile della nazione ; c noi vediamo Luitprando chiamar empio il duello neir editto stesso in cui sforzato dalla con- suetudine lo dee permettere ai Longobardi , e pcr- Hno Carlo Magno , Torse piii giustamente lodato come legislatore che come guerriero , e costretto per la insistenza delle assemblee generali a rinnovare la barbarie del combattimento giudiziario che i suoi predecessori aveano voluta abolire. E in fatti come si poteano togliere questi usi sacrileghi , se gia erano entrati ne' costumi d' ogni persona , se anchc i Giu- dizj di Dio nati in que' secoli , e si profondi e forti nclla piibblica opinione, tutti, trannc il duello, si rhianiavauo la Ic^ge de monucl , e lo stcssc Vcrgini l6o STORIA ED ANALISI DEGLI ANTICHI consacrate a Dio nella pace de' cliiostri , quando alcuno volea contrastare i loro plu tenui diiitti , maiidavano senz' altro uii campione a sostenerii in canipo chiuso col sangue. Ed anche piu tardi che tempi erano quelli in cui una legge di Luigi il giovane dovea dicliia- rare che il combattimento non avrebbe luogo , se il valore dell' oggetto contioverso non eccedea cinque soldi , e tuttavia questa limitazione niedesima sem- brava soverchia , e dovea ridursi a dodici soli da- nari ? Invano gli ecclesiastici volcano sostituire il giurainento ad ogn altra prova : tinclie essi agirono direttaniente contro le costumanze de' popoli ogni slorzo resto infruttuoso , e mentre i canoni fulnii- nando d' anatema i combattimenti giudiziarj chiania- vano i litiganti a giurare , uu re de' Boigognoni proibiva il giuramento e approvava il duello ; sicclie poi r abuso ne giugneva tanto agli estremi che in Francia i meno forti assoldavano per un tempo deter- minato un qualche valoroso a definire ogni loro qui- stione. Ma che giova arrestarsi piu oltre in mezzo a questo terribile stravolgimento di ogni pace e di ogni ordine , quando una parola puo rappresentare una tale situazione piu vivamente che un lungo di- scorso ? Se quella ignoranza confusa e sfrenata , se quell' abbominio delle leggi e quella preponderanza deir armi avesse mai per una ipotesi quasi impossi- bile a penetrare con tanti semi di discordia fra po- poli corrotti ed increduli , la societa sarebbe iinita , e gli uomini dovrebbero coprirsi il capo e aspettare lo squillo deir ultima tromba. Allora pero il caso era troppo diverso , perche il gran principio delta vita durava ancora intatto , e lungi che nell' orrido caos si consumasse con ira il totale sterminio del mondo , vi ribolliva anzi vigoroso il fermento d' una nuova creazione : quei popoli erano ignoranti ma forti , barbari ma leali , iracondi ma generosi ; e cio che importa sopra tutto , nella moltitudine si andava sem- pre piu sviluppando il germe della vera fecondita , la forza benelica e conservatrice delle idee religiose. 1 RO.MVNZI D[ CVVVLLERIA, CCC. j6i Per vcrita qiiella religume puo adesso parerci a buon dritto cieca, 8uperstiziosa, lanatica , ma innanzi ogni cosa bisop;na pur ricorclarsi clie per quanto Ic pas- sioai ck'^li uomini velino il sacro splendore clie di- sccnde dal oielo, liiiclie un solo piuito lucido rlniane di lui ncllo spazio , la salute tlcll uiiivcrso iion c per auco smarrita : c in que' tenij)i il bujo era denso cupo tremendo, nia la diviua scintilla ardeva ancora, e la maledizione delle tcnehre non poteva essere etcrna. Quei popoli r ledevano , c se anche la loro credenza era niacchiata di lagrimevoli errori , il danno non per questo riuscia irreparabile : cssi crcdevano, e tanto bastava a salvarli , perche la Fede e tin anco la sola persnasione ninana vivilica tutto , lucnire il dubbio nclla sua steri'.ita si a2,ita c si dibatte , linchc btanca, cd ui ride i n\iserabili die lo lianno rare olto. E (pii dcve anche dii'si, clie sebbene il cristiane- sinio da piu secoli fosse coniparso sopra la terra , sebbene da piii secoli Dio si fosse coinunicato agli uomini non per simljoli coi^e nellc misteriose feste teofanie, ma vero e viventc, tuttavia 2;li avviliti e deg;eneri Roniani non aveatio asroltata col debito entusiasnio la buona novella sovcicliianicnte umile per la loro superbia, troppo severa per la loro mol- lezza; ed in vece le nazioni, ch''es!?i chiamavano bar- bare, erano corse con aiiiina nuova ed ardcnte verso una religione clie ajiriva un largo campo di speranzc imnioriaii, c diceva con picta alia dura e stcntata loro vita: sollritc, ed io vi faro felici per seinpre. Ne sarebbe malagevole il dimostrare, clie (['testa divcrsita fra i due mondi clie veancro allora alio scoiuio, non fu 1' ultima delle ca2;ioni, per cui il gran colosso del Canipidoglio rovino mfranto suUa debole creta clu- lo sostrncva, ma pt)i(he la via lunga ne sospinge e il luogo non saiebbe alVatto oppui luno, noi vogliamo averne toccato appeiia questo pocliis- sinio per notare il primo e il piu forte fra gli cle- nicnti d'ordine, dai quali dovcva essero ricomposta la socicta; ne per <|ucbto crcdiauio d' esserci [)unt(j> BlbL lud. T. Li\. 11 l62 STORIV ED ANAUSI DEGLI ANTICllI dipartid dal teiiore delle nostre prime parole , che mirano a rappresentare la cavalleria nelle sue rela- zioni colla civilta di que' tempi , e a decomporre i principj che le diedero tanto valore. Qucll'eta, che ora noi vediamo trasfigurata in tanta luce dalla poesia, fu veramcnte barbara e fuor d'ogni 'misura crudele; e la stessa religione, nella cpiale ab- biamo riconosciuta una cosi vigorosa influenza, sarebbe stata respinta, se avesse voluto snaturare dai nativi loro costumi quegli uoinini. Ma qui e appunto dove la sua potenza apparve maggiore, perche anche com- Lattuta dalle piu gagliarde passioai , anche costretta ad operare quasi di soppiatto esercito tuttavia una azionc cosi saliitare sul genere umano, ne mai co- sti'inse i suoi seguaci, come alcuni volgari I'accusano, ad assumere virtu timide e nemiche d' ogni gran- dezza. E in qucsto luogo quando il uostro sul)bietto lo chiede , noi diremo con tutta Jjrevita come una tale caluimia avesse un tempo qualclie sembianza di vero : giacclie sebbenc anche nelle schicre degli ultimi co- dax'di Imperatoii nessiiiia milizia fosse piu valorosa della cristiana, sebbene fossero cristiani molti di que' prodi che accorsero dalle foreste del settentrione al palazzo de' Gesari , pure non e da negarsi che vi fu un momento, in cui i vincitori contaminati dalle vele- nose delizie de' vinti cominciarono a perdere Fantica forza, e non pigliando dalla nuova religione se non quanto poteva male interpretato favorire 1' ozio e la volutia, divennero facile conquista ad altre genti an- cora piu barbare che, sel^bene non fossero cristiane, erano assistite dal loro primitivo vigore , e veniano a vincere, perche craiio fortemcnte persuase di vin- cere. Ma chi vorra atiribuire alia religione le coipe e i solismi delle passioai? L'amore della pace, I'ab- bominio del sangne, il perdono delle ingnuie erano virtu nobilissime. ma non bisognava fame argomcnti di scliiavitii e d'abbieziouc: non jjisognava dmieiiti- carsi che il Dio de' cristiaui comaada la mansuctu- djne, ma ncl teaiuo t>Ltsso e il Dio dctrli escrciii. Ed HOM\NZI DI G.VVALLEIU.V, CCC. l63 ora il lilost)^) guarilaiido a (jiicllo stato d' ahljatti- mcnto c (U dcbolezza tosto s'accorgc, che ove t;li an- tichi c i nuovi I'agaiii ccrcarono Ic cagioni del danno, ivi stcsso a iioii volersi accecarc se nc trova in vece manifesto il rimcdio. Guai sc la rcligione, qiumdo i viz') la spiegavano cosi male, iiou si Ibsse levata in tutta la sua I'ortezza ! guai se nou avesse ella me- desima impngmita la spada proclamando col Vaiigelo, die non vi puo csserc ne pace ne securta, ise non qiiando il forte veglia in armi mdr atrio dclLi sua casa! Da una parte i pagani Danesi devastavaao I'ln- ghilterra abitata dai Sassoni cristiani ; dall'altra i Norjnantii toglieano ai Franclii la Neustria , e i Goti convertiti piegavano sotto la spada dcgli Unni , e la j)()tenza dc' Saracini soigeva sulla caduta dei Visigoti di Spagna. Nc alcuno puo dire fiii dove la domina- zione di que'' barbari sareblje trascorsa, sc fosse loro riuscito di soggiogare la bella Aquitania , ciic per un momento parve gia vinta e occupata. Ma quando appunto il trionfo de'nostri nemici sembrava gia certo, la cavalleria , sebbene non fosse aneora rivesiita delle vere sue insegne, si preseuto per la prima volta ia tutta la picuezza del suo cristiano valore , e dopo la lunga preparazione de' secoli autecedenti a]);)arve ncl gran giorno della battaglia oramai podcrosa a tranuitare la vittoria da un canipo nelfaltro. II riscliio era imniinciue , ogni riparo era scarso, ed ccco uua voce [)iu gagliarda d" ogni voce mortale risouare a tutte le pro vine ie d' Euro pa , e rij^etere animosa Tan- tico grido « alle tue tende, Israele. » Ed Isracle era gia in armi, e la cristianita fu salvata. Ccrtamentc se qui si trattassc , di applicarc alia stretta ragione de'' tempi la ri2;ida osservanza de'uomi, si potrebbe di Uggieri muover 2;uerra alle nostie pa- role, p(uxlie ncU" eia da noi accennata gli usi c i riti cavallercsclii nou erauo per auMANZI DI CAVALLERIA, eCC. I ^3 fortuna ! Finche gU uomini ameranno la vita , la pro- Icssione cli niorire per la gloria sara seniprc la prinui (li tutte, ma allora quest" arte terribile era anclie la sola clic si potesse ron lode abbracriare , la sola che rompenJo ogni disuguaglianzia di stato innalzava i privati alia condizioue de' principi, e li rcndea ca- ])aci a mutare le sorti degl' imperj c delle rcpubbli- chc. Qual niaraviglia adiinque, se questa esser dovette la base dolla cavalleria, com' era la moUa dei movi- mcnti sociali; e se anzi ogni cura, ogni prudenza dovette rivolgersi a indagare , di qual altxo principio si potesse far uso per mitigarc la troppa ferocia die s'ingenerava in que2;li animi rozzi dalla coscienza del projirio vigore? E tosto rinfrancata dalle tradi- zioni pid antichc si rinvenne un' idea che bastava a tanto bisogno, perclie si attcneva strettamentc alia piu forte e impcriosa delle nostre passioui: felice idea che nata per mi miracolo nelle foreste settentrio- nali si era diffusa per tutta l' Europa a ingentilirvi r aniore cosi vile e plelieo nella civilta di Grecia e di Koma! Noi abbianio 2"ia toccato nel discorrere le ])riuie origini degli usi e dei riti cavallereschi, come nella bellicosa Germania la riverenza pel sesso fem- minile fosse gran parte dei nazionali costumi, ed ora viiol dirsi che tutte le popolazioni del nord aveano comune qursto nobde osse(|ulo, c[uasi che dove la natuia e mcno benelica nel provvedere agli agi e ai piaceri del corpo , ivi si risenta maggiore La ne- cessita di appa2;are Tauiuia coi piu pui'i e aifettuosi couforti. 11 scntunento profondo che avea poste sugli altari Velleda ed Aurinia reguava dappertutto in ([uclle vaste regioni, e il culto di queste patrie di- viuiia era per mode rifluiu) sul restaute del sesso rhe gia ne' prinii anui delTimperio romano, quando Aiigusto miro a iarsi certa la pace coi barbari , non ne voile piu come prima in ostac;2;io i valorosi gucr- rieri , ma con nuovo cscmpio ne dimando a piu si-, euro pegno le lighuole e le madri. Ne sceuio punto qucbio sacro cosmme quaiido la sonuua del j)Otvi"e 174 STORIA 1£D ANALISI DECLI ANTICIII fu trasfcrita a que' popoli: viuti T avrel^ljero riportato a coiisolaie 1' oriidczza tlellc loro forestc ; vincitoii lo condussero in trioiifo a tar piii bella la capitalc del mondo: che una idea cosi antica, cosi vieina al cuore non si depone se non colla vita , e qui inoltre la civilta maggiore stava pe' barbari , e la super])ia stessa dellc romane patrizie conoJjbe, quanto fosse per loro piu onorevole quella rude venerazionc che la vana pompa dci lascivi onianicnti. I Goti in ispecie accresciuti delle moke tribu che si fusero nella loro nazione , recarono dal mar Nero e dal Baltico questa gentilezza in pria sconosciuta, e a quella lorza die gia le veniva dalTumana natura aggiugnendo per suprema sanzione lo splendorc di cento vittoric con- triljuirono sopra ttitti a farla universale e piaccnte. E gli altri barbari governati da uguali costumi perfe- zionarouo Ijen presto Y opera inconiinciata dai loro coinpagni; e fu cosa grandenu^nte miraljile clie mentre nella guerra con Roma da entrambc le parti si coni- batteva all' ultimo sangue per la lil)crta e la schiavitii degli uomini e pel dominio del mondo , la sola che da tanta battaglia uscisse veramente libera e reina, fosse la donna: la donna cui qucsto nome medcsimo fu allora da noi compartito come segnale di nuova franclii2;ia. o mcjilio ancora come tcstimonianza e attriijuto di signoria. Che se in que' tempi calamitosi non pote farsi aljbastanza palese la sccreta influenza che questo mutamento andava escrcitando sugli auimi, nonpercio vuoisi credere che Tazione continui ne fosse nieno operosa , ed anzi considerando come i bencfici elFetti ne risultassero finalmente generali e compiuti, e forza arguire che somma esser dovette I'attivita d' . n principio che in mezzo a tante resistenze d'ogui gencre pote scrbarsi intatto, ed entrare poi con intto ii suo vigor primitivo a comporrc le l)asi del la caval- leria rinascentc. Ncllc saghe del settentrione e uar- rato che spesse volte le domie , qnando la piigna era piu sanguinosa e infuriata, gettavano i loro man- telli fra Ic laacc e Ic spade , e tosto i gucrrieri , KOMANZI DI GAVALLERIA, CCC. l-^S sospesi per riverenza i eolpi, cessavan la pugna. E questo mcdesimo fu il pictoso iifficio clic uclla cavallcria veiine niorabiicutc attribiiito alio donue, le quali coll' onnipotcnza dell' amore e della bcllezza rintuzzavauo gli sdegni de' cavalieri , e a poco a poco ne disponeano 1' aninia alia benevolcnza e alia pace. Chi poteva comportarsi in niodo scortese e villano, quando la dama de' suoi pcnsieri dovea poi giudi- carlo coUe normc piu severe digcntdezza? E perche si sarebbe sfrcnato alia crudelta o all' avarizia il guer- riero che per tutto premio cercava uno sgiiardo o uii sorriso , il gucrriero che iiel combattcre era in- fiammato da una grande e generosa passione, e in mezzo a tutto il ro«iiore delle tronibe e dcU' armi 8entia senipre risonarsi nel cuore quella voce piana e soave, che all'atto della partenza gli avea racco- mandato di opcrare come un buono e leal cavaliere? So non che nientre la cavalleria era fatta gentile dair amore e dalla riverenza per un sesso destinato a correggere e temprare V aspra forza dell' uomo , si doveva poi molto tcmcre che questo insigne be- neli(-io per la quali ta dci tempi non fosse accompa- gnato da gravissimi dauni. Per verita 1' amore e di sua natura uguahncnte propizio al valor guerriero e alia pace , e s' e po^sibile suUa terra un sen- tinunto che basti a couciliaie cpicsti due quasi op- posti bisogni , egli e desso : ma quauto non era agevole , che la nudvagua di qucgli anni corrotti ajutata dalla tumuUuosa licenza de' militari costumi pervertissc la buoua scmcnte a produrre uu pessimo liutio? £ doppio era lo scapito che dal trisLo abuso pDteva derivare: che 1' amore da una parte conlina air«)zio e alia volutia , dall'altra per T impeto suo dcgcnera iacilmeute alle gelose contenziwui c agli sdc'iiii : c allora lo stato dell' uuiverso voleva che questo nobile alVetto tem|ierasse gli animi siiiza am- niolllili, e che I'alta sua liaiiuua avvann)at.^e j)ura e iniiuccnte scuza scoppiaie alio distiuziuiu e agf iu- ceudj. IJ^ STORIA i:D ANALISI DEGLI ANTICHI Ma dove trovare questa miova potenza coiiseiva- trice the penetraiido nella ravalleria infreiiasse del pari i traviameuti della milizia, e quel delT ainore ? Dove trovare una forza chc seirando quasi d' un argine le umane passioai le costringesse a deporre quanto aveano di iiemico e di vile, senza spogliarle di quella intrinseca attivita , ch' era invocata a gran voce dalla situazione del niondo ? Dove tinalnieute rinvenire il principio universale d" ordine e di vita clie unico potea compiere il sublime editicio della cavalleresca grandezza? — Bisognava scoprirlo, biso- gnava metterlo in opera, o tutto era perduto. — E perche la terra non Taveva, fu mestieri di pren- derlo in cielo: e la religione fu veracemcnte per gli uomini quel punto clie il senno d' Aichimede aveva indarno cercato , quel punto posto fuori del mondo, dal quale solo in ogni tempo si puo gloriosamcnte muovere il niondo. Ne si dica che la cavalleria , anclie ne' tempi piu lontani che abbianio accennati e quando esisteva an- cora pill di realta che di nome , si era sempre rin- forzata colla virtu religiosa, e per essa avea potuto reggere a tante e cosi pericolose battaglie : noi ben la sappiamo, e chi potrebbe ignorare una verita che tutte le storie proclamano ? IMa die fa questo al no- stro discorso , se allora la religione era piuttosto chiamata in soccorso dair urgenza dei singoli casi che disposta per ogni evento da un'idea prcventlva, ne mai in accordo cogli altri principj di rigcnera- zione sociale aveva agito in un grande e meditato sistema? Fu soltanto nel secolo undecimo chc linal- jnente si venue a riconoscere T importante dottrina, che per risalire a nuova coudizione di stato civile e sccuro cia necessario di plantar queUa base , e che unicamente , se fossero ad essa alHdate , anche le forze umane si sarebbero accresciute d' un valorc chc bastasse a rcsi)ingere da ogni parte gli insuhi della stranicra e della nazionale barbaric. £ la ca- valleria allora boltaiito potc dirsi veramcute pcritUa , nOM\NZl DI CVVALLERIA. , CCC. I "7 f|iiaiulo il cavaliere abbassaiido in egual modo la ijohilc laiicia roiitro i neniici del nomc cristiatio c g;Ii op})ressori doincstici soUevo il fanioso grido ilolla gucrra e della pace = Dio e le Dame = aniniira- i)ile grido, che proferito da un valoroso coil arnii alia inano racchiude in due brevi. parole tutta T es- senza della cavalleria , e de' suoi magnanimi e tre- iiiendi doveri. La religioue , Taniore, il desiderio della gloria guerriera furono in quell' istante oongiunti con durevole nodo, e non piu i soli individui , ma Ic intere masse si videro penetrate da cpiesto triplice spirito; e tutto divenue possibile, quando in tal ma- niera una inspirazione quasi divina giunse ad unire in una forza sola le tre potenze del mondo, e i piu. gagliardi sentimenti dell' anima umana si prestarono reciprocaniente una nuova virtu , come i raggi del sole concentrati negli specclii di Siracusa. L' universo intero doveva accendersi a quella gran fiamma e r univei'so intero s' accese. Noi non ripeteremo qui nuovamente quanto ab- bianio gia detto altrove sugl' intiniti vantaggi che in difesa dell' Europa provennero dalla cavalleria risor- gente , ne questo e pur luogo da poter discorrere nclla debita ampiezza , con die varie proporzioni entrassero a confermarla sli elementi da cui ella prese il suo celebrato valore : ma perrhe almeno non daremo \in ccnno brevissimo dell utile influenza the r unione della religione e dell' amore colla milizia pote esercitare sidla civilta delle genti? Gia quando il forte si riduce volontario a cercare r approvazione del debole , e fatto un gran passo verso piu miti costunii , perche taeitamente si rico- nosce una potenza morale che sovrasta alia fisira : ma quando poi quegli , che sopra la terra non avrebbe alcun saldo Ireno , si mette egli stesso sotto il do- niinio d' un' autorita spirituale , e si persuade che auchc la maggioranza del potere sta contro di lui , allora e conseguito un immen^o guadagno , e la gran causa dcir incivilimento puo dirsi sccura , perche la nil'L ftal. T. LIV. 13 1-8 STOmV ED ANALISI DEGH ANTICHI riforma non risguarda piu soltanto i fatti che si pos- sono travisare o nascondere , ma passa dentro al pen- siero ed al cuore, e vi trova le radici delle umane azioni , e ne feconda il buon germe , e ne soffoca e strappa il malvagio. L' amore aveva operate nella cavalleria quel primo benefico effetto, la religione a conipieie 1' utilita vi produsse il secondo : e Y uno e r altro furoao mirabilmenfe ajutati dalle circostanze de' tempi. La politica pel bisogno d' aver pronta ad un cenuo la milizia tenea raguiiati nelle corti de' re e de' principi i cavalieri , e questi assembramenti esi- gevano che una tanta prodezza non restasse senza iin' occupazione condegna. Quindi le pubbliche feste, le giostre , i tornei , quindi tutti gli altri esercizj di destrezza e di forza, che nel seno della pace pre- paravan la guerra ; e quindi pure un afi'aticarsi di que' valorosi per ottenere il favor delle dame die regine della bellezza e degli amoii sedeano sempre a distribuire il premio della vittoria. Niun atto vile , nessuna parola scortcse dovea profanare la gentilezza di quei guerrieri spettacoli : tutto era moderato a legge d" onore , tutto niirava ad escludere T ingiu- stizia , la prepotenza e T orgoglio , e intanto , nien- tre pareva che ad altro non s' intendesse che a ren- dere innocente e gentile una pacilica pompa , gli animi s' avvezzavano a quest' alto sentire , e quando poi soipeva il tumulto della battaglia , in vece di sbrigliai si , come prima , alle stragi non necessarie e airimpcto delle vendette, portavano in mezzo all' armi la cortesia delle feste e dei torneamcnti ; e molte volte si vedeano soffermarsi a spada gia sanguinosa le armate , e nel piu vivo furor della mischia aprire un libero campo a due cavalieri che le chiamavano a giudicare un conflitto , ove si contendeva di bel- lezza e d' amore. Ne questi esempi di gentile corag- wio , dei quali sono piene le cronache e che nessun istorico avrebbe osato inventare , si restringono a vane dimostrazioni di cortesi dnelli e di giostre che pin- bastcrebJjero a provare il cambiamento avvenuto KOMANZl Dl CVNALLIilUA, CCC. l'7(^ nei fieri usi della milizia : die anzi tutte le pagiiie di quelle veccliic storie si neglette di stile e si evi- dent! di nairazione offrono i piu chiari documenti di geiitilezza e di carita .esercitata nel bollore degli sdegai fra i piii sfidati nemici : ne si poniio leggere senza un dolce senso d' ammirazione e di tenerezza quei semplici racconti di nobilissinii fatti che uni- scono pietosaniente la benignita ed il valore , e in mezzo air ire e alle niorti ci vengono davanti ini- provvisi e quindi ancora piu belli come i liori che crescono sull' orlo dei precipizj , o come una ghirlanda di rose die il navigante fra i gliiacci eterni del polo vedesse pendere dalla sublime croce di Melville , dalla pill solitaria e squallida croce die abbiano mai piantato le mani degli uoniini. Nella favolosa cro- naca di Turpino e narrato a lungo il terribile com- battimento di Orlando ancor giovane con Ferrau gigante di Siria , die avea la forza di ben quaranta forti guerrieri , e tutto, tranne un sol luogo, era fa- tato della persona. La pugna durava gia coutinua per due intere giornate, e il franco paladino era ad ogni istante prossinio a cadere sotto i gran colpi , quando il suo feroce avversario gia stanco gli do- niaudo un momcnto di tregua , e domato dalfardente meriggio distese le vaste membra sul terreno e s' ad- dormento. E Orlando stassi tranquillo a guardarlo , e non pur gli rispetta il conceduto riposo , ma preso un sasso glielo adagia sotto la testa , perclie possa piu comodamente dormire : die tie Orlando , dice il cronista, ne cdlro cristiano gli avrebbe fatta in qucllo stato la piu picciola ingiuria. E per certo questa e una favola , ma una favola composta uel secolo un- decimo , una favola che signilica fedelmente tutta un' istoria. Ed anzi noi vogliam dire die la celebre esclaniazione ddf Ariosto sulla gran bontd dei cava- licri andchi non ci viene cosi spesso al labbro ncllo svolgcre i romanzeschi poemi die piu frcquente an- cora non ci sfugga nel scguire cogli storici gli ac- canipanicnii di Palestina , e le lunglie c gcncrose battaglie della Francia coll'Inghilterra. l8o STORI\ ED ANA.LISI DEGLI ANTICIII Ne pei'6 in mezzo a questi nobili fatti, die sono una cosi poteute seduzione a' lettori , vuolsi dirneu- ticare il pericolo clie insorgeva dall' aversi introdotta nei rinnovati ordini della niilizia la splendida pub- blicita de' tornei. La cavalleria in questo modo era quasi stata yiessa sopra un teatro , e molto doveva temersi che mostrando cosi deslderabile al guerrieio il romor degli applausi noa gli venisse troppo fo- nientata 1' immensa cupidita della lode che gia di per so pid facilmente germoglia ne petti piu virtuosi e pill forti. E guai se le azioni de' cavalieri si fos- sero dirette a t[uest' unica meta ! guai se la jattanza avesse preso il posto della reaUa , e le vuote parole fossero succedute al buon vigore delV opre ! Forse il sonimo abbominio che providaniente si era sparse per ogni menzogna , e il nefando obbrobrio , che scoverta la conseguiva , avrebbe impedito che c[ue- st' ultimo danno non si fosse soverchiamente ampliato; ma di quel primo che mcttcva il valore de' guerrieri ad un prezzo cosi pericoloso ed incerto , quali tristi conseguenze non si doveano aspettare? Molti segni avrebbero fatto conoscere anche sotto 1' armi di Gri- fone la vilta di Martano , ma se il cavaliere non avesse voluto combattere, se non quando ei sperava colla vittoria di conseguir rinomanza , o di ottenere la desiderata mercede d amore , non sarebbe forse sparito con cpiesto pensiero il piu bel pregio della virtu clie debbe quasi sempre accontentarsi del suo proprio suffragio ? Non e difficile alia presenza d' un intero popolo balzare con Curzio nella voragine , o mentre un esercito guarda ed ammira , sacrificarsi come Decio e il cavaliere d' Arras ; ma correre a certa ed oscura morte per la tacita esecuzione d' un severo e inglorioso dovere , perire sconosciuto , ove nessuno raccogliera la nostra memoria , abbracciare la virtu non perche ce ne venga fama , ma se anche ci dovesse costare \ infamia , ecco il piii gi-ande dc- gh umani sforzi , ecco il piu perfetto degli imiani trionfi ! £ a questo assai di frequcute doveano tlOM\NZI DI GWAI.LEIU.V, CCC. lol inirare que' cavalieri , sia che pugnassero a riparare le interne ingiustizie , ove la calunnia era sempre preparata pel vinto, sia che portassero la vita in bar- bare e lontane regioni , ove spesso in ignoliile nii- schia lasciavano sepolto anclie il nonie. Chi dunque , se r ambizione fosse stata 1' unico loro stiniolo , chi mai gli avrebbe potuti sospingere a si tcrribili prove , quando ogni lusinga d' aura popolare , ogui argomento di pubblica lode era tolto ? E ben si dee confessare che la religione adeni- piendo di sovraumane speranze un tanto difetto pre- sto alia cavalleria il piu solenne de' suoi benelicj : che solo per lei una instituzione in origine tutta civile venne ad assuniere un carattere sacro che pote rendere non necessarj gV instabili allettamenti del mondo : solo per lei il cavaliere collocato sempre innanzi a Dio e alia propria coscienza piii non nianco di testinionj che approvando rinfrancassei'o in ogni ciniento anche i piii dolorosi sforzi del suo secreto valore. La cavalleria era divenuta un sacraniento , la morte incontrata per eseguii'ne i doveri fu accolta e benedetta come un martirio. E perche mai , gri- dava San Bernardo nella sua famosa esortazione ai Templar) , perche mai temerd la morte chi brama morire ? Cloriosi coloro che tornano dal cumpo colla iittoria , bead quclli che rimangono col martirio siil campo ! Di grand onore e il trionfo , di grcni fmtto e la vita , ma una morte sacra vale immcnsamente pill cC ogni vita e d ogni tiionfo. E il divo Bernardo , il maestro de' re e de' pontetici , il supremo oracolo delle genti cristiane nello scrivcre queste gagliarde parole ailermava ch' ci ridiiceasi in tal gidsa a vibrare to stile contro la nemica tirannide , perche dalla sua condizione non gli era pcrmesso di abbassare una lancia. Tanto era invalsa 1' idea che gli stenti e le affannose vi^ilie de' cavalieri u^ua^liassero in merito le solitaiie penitenze dcgli eremi ! Tanto era pro- fonda la persuasione che sovra le ingiustizie degli uomini c della fortuna sta un" eterna giustizia , alia 182 STORIA ED ANALISI DEGLI ANTICIII quale ne deserti , ne tenebre possono nascondere la virtu dimenticata e infelice ! Ne si creda clie questa opinione di santificare la vita riccvendo la morte fra V armi , questo attendere la ricompensa da Dio , e quiridi poter rinunciare ad ogn' akra niercede e perfino alia gloria , si restrin- gesse a quei soli cavalieri che si erano crociati per liberar Teri'a santa. Certo essi doveano sentire che dal Galvario e dall" Oliveto la strada al cielo era piu breve e sicura che altronde ; certo la Chiesa pro- porzionando i soccorsi ai bisogui avea dischiusi per loro con piu abbondanza i tesori delle sue inimortali promesse : ma noa per questo era negato agli altri cavalieri lo stesso conforto , non per questo la reli- gione gli abbandonava ai premj della fama o della politica. Purclie fosse giusta la causa per cui com- battevano , purche osservassero con intera fede il giuramento pronunciato nel cigner la spada , il loro sangue scorreva sempre nella benedizione di Dio : e ovunque cadessero , ai piedi della Croce , o sotto la bandiera del principe , per difendere la patria , o per sollevare gli oppressi , quella sconKitta era sem- pre uguale ad una vittoria, quella morte era sempre bella e santa come un martirio. Servite Dio , era detto ad ogni cavaliere , quando egli riceveva le prime sue armi, servite Dio, ed egli saravvi in ajiito : Tnostratevi dolce e cortese a tutti i gentili , spoglian- dovi d ogni pessimo orgoglio : non siate ne lusinghie- ro , ne delatore: che questa razza di gente non tocca mai perfezione. Siate leale in fatti e in parole , soste- nendo sempre il buon dritto , e confondendo i siiperbi ; e mantenete la vostra promessa , e socconete ai poveri ed agli orfancUi. Ne dopo aver impost! tanti floveri era aggiunta pur una sillaba di ricompensa terrena : € se queste , era detto unicamente , se qiieste saranno le opere vostre , il guiderdone I avrete un giorno da Dio. E il cavaliere accettava il gran patto da sug- gellarsi col sangue, ed ivi sopra 1' altare nelle mani de' sacerdoti , o sul campo di battaglia t'ra le spoglie ROM.VNZI DI CWALLERIA , CCC. l83. esanimi de' valorosi ch' erano morti per la medesinia causa , giurava adempirlo cosi come gli era proposto , e per quell' uiiica mercede che gli venia mostrata al di la della vita. Come dunque , se non tradiva la sua vocazionc, avrebb' cgli avuto bisogno d'un altro eccitamento per aiFrontare i piii dubbiosi pericoli ? Come avrebb' egli cercato per compiere i suoi forti doveri quella misera ricompensa di ricchezze e di onori che giustamente si dovea riserbare ai soli tor- nei , perclie piii nobile premio non vi si poteva rac- cogliere ? Ed ecco inoltre per tal modo spiegato , come a malgrado di tanti e quasi incredibili omaggi , che dappertutto si prestavano ai cavalieri , non solo fosse in loro domato lo spirito di superbia e di vanto , ma potesse ben anco introdursi nella cavalleria quel sentimento singolare, die il Blichaud con mirabile espressione ha denominato il pudor della gloria. I tempi per certo, e le circostanze s' erano posti in accordo a sedurre quegli animosi , perche spiras- sero sempre avidita di trionfi , ne d* altro vivessero che di rinomanza e d' applausi , ma la religione par- lava ancora piu forte che Ic circostanze ed i tempi; e alia sua voce i migliori fra i piu gagliardi si vi- dero in umilta di contegno passare confusi fra le acclamazioni de' popoli , e quasi ricevere il titolo di valorosi , come uu' onesta vergine accoglierebbe il nome di bclla. II mondo li festeggiava nell' entusiasmo della sua gratitudine , gli uomini prostrati ai loro piedi faceano ogni sforzo per rcnderli sovrammisura orgogliosi , ma nna mano santa avea gia scritto nel Codice de Prodi, che se il gnerriero si vanagloria delle sue gesta, ei piu non mcrita le insegne di ca- vcdierej e a gran prova di questo sublime concetto un semplicc e vcridico narratore delle crociate nc mostra Tancredi sempre ugualmente grande nella storia e nella pocsia che in mezzo alia pugna si ferma , e fa guirare al proprio scudiero un etcrno silenzio sulle imprcse che gli vede eseguire. lP.4 STOrxIV ED ANALISI DEGLI ANTICIII ROMANZI, CCC. Ne qui dovrebbero arrestarsi le nostre parole so questa iniportante materia , se tanto fosse lo spazio al ragionamento, quanto sarebbe il bisogno: che molti egregi effetti della rinnovata milizia potremmo ancora inostrare cosi in guerra che in pace ; e in ispecie vorrebbe osservarsi, per che modo i miglioramenti scendessero dalla cavalleria nelle altre classi sociali , e come la riforma , per questo appunto che prove- niva dai piu aid gradi del mondo , si facesse auto- revolc e quasi perfetta : ma chi saprebbe indugiare piu oltre in queste conseguenze minori , quando fu gia cosi lungo il nostro canunino , e tuttavia ne ri- mane ancora davanti un grande intervallo che ne- cessariamente dobbiamo percorrere? ( Sco'd continuato (i). ) (i) L'intero discorso avrebbe dovuto comprendersi in nil solo fascicolo, ma la mole cui crebbe lo fece dividere ia due, ( iVoto del Direttori.) i85 Storia della letteratnra italiana nel secolo XVIII saitta da Antonio Lombardi primo Bibliotecario di S. A. R, il sig. Duca di Modcna , socio e segretario della Societd italiana dcllc scicnze , tome I. — 3Iodena , 1827, prcsso la tipografia Camerale , di pag. xxi e 521, in 8.° Lir. 8. 85 ital. (*). B ello e certaniente il tlisegno conceputo dal Lom- bardi di conlinuare per tutto il secolo XVIII la sto- ria della Ictteratura italiana , troncata dal celebre Tiraboschi ai priini anni di quel secolo, e noii piu convenevolniente proseguita da alcuno dei nostri scrittori , benche da taluno stata iie fosse promessa la continuazioiie , e da altri anche tentata , ma noii mai condotta a conipimeuto. L" Italia tutta non po- trebbe die applaudire al corao;o;io del Lombardi , die ha assuuto questo laborioso uffizio, e gli saprebbe buon giado se , com' egli erasi proposto da principio, seguite avesse le tracce del suo chiarissinio anteces- sore. Ma ad una breve riflessione piio dar Inogo la pag. XI della prefazione, nella quale 1' autore, deplo- raiido quel periodo d anni in cui I' Italia provo i ter- ribili effctti della rivoluzione e dello spirito di partita , si propone o di tacei'e o di esporre le diverse sen- tenzc , (jnalora avvcnga di tracciare il carattere mo- rale di alcnni scrittori iissuti in quell epoca. A noi sembra die 1' autore siasi egli stesso abbandonato nel corso dell opera sua ad un certo partito , poco cu- rando la inaggior parte de' lavori scientifici e letterarj clie si sono latti in quel tratto di temi)0, e tacendo varj nonii die nieritavano d'esserc registrati; tanto piu die niolto di biiono per gli studj si e fatto anche in (*) Le iiiaterie di ([uest' articolo gia erano preparate sino dal- r anno soorso. Ma noi stavamo aspettando anche il secondo tomo della storia siiddetta , onde parlare di anibidiie con un solo e niedrsimo aiticolo. La tardanza della piiDjlicazione di eeso se- londd tiinu) ri lia custrecti a sdebitarci alnieno del primo. 1 86 STOKIV DELLA LETTERATURA ITALIANS queir epoca . e la storia letteraria prescindere dee da qualunque dissensione dipendente da ojiinioni politi- clie, ed occuparsi soltanto di quello che puo costituire vero merito letterario. Fortunatamente nella pag. xn della prefazione medesima il modesto autore annunzia, che si rechera ad onore se i doul Italiani vorranno essergli cortesi nell accennargli quel difetti nei quali fosse incoiso , e quelle oinlssioni importanti eke ren- dessero manchevole quest' opera, e si fard uri dovere di rettificare qu^ luoghi die ne abbisognassero ,■ conte- gno gia usato dal Tiraboschi nella secouda edizioue della sua storia, e die ci rende animosi a presen- targli alcune osservazioni di fatto, delle quali potra forse approlittare nella continuazione del suo lavoro. II libro primo contiene lo stato, che dee intendersi letterario , dell' Italia nel secolo XVIII e sul principio del secolo XIX, e i niezzi adoperati in quel periodo a promuovere gli studj. Alia pagina 4 si commenda il pontiticato di Clemente XI per la spedizione da esso ordinata di jnonsigiiore Carlo Ambrogio Mezza- harba in compagiiia di molti missioiiarj alia Cina^ esiste pero in cjuasi tutte le librerie in cui si trovano manoscritti, la relazione di quel viaggio, stesa con molta ingenuita dal P. Viani servita nnlanese confes- sore dello stesso Mezzabarba , non mai pubblicata pei maneggi di una societa altre volte potente, dalla quale risulta che quel prelato ando alia Gina soltanto per sedare le controversie insorte sui riti cinesi, e seco condusse alcuni teologi, ma non gia missionarj , il che riuscito sarebbe inutile , atteso il suo rapido passaggio da Canton a Pekino , senza poter comunicare con al- cuno dei nazionali, come del tutto inutile riesci Tesito di queir ambasciata , della quale non converrebbe nep- pure far parola in una storia letteraria. Si tace in cambio che quel pontefice , amico delle scienze , riuni in Roma i piu chiari astronomi italiani per F esame e la riforma del calendario Gregoriano. — Alia pag. 1 1 in poche linee si chiudono le vicende degli Stati di Lomliardia nel secolo XVllI, ue si f\i parola di quello NEL SECOLO X\ III DI A. LOMBARDI. 1 87 die in (letti Stati avvenne dopo il 1796. Tanto piu salta agli occhi questa oniissione , quanto die di altii Stati d' Italia si accennano le ultcriori vicende , pro- tratte sino a varj anni del secolo XIX: ne potrel)bero quelle vicende riguardarsi per avventura come del tutto indilfcrenti per le scienze e le lettere , die in qualdie luogo singolarniente furono in quell' intervallo protette ed incoiaggiate. E cpiesto serve di conferma al dubbio da noi esternato da principio, die volendo rautore tenersi lontano da qualunque partito, acco- stato siasi a quello die tutto in quel periodo trovava riprovevole , non ben distaccando le politiche opinion! e contese dalle disposizioni clie proniovevano i buoni stud) e la letteratura in generale. — Alia pag. 22 si parla brevemente dell' accadeniia dei Trasformati , e tra gli uomini in essa distinti si nominano i poeti Balestrieri^ Guttler ez e Passeroni:, e si tace il nome di altri forniti di altissimo merito, e tra questi del conte Giorgio Giulini che formo il primario lustre di queir accadeniia, e die ad essa comunico tutte le Meniorie dottissime che poscia pubblico in 12 volumi ad illustrazione della storia inilanese de' secoli bas- si. — Alia pag. 42 avvertiremo soltanto che la me- daglia portante 1' epigrafe = Collegium zoojatricum patavinuni = non poteva essere coniata pei piu va- lorosi nella ostetricia , come apparisce dal testo ; ed alia pag. 48 che piu non si parla nella storia del Lombardi dell' Universita di Padova dopo la caduta della repubblica di Venezia, benche quell' istituto si mantenesse in tiore anclie sotto il regno italico; ne si parla tampoco del suo ritiorimento sotto il go- verno austriaco, inentre a lung-o si riferiscono le vi- cende posteriori delle Universita di Roma , di Pisa , di Bologna, di Parma ecc. Una particolare osservazione cade sulla pag. 44 , ove troppo generale e troppo cruda ci senibra Tas- serzione che nel secolo XVIII la pul>hlica istruzione m Lonihardia fosse affidata a corpi religiosi ed eccle- siastici. Moiti colle2:i e raolte sruole erano bensi l88 STOP>T\. DELL A LETTER A.TUR A ITALIANA dirette da ecclesiastici secolari o regolari ; ma non pud animettersi per intero qaella proposizione , perche mold rami della puliblica istruzioiie , come F Univer- sita celebre di Pavia , le scuole Palatine e Canobiane, le accademie di belle arti, moke altre scuole e gin- nasj e molti istituti scientilici erano alTatto indipen- denti da ecclesiastici e religiosi. — Nella seguente pag. 45 al celebre Muratorl si fa succedere nella prefettura della Biblioteca Aml^rosiana il Sassi , ed al Sassi il Branca, uomini per le opere loro quanta juai Tipiitati. II Muratori non fu giammai prefetto (ne esserlo potea), bensi dottore delVAmbrosiana. Con er- rore poi gravissimo si indica il Branca come succes- sore al Sassi; mentre passo un intervallo di piii di 40 anni , nel quale altri prefetti ressero quella Biblioteca, e tra ([uesti Y Oltrocchi die per lunga serie d'anni copri quella carica, divenne celebre per opere chiarissime, ed ebbe perfino 1' onore di essere precettore dell'Ar- ciduchessa Maria Beatrice d'Este^ — Nella stessa pa- gina e nella seguente 46 si fa menzione brevemente del conte Gian Rinaldo Carli , di cui si parla ancora tra gli economisti ; e Y autore mostra di non avere neppure veduto giammai Felogio contenente Panalisi di tutte le sue opere , steso dal cav. Bossi e stam- pato in Venezia dal Palese fmo dalFanno 1796. E questa e forse la ragione per cui egli s' inganna al- lorche dice le opere copiose del Caiii, scritte e pub- blicate mentre riposava dalla presidenza del magistrato camerale, perche la maggior parte delle opere scrisse egli durante quella presidenza, ma di data anteriore era il suo grande lavoro sulle monete e zecche d Italia. — Nella pagina medesima vediamo V originale Parini, come r autore lo appella , coliocato in mezzo al ca- nonico Guttierez e al Bettinelli, colP aggiunta iaico, ed aiitore di un' eceelleiitc opera intitolata: TI/oj^j Ze- gislator, ed altri inolii chc si veggono sgraziatamente obbliati. Ne possianio intendere lonie alia pag. aSo siasi scritto rhe poclie cose dlcdc alle stampe 1 abate Giuseppe Zola di Concesio, dotto protessore di storia eeclesiastica e biI)liotecari<) dell" L niversita di l*avia. Alcuno scrittore torse non lu piu I'erondo del Zola, e copiose sono le opera da esse pubblicate , tra le quali non dovevano tacersi le sue Istitiizioni di stoiia. eeclesiastica. Spiace iuvero il vedere ehe si die.i quel grande uomo oppresso da non piccole vessazio/d per la sua si/tgohirc nuinirra di peitsare . e la costante ami- cizia ad troppo eelebre professore Firtro Tariihnriid, < lie da poilii anni inaiico ai vivi eolnio di gloria e di onori ; c c[nesio ri svcla la cagioue [)er la tpude il Lornhardi, non iscevro da partito anche nelle cose scientilichc e letterarie , lia tacinto il nome del va- lentissimo professore Jiatali ehe pure nicrilava di es- ^cre rammentaio tra i teologi , del P. Fiijali. del- I'ohlaio Mussi gia es-^o anroia professore di doniiiiaiic;^ 196 STOUIA. DELLA. LETTEUATUllA. ITALIVN.V neir Uiiivcrsita di Pavia , poi dottore dell' Ambrosia™ na , dol Giiadagninl , del Litta , del Cestari , dcllq Spedalicri , del Palinieri e di altri distinti autori di queirepoca, le ciii opere, astrazioii fatta dalle loro particolari opinioni e dalle loro controyersie, sono di grandissinio nierito, c scrvirono certamente a pro^ niuovere Ic scionze ecclesiastiche. Venendo 3I capo 2.° in cui si registrano gli scrit- tori di iilosolia e niatematica , nou possiamo che apn plaudire alle lodi tributate a Qiambnttista Fico , a FrancescQ Maria Zaiiottl , a Giacomo Stelliiii , ad Ap-r piano Bnonafede , a Francesco Saave, ad Antonio Ge-. novesi (die verameute per anziaiiita nomiuare dove- vasi avanti il Soavc , come avvicne di molt' altri in, quest' opera ), ad Alessandro Zorzi, autore del pro-r spetto di una nuova Enciclopcdia italia/ia, a Barto-: lomco Bcccari , a Jacopo Bclgrada , a Gio. Battista Scctrella , a Laura Maria Bassi, a Francesco Alga- rotti ^ al F. Beccaria, professore di tisica in Torino, a Bonaventara Corti, al P. Gio. Battista da S. Mar- lino , id canonico Gattoni di Gonio , al P. Gianniaria Delia Torre , die pure nomiuare dovevasi aviuiti molt' altri; al Cigna cd al Gardini piemontesi , al professore Antonio Maria Vassalli pure di Tofino; pia perche mai si passa di slancio a2;li scrittori di economia civile, senza nej)pure nomiuare 1' abate Conti die nierito I'amicizia del Newton^ il professoi-e Barlclli , il nostro Marsilio Landriani gia da noi rammentato , die per lungo periodo professo la lisica in Milano, e larricclii di opere e di Memorie impor-r tantissime; senza nomiuare, se nou che di passaggio alia pagiua 3o7, il cdeberrimo VoUa, senza ouorare di quali he elogio il Carhnri^ lo Stratico ed altri, die priuii f'ccero saUre in oaore le scicnze li&idie in Jtalia ? Assai pill degna di lode ci ^ sembrata la parte di questo capo che contiene le notizie dei piii distinti geometri italiani. Essa a parer nostro si distingue 4{|]lo tante inforiui biogralic scritte il piii d^iHc VqUc NtL SEdOLO XMII DI A. LOMBARDI. IfJ^ dd aiitoii estranci alia scienza , i quali o non nc trat-" tano (he in tcriuiiii gcncrici , o se disceilcloao a ([iialclie jiaiiirolarc cadouo ad oi^ni passo in errori gravissinii. Non e peio clie amlic nella storia del siguor Lomhaidi non s' incontrino alcunc inesattezze ed alcuiie graVi ominissioiii die nieiitano d' cssere avvcrutc. Coiiiinciaiidc) dai ^;comCtii c da";li anualisti distiiigiion-i tra i priir.i il Craiidi e il Torelli, tra i sei'oiidi il Riccatl , il Rldiifrcdi, il Fagnani , il Rainpl- ileUl, Mafia Gaclana Agiicsl, il Lagrange , ecc. ; poi seguono gli scritLori di niatcniatica mista, tra i quali si noniina ancora il detto Lagrange coll' abate di Caliiso , cCtn Pictro Cossall , cxA Mascheroni. co\ Can- terzanl. col Rujjlai^ col Saladini^ col Bianchini, con- siderato come astronomo, cq[ Ma raldi, col Ma rinoni , con Eastachlo Manfrcdl e le sorelle sne, note anclie esse per astrononiici lavori; con Eustackio Zanotti, col P. Boscovicli , coir abate Toaldo , col Chiminello , col Cagnoll, col Frisl, clie pure poteva registrarsi da prima; colY ahau- Bcggio^ col Rizzi-Z an oni , col conte Jacopo Filiasi, clie non doveva collocarsi fra gli astrononii, mcntre non si citano di lui clie lavori ineleorologiri, c cliindisi poi la scrie con un nonie di cid non poteva trovatsi il pih illnstjc ; quello del padre I'iazzi. E ([iii si la un cenno degli Osservatorj astronrtmici erctti in Italia nel secolo XVIII , tra i ([uali si rammenta in due sole linee la fondazionei deir Osservatorio di Blilano, notandosi alia pas;. 479 chc vi fu chiamato da Marsii^lia il ecsuita Lapranae-i e cue 1 ora vivente abate Angela Cesaris e il Padre Reggio formarono la grande mcridiana del duomo di I\Iilano, e intraprcsero le EH'cmeridi. ecc. 5 ia una nota poi 8' aggiunge die l illustrc Oriani ha per molti anni diretto il suddetto osservatoiio. Seguono gli scrittori idrauliri e tra questi primeggiano il ci- tato Eustarhlo Manfredi, il Zcndrini ^ il niardicse Poleni, il P. Ximcnes , il P. Lecchi, il dotior Bonad ^ il cavalier Lorgna . il professore Michelolti . ecc. dopo i quali seguono due o ire scrittori di nieccanica, eU IQo STORIA. DEI.r.A LETTER AT l'«\ ITAI.UNA altri podiisslmi ancora di matomatlca niista , e tra qucsti ves;2;onsi accennati il Collalto e il Farini al- lievo del Faoh e. del Brunacct. Con questi si chiude il volume , e mentre niolti articoli si consacrano a diversi matematici d" oscuro nome , non si parla se non c!ie di passaggio del conte Saluzzo di Torino , e si dimenticano del tutto il P. Gregorio Fontana^ il Brunacci, il conte Gioi'ftniii Paradi.si, ed altii che validaniente proniossero in Italia lo studio delle ma- teniatifhe , e grandissinia faina acquistarono anche oltranionti e nellc provincie pin istrutte dell Europa. Forse per ima soverehia precipitazione nello scrivei'C r autore e incorso in diversi errori sia nei nonii, sia nelle qualifirazioni degl' individui da lui citati ; cosi il Padre le Alalre, collega del Boscovith nella misura del grado, ora si scrive Meyer ed ora Majer; cosi r astrononio Rcggio si la prima Gesuita e poi Barrmblta. Ma un errorc che ci senibra intollerabile si e qiiello in cui cade a pag. 455 ove asserisce che il Chiminello privato de' suoi ernolumenti visse neir indlgcnza gli ultimi anni della sua lita. Se il signor Lombardi avesse letto Pelogio che o inserito negli atti della Societa Italiana, e ch'egli medesimo cita appie di pagina, avrebbe veduto che il Chimi- nello negli ultimi anni della sua vita fu assunto al grado di protessore d" astronomia e di direttore del- r I. R. Osservatorio di Padova. Non avremmo notate di volo queste omissioni, in parte gravissime, se I autore stesso non ci avesse aper- to Padiro coll' invito fattoci nella prefazione : e lontani dal volere erigerci in censori , bramiamo ch' egli possa trarne proHtto per una diligente emendazione dei volumi che verranno in seguito. Ma siccome abbiam creduto dover nostro P avvertirlo di non ap- poseiarsi alle testimouianze di scrittori o stranieri o gia troppo antichi per lornire esatte notizie intorno la seconda meta del secolo XVIII ed il principio del XIX , cosi per solo desiderio di vedere a miglior condizione ridotta P opera sua, lo pregheremmo a NEt. 9FGOLO tVnl Dl A. LOMBARDf. 1 99 pigliaie in buona parte un seconclo avveitimento » quollo cioe di assumere esatte informazioni locali , e. (li non lidarsi punto dei pubblici fogli volanti , da csso citati talvolta, c nieno ancora di quelli chc scevri non sono ili spiiito di parti, come il foglio francese YAmico dclla rdigioric e del re, le Novelle ccclesia- sdchc ('(I nitri di t;d latta , c ne \mvfi <\g\ Dlzionaiio degli nnnuid llliisiri , e ancor nieno della Biografia universale stampata in Parigi e ristampata in Vene- zia , clie, massiine negli articoli lignardanti gU scrit- tori itabani, non e libera da errori. Qneste non sono rcrtamente le tonti a mi si possa legittimamente atiignere pei- compilaic la storia letteraria doll Itaba ncl sccolo passato c nel presente. 2 CO PARTE II. SCIENZE ED ARTI IMECCANTCHE. Ulphllce gotlilca icrsio epistolce divi Paull ad Co^ nntldos secimdos , qiinm ex Amhrosiana; bihliother.ee pcdiinpsestis depromptain cum interpretatione adno- tatiuidbus glossario edidlt Cdvolus Octavius Castit- LiON^us. — Mediolani ^ i(^2(), Reglis t.ypis , in 4.°, di pog. XII e \\\. Si i'cndc da Fnincesco Fuse ill contrada di S- Margkcrita. Lir. 9 ital. X. Goti , clie iirtarono cosi valKlamente T Inipero romano da cagioaanie la cadiita, ed occii|)ai'oiio per uon Jjreve tempo jr;raa parte delle sue proviacie, scompai'vero in se- guito dal niondo lasciandovi , pel" qiiello die conoscianio, scarsissimi nionnaient'i della loro lingua. Ma questa eredha e raccolta con religiosa cnra dai poster! perclie e bello possedere tntto cio die appartenne ad an gran popolo , anzi e nn bisogno della nostra specie il conoscere la na- tura , r oriiiine e le condizioni di clii massimamente fu possente in su la terra. L' uomo non vive soltanto nel presente , nia spesso egli si spinge mediante la sua imma- ginazione nel passato , e cola , anche dove non ci !ia le- zione di prudenza o privata o ]jnbblica da imparare, vuole e manifestamente vuole die il qnadro die a Ini ne viene ofFerto, sia il piii veritiero e il piii compinto. Questa ca- pacita deir 1101110 aninenta la sua esistenza , onde non e jiiccolo il nierito di colui die ne fornisce la materia. Cosi la scoperta di un monuniento di lingua , che appartenga ad una nazione della quale niuna od assai podie opere di questa fatta ci sieno pervenute , e sempre importante per Tetnografo, die studia principalniente nelle lingua la genealogia dei popoli , e pel filosofo die vi rintraccia i gradi del loro stato intellettuale ; e cosi qnesta duplice cognizione soddisfa ad un bisogno della nostra esistenza. ULrinL;E oottttc v vf.rsio r.rrsTOL^: etc. 201 Ln lingua clic noi ronosciamo tlei Gotl gia ila niolti secoli estinta nominasi meso-gotica , f'orse perclie al)itando una parte ^li cjiiella naziono la Mcsia ai tempi dell' impe- ratore Yalente , fa allova esegnita in loro lingua dal ve- scovo Ullila la tradnzionc dolla Biblia. E questi ancora, se non fu il priuio introduttore delT allabeto presso la sua nazione, e stato almeno qaegli die gli diede cjuella forma die noi conosciamo. In sul finire del secolo X\ I si comlncio a far menzione di un Codice argentco , il quale conteneva una traduzione wermanica antica degli Evangeli. Fn detto argeiueo questo codice perdie lo scritto e fatto in lettere unciali d' ore e d'argento, inipresse sopra fogli di pergamena a quello stesso modo die i legator! di libri imprimono il titolo sojira la copcrta dei libri. Un tale manoscrltto , il quale debb" essere stato fatto in Italia prima della meta del secolo \'I , conservasi al presente nelf universita d' Upsal. La sua scrittura e la sua Imgua furono giudicate goticlie ed il teste appartenere alia vcrsione ulfilana. Appresso nel 1756 Knittel scopri in un palinsesto della biblioteca di Wolfenlnittel sopra alcuni fogli di pergamena pocbi frammenti scritti in gotico delT epistola di S. Paolo ai Romani con un' antica versione latina. Questo libro fu detto Codex Carolinus , pcrcbe venne ritrovato sotto il prin- cipato e gli auspicj di Carlo , duca di Brunswicli Lune- burg : le lettere sono soniiglianti a quelle del Codice ar- genteo, e jiarinionte la lingua;, donde questo frammento fu pure stimato parte integrante della versione sopram- mentovata. Inoltre si dimostrb ancora die esso , siccome il Cotlice argeateo , fu scritto intorno al medesinio tempo in Italia. Queste erano le reliquie dclla lingua meso-gotica , oltre ai due istromenti di vendita, detti di Napoli ediArezzo, scritti in latino , ma sottoscritti da alcuni prcti goti in loro lingua, e col loro alfabeto , quando il I\lai nel 18 17 nnnuncio di avere sco|>erto nell' Ambro?»iana altri fram- menti nieso-gotici in cinque diversi pahnsesti. Compo- nevansi questi di nioltc parti della versione di Ullila , di un franuiiento di calendario c di un trattato dogmatico di un anonimo , il quale cita frequentemente la Bililia. II Mai associossi ad illnstrare qu<>sti codici il conte Carlo Oitavio Castiglioni , duarissimo fra i poliglotti dell' eta a02 VLVHfLS. GOTHIC A. VERSIO EPISTOLiE nostra, e per la congiunta opera di questi eruditl fix pul)- blicato ua saggio dl questa scoperta , di die la Biblioteca italiana a suo tempo (i) ha faito onorevole menzione. Ma passato ill seguito il Mai a presedere alia Vaticana, rimase assolatameiite tuita iatera la cura della continuazione al suo compagiio. Ora il Castiglioni vieue pubblicando di quei framnieati la versioae raeso-gotica coll' iaterpretazione latina delf epistola secoiida di S. Paolo ai Gorinzj prece- dnta da uaa lettera dedicatoria alio stesso Mat, e seguitata da uii 2;lossario delle voci nuove nieso-goticlie col coa- froato di quelle di altre llngue gerinaniche. Non occorre di produrre di nuovo la qaistione delT arianismo di Uliila , che gia fu trattata nel saggio soprammentovato. Di qnello die giaiise iiisino a noi della versioiie accennata , sebbeiie il suo autore si facesse ariano , noa ci ha alcuua propo- sizioiie die sappia di tale eresia. Parimeute noi omet- tiamo di disputare se la presetite lettera ai Gorinzj sia veramente parte del testo di Ulfila , perdie nel saggio sopra citato e dimostrato clie i framtnenti delP Anibrosiana concordano per la lingua clI anclie per 1' iJencita di alcuni brani coi codici argenteo e carolino , i quali essendo ri- cevuti dai filologi sicconie parti dell' ulfilana versione, ne seguita che anclie gli auibrosiaui appartengano al testo di Ultila (2,). (i) Tom. XVI , pag. 14S. (2) Tale fu per un gran tempo I' o|iiaioiie del dotti iatorno al codice argenteo , nia recentemente Asdibach ( Gesdudite dcr Westgothen. Frankfurt, Bronner, 1827, pag. 36 e 3/ ) reco in mezzo sop'ra i' autorita di Zihii le seguenti obbiezioni : 1.°, inedlante il confronto del codice argenteo coi docimienti di ISapnli e di Arezzo e dimostrato ( iiotisi la seguente espressione) con sufficicnee chiarezza ( hat uiann .... denn auch niit zieni- liclier Klirlieit ausgeniirtelt) che la linguae la .icrittura di quel codice sono reahnenre antiche gotiche ; 3.° tuttavta vi ha di- versita taato per la forma delle lettere , come pel suono delle voci tra il testo argenteo e quello dei due documenti soprad- detti ; 3.° •fioalmente il codice argenteo ha alcuoi' luoghi , i quali pajono emendati sopra una versione latina , mentre ^ certo che Ulfila traclusse dal greco ; quindi il testo argenteo 6 posteriore alia versione ulfilana , e ne e una modificazione. Ma rispooHendo al 1." punto si pu4 aftermare che non »olo e ron ♦iifficiente chiarezza dimotfrato esserc la lingua ( per ora »i DIVI rMTI AD COlirXTIIIOS SECUNDJE. 2C'i XpILi It'ttcra al Mai scritta in facile ed elegante latino , il Cnstiglioni fa prova di sapere congiungere le piii estese cognizioni di lingne ad una logica forte e ad nno spirito superiore d' investigazione. Egli app02;giandosi anclie al siio glossario consente con qnello che accenaarono di gih alcuni dotti della Germania, cioe clie la lingua gotica non si corn- pone solamente di voci aflTini a quelle delle liague vive e iTiorte della Germania propria , ma ancora a quelle altre deir Europa settentrionale , le quali fra i dotti sono tenute per gerinaniche : e questa affinita egli similmente osserva neir analogia e nelle inflessioui delle voci. Questo feno- meno , secondo la sentenza di lui , pote essere cagionato da due contrarj motivi ; sia perche la lingua gotica fosse inadre e fonte di molte altre lingne, e da esse derivassero nelle figlie le voci die testificano la loro parentela , sia air opposto perclie essendo la nazioue germanlca al tempo dei Goti divisa in niolti popoli sopra una gran parte d' Eu- ropa, i quali comuiiicavano e mlscliiavansi tra loro, se ne parli solo della lingua ) del codice argeateo antica gotica , nia che essa e al tucto ideiirica con qiiella delle sottoscrizioni dei aopraddetci docunienti di Napi'li e di Arezzo , la quale che sia veramente gotica aiicica , non e rivor-aro in dubbo dai dntti. Per nsposta al 2.° punto valga il dire die la diversita dei oarat- teri del codice argenteo con quelli dei ilocumeiici di Napoli, ecc. e la nii-dcsima che sussiste tra i caratteri dell' uno dei co- dici ambrosiani , da cui snoo tratte le variant! di qu'-ita edi- eione e le sue note niarginali ( V. Ulphilje parriuin ineditaruin Bpeciinen , I^Iediolani, typis regiis iHiq, pag. Xix ). Quanto al guono delle voci, si ripeta anche qui che le parole goticiie dei docuineiitl di Napoli son.) scritte in quel modo che lo sono n.d codice arpenteo ( V. Act. acad. Upsal , vol. Ill , 17R0 ). Venendo al 3.* punco si osserva che i luoglii riferlti da Zahn e citari da Aschbach come variant! trovaoai bensi nel tesro argenieo, ma sono anche confonui all' indole dei modi greci. luoltre non e provato con cio che quelle variaoti siano corn- parse piii tosto nelle annche versioni latine che nella };orica ; anzi nei proiegoraeni dell' E^angeUariwn Qua-lruplex di Bian- chini (Romas, De-Rubeis 1749, pars I, pag. 7) e riportato un proloi^o che si trova nelT antichissimo Evaogeliario di Brescia , da cui risulia che chi scrisse quel codice coaobbe , e Ttsc confronto la lezione gotica. A tutto questo vuolsi aggiungere che la presente epistola non La alcuna vaiiante che sia eiciu- •ivamcmc propria delle antiche versioni laiine. 204 VLVlllLS. GOTttlGA. VERSIO EPISTOL^ comuiilcassero ancora i dialetti , e la lingua gotica no ui- venisse niista. A questo ultimo modo pensa il Gastiglioni,- die si formasse la lingua gotica , uiossovi e dalle circo- stanze in mezzo alle quali i Goti abitaroiio al Baltico ed emigrarono al Mar Nero vivendo e passando in mezzo a molte genti della medesima stirpe , e dall' indole stessa della lingua. In essa egli ravvlso una frerjuente permutazione delle lettei'e aflini senza alcuna certa legge , V aspirazione era aggiunta, era omessa, una varieta di sinonimi, e so- prattutto un' infinita diversita di declinazioai e conjuga- zioni : i quali accidenti a lui parvero piii presto indiz) di mistura di dialetti clie caratteri di lingua primitiva. In effetto 1' uso incostante delle lettere alTnal e delle aspirazioni in parole clie rappresentano con suoni souii- glianti significati somiglianti , suppone nelle stesse radici diverse modificazioni di suono ■, e queste modificazioni o diversita di pronuncia, quando non procedano dal generale sistema d' inflessione e di eufonia , die si osserva nel dia- letto, sono il carattere die distingue un dialetto dall" altro nella medesima lingua , slcconie assai opportunamente lia indicato anche Malte-Brun {Bulhi, Introduction it I'atlas etlmo- graphiqae du globe , pag. lo in nota). Similmente i sinonimi, i quali veramente tali non possono mai naScere in una lin- gua, die cresca senza mistura, quando vi s' incontrano , fanno testimonianza di promiscuita di dialetto. Ma il piu forte argomento a dimostrare questa mescolanza e la mol- tiplicita delle declinazioni nei medesimi nomi sostantivi o delle conjugazioni nei verlii. lie declinazioni e conjugazioni delle medesime voci diversamente modilicate nei varj dia- letti poterono, se questi si miscliiarouo a formare un tutto , introdursi promiscuamente senza esclusione, donde ne venne quella moltiplicita nei medesimi vocaboli , la quale or ora e stata avvertita. Dopo die il Gastiglioni cbbe diniostrato die la lingua gotica appartiene ai dialetti germanici, e prodotti alcuni esempi tolti dalle voci longoliardidie per provare die ve- famente i Germani anticlii parlavano dialetti diversi , af- ferma die non e d' aversi in conto F asserzione di Waditer, die la lingua gotica siasi arricdiita di molte voci e di molti modi stranieri , ne quelPaltra d'lhre, il quale scor- gendo allinita tra pareccliie voci gotidie e greclie stima die il greco fosse gcncrato dal gotico. Di poi si fa a DIVI VXVH AD COIUNTIIIOS shcunda:. UOO combattere 1' ophiionc dl coloro i quali , avvertendo aH'af- finita della lingua tedesca colla persiana ed alle tradizioni del settcatrioiiali , clie raccontano avere Odiao co' suoi Asi portato dair Asia la loro lingua, credono die ridioma ger- manico fosse gia distlnto in Asia , e che i Goti non dal Baltico passassero al ]Mar Nero, ma cjuivi avessero da tempi anticlii la loro stanza. In cjuella vece ogni cosa, se- condo il Castiglioni , attesta in Europa V anticiiita della lingua gcrmanica , e dalP altro canto non e possibile cho in cosi breve tempo tante nazioni clie dall'Alpi si esten- dono quasi fino al polo, mutassero di lingua ; finalmente tra le genti del Caucaso non vi lia idioma , che di prefe- renza ])iii si assomigli al germanico , clie a cjualsivoglia altro d' Europa, e nei monumeati teste scoperti della Tau- ride e delle regioni viciae non apparve nei noini alcuq vcstigio di gcrmanica origine. Ma qiiesti fatti se persuasero al Castiglioni di riliu- tare le sopraddette opinioni, non gli fecero pero al tutto negare credenza alia tradizione di Odino e degli Asi, per- che di Odino, troppo facilmente discerniljile nei nome Odissc, si trova menzione in Tacito , ed il nome degli Asi occorre negli Assi , gente del Caucaso, nota agli anticlii ed ai moderni sotto il nome di Alani e di Osseti. Amuiet- tendo cosi qnesta emigrazione di Odino potrel)besi anche spiegare come si trovasscro secondo INIalte-Brun alcune ra- dici nelle lingne scttentrionali , le quali rimasero ignote alle hltre lingue della medesiuia stirpe germanica. Ma i dotti uscirono in diverse senfenze per ispiegare le somiglianzc del gotico con altre lingue, perclie ignoravasi iincora <|uel gran vincolo di parentela ciie stringe nella medesinia famiglia il germanico ed il greco, il latino ed il celtico , lo slavo e I' epii-otico , Tantico tracio ed il per- siano e falanico ed il curdico ed il sanscritto ed il pali. Questa famiglia di lingue cliiamata da Malte-Brun e da altri Indo-gerinnnica noniinasi dal Castiglioni Indo-scitica , perche le genti di c|uesta stirpe ]inre clie nei piu remoti tempi occnpassero 1" India e la Scizla o Tartaria, II Malte- Brun diede il nome alia famiglia dai due termini estremi geogratici , entro i quali sono parlate queste lingue ^ il Ca- stiglioni lo derivo dal pncse, dove seml)ra die primamente vivessero i gcrmi, i quali da poi si svilupparo.io in quelle »a::iuui , die dalle rive del Gauge ai tslesciu all" uUiyicv 3o6 ULI'HILiE GOTHlCi VEKSIO EPISTOLJ". Islanda. II fatto di qnesta parentela di lingue e oggidi coii- seutito fra i cultori della lingnistica comparativa , perche trovarono distinte somiglianze di siiono in cert.e radici priii- cipali, clie ogni popolo debbe formarsi creandosi una lin- gna, e jierche scopersero analogia tra le strntture gi-am- niaticali. Quindi le somiglianze tra le voci germaniche e greclie o persiane od indiane possono originare da quel tempo anteriore alle notizie storiche dei Greci e dei Ro- man!, nel quale tutte le nazioni cbe parlano le soprad- dette lingue erano ancora vicine al loro stipite comuue e ristrette in poche genti parlanti un idioma , il quale poi esse diversificarono in quel modo che ora e, emlgrando a parte a parte in luoghi different! e crescendo in nazioni. S. Martin avviso di scoprire nn' appellazione coraune a tutte queste nazioni nel nome (^^X^r^lj Tagik , col quale i Persian! sono cblamati in Tartaria ; !1 quale nouie appa- rirebl)e anclie negl! anticlii Dahi. delfAsia , nei Daci al Da- nubio e nella voce 3)cittt^ , con cui gli Alemanni nomina- rono se stessi. Ma il Castiglioni trova nei libri de! Pars! cbe / Cilj Tazi erano detti gli Arab!, e questa denomina- zione pote essere imposta agli stessi Persian! , da poi che s! fecero seguac! della religione dell'arabo Maometto , e cos! essere chiamati anche in Tartaria. Gli Armeni pure nominarono Dagig o Tagik tutti i seguac! i3si : stampatni questa alia mal' ora, Eechi. Non direbbe per avventura male chi chiamasse I'ltalia il paese clelle novdle. Se ne sono tra noi scritte tante, die I'.VRTE ITALIANS. 220 alciuii al riiiipiorero die avessiino poclii roiiian^i (in prosa) liaiino crediiio di triontalmente lispomlere piesso »li aoi le novelle supplirvi. Ne a))biamo ilunquo di ogni secolo, (IL ogtii carattere , di ogai colore. ]>ie aMnmuo iV iasulsc, citate con niolta graviia dalla Criisca , e che la stessa plcbe dei pedanti , i (jiiali altameiite le couimeiulano, leggouo rare volte e non seinpre sen/a noja. Ne aljhiaino di licftiziose , che ad onta di tjiialclie pregio sianio obliligati a teiHT sotto clitave , a nieno di non volerci far complici della corru- zione degli animi aiicora innocenti. Ne ahbiamo di costu- mate , ma freddc e f'astidiose. Andate ad Udeizo : \ isitate la libreria del defunto conte Gui'io Toinitano Opiicrgino : ivi troverete noddle a migliaja e luigliaja : clie fu egli di- ligentisbinio incettatore di ogni sorta di tale derrata, luiendo buono e catti\'o con una pietii , che sareb!)e virtii certa- inenie se fosse ap|>rovat.T. dal liaon scnso. Non dobbianio pero tacere cli' egli si alfatico in tale ractolta per f onore della leiteratiua italiana!! Del riinanente non puo negarsi clic le novelle non siono un bel genere di prodnzione, e souunnniente atte ad istrnire dilettando. Tutto cio clio in fatto di virtu e di vizj d' ogni soria puo cadere sotto la considerazione ilcgli aoniin\ ; tutto cio che pno dirigere coU'esenipio gP iniclletti nelle cose della vita; tutto cio che pno muovere T animo e piir- garne gli alletti , e naturale argomento di quesio ge- nere di produzioni •, e le novclle tacilniente di\entano uno struniento potentissimo di morale , con utiiiia ap- plicabiie ad iiilinito nuniero di persone d' ogni classe. li quale scopo tanto nieglio per esse puo ronseguirsi, consi- derata la furza della curiositii, che lo scrittore sap|>ia ec- citare colla ghidiziosa scelta e disposizione della sua nar- raiiva, qnella della cvidenza de" casi che sappia prej-entare, e singolannente quella di bene eletti colori , con cui sappia gradaiamente aniniare il quadro ciie ha inipreso a dipin- gerci, accortaniente giovandosi della brevita die e propria di questo genere. Ma egli e pur da diro die dopo aver data la debiia lode n (|ae' luigliori die ginstamente fra tanta iiiarniaglia antic.i e uioderna di nOKcllicrl nieritano d" esser distinti, ^e uoi abbiamo alcun vero scnso del bcllo, ci troviam tratii a ritornare al vero classico di questo genere, a Ctovitnnl Borcarcio. Perciocdie costui solo seiubra aver possedulo il J^lbl. hal. T, LIV. r3 226 A P 1' F. N D I O E prezioso secreto tli compor le novc.'le cjuali possano vera- niente riuscire efiicaci ailo scopo loro proprio : ne d' altro abbiamo a dolei'ci die d' essere in talune delle sue ctntQ poco costumato scrittore : grave difetto iiivero •, ma piuttosto del tempo ia cui visse, die siio. Clie del rimanente e quel poco di afl'ettazione nell' iiitralciare od allungare tal- voUa i period! a foggia latina , e eerie, podie anch'esse, parole di rozzo fiorentiuismo, macdiiette fadli a levar di inezzo , die sono le dispiacevoli cose die noi troviamo nelle sue novdle , senza dir qui della industria somma , e (iel mirabile artilizio da lui variato in comporle , quell'ar- monioso andamento della dizione, quel tuoiio posato in- sieme e vivo nel suo procedimento, quella musica insouinia dello stile die e tntta sua , hanuo in se tanta naturalezza, tanta verita , tanta conveaienza die per questi mezzi di- letta sovranamente ed incanta, diremmo quasi senza che noi ce ne accorgiauio ; e di siffatta volutta ne inebbria die a malgrado nostro ci distacdiiamo il piii sovente da lui, e con mirabil piacere ritorniamo ad udirlo: e sempre nuovo ci appare , e sempre ci sentiamo rialzati e confortati a inodo che per questa sua economla d' intonnzioni, di pog- giature , di accentuazioni piii chiaro a passo a passo c' entra neir intelletto , e mette in niovimento la fantasia nostra quanto egU impreada dicendo a narrarci , o di quaiito per ealutariuente amuioairci si propone di aggiungere. Per lo che coafrontate quanta altre novelle dopo di lui §ono state scritte , niuno , per cio die riguarda questa parte della dizione, puo certamente paragonarsi a lui; e quando pur si prendano in raano quelle de[ Fircnzuola e del SaccUet- ti , e si paragonino nel senso sovr' indicato, nascera facil- inente la tentazione di domandare, se per avventura quel due valentuomini abbiano sdegnato si bel niodello e si ginsto , ovvero se abbiano disperato di poterlo sensata- jiiente imitare. Certo e die in questa parte gli stanno assai discosti, come pure nella eleganza e purita ilella lingua: phe quantunque il BqccuccIo dica di scrivere fiorentiaa- piente , il suo scrivere e piuttosto della sovrana lingua cortigiana, o vogliam dire italiana , e poco lia di fiorenti- nismo; laddove lo scrivere di que' due e, piii die a questa, ponforine alia lingua fiorentina. Pei'O cosi dicendo non ititendiamo di dissimulare una ve- ^•jtij in Ictteratui^ uioUo importantei ed e die chi beft r\i!TE n VLi\NA. 227 •ente le i'uvzK ilcl pio[)rio iii<^egao, e sa adoperailo, noa isnatura la propria origiualita ion corta Jiassa e servile imitazione, dl cui taiiti in addietro diedero miserabile eseni- pio con uno stile cl\e dissero boccacrexole , e die non era clie nna in^iuriosa c stolta contrafFazione inalainenie ap- plicata. Ontle ottiinamente fecero ([ue'' due scrittori , noa potendo allerrare ho spiiito della dizione del Boccaccio, seguire il loro propiio };enlo. Diclamo pero clie qnanto lo slile del Deciuticrone iiial si acconcerebbe a quylanqiie altro genere di strlttura , per le no^clle e il solo c:ie piu conveaga , perciocclie naturalaiente da a tal genere ili nar- razioni la necessaria dignita , seiiza bisogno d" inop[)ortuni oiaanienti o di studiata esagerazione , e nulla toj^liendo alia coinpeteiite seiiiplicita propria del genere. Nel tentpo stesso pero a.;giungiaiiio che alibiasi sivvero a ritenere la sostanza della sna arnio lia •, uia clie intanto sia sempre la dizione foggiata lilieramente secnndo 1" indole, il t;irattere e il senso eh chi in (jucl genere inlenda nianeggiiula , e condotta co' modi piii convenienti alia eta nostra, al ri- guardo del sentire particolnre de'nosiri contemporanei , e del grado di civilta di cui aljbiamo contratta V abitudine. A queste considerazioni ci lia sponianeamente condolto la lettura delle Qnatiro iio'.elle narrai.e da un muc^iro di scuola, il quale, qu.ilunjne egli sia ( ed e certameute un assai bell' ingegno ed lunabilissiiuo ), pare a noi piii ili ogni altro, e con garl)0 ecce'lente , niolto avcre sapientomcnte afferrato, come novelliere, della economia di dizione pro- pria del Boccaccio , sen/a farsene imitatore servile ; ma con- servando tntta la propria originalita, e ponendo semplicita, eleganza, chiarezza e ct-rto tranejnillo calore nelle sue nar- razioni : cose che in pochi o in nessuno fin qui a si felice grado troviamo in quanti corsero cpiesta carriera. la prova della nostr' asserzione ril'eriamo , senza cercare di sccgliere, il principio della prima nos'cllu^ intitolata Francesca. I' In una villa dove io glii vissi alcuni anni fu da mae- stro di scuola un prete molto buono e sociabile , del quale come avea detto niessa e finita la scuola e T oflicio , e se occorreva qualche confessione , ogni sollazzo era alia estate ir a diporto su per que' colli , od a sonar gli organi c i gravicembali ne" castcUi airintornof, c il verno poi entrar nelle case de' signorotti c do' villani di ijuel conta<.lo, cd ivi, come si dice, fare sialla che taut" e come in cilta far 2^8 APPEND ICE conversazione. E perclie virtuoso e pio e pacifico uomo egli era , ogni suo conversare tentleva ad ispirar pace e pieta. Ond' egli poi solea con gli altri preti suoi aniici darsi vanto di non far altro la, die continovare lo inse- gnamento della dottrina cristiaiia incominciato alia scuola e spiegarla con gli esempi clie faano piii impressione, nia die non tutti stareliljero l)eiie in Giiiesa. — E veraniente, egli aggiugne sorridendo , andie queste veccliierelle usano cosi, e volendo dare insegnamenli alle giovani, subito ven^ gono agli esempi : ma qnesta differenza e tra esse e me , ch' elle scelgono gli esempi presso le vicine e contempo- ranee, io sempre li cerco in tempi anticlii e hioglii sco- noscinti. Ne so se nel modo loro sia piii efficacia i ma nel niio certo e piii carita. — Ed una sera che c'eropurio, ed a sno malgrado s' era appunto sparlato della gente, il buon maestro incomincio cosi: " Donne mie , lo sparlar della gente e una brntta cosa; e' si fa senza badarci , e chi 1' lia fatto la sera , talor noa se ne ricorda la doinane , ne mai piii di sua vita; e in- tanto quella parola cosi leggiermente uscita di bocca cresce e fa danno, e talor perde mi uomo o una donna nelT onore e nella roba j e talor anco nella vita i e chi 1' ha delta , anche pentito , non la puo piii riavere. Del calunniar poi per malignita non ne dico, perdie voi altre siete tutte buone ; ma nelle citta e paesi grandi e altrimenti. ti In una di queste , ch' io non vi nomero perche non la conoscete, e se la conosceste ve la nomerei anche me- no, e' fu gia una fanciulla chiamata Francesca , nobile, bella , e che era nata ricca e grande quasi sopra ogni al- tra della citta. Ma per il parteggiare die si faceva a quel tempi; gran disgrazia, figliuoli miei, queste parti e nimi- cizie in un paese ! erano stati ucuisi in guerra , ed anclie in piazza a furia di popolo, o di supplizio, o morti in esiglio tutti i suoi, padre, avo, zii , fratelli , che tutti erano stati della parte perdeate, ed ella sola e mescliina rimanea colla maih-e vedova, e ridotta a poverta. E in che trista vita s' allevasse la fanciulla, pensatelo voi. Non feste , non divertimenti , non gajo e giovanile vestire , die non si convenivano a tal poverta e vedovanza ; nemmeno quasi \\w passeggio per orrore die a\'ea la madre d' incon-- trare oi- 1' imo , or 1" altro degli uccisori, o persecutori dj ^UQ inarito o de'' suoi Hgli i non compagnc , ne amjclic TAKTE ITAI.I\NA. 229 die poclie lor np lestavano, e quelle per tlinore si schi- vavnao T una T altra piu clie noa si cercavano. Ma sole, e il pill (Id tempo la uiadre a piagnere, la figlluola a pia- gner con lei, a lavorar dell' ago o della rocca , o al piti al ]iiii a leggere c(ualclie lii)ruccio di divozioae, o qualche cronaca o leggemla , e poi di nuovo a veder piagiiere la inadre ; ed nscir ogni doinenica a iiiessa inolto per tem- po, e n vespro inoiio tardi per noa esservedute, sempre vestite di nn cainljellotto dero , che la niadre quasi cre- detie far uii peccato a lasciarlo poi nmtar in higio dalla fancinlla. Ne tuttavia crediate che fosse del tutto discon-" solata la vita di questa. Noa ella avea conosciuto padre , ne fratelli , seiido tuttavia al petto delia madre quaado si rivolse loro fortuaa. Ed oltredie il noii rammeiitar tempi felici gran dimiiiuzioiie e di niiseria , la prima gioventu lia nel sangne stesso la felicita , ed a lei piovono le coa- solazioni. Ora era uti bel giorno di primavera , e la ma- dre lasciavala pur nscire all' alba coUa servuccia a raccot liori , ed ella riportavale un bel mazzo di niammole, die jioi facea sotto il povero tetto soave fi-agranza tutto quel giorno i ora coniprato da qualche inonello un bel cardel- lino ella poi se lo allevava con un amore che se ne faceva un compagno; ora auclie, perche ella era taiito buonissima come belia , con f[nella poca moneta che poteva avere, soUevava ella medesima qualche piiz meschino di lei , il qu:ile ne durava grato meno a lungo forse che non ella felice. Ne era tntto , perche forza e pur dirlo. Non com- pinto aveva il sedicesimo anno, una consolazione le venne troppo niaggiore delle niammole, del cardellino, ed anche della sua amorevole carita ; una consolazione da lei prima non avvertita , e che ella ne consolazione, ne altro di niun nome chiamava; ma era una vista, un pensiero, una occupazione continua , anzi una vita del tutto nuova e dolcissinia. Ne a voi , ciie accorte siete, e mestiero dirvi che fosse , ecc. " Di questa nianlera va egli procedendo il bnon maestro di scuola , e a mano a niano clie procede, accnloia la sua narrazione , e v' intromette riflcssioni scnsate che cadono si spontanee, che direbbonsi simili ai lampi talora strisciauti a cicl sereno, ed o\e T argomento il ricliiede, avviva i colori, e li carica al grado di dover fare il giusto elfetto senza uppnrenza di sforzo . senza e^agerazione di tuono, sen/' altro 260 A r P E X D I C E che V (^spressione ilelln verlta. Non tlee tlispincere un tratto di cjnesta stessa Novella verso il fine e clie ne contiene la catastrofe. Un oriovlnastro ricco, nobilissiiiio e libertino avea git- tati gli ocelli sopra Francesca, gia plena d'amore per po- vero e virtuoso garzone die ito era crociato a Terra Santa per trovar ventura , e ritornando nieglio da fortuna prov- veduto , far«ene piii convenientemente niarito. Colni solle- citata la serva di Francesca, per opera delf ancella infe- dele avea ottenuta una croce clie in pegno del suo atletto le avea lasciata MautVedi die cosi il faturo sposo chiania- vasi • e Rainbaklo, quel giovinastro, usato ne avea per farsi credere a" conipairni niolto a\anti nella grazia di lei; onde la fanciulla era rimasta ingiustamente svergognata presso la citth. Rambaldo capitate a Roma per affari, prima di partirne voile d' ogni sua colpa lavarsi coi sussidj della reli- gione,' ma non trovo cpnfessore die volesse assolverlo dalla calunnia commessa a danni di Francesca, se non prometteva pronta e certa riparazione ^ ed a grande steoto pote otte- nere dal Papa , a cui era ricorso, un"" assoluzione condizio- nale , eve per penitenza passato avesse intera la prima notte del suo ritorno alia nativa citta, vegUando , e divo- tamente pregando nel duomo. E cosi volendo egli eseguire immantlncnte die fu giunto, nientre entrava in cbiesa , s' imbatte in un niortorio di mezzana e quasi bassa persona die seat! da un vecchio essere una fanciulla die voile far air amore, e lasciata mori di dolore e vergogua. La cbiesa era serrata, Rambaldo era rimasto solo, e la morta, e nn lume alia bara, e uno all' altare del Sacramento. Ora ndiamo il buon maestro. » Ei-asi abjuanto stretto il cuore a Rambaldo in ndir una fanciulla svergognata; poscia bencbe egli non solesse ne di niorti , ne di vivi aver paura, parvegli al tutto men iristo ufiicio vegliare intorno a lei ciie se fosse stato qual- die inveccbiato peccatore o qualdie mal convertito eretico o mal racconcio scomunicaio. Accosiossi in breve alia bara e al kune della funeral lampada vennegli veduta un" arma cavallcresca che mostrava nobile la fancinlla, ma non pote discernere quale fosse; etl accrescendoglisi la cnriosita, anzi gia forse ransieta: e ripetendo fanciulla e svergognata, e insieme ricordandosi die avello fosse h sotto, e tremando, da grande angoscia tratto o da celeste impeto spinto, tutto VARTE ITALt.VNA. a3 1 in un pnato sulla bara si piecipito, aizo il velo, prese la iiiano clie gli era sojna incrocicchiata al petto, niiro il volto ed era Fraticesca. Clie divenne? Quale strazio, quale orrore senti in rjnel pimto ? E quale inesprimibile terrore quamlo, lasciaiiclo caolere la maiio niorta , la sua propria ca'.Ule con essa , e volendola pur ritrarre nol pote e se la senti stretta e tenuta ^ ne per dolce o duro sforzo clie facesse , non la pote ritrarre? Die un grido, precipi- tossi a terra in ginoccliio, e rinibombo T avello che era quello de" parenti di Francesca, e parvegli rispondesse come ua altro grido pel tempio, e uscisser le or^re ed alcuna si ravvolgcsse fra le coionne, e s' accostasse a passi riso- nanti di ferro, e poco a poco si dilegnasse. Tornato il silenzio universale, nuovi sforzi facea per ritrar la mano, e crede talora non fosse niorta Francesca, e la miro:, ma vide appassiti i liori che la incoronavano, appassite , spente le bellezze cli" egli avea vednie cosi fiorite ; lunghi dolori e celeste pazienza ritratti sul dolcisslmo volto, pallido questo, bianco e freddo come la freddissinia mano. Fu per morirne, fu per infuriare e trarre il ferro, e recider la mano vendicatrice ; ma sentivala allora stringer la sna , e quasi addentrarsi , non piu fredda , ma ardente e cocentis- sima. Penso uccidersi , ma quasi ad ammonimento dell' in- ferno , sentiva la mano stiUargli fuoco , e passar nelle vene e nelle midolle delie proprie ossn , ecc. " E parnto pero a noi che F egregio scrittore abl)ia al- qnanto piii accuratamente die sulle altre tenuto Foccliio sn quesia prima Novella, sebben' essa nella poc' anzi riferiia catastrofc pizziclii un jio' delie stravaganze romantiche : noit che le altre ancora non sieno forbite quanto quella ; ma perche ogni sottilissiuio segno di sfregio in Incidissiuia lama si fa cospicuo, qnando in lama imbrunita meno non ri- mansi avvertita. Noi !=periaiiio che non si arrestera egli a queste quattro, per le quali tanto proniette di se , e come e assai probabile che abbia a far ili queste una se- conda edizione, poco importa se non isplendida e magni- fica come la presente, noi lo invitiamo a considerare, se per esempio nella Aovella HI, raccontati i casi del!a belia Alda , quanto aggiunge dal fine della pag. i6i oltrc non sia da internmcnte omettere , come discussione inopportuna, e che sonza compenso raffredda il sentimcnto gia ecci- tato. Chi poi in qnesta stessa Novcla principalmente si aSa A V F F, N D I 0 E avvisasse Ji nolare im ninnifesto anaci'onisnio ., luiK^i ilal volerglicne far rolpa , voleniieri gli applaiidirh , come a colui c!ie ingegnosamciite lia sapnto tenersi libero per tlire la verlta , giustaniente giudicando iiomini e cose. Coa che ed ivi e dappertutto con ferinezza sostiene il bel carat- tere di un maestro di scuola , die cliinnqne pi-enda in mano questo Id^ro troveia la piu savia e cara cieatnra del mondo. Voci trtscane iisate dal celcbre Lorenzo Bellini , pro- fcssore dl analoinia ed arcademico dclla C'rusca, non registrate ne Dizlonarj della lingua lUduina. — Pa- dova ^ 1828, dalla tipografia della Miuervn. La Seriola , poemetto latino del nohile reneto Giuseppe Fah'ietti, cav. di 3IaUa, tradotto nellitaliana fa~ vella. — Venezia, 1829, dalla tipografia di Alvi- sopoll. Annnnciamo questo libietto per lodare il signor Floriano Caldani,clie in occasione di laiuea, in voce di accrescere il numero delle solite poesie , ha voluto proporre al can- didato un modello di stile utilissinio a tutti, ma principal- jnente agli studiosi dclle scienze naturali, dando nel tempo stesso un saggio di quelle ricchezze che dal Bellini si pos- sono trasportare nel nuovo Dizionario della lingua italiana. Questa usanza di spogliare , come suol dirsi , gli autori in pro di colore che stanno, o dlcesi almeno che stan prepa- rando quest' opera, si e propagata oramai per tutte le pro- vincie d' Italia, e potra senza dul)l)io giovare ed abbre- viar la fatica delf opera stessa. Solo e da teniere che que- st! indicl o spogli non autorizzino t'rattanto una perniciosa licenza. Alcune voci si trovano in ottimi autori , le quali non sono ottime, ne furono ricevute dalla nazione ; e ta- luna di queste s' incontra anche nel libro che annunziamo. L' autorita di un eseinpio non pongasi in luogo della ra- gione. Ai buoni e studiosi cultori delle scienze sia conce- duto d' introdurre vocaboli nuovi quando sono richiesti dalla novita delle cose ; ma dove si hanno gia voci buone e ricevute da tutti, Tesempio di qualclie loro innovazione non facciasi gerinc di neologismo. La Seriola volgarizzata da Angelo Dalmlstro fii pubbli- cata in occasione di nozze : c per que»to ci e sembrato di FARTB ITALIANA. 23o poteriie allogar qui ragionevolinente I' annunzio. L' argo- niento tU c|nesto poemeito non e altro cJie una delle tante metamorfosi celebrate da Ovidio. Trattasi di una ninfa la quale ])osC raptos liynienacos Sacpp dahat gemitus , coclumque in vota locahat Candida lit aetenio viutaret corpora fijtu^ Nee siiperesset adhuc casti sine floris honore. Interea pndibonda rcposta condila cella Sola dies traducit iners , labefacta dolore , Nee capit ore eibum , nee sera in node quietem , Et tantum. nitidos plorando foedat ocelLos. Dein morbi sensim gliscentis viribus iinpar In lurrymas abiit semper, vestigia donee Delerit vultus humani , et membra liquarit, Brachiaque et pectus mollem tenuarit in undam. Questo e Targomento del poemetto^ e questa e T eleganza per la quale una favola priva affatto di ogni novita ha po- tato nieiitare clie il sig. Dalmistro ki riproducesse al di nostri , e sostenesse in oltre la fatica di voltaila in vei-si italiani. Se questa versione conservi sempre la bella inge- nuita del latino noi non ardiremo ne aiFermarlo ne negarlo: Vogliamo in vece levarne un saggio da presentare ai nostri lettori : Poco a poco di placido rigagno 11 cheto a prender discorrevol piede Comincib ; perocche spontaneamente Sprigionasi ella dagli amplcs.'i ingrali Dell' obborrito amante , e , per diverse Vie divergendo , schivane to scontro. E fugge s' ei la incalza : alfin s arresta Stanca del Moranzano alia riviera. Ma i Veneti Magnati ch' ella avea Conosciuti allorche venieno t aure Beate a respirar della campngna , E nelle cui magion trovb snvente Ospitale acroglicnza , anime illustri Per nafiind. ;)/Vfd, per fedc insigni , Pianser delUi fanciidla f empin sorte Amaramenie c le mutate forme. ^34 APPEND ICK Fita e fatd d Innocenzo VIII papa CCXVI scritta per M. Francesco Serdonati fioreutino coll' ag- giunta dell ordine dl leggere gll scrktori della Storia romaiia , composte in latino per Ifl. Pietro Angeli da Barga e fatto volgare dallo stesso Serdonati. — Milano , 1829, dalla tipografia di Vincenzo Ferra- rio , in 8.°, di png. vil e 108 complessivamenle. Prezzo lir. i. 3o ital. , pari ad austr. i. 5o. Questo libro quand' anclie non avesse die il solo pre- glo cbe gll sta in fronte, cioe il nome di F. Serdonati, meriterebbe il piu favorevole accoglimento dagli studiosi deir italiana letteratura. E cbi non sa quanto terso, flnido ed elegante sia lo stile del Serdonati, siccbe merltossi di essere citato a testo od a modello di lingua? Ma T argo- niento ancora ne e importantissimo j perciocche i tempi in cui Innocenzo VIII ( Gian Battista Cibo ) tenne la sede pontlficia ripieni sono di grandi avvenimenti e politici e mditarl. Tali avvenimenti sono dunqne si bene dal Ser- donati esposti, die difficilmente si bramerebbero con nguale accuratezza descritti da altri storici del sedicesimo secolo. Ma quest' autografo e prezioso manoscritto non lia mai pri- ma d'ora veduta la luce. Esso giacque nel segreto arcbivio di Massa fino al 1806, nel qiial anno la principessa di Lucca, cui dair imperatore de' Francesi era stato ceduto il dominio di Massa e Carrara , facendo restaurare il ducale palazzo, distrusse colT unita cnttedrale la stanza in cui con- servavasi Tarcliivio della famiglia Cibo, e Inscio cbe passasse in private mani questo con altri maaoscritti non apparte- nenti ai negozj di Stato. Esso trovasl ora nell'I. R. Biblio- teca di Brera, alia quale fu dall' editore trasmesso in dono. Trattato del governo della famiglia dl Agnolo Pan- DOLFiNi , edizione corredata di spiegazioni ed os- servazioni tratte da qnella di Napoli 1 8 1 5 , ecc. — 3Iilano, 1829, Silvestri, in i6.°, di pag. xii e 154. Prezzo lir. i. 25. Quosta e la quarta edizione Silvestri del Pandolfini , e ci viene annunziata ad uso delle scuole d'ltalia. Essa forma parte della Biblioteca scelta di opere italiane antiche e mo- derne , die dallo stesso Silvestri va pubblicandosi , e cbe e giunta al volume 2 Si." r\nTE TT^LT\T<\. 235 T.eltere scclle dl Antulxd Caro ad iiso dclla gioventu, riiLUva cdizione ricorretta. — Bergamo, iBag, Maz- zoleni, in V>.'\ di pag. x e 270. Prczzo lir. i. 5o. Merita no senipre loile e incoraggiameato le nuove edi- zioni'de'' buonl librl, e molto piu quand' esse tendoao al- r istruz.ione della gioventu. VoJgaiizznmejit'o del libra de costumi e degll ojffizj de nohUl snpra il gitioco degli scacchi di frate Ja- ropo da Cessole tratto rmovamente dal Codice ma- iiliahcccliiano. — Milano , 1829, dalla tipografia del dottor Giulio Ferrario. Un volume in ^.^, dl pag. XX e 162. Lir. 4 ital. Frate Jacopo da Cessole compose nn trattato clei costumi e degli ufTicj die a lui parevano convenienti ai Re, alle Regine, ai Cavalieri, e di mano in niano a tutte quelle coodizioni d" uomini ch' entrano nel giuoco degli scacchi , del quale per altro non da iie precetti , ne regole, e nep- pure la descrizione. II trattato e scritto in latino, e si compone di alcune generali proposizioni confermate da varj esempi dedotti dalla storia : ma ne lo stile, ne la materia son tali che invoglino a leggere ; e poclii conoscerebbero questo libro se non se n' avesse un volgari/.zamento al quale la Crusca accordo 1* onore di molte citazioni. Di questo volgarizzamento avevamo finora due edizioni , Tuna liorentina del 1493, 1' altra veneziana del i534i delle quali la prima ( ciie pur e la migliore ) non si pu6 leggere senza durissinia prova di pazienza. II sig. Pietro Marocco ne pubblica ora una terza , tratta da un Codice magliabeccliiano, ed adorna, per cura del ch. dottor Giulio Ferrario, di ]jei fuc-siinili di tittte quelle incisioni in legno che trovansi ncU'antica edizione di Firenze. Nel line del liljro trovasi un Elcnco delle voci 0 locuzioiii o nuoi>'i sensi od usl maticanti al dizionario della Crusca. Quello clie abbiamo gia detto altrove puo intendersi ripe- tuto anciie a proposito di questo elenco : arcivire, al- tura (per alterezza) , accettaniciito (per eccezione), con- tiirbanza , credilorio (per credihile), e molte altre voci con- siiuili non c certamente da desiderare che i nuovi compi- latori del dizionario vogliano regalarle all' Italia , la quale se le avesse credute belle e degne del suo Icggiadro idioma a36 APPEND ICE non le avrebbe lasciate cadere in dimenticanza. E pero se i nostrl non si vorran temperare da questa sollecitudine coUa quale si brigano di raccogliere tutti tutu i vocaboli degli anticlii, i superstiziosi veneratori de' codici , contro al quali gridava il Monti, si faranno befFe di noi ; e ^rem mostrati in esempio del poco frntto die fan le dottrine dei pensatoi-i contro i pregiudizj gia radicati. Ma dell' elenco non diremo piii oltre , se non clie il sig. Marocco nel dar giudizio di alcune delle voci o locuzioni in esso registrate^ ha mostrato che da lui non dobbiaiuo temer questo danno. In qnanto poi al mode da Inl tenuto nella presente edlzione , egli pose questa massima : non doversi stampare libro di tal guisa ne per lettura de ragazzi e de scolari , ne per lettura de' piu fra letterati ; ma soltanto in servigio di coloro ( tuttavia assai pochi ) , i quali traggon diletlo da quel candore e schietta proprietd e ingenua venusta di det- tato che to stile dt/ nostri vecchj ci presenta ; .... Quindi ricopini colle stampe puntuallssimamente il MS. ( salva I' in- terpunzione), ne ho gia schwate quelle storpiature di noini, quelle voci a di conio affatto antico o con ortografia strana e. dismessa, quelle superfiuita e quelle stravolte sintassi che vi s'incontrann di frequence. E dice di avere cio fatto sa- pendo che que' dotti at quali verra sott' occhio iolentieri I' opera presente non si sogUono prender fastidio , ne riinaner impacciati dai vezzi dell' ant ickita ; e che a coloro che hanno vaghezza di conoscere lo stile de primi italiani ed in ispe- zialta la loro naturale squisitezza nel fatto d' armonia e la loro disinvolta noncuranza della precisa grammatica , convien porre innanzi i loro scritti come per lo appunto uscirono dalla loro penna. Noi non possianio tacere che tutte coteste ragioni ci sembrano troppo insufficienti a giustificare il si- stenia seguito in questa edizione ; il quale ci par tanto contrario ai progressi della buona critica , che non sap- piamo come abbia potuto mostrarsi lodevole al buon giudizio del sig. Marocco. Innanzi tutto s' egli ha qualche stima del suo autore ( e dehbe averne dacclie iia durata la fatica di questa edi- zione ), come pote credere che ricopiando le storpiature e le sgrainmaticature che il codice gli ofteriva egli nietterebbe innanzi a' leggitori lo scritto quale usci dalla penna del- r autore? Doljbiamo noi dunque credere che uno scrit- tore vissuio dopo Dino Compagni , dopo i! Pafsavmiti e PARTE ITALIANA. 33/ Bartolouieo da S. Concordio e rAlighieri , e fors' aiico dopo il Petrarca e il Boccaccio scx-ivesse Bambillonia , Atttnia, Fo- liponiesi, Sanatori, Sunato, Filosafi, viiicerabho, e cento altri somiglianti vocaboli? Questi errori sono per certo degli ama- nuensis e non credei-eino giammai clie si possano ripro- durre ai di nostri con diietto ne con utilita di nessuno. I libri di lingua poi non si debbono pub])licare pei dotti giii provetti (dai quali siamo in diritto di pretendere studj piU gi-avi e pill utiii), nia per la gioventii : e pero si dee cer- care che, per quanto e posslbile, siano conformi alia buona granimatica, e purgati da quegli errori d' ogni maniera che i copisti ignoranti vi seminarono a larga niano. II blandire le inclinazioni di que' magri filologi i quali leggendo le adiil- terazioni di un ignorante copista trovano in esse le bellezze ancor vergini del nostro idionia, non ci par cosa conve- niente all' ingegno del slg. Marocco. Se egli avesse voluto in vece seguire le dottrine e gli esempi del Monti , noi gli potremmo senza dubbio dar lode di aver presentato alia gioventu italiana un fruttuoso esemplare di stile ; mentre al coatrario sviandosi da que' precetti e da quegli esempi ha bcnsi riprodotto con gran diligenza il MS. magliabecchiano , ma non ha giovato pnnto ne poco ne alia riputazione del libro, ne all' utilita di chi vorra in esso studlare. lii generate la stampa di Firenze e piu corretta di questa inilanese, e coufrontando le stampe ed i manoscritti col testo latino e giovandosi della critica non sarebbe stato diOiclle il fare un' edizione che fosse piu degua dei nostri giorni. Se ne veggano alcuni esempi. Dionigi tiranno di Sicilia era pieno di tanta sospezione e paura sappiendo che gli ( forse ch'egli) era odiato da tutti, die reniOK'endo da se gli ainici , in loro hiogo raise ferocis~ simi barbari ai quali raccomandoe la guardia del suo campo, Questo cainpo non ci parve genuina lezione. Cercando nel testo trovammo: qnibns vit/e suce custodiani coinniiserat : perche dunque non daremo la preferenza alia stauipa fi- rentina che legge la guardia del sno corpo? Altrove leggianio : Lo imperadore Federigo 11 alia dtta di Ciipo^a sopra il ponte della cittjC die le corre d' ia- toriio fece fare una porta di marmo. Ma come niai si puo fare una porta sopra il ponte di una citta che corre inlorno jid un' altra * II latino dice: super ponteni W(>f.« qua' circa ipsam [ Capuani ) dcfluit : e quindi era da seguilavsi U Biampa che lia ; snpra il ponle dcW acqua. :238 APPENDIOE Nanando 1' auture cU uao che volea nibare il jiasto ai cavalli , trovianio : quawlo il. ladro verine ter mei il cavallo ecc. Ma che sigailica qnesto inodo venire per mei? Nel testo latino avvi: cum ad equum latro venisset ■, e la stampa di Firenze con bel moclo italiano traduce: quando venne al cavallo. E dove si legge che Ligurio non ebbe fatto giurare al popolo di servare le sue leggi, perche non sostituirenio a quel false Ligurio il verace Licurgo'. Perche non daremo bando a quella negazione, la quale perturlia ogiii senso e non e del testo ( populuin et civitatem astriaxit ) ? Perche non dlremo die Marco Marcello prese i Siracusani piutto- stoche i Saragozzani , quando il testo dice assai chiara- mente captis Siracusanis''. Perclie vorrem noi confondere 10 storico Giuseppe Flavio col medico di Tito , quando il testo latino e visibilmente corrotto? Perche leggeremo col Codice maglialiecchiano : acciocclie nevno viva mcno eke castamente all' e sempio di Lucrezia, e non piuttosto nissurui coU'edizione di Firenze, nientre il testo dice aliqua impa- dica , ed e chiaro che Lucrezia dovea parlare di donne, Noi potremmo moltiplicare in infinito le nostre interroga- zioni , perche infinitL sono propriamente gli errori del Co- dice magliabecchiano, ai quali la critica deH'edltore poteva recare sicurissimo rimedio. Moite storie falsilicate , molti luoghi confusi e sgrammaticati sarebbero tutta\ ia rimasti nel liljro , se non volevasi in troppi luoghi toccare ^ ma il numero di questi sconci sarebbe di lunga ma no niinore che al presente , e T opera tornerelilje inolto piii fruttuosa. 11 sig-. Marocco poi ( s' egli vuol accettare una nostra pre- ghiera ) non sottoponga il suo glovine e vigoroso ingegno a queste ingrate fatiche, nelle quali non solanientc si Sjiogne onii fantasia, ma si rinuncia , che c peggio, alia ragione. Lettere sit Firenze. Lir. 3 ital. — Saggio di Icttere sulla Svizzera. Lir. 2. 5o ital. — llilano, iJiay e 18:29, presso Aiitonio Fortunato Stella e figli^ ill 24." Abbianio annunciate nel 1826 le Lettere sii Roma e JVapoli del sigiior Tullio Dandolo^ e neiranno susseguente quelle sopra Vcnezia ^ operette lodevoli tutte e due, e te- siiuioiii uoii dublij die il giovine autorc avviavasi per una PARTE ITALIANA. 289 strada dove potrebbe cogliere di belli allori. Questo s' e in fatti avverato ncUe Leitere su Firenze che teanero dietro a quelle su Venezia, e piu ancora si fa manifesto al pre- sente nel Saggio di Lettere suUa Svizzera. La diveisita del soggetto doveva natnralmente imprimere in quest! due libri un carattere somniauiente diverso; e r ingegno dell" autore passando feliceniente dalla civilta ed anclie (in alcuni tempi) dalla corruzione di una possente repuliblica tutta piena di art!, di ricchezze e di lusso , al vivere agreste e semplice di poveri nia virtuosi luontanari , lia uiostrato che sa estendere le sue osservazioni sopra tutto quanto puo ofTeriie 1' umana famiglia , dovunque ella si trovi ; e sentir vivamente e descrivere con acconci co- lori tutto cio die la considerazione degli uomini nelle varie loro condlzioni puo inspirare ad un animo nudrito di buoai studj e veracemente desideroso del pubblico bene. La de- niocrazia fiorentina e la casa Medici sono rappresentate nelle lettere del sig. Dandolo con quella critica che non jierniette ai di nostri di ripetere ciecamente le apologie di che i nostri padri largheggiarono troppo spesso ai vizj ravvolti nello splendore di molte esterne virtii. I piii grandi personaggi di quel paese , e le operc veramente iainiortali che vi lasciarono , tutto e descritto con diligeaza e coa buon giudizio dal nostro autore. Ma perche la politica fiorentina, la fortuna dei Medici, e le lettere e le arti di quella Terra furon descritte da niolti , percio, dal lato della novita , questo volume intorno a Firenze destera niinore interesse deH'altro al ijuale volgiamo ora il nostro discorso. II signor Dandolo publjlica alcune Lettere sul Cantono de Grigioni, sicconie saggio di quelle che !:a in animo di pubi)licare sulla Svizzera intiera: e queste Lettere formano un libretto di 23o pagine circa, dettate con molta nobilta di pensieri e con uno stile scorrevole , appropriate ai sog- getti , 0 benclie non sempre elegante ne purissimo seinpre, lontano pero dall' allettazione e dalla negligenza. Quanto o la natura o gli uomini possono offerire d' interessaute a chi viaggia i Grigioni, tutto e descrit'.o dall' egregio autore con somnia precisione e con istorica verita i perch' egh ha vednta cogli occhl suoi proprj ogni cosa , ha interrogati egli stesso i piii vecchi e piii assennati abitanti di quei paesi, e, cio che piu importa, non crede che Parte dello »trittore possa in un libro di tal natura accrcaccrc o il 340 Al'PKNDICE dilettevole o il Ijeilo, qualora si diliiiiglii dal vero. Egli ha coiisultati jiioltre quaiiti haiitio gia scritto intorno al paese del quale ragiona ; lia confroutate le proprie sensazioiii con quelle di mold altri , ed ha potato dettar cosi uu liliro in cui il cuore e principalissima parte , ma le inspirazioni hanno per moderatrici la ragione e la verita. Come negli altri iiciggi del signer Dandolo, cosi anche in quest' ultimo 61 ravvisa sempre la sua nohile tendenza a rappresentarci piuttosto gli uomini che i paesi ; e benclie le descrizloni dei luoghi siano sempre vive ed efficaci, pure s' impri- mono assai piu fortemente nell' animo nostro le riflessioni ch' ei viene dettando sopra alcuni costumi , sopra il vivere o pubblico o privato di quelle gentl fra le quali viaggio, sulla storia, sulle guerre o esterne o civili, su tutto quanto in somma puo servire od a farci conoscere le cagioni del loro stato presente , od a disvelarae i probabili loro casi avvenire. Alcune storielle introdotte a gulsa di episodj ser- vono mlrabilmente al diletto di clii scorre queste pagine ed air intento delf autore ; perciie dipingono sempre piu i costumi del paese descritto. Clii non leggera con piacere il capitoletto che s' intitola Hume e Yalders? o le nuove Sabine dell' Engaddina, o la storia del Barone di Razuns, o quella del Giovine Svizzero che sente in Parigi intuo- nare il Eaiiz-de-Vaches , e strascinato da invincibile forza si fa disertore, e per rivedere la patria corre incoutro alia morte ? Troppe cose dovremmo accennare se volessimo citar qm tutti i luoghi nei quali a noi parve che il libro del sig. Dandolo debba toccar vivamenle ogni anirao delicato. Riidlmentl dclla storia moderna de<^ll Stati. Parte IV per la prima classe d umanitd dcgV IJ. RR. giii- nasj. — Milano, 1828, daU Imp. R. Stamp cria ^ ill 8.°, di pag' 236. Prezzo lir. i. ^5 austr. Libra di testo. All Pacha di Giannina, storia orientale, tratta dalle opere del sig. Ugo Ponqtteiille , trudazione di C. B. — Milano , 1829, Ruscoiii, torn. 3, in 12." Prezzo ital. lir. 6 . pari ad austr. lir. 6. 90. Ci ha un sifFatto genere di storie che quando non fos- jeio dalla testimonianza de' contemporanei asseverate , 31 rARTE ITAI.I\N.\. 24. 1 direbbero figlie piu dell' iiniiiaginazione che della verita. Grande pero e il diletto die si ritrae dal leggere cotali storle, appunto perclie accostansi alle opere d' imiuagina- zione ; nia ancor piu di qneste ci riescono gradevoli, per- che al diletto uniscono T istruzioiie , faceiidoci esse non solo conoscere le costuinaaze del paese o degli iiomini de' quali ci raccontauo i fatti , ma penetrare ben anche ne' piu recoaditi recessi dell' uonio si di stato che di guerra. E tale specie di siorie e appuiito a' di iiostri in gran voga; perciocche ad essa appartengono qnelle tante biogralie che sotto il titolo di Memorie vanno specialuiente in Francia pubblicandosi. II diletto poi ch' esse accoppiano all' utile, la verita stessa dei racconti, farle dovreljbe di gran lunga anteporre ai Romnnzl sorici, specie, per cost dire, am- fibia , nella quale discernere non sai il vero dall' imniagi- nato o dal snpposto. Alia classe delle anzidette storie utili e dilettevuli ap- partiene quella che annnnzlaino col titolo di A i Padia di Giannina. Faiiioso e questo noine nella storia della Tnrchia e della nioderna Grecia. 11 carattere di Ali e nn coiiiposto di ferocia, d'orgoglio, ili giustizia , di valor guerriero , di tirannide spaventosa. Le sue gesta ti fauno alibrividare f, e nondiineno sei talvolta costretto ad ammirarle. Nessuno europeo pote meglio contemplarlo, ne piu da vicino ri- trarne il carattere, quanto Ugo Pouquevillc che fu a lungo alia corte di lui,e tutti pote rintracciarne i fatti. La tra- duzione del sig. G. B. ci sembra pregevole per chiarezza e facilit;i, e per una tal quale disinvoltura di stile. Dicldarazione dcgll andchi marml modenesi colle no- tizie di Modena al tempo de Romani. — Modena, 1028, Viiicenzo e coinp. , in 8.°, con due tavolc. Aiitore di questa enidita ed importante operetta e il sig. don Celestino Cavedoni , prefetto dell' Estense R. Mu- spo delle medaglie. II libro ha principio da una succosa e ben compendiata storia di Modena dall'anno di Roma 536, prima epoca in cui quella citta trovisi dalle anticlie me- morie rammentata, sino a' tempi del inagno Costantino , che dopo la sconlitta di Massenzio oppngno Modena ed Aqnileja , le quali due citta gli opponevano tuttavia armi e rcsistenza. A tali Notizie e aggiunta un' Appendirt di cio BibL I led. T. LIV. ^ 16 242 APPENDICE che s' incontra negli scriuori intorno alia condizione del ter- ritorlo modeaese. I manni de' quali trattasi stavano qua e cola dispersi in Modeaa e ne'dintoriii di essa. II serenis- slmo Francesco IV, arciduca d'Austria e duca di Modena, li fece provvidaniente raccogliere e disporre sotto grinterni e spaziosi portici di quelle case della cosi detta opera di Carita. Essi dividoiisi nelle due classi dijigurati e di scritti. E gli uni e gli altri vengono dall' autore illustrati con bel corredo di critica e di non volgare erudizione. I marmi sono nel braccio destro di essi portici , /^.5 di numero , coinpresivl varj frammenti e non pochi grandiosi sarcofagi. Nel braccio sinistro sono le lapidi ed i monumenti nieno antichi, pregiabili pero dessi ancora per la storia, per Parte e per la ricordanza d'iilustri famiglie. Ci e quindi gratissimo 1' annunziare lo stabilimento e 1' illustrazione di questo museo che gia grandeggia ad onore non di Mo- dena soltanto, ma di tutta la peuisola nostra. Opere di Antonio Canova disegnate ed incise con il-> lustrazioni di Melchiorre Missirini. — Venezia , 1828 e 1829, in i\° Quest' opera esce per fascicoli , e ne conterrd cinqaanta. Ogni fascicolo contiene quattro incisiuni colle relative illustrazioju. II prezzo d ogni fascicolo in 4.° reale e di austr. lir. 4 , e di lir. 6 in 4.° imperiale a lettere aperte. Bella edizione , per cura ed a conto de' signoii Tommaso Sussi e comp. Finora non ci e perveniito che il solo fascicolo i.° II noine del Canova suona oggimai nel mondo tntto si altaineate che ad inutile impresa si acciagerebbe chi ri- petere ne volesse gli elogi. // A chi cio facesse ( dice op- portunamente il sig. Missirini) si potria volgere quello die presso Luciano, Antalcida di Lacedemoue risj^ose al Sofista che intendea ripetere lo encoinio di Ercole : taci , buon uomo , che gia niuno lo biasima. " Bensi direino phe sebber^e le qpere del Fidia italiano state siano piii volte incise e pubblicate , nondimeno ottimo divisameuto (ci sembra quello di riprodurle tutte in un sol corpo rac- colte e con opportune iUustrazioni rischiarate, onde co- loro cui per avventura dato non fosse di giovarsi si age- Volmente degli qriginali lavori 5 possquo aluieno avernc PARTE IT AM AN A. 2^3 nil' ituuiagiiie ed uua facile scorta. Clie le riproluzioni delle opere vcrameute sublimt non sono mai so\frcliie, ed anzi giovano sempre a vie j>iu proiiiovere e dlU'oadeie il huoii gusto ed a risveiiliare ne' giovaui studiosi la liamma del hello avvivatrice. Bene poi s' avvisarono gli egregi cditori di questa collezioiie coir anidanie le illustrazioni al ch. signor Missirini , legato gia al Canova coL vincoU della pill santa amicizia , e die gia penetrate avea nelle peregrine invenzioni di quel sommo maestro , siccoine te- stinionianza ne fanno le cose clie siille opere di lui venne egli dicendo nella sua vita dello stesso Canova , piibhlicata gia sono alcnui anui. Belle di fatto ci sembrano e di bella dottrina corredate le illustrazioni clie in questo prime fascicolo contengonsi. L"" autore le vien pure qua e cola spargendo di lumi estetici , da' quali non poco gio\ amento trarre potrebliero gli studiosi dell' arte. Belle ci sembrano non meno le tavole, seliliene alcune di quelle che al>biamo sott' occhio si risentano gia di una tal quale stracciiezza. Esse sono discgnaie ed incise da divorsi, ma tutt) valenti artelici. |Noi ritorneremo su quest' opera tosto die sara stata ad un niaggior luimero di fascicoli innoltrata. Non altro era agglugneremo , se non die brauiato a\remino clie o nel testo o nelle tavole stata fosse altresi indicata Taltezza o la dimensione di ciascun' opera; col qua! mezzo gli studiosi potiito avrebbero formarscne una plii esatta idea. Discorsi Ictd ncll I. R. Accademia dl belle urti i/i Venezia per la dlstiibuziojie del pieinj dell anno 1 028. — Venezia, tip. Picotti. Due sono i discorsi contenuti in questo libretto, e dalla lettura di amendue pub trarre Tartista non lieve vautaggio per la direzione de' proprj studj e della sua morale con- dotta. L' argomento del jirimo, preso a trattare da Antonio Diedo, nobile veneto, segretario e f. f. di presidente di quella illustre Accademia , tende a confortare que' giova- netti die iniziati nella carriera delle arti belle s' invili - scono ad ogni passo, e ditfidano delle proprie forze per su- pcrarne la lungbezza. Con molti esempi antichi e moderni tratti dalla storla Ictteraria e pittorica , non meno tlie con diversi panigont vicne dimostrato quanto lianno potuto a44 A P 1' K N D 1 C K consegulre aiiclie i tarJl ingegni per la costanza nello studio e pel Imon volere. NelT altro ragioiinmeiito 1" aliate pro- fessore Aiitoaio Meneglielli , socio onorario della medesima Accademia , tessendo 1' elogio di Caiiova prende a disami- nare qnaiito quest' uomo imniortale abbia giovato le arti coiraltezza del sue ingegno, e quanto le abbia onorate coUe piu emineiili viftii. Fa conoscere da principio qual fosse la condizioue delle arti iiiiitatrici al nascere di Ca- nova , e la necessita die sorgesse un' aniina dotata di squi- sito sentire , capace di agitarsi e comnuioversi al solo aspetto del vero bello , onde dissipare la falsa maniera die ill allora doniinava , e ricondurle ai giusti precetti. Osserva poscia die per operare questo cangiaiuento era niestieri die le migliori disposizloni si combinassero colla fortuna di dispiegarsi dove niniio vi avesse die potesse guastarle col tristo eseniplo e col centio autorevole, il die eff'ettuossi ill Canova. Abbeiidie assai mediocre fosse il precettore die diresse i suoi priuii passi neir arte . cio nulla meno avendo la bellezza del vero fatto breccia negli occhi del- I'allievo, prese qiiesti iiaa via sicura ed elibe agio di fer- rnare nell' aiiimo die iioii vi iia bello , se al vero non sia radicalmente conforine. Emaiicipatosi dal maestro, 11 quale pur troppo seiiti la propria iiiferlorita a fronte di si felici disposizioai , ed abbaiidoiiato Possagiio sua culla , portossi a Venezia, die avvezza a contemplare la semplice natura ritratta da cjue' famosi dipintori, applaudi al novello gusto recatovi dal giovluetto scultore. Cola alcuiii pezzi di greco Bcarpello lo scossero , e la vista di questi cougiuiita ai consigli de' saggi gli digdero impulso ad appigliarsi alio studio deirantico. Favorita qupsta risoluzione da munifici patrizj mecenati , i di cui iiomi ricorda 1" oratore col do- vuto elogio, il Canova ebbe la sorte di poter locarsi nella sede delle belle arti, e cola fiir proprio tesoro delle liel- lezze deir Apollo, del Laocoonte , del torso di Belvedere, dei colossi del Quirinale, e di tuttocio di die va doviziosa quella metropoU del uioado cristiano. c Porre in ariiioaia » fratellevole il bello reale e di coiivenzione , starsi fra *' I' arte e la natura cosi , die uii tutto ne sorgesse , no " troppo ligio deH'mia, ne di soverdiio imitatore delT al- n tra : in somma uno scolpire casto, ma non servile, largo, *> nobile , scelto , ma non liceiizioso , egualmente attem- w prfltp al dolce, 4I terribije, agli affetti sojvip alle graudi I'ARTE ITALIANS. 343 •> passloni, ecco qnanto iece 11 Canova a pro della scul- t' iiira nella seJe dpUe arti belle. Risero in sulle prime i " inanieristi , ma noii risero i saggi i e Canova iiato per " pesare, non per iioverare i siioi j^iutlici , trancpiillo pro- " segui r iiicomiiiciata carriera. Taccjuero i primi , non " cessarono di encomiarlo i seconcli, e ben presto ebbe »> la gloria di volare su Tali della fama , di esseie vene- " rato a legislntore per gnish die quanti maneggiarono " dappoi lo scarpello sentirono cli'' era niestieri segiiire le >i di lui orme. " Da rpii passa 1' autore delT elogio ad enninerare i vantaggi recati da Canova alle arti , merce deir iiurouotta rif'orma dello stile , iVa i quali precipiio e qnello di aver obbligato colP eccellenza delle sue opere i iiiediocri iagegni a ristarsi dal pretendere le palnie devo- lute ai soinuii, sino a clie non abbiano a prezzo di Inngo studio cangiata la loro condizione. Ci da poi notizia die Canova in Roma, dopo F esecuzione di alcune opere die destarono T entusiasmo , intese ad erudirsi nelle uniane let- tere , nella storia , nella mitologia ed ardieologia •, cosicclie anche da questo lato indico i niezzi onde poter trattare i subbietti con quella proprieth e convenienza die niostra r artista opportuiiamente istitnito, e soprattutto non istra- niero agli annali dei popoli , senza le quali doti le produ- zioni deir arte vengoiio ormai considerate siccome desti- tuite di un pregio imjtortante. Passa in seguito 1' oratore a descrivere il carattere morale di questo egrcgio ristora- tore della scultura , c' informa del nobile uso die fece delle procacciate ricdiezze , quindi accenna 1' Accademia da lui istituita con migliori discipline , i premj del proprio con- feriti per incoraggiamento de' giovani studiosi , verso do' quali f'u largo non solo di conslgli , ma eziandio di bene- ficenze, e queste praticate con qnella delicatezza die e propria delle anime grandi. Al quadro della sua non co- nmne generosita accoppia quello della sua rara modestia e della sua pieia , facendoci sapere die salito Canova all'apice della gloria, favorite dai potenti , colmato di onori, sempre egll mostrossi ornato delle piu belle doti del cuore. Noi non seguiremo piu oltre T autore liel ra- giouamento , sembrandoci di esserci dilungati al di la di quanto si add ice per un sunto. Nel troncare pero le no- stre parole consigliereaio gli artisti a procacciarsi questo elogio , perche potranno riscontrare in esso il modello 246 APPENDIOE «1eir noino soninio nell" arte , e cio die pii'i importa , del- r nomo ilabbene. I cine discorsi di cui a]jl)iamo dato no- tizia soiio chinsi JalF elenco dei preniiati. F. * Collezione delle statue csistcnti piesso I' I. R. Ac- cademia di belle arti , e delle altre classiche che si ammirano in Venezia , disegnate ed incise dai fratclli Gio. e Giuseppe Zuliani sotto la direzione del loro padre Felice , ed illustrate da F. Z. — Venezia i82;7-29, dalla tipografia di Alvisopoli , gr. in 4.° Fsce per fascicoli , ciascuno al prezzo di anstr. 1. 25. La raccolta ne conterrci 24. O^ii fascicolo contiene due incisioni. Finora non ci sono penenuti die tre fascicoli. Principj elcmentari di musica seguendo il metodo di Boiufazio Asioli , aggiuntevi alcune annotazioni necessarie nello studiare quest arte ^ di Guido Ci- Moso di Vicenza ad uso de suoi cdlied , sul forte- piano o sul iioliuo , ed a clii iolesse approfittarsene , con sette tavole relative. — Vicenza, dalla. tipografia Picutti , in 8.°, di pag. 212 ^ 10 di aggiunte. Sulla melodia, sulV armonia e sid metro , disserta- zioni di Marco Santucci , ecc. — Lucca 1828, dalla tipogiafia Bertini , in 8.°, di pag. 124. Intonio agU sci-ltti deirAsloll, cui 1' antore delia prima fU queste due opere dice d' aver seguito , iioi gia esposto abbiamo il parer nostro. Ne quindi ci farenio a quistio- narc se egli siasl ben apposto col prenderle a nonna. Pochissimi ceiini farenio ancora intorno alT opera dei sig. Cimoso. Essa ci si presenta con nn dovizioso corredo di erudizione , e quindi giova a smentire la troppo generics taccia data dal Ronsseau a' professori di musica, cioe che les muslciens lisent peu. Ma T ainmasso di questa erudizione e tale che per lo meno meritarsi potrebbe la taccia di f[nel disgustoso non est hie lonis. "Vi s"" incontrano , e vero, alcune dclinizioni di nuovo conio, ma queste non sempre conformi alia bnona logica. L" ordine poi e lo stile di questi Principj elementari ci sembrano atti non ad altro die a pro- durre una confiisione d" idee nelT iaielletto dei prinoipianti. fARTE ITALIANA. 247 alia qnale confu^ione debbono di necesslta tener dietro la noja ed il disgnsto per V arte al segno ch' eglino prendano to strornento f lo precipiiino giii 0 per le scale, 0 lo gittino per lu finrstra ( soiio parole delf autore , pag. i38), ma prima il libro , a meno che nello studio di esso come in quello del violino sudar non vogliano la intera camicia (ibid.) non d' estate soltanto, ma anche d' inverno. A conferina delle parole nostre faremo qua e cola al- cune poclie osservazloui snl lil^ro stesso. E primleramente r autore proiuettendo nella sua prefazione di voler dare as;li Elementi dell' A-iioli quella cliiarezza di cui essL niancano , ne toglie il dialogo die ne' libri elementari suol essere di si grande giovanieuto a chiarire le idee, ed a ben determiaarle colla iiiterrogazione e colla risposta ; col qnale artilicio piii faciliueute e meglio imprimonsi le nozioni ed i precetti nella meinoria de' giovani studios!. Al capitolo II r autore meutre dice chinra e hclla la definizione ciie della musica ci vien data dall'AsioIi , ne riforisce egli stesso tre altre , fra le quali distlnguere non saprenuno quale sia la sua prediletta. Tale incertezza del maestro nel definire Tarte sua non e certamente un buon principlo per incoraggiare lo studente , il quale mentre lia diritto di aspettarsi principj sicuri e chiare definizioni, trovandosi in vece chiamato a dlscutere suU" a//a, tenier dee di non poter giugnere aW omega. Qnesto ragionevole timore f'arassi in lui ancor piu forte , veggendo egli clie le prime riglie di qnesto capitolo lo ciiiainano a due an- notazioni primarie con altre secondarle , 1' una delle quali spiage r allievo in un labirinto, clie ogginiai spaventa gli ernditi , e molto piu spaventar dee un giovane appena nella musica iniziato: difetto die generalmente in qnesto libro s'incontra, cominciando ben andie dal capitolo 1." L' autore nello stesso capitolo II nel definire V arinonia e la melodia art'erma , nota (a), die queste adesso poco s' in- tendono , ma ci sembra die appnnto per tale ragione egli dovrebbe delialrle esattamente c colla massima cliiarezza. Ora le defialzioni clT egli ne da mancano e dell' una e deir altra prerogativa. I;a successione (dice egli) e la du- rata di pnrrcrhi snoni coinhinati in modo variato e regolare pro lurono la nieloilia. Qnol vocabolo durata ci sembra inu- tile , e qneir agglunto parecchi a' suoni puo far iiascere confuslone ed equivoco voW" anno nia , la qnale cosi viene 24"^ A r P E N D I c r, (lairaiuore defiaita : V unione siinultanea di uirj suoid piii o meno piacevoli. Chi legge potrebhe qui ginstamente du- bitare se il maggiore o minor diletto dell' armonla dipenda dalla qnalita piii o meno piacevole dei svioni , o piuttosto dal modo piii o meno piacevole, con cui combinati sono i suoni. Egli dovrebb' anzi appigliarsi al primo senso, cio che a parer nostro sareHbe contrario alia filosofia dell' arte. L' autore alia nota (3) parla dell' organo , ed ha ra- gione di afFermare clie non e cosi facile il suonar I' organo hen bene , e che bisogna studiarlo molto assai. Ma non sa- premmo quale principiante, benche di perspicace ingegno , intendere possa la deiiaizione del leinperamento equabile ecc, e quelle parole con cui chiudesi la Nota : e poi dimando se il violino ecc. , sine alia fine. Alia nota (60) egli parlando del gruppetto dice che con- viene non usarlo con suoni insussistenti alia melodica arnionia. Noi aineremmo di sapere clie cosa egli intenda con quella melodica arnionia e con quei suoni ad essa insussistenti. Questo e certamente uno de' molti enimmi, de' quali vieii egli regalando i snoi studenti. Alia pag. 45 c' insegna che il Mordente debb'' essere fatto per lo piii calanle nel tempo e nella forza , ossia mo- rendo. Ma questa a noi sembra una vera eresia musicale; ne saj^remmo se possa dal buon senso approvarsi Y eti- mologia del mordente che voiTebbesi derivato dal verbo morire , e non dal verbo mordere. Egli e vero che nel dizionario del ch. Liclitenthal trovasi Farticolo Morendo dopo r articolo Mordente : ma que' due vocaboli vi stanno cosi vicini di casa non gia per 1' analogia del signi/icato , ma pel raetodo analitico dall' autore seguito. Troppe cose noi avremmo a dire se tutte esporre vo- lessimo le mende , delle quali ridondano questi Principj elementari che nel frontispizio morto sono annunziati col titolo di Trat.tato elementare di. musica. Se il sig. Cimoso hrama di renders! veramente utile a' suoi allievi colle teo- riche e pratiche cognizioni, delle quali nell' ancor fresca eta sua mostrasi doviziosamente fornito , tolga dall' opera queir amma«SQ di dottrine il piii delle volte estranee ad un Trattato elementare, vi sostituisca delinizioni meno oscure e pill esatte , ne ingentilisca lo stile , facciasi in somma a rifondere il libro suo. Imperocche se le belle arti sono sorelle , non dee 1' una essere dall' altra difForme , quando V\nTF. ITALT\N\. 2^() r una e alP altra di sussidio, e percio in quest' opcni I'arte del ])en dire condurre dovrelilie a iiiaiio a mano i precetti della sorella sua , cioe della inusica. Una tal quale niancauza di precisioiie ci si uiaiiifesta ben tosto neir argouiento del capitolo I.° die viene cosi espresso: Alcuni hriisi cenni suW online della musica secondo gli atiiichi e secondo i Greet — Secondo i Greci ? Quasi die i Greci non appartenessero eglino ancora ai popoli an- ticlu ! Ottiuii principj , ordine lucidissimo e stile chiaro, pro- prio , vivace, e cio die pure somniauiente importa un artilicio siffatto , die le quistioni di musica rende piane e facili anclie all' intelletto di coloro die non sono dell' arte intelligenti : ecco i pregi deile dissertazioni del sig. San- tucci sidla Melodia, sull' Armonia e sid Metro. L' autore stesso cosi propone alia studiosa gioventu la materia del- r opera sua : k In prima si ragioiia delle doti di cui deb- bono essere fornite le tre parti die costituiscono la musi- cale composizione , la Melodia cio'e , V Armonia ed il 3Ietro: quindi se ne notano i dit'etti : e finaluiente si passa a parlare di certa foggia di scrivere in musica die e tanto in voga oggidi. >> Tre sono percio le dissertazioni. Nella prima si dimostra die la Melodia debb" essere espressiva e ben modulata. Espressiva , cioe tale die cor- risponda al sentimento raccliiuso nelle parole sulle quali e scritta la musica \, e questa corrispondenza essere dee una, ma variata , non monoto/ia , evidente , intera , sillatta die le conibinate note applicare non si possano ad altri sentimenti. — Ben modulata , cioe con una sempre grade- vole varieia delle regolari modulazioni, in modo pero die non sia troppo scrupolosa ed eccessiva. A piii fortemente esprimere una veenientissima passione f arte giovasi an- cora delle irregolari modulazioni, ma ne scliiva lo sfre- nato abuso e quelle die giungono troppo aspre od afTettate e capricciose. L' Armonia, ond" e costituito V accompagnamenfo , prestar dee il suo sussidio alia Melodia, ma non mai opprimerla. Essa ancora d' accordo colla sorella del)I)' esprimere il sentimento delle parole, ma non mai sovercliiarle. Merce di tale concordia gli afietti acquistano quella forza alia quale e d* uopo die tutta si arrenda f anima degli uditori, come se dalla verita stessa fosse profondamente colpita. 25o AFPENDICE E qui Tautore apresi il campo a dlscutere sui vizj del- rodierna inuslca. II Metro e la regola o la misura del tempo. II suo uf- ficio e quello di dividere il tempo ia parti eguali che diconsi battute. Ne la melodia , iie I'armonia, ne la pro- nunciazione stessa delle parole , suUe quali e scritta la musica i far possono senza del metro. Esso percio dice- vasi dagli antichi anche Ritmo o Numero , perche costi- tuisce la difFerenza del moto risultante dalla velocita o dalla lentezza , dalla lunghezza o dalla brevita del tempo. Nel trattare delle quali cose 1' autore fassi acconciameate a rispondere alle varie obbiezloni che fare gli si potreb- bero , e massime a quella : come mai abbia egli trovato lanto da piatire contro di certa moderna musica , allorche tanto di mondo le fa plauso. Al che egli rispoiide giovan- dosi dei fatti che dalla storia gli vengoao somministrati, ma ia particular modo dell' estetica, o direm meglio della fi- losofia della letteratnra e delle arti belle. Dalla quale sua risposta chiaramente risulta die quand' anche tanto mondo facesse plauso all' odierna musica , non ne verrebbe assolutamente la conseguenza dover essa percio bella cliia- marsi ; ne essere poi si di leggieri a concedersi che venga universalmente applaudita , e non lo e di fatto da quel pochi valorosi maestri antichi che vivono tuttora , ne da que' raolti studiosi die furono ai veri prlncipj dell' arte nodriti. Che qui ancora torna in accoacio cio die a' suoi tempi della vera musica diceva Gaspare Gozzi , ed a noi pure sia lecito il ripeterlo : bcUa celeste. Non piace a lei die innwnerabil turba C Viva in atti di fuor , morta di dentro ) Le applauda a caso , e niano a man pcrcuota ; iVe si rallegra , se le rozze voci , Avvezze spesso ad innalzare al cielo Perito cucinier , sapor di salse , Volgano a lei quelle infinite lodi Ch' ebber prima da lor qiiagUa ed accrggia. Vanno al vento tai loili, e nero oblio Su vi stende gran velo e le ricopre. Neir afFermare le quali cose siamo bene alieni dal porre tulte in un fascio le odierne opere di musica, Perciocche P\RTK IT ALT AM A. 20 1 tia queste vanno sceverate non poche del Pesarese e qu.il ciina tli altri maestri , quelle cioe die ci si presentano atiinte alia natura ed all' ottima scuola , quelle in cui r accompagnamento e sempie alia parola ed ai sensi con- forme , ne con vano fiastuono ti riml)omba airorecchio, o si attenta a sorprenderti con estranei artificj. Ciascuna delle tre Dissertazioni e corredata di note giii- diziose, erudite, utilissime. Fra le qnali noi ancora sce- glieremo cio che 1' autore da bnon ecciesiastico , siccome egli e, viene disputando intorno alia moderaa musica di cliiesa ; perciocclie quelle parole suonano opportunissime co^itra r alibominevole abuso, dal quale profanati sono pur troppo ancbe alcunl de' nostri tempj. " Vnolsi qui ( Nota 8, diss, a.") con tutto il rispetto rendere avvisati alcuni de' moderni compositor! ed organisti a rifletter per poco clie trovansi nel sacro tempio , fra le pill auguste funzioni , in tempo del tremendo sagrifizio. Ma piu forse i second! die i primi i mentre con certe se- nate loro predilette sembra che invitino i sacri Levlti , lion a piangere inter vesiibulum et ultare , nia a niarciare in battaglia. Che se, si negli uni che negll altri, non fa- cesse alcuna breccia questa patetica rimostranza ; odano ( e se non si emendano , si vergognino almeno ) con qual tuono parli loro un poeta : 11 teatra! rondo , I' allegra ilanza IVcila Cliiesa risuona, e qudla imjtura Miisica inetta ^ onde arrossa Naiura, E ne frcnic di Dio la sacra stanza. >> " Colore che con tanta sfrontatezza (Nota 3i, diss. 3." ) ]iroducono al pubblico una musica di tal fatta , ci danno tutta la ragione di sospettare die distendano le loro coin- posizioni , ricavandole da una fantasia riscaldata da tutt'al- tro die dal maschio scntimento delle parole da cui solo jn-ovicne la vera musica. Pero e molto probabile che co- testi scrittori facciano prima i loro pczzi , e poi vi adat- tino alia peggio e, per dir cosi, vi cuciauo sopra le pa- role: donde ne nascono mostruose composizioni, che pos- son chiamarsi mescugli e guazzabugli annonici in cui una cosa dice la musica , un' altra ne tlicono le parole. >> '< Se a questo massiccio difetto aggiugnercmo Pintrodu zione delle canlilcne o della strumcntatura dfl tcatro nella aSa A P P E N D I G E Chlesa di Dio; e T Intollerabile abuso dl suonare nel tempo stesso della celebrazione dell' incriiento sagrilicio certe lea- trali sinfonie , le quali nel loro principio largo tetro lugubrc par che rassembriiio altrettante vecchie grame che pian- gaiio il niorto ^ quindi nelP ia/ispettato passaggio ad un al- leuro precipitoso I'idicolosamente liufFo, sembra che si tra- sformino in donniccinole garrale e jjettegole che facciano in- sieme ciance e carole : e finalmente , se a questi due uni- remo anche T altro lagrimevole abuso della gran cassa mi- lltare intrusa scandalosamente nell' organo, accompagnata da campanelli , da' piatti Oh 1 allora si che ci ac- coro-eremo a qual miserabile stato sia ridotta oggidi la mu^ sica del Sacro Templo ! " t< Ora, come eccleslastico , vi pi'ego a compatire un mio piccolo sfogo. Tutta 1' anticliita e stata mai sempi*e persuasa deir influenza ( diri) di piu ) del predominio , che ha la iTiusica su gli affetti del cuore umano: e noi non vorremo neppur sospettare dei perniclosl efFetti che tutto di debbe ella pi-odurre , specialmente nella gioventii . 1' odierna mu- sica , che e tanto moUe e leziosa ne' suoi canti ., e tanto allettatrice e lusinghiera co' suoi strumenti ? E se ella di- sgraziatamente si e insignorita del teatro, la sofFriremo noi nella Chiesa , senza disapprovarne 1' abuso , quando la Re- ligione , adontata da tante profanita, ci domanda istante- inente che vi apponghiamo un rimedio? " E poiche siamo su quest' argomento della musica sacra, torna qui in acconclo una lettera che non ha guari ci fu scritta da un nobilissimo nostro concittadino dell' arti belle cultore esimio , e che crediam bene di qui tutta riferire. Chiarissiini Sii^nori. t< Di grande maraviglia , non da qualche sdegno disgiun- ta, mi fu senipre il vedere come nella citta nostra ben sei giornali disputando vadano intorno alle opere di mu- sica che a mano a mano appajono su' nostri teatri, e nes- suno di essi volga giammai le sue parole alia musica sacra od ecclesiastica, che presso di noi e pure in gran voga e vanta e cultori e maestri. E si, che, per cosi esprimermi, i primi vagiti di quest' arte divina furono alFetti ed espres- sioni in lode di quello Amor che inuove il Sole e I' nitre Stelle , ed a lui solo furono per Uuighe eta diretti e consecrati i cantici dell' uorao. PARTE ITA.LIANA. 253 lo sono quincU d'avviso die que' nostrl g'loriiali si ren- derehbero e dell' arte e del divin ciilto sominamente bene- meriti, se talvolta si facessero a discutere anciie sull' odier- na musica ecclesiastica, e rilevandone con cristiana carita si 1 pregi die i difetti riducessero snl buon sentiero e i maestri e gli uditori. Glie la patria nostra, come ogn' altra citta del mondo, ha de' buoni maestri, e ne Iia ancora di mediocri e di cattivi. Ma poclii sono coloro die applau- dano ai buoni ; perciie il genere severo e grave die ab- borre i frastagli, i ricercati ornamenti , le cantilena tea- trali e le ariette ed altre simili profanita di canto e di suono noil puo andare a garbo dei molti , e perche a sen- tirlo ed a ben gustailo e d' uopo conoscere la parola ed il sense della cosa col canto o col suono espressa, ed aver presente con clii e dove si parli. Ma quanti mai sono co- loro die accorrano alle musidie della Cliiesa coi sentimenti del vero cristiano? Date, diro io ancora col celebre mae- stro Martini , date di grazia un occhiata a coloro che ac- corrono in folia alle chiese per udirvi la musica , e dal loro contegno arguite quali affctti nel loro interno prc^algano. Nel nostro duomo pero conservasi tutiora purissimo , diro quasi per miracolo , il vero genere della musica ec- clesiastica. Clie pero giustissime lodi si debbono al signor maestro Neri , il quale non ha giammai permesso die il teatro , 1' accademla ed i trivj invadessero il tempio del Signore. Egli puo dirsi il degno successore de' Sarti , dei Fioroni , degli Zingnrelli. Nelfattnale aiancaniia de* sojirani e dc contralti lia saputo egregiamente giovarsi della voce di scelti ragazzi da lui stesso aniniacstrati : e un prodigio come con poohi cantanti piodurre sappia si maravigliosi etFetli. La sua musica a due organi , e senza verun altro struinento, siccome vuole 1' ambrogiano Rito , e scritta ad otto reali nella guisa che fu sempre da' suoi predecessori pratirato. Egli nel comporre non segue altre norme die quelle della ragionc, della convenevolezza e dolla filosofia. Quindi e die la sua musica inspira pieta e devozione. E cotali pregi furono sempre da me piu o meno riscontrati ne' molti suoi pontilicali, cui soglio quasi sempre inierve- nire. Quello della Pasqua di quest' anno mi ha veramente inondata I'anima di una sacra soavissima compiacenza : va- riaio il Gloria giusta i varj sentimenti, ma sempre vero, tempre conveiievole , decoroso e beiUssimo sempic: bcUo a04 AI'PENDICE pure il Credo, e quale richiedevasi dai inisterj in esso pro- fessati e dalla soleimita che f'ra ogni altra e principio e base della cattolica fede. Ma pure bramerei die il maestro Neri noa trascurasse forse di troppo i Vesperi. I Salmi che pur soiio d' ispirazioiie divina, e die per la loro stessa natura Urica prestansi alia musica piix di qualsivoglia altro com- ponimento, dovrebljero \a lui risvegliare entHsiasmo , su- blimita di concetti e novita di composizioiii. E ben egli ha dimostrato di poter raggiugnere , qnando il voglia , uii si alto e coraraendevole scopo. II Salmo Doniine quis ha- bitabit da kii composto pel vespero di S. Carlo e stupen- dissima cosa, e fa testimonlanza delle mie parole. Ma iti generale ne' suoi vespri parmi d' incontrare e poca novita e poco impegno. E cio io venai dicendo per avvertirlo che ci ha de' giusti estimatori delT ingegno e del saper suo , i quali intervengono ad ogni sua composizione , e fanno voti perche egli non mai si diparta da cosi santo ragioaevole sistema, ed anzi prosegaa nelF intrai)reso cam- niino con quell' operoso coraggio die e proprio delle anime grandi. Sareblie a bramarsi die gU egregi e be- nemeriti amminlstratori della faljlirica del dnomo rivolges- sero le pro wide loro soUecitudiai anche a questa impor- tantissima materia. Sovvengansi die il grande Borromeo , il glorioso S. Carlo fu uno de' plu zelanti fautori della musica ecclesiastica in questo medesimo tempio , ben egli consapevole quanto contribnir possa quest' arte al reli- gioso esaltamento delle anime e al decoro delle sacre fnn- zioni ! E il nostro celebre maestro Basil) , ii censore di questo I. R. Conservatorio , die fa egli' Dopo il famoso e bel- lisslmo suo Miserere eseguito I'anno scorso nello stcsso Conservatorio die mai ci ha fatto egli sentire? Oh quanto bramerei ch' egli qui riproducesse la sua messa ili Requiem ed ii suo Con/ttebor , verl capi d' opera , die mi avvenne di sentire a Roma, e che trassero dal niio labbro quelf o/i bdlo , spontanea esclamazione del more all' aspetto od alia sensazione delle cose veramente belle ! Ma trattone le musiclie di quesii due compositori, ai quali potrebbe forse aggiugnersi il maestro Rai , di cui ho pure inteso qualche buona prodnzionc, ohime , noi siamo non piu in chiesa , ma in teatro : strepito , fragore , final! coi cresccati , pilferi , tamburi , troiube e tromboni , arie e PARTE ITALIANA. :i55 ai'iette, e perslno contraddanze , siccome lepidamente av- verti gridando alio scandalo la Biliotecu itallana all' occa- eione di non so quale musica clie stata era eseguita nella chiesa di S. Mai'co (*) : posta totalniente in oblio quella sacra gravita , quel carattere dignitoso, quell' impronta che della musica ecclesiastica costituisce uii genere distintis- eimo e sublime. Noii altro mauca oggimai se non il bat- tere delle mani onde convertito venga in teatro il Santuario del Signore. Per tutte le quali cose mi e d' uopo concliiu- dere , e T esperienza stessa me lo conferma , che per di- venire un bravo maestro da chiesa non basta il conoscere le note, ma aver conviene molto sale in zucca , molto criterio e non volgare dottrina. Qneste mie idee schiccherate cosi alia buona , io mando alle Signorie loro, ben ricordandomi le belle cose ch' el- leno su di questo medesimo argomento detto ne hanno nel loro Proemio del 1826. " Milano , I 3 aprile 1839. A. N. Annall del teatro della cittd di Reggio, anno 1828 (nopulum .... falsis dedocet uti vocibus ). — Bulogna 1828 , Noljili e camp. , in 8.°, di png- i8t). Segue V alrnanacco del teatro di Reggio. Gia detto avea saggianieiite I'Alfieri che per riformare i teatri d' uopo era luuauzi tutto isrruire il popolo. Noi non ci faremo a disputare se dnlT epoca deU'Allieri il tea- tro italiaiio abbia si o no progredito. Forse trovercmino che in alcune cose e andato innanzi con felici progress!, mentre in ahre non ha fatto che passi retrogradi. Che die ne sia di silFatta quistione, e cosa certissuna che a' di no- stri ancora suolsi da non pochi dccldere intorno ai teatri, coUe norma non gia del vero e del retto, ma della preoc- cupazione e dcllo spirito di parti. Quindi veggiamo tal- volta i medesimi drainini e attori da tahuio iiinalzati al cielo, da talallro gettati nell' abisso. Sara dunqne vero die in sitFatii giuchzj dare non si possa a ciascuno cio die a ciascuno si dee , senza avvilire gli uni e diviuizzare gli altri ' (' ) Bihl. lul, , tuui. 12, p.ii:. i5f\ 256 APPENDICE II nobile antore del sudtletti Annali , di cui non rive- leremo il nome , posciache egli ania di tenersi nascosto , come quel greco pittore, dietro la cortina , tende appuiito al lodevole scopo d' istruire il pubblico col mostrargli ii vero inetodo con cui rettamente giudicare delle cose di teatro. E noi gia tributate abliiamo le bea dovute lodi agli antecedenti suoi Amiall. Un nnovo oidine ha egli se- guito ia questo volume, riducendo il siio lavoro , d' an- nuo ch' esso era , ad un gioi-nale niensile , in modo pero che i dodici fascicoli formassero insieme il solito anno teatrale. Trattandosi di cose di vario argomento, e le una dalle altre troppo segregate, non ci e possibile il darne un sunto. I comici , i cantanti , i b".llerini , i pantomirai , i compositori , gl' impresarj stessi , ed in somma tutte le persona di teatro vi trovei-anno con clie istruirsi , con che pascere la loro curiosita. Gli altri poi v' Incontreranno una norma con che formarsi un criterio intorno a sifFatte cose. Egli e vero che la dizione non v' e sempre della massima purezza , ma pure essa diletta non poco pe' sali e per certi frizzi ond' e sparsa. Ne sia d'esempio la seguente Modida di una lettera da dirigersi ai gioriudisti teatrali , onde dar rasguaglio di qiiaJunqae spettacolo , che leggesi alia pag. i3o, e che servir potrebbe quasi di specchio a taluno de' nostri. Signore ! Costnopoli , addi ecc. ti Sappiate primicramente che io sono uomo IMPAR- ZIALISSIMO, e che non ho alcun interesse nell' impresa. Dopo tale piotesto , vi notitico , che lo spettacolo nostro comparso su queste ilhistvi scene la sera del desto nn entusiasmo privo di esemplo, il quale confino col furore. La mnsica del dramma intitolato come a tutti e noto, e il capolavoro dell' Oifeo Pesarese ( se qualclie volta non fosse di Rossini , si sostituisce cosi ) , puo paragonarsi ai piii cospicui lavori del Principe dei Maestri viventi. Si son distinti principalmente la prima Donna, il Contralto, il Tenore ed il Basso. E indiciblle il fervente diletto prodotto dall" agilita delle magiche note, con cui la sig. N. N. prima Attrice cantante ne rapisce e ne incanta. Forza , grazla, preclsione , evidenza risplen- dono nella sig. N. N. Miisico , merce d' una soavissima voce raodulata col piii lodevol inetodo , voce che nella r>nrE 1)Mi.\n,\. :i07 nitictezia »iij>ei« quella della Mariaai. 11 Teiiore sig. N. N. conferinossi il aoirie di esimio, e quclla gloria clie acqui- •tossi in tiUte le princi[>ali capltali d'Europa, giganteggia ogui giorno di j)iu. Superb se stesso il Basso cantante sig. N. N. maggior d' ogiii eccezionc , jier la forza del canto, e la verita dell'azione,' la (|nale non seiite poi niente del bufl'o. Sempre egnali a so stessi si sono mo- strati i secondi , o per meglio dire altri priml Virtuosi. Mancano le parole a spiegare T accogliinento die ottennero le cosi dette Ullime parti. Nulla lasciarono a desiderare, me- (liaate una esattlssima unione ed energica azione, i Coristi die fan anclie da Coriste. L' orchestra gareggio co" can- lanti uella perfetta esectizion musicale: ma fra tanti ce- lebri professori end' e composta, dehbesi siagolar tribute di lodi al priuio violiuo sig. N. N. vero aluuao delle Crazie , ed onor ilclle patrie sponde. Gran ruinore levo poi una doppia banda sulle scene. II l)allo inlitolato ha entusiasaiato il pubblico , ed e stato da capo ;*. fondo un vero trionfo pel sno couipositore N. N. Spicea nei ballerini per le parti lo sviluiipo di qtianto seutiniento puo contenersi in un* anima. Meritaron T apoteosi in uii loro passo a due Mad. e Mons. N. N. , veri prodigi del- r arte. Riscossero immensi api>iausi i secondi ballerini ; ebber T onore della diiamat.a sul paho scenico fin i co- rifci ; e fu aminiraia la perfetta intelligenza delle coinparse. Corre/.ione nel diseguo , forza ne' lumi . incanto nelle time, ben palesano nel pittor delle scene sig. N. N. il grand' allievo di Sanquirico. Brilla il genio di Arcliimede nel uostro macchinista INIaestro N. N. 11 vestiario poi e d' una riccliezza die sorprende , e gli attrezzi seuibrano verainente antichi. Tacero per amor di brevita di tanti altri che con indefesso zelo cooperaron alia plena riuscita <:iie otienne cjuesto spettacolo, il quale se non ha luttavia udienze iiiolto afl'ollate , e da ascriversi alf eccessivo freddo ( o air ecccssivo caldo ^ ilella corrente stagione, non die alio storilimento die lascio negli aninii degli spettatori all.i sua prima coiuparsa. Nun tacero per altro die altissuiie lodi si devon alf Impresario, il quale per apparecdiiaru.' uiio spettacolo splendido in ogni sua pane , si per classici virtuosi, come ]>er maguiHcenza di decorazioni, non bado a spender danari , quanii n' avean le sue tasche. Ma il principal tributo d' encomj e di nconoscenza si deve all* J^ibl. Ital. r. LIV. 17 25S A P P E N D I O K nostra Teatrale Aiiimiaistrazlone , la quale plena del limii die la distiaguono, e colla pi-ot'oaJa conosceuza delle cose teatrali che inaaeggia concilLo colla piii stretta economia uii SI grandioso divertimento, del quale da lungo tempo non andaron fregiati , ne per im pezzo avvenire si ador- neranno i patrii annali. Finalaiente noii Ijisogna defraudar del meritato elogio lo Scrivente , che occupandosi per sua parte negli uflizj del proprio impiego , serve esattissima- jnente agli ordini datigli, lino a scopar ogni giorno di sua luano tutto quaato il teatro. " // Paradiso perdiito di Ctoi^anni MlUoii, tradotto da Lazzaro Papi , edizione /K, da esso rivcduta e corretta. — Lucca, 1829, Giusd e comp. , torn. i.°, ill 8.°, di pftg- Lxviii e 26.3, oltre a quattro carte lion niunerute. s c I £ N z £. Mcditazione sopra I albero della Croce , testo di lingua del baon secolo ed ova a mi^Lior Iczione ridotto. — Verona, 1828, presso Donienico Cesconi , dalla tipugrafia Libanti , in 8."^' Ci avvisa la j^refazione clie quando da prima venne in luce il vocabolario della Crusca, questa operetta fu pur citata sopra un. testo a penna clie in proces,so di tempo ando sventuratamente perduto. « II P. Cesari da quel solo piccolo saggio che aver se ae puo degli esempi portati »iel Vocabolario, tocco e rapito essendo dalla bellezza ed eleganza di questa scrittura , fece cercare nelle librerie di Firenze di questa operetta : e finalmente ne fu trovato un manoscritto in carta nella copiosissima Ricardiana ". Questo t"u puiblicato colle stampe del Ricci T anno 1819 in Fi- renze, e pin corretto ancora fu ristampato in Torino. Or di nuovo si riproduce dopo averlo euiendato sul testo latino , da cui tab operetta fu volgarizzata ; e il testo la- tino e di S. Bonaventura nel trattato che ha per titolo ; Lignum vitce. « Che sia poi autore del volgarizzameuto, cosi si prosegue nella prefazione , il P. Domeuico Cavalca da \'ico I'isano, a cui dagli editori e dagli altri quasi comune- weuip vieue attribuiio , qui e dove nou coucorda il uostro ! ]).'H-erc •'. Au'/i forte »'' inclina n 11011 creilerlo per tiesso, tjuaiituni.|ue d" altri pure nieiite si potrebhe dire con sicii- rezza. Ma ceria cosa e die cjuesto opasculo, cosi si con- cliiude " fii dettato riel piii fiorito tempo doll' aureo secolo, e da persona intendente e c!ie a niolti segni ci par di conoscere che fu fioreiiiiiio ". Lo stile di questa operetta e verainenie iugeauo c grazioso, ne^niaiica di for/.a e di eflicacia e di bellezza di lingua, quundo si vogliatio ec- cettuare alcime parole per noi troppo aiitiquate o alcune fogge di dire che servono ad esempio di veccliia dizione, come sarebbe I' apostolo sun Fui^olo . messer Oesii Cristo , Santa Anna massaiu profetessa ecc. (^uaiito alia versioiie, ovuiiqne noi I'aljljiamo controntata col testo latino, ci parve assai t'edele ed esatta senza essere scliiava delia letiera. E jiero da consiilerarsi die il traduttore inentre iu iilcuni articoli non assiinse che le parti d' interprete, in altri aggingne commenii ed illnst»'azioni, e ci avvenne d"" in- contrarci anclie in assai perioili interaniente aggiunti al- r originate. INIa qnal clTegli sia il teuore di qnesto volga- rizzamento, dovrk sempre dirsi una cara operetta spiri- tiiale , nella (juale con nn dolcc pntetico si meditano, si descrivono la vita mortale e le i;lorie del divin Salvatore. Istrnzlone dirctta ad una slgnora per vU ere santameiite ncl sccolo, del si^. Du-Quet, edlziaiic secorida milaiiese , coU a^ginnta del modo di nccosttirsi tii saiui xacramenti delln PenUenza e dell Eucaristia. — Milnno , 1829, per Vinccnzo Fenario, in 12.', pay;. X[-^'.Vi , prezto lir. 2. austr. Fn ottimo pensiero del sig. Fcrrario il riproduno colic stainpc tjiiest" operetta spiritnale die quanto prezio^a, al- irettanto semi)rava negletta e condaunata ira la niolui polvc de" liliri oziosi o sospeiti. Sventiira la quale piii che noa a sCregio di nonii grandi e vencrati volge a danno dello anime veramente pie e ili quella carita ilUiminata , a pro- mover la ((iiale , S()iriti devati riputarono nn nulla i disngi di una vita <{nasi ramiuga e il prepotenie inipero dello opiiiioni. L" operetta die qui aiiiuin/iamo nnn e per alcuni gui>a iiileriore alia riiiuman/a del sig. Du-Guet. 11 icologo snggio, il [)Cu.kMUc difcLioic di >nirito, il prolbiulo couoscitore a60 A. P 1' E N D I C K delle divine Scrittuie e de" Padri vi si ravvls.n ad ugai passo. Coa molto disccriiiniento egli sa penetraie i recessi del cuore umano , sa rlntracciarvi I'amor di se stesso die vi annida sotto sembianze ili caritii celeste, lo sa espellere ed in luogo di esso introdurvi iiorme sapientissime per vi- vere cristiaiiamente secondo la legge divina , non secondp la dotti-ina degli noniini. II siio stile uon afFetta eleganze, non uii' aria magistrale, ne ania spaziare nel prolisso e nell' anipollosoi seaiplice, chiaro , conciso, alia mano di ognnno, senibra iasiniiarsi nell' animo , cpme per una via spontanea; lo zelo e T unzione deU'autore doniina in ogni parte. II tradnttore della presente edizione da chiaro indi- jiio di essere valente conoscitore delle due lingue. Mentrp si conserva una stretta conforjiiita col teste francese , ci si presenta 1' operetta del Du-Guet qual se fosse uscita originahnente da penna italiana : per lo die anche su questo punto la presente versione e molto da preferirsi alia prima uscita in Trento ed all' altra pnbblicata gia in Mila- no , pel jniglloramenti introdottivi dallo stesso traduttore. E bensi vero , come ce ne avvisa il traduttore, die que^ Sta istruzione fit diretta a particolare persona di gradp elevato della quale conosceva 1" autore T indole ed i biso- gni : ma non di menu grandissimo vantaggio ne puo ri- t:rarre ogni altra persona non solo della medesima condi- zjone , ma ben anco di umile stato e di non alta fortuna. Perciqcche e degli stessi particolari avvisi pno ognuna profittire d'assai, e moltissime regole sono generali per la riforma del cuore, n Ne tornera, prosegue con sagge rifles- sioni il traduttore, questo libro a minor giovameuto per quelli i qnali si sono addossati il dillicile incarico di rego- lare quelle persone alle quali specialmente esso e diretto Quivi essi troveranno le regole eccellenti per discerr nere nelle persone die faiinp professloae di vita cristlana, |a vera dalla falsa pieta , e per iscoprire le cagioni del poco avanzamento die iiiolie di esse fanao nella santitii e perfezioae cristiaag: quivi soprattutto vedranno dipiate coi piu vivi e chiari colori le arti linissiaie dell' aiiiov proprio e della superbia , die e quel venue segreto quaaio difficile a scoprirsi, altrettanto pregiudicevole alle persoae flivote , perdie ae guasta e corrompe le niigliori azioai. •' hi line deir opera , quasi a coaipiaieato di questa'guida pristii^na ;, si c aggiunta ua' jstruzione per la coafessioji'j , rARTB ITAMANA. 261 del P. Masslnl e un opera bagionata ., compwta e sicura. " Montesquieu (egli dice), acuto ingegno quant*' altri mai , quanto spesso non e falso , oscui-o ed incostante ! Credo che il solo primo liliro della di lui opera abbastanza pa- lesi la poca esattezza della di lui metafisica. Grozio , che ]ioco pure metafisico si mostra, ad ogni passo dai Coccei e cotitraddetto; e Puirendorlio, che assai meno vale, ad ogni moiuento da Barbeirac e raddrizzato. Pure questi pas- sano per maestri di colore che sanno e i nomi degli Ago- stinl , dei Tomnsi (i) e quelli dei Suarez , dei Vittoria (2) e di molti altri iliusiri scolastlci che delle leggi scrissero e di pubblico diritto, dai quali Leibnizio medesimo con- fessava che molto oro di cognizione ne trassero gli scrittori de' suoi giorni , sono appresso gli aniaiori delle social! istituzioni e della scienza del governare tenuti in conto di nomi barljari che nulla di quelio vedessero che fu dai felicl ingegni dei nostri tempi asserito e dicliiarato. Clie se di l)Uona fede sen facesse il confronto , sentirelibesi senza pena quanto quelli a questi sovrastiito, e conoscereb- besi che nulla quasi in punto di diritto, sia naturale, sia pubblico, sia politico, fu da essi prodotto clie quegli an- tichi non I'avessero gia scritto. " " Tutte queste cose neiraaimo ravvolgendo ed accorgen- flomi che la scienza della legislazione era le piu volte nelle inani cadnta di chi o di sane inteozioni mancava, o le cose travolgeva a seconda del gnasto aiFetto : o di chi di (1) Cid^ (li S. Agoitino t* di S. Tomnoo. (2) Cio^ dei pa(hi Gesiiici Suaiez e Vittoria. r\RTK IT\MANA. 26?) ginstfl mctafisicn mnl proveduto non sapcva al veri prin- cipj risfllire e segnlrli nel corso e nella concntenazione delle coiise^uenze •, e ben anclie talvolta di quelli clie dallo spirito di scieiiza e di dimostrazioiie abnsando volevano a eenerali priaci|)j ridiirre le cose ciie nol possono perche su particolari fatti si appoggiano , come singolarmente alia politica economia addiveane taato oggi giorno di nioda i tieiilierai tentare di scrivere intorno a si vasto e nobile argomento in niodo che tali scogli evitassi , e F Italia avesse un' opera raglonata e conipluta su di esso e sicura. •> Vasro e protondo las'oro egli e questo ; ma 1 autore sogsinngp: /< fo lo conobbi , e non mi sgomentai. II vigor dell' eta, se non del teniperaniento, quando ad essa mi accinsi; P esse re conscio a nie stesso della rettitndine delle mie intenzioni , e dell' amor sincero per la sana morale e la vera religione ; non che la confidenza pei Inngamente )irofessati studj , non senza qnalclie bnon esito, della me- tatisica e delle matematiclie, di poter afFerrare i veri prin- cipj, e porre della geometria ne" ragionamenti e nelle de- duzioni ;, e finalmente V essermi non mediocremente eser- citato ne' modi del colto scrivere e nelTamenita delle muse, persnadendomi die con chiarezza e non aft'atto rozzamente potrei esporre i miei pensamenti, mi resero ardito e mi insingarono clie tntte iiisieme le dette cose snpplirebbero in molta parte il difetto grandissimo d' ingegao a tanta opera necessario, e potrei il doppio oggetto in qualclie modo conseguire di offrir V intero sistema della legislazione immune da ogni perniciosa massima e da' veri principj (limostrativainente dedotto, non c'.ie svilnppato in maniera abliastanza nitida , ne del tutto incolta. » Narra Tantore di aver dato principio al sno lavoro prima dei passati rivolgimenti e di a\ erlo poscia interrotto ; ma t( passate, egli dice, qneste belle contrade sotto la felice dominazione atistriaca , ricoveratoini dopo alcun tempo nella capitate della medesima. potei dar libero sfogo alle mie idee, ma jier coojierare piii prontamente al desi^lerato ritorno degli animi alle deliite civili subordinazioni , anziche ri|>igliare 1' intermesso voluminoso lavoro, altra opera scrissi clie intitolava La soi'rnnitd : cpiando sul punto di darU alle stampe tocco alia mia patria , come a tiitte qiieste provincie, di essere unite al nnovo regno d'ltalia; per lo che mi convenne ripatriare e ripigliare in segiiito nelFUni- 264 AITENDICE versifa dl PaJova 1" insegnamento Jelle matematiclie scion- ze , in altra Universita professate, e insiemeniente occu- parmi in istraorJinarie commissioni della sistemazione <]ci liumi. Per la qiial cosa , ed altresi perclie V epoca , nel cielo sotto cui viveva, non parevaini ancor opportuna alia puhblicazione di si fatte opere , nulla ne feci , e tanto piii die la rivoluzione o per meglio dire lo spirito di essa non erasi gia eatinto, ina si era tutto, come un gran niinistro asseri , in un sol uomo concentrato. " >f Ora poiche da varj anni viviamo sotto il paterno austriaco governo, il quale nelT esserci tolto lasciato aveva in noi tanto ranimarico e tanto desiderio di se, e che gli animi generalmente aminaestrati dall' eloquente esperienza de"' mali , riposati sono e tranquilli e disposti a sentire le Toci della ragione e delPordine, deliberai di continuare la mia fatica si die fosse a molti , ingannati e confusi dalla da tanti anni ingenerata perturbazione d' idee , di conforto e di guida a riconiporsi nelle convenienti dispo- sizioni, per inantenersi docili volenterosi nelle sociali di- pendenze. " Dei due primi volnini di quest' opera fu gia reso con- tezza ill questa BihliotPca uel tomo 45.°, quaderno di gennajo 1828, pag. 116. Nel primo libro del terzo vo- lume si tratta dell' esame delle piii celebri anticlie costi- tuzioni. Nel secondo, delle piu celebri costituzioni mo- derne. Nel terzo, dei costumi e del carattere delle nazioni. Con questo volume si chiude 1' o|3era. L' autore aveva da prima divisato di esporre il disegno del grande trattato a cui quest' opera serve d' introdnzione :, ma egli cangio poi il sno proposito e cosi concliiuse: n E qui ponendo fine alia nostra Introduzlone alio stuiio della legislazione drdolta dai principj dcU'ordine nella quale ci eravamo [-roposto di esporre tMtto quello die e necessario sapersi da dii venisse incaricato delT augusto ministero di costituire in miglior ordine civile una uazione mnl composta e di darle sovra ogni oggetto le migiiori leggi , lo migliori ordinazloni e le istituzioni migiiori, dovremmo esporre il disegno di tutta r opera. Ma peasammo die meglio convenisse preporlo al primo volume della prima parte dell' opera cbe non tar- dera molto a vedere la luce. In essa pure ditferimmo a dar conto di varie politiche costituzioni , di cui avremmo vo- lute parlare in quest' ultimo volume i ma giudicammo» T\RTE ITALIA-yA. 265 essendo qiiesto al^hastntiza cresciuto di mole , clie tornerh opportuno il dlscorrere di esse qnando proporrassi la que- stione , ridotta a' suoi giusti tei-mini , della bonta relativa dei governi, onde defiaire qnal sia da preferirsi. " Egli neir erigersi a relatore e giudice delle morte e delle vive costitiizioiii e legislazioni doveva certamente avei* dinanzi qualche modello di ragione onde pionunziare le sue sentenze. Ora si domanda quale sia qnesto modello' — ' L' ordine universale, ei risponde, col quale Dio stesso do- veva arcliitettare e amministrare T unlverso ( veggasi il lihro I del tomo primo (*). ) — Bella, magniiica e sublime si e la niira di trarre le norme si deH'oidinamento delle societa e dei governi , che della loro amministrazione pub- lilira dair idea arclietipa di uii ordine supremo raffigurato anticipataniente come modello razionale: ma questa plato- nica elevazione si puo forse tentare in modo ragionato , computo e sicuro onde poter dire ai principi ed ai popoli: ecco il codice supremo al quale dovete conformare la vo- stra posizione e le vostre leggi? — Somma ventura sarebbe certamente quella di poter trarre direttamente dal Cielo i dettami autorevoli della politica: ma pur troppo noi siamo condannati a procedere nella politica come nelle altre scienze ed arti umane. Noi possiamo, a dir vero , porre come principio che tutto cio clie e di ordinazione natnrale necessaria riputai'e si dee di ordinazione divina; ma nello stesso tempo siamo necessariamente condotti a studiare in via di fatto le esigenze natural! , costanti e varialiili degli uomini e dei governi onde determinare il modo delle leggi e deir amministrazione. Un archetipo platonico divieno dunque padre o di gratuite, o di erronee dottrine. L' autore ci promise un" opera rugionata e sicura. Ma gli articoli dell' online normale, cui intese, furono da lui trat- teiiuti in pctlo : ne mai ci fu dato di ravvisarli esposti in modo maionato c sicuro. A fronte delle passioni conveniva (*) Tutto quello di nieglio che alia inaniera di Platone vien dctto dal eignor cavalier professore, fu nel XVI secoio esjiosto da Alessandro Turaminl professore in Siena nell' opt-ra inti[(daia cH Kitbricam de legihus in ima gtiisa pin siiccinrn »• piu iuuiinnga. Chi })ratiiassf di icggerne 1' estrafro puo vederlo in un discorso sullci vita e gli srritti di Alessandro Turamini stampato a Milano nr\ li^ci pve»9o Marclli. 266 APPKNDIcr. dedurre qaesti articoli dalla vera necessita natiirale , diino- strandoli come mezzi necessarj o come altrettante necessita di mezzo oinle otteiiere il miglior iuteiito proposto. Cio fatto, si sarebbe stabilito un criterio sicuro , ed un modulo atitorevole oiide tessere i dovuti paragoni e giudicare dei fatti pratici dei popoli e dei governi. Noti conveniva poi far uso di argomeati popolari di plausibile conveaieiiza o tratti da volgari analogies ma dovevansi impiegare leggi d' imperiosa necessita le quali racchiudessero una prepotente sanzione. Non conveniva nemmeno assumere il tuouo e 1' andamento dei pergami , ma visare modi clie costringessero 1'' assenso dei leggitori. Gli ai'gomenti compresi nei tre libri componenti rultimo volume si trovano indicati nei rispettivi capitoli. Sotto il libro primo si accennano i se2;uenti, cioe I. Massime general! per bea costitnire qnalsiasi governo derlvate dai principj delT ordiiie. — II. Delle costituzioni primitive essenzialments imperfette. — III. L' eguaglianza assoliita di fortune o di beni in una politica associazione e ella possil)ile ? E quando pure il fosse , sarebbe elia al- r umana specie vantaggiosa ' — ■ IV. Delle priiicipali antiche costituzioni e prima di qaella degli EtIzj. — V. Delia co- stitnzione dei Persian! da Giro in poi. — VI. Considfra- zione sopra la persiana monarchia. — VII. Del, governo dei Carta2;!nes!. — VIII. Delia costituzioae d! Atene. — IX. Del governo di Sparta, o d^^lla costituzione tli Licurgo. — X. Delle lejigi e delle institnzion! di Licurgo e de! co- stum! dei Lacedemoni. — XI. Considerazione sopra la le- gislazione d! Licurgo. — XII. Del governo degli anticiii Piomani. — XIII. Cagioni dclla grandezza dell' impero dei Eomani. — XIV. Delia decadenza della romana domina- zione. — XV. Della costituzione o del governo del popoio ebreo. Nei libro secondo trovlamo le seguenti rubriche dei rispettivi capitoli , cioe I. Del governo della Francia anteriore alia celebre rlvo- luzione. — II. Incidenza sopra il governo feudale singo- larmente della Francia. — III. Continuazione del capitolo primo. — IV. Continuazione dello stesso argomento. — V. La Francia era uno stato puramente monarcbico. — • VI. Della costituzione inglese. — ^ VII. Delf attuale costituzione d" In- gbilterra. — VIII. Del governo veneto. — IX. Continuazione IMTTTF TTill.TAXA. 26- tlello stcsso argomento. — X. De' govern! feilerativi e par- tiiolarmcnte della costituzioiie deH'aatico im|iero germanico. Fiiialmeiite nel terzo lihro troviamo segaate le ruliriche del capltoli come segne : I. Dei costuiiii e del carattere dei selvaggi. — II. Dei costmni e del carattere dei l)arbari. — III. Contiauazione dello stesso argomeato. — IV. Dei co- stmni e del carattere dclle nazioni in intiera civilta costi- tuito. — V. Deile cause fisiclie die agiscono sugli uomini , ed iianno non lieve influenza sui costnmi e siil carattere delle nazioni. — VI. Dell' influenza delle cause morali sul carattere e sui costumi delle nazioni. — VII. Del governo. — VIII. Dell" influenza della religione sul carattere delle nazioni. — IX. Delia coltura di ogni maniera di cognizioni e di sapere. — X. Dell' influenza dei pregiudizj e della pidddira opinione sui caratteri e sui costumi nazionali ed individuali. — XI. Di moiti costumi ed usi delle nazioni. — • XII. Deir influenza degli spettacoli sul carattere e sui costumi dclle nazioni. I limiti di quest' artlcolo non ci permettono di riferire pariicolarmente le sentenze dell' autore su gli argomenti sovra annotati. Direiuo soltanto in generale che dal com- plesso apparisce essersi egli proposto di discorrere delle costituzioni e delle leggi , cjuali furono e sono . e quali dovcttero e debbono essere. Quanto al /atro , volendone dar ragione, e per se manifesto clie cio far non si jioteva se non col mezzo di cjuella civile filosofia la quale insegna in clie consista e come proceda la vita degli Stati. Quan- to poi alle norme di ra8 , dalla tipograp,a di Anne^io Nobili. Le gravi diHicolta cbc preseata il problcma del moto do lluidi contcmplato uelia sua massinia gcneralita si ri- dtitoao secondo i geometri a qutllc clic s" intoutraiio acUa ■2~0 A P P B N 1} I C E integrazione delle equazloai generali del D'AlouiUert. II m>- 8tro aiitore opimi in vece die il tutto dipenJa dal non es- sere contenuti iielle e({uazioai tutti gli eleiueiiti necessarj al calcolo d' un feiiomeao si complicato: ed e d'avviso clie la via. da tenersi dagP idraulici sia di radanare un sem- pre maggior iiumero di fatti, o d'immaginare qualche ipo- tesi clie ai fatti soddisfaccia il iiieglio ctie fia possil^ile ; che i soccorsi dell' analisi saraiiiio aliora con vantaggio invocatl. VenturolL il prinio , e poscia Tadini scrissero la bella teoi'ica del moto de' fluidi riferito a due coordinate, qnegli in un'appendice a'suoi Elenieiiti, di Meccaruca e d' Idraiilicd , questi nella Memoria sul moviniento e misura delle ucqiic correnti : il dottor Gabrio Piola poi nella sua Memoria sulla meccanica analitica (i) lia egregiamente commentata Tap- pendice di Venturoli, pertezioaandola non poco per cio che spetta alia deterniinazione delle fiuizioni ar])itrarie, e trattando il caso in cui la curva della parete sia I'iperbola apoUoniana , e quello in cui si assume col Gaglieliuiiii die la curva del pelo della corrente libera sia I' iperhola cuhica rivolta colla sua comessita verso il fondo rettiliueo e con- vergente ad esso come ad asintoio. Ora il signer Briglienti esponendo snccintamente 1" ana- lisi venturoliana trattata con un nuovo inetodo iiidipen- dente dal calcolo delle difterenze finite per delerminare la funzione arbitraria, allordie le dne funzioni die enU-auo neir espressione della velocita ridnconsi ad una sola, pro- move qualclie dnbljio intorno al uiodo con cui in essa si delerinina la forma delle funzioni arbitrarie die entrano nell' espressione del moto di ciascuna particella fluida , il quale si fonda sulla considerazione della figura del velo fluido die teriuiiia la massa e che si snppoae circoscritto da pareti di data Hgura. n Che la funzione F, egli dice , " del)lja essere invariabile per tutta la massa iiuida non e >i da dubitare, ma die messi dei valori particolari in que- 'I sta funzione deb]5ano poi soddisfare a tutti i punti della " massa medesima , cio non mi par vero , e tornercblie " alio stesso discorso il dire die quando in un integrale " si procede alia determinazione delle costanti per mezzo » di particolari valori delle variabili, dovesse il valoic (1) Sce ii iiiodo con ciii s' introduce da Ventnroli la circostanza clie le inolecole aderenti al perimetro delle pareti lo secondano nei loro niovimento, torna alio stesso die assnniere a pr/ori die le traiettorie tutte de|;li eleuieiiti llnidi sieno della stessa natura del perimetro medesimo •, a." die tale ipotesi con- duce a risultameuti assiudi cjuarido si adotti per ogni vaso iiiiito e lerminato da pareti cnrvilinee : indi soggiunge die nel caso delle pareti rettilinee la legge del inoviniento delle uiolecole in linea retta piio assuniersi come un' ipotesi atta a f'acilitare la soluzione del problema •, ipotesi a parer sito piii soddisfaceute della bernoulliana del moto lincure. Se vo- lessinio dire cio che noi pensiamo rispetto alle due osser- vazioni uientovate, oltre al cimentar lorse la tenuita del nostro iu'^egno in argoaiento ad esso superiore, ci con- verrebbe iiinoltrarci in alcmie considerazioni metalisicbe , e di troppo ci dllungliereunno. Coniunque sia, il nostro autore dimostra con molta chia- rezza quanto sia pregevole , allorclie trattasi di un velo fluido die inovesi in un piano lerniinato da pareti retti- linee, r ipotesi die ogni molccolu fliiida compresd fra quelle pareti cUbba percorrere una reUa concorrentt nel punto di concorso delle pareti niedtiime. L' ipotesi infatti e piij na- turale della bernoulliana, essendo, per quanto ci sembra , pill coufornic alT indole della qiiestione 1' iuimaginare clie le inolecole assecondino nella loro tlistesa la ligura del vaso, anziclie discendere a strati orizzontali: i risuluunenti poi s"" accordano in sosianza con cjuelli die si hanuo dall' ipo- tesi del moto lineare, moililicandoli alciin poco •, e vi ha di piii die con tale supposizione del moto rettilineo si giiinge a ritrovare che la superlicie suprema del vaso e conc.iva , siccome ha osservalo Bossut speriinentalmente , mentre debb' esser piana se seguasi Taltra ipoiesi. La stessa ipotesi ricevuta a. priori per rdHusso da un vaso conico conduce a consegueuze analoghe, e concorda coi dati della sperienza. Clie pero 1' autore , desiderando che T ipoiesi veniuroliana pongasi a paragone coi f;itti , indica un nie- todo pratico die inipiegcir potrebbesi da principle alnx'uo ti«r Ncriiltarla. 2--2 AFVENDICK Ad nlteriormente coriferinarlii accenna i risultamenti coii- foruu alia uatuva , cui pervenne Tadiiii analizzando la ve- locita dalla superlicie al fondo in ua cauale d' unitornie ampiezza, e i' iaflneiiza della dlversa inclinaziotie delle sponde sul filone dei liiiiiii, risultamenti clie lavoriscono r ipotesi di Yentiiroli, su cui e fondato il metodo con cui Tadlai gli ottenne. Terniina poi V opuscolo con alcuni giudiziosi riflessi sullo state delle nostre cognizioni attuali neir idraulica , e col rinforzare la sua opinione sul mode di scoprire le vere ieggi della natura nell' importante fenomeno del moto delle acque. G. C. Raccolta delle provvisioni intorno Ic acque , i pond e le strade daW anno 1817 alV anno 18:27 prece- dnte da alcune altre di antica data. — ■ Torino , x8'i8, dalla tipografia di Giuseppe Favale. Due grossi volumi in 8.° grande di pagine 1196 com-' plessivaniente. Lir. 12 itahane. La cura clie quasi tutti gli Stati inciviliti pongono nelle compilazioni del genere di quella clie annunciauio (i) e una diretta consegnenza del principio oraiai generaluiente conosciuto e si di frequente proclamato in questa Biblio- teca : essere prime elemento di sociale prosperita un huon regime di comunicazioni facili e sicure tra paese e paese sia col mezzo di bnone strade, sia col mezzo di canali navigabili. La raccolta di cui ora parlasi e doppiamente interessante poiclie abbraccia non solo i regolamenti per le acque e strade di presente osservati nel Piemonte , ma vari degli stessi regolamenti clie ebbero forza nei tempi andati; si lia cosi il mezzo di fare dei giudiziosi confronti e rlconoscere quali progressi vadansi facendo verso il per- fezioiiamento delle sociali istituzioni, Se si paragouano, per cagion d'esemplo, gli anticlii e disusati regolamenti e le taritle sul passaggio del IMonte Cenisio e del Colle di Tenda coi rejiolamenti ora in attivita, ci iiasce tosto 1" ide.i (i) III Loinbardia ne couiparve una fino da! 178.5 , ed una spcoikIm che non fu piii coatinuafa dopo il 1807, Napoii , Koiua , Faciiie J Faiaia ne hduiiu di receutissioie. PARTE ITALIANA. 2-3 c!»e (juelli avessero per iscopo prlmario V csazione dei bal- /elH varj sotto varia tlenoniinazione imposti ai viaggiatori , nientre vedesi nei regolaiiieiiti presentanei la uiira unica di f'acilitare i viasjgi e renderli sicuri pei* cjuanto il coii- sentouo V inospitalita dei luoghi. Un viaggiatore in un pic- colo biroccio proprio, con un solo baule, per passare la parte ardua del Monte Cenisio anclie nella buona stagione doveva necessariamente dimorare almeno due notti in due villaggi, pagare secondo il regolamento del 1773, oltre alle spese di vitto e di alloggio ^ la soinma di franclii circa 140, e trovarsi per due giorni fra genti clie oblili-- garono il Governo d' allora a sottoporli a pene piii rigo- rose onde punire o frenare la frecjuenza dei loro delitti a danno de' viaggiatori. Presentemente fa il niedesimo viag- gio in sei ore, e col solo dispendio di franchi 3o circa trovandosi scortato e guidato da uomini assoggettati alia militar disciplina , comunque dipendenti da ingegneri del genio civile. Ecco quali sono i vantaggi da una buona strada procurati ai viaggiatori , e qulndi alle nazioni a cui essi appartengono. Gib non pertanlo sonovi ancora dei lodatori in tutto e per tutto dei tempi andati. Questa raccolta serve anclie alia storia , giacche cl porge il testo di alcuni regolainenti clie salgono fino al 1480 , i quali non sarebbero forse altrinienti conosciuti come che nascosti negli arcliivj insieme a tante altre carte fatte inu- tili dal lasso di un sol giorno , come inutlli sono la parte niaggiore di varj atti d' amministrazione , comunque ven- gano da una inconsiderata abitudine gelosamente custoditi. E cio sia detto di passaggio per dimostrare la necessita generalmente sentita di un migliore sistema d' arcliivj, con cui il poco di buono In carte scritte sia separate da tanto amraasso inutile che minaccia d' invadere anche le parti piu noliili dei piu sontuosi palazzi per iscacciarvi le piii rispcttabili magistrature. I regolamenti attualmente in vigore compresi nella rac- colta sono osservabili singolarmente dal lato della modiii- cazione imposta alia privata proprieta , mantenenJo in f"a- vore del pubblico quel genere di servitii dhnenticate da alcuni moderni codici, che cliiamansi legali perclie imposte dalla legge , alle quali molte provincie d' Italia devono la loro agraria prospcrita. Tali sono la proiliizione di pian- tare o d' allevare piante o siepi a minor distanza di ire JJlhl. Ital. T. JJV, j.S 2 74 A r r E N D I C E inetri dalle strade reali e provincial! (i) ( e le siepi seb- bene a tale distanza non possono essere piu alte di nn metro , e devonsi tagliare nella primavera e nell' autunno di ogni anno ) , la prolbizione di tagliare alberi e bosca- glie d' ogni sorta atti a sostenere le nevi ed impedire gli smottamenti e scoscendimenti di terreno, ecc. Mentre e prescritto che i pubblici lavori d'acque e strade siano generalmente condotti col metodo dell' appalto stipulate air incanto ;, vuolsi che le riparazioni alle strade comunali sieno eseguite per comandate , o col soccorso di prestazioni d' opei-a manuale in natura che vengono in _ogni comune imposte a norma del bisogno ai coraunisti, non eccettuati neppure i non possessor! , la cui quota e determinata dal prudente arbitrlo delle amministrazioni. £ questo un resto di una legislazione di quel tempi in cui ogni comune formava un corpo morale indipendente e non si avevano idee esatte ne di amministrazione ne di riparto d' imposte i di quei tempi nei quali per mancanza di ge- nerale istruzione pocliissime persone sapevano leggere , e piu poche ancora possedevano 1' arte della scrittui-a i non taceremo quindi che il sistema delle comandate per 1' efFet- tuazione dei lavori occorrenti al buon governo delle strade comunali e il piu rimarcabile difetto introdotto nelle prov- visioni di cui parliamo, generalmente dettate da sano con- sigllo. Troppo in lungo saremmo condotti se di esse voles- simo indicare tixtte le lodevoli disposizioni, non che le poche altre cose clie ci semlirarono meritevoli di osser- vazioni ; non tralasceremo pero di dare una esatta idea deH'ordinamento del personate degl' impiegati nella dire- zione dei lavori d' acque e strade : essi sono distinti in classi le une scrupolosamente subordinate alle altre, poiche senza questa disciplina non e sperabile mai di trarre da un corpo d' individui comunque tutti ugualmente educati il maggiore e piii iitile servigio. La subordinazione e aju- tata anclie dall' obbligo di ciascuno di vestire un decoroso abito uniforme coi distintivi di vario grado consimili ai concessi ai militari. II primo segretario di Stato per gli (i) Queata disposizione nicriia le considerazioni di chi anie- lebbe, per uii fine per altro Jodevolissimo , vedere le regie strade di Lonibardia guarnite sui loro cigli da due file di piante. rAini: itvha.na. af.'J nlYari mtcriii e sopriiiiemlente del corpo ilegr higej^iieii , iletto corpo reale del genio civile : ne e direttore geuei'ale r intenilente generale delF azienda econoniica dell'' lutenio ( e vicedireitore il viceintendente ) dalla quale dipeadono aaclie le miniere, i bosclii e Ic selve, il censo e varj altri rami d'amministrazione. II corpo degl' ingegneri e composto di un ingegnere ispettore generale , residente a Torino, di varj ingegneri ispettori e sottispettori , d' in- gegneri semplici, d' ingegneri allievi e di ajiuanti agl' in- gegneri; sparsi nelle varie provincie tutti godono di uno stipendio, ed e loro corrisposta un' indennita staljile per le spese di cancelleria , ed altra indennita lissa in ragione delle pernottazioni fuori di resldenza e dei viaggi a cui ogni individuo viene dal proprio dovere obliligato. Sonovi altrcsi degl' ingegneri volontarj , ma in iscarso nnmero , i quali servono senza stipendio, ma godono di tutte le altre distinzioni, e vengono poi in preferenza , c hen presto, promossi ad ajutanti. La classe degli assistenti ai lavori con pagamento a giornata amniessa per lo passato , e ora unicamente tollerata , volendosi assai opportunamente die i lavori siano diretti sulla faccia del sito da inipiegati sta- bili, come sono gli ajutanti. I nomi dei gradi ciie tanto servono alle cose, sono bene ideati; e le indennita se aon sono tutte proporzionate al merito presumibile nelle per- sone clie lericevono, possono dirsi alibastanza laute nella circostanza clie frequentissime sono le occasioni clie loro danno diritto di conseciuirle. O^ni individuo addetto al corjto del genio civile non pno applicarsi al servigio dei privati, ma e ncll' obbligo di occuparsi dcUe incumben/.e die gli venissero dalla conipetente autorita allidate per oggetti interessanti il regio patrimonio , le comunita ed i corpi tutelati, contro uno speciale pagamento proporzio- nato non gia al proprio grado, ma corrispondente a quello accordabile in simili casi a qualunque altro pubblico pe- rito patentato. Quest' ultima disposizione dettata, a quanto ci sembra, da profondissima saviezza raggiunge il doppio scopo di non vedere distratti da minute occupnzioni d" in- teresse privato gl' ingegneri del real corpo del genio civile , e di concedere il sussidio dei loro lumi ai conu\ni ed alle altre amministrazioni tutelate nei casi di maggiore impor- tanza da conoscersi dagl' intendenti di provincia, senz' as- soggettarle ad un carico per ispese di perizia maggiore deir ordinario sopportato dai privati. 2-6 APPENDICE Verso il fine del secondo volume vi e nn elenco dl alcuiie antiche provvidenze In materia di acque e strade susseguito dair elenco delle leggi sulla stessa materia pubblicate du- rante il regime francese , e poi da quello delle leggi po- steriori alio stesso regime, e fino al i5 novembre 1826. Termina poi il secondo volume con un esteso indice analitico alfabetico delle materie contenute nei due volumi , nel quale sono giudlziosamente distinte in carattere corsivo le disposizioni , che comunque comprese nella raccolta , non sono pero piu in vigore , dal die appare , con utile lume deir argomento trattato, quanto erasi in addietro disposto , e quanto T esperienza insegno di disporre in un si impor- tante ramo di pul^blica amminlstrazione- I due volumi pertanto devono degnamente trovar posto nel gabinetto di ogni colta persona die s' occupa del mi- glloramento delle sociali istituzioni tendenti a far prospe- rare il suolo ed a facilitare le comunicazioni , primo prin- cipio, lo ripetiamo, della rlcchezza nazionale. DclT iLso il piu proficuo pei sudditi di S. 31. (Saj-da) degli cdberi tord , difformi e di grandioso diarnetro. Memoria letta dal marchese Lascaris nella tornata dclla R. Socictd agraria del di 4 giugiio 1828 , e puhbllcata nel 1828 d' ordiiie della medesima con varie aggiunte. — Torino , tip. Chirio e Mina , in 4.°, face. 7i.° 6^^ con 19 tavole ,' 17 delle quali litografiche. Gli stndj del filosofo debbono tendere a procacciare vantaggi a tutta T umana famiglia , e specialmente all' im- perio cui egli appartiene, Delia quale verita penetrato il marchese Lascaris indirizzo le sue speculazioni a promovere nel Piemonte un nuovo ramo d" industria , quello cioe dei legnami. Incomincia egli dalle piante die possono servire alia marineria : osserva come nello Stato Sardo molto ab- bondino il pino e la querela. La contea di Nizza conta per se sola oltre centomila stupendi fusti del pino bianco. Ottima ne e la qualita , e assai vicini sono i cantieri. La quercia vegeta su tutti i punti del reame. II legno delle querce piemontesi avanza quello che vien somministraio dalle querce crescenti in sulle spiagge dell' Adriatico e nel- 1' Italia meridionale. Le querce dell' isola di Sardegna danno PARTE IT.\LIAN.\. 277 pochl legal dirittl , ma hellissime curve , e legni di coa- torao die sono molto apprezzati dai costruttori di vascelli. Le sarde sono di lunga darata , ma facili a spaccarsi. Le piemontesi non durano meno e noii si spaccano ; anzi aggiungono un'altra buona qualita die e quella di non diminuire molto di volume nel diseccarsi. Passa quindi r autore ad esaminare la matuiita e la bonta delle querce. Non si puo rilevarne la maturita ne dall' eta , ne dalla cir- conferenza. Si puo tuttavia in generale stabilire die una querela e atta alle costruzioni navali quando la circonfe- renza e d' un metro e 62 centimetri ed ha la sufliciente al- tezza e la debita sagoma. Vi sono certi segni dai quali si riconosce clie una querela ancora in piede e matura. Tali sono : testa a foggia d' ombrello : prime messe men lunghe : foglle precocl nella primavera : rami inclinati all' orlzzonte dl 60 o 70 gradi : suolo poco atto alia vegetazlone : se recidansi i rami , gli ultlml strati legnosi annual! perseve- rantl in un accrescimento almeno medio comparativamente a quello degli anni precedent! . A conoscere se una querela che e ancora in piede , sia di buona qualita , si badl alle seguenti condlzlonl : suolo sano : i rami della cima abbon- dantl, rigogliosl , rlcdii di foglle : fruttl coplosl e prosper! : foglie tardive ad invanlre in autunno: corteccla libera, cioe scevra d' insettl e dl piante parasite, con grana fina e con color diiaro ed uniforme : screpolature vertlcali con bella epidcrmlde nella parte piii grossolana : ram! lussu- regglant! sopra gli altri. Le querce , che debbono servlre alia marineria , si atterrino tra 11 cader delle foglle ed il buttar le nuove messe. Lo scrittore propone d" indicare sul fusti la natnra del suolo in che vegetarono , onde as- soclare Icgnami unlforml. Tengasi conto del piede dell' al- bero : che dii legname assai compatto. Si conservlno le grosse radici ; die insieme col tronco danno preziosi brac- ciuoli. II tagllo si dia su due parti e non in giro : si fac- cia si che I'albero cada sulla parte convessa o sulla piana. Recidansi tosto i superstlti ram! inutili. Escludansi i fusti in cul trovansi queste condlzlonl : slogamento tra gl! anelli concentric! : doppio alburno : gellcldj o spaccature dlrette dai centro all' aniblto : stelature o spaccature incroclate precedent! da putrefazlone. Se 11 difetto sia locale si puo trar partite delle parti sane. Facciasi la squadratura anzi con r accetta che con la sega. Si porti via piix dalla parte 2 -'8 A P P F. N D 1 C E die noil era volta al mezzodi : perche la meridionale e pin cni'liarda. Le iiitemperie danneggiano di molto i legnaini : si pensi quindi ad uii pronto trasporto. Prendasi V occa- sione delle piogge autunnali per far procedere in zatterc sni liumi le piante. Se le regloni in die vegetano sieno alcun poco distanti dai fiunii principali, si U-asportino presso ai detti fiumi od alia marina , onde farne all' uopo un piu lungo trasporto. Espone in fine il metodo pratico per cnbare i legni di marineria. Chiude la sua Memoria con avvertire come Tamor di patria debba indurre i Pie- niontesi a non destinare alle fiamme quegli alberi che sono daila natura destinati a contrastare coi venti e colle onde e a procacciare alio Stato nuova sorgente di dovizie. Vo- lendo adattarsi alia capacita dei piii il mardiese Lascaris si astenne da quanto addomanda profonde cognizioni chi- midie. Noi abbiamo toccati i sommi capi : ma da questi pochi cenni ciascuno puo rilevare di qual pregio sia V opera. Otto casi di litotoinia col tagllo mediano , e vantaggi di questo metodo sugll cdtri iu iiso. Memoria del dottor Lodovico BallarDini socio deW Ateneo di Bergamo , inserita. ucl Vol. 47.° degli Aimali uni- versali di medician , ecc. — • 3filano ^ 1828, e stampata anche a parte. L' operazione della pietra fu a' di nostri argomento di curiose disqnisizioni. II metodo del Pajola era stato modi- iicato dal Kern. II professore Vacca-Berlinghieri , rapito troppo presto alia scienza ed all' egra umanita , propose nn suo metodo particolare. II Ballardini , appena ebbe con- tezza di quanto insegnava il Pisano , si accinse a speri- mentare il taglio retto-vescicale. Ne ritrasse dell' utile ; ma fu neir esercizio delF arte sua condotto ad adottare un ay\o^o metodo cui egli da il nome di taglio mediano. I vantaggi cui- si propose sono i seguenti : i.° L' incisione partendo dal pnnto piii basso del perineo al margine dell'ano apre la via piii diretta e breve per entrare nella vescicai, a.° Tale apertura trovasi nel punto in cui le ossa presentaao la niaggiore divaricazione ^ percio riesce piii facile il passag- gio del corpo estraneo ; 3." L' jntestino retto al passare de' grossi calcoli cede^ 4.° II taglio lungo il ralfe devia P\RTE ITXLIANA. 2-"9 dai grossi vasi e da' mez/anii 5.° Riesce facHissimo col coltellino retto a linguetta non tagliente di trovare all'an- golo anteriore superiore della ferita il solco del siringone e penetrare per esso nella vescica; 6° II coltellino stesso incidendo dall' interno all*" esterno nelP uscire daila vescica trova le parti da tagliare nella massima tensione , lo die e molto opportuno alia facilita dell' operazione ; 7.° II dito indice dell' operatore portato perpendicolarmente dall' alto iii basso per la fatta apertura sente tosto la pietra , e I'af- ferra quindi agevolmente colla tanaglia portata perpendi- colarmente suUa guida dello stesso dito nella vescica; 8.° II dito e pure il miglior giudice del volume e della forma del calcolo e guida piu sicura al coltellino, quando si do- vesse dilatare 1' interna apertura ; 9.° La situazione e la perpendicolare direzione dell' apertura agevolano 1' uscita de' frammenti calcolosi mediante semplici lavature:, 10. ° Non puo aver luogo verun ingorgo sanguigno; ii.° Si ha uno spazio maggiore che con ogni altro metodo , possonsi per- cio estrarre corpi voluminosissimi; 12.° In fine il taglio mediano ha tutti i vantaggi del coltello sul gorgeret. II taglio mediano delib' esser preferito al retto-vescicale pe' seguenti motivi : i.° Non lia il pericolo della fistola orinosa intestinale ; 2.° Incidendosi 1' uretra dove e piii su- perficiale , e piu facile di scoprire il solco del siringone ; 3." L' apertura si chiude molto piu presto, ordinariamente entro venti giorni, o al piii trenta. Se si voglia raffrontare la litotomia mediana sulla litotritia del Civiale , noi avrenio queste considerazioni per adottare la prima: i ." La previa dilatazione dell'uretra onde possa ricevere lo sirumento e difiicilissima anzi impossibile in certi soggetti, specialmente ne' fanciuUi ;, 2.." E difficile 1' introdurre una grossa can- nuccia metallica retta per la curvatura dell' uretra sotto r areata del pube : e puo facilmente uell' uretra prostatica farsi una nuova strada i 3° In alcuni soggetti la vescica non si presta ad un' artificiale distensione , necessaria per salvare le pareti dal contatto dello strumento stritolatore i 4.° Detto stritmento non potrcbbe afFerrare i calcoli ili gran volume; 5." Non puo eseguirsi la litotritia ne' calcoli encistici ; 6." Quando numerosi sono i calcoli e lunga e r operazione nou potreblje l' ammalato resistere al doiore; 7.° Lo strumento del Civiale non puo eseguire che inovi- menti liniitativi; 8." Le branche dello strumento possono aSo AFP. PARTE ITALIANA. spezzarsi o piegarsi ; 9.° L' ulcerazloiie delle paretl dell.i vescica impedisce I'uso degli strumenti litontritici; lo^Uno o piu franiinenti calcolosi possono rinianer nella vescica e diventar nocciuoli di altri calcoli. Le quali considerazioni proposte dal Ballardini meritaiio la piu scrupolosa atten- zlone de' professori ^ onde si giunga ad agevolare un'ope- razione clie porta seco tante difficolta e tanti pericoli. Carta della Turchia europea , con una parte dell' Asia minore, in 2,1 fogli , costrutta e disegnata secondo i misliori materiali , dal tencnte-colonnello Weiss, pubhlicata dalV I. R. Stato jnaggiore austnaco nel- V anno 1829. — 3Iilano , trovasi presso VI. 11. Isti- tuto geografico militare. Questa carta , in a i fogll , e alia scala di ^~ del na- turale ( un poUice per 8000 khifter) e le dimensioni interne d' ogni foglio sono di 1 6 j'oUici di Vienna in altezza , e di 24 in larghezza. Essa vien pubblicata in tre distribn- zioni, ciascuna al prezzo di 6 fiorini , moneta di conven- zione. £ uscita la prima, composta di 7 fogli. II i." con- tiene il titolo colla spiegazione de' segni ^ il 2.° lo scbeletro ossia Yinsieme di tutta la carta?, negii altri sono la Bes- sarabia, la Moldavia, la Valacbia e la Bulgaria, con una parte della Romelia e della Seryia e coi paesi austrlaci e russi confinanti. Carta topografica dei ducati di Parma, Piacenza e Guastnlla , levata dietro misure trigonometriclie negli anni i?yi\ e 1822 sotto il governo di S. M. lar- ciduchcssa Maria Luigia , disegnata ed incisa nel~ V Istituto geografico militare delV I. R. Stato mag- giore generale anstriaco. — Milano , 1829, presso U I. R. Istituto geografico militare. Prezzo fior. 12 {M. C.) Questa carta e alia scala di -^~ del natnrale , ed e di- visa in 9 fogli, ciascuno della largbezza di 2 5 pollici e deir altezza, di 16. Essa, oltre a qualcbe piano partirolare, contiene altresi notizie storiclie-statistithe-militari. JIM.Iliif.7hm ,u. ^ ^'^ V (r:'% b^^lf /7 //li K '-^y }^/ //{•<, uv ^^ /fV,>A/ f f//^f < y^^ Cr/'it' ^' r ir/ y/f i8i V A R I E T A. ARTI BELLE. Lettera del cav. prof. Scarpa al sig. conte Marenzi , direttore della pinacoteca Carrara in Bergamo sopra un ritiatto riputato di mano di Raffaello (i). H, Pregiadssimo sig. Conte ! ; o esaminato attentamente il qnadro posseduto per lunghe eta dalla nobile famiglia Siiardi sotto la denomina- zione di ritratto del daca d'Urblno, di mano di Raffaello. La purezza e morbidezza dei contorni , la proprieta e rarmonia delle tiiite , la dolcezza dei passaggi delle ine- desime , la nobilta della niossa , il costume , le figure in cainpo tutto azzurro, in una parola il tutto insieme , e le parti di questo dlpinto paragonate diligentemente con non dubbie opere di Raffaello palesano agli artisti profonda- mente versati in tali ricerche , essere qitesto ritratto nello stile e di mano di quel soramo dipintore , gia emancipate dalla scuola del Perugino. Se poi il ritratto di cui si parla, rappresenti il duca di Urbino , siccome per veneranda tradizione di ben sei generazioni si ritiene fuori d' ogni duljbio nella nobile fa- miglia Suardi , ovvero offra V immagine di alcun altro illustre personaggio d' arnii , molti anderanno a rilento nel pronunziare •, primieramente perche il soggetto rapprcsen- tato e mancante d' ogni divisa ducale;, secondo, cio clie e ancor piu da notarsi , perche esso ci offre un aspetto (i) Unitamente a questa lettera, che il chiai-issimo signor ca- valiere professore ci ha graziosamente comunicata , perniettendoci iVi publjlicaria , ci ha pure riuiesso un disegno niaestrevohuente eseguito sul ritratto originale dal sis.. Giovita Garavaglia; e noi, lusingandoci di fare cosa assai gradita agli araatori delle belle arii ci sianio fatti solleciti di farlo nobilaieiite intagliare in ranie sotio la direzione di quel valentissimo artista , onde corredarne l.» ?tes3a lettera e "ratificarne i nostri associati. aSa V A R I E T a'. fanciullesco. lo al contrarlo , ammesso che il ritratto e ell inano di RafFaello , da queste medesime dubitazioni pi-endo argomento di comprovare 1' autenticita e la verita deiran- zidetta tradizione di famiglia , e teiigo per fermo che in questa delicata e magistrate dipintura trovasi espressa I'ef- figie del duca d' Urbino ; e rimango in questa sentenza pei inotivi che sono per esporle. La vita di RafFaello fu corapresa fra I'anno 1483 ed il I Sao. In questo intervallo di tempo, e propriamente sin' air anno i5o8 fu signore di Urbino Guidobaldo da Montefeltro , il quale, perche divenuto malatlcclo e privo d' ogni speranza di prole , fu indotto da Giulio II della Rovere ad assumersi a figliuolo Francesco Maria della Rovere , nipote del ponte6ce , nato T anno 1 49 1 5 d' al- tronde congiunto al duca per vincolo di comun sangue. In questo mezzo RafFaello in eta d' anni 20 , ad oggetto di perfezionarsi nell'arte sua si porto in Toscana, dalla quale felice contrada nutrice delle arti belle non fece ri- torno in Urbino che I'anno i5o5. E fu precisamente in questa occasione che ivi condusse valorosamente parecchie opere per coramissione del suo Signore , fra le quali il S. Giorgio a cavallo ed il S. Michele. Nulla cl ha quindi di piu veroslmile, quanto che in questa medesima oc- casione RafFaello facesse il ritratto del figliuolo adottivo del duca , recente oggetto di comun giubilo , speranza dello Stato e di esso futuro padrone ; il quale principe giovi- netto in allora non oltrepassava che di poco 1' eta di 14 anni. E di fatto considerando ben bene il ritratto di cui si parla, si scorge che 1' effigie con esso rappresentata cor- risponde a un di presso a quella di uix giovinetto di 14 anni. II grande artista non poteva ornare il ritratto del principino coUe insegne ducali , atteso che vivea Guido- baldo; quindi prese il partito il piu appropriato e fino che gli rimaneva , quello cioe di contrassegnarlo Prlnceps juventutis , col fargli impugnare I'elsa della spada in atto imperioso , e colF abbigliarlo di ricca zimarra a foggia di principesca sopravveste. Guidobaldo moi-i , come poc' anzi le accennai , 1' anno i5o8, cioe tre anni dopo fatto il ritratto del giovine prin- cipe ; non pertanto quel dipinto , ancorche privo d' ogni rnsegna ducale , fu in seguito ed a giasto titolo denomi- nato il ritratto del duca di Urbino. V A R I E T a\ 283 Non intendo con tutto cio d' inter porre duhbiezza alcuna, se RafFaello al)bia fatto altresi il ritratto del duca Guklo- baldo, perche e cosa questa al di la di ogni contestazione, come le dimostrero fra poco , sia clie Raffaello abbia ese- guita quest' opera prima o dopo del suo ritorno in patria. Immediatamente dopo la morte del duca Guidobaldo Raffaello ritorno in Firenze , da dove pochi mesi dopo fu invitato a Roma ad oggetto di assumere I'Dnorevole in- carico di dipingere le stanze del Vaticano. Non gioverebbe qui ripetere cio che accennai da prin- cipio, cioe che Teffigie , della quale si parla, non potrebbe essere stata desunta da alcun altro giovane principe o personaggio di spada , fuorche da Francesco Maria della Rovere , perciocche , se tutto conduce a credere che co- desto dipinto e di mano di Raffaello, egli e del pari in- dubitabiie che Raffaello non ha dipinto alcun altro prin- cipe secolare o personaggio d' armi , fuorche della Gasa di Urljino. Ad ulteriore illustrazione e conferma di quanto le ho sin qui detto si compiaccia , sig.Conte, di portar T occhio sul celebre quadro di Raffaello denominato la Scuola di Atene inciso da Volpato , in cui ella trovera sotto il n." 4 r eHlo;ie del duca di Urbino, Francesco Maria della Rovere , la quale effigie ricorda quella che si vede nel ritratto pos- seduto dal sig. conte Suardi , se non che ingentilita al- quanto ed assai piu di prima suU' eta adulta , piena di iVeschezza peri), come doveva essere; perciocche, par- tendo dal principio sopra stabilito , che nell' anno i5o5 Francesco Maria era in eta di 14 anni , e sapendosi pa- rimente che il dipinto della Scuola di Atene fu ultimate r anno i5ii, ne viene di conseguenza che a quest' epoca il duca Francesco Maria era in eta di anni 20. Ne questo e il solo esempio di ritratti di Raffaello ripetuti nelle sue opere con qualche varieta nelf espressione. Dopo di cio ella, sig. Conte, porti I' occhio suUe mo- nete battute durante il dominio del duca Francesco Maria, alcune delle quali si trovano delineate nell' opera dello Zaaetti intitolata Nuo^-a Eaccolta delle Monete e Zecche d' Italia. Nel tomo i.° di quest' opera alia pag. 5i sotto il n.° 2 trovera Moneta in oro con effigie di Francesco Maria della Rovere, duca di Urbino , molto simile a quella espres:?a nel quadro posseduto dalla nobile famiglia Suardi. 2o^. V A R I E T A . Anco plu simile al ritratto si e quella cleliiieata nel tomo 3.° n.° 7 , tav. 2 2 , per quanto si puo giudicare da tanta picciolezza di lineamenti. Giova pero qui valatare clie presso gli estimatori di cose antiche e nota e lodata V ac- curatezza dello Zanetti nel deliiieare e nello incidere gli oggetti di nurtiisinatica. Ambedue queste nionete , al dire dello stesso Zanetti , furoao battute T anno 1 5 1 6 , die e quanto dire cinque anni dopo che il duca Francesco Maria era stato privato de' suoi Stati a niotivo dell' uccisione da esso commessa in Ravenna nella persona del cardinale di Pavia Francesco Alidosio. Al quale proposito non posso dispensarmi dal farle osservare die nella elfigie del giovine principe si scorge un non so die di fierezza , che assai di rado apparisce nell' eta giovanile. Soggiunge la storia che dopo due anni di esiglio, da Giulio II ridotto al letto di morte , e poco prima di rendere T ultimo respiro , ii duca Francesco fu assolto e repristinato ne' suoi Stati di Urbino. Del resto, se il Yasarl, come taluno potrebbe osservare, nella numerazione dei rltratti eseguiti da Raftaello non ha compreso quello di Francesco Maria , principe ereditario , cio tutt' al plii non sareblse che una ommissione da ag- giungersi alle molte altre , delle quali abbonda 1' opera di questo d' altronde benemerito e classico scrittore. Ne deesi tanto maravigliare di codesta ommissione , quanto di quella di non aver egli neppure accennata T effigie del duca Gui- dobaldo , opera a que' tempi ben nota come di RafFaello , e certamente non caduta dalla memoria dei contemporanei <^el Vasari , allorquando egli piibblico per la prima volta la sua Storia pittorica ( i55o). E della esistenza del ri- tratto del duca Guidobaklo di mano di RafFaello trent' anni prima della pubblicazione deU' opera del Vasari ne fa piena testimonianza la lettera del Bembo al cardinale di S. Maria in Portico, datata if) aprlle i5i6 , nella quale dopo avere data contezza al cardinale del bellissimo ri- tratto che di recente RafFaello aveva fatto del letterato e poeta Tebaldeo , prosegue a dire = Il ritratto di messer Baldassare Castiglione e quello della buona e sempre da me venerata memoria del sig. Duca nostro , a cui Dio dia bea- titudine . parrebbero di mano di uno dei garzoni di Raf- faello in quanto appartiene alia rassoniiglianza in compara- zlone di qutllo di Tebaldeo , ecc. ecc. Non avvi punto di V A i; IE T a'. 2H6 dulibio die qui 11 Bcmbo ricortlava il ritratto del duca Cuidobaldo uiorto otto anni prima. Ne cio in niodo ve- riiiio potea liferirsi al duca Francesco Maria , 11 quale non cesso di vivere die nel iSS^ in eta di 48 anni, non senza sospicione di propinato velcno. Laonde , oltre V antica tradizione di famlglia giamiiiai intermessa ne alterata per sei successive gencrazioni , ed oltre ancora le bellezze caratterlstidie , le quail ci svelano I'opera del genio della pittura ;, il complesso del fotti sto- rici sin qui riferiti , malgrado la retlcenza del piii cele- bratl scrittori intorno a qaeste materie, ci e di gravissinio argoinento per istabilire che due fnrono 1 ritratti eseguiti da RafFaello per la Casa di Urbino , V uno pel duca Gui- dobaldo , Taltro pel glovine principe Francesco Maria della Rovere ;, che 11 prlmo e andato smarrito , e clie 11 secondo torna ora alia luce , e per buona ventura suffi- clentemente preservato dalle ingiurle del tempo. Sul conto poi del ritratto di Tebaldeo annoverato pure a' glorni nostri fra le opere di RafFaello , che pur si ri- guardano come smarrite , ho 11 jjiacere di parteciparle che per una singolare e felice comblnazione di circostanze che troppo lungo sarebbe di qui rlportare , questo capo lavoro, si grandemente encomiato dal Bembo, e si arden- temente desiderato dal coltlvatori delle arti di imitazione forma parte della mia collezlone di quadri. II lavoro n' e veramente perfetto e sublime nel genere ritratto , tanto per cio che spetta le parti principali di esso , quanto le accessorie , e tale da non ismentlre le lodi che intorno al medesimo lavoro furono prociamate da quel dotto ed 11- lustre prelato ; lo che giustifica plenamente la non celata sua invidia per non aver egli pure ottenuto un eguale favore dal plu eccellente plttore di quel tempi , ancorche non fosse egli meno stretto in amiclzia con queir esimlo plttore , quanto lo erano 11 Castigllone ed il Tebaldeo. A tanti pregi vuolsi agglungere che 11 ritratto del Tebaldeo essendo stato esegnlto da Rafiaello nel i5i6, lo fu sol- tanto quattro anni prima della immatura morte di lui, epoca in cui egli aveva toccato T apice della perfetta ese- cuzione e del sublime dell' arte che rcse immortale il suo notuc. Una copia linearc del ritratto di Tebaldeo verra Inserlta iiella traduzione italiana della vita di RaJIaello scritta dal 236 V A R 1 E T a'. letterato distinto, e profomlo conoscltore delle aitl belle sig. Quatreniere de Quincy , la quale traduzione fra poco uscira dai torchi di Milano, Colla piix distinta stima mi rassegno Pavia, 1 6 aprile 1829. Devot.""' 5 obblig.'"' servitor e , Scarpa. ASTRONOMIA. Annalen der K. K. Sternwartc in Wlen etc. Annall deir Imp. R. Osservatorio di Vienna per ordine di S. 3L pubblicato aspese dello Stato da 1. 1. Littrow, direttore dell Osservatorio , professore d'' astronomia , cap. delV ordine di S. Anna di Russia, ecc, e da Lamberto Mayer aggiunto all Osservatorio stesso, ecc. Parte IX. — Vienna, 1829 , presso la vedova d An- tonio Strauss , in foglio. £ questa la continuazione della raccolta astronomlca die sotto il titolo di Aanali si pubblica regolarmeiite a Vienna, e che contiene i reglstri delle glornaliere osservazioni pre- cedati da una introduzione in cui o si descrivono gli stro- menti adoperati, o si presentano i risultamenti de' feno- meni osservati, o si discutono diversi punti di teorica o di pratica astronomia. II fascicolo che abbiamo annunziato merlta particolare attenzione , perche contiene le primizie delle osservazioni fatte con un circolo meridian© di tre piedi di raggio , opera perfettissima escita dalla fabbrica di quell' I. R. Istituto Polite cnico. Le prime indagini del sig. Littrow furono rivolte all' esa- me delle piccole variazioni alle quali la macchlna, sebbene collocata sopra solidissimi sostegni , va nelle diverse ore del giorno e nelle diverse stagioni continuamente soggetta. La piu notabile di queste variazioni e quella delta azzimut- tale, in conseguenza della quale I'istromento collocate una volta nel piano del meridiano non vi si conserva stabil- mente , ma ne devia di alcuni second! ora dall' una ora dall'altra parte. L'autore ne attribuisce 1' origine alle va- riazioni di temperatura ed all' impressione che i raggl del V A R 1 E T a'. 267 sole fanno lUversamente suUe muraglie della fabbrica, la quale , sehbene robusta , e troppo elevata per sommini- strare agli strumenti astronomici ua appoggio inalterabile e sicnro. Una simile alterazione, ma assai meno considerabile e non cosi regolare, piesenta anclie V orizzontalita del gran- d' asse di rotazione del circolo alia quale puo assegnarsi la medesima causa. Osserva pero V autore che questa fu notabilmente diminuita allorche alia vite d'acciajo clie trat- tiene il telajo verticale ( Schieber in vertikaler richtung ) ne fu sostituita una d' ottone. La terza variazione, che ha una maggiore influenza nella determinazione delle declinazioni degli astri, e quella del puuto di divisione del circolo a cui corrisponde il polo celeste ( Ort des Instrumental-Poles ) la quale si deterniina osservando ogni giorno nel suo transito superiore ed infe- riore uua Stella circompolare. II nostro astronomo dubito da prima che questa nascesse da un difetto del piano del- r alidada il quale rimaneva alquanto prominente sopra il piano del circolo , onde risultava una qualche incertezza nel giudicare della coincidenza delle divisioni. A tale im- perfezione rimedio tosto V artefice , ma la variazione del punto polare non fu punto eliminata. Sospetto allora il sig. Littrow che il telajo de' fili del micrometro venisse alquanto spostato allorche si spingeva dentro, o s' allonta- nava il tubetto dell' ultima lente oculare, il moto del quale era alquanto duro. Non si tralascio di rendere questo movi- niento j^iu dolce , ma la variazione del polo rimase come prima. Finalmente i suoi sospetti si rivolsero al livello del circolo^ alia variazione termometrica de' suoi sostegni, al gonfiamento dei pezzetti di sughero che trattengono il li- vello nella vagina d' ottone , ecci tutte queste cause d' er- rore furono per quant' era possibile rimosse ; ma non si ottenne in alcun niodo T intento. Si conchiuse allora che volendo ottenere nella osserva- zione delle distanze delle stelle dal polo la necessaria esat- tezza non era sempre lecito il valersi del principio di nu- merazione deterininato alcuni giorni prima o dedotto dal medio fra un certo numero di successive determinazioni , ma era necessario cercarlo ogni giorno colla immediata osservazione d' una Stella vicina al poloi nel modo appunto con cui Ic astcasioui rette degli astri si stabiliscono per 283 V A R I E T a'. mezzo tlegl' immecViati passaggi pel meridlano delle stelle fondamentali di gionio in giorno osservate. Su questi prin- cipj sono calcolate le poslzioni d' un ceiitinajo di stelle che trovansi registrate in questa medesima Introdazione. Segue una breve Memoria del signer Guglielmo Matzka, ufficiale d' artiglieria sopra la deter minazione del puriti della terra clie vedono un dato ecUsse di lima; indi comincia la serie delle giornaliere osservazioni fatte dal 14 febbrajo al 14 »licembre 1827, la quale occupa 160 pagine, e cliiudesi il volume col I'iassunto delle osservazioni meteo- rologiclie dello scorso anno , e con quelle della cometa periodica delf Enke nell' ultima sua apparizione date dal- r aggiuato Lamb^rto Majer. Non sara forse discaro ai nostri lettorl il trovar qm il confronto delle massime , minime e medie temperature osservate a Vienna con qi^elle istituite a Milano che si pubblicano regolarmente in questa Biblioteca. 11 luogo di osservazione a Vienna e a circa 90 tese ed a Milano a 70 tese francesi sul livello del mare. Alte2z,a del tebmometeo di Reavmur Massima Vienna Milano Minima Vienna Milano Media Vienna Milano Giorni di neve Vienna Milano Gennajo . Febbrajo. Marzo. . . Aprile. . . Maggio. . Giugno. . Luglio . . Agosto . . Settembre Ottobie . Novembre Dicerabre ' 8, a ■ 8,0 ■i3,o -19)5 -21,2 -H26,o 17,0 22,0 iO,5 18,2 11,6 9,0 • 10,2 • 9 -14 -18,0 ■-<-20,2 -24,3 -26,0 -25,2 -21,0 -I 7>0 •11,3 -12,5 - 5,0 - 0,4 . 6,8 • 10,5 -1 1,5 -1 1,0 . 5,8 - 2,0 - 3,0 - 9iO Media in tutto 1' anno — 2,8 — 3,4 — o,3 -t- 4)6 -f- 8,5 -♦-12, -+-l3,2 -4-i3,o -f- 9,8 -f- 0,3 — o,5 2,0 - 1,01 - 1)59 ■ 4,73 . 9,88 -i3,i5 -i5,94 ■17)77 -i5,i I -12,43 - 7.^9 - 4)14 - 1)87 1,90 2,46 7)89 10,6 -*-i4,53 18, 36 -t-20,30 i8,56 15,78 11,17 4,95 2,68 V A U 1 L X A . U09 AVVISI TirOGRAFICI. Lo stanipatorc-l'ibrajo Francesco Sonzogno , dopo alcimi nmuiresti relativi alio stesso oggetto , altro ne ha pubblicato colla data niaggio 1839 sotto il titolo di Aviiso iinporiantc ai lettori della storia dclla vita e (Idle opere di Utiffaeilo, ]>ubblicata in Milano I' anno 1829, che pero al coaiparire di queir avviso non era aacora escita in luce. Due pagine e piii soiio consacrate all' elogio dell' opera del valeatissimo signor Qaatreinere de Quincy , ed a giusii- licare il lungo ritardo die la traduzioiie italiana del signer Francesco Longhena ebbe a sofTrire per diverse impensate circostanze. Di queste la piu riflessibile e quella die niolti si prestarono all' invito fatto dall'ediiore a tutti i dotti d' Italia e stranieri di voler concorrere colle loro osserva- zioni ed aggiunte relative alia vita e alle opere del Sanzio, a rendere niaggiormeute conipleta ed importante la storia del Principe de' pittori. Dopo di aver reuduto conto di queste copiose addizioni , 1' Editore continua colle seguenti parole. « Qunntunque quella storia fosse meritevole vera- mente dell' altissinia stiiiia in cui e tenuta , non va scevra di alcune uiende e di parecchie lacune , cui ha procurato di supplire, e quelle correggere il signor Longliena, non solo col mezzo del dotti e degl' intelligenti die 1' hanno liberaluiente incoraggiato ed assistito; ma ancora coll' avere egli stesso consultato tutti que' libri italiani ed oltreinontani che furoao e sono stati lino a' nostri giorni pubblicati i apparteuenti sotto qualunque rispetto al suo argomento, e ch' egli ha potuto procurarsi ed esaminare. E die cio sia il vero, ciascuno potra fame giudizio da se : ed ora io mi i^estringero solamente a ragguagliare il lettore dell'or- dine tenuto dal traduttore italiano uella nuova stain pa di questa istoria, rispetto alle moke illustrazioni ed aggiuute di cui r ha arricdiita. » Avute cir egli ebbe nelle mani le osservazioni e le giunte degli altri , le uni a tutte ijuelle die aveva egli stesso preparate , e riordinandole tutte secondo randamento progressivo dello storico francese , ha procurato sempre di collocarle quivi a pie di pagina , dove di mano in mano venissero ridiieste ad emendazione , ad illustrazlone od a conipimeato del testo;, segnaiido queste continuainente con uno o piu asterisciii (*) secondo il uuuioro di quelle che UU>1. Ital. T. LIV. 19 . '2f)V \ A R I E T A . cadevano iiella stessa pagina^ per distiiiguerle dalle note del signer Quatreniere , che vi sono indicate coi niuncri arabici. Che se alcana delle suddette nuove illustrazioni senibrasse niai a qualcuuo per avventura trovarsi , se non affatto fuori di liiogo , almeno essere meglio richiesta precedentemente , il che incontrera al certo di rado ; devcsl cio attriliulre alia sollecitudine mia di far progredire la stampa , piu che all' incuria dell' illustratore itaiiano ; il quale, nou avendo potuto pel tempo opportuno ponderar bene quella tal data osservazione , ne differ! I'aggiunta piuttosto che pubblicarla a quel tal dato luogo precisa- inente voluto , non ancor bene esaminata. Non ha mancato egli di rendere ad ogni occasione apertissima testitnonianza di tutti coloro che hanno contribuito a perfezionare il suo lavoro , in die e stato senipre scrupoloslssirao : ed aazi , siccome non lia avuto mai pretensione di se stesso , cosi in ogni sua ricerca ed in ogni suo giudizio ha voluto sem- pre consultare altre persone piii valenti di lui , ed appog- 2;iarsi a chi alle cognizioni necessarie univa una certa au- torita ed un certo diritto da pronunciare sui monumenti deir arte. » ISell'appendice, contenente i documenti storici spettanti alia storia di Raffaello , troveranno i lettori riunite insieme e ripubl^licate tutte le lettere del Sanzio, che per suoi originali sono ritenute dalla comune dei dotti; non che il facsimile di quella data anche dallo storico francese ; ma di qnesto e piii compito e piii esatto : leggeranno diversi pezzi important! che non sono nell' appendice francese ; e quelli di questa pitre tittti riscontrati , ricorretti e sup- pliti^ e il tutto illustrato come il volevano le piii recenti osservazioni degli Eruditi che intorno ad essi monumenti si occuparono. rt Nell'appendice italiana trovansi raccolte insieme parec- cliie lettere, od altri scritti relativi ad alcune opere che sono indubitatamente di Raffaello ; o che , per le ragioni in essi scritti enunciate , a lui vengono attribuite e pel giudizio di valenti professor! , e per quello degli studios! amatori. Tali lettere o scritti sono al tutto inediti per la maggior parte, perche provocati dalle cure del traduttore, affine di rendere plii compiuto il suo lavoro ^ e que'pochi i qnali furono gia pubblicati in altra occasione , sono stall ristampati , o perche crano pochissimo conosciuti , o V A K I E T A . 2(Jl peiclic importiiva clie qui venissero rlproJotti. " Parla in seguito r editore deU'elenco di tutti i disegni di Raffaellu, preniesso al quadio generale delle sue picture :, dell' indice generale Jelle niaterie alfabeticamente disposto die riuscira di grandissimo coniodo ad ogni classe di persone ^ degli iiitagli in rame maestrevolmente eseguiti clie si sono ag- giunti air opera , dimesso essendosi molto a pi-oposito il pensiero d' ornare il libro coi i-itratti di Raffadlo e della Fornarina eseguiti a colori confonne agli origi^iali i e per ultimo si giustiJica V iaserzione fatta di alcuue opere sco- nosciute per lo addietro e die era si attriljuiscono a lidf- faello , coir osservazione die si sono soltanto liportati in- torno a quelle 1 giudizj di alcuni dotti , e die il parere dato sopra la maggior parte non conchiude dirittainente a farle credere originali , ma tende solo a congetturarne per via di una retta analisi la probabilita che lo possano es- sere. — Conchiude lo stesso editore, ofFerendo e racco- mandando al pubblico questa storia che tante cure si e pigliato per illustrare ed arricchire anche per mezzo del- 1' arte sua ■, e noi non lasceremo di rendenie esatto conto in lino de'prossimi fascicoli della nostra Biblioteca. X' architetttira di Vitnuio tradotta in italiano , giusta la grafide cdiziorie del Polejm e dello Stratico. illnstrata con note critiche e corredata delle moderne coiinizioni scientifiche e pratiche neccssane agli ar- chitetd ed agl ingegneri. — Udine , I029, pei fra- telli jllattiuzzi, tipografia Pecile, in 8.*^ La magnifica udinense edizione deirarchitettura dl Vi- truvio , quella cioe che si pel testo che pei cominenti puo considerarsi come veramente la classica di quel romano arcliitetto, trovasi oggimai al suo corapimento quasi per- vennta, essendone gia uscita la Parte I del vol. Ill che contietie le esercitazioni dello Stratico. Ma il vote di tutti gli amatori dell' arte chiedeva che la stessa architettura tradotta pur fosse in italiano dal testo del Poleni e dello Stratico, coll' aggiunta di quel corredo di cominenti e dis- sertazioni che piii giovar potesse ad illusirarne la parte scientific?, e ad agevolare la pratica dell' arte stessa. A cio lianno ora rivolte le loro cure que' hcnemeriti e chia- rissimi editor!. Ecco il sunto di cio ch' essi ci anuunziauo uel loro luauit'esto : 292 V A R I E T A . I.* La versioiie sarh fatta dal sig. Quirlco Viviahi, ano degli editori della grande edizione latina, ed uomo gia di noil dabbia fama nella repubblica letteraria per altri aj>- plauditi suoi lavori. Egli usera dl uno stile scevro dalla pedanteria noa meno che dal libertinaggio delle dizioni , tale ill somma clie ritenga possibilmente di queir anima e di quella venusta , con cni Vitruvio seppe vestire i nobili suoi pensieri : sottoporra a pie di pagina il nome tecnico degli oggetti d' arte espresso secondo 1' uso de' piu riao- inati dialetti d' Italia. Gli altri dotti consocj dell' edizione latina lo assisteraano nella parte scieatifica dei comment! , tralasciando tutto cio che risguarda la mera curiosita spe- calativa degli scienzati; 2° Non si seguiranno i precetti di Vitruvio se non in quanto sieno consentanei alia ragione ed al modo di senlire della piu parte dei professori e degli eruditi in fatto d'architettura ; 3." Si aggiugnera tntto cio che fu da Vitruvio trascurato o non conosciuto : si parlera della costruzione delle strade , della condotta delle acque, dell' erezione degli arglni e dei ponti , ed in somma d' ogni genere di pubblici e privati edificj*, 4.° Vi saranno air uopo associate le scienze esatte con rigorose dimostra- zioni, ed all' uopo vi si esporranno pure quegli usi pratici clie sono piu comunemente adottati ; 5.° Le ricerche dei commentatori si estenderanno specialmente suUa maniera pratica della costrLizione. Quest' opera potra dunque consi- derarsi come un vero ed utilissimo manuale di architettu- ra, e percio le cose che richiederanno un piii ampio rischia- ramento saranno collocate alia fine di ciascun libro in forma di dissertazioni. 6.° Vi saranno aggiunte tutte le notizie archeologiche degli ultimi scavi fatti a Roma, ad Ercolano, a Pompeja , a Brescia , e tali preziosi avanzi saranno da uno degli stessi coUalooratori sul luogo riscontrati; 7.° L'opera sara munita d' un ragionato ragguaglio fra il metro e le misure proprie de' varj paesi , onde abbiasi un termine di confronto non solo pei varj popoli d' Italia , ma per tutte le nazionif, 8.° Le figure vi saranno ridotte al solo numero necessario alle architettoniche ed alle mateinatiche dimostrazioni , e saranno tutte esatlamente di nuovo deli- neate ed incise. Per tutte le quali cose sembra che quest' opera nulla lascera piii a desiderare in fatto di architettura , sia nella parte pratica , sia nella teorica e nell' erudita , perciocclie conterra anche tutto cio die relalivaniente a quest' arte va V -V R 1 E T a'. 293 a' tVi nostrl discppellenclosi nelF Egltto e nella Grecla. Essa dunque da se sola bastevolmente si raccomanda a' piofessoi'i ed agli studiosi deir arte. La raagnifica ed accuratissima edizione latina ci e di sicura gnareatigia di quanto far possano i valorosi ed instancaliili editori , e noi tenianio per certo, cli' eglino con quest* edizione erigeranno , per cosi dire, un nnovo e luminoso monumento all' Italia. " i.° L' opera sara divisa in 10 fascicoli quanti sono i libri di Vitruvio. 2." Ciaschedun fasclcolo conterra dodici fogli circa di stampa , e dieci disegni incisi a contorni. 3.° II prezzo di ciascun foglio di stampa sara di cente- simi 20 italiani, di centesimi 40 quelle d' ogni tavola incisa , la quale sara eseguita in mode da poterla studlare a libro aperto , e di centesimi 14 la legatura e coperta. 4.° II pagamento di ciaschedun fascicolo si fara dai si- gnori associati all' atto del ricevimento^ stando a loro ca- rico le spese di porto e dazio per quelli fuori di Stato. 5.° La stampa dell' opera comiacera nel gennajo i83o, e dair usclta del priuio fascicolo in avanti si pubbliche- ranno i successivi in un raese e mezzo di distanza impre- teribilmente sino al termine dell' opera. 6.° Per tranquillita dei signori associati , la stamjia non comincera prima die tutto il manoscritto dell' opera e i disegni che la corredano noa siano nelle mani degli edi- tori, sicclie quando si vedra puliblicato il primo fascicolo, potra certamente contarsi T intera pubblicazione dell'opera, clie per niun conto potra riroanere imperfetta. 7.° La stampa, carta e caratteri saranno eguali al ma- nifesto puljblicato , cioe buona carta , caratteri cliiari e Ijastevolmenie grandi. " Ai signori Direttori ed Editori della Biblioteca ita- liana di Milano. Chiarissimi Signori , Preghiamo la cortesia loro , signori direttori ed editori , di dar luogo a queste poclie parole nella loro riputatissima Biblioteca. Neir Antologia di Firenze, N.° XCVI , dicembre 1828, pag. 6 , not. 2 , leggiamo cio che segue : " Notero , giacche me ne viene il destro , un errore sfuggito al Forcellini , e che potrebbe emendarsi nella nuova 294 VARIETY. edizionc dl Patlova. Orazio nell' Ode IV del I dice: Jam te piemet iiox fabulceque manes. II prendere per sostantivo quel fabulce noii ha senso. Fahulcc adunque sta per fabu- loscE , come per nubilosus sta nubiliis. Avremmo cosi nel dizionario un errore di nieno e una parola di piu. >> Domandiamo licenza al signer estensore di questa nota di farlo avvertito che manes, per quanto e a nostra co- gnizione , fu sempre usato nel genere maschile, e die non si conoscono esempi di fabulus adoperato in vece di fabu- losus , come se ne conoscono moltissimi di mibilus per nu- bilosus. Posto cio , che si e tenuto per indnbitato sin ora , ne verrebbe clie queste due sole parole fabulce maiies prese cosi come vuole il signor estensore contenessero un solle- cismo e un barbarismo. Per altro se il signor estensore ci provera coll' appogglo di autorlta accreditate che manes sia di genere comune, o che si debba leggere fabuUque in vece di fabulceque , e che la voce fabulus sia latina , in una breve appendice noi emenderemo ben volentieri questo errore sfuggito al Forccllini , ed aggiungeremo questa nuova parola. Frattanto ne pare di poter dire con Virgilio, lib. 6, V. 743 : Quisque suos patimur manes. Ci dichiariamo con pieno rispetto Delle signorie vostre Padova , 11 aprile 1829. Devotissimi aervi Gli Editori del ForcelUni. M E D I C I N A. Trattamento delle scottature col cotone crudo. — Tra la moltitudlne de' niezzi che vennero gli uni dopo gli altri tentati per la guarigione delle scottature , il piii rccente e quelle del cotone crudo , che i medici degli Stati-Uniti hanno pei primi cominciato ad usare. Secondo il dottore Anderson , che lo ha spesso adoperato , il piu notabile ed il pill immediato efFetto dell' applicazione del cotone ad una piaga prodotta da una scottatura , e la pronta cessa- zione del dolore e dell' irritamento , quaktnque siasi d' al- tronde il grado della piaga. Molti de' suoi ammalati , ch' egli avea prima sottomessi ad altri trattamenti , hanno tutti pi"ovata una dirainuzione di dolore , che gli altri mezzi non aveano loro procurata. Ben anche nei casi in cui r estensione e la profondita della scottatura non lasciano V A U I r T A . 2q;j alcuna speranza di salvare la vita dell' ammalato , alP ap- plica/.Ione del cotone segue immediatamente un gran sol- lievo ed altrcsi la conipiuta cessazione del dolore. Ne' casi meno gravosi, il calore del corpo va diminuendo, 1' an- sieta si dissipa, e la veglia cessa dal tormentare 1' amma- lato , il quale ricupera quasi subito 1' appetito. II cotone crudo facendo pei- tal modo diuiinuire I'infiani- niazione nelle scottature superficiali, ne accelera d'assai la guarigioae, e sembra che spesso impedisca anche la for- mazione della crosta od escara. In tal caso vien esso for- mando coi fluid! somministrati dalla piaga un inviluppo che tien luogo dell' epiderme distrutta dalla scottatura , pro- tegge la deuudata superficie contra I'azione irritante degli csterni agenti , e favorisce la formazione d' una nuova epi- derme. Sopra d' un carbouajo che provato avea una larga scottatura, sulla quale lasciossi il cotone per quattordici giorni, senza mat cangiarlo, si trovarono , al primo me- dicarla , gia cicatrizzati piu pollici delle piaghe , ed il re- stante gia molto innoltrato verso la guarigione. Ad una fanciulla che aveva avute ambedue le gambe protoudn- mente e quasi nella medesima estensione abbruciate „ il signor Anderson euro 1' una delle gambe col cotone e I'altra col cerotto ordinario. La prima gamba non fu hi sede che di qualche leggier dolore ; ed allorche dopo tre settimane fu levato il cotone, la piaga era interamente cicatrizzata : I'altra al contrario t'u lungamente infianimata e addolorata, e le ultime ulcere non rimasero cliiuse che dopo tre mesi. (7?. B.) Redierdies chimiqucx et medicales sur les combustions hu- maines spontanees , lues a tAcadtmie royale des sciej7ces , par M. Julia De-Fontenelle. — Dopo avere esaminate le varie opinioni sulle combustion i spontanee del corpo animale vlvente , passa T autore a proporre la sua , che e questa : i." Si effettua nel corpo vivente una degene- razione putrida \ 2.." per essa la fibra muscolare si altera e da origine a prodotti molto comliustibili ; 3.° 1" ossigeno atmosferico od altri agenti esterni non vi entrano per nulla ; 4.° 1" elettricita svoltasi nel corpo determina la com- bnstione. Noi consentiamo che la combustione spontanea suppone uno state niorboso : ma questo state e iontanissimo dalla degmerazione putrida. Non possinmo pnrcggiare i fenonieni 2q(y T A R I E T \\ vitali e i cliimlci : ma, se cos\ place, pareo;o;iamoli , os- serveremo ,che la putrefazione non e la sola che ecciti combustioae. Per lo piu 1' ahuso dell' acquavite predi- spone alia combustlone spontanea : ora gli stimoli nou apportano atonia o degenerazione putrida: si noti che Julii De-Fontenelle si spiega chiai-amente e tiene o per tutt'iino, o per associate, 1" atonia e la degenerazione putrida. Nulla dimostra che nel nostro corpo siavi svolgimento di scintilla elettrica. Un tal mezzo non e di assoluta necessita. Gli agenti esterni , e vero , non sono necessarj , ma non deb- bono venirne esclusi. Dal che si puo rilevare come la teoria del francese sia ben lungi dallo sciogliere la que- stione. Sola una cosa si puo dire sopra le combiistioni spontanee : essere nn fenoraeno morboso : non potere il corpo sano andar soggetto a detto processo , anclie sotto r azione di corpi infiammati. COMMERCIO. SuUa introchizione del coffe in Europa. — II caffe non era ]iunto coiiosciuto nelT Arabia al cominciare del secolo X\ I. Verso Tanno 1450 il Mufti d' Aden viaggiando in Persia ne vide per la prima volta Tuso. Di ritorno in patria lo rese comune nel suo paese , donde 20 a 3o anni piu tardi venne introdotto alia Mecca. I Dervisi delP lemen esalta- rono le quaiita di qnesto prezioso grano , e ad onta d^tna moltitudine di ostacoli o di declamazioni esso giunse suc- cessivamente a Bagdad, al Cairo, ad Aleppo, ed al fine anche a Costantinopoli verso T anno i554. Varie e spe- ciali case per la vendita del caffe quivi moltiplicaronsi assai rapidamente e soprattutto ne' dintorni de' pubblici passeggi. Non e ancora ben certa P epoca , in cui questa bevanda fu conosciuta in Europa. Sembra che Venezia sia stata la prima cltta ad nsarne verso il 161 5, e poi Parigi verso il 1644, e Londra nel i652. SolimanoAga, ambasciatore della Sublime-Porta, lo mise nd 1669 alia moda in Pa- rigi siffattamente che in brevissimo tempo vi si contarono 3oo botteghe per la sola vendita di questa droga in be- vanda , le quali botteghe furono poi riunite in una com- pagnia di distillatori. Da quest' epoca I' uso del caffe divenne generale. L' abate P»aynal fa ascendere a 12,000,000 di libbre le quantita trasportate annualmente in Europa a' suol tempi, cioe prima della )iiantagionc del caffe nelle colonie. Gli Olandesi lo introdusi^ero a Batavia verso il 16965 i V A R I E T A . 297 Frnncosl alia Martinica nel 1727, dopo die gla stato era introdotto all' isola Borbone nel 1717, gli Inglesi , nel 1728, alia Giamaira , donde dal 1782 trasportati ne furono piu di 60,000 barili. Questa coltura venne in seguito estesa nelP India, a Ceilan , Sumatra, e nelle altre possession! europee , come gia erasi propagata al Surinam nel 17 18. Neir lemen l' alhero del caffe giiigne sino a 18 piedi di altezza, ma in Enropa esso rare volte oltrapassa i 10. Pretendesi die nelle Antille si sollevi sino ai 3o piedi. Esso trovasi nello stato nativo a San-Domingo, nell' Abis- sinia, a Mozambicco , snlla costa dello Zanguebar, e nelle forcste (.V Orajni airestrcmita della Giijana. [Orient. Herald). NECROLOGIA. Pietro Mazziicchelli. Pietro Mazzucdielli nacque in Milano il 22 del luglio 1762. I suoi maggiori, di civile faniiglia originaria di Crena ne' dintorni del borgo di Gallarate , stabiliti eransi nella citta nostra gia sino dal secolo XVI. Ad essi appartenevano un Olivero Mazzncchclli proposto della Congregazione degli 01)lati, poi della coUegiata del borgo di Cantii , autore de' celebri opnscoli De casibus conscienticc , un altro Olivero l3arnal)ita morto nelle missioni di Ava nelle Indie orien- tali , un Carlo protolisico, autore di varie ed appiaudite opere ili niedicina, ed il somasco Carlo Girolamo, pro- fessore di matematica die pure pnbblico alcune pregevoli opere d" idrostatica. Pietro, di cui compiangiamo la per- dita, sottrattosi a stento a varie malattie che afflissero la )irima sua gioventii , fece gli studj di belle lettere e di filosofia nelle scuole. arcimbolde di S. Alessandro sotto i Barnal)iti, e poi il corso di teologia sotto professori di cliiaro nonie nel portico die di questa scienza allora sns- sisteva nel palazzo di Brera , e che quivi stato era fondato dair augusta Maria Teresa dopo la soppresslone de' Gesuiti. In tiitli i qnali studj egli die tosto non dulibie prove e di singolare ingegno e di maravigliosi progressi. Nelle ore d'ozio attendeva alio studio delle lingue oltraiuontane , ma specialinente dell' inglese nella scuola die di questa lingua per benelicenza dell' I. R. Governo stata era eretta a San Marco nel convento degli Agostiniani. Nello studio delle quali lingue progredi si feliceiuente die pote anclie inse- gnarle altrui. Nel 1785, ancor diacono venne animesso col titnio di alunno nella biblioteca Ambrosiana per le lingue a<;u V A R I F. T A . inglese e ledesca , e come scrittor partlcolare del dottissimo oblato e dottove Giambattista Branca, sotto dl cui fecesi a studiare gl' idiomi orientali. Nel 1786 fu ordinate sacer- dote ; e sebbene T arcivescovo Visconti premiar volesse il sapere e le virtu di hii con beneficio ecclesiastico, pure egli abbandonar non voile giammai la biblioteca, eve stato era per cosi dire uodrito, e donde potato non avrebbe staccarsi che con grandissima pena. Imperocclie in essa sola gia egli consistere faceva ogni suadelizia, tutto il mondo suo; ne da essa giammai dipartivasi, se non per attendere ai doveri delF ecclesiastico suo stato. Prinio frutto de' suoi studj fu il mettere cb' egli fece In ordine T opera postuma del canonlco Giambattista Casti- glione , corredandola di note. Tale opera , nel genere suo pregialiilissima , ba per titolo .• Istoria delle sciiole della dot- trina cristiana fondate in Milano, e da Milano neW Italia ed altrove propagate (*). Essa puo servire di supplimento ad una non ignobile parte della storia ecclesiastica, quella cioe delle Scuole della dottrina cristiana. La sua epoca prima appartiene al 1 5 36, in cui fu istituita in Milano la prima scuola della dottrina cristiana da quel prete Castellino da Castcllo, del quale si e parlato in questo medesimo Giornale , torn. 17 pag. 84 , e dal cui metodo provennero forse le prime no- zionl del miituo insegnainento. ]Ma di quest' opera non fu pubblicato die il primo volume : il secondo giace tuttora inedito neirAmbrosiana. Sarebbe a bramarsi clie quelle pie persone , le quali a"" di nostrl tanto si adoperano nel pro- movere le nuove edizioni dl opere ascetiche, rivolgessero , anche a quest' istoria le loro sollecitudini somministrando i mezzi co' quali condurne a compimento la stampa. A que' medesimi tempi 11 MazzuccbelU nelie ore cbe rima- nevangli liljere dalle piii grayi incumbenze fatto erasi a scrlvere la gazzetta cbe usciva col tipi del Motta e col titolo di Notizie poliiiche , a cio splnto dal solo desiderio d' essere di qualcbe sussidio alia non agiata sua famiglia ;, incarico cb' egli sostenne sino al 1804, nel quale anno fu eletto cnstode della Biblioteca. Le cognizioni di antiqiiaria e di diplomazia , delle quali 11 MazzuccbelU gia raccolto avea nella mente sua non piccolo (*) I^blann , i8co, staniperia Walatesta , in 4." La sola parte prima , dalla fondazione ddle prime scuole sino all' entrnta sn— lenne i/i Milano del cardinals ed arcivescovo S. Carlo Borromeo. V A R I E T A . 299 tesoro , £,11 procacciarono la ])enevolenza del conte Gero- lamo Trivulzio. Quest! lo presento ai due suoi nipoti , il inarcliese Giacoino ed il coate Gerolamo , toltoci innanzi tempo dalla iiiorte , dal qiiali venne a lui affidata la cura del ricco museo e della non men ricca biblioteca; preziosi ornamenti dell' inclita loro famiglia e della citta nostra , de' quali andar potrebbe glonoso qualsivoglia mcnarca. E qui omettere non dobbiamo clie la casa Trivulzio fu pel Mazzucclielli , siccome lo fu ancora pel cav. Rosmini e per altri dotti uomini , cio die la casa Lledici stata era pei letterati de' suoi tempi. Ella lo trasse dalle tenebre alia luce. Grato il Mazzucclieili a tanta beneficenza dedico poi al marcliese Gian Giaconio presso die tutte le opere sue. Avendo quindi il marcliese ed il conte fratelli Trivulzio di- visato di pubblicare colla penna del cav. Kosmini la vita del raae;ao loro Gian Giacomo, commiseroal IMazzucclielli il dif- ficile incarico di ricercare ne' pubblici e ne' privati archivj tutti que' documenti die qualche relazione avessero colla lor famiglia. Un lavoro fu questo di grandissima lena, nel quale il Mazzucclieili si occupo per alcuni anni e da cul raccolse non piccola messe anche pe' suoi studj di patria erudlzione. Opera di lui sono le due aggiunte che fanno corredo al secondo volume di quella vita, 1' una sotto il titolo d' Informazione sopra le zecche e le monete di Gian- Giacomo Trivulzio marcliese di Vige^'ano e MaresciaUo di Francia : I'altra di quelle di Bre^e dichiarazione delle inci- sioni che adornano I' opera stessa del Rosmini. Conoscitore ormai di tutto il vastissimo campo della bi- bliografia e de' piii reconditi tesori delTAmbrosiana biblio- teca ben meritava d' essere ascritto a quel nobilissimo colle- gio di dottori. Egli lo fu di fatto nel 18 10 ad unanimi voti, essendo niorto 1' oblato e dottore Antonio Mussi die stato era professore di dommatica nell' Universita di Pavia e die non volgar nome procacclato erasi colle sue opere e di letteratura e di teologia. II Mazzucclieili appena eletlo a dottore eblie r onorevole incumbenza di trascrivere ed illustrare le moke epigrafi che state erano scoperte allorche venne rifatto il paviniento della basilica Ambrosiana. Questo suo dotto lavoro giace tuttora inedito neH'ardiivio dell' insigne capitolo di quella basilica. Finalmente il Mazzucclieili nel iSaS alia morte dell' oblato Pietro Cigliera , uomo d' anima bella c di non meno bella coltura in ogni genere di scienze e di amene lettcre, venne promosso alia ragguardevolissima caries di 300 V A R I E T a'. prefetto. Cosi egli, trascorsi nella stessa Ambrosiana blblio- teca tulti gli stadj tlella bil^liogralica carriera , dalf umile iiicarico di semplice scrittore pervenne alia dignita di primo bibliotecario. I meriti del nostro Mazzacchelll possono a due classi rldnrsi : ai sussidj clie de' proprj stuJj presto a chiuncjue ne lo richledeva : alle opere ch' egli stesso die alia luce. Liberalissimo I'u de' primi coaJjuvaado altrui e col consi- glio e coUa penaa ■, e noi stessi rendenie possiauio irre- fragabile testimoiiianza , essendoci noii rave volte delF opera di lui giovati. E cio egli faceva senz' ostentazione o pompa, ma con quella candidezza di cuore die bella da ogiii sua azioae traspariva. Prova ne siano, fra le molte che addurre potremino, le segueiiti parole del cav. Rosmini nella sua Vita di Francesco Filelfo : EgU, cioe il Mazzuccbelli, in tiUte le mie letterarie ricerche mi fu senipre con rara bonta com- pagno , scorta e maestro. E monsignor Mai , le cui parole alto risuonano per TEuropa tutta, cosi disse del Mazzuc- clielli nel proemio delle sue illustrazioni ai framnienti dell" Omero ambrosiano: in his nominatim Petrus Mazzuc- chellus , ad quern obser^-atorum Iliadis fragmenlorwn multus honor redundat. Tra le opere die di lui si banno alia luce, non curan- doci di varj articoli letterarj e di altri lavori di non grande importanza , rammenteremo le seguenti: La BoUa di Mar'a moglie d' Onorio imperatore , che si conserva nel museo Trivu^zio , ecc. (i). Questo singolare e preziosissimo glojello cbe apparteneva gia a monsignor Filippo Arcbinti, vicario di Paolo III, poi cardinale ed arcivescovo di Mi- lano , e die ora conservasi nel museo trivulziano, venne dal JMazzucclielli opportunamente e con dotte e criticbe illustrazioni pubblicato per le nozze del conte Giuseppe Arcbinti con Gristina figlia del marcbese Gian Giacomo Trivulzio. Esso fu costrutto in Milano 1' anno 398 air oc- casione delle nozze dell' imperatore Onorio con Maria fi- gliuola deir infelice Stilicone — La Giovannide di Flavio Cresconio Corippo , della quale si e a lungo ragionato In questo Giornale , torn. 18, pag. 3 10 (2). Aucbe questo (i) IMilano (1819) Bianchi econip., in 4-° Nel frontispizio trovasi iiirisa la BoUa nella sua ven farina e in tutte le sue parti. (2) Flavil Cresconii Corippi Johawddos ^ sen dc hellis libycis lihri VII etc. Opera et studio Petri Mazzucchelli , etc. Mediolani , 1820, ex imp, ac reg. typographeo , in 4." V \ R I K T v". 3( I codice fa parte de' tosori trivulziani , e vide per la prima volta la luce con mngaifica edizione, nierce della mnnili- cenza dell' inclito suo possessore. La dottissinia e Innga prefazione del Mazzucclielli ridonda tutta di saggia critica e di peregrine notlzie. Essa sparge di novella luce la storia, la paleografia e la scienza diplomatica. II poema ha per argomento le gesta di Giovanni, die nelP Africa comandava gli eserciti di Giustiniano contro de' Mauritani Bizaceni. Questo poema, comeclie lavoro di un poeta semibarbaro, e percio ben lontano dalla venusta virgiliana , riempie una grande lacuna nella storia di que' tempi, e servir puo di coinpimento alia parte latina della collezione degli scrittori bizantini. Ci vien in fatti annunciato cli"' esso formera parte delPappcndice alia nuova edizione che della bizantina sta eseguendosi a Bonn sotto gli auspicj del ch. sig. Niebulir , e della quale gia furono publalicati i due primi volumi. — Lettere eel altre prose di Torquato Tasso (i). Bella edizione, corredata di note diligentissime. In essa contengonsi nou poche cose inedite : le gia stampate vi si trovano ridotte a miglior lezione. Veggasi questo Giornale, torn. 27, pag. 288. — Lettere inedite di Annibal Caro (2) Queste lettere uscirono pure dalla Biblioteca trivulziana. Esse riferisconsi non di raro a pubblici casi di quella eta , e furono dal Mazzucclielli arriccliite di note storiclie risguardanti i per- sonaggi cui sono dirette. Ne parlo questo Giornale nel tomo 46 , pag. 404 — Luoglii dcgU autori citati da Dante nel Coni'ivio. Lavoro improbo e di non volgare erudizione , clie fa corredo alle due belle edizioui del convito di Dante Aligliieri ridotto a miglior lezione (3). Veggasi questo Giornale, torn. 45, pag. 3 18. — Ossenaziord, ecc. intorno al SaQgio storico-cridco sopra il rito ambrosiano , contenuto nella dissertnzione i:gesinia(iuinta delle Amichitd longobardico- milanesi , ecc. (4). Di quest" opera apologetica da tutti i buoni Milanesi desideratissinia , ripiena di ecclesiastica erudizione, e ciie ineritossi benignissime parole anche dalla santita di Leone XII, noi ragionato abbiamo nel tomo 5i, pag. 297 di questo Giornale. (i) Milano , 1822, co' lipi di Giuseppe Pogliaiii , in 8." (2; Milauo , Pogliani , 1827, in 8." (3) I^liliino , tijiogr. Poeliani , 1826, e Padova, tij'ogv. di-IIa Winerva , 1827, ?•"■ ''^ '^^ (4) Milaiio, 1828, I'irotta , in 4.° 6t2 V A R 1 E T A . Ma r ottimo Mazzucchelli piu non sopravvlsse tlie inesi alia pubblicazione di tale suo ultimo lavoro. Gia siiio dallo scorso anno egli stato era da crudele apoplessia assalito. Pote nondimeno riaversi al segno di nuovamente bearsi nella diletta sua Biblioteca. Ma non pote ugnalmente resistere ad un altro piii feral colpo , cui soggiacque nel mattino del giorno otto dello scorso maggio. Egli spiro col sorriso del giusto , colla tranquillita del vero cristiano che nella niorte ravvisa il fine d' ogni male , il principio di tutti i beni. Forse taluno da noi aspettavasi un funebre elogio, nel quale fossero piii ampiamente tessute le lodi dell' illustre defunto; ma cio a noi non s" appartiene : ci Isasta d' aver con queste poche parole soddisfatto al debito nostro. Solo aggiugneremo , ch' ei fu vero modello del letterato cristiano, e che r esterna sua lisica conformazione male corrispondeva alia Ijellezza dell'anima sua, quasi preziosa nobilissima gem- ma in men nobile raetallo legata. Ci vien riferito die nelTAm- brosiana conservansi di lui varj manoscritti inediti, tra' quali alcuni brani di classici scrittori , ch' egli trasse da antiche pergamene, oltre la sua corrispondenza epistolare. Noi fac- ciamo voti perche gl' illustri suoi colleghi prendano ad esa- me sifFatti manoscritti, e ne rendano presto di pubblica ragione quelle parti almeno ch' eglino crederanno piu de- gne e dell' aixtore e della letteraria repubblica. II Padre Assaro'ti. Ma la morte ha in quest' anno mietute altre a noi ca- rissime vite. Genova ha perduto il suo P. Assarotti delle Scuole pie, direttore di quel R. Istituto dei sordo muti: ecclesiastico veramente modellato snlle virtu evangeliche , d' illibati costumi , di zelo impareggiabile. Che mai non fece egli , quante difiicolta non vinse , onde nella patria sua fondare quel si caritatevole Istituto cui ttitti tendevano i suoi studj , tutta volgevasi l' aninia sua ? Tante e si ca- ritatevoli sue fatlche furouo d' un felice esito coronate. II R. genovese Istituto dei sordi-muti , merce di lui , sorse pel primo in Italia ad onore e ad esempio di tutta la penisola. II plii he\ monumento ch' ergersi potreblje alia memoria di quell' ecclesiastico piissimo e si della patria sua benemerito , sarebbe la pubblicazione de' suoi metodi , pro- vati per lunga esperienza, efficacissimi. II Conte Filiasi. Anche Venezia ha perduto un illustre suo clttadino colla niortc del contc Ciacomo Filiasi , cav. deH'ordine austriaco I V A 11 1 E T A . OCO della Corona cU ferro. Quesd gih sine ilalla prima sua gio- veiitii date avea sicnre prove tli non volgare ingegno e di gia provetta eriulizione col suo Saggio sui Veiled primL , libro clie meritossi approvazione e lode dal Tiraboschi. Molte altre opere egli scrisse poi di vario argomento. Ec- cone r elenco : Una Memoria suUe procelle die aiinual- niente infestano le spiagge venete •, una Dissertazione sulle presenti vicende delPatniosfera in Venezia e ne' paesi vi- cini i un Opuscolo sulla introduzione di varie piante eso- ticlie nelle provincie venete ; Ricerche storico-critiche sul- r opportunita delle lagnne venete pel coinmercio , nelle quali trattasi anche delP antica floridezza del commercio dei Veneziani^ Riflessioni sulle lagnne e sui finnii ; una I\Ieinoria sui celebre e prospei'O riuscitnento del n:oro pa- pirifero, ecc. nel uiantovano •, altra sulla coltivazione delle colline mantovane ; altra sulla coltivazione dell' alto uian- tovano i una Dissertazione sulle vie romane cbe passavano pel territorio di IMantova ; altra sui Diluvio universale ^ altra ancora sulle forme rotonde •, Lettere familiari astro- nomiche •, Osservazioni sopra T alzamento del flusso ma- rittimo nelle lagune veneziane ; Osservazioni sulle cause die possono aver fatto ritrovare nel secolo XIV in parte pregiudicata la lagr.na rispetto alia posizione di Venezia , oltre altri lavori di ininore importanza. Ma 1' opera ond' egli ebbe niaggior fama e die gli die nome anche oltramonte, e cjuella da lui publ)licata nel 1796 col titolo di Memorie storiche sui Veneti prinii esecondi, e poi da lui medesinio riprodotta con aggiuute e correzioni, Padova, 181 1 , co' tipi del Seininario, vol. 6 in 8.° Uomo dottlssimo , modesto, pa- cilico , dabbene, conciliossi la stima e T amore de' suoi e di lutti coloro cni ia dato di personalmente conoscerlo. Egli venne pure dai successivi governi di Venezia adoperato in onorevoli inciimbenze, cui attese con unell' ardore die tutto e proprio delle aninie rette e del pubblico bene zelanti. Ca- rico di oltre ad ottant'anni raori ai 17 dello scorso febljrajo. Errata-Corrige , tomo Sij..*^ .ig. 17 lln 37-38 Eevilacqua Ifggi Bevagna )• lOb >> 35 sepnate » sogiKite " IC9 >' 9-10 neir interno >■ nell' intero /i. GiROM, F. Carlini e I. Fumagalli , dircitori td cdilori. I'ubblicato il di r-' gingno 1829. Jliiaiio , io2(j . dull I. R. Scamper ia. Osscrvazioni ineteorolagiche futtc all' I. R. Osservatorio di Bren, M A G G I 0 1829. Matti NA or 0 6 e 5. Sera ore 3. 6 -r; 0 "^^ 6 X 9 ^ 'S '3 a N N — 1 0 ^ 0 ^ 0 CI C S 0 0 = -3 ^ .9 ? t. 1 Stato del cielo. < 5 i i -5 ^ Stato i del cielo. poll lin. i .poll. l.„. 0 1 I 27 7,0 + 5,6 0 Ser. nebb. ser. 27 7'7 + l3,0 0 Sereno. | 2 27 8,1 + 8,7 0 Sereno. 27 9'0 + 14,7 sn* Ser. nebb. 1 3 27 10,2 +10,0 N NO Nuv. ser. niiv. 27 10,1 +i5,o oso Nuv. rotto. 1 4 27 8,6+10,5 E Piog. nuvolo. 27 8,4 +i3,7 E Nuv. ser. 1' 5 27 9,0]+ 8,5 N N 0 Nebb. ser. 27 10,0 +i5,i so Sereno. ^ 6 27 11,0+10,4 NE Sereno. 27 10,8 +17,5 s Ser. nebb. 7 27 10,8+11,0 E Sereno. 27 10,6 +17,5 so...E|Nebbioso. 8 27 10,6+12,0 E Plop;, nuv. ser. 27 io,o + i6,5| sso Sen. la sera Ian; 9 27 io,ol+ii,o NE Ser... nuv. V 9,8 +16,7 E Nuv. ser. y 10 27 9^.3 +11,4 N N E Sereno. 27 7,0 +17,0 0 Sereno. 1^ 1 1 27 6,7 +12,8 E* Ser. nuv. 27 7,5 + 12,3 NE Nuv. ser. J' 12 27 7'7 + 7'7 N Sereno. 27 7,0 +i5,o s 0 Sereno. IJ 27 7,'6 +10,3 N Sereno. 27 74 +17,0 s 0 Sereno. . L 1 4 27 8^ +11,6 N 0 Sereno. 27 7,2 +18,0 s 0 Sereno. 1 i5 27 8,8 +12,7 E Nuvolo. 27 8,3+18,0 s Nuv. rott. tcmm, i6 27 8,3 +i3,5 SO Nuv. ser. 27 8,6 +17,5 s ISer. nuv. pi(^ 17 27 9,0 +12,5 N Nuvolo. 27 8,7 +16,4 E Nuv. piov. serJ 18 27 8,5 + 11,3 NE Ser. nuv. 27 7,7 +17,5 E Nuv. piovoso. 1 iq 27 7''0 +12,4 N Nuvolo. 27 6,0 +16,8 NN 0 Nu.se .laser.pii| 20 27 6,4 + IO,0 N 0 Nuv. rott. ser. 27 5,8 +17,8! E Nuvolo. 21 27 6,0 +11,8 N Nuvolo. 27 6,0 +17,0 E Nuv. ser. 22 27 7.3 + 12,0 N Nuv. ser. 27 8,4 +17,2 E Ser. nuv. 25 27 10,0 +i5,5 E Nuv. ser...piov. 27 10,5 +17.7 E Ser. nebbioso. 24 27 11,0 +12,8 0 Ser. nebb. ser. 27 10,0 +17,6 SSE Nuv. piovoso. 1 25 27 10,0 +12,7 NE Ser. nuv. 27 9'6 + 18,4 1 SE Nuv. ser. 26 27 9,8 +11,7 N Ser. nebb. ■27 9,6 + 19,0 S Ser. nebbioso. 27 27 10,0 +10,2 NEE Nebb. ser. 27 9'4 + 18,2 £ Ser. nebbioso. ' 28 27 9'') + IJ,2 NE Nuv. rotto. 27 8,0 +18,7 E Nuv. rotto. 2q 27 8,0 +i5,o SO Nuvolo. 27 8,o;+i6,8 0 Nuv. ser. 00 27 7,8 +11,0 N N 0 Ser. nuv. ser. 27 6,21 + 18,7 S Sereno. 01 27 5,4 +145O SO Ser. nuv. ser. 27 6,0+21,0 NO Sereno. Altezza mass, de liar. poll. 27 lin. 1 1. 0 Ahezza mass, del term. + 21,0 muiiina media . \ minima . . . . + 5,6 . II 27 " 0. uilila dcUa piog Qui gia lince 2o,55. ^^" m*m^mi9J !J3ffiH!^= a^'^.-;T.wyfi.-.^JJt.i*ajwM;^t3B:a BC^BraSSKSa ■immM-fm- i 5o5 BIBLIOTECA ITALIANA PARTE I. LETTERATURA ED ARTI LIBERALI. Storia ed analisi degl'i andchi romanzi dl cavallcria, e del pocmi rovianzeschi d Italia, ecc. { Continua- zioiie e fine. Vedi ci pag. 146 di questo tomo. 3. inora allettati dalla sovrana bellezza, che Tinstitu- zione cavalleresca presenta in ogni sua parte, iioi Tab- biamo guardata con un senso di compiacenza nella pri- mitiva sua luce, e allontanando ogni sinistro bagliore abbiam procurato che questo sole sfavillasse per un niomento in tnitta la sua splendidezza : ma pur troppo ancli'esso, come T altro che ne illumina e rallegra la vita, ebbe le grandi sue macchie; anch'esso qualcbe volta non per difetto di virtu propria, ma per mali- gnita di straniere uifluenze incendio e distrusse quelle che doveva fecondare e proteggere. E noi perche non ci sia data la colpa d' intessere al vero alcun fregio che lo tramuti e abbellisca , vogliam era , benche renitenti , accostarci anche a questo dispiacevole lato deirimmagine nostra, se pero la gravita e 1' impor- tanza della materia ci ottenga perdono di non poter affrettare con brevi e correnti parole il discorso via per un argomento che manifesta a cosi tristi segni le imperfezioni e le miserie dell' uomo. E prima di tutto non liisogna perdere mai dalla vista che la cavalleria fu creata dalla necessita come un rimedio contro i niali dei secoli barbari, e che BibL Ital T. LIV. 20 3()6 STOKIA ED ANALISI DEGLI ANTICIII troppa sarebbe la sconoscenza , se ad essa si voles- sero attribuire i daruii che a suo malgrado proveu- nero da quella lunga e sciagurata successione d''av- venimenti e di cose. Chi vorrebbe accusare 1' arte de'niedici, se alcuna fiata la pestilenza gitta si fiera che non vi puo riessun farmaco ? E perche in vece d' aggravare la cavalleria delie colpe , che non valse a impedire , in vece d' imputarle gli abusi che nou seppe reprimere, perche piuttosto non le sarebbe tenuto buon conto dei tanti delitti che prevenne o puni , dei tanti abusi che pote moderare o corres;- gere ? Noi certo , messi a riscontro i difetti ed i pregi , siamo cosi persuasi della sua molta eccellenza che in vece di chicder favore invochiamo soltanto per lei quel rigoroso diritto ch' ella sostenne cosi spesso col proprio suo sangue; e poiche a giudicarla non manchera per fermo ki nobile cortesia che dal solo suo nome e inspirata, noi osiamo in onta d' ogni assalto nemico mantener viva la nostra speranza che dopo un maturo e profondo esaine ella vincera la sua causa , e il premio della fedelta e del valore le sara finalmente impartito dal coiisenso di tutti i buoni e di tutti i gentili. La cavalleria, come fu gia veduto , crebbe lenta- mente fra le an2;ustie e i disastri sociali, e tutti sanno che secondo Tusato stile delle uraane vicende, qnando ebbe toccata la cima della sua perfezione, ella venne declinando con pari lentezza , e quasi di per se raedesima a poco a poco si consumo. Se quindi a comprenderne la virtu somma ed i meriti ne fu mestieri di seguirla nel suo ingrandimento , e consi- derare le forze che le infusero la potenza di soUe- varsi , noi dobbiamo in egual modo osservarla nella sua progressiva ruina per discoprire le secrete ca- gioni che di mano in mano le andarono sottraendo il necessario vigore. E come in quel primo piu gra- dito ufficio ne basto fissare 1' attenzione dei nostri lettori sulle grandi masse senza deviarli a quei tenui particolari che possono appena lusingaie la superbia ROMA.NZI Dl CAVALLERIA , CCC. Soy tlegli erucUti, allistessa guisa, e con piu foite ra- gioiie nel coinpire questo secondo iiicarico cosi rin- crescevole rioi non cUsccnderemo ue a sottili contro- versie , ne a diligenti niinuzie , c tuttavia spcriamo che senza tradire nessuna parte di quel vero chc giova conoscere , potremo forse determinare i capitali motivi pei quali un edilizio die sembrava eterno nelle sue basi, dopo un lungo vacillare diede tinal- mente 1' ultimo crollo, e precipitato una volta piu non ebbe a risorgere. E questo niedesimo fatto die una tanta mole , la quale avea resistito per piu secoli air urto continuo de' barbari , venisse poi a cadere quando piu non V era alcun impeto inimico die la conibattesse, questo fatto singolarissimo che si fa incontrastabile per tutte le storie , e pur quello che innanzi ogni cosa dee fermare i nostri pensieri: imperocche a ben medi- tarlo ei ne palesa con certissimo indizio che f origine di una tal decadenza non si vuol cercare in una forza contraria che apertamente agisse a sovvertire la ca- valleria , ma si piuttosto in qualche intimo vizio forse non separabile dalla natura di lei, e piu ancora neir opera indiretta di cause straniere che senza ten- dere a questo vennero di rimbalzo a rivoltarsi in sua perdizione. La cavalleria avea nobilitate tutte le potenze del- I'uomo, e sacrificando 1' interesse privato alia salute pubbhca costringeva i suoi seguaci a tali promesse che per adempirle bisognava durare in un perpetuo entusiasmo : ogni soavita di vita , ogni idea di ri- poso , ogni consolazione di domestic! alTetti dovea cessare improvvisa quando si udiva la voce del- r imperioso dovere, e molti , che pm- moriano com- battendo per ralFermare il nodo sociale , moriano senza conoscere un solo dei benetlzj che la societa procura a' suoi memljri. IMa se questo trioufo otte- nuto sulla ritrosia dell' indole nostra puo meritare un'' altissima lode alia gagliarda iustituzione che seppe eseguire un prodigio quando un prodigio era voluto 3o8 STOHIA. ED ANALISI DEGLl ANTICHI dalle sciagure de' tempi , egli e del pari certissimo che il prinio ed occulto germe distrutrivo della ca- valleria consistette appunto nell' eccesso, diremo quasi, della sua perfezione. — Fammi cavallere, o t uccido, gridava 1 emiro Octai appuntando la spada alia gola di San Luigi prigioniero in Daniiata. Fatti Cristiano, e ti faro cavaliere, rispondeva tianquillamente il glo- rioso Monarca. E queste ultime parole, in apparenza cosi semplici e piane, sono in sostanza quelle stesse che la cavalleria diresse in ogni tempo dall altare a chi si presentava per averne gli onorevoli fregi: ma sono parole di significato gravissimo, che se fossero state intese in tutta la lore importanza , avrebbero spaventata una gran parte de' guerrieri a cui ve- niano rivolte : che promettere d' esser cristiano in que' tempi e in quelle circostanze era un promettere che non si cederebbe ne alia volutta, ne all'avarizia, ne alia vendetta, quando ad ogni istante questa tri- plice lusinga insorgeva violentissima ad assalire 1' uma- na virtu. Bello , generoso , magnifico sonava quel giuramento , ma quanti avean aniraa che bastasse a mantenerlo in ogni sua parte! E come vorrassi pre- tendere che una si gran moltiludine , com era quella che rivesti le insegne cavalleresche , fosse per intero privilegiata di qualita si ammirabili da poter deporre per sempre e fino all' estrema reliquia tutti quei sen- timenti che Adamo con misero retaggio ha trasfusi nella sua discendenza ? L' entusiasmo non e mai lo stato naturale de' popoli , e se un' impressione po^ derosa , come avvenne in que' secoli , li fa sorgere qualche volta oltre la consucta misura, essi tendono incessantemente con tutte le forze della loro umanita a rimettersi nel primicro equilibrio. Ed e pur ne- cessario di ricordarsi die la cavalleria non era gia soltanto un complesso di doveri e d' opinioni da fame mia brillante teoria , ma si anche un aggregate d' uomini che a sostenere queste opinioni e questi doveri aveano consacrata la vita. E gli uomini sono iniperfetti , e quanto c piu alto lo scope a cui mirano, ROMANZI DI CIVALLERIA , ecc. Zc() tailto e pill agevole che per la loro debolezza non lo sappiano abbastanza raggiuo;nere ; da che poi de- riva una conseguenza tristissinia che disperati d' ot- tenere \a virtu troppo ad essi lontana, si abbando- nano senza ritegno al vizio che viene quasi giustiticato dalle passioni come una necessita o almeno come un riposo. Ne da questo intrinseco danno si dee separare queir altro ugualniente prossimo che nasceva inevi- tabile cosi dal sommo pregio in cui la cavalleria era dappertutto salita , come dai gTandi vantaggi che andavano ad essa congiunti : perche sebbene a mal- grado d' ogni splendore ella rimanesse sempre una cosa severa e terribile a clii la riceveva con animo preparato e leale, ben diverso era il caso per chi disposto a falsare il suo 2;iuramento veniva a racco- glierne i profitti senza parteciparne i disastri. Che iniportavano agli ambiziosi ed ai vili le tante soUe- citudini e i dolori che rendeano cosi affannosa la vita del buon cavaliero ? E di che si dovean essi atterrire, se al loro sguardo la cavalleria si presen- tava unicamente come un ampio varco al favore dei principi e delle iiazioni, come una illustre porta, della quale bastava sorpassax-e la prima soglia per essere disfrenato ad ogni licenza ? E i meno degni sono i pill arditi, e ovunque si distribuiscono ric- chezze, onori e potenza, ivi si precipita ansiosa la folia, e la folia non f u , ne sara mai composta di buoni. Che se gia era grande il nocumento per questo introdursi d' una gente malnata nel santuario cle' va- lorosi, ov' ella usurpava il posto a' migliori , lo sca- pito si faceva ancora piu rilevante pel tristo esempio che ne proveniva a quella classe d uoniini cosi nu- merosa che avendo bisogno d' un impulso per tra- scegliere ncl bivio della vita il proprio cammino ac- condisccnde assai volentieri ai facili suggerimenti delV altrui corruzione. E s' aggiunga che questi ca- valieri immeritevoli d' un tanto nome volendo pure in cpialche modo distinguersi dalla turl^a per rendere OIO STORIA ED ANALISI DEGLI ANTIGHI piu fruttuosa la loro perfidia doveano sostitulre una bella estcriore apparenza al difetto della realta, e coUe vane pompe d'un lusso immoderato nascondere la debolezza e la codardia. A che sewono questi manti di seta sop? a i destrieri ? gridava il famoso Solitario di Chiaravalle. A che servono quelle splen- dide sopravvesti delle loriche? E le aste colorate^ e le selle, e gli scudi dipinti, e d oro^ e di gemme le briglie , e gli sproni ? Sono queste dunque le cure , di clii si affretta' alia morte? E vedo io insegne di ca- valieri , o abbigliamenti di feminine ? Ah certo la punta delV inimico avrd rispetto a queW oro , perdo- nerd a quelle gemme , non si fard strada attraverso a. que' manti! Certo e un hel principio di gloria questo alimentarsi di fragranze lunga e profusa la chioma , questo rcstringere di ricche gonne i piccioli passi , questo seppellire le tenere e ddicate mani sotto le variabili pieghe del vestimcnto. O impudente stupidezza! O sver- gognata alterigia ! Guaj a chi rimane ucciso ! Guaj a chi uccide ! — E a questi lamenti associava con pai"ole quasi uguali anche Pietro di Blois la sua vo- ce, e dopo aver deplorato che alia militare disci- plina fosse succeduta una scurrile sembianza , una deforme libertd di delitti, si faceva ancor egli a in- vestire quei f\dsi cavalieri che metteano ogni loro pregio nella superbia degli apparati. Fiammanti d' oro sono gli scudi, ei diceva, ma torneranno dalla mi- schia vergini e intatti: e belle e immacolate torne- ranno le sopravvesti , colle quali sembrano incam- jninarsi alia casa del convito piu che alia guerra. E osservate , come vagheggiano , allegri e soddisfatti , le finte giostre , e i combattimenti , di cui vollero V ag~ gradevole pittura sopra gli arcioru. Miserabili , se fos- sero veri ; non oserebbero gettarvi lo sguardo non che la persona ! — E son pur questi i valorosi che lodano le fatiche nelV ozio , le prede nella pace , le fughe in fra r armi , le vittorie in fra i vini : piit assai che leoni nelle corti de' principi, meno assai che lepri sui campi delle battaglie ! , ROMANZI DI CAVALLERIA, eCC. 3n Ne si venga a dii'e clie siffatte querele sono troppo vecnienti pel vizio a cui si dirigono , perche non e poi un danno si grande , che V usbergo dei cavalieri si a rallegrato di qualche ornamento super- fluo , quando tutti sanno con che robustezza d'animo e di braccio , anche spirando profumi, combattessero i soldati di Cesare. Che fa questo all' assunto delle nostie parole? Vogliamo noi foise arrestare il discorso fia i termini del solo valore? O sara alcuno che ardisca proferire in modello di virtu rehgiose e mo- rali quel liero avanzo delle guerre civili , quella sca- pestrata milizia che saccheggio le Gallie, e rovescio la repubblica ? II lusso de'ricchi , finche era misurato alle loro dovizie, si potea forse in se stesso tollerare, sebbene la gagliardia dovesse necessariamente averne (hscapito : ma quando una volta Y argine era spez- zato , chi potea dire al torrente : tu arriverai sol- tanto iin qui ? E se incominciavan le invidie e le gare , ov' era posto il loro conline ? E qual mano bastava a contenere la poverta orgogliosa , forse giu- stamente or2;oo;liosa , sicche non volesse farsi ueuale alia soverchiante opulenza? Ed egli e vero pur troppo che le spese non temperate de' cavalieri possouo a prima fronte rappresentarsi sotto specie di piccolo danno, e forse fu questo medesimo il motivo per cui non vennero sin da principio fortemente represse , ma quali spaventose conseguenze non vengono tosto al pensiero di clii meditando si fa piu addeutro nella ragion delle cose? Un cronista di Luigi il gio- vane conteinplando il belJo spettacolo che le ma- gnitiche tende e i padiglioni de' cavalieri offerivano sotto le bastite deU' assediato Damasco, non seppe frenarsi , che non prorompesse in voci di grande maraviglia e di lode : ma credianj noi , ch' egli avrebbe parlato con tanto entusiasmo, se avesse com- preso , che appunto da quella sontuosa comparsa proveniva alia virtu della cavalleria il piii terribile assalto ? Crediam noi , ch' egli avrebbe cosi facilmente ceduto air estasi della sua anmiirazione , se avesse 3 12 STORIA ED ANALISI DEGLI ANTICHI pensato, che per giugnere a taiita splendidezza si doveva prodigare il malvagio prezzo di ben cento rapine ? Che questo fu il veleno , onde quella ferita in apparenza cosi lieve si tV mortalissima. Messi i cavalieri di continuo uno al fianco delFaltro, I'e- mulazione dovette necessariamente dilatarsi anche al lusso, e per reggere al paragone i meno ricchi con- vennero procurarsi altronde, quanto non poteano dedurre dall' avito retaggio , e quelli sopra tutto , che fatti eredi d' un gran noma volcano a dispetto della fortuna corrispondere anche nelF esterno alia rinomanza de' loro niaggiori , furono costrctti di far pagare alle genti battezzate non pur la pompa che spiegavano agli occhi degl' infedeli , ma quella ben anco, die senza frutto conduceano nelle giostre e ne' torneamenti. E nota Y aniara derisione d' uno sto- rico contro i cavalieri , che trasformate in superbi fregi si portavano in dosso le loro terre e i loro castelli, ma cjuanto non dovea farsi piu acerbo il rimprovero pel modo con cui era riparata la pro- fusione di quelle autiche ricchezze ! Che nessuna violenza era troppa ; purche servisse ad abbagliare le improvvide menti del volgo , e Pietro di Blois ben intendendo le cagioni del pessimo danno, non appena avea finito di scagliarsi contro quelle misere pompe , che tosto ne segnava a dito i lagrimevoli frutti; ahi trisd, egli aggiugneva con quella robusta eloquenza che gia abbiamo anuuirata, ahi trisii, che in siffatta guisa disoneslano il nome e lufficio di cavaliere ! Essi non hanno ancora bene indossato il cinto della milizia, che subitamente insorgono contro gli Unti del Signore, e invece di guerreggiare i nemici della croce incrudeliscono nel patriinoaio del croce- fisso ; e mettono a taglia i suoi poveri e li saccheg- giano , e senza ne pietd , ne misericordia tutto fanno c disfanno , perche negli altrui dolori si adempia la hizzarra crudeltd delle infami lor voglie. Ne queste parole, come se fossero una voce di retore , deb- bo no ridursi con beuigna interpretazione a significar ROMANZI DI CAVALLERIA, eCC. 3l3 meno tli quelle che suonano: die per somma sven- tura il loro senso e allatto scmplice e letterale , e in tutte le storie presso la piu gran luce della ca- valleria vcdianio quest' ombra oscurissima , e ne viene dinanzi una masnada di rei cavalieri , che dai murati loro covili si slanciano sopra i viandanti , e gli ab- bandonano nudi e scmivivi sulle pubbliche strade. E qui si vuol ricordare , poiche n' e il luogo , che se anche la poverta spingeva soltanto i piu perversi a queirestremo di sceleraggine , tutti pero quei guer- rieri , che dal soverchio lusso erano tratti a bisoguo , veniano per questo medesimo a disperdere un bene ancora piii prezioso delle sostanze paterne: Ja liberta deir onore e Y indipendenza del loro nobile stato. Quindi le spade dei gagliardi erano vendute assai di frequente al soldo de' vili ; quindi i vili circondati dair altrui valore continuavano tremanti , ma sicuri , nella malizia , quindi perfino la gloria alciuia volta diventava merce da potcrsi comperare coH'oro. E come danno s' accumula a danno , il coucorso de' cavalieri meno ricclii alio stipendio de'piu doviziosi accresceva bensi la potenza tli questi , ma gli sforzava ad un tempo a consumarsi in grandi spese, che non tolle- rabili da privata fortuna si doveano poi ristorare colla iniquita di nuove rapine : tremenda successione di guai, nella quale un vizio rendea necessario un delitto e per T odio degli oppressi il I'itorno alia virtu era quasi fatto impossibile daUo spavento. Ne cjuesto sebbcne fosse moltissinio, era ancor tutto , perche a suggello d' ogni miseria quelle riunioni di tanti ca- valieri al comandamento cli pochi signori popolarono r Europa con una turba di minuti tiranni che mai non si restavano dalle scambievoli ofiFese , se non per coUegarsi contro I'autorita le2;ittima e proclamare come un diritto la fellonia. E perche la pace non bastava a sostenere un tanto dispendio , ne potea lungamente permettere che fosse per si reo modo vilipesa ogni Icgge, la gueri'a fu invocata come una impunita , e 1" assassiuio e il ladroncccio furono messi 3 14 STORIA ED ANALISI DEGLI ANTICHI BOtto la protezione d'vma bandiera. Che importava a que' tristi , se la patria era inondata di sanj^ue fra- terno ? Che importava , se anzi si dovea combattere contro la patria? II loro ajuto potea decidere della vittoria , e di questo unicamente si curavano la per- fidia e la cupidigia. Guai per quel principe che uel giorno del pericolo non avesse gettato sulla bilancia di Brenno quant' oro bastava a sollevare le venali loro armi in proprio favore ! Ne si dica che queste guerre nella massima parte ricadevano a struggimento degl' infedeli : che anzi i piu malvagi credeano stoltezza 1' arrischiarsi a quei lontani conflitti , mentre in vece 1" Europa restava quasi vuota d' altri guerrieri , e abbandonata a piu. vicina e comoda preda: e se alcuni di loro o per placare i rimorsi senza pentimento , o per seguire un inganno delF ambizione e dell'avarizia si piega- vano air impulso de' tempi concorrendo alle battaglie di Palestina, egli e pur vero che questa andata non fu migliore del rimanersi , e che forse il mal esito delle crociate dopo i primi trionli deve principal- mente attribuirsi alia corruzione ed alia discordia che insieme con quei fuorusciti penetrarono nel campo cristjano. Noi certo non vogiliamo rimescolare una materia che dal sofisma fu abusata a tante menzogne, nia chi non vede leggendo le storie, come in Oriente la gloria de' cavalieri venisse appunto a diminuirsi nella pioporzione medesima in cui cresceva la licenza e la perversita de' loro costumi ? E chi dopo aver osservate le nefande orgie che si celebravano fin presso la tenda di San Luigi , chi potrebbe maravi- gharsi che quella crociata, la quale dovea riuscire la piu splendida e la piu felice di tiitte , fosse in vece non solo la piu disgraziata , ma 1 ultima ? Ge- rusalemme oramai saccheggiata diciassette volte forse piu non pagava la pena d' una nuova conquista , e il Sepolcro fu abbandonato, e la sacra spada di Gof- fredo aspetto anch' essa inutilmente sopra il Calvario chi venisse a liberarla dalla sua schiavitii. ROMANZI DI CAVALLERIA, CCC. 3l5 Ne il danno arrestossi a questo conBne : che troppo e palese come i malvagi dovessero tornare da quelle infelici spedizioni ancora piu iniqui e bisognosi di prima, ammassati in cammino i vizj di tutti i paesi e ci'esciuta la poverta pel mancato risarcimento della vittoria. E allora che mai si poteva attendere da quei falsi crociati die lasciando le desolate solitudini della Giudea riportavano alia patria non saziata la cupa fame delV ore , e numerosi e stretti in rea fra- tellanza si trovavano quasi nudi suUe strade d'Eu- ropa senz' altro patrimouio che un ferro gia solito agli omicid) ed alle rapine ? Che cosa avrebbero fatto rpiei violenti d'' una esistenza dimenticata e tranquilla? E come non avrebbero essi sentito nel cuore pro- fondo , che dopo tante colpe , dopo tanta provoca- zione delle pubbliche e delle private vendette il se- pararsi e deporre le armi sarebbe per lore state il medesimo che rinunziare ad ogni potenza , rinunziare perfino alia vita ? E da cio appunto e dalF accordo d' altre somiglianti cagioni provennero quelle com- pagnie di ventura , nelle quali parve colarsi tutta r infamia e il peccato della milizia : uomini stranieri ad oj^ni causa , ad ogni religione , ad ogni paese : compagnie scelerate, delle quali i nomi stessi erano barbari e privi di senso (i), quasi die nessuna lin- gua li volesse accettare per suoi , quasi che le parole deir uniana faniiglia non convenissero a que' dispe- rati che divisi da ogni umanita scmbravano appar- tenere ad un'altra natura degradata e selvaggia: ve- ramcnte selvaggia , se il monaco del Vigese , che ne scrisse tra le tiamme degl' incendj e le imprecazioni de' popoli fu costretto a parlarne come di bestie fe- roci , esclamando che i loro dentl e le armi aveano divorata quasi tutta Aquitania. Ed ora pervenuto il discorso a questo tremendo abuso della forza gucrricra e se2;nato per tal £;uisa col- r apparizione delle bande e dei condottieri \ estremo (i) Asperes , Pailler, Nadar, Turlau, Vales, Cotarel, ecc. 3l6 STORIA ED ANALISI DECLI ANTICHI termine clella militare nequizia , chi non crederebbe clie noi discendeiido giii per li tempi fossimo oia- niai giunti a quegli anni del secolo decimosesto in cui la cavalleria diede gli ullimi lampi del suo mo- ribondo splendore ? E in vece noi siamo ancora neir eta delle ciociate e della poesia , nell' eta di San Lnigi , di Puccardo e di Saladino. Tanto e vero clie le pill snblimi institnzioni hanno nella stessa loro altezza il principio che le corrompe ! Tanto e vero che nelle cose umane dalla perfezione medesima rampolla il malefico germe che lentamente le strugge ! Ne mai per verita nn contrasto piu maraviglioso e pin infelice di questo fn presentato dalla storia degli uoniini e delle nazioni : che spesse volte per rinve- nire gli eccessi del vizio e i prodigi della virtu non era nemmeno necessario di passare da vm cavaliere ad mi altro , e cjneir nomo istesso clie jeri avea tru- cidato gF innocenti figliuoli del suo nemico , oggi correva volontario a profondere la sua vita in difesa degli orfani, e dopo una notte di crapula e di be- stemmie andava lietaraente a morire sotto le niura di Gerosolima benedicendo il proprio martirio e ba- ciando il nome di Gesu suU' elsa della gagliarda sua spada. — Dalla quale considei'azione , che forse al- cuno credera sfavorevole alia cavalleria , noi voglia- mo in vece dedurle una lode bellissima : imperocche questi fatti singolari e abboi-renti dalla solita natura deir nomo palesano in un tratto medesimo 1' orribile guasto della morale pubblica, e T immenso vigore con cni il nuovo ordinamento della milizia operava sulla coscienza de' cavalieri ; e s' egli e pur vero che le colpe erano il doloroso frutto de' tempi , e le virtu, sorgeano dalla santita dei doveri cavallereschi, quanti oliblighi non abbiamo noi a qiiella forza ripara trice , die quasi sola venne in campo contro la barbaric e i delitti del mondo , e per conseguire la sua dura vittoria non solo fu costretta di resistere all' impeto di tanti esterni nemici, ma dovette perfmo combat- tere contro i figliuoli proprj e contro se stessa .' nOMANZI 1)1 CAVALLFRI\, CCC. ZlJ E cio che fu detto einora della vilta , dell' avarizia e della violenza, le quali entrarono cosi prontc ad avvelcnare Ic prime radici della rinnovata cavalleria , si debbe per U2;ual modo estendere alia sozza libi- dine , che prolanando ogni purezza dell' amore , e travagliandosi a sbalzare la donna dall' onorato seg- gio ill cui era salita, rendette ben presto credibili, anzi famigliari le nefandita quasi favolose della ro- mana lascivia. Se non che a piena giustizia in questo rignardo si vuol confessare che la cavalleria stessa , sebbene in vista fosse grandemente avversa alia dis- solutezza de' tempi , tuttavia , lungi dal contrastarla con ogni potere , introdusse in vece tali opinioni che portarono per consegnenza pressoche necessaria una lassezza di costumi e d' idee sovrammodo peri- colosa alio severe leggi dell' onesta feminile. Come mai in fatti si avrebbe voluto pretendere che la somma liberta di ciii godeano le donne non dege- nerasse in licenza , quando i doveri stessi imposti al loro sesso di continuo le avvicinavano ai cava- lieri , e la facilita della colpa era protctta dal mistero o scusata dallo splendor della gloria ? Come mai sa- rebbc rimasta in tiore T innocenza d" un sentimento piidico , quando il famoso Codice d amove incomin- ciava dal consacrare le tresche dell adulterio procla- mando che I esser mogUe non era buona scusa per chi non conispondesse all amante , e aggiugncndo poco dopo che l amore non pud negar cosa alaina all amore? E poiclie gli antichi romanzi cavallereschi ci rappresentano con somma fede la sembianza dei tempi, che trista conclusione non e forza derivare da quelle prove de' castelli incantati , ove fra cento cavalieri appeua un solo potea guadagnare la spada destinata al perfetto amatore ? E quale perversione noa doveva essersi ingenerata nei comuni giudizi , quando m tante ballate si celebrava il miracolo del cespuglio di rose , die tre volte reciso tre volte ri- sorgeva dalla tomba di Tristano ad abbracciare cogli adulteri suoi rami il uiouiuuento d" Isotta ? No si 3l8 STORIA KD ANALISI DEGLI ANTICHI venga ad asserire die questo era un abuso della ca- valleria tralignata , perche se anche si volesse tacerc che un tanto danno fu contemporaneo alle piu belle sue gesta , non si potrebbe ancora difenderla dell' aver fissato uu principio , dal quale naturalmente si arri- vava alia sregolatezza di sitfatd costumi. E s' aggiunga che la cavalleria venne anche in altra guisa , sebbene contro sua voglia, a farsi complice di questi deplo- rabili errori , allorche sconoscendo la tempra delle umane affezioni voile collocar F amore in vma luce brillante ma falsa, e trasportarlo ad un' aria troppo sottile , e quasi non respirabile. L' amore e certa- mente una passione nobilissima che nel suo generoso entusiasmo s innalza qualche volta a separarsi da ogni qualita volgare e terrena , ma come mai si pote allora perder di vista che a volerlo restringere a questo solo etereo e sublime concetto, non bisognava piu fame un elemento universale in cui tutti doves- sero indistintamente vivere i cavalieri ? Come mai non si vide che essendo 1' amore il piu libero e spon- taneo sentimento della natura riusciva del pari im- possibile il risvegliarlo in que petti che non v' eran disposti , e il moderarlo per tutti a quella sovrumana gentilezza che appena era riserbata a pochissimi ? E le conseguenze furono appunto quali si doveano aspettare da un cosi manifesto sovvertimento d' idee : che da una parte la plebe de' cavalieri rinuncio aper- tamente ad un altezza della quale non le rimaneva alcuna speranza , e dall' altra quelli che volcano pur coprire di qualche onesto velame il loro difetto, o che per ubbidienza alle dottrine cavalleresche si sfor- zavano d' ostentare un amore non conosciuto , furono costretti di ricorrere a un avvolgimento di tenebrose parole che fosse come nuvola alia deformita o alia mancanza de' fatti. Ne ad altra origine , per quanto ne sembra, e da attribuirsi quella bizzarra metalisica che falsified di astruse forme scolastiche il piu sem- phce degli affetti , e ridusse i coUoquj delle dame e de' cavalieri ad un gei'go incomprensibile , a uno KOMAXZl DI CWALLKRIA, CCC. Zl() stravagante amniasso di tlclinizioni e di problemi , di distinzioni e di sillogismi : assurdo linguaggio die ne parrcbbe giiistaineate inipossibile , se gli arresti che ancor ne riniangono delle coni d amore , e tutte le poesie e tutte le prose de' trovatori e de' ronian- zieri non ne presentasscro ad un punto le testimo- nialize e gli esenipi. Di che poi ebbc a derivare negli anti( hi racconti c nc-lle favole {fabliaux ) quel- r osccno contrasto delle azioni coi sentimenti , pel quale dopo una pagina di frasi aeree e purissime se ne rinvengono dieci altre d'una vergognosa sozzura, e tutti insieme quei libri a malgrado di tante raffi- nate astrazioni pajono scritti nel mal luogo fia le cantoniere de' trivj. E qualche volta qucsto dehrio di parole o per una ridicola vanita , o per leggerezza di mente venue a trasfondersi anche ne' fatti , e nessuna folha parve troppa a signiHcar iin amore che forse non si sen- tiva , e che spesso avea per oggetto una bcllezza non conosciuta , come nel celebre pellegrinaggio di GoHredo Paidel alia Contessa di Tripoli. E tutte le cronache sono piene di queste pazzie che noi vor- remmo chiamare innocenti, accogliendole appena con un sorriso di compassione , se non ne fossero poi provenute avventure atroci e quasi incredibili, e se aff'aticandosi ciascheduno di aggiugnere alcuna cosa alle estei'ue dimostrazioni di chi lo avea preceduto , la debolezza dell' intelletto non si fosse a poco a poco canibiata in furore fino a quelf ultimo segno di spaventosa demenza , nella quale i Galesi penitenti (T amore a comprovare che i veri araanti sono di- sciolti dalla condizione mortale, dopo aver passata tra le pcllicce cd i fuochl la bollente stagione all'ron- tarono in leggerissima veste il piu crudo rigore del verno ; e dame e damiiiclle e cavalleri c scudieri tutti in grandissimo uumcro perirono assiderati Ira i ghiacci del Poetii sulle pubblirhe strade , disputando sotdl- mente d amore , e beffando que' uiiscri die ravvolti in caldi panni non sapcano contentarsi delta sola intiinseca 320 STORI.\ ED ANA.LISI DEGLI ANTICHI fiamma : avvenimento verissimo , ma cosi niostruoso die ad acquistargli fede T autorita d'una storia coa- temporanea quasi non basta. E intaiito, come suole av venire in queste opinioni esagerate e pericolose, che a cadere giu clalle stelle si precipita dentro gli abissi , i costumi ei'ano piu che mai intera- mente sfrenati da ogni pudore , e 1' infamia diveniva cosi universale e patente die un piccolo esercito francese raccliiudeva ben niille c cinquecento concu- bine tenute a posta de' cavalieri , e tutte quelle scia- gurate per' ricchissimi abbigliamentl risplencleaiio d inc- sdmabil tesoro. — 11 peiche a voler giudicare delle cose sccondo esperienza , bisogna conchiudere die la cavalleria avrebbe fatto migliore guadagno, se in vece di abbandonarsi ad un frivolo e mal sicuro entusiasmo avesse semplicemente conservata alle donne la grave ed austera venerazione delle genti settentrionali , la- sciando che 1' amore purilicato da questa idea vir- tuosa operasse in suo libero diritto soltanto su quelle auime forti die erano capaci di ricevere e di sop- portare la potenza delle sue ispirazioni. Dopo le quali parole , terniiiiata per sommi capi la serie degli ostacoli che si opposero alia cavalleria gia ne' primi suoi passi, il discorso puo avanzare con maggiore francliezza verso gli altri danni, che piu tardi ne rendettero inevitabile la decadeuza , e die finalmente la fecero sparire del tutto dalla su- perficie del mondo, come un fiume, del quale e ina- ridita la sorgente , e a cui si sottraggono a poco a poco tutte le acque die manteneano Y abbondanza del superbo suo corso. E le cose sono si strettamente connesse , che per entrare a questa nuova materia non altro ci occorre die seguire il naturale anda- mento e la progressione de' nostri pensieri. Noi abbiamo veduto che a malgrado di tanti in- trinseci difetti, ch' erano quasi inseparabili dalla rin- novata milizia , ella pote sorgere a niaravigliosa gran- dezza, e compire tali prodigi, che 1" imniaginazione stessa ne vien sopraffatta; e abbiam pur veduto che nOMANZl DI CAVAI-LFRIA, ecc. 32 1 Ic colpe annoverate tin ora lun^i dall essersi iutro- dotte negli uUimi anni della sua degencrata csistcnza le furono auzi compagne sui campi della sua massima gloria. Tanto crano vitali i principj , da cui avea mosso la cavalleria per difendere e ristorare 1' ordi- namcnto sociale ! Ma noa per questo e da credersi che qucgli abusi dapprinciplo largamente vinti e cornpensati non contribuissero amor essi nel seguito de' tempi a farla scadere dal suo nobile posto ; die per una somnia disgrazia del gcnere uniano la virtii contraddetta a luiigo dalle passioni suole stancarsi , mentre il vizio discendendo senza fatica per la sua facile strada acquista ogni giorno dal suo precipitare medesimo una maggior lorza di distruzione. E gia questo nella cavalleria fu nocumento grandissimo , die le colpe e le vergogne di rui vcnne inacchiala le togliessero quella severa sembianza che potea ri- muovere i codardi e i nialvauii dal diniandarne le in- scgne: die ben presto sedotta dai comodi esempi si foce innanzi una turba abborrita e spregevole, e se ne' prirai due secoli i buoni furono per lo meno ugualmente numcrosi die i tristi, e coll' autorita della gloria e della virtti riuscirono a tenei^li bassi e fre- nati , in vece piu tardi col sopraggiugnere della nuova piena ogni ecjuilibrio fu rotto, e dal trionfo de' pes- sinii venue poi operato ncll opinione dc' popoli quel gran mutaniento , die dove per V addietro la fama de' virtuosi avca protetli e quasi giustilicati andic i rei , allora I infamia de' rei colla solita ingiuscizia vcnne a ricadcre anclio sui virtuosi : coiise2;ucnza troppo infdice e d' irreparabile danno, quando si pensi die 1' instituzionc cavalleresca vivea d' entu- siasnio, c fatta ccntro della pubblira forza aveva bi- sogno d' assoluta conlidcnza e di universale conscnso. Ne si dica die la cresceutc niokitudine de* cavalieri potea ritrovarc in se iiiedesinia quel vigore , die piii non le provcniva dal \oi^ e dal patrocinio delle na- zioni: perclie la cavalleria destiuata a reggere e con- fcrniare il cieco movinicuto de' popoli abbandonando Bibl. lutl. T. LIV. a I 322 STORIA ED ANALISI DEGLI ANTICHI tjuesto magnitico incarico venne ad un tempo a sna- turare se stessa , e perdette la miglior parte della sua piimiera potenza , come rpiel coiidottiero di eser- citi , clie gettato il bastone del siio coraaiido volesse assumere nella battaglia le non sue parti di soldato gregario. E per quanto il volgo de' cavalieri si mol- tiplicasse fuor d' ogui misura , non era mai da spe- rare die senz' altro sussidio potcsse corrispondere a tutti i bisogni della milizia, tanto pivi che il vincolo feudale si andava grandemente allentando , e spesso si doveva combattere anche coiitro la plebe che stanca e furiosa si rivoltava sotto i piedi che la volean cal- pestare. Che se queste riflessioni son vere anche a sup- porre che Y accrescimento de' cavalieri fosse effettivo e reale , quanto non e piu deplorabile la prostitu- zione dell' ordine cavalleresco , allorche si riflette che quasi tutti questi imprudenti neofiti eran uomini , cui la cavalleria senza passar dcntro 1' anima s' ar- restava come un esterno fregio sui vestimenti , uo- mini di cosi abbiette intenzioni , che metteano senza cura sopra un' eguale bilancia le ricompense della gloria e Y utilita dell" infamia ! E se il numero dei combattenti non fu mai valore nemmeno quando venne in campo ad usurpare la vittoria colla inerte sua massa , cjuale ajuto si doveva poi aspettare da quei tanti vjgliacchi che nell' ora del pericolo non esistevano piu , o divenuti simili a notturne appa- renze percosse dal sole si dileguavano con improv- visa fuga al primo ed incerto lampo cV una spada ancora lontana ? Si poteva egli forse pretendere che i cinqiiecento cavalieri creati all' assedio di Bourges , o gli altri cinquecento insigniti al macello avanti la battaglia di Azinconrt , ricevessero da un tocco sulla spalla quel coraggio che non avevano prima? O forse r ordlimnza di Carlo Quinto attribuendo a tutti i cit- tadini di Parigi i privilegi e gli onori de' cavalieri era ben anche poderosa a tramutarli in una diversa natura ? Se pure non si araassc meglio di credere nOMANZl DI CA.VAl,LtKlA , ecc. 323 clie quando Carlo Ottavo etitrando in Napoli conce- dette per le prr<>;hierc delle belle madri la cavalleria persino ai jjambini, ei li convertisse in altrettanti guerrieri , che iiella duljbiosa giornata del Taro gli riaprissero un varco alia corona di Francia , die senza la spada d' un Italiano cgli aveva perduta per sem- prc. I quali esempi di profusione insensata si po- trebbero accumulare a gran numero, se gia pel con- sueto , anzi necessario andamento delle cose non fosse dimostrato senza bisogno di prove , che qualunque dignita col prodigarsi ai molti diminuisce il suo pre- gio, col farsi comune agl' indegni si spoglia total- mente d' ogni valore. Che se pur si volesse alle no- stra parole un suggello di tutta certezza , non altro sarebbe da farsi che rivolo:ere uno s2:uardo alle isto- rie de' tempi e vedere che quando il numero dei cavalieri era piu che mai accresciuto e sparso per ogni dove e moltiplicato in tutte Ic condizioni anchc remotissime dalla mihzia , allora appnnto la cavalleria in questo medesimo allargarsi intei'amente cesso , come una brillante meteora che dilatando via per r aria il suo volume di fuoco tanto perde di luce , quanto acquista d'am[)iezza, fmche giunta airultijua rarefazione , e dilFusa a tutto lo spazio si confonde scolorita all' azzurro del cielo e svanisce. Se non che jirima di gingnere a questo gran mu- tamento che diede luogo a tante nuove combinazioni sociali, bisogna ancora trascorrere per molte vicende, da cui gli aljusi furono renduti piu attivi a distrug- gere , ed ogni rimedio ai loro danni venne fatto im- possibile. Se la cavalleria che in sostanza era un sistema nato dagli usi c dai bisogni del secolo , si fosse ancora trovata tra i bisogni e gli usi che r avean fotta nasccre, non sarebbe stato difficile che la volonta ferma dei potenti , e T esempio de' prodi , c le circostanze ([ualchc volta favorevoli V avessero ritirata a' suoi veri principj : ma come mai poteva essa giovarsi di simili ajuti, quando tuifo le si can- giava air intorno , c a poco a poeo ella andava a 3^4 srOKIA ED ANALISI DEGLI ANTICHI restarc solitaria e quasi straniera fra le mutate iusti- tuzioni de' tempi .'' Finche negletta la bellezza c la santitd del gluranieuto da loro prestato , i cavalieri si peidevano in opeie oziose e diverse , senza die pert) in se stcssa la cavallcria fosse divisa dalle pub- ]>liche idee , potevano ancora riusrire efficaci le fa- mose ordinanze del re Giovanni di Francia che ab- bandonando il grave e severo stile degli editti regali si sforzava con appassionata eloquenza di richiamare air antica gloria la tralignante postcrita di Goffredo : ma piu tardi qual protitto si avrebbe potuto racco- gliere dalle sue generose parole r" E se la cavalleria era creata per rinforzare la guerra e per regolare la pace,chi poteva mai sostenerla quando piii non con- veniva alle arti della pace , quando piu non bastava alle necessita della guerra ? Alcuni , che a spiegare gli effetti cercano cause immediatamente prossime e dirette, vollero attribuire gli estremi danni della cavalleria all' essersi fondato T ordine dello Spirito Santo con intenzioni troppo ad essa nemiche, e piu ancora all" instituzione della gcntc d armc che verso la mela del secolo XV venne a formare un corpo di stabile e ben disciplinata milizia ; ma se anclie si dee concedere a questi fatti una qualche sinistra influenza , chi non vede dopo un attento esame che i medesimi non si ponno risguardare che come ca- gioni subalterne o piuttosto come effetti ancor essi d'altre cause piu lontane ma piu vigorose? Certamente quando Carlo VII raccolse le sue quindici compa- gnie di gente d arme ^ egli fece un' opera assai per- niciosa ai privilegi cavallereschi, e preparo ncgli eserciti permanenti quella gran base dell' autorita sovrana che dovea poi tencr luogo della cessata ca- valleria : ma non e egli di tutta evidenza che questo nuovo soccorso fu appunto cercato perche 1' antica forza piu non bastava? E quanto era gia rapida la decadenza Hnale , se Carlo VII voile ancora desumere le sue compagnie dal corpo de' cavalieri , e pochi anni dopo Caido IX., negletta ogni distinzione, non ROMiNZI DI CVVALLFUIA. eCT. 3^5 ebbe piu nella scelta alcun riguardo a quelle insegnc cl' onore , ma si unicamente al coraggio e al valor personale ! Delia qual cosa, anche a contenersi fra i limiti dcirarte niilitare, non e da faisi gran mara- viglia , quando si pensi alia sorprendente innovazione die nei modi e negli accorgimenti di guerra dovet- tero introdurre le artiglierie pur allora inventate a decidere coir impeto del fulmine la sorte delle bat- taglie. Si racconta clie quando Archidamo, figlluolo d'Age- silao, vide portarsi dalla Sicilia un daido che gittava fuoco , esclamasse = Oramai la virtu de guerrieii e perduta. = Ma quanto sarebbe piu vero questo la- mento, ove Tapplicazione ne fosse ristretta alia sola cavalleria , che nel rinnovarsi d' un somigliante pro- digio ebbe un ostacolo insuperabile al potersi rial- zare niai piu. Noi non sappianio per verita definirc con rigore scientifico le difierenze che la nuova stra- / tegia necessariamente produsse nelT andca milizia , nc quindi ci sarebbe possibile d' annoverare con piena esattezza tutti i pregiudizj die pel mutamento della tallica la cavalleria dovette soffrire ; ma se anche ci abbandoniamo semplicemente alle conseguenze del nalurale discorso, chi non comprende che la guerra veniva cangiala nella sua piu intima essenza, e che i cavalieri per la forza stessa delle cose erano dispo- gliati di ogui lor predominio? Senza dubbio anche nei secoli che sopravvennero la gloria mililare fu in altissimo pregio , nc mancarono illustri guerrieri die la ottenessero bella e iinmortale nella memoria de' tempi e delle nazioni ; ma che fa questo alia cavalleria , se la strada per giugnere a quello splcn- dore pill non era la sua , non era piu la strada a cui la rivolgeva il suo primo inslituior E allorchc il valore della persona divcntava assai men necessario , c la gagliardezza dell" armi si rendea quasi inutile , die cosa doveauo sostituire i cavalieri a questi due materiali , nia importantissimi elementi della loro originaria poLcnza r II coraggio e principio di tutta ?yj,C> STORIA ED ANALISI DEGLI ANTICHI prodezza , ma quando un vile e tremante fantaccino nascosto dietio una lupe puo con un colpo di spin- garda rovesciaie Bajardo, non e egli vero die lo stesso ardimento dell' anima deve cambiar di natura, e nella piu parte degli uomini appoggiarsi piuttosto alia rjflessione che air entusiasmo ? Non e egli vero die sotto r albero istesso , presso il quale spirava colla faccia rivolta al nemico il cavaliere senza paura e senza limproi ero , senibra quasi di scorgere anche la cavalleria venir meno con lui? E s' aggiunga die pei nuovi argomenti di guerra s' erano convertite a danno dell' antica milizia quelle stesse sue armi che prima ne aveano mirabilmente accresciuto il vigore : imperocche, moltiplicato a piii doppi il pericolo e il terror dell' offesa , si voile provvedere die la difesa anch' essa fosse in propor- zione rinfrancata con ogni possibile ajuto, e quindi convenne ricorrere a cosi gravi armature die non solo ne rimase impedita ogni destrezza della persona, ma tutta la forza del cavaliero si dovette consumare a sosteiierne I'intollerabile peso. Che se l" esperienza dopo qualdie tempo pote persuadere che in mezzo a tante lastre di ferro il valore de' conibattenti era quasi inceppato , non per questo vi fu alcuno che sapesse ritrovare un migliore partito ; ed anzi cor- rendosi , come suole avvenire, da un estrerao nel- r altro furono gettati quasi per intero c|uei pesan- tissimi usberghi, e senza nemmeno riprendere le antiche armi fatte disutili contro i colpi degli arti- glieri s' indossarono leggerissime maglie non capaci di ribattere nemmeno gli assalti delle spade e delle aste : mutamento grandissimo , a cui nella Francia stessa non fu potuto resistere ne dagli editti deH'ot- timo Enrico Quarto, ne dai consigli del prudente Sully, i quali apertamente vedeano che deposte a quel niodo persino le sembianze esterne della cavalleria, veniva a dileguarsi con esse anche 1' ultima speranza che gli uomini, come pur accade , fossero , f[uando che sii\ . ricondotti dall' apparenza a rinnovar la realta. \ ROMANZI DI CW&LLERIA., CCC. 3^7 Se noil che noi dobbianio avvertire che ne all' im- perio de' regnanti , nc; al senno de' legislator! , ne alia prudenza de*' capitani non era piu conceduto di suscitare a aiiova vita una instituzionc , i cui destini erano gia terminati : che anzi a ben guardare ne senibra somigliante a miracolo clie la cavalleria dope la battaglia di Crecy potesse ancora per piu di due secoli contrastare ai canibiati ordini della guerra , e qualche volta risplenderc in una luce non indegna de' piu begli suoi anni : verita istorica che puo dar luogo alia grave quistione, se forse la cavalleria as- sistita dalla onnipotenza de'suoi gloriosi principj non avrebbe vinto anche questo terribile ostacolo , quando la mutata condizione del mondo non 1' avesse da ogni j)arte abbandouata o respinta. Ed ecco per qual modo il discorso sia pervenuto a quelle indirette cagioni, alle quali piu che ad ogni altra cosa si deve attribuire la piena caduta della cavalleria oramai distaccata dai costumi e dalla vita civile dei popoli. Tutte Ic opinion! , tutte le dottrine piii generose , che portano seco il sacrifizio di noi medesimi . e il disprezzo d" ogni terrestre guadagno , hanno questo di proprio , che se non valgono ad eccitare Y iin'i- versale entusiasmo , il mondo negli avari calcoli della sua vile prudenza le mette in dcrisionc , e le con- danna come un vano delirio. E la cavalleria , che a serbarsi nella primitiva purezza era la piii sublime idea che sia mai caduta nel pensiero degli uomini , non si potea certamente sottrarre a questo malvagio giudizio, (juando gli elementi , di cui ella era com- posta, aveano perduta la massima parte della lore poderosa influenza. La gloria militare , come abbia- jno veduto. era da cercarsi con altri modi e per altro sentiero : se dunque la riverenza pel sesso t"c- minile gia da molti anni venia dcclinando , se la religione dopo un lungo attacco d" cmpieta o di non- curanza era giunta col secolo decimosesto ai tempi della sua pill ditVicile prova . di qual altro ajuto potea 323 STORIA. EO AN.VLISI DKGI.I ANTICHI linforzarsi la cavalleria per mantenere il contrastato suo campo? E clii non s'avvede che ia una siffatta po- sizione di cose il cavaliere die avesse voluto adeni- piere fedelmente i suoi antichi e quasi dimenticati dovcri , avrebbe corso i medesimi rischi che il fa- moso penitente di Sierra Morena , il buon cavaliere di IMichele Cervantes .'' E questo istesso romanzo di un guerriero portoghese non e egli la piii luniinosa di tutte le prove che allora nelle idee generali non era piu un sentimento solo che corrispondesse agli usi , ai riu , alia dignita cFuna instituzione che avea bisogno d'un pei'fetto consenso per sostenere ruonio in un' altezza troppo maggiore delle naturali sue forze ? L' apoteosi del sesso feminile rendendo quella di- vinita troppo faniigliare a' suoi sacerdoti era dege- nerata in un culto non profano soltanto , ma scan- daloso , e da una parte i costuaii di Caterina de' Bledici consuniavano la corruzione della corte fran- cese , dair altra un esempio ancora piu reo prove- niva all Europa dal sommo e manifesto disprezzo, nel quale Enrico Ottavo d Inghilterra tenea senza distinzione tutte le donne : re crudelissimo che seduto tra il talamo ed il patibolo riceveva le spose dal paraninfo, e le consegnava al carnefice. E quando la puhblica morale si formava su questi modelli die valeano i bei precetti cavallereschi ? Che serviva alle dame sentirsi a chiamare regine delle feste e del tor- neamenti? Se forse a tener luogo delF antica reve- renza e dei puri sentimenti d' amore non dovea bastare la ghirlanda di rose che il marito d' Anna Bolena , e di Caterina Howarda avea pei vincitori sostituita alia corona d" alloro. Due parole che ripu- gnano a trovarsi unite in un solo pensiero : Enrico Ottavo , e una g-hirlanda di rose ! Ne lo stato della religione a volerla consiuerare ne' suoi rapporti coUa cavalleria era punto migliore; rhe se le pratiche superstiziose e gli abusi del fa- iintismo per 1' accresciniento della civilta veniano ogni ROMiNZI DI CA.VALLF.RIA , eCC. 839 giorno scemando , il vantaggio che ne derivava non era di tal natura che all' institute cavalleresco potesse gran fatto giovare : e in nessun modo poi era tanto che bastasse a compensare il danno infmito che dalle false e temerarie dottrine di que' tempi gli si andava arrecaudo. La cavalleria avea bisogno d'una religione tutta entusiasmo ed aniore , perche il solo amore e r entusiasmo persuadono i sacrificj ch' ella voleva dai suoi seguaci : e in vcce il secolo a misura che usciva dalla barbaric , quanto si accostava all' al])ero della scienza , allrettanto si allontanava dall' albero della vita , e cieco e imprudente non s' accorgeva che quando I'uomo s'arrcsta ad esaminar tutto, e vuol di tutto la ragione e la prova , ogni slancio dell anima e impedito, ogni impeto d idee sublimi e represso. Una fede semplice e piana , la fede dei veri sapienti e del volgo che senza sottigliezze , ne controversie ama , spera e consola , questa si conveniva ai cava- lieri , questa gli avea coudotti a due immortalita : quella della terra e quella del cielo. E se nei tempi dei quali parliamo tutte le cose crano cangiate, se i diibl)j , i sofismi , le disputazioni della Riforma travagliavano con una orgogliosa inquietudine la co- scicnza del gencre umano , non e eo;Ii palese che lo spirito cavalleresco non poteva pin oltre durare ? Non e egli manifesto ad ogni prudenza che final- mente era venuto \ istante , in cui la cavalleria db- vea cessare del tutto o rinnovarsi per tal modo che lo stesso mutamento sarebbe stato uo;uale ad una cessazione assoluta ? E tuttavia sono uiolti che non vollero scorgere , come si fossero tronche tutte le radici della nobile pianta, e osarono. ingrati , male- dirla , perche pju non produceva fantico suo frutto ! I quali, se avcssero meglio considerata la vicenda che si era fatta nel mondo , si sarebbero agevolmente persuasi che la cavalleria doveva cedcre senza sua colpa ad una immutabile necessita , non solo perche le veniano sottratti gli elementi del suo primo vi- gore, nia si anERTE , CCC. 355 nostre osservazioni. Ne pero vogliamo noi su tutta V opera stendere il ragionar nostro, cio die dai prescritti liniiti di fjuesto gioniale noa ci sareljbe permesso ; ma del due soli capitoli deir architettura e del tempo faremo qnalche cenno, riscrbandoci a ragionarc ampiamente degli altri , qnando r opera sara al sno terinlne pervenuta. Ardutettura ( vol. I ). L' autore comincia dal considerare r uomo nel seinplice stato di natura, allorquando trovavasi qiiesti csposto alle inteinperie dell' atmosfcra ed all' aUacco di aniinalL per natura piii ford e piit voraci di lid medesimo. Nel quale stato spinto dal bisogno e coU' uso della niano e delle facolta intellettuali costrusse prima le capanne e le tende , poi costituitosi ia societa passb dalla capanmi, al tcmpio , dalla rustica alia maravigliosa architettura civile. Ma cotale stato di semplice natura, clie pur viene dalla pill parte de"'lilosoil supposto, e desso reale o noii anzi ipotetico e I'avoloso ? Se vuolsi cli' esso abbia sussistito , ne venga almeao indicata V epoca , se ne accennino il luogo , il modo. Ma pure quelle genti ancora clie irapro- prianiente chiamianio selvagge, formano un popolo , una societa con leggi proprle , con un culto reiigioso , con abitazioni , con costumanze e per sino con qualclie specie di arti e di mestieri. Queste genti non nacquero gia come i funghi o le piante, ma derivarono da un comun padre, da quella medesima priniitiva schiatta cui Iddio comandato avea di crescere e popolare la terra. Ne V uomo pote mai sussistere da se solo o come suol dirsi isolato ; ma la stessa nostra ragione , il fiitto stesso e la storia sempre ce lo pre- seatano come membro se non d'una societa propriamente detta, almeno d' una famiglia: che le famiglie I'urono ap- punto le prime delle umane societa. Ora se gli uomini che innanzi e dopo del diluvio si dispersero sulla faccia della terra , e vi formarono le diverse nazioui sono tutti da una sola e medesima schiatta derivati, e cosa ben naturale che eglino alibiano pur seco loro portati i primi germi delle arti, le quail al dire delle divine scritture ( e sono con esse d'ac- cordo ben anche i fatti e le umane filosofiche congetture ) giii esercitavansi da quella primitiva schiatta. Se non che que' germi presso di alcune nazioni prosperarono rigogliosi, presso altre non mai si svilupparono, ma sempre giacqiiero radenti il suolo. Avvenne ancora che per le vicissitudini de' tempi e per raillc cagioai e politiclie c fisiclie le arti ^OO RIGEKCHE fTORICO-OltlTIClTE-SCIENTII ICIir, gia pervenute presso alcnni popoli ad altlssinio punto de- caddero poscia niiseraaieute , e quasi alia loro infanzia ri- tornaroao. Di cio abbiamo oggimai una sicurissima prova ne'monumenti de' primi abitatori deirAmerica (i). E forse da cjne' priraitivi germi clie passarono in retaggio a tutte le genti , ripetersi dee quella tal quale somiglianza e di- rebbesl quasi quella comune o medesiuia fisonotnia che si ravvisa tra i piii antichi monumenti uon solo dell'Egitto, dell'Etruria, della Grecia , ma ancora del Messico, del Peru e delle Indie orientali. Ma questa materia , della quale abbiamo gia altrove toccati alcuni punti, richiederebbe una troppo lunga discussione (2). Noi slamo dunqne d'avviso doversl tra le ipotesi e le favole coUocare 1' esistenza del- r uomo in un semplice e vero state di natura. Clie pero vorremmo che quegli autori che ad indagare si fanno le origini delle cose , cominciassero di la dove la tradizione non disgiunta da' fatti ci si offre come sicura scorta, e non corressero si di leggieri dietro alle ipotesi ed alle poetiche invenzioni. L' autore , pag. 4 , dice che gli Egizj praticarono le ca- verne e le catacombe onde in esse abitando schivare i troppo ardenti raggi del sole. Ma quelle sotterranee costruzioni altro non sono che ipogei destinati a contenere i raorti j e quanto agli edificj di altro genere, sussistono tuttora gli avanzi delle grandiose costruzioni deirantichissimo Egitto , dinanzi alle qnali 1' attonito viaggiatore inarca mai-avigliando il ci- glio. E di fatto sembra che poi I'autore stesso se ne rav- veda, dicendo, pag. 11, che Manete, il quale visse , cd dire di quegli antichi abitatori del JVilo , prima della nascita di Noe .... avesse suntuosi palagi , tempj , necropoli , cata- combe , ecc. D' indi e ( cioe dalla mancanza degli stromenti , pag. 14) che come furono le prime case degli Egizj e del Palestini , cosi quelle ancora dei Peruviani sono di canne intrecciate insieme. Noi ameremmo che I'autore avesse qui consultata la grand' opera di Humbold , poiclie egli veduto avrebbe che il Messico ed il Peril all' epoca della conquista fattane (1) Veggasi questo Giornale , touio So, pag. i34. (2) Vcggasi r opera intitolara 11 Costume antico c modcrno ecc^ Etiropa, tomo I. Coscumi de Greci, ecc. suLr.E cRicmi, scopektf, ccc. 35/ dagll Spngnnoli non erano altrimenti paesi barljari o sel- va2;gi 5 nia anzi educati e colli ia ogni genere cli arti e di mestieri. Egli veduti vl avrebbe e graiidiosi avanzi de' pa- lagi degU Incas architettonicamente costrutti, e composti di bea lavorati macigni , e scrltture geroglificbe , e bellissimi vasi fusi in metallo con dlsegno che direbbesi greco, e pittnre , e calendarj, e millc altri oggetti proprj delle genti gia incivilite. E posciache egli parla dell' arcliitettura delle varie nazioni , brainato altresi avremmo che ricordato avesse le stupende gigantesche costruzioni clie tuttavia sussistono degli anticlii Lidiani nell' Indostan ed in altri paesi delle Indie orientali, e i nionnmenti degli Arabi nelle Spagne e specialniente i celeben-imi i]e\VAUianibra. Egli, pag. 17, pone lo Spedal grande ed il vastissimo Lazzaretto di Milano, ed altri edilicj si sacri die profanL tra le costruzioni del medio evo. Ma ad epoca niigliore e a tntt' altro genere ajjpartengono qnegli edificj. Ciie risorte gia erano le arti, e gia fiorivano rinomati maestri, allorche vennero essi innalzati. E per non parlare degli altri edi- ficj , il nostro Lazzaretto fu costrutto per ordine di Ludo- vico il Moro verso la fine del secolo XV poco prima del- r arrivo di Bramante d' Urbino e di Liouardo da Yinci , qua ambidue da quel duca cliiamati. A pag. 7 ci pare die Tautore scgna troppo servilmente la vieta favola delle volute joniche ( secondo Vitnwio a sO' miglianza delle trcccc fcmminili , 0 del cartocci degli alberi ) e del canestro che coperto da una tegola e sovraposto ad nn cespnglio di acanto suggeri a Callimaco I' idea del ca- pitello corintio : tutte favoie spiritose ch' ebbero origine fuori dclla Grecia, in tempi non remotissinii , e clie ora sprogiate sono dalla piu sana critica e dai piii dotti scrit- tori. E quanto alle volute, chi mai potra indursi a credere che le donne della Jonia portassero le trecce raccolte e attortigllate alia foggia delle corna di nn caprone , e molto nieno che tale foggia , se mai ebbe Inogo nelle feramine , aggiugnesse a' loro volti avvenenza o leggiadria? Ne rela- zione piu chiara scorgesi fra il tanto celebrato canestro ed il capitello corintio. Di questo membro architettonico ab- Inamo anzi le forme o le prime idee, con fogliami di tut- t' altro albero che dell' acanto, ne' monumenti dell'Egitto, delle Indie e di altri paesi dalla Grecia remotissimi , ed 358 nrOERCIIE STORICO-CRITrCIlE-SCIENTiriCIIE in secoli aiiteriorl all' eta in cni voglionsi inventati i tre ortlini greci (i). Importanti ci seml^rano le osservazlonl dell' autore sul nosti'o duomo , e dotte non nieno che curiose le sue ri- cerclie sull'origine, sui costumi , sulle logge e sulle co- stituzioni delle societa de' cosi detti Franchi inui-atori. Tempo (vol. II). L' autore, pag. 97, parlando del di- luvio riferisce il testo della Bibbia colle seguenti parole : V area si posb il settimo mese ai 27 del mese sopra i nionti d' Armenia, e cosi sogglunge: « Per mezzo adunque dello stesso " Mose sappiamo che il diluvio ebbe principio il giorno 17.° >> del sceondo mese nell' anno 600.° di Noe : die le acque " crebbero e stettero alia maggiore loro altezza per cento 11 cinquanta giorni , cioe sino al 17." giorno del 7.° mese, " nel quale 1' area si fermo sul monte: cinque mesi aduu- >> que allora corrispondevano a 1 5o giorni , e conseguen- » temente per la mesi a 3o giqrni per ciascuno forma- » vano r intero anno di 3 60 giorni. " Ma il testo della Scrittura dall' autore stesso riferito, dice il 27.° e non il 17.°, dunque i i5o giorni equivalgono a 5 mesi e 10 giorni, e non a 5 mesi soli: dunque il mese essere dovea di 28 giorni e non di So. a Diodoro poi (cosi a pag. 100) parlando del sepolcro " d'Osimande ( meglio d' 05Hna«cfm5 ) re di Tebe descrive " quel cerchio d' oro ivi esistente. " Forse 1' autore voleva dire che ivi esisteva, giacche e cosa impossibile che iiu cerchio d' oro potato abbia ivi sussistere sino a' di nostri. " II greco Anassimandro (pag. seg.) si vuole, secondo " Plinio, il primo che invento la sfera , cioe il primo che " applico al gnomone o quadrante solare 1' ago che serve " ad indicar le ore. >> — IMa la sfera e una cosa total- mente diversa dal quadrante solare. II gnomone poi e lo stesso che 1' ago die serve ad indicar le ore. Pag. 102, r autore parlando della distribuzione de'giorni secondo. i segni dello zodiaco dice che « i giorni natu- " rali restavano separati in diversi artificiali , secondo il (l) Veggansi su quest' argoiiiento Y Hist, de C Acad. Roi/. des Tascriptions , etc., t. 78. Memoir, pag. 286, il C. Paoli, il Cayhts, il Durand e le ricerolie sull' architettura de' Creel nella gia ci- tata opera del Costume antiro e rnoderno , ecc. SULLE ORIGINr, SCOrKRTE , ccc SSg " maggiore o minore semicircolo percorso dal sole nel no- " stro orizzonte. — Sel)bene poi sembra provato die i » Greci sieno stati inventori dello zodiaco, ecc. " — Ora vorremmo ch' egli avesse avvertito non essere V arco diurno ua semicircolo fuorl che nel tempo deU'equinozio. Non e jioi in alcuna guisa provato clie i Greci stati sieno gli inventori dello zodiaco. Imperocche gli Ebrei, prima che avessero alcuna comunicazione coi Greci adolebcmt incensa Soli et Lunae et duodecini sigrds, et omni militiae Coeli (Reg. IV, 23, 3 ). Bramato avremmo ancora che ove Tati- tore in questo capltolo parla dello zodiaco di Dendera , toccato avesse il principal punto della quistione , il quale risguarda il punto in cui i fautori della supposta anticliita di quel medesimo zodiaco giudicavano posto il solstizio. Nel paragrafo Orologi piaciutoci sarebbe che 1' autore , pag. 189, nota (i), tralasclato non avesse di notare che r ago calamitato devia notabilmente dalla direzione della meridiana ; deviamento che debbesi con somma diligenza avvertire nella loro costruzlone. Nello stesso psragrafo , pag. 1 65, ove parlasi d'Archimede ci pare che sieno state confuse le due celebri invenzioni di quel sommo ingegno; r una puramente geouietrica , qual e il rapporto da lui scoperto fra la solidita della sfera e quella del cilindro circoscritto^ 1' altra astronomica insieme e meccanica che consisteva in una sfera trasparente ossia planetario atto a rappresentare i moti dei corpi celesti. Alia prima si rife- risce il passo di Cicerone ( Qusest. Tusc. V. a3) ov' egli parla dell' epigramma greco scolpito sul sepolcro del geo- inetra siracnsano; ed alia seconda il notissimo epigramma latino di Claudiano : Jupiter in pano cum cemeret cetkera litro , etc, Clie che siasi pero dl queste nostre osservazioni , noi chiudere non dobbiamo quest' artlcolo senza tributare al sig. parroco Amali le ben meritate lodi , perche destinato abbia alia coltura de' buoni studj quel brevissimo tempo che libero gli rimane dalle gravi occupazioni del sue santo xninistero. Clie a questo proposito soavi ci suonano al- rorecchio quelle parole del Crisostomo: Neque nos pudeat artiiuii , nee opificium probrum esse ducainus , sed otium et nulli occupationi vacate . ^6o PARTE II. SCIENZE ED ARTI MECCANICHE. Edlzione completa degli saitd di agiicoltiira , artl e commercLo di Antonio Zanon. Tom. I e II. — Udine^ pei fratelli Mattiuzzi, in i6.° Ital. lir. 6. 88. l_Jono quest! i voluini V e VI della collezione dl operc scelte di autori friulani die in Udine gia da qualche tempo si pubblicano dai Mattiuzzi. Dopo di aver data T Angeleida del Valvasone, una serie di lettere inedite d' illnstri per- sonaggi , la storia de' Longohardi di Paolo Diacono voltata in italiano con note illustrative, e 1" opera sopra i costumi, e la traduzione di Pindaro dello Stellini , volsero V animo gli editori alia pubblicazione di quelle opera die diretta- mente servissero alia coinune utilita , air agricoltura , alle arti, al commercio ; e tra queste prima d' ogni altra con ottimo avvisamento elessero gli scritti di Antonio Zanon , le^ ciii Memorie , le cui Lettere ed andie i piu piccoli lavori contengono osservazloni , giudizj e insegnamenti , preziosi per la prosperita nazionale. Tanto piii oppor- tuna parra la ristampa delle sue lettere , quanto die , ver- sando esse sopra oggetti di grandissima importanza , total- niente spacciata ne fu I'edizione fatta in Venezia nel 1767. Presentasi in capo al primo volume V elogio della Societd d' agricoltura pratica di Udine al signor Antonio Zanon, dal quale siamo informati ch' egli nacque nel 1696, die attese fino dalla giovinezza ai buoni studj, e die principalmente applicossi al nobile traflico del setificio, alia piantagione dei gelsi, al miglioramento dei vini friulani, alia manifattura dei velluti , a quella degli arazzi , all' uso della torba , alia coltivazione delle patate , all' uso della marna e di altri fosslli per fertilizzare le terre , alia storia della veterinaria e ad altri oggetti di rurale e domestica economia , e die pieno di meriti e di onori nianco in Venezia nell' anno 1770. Da un breve cenno di questo elogio impariamo che egli fece venire dal Piemonte due donne per addestrare le altre del puo paese a sviluppare dai bozzoli un filo piu SCRITTI DI AGRICOLTrRA, CCC. 36 1 fino e piii netto, e che grancUssime cure pigliossi per rl- durre 1' organzino a due lili , secondo il nietodo del tori- nesi. Traeva egli duiique i lumi piu opportuni dagli altri paesi d' Italia : ed ora dal Friuli ci si diramano precetti ed insegnamenti intorno al setilicio ! A questo elogio altro se ne fa succedere scritto dal Griselini ; e questo , per dir vero , e di troppo , perche si ripetono ia gran parte , e forse con minore aggiustatezza e maggiore prolissita, le cose medesime. Alle lettere si premette una prefazione deU'autore, il quale dice di avere scelto questo titolo semplicissimo per riunire molti argomenti anche fra loro diversi. Certo e che tutte quelle lettere sono dirette al pubblico vantaggio , e in esse inipiega un gran numero di pagine a provare che meglio i loro uffizj verso la patria compiono coloro che si applicano all' agricoltura , alle arti , al traffico. Dician- nove sono le lettere contenute nel primo volume, e tutte versano sopra argomenti importantissimi; ma non potendo noi rendere conto minutamente di tutte , accenneremo sol- tanto di volo gli oggetti di maggiore utilLta che in alcune sono discnssi, o quelli che per la loro novita maggiormeate interessano. Pretende 1' autore che la scienza mercantile annoverare si dehba fra le filosofiche , e che ad un trafficante sia ne- cessario lo studio della fisica , della dialettica , della morale e della storia. Noi non siamo lontani dal convenire col sen- timento di lui , qualora si tratti della direzione di un traf- fico in grande , e vorremmo che il mercatante iniziato fosse in queste facolta e anche nella storia naturale , affinche dato gli fosse almeno di conoscere la natura e la prove- nienza delle materie prime che sovente ignora. Siamo poi pienamente del suo avviso allorche loda a cielo T istitu- zione fatta nella Francia e nell' Italia di accademie desti- ' nate a promovere 1' agricoltura , le arti e il commercio , e commendiamo pure lo zelo deU'autore che si sforza di trovare simili stabilimenti anche anticamente nella Grecia e neir Arabia. Qnesti cenni sono diretti agli accademici Udinesi e avvalorati colle ragioni e coir esempio del celebre Antonio Genovesi e con quelle degli stabilimenti formati nella Francia e nell' Inghilterra. Nelle lettere successive non fa il Zanon che eccitare lo zelo degli accademici Udinesi a promovere 1* agricoltura. Vorreblje egli che ciascnno di essi scegliesse quella materia 362 SCRITTI DI ACRICOLTURA, ARTI E COMMERCIO die plu confoi'me fosse al suo genera e piii adattata alia situazioiie de' suoi campi, e soprattutto raccouianda la moltiplicazione dellc esperienze per esaniiiiare l' indole dei terreni , onde perfezionare i lore prodotti ed introduriie de' nuovi ; al quale proposito parla della convenienza di chiamare anclie da lontani paesi nuovi prodotti per natu- ralizzarli , appoggiandosi all' esempio del mais o grano turco, ch' egli crede giustamente venuto dall' America. Quanto util cosa sarebbe, dic'egli, istruire gli agricoltori, istituire a tale effetto delle pubbliche scuole , ed obbligare i xnaestri di campagna ad insegnare I'agricoltura a tutti gli scolari, assoggettando a quest' obbligo specialmente gli ecclesiastici, ai qnali non sarebbe punto disdicevole, ma onorevole bensi quest' esercizio ed utilissimo al tempo stesso alia societa ! Grandissimo danno all' agricoltura deriva dall' essere questa aflldata alia sola cura de' contadini senza la soprintendenza dei proprietarj de' terreni. Eppure non avvi miglior mezzo deir agricoltura per arricchire f, e non la sterilita della terra, ma la poca cura in cui si tiene quell' arte, ne rende scarso il fruttoi perciocche tre cose in essa sono necessarie , il volere , il potere e il sapere , e non essendo possibile il trovarle riunite ne' soli contadini , dovrelibero i benestanti cooperare coi loro studj e coll' opera loro ai progress! del- r agraria. Abbozzando 1' autore la storia dell' agricoltura nell' In- ghilterra , accenna 1' use giovevolissimo in quel paese d' in- grassare i campi coll' arena del mare , e parla incidente- mente della castrazione dei pesci die crede una nuova scoperta di Samuele Tull. Mostra die 1' introduzione delle manifatture di lana in quel regno non pregiudico punto r agricoltui-a ; e cio gli porge argomento di declamare contro r abuso di lasciare nel paese nostro impoverire i terreni dal troppo lungo pascolo degli armenti e delle greggej di raccomandare 1' introduzione dei prati artificiali, e di lodare il costume di nudrire per lungo tempo gli animali nelle stalle. Coll' esempio della Francia e di altre nazioni europee che seguirono 1' esempio dell' Inghil terra, promovendo 1' agricoltura , si conferma 1' utilita e la ne- cessita di questi studj ; e ci spiace soltanto di vedere I'agia- tezza degli agricoltori dell'Inghilterra rappresentata in mezzo tra r autorita di Salomone e 1' esempio di Ozia re di Guida. Fino da quell' epoca , cioe avanti la meta del secolo passato, si era conosciuta T utilita de' gelsi nani. Degna DI ANTONIO ZANON. 36o lU osservazione e pure una supplica fatta dagli Stati dcUa Bretagna ai vescovi , perche obbligassero le supcriore dei monasteri e coiiventi a piantare gelsi nei loro recinti , e ad educare bachi da seta ; e a questo proposito vorrebbe r autore che tutte le monache contribuissero alia maggiore perfezione delle maaifatture della seta coll' incannare dili- gentemente le sete gregge e anche le tinte. Notabile e pure r asslcarazione data dall' autore agP Italiani che tutti gli studj e tutte le Industrie de' Frances! e di altre nazioni non potranno mai giugnere ad avvilire il prezzo delle sete d' Italia. Non potrebljero amiuettersi i principj dl fisiologia vege- tale esposti nella lettera XI , nella quale si giudica piii probabile T opinione die dalla sola acqua dipeada la vege- tazione e la vita delle piante^ cosi pure non gioverebbe r intertenerci sulla miseria dall' autore descritta di alcune canipagne situate tra 1' alto e il basso Friuli , sul consiglio dato agli abitanti di moltiplicarvi le piantagioni de' fichi e de' caprilichi o ficlii selvatici, e su i modi proposti jier rendere fecondi i terreni sterili su 1' esempio del Brande- burghese. Nuovo e strano parra certamente il fatto che dicesi osservato dall' autore, che la foglia de' gelsi, la quale negli anni in cui cadono la state certe piogge leggiere riesce iiiacchiata e floscia, conferisca assai meglio ai filugelli e alia maggiore quantita del loro prodotto. Recente era ancora ia quell' epoca la proposizione di formare siepi di 2;elsi; e nella Virginia si era fatta la prova di seminarli in un campo e tagliarli appena crcsciuti colla falce per tenerli sempre bassi. Si riferisce pure il costume de' Cinesi di potare ogni anno i loro gelsi. Nclla lettera XXV si prova che il gelso o moro bianco sconosciuto era agli antichi , e si rigettano alcune favole : per esempio , che i bachi possano nutrirsi colle f'oglie d' olmo , di ortica , di lattuga , d' indivia e di dente di leone , il che non potrebbe farsi clie nella loro prima eta ; che il pioppo innestato col moro nero divenga moro bianco, come da alcuno erasi asserito; ma opportunamente si fa vedere che la moltiplicazione dei gelsi puo farsi anche ne' luoghi di delizia e su le pubbliche s trade ^ che secondo alcuni antichi scrittori tutto T albero del gelso era medi- cinale, e che dalla seta cruda distillata tratte farono le gocce d'Inghilterra del dottor C odder , tanto celebrate un tempo, e il cui segreto fu indicato al Tonrneforc. 364 SCRITTI DT AGniCOLTUT,\, ARTI E COMMrECIO Ma gli scrittori Friulani die si occuparono con niolto Zelo dei gelsi, dei bachi e della seta, avrebbero pure dovuto conoscere la lettera XVI, nella quale si esaniina, se colle nuove foglie clie riproducono i gelsi dopo il primo loro spogliamento si possa fare una seconda raccolta di seta, nutrendo con esse altri bachi; e si nota il grave errore pigliato a questo proposito dal celebre Nollet die si lascio ingannare dai raccoiiti di alcuiii Toscani , con- chiudendosi coll' afFermare , die ne si pub , ne giova il fare quella doppia raccolta. E pure uno scrittore friulano de' nostri giorni ha insinuato di tentare quella raccolta doppia o anche tripla, ed lia perfino preteso die i bachi ri- nascenti nell' anno provenissero da una particolare semente ! Si parla dei sogni di un prelato die scrisse essersi veduti nel 1696 in Ferrara bachi da seta colle ali, e racconiando quindi di custodirli con diligenza perche 11011 fuggissero. Bella e poi la quistione die si propone sul fine di quella lettera , se la seta sia soggetta a deciiiia , e se sia lecito a' cherici 1" educare bachi coUa foglia de' proprj gelsi ; e si condiiude negativamente quanto al primo punto , afTer- mativamente quanto al secondo. Intento poi V autore a ri- cordare e a rigettare saggiamente tutte le favole spacciate intorno ai bachi, riferisce nella lettera seguente la strana opinione di coloro che credettero potersi far nascere i filu- gelli dalla carne di vitello , niassime se nudrito esclusiva- niente con foglie di gelso. Questa stravaganza fara certa- mente ridere i nostri lettori, ma tra gli uomini celebri che r ammisero , noteremo soltanto che accreditata fu dal Vida , dal Gassendo , daW Aldrovando , dal Chorrid , ripro- posta , sebbene dabitativamente, dal iemerj, e piii recen- teraeate da un Olandese nelT anno 1756. Convenendo noi in tutte le successive osservazioni che si fanno su rimpor- tanza di non lasciare tutta la cura dei bachi all' imperita direzione dei contadini , su 1' importanza del traffico della seta , sul vantaggio grandissimo che arreca la moltiplica- zione dei gelsi, senza molto danneggiare la fertilita dei campi qualora sia ben condotta; non possiamo egualiiiente convenire col sentimento della totale inutilita del moro sel- vaggio die il Zanon dice, sulla fede di altro agronomo , non biiono se non dopo annestato. La nostra esperienza ci con- vince del contrario. Contiene il secondo volume altre lettere in numero di 2 1,6 queste versano quasi tutte sulla seta e sulla storia 1 Ill ANTONIO ZANOT<. 3^i5 i\i qaella nianilattura die si vede essere 1' oggetto prlmaiio degli studj del cliiarissimo autore. Da qnella storia sceglie- rcmo soltanto alciuii puiiti principali e alcuni aneddoti che ectitare potrauno la curiosita de' nostri leggitori. II primo tra gU antichi che facesse iiienzione della seta credesi Ari- srolilc, il quale non parlo tuttavia se non die della seta di Coo, e in qiiesto fu segultato o copiato da Plinlo die ])ado altresi della seta dei Scrts creduti dal Zanon i Cinesi. Passava pcro una differenza tra quelle due sete , ricono- sciuta auchc dal giureconsulto Ulpiano , dalle cui frasi crede r autore di poter raccogliere die la seta di Coo si lavo- rasse come tra noi la bavella. Yarj error! emendansi dello Scaligero , quello tra gli altri die i lilugelli iiella Siria e neir Egitto si nutrissero colle foglie del sicomoro , e die la seta avesse per questo la facolta di porgere ristoro e vigore al cuore. Non vorremmo vedere dall' autore am- messo il dubbio che altri bachi feraci di seta si nutriscano colle foglie di quella pianta , mentre cio negasi asso- lutamente riguardo al baco da seta nostrale che e forse il solo e r identico con quello dell' Oriente. Lungamente si discorre in queste lettere della seta cinese che V autore crede indicata da Ptinio sotto il noma di seta d' Assiria. Si pretende che quella manifattura , benche assai imper- fetta, esistesse nella Cina 3357 anni avanti 1' era volgarci che quindi facesse grandiosi progress! e grand! tesori acqui- stassero i Cinesi con quel commercio. In gran conto teaute furono senipre le vest! di seta, le quali lungo teinpo ser- virono di solo ornainento de' principi e de' grand! perso- naggi deir Asia , delFAfrica e dell' Europa , senza pero che si sapesse che cosa fosse la seta medesiiiia. Con parsimonia usate furono quelle vest! dai Roman!, e giudicate lusso eccessivoi cosi proibite furono agli uomini da Tibcrio , e poste in use ed in credito soltanto da Eliogabalo. Quindi le vest! olosericlie e subseriche ; ma sotto Aureliano il prezzo della seta equivaleva a quello dell" oro , il che continuo lino a' tempi di Giustiniano. Erano allora i Persian! rivenditorl della seta die dai Cinesi comperavano, e questa passava in Europa per la via di Costautinopoli. Nolo e che quell' imperatore voile introdurre quel prodotto nel suo impero , e per mezzo di alcuni monaci spediti alle Indie ottenne il seme o le uova do' lilugelli ; cli' cgli ordino la piantagione de' gclsi , e che l;i manifattura della seta d" iiuli in poi stabilita^ dilatossi 366 SCRITTl Dl AGRIGOLTDRA, ARTI E COMMERCIO nella Giecia, e vi rimase per alcuiii secoli senza essere comunicata alle altre nazioni europee. Ruggero I , re tU Sicilia. fa qnegli die a Palermo trasporto il primo 1' arte della seta verso la meta del secolo XII ; di la essa passo ill Italia, e primi la coltivarono i Lucchesi, poscia i Fio- rentini : fa pare ua Lacchese abitante in Bologaa qaegli che iiivento cola il cosi detto filatojo o muliao da seta iiel- raimo 1273, maccUina che i Bologaesi custodirono con grande gelosia per lo spazio di tre secoli incirca , cosicche come traditore della patria impiccarono per un piede certo Bolzini da cui quell' invenzione stata era trasportata fuori della loro citta. Verso Tanno i538 generalmente praticata era quella manifattura in Italia. Gli Umiliati che introdotte avevano fino dal XII secolo le manifattare di lana , ajtitati dalle mogli loro , stabilirono quelle dei drappi di seta , d' oro e d' argento. In Venezia seml^ra che introdotte fossero quelle manlfatture prima del secolo XIV ; ma forse soltanto nel 1 309 cominciarono a fiorire per T arrivo di molti Guelli lucchesi cola rifuggiti. Anche nel regno di Napoli s' intro- dusse sotto Ferdinando I il setificio , diretto da un Vene- ziano , e vi fece grandi progress! ^ nella Francia cominci6 ad introdursi sotto il regno di Lidgi XI, ma soltanto da Carlo VIII di ritorno dalF Italia s' incoraggio 1' educazione dei bachi e si ordino la piantagione dei gelsi : ne grandi progressi fece 1' arte della seta in quel regno se non sotto Enrico IF e Luigi XIV, benche da un economlsta fosse queir artifizio grandemente commendato a Luigi XIII ed alia madre di lui. Nella storia del setificio entra pure 1' oggetto delle calze di seta , delle quali si attribuisce 1" invenzione da alcuni ad uno Scozzese, da altri ad un Francese stabilito in Inghil- terra. L' autore che non ben distingue le calze fatte a te- lajo da quelle fatte all' ago o come egli scrive ad agugUa, opina che anticamente in Italia quelle calze traessero ori- gine dalla cosi detta cotta di maglia ; ma parlando della gelosia degl' Inglesi , perche fuori del paese loro non uscisse r invenzione del telajo da calze, dice che I'anno 16 14 ne fu comunicato il modello ai Veneziani ; e qui s' intro- duce r aneddoto di un fabbro di Geraona nel Friuli che dopo di avere esaminata quell' ingegnosa macchina in Ve- nezia, col solo ajuto della memoria altra ne costrui nel suo paese, il che rende credibile cio che si narra di un DI ANTONIO ZANON. ZC)^ Franccsc die coii uno sforzo di memoria e d' immagiua- zione fablnico in Parigi uiio di que' telaj die veduli avcva nell' Inghilterra. Riconosciuta da tutte le nazioni Tutilita grande del sc- tilicio, e didiiarato da alcuni sovrani nol)iIe quell' esercizio, si spai'sero grandemente le nianifatturc di seta ia tutta la Fraacia, nella Fiandra , nell' Olaada , nell' Ingliilterra , ed esse fecero grandiosi progressi, perclie onorate di privilegi e di franchigie, dopo la nieta del secoio XVII. Gli ultimi fia gl' Italiani a coltivare quell' arte furono i Piemontesi , in- coraggiati pcro grandemente dal re di Sardegna Viitorio Amedeo : ai progressi di quell' arte nel Piemonte attribui- rono gli economisti iuglesi 1' ingrandimento della potenza di quel nionarca. Belle sono le osservazioni dell' autore sui limiti imposti dalla natura alia Ijuona riuscita del prodotto della seta nelle diverse regioni della terra : cogl' inutili sforzi fatti da molti principi per inlrodurre la seta ne' loro Stati, si studla egli di togliere agl' Italiani il timore die venga dlniinuito il prezzo di quella derrata. La seta, die' egli, riesce mi- gliore quanto piu i paesi si scostano dalla linea equino- ziale e si avvicinano al polo ]30reale; ma cio ha luogo soltanto fiao al 46° incirca di latitudine, die e T ultimo conline in cui puo la seta considerarsi come naturale pro- dotto del clinia. Invano lento Enrico IV di rendere univer- sale quel prodotto in tutte le provincie della Francia : in- vano si voile introdurre I'educazione de' badii nella Nor- mandia, henclie vi allignino i iiiori; e a questo proposito r autore accenna 1' uso die puo farsi della corteccia del inoro per fame , com' egli dice , una specie di lino , nel clie forse lia fatto qualche conf'usione del moro bianco col moro papirlfero; esclude pero giustamente I'asserzione die ovunquc crescono le viti puo ottenersi anche il prodotto della seta. Invano tento il duca di Wirtemberg di propa- gare i mori nel suo ducato verso la meta del secoio XVII; invano tento la cosa medesima Jacopo J re d' Ingliilterra , e inutili riuscirono gli sperimenti fatti a quest' oggetto dai signori Appktrvc e Burckam c anclie da certo Ctwassi di Bologna, il quale' dcU'esito infelice delle sue prove informo con lettera 1' autore. Invano il czar Fietro tento d' intro- durre il prodotto dclla seta nell' Ucrania ;, invano nel 1 74.3 61 piantarono molli mori nella contea di Ilanau ; invano si focero simili tcntativi ud margraviato di Braiideburgo, 368 SCRITTI DI ACRICOLTURA., ARTI E COMMERCIO in altri luoglii della Prussia , nell' antico elettorato della Sassonia, nel regno di Svezia, ove pure una regina ini- pegnata niostravasi ad introdurre questo prodotto •, invano tiaalniente si tento di ottenerlo nel territorio di Bolzano. In tutti quei luoghi, dice Tautore, la seta pu6 essere og- getto di curiosita e di piacere, ma non luai prodotto di coramercio. Difficile trovossi pure la vicolta di gran quan- tita di seta nell' Unglieria. V antore dimostra che le sete siciliane , le spagnuole , quelle della Turcliia europea , e anche le cinesi , le persiane e le bengalesi , servono soltanto pel lavoro delle trame , e qulndi che quanto e maggiore la copia di quelle sete , tanto piu ne abbisogna delle ita- liane die le piu atte sono per ordire. Di queste si parla a lungo , e specialniente delle sete di Bologna , di Bergamo , di Torino , di Modena , di Milano e del Bassanese : si nota pero die le sete del Friuli, le quali verso il 1760 pas- savano in Amsterdam sotto il nome di Venezia e di Car- tigiano, vendevansi piu di 20 per 100 al di sotto di quelle di Bologna e di Torino , e grandemente si loda il metodo torinese di filare le sete. In altra lettera V autore iniprende a provare die le sete nostre sono migliori delle sete cinesi , e scioglie V obbiezione derivante dalla iinezza e dal prezzo di alcuni drappi che di la ci pervengono; in altra parla dei beni comunall che coltivare dovevansi fino da principio a prati, e che non accrebbero le rendite de' loro compratori per essersi cio trascurato ; in altra , della quantita di seta che dalla Persia viene trasportata a Smirne , e di la si sparge in tutta F Europa , non che della seta del Bengala che si porta per la maggior parte nel Giappone ; in altra deU'utilita di una compagnia di coni- mercio, anche pel traffico della seta; in altra finalmente e piu a lungo, delFinutilita dei tentativi degli Svezzesi per introdurre nel paese loro il prodotto della seta , al quale proposito si deplora la disgrazia degli uomini che tra le produzioni della natura s' impegnano a coltivare le piu difficili e forse impossibili a riescire, in vece di promo- vere le piu facili e le piu adatte all' indole de' terreni e de' climi. Non sara inutile 1' accennare brevemente altre curiose notlzie in quelle lettere rammentate. Si nota che Ales- satidro il Grande dono ad Aristotile 800 taleiiti , perche scrivesse la storia degli aniniali ; che gli Arabi e gli Ar- meni si rcndettcro bcneincriti pel traflico della seta, cosi DI ANTONIO ZANOK. 869 neir Asia conic nell' Europa ; die i Bolognesi accorda- i-ono tosto la cittadinanza al lucchese che invento tra loro gl' incannatoj •■, che i drappi di seta detti ormislni fiirono cosi noniiuati perche provenienti da Ormus nel Seno per- sico , come i damaschi iaventati furono a Damasco; che non il Bolzini solo , ma anche certo Fardiiii fu impiccato per nil piede per avere fuori di Bologna portata 1' iavenzione deir edifizio della seta e che per lo stesso delitto fu im- piccato in effigie nn certo Ugolino perche portata 1' aveva a Modena , e che certo Lomb che T introdusse in Inghilterra , eblje un premio di 14000 lire sterline •, che alcuno sogn6 che i Ijachi da seta traessero la loro origine da qnelli che divoravano le carni di Giobbe ancor vivente . donde venne clie la compagnia de' mercatanti di seta di Bologna , eretta fino daj secolo XIII , riconobbe per protettore 5. Giobbe , e per Uingo tempo si nso in Francia di benedire solen- nemente le seraenti dei iilngelli ; finalmente che il celebre Leibnitz indusse il re di Polonia a fare piaatagioni di gelsi nel siio regno , le quali inutili riuscirono. Noa cosi di leg- gieri potrelibe ammettersi 1' asserzione , in parte contrad- dittoria , la quale trovasi nell' indice delle cose notabili , cioe che le sete del Friuli siano le niigliori di tutta T Italia ; ma questa espressione non trovasi nella lettera 16 di que- sto volume, nella quale si espone soltanto che troppo calano quelle sete lavorate con una mal intesa economia, cioe 8 per 100 di piu di quello die dovrebbero calare ; e si fa vedere che inutili furono gli sforzi per correggere T indo- cilitii delle donne di quel paese le quali si opposero per hingo tempo ai nuovi metodi , e riiiutarono le istruzioni che ad esse dare si volevano da donne piemontesi e ber- gamasche. Cosi era a' tempi deir autore , ed egli stesso ne fece la prova •, ma ora credianio cambiate quelle circostan- ze 5 massime da che varj Friulani istrutti anclie nella mec- canica si diedcro a mlgliorare coU' opere loro questo ge- nere d'industria, e giuasero a migliorare la quallta delle loro sete. Non dubitiamo pero die in queste lettere tro- veranno un gradito pascolo, non solo i compatriotti del Zunoiij ma anche tutti gl' Italiani intenti a ben conoscere e proraovere il setificio , che e uno dei inezzi ecouomici piu atti ad accrescere la nostra prosperitii nazionale. BiU. kid. T. LIV. 24. 370 Manuale dl tecnologla generale o sia csposizlone del principj ragionati delV applicazione de' prodotti delta natura agll usi delta vita , di Don Giuseppe de Volpi , direttore delV I. R. Accadcmia di nautica , profes- sore P. O. delle scienze fisico-tecniche in Trieste. — Mitano ., 1828, per A. Fontana , in 8.", dipag. 652. JLja tecnologia , per la grande sua estensione , puo para- goaarsi alia storia naturale , e siccome questa ahhraccia il complesso di tutte le naturall cose , quella racchiude tutte le produzioni artefatte. Si per T una che per V altra e ia- dispensablle una classificazione ben ragionata , la quale distribuendo nietodicamente e con bell' ordine il numero grandissimo d' oggetti die ad ognuna d" esse in particolare si riferisce , faccia spavire la confusione , avvicini gli ana- loghi , separi i dissiniili ed atta sia a facilitare lo studio. Le divisioni introdotte dalla classificazione permettono d' al- tronde alia mente , quando troppo si sente liraitata per coltivare accuratamente la scienza tutta , di rivolgersi al- meno a quella parte di essa che piu gli va a grado , fa- cendone 1' oggetto di particolare meditazione , valevole tal- volta a promoverne T avanzamento. L'' egregio prof, de Volpi considera la tecnologia come un semplice ramo della storia naturale , il quale s' aggira intorno le applicazioni dei prodotti della natura agli usi sociali. La tecnologia , die' egli , sta cogli altri rami della scienza della natura nell' istesso rapporto in cui e la ma- tematica applicata coUa niatematica pura. Ci sembra , a dir vero , che questo concetto limiti di troppo 1' immenso campo tecnologico , come piii estesamente esporremo fra poco. II lodevole Manuale di quel dotto professore tende ap- punto a dare un' idea succinta , ma chiara , de' principal! processi usati dalle arti industriali per modificare i pro- dotti nalurali in modo tale da farli servire ai varj usi sociali. Nella prefazione 1' autore , rivolgendo il discorso a' suoi allievi , cosi si splega : « Non vi aspettate di ri- trovare un quadro di tutte le operazioni tecniche . descritte in modo tale da potere servire nelle mani del letterato ad estendere il campo delle nostre cognizioni o da esibire al MANUALE Dl TECNOLOCI.i CENEHALE CCC, 071 pratico una norma precisa di tutte le operazioni , sebbene ancor esso vi potra trovare parccclii lumi sopia diversi i'enoineni die molte volte possono rendere dalibioso ed incerto T empirisnio. — Non vi aspettate neimneno di tro- vare in cjuesto trattato di tecnologia cose non ancora dette da nessuno : io non invento ; non posso die dirvi (|uello die succede nei laboratorj ed esporvi le ragioni die deteriiiinano i processi Mio scopo si e di presentarvi il complesso della tecnologia sotto un aspetto die vi uietta in caso di osservare la con- nessione di quel raino ddle scienze nalurali cogli altri , afiinche voi , destinati dii per la carrlera del coinmcrcio , dii per cjualche impiego d' aniministrazione , o per altre occupazioni di simigHante natura, sappiate , guidati dalle vostre cognizioni lisico-tecuiclie , apprezzare il fondamento d' un progetto die vi si presenta , giudicando della possi- bilita di metterlo in esecuzione , ed afiindie trovandosi uno di voi alia direzione di qualche intrapresa o altrimenti in essa impiegato , egli abbia nelle niani una guida che lo avvii air acquisto delle cognizioni occorrenti. " La classiflcazione che serve di base alP opera del signor De Volpi , e , come doveva essere , consentanea coll' idea cli' egli si formo della tecnologia. Un gnadro sisteniatico posto in principio del libro ne da 1" indicazione ; ivi la tecnologia , come la storia naturale , resta divisa in tre parti principal! , cioe tecnologia del regno animale , tecno- logia botanica , tecnologia mineraloglca. La prima parte ha due sottodivisioni , Tuna comprende le parti degli animali che si adoperano, come la carne , il sangue , il grasso , le budella , la pclle , i peli , le penne , le ossa , le coma , le vesciche , i gusci e le concrezioni. L' altra si riferisce ai prodotti degli animali , che sono il latte, I'urina, il raiele , la cera, la seta , la gomma-lacca, la galla e la vallonea. La tecnologia botanica fu dall' autore coinpartita in tre sottodivisioni: i.'' Parti delle plante che s' adoperano , cioe fusto , cortecce, foglie , erbc , semi , ecc.^ 3."^ Prodotti della vegetazione — Olio grasso, olio essonziale , canfora , re- sine, gomrae-resine , gomme, fecola e farina, conciuo, sugo. 3." Alcuni prodotti particolari die si ricavano dalle piante col mezzo di certi processi — Carboue e ceneri, zucchero, tabacco , prodotti della fennentazioiie vinosa , della fermentazione acida , materia coloraatc. 373 MANUALE DI TECNOLOGIA GENERVLE CCC. , La tecnologia mineralogica comprende la serie del mi- nerali adoperati nelle arti , cioe le gemme , le terre , gli acidi colle loro combinazioni saline , i metalli , i niineiali combnstibili. Ognuno degli articoli parziali sovrlndlcati contiene poi la serie delle arti ad esso relative , per esempio — la came degli animali serve Per cibo. Fresca : arte del macellajo, del cuoco. In gelatina. Tavolette di brodo : fabbricazioae della coUa forte. Diseccata. Salata , afFnmata : arte del plzzicagnolo ; arte di conservare le vivande. Appoggiato a questa classlficazione il Manuale di tecno- logia espone , per ciascun' arte principale , una breve de- scrizione , facendone conoscere lo scopo peculiare , i prin- cipj scientifici che servono di ))ase alle sne primarie ope- razioni , gli ordigni e le maccliine di cui fa uso , e la se- rie graduata dei processi mediante i quali le materie prime ricevono tutte le niodificazionl ricliieste dall'nso a cui sono destinate. Qneste descrizioni, quantunque laconiche e de- stituite del soccorso delle figure ( tanto giovevoll per age- volare T intelligenza delle tecnologiche cose e specialmente delle macchine ) , »sono estese con tale chiarezza che con facilita possono essere comprese anche dai meno dotti. I processi descritti sono , in generale , scelti con giudi- zioso criterlo fra i migliori conosciuti ; sono ommesse op- portunamente alcune recenti invenzioni non ancora piena- mente sanzionate dalla sperienza. II Manuale di tecnologia ci senibra a livello de' moderni perfezionamenti die tanto fecero progredire le arti industriali negli ultimi anni ; e pensiamo che quest' opera rienipia lodevolmente lo scopo a cui fu diretta, di dare cioe delle idee generali, chiare ed esatte de' primarj processi di cui le arti industriali fanno uso a Ijeneficio della societa. Sarebbe Ingiustizia il pretendere che un libro cos'i ri- btretto e succoso , il quale non pub essere che un cora- pendio della scienza tecnologica, contenga tutti que' rainuti dettagli, importantissimi bensi in pratica, nia la cui co- noscenza intiera e riservata al tecnologo profondo , e che non possono essere esposti couvenevohnente se non nelle opere dedicate ad un' arte in particolare , o ad una classe parziale di arti. Per questo motivo ci duolc che I'egregio DI GIUSEPPE DE VOLPI. 3j3 aiitore abbia trascurato nel suo Mannale V utile tUvisa- mento, a cui s' appiglio nelle sue prelezioni, di fare co- noscere le fonti a cui dove attiguere colui al quale occor- rera una piu profonda conoscenza su questa materia. II chiarissimo De Volpi insegna nell' accademia nautica di Trieste , oltre la storia naturale e la mercinomia , an- clie la tecnologia ; quindi e clie dovette adottare per que- st' ultima una classificazione che intimamente la collegasse colle altre due. Tale classiiicazione, lodevole in questo caso speciale, non sarebbe , per piix motivi , ugualmente soddi- sfacente qualora applicare si volesse alia tecnologia presa in tutta la sua estensione. Primamente poche sono le arti che si limitino all' im- piego d' una sola materia prima , il maggior numero si prevale di varj prodotti naturali di specie diverse che noa di raro appartengono a due e talvolta ai tre regni della natura. 11 tessitore , per esempio , fa uso di lana e di seta , prodotti animali di ben diverso geuere f, — di lino e co- tone , prodotti che al secondo regno appartengono ; — e finalmente di fili d' argento ed inaurati. L' arraajuolo im- piega metalli, legni , avorio, madreperla, ecc. Ognuno sa quanto e grande la diflerenza delie droghe impiegate dal tintore. Quindi e che chi s' appigliasse air indicata classi- ficazione rimarrebbe quasi sempre incerto sulla classe , sul genere e sulla specie a cui deve appartenere una data arte. In secondo luogo resterebbero separate moke arti che hanuo tra di loro una stretta affinita , sia per lo scopo a cui sono ditette , sia per la qualita de' processi di cui fanno uso , cbme accaderebbe alle arti che si riferiscono alia fabbricazione delle varie stoffe. All' opposto ne sareli- bero ravvicinate delle afFatto dissimili , quali sono 1' arte del cuoco con quella del fabbricatore di colla forte : del parrucchiere col cappellajo e col fabbricatore di panni-lani. Non si saprebbe poi ove collocarne molte , quali sono le arti del fabbricatore d' organ! , del fabbricatore de* cem- bali, deir otticista , del barometrajo, del meccanico idrau- lico ed un gran numero d' altre. La tecnologia sotto due aspetti precipui si puo consi- derare o come la teorica generale di tutte le arti indu- striali , oppure come la lor descrizione metodica e cora- pleta. Rafligurata sotto il primo aspetto la tecnologia com- preude quattro scienze , secoadarie si , ma estesissime. 3-4 mvnuaIe di tecnologia generalb ecc. Prima. Storin naturale appVicata agU usi sociali, la quale ha per oggelto la scclta delle materie prime, le prepa- razioni a Cui devono essere sottoposte iiinanzi che siano deposte ne'foiidaci donde passano poi negli opificj. Questa scienza fa conoscere T opportnno impiego de' varj prodotti naturali ; da le norma per distinguere le qualita che 11 rendono piu o meao atti ad nn determinato uso ; indica le proveiiienze ;, fa conoscere 1 metcdi di promoverne la prodnzione , di raccoglierli , di trasportarli e dar loro quelle configurazioni richieste dagli usi commerciali. A questa sola e applicabile la classificazione del signor De Volpi. Seconda. Meccanica applicata alle arti; si sottodivide in generals e partlcolare. La generale insegna a scegliere ne' singoli casi e ad applicare il motore pid economico ed efficace ; a calcolarne il vigore ; a trasmettere , raodi- ficare e regolare il moto delle varie parti mobili compo- nenti le macchine ; poi insegna a configurare , a propor- zionare e disporre ne' modi convenevoli quegli ordigni che producono immediatamente T efFetto utile per cui la mac- china fu costrutta ; somministra altresi delle formole ana- litiche per determinare il rapporto tra la forza motrice consumata e T efFetto utile realmente ottenuto, e per difFal- care.le perdite cagionate dalle resistenze passive; inoltre indica in varj casi dei metcdi pratici per determinare que- sti valori sperimentalraente , e confermare o modificare i risultamenti teorici. La particoJare fa V applicazlone immediata degl' insegna- menti che dalla generale si desumono a ciascun' arte presa in particolare ; la classificazione che a questa si conviene sara qnella medesima che meglio s'adattera al complesso delle descrizioni di tutte le arti. Terza. risico-chimica applicata alle arti. Questo ramo di scienze si sottodivide come il precedente in generale e particolare. Al prinio appartengono tutti que' generali do- cumenti che si desumono dalle teorie tanto fisiche quanto chimiche : al secondo poi si riferiscono que' principj teo- rici applicabili a ciascun' arte separatamente. Quarta. Disegno architettonico ed ornamentale appUcato nlle arti indusiriali ; somministra le forme e le propor- zioni le piu eleganti e nello stesso tempo le piu convene- Toli a ciascun oggetto in particolare ; sceglie gli ornati the freai'ii'e lo de\'Ono, ne determina la colloca/ione e la DI CIUSEFPE DK VOLPI. 3'^S grandezza , combina 1 coloii e le materie dissimili in modo che r aspetto ne sia armonioso e leggiadro. Questa parte importantissima di teciiologia risguardare si deve come un ramo speciale delle arti belle. Qiialora poi si richiedesse una compiuta metodica de- sciizione di tutte le arti industriali , la classilicazione a qnesto uopo la piu acconcia ci senibrerebbe la seguente : Distribuire il complesso delle arti industriali in due cate- goric , la prima delle quali comprenda tutte quelle arti che dipendono propriamente dalla storia naturale applicata alle arti , vale a dire il cui scopo e di raccogliere le ma- terie prime ed assoggettarle alle sole modificazioni che le rendono commerciabili. Questa categoria dividere si puo in tre classi •, alia pri- ma appartengono le arti dipeadenti dalla generale agrono- mia ; alia seconda quelle clie alia pastorizia , alia caccia ed alia pesca si riferiscono , ed alia terza le arti minera- logiche , montaaistiche e metallurgiche. La seconda categoria , piii estcsa della prima , abbraccia il numero grandissimo d' arti dalle quali le materie prime rJcevono tutte quelle nltime modificazioni che le rendono atte a soddisfare i bisogni essenziali della vita ed eziandio le esigenze tutte di utile e di piacere che occorrono nel- r ordine sociale. La ciassificazione di questa categoria d' arti deve naturalmente desumersi dalle varie serie de' bisogni e delle esigenze suddette, compartire si puo adunque nelle otto seguenti classi : i.'Mezzi di soddisfare i bisogni primarj della vita; 2.* di somrainistrare all' uomo mezzi di difesa e d' offesa per difendersi da' nemici , per distruggere gli animali no- civi o prociu-arsi quelli che sono utili; 3/ di supplire alia debolezza sua individuale; 4.' di prestargli ajuto nelle usuali corporee operazioni; 5. Mi porgergli i modi di comunicare e commerciare cogli altri uomini ; 6.' d' ajutarlo nelle men- tali operazionl ; 7.''di somministrare gli oggetti inservienti al culto; 8.* di procurargli dilettevoli trattenimenti e pia- cevoli sensazioni. I bisogni primarj sono, i." il cibo; 2." 11 vestito e gli abbellimenti corporei ; 3." T alloggio e gli ammobigliamenti ; 4." il lume ed il fuoco. I mezzi di difesa e d' offesa sono , i .' le armi e gli altri oggetti sussidiarj ad esse relative-, af i congegni per insidie. 376 MANUALC DI TFONOLOCIA GFNERALE ecC, I snssidj air uomo ne' suoi lavorl sono, r.'le macchine ad iiso di motore; a." gli apparecchi per muovere pes! ; 3.° le maccbine Idraiilicliei 4." gli stromenti e macchine d' agricoltura f, 5." gli ordigni, stronjeiiti e macchine ad uso delle nianifatture ed arti. L' uomo e ajntato nelle usnali corporee sue operazioni , I." dai mezzi artiiiciali d' accrescere 1' energia de* suoi sensi •, 2.° dai modi con cui si rimedia in tutto od in parte alle sue fisiclie imperfezioni. I modi dl favorire le comunicazioni ed il commercio cogli altri uomini sono, i." i veicoli si terrestri che ac- quei; 2° la telegrafia, i segnali ed i fari ; 3.° le monete , le carte monetate ed altri valori convenzionali. L' uomo e ajutato nelle mentali sue operazioni, i.° da tutto cio che serve alia manuale scrittura ^ a." dalla stampa, dalle incisioni e dalla litografla ; 3.° dagli stromenti detti di precisione , dalle macchine fisiche , geodetiche ed astro- nomiche. Gli oggetti attenenti al culto che le arti industriali som- niinistrano all" viomo sono, 1.° gli arredi di chiesa ; 2.° i profumi e T illuminazione •, 3.° le campane, T organo , gli orologi da campanile ed altri oggetti impiegati specialmente ne' sacri tempj. Gli oggetti inservienti alle arti belle destinate a procu- rare alF uomo dilettevole trattenimento sono, i.° gli stro- menti musical! ; a." gli ordigni e le droghe impiegate dai pittore, dallo scultore e dalF incisore f, 3.° le cose teatrali e gli accessorj inservienti alle sceniche rappresentazioni ; 4.° i faoclii artificial! , i festevoli apparati ed illuminazioni e le cose relative agli altri pulililici spettacoli. Ommettiamo le sottodivisioni di ciascuno degF indicati generi , le quali con tutta facilita rinveaire si possono. Dai brevissimi cenai sovra esposti ognuno puo rilevare quanto importante sia lo studio della tecnologia f, questo studio, troppo negletto ne' tempi passati , va ora esten- dendosi sempre piu •, ma non e ancora abbastanza apprez- zato r utile che risultare potrebbe alia societa se piii ge- neralmente fosse adottato T insegnamento compendioso di qnesta scienza tanto nella publjlica quanto nella privata cducazione. Dalle cognizioni tecnologiclie T uomo dl Stato impara a ben conoscerc que" rami d' industria che meglio convengono Dl GIUSEPPE I)E VOLPI. 3/7 a ciascun paese relativaraente al clinia , alia natnra del suolo , alia situazione geografica , alia ricchezza relativa , ai costumi , alle istitiizioni : da esse guidato, precede coa passo sicuro quando si tratta d' accordare degl' incorag- giameiiti, di rimuovere degl' intoppi e di favorire T iiicre- inento di quelle fahbricazioni le piu atte ad acci'escere la pul)hlica prosperitfl. "^ II ricco signore , clie abbia la mente corredata di tec- nologiche cognizioni , si procurerii un ben grato tratteni- inento quando , visitando le manifatture e gli altri indu- strial! stabilimenti , sapra rendersi conto di tutto cio che vede , e, con opportuni confront! , sapra apprezzare il merito relative de' processi usati. Se poi le nozioni da lui acquistate e coUo studio e colle istruttive peregrinazioni gli somminlstrassero argomento di dare utili consigli all' iu- dustre artefice e d' indicargli uietodi vantaggiosi da lui non conosciuti , quanto grande sarebbe la stima ed il rispetto che gli procaccerebbero i lumi della mente congiunti collo splendore dello stato ! Da questi lumi gi^idato , potra colle sue dovizie rendersi benemerito dclla societa , sonimini- strando prudentemente capitali per introdurre utili rami d' industria non pria conosciuti , o per ampliare quelli che , sebbcne in uso , non avessero uno svlluppo proporzionato alle esigenze sociali. Tali lumi gli serviranno altresi util- mente per sapere distinguere i progetti utili presentati dair uonio probo e di merito , dalle vaglie ed abbaglianti proposizioni messe innanzi dal ciarlone presontuoso ed ignaro col line di carpirc il suo oro. II negoziante piu di qualunque altra persona abbisogna de' lumi tecuologici per guidare le sue speculazioni ; molto egU imparera , e vero , dalla sperienza e dall' uso degli ailari commerciali ^ ma e altresi vero che 1" acquisto della sperienza rare volte va disgiunto da errori pregiudicevoli , molti de' quali si schiverebbero coUa guida scientiflca ; d* altronde V uso degli aflari non basta per distogliere da false speculazioni , quando queste s' aggirano intorno og- getti nuovi o non abituali. Al manufatturiere deve importare innanzi tutto la cono- scenza profonda della parte operativa e della teorica di tutti i processi in uso nella sua arte; gli devono essere noti tutti i nuovi perfezionamenti che di mano in mano vanno introducendosi , ed e d' uopo che li sappia valutare 378 MANUALE Dl TECNOLOGIA. GENER\LE CCC. con illuniinato critei'io ; egli deve necessarlamente progre- dire coll' arte medesima se vuol sosteaere una vantaggiosa coiicorrenza coUe akre analoghe maiiifatture si nazlonali che estere. Ma se indisjjeiisabili gli sono le tecnologiciie cognizioni relative alia propi-ia arte , utilissime gll liesci- ranno pure quelle generali e compendiose delle altre arti ; giacche i process! da queste us"rfe potraniio talora metterlo siiUa via di perfezionare quelli alia sua attenente , adat- taadoli ad essa con opportune modificazioni^ oppure gli por- geranno delle idee, il cui sviluppo potra divenire fruttuoso. Siccome alio scienziato deve essere scopo precipuo il rivolgere le scientifiche dottrine all' utile sociale , cos'i la tecnologia gli porgera un ajuto validissimo per ottenere un si nobile intento. Imparera qiiali nuove applicazioni scientifiche sarebbe piii utile d' introdurre ncUe arti indn- striali, e cosi potra con maggior impegno rivolgere ad esse le sue dotte investlgazioni ; scorgera quali modifica- zioni ricerchino le astratte dottrine per essere immediata- mente applicate ai casi usuali i, questo studio insomnia gli splanerk I'ardua via che conduce al ravvicinaraento iutinio della teorica coUa pratica. Utilissima la tecnologia riescira altresi all' uomo di me- diocre patrimonio fornito, il quale col suo ingegno deve procnrarsi quegU agi che la fortuna gli nego , poiche in- dicare gli potra la via da preferirsi onde giungere ad impiegare fruttuosamente il suo tempo ed acquistare le dovizie di cui e mancante. Riguardo al seniplice artigiano , e sommamente deside- vabile che vadano estendendosi, nelle principal! citta d'lta- lia , le scuole popolari d' arti industriali , ad imitazione di quelle stalsilite recentemente in Inghilterra ed in Fran- cia, eve s'insegnauo i piii semplici ed i piii fecondi prin- cipj della geometria, della meccanica e della fisica, accom- pagnando questo insegnamento con quello del disegno li- neare ed ornamentale. Dal sin qui detto si rileva che fra gli studj quello della tecnologia e uno del piii utili a tutte le classi sociali ; il hen pubblico e specialmente interessato alia sua propaga- zione , alia quale contribuire potra V opera utilissima del professore De Volpi, opera che aggiugne un nuovo pregio alia collezione Je' Manuali che il tipografo Antonio Fon- tana sla pubblicando. 379 APPENDICE, PARTE I. SCIENZE, LETTEKE ED ARTI STRANIERE. Storia (Idle Biblioteche. Opera scritta tiella lingua po~ lacca dal ch. professore Gioachino Lelewel. — Varsavia, 1828. JLj autore , i cui meriti sono ben not! alia repubblica letteraria, divide 1' opera in due parti principali. Nella prima ragioaa delle Biblioteche composte dei libri scrittl e ne ricerca V origine fino dai tempi remotissimi; nella se- coada, delle Biblioteche dei libri stampati. Ambedue poi suddivide in tanti capitoli cjuantl trova avvenimenti consi- derabili nella storia antica e moderna , che influirono sulla formazione , T ingrandimento e la decadenza delle Biblio- teche. Non ci jjare cosa opportuna il segnitarlo in tutte le sue dotte ricerche , d' altronde note a clii non e straniero agli avvenimenti dei tempi decorsi , da' quali la sorte delle Bi- blioteche i"u sempre dipendente. Ognuno converra che esse liorirono a preferenza presso que' popoli i quali piii degli altri furono inoltrati nell' in- civiliniento ;, che aumentaroiisi a inisura che vi si svilup- pava il gusto scientifico ed il perfezionamento sociale, e decaddero per la depravazione del gusto e per la degra- dazione poiitica. Ognuno conosce gll efFetti benefici dell'in- venzione della stampa : e parimente noto il gran nuniero delle blblioteclie e delle librerie sparse oggidi qua e la ; indi r immensa copia delle cognizioni umane che circolano giornalmente , e la tendeuza che ne deriva ad un incivi- limento uniforme anche fra popoli i pin stranieri. 38o APPENDICE Ma quel die ci sembra meno conosciiito, e che tfovlamo degno di speclale atteiizlone in questo libro, si e il pro- spetto di cio die appartieiie alle Bibliotedie nella Poloaia. Qiiaatunque V istesso autore ne tratti piii estesamente in altr' opera , pure ci contenteremo delle notizie generali che fanno parte d' un quadro universale delle Biblioteche di tutti i popoli. II gusto di raccogliere docuraenti scieatifici non era ge- neraluiente sparso nella Polonia prima dell' invenzione della stampa , la quale vi penetro prestamente. II sue prodotto non fu sufficiente per il bisogno del paese , e percio molti librl ne vennero dalla Germania , Francia ed Italia. I pi-o- fessori delle Universita se ne provvedevano per Tesercizio de' loro studj ; e per lo piu li regalavano per comodo pubblico. Neir Universita di Cracovia Obiedzinski e Be- nedetto di Kozmina nel i56o e Giovanni Broscio nel 1639 ne fecero non poclie offerte ; e Tomicki Vescovo di quella capitale segui il loro esempio. La Biblioteca della Universita di Vilna fu arricchita di manoscritti e stampe dalla raunificenza del re Sigismondo Augusto. Quella di Zatnosc fiori per mezzo delle cure e della generosita del- r illustre famiglia degli Zamoyski. Varj particolari come Stanislao Wolski castellano di Sodiaczew ed i principl Radzlvvill possedevano rari ed importanti libri. Ciascun re aveva la sua collezione pel suo bisogno particolare ; ne possedeva specialmente il re Sigismondo Augusto , e ne afiido la direzione al dotto e rinomato Luca Gor- nicki. Ma le frequent! incursioni dei Cosacdii da una parte, e 1' invasione degli Svedesi dali'altra, furono gra- vissime sciagure per la prosperlta delle Biblioteche. Carlo Gustavo re di Svezia occupando coUe sue.armi quasi tutto il regno di Polonia , s' impossesso delle Biblioteche di Po- son , di Yilna, di Lesno e di Cracovia e le spedi nel suo jjaese , dove esistono tutt' ora , ad eccezione deir ultima restituita in virtu d' un articolo del trattato d' Oliva del 1 66 1. Le disgrazie alle quali sogglacque senza interrazione 1' infelice Polonia assopirono consideraljilinente V interesse per le lettere e per le Biljlioteche : i doiii divennero rari, e non si distinse piu che il solo Boguslao Radziwill re- gala ndo la sua collezione alia citta di Koenigsberg. Un tale assopimento duro per un secolo intiero in tutta Festensione del regno, cosicche le lettere non furono piii coltivate se PAUTK STRANIIRA. 38 I non nei p.icsi limitrofl del mar Baltico , dove s' annidarono popoli d' im' origine alcmanna, vale a dire in Danzica, in Elbinga , i Tnoreii. Giuseppe Andrea Zalnslci referendario del regno e poi Vescovo di Kiovia, ajutato dal sno fratello Andrea Stanislao Vcscovo di Cracovia , fn il prinio che risvegliasse verso la meta del secolo decimottavo fra i suoi coinpatriotti 1' an- tica passione per le lettere e le coliezioni letterarie, Ula- dislao Gjrolamo Sierakowski non tardo a proteggere la BiI)lioteca di Przemysl dove fu Vescovo. Giuscjipe Stanislao Sapielia sufTraganco di Vilna oflVi la sua propria al publjlico uso di (juella diocesi. L'iinmortale ahbate Konarski veglio co- stantemente snlla prosperita delle Biblioteclie delle Scnole Pie i ed altri religiosi come Radlinski , Sliwicki e Kroli- kowski su quelle de' rispettivi ordini loro. 11 dotto re Stanislao Augusto die V esempio come debbansi formare coliezioni partlcolari , e a tal uopo raccolse una elegante Biblioteca di circa ac,ooo volumi. Egli fu prestamente imitato da Gioachino CIn*eptowicz e da altri. Allorclie sotto gli auspicj del predetto re la Commissione dell' Istru- zione pul)blica s' occupo del miglioramento degl' Istitnti scientifici , le Biblioteclie di Vilna e di Cracovia aumenta- ronsi considerabilmente i quella coUe compre , e questa coi doni di Michele Poniatowski Primate del regno , e di altri particolari. Quel che opero il prelodato Giuseppe Andrea Zaluski trapassa non solo gli sforzi de' suoi dotti compatriotti, ma anclie tutto cio che mai venne operato in altri paesi. L' Inghilterra ha veduto il suo Tomaso Bodley e il medico Hans Sloane , la Francia i Cardinali Richelieu , Mazarini ed altri generosi donatori delle loro propi-ieta letterarie pel bene pubblico^ ma a nessuno di loro riusci d'ofTrire 3oo,ooo volumi stampati e 10,000 manoscritti raccolti a proprie spese in capo a trent'anni-, somma alia quale ap- pena pervennero con gravi sforzi dell' erario pubblico , nel corso di secoli , le primarie Biblioteclie d'Europa, come quelle di Parigi , di Vienna , di Monaco , di Londra , di Gottinga, di Dresda (1). (j) Non ei coni|Tendono in questa classe aUie celeliri biblio- teche d' Italia, perclio sono state formate jjer circostanze diverse come la Vaticaiia a Roma , la Jlarciana a Venpzia , [' Aiubro- tiaiia e I' I. R. Biblioteca di Brera a Milaay , ecc. 383 i\,rrENDicE Queir nomo dovette persoiialinente lottare con ogiii sorta d' incagli; egli (dice 1' autore p. 2a3 ) n dovette penetrare >/ nei recinti i piii innccessibili , o non curati , correre in » persona dietro quasi ciascun libro, ricercarlo e contrat- " tarlo isolataraente. Le Biblioteche dei conventi visitatl V da esso , come anche le abitazioni particolari noa pote- » vano essere liJjere dalle sne insistenze instancabili ^ ma " ^S^^ pagava volentieri, ricambiava nn libro per 1' altro » o venivane al possesso con altro mezzo , privavasi delle " comodita della vita , e applicava tutte le sue rendite al- 'f r ingrandimento della sua collezione, la quale conosceva » perfettamente in tutta la sua estensione , rammentavasi f> di ciascun libro , e lo sapeva apprezzare. Al fine esso " voile che la sua Biblioteca fosse pubblica , ed a tal uopo 'f r offers e alia patria nel 1746. " Dopo la morte di quel benefattore la sua Biblioteca fu diretta dal dotto Janocki, e poi da Kozminski, ma ne I'as- siduita loro, nh il potente ajuto d' Onofrio Kopczynski ce- lebre grammatico polacco non poteronla mettere nel desi- derato buon ordine : intanto la Polonia spari dal numero delle nazioni, e il suo piii bell' ornamento fu trasportato a Pietroburgo, dove sussiste presentemente sotto la denomi- nazione d' imperiale e reale Bil^lioteca. II suo arrivo era stato preceduto da un'altra, tolta ai principi Radziwill in Nieswiez. Dopo queste sventure i Polacchi si accesero di nnovo zelo per combattere coll' avversa fortuna. Taddeo Czacki salvo per mezzo di compra 1' intiera collezione del re Stanislao Augusto Poniatowski venduta dopo la morte del primo al principe Palatino Czartoryski per dodici mila zecchini , e coUocata nella sua deliziosissima residenza di Pulawy ricca d' altri preziosl oggetti riguardanti la Polo- nia. II conte Massimiliano Ossolinski raccolse in Vienna una numerosissima Biblio.teca che regalo dopo la sua morte alia citta di Lemberg nella Galizia ; Izaniecki ne fondo un' altra a Pinczowo , e Odoardo Raczynski a Poseu. Tito Dzialynski, il castellano Giovanni Tarnowski, Costantino Swidzinski, Giuseppe Kuropatnicki ed altri sono dilettanti cbe possono vantarsi del possesso di rarissimi docmnenti manoscritti nazionali. II conte Lubinski, Mlnistro del gia dncato di Varsavia, raduno niigliaja di libri gia appartenenti ai conventi di Lubienie, Obra, Bledrewo, Paradiso e Pultusk, e ne foriiio PARTE STR.VNIEKA,. 3S3 una puhblica Blbliotcca, la quale accrescinta colic conipre e co' voliimi raccoltivi dai convent! soppressi (i) nel ino- derno regno di Polonia In virtu d' un ordine deir irape- ratore Alessandro, e pervenata in pochissimo tempo ad un grado assai rispettabile. Essa e diretta dal dotto Llnde autore d'un dizionario voluminosissimo della lingua polacca, e contiene fino a 120,000 libri stampati e i5oo nianoscritti. Fra le sue rarita sono : una Scrittura Santa del 1462, le prime edizioni degli scrittori latini e varj manoscritti del decimo ed undecimo sccolo (2). Dott. Bernardo Zaydler Polacco. (i) In Miechow , Hebdow , Lysagora ( Maiitagna caiva ) Sie- ciecliow , Vocliock , Suleiow, Koprstywnica , Lenda , Witowo , Czerwinsk , ecc. (2) Non debbe tacersi che a proposizione di S. E. il signer Conte Palatine Grabowski Ministro de' cuiti e della istruzione pubblica del regno di Polonia, S. IM. I. e R. I'imperator di Russia e re di Polonia Alessandro I mando in Italia il professore Se- bastiano Ciampi a raccogliere nianoscritti e documenti della Sto- ria politica , ecclesiastica e letteraria , e libri staiupati apparte- nenti alia Polonia. Moiti particolari fanuo lo stesso a proprie spese ; in modo che si vanno coutiniiamente formando collezioai ricclie di manoscritti e di libri stampati tanto nel nioderno re- gno , quanto iielle firoviiicie dell' arnica Polonia. 384 APPENDICE Plantae Banatus rariores , iconibus et dcscnptionihas illustratae, auctore A. Rochel. — Pesthae , 1828, in fol. cum tab. botan. XL et mapp. lithogr. II. I i autore ci fa coasapevoli che dopo 40 aniii da die esercita la chirurgia militare , ha avuto T opportnnita e tutti i mezzi d' esplorare le ragioiii ond' e costituito Tantico paese dei Daci ( regiones quae Daciam antiquUus, constitue- bant), ma che soltanto nel 18 14 concepi 1' idea di pub- bUcare una Flora del Banato ; impresa per la quale ebbe i plu onorevoli incoraggiamenti dall' I. R. Governo au- striaco. Nell' iniroduzione vien egU enumerando per or- dine cronologico e geografico i risultamenti delle sue sco- pcrte in botanica : espone poi numerose ed importanti no- tizle sulla geografia del paese e sulla dlvislone di esso per regioni botaniclie , sovra il suolo, le sue produzloni, il suo clima, le svie acque, montagne e foreste , sovra gli abitanti, suiramministrazione ecc: in una seconda sezione presenta il quadro non meno esteso ed esatto dell' orografia e deir idrografia. Egli in somma sotto il modesto titolo d'una semplice introduzione ( ratio operis ) presenta una ben com- pilata statistica del Banato d'Ungheria. Con uguale attenzione e diligenza 1' autore vien trattando del suo principale soggetto , cioe della flora dell' anzidetto paese. Egli espone successivamente la diversita della vege- tazione second© 1' altezza del suolo , secondo la distanza de' luoghi dal centro della catena delle alte montagne , e secondo le piii locali condizioni ; quindi la natura delle rocce e la loro influenza sulla vegetazione , il confronto della floi'a del Banato coUe flore de' diversi paesi dell' Eu- ropa e dell' Asia minore, il calcolo aritmetico della flora comparativa, cioe il novero delle medesime piante che crescono nel Banato e negli altri paesi ; dal che ne con- segue che la flora della Transilvania e quella die offre un maggior numero di specie (laSo sovra 1600) comuni ai due paesi. Nella quarta sezione il sig. Rochel descrlve le piu notabili specie della sua flora. Egli ne da generalraente la frase ca- ratteristica , la sinonimia , la particolare descrizione, la pa- tria, e termina con varie ed opportune osservazioni suUe af- linita delle specie e suH'opinione degli autori riguardo ad esse. I'AUTli ITAJ,1.\NA. 385 PAR T E II. SCIENZE, LETTEllK ED ARTI ITALLVNE. LETTETxATURA E EELLE ARTI* II JVarciso , Farula in miislca di Ottavio Rinucciui., pubhllcata 1> come, egli soggiugne, le scienze tutte meno consldere- '/ voli pi'ogressi e meno rapidi avrebbero fatto, se gli ama- » tori rimasti si fossero a studiarnele solo clie nelle lingue >> denominate sapienri, neglette quelle die sono piu in use, " cosi pure la scienza della religione meno certamente vi " avrebbe guadagnato. " Noi non contrastiamo all' autore questa sua massima; Genet ed altri lianno scritto lodevol- mente cosi ; e oramai sono trascorse quelle epoche in cui si disputava , se fosse lecito esporre in volgare le stesse divine scritture. E con molto maggior ragione avrebbe ado- perato 1' autore, se alquanto generale divenisse il raotivo accennato in una lettera alio stesso indirizzata dal vescovo di Saluzzo al quale pare n die possa riuscire di molta " autorita 1' opera ( dello Sperone ) , ora specialmente die » molti sono quel giovani studenti die per le vicende dei " tempi non possedono la lingua latina , e vengono ribut- '> tati dallo studio dei trattatisti per la troppa difticolta " cbe banno d' intenderli. n Lasciam dunque die almeno a prolitto di tali studenti lo Sperone insegni nel nostro idioma ., e, quel cbe importa , senza 1' cmpirismo degli PARTE IT ALIA N\. 403 scolastici: ma almeno, sicconie appunto lianno pi-aticato il Genet ed altii, avrcninio In-aniato die non solo alcune f'rasi, noil solo alcune parti , nia tutte quante le espressioni e tntto quanto il complcsso di certe matcrie egU ci avesse csposto in latino. Tali materic presentate sotto forme itale ci suonano troppo ingrate airorecchio : recclesiastico mcno atUlottrinato si affaticlii d' intcndere alnien queste in la- tino. Che se egli fosse di tempra tale da non riuscirvi nenimeno a mala fatica , si dovrebbe piuttosto conservare sempre illeso il decoro teologico che troppo accondiscendere air insuilicienza di coloro che per miglior consiglio do- vrebbero rivoltrersi alia marra o air utile telonio. Del leggere Ubri di mctafisica c di divertimento^ Trat- tati due dcW abate coiitc Giambattista Roberti. Proposizionc di sei diibbj , del niedesinio , vol. i.° Continuazione dei prcsidj ai sei diibhj , del jjicdesimo , vol. 2. — Veiiezia, 1028, Gattci, in 8.° Queste operette del conte Roberti furono ristampate a spese della Pia associazione. L' autore imprende a parlare dei soli libri di metalisica irreligiosi e soiistici che turhaao il riposo , egli dice, s'mo de' romkorj men letterali. L d'av- viso che da quattro fonti derivi precipuaineute la sedu- zione di questi libri : dalla noviia curiosa , dalla ragione male applicata , dalla menzogna studiata e dalla grazia ma- ligna. Quanto al leggere libri di divertimento , il Conte prende spccialmente di mira i romanzi e dlmostra il danno non meno spirituale che letterario, quando la raente vi si occupi con itn lungo ed infingardo studio e il cuore nutra per essi un indiscreto amore. Neir altra operetta : Proposizionc di sei dubbj ecc. , il Ro- })erti in sei capitoli espone sei timori, cioe sei casi, dai quali trovandosi assalita una probita naturale, ei duljita forte di non vederla reggere al cimento. Pcrclie clla sappia so- steucrsi, Ic si procurano diversi soccorsi che a uiolti pa- jono eflicaci e soleuni , ma in realta sono deboli e deii- cienti. Laonde si conchiude che gli uomini naturalmente probi ed onesti saranno poclii e poche le vere virtu na- tural!. Quindi V autore s.i volge agli onesti uomini cristiani e da loro alcune ammonizioni onde traggano dal lln qui detto utilita c non Ijaidanza , e coiioscano essere sempre 404 APPENDICE mile e spcsso necessaria per tutti indistintamente, ad ope- rare con proliita , Ir. memoria de" motivi snperiori della nostra divina religione. Per compiere il secondo volume : Continuazione del presidj , e ridurlo a giusta mole vl si sono aggiunti i pensieri teologici tratti dall' opera del P. Nic- colo Jam in. I modi e lo stile del Roberti sono ahbastanza noti per- che se ne fncciano molte parole. Solo osserviamo clie anche in queste discnssioiii lilosofiche e controversie scientiliclie r autore per indole sua si mostra alieno da ogni romorosa discordia , ed ama anclie qui il colloqiiio placido e la con- versazione ingenna , cui dice essere propizia sempre alia verita. Per la dimostrazione, egli ha spesso ricorso alia sto- ria , e rimette in gran parte alia sperienza de' tempi , non die alia indiyiduale di ciascnno la decisione della causa. L' erudizione e pur moltai la varieta della mcdesima, niista ad una certa amenita del dire, solleva tratto tratto il leg- gitore daUa noja cui potreljhero generare i severi e gravi argomenti deH'opera. Le intenzioni poi deU'autore , siccome in ogni suo lavoro cosi in questo, sono esimie e conimen- devolissime : " on pent trouver des defauts dans ses ou- vrages ; il n"y cut que des vertus dans son coeur. " Saggio dun Corso di Fllosofia del dolt. Baldassare PoLi , professore di filosofla iielV I. R. Liceo di Porta niiova in Wilano : Fdosofia elementare . vo- lume secondo. — Mllano , 1828 , tipogiafia di Francesco Sonzo2;no, q."^ G. B., stradone a S. Am- brogio ., A^.° 2735, di pag. 667 in 12.° Prezzo per gli associati lir. 6. 6j austriache, pci non as- sociati lir. o. 33. Del primo torao di questo Saggio fn reso conto nello scorso anno 1828 (Vedi il quaderno di agosto , tomo Si.", pag. 238 di questa Biblioteca ). Nel secondo volume Tau- tore tratta della seconda parte della sua filosofia elemen- tare teoretica nella quale si avviso di comprendere la lo- gica e la metafisica. In questo volume per altro egli si restrinse ad esporre la sola logica. In una breve introduzione egli ci da le definizioni della logica delle diverse scuole , francese iaglese o scozzese , te- desca ed italiana, adduceudo qiiella che a lui parve la PARTE ITALIANA. 4o5 migliore, e passa liuU alia partlzione delle materie del suo trattato , lUviso in due grandi sezioni. La prima e iatito- lata : Logica geaerale o scienza della logica. La seconda porta il titolo di Logica applicata o arte della logica. Tre capi sono conipresi nella prima sezione. Le loro rubriclie sono le segueiiti : i." Della ragioae in generale ; 2.° Del mode di determinare il rctto use della ragione; 3.° Di cio die forma e die costitniscc il retto use della ragione ossia del sapere. Tre capi ezlandio compongono la seconda sezione: i.° Del sapere in generale; a." Delf accjuisto del sapere; 3.° Della comunicazione del sapere. Segnc la conclusiono di tutta la logica come parte prima della seconda parte di tutta la lilosofia elementare teoretica. Per ora ci asterremo dal rendcre conto del contenuto di questo volume, e dal presentare i principj e le osserva- zioni sul rispettivo merito di ciascuna parte, riserbandoci a palesare il parer nostro allorclie tutto il lavoro sara con- dotto a compimento. Intanto ripeteremo gli elogi per la Sana dottrina , V ordine , la diiarezza , T adatto sistema , e per gli altri pregi die risplendono in questo lavoro. In- nanzi tutto ci sia duiique permesso di esporre , quasi in via di prolegomeni , un nostro avviso sopra di un argo— mento o direm meglio di una parte die secondo ii vasto piano propostosi dall' autore sembra che non dovrebbesi dimenticare. Lodevole fu certamente il pensiero di trattare della co- municazione del sapere e di discorrere dei modi diversi coi quali esso sia nei libri, sia nelle lezioni, nelle dispute e nelle accademie debb' essere somministrato. Ma 1' egregio Profes- sore si avvide egli forse di aver lasciato un grande de- siderio nello stato attuale della scicnza logica ? Penso egli forse esistere un' altra parte importante e massima dell'arte logica la quale eslgeva le sue ricerdie ? Egli addito alcuni canoni sulf esposizione scritta ed orale del sapere ^ e per- che mai non detio nulla suU'arte di conformare in altrui la potenza stessa del sapere? Noi parliamo deireducazione intellettuale la quale certamente lia le sue regole proprie e distinte dalla semplice esposizione delle dottrine. La mas- sima importanza di quest'argomento ci obbliga a segnare in via di proposta alciine idee fondamentali , invitando lo 7p1o e r abilitii del valente Professore ad assumerle in tonsidora/lone. 4C 6 A r V E N r» I C E I. AUra cosa e Tarte d'istruire adoperata da un espositor di dottrine il quale parla a qualsiasi persona , ed altra quella di uii educatore die dee formare tin allievo. La prima riguarda in genere gli antori ed i cattedratici : la seconda vignarda colore ai quali viene affidata V educazione intellettuale della gioventu. Colla prima si tratta di esporre ad altrl semplicemente 11 proprio sapere. Colla seconda si tratta di sviluppare e di rendere attiva la facolta di pen- sare nell' allievo piii che di renderlo addottrinato. L' una e T altra di queste arti hanno certe parti comuni; e 1' una e V altra hanno leggi dettate da esigenze costanti e naturali dclle nmane facolta. Ma s\ T una clie T altra lianno certe condizioni e certi modi loro proprj senza dei cfuali egli e impossibile ottenere il divisato eft'etto. Ora si domanda quai lumi abbiamo sopra di questi argomenti '' — Qnanto all' arte di scrivere o di altrimenti comunicare il sapere, noi aLJjiamo produzioni piii o mene stimabili : ma quanto all' arte di sviluppare e attivare 1' intelletto di un allievo, esistono forse principj espliciti, possenti e com- pendiatl i quali possano servir di norma all' educazione intellettuale ? — Molto si e detto e fatto verso la line del passato secolo ed anche ncl presente ; e fra gli altri rnetodi furono meritamente celebrati quelli di Pestalozzi e di Ja- colot,, oltre qnello del primario insegnaniento di Madras. La rijiiscita fu meravigliosa. Ma i modi fondamentali che li caratterizzano a che possono e debbono ridursi ? Considerando la cosa sotto il semplice aspetto dell'ap- prendere una cognizione , la risposta sembra facile. Ma penetrando piu a dentro si vede die altro e la funzione di un trattato scientifico o di ua compiuto dibattiuiento intorno ad una questione, ed altro e la funzione di formare la mente di un allievo. Nella prima si vuol esporre 1' argo- mento nella guisa richiesta dall' indole e dai limiti dell' og- getto senza badare al bisogno o alia capacita di chi ascolta. Nella seconda per lo contrario si vuol rendere attiva la facolta di pensare giusta i rapporti necessarj del vero e le esigenze dell' allievo. Or qui lo zelo di erudire secondo I'ampiezza dell' argomento sarebbe fuori di luogo ed anzi rovinoso. L' erudire diviene mezzo e non iscopo della gin- nastica intellettuale. Si vogliono prima di tutto avvezzare gli organi mentali a ben pensare ond' impiegarli da poi ad erudirsi iielle scienze ed esercitarsi nelle arti. l'\RTE ITAL1\N\. 4O7 II. Posto questo carattere e questo scopo, convlen cono- scere i mezzi valevoli ad ottenerlo. SifFatti mezzi non sono arliitrarj , ma necessarj. La loro necessita e indotta da quclla stessa natnra clie impone le leggt di tiUta quanta la logica. Essi poi sono suggeriti dal procedimento stesso della vita uniana considerata in relazione al sapere clie vnol ottenersene. II vero utile, il vero efFetto, il vero scopo intcso dalla ediicazione intellettuale non e ottenuto se voi non ahicuate la mente a hen assumere , a ben esaminare ed a ben raccogliere. I precetti soli non bastano : i buoni esempi non si valutano come si dee : e quand' anche venis- sero approvati ed ammirati, essi rimangono senza effetto quando non sono convertiti in abito. A che valgono le let- ture , a che le conversazioni, i viaggi, le riflessioni , quando la testa non e ben ordinata? Essa rassomiglia allora ad un cembalo scordato o ad una macchina mal congegnata ; e pero ne seguono sensi disarmonici e movimenti discor- danti, quantunque la mano altrui dia impulsi ben intesi. Per lo contrario quando avete preparata una testa po- tente , essa puo divenir padrona di tutto P umano sapere; perocche in tntte le parti porta Paljitudine di ben irapostare gli argomenti, di esaminarli con discernimento e di conchiu- derli con valore. Preparata la testa, altro non rimane ad un istruttore che dire : Icsgete ed iniparate. L' erudizionc' formera 11 campo sul quale V industria delP allievo da se stessa si esercitera da poi : cio clie sobriamente apprende nel tirocinio , servir dee piu a formar la ragione che ad erudire la memoria. Affinche pero quest' industria per- sonale produca il frutto maggiore , si esige che P online della materia da studiarsi sia posto sott' occhio alP allievo giusta la figliazione logica dcUe diverse parti del sapere , ond'egli vegga da qual punto prender deblja le mosse; vuolsi che le sue cognizioni siano raccomandate ad un addentellato naturale ed alimentate dalle loro radici. Cosi egli vedra in qual parte sia collocate il campo cui vuol coltivare, e quali relazioni egli sostenga nel mappamondo scientifico colle parti circostanti. Qnesta cautela e necessaria per non avventnrare gli stutlj liberi ( che succedono alia mente formata ) ad un procedimento o travolto, o saltuario, o senza radici. Cio volgarmente appellasi insegnar a studiare. I! merito di un corso scolastico consiste principalmente iit'ir insegnar a studiare dopo aver rcsa la mente potente a 4o8 ATPENDICE farlo. Avvi nn tronco coniuiie dal quale procedono i tliversi corsi special!. Con esso noii si tratta di formare dotti con- smuati , ma bensi di preparare cervelli potenti a percor- rere la carriera degli studj piu necessaij alia vita sociale. Qui appunto si tratta di efiettuare i doveri delF educa- zione intellettuale coiasacrata a far contrarre ottime abltu- dini logiche. Poche e scelte cognizionl , e molto esercizio progressivo , giusta certe noruie , fonnano 1' eccellenza di questo stadio dell' Insegnamento. Le dotte accademie , le ricche biblioteche , le frequenti dispute, i inolti giornali noil hanno il valore di un buoii corso di ginnastica istru- zione, la quale, incominciando dallo studio compendioso deir esteriore natura , fuiisce in quello dell' uomo interiore. Tempo verra clie 1' allievo si potra erudire nella parte positiva delle scienze e delle arti. Ora si tratta di attivare, sviluppare ed avvezzare gli organi , per cosi dire , men- tali, senza il perfezionamento de' quali gli ulteriori corsi non possono mai riescire proficui. III. Cio premesso, chiederemo a die si riducano le esi- genze ginnastiche dell' educazione intellettuale? — Conside- rando la natura ed i rapporti delle cose ci sembra esigersi: 1° Che r istruzione sia coiifacente alio stato di svi- luppamento dell' allievo , oltre di essere raccomandata ad un addentellato precedente; a.° Che sia. provocante T atten- zione a quel dato genere di cognizioni che si vogliono comunicare •, 3.° Che sia Y>'m dirigente 1' opera propria del- r allievo che imperativa di limitati precetti , o passiva- mente ripetente una data lezione. I liiniti di quest' articolo non ci permettono di spiegare che cosa si comprenda sotto le tre qualificazioni sopra as- segnate all' istruzione educante. Diremo soltanto che la qua- lita di coiifacente racchiude raolte condizioni. Giovera lo spiegarci. Niente esiste in un senso generale , isolato o in- terrotto , ma tutto esiste in un senso particolare , connesso e continuo. Per la qual cosa quei modi , i quali non si con- formeranno a tutto il complesso di questo stato reale, rie- sciranno sempre o imperfetti o frustranei. Dunque cgni metodo dovra essere opportuno , oltre di essere dunostratlvo della data scienza od arte. Quest' opportunita debb' essere ad un tempo logica morale c fisica. L' opportunita logica esige che le nozioni non siano premature e saltuarie, ma siano r una dopo I'altra comunicate giusta quella figliazione PARTE ITALIANA. 4C9 e quel pro2;i-csso col quale stanno nell' albero genealogico del sapere. L' opportnnita morale esige die esse siaiio date in modo da piantaisi e rimaner nella nienie de- gli studiosL in una nianiera cltiara , clurevole e proficua alia loro destinazione. L' oppoitunita finalinenteyi5/ca con- siste neir essere proporzionata al grado d' intelligenza por- tato dallo stato necessario dell' eta e dello sviluppamento della niente , ponendo soprattutto attenzione alf epoca della puberta mentale. Senza il concorso simultaneo di queste tre opportunita, ogni uietodo e fVustraueo , violento e tal- volta anche nocivo. Abbiamo detto di porre sopi'attntto attenzione all' epoca della pnberta intellettuale. Questo punto nell' arte di edu- care la uiente e decisivo. Ninno ignora che nell' intero inoto ascendente dello spirito umano si distinguono tre grandi periodi. Nel prime predominano i sensi : nel second© la fantasia : nel terzo la ragione. Ognuno di questi period! va via via perdendosi nell' altro con quella gradazione colla quale la mezza notte raggiunge il crepuscolo ; il crcpuscolo ragginnge il nascere del sole, e questo raggiunge il lueriggio. Lo spirito umano in questi tre periodi, sente, si move ed opera secondo 1' inipero predominante. Ma dove abbi- sogna di pill dei soccorsi dell' arte si e nell' entrare nell' ul- timo perlodo ; peroccbe si tratta di avvezzarlo ad ordina- tamente assumere , esaminare e raccogliere col ben pro- porre , col hen distinguere , col ben connettere e col bene esprimere. Se tu sei attento a cogliere 1' istante nel quale l" uomo sente il bisogno di pensare , tu potrai me- glio svolgere, attivare ed abituare il suo cervello alle fun- zioni logiche , e cosi sperare di rendere attive e valide tutte le facolta mentali del tuo allievo. Per lo contrario se tu lasci trascorrere il tempo negl' impeti di una scorretta fantasia e nelle blandizie d' una passiva estetica , tu lasci prendere agli organi una tale disposizione di sfrenatezza o di pi- grizia , la quale radicata, e convertita in abitudine, rendera fallita 1' educazione. Quando male si svilnppa la pnberta fislca, e vero o no die lie segue o la sterilita o una prole niesdiina ? Cosi pure quando male si svilnppa la pulierta intellettuale, ne sorgono o ingegni sterili o prodiizioni meschine. Ecco in breve il perclie credianio iniportante di raccomandar soprat- tutto di tener d' orchio 1' epoca della puberta intellettuale. 410 A P r E N D I C E perocche tlir doljbiamo post hoc occasio calva. Questo ser\'a a sple^fire almcno ia parte qnali idee noi intencUamo ili abbracciai'e sotto la confacenza dell' istrnzione educante la niente. Tralasciam di parlare delle altre due condizioni, si perclie esse sono alquaiito piu note, e si perche noii e nostra intenzione di entiare nel merito delle cose , ma solamente di snggerire un argoraento da trattarsi. IV. Riandando qneste osservazioni , noi rileviamo alcuiii tratti fondamentali di quella parte di logica la quale ha per oggetto proprio e primario di ajutare lo svilnppamento mentale e di atteggiarlo alle logiche operazioni nell' atto che sobriamente eriidisce lo spirito. II metodo suo richlede , come fu veduto, alcune condizioni proprie e diverse da quelle della seniplice comunicazione del sapere. AH' arte di educare lo spirito compete giustaraente il titolo di per- fezionatrice ; perocche essa altro non e ciie ua raodo dello stesso intellettuale perfezionamento. L' erudire , preso nel suo scnso cousueto, assomigliasi piuttosto ad uii commercio col quale si spacciano le cognizioni a guisa di qualunque altra merce , die ad un esercizio personale onde contrarre certe abitudini. Bello e forse nuovo divisamento sarebbe stato quello deir egregio professore se avesse aggiunti i principj fon- damentali regolatori dell' educazione intellettuale , dimo- strandoli cosi rigorosamente indispensabili come qualunque altra parte dell' arte logica, avverteiido di dimostrarne an- che r efficacia colla ragione e cogli esempi. Lo zelo esem- plare suo ci fa sperare ch' egli accogliera di buon grado la proposta di occuparsi di un sifFatto lavoro che e altamente invocato dall' attuale civilta, e certamente degno di occupare le indagini di qualunque illustre ingegno. Questo argomento, trattato coll' ordine , colla chiarezza e colla coscienza che primeggiano nelle opere del sig. Professore , potrebbe pi'ocaeciargli certamente un merito fin qui non acquistato da verun filosofo italiano , e conciliargli la siima e la rico- noscenza d' ocni uomo illuminato e dabbene. PARTE ITALIANA. 4I 1 Memoria snlla dispcnsa dellc acque , e diverse alive opercttc del cav(diere Vinceiizo Biimacci profcssore di matematica iiell Uidversitd dl Pavia, ecc. colla biografia del medesimo scritta doll ingegiiere Cio. Alessandro Majocchi professore dl fisica nclV I. R. Liceo di Maiitova. — ■ Milano , 1827, per Giovanni Silvestri, In 16.° grandc. dl pagine ivi e 2()6 con due tavole in rame ed II ritratto ( corrisponde at volume 208 delta Biblioteca scelta dl opere italiane antlche e moderne). Lir. 3. 5o italiane. II Brunncci fa conosciuto da tutta Europa come uno dei valentissimi matematici della sua eta , il quale essendoy appiicato aiiche all' istrnzione dclla gloventu ha il merito d' aver fonnato molti distinti allievi fra cui alcuni alzano nelle scieiize flslco-matcmatiche i piu sublimi voli con glo- ria e vanlaggio dell' Italia e dei paesi anche oltre Europa in cui soggiornano (i). Ma un gran nome pai-agonabile ad un gran centro di luce , desta il comune desiderio di co- noscere minutamente gli elementi con cui questa luce si compone ^ ecco quindi la necessita e 1' utilita della sna biografia dimostrate con una sola parola; ed e percio da commendarsi 11 sig. Majocchi di avere appagato tale desi- derio con pariicolare diligenza , e tutta T aflezione die convcniva ad un distinto scolare verso 1' ottimo maestro ed anil CO. Dlcianio die il signor INIajocchi ha posto nel suo lavoro una particolare diligenza, essendoci noto die onde condurlo colla maggiorc esattezza e verita comprovata dai plu ir- refragabili documenti intraprese egll cspressamente un viag- gio a Firenze, ove dalla onorata famiglla del Brunacci, e particolarnientc dal fratello dl lui , reverendo don Antonio teologo canonico di quella cattedrale , ebbe e carte e no- tizie rlservatlsslme. In questa biografia hassi quindi di si celebre Italiano notizla sugli studj e sulle opere publ^licate , suUe cariche e sugli onori avuti da lui e sul suo privato letterario car- teggio con varj cliiarlssiini scienziati della sua ^i, tra cui (I) Vedasene 1' Elogio funelire inserico a pag. 423 tiel toui. X di (|ue8ta Biblioteca. 413; APPENDICE Prony e Cnvler fta gli esteri , Lagrange, Orlan'i e Cano- vai fra quelli d' Italia. Coiupiuto il corso delle umaiie lettere nelle Scuole Pie di Firenze, fu il Brunacci destiaato dalia famiglia agli studj medici clie coUlvo con languore e pochissiuio projitto , come egli scrisse , poiclie la sua delizia e la sua piu importante occupazioiie eraiio le matematiche ; ma queste gli valsero nel 1790 a veiitidue anai la cattedra di matematica e nau- tica nel Regio Istituto di marina a Livorno conferitagli dair esimio protettore degli scienziati e delle scienze il Gran Duca Leopoldo , che lo stimava ed eragli amorevolissimoi da questo prinio passo, all' ultimo in cui trovavasi pro- fessore di Calcolo sublime nell' Universita di Pavia la sua vita fu continuamente attiva e gloriosa anche in mezzo alle slnistre politiche vicende clie nel corso di essa travaglia- rono r Italia •, nel periodo piii scabroso di quelle vicende egli viaggio in Francia e conobbe di persona que'' mate- niatici piix illustri coi quali gia teneva epistolare commer- cio. Pertanto non puo riuscire che interessantissimo il rac- conto dei particolari di una si preziosa vita appoggiato a memorie ai^tografe , in gran parte trascritte testualmente nello stesso racconto, il quale giovera altresi a persuadere i giovani applicati alio studio delle matematiche che in simile scienza il talento rimaxie sterile ove non sia ac- coppiato ad una intensissima ed assidua applicazione. E noi diciamo talento alia facoltk del pronto e diritto ragio- nare , che tutta non e dono della natura, ma che s' acquista in parte coll' aliitudine all' osservazione ed alia meditazione sugli oggetti che colpiscono i nostri sensi ed occupano la mente. La Memoria snlla dispensa delle acque forma la parte piu importante del volume che annunciamo , e fu scritta per la soluzione del problema proposto dalla Socleta Ita- liana nel i8i3 mentre risiedeva in Verona: quale tra le pratiche usate in Italia per la dispensa delle acque e la piu convenevole , e quali precauzioni ed artificj dovrebbero aggiungersi per interamente perfezionarla. La corona ac- cordata a questa IMemoria desto il piii valente emulo del Brunacci nella scienza idraulica , il sig. Tadini , a quere- lare pubblicamente d'ingiusto tal giudizio , ed a difendere come preferil)ile la pratica dispensa delle acque usata nel oontado di Cremona alia pratica del Milanese che il Brunacci r.VHTG ITAIIAXA. 4l3 voile dire mlgliore
  • aite qui unit.i alia parte secunda. 4l6 Al'PENDICE argoiiiento , ma nessuiio forse lo ha sviltippato con tanta rlccliezza tU tlottrine economiclie e di erudizione cjuanio il coiite Mengotti, il quale ha di piu il merito quasi esclu- sivo di avei'e usato uno stile hello e facile , che Y Acca- deniia della Crusca ben a ragione ha coronato. In fine del volume secondo o della parte seconda ve- donsi quattro tavole portanti i risultamenti delle sperienze dair autore istituite in prova di alcune delle piia impor- tant! idrauliche verita. Queste esperienze furono praticate coir uso di sedici pezzi di canali di un piede di altezza e larghezza, e di dieci di lunghezza, e di quattro altri ugualmente lunghi e larghi ma alti due piedi. I canali erano unibili in varle combinazioni. Le tavole I (i) e II rlguardano le esperienze ( suU' incontro di due canali man- tenuti costantemente pieni di cut uno e detto ricevente e r altro deferente ) dlrette a dimostrare quel rialzo d' acque die gl' idraulici chiamano nei grandi iinnii ventre delle piene , rialzo varlo secondo l' infinita varieta degli elementi che contribuiscono a deterniinarlo. La tavola III riguarda le esperienze sulla divisione dl un canale in varj canali , e tendono a dimostrare singo- larmente il danno che dai diversivi dei fiumi si cagionano. La tavola IV porta gli esperimenti sugli efilussi dell' ac- qua uscente dalle luci di un vaso tenuto sempre pieno, i quali esperimenti tendono a dimostrare che le quantita d' acqua non sono proporzionali a dette luci , ma fansi ]iiinori proporzionatamente quanto piu le luci sono ample. * Elementi di zoologia del professore Stcfano Andrea Ranier. — Padova, 1028, tlpogiafia del Semina- rio, in foglio , parte tcrza^ fascicolo prima. Di quest' opera parleremo quando ci saranno state tras- messe la prima e la seconda parte. (i) Nella intestazione della tavola prima e citato per isbaglio forse tipografico il capitolo primo come nella parte terza della prima edizioiie , mentre era da citarsi il capitolo nuao corrispon- deiiie ill (jiiesta edizioue. PARTE ITALIANA. 4I7 L iiuUcatore hibltogntfico dcllc scieaze mediche del dott. G. A. Mezzotti medlco-chirurgo in Munza. — Monza, 1829, col dpi dl Luca Gorbctta, ia 8." Distribazione prima. Prezzo llr. i. 5c austr. per qIi associuti. II signor dottor Mezzotti con questo sue Indicatore iin- piende ad annunziare alcuiii piii i-inoiiiali libri die intorno ai varj rami delle scienze mediche vaniio pubblitandosi e in Italia ed oltremoiite. L' opera sua e peixio divisa giiista le varie e gia approvate classi di botanica , storia natura- le , ecc. chimica, lisica , ecc. anatomia, iisiologia, ecc. , ociilistica, ostetricia , medicina legale, ecc. Ogni classe e in due parti distinta, cioe nella parte italiana e nella straaiera. I libri vi sono descritti con note bibliogralichc , succinte si, nia bastevoli a dare una giusta idea e della fonna e del contcnuto dl cssi. JlicWAfipctulice , ond'e com- posta la classe 12.=', trovnnsi diverse novitci di medicina e chirurgia nazionali ed estere , tratte dai pile accreditati gioraali medico-chirurgici (1828-1829)-, e tjuesta classe che risguarda il pratico esercizio ci senibra dover essere cara, massime ai uiedici ed ai chirurghi di campagna o de' piccoli paesi, eve giugnere non possono si facihnente le laotizie delle nuove e salutevoli scoperte. Sotto il titolo poi di Miscel- Uinea annoverausi i priuclpali istituU sanitarj , gli stabili- meiiti d' c.cque inincrali, i bagni termcdi , ecc. Questa perio- dica produzione si racconianda duaque agli studlosi ed ai professori dcir arte e pel suo scopo e per la tenuita del prezzo. La seconda distriljuzione usclra nel prosslaio ven- ture ottolne. Ma non sapremmo come mai due sole annue distrilnizioni , c queste di piccola mole, conteucr possano cio che intorno alle scienze mediche va puljblicandosi di pill importante e in Italia e fuori di essa. I glormli clie intorno a questa materia ci pervengono ogni mese d' oltre- monti sono tanti e di sillatta mole che la soLi loro liiblio- gralia formar potrebbe un grosso \okime. Ci sembra poi che ad ottenere cotal iniento fiircbbc d'uopo di tutti que" sussidj letterarj e scientifici che difljcilmente trovansi tuori delle Rrandi citta. BibL Ital. T, LIV ^.iS APPENDICE Pura dottrina clelle medicine del dott. Samuele Hahne- mann, consigliere di S. A. serenissima il duca di Anhalt Kolhen : primo volgarizzamento itcdiano dal- l originale tedesco impresso in Diesda nel 18 ii presso Arnold^ per cura del dott. Francesco Ro- MANT. — Napoli, 1825 e 1828 dai torchi di Luigi Nobili. Sinora voliimi 3 , in 8.° AU'annunzio della nuova dottrina medica aleniaaua espo- Bta in questi libri torna naturalmeute al pensiere V altra piu antica innovazione operata in medicina tra il tine del secolo i6.° e il principio del 17.° da' medici chimici egual- mente alemanni , e con principj non molto diversi per al- cuni riguardi. Imperocche anche allora le virtii medicinali furono attribulte e spiegate in niodo assai differente dal- r antico , e facendole discendere piii dal ragionamento che dalla osservazione, si pretese conoscerle daUabito esterno dei medicamenti per via delle piii speciose e bizzarre ana- logic. Assalita da ogni parte la dottrina di Galeno, ed im- pugnate le famose qualita primitive dei rimedj , il caldo , il freddo, V umido e il secco ^ si tento di scnotere 1' antica massinia tanto naturale e comune di curare i contrarj coi contrarj , il caldo ex. gr. col freddo, e il freddo col caldo per sostituirvl una nuova raaniera di analogisuio , ossia giudizio di somiglianza tra i rimedj e le malattie o le parti stesse ammalate proclamando la massima opposta di curare i siniili coi simili. Fu supposto percio die ogni niedicamento indicasse colla sua forma V interna sua virtii quasi segnata ed impressa sulla sua faccia o figui'a non dissimile da quella dei niorbi o delle parti ammorliate ; e cosi nacque in me- dicina la ridicola, benche fa mosa, dottrina delle segnature. Quanto maggiore era la somiglianza tra la forma esterna di una sostanza e quella di una malattia o di una parte inferma , tanto piu grande supponevasi la forza medica di quella sostanza contro simile infermita, o a favore di si- mile parte inferma. Le noci ex. gr. per una certa somi- glianza clie quei medici vi rinvennero col capo , erano accreditate come utili nei mali della testa , e colla seguente precisione: la loro corteccia esterna molle e verde lodavasi nelle malattie dei comuni integumenti , da cui e ricoperto il capof, r interna piii dura e quasi ossea nei luorbi del cranio; la pellicola inviluppante il nocciolo in quei delle I'AKTE ITALIANA. 4l() laeningi^ il nocciolo finaliuente in qiiei della massa del cer- vello. Le piante lanujjinose e capillar! si prescrivevano contro le malattie dei peli e dei capelli •, i pignoli contro quelle dei denti specialmente inclsivi , e la piantagine , per- che nervosa , lodavasi contro le malattie de'nervi. I gambi dei boleti e di altri fimghi riputavansi utili pei riiorbi dei genitali, cui si supponeva die couvenissero anclie le fave, se il male attaccava i testicoli. II miglio, i noccioli di ci- riege , di pesche ed ogni sorta di pietre si vanta\'ano con- tro le affezioui calcolose •, le piante resinifere credevansi utili per la cicatrlzzazione delle ferite e delle piaghe ; il minio ed il cinabro per 1' erisipela e per 1' emorrag je ; le lenticchie per gli esantemi^ lo zafFerano , la genziana, il reobarbaro^ perclie gialli , ebbero credito coutro T iite- rizia , ecc. Ora a uoi semlii-a che non parta da princij)] molto di- ■^»ersi , ne molto piij solidl la nuova dottrina medica del- I'Habnemann, di cui anunuziamo la traduzioue e le illu- strazioni napoletanc. luiitamlo egli gli antichi jatro-chimici « insorto con molto sapere di medicina e piix assai di cbi- inica contro tutte le anteccdenti teoriclie e metodi di me- dicare •, e fjuindi pieno di confidenza e sicnrezza lia pro- posto iin sisteraa proprio , la cui base foiidamentale coii- siste in una pretesa somiglianza di cfletti dei medica- menti coi sintomi delle malattie. Ed ecco perche lia dato il nome di Oiniopatia a questa sua nuova dottrina i dalla somiglianza cloe cli' egli suppone tra le affezicni suscitate dal morbo nelP infermo, e quelle prodotte dai rimedj nel- r uomo sano. La vera maniera di curare le malattie , se- cond© questa dottrina, e quella di adoprare rimedj capaci di produrre effetti uiorbosi non dissimili da quelli prodotti dal male cbe si vuol togliere. Altro dunque non significa questa greca voce nnovamente iutrodotta in medicina clie un metodo di medicare con rimedj atti a suscitar malattie simili a quelle delle quali si cerca la guarigione , il che sembra un vero paradosso medico. II curare na male col- r altro e forse la cosa la piii ovvia e la piii antica in me- dicina^ ma e certamente nuova quella di espellere un male producendone un altro simile: come d' asse si trae chlodo con, chiodo. I mezzi o rimedj conducenti a tale scopo di- consi omiopatici : ed aflinche producano T efTetto dtside- rato , debboao essere amminic-tiali in dosi intinitamente 420 ArrENDICE piccole , Ji iiilUesInie otl a milionesirae parti di graiio , e senza miscngli con altri rimedj , unicaiiiente ajutati dalla dieta o i-egime di vita. Sono due le opere delV HalLnemann dirette a stabilire questa sua nuova dottrina medica : 1' una conosciuta col titolo di Organo deW arte di guarire , gia volgarizzata da un altro medico napoletano , il sig. Quaranta ; e 1' altra piu voluniinosa intitolata la Fiira dottrina delle medicine, della quale siiiora noii furono i-ecati in italiano die tre volumi per cura del dottor Romanl. II raedesinio dottore aggiunse al primo volume un sue discorso proemiale, nel quale pro- mise niolte altre aggiunte die non si sono vedute ancora, meno una sola die apparve alia testa del 2.^ volume privo d" indice e di frontispizio , col titolo di Discorso sulle qua- litd positive dei rimedj dcscritti dull' Hahnemann. D' altronde neir indice del 3." volume sono indicati principalmente tre nuovi discorsi, come aggiunti a quel liliro, e sono 1° Di- scorso del trnduttore Francesco Eoiuani ( die pure altrove e pill volte dicliiaro di non aver tradotto , ma di aver fatto tradurre ) sugli ostacoli niessi al generale se'^uitamento della dottrina medica f/fZ/' Hahnemann , e sulle ragioni, per cui la niedesima venne introdotta in Napoli; 2." Apologia del nuovo metodo di curare le mcdattie del dott. Hahnemann , scritta da Bigel; 3." Discorso di Francesco Romani sulla teorica e sulla pratica dell' omiopatia illustrata da cliidche osservazioni. Ma a pie della prima pagina del medesimo volume leggesi il seguente avviso : <> Li tre discorsi ond' e parola nell' in- » dice saranno uniti alia prima parte del 3." volume. Si " e disposto cosi per non fare die la mole di questo che j> oggi facciamo di ragion pu])blica , diveniste maggiore. " Noi torneremo volentieri a parlare di questo medesimo ar- gomento, annunziando i seguenti volumi, e faremo vedere i.° come la decantata anaiogia di azione tra il morbo e il Tuedicamento sia quasi scmpre immaginarla e supposta ; a," che quando anche fosse vera e reale si dovrebbe cre- dere atta piuttosto ad accrescere e a raddoppiare il male die a toglierlo; 3.° che le dosi eccessivamente piccole dei rimedj per efllcaci che sieno , tolgono loro ogni azione. Intanto non possiamo certamente lodai'C ne la dizione, ne r ordine , ne le aggiunte , e neppur la carta usata nella stampa dell' annunziato voigarizzaniento. PARTE ITALIANA. 42 t Salle (lose iiifiiiitesitnc del mcdicainentl di Samuelie HuhncitKuiii. Meinoria del dotl. Ascanio PisANii Opus cola ill S.'', di pag. 02. — NapoU , it?2<^, dai torchi dclV Osscrvatorc medico. L'autol'c di cjLiesto libretto con iagPj;iio e con lodevole inteazione esalta ed iaculca il luetodo Hanlieinaiiiano dello dosi ialinitaineiue piccole del medicameati , onde rimovere i incdici dalf abuso piu" troppo coumne a' di nostri di pre- scrivere rimed j forti e veiieiici in larga dose e con molta faciiita. Quelle dosi iuiiiiitesiine luiigi dall' alterare le forze medicatrici della natura , noa recano alciin daiino , e cjuau- tunque noil sieno neppm* capaci di far del bene, sono seai- pre da prefcrirsi alle larglie, pericolose e spesso niicidiali dosi di gagliardi rimedj , die coa tanta francliezza sogliono prescriversi dai medici d' oggidi a danao tlella povera uma- nita. Qnindi egli dimostra clie le vantate guarigioni attri- buite alle dosi infinitesime del metodo Halinemaniano deb- bonsi piuttosto, come tante altre , alle forze medicatrici della natura die da se stessa, e senz' alcun soccorso fa spesso cio die non possono fare le milionesinie e le millesime parti di un grano del piii eroico ed ellicace me- dicaiiiento. Sistcma compiato di Polizia mcdica di G. P. Frank. tradnzione dnl ledcsco. Seconda cdizione con note. — Milano , 1828-1829. coi dpi di Giovanni Pirotta. Pubblicad vol. XVII, in 8.° Lir. 62. 02 austr., ital. lir. 53. 35. La polizia niedica del Frank e una di quelle opcrc die pe' liimi Aw. impartono ai generate e per la riccliczza di cognizioni sancitc dall' osservazione de' secoli non caderanno giannnai nell" old)lio. Non e cosi di quelle altre le tjuali si aggirauo intorno a' capricci d' una focosa immaginativa , dettate da un immoderato appetito di noniinanza. Esse dopo un grnu romore svai'iiscono come le mcteore. La scriitura del Frank c stata con ispccial favore accetta \a Italia. Ne poteva essere altrimeuti. Lo studio di Pavia va giustamente altero d'aver posseduto un professore di si vasta e prol'onda erudi/ioue e di si asspiiunto giudizio. 423 APP. PARTE ITALIANA. clie lascio dietro di se Iniimnerevoli frutti merce de' mol- tissimi suoi discepoli. II traduttore degli ultimi otto volumi , signor professoi-e Gio.Pozzi, aatore di molte opere di medicina e chimica , vi aggiungera la Polizia medica degli Spedali , e le piii interessanti notizie snlla loro origine, divisione, discipline e vicende che accaddero nelle principali epoche della loro esistenza ; aggiunta che costitnira i volumi XVIII e XIX, e rendera compiuta quest"" opera interessante ed unica : trattato che venae gia promesso dall'aiitore, ma che sgra- ziatamente , pria di poter porre in efFetto quest' ottimo suo divisamento , fu tolto a rammarico comune dalla la- boriosa e scientifica sua carriera. V A R I E T A. A K T I C E L L E. o, rdine dorico in Egitto. — Nell' antecedente tomo 53.% pag. 1 1 3 , noi abbiamo riferito essersi dal sig. Lenorman nelle vicinanze di ErmopoU scoperte alcune antichissime colonne d' ordine dorico. Ora il sig. Champollion nella sua sesta lettera in data di Beni-Hassan il 5 e di Mon- fnlouth r8 novembre 1828, cosi si esprime parlando del- r esterno portico di due ipogei da lui visitati a Bern- Hassan^ la cui architettura non era stata iinora che ma- lamente ritratta e descritta : « Noi vi abbiamo riscontrato il vero tipo delT antico dorico greco ; e cio io afFermo senza veruna teraa di stabilire la mia opinione sovra uio- numenti di tempi romani , giacche questi due ipogei , su- periori ad ogni altro in bellezza , poriano la loro data, ed appartengono al regno d'' Osort.asen ^ 2° re della 33." dinastia ( lanite ") , e per conseguenza riinontano al 9.° secolo prima di G. C. Aggiugnero che il piii bello de' due portici , an- cor intatto, quello dell' ipogeo di un capo amministratore dejle terre orientali dell' Heptanomide , detto Nehothph, e coniposto di due colonne doriche senza base, come a Pesto ed in tutti i bei temp) gveci d' ordine dorico, " V A R r E T a'. 4a3 Pompeja. — lu una piccola casa si sono scoperte varie dljjuiture rappresentanti Ercole e Jole. — Due donne nude die in attitudine di dauzatrici stringono col destro hraccio il collo di un toro , nientre coUa sinistra mano sostengono un velo di color violetto pallido. — > Due centauri , sovra un fondo ncro, portano sal loro dorso glovaai baccanti. Qucste dipinture sono tli un bello stile e di una pertetta conscrvazioiie. Bodoniwio uiiiro esemplarc. — TJno de' piii rari e de' plu bei libri usciti dalla staniperia del celeberrimo Bodoni, e (juello che porta il titolo di Sclierzi poetici e pitlorici sopra Ainore (Parma, 1798, nella staniperia reale, in 4.°). Le composizioni poetiche sono di Giovanni Glierardo de' Rossi, direttore della R. Accadcmla delle belle aid di Porlogallo in Roma ^ e consistono in anacreontiche , epigraiumi, sonetti , apologia, tutte di Icggiadro ed amoroso argomento, e tittte di greca venusta cospcrse. Ciascuna di esse, e sono qua- ranta , e accompagnata da un' analoga elegantissima tavola d' invenzione del portoghese Viejra , cogli arabeschi del Marcoli. Le tavole furono intagliate da Francesco Rosa- spina, e sono 41 di nuraero. Imperocche il frontispizio ancora e accompagnato da un' analoga composizione pltto- rica , rappresentante la poesia e la musica sotto le ima- gini di due vaghisslme donzelle abljigliate alia greca , le quali sorridendo s' aflissano in un amorino che in naturale e vezzosa attitudine sta con una freccia scrivendo sur una tavola le parole Scherzi poetici c pittorici. Di tre sorti sono gli esemplari di questo libro : alcuni colle tavole in nero; altri colle medesiine colorite all' etru- sca ; alcuni altri colle tavole stampate in rosso pallido entro un arabesco nero, oltre dodlci copie coi rami stam- pati iu modo clie i'acilmente acquerellare si possano a colori. Queste medesime incisloni servirono per un' edi- zioiie in 4.°, che in pochi esemplari venne dal Bodoni pubblicata nel 181 1 per una solenne occasione, col ti- tolo di Ciinelio tipografico-pittorico, ecc. , e con due epi- stole dcdicatorie ai di\ersi personaggi cui destinar voleasi r esemplare. J\Ia il singolarissimo pregio, onde 1' esemplare di cui parliamo puo dirsi unico e sommamente prezioso , consi 21 Chi poi lo facciasi a /e^^t Chi poi farciasi a c!e- delibare dalle akrui libare dalle altrui opere lo sara meno opere lo sara iiieno ancora colui che ancora di coliii clie Tomo 54.° Pas- 3o lin. 17 = 0 » = — a ■ ■ o '^ » 192 y> 19 abbiamo ■» abbianio aviito il. GiEOXi, F. Carlini e /. Fvmaoalli, direttori ed editori. Pubblicato il di 17 luglio 1829. Milcmo , dull /. ii. Stamperia. 443 INDICE delle mater le contenutc in que s to tomo LIV, R PARTE I. LETTERATUUA ED ARTI LIBERALI. accolta di. varie dccorazioni sccniche irwcntatc e dipintc da A. Sanquirlco • P'''g- Lettera di G. De Hammer sid manoscritd oricntali delle BihUoteche Laurenzlana e Magliabecchiana di Fircnze » 24 Storia ed analisi degli antichi romanzi di cavallerui e dei poemi romanzeschi d' Italia, di G. Ferrario . . » 14^ T / . . . . >i 3o5 jAi stessa o I- Storia della letteratura italiana net secolo i8. , dj. A. T 1 J- ./I»5 Lombarai . „ T . . . . " 3qo Iji stessa ^ Ricerche storico-critiche-scientifiche , di G. Amaii . . » i^o PARTE 11. SCIENZE ED ARTI MEGCANICHE. Memorie di matematica e di fisica della Socicth italiana » 39 Descrizione di un gonimetro per misurare speditamente gli angoli salienti e rientranti di dm piani , di G. A. Majocchi: eon tavola in rame ; ' ." " ^^ Vlphilm golhica versio epistolce did Pauli cui Corinthios secundce edidit C. O. CastilioncBUS » 200 Scritti di agricoltura , arti e commercio , di A. Zanon » 3 60 Maniiale di tecnologia generate , di G. De Volpi . . » 370 APPENDICE. PARTE I. SCIENZE, LETTERE ED ARTI STR\NIERE. Voyage autour du monde, par L. Freycinct " 4° Storia delle biblioteche, di G. Lelewcl "379 BiBLiocnAFiA . " 208 Anatomia. — Eecherehes anatomiques , physiologiques ct pathologiques sur le systcme nerveux , par M. G. Breschet " =»H 444 I N D I C K. Aid belle. — Vues, planes, etc. de la cattJiedrale dn Colonic, par S. Boisseree pag. 210 Botanica. — Plantce Banatus mriores , A. Rochel . . •> 884 Filosofia. — De I'influence des femmes sur les meurs etc., par madanie F. Mongellaz »/ 208 Medicina. — Du galvanisme applique a la medecine , par La-Beaume et Fabre-Palaprat » 2 1 2 Reflexons sur la vaccine et la variole, par Brisset >/ 2 1 3 ^^^ggi- — Ciornale di una seconda spedizione neirin- terno deW Africa , di Clapperton » 210 PARTE II. SCIENZE, LETTERE ED ARTI ITAtlANE. BlSLIOGRAFCA .,..." 64 Archeologia. — Elementi di archeologia, di A. Nibhy » 899 Dichiarazione degli antichi marmi modenesi , di C. Ca()edoni "341 Arti belle. • — Opere di Antonio Canova , con illustra- zioni di 31. Missirini »; 242 Marci Vitruvii Pollionis arctdtectura >/ 399 Collezione delle statue esistenti in Venezia >» 246 Discorsi letti nell' I. R. Accademia di belle arti in Venezia per la distribuzione dei premj >/ 343 Principj elementari di musica, di Q. Ciinoso . . . » 246 Sulla melodia , suit arnionia e sul metro , di M. Santucci » ivi Lettera sulla musica di Chiesa " aSa Arti e mestieri. — Dell'uso il piii proficuo pei sudditi di S. M. Sarda degli alberi torti, difformi e di grandioso diametro , del M. Lascaris "276 Economia pubblica. — Raccolta delle provvisioni intorno le acque , i ponti e le strade negli Stati Sardi . » 272 Fdologia. ■ — Grammatica compita della lingua greca, di Matthid , volgarizzata da A. Peyron » 64 Grammatica regolare e metodica della lingua greca » ivi Congetture intorno al primitivo alfabeto greco , di C. Lucchesini " ivi Voci toscane usate da Lorenzo Bellini "2 32 Filosofia. — Sagdo di un corso di filosofia , di B. Poll » 404 Lettere a tre giovani sulla morale pubblica, di G. Compagnoni " 98 1 N U I G K , 4^5 Trattato del governo ddla famiglia , di Agiiolo Paii- dolfinl pag. 2.34 Letter e sii Firenze c sui Grigioni, di T. Daruh'o. » 2 38 Volgarizzamenti tre del libro di Caloae de' costwni >> 8 p Vol garizzai nemo del libro de' costwni e degli ufficj dc'' nobili sopra il giuoco degli scncchi, di J. da Cessole. <> 2,35 Geografia. — Carta de.lla Turchia europea , con una parte deW Asia minor e, del T. C. Weiss . ..." 280 Carta topografica del ducati di Parma , Piaccnza e Guastalla " ivi Idraulica. — IVota intorno al movimento delle acque a due coordinate, di M. Brighenti "261^ Memoria sulla dispeiisa delle acque , ecc. , di V. Brunacci "411 Idraulica fisica e sperimentale , di F. Mcngotti . . >> 414 Legislazione. Introduzione alio studio della legislazione, di F. 31. France scJiinis v 26a Giurisprudenza del Codice civile aust., di G. Carozzi. » 99 Commentario id capitolo quarto del Codice civile au- striaco , di G. Carozzi " i o i Medicina e chirurgia. — Pura dottrina delle medici- ne, di S. Hahnemann v 418 Sulle dosi infinitesime dei medicamenti di S. Hahne- mann, di A. Pisani "421 Sistema compiuto di polizia medica, di G. P. Frank. " ivi L' indicatore hibliografico delle scienze mediche , di G. A. Mezzotti "41? Otto casi di litotomia col taglio mcdiano , di L. Bal- lardini. , " 278 Poesia. — La Seriola , poemetto latino di G. Farsetti, volgarizzato da A. Dalniistro » 2 3a Jl JVarciso , favola in musica, di O. Jlinuccini . . » 385 Sette canzoni pastorali sopra il natale di Gesii Crista, di C. Roggia "892 iZ Paradiso perduto di Milton, tradotio da L. Papi, edizione da esso rivcduta e corretta >» 2 58 Inno al Sommo Aniore , di A. Pochini " 87 CoUezione di convnedie scelte dcd francese " ivi La Signora di Monza, romanzo di G. Rosini . . » 89 Lo stcsso >' a 1 5 Quattro novelle narrate da un maestro di scuola . " 224 Poligrcifia. — Proic del Bonfadio " 899 446 I N D I C E. Lettere sceke di Aimibnl Caro ad uso della gioi'entu png, a35 Oiniscoli di 31. Colombo » 84. Jlisposta di 31. Colombo all' articolo suddetto ..." 426 lieligione. — Historia et concordia evangelica, A. 3Iartini " 400 Della religione cattolica, di F. 31. Franccschinis. . » ivi 3Iorale teorico-pratica , di P. Sperone « 402 Omiletica di G. B. Ravelli >• 91 Prediche itcdiane e francesi in italiano tradotte . . » 98 Biblioteca scelta di orazioni sacre » ivi Raoioncjnento sopra un saggio della grandezza di Dio , di V. Chiavacci " 97 Meditazione sopra I' albero della Croce, testo di lingua » a 5 8 Istnizione diretta ad una signora per iivere santa- mente , del Du-Guet » 269 Delia imitazione di Crista di Tomaso da Kempis , traduzione di A. Cesari v 261 Pracmalogia cattolica « ivi Del leggere libri di metafisica, di G. Roberti . . . » 40 3 Proposizione di sei dubbj , di G. Roberti » ivi Continuazione dei presidj cd sei dubbj , di G. Roberti » ivi Storia. — Vita e fatti d' Innocenzo VIII, di F. Ser- donati "234 Rudimenti della storia moderna degli Stati ....»> 240 All pacha di Giannina , storia orientale " ivi Annali del teatro di Reggio » 2SS Convnentarj di Giulio Cesare , recati in italiano da F. Baldelli >/ 892 Delle istorie fiorentine del 3Iacchiavelli » 3<)Z II compendia della storia romana di Flavio lutropio, tradotto da G. Bandini " 894 Storia naturale. — Stirpiwn Sardoarum elenchus, I. H. 3Ioris '/ io3 Pomona italiana, di G. Gallesio " 104 Elementi di zoologia, di S. A. Renier "416 VARIETA. Agraria, — Festa centrale d' agricoUura a Monaco . >> 435 Cenni sulle bonificaziom delle paludi di Cotico . , " ^36 Arti belle. — Lettera di A. Scarpa sopra un ritratto riputato di mano di Raffaello : con tavola in rame. » 281 Storia della vita e delle opere di Raffaello . ..." 289 L' architettura di Vitrmio tradotla in italiano ..." 291 Ordinc dorico in Egitto >; 422 I N D 1 r, E. ^4- Dipinti scoperti a Fompeja png. 4a 3 Scherzi poetici e pUtorici sopra Ainore, hodoniaiio unico esemplare " ivi Ard e mestieri. — Macchina a lapore applicata al- V econoinia rurale e chmestica " 128 Annali diil' I. R. Istituto politecnico cli Vienna . . » 128 Astroiiomia. Annali dcW I. It. Ossenatorio di Vienna di J. Littroiv "286 Commercio. — SuW introduzione del caffe in Europa >> 296 Ermta-Corrige " 143 Idem » 3o3 Idem " 44a niulogia. — Dell' intenzione di Dante nella Divina Corn- media , di G. Taverna " io5 Lettera sopra un prcteso errorc ncl Vocabolario del rorcellini "293 Fisica. — Osservazioni meteorologiche di aprile . . . » 144 maggio . . •> 3 04 giugno ..." 448 Ceografia. — Sul viaggio di A. Caille a Timbouctou € nelV interna dell' Africa , di Jomard " 1 34 Medicina. — Paralisia giiarita col tiiono »/ i33 Trattamento delle scottaturc col cot one crude . . » 294 Sur les combustions hwnaines spontances , par J. De Fontenelle v 295 Monumento di Vincenzo Monti « 432 Necrologia. Pietro Tommuso Young » i36 Giuseppe Merli " 143 Fietro Mazzucchelli " 297 Padre Assarotti » 3o3 Giacomo Filiasi » ivi Ottaduno Targioni Tozzetti "44-1 Polcmica. — Misposta ad un anoninio che taccio di miscredente I'autore deW articolo sulla Stuarda in- scrito in questa Bihlioteca " i35 Poligrafia. — Opere edite ed inedite di Bernardino Baldi >» 424 Statislica. — Prospetto de' matrimonj in Lombardia neU' anno 1828 in confronto all' anno 1827 . . " 126 Dispersione de' giudei nelle diverse parti del globo. » 433 Scoria. — Storia delle campagne e degli assedj degli JtcUiani in Ispognu » 42«; Storia naturide. — Ossa umanc impiciritc >» i33 Osscrvazionl mefeurologickc fatte aU'I. R. Osseivatono at Brera. ■^H^M^ G I U G N 0 1829. Mattina ore 5. a < Sera ore 3. 'p S o 6 --Co '-5 ^ ■n Stato del cielo. 6 c 0 S 0 -5 ^ 0) 6 11 si Stale del cielo. poll. III,. 0 1 poll. ih, 0 I 27 8,0]+ 1 5,4 NEE Sereno. 27 8,2 +20,5 S 0 Sereno. 1 27 10,0 +14,5 E Sereuo. 27 9.7 + 19,2 S Sereno, 0 27 C|,I +i4,o 0 Sereno. 27 8,4 +21,0 0* Sereno. h 27 8,2 +i5,5 0 Sereuo. 27 7,0 +22,0 0 Ser. nebb. 5 6 2'7 GJi + i5,8 0 Scr. nebh. 27 4,6 +21,2 sn* Ser. nuv. ser. 2'7 4,8 +14,8 N Ser. temp.piog.' 27 6,6 + 16,8 N* Sereno. 7 27 7,8 + C),0 N 0 Sereno. 27 8,6 + 16,0 E* Tern. piog. nuv. S 27 10,0 + 10,0 N Sereno. 27 9-'' + 16,7 E Sereno. 9 27 8,7 +11,0 0 Nuv. ser. 27 1^^ + 17,0 SE Ser. nuv. ser. 10 in 8,0 + 12,5 0 Sereno. 27 9,0 + 18,2 so Ser. nuv. ser. 1 1 in 10,4 + 12,6 N 0 Sereno. 27 10,8 + 17,5 0 Ser. nuv... piog. 12 27 11,0 + 12, n NE Ser. nuv. ser. 27 10,0 + 17,0 so Ser... temp. lb 27 10,5 + 12,5 E Ser. nuv. 27 10,5 + 18,0 s Ser. nuv. i4 27 11,2 +i3,4 N N E Nuv. ser. 27 11,0 + 19,0 s Sereno. i5 27 11,4 + i3,5 N Ser. nebb. 27 10,8 +20,3 s Sereno. i6 27 10,5 +12,7 N Sereno. 27 9,0 +20,6 s Ser. nuv. 17 27 8,8 +16,5 0 Ser. nebb. 27 8,0 +20,5 s Ser. nuv. 18 27 7,5 +i4,o N Sereno. 27 6,2 +19,8 E.N.O J>fuv.2>iog. temp. iq 27 8,0 +10,0 S....0 Sereno. 27 8,4 +19,0 SO Sereno. 20 27 9^0 +10,7 E Ser. nebb. 27 8,0 +18,9 0 Ser. nebb. scr. 21 27 8,2 + l5,2 0 Sereno. 27 9,0 +20,6 SO Sereno. 22 27 10,0 +16,5 E Ser. nuv. in q,^-* +2 1,5 SEE Ser. nebbioso. 20 27 ^■.(J +16,5 NE Scr. nuv. 27 9,6 +2I,8|E....S Sereno. 24 27 10,6 + 16,0 NE Sereno. 27 10,0 +21,0 SSE Sereno. 25 27 10,2 +16,5 NE Sereuo. 27 9,:i +20,0 s Sereuo. 26 'in 9„G +16,0 0 Sereno. 27 8,8 +22,5 SS 0 Scr. nuv. ser. 27 27 9,u +17,0 NO Sereno. 27 7,0 +22,8 0 Nuv. ser. 28 27 6,0 +16,5 NE Nu.ser.tem. pio. 27 4,7 + 17,4 +i5,8 E-^ Nu.se. tem. piog. 2q 27 5,7 +ir>,o E Nuv. rott. piov. 27 6,1) N Nuv. rotl. ser. 00 27 7,5 4-i3,5 NO Sereno. 27 7,H + 19,0 0 Ser. nuv. scr. Altezza mass, del bar. poll. 27 lin. 11 /+ Altezza mass, del term. + 20,0 minima ,; 27 "4 ,6 ,66 gia minima . . . . + 9-.0 . . . . + I"',.)2 ..J .. S Qiianlita della piog linee 28,140. ^v rr K^ .*r-^ Vu^ ■^: ■j.r ^Jr^^ 1^^ .:k^