J' \ BIBLIOTECA ITALIANA o si\ GIORNALE LETTERATURA, SCIENZE ED ARTI COJIPILATO DA VARJ LETTER AT I. TOMO LVIII. ANNO QUINDICESmO. Apiilc, Maggio c Giugno i83o. MILANO PUKSSl> I.\ niFxEZIONE DEL CIOIINALE. IMPERIALE EEGIA STAMPERIA. II presente Qlornale^ con tutti i volumi precedenti., e posto sotto la salvagitardia della Leggc , cssendosi adeinpiuto a qitanto essa prcscrlve. BIBLIOTECA ITALIANA PARTE I. LETTEPvATURA ED ARTI LIBERALI. Lc fabhrichc civill , cccleslast'ichc c militarl , dl MicJielc Sanmicijelt , discpnute ed incise da Ronzani Fran- cesco e Luciolli Girolamo. — Verona, io23-25- 26-27-29-00, dalia tipografia degli crcdi di Jllarco RIoioui , a spcse dcgli autori. Opera comjmUa. X arlando dc' prinii dieci fascicoli di qucsta gran- diosa ed iniportante coUczioiie espresso abbiamo il dcsidcrio nostio , perche essa con quel nicdesmio sa2;2;io ed accurato metodo end' era stata intrapresa vcuisse pur condotta a felice compinicnto (i), I 110- stri voti furono pienainente appagati. Ora noi non dipartendoci dalla gia segnata via anderemo a mano a mano dimostrandone i pregi , e qui ancora le os- servazioni nostrc francamente aggiu2,ncremo )a dove lossimo per disscntire dai dotti c benomeriti cditori. Fascicolo IX. — Palazzo detto la Soranza , poco distante da Castclfranco sidla legia strada. Tav. n° 2. « Di qucsto sontuoso cdificio ( cosi gli cditoxi ) )i pill nou rimane pictra sopra pietra , onde mag- s' giormentc ci giova serbaruc la lornia. La sua fronte (i) ^ cdi Bibliotcca italiaua tumo 44", fasc. tii iiovem- Jne 1026, pag. 166. 4 LE FABBRICIIE CIVILI , ECCLESIASTICIIE » e rivolta al sucl , e avvcgnache a sempUcissime X arcate oUVc uu aspetto cli robustczza couinusto a » ma2;nificenza ; e privo com" c cli colonue ostcuta » quel gcneic clic c pur frequentissimo nelF Etruria , » c puossi a huona ragionc qualilicare per etrusco , » onde tanto si scosta dal romano, la cui vaghczza y> dalle colonne causata fece meritare al Palladio il j> titolo di llalTaello dclF architcttura. » Tutta la fac- ciata di (piest' edillzio e nobiimente costrutta a bn- ^ne , e par quasi clie destinata sla a resistere ai colpi ileir artiglicria. IMa il Sanmicheli sapeva alle sue fab- briclie iniprimere un sitfatto carattere di variata e distintiva roliustezza clie anche le piu semplici ap- parivano imponcnti; c cio egli otteneva senza verun grave dispeiidio. Ninfeo ncl pcdazzo Era de Cornari prcsso il tcatro di S' Aji^elo ill V'eiiezia. Tav. 7z/' 3. « Esistendo un cortile non molto ampio, siccome » nol sono i cortili in Vcnezia , a questo adatto il » Sanmicheli un' invenzione a due piani che seguono 33 quelli delta casa anteriore , con colonne ed arclii » d'ordine dorico all'infcriore e jonico al superioi'e. » Cosi ci avvertono gli editori. La colonna riposa so- pra vmo zoccolo o dado , ordinario partito del nostro arclutetto, clie qui gli tor na opportuno avendola egli clevala sopra tre gradini , salienti di fronte c di banco al recesso , clie e una specie di ninfeo. In questa fiibbrica tutta interna non troviamo gran cose da rilevare , fuorche ne' cosi detti dettagli delle parti i quali esprimono sempre Parte e la bravura del celeljerrimo architetto. Fascicolo X. — Palazzo della Torre in Verona in contrada di S. Fermo masiiiore. Tav. n.° 3- Quest' edilicio trovasi tuttora imperietto : la sua facciata non fu condotta oltre la meta. L' alzamento componesi di un pian terreno e di un piano no- bile , divisi r uno dall' altro con mezzanini. Le fi- nestrc del pian terreno sono arcuate-, quadre quelle de" mezzanini •, rettangole quelle del secondo piano E MILITAUI DI jr. SANMICHELT, CCC. O o piano nolnlc con froiitispizio , al di sopra del fpialc sono altrc bassissimc iincstrc di ahri mczza- iiiiii situate a p;uisa di iVcgio sotto d' im cornicione di legno e di stile piiittosto semplice , ma con grandc sporto. Pare che da taluno dubitato siasi se qiiesto cdificio appartcnga vcramente al Sanmicheli , giacclie gli cditori cosi avvcrtoijo: « Osservando le tavole 5) dei dettaglj si rimarchi ad evideuza lo stile del » Sanmicheli , die in tante parti c cosi preciso da )> non potcrsi porre in ineertezza. Tutto ciu facemmo v diligenteraente presente appunto pcrche il Mallei 3> attribnisce quest' editicio al secolo del seicento. » Ed a noi ancora sembra clie la porta d' ordine jonico pel suo stesso stile e per le proporzioni sue sia ve- ramente del Sanniicheli ; ma nel I'cstante 1" edificio ci si presenta di silFatto stile che meglio direbbesi opera dello Scamozzi. Tanta e la somiglianza che si ravvisa fra esso e lo stile dclle fabljriche di quest' ar- chitetto. Noi siamo dunque d' avviso die quest' edi- ficio stato sia originalmente disegnato dal Sanmicheli, ma poi condotto a conipimcnto da altro architetto , il quale aggiugnervi voile qualdie cosa del suo pro- prio , siccome in altre falibridie avvenne. Fascicolo XI. — Palazzo Roncalli sulla piazza di Rovigo. Tav. n° 5. Bella e la descrizione die ne danno i cli. editori : nondimeno nella facciata a noi sembra di ravvisare qualchc nicnda nelle proporzioni. E per esempio la troppa depressione degli archi nel priino ordine troppo contrasta colla grande sveltezza delle arcuate fincstre del secoiido, e forma quindi un insieme, le cui parti sembrano soverchiamcnte disparate. Fascicolo XII. — Lazzcrctto in un sobOorgo di Verona. Tav. n.° 3. Nella descrizione degli editori trovansi le seguenti parole : « La parte certamente piu degna di dislinta » osservazione e il tempio che nel bel mezzo del » ricinto sopra trc gradiiii s' innalza a doppio ordine >j di colonne , sonuontato da cupola leggiadrissima , 6 I.E FAnurvICIIE civim, ecclesiasticiie » tutto apcrto a giorno, cd in giiisa clic possa ogni » persona dalla porta della propria stanza essere pa- » tcntemcntc prcsente al santo sacrilizio della mcssa. » QucsV ampio edilicio destinato agV infetti di con- tagio somiglia alio spazioso nostro die piir chiamasi lazzeretto parimente con porticali tutt' all' intorno ncir interior ricinto, se non che il Veronese c del nostro assai piii scmplice nelle decorazioni. ]Ma pivi grandioso ne e il tcmpio che sorge nel mezzo. Che ii nostro, opera del celebre Pellegrini, e di elegante disegno, non ha guari tutto come il Veronese ugual- mcnte aperto, troppo piccolo e smilzo in si grand' area appare. E pcro da notarsi che il portico tutt' all' in- torno praticato nel tempio del Sanniicheli presenta due disuguali ordini; 1' esterno con colonne piii alte di quelle dell' intei^no. Dal che nasce che Ic colonne del- r uno stranamente contrastano con quelle dcH'altro: esenipio non nuovo, confermato anzi dalla pratica di qualche greco architetto. ]Ma la Grecia ancora non mancava di architetti fantastici e licenziosi. Porta d ingrcsso al palazzo pretorio ora delegatizlo in Verona. Tav. n° i. Gli editori opportunaniente osservano che il Va- sari non die di questa porta un giusto giudizio, di- cendo die pare alquanto nana , e nemmeno il po- steriore Temanza, il quale la chianio alquanto tozza. « Ma cio non pertanto ( soggiungono essi ) T ordine » a colonne scanalate e sor-montate da intera trabea- 5» zione e frontispizio , il tutto elevato sopra uno 5) zoccolo , corrispondono in ogni parte alle pin belle » e pill esatte proporzioni , rese vieppiu elcganti e » dalla no])ilta del marmo e dall' eccellenza del la- 3) voro. » E noi qui non possiamo a meno di sog- giugnere: Peccato che si leggiadra porta non a-bbia nel vano dell' arco una miglior proporzione, stando la sua larghezza all" altezza come due a tre ! Poita d ingresso alio squero del buclntoro nell ar- scnale^ e porta d ingresso al palazzo Grimani a santa Maria Formosa in Venezia. Tav. u° 2. E MILITAUI m M. SAXMICIIELI, CCC 7 « La prima ( dicono gli editori ) servi d' iiigresso » alio s(|ucio del bucintoro : squero chiamano cola, » il locale per costruire uii naviglio al coperto. E » tutta in niarmo istriano liancheggiata da due fine- » stroni con attica rilevata nel mezzo ov' c un im- » magine in rilievo siml)oleggiante cjuella repubblica. » La macsta di questa porta non mentisce ne il va- 5) lore dcirarchitetto, n6 I'lifficio cui era destinata. 3> Tale sembra a noi ancora ; e benche semplice negli ornati , sorgc nondimeno imponente al pari di tutte le fal^briche del Sanmicheli , si per Y armonia del carattere , tutto esscndovi giudiziosaraente bugnato , e si ancora per 1' ordine dorico che ne forma il principal ornamento. La seconda porta e pure d' or- dine dorico bugnato , che consiste in un arco fian- cheggiato da una semicolonna per parte ; ha la sua serra2;lia che va a terminare sotto alia cornice del- r ordine , restando soppressi nel mezzo il fregio e r architrave il quale rimane saa^omato soltanto sopra le due colonne, cosi che direbbesi tagliato dalle due mezze colonne sole , il che non ci pare lodevole divisamcnto. Qui terminano le fabbriche civili del Sanmicheli : segue r architettura ecclesiastica del medesimo archi- teito. Fascicolo I. ■ — Tempio dctto delta Madonna di Campapia nd sohborglii di Verona. Tav. n° 6. Tempio niagnitico che sorge isolato suUa grande strada di Venezia ad un miglio da Verona : e di forma circolare al di fuori , ottagona al di dentro , con maestosa cupola. L' interno ha due compartimcnti di colonne , Y uno inferiore , 1' altro supcriore , am- biduc d' ordine composito. Vi si enlra per tre gran portc di marmo bronzetto riccamente intagliate. cc II » suo prcsbiterio quadrato al disotto ( cosi gli edi- » tori ) si converte in cupola rotonda , ed e questa » riposata sugl' inferiori quattro archi grandi e sui » piccoli delle vcle : un ordine di llnestre arcuate » e concentrate ne2;li archi , che ornano il tamburo , 8 LE FABBRICIIE CIVILI, ECCLESIASTICHE 3» (lilTomlono ncl prcs]>itcrio c nolle ahsidi chc il » dilatano , una luce sommcssa e propria dei pcne- » trali d' un santuario cristiano. » Ma gli editor! passando poi alia descrizione dcl- r estcrno accusano varj diletti di alterazione nel di- se^no, fatta da altri architetti clie ridussero a com- pimcnto il tcnipio: « Qui appunto ( dicono essi ) e » dove si nianifesta I impoverimento. II peristilio » circolare e periptero , cioe semplice , ed cusdlos il » suo genere , cioe d' intercolunuio di media lar- ■» ghezza. L' ordine puo riferirsi al dorico pel capi- » tello coi tre anelli , ma gli esecutori ( della labbrica ) » no storpiarono con disdoro il disegno , lasciaudo » ignuda di decorazione una gran parte esterna del » tempio. » Ma noi esaminandone il disegno crediamo di potere cosi rispondere a tale critica osservazione : Se il male tutto consiste nella mancanza di decora- zione , della c[uale appar ignuda la parte die forma basamento all' ordine composito del tamburo e clie rimane sopra T ordine medesimo, compiendo coUa sua cornice tutta 1' altezza del tamburo stesso , coronate al dJsopra da un elegante balaustrata ; soggiugneremo clie tale impoverimento fu piuttosto un bene clie un male , ed aiizi un ragionevole divisamento onde con- servare quella semplicita caratteristica clie si vede im- maginata dalF autore in tutta la decorazione esterna » non volendo egli clie una parte fosse dalf altra so- vercliiata. Siamo c|uindi d' avviso die non si trovi arbitrio ne guasto alcuno in questa parte , ma die tutto sia giusta T originario pcnsiero del Sanmiclieli. Che poi la cupola ( piuttosto di bella forma ) non abbia uu cupolino di stile corrispondcntc a cpiello del celebre autore di tutto il tempio , e questa la solita cosa die succede nc' pin moderni o posteriori architetti , c|uando pongono piede nell' altrui messe , vaghi di raettervi quasi il proprio sigillo, riformando, anzi spesse volte sciaguratamente guastando F altrui concepimento. E MILITMU DI M. SANMICIIELI , CCC. 9 Fascicolo II. — Prcshtlcrio c campanile del diinmo in Verona. Tav. n.° 6. « 11 prinio ( cosi gli editori ) e uii seniiccicliio » proliin2;ato alquaiito allc due estreniita in linea » paralcUa, ed ha per oggetto di ricignere il pre- » sbiterio della cattcdrale in Verona. Quest uso venne » introdotto nelle chiesccattolichc ad imitazione delle )> 2;reche , la liturgia delle quali sottragge alia vista » coiiiune r csercizio de' sacri misteri , mentre pel 3) rito cattolico romano tali recinti non lianno altro » oggetto che di segregare i niinistri o i peisonaggi » ivi animessi, dalla folia del popolo. — L' opera e 5) tutta in marmi veronesi , eccettuatene alcune spec- » cilia ture. L' ordine e jonico puro , ed ha il solito 5) dado sotto la base ed il capitello col collarino ; il » piedestallo si dircbbe troppo alto se nol giustifi- » casse il niotivo onde si eressc la fabbrica ; nict il » circolare dillicil lavoro e si ricco ed elegante che » in vano si saprebbe bramare di piu. » Noi accor- derenio volontieri che cpicsto presljitcro che ci sem- bra fatto sul gusto di cpiello del duomo di Firenze , sia ricco ed elegante e di nn difficile lavoro, ma non niai che sia di belle proporzioni neirinsicnie; appunto per la troppa altezza del suo basaniento die tbrma uno sproporzionato piedestallo all' ordine sovrapposto di media 2;randezza. Anclie 1 arco die da inj^resso al prcsbitcrio ci pare stranamentc composto ili parti diverse , appartenendovi nelle sue alette il piede- stallo medesimo e dividendole in due pilastrini uno sopra r altro , sagomati il primo colla cornice dello stesso piedestallo, il sccondo con qiiella delFimposta dcir arco. Aggiugnesi la bizzarria degli ornamenti iutrodotti uella sola parte sopra la divisione del pie- destallo che separa 1' aletta , dal die formasi un in- sienie il piu capriccioso del mondo. L* altezza aricora deir arco, presa allimposta, e meno della meta della sua larghezza. Noi speriamo che i ch. cditori non si vorranno adontare , se concliiuderemo non scm- brarci F archilcttura di questo prcsbitcrio pareggiare la put saiia cd csqaidla i^reco-iomanu. lO LF, FAr.r.RICTTE CTVILI , FCCLESIASTICIIE Campnvilc. 11 faJ.>bricato del campanile e tuttora imperletto, non arrivaiido forsc alia mela del suo compimeuto. Dai due ordini o tronclii che ne siissi- stono , nulla con2;ettarar potrcbbcsi di certo intorno al suo lininiento. Convieu dire che smairito siasi il dise2;no orip;iualc, giacche gli editori non ci olTrono die s\ intao;li dcllc parti sussistenti. Lo stile pero e la solidezza attestano Y antenticita di quest' opera come vcramente del Sanmicheli , e tale clie se stata fosse condotta al suo tcrnune ci presenterebbe in que- sto genere di fiibbrichc uno de' piu bei monumenti. Fnscicolo III. • — Campanile di S. Giorgio in Braida in Verona. Tav. n.° 4. Anche questo campanile non fu condotto al suo compimcnto. Che che ne dicano gli editor! , nulla noi vi troviamo di sinciolare nclF arcliitettura che e di forma (juadrata. Ne lodar possiamo che ommessi siansi i modjglioni nella cornice. Perciocche vi si vede il gocciolatojo in due fasce convertito, e quindi formante colla cornice medesima un niasso pcsante. Meschina ci sembra poi la larghezza dell' edilicio , tutta da un intercolunnio di quattro metope com- presa. Clie Fordine, per quanto grande appaja, non puo presentare una bella c piramidale proporzione sopra una l^ase si ristretta , siccome chiaramente scor- gcrebbesi se il campanile stato fosse al suo terminc condotto. Prospctto del tempio di S. Maria in Organo in Verona. Tav. n.° 2. Questo prospetto ancorr. , siccome vedesi nelf in- tawliato disc2;no , non fu mai condotto al suo com- pimento : e d' ordine composito tutto hi marmo della j)rovincia con eleganza di fregi e speccliiaturc. Gli editori ci fanno osservare che questo e forse il solo esempio del Sanmicheli in colonna rotonda , c so2;giungono che « la ccnsura pin necessaria (da farsi) » cade suUe mczze colonne quadre applicate in ri- » tiro alle rotonde , abuso pur troppo comune an- » the ai grandi architctti. — Michelangelo vi cadde , E MILITAUI DI M. SANMICIIELI, CCC. II » c Tesenipio tli un Miclielangclo quanto iioix fii » pcrnicioso ! Cio nialgrado la nostra faroiata tra » per la bcllezza del suo riparto , ira per la macsfa » delle sue parti princjpali e per la nobilla della » materia, puo riguardarsi qual una delle piu ono- » revoli prodnzioni del Sanmicheli nella classe ec- » clesiastica. » Di questfl facciata dare non potrcb- bcsi un sicuro giudizio , appunto perchc tuttora im- perfctta, non giugnendo cssa che al solo architrave. Nulla pero ci parve di riscontrare di straordinario nel suo disegno , perclie riguardar si deljba qiial una (Idle piu oiiorcvoll prodnzioni del Sanmicheli nclla classe ccclcsiastica. Ne ci sembra di bella proporzione il vano della porta, ne quello delle due iinestre la- terali che cccedono in altezza i due ([uadri e mezzo della loro larghezza. Vi si vede pero sempre ne'cosi detti dettagli la 2;rande niaestria delFautore. Fascicolo IF. — Cupola di S. Giorgio in Braida in Verona. Tav. n^ 6. I ch. editori, pi'emesse alcime brevi ricerche sul- r originc e sulla costruzione delle cupole , ci avver- tono che il tempio sul quale I'u innalzata questa del Sanmicheli gia sussisteva , mancante pero di essa , perclie crasi temuto che i piloni e gli archi per la ti'oppa loro leggerezza atti non fossero a sostenerla. Che pero nessuno degli architetti succeduti all' ignoto disegnatore del tempio osato avea di supplire a tale mancanza. I\Ia il Sanmicheli « consultati i llanchi » ( cosi cssi continuano ) e riconosciuti validissimi , » spicco cgli la volta dal lato interno di essi onde » tutto il rimancnte di lor 2;rossezza facesse fronte y> alia spinta •, di poi la costrusse a due soli strati » di pietre cotte tutta di cguale diametro sino alia » cima , ed al vano dei cassettoni la irnarni di uno » solo ; c con cio ne conscgui perfettaniente F in- » tento ; poscia che questa cupola non niostro mai 5> un pelo , ed c intatta come il prime giorno. — » L" ordine d' arcliitcttura di che si decora il tam- i> buro csteruo cd interno e un coniposito ad una 12 LE FABERICIIE CTVILI, EOCLESIVSTIOHr; » sola mauo di foj^lic. La trabcazione e molto sobria 5> cli nicmbrature e ncssuua intagliata. » Qucsta cupola e del diaincti-o di i3 nielri o mezzo circa. La sua curva uou o giau clie clevata. Neiriuteino ha la forma di uu pcrfetto semiccrcliio; neircsterno apparrudo quasi doppia , alzasi alcun poco dal pa- ralcllismo dellc due curve ossia dell' interna e del- r esterna. Ncl taniburo ha un bel riparto di fine- strc arcuate, e nella volta interna un parimente bel riparto di ben intesi cassettoni quadrati. Sopra la cornice al piede del tamliuro stesso e un' elegante balaustrata dove termina il disegno del Sanmicheli. La le2;2;ierissima costruzione di tutta la cupola mo- stra quanto da questo celel^ervjmo arcliitetto cono- sciuta fosse la statica. Perocche egli schivando ogni rischio costrui di Icgno con armatura di ferro la lanterna ossia il cupolino, acciocche questo non avesse a troppo gravitare snlla gran cupola : divisaraento contrario a quelle del Brunelleschi che volcva od almcno raccomandava che il cupolino che far si dovca, sopra la sua cupola del duomo di Firenze fosse del niaggior peso possibile , al fine di rcnderc piu fer- ma la cupola stcssa , temendo che cjuesta spaccar si potesse superiormente , quando un gran peso noii le fosse di contrasto ; il die mostra la diiferenza del sapere di questi due si famosi maestri. FascicoLo V. — Monumenti scpolcrall in Padova € in Verona. Tav. n° 4. Quattro sono i monumenti in questo f;iscicolo con- tenuti. II primo e quello di Alessandro Contarini nella chiesa del Santo a Padova. II Vasari ne fa grandi encomj , e dice che in esso \ arcliitetto seppe torsi dalFordinario avendolo immaginato pin a forma di altare che di sepolcro. Quasi direbbesi che lus- sureggia per insigui opere di scultura : nondimeno nel suo insieme impone e sorprcnde ; e siamo in cio d' accordo cogli editori. Peccato che la troppa ric- chezza della scultnra non lasci alFocchio un tal quale riposo ondc poterc piii distintamciitc godcrne le siii- golc parti ! E MILITAni DI M. SANMICITELI, CCC. 1 3 II socondo rlic sta di contro alT an/.idctto, c il iiiausoleo del cclcl>rc cardinal Bcnibo, I'orniato da un bcl basainciuo portante quaitro colonuc corintic con ricca tral^cazione e rronusi)izio. Nclia iiiccliiu di mezzo sta sopra d' un picdeslallo il busto del cardinale. Squisito ne e lo stile , semplice e bella la coinposi- zioiic : ma gli editoii gii/diziosamente avvertouo chc csso ancora ostenta le forme di altare , anzi chc di monumento sepolcrale. — Scevero da tale difctto e il tcrzo, di Tommaso Da-Vico, nel tempio di S. Zc- none a Verona, d' ordine jonico. Vien ora per la prima voka pubblicato, Noi non ardiremmo riporlo fra le piii stjuisite opere del Sanmicheli. — II quarto c qucllo di Tommaso Lavagnoli nclla facciata del tempio di S. Eufeniia parimente in Verona : consistc in una gran nicchia rettangola con uno stipitc clic acco2;lie T urna. Qucsta nicchia e decorata da due scmicolonne , cV ordine jonico , con traljeazione e frontispizio. Essa sorgc sur un basamcnto sagomato, a guisa di piedestallo , sostenuto da mensole. L' in- vcnzione, quantunquc bella, non esce dalle comuui od usitate. Oratoiio in Villa di Fumane , tenitojio Veronese , crettovi da famiglia Delia Torre. Tav. ji° 2. Tem])ictto ottagono, iinora inedito, di curiosa for- ma nclla pianta e di belle proporzioni nell' insieme , con voka a pieno centro nell" interno , con atrio o pronao : all' intonio c decorato da colonne quadrc con capitcllo dorico di quel genere detto da moderni toscano. Sarebbe a bramarsi die non apparisse si spoglio d' ornamenti. Ma forse ci si potrebbe oppor- tunamcnte rispondere che ben anco la nuda ossatura dcllc opere del Sanmicheli esser deljbc pregiata. Fascicolo VL — Duomo di Montcfiascune. Tav.n°^. Questo tempio , per avviso degli stcssi editori , non e che \\n saggio de' primi o giovanili studj del Sanmicheli. Un incendio al sorgere del secolo XVII ue fece precipitare la cupola. Da quell" epoca vi pose mano col suo licenzioso stile T architetto Fontana e 14 LE F.VBERTCIIE CIVILI , ECCLESIASTICIIE si fattanicntc clic nulla noa pld vi si ravvisa (leH'ori- ginario disegno. Laonde meglio per avventura stato sarebbe il noii parlarne. La pianta e ottagona , do- rico r ordine si nell' intcrno die nelF esterno. Camera scpolcrale Petrucci in Otvicto- Tav. ii."^ 2. OttaQ;oua e la camera con coloanc quadre d' ordine dorico e con piedistallo sovra un dado die sjiorgendo lutt' air intorno pno servir di sedile. La volta c a sczlonc di cercliio , con bella c sobria trabeazione. Dopo un primo vestibolo si prcsenta la cappella ve- raniente singolare per novita d' invenzione ; percioc- clie vi si ve2;gono in piccolo spazio praticatc due grandiose scale die nicttono alia prima cappella sc- polcrale , dondc per un vcstiboletto si passa all' altra piccola cappella dell' altare graziosamente arcliitettata. Fascicolo VII. — Monumcnto scpolcrale o cappella Pellcgiini a S. Bernardino in Verona. Tew. n.° 6. Cliiunque facciasi ad osservare qucsta bellissima rotonda a due ordini , splendido monumento della conjugale pieta di Marglierita Pellegrini , non puo a meno di tutto sentirsi compreso da quella niara- viglia die aiiclie nei non intelligenti nascere suole air aspetto delle opere eminenteniente belle. Tanta e la magnilicenza e la squisitezza sua ! Esso fii quindi soggctto di studj e d' imitazione ad un BiuiicUesclii , ad un Palladio e ad altri celeberrimi maestri. Gio- vcra quindi il qui riportare la descrizione die ne fanno gli editori : k L' un ordine c V altro e corin- » tio, e il capitello c dun diametro corrispondente » a quello insegnato da Yitruvio , cioe eguale alia » sua altezza die i posteriori allungarono alquanto; » allungo (pii all' inVece V arcliitetto la colonna , ol- » tre la diinensionc del corintio vitruviano. Lo sti- » lobate del primo ordine ricorre con Ic niense an- 5) uiccliiate ad uso d altare ; le coloiine scanalate va- » riamente e la traljeazione sormontata da frontespizj >i al disopra de2;li altari ; ma le iiicchie intcrmedie , ^3 perclie ad uso mortuario , alquanto iiclla loro luce :» <-leprcssc ^i ( Tcniaui per certo clic il Saninicheli E MILITARI DI M. SANxMICHELI, eCC l5 stcsso non accettcrcbbe questa raglonc dcgli autori, perchc la proj)orzionc del vano clella nicchia crescc im moinento dei due (juadri ; qiiindi non si puo dire dcprcssa ). «■ L' ordinc sccondo sorgc pure da » uno stilobate all"" altczza del ballatojo. E da notarsi » la viuta dillicolta di girare lutta la decorazione » (e la squadrata e la Jigurata ) a tondo perfetto , con 5) una precisione di lavoro che difficilniente si sa- yf prebbe ottenere a' nostri tempi. L' arco di ciascun )j altarc, dovendo esser girato circolarmente, riesce, » e vero , alquanto supino a chi di protilo il rimira ; » Icggiero , ma inevitaljilc inconvcxiiente jirodotto » dalla pianta circolare , ciie il Sanmichcli non si c » permesso in altri cdilizj di un piu grande diame- yi tro , ove convert! il rotondo in otta2;ono. y> Questa maravigliosa cappella compiesi con una bellissima cupola a casscttoni quadrati , sormontata da corrispondente cupolino. Tutti gli ornamcnti , ])ar- ticolarmcntc quelli del vano de pilastri delF ordine medio che forma V imposta dellc arcate , sono squi- sitissimi si nel disegno die nell' csecuzione , scolpiti in marmo Veronese , coniune a tutto il monumento. Bellissima e pure e di singolare disegno la porta d' ingresso copiata dall' antico. Questo sacro monu- mento e tanto piu da ammirarsi , quanto che il San- niicheli occupato erasi per la piu parte di sua vita in fortificarc le piazze , siccome osservano i ch. cditori. Con questo fascicolo chiudesi la classe ecclesiastica dclle fabbriche del Sanmicheli. Fascicolo III. — Architettiira militare. — Porta dl S. Zcnone alia strada dl Brescia in Verona. Tav. n.° 5. La decorazione di questa porta scmbra piu del gcnerc civile che del militare, specialmente se si osservi la fronte che corrisponde alia campagna. Piu semplice e piu severa e la fronte che risguarda la citta. Che pero gli editori avvisano che sarebbe stato miglior partito il rivolgere questa alia campagna , pcrclie piu opportuna alia mibtare difcsa. Non ose- rcmmo allermare clic questa pareggi Ic altre porte militari del SanmicUdi. 1 6 LE FABnUICIIE CIVILI , ECCLESIASTICHE Fascicolo IV. — Porta del palio in Verona , vol- garinci.'te Porta Stoppa. Tav. n° 6. Nulla iuiaji^iiiarsi potrebbe di pin sublime e ad un tempo di piii squisito quanto 1' arcliitettura di questo cdillcio. II suo carattere si presenta vago e gentile, ma nel tempo medesimo impoiiente per tessuto fer- missimo e marziale : quasi bella armatura , che nel suo stesso finissimo lavoro si mostra destinata non all ornamento solo , ma alia difesa di valoroso c no- Lile cavaliero. Eccone la descrizione. « L' esterno e » un dorico splendidissimo a colouue sporte per due » terzi, scanalate a pianuzzi, e gli intercolunnj riem- » piti a bugne lisce : robusto ed elegante insieme ne » e il principale ingresso , bella Y imposta ricorrente » da un capo all' altro , su cui frontea^gia un arclii- 3) trave a grandi cunei, dai quali , al mezzo delle » porte stesse, sporgono busti di eroi guerrieri di » cgregia scultura , e di un elTetto diguitosissimo. » Verso la citta forma prospetto molto piu ampio » un' aka loggia arcuata. L' opera e parimente dorica » e a bu2;ne scabre, e cpiale piu si conviene a nxi- » litare edifizio. Le colonne sono alquanto scarse » nel diametro : non hanno imoscapo , ma sorgono » in vece da un alto plinto bene sporto , per servir •» anclie di panclietta. 51 Bellissimo e poi tutto I'in- terno di questa loggia, sebbene a colonne (pmdre, tutto bugnato in singolare riparto , e di un meravi- glioso elletto. « Quest' opera ( soggiungono gli cditori ) cotanto » ammirata nel tempo suo da Sforza Pallavicino , » governatore delle armi venete , non lo fu meno » al nostro dal marchese Ca2;nola esimio arcliitetto, 5) dalla cui matita veggonsi rilicaire le idee delTiUi- » tica magniHcenza. » Fascicolo V. — Fortificazioni dl Verona. Tav. n.^ 6. Nella prima tavola di questo fascicolo e la pianta rrencrale delle mura di Verona, onde « rimarchinsi o ... , » ( cosi gli editori ) a colpo d' occhio que' siti , ove )j ercsse il Sanraiclicli T opere sue. « Questc sono E MlLtTAni DI M. 9ANMIC11ELI, ecc I -^ pol tutte delineate nelle susseguenti tavole, si col loro alzaniento , che coi singoli spaccati. Non crediaino di dover agguiguere altre parole; essendo verissimo che il Saniincheli se fa graiide nella civile , fa senza dubbio priiicipe nella militare moderna architettura. Fascicolo VI. — Porta di Terra fcrma in Zara Tav. n° 3. Questa porta ha grande somiglianza con quella di S. Zenone di Verona , trattone Y ordine , dorico in questa , composito nell" altra. La Veronese pero e condotta con maggiore pcrfezione , presentando poniposamente ornate anibedue le fronti, cio che in questa di Zara non vedesi che nella sola fronte verso 3a campagna. Porta del castello di S. Nicolo presso Sebenico. Tav. n.'^ 2. Questa porta ancora assomiglia nella sua architet- tura a quella di porta nuova in Verona verso la campagna. L' ordine e dorico a colonne tonde, ma negli angoli quadrate ; sorge da un basamento a scar- pa al livello del fosso della fortezza. Essa pero non ci sembra delle migliori opere del SanmicheU , non presentando ne un insieme veramente bello , ne le piu armoniche proporzioni. Fascicolo VII. — ■ Cisterna delta del cinque Pozzi in Zara. Tav. 7z.° 4. Opera celebratissima , edifizio maraviglioso , che pud servire di modello per altri simili e troppo ne- cessarj edifizj nelle fortezze che mancano d' acqua dolce: e un paralellogrammo lungo 46 metri circa, largo 24 sopra 7 di altezza, ma la sua singola- nta ( cosi gli editori ) cc consiste nell' aver elevato » il Sanmicheli il piano dei grandi recipient! sopra » qucllo della fossa di circonvallazione , e d' aver co- » struito lungo i mcdcsimi un canale di scarico che » per mezzo d'una cateratta possono vuotarsi , ripu- » hrsi e ristorarsi a grand' agio; vi esiste pure un » inho di scarico . che ncl caso di soverchia affluenza Pibl. Ital. T. LVIII. :. l8 LE FABBKICHK CIVILI , ECCLESIASTICHE CCC. » delle acque ne viene per esso emessa la sopiab- bondanza a salvezza delle volte. Porta di S. Martino alia fortezza di Legnago. Tav. n° 2.. Questa porta e pur d' ordine dorico , in marmo bianco a bugne scabre , dividesi in tre campi : nelle estremita ha colonna e pilastro appajati come alia porta nuova di Verona; e due che formano il corpo di mezzo, sporgenti la meta del loro diametro. Delle tre aperture \ arcuata di mezzo e alquanto depressa ( difetto generale delle porte di fortezze ). II fregio deir ordine ha il suo proprio ornato , il resto e tutto semplice. Sopra il detto ordine e un attico a bugne. Nel riquadro di inezzo vedesi il so- lito stemnia del Leone veneto , conterminato da pic- colo frontispizio sulla cornice dell' attico medesimo. Ci ha pero dubbio , che tal fmimento non sia tutto disegno dell' insigne autore, ma modernamente alte- rato da altro architctto. Alia parte che risguarda I'architettura militare dan- no compimento il Baluardo S. Croce in Padova, la Pianta della fortezza di Orzimiovi ed una delle sue pojte , la Pianta della fortezza di Legnano, e iinal- mente la Pianta della fortezza di Candia. Intorno ai quali edificj non possiamo che pienamente convenire nel giudizio de' dotti ed egregj editori. Riferito cosi il sunto di cio che contiensi in questa pregiabilissima collezione , chiuderemo col dire che prestare non poteasi agli studiosi dell' arte architet- tonica miglior servigio, quanto col porgere loro in- sieme raccolte le opere del Sanmicheli, vero geiiio deir arte. Bella ci e pur sembrata 1' esecuzione si nel testo che nelle tavole , le quali delineate sono con semplicita e nitidezza di contorni. L. e G. Storia delta cittd e dlocesl dl Como esposta in died libii dal professoj'e Cesai'e Cantu'. — Como, 1829- i83o, presso ifigli dc Cajiantonio OstmeUi. Finora un volume in cinque distribuzioni. Storia di Como scritta da Maurizio Monti ^ profes- sore nel liceo diocesano della stessa cittd. — Como , 1829-1830, coi torch] di C. Pietro Ostinelli. Fi- nora un volume in due parti. 0, gni volta die il nostro utirio nc chiania a far ma- nifesto cio clie peiisiaino di qualche nuova opera, ci tornano sempre al pensiero le varie opinioni degli uo- mini intorno a questa usanza de* letterarj giornali; e domandianio, dubitando, a noi stessi se la nostra fatica sara giudicata utile o dannosa, e se le nostre parole ci saranno recate ad aniore de' buoui studj e del vero, oppure a superbia ed invidia. E certo qucsto levarsi a giudicare le produzioni delF altrui ingegno dee parere , piu ch' altro , una disaniabil superbia , per quanto chi scrive si sforzi di togliere dalle sue pa- role tutto cio che potrebbe dar loro o aspetto di alterezza o pretensione di supcriorita. Ne forse e sempre possibile che il giudizio dell' aiiimo si vesta di tutta quella umilta di parole che gli sareJjbe nie- stieri : e quella franchezza che naturalmente s' im- prirae in tutto cio che procede dall' intima pcrsua- sioue, s'interpreta d'ordinario per alterigia, e spiace massimamcnte a coloro i quali si trovano olTesi daUa naturale amarezza della censura. 11 perche poi questo che da molti e creduto invidiabile privilegio , e un incarico spesse volte gravoso: e dove mohi ci cre- dono intenti sempre a spiare le occasioni di censu- rare, c bramosi di mostrarci nel pnbblico quasi con autorita di maestri, noi possiamo aftermare che solo il desiderio di fuggir questa taccia ha potuto impedir qualche volta il nostro giudizio dal palesarsi uella sua 20 9T0RIA DELLA CITT.V E DIOCKSl vera pienezza. Tal die se qualcuno, a malgrado di tutto qnesto, ci grida invidiosi e maligni, credianio che r aceibita di qucste parole ( se noii e un'ingiustizia ) debbasi riferire non a noi nia all' ulicio di qualsi- ■vo2;lia scrittor di gioriiali. E questo ulicio noi po- trenimo bensi abbandonarlo, non gia esercitarlo di- versamente da quello che facciamo , senza contrad- diie alia nostra , qualunque siasi , opinione. Qualcuno forse domanclera perche mai, dopo avere gia per mold anni battuta questa carriera , dopo aver giudicato di nonii e di opere illustri e inipor- tanti , con una liberta di parole che a molti pareva sciolta da o^ni dubbiezza, osiEi sokanto crediam ne- cessario di far palese questa segreta esitanza dell' am- mo nostro. E noi possiamo assai facilaiente rispon- dere a tale inchiesta. Due giovani di bell' ingegno e di non volgare dottrina, entrati animosi nel piu difficile aringo della eloquenza, pubblicano couteniporaneamente la sto- ria di una stessa citta , sicche noi non possiamo parlare delle opere loro senza porle a riscontro ; e anche quando vorremo fuggire questa parte incre- scevole e quasi odiosa del debito nostro , i lettori vi saranno pero naturalmente condotti dalle nostra parole. Oggi pertanto ci si e fatto necessario d'in- correre in quella brutta e spiacevole odiosita dei confronti da cui abbiamo sempre cercato di allonta- nai'ci per quanto ci e stato possibile; sapendo come sogliono riuscir gravi anche a coloro che non hanno in odio per se medesima la censura , e come facil- mente si attribuiscono a quelle cagioni dalle quali possiamo con tutta verita protestarci lontani. Per questo motivo noi ci rechiamo oggi con animo piu che mai dubitoso alio scrivere; perche sebbene siam certi che le nostre parole, come signilicatrici di non preoccupato giudizio, saranno pure da ogni volon- taria ingiustizia , non possiamo assicurarci per altro ne di coglier sempre nel segno , ne di trovar sempre chi giudichi dirittamente di noi. Di co>ro, ere. sr Tuttavolta queste considerazioni non potranno ri- nioverci dal nostro costume di far manifesta con tutta sincerita quella seiitenza die piu ci sembi-a conforme alia ragione ed al vero ; perche dalle altrui accuse ci pu6 ditendeie il buon giudizio degli uouiini imparziali, e sopra tutto la voce dell' interna coscienza ; ma contro il rimorso iu spesso consnmarono in misere quistioni 24 STORIA DELL.V CITTA E DIOCESI cittaclinesche quel poco di forza e di spirito guerriero che in lor rimaneva. Noi dimque crediamo che il campo di clii toglie a scrivere presentemente la storia di alcuna di quelle citta italiane che perdettero presto la loro politica indipendenza e che potrebbero dirsi percio di se- condo ordiiie , si circoscriva principalniente a quel limiti che ne ha segnati il Sismondi. Lo storioo do- vrebbe proporsi di cliiarire le cagioni dalle quali nacque e fu spenta V indipendenza di quella citta ond' e2,li ha in animo di parlare ; e in tutto quelle che puo ilhistrare questo argoniento scrivere con quell ampiezza che si conviene alio storico diligente e assennato ; ma in tutto il restante poi la sua nar- razione , siccome in campo non suo , dovrebbe cam- minarebrevissima. Quindi i dieci libri nei quali il prof. Cantii ha divisa la sua storia sarebbonsi , al parer nostro , ridotti assai meglio a tre soli; dei quali il primo avrebbe dovuto accennare I'origine della citth. e quel che sappiamo di lei durante il dominio dei Eomani, poi sotto i barbari, e sotto I imperio rinrio- vato da Carlo Magno lino alle prime cagioni della liberta italiana : nel secondo 1' auiore avrebbe narrata con queir ampiezza che si conviene alia storia, I'ori- gine, i progressi e la Fine della liberta comasca, nel che propriamente c riposto 1' interesse di tutto il suo lavoro : e nel terzo linalmente avrebbe compen- diato quel poco che la storia comasca offerisce di notevole duranti le varie signorie a cui la citta soggiacque fino ai di nostri. Ma per avere allargata di troppo la sua tela il prof, Cantii , giunto al ter- mine del suo terzo libro , dopo 25o pagine , trovo necessario di conchiudere : « Ma usciii oramai da » queste oscure eta nelle quali appena qua e la tro- » vamnio qualche scarsa notizia , sicche dovette il » nostro discorso correre sovente 2;enerale e digiuno 5) d' interesse, entriamo in un tempo di piu sicui'i » ricordi , in un tempo famoso per la Lombardia , V nel quale il sapere, la volonta, la possanza sociale Di COMO, ecc. 25 » delle citta italiane concorse a suscitar dalla bar- » barie Feuropea civilta, in un tempo nel quale po- » tevano stabilirsi destini gloriosi da un popolo li- » bero , nia die sventuiatamente si consumo fra il » sangue e le stragi fraterne. » Se dunque Tautore ammette die dove il discorso cone generale e digiuno iV interesse ( s' intende rispetto alia stoiia particolare ch' egli racconta ) , perdie non ha egli toccato sotto maggior breviia questo peiiodo die appartiene natu- ralmente alia storia generale d' Italia i E se questa sua massima e vera , come a noi pare verissima , quale interesse debbono promettersi i lettori daU'altra meta del suo libro, in cui il suo discorso dovra apparte- nere quasi sempre alia storia lombarda o italiana, pochissimo a quella particolare di Como che noii ebbe piu governo suo proprio? Quello poi che qui abbiam detto del prof. Gantu vale in parte anche del prof. Monti; perche tutti e due han battuta una me- desinia strada, e dove non ebbero alle mani fatti proprj di quella citta della quale tolsero a scrivere, allargaronsi a raccontar le vicende di tutta la nazio- ne. E certo a noi non incresce di sentirci ripetere da due giovani colti e ingegnosi gran parte della storia italiana: e trovansi , non v' ha dubbio, qua e la alcune osservazioni che tornan loro ad onore; ma non per questo lasciamo di dire clV essi, per quanto a noi sembra, errarono entrambi in quella che dir si potrebbe economia del libro. Ma questo difetto si scorge principalmente nelf opera del prof. Cantu, per avere egli applicato alia storia particolare di una sola e poco importante citta quel nietodo che alcuni lianno introdotto in servizio delle storie di intiere nazioni , dividendo nella sua narrazione le Vicende, il Governo, la Religione , i Gostumi, le Arti e gli Uomini illustri. Noi non sappiamo se questo metodo possa mai dirsi lodevole in nessuna storia ; e lo crediamo, piu ch' altro , una violenta e spesso importuna applicazione dei metodi appartenenti alle scienze del calcolo e della natura. Gli uomini non a6 STOUIA BELLA CITTa" E DIOCESI sono niai sc noii qiiello die li fanno essere le isti- tuzioni civili e politiclie , la religione , la filosofia , le costunianze de' loro tempi ; e i fatti storici sono sempre una conseguenza di tutte queste cagioni in- sieme concorse. La grande arte dello scrittore per- tanto e riposta nel sapere eleggere qiiei fatti clie piii siano acconci a rappresentare in se stessi gli efietti di queste cagioni , per mettere innanzi a' suoi leg- gitori la vera vita del mondo , anziche gli elementi separati da cui questa vita risulta. II dividere i fatti da tdtte queste cagioni e dai loro effetti e un togliere da questo studio quasi tutto il diletto e gran parte della sua utilita ; e un supporre che tutti i lettori sappiano far quello ch'essi han diritto di cercar nello storico, trovare cioe la relazione e il reciproco influsso delle istituzioni su gli uomini o sulle opere loro , e degli eventi e degli uomini sulle istituzioni. Laonde Tucidide , Cornelio Tacito e il Machiavelli saranno sempre mirabili esemplari, principalmente per avere saputo eleggere e disporre i fatti cosi , che nei loro libri si vede come in uno speccliio tutta in- tiera 1' immagine di que' tempi ch' essi descrivono. E tanto eran lungi dal credere di dover separare gli uni dagli altri gli storici elementi , che anzi per compiere affatto la loro pittura innestarono spesso alle grandi vicende nazionali i casi e i costumi di qualche uomo privato , quando loro parvero tali che il lettore per essi potesse meglio conoscere in tutta la sua intierezza quella eta che avevano alle mani. Tutta vol ta vogliamo concedere che nella storia gene- rale delle grandi nazioni possa introdursi quel metodo contro del quale parliamo: ma trattandosi di una pic- ciola terra, quale necessita ci puo indurre a questa divisione? o quale utilita puo venirne ? Della necessita non occorre , crediamo , di far parola ; perche dove i fatti e i personaggi storici sono pochi non debb' es- sere certamente ne impossibile ne difficile il descri- verli accompagnati dalle loro cagioni e dai loro ef- fetti. Rispetto air utilita , noi domandiamo quale DI COMO , CCC. 27 vantaggio possan ritrarre i lettori dal trovare un capi- tolo apposito destinato ai costiimi dei Comaschi sotto i Romani, sotto i Barbari , sotto i Carlovingi .'' Le citta non hanno costumi loro proprj se non quando Iianno governo proprio : nei tempi di politica dipen- deiiza i costumi comaschi saranno stati natiiralmente quelli di Milaiio , di Bergamo . di Pavia ; o se pote esservi qualchc ditTcrenza, sara stata di necessita si leggiera da non potersi e non doversi scompagnare dai fatti. E quello che diciam dei costumi vale forse ancor piu rispetto alia religione ; perche questo grande ele- niento sociale , dopo il passaggio dall" idolatria al cri- stianesimo, non puo mai nella storia di Como offerir materia a separate considerazioni. Pero il sig. Cantu sotto il titolo Religione ci ha data la successione dei Vescovi , cosa a dir vero molto lontana dalla comune maniera d' interpretare questa parola : e nell' esame del libro avremo occasione di vedere, come anche questo disgiungere i Vescovi dal corpo della storia torni importuno e lasci vota la narrazione. Queste osservazioni sul metodo movono principal- mente da due considerazioni : 1' una che essendo lo studio della storia per se stesso assai lungo conviene che gli scrittori cercliino ogni via d' abbreviarlo per quanto sta in loro: Paltra che dovendo ogni persona mediocremente colta studiare almeno la storia di tutta la sua nazione, le storie niunicipali dovrebbero li- mitarsi ai soli tempi veramente importanti per cia- scheduna citta. Considerate come un sussicho e cpiasi un compimento alia storia generale sono utilissime, perche ci fanno conoscere minutamente quelle circo- stanze alle quali chi scrive i fatti di tutta la nazione non puo mai dare una bastevole ampiezza. Quando esse in vece aspirano a tener luogo delle storie ge- nerali escono dei limiti loro assegnati, ripetono im- perfettamente quel che trovasi in altri con piu am- piezza e piu opportunita raccontato , e falsificano bene spcsso il giudizio de' leggitori intorno alia vera importanza storica di ciascheduna citta. ( Sard contlnuato. ) a8 Catalogo dl scclte antlchitd etrusche tr ovate negli scavi del principe dl Canino 1828-29. — Vi- terbo , 1829, dalla ttpografia del fratelli Monarchi, in 4.° di pag. i85. Osservazio/d del prof. Q. D. RoMAGNOSi intorno ad una Nota del principe di Canino. N, I eir annunziare questo Catalogo noi non potremmo far meglio che prevalerci deir avviso postogli in fronte '( II catalogo generale ascende a due mlla numeri. Si pubbliclieranno successivamente dieci centurie di oggetti sceiti neir ordine seguente : I." Centuria. Oggetti che si trovano in Roma ne! palazzo del sig. cav. Valentini, console di S. M. Prussiana ; a.'* Oggetti con iscrizioni S.'' Vasi grandi. Prima centuria. 4.^ Cuppe 5." Vasi mezznni e plccoli [ In Ca 6.* Vasi grandi. Seconda centuria \ presso 7.* Tazzette e curiosita 1 il proprietarlo. 8." Bronzi , ori e scarabei 9." Oggetti con iscrizioni in facsimile 10.'^ Oggetti per la storia delT arte >i Tutte le anticliita con iscrizioni , e le piii scelte fra quelle non iscritte saranno incise. Per soddisfare intanto alia curiosita degli eruditi si da il presente catalogo. — Questi scavi rlspondono direttamente alia disfida dell' illu- stre Vinkelmann di trovare vasi etruschi nell' Etruria pro- pria: si pnote senza presunzione ormai ai vasi campani di Nola opporre i vasi etruschi di Canino. Gli artisti e gli eruditi decideranno facilmente a quali spetta il primo range. Le iscrizioni sono state copiate fedelmente e con attenzione; nia non si puo negare die per interpretarle la copia e in- sufficiente. II proprietario non essendo archeologo, ne el- lenista domanda i lunii degli eruditi e sara gratissimo a quelli che vorranno contrihuire alP illusirazioni de' preziosi nionumenti scoperti dopo tanti secoli , e scavati in sua presenza, gran parte in uno stato perfetto di conservazione, ANTtCHITA ETRUSCHE , CCC. 2C) e fra i quail moiti sono capi d' opera della piltura degli antichi. — Veruna ristaurazioiie di pittura nou si e per- messa , volendosi gelosainente conservare cjuesti monumenti come si sono trovati. — Le intei-pi-etazioni si danno come sono state ispirate dal prinio aspetto senza pretensione e senza pregiudicare alle spiegazioni piix erudite degli ar- cheologi. " A ({uesto catalogo siiccede un Elenco dei nomi proprj contenuti nelle due prime Centurie coUa stam- pa pure di Viterbo , 1829, presso Camillo Tosoni. Finalmente si soggiunge la segueiite Nota del princ'pe di Canino. Dopo aver pubblicato le prime due centurie , la quaa- tita di nuovi uionuinenti ritrovatl cl fa sospendere la coa- tiuuazione del catalogo per alcune settimane afline di met- tere in ordine le nuove scoperte. Terininando questa priiua parte crediamo dovere accennare in poche rlghe Toccasione die diede origine ai nostri scavi , ed azzardiamo alcune osservazioni sopra 1' antichita di queste pittare etrusche nella speranza di eccitare gli eruditi a riprendere sopra una base piu soda la questione gia tanto agitata sull" aa- teriorita delle belle arti fra T Italia e la Grecia. Origine dei nostri scavi, — Nel principio del 1828, e quando da piu di un anno era lontano dalle mie terre si scopri per accidente una grotta sotterranea nel piano detto Cavalupo poco distante dal monte Cucumella ove si tro- varono alcuni vasi etruschi. Due agenti infedeli mi nasco- sero r accaduto, si appropriarono tutto , si occuparono di scavare in tutta I'estensione delle terre di Canino, e vendettero furtivamente gli oggetti ritrovati al sig. Dorow. Queir ilhmiinato archeologo , die si porto a quest' effetto di persona in Canino , credette senza dubbio che i pro- prietarj fossero intesi di tutto. Molle casse di oggetti pas- sarono nelle sue niani, ed egli probabilmente dara conto al pubblico della loro provenienza, e ne fara 1' illustra- zione come si deve sperare dalla sua buona fede e dai suoi talenti. II Governo ed i Proprietarj dopo poche settimane furono informati delT accaduto. Gli agenti infedeli furono puniti, e dopo la regolare licenza, nel inese di ottobre scorso la principessa di Canino fece aprire gli scavi in sua presenza 3o ANTICHITA' ETKUSCHE TrxOVATE NECLI SCAVl alia Doganella presso il poate deli' Abbadia. I primi ten- tativi furoao poco felici, ma la qualita di alcuni oggetti basto per farla insistere coa una costanza alia quale si devono le nostre scoperte. Ella stessa indico il punto del nuovo scavo al piede del monte Cucumella nel piaao detto Cavalupo , e ne ti-accio ella stessa il circolo di confine. L' esito sorpasso la sua aspettativa. Mi trovava allora in- goH'ato nella esplorazione astronomica della Zona di Sini- gallia da me gia in parte fatta con un gran telescopio di Herscliell con l' assistenza del mio coliaboratore ed amico il molto rev. padre Maurizio da Brescia. Quel la- voro essendo presso al suo termine , non volli lasciare il mio osservatorio ; ma deciso due niesi dopo dal progress© degli scavi mi portai finalmente in Canino nel dicembre, e vi trovai giu scavati la piii gran parte degli oggetti ora depositati nel palazzo del sig. cav. Valentinl. Sorpreso oltremodo dalla bellezza di molti capi aumentai successiva- mente fino a cento il nnniero degli scavatori; allora soltanto s' incomincio il catalogo generale degli scavi, registrandovi gli oggetti con il sito ed il mese a misura che venivano ripuliti ; la quantita di questi oggetti obbligandoci a de- positarne giornalmente un gran numero nel magazzino per rlpulirli e descriverli success! vamente, non si e potuto percio nel catalogo conserv^ire 1' ordine progressivo delle date. In quattro mesi di scavi sempre nel medesimo sito, a Levante ed a Ponente del monte Cucumella , e nello spazio di un rubbio di terra , si sono scoperti in questi ipogei pill di due mila capi, e fra questi il vaso con r iscrizione VITHLON OCHEI n." 1887 del catalogo, il quale ha conferniato la congettura gia nata nel mio spirito da molte altre circostanze suUa posizione dell'antica Vitulonia in queste maremme •, per mettere snlla via gli archeologi si presentano al loro esame imparziale ed a quello del pubblico le osservazioni qui appresso. Sito degli scavi. — L' antica Etruria nei secoli trojani era padrona dell' Italia e dei due mari. Questa verita storica e ammessa da tutti. Vitulonia capitale di quell' impero fu distrutta in tempi cosi remoti, che gli antichi Storici dichiarano ignorare qual fosse la posizione precisa di questa prima sede dell' itala potenza. Si sapeva pero clie Vitulonia fu posta dentro le terre un poco al disopra della riva del mare ove si sbarcavano le miniere dell' isola DEL rUIXCIPE DI OANINO. 3 1 d' Elba e che fossero celebri i suoi Lagni luiiierali dctti Caldane. La lettura di questl passi e le circostanze locali fecero nascere nel inio sjiirito I'idea, clie gl'ipogei scoperti fos- sero nelle rovine di Yitulonia ^ in fatti i bagai niinerali di Caniao , gia celeljri e ristaurati nel primo secolo del- I'era cristiana dal proconsole Minncio, furono venti anni fa da me scoperti e ristablliti. Si vedono ancora presso i bagni nuovi nelle rovine degli antichi bagni i pavinienti marmorei di molte sale coi lore gradini, e gli acquedotti che portavano le acqne dai monti sono ancora impouenti. Vi trovai un piedistallo con 1' iscrizione di Minucio, ed una statiia di marmo d' Igia di lavoro eccellente. Queste acque mineral! hanno dato il nome di Caldane ad una porzione della terra che lo ha sempre portato e lo con- serva tntt' ora ; la ininiera dell'isola d' Elba continua a sbarcarsi sulle nostra spiagge ed a fondersi quivi , in modo che tutte le poche circostanze precise sopra Vitiilonia a noi tramandate dalT antichita esistono tntt' ora. Questa singolare coincidenza di fatti positivi antichi e moderni agginnta ai capi d' opera trovati nei primi uiesi liastavano certamente per dar qnalche corpo alia congetcura di Vitu- lonia. Si sperava trovare negli ipogei qualche iscrizione che ponesse fuori di dubbio una tal congettura ; lino al a a d' aprile si erano trovati in circa 200 oggetti coa iscrizione, ma nessuna di queste relativa a Vitulonia ; bensi uno dei piii bei vasi intitolato Jl Genio cT Italia, n.° 542 del catalogo generale parve ofFrire una pittura a c'lb allusiva. Ma finalmente il 22 aprile nello scavo detto Cannelloccliio, ipogeo della famiglia Arionsa , in una grotta profonda venti pahni ed intieramente ripiena di terra fu scavato perfettaniente intatto il vase n.° 1887 che porta 1' iscrizione VITHLON OCHEI , e per pittura i popoli Vituloniensi tigurati da una matrona e da una fi- gura virile , che fanno omaggio all' antico Bacco. A quesia preziosa scoperta ed alle circostanze locali che abbiamo esposte si aggiungano gl' ipogei delle famiglie principal! etrusche trovati con le loro iscrizioni , e si rifletta se gli ipogei di tali fimiglie ripieni di capi d' opeia dell' arte potevano appartcnere ad altra citta che alia capitale. Oramai non poniamo piu in dubbio che i nostri ipogei siano quclli dclT antica Vitulonia : pochissimi fatti di tempi 3a ANTICHITA ETRUSCHE TROVATE NEGLI SCAVI cosi remoti ci sembrano corroborati da tante probabllita : I'opinione di alciiiii die pongoiio Vitulonia verso Piombino noa ci preseiita veruna prova in confronto. La citta di Vulcia , e gli altri luderi sparsi nei nostri contonii fnrono fabbricati sopra le mine di Vitulonia , ed i tre magnifici poati che si vedono ancora uno intiero e due in luine alia Fiora , tanto vicinl 1' uno all' altro , univano probabil- mente le due parti della capitate. Epoca del Monumenti. — Cerchiamo ora a qual epoca si debbano attribuire i monumenti scavati. — Nei primi secoli di Roma Vitulonia piii non esisteva; i nostri ipogei sono dunque anteriori alia fondazione di Roma. — La Grecia non fiori per la pittura clie quattro secoli dope la fondazione di Roma ^ dunque i capi d' opera di pittura mirabilmente coaservati nei nostri ipogei sono almtno anteriori di quattro secoli al bel secolo della Grecia ; dunque 1' anteriorita delle belle arti nei mondo antico appartiene all' Italia nostra cotnc glic ne appartiene il primato nell' Europa moderna. In fatti si rifletta die se i vasi fittili dipinti avessero esistito sopraterra nelle nostre maremme, i Romani conquistandole avrebbero portato via oggetti tanto preziosi , de' quali varj portano l' immagiiie ed il nome del padre Enea , e non potevano percio ia verun conto essere negletti dai Romani ; inoltre gli artisti etrusdii di quei tempi che seguirono i conquistatori in Roma avrebbero necessariamente ivi portato 1' arte della pittura sopra i vasi. Or sappiamo che quest' arte fu ignota ai Romani \ sappiamo inoltre che i Romani nei tre primi secoli di Roma furono sempre in guerra con gli Etruschi; Sappiamo precisamente die la nostra Lucumonia di Tar- quinia fu invasa dai Romani nell' anno 884 di Roma, cinquant' anni prima del Fidia greco ! In quell' epoca non esistevano piii sopraterra vasi etruschi dipinti nei nostri paesi , e non solo erano sotterrati, ma 1' arte di dipingerli era iatieramente perduta , senza di che i Romani avreb- bero conosciuta e 1' arte ed i monumenti; dunque i nostri ipogei rimontano con evidenza matematica ad nn' epoca anterlore a Fidia , e con probabllita quasi equivalente al- r evidenza rimontano al di la della fondazione di Roma nei secoli Trojani e poco posteriori, quando 1' impero etrusco comprendeva tutta 1' Italia , senza eccettuarne r inferiore chiamata poi Magna Grecia , la Sicilia c le DEL PRINCIPE Dl CVNINO. 33 Isole. Vltiilouia era centre cU qnesto impero quando gli Italian! padroni dei loro mari e di quelli degli altri com- battevano g,U Argonanti , commerciavano in Mitileue e in tutte le parti delf Arcipelago , e portavano da per tutto la luce beueiica delle belle arti clie la Provvidenza sembra avere accordato air Italia non gia di volo come alia Grecia itia in tutti i secoli , dai pin remoti ai inoderni. E tempo clie gli eruditi Italiani non piix discordi fra loro, raa riu- niti dair eviilenza dei nostri raonnmenti nella sostanza deir opinione difesa dall' illnstre senatore Bonaroti, Pas- seri , Gnarnncci, e tanti altri, pongano fuor di dubbio la primazla della loro patria troppo tempo oscurata dalla Greco-mania. Caratteri dei Monwnenti. — Coloro die non vedono , e non vogllono vedere nnlla di bello e di bnono , clie nella Grecia trionfano osservando nelle iscrizioni dei vasi etru- scbi delle lettere simili alT antico greco, ed alcnne parole simili al greco. Prima di rispoadere , domandiamo come cinquant' anni prima di Fidia i Greci clie non possedevano ancora capi d' opera di pittura avrel^bero introdotto ia Italia questi capi d' opera i come ne avrebbero riempiti i nostri ipogci gia ia po>5sesso dei Romani , i qnali non gli lianno mai conosciuti ; domandiamo come si puole rao'io- nevolmcnte supporre, clie i Greci millantatori di lor natura, clie si attribuivano seiiza scrnpolo e gli Dei e gli Eroi e le invenr.ioni di tutte le nazioni non avrebbero parlato dei vasi dipinti se gli avessero avuti? Sembra evidente, che gli Italiani lianno il vanto di avere scoperto die per eter- nizzare i monunienti umani non vale ne pietra ne bronzo, ma r umile terra cotta sola traversa i secoli senza alte- razione alcana. Questa sola scoperta dell' Italia antica in- dica che non solamente le belle arti e 1' immaginazione che le crea , ma le scienze e la medttazione dalle quali derivauo fiirono proprieta della nostra penisola qnando la Grecia era barbara ed il resto dell' Occidente nelle tene- bre. — Dopo aver fatto questa domanda rispondiamo sulle lettere all' antico greco conformi , e sopra alcune parole greche , die Erodoto, lib. 5, capit. 89. asserisce che le let- tere etrusche e le anticiie greche erano conformi. In fatti r antico greco non fu altro die il pelasgo ; e questo me- desimo pelasgo fu necessariamente la lingua degli anti- chi etruschi. Tutto ci venne dall' Oriente j i Pelasgi noa Bibl. Ital Tom. LVIII. 3 34 ANTICHITA' ETRUSCHE TROVATE NEGLl SCAVl provenivano da Grecia beiiclie alcunl venendo in Italia abbiano passato per la Grecia; nia essi provenivano dal- r Oriente. Dopo la dispersione delle genti i Pelasgi ven- nero in Italia, in Grecia, nelle Isole ; una medesima lin- gua esisteva necessariamente fra quei Pelasgi ; dunque nei secoli pill remoti i medesimi caratteri e la medesima lin- gua non solo probabilmeiite , ma necessariamente esiste- vano e nelle Isole , e in Grecia, e nelf Italia; dunque piu soao antichi i monumenti e piu devono presentare carat- teri pelasgi o anticlii greci , o anticlii etruschi che sono una sol cosa. Questa osservazione non e sfuggita al chia- rissimo Lanzi che dichiara essere T uniformita di caratteri un segno manifesto di antichita : dunque se questi monu- menti presentano qualche parola simile alle parole greche, o alcuni nomi siniili ai nomi greci si deve conchiudere, che queste parole e questi noini furono pelasgi, o greco- anticiii, o etruschi. — Si devono trovare alcuni verbi e nomi conformi nelle due lingue, come se ne trovano nell' italiano nioderno e nel latino ; ma se ne devono trovare e se ne trovano molto di piu inintelligiblli ai professor! di greco antico e moderno, sebbene i caratteri si leggano chiara- mente (i), — In quanto ai caratteri etruschi delle tavole eugubine sembra evidente che sono posteriori alia fonda- zione di Roma, e percio si allontanano , e dovevano allonta- narsi un poco piii dalla forma pelasga , e mostrano infatti il passagglo dai caratteri etruschi ai latini. — I nostri Ipo- gei essendo anteriori alia fondazione di Roma , ne risulta che non possono presentare nessun fatto posteriore a que- st'epoca, e precisamente non ne presentano alcuno. — I fatti mitologici essendo di origine pelasga furono dagli Etruschi celebrati prima che dai Greci per la ragione in- contrastabile, che 1' Etruria fu civilizzata in corpo di po- tente nazione quando la Grecia era ancora neir infanzia; e percio sono spesso trattati nei nostri monumenti con (l) Se un americano che conoscesse il laflno ed ignorasse 1 Italiano vedendo queste pagine ed osservando che i cai-atteri Bono conformi al latino conchiudesse da questa conformita di ca- ratteri che la nostra lingua e latina, cosa si direbbe di lui ? con un tal modo di ragionare Y italiano , il francese , T inglese , lo spagnuolo ecc, si direbbero una medesima lingua , giacche i loro caratteri sono confornii I — DEL PRINCIPE DI CANINO. 35 dettagli divers! dalle tradizioni posteriorniente adottate dai Greci , come si vede in nioUi vasi e particolarmente nel vaso n." 544, dove e ammii-abilmente dipiuta la morte di Achille in prescnza di Neoptolerao. I fatti delle guerre Tebana e Trojana erano eiiropei , riempivano il mondo della loro fama, e dovevano necessariameiite occupare la nazione die allora signoreggiava nelle arti , senza parlare dell'origine etrusca di Dardano e de' suoi Trojani , delle colonic pelasghe passate e ripassate da Etriiria in Grecia e da Gx'ecia in Etruria. Se fossero posteriori i nostri nio- numenti alia Ibndazione di Roma ed alia arti della Grecia, come sarebbe possibile clie non presentassero nessnna pittura allnsiva a Romolo, ad Alessandro , o a cjualclie fatto di quel bel secolo nel quale i Greci emularono gli antichi Italiani e ( soffocata la meraoria di questi ) furono chianiati maestri del mondo? Vasi fitdli dip'mti clie si pretendono trovati in Grecia. — Per sostenere il sistema ultra-greco ( il quale era bene scu- sabile nell" assenza , o nella scarsezza di monumenti etru- schi incontrastabili) si e preteso cbe alcuni vasi dipinti.come gli Etruscbi si sono trovati in Atene, in Tebe, in Corin- to, ecc. Kispondiamo che non basta asserire cbe un monu- mento e stato ritrovato in tal luogo;, bisogna provarlo. Citare Strabone clie non parla di vasi dipinti in Corinto nia soltanto di vasi preziosi , ed arguirne clie erano dipinti sono argomenti poco degni della serieta storica ; rispon- diamo in secondo luogo , che al caso nostro non si tratta di vasi dipinti, ma di capi d' opera di pittitra sopra vasi fittili , cio che e ben diverse ; vasi grossolanamente dipinti trovandosi anche nei paesi selvaggi. Pure suppoaiamo che per eccezione qualche vaso etrusco dipinto maestrevolraente si trovi in Grecia : non vediamo ragione di maravigliarsi e domandiamo se e piu probabile, die gli Etruscbi pa- droni del mare e dell' Italia e delle Isole abbiano intro- dotto uno , o due dei loro l^ei vasi in Grecia , o che i Greci che non banno mai parlato di capi d' opera di pit- tura sopra i vasi fittili ne abbiano portato delle migliaja nei nostri ipogei gia sepolti nei primi secoli di Roma, o die artisti greci siano venuti a dipingere in Etruria capi d' opera sopra vasi fittili cbe non hanno uiai dipinti in Grecia. Sappiamo pure che Aristofane parla ironicamente de' pittori di vasi da luorto , cio che non avrebbe fatto se 36 ANTrCHlTA."' ETRUSCHE TROVATE NEGLI SOWI i valenti pittori greci si fossero esercitati sopra i vasi fit- tili , e noil si puo sostenere ragionevolmente die la pit- tura greca sopra vasi di terra cotta aljbia mai fiorito. Le colonie etriische di Capua e di Nola poi dette Magna Grecia , la Sicilia possedata in parte dagli Etriischi posso- nOj anzi devono aver fatto penetrare qnalclve capo di opera della pittura etrusca in qualche corte , o in qualche tempio di Grecia, come ai di nostri vediamo in Italia qualche vaso parigino di Sevres capo d' opera delle nia- nufatture moderne •, ma un' eccezione noii prova nulla , e questa eccezione per alcuni vasi dipliiti trovati in Grecia ci sembra ancora molto dubbia. II nome greco dato ad un vaso etrusco ne accresce il prezzo, e sarebbe percio pos- sil)ile c!ie nel commerclo di tali oggetti questa provenienza greca ideata dairinteresse ed accomodata con astuzia aves- se sorpreso piii di un archeologo di buona fede ; ma i dotti esteri per amore della verita e gl' Italiani inoltre auianti della patria gloria devono oramai portare la fiac- cola in questi misteri. In quanto ai vasi de' quali parla il sig. eav. Ingliirami nella sua bell' opera come trovati in Tebe ed in Corlnto , questi sono di uno stile si rozzo die la loro provenienza benrhc fosse provata non e di verun peso ove si tratta dell' anteriorlta di capi d' opera di pittura sopra vasi fittili , e ce ne rlportiamo ai lumi del sig. cav. Ingliirami, e del sig. Millingen die ha il primo illuslrato questi vasi. La provenienza de' monumenti storici deve essere gelosamente provata da testiiiioni ocu- lar! senza di die rimane dubbia , ed un archeologo di buona fede non puo die arrischiare le sue dottrine nel- r incertezza della base sulla quale si fonda. Questa pro- venienza essendo certa rimane ad assicurarsi che le pit- ture non siano state ristaurate ; oltre i caratteri del dise- gno che non possono sfnggire agli artisti che vedono i monumenti e non si contentano di ragionare sopra le co- pie, vi e un metodo sicuro per iscoprire gl' inganni col- pevoli che possono adulterare la storia ; l' acqua forte svela. tutto(i): percio raccomandiamo di sottoinettere all'acqua- forte ben pura ed abbondante tutte le pittnre etrusche o (i) Non sappiaino se questa pi'ova sia in tutto conrludeute , e se L moderni tanto inge^nosi iiel coatraliare le opera dell' aiitichita, siano in tutto privi di luezzi per costruire dei vasi resistenti DEL PRINCIPE DI CANINO. 3j pretese greclie sopra i vasi de' qnali si vuole ragionare; altrimenti sarelihe fnhhricare come i fancinlli palazzi di carta, e disegnare stiUa sabbia : chi sparge timori suU' uso dell' acquaforte sopra le pitture de' vasi o parla senza averla provata , od ha nn fine nascosto. Con delle prove ripetute mille volte ci sianio assicurati, die T acquaforte aiiclie a liagno fernio non altera in nulla le pittnre anti- clie de'vasi etrusclii , ma svela tutti i ristauri moderni .... Ragionare sojira vasi etruschi ed illnstrarli prima di sot- toporli alia gran prova non e piii degno di chi cerca la verita, ed attestiamo che la prova e senza pericolo ; dis- sertazioni piene di dottrina e di erudizione sono sparse al vento se riposano sopra monnmenti falsificati in tutto o in parte , e cio sarebbe iriiitare il celebre Annio , che ha laboriosamente fabbricato sopra basi immaginarie. Sen- za la prova indispensabile dell' acquaforte la scienza ar- cheologica resterebbe stazionaria anche mille anni o si perderebbe di errori in errori jirofittevoli soltauto agli au- tori delle ristaurazioni. A questa prova dell' acquaforte invitiamo tutti i possessori di vasi etruschi, ed ofFeriamo di farla a richiesta di chiunque sopra tutti i nostri mo- nument!. Conciliazione delle opinioni Etrusrhe e Greche. — Termi- iiando questa nota , non ci dissimuliamo che deve sembrare teuierario ad alciino 11 contraddire un' opinione aljbracciata da tanti eruditi archeologi, e confessiamo ingenuamente che nel principio , benche avessimo A^eduto il greco autore Pausania asserire, die 1' Italia eljbe delle statue di bronzo molto prima de' Greci , e nulla di meno 1' opinione cor- rente non ci lasciava 1' ardire di supporre che 1' Italia sapesse scrivere o dipingere prima de' Greci ; se poi non avessimo avuto per darci coraggio le dissertazioni del se- natore Bonaroti e di altri eruclitissimi autori , non avrem- mo ardito manifestare la nostra opinione. L' aspetto dei monumenti non sarebbe forse stato l^astante per animarci, e ci saremmo contentati di pensare in silenzio cio che ci sembrava evidente ; anzi malgrado il Bonaroti e le all acqua fovte. Tutte le nostre stoviglie che sono coperte di ver- nice vetrificata non teniono al certo sifl'atta prova; ed ajiche senza ncoiTere alia vcrnice, la inodeina cliiniira soniuiinistra i mezzi di coniporre dei color! resistenti agli acidi piu couceiitiati. 38 ANTICHIT\' ETHTISCHE THOVATE NEGLI SCAVI nostre scoperte, rantorita cli tanti scrittori antichi e mo- derni favorevoli all' aaterioiiia delle arti in Grecia lascio nel nostro spirlto 1111' impresslone bastante per ritardare la pubblicazione di quesfa nota ; non ci siamo determiuati finalmente, die per T intiina persuasione nella quale siamo, che la contraddizione fra tanti uomini dotti non e die una contraddizione apparente , e die in realta le due opinioni si rinniscono nel sentiere della verita. Ecco cio che rimane a dimostrare, ed avreino adeinpito 1' incarico che ci sembra affidato dalle nostre scoperte. 1." II fatto evidente dimostra che due niila oggetti di pittura fra i quali molti capi d' opera paragonabili alle pill belle opere della Grecia sono stati ritrovati da noi in sei niesi nel centro dell' antica Etruria ; tutti gli artisti e gli archeologi si possono convincere di questa verita. a.° Questi capi d' opera di pittura essendo riinasti ignoti ai Romani che molto prima del bel secolo della Grecia depredarono le nostre niaremme , ne risulta con evidenza die queste pitture erano gia sotterrate nei nostri ipogei nei primi secoli di Roma. 3.° Plinio parla di pitture eccellenti etrusche ante- riori alia fondazione di Roma che esisievano in Ardea. 4.." Plutarco cita il carro di bronzo conquistato da Romolo neir antica citta etriisca di Camerte nel quale vi era un'iscrizione in caratteri simili all' antico greco. 5." Da un' altra parte Tacito nomina Deniarato come apportatore della pittura e delle lettere in Etruria; e Ci- cerone nella Repubblica scrive che si deve tutto ai Greci. Non fo che accennare le citazioni persuaso che cio basti agli archeologi di buona fede per rintracciare la verita. Come sarebbe mai possibile di conciliare simili contrad- dizioni fra tanti uomini somnii antichi e moderni senza pensare , che sotto il nome greco si confondono e dagli uni e dagli altrl due popoli ben distinti, cloe i Greci- EUeni ed i Pelasgi , i quali appartengono all' Etruria co- me alia Grecia , giacche hanno popolato nei tempi piu remoti la Grecia e 1' Etruria? Come non abbracciare I'idea tanto semplice che in due epoche ben distinte le belle arti hanno fiorito in Italia; la prima nei secoli anti- romani, epoca della potenza Etrusca e che potrebbesi chiaraare 1' epoca Etrusco-pelasga , la seconda epoca dope Demarato , quando le arti sopite nell' Italia e rinascenti DEL PRINCIPE Dl CA.NINO. 89 in Grecia ritornarono da Grecia nell'istessa Etruria die niolti secoli prima le aA'eva gia portate alia perfezlone ? Cercando la verita di biiona fede ho domandato a me stesso come si potevano conciliare altrimenti le contraddizioai degli autori i mi sono proposto a me stesso ( mettendo da parte i nostri monumenti ) la soluzione di questo pro- blema storico, e mi sono convinto che non vi e altra so- luzione possiblle clie I'epoca antiromana delle belie arti etrusco-pelasghe e 1' epoca posteriore della rinascenza di queste arti nell' Etruria romana. Mi sono convinto che il Bonaroti per la forza del suo genio ha scoperto la verita prima che Tazzardo riponesse alia luce i monumenti in- contrastabili dell' Etruria antiromana •, e rileggendo Vin- kelmann e Lanzi, mi t sembrato vedere a chiare note, che non abbracciano I'opinione greca che in mancanza di monumenti etruschi. Si vede che il dotto Lanzi, benche soggiogato anclt'egli in parte dalla opinione greca, protesta tante volte die non intende entrare nella gran questione, e die parla soltanto sopra i monumenti da lui conosciuti: anzi parlando del sistema del dottissimo monsignor Guar- nacci dice precisamente tomo i, p. 14a: Pub essere che il tempo riserbi all' c same de posteri qualche monumento favo- revole alia sua sentenza : ma quei the abhiamo la contra- riano apertamente. — Mi e sembrato percio travedere cliia- ramente la verita sino nel cuore degli avversarj , verita nascosta ai loro occhi dai monumenti da loro conosciuti e giudicati posteriori alia Grecia , ma verso la quale li riportava a difetto di altri monumenti il loro genio ; e non credo potersi dubitar di buona fede che Lanzi e Vin- kelmann al primo aspetto degli ipogei di Vitulonia non ab- bracciassero T opinione delle due epoche italiane che con- cilia tutte le opinioni, benche in apparenza contraddittorie, carattere incontrastabile della verita. Li fatti ecco alcune citazionl di Vinkelmann che sottopongo alia imparziale nie- ditazione dei lettori. r.° Le mdlleur moyen de soutenir I' opinion commune en faveiir des Etrusques serait de produire des vases trouves effectivement en Toscane ; mats jnsqu'ici personne n'a pu en montrer (tomo i, pag. 284, edizione di Parigi). — Ec- cone due mila trovati sulle sponde della Fiora ( altre volte detta Ariminia) nel centre delPantica Etruria e sul limite della moderna • 40 ANTICHIT\ ETRUSCHE TUOVA.TE NEGLI SC VVI a.° Tomo i.°, pagina 340. Quclques monuments decou- verts en Toscane et fort ressemblonts au bon siecle de la Grtce nous font hesiter a distinguer les oui-rages etrusques des grecs. — Alcuni monnmenti ! ! ! Cosa direbbe di mi- gliaja ? 3." Les Grecs ne marquaient pas les noms des Dieux et des Heros sur Icurs figures. — • Molti del nostri monu- inenti portano i nomi degli Eroi e degli Dei , duncjue noii sono gi'eci per confessione di Winkelmann. 4." — Pag. 246. Mercure 71 est barbu que dans les figu- res etrusques. — Mercurio e barbuto in tutti i nostri mo- numenti ; dnnque qnesti sono etruschi per confessione di Winkehuann. 5"° — Pag. 284. Des personnes dig7ies de foi assurent que des vases on ete dccouverls a Corneto d'ou il resulterait que ces iases sont de fabrique etrusque. — Dunque i nostri vasi sono etruschi per confessione di Winkelmann. Chi puo ricusarsi a conchiudere che se Winkehnann vivesse non vergasse carte diverse sopra la storia delle arti; che noa confessasse che ranteriorita appartiene alf Italia : e che quando si leggono gli autori antichi non si devono con- fondere gli anticlii Greci • — • Pelasgi con i Greci-Elleni , co- me hanno fatto i sostenitori dell'opinione iiltra-greca, e non si devono neppure confondere gli antichi Etruschi— Pelasgi con gli Etrnschi-Romani come hanno fatto. alcuni sosteni- tori deir opinione ultra-etrusca. Ammettendo la distinzione delle due epoche provata orniai dal fatto , si rileggano tntti gli autori anticlii e moderni , Plinio, Cicerone, Ta- cito, Strabone 5 Dionisio, Servio, Diodoro , Livio, il gran senatore Bonaroti, Dempstero, Passeri, Gori , Guarnacci, Bourguet , Lanzi, Winkelmann ecc. e non si trovera piix veruna contraddizione. I vasi fittill con iscrizioni etrusco- pelasghe conformi in parte come dovevano essere necessa- riamente all'antico greco delle iscrizioni Amiclee, Sigee,ecc. sono opere antiromane della grand" Etruria padrona dell'I- talia e dei due raari. Tutti i caratteri delle plij antiche iscrizioni greche, come i caratteri del carro di Roraolo, come i vasi fittili di Yitulonia appartengono tutti ugualmente alia grand' epo- ca della prima grandezza italiana , alPepoca etrusco-pelasga, nella quale quell' antichissimo popolo venuto d'Oriente e in Arcadia e in Tessalia, e in Etruria, e nelle Isole, e DEL PRINCirE DI C.VNIXO. 41 portanclo e lipoi-tando le sue colonic clalF Italia iuGrecia, e clalla Grecia in Italia parlava e scriveva necessariameate una medesima lingna, diraniata poi e in clieno e in etrusco come tutte le lingae niadri si diraniano in dialetti diversi. Tutti i monumenti in vece o di sculture o di bronzo o di medaglie, le urne Volterrane^ ecc, tutte le iscrizio- nl in cnrattere etrnsco approssimandosi al latino come le ta\'o!e Eugubiue, ecc, tutti questi monumenti illustrati e giudicati dagli archeologi raoderni come posteriori alia Grecia saranno in fatti posteriori pcrciie appartenentl alia rinascenza delle arti in Italia , o all' epoca etrusco-ro- mana che probabilmente tira il suo lustro da Demarato, come ce lo accenna Tacito. A qnest'epoca etrusco-romana si adattano giustissimaraente tutti i ragionamenti dei gran- di nostri archeologi moderni, come alia prima epoca etru- sco-pelasga rinionta rammirabile antiveggenza del senator Bonaroti e suoi seguaci ed il fatto incontrastabile delle nostre scoperte cbe niette fuor di dubbio Tanteriorita dei capi d' opera di pittura nella nostra Italia. Un archeologo per il quale professo grande stima mi sembra supjiorre die alcune colonie Lidie stabilite nella nostra Etruria abbiano quivi portato I'arte della pittura sopra i vasi fittlli; ma osserveremo che se queste colonle sono posteriori a lloma, nou possono aver portato in Etruria i nostri capi d' opera senza che niun scrittore romano lo dica ; se sono anterior! a Roma , questi Lidii , o Arcadi , o Tessali . o Fenicii, non sono che rami deirantico popolo Pelasgo , sono anteriori al bel secolo degli Elleni , e per- cio la questione e decisa in favore dell' Italia. — Niuno sapra mai come le migrazioni dei popoli oriental! dopo la disperslone si siano fatte precisamente , ma non s! tratta d' indagare dove questi popoli orientali sono andati prima, se in Grecia, nelle Isole, in Italia, in Ispagna, nel Nord, ecc; si tratta di sapere in quale parte dell' occideiite questi popoli orientali detti Pelasgi hanno fondato il primo state sociale , il primo impero incivilito, e le belle art! che ne sono la conseguenza : la storia indicava gia 1' impero Etrusco anteriore alia guerra trojana : ma si ricusava di accordare a quest'impero I'anteriorita delle belle arti^ ecco il punto precise dal quale non si deve deviare, se si cerca la verita. Ecco il punto deciso delle nostre scoperte etrusche , antiromane , pelasghe , a meno che si voglia 42 ANTICHITA ETRUSOHE TROVATE NEGLI SCAVl chiudere gli occhi all' evidenza. — SI parla pure dl niedaglie greclie, fenicie, ecc; ma le piii antiche niedaglie noa ri- moatano che a pochi secoli prima delFEra volgare, epoca modernissima in paragone della civilizzazione etrusca la quale e anteriore per confessione de' Greci autori stessi all'epoca trojana ; le medaglie ( tutte posteriori all' Impero etrusco ) e tutti i dialettl orientali posteriori a quell' im- pero non possono ofFerirci che poclie tracce e poche eti- mologie : queste sono ascose nei monuraenti fittili soli an- teriori alle medaglie , e nei caratteri di questi monumenti appartenenti alia lingua madre Pelasga dalla quale tutti i nostri dialetti si diramarono ; le obbiezioni tirate dalle medaglie non ci sembrano percio piix valevoli che 1' opi- nione delle colonie lidie. Possihilita di scuoprire I' epoca precisa del nostri monumen- ti. — L' epoca dei nostri monumenti evidentemente antiro- mani abbraccia probabilmente qualche spazio di tempo an- teriore a Troja , ed i secoli fra Troja e Roma; ma non si potrebbe con tanti monumenti inscritti scoprlre un'epoca precisa? Questo e stato in ultimo I'oggetto delle riflessioni che sottomettiamo agli archeologi italiani ed esteri , e specialmente agli astronomi; molti dei vasi Vituloniensi alludono alle guerre Tebane e Trojane i questi sono evi- dentemente posteriori a queste guerre ; ma molti altri vasi alludono a fatti ignoti , e molti presentano delle scene simboliche che sembrano provare in parte il sistema del chiarissimo sig. cav. Inghirami, e che I'occhio dell'astro- nomo ravvisa assolutamente come espressione dello stato celeste in un' epoca qualunque scritta simbolicamente sulla creta ad perpetuam rei memoriam. Le spiegazioni che il dottissimo cav. ha date di alcuni vasi di poco conto , di provenienza non provata, di conservazione o ristaurazio- ne incerta , di lavoro mediocre e meno atto percio a ser- vir di annali al cielo antico, tutte queste illustrazioni ammirabili sopra soggetti poco adattati a riceverle non sarebbero meglio applicate ai nostri capi d' opera an- tiromani , di certa provenienza , e di conservazione in- tatta ? Ci permettiamo questo appello all' illustre archeolo- go astronomo della moderna Etruria (i) nella speranza che (l) Sebbene il celebre archeologo Francesco Inghiranii si nio- stvi uelle sue opere abbastauza foraito delle cognizioni astronomiclie DEL PRINCIPE DI CANINO. 48 illustrando i monumonti deiranticliissima Etriirla-pelasga potia non solamente lllustrare alcuno dei nostri vasi sini- bolici, ma dalla loro astrononiica illustrazione ravvisarvi lo stato di un' epoca celeste che cL dia 1' epoca precisa dei medesiiiu nionumenti. E qual piii bel caiupo aperto alia storia che di penetrare nei secoli piu remoti col calcolo astronomico , solo documento inalterabile dei fatti mondani, quando il genio deiruomo puole arrivare a svelarlo? La medesima speranza che manifestiamo al sig, Inghirami T abbiamo pure concepita verso gli eruditi ar- cheologi di cui soiio ornate nei nostri tempi e 1' Italia, e 1' Inghilterra, e la Germania, e la Francla da dove sono partiti e partono tutt'ora tanti raggi di luce; e la Francia che nella sua immortale Accademia delle inscri- zioni e belle lettere ha portato piii avanti di chiunque la fiaccola della critica nella oscura antichita dei priml secoli. In quanto a me ho creduto aderapire un dovere imposto- nii , manifestaiido le mie scoperte ed accennando le rifles- sioni nate nei mio spirito senza pretendere entrare con autorita neiraringo, e lasciando oramai il campo libero a chi cerca la verita. Canino, 2 giugno 1829. Ossewazioni. Dopo la lettura di questa Memoria noi dol^bianio confessare che nei campo congetturale dei tempi an- teriori alia storia scritta , ci sembra difficile di ra- gionare piu concludentemente di quello che fece il principe di Canino. II punto preciso della quistione non consiste nei determinare Y anteriorita o la po- steriorita dell' incivilimento etrusco rispetto al greco, perocche 1' anteriorita e riconosciuta in favore degli Etruschi , ma bensi Y anteriorita in fatto di belle artL Provata per altro la grande anteriorita degli Etruschi che sono indispensabili in chi si aceinge ad illustrare gli an- tichi monuiuenti, ci iiasce pero dubbio die il sig. Principe nei cliianiarlo qui col titolo di astronoiuo della iiio'ieriia Etruria lo ab- bia confuso col non meno illustre di liii fratello P. Gio\anni In- ghii-anii delle Scuole pie , abbastauza noto in Europa pe' suoi la- vori astrononiici e geogvaiici. 44 antichita' etrusche trovate negli scavi sopra i Greci nel vivere civile ( cioe in consorzj stabili c ordinati colla reliivione, colle leggi c coUa vita agricola ), si avcva di £i;ia in mano un buon dato o almeno una presunzione anclic per le arti l:>elle. Ed in vero si puo forse asserire che il senso del bello e r attitudine ad esprinierlo colla mano sia cosi proprio , cosi ingenito , cosi esclnsivo alia Grecia che sussistere e manifestar non si potesse presso gli Etrnschi? Forsechc dopo la seconda barbaric del me- dio evo il gcnio dell" arti belle per una vittoriosa spinta naturale non si risve2;li6 in quclla stessa Etruria alia quale sembra che negar si voglia nellantichita? Ma per quelle prevenzioni che si sogliono con- trarre nelle scuole e nelle prime letture , lo splendor greco sembra assorbire la riflessione; e pero nasce una specie di tenacita per sentimenti preconcepiti , la quale non si puo debellare fuorche con piu ga- gliarde prove positive. Or bene; oltre quelle addotte dal principe di Canino crediamo sussisterne una la quale puo confermare la medesima opinionc. L Adria posta Ira 1' Adige ed il Po e non molto rimota dal mare fu colonia etrusca fiorente e magnilica. Non ignoriamo la confusione fra quest' Adria del basso Po coW Atria Picena fatta da alcuni(i), ma tale con- fusione non colpisce il nostro argomento. L' Adiia Veneta e quella di cui si tratta qui. Da essa e dal suo territorio coll' invasione dei Galli in tutta l' Italia superiore ne furono cacciati gli Etruschi e gli Umbri, talche ivi spenta si giacque la coltura da questi in- trodotta. Fra i paesi colla prima invasione nel secolo II di Roma occupati dai Galli entro certamente Adria , la quale si deve comprendere nella prima invasione fatta dai Galli Lingoni che occuparono tutto lo spa- zio dal Tare lino al fiume Utente ( oggi Montone ) (i) Deir antica numismatica della citta di Atri nel Pi- ceno , con un discorso preliminare su le origini italiche , del cav. Delfico. Yedi Biblioteca Italiana , torao Sg.", qna- derai di agosto e settembre iSaS, p. 148 e 289. DEL PRINCIPE DI C\NINO. 4$ clie vicino a Ravenna si scarica nelT Adriatico. L' e- spulsione degli Etrusclii da Adda non avvcnne nella scconda invasione fatta dai Galli Senoni i quali dopo traversato il territorio tenuto da' Boj e dai Lin<^oni ferniaionsi Iiingo le spiagge dclT Adriatico dai liume Utente insino al liume Esi. Prcndendo anclie per li- mite questa seconda invasione noi giungianio a circa 35c) anni dopo la fondazione di Pvoma, come si puo rilevare da Tito Livio. Cio posto, che cosa ne emerge? Che dalla gallica invasione in poi non si puo credere die fatto siasi vcrun lavoro etrusco in un pacse dai quale furono cacciati gli Etrusclii stcssi e die giacque distrutto dalle piu feroci fra le tribu galliclie , come noto Tito Livio. Dunque se in Adria si trovano la- vori di genere etrusco, essi indubitatamente si do- vranno riconoscere come assolutamcnte etrusclii. Non solamentc nianca ogni indizio die Greci gia perfetti neir arti belle siansi stabiliti in Adiia od abbiano cola recato lavori d' un genere gia conosciuto , ma consta persino die soltanto dopo la gallica invasione essi potevano quivi segnalarsi. Dunque e tolto il dubbio che sulla stessa terra adriaca siansi potute a^giungere produzioni greche alle antidiissime etrusdie. Questa conseguenza viene avvalorata quando si as- suma come im fatto la osservazione del principe di Canino che la Grecia non fiori per la pittura e le belle arti che quattro secoli dopo la fondazione di Roma. Confrontando dunque le epoclie della cacciata degli Etrusclii e degli Umbri dalf Adria , cessa qua- lunque possibilita di una mescolanza d' opere greche con quelle dell' Adria. Ma cosi e di fatto: percioc- clie rccentcmente sono stati scoperti molti vasi etru- sclii e coppe anche con iscrizioni etrusdie nella citta di Adria, ossia in un luogo vicino; e tali anticaglie raccolte furono dalla nobile famiglia Bocchi^ presso della quale ciascuno puo vederle. Dunque abbiamo una luminosa prova di confronto onde certamente giudicare delle operc di puro e schietto gusto etrusco e ben disccrnerle da (quelle die una piu uirda perizia 46 ANTICHITA.' ETRUSCHE TROVATE NEGLI SCA.VI greca avesse potato mescolare in Toscana. Ne questa prova puo essere leggiera o equivoca come la sco- perta di uno o due vasi per accidente trovati altro- ve, quale, per esenipio, sarebbe quelle di Corinto accennato dal Dodwel; ma bcnsi riesce piena e lu- minosa, perocche la raccoka della famiglia Bocchi si puo dire an gabinetto etiusco nel quale , oltre a5 vasi diversi con iscrizionl ctrusclie , altri molti se ne veggono di carattere proprio di quella nazione. Noi non ignoviamo die il sig. G. B. Zaiinoni nel render conto degli scavi fatti dal principc di Canino pronuncio « die i vasi di lui sono greci al tutto, e le » iscrizioni etrusdie vi sono agginnte di poi, e certo •a non cosi presto non veggendovisi punto quella sec- » cliezza di lettere die apparisce nelle epigrafi dei » monumenti etrusclii del piu antico tempo (1). » Una cosi risoluta decisione non avendo per base die il solo pensiero del signor Zannoni , non puo da noi essere accettata. Quanto poi alle iscrizioni , doman- deremo se egli le abbia vedute nell' original e dei vasi stessi , o se pure abbia giudicato sulle copie ? II sig. Zannoni non ce lo dice , e pero nulla ci pre- senta di persuasivo. E poi singolare 1' idea di iscri- zioni agginnte dappoi su vasi trovati in luoglii se- polcrali. Noi intendiamo bene die sotto statue o vasi esposti a spettacolo , o die si vogliono accreditare in commercio , si facciano queste aggiunte posterio- ri; ma in cose sepolte e trovate in ipogei confes- siamo die per noi questo e un enigma. Finalmente il gabinetto di Adria del sig. Bocchi potra servire di prova di confronto onde escludere il sospetto troppo gratuito e troppo fuor di natura esternato dal sig. Zannoni. Frattanto osserviamo die le cosi dette graf- fiature sotto il piede di parecchi vasi registrati nella prima centuria del principe di Canino sono di una tale secchezza primitiva etrusca die non lascia alcun (l) Iristhuto di corrlspondenza archeologica di Roma 1829. Nel- r Antologia di Firenze , fascicolo di gennajo i83o, pag. 64. DEL PRINCIPK DI CANINO. 47 dubbio sul tempo in cui esse furono fatte. Qui dun- que supporre si potrebbe clie tali grafliature avve- nissero nel costruire il vaso , e die le successive pit- ture e i caratteri segnati sulla superficie superiore del vaso, siano lavoro di mano piu esperta allorche il vaso fu dipinto; talclie da questa medesinia disso- miglianza nasce un argoniento piccisameute coritrario a quello del sig. Zannoni. Se piu oltre si volessero spingere le ricerche, noi potreniino osservare che la scoperta dei sepolcri del Castel di Asso ( di cui leggesi una lunga Memoria del sig. professore Orioli corredata di stampe nel tonio IV dei Monwnenti etruschi o di etnisco nome pubblicati dal cavaliere Francesco Inoliiiami, Ragio- nainento settinio ) , ci somministra non dubbie prove della somma, anzi della piu rimota anticliita del vi- vere civile della gente etrusca , o direm meglio della civika iniziata presso di lei da quegli stessi Ocea- nici. ossia Pelasgi, i quali si stabilirono lino ai piedi del Caucaso, lungamente abitarono in Mesopotamia e nella Siiia , e venneio pel Mediterraneo a pian- tarsi in Gozo , Malta e Sicilia. Altri sepolcri poi di forma veiamente primitiva e assai piu antica perche piu rozza e semplice si trovano scavati per un tratto di due miglia circa fino al poggio piu eminente su cui sorgeva la citta di Tarqidnia vicina afFatto al mare. Questi sepolcri in forma di semplici celle si- niili a que' di Sicilia ( volgarmente appellate grotte corncttaiie ) souo scavate in rupi per lo piu di pe- perino o in tufo, come leggesi nella spiegazione della tavola LI deir opera di Micali sull Italia avanti il dominio dei Romani. Con questi monumenti comuni anclie alf Arabia ed all' Egitto quegli antichissimi Oceani scolpirono negli scogli stessi le prove del lore passaggio , dei loro stabilimenti e della loro primitiva religione scavando sepolcri nel sasso sul pendio delle montagne e in luoghi non facilmente accessibili. Questi monumenti per se stessi attestano un popolo stanziatosi stabilmente su di un date territorio , ed oltre cio 48 antichita' etrusche trovate negli scavi manifestano quel primitivo senso religioso verso gli antenati , sul sepolcro dei quali al dire di Erodoto ginravano i Nasiimoni. Questi Oceanici fondatori dei mistcri di Samotracia coianto venerati e religiosa- niente occultiiti dall' anticliita per liinga e lunga serie di secoli erano tal gente che certaniente rasso- migliar non si potevano nc ai selvaggi , ne ai no- madi che ingombrano taiita pane della storia andea e moderna. Benclie {>;li Oceanici per la loro naviga- zione e per cssere veniiti dal mare si possano con- fondere coi Fenicj , cio non ostante ci ha una grande distinzione : qucsta consiste nel loro modo di stabi- lirsi e di operare sai cosi detti Aborigeni dei paesi da essi visitati e ne' quali si stabilirono. Se per avven- tura quanto all' origine si volessero immedesimare i Pelasgi coi Fenicj , sarebbe d' uopo nello stesso tempo distinguerli quanto al loro procedimento. I primi, per quanto sembra, cercarono nuove sedi per istan- ziarsi specialmente dopo il gran cataclismo che som- merse tanta parte di mondo incivilito e pose in secco tante altre parti gia prima coperte dal mare, e quindi pare che spessissime volte siansi trapiantati in terra lasciate sgombre dalle acquc e disabitate. I Fenicj per lo contrario animati dal solo spirito mercantile pare che impreso non aljliiano se non a stabilire sta- zioni e fattorie, senza molto curarsi della sorte degli aborigeni di que' paesi ne' quali s incontravano. I Pelasgi si possono considerare come tanti tralci tra- piantati che insensibilmente crebbero in popolazione ed in civilta ritenendo sempre gli antichi istituti , specialmente que' che riferivansi alia religione. Col raccogliere le memorie della civilta certaniente co- municata da questi Oceanici , noi ne vediamo le tracce in Arabia, nella Persia, nell' India e sopra tutto nella Siria e nell' Egitto (i). (i) la prova dell' ultra— antichissima epoca della intro- dotta civilta iielle isole itallche si puo citare la cosi delta Torre dei Giganti dell' isola di Gozo , la quale non e che DEL, rniNCIPE DI CANIIMO. 40 Ora le tracre prcsso i prinii Etnischi die cosa ci prescntano ? Noi veggiamo il costume o Y uso clei sepolcii nellc rupi. Noi veggiamo la collocazione del Lingam o Pliallus: noi veggiamo i tumuli ad opere rastrematc : noi veggiamo la medesima cosmogouia : in breve tutta vi si presenta in esse Fimpronta di quella primitiva e oltre antichissima civilta iniziata , la quale si ravvisa comune all Asia piu vetusta. L' esistenza dei sepolcri di Tarquinia e di Castel di Asso iu Toseana niostra queste opere successiva- mentc ridotte ad un artilizio piu ricercato di quelli di JMalta e di Sicilia. Dionigi di Alicarnasso nel suo primo libro delle Romane antidikd narra che ad OiTinio antica e diroccata citla deo;li Etruschi « nia- » nifeste ancor erano al suo tempo le fondameuta )) delle mura e certe fosse d' antica magnificenza , e » mi giro di sepolcri sopra alte scogliere protratte in » lungo^^'. quest' Orvinio e forse lo stesso che Castel d'Asso? Ora si ronsultino i noti e celebri viaggi dei signori Saint-Non c di Howcl e si vedranno in Si- cilia ed in Malta lunglie lile di questi sepolcri in alte scogliere ed a piu lile le une sopra le altrc sca- vati nel sasso, molti dei quali sono nude cellc del- 1 altezza di piedi quattro , della lunghezza di sei e della larghezza di cinque con una pietra a modo di cuscino incavata per collocare la testa del cadavere. Altri sepolcri sussistono di forma piu larga per due o trc teste. Da questo gretto o ruvido stato si ves;- gono passare ad un migliore oi-nato , come sono un tenijiio o\c now solamente si ravvisa il carattere cosi detto ciclopico , ma |nna forma ritnale di un genere uni- co e straordinario ed anteriore alia stessa idolatrla pro- priamente delta, ossia alia rappresentazione degli oggetti niitologici uiediante figure uiiiaue o di anlmali. Ivl in lui al)side posta a destra si vede un altare die in tntto e per tutto non oflfre clie ligure architettoniclie e geometrlclie traiine un scrpente scolpito in un dado di sasso a iiaaco deir altare. Libl. hid. T. LVlli. 4 5o ANTICniT.v' ETRL'SCUB TROVATE NEGLI SCAVl quelli di Castel di Asso , e finalmente in ipogei, come qnclli d' Arabia , d' Egitto e di Vitulonia. Volendo noi ora vedere la conaessione di queste opere coirincivilimento italico in relazione al greco, chiederemo se sia vero o no che secondo la favola stessa dei Greci la Sicilia fu il luogo primitivo di Ce- rere, simbolo certissimo della vita agricola e civile, come osservo anclie Cicerone ? E vero o no che la favola stessa greca fa partire quesla Cerere da Sicilia e la fa ginngere in Atene? I misteri Elensini, al dire appunto di Cicerone , non sono forse quelli che trasscro gli uomini agresti a questa nostra civilta? Dunqne 1' incivilimento primitivo precedette a con- fessione stessa dei Greci ( chi sa per quanto tempo?) in Sicilia a quello della Grecia medesima, e fu dal- r italica terra portato nelF Attica. Come dunque ri- conoscere non si potrebbe che nella contigua e forse allora unita Italia ( della cni terra colla cresciuta loro popolazione i Siciliani abbisognavano) non siasi per moiti e molti secoli prima che in Grecia trapiantato r incivilimento? Quando Tibullo rimproverava ai Greci r antica loro vita ferina e i cosi detti portenti crimi- nosi delle loro vetuste memorie e ne vantava sgom- bri 2;ritaliani, forse alludeva a questa somma ante- riorita dell' italiano incivibmento almeno nella parte la pill meridionalc, e che toccava il mare Tirreno. Cio posto, come suppor e si potra che il 2;enio at- tivo ed ognor progrediente della civilia e dell' arti belle sotto un cielo ed in una terra nella quale ferve il gusto con tutti i sussidj, sia rimasto per tanti secoli sepolto od ozloso? Meglio era ncgare agli Etruschi una naturale disposizione che far venire dalla Grecia chi la svolgesse. Tali supposizioni sono inverisimili e contrarie ad ogni presunzione ed alia buona tilosofia della storia. Si conceda dunque che tanto in linea filosofica quanto in linea storica Topinione del prin- cipe di Canino devesi accogliere come la piu vera. Per norma generale dobbiamo avvertire che nel giudicare dei vetustissimi monumenti ne' quali in DEL PHINCIPE DI CANINO. OI qualclie guisa si inescola la religione , si possouo trarrc coiiclusioni false suU' abilita e sal gusto dei loro autori. Noi ne ahbiamo un esempio nci moderni Indiani. Essi, al riferirc del P. Paolino, rimproverati della goffa ma- niera di disegiiare le loro divinita , rispondono: cono- scere bcnissimo di malfare; e fuori dclle cose religiose saper Tar rneglio : ma essere obbligati a nulla iunovare per religioso precetto. Con tali ceppi non si puo cer- tamente tesserc la storia delParte, ed equivoco riesce ogni giudizio sul naturale andaniento dell' arti belle presso di un dato popolo. Un esempio simile all' in- diano lo abbiamo avuto eziandio nell' antico Egitto; e pero non pare ragionevole e filosolico il volere coi soli monumenti religiosi sotto degli occlii giudi- care del genio e delle disposizioni naturali degli an- ticiii, e nieno poi il volere con si fatte opere tessere la storia naturale dell' arte. Se i Greci i piu tardi di tutti in fatto di idolatria propriamcnte detta, come avverti Erodoto, a cui pareva clie solo jeri gli Dei distinti e figiuati fossero dall 0- rientc pervennti, se i Greci non a2;giogati dalKestre- mo rigore degli Egizj e degli Indiani si emancipa- rono dalle grette e ritual i maniere degli altri popoli per dar luogo ad un miglior gusto progressivo e ad una mirabile pcrfezione , da cio non lice argo- mentare clie le altre nazioni tutte e segnatamente r Etruria abbiano mancato di genio e di gusto natu- rale per le arti belle : clie anzi si mostra maggiore il merito di queste quando malgrado i ceppi rituali hanno potuto manifestare il loro gusto e la loro abi- lita. Ad ocL-hi esercitati gl' indizj del gusto e del genio naturale non isfuggono, e pero concludere si dee per Y anteriorita in favorc appnnto di qnesti Toscani, i quali nellc reliquie rimasteci lasciarono le prove visibili dei loro progrcssi. Con queste osservazioni nostre crediamo di aver anclie risposto ad un articolo del Journal des Sa- vaiis iuserito nel fascicolo di febbrajo del i83c, alia pagina 114 a 12c. clic porta il nome del signor 5a antichita' etrusohe, ecc. Raoul-Rochette. Colla distinzione dei lavori di anti- chissima forma degli Etruschi da quelli di mano greca o di scuola greca tutti gli argomenti del detto signore riescono inconcliideiiti. Perche in oggi abbiamo in Italia lavori francesi ed inglesi o fatti alia loro fog- gia, forscche si esclude T esistenza dei lavori proprj italiani del XVI secolo nel quale ne i Francesi, ne gl' Inglcsi sapevano lavorare come gV Italiaui ? Di- stingue tewpora et concordabis jura. Noi chiudiamo osservando die le divinazioni sulla antichissima storia debbonsi trarre dalla gcologia , dai monumenti , e dalle tradizioni meditate colla civile filosolia-, e per cio clie Tarcheologia non avra giam- mai intero il suo corpo, quand'essa manclii di qual- cheduno dei rami suddetti di fatto , e non avra anima se non venga studiata colla civile fdosofia. 53 PARTE 11. SCIENZE ED ARTI MECCANICIiE. Le disposizioni del Rcgolamento generals del proccsso civile in armonia tiu loro ed in riscontro cogli altri codiciy colle patenti sovrane , auliclie risoluzio7u , notificnzioni e circolari governative c colle scntenze de trihunali supeiiori , dell aw. Giuseppe Antonio Castelli. — Milano , 1828, dalla tipografia Ili- volta, in 8.°, di pag. 38o. Lir. 4 cmst. I pnragrafi del Regolamcnto del processo ciille vigente nel Regno Lombardo Veneto posti in armonia fra di loro ed in riscontro col codice civile generale , col codice di coinrnercio , col codice penale , colle superiori istriiziotd, non che colle sovrane jjatenti , risoluzionl aulicJie , notificazioni governative , circo- lari d uppello, massimc legali, ecc.^ a cui si pre- inettono la norma di giansdizione , ecc. , di Gio, Nepomuceno Giordan i , ascoltante presso V I. R. Trihunale di Treviso. Tomi 2. — Treviso 1828, dalla tipografia Andreola, in 8.° Lir. 7 anst.^ P^'^g- 292 e 256. — Articolo del prof. Baldassare Poll D, opo la promulgazlone clelle leggi austrlaclie nel Regno Lombardo-Veneto anche i giureconsulti italiani si diedero ad istudiaile e ad interpretarle coi commentarj , coi con- front! e col volgarizzamento delle opere piu accreditate della Germania. Sono noti nel nostro foro i conunenti al Codice civile aastiiaco del Castelli, del Borella, del Ta- glioiii, del Carozzi e del Martinez ; i trattati del Carcano, del Bellingeri, deU'Ascona, del Reale, dell' Allierici , del Conti ; le tradnzioni dei libri di Zeiller , di Jenull, di Schcidlein, di Fuger , di Pratobevera , di Winiwarter, di Schuster, di Kudler ed il gioraale di Giurisprudenza pra- tica conipilato dalfavv." Zini : come pure sono note altre ^4 I'E DISPOSIZION'I DliL REGOLAMENTO produzioni di tal genere tra le quali le due del Castelli e del Gioidani qui annunciate. Ad onta pero di tanti scritti niuno tolse fui qui a parlarne. Noi non vo2,liamo indagare i motivi di questo silenzlo, nc farci vendicatori d' un torto che forse potiebbe essci-e nostro. Lo scopo preseiite si e qucilo di passare a rassegna alcuni di codesti scritti al solo fine di eccitare auclie fi-a noi un po' piii d'amore agli studj legali clie con tanto zelo e con tanta gloria si coltivano dalle altre nazioni. II regolamento del processo civile, siccome legge uni- versale sui modi di sperimentare nel Regno Lombardo- Veneto i privati diritti, e il primo studio, lo studio piu necei^sario a chiunque voglia rendersi utile ed insieme rinomato ncl pratico sapere. Egli e percio commendevole qualunque lavoro o divisamento che tenda ad agevolare sifiatto studio e a renderci faniigliari a simil legge. Cio ci dispone ad essere piii benigni , ma ancbe giusti verso il Castelli ed il Giordani, le cui opere che noi qui vo- gliamo far conoscere , non ebbero la piii bella accogiien- za (]). Noi rispettiamo I'altrui severo giudizio, ed accon- tentandoci nel sunto di queste opere di parlare soltanto del buono e dell' utile che vi abbiam trovato, incoragge- remo tutti i giureconsulti italiani a mostrarsi ne gli ultimi, ne gl' ioferiori nella moderna legale sapienza. II Castelli dicliiarando ardua impresa e plena di difficolta quella de' commenti alia processura , si Innita al materiale, ma utile lavoro, siccome egli stesso lo appella, di mettere in armonia ed in riscontro tra loro le varie disposizioni del Regolamento generale e gli altri codici, e Patenti Sovrane e le decisioni auliclie o superiori emanate dalla puljblica- zione del Regolamento fino al di d'oggi. In tale disegno cominciando egli dal % i-" del regolamento, in cui si ordina che il giudice non possa procedere se non previa petizione, fuorclie ne' casi espressi dalla legge , enumera tutti questi casi di procedura penale, di procedura volontaria ed anche contenziosa, ne' quali e tenuto il giudice a provvedere senza aspettare Istanza dalle parti. .Cost proseguendo da questo paragrafo fino all' ultimo coll' identico ordine del regolamento , ci viene di mano in mano accennando ie (i) Vedi il Glornnle delle scienze e lettere delle Proviitcie Feiifte , vol. 91 e <)5 , gennajo e luaggio 1829. CETfF.RALE DKL PHOCESSO CIVILE CCC. 3o niotlificazioni e le aggiunte che si recarono alle varie di- sposizioiii del processo civile. Anclie il Giordani assnmendo perfino il titolo dell' opera del Castelli si pose a richiainare sotto ciascliedmi paragrafo le varie Icggi die si sono finora pul)ljlicate. Se non che 1' nno tiene una via diversa da qnella dell' altro. II Ca- stelli coiiiincia dai paragrafi del regolamento senza pre- niettere nulla ne intorno alia giurisdizione , ne all' orga- nizzazione giudiziaria; mentre il Giordani fa precedere le Sovrane Kisoluzioni sulla norma di giurisdizione esuU'espe- riniento di conciliazione , non dandosi regolare processo senza competenti niagistrature, e senza il j^reliniinare espe- rimento di conciliazione. Cio non di meno non dimentica il Cnstflli di rapportare rpieste Risoluzioni Sovrane a Inogo opportuno ; poiciie ]iarlando delle eccezioni e del processo verbale ( ^^ 6 e i6) annovera tntte le diverse eccezioni perentoric- che sorgono dal Godice civile; richiama il par- ticolar modo di procedere per V eccezione della declina- toria di foro ; ed indica ad una ad una le varie procedure straordinarie e sommarie clie si ammettono nelle cause mercantiii o di caiid)io, negli affari montanistici e militari, nelle controversie di matrimonio e di finanza, di turbato possesso , di prenotazione , di purgazione dei beni dalle ipotcche e linalmente di privilegi. In cio ci pare piii ac- curate e pin ordinato il Castelli del Giordani ; giacclie r uno colloca tntte q-.ieste leggi alia fine del regolamento, mentre T altro a ciaschedun paragrafo ha saputo accon- cianiente innestarle, Un' altra difFerenza che si scorge tra il metodo del Castelli e quello del Giordani si e die dove quegli espone le massime legali , questi cita le sentenze de' tribunal! su- periori. Cio e quanto piii di tuito rileva nel presente articolo. Sicche noi non vogliam lasciare di far note que- ste massime legali e queste sentenze, afFinclie ne torni un qualche utile a clii vorrk farsi nostro leggitore. Massima I. Le cause demandate alle Freture urbane si possono sottoporre ai Tribunali pel principio che le Pre- tnre urbane sono a tutta utijita privata ; die ciascheduno puo rinunciare al proprio diritto; die V autorita cui e aHl- data la cognizione del piii non e incompetente a conoscere del meno nello stesso genere di azione (i). Intorno a (l) Vedi GiortUni la not* a pag. aC) , tonio i.* 56 LE DISPOSIZIONI DEL REGOLAMENTO ijiiesta massima e da osservarsi -che per V aperta disposi- zioiie della Norma ginrisdizionale 29 settembre 18 19, ^ 20 non si da raai proroga d' una ginrisdizioiie speciale, ossia determinata da particolare materia siccome e quella di cui gludicano le Preture urbane. E certo altresi die T istita- zione delle Preture urlsane oltre al private interesse , in- volge la i-agione d' utilita pubblica nella celerita delle liti e nel buon ordine di trattarle. Infine non sussiste il piu o il meno nello stesso genera di azione quando la materia delegata alle Preture e speciale e quindi di diverso genere da quella competente ai Tribunali. Massima II. Eccettuati i militari, trattandosi di corape- tenza in ragione di persona, puo aver Inogo il patto pre- ventivo di sottoporre una determinata controversia ad ua giudice diverso (i). A questa massima si oppone il § 20 della citata Norma di glurisdizione, dalla quale si annulla ogni patto preventivo di questo genere, aflinche le parti non possano a loro arbltrio sconvolgere 1' ordine de' giu- dizj dalla legge stabilito. Ne vale i'analogia, ne 1' argo- nientare a fortiori, pel motive che non e piu attendijjile r eccezione d' incompetenza per titolo di persona quando non la si opponga entro la meta del termine alia risposta. Ad una giusta illazione di analogia ci vuole o identita o rassomiglianza di circostanze. II patto preventivo di sotto- mettere una causa ad un giudice diverso e bilaterale, espres- so, indefinite, anticipate, necessario e fatto anche per motivi preveduti e contrarj alia legge. La rinuncia o per- dita deir eccezione d' incompetenza e unilaterale, tacita o presunta sempre volontaria, fatta in giudizio e circoscritta a particolari circostanze che allontanano 1" espressa inten- zione di non osservare la legge. Per tanta differenza adun- qne tra I'uno etra Taltra manca ogni fondamento all' ana- logia. D' altronde la legge proil^itiva del patto preventive di sottoporsi ad un giudice incompetente e assoluta, non am- luette alcuna distinzione , e sarebbe illusoria e senza verun fine, cjualora sofFerisse che le parti- a loro piacimento po- tessero toglierla e distruggerla. Massima III. Si debbono rigettare ex-officio le petizioni in cui si accumulane diversi oggetti (2). I casi espressi di (i) Vedi ibid. , pag. Sz. (2) Vedi ibid., pag. 64. GENERA.LE DEi. rROCESSO CIVILE CCC. Sj i-ifrettare ex-officio la petlzione sono clue (§ i .) : V nno e quando sia notoriaineQte inabile I'attore, T altro quando sia r oggetto noii apparteueiite alia giurisdizioiie. D' altra parte potia il giudice prescrivere la rifoniia d' ufiicio d'lma petizione in cut si accuinullno piu oggetti col decreto die sepcirati ali oggetd delta petizione si prowedera come di ra- gione , senza entrare in una ispezione di nierito , contro cio che opinano lo Srheidlein e il Fiiger? (i). Noi dobbiam ricordare a tal uopo il ^ 48 delle Istruzioni auliche 4 marzo 1833 in cui s' ingiunge di non rimandare d' ufllcio le pe- tizioni per essere mal dirette e raal documentate o per siniili ragioni. Massinia IV. Le parti possono accordarsi di presentare piu o meno di quattro scriiture (2). Su cio si conviene dallo Scheidkin pel motlvo che le transazioni delle parti operano come legge ne' loro diritti. D' altronde e noto il principio legale : Non debet ad plus licet quod jninus est lion licere. Ma potranno le parti crescere il numero delle scritture oltre alia conclusionale e controconclusioaale , la probatoriale e controprobatoriale fino al pnnto di ridurle alia tripllca , alia quadruplica , siccome voile gia il Barba- covi? (3) I paragrafi 46, 334 e 2 35 del Regolaniento limitano il numero di questi atti , ne si potrebbe estendere mai la convenzione in modo da sostituire una procedura afFatto diversa da quella che e stabilita nel Regolaniento. Massima V. L' incompetenza in ragione di materia puo essere opposta in qualunqne stato di causa ; anzi e dovere del giudice di dichiararla ex-officio (4). L' eccezione d' in- competenza deve opporsi isolatamente e nella meta del termine alia risposta nel process© scritto; e ne' casi di procedura verbale alia prima comparsa delle parti. Se il convenuto tace su quest' eccezione non puo piii essere sen- tito (5). Ma r incompetenza di materia e di diritto pub- blico. II giudice superiore secondo il ^ 336 del Regola- niento dovrebbe ex-officio cassare la sentenza e il giudizio (1) V. pag. 43 Analisl della processura ci\:ile austriaca, vol. 1." (2) Vedi ibid., pag. 5". (3) Progetto di im nuovo Codice giudiziario nelle cause civlli pel Princijiato di Trento , vol. i.° (4) Vedi ibid., pag. 85. (5) Notificazlone 11 dicenibre 1820. 58 LB DI8POSIZIONI DEL UtGOLAMENTO nullo , quand' anche la jjarte non avesse iiiterposta la re- lativa querela. Dunque si pno senipre dichiarare dal giu- dice r iiicomjjeteiiza per materia, qnand' anche non P ab- bia opposta la parte. Massiina VI. La parte vincitrice pno procedere all' ese- cuzione contro il denunciante, quand' anche sostenga ed assuma la lite 11 solo interpeliato (i). II processo di de- nunzia che ha luogo per tntti i casi di evizione (^ ^9 ) ammette qneste tre condiinazioni rispetto alP interpeliato: 1." o egli assume la lite e la iratta e la sostiene da solo, a." o r assume in nnione del denunciante e si fa consorte di lite, 3.° o rifiuta espressainente o tacitamente T assnn- zione ed ogni intervento nella lite. In tutti questi casi e salvo ii diritto delTattore contro il reo denunziante , poiche I'assunzione o 1' intervento nella lite non e un modo di innovare i diriiti e le obbligazioni rispetto all'attore, ma un modo soltanto di ottenere il plenario efFetto dell' evi- zione a vantaggio del reo. Massitna VII. Nel concorso de' creditor! non puo ten- tarsi 1' accomodamento prima della scadenza del termine ad insinuare (2). Cio e evidente; poiche il Regolamento al ^ 98 ordina che il giudice in una giornata postei'iore al termine delle insinuazioni debba chiamare i creditori insinuati davanti a se per tal accomodamento. D' altronde sarebbe improvvido che il giudice volesse prestar la sua interposizione senza una distinta e precisa cognizione del vero stato attivo e passivo, e dei titoli e della qualita de' credit! insinuati. Se non che il giudice entrando nella trattativa di questo amichevole componimento non puo abusare della sua autorita; non deve insistere con esorta- zioni importune , ma con fondate ragioni e colla dovuta prudenza aftine di" ottenerlo (§ 346). In questa procedura viene a sospendersi naturalmente pel momento il corso agli atti , mentre simile sospensione e . assolutamente proibita nella proposta de' comuni amiclievoli componimenti sulle controversie gia portate in giudizio (§ 348). Massiina VIII. Nel pagamento de' creditori della sesta classe in cui si comprendono le persone aventi un titolo non oneroso o di beneficenza , siccome il fisco per le multe (1) Vedi ibid., pag. 97. . • 1 . (2) Vedi ibid., pag. i3i. CENERALE DEL rUOCESSO CIVILE CCC. Sg aJ esso aggiudicate, seiiilira die del)ba segulrsi I'ordine suc- cessive e noa proporzionalc (i). Lo Scheidlcin ammette cliiaramciite rorditie di preferenza per la moglie dclPobe- rato, sia pel suo maiiteniineuto , sia per tiitti gli altri patti nuziali ; poscia 1" ordiiie pioporzioiiale pei donatarj e pei legatarj V ed infine T ordine successivo a favore del fisco per le multe gia aggiudicate a suo vantagglo , le quali for- mano per esso un titolo luciativo. Massima XI. La graduatoria, ossia classificazione non e una sentenza, ma uii piano di pagamento (2). La gradua- toria non fu prouuueiata dietro uu regolare processo di offesa e di difosa ; anzi nell' unico processo che precede alia graduatoria , e die e cjuello siiUe insinuazioni destinato nnicamente al riconoscimento della loro liquidita , ed iii cui viene interdetta ogni contestazione sulla loro preferenza. Quindi e giusto die la legge non consideri la graduatoria come sentenza, die non ammetta ne ap|)ellazione , ne re- stituzione in intero contra di essa ; ma il solo giudizio o querela di priorita. La graduatoria pero produce gli effetti d'una sentenza per que' creditor! contro cui entro il ter- mine di giorni 3o non si I'osse proposta la petizione di priorita ( ^ i^9 )• Massima XII. Tre classi si distinguono di presunzioni , i.° juris et de jure; 2." juris tcmtwn ; 3.° hoiniiiis. Le prime non ammettono prova in contrario. Le seconde non la escludono. Le ultime dipendendo uaicamente dai ragiona- menti del giudice sono inattendihili (3). Queste sono le distinzioni die ammette anclie il Pratobevera , la cui opi- nione per altro e ben diversa da quella del Giordani suUe presunzioni dclT uoino o del giudice. Queste ultime pre- sunzioni sono alle volte ammesse, siccome si raccoglie dal § iQf) del Regolamento in cui la legge lascia deteriuinare dalla qualita delle circostanze la fede che nieritar si possa la comparazione de' caratteri. Massima XIII. La confessione e indivisibile nel senso e neir opinione di qnelli die per un medesinio og:getto inten- dono tutti i fatti influenti nella medesima decisione della controversia , sebbcne distinti pel tempo , pel luogo e per (i) V. ibid. , pag. 1%. (a) V. ibid., pag. i58. (3) V. ibid., pag. 181. 60 LE DISPOSIZIONI DEL UECOLAMENTO le persone (i). Quest'' oplnlone e direttamente contraria a qaella del Fratohevera ; poldie tutti questi costituirebbero dei fatti separatl , estranei alia confessione , e percio biso- gnevoli di prova siccome replica (a). D'altronde il Rego- lameiito al § i68 somministra due dati certissimi per de- terminare T iasciiidibilita della confessione, i." ilmedesimo discorso ; a.' il mcdesimo oggetto ; e qaesti dati sconipari- scono accogliendo T opiiiioiie del Giordani. Massima XIV. I testimoiij debbono deporre sopra fattI di cui abbiano la certezza fisica. Cio e verissimo •, e quindi si esckidono i testimonj cle anditu et credulitate : I primi avrebbero la certezza morale o d' intiiiia coscienza che cio clie riferiscono per meiiioria sia conforme a quelle che da altro hanno udito : I secondi , siccome qnelli die dal noto ragionano all' ignoto, sono da considerarsi periti, os- sia testimonj particolari, e non testimonj comuni , siccome si ricbiede alia prova ordinaria per testimonj. Massima XV. II Regolamento gindiziario non ofFre esem- pio di sentenze interlocutorie che non facciano pregiudizio air oggetto principale, se pare non volesse considerarsi per tale quella che ordina il deposit© gindiziale d' nn do- cnmento originale (3). Le sentenze interlocutorie sono quelle die preparano la sentenza nella causa principale. Pare impossibiie ideare alcuna di esse che non tocchi diretta- mente o indirettamente il merito , tanto piii die il Rego- lamento stesso ne' casi in cui ammette le sentenze inter- lociTtorie , siccome nelle prove , irapone che le circostanze da provarsi siano decisive, e che non si ammettano arti- coli irrilevanti (§§ aoa e 2o3 ). L'esempio per altro citato dal Giordani riguarda piuttosto un decreto che una sen- tenza interlocutoria i giacche , secondo le disposizioni del Regolamento, il deposito giudiziale degli original! sospetti verrebbe ordinate per decreto ( §§ 187 e 188). E d' al- tronde anclie un tale decreto farebbe sempre danno in quanto per esso si contrasta 1' autenticita delle prove es- senzialmente connessa col merito della causa, e con cio su cui soltanto si deve pronunciare. (1) V. ibid., pag. l85. (2) V. Pratobevera, Trattato sulla prova per confessione. (3) V. Giordani, pag. 33, tom. II. GENERALE DEL rnOCESSO CIVILE CCC. 6 1 Fill qui si e osseuvato quali siano le niassinie legali ci- tate dal Giordani ; e quali tra esse noi possiaiiio ammet- tere o rigettare. Ora si espongano le sentenze tie trilninall superiori i-animemorate dal Castclll , dalle quali si com- prendera ([ual sia il inodo e lo spirito con cui i magistrati italiani vadano applicando la nuova legge del processo civile. Sentenze: I. Si puo aniniettere in giudizio una dlfTida- zione al debitore , la quale lo nietta in avvertenza di non pagare cio cU' egli deve ad un teizo (Decreto d'appello, 1 3 dicembre 1818). II. Alf efietto di obbligare negli atti di causa ad un' espressa impugnativa vi vogliono asser- zioni precise e positive (Sentenza d'appello ;, 5 dicerabre j8i8). III. Anclie nella disputa sulla qualita del processo r eccezione d' inconipetenza dev' essere opposta da sola (Decreto d'appello, 7 febbrajo 1817). IV. Avanti di de- cidere sul meriio si deve pronunciare sull' eccezione della qualita del processo opposta dal reo , quand' anche la do- inanda fosse appoggiata ad un atto die faccia pieua fede , e quand' anclie sia stata decretata per esse la compari- zione in processo verbale (Decreto d' appello , 7 fejjbrajo 1 8 17). V. Al processo di difFamazione non puo prestar subbietto clie la niillanteria d' un' azione civile, non raai r iuiputazione d' un fatto criniinoso o disdicevole (Sentenza del Tribunale di prima istanza in Milano , ig novembre 1824). VI. Nel processo di provocazione in causa di nuova fabbrica non si ha riguardo a quello die si e allegato sui diritti di proprieta sul fondo sopra il quale si vuol fab- bricare (Sentenza aulica, 16 ottobre 1821). VII. Le azioni attive in un concorso , le quali si debbono esercitare contro terzi debitori amniettono la massima di seguire il foro personale de' rei (Decreto d' appello , 4 marzo iSaS). VIII. Il termine alle insinuazioni in un concorso puo es- sere prorogate dal giudice (Decreto del Tribunale di prima istanza in Milano, 12 settembre 182 3). IX. La sola emana- zione della graduatoria per distribuzione del prezzo in un giudizio particolare di spropriazione forzata non esclude il prezzo dal concorso universale apertosi posteriormente (Sentenza d'appello, i3 novembre 18 18). X. Contro cau- zione si dii il rilascio delle merci entro 14 giorni dalla particolare sentenza pronunciata sull' insinuazione ( Sen- tenza d'appello, 29 marzo 1827). XI. II dircttario puo 63 LE DlSPOSIZIOm DEL REGOLAMENTO convenire 1' utilista pel cnnone avanti il di lui foro per- soiiale (Decreto anlico, 12 agosto 1816). XII. La restitu- zioue in intero pno aver laogo per docuineiiti nuovamente riiivemiti ariche dopo 1' intimazione della classificazione (Sentenza d' appello , 5 marzo 1827). XIII. La confessione d' una somnia a mutuo e V aggiunta circostanza d' averla restitnita non amniettono il principio dell' inscindibilita della confessione, e non esimono dalla prestazione del giu- raraento deferito, perche il fatto del mutuo e quello della pretesa restiiuzlone sono due fatti separati avvenuti in due epoche diverse (Sentenza, i3 agosto 1827, confer- mata dall' appello). XIV. Poclie lettere majuscole e minu- scole d' uno scritto indubitato non possono servire di com- parazlone nei caratteri (sentenza d' appello, i3 marzo 1823). XV. II sensale nella niediazione de' contratti fnori della sua giurisdizione, e un testimonio inabile anche per T utile iaimediato die puo aspettarsi nel processo (Sentenza d' ap- pello, II novembre 1 8 1 8 ). XVI. La riprova non viene ingiunta sopra le medesinie circostanze sulle quali fu am- messa la prova , ma deve riguardare diverse circostanze (Sentenza d' appello, 7 luglio 1825). XVII. II curatore d' un concorso non avendo diritto di transigere non puo de- ferire percio un giuramento da cui dipende V esito della lite (Sentenza d'appello, 5 dicembre 1818). XVIII. Sono escluse dal Regolamento le proroghe consensuaU per la produzione de' gravami e delle risposte d' appello e di revisione (De- creto d' appello , 26 marzo 1818). XIX. E nulla la sen- tenza pronuuciata da un giudice incompetente ratione ma- tericB vel rei suce (Decreto d' appello , i3 luglio 1826 ). XX. II superiore tribunale rigettando la prova anunessa dalla prima istanza deve proferire anche sul mcrito , e non ritornare gli atti alia prima istanza perche ella giu- dichi prima sopra di cpiesto (Decisione del Senate , 2 5 lu- glio 1820). XXI. L' arresto personale in via di cauzione puo aver luogo anche prima della scadenza del debito , quando vi sia sospetto di fuga (Sentenza d' appello, 3o aprile 1817). XXII. Va soggstto alParresto personale il debitore che abbia anche notificata la sua sostanza, e que- sta sia insufiicieate a coprire il siio debito (Decreto d" ap- pello, 2 novembre 18 19). XXIII. Si fa luogo ail' arresto personale nella via esecutiva anciie per debiti contratti pi'ecedentemente ail' attivazione del Regolamento giudiziario GENEnALB DEL PROCESSO CIVILE CCC. 65 (Decreto aulico, 24 dicembre 1818). XXIV. Niuno puo esseie deteiiino in carcere oltre ua anno pei debiti con- tratd anterionncnte all" arresto (Decreto d'appello, 10 lu- glio 1822). Moltissiiue altre di qiieste Decisioiii o Sentenze si potrebbero togliere in ordine al processo civile dal Gior- nale di ginrisprudenza pratica dello Zini , al quale ebbe ricorso il Castelli. Noi ci limiteiemo a ricoidare T influenza ch' esse lianno nel toro ed in faccia alia legge ; T utilita die pno derivarne dal conoscerle , e cio die fu scritto sopra di esse ne' punti pin importanti die lianno I'isoluti. II Codice universale anstriaco determina in raodo asso- luto r influenza de' gindicati al § la: Le sentenze proferite dai Tribunali in casi speciali non hanno mai forza di legge , ne possono estendersi ad altri casi 0 ad altre persone. E di cio si rende ben ginsta ragione osservando clie una legis- lazione la quale converta in norme di diritto alcune par- ticolari decisioni, corre pericolo di sanzionare degli errori e delle ingiustizie :, nientre ciascbeduna causa ba per cosi dire la propria fisiononda; e mentre la diversa qualita delle persone, delle circostanze meno apparent! od anche una importante obbiezione fatta per la prima volta dalle parti puo camljiare di posta il fatto e per conseguenza anclie il diritto. Non per questo i gludicati sono da dichiararsi di nes- suna utilita. In cio si corre agli estremi. Altri li vogliono oracoli appoggiati al principio cb' essi formano un neces- sario suppletnento alle leggi. Altri considerandoli siccome norme sempre incerte e fallaci stabiliscono in tutti i casi il contrario principio: Non exemplis sed legibus judicandum. Ci ba delle ragioni si per I' afFermativa , come per la he- gativa. Ma 1' opinione piii giusta sara quella di ritenerli fonti autorevoli di legale istruzione , qnalora ne vengano fatte gindiziose raccolte, e qualora si abbia T avvedimento di rapportare con tutta sincerita e con tutta 1' estensione le specie de' flitti die da essi vengono decisi. Discendendo al particolare delle sentenze qui rifertte dal Castelli si scorgono cbiaramente le varie quistioni di procedura contenziosa die vennero giudicate da' nostri tribu- nali. Tali sentenze si trovano assai confornii collo spirito della legge e coUe spiegazioni de' commentatori , mentre disconvengono colle massime manifestate al pubblico da alcuni giureconsulti. 64 iE DISPOSIZIONI DEL REGOLAMENTO Alia pubblicazioiie del Regolamento giudiziario nel no- stro Regno insorsero varie quistioni suU' applicazione del ^ 448 il quale concede la catturazione del debitore qnando eseguitasi la pignorazione egli non abbia dl che coprire I'interesse del creditore. Le qulstioni piu note furono que- ste : I. Si puo sottoporre ad arresto il debitore die faccia una notilicazione insufiiciente del suo avere entro il ter- mine del tre giorni prescritto dal ^ 448 ? IL Puo aver luogo r arresto per deljiti anteriori alia pubblicazione del Regolamento giudiziario? III. Puo aver luogo I'arresto per que' nioblli su cui il creditore non possa per disposizione della legge dirigere T esecuzlone reale? Queste quistloni di somnia in.portanza vennero agitate da' nostri giurecon- sulti con nioltissimo calore , frattanto che i tribunali ab- bracciarono opinioni a loro affatto contrarie (i). Intorno alia prima quistione furono d" accordo i tribunali co' giu- reconsulti. SI disse clie le sentenze e i decretl debbono aver effetto senza conslderare se siano o no in facolta le parti dl adempiere alle cose da essi ordinate ; che T espres- sione stessa della legge colla parola infruttuosainente ab- braccia i diversi casi d' una notificazione insufficiente deir avere o contraria alia legge • che questi casi sono ap- jjunto quelli o di nessuna notificazione, o di una notifica- zione vuota , o di una notificazione semivuota , ossia in- sulliciente • che T arresto in tali casi e una misura piii ad utilita de' debitorl die de' credltori ; poiche essa serve ad ispirare confidenza e ad aumentare il credito a fine dl ot- tenere de'prestltl che non potrebbero aversl altrimenti. Intorno alia quistione seconda la comune de' legall tenne la negativa •, mentre 11 Senato del supremo ti-ibunale di giustizia coiraulico Decreto 24 dicembre 1818 soprammen- tovato ha oplnato per raffermativa , dichiarando che abbia luogo r arresto anche per debltl contratti precedentemente air attivazione del nuovo Regolamento giudiziario. Le ragionl de' giureconsultl che lianno difesa 1' opinione contraria , ossia la negativa l riducono presso a poco alle (l) V. Delia liberta personale per debiti anteriori alia pro- inulgazione del Codice austriaco. Riflessioni dell' aw." Giuseppe Antonio Conti. Milano , I016. — Sui sequesirt secondo i principj dolla legislazione del regno Lombardo-Veneto dell' aw." Alberici. Wilano, 1816. — SulP arresto jieraonale per debiti. Lettere di un giureconsulto lombardo. Milano, 1818, coi tipi di Gio, Pirotta- GENEUALE DFL TROCESSO CIVILE CCC. 05 segnenti : I. die la liljcrta noa puo penlersi seiiza un con- senso espresso o tacito ; che le legn;i non hauno elletto retroattivo, e che lo stesso Codice austriaco stabilisce al ^ 17' che r[uaiito e conforme agli iiinatl diritti naturali si abbia a ritenere snssistente sino a tanto che noa venga provata una legale ristrizione di questi diritti. II. Clie Tar- resto personale comniinato dal Regolamento, lungi dal rav- visarsi siccome un niodo di esecuzione, e la perdita di un diritto, un' obbligazione la quale deve inisurarsi coi prin- cipj del Codice civile, il quale esclude la sua influenza sopra gli atti antcriori che hanno potuto deterniinare o r uno o Taitra. III. Clie il decreto della notiticazione dell' avere del debitore non e illusorio, quantunque noa sussegnito dall'arresto, quando si considcri ai tanti inezzi clie ci sono nel Regolamento per renderlo eflTicace , tra L qnali niezzi si annoverano I'aprimento del concorso , il sequestro della sostanza del creditore , la consegna del de- bitore medesiino al glutlice criminale qualora si rendesse colpcvole di dolosa occultazione e di trafugamento della sua sostanza. IV. Che I'arresto sebbene sia un atto che comincia e si compie materialmente sotto la legge del Re- golamento, pure virtualmente trae i snoi prlnclpj e la sua obbligazione originaria dall'epoca del debito. V. Che la legge in odiosis deve sempre interpretarsi ristrittivamente. \I. Che I'arresto essendo un aggravio non puo iniporsi senza il consenso dell' aggravato. YII. Clie il creditore e il debitore hanno supplito all'epoca del debito alia inan- canza dell' arresto colle loro convenzioni , onde la legge nnova concedendo I'arresto verrelihe In certo senso a con- cederlo doppio. VII. Che se all' epoca della leolslazione italiana non si aminise 1' arresto per i debiti anteriori pei quali si otteneva I'arresto giusta le dlsposizioni del metodo giudiziario 1804, non ne viene di conseguenza clie quella legislazione riguardasse I'arresto, siccome un oggetto di sem|}lice procedura, o di semplice esecuzione, e ineno poi che debba concedersi questo arresto per lo stesso iiiotivo per cui quella il niegava •, mentre la legislazione italiana era limitata , espressa ed assolnta non ammettendo I'arresto se non nei casi da essa indicati (i). Ad onta pero di queste (l) V, le riflessioni deli' avvocato Cunti, e le lettere d" un giureconsulto lombardo. Bibl. Ital. T. LVIIl. 5 66 LE DISPOSIZIONI DKL REGOLAMENTO ragion'i, i trlbunall nostri decretarono I'arresto per gli ob- hletti stessi ricoiiosciuti dai glureconsulti , ossia a dire, o perche 1' arresto non e che nii modo dl procedura ed ua atto esecutivo, o perclie e T efFetto della coiitnmacia e della retiitenza all' esatta osservaiiza de' loro ordini. Rispeito air ultima quistioiie V Alberici e di parere che r arresto personale non possa aver Iiiogo per que' mobili che la legge proibisce di sottoporre ad esecuzione. Questa sua opinione si appoggia all' nssurdo che la legge dia da una parte un privilegio o beneficio nell' esimere tali mo- bili dair oppignorazione , e che poi lo tolga dall' altra coll' assoggettare ad atti esecutivi la persona che e ben piii prege'.ole e piii cara di qualunque bene. Egli a so- stegno di questa sua sentenza invoca la Notificazione 6 luglio i8i6 in cui mentre il legislatore vieta il seqtiestro del soldo degl' itiipiegati , impedisce anche contro di essi ogni personale esecuzione (i). Sopra questa qnistione, per quanto e a nostra notizia , non venne proferito verun giudi- cato. In ogni modo pero si avrebbe di che dabitarne ancora si perche non sembra cosi nianifesta 1' analogia come la trova r Alberici fra le due disposizioni di legge, si perche e diversa la ragione per cui si dichiarano inimuni gl'im- piegati da ogni esecuzione anche personale da quella per cui si riconoscono non pignorabili certi niobili. Ma noi non la finiremmo raai piii ne colle parole, ne colle digression! se volessimo istituire un esatto confronto tra le sentenze qui rapportate e le opinioni legali che si manifestarono in contrario. Non v' e causa che non abbia il pro ed il con- tro. Non v' e causa che non trovi il suo avvocato. Quindi tornando al proposito deU'articoIo vogliamo far nolo un progetto nostro , che renderel^be piii estesa e piu proficua r impresa stessa del Castelli e del Giordani ; mettendo in armonia non solo i paragrafi e le leggi del Processo civile, ma quelle pur anche di tutta la Procedura giudiziaria, Questo progetto puo compiersi col porre nel loro ordine naturale e ragionato tutte codeste leggi varie e disperse , e col formare un libro clie sarebbe 1' nnico testo o manuale di tutte queste leggi nel modo che qui viene esposto. (l) V. il citato opuscolo dei sequestii deli'avvocato Alberici, pag. 72 e 73. GENJ'KALE DEL VHOCESSO CIVILE CCC. 67 INTRODUZIONE. Articolo I. Dclle Icggi di proceduni giuiliziaria civile in generale. ^ I. II coinplesso dclle leggi clie deterniinaiio i motli dl cscrcitare in giudizio i privati dirltti, fonnaao la pro- ccdura g'uidiziaria civile (1). ^ 2. La procedura giiidiziaria civile e dl due specie. L' una contcnzlosa o per le liti. L'altra iolotuaria costituente r uflicio nohile del Giudice (2). (^ 3. I testi o le fonti dclle leggi di procedura civile sono a) il Coilice civile imiversale austriaco e di comnier- cio , b) il Regolaniento generale del processo civile, c) la Raccolta degli Atti di Governo, d) le varie istruzioni ema- nate dai Tribunali superiori , e) le formule di decreti , di sentenze e di istanze in oggetti di procedura civile. S 4. Le leggi propriamente dette di procedura civile sono i Codici e le So\rane Rlsoluzioni. Le determinazioni Auliclie, le Notificazioni di Governo e le Circolari d*' appello noa sono clie atti di promulgazione, dichiarazioni o spiegazioni dclle leggi. Le decisioni giudiziarle , i commenti noii lianno forza di legge , ne si possono estendere ai varj casi (§12 Codice universale). S 5. Dclle leggi di procedura civile, quando siano de- hitaniente promulgate , niuno puo allegare ignoranza ( § ^ Codice universale ). § 6 Anche le leggi di procedura civile non hanno ef- fetto retroattivo. Esse decidono tutti gli affari incoati colle loro forme e colle loro prescrizioni , ed anche quelli clie incominciati con altre leggi fossero pendenti al tempo della loro emanazione (§ 5. Codice universale, Notilicazione 3o dicembre i8i5 ). ^ 7. Le leggi di inera procedura non olililigano clie ncgli atti intrapresi e consumati nello Stato. Quest' obbligo si estende anche agli stranieri (^5. Codice universale). ^ 8. Le leggi di procedura civile non possono essere a[)plicate che nel significato proprio dclle loro parole in ([) Fuger, couimeiitario eopra il Rf golamento generate della procedura giiuliziana civile. Traduzione di Gio. Felice Cristiancig, Vcnc/.ia , 1826. (2) V. Fuger , ibid. 68 LE DISPOSIZIONI DEL REGOLAMENTO connessione di esse e della chiara intenzione del legisla- tore (§6. Codice universale). S cj. Le regole d' intellii^enza e d' interpretazione delle leggi di procedura civile sono: I. le parole; II. il senso natiirale della legge ; III. i casi tonsimili ed i fondamenti di leggi analoghe i IV. i principj del diritto naturale. Queste regole vengono usate nell' ordine successive iii cui si tro- vano (§7- Codice universale). ^ lo. L' interpretazione delle leggi anche di procedura civile fatta in modo obbligatorio per tutti non ispetta che al legislatore (§8. Codice universale). ^ II. Le leggi di procedura civile lianno effetto finche non siano abrogate, derogate, o surrogate dallo stesso legislatore (§9- Codice universale). S 12. Le leggi di procedura civile del Regno Lombardo- Veneto sono obbligatorie per tutti gli abitanti di questo Stato, salvo le espresse eccezioni, i privilegi e le di- spense (^ 10 e 1 3. Codice universale). ^ 1 3. Le leggi di procedura giudiziaria civile lianno per oggetto gli affari contenzlosi e tutti gli afFari d'ufficio nobile, ossia di giurisdizione volontaria. § 14. Le leggi di procedura civile si applicano dai competenti Magistrati secondo il rispettivo potere, ossia secondo la loro rispettiva giurisdizione e la loro rispettiva coinpetenza slabilita dal legislatore nella giudiziaria orga- nizzazione. Articolo II. Ddl' organizzazione giudiziaria, 0 del sistema cT amniuiistrazione della giustizia. § 1 5. Tutti i Magistrati o Giudici del Regno sono no- minati da S. M. GT inipiegati giudlziarj d'' ordine inferiore vengono eletti dal Senato del Supremo Tribunale di giu- stizia. Qui si procede ad esporre coll' ordine stabilito dalla legge i paragrafi della Notificazione 3 febbrajo 18 18, colla quale fu pubblicata nel nostro Regno T organizzazione de' Tri- bunali e delle Preture, aggiungendovi anclie la Notifica- zione successiva di concentramento delle Preture stesse, e I'avviso d'Appello 20 fel^brajo 1818, con cui si deter- minarono i circondarj di giurisdizione delle due Preture urbane di Milano ora ridotte ad una sola. Successivaraente »i passa alF esposizione della norma di giurisdizione 29 CENKRALE BEL PIlOCpSSO CIVILE eCC 69 settembre 18 19 in un terzo articolo die pone termine all' in- trocUizione. Cio fatto, si viene alia parte prima die e qiiella della procediira coiitenziosci deJotta tutta dal Rego.ria categoria nelle due grandi divisionl della procedura civile in contenziosa ed in volontaria. A quest' inipresa si rlchlede una discreta intelligenza, ma una somma esattezza. Se si dimentica una sola legge tutta 1' opera riesce imperfetta. Se una legge non e posta nel proprio ordine risulta vana tutta la fatica. Se si volessero rapportare anclie le decisioni de' Triljunali superior!, si rapportino In via di note soltanto sotto le re- lative disposizioni, togliendo ad esse il Codice Austriaco ognl efllcacla di legge, ed ogni influenza d! legale appli- cazione. Simile lavoro non potrebbe neppur dirsi del tutto ma- teriale, mentre verrelibe a riuscire utilissimo. Ci6 sia detto OENERALE DEL PROCFSSO CIVILE eCC. 75 non per liisinga al nostro amor proprio, ma per altrul incoraggiamento. D'altra parte non e egli vcro the senza la precisa e letterale nozione clelle leggi positive la mente vaneggia in ipotetici ragionanienti ; clie la confusione e il disorcline delle leggi oltreclie ne diflicoltano sonmiamente la ricordanza, ci ingombrano d'incertezze e di errori? Tutti qiiesti inconvenienti dispariscono al nostro progetto. In qncsto la mente vcde in pochi punti di vista general! tutta I'ampiezza e T estensione delle leggi di procedura; le associa e le connette per mezzo delF analogia dei lore oggetti ; e cosi le richiama e le applica in un punto a causa del loro regolare e giusto collocamento. In questo la mente non si spaventa ne alia grandezza della mole, ne alia disparita delle disposizioni , quando si mette ad istudiarle e ad apprenderle. Ecco il lavoro clie dovrebbe compiersi in questo momento per rendere piii agevole clie mai lo studio della civile procedura. Ecco il libro che potrebbe servire di Manuale a tutti i giureconsulti; ma di cui noi non osiamo che proporre il disegno, mentre vorremmo che altri di noi migliori si prendessero la cura di eflettuarlo. Memoiie dl matcmatica e di fisica dclla Societd ita- linna delle sclenze residcntc in Modcna. Tomo XX. PaTte conteiieiite le Memorie dl fisica. — Modena , 1829, presso la tipografia Camerale, XLicco gli argomenti di queste Memorie: Riflessioni sopra una malatda delle vie orinarie osservata da Vincenzo Gaetano Malacaene medico e chinirgo in Pa- dova. II desiderio di promovere la scieiiza medica rispetto alia cura delle malattie degli organi nropojetici , clie di loro natnra sono sempre gravi allorche provengono dalla viziata escrezione o eliminazione delT orina , malattie in cui le osservazioni d' Ippocrate e le ricerche di sommi medici poco ottennero di protiito , mossero 1' autore delle Jtiflessioni a pnlDblicare le osservazioni cliniche da lui fatte sopra ua morl)o di qiiesto genere. Era qnesto uii tiimore al perineo in un soggetto melanconico , sedentario , ardente degli studj legali. Ne tesse la storia patologica , e poiche detto tumore era siissecutivo al catarro vescicale , tratta di qnesta malattia. Ne fa il confronto con que^lo di cui ando afFetto il celebre Gasaubono , espone il mozYvo della sua frequenza nella virilita avanzata , rende ragione del trattameuto terapeutico adottato nel caso descritto , pel quale attesta di avere ottenuto giovamento dall'acqua di Nocera , dall' acqua di calce , dalla salsapariglia , dalla ci- cuta , dal josciamo , dai semicupj , senz' avere pero potuto irapedire 1' esito fatale. Conchiudesi con alcune conseguenze sul tenor di vita e sul metodo cui-ativo opportnno al morbo vescicale. Di alcuni pesci del mare di Puglia , Memoria dell' arci- prete Giuseppe Maria Giovene. — Le descrizioni furono esegnite dietro Y ispezione di pesci ancor vivi , o almeno ancora freschi , siccome usciti appena del mare. Per in- teadere Timportanza di questo studio zoologico convien ritenere che il signer Giovene ci assicura di non aver mai veduto farsi menzione dei pesci del mare di Puglia, e che in questo pur ne guizzano alcuni comunemente creduti appartenere a mari da esso lontani. Le specie di pesci in essa Memoria descritti sono una specie di razza, detta dagli MEMORIE DELLA SOCIETA.' ITALIANA , CCC. J77 indigeni pesce colascione : na tricliiuro con tre luacchle longiiiidinali ciii projjone tli appellare trimaccolato : il cen- tronoto condiutore di Lacepede: un esoceto chiamato vol- garmente rondiiiella di mare : tre pleurotietti , cioe lo zan- gliettone , la zanglietta, la passera: un pesce aniericano degli Spari : lo scorfano : un badiano : lo scjualo galeo di Linneo: na balliste ( forse un caprisco di Linneo) : parecclii biennj , specialniente il nmstelare. Da cio siamo indotti a concliiu- dere: i ." che 1' ittiolo2;ia ha ancora alcuni canipi da percor- rersi da' naturalisti tra cui i pesci del poco espiorato mare Adriatico; 2." die allorclie si ritrovano qua e la cadaveri di pesci di\enuti fossili e creduti esotici , e di mestieri assi- curarsi con molta diligenza se sieno tali realniente o no, vispetto ai Inoglii eve trovansi giacere i detti fossili , prima d'immaginare a nostro grado catastroli geologiciie sempre nuove , e aumentare di secoli e secoli T antichiia del mondo, per ispicgare il fenomeno. Supp!einento i.° e 2° alia Memoria di Giuseppe Raddi in- titolata: Crittogame brasiliane, inserita nel precedente lolume XIX , e tavole per servire di corredo alia niedtsima. — II Raddi espone pareccliie Crittogame del Brasile ; sono le seguenti : Jungermannia serpilli-folioides. — Reboullia ma- derensis. — Marchantia vittata. — Conferva lichenoides. — Peziza ambigua. — Retigerus dimorphus. — Didymodoa brasiliense. — Endocarpon pulcliellum. — FruUania di- chotoma. — Schulthesia brasiliensis. — FruUania brasilien- sis. — Frullanoides rio-janeirensis. — Scholotheimia vi- ticulosa. — Opegrapha cymbiformis. — Lecanora acervu- lata. — Lecanora punicea. — Borrera flavicans. — Borrera exilis. — Verrucaria gemmata. — Stereocaulon ramulo- sum. — StJcta tomentosa. — Conferva lichenoides. — The- lepliora pavonia. — Clavaria furcata. — Thelephora pal- metto. — Ulva undulata. — Marchantia clienopoda. — • Marchantia papillata. — • Marchantia hirsuta. — ■ Yiviaaia sinuata , ecc. Sail' influenza del magnetismo nel'e chimiche comhinaziom , spcrienze del dottor Pietro Carpi professors di mineralogia neli Universiia della Sapienza. — II signor Murray profes- sore di cliinuca r.d Edimburgo aveva risvegliato Tattenzione del lisici con alcune sperienze sulla decomposizione de' sali metaliici ottennta mediante il magnetismo , da cui sembre- rebbe risultare fra questa causa e cjuella dei fenoraeni 78 MFMORIE DELLA. SOCIETA.' ITALIANA^ elettrici un nuovo pmito tVi analogia. Ma il professor Carpi trovaiido difliclle lo spiegare , ammessa la teorica di Am- pere sulle correnti elettriche in uii niagnete , come dal mai;netisnio si possaiio otteiiere efFetti chimici sui corpi , e d'altra parte nulla essendovi ad opporre ai fatti osser- vati dair illustre chimico , fu d'avviso di ripeterne le spe- rienze per venire in cliiaro se i fatti , incontrastabili nella lore essenza , dovessero per avventnra attribuirsi ad altra causa. Citate adunque le sperienze principali di Murray, riferisce poscla le proprie , da cui ehbe risultati conformi a quelli dal metlesinio Murray ottenuti. Sospetto il profes- sore italiano clie il ferro potesse avere qualche parte alia produzione del fenomeno colla sua azione cliiniica , e qui necenna como verificasse poi il sospetto. Rimaneva pertanto a vedersi se il raagnetismo vi alibia almeno alcuna parte : a tale scopo istitui apposite esperienze in cui V azione del magnetismo era liliera dall' influenza dell' azione chimica del ferro , ed assicurossi della sua nuUita relativamente ai fenomeni di decomposizione die il Murray attribuisce alia sua efficacia. Segue da cio die il ferro e quello die colla sua azione diimica ha prodotto la decomposizione dei sali luetallici meiitovata. Tolta pero al magnetismo questa nia- niera d' influire nella natura die gli si riputava comune coir elettricismo , ognun vede die non viene per questo (riflette il signor Carpi) a cadere T opinione dell'identita della causa de' fenomeni elettrici e magnetici resa probabile da molti altri fatti d' incontrastabile analogia. Seguono dello stesso Carpi alcune Osservazionl naturali fatte all' isola delt Elba in un viaggio da lui , non ha guari , cola intrapreso. — Qui dopo alcuni cenni sulla posizione geografica, sui primi abitatori, sulle sorgenti d'acqua dolce, sul commercio , sui clima di quell' isola , trattiensi sulla mineralogica e geognostica costituzione di essa. Esamina le materie minerali die vi si trovano in inaggiore abboa- danza 5 cioe il granito, lo sdiisio micaceo, lo schisto ar- gilloso e talcoso, la calcaria primitiva , la serpentina ed il ferro : di quest' ultimo fa menzione speciale , essendo esso celebre fino da' tempi piu remoti per la sua quantita e qualita. Correda in fine di osservazioni la sua opinione che quest' isola sia di formazione primitiva, non gia di formazione vulcanica , come vorrebbero Thiebaut ed altri. RESIDENTE IN MODENA. "^(J In una breve Memoria die segue, 11 medesimo Carpi ci da Nolizia snpra V esistenza del la litia net la Icpidolitc del- l' isola dell' Elba. — La litia e iin nuovo alcali scoperto da Arfwedson nel 1818, e rinveauto da lui nella petaliie , nel trilano e nella lepidolite cristnliizzata , poscia da Ber- zelins nella ruhellite e da Wenz nella lepidolite di Rosena in I\]ora\ia. Dopo 1' analisi fatta tial Carpi ili quella spe- cie di mica detta lepidolite dell' Elba, sappianio clie il nuovo alcali e altresi contenuto in questa sostanza minerale. Consideraziorii suilo stato uttiude della fisica del corpo uniano in opposizione at nnovi principj di anatomia fisiolo- gica e difisiologia dell' uotno (opera del profcssore Henszler pubblicat.a in jSorimberga V anno iSaS ), Memoria del pro- fessore Stefano Galljxo. — L' oggetto di questa Memoria si e di mostrare : i ." Non esser vero cio die dice Henszler die la fisiologia rispetto al sistema vascolare ed alle nltime ramilicazioni dei vasi era iniperfetta alf epoca della pnb- blicazione dell' opera citata ; die anzi le nuove osserva- zioni e sperienze fatte da Henszler e da altri valenti me- dici inducono oscurita sopra punti gia dilucidati. 2.° Che la fisiologia, anclie prima di tali osservazioni e scoperte, era in grado di essere applicata a riconoscere quando e come le funzioni degli organi cospirino ad eseguire nor- malmente le operazioni animali e applicabile era pure alia patologia. Dovendo rivendicare 1' onore d' Italia combattuto da Henszler reca in mezzo quanio in varj tempi ei pub- bllco. Nel 1794 dimostro come i sistemi nervoso e saa- guigno siedano al governo del corpo animale. Nel 1796 combatte le dottrine medico-pratiche allora enaesse dai fisico-chimici e da' fisico-dinamici. Nel 1807 diede una maggior estensione alle sue idee sui mentovati sistemi. Nel 1808 dubito die parecchi vasi linfatici abbiano negli animali invertebrati una distinta terminazione nelle vene. Ne assicura il signor Gallino die in una Memoria da lui letta all'Accademia di Padova 1' anno 1826 (e die coni- parira nel nuovo volume de' suoi Atti ) si era studiato di mostrare come la fisiologia era arrivata a togliere 1' im- perfezione delle nostre coguizioni sulle varie funzioni dei nervi, mentre, secondo 1' Henszler , tale imperfezlone e una delle cause che ha finora impediti i progress! della fisiologia. 8o MEMORTE DELLA SOCIETA.' ITALIANA Melastome BrasUiane , Memoria di Giuseppe Raddi, — L' autore presenta le sue osservazioni sopra trentotto spe- cie tU melastome da lui stndiate al Brasile. Le scomparte in cuiattro gciieri , e soiio: Bertoloiiia. — Rhexia. — Me- lastoma. — • Leandra. — Fra le Bertoloiiie iie trovo una, cioe la Nymphseifolia. — Nel genere Kliexia iiiconiro le se- guenti : EUiptlca. — Superba. — Estrellensis. — Foiniiosissi- nifi. — Fontanesii. — 'l^riflora. — Gorymbosa. — Gracilis. — Sebastianopolitatia. — Herbacea. — Langsdorfliana. — He- teromalla. — Holosevicea. — Al genere Melastonia spet- tano le seguenti: LaBvigata. — Pendulifolia. — Snaveo- lens. — Hymenoiiervia. — Holoscricea. — Albicans. — Fothergilla. — Stiangnlata. — Al genere Leandra riferi- sconsi queste : Salicilolia. — Hirta. — Livolncrata. — Rubella. — Estrellensis. — Variabilis. — Hirsutissima. — • Gapillaris. — Staminea. — Punicea. — Agrestis. — • Fiin- hriata — Bullosa. — Strigillosa. Sopra un galvaiiometro con nuove aggiunte , Memoria del cav. Leopoldo Nobilt. — L'autore descrive un galvanome- tro da lui ideato sul principio di altro suo galvanometro (di cui gia diede notizia altrove ), ma reso di piu estesa utilita , piti precise e piii comodo , e fabbricatogli dal suo amico e concittadino il dottore Pietro Minghetti. Sperienze sopra la bile , Memoria del professore Domenico MORICHINI. — Vedute discordanti le opinioni di celebri chiniicl, come Tlienard , Berzelius , ecc. sopra 1 costituenti della bile , si e accinto il prof. Morichini a fare su questo arf'omento alcune indagini sue proprie. Espone alcune sue sperienze sopra la hile del porco, del bue , del bufalo, dell'uomo, dello storione. Da queste sperienze risulta che in tutti gli animali la bile contiene il picromele : che la sostanza colorante contiene deU' albumina e del muco : che il picromele e composto dell'acido margarico, dell'acido oleico e di un olio dolce : die I'acldo oleico e 1' olio con- corrono alia colorazione della bile. II Morichini fu il prime ad esaminare la bile di bufolo e di storione. Circa la pretesa inutilitd delle dottrine fisiologiche per la patologia era costituente una nuova dottrina medica italiana: Memoria di Stefano Gallino. — L' autore vi sostiene 1' uti- lita e necessita di molte indagini fisiologiche per la me- dicina e la patologia , contro la diversa opinione di alcuni patologi. I suoi argonicnti ci sembrano irrepugnabili : e RESIDENTE IN MODENA. (Si come mal conoscerc i guasti d" una niacchina senz"' aver prima conosclnto come tlebliansi regolannente esoguira i iiioviiiicnti tli essa? Qnadro nosografico-cUnico di gcnerale risultamento dcllc malattlc tractate nella cUnica medica superiore dell' I. R. Unwcrsita di Padova ncl corso de' sedici. unnl scolastici coin- prest fra it 1809 ed il iSaS daW I. R. Consigliere di Go- verno professore P. O. , ecc. C. Valeriano Luigi Brera. — II quadro e tlesuiito dai Prospetti annualmente pubhlicatl daH'anno scolastico 1809-1810 fiiio a tutto il 1024-1825. Per le classificazioni delle nialattie T aiitore dice di aver seguito ii sisteina indicato neiredizione da lui corretta e aumentata delle Istituzioiii di nicdicina praticrf del signor Borsieri. Qiiesti prospetti, dice il prof. Brera, e for- tunato di posscdere soltanto in parte: nc il progress© del lihro e discordc dal suo principio , giacche vi si trattano diversi argomenti di gran rilievo nella scien- za. Faremo di questi un breve cenno aggiungendo altresi alcuna di cpiellc osservazioni chc possono sem- prc iarsi anclie sidle opere piii pensate ; una lode vaga e generale verrebhe piu presto clie da altri dallo stesso autore spregiata. Non si ncga die dote primaria in un cultore delle scienze esatte sia quell' ingegno d' invenzione che ccrca solamente difficolta da sciogliere e verita da scoprire: ma pregevolissima e tuttavolta anche la prcrogativa di lui che dona a'suoi lavori un finimento, che nc comiette felicementc le parti e ne forma un tutto ben disposto cd ordinato -, chc di questa sola manicra si tolgono le scienze severe da quella ele- vazione in cui sembrano inaccessibili al piu degli uomini, e si fanno conoscere ed amare. Se cio si ammettc, ci semln-a che incontrastabilmente si debba riscontrare nel sig. Liliri la prima dote , credendo noi di vedere nella sua opera qualche trovato di tanta importanza ed ciTicacia da poter ingrandire i conlini dclla sricnza ; ma sentiamo un poco di difli- colta ad essergli larghi di quella lode che pienamente gli accordasse la scconda prero£r,ativa. ^ conlbrto di r[uesta nostra asserzione ecco alcune riflessioni in cui (hscorriamo separatamente delle tre prime Mcmorie, e complcbsivauiculc dcUc ukiiue tre. 86 MEMOIRES DE M.VTIllilMATTQUE etC, Troviamo nella prima , sopra alcune formole gene- Tali d'analisi, airrontata e viiita la nialagevolczza di un calcolo il quale ha con che spaventare per la sua lungliezza e coniplicazionc. Vi e qui una nuova fe- lice conibinazione di sommatorie per mezzo d'indici doppj e ne segue la possibilita di assegnare la ri- chiesta formola gcnerale : ecco un merito non pic- colo dal lato dell iuvcnzione. Del rimanente le tro- vate formole potranno per avventura ad altri siccome a noi senibrare ancora di primo getto , cioe non ri- dotte a tutta la seniplicita di cui sono capaci, ne pre- parate in modo che ne sia facile Y uso e 1' applica- zione. Forse non piacera in esse generalmcnte quella notazione che piuttosto di una successione di som- matorie per un intcgrale flnito molteplice adotta la sommatoria del logaritmo di una sommatoria, ponen- dola per esponente alia base dei logaritmi iperbolici. L' identita delle espressioni sussiste per un prodotto di cui tutti i fattori vengono da una stcssa funzione ove il valore della variabile differisce coutinuamente di un' unita: ma e un salto un po' forte quel tradurla dalle vere quantita ai simboli delle operazioni senza nemmeno avvertire di questo il lettore. Inoltre in un libro di analisi moderna potrebbe taluno desiderare di non trovar piu i fattoriali del Vandermonde dopo che essi si sanno tutti esprimere facilmente mediante la gamma del Legendre , il qual trascendente ha sul prime un vantaggio tanto grande che basta a farlo dimenticare ed e quello di contenere un solo ele- mento in vece di due , talche ridotto in tavole , rie- scono queste a semplice c non a doppia enti'ata. La seconda Memoria ha per argomento la teoricd del colore. E noto die questa teorica e stata trattata in una grand' opera dal sig. Fourier , il quale creo tutti i metodi analitici per sottoporla a calcolo ap- poggiandosi a pochi dati fisici desunti dalla sperienza. Uno di questi ultimi stabilisce che la quantita di calore che esce dalla superficie dei corpi e propor- zionale alia differenza delle temperature del corpo c PAR C. I.IBRI. 87 del mezzo che lo circonda; ma siiratta legge non fu trovata vera a tiitto rigore dai sigtiori Dulong e Pe- tit, i quali dopo liinghi tentativi ne assegnarono un al- tra. 11 sig. Libri pertanto nel caso particolare del moto lineare del calore in iia' armilla circolare e in certe circostanze introduce I'espressione della nuova leege neir equazione a differenze parziali propria di questo moto. E un osservazione generale, che quando dietro piii accurate ricerche si procura di perfezio- nare T espressione matematica di qualche legge fisica gia conosciuta sotto forma semplice, non si viene ia fondo a camhiarla, ma ad aggiungervi una correzione che e una quantita di un ordine inferiore a quelle che ordinariamente si considerano, e che pero si puo spesso trascurare. Nel caso attuale se nelT equazione dillerenziale svolgasi in serie il termine introdotto dair autore secondo le potenze di una costante pic- colissima in valore , si trova per primo termine quello stesso che serve di base ai calcoli di Fourier: e lo stcsso avviene anche dopo le integi'azioni ; cioe la nuova espressione della temperatura vax'iabile diver- silica dalia gia conosciuta unicamente per termini molfiplicati per le potenze positive di quella quan- tita piccolissima. La terza Memoria tratta delle funzioni scontinuc. Si sa che queste funzioni per un,a porzione continua dei valori della variabile vanno d' accordo con una funzione ordinaria, e per una cert' altra porzione vanno d' accordo con un' altra funzione ordinaria , e possono per tratti finiti mantenere valori costanti ed anche assolutamente nuUi. Molte questioni sono state fatte anche da grandi geometri intorno ad una tale discontiuuita che primamente occorse per le funzioni arbitrarie introdotte nelTintegrazione delle equazioni a dilFerenze parziali , e in ispezialta nel famoso pro- blema sulla vibrazionc delle corde sonore. A cliia- rire scmpre piu T argomento e togliere di mezzo le dispute ottima e 1' osservazione del sig. Libri che niostra come la discontiuuita si ottenga pel giuoco 88 MEMOTRHS DE MATHlilMATIQUE etC. (li al< uni fattori chc moltijilirnno fnnzioni ordinarie e clie manten<>;ono fia ccrti liniid della variabile un valoie coslante, csscudo j)oi sciiipre zero per tutt'al- trove : tali fattori e2;li li trova in alciiui integrali de- liiiili siii qnali non cade eontroversia. Verso il fine di questa Menioria V autore diniostra la proprieta della discontiniiita in alcune fnnzioni doppiamente esponenziali : il che e tanto piu osser vabile in quanto che linora le fnnzioni discontinne animesse dai geo- nietri non erano espresse che per serie inllnite o per integrali definiti. Delia tre Memorie suUa teorica dei immeri non farcmo particolare discorso; dircmo bensi ch'esse ci seniJjrano lavorate con masisior amore, e fanno co- noscere nelf autore un ingegno che di preferenza si occupa dello studio dclf analisi indeterminata. Qnivi in fatti anche piu che in altro luogo ci e paruto di scorgere alcun tratto di felicissima invenzione, prin- cipio di nuovo nietodo , e seme di nuova teorica. Bastera accennare 1' idea ofrandiosa di richiamare tutti i problcmi finora detti indeterminati o senndeternn- nati ad essere in vece piii che determinati , espri- mendo con altrettante ecpiazioni quanto e il nuraero delle incognite la condizione eh' esse debbano essere nunieri interi; allora la questione e ridotta all' analisi ordinaria , e le formole che si trovano conservano i coefficienti delle incognite nelle prime equazioni , cioe quelle date di cui pcrdevasi Y espressione let- tcrale ncUe riduzioni numeriche dci metodi antece- dentemente usati. Chiudcremo colF annunziare che l' autore promette una teorica piu estesa da lui cliiamata delle fnnzioni intere , alia quale egli vede mettere capo moltissime svariate questioni d' analisi , e quelle stesse trattate in cinque delle attuali Memorie. II libro adunque di cui parliamo non e che un primo saggio del molto di pill che dobbiamo aspettare da questo nobilissimo ingegno sorto per ouore delle scicnze italianc ncUa patria del Galileo. 89 APPENDICE, PARTE I. SCIENZE, LETTERE ED ARTI STRANIERE. Corpus htstorice Byzcmtinoe, etc. — BonJUK, 1S28-29-30, ia 8.*^ Flnora volumi 11. — In Milano si vende dalla Socictd ttpografica de classici italiani in con- trada di S. Margherita. L a nuova e bella edizlone Jegli storicl di Bizanto che si piililjlica a Bonn sotto gli anspicj del chiarissimo signor Niebulir e di gia pervenuta al tomo nndecimo, e inerce di essa gia rlveduta lianno la luce Agatia, Cantacuzeno, Niceforo, Gregora, Costantino Poifirogeneto. II volume XI or era pubblicato, oltre la storia di Leone il Diacono, con- tiene il libro De velitadoiie hclUca di Niceforo Foca , le Acroasie di Teodosio sulla conquista dell' isola di Greta, ecc. La storia di Leone il Diacono, alia quale precede un'eru- dita e critica ]:/refazione del sig. Niebulir , e diligentemente riprodotta sulla bella edizlone del sig. Hase , gli esemplari della quale furono pressoche tutti divoi-ati da un naufragio. " Leone ( dice il sig. Hase) nacque a Caloe presso la sor- gcnte del Gaistro, nell'Asia procousolare, verso Tanno 960 o 9.53 deir era volgare , siccome sembra. Egli passo a Go- stantinopoli per compiervi gli studj. Gola fu da maraviglia sorpreso in veggendo T iinperatore Niceforo girare a ca- vallo e spiegare la piu fredda e la piii graade fermezza in un popolare tumulto insorto nel giorno delTAscensione del 966. Fattosi poscia diacono, segni 1' iniperatore Basilic nella spedizione contro de" Bulaari , e corse a pericolo di essere trucidato in una strage che que' barbari fecero del bizantino esercito. Non ci e ben noto che cosa sia poscia di hii divenuto^ nia credesi die ritirato si fosse per iscrivere la sua storia. Questa pero apparire non pote px-ioia del 989, 90 A P P E N D I c r giacche in essa trattasl Bevi un raggio di vita :^ ua palpito rispondi Ai violenti palpiti del core ecc. = Tutto il coniponimento poi spira iiii certo stncchevole dolciume di pensieri, clie lual corrisponde al noliile soggetto cui T au- tore ha preso a cantare. Un diliivio di baci e di amplessi teneri innonda i versi del sig. Betteloni, e per dire forse cosa inusitata , o per cacciarvi entro la pai'ola 6aao,spo- gliando la niorte di falce e di dardo, s' immagino clie ella iiccida col bacio scrivendo. == Che di niorte il bacio Recise a mezzo , e irrigidi col fiato. == Moke altre cose vi sarebl)ero a mostrargli, che egli forse crede gcmme, e son ben altro ciie gemmed nia ci pare di nver gia detto alibastanza : e solo aggiugaereino un con- siglio. Studii il sig. Betteloni indefessaniente sui niigllori , e procuri iniitarll nel loro bello, non nei difetti; segua la na- tura e Tespressione che gli detta il cuore , e chiare esponga le idee, ed allora la sua poesia acquistera forza e bellezza , cioe tutto cio clie presentemente le nianca. Saggio di alcwic poesie di Francesco M. TraVKlLa. — ■ Lugano, 1828, ncllu tipu^r. di Francesco VeladinL e coinp. I sette sacrainentL Odi di Francesco M. Travella. — Lugano, 1 83c, presso Giuseppe Ruggia e cuinp. II secolo e forse troppo difficile e severo in fatto di poesia ^ e questa severita e forse cagione clie qaalclie no- bile ingegno rimanga silenzioso, luentre potrebbe uscir fuori non senza lode con qualche poetica produzione. Noi non potremino per altro lodare queste poesie del prevosto Tra- vella senza contraddire al gusto del secolo, e senza niet- terci neila necessita di coronare ogni mese alnien dieci o dodici poeti niigliori, senza dubbio, di lui. La lirica del sig. Travella e senza inspirazione e senza fiore di lingua: i suoi Seriiioni non mancano qna e la di qualche buona sentenza ; ma nessuno \i cerchi novita, sale, splendore o rorrezione di stile. I'arlando contro coloro che s" inchinano alle ricchezze esclania : lOa APPENniCE Pera lo sciocco Che tal uso inventb : morio s' impacci Nel bkume laggiuso , n' niuii ritorna. E in una nota agginnge : « Espressioni del Parini nell' ode la salubritd dell' aria. <> Del Parini non v' ha qui se non la voce bitwne , nia quell' u' per cloiide e tale sgi-aiiimaticatura die non s' impara alia scuola del castigate cantore del Giorno. E noi ci limitiamo a questo esempio per non riu- scire troppo lunghi. X' Europa nel Medio Evo fatta italiana su I inglese di Airigo Hallarn per M. Leoni. Vol. i ." — Lu- gano., 1829, coi dpi di G. Iliiggia c camp. L' autore inglese tolse a descriverci V Europa qual essa fii nel Medio Evo , considerandone principalmente le po- litiche istituzioni , per farci pienamente conoscere lo stato della societa in quei tempi, sui quali e distesa ancora una densa caligine. L'importanza dell' argomento trovo nell' Hal- lam quell' instancabile diligenza , quell' acutezza di giudi- zio e quclla soljrieta nell' espressione che si richiedevano a ben condurre un siffatto lavoro , del quale noi daremo niaggior contezza quando la versione che annunciamo sara venuta al suo termine. Elogio del dott. Luigi Caccialupi, di Giuseppe Chiappa. — Favia, 1829, dalla tipografia di Pietro Bizzoni, di pag. i5, in 4.*^ Elogio di Paolo Bongioanni , professore di oste- tricia nelV I. R. Universitd di Pavia. — 3filano, l83o, presso gli editori degli Annali univcrsali delle scienze e dell industria, di pag. 3i , in 8.° Elogio del cav. Gio. Alessaiidro Brambilla , letto nella grande aula dell' I. JR. Universitd di Pavia il di 3 novembre delV anno 1829, per la solenne inaugu- razione degli studj , dal dottor Cristiano Antonio RiGONi, p. O. professore di fisiologia e membra della facoltd medica nella suddetta Universitd. — Pavia ^ i83o, tipografia Bizzoni, di pag. 83. Dei due primi elogi noi crediamo dover limitarci al solo annunzio , avendone gia snfficienteniente discorso parecchi TARTK ITA.LIANA. I03 giornali scleatifici e lelterarj. la qiianto al terzo , ci sem- l)ra die iion sarii ai leggitori nosirl dlsaggratlevole il ve- der qui estratti i prlncipali avvenimentl della gloriosa vita di colui clie ii'' e sul)hietto, e a cni comniendazione basterebbe in vero V essere stato 1' intinio aniico ed il chiriatro di Giuseppe II. A mezzo 1' aprile 1728 nacque G. A. Brainljilia in S. Zenone, ten-a a non molta distanza da Pavia. Inclinato com'' era alia cliirnrgia , fecesi a stu- diarla soito Grazioli e Berelta , die di quei di segnalavaiisi neir insegnarla all'Ateneo di qiiella citta. Ma a ben rintVan- care le teoriche colla pratica freqnento ancbe per lien cinque anni in qualita d'alunno lo spedale, clie a lui il quale dad- dovero e assidno osservava al letto del malato fu grande scuola. Rlirando in segixito ad nscire della mediocrita estimo Branibilln , die I'avere uilizj sanltarj nelle tru|>pe imperiali aprirebbegli il varco. Non isdegno quindi venirvi adoperato qual cbiriirgo minore ; e ben un Instro dnro in questa, ri- spetto al saper siio, veramente umile condizione con tntta pazienza , in capo al qual tempo ottenne quella mercede clie ben si meritava, tanto per 1' attenzione ed esattezza die metteva ne' suoi doveri , e per la carita die usava co' miseri infernii, quanto pe" graadi frutti die mostrava ricavati dalf indefesso studio sui libri e sui cadaveri :, giac- die dietro solenne e luminosa prova gli venne conferito il grailo di cliirurgo maggiore di regginiento. La virtii sua e r egregie sue doti die quindi innanzi potevano vieppid spiccare , e 1" essersi sovr' ogni altro cliirurgo nelia guerra dei sette anni segnalato gli procacciarono fama di grande ed avveduto operalore. Ricliieslo percio a medicare cospicui personaggi, e bene nelle operazioni sue riuscendo , dell' eta di 35 anni t'u nominato primo chirurgo della guardia nobile imperiale, e un anno da pel Timperatrice Maria Teresa lo voile cliirurgo delTaugusto priniogenito suo. Al quale pe'tanti pregi della mente e del cuore divenne in l)reve carisslmo, a lui entro in intima confidenza e fu compagno nei viaggi. Ma di essa confidenza non fece uso V imperiale chirurgo se non die in bene della scienza die prot'cssava , ed a pro del sol- dato. Egli pero colT aver pointo in quei viaggi visitare le diverse scuole di cliirurgia e i tanti dirterenti spedali , iii- tervenire ai dotti convegni, conversare coi piii celebrati professori, de'qualia quel tempo non era scarsezza, pro- caccio a se stesso cotnli lumi che bella comparsa fece in 1C4 V P P E N D I C E tra i piu cliiari chinirglil delT eta sua •, e fii in grado di publjlicare pai-ecchi scrittl cd opere di non poco conto, e die dnreraano estinia'e finclie in pregio si avra T inipor- tanza e 1' lUilita degli argomenti , ramore al vero , la pron- tezza e la sagacita dello spirito di osservazione, i'opportuna eriidizione. A lui inoltre tutta e doviita la necessarissima riforma dei cliirurglii di armata, e percio il soldato deve sapergli grado di non vedei-e la salute sua piu in niano d' ignorant! ch' egli paventava piii del neniico in canipo. Per aggiugnere al quale scopo persuase Brambilla da prima I'lmperadore essere ne- cessario il niandare a spesa di lui scelti giovani alle pid celebri scuole di niedicina che fossero in Europa , i cpiali al ritorno facessero copia agli altri chirurghi delle apprese cojnizioni, indi Innalzare quella che ora niaestosa sorge scuola niedico-chirurgica militare, eve nulla manca di quanto fa alio scopo suo ; ed a cui maggior lustro venne altresi conceduto il titolo di accadeniia , fatlone presidenie lo stesso Brambilla , clie gia stato era ascritto tra le piii stimate so- cleta scientiticlie. Ma mentre il Brambilla dava opera in Vienna al bene generale dello Stato , non dimenticava per anco la patria sua, e TUnlversita di Pavia deve alle istanze di lui presso TAugusta Donna ed il gran Giuseppe T essere divenuta una delle piii segnalate e riputate di Europa. A proprle spese egli rarriccbi inoltre di arredi e di stro- menti chirurgici , e dono al museo di storia naturale pre- zlosi oggetti del valsente di ben ottomila iiorini. Ne da nieno voile essere in generosita collo spedale , ove ebbe principio la sua carriera, a segno di gratitudine provvedendolo di bi- blioteca e di ricco armamentario cbirurglco. Morto a co- mune sciagura TAugusto Giuseppe, ne senti Brambilla piii die ogni altro afflizione perdendo a un tratto il protettore e Tamico. E ben presto ebb'egli a provare i colpi dell' in- vidia cbe tutto morde , nia vieppiii ove sono meriti veri e distinti. I quali colpi riuscivangli ancor piii dolorosi in quanto cbe partivano da clii era stato da lui grandemente beneficato. Ond' e cbe richiesto avendo in fine ed ottenuto di dimettersi da ogni pubblica carica , conservati tutti gli onori e gli stipend] , riparo in seno alia patria , cbe sgra- ziatamente solo per poco tempo Palbergoi poicbe temendo il cav. Brambilla de' sovrastanti politici cambiamenti, la- sciata Pavia per avviarsi ancora in Germania, mori in PARTE ITALIANA. lOJ viacgio a Padova per infiammazlone di vescica passnta ra- piilaiiieate ia gangrena. Sordo il cav. Branibilla alle voci delPadulazione e del- r interesse , noii mai si dilungo dalle massirne di probita e di giustizia. D'animo atto a concepire grandi ed utili cose, sapeva ancora ben condnrle a coinpimento, fermo su- perando ogni ostacolo. Quasi a sollievo di piii gravi pen- sieri e cure amava altresi le arti belle, la pittura, e il di- seono ill ispecie in cui sovente veniva qual maestro con- sultato. Tale in breve fu colui che per reali meriti coUa scienza cliirurgica e coU' umanita giunse agli onori di proto- chirurgo, di presldente di tutte le cose niediche e cliirur- giche in un vasto iuipero, che s'ebbe la conlidenza de'Ce- sari , e titoli di nobilta e feudi, e del quale il ch. pro- fessor Rigoni piglio con savio avviso a niagnificarne le bea dovute lodi toccandogli sua volta a solenneuiente iuaugurare gli studj. Elogl (t illiistri Italiani — Venezia , 1829, dalla ti- pografia di Alvisopoli. La vita di Carlo Zeuo. Idem. Idem. Sono questi clie anaunciamo due nuovi volumi aggiunti dal ch. Gamba alia sua raccolta dl Operette d' istruzione c piacere. A far conoscere V intendimento di lui nella scelta degli elogi ne trascrivianio le ultime parole della prefa- zlone : « II medico Cocchi loda qui il botauico Micheli ; » il monaco Buonafede loda il monaco Galiano ; i poeti y> Cerretti e Salandri lodano i poeti Cassiani e Frugoni; " lo scienziato Palcani loda lo scienziato Lorgna i ed il " filologo Pindemonte loda il filologo Torelli. E riserbato " al solo Paradisi prosatore e poeta il colorirci niirabil- » mente le geste del guerrlero INlontecuccoli. " Rispetto poi alia vita di Carlo Zeno essa fu scritta in latino lo- datissimo dal Muratori , da Jacopo Zeno suo nipote ; e la tradusse in italiano, non lodc\ olissimo, Francesco Quirini nel secolo XVI. II nuovo editore riniodeniaiuione V 07-togra- fia voile regolarne eziandio qutdcke frase, e fece opera ne cessaria e da sapergliene grado. I06 APPENDICE Nuovo Galateo dl Melchiorre GlojA iin nUra volta purgato ed accresciuto dl varj pensierl sopra la civiltd , la pratica del mondp ed altri pwiti corrc- lativi ad uso dclla gioventu. — Milano , i83o, da Placido Maria Visaj. II Galateo del Gioja dovrebb' essere scritto in lingua piu corretta e piii pora : quello del Casa in fatto di lin- gua ( non dicianio di stile) sara sempre tenuto in gran pregio, nia quanto piu invecchia si dira sempre piii che dovrebb' essere scritto con maggior dose di filosolia. L' uno e 1' altro pero fauno ritratto del tempi e degli autori. II libro del Gioja insegnando la pulitezza , la civilta , le ma- niere urbane e gentili, dilFonde per tutto una copiosa e piacevole erudizione alia quale s' innestano sempre alcune idee di un ordine superiore a quelle die sono oggetto del libro stesso. A leggere quel volume accade come nei vlaggi, che d' ordinario si fanno per vlsitare un qualclie luogo determinato , e lungo la via ne vedi molti altri; e per una cltta che ti eri proposto di conoscere ne conosci ben cento. Pero potrebbe darsi die qualcuno glunto al termine del volume trovasse di aver fatto poco profitto in quello che si prometteva da un Galateo ; ma s' egli avra prestata una mediocre attenzione al suo libro , si trovera iniziato in quelle discipline die sono utili sopra tutte al benessere dell' uomo e della societa. Per questo il Galateo del Gioja ebbe in pochi anni molte edizioni , e pareccliie migliaja di esemplari trovaron prontissimo spaccio. E il Gioja che ben conosceva il motivo di tanta fortuna, ed era desidero- sissimo di rendere popolari quegli studj ne' quail egli era si dotto , allargava sempre la sua tela e V arricchiva sem- pre di nuove aggiunte. Ma si dimentico qualche volta che il suo libro era destinato alia gioventu; e quindi fu co- nosciuto assai presto che alcune di quelle aggiunte per varie ragloni si dovevano aljbandonare , a volere che non andasse perduto lo scopo del libro, e per fuggire anzi che in alcune sue parti non rlusclsse a fine troppo diverso. Con questo intendimento il Visaj ha fatta la ristampa che annunziamo, commettendo a persona abllissima l' incarlco di togliere il soverchio dall' ultima edizione. Cosi in questo volume abblamo il Galateo del Gioja , quale puo deslde- rarlo ogni biton padre a' suoi figli. Quivi tutto ha I'autorita P\nTE 1T.\LIANA. IO7 di quel grande ingegno, perclie T cditore non ha ina'i so- stitiiita uii"' idea ])iopria a quelle di lui. In luogo poi delle necessaiie omissioni si voile arriccliire il volnme di uaAp- pcndicc conicnentc varj pensiert sopra la civilta, la pratica del niondo ed altri punti correlativi. Questi pensieri tolti dal Trublet, dal la Bruyere e dal piccolo la Bruyere, sono scelti e tradotti lodevoUuente. S C I E N Z E. Edizione complcta di tutte le opcre di San Francesco di Sales. — Brescia, 1829, tipografia Pasini nel pio isdtnto di S. Barnrdni , in \6.^ L' edizione c distribuita in i a. volunii : ne sono puhblicad 5. II merito delle opere del santo Vescovo di GInevra e cosi generalmente conosciuto clie torna inutile il parlarne air occasione di una nuova ristampa. Abbiasi piuttosto la debita lode T editore bresciano che le riproduce , e man- tiene cosi difluso il lienefico influsso clie deriva alle anime huone da quegli scrittori privilegiati che la Provvldenza suscita soltanto ad intervallo di secoli al niiglior bene della cristianita. E forse Teditore avreljbe giovato meglio alFin- tenlo , se nella ristampa di queste opere avesse tentato alcune correzioni nello stile del Salesiano , onde adattarlo al gusto del secolo nostro ed alia varia condizisne dei lettori di libri divoti. Colpa de' tempi in citi scriveva il santo Autore , trascorse egli di spesso in ardite metafore e ridicoli traslati , trasse similitudini da fisiche nozioni corrette da i>osteriori scoperte, uso applicazioni di fatti rifiutati dal giudizio d' una critica piii maturata ; mende tutte che sogliono pur dispiacere a qualche pio lettore, per quanto non cerchi egli il bello nel suo religioso trat- tenimento. Questa correzione fu gia praticata dal P. Bri- gnon nella Filotea del Sales non ha gran tempo da lui riprodotta , e se abbia egli prestato un' opera utile ed op- portuna , lo puo rilevare uu facile confronto di quella sua purgata edizione tanto coll' originate francese , quanto colic varie italianc versioni. Ic8 Atl'ENDlCfe Educazionc cristiana , ossia Catcckismo univci'sate. -" Venezia, 1821 al i82>o, per Antonio Curd, tip. Bra- golin. Pubhlicati "3 voliimi. Fu gia delto, e con verith , che questo e il secolo dei compendj e delle raccolte. Ogni raiiio letterario e scienti- fico e pressoclie tutto 1" uiiiano sapere e stato ai di nostri ridotto in corpi uniti o compendiati, e se mancava ai sacri studj una Biblioteca Catechistica ecco supplito anche! a tale difetto. La repubblica letteraria ha ella mai con cio gundagnato? Qiianto gli studj possono aver acquistato di facilita, non avrebbero forse altrettanto perduto in pro- fondita ed estensione ? L'ingegno mediocre che e facile ad accontentarsi , il genio giovanile che e intollerante di lunga fatica, foraiti di questo genere di snssidlo, saranno mai animati a spingere piii oltre gli sforzi loro ? II sig. Baillet nel suo Jugem. des Savans parlando dei compendj letterarj e scientifici non dubito di chiamarii un des premiers fruits de I'ignorance et de la faineantise , oil la barbaric a fait tomher les siecles qui ont suivi la decadence de I'empire. Tali riflessioni ci cadevano in pensiero nel vedere questo Catechismo unii'ersale , e se crediamo ch' esse gli si possano applicare in generale , non intcndiamo pero di detrarre al suo merito rispettivo. Le dottrine vi sono trattate con sani principj , le singole materie hanno un snfticiente svilnppo, Tordine e successivo e spontaneo , T esposizione e chiara, semplice, plana; la lingua, se non sempre , e generalmente corretta. Soltanto il metodo seguito dalT editore non sem- braci immune da qualche censura. Le materie distribuite in tante istruzioni ci vengono da prima presentate in via di dialogo, poscia le stesse ci sono proposte in un discorso continuato, e le stesse in fine d' ogni volume ci si ripro- ducono in un altro dialogo piii compendtoso. Questa tripli- cata ripetizione non e dessa soverchia? II secondo dialogo, che epiloga il catechismo pei giovanetti , dovea estendersi anche a quegli altri argomenti , alia rapina , peresempio, alia frode , alFusura, che sono oltre T istrnzione a quella eta opportuna ? Saremmo quasi tentati a credere che que- sto metodo abbia servito a nulla piii che a moltiplicare i volumi, e ad efFettuare 1' improprio disegno di un esteso compendia , propostosi dall' editore nella sua prefazione. PARTE ITALIANS. lOQ // libio sacro dl Tohia , giusta la vci'sioJie del cJda- jisstmo P. Alfonso Nicolai, con prcfdzioue e note. — Ediz'ione a profitto c di proprictd dclla Sciiola del Sordo-nintl dl Cremona. — Cremona, i83o, tipo- grafia ]\Ianiui , in 8.'', di pag. j3i. Prczzo austr. lir. 1. yS. Aureo liliretto, in cui ravvislaino nno tie' piu liei doni die i geuUori fare possaiio a' lor riglinoli. Nella prefazioiie si accennaao i pregi del libro di Tol)ia , e si danno ia- toriio ad esso alcune notizie critiche ed erudite. La storia del popolo Eljreo dalla divisione ne'due regiii di Giuda e d' Israele sino a' tempi di Tohia vi e pure succintamente espressa quasi in un quadro. Le note sono brevi , chiare ed atte ad illustrare il testo, ond' esso venga e ben inteso e convenevolmente gnstato. Elle furono tratte dalle opere de' piii iliustri interpreti; specialmente poi dalle disserta- zioni del Nicolai , uno de' piii celebri esegeti. II libro di Toliia fu sempre teuuto in gran pregio nella Cliiesa. Gli anticlii cristiani erano soliti ornare j vetri sacri or col fatto di Tobia il giovane , or con quello del veccliio Tobia. Questi vetri, de' quali sussistono alcuni frammenti, erano giusta 1' opinione degli antiquarj , tazze o biccliieri, di cui usavasi in occasione di nozze , presen- tandoci Tobia il giovane il piii bell' eseinplare della bene- dizione e santita del niatrimonio. E tra' nioderni , cosi do- nianda opportunamente il dotto IMunstero : t< In qual libro " biblico delPantico Testamento ritroverai tu esortazioni >/ si eflicacl alle opere di pieta clie abbiano congiunti » esempli tanto splendidi, siccome in questo? Dove mai " ti sara fatto di riscontrare ammaestranienti si paterni , » sinceri, degni d' ogni approvazione intorno al modo , " col quale comportar ti devi inverse Dio , inverso i ge- » nitori, inverso i poveri specialmente a noi congiunti di » fede, colla inoglie, in fine coi mortali tutti e cogli stessi » defunti , siccome in Tobia? » Ottimo poi fu il divisa- mento dell'editore, quello cioe di mettore questo libro a proiitto de!Ia scuola de! Sordo-niuti di Cremona •, esempio clie noi brameremuio imltato anche in altri istituti di puh' hlica o di privata beoeficenza. no ArPKNDICE Vans^eli festhi , ginsta il rito romano , cogll argomenti c con alciiue breii illustjazioni. — Milano , 1829, prcsso Clacoino Agnelli, in 8.°, di pag. lyS, ollre 5 d indice. Quest' edizione non e altrimenti una delle moltissime ristanipe clie a' di nostri vaano facendosi di siniil genere di libri. Esso e lavoro di uii ottimo ecclesiastico , in cui la dottrina e la sacra erudizione vanno del pari coUo zelo e collo studio di giovare il suo prossimo, qualunque siasl la classe cui tjuesti appartenga. Ed appnnto a tale sapien- tissimo scopo tende il libro che di lui ora annunziamo. Negli' argomenti si viene con chiarezza e precisione espo- nendo la dottrina trainandataci dall'ecclesiastica tradizione. L' autore poi giovandosi delle cosi dette arinonie , sull' esem- pio degli antichissimi Padri ( uso specialmente racconian- dato da Euseblo), lia posto ogni cura nel concordare le varie narrazioni degli Evangelisti , perche i lettori aver potessero una fedele ed esatta Istoria dei detti e del fatti di Gesix Cristo , talvoUa raccontati troppo succintamente dair uuo o dair altro degli Evangelisti. Le note sono bre- vissime, quali cioe bastano a far comprendere la forza del teste. Laonde questo libro da se stesso sufficlentemente si raccoraanda ad ogni buon fedele. Fasti dclla Metropoli e del Metropolita di Milano , descritti da Giovanni Villa, Dottore della Biblio- tcca ambrosiana. — Milano, i83o, coi dpi di Gio- vanni Pirotia, in 8.° di pag. 280. Prezzo lir. 3 austr. Le cose risguardanti la critica, la storia e 1' erudizione il pill delle volte giaciono sparse in una polverosa farragine cH grossi volumi , dai quali rifuggono i piii de" lettori , seb- bene comunissima sia fra gli uomini la curiosita di prea- dere esatta notlzia di tanti oggetti che formano argoraento di quistione ben anco nelle famigliari conversazioni. Noi percio reputiamo della letteraria repubblica benemeritissimi coloro che attendono od a pubblicare scritti antichi ed ine- diti , od a raccogliere cio che su di una data materia tro- vasi di piu importante in que' libri ch' essere non pos- sono si agevolmente nelle mani di chicchessia , per tal modo de' lore studj facendo direm quasi un aiimento ad ogni PARTE ITALIAJ^l. I 11 paliito convenevole. Perciocclie /< i libii reccnti se nulla di buono contengoiio, sogliono prenderlo dagli anticlii , sic- come opportunamente avvertiva il ponteflce Alessandro VII. appunto delle opere d'erudizioae parlando. " Bello e quindi il vedere un Dottore deli' Amhrosiaiio Collegio , spinto da nobile zelo di esporre le glorie della Chiesa IMilanese, e di secondare gli ottiini suggeriinenti dell' insigne fondatore della Biblioteca Aiubrosiana, raccogliere col primo suo la- voro tutto cio che atto fosse a promovere al piu alto grade la rinonianza della Metropoli e del Rletropolita di Milano, e r opera sua consecrare all' eminentissimo porporato die ora si degnamente siede sulla cattedra di Ainljrogio e di Carlo. Gli si dee dunque perdonare se trasportato talvolta da una specie di entusiasmo d' ingrandlre in qualunque modo e conferinare con tuui i possibili argomeuti V as- suntosi impegno, studiossi d' impinguare le sue dimostra- zioni anche a fronte della critica piu rigorosa , bencbe alle regole di questa per lo piu siasi egli attenuto. Un tutto fece egli della Wetropoli e del Metropolita , e 1' opera sua divise regolarmente in tre parti , cercando nella prima a quale epoca a un dipresso rimontl 1' istituzione della milanese I\Ietropoli ; nella seconda quali e quante ne' diversi tempi fossero le cbiese ad essa suflraganee j nella terza quali fossero i privilegi e i lustri delta Metropoli e del IMetropolita nell' ordine spirituale e nel civile. Trattasi dunque nella prima parte dell' antichita di quel- la istituzione, e molte prove di fatto si adducono in con- ferma dell' antichita medesima. Premesse alcune generali notizie sulla gerarchia metropolitica , si parla del titolo di Arcivescovo che piu presto o piii tardi si adotto nelle me- tropoli. 11 primo csempio di questo titolo in Milano tro- vasi in Tomaso nomlnato Arcivescovo Milanese in una per- gamena dell' anno 777; falsi o per lo meno sospetti ripu- tandosi i documenti, nei quali quel titolo vedesi applicato a' Vescovi anteriori. L' origine pero di questa metropoli sa- viamente dall'autore si assegna, non gia a' tempi di S.Bar- naba, benche forse la chiesa nostra fosse una delle prime ad essere insignita del diritto metropolitico , ma bensi alle disposizioni politiche dell' Italia del IV secolo , e quindi a' tempi del nostro grande 5. Ambrogio. Le prove di fatto che si adducono in conferraa dell' antichita di ijuesta me- tropoli , ci sembrano assai ben fondate e della piu squisita 112 APPENDICE erudizione corrcilate. Qulmli noa si ammette coll' Ughelli che 5. Ainbro^io fosse il primo metropolita Milaaese , giac- che per confessione dello stesso scrittore prima di S. Ai7i~ brooio varie chiese si aaminziaiio gia come siifFragaaee della Milanese. Versa la parte secoada snlP estensione della Milanese me- tropoli, e in questa come suffraganee si accennano le chie- se di Ravenna, d'Aquileja, di Vercelli, di Pavia, di Ge- neva, di Bologna 5 di Torino, di Ferrara , di Como , di Aosta e di Coira , di Piacenza, Bersello e Parma, di Mo- dena e Reggio, di Bergamo e di Brescia , di Novara , Cre- mona e Lodi, di Verona e Mantova , di Albenga , Asti, Ivrea e Imola , di Tortona, Savona , Alba, Acqui e Ven- timif'lia, di Bobbio, Alessandria, Mondovi, Casale S. Evasio, Vi-^evano e Crema, di Trento e Luni , e per fino di Sirmio. Altre ancora neirantica Qeografia iacra se ne annoverano , poste neir Emilia, nella Flaminia , nel Piceno e nella Ve- ueziaj e da una lettera di S. Ainbrogio si raccoglie clie ad esso soggette erano non solo le chiese della Liguria , del- r Emilia e della Venezia , ma quelle ancora di tutte 1' altre provincie adjacenti, dal che si trae principale argomento a credere die anche Ravenna confinante colP Emilia fosse tra le chiese suffraganee di Milano. Quanto alia chiesa di Aquileja , si dice non esservi alcun fdUO positivo e certo , con che provare I' antica dipendenza di quella chiesa dalla nostra ; e si soggiungono varie osservazioni per cui si rende probabile quella dipendenza. Se non sembrasse troppo ar- dimento, vorremmo qui introdurre un pensiero tutto nostro, ed e che delPantica connessione , e quindi certamente della dipendenza del patriarcato d' Aquileja dalla nostra nietro- poli potrebbe forse formare argomento il vedere nella mila- nese diocesi incastrata a cosi dire la parrocchia di Varenna sul Lario, che probabilmeate da quel patriarcato dipendeva, e che formo poscia parte della diocesi di Udine, il cui vescovo succcduto era nella dignita e ne' diritti dell' antico patriarca Aquilejese ^ finche sotto di Benedetto XIV abolita la sede patriarcale di Udine , fu essa parrocchia definiti- vamente aggregata alia diocesi di Milano , sebbeae conservi tuttora il rito romano. Non parleremo delle chiese di Vercelli , di Como , di Bergamo, di Novara, Cremona e Lodi, ne di molt' al- tre clie fjuasi lino a' di nostri soggette furouo al diritto P\RTE ITALIANA. I i3 metropolitico della chicsa mlbnese. Notercmo soltanto clie I'autore con lunga ed erudita discussione fa vcdere clie dalla istitiizione del Metropoliti lino al VI secolo la cliiesa ticinese in in tntta i' esteiisione del terinine suiliaganea della milanese ; die nel secolo VI dopo remigi-azione dei Vescovi milancsi a Genova, i Vescovi di Pavia si sottras- sero da cjuella dependenza in via di fatto col farsi ordi- nare dalla Santa Sede ; die nel principio deirottavo se- colo si sciolsero essi legalmente daif obl)ligo della lore consecrazione per parte del milanese Metropolita , senza pero cessare d' essergli sufTrnganei in altre parti, le quali dair autore pretendonsi sufficicnti a costituire I' esscnza del metropolitico diritto ^ die que' Vescovi si svincolarono inte- ramente da quella dependenza nel 1743 per bolla di Be- nedetto XIV, passando ad essere suffraganei di Roma come Arcivescovi di Amasia •, e die finalmente nel 1819, o piut- tosto nel 1 82 1, la sede pavese, staccata dalla amasiense , fece ritorno alia primitiva totale dependenza dalla nostra. Tanto piu rendevasi necessaria questa discussione, quanto die varj punti di fatto e varj documenti erano stati re- centemente contrastati per parte di alcuni scriitori pavesi. Con tre prove di fatto si giustifica pure la suggezlone della chiesa di Genova a quella di Milano. Quanto poi alia chiesa di Bologna, si adduce il fatto di S. Ainbrogio, die velo in Bologna le sacre vergini , vi ricerco i corpi dei SS. I\Iartiri Vitale , e Agricola , una chiesa vi ''onsacro sotto la loro invocazione e feces! pure a quivi propagare i rlti ambrosiani. Due altri fatti posteriori provano parimente die 5. Massimo Vescovo di Torino, fosse suffraganeo della no- stra Metropoli. Non altrimenti dimostrasi la suggezione della chiesa di Ferrara alia milanese, attestando lo stesso «S. Am- brogio , che tutta a lui soggiaceva I'antica Emilia: aggiugnesi r idcntita di tal sede con quella di Vicovenza cola trasfe- rita , oltre la testimonianza di altri documenti comedie di data assai posteriori. Se Como videsi per qualdie tempo sotto la giurisdizione di Aquileja , si mostra tuitavia die quella cliiesa dalla sua fondazione fin verso il principio del VII secolo ebbe a metropoli IMilano ; che dopo quel tempo fu suirraganea ora d"" Aquileja, ora di Milano; die per breve tempo passata sotto Gorizia, dal 1789 in avanti ripiglio la primitiva metropoli di IMilano, alia quale tuttora soggiace. La suggezione della cliiesa d' Aosta alia milanese JJcOL lud. T. LVIII. 8 Il4 ArrENDICE si dlmostra con varj docunicnti, e con eguali pi-ove si di- niostra pure qnella della cliiesa di Coii-a , benche questa passasse poscia sotto la metropoU niogontina. Con egnali argomenti si prova T antica dependenza delle cliiese di Piacenza , Bersello e Parma, come qnella pure delle chiese di Modena e Reggio , dalla nostra nietropoli. Riguardo a Bergamo, cltasi il terzo de' suoi Vescovi con- sacrato da Sant'Ainbrogio. Quanto a Brescia, citansi un Ve- scovo Ottatiano o Ottavio sottoscritto ad una lettera sino- dale dell' anno 461 diretta a S. Leone, e I'approvazione data dal nostro Arcivescovo Angilberio II alio stabillmento del monastero bresciano de' Santi Faustino e Giovlta. Ne nianca la menzione di Vescovi bergamasclii e bresciani , die nel spcolo XIII e nei successiyi assistettero in Milano a pill sinodi provinciali. L' appellazione portata a S. Ainbrogio dal giudizio di Siagrio Vescovo di Verona , clie condannata aveva la ver- gine Indicia , e 1' assoUizione di quella vergine pronunciata da 5. Ambrogio inedeslmo in vm concilio , giovano a pro- vare 1' antica dependenza della chiesa Veronese. Piu tardi ebbe principio quella della cbiesa mantovana, die stabi- llta soltanto nel IX secolo , fu assoggettata ad AquIIeja ; di la passo sotto Roma e sotto Ferrara, e quindi sotto Milano noil prima deU'anno 18 19. Per la suggezione d'Imola alia nostra metropoli, non milita fuordie una lettera di S. Ainbrogio a certo Costanzo, Vescovo di una sede innomi- nata, nella quale gli si racconianda di vlsitare tratto tratto la cliiesa posta al foro di Cornelio (cioe ad Iniola), fin- che non sia di Vescovo provveduta. Maggiori dubbj po- trebbero suscitarsi iiitorno alle chiese di Trento, di Luni e di Sirmio. E quanto a Trento , si limita 1' autore a mo- strare assai verisiniile , die quella chiesa in una parte del IV e in altra del V secolo a noi appartenesse. Riguardo a Luni , trovasl una lettera di S. Gregorio Blagno nella quale a Costanzo Vescovo, e probabilmente inetropolita di Mi- lano, si racconianda che cooperi con Venanzio a- riordi- nare la discipHna di una chiesa, di cui era Vescovo lo stesso Venanzio. Ma non e chiaro se quel Venanzio fosse Vescovo di Luni , oppure di Lodi , giacche nella lettera siiddetta diconsi giunte al Papa relazioni o ricorsi de Lau- dentium partibus , che alcuni pero leggere vot-rebbero Lu- nensium. Questa Iczione accreditat:i dalla testimonianza dei rAKTE ITALIANA. I i5 Maurini, prende vigore tlalla notizia clie la provincia ml- lanese stendevasi negli antichi tempi liingo le coste iiia- rittijiie del Genovesato, e stendersi poteva faciluieiite fiiio air attigua Lnni. Ua Sevcro Vescovo di Luni vedesi pure sottosciitto imniediatamente dopo ua snfTraganeo di Milano, cioe il Vescovo di Ventimiglia. Riguai-do poi alia cliiesa di Sirmlo, cltta primaria deli' lUirio occidentale, e la piii Ion- tana di quante mai ebbero Milano a metropoli , citansi il Baronio , V Ughelli, il Castiglioni ed altri i quali sono d' av- viso die nel IV secolo lino a Sirniio si stendesse la pro- vincia milanese, in tale opinione condotti dall'autorita di PaoUno contemporaneo e biografo di 5, Ambrogio , die lo fa viaggiai-e a Siinuio per ordinarvi un Vescovo cattojico, nominate Anemio. Dubbio e tuttavia, come imparzialmente riconosce Tantore, se il Vescovo di Sirmio non fosse gia metropolita, allorche di Milano eralo S. Ambrogio. Con egua- le sincerita egli tace intorno alP antica dependenza di altre chiese dalla nostra metropoli , come di Briniano , ora di- strutta , di S. Giovanni di Blaurienne , di Sion, di Arezzo e di Firenze , benclie da alcuni gravi scrittori al nostro metropolita credansi quelle chiese per qualclie tempo as- soggettatc. Si chiude questa seconda parte , die e la pin ampia di tutta T opera , con un quadro cronologico della estensione della Metropoli di Blilano. Trattasi nella parte terza della dignlta del Metropolita milanese, die si fa consistere nella preminenza sopra di altri Metropoliti d' Italia, nell' antichita e nel pcivilegio del pallio e della croce , nel privilegio di capo del rito am- brosiano, in qucllo di coronare i Re d' Italia, come pure di prcscntare al Papa i Ee die coronare dovevansi Impe- ratori in Roma, nella dovizia di Cardinali e di Vescovi santi die trovansi nella serie de' nostri IMetropoliti , nolle loro riccliezze ( die noi coll' autore non vorremnio appel- lare sterininate, sembrandoci questo epiteto ripugnante alia cristiana modestia , e non applicabile alle circostanze dei nostri tempi), e nella grande loro potenza nel civile. L' au- tore lia in questa parte certamente raccolto tutto cio die accuiuulare potevasi ond' ingrandire la dignita del nostro IMetropolita. Clie se rimanere ci potesse qualdie dubbio sul merito di quest' opera , csso cader non potrebbe die sull' am- piczza dcUe asserzioni delT autore e degli ouori ch'egli al Il6 APPENDICE Metropollta aggluiUca; alcunl de'' quali jier avventura non si appoggiano che a scarsl e poco autorevoli argomcntl od anclic talvolta a cltazioni di documenti o di autori sospetti. Lodiamo tuttavia il suo divisamento , perche nulla abbia egli voIlUo omcttere di cio che il decoro aumentar potesse del sno Metropolita ; ed aggingnereino ancora eh" egli ia alcuiii puiiti fece uso di squisita erudizione ed anche di una crltica giudlziosa. Non privi d' interesse sono i pochi ceniii che si riferi- scono al priniario privilegio deirArcivescovo nostro , di es- sere cioe capo del rito ambrosiano, e qui ben a proposito si accennano le glorie del Metropolita attuale che ad esempio del piu illustri suoi predecessori , raostro grandissimo zelo per la purezza ed integrlta dell' ambrosiana liturgia, e pre- sentato avendo al regnante Pio VIII le Osservazioni del Maz- zucchelli su di varj oggetti al rito nostro appartenenti, ne ottenne risposta onorevole tanto per se medesimo quanto per r eruditissimo autore di quel libro. Riguardo al pri- vilegio di coronare i Re d' Italia , qualche mancanza jjo- trebbe forse notarsi in questo capitolo ^ ma V autore ha creduto di potersi sciogliere da qualunque imljarazzo, ri- ferendosi all' opuscolo intitolato : ddle incoroiiazioni dei Re d' Italia seguite nell' Insubria , stampato in Milano nel i8o5, opuscolo di fuggitiva o temporanea occasione. Due osservazioni ci si presentano al proposito di cio che si asserisce intorno alle grandissiuie ricchezze del Metropo- lita milanese ed all' antica di lui potenza nel civile. Si dice nel testo alia pag. 2o5 che le valli Leventiua, di Blenio e di Biasca o delle riviere, donate agli ordinarj e decuraani della metropolitana da Arnolfo II, cedute furono da essi a Giovari Galeazzo Sforza colia riserva del titolo di cond per quattro degli ordinarj ; e che finalniente per ben di pace vennero dal Duca trasmesse agli Svizzeri. Non totalmente esatta troviamo quest' asserzione , perche ai quattro ordi- narj menzionati non si riserbo il solo titolo di cond; ma eglino lino alia soppressione del capitolo nietropolitano, fatta ne' tempi repuljblicani , godettero dei tributi delle suddette valli, di altre rendite unite e dei diritti annessi al feudo che tra i piii illustri viene menzionato anche dal Lunig nel suo Codice diplomadco dell Italia. Parlandosi poi della potenza degli Arcivescovi nel civile, pag. 227, si dice che con Giovanni Visconti si estinse la civile potenza PARTE ITALIANA. I I 7 del nostro Aicivcsrovo , nc piu rinacqiic in altri. Nol cre- tliamo poter afl'ermare die gli Arcivescovi successivi con- servarono senipre 11 principato dclla Valsokla , nienzionato ancli' esso dal citato Lunig, col diritto che i guircconsuiti chiainano del mero e misio impcrio , e questo diritto co- stantemente da essi si mantenne lino alia morte del Car- diiiale Arcivescovo Fozzobonclli , cioe siiio al 1781. Altre osservazioni noi tjni aggiugnere potreinmo , se forse giii di troppo intertenuti iion ci fossinio nella di- samina di questo lil)ro. E parlando in generale, ci sembra che r autoie avrelibc in piu luoglii potuto giovarsi anche di cio clie fu a' di nostri pubblicato da scrittori che forse con maggior criiica di qnella di taluno degli antichi discus- sero ora Tun punto ora Taltro delle materle niedesimc. La dove poi ei parla de'Riti roinano ed aml)rosiano, ci parve non del tutto scevero da quelle spirito di niunicipio, da cui uno storico mostrarsi dovrebbe alienissimo sempre. Alia pag. 1 85, ove parlasi della coronazione di Carlo V., leggemiuo Clemente V, in vece di YII. Attribuire vogliaiiio quest' errore ad una semplice emenda di stampa. Ma spe- cialmente bramato avremmo un po'piu di studio nello stile, il quale procede talvolta non bastevolmente colto , tal altra un po' pedestre , e di quando in quando con una iiianicra clie quasi direbbesi dedamatoria. Ne da cio po- trcbbe pienamente assolversi T autore per la protesta da lui fatta nel chiudere la sua prefazione. Percioccbe altro e uno stile purgato e colto, ed altro un dir Sanese ed nno stile da lima e da compasso. Da questo abborre ogni uomo di buon senno e di squisito sentire , di quello far debb' uso cbiunque scrive o parla nella letteraria repub- blica. E se da norma sifTatta non e lecito il dipartirsi in qualsivoglia scrittura ; assai meno poi lo sara in un' opera di natura sua arida e grave, la quale percio inliorarsi dee coUo stile ond' adescare vie meglio i leggitori. Ma queste in un lavoro di grande iinportanza , e dl fa- tica grandissinia , siccome e quello di cui ragionato ab- biamo , repntar si deljbono mende lievi. E certaniente i nostri concittadini se ne compiaceranno , vedendo in que- st'opera, c niasslme nella terza parte, per ogni modo illu- strata la dignita , la grandezza , la celebrita della Cliiesa no- stra c del nostro Metropolita. llS APPENDICF. Breiinrinm Ambrosiannm S. Carolo archieplscopo edi- tiiin Cdi'olo Cajctano Cardiiudi Q(dsnddo archiepl- scopo deiiiio irnpressiiui. Pars oestiva , a PascJiate usque ad Dom. VII post Pentec. — Mediolani , M.DCCC.xxx , typis Joanrds Bei nardonu , in 8.° {Prezzo lir. 5 ital. , paii a lir. 5. 74 austr.). Tra i saggi provvedimenti cui rivolse le pastoral! sue sollecitadliii T emiueatissimo nostro Arcivescovo, appena assunto alia cattedra di Ambrogio e di Carlo, noa fu cer- taiueiite l' ultimo quello di una nuova edizione deirambro- siaiio Bre\'iario, gia da lungo tempo desiderata da tutti i hnoni ecclesiastlci della milanese diocesi. Perciocche nelle antecedenti edizioni iion poclie meade iacontravansi in cio die risguarda la tipografia, noii ngualmente in tutte vede- vasi chiara o ben distinta la rubrica, ne tutte erano per- fettamente nel testo confonni. La parte storica poi non era scevera di lacune, ed in alcuni comecbe rarissimi luoglu sembrava dalla retta critica dissentire. A cio aggiugnevasi che dopo quelle ultime edizioni essendosi nella nostra li- turgia introdotte e nuove feste e piu ampie e piii accurate officiature , era d' uopo e per queste e per quelle ricorrere ai varj supplimenti die in diversl tempi stati erano pub- blicati. Laonde reminentissimo Arcivescovo, riscontrati per ordine suo da dotti teologi i luogbi die bisogno aveano di emendazione o di aggiugnimenti, e questi soli con prii- dente parsimonia ritoccati, lasciando intatta la salmodia, quale ci fu da' niaggiori nostri tramandata, cioe di versa in alcuni luoghi dalla vulgata itala o romana o veneta, im- primere fece questa nuova accuratissima e per pregi tipo- grafici bella e nitida edizione , saggiamente ingiugnendo che in avvenire di essa sola usar debba T ambrosiano clero. Ebbe pero luogo in quest' edizione ancora uno sbaglio tipografico a pag. 420, parte estiva, lezione III di S. Bar- uaba ; ove si legge : Ejus caput et cineres asservantur Y)er asservabantur : di che ci diede avviso lo stesso editore, il quale ci fa altresi sapere che 1' associazione a questo Breviario venue da lui protratta sino alia pubblicazione di tutta la parte jeaiale , e che dopo di questa il prezzo di ogni volume ossia d' ognuna delle quattro parti sara au- nientato d' una lira italiaua e cinquanta centesimi. I'AUTE ITAMANA. II() Aloysii Colla , Novi scitaininearum generis De sdrpe jam cogidta commcntatio. — Tauriid, mardo i83o, ex Hcgio typographceo , in quarto , pcig- 1 2 , con una stampa. Ottaviano Targioai-Tozzetti, rapito, non ha guari , alia scienza di cui in splcndido ornainento , nel iSiS mando al Colla nn amoiuo cassuiiiuaar vivente. Questa pianta fiori la prima volta nell' Ofto botanico di Rivoli in agosto del 1829. II Colla la paragono colic altre piante di amo- mo; ma avcndo accuratamente esaminati gli organi della friittificazione credette poterla riferire alle scitaminee. E niolto propiuqaa al genere zenzovero. Lucce Stullii rhagiisini opuscida duo tncdica , Bono- nice studiuriun , a. MDCCcxxviin ex typogrciplieo Annesii Nobilii et soc , di pag- 55 , in 0° Chiaro qual medico, qnal naturalista e qual letterato suona il noine di Luca Stulli non ha gnari dalla morte ra- pito , e bene quindi opero il fratel sue Biagio pubblicandone con bella edizione i due opuscoli die annnnziaiiio, impor- tantissimi ambidne per la scienza medica dal lato del sog- getto , e per la letteratura da qucUo della bella e gastigata ilizione. Concerne il primo opuscolo si fiera , si stermina- tricc peste da non saperne trovare di simile negll annali della storia medica. Apparve nel circondario di Ragusi in sul terminare dell' anno iSaS: il miasma suo era d' incre- dibile attivitk, non perdonava ne a sesso ne ad eta, anzi a rovcsclo dell' ordinaria peste assaliva vie maggiormente i i'anciullif, per lo piii uccideva in ventiqnattr' ore, talvolta entro tre giorni , radissimo entro sette. Se il malato aggiu- gneva al nouo di, non avea piii dubbio di salvamento. Era pero rarissima cosa questa lortuna , poiche di cento sol quattro risanavano , e sol per opera di natura , non per ajuto di medicina. Svariavano grandemente i fenomeni ed i segni morbosi ; ma 1' emorragia di naso od in vita od in morte v' aveva sempi^c , sempre il male di capo. Nei ca- daveri erano flittene , vibici, antraci, biibboni, or tutti a una volta, or solo 1' uno o piii di essi •, nessnno in chi mo- riva in ventiqnattr' ore. Mancava ne'cadaveri l' indizio ca- ralteristico della comune peste, la pieghevolezza degli arti. I20 APPENDICE Singolarl fenomonl intorno all' Infezlone vcngono inol- tre dair autore rapportati , pei quali e pure dimostrat.a r attitudine , la disposizloiie diversa die hanno le diverse persone a pigliare i contagl. Osservazione iion certamente nuova, nia Ijen degna di esser notata, rinveniamo in ap- presso quella , clie durante cotal peste apparisse maggior fecoadita nelle donne , e concepissero fla di quelle , cui , per essere in sul terminare le purghe , pareva levata a clo ogni speranza. Terminato die V autore nostro ebbe di accennare quanto egli crede all' uopo per dare breve si ma abbastanza particolarizzata nozione di si terribil pesLe 5 si fa alia descrizione di un' altva guisa di morbo die i Turdil soglion diiamare sua appendice, e cli' e il mor])0 dei carbonclii. Esso pare specialmente proprio dei buoi , dei muli, dei cavalli, delle pecore, delle capre , e pare clie venga da miasma, e s'ingeneri anthe di per se per in- terne cagloni. Gli animali die ne son presl divengon tristi , patlscoiio anoressia , impigriscono , camrainan lentaracnte , e come barcoUanti , ban febbre forte ;, al collo , alia gola , agl' in- guini ed in qualunque altra parte del corpo rialzansi tu- mor! grossi qual uovo di Colombo ; di color rosso atro se sono ove non e pelo ; i quali tumori tasteggiati ci faiino accorti contener essi un fluido , die tutta poi ne riempie la cavita die formano. Questo fluido poco stante da ad- dietro, o tutto ad un tratto svanisce, accrescendo il male in malignita , e pigliando per metastasi nobili viscere ;, ia segnito a cai, in mezzo a tutti gl' indlzj del massiiiio ab- battimento e rilassamento entro ventiqnattr' ore giugne la niorte. I buoi vicini al trapasso vengono pigliati da tal furore die dan del capo in qualunque luogo, e abbattutlsi in corpi duri piu in breve vanno cosi di questa vita. Nei cadaveri rinviensi grossa la milza , rigonfio il fegato con istrisce cerialee e nere , la vescichetta del fiele vuota , I'intestin retto gangrenato. Son pochi gli animali , die iioa curati sottraggansi alia mortalita di qnesto morbo. La cura si eseguisce con bevande di vin generoso , con triaca , sale ammoniaco e grasso di porco , fatta ogni cosa traa- gugiare. I tumori s' apron, si vuotan premendoli, e si lavano ripetutamente con vin caldo stemperatovi parimente sale ammoniaco, per poi aljbruciarli col cauterio. Durante la suppurazione si da quella bevanda eccitante due volte PARTE ITALIANA. 12 1 al (U airanimale^ ed esso per rjuesti rimcJj in dieci o docVici di e sano. L" esperlenza cliian die per semplice contatto i vivi noii pigliano questo male , die puo appic- carsi per lo contagio clie viene dall' esalazlone degli escre- nienti , e dal pntrcriirsi dei cadaveri, e trapassar neiruomo per lo aprire essi cadaver! , per lo toccarne i carbondii avendovi alcuna ferita alia niaiio. Esso trapassa qnindi dalle bestie neiruomo, e dall' uomo nelle bestie. Piffliando r uomo appare snbito fortissima f'ebbre , e in capo a poche ore sorge una tal quale pustoletta grossa qual cece , per lo piu alle articolazioni. V lia tosto vertigine e vomito. Quella pustoletta appare poco stante un furoncolo , e dopo due o tre ore divicne nera con all' ingiro ceixhlo ceruleo. Lasciando andare il male senza ripararvi in dodici ore la pustola e grossa qual uovo di polio, e vi sor^ono in vicinanza vil)ici ; 1' infermo da in sopore , e in un batter d'occliio si fa enfisematico ; e in pronto vomito di feti- dissima bile; freddano le estremita ; sopraggiugne lo sfa- celo, indi la morte , non niai piii tardo di ventiquattr' oi'e. L' autore non sa die cosa siasi i-invenuto nei morti di questo morbo. Riniediando\i presto non riesce fatale. E il sicuro rimedio anclie nell' uomo sono il presto aprire e bruciare le pustole , e all' interno gli eccitanti. Breve monograiia di una specie di febbre scarlattina die fu pur in Eagusi 1' anno 182 3 abbiamo nel secondo opu- scolo. Con assai disuguali e different! slntomi correva que- st'esantema della cui forza contagiosa non v' aveva diiara prova; infieriva vie maggiormente nei ragazzi, e per lo piii non ancor tcrminato il terzo di levavali dal mondo, senza cbe i diversi tentati nietodi di cura giovassero. E perdie cliiaramente si veda il tanto svario de' fenomeni morbosi, r autore parecchie storie riferisce dalle prime delle quali ricaverebbesi cbe la scarlattina in discorso s' assomigliasse a quclla, die gia epidemica in alcun sito di Francia noto Swieten nel suo Trattato degli esantemi febbrili ; e nella quale , come in quella di Ragusi , tanto e si pronto era il corrompimento de' cadaveri , die nissuno ardi notomizzarli. In questa occorrenza 1' autore fatto prova del cloro , die alcuni predicano qual sicuro domatore di ogni febbre scar- lattina , per quanto maligna sia , non ne ottenne nissun buon efietto. Se i limiti, cui in (juesto giornale non ci pare sia il caso d' oltrepassare , eel pei-mettessero , noi 122 APPENDICE saremnio entrat'i nella disamina dell' lutricata dottrina del- r origine e del propagarsl delle epideraie in generate, e del miasma scarlattinoso in particolare , di cui con alcuna ampiezza piglia a ragionare rautore, poiche in alcun punto crediamo che non si possa interainente essere del siio sen- timento. Del resto se anclie per altri rispetti non possiarao interamente sottoscriverci , e commendare le teoriche da lui altrove avanzate , lodarlo pero ci e forza per la chiara , semplice, esatta e precisa esposizione delle cose, pel giusti e savj riflessi , per lo spirito di retta osservazione, e per r amore della scienza e del bene dell' umanita die le scrit- ture sue dimostrano e promovoao. S/d morso piii confacente al cavallo , operetta del ca- vcdierc Massimillaiio Weyrother , imperiale regio cavallcrizzo alia scnola spagiiuola , gid primo ca- ' vallerizzo all' I. R. Istituto inilltare di eqiiitazione " in Winer-IVeustat , traduzione dal tcdcsco. — Mi- ^ lano, i83o, dalla Societd tipografica dci classici ^'" italiani, di pag. 5^, in 3.° grande. • A Pel maneggio , governo e gnida del cavallo riesce dl non poca importanza il saper l^ene imbrigliarlo ; non di manco chi finora tratto di tale soggetto non si estese quant' era d' uopo intorno alia parte principale ; cioe alia piu confacente maniera di applicare il morso attenendosi alle proporzioni di qnesto coUa bocca del cavallo, e aU'arte di misurarlo e di calcolarlo. Ma per ben riescire in cio non si poteva non ricorrere a ritrarne i fermi principj dalla meccanica , essendo il morso considerato sotto il vero suo scopo non piii che una maniera di leva. Qncsta ri- cerca e percio la prima cui di proposito attese il signer Weyrother, pervenendo a staliilire che il morso e una leva di secoiido genere. Dopo di che egli s' estende a chiarire come in ogni sua parte abbia il morso ad operare , onde ottengasi perfettamente lo scopo cui tende , e quali esser debbano le dimensioni e le forme sue , e con quali rlsulta- nienti risponda ogni sua parte al diverso regolare delle redini. Che pero descritte vengono ed esaminate le dilJe- renti maniere di morso in uso presso le diverse nazioni mostrandosi com' esse facciano al caso. Due tavole in rame ajutano poi V intelligenza della matex'ia in discorso. Noi non PARTE IT.VLIA.NA. 123 tlnbltiamo pnnto die cliiiinqne o perafFetto, o per soUaz- zo , o per mestiero nianeggia e regge cavalli noa sia per trovare grande sussidio, ed altresi con che trarsi sovente d' Imljarazzo nella presente operetta della ciii traduzione dolibiamo saper grado al signor Pietro Sajler cavallerizzo di S. A. I. R. il serenissimo Arciduca Yicere del i-egno Lombardo-Veneto. V A R I E T A. Esamina dclle Osseivazlonl al Brcii ccnni siil vajuolo dumlnaiite ncl Milanese, ccc. Ocrivendo i Brevi cenni sid vajuolo {\) lo scope m'lo prin- cipale fu di far conoscere quanta sia stata auclie neU'at- tuale epideniia dal fatti confennata V euergica virtii del vaccino. Non dovevasi quiudi passare sotto silenzio uno scritto , del quale il titolo (2) fa supporre , che il metodo comuueniente adottato di vaccinare sia difettoso , e quindi insufiiciente a teneici immuni dal vajuoloso contagio. Pon- derate le ragioni addotte dal sig. dottore Fantonetti , bo creduto ravvisarle non conformi all' osservazione ed alia sperienza , e conseguenteniente bo concbiuso cbe la ri- vaccinazione doveva per lo meno riuscire inutile. Lo stesso signor dottore iuseri nel successivo fascicolo (febbrajo, p. 276 ) di questa Bibiioteca alcune Oiienaa'orai ai Brexi cenni ecc. Vediarao ora di dare a tutte queste os- servazionl il loro giusto valore. Osservazione i". « La diversita tra il vajuolo raodificato e la varicella e indubliiamente accertata. " Le ragioni da me enunciate, le qaali dimostrano cbe il vajuolo modificato e la varicella per niolti riguardi sono aftini, erano piu tendenti a rendere manifesta la costante benigaita di quelle , cbe non a sostenere la natura identica di quest! due esantenii. Di fatto bo subito dopo ammesso, (1) Biblioteca Italiana , gennajo i83o, p, no. (2) Delia noccssita della rivaccinazione , Ragionaiuento del sig, dottore Fantonetti ccc. 124 V A R I E T A . die tr.i qubstl vi pnssa una cllversita. Parm'i qulndi die si poteva anclie far senza di qnesta osservazione. Osscnazionc 2.^ << E indul)l)laiiiente pur accertato, die il vajuolo niodilicato .... trapassa in vajoolo vero e le- glttimo in cui n' e proporzionato. » Che il vajuolo modificato possa portare vajuolo vero e una quistione da alcuni anni agitata e non niai decisa. Gli autori citati dal sig. dott. Fantonetti in appoggio della sua opinione trovarono forti oppositori , le sperieuze dei quali si possono conoscere leggendo gli scritti in questi ultimi tempi publilicati sul vajuolo e sul vajuoloide. Mi liasta qulndi il fare per ora presente, die il dott. Guillou (1) innesto moltissimi soggetti coil' umore estratto dalle pustole del vajuolo modificato , ed ottenne delle vere pustole vac- cine e non il vajuolo. Dietro cio non sara pennesso ad un medico, die ebbe campo di osservare non piccolo nu- mero di ammalati di vajuolo, e die non ostante le piu scrupolose ricerclie non arrivo niai a scoprire un sol caso di vajuolo naturale e legittimo causato dal modificato, noa sara pennesso , io dico , ad un tal medico di non mostrare su questo punto la sua piena convinzione? II sig. dottore Fantonetti soggiunge, die la quistione fu definita dall'Ac- cadeniia reale delle sclenze di Parigi (3). Io dovrei prima di tutto fargli riflettere , die non e possiblle avere alia iTiani tutti i giornali appena pubblicati, e jjrincipalmente gli esteri ; die il giornale da lui citato non era fors' anco ar- rivato a Milano quando io scriveva, e die il fascicolo degVi Annali universal! di medicina (3) , su cui trovasi la rela- zione del sig. Emery letta a nome della Commissione del vaccino non erasi ancor pubblicato quando il mio Ynano- scrltto e state consegnato alle stampe ; ma cio nulla monta. Fosse almen vero quanto viene asserito con tanta fran- chezza ! Basta dare un' occhiata a quella relazione per con- vincersi die la cosa e ancora piix die mai indecisa. II si- gner Desormaux nella discussione del i5 dicembre su quella relazione stima troppo assolute le condusioni , quindi dice: It Medici in gran novero niegano ancora die il vajuoloide ( vajuolo modificato ) possa dare vajuolo ;, e non venne (l) Biblioteque nied. janv. 1827. (a) Jour. i;en. de med,, janv. l83o, ' (3) Febbrajo i83o. V A R I E T X. 125 rapport.ito noii pur vin sol fatto di questa sorte die noii lasci aJctiii tliibljio. " 11 clottor Cenclrin in una nota alia stessa lela/.ioae cosi concliuule : " DaU' innesto di vajuoloide noa ne viene clie vaJLioloide e mai vajuolo. Le sperienze c!ie sono nella uiia Memoria citata da Emery lo provauo senza altro. A chi conosce il vajuoloide, il vajuolo e la vaccina i-iesce inipossil)ile 11 prestar fede ai fatti die si riferiscono di vajuoloide, die nvrebbe suscitato vajuolo, posciadie egli scoriicsi a cliiaie note, dal uiodo con cui sono luessi in- nanzi quel fatti die gli autori loro non ebbero mai cono- sciuto ne il vajuolo, ne il vajuoloide (i). " Dopo tuttocio non mi sarei giammai aspettato die il sig. dott. Fantonetti per non credermi capace di dare una solenne mcntita a mcdici riputatissinii , dovesse farmi la grazia di stimarmi non pienamente al fatto delle cognizioni attuali su questa materia. Esaiiiiniamo ora le osservazioni die particolarmeute rl- guardano 1' opinione del sig. dott. Fantonetti suUa neces- sita della rivaccinazione. Osservazione 3." « Noa e provato die poclie pustole di vaccino, ed anche una sola sia quel tanto appunto die riesca senza piii etFicace a tutta levar via T attitudine al vajuolo. » Qui non vengono riportati fatti, e solo si dice, die se trovansi nelle diverse persone diversi gradi d' idoneita vajuolosa, una eguale dosa di vaccino non dovra bastare a toglierla in tutti. 11 sig. dott. Taroni (a) gli risponda per me : k Riflettendo sulla proprieta dei contagi , die non agi- scono come i veleni in ragione della quaatita, per cui quella perturbazione indotta da una molecola si osserva eguale a quella di piii molecole , neppure questa opinione sembra avere sutliciente appoggio, se non viene confermata dai fatti. " Noi sappiamo altronde die il signor dott. Sacco, dice ripetutamente (3) die e indifferente per 1" elTetto del » (1) Annali univers. di rued., febb. i83o. Articolo tradotto dal sig. dott. Fantonetti. (2) Ann. univer. di med. febb. i83o. Si noti clie nella quarta osservazione vengono riportate in conferma della rivaccinazione alcime gperionze di questo medico , le quail non potevano essere a iiiia cognizione , essendo state pubblicate quaiido i iiiiei Ercvl ceiini eran ;:ia stauipati. (3) Trattcito di vaccinazionc , pag. II3 , e alti'ove. laO V A R I E T A . vacc'mo 11 numcro delle pmiture . . . una produce Tistesso etFetto di dieci e ventl. II dott. Chiappari dettava la stessa cosa dalla cattedra (i). Qneste coiicliiLisioni dovevano es- sere certanientc il frntto di osservazioni indnbitate , mentre il primo aveva fin d'allora vaccinatl piu di i5om. individui, ed il secondo era addetto alia pia Casa di S. Caterina, ed era particolarmente incaricato della vaccinazione. Boffinet, non ricordato dal sig. dottor Fantonetti , Boffinet (2), che spiega principj per nulla diversi da' suoi, e che pur pro- pone la rivaccinazione, confessa che la piu parte dei me- dici rltiene che una sola pustola di vero vaccino basta a preservare dal vajuolo. lo posso assicurare, che il maggior numero degli ammalati di vajuolo modificato da me osservati mostrava ouattro ed anclie sei cicatrici lasciate dal vac- cino. La stessa comniissione del vaccino (3) rifiuto la pro- posizlone fatta di eseguire piii punture dicendo, che molte persone che eljbero una o due pustole . quantunque abbiano di frequenti trattato coi vajuolosi , schivarono il vajuolo. Po- sto tutto cio, serabrami che sia provato abbastanza quanto ho esposto nei Brevi cenni. Osservazione 4." « Non e vero che tutti i celebri vac- cinatori concordino nelT affcrmare torni vano il rivaccinare in cui di fresco vaccinato uscirono ottlme bolle. " lo lion impugno che gli autori da lui riportati abbiano ottenute delle Ijuone pustole vaccine da persone altra volta vaccinate: devo pero far presente che molti furono i sog- getti su cui si fecero gli sperimenti , e che in l:)en pochi sortirono buone pustole; che quasi tutti questi pochi erano stati vaccinati alcuni anni jJi'hna da altri vaccinatori , per cui non si poteva avere certezza del buon esito del prime innesto. II dottore Dornbluth (4) ripete 1' innesto su 284 soggetti a poca distanza dalla prima vaccinazione , che era stata da lui eseguita e riconosciuta vera, ed in soli tre ottenne delle pustole , che rassomigliavano a quelle del vero vaccino. Questi tre soggetti non potevano essere di quelli , che conservano V idonelta a contrarre il vajuolo (1) Lezioni d'' Ostetrlcia. ' ' (2) Jour, des progres etc., 1828, t. XI , p. 188. (3) Ann. univ. di uied., febb. i83c. (4) Jour, des proiires etc, 1827, vol. I.°, pa^. 68. V A n I ir T A . I2T aiiclie una secomla volta? II dottor Sacco (i) dice inutile uti secoiido iniiesto dopo sei o sette gioriii dal primo. Cio viene par confermato dalla sperienza di Crigthoii , e di Bryce citato da Batemaii (2). II sig. dottore Fantonetti , clie tanto si appoggia alle sne sperienze , e egli poi certo che la prima vacciiiazione da lui non osservata sia stata regolare ia quelli die nianifestarono al secondo ianesto buone pustole vaccine ? Le iiiie sperienze poi quantunque non circostanziate non sono certo niinori in numero delle sue , e sono state praticate su fanciulli da me antecedeu- teniente vaccinati con pleno efFetto. La stessa Accademia reale delle scienze di Parigi cosi si esprime : i< Quanto al rivaccinare bisogna dire, clie finora dalle prove non si ha nulla di costante " (3). Finainiente se e stato diniostrato evidentemente da tutti i celebri vaccinatori , die la vacci- nazione preserva indubbiamente dal vajnolo, bisognera convenire, die quella toglie tutta 1' idoneita vajuolosa : dunque la rivaccinazione e inutile. Pare anclie adesso che io aldiia veramente pigliato un equiioco? Osservazione S.'' " La senslbilita della filjra , e la predi- sposizione ad una maniera di contagio sono lien la diversa cosa ". Io diceva , che i bambini ed i fanciulli essendo di fibra niolto sensibile dovrebbero sentire a preferenza I' influsso del contagio. A me pare die la fibra piii tenera e deli- cata sia piii atta a sentire qualunque specie d' impressione, che e quanto dire sia piii sensibile. Ma senta pure altri- nienti il signer dottore Fantonetti, che io non voclio fer- niarmi su quistioni di parole , mentre i fatti depongono abbastanza in niio favore. Non e ella osservazione costante di tutti i pratici, che nelle epidemie vajuolose gl' individui di tenera eta vengono colli a preferenza dal male? Ora , snpposto die T ordinaria vaccinazione lasci spesse volte un residuo d'idoneiui vajuolosa, perche non e cosi avvenuto nelle nostre due epidemie? Forse die il vaccino adoperato negli ultiml dieci anni , e che tuttora si adopera e piii ener- gico di quel die serviva da prima per gl' innesti? Ovvero non torna raeglio attribuirc un tale fortunate avvenimento (i) Opera citata , pag. 49. (2) Compendio pratico delle inalattie rutauec. Vol. II, p. Il5. (3) Ann. uuiv. di lued. , febbrajo i83o. 128 V A R I E T A*. ai saggl i-egolamenti introdotti , eJ alia niaggiore dlligenza dei vacciiiatori? In Iscozla Tliomsoii vedeva Topposto, giac- che testimonia , die pareva die col crescere deW eta scemasse e lion auinentasse V iJoneita vajuolosa. Rispetto i'autorita di Thomson ; ma braraerel sapere come era in aliora nelle sue coatrade trattata la vaccinazlone. Se poi in ogni epi- demia pei'sone dotate della massima sensibilita si videro andarne immuni , cio altro non vnol dire se non che quelle o erano state vaccinate a dovere , o non eransi esposte alle cause del contaglo. Osservazioiie 6.* « lo non pretesi raai che le sperienze che arrecai facessero pruova a quel mio non piii che suggerimento di rlvaccinare per maggior agio colle pustole ottime , che rinvengonsi nella stessa persona ". Cio e vero , ed ingenuamente confesso , die forse in questo punto non mi sono io abbastanza chiaramente espresso. Mi si permettera pero dl far riflettere , che male si appone chi dice, che col levare il virus alia bolla vac- clnica in settima od in ottava giornata non si disturlia punto il suo corso. II signor dottor Sacco dopo numerose ed ac- cui'ate esperlenze (i) conchiude , che il vaccino preserva dal deciaio all" undecimo giorno. II dizionario delle scienze mediche nota, che 1' efFetto preservative del vaccino e or- dinariamente prodotto alia nona e decima giornata dalF in- nesto. Aspettianio noi iino a quest' epoca ad aprire le pu- stole per eseguire la vaccinazione ? A qual fine Robert e Byot (2) consigliano di non aprire tutte le pustole dei vac- cinati ? Osservazione 'j?- it Non e finalmeote provato, che la rlmanenza in alcuni ben vacclnati dell' attitudine vajuolosa dipenda dall' andamento non regolare ed iucompiuto delle prime pustole ". Io non intesi mai di dimostrare ad evidenza questa mia opinione : ml contentai di mettere sott' occhio gli ar- gomenti clie la rendono molto probabile : forse il tempo la potra convalidare. Da tutto cio chiaramente appare , che le Osservazioni del signor dottore Fanionetti nulla aggiungono a quanto egli gia disse , e non iniievoliscono ne punto ne poco i (i) Opera cit. (2) Ann, luiiv. di ujed. , febb. io3o. V A R I E T A . 1^9 rifless'i tla me opposti al siio Ragionamento. Dimqiie resta provato clie la tcttiia da lui emessa e afiPatto insiissisteiite, o die quiiKli il siio divisamcato di livaccinare anclie allor quando T inuesto sorli uu pieno elFetto non deve essere in iiiodo altuiio seguito. Dott. G. Roioadi, MEDICINA VETERINAUIA. II sig. Dnpuy, professore di medlcina veterinaria a Pari- gi, lia trovato una specie di venne (hydatide) nella uildolla spiiiale di iiii agiiello colpito da paralisia ne' meiultri po- steriori. Ej;li attrilmisce (piest" aJrezioiie alia pasiura che ipiesti auiiuali prenilouo ne' liioghi troppo umidi o palu- tlosi. ( Bibl. pliys. ccon. ) V I AG G I. Not'izie iiitorno ad Algcii. ho Stato d'Algeri clie aldiraccia Tantica Numldia e la Mauritania cesarea , provincie un di tonto riuomatc per istraordinaria fertilita e uinnerosa popolazione , csteadesi sid littorale del IMeditcrraneo dall' orlente all' occidente in uno spazio lungo i8o leghe. La sua media larghezza dal nord al sud-est e di circa 5o leglie , senza comprendervi r arida Getulia al di la dell'Atlante. Esso e attraversato d' orieate in occidente da una doppia catena di montagne, cioc dal piccolo e dal grande Atlante j donde discendono e fiumi e ruscelli che vi spargono la freschezza e la fe- condila. E difcso contra i venti del inezzodi dall' Atlante, gode dolcissinia tomperatura e grande salubrita. Rare as- sai vi sono le malattie; ne gli Eiiropei ch' ivi fanno di- mora trovansi giammai a cimento con quelle mortali epi- deniie , che in hrevissimo tempo tante vite ne mietono nelle Aniille. L' oftahuia luedesima, pur cosi coniune in Egitto, non vi si conosce. Questo paese incolto per la maggior parte, in balia a trihii nomadi e pastorali a cui la vita errante porge ua facile siaiupo contra le esazioni e le violenze di un go- verno tiranuico, potrelibe col sussidlo di buone leggi e della ci\ iltii europea divenire uno Stato tloridissimo , sic- come lo era un tempo. Olire le lane fine, gli olii , la seta Bibl. Ital. Tom. LVIII. 9 I 3o V A U I E T a'. e la cera die il paese somministrerebbe a plena dovlzia a cjuella Poteiiza clie ne intraprendesse la conqiiista, una gran parte del suo territorio renderebbesi di leggieri acconcio alia cultura della caiina da zncchero, del cotone e del- r indaco. A cio si aggiunga die esso ne' pascoli dell'Atlaate nutre numerose tonne di coi-sieri i piii adatti ad uso di cavalleria. La totale popolazioiie del paese puo valutarsi da j, 800,000 a 1,900,000 abitaiiti circa, cioe : Mori, Arabi , coiitadini e operai 1,200,000 Arabi indipendenti 400,000 Berber! stabilitisi ne' villaggi 200,000 Giudei 3o,ooo Turchi, rinegati, formanti T aristocrazia .... 20,000 Discendenti dei medesimi , ma di una classe men nobile 20,000 In tutto . . . 1,870,000 La citta d' Algeri ha, dalla parte di terra, circa 1200 tese di circuito. Se dalla parte di mare essa e sommamente forte, a motivo del suo molo e de' lialuardi armati di nu- merosa artiglieria, vera cosa e pero die dalla parte di terra non varrebbe ad opporre una grande resistenza. La sua cortinji e i suoi bastioni sono deboli e male ideati , senza strade coperte , ciiiti da fosse poco larghe e poco profonde. All' angolo occideatale, nella parte la piia ele- vata sorge la cittadella cliiamata Cassauhah. L' angolo del sud e r orientale sono difesi da fortini e da alcune bat- terie. Due deboli castelli coUocati sopra due alture fuori del suo recinto e provveduti d' artiglieria impediscono an- cora cli' altri vi si accosti. Ma la cittadella e dominata da alti poggi , donde sarel^lie facile il fulminarla. La guarnigione consta di 6000 a 65oo Turclii o ri- negati.' Gli Arabi e i Mori cbe vi si potrebbero armare am- montano da ySoo a 85oo, in tixtto 14a i5 mila uomini, compresi 2000 cavalleggleri. II dey , capo dell' aristocrazia militare che domina ad Algeri , ha sotto di se tre hiogotenenti o vassalli quasi in- dipendenti, conosciuti sotto il nome di bey. Quello del Le- vante risiede a Costantina, F antica Cirta. Questa citta iiutnera circa 60,000 anime : e 16 leghe lontana dal ma- re ^ 70 da Algeri. II bey che vi comaoda ha sotto i suoi I V A n I E T A . l3l orJ'ini circa 2000 soldati turclii, e puo adanarc sotto i suoi drappelli 5ooo o Cooo nomini di cavallcria nioia ed araba del tutto senza discipllna. II bey delf occideate lia la sua res'ulenza a Tretnecea e a Mascara, cittix ambedue senza difesa poco lungi dal mare, e discoste di 90 leghe da Algeri. La sua forza niilitare e di circa iSoo Tnrcbi, cut si potrebbero aggiungere da 4000 a 5ooo cavaUeri mori ed arabi , paragoiiabili in tutto ai precedent!. Un vasto de- serto di sabbla , qnello d'Anga, separa in qnesta parte oc- cidentale lo Stato d' Algeri dal i-egno di Fez. II bey del mezzodi non lia residenza stabile ; anzi da molto tempo il dey non ne elegge piu alcuno, contentan- dosi di spedirvi nno de' suoi priniarj olliciali alia testa di 1000 Turclii onde tener sottomesse ie tribii di Arabi e di Berberi cbe abitano P Atlanta e le pianure che sono ai piedi di qucste montagne. Del resto tali soldati , die non lianno ne tattica ne coraggio, sono armati d' un cattivo fu- cile senza bajonetta, d'un pugnale e di due pistole alia cintura. Passeremo in silenzio i nomi di alcune piccolo citta aperte e di nessuna importanza situate nell' interno , eccettuata pero Tifeli, piccola piazza niediocremente forte sulle fron- tiere d' Algeri dalla parte di Tunisi. Ma la costa ci scluera in sul littorale, o poco lungi dal mare, un gran numero di citta una volta floride , ed ora , dopo cbe gcmono sotto la barjjarie d'un governo oppressore , totalmeute povere e spopolate. Seguendo la costa dalf occidente all' orieute trovansi Ie citta di Nedroma, di Oran, clie ha ia,ooo abitanti ; Mu- stagnan , citta assai considerevole , cbe esporta molto gra- no •, Tenis ;, Sercella , i cui contorni sono coperti di giar- dini ; Algeri , la capitale , situata in mezzo a valli e a fertili poggi. Bugia , buon porto , da cui si traggono olio, fichi e legna, difeso da 5oo giannizzeri; Culen Goullioa , da cui si esportano pelli i Bona , T antica Ippona , buon porto, il cui terrltorio e coperto di uiagnilici olivi e aran- ci, difeso da aco giannizzeri ; varie altre citta raeno ini- portanti, e linalmente il Bastione di Francia , e La Calle gia fattoria o stabilimento d'una Societii di negozianti fran- cesi, delta Coinpagnia d' Africa die u'ebbe la concessione da Soliniano II verso T anno i56i. 1 3a V A R I E T a'. Le trlhu d' Arabi le piu potent!, e clie percio godoiio una specie d' iiidipeiideiiza , sono : i.° Qnella dei Benni Animer, a poca dlstanza da Tre- mecen; a." tre altre presso Bleda e nella stessa provincia, clie , sebbene meno nnmerose e nieno a temersi, noii la- sciaiio percio di rispingere le pretese del bey dl Treme- cea , cui pagano spesso a colpi di fucile 11 tributo ch' egli esige ;, 3." i Benl Albas e i Couces , presso Bugia, tribii nnmerose clie nell' anzidetto niodo contengonsi col bey di Costantiiia; in fine, verso le sorgenti della Mejerda , alle froniiere di Tunisi , abitano gli Hewidschas , tribu di Ber- beri quasi indipendenti. Costoro occupano molta esteuslone di territorlo nelle valli e nelle montagne delTAtlant.e. Altri territorj sono pure occupati dagli Arabi , i fpiali , per la loro scarsa popolazione incapaci di resistenza , pagano il tributo. Le rendlte della reggenza consistono: I." Nei livelli o pagamentl che fannosi dai due bey;, a." Nei tributi sopra i Giudei e sopra i IMori coltivatori od operai ; 3." Idem sui campl d' Arabi e di Eerberi nomad i ; 4.* Nei monopolio de' grani ;, 5.° Nei prodotto delle dogane suU' iinportazione e sulla esportazione ; 6.° Nelle pene pecuniarie e nelle avanie, casualita fiscali a cui il governo da la massima estensione; 7.° Finalmente nei tributi masclierati die sotto 11 titolo di donatlvl pagansl dalle potenze crlstiane. La somma totale ascende a circa due niUionl di piastre dl Spagna, non compresl i beneficj consideraI)ili degli esat- tori e dei bey dl cui abbiamo parlato. La tirannlde del governo cbe aggrava 11 paese dl Algeri, la peste che vl penetra ogni dodlci o quindici annl , ne lianno spopolato Insensibilmente 11 paese. La popolazione di due o tre secoli fa era forse doppia delTattnale. Nessun pro- gresso vl fecero l' incivllimento e 1' Industria. L" arte stessa guerresca , la sola in cui 1 barliari ritrovino alcun pregio, e rimasta stazionaria , tale , in una parola , qual era al secolo decimosesto. La prima spedlzione tentata contro di questo paese , sotto 11 regno dl Ferdinando d'Aragona, nei ]5o8, fu comandata da Fernando di Cordova. L*" imbarco si face a V A It t E T a'. I 33 M.llagn i r.irmata era til 12,000 noniini: fii pi'esa Orano, uia fa impossihile il potere internarsi nel paese con si de- boli forze , ed Oraao fu perdiita poco dopo. Nel i5io fecesi una nuova spedizione con 11,000 fanti e 4,000 cavalieri sotto Pietro di Navarra. Orano fu ri- presa , e fu pnr acqnistata Bugia. Nel ]5i6 Diego Vera voile assediaro Algeri alia testa di 9,000 noniini-, ne jierde un terzo, c ritorno in Ispagna. Carlo V pariito da Malaga nella stagione la piii ino|)poi'- tana con 28,000 uomini , sbarco senza ostacolo 1' anno 1541 nella baja di Temensfnst a 4 leglie da Algeri. Una ftiriosa tenipesta rese vana la spedizione e costrinse Carlo a retrocedere soltanto colla meta di sue truppe. Nel 1 68 1 Luigi XIV invio 3, 000 uomini a Gigeri per istalnlirvi una colonia francese e tenere a freno gli Alge- I'ini ; ma i Francesi assaliii da forze maggiori vidersi ol)- ])ligati a rimbarcarsi dopo la perdita di 400 uomini. Algeri fu bombardata nel i683 e nel 1684. Varie spe- dizioni furono intraprese dalT IngbiUerra e dall' Olanda contro di questo covile di pirati durante il 18.° secolo. Neir anno 1767 il celeberrinio cav. Angelo Emo costrinse colla sua flotta quel dey a ferniare onorevole pace colla ve- neta repubidica. Una spedizione venue pur fatta nel 1775 dagli Spagnuoli die erano in numero di 20,000 i nia ando fallita. Nel 1816^ lord Exmoutb comandante d' una squadra in- glese assale Algeri e brucia la flotta de"" jiirati. Cosie maritlinie del pacse d' Algeri. ( Articolo estratto dalla geografia di Biker. ) U dotto autore osserva die vi lianno parecchie dcscri- zioni del paese sottomesso a questo Stato barbaresco , e cita un' opera tedesca (i) in cui esse sono indicate, poi soggiuuge; ti Dopo questi viaggi fu pubblicata un'' opera classica del celebre Sliaw (2), testimonio oculare, suH' in- terno di tale contrada (U\enuta piii die mai inaccessibile. (1) Nachrichten u'ld, Bemerkungen iiber Algier. Altona , 1798, tre parri in 8." (2) Travels , or obser^iations oil several parts of Barbary arid the Levant. Oxford, 1738, in fo^Iio con carte e figure. Tradoito in francese col tltolo : Voyat^es dans plusieurs provinces de la Barbaric et du Levant. L.ittaye, 1743, 2 vol. in 4-° — Seconda edi/.ione deir orij^inale iiiglcsc. Londra , fS^, in 4." i34 V A n 1 K T a'. L' ultima sjJCLllzione ilegp Inglcsi contra Algeri nel i8i6(i) ha richiamata 1" attciizione sulla capitale tli questo paese signoreg;giato da' pirati. Pananti ne parlo assai mlnuta- inente (2), senza pero insegnarci alcuna cosa di nuovo sul resto della costa. Blaquiei-e, capitaao del vascello in- glese il il/f/r/HO, pin Istratto intonio alle coste di Barbe- ria , confessa che , per le scarse notizie die se ne lianno sarebbe temerita il volerne dare una particolare e geogra- fica descrizione (3). Un nuovo Vasco de Gama (4) ha pulil^licato in via di frammenti sopra questo Stato alcune osservazioni generali degne d' esser lette. La relazione di Sliaw , avvegnache la plu antica , e tuttavia 1' autorevole relativaniente alia costa che si estende tra r iniljoccatnra del Maloccia all' ovest e quella dello Zaine air est. Pananti pure assegna questi liumi per confini alio Stato algerino. Ma una serie costante di recenti incursioni per terra nella provincia limitrofa tra Costantina e 1' antica frontiei-a della reggenza di Tunisi hanno fatto dimenticare i confini clie separavano altra volta i due Stati da questa parte, ed hanno soninianiexite cangiata la faccia di questi paesi, popolatissimi per altro e fertilissimi. Blaqniere ci fa conoscere le piu recenti notizie somniinlstrateci da te- stimonj oculari su questa parte orientale della costa. Costantina, capitale di tal provincia orientale del regno d'Algeri , contava ancora 3o,ooo abitanti. Questa citta giace in un territorlo fertilissimo, che ora obbedisce ad un bey piarticolare , il quale sarebbe in grado di formare una mi- lizia di 20,000 uoniini, se non fosse dipendente egli stesso da Algeri. Costantina e in una posizione assai forte e con- serva avanzi di antichita romane : i suoi abitanti sono ospi- talieri, e narrasi che di la possono i viaggiatori recarsi con sicurezza nelP interno del paese. Tra Costantina e la costa, verso La Calie e Tabarca , snlle rive dello Zaine che se- para il paese d'Algeri dal paese di Tunisi, trovansi molte (1) SalaiiLC. Narrative of the expedition to Ahier. Londra, l8if), in 8.0 (2) Ai"^eat!ire e osservazioni di Filippo Pananti sopra le coste di Barheria. JMilano , 1817, Stella, 3 vol. in ia.° Quest' opera fu tradotta in inglese , poscia in francese col titolo ; Relations d^un sejour a Jlger. Parlgi , loao , in 8.° (3) Blaquiere letters from the Mediterranean. Londra, 1823, a vol. in 8." • (4) Vasco de Gauia — Isell' opera di lackson sopra Marocco. V A R I E T a'. i35 forcstc i circostfinrn rara in tali regioni , oJ assai preziosa pel* le costruzioni navali. La Cnllc, porto mediocre ma assai Ijene sitaato presso il Capo Biiono, era altre volte il Ijanco priiicipale della com[)agnia fraacese d'AflVica; e molto liene fortilicato ; i contorni ne sono assai fertili. La Francia lo penlette du- rante la giierra della rivolazione. Nel 1806 gl' Inglesi ne chlesero dal dey d'Algeri la cessione , mediante una ren- dita annua di j 100 lire sterline. Eglino volevano stabilirvi un j)osto luilitare die avrebbe servito a sostenere il lore dominio inarittimo a Malta i ina le loro trattative andarono a vuoto. Ai confini dcgli Stati d'Algeri e di Tunisi , all" imbocca- tura dello Zalne, trovasi la piccola isola di Tabarca, di cui i Genovesi fiirono padroni sine al 1798: era e posse- duta da Barbaresclii. A punto su questa parte della costa la pesca del corallo e della maggiore importanza: fassi prin- cipaliiiente da' Frances! , da' Sardi di Cagliari , da' Siciliani di Trapani : i Barliaresclii la turbano sovente ; nondimeno essa put) generalnieiite occupare iiovecento battelli e nove- mila uomini. E cliiaro a vedersl come un silTatto paese non abl>ia alcnna attrattiva pe' viaggiatori guidati dalla sola curiosita. Ecco il perclie le dcscrizioni speciaU d'Algeri devonsi sol- tanto o ad Europei latti prigioiiieri e scliiavi , o a per- sone die esercitarono t'unzioiii puldjlidie presso il dey-, o a religiosi die si recavano al riscatto degli schiavi. Tro- vansi elle accennate nel tomo IV della Bibliotheque des co- yages del slg. Boudier de la Ridiardiere. Questi parlando della Ilistnirc d'AIi^er (\i hau^'xer de Tassy, opera eccellente, osserva die qnesto libro costituisce il fondo delT Etat gc- ntral et particul'n'r du royaiiine ei ville d Alger di Leroi , e die poscia un Inglese , avendovi aggiunta un' analisi delle Meinoires sur Tunis di Saint Gervais , diede il tutto alia luce col titolo: A compleat history of the piratical States of Jiarbary, senza citare gli autori delle cui opere giovossi. Piu tardi fu tradotto in francese da alcmio die certamente ignorava I'origine del libro inglese. Oggidi, in cui tutto cio cbe concerne Algeri attrae na- turalniente 1' attenzioiie del pulihilico , vedemmo comparire in podii giorni quattro opere su questo paese. Non ne in- tratterremo i lettori ; ma faremo loro riflettere die 1' opera l36 V A R I E T a'. int'itolnta: Hi stoife d' Alger , un vol. in 8.", pnljl^licatasi non ha guar! . 140 VAniETA. " Neir analisi cli questa materia io nil sono sefvito del inetodo da nie indicate nella gia citata niia IMenioria sulle stoviglie. IIo poi riconosciuto T acido fosforico coml)inato colla calce trattandolo col liornce al cannello, avend' esso presentato iin vetro trasparente che fatto brnstolare prese il colore di bianco di latte. La sostanza aniniale fa da me separata col mezzo della potassa pura e delTacetato di piombo. " Per vie piu assicurarnii deU' esistenza di essa materia aniraale ho sottoposta una porzione di argilla in crogiuolo chiuso ad un fnoco nioderato;, lasciatolo qnindi raffreddare, rilevai essere divenuta di nn color bruno-nero ; ed ecco un'altra prova della presenza di tale sostanza, non potendo questo colore appartenere al bitume vegetale per T indicata impenetrabilita del vasi. V Avendo fatto ascendere il calore ad nn grado piii for- te, cioe fin a tanto che il crogiuolo divenne di un bianco di luna, sopra di un" alti'a porzione d' argilla egualmente chlusa con Into nella fucina delF esperto fabbro-meccanico signor Alessandro Motta , trovai die rafFreddato poscia il crogiuolo, r argilla aveva acquistato esteriormente un co- lor bruno carico, ed interiormente un verde cliiaro di vi- triolo, ed una figura spugnosa propria delle sostanze ani- mali carbonizzate, colla ditferenza die la terra cementata riusci dura a guisa della pomice ( lava). Ho continuato il fuoco assai piu violento su di una terza porzione di nuova argilla cementandola in un carbone cavo e scoperto. Que- sta dope mezz' ora divenne piii spugnosa di un volume cinque 0 sei volte il primiero •, la massa acquisto il color del ferro nella parte interna e superliciale , e qua e la si vetrifico presentando un color brillante di mercuric con alcuni globetti. >i Cosi ho posto fine agU esperimenti nella persuasione di avere esausti tutt' i suggerimenti dell' arte mia. " Due per me fortissimi motivi mi lianno spinto a pub- blicare queste poclie osservazioni. II primo fu il desiderio di rendere con non dnbbie prove manifesto die col giro dei secoli le ceneri dei corpi umani possono convertirsi in argilla ; il secondo T opportunita di annunziare che dalla scoperta di siffatte quantita di vasi sepolcrali ci si da cer- tezza che essi appartengano ad un deposito il quale si estende per un gran tratto di terreno ; del che 'ci porge indizio il rimbombo che i manaali; battendo T argilla per VARIETA. 141 impastaila e rlduila a forma , seiitono sotto i loro piedi suU" aja attigua alia cava. >; Molti ahri ilati si rllevano nei dintorni della Bara- giola per credere ctie quel luogo fosse un antico cimitero. In geiinajo scorso Andrea del Frate , manuale addetto alia faljbrica de' mattoni , nello scavare V argilla ha rinve- nuto le basi di due pilastri in cotto, del diametro ciascu- no di nn braccio cjnadrato , i cjuali erano probabilmente i sostegni d' un cancello die serviva di porta. In altro luogo in poca distanza dai pilastri un altro giornaliero ha sco- perto neir inverno xlelf anno scorso la circonferenza ia mnro di un pozzo o cistcrna del diametro di circa due Jjraccia , di cui non fu riconosciuta la profondita. " Ne' fondi della cascina detta di S. Protaso cola vicino, saranno circa sei anni, fu rinvenuto ncUo scavare la terra per plantar viti un'oUa con 18 lucerne, parte in vetro di color naturnle, parte in vetro color cilestrino , e verde, giallo, rosso e violetto. " Noi facciaui plausi al sig. Rosina, e crediamo poi dover nostro 1' incoraiigiarlo ne'' suoi esperimenti e nelle scoperte sue, pel cjual genere di studj e di lavori ha egli gia in pill occasion! diniostrata una non comune attitudine. Delia comcta attualmente visibile. Dopo I'apparizione della coiueta periodica deU'Enlce, che fu osservata sulla fine del 1828, non si era piu veduta al- cuna nuova cometa^ quella die si osserva attualmente e stata scoperta dal vigilantissimo signor Gambart direttore del regio Osservatorio di Marsiglia, a cui si presento gih niolto luminosa la mattina del di ai aprile nella costel- lazione del piccolo cavallo. Suir appoggio delle osservazioni fatte nel corso d' un mese i calcolatori hanno gia potuto stabilire con inolta ap- prossimazione gli elementi parabolici delf orbita di questo nstro, dai quali si puo conchiudere cli'esso non e identico con alcuna delle comete gia conosciute ; cosicche viene ad essere la i38.* nell' ordine di quelle di cui sia stata de- terminata Torbita, giusta il catalog© pubblicato dal signor Sclmmacher (i) ed esteso dal signor Santini (2) fino al- r anno 1829. (i) Astronoiii. Abliamlliin|:cn. Parte I. Altona, iHaJ, (3) Eleuicnti d' astrononuA. Ediz seconda, vol. I. Padova, i83o. 142 V A R I E T A . La conieta glunse alia maggior viclnanza alia terra il cU 26 marzo, nou essendoiie distante piii d' ua settimo della distanza media della terra dal sole; passo pel nodo il di 6 aprlle ed arrive al perielio il di 9. Siipponendo ciie V lii- tensita della luce sia generalmeate nella raglone inversa dei quadrati delle distanze dell' oggetto dal corpo ilium iiiaute e dall'osservatore, la cometa attuale dovreljb' essere stata nel raassimo splendore il di ay marzo; nella qual epoca tro- vandosi a 60° di declinazione australe sara apparsa assai cospicua agli osservatori di quell' emisfero. Essa va ra- pidameiite scostandosl da nol , ed a quest' ora noa e piu vislbile, come ne' primi giorai , ad occhio nudo. Soggiungiamo qui gli elementi del moto parabolico della cometa calcolati dal sig. Santliii a Padova e dal sig. Car- Imi a Milaiio. Carlini. Suir osservazione del cli 2 1 aprile fatta a Marsi- glia e su quelle de' giorni 5 e 19 maggio fatte a Milano. Sandni. Sulle osservazjoni dei giorni 3o aprile , 8 c l8 raaggio fatte a I'adova. Passacglo pel perielio Longit. del perielio. Longit. del nodo, . . Inclinazione Log. dist. perielia. . . Aprile 9,5269 t. m. a Milano 212 18 o 206 20 O 21 12 10 9,96484 moto diretto Aprile 9,63804 t. m. a Padova 212 23 18,8 206 22 43,1 21 II 8,8 9,9650486 moto diretto L' Ateneo di Bergamo propone un preraio di cinquanta zecchini per una Memoria che insegni un metodo piii si- curo, e meno dispendioso di quelli sino ad ora proposti, per cni un gelso vegetl, e prosper! durevolmente nel luogo stesso ove e stato un gelso raorto ; e la contagione di un gelso infetto non si propaghi ai geisi vicini. Le Memorie saranno scritte in lingua italiana , o fran- cese i e verranno presentate non piu tardi dell' ultimo giorno V A. R I E T a'. I 43 deU'anno prossimo ventnro i83i; osservaiido la costu- inaiiza accndomica riguardo al nome delT autore. — II Presidente Albonihetti. ERRATA-GORRIGE. Tomo 56.° Pag, 148 lin. 14 dell.1 celebre Cleopatra ^<-'gg^ ''i Cleopatra Coccia » ivi » ny • della celebre Cleopatra rcsrina Tomo 57.° 17 >> 2 1 Sncri3«o 10 1 •■ 14 conte io3 >• 1 venga 123 "II Kiioiiigeo 137 neHa nola iin. a. dalla ivi ivi » 3 dalla 354 lin. lO invariabile. 31 (in alcuni e5em|il.iri ) Re- meyat 33 del ferro ossido 39 e certe a e materia 37 incontrarsi 32 che preiideva principal— menic quanJo era uniiclo. 40a Jocrisso Commendatoro versa Enosigco delta della variabile. Reniusat. 407 ivi 408 ivi 409 25 delle terre figullne del regno del feno ossiilato a certe questa terra e materia incontrossi che le e proprio princi- palmente qua n do c an— cora umida delle nostre terre £ga1ina indigene Pug. 293 lin. I e segg. le variant! scritte dall" autore eulle prove di stampa forse con poca chiarezza e inesatta- nicnte , causarono un notabile errore di fatto. Tutto il pe- riodo si leggeva cost : E la Criisca medesitna non dispregera un t'semj)io tolco da un suo accademico che I'Alberd nel suo Dizionario ci por^e , ed e un chlarissimo testimonio di questo vera. L'autore avrebbe poi voluto scrivere : E I'Alberti nel suo Dizionario ci porge un ecc.-' ma i segni delle correzioni fiiroao da lui iaavvertentemente uial coUocati. Sebliene 1' ar- gomento rinianga nella sua intierezza, preghiamo i lettori di registrare (juesta correzione. R. GinoM, F. Carlini e I. Fvmagalli, direttori ed editori. Pubblicato il di J giusrno i83o. 0SSC7 vazioni meteor olo seiche fatte all I. R. Osservatorio di Brera. A P R I L E 1 800. 31. ITTINA. < Seha. 5 6 ■^ 3 -3 -^ ^ 2 Slato di'l ciclo. _ "3 ~ 0 i- -r c ■^ u S 2 2 ° .1 "^ * j3 ^ u , Stato ' del ciclo. 1 poll .in. ■> 1 poll. i.„. 0 I 27 10,0 + 8,8 N .'Moreno. 27 9.2 +14,6 N E Nuvolo. 2 27 9.2 +1 1,0 N JNiiv. rott. piov. 27 8,6 + 12,5 E Nnv.pioggia. 3 27 8,0 +10,0 £ Nuv. roll. piov. 27 9,0 + 12,5 N N E Nuv. rotlo. 4 27 11,2 + 9.5 N Ser. iiebbioso. 27 11,0 +i5,5 SO Nuv. rott. ser. 5 27 10,7 +11,0 0 Sere no. 27 10,0 + 14-7 SO Nebb. sereno. 6 27 t,,5 + 11,0 SE \iivolo. 27 8.8 + i5.o NE Nuv. ser. 7 27 9.2 + 8,6 0 Nuvolo. 27 9.4 +i5,7 0 Ser. nuv. ser.; 8 27 10,0 +11,8 NE Scr. plug. ser. 27 10,0 +1^,7 SSE Nuvolo. 1 Q 27 8.2 + 1 1,0 NE Serrno. 7v5 ■m4,o E Nuvolo. 10 27 6,4 +1 1,0 E Nebb. ser. 2-! 7.7 + i3,8 N* Sereno. 1 1 27 9'^ + 7,0 N Screno, 27 9.8 +i5,o 0 Nebb. scr. 12 27 10,0 + q,o NO Screiio. 27 8,G +14,0 E Nuvolo. i5 27 7'° + 8,8 0 Seieno. 27 6,0 +17,0 0 Ser.ncli.nu.ser i4 27 6,q +10,2 N* Screno. 27 8,0 +16,2 NNO* Sercno. i5 27 9:" + 9,0 N Sercno. 1*7 / 9.0 + 1 6,5 SO Ser. nuv. i6 27 9,8 +10,0 E Screno. 27 9.2 +i5,5 E Sereno; '7 27 9.2 +10,0 NO Nuv. rott. ser. 27 9-.2 +17,0 S 0 Ser. nuv. | i8 27 9-.« + 1 1,0 N 0 Sereno. 27 Q,0 + 17,2 son Ser. nuv. iq 27 8,D +11,7 N 0 Ser. nuv. 27 6,0 +i5,7 E..N* >uv...tem.pio|! 20 27 7.2 + 10,4 N 0 Sereno. 27 9.0 +14,5 NNN 0* Sereno. 1 21 27 8.0 +10,0 0 Sereno. 27 8.0 +18,3 N Screno. ' 22 27 Q,0 +10,8 NEE Nuv. rott- ser. 27 q.o + 16,0 SE Screno. •iD 27 q.o + 8,8 NE Sereno. 27 8,2 +10,7 s 0 Ser. nel)b.nuv 24 27 ^.6 +11,5 NO Ncbb.ser. nuv. 27 8,8 +16,5 SO Ser. nebb. 25 27 9,0 +12, i N N 0 Nuvolo'. 27 8,7 +i4,5 E..NolTeni. piog.nu'l 26 27 9^5 + 8,7 N E Nuv. ser. 27 10,0 +i3,7 s Nuv. ser. in 27 1 1,0 + 9.5 N 0 0 Nuv. ser. 27 1 1,0 +i5,5 so Nuv. ser. 28 27 12,0 +T 1,5 NE Ser. nuv. 27 10,2 +16,0 S..,E Ser. nuv. 2q 27 12,0 +1 1,8 E Sercno. ■27 11,4 +i5,5 E Screno. DO 27 12,0 + f),0 N Sercno. 27 1 1,0 -16,7 s Sereno. ! Altezza mass, de Ijar. poll. 28 lin. 0,0 -Utezza mass, del term. + i8,5' minima media . .....-; 27 » 6 .0 r minima . . . . + 75O ' ^7 ' /'"■ Quaulita dclla pioggia linec 24254. " 1 Ml IIMM 1 ^^BOEI smwf Ill Ill ""'•—'" BIBLIOTECA ITALIANA PARTE I. LETTERATURA ED ARTI LIBERALI. Gerollmi , ossla II Nario d una Principessa , dclV au^ tore dl Slbllla Odcdeta. Mortara, 1829, Capriolo. / Prigionieri dl Pizzighettone. Romanzo storico del secolo XVI ^ delV aiUore dl Sibllla Odaleta e delta Fidanzata Ligure. Vol. 3- Mdano, 1829, Stella. Cecilia dl Baone , ossla la Marca Tiivlglana al finlre del medio evo. Nairazione storlca dl P. Z. ( Pietro Zorzl). Vol. 4. Venezla, 1829, Andreola. {E an- nunzlata una seconda edlzlone coiretta da mold e gravl errorl dl stampa. ) Irene Delfino. Storla Venezlana del secolo VI. Vol. 2. Venezla, i83o, Gnoato. La Villa dl S. Clullano. Storla Venezlana del se- colo VII , data la luce dalU autore d Irene Delfi- no. Vol. 2. Venezla, i83o, Gnoato. La Battaglla dl Benevento. Storla del secolo XIII ^ scrltta dal dott. F. D. Querrazzi. Vol. 4. Llvorno , 1827, Bertani, Antoiielli c comp., e 3Iilano, 1829, Malatesta. I Discorso primo. — Idee gcnerali. nuovi romanzi che , dope averci data occasione di esporre alcune idee general!, saranno il soggetto delle nostre parole , non vennero qui accompagnati a fame congiuntaniente discorso per alcun intrinseco BibL Ital. Tom. LVIII. 10 146 be' ROMANZl STORICI. legame che interceda fra loro, ma perche quando le considerazioiii sull' arte anche applicate ad oggetti diversi si concentrano a priucipj di unita , non solo quesd principj s' accrescono d' evidenza e di forza , ma cio che vale ancor meglio, ove riesca colla mol- tiplicila de' confrond e delle speiienze di far mani- festa negli effetti la difficolta somma dell' arte ren- duta ai veri suoi fini , lo studio ne diventa necessa- riamente piu nobile ed alto , e rcsta per sili^tta guisa meno abbandonato all'arbitrio intollerabile degli scrit- tori volgari. Ne si creda che fra gli uffici della cri- tica sia di lieve importanza quello , che si di rado le viene compiuto , di mettere un argine all' ardi- tezza e all' imperizia della plebe scrivente , e solle- vare le buone lettere a un punto che faccia disperato alia mediocrita il poterle raggiugnere ; imperocche non e guadagno , ma irreparabile scapito , che la presunzione dei molti si getti tumultuosa alle porte cF un santuario , che per necessita non puo mai aprirsi se non ai pochissimi : e forse a penetrare nelle ca- gioni recondite delle cose questo e il principale mo- tive , per cui quasi sempre e presso tutti i popoli al secolo nel quale le arti e le lettere furono piuc- che mai vigorose e fiorenti , ne seguito un altro d' impotente stanchezza o di aberrazione febbrile. Egli e ben vero che un si grave fenomeno intellet- tuale si vuol comunemente desumere da altre piu speciose cagioni , e senza dubbio e capace di grandi e belle fiasi il discorso , col quale i retori ne so- gliono accusare una certa fiacchezza che nell'umana natura succede quasi per una legge lisica alia ga- gliarda e faticosa azione anteriormente spiegata. E uoi non vogliamo entrare in una quistione che atte- nendosi a quanto v' ha di piu. importante e di piu sublime nelle scienze speculative, ci condurrebbe a piu severe e astruse parole che non ci sono accon- sentite dalF indole del nostro subbietto : ma se anche non si vuol discendere col pensiero nei pericolosi iibissi della metafisica , come potrassi negare nei fatti ^ DE ROMANZI STORICI. 1 47 la somma influenza die a produrre quel decadimento viene esercitata dalla turba de' mediocri aUbllantcsi coUe sue frodi a disputare di passo in pasf.o la prc- ininenza ai mi2;liori ? Tutti sanno clic le arti e le lettere non souo mai couosciute e apprezzate meglio die nei tempi in cui per un felice concorso di cir- costanze poterono innalzarsi alia massima altczza ; ma appunto la speranza di partecipare agli onori c alle riconipense die si vedono concedute ai cliiari intelletti , agisce allora potendssima suUa cupidigia degl' ingcgni comuni , die quanto meno sono capaci di preudere una strada da se , tanto pin volcnticii si lasciano trasportare dietro agli altii gin pel facile declivio dell' imitazione. E riniitazionc servile, conre il primo e il piu sicuro indizio die la niente umana e gia stanca , e pure ad un tempo la prima e la piii forte causa, per cui cpiesta deplorabile stancliezza si va senipre piu dilatando e accrescendo. Se non die a parlare con ma^giore propiieta , quando si vede una nazionc bassainente occupata a iniitare con ver- gognosa pazienza se stcssa od altrui , si dovrebbe piuttosto dire , non cli' ella e venuta a stancliezza , ma die tenendosi in disparte i piu poderosi de' suoi figliuoli , tutto r incarico di continuare 1' antica glo- ria c ricaduto sopra cpie' deboli die per un intinia miseria erano gia stanchi prima di venire sul campo. Ne dee far maraviglia questo ritrarsi dei xiobili ingegni diuanzi alia plebe die si precipita con loro in uno stesso cammino ; impcrocclie e solito costume de' sapienti il correre una via solitaria e scpararsi come ncUa vita civile , cosi anclie nelle occupazioni della mente dal profano cousorzio del volgo. E se ad alcuno potesse senibrare die lo scoraggiamcnto de' migliori sia ingiusto , perclie poco dee curarsi d' aver comune con akri la strada , clii sente die in due o tre passi sara uscito di vista a' suoi disuguali compagni , noi non vorremmo rispondere a qucsta idea si benigna, se non col dire, die senza dubbio ella proccde da un uomo , il quale , dopo aver 148 de' romanzi stobici. considerate astrattamente le cose, non voile mai scen- dere dalle sue belle teorie alia dolorosa esperienza della vita reale. Che per fernio non potra mai ca- dere in pensiero a nessuno die i mediocri valgano a seguitare tino al termine i sublimi intelletti, e quand'' anclie si volesse accogliere questa supposizione impossibile, non ne deriverebbe ancora alcun impe- dimento ai pivi degni , i quali non sono mai ne in- vidiosi , ne gareggianti ; ma se in un tale rapporto non e gran fatto dannosa Y influenza della moltitu- dine , ben altre riflessioni si presentano a chi , ri- movendo le apparenze magniiiche , osa guardare , senz' arrctrarsi , la trista verita degli umani casi , e impara da essa , quanto iucrescano all' anima dei va- lorosi i continui fastidj , onde la malignita li tor- menta , e come V ostinata e picciola guerra de' vili sia piu potente clie ogni inimicizia della fortuna a spegnere la sacra e necessaria tiamma dell' entusiasmo. Perche se di tratto in tratto sorge un qiialche inge- gno si forte da saper disprezzare la turba che lo persegue e lo preme , egli e questo un avvenimento che a gran fatica si rinnova una volta per secolo , e in vece in una tanta scarsezza d intelletti vigorosi e quasi incredibile il numero di quelli che potendo riuscire eccellenti si lasciano arrestare a mezza la via , e inebbriati di amarezze e di sdegno si per- suadono che gli uomini non valgono abbastanza , perche si abbia a soffrir tanto per loro. Ne questo fatto e per alcun modo separabile dalla concorrenza de' mediocri , i quali , per cosi dire , souo costretti dal proprio interesse e dall'orgoglio ad attraversarsi con ogni perversita di mezzi all' innalzamento dei migliori , che sarebbe troppo evidente testimonio della loro bassezza. Inganniamo il mondo , o il mondo ci spT'ezzerd 1= questo e il grido d' unione che un infelice bisogno di falsa gloria, o I'avidita del gua- dagno mette in bocca ai codardi , e a questo grido si affoUano i molti , e si rinforzano degli artifizj scambievoli , e insidiosi e arroganti assaltano i pochi DE ROMANZI 6T0RICT. 140 che vista la qualita de' ncmici vogliono piattosto cc- dere il campo, che avvilirsi comlDattendo ed anche vinrendo. I\Ia quando il niiserabile trionfo de' mediocri e compiuto , quale sara la condizione delle arti e delle lettere clic al)borrendo da ogni stato niezzano non possono discendere dalla loro altezza senza correre il rischio gravissimo di ruinare sino in profondo ? E quesd vmcitori cosi indegni , cosi incapaci della vittoria come faranno a proseguirne i successi ? E con quali fallacie potra essere continuato V inganno della nazione? E facile il comprcndeic che T errore non sarebbe che di pochi niomenti, se fosse lasciato nella sua integrita il senso naturale de' popoli che abban donati a se stcssi non tardano mai a ricondursi verso le nornie immutabili del Vero e del Bello : ma come speraie che la turba vincente voglia rinunziare cosi presto ai prol'itti della battaglia? Come credere che debba astenersi per vergogna dal ricorrere all' unico mezzo che per qualche tempo puo prolungare il suo disgraziato dominio? E questo mezzo, come ben si vede , non e altro che if pervertimento de" pubblici giudizj e lo sforzo incessante di falsare ad ogni co- sto quelle regole eterne da cui sono gia condannati , ancor prima che avvengano , tutti i traviamenti dello spirito umano. Di qui confusione pessima d' ogni dot- trina , e incertezza sempre crescente di principj e di massime, e una specie di ribelHone scandalosa contro la sapicnza de' secoli trapassati , dei quali si rifiutano gl' insegnamenti e si rinnega fino la gloria. Egli e allora che il Borromini ticne lo scettro del- r arte , e la squisita purezza del Palladio e una po- vera semplicita che bisogna compiangere ; egli e al- lora che il IMarino viene proclamato il piu gran poeta che mai avesse 1" Italia , e 1 Ahghieri diventa un bar- baro , il cui nome non puo pronunciarsi senza sor- ridei'e alia stolta ammirazione che dagli avi gli fu tribuita. i5o de' romanzi storici. Sospinti dalla lunga via che ne resta a percorrere , noi non possiamo seguitare piu avanti nelle conse- guenze che sono necessarie a provenire da questi fatti ; ma chi non s' avvede che quando i niediocri non potendo sahi-e fino alia vera sede delle arti e delle lettere , trassero miseramente le une e le altre fino alia lore bassezza , il danno non puo arrestai'si a soli qnesti termini , e si debbe anzi consumare fino a queir ultimo punto in cui le arti e le lettere sono tanto scadute dal loro primitive splendore , che i nobili ingegni non solo le fuggono per non accom- pagnarsi ai volgari , ma le sdegnano anche per se stesse , siccome prive d' ogni dignita , e venute a parte dell' altrui corruzione e vergogna ? Chi non si accorge che allora 1' avvilimento e fatto si graude , che senza mia scossa fortissima , senza una rinnova- zione totale delle circostanze e delle opinioni il ri- sorgimento piu non potrebbe operarsi se non per la strada lentissima della ignoranza assoluta e della bar- barie , le quali permettessero alia ragione de' popoli di riprendere V antica rettitudine dopo aver comprata a si caro prezzo la dimenticanza di tanti errori e di tanti sofismi ? E forse mentre avevamo dichiarato di non voler assumere un linguaggio severo, troppo discorde dal nostro argomento , noi ci siamo in vece con sitfatte parole lasciati trasportare troppo avanti dalla gravita della quistione che nel progresso del discorso si sol- levo , ma questo e quasi impossibile a non avvenire , quando si toccano materie strettamente connesse colla civilta del genere umano , e si parla in un tempo in cui alia sapienza e sostituito il dubbio , e la ve- rita e diventata una controvcrsia. Ne per cio noi ci siamo troppo divisi , come altri potrebbe credere , dai romanzi , intorno ai quali si debbe occupare il nostro ragionamento : che i lettori piu attenti si sa- ranno di leggieri avveduti, come queste considera- zioni siano del tutto affini a quelle altre in cui abbia- mo dovuto entrare, allorche parlando dell' eccellente de' komanzi storici. i5i romanzo
  • ;e«;ui minori, sono da essa traviati a consumarsi in questa dannosa carriera ! Ma se la cri- tica incalzandoli fino all' estremo vorra adempicre tutto il suo uflicio , se la critica sapra antipoire il progresso dell'ai-te alle tiniide suggestioni degli uniani rispetti , quanto le sara facile di penetrare anche in quest' ultimo asilo, di disperdere anche quest' ultima consolazione dell' amor propriol Noi non vogliamo esaminare , perche il luogo non e opportuno , quali conscguenze debbano aspettarsi dall'audacia del secolo che rimette ogni cosa in quistione , ne qual tristo mutamento possa awenire dalle indagini temerarie che succedettero alle ricerche dejili eruditi , ma come ad ogni male si meschia sempre alcun bene , qucsto e pur certo , che combattuto dalle circostan- ze , e spinto dalle nuove opinioni il tempo dell' an- tica ciarlataueria letteraria e passato. Altre frodi , altre peggiori frodi deturpano senza dubbio anche a' nostri giorni il campo della sapienza , ma cjuella vecchia haratteria de' pedanti c smascherata per sempre, ne col superbo apparato d' una farraginosa erudizione e piu possibile di sbalordire nessuno. Si dibattano pure quanto sanno i romanzieri storici per far credere , che le svariate cognizioni dei loro voliuni furono da essi raccolte con lunghe e sudate vigilie. I dotti conoscono gia tutti le numerose offi- cine , ove questa facile mercanzia si vende e si compra ; e il popolo che ha veduto gli auguri sorri- dere ncirincontrarsi, oramai sorride ancor esso, e si stringe nelle spalle per compassione. Romanzieri , fa d' uopo fmalmente disingannarsi: per cjuesta via non v' e speranza di lode : se volete vivere , bisogna in- ventare , o quando vi parra di aver conseguita una fama onorevole , sorgera la pubblica voce ad avver- tirvi , che non siete , e non sarete mai altro che de' ROiyiA.Nzi sTORicr. 189 compllatori , compilatori , compilatori. — Ne alcimo voii,lia (lolersi , chc la critica sia chiamata a tanta se- voiita per opcre cosi Icggicre come sono i romanzi; iniperoccho non e mai di lieve importanza cio die puo niioceic alia buona ed utile direzionc degl' iii- gegni , e al rctto disceruiniento del vero, nc mai la rigidezza dc' critici e piu giustamcnte impicgata, che quaiido si I'ivolge sopra quelle scritture , che non comandate da nessun pubblico vantaggio , anzi per se stesse atVatto disutili a2;giungono a qiiesto difetto il pericolo di riuscire gravcniente dannose. Indulgen- za e da usarsi volonticri a quei laboriosi scrittori , che si travagliano fra studj ingrati , ma necessarj , indulgcnza a (jue' generosi , che senza aspirare alia ricompense dclla gloria si affaticano in una modesta oscurita a migliorare la condizioue dcgli uomini. E se anche a quesli benemeriti non riuscisse di far cosa pill che mediocre, non e toUerato ad alcuno che li "venga ad accusare della loro liacchezza : perche quan- to e nociva , e da perse2;uitarsi senza pace la me- diocriia prosuntuosa e brigante, altrettanto vuol es- eere incoraggita e ajutata quest' utile mediocrita, che dc' continui suoi sacrilizj non puo aspettarsi altro premio sopra la terra, che una breve e scarsa rico- noscenza , e la tacita e non proHttevole approvazione de' buoni. Ma quale affinita v e egli mai fra qucsti dimenticati cultori d'una fruttuosa sapienza , e i ro- manzieri storici , che per la sola avidita dei mutabili sullragi volgari non teniono di corrompere a pregiudi- zio comunc un' arte di sua natura oziosa c supcrflna, che ha gia gran bisogno di riscattare fintrinscca sua frivolezza colla manifcsta nobilta de'suoi tini? E perche la critica dovrebbe con vani fregi di tortuose parole rintuzzare un rimprovero , che non produrra alcun ef- fetto, se non c vibrato nella pienezza del suo vigore, e con tutta F encrgia d'una pcrsuasione profonda? Noi conchiudiamo. II romanzo , come j^ia in altro luogo vcnne osservato , ha la sua sorgente nelF im- perfetta natuia dell" uomo , e forte del couscnso di 190 De' R0M\NZI 5T0RICI. tutti i popoli e di tvitti i tempi non sara nmi re- spinto da nessima civilta e da nessuiia barbaric. Guai adunque , se il torrerite ch' e inipossibile ad arre- starsi, viene abbandonato a strariparc dove piu gli aggrada , senza che alcuno ne vogba reggerc il corso ! Guai se in vece di adoprarc il romanzo a teiierci r aniino gentile , e a risparniiarci colla finzione la dolorosa sciiola della rcalta gli si permette confon- dendo il false col vero di secondare e d' accrescere i traviamenti della fantasia e dell' intelletto ! I danni della verita tradita saranno grandissinii, i danni del- r arte corrotta puniranno le olYese della verita. Ma guai ancora , guai per la gloria italiana , se quando la critica avra combattuto e vinto questo delirio che strascina le menti ai romanzi storici , ella vorra con- tentarsi della sua dimezzata vittoria ! Guai , se dai romanzieri storici ella non sapra ri vol tare le arnii sopra ogn altra turba di romanzieri die volcsse pren- derne il posto, e invadere con nuovo impeto e de- vastare la nostra letteratura ! Ingiuriosa e non degna di grati discepoli fu V accusa che per gran tempo le altre genti diedero agV Italiani d' essere un popolo di sonettanti e di parolaj , ma che sarebbe , se in vece meritassimo 1' accusa di essere un popolo di romanzieri , un popolo che da tutta l' eredita di Gre- cia e di Roma non conserva che i poveri avanzi di Apulejo e di Longo sofista! Che sarebbe, se 1' esem- pio , la facilita , la speranza del lucro , il desiderio d' un nome popolare spingessero , come sembra pros- simo ad avvenire, la massa degli scrittori a dissipare ringegno in quest' umile occupazionc , se quegli stessi che sarcbbero nati a cose niigliori si lasciasscro sc- duxTc da questa maligna influenza ? 11 romanzo si vuol accettare come un sollicvo della mente che viene in esso a riposarsi da piu alti e da piu pro- ficui pensieri : il romanzo si vuol anche concedcre, perche T immagitiazione abbia, a dir cosi , uno spi- raglio, da cui il soverchio del suo calore si svampi , ma siamo noi vcnuti ad un punto che questo sfogo de' romanzi sToiuci. 191 e questo sollicvo ne siaa necessarj ? La nostra fan- tasia si niostra oUa cosi atliva, cosi prepotcnte, die piu non Ic basti il campo infiiiito dclla poesia ? O voglianio noi liposarci del nostro ozio? L ispirazione (li quest' aria e 1' istessa clie aninio i nostri padri , la iiamnia di questo sole nou e nieno calda, ue lueno splendentc , Ic leggi trionfano , gli ordinamenti pub- bliti e la pace proteggon gli stud] ; e tuttavia qual e il iiutto the vedianu) provenire da qucste circostanze cosi favorevoli? Noi Tabbiaino avuto un' altra volta questo penoso coraggio , e purclie giovi voglianio ripetere ancora quelle parole clie a pronunciarle ne costarono tanto: la letteiatura italiana , tranne poclie , assai poche cccczioni , e oraniai fatta iniscra e mu- nicipale: un onii)ra della passata grandezza , un pal- lido riilesso delTantica sua luce. E bello, scnza dub- bio , e glorioso il poter dire : noi sianio nati ovc nacquero Dante e il Maccliiavello, Michelangelo e il Galileo , ma se gli stranieri al suono di questi gran nouii venisscro a domandarci , come ne sia conti- nuata la gloria, non e egli vero clie noi dovremmo ritirarci e rispondere: Inchinatevi ai nostri sepolcri? E in questo deplorabile stato , finche non e pronta una piu degna risposta , in vece di sorgere a ripi- gliare il seggio die ne appartiene , saranno gettati il tempo, la fatica, T ingegno a dettare romanzi ?E intanto le niolte lacune della nostra moderna lettc- ratura resteranno non adempite? E in mezzo a una moltitudine inerte, fatta narratrice di novelle e di favole , ajipena un solo si provera nell' istoria, a cui sopra tutti i popoli noi sianio emincntemcnte chiamati ? Ah se mai una tanta vergogna dovesse accadere , non si dica almeno, die la critica dissi- mulo un avviso die forse poteva esser utile. — Italiani, non vi lasciate allettare dai romanzi e dai romanzieri : Italiani, serivete f istoria. Chi piu di voi deve amare T istoria? ■ E in questo consiglio noi abbianio finilo, e con C8S0 ridiiamando ^la luizionc a" \nii illusiri e piu 192 DE ROMANZI 8TORICI. giovevoll stutlj , e in ispecie all'istoria, ch' 6 fonda- mento e nianitestazione di verita , il discorso fu ri- condotto al primo suo intcnto , die respinti i medio- cri , e riservato il canipo a' niigliori voleva, quanto gli era possibile, arrestare la corruzione dell' arte , e piu ancora ditcndere Y interesse della verita nei ronianzi storici cosi danneggiata. Che se alcuno rac- cngliendo 1' intero costrutto di queste idee generali, che ne fecero strada a parlare dei nuovi romanzi , venisse a dirci che le nostre parole in difesa del Vero useirono troppo gravi e veementi , perche in sostanza si trattava unicamente di quistioni lettera- rie , e perche le verita offese dai romanzieri storici non sono fra quelle cui e affidato il presente e Tav- venire del genere uinano , noi confortati da un' in- tima e insuperabile convinzione non vorremmo cer- care ne discolpa, ne scusa. II nostro linguaggio fu per certo piu severo e piu risentito, che in siffatte controversie non si soglia adoprare , ma bisogna pur ricordarsi che le quistioni letterarie , se non vanno giudicate coi principj eterni della morale e dell' or- dine , sono una miseria da lasciarsi ai retori ed ai sofisti: bisogna pur ricordarsi che disposto una volta r animo anche nelle materie meno importanti a ri- cevere indifferentemente il vero ed il falso , tutte le verita sono condotte a un eguale pericolo, perche gli errori dell' intelletto , come quelli del cuore , si succedono sopra una terribile scala in cui dal primo grado troppo fiicilmente e con ruina quasi non av- vertita si precipita lino all' estremo. a. 193 PARTE II. SCIENZE ED ARTI MECGANICHE. Relazione dello stato attualc dclla scicnza clcttro~ma- gnctica in Italia. La verite est plus repamlue cjui on ne peine. Ltiliiiit2, cEuvr couipl. torn. V, pag. i3. Xja scienza tlel magnetlco fino a' nostri gionii fit ristretta ai volgarl , ina pero quasi inesplicaljili fenoineni , die tro- Vansi registrati nei coinuni corsi di fisica, e in modo particolai-e nella classica opera di J. H, Van-Swinden , che ha per titolo: Analogic de V electricite , et du magiie- tisme , ma sotto dei nostri occhi questo ramo di lisica , quanto ineiio brillante , tanto piu utile ricevette ua tale sviluppo, die ora a dirltto gareggia coi non ordinarj trat- tati di lisica speciale. Ci daoie pero, e qnesto sia detto per aniore del vero e dell' onore nostro italiano , che non pochi de' fisici nostri abbiano attribuito il nuovo incre- mento della scienza magnetica al benemerito per altro e valente fisico di Copenaghen , mentre la prima lace scin- tillo suir orizzonte d' Italia ; onde vederamo che nn nostro Italiano, come gia in altro tempo il Cesalpino, si sia la- sciato sfnggir di mano 1' onore d' una delle piii insigni scoperte. Fino dal 1802, come abbiamo dalla gazzetta di Trento del 3 agosto 1803, il peritissimo nostro jurecon- sulto Romagnosi avea osservata T influenza degli apparati voltiani esercitata sopra 1' ago magnetico liberamente so- speso , facendolo declinare per alcuui gradi dalla sua di- rezione polare. IMa perclie da un lato 1' attenzione de' fisici era a quel tempo tiuta diretta , come riflette I'Antologia di Firenze , ad osservare una nuova scena di fenomeni chimici operati cogl' ingcgnosissimi clettromotori del Fran- klin italiano, che ap|)arvero in pieno Iniiie principalmente per opera del sagacissimo Davy, e dall' altro il nustro Ko- magnosi era cliiamato dalla natura de' prediletti suoi studj alia riccrca di verita d' altro gcnere , ne il pubblico fece Bibl. hul. T. LVIII. 1 3 194 DELLO STATO ATTUALE DELL\ SCIENZ4 grande attenzione alia riferita esperienza , ne egli s' af- IVetto di dai-e ad essa il conveniente sviluppo, riserbaudosi a riprodurla in una Meiiioria sul ga'vanisino , die avea divisato rendere di pul^blico diritto. Cosi qnesto primo esperimento , clie ove fosse stato convenevolinente stLidiato potea divenire sorgente di tutte le nioderne scoperte elet- tro-dlnamiche, rimase a gnisa di germe, die sebbene com- messo ad ubertoso terreno, se la necessaria umidita o il calorico manchi non puo dispiegare il suo natnrnle vigore. Solo r Eiu-opa si scosse allordie del 1820 vide tali ricerche nascere in Daaimarca per opera di Oersted, il quale coila instancabile sua assiduita pote giugnere a scoprire le leggi che regolaao le deviazioai degli aghi magnetici, delie quali la fondameatale si e (i) « che questi sviansi dalla natu- rale lor posizione decliiiando verso 1' oriente il polo al di sopra del quale entra V elettrico , e verso T occidente se qnesto entra al di sotto di loro. » Colla quale fondairien- tale scoperta si aperse la via all' osservazione di molti al- tri fenomeni per mezzo di cui nuovi ed importantissimi punti di analogia si conobbero fra T elettrico ed il magne- tico. In fatti tostoche si pubblicarono i fenomeni oerste- diani tntti i fisici si misero a verificarli , come si piio vedere nei giornaii scientifici dal 1820 in qua, fra i quali il Blot, il Savart e il La -Place si occuparono nel deter- minare la natura della forza deviatrice dell' ago, die venne dali'ialtimo calcolata essere in ragione inversa del quadrato della distanza tra 1' ago e 1' asse del filo. Aliri memori delle anticlie esperienze di Wilke (2) , di Beccaria e di Yan-Maruni sulla magnetizzazione permanente dei fi'i di acciajo per mezzo delle scaricbe delle bottiglie di Leida e delle batterie elettriciie , e delle piu recenti del nostro Mojon (3) tutte colle pile , si misero come i signori Arngo in Parigi , Configliachi a Pavia, Gazzeri , Ridolii , Anti- nori a Firenze, a riprodurre il fenomeno della magnetiz- zazione degli aghi di acciajo per 1' influenza delle spire ideate dai fisici francesi , che faceano 1' ufficio di filo (1) Bibl. Univ., aout 1820, e Giornale di Pavia, t. l3, pag. 335 per lo stesso anno. (2) V. I deir opera di Wan-Swinden. (3) Sa;igio teorico e pratico siil Galvanismo del prof. Aldini ttampato a Paiigi nel 1804. ELETTRO-MACWETICA IN ITALIA. I()5 congiuntlvo degli apparati voltiani. E ia questo furono avvetiturati i snlloclnii fisici Ai Firenze cbe poterono deter- ininare e il tempo ncccssario alia magiietizzazione e la poiariia denli aglii, seconcloclie essi erano eiitro alle spire o fuofi coUocati, e secomloclie le volute da sinistra a de- 6tra , e da destra a sinistra piegavano. Ci duole di non poter dare un preciso conto tli tali lavori , e pero invi- tiaino gli aniatori delle cose italiane a voler leggere il t, i6 delta Biljlioteca universale, pag. loi, dove troveranno que- sta materia trattata con niaestria , e riconosceranno come a que' perspicacissimi ingegni non isfuggi die i fenomeni magnetic! degli apparati voltiani sono in ragione inversa degli elFetti cliiinici da loro prodotti. Ma neU' atto die ia Italia il signor Becelli spingeva piii innanzi le sue ricerche sulle declinazioni oerstediane , delle quali si rese conto nel toiuo 41.°, pag. 228 di questa Biblioteca, e die la scuola di Pavia s' aflfrettava a rintracciare la prossinia im- niettiata cagione di questi nuovi fenomeni , in Italia ed in Francia era stato osservato dai peritissimi fisici di sopia ricordati die il filo congiuntivo qnando la corrente e molto intensa attrae la limatura di ferro non magnetizzata sen- sibilmente in diversi punti variabili di sua lungliezza ; ed il rinomatissimo Ampere (i) con esperienze le piii deci- sive riconobbe I'attrazione e la ripulsione di due correati che vanno nella stessa direzione o in contraria, e die ove queste possano verticalmente od orizzontalmente dirigersi, vengono dalP azione del globo obbligate a collocarsi in determinate posizioni die sono espresse dal sagacissinio De la Rive figlio nei due seguenti semplicissimi fatti. ti 1." Una corrente verticale, die non puo muoversi che intorno di ua asse verticale, tende a collocarsi in niodo , clie il piano die 1' unisce al suo asse sia perpeadicolare al nieridiano magnetico, ed a fissarsi essa stessa a ponente, se e ascendente, a levante se e discendente; 2.° Una cor- rente orizzontale tende a muoversi, in tutte le posizioni in cui si trova, parallelamente a se stessa in un senso, o in un altro, secondoclie varia la sua direzione. Le quali verita ed altre ad esse analoghe vengono ora diniostrate dair illustre prof. Zamlioni , com' egli ia breve fiira vedere in una sua speciale Memoria , con apparati cosi semplici (l) Rfnieil d'obspr. ^lectrodyn., par M, Ampere. 196 DELLO STATO ATTUALE DELLA SCIENZA ed efficacl, die pare da questo lato non potere di piu de- siderare Li sclenza. Da questi prlncipj cosi staljiliti venne r ipotesi dell' esistenza di una corrcnte elettrJca da oriente in occidente sul globo , i giri contlnui del Fai'aday , del Davy e dell' Ampere medesimo , 1' anello galieggiante del De la Rive, il niulinello di Barlow, T ingegnoso globo artificiale , col quale lo stesso fisico dimostra, che gli ef- fetti del magnetisnio terrestre sono dovuti a correnti elet- triclie i e finalmente la brillante ipotesi amperiana consi- stente nel considerar le magneti come tant.i complessi di correnti elettrlche che circolino in tutte le sezioni della loro superficic , e intorno a tutte le parti della loro so- stanza in piani normali o piu o meno inclinati all' asse (i) dair O. air E. Egli e vero clie con una tale supposizione si pub render ragione dei principali fenomeni che pre- sentano le calamite dell' attrazione , cioe ripulsione, de- clinazione ed inclinazione ; ma questa ipotesi, quantunque ingegnosissima, ofFre al fisico diflicolta cosi forti, che pare potersi coUocare, se e permesso il dirlo, fra i moti vor- ticosi della brillante imaginativa di Cartesio. Avvegnache , come ha i'atto subitamente osservare la scuola di Pavia , non si pno spiegare con questa ipotesi come, data una cor- rente dalF O. all'E. che magnetizzi , per cosi dire, 1' ac- ciajo ed il ferro , si aljbiano dei centri di azlone nelle ca- lamite. Per ottenere la compiuta spiegazione de' fenomeni fa d' aopo aggiugnere un'altra ipotesi, cioe che per mezzo della corrente le calamite si costituiscono al tempo stesso come iante pile isolate. Ma non sappiam noi che nelle pile, qiiando sono isolate, i centri di azlone ossia i poll si co- stituiscono nella dlrezlone della corrente, e non mai nella normale, come dovrebbe avvenlre pel magnetlsmo naturale , giusta le idee del valente fisico francese ? Altre difTicolta in appresso tutte a fatti appoggiate oppose il cavalier No- blli (a), die merltano di essere consultate dai fisici. Egli fa vedere come 1' ipotesi amperiana condnca a dlstruggere ogni effetto, almeno senslblle nelle calamite, dovendo di necessita le correnti opporsi per non essere in massa, jna suddivise: (1) Annal. general, des scieiic. physiq. de Bruxelles, octob, et novemb. 182,0. Annal. dc chimie , septeuil). 1820, etc, (2) Memona sul confronto de' circuitl elettricl c magneticl, Questioni sul iiiagnetismo , Modena , 1824, Er.r.TTRO-MAGNETICA IN ITALIA. 1 97 cio in modo particolare dimostrano le sue esperienze dell' ag- gregate di cei-cluetti difTerenti disposti ia gnisa, die mecca- nicamente i-appresentaiio 1' ipotesi di Ampere, nelle qnali non ebhe sviliippo apprczzabile di magnetismo. Non possiamo qui , dovcndo ritcncrci alia ricliiesta hrevita di 1111 articolo , esporre le altre didicolta ciie presenta 1' ipotesi del lodato fisico francese; gli studios! potranno leggerle nelle citate Quesdoni sal magnetismo. Qaeste furono cagioae al fisico italiano di modilicare I'ipotesi amperiana amuicttcndo: i.°che ii coniplcsso delle correnti interne nelle magneti scemi di grandezza dal mezzo verso gli estremi, come in un' elica tusiforme , e percio si diminixisca la lore celerita dalPeijua- tore verso i poll i 3.° die siavi un irraggiamento niagnetico rap[)resentato dalla lunghezza e direzione dei raggi della limatura di ferro; 3.° die la polarita di consenso dei corpi clie si magnetlzzano sia prodotta da un nrto delle cor- renti del corpo magnetizzante sul fluido naturale di quello die si magnetizza , per cul il fluido elettrico sia determi- nato a muoversi in un' elica fusiforme. Col sussidio dei tre indicati principj spiega in un modo elegante, preciso e maraviglioso i diversi fenomeni della magnete e delle correnti elettriche ; raa nell' atto die seriamente meditando non possiamo ammirare abbastanza il sagacissimo ingegno del cavalier Nobili nelle sedici quistioni die lia esposte sul magnetismo, non possiamo a meno di non confessare essere anclie la teona del nostro fisico italiano appoggiata su pura ipotesi , die non si e potuta per anco con alcua fotto comprovare. Sopra ogni altra scuola pare die sia stata avventurata quella di Pavia , die sobria nell' ipotesi , acuta nelle ricercbe , felice nell' invenzione, ha stabilito i fon- damenti piii sodi di questo nuovo ramo scientifico. Farebbe un vero acquisto la fisica se il valente professore Confix gliachi recasse a fine 1' ideato lavoro intorno alia reciproca azione elettrica e magnetica che e ripartito sotto i seguenti articoli: « i.° Condizioni perche 1' elettrico spinto dagli elettroraotori del Yolta operi sugli aghi inagnetici le de- clinazioni oerstediane, e circostanze die le accompagnanoi a." Fenomeni di declinazione operati dal magnetico del tutto analoghi a quelli di Oersted ; 3." Declinazioni oerstediane prodotte cogli altri apparati elettrici non elettromotori; 4.° Magnctizzazione per mezzo dell' elettrico amministrato e cogli apparati elettroraotori , e colle macchine ordinarie ; 198 DELLO ST.VTO ATTUALE DELLA SCIENR.V 5.* Tentativi d' elettrizzazione colle calamite natural! disar- mate, natnrall annate ed artificiali. " Di tjuesti cinque articoli i due priuii videro la luce nelT ultimo bimestre del i8ao del Giornale di Pavia ;, e nel priino del i8ai. Essi come in gernie racchiudoao le viste le piii perspicaci di un sommo fisico, clie tanto lustro pi-ocacciarono al di kii indefesso allievo il signor professore ]Marinnini. E perclie le ricerche della scuola di Pavia non vengono da' lisici ricordate , sic- come meritano , crediamo far cosa utile alia scienza suc- ciiitameate qui riportandole, onde rilucano al confronto di quelle del Mariauini, clie vennero tanto altamente a diritto commendate dall' Arago, e ciie fecero dire a un dotto fisico rammenlar esso all' Italia i giorni fclici deW accadenua del Cimento. Prima clie il professor Sweigger (i) inventasse 11 galva- nometro, die venne perfezionato dal Mariauini riducendolo a forma di ventaglio dietro le viste di Biot (2) di sopra ricordate, e dal cavalier Nobili , che lo rese astatico con due aglii magnetici inversamente coUocati (3), il professor Configliachi in due distinti luoglii del primo articolo della citata Wemoria avea stabilite le principali condizioni in- dispensajiili , onde avere un galvauoinetro, cli' egli amo chiamare elettropassonietro, clie fosse uniforme a se stesso , e paragonabile cogli altri apparecchi di tal fatta. Egli iin- pertanto relativamente alia prima condizione, al numero quarto dell' articolo primo staliilisce, clie si debba avere riguardo all' inerzia dell' ago, alia sua niobilita sul perno, al grado di sua forza raagnetica , alio stato di moto an- tecedenteniente concepito, alia distanza in cui trovasi dal filo congiuntivo, e ad altre simili circostanze , fra le quali a parer nostro dee riferirsi e il diametro, e il nuuiero dei giri del filo congjuntivo isolate. Riguardo poi alia se- conda condizione ecco come si esprime il fisico di Pavia (i) Ann. de chimie, torn. 22, pag. 358, e Giornale di Pavia > 1833 , bim. 4. (2) Esercltazioni scientlfichc dell' Ateneo di Venezia , tom. I , pag. 3 1 3. (3) Bibl. Univ., t. 29, pag. 119. Vedi aache il Condensator Galvo-magnetico di Poggendoi-ff di Berlino. Bibl. univ. 1821 , pag. 19.5 , cd il Sideroicopio di Le- feailljf. Bibl. vuiiv. , pag. 82, pel 1829. ELETTRO-MAGNETICA IN ITALIA. ign al niunero la del citato articolo primo: /< Prcmessa una foiidamentale esperieiiza , da cui sia determinato clie lui ago magaetico declina staljilmente d' ini dato namero di gradi per la corrente elettrica inossa da una sola coppia elettroniotrice della stessa natura e superl^cie, e sempre egnahneiite disposta , potranno i fisici istituire delie espe- rieii/e di confronto sulla quantita di elettrico messo ia circolo dagli elettromotori o di diversa natura , o di su- perficie dis'ersa; siccoiue essi hanno fatto coif esperimento fondaineiitale per mezzo dello spinderomet.ro nella costru- zione degli elcttroinetri , oiiJe fossero verauiente tali, cioe paragoaahili fra loro. L' ago destinato a questo intento sa- re!)be uii vero elettropassoineiro , ossia niisuratore della quantita delP elettrico , e percio della sua corrente : stru- mento prezioso clie la scienza elettrica ancora desidera, niassiiue per riconoscere nelle scariclie elettriclie, che sono il prodotto della tensioae e della quautita di elettrico, il valore delP uiio e delf altro di questi due fattori , e come r uao r altro conteiuperi in alcuni cast, e sino a qual grado, siccoiue si osserva nelle scosse ed in altri fenomeni fisiologici. " Ecco per qual modo 1' elettro-passometria puo essere elevata al grado di scienza , come dal nostro Volta venae vidotta T elettrometria. E da desiderarsi clie i dotti d'Europa, ed in particolare gl' Italiani pensino a riem- piere un tal vano, die tuttavia incoutrasi in questo nuovo ramo di scienza i ma mentre stiamo scriveudo viene in parte il nostro desiderio soddisfatto alia nuova, che un valente fisico ha a tale oggetto rivolte le sue ricerclie. Stabilite dalla scuola di Pavia le condizioni richieste per avere un esatto elettro-passometro, die dia risultamenti uniformi a cose |)ari e paragoaaliili , passa ad esj^orre, breveinente pero, alcune iiuportantissime ricerclie die vennero unita- meiite ad altre con uua ctiiarezza ed un ordine veramente aininirando trattate dal professor Marianiai nel suo Saggio di esperienze elettro-metriche rese di pubhlico diritto nel 182.S in Venezia dalla tipografia di Alvlsopoli , e che ri- guardauo: i .° il •' rapporto, che esiste fra Tenergia degli apparati elettromotori e le declinazioni da essi prodotti sugli aghi calamitati ; 2,.° Ia fiicolta elettromotrice relativa de' condnttori di prima classes 3.° Ia facolta conduttrice dei liquidi per T elettrico. " E in quanto alia prima ricerca , il signor professor Configliachi stahilisce ( Art, i.°, n.* 1 aOO DELLO ST.\TO ATTUiVLE DELLA SCIENZA. della citata Memoria ), clie i fenomeni osservati da Oersted, e gli altri a qnclli analoghi, o da cjuelli dipendenti, a cose pari nel rimaneiite , soiio > II che era stato avvertlto dal signor professor Configliachi e al numero 14 dell' articolo i.°, ed al nnmero a3 del mede- simo , non che al 6 ove dice : n gli eft'etti sono senipre maggiori quando non riscontrisi residua tensione elettrica ai poli voltiani , neppur sensibile cioe all' elettroscopio piu squisito, qual ela rana di Galvani, ed ai condensatori o duplicator! piu efficaci, » Non intendiamo con cio di de- trarre rainimaraente al inerito del valente sperimentatore che mise nel chiaro suo lume questa legge, giacche il sa- gace suo maestro aveva ingenuamente confessato che an- dava debitore di molti felici risultamenti all' utilissima as- sistenza ed intelligente cooperazione del signor D. Maria- nini in allora aggiuuto alia cattedra di fisica iiell' I, R. ELETTRO-MACNETICA m ITALIA. 201 Universita di Pavia. E qui con placere diremo clie il Ma- riauini alia detta legge di proprio aggiunse i seguenti fatti: i.° Che non s' induce alterazione di sorta negli eiFetti elettromagnetici variando la mnssa delle piastre, ove co— stante riiiianga la superficie ; 2.° Clie torna vano 1' accrescere le superlicie olettromotrici se non s' estenda d"" altrettanto lo strato uniido fra esse cojlocato; 3.° Che Telletto elet- tromagnetico e prossimaniente proporzionale entro certi limiti alia superficie della piastra di rame , al qual fatto deesi ascriveie la mnggior attivita degli apparati del no- stro Novellucci, di WoUaston , di Bcrzelius , di Stadion, come ha osservato il prot'essor Configliachi al n." 5 del- r articolo i." della citata Memoria. Venendo era la scuola di Pavia ad esaminare il rapporto die esiste fra la ten- sione degli apparati elettromotori e le declinazioni da esse prodotte suUe calamite , stabilisce quale canone fon- dainentale (articolo i.", n.° 3), clie '< con una sola coppia a cose pari s'' inducono nelP ago magnetico le stesse de- clinazioni clie si operano con un apparato composto di coppie della stessa natura, di eguali dimensioni , analoga- mente d'lsposte e separate con un conduttore umido egual- mente imperfetto , come lo e quello di una coppia sola. " La qual legge con apposite esperienze viene stabilita al n." 1 3 del predetto articolo primo. Non manca neppure il professor Conilgliachi di osservare a qual vantaggio po- tesse tornar la maggior tensione degli apparati nelle decli- nazioni magnetiche. Egli dice impertanto (art. 1.°, n.° 18) clie la maggior tensione e giovevole n quando i contatti non sono perfetti fra I'arco ed i poli della pila ; quando nella formazlone dell' arco entra in tutto o in parte un conduttore di seconda classe piii imperfetto di quello clie e frapposto all' una ed all' altra coppia elettromotrice ; perche la tensione residua giova ad aprlre il passaggio alia corrente elettrica attraverso quegl' imperfetti condut- torl. " II professor Marianini occupatosi in un tale soggetto alia sezione seconda dell' articolo i." del ricordato Saggio dalla pag. aS sino alia 52, ha stabilita vie magglormenfe la surrlferita legge, cioe che gli efFetti elettro-magnetici u non s' ingrandiscono coll' aumentar la tensione dell' appa- rato elettromotore elementare reiidendolo composto. " In tali esperienze pero avviene talvolta che sovrapponendo coppie a coppie ed esperiraeatando di niauo in niano aOa DELLO STATO ATTUALE DELT.A. SOIEXZi r azione elettro-magnetica la si riscontra maggiore ed ora minore. II che attribnire si deve senza dnbhio alia dlversa eiiergia ddlc coppie sovrapposte. Ed in fatti coa replicate esperienze egli si e avveduto die a parith di circostaiize gli effetti elettro-inngnetici degli apparati semplici sono ia ragioiie della teiisione elettrica de2,li elettromotori. A qiiesta legge per altro coafessa egli aver ribcoutrate delie notabili eccezioiii , die sono esposte al paragrafo gS e seg. del ri- cordato Sags,io. Al vedere come la di versa energia degli elet- tromotori semplici nel piii dei casi concorre a render niag- giori gli effetti elettro-magaetici, e non vi concorre quella degli elettromotori composii, il professor Marianini rimase fnor misnra maravigliato , e con un' attenzione la piit in- defessa si diede a rintracciare di cio la cansa. Dopo alcune ipotesi coUa scorta de' fatti parvegli di averla rinvenuta in una specie di ostacolo , die Talterndtiva di strati umiJi oppone al moviniento df IT elettrico eccitato daireletiromo- tore medesimo. E in cio vie piu si riconfermo allorclie a coppie attive frappose delle inattive , die vide sempre alfievolire la corrente elettrica. II die e conforme al ca- none fondamentnle del Voha , die i corpi a contatto , nel- I'atto c'le famio T uffizio di elettromotori, non cessano di far qnello ili condnttori analogamente alia loro nattira. Ed ecco il perclie aggiitgnendo coppie a coppie negli elettro- motori, non si accresce T eiFetto eiettro-magnetico , cre- scendo r ostacolo in ragione delle alternative. Egli si assi- ctiro con replicate esperienze di questo fatto ;, e percio pote stabilire /< die 1 elFetto eiettro-magnetico e sempre egnale- alia somma degli effetti parziali di ciasciin elemento divisa pel nnmero totale delle coppie tanto attive, die non attive; » ma non isfn-ro-i nennnre al Marianini l' os- servazione c'le ove i diaframmi frammezzati da condnttori di prima classe dimianiscono di tanto la corrente elettrica , non la rnllentano pnnio qnando sono tutti rinniti in modo da formarne un solo. 11 che attribii egli ad una specie di rifrazione elettrica amioga a qnella della luce e del calorico. La qnale senienza riesce vieppiii plaitsinile dopo le esperienze fiitte e dal professor Zantedesdii (i) e dallo stesso professor Marianini snlla propagazione dell' elettrico (I) Bibl. italiana 1829. Minerva ticineic 1829. ELETTRO-MAGNETICV lit ITALIA. 303 a guisa del fluido lurainoso. (i) Da tutto questo ben chiaro si scorge qnanto sagace fu il fisico di Venezia in qnesta seconda serie d' iiiiportantissime ricerctie , die diedero uii cosi maraviglioso sviliippo alia legge siabilua dalia scuola di Pa via. Neli' articolo secondo del ricordnto Sag^io il ]irofessor Mariaaiai si occupa della facolta elettroinotnce relativa dei condiutori di prima classe , e dispiega coa fina acutezza viste tali, die si possoao cliiamare a diritto quasi origiaali. Avvegnadie le esperienze dei Gautherot (2) dei due fill di platino, die aveano servito di comnnicazione ai due poli delP elcttromotoie e quelle di Oersted (3) praticate col filo p.ietallico precedeiiteiiiente adoperato ia ua a[>pa- rato voitiano, e finalmeute quelle di Ritter (4) esei'uite sur un luigi d' oro , die era statu da prima collocato nel circuito fra due paani bagnati , davano a vedere bensi come siano atti tali nietalli a produrre dei feaouieni fisio- logici , ma noa permettevano die si potesse neppure da loatana scorgere la cansa doude provenivano. Mi pare piuttosto die le viste del celebre chimlco di Pavia L. Bru- guatelli (5) abbiano sdiiusa la via al sigaor Mariauini nel nuovo ramo tli ricerdie die espone ia questo secondo articolo, avendo egli osservato cbe i carboni ossidati su- peravano i non ossidati nella facolta di spiugere T elettrico, e die r oi'o posto al polo negativo d' uu appareccliio voi- tiano couvertivasi alia superticie in oro idrogenato, che avea la proprieta di acquistare T elettricita positiva al con- tatto delToro non idrogenato; e molto piii le esj^erienze del professor Configliaciii (6), die unitamente al Brugna- telli aveva fatto vedere che i nietalli in modo pariicolare collocati in una direzione, favoriscono il polo positivo, e in direzione contraria lo favoriscono meno o passano in vece ad isolare T opposto. Cio nulla manco lo sviluppo dato dal Marianini a questo articolo merita somma lode, (1) Ann. de cbiinie 182Q, novenibre , pag. i3i. (2) Histoire du Galvanisme par Sue, part, a , pag. 47a, (3) Journal de pl'ysiq., t. 87, pag. 4'^2. (4) Annali di chiniica di Pavia, t. 23, pag. 77. (5) ]>Ipinorie fisico-niarematiche dell' Istiruto iraliano, t, I.*, p. 3, Annali di cluiulca di Pavia, t. 22, pag. 2R2. (6) Memoria sopra i conduttori eletti-ici applicati alia pila vol-r tuna. Giornalc di Pavia 1808 , pag. 163. 204 DELLO STATO ATTUALE DELL A SCIENZA avendo egli col sassiJio delle declinazioni magneticlie messo ia pieno Inme i segnenti i-isaltamenti , die in cinque se- zioni dell' articolo secoudo espone inconiinciando dalla pag. 53 sino alia pag. 144. " i.° Clie gli elettromotori di prima classe , qualora vengano ad ossidarsi , crescono costante- mente nella loro facolta elettromotrice relativa, in maniera che, messi a contatto due pezzi dello stesso metallo T uiio ossidato e Taltro no, Tossidato spinge I' elettrico nelF altroi 2." Glie gli elettromotori di prima classe guadagnano in forza elettromotrice se vengono adoperati come elettro-po- sitivi, e perdono di nuovo il vantaggio se vengono usati come elettro-negativi. " A questo fatto ha lodevolmente ap- poggiata il Marianini la sua bella teoria delle pile di Rit- ter, e delle mutazioni alle quali vanno soggetti gli apparati voltlani , allorche si chiude o si apre il circuito come era stato osservato da Ritter , Configliachi e Brugnatelli ; << 3." Che i liquidi alterano la facolta elettromotrice in modo che la piastra bagnata si comporta come la meno ossidata •, " ma intorno a cio meritano una particolare attenzione le esperienze di Davy, Avogadro, Michelotti , Oersted , Bec- quavel, Yelin , De la Rive, nelle quali essi dimostrano che 1' intensita e la direzione della corrente elettrica di- pende dalla maggiore o minore azione chimica sur un me- tallo in confronto di un altro , e che quello che e piu intaccato ha una temperatura maggiore di quello che lo e meno •, e questa e la causa delle anomalie alia legge risguardante gli elettromotori compost!, osservate e da Oersted e da Configliaclii (3); 3.° Clie si puo deterrainare la facolta conduttrice relativa di varj liquid! della quale egli presenta un' ampia tavola clie in sentenza degli stessi oltremontan! e la piu completa ed esatta che abbia la scienza (3). (1) Annales de cliimie 1829 e Gioruale ai-cadico di Roma 1829 »ettenibre, pag. 273. (2) Bibl. iiniv. , t. l5 , pag. 187. Giornale di Pavia 1820, pag. 453. (3) Pouillet Clemens de pbysiq. , t, i.' , a.« par., pag. 766. ac6 DBLLO STATO ATTUALE DELLA SCIENZA StalDilJte per tal guisa cial fislco di Pavia e dal Marianlni le condizioni indispensabili ai fenonieni eleitro-magnetici , ed assewnate le cause dell' iacreiiiento e dimiiiuzione delle declinnzioni , il Confi^liaclii (art. i .% n.° 3a) passa a de- terminare con opporimie sperienze , die 1' ago niagnetico soggetto alle declinazloni noii e piu-amente passivo; nia clie reciprocamente inflnisce ad operare qualclie caiiibianiento rello stesso fdo percorso della corrente elettrica , e percio che rcciproca sia I' azione del filo coagiuiUivo e deW ago ma- gnetlco. Appogglato a qiiesto principio, egli vede die tale azione piio rignardarsi come analoga a quella die eser- ciiano due calamiie fra loro. Nel die a dir vero fa pre- venuto dnila sagncita del Marianini, ed egli stesso gli rende questa lode ove dice (dec. 2.% t. 4.°, pag. 17 del Gior- nale di F.ivia) « con nostra nieraviglia ( il Marianini ) sco- pri che Pago sottoposto e sovrapposto presentava i feno- meni oerstediani. " II merito inipertanto del prof. Configliaclii in questa parte si e di aver tali fenomeni con un fino criterio ana- lizzati , per cui lia potato pronunciare un fonilato gindizio suir klenlita della causa dei fenomeni eh'ttrici e magnetici. Crediamo di far cosa grata a' nostri lettori coU'esporre qui breveinente tale sentenza della scuola di Pavia , noa tro- vandosi registraia per quanto sappiamo in verun corso di fisica, ne in veruno de' giornali oltreniontani indicata, ma solo accennata o trattata in diversi liiogln del giornale di Pavia, e nelP appendice alia Guida della Cliiniica del prof. Giuseppe Brugnaielli. II Configliaclii osserva i." che una calamita naturale armaia, di forma paralellepipeda , o quasi paralellepipeda presentata coi piedi rivolti al basso al polo nord di un ago liberamente sospeso lo fa declinare all' O. sia il suo polo nord sottoposto o sovrapposto all' ago. Che se la crlamita si avesse a far ruotare in guisa da presentare il grimaldello rivolto all' insii, le declinazloni avverrehbero inversamentej 2." Clie a cose pari il polo nord della calamita presentato al polo sud dell" ago oflre dedinazioni opposle alle prece- dentii 3." Che le descritte dedinazioni non inancano, colla dif- ferenza pero di qualclie grado nell' ampiezza, anclie nel caso die la calamita in vece di essere coUocata a piombo sotto o so|)ra dell'ago, venga disjjosta a destra o a sinistra del medesimo , paraleliamente all' ago stesso, ed in un piano ELETTnO-MAGNETIO.V IN ITALIA. 3O7 superiore od inferiore ; 4.° Che scorrendo colla calamita paralellamente alia niaggiore dimensione dell' ago, ovvero alzandola ed ahljassandola in nn piano perpendicoiare alia lungliezza del medesimo a destia o a siuistra, talvoka i poll del medesimo nome si attraggono •, 5.° Che staccandosi il grimaldello dall' armatura , mentre il polo nord della calamita e rivolto alTomoIogo delPago, la declinazione s'accresce, e in quella vece si diminuisce se e rivoho al polo coatrario. Rimesso il grimaldello nelP uno e nelT al- tro caso, hello e il vedere come le declinazioiii lornino all'ampiezza di prima. Osservati qncsti fenomeni , che imitamente ad altri si possono leggere nella citata Memoria, rautore e passato a vedere la posizione dc poll prlmarj e secondarj di una ca- lamita naturale od artiliciale , e con moltiplici esperienze eseguite colla magnetizzazione di aghi d' acciajo ciie prima uoii manitVstavano magneiismo sensihile, ha potuto verifica- re: i.^Che in tntte le calamiie di forma paralellepipeda, oltre Tazione prevalente dci due jioli prinripali, avvi nn'azione distinta e <;ontraria sidle qiiattro altre facce prese a due a due; 2." Che tale azione nelle calaiuite fatte a punta e meno notahile, e die niiina azione sensihile di poli secondarj riscontrasi nelle calamite natnrali di ligura sfenca ; 3.° Che alTestremita dei tre assi oriogonali corrispondenii al mezzo delle sei facce P azione magnetica non e zero; ma che e contemperata dalT influenza dei poli contra:-] , e percio se si conduce una diagonale dall" angolo solido ove liniscono le tre facce nord, alTopposto ove si uniscono le tre facce sud , essa puo considerai^si generalmente come 1" asse nia- gaetico, ossia come la risultanie di tutte le for^e nord da un lato e di tutte le forze sud dalPahro. Con questi principj, clie non sono aUro che una gene- rale espressione de' fatti osservati, rende ragione in ua niodo semplice e chiaro delle declinazioni degli aghi otte- niite per mezzo delle calamiie : ecco come egU si esprime alia pag. aS del t. 4, dec. a. Quando N della calamita sta sopra n dell" ago va verso O , la ripulsloae fra ■S 5 prevale a quella fra N n, il centro S e piii vicino alf ago esterna- inente, essendo rivolto al hasso. Tirandosi la calamita pa- ralellamente airO, la declinazione all' 0 continua , e cre- sce ben anche entro un dato limite cospirando in parte le forze d' attrazione e ripulsione e poitandosi piit esternament* ao8 DELLO STATO ATTUALE DELLA SCIENZA il centro 5. Che se in vece si muove la calamlta verso E, la declinazione O sussiste ancora; ma e ininore dive- nendo contrarie le forze istesse , mentre pero prevf.le il centro iV^ che tiovas I all' alto, ma piu esternamente. Quan- do N sta sopra rofessor Zante- deschi , die colle sue ultime ricerdie ha potuto cono- scere nella luce una polarita col mezzo della quale egli spiega tutti i fenomeni i piu delicatl die presenta il fluido luminoso. Sul quale argomento ci giova 11 ricordare gli esperimenti fatti nell' anno scorso suUo spettro solare , il quale presento al raoltiplicatore sensibilissimo del Zan- tedeschi (5) e alia rana ben preparata del Barlocci (6) un' azione elettrica del ragglo rosso al violetto , per cui si ebbero declinazioni nel primo e scosse nella seconda. La scienza elettromagnetica e una miniera , nella quale noa lianno i fisici per anco potuto penetrare come si conver- rebbe ; cio nulla ostante i felici successi fin qui ottenuti in simili indagiai ci Inducono a sperare die un glorno si_ possa levare in gran parte quel velo che ci ricopre i se- greti della natura. Agl' Italiani spetta in modo speciale il tener dietro all' andamento degU effetti magnetici, e il non permettere die i forestieri ci i-apiscano quelle scoperte che abbiamo veduto nascere in questo nosto classico suolo. (i) Bibl. Ital. , 1829. (2) Bibl. Univ. 1829, pag. 96. (3) Ann.il de Chimie , 1829 , novembre , pag. 3o4. (4) Bibl. Ital. V. 45, pag. 63. (5) Bibl. Univ. 1829. (6) Giornale Arcadico di Roma, 18^9. 214 APPENDICE. PARTE I. SCIENZE, LETTERE ED ARTI STRANIERE. The travels of Ibn Batata etc. Viaggl di Ihn Batata, tradotti dal compendj di alcani manoscritti arabicl conscnati nella pubhlica lihreria di Cambridge ■, con note illastrative delta storia , della geografia , delta botanica^ detle anticJiitd ecc. di Samiiele Lee, pro- fessore di lingaa arabica nelV iiniversitd di Cambridge e membra di varie societd di dotti. — Londra , 1829, stampato d'ordine del comitato delle tradu- zioni dalle Hague orlentali , di pag. 248, in 4.° N< on ignotl erano in Enropa questi Vlaggi avanti la bella puliblicazione cbe recentemente ne lia fatta in inglese il dottor Lee. I letterati tedeschi che ora con grandissimo vantaggio si occnpano nello studio delle lingue orientali , avevano gia con due opere pubblicate a Jena date alcune preziose notizie intorno a quel turco viaggiatore. II signor Kosegarten, professore di lingue orientali nelT Universita di Jena , aveva pubblicato nel 1818 un commentario acca- demico in latino de Mohammcde Ehii Batuta arabe Tingitano ejusque itinerihus ; e nel 1 8 1 9 il signor Apetz , servendosi del codice stesso di cui aveva fatto uso il Kos'egarten ,, pub- blicata aveva in latino la descrizione della terra del Ma- labar , tratta dalf itinerario arabico del Batuta , e corredata di molte annotazioni. Ma ancora niancava la serie compiuta di que' viaggi , e questa e stata dal Lee ricavata con gran- dissima diligenza da tre manoscritti arabi , contenenti tutti un comjiendio di quel vasto itinerario. Dicesi bensi che il figliuolo di un ricco mercante di Tripoli possegga una copia deir opera originale intera ; ma finora questa non APP. PARTE STRANIUnA. 2l5 si e veduta in Europa, e qulndi il Lee ha dovuto rlcor- rere ai tre citatl manosciitti , che tutti soao copie dello stesso compendio. Questo riesce tuttavia di grandissimo in- teresse , perclie contiene molte curiose informazioai otte- nute ill tempi di coasidcrahili avvenimenti, e per esempio i progressi dei Tartari nell'Asia minore, e la decadenza del- r impero dellMndostan, che andava incainminandosi al suo finale soggioganiento operate dalla dinastia IMogolIa. Notereiiio di passaggio clie alcuni viaggi riescono im- portantissimi, i.° per 1' epoca in cui sono eseguiti; 2.° per i paesi che il viaggiatore ha percorsi; 3.° pel carattere ingenuo e lontano da quahuKjue impostura del viaggiatore stesso o dell'autore della relazloiie. II Batata era un teo- logo turco di Tanger , sheik , o capo di una trihii , il quale spcse 20 interi anni nel viaggiare in paesi stranieri , e lascio molte importanti notizie della Spagna, della Grecia, di Ceylan, di Giava ecc. , e comnnico altresi molti rag- gnagli della iSigrizia , delle isole Maldive, dove fu gindice per 8 mesi , e della Cina ove ando come ambasciatore della corte di Dehli , presso la quale fece per iiiolti anni la sua residenza. Senza seguire il Batuta in tutte le sue peregrinazioni , daremo soltanto un' idea della sua relazione, notandone, ove occorra, le cose piu importanti. Parte il peregrino da Tanger, sua patria , nell'anno 728 dell' egira , corrispoa- dente al i324-5 dell'era volgare ; passa ad Algeri , a Co- santina o Cosantinia, detta anche da alcuni geografi arabi Costantina, a Bonna, a Tunisi, a Susa e a Tripoli , ora- iDPttendo noi i nomi di varj distretti ch' cgli attraversa , nomi che diflicllmente potrebbono riscontrarsi nei modern! geografi e generalmente nei geografi non arabi. Si arresta il Batuta ad Alessandria ed al Cairo, e nella prima di quelle citta narra di aver trovato un dotto e pio uomo che aveva la facolta di operare miracoli. Questi nomina- vasi Borhart Oddln , che noi troviamo in altri piu recenti scrittori chiamato Boranoddino , e di esso e degli scritti suoi ci scmbra di avcre vedute memorie nelle Biblioteche ara- biche , cosicche ci fa maraviglia come il Lee altra nota noa abhia apposta a questo articolo se non se quella che cia- scun santo tra i Maomettani ha la facolta di operare mi- racoli , i quali pero sono detti dagli Arabi stessi azioni be- reero/e. Parla pure il Batuta di un sheik abissino , discepolo 21 T) APPENDICE di altro sheik, nominato Ahu Abas, famoso ancli'esso per la sua pieta e i suoi miracoli , e autore di varle opere sommamente pregiate dal Musulmani. In generale il Batuta mostra grandissima venerazlone per tutti que' santi mira- colosi e per tutti i dotti , e parlando del suo soggiorno al Cairo e nelle vicinanze, descrive a lungo il corso del Nilo , clie paragona co' piu grandi fiumi del mondo , e ne riferisce le benefiche inondazioni „ e tanto questo fiume , quanto il Gange e il Volga, non meno die 1' Eufrate e il Tigri, vorrebbe ia qualche modo far discendere dal para- dise , cioe dal paradiso terrestre. Partendo dal Cairo, il peregrino percorre Talto Egitto; fa menzione di moltissimi distretti , ora quasi interamente sconosciuti , e ritoriia al Cairo , non senza avere pigliata qualche cognizione dei Berberi , che con nostra sorpresa vediamo descritti come Neri. Dall' Egitto , attraversando il deserto , si avvia nella Siria ; vede la citta di Balbis o Bilbis , e quella di Gaza , dopo la quale altra ne trova , detta dagli Arahi di Abranio I'amico, dove gli si fa credere che riposino in un sotterraneo Abraino stesso , Isacco e Giacobbe , e vi abbiano pure tomba le loro mogli. Si di- rige quindi a Gerusalemme, e su la strada visita la tomba creduta di Giona , come pure il villaggio di Betlerae , che egli ancora dice luogo della nativita di Gesii. Vede Naplous , allora principale citta de' Samaritani ^ vede Eglon, e quindi si volge alle parti marittime della Siria ; in Acca visita la tomba di un famoso profeta ; passa a Tiro e a Sldone , e giugne a Tiberiade , di cui visita i bagni famosi. Per Tarabalas , o Tripoli della Siria , ch"" egli descrive come una grande citta, perEmessa, per HamaoHamath, come e nominata nella Scrittura , per Aleppo, per Laodicea , pel monte Libano e per Baolbek giugne a Damasco, della quale citta descrive lungamente le moschee , le tombe di varj profeti , e parla ancora dei dotti teologi in quel luogo ritrovati. Parte in seguito coi pellegrini della Siria ; attraversa la valle di El Arus ; passa ad El Kadisia , villaggio ed altre volte citta celebre , perche con una vittoria da Omar ri- portata sui Persiani cesso 1' adorazione del fuoco e trionfo r isiamismo ; vede la patria di Ah con edifizj ornati di pitture e arricchiti di lampade d' oro e d' argento e con giardiai famosi per miracoli che dicevansi in essi operati ; PARTE STRANIERA. 2 1"' vcde Basra citta circontlata da palrae, e in cssa pnre una moschea dl Ali ; s' inibarca in un piccolo battello sulP Eu- frate i vede El Oballa in nn angolo del goUb persico , e gingne ad Al)badan , villagglo situato in nna palude salsa; pei' mare qnindi si reca alia piccola citta di INIagitn o Magal , e attraversando per tre giorni una pianura abitata dai Kurdi , giugne alia citta di Ramln , ch' egli descrive come assai bella , e poi alia citta di Tostar , situata al- r estremita di cjuella pianura. Scorre presso di questa un fiume detto El Azrak , cioe TAzzurro, le cui acque sono chiarissime e assai fredde nella calda stagione. Si presen- tano quindi al Batuta alte montagne , nolle quali viaggiando per alcuni giorni, vede la citta detta Idliaj , dove le strade sono tagliate nella rnpe, ed altre piazze dell' Irak El Ajam, e dopo venti stazionl giugne ad Ispaiian, attraversando al- cune citta, in una delle quali visita un santo , operatore di miracoli , in altra la tomba di un profeta , presso la quale dicevasi avere soggiornato qualche tempo Noe, ed aver- egli fatte la vicino scaturire acque termali. Per El Hilla, e Karbela giugne il viaggiatore a Bagdad, die de- scrive come citta grandissima, uialgrado le vicende sofferte; visita Abu Said, re dell' Irak, e con esso viaggia per dieci giorni, passando per Telriz , graade e bella citta, per Sa- mari-a, citta distrittta e per Tekrit, donde si reca all' isola di Ibn Omar , situata nel Tigri , ed ora nominata Geziret o Gezirat. Grande citta rovinata e pure quella di Nislbin , distante due giornate di canimino , ove si fabbrica un'ac- qua o un essenza di rose incomparabile a qualunque altra al dire del viaggiatore: questi per Mozul ritorna a Bagdad e di la continua il suo viaggio alia Mecca , dalla quale parte ad oggetto soltanto di visitare l' Yemen ; vede quindi Judda , Zabid , Jabala , Tiazz, residenza del re, Sencia , che vien detta la capitale di tutta quella regione , e per mare da Aden si reca a Zaila , citta dei Berberi , e a Makdarhn , ov' egli e ])en accolto , e regalato di vegetabili e di riso fritto coll' olio. L' uso di que' paesi er% in quel tempi die qualunque viaggiatore nobile, o teologo , cioe studioso della legge , doveva essere presenfato al Snltano, o capo di ciascuna citta , avantl di poter liberainente in essa girare. Dair Yemen dice il Batuta di essersi incamminato al pnese di Zamn lungo la spiaggia del mare, e sembra 2l8 APPENDICE indicato con questo noine lo Zeng, o 1' odlerno Zanguebar; nia anclie nelle note del Lee si promuove 11 dubbio che quel viagglatore andasse cosi lontano da quella parte. Di la pero imliarcato su di un vascello, passo alf isola di Mam- bava , o Mombasa nell' India , ove trovo grandissinia qnan- tita di cedri, di limoni e di fichi banani , come pure di certi fruttl detti jambre , simili in aspetto alle ulive, ma somniamente dolci •, 11 grano pero portavasi dagli stranieri in qiieir isola , perche essa non ne prodnceva. Di la pa- rimente per mare recossl alia citta di Kulwa, assal grande, ma tutta fabbricata di legno : ivi vide che grandisslmo conimerclo facevasi in avorlo; e nella citta di Zafar os- servo die si conducevano cavalll nell' India, benche con buon vento non si potesse eseguire il tragitto in raeno di un niese. Quel paese abbondava sommamente dl pesci e di dattili, e col pesci si nutrivano anche i bestlanii. Le mo- nete , se crediamo al viaggiatore , erano cola battute di rame e di stagno, e gli abitanti, benche accostumati a bagnarsL pill volte il giorno , erano esposti agli attacchi dell' elefan- tiasi. Parla quindi della citta di El Ahkaf e de' suoi bel- lissimi giardini , nei quail vide anche gli alberi che pro- ducono le noci dl cocco e le noci di betall o betel , che egli non credeva trovarsi se non che nell' India , e percio lungamente descrlsse 1' albero del betel; parla dl Haslk, abltata da pescatori arabl , e dice cola trovarsi 1' albero dell' incenso , che e piccolo , e che per mezzo d' incision! fornisce un sugo dolce quanto il latte , il quale concrete pol a foggia di gomma, chlamasi lohan, dal che si e for- mato il nome nostro di olibano. Irabarcatosi di nuovo ar- rlva air isola disabitata di Talr , donde passa ad una grande isola , i cni abitanti non mangiano se non che pesce. La citta dl Kulhat , abltata da Arabl , trovasi suUa clma di una montagna , ed e sottoposta al re di Ormutz : sbarca 11 Batuta. nel paese di Amman, e in sei o sette glorni atti'aversa un deserto ^ trova in quel paese alberi , anche frattiferi , giardini e ruscelll e da 11 nome di Nazwa alia prlncipale citta di qviel paese , sltuata pure su di una collina e circondata di giardini : quegli abitanti che il Ba- tuta chiama sclsmaticl, mangiano la carne degli asinl do- mestic! che si vende per le strade. Segue la descrizlone di Ormutz, fabbricata in rlva al mare, mentre la nuova Ormutz trovasi in un' isola con una citta detta Harauna , I'AUTE STKANIERA. 21^ grande e ben fabbricata e rcsidenza del re. Non possiamo prestar fede in qncsto luogo al viaggiatore, die dice aver veduto cola la testa di un pesce che poteva paragonarsi ad una collina , e i cui occhi parevano due porte , cosic- che le persone entravano da una ed uscivano dalFaitra. D' uopo e cjuindi passare un deserto privo d' acqua , della estensione di quattro giornate , ne questo puo farsi senza I'ajuto di alcuni turcomanni coraggiosi e pi^atici dei luoghi ; cosi giugnesi al distretto del Kauristan o Kuzislan , donde oltrepassato per tre giornate altro deserto si arriva a Lar capitale del Laristau, citta grande e liella, cinta di giardini. Quella diKaisa, altrlnienti detta Siraf, e situata sulia riva dell' oceano indiano in un bellissimo e fertilissimo distretto abit ito da Persiani : ma arabi sono tutti colore che atten- dono alia pesca delle ]3erle , e questa viene a lungo de- scritta dal viaggiatore. Egli dice che i pescatori si applicano al viso una specie di maschera , fatta col guscio o coUa cortecci.a delle testuggini , nella quale si lascia uno spa- zio per la prominenza del nasoi che i pescatori rimangono nn' era , due ed anche piii sotto T acqua , e che trovano le conchiglie fisse nella' sabbia , in mezzo a piante o rami di corallo : soggiugne die stando ancora sotto 1' acqua , essi aprono le conchiglie colle loro niani o le spaccano con un coltello di rame, e quindi le pongono in una specie di sacco die pende dal loro collo ■-, che essi trovano in seguito le perle entro la carne dell'animale che e tagliata pariraente con un coltello ed esposta all' aria; che si rac- colgono le perle piccole e grandi , ma die la quinta parte della raccolta appartiene al re. Si reca poscia il viaggia- tore alia citta di Kotaif, che descrive come assai grande e bella, abitata da una setta di Arabi entusiasti-, quindi alia citta di Hajar, ove abbondano straordinariamente i datteri , e di questi si nutriscono i bestianii ; poi alia citta di Yemama , grande e bella , e di la torna in pellegrinag- gio alia Mecca, quindi nelf Egitto, attraversa grandi deserti e giugne al Cairo, donde poco dopo riparte per recarsi dL nuovo nella Siria e vedere per la seconda volta Gerusa- lemme, passando per Laodicea : da questa dice di esscr passato nel paese di Rom o Roam, cosi cliiamato, perclie appnrteneva primitivamente ai Romani, ed ora e occupata dagli stessi , cioe dai cattolici in numero consideralnle , sotto la protezione dei Maouiettani. 220 APPENDICE Da Gernsalemme passa il viaggiatore nell' Anatolia, nella quale osserva molte citta e fortezze. Ometteiulo iiol que' barbari nomi die riscontrave non si potrebbono sulle no- stra carte, a riserva forse di Amasia e di Arzerrum, ove il Batuta dice di aver veduto un uomo clie oltrepassava r eta di i3o anni, e che apparteneva alia societa appel- lata dei giovani ; accenneremo soltanto la citta di Birki , nella quale il re gli mostro un aerolite, caduto dal clelo in quelle vicinanze, cioe una pietra nera , solida, duris- sima e rilucente, il cui peso superava quello di un ta- lento, cioe il peso, secondo alcuni, di 112 llbbre in- glesi , secondo altri, di lao. II re ordino clie quella pietra fosse spezzata , ma per 1' ignoranza forse dei tagliapietre si tento ben quatti'o volte di tagllarla senza che dagli stru- menti di ferro ricevesse alcuna impressione , cosicche d' or- dine del re medesimo fu collocata di nuovo nel luogo stesso ov' era caduta ( Questa sara forse una notizia da aggiugnersi al catalogo degli aeroliti del signor Chladni). Nel novero di quelle citta trovansi Magnesia e Bergama o Pergamos , nella quale credevasi aver abitato il filosofo Platone , e ancora mostravasi la sua casa a' tempi del Ba- tuta. Al di la della citta di Erim stendesi un luogo deserto detto di Klfiak , che pero produce erbe verdeggianti , ma non gia alberi , ed e privo interamente di acqua ; presso El Majer vedesi dal nostro viaggiatore un campo del sul- tano Maometto Uzbek , e una moschea o piuttosto una cap- pella detta Alcoa, riccamente ornata con un trono nel mezzo coperto di lamine d' argento , e in parte dorato , colla in- serzione altresi di varie gemme. Quel sultano faceva cola le sue preghiere , e secondo il Batuta era uno dei sette grandi re del niondo , e questi secondo lui erano il sultano del- r Occidente , quello dell' Egitto e della Siria , quello dei due Irak, quello dei Turchi Uzbek, quello del Turchistan e quello deir India e della Cina. Non ben si comprende cio che il viaggiatore intenda per la citta di Bulgar , della quale aveva udito parlare, e che secondo gli scrit- tori arabi era una citta della Siberia sommamente fredda. Egli avrebbe pero bramato di verificare cio che dicevasi della brevita de' giorni e delle notti di essa nelle opposte stagioni dell' anno f, ina non puo ammettersi cio ch' egli dice, che tra il campo del sultano ov' egli allora trovavasi, e la citta di Bulgar non vi aveva se non che la distanza PARTE STn.VNlEKA.. 221 dl diccl glornate ; soggiiigne tuttavia che facendo in quel liiogo la sua quotldinna pregliiera, fii sorpreso dalla nolle, e die essendovi riinasto soli tre giorni , non vide se non die un paese di luiseria, ove i viaggi non si eseguivano senza pericoli, lutta la lerra era coperta di ghiaccio , e non si cammiuava ch' enlro piccole slilte tirale dai cani. Non enlravano, dic'egli, in cjnelle region! se non die po- veri mercanti, portando seco loro viveri , bevande e legne, perclie non vi si trovavano ne alberi, ue pietre , ne case , il die fornisce a un dipresso T idea delf odierna Siberia, quasi seinpre coperta di ghiaccio. Tornato al campo del sultano, 11 Batata intraprende _ nn viaggio ad Astracan, cli' egli dice situata in riva al fiume Atlial, cioe il Volga, da esso chiainato uno de' piu grandi liumi del niondo : cola c[uel sultano Irattenevasi nella fredda stagione , ma a quel tempo il Volga e tulle le acque vicine erano gelale , e fu d' uopo rompere il ghiaccio per continuare il viaggio. Una delle mogli di quel sultano era figliuola dell' imperatore di Costantinopoli , e braraando essa di recarsi a visitare il padre , il Batuta ottenne di accompagnarla. Egli atlraverso dunque varie monlagne della Russia, die descrive come abitate da Cri- stiani con rossi capelli ed occhi azzurri, genie da lui credata perfida ; passo per varie citta e fortezze , e quindi giunse a Costantinopoli, della quale citta vengono da lui principalmente descritte le cerimonie religiose: di la rilorno nella Tartaria e ad Astracan , molt' egli estendendosi in questo capitolo del suo viaggio su Torigine, su i progress!, su le imprese, su le leggi e su i regolamenti di Gengis— Kan. Tra le cose di Costantinopoli , ben descritta e la . chiesa di S. Sofia, ridolta poscia alio stalo di moschea : tra le citta visitate in quel viaggio tengono il primo luogo quelle di Korasan e di Kabul. « II viaggio del Batuta ci trasporta quindi nell' India, ove giunse al cominciare deiranno i332. Passato il fiume Indo che il viaggiatore noniina Sindo, annoverandolo come uno dei piu grandi liumi del niondo che scorre al pari del Nilo anche durante la fredda stagione, egli si trova sul lerri- torio indiano, il cui imperatore era in quell' epoca Mao- metlo Shah ; descrive le prime citta di quella regione da lui vedute e specialmente Sivastan , il cui territorio e fertile massime di poponi , e i cui abitanti si nutriscoao 222 APPENDICE generalniente di niiglio, tU piselli, di pescl e di latte di hnfolo , giacche qnesti aainiali souo cola al)boadan- tissimi. Parla qnindi a liingo de' corrierl indlani , tanto a piedi quanto a cavallo , e nota che questi soao situati alia distaaza di 4 niiglia Tuno daU'akro, mentre de' jie- destri se ue trova uno a ciascun iniglio. Loda per la sua situazione la citta di Lahar , per le sue fabbriche quella di Balcar, per la sua grandezza e i suoi comodi quella di Abuhar. Parlaiido delle produzioni naturali dell' Indostan , accenna la pianta del loto, altra pianta fruttifera die al- cuui credono il mnnglier de' Francesi, il cui tronco rasso- miglia a quello dell' araiicio , ma e assai plu grosso , e il cui frutto e della grandezza di una prugna di Damasco. Tali frutti si conservano nel sale , e nello stesso modo si coii- serva lo zenzero verde , coll' aggiugnervi alcun poco di pepe con che si condiscono varj cilii. Accenua ancora i frutti nominati saliki e barki , che alcuno crede non altro essere che il frutto dell' albero del pane , cioe dell' autocarpus in- tegrifolia, ed un altro frutto, detto nel paese el land, pro- dotto da una specie di pipercula, ed altro nominate juni- mun, simile nell'aspetto aU'uliva, ma nero , e prodotto da un grande albero, che si crede \' eugenia di Kraufurd ; inoltre I'arancio dolce abbondantissimo, del quale pero e piu slimato Tamaro, ed avvene una specie che produce i frutti di un sapore tra il dolce e racido , e questi diconsi eccellenti. Segue la descrizione di altri alberi fruttiferi, de' quali sarebbe difficile il trovarne in oggi gli analoghi, e per ultimo si nota che il riso vi si semina tre volte I'anno nel medesimo terreno, e che il sesamo e la canna da zucchero sono coltivate insieme col grano di autunno. Passando per le citta di Abuhar e di Ajudahan, il Bat.uta fa menzione dell" inumana pratica delle femmine indiane di abbruciarsi alia morte de' loro mariti , soggiugnendo che quando non si risolvono da loro stesse ad abbruciarsi, sono strettamente rinchiuse , e rimangono come in prigione tra i loro parenti , perche reputate infedeli ai mariti; le persoae al contrario e specialmente le donne che cir- condano quelle c!ie gettansi nel rogo , le iacaricano de' sa- luti pei loro parenti e aiuici, e cantano e danzano fmche esse sieno consumate dal fuoco. Egli fa pure menzione di quegl' Indiani clie si gettano volontariamente nel Gange, al qual fiurae essi fanno peregrinaggi , e vi gettano le PARTE STRA.N1ER.V. 223 ceneri de' corpi che sono stati abbruciati. Si descrlvono quindi le citta di Sarsati o Surnsta, di Hansi, e di Delili capitale deirimpero, che si dice magnitica , combiaaado nella sua strutiura la bellezza e la forza , composta so- stanzialmente da quattro citta, le quali , essendo contigue, ne formano una sola. Nella casa detta il Ttsoro vi aveva riso ed altri grani per 90 anni ; la inoschea era grandls- sima, e superava ogni altra in grandezza e in bellezza; vi aveva pure un tenipio indiano, detto dagl' Indiani Casa di Budda , n»a (juesto poscia erasi adattato alf uso di una inoschea. Lasceremo da parte la storia della conquista di Dehli, come pure quella dei fatti dell' Indostan dai primi tempi sine air epoca in cui quel paese fu visltato dal Batuta , ma seguiremo brevemente il corso de' suoi viaggi piu impor- tanti. A quella storia vedesi aggiunta un' appendice , con- tenente il ragguaglio parimente storico della fortezza di Gwalior, clie si dice una delle niaggiori curiosita delP In- dostan. Tale ragguaglio e estratto da un libro indiano, in cui si paria di tutte le vicende di quella fortezza e de' suoi goveruatori. Bastera I'accennare ch' essa fu piantata origi- nariainente su di una collina, le cui vicinanze abbonda- vano di bestie feroci, e che prima d' ogn' altro vi si sta- bili un ereniita o un divoto nominato Gawali, da cui pi- glio il nome. I seguenti capitoli concernono T arrivo del Batuta al palazzo della regina madre , la raorte e i fune- rali di una figlia di essa, il ritorno dell' imperatore a Dehli, il carattere e le querele di lui cogli abltanti, r uccisione di un emir e di altri illustri personaggi , e le crudelta di quel principe, le quali cose pero non tolgono clie il Batuta componga un panegirico arabico in lode di esso. In queir intervalio egli e creato gludice di Dehli; irovasi in gran pericolo di perdere la vita, e fmalmente dimette la sua carica, e tornando agli uflici religiosi ai quali in tutto il corso del viaggio mostrato erasi somma- niente afl'eziunato, si attacca da prima ad un pio Sheik, da lui nominato santo e la fenice de' Santi delT eta sua , die opcrava molti miracoli ; poscia entra tra i fachiri e indosyando una delle loro tonache, rimaue tra essi alquanti niesi, alimentandosi soltanto con piccola porzione di riso. Ma ben presto 1' imperadore lo spedisce ambasciator alia Cina ; ed cgli dcscrive quclf amljasciata , le miniere d'oro 224 APPENDICE che si trovano nelle moiitagne di Kora , V arrlvo delF am- basclata a Biana , la giierra insorta cogl' Indiani e la sua stessa ppiglonia che ne vieiie in conseguenza , quiiidi il ri- torno a Dehli^ e poscia presenta uii niiovo raggnaglio di altri paesi deil' Iiidostan. Noteremo di passaggio , che 1' ira- peratore della Cina aveva maiidato in dono al sovrano deir India loo mammelucchi, 5o fnnciulle schiave, 5oo aliiti sfarzosi, loo libljre di muschio, ed altri abiti ar- ricchiti di giojelli con cinqne spade pui- giojellate , e chie- sto aveva al sultano il perniesso di rifabbricare un tem- pio agl' idoli vicino alia montagna di Koia , paese ove trovavansi indiani infedeli. II sultano accordato aveva sotto certe condizioni la richiesta , e spediva all' imperatore Cinese altri regali, specialmente loo fanciulle schiave in- diane cantanti, loo vesti di seta, altre 5oo tinte nel co- lore dello zafFerano, loo pezze della piu bella tela di co- tone, e looo vesti indiane di vario genere , con molti stru- menti d' oro e d' argento , e spade giojellate, piii lo abiti d' onore , ornati d' oro che servivano al sultano medesimo. Biana, nominata anche Kul , bella citta cinta di vigne, era stretta d'assedio dagli indiani infedeli, che distruggere vo- levano tutti gli abitanti. Diflicilmente si credera , che in ua attacco fatto contra i numerosi assedianti, alcuno di essi non sia rimasto in vita ; ma si nota che perirono altresi molti del seguito deU'ambasciata, i quali tutti il Batuta onora col nome di martirl: sopraggiunta essendo una numerosa cavalleria de'nemici, i viaggiatori dovettero ritirarsi, e in queir occasione il Batuta fu fatto prigioniere, e niolto ebbe poscia a sofFrire nella sua prigionia. I paesi descritti dal viaggiatore dopo il suo ritorno sono le citta di Barun, di Genderi, che si dice assai grande, la fortezza di Da- vigir, una delle piu considerabili dell' India, la citta di Nazar Abad , abitata da Maratti clie si nutrivano soltanto di riso e d' altri vegetabili, vietato essendo loro 1' uso delle carni , quelle di Sagar, di Cambaya, di ICuca , in cui rise- deva un re; quindi si descrivono I'isola di Sindabur, la citta di Hinaur , munita di uu porto , e una gran parte del Ma- labar, i cui abitanti erano allora tributarj al re di Hinaur suddetto. Lunga e la relazione clie il viaggiatore da del Malaljar, nel quale dice di aver trovati la re, e che il mag- giore di essi aveva 5o,ooo uomini di truppe a' suoi ordini, c il minora non raeno di Sooo j paria egli del pepe nero PARTE STRANIEHA. 225 comunlsslmo In quella regioae , delle piante dell' aloe da noi detto surcotrino, del niiglio e di altri vegetahlli di quella re- gione. Moke citta narra di aver vednte del Malabar •, quella specialmente di Manjarna, dove trovo mercatanti della Persist e del Yemen, e piu di 4000 mercatanti maomettani , in- tenti al trallico dello zenzero e del pepe nero cola abbon- daatissitni , quella di Dadkannan , presso la quale vide un albero miracoloso, che fu cagione dell' introduzione del- rislamismo in quella regione , quella di Kalikut, ecc, Convlene credere che 1' ambasciata si fosse rimessa in viaggio, e ciie il Batuta ne facesse parte, perche egli co- uiincia a parlare dei giunchi o delle barche cinesi, del ri- cevimento ottenuto a bordo di uno di que' vascelli , del- r innoltramento dell' ambasciata sine a Kawlan e Kanjar- kara , donde tomato a Kalikut , si uni ad una spedizione contro Sindabur, piazza che fu presa d' assalto. Si descri- vono ancora molte citta del Malabar, e quindi il viaggia- tore torna a Sindabur e s' imbarca per le isole Maldive. Queste sono pure parzialmente descritte, annunziandosl ancora le natural! produzioni, cioe le noci di cocco che si inangiano col pesce in vece di pane, tre diversi generi di palme che tutte insieme producono frutti in ciascun mese, il vino di palma e 1' olio di uliva j si parla altresi dell' in- dole paclfica di quelle popolazioni , de' loro costumi , an- che religiosi, e del loro commercio. Non obblieremo, che le loro vivande dolci , ch' essi mangiano co' frutti crudi , diconsi dal Batuta fortissimo incentivo a Venere , per il che egli in quel soggiorno teneva presso di se molte fan- ciulle schiave e quattro mogli, mentre tuttavia loda la re- ligione e la castita di quel popolo. Una regina governava in quel tempo la principale di quelle isole , e il viaggiatore nota che generalmente scrivevasi in quel paese sopra foglie di palma con uno stilo di ferro. Egli recossi all'isola di Kalnus e quindi alia principale delle Maldive, ove fu presentato al visir della regina, assunse 1' ufficio di giudice, sposo tre altre donne , divento sospetto al visir medesimo, e quindi fatto divorzlo con tre di quelle mogli, passo a visitare le altre isole e quella specialmente di Muluk, della quale as- sai commenda la fertilita. Veleggia in segnito verso Ceylan; visita il re Abiittala , parla delle naturali produzioni di qucir isola , e specialmente delle perlo ; ottiene la liceiiza di visitare il famoso pico d' Adamo i descrive quindi il Blbl. I Lai. Tom. LVllI. i5 2a6 APPENDICE porto dl Kanliar, capitale di Ceylan , le sue moschee, la coi'te deir imperatore, i suoi elefanti bianchi , i voluminosi rubini cola trovati , alcnni monaci indiani , nn ritiro delle vecchie donne , il giogo detto di Alessandro , i costumi dei percgrini die si I'ecano al pico o alia montagna di Adamo, varie citta o villaggi veduti nel passaggio ed un grande tempio dedicate agl' idoli , con braniiiii , sacerdoti e figliuole di nobili addette a quel culto. Lungo sarebbe seguii-e il viaggiatore nel suo ritorno alia costa del Coromandel, e nel ragguaglio ch' egli da dei pa- lazzi dei re dell' India e dei governatori di quelle regioni, delle successioni di quei re, della nuova sua prigionia tra gl' Indiani , del suo ritorno a Kalikut ed alle isole Maldive, del Bengala , delle montagne di Kamru , del fiume Az- zurro , delle produzioni di quel paese , e del carattere e dei costumi di quel popolo. Diremo soltanto, die a Pattan o Fattan egli vide diversi animali anche nemicissimi tra di loro , cliiusi in una medesima gabbia •, die il fiume Az- zurro scendeva dalle montagne di Kamru , e inondava e rendeva fertili le terre come il Nile nelF Egitto ; che nel- 1' isola di Sumatra vide uomini che avevano la bocca so- migliante a quella dei cani , e le donne con volti non dis- similii che queste si coprivano con foglie d'alberi, mentre gli uomini , interamente nudi , non portavano se non ua piccolo panno intorno a' genitali , e che tra le produzioni del Bengala registravansi specialraente i fichi banani e le Doci di Betel. Un intero capitolo e consacrato alia descri- zione di Sumatra , dove 1' ambasciadore Batuta e presen- tato al re-, i prodotti di quell' isola si fanno consistere nelle noci di cocco e di betel , nell' aloe indiano o succotrino , nella radice della canfora , negli aranci dolci , ecc. Cola 1' ambasciata forma nuove provvigioni pel viaggio della Cina e giugne a Giava , le cui produzioni sono a ua dipresso quelle di Sumatra, ma vi si aggiugne anche 1' in- censo : si descrivono i costumi di quell' isola, e quindi I'arrivo al paese di Tavalisi , dei cui abitanti s' indica il carattere bellicoso e quello in particolare delle donne, si parla della regina di Kailuka, creduta dal viaggiatore di origine turca , e cosi pure di un reggimento di donne da essa formato. II seguente cajjitolo non parla se non della Cina , del suo gran fiume , al quale proposito non voi-- remmo veder citato nelle note il Baudrand , che lo chiama PARTE STRANIERA. 227 Caraniorano •, ticll' agricoltura cinese , della popolazlone di quell" inipero, della porcellana , delle scuole, tra le quali se ne registrano alcune niaoinettane, della ricchezza e lus- suria de'Ciiiesi, della loro moneta di carta, delle loro rea- dite, dei loro faocliL d'artilizio, delle loro pitture, del commercio e del registro de' vascelli forestieri , dell' incon- tro fatto dalTauibasciatore con un iifliciale deirimperatore che lo provvede di casa e di tutto il necessario, della vi- sita fatta a quel sovrano , di una citta maomettana , e del ritorno fatto per acqua a El Zaitum. Si viene di nuovo a parlare di Sumatra , e delle cerinionie de' matritnonj in quel paese j poscia il viaggiatore veleggia per V Indostan , giugne a Kawlam e a Zafur nell'Arabia, descrive il porto di Shiah , e molte citta attravei'sate per recarsi di nuovo ad Ormutz, ad Ispahan, a Damasco , a Damleta, al Cairo, ad Alessandria ed a Tanger , donde passa a Gibilterra e visita r Andaluzia. Parlando di nuovo di Sumatx-a , accenna cosa veramente incredilDile , cioe die si vide un giorno nel mare (alia distanza pero di 20 miglia incirca) una montagna o un monticello , il quale al nascer del sole piii non si scopri se non die nell'aria, e questo si disse al viag- giatore essere un uccello di tale gi-andezza die poteVa por- tar via ne' suoi artigli un rinoceronte. Nelle note pero si citano alcuni scrittori persiani, i quali fanno ancli' essi men- zione di quell' uccello , detto anka o siinurg , repiitandolo tuttavia favoloso. Assai rapidamente e descritto il ritorno del Batuta dall' India all' Egitto, come pure un nuovo viag- gio da esso fatto alia Mecca e a Gerusalemme , e piu so- briamente aucora la sua andata nella Spagna, cui die forse motivo una peste die allora desolava 1' Egitto. Da Fez re- cossi a Tunisi, di la a Tanger, da esso detto Tanjier, e nomina Suljta il luogo al quale approdo nella Spagna, dove il primo oggetto die si presento al sup sguardo fu il monte o il colle della Yittoria , uno, die' eili , dei piu grandi ri- fugi dell" islamismo. Passo quindi a Gibilterra, noininata pure nionte della Vittoria , di la a Maibela , a Malaga, eh' egli chiama una delle prime citta dell' Andaluzia e di cui loda le produzioni naturali, specialmente i ficbi e i pomi granatin, poi a Tabsli e a Dania e quindi a Gra- nata^ ma non procede piii oltre , e torna a IMarocco, quindi a Fez, a Tanger, visita il gran deserto, parla degll ippo- potami , c tra le citta da esso vedute nomina Tamljaktu , 228 ArPENDlCE che alcuno tentato saiebbe dl pigliare per la citth di Tom- bucto , di cui tanto si e parlato , e alia quale sono re- centemente state dirette varie spedizloni degli Europei. Ma secondo il Batuta si giugnerebbe a quella citta scendendo il Nilo ; e anche il sigiior Kosegarten e d' avviso che il Ba- tuta con molti altrl scrittori arabi precedent) scambiato ab- bia il corso del Nilo con quello del Niger ; lo stesso eru- dite tedesco scrive il nome di quella citta Tumbuktu , il cbe maggiormente si avvicina a quello oggidi ricevuto di Tombucto. Parla finalmente il Batuta di una citta detta Mali, residenza di un re, i cui abitanti erano bianchi , nientre pero vi aveva un giudice pei negri. II re o il sultano di Mali comandava allora in Tambaktu, ove se- deva un magistrato di negri, dal sultano stesso stabilito. Di la recossi il viaggiatore a Bardama o Burdaina , i cui abitanti proteggevano le carovane, e quindi alia citta di Nakda , detta da altri Tekedda , fabbricata di pietre rosse, presso la quale scorreva un fiume o un ruscello , derivante da miniere di rame, che alteravano il colore e il sapore delle sue acque ; la miniera era situata presso la citta ; e in essa lavoravano moltissinii schiavi nel fondere e ridurre in barre quel metallo. II Batuta lascio quella piazza, ove termina la relazione del suo viaggio, nelTanno i353, e di la sembra che passasse di nuovo nella Barberia. La relazione di questo viaggio richiederebbe un piu lungo estratto , qualora notare si volessero le cose piu im- portanti tanto relative alle produzioni natiirali delle diverse regioni, quanto alia storia de' diversi paesi, ai loro co— stumi , al loro traffico, agli avvenimenti seguiti durante quel periodo, ed agli scliiarimenti coplosissimi che trarre se ne potrebbono per la geografia dell' Oriente del medio evo. Alcuni punti geografici sono illustrati nelle note del Lee , sparse di copiosa erudizione e di citazioni di scrit- tori Arabi e Persiani. Ma con somma nostra sorpresa non vediamo se non che scarsamente in alcune note al capo 23. citato il nostro celebre viaggiatore Marco Polo , il quale percorse avendo presso che tutte le regioni delPAsia visi- tate dal Batuta, avrel)be colla sua relazione presentati molti opportuni confronti , speciahnente in cio che ri- guarda la geografia di que" tempi e i nomi delle provincie e delle citta. E si ehe il Lee avrebbe potuto grandemente approfittarne , avendo sott' occhio la bella tiaduzloue che PAUTE STRANIERA. 22() del vlaggio cli Marco Polo Iia recentemente pubblicata la Ingliilterra il sigiior Marsden, da liii citata soltanto alia pag. 220, nientre non lia notato sostanzialmente se non die r iilentita del (kimhalu di Marco Polo col Pekin dei Cinesi , gia ricoiioscluta daW Asscmani nella sua Biblioteca Orientalc. Sareblie forse impresa degna di qualche erudito Itallano 1' Istituire un confroato tra le notizie geografiche contenute nei viaggi del Batuta , e quelle die nel secolo an- tecedente erano state fornite dal celebre viaggiatore Italiano. Del rimanente il Lee , tutto occupato nelle varie lezioni arabiche del suo testo e nel confronto con altri scrittori Arabi e Persian!, non si e curate di seguire con accu- rata critica le diverse escursioni del Batuta; non ba posto jnente ad alcune irregolarita della relazione medesima , nella quale si torna piu volte su di uno stesso argomento e su di una stessa regione, senza ben distinguere le epoche; non si e fatto puuto sollecito di esporre la cronologia dei diversi viaggi, conibinata colle distanze , dalla quale forse potrebbe eccitarsi qualdie dubbio suUa geauinita della re- lazione ^ non ba notato il carattere eccessivamente divoto dello scrittore Turco , die nelle sue peregrinazioni non si e applicato generalmente se non die alia visita dei luoghi santi , dclle sante o pie persone , e ba date prove mani- feste della sua credulita nel riferire confidentemente i loro miracoli ; non si e fatto carico delle frequenti sue esage- razioni , e del suo spirito tendente sempre ad ingrandirej non ba per ultimo risclnarate le indicazioni degli oggetti naturali esposte dal Batuta col confronto delle descrizioni date dai moderni naturalist! , accontentandosi di citare al- cune volte Crawfurd ; e cosi pure in vece di appoggiarsi ai moderni viaggiatori, specialmente Inglesi, per la ricogni- zione dei luogbi, e massime per le citta Indiane visitate dal Batuta, si e accontentato di citare talvolta la sola opera, per altro pregevolissima, del Maggiore Rennell sulf India. Devesi tuttavia riguardare come assai importante la comu- nicazlone cbe il Lee far voile alFEuropa con questo com- pendio della relazione di un antico viaggiatore Arabo, finora scarsaraente conosciuta. aSO APPENDICE SuUe rdazionl dl struttiira or-ganica e di parcntela che possoiio esistere fra gh animcdl dclle epoche storiche e attualmente viventi , e le specie antidiliwiane e perdute. Memoria di Geoffroy-Saint-Hilaire , letta alt Accademia delle scienze. \jU animali di cni s' incontrano gli avanzi sepolti nel sen della terra, appartenenti quasi tutti a specie otl a ge- neri che omai piii non si trovano nello stato di vita , deb- bonsi forse ripiitare gli antenati di quelll che or popolano la terra , attribnendo le softerte variazioni al tempo e alle vicende del globe ? 0 dovrassi per avventnra accettare r opposta opinione , secondo cui aiiimetterebbesi che dopo grand! catastroii sieno sorti per novella creazione esseri novelli ? Ecco il problema , la cui risoluzione sara V og- getto d' una sequela di Memorie , delle quali la prima sola fu letta air Accademia. L'autore piglia principio confessando che la scienza non e ancora fornita di tutti que' documenti che sembrano ne- cessarj alia compiuta trattazione dell' argomento. Anzi egli invoca 1' altrui indulgenza suU' ardire ch' egli dimostra nel- 1' accingersi a cotal questione in un tempo in cui puo apparir prematuro il discuterla. Ma a clo spronoUo vina particolar circostanza. « Aveva io , die' egli, appena letto alcune important! osservazioni comunicate all' Accademia dal dottore Roulin, quando, trovandomi preoccupato d' an- tiche meditazioni sugli animali antidiluviani , sfuggimmi , sul finir del mio ragguaglio, nn riflesso impossibile ad essere bene afferrato senza maggiori sviluppi ; fuvvi chi clo av- verti, e stimolommi a pensare a dar questi schiarimenti. » E sentenza di GeofFroy-Saint-Hilaire che nel regno ani- niale siavi una non interrotta successione dalle prime eta del mondo sino a noi operata per via di generazione. E di vero, gli antichi animali, i cui resti conservaronsi nello stato fossile , difFeriscono tutti , o almen quasi tutti , da quelli che esistono alia superficie della terra. Ma cio non basta per inferirne che quelli non poterono essere gli an- tecessor! d! questi. In fatt! , tra le specie perdute e le viventi havvi un iiotabile legame di analogia. Nonfuguari rVRTE STRANIERA. 2^ I difficile il comprenderle entro le grandi classificazioni ; consi- derando come tutte sono formate d'orgard analog} d ^ le giu- dichiamo modificazioni d' un medesimo essere , di qucllo die not chiamiamo aniinale vertcbralo. Considerando la creaziono animale nel suo Insieme dal suo pr'mcipio sino ad ora, T autore crede di ravvisarvi da prima VTna serie progressiva, cjual sarelibe cjuella degli ittiosauri , plcsiosauri , pleurodattili , mesosauri , teleosanri , megidonici, megaterj , anoploterj , palcoterj , ecc. , animali tutti trasfonnati in guisa da non esistere oggi piii alcuno dei generi die formavano. Per mezzo dei mastodoiiti T autore coacatena a quegli aniinali piii antichi del globo gli ani- mali apparsi da poi, i quali constano di specie de' mede- sinii generi , le une perdute e antidilitviane , e le altre presentemente viventi : questi ultimi sono qnelli die senza trasmutazioni , o almeno con leggerissime variazioni , po- terono adattarsi alio stato attuale del mondo. Questi ani- mali, i quali parte si trovano in istato fossile e parte in istato di vita, sono gli elefanti, i rinoceronti, alcuni didelfi , alcane jene, alcuni orsi, ecc. GeofFroy-Saint-IIilaire cita come 1' opera d' un autore die ha precorso i lumi del proprio secolo, quella di De Lamarck ove questi tratta deW influenza delle circostanze sulle azioni e le abitudini de' corpi viventi, e reciprocamente deW influenza delle azioni e delle abitudini dei corpi vivenli sulla modijicazione delle loro parti. I fatti particolari ai quali De Lamark appoggia la sua grande idea , non ponno vantafe un' esattezza rigorosa ; fors' anco uno pur non ve a" ha ove non si ravvisi mac- diia d' inesattezza ; con tutto cio l' illazione , die da essi insieme presi egli deduce, e vera; tanta e la possanza dell' ingegno per presentire le grandi verita della natura. Non altrimeuti Buil'on, ispirato dalla sua penetrazione , sco- pre die gli animali delle regioni equatoriali abitano uno dei continenti ad esclusione dell' altro , seliljene alcuna delle prove allegate da cjuel uoino celelire a convalidare cotale opinione non possa forse oggidi ammettersi ; e pure questa proposizione e divenuta una legge die ha ricevuto dal tempo il sigillo di una piena conferina. Ed a proposito dell' opinione di De Lamarck 1' autore cita un luogo notabile in Pascal: « Gli esseri auimati , dice egli , uel loro priucipio eraiio solamcnte individui 232 APPENDICE informi e amblgui , di cui le circostanze permanent! In inezzo a cui viveano, hanno deciso in origine la costitu- zione. " A solidamente stabilire V opinione di GeofFroy , il punto importante sta nel dimostrare die le difFerenze di costitu- zioni atmosferiche poterono e per frequenza e per energia essere tali da richianiare le varie specie e i varj generi dai tipi che offrivano nell' origine delle cose alio state d' og- gidi. Cio crede V autore che non possa rivocarsi in diibbio. « Pongasi mente alle raoditicazioni cui possono ancora sogglacere le specie a motivo d' un semplice traslocamento da una latitudine ad un' altra , cangiamenti verificati dal dottor Roulin sugli animali trasportati d' Europa in Ame- rica ; pongasi mente in particolar raodo ai fatti si impor- tanti somn.iuistrati dallo studio delle mostruosita , e cessera la meraviglia per le mutazioni arrecate nelle specie ani- mali dalla succession del secoli, e la meraviglia per quelle introdotte nelle cause, merce la cui influenza si svilup- pano gli animali. » Rendere evidente l" efiicacia delle cause estcriori a mo- dlficare lo sviluppo degli esseri viventi , ecco il verace scopo delle sperienze tentate dall' autore nello stabiliniento d'Auteuil^ ove si edncano pulcini nati (eclos) coU' influsso di un calore artificiale. Oggi per la prima volta V autore svela il fine filosofico di queste ricerche , dissimulato per necessita in un' epoca in cui la scienza era persegultata. Le sperienze qui richia- mate sono decisive. GeofFroy- Saint-Hllaire facendo variare gli stati di calore , di secchezza , di raoto , non solo pro- duceva a suo piacere alcune mostruosita , ma sapeva al- tresi far sorgere la tale o tal' altra maniera di mostruosita con acconce precauzioni. Ne alcuno ci opponga clie le specie mostruose prodotte cosi in un modo artificiale , erano inette a rlprodursi e a perpetuarsi. La natura ajutata dal tempo die mai non le manca , operando con modificazioni pill numerose e piii lente , ben pote ella far cio die non riuscira giammai alia piii destra sperimentazione. GeofFroy tratta eziandio la questione tanto lungamente agitata della preesistenza dei germi , e oppone a questa teoria il sistema delle nostre cognizioni sulla mostruosita , e in particolare le sperienze or ora mentovate, in cui fece egli deviare a suo piacere e in un senso determiuato r organizzazione dal suo uaturale cammiiio. rVRTE ITVLIANA. 233 P A R T E II. SCIENZE, LETTERE ED ARTI ITALIANE. LETTERATURA E BELLE ARTI. Poesie minori del Pctrarca sul testo latino (posto dl confronto ) ora corrctto volgarizzate da poed viventl o da poco dcfnnti. — Blilano , 1829, dalla Societd tipografica de Classici Italiani. Vol. i.°, in 12° Ital. lir. 4., in 8.° col ritratto del Petrarca llr. 6. 5o, in 8.° in carta di colla col ritiatto lir. 9. — L' opera e divisa in tre volumi. xJtd rlnascimento delle lettere nel secolo XVI fino quasi ai di nostri la riputazione del Petrarca si fondo sempre sopra le sole poesie amorose:'e molti celehri petrnrchisli noii conobbero le sue opcre latiue di prosa ne di verso ; o se n' ebbero contezza non lasciarono pero indizio alcuno di averle studiate. A poco a poco la storia letteraria si e divolgata piii che noa fosse dapprima , e il cantore di Laura , collocato fra gli eruditi e i filosofi , fu salutato ri- storatore del culto di \ irgilio e d'Omero: ma questa lode gli fu tributata dai piii suUa fede del Bettinelli , del Ti- rabosclii, del Ginguene ^ e il canzoniere continue ad essere tuttavia r unico libro di tanto ingegno die si leggesse da molti. Forse le sue lettere senili sarebbero al presente fra le mani di tutti se il Perticari ne pubblicava la sua traduzione : e forse ora per le cure dell' avvocato Rossetti diventeranno popolari queste poesie minori clie nel loro latino e nelle scorrette edizloni non potevano invogliare se non poclii studiosi. Laonde sarebbe ingiustizia , noa cominciare le nostre parole da un sincero rendimento di grazie a quell' egregio editore , die non perdona ne a fa- tiche ne a spese per restituire ad un grande Italiano tutta intiera la fama di cui e degno. E se noi non sareuio in alcune cose pienamente d' accordo con lui , il diremo sin- ceramente come a sincero amatore della verita e della 334 APPENDICE gloria del suo autore ^ ma non per questo sara minore la stiuia e la gratitudine nostra verso la nobile sua fatica. II signor Rossetti in un lungo dlscorso prelimhiare va indagando il carattere dello spirito del Petrarca: indagine , come ognun vede , assai dilicata ; alia quale per altro r autore ha voluto soddisfare per una via dlsgiunta da quella amenita die ciascuno vorrebbe trovare dovunque parlasi del Petrarca. « Intelletto, fantasia e volonta (dice 11 signor Rossetti) sono le primarie potenze deU' essere deU'uonioi ed il giu- sto equilibrio di queste tre , elevate che slano al massimo punto deir umana possibilita , forma T uomo veramente perfetto. La minore loro elevazione e la diversa propor- zione fra loro costltuiscono un' Infinlta progressiva gradua- zlone di preponderanze e di equilibrj i, onde vedlamo na- scere da un canto tanti esempi di relatwa eccellenza del sapere , del fare e del volere , come dall' altro altrettanti ne vedlamo di egualmente relatk-a pravita. » la. tall pro- porzioni ( prosegue dlcendo ) consiste il carattere d' ogni uomo , il qual carattere e grande dove preponderi una delle tre potenze predette ; eleiato se ne preponderano due; perfetto quando v' abbia un perfetto equilibrio del massimo di quelle tre potenze. Ma V eccellenza o la pravita di un carattere « dipendono sempre dalla proporzione magglore in cui la volonta stassl colle altre due potenze : qulndi eccellente sara 11 carattere nascente dall' equilibrio dell' in- telletto coUa fantasia , aventi assoluta preponderanza sulla volonta ; forte sara quello in cui stanno Intelletto e volonta preponderant! sopra la fantasia; laddove sempre perversa quello riusclra , nel quale fantasia e volonta , o quest' ul- tima soUanto hanno 11 predominio suU' intelletto. » Ora il carattere dello spirito del Petrarca e quello i< dl eleva- tezza delle tre potenze con equllibrata preponderanza d' in- telletto e fantasia. Da cio segue che il suo intelletto noa poteva a meno di pendere all' ideale nella storla e nella morale , e qulndi nel sapere e nel fare ; laddove la sua fantasia dovea egualmente chinare alia verlta degli afFetti e degli avvenimenti: onde frenata mai sempre, ondegglare dovea la sua volonta fra la verlta e la bellezza della realta e deir ideale. " Di qui poi il Petrarca » pote essere som- mo nel suo erotico canzoniere . . . potea essere grande al- tresi ill quel genere di poesia epica nella quale predomina PARTE ITALIANA. 235 I'entusiasnio graCco, sla poi desso pittorico o morale , en- comiastico o detcstativo . . . Ma nelfepopea, in cui la fan- tasia debbe colP intelletto , per cos'i dire , immedesimarsi , ed in cui dee crearsi la storia e celarsi ad im tempo il sentimeiito del poeta , ossia 1' affetto generante la propria creazione di lui , c quello die da questa e generato , non potea il Petrarca riuscire ne sommo, ne grande, perche r eccesso dcUa fantasia creatrice non era in lui. " Se cjuesto discorso fosse una traduzione di qualche au- tore oltramoatano di estetica , noi dlrenimo die il sig. Ros- setti , dopo avere traslatato il suo testo , avrebbe potato ag- giungergli qualcbe nota per giovare i suoi leggitori nella dilficile impresa di bene deciferarlo: ma posto die dobbiam credcrlo sua propria creazlone , non possiamo astenerci dal dire aver lui addensate molte nubi oscurissime intorno a un sosTgetto per se medesimo facile e cliiaro. Perche vorremo noi Italiani ravvolgere nel linguaggio di una me- tafisica tutta ingombra delle neblsie setlentrionali le nostre dottrine poeticlie , splendide come il cielo sotto il quale viviamo? E questo linguaggio di una pretesa scienza die va grettamente notomizzando le facolta necessarie al poeta, ne fara mai un poeta, giunge piii die mai importune in una prefazione al Petrarca , dove 1' animo de' leggitori si pro- inette cose troppo diverse. A, provare che il Petrarca noa era nato alia vera epopea val piu die ogni argomento r Africa sua : il cercare a priori la cagione perche questo poema e rimasto tanto lontano dalla perfezione non e altro se non erigere un edilizio a cui mancherebbe il miglior fondamento, se questo poema non sussistesse. D' altra parte a voler sostenere che il Petrarca non riusci nell' epopea per difetto delle facolta necessarie a quel genere di poesia , bisognerebl)e dimostrare molte altre cose, e innanzi tutto che r argomento da lui cantato fosse capace di una per- fetta epopea. Queste osservazioni aV)biam fatte al discorso del signor Rossetti , non tanto perche discordiamo in generale dalle sue opinioni , quanto perche ci e sembrato opportune di cogliere questa occasione per avvertire la 2;ioventu itallana di non lasciarsi invescare al desiderio oggimai fatto comune di significare con vocaboli nuovi e dilllcili cose facili e conosciute assni prima di questa eta. Noi stimiamo quanto altri mai e la diligenza e T ingegao e V acuiue degli stranieri ;, 236 APPENDICE niolti tlei quail cl possono somministrare not'izie e klee utilissline , ma vorremmo die queste notizie e queste idee entrando nell" italica letteratiira vestissero forme italia- ne. Del resto, qualunque sia I' opinione clie aver si debba del citato discorso, ripetiamo assai volentieri clie molta senza dubbio e la lode dovuta al siguor Rossetti per questa edizione delle poesie minori del Petrarca , le quail era per lui potranno essere studiate o nel testo da lui con grande studio corretto, o nelle versioni comiiiesse ad egregi iet- terati ed eseguite con sollecito amore. Delle quali noi forse terremo discorso quando V edizione sara venuta al suo termlne ; iimitandoci per ora a poche osservazioni su al- cune correzioni del testo latino nelle quali non siamo pie- namente d' accordo colF egregio editore. Eel. I. n." I. Qui s fata regie diver sa gemeUis? — In liiogo di regit tutte le edizioni hanno neget. n A me pare pero ( cosi 11 signor Rossetti ) dovervisi sostituire regjt, percioc- clie 1' antitesi delle idee de' tre versi precedenti e del sus- seguente richiedono questa correzlone , mentre il senso ed il tempo del verbo negare male vi si accorderebbero. " Ma contro la fede di tutte le edizioni voglion essere molti e gagliardi i motivi clie ci facciano sostituire ex ingenio una nuova lezione : e questi motivi si riducono forse ad un solo , cioe alia mancanza d' ogni senso nella comune lezione. E noi non crediamo die questa mancanza abbla potuto movere il signor Rossetti ; giacche leggendo quis fata neget diiersa gemellis n esce un senso probabilissimo : e Jia che alcuno neghi diversi fati esser posti a noi die pur siamo gemelli? lb. n.° 5. Mutatamque novo frangebam carmine vocem. Mutatamque novo fingebani carmine vocem ^mulus etc. II signor Rossetti ha cambiato qui la puntegglatura delle edizioni comijni, ed anche T ordine dei versi ; ai quali si sforza di trovare qualcbe spiegazlone. n Credo volere qui il Petrarca farci conoscere com' egli da giovi- netto spezzava la mutata favella con nuova maniera di versi , cioe tentava la nuova pocsia volgare ; come poi formava la mutata favella co'' nuovi suoi versi , cioe come stabiliva la volgare favella italiana coUe volgari sue rime ; e come mentre cosi adoperavasi conobbe Omero. " Noi confes- siamo di non intendei'e questo commento ; e dubitiamo che PARTE ITALIANA. 207 r wno ilei due vers! dcbbasi togliere come semplice glos- sema, come un pentimento clie I'autore si dimentico poi dt cancellare. Cosi debbe avere opinato anche il professore Arici ; e n' e prova la sua bella vei'sioue , dove senza puato ripetersi disse scinplicemeute : a nuoii modi Formai la voce trasinutatn. La quale mancanza poi di uniformita rispetto alle emenda- zioni ed all" intelligenza del testo latino fra 1' editore e i volgarizzatori e un difetto non infreqnente in questi volunii. lb. n." 9. Hos ego cantantes sequor. Cosi per coiifessione del signor Rossetti si legge in tutte le edizioni. " Ma io pero (prosegue) oso sostitnirvi cantando, parendomi giu- sto die il vivo segua cantando le orme de' poeti morti , anzi che quegli segua questi contanti. » Qui dunque es- sendo concordi le stampe nella lezione cantantes, il signor Rossetti non lia per raallevadore della sua emendazione 8e non il gusto e il giudizio suo particolare. E noi non vogliaiuo revocare in dubbio ne 1' uno ne 1" altro •, ma por- tiamo opinione che in questo* il signor Rossetti alibia ol- trepassati i limiti assegnati ad un semplice e fedele editore. Potrebbe anche dirsi che la ragione da lui addotta e pro- sastica troppo , e che per soverchio studio di logica esat- tezza egli condanna una bella immagine, un fiore di poesia. Che bella e poetica e senza duljbio quest' immagine sotto la quale il Petrarca ci rappresenta se stesso avviato suUe orme di Virgilio e di Omero che lo precedon cantando. E qui pure puo dirsi che all' editore manca il suliVagio del ch. traduttore , dicendo egli: Or de caniori Segno io quindi le schiere. Eel. III. n." 10. ScipioTiibus actus eharnis. II signor Ros- setti nota che alcuni leggono Scipionibus actus hybernis ; e, rigettata questa lezione , soggiunge : n La seconda dovra toUerarsi, non gia per gli arzigogoli di Benvenuto sul curru eburneo e sul baculus lingua eburnea (?) Scipio dicitur; ma unicamente perche non v' ha altro ripiego. " Eppure due vie si aprivano all' editore per correggere il testo, sicche desse alcun senso. Bastava ricordarsi che il nome de' Scijuonl venne dal bastone ( scipio ) con cui P. Cor- nelio cammlnando ajutava ia sua cecita : e che un bastone eburneo [scipio eburnus) finche duro la repubblica , fn r iuscgna de' trioufanti. Quindi il signor Rossetti pole va di 238 APPENDICK leggieri coiTeggere qnesta lezione, scrlvendo con inizlale minuscola la voce scipionibus ; e rlsparmiare per questa volta la censura ch' el move all' antico comentatore. O se gli pareva die la frase actus scipionibus eburnis lasciasse ancor qualche dubljio ( perclie altra cosa e che i trionfanti portassero per insegna un bastone d' avorio ; eel altro e il dire che Scipione fosse o condotio o accompagnato al trionfo con siffaui bastoni) , poteva lasciare iatatto il Scipionibus e rivolgere le sue emendazloni alV hybcrnis. Nel che pure il traduttore ( SalvagnolL Marchetti ) doveva essergli scortaj il quale dicendo Dietro t esempio dei grandi cai suoi, mostra di avere considerato anch'egli per nome proprio la voce scipionibus, e accenna ad una facile correzione del teste. Gli avi dl Scipione non poterono dirsi certamente eburni, ma iberi; e noi qiiindi credlamo che il Salvagnoli leggesse Scipionibus actus hiberis , perche nell' Iberia i gi-andi avi dell' Africano si resero illustri e co' loro esempi ed anche coH'infelice loro fine gli apersero la strada ai trionti. E siccome la lezione Scipionibus eburnis non da verun senso , COS! il signor Rossetti non avrebbe dovuto passarla senza tentare almeno una qualche correzione , posto che altrove non dubito di rifare il testo anche senza necessita. Di questa maniera potremmo notare forse in ogni egloga pill d' un luogo dove la lezione piaciuta al signor Rossetti non puo accettarsi per buona : se non che risparmiando a uoi stessi questa nojosa fatica siamo sicuri di far cosa grata anche ai lettori, perche i testi corretti sono desiderati da tutti, ma le correzioni e i motivi di esse non dilettano se non solo un picciolissimo numero di persone: e al nostro proposito gia e bastevole questo saggio. Perocche noi non vogliamo se non persuadere il signor Rossetti a procedere con piu misurata liberta nella correzione del testo, affin- che r opera sua risponda in tutto a' desiderj suoi proprj ed air aspettazione ciie il pubbllco ha concepita della sua diligenza. Eneide dl Virgilio, traduzione dl Eufroslna Massoni. — Lucca ^ 1829, dalla dacale tipograjia Bertini. Mentre dobbiam confessare che i nostri giovani ( chi che se n' abbia la colpa ) negligentano in generate lo studio della lingua latina , una donna ofFerisce all' Italia un esempio TAUTE ITAtlANA. 289 rarisslmo in ognl eta , traducendo in versi tutta intiera I'Eneide di Virgilio. E siccome con qiiesto lavoro essa voile ajutare i proprj iigliuoli a ben conoscere Y idioraa del La- zio, cosi ha dovuto studiare sopra tutto la fedelta, dando prova non duhbia di esserne essa medesima egregia cono- scitrice. Noi dunque cominciamo dal render grazie alia signora Massoni di questo nobile esenipio, pregando la gio- ventu italiana a non gnardare senza una lodevole invidia qnesto slngolar monuraento del feuiminlle ingegno , per quanto ha cara la gloria della patria letteratura. In questo non ha luogo diversita di opinioni o di scuole: i Tedeschi e gFItaliani, il Manzoni e il Monti, i romantici e i clas- sici insomnia hanno tutti cercata la gloria per questa via: anzi r Inghilterra e la Germania, dove la letteratura e si libera dalT iniitazione dei Latini e dei Greci, hanno tolto quasi all' Italia il vanto della latinita. E , per non uscire de' nostri , vorreino noi credere che solo all' ingegno e nulla all' avere studiato in Virgilio ed in Cicerone debbasi ascri- vere quella tanta diversita che si scorge fra lo stile dei Manzoni e quello di tanti giovani che si son dati digiuna- mente a imitarlo? E senza lo studio della lingua latina avrel)be TAriosto ottenuta quella fama di egregio scrittore ch'egli ha? Lasciamo di parlare del greco , coltivatissimo in quella eta nella quale si fece piii che niai ricca la no- stra lingua , ed ora negletto per mode che appena qualcuno lo studia nel silenzio delle domesticlie sue niura : ma se colore che si consaci-ano alie lettere non coltivano il latino per richiamare a' loro veri signlficati le nostre parole, qua! confine avra la licenza degli altri? Certo noi non facciamo se non solamente un piccolissimo cenno dei molti mall che debbon venire alia nostra lingua dal negligentar la latina; ma sappiamo pur troppo che anclie questo pochissimo riu- ficira grave a parecclii , ne ci assicuriamo ne pure di fug- gire la taccia di pedanti. Pero volgiamo assai volentieri di nuovo il nostro discorso alia signora Massoni che vuole istruiti nell' idioma del Lazio i suoi figli, e per questo no- bile intento ha sostenuta la lunga fatica di tradurre il mag- gior poenia latino. I critici vorranno trovar senza dubliio alcuni luoghi dove 1' egregia donna pote\a essere piii fe- dele. Diranno, per esempio, che quel memorein irani Junonis non e Ijcn tradotto nell' ira memoranda (.U Giuno. Dirannq 240 APPENDICE che il muUuni ille ct terris jactatus ec alto fa travestito con troppe parole dicendo : molto Con I' armi in terra oprb, molto sostenne Fra i gorghi spinto dell' immenso sale. Qneste ed altre consimili cose diraiino i critici. Ma se vor- ranno esser giusti diranno inoltre che in generate la tra- duzione e fedele , e qualche volta rappresenta le finezze del testo assai hene , dove il Caro lascio che andasserci perdnte. E noi ne recliianio in eseinpio quel luogo dove e detto che V infelice Cassandra viene strascinata Ad coelum tendens ardentia lumina frustra: Luminal nam teneras ar- cehant vinculo pulmas. E la signora Massoni traduce : Invano al del gli ardenti lumi estolle ; I lumi: che le man tenere allaccia Aspra catena. Ma il Caro spense 1' affetto di questo passo avendo obliato r aggiunto ardentia e frapposta alia ripetizione della voce lumina la prosastica formola io dico. Ecco dal tempio Trar veggiam di Minerva, con le chiome Sparse, e con gli occhi indarno al del rivolti La Vergine Cassandra. Io dico gli occhi Perche le regie sue tenere mani Eran da lacci indegnamente avvinte. La necessita di esser brevi non ci consente piu numerosi confronti, i quali senza togliere il vanto della lingua e di alcune altre sovrane bellezze al Caro, potrebbei-o nondi- nieno somniinistrare materia di bella e giusta lode per la signora Massoni. La vei'sione e fatta snll' edizione del- r Heyne , ed e dedicata al niarchese Cesare Lucchesini splendidissimo hime delle lettere italiane , ed iUustre cul- tore degli idiomi di Grecia e di Roma. Zrt Vallismera, Id'illio del cap. Angela Maria Ricci, del S. O. Q. — Rieti , i83o, per Salvatorelixmchi. L' annunciare un idilllo del cav. Ricci sopra la Vallisniera e cosa piacevole a noi, carissima a tutta ritalia, che si proraette ( e non indarno ) da lui Ijellissime produzioni in questi argomenti. Ma e troppo increscevole il dover dire che questo idillio sarebbe accompagnato da qualche poesia PARTE ITALIANA. 24 1 dl Uibano Lampredl, se non laoguisse quel forte ingegno prostrato piii die dagli aiini dall' inferma salute. Mi mvlsi ( cosi egli in una sua lettera che serve di prefazione ) , e cliiesi ajuto a inano fortissima , a quella del cai;. A. M. Ricci; e tale inchiesta frutto 11 bell' idlllio che annuncianio. Noi per levarne un saggio trascriviamo que' versi nei quali e descritto come la Vallisniera compie le leggi d' Iinene e propagasi, Ecco tutta L' augural pianticella a poco a poro Lieveinente agitarsi, e qual se ia lei L' innamorata JSajade s accenda D' un fervido desir : pregni dell' avida Polve in cui spira Amor, gl' impazienii Maschi fioretti dull' algoso fondo Vie vie sorgon, si stendono, cercando A' loro ampltssi in testimonio il sole , C/ie d' un vago rossor ne tinge i lembi: Finche, tolto ognifren (tanto Amor puole Che fin dai cari genitor ci svelle ) , Dello stelo natio rotti i legami , Abhandonan la madre , e rigirando Sui chiari umor come il desio gli porta Cercan la Sposa nel femineo fiore , Che la stessa favilla il sen gli tocca. Ella frattanto , come I' alba in cielo Candida e schietta , le virginee spire Trae dal materno stelo e al fior che I'ama E quasi intorno a lei danzando muove Off re il calice aperto , ad aver pace Da (fuella polve in che s' aggira ed arde La non mai spenta pronuba scintilla Del primo Amore che ad Imen le sorti Delia perenne giovcntii commise In cui s addoppia e si fa hello il niondo. II Dissoluto geloso , commedia dl carattere in cinque atd dell' avvocato Antonio Zanolini, ecc. — Lu- gano, 1829, co' dpi dl C. Ruggia e C. II sig. avvocato Zanolini in alcune osservazioni critiche rivela con tutta ingenuitk i difetti del suo componiuiento: BibL Ikd. T. LVlll. 16 242 APPENDICE e 11 prof. Francesco Orioli in una Lettera all" autore stesso dimostra con fine giudizio quanto questa commedia ofFe- risce alia lode od al biasirao, sicche il nostro ufiicio gia sarebbe compiuto col solo annuncio. Non lascerenio per altro di aggiungere die il sig. ZanoHni si mostra capace di battere , nou senza gloria, la strada per la quale si e messo. Raccolta di novelle morali, storie^ raccond e favole accomodati all' istruzionc dell itallana gioventh per ciira di Stefano Tjcozzi. — Milano ., i83o, per Gaspare Truffi ( Sono pubblicati otto volumi , che contengono Agnese , ossla la Straniera di Karensi. Volumi due. ■ — Paolino di Dutikerque. La forza dell' amicizia. Volume unico. — Matteo Visconti in esilio, II solitario del Bosforo. Volume unico. — Gli Arabi nclle Qallie. Volumi tre — Gli amori pastorali di Dafni e Cloe : traduzionc castigata di G. Gozzi. Volume unico ). Quale sia la nostra opinione sui romanzi e sul roman- zieri fa espresso piu volte , e specialmente nel discorso che da principio a questo fascicolo. Noi abbiamo sempre detto, che il romanzo s' attiene con legame strettissimo alia natura dell' uomo . e che percio non essendo possibile ad evitarsi bisogna adoperare ogni cura a impedirgli di I'luscire dannoso. Nessun mezzo sarebbe piu opportuno a questo scopo clie quelle di una buona raccolta , che da una parte presentasse ai giovani un' innocente lettura , dall' altra offerisse i veri modelli che di siffatti componimenti pos- sedono le diverse nazioni E sotto questo rapporto noi lo- diamo il pensiero del tipografo Truffi , e gli diamo consl- glio di proseguire nella sua impresa, purche sia vero, come ne vien fatto sperare , ch' egli si e risoluto di met- tere in atto la sua intenzione con principj diversi da quelli che lo hanno guidato finora. La Straniera di Karensi , e gli Arabi nelle Gallie dei quali e taciuto l' autore non sono altro die la Straniera e il Rinnegato notissimi romanzi del Visconte d' Arlincourt , ne certo sara conveniente di ricorrere in fnturo ad uno scrittore , il cui nome e oramai divenuto un emblema di stravaganza e d' esagerazlone. In egual maniera non si dovranno piu mettere sotto gli occhi PARTE ITALIANA. '2^3 de' giovani dipiiiture somigUanti a quelle dl Longo , clie anclie castigate dal Gozzi sono sempre troppo nude e pe- ricolose, ne saraiino a introdursi romanzi storici, della cui riprovevole coadizione fu gia parlato abbastanza : ia- vece noi aspettiamo cbe il Truffi meglio avvisato ci dia alcuna fra le opere di Miss Edgeworth , in ispecie i rac- conti popolari , e noii dlmentichi ne il sir Andrea Wylie del Gait, ne i mlgliori romanzi del Cooper. Che se a questi ed altri tali capolavori egli volesse tramezzare alcun racconto da tornar gradito ad una classe di lettori piu nuraerosa, non gli sarebbe disdetto di scegliere fra i ro- manzi deir ottinio augusto La Fontaine , die un tempo troppo apprezzato ci sembra ora soverchiamente negletto. Saranno ben pochi coloro che non amino leggere ed an- clie rileggere la famiglia Blouniy il Ballo mascherato e Odoardo di Winter. Favole sopra i doveri sociali , ad iiso dclle Sciiolc cT Itcdia , di Gactano Perego , con giunta di un Saggio sopra i doveri di se stesso. Quinta cdizione. — Milano, i83o, per Giovanni Silvestri, in i6.°, dl pag. XV e 399. Prczzo austriache lir. 3. 45 ,• ital. lir. 3 ( Questo volume e il 247.° della Biblioteca scelta di opere italiane antiche e moderne , che vien pubblicandosi dal Silvcstii, e che fu piu volte da noi commendata ). II solo ranimentare che queste Favole meritaronsi gli elogi del Parini, e che anzi 1' autore fu da lui e da altri dottissimi personaggi de' tempi snoi incoragglato a dettarle, basta perclie esse siano al colto pubblico i-accomandate. " Le narrazioni del Perego son fatte in istile chiaro, sem- " plice, famigliare e del tutto proporzionato alia intelli- " genza de' giovanetti. •> Cosi il Parini scrivea alia tanto benemerita Societa nostra patriotica : e questa destinava al Perego una medaglia d" oro, quand' egli pubblicata avesse r opera sua. Ma ella non vide la luce che nel 1804, nel qual anno la Societa piii non sussisteva. Noi brameremmo che queste favole divenissero , per cosi esprimerci , fami- gliari agli studiosi giovinetti ed ai luoghi di pubblica e di privata educazione. I saggi istitutori ed i buoni padri di famiglia certamente ne anderebbero contenti. 244 APPENDICE Cennipel miglloramento delta prima ediicazione de'ifan- ciulll , traditzione libera di Bianca Milesi Mojon, dalla nona edizione inglese. — Blilano , 1 83o , presso A. F. Stella e figli, in 8.° piccolo di pag. 104. Un padre andato col proprio figlio a consultar Socrate per sapere a chi dovesse affidarne T educazione , diceva al filosofo die neir agricoltura le cure le quali precedono la piantagioae, non sono di veruna difficolta, e neppure la piantagioiie medesima: che in cio gli animali si rassoniigliano a tutte le piante, nia che difficilissima e variata e la cul- tura di queste, una volta che abblano messo radice: e mi sembra, soggiugneva quel buon genitore, clie lo stesso sia degli uomini , per quanto posso dal figliuol mio giudicare. Non v' ha dubbio che la parte piu malagevole ed impor- tante dell' u ma no sapere e qnella che tratta dell' allevamen- to de'fanciulU, e che fa opera sopra tutte lodevolissima chiunque si occupa in si delicato argomento. Pero dobbiamo avere il maggior obbligo alia signora Milesi Mojon dell' opuscolo che, tradotto daU'inglese, ella ha pur teste presentato all' Italia , pieno di belle e filoso- ficlie considerazioni intorno al modo di niigliorare la prima educazione de' fanciuUi , tutte di facilissima applicazione, dettate dalla piu pura morale, e da una sottilissima e per- spicace indagine del vero. Quest' opuscolo scritto senza pre- tensione e consultando sempre il cuore non meno della mente , senza di che non vi puo essere buona educazione, val piu di molti trattati in cui la gravita delle massime e I'arla accigliata dell' autore sono atte ad annojare e I'in- stitutore e 1' alunno. Noi desideriamo che un tal libro vada per le mani di tutti , perche se gli educatori vi possono attignere utili norme per la migliore instituzione de' fan- eiulli , possono gli adulti ricavarne preziose riflessioni pel miglioramento di se stessi : ed in cio e forse il bisogno piu grande che non si crede. Le materie dell' operetta sono esposte per titoli , cioe Principii generali d' educazione ; Lealta e sincerita ; Auto- Tita ed ohhedienza ; Ricompense e castighi , lode e hiasimo ; Indole ; Giustizia ; Armonia e Generosita ; Timidezza e forza ; Jndipendenza ; AuivLta ; Perseveranza ed attenzione : Vanita ed affett.azione ; Purita e finezza di sentimento ; Ordine , co- stumi e modi; Religioner Conclusione. PAUTE 1TALIA.NA. ^45 Singolarmente commendevoli e per acume e per evidenza di massirae sono i tltoli delle Hicompense e del Castighi, quello della Giustizia , quello AeW' Arnionia e Gcnerosita , dQWAtUvitd e Perseveranza , e della Religione. Bello e in quest' ultimo ti- tolo il consiglio di non condurre ia cliiesa i fanciuUi in troppo tenera eta « perche non si fa altro che cohivare in loro una festevole compiacenza alle forme religiose e forse a grave danno dcllo spirito », e nel penultimo possono dar materia di molte e profonde osservazioni le seguenti parole : « e inc.rescevole che il comun modo d' insegnare ahbia piii per iscopo I' esercizio della memoria che dell' intelletto » . Oh , quan- ta verita non si ascondono sotto si semplice corteccia! In- telletti per tal modo allevati nunquam tutelcB suce fiunt. E certo die non ad altro mirava Montaigne quando dicea « non si domandi conto at fanciuUo delle parole soltanto della sua lezione, ma del signijicato ben anche e della sostanza, » Molte altre ottime cose di questo bel libretto citar vor- remmo, ma preferiarao in vece di raccomandarne di nuovo vivaraente la lettura , augurando che anche tra noi possa essere ripetuto fino alia nona edizione , onde almeno si vegga non essere la moltiplicita delle edizioni il privilegio soltanto dei libri perniciosi od msulsi , del che abbiamo pur troppo recentissimi esempi. II modo onde quest' opuscolo e tradotto, nel mentre fa onore alia signora Mllesi per chiarezza e facilita di espres- sione e per una sufficiente purita di favella , ridonda inol- tre a sua lode per alcune emendazioni ed aggiunte da lei introdottevi , e che ci mostrano come 11 suo cuore rispon- desse concorde alia mente , nell' atto ch' ella dava alle in- glesi idee una veste italiana. Ma quello che ancor piii fa elogio alia signora Milesi si e la scelta del libro , peeche nel procacciarsi con essa un titolo alia gratitudine di tutti quelli che si daniio pensiero della buona educazione in Ita- lia, ha dato un luminoso esempio di niaterno zelo , e ci ha fornita una prova novella per asserire che dipende dalle donne principalraente il buon esito dell' educazione , e con esso la perfezione deiruiuano iucivilimento. 246 APPKNDICE Petri Pauli Vergerii senioris Jusdnopolitani de Re- publica Vcncta Fragmenta nunc primum in lucem edita. — Fenetiis , i83o, ex typogr. Picottiana , in 8.° Lettera di Cornelio Frangipane a suo nipote Pietro scritta nel secolo XVI , e pubblicata celebrando il piimo sacrifizio il rei^erendo sig. D. G. B. Tavo- schi-Fedeli. — • Udine , 1829, per Liberate Ven- drame , in 8.° Questi clue opuscoli ci danno nuova e bella testiinonlanza del modo onde festeggiare si possono le sagre promozioni anche senza aver ricorso alle canore inezie divenute og- gimai iagrate e troppo volgari. I frammenti del Vergerio vennero dai signori conte Benedetto Valmarana ed Ema- nnele Antonio Cigogna meritamente intitolati al dottissimo sacerdote e professore D. Gio. Antonio Moschini all' occa- sione die questi venne ascritto nell' illustre capitolo de' ca- nonici di S. Marco. E dicemmo meritamente, perche ci e noto quanto al sig. Canonico debbano e la patria storia e I'archeologia e le arti belle. Pietro Paolo Vergerio so- prannomato il vecchio, a distinzione dell' altro che liori un secolo dopo di lui , nacque in Giustinopoli, or Capo d'Istria, e fa uno de' piii rinomati storici de' saoi tempi. Gli anzij- detti inediti frammenti vennero fortunatamente alle mani del sig. Cigogna, 1' erudito e benemerito editore delle ve- neziane iscrizioni , delle quali abbiamo piii volte parlato. Essi trovansi in un piccolo codice cartaceo scritto alia fine del secolo XV od al principio del XVI. Sono in due parti divisi. La prima discorre sul luogo della citta di Venezia, sulla forma , sugli edifizj , suU' indole e sui costumi dei Veneziani : T altra tratta dei maglstrati. Prezioso opuscolo, quantunque imperfetto , perche preziose sempre sono le cose risguardanti la storia e la patria erudizione. La lettera del friulano Cornelio Frangipane , celebre ora- tore latino del secolo XVI, contiene gli ammaestramenti per chi vivere dee nel mondo. E sifFatti ammaestramenti giungono, a parer nostro, non intempestivi, ma anzi op- portunissimi ad un giovane sacerdote , che pel suo stesso ministero non potra a meno di trovarsi talvolta in quello ehe chiamasi gran mondo. Che non di rado avviene che gli ecclesiastic! circoscritti nella loro pratica al solo mondo , PARTE ITALIiNA. 247 de' semlnarj manchlno di qnella prudenza die tanto e ne- cessaria nel buon governo delle anime , e die non mai andar dovrebbe dlsgiunta dal sacro lor ministero. Scelta d Iscrizioni moderne in lingua italiana. — Pe- saro , 1829, pei tipi di Anticsio Nobili , in 12.° di pag. XXXIX e 201 oltrc gV Indici e V Errata. Prezzo lir. 3. 22 ital. Iscrizioni di Gianfiancesco Rambelli lughcse. — Lugo, 1829, per la Melandriana , in 8.°, di pag. 27. Nel tomo So, quaderno del g'lugno 182,8, pag. 819 e segg. di questo Giornale gia noi discorso abbiamo a lungo sul- r Italiana eplgrafia ^ e rispondendo alle varie obljiezioni die fare soglionsi contra 1' use di essa , ed accennando le re- gole die nell'iisarne praticare si dovrebbero, dimostrato ne abbiamo la convenienza, massime la dove parlasi al popolo delle classidie lingue totalinente igoaro. Sembra cbe il gusto per r italiana epigrafia vada ora nella penisola nostra vie pill diffondendosi. Che oltre le collezioni da noi ivi ram- mentate una ne venne pure piibVjIicata V anno scorso ia Roma coi tipi di Vincenzo Poggioli e col tito'o di Nuova Raccolta di epigrafi italiane di autori diver si , e final mente le due di Pesaro e di Lugo, die qui annunziamo. Ma ritor- nando su quest' argomento , comeche costanti neir opinione nostra, siaiuo pero ben alieni dairaffermare che delibansi totalmente sliandire dall' Italia le iscrizioni latine. Cio sa- rebbe lo stesso che il rinunziare stoltamente ad uno de' piu bei retaggi dai maggiori nostri tramandatici. Che pero noi neir anzidetto articolo non die del tutto sbandirle , ne raccomandanimo anzi lo studio, soggiugnendo che escluse vorremmo le volgari iscrizioni da que' luoghi ove parlasi specialiuente ai dotti ed agli stranieri , ed ove 1' idiouia latino tener sempre dovrebbe inconcusso il seggio suo ; per esenipio su' gran nionumenti, nelle biblioteclie , nei licei, nelle accademie ed in altri sifFatti luoghi. ]Ma se ad outa della superiorita della poesia latina fu lecito il poetare anche nell' idionia italiano , e in questo sino dal suo nascere si ebbero poemi dell' immortalita de- gnissimi, perche mai si vorranno dall' italiana letteratur.i escludere le epigrafi ? Perche mai 1' Italia dovni in questo genere di bella letteratura essere da meno di tutte le altre 248 ATPENDICK plu colte nazioni, alle qiiali fu essa un tempo macstra in ogni genere di umano sapere ? Ne ci si opponga clie 1' ita- liana lingua per 1" indole sua non si presta si di leggleri a quella concisione e brevita che tutta e propria dell' idio- ma del Lazio ; perciocche quella cotanto decantata brevita e sempre in ragione della lingua stessa, e quindi breve e concisa dirassi un' iscrizione quando le idee ne siano espresse con tutta quella brevita, della quale e capace r idioma in cui essa e dettata. Ma vorremnio clie le ita- liane epigrali fossero sempre scritte con isqulsitezza di stile , e con quelle medesime norme che dalle latine ci vengono additate. Cosa veramente vituperevole e bensi a vedersi come questo genere ancora venga talvolta detur- pato da un tal quale romanticismo , per cui ogni uomo a dispetto di Minerva ( i romantici ci perdonino questa espressione clie ci sembra qui opportunissima ) prendono 1o stile e ne deturpano i mainni ; e cio che e peggio , alcuni di colore che fra noi essere dovrebbero maestri del dire , precedono col mal esempio dettando iscrizioni prive d' ogni garbo , senza veruna scelta di modi o di parole , zoppicanti nella sintassi e quali appena si per- metterebbero nelle taverne ; del che riportar potremmo non pochi eseinpi , se non temessimo d' arrecar onta al nostro Giornale e ai leggltori. Se ne condanni dunque r abuso : si condannino piii ancora le epigrafi triviali , le iperboliche , le afFettate ; ma non si gridi si altamente , come alcuni fanno , il bando all' italiana epigrafia. L' editore della sovrannunziata Scelta , che dalla lettera dedicatoria ci si manifesta essere il sig. Terenzio Mamlani della Rovere , fa precedere un suo proemio suU' italiana epigrafia. Ma la piii parte delle cose di esso pi-oemio trovansi gia ventilate nel suddetto nostro articolo , e me- glio ancora nel Discorso sulla epigrafia italiana del dot tore Francesco Orioli , da noi ivi lodato •, e percio non senza maraviglia trovato abbiamo che non vi si fa alcun cenno di tale Discorso , sebbene abbia esso veduta la luce in una citta degli Stati pontificj , cloe in Bologna. Ci appa- gheremo dunque di qui riferire le poche cose che dall' Orioli e da noi dette non furono e che contengonsi nel proemio del sig. Mainiani. L' editore ci fa noto , che presto avremo una storia del- r epigrafia italiana composta con una fatica erudita dal ch. PARTE ITALTANA. 249 ab. Manuzzi, U quale rinnowra fra noi I'esptnpio de Greet , le eid vecclde iscrizioni fiirono adunate e trascrktc da quel Fdocoro ricordato da Ateneo. Parlando poi della difficolta di espriniere schiettamente in latino quella caterva di nomi , di titoli , ecc. a noi provenuti dai settentrionali e dal reg- gimento feudale del medio evo , fa la seguente opportu- nissima osservazione : " Una pari difficolta irae seco la » nostra religione afTatto diflerente dalla idolatrica per po- »» tersi valei-e del linguaggio di lei. Quindi libare sacra de »/ altari significa prendere 1' Eiicaristia : Pii manes sono le >t anime pnrganti , e Virgines maxiinm sono le abbadesse , » poste in un fascio con le sacerdotesse di Vesta .... Ne >i possiam qni rimanerci dal rillettere qnanto sia sconcia H cosa I'udire in mezzo a vocaboli nobllissimi, cbe gia tt siionarono sulle labbra di Livio e di Tullio, e V ordo » canonicorum , e 'I diaconus heneficiarius , e '1 cardinalis ti abbas ecc, la quale miscbianza non molto e discosta da w quella di alcuni traduttori cbe fanno ragionar Tacito tt delle pasquinate e inducono il Panfilo di Terenzlo ad u aspettare un credo ; il Concistoro de' Cardinali Collegium Auguruin : or non e >/ questo un fuggire Scilla , e un dare di necessita in Ca- » riddi ? " Osservando inoltre cbe sovente il nostro idioma si esprlme con maggiore cbiarezza e brevita del romano , ne riporta i seguenti modi: V intarsiatore , vocabolo cbe lutto esprlme il soggetto e assai piii cbiaramente del faber Ugnurius dello Scbiassi , cosa da noi ancora osservata di tale proprieta parlando. Incisore ben vale quest' altra frase del MorcelU Sculptor linearis cere faciendo : Lettore di etica risponde concisamente al Doctor decurialis discipUnce morum tradendoi dello stesso Morcelli. Ne pero questo genere di latine composizioni essere puo di gran diletto, o di gran lode a chi in esso s' aflatica* Non di gran diletto, percbe , siccome il nostro editore os- serva , il diletto nelle arti nascere suole dalla novita de' tro- vati, o dal raljbellirli e condurli ai termini dell' eccellenza : (l) Biblioteca Italiaiia tomo 47.*^, agosto 1B27, pag. 186. a5o APPENDICE n nia in verlta per noi iioti si vede come questa sorta dl piacere possa entrar mai neiranimo degli Iscrizionisti latini, poiche a loro e legge la iniitazione scrupolosa de' marmi deiraureo secolo, e il por piede fuori di quelle orme vor- i-ebbe giudicarsi eresia ^ e d' altra parte chiunque s' argo- mentasse di rintracciare nuovi fiori di stile , iiuovi colle- gamenti di frasi e simili , a clii mai potrebbe persuadere cli' elle non sono llcenze , ma leggiadrie , noii istranezze , ma begli ardiri ? " A cio s' aggiungono la noja e la briga di dovere spessissimo entrare in lunghe e tedlose discussioni intorno al valore d' un "vocabolo , d' un emistichio , d' una sigla , d' un' abbreviazione e simili , senza die venga non rare volte giammai deciso o ben cliiarito il punto o il con- cetto su cui movesi la quistione. Non pure di gran lode, perche dopo i nuovi e continui studj del celeberrimo Mor- celli " nella lapidaria , e i documenti ch' egli ne ordino, e gli esemplari d' ogni foggia die ne offerse » , venne totalmente chiusa la via dell' invenzione , che gia non era ne molto ampia , ne lunga. Laonde se anche ne' passati tempi ad ogni latinista cbe avesse fior di senno non era si difficile cosa il dettare un' epigrafe ricorrendo ai Tesauri grute- riani e muratoriani , e al Forcellini , meno lo e ora raerce del sussldio prestatoci dal Morcelli ; e meno lo sara ancora dopo die per cura del ch, Sdiiassi sara apparso alia luce il lessico morcelliano « ove a ciascun concetto di epitafj troverannosi registrate a rincontro le frasi piii accomodate e del miglior latino. Sembra che lo scrivere titoli nel ser- mone romano sia per divenire V allegro ufficio e la pingue messe de' pedanti , a quel modo che ogni uomo di pulpito , s'egli e magro d'erudizione, trova al suo proposito la me- gllo adatta sentenza o della Bibbia o de' Padri svolgendo le Concordanlice e lo Specimen sentendarum » , ai quali due sussidj ora quello aggiugnesi del Thesaurus patruin che viene nella citta nostra pubblicandosi da Antonio Fortunato Stella e figli. Nobile e dunque la meta che si ofFre agll scrlttorl del- r italiana epigrafia, purche eglino non si allontanino dalle norme de' latini. Che le essenziali regole del componimento sono le medesime, siccome d'una medesima natura sono i fondamentali precetti d' ogni altro genere di comporre sia in verso, sia in prosa. Guardisi percio 1' epigrafista dal soverchio, dall' alFettato , dal fastoso, dal declamatorio , PARTE IT.VLIANA. 25 1 dall'intralclato; ne si climentichi i< che la grandezza semplice e vera del dire noii vive scompagnata dalla grandezza vera dei f'atti. Stranissima cosa di veder sempre aumentare le lodi e sopraccumularsi gli onori a misura clie scemano le azionl alle quali competono. II Senate romano onoro Ce- sare di una lapide , quod ejus ductu auspiciisque gentes al- pinm omni'sque a mari supero ad inferuni perdncbant sub imperium populi rornani sunt redactoe : quanti aggiuntivi di somnio , divino , invittissimo , gloriosissinio v' avrebbero sparse i modernl ! » Quest' accusa pero ci sembra troppo generale , e T autore ond' essere a se stesso coerente avrebbe dovuto circoscriverla a que' grammaticuzzi o scrittorelli clie dettano titoll cui non sopportano le medesirne pietre , per ser- virci delle sue stesse parole. Costoro non sapendo far rae- glio illardiscono di superlativi le loro epigrafie e di ogni defunto ti fanno un santo , un valentissimo , un sommo , un uomo d' ogni virtu modello. Contro di loro tornano qui in acconcio quelle celebri parole del poeta M. Fleutry : Taisez-vous , imposteurs ! Eh quoi ! Des os en poudre out encor des flatteurs? Tali sono le cose che in questo proenilo sembrate cl sono meritevoli di particolare attenzione. Le epigrafi, end' e composta la coUezione , dividonsi in sei capi , cioe : iscri- zioni sacre , onorarle , epitaflfj , iscrlzioni istoriche , elo- gi, iscrizioni temporarie , oltre un' appendice. Ne pero af- fermar possiamo che vadano tutte scevere di mende. Che anzi ci siamo abbattuti in alcune clie avrebbero potuto omettersi senza verun danno della collezione. E 1' editore niolte altre e al certo bellissime potuto avrebbe aggiungere traendole dalle gia citate coUezioni , ed altre ancora pro- cacciandosele tra quelle che o conservansi inedite o vanno di giorno in glorno apparendo nelle varie citta d' Italia. Cost operando (sicconie altrove gia osservarono) dato avrebbe piii sicura fede a quelle parole coUe quali nel suddetto proeinio dice che 1' iscrizioni nella sua raccolta contenute sono le migliori che sieno apparse ne' nostri anni, essendosL egli curMo di trascegliere le piii perfette. Crediamo nondi- meno di far cosa a' nostri leggitori gradevole qui ripor- tandone , quasi per saggio , alcune di quelle clie ci parvero le piii pregiabili. 252 APPKNDICE Dl Giuseppe Manuzzi. An. MDCccxxvi alia Vergine Genitrice quest' ara e suoi adornamenti dedicb Andrea Porrini Conte fattone voto. Dello stesso (in Forli). A Eosa di Domenico Versari che visse xxiii anni ingenua spiritosa pudica pia e di virtii per epitaffio ineffabili con lieto animo sofferta lunga infermita spirb divotamente alii xxvni di novembre mdcccxxV Ignazio Ilossi infelicissimo marito fece alia consorte ottima docilissima della quale non fia che pensi senza un sospiro. Dello stesso. Fui Maria Botdni di anni xlvi qui collocata per cura ed alle spese di Geltrude Frullani oh quanta amore mi portava ! la servii fedelmente e con ogni diligenza anni xxi la notte del xvi maggio MDCCCXXIII fa t ultima del viver mio. PARTE ITALIANA. 253 V Dello stesso. Teresa Bagni qui composta dal marito Ulisse Mancini fu di tanta gentilezza e pieta che spesso rende piii leggiere ' le angosce dell' inopia nata il xiv di maggio mdcclkxxiv cessb di vivere il primo di agosto mdcccxxvi. Dello stesso ( nel Forlivese ). Addio lettore Fid Alberto Manuzzi fanciullino di 7Jiesi yi ore villi lagrimato da miei genitori Domenico e Maria il XVI di ottobre mdcccxxii, Addio caro angioletto ti soi'i'enga di me. Dello stesso ( la Forli ). Qui sono le ossa di Giulio Maltoni Awocato eruditissimo di forte animo e perspicace ingegno sostenne con mirabile decoro la pretoria e pill volte la patria amministrazione visse pio costumato lxxv anni riposb ncl Signore il xviii di novemhre del mdcccxiv e di Giuseppe fratello di liu Notaio uomo anche egli arnantissimo della patria e de' congiunti morto celibe ottuagenario con esempio a tutti di religione e interezza il XIV di aprile degli an. mdcccxxvi le soreJle Maltoni diedero mesiissime sepolcro e titolo al gtnitore e alio zio ottimi bcnemcriti desideratissimi. a54 APPENDIOE Del Conte Giambattista Giovio. Ad Andrea Doria Ammiraglio e padre deUa patria felicissimo che vinse Galli Cesarei Barhari e se stesso restitutore della concordia e liberta genovese. Di Luigi Muzzi. A Niccola Ermolai studiosissinio giovane placido affettuoso morto di anni xx nel mdcccxviux Domenico padre e Clementina madre teneramente gemebondi sopra le care ceneri p. p. _ O figlio 0 dolcissima di tutte le cose accogli queste lagrime le sole che spargemmo di dolore per te. Di Pietro Giordan!. Qui e sepolta Anna Grassulini Pisana pia generosa cortese visse molto e xxy a. cieca la ricompensi tallegrezza dell' eterna luce che le prega da Dio affettuosamente la figlia Lisabetta Galeotti v. Tanciani Mini MDCCCXXVIII. Di Luigi Muzzi. i Monumento di Angiolina Binaldi iissuta anni diciassette morta il prima di novembre del MDCCCXV avc anima innocentissima. PARTE ITALIAN.V. 255 Dello stesso. Sotto questa lapide giace Arrighetto Leoiii decenne morto di caduta ieri quattro di aprile del MDCccxix e qui verra presto per ismisurato dolore Elena madre infelicissima. Dello stesso. FanciulU e wrginette spargete fiori a piene mani sib questo riposo di Enrichetta Meiicci tanto buona e tanto cara bambina morta di anni ix nel MDCCcvi. Dello stesso. Al divo Luigi Gonzaga emolo dcgli Spiriti angelici venite 0 pari fanciulU e pudicJie verginelle a cantare hiiuii e preghiere festive. 256 APl'ENDICE Del Conte Giulio Perticarl (In Tolentino). A Luigi F. di Francesco Evangelisti da Tolentino dell' Ordine de' Patrizi uomo di forte animo che per amore al Principe si fece severo a' suoi e a se stesso magistrato integerrimo e pio tenero delta patria delta sua famiglia amantissimo caro a tutti fuorche alia fortuna mono d'anni tviii cH XXI di giugno del mdcccxx Giovanni Costaroli Patrizio tolendnate pose e dedicb lacrimando al suocero inconiparabUe, Di Paolo Costa ( in Bologna ). A Jacopo Zauli Patrizio faentino iielle umane lettere prestantissimo per gentilezza di costumi a tutti caro che nelV an. xxi dell' eta sua tra le infelici arnii italiane ne' ghiacci della Eussia giacque senza sepolcro Paolo Costa p. q. m. Di Pietro Giordani. Mariannina prole unica delizia unica di Maria Rigo e Paolo Toschi Stette con loro xvi mesi v di fino al '2.1. febbrajo 1827. Ti ritruveremo carissima angioletta in grembo a Dio. PAUTE ITALIANA. aS/ Dello stesso. Regnando Leone XII ed essendo chiamato alia prcfettura delle acque in Roma Agostino Rivarola Card. Legato Lavmio de' Medici Spada Viceleg. ottenne di fondare I'Accademia che in vi mesi con architettura d' Ignazio Sard bologncse fu compiuta i Ravennati per amor dclla patria tolsero dalle case i piii pregiati quadri e li depositarono nclla Pinucoteca it Comune diede tutte le supellettili nccessarie e in gesso modelll classici alia sciiola di scidtura e scampe nobilissiine alia scuola d' intaglio era Gonfaloniere it Conte Carlo Arrlgoni MDCCCXXVIl. Dello stesso (in San Remo). MDCCCXXVIIt II Consiglio del Comune ad istanza di Alberto Nota R. Intendente per cura di Andrea Carli Sindaco nella citta die beeva scarso e reo condusse per piii di vn metri acqua ottima vinte le difficolta dell' opera accorciati grandemente it tempo e le spese da universale e spontanea concorso d os;ni ordine di cittadini. Di lui Anoninio (II sig. Avvocato Agostino Zanelli), in Mantova. Alia Maesta di Francesco I cjuesto nuovo adito al foro virgiliano la patria del Cantore d' Augusta dedica e consacra. Degne di lodi ci sono piir sembrate le iscrizionl del lughese sig. Ranibelli , perche scntte con semplicita , con BibL Iiul. T. LVIII. 17 a58 APPKNDICK eleganza e generaliuente coa bel garbo di liagua. Ne dia- mo un saggio nella seguente : Quando il clima delle Russie domava f ardimento delle Gallo-Itale falangi Pietro Colherd tenente prodissimo Jlniva per dlsagio apple d' un albero. Alii dura morte ! Giovanni fratello F. E qm ci glova il ripetere che nobile impresa ed a se stesso utilissima farebbe quel tipografo die prendesse a giu- diziosamente scegliere e pubblicare le piii belle epigrafi tra le moltissime che trovansi sparse ne' cimiteri ed ia altri luoglii della patria nostra. Napoll c contorni, di Giuseppe M. Galanti: nuova cdizione interamente riformata dcdV editore Luigi Galanti. — Napoli, i82Cf., piesso Borel e comp., in 8° con mold rami. ISon vi ha dubblo che la cltta di Napoli , come varie altre d' Italia , ofFra da venti anni a questa parte grandi cainbiainenti nel suo materiale , nuovi edificj , considei'e- voli aggiunte , abl)ellimenti di niolto pregio. II descrivere percio nuovamente quella metropoli, o 1' aggiungere alle descrizioni gia note le piix insigiii novita che quella pre- senta in oggi, e impresa utde non meno che lodevole. E gia molti vi si acclnsero quale in un modo , e quale nel- I'altro. L' editore del libro che annunziamo conoscendo i pregi della Breve descrizione della citta di Napoli e del suo contorno ivi pubblicata da un suo illustre pareiite iino dal- 1' anno 1792, ha creduto bene di riprodurla al j^ubblico coir aggiuiita di molte rlflessioni criticlie assai severe sul gusto di quelle del suo concittadino Milizia, ecoll'indica- zione forse troppo leggiera e troppo breve delle nuove fabbriche sorte posteriormente a quel Iibro, quantunque magnitiche e di gran fama. Principalissima tra queste e senza dubbio il grandioso templo di S. Francesco di Paola, PARTE ITA.LI\?irA. sSq una delle plu grand! opere archltettoniche del nostri tempi per ampiezza di diniensioni , per regolarita dl dlsegno , e per ricchezze di materiali i al di cui ornamento , benclie non ancora conipiuto in ogni sua parte , concoisero i piu celebri artisti; e il di cui prospetto iaciso in rame circola da varj anni per I'Europa. Noi dunque crediamo di dover supplire a tal difetto del libro coa un poco piii di parole se non con una nilnuta descrizione di cosi uiagniiico ediiicio. Nel lato della gran piazza incontro al reale pixlixzTo pre- clsamente alle falde dell' antico colle Ecliia , oggi Fizzofal- cone sorge il nuovo tempio incominciato sino dalfanno 1816 per ordine e veto del re Ferdiiiando I , e die si sta ora compiendo per munilicenza del regnante Francesco I. dl lui figlio sotto la direzione del cavalier Pietro Bianchi ar- chitetto ingegnere, ed autore dell' opera. II complesso del grandiose edificio consiste in un gran tempio rotondo con due minorl chiese a lato , vestibolo o antitempio liancbeggiato da portici. La forma del tempio principale e circolare perfetta con n." 6 cappelle, coro e altar maggiore : innalzasi per ben 200 palmi , ossia metri 55 sopra altrettantl di largliezza , coperto da una sola gran volta emisferica , ossia cupola rivestita esteriormente nella parte cilindrica di pietra calcarea a raassi qnadrati del raonte di Gaeta , sostenuta nella parte interna da 34 colonne e altret- tanti pilastri d'ordine corintio , di eguale diametro delle 14 interne del Panteon di Roma, tutte a massi del bel marmo venato di Mondragone. L' intero corpo dell' edificio poggia concentricamente sopra uno spazioso basAmento quadrate , nel cui lato di fronte si protrae 1' antitempio o vestibolo con gradinata coniposto di n.° 10 colonne isolate ioniche e n.° 6 pilastri con frontespizio ornato di bassi rilievi , e di 3 statue colossali, il tutto coniposto di grandi niassi di niaruio di Carrara. In fondo al niedesimo evvi la porta di uuione e d' ingresso al tempio, come pure le altre due la- terali, che introducono alle rispettive due cliiese minori, di forma niista con cupola die compongono una linea sola di palmi 320, ossia metri 90; e souo esse costrutte a destra e a sinistra ncgli angoli del detto lato di fronte, per cui trovausi ianestate al tempio rotondo in modo da potervisi officiare anclie isolatameute giusta la loro destinazione ad uso di confraternite cavallcresclie. a6o APPENDICE Dai lat'i del vest'ibolo si dli-amano, passando avanti alle due chiese niinori, due ale di portici, oganna dl un quarto di circolo, le quali poggiano sopra gradinata di lava del Vesuvio , e si compoiigono in tutto di n." 44 colonne do- rlche isolate, della lava di Pozzuolo , e di n." 60 pilastri con rispettivi zoccoli , capitelli e cornici della pietra cal- carea di Gaeta , e coronate nella parte superiore da statue di marmo allegorlche costituenti insieme col suddetto ve- stil)olo un estebo porticato semiellittico di palmi 800, ossia metri 210 in giro. Nello spazio circoscritto dal suddetto gran porticato , e precisamente nei centri suU' asse maggiore fi- gurano sopra proporzionati piedestalli di marmo carrarese le due coiossali statue equestri fuse in bronzo dal signor Jlighetti, 1' una di Carlo III, e 1' altra di Ferdinaudo I padre e figlio di gloriosa memoria. La prima e opera in- tera ed inipareggiabile dell' iramortale Canova ; alia se- conda , poiche rimase il solo cavallo per la sopraggiunta di lui morte , suppli la figura il sig. Cavaliere Antonio Call. Anclie relativamente ai contorni di Napoli manca qual- clie cosa d' importanza nel libro die abbiamo annunziato. Tali sono le scavazioni interessantissime ultimamente in- traprese nel famoso anfiteatro Canipano presso 5. Maria di Capua ; delle quali non si fa motto dal Galanti , benche formino I'argomento principale del seguente libro che fu stampato Y anno innanzi iiella medesima citta di Napoli. Capita Vetcre ; ossia descrizione dl tutti i monumentl di Capua antica , e particolarmente del sno nobi- lissimo anfiteatro , di Giacomo RuccA. — Napoli , 1828, dalla tipografta di Luigi Nobile , in S° con due tavole in rame. Moltissime parole di questo libro sono impiegate sul- r unica parola nominativa di Capua, della quale cercasi la derivazione per ogni via, ed e riconosciuta iinahnente per etrusca. Quindi trattasi della fondazione di quella citta , della sua rinomanza , del suo valore , de' suoi piii lUustri cittadini e de' suoi monumentl, del crittopontico , del teatro, deir arco trionfale , delle curie, dei circlii , dei tempj ecc. Si parla inoltre della scuola gladiatoria di Lentulo , dalla quale fuggi Spartaco con tanto danno delle romane legioni, e non si lascia di far cenno anclic degli unguenti e degU PARTE ITVLIANA. a6l ungnentarj Capuctni, come pure delle due piazze Seplasia ed Alhana, clie profumate dalla copia di simili unguenti inspiravano moUezza in tutti gli animi , e fui-ono princi- palmeate fatali alle tiuippe di Aiiaibale ivi stazionate. Qaindi si passa a parlare langamente del fauioso aafiteatro Cam- pano, e a noL senibra con tone esagerato in qnanto all'an- ticliita, alPampiezza ed ai confronti che si fanno di qne- sto col Flavio di Roma, e coll' altro Veronese, sostenen- dosi il Cainpano per il piii vasto, per il piii noljile , e per il piu antico di tutti. In quanto alle sostruzloni ultima- mente scoperte in quell' aufiteatro, se ne discorre, come se quelle del Colosseo non fossero state scoperte i5 anni prima con tanto clamore e con tante dispute del romani archcologi. Si osa affermare che di queste assai scrissero gli anticlii, i quail in verita non ne fecero alcun motto diret- tamente, e si tace il molto clie a' giorni nostri fn detto e pubblicato in Roma all'occasione di quelle maravigliose scoperte. Noi dunque abbiamo ragione di credere che sor- gera ben tosto alcuno tra i dotti accademici Ercolanesi, il quale, pleno di vera, solida ed imparziale dottrina parlera piu adegaatamente di quel celebrato nionumento ora che per munilicenza del regnante sovrano vi si vanno facendo scavamenti e scoperte di tanta importanza. // Vaticano descritto ed illustrato da Erasmo Pisto- LEsi. — Roma, 1829-1880, dalla tipografia delta Societd edltricc , in fog. pic. In Milano le assncia- zioni si riccvono dalla Societd tipografica de Clas- sici italiani , in contr. di S. Majgherita Quest' opera grandiosa , che accresce il numero delle tante gia pnbblicate intorno alle diverse parti e al tutto insieme delf ammirabile edificio Vaticano, si va pubbli- cando a fascicoll , uno per mese, e ciascuno di circa 10 fogli d' illustrazione, con 708 rami a contorni, rappre- sentanti le principali pitture o sculture , o archltetture, che gli appartengono. Slnora ( maggio i83o) non ne soao comparsi che 7 £iscicoli , i quali debbono arrivare al nu- mero di 80 affinche l' opera diventi compinta. I rami sono pregevoli per la loro esattezza e verita, quantunque tratti nella maggior parte da altre stampe gia conosciute. Le il- lustrazioni comprese net testo e nelle note offrono riunito 262 APPKNDICE insieme qnanto si trova sparso nei cliversi librl che lianno trattato del medesirao soggetto. E questi libri , a dire 11 vero , non sono poclil , potendosi formare con essi un' al- tra biblioteca vaticana, come apparisce dall' opera del Can- celiieri , che ha per tiiolo Descrizione della basilica vati- cana con. una biblioteca elegit autori die ne hanno trattato. Roma, 1788, nella stamperia vaticana, in 8." Ne senza ra- gioae j tali e tante , e cosi sublimi , e cosi diverse essendo le produzloni delT arte , che con maraviglia del riguardanti costituiscono e adornano 11 vaticano edlficio. La piazza del Gran Duca dl Firenze , co' siioi mo- numentl , disegnad da Fr. Pieraccinl , incisi da G, Paolo Lasinio , e dlchiarati da Melch. Missirini. — Firenze, i83o, presso Pagni, Bardi e C, in foL di pag. 3o , tai'. XXI. La piazza del Gran Duca di Firenze pno rlguardarsi qnal mnseo di belle artl , o come altri disse , come un elo- quente compendio delle glorie fiorentlne. Un' opera dunque che ci presenti e 11 tutto e le parti di tale piazza non puo essere die di grande importanza si per le arti che per la storla. I nomi poi delle persone alle quail affidato ne fw 1' esegulmento sono chlarlssimi e tali che ben anco da se soli bella e slcura guarentigla ci offrlrebbero de' non co- muni pregi deir opera che annunziarao. Atlante storico , geografico , genealogico , cronologico e letterario di M. A. Le Sage , in ogni sua parte cor- retto, ampliato e proseguito sino alV anno corrente. Prima veneta edizione. — Venezia, Girolamo Tasso editore, dispensa XIX. Prezzo lir. 2. 25. latorno a questa preglablle e laborlosa edizione veggasi cio che scritto ne abblamo nel vol. 48.% pag. 898 e se- guenti. Noi non mancheremo di tenerne un particolare dlscorso tosto che ci sani permesso dalla moltipllcita delle altre materle. Intanto crediamo dover nostro 1' annunziare ch' essa va progredendo con quel medesimo inipegno, con quella cura medesima end' eblie si bell' incominciamento. PARTE ITALIANA. a63 Mcmorie della re^la cittd dl Venezia e BTonnmento di Cnnova. — Venezia, presso Cio. Gallo cd'uorc e proprictario , in 2^.° per travcrso. Qnesta leggiadrissima operetta consiste in 28 vedute va- ganiente incise airacqnerello, e rappresentanti i piu insigni edificj cU Venezia. E I'editore ben a diritto voile intito- lai-la Memorie , perocclie essa e fatta in modo di vivainente ridestare T imagine de' monumenti die in quella niaravi- gljosa citta piu colpir sogliono lo sguardo de' viaggiatori. Osservazioni dl M. Cantoni Salodiano intorno ad un opuscolo di monsig. Gio. Serafino Volta , intitolato Descrizione del lago di Garda e de' siioi contor- jii, ecc. — Milano , i83o, per Nicolo Bettoni , in 8.° di pag. 82. Nel tomo 56.% pag. 36o di questo Giornale noi date ab- biamo un sunto della Descrizione del lago di Garda pub- blicata nel 1828 da monsig. Volta, frapponendovi qaalche nostra critica osservazione intorno a cose puramente scien- tifiche, ed in fine lodandola come guida piacevole e istrut- tiva a clii viaggia il lago di Garda. Oua chi mai creduto avrebbe die queste ultime parole muovere dovessero la bile del signor M. Cantoni Salodiano e si fattamente di spignerlo a riveder le bucce di quella descrizione , sen- tenziando a prima ginnta essere ella dettata in rude e sgra- ziata manicra , e noi daniiando aU'anatema? Ma pure il nome di monsignore non e poi si abljietto , ne totalmente ignoto nella repubblica letteraria. Che pero la rut^e manJera colla quale il Salodiaao censore imprese a denigrarlo , ri- sentesi di una tal quale animosita indegna dell' uom echo e ben costumato. Monsig. Volta ha posto in fronte all' opuscolo il pro- prio nome , siccome ogli praticato avea con altri suoi lavori die dal dotto pulihlico stati erano non discorteseniente ac- colti. Quel nome pareva bastevolmente guarentirci nel 50;7i- mario che noi andavamo focendo delle cose che ci si pre- sentarono come positive o di fatto, non potendo noi im- maginarci die in tali cose cotanto T autore dipartito si fosse dal vcro, quanto lo viene Tavversario suo accusando. Ora le mende di cui il critico Salodiano accagiona mons. Volta concernoao in parte inczie o cose di nessuna importanza , 264 A I> P E N D I n K e per csemplo, sc T istltuto di educazlone in Salo chla- mar si deljba collegio anzi die seniinario :, in parte poi cose di fatto della cui verita non potrelslje venirsi perfet- taiiiente in chiaro, fuorclie scorrendo i luoghi stessi coi due libretti tra le mani e con buoni testinionj a fianco. La qual ragione fa quella che gia ci trattenne dal metter a confronto la descrlzione del sig. canonico con quella del sig. dottor Pollini , che noi sommaniente stiiniamo , e cui furono in questo giornale tributate piu volte le ben ginste lodi ; riducendoci per conseguenza a non dare della prima clie annunziavamo , se non un breve compendio, appo- nendovi pero alcnne osservazioni ove le credenuno airuopo, non intorno cose di fatto, di cui lasciavamo giudice chi nieglio di noi coriosceva le ricordate situazioni. Quanto a cio cb' e di noi, il sig. M. Cantoni puo esser sicuro che non Tabbiamo niente affatto per snptrbo e tracotato , se ci si fa ammonitore: non possiamo per altro non dargli qui ancora alcuna taccia di ruvido e di poco cortese ne' modi cli' usa neir amuionire. E un po' piii di buona fede noi amato avremmo neir accusa dataci di poca diligenza nel compendiare libri , poiche T errore di cui egli c' incolpa , a clii spassionataniente legge non puo non cader subito innanzi dovere essere attril^uito alia stampa , sicconie oni- missione di una parola. Noi alibiamo nominato Desenzano, Salo , Maderno , ecc. , poi con quell" ordine niedesimo pi- gliammo a ricordare cio che di ciascuno di quei paesi ri- chiedeva j^articolare ricordanza , ond' e che chi legge non tarda ad accorgersi che per difetto di stampa fu ouimessa la parola in Salo nel brano ch' e tra il periodo risguar- dante Desenzano e 1' altro che nomina Maderno. Ma onde mostrare al sig. M. Cantoni die c' incresce lo- gorare pagine per lihrl di nessun noine , non possiamo di- lungarci piu oltre a tenzoiiare contra le osservazioni di lui, poiche cest emploier de I'drtillerie pour detruire une chau- inicre, ecc. i e ci sia qui permesso di far use di siffatte parole di Voltaire, die cadono proprianiente in acconcio. Pigliando nondimanco la volta nostra nell' ammonire , gli farem solo da ultimo presente che lo scrivere non rude e sgraziato , I' einendata locuzioiie , a cui egli vorrebbe ridurre il signor canonico Volta , non ista certamente nelle ricer- catezze , nelle leziosaggini, ne'' modi svenevoli ed affettati, ne' pretti fiorentinismi di cui egli il signor Cantoai intesse da cima a fondo le osservazioni sue, PARTE IT A LI AN \. 265 S C I E N Z E. Commenti sopra II Codlce dclle gravl trasgressioni dl polizia del sigiior Kudler profcssore nell I. R. Unlvcrsild dl Vienna , fuscicoli I e III. — Verona , 1829, per Giuseppe Rossi, pag. 128 e 884, in 8." II Kndler da pi'incipio a' snoi Commenti con un' intro- duzione dottissinia suU' oggetto delle leggi penali , sulla necessaria separazione del delicti dalle gravi trasgressioni di polizia , suU' essenza di queste , e sulla loro legale par- tizione, additando in pari tempo le sorgenti , le cognizioni snssidiarie e la storia letterarla del diritto penale. Dopo cio il Kndler divide i siioi Commenti in due parti. La prima comprende i caratteri essenziali ad ogni trasgres- sione politica e la pena relativa. La seconda contiene la forma con cnl precede la legge primltiva in caso di gravi trasgressioni di polizia. L' una e costituita dalla sezione del Codice penale die tratta delle gravi trasgressioni di polizia e della loro punizione. L' altra dalla sezione dello stesso Codice, la quale riguarda la procedura relativa alle gravi trasgressioni politiche. II Kudler prende a determi- nare 1' essenziale carattere delle gravi trasgressioni politiche ill generale dalla conosceaza della legge , nella cui viola- zione stanno tutte le trasgressioni politiche. Questa legge, egli dice, o riguarda 1" obhligazione generale, ossia e tale die ognuno e capace di giudicarla per 1' essenza delle sue azioiii , e dei doveri generali di diritto; oppurc riguarda speciali obbligazioni die non si possono conoscere se non per dovere del proprio stato , del proprio mestiere , della propria professione , o per altri particolari rapporti. Nel primo caso la violazione di questa legge generale , e delle relative generali obbligazioni produce sempre per se una trasgressione politica. Nel secondo caso non avvi trasgres- sione di polizia se non quando sia I'egolarmente emanata e conosciuta cotesta legge da cui s' inducono simili parti- colari obbligazioni. Assegnato per tal modo il carattere costitutivo delle gravi trasgressioni politiche trapassa a di- stinguerle in proprie ed in iinproprie, facendo osservare siccome nelle proprie , oltre la conoscenza della legge e la sua violazione , concorrer debba solamente o V impre- veggenza, o la trascuratezza , o I'obblivione, o la cre- denza, o la niancanza di caiitele , ed anclic il niun dauno aGG APPENDICE derivator, e non mai la prava iatenzlone o 1' animo dell- Ijerato; poiche allora o si verifica il delitto, oppure si trasmntano esse in trasgressioni improprie, il cui carattere o condizione essenziale si e questa prava intenzioiie o ani- mo deliljerato , onde da veri delitti possono convertirsi in semplici trasgressioni di polizia , quali sono le azioni crl- jninose degl' impuberi, i reati commessi in istato di ubbria- chezza accidentale punibili siccome gravi trasgressioni po- litiche secondo le circostanze. A questa teorica delle gravi trasgressioni di polizia in genere succede quella delle loro pene considerate nel doppio oggetto, i.° Delle loro specie o qualita ; 2." Delia loro estensione o quantila. Relativamente alle qualith le distin- gue il Kudler in principali ed accessorie esponendo tutta la dottrina raziouale e positiva sulle une e suUe altre. Relativamente alia quantita egli considera le pene di du- rata jjeriuanente o temporaria , e questa a tempo deter- niinato o indeterminato , siccome dispone il Codice pe- nale. In fine viene il Kudler a ragionare delle gravi trasgressioni politiche in particolare secondo Y ordine dei paragrafi di esso Codice;, e ad ogni paragrafo sviluppa la dottrina filosofica tanto delia disposizione della legge , quanto dei motivi die I'hanno determinata. Questo me- todo veramente egregio di trattar filosoficamente le parti pill positive della giurisprudenza , die noi ablsiamo gia riscantrato ne' due fascicoli di sopra annunciati dal signor Kudler, fa desiderare che sia continuata la pubblicazione di tutti gli altri ;, poiche allora quest' opera unita all' altra del professore Jenull sulla parte dei delitti e delle pene , dara tin Commentario italiano compiuto e sommamente istruttivo su tutto il Codice penale del i-egno Lombardo- Veneto. Del dirltto di eriger fabbr'tche e del diiitt.o di vietarle, deir uso e non uso delle seivitu non che delle sin- gole specie, di Blichele Schuster I. R. Consigliere , Professore del diritto civile austriaco neW Universitd di Praga. Versione italiana. — Milano , 1829, da Placido Visaj. Fascicolo i.°, 2..^ e 3.°, in 8.° Lo scopo del sig. Scliuster, siccome egli dice nella Prefa- zione ( pag. 4) , si e quello di somministrare una raccolta PARTE ITALIANS. 267 di materiali important! per un Commentario, nel quale le prescrizioni del Codice civile austriaco fossero discasse a guisa di scieiiza , siccome lo furono quelle del Diritto roinano. Sicche in ognuna di esse si venisse sviluppando il piinci^jio lilosofico , ed il suo spirito nel modo piii esteso per via di analisi e della ragionata spiegazione di tutte le singole disposizioni anche analoghe. Al conseguimento di tale scopo egli pubblica innanz'i tratto un primo volume di silTatto Commentario, e poscia 1' opera qui annunciata , in cui sicuramente avvi T ordine ed il metodo d' una scienza non meno die il risultamento pill utile per la pratica di essa. IP opera versa sul diritto delle faljbriche ; e le sue materle dividonsi in cinque ca- pitoli die tutta ne esauriscono Testensione e I'importanza. II primo capitolo coniprende il diritto di eriger fabbriche. II secondo il diritto di vietarle. 11 terzo il diritto di uso e di non uso. II quarto le singole specie di servitu. II quinto ed ultimo I' usucapione e la prescrizione. Tutte queste materle massimamente quelle contenute nel primi tre capitoli sono trattate e dlscusse con cliiarezza e con profondita nella parte teorlca , e con moltlsslmo acume an- clie nella parte pratica, nella quale si svHuppano tutte le qulstloni sul diritto delle fabbriche die sono di magglor rllievo , e die dal senso letterale della legge non vengono dimostrate. C16 die e osservaljile intorno alio sciogllmento di codeste qulstloni si e die il Schuster non rintraccia o crea nel Codice la masslma , ma la deduce sempre analiti- camente dalle singole disposizioni del Codice. Nel die egli si distingue da que' Casisti legali die per rispondere alle loro tesi vorrebbero accoinodare la legge alle controversie, e non le controversie alia legge. Noi chiuderemo questo sempllce annunclo incorando la nostra gloventu alio studio filosofico delle nostre leggi positive in opere simlli a que- sta, e ripetendole colle stesse parole dell' autore il comune consiglio anche de' nostri dotti Glureconsulti " Che la Glu- rlsprudenza e una delle scienze piii dlilicili ; e die blso- gna raddoppiare di sforzi nello studio slngolarmente del Diritto roinano siccome quello die dona una facolta giudi- caliva prevalence in tutte le leggi , e quindi anche in quelle del vlgente Diritto austriaco. " 263 ArPENDICE Storla de' principj rcgolatorl dellistnizione delle pruove ne'processi penall, di Nlccola Nicolini , tratta dalla Sim opera : Delia procedura penale nel regno delle Due Sicilie. — Napoli ^ 1829, dalla tipo- grafia dl M. Criscuolo , in 8.°, di pag. 334. Prezzo carl. I 5o. Quasi tutti gli scrittorl di dirltto universale trattando del processo criminale lo hanno conslderato sotto 1' aspetto della discnssione delle prove e del metodo della pronun- zlazione delle sentenze. Quindi e quasi esausta la materia della distinzione del giudizio di fatto e del gludlzio di diritto, e della forma della discussione , e della pronun- ziazione e deU'appellabilita o inappellabilita delle sentenze stesse. Uii trattato eve si assuma di proposito la teoria deir instruzione delle prove ne' giudizj peiiali era forse desiderato. Qucsto prende grande impoVtanza dalla osser- vazione che per quauto triste sieno le leggi , pochi sempre son quelli che vanno ad essere giudicati , ma moltissimi possono essere inquisiti. Nicolini prende questo di mira ed assumendo in principio che un codlce di rlto non e che una logica pratica sanzionata dalla legge , co' principj di logica prcsi da Locke, Genovesi, Condillac e Tracy forma tutto il suo lavoro. Questo metodo nel foro e tutto nuovo; al quale poi sembra che T autore abbia corrisposto colla novita della esecuzione ;, e con molte nuove e curiose ricerche. Dalla logica del tempo , sempre variabile secondo lo stato delle conoscenze comuni , egli trae la varieta dei modi di tanti codici di procedura, quante sono le nazioni e quante sono le epoche delfumana civilta. Tratta, come artlcolo fondamentale del suo lavoro, della logica comnne e del rito giudiziario che vi corrisponde nei tempi di prima barbarie. Riunisce poi tutti i tempi ed i varj periodi della civilta , e secondo il loro progredimento fa procedere per sette cause e sotto sette aspetti tutta la storia variatissima de' principj regolatori delF instruzione delle prove. Questo piano e sembrato a' giureconsulti e filosofi cosi ampio che il volume di Nicolini puo formare la materia di piu volumi, particolarmente se si desse uno sviluppo conveniente alle note delle quali T autore ha arricchito il suo lavoro. r.VETE IT\I,I\NA. 269 L' ultima sezlone {Delia diversita de modi onde assicii- rarsi dclla persona dt rei) , se non contiene come le altre cosa alcana di nuovo , riunisce pero in brevi carte ordi- natamente tutta la grave iiiateria de' modi di custodia de' rei , e ne determina i conlini secondo 1' eterno piinci- pio della necessita civile, clie e il principio unico, dallo sviluppauiento di cui prende forma tutto il lavoro. Memorie della reale Accademia delle scicnze di To- rino. Tamo XXXIII. — Tofino, 1829, dalla stampeiia reale. Coaiincia qnesto volume colla storia della classe di scienze fisiche e matematiclie negli anni 1827 e 1828, scritta dal prof. Giacinto Carena, nella quale si fa cenno degli scritti presentati all' Accademia e dei giudizj pronunciati intorno a diverse invenzloni e scoperte. Sotto la data del di y di gingno 1827 si annuncia die il dottore Carlo Bertero da Alba stava per intraprendere un secondo viaggio in loa- tanissime regioni, sj^intovi dall' amore della scienza bota- nica. A questa storia tlen dietro 1' elogio storico dell'ac- cademico dottor Luigi Bellardi, valente botanico , cbe cesso di vivere il di 4 maggio del 1826. Seguono le disserta- zioni accademiche in uumero di 19, di ciascuna delle quali daremo qui una brevissima notizia. II teologo Losana, professore emerito dell' Universita, ed attualmente prevosto del comune di Lombriasco, coltiva con molto ardore la zoologia. Nel tomo ventesimonono diede una Rlemoria sugli animali infusorj polimorli. Nel presente ragioua de' monomorfi. II cav. Avogadro raffronta i poteri refringenti de' corpi gasosi determmati dal Dulong coUe formole di agguaglio tra i detti poteri e le affinita pel ca- lorico dedotto da' calori speciiici. Noi nel dicembre del 1816 (p. 478) e nel gennajo del 18 17 (p. 78) abbiamo in questo Gioniale inserito una dissertazione di lui nella quale ridu- ceva a certe relazioni , dette dall' autore numeri allinitarj , r aflinita dei corpi pel calorico. Blot e Arago aveano fiitte alcune osser\'azioiii su' poteri refringenti , le quali ed eraao poclie e lasciavano un addentellato. Dulong entro in aringo : moltiplico le osservazioni e ridussele a maggior esattezza. L' Avogadro tolse ad esaminare la scrittura del Francese e a cavarnc tutto il possibile vantaggio. L' avvocato Golla a'JO A r P K N D I G E presenta sclilarlmenti ed agglunte relative al coploso suo giardiijo botaaico esistente ia Rivoli. la questo, noii mea che in altri suoi lavori botanici , 11 signor Colla ebbe a compagiia la figlia sua Tecofila Billotti, da Ini incUrizzata alio studio di questa scienza. Ella dipinge le plante ; ella fa bella mostra nell' alho delia Societa liniieana di Parigi. Noi leggeramo con piacere la desci-izione d' un Pelargonium Berterianwn , d' un' Acacia Spini , d' ua Cactus Spirii. II pro- fessore Cantii da una nota sur una miniera di carbonate di manganese violetto compatto recenteniente scoperta nella vallea di Lanzo pi-esso il comune d'Ala. II prof. Borson ra- giona su alcuni fossili della Tarantasia. Egli e quello die arricchi piu che ogni altro il museo di Torino, per quanto ragguarda a' niinerali. II prof. Lavini ofFre T analisi cb' ei fece della lava del Vesuvio che eruppe nel iBaa. Ottenne acqua, acido idro-clorico , idro-clorato ammoniacale , sol- fato di calce, muriato di soda, calce , ossido di ferro, allumlna, magnesia, silice, carbonio. Fece pure T analisi delle ceneri del Vesuvio del 1794: ma allora ottenne ben altri risukamenti , ebloe cioe solfato di potassa , rame , manganese, non acido Idro-clorico, non idro-clorate di soda: non magnesia : i rimanenti componenti comuni,seb- bene in diverse proporzioni. II dottore BelUngeri continua i suoi esperimenti suU' elettricita degli umori animali. Nella presente dissertazione tiene ragionamento della saliva, del muco , del pus , tanto semplice die contagloso. II profes- sore Re diede un ragguaglio delle piante scoperte dal Bel- lardi di onorata memoria , le quali non sono ancora state comprese nella flora del Piemonte. II sullodato Avogadro fa alcune considerazioni sopra la legge della forza elastica cleir aria coinparativamente alia sua densita ne' casi di compressione senza perdita di calorico e sopra quella del calore specifico dell' aria in agguaglio alia temperatura ed alia pressione, II cavaliere Cisa De-Gresy toglie a discu- tere sul problema della perturbazione de'pianeti: argo- mento in cui versarono i La-Grange, i La-Place, i Pois- son , i Plana , nomi tutti onorevolmente rammentati dallo scrittore. Jacobi nel giornale di Sdiumacher nel mese di novembre del 1837 diede una sua teoria delle trascendenti elittiche. Legendre nel medesimo giornale nel febljrajo del i8a8 vi appose pareccliie considerazioni. II professor Plana propone un nuovo metodo per discoprire e dimostrare la TARTK ITALIAN!. 271 possibilita Je' teoremi conipresi nella teorla del Jacob!. Faceado passaggio alle IMemorie die spettano alia classe delle scienze niorali, storiclie e filologiclie , noi veggiamo pararcisi inuaazi la descrizioue di alcuni papiri greci die trovausi nel rcale niuseo egiziano. Questa provincia e spe- cialmente perlnstrata dal professorc Peyron, eriuUtissimo nelle lingne orientali e nella gieca. II senatore conte Sclopis tratta de' Longobardi in Italia : e promette di dare succes- sivameiite alcune lezioni sul medesinio soggetto. Li questa prima lezione esamina lo stabilimento della domiiiazione de' ' Longobardi in Italia e gli ordini del loro goveruo. II conte Napione di Cocconato favelia intorno al Regale della zecca in Italia nei secoli X e XI. II pi-ofessore Barucdii dlscorre dei tripodi in generate , ed in particolare di cjnello dell' an- tica citta d' ladustria. II suUodato Peyron da T illiistrazione di due papiri greco-egizj dell' I. R. mnseo di Vienna. L' abate Gazzera presenta un' iscrizione metrica ritrovata sopra nn antico sarcofago clie esisteva nel giardiao de' frati della Consolata di Vercelli , e gia altra volta pubblicata dal prof. Gio. Antonio Ranza. Dimenticato il prezioso rao- numento e negletto per moltissimi auni fn di naovo ritro- vato a caso dal dott. Dalmazio Sancio, die a ridilesta del sig. Gazzera ne distese in una sua lettera latina una dotta illustrazione. Si agitarono ed agitansi tuttora di molte coa- troversie suU' autore dell' opera De iinltadone Christi ; gli uni r attribiiiscono a Tommaso Da-Kempis : altri al can- celliere Gerson : i Francesi a S. Bernardo. II Napione si accinse pur egli a trattar sifFatta quistione. Nel libro della Patria di Colombo egli ispiro dabbj se per avventura la gloria della coniposizione di quell' opera sia dovuta ad un quarto : e questi sarebbe Giovanni Gerseno monaco nel monastero di santo Stefano di Vercelli. Aggiunge in fine alcune considerazioni sul codice De imitatione Christi, die trovasi in Arona. Prcnozioni fondamentali di biologia che semano i II- mltl al matcrialismo ed all aiiimismo nella scicnza della natura , del dott. Lidgi FoR^'T. — Torino , 1829, dalla stanipcria rcale, in 8.°, di pag. i5o. Prczzo lire 2. II Forni divulgo gia colle stampo varie scritturc, nelle quali propose i suoi pcnsaiuenti suUa biologia, Prccipue 2~2 APPENDICE sono : gll Elenientl della fisiologia della natuva : II saggxo sul calorico. E gia gran tempo clie sta tlettando un' opera in cui trattera difrusaiuente si rilevante argomento. Intanto ha creduto di prcmetterne nella presente i principj fon- damentali. La vita , die' egli , non compete solamente agli animali ed a' vegetali : ne tutti i corpi , che non riferi- sconsi alle snddette due classi, possonsi chiamare inorga- nici. II globo terracqueo e organico. I suoi fenomeni sono analoghi a quelli della vita delle piante e degli animali. Tutti i corpi, che non sono incomljustlbili e sconnessi, godono di una vita : ne possonsi appellare inorganici. Ogai pbrzione di sostanza separata dall' organisino vuoisi riguar- dare per organica , se non abliia subito la combustione ignita , la niortilicazione , la putrefazione. I fenomeni vi- tali , o le funzioni , tanto nell' intero globo , quanto in cia- scun corpo , riduconsi a due , che sono ; T assimilazione e la disassimilazione. Evvi un fluido, principio di vita. Un tal fluido esiste negli spazj celesti, nell'atmosfera, neU'acqua, ne' cibi , in tutti i corpi che non subirono le mentovate mutazioni per cui abbiano perduto Torganismo, e ovun- que lo stesso. VIene tramandato da corpo a corpo. I corpi organizzati l' assorbiscono, se lo rendono proprio e speci- fico, poi il restituiscono sotto peculiavi circostanze. La ge- nerazione non e che trasmissione del fluido vitale dai ge- neranti ne' generati. La fecondazlone apporta le condizioni necessarie alF attualita della vita. Del resto esso non manca al germe prima della fecondazlone. II fluido vitale univer- sale non e solo T eccitatore di se stesso, ma e pure il modificatore e 1' organizzatore di se. E attivo quando e libero e fuori del corpo : e passivo quando e specilico ed insito. A questo solo fluido vitale voglionsi riferire tutti i movimenti istintivi. La sanita ri- sulta dalla facolta delf equabile distribuzione del fluido vi- tale in ogni punto dell' economia dell' individuo. Gli de- menti in natura sono tre : calorico , ossigene , luce. Dalla prima combinazione de' tre saddetti elementi risultano le modificazioni dei flaidi , magnetico , elettrlco , vitale. La teoria del fluido vitale s' interpoae tra 1' animismo ed il materialismo. Gli animlsti riguardano V animo come il prin- cipio della vita, 1 materialisti non veggono che materia. L' esistenza dell'anima non si puo mettere in dubbio : ma ssa non puo spiegare tutti i fenomeni della vita. E pure PARTE ITA.LIANA. 2j3 iin mlstero la presenza d' uno splrlto In un corpo. Am- iiictteiRlo ua fluido non dissipiamo afFatto la caligine , ma di molto la diraJinmo. Questa e In iscorcio la dottrina del Form. Non ci fernieienio a stabilire un confronto fra liii, i Tedeschi e i piu antichi, clie gia ammettevano una vita universale. Cel vietano le leggi di un giornale. Non pos- siarao tuttavia tralasciare di avvertire die il Forni si mostra piu clie ogn'altro, diligentissimo indagator della natura. Ma forse talvolta si abbandona , come fece altre volte , ai voli d' una fervida immaginativa. La qual cosa tuttavia non puo apporsi a colpa , sol die non confondansi le ve- rita dimostrate coUe congetture probabili. Raccolta di disegni rapprcsentantl le principall mac- chine ill offii ramo cl industria , delta provincia di * Bologna , corredata delle necessarie dcscrizioni , e jiotate le paTt.icolari ciicostanze cite accompagiiarono le costruzioni , del dott. Angela Zamboni. — Bo- logna^ 1829, tip. dell 0\\no. Fascial VI .in 4." Noi vorremmo che quest' esempio imitato fosse in altri paesi deir Italia e specialmente nella Lomljardia, eve ab- bondano le macdiine in ogni genere di manifatture, mas- sime poi pel sctificio. Quest' e 1' unico modo onde far si clie tanto la persona di studio , e I' ingegnere , quanto i/ icm- j plice meccanico urwfice trovino i dad sufficiend , il prinio I per calrolare I' effetto di ciascuna macchina , il secondo per j eseguirla e porla in opera con precisione e con sicurezza , I siccome avverte 1' egregio editore. Cosi noi avremrao forse I nn tdl corredo di disegni in ogni genere di macchine per arti e raestieri da non invidlare le oltramontane nazioni. Paidi Mascagni Anatomia nnivcrsa , XIIV tabuUs ceneis j'nxta arclictypwn hominis adidti accuratissime repnescntata , etc. Fasciculus septirnus. — Fisis , op. Nicol. Capurro, etc., in carta slragj-andc, delta d di nostiL elelautina. Prezzo di ciascwi fascicolo lir. 280 ital. Quest' edizlone die e la piu magnifica, la piii grandiosa fra qiiante vengono ora eseguite nella nostra penisola , ha oggimai feliccmente oltrepassato il mezzo del suo canunino, Bibl. Ital. T. LVUI. 18 ^74 APPENDICE II fascicolo clie ora annnnziamo contiene i." lo strato qirarto della parte posteriore del corpo umaiio, tav. I, II, III; a.° Le speciali figux'e dello strato terzo, tav. I, i visceri, tav. IX. Ccnni sopra il morbo migliare Veronese di Francesco Fagiuoli di Verona , medico condotto in Cerea. — Verona, i82g , presso Paolo Libanti, di pag. 74, in 8.° grande. E solo da alcnnl anni che apparve endemica nel Vero- nese una nianiera di esantema a bollicine migliari, e la quale per nulla s' accorda coUe descrizioni del nioibo mi- gliare finora pubblicate; ond' e clie i medici di quella provincia non dubitano di estimarla affatto nuova. II signor dottor Fagiuoli , siccome medico condotto di comune ove viemmaggiormente mostrasi esso malore, venne richiesto dalla superiore autorita di darne gli opportuni schiarimenti. Imprese egli percio a scrivere i Cenni clie ora qui an^ nunziamo •, ed i quali egli divise in due parti. Nella prima piglia a disamlnare gli accidenti ed i fenoiueni che nella economia delf umana fabbrica appajono nel morbo in di- scorso , e conchiude die sia peculiar guisa di morbo mi- gliare , suscitato da potenza particolare , che puossi seaza dubbio ritenere siccome specifico miasma contagioso , ap- palesantesi svariatissimo nei gradi di forza per cui pno suscitare diversi gradi di fenomeni morbosi , e in seguito ad essa forza sua ed alle particolari costituzioni far cor- rere il male sporadico , endemico od epidemico , ed assa- lire anche piii volte una stessa persona , ed a brevi in- tervalli eziandio. II quale pecnliar contagio poi avrelilje in senso suo azione irritativo-stiinolante inducendo sempre infiammazione piu o men grave nel sistema cutaneo , e per consegnenza suscitante diatesi di natura sempre e co- stantemente iperstenica. Nella seconda parte ridurrebl^esi il dottor Fagiuoli a stabilire il metodo cui-ativo , il quale dovendo di forza essere fondato in sulla premessa condi- zione gefeerale morbosa non puo a meno , secondo lui , di non essere coiitrostimolante ossia depriaiente j piu o meno attivo poi a norma della gravita dei progressi morbosi, e delle varie sne complicazioni. II qual metodo per altro non e al dire del signor D. Fagiuoli « sempre il mezzo PARTE IT\LI\NA. 2 70 » sicuro ell gunrlgloiie, poiche non vale piii in cjuesta '/ nialattia die a temperare 1' eccitamento acciesciuto , »' ed a tenerlo dentro certi limiti , onde dalla conti- » nuata azlone irritativo-stimolante della causa morbosa " pei tessuti viveiiti non si csaurisca la vitalita ; poi- » die non sara rnai in jiotere della medicina il troncare »/ o diminuiire T azion del contagio. »/ Tra i riniedj pro- porzionati all' uopo noi vedianio piu die ogn' altro connnen- dato il bagno freddo; il quale viene altresi prescritto per la cura prolilattica , die secondo la teorica accennata consi- sterebbe pure nel tenere abbassato T eccitamento, e nel- r uso alti-esx degl' involventi pel sospetto che sia rimasta qualche reliquia contagiosa nelle prime vie. Finalmente ven- gono proposti gli spurglii coi sulTumigi d' aceto. Egli non puossi dair iin canto non lodare la diligenza e 1' ottimo nietodo adoperato dal signor dottor Fagiuoli nell' esporre e disaminare gU accidcnti ed i fenomeni del morbo in qui- stione ■, ci duole dall' altro il vederlo ancora intieramcnte avvinto ad una teorica fallace e per la quale egli tragga corj- scguenze che ben diverse essere si vorrebbero. Non sap- piamo poi perdie ritenendo egli necessario, com' e in fatto, trattandosi di morbo contagioso , il disinfettare , dia la pret'erenza sovr' ad ogni altro mezzo ai suiFumigi di accto, e dimenticlii i piu sicuri e valevoli, le dissoluzloni cioe dei cloruri. II signor dottor Fagiuoli termina i suoi Cenni apportando quattro storie particolarizzate della malattia di cui discorse, Noi non possiamo terminare questo annunzio senza nietter innanzi un dubbio nostro il quale sarebbe questo , se quel tanto svariare di tempo nell' uscire che durante la malattia fa Fesantema niigliare, e quel tanto diversiiicare di vo- lume , forma ed umore delle bollicine sue, non possa in— durre a credere 1' esantema in discorso secondario, sintomo del male in corso anziche morbo per se stesso primario. 276 APPENDICE Nuovo trattato sidle cmorragie uterine cli Edoanlo Rigby e Stewart Duncan, corredato di molte os- servazioni tratte dalla pratica di questi insigni au- tori , traduzione dall inglese con note ed ag^unte delta signora vedova Boivin , preceduta da una notizia storica aggiuntai^i dalla stessa sul tratta~ mento dclle emorragie uterine e sussegidta da un saggio analitico delV opera del signer Bigcschi sullo stessa soggetto , non die da una lettera del chia- rissimo signer Chaussier sulla sti'uttura dell' utero , prima traduzione italiana con note ed aggiunte del dottore Francesco Ferrario , gid assistente alia cattedra ed alia clinica ostetricia , e ripetitore di ostetricia teorico-pratica presso VI. R. Universitd di Pavia, ora medico-cJururgo-ostetricante in Mi- lano. Tomo prima — Mdano , 1829 , per gli edi- tori dell Indicatorc lombardo , contrada dei BIo- rord, n° 4120, in 8.°, di pag. 222. Prezzo , lire 3 italiane. Svariatisslmi e spesso pur troppo pericolosl sono i casi di emorragie dell' utero. Laoude chi attende all' ostetricia dee innaiizi tutto fare sovr' essi grandissimo studio , stan- teche succedono per lo piu o per gravidanza , o aU'atto del parto, o ia seguito ad esso. E veramente beii fondate sono la teorica e la dottrina •, importanti sono le osservazioni ed ottimi i precetti die a loro risguardo pubblicarono ia Ingliilterra Rigby e Duncan. Quindi e die per consiglio del celebre Chaussier, la vedova Boivin, gia favorevolraente conosciuta per altre cose di sua professione ostetrica rese di pabblica ragione , piglio opportunamente a divulgare in Francia il loro Trattato, aggiugnendovi alcun die suggeri- tole dalla estesa e lunga pratica in simile argomento. E il signor dottor Ferrario avviso non erroneamente ciie un tal lavoro potesse tornar utile anche all' Italia , e quindi die niano a voltare nell' idioma nostro la traduzione francese. Tuttavolta non ci possiamo a tale risguardo astenere da un riflesso , il quale e die le traduzloni di traduzioni senza il confronto dell' originale vanno ordinarlamente a tale die questo piii non vi si ravvisi. In quanto alia tra- duzione che annunziamo del signor Ferrario, parci d'altro PARTE ITALIANA. 377 Into clie sappia un po' troppo del francese , non corra , come importerebbe , con vero giro di locuzione italiana. Del resto le annotazioni sue cL sembrano per la maggior parte assai air uopo e d' importanza. Questo primo tomo coiitiene le Ricerche di Rigby si intorno alle cause pro- ducenti le emorragie uterine , die al modo dl giugnere a perfezionare il metodo di i-ipararvi , e va ricco di GVI osservazloni pratiche di esse emorragie; XLIII delle quali proveniiero pel distacco della placenta abbarbicatasi all' ori- fizlo deir utero , sicche erano inevitabili ; LXIII per la separazione della placenta in forza di qualche causa acci- dentale. Compendlo dl medlcina pratlca veterinaria dl Glo. Battlsta VoLPi , professore dl cllnlca nella R. Scnola veterinaria dl Mllano , con un! appendlce in fine sul metodo dl purgare i cavalll in prlmavera col verde. Seconda edlzlone. — Mllano, i83o, col tlpl dl G. I'irotta, dl pag. 824, In 8.° grande , prezzo lire 4 austrlache. Dacche la veterinaria raggiunse 1' onovevole grado clie ora le compete, non piu persone volgari soltanto, ma uomini dotti e scienziati la fecero subbietto dei loro studj e delle loro cure. L' Italia non di manco rimane ancora in deside- rio di buone ed estese opere di medicina pratica veteri- naria , le quali stlano a livello delle attuali cognizioni rnediche attenenti aU'uomo, poiche i principj stessi e le stesse osservazloni vagliono anche pe' bruti. II sig. Gio- vanni Battlsta Volpi , gia professore di clinica nella nostra scuola veterinaria sino daU' anno i8i3, pigUo a pubblicare il compendlo di cui ora annunziamo una seconda edlzione i ma esso In vero e ben plccola cosa, e per mala sorte tutto e fondato suUa pretta prettissima teoria controstimolante , la quale condusse sovente 1' autore ad erronee deduzioni , ed a fallaci e non proporzionati metodi curativi. Le malattie poi di cui e tenuto discorso in esso Compendlo , vennero divise in ma'atlie fehhrili , ed in malattie croniche. La sinoca, la peripneumonia, T angina, la corizza, la glossitlde, Tot- talmia , 1' encefalitide , V artritide , il reumatismo , la gastri- tide , r entiritidc , la colica , T epatitide , la splenitide , la nefritide , la cistitidc, la luetritide, T idropisie , i flussi 27B APPENDICE intestlnall, il flemmone e la risipola, il glavardo, lo spurgo alle gambe , 1" apoplesia , la febbre perniciosa , il tetano soiio nelle prime. Nella seconda si comprendono la tlsi- cliezza polnionare, 1' asma o bolsaggine, I'epilessia, i coii- tagi cronici, il moccio, il farcino e la scabbia. A parte e distintamente parlasi delta timpanitide e dell' indigestione. Questa divisione non e la piu esatta, poiche tra le malattie feljbrili ve n' ha di quelle clie noa ban febbre, nieatre tra le seconde vi sono di quelle die vanno ognora accoinpagnate da febbre. L' articolo della febbre perniciosa nierita ono- revole menzione , poiche concerne una maniera di male, cni il professore Yolpi richiamo giustamente 1' attenzione de' veterinarj , i quali vi passaron mai sempre sopra , e la considerarono in ogni case non piii che halordone. L' autore termina il sue libro col nietodo di purgare i ca- valli in primavera per via dell' erba di recente tagliata •, nietodo fra noi comunemente in uso. Trattato sistematlco delle epizoozie dei piu utili mam- miferi domesdci per comodo ed uso degli allicvi di medlcina e chmirgla , no7i che dei medici pro- vinciali e distrettuali , dei veterinarj ed economi rurali , compiluto da Gio. Batista Laurin , dottor^ in medicina , professore p. ordinano di polizia ve- terinaria e dottrina delle epizoozie nelV I. R. Uni- versitd di Pavia , membra della facoltd medico-chi- rurgica ticinese. — ■ Milano , i82f), dalla tipografia Eivolta, poZ. i.° L' Italia dopo i Greet pub a ragione vantarsl di essersi prima di ogni altra nazione occupata nello studio della ve- terinaria , avendoiie ricoiiosciuto 1' iraportanza. Ella ebbe quindi negli anticlii e nei nioderni tempi scrittori in cio riputati e segnalati. Ma pure rispetto alle epizoozie, ossia alle malattie generali difFusiliili o gia diffuse su varj indi- vidui bruti, non poteva dire di possedere finora nn trattato che potesse onninamente andar del paro con que' che pub- blicati furono dai Tedeschi e dai Frances!. Bene quindi stava ad uii pubblico professore di questo ranio di zooja- tria di riempiere quel vuoto , e dare in pari fetnpo ai discepoli suoi una sicura norma cui attenersi. Da quanto PARTE ITALIVNA. 279 nol ahbiamo sott' occliio possianio accertarc che in que- st' opera il sig. professore Laurin scgal un ordine rigoroso, e vi sparse ia ogiii cosa uaa souima chiarezza. Le masslme ragiouatissiaie di Veitli gli valsero cU princijiale gulda, seii- za cssere servile ; jioiclie con sana critica seppe profittare anclie delT osservazione di altri autori ed italiani e stra- nieri, soccorrendo sempre colle proprie ove trovava man- canza, o non consentaneity alia ragione ed al vero. Per- suaso poi che i principj regolatori delle funzioni organiclie sono in fine gli stessi tanto nelT uonio die nel hriito, noa e'sito ad applicare a questo le teoriclie fisiologiche e pa- tologiche di quelle, tranne le niodificazioni ricliieste dalle diverse indiviilualita di esso liruto. Nondiinanco nelle teo- riclie non aino il nostro professore soverchiare oltre il bi- sogno, e il maggior use die ne fece {a nel render ragione dei fenomeni febbrili e dell' infiammazione ; nel die puossi dire die egli abbia proceduto in modo presso die tutto suo proprio ed originale. Ed originale e piu die inai al- r uopo e il quadro sintoiiiatologico per divenire alia diagnosl dei mali, poiclie lo studioso anclie col solo materlalmente seguirlo vien condotto come per meccanismo a riconoscere nel brute , die non annunzia colla parola il suo male , la specie di questo da citi e molestato. Non men commende- vole della diagnosi riesce I'eziologia, o la cognizione delle cause niorbose, e commendevole e pure il trattamento te- rapentico e preservative, sempre razionale. In ogni in- contro poi ov' e necessita teccasi in modo liensi succinto 111a sulTiciente alio scope tutto cio che concerne le massime di polizia veterinaria. Terminata die sia questa pregevole opera, noi ci studieremo di darne breve ma ra2,ionato sunte. Intante non possianio non rallegrarci col professore Laurin del bel done ch' egli lia fatto alia scienza die pro- fessa, e die fu dcgno di essere dedicate al supremo ar- chiatro di Gesare. aSo V A R I E T a' VARIETA. curiosita' bibliografighe. Xn uii' opera pubblicata non ha guari a Lomlra col titolo cli The Book Rarities in the University of Cambridge ( Rarita bibliograficlie dell' Universita di Cambridge, ecc), del signer C. H. Hartshorme, in 8°, contengonsi molte curiosita bi- bliografiche degne certamente dell' attenzione dei dotti. Noi ne daremo un saggio coll' accennare le tre seguenti : I .° Un Trattato di cranologia die vanta 1' antichita di piu secoli , ed al quale trovasi annessa un' incisione bensi imperfetta e rozza, ma che rappresenta una testa divisa in compartimenti , ove indicate sono quasi tutte le grandi divisioni del sistema frenologico. Se la cosa e vera , come scmbra non potersi duliitare, non si sarebbero a' di nostri scoperte clie, per dir cosi, le gradazioni de' colorl e le parti pill minute. Tutte le odierne scoperte consisterebber dunque neir aggiugnimeiito delle frazioni , e nell' essersi suddivisa air iniinito la regione dell' intelletto , siccome opportuna- niente osserva un Giornale d'oltrammonte, e quindi torne- reljlje qui in acconcio il JVil sub sole novum. 2,." La descrizione d' una carta geografica fatta a Roma nel 1467, e clie ora si conserva nella Biblioteca del Re d' Inglillterra , e di un' altra carta pariniente geografica, ma d' una data meno antica e fatta a Marsiglia , nelle quali 1' isola di Terra-Nuova presso la costa orientale dell'Arae- rica Settentrionaie e indicata col nome di JVova Terra Bac- caboos. E da notarsi die nel Levante e detto tuttora bac~ calan il pesce che proviene dai mari di quell' isola. 3.° Coinunemente si ritiene che il Begiomontano sla stato il primo die in Europa dato abbia agli almanacchi la loro forma attuale , aggiugnendovi le predizioni degli eclissi e le fasi della luna , e calcolando il movimento de' pianeti. Le sue Effemeridi pel corso di trent' anni dal 1475 al i5o6 furono pubblicate a Norimberga nel 1474. (*) Prima (*) II Lalande cita delle Eftemeridi manoscritte per I'amio 144^ psistenti nella Biblioteca del Re di Francia. V A R I E T a'. 281 tVi quest' opoca, gli Svcdcsi, J Danes!, i Norvegi servivansi d'niia verghetla ili Icgno, suUa quale crano scritti in ca- rattere runico T ordine delle feste , le lettere dominicali , i giorni tlella settiniana , ecc. I Danesi introtlassero I' nso di questa specie di calendar] nell' Ingliilterra , dove molti tuttora se ne conservano, ed uno liellissimo nella Inlilioteca del Collegio San Giovanni a Cambridge. Essi variavano sol- tanto nella forma e nella materia. Talvolta venivano incavati su tavolette di legno , die poi insieme legavansi quasi alia foggia di un libro, tal altra scrivevansi od intagliavansi sni foderi delle spade, sulle dargiie , ecc., e per gli orefici e manifattori , su loro arnesi , martelli e cose slmili. Se ne co- strulvano in rame, in corno , in pelle d'auguilla fortemente tesa sul legno ;, ma il piii delle volte consistevano in una specie di canne o di bastoni , clie usavansi portare al mer- cato , alia cliiesa , ecc, ond' all' uopo consultarll. La parte clie dicesi profetica non fu aggiunta agli almanacchi nel- r Ingliilterra clie al principle del i8.° secolo da Partridge, clie ogni settiniana pnl^blicava le sue predizioni e vendere le faceva come periodic! giornali. Manoscritti orientali della Persia trasportati a Pietroburgo. II sig. Senkovski , professore delle lingue orientali a Pie- troburgo, in una sua lettera al sig. Silvestro di Sacy an- nuiizia che 1 Imperatore delle Russle giovandosi della supe- riorita ottenuta colle sue vittorie, lia ordinato clie vengano dalla Persia estratti tutti que' manoscritti orientali di cui fosse per avventura mancante Tlmp. Biblioteca di Pietro- burgo. Ne i soli general! russi ricevuto hanno P ordlne di sccglierne dalle librerie delle citta persiane sottomesse colla forza delle arm! ; ma V Imperatore stesso nel suo trattato di pace collo Schah stipulo la cessione di quattrocento opere a sua scelta in tutta 1' estensione della Persia. Al momento in cui scriveva il sig. Senkovski , gia sessanta opere, e tutte preziose, state erano consegnate. Trecento altre gia provenute erano da Ardebil. Con tali acquisti e con quelli che dalP Imperatore Alessandro fatti eransl prece- dentementc , PI. Blljlloteca di Pietroborgo diverrh in questo genera di libri una delle piii ricche d'Europa. 282 V A R 1 E T A . YIAGGI. Sqnarclo sa avra un diametro niinore di (piell' altra che impiegar vorrebbesi senza piedestallo. »> Per provare che i piedestalli siano contrarj alia solidita reale ed apparente dell' ordine, converrebbe mostrarlo cogli esempi, L' asserzione dell' autore ci sembra quindi vana ed intempestiva , perche sopra di un piedestallo vedianio innalzate colonne di 2;ran mole e di mirabilissima altezza , siccome sono in Roma la trajana e Y antonina , e le altisslme guglie del V^aticano e del Popolo, ed altre simili. Che se tutte le cose di questo genere si dovessero innal- zare di un pezzo solo, per obbedire alle due ra- gioni di reale ed apparente , le colonne del nostro Duomo di tanti pezzi costrutte, come se ne vedono tant' altre e recenti , far dovrebbero ribrezzo ; ma in vece appajono e reputate sono solidissime quanto quelle di un sol pezzo , come e solidissima la co- lonna anche sopra un piedestallo, quando abbia buono e sicuro fondamento die la sostenga. Che poi dove praticar vogliasi la colonna con piedestallo in 294 ^'^'^^ ELEMENTARI DI ARCHITETTURA CIVILE un'altezza obbligata, sia meglio il costruirla in modo die comprenda I'altezza del piedestallo stesso, perclie venga di un diametro maggiore , quindi piu grande , lasceremo che altri lo decida. Ma pure crediamo di richiamare all' attenziene del chiarissimo autore le seguenti cose : cioe che siccome Y architetto taute volte impiegar dee colonne di media grandezza a norma della volonta di chi fabbrica , perche meno costose, o per altre ragioni di risparmio; cosi e cosa convene vole, anzi necessaria che si mostri alFalunno, come coi piedestalli ingrandire si possano le colonne stesse. Non debb' adunque negV insegnamenti degli ordini onimettersi cio che concerne i piedestalli. E cio appunto non fu da alcuno de' precettisti ommesso, massime ne' libri elementari , trattone il fantastico Mi- lizia , il quale per altro accenno le circostanze in cui i piedestalli ammettere o tralasciare si possano. Nel cap. 12.° r autore, trattando della soprappo- sizione degli ordini , dice : « L' ultimo ordine abbia di se il solo architrave ; il resto sia un proporzio- nato cornicione sporgente un piede fuori della base deir edilicip , per difenderlo dalle piogge , e mostri quel carattere che conviene alia sua rappresentanza e situazione. » Ma dove si hanno due o tre ordini r uno air altro sovrapposto , non sapremmo come accordar si possano agl inferiori ordini le rispettive trabeazioni , ed all' ultimo , ossia al superiore il solo architrave con un grandissimo cornicione che pro- porzionato sia a tntta Y altezza degli altri ordini presa insieme. Cio produr dee un' intollerabile dissonanza. E siffatta sconvenevolezza scorgesi appunto in una facciata con simile modo costrutta dal Sanmicheli a Veuezia (i). Ci sembra percio che meglio sarebbesi (i) Vedi le fabbriche piu cosplcue di Venezia, misu- rnte , illustrate ed intagliate dai membri della veneta reale Accademia di belle arti. Volume primo. Venezia , 181 5, dalla tipografia di Alvisopoli , a carte 83, il palazzo Cri- loaai a S. Luca. VV.U LV SCUOLA. DEL DTSrCNO. 29^ r autore apposto rol proporre ai giovani il bell' esem- pio die ci si j)resenta nel nostro palazzo dctto del JRIarini, dove T arcliitetto Galeazzo Alessio scppe ter- miiiare la sua facciata a tre ordiiii con iin nuovo e bellissimo cornicione , senza the 1' ullimo abbia sopra di se r architrave in proporzione dell' ordine. Tale architravato cornicione ha T altezza e lo sporto in ragione di tutta la facciata, senza olfendere nulla le singole proporzioni dei tre ordiui , no disdire all' ul- timo, ossia al superiore. L' autore parlando de' rapporti d' armonia ( capi- tolo 1 3.*^) cost alferma: « Questa bcllissima combi- nazione , cui e piu fiicile desiderare , che tissare delle regole per conseguirla , e della piu grande importanza nell' architettiu'a, ed e quella che nel- r animo dei riguardanti un edificio produce quella grata sensazione che lo rende contento e soddisfatto. Rarissinii sono quegli editicj forniti di questa deli- ziosa ed amena prerogativa , ne fuori del tempio di S. Liberale di Castelfhuico nella Trevigiana , archi- tettato dal Preti , non mi ricordo che ve ne siano altri. » — Noi non conosciamo il tempio di S. Liberale di Castelfranco nella Trevigiana ; ma se esso e un capo d' opera di armonia , e s' egli e vero che non si possa fissure delle regole per conseguirla (che noi pero non crediamo), dovuto avrebbe 1' autore riportarne il di- segno onde gli architetti avessero per tal modo una delle piu dimostrative lezioni dell' armonia. Ma as- sicurandoci egli di aver veduti moltissimi edificj , e soggiugnendo di non ricordarsi se oltre il tempio di S. Liberale altri ve ne siano dotati di tale preroga- tiva , converrebbe quasi da cotal dubbio indurre che tutti gli altri ne manchino , non pur eccettuati gli antichi monumenti. Ma come mai potrebbe cio affer- marsi? Crederebbe fors'egli di tale prerogativa man- canti anche le opere di un Palladio ? Nel capit. ij.'^ r autore viene parlando de' fronti- spizj , e COS! si esprime : « I frontispizj sono 1' effi- gie del tetto , e mostrano che le acque piovane 296 IDEE ELEMENTARI DI ARCHITETTURA CIVILE scolano da una parte e dall altra : dove non vi sia questa circostanza e bisogno , non si faranno mai frontispizj. Se tale adunque e il fine dei medesimi in arcliitettura , nelV interno , ove non piove , non si faranno gianimai. Ne in nessun caso si faranno fron- tispizj rotti , ne come a corna rovesciati in fuori per dar luogo a qualche finestrino , busto , nicchia od altro , ne tampoco concavi o convessi in pianta , aflinche F acqua non abbia da uscir fuori prima del loro termine , e cader sopra quelli che si trovassero a£facciati alle finestre. 5) — Ma se dove non piove mai non si devono fare frontispizj per le ragioni dalf au- tore addotte , anche le cornici formanti pure una parte del tetto non mai praticarsi dovrebbero la dove non piove , e tanto meno quanto che hanno esse quella parte che chiamasi il gocciolatojo. Laonde ben ridicolo esserne dovrebbe F uso nelle sale. Ma ad onta di questi che noi chiameremo sofismi , le cor- nici col gocciolatojo medesimo si fanno tanto ne' luo- ghi scoperti che ne' coperti per puro ornamento e non per altro fine. Puo dunque il frontispizio con- siderarsi come una parte d'' ornamento al pari delle cornici , le quali nell esterno degli edificj servono a gettar Y acqua piovana , nelP interno non hanno ve- run altro officio che quello di ornare. Per le stesse ragioni il frontispizio puo servire e all' uno e all' al- tro uso. Quindi pratitato lo vediamo negli altari ed in altre interne parti anche de piu famosi monu- menti dell' antichita ; e cosi fecero senipre e fanno tuttora i piu rinomati architetti senza veruna taccia o tema di contraddizione. L'autore nello stesso capitolo ci avverte che se- condo I'autorita di Vitruvio e f esempio de' monu- menti greci e romani , si debbono ommettere « i modiglioni nel frontispizio , perche essi rappresen- tando le teste de' panconcelli o del tetto o degl' im- palcamenti , si mostrano sempre per la disposizione e costruzione loro , nella cornice orizzontale , ne mai in quella del fxontispizio inclinata. » PER LA SCUOLA DEL DISECNO. 29^ Non e molto die fu agitata in questa Biblioteca la quistione (1), se le mcnsole praticarsi debbano anche nella cornice del pendio del fiontispizio, o solamente nella cornice orizzontale del fiontispizio niedesimo. Ed ivi fu con autorevoli ragioni diniostrato cii* esse mensole coUocar si possono tanto nella cornice di pendio, quanto nella orizzontale (2). Laonde qui non altro risponderemo , se non die esscndo le mensole nella cornice una parte integrante, 1' omnietterle ia quella di pendio sarebbe lo stcsso die il voler ca- vare i denti , cio dicasi per ischerzo , dove non ser- vono ; seriamente poi soggiugnendo die con tale mutilazione si togliercbbe T euritmia alia cornice, e percio questa perderebbe quel pregio tanto dall' au- tore stesso decantato nella cliiesa di Gastelfranco. L' auto re nel capitolo 2i.°parla delFuso dell e sta- tue, e cosi viene dicendo : « Le statue ed i bassi- rilievi nella fabbrica forniano la parte di decorazione la pill signiticante. Le statue ordinariamente si an- nicchiano , ma se sono belle non si godono die da- vanti, e stanno mcglio isolate; quelle die si pon- gono sugli acroterj delle falibridie son mal collocate : se sono belle , non si possono ammirare ; se sono Lrutte , non bisogna che vi siano , e sono di spesa inutile : sembra che i Greci andassero dietro a que- sta ragione , perche la su non posero mai statue. » Viiole adunque 1' autore die siano mal collocate le statue poste sugli acroterj delle fabbridie; quindi tutti gli arcliitetti e anticlii e moderni si sarebbero mala- mente apposti cola su collocandole per ornamento. Belle ei dice die non convengono ; brutte e meglio die non vi siano. Ma non dicendo poi egli die stiano male le statue per ornamento , poteva anche cosi (i) Vedi Biblioteca italiana, 1001042 dalla pag. i5 alia 26. (a) Verii Risposta delP architetto pittore scenico Paolo Landriani alle Osservazioni suU' uso di collocate modiglioni o deiitelli iie' frontispizj , ecc. Milano, i8a5, presso An- tonio Fortunate Stella e figli. 298 IDEE ELEMENTARI DT ARCHTTETTURA CIVILE sogglugnere : « fra il sommo bello ed il brutto tol- lerabile prendasi la media , e facciasi una statua che partecipi delT uno e dell' altro veduta davvicino, ma osservata da lontano present! sempre la beilezza o per mcglio dire la giustezza dell' insienie , e non ridca di un inutile finimento. » Che poi i Greci col- locate non abbiano le statue suUe loro maestose fab- briche nel modo che fecero in seguito i Pvomani non vogliamo negarlo , ma pure chiarissima ne e la ra- gione. Perciocche forse gli acroterj non erano stati ancora dai Greci immaginati; come non lo erano tant' altri oggetti che poi da' Romani aggiunti furono per puro ornamento architettonico. Altrimenti si do- vrebbe conchiudere che i Greci non solo arrivarono alia perfezione di tutto il sommo bello, ma che ave- vano gia tutto esausto cio che potevasi immaginare dagli altri popoli intorno al sommo bello medesimo. Non volendo pero noi entrare in discussion! che quasi risentonsi di greca superstizione, cosi conchiuderemo: Un maestoso edificio non coronato di statue, e simile ad un uomo sontuosamente vestito , ma colla testa calva , o da corrispondente berretto non coperta. Nell'Appendice parlandosi della simmetria degli ar- clii si danno agli studiosi le seguenti norme: « Quando al giovane architetto sia dato di fare i disegni di un qualche editicio in cui entrino arcate di yarie grandezze , come di chiese , facciate , di archi trion- fali stabili o movibili , nella sua concezione abbia ferma la massima di simmetrizzarle egualmente tutte , se vuole che si riconoscano derivate da un sol prin- cipio , e che producano quell' armoniosa sensazione che r anima desidera , die 1' occhio contenta dei ri- guardanti intelligenti , e se ama di procacciarsi la meritata lode. In una chiesa , per esempio , si puo dare il caso che vi debbano essere arcate di varie larghezze d' un egual sesto incurvate : la piii grande si considera la principale navata di mezzo , la di cui volta nasce sull'impostatura della cornice dell'ordine, il quale nelle chiese si suol poire per decorare la PILR L\ SCUOLA DFX DISECNO. 299 navata anziiLitta. La secotula areata e quella die dal suolo s'lnnalza ooiraichivolto semplicemente , o con la ^crraglia I'm sotto V architrave della cletta trabea- zione del priino ordine. La tcrza sarebbe quella clie dal suolo giunge col suo archivolto o serraglia fin sotto r impostatura della seconda areata. Tutte tre queste arcate , affmclie producano una piacevole sen- sazioae , e d' uopo che , scbbene di larghezza diiFe- renti , derivino da un sol principio di proporzione : per esempio , se la piu grande , die e la nave di mezzo, ha in altezza due volte la sua larghezza, la niedesima proporzione deve valere per le navate piccole se vi sono , per le arcate secoude, e per le terze di uno a due: cioe 1' altezza di due volte le rispettive loro larghezze , altrimenti facendo , nasce una discordanza seusibile contraria alia felice riuscita deir opera. » Chi non bene conosce V elTetto della distanza , o non ne fa conto, trovera forse giuste e le ragioni e le volute proporzioni delf autore negli archi di grandezza diversi. I\Ia non potendo noi , nc 1' archi- tetto dovendo niai dimenticare il divario che nelle proporzioni producesi per la inaggiore o ininore di- stanza dair occhio , non possiamo a meno di cosi rispondere : Chi facesse in una chiesa di tre navi tutte le diverse arcate nella medesima ed uguale proporzione , come insegna Y autore , queste non si riconoscerebbero per tali se non col misurarle ; per- che e noto che la distanza ne' luoghi chiusi , fa al- r occhio comparire le grandi altezze , maggiori di quello che non siano. E per esempio la volta della grande navata del mezzo , fatta in altezza due volte la sua larghezza che sono i due cjuadri , e dall' oc- diio veduta c giudicata di proporzione piu svelta , cioe al disopra dei due quadri stessi ; pel contrario col misurarla , si trovera precisamente di due. Quindi per ragione inversa , come spiegheremo piu sotto , le arcate ncir intelletto gli oggetti rhe ne circondano , e a » cui danno una speciale lisononiia il niodo di vi- » vere clic usiamo: non tiene assoluto il bello an- » tico ateniese, ma ponendolo neU'eleggere il meglio, » ne ricouosce uno di tutte le eta, di tutti i popoli; » non serve a leggi convenzionali, ma pero non cal- » pesta quelle che appunto le insegnano 1' ordine » stesso delle cose. Negli argomenti trasceglie piu » presto quelli che spcttano all' eta di mezzo ed al- » r era moderna che all' antica , perche questi ap- » partenendo agli avi e padri nostri, e puonno me- » glio destare il nostro interesse per se ed accomo- » darsi ai nostri sentimenti: nella religione elegge » sempre quella in cui crediamo. » Sono poi fonda- mento di questo Sagglo alcune opinioni o dottrine che si possono fedelmente ridurre sotto forma assai breve. = Le opere deiringegno sono 1' espressione dello spirito pubblico: e pero ad ogni mutamento che accade nella vita degli Stati ne conseguita un altro anche nella letteratura. II volere o precorrere per vaghezza di novita, o contrariare per cieca venera- zione delle cose antiche a queste letterarie mutazioni e impresa inutile e che non riesce mai a buon fine. La poesia ( alia quale principalmente si restringe il discorso del sig. Sacchi ) e stata in tutte le nazioni prima teocratica , poi eroica, poi chile, seguitando il corso delle cose umane comprovato dalla storia dei popoli tutti ; e il passaggio dall uno all' altro di questi caratteri e una necessaria conseguenza delle politiche mutazioni. Pero questa civile letteratura e poesia (usia- mo qui le parole proprie del signor Sacchi) non e sogno della nostra mente , jna gid la condusse V ordine de' tempi , e da molti anni ebbe in parte forma e vita merce la cura di sublimi iatelletti; ne vuolsi confon- dere con quella traviata, che si denomina romanti- cismo. = Di qui si apre il signor Sacchi la via ad 3c4 INTORNO all' INDOLE DELLA LETTERATURA esaminare quello die si e fatto dai nostri scrittori nei varj geiieri della poesia: e ciascuno pud indovinare assai liicilmente i suoi gindizj, qualora si sappia che egli e d' accordo coi romantici nello sbandire dal- r epopea e dalla draminatica le iinitd,- esige il sopran- naturale conforme per altro alle opinioni dei tempi; stima necessario 1' ideale ; coadanna la meschianza del comico col tragico; e vuol che il linguaggio della poe- sia sia diverso da quel della prosa. 11 Grossi , il Ricci e I'Arici nelP epopea; il Rossi, il Barbieri e il Roniani nel melodramiiia sono tutd, secoadp il nostro autore, d' una niedesima scuola ( letteratafh civile ) , e tutti conobbero, qual piu qual meno , la poesia che si richiede alia nostra eta; ma nessuno per altro seppe raggiungerla pienamente. Noi non procediamo piu oltre perche gia i nostri iettori sanno meglio di noi quello che il sig. Sacchi, dove fu conseguente agli esposti princip) , debbe aver detto intorno alle pro- duzioni letterarie de' nostri giorni ; e gia ne par di sentire ben mille voci esclamare, che la recente no- stra letteratura e abbastanza sopraccaricata di nomi nuovi applicati a vecchie dottrine. Questa e T accusa che molti senza dubbio appor- ranno all' autore del Saggio; e noi per verita non sap- piamo com' egli se ne possa scolpare. Forse nel 1816 questo libretto poteva arrivare opportuno, quando il romanticismo era un nome ancor vago , e le parti venute per esso a contesa non avevan potuto per anco ne intendersi , ne concordarsi col soccorso di fatti che ammendassero in qualche maniera il difetto di una buona deHnizione. Ma ora che cosa puo mai trovarsi in questo volume che gia non sia nell' in- timo senso di tutta quanta la nazione ? Nulla ( noi lo direm francamente ) , nulla; se non forse il nome di letteratura civile. E noi certo non ci vantiamo di avere precorse le opinioni del secolo ; ne crediamo si di leggieri a coloro che di tanto si tengono pri- vilegiati: ma sentiam nondimeno che non potremmo dare un epilogo di questo libro del sig. Sacchi senza ITAUANA NEL SECOLO XIX. 3o5 ripctei'C in genevale cose per noi gia dettc altic volte; o cont'utarc in alcune parti accessoric opi- iiioni c (la noi e da altri gia confutate assai spesso. Peru in luogo di un conipiuto esame di questo llbro verremo accennando soltanto alcune idee clie ci cor- sero alia niente nel leggerlo ; e T opera del signor Sacchi ci sara , piii ch' altro , occasione a si2;ni(icare alcuni pensieri spettanti alle piu recenti quistioni di letteratura. E innanzi tutto noi noa vediamo come sia necessaria ne utile questa denominazione di lettcratara civile ^ ne quanto sia manifesto die una letteratura siffatta appartenga alia nostra eta piu die al secolo XVI, od ai tempi di Sofocle e non a quelli di Omero. — • II poeta nclle sue creazioni abbraccio sempre ( fuorclie nei casi di traviamento ) il passato , il presente e il futuro. Perclie dalla storia e dalle tradizioni tolse gli argomenti da mettere innanzi a' suoi coetanei , aflinche questi giudicandoli rettamente ne traessero ainmae- stramento alia loro condotta: e cosi del passato fece senno ai presenti , e apparecdiio per quanto era da lui un vivere piu beato agli avvenire. Tale si e il carattcre costante di ogrii buona letteratura. E sicconie t[uesta debbe pigliare il suo norae non dalla iiatura degli argomenti ( che e cosa accidentale ) , ma dal line a cui e dirctta , nel die veramente c riposta tutta la sua importanza , cosi ogni buona letteratura deb- b'essere stata sempre civile, perclie debbe aver sem- pre cercato di promovere al bene la civile societa. Quindi non si puo dire che in Omero si trovi la poesia croica ed in Sofocle la civile, se non sola- mente per la differenza dei tempi die precedettero a questi pocti : ma nel line die si proposero poe- taudo, furono tutti e due civili; se questo nome dee darsi (come vuole il sig. Sacchi) a quella letteratura die dal passato trae materia di ammaestramento ai presenti. E perche questo e il voto c il bisogno di tutte le eta , non sappiamo come si possa tlire che la letteratura civile conviene ad un secolo di preferenza Bibl. Ital. T. LVllI, .1^ 3o6 INTORNO all' INDOLE DELL A LETTER A.TURA che ad un altro. — La divisione di poesia teocra- tica, eroica e civile che il signer Sacrhi ha voliito diseppellire fu dcsunta dalla diversita dei soggetd che i j)oeti han cantati, non gia dal line che can- tando s'ebbexo proposto: il quale (conviene ripetere questo vero ) non ha potuto uiai esser altro che I am- maestramento della societa , senza risolvere in una ciancia vana e ridevole ogni poetica creazione. Quella divisione pertanto e un" osservazione di fatto , noa un principio teoretico-, e serve jier ordinare in classi le opere dci poeti che furono, non per aprire alcuna via ai viventi. A questa osservazione se ne possono aggiungere parecchie altre risgiiardanti alcune isolate sentenze del libro nelle C[uali pare che il sig. Sacclii non ab- bia posta tutta la ddigenza del suo ingegno. Gia niolti hanno detto che i roniantici iniitando Shakespeare, Schiller e Gothe, si sono gettati in braccio a maestri ancor barbari: e il sig. Sacchi aderendo in gran parte a questo volgar pregiudizio afferma che 1" errore dei roniantici sta nell'aver toko a imitare scrittori sorti in nazioni la cui civiltd spiuitava nppena quandu Italia avea gid corsi tutd i periodi della vita , giudicando nelle opere di siffatti anturi natura e verild quanta era difetto d iinmatura ragione. Ma il Gothe e vivo tut- tora; e il mondo sa oggimai quanto sia vero che la civilta spunti appena presso cfuella nazione la quale si gloria di possederlo, o che la ragione di quell" uo- mo si grande si possa dire inimatura. Questo mede- simo si puo applicare anche a Schiller , vissuto lino ai di nostri : sicche cjuesta sentenza non potrebbe trovar fede se non forse rispetto a Shakespeare , presso coloro alnieno ai quali pare indizio di bar- barie e mancanza d'ogni ragione I'aver posto il mare in Eoemia , e non pare poi frutto di squisito e ma- turo giudizio I aver conosciuii e dipinti con tanta verita e maestria tutti i segreti del cuore. D'altra parte qualora quest" asserzione del sig. Sacchi dovesse prcndersi nella sua in'tierezza . gli potrebb' essere XTALIANA. NEL SECOLO XIX. So^ domandato se la civika degl' Inglesi non ha fatto verun piogresso in due secoli e inezzo? perocche quella nazione e piu che niai innaniorata di Shake- speare : ovvero cjiianclo i concittadiiii di Codie e di Schiller arriveranno a tal grado di civilia da cono- scere che qiiesti autori, ben lungi dal collocare hi na- zione al di sopra di moke akre, sono anzi iin testi- monio parhinte del suo tarclivo incivihnicnto? Per un motivo quasi contrario noi non possianio con- Veniie col sig. Sacchi ove propone a nioiielli di epica civde Mdton , Klopstock e Vida ; mentre in vece le opere di questi tre insisni poeti, ricchissinie di sin- golari bellezze si di concetti come di stile , chi le consideri couie poenii, sono imniensamente lontane dal ragginngere il Hne propostosi dagli autori di fon.lare un epo|)ea cristiana. Noi che abbianio rimproverato al sig. Sacchi il difetto di novita. non trarremo sopra noi stessi questa censura ripetendo cio che i critici pill stiniati hanno detto in tpiesto proposito; ma in luogo di ogni raziocinio e di ogni autoiiia ci appel- leremo al sentimento di qnanti hanno letto il Klop- stock, il Milton e il Vida. £ se Tcpopea del Klopstock fosse veramente civile ( val quanto dire, secondo il sig. Sacchi, se fosse conforme alio spirito dei tempi), come mai sarebbe rimasta straniera non solo a noi , ai Francesi, agl' Inglesi , ma si anche alia maggior parte della nazione tedesca? La Messiade e tanto Ion- tana dalla popolarita , che i pin ne parlano a cre- dcnza: e noi ben vorremmo che il cav. Matfei par- tecipasse all' Italia le moke bellezze di quel poema, ma non crederemmo per questo che ne venisse ai nostri poeti im modello di moderna epopea. In alcune akre parti V opera del sig. Sacchi porta, se cosi dobbiam dire, I'improntadi iin lavoro troppo affrettato , e potrebbe ditfondere idee non abbastanza precise. II Goldoni (dice in un luogo) colle sue com- medie mise ad entusiasmo qiiegli stessi che si vedeano ritratti , sicche diserto i teatri ove Ifi cieca nioltitiidine giocondavasi di fiabe. Nel secolo XVII (dice altrove) 3o8 INTORNO all' INDOLE DELLA LETTru,VTUnA. lii commcdia cadtlo in f[ucllc esagerazioiii e stianezzc (V ogni maniera alle ([uali soggiacquero non solamentc le Icttere, ma si anchc tutte le aiti : allora tutte si poscro in iscena le piu pazze fole , e casi piu strava- gaiid die si possono peusare. Lo stesso niorho s' ap- prese al gran Torquato die vide si rettamcnte ncll cpica, e fe glhitridii d Amove. Chi iioii direl^be, leggendo queste parole , che le Fiabe del Gozzi precede ttero alle comnicdie del Goldoni e furou per esse dimeii- ticate ? e che il Tasso venne dopo la cori'uzione della poesia e dclle arti , dalla (piale poi non seppe guar- darsi? Eppure si sa che il Gozzi scrisse le Tie Mela- rance coiraltre sue Fiabe quando il Goldoni era gia celebre , e gli fece si descrto il teatro , ch' esso aJj- bandono Venezia e V Italia per trasferirsi a Parigi. E il Tasso niori nel 1595, sicche il cattivo gusto del secolo XVII non pote apprendersi a lui; sebbene egli lie desse gia indizio non nella commedia , che fu per av Ventura una satira , ma in alcuni concetti del suo grande poema. — Ma che giova V andare accennando queste minute particolarita, quando il libro in gene- rale propaga opiuioni alle quali non potremmo con- traddire senza venir a contesa con noi medesimi die le abbiamo accolte e sostenute gia da gran tempo e piu volte ? Aiizi a che giova ora mai , domandano al- cuni, questo lungo ragionare di teorie , di che T Italia da molti e molti anni e intronata? Le massime priii- cipali (comunque alcuni contendano ancora) gia sono concordemente fissate: e se la critica non procede alcun poco, se non si leva oggimai a guidare con pill precisione i nostri scrittori, gia e soverchio ogni suo discorso. Non basta piu il dire che si debbon lasciare la mitologia e le regole dei pcdanti-, le streghc e la sfreuata licenza dei novatori. Non basta il dire che si debbon trattare argomenti di storia moderna; die si debbon fuggire del pari e quell' idcale che per essere troppo i'antastico nou riesce a niun frutto, e quel vero che nclla sua nudita nou si prcsta alle grandi ra|)nrcscatnzioni dclla fantasia. Tutto questo ITALIA.N\ NEL SECOLO X\X. 'ic() gih si c tlctto p'lu volte: c i classicisti sostcngono clie (jncsta fa scinprc la vera loro dottiina ; e i romantici piu asscnnati diinostraii col fatto di non aver mai (loinamlato piu in la ; e il sig. Sacchi ({uet-to pure ci vien ripeteiulo sotto il noine di letteratnra civile. Ma se la critica non sa spingcrsi al di la di rpiesto con- fine al quale si e condotta gia da gran pezza , sa- rebbc pur tempo cli' ella si mettesse in silenzio , aspettando che i nostri ingegni pigliassero con que- ste nornie ad arricchirnc di nuove produzioni. — A noi non apparisce ben chiaro se T ufficio del cri- tico sia quello di porsi fra gli antesignani della let- tcratiua per guidar gli scrittori; o di collocarsi in vece ncUe ultime lile contentandosi di avverlirc e sospingere clii si dilunga dal giusto senticro, contra- riando alio spirito del tempi ed a quanto c richiesto dai bisosini della societa. Ma ben ci e conosciuto peraltro , die il mettersi nella fronte , e quivi consu- marsi a guardare se gli altri si avanzano, ne mai dare un passo, come sarebbe in guerra un for mo- stra di falso coraggio, cosi nel regno delle lettere e un volersi acquistarc opinione di grande sapienza a troppo facile prczzo. E vedcndo la lentezza dei grandi e I'esitanza degl' ingegni o nuovi o minori, quasi vorremmo dire che ai critici d' oggidi si ajipar- tenga di collocarsi nei primi posti : e poiche hanno di- strutto gran parte delfantico edificio, mostrare con pill chiarezza die non hanno fiitto fmora le norme da seguitare nella costruzione del nuovo. Indarno si vien ripetendo die dalla storia troppo antica non si possono trarre argomenti opportuni alia nostra poesia : bisogncrebbe determinare una volta i conlini dcntro dei (piali debbe aggirarsi il poeta in ({iiesta elezione. Abbastanza si e detto che si vo- gliono nbbandonare non solo le crcdenze, ma si anclie le opiiiioui de'' secoli troppo lontani da noi, e pi- gliarc in vece come elementi delle nostra crcazioni le opinioni correnli : ora bisogncrebbe die i critici sceverando le biionc dalle cattive , le utili dalle 3lO ISTORNO ALL INDOLE DELL A LF.TTERATliRA tlannose sentenze agevolassero agli scrittori la stratla. Finalmente gia si e ripetuto abbastanza che i poeti debbono colle lorn produzioni avviare il mondo a quel viaggio a cui lo incaniminano la nuova Hlosofia e i bisogni di cjuesta eta: ora sarcbbe mestieri che i critici coa profondi e impaiziali ragionanienti cer- cassero di separare i buotii e ragionevoli dcsiderj dalle vane speranze e dalle dannose illusioni, e sol- levando per cjuanto possono il velo che ticn celato il futuro, facesscro nianifesta la strada a cui gli. scrit- tori debbon rivolgere il mondo, Chi non sente in se stesso ne il coraggio , ne la forza che si richiedono a qnesta impresa dovrebbe ogginiai rimanersi; e ri- traendosi dalle prime schiere contentarsi di stare nel retroguardo per sospingere la moltitudine che va lenta sempre alle mutazioni, e per inerzia o per ignoranza assai facilmente travia. Noi non dissimuleremo ne le difficolta , ne i pe- ricoli di questo uBkio che siam venuti accennando. Molte di quelle cose delle quali esso dovrebbe giovarsi stanno tuttora, direbbe Oniero , sulle ginocchia di Gio- ve: a moiti sarebbe forse invidiato il teiitar di presa- pere anche solo di un gioruo cio che quel nuiiie geloso della sua possanza tien nascosto ai mortali; e solo il gfulo sa talvolta deludere quella severa custodia , e ritrarre nelle sue produzioni uno stato del mondo che per lui solo e maturo, perche egli solo precorre alia moltitudine, e si solleva, e rapisce la fav.lla del sole. Ma che giova la critica al genio? La critica or- dinaria (si vuol pur confessare ) non ammaestra se non gl' ingegni minori : e chi sorvolando al suo se- colo sa veder nuove vie, costui sara sempre scrittore e non critico. — Tuttavolta ne' molteplici uffici che noi djremmo appartenere alia critica d'oggidi ve n' ha quaU'uno dov essa potrebbe utilmente far prova di se pii che non fece sinora. P.u volte , per cagione di esempio, fu agitata la quistione del tempo o remote o vicino da cui gli scrittori debbono prendere gli argomenti. Ma considerando sempre la cosa potto un ITALIANA NEL snCOLO MX. 3ll punto di veduta tutto filologico o artistico si venne senipre a quel la conchiusione, die bisogna atteneisi a tale distanza in cui le ciicostanze niinori e natu- ralniente triviali sfumino e quasi dispajano, come quelle liguic di secoudo ordiiie abbozzate dal pittore nel fondo del quadro e lasciate a bello siudio nel- I oscuro. perclie non usur[)ino Tattcnzione dello spet- talore alle Hgure piii nobili e piii importanti. La quale dottrina, coinunque bia vera in gran parte e inge- gnosa , non basta per altro ai di nostri; perche 1 im- portanza dei t'atti e dei personaggi in quel campo a cui la Ictteratura si volc^e non e per anco determi- nata. Per risolvere adunque la proposta quistione in un modo die sia degno dell eta nostra , e clie ri- sponda verarnente ai bisogui della buona letteratura, sarejjbe niestieri determinarc, col iilo delle nostre isii- tuzioni alia niano, qual e nella storia il punto ultimo al quale esso si attacca, ed oltre il quale non debbe esercitare T ingegno clii non vuol (are della poesia un' arte di semplice passatenipo. E coniinciando da quelle grandi emigrazioni dei popoli d' Occidente alle quali soggiaccjue 1 iniperio di Koma , e discendendo coi tenij)i a indagare 1 istituzione dei feudi , il loro passaggio dair indole militare a quella di principati civili; le cro-iate; le sroperte geograKiche e scienti- ficlie; la grande lotta del sacerclozio coll imperio; le cagioni per le cjuali in tutta f Europa quasi ad un punto stesso si accese e si spen^e la liberta; i pri- vdegi di alcune classi fondati e distrutti , nia presti sempre a risorgere sotto diverse apparenze; sarebbe mestieri (diciamo) deterniinare per questa via quali siano gli avvenimenti ed i personaggi di tutta la storia moderna de' quali durino anclie al presente gli effetti. Di questa inaniera la critica potrebbe esser utile anclie dopo quindici anni di dispute: e se qual- cuno vorra dime clie noi Tabbiamo scambiata colla storia e colla HlosoHa civile , noi gli risponderemo clie Teta delle rettoriche e delle poeticlie propria- mente dette e passata. Frattanto per la mancanza di 3 12 INTOnNO all' INDOLE DELLA LETTER \TnnA. un libro che abbracci tuttc Ic cose prcdctte c le reciproclic loro relazloni , la nostra icttcratura nou ha fatto ill tanti anni di stud) e di lotta verun notabile passo : ed anche nelle opere de' piu in2;eguosi essa ci prescnta alcuni frammenti di lui nuovo edifizio , anziche Finticro di questa fobbrica da si gran tempo e desiderata c proniessa. Mancando i piu di una cognizione conipiuta e lilosoHca di tutti i secoli di mezzo , si gettano al superficiale e alio strano delle forme piuttostoche al profondo ed all' utile delle cose; pescano qualche fatto singolare in una cronaca; e non sanno che quando i fatti non valgono a ditlondere qualche luce suUa storia e sull' andamento della ci- vilta, il levarli dalle cronache d'Argo o da quelle di Napoli, dalla famiglia di Prianio o da quclla di Mat- teo Visconti riesce sempre a un medesimo line. Quindi a noi non pare ne in tutto vera , ne in tutto falsa quella conchiusione del sig. Sacchi ove dice : « Non » sono gia le teorie che formano lo spirito pubblico, )) il carattere della poesia e i modi che prende; ma » dallo spirito pubblico, dall incremento della civilta, » dalle opere create dai grandi ingegni s' inducono » i principj che naturalniente ressero I'alto loro iu- « telletto nel raggiungere I'ottimo quando erano nello » stato sociale abile a sentirli. » Perocche dalle opere 2;ia fatte ben si deducono le resole risiiuardanti le forme esteriori ; le quali poi nel regno delle lettere non possono mai diventare generali senza farsi ti- ranniche: ma in quanto all' indole intrinseca delle creazioni poetiche puo qualche volta la critica pre- correre agli scrittori. Ben e vero che il critico non puo fondare una nuova , ma durabil dottrina , della quale non si troviao i germi nello spirito pubblico ; e quindi il sig. Sacchi ha ragione di dire che questo non e formato dalle teorie : ma e vero altresi che qualche volta i poeti per molte e varie cagioni son lenti a sentire od a rapprescntare nelle loro produ- zioni questa mutata condizione dei tempi , sicche o inerti o superstiziosi contrallanno alio spirito pubblico; ITALIAN.! DEL SECOLO XTX, 3l3 cd allorn la criiica puo scnza dubliio , nnzi dcbbe, prccederli : cd nmmaostrnndoli del romo si dcliljaiio uuirorniarc ai ljiso2;ni del secolo , viene a dcLcnni- uare il caiattere della pocsia clie non sussiste ancoia. Cosi questa digrcssionc sulT uflicio dci critici the a nioki pareva forse male alloj>,ata e strettamcnte congiunta col lihro del sig. Sacchi ; dal quale noii possiamo staccarci scnza toccarc tin* altra quistionc pill sottile e piii nuova , intoino alia cosi detta Ict- tcratura cwopca iritravveduta dal Godie e proclaniata rccentcnientc dall Antologia di Firenze. II sig. Sacchi c d'opinione die la Iclicratura civile si op[)onga iic- ccssariamente alia possiliilita di una letteratura eu- ropea , e ragiona di questo iiiodo: cc Puo ccrto avve- » nire die vi abbia in tutta Europa una letteratura » della raciione, ove tutta Europa pervenga alio stesso « stadio d iucivilimcnto : pero non accadra inai die » tutti i popoli i quali costituiscono la faiuiglia die » coabita iu questa nostra parte del pianeta , pren- » dano lo stesso fare, lo stesso carattere , gli stessi » modi e costumi , cose tutte che diversificano se- » condo la situazione p-eoffraUca, il clima e tutte le » altre circostanze interne ed esterne d'una nazione: » quindi le lettere, cui uliicio e rappresentarc questo 5) carattere, dovraniio prendere indole diversa ne" di- » versi popoli, anche nello stesso tramite di rohura. » Di conseguenza la letteratura per esserc civile in » ciascuna nazione europea non potra essere eguale » in tutta Europa, a qualunque 2;i'ado pervenga d' iu- )j civiliinento. » A noi duole veramente che il signor Sacchi abbia voluto contentarsi di cosi breve ed in- compiuta risposta in una qiiistione si bella e si nuova , negligentando, sicconie stanco, quella parte sola del jiroprio tenia nclla quale avrcbjje potuto Id^crarsi dal- r uliicio di conipilatore, per aprirsi una strada a tra- verso di non ancora tenlale dillicolla. i\Ia die signi- ii(;a duiiqiu! la letleratura dcllti ragloiic die il signor Sacchi intravvcde come il Gothe ha intravveduta r europea:' E la letteratura civile e lorse o contraria 3l4 INTORNO all" INDOLE DELLA LETTEUATURA o discorde o diversa da cjuella della ragione? E se cosi e , perrlie non cerca il sig. Sac( hi (T insegnarci ad ustiie del presenie trumite di coltura per traspor- taici in quell' aliro, che scnza dubbio saia piu per- fetto , giacche la perfezione dell uomo consiste nel conforniarsi ia tutto a ragione? 11 nionilo oraniai e si stance di questi nomi gittati con tuono profetico a tidanza deiraluui buona fade, die i piu saiebbero intoUeranti per sino di ogni drscorso coniunque breve che da noi si volesse pur fare a moscrarne la vanua: e noi spenleremo forse megho le nostre parole, e meglio forse risponderemo al desiderio de' nostri let- tori niettendo loro dinanzi, per quanto possianio, 1 ac- cennata quistione acconipagnata da alcuni nostri pen- sieri. II problcma proposto dalTAntologia di Firenze di- mostra subitamente la propria digniia dall avere per fondamcnto c[neir altro tutto HlosoHco e politico, se dai cliina o dalle istituzioui civili s" infornii il carat- tere delle nazioni. 11 Montesquieu puo dirsi capo di qunnti parteggian pel clinia : fra quelli che tengono la contraria opinione crediamo dover noniinare piin- cipalmente il Sisniondi nelle Repubbliche italiane. Lo scrittore dell' Antolo2,ia di Fiietize, che s;a per la seconda opinione, trova |)OssibiIe e fors'anche vicina una letteratura europta; perche, distrutta f opinione deir influenza del clinia , non sussistono piu cagioni eterne, inimiitabili . invincibili le c[uali possano im- pedire che tutta f Euroj)a abbia quando die sia una letteratura uniforme. Noi non direnio che cjuesto scrittore abbia ragione ; ma ben possianio alTerniare che il sig. Sacchi ebbe torto opponeudogli la situa- zione geografica e il clinia. Perocche quando a un autore che , non senza essersi armato di buoni argo- men i, si vuol sottrarre ad un antico sistcina per ab- bracciarne un contrario, si oppone quel sistenia ine- desinio, allora o la Ciiusa e disperata, o 1' ingegno e la logica di chi la difende sono troppo ineguali al bisogno. La qual cosa non volendo noi dire del ITALIANA NKL SECOLO XIX. 3l5 signor Sacchi , stimiamo ch' egli , trovatosi gia al ter- mine tlcl suo liino cjuanclo usci fuori cjiicsta nuova qiiistione, ne voile niostiar d'ignorarla , ne potc pie- nainente disciiterla. E noi pure senliamo (he a trat- tar dcgnaniente la tcsi pioposta dalTAmologia biso- gnerebbe uno spazio nuiggiore di qiullo che ci puo essere conceduto dopo uii articolo lorse gia troppo lungo; nia pur venemo sliorando la quistione secon- doclie ne conredono le circostanze e l ingegno. — ' Lo studio delle istituzioid (dice i'autore) pud solo svelare le origini del gusto particolnre che si mnnife' sta nei popoli. E le diverse istituzioni sotto I uifliisso d uno stesso cielo creavano una Ictterntura in Atene € nnn la •concedcvano a Sparta. Queste righe con- tengono chiaranienre e rassunto dello scritiore, e la maggior jirova di fatto di che niai potesse fortilicarlo. E lispetto iill idea di recare alle istituzioni, piutto- stoclie al clima, il gusto delle nazioni, ci pate tanto onorevole al genere uniano da non trovare si di leg- gieri chi voglia faisene oppositore. Lascianio che alruni frutti siano velenosi sotto il cielo deirAfiica, e delicati e salubii sotto una zona piiti temperata; che all unc belve siano feroci e sanguinarie nei de- serti d'Arabia e di Libia , e mansuete in vece e do- mestichc nelle benigne spiagge tPEuropa: e noi creati ad imniagine di Chi non sente influsso di siiolo o di cielo, rivendichianio per quanto e possibile la digniia nostra; e contrastando ad ogni dottnna che ci niette a comune coi bruti, dicianio all' uomo ch' egli solo e colpevole del proprio decadiniento. ]\Ia rispetto alia prova desunta da Atene e da Sparta confessianio di non trovaria cosi picna e cosi concludente com' e sembrata all' autore. Le istituzioni possono ridurre al silenzio gl ingegni ; e questo ( senza uscire di Atene ) si pi ova paragonando quella citta nei tempi di IVricle ed in quelli della doniinazione ottomana: ina quando esse i'acciano luogo alle lettere, non pos- sono intieramente cambiare quella parte d' impronta che il nostro ingegno rireve dal rorpo , soggetto 3l6 INTORNO all' INDOLE nr,LL\ LETTERATITR\ senza alcnn dubbio arincipe di Canino niuove qualche dubblo al sig. Gerhard se veramente dalla Grecia si traggano vasi soniiglianti a quelli d' Italia; e cio aU'occasione che il signor WolfF recava vasi di Egina da un suo viaggio nella Grecia. E il dotto edi- tore, ammettendo che i vasi greci non possano gareg- giare cogl' itali ne in copia , ne in mole , ne in bellezza , si chiania poi persuaso che molti e molti vasi , del tutto conformi agli etruschi , provengano dalla Grecia propria- inente detta. Siegue la relazione del signor Wolfl", il quale essendosi trovato nell' isola di Egina allorche si demoli- vano le sostruzioni del tempio di Venere , ha potnto assi- stere egli stesso alia scoperta di antichi sepolcri, conte- uenti vasi, idoli, armi , utensili di bronzo , precisamentc come ne' sepolcri di Magna Grecia e di Etruria. Se non che questi vasi erano generalmente piii piccoli degl' itali, e la maggior parte ad un sol manico. Quanto alle pitture si poteano dividere in \asi con fondo rosso c figure nere , coii fondo bianco e figure ncie , con fondo nero e figure ARCnr.OLOCIGA IN ROMA. 32J Si tralasciAiio per brevita alcuni altri piccoli articoli rigiiardnnti i vasi dipinti. II coiisiglier Restiier ci fa la relazione cU pitture anti- che scoperte in alcuni sepolcri di Tarrjninia. Ginochi , esercizj , cenc , treni haccliici ne formano il soggetto prin- cipale. Ve ne ha pure qualcnno mitologico , satiri e bende per ornati. II disegno non e uniforme; in alcuno spira r antica semplicitii ; in altro si riconosce un' epoca di de- cadenza. 1 visi sono tutti in prolilo ; i cavalli svelti colle teste alquanto grevi. I colori sono piuttosto grossolani e spesso tendono al cupo, non senza inolta bizzarria nella distriljuzione. Alcuni cavalli in turchino , e dello stesso colore i ricci di qualche figura , ecc. Vi e pero arnio- nia neir insieme e a malgrado delle molte imperfezioni queste pitture non mancano di fare un' impressione assai gradevole. Alcune sono accompagnate da iscrizioni sulle quali gli eruditi potranno esercitarsi con profitto. Altri se- polcri , con pitture analoghe alle precedenti , furono sco- perte presso .Cliiusi. Quanto a Roma , il cavaliere Bunsen , dopo aver dato uno specchio cronologico degli scavi operati nel foro e sue adjaceuze dal 1802, in die si coinincio a sgombrare r arco di Settimio Severe , sino al 1827, quando fa rias- sunto il progetto di uno scavo generale del foro, en- tra a parlare degli ultimi lavori destinati u a isolare e ridnrre all' antica planta il Teinplurn Pads ed il tenipio di Venere e Roma coi monumenti e siti contigui, e ri- stabillre V antico livello dalf arco di Tito sino a quello di Costantino , sgombrando tutte le costruzioni moderne , di maniera che scendendo da un arco all' altro non si veda a mano manca clie il tempio di Venere e Roma , e a mano destra le fabbriche palatine ":, e in altro articolo annunzia come " gli scavi operati nella strada moderna che dall' arco di Tito conduce a quello di Costantino hanno tolta quasi ogni dubliiezza suIT anJamento dell' antico selciato die dal lato dcstro di quell' ultimo arco trionfiile niena per l' erta del Palatiuo. Esso non passo certameute per entro V arco di Tito , e neppure immediatamente a lui d' accanto , come sarebbesi con verosimiglianza potuto supporre dall'analo- gia deir altro monumento trionfale. >/ — Si parla ancora di scoperte fatte presso il Foro Trajano, e di altre net contorni di Roma. 020 AN>T\T.I DELL ISTITUTO DI CORniSPONDENZA Intorno gli scavi Ji Poinpei liasterh ilcoiclare clie la casa di Castore e Polluce , cosi delta dalla costoro efligie trovatasi nell' ingresso , e una delle piix magniliche fab- briclie di quell' antica citta. II suo intiero discoprimento ha costato dieci niesi, e al dire del signer Laslandiere essa raccliiude un vero inuseo. I freschi die vi si amnii- rano sono di una grazia e di una composizione molto superiore a tutti gli altri. Dopo quelle di Castore e Pol- luce e stata scoperta un' altra abitazione curiosa con pit- ture parimente bellissime. Non istarenio a ridire dei mol- tlssinii oggctti trovati nell' una e nell' altra. — Anclie ad Ercolauo fu disotterrata una casa con pitture e uten- sili. In alcuni ripostigli sussistevano ancora le provvisioni della famigli" : dattili , castagne , fichi secchi tagliati per iTieta ed accoppiati , noci , nociuole , aglj , grano , lentic- chie , cicerchie , fave, paste forse col uiiele , olio aggru- niato , prosciutto , mandorle, prugne. — Qualche scoperta e stata fatta a Pesto dirimpetto al tempio inaggiore. — Sepolcri greci vennero scavati nel comune di Giugliano e nel tenimento di Mugnano. — Iscrizioni sepolcrali a Minturna. — Finalmente Napoli ha lasciato vedere una fabbrica antica considerabile per alcuni dipinti del niede- sinio stile degli afFresciii di Pompei ; fatto die , al dire del signor Bonucci , potra essere importante per la storia deir arte. Dagli scavi di Nola e uscito un buon numero di quck vasi Ijruciati die diconsi salicernj. Pare die gli anticlii rompessero quest! vasi prima di gettarli al f'uoco ; dacclie se ne trovano frammenti intatti appartenenti agli stessi vasi , onde altri pezzi sono bruciati. Una scoperta degna di osservazione e quella di due coppe la cui superficie in- terna e spalmata di una vernice bianca e lucente come le raigliori porcellane. Anche il signor duca di Blacas ha tro- vato dei sepolcri; e nell' uno d' essi due sdieletri di fan- ciulli con allato una scimniia e un' oca in terra cotta. Si toccano anche uel Bullettiao le scoperta di Egitto , die noi ci dispensiamo dal riferire essendo abbastauza note per molti articoli di giornali. Alle notizie degli scavi succedono i nionumenti. — Un estratto di lettera del signor barone di Stackelberg, dove si accenna un bassorilievo gieco , esprinienie la caccia di un leone e destinato forse a d.ecorare una fiiblirica ARCHF.OLOGICA IN ROM.V. Di^ rotonda. — Altro bassorilievo ilisegnato dal signor WolfF in Astro ( Zirca ) nel quale il signer Gerhard riconosce un'al- legoria n del lellce siiccesso die proviene dai misterj di Diana a chiiuKiiie concorre ad acquistarne 1' inixiazione. » — Sei disegni di stele e cippi sepolcrali scojierti nella Grecia , di cui il signer Wolff i'e' dono all' Istituto. In questa occa- sione il signor Gerhard fa menzione di moiti altri monu- uienti dello stesso genere , sparsi nelle coUezioni, e ricorda come le stele rappresentino per lo piii le scene della vita familiare e allusiva al ilne della vit*: monuuieuti die per r eccellenza dell' arte e per la grandezza loro ( alti da 6 a 8 palnii ) si distinguono da tutti gli altri del genere sepolcrale. I cippi ( alti da 3 a 5 palini ) ornati di un piccolo frontone portano quasi sempre un' iscrizione greca relativa al noine dei defunti J ma sono lavorati con trascu- ranza e abbondano in tutti i musei. — Una statua di marmo scoperta a LilJebone ( Juliobona ) , che rappresenta probabilmente Faustina madre sotto le sembianze di Ce- rere , forma il soggetto di una lettera del signor Raoul- Rochette al prof. Panofka. — II signor duca di Luynes , dope aver dato un cenno storico sull" eniisrrazione e vi- cende dei Canipani in Sicilia , attribuisce loro iilcune me- daglie in bronzo ( fra le quali due inedite ) che si vole- vano appartenenti ai Campani d" Italia. — Una lunga iscri- zione greca e spiegata dal signor Boeckh come un indice di viucitori alle Panatenee. II dotto interprete riguarda questo marmo qual monumento di somma importanza , ravvisandovi una giusta idea della varieta e uioltitudine de' giuochi che si celebravano in Atene. — Due iscri- zioni latine sono dichlarate dal prof. Orioli. Nella prima u e curiosa la determinazione delle possessioni attraver- sate dair acquedotto nel suo corso : >i nelPaltra, di lati- nita semlbarl3ara « e notabile il perpetuo idiotismo pel quale vi e sempre scritto crediins , cooptems , adsumains , forse perclie cosi ivi si pronunziava sopprimendo la vo- cale intermedia. ■ — Un altro marmo sepolcrale con due iscrizioni latine e riportato dal ch. Zannoni. II signor Qnatremere de Quincy annunzia e raccomanda due opere d'arte, riguardanti le cose di Pompei ; Puna del signor Zahn, che si puljlilica a Berlino, 1" altra a Parigi per cura del signor Briiloff. Senza lodar nella prima la superflua magnificcnza e il formato incomodo , egli ne 328 ANNALI DELL'iSTITUTO DI CORRISPONDENZA nnimira jl gusto e la scrupolosa esattezza dell' esecuzioiic. L' opera del sJgiior Zalin die trovasi ora alia settiiua di- stribuzione compreiide una. scelta de' niigliori dipinti e ornati di Pompei , alciuii coloritl , altri a semplice coti- torno. Molte tavole sono occupate da quegli strani orna- menti architettoaici clie gia condanno ne' suoi scritti Vi- truvio. Vi sono anclie vedute di strade e di inonumenti ; e pare die T opera ridotta a compimento portera in fronte la pianta generale della citta. Segue 1" elogio del sig. Briiloflf pel suo diligente ristauro delle terme di Pompei: giudi- ziosa impresa die V autore vorrcbbe imitata dagli artisti per gli altrl nionumenti , potendone derivare molta utilita air arciieologia. II ristauro e preceduto dalle notizie die ne ha lasciate Vitruvio intorno i bagiii di cui ha seguito fedelmente i precelti. Notabile in qucste terme e il te- pidariuin. Una sala lunga 36 palmi e larga i8 presenta all' altezza di 5 un aggetto sul quale poggiano piccole colonne e telanimi di terra, cotta , sostenenti 1' intavola- niento. La volta e decorata con molta eleganza di compar- timenti in figure, fogliami ed altri ornamenti di stucco. La. terza parte ha principio con notizie topografiche suir isola di Eglna raccolte da uq viaggiatore , che noi tralasceremo come pubblicate in gran parte per altri scritti. Segue un articolo del cav. Roelle sulle antichita roniane trovate in Isvevia. Egli vede nelie citta romane della Svevia una linea di fortificazioni per difendere 1' ini- pero dalle incursioni germaniche. Certo i Ron)ani I'onda- rono citta ne' luogbi che pin abblsognavano di riparo : ma non si pub menar buono all' autore che « tutti gli anti- quarj credono che la citta di Aquileja fosse suUa riva destra del Danubio poco distante da Ulma, altro punto strategico di grande importanza^ » nientre anzi tutti 1' hanno creduta in Italia fra Concordia e Tergeste. Vengono poi le illustrazioni de' monumenti di scultura. II famoso bassorilievo di Agamennone e Taltitio rinvenuto a Saraotrace, ed ora sussistente nel museo di Parigi, e sog- getto di una lettera del barone di Stackelberg. /< Chi sa se questo bassorilievo noa decorasse un giorno il tribunale di un Arconte , alludeado alle sue funzioni col giudicare del comandante dell' armata greca '' Appoggia questa opi- nione Paver trovata una sedia in Atene nel sito delPaa- tico Pritaneo in cui era un bassorilievo allusivo alia ARCHEOLOGICA DI ROMA. ,52^ liberta degll Ateniesi col soggetto di Armodio e di Aristo- gitone. '/ — II fregio della cella del Partenone e meglio spiegato per lo studio del signor Mueller. Nel lato orien- tale e Amore ia vece di Erittonio ; e ia vcce di Pandroso e Aglauro sono Venere e Suadela , i cui tempj erano presso r Acropoli. Cos'i rielle due figure giovanili congiunte rico- nosce Castore e Polluce : ma a die questa Divinita nel concilio degli Dei? " Finxit igitur, ut puto , hoc loco deos , quorum delubra, aras , monlmenta , pompa pana- thenaica , dum ad Acropoliin adscendit praetergredieha- tur , etc. " — II signor Welcker presenta una nuova il- lustrazione della Tavola Iliaca. Senza negare a questo mo- numento un uflizio didascalico, egli sostiene inoltre die « Pensemble de ces representations est base sur une pensee distincte et sur un plan combine seloii les preceptes de I'art. " In vece di vedervi solaniente la distruzione di Troja espressa in tanti gruppi particolari, P autore vi rav- visa un qnadro che lia per soggetto la salvezza di Enea e la sua emigrazione dalla citta distrutta. Enea e il per- sonaggio principale scolpito nel quadro di mezzo, ed a questo si rileriscono liitte le rappresentazioni die sooo alPintorno, le quali sfrvono come di accessor] o prepa- rativi al pensiero dominante, cioe la traslazione del Pal- ladio. Questo monuiiiento dovea ricordare ai Romani che Troja cadde perche Roma sorgesse. Vengono in fine le spiegazioni di alcune pltture di Pom- pei de" slgnori Panofka e Hirt; e il signor Avellino in una medaglia di Metaponto trova in mano a Cerere una face, ia vece di uno stromento di agricoltura , come si era creduto. Ed ecco le iiotizie principali cade compongonsi i quln- dici Humeri del Buliettino per 1' anno 1829, e i due fa- scicoli degli Annali ai quali vanno unite alcune piccole tavole a schiarimento delle materie. Ora sappiamo che quindinnanzi gli Annali si stamperanno a Parigi. Dei mo- numenti iuediti sono pubblicati due soli fascicoli occupati da vasi dipinti , eccetto le prime tre tavole che riguardano le fabbriche di Norba e Signia. 33o PARTE II. SGIENZE ED ARTI MECCANICHE. Elementi della scienza del commercio di Adolfo Corti. — • Pavia, 1829 , nella stamperia Fusi e comp. in 8.° dl pdg' X e 334. Lir. 8 aust. ColV cpigrafe The proper study of niikintl is man. Po»E. In due parti sono distrlbuiti questi Elementi, la prima viene intitolata Teorica del commercio , la seconda Delia pratica del commercio. u Avendo diviso (dice rA.)questo " trattato in parte teorica ed in parte pratica, ho nella pri- " ma cercato di sviluppare i principj nietafisici ia mode " die servir potessero d" istradamento alia pratica ; e nella " seconda ho esposto i metodi di corrispondenza mercan- " tile , la tenuta dei libri di ragione , e le norme piu si- " cure per 1' intelligenza e la pratica del giro dei camhj , " con altre nozioni relative all' esercizio del commercio " (Prefazione, pag. ix). La prima parte vien divisa in due sezloni: la prima e intitolata Principj fondamentcdi ; la seconda, Dei vantaggi del traffico , ossia della speculazione. La seconda parte com- prende quattro sezioni, delle quali la prima ha per titolo: Della corrispondenza mercantile ; la seconda Della tenuta dei lihrl di ragione (1); la terza Del giro del camhj; la quarta finalmente , Nozioni intorno ai pesi , cdle misure , ai cambj ed agli itsi ecc. delle principali piazze di commercio (2). E qui vengono dall' autore in ordine alfabetico annotate 43 piazze, (1) Sono gia trent'' anm clie si conosce la Science des Negocians et Teneurs de Livres di Boucher.^ stanipata in 4-'' * Bordeaux. Lo Btesso autore pubblico un''altra opera assai stimata intitolata: In- stitutions commerciales. Paris, 1S02. (2) E osservabile clie V autore non si e curato di ridiirre le diverse misure e monete ad un coniune e noto uiisuratore couie tutti gli smttori praticano co\ riferirsi alle metriche declniali. /-' ELEMENTI DELLA. SCIENZA DEL COMAIERCTO. 33 I malgrado clie nel Mvnlore pcrfetto del negozianli stampato a Trieste nel 1793 conipilato da Andrea Mctrii se ne Icgga il mimero tli 233; o nel Canibista universale ( tanto colc- Ijre e tanto autorevole) deW ingle se Kelly, tratlotto e stam- pato a Parigi nel 1823 si legga il numero di delte citla conimerciali ascendere fino a 3a2. Vcramente il libro del sig. Corti fatto nella guisa da lui immaglnata parercbhe destiaato a coloro die si consacrano alia professione niercantiie ; nia posta tale mira , non pare die il sno liln'O possa soddisfare al bisogno. Forse sott' uii altro aspetto potreljbe esscre utile agli studlosi della civile econoniia^ se proprianiente nella sua parte prima contenesse la teorica del conimercio: ma questa teorica veraiuente coni- nierciale e in genere e in ispecie vi manca intierameate. Le riflessioni su gli appetiti e le passioai, sit le spensieratezze e la cautela, su la credulita e i raggiri, su la lealta e le frodi, in breve sulle cose del mondo in fatto d' interessi pecu- niarj ( riflessioni die occupano la massima parte detta teo- rica ) , lungi dal forinare la teorica del cornmercio propria- niente detta , costituiscono in vece una niera serle di nio- rali osservazioni, ossia cognizioni di mondo in fatto d" inte- resse. Nel rimanente poi si accennano e si definiscono alcune nozioni o descrizioni die potrebbero comporre Tallaljeto della teorica del cornmercio. Grande e sommamente utile ufficio sarebbe stato cjuello di dare esatte e ben dimo- strate deilnizioni degli enti economicl die entrano nel- I'esercizio del cornmercio. La nccessita di nn tale lavoro fix sentita e notata da inolti economisti, e specialiiiente dal celebre Malthas, il quale nel 1827 colle stanipe di Lon- dra pubblico un libro intitolato: <' Definlzioni in economia '; politica preceduta da ricerclie sulle regole che guidar " dovrebbero gli economisti politici nel definire ed inqjie- >' gare i loro vocaboli , con osservazioni intorno la viola- >' zione di queste regole negli scritti loro, ecc. " II signor Corti inolto saviainente penso nella parte teorica a spie- gare parecdiie di sifFatte nozioni , ed in cio non si po- trebbe niai bastevolmente lodare 1' intenzlone di lui. Ma qui si puo chiedere se egli vi sia poi riixscito. Ognuno sente che ogni discussione in punto di detinizioni e dcci- siva per la scienza. Essa jjoi diviene tanto piii importante (juanto ))iii la materia tocca davvicino i nostri interessi; e dair altra parte forma argomeuto di giurisprudcnza com- nierciale e di competenze giiidiziali. 333 EI,EMi:Nri UELLA 8CIENZ V DEL COMMEKCIO Dell' idea di Commercio. — I. Un primo esempio lo abbintno nelPidea d'l cornmercio che forma T oggetto di tutto il libro. n Per cornmercio (dice » r A. pag. i) intendiamo quelle sole relazioni die hanno » per iscopo il cambio o baratto dei beiii alienabili. " Quaa- do nella teorica del regime commerciale contentar ci do- vessimo di uu generale ed iiidistitito sigiiilicato della pa- rola , forse non apporremmo nulla: ma forti motivi eco- nomici e giuridici richieggono ulteriori distinzioni e spie- gazioni. Prima di tutto domandiamo se si possa collocare r idea caratteristica e propria del commercio neWe relazioni indicate dairautore. II commercio e una FUNZIONE e non una reluzione. Questa funzione e complessa, e pero coU' ana- lisi si pub in essa distinguere una somma di altre funzioni semplici. Ma il commerciare e sempre una funzione umana e fra esseri umani nella quale si ricambiano le utilita. Rettilicata V Idea generale del commercio delle cose go- devoli, conviene passare ad una distinzioue capitale tanto in economia quanto in giurisprudenza. Questa consiste nel I'assegnare le difFerenze fra la mercatura propria mente detta e le civili contrattazioni in genere. Questa distiuzione nel- r opera del signor Corti tutta rivolta alle speculazioiii mer- caatili pare che non dovesse dimenticarsi , perocche per essa si veniva a specificare ed a circoscrivere I'oggetto proprio della sua trattazione. E siccome questa distinzione e prefinizione ecouomica e giuridica non pare comunemente noia (i), cosi noi crediamo prezzo delf opera di tratte- nerci alquanto sulla medesima. Onde poi procedere in una maniera dimostrativa ci faremo strada colle idee volgari, e colla loro discussione. Delle quali ricerche ci venne pre- sentata tre anni sono 1' opportunita dal celebre economista signor Say e dal signor Dunnjer in Francia. II signor Say nel suo Trattato di economia poUtica sul- r idea del commercio aveva detto: « Colore clie comprano mercanzle nel loro paese per rivenderle nel medesimo fan- no il commercio interno. Quelli che comprano mercanzie iu grosse partite per rivenderle a piccoli mercanti , fanno (l) In prova di cio leggasi la pagina 182 del tomo II del Nuovo Prospetto delle scieii^ze rconomiche di Melchiorre Gioja. Mi- lano , i8i5 , pres9o Pirotta. m ADOLFO CORTI. 333 il commerclo all' ingrosso. Qaelli che comprano per riven- derle ai consumatori fanno il commercio al minuto. Quelli che comprano niercaiizie fiiori del loro paese per rivea- derle fiiori del medesimo fanno il commercio di trasporto. Quelli clie comprano mercanzie in un tempo per rivenderle ia altro tenipo piii opportuno fanno il commercio di spe- culazione. n Qiiesto niodo di vedere non piaccjue al signer Dunoyer ed accusi) tutte queste definizioni come nial concepite , perocclie a suo dire il Say confonde quasi sempre il Com- mercio col Cambio. « In tutte queste definizioni si vede (cosi il sig. Dunoyer) che il nostro autore fa consistere \\ com- mercio nd comprare per rivendere. ]Ma se la cosa fosse cosi non sussisterebbe particolarita nel commercio per la quale si potesse distinguere dalle altre industrie. Imperocche in tutte si compra e si vende. II manifatturiere compra mer- canzie sotto una forma per rivenderle sotto di un' altra , nelia stessa guisa che il commerciaute le compra in un luogo per rivenderle in un altro Si dovra dire per cio che il manifatturiere ed il commerciante esercitino la stessa specie d' industrial lo non ignoro che giuridicamente par- lando il commercio vien definite un' azione di comprare per vender e , ma parlando econoniicamente questa definizione non corre , come osservo lo stesso sig. Say. » L' industria commerciale non consiste nel comprare e nel vendere, lo che pur si verifica di ogni altra industria, perocche col semplice comprare e vendere non si produce nulla. La fabbricazione produce col trasformare; il com- mercio col trasportare. II commercio esteriore consiste nel trasportare dal didentro al difuori, o da! dlfuorl al didentro. II commercio interiore , nel trasportare dalP una all* altra parte del didentro : il commercio in grosso nel trasportare dalle fabbriche nei raagazzini dei grossi mercanti : il com- mercio al minuto nel trasportare da questi magazzini nelle botteghe : a dirlo in breve, in qualunque guisa venga fatto, esso consiste sempre nel trasportare e nell' avvicinare le cose ai compratori. In cio come arte consiste il caratteri- siico del commercio, e non nell' azione di comprare, di vendere e di cambiare (i). (I) Questa idea non e punto nuova. II Conte Verri dopo altri Taveva prodotta fino dill' anno i"^!. Veggasi il Gioja . Prospetto, ton). II , pag. 124. 334 TLEMENTI DELL.V SCIENZA. DEL COMMERCIO 'I Senibraini dunque die il sig. Say aoii sia conseguente a' suoi principj e male descriva i fatti da lui stesso osser- vati allorclie egli la cntrare i nomi di vendita e di coinpra nella sua delinizioue del coinmercio. Quaado si paria delFin- dusti'ia clie trasporta , non si da Inogo a parlar di cambio; come non se ne deve parlare allorche si parla dell' indu- stria clie trasforma. Cambiare e lavorare, cambiare e fab- Jsricare, cambiare e trasportare; cambiare e produrre in una maniera qualunque sono due azioni fra loro totalmente di- verse e die si deliboao assolutamente considerare a parte » Fin qui il signer Dnnoyer. Dope la lettura di questo paragrafo, ognuno pub doman- dare: come mai 1' ecoiiomia politica sia cosi poco innoltrata da lasciar kiogo a dispute come queste? Come mai le pa- role in bocca deU'econoinista debbano avere un significato diverso da quello die viea inteso sia dal publjlico, sia dalla j;iurisprudenza, trattandosi di deliiiire io steiso faf^o? Oltre di tutto cio trattasi di sapere se sia prezzo dell' opera di occLiparsi di tale dispnta ;, malgrado die sia stata proposta da uno scrittore ripntato. Fermaiidoci a quest' ultima qui- stione noi dobbiamo cliiedere se la disputa suUa definizione del commercio sia puramente scolastica o se pure sia anclie civile. Se fosse meramente scolastica noi non ispenderemmo tempo e fatica intorno alia raedesima, perocche il mondo aiiderebbe secondo la sua natura a dispetto degli scrittori. Ma se per lo contrario fosse anche quistione civile , noi cre- deremmo conveniente di entrare nel foudo , perocche per lo nieno ci premerebbe di sapere con quale ulBcio pubblico dovreinmo trattare i fatti nostri. Or qui ci conviene os- scrvare die il commercio venendo nelle incivilite socleth esercitato in due diverse nianiere, il suo nome riceve due sensi special!. A norma quindi di questi due sensi can- giansi i rapporti e le discipline. Nella favella italiana la Mercatura inchiude un senso die la distingue dall' altro commercio comune che chiaraasi contrattazione , ed a nor- ma di questi due sensi si variano le relazioni e le regole conseguenti. Per la qual cosa sorge una seconda distinzione la quale assai piii meritava attenzione. Per procedere con un ordine lucido iiicominceremo coll' esaminarc il passu recato dal siji. Duiiovcr. '■'t DI ADOLFO CORTI. 335 III. A primo tratto noi veggiamo clie il eig. Dunoyer noa concede clie si confoiida il coinmercio col ccunbio, Piii ab- basso poi ci parla (\e\\'' ladustria commercinle. Qui conviene ben intenderci nei termini. Altro e Tiadustria commerciale, ed altro e la fiuizlone plenaria del commercio, Un uomo singolare pno esercitare da se solo il trasporto , ma da se solo non puo commerciare. II commercio incliiuderii eter- namente come prima idea sua essenziale che uno dia libe- ramente una cosa e 1' altro liberamente la ricamlji. Quando non si eseguisca cjnesta fanzione non esistc punto commer- cio. Un tale porta legna e pollame sul raercato cui niuno cerca o vuole,- ed egli la riporta a casa ; ba forse fatto un commercio percbe ba trasportato? Commercio senza smercio e un assurdo in termini. Quali sono le conseguenze die ne derivano ? La prima: cbe convien distinguere , ma non disgiungere 1' industria nel commerciare AaWa. funzione complessa costituente il com- mercio. L' industria del mercante forma una condizione , ma non tutta 1' essenza del commercio. Certamente assumendo la compra e la rivendita in un concetto astratto si puo ligurare clie manclii V industria mercantile*, ma nel senso comune questa viene sempre sottintesa. Ognuno sa che il mercante pone in conto di prezzo il trasporto, la custodia e tutte le altre cure, lo che costituisce 1' industria sua; e pero col prezzo della cosa egli esige anche quello della sua industria. Ecco che allora il commercio e per lui produttivo del prezzo della sua industria al pari del lavoro personale sulle cose, o dell' opera prestata ad altrui benefizio. Ma quest' industria consiste forse nel solo trasporto della mcrce ? Niun mercante converra mai in questa restrizione. Stando alia qualificazione del sig. Dunoyer il mercante si confonde cosi collo spedizioniere che dir non si potrebbe esistere altro mercante che lo spedizioniere medesimo. E forse permcsso al sig. Dunoyer di sovvertire il senso co- mune dei nomi per far valere una sua idea' Clie cosa dun- que resta ? Che piii errori ad un sol tratto furono posti ill mezzo dal sig. Dunoyer. II jirimo che 1' industria mer- cantile costituisca 1' essenza del commercio , nel meiitre che non ue forma die un fatto conncsso. 11 secondo che que- st'industria consista nel solo trasporto, nel mentre die vi si uniscono altri ammiuicoli secondo la natura della merce 336 ELEMEXri DELLA, 8CIENZA DEL COJIMERCIO ed altre circostanze nccidentali. E qui siaci lecito di ricor- dare die le definizijoni non istanno in balia degli scrittori, ma ricevono la legge del senso comune. II filosofo pub bensi far uscire dal concetto adottato di una parola le idee essenziali nascoste , ma non travolgerne o mutilarne il si- gnificato. Queste idee essenziali sono quelle die interven- gono sempie nelle varie applicazioni die 1' uso comune jfuol fare di un date vocabolo. Gio posto , giacche non si suole mai dire essersi fatto commercio se non si ricam- biano gli utili , ne viene di necessita che 1' idea di utilltd ricambiata sara idea essenziale al commercio. Noi non vo- gliamo gia dire die tutta la definizione consista in que- iC idea , ma secondo il comune significato questa e idea principalisslma fondamentale , essenziale. Dunqne a torto pretende il sig. Dunoyer di porre in conflitto reconomia coUa giurisprudenza. D'altronde poi sic- come r idea del fatto o della funzione di fatto e la stessa per amenduei cosi anclie la definizione reale del commer- cio debb' essere identica. Altro e poi die T economista la riguardi sotto T aspetto delP utile , e il legale sotto quello del giusto; ed altro e die le condizioni deZ /a££o siano di- verse. Un pittore assume il hello nella testa dell' Apollo ; ed un fisionomista vi assume T espressione delle inclinazioni morali : sara forse per questo la testa d' Apollo diversa in se medesima o si fingeranno due sembianti nello stesso tempo ? Guai a noi se si potesse fare la separazione pre- tesa dal sig. Dunoyer ! IV. Diremo noi dunque die la definizione del sig. Say sla esatta ? Questa e un' altra quistione. E vero die nel dare la spiegazione del vocabolo egli fece uso d' un concetto usitato per lo piii nel discorso comune, ma e vero del pari die gli diede tome generale una condizione la quale non e die partkolare . Giovera lo spiegarci. Comprare per rivendere importa un doppio ricambio di utilita. II primo ricanibio avviene nella compra , die forma il primo estre- mo della mercatura , il secondo ricambio avviene nella ri- vendita che ne forma il secondo estremo. Entro questi due estremi sta la mercatura; ed il complesso di tutte le fun- zioni necessarie per eflfettuare questi estremi costituisce la mercatura medesima. Ma qui come ognun vede non si ve- nfica che un modo sjiecialc di commercio, vale a dire il DI ADOLFO COKTI. 3'Sj meiliato. Vn uomo acquista in via di ereJita un orto in citta nel quale coltivaasi fragole e altri frntti. Cliiiinque ne brama va a riceverne coatro daiiari dalle mnni del padrone. £ vero o no die questi fa conimercio dei frntti dell' orto suo? Qual vendita e nvendita intervenne qui? Qual trasporto poi si efFettua in qnesto caso? La man- canza del primo estremo viene opposta al sig. Say: quella del secondo al sig. Dunoyer. Ma volendo solo disputare col primo, die cosa ne ri- sulta ? Essere vero die si puo commerciare senza una conipera per rivendere, come si puo commerciare con essa. Quindi ne sorgono due maniere di commercio. La prima dir si puo civile ed immedlata; e I'altra mercantile e me- diata. La prima riceve il nome generico di contraltazione^ senza die ivi si ponga mente per qual modo il possessore abbia acquistata la cosa da lui venduta. La seconda riceve il nome di mtrcatura nella quale il commercio vien fatto mediante compera colla desiinazione e col fatto della ri- vendita. Da cio si vede die la mercatura costituisce una specie particolare di commercio, la quale si ravvisa dai modi speciali proprj a lei. Di fatto il mercante e un iii- termediario fra i produttori e i consumatori. Se taluno comperasse per non rivendere, non sarebbe piii mercnnte, ma mero acquirente. Se taluno smerciasse roba altrui , non sarebbe mercante, ma commissionario. Se taluno smerciasse roba propria, non comprata per rivendere, non sarebbe mercante, ma proprietario venditore. II carattere dunque d'inlermediario a doppio cambio forma il distintlvo proprio del mercante. Le funzioni del trasporto non sono die modi^ ossia mezzi pratici coi quali si efFettua la mercatura, la quale con una mano acquista le cose godevoli e coU'altra le trasmette a chl le domanda. Se togliete una di queste funzioni, voi togliete T idea propria della mercatura. Essa quindi risulta dal concetto complesso di tutte queste fun- zioni destinate in intenzione e subordinate in efFetto l' una a i'altra. V. Era precetto degli scolastici die a costituire una buona definizione riciiiedonsi il genere, la specie e la difFerenza ultima. II mercante acquista le cose go.levoli e le possiede al pari del padrone di una campagna e di una fabbrica senza essere ne possidente, ne (abbricatore. Egli Ic vende Bibl. Itcd. T. LVIIJ. 2-2 338 ELEMENTI BELLA SCIENZA. DEL COMMERCIO ad altri senza ne cssere procuratore , ne commissionario. Ma egli ha qnalita comuni si coi piimi che coi second!. Colui che abitualmente fa il commercio col doppio cambio dellc cose godevoH dicesl dunque mercante. Qui il sig. Dunoyer dice che anche il fabbricatore compra e poi vende. Ma si ri- sponde che se compra, non e per rivendere le cose come fa il mercante , ma per dar loro certe forme prima di ven- derle. Qnesta funzione intermedia distingue il fabbricatore dal puro mercante , e pero T obbiezione del sig. Dunoyer diviene un' arguzia. Passiamo oltre. Due fonti di guadagno , e qulndi due guise di farsi ricco si possono cumulare nel mercante. La prima e quella che pub competere al proprietario delle cose godevoli, e questa risalta dal prezzo eventuale del genere comiiierciabile considerato immediatamente. La seconda e quella che pub esserc comune col sempllce condottiere, custode e dispensiere ^ e qnesta risulta dal complesso delle funzioni personali , col mezzo delle quali si fa T acqui- sto e si agevola lo smercio , cioe si efFettua la tradizione immediata delle cose comprate da lui. Questo complesso di funzioni costituisce V iiidustria mercantile , la c[ua\e propria- iiiente non e che una somma di servigi utili che vengono pagati insieme col prezzo immediato delle cose. Ma queste funzioni non formano che un aspetto solo del commercio , e non escono dalla persona del mercante. Dunqne T industria mercantile nel commercio stesso mer- cantile non forma che un lato solo di tale commercio. Esso viene compiuto allorche la rivendita e efFettuata , come porta la nozione essenziale gia sopra dimostrata. Dunqne considerando il commercio mediafo nel quale que- st' industria si puo verificare, essa puo bensi costituire una particolarita di fatto di lui , lua non mai V idea piena e propria di lui. Fu detto dal codice di Commercio che sono mercand co- foro che esercitano atd di mercatura , e ne fanno la loro pro- fessione abkuale. Ma in che consistono questi atti di merca- tnra ? Ecco iina quistione non indifferente sotto 1' aspetto civile. Quando si tratta di sapere in che cousistano tali atti, chiedonsi funzioni talmente qualilicate e talmente proprie che non si possano confondera con atti di altre professioni o diverse o finitime, ma siano caratteristici e proprj della mercantile. Ora questa proprieta di concetto non si puo DI ADOLIO CORTI. 33^ trovare neiridea slngolare ed isolata del tale o tal atto, ina nella ragionc complessa del mcdesinio. Qui trattasi d' idee di rapporto le rjuali assumono la loro qualith logica dal fine a cui sono sii})ordinaie e dal tiuto al r|unle appartengono, e perb prese singolannetite ed ia senso diviso non c'l danno il carattere logico della niercatura. Prese per lo contraiio in complesso e in senso finale, ci somministrano la qua- litJi propria, ossia la loro appartenenza essenziale a rjuesta professione. La querela e un albero, conie il pero e un altro alhero. Coi caratteri generic! e comuni potete forse distin- guere ia quercia dal pero' Dali' altra parte perc'ie hanno alcune particolarlta comuni forse si debljono confondere ' Come dunqiie si distinguono ? Fuorclie dalPaggregato com- plesslvo delle loro qualita. Per la qual cosa , volendo ridurre ai minimi termini il concetto dell' atto mercantile o di mercatura, dir si pub die sotto nome di atto mercantile dehba intendersi oaiil funzione iliretta al commercio di doppio cambio come fu sopra spiegato. II commercio poi in, geiierale consiste in quella funzione per la qucde uno liheramente da e V altro libera- mente ricambia una cosa rispetiivamente stimata utile con reciproco accontentumento. YI. Ma poste cotali idee in se verissime, forscche possono esse appagare la dottriua della politica economia? Ecco una quistione alia quale ne il signor Say, ne il signor Dunoyer hanno posto mente, e clie tanto pur importava di esaminare. Accordiamo essere necessarlo di conoscere V in- dole del conmiercio nei rapporti indiiiduali e rispctto al tornaconto del possessore , del fabbricatore e del mercante; ma e d' uopo dire nello stesso tempo die l' economista non dee fermarsi a mezza strada e darci una cosa per un'altra. Conviene certamente nell' architettura conoscere la qnalita dei materiali di una fabbrica , il peso e la fbrza della loro coesione ; ma cib basta forse per T arte di fab- bricare con solidita, comodi ed elegauza ? Con queste co- gnizioni sole si potra forse mai somministrare una vera p compiuta nozione dell" architettura ? Posta T indole del- r economia, ossia deir ordiiie sociale delle riccliezze, si ac- corjiono o no "!i econoinisti che 1" idea nictatisica del com- niercio sia immediato , sia mediato fra due strameri o nei senso puramentc individiiale privato non l)abtH per lormar 3^0 ELEMtNTI DtLLA SCIENZA DEL COMMIRCIO la nozione del commerclo di ragion sociaJe, die in ultimo occupar deve Y economista ? Se la politica economia non dee imitare il selvaggio, il quale per cogliere il frutto taglia r albero , ne segue die essa non si dovra limitare alle sole vedute del toniaconto del castaldo, del fabbrica- tore e del inercante , ma dovra volgere in ultimo T atten- zione verso lo scopo costituente la politica economia , e contemperare le idee di modo die ne sorgano nozioni di ordine veramente sociale. Allora lo scrittore avrk compiuto il suo esanie i allora avra ubl)idito alia sua missione, avra soddisfatto al suo dovere, perocche allora ci avra data la vera politica economica, e non la nuda gretta e parti- colare teoria del tornaconto individuale. Se insegnando la teoria dei moti celesti taluno si limitasse alia sola forza centripeta, die cosa direste voi di si fatta dottrina? Lo stesso avviene nella politica economia, col limitarsi all' offi- cina del fabbricatore e al banco del negoziante, come pur troppo vien fatto oggidi. II dogma di produrre il massimo di guadagno col minimo di spesa non dlviene dogma econoiiiico se non venga conteiiiperato con tutte le mire sociali. Preso nel senso volgare , cioe rispetto al fab- bricatore ed al mercante senza aggiungere altro, e una vera calamita. Esso non presenta die una personificazione delfavarizia senza limiti e senza riguardi. Niun legislatore e niun governo si avviso mai di angustiare le sue mire entro il cerchio di un banco o di un'officina; ma per I'intcresse stesso del commercio dovettero prevalersi dei rapporti di comune equita e sicurezza. Tutti i regola- menti su gli agenti commerciali i tutte le cauzioni per la sicurezza delle transazioui possono forse essere suggerite dalle grette vedute volgari ? Ma se dalFaltra parte le esi- genze civili sono indispensabili all'esercizio del commercio, come mai non dovranno computarsi quali requisiti di que- sta ftmzione considerata nella sua pratica esistenza? Quando parliamo di comporre le nozioni di ragioii so- ciale accoppiando le mire del tornaconto individtiale col sociale non pretendiamo d' intimare verun sacrificio alia privata utilita, ma la vogllam anzi portata al massimo segno possibile nelle date circostanze. Questo risultamento non ci potra venir negato da qualsiasi economista illuminato. Niuno di essi penso mai die la teoria del tornaconto in- dividiiale sia incompatibile rolla teoria <\e\ vero tornnronto Dl ADOLFO CORTI, 3^1 sociale ; nia per lo contrarlo ogauno sa clie amendue si associano cli nioilo che ia fine da rjucsta alleanza il toraa- conto private risulta il massiino possiljile. Certamente se voi distaccate Toccliio dallo stato complessivo ed ahituale per limitarvi ad una siiigolar frazioiie e ad una posizione transitoria e tntta privata , voi non troverete clie la tale manifattura o il tal negoziato mercantile vi prodnca il niag- gior lucro sperahile , od ottenuto in altre circostanze ; iiia oltreche questo non e per se stesso un sacrllicio da voi fatto alia comune utilita, egli e un calcolo t'also in se stesso, perocclie non dovete restringervi al lucro isolato di quel momento o di quell' oggetto, ma computare T intiero be- nefizio risultante dal contemperamento delfindlvidaale col iociale interesse. VII. Venendo ora alio nozioni del commerclo in generale e delle due sue tonne di esercitarlo ( cioe delta maniera immediata e mediata), io domando se sia vero o no che coi caratteri sopra espressi la definizione sia applicabile tanto al comniercio di due selvaggi clie s' incontrano per accidente, quanto al comniercio di due conciitadini convi- venti nella miglior vita civile' Cio posto, come mai potrerao noi accoglierla come nozione conipiota di ordine eronoinico civile, e pero come plena norma delle sue dottrine? Clie cosa dunque rimane a farsi ? Aggiungere le condizioni (dalle quali risulta questo commerclo civile), aggiungerle alia nozione generale sopra espressa e formarne una nozione sistemati- ca. Cosi, per esempio, converrebbe aggiungere la liberta equa e sicura, qual requisite di questo commercio, siccome di qualunque altra funzlone economica. Finche non abbiamo nozioni tassative, cloe definizioni e regole rinite , le scieuze e le arti valgono poco. Forse il pubblico dovra aspettare lunga pezza prima di avere la definizione suddetta del commercio, perocclie converra procedere oltre nella scienza della po- litica economia , la quale in oggi si trova a mezza strada. Frattanto ci semljra di aver fatto sentire clie non dobbiamo riposare sulle odierne dottrine, ma procedere alT integrita sociale della scienza. Cio che rende sociali le riccliezze si e appunto il commercio. Ora come sara mai possibile che esista un commerclo veramente sociale senza che venga regolato dalle condizioni indispensablli della socialita ' Che «e dair altra parte il commercio trae la sua forma da 342 FLmrNTI DELLA SCIEN7A DEL COMMERCIO queste condizioni , esse ne costituiranno tlovunque i ca- ratteri specific! e distiativi. In generale poi lo stato eco- nomico forma nil aspetto della vita <]elle nazioni agri- cole e commerciali , e pero e un fenonieiio risultante dal- I'azione simultanea ddlla posizione sociale e della gover- nativa. II fatto posiiivo di questo commercio risulta dunque da quel coinpiesso concreto , contiiiuo e connesso di par- ticolari niotori , di particolari azioni, di particolari mezzl die forniano lo stato iiitiero di fatto di un popolo. Cio posto , nella teoria iion sono perinesse le vedute staccate , i disegni di protilo, le dottrine isolate alle quali non ri- sponde il rimanekite , ma conviene dare il fenomeuo in conseguenza delle sue cause assegaabiii , necessarie , per- petue , oiiimettendo le applicazioni positive e approfittando soltanto degli esempi per comprovare la teoria. I limiti di quest' articolo non ci pennettono di produrre e di sviluppare la sistematica deiinizione del commercio di ragione sociale e civile con tutti i suoi caratteri di fatto e di ragione. Ci restringiamo pertanto a far osservare ed a bene raccomandare la distiuzione fra le private con- trattazioni e la volgare mercatura. Quanto poi al raodo , ossia air ordiue giuridico ed economico , vorremmo die non niai si dipartisse dal principio, altro essere il con- siderare le funzioni commerciali di ragione individuale , e quale di fatto si esercita fra mercanti stranieri , ed altro il considerare queste funzioni nelF ordine civile, e pero di ragione sociale, la quale importa tutti i contemperanienti cogli altri rami tutti dell' amministrazione puliblica e della ragione civile. Se le leggi ed i regolamenti non sono atti di arbitrio , ma di ragione, essi vengono desunti certa- mente dai rapporti reali e necessarj della sociale convi- venza in cui si agita sempre il gran problema di comporre il tornaconto privato col tornaconto comune sociale , per cui al massimo segno si aumenta e si assicura il torna- conto stesso particolare. Delia bilaiicia di Commercio. — I. II secondo oggetto degno di principale attenzione nella parte teorica del libro del sig. Corti e la dottrlna da lui insegnata come dogma intorno alia cosi detta Bilancia del Commercio. « II valore delle esportazioni, dic'egli, di uno stato posto al confrnnto delle importazioni che yi si fanno da un DI ADOLFO CORTI. 843 altro stato costituisce la bilancia del commercio. Perclie ii coni- mercio possa sussistere fVa due Stati bisogna che la loro bilancia non si allontani dalP equilibrio, cioe l^isogna che il valore dalle importazioni dl uno Stato uguagli quello delle sue esportazioni. Quando la bilancia pende in disfa- vore di uno Stato, cioe quando riceve in merci piii di quello che da e compensa la diirerenza con danaro, dicesi fare un commercio passuo. Quello Stato poi clie oltre alle merci di cambio riceve anche un compenso in danaro di- cesi fare un commercio cativo. Un commercio sbilanciato non puo langamente sussistere fra due nazioni isolatamente considerate. " — « Un paese che spedisce in un altro una " quantitii minore di merci di quello che dal medesimo » ne riceve, si pone da per se in equililirio; in progresso >t s' impoverisce e ne va ricevendo sempre di meno, fin- » che ridotto ad estrema poverta noa riceve plu nulla. » (^Esprit ties Lois, Hi-, xx , ch. xxi , pag. 38, 39. ) (i). Qui si puo domandare se questa dottrina le mille volte spacciata e qui ricantata dall' autore sia vera e giudiziosa o non piuttosto esprinia quel volgare pregiudizio delle genti non istrutte del modo con cul si formino, si distribuiscaao e si consumino le riccliezze? Certamente se posto uno Stato colle dovute sue condizioni le cose avveuissero come figu- rate sono dal volgo e dal sig. Corti, noi dovremmo riguar- dare come scusabile la gelosia degli avi nostrl , e come plau- slbili gli sforzi onde non sottostare al niinacciato impoveri- mento. Ma dopo che V analisi delle funzioni economiche , ed una irrefragal)lle esperienza dimostrarono, quanto in uno Stato non violentato sia assurda e disastrosa la dottrina della pretesa Bilancia commerciale , non e piii lecito fo- meutare i pregiudizj di uno zotico e nocivo idiotismo eco- nomico. E siccome il sig. Corti viene in campo coU" auto- rita di Montesquieu , cosi noi contrapponiamo quella poste- riore di Adamo Smitli alia quale concorda quella del sig. Say e di altri celebri moderni economisti, e soprattutto il fatto moderno dell' Inglese legislatura, la quale tratta dalla forza irrefragabile delle cose, fu obbligata a proclamare la (l) Se Montesquieu vivesse a"" di nostri, come luai apiegherebbe il fatto ripetuto dagli Stati Uniti di America, i quali assai piii importano merci estere nel loro paese di quello clie ne traspor- tino al dl fiiori, e lungi dal rovin.usi vaimo ognor piii prosperando? 344 ELEMENTI DELT.A SCIENZA DEL COMMERCIO liberta commerciale esterna, e dovette cosi rovesciare tutta In dottrina e la pratica della fignrata bilancia commerciale prima da lei adottata. II. E perclie non si ahljia campo a replicare e per pre- venire solide obbiezioni, conviene avanti tntto tener j)re- seiite la condizione foiidamentale sottintesa nella qnistioiie della Bilancia commerciale. Questa condizione consiste nella «tato normale econoinico di un dato popolo in cui si tratta di applicare la dottrina di detta bilancia. In tale stato nor- male conviene avvertire alia Bilancia interna fra la produ- zione e la consnmazione delle riccliezze magistralmente av- vertita dal Jetto Adamo Smith colle seguenti parole; " Havvi certamente r.n' altra bilancia giii sopra spiegata assai di- versa ilella bilancia del commercio, e clie a proporzione cbe essa diventa favorevole o sfavorevole trae seco imman- cabilmente la prosperita o la decadenza di una nazione: questa e la Bilancia del prodotto annuale e della consuma^ zione. Fu gia osservato die se il valor permutabile del prodotto annuo eccede quello dell' annua consumazione, il capitale della societa dee annualmente aumentarsi in pro- porzione di quest' eccesso. In -tal caso la societa vive coUa propria rendita ; e cio che ella risparmia sopra questa ren- dita viene naturalmente aggiunto al suo capitale ed impie- gato in modo die 1' annuo prodotto si fa sempre maggiore. Ma se per lo contrario il valore permutabile delT annuo prodotto si trova al disotto dell' annuale consumazione, egli e forza che il capitale della societa annualmente di- minuisca in proporzione di qucsto aeficit. Lr. sua spesa allora eccede la sua entrata , e quindi necessariamente in- tacca il capitale. Per la qual cosa il suo capitale dee ne- cessariamente decadere , e con lui deve pur decadere il valor permutabile dell' annuo prodotto della sua industria. " " La bilancia interna del prodotto e della consumazione e del tutto diversa da quella che appellasi bilancia del commercio. Quest' interna bilancia verificare si pub anche in una nazione la quale non esercitasse verun commercio straniero , ma che fosse assolutamente separata dal rima- nente del mondo. Per lo contrario essa si pub figurare su tutto i! globb terrestre, la ricchezza , la popolazione e i progressi del quale possono per gradi crescere o de- erescere. " DI ADOLFO CORTl. S^^ij » La bilancia interna del prodotto e della consuniazione pu5 essere costantemente favorevole ad una nazione, l)en- clie qiiella die appellasi Inlancia del cornincrcio esterno apparisca a lei contraria. Una nazione puo iniportare nel 8UO seno un valor piu grande di cose di queilo die essa esporti all'estero, e cio si puo verilicare continuamente nello scorreie un mezzo secolo. L' oro e Targenio die a lei pervcngono durante tutto qviesto tempo possono essere inviati sul moiiiento fuori del pnese : la sua moneta cir- colante puo gradualmente diminuire , e varie specie di carta monetata possono rimpiazzarla : inline i debiti me- desimi die ella contrae presso le principal! nazioni colle quali va irafficando , possono sempre cuniularsi , e cio nou ostante puo accadere die la sua riccliezza realc ed il va- lore permutabile delle sue terre e del suo lavoro siensi aumentaii in questo tratio di tempo con una proporzione assai maggiore. Lo stato delle nostre colonie delF America settentrionale, ed il commercio die esse praticavano colla Gran Bretagna prima degli ultimi rivolgimenti sommini- strano una prova per la quale \iene dimostrato die V ipo- tesi da me figurata non e punio impossibile " {Dt la richesse des nations lib. 4, cap. 3 , tomo 2.", pag. 426 al 427. Pa- rigi 1 800 ). Volendo ora avere un csempio dello stato contrailo, giova qui ricordare un passo assai celelne di un distinto scrittore asiatico del paese di Cadiemire riferito dal Robertson nelle sue Ricercht sioriche suit India antica ( Nota 3, edizione di Milano per Vincenzo Ferrario). " Nel riflettere , egli dice, alia poverta di Turan ( con- trada al di la deU'O-xus) e delP Arabia, non ho a prin- cipio saputo intendere il perclie queste interne contrade non abbiano mai potuto conservare le riccliezze , inentre die queste in vece si auinentano ogni giorno nell' Indo- stano. Timur reca nel Turan i tesori della Turchia , della Persia e dell" Indostano , ma essi sonosi consumati intera- mente. Per tutto il regno de' primi quattro califii , la Tur- cbia, la Persia, una parte dell' Arabia, 1" Etiopia , 1' Egitto e la Spagna erano loro tributarj, eppure Turan non era ricco. Quindi e evidente die lo sparire delle ricchezze in uno stato dee nascere o per qualche loro esanrimento straordinario, o per qualclie vizio del governo. L' Indo- stano e stato soveate sacdieggiato da usurpatori itranieri : 346 ELEMENTl DELLA. SCIENZi. DEL COilMEKCIO e niuno de' suoi re lia accuninlato tesori; il paese ha po- chlsslme miniere d' oro e d' argeiito ; e pare abboiida di contante e di ogn'i specie di ricchezze. La copia del nu- merario e sicuraineiite T efFetto del moltissimo oro ed ar- gento die v' iiitroducono i vascelli europei e qnelli delle altre nazioni , molti de' cjuali comprano a danaro contante le nianifattiire e le prodnzioiii del paese. Se questa non e la cagione dello stato florido delf ladostano, conviene attribuirlo ad una grazia particolare di Dio. ( Memoria di Khojeh-Ahdulkurreem , pag. 42.) III. Offni lettore anche non economista riconosce che con- sumare senza riprodurre reca seco 1 impoverimento. La fonte viva e perenne della riprodazione dee sempre ope-_ rare ond" avere nell' interno di un paese una bilancia na- zionale sempre favorevole di ricchezze. Senza di quest' in- terna favorevole liilancia e iinpossibile creare un sopi'ap- piu veraniente nazionale , disponihile e permutabile col- 1' estero. E se per la concentrazione in pochissime mani della ricchezza territorlale si verilicasse un soprappiii di- sponihile pei pochi ricchi ( come nell' antica Polonia ove si vendeva il grano per comprare galoni d'oro), questo soprappiii disponiljile non sarebhe nazionale, ma di alcuni pochi. Dair altra parte poi diverrebbe una i-eale distra- zione del capital nazionale fatta a spese della piu gran massa del popolo ridotta alia sorte del hue e del cavallo condannati a svolgere la gleba del padrone. Questo stato di cose non puo essere computato nel buoii ordine della civile economia nella quale si tratta della equa partecipazione e della libera concorrenza delle ric- chezze. Quale dunque sara lo stato delle cose che nella quistione della bilancia esterna supporre si dovra onde de- cidere se si debba o no procurarla e sostenerla? — Ognuno risponde clie supporre si dovra prima di tutto verificarsi una bilancia nazionale interna favorevole quale fu sopra descritta, da cui rlsulti la continua riprodazione dei lavori utili somministranti una porzione disponihile nelle estere permutazioni. Ma come si potra mai alimentare cotal fonte viva e be- nefica pari al sangne die circola nelle vene umane senza le condizioni costituenti 1' ordinamento ed il moviinento della libera concorrenza nell' ordine sociale delle ricchezze ? DI ADOLFO CORTI. 84^ Quanilo cospiraiio cause contrarie clie cosa ne avviene' — Clie tanto la bilancia interna, ciuanto l" esterna diveatano sfavorevoli , od il croUo e assolutamcnte iuevitabile , pe- rocche si tratta di senipre consnmare senza proporzional- mente riprodurre. Qual e mal la conseguenza onde determinare la quistione con tutte le sue condizioni e dentro i suoi giusti termini ? — Che per condizione I'ondameutale del problema vengano supposte in fatto esistere in un da to popolo le condizioni necessarie dell' ordinamento nell' esercizio della econoinica e civile concorrenza. IV. Poste tali considerazloni, die cosa pronunciar si dee in- torno la veccliia e volgare opinione sulla l)ilancia comiiier- ciale esterna? Qui Adamo Smith risponde primieramente per noi : / Ma niente vi puo essere di piii assurdo di tutta questa dottrina circa la Ijilancia del commercio , snlia quale fon- dansi non solamente tutti i regolamenti clie tendono a re- stringere questo commercio, ma anche quasi tutti gli altri che tendono a dirigerlo. Se due piazze trafficano I'una con r altra , questa dottrina suppone che se la bilancia e ugua- le , niuna delle due ne perde ne guadagna ; ma se alcun poco ella pende da una parte, I'una perde e 1" altra gua- dagna in proporzione clie la bilancia si scosta da un esatto equilibrio. !i Le due supposizioni sono false ; imperocche un com- mercio forzato jier mezzo dei premj e dei moaopolj puo riuscire corue comunemente riesce svantaggioso ai paesi a pro dei quali si pretese di stabilire il favore, come noi procureremo di dimostrare piu sotto. All' opposto il coia- inercio rcgolarmente e naturalmentc csercitato senza che iutervenga veruna forza c verun costringimento fia due piazze, riesce sempre vantaggloso ad amendue quantunque non lo sia egualmente sempre per 1' una o per 1' altra. Sotto il nome di vantaggio o di lucro noi intendlamo nun r accrcscimento della quantita d' oro o d' argento , ma quello del valor peniuual)ile del prodotto annuo delle tcrre c del 340 ELEMENTI DELL A SCIKNJ! V DEL COMMr.RCIO lavoro del paesi , vale a dire V incremento della rendita annnale de' siioi abitanti. (^R'chesse des nations lib. IV, cap. 3, pnrte 2.* pag. 407 e 408, tomo 2. Parigi 1800, presso Laran. ) Noi ci reslringiamo ad allegare rjuesta semplice declsione ricevuta , proclamata concordemcnte dai piii ceieliri eco- nomisti onde comrapporla a quella di Montesquieu citata dal sig. Corti. Chi poi amasse di vederne la dimostrazione puo consnltare T opera stessa dello Smith nel luogo ora citato. Tutto cio riguarda il merito intrinseco della vec- chia dottrina della bilancia commerciale. Noi potremmo poi soggiungere che gli adoratori di que- 8ta bilancia commerciale corroao dietro ad ua fantasma che si nascoade nelle nuvole e clie non puo essere veri- ficato coi soliti mezzi de" registri doganali , si perche pa- recchie merci sono esenti di dazio, si perche aitre sfng- gono col contrabbando , e si ancora perciie sotto il fatto matcriale d' importazioni ed esportazioni non si puo asso- ciare V intento proposto della maggiore o minore riccliezza nazionale. Ognuno sa che coll' importazione e colle rispet- live esportazioni spesso si cumulano niagazzini intieri di merci le quali stanno a mero deposito in una data piazza per conto di esteri mercanti , ne si possono considerare come smerciate nel paese quantnnque siano nel medesimo importate. Ora questa sola circostanza sovrerte certaiiiente tutti i calcoli degli economisti fantori della detta bilancia, tal clie quando ci troviamo alle strette onde veriiicare ma- terialmente i dati della medesima, T oggetto ci sfugge di mano senza poterne assegnare i limiti. A maggior istru- zione di questo punto si puo consultare il capo IV, lib. Ill, parte I del Nuovo prospetto delle scienze economiclie di Melchiorre Gioja. (Tom. a, pag. iS^ e seguenti. Milaao, 18 15, presso Gio. Pirotta.) A malgrado del disinganno che gli scritti di Smith e di altri accreditati moderni economisti apportarono suUa dot- trina della pretesa bilancia ; ed a fronte del grand^ atto praticato dall' inglese legislatura, alcuni o ciechi o animati da mire oblique si ostinarono e si ostinano tuttavia a pa- trocinare il pregiudizio di zotici bottegai del trivio. Ua Terrier , un Saint-Chamans e recentemente un Dombasle in DI ADOLFO CORTT. 3^^ Francia, e tjualche nome anche in Italia (i), si presenta- roao come patrocinatori della gia screditata bilancla, pre- tendendo clie far si debba di tutto per introdurre e trat- tenere nel paese il numerano anche con mezzi coattivi. 11 nostro nnmerario, dicon essi, forma parte dei nostri capi- tali. Dair altra parte il nnmerario e uaa ricchezza noa consLimabile , od almeno assai lentamente consumabile: dua- que, come assai piu dnrevole, esso dee preferirsi alle merci. Dunqne priinariamente debb' esso con tutti i modi possibili procacciarsi e trattenersi. A quest' argomento fu risposto dal celel)re signer Say. Egli fece in primo Inogo osservare in fatto die la porzione di nnmerario, mediante il quale gli uomini in complesso percepiscono le loro entrate, e clie essi impiegano nella compra delle cose godevoli non forma ( le moins du monde) parte del loro capitale e per conseguenza del capita le del paese. L' impiego principale del danaro per la comune dei cittadini ridncesi appunto alia compera suddetta delle cose godevoli. Questa fa si che il nnmerario passi forse per venti volte da una mano all' altra prima clie venga cumu- lato e posto in rlsparmio ond" essere aggiunto ad nn ca- pitale. Da cio ne viene che il nnmerario costitnente il vero capitale di una nazione ridncesi alia minor parte di qnello che viene da lei maneggiato. Dal tutto poi della popolazione passando alia classe ia- dustriale e commerciaute o a dir meglio a chi brama di arricchire, e cosa notissima non tornar conto a questa classe di possedere capltali formati da materie , le quali lenta- mente si smaltiscano. Tanto il fabbricatore, qnanto il nier- cante hanno interesse di far si che girino prontamente i \ loro capltali, perocche da questo giro ritraggono il pro- posto guadagno. I capitali o giacenti , o che lentamente si alienano, son loro un peso ed un male. Essi abbiso- gaano d' una ritota spedita di cambj onde rimborsare i valori , le spese e gl' interessi correuti ed ottenere per soprappiu un guadagno aetto, lo che ottenere noa si pu6 (i) Tra gli altri un certo signer Viola che colle stampe di Lorenzo Dato in Palermo neir anno 1828 pubblico una Memoria sulla utilicd della Legge che vieta 0 limita I' estrazione delle materie prime ad oggetto di favorire le manifatture naiianali in risposca ad una oplnione del sig/ior ]\'ico!d Palmisri. 35o ELEMENTI DELLA SCIENZA. DEL COJIMERCIO con oggetti lentamente smerciabili. Da cio ne viene die la classc proLliutrice cerca sempre di sbara/zarsi del nurae- rario per cangiarlo contra nierci di pronto spaccio. La lentezza nel consumare non cade snl danaro, il quale non si mangia ne si l^eve , ma bensi suUe cose godevoli, e pero il consnmatore ha interesse che un mobile , un ve- stito o altra cosa sia durevole -, e qiiindi ne computa il valore anche in ragione della durata. Ma qui si esce dalla sfera della pretesa bilancia e si entra in un' altra nella quale le dogane non possono esercitare veruna influenza. Un privato spende cento scudi in una tela di lino del paese , itn altro li spende in una tela di cotone straniera ; ovvero lo stesso individuo fa successivaraente queste due spese. Forseche non ha soddisfatto alio stesso bisogno ? E come niai entra qui la bilancia ? — Voi mi direte che i primi cento scudi o almeno quelli della prima compera del uiercante non escirono dal paese. Sia, e che percio :' Voi mi rispondete che giova imporre una tassa di protezione , o proibire il cotone per favorire la fabbrica della tela di lino. Due ragioni, io rispondo, si oppongono al vostro divisa- niento. 0 le ricerche naturali delle tele di lino sono per se stesse soddisfacenti ad alimentare faljbriche o no. Se lo sono , allora il vostro intervento e superfluo. Se non lo sono, allora il vostro intervento e ingiusto e rovinoso. Come potreste voi in linea di giustizia e di buona economia con- dannare tutta la popolazione , la quale a miglior prezzo puo provvedere il suo bisognevole a sottostare al mono- polio di una classe , la quale pona a carico del pubblico tutti i lavoranti in caso d' infermita e di diminuiti guada- gni ? In secondo luogo se il vostro paese ha l)isogno di commerciare al difuori, non sara forse esso obbligato a soffrire dolorosa rappresaglie , e alia fine rinunziare alia mercantile vostra esclusione come appunto far dovette Tln- ghilterra? Finalmente come potreste provarmi che con questo me-» todo flirete inclinare la bilancia della vera ricchezza in vostro favore? Qui sta il punto della quistione. La moneta i3on si mangia, ne si bee, e la sua maggior ablDondanza presa in se stessa non fa che iacarire il prezzo delle cose godevoli senza moltiplicare maggiormenle le prodnzioui. Cosi con uno scado potendo io in un teuipo procacciarmi DI ADOLFO COUTI. 35l nil moggfo di grano die in altro tempo non potrei otte- nere c!ic con clue scudi , ne segue che quegli clie prima possedette uno scudo dispoaibile in grano f'u egualiiiente ricco di quello clie possiede dappoi due scudi disponibili per lo stesso oggetto che acquistare non si puo che coir doppio prezzo. Non c duaque la quantita del numerario importato nel paese al disopra delle merci vendute ail' estero clie per se stesso costituisca o costituir possa il carattere plu van- taggioso del commercio fra nazione e nazione, ma Ijensi il iiiiglior niodo di essere di cjuel tal jjopolo rispetto al- 1' altro popolo in consegnenza delle permutazioni faite senza intaccare la provvigione necessaria a' suoi reali Isisogni, ossia senza sconvolgere V interna bilancia di cui sopra si e parlato. Fingasi pure che il vostro Stato rigurgiti di danaro im- portato dair estero : credete voi ch' esso sara per cio solo intrinsecaniente piii ricco? — Dir si potra in quel rao- niento piu danaroso , ma non piii ricco. La riccliezza di un paese consiste nell' aVibondanza egualmente diffusa degli oggetti soddisfacenti ai Ijisogni, ossia nei niezzi equamente diffusa di ottenere cio che fa bisogno, e non negli istro- menti di caniliio di questi beni. 11 fondamento poi slcuro e stabile di questa ricchezza sta nella staljile e sicura fa- colta interna di produrre e riprodurre questi Ijeni, e non nclia potenza precaria di ritrar danaro dall' estero. Dico nella potenza precaria; perocche una guerra suscitata, o un' industria al di fuori accresciuta, abbatte e rovescia le aspettative fondate su relazioni iadipendenti da voi , e fa svanire la vagheggiata vostra bilancia. VI. Esiste un' altra bilancia , la quale pel sue scope dir si puo di ragion di Scato forse non abbastanza spiegata dagli economisti. Questa consiste nel rilevare e confrontare le due posizioni, 1' una naturale e 1' altra regolaineiUare, che rtgurar possiamo in un paese d' altronde ben ordinate e civilnicnte diretto. Un esempio porra in chiaro il nostro pensiero. Fingianio un paese agricola posto sotto un cielo temperato e fclice ove si verifichi lo stato nonnale ccono- mico morale e politico conforme alia miglior sua potenza. Supponiarao die in qucsto Stato, oltre al suo l)isogno o 3oa EI.EMENTI DELLA- SCIENZA. DEL COMMEnCIO fuori de' suoi bisogni si coltivi una materia ricercatii dal- r estero , come a modo di esempio la seta. Esso ne invia air estero pel prezzo di dagento milioai di franchi. Ne- gli esteri paesi vieiie coiivertita in variate nianifatture, lo smercio delle quali produce coinplessivamente seicento milioni. AIT aspetto di tale ricavo figuriaiiioci che un nii- nistro dica : io veggo seicento milioni coinplessivamente ricavati dalle tali e tali piazze sal traffico di quella seta inviata dal mio paese. Se tutta cjuesta seta in vece di es- sere lavorata da fabbricatori esteri fosse lavorata da nia- nifattori nazionali , il rnio paese riceverebbe i seicento milioni procacciati dagli stranieri. Or bene, io faro di tutto ontlelearti, i telai e i processi stranieri vengano trapiaa- tati nel mio paese. Faro che tanti nazionali, che partono per andar in traccia di fortnna altrove, si fermino in paese a lavorare. Cosi avro col maggior numero di popolazione un prodotto annuo di seicento milioni ricavati dalT estero, dal quale, deducendo tutte le spese necessarie, forse rica- vero di netto trecento milioni onde aumentare il capitale. In conseguenza proibiro T uscita delle sete non ridotte a manifattura. Aggravero di dazio e proibiro le manifattitre della stessa materia straniera, e stendero gli altri regola- menti analoghi per ottenere una bilancia favorevole di sei- cento milioni. Io domando se questo progetto sarebbe giudizioso. Prima di tutto interrogiierei tale ministro dicendo : la posizione del vostro paese e per se plausibile o no? — In confronto di altri molti ( mi risponde ) e plausibilissimo. 1 mezzi del suo buon vivere stanno in una prospera agricoltura e uelle arti prime che vi sono annesse : la popolazione e di iiiolto esente da quella spaventosa mendicita che cotanto afBigge r Ingliilterra. Non vi sono grandi ammassi di luoghi di nianifatture che corrompono gli uomini condensati e ren- dendoli imprevidenti dall' oggi all'indomaai, fanno si die vadano ad atfoUare gli spedali e le case di ricovero gia da lore computate come rifugio. Coloro che non trovano da la- vorare si spargono al di fuori dove incontrano gia pratiche antecedenti e scaricano insensibilmente un eccesso di po- polazione : molti ritornano con riccliezze , di modo che la popolazione che rimane non diviene un sopraccarico a peso delP economia del paese , ne compromette la sicurezza e il liposo comunc. In breve il niodo di essere e le produzioni DI ADOLFO CORTI. 35;^ interessantl cU questo paese , che non fa riunore , si trova sodtlist'ncente. Ma se puossi migliorare aacora , perche noix farlo 't Se duaque si potesse fargli guadagnare tre niilioni netti , perclie non procurargli questo guadagno' Al che io rispoado, clie volendo vol procacciare con mezzi artificiali questo beneficio , oltracche cio eccede ogni umano potere, voi produrreste altri danni economic! si morall che politici , i quali posti in bilancia col danaro da voi vagheg- giato renderebbero il vostro done troppo pericoloso, e tutto lo Stato sottopoi-rebbero a cure ed a sforzi straordinarj , e ad altri enornii spese con angustia e inalcoiitento della nii- glior parte della vostra nazioiae; in fine riagirebbero suUa produzione stessa della vostra seta ed a bel bello ne dis- seccherebbero la sorgente. E per dar ragioue della niia risposta vi domaado in prime luogo, se convenga soprac- caricare lo Stato di una popolazione, I'esistenza della quale sia precaria , e la cui vita sia ad ogni tratto resa ostile e tanto pill sottratta daH'impero della legge, quanto rainori vincoli economici e niorali la possono rattenere. Tale e la condizione dei giornalieri e degli operaj salariati , la quale quanto piix condensa uomini di scorretta o impedita edu- cazione, tanto piii ne li corrompe, e moltiplica i faciao- rosi ; estende 1' immoi'alita ed aumenta una massa disposta a novazioni e rivolgimenti luinaccianti le classi aglate, one- ste e ben costumate. Da quest' aspetto morale e politico passando all' econo- mico io domando : e vero o no che tutta la popolazione che sordamente sarebbe uscita dallo Stato a cercar furtuna e che nello Stato introduce nuove riccliezze e da 1' essere a famlglie gia in rovina, venendo rattenute nello Stato per le nuove case d' industria conviene in caso d' infermita o di mancato lavoro mantenerla' Ora ponete in bilancia cio che lo Stato guadagna coi vostri stabilimenti industriali forzati con cio che dee spendere ond' alimentare o conte- ner ne' limiti de' doveri questa massa aggiunta , e poi pre- ferite , se vi da ctiore , il vostro progetto alio stato natu- rale del vostro paese. E qui a vostro disinganno debbo farvi osservare che dei trecento milioni da voi vaglieggiati poco o nulla il totale della nazione ne puo approfittare , ma in vece debb' essa andar incontro a gravi perdite. Tutto il beneficio va ad iugrassare gl' intraprenditori delle fabbri- che , i quali mantengono i lavoranti robusti col minimo BibL ItaL T. LVIII. 23 354 ELEMENTI DELLA SCTENZ.V DEL COMMERCIO. possihile di spesa e sono seinpre pronti a gettarii sulla strada, alia niinaccia di ogm mala fortuna ahbandonandoli sempre nei casi d' impotenza. Questi intrapreiiditovi poi favoriti dalle franchigie contribuiscono ii meno ad impin- gnare Terario, talche in ultima analisi voi coiidannate i possessori delle materie prime a sottostare ad un odioso monopolio nel quale la loro stessa concorrenza a vendere materie che non si possono esportare rende la loro con- dizioiie vieppiii disastrosa, nel mentre che dall' altra parte debbono contribuire a mantenere gli operai scartati dalle olficine ed a salariai'e custodi armati per la comune sicu- rezza. Ora volendo voi cosi favorire qnesta classe a dispendio dei produttori attuali , credete forse di poterlo fare impu- nemente ? Circa la meta del passato secolo ad un ministro di uno Stato italiano venne in capo il vostro progetto. Che cosa ne avvenne ? Che i proprietarj assoggettati al mono- polio dei fabbricatori a poco a poco tralasciarono di al- levare baclii da seta , e cosi in vece di far guadagnare la mano d opera coi lustrini ed altri drappi, si pervenne ad arresiare la produzione e quindi a distruggere il commer- cio che prima esercitavasi, Romagnosi. 355 APPENDICE, PARTE I. SCIENZE, LETTERE ED AUTI STRANIERE. Exercices de Mathemadqucs par 31. Augustin-Loids Cavchy ingcnicur en chef des ponts et chanssees , professeur d I'ccole royale polytecliniquc , etc. — A Palis ^ 1826, 1827, 1828, 1829, chcz de Bure f teres, etc. ( Opera periodica che si puhbhca per distribuzioni , o per numeri , ciascuno al prezzo dl fr. I. 5o. U annua associazione e di fr. 18. Finora pubblicate ne furono 44 distribuzioni. ) J\ far conoscere lo scopo propostosi in questi Esercizj dair illustre geometra francese nulla meglio giovera del ci- tare alcune parole tli lui niedesiino. '( Get ou\ rage ( dice egli ) se composera d''aiie suite " d'articles sur les dilFerentes parties des sciences niathe- » matiques. II paraitra par livraisons qui se succederont » a des epoques peu eloignces Tune de Tautre. Dans ces " articles on se propose de passer en revue les diverses " branches d''analyse , d'cclaircir les dltficultes qu'elles pre- " sentent, et d'olFrir de nouvelles metliodes , a I'aide des- '' quelles on puisse trailer plus facilenient des questions >t deja resoUies , ou resoudre celles qui ne fetaient pas " encore. Les principales applications de ces inethodes " seront relatives a la physique , a la mecanique et a la " tlieorie des nombres. " Un tale piospetto di cose , non che la cclebrita di cui gode lueritamcntc Cauchy , sono motivi ben atti a sve- gliare per quest' opera un forte inlercsse nei coltivatori delle matematiciic. Ma la moltiplicita degli argonienli trat- tati senza un ordiue sistematico ci rende iuipossibile , a 356 APPEND ICE nieno di voler qui presentare un indice, di dare succin- taniente ai lettori un' idea complessiva del tutto. Intanio sembra a nol di non male apporci riguardando questi Esercizj come una collezione di Memorie die Tautore eru- dite non meno che fecondo ha scritto, tasteggiando di luano in mano a piacere varj rami matematici. Nondimeno, volendo pure per poco arrestarci in alcuni particolari , ecco un rapidissimo cenno , anzi quasi una mera indica- zione di alcuni argomenti in essi discussi. L'autore lia ritoccato nel primo articolo di questi Eser- cizj un argomento gia da lui trattato altrove, cioe alcune diflicolta inerenti all' interpretazione ed all' uso di varie formole tri2;onometriche. Le sue riflessioni rischiarano e rin- francano alcuni punti importanti d'analisi sublime, come puo scorgersi da varj luoghi degli Esercizj medesimi. Altrove egli insegna alcuni criterj co' quali riconoscere se itna ciasse di equazioni trascendenti ammetta o no radici immaginarie. Questo problema , tentato appena dal grande Eulero per due semplicissime equazioni , e di una emi- nente importanza in varie questioni lisico-matematiche conducenli a punto ad equazioni del genere di quelle con- template dair autore , le cui ricerche su questo tema av- verarono alcuni sospetti analitici provenienti da i-isultati ottenuti con metodi indiretti. Di qui cogliamo 1' occasione per rinnovare il voto gia espresso da un non oscuro geo- inetra affinche i matematici provino le Icro forze nel ramo ancora si poco conosciuto delle equazioni trascendenti. In ima pregevole Memoria impressa in litografia nel iSaS Cauchy ha mostrato come dall'analogia gia da lungo tempo osservata fra le potenze e le difFerenze finite o in- finitamente piccole, e da alcune equazioni simboliche feli- cemente immaginate si possa trarre grande vantaggio per I'integrazione delle equazioni lineari a coefficienti costanti, e di alcune altre '-, nella quale trattazione fu preceduto da Brisson debitamente ricordato dal nostro autore ^ questi poi rischiaro e modifico questa teorica, Negli Esercizj poi rifuse in due articoli la citata Memoria, dando alia ma- teria maggiore sviluppo ed estensione. Noi leggemmo e i due anzidetti articoli e la Memoria litografica ; e special- mente in queili alabiamo ritrovato assai di eleganza ed alcuni nuovi metodi e teoremi generali sulT integrazione di alcune equazioni. , • - PARTE STRANIF.nA. 357 Parecclii articoli vertono sugli iategrali Jefinlti. IvI, oltre varie nuovc considernzioiii e diliiculazioni , s' insegnano inolte formole generalissime, ia cui come casi particolari son contenute hen niolte altre pur general! ed insigni , ma omai universalmente conosciute. Rammentiamo qui come alio studio del vasto ramo degP integralL delJniti invitano da ogni parte i bisogni delle scienze fisico-malematiche. In questi Esercizj apparvero per la prima volta alcune dottrine analiticlie aveiiti per base la considerazione di un acciiiente particolare cui soggiace in alcuni casi lo sviluppo della funzione /(x + i) ordinate secondo le potenze di i , clie vi significa una quantita indeterminata. Queste dottrine costituiscono un ramo d'analisi chiamato dall'autore cal~ col.o dei residui , e da lui ritenuto siccome analogo al calcolo infinitesimale. Diciamone una parola. Sviluppata nel mode dichiarato la funzione f(x + i), se per uuo o piii valori particolari di x lo sviluppo presenta ua termine della forma — r- k , il coefficiente k , quantita afFatto determinata e dipendente dal significato di f (x) e dal valor particolare attribuito alia variabile x, dicesi da Caucliy residuo della funzione f (x) relative al valor par- ticolare della variabile x. La somma di tali coefficienti fc, o residui, dicesi residuo integrale, e la ricerca di questi coeflicienti o residui , dicesi estrnzione del residui : a questa operazione , la quale puo essere relativa ad alcuni soltanto, od anche a tutti i residui di cui e suscettibile la funzione /(x), r autore da per simbolo algebrico caratteristico Ti- niziale ,^. Noa vuolsi qui dissimulare che queste denomina- zioni oltre al non essere in iin rajjporto rappresentativo colle idee di cui sono prese come segni rammeraorativi , hanno di piu il difetto di trovarsi gia associate ad altre idee nbii aventi alcuna analogia con quelle proprie del nuovo calcolo , o ramo che dir si voglla. L' influenza dei pregi o difetti del linguaggio e argomento conosciuto dai metafisici , inassime dopo Condillac ; ed e un fatto dispiacevole che non poche difettose locuzioni deturpano quelle delle matematiche. l\Ia I' equitii vuole clie si soggiunga die le poclie notazioni adottate pel nuovo calcolo sembranci e semplici e abba- stanza Ijene immaginate. Vedesi intanto dalla nozione istessa della cosa come i valori di x ai quali corrisponde in una funzione /( x ) un 358 APPENDICE reskluo trovansi esclusivamente fra le racllcl dell' equa zione — - — = o. E questo e appunto II germe delle pro- posizioni stabilite su questo calcolo in varj articoli degli Esercizj. Ma affiiiche i lettori clie non avessero ancora contezza di questi principj , non li credaao sterili specu- lazioni, sappiano die '' illustre scrittore ne ha ben tosto palesate varie applicazioni, Non cnrando infatti, come di minor momento, T utilita da esso ritrattane per la decom- posizione delle frazioni razionali nel caso delle radici eguali od ineguali , per la spedita dimostrazione della formola d' interpolazione di Lagrange, per T integrazione di al- cune equazloni lineari non senza qualche vantaggio sui metodi noti , cio che piu monta si e che il calcolo dei residui e divenuto fra le mani del suo inventore un nuovo sussidio per la somma delle serie, per la determinazione degl' integral! deiiniti , e ( cio die lo rende ancor piu in- teressante ) per la soluzione di varj problemi di fisica- mateniatica rignardanti, p. e. , la propagazione del calo- rico, le vibrazioni delle corde e delle lamine elasticlie, la propagazione del suono. Vedansi percio due Memorie di Cauchy suU' applicazione del calcolo dei residui ai problemi di lisica-matematica , 1' una stampata a parte in Parigi nel 1837, I'altra inserita fra gli atti deirAccademia delle scienze di Parigi. Del resto, ne' principj del calcolo de' residui sparsi per entro gli Esercizj, e facile ravvlsare I frammenti, per dir COS! 5 di un vasto ramo d' analisi : ed e cosa del tutto pa- lese che la considerazione dei termini della forma — :- k esi- i stenti in alcuni casi speciali nello sviluppo cVi f (x + i) presentato nel solito modo , chiama lo spirit© ad analoghe considerazioni sui termini della forma -^r-fc', ~^x-h", ecc. Cio bastl riguardo agli argomenti trattati in quest' opera. Una vasta erudizione, e un ingegno fecondo d'invenzione sono meriti troppo evidenti nell' egregio autore : il pub- blico dotto gli ha gia riconosciuti , e noi di buon grado facciamo eco alle lodi giustamente tributate dagP Intelli- genti al geonietra francese. Quanto pero alia maniera di esporre da lui tenuta , sembraci di potere affermare che all'amore della brevith egli sacrifichi talvolta la cura della PARTE STHANIERA. Z5() necessaria chiarezza. Ne vedesi senza dispiacere abhozzata la trattazione or deiruno, or dell' altro tema, ina non condotla a tennlae, inostrata di fwga una interessante teo- rica, ina non siiiricientemente sviluppate le parti: dispia- cere tanto pill ragloiievole , rjnanto che iiessuno meglio dell' esimio inveutore potrebbe progredire ad appagare la nostra curiosita scientifica. In questa guisa lo spirito errando qua e la, privo del niezzi dl ben concepire , ben distingncre e ben connettere , e inetto a farsi un modello di quel si* sterna di unificazione ideale , senza cut 11 pin imponente corredo di cognizioni riducesi ad una rozza ed indigesta mole, ad un fantasma di sapere, ad un nulla sotto appa- renze pompose. In primo luogo , nell' aadamento dimostrativo del nostro autore e sovente sensibile 1' ommissione di varie nozioni , ne comuni abliastanza ne ovvie, d' analisi materaatica. Vero e che lo scrittore di Memorie ( e tale e 11 caso nostro ) suppone generabnente il lettore a livello presso a poco dello stato attuale della scienza , e in inoltl casl non po- trebbe fare altrmienti. Ma , oltre che anche in cio vi hanno alcuni limiti (benclie non facili a ben definirsi), che noii conviene oltrepassare , allorche trattasi di dottrine non abbastanza universal! e famigliari, e molto piu dl quelle che sono 11 frutto dl studj particolarl dello scrittore, il dovere dl rendersi chiaro non concede si di leggieri che si sopprimano gli anelll delle proposizloni, e che si pro- ceda , quasi diremmo, catnminando a grandi salti. In secondo luogo cio che piu nuoce alia chiarezza si e la mancanza di quelle considerazionl che solo ponno derlvarsi dalla natura stessa delle cose, considerazioni senza le quail e Impossiblle 1' Intelligenza di certe idee di rap- porti che servono poi di inateriale al calcolo per Isvolgere la trattazione degll argomenti , impossiblle la plena dilu- cidazione dl alcune sottili difficolta ;, che taluno dlrebbe metafisiche della scienza. Per poco che uno sia inlziato nelle sclenze di puro razioclnio, e In quelle che ne di- pendono, sa che altra cosa e la parte della trattazione che si affida airandamento misterioso, ma sicuro del calcolo, ed altra cosa sono 1 prelimlnari e gli element! da cavarsi soltanto da un' attenta esplorazioue del soggetto , prelinii- nar! ed element! che 1' algebra conferma^ ma non rUro^a, pone in relazione con verita gia ammesse, ma non dimostra 36o APPENDICE a priori: sa die 1' asserire il contrario e un clrcolo viztoso; sa die si aftacclano bene spesso alcune verita che si scor- gono da prima a traverse a certa nebbia di oscurita , die si sospettano e s' indovinano solo per la nostra laevitabile tendenza all' analogia , e quasi per un certo istinto men- tale che ci trascina a credere prima che si abbia una scienza accertata; sa in fine che s'incoiitrano difficolta , il cui scioglimento va ricercato da tutt' altro fonte che dal sussidio delle regole algebriche. Quante volte trovasi allora lo spirito costretto a fare T estremo de" saoi sforzl , a ri- piegarsi sopra se stesso , ad internarsi fino alle piu recon- dite e semplici nozionl, a ricostruire con operosi , lenti e reiterati tentativi il sistema parziale di alcune idee, a fine di giungere a bene stabilire e rischiarare ( e noii sempre quanto vorrebbe ) i suoi concetti ! Ora intorno a questi principj che servono di base al calcolo, ma non si dedu- cono da esso intorno a queste verita mezzo apparenti e mezzo occulte , che tanto incomodano T inerzia di chi vuol evitare la fatica del raziocinio , intorno a queste difficolta che dicemmo metafisiche, deve piu che mai afFaticarsi lo scrittore •, ogni negligenza qui e capitale , ogni reticenza e sospetta. E dove egli non riesca al suo intento, sia almeno lealei confessi, e non dissimuli la propria impotenza. IVon omnia possumus omnes. Questo e un punto d' altissima im- portanza nell'arte didattica , ma trascurato pur troppo da parecchi scrittori della scienza matematica. Vedonsi alcuni di essi andare scrupolosi intorno ai piii evidenti e facili passaggi da formola a formola, darsi briga , affannarsi per ispezzare , sininuzzare e triturare ( ci si permetta la me- tafora ) cio che riguarda il puro algoritmo , mal favorendo i pigri, e nauseando i lettori attivi. Ma allorche trattasi di cio che non puo farsi dipendere dal magistero del cal- colo , di quei punti di vista che aspettano luce soltanto da un' accurata metafisica , di quelle difficolta dove si vede cio che lo scrittore pub , allora , guide iiifedeli , nel mag- gior uopo abbandonano del tutto i lettori. Ma ritornando indietro da questa digressione , in cui ci trasse il dolore piii volte provato nell' osservare i cattivi metodi d'esporre la scienza, ripetiamo di buon cuore la protesta della debita estimazione che professiamo al dotto geometra francese. Se troviamo difettoso il suo modo di scri- vere . riputiamo di tutta giustizia I'apprezzare 1' estensioiie PARTE STRANTERA. 36 I del sapere ed ingegno suo: ma egll non abblsogna di ul- teriori nostri elogi. G. G. Carta topografica del Reno e dl ambedue le live dl esso , da Himingen fino a Lauterburg , o lungo i confinl fiance si-bade, si , giusta il trattato di pace in Parigi iiel 1 8 1 4 e 1 8 1 5 , ecc. Litogrufia delV istituto litografico di Herder^ in Fiiburgo nella Brisgovia, 1828. Prezzo , fior. 64 del Reno , Risdal. sasson. 3o. Magnifica edizione. Varj giornali lianiio dl gia reso ginstizia al nierlto di quest' opera topografica, si quanto alia parte scientifica che quatito alia somina maestria con cui fa condotta la lito- grafica esecuzione. Questa carta coiista di diecinove fogll, ciascano del qnali e alto metri 0,6 e largo metri 0,5 circa : e costrulta snlla proporzione di ^y- della vera gi-andezza. I punti per essa trigonometricamente determinati fiirono 58 1: pel calcolo del trlangoli si e fatto uso della base misurata nel 1804 dagl' ingegneri francesi presso Ensislieim nelPAIsazia su- periore , la qual base e della kingliezza dl metri 19044,4. Quanto alle determinazioni degli azimuth del latl del trlan- goli, e alle dlstanze de'slngoii punti de' trlangoli dal me- ridiano di Parigi (del quale meridiano si fa uso nella carta ) e dalla perpendlcolare, si sono ritenute le prime dedotte dalle osservazioni e nilsure degl' Ingegneri francesi , sulle quail eransi gia istituitl tutti 1 calcoli, anzlche le piu mo- derne , da cui differiscono alquanto. Le misure pel luoglii clrconvlclni al Reno die stendonsi una mezza lega e plii da ambedue le rive, sono per la maggior parte affatto nuove , e quelle appunto reclproca- mente coniunlcatesi tra gl' Ingegneri francesi che opera- rono sulla rlva sinistra e i tedeschi che operarono suUa destra. II corso del fiume e disegnato secondo le misure prese nel novendore del 1827 dagl' Ingegneri di Francia e del Gran Ducato dl Baden. Nella carta si trovano riportati i piu notabili cangiamenti soflfeiti dal Reno dair cpoca delle 36a APPENDICE prime rettificazioni dei confini fino all' epoca accennata. Le montagne sono tratteggiate col metodo di Lelimann. Ogni foglio e disegnato ia projezione iateraiiiente oriz- zontale , e orlentato secondo la meridiana di Parigi e per- pendicolare ad essa ; di cui la prima fu presa come linea priacipale delle ascisse , T altra come linea delle ordinate in ogni calcolo. La moltitudine de' particolari oggetti disegnati in questa carta con somma precisione e nitidezza la rendono assai preziosa al geografo, all' ingegnere, al geognostico, al tat- tico , e generalmente a colore che coltivano scienze aventi qualche relazione coUa geografia. E inutile il ripetere qui gli elogi che questo capolworo del bell' istituto litografico di Herder ha meritamente ricevuto dagl' intelligenti. Tanta e si niirabile e I'abilita, tanta I'eleganza con cui fu eseguito ! Ci rimane soltanto ad incoraggire quell' illustre istituto, per- che dar voglia compimento ad altre produzioni litograliche delle quali ha destato un grande e giusto desiderio nel colto pubblico. ■•^ PARTE ITALT.VN.V. 363 PARTE II. SCIENZE, LETTERE ED ARTI ITALIANE. LETTEIiATURA E BELLE ARTI. Quintl Horatil Placet carmiiia ex rccenslone Fiid. Guil. DoERJNG. Tomus primus. — Saiptorcs rel rusticce ex rccensione Jo. Qottlob Schneider cum notls. Tomus tertius. — Augustoe Taurinorum , 1829 e i83o, ex typis Josephi Pomba. Oono quest! i volnmi 77 e 78 della collezione torinese » die va gloriosamente avvicinandosi al sno termine. Parleremo prima di tutto del secondo di que'' volunii, che e anche anteriore per data della stampa, non conteneiido esso se noa che la continuazloue tXe" Rustlcl lacini , della quale ahbianio altrove fatta oaorevole menzione. In esso trovansi i libri delle Cose agrarle tW CoJumella ^ comiaciando dal V slno al XII, ed a questi vedesi aggiunto il libro del medesimo de arbor ibn s , che Fra Gioconclo il prlnio pose separataineute al fine de' libri di Columella nelf edizione Aldina , mentre in addietro formava uno de' libri della grand' opera di quell' autore de re rustica. Altro libro della Cultura de' campi aveva fatto ad esso precedere lo stesso Columella ;' ma questo ando perduto , forse a' tempi dello scrittore medesimo, perche piii dilTusamente aveva egli altrove trattata quella materia. Questo volume grossissimo e abbondantemente corredato di varianti e di note, tra le quali alcune ne vediamo aggiunte dai diligentissimi cditori. Non senza qualche interesse ci siamo arrestati sul discorso inserito alia fine del libro vi di Columella intorno alle forme delfasino di razza ed al tempo delP accoppiamento, nel qual discorso vediamo accennate ancora le osservazioni del valente veterinario torinese Briignojie. Un avviso del tipografo posto in fronte all* Orazio , rende ragionc della scclta che opportunamente si e fatta del testo emendato dal Doering. Vi si paila pure Ijrevemente dello 364 APPENDICE dotl d\ Orazio , del suo perpetuo studio d' imitare 1 Greci , e si fa vedere non essere cotale studio riprovevole„ benche il Corcirese tra di noi conosciuto sotto il nome di Diclimo cherico abbia ardito di appellate i vei'si oraziani un mosaico assai bello, composto pero di pietrnzze parie e lesbie. Segnono la vita di Orazio , scritta da Sveionio , ed una no- tizia letteraria di Ora^io stesso, ti-atta dalla Bibliotcca latiiia del Fabricio accresciuta AaW Ernesti ; poi cominciano i cjuattro libri de' poenii oraziani , die tutti in quftsto volume con- tengonsi , come pure vi si trovano il libro degli Epodi ed il poema secoiare della Iiicoluniita delf Iniju'ro , tutti come al solito accoiiipagnati da perjjetue annotazioni. In un articolo inserito in questa Biblioteca, torn. LVi, pag. a85 e seg. , parlandosi delT edizione delle opere di Orazio colla traduzione del Massucco , fatta dal Bonfanti , si disse evidentemente g,uasta la lezione : me doctarum edercs prccinia frontium Diis mlscent supcris , sembrando doversi leggere te , come altri corressero , e piii recentemente il Wakefield. Anche in questo volume si e ritenuta la stessa lezione me , siccome adottata dal Doering , e questa giu- stificano ottimamente i comentatori co! dicliiararne il sen- timento: io sono poeta , e cinto della corona d' edera , premio de'poeti, sono ammesso al concilio degli Dei. Si soggiugne che i poeti pieni di un divino furore, credono di trovarsi cogli Dei, di vederli e di udirli, il clie si prova col verso 3 dell" ode xix del libro II, e col 6 della IV del libro iii. L'edera, come ognun sa, era sacra a Bacco al pari del lauro , e premio insigne de' poeti , massime di coloro che cantavano le lodi di Bacco , e Virgilio nel v. a5 deir egloga vil invita i pastori ad ornare d' edera il crescente poeta. — Nella stessa nota si fa vedere che al- cuno non potra facilmente accordare al Wakefield , che il Te invece del Me riferire si debba a Mecenate. A questa lezione si oppongono i codici tutti e tutte le migliori edi- zioni, oltre di che e facile il vedere che essa si oppone al contesto , ed e contraria al buon senso ed alia natura di tutto il componimento. Se fu ainmessa come semplice conghiettura dall' Have , veixne come in nessun conto te- nuta dal Mitscherlich , e vittoriosaraente combattuta dal Ja- ni, dal Vanderbourg e dal Doering.^ celebri interpreti del Venosino. Si aggiugne che Mecenate non fu mai poeta j che quindi alia sua fronte non si addiceyano le edere , PARTE ITALIANA. 365 premio de'dottl vati , e cli'egU al pari dl Orazio non po- tcva introdursi nel consorzio degli Dei: se cio avesse Ora- zio attribuito a Mecaiatc , evitata noa avrebbe la taccia di basso adulatore , tanto piu clie Mecenate da tutta Roma riguardavasi come uomo di pessiuio gusto nello scrivere anclie in prosa , e Augusto stesso lo proverbiava pel suo stile molle , artilicioso e leccato , die alcuiio de' nostii mo- derni c!iiamerel)be sdolcinato. Ne Orazio tampoco puo es- sere tacciato di jattanza, se in cjuesto luogo egli si acco- iiioda al precetto da esso altrove esposto , di usare di qiieir allerezza die e ridiiesta dai nieriti. Qiieste parole da noi aggiugnersi doveano a rettificazione del suddetto articolo. Steso gia cjuesto articolo, ci e giiinto il secondo volume delle opere Oraziane , die e il LXXIX della Collezione. In questo si contengono le Satire , poi i due libri delle Ejji- stole, con due indici alia fine , T uno copiosissimo delle parole, T altro de' nomi proprj contenuti in quelle opere. Anclie in questo volume ci venne fatto d'aramirare la stessa accuratezza nella correzione del testo e la stessa scelta ed uberta delle note. Sopra Roma. Sciold dl Pietro Marocco. — Milano , i83o, presso A. F. Stella e figli. Piii volte abbiamo parlato del sig. Pietro Marocco ; ed ora torniamo a lui volentieri, perclie le sue produzioni ci persuadono sempre piii die i diligentl suoi studj appianan- dogli finalmente ogni diflicolta, lo collocberanno tra breve nel novero de'nostri migliori scrittori. Egli sente qual poesia si conviene a' suoi tempi ; e se qualche volta puo dirsi che la facolta di significarla non corrlsponde in tutto alia forza ed alia dirittui-a del sentimento, nessuno vorra ne- gate per certo ch' egli non abbia gia fatti notabili passi verso quel punto al quale visibilmente s' e indirizzato. Di tempo in tempo si veggono anche in questo componimento alcune reminiscenze di una scuola dalla quale T autore si vien dilungando: e queste reminiscenze non istanno punto nei nomi delle Grazie , di Temi, di Marte e di qualche altra divinita da lui ne*" suoi versi introdotta ; ma in certe fantasic che usurpano il luogo a quelle pensate sentenze , ed a quelle osservazioni delle quali il signor Marocco non ha penuria giammai, Noi ne accenniamo tre eseinpi 366 APPENDICE air antore ( pag- lo Forse , ecc, pag. i5 Vdi, ecc. e pag. 46 £ corre , ecc), perche da lui piii die da molti lettori sperianio che debba esser sentita la necessita di sbandlre sifFatti ornamenti da quella poesia a cui egli consacra il robusto siio iagegno. E in vece poi di ogni lode trascri- viamo i seguenti versi : La pei superbi spazi intermiriad Che all' inimenso tesor fanno delubro (i) . . . Tacito m innoltrai. Scese una plena Nello spirko mio cT inimaginosi Lampi , e la gloria un folgore nel core Avveniommi: la gloria che cotante Mani sveglib daW infingarda lebbra A lavori immortali ; ed a concetti Che colla luce splenderan del sole Cotanti ingegni sollevb, cotante A viagnalmi sudor largi corone. Qua e la locate sul terren che calde D' imitta forza e di robusio senno O di santa pieta I' orine serhava , Questi sorgevan siniulacri .... Oh care vie si popolate ! oh santi D' immagini istruenti orti e lavacri ! Oh penetrali ! non fiducia e amico Segreto di reita , ma neW ornato Consiglieri di tema e rdigione ! ecc. Novclle di Diodata Saluzzo Roero. — Milano , i83o, per Viucenzo Ferrario. Un volume in 8.° piccolo , r di pug, 366. Qneste novella appena uscite in luce vennero con lode annunziate da alcuni giornali , e se a ricordarle ora altro luotivo per noi non rimanesse che quello di ripetere le altrui lodi , pur non lascerennno di farlo per la stiraa che ben si deve alia chiarissima autrice. Crediamo poi tanto pill di poterlo fare in quanto ne sembra che, separata- mente da quelle lodi, vi sia a dir qualche cosa intorno alia scelta de' soggetti ed al genere del componiaiento a (1)1 Musei. PARTE it;vlia.na. ZOj ciii la signora Saluzzo voile drizzare ii nervo del sno ia- gegno; ne pensiamo con cio detrarre alle lodi cli' ella ot- teane , poiclie que' glornali non si occuparono di tale ar- gomento. Ben sappiamo che qiialclie aceibo spirito non ha man- Ciito di cliiamare la pubblicazione di queste novelle un'altra sfortunata incursione del romanticismo vestito da novel- liero ne' canipi del Bello , e guidato dalla Pantasilea del Romantici ; ma e nostra opinlone che il vero non si abbia mai ad avvolgere nel manto del rldicolo , la ove cio non pno farsi senza mancare ai piii delicati riguardi della cor- tesia sociale. La signora Saluzzo, coUa letteraria riputa- zione che si e procacciata , onora come donna il suo sesso, e chi al pari di lei ha lodevolmente adempiute le speranze date fin sui prinii albori di una lunga giornata , merita venerazione , quantunque possa aver sull' ultimo inciampato, men per difetto d' ingegno che per errore di giudizio. E mania de' nostri giorni 1' andar razzolando fra le ma- cerie de' secoli barbari e le desolate torri dell' abbattuto feudalismo per cercarvi argomenti da cantarsi al secolo della civilta e della moderazione : e , per colmo di strava- ganza , di cio si fanno promotori quegli stessi che pur vantando liberi sensi e nobilta di pensamenti pare abbiano giurato di far rivivere que' tempi di oppressione e di av- vilimento, coirabbellirne a tutto studio I'iramagine ed avvezzarvi le menti del popolo. Ogni opera dell'uomo, se non e fuor di cervello , debb'avere uno scopo, ed alcun altro ragionevole non ne potrebbero que' tali a loro difesa addurre , se non di crescere negli animi 1' abborrimento di que' tempi, col presentarne una viva pittura. Ma noi risponderemmo che miglior senno sarebbe il non parlarne aflatto, per non dar luce ad epoche che sono nell' univer- sale o ignorate o malnote, o meriterebbero di essere ad un perpetuo obblio condannate onde non si faccia nuovo insulto colla rimembranza di esse ai diritti di quell' uma- nita che si a lungo impunemente oltraggiarono. Senza di che nel modo ch'essi tengono per giugnere a questo lor preteso intendiraento, non sono dissimili da colui che per accertarsi della purita d' un giovinetto gli parlasse di pec- cati che forse non conosce, o che per ispirargli T orrore della dissolutczza , gliela rapprcscntasse sotto le scmbianze di una Veuere , adorna di tutli que' prestigi che piii pos- souo sncrvar Tanimo e liisiugarc i sensi. 36(S APPENDICK La slgiiora Saluzzo , bramosa di fare una prova del sao iiigegno lia scosso polverose cronache e tarlate pergamtiie onde caiitare strani casi d' amore ed oscuri o infanii de- ILtti di prepotent! castellaai. Tali sono , tranne la morte di Eva, gli argoinenti delle novelle acritte dalla nobil donna: ma perclie andar cercando tempi e costiimi si dai nostri difFerenti, e privi percio di quell' interesse che in tiitte le opere del Bello e indispensabile requisito ? Che direste d' un architetto che si afl'acceiidasse in raccogliere le sparse rovine di qualche gotico edidzio , e costruitone un ammasso qualunque a" vostri sguardi con compiacenza lo additasse ? Eppnre se parlaie alia iiiente si potesse con tanta evi- denza come agli occlii si parla , non parreljbe di questa men grande la stranezza di que' cercatori di barbare anti- caglie. E il medio evo un caos in cui gU elementi di un mondo sconvolto vanno tra loro orrendamente lottando e rilottando , fiaclie ne esce un mondo novello , ordinate a gentllezza di costumi , a dignita di vivere , a santita di leggi , a verita di sapere. Perche dnnque aggirarsi in quel- r antica confiisione per ritrarne con tanta soUecitudine tetre seml)ianze e contratfatte figure? Che cosa direste di colui clie, messo il piede in un campo il quale gia tempo servi di cimitero, e clie poi, ridotto a coltara, rigoglioso di biade or fiorisce, andasse ne' pingui solchi rovistando per disotterrarne cranj ed ossa umane , avanzi nefandi di se- polta strage ? Cessi dunque , se pur giova sperarlo , cessi finalmente cotesta smania di vaneggiare in un tenebroso passato , e facciano gl' ingegni un miglior uso di lor forze eleggendosi piii degni argonienti, Che non son fole antiche e vani amori. E se a questo voto e lecito aggiungerne un altro, cessi ad un tempo quello sciagurato novellare che altro non sa- pendo fuorche gonhar di chimere gli oziosi cervelli , stra- scina pero gli animi ai piii funesti traviamenti coU'alte- rarne il sentire e coU'educargli alia sfrenatezza delle pas- sioni. Che se dovessimo far da ultimo un cenno del modo onde la signora Saluzzo ha trattato le sue novelle , noi diremmo , senza pero niaL fraudare a quell' alta opinione che del suo merito abbiamo, essere elleuo quanto alio stile, si nella prosa che nel verso, mancanti di scorrevolezza e di <|uella uobile facilita che al bello scrivere si vogliono , e PARTE ITALI.VNA. 869 quavito air invenzione ed alia condotta essere destituite tl' iiitciessc dramiuatico, di azione e di cai'atteri , e, (juel cir e pPgg'O, di vcrisimiglianza. Sarenio pero solleciti di eccettuare 1' Isabella Losa ed aiiche la Caspara Staiiipa, le cjuali ne senibrano noii indoj^ne della nobile autrice; e concliindeiemo osservando clT ella lia colle sue uovelle dato ua nuovo esempio die anclie ad uii buon ingegno , (juaudo eutri iii cattiva strada , e forza siuarrirsi. Favole di Giovanni Gay c Odoardo Moore con alcunc altrc di Edinondo Burke , dalC originale inglesc re- cale in versi italiam datl abate Gactauo G.ijicnjat. Brescia, iH'6o , prcsso Angela Vallotli tipografo , in 8." di pag. 396. Senza nulla detrarre al merito delle favole di Gay, ed alle satire anziclie tavole di Moore e di Barker noi ci-e- dianiu di poter asserire clie il vettureg;;iaie componinieuti di (juesto genere da stranieri iinrni neirArao,e ini portar cavoli a Legnaja. Chi uou couosce tra noi nn Pignotti , un Passeroni , un Bertola , un Roljeili , un Perego, nn Glie- rardo de' Rossi e cent' altri favoleggiatori e scrittofi d' apo- loghi? Chi tra i satirici non ricorda un Ariosto, un Adi- mari , nn Soldani, un Alamanni , un Bentivoglio, un Men- zini , un Rosa, un Aifieri , un Elci , e tutta quella nunie- rosa scliiera che scrisse tanti e tali capitoli satirici clie se il raondo'si potesse colla censura de' costumi x'i forma re , gia saremmo da un pezzo tornati alia felice eta dell' oro ? II signor abate Gargnani avrebbe dunque nieglio impie- gato il suo tempo giovandosi in tutt' altro della sua cogni- zione nella lingua inglese e del sua genio clie al tradurre e al verseggiare lo trasporta. IMa , di grazia, quale e quanta e cotesta cognizione, di che tempra e cotcsto genio, e quale il suo verseggiare ' Oh fastidiose domande ! Se diamo fede alia prefazione deU'autoro ossia delPeditore, U merito della novella traduzionc del chiarissimo abate Gargnani , e cosa certa ; nia per noi vuole a tutte tre quelle domande rispondere T esame d' una sua qualunque favola tradotta. Si apra dunque il libro del signor Abate: ecco ^ a pag. 8S, La donna riottosa e il pappagallo , e questa e la 20 delle favole di Gay, parte prima. Eb- bene , qui ti ha un Gay, edizione di Londra 1790., c qui, mOL leal. T. LVlll. 24 3 70 APPENDICE a cai'te yS la favola stessa. Vedlamo oli signore! che gnazzabuglio ci avete vol fatto? Pazienza , lo steinpe- rare i concetti ia im lago di parole, il cancellare dal testo qualche idea che noa vi torna bene nel verso , pazienza il ]iigliare talvolta un granchio per un granciporro, nia al- terare il contesto col sopprimere , trasportare, cambiare , attribuire ad uno quello ch' e deU'altro, travisare in soin- nia, contraflFare 1' originate in modo che diventi tutt'altro, ah ... , Perche nessano si fidi alle nostre sole parole , nietteremo la traduzione letterale a riscontro della tradu- zione poetica del signor Gargnani , ed ocjnuno gindichera. Cominciamo dal punto ov' ha principio il bello della Gar- gnaniana versione : Un marito, cui per sua penitenza e toccata in sorte una di quelle niogli stizzose, che da mattina a sera hanno I'u- gola in moto per dir male del prossimo, si lascia pren- dere un giorno alia malinconia di ammonire la donna del suo peccato : Ella, come angue calcato , gli avventa que- sto diluvio di parole : Traduzione letterale. « Luce del sole ! La volubile lin- gua risponde: ye' 1' aria grave che si da il pazzo ! veh , il filosofo ! Sara solo sprezzato il piu scelto dono dl natural No, non t' accigliare; perche Trarlvzlone flel signor Gargnani, Bella arte rispose piesta QuelU lingua , ognora lesta : Ye' il saccente , il sputatondo Che il miglior dono che al mondo Fe' natura , screditare io Toglio essere ascoltata. Guarda mo' Vuol col sciocco suo parlare ! come le donne si vorrebbero bella- roente sopraffare ; nifgato perfiao il privilegio del pappagnllo. Voi ne ap- prezzate il cicaleccio , lo stridulo can- to ,* ma le donne devono sempre aver torto. » E qui Ic riputazioni Tolarono in pezzi di madri , di figlie , di zie e di nipoti : ella corse tutto il linguag- gio del pappagallo , sfacciato, turpe, da ubbriaco , scurrile e mereiricio ; £u tutto il ses?o ella sfiiga la sua fu- ria, giudica e condanna senza giari. Ad un tratto il torreiite delle sue parole allarmo gatto , scimia , canj e uccelli : Tutti uniscono le loro forze per reprimeria , il micio soffia {sputa), la Bcimmia strilla a lei d' intorno ; il cane latrantc le sue calcagna assalta ; la pica divulga tutii i suoi errori ; e il pappagallo infuriato dalla sua gab- Lia col seguent* rimbrotlo , trionfan- Ma non farmi il viso fiero, Sent! un poco il mio pensiero : Si che proprio in tjucsta etato Son le doune ben ^pacciate , Ch' e virtu in un parrocchetto , Quel che e sommo in noi difetto. Gran portento udir vi pare , Se M sentite a cinguettare : E se mai dietro alle donne Grida forte: putte , monne ! A coiai motti villani Voi battete pur le mani? E s' lo parlo in tal nianiera , Son riottosa , son ciarliera. ]S'e fiatare piu non posso , Che a tua delta i panni addoiso Non istrazi a questa , a quella, Sia pur zla , iiezza , o sorella, E per me gli e grave fallo Cio che e lode al pappagallo. La tua causa mal difendi , Wolto m«le tu la p. end: PARTE ITALIANA. 871 do tl«ll« sua voce , represse la sua Sul juo ciritto : on pnrrocclietlo rabbit. Sol si prendc per diletto , ■« Uii pappagallo c stimato pel soo Clie si ha delle sue ciaric: parlare , ma le donne ciarliere soiio Ma una donna , che nidi parl« , tliiprcizate. Colei clie attacca 1' altrui E 1' onor dell' altre otVeiida , ouore s' attira contro ogni C05a vi- Trova ognor chi gliele icnda. vente. Pensate , madama , quando sli- E a tuo grado puoi sfiatnrti , rate i vostri polraoni , die tutti i Cli' anclie I' altre a rimbeccarti vostri vicini banno anch' essi lingua: Ihin la lingua nguzza al paro un calunnjatore 56 ne procura dieci Delia tua : ne gli e di raro niila ; il nioudo con intercsso paga il CUc una betla ne trae cento debito. » A I belKardo in un niomcnto , I'erclic il niondo a cbi fa male Paga il pro Eul capitale. Or bene, die te ne pare, o lettore? Ya , e fidati alle lodi degli editor). Leggi e troverai in qaesto libro il bu;or, i\ giuijoloso ( pag. 94), le latora (i5i), il fojoso (3^7) ed altri giovinetti vezzi di tal genere. Leggi e vi troverai di questi versi ottonnrj. Tut to il bel di mia eta verde ( 77 ) Repe , e pel marin cristalli (146) Sappi fral fiore meschino ( i 3 6 ) In codeste lor passioni Ai pill graiidi oinaccioni ( 77 ) Ne vi mancano anche di qnesti endecasillabi Sono fors' to die vi fa esser rei (36) Signer si. A noi sul dosso e gli arcion v inforcid (i3o) Einpiendo t aer di lor nitriti altieri (i3i) All! per carita, signer Gargnani, noa si tratta poi clie d' oreccliio qui, e potete cosi sljagliare? Ve ne voglianio dir una ancora , e basti. Se nella rostra prefazione, ossla nella prefazione dell'editore, ci avvertite die vi siete permessa la discreta Ucenza cC accorciare la mo- rale, la dov' e poco acconcia ai nostri costunii, perclie non vi siete anche preso la Ucenza d' accorciare I' invnoralita , la dove non e acconcia ai costumi di nessuno? Se ne trova ua esempio a pag. i5o. In morte di donna Isabella Alfani Riccl, Elegie del cavaliere Angela Maria Ricci. — Pisa, i83o, li- pografia Nistri, in 12.° Le sei Elegie del cav. Ricci spirano quella (IcMIe, nia »oave aruiouia, die t"u gia il carattere pnuiiiivo di qiicslo 3-2 APPENDICE genere di compoiiiinenti. Esse fnrono a lul tlettate dal- ramore e dalla doglia^ ed ei le scrivea contemplando la tomba deir estinta dolcissima sua coiisorte Isabella Alfani; e le iutitolava airamico suo, il commendatore Tliorwaldsen, del cni inslgne scalpello e opera quella tomba. E siccouie avvenir suole alle aniine belle nella perdita di cio che aveano di piii caro, vieii egli il dolor suo quasi disacer— bando coUa rimembranza de' casi oh' ebbe colia coasorte sua comutti. Tale rimembranza fassi per lui ogiior piu viva nel contemplare il geiiio delP Amor slnccro scolpito sulla tomba, in cui e il ceuere di lei die gli fu cagion di la- uiento : Sol qiiando , aid Morte piii poteo che Amore! Nel leggere le quali melodiche lamentazioni noi ancora ci sentimmo sospinti al dolore e al pianto. Lczione delV abate Michele Colombo intorno al fa- vellare e scr'wcre con proprietd. — Farma , i83o, per Giuseppe Paganino , in 8.° pice, pug- 44. Poclii libri uscirono in Italia a questi ultimi anni , die fossero coronati di tanto pubblico favore , quanto le Lezioni del Colombo suite doti principrdi d' una colta favella. Esse vanno per le maiii di tutti, e con grandissjmo frutto leg- gonsi non eolo da' giovanetti a cui sono ri volte , ma dai lore maestri e da ogiii altro a cui scaldi il petto alcun amore della patria lingua. A questo lucidissimo serto di precetti graminaticali 1' autore ha aggiunto ora una gemma che ci pare accrescerne d'assai lo splendore •, e se si con- sider! poi ch' essa e parto, come ci attesta egli stesso in sul bel cominciare della nuova lezione , della sua decrepi- tezza, non puo non destarsi in noi altissima maraviglia dal trovarvi per entro tanta freschezza d' idee , tanto or- dine , tanta squisitezza di giudizlo. Si racconta che 1' abate Colombo, teniendo, per la tanto grave eta, di avere in questa. lezione fatto cosa indegna della pubblica luce , fosse in procinto di consegnarla alle tiamme, e che ne venisse impedito da un suo amico. Se non mentisce la fama , sieno rendute publiUche grazie a dii ci conservo cosi pregevole sci'ittura. PARTK TTALTANA. SjS Discorso del profcssore Giacomo TonniAf^iNt , letlo in occasione del siio ritoriio all Uidvcrsitd di Par- ma il ^ dlcembie 1829. — Parma, i83o, coi tlpL Bodoninni , in 8.° E dcJicato tlalPaiitore airangusta arciduchessa Maria Luigia , die alle tante Ijeneficcnze die va ogni di spar- gendo sugli avveiiturati siiol sndditi voile aggiugnere quella ])nre di restitiiire al liinghi voti di qnesii il loro illiistre concittadino. Qnesto eloqnente discorso tiitto si agglra snl ritorno deirautore in Parma ( dopo quasi tre liistri di asseiiza e d' iiisegnameuto ileila dinica-iiiedica neir Uiilversita ponti- ficia tli Bologna), e suli\-iinoi-e della patria. Se iion ci fallisce il giudizio, a noi pare clie questo commovente argomento non fosse stato trattato avanti, in orazione ac- cadeinica, con taiito afletto , coa piii accoucia e sohria erudizione e con maggiore dignita. E fama die quando fii recitato dalla cattedra ne ando commosso 1' immenso udi- torio a tale die podie ciglia ne uscirono asciutte. Non potenimo a meno di ainmirare quel sentimento di delicata riconoscenza die dqmina pnre in questa orazioue verso i suoi antidii benefaitori , verso i miovi , verso i cari parent! , verso i snoi precettori , verso la dotta citta die lo accolse per quindici anai con tanta memorahile ospitalita , ed il vide allontanarsene con si gran dispia- ceaza (i). Manuale, ossla Gnida per migllorare lo stdc dl Can- celleria, ccc, dl Giuseppe Dembsher. — Bldano , i83o, coi tipi di C. M. Destefanis. Ginsto e senza dnhbio il lameuto del nostro autore contro lo strazio die si fa della lingua italiana da moiti impiegati puliblici ; e si aggiiinga pnr francamente da' notaj e dagli avvocati, generalmente parlando. II male e venuto a tanta gravezza die i vocaboli o barbari o barbarainente abusati costituiscono una specie di gergo a cni sono stranieri del pari e il volgo ed i dotti. Noi dnnque lodiamo il signor (i) Vfdi Ci'/Liw storico suUa istituzinrie della Societa medico- chirurgicii di Bologna^ ivi i83o, da pag. xxi a xxm. 374 APPENDIOE Dembslier di qnesta sua operetta , ilalla quale sperlamo clie possa venire bnon frutto ^ tanto perclie le cose ivi conte- nute ci pajono in generale verlssime, quanto perclie a far nascere il tlesiderio e la cura di fuggJr qnestl errori non mancava forse se noii dil uscisse una volta a mostrare che non passano inosservati ne senza scorno di clii gli usa. Noi piuttosto per dimostrare d' aver letto il llbro , clie per desiderio di censarare, noteremo una sola cosa fra le regole grainmalicali. delT autore. N.° 34. u Con licenza il Tasso si permise la ben comincia 11 inipresa. ToccA, compba, comincia, in luogo di toccata, 'I cominciata si vuole adoperare nelle prose famigliari , " nelle gravi non mai : meno pol nelle poetiche scritture. >/ La regola dovrebbe quasi invertirsi : egli e certo almeno die i participj dei quali qui trattasi mal si usano senipre dai poeti , i quali dicono senza sincope compro, tocco, co- mincio. Come Cihi non compri alia mia parca mcnsn, disse il Tasso: JVe d' esser tocco da' suoi sand piedi, il Petrarca. Elogi storlci di cinque illiistri Sacerdoti di Castclfranco dettati neW anno 18 12 da Mousignore Scbastiano SoLDATi , pubblicati nel giorno di sua esaltazione alt episcopato di Treviso. — Padova , 1829, coi dpi della Minerva , in 8.° Si e rallcgrato altre volte questo nostro giornale perdie alle raccolte di poesie solite pubblicarsi all' occasione di private e pubbliche esultanze siasi sostituita la ristamjia di qualche preziosa operetta, o 1' edizione di qualdie scritto inedito, intitolandolo alle persone che s'infioravano da prima con corone d'ordinario appassite. Esprimiamo la stessa com- piacenza alia Deputazioiie di Castelfranco , che onoro Tesal- tamento di Moiisignor Soldati alia sede vescovile di Treviso jiubblicando alcuni tra i molti elogi storici dettati gia dal- r illustre Prelato, quand' egli sedeva alia direzione di quel ginnasio municipale : e lo facciamo tanto piu volontieri in quanto che vediamo conservata la memoria e la riputazione di alcuni uomlnl insigni die tanto ornamento acquistarono alle lettere italiane. Sono essi i PP. Domenico Dotto e Lo- renzo Mazzocclii dell'ordine de' Servi di Maria, 1' Abate Girolamo Glorialanza ed i PP. Giuseppe Francesco Frassca PARTE ITALIAlNA. Sj^S e Giuseppe Antonio Trento Minoi-i Conventnali , apparte- nenti tutti al INIanicipio di Castelfranco. IMonsignore Soldati prendendo a considerare principaUnente il merito loio scien- tifico e letterario, con istile teiso e liorito, quale si con- viene a cfuesio genere di comporre, ricorda gli studj die eglino lianno fatto, il metodo clie segiiirono nel percorrerli , la felice loro riuscita , V indole ed il carattere de' loro sci-itti , la lode clie uicritaniente loro derive j senza risparniiare , ove spontanee cadevano ed opportune , alcune riflessioni tendenti a dirigere ed afTrancare la gioventii sulle Ijelle vestigia da esso loro segnate, onde crescere all' onor delle lettere ed alia gloria del patrio Municipio. I tipi della Mi- nerva con un' edizione nitida , splendida, correttissima con- corsero egregianiente airintento del deputati di Castelfran- co, perclie Tomaggio clie essi tributavano, anclie per questo late, tornasse gradito all' illustre Prelate. Fita di Pietro Aretlno saitta dal Coute Glammaria Mazzucchelli. — Mlliino, i83o, tip o grafia dl Fran- cesco Souzogno e cuinp. Non sappiamo se la storia letteraria di verun altro paese faccia menzione di un uonio tanto singolare quanto Pietro Aretino, Ch'egli I'osse dotato di sj>irito non ordinario ne sono prova i suoi librl : clie poi I'ingegno gli fosse gran- dissimo, saremuio quasi tentati di crederlo sulla fede di molti contemporanei , i quali per aver conversato con lui lianno potuto conoscerlo nieglio clie non facciam noi. Del resto la storia non tace clie niolta parte degli encomj a Ini dati si vuol recare al desiderio clie avevano i lodatori di fuggirne la maldicenza , piuttostoclie al merito del lodato. Quindi se fn divinizzato da molti, fu conculcato da altri con modi d' inespriuiibile vituperio : ed egli die avrebbe potuto col suo ingegno meritare ogni gran lode, coUa sua condotta e coUe opere sue giustifico piii die in parte gli obbrobrj die si divolgaron di lui. Ora di tanto romore ch' ei suscito nel raondo letterario, e del quale tanto si piacque , non rimangono se non pocbi liliii o mediocri od infami, ed una noininanza troppo peggior dell'oblio. La vita che il Mazzucctielli ne scrisse e meritamente lodata , seb- bene vi si trovi pin diligenza a raccogliere , che ingegno a ordinare o ad infondere nei inateriali quella vita per cui 3-6 Aprr. NDicE le opere dowll scrittorl si dicono creazioni. Mnnca soprn tutto un vero g'mdizio tlell'' aiUore , e ua'' indagine dei iiio- tivi pei qnali nil nomo di scai'si studj pote emergere tanto famoso in un secolo t'ormicolante di veri sapienti. Vins^s^i a Peklno , a Manilla ed alV isola di Francia fatti negli anni 1794 cil 1801 da 31. De Cuignes. Vcrsione dal franccse di F. C , con rami colorati. — Milano , 1829-30, presso l editor e Lorenzo iSonzo- gno. Tomi 4 in 12.° Ci compiaciamo di annnnciare la pubblicazione di qnesti viawgi ( veramente noii molto recenti, e puljblicati gia da pill di 2,5 anni in Francia), perclie essi mostrano il di- visamento, con cui Teditore Zore/j^o Sonzogno imprende a continnare la bella raccolta de' viaggi dopo quelli di Cook eseguiti tanto per mare qnanto per terra , incoininciata da altri della sua famiglia. Da cio abbiam luogo a sperare ch'egli vorra quanto prima pubblicare alcuni dei via-gi piu recenti, del quali varj se ne sono eseguitl in qnesti nl- timi anni, ed assai importanti, non meno pel paesi a cni furono diretti, die per le notizie di fisica, dl astronomia e di storia natiirale, cbe per mezzo dei medesimi ci venne fatto d' acqnistare. I viaggi del De Gidgnes , benclie £itti da piii di 3o anni , destano il piii grande interesse , percbe ci danno notizie molto esatte della Cina , clie altri fuorcbe il De Guignes non avrebbe potato raccogliere, per la sua pratica intelli- genza della lingua cinese e per la sua sorte avventurosa di essersi trovato addetto ad un' amliasciata al sovrano della Cina, giacche rare sono sifFatte occasioni , e in altre non sarebbe niai possibile il penetrare in quell' impero. Di una sola cosa potremmo dolerci, ed e clie la rela- zione di un viaggio clie duro poco meno di sette anni , e die per conseguenza dee rlescire lungliissima , non ve- desi distinta in capi ne in paragrafi, e soltanto si comin- cia in ciascun mese a notare in modo poco visibile le giornate del viaggio, senz' alcuna distinzione ne pure di anni. L' introduzione stessa non e separata dal principio del viaggio, e dopo quattro pagine di storia del modo con cui fu disposta 1' ambasciata olandese , si comincla tostn dagli avvenimenti del giorno 22 noveiubre 1794. Si dira P\nTE ITALIANS. 3-- forse clie cosi st e fatto nell' originale ; ma a nol senihra clie rjualche opportiina Jivisione avreljlie potato introdursi nella traJuzione. Fortnnatamcnte alia nieta del a." volume coniinciano le osservazioul sui Cinesi divise in capitoli, e t]ueste continnano sino alia fine del 4.° Semhra altresi clie di quella prima introdiizione avreb- bero potuto tcniperarsi convencvolmente alcune espressioni troppo dure riguardo all' aiuliasciata inglese di Lord Ma- cartney, riguardo al poco frutto di quella spedizione, e specialmente riguardo all' orgoglio niostrato dai Cinesi nel vedere Europei venlrsene dall' estreniita del niondo per tributare oma^gi al loro impcratorc , inentre dalla relazione dell' anihasciata inglese scritta dallo Staunton sappiamo clie al principio del vincgio sul liume Giallo tolte furono dai vascelli le liandiere o banderuole , clie porta vano nn'iscri- zione relativa a quel preteso omaggio. Sembra pure clie in ima versione italiana di que' viaggl si sarebbe potuta impinguare quella introduzione senza allungarla di mo'to , ed accennnre, p. es. , cio clie fatto non aveva il De Gui- gnes scrivendo avanti il cominciare di questo secolo , la relazione dell anibasclata olandese alia Cina pubblicata in Francia da Moreau di Saint Mary, I'ambasciata inglese success! va di Lord .-iinherst , e le relazloni di altri vlaggi success! vi. INIentre ci place d' incoraggiare 1" editore alia contlnua- zione di un' opera che puo certamente riuscire vantag- giosa air Italia , non vogliaino oniettere di raccomandargli una inaggior cura riguardo alle sue versioni. In quella dei "viaggi del De Guignes iroviamo molte mende die troppo lungo sarelibe il voler qui notare ; qualche oscurita, qual- clie tra voigiinento di elocuzione trovasi alia pag. i5 del tomo i.°; coci alia pag. 19 leggiamo che il dope pranzo Ic montagne s' allontanarono ; dove noi crediamo die siansi omesse le parole dalla iista ; cosi scorrendo rapidaniente i volnmi ci sjiiacque di vedere non iinmoreremo a discu- tere , V acqua ben lisciata e bagnata in precede nza, il 5a- pore sdolciato , 1' apparenza planibea , i rampali , die si e forse staiiipato in vcce di rampoUi , rffetti da vcrnice y ecc 378 APPENDICE L' Archltettinri di Fitriwio, tradotta in italiano da Qnirico ViviANi, ilhisUata con note critiche ed am- pliata di aggiunte intorno ad ogni genere di costru- zione antica e moderna, con tavole in rame , per opera del tradnttore e dell' ingegnere arcliitetto Vinccnzo TuzzT. — Udine, i83o, pei fratelli Mattiuzzi , ti- pografia Pecile. Fasc. I, in 8.° fig. (*). Deir Architettnra di Marco Vitruvio Pollione , libri died, pubblicati da Caiio Amati , professore , ecc — Milano-, 1829, i83o , Giacomo Pirola. Tamo I, fascicolo IV. Prezzo di ciascun fascicolo , in 4.° ital. lir. 8. 5-, in fogllo ital. lir. 12. 85. Ora che volge al suo fine la splendida edlzioae del Vi- truvio coi commenti del Polcni e dello Stratico fatta in Ud'uie dai fratelli Mattinzzi (i), sidadai medesiml principio a qnella della traduzioae italiana del testo Vitniviano con note ed aggiunte; e qnesta non potra se non die rluscife gratissima agli studiosi itaiianl , pei'clie gli editor! si sono proposti il triplice oggetto di servire , i.° alia comodita degli esperti architetti ed ingegneri^ 2.° all' istrazione degli iniziati nel- r architettura e nelle scienze annesse ; 3." all' esercizio degli eruditi. Ai primi giovera certamente tale nuova versione , corredata, come ci sipromette, di tutte le moderne scien- titiclie cognizionii a vantaggio dei secondi s' inseriroao tra i comenti anclie quelle spiegazioni , che forse per artistl provetti serabrerel^bero troppo comuni ; e per soddisfare il desiderio degli nltimi , si promette alia fine in separato fascicolo il testo latino cui si attenne il tradnttore , colla distribuzione raedesima osservata nella versione , e quel (*) Le associazioni e corrispondenze pel regno Lombardo , 11 Piemonte e il Genovesato si ricevono al negozio di Antonio Te- aenti , calcografo e Idsrajo in Milano, socio editore. (i) Di questa grandiosa edizione e poc' anzi uscito il volume IV, parte I. In essa parte coutengonsi i libri IX e X delF Architet- tura di Vitruvio , corredati di belle e numerose tavole risguar- danti speciakuente le diverse niaccliine ed i varj struni»-uti raec- canici degli autichi. Colla parte II, gik impressa , avra compimento tutta r edizione. E noi ne parlereino nuovamente , e con tanto inaggior impegno, quanto che forma dessa il pid bel nioniuiieiuo ch' ergere si potesse al roniano arcbiretto. PARTE ITALIANA. 3^9 testo , oltre le pmemlazioni del Poleni e dello Strcuico e quelle chc saranno puliblicate tlal Marini^ presentera an- cora le variant! inedite di parecclu codici collazionati dai piu grandi cruditi. Non avendo noi alle mani se non clie il primo fascicolo di quest'' opera , non entrerenio a lungarnente ragionare del meriio della versione, e solo qualche ceano faremo delle note clie troviaino copiose e j)iene di antica e moderna erudizione. AH' opera si premetiono alcuni brevissimi ceniiL iiitorno alia vita di Vitruvio , lasciando che dalP opera sua stessa si traggano le notizie delle cognizloni di lui iatorao alia scienza e all' arte , come pure quelle dello stato suo e della sua probita ; si preuiette altresi un' introduzione alia stessa architettura Vitruviana. In questa imprendesi a di- mostrare il merito grande dell' autore , 1' unico che tra gli anliciii maestri abbia lasciate lezioni speculative e pratiche deir arte sua , e riunite abbia in un corpo le dottrine dei greci e dei latini arciiitetti; aggiugnendo a quelle le inven- zioni del proprio ingegno. Si mostra poi in quell" introduzione die per ben giudicare di Vitruvio e d' uopo conoscerlo in tutta la sua integrita : si parla delle diverse edizioni di lui e de' suoi commentatori, del mode in cui si e modellata ed eseguita la versione clie ora si presenta , e non si tacciono finalmente le censure dalle quali non e andata esente V o- pera Vitruviana, facendosi anclie vedere 1' insussistenza di alcune. Trovasi in fine uno slancio , clie noi diremmo forse troppo immaginoso, contra I'applicazione delle forme archi- tettouiciie del medio evo fittta ai sacri edilizj. Quanto alia traduzione, aggiugneremo clie non possiamo a nieno di non lodare il divisamento del Viviani , il quale scostandosi talvolta dal Barbara e dal Galiani, si e fatto carico di renderne la ragione. Le note, come gia si disse, sono copiose e quasi continue a corredo del testo, ma alcune ci sembrano forse piu doviziose di erudite notizie di quello che sarebbesi potuto desiderare in un' edizione destinata soltanto ad agevolare la lettura di quest' opera ai giovani studiosi che non possono avere tra le mani ne forse in- tendere il testo corredato di annotazioni in grandiosi vo- lumi. Alcune pero di tali note ci sono seinbrate impor- tantissime , quelle massiinaniente che si riferiscono ad og- getti di storia naturale o di fisica da Virnuio accennati, e tra esse una. nc al)])iamo distinta conccincnte i pini , 3«^0 APPENDICK altra sulF eoliplla ; e degna pure di comtnendazione cl e sembrata qnella apposta alia pag. 9.5 lelntiva alia celebre Torre de' venti di Atene. la qnella in cui si tratta dei pi- iii, e si illustra la parola sapinus di Vitruvio , noii possiamo dissimulare che ci ha fatto qualche sorpresa il noii vedere dal Foieni e dallo Stratico , ne tainpoco dal Vmani accen- nato giammai il larice , che e il sapin dei Francesi , comu- nissimo nell' Italia , e dubitando noi che I' abies dei Latini sia quello clie dai botanici si chiama picca ( asserzione pi- gliata dalla Eivista enciclopedica), saremmo per dolerci col Viviani stesso che tradotto al)bia nella detta paguia il vo- cabolo picea , cioe piiius picea per pece , che certo non e applicabile airalbero, il quale in tiitta quasi T Italia si denomina peccia. Riguardo aireolipila, le ricerche che si fanno oggi giorno per trovare nell' anticliita qualclie vesti- gio deir uso del vapore considerato come motore, ci ani- niano a snggerire a quel valenti ricercatori la lettura del passo Yitruviano, nel quale si dice che nasce il K'ento quando il calore s' incontra coll' wniclo ; e Z' impeto del fer- vors, esprime la forza dello spirito so^rnte, del che pito ve- dersi la verita dalle colipUe di metallo. Tre sono le ginnte che fatte si veggono in questo fa- scicolo al libro I deirarcliitettura di Vitrmio : versa la prima suUe leggi die riguardano T architettura ; la seconda sulle fondamenta degli edificj ; la terza suUe costruzioni militari antiche e moderne. Ma di queste , come di tutto il rinianente dell' opera si ragionera in altro articolo , e intanto ci limiteremo a notare che assai ben eseguite ci senibrano le tavole in rame , in numero di dodici aggiunte a questo primo fascicolo. Ma disconvenevole cosa sarebbe il parlare dell' architet- tura di Vitruvio e non rivolgei'e ad un tempo il discorso alia belia edizione che della medesima viene in Milano eseguendosi dal sig. prof. Amati, e che fu da noi annun- ziata nel fascicolo dello scorso marzo. Essa precede con pie rapido e coraggloso , giuiita gia essendo al ca]jo VIII del libro IV. Ad essa ancora precedono alcune Notizie pre- liminari, nelle qnali trattasi del merito di Vitruvio sotto il quadruplice aspetto di fisico , matematico, meccanico ed arcliitetto •, si accennano le principal! edizioni ed i diversi volgarizzamenti che fatti furono dell' opora di lui, non che i varj lavori die da dottissimi uomini vennero sovr'essa TARTE 1TALIA.NA. 38 I intrapresi , ecc. Passa cjuindi il sig. Professore a dar ra- gione del sao lavoro , protestamlo d' aver avato per iscojio il buon volcre. dl essere utile alia gioventu studiosa dell' ar- chitettura col procuraile una comoda , poco costosa e a lei adatta edizione , ed avvertendoci d' essersi specialmente at- tenuto alle cdizioni del Diirantino, del Giocoiido , del Bar- baro, dello Schelder, del Galiani, deH'Orsini, e della re- centissima dcUo Stratico e del Foleni. Quest' edizione e par corredata di note; e 1' autore ci avvisa di averle o appoggiate a monumemi antichi , o tratte da autorei^oU commeatatori. Ricchissima e poi di figure , e qiieste ben disegnate e coUa massinia nitidezza incise. Esse seguono I'ordine progressivo del testo, e servono a chia- rirlo. Ed a vie uieglio chiarirlo ancora altre figure vi ag- giunse il signor Professore rappresentanti gli anticlii e pin famosl edificj de' Greci e de' Komani. Utile poi agli studiosi riescir dovreblje il metodo col quale egli di riscoiitro a cia- scuna tavola ha \-)osia. una succinta spiegazione dclle principali simmetrie , come nel teste trovansi registrate. Anche questa edizione merita dunque incoraggianiento e tanto piu quanto clie lia essa per iscopo d'avviare i cultori dell' arte sul retto canimlno. Ma noi , siccome gia avvertito abbiamo nel suddetto fascicolo , ritorneremo su questa e sulla viviana traduzioue tosto clie ci sara pervenuto qualche parte an- che di quella del Rlarini. Intanto di questa tacere non vuolsi clie nelle Notizie prelmiinari, e nelle note ancora bramato avreiniHO un po' piu d' accuratezza e di eleganza nello stile. Storia dell arte col mezzo dec montimenti dalla sua decadenza nel IV. serolo fino al suo risorgirneiito nel XVI, dl G. B. L. G. Seroux d Agincoubt , con note. — Milano , presso Ranicri Fanfatii , in foglio. PubbUcatl 46 fascicoli, prezzo di ciascnn fascicolo in carta vclina scclta , di 6 tavole colla descrizione delle medesirne, per gli associati lire 5 ital. e cent. 3o per ogni foglio di stampa del testo rc- lativo; in carta velina leggiera lire 4 e cent. 2 5 come sopru^ in carta coniunc sundinciile lire o. e cent. 20. 382 APPENDICE Antologia stranlera , Qlornale di scienze , lettcrc cd arti presso gll stranieri, ovvero Scelta d ardcoli tra- dotti da' misJ,io}i giomali letterarj inglcsi^ francesi, tcdeschi , ecc. — Torino , dalla tipograjia e libierla di Giuseppe Pomba , in 8.° Tutto rjuello clie puo contribuire a diffondere e comu- nicare rapidameiite fra gll uomini i progressl deir uvnano pensiero e i suoi effetti sopra il comune incivilimento e di utilita si evidente die non ha bisogno di essere dinio- strata. E pero noi non vogliamo esser lenti a dire, che V Antologia del Pomba e divenuta in pochi mesi uno dei mezzi migliori clie abbia 1' Italia per conoscere lo stato delFinci- vilimento presso le straniere nazioni. Q^aest" Antologia guarda all' utilita piii assai che al diletto ; e pero non dubitiaino di afFermare ch'essa trovera senipre maggior favore , quanto pill il mondo si verra persuadendo clie il massimo dei di- letti consiste nell' istruirsi. In generale gli editori lianno finora attenuta In loro promessa di dare all' Italia le cose pill recent! stampate fuori del nostro paese : e le traduzioni oltre air essere diligenti sono anche scritte lodevolmente. SCIENZE, Bibliotcca dei Sand Padri greci e laUni in volgar lingua tradotti ed illustrati , fasc. i .° del vol. I. — Milano , i83o, per Gaspare Truffi , in 8.° Ogni volume sard composto di sei fascicoli ; prezzo d ogni fascicolo lir. i. 5o austriache. Finora il solo primo fascicolo di pag. xlv e 5o. Collectio Selecta SS. Ecclesioe Patrum complectens exquisidssiina opera turn dogmadca et moraUa^ turn apologedca ct oratoria , accwundbus D. Caillau Missionum Gallicarum preshytero , et nonnullis Cleri Gallicani prcsbyteris una cum D. 31. N. S. Guillon in facultate Theologice parisiensi Eloquendce Sacra; jjrofessnre, proedicatore regio, etc. — Mcdiolani, i83o, typis Ant. Fontanse, in 8." Esce pure per associazione € per fascicoli , ciascuno cd prezzo di oust. lir. 2. Finora il solo primo fascicolo di pag. xi e 200. Se a sommo vantaggio della fede e de' costuuii torna lo studio profondo deile sante Scritliue, tonia uon lueno PARTE ITAtlANA. 383 quello del Padrl clie ne sono i piix fedeli interpret!. Qnesti chiarlssimi ingegni suscitati dalla Sapienza divina a con- servazione e difesa d' una religione die deve fiorire sino al compimento de' secoli , seppero fra il terrore dc'' sup- plicj , fra la inalignita delle eresie, fra le tenebre dell' igno- i-anza mantenere puro ed incorrotto il fonte delle salutari doctrine clie a noi derivano dalla parola di Dio scritta , e dai subliini docamenti per la voce degU Apostoli a noi tramandati. Per questa cagione , piii clie per 1' anteriorita di loro vita , noi soglianio appellarli col sacro nome di Padri ; e perclie splendono nel seno delia Cliiesa come una guida luniinosa , noi giustamente ci rivolgiamo a loro, quasi ad universal! dottor! , e facciamo tesoro di lor sen- tenze quando liisogno intervenga d! nieglio illiistrare uii punto cattolico , o di convincere gli spiriti alia verita rihellanti. Ne tuttavia questo nostro ricorso all' autorita de' Padri e troppo ossequioso e cieco , siccoine aiiiano j^er- suadersi i cristiani dalla nostra fede dissenzienti , ne , per troppa anipiezza di termini e di credenza , qiiella loro autorita si tiene da noi infallibile e santa. Confcssiamo noi pure die ad ognuno di essi singolarmente prfso potevano fare illusione i travianienti delP umano spirito ; e direnio di piu die alcuni , de' quali altissinia la fama giunse fino a noi, ne diedero prove non meno indnbitate die dolo- rose. Laonde , per vero sentire de' cattolici , e irrefragabile r autorita de' Padri allora soltanto die ne' giudizj appar- tenenti alia fede od ai costumi cospirano essi d' un con- senso pieno ed unanime ; ovvero allorclie il giudizio di alcuno e identico col sentimento della Cbiesa. Dal qual principio risnlta la prerogativa die eziandio nel caso espres- so gode la Cliiesa suU' autorita de' Padri. Perciocclie il pre- gio d' infallibilita , end' e rivestita la Cliiesa , e intrinseco a lei ; ne sarebhe essa la Cbiesa di Gesu Cristo se un' eterna luce di verita non la lUuminasse ne' suoi giudizj •, la dove i Padri fallibili per se , quando infallilMlmente pronunziano , non fanno die pronunziare il giudizio della Cbiesa: e per una spontanea conseguenza questo valore d' autorita si risolve nel- 1' autorita della Cliiesa stessa, cui rappresentano i Padri col rappresentare ne' singoli tempi le singole Chiese a cui ap- partenevano, e dal complesso delle quali la universale risulta. Stnbilito questo principio, facilnientc si scorge come »ieno di non lieve ccnsura mcritevoli e quelli die poicndo 334 APPENDICE appoggiare una loro senteiiza al testimonlo cU qualche so- litai-io Padre, fors'anclie ititeso a rovescio, subitamente gridano al triont'o, e quelli die ne' Padi-i non amano con- siderate die semplici individui , esponenti private dottrine , e queste o sparse di una profana letteratara cui appre- sero essendo ancor gentili , o ravvolte nel misticismo della platonica iilosofia ^ e quelli finalmente die si lusingano di acquistarsi un ampio corredo di ecclesiastica coltura , come prima venga lor fatto di percorrere le Bibliotedie tie Padri. Perciocclie se per T esatta intelligeuza di ogni autore per eta , per lingua , per nazione a noi peregrine e d' uopo premettere uno studio die ce ne appiani la via , indarno si credera di penetrare il sentimento e lo spirito dei Pa- dri , senza avere sgombrati dal nostro cammino non solo i comuni impedimenti, ma gli altri ben anco die sono cagionati daila nianiera del dire ad essi particolare, dal metodo in que' secoli dominante. Giovera pertanto , prima di accostarci alia lettura di qualclie Padre, I'esaminare attentameiite la vita e le iniprese di lui , e col soccorso di una sana critica il saper distinguere gli scritti veri e legittimi di *lui dagli apocrifi e supjiositizj. E qualora giu- dicar si deblja della dottrina di alcuno, sara prudentissimo consiglio il giudicarla piuitosto dai luoghi ne' quali a liello studio si e ventilato qnalche argomento, die non dagli altri ove se ne parlo soltanto di un cenno od alia sfuggita. 11 qual principio ci fa pure accorti die non Ijisogna in- terpretare a rigor di lettera , ne ricevere come altrettanti assiomi senza considerazione ed esame tutto cio die nel fervoi'e dello scrivere e per arte oratoria avranno per av- ventura esagerato. Laonde nelle discussioni appartenenti alia fede meglio ancora noi ci rivolgeremo alle loro opere polemiclie , nelle quali abbandonando essi le applicazioni accomodatizie die ben reggono coll' eloquenza del perga- mo , con rigore si attengono alio stretto e genuino senso scritturale. E per verita se noi attendiamo un Agostino allorche si reca a disputare contro d' un Celestio , o contro d' un Fausto, troviamo in lui tutt' altro dicitore da quello die dalle cattedre evangeliclie istruiva ed aiiimaya alia virtii la plebe cristiana. Lo stesso S. Bernardo , nel cui dire oratorio appare forse un non so che di frondoso , e di un' arte , forse troppo studiata delle biblidie allusiorti , ben sa temperare il suo stile, e ouiettere, direm cosi, ogui PARTE ITALIANA. 385 picnerR.i dl tinte, allorche per via dialettica inipugna 11 vizio e r errore. E non a caso a])])iain detto discussioni apparleaenti (dlafcdc ( cio che pure iiitendiamo de' costHnii )i poiche se le nostre ricerclie niirano ad argomeati di filo- logia , di scienzc natural! e di lingue , noi noii dubitiain d'asserire die, lualgrado T ossequio dovuto a tali autori , possianio talora prudentemente da' lor giudizj dipartirci i e abljastanza ce ne aflidano in questi tempi i progress! deir arte critica non meiio die delle scienze positive , e lo studio ampiamente dilTuso dclle lingue d" oriente , le quali , se cccettuiamo la greca, crano forse coumni ai soli Ori- gene , Epifanio e Girolamo. Queste considerazioni ci corsero al pensiero tosto die ci recammo ad esaminare la prima delle due annunziate opere, della quale e tempo oniai die si favelli ; e qui fra tanto le aldjiam divisate, perdie bramato avremmo die nella Introduzione di essa se ne fosse alquanto ragionato. Sembra a noi die per cotal rispetto le idee di niolti non sieno trop- po esatte ; ed e importantissima cosa die venga ben deli- nito , quando V autorita dei Padri sia tale da cattivarsi il nostro spirit© in ossequlo della fede , quando essa e bensi grave e degna di tutta ponderazioiie, ma non irrefraga- bile , e quando in fine noi possiamo discostarcene senza taccia di temerita o di un orgoglio intollerante. Ne all' au- tore deir Introduzione potevano mancare su di cio disser- tazioni interessanti e utilissiuii scritti (i). Pure a questo nostro desiderio ci lusingliiamo die potra in parte sup- plirsi coUe illustrazioni die a mano a mano accoiiipagnar debbono 1' opera del Padri, ed alle quali precederartiio le Memorie storidie intorno la vita di ciascun d' essi con tale brevila descrltte , ci vien detto, che non esc/uda tutto quanto pub servire a dare un adequata idea delle sue cristiane e ci- vili qucdita. Or per venire all' andamento del primo fasclcolo, nou omette il tipografo di farci sentire a quanto vasta ed ardua impresa siasi egli accinio; e noi perfettamente convenghia- mo con lui : ed appunto percio egli invoca // favore dcl- V illwninato Clero d' Italia , cui con devoto aniino questa (i) Veg^asi particolarmente T opera intitolata : Fetit Traite de la lecture des Peres de rSnUse, on la Metode pour Us lire utileiiietU, Paris, Conterot ct Gueriii, an i688. BibL Ital. Tom. LVJJI. 25 386 APTENDICE nuova Raccolta delle opere del Santi Padri offre e consacra , uon isperando, seuza tale protezione, di condurre cotal suo lavoro a prospero tine. Ma dal canto suo egli ci promette somma diligenza tipografica ^ non disgiunta da celerita di esecuzione •, e per ogni altro intento egli si rivolse all' opera di distinti letterati nella sacra e nella profana crudlzione egualmente versad. Nell' accennata Introduzione si da una serie cronologica degli autori die o parlarono intorno gli scrlttori ecclesiastici , o diedero biblioteche di questo ge- nere fiao alia biblioteca del Du Pin , rispetto alia quale si dice che sarebbe temerita lo scostarsene frequeiitemente nel compilare la prestnte Biblioteca. E per verita se dobbiam giudicare da un punto solo , ossia dalle notizie intorno il libro di Ermn , il Du Pin e seguito cosi da vicino in qual- che part« da vederne espresse le frasi e le sentenze me- desime. Si espone poscla 1' ordlne divisato per questa Biblioteca. Le opere non si distribuiscono per ordine di materie , per- che vi sarebbe troppa perturbazione di tempi , e si uni- rebbero per modo d' esempio gli scritti del secolo aposto- lico con quelli dei tempi a noi piu vicini. Si distribuiscono dunque per ordine croaologico, adiiiche meglio si ravvisi r impronta dei tempi stessi ; e se ne presentano quattro epoche dlstinte. Comincia la prima coi Padri apostolici e termina al principio del quarto secolo •, la seconda si estende dalla celebrazioae del primo concilio ecumenico fino alia caduta dell' impero d' occidente ; la terza epoca abbraccla lo spazio di circa 3oo anni , quanti se ne contano dal prinoilDio del dominio gotico, passato poscia ai Longobardi, flno alia coronazione di Carlo Magno •, la quarta ed ultima epoca comprende i tempi die corsero dal principiare del secolo nono alia seconda crociata , nel qual tempo fioriva S. Bernardo. L' editore quantnnque in questa Bil)!ioteca siasi proposto di seguire croiiologicamente V ordine de' Pa- dri, dicliiara pero die talora gli sara necessario lo sco- starsene per tener dietro o alia confutazione di uu'eresia, o alle apologie di nostra fede contra le calunnle de' pa- gani , o ad altri non dlssimili argomenti. Egli poi si fa carico di darci al principio d' ogni epoca un brevissimo prospetto storico dello stato della Cliiesa e de' principali avvenimenti che favoregglarono o rltaruarono i progress! del cristianesimo. Terra dietro a tale prospetto un indice PARTE 1TALIA.NA. 387 ragionnto delle opere del Patlri clie nell' epoca loro rlspet- tiva si clistlnseroi ci6 clie nel presente fascicolo veggiamo cseguito i-ispetto alia prima epoca. I primi sciitti clie si presentano sono due lettere di S. Clemcnte Romano alia Chiesa di Corinto ^ poi segue una breve analisi di altre due lettere intorno la Verginita attribuite alio stesso S. Clemente. Poi si passa ad Erma che si crede essere autore dell' opera intitolata il Pastore. Di quest' opera originariamente scritta in greco esiste un' an- tica versione latina pubblicata nella Bibliotlicca Patrwn , la quale fu volgarizzata dal Geniccioli, e cosi stampata in Vcnezia T anno 1796. Un tale volgarizzamento fu qui ri- portato , con pochissime varianti. In altio articolo ragione- remo particolarmente delle versioni in questa Biblioteca adottate. La Collezione latina degli stessi Santi Padri, clie qui pure annunciamo, e quella medesima gia da noi lodata nel tomo 56.°, pag. 218 di questo giornale. Noi non possiamo quindi che applaudire al tipografo sig. Antonio Fontana , ii quale vien cosi presentando all' Italia una comoda, bella ed accuratissiraa ristampa di un' opera, clie ridondare non puo se non a sommo vantaggio d' ogni colto e devoto stu- dioso delle teologiclie discipline. E il henemerito editore lodar debbesi ancora, perclie iinpreso abbia a dare le opere de' Santi Padri nel testo latino, anzi che nelfitaliana ver- sione. Imperocche queste si fatte CoUezioni destinate sono specialmente per gli ecclesiastici , i quali pei loro studj e per la stessa loro pratica abbisognano del testo latino. E certamente sarebbe un assurdo il supporre in essi un' as- soluta ignoranza del latino idlonia, che e pur quello della cattolica Chiesa. Oltre di che nessuno oscrebbe con asse- veranza guarentire 1' esattezza c 1' integrita de' volgarizza- inenti ; ne alcuno abbandonar vorra giammai le pure e limpide sorgenti , quando dato gli sia di potere in esse agevolmente attignere. Ciie questa mania di tutto volga- rizzare non fa oggimai che tutta d' impure acque e fangose inondare la bella Italia. Questo fascicolo forma la parte prima del primo tomo, e comprende la prefazione dell' editor parigino, e cio che sino a noi pervenne dell'apostolo hariiaba , di Erma di- scepolo degli Apostoli , di Dionigi 1' areopagita, di S. Cle- mente, di S, Ignazio, di S. Policarpo, di S. Giustino, con 388 Al'PENDICE succlnte ed accurate notizie de' loro attl. E nella prcfa- zioiie toccate sono con bel garbo alcune delle osservazioni da noi piu sopra esposte. Biblioteca scelta di orazioni sacre, ossia collezlone completa di pancgirici per le feste dl Nostra Si- gnore , della Beata Vergine e de' Santl , tratte dai migliorl scrhtori , dedicata all illustrissimo e reve- rendissimo monsignore Qiambattista Castelnuovo , Vescovo dl Como. • — ■ Como, coi dpi di C. Pietro Ostinelli. Vol. aS , in 8.° Giunta felicemente al suo termine quest' opera , gia da iiol piu volte iodata, non posslamo dlspensarci dal tributar nuovame-tite agli editori quegli encomj che ben si merita- rono dalla cristiana non nieno che dalla letteraria repub- blica. Estremo era il bisogno in Italia di vedere giudizio- samente riunite le opere di que" pochi valorosi che i no- bili sforzi del loro ingegno rivolsero a perfezionare la sacra eloquenza, arte quanto bella e sublime in se stessa, altrettanto utile ai pubblici e privati interessi , perche freno al mal costume , perclie stimolo potente alia fede ed alia pieta. Siccome pero la scarsezza de' buoni modelli , e pill ancora T abbondanza dei cattivi seco ognor trassero e perpetuarono il degradamento delle scienze e delle arti ; cosi la ragione e 1' esperienza provarono non potersene meglio promovere il perfezionamento che col presentare a chi le coltiva una bene ordinata serie de' capi d' opera che ognuna vanta nel suo genere. Ardua piii che non sera- bri a primo aspetto era in genere di sacra eloquenza una si degna impresa. Chi non vede di fatto quanto sia cosa difficile e delicata il dovere da una quantita di opere tutte per se stesse piu o meno pregevoli scegliere le migliori con perlcolo d' ofFuscare la ben meritata rinomanza de' piii ir^igni autori , e con essi recar danno in faccia alio stra- niero anche alia gloria italiana , nell' atto stesso che si tenta di porre in bella mostra e i pregi degli uni ed i fasti dell'altra? L' essersi poi gli anzidetti editori circoscritti a non presentare nella Loro biblioteca che modelli di pane- giriche orazioni , se fii lodevole divisaniento in quanto che di queste piix si pativa scarsezza , e d' altronde una colle- zione assai commendevole di prcdiche stavasi gia coiupilando PARTE ITILIANA. 889 nella stcssa lor patria ; e pero ianegablle che per cio stes- BO si trovaroa eglino costretti a raccogliere in un campo ben piu sterile e pressoche deserto. E per verita sebben r orazion paoegirica abbia sempre a se chiamata I' atten- zione e lo studio di tutti i sacri oratori , nondimeno essa e queir ancora che offre iiieno d' ogn' altra buoni modelli d' eloqaenza. Ne poteva diversameiite avvenire dacclie for- mar se ne voile un oggetto di poinpa e di piacere , an- zicbe di spirituale vantaggio per le anime cristiane. L' orazion panegirica , come qualsiasi altro discorso da pulplto, non dev' essere ad altro ordinata che ad inculcare o la credenza di una verita , o la pratica di una virtu. Imperocche tutta la differenza clie passa tra i panegirici e le prediche non ad altro si riduce che alia diversita di scelta e d' uso negli argomenti con cui provare 1' assunto ; ristrignendosi il panegirista a que' soli die a lui fornisce la solennita di cui ragiona, mentre nei dicorsi morali h libero air oratore di addurre tutti quei fatti e tutte quelle ragioni che a lui sembrano e piii eOicaci a condurlo al sue scopo, e piu convenient! al suo carattere , al luogo da cni parla , ai bisogni di chi rascolta, alia santita del soggetto che svolge. Da quelT Imprudente travolgimento di scopo nacquero, siam per dire, tutti i difetti che riuiar- cansl nelle opere di questo genere. Gli oratori non conside- rando i cristlani niisteri sotto di un solo aspetto, sotto quel- 1' unico spirito che una verita rannoda coll' altra e forma di esse quel tutto niirabile , che nella religion de' redenti sorprende e rapisce , confonde ed illumina , atterrisce e consola , non cercando nell' umiiiazione del Figliuolo del- Tuonio r esaltamento del Padre celeste, come mai pote- vano eglino elevarsi a quella verita e grandezza di con- cetti clie imperiosamente trascinan gli animi a seguire con pari ardore Gesii Cristo e fra le delizie del Taborre , e fra le ignominie del Golgota? — ■ E cosi negli elogi della Vergine e de' Santi : si lodano questi eroi , e Dio autore de' loro trionfi e comunemente il piu obliato , quando altro non son essi che corpi opachi scintillanti di quella luce che da lui ricevono. Rlostrare Dio grande, Dio mirabile ne' suoi Santi, ecco dove tendere dovrebbero specialmente tutti gli sforzi de' sacri paneglristi. Nulla poi di piii opportuno a colpire gli animi de' Cri- stlani quanto il convincerli che coloro ch'essi venerano Sqo appendick sugli altarl eran nomlnl della stessa loro natura, soggettl alle meilesime inclinazioiii, e che, in tempi clai preseati noa dissiiiiili , seppero cooperaiido alle gvazie celesti trion- fare di quelle tentazioni , da cui lasciansi essi tanto vil- mente superare. Vedesi allora nelF altrui vita 1' aperta con- danna della propria ; ammiraasi le intime relazioni che passano tra Dio e le sue creature , e scorgonsi le vie per cui suole egli guidarle all' eterna loro salute : allora si ap- prezza V eflicacia di que' sussidj , con cui egli pietoso sov- viene all' uniana debolezza , ed i mezzi ravvisansi , onde trai'iie durevole profitto. Ma per raggiungere una meta si nobile bisogna formarsi prima un'idea esatta, precisa del- 1' eroe che si prende a celebrare , non potendosi dar lode e gloria all' autore senza una plena cognizlone dell' opera da lui compiuta. Devesi quindi primieramente analizzare tutto che dal Santo fa operate, per potere con sicurezza conoscere le qualita della mente e del cuore di lui , e stu- diarne le particolari tendenze , onde colla guida di queste salire a discernere il principio movente delle imprese di lui , vederne il fine , i rapporti e 1' influenza ch' ebbero le medesime sul ben essere della Ghiesa e della societa : e necessario conoscerne gli afletti, i pensieri, le azioni e le loro conseguenze. Imperocche con questo variato complesso di cose vuolsi comporre un tutto die sia del pari e il qnadro il piu sincero ed utile della vita del Santo che air imitazione si propone del popolo fedele, ed il testi- monio il piu eloquente e grandiose dell' onnipotenza e della bonta di quel Dio, che T inferma nostra natura sorregge ed esalta a manifestazione di sua gloria , a salute delle atiime nostre. I difetti che rimproveransi generalmente al panegirici ci danno la prova la piii convincente della verita de' no- stri principj. Tali sono, a cagion d'esempio, quelle pro- posizioni piu nuove che vere , piu brillanti e capricciose che grandi ed utili , di cui molti , ed al ccrto spensierati , si fan belli e vanagloriosi , quando in vcce dovrebbero arrossirne e paventare perche o giuochi miserabili di pa- role , o paradossi ridicoli e ributtanti. Tali quelle division! che, in vece di disporre le materie in modo che piii na- turale , chian e precisa ne risulti la dimostrazione , la rendono in vece piit artificiosa, intralciata e prolissa, obbligandosi a passaggi o del tutto comuni, o strani e PARTE ITAMVNA. ~)f) I saltnarj. Tali quelle tinte Innguide, vaglie e superficial!, die lungi dal caratteri/zare T eioe , di cui si celehra la iiie- moria , dipingono pinttosto lo stato, la condizione, il ini- nistero di lui , i-animentano le politiche vicende dell' epoca in cui fiori , e sperticaiio elogi si indetcrmiuati , die ugnal- mente possono a lui convenire die a cent' altri. Tali quelle fredde narrazioni noii per altro clamorose die per frequenti esclamazioni , non rimarciievoli per altro die per eiifasi triviale e stucdierole, non per altro seatite die per rigur- gitanza nauseosa di epitcti e di superlativi, per cui tutto esagerandosi, tutto manoniettendosi , tutto diviene pur an- che niaraviglioso ed iniinitabile pel volgo , die alia fede del sacro dicitor s' abbandona •, tutto sospetto di superchie- ria e di falsita pel saggio , die della IVode dell' oratore s' avvede. Tali quelle applicazioni inopportune e stlrac- chiate di pratica morale, foiuentatrice soltanto di estrin- sedie minute abltudini , straaiere egualmente all' indole d' illuminato intelletto , die alio spirlto semplice e sublime di quella Religloiie augusta , die appunto, perclie scuola di prudenza e di mansuetudine , e pure la maestra di tutte le condizioni e di tutte le eta. Tali rmalmente quelle pe- rorazioni, die sono piuttosto un iributo all'usanza, clie uno slancio dello zelo, un risultamento di accattata pietii , ciie r effetto di quella carlta apostolica , la quale piena di sua missione presentasi a proclamare le glorie del suo Dio nelle virtu de' servi di lui. Clie se e diQicile il riscontrare riuniti in un solo panegirista tutti questi difetti ed in quel grade die noi abbiara rimarcato •, e pero ancora , a nostro avviso, pill difficile il rinvenire alcuno die ne sia del tutto esente. Gli stessi Frances! confessano die anclie i loro oratori s' acquistaron poca lode in tal genera di componi- rnenti, non avendo ess! pure saputo scliivare gli scogli ne' quail urtarono i nostri. Clie pero ad intra])rendere ed a condurre a complmento una biblioteca o coUezione die tutte abbracci le migllori panegiridie orazioni italiane , ridiiedevasi e non volgare cognizione, e gusto squisitis- simo, ed in oltre un desiderio vivo ed eflicace di giovare alia sacra eloquenza. Ond' e die se gli editor! della pre- sente biblioteca avean gia tutto il diritto alia nostra stinia per averla prudentemente tcntata ; certo die tutta ben ora si meritano la gratitudine nostra per averla • felicemente compiiita. 393 APPBNDICE Ne pero affermar vogliamo die tiitte le orazloni in que- sta biljlloteca raccolte vadano aflatto libere dalle tacce die noi in genei-e abbiani rlaiproverato a simil sorta di composizioni. Che anzl dolil^iaino avvertire i lettori di star bene sovr' esse gnardinghi, perche, se lodevole ed utile fu il divisamento degli editoii, quello cioe di dare per ciascuna solennila e per ciascun Santo una e piii panegi- riclie orazioni onde offrire abljoudante varieth di assunti e di trattazioni ; certo die percio stesso molte volte si trovaron essi nel caso di ben doversi accontenlare anclie del mediocre, alFidandosi piii alia buona volonta e al cri- terio di clii dovea usarne, die alia riconosciuta esempla- rita degli ofterti niodelli. E cio valga principalmente pei giovani iniziati nel difficile e periglioso aringo della sacra eloquenza , a' quali se vogliamo raccomandata la presente biblioteca per la varieta e copia de' soggetti e degli as- sunti , non che per la perspicacia de' concetti e per la disinvoltura delle prove , di cui van per l" ordinario belle ie opere della maggior parte degli scrittori in essa indi- cati •, vogliam pero cauti gli stessi e suila scelta delle pro- posizioni , e suU' imitazione dello stile e delle figure ret- toridie die in esse vi dominano : cose suUe quali sareb- besi pur anclie desiderato che gli stessi editor! ne gli avessero particolarmente ed all' opportnnita ammaestrati. E bramato pure avremmo die fra tanti piccioli , o meno elevati primeggiasse quel Grande, ch' e pure tuttora 1' unico che fra gli stranieri dia nome alia sacra nostra eloquenza , e die risentito e maestoso tutte pur manifest! le riccliezze di nostra lingua, e tutti ci appresti gli artificj ed i sussidj della parola , il Segneri. Nexus sclendficus prcecipuanun proposltionum spectan- tium ad inl.roducdonem Jurispriidentice Eccleslaslicce auctore Friderlco Maria Zinellio in Patriarchali SeminnTio Venedarum Jnrisprudendce et Historice Ecclcsiasdcce professore. — Fenedis, iS3o, ex typo- graphia Aloysiopolitana , in 8° Quest' opuscolo del sig. prof. Zinelli presenfa un com- plesso di proposizioni che forraano come il prospetto delle materia da jvilupparsi nel corso delle sue lezioni di giu- risprudenza ecclesiastica. Non e a riegarsi che questo metodo PARTE ITALIAXA. Sq^ abbia a tornare a luolta facilltazione dell' insegnamento , e da questo lato tutti sapranno luion grado al prof. Zi- nelli. Ma non e altresi a dissimularsi clie nioltc di quelle sue proposizioni, sia clie si considerino isolatameate , sia che si uiisurino nei loro rapponi vicendevoli e con tutto il sistema dell' autore , vadano soggette a molte eccezioni e possano incontrare una giusta opposizione. Alcune di esse saranno giudicate inesatte e inancanti, alcune vaghe ed in- determinate, altre pericolose, altre contraddittorie, se pure si fermera a queste qualificazioni il giudizio di molti. Per altro, siccorae Tautore, nella dedica pieniessa all'opuscolo, dichiara non contenersi nell' opuscolo stesso tutto il suo si- stema , ma essere suo intendimento di darne a viva voce un compiuto sviluppo , neque omnia tantum vka <>:oce do- cenda , sono sue parole , neque omnia in scripds ipsis esse tradenda existimaii ; cosi giova sperare clie dark alle sue proposizioni quella niigliore spiegazione che gli conciliera un pill moderato giudizio dal tribunale delle pubbliclie opinioni. Omelia pastorale d ingicsso alia scde vescoiile di Treviso dell' illustrissimo e rcvercndissimo Monsi- gnore Sehasdano Soldati , recituta nclla CJiiexa cat- tedrale il di d Ogtiissanti 1829, e puhblicata per cura della Congregazione Municipale. — Treviso, 1829, tipografia Andreola , in 4.° di pag. 2 3. Uu personaggio di conosciuta riputazione che rivestito deir eminenza del Sacerdozio , tra la pompa solenne delle sacie cerimonie , parla per la prima al suo Popolo da cui era ardentemente desiderato, ed in un'orazione ridondante, immaginosa esprime colla effusione di un cuore commosso i doveri iniportanti delP episcopate ed il miglior desiderio di po\erneli soddisfare , richiamando insieme il suo gregge alle pill care reminiscenze col maneggio felice di partico- lari circostanze, un tal personaggio non poteva non ecci- tare interesse, commozione , entusiasmo. iSon e quindi ma- raviglla se la Congregazione Municipale di Treviso prcga\a r ilhistre Prelato a cederle lo scritto da pubblicarsi coUe stampe , p.er accomunare anche alio straniero i seniimenti di cui era dessa peneirata. Che diremo percio di Moasig. 394 APPENDIGE Soldati die ripugnaiite piegavasi al pubblico voto, chiaman- tlo la sua prodnzione povera di quelle doti che potrehbero merkarle I' ammirazioae degli scienziati e tale da aver stanza appena fra I' aniine tenere e riconosread? Diremo die cer- cando egli nascoiidere le lielle qualiui del suo iiigegno , altre ne appalesa die oiioraiio d' assai il suo cuore, die accrescono oniamento alle prime ed acquistano a lui una estimazione sempre niaggiore. Tutt' al piu ci farem corag- gio d'' aggiugnei'e , die qnaldie tratto della sua Omelia po- tra sembrare piu brillante die vero, o che ad un esordio tutto ordine ed accuratezza non corrisponde sempre il ri- manente delT orazione ;, cio che per altro ha dovuto essere efFetto naturale del cuore , il quale pieno del suo argo- mento traboccava alia meglio trascinando seco lo spirito bendie nodrito ai grandl principj dell' arte. Che se la let- tura di quest'' orazione non risveglia in taluno queiranimato sentlmento che commoveva i Trevigiani, ai quali discen- deva dalle labbra dell' illustre autore , vorra pure egli ri- flettere alia diversita delle circostanze , ne dimentidiera Tavviso del Venoslno: » Segnius irrUant animos dcmissa per aures » Qiiani qucB sum ocuUs suhjecta fidelibus. CCCLXVI gloria delV anno consacrati alia Passionc. di Gesit Crista , da Andrea Rubei. — Udine , 1829, pei fratelli Mattiuzzi, tip. Pecile , in i6.° di pag. 374. La storia della Passione di G. C. divlsa in tante parti quanti sono i giorni dell' anno, senza che nulla perda del suo ordine e della sua successione ^ esposta con opportune spiegazioni che o determinano i fatti, o spicgano il vero senso delle lettere;, seguita da brevi, interessanti riflessionl morali, che fanno sentire la reminiscenza dei Padri dai quali furono tolte ; scritta con molta purezza di lingua e pretta ingenuita di stiles stampata con nitidezza e corre- zione, sono le belle doti di questa operetta, che onorano d' assai il nome del suo autore e d' assai la raccomandano alle anime pie. PARTE ITALIAN A. 3o5 Del Possesso e delta Prescrizione secondo il Diritto civile austriaco. Trattad dell' I. i?. consigliere c professorc D. Giuseppe Winhvarter. Versione dal tedcsco. — Verona, 1829, /?' zione ; » e nmlgrado questa dichiarazione dice poi tante cose inutili o conte ed alia sua solita nianiera. Archivj del proprietario e delV agricoltore , ossia col- lezione periodica di Memorie e di Osservazioiii so- pra le parti tiitte dell' ecqnomia doniesdca c iiirale. rol.S.^ — Piacenza, i83o, dai torchi Del IMajno , in 8.° , fasc. i.° Di questo giornale incominciato sin dall' anno 1826, e piii volte intcrrotto, cosicche noa ne uscirono che 6 fa- scicoli durante lo spazio di piii di tre anni , e ora ripi- gliata la continuazione con promessa delP editore die C ope- ra , anche per Sovrano favore , progredira regolarmente colla pubblicazione di 6 fascicoli nel cor so di ciascun anno all' in- circa. II fascicolo 7.° ultiniamente uscito contiene notizie iullo stabilimento agricola di Roville ; sul modo di condurre una cascina di J. Twamlcy ; sopra alcune malattie del fru^ mento ; ml cavolo albero ; sulle Accademie de' Georgofili di fifciizc i ((.grariif. di Fesaro c d' orticoltura di Parigi, ecc, TAUTE ITALIANA. 408 * Portolano del mare Adrindcn compilato sntto la dlrezione dcW Islkuto geografico inilkare dell I. R. Stato maggiore gcneralc dal cnpitano Claconio Ma- niENi. — Mllaiio , i83o, dull I. li, Stampeiia , gr, in 4.", con adante. Delia fccondazionc delle piante. Dis) Brononiart, Annales des sc, nat. 1827 . tOHi. 12. (7) Gallesio, Delia riproduzione vegeta/e , Pisa, i8j6. PARTE ITALIANA. 407 La pnrte secondn e compost.n dl elemcntl assal meno cterogenei. Essa consta di trentotto pagine, delle quali le prime trentatre soiio tratte ad littcram dal Gallesio, e le rimanenti quatiro da De Candolle, eccettuatene due (la 12.8.^ e seg.), delle quail non abbiamo potato riconoscere la provenien/.a , ma die certamente non appartengono al sig. Gera. L' opera da ultimo si compie coa died pagiae di antin- tuzioni, ed anclie queste soao tolte dagli autori clie ven- nei"o spogliatl per la compilazione delT opera. La maniera con cul il signor Gera trasporta dalP altrui sol proprio Iil:ro parole e pensieri merita di essere in pnr- ticolare acceiinata. Egli traduce letteralmetite le parole j'ni VII, j'ai duisc, etc., degli antori fiances!, siccoiue pure usurpa e fa proprj gli io ed i noi. del dottissimo Gallesio, seuza giammai accennare la penna donde uscirono. Quindi sue proprie diventano tutte le ricerclie , le osservazioni , le idee sistematiclie , ecc. , die nel libro si espongono. Ma da taluuo ci si dimandera se nulla propriameute si trovi iu tutto cjuesto volume die proprio sia dell' autore .. . Noi die ci protestiamo uomini di buoua coscienza ci rechia- luo a dovere di dichiarare die Tautore vi ha inserita una sua particolare osservazione microscopica ed alcuni period! di pro|)r!a ed originale fattura. L' osservazione , cui vogliamo alludere (i) , teiide a negare T esistenza di un' appendice tubulosa , die, secondo Noedliam , Amici, Bron2;i-:iart e Bartling, si svolge dai granell! del poUine nell' atto die si inumidisce. Da principio i' autore ne ragiona in modo da far credere codesta esistenza affatto immaginaria, ne vi manca un tal quale sarcasmo, die ben non sappiamo quanto clebba riuscir grato agli uomini illustri cui e diretto: ma dopo poche linee, con una bonarieta affatto singolare, trova non solo probabilissima 1" esistenza della sopraddetta ap- pendice tubulosa, ma invaso , direbbesi, da spirito profe- tlco, si fa a prevedcria nelle eta future, cloe nei tempi in cui gli stromenti ottici avranno ricevuto maggior per- fezione. — In quanto agli altri pezzi proprj del sig. Gera, non vogliamo qui farci carico d' indicarli , come il femmo pel plagj. Havvi un criterlo , pel quale il lettore potra agevolmente rlconoscerli. Eccone due perclie servano di conferma al d!r nostro : (I) Vcdi pag. r>4 <■ 3.1. 40B ArPENDICE A pag. 14-3: a La vista ilello piantc clie nelle forcste >' furono feiite , e qnindi le foglie diedero un colore men >' vivo, e quella delle foglie clie in autunno cangiano di " colore, allorclie il siigo cessa di agire e le piante si II spogliano del loro oniamento, lianno potuto niotivare It che la screziatura, ed anzi colori misti di uiio stesso >> fiore , noil sono che il prodotto di una nialattia. Ma qua! » difFerenza fra gl' impinmi bosciii di vegetal)ili aiumalati " con quei colori vivi e brillanti, che abbelliscono le piante 11 screziate e i petall dei nostri fiori ? >> A pag. 1 3 9: " Cosi e pure quivi indispcnsabile di av- » venire che la prima edizioae di questo mio lavoro com- II parve sotto gli auspicj del celeberrimo botanico signor »/ prof. Moretti di Pavia, e quindi clie essendosi in questo 1/ conservate le stesse opinioni , e mio do^ere di avvertire , I) che sempre mossi dietro i suoi savj consigli. >> Ma prescindendo dal plagio e dallo stile (i) ha egli poi il sig. Gera raggiunto lo scopo che si era prefisso ? ha egli soddisfatto alle promesse che leggonsi sul fontisplzio del suo libro ? Noi protestiamo solennemente di no Institationcs pathologice generalis proelectioiiibiis aca- demicis adcommodatce ^ auctoie Josepho Corneliani Medicinoe doctor e , et Pathologice generalis atque viaterice medicce prof, hi scientiarmn Universitate tici- nensi. Volumen primutn. — Ticini Megii, mdcccxxix, ex typographia Fnsi et Socii , in 8.° di pag. 280. Prezzo life 4 austr. In mezzo alia dovizia che si ha di opere che concer- nono la patologia generale , rimaiie tuttavia desiderio di (i) il cosa degna di singolare osservazione come in un'' opera essenziahuente botanica, C[uale e ia presente, quasi tutti i nomi generici e sivecifiri delle citate piante siano e spesso e in modo assai ridicolo sbagliati, Ne diaiiio qui alciini eseaipi, lasriando che il lettore giudichi se al tipogi'afo , o nun piuttosto alfaiitore se ne debba dare la colpa. Pag. 2 1 solana per solano » ivi fumeterri » fmiiosterni » 24 Lycop. selvaticum » L. elveticuni « l36 penis])ernie ?> menispernie » ivi esurbiacee » cuforbiacee ecc, ecc. PARTE ITALIANA. 409 un bnon lil)ro sa qiiesta importantissiina pnrte tlella scien/a jtiedica , vero fondaincnto di razionnle nietodo curativo. Im- perocclie il poter pervcnire a iciuleve plausiliile spiegazione dci fenomeni cd accldenti morbosi, ossia dci deviamenti dello stato normale clio dalla fahljrlca aniiiiale presentasi, noa che di quanto ad essi lia ri^laziouc, noa e sicnramente la piii facile cosa, stanteclie la tagioii intima da cui que' fenomeni od accldenti procedono non cade per nulla sotto ai sensi. Ond' e clie il patologo non piio se non clie ridiirsi ad argo- mentarla seguendo le pin proljabiii congetture !e qiiali sieno in corrispondenza coi fatti , e da questi rinfrancata. E poi- clie cfuesti fatti possono essere rigiiardati sotto aspetti di- versi, e spesso sono esaiuiaati da patologi clie non lianno la mente cliiarita dalla llaccola della sana logica, e scevra di prevenzione, interviene die diversa cagion niovente sia lore assognata , e che qnella che a pi-inia giunta puu in apparenza rendere plausibile spiegazione di alcnn fenomeno, per la fatale inclinazlone che si ha di trojipo generallzzare, venp;a dlchiarata principlo di tutti 1 fenomeni ed accldenti morbosi ; e di questo niodo sleno forzati i fatti ad olibedire air ininiaginata cagione , e non, come vorrebb' essere , la cagione ai fatti. Quindi avviene che noi abbiamo tanti e si svarlati slstemi di niediclna, alcuni de' quail tra loro in asso- luta opposizlone ; per la niaggior parte poi slffattl che sa- pendo pill di nietaflslca , che di fislca anlmale (la quale no dovrebbe essere 11 vero solo ed unico fondamento) alfatto pratico, al letto dell' infermo rlnvengonsi vani, e scorgesi che conducono airerrore. Ad onta pero deile tante e tanto gravi dlfllcolta che s incontrano a stablllre una buona teorlca niedica , Tela nostra, non sapremmo ben dire se a pro od a danno della scienza e deirumanita, va lussuregglante di mediclie teorle, delle quail quattro sono le doniinanti : 1.* la fislo-patologica della scuola di Vienna; 2.* la iisio— patologica di Croussais ; 3.* T orgaiilca di Buffalini ; 4.* la Browniana riformata, o, come impropriamente i seguaci suoi la dicono , iY/iOCrt dottrina medica italiana. Ai principj della prima informo per la maggior parte 11 sig. professor Cornellani le Istituzionl, di cui annunziamo 11 primo volume, e che servlr debltoiio di testo alle sue Iczionl. Dlcemmo per la maggior parte , poiche egli vi arreco alcune yariazioni e nioiliiicazioni , le (juali non sapremmo dire se migliorino la teorlca dclf llartuiann , tanto plu che nou rlL^uardauo i 4IO APPENDICE prlnclpj fondamentali dl essa. Dei quail prlnclpj fondamen- tali bisognei'ebbe metier mano a ragionata aaalisi , se in- tendimeato nostro fosse di voler discorrere e disaminare le Jsdtuzioni del Professor pavese con tutta quella estensio- ne die la qualita del subbietto rlchiedereblDe. La qnal cosa parendoc'i convenire assai piii ai giornall ciie esclnsivamente alle scienze mediche son dedicati, die non alia condizioae del nostro , estimammo lim'itarci a brevi cenni , pel quali abbiano i leggitori nostri un' idea di questa nuova opera patologica. Inconiincia adunque il signer professore con una introdu/ione in cui rinvengonsl per la niaggior parte le idee medesime che Hartmann espose nella introduzione che sta in capo alia sua Tlicoria morbi , etc. (Viudob. i8a8), ina duolci il diilo, steniperate in maggiori parole ed in una dizione meno bella , e meno succosa per cui parci per- dano di quella forza e di quella dignita con cui il se- wnalato scrittore di Vienna le presenta. E di pari modo precede la cosa nel susseguente paragrafo che concerne la patolofia in generale. Viene egli in appresso a favellare della malattia in generale , ma non gli vanno a grado le definizioni che di essa furono fin qui date e ne propone egli una, che noi credianio dover qui rapportare, postale a fianco quella di Hartmann. Corneliani. HtiTtmann. Morbus definiri potest organismi Morbus earn vitae corporis cujusdam liuraani , et processus vitalls sublata internoe mutaiionem iistit, qua ipsius integritas , atque abnorniis ralio ab evoliitio turlj;:tnr, ilestructio promn- externji quidem potentiis uocentibus vetur , mntusque nrjanlcus a lepitima efFertis infUicta, ut inde Isesa facultas ad evolutioriem et totaru ■vltse tineni »it ad liberum , asquabile , constans ratioue recedit. et iocundum actionum functionumque vitalium cxercitium, neque vita bu- mana finem a natara sibl praeilxura amplius atiingere queat. Se nelle diffinlzioni il soverchiare di concetti e dl parole riesce in meglio , pare a noi che il professor di Pavia la vinca su quello di Vienna. Per cio poi clT e della sede della malattia, il nostro patologo tiene con chi crede ch'essa sia ad un tempo nei solidi e nei fluidi, e in quanto all' ori- gine ed alia essenza sempre locale. Noi lascerenio dal se- guire r autor nostro nell' esposizione ch' ei fa delle quattro teoriche mediche che sovra notammo, e nelle principali differenze che ne fa sorgere dal loro confronto: ci faremo pero lecito di osservave che nelle poche confutnzioni ai PARTE ITALIA!> — ■ Germaniae patologi sedem morbi proxiniam in actione seu processu vitali reponunt; Itali e contra in intima mixtione organica orgauismi vivi eam inveniunt, quoniam ^■italis actio conditionum vitte materialium jam est elFectus " pag. 181 (i). — " Worbi simpliciter dynamici existentiam admittit (i) Fa meraviiilia come s'abbia voliito accusai'e la scuola alo- luaniia di considerare solo nt-i iiiali lo state diuaniico , e non la condizione organica , iiientre gia Hartmann fu il primo die con- f'utando il sistema di Brown niostrasse 1^ en-ore souimo delPaver lasciato da banda P attivitii organica. V. Analyse des ljro>\ ui- sclien systems, i8c2, vol. 2. pa^. 406, 4?", 46c. 412 APPENDICE Schola Bononlensis , dam morbos diathesicos ab adiatlie- sicis sinipbci inc'itatlone vel irritatione inductis distinguit , ill quibiis vitalis motus a statu normali aberrans totam iTiorbi rationeiu coiitinet » paa;. i83. — " Istiusmodi afFec- tiones (inorbi nenipe dynamici) jiixta italicam doctrinam moi'liis diatliesicis sc!iola3 Bononiensis respondent, in qiiihus pr£etef la3sani incitationem profunda quoque distingnitur intimioris organizationis alienatio >» pag. i86. Ora come si possono in tra di loro concordare questi passi che ar- recano cose ripngnanti ed al tutto opposte? E ben pa- recchi altri a prova di qnanto sopra avvertimmo noi po- tremmo recarne innanzi , se inira nostra fosse una com- piuta disamina delle istiiuzioni patologiclie del professor di Pavia. Clie pero noi progredlremo alle essenziali diffe- renze dei mali , le qnali poi ci sembrano essere interamente quelle stesse stabilite dall' Hartmann , e fondate sul prin- cipio : die ogni particolar vita non puo insorgere se non die da forze tra di loro opposte ; che ovunque in natura e opposizione di forze, ivi e ancora opposlzione della ma- teria, e viceversa. Alia vita animale concorrono quindi fat- tori dinamici e fattori materiali. Dal che risulta clie la vita sia uno stato forzato , e che per se stessa tenda e operi alia distruzlone. Ma perche poi essa vita susslsta per tratto di tempo, fa d' uopo die si ristorino le forze e si ripari la materia del corpo in cui e-, il che non puo intervenire se non che in forza di cose esterne. Tutta la susta della vita dipende per conseguenza da due forze 1' una interna, esterna 1' ahra , dair operare cioe dei fattori dinamici del processo vitaie, e dei fattori materiali, non che dal commercio che ne ri- sulta del corpo vivo e della natura esterna ;, giunto il quale commercio a non sapremmo qual grado di disturbo, lianno origine i mali dinamici. Ma siccome ci sono forze o potenze die possono direttamente intaccare e ledere T organizza- zione nei materiali attribnti suoi , cosi i mali che da que- ste rlsultano si chiamano organici. E il signor professore attenendosi ai mali dinamici quale snbbietto di patologia medica, e credendo che questi consistano in uno sviamento del processo vitaie dallo stato suo normale , del quale svia- mento e a rintracciarsi la cagione nei fattori vitali , stabi- lisce la seguente massima : « Cum vitalis processus duabus constet vitce actionilms, nimirum productione organica et PARTE ITALIAN A. 4l3 incitatione sen motu vitali, seqnitur, has dims vitse comli- tiones in cjuocumque nioi-ho tlynamico priiiiitus adlicl de- l)ere. " Ma V esistenza di tali azioni non potendosi coii- ceplre divisa, e d'altra parte in uno stesso organo mai non potendo essere in fra loro opposte , stante die 1' eccesso od il difeito di prodn/ione orgaaica porta con seco costan- temente soverchiezza o languidezza del nioto vitale, cosi egli comprende in una sola sezione i mali dinainici , — i< atijnc sinuil ad eminentem JMsionein et primitus evolu- tam unius vel alterius conditionis processiim vitalem con- stituentes attentioneni dirigiiniis. " 11 processo vitale puo poi«viare uel grado, e dare I'iperstenia e Tastenia, e nel- r indole e nel nuituo accordo coi singoli sistemi ed organi. L'astenia divides! in dirctta cd iiulireUa : diretta per sottra- zione dt-i naturali stimoli •, indircUa pel sovercliio adoprare degli stimoli. Quest' indole anoniiale del vital niovimeuto ridnccsi in fine a tal eijuillljrlo d«;ir espansione e della rontrazione , od alia uiutata direzione del niovimento stes- so. Data questa patogenia , o spiegazione clie sia dell' in- gencrarsi dei I'enomeni niorbosi , vi coUega il signor Pro- fessore i sommi generi dei mali, die sono, i.° le febljri o malattie con emineate dlsturbo di ameiidue le condi- zioni della vita f, 2.° le cacliessie, o malattie con eminente lesione della vita plastica; 3.° le neiirosi ed i mali irrita- tivi , ossia malattie con eminente perturbamento della vita animale, ossia dell' incitazione vitale. Le febbri dividonsi in ipersteniche o coa eccesso di procedimento vitale ^ in aste- niclie o con diminnzlone di procedimento vitale ; in gastri- che, nervose , caclietidie , seitidie , o con indole alterata del procedimento vitale. Le cacliessie, in ipertroOe con sover- cliiezza di vita plastica sotto forma di iiutrizloue eccedente; in atrolie, con dlfetto di vita plastica sotto forma di tabe; in cacotrolle , o con viziata indole della vita plastica. Le neiirosi, in iperstcsia, anestesia , pseudostesia , ossia senso eccedcnte , niancante, 6 sviante per qualita; in iperdi- namie, adinamie, pseudodinamie psichiche , ossia opera- zioui della mente svianti per eccesso, per difetto e per indole •, in ispasmi tonici , paralisi e convulsion! ; ossia mali con eccesso, difetto, e morbosa indole di niovimcnti niuscolari ; i mali irritativi vengono stablliti in foggia di neiirosi, in foggia di angiopatic. Noi di volo osserveremo soknuio, the sc il processo vitale c il riiiiUauiento della 414 APPENDICE forza clinamicn e ilella materia, non in esso dobbiamo rav- visai'e la causa prosslma dei mali , ma si negli efticienti siioi , poiche operando sur esso noi operiamo su di ua pro- dotto , e non sui produttoii. In qnanto pel a questo ac- cordo della patogenia coi sommi generi dei mali, dei quali si danno anco la diffinlzione e la spiegazione, ci pare die egli trapassi i limiti della patologia generale , ed entri gia nella speciale. In appresso se i morbosi accidenti partono seinpre, come sopra Tautore avanzo, da un punto, sono sempre locali in, quanto alia sede, le febbri essenziali le cacliessie non reggono per nissun verso, e non possono per nulla costituire , die die in opposto si sforzi adckirre il signor Professore , un sommo genere di malattie , es- sendo secondarie, e non piii cbe 1' espressione e 1' efFetto di altra primitiva morbosa condizione. L' autore terinina questo primo volume mettendo innanzi 1' accordo della pa- togonia coi generali principj di terapia. Metodo antiflogi- stico sottraente , debilitante , refrigerante nell' iperstenia , corroborante , stimolante , nutriente nell' astenia diretta ; neir indiretta non ci sono principj fermi , dovendosi aver riguardo alle cagioni die inceppano le forze vitali. La quali cagioni bisogna jiure cercar di levare ne' mali irrltativi. Ri- medj specifici , die vagliono ad accrescere od a far cessare secoudo importa i movimenti di espansioae e di costrizione sono il caso delP indole anorrpale del procedimento vitale. Noi cbiuderemo questi nostri cenni mostrando il desiderio cbe r egregio signor Professore piii ordine , piii chiarezza e piii precisione , per non parlare de' principj , presentasse nelle istituzioni patologidie, per la cui intelligenza sovente e bisogno ricorrere alia patologia dell' Hartmann ; a ri- scbiaramento della quale dovrebbero in vece servire. Della scienza della vita, dlscorsl dl Giuseppe De Fi- Lippi dottorc in mcdicina e c/dnagia, cav. della Corona di ferro di tcrza classe — ■ Blilano ^ i83o, C B. Bianclu e Coinp., vol. i.° in 12." di pag. 253. Prezzo lit: 3 austriache. Si vende da L. Du- molard^ corsia del Daomo^ ?i° 900. PARTE ITALI\NA. 4l5 L' arte del curare le inalatUe portata al sublime grado di certezza fisica dalP esatta dcfinizionc delle cose che esclude tutte Ic opinionl chc la mautenncro fi~ nora cougetlurale ^ fallacc ed assai pcncolosa, Pro- spcUo di an nuovo sistema di medicina teorico-pra- tica appoggidto allc sole Icggi della fisica anirnale, del duttor Jjugi Bucellati , die porta per titolo I Esscnza delle malattie desunta dalla causa prossima die I autore sottopone alia discussione delle Acca- dcmie e Societd mediche invitandole a pronunziare il saggio loro giudizio. — Jllilano, i83o, da P. M. Visaj , di pagine 447 , in 8.^^ Prezzo lir. 5. 60. Pnuvres humaiiis que nous somm.es ! Que de siecles il a fdllu pour ocquerir un ptu de raisoii! sclauiava gia uq lilosofo francese. Ma a peggior partito ora noi siamo in risguardo alia medicina: quel peu de raison che credevaino aver toc- cato , non e pur troppo clie un'illusione. Perciocche il sigaoi?' dott. Bucellati col libro clie annunziamo ci mostra che nou pur un passo linora fatto ahbianio suUa buona via, e che oziose ed a nulla riescono quante mai opere gia vantiamo si di patologia, che di clinica, per la ragione che fondano tutte su falsissirae congettnre. Scovrir Terrore ove altri non s'av- viso pur mai che fosse e gia prova d" ingegno e di perspi- cacia non poca ; niettergli poi di paro una certissluja verita e il somino delT uniana sapienza. L' arte del curare le ma- lattie era fin di presence non piii che un' arte coiigetturale, laddove ora venne dal dottor Bucellati portata al grado sublime di certezza fisica. L' umanita non puo quindi noa essere gratissima al nuovo Esculapio , e noi dobbiamo dirci ben fortunati , se , in forza di tale fisica certezza appena ci accorgeremo succedere in noi alcun segno di aUenita cconomia ; rlcorrendo a lui saremo indulibiamente risanati e vivremo immortali ! Ed egli e veramente cosa increscevole che le infallibili verita mediche messe iunanzi dal dott. Bucellati, e li tanto bene di cui ci vorrebbe far godere , non si vogliano riconoscere dagli altri medicii anzi sieno cagione di movergli aspra guerra e di disprezzarlo. Ma tale e la sorte degli uomini che per grandi verita o scoverte sfolgoreggiano nel niondo , poiche non reggendo gli altri a ragguardare iu tauta luce icutauo d' cstuiguerla, 4l6 APPENDICE o con dispctto volgono altrove Poccliio! II dottor nostro puo dirsi pero pid fortunato di Galileo e di altri soimni iilosofi, posciache alia iin fine si lasclan per lui da banda e career! e catene e pubbliche penitenze e il suo gastigo si riduce sol- tanto air esser cliiamato medico vcrmiiioso e stercoraceo. E il dilesigio clie fassi delle teoriclie sue, o per piii glnsto dire dei precetti niedici portati a certezza fisica, proviene a tntta raglone dal non essere i medici edncati a buona logica; ond'e che ginstissimo e lodevolissinio divisamento fii quelle del nostro rtfondltore della scienza rnedica (p. a 2) di consecrare cioe nel suo libro un articolo intorno alia logica del medico ■filosofo, perche cosi chi si niettesse a leggerlo iuiparasse, die la buona logica e scrivere tutto quello che cade sulla penna faccia o non faccia all' uopo ; stemperare le poche idee In una foga di parole, parlare sempre bene di se e con disprezzo degli altri ; riconoscere e decantare se solo veg- gente , risanatore , gli altri cliianiar ciechi , omicidi; im- parasse il leggitore che la logica del vero medico fllosofo e quella che non foiidasi in suit' opinione , perche T opinione e in fisica un giudizio incerto , e quindi chi la siegue non fa buon uso della ragione ; perche il giudizio die costituisce il buon uso della ragione deve parti re dalla certezza fisica e morale. La quale certezza morale pero siccome in fisica non fa sufficiente prova , e dl forza che in medicina il buon uso della ragione s' attenga alia certezza fisica fondata in sulla testimonianza infallibile dei nostri sensi. Ed ecco per conseguente che i verrni e le zavorre gastriclie , siccome vi- sibili e palpabili, sono di certezza fisica, e quindi la vera causa materiale (prossima) delle malattie tutte non pur eccettnate le contagiose ; poiche il miasma contagloso non e causa, ma cffetto della malattia. Tenghiamoci mondi dai vermi e dalle zavorre gastriche e intestinali, e poi possia- mo andar sicuri anche in mezzo alia peste , ed a qualunquR contagio, fosse pure il venereo, che ne saremo rispettati. La logica del i'ero medico filosofo non deve fondare in sul- V opinione., e in fatto il sig. Bucellati s' astiene interamente nel suo Prospetto di nuovo sistema di medicina teorico-pra- tica da ogni opinione :, clie per nulla opinione e quella ( a ritroso di quanto venne finora insegnato e che I' esperienza rinfranca ) che tutte le cause dietro le quail si svHuppa qua- lunque malattia sono debililanti , le stesse cause alteranti com- prese ( afor. 3o); non opinione Testimare che V eccitabilita e in ragione della debolezzu (afor. jj)i che la predisposizionc PARTE ITALIANA. 4 1 -j c scmpre debolezza ( aforisini 29 e 39); non ojniuone ^ e cosa interauieute consentanea alio stabilito neir afor. 3o citato , che le cause ulteraiiti di uii poterc reladvo agiscono o stiinolando od irritando; non opinione , che V alwruto rnoio del cuorc ( reazione ) e sistema arterioso e quello che costi- tiiisce queW alter azione deW eronomia animale chLarnata col vocabolo insignificante di febbre (afor. 27 )i non opinione it far della febbre e dell' intianuuazione una cosa stessa e stes- sissiuia (afor. 5^.). Non e opinione , ma logira fomiata sulla ccrtezza fisica I'asserire (afor. 66), che tutti i camhiamcnti che accadono nel meccanismo OFgaiuco , tamo del solidi , qiumto degli umori , sono segid di alterata economia animale , e per conscguenza e an errore il dire che le nialattie possanu ri- conoscere per causa tali cambiamenti , perchii non sono che cffctti morbosi. E In fatto sicconie efl'etti niorl)osi, non pos- sono costituire Tessenza della condizione morbosn, la quale se non e nelle parti che compongono la fabljrica animale, e se non ci si appalesa con fenoineni dilunc;antisi dallo statu normale, e ciie noi percio cliianiiamo effetii morbosi, ove sara mai', e come ci si fara essa conosccre '' Non opinione , ma con- segnenza della piu sana logica e dell' esperienza die vanta secoli in conferma , che cura palliativa , ossia una guari- gione assai precaria e quella delle fcbbri interinittcnti colla china (afor. 80). Ma noi non ci dilungheremo piu oltre neir arrecare esenn>Ii di questo totale allontanamento dal- r opinione m cui tiensi il signor Bucellati , perche ciascuno ne puo rinveaire quasi in ogni pagiua del libro di lui ■-, ri- porteremo in vece alcune diflinizioni. La malattia consiste in un alterazione qualuncjue dell' economia animale; — il vera principio iitale e I' aninia; — I' infiammazione e violent o disten- dimento dei vasi capillari ; - la causa prossima delle infinite forme morbose e. sempre un effetto morboso ; - sintomo ii I'ef- fetto morboso che distingue una malattia da un' altra ; — gli. effetti morbosi sono alterazioni dell' economia animale, cioe nialattie ; le uUerazioni dell' econonua nnimale non so/io tuttc mnlattie , perche gli effetti morbosi che distinguono una ma- lattia da un' altra diconsi sintomi. Ora queU'assoluto allontanamento dairo/wi(o//e, e questa che non ])uossi non riconoscere siccome una piu che esatla dillinlzione delle cose, per cui T essenza loro intima ci si af- fnccia tosto alia mente, condussero il nostro rifonditore delle mediche bisogne a quella ccrtezza fisica di curare ic nialattie JJM. ItuL T. LVlll. 2-7 4l8 APP. PARTE ITALIANA. tia noi sopra notata. NeU'operare la quale rifuslone non dl- partisr.i per nulla, a quanto ne dice, dalle leggi della fisica jininiale, la quale egli dimostra di ampiamente conoscere, e nel suo piu intimo , spicciatamente in poclie pagine e con non pill che vaghe ed insignilicanti parole presentandone le pill precise nozioni. E 11 sommo amore del semplificar le cose riluce chiarissimo anche nella parte jjatologica e nella tera- peutica. Certainente die il sempliflcare i principj fondamen- tali di una scienza e dare ad essa grande avanzamento, ed e opera riservata a poclii^ il ridnrne poi una diflicilisslma ed intricatissima quale e la medicina a tre soli solissimi prin- cipj e opera di smisuratissimo ingegno. E questi tre principj clie ])ortano un' arte finora congetturale ad arte di certezza fisica sono i seguenti: i." Tutte le cause dietro le quali si sviluppano le nialattie non sono die predisponenti , ed ope- rano siccome debilitanti; a.° Tutte le malattie non sono ciie Tespressione dciralterazicne deU'economia animale, e quindi non cl ha die una sola nialactia sotto diverse accidental! forme, derivante da una sola causa alterante o prossima , vale a dire dalle zavorre del canale alimentare e dalla ver- niinaziotie; 3.° Non ci ha cura radicale trattone quella del vomitivi e dei purganti in fuori. Per un sistema di tanta novita , di tanto laconismo e di tanta semplicezza e facilita ad essere compreso era ben giusto di riclamare il giudizio delle accademie e delle societa medi- che, giacche i raedici da se non vogliono darsene pensiero , non vogliono, per sentenza del nostro autore , sgraziata- meute farvi studio sopra, e, aggiugnianio noi, pare loro sia veramente un operare da incivili il dare mentita al signor Bucellati col ritenerlo non piii che sistema, e sistema in tutta Testensione del tevniine, e come suolsi intendere in medicina, e col non voler credere pienamente all' autore che non sia certamente /ru«o d'i/igcgTiO assai Umitato , e per cui egli non poteva estendersi oltre i snoi ristrettissimi confini ( pag. 27). Ma le accademie mediche sono composte di me- dic! , 1 quali dal loro particolare seggio hanno gia senten- ziato il nostro dottore. E posciaclie egli si e ad esse ap- pellate, non varrebbe il ripetere che dal momento die gll uomini riduconsi in adunanza le loro teste si rinipiccoli- scono (a quel die ne dice Montesquieu che ben lo do- veva sapere ). Laonde a dlsavventura non poca per gl in- fermi e pel signor Bucellati c' e molto a temcre per la causa sua dinanzi a si pericoloso tribunaie. f '0 VARIETA. VOCABOLARIO BELLA LINGUA LEGALE^ Ai signori Direttori della Biblioteca Italiana. J_ja gentile accondiscendenza , colla quale vi compiaceste ognora d' inserire nel vosti-o Giornale le rimostrauze die sul conto di qualche autore vi fiirono iaviate , mi fa spe- rare die vorrete egualincnte accogliervi aiiche la presente. L'animenda non vori";i forse parere a tutti molto grave: ma vol ben sapete che T onore d' aver tentato il prinio un' utile impresa non e per ogni uomo si piccola cosa da potergli esser tolto seuza querela •, maggionnente poi se r abbia quasi ridotta a compimento. Nel fascicolo di gennajo di quest' auno, pag. 58, F estensore dell' articolo iutorno il Sagg,io di lingua legale, Dialogn di Maurizio Moschini , pub- blicato dalla stamperia Marciiesani di Roveredo nel 1828, osserva bensi la dovuta giustizia alia Disscrlazione della lingua forense di Ferdinando Arrii'abene , cinque anni avanti , nel 1820, edita in Bergamo coi tipi Mazzoleni : ma allor- die scende a discorrere sulP opera tU un Vocabolario di lingua legale italiana , tacendo affatto il nonie dell' Arriva- bene , si mostra esdusivaraeute soUecito di attribuire al Moschini la lode dell'averne gia intrapresa la compilazione. La raorte di questo saggissimo giovine fa pur troppo grave luancanza per la pubblicazione del Vocabolario legale ; man- canza die non so in quanta parte varro io a coinpensare : la maggiore opera nondiraeno e tutta dovuta agl' incessant! stud] del niantovano signor Ferdinando Arrlvabene. I ro- veretani concittadini del Moscliini . che ben sapevano ogni sua letteraria fatica , nel loro cenno necrologico intorno a lui , inserito nel Messaggiere tirolese n.° 3 , 29 gennajo 1828, dichiararono gia schiettamente ch' egli avea solo raccolto di mode giiinte pel Dizionario di lingua legale , die al presente apparecchia il signor Ferdinando Arrivabene, a cui si era as- sociato per la compilazione di quest' utile opera. Fino da quando r Arrivabene risiedeva in Brescia giudice d'Appello vi avea gia posto nianoi e nel 1809 quando un fratello di lui, nell" eta appena di quindici anni, pubblicava coUe staiii- pe del Bcttoni un Dizionario domestico sisicmatico , a\eva 4aO V A R I E T A . potuto fofnire a tjuell' uopo copiosa raccolta dl legali vo- caboli. Ne rlstette poscia dalP annunciarlo apertaniente (^ol- r umile titolo di Glossario d' infima italianita giudiciariay alia pag. 8 della succitata sua dissertazione f, aniiunzio che venne dal Moschini medesimo, alia pag. 5 del suo Saggio , rlpetuto. A tanta pienezza di prove non saprei soggiugnere cosa maggiore : ma perclie s' intenda fiao a cjual termlne r Arrivabene ha condotto il suo lavoro , voglio pur qui trascrivere un brano di lettei-a che il Moschini a lui diri- geva il la ottobre i8a5. i< Capitatimi appena i due fa- scicoli del suo Vocabolario , io mi sono dato a scorrerli avidissimamente , ne li deposi si ne fu compita la lettura : durante la quale incredibil piacere ho sentito a veder cosi egreglamente compilata un" opera che da molto tempo io bramava. Ne forse rimasemi nulla a desiderarvi , se non fosse quel finimento ch' ella non ha potuto ancor darle , e che certo , quando potra tornarvi sopi-a, le dark. " Cotesto finimento concerneva in ispecial modo una parte assai dif- ficile , quella di munire e d' autenticare i gia raccolti vo- caboli con testi d' autori classici ; ed appunto questa parte aveasi valorosamente assunta il Moscliini , che in tale stu- dio pote rinvenire tesoro di belle giunte , le quali io stom- mi ordinando a compimento della edizione. L' opera, che venne dall' Arrivabene a me affidata ;, escira tra qualche tempo con nuove giunte da me arricchita : ma invoco nul- ladimeno ajuto da tutti i sapienti giuristi d' Italia, piu d'uno de' quali , mi e noto , raccolse gia abbondanza di legali parole ; e protesto loro che anclie per quel non nuovo ch' essi m' ofFrissero , e che volessero farmi arrivare al mio domicilio in Mantova, contrada Ghisio , n." 2341, saprei sempre mostrarmene publjlicamente grato. E poiche V opera deir Arrivabene e rlvolta al duplice fine di stabilire la lingua del foro , e di riformare quella dei dicasterj , questo voto e egualmente diretto all' insigne autore del codice parmense, barone Vincenzo Mistrali , governatore di Par- ma , ed a queir altro coltissimo Magistrato che , diciotto anni sono , pubblicava in Milano un Elenco di alcune pa- role, oggidi frequcniemente in uso , le qiiaJi non sono ne vo- caholarj italiani. Degnatevi , o signori , col vostro autorevole consiglio d' assecondare le mie voci , e un gran danno della bella lingua d' Italia sara riparato. ^j^^^., „ ^^^^^ . ^^^^.^^^^ Mantova 14 giugno i83c. Francesco FaccioU. VAniETA. 4^1 rnOGRAMMA. Rcnle Accndcinia dcllc scienze di Torino. Classe dclle scienze morali, storicJie e filologiche. — La ricerca del documeuti, c la critica di essi nelle storie rlstrette e special!, soao seaza dubbio gli studj piii utili alT avanzaniento della scienza storica. Tuttavia giova talvolta allargar gli argomenti, mol- tiplicare i paragoai, e considerare le generalita , le quali bea chiarite riflettono poi nuova luce sngli eventi piu par- ticolari. L' Accademia intcnde del paro pi-onmovere queste due parti d' ogni buona e compiuta critica; e percio aven- do gia premiato alcuni lavori di Storia specialmente no- strale , ora ha deliberato proporre una disrjuisizioae critica spettante alia storia generale d' Italia. Quindi ha scelto uii argomento, che quaiito piii e stato trattato anticamente ed ultimamente da nazionali e stranieri , tanto piii abbi- sogna oramai d' esser definito con una lyetodica esposizione. Adunque ella desidera un lavoro storico-critico Siille in- stituzioni Municipali in Italia , dalla caduta deW Imperio Oc- cidentalc al fine dcW Imperio della Casa di Svevia ( Hohen- staufcn) , dalfanno 476 al 1254. E pill particolarmente : I." Che fatto lui ritratto delle ultime instltuzioni mnnl- clpali romane , si vengano distinguendo le niutazioni suc- cedute ia ogni eta sotto i Goti , i Greci , i Longobardi , i Carolingi , nientre il regno e V imperio erano disputati tra Principi Italiani , Frances! e Gerniani , e in ultimo sotto gl' Imperatori e i Re delle due case di Franconia e Svevia. a.° Che sulla questlone della piu o meno intera distru- zione di quelle instituzioni romane si renda particolare ragione degli scrittori die tennero per Tuna o per I'altra parte, particolarmente Sigonio (i), Fumagalli (a), Lupi (3), Sismondi (4) , Muratori (5) , Savigny (6) , Leo (j) e Fa- gnoncelli (8). (1) De Regno Italioe. Uh. VII. (2) Antichitd Loiigoliardico-Mllanesi. Dissert. VI. XI. XXI. (3) Co(7. Diplomat. Civit. et Eccles. Bergomatis. 1 vol. in fol. (4) Histoire des Republ, Italiennes ; principahnente i Capi I. II. V. VL (5) Antiquit. ItaUae medii aevi : principahnente le Dissert. X\II. XXn. XLV. XLVI. XL VII. XLVIII. XLIX. L. LII. (6) Gcschichte des Romisc/ien Rechts in. Mitteraher, Heidelberg 1814-1816. 422 V A n I E T A . 3.° Che a defiiiire , qnanto sia possibile, tale questlone, e ridurla a distiate particolari certezze , si raccolgano e si illiistriiio quanti piu si possano Diplomi Imperiali ed altri documenti atti a chiai-ire concession! di diritti e governi nmnicipali ; ovvero si dimostri quali citta esercitarono tali diritti senza aver mai di sifFatte concessloni. II preniio sara una medaglia d' oro del valore di sel- cento lire. I lavori dovranno essere presentati prima del fine di ottobre i83a, in lingua italiana , latina o francese, ma- noscritti e senza nome d' autore. Essi porteranno Hu'epigrafe, ed avranno unita una po- lizza sigiliata con dentro il nome e 1' indirizzo dell' autore , e di fuori la stessa epigrafe posta snllo scritto. Se da que- sto non sara vinto il premio , la polizza non aprirassi e sara Ijriiciata. Sono esclusi dal concorso i soli Accademici residenti. II giudizio sara pronunziato nel prirao trimestre del mil- le ottocento trentatre. I pieghi dovranno essere diretti per la posta od altri- menti, ma sigillati e franchi di porto, alia Reale Accademia delle Scienze di Torino. Quando non vengano per la posta, dovranno essere consegnati all' uffizio dell' Accadeiuia me- desima , dove al portatore se ne dark la rice vuta. Torino , il i5 giugno i83o. II Presidente L' Accademico Segretaiio Aggiunto Conte Pkospeeo Balbo. Prof. Costanzo Gazzera. ANNUNZJ. I dotti d' Italia e d' Oltremonte stavano in attenzione d' aver notizia dei fortunati scavi fatti da S. E. il signer principe di Canino nel suo feudo, negli anni i8a8 e 1829, ed adesso siamo in caso di annunziare la pubblicazione di due opere ad illustrazione degH antichi vasi ritrovati; le quali quantunque insieme coUegate con un certo vincolo , (7) Eiitwickdung der verffassiing der Longobardischen Staedte. H amburgo 1824, 8." (8) SidC antichlssima origine e successione dei govemi municipali nflle Citta Ttalianc. Bergamo, iSaS, 2 vol. 8.° Y A R I !■; T a'. 423 possono stare e si vemlono aiiche scparatameiite, osscndu ognuna in se stessa coinpleta. La prima e iin volume ia 4.° di oltre 200 pngine di testo comj)ilnto dal proprietario, e contiene la descrizione di quesii vasi con 42 tavole , nelle quali si riportano I'e- delmente soltanto in fac-siini'e le iscrizioui ritrovate in detti vasi , ed e iatitolata : Museum ttrusque de Lucien Bo- najmrte, prince de Canino ; Fouilles cle 1828 a 1829. La seconda e una inagnifica opera in fogl. mass, che con- tiene le pitture in colori copiate esattaraente dagli origi- nali dei vasi summentovati , il cui titolo e : Vases etrusques de Lucien Bonaparte, etc. Questa grandiosa coUezione sara composta di 100 tavole, che si distribuiranno in 20 fa- scicoli , contenente ciascuno 5 tavole colorite , ed ogni mese ne verra uiio alia luce fino al compimento delT opera. In- tanto restano invitati tutti quelli che desiderassero asso- ciarvisi , che prcsso Guglielmo Piatti di Firenze trovasi vendihile il primo fascicoio al prezzo di Paoli 67 1/2 fiorentini , prezzo a ciii si venflei-anno pure i 19 fascicoli successivi, che si pubblicheranno alfepoca prescritta. II vo- lume in 4.° poi delle illustrazioni si rilascera per Paoli 44. Firenze primo luglio i83o. STORIA NAT U RALE. Ossenazionl intorno all articolo intitolato : Notizia sovra alcunc tare , die , sotto il iionie d ariiillc , sccwausl nel comurie di Lurago Marinonc ^ distrctto d Appiano , proiincia di Como , inseiito ncl tomo LVII della Bibltoteca Italiana. Qual rinomanza s' avevano le terre di Lnrngo Marinone, qual singolare profitto si poteva coUe mcdesime ottenere prima che il chimico Gaetano Rosina assoggettatele ai pro- cessi deir arte sua scoprisse in loro proprieta afl'atto ignote antecedentemente , per le quali meritano esscre tenute in grandissimo conto ' Anzi che fossero quelle terre oggetto di accurato chimico esame, nessnn vantaggio traeva il pro- prietario nemmeno dnlio strato d'argilla che e quello imme- diatamente soggetto alia terra vegetale. Analizzata poi dessa dal Pvosina per adempiere ai quesiii del programma ema- nato il 29 maggio 1819 dall' L R. Istituto di scicnze. 424 V A R 1 E T A . lettero etl arti tli Mllano (1), cominclo egli stesso n fame uso nella fabbricazlone tli peiitole refrattarie , dl vasl co- nici per raffineria dl znccliero ed altrl simili oggetti , e d^allora in poi ne diveniie estesissimo T uso e lo sniercio. Successivameiite osservo il Rosiiia stesso die sotto lo strato d'argilla ne eslsteva uii altro di una terra dotata di caratteri ben diversi , intorno ai quali , lungamente appli- catosi scopri potere la medesima servire alia costruzione delle forme per la fusione de' metalli ; rltrovamento die e della niassima importanza qnalora si rifletta che per I'ad- dietro i fonditori italiani furono sempre costretti a trarre, con grave dispendio, per le loro opere una terra consi- mile dalla Francia. E questa scoperta fn tanto piu oppor- tuna e proficua in quanto die venne immediatamente appli- cata in grande alia fusione de' bronzi colossali die adorne- ranno tra poco il magnifico nostro Arco della Pace (2). Ecco in qual modo le terre di Lurago Marinone furono fatte produttrici di sommo vantaggio e meritevoli che no- tizia di esse venlsse data al pubblico nel lodato giornale la Biblioteca Italiana. Or bene clii il crederebbe? Del cliimico Rosina non vlene in tal Notizia fatta parola die due volte sole; in una per accusarlo gratuitamente di un errore o quanto meno di una contraddizloiie nell' analisi cblmica della terra argillosa dello strato superiore; nelf altra , die e al fine dell' articolo, per accennare di sfuggita che Rosina fatta maggiore atteniione alV argilla friahile di Lurago, gli venne forse in pensie.ro di sostituirla a quella di Francia nella fusione de' metalli, del che, si dice, non acquistb la certezza se non allorquando si fecero gli sperimenti nella fabbrica Manfredini. (1) II Programma invitava a proporre tevre figulinc dello Stato opportune per la fabbricazione delle stoviglie resistenti alle di- verse temperature. II Rosina presento una ragionata Memoria che fn pubblicata nel 1822 , a spese dell' erario , avendo avuto la sorte di essere coronato dai gran prcniio Jjiennale. (2) Per ordine di S. M. fu creata un' ajiposita commissione onde rlferisse intorno all' esito della nuova terra da fonditore sco- perta dal Rosina e adoperata per le dette fusioni. Presidente di tale Comiiiissione e f illustre architetto Marchese Luigi Gagnola autore dell' Arco e direttore dei lavori. Yedi Gazzetta di Milano , 18 settembre 1829, ed il Giornale la Farfalla 7 febbrnjo 1829, V A R I E T \'. 425 Si e forse volnto con queste ultline parole far credere die la scoperta fu F opera del case, o die il Rosina s'av- veiituro alia cieca agli sperlinenti delia fusione del getti ia hroii/o ? Anclie prima di tale sjierimento ogli avcva la cei- tezza , e derivavagli dalle nozioni teoreticlie, e da ripetute prove, clic quella terra era veramente da fonditore , altri- menti non sarebbe state temerario al segno da proporia come tale per servire alia fusione de' cavalli e figure co- lossali deir Arco della Pace, al clie in fatti serve tuttora. Per dire pol alcune cose anclie intorno al primo ccnno clie r estensore dell' articolo si e dcgnato fare del Rosina, osservereino die se il risuUamento delfanalisi di detta terra argillosa di Lurago fatta dal medesimo e riportata dal si- gnor Breislak nella sua Dcscrizione geologica della provlncia di Milano , appare diverse da (piello die venae pubbli- oato poscia nella Memoria sidle sloiiglie del Rosina stesso, cio poteva derivare, come avvenne in fatti , dalTavere as- soggettate ai chimici esperimenti diversi lotti della terra di quello strato. E a cognizione degli esperti die in uno strato esteso, quantunque tutto della niedesliua natura , gli elc- menti die lo compongono possono variare in proporzioni infinite, cio die si scorge appunto nelT arglUa di Lurago, la quale varia anzl in piii luoglii di colore e di giacitura. Appare quindl evidente die tal rimarco fu precipitosamente dettato e manca di solido foodamento, del die si ha mag- gior prova nel vedere in esso accolta 1' analisi della terra da fonditore die si asserisce fatta da un esperto chiniico milanese in cui e esposto : die nella sua composizione en- trano So.a parti di allumina sopra 100 della niassa, mentre si dice poco sopra die tale terra e alFatto friabile, ruvida al tatto , e die s impasta difficibnente coll' acqua. Cliiunque possiede appena le prime linee della scienza cliimica s' accorgera ben tosto delT equivoco in tali parole compreso. L' allumina e la sostanza die da alia terra la tenacita , la morbidezza al tatto , e la proprieta di fame pasta coir acqua-, ora nelle argille piu comuni die presen- tano tutli qnesti caratteri , non entrano mai al di la di i5 o 20 parti di allumina. Come no potrel)bero adunque en- trare 3o e piii in una terra ajffatto friabile , aspra , c die diffidlmente i impasta coll' acqua? Pareva esser debito di cliiunque si fosse accinto a par- lare delle terra di Lurago Marinone il fare accurata storia 426 V A. R I E T A , AcWa scoperta e dell' uso delle proprietri delle medesime at- Iribuendone 11 merito a chi si doveva. Ma se in vece di seguire questa via, come il richiedevano verita e giustizia, bramavasl noa accordare pai'ola di lode a quel solo che con lunghissimo e grave dispendio d' opera e di mezzi ha tatte quelle terre vaataggiose alia socleta, era obbligo al- meno il non ferirlo con mal calcolate supposlzioni. Pel solo scopo di schermlrsi di queste ha il Rosina impugnata la penna, giacche quanto all' onore della scoperta nutre speranza ch' esso sia appoggiato a pin validi argomenti che di parole. Gaetano Rosina. CHIMICA. Scoperta dcW argento metoUico nel tessuto animale. — £ cosa notissima clie allorquaado adoperasi il nitrato d' ar- gento come un rimedio per le nialattie nervose, la pelle degli ammalati, nelle parti che trovansi esposte alia luce, acquista non rade volte un colore azzurrognolo. II signor Brande , facendo T analisi di varle parti del corpo di un ammalato morto in cotale stato, trovo che il plesso coroi- dale , ed il pancreas contenevauo una quantita assai nota- bile d' argento in istato metalllco. (^ Quart. Journ. of Sc. decemb. 1821).) ERRATA-GORRIGE. Tomo 58.° Pag. 199 lit. 10 spimlerometro ^''gg^ siiincleromctro >• 2u6 » a8 Giuseppe Brugnatelll >• Gaspare Crugnatelli >• 209 " 3 6 coi (leutl >• roibent! ». aio >• 21-22 fino dal 1808 (2) , e » fiuo ilal 1808, e il Ma- il Marianini ed il De rianini ed il Dc la Ki- Ja Rive ve (a) » 212 w 3o Eenclu » Rendu >• 2x3 » 35 nosto >• nosti-o R. QiRONi, F. Caelini e I. Fumagai.u , direttori ed editori. Pubblicato il di 3o luglio i83o. Milano , dcdJJ L R. Stamperia. 42? INDIGE delle materle contenute in questo tomo LVIII. PARTE I. LETTERATURA ED ARTI LIBERALI. h Je fabhriche civili^ crxlesiasticlie e inilitari , di M. Sanmicheli. Articolo a." ed ultimo jjag. 3 Storia della citta e diocesi di Coma , di C. Cantii. — Storia di Como , di M. Monti. Articolo i." " 19 Catologo di sceke antichita etrusche degli scavi del prin- cipe di Canino ( Luciano Bonaparte ) , con Osserva- zioni di G. D. Jlomagnosi " 28 Lettera di L. Bossi suW anteriorila degli Etruschi ai Greci in fatto di belle arti >/ 286 Museo etrusco e Vasi etruschi del principe di Canino >> 422 Idee generali sul romanzo storico » 145 Idee elementari di architettura civile, di G. Antolini. » 289 Intorno all' indole della letter atura italiana nel secolo 19.°, ossia Delia letteratura ciiile , di D. Sacchi . . . . " 3o2 Annali dell' Istituto di corrispondenza archeologica per r anno 1829 "820 Bullettino degli Annali dell' Istituto di corrispondenza archeologica per V anno 1829 " ivi PARTE 11. SGIENZE ED ARTI MECCANIGHE. Le disposizioni del Begolamento generate del processo civile in armonia tra loro, ecc., opere di G. A. Ca- stelli e di G. N. Giordani. Con un progetto di B. Poli su questo argomento » 53 Memorie di fisica della Societa Italiana delle scienze » 76 Memoires de mathematiqne et de physique par G. Libri » 85 lielazione dello stato attuale della scienza dettro-ma- gnetica in Italia v 193 Elementi della scienza del conimercio, di A. Corti . . » 33o 4^B I N D I C E APPENDICE. PARTE I. SCIENZE, LETTERE ED ARTI STRANIERF. Corpus histories Byzantincc pag. 89 Leben etc. Delia vita e delle opere de' principali poeti latini dal i5.° at 18.° secolo , di A. Budick. . . . » 91 The travels etc. Viaggi di Ihn Batuta in Orieiite nel 14.° serolo , cor\ note di S. Lee "214 Sulle relazioni di struttura organica e di parentela fra gli aniinali antichi e viventi, di Geoffroy-Saint-Hilaire » aSo Exercices de mathematiques , par A. L. Cauchy . . . » 355 Carta topografica del Reno » 36 1 PARTE II. SCIENZE, LETTERE ED ARTI ITALIANE. Agraria. — Scrip tores rei rusticos » 363 Archivj del proprietario e dell' agricohore " 404 Archeologia e Belle arti. — Napoli e contorni , di G. M. Galanti ./ aSB Descrizionc del grandioso tempio di S. Francesco di Paola a Najjoli » ivi Monumenti di Capua antica, di G. Rucca . ..." 260 II Vaticano descritto ed illustrato da E. Pistolesi . » 261 La piazza del Gran Duca a Firenze, di M. Missirini » 262 Memorie della R. citta di Venezia v a63 L'architettura di Vitruvio , traduzioni di Q. Viviani e di G. Amati " 378 Storia dell' arte col mezzo dei monumenti, di G. B. L. G. Seroux d'Agincourt , con note » 3 8 1 Atti accademici. — Memorie della R, Accademia delle scienze di Torino >/ 269 Chimica. — Rirerche sulle acque di Recoaro, ecc, di Melandri-Contessi " 398 Economia. — Analisi delt assoluto vcdore delle terre , e della stima delle case e rettifili, di G. Cerini . » 399 Trattato generale sulln stima dei fondi , di C. Sabird » ivi Osservazioni tecniche al Trattato suddetto, di G. Cerini » iri Educazione. — Galateo di M. Gioja per la gioventii . » 106 Cenni pel miglioramento della prima educazione ; tra~ Uaziom libera daW inglese ^ di Bianca fliilesi Mojon » 244 I N D 1 0 E. JaQ Eloquenza. — Discorso del prof. C. Toinmasiiu . pag. 373 Epigrafia. — Scelta d' iscrizioni moderne in lingua ita- /^■««« .-•347 Iscrizioni di G. F. Rambelli „ \^,i Equitazione. — Sul morso piii confaceme al cwallo, di M. Weyrother, traduzione di P. Sajler . . . » 12a Filologia. — Lezione di M. Colombo intorno al favel- hire e scrivere con proprieta " 37a Manuale per migliorare lo stile di cancelkria , di G. Dernbsher "373 Filosofia. — Lettera di Cornelio Frangipane per chi viver dee nel mondo » 246 Geografia e Viaggi. — Ossermzioni di M. Cantoni cdla Descrizione del lago di Gar da di G. S. Volta . » 263 Viaggi a Pekino , a Manilla, ecc, di M. De Guignes <, 376 Portolano del mare Adriatico , di G. ilarieni . . . >, 405 Legislazione. — Commend sopra il Codice delle gravi trasgressioni di polizia, del P. Kudler » a65 Del diriuo di eriger fabbriche e di vietarle ecc, di M. Schuster »/ 266 Storia de' principj regolatori delle pruove ne processi penali, di N. Niccolini "268 Del possesso e della prescrizione , di G. WinUvarther » 3q5 Principj del dirilto commercial e , di E. Cesarini . . „ 3n^ Meccanica. — Raccolta di disegni delle principali mac- chine in ogni ramo d'industria, di A. Zamboni >, 273 Medicina. — Lucm Stullii opuscula duo medica . . . » iin Pauli Mascagrd Anatomia universa "273 Cenni sopra il morho miliar e Veronese., di F. FagiuoU » 274 Nuovo trattato delle emorragie uterine, traduzione con aggiunte di F. Ferrario v 276 Compendia di medicina pratica veterinaria , di G. B J^'P' '"277 Trattato sistcmatico delle epizoozie , di G. B. Laurin "278 Jnstitutiones pathologice generalis I. Corneliani. . . „ 408 L' arte di curare le malattie portata al sublime grado di certezza fisica , di L. Bucellati " 4i5 Della scienza della vita, di G. De Filippi " 414 Poesia. — Sci inni di Omero tradotti „ o3 Le satire di G. Giovenale tradotte da T. Accio . . » 94 Sdruccioli di T. Gargallo „ o5 SI Riccio raplto di A. Pope, tradotto da A. Beduschi >> 96 4*^0 INTDICE. Maria Suiarda, tmgedia di Schiller tradotta in versi da Edvige De Battisti pag. 07 Maria Stuarda, tragedia di L. Barichella .; iyi In morte della contessa Annetta Serego Alighier'' nata Schio^ versi di C. Betteloni »/ 100 Saggio di alcune poesie di F. M. Travella » 101 / sette Sacramcnti , odi di F. M. Travella . . . . » ivi Poesie minori del Petrarea sul testo latino ora cor- rem per cur a di D. De Bossetti, volgarizzate da poeti viventi o da poco defwui. Art. 1° . ...» 2.33 Eneide di Virgilio , traduzione di Eufrosina Massoni » 3 38 La ValUsniera, idilUo di A. M. Ricci »/ 240 Elegie di A. M. Ricci v 371 II dissoluto geJoso , commedia di A. Zanolini ... v 241 Raccolta di novelle morali, per cura di S. Ticozzi » 242 Famle sopra i doveri sociali , di G. Perego . ..." 243 Quinti Hovatii Flacci , carmina v 363 Sopra Roma., sciolti di P. Marocco >/ 365 Favole di Gay, Moore e Burke, tradotte da G. Gar- gnani „ 36^ Novelle di Diodata Saluzzo Roero » 366 Pohgrafia. — Antologia strani-era , giornule ''38a Religione. — Opere di S. Francesco di Sales . ...» 107 Educazione cristiana , ossia Catcchismo universale. » 108 II hbro sacro di Tobia , giusta la versione di A. Ni- colai „ 109 Vangeli festivi giusta il rito romano " 110 Delia metropolitana e del metropolita di Milano , di G. Villa .- . . " ivi Breviariuni Amhrosianum » 118 Biblioteca dei Santi Padri , tradotti ed illustrati . >> 382 Collectio selecta SS. Ecclesice Patrum , D. Caillau . » ivi Nexus scientificus jurisprudentice ecclesiasticm , F. M. Zinelli » 3cj% Biblioteca scelta di orazioni sacre .; 388 Oinelia pastorale di M. S. Soldati ''393 Trecentnsessa?itasei giorni consacrati alia Passione di Gesit Cristo " 394 -Scoria e Biografia. — L'Europa nel medio evo, di A. Hallain: traduzione di M. Leoni " loa P.P. Vergerii seniores de Bepublica veneta fragmenta •> 346 At/ante storico , geografico , genecdogico , cronologico e letterario di M. A. Le Sage, corretto ecc, . . " 262 I N D I G E. 43 1 Elogi storici di cinque illustri sacerdoli di Casiclfraiico pag. 874 Vita di Pictro Aretino " SyS Elogio del dottor Luigi Caccialupi, di G. Chiappa. » 10a . di Paolo Bongioanni professore di ostetricia ■> ivi del C. G. A. Bramhilla chirurgo, di C. A. Jtigoni » ivi Elogi d' illustri italiani " i o 5 La vita di Carlo Zeno " i\i Scoria naturale. — Aloysii Colla novi scitamincarum generis de stirpe jam cognita comincntatio ...» 119 Prenozioni fondamcntall di biologia , di L. Foriii . » ayi Delia fccondazione delle pianie , di F. Gcra ....'> 400 VARIETA'. Agraria. — Metodo per trattenere gll sciarni delle api >> a86 Premio per una Memoria sul gelso " 142 Arti e Mestieri. — Tappeti pei pavimenii » I'ij Astronomia. — Delia cometa attualmente visibile. . . »» 141 Bihliografia. — Curiosita bibliograjiche dell' Univcrsita di Cambridge "380 Manoscritti orientali della Persia Irasportaii a Pie- trohurgo » 3 8 1 ClUmica. ■ — Osscrvazioni chimiche su molte anforc sco- perte recentemente presso Milano , di G. Jxosina » 187 Scoperta dell' argento metallico nel tessuto ommale.» 426 Errata- Corrige " 5 4^ "4^6 lilologia. — Di tin voca'iolario della lingua legale . » 419 Fisica. — Osseriazioni meteorologiclie di aprile ..." 144 . — . (// maggio . • — . ■ di giugno . Geografia e Viaggi. — • Notizie intorno ad Algeri Gerard e Csoma nella Vallata di Sulci Sfjuarcio di lettera di G. Acerbi suW F^itto . . Medicina. — Esamina delle Ossenazioni ai Brevi cenui sul vajuolo dominante nel Milanese, ecc " laS Verme nella midolla spinale di un agnello colpito da paralisia » 1 2 9 Sroria. — Programma della R. Accademia delle scienze di Torino per una Memoria sulle istituziord mu- niripali in Italia v 42 1 Sioria naturale. — Ossa umane fossili nel Badese. . » aiJ6 Osservazioru di G. Jtosina alia Notizia suUe argilte di Lurago Marinone »/ 423 288 43a 129 ]36 28: Osscrvazlonl mctcorologiche fatte alt I. R. Osscivatorio dl Brera. f G I U G N 0 ib:)o. JIattina Sera. - — ' d rr p 0 6 0 -3 2 -~> 6 o O Altczza del jjrvromclr ^ 0 1 1 S- — c Slato del cielo. Altczza del baromcti cz S 1 ^ Stato del cielo. poll. l.n. j 0 poll. l.n. 0 1 I 28 1,0 +1 r,7 NO Scrcno. 28 1,0 +18,7 S...E Sereno. 1 28 1,2+12.6 NE Sereno. 27 '1,7 + 19,7 S Sereno. 7, 27 11,5 +i5,o NE Serene 27 9'7 +20,0 N E Ser. nebb. 1 2'7 q4 +i5,6 E Niiv. rotto. 27 9^>i +20,5 S £ Nuvolo. 5 27 10,0 +16,0 NO Nuv. rolt. ser. 27 10,8 +21,.') S Nuv. rol lo- (i 27 27 27 27 27 1 1,0 +15.7 + 16,2 N Sereno. 27 11,0 +22.3 S ser, nuv. ser. 7 8 10,8 NE Ser. nebb. 27 9,3 +22,6 SE...S Ser. temp.piog.] q,o +16,3 E Nuv. rotto. 27 8,0 +21,0 E Temp, pioggia. 0 8,0 + i3,5 N E Nuvolo. 27 8,2 + 18,5 SO Ser.nu.te.piog. 10 I I 9^2 + i3,o N Nuv. ser. 27 9,0 + 17,5 s 0 lemp.pioggia. 27 q,5 + 1 5,0 0 Ser. nuv. ser. 27 8,8 + 18,7 so Ser. nebb. 12 2-7 q,o +i4«o E Sereno. 27 8,6 + 19,3 s Sereno. i5 27 8,3 +14,5 0 Ser. neb. nu. ser. ^7 7,0 + 19,7 SS 0 Nuv. ser. '1 2"' 6,1 +14,0 0 Sereno. 27 ^,7 +20,3 E Sereno. i5 27 5,7 +14,1 E Nuv. rotto. 27 4,6 + 19,3 SO...S Tuon. ser. nuv. 27 5,3 + 12,5 E Nuv.rott...piog. 27 5,3 +i5,4 N N 0 Piogg... nuv. 1 - 27 2-7 6,0 + 8,5 N Sereno. 27 8,0 +i4,6 SO...E Pioggia. 1 8 8,6 +11,5 NE Nu.... te.piog.gr. 27 8,3 + lD,0 SSE Sereno. '9 20 27 27 8,5 +10,7 + 12,0 so Sereno. 27 8,0 +17,0 SO Sereno. 8,7 N Sereno. 2' 7,5 + 19,0 E N N Nuv- temp.piog. 9T 27 27 2T 7^0 6,1 +i5,o 0 Ser. nebb. 27 5,8 +18,3 S 0 Nuv. ser. 77 +14,2 N N 0 Nuvolo. 27 b.8 + 17,5 E Poc piog. nuv. -IT 6,0 +i4^o 0 Sereno. 27 7,^ +20,7 SO Sereno. ' 24 25 27 27 q,2 + i5,o NE Ser. nebb. 27 9v +21,0 E Nuv. ser. 10,0 +i5,5 E Ser. nebb. ser. 27 9,« +21,7 0 Sereno. Trt 27 10,0 +16,6 N Sereno. 27 9,8 +23,8 SE Sereno. 27 27 q,o +17,7 S Ser. temp. piog. 27 9,2 +17-.0 0 \uv. tcin.piog. 28 27 29 27 q,6 +i4,o 0 Sereno. 27 9,8 +21,0 0 Sereno. 9'.7 +i5,8 NO Sereno. 27 9'>2 +22,0 SE Sereno. ")0 27 9'0 +i8,,o £ Nuv. rotto. 27 9,0 +23,5 N NO Ser. uuv. ser. Altczza mass, del bar. poll. 28 lin. I ,2 Altezza mass, del term. + 20,8 ininiiua . . . . . . 27 .> 4 1^ minima .... * 8,5 media . • .•• . , )< 27 " J ,72 media + 1(5,76 Qu anlita dclla pio ?Sia linee 66,110. ESBB «BaE EaEE* '=-='*"' dtUUli ■'"""■" I 5 JUN 30 ^^. / ■/ a<\.- ^ ^'^^