^: / !P «*«^ \?: ) '""s* \ / ^ r ji6s:li:: ^,.^^y'<..\ • BIBLIOTECA ITALIANA O SIA. GIORNALE DI LETTERATURA, SCIENZE ED ARTI COMPILATO DA VARJ LETTERATI. TOMO LXI. ANNO SEDICESIMO. Qennajo, Febhrajo e Marzo i83i. MILANO PRESSO LA DIREZIONE DEL GIORNALE. niTZRlXLS. BKCIA STAMFEBIA. II presente Giornale^ con tuttl i volumi precedenti ^ e posto sotto la salvaguardia della Legge, essendosi adempiuto a quanta essa prescribe. \ BIBLIOTECA ITALIANA PARTE I. LETTERATURA ED ARTI LIBERALI. Gerolimi , ossia il Nano d una Principessa , deU aii- tore di Sibilla Odaleta. Mortara , 1 829 , Capriolo. / Prigionieri di Pizzighettone. Romanzo storico del secolo XVI, dell' autore di Sibilla Odaleta e della Fidanzata Liguie. Vol. 3. Mdano , 1829, Stella. Cecdia di Baone, ossia la Marca Twigiana al finire del medio evo. Narrazione storica di P. Z. (Pietro Zorzi) Vol. 4. Venezia , 1829, Andreola. {£ an- nunziata una seconda edizione corretta da mold e gravi crrori di stampa. ) Irene Delfino. Stoiia Veneziana del secolo VI. {Di A. F. Falcon ETTi. ) Vol. 2. Venezia , i83o, Gnoato. La Villa di S. Giuliano. Storia Veneziana del se- colo VII, data in luce dull' autore d Irene Delfi- no. Vol. 2. Venezia, i83o , Gnoato. La Battaglia di Benevento. Storia del secolo XIII , scritta dal dott. F. D. Guerrazzi. Vol. 4. Livorno . 1827, Bertaiii, Antonelli e comp., e Milano ^ 1829, JMalatesta. Continuazione e fine del secondo Discorso. — Di al' cu/ii nuovi romanzi. i\oi abbiamo promesso di trascorrere con larevita i romanzi dei quali ci resta ancora a parlare : e questo , per quanto ci sara acconsentito dallo scopo Bibl. Ital. T. LXI. 1 4 DE ROMANZl STORICI. olie ci siamo pioposto , noi lo faremo assai iacil- niente , perclu' sebbene la materia , che tuttavia ci avanza , sia di gran liinga piii abbontlante , che tpu'lla in cui ci sianio occupad {"mora, egli e pero niaiiilesto die le lunglie parole dette intorno ai Pri- gioiiicri di Fizzighcttone lianno gia in gran parte iuosti ato , per die niodo , anclie prescindendo da ogiii dottrina csdusiva, le nostre opinioni su questa specie di letteratura acquistino nella pratica un' ap- plirazione rigorosa e continua. Ne oramai per com- picrc intcra Tespressione del nostro concetto ci puo abbiso2;nare altro studio , die di sojieiuancre rapi- danionte al sunto d' ogiii romanzo quelle idee parti- colari die da esso ci son suggerite. Cecilia di Baone. Cecilia , figliuola di Manfredo Ilicco conte di Baone, giovanetta bcllissinia e di tutta virtu, dopo essere crcsciuta sin presso al quattordicesimo anno nella solitudine del sue castello sotto la buona custodia paterna , se ne diparte per la prima volta il 23 di giugno del 1187, e in conipagnia del vecdiio Spi- nabdlo lidatissiiiio servo e quasi amico del conte I\IanlVcdo discende dalla pace de' colli euganei alia vicina Padova per assistere ai grandi spettacoli , coi quali nella Festa de fiori e cclebrato dai cittadini alia presenza di Cunizza e di Sordello Tanniversario di ({uclla memorabile gioruata che nel 1164 gli avea renduti alia liberta. La fanciulla ammira le pompe a lei nuove, i giuochi , i torneamenti , legiostre, ma intanto ella stessa per la sua molta bellczza diventa oggetto d' amniirazione, e sovra tutti il prode, ma violento Gherardo da Camposampiero la perseguita cogl' innainorati suoi sguardi , e dal tuniulto dclla giostra , ov' ci coinbatte e trionfa , le getta nel cuore un' inquietudiue di dubbiosi e nial distinti pensieri. Ella nou aiua Gherardo, e forse nel fondo dellani- ma sua domiiia piuttosto la ripugnanza , che I' incli- nazione per lid ^ ma che giova, se rimmagiue di DE ROM^NZI STOEIGI. 5 queir artlito le sta sempre davanti , e Glierardo , non altri clie Glierardo e 1 occupazione della sua mente ? Cecilia s" avvia per ritornare a Baone, ma la giojosa calnia della venuta non le e piu coinpagna al ritorno, e coiue tristezza s' aggiugne facilmcnte a tristezza , ella incomincia nel breve viagglo a meditare suU' in- certo suo stato. Manfrcdo il suo buon padre e gia vecchio . . . e s' ei nianca , chi le sara guida e di- fesa? . . . Chi la salvcra da Glierardo, se niai medi- tasse qualclie violenza E sempre Glierardo! — Nel cammino ella vede la torre , ove dimora il fa- moso Pietro d' Abano , e poiclie deve restarsi la notte in un vicino castello , si risolvc di consultare quel savio sulla futura sua sorte. Accompagnata dal ca- stellano Rolando e dal liglio di lui Gualtieri , ella si reca attraverso il bosco fra le tenebre piu cupe ad ascoltare Toracolo: raa Pietro d" Abano non ha coaforti per la disgraziata fauciulla: egli non e in- dovino , ma F uomo prudente somiglia spesso a un profeta , e Pietro non e per certo ne impostore , ne temerario, se predice, die la vita di Cecilia in quel pessimi tempi sard piena d' agitazione , perche Cecilia e bella^ giovane e ricca. 11 padre tuo, egli aggiunge, con un pronto matrimonio potrebbe darti un protet- tore , ma forse noa sara piu in tempo , perche 1' ot- timo vecchio gia s' accosta al suo termine. — Con quest! spaventi la fanciulla abbaudona la torre , e Pietro le viene compagno per farle almeno piu si- cura la strada. Che sarebbe di lei senza questa va- lida scorta ? Bonaccorso, scelerato servo di Glierardo, interpretando falsamente la volonta del suo signore , tenta di rapirla nel passaggio del bosco , ma Pietro fa risonare il suo formidabile nome , e i vili e su- perstiziosi S2;hcrri si danno alia fu2;a. Intanto Glie- rardo, che nella giostra era stato gravemente ferito, non appena couosce V iniquita di Bonaccdrso , che senza badare all' infermo suo stato si mette in cam- mino per giustificarsi agli occhi di Cecilia , il cui amore gli cresce ad ogni istante nel petto, E forse 6 DE ROMANZI STOniCI. i disagi della via lo trarrebbero a morte, se non ve- nisse assistito dal verchio eremita di Venda , che lo niedica c lo guarisce non senza raccontargli la do- lorosa storfa della sua giovinezza , qnando milito in Orientc alia crociata di S. Bernardo. Sullo spuntare deir alba il Camposampiero gia risanato muove alia volta di Baone, e indossate le vesti d'un contadino si apparecchia ad entrar nel castello. Tristissimo au- gurio ! Egli incontra suUe porte un gran furiei-ale , il funerale del vecchio Manfredo , die appena era vissuto tanto da poter aspettare il ritorno della dis- graziata figliuola , e compartirle la benedizione delle estrenie parole. II terrore di quell' aspetto , la pieta d' un tanto infortunio non arrestano il giovane , ma pero giunto innanzi a Cecilia ei non le dirige che ua breve motto di onesta discolpa , c rispettandone il sacro dolore si parte: che fiero, prepotente, cor- rotto dalle adulazioni e Gherardo, ma generosa e capace d'ogni nobile sentimento e 1' anima sua. — E forse egli potrebbe essere virtuoso e felice , per- che Manfredo pria di morire ha trasfusa 1' autorita paterna nel fedele Spinabello , e questi per mettere in salvo Cecilia gia pensa di proporla in nioglie a Gherardo: ma che sono mai i progetti degli uomini? Spinabello s' affretta bensi a fame la proferta a Ti- sone padre del giovane , e Tisone , sebbene prenda tempo a risolvere , non sarebbe certamente avverso alle nozze, ma Bonaccorso, il quale troppo prevede che un siffatto matrinionio renderebbe inutili a Ghe- rardo i siioi turpi sei-vigi , si caccia fra mezzo , e introduce pratiche cogli Ezzelini da Romano a per- suaderli di non lasciarsi sfuggire le ricchezze e le aderenze della Vergine di Baone. Ezzelino il Balbo e persuaso , e quando Tisone viene a consultarlo sulla proposta di Spinabello, ei lo avviluppa di astute parole, e consigliandolo a maturare con lenta pru- denza il trattato approfitta egli stesso del tempo e deir occasione , e ottiene dal vecchio tutore la fan- ciuUa pel suo proprio figliuolo. Cecilia , che ha DE ROMANZI STORICI. n giiirato sul petto nioribondo del padre di obbedire a Spinabello , non sa ricusarsl apertamente alio nozze , ma gia divenuta senza saperlo amante di Gherardo , e paurosa di entrare nella odiata casa degli Ezzelini , manda il servo Ingelberio apportatore del tristo an- nunzio al giovane Camposampiero. E tanto potrebbe ancora bastare a distogliere i fraudolenti sponsali ; ma il reo Bonaccorso , che giugne a penetrare la missione del servo , lo chiude con artifizj ia un sot- terraneo, e quando questi riesce a liberarsi, ed awisa Gherardo , e gia troppo tardi , perche ora- mai il matrimonio e conchiuso. Vendetta adunque, ad ogni costo vendetta, e il grido dei Campo- sampiero, e poiche soli non bastano contro la po- tente famiglia da Romano , si oppongano insidie ad insidie, e tinche arrivi 1' istante d' uscire all' aperta punizione del tradimento siano suscitati da ogni parte nuovi nemici contro gli abljorriti Ezzelini. Guerra fra Padova e Vicenza , guerra fra Verona e Padova , ostilita jmminenti fra il marchese d' Este e quei da Eomano. Ma intanto due anni trascorrono , due lun- ghissimi anni , e Gherardo offeso nella parte piix viva del cuore , e istigato da Bonaccorso non vuol aspet- tare piu oltre i pigri ajuti della prudenza e del tempo , e assistito da Grimaldello , che ha una so- rella ai servigi di Cecilia , rapisce la giovane gia divenuta madre d' una bambina , e la conduce a Camposampiero, ov e trattata coll' ossequio piu ri- verente. Ezzelino ha sposata Cecilia , perche ripudio Speronella a lui rapita da Olderico di Fontana: non sarebb' egli possibile che un nuovo ripudio lasciasse libera anche Cecilia ? Ecco il sogno di Gherardo , ecco le speranze del violento amor suo ! Ma ben altro e \ avvenire , che si prepara prossimo e spa- ventoso. Immensa ira degli Ezzelini : guerra aperta contro la famigha di Gherardo : Camposampiero e assediato; i vicini paesi vanno a ferro ed a fuoco. II perfido Bonaccorso e ucciso in una sortita da quel- I'istesso Ingelberto che avea chiuso nel sotterraneo, 8 de' romanzi storict. e Gherardo anch' cgli abbattuto da nn colpo di pie- tra si trova aj^li estremi. — Che sara di Cecilia? Ella e condotta al letto dell inlelice che desidera di livederla m\ ultima volta , e se questa grazia gli sia conccduta , inorir perdonato. Ed oh come air aspetto di un tanto giovane veiiuto si presto a cosi misera morte per amor suo le si riscuotono neir anima tutti qiiei sentimenti ch' ella non ha mai conosciuti al)bastanza ! Pur trojipo egli c vero : Ce- cilia ama Gherardo , e poiche questi sta per morire , non puo trattcnersi dal confessarglielo , e con labbro amarissimo depone il bacio del perdono suUa fredda e scolorita sua fronte. — Continua la guerra : Pietro d' Abano venuto a Camposampicro risana Gherardo, che il bacio di Cecilia avea forse di gia strappato alia morte: ne a cio si arresta la prudenza del vec- chio. Egli ha trovato Cecilia che per mezzo di Gri- maldello medita di eseguire una fuga che la renda alia sua cara Agnete . . . e al suo sposo ; e conferman- dola con risolute parole in cpiesto forte pensiero , la invita ad accettare nella sua torre il primo asilo contro r ira sospettosa degli Ezzelini. Bisogna f ug- gire , ad ogni costo bisogna fuggire. La vostf anima , ei disse , e piira, o Cecilia^ io lo so: ma crederallo il mondo ? i posteri lo crederanno ? lo crcderd final" mente il marito vostro ? — Lo crederanno , rispose crncciosamente la giovane , tutti quelli che credono alia I'irCu. — Pochissimi lo crederanno , interrnppe il vecchio , perche pochissimi si sentono capaci di osservare le sante sue leggi. — L' accordo e fermato : Cecilia nella confusione del primo assalto tentera la fuga , e correra a ricovrarsi sotto la protezione di Pietro. E il primo assalto e imminente. La Marca Trivigiana va tutta in armi , e la battaglia si con- densa intorno a Camposampiero. 11 giorno e venuto. Tutte le forzc degli Ezzelini c de' loro alleati si ro- vesciano sopra il castello , tutte le forze dei Cam- posampiero e dei loro amici si gettano impetuose a respingere gli assalitori. E \ assalto e respinto , ma DF.' nOMANZI STORTCT. 9 nel tumulto della battaglia una torre mobile degli assedianti s' e accostata alle mura, e Cecilia, il piu bel friitto della vittoria , e fuggita, Cecilia coll' anima divisa e tremante gia s' alTretta alia volta di Abano. Gherardo e nell' ultima disperazione. Che gli valgono i soccorsi del marchese d' Este e dei Padovani , se la donna delF amor suo gli e tolta per sempre ? Che cosaelavita, se gli mancano le cagioni di vivere ? Ei vuol morire , vuol penetrare sino al marito di Cecilia , ed ucciderlo , uccidere anche Cecilia piul- tosto die lasciarla in potestd del nvale. E gia pro- fittando delle tenebre Gherardo e giunto a Campreto , e per le vecchie mura si mette nascosamente dentro al castello. Diso;raziato ! Ouesta notte medesima , in cui egli viene alia disperazione di quell' impresa , sta per condurgli un' aui'ora di felicita imprcyeduta , ed ei non vuole aspettarla. Maria da Campreto, un tempo druda di Ezzclino , ha saputo nuovamente alletlai'e all' amor suo questo feroce guerriero , e lo 'sta persuadendo , anzi lo ha gia persuaso a ripudiare Cecilia. Ancora un giorno solo , e i lunghi voti di Gherardo , se cuor di donna non muta , sarebbero iinalmente adcmpiti : ancora nn giorno , e sono ter- minati i suoi mali . . . , ed e2;li s' avan;!;a senza sa- perlo pei tenebrosi corridoj del castello alia ven- detta e alia morte. I primi suoi passi non sono os- servati, ma ben tosto si grida all' armi , e una turba di soldati e di sgherri gli si precipita iutorno. Ogni speranza di vendicarsi e perduta , ma Gherardo , noi r abbiamo detto , vuol almeno morire. Stanco , ferito, quasi spirante ei sente la voce di Ezzelino die s'ap- pressa con nuovi soldati. Ezzelino , Ezzelino , egli grida dal fondo delT anima, e attraversando colle ul- time forze della vita la sicpe di cadaveri che s' avea stesa davanti , balza incontro al nemico. II combat- timento e finito. Gherardo si e gettato sulla spada d' Ezzelino , e la spada gli si e lissa ncl cuore. — Oh purche Cecilia gli perdoni , e piii non torni air abborrito rivalc ! . . . In questo dcsiderio egli lO DE ROMANZI STOniCI. muore miserissimo , e forse la diniane poteva esser felice! — Cecilia intanto condotta da Pietro d'Abano agli allogglanienti de' Veneti e ricovi^ata sotto la pro- tezione di Jacopo Ziani legato della repubblica , e cola ricevc 1' intimazione dell' iniquo ripudio .... Ahi la sua dolce banibina , che resta in mano d' Ez- zelino , ne piu sara conceduta alia tenerezza do' baci matcriii ! Questo c il pensiero , da cui piu ancora che dal vergognoso insulto e tormentata Cecilia : questo e 1' all'anno che le rende men caro il riposato asilo che le venne aperto nelle tende de' Veneziani. Ma r inimajiine di Glierardo , che crede ancor vivo e che potra linalmente esser suo, non basta forse a consolarla d' ogni dolore ? Che puo ella domandare di piu, se libera e virtupsa puo far beato f uomo che r amo tanto e tanto solFerse per lei ? — Ah Gherardo avea ragione di bramare la morte ! Jacopo Ziani, bello e valoroso giovane , e il ,piii cornpito signore dclV ctd sua, non ha saputo resistere alia bel- lezza di Cecilia , e Cecilia gia fatta prudcnte pensa alle guerre che verrebbero dalT unione sua con Ghe- rardo , c quando Pietro d' Abano viene a parlarle di mettersi sotto la tutela d' un nuovo marito , trenia che non le sia proposto il Ganiposampiero. Cecilia , diciamlo pure in una parola , e presa anch' essa alia gentilezza di Jacopo Ziani. — Ed ecco il suo collo- quio con Pietro d' Abano e interrotto da un messo. Le cortine della tenda si aprono ed entra Ingelberto recando con dirotte lagrime uno scudo ricoperto di nero. Ahi Cecilia , qual sentimento ti deve sorgere da quella terribile vista 1 Lo scudo di Glierardo ve- nuto a morte per te fu deposto a' tuoi piedi , e tu pensavi ad un altro ! — Guerra intanto si grida da ogni parte, guerra, distrnzione , vendetta, e chi sa di che tetre Hamme e di che sangue saranno cele- brati i funerali al Camposampiero ? Gli cserciti stanno gia a fronte : ogni lam'ia , ogni saetta , ogni spada e gia dritta al luogo ove deve percuotere. E tutta- via nessiuio morra. 11 patriarca d Aquileja armato DE ROMANZI STORICl. II della sua croce s' avanza benedicendo in mezzo agli eserciti. « Pace , esclama il venerabile vecchio rinfor- » zando a questa sacra parola la stanca sua voce , » pace , o tribolate citta. Ottone e disceso in Italia : » la sentenza e sua : contendenti , venite innanzi al » suo trono. » A questo grande annunzio cadono le armi , si disciolgono gli eserciti, la guerra e tinita. — E finita la guerra , ma die giova questo riposo a Cecilia , se nessuno le rende la sua tenera Agnete ? Che giova alia donna debole e inerme un istante di tregua , se non ha chi la difenda dalla cupidigia e dair ambizione , se Y istesso Jacopo Ziani si e da lei dipartito ? Cecilia prega ancora per 1' anima dell' in- felice Gherardo, ma V amor suo e gia tutto di Ja- copo : di Jacopo e di Agnete , ed entrambi sono lon- tani ! — Lontani? E chi e dunque quel cavaliere die si precipita nel padiglione, e prostrato al pie di Ce- cilia solleva al suo petto una leggiadia bambina ? L' amore non e mai lontano : V amore non e mai inoperoso. Agnete rapita ad Ezzelino riposa di nuovo sopra il seno materno , e un solo abbracciamento confonde oramai per sempre nel cuore di Cecilia Jacopo e Agnete. Qual madre resisterebbe a un tal dono? Qual donna a una simil prova d' amore e di cortesla? — II tempo della sventura e passato. Ce- cilia di Baone e sposa di Jacopo Ziani. Scorrendo questo breve sunto i nostri lettori avran- no agevolmente veduto che dal Gerolimi e dai Pri- gionieri di Pizzighettone a questa Cecilia dello Zorzi e un intervallo grandissimo : non di merito , perche non basta si poco a portarne giudizio; non di tempi e di luoglii , perche sarebbe avvertenza troppo leg- giera , ma si di pensiero , o per dir meglio d' inten- zione e d' effetto. L'autore dei Prigionieri anche por- tato in mezzo agli avvenimenti piu dolorosi considera sempre gli uomini e la vita dal lato piu allegro, ne mai intraprende di svolgere nel suo racconto una qualche importante lezione , e molto meno di farla arrivare a noi per la strada del cuore. L' autore in I a DE' ROMANZl 5T0RTCT. xecc dcUa Cecilia piio bensi alcuna volta rallegrare di (juaUlie pi:H cvolezza la narrazione , nia il suo sorriso c semprc passeggiero e quasi melanconico, ne si tarda a conoscrre , chc avvczzo a contemplare prol'ondaniente 1' inlelicita dell' iiniana coiidizione egli vorrebbe sopra tutto piovvedeici di biiona esperienza. E questa diversita ft a i due scrittori e cosi manife- 6fa, clie anclie senza conoscerli punto si potrebbe francanicnte alTerniare, che il primo e ancora ia queir eta telice , in cui 1' uomo ove iion tradisca la sua vocazione si compiace dell' ora presente , per- chc gli e abbellita dalla speranza; e il secondo ha gia toccati qucgli anni niaturi, nei quali dissipate le vaue illusioni si ricoiiosce per prova die Tuniana fainiglia fu gettata sul campo di'Ua vita per com- battere e per soffrire. Nc tuttavia da queste parole si deve in alcun niodo conchiudere che il roinanzo di cui parliamo appartenga a quelle narrazioni tc- tre e quasi selvagge che si fanno ogni giorno piu fanii2;liaii, specialniente agli scrittori di Francia. V ha senza dubbio in esso una serie continua d' infortunj e di delitti , e non di rado la passione e cosi vee- mente che si fa dispcrata , ma in mezzo ad ogni miscria , in mezzo a tutte le coipe che qualche volta Bono presentate con troppo nudo linguaggio , v' ha pur sempre il conforto d' un' idea dominante che dair autore si ditlonde benefica ne leggitori , e smor- zando per cosi dire le tinte soverchiamente risentite ed urtanti sparge nel quadro un lume placido e se- reno in cui lo sguardo s' arresta volentieri e riposa. E questo bel Imne, come ogni lume che discende dair alto , e d' un elTetto cosi mirabile e caro che qualunque opinione voglia tenersi sul pregio lette- rario del romanzo , egli e impossibile averlo letto e non amare lo spirito gentile che lo detto. Vi sara certamente chi ne riprovi con severa critica alcun difetto che noi stessi verremo annotando , ma chi mai sara cosi ingiusto da non riverire quel profondo osscquio per la religionc e per la virtii che traspira DE ROMANZI STORICI. 1 3 da ogni pagina di questi volunii ? Chi potra non co- noscere quel seutimento d' universale benevolenza che s' insinua fra tutti gli orrori descritti nel romanzo, come un' intima voce che consiglia perdono ed amore ? E ben e fortunate quell' uomo , a' cui scritti , se qual- che volta e negate Y assenso dell' intelletto , si con- cede senipre unanime e prontissima 1' approvazione del cuore ! II concetto primitivo dello Zorzi nello scrivere questo romanzo si fu , come disse egli stesso , quello di rappresentarci lo stato della Marca Trivigiana sul finire del medio evo : e questo suo inteudiniento , se fosse stato adempiuto, come il soggetto gli permet- teva , era per certo non indegno di lode. II medio evo , qualunqne sia lo studio che i moderni hanno posto a riparare la trascuranza e quasi 1' odio del secolo decimosesto e del decimosettimo , e per anco una terra in gran parte incognita, ove moke e im- portanti scoperte sono riservate all' erudizione e al pensiero : e senza f^irsi lodatore della barbaric ( che sarebbe cosa indegna ad uomo civile ) lo Zorzi po- tea concorrere con un buon romanzo descrittwo a dissipare i nocevoli errori che per colpa d' una scienza audace e frettolosa hanno falsificato nella vokare opinione quegli anni terribili , ma salutari ad un tempo e gloriosi. Perche adunque quando gli era offerto un ufficio si nobile , perche ha egli voluto discendere alia dannosa facihta del romanzo storico? Perche accettare il duro patto di dover corrompere la verita, quando era cosi bello di poteria liberare immacolata e splendente dalla nebbia de' pregiudizj ? Credeva egli 1' ottimo Zorzi che se non avesse dilfuso il racconto a quelle picciole guerre de' Padovani, del Vicentini e de' Veronesi gh sarebbe mancata una convenicnte materia alia sua narrazione ? Credeva egli che la cronaca oscura di alcuni villaggi gli sa- rebbe riuscita piu ricca die la storia deli' umanita considerata nel momento del sno piu laborioso svi- luppo .•' L' amore della patria che fu 1' ispirazione r4 i>e' romanzi storici. dello Zorzi e senza dubbio uno de' piu sublimi sen- timenti deiranima, ma quando dopo averci proniesso il vasto spettacolo del medio cvo che finiscc , ei si arresta in vece a raccontarci per minuto le scara- miiccc d' alcuni partigiani sotto le mura d' un vec- diio castello , non e egli vero , che se il lettore e pur mezzanamente istrutto del gran fermento in cui allora si travagliava il genera uniano , ei vorra ap- plicare alio Zorzi quelle parole di Alessandro dopo r annunzio dcUa battaglia fra Antipatro ed Agide ? = E' pare , o amici , che mentre noi siamo qui intesi a sincere Dario , Id nell Arcadia siasi fatto un com- batdmento d' insetti. = Ne vale la scusa che V autorc mirando soltanto al breve cerchio della Marca Tri- vigiana non potesse dilatarsi a un concetto piu uni- versale : noi ben sappiamo 1' angusto spazio in cui egli avea collocata la narrazione , nia che fa questo contro r intento del nostro discorso? Non e gia un diverso e piu largo campo che noi avremmo voluto , nia si sopra questo campo medesimo una diversa scelta di oggetti : ed anzi quanto piu era tenue e niunicipale il suo argomento , tanto piu cauto egli doveva procedere ncl non aggravarlo con quegli eterni racconti di battaglie e d assedj che sono gia di troppo ingombro anche nella storia generale delle nazioni. Ne si dica che nel medio evo ogni paese offriva anche ne' privati costumi una fisonomia tutta sua propria , e che percio un romanzo continato nella Marca Trivigiana non avrelibe mai potuto rappre- sentarci che una ininiagine imperfettissima di quella eta. A che cercare una difesa che per sostenersi deve dedurre da un principio vero una conseguenza non vera ? Egli e incontrastabile che nel medio evo le varie parti del corpo sociale conservavano un' im- pronta singolare e distinta , perche la civilta non ne aveva per anco ridotta la scabra superficie a lu- cida e uniforme apparenza ; ma se la faccia esterna tielle cose si contrassegnava di una notabile diversita, non era egli uuico e individuo lo spirit© che nudriva DE* ROMANZI STORIGI. 1 5 quella gran mole ? II predominio delle idee religiose assicurato dai benefizj del cristianesimo e il bisogno di fondar V ordine sopra basi inconcusse che stabi- lite dalla forza servissero poi a sottoporre la forza stessa airimperio della ragione, noa formano essi nel loro accordo il solo principio vitale che in que' tempi animasse la societa r Tutto il medio evo , qualunque sia r aspetto sotto cui si consideri , fu un continue combattimento della civilta coUa barbaric : e noi siamo iutimamente persuasi che quando il secolo decimosesto dopo aver raccolta 1' eredita dei secoli precedenti voile moetrarsi uella sua superba ingrati- tudine il solo sayio , il solo veggente , ei non fece con cio che togliere a se medesimo una gran parte del proprio vigore. Ben sarebbe cieco chi non rav- visasse la poderosa azione di quel secolo nel pro- muovere la civilta del genere umano, ma collo-^ cati ora a quella distanza che permette di giudicare imparzialmente le cose non abbiamo noi ben an- che appreso dai risultati dell' esperienza che il vio- lento impulso che fece allora cambiar direzione al mondo intellettuale , non giovo in alcun modo a ren- derne piu spedito il movimento e il progresso ? Di- ciamlo pure francamente, perche se anche il nostro fosse un inganno , noi abbiamo per iscusa una con- vinzione profonda : il secolo decimosesto ha errata la propria missione , e 1' ha errata , perche chiamata a perfezionare 1' opera del medio evo ei credette in vece di doverla distruggere, e confondendo nella sua coUera il nemico della barbaric coUa barbaric medesima si aff'atico a combatterli entrambi , e in questa doppia e terribile lotta spezzo dannosamente quella benefica forza che concentrata contro la bar- baric sola avrebbe reso tanto piu pronto e piu age- vole il trionfo della vera civilta e della vera sapienza. Noi ben vediamo che questo rapido cenno per evi- tare la calunnia delle interpretazioni avrebbe bisogno di piu lungo discorso , ma non bastera esso anche nella sua tcnuita a diniostrare sc non allro la grande l6 I>e' K0»I\NZI STOUICI. estensionc chc guardato in questo luine poteva ac- quistare 1' argomento trascelto dal nostro Zorzi? Chc se ai caiattcri geuerali del medio evo egli avesse aggiunto iiel siio romanzo descrittivo la evidenza delle tiute locali espriniendo quelle che la Marca Trivigiana aveva di originario e quasi native , chi non vede, quale interesse tutto nuovo e vivissimo si saiebbe sparse sul mirabile quadro ? Cecilia di Baone era personaggio immaglnario che permetteva alia fantasia dell'autore di aggrupparle intorno quelle figure die nieglio servivano alia sua intenzione e di spaziarsi liberaniente nei costumi e nelle opinion! del tempo. Perche dunque ha egli voluto rinunciare alia sua bberta col rinserrarsi in mezzo ai personaggi c affli avvenimenti stored che lo costrino'ono a muo- versi a loro talento .'' E questa idea gia per se stessa infelice divcuta ancora piii riprovevole , allorche si considcra che da essa appuuto viene in gran parte distrutta 1' illusione che poteva indurci a pieta sui casi di Cecilia e del Caniposampiero. Noi non ripe- teremo in questo proposito quanto abbianio gia detto nel primo discorso, ma come mai potianno i lettori abbandonarsi a un sentimento che li commuova , se gia nelle prime pagine del romanzo e violentemente dissipato ogni incanto coUavvertirli che Pietro d'Abano in quel tempo non era ancor vivo ? Ella e certamente a lodarsi la scrupolosita dell' autore che per non of- fendere la venta guasto in silFatto modo V opera sua , ma chi lo sforzava a piegarsi sotto cjuesto giogo ? E come niai pote venirgli in capo di atiidare nel suo romanzo una parte cosi principale ad un uomo che visse quasi un secolo dopo ? Pietro d'Abano e senza dubbio nella volgare tradizione un personaggio assai romanzesco, ed e ben naturale che lo Zorzi nel si- stema da lui adottato cedesse alia tentazione d' im- padronirsene, ma in questo pcnsiero perche alnieno non ha egli trasf'erita alia vera epoca la sua narra- zione ? Perche non si getto arditamente in que' tempi cosi torbidi e tuniultuosi del secolo dccimotcrzo ? Se DE ROMANZI STORICI. 17 non che a qiiesto luogo e in questo rapporto ci bisogna per giustizia nmovere alio Zorzi un' accusa ancoi'a piu grave. Nel sunto del suo romanzo noi abbiamo accennato cou una parola che Cuuizza e Sordello erano intervenuti alle giostre celelnate in Padova per la Fesla de' Fiori : ma quale idea iu questa di cacciare cosi indarno nel racronto quei due ce- lebri nonii che appartengono all' eta susseguente? Pie- tro d'Abano e alineno intrinseco agli avvenimenti che da lui ricevono moto e sviluppo; ma Cunizza e Sor- dello in che giovano alia narrazione se dopo quella momentanea e inutile comparsa agli spettacoli piu non si parla di loro , se non per dirci che Sordello non c,ouibatteva per gli Ezzelini contro i Camposam- picro, perche scopcrtasi la sozza sua tresca con Cu- nizza avea dovuto partire ? L' autore ha cercato di scusarsi annotando che i personaggi di Cunizza e di Sordello erano troppo romanzeschi per non ammetterll alrneno come episodio , ma che scusa e mai questa , e se bastasse, che cosa sarebbe della verita storica a cui si vuol tanto pretendeix ? Oltre di che noi ben comprendiamo che uno spiendido nonie possa se- durre un ronianziero , quando col violare la ragione de' tempi spera di tiarne una gran luce alle sue fantasie ; ma come mai il nostro Zorzi non ha egli veduto che nel suo caso offendendo il vero riusciva ad un fine interamente contrario ? Sordello e Cunizza vivono per tutte le nazioui in quella vita d' immor- tale poesia a cui lAlighieri li consacro : e gV Italiani in ispecie mai non pensano a Cuijiizza die non la vcggano tutta accesa nel bcato luinc della terza sfera ove hetaniente indulge a se stessa ; ne ricordano mai Sordello che non lo scontrino sulla costa del monte, anima disdeguosa ed altera che nella sua solitudine sembra quasi dimenticare il cielo per pensare alia patria. Perche adunque il romanziero senza esservi astretto da nessun bisogno ha egli voluto strascinarli nel suo romanzo a vivere per un breve istante una vita cosi diseguale e meschina ? Perche strappare Bibl. hal. T. LXI. '2 i8 nr,' ROM.YNzi stoiuci. Cunizza dalla lirillante sua Stella, se altro non volcva lame die luostrarla lavviluppata in osreni amori cou Sorclrllo , c pe";2;io aurora nanarci die ahbaiulonata ila lui si acccsc losto •/" un Bonio cavalier Irivi^iano , € qiui/itunqur fosse ammogliato fuggi con csso a liag- gi-arc per niolte parti del moiido godendo di mold piuceri? Gli anacronismi aiiche se giovano al rac- coiito sono senipie assai biasinievoli , pcrche scom- poiiendo il nesso degli avvenimenti e adulteiaiido la goncrazione delle cause e degli elVetti lendono false o alineno vacillaiiti le nonnc dcIT umana pru- denza; nia quando poi cgli e questo die vediaiiio il niisero frutto die se ne raccoglic , dii pt)lra di- fenderli? Chi potra cercare una discolpa airautoie die incautanicnte atTronto questo danno ? Kc tuttavia noi A'Ogliamo essere soveichiaiiiente severi , airestandoci a dimostrare la sconvenicnza di parecdii altri simili arbitrj , die per la piu parte lu- rono aunotati dallo Zorzi inedesinio. Un uonio die iiel suo istesso errore si nianifesta cosi aniico ddia verita , iiierita certanientc die dai Lnioni gli sia messa in conto anclie Tintenzione; ed c gia trojipo il nostro rin- crcscimento die qualclie altra osservazione sul suo ronianzo non ci perinetta aiicora di trascorrere a quelle parole di lode atrettuosa e sincera , die ci sa- rebbero dal cuore snggerite cosi volentieri. Lo Zorzi, come voleva il sistema da luiadottato, ei studio d introdurre nella sua narrazione tutte quelle notizie storiclie , die sulla ]\larca Trivigiana iivea saputo raccogliere , nia diremo iioi die 1 ar- tifrzio , di cui egli si valse , sia tale da poterlo ap- jirovare ? Diremo noi die non vi fosse altro niigliore jiartito die qncUo d immaginare , com' ci fece, una Cecilia di tutto ignorante e di tutto curiosa , e uno Spinabello die abusando i privilegi della veccliiezza tutto sa c tutto racconta .'' Le notizie stoiiclie quando si vogliano riportare nel romanzo del)bono soigerc dalle viscere stesse del soggetto . e interporsi con sobria e opportuna maebtna , dove 1' iirgomcnto De' ROMVNZI STORICl. IQ incdesinio se ne ajiiti all" elTctto die si vuol conscgui- re; ma die giovano iiiai alia storia prindpale, die lo Zorzi raccouta, quelle rreijuenti narrazioni die a guisa d' episodio ei franimette r E quaiito e poco il ineiito di quella facile erudizione , die tolta senza fatica da una cronaca si getta senza pensiero in un romanzo a pigliarvi quel posto die le attviljuiscono il caso o il capriccio r Spiiiabcllo , dice il nostro ro- manzieio , uvea la pecca dl raccontare tutto quello che sapcpa : ma queste parole non dovreLbero esse applicaisi con piii diritto al romanzieio medesinio ? E si puo egli toilerare che all' apparire d' ogni vcc- diia muraglia il loqnace tutore di Cecilia ne assalga con quella sua inesorahile apostrofe ? Ti narrero da chi fu edificato quel bel casLcllo. E si noti die un tale difetto rinnovandosi con moka frequenza non puo a nieno qualclie volta di produne un contrasto djspiaccvole fra la novella che si nana e le persone che la stanuo ascoltando. Spinabdlo raccouta tatto qacllo che sa , ma quando nel condurre Cecilia a marito 2;iugne sotto le iiiura di Liniena, dovrebbe egli , per raccontaici da chi' fosse cdtficato quel bel custcllo , iianaie alia virtuosa e inesperta lanciulla la storia di qutU' antico Ke d'Uns^heria die anio la iiglia d' un pastore ? Dovrebbe egli in ispecie nar- rarle , che la giovinetta non seppe rcsistere , e che come son le donne jier lo piii fragill di lor naturale, ella n'ebbe in capo a qualche tempo una figlia? Ne si creda che quando Spinabcllo dopo i due prjmi volumi si ritira quasi interamente dalla nar- razion? . questa noja si aliontani con lui: uoi l ab- iiianio gia dctto , la pccca di Spinabello e comune allautorc, e sia che parli in persona propria egli stesso , sia die introduca alcun altro a parlare , e sempre continua questa insistenza di racconti inse- riti al solo scopo di raccontare , e sempre continuo il difetto di sj)argerc a caso le uotizie storiche senzai fule nascere daU' argoniento. senza guardare se (jucl- lo era il tempo opportuiio di prcbe:i.»iilc. Allorche. 20 DE ROMANZI STORICI. per esempio, Ghcrardo ferito nella giostra ^ raccolto dair eremita di Venda , clii non direbbe die la prima cura del pictoso vecchio dovesse rivolgersi a esaini- nare la ferita e fasciai'la ? E in vece qual e la sua occiipazionc ? Raccontare lungamente la propria sto- ria e la crociata di San Bernardo. Levami qiiesto dolore , c poi parleremo ; gridava Zenone al sue medico, che prima di curargli la gamba ofFesa vo- lea disputare con lui suU'esistenza del moto: ma die importa di questa lezione al bnon solitario ? Invano egli ha crediito pocanzi il Caniposanipiero prossimo a morte , invnno il Camposampicro si travaglia stanco e affannoso neW ambascia della ferita: il romanziero vuol narrarci i casi di Villano da Maserada e gli avvcnimenti della seconda crociata , e col pretesto ch' e necessario il sole per raccogliere 1' erbe medi- cinali , non permette neppure al solitario di dare uno sguardo , un solo sguardo alia ferita , che forse per ritardato soccorso potrebbe diventare mortale. Tanta e la negligenza con cui egli procede nel col- locamento della sua erudizione ! Tanta e la smania di raccontarci , come Spinabello , tutto quello che sa I E nondimeno a malgrado delle cose dette finora , a malgrado di qualche altra menda , che giova ab- bandonare all' occhio dell' invidia acutissinio , noi vo- gliamo ripetere ancora, che la Cecilia di Baone e romanzo da non potersi leggere senza provare molta benevolenza per 1' amabile ingegno che lo detto : e vogliamo anche aggiungere , die la lettura ne riu- scira piacente e non infruttuosa alio studio delle umane passioni. Si lasci pure in un canto ( che la perdita e poca ) tutto cio che risguarda I'istoria, ma quauto non e ancora 1' interesse che ci lega all' or- fana di Baone gettata a quattordici anni cosi sola nel mondo , cosi sola col pericolo della sua bellezza in queU'eta di violenze e di sangue? Quanto non e ancora il gaadagno di sapienza morale , che ci viene preparato dalT ottimo autore in quella serie di avve- ninienti tutti siuistri che bcguono alio sconsigliato e Db' ROMANZI STORICr« 2t colpevole impeto del Gamposampiero? L'intreccio dei casi pubblici coi privati potrebb' essere molto piu artificioso , la narrazione molto piu spedita , il dia- logo assai piu vivo e piu franco , ma la conoscenza del cuore umano , questa mirabile e sovrana dote, che prima d' ogn' altra si domanda ne'romanzieri , chi non voira riconoscerla piena, assoluta , profonda nel nostro Zorzi ? Noi non possiamo in cosi angusto spazio presentare ai nostri lettori tutti quei luoghi, in cui egli ha saputo rivelarci i piu occulti affetti deH'anima, i piu impercettibili niovimenti delle pas- sioni , ma per tutta conferma delle nostre parole non bastera egli d'accennare quelpasso, ove Bonaccorso con perfida seduzione circuisce il cuore di Gherardo per indurlo a rapire Gecilia? Gherardo e somraa- mente infehce , perche lo tormentano non soddisfatte due tremende passioni , il desiderio della vendetta e I'amore. Delia vendetta e quasi spenta o almeno tardissima ogni lusinga : e 1' amore chi non sa come sia spaventoso , quando destinato a consolatore della vita ne diventa il carnefice ? II giovane e sotto le mura di Baone , e guarda con indicibile affanno il castello ove nacque la sua Gecilia. Bonaccorso gli si appressa e lo scuote. II momento e opportuno, e la seduzione incomincia. Ezzelino sta sicuro sotto la guardia delle sue torri , e la dentro chi potrebbe col- pirlo? Ma vol, signor mio, perche perdere inudlmente qui il tempo , e logorare la vita ? — // tempo ! I suoi passi sono tardi , come quelli del vile guumento che monta su per lo colle. La vita ! Sono gid due anni ch' io piu non vivo. — Volete vol ascoltare le parole del vostro servo ? — E Gherardo fermossi d incontro a lux — ... Ditemi . . . col rapirgli la donna sua , o seducendola non arrivereste vol ad un tratto all a- more ed alia vendetta ? — Fece alcuni passi allora Gherardo, come per sottrarsi ad una tentazione; pol di nuovo accostandosi : Che intendi tu di dire? gli chiese. Tutte le forze della mia casa non basterebbero ad espugnare Bassanu. — Bonaccorso non apre DK no:srANzi storioi. ancora manifestamonte i suoi pcnsieri, ma egll ha gct- tato iiitmnzi al giovaiie iin dcFitto ed una speraiiza: una spcianza a clii iioii nc avcva nessana. E le sue parole furono ascokate scnza ribrezzo. La trama del nialvagio proscgue , Ic sue frodi si anaodano , e 1' in- faine consiglio gia proposto, gia maturo all'csecu- zione fernuuita e hollo nel (niorc del Camposampieio. Noi trasroriiamo all' ultimo rolpo. — Tcntnr di ra- piiia , fiprcsc Glicrardo : e. il padre mio ? — Vol fatelo intanto , iiitcrruppc Bonaccorso , e tutta la vosCra fnmiglia correrd all at mi per difciidcre la sua ven- detta. — Chcardo udiva con ripiignanza il progetto di fa?' iinlenza alia donna. — Rapirla ! Jlla . . . se tit tocchi solamente V cstrcnio lembo dclla sua teste , mor-' rai! — Nan io oserd certamenLe di stcndcr la mano , ri.tpose lo scaltro , sulla gemma del signor mio. — Chi dunque farallo ? — Voi stesso. — Io? ... E misurava furihondo a lunglii passi la stanza. — E vi comien fai-lo , o morire. — Morire? La. mortc dcW iufelice e come la notte al lavoratore nppresso dalla fatica. — E mori?e senza vendetta. — A queste parole il giovane si abbandono ad una specie di delirio. — -No, gridava furibondo , no ! Qherardo di Camposampiero c come il leone della sua insegna. Cinto e fcrito da cento lance muore , ma muore bagnato nel sauQue de suoi neriiici. Bonaccorso , che conosccva gli acccssi di quel furore, lo lasciava scoppiarc, e tenevasi quietb ed in guardia. Poi soggiungeva : se la mortc e il porto dei- vostri nffanni , e il voto della vostra dlsperazione , perche stare ad attendcrla come tin' imbclle feviinetta, e nan piuttosto virilmente sfidnrla facendovi signore di quella che amatc , vendicandovi di colui che ab~ boirite? — Uomo perverso e fatale ! sclamo Gherardo. Tu m' hai fatto perdere la gioja de miei brevi giorni , tu hai ucciso il mio onore , ed ora mi spingi dcntro il sepolcro. — Bonacrorso iia gia vinto: Chorardo chiude gli ordii, c si gctta nel prccipizio. — Ed ora clii non vcdc anrlic da qucsto renno cosi scarso e imperfetto, come dchba csserc proCondamente disccso DK ROMANZI STORICI. 2o nel cLiore umano roliii , die seppe con tanta finczza alternare sul labbro del niiovo Jago le parole di ven- detta e d'amore, a cui dovea cedere la stanca virtu del Caniposampiero ? Chi non vede quanto sia fclice r ispirazione , per cui fra i due affetti cgualmente forti , dai fjuali il s;iovane e oppresso , il trionfo della colpa e dovuto al solo dcsiderio della vendetta, e r amore , quantuncpjc oU'eso , non interviene che a moderare la violcnza dtU' iniquo progetto ? E questa delicatczza di sentimento , questa sicu- rezza inftillibile nelP apprezzare i misteriosi elfetti delle passioni e sempre conservata in tutto il ro- manzo. Gherardo , per dime un esenipio, ha in suo potere Cecilia, e la rispetta come cosa sacra e cpiasi divina , ma il tumulto dell" anima sua e tanto , che la rag^ione gli e presso a smarrirsi : ed ecco Bonac- corso ad anminziargli , che le terre del Caniposam- piero sono invasc dal suo nemico. AJi diuique , esclania Gherardo, la fiera c iiscita dal suo covile! E una specie di calma gli rientra nel cuore: I'ira sua ha soverchiato in quel momento ogni dissimile affetto, e dopo tanta gucrra quella prepondcranza d' una sola passionc su tutte Ic altre soiniglia quasi alia pace. — Poco dopo respinti i ueniici , Gherardo gl' insegue perdutamente , e per poter soddisfare la sua cieca vendetta non bada punto , che sta per incontrarsi quasi solo nell'intero esercito degli Ezzelini. Invano gli e posta dinanzi T idea delV imminente pericolo , invano gli si grida , che per cjuella via si corre alia morte o alia schiavitu. Lo sdegnoso nega ascoltare, e si avanza. E intanto perche a cpiesta scena nulla nianchi di cio che la puo rendere piu commovente , Ceciha e sull'alto della torre , e vede il gran rischio : e trenia per Gliei"ardo, e dee far voti per Ezzelino. Oh dove si lascia egli trasportare da quell iinpeto sconsigliato ? Esclama sospirando la misera. Egli an- drd a frangci^i nrtando a capo basso in tutta I oste neinicu . . . Egli si spingerd fra le schierc , cercherd per tutto E::zelino. II fatore vince ostacoli insnperabdi. 24 DE' ROMANZI 9TORICI. £ se si trovano, se si assaltano ? . . . Cecilia si arrcsta* ella si accorgc d'aver gia detto troppo. Che iniportai se non avvi ad ascoltarla clie la lidata sua ancella ? La roscicnza e ben altro testimouio piu insistente e tenibile. Cecilia getta imo sguardo doloroso agli ul- timi tenuini della pianiira , clie gia fassi deserta : e continua con voce sollocata e treinante. — Se si tro- vano , se si assaltano . . . il cielo dia la vittoria al padre della viia Agnete! ■ — •. E Gherardo e oraniai sfug- gito alia sua vista. Egli seguita il disperato luroie clic lo strascina, e sembra gia deciso che nessuna voce uniana potia trattenerlo : nessuna voce ne del fratello, ne.degli aniici , ne de'soldati. Ma Bonac- corso e arrivato al sue lianco , e gli nioimora nel- r orcccliio una breve paiola. — Cecilia e in Campo- sampiero. — Che sarebbe , se, lui lontano, il castello fosse assalito ? — Gherardo stringe la briglia e coii- sente a tornare. Noi non possiamo arrestaici piu oltre a riferire i mold tratti di questo genere, di cui abbonda la nai- razione, ma quando si parla di cose deiivanti dal profondo sentiie dell'anima, non basta e2;li anche un solo concetto che sorga a una simile altezza, per dimostrare come sia fervida e pura la sorgente ova esso nacque, e come tutto, che ne proviene, si debba accendere alia medesima tiamma. — E tutto in fatti nel nostro Zorzi , ove il sistenia del romanzo storico non lo seduce, e creato colTistesso intendimento d'a- more , colla stessa gentilezza di pensiero mista ad una cara malinconia: cosi linvcnzione come i caratteri, cosi il dialogo come il racconto. — Se non che forse a questo luogo ov'e compartita al romanziero ima lode si rara, alcuno vorra contiaddirci notando di grave biasimo il contegno di Cecilia dopo che fa accolta nelle tende de" Veneziaui , di Cecilia che di- mentica cosi presto il disgraziato Gherardo, I'oggetto de' suoi primi sospiri. Come mai , abbiamo setitito a ripetere , come mai lo Zorzi , se c temprato a quclla atlettiiosa soavita d'ingcgno che gli fu attribuita, ha DE ROMANZT STORICI. 25 egli potuto indursi ad abbassare di tanto la donna die dapprinia aveva innalzata ? Come niai non vide il ribrezzo che doveano destare quelle nuove nozze celebrate per cosi dire sopra un sepolcro? E noi confessiauio che questo biasimo parve a mold assai meritato. I\Ia se anche dovesse dirsi conforme a giu- stizia , non e egli un silTatto rimprovero nella piu gran parte alleviato , ove si pensi all ottima intenzione deirautore che voile aflrontarlo per esercitare una rigorosa giustizia sul Caniposampiero e insegnare ad un tempo che nessun amore e durevole ove non sia fondato sulla virtu? Ed inoltre s'egli e vero che dope il bacio deposto sulla fronte del moricnte Ghcrardo CeciUa col rivolgersi a un nuovo amore diventa trop- po volgare , se egli e vero che uno sviluppo diverso , lasciando a cjuella infelice il suo dolore , avrebbe ponservata una maggiore unita di passione al romanzo, e egli poi ugualniente certo die un siflatto cambia- mento non avrebbe distr^itta quasi per intero 1' utilith coniune della narrazione per restringerla a que' po- diissimi, cui Taltezza dell intelletto e del cuore o la beatitudine d'un illusione continua permettono di cre- dere air immortalita d'un grande ed unico amore? E questo difetto medesimo nel carattere di Cecilia non e egli a ben guardarlo un nuovo argomento del lungo e alTannoso studio posto dall'autore a meditare i secreti dell' anima umana ? Secreti lerribili che a penetrarli indiurebbero la disperazione e la morte , se Dio non avesse coUocato in fondo a quelle tenebre un raggio di speranza e di vita! Senza che a voler anche prescindere per ora da questi gravi pensieri , a voler anche aCTermare che il mutamento di Cecilia non sia punto giustiticato ne dalle virtu di Jacopo Ziani ne dal bisogno inesprimibile della calma dopo un' agitazione si prolungata , clii potrebbe ostinarsi a negare la sua indulgenza a questa colpa, se ad essa e dovuto il niirabile quadro con cui si chiude il romanzo ? Era estremamente difficile , parea quasi impossibile di nobilitare 1' ultimo istante in cui Cecilia 2^* PF. U0M\N7I STORICT. aderisce m niiovi sponsali, ma qiianto non (u bdla e felice ridca clie il nostro Zorzi ti'ovo ! Non e la de- bolezza clic cede, non e la passione che vince. Jacopo Ziani per tutta preghiera prcsenta a Cecilia la cara e lac;ilinata baniinua. Qual madre reslstcrebhc a un tal dono? Qual donna a una uinil prova d' amore e di cortcsia ? Coil queste parole finisce il romanzo e con esse noi pure voglianio senz'altro conchiudere per cio che lo ris2;uarda il nostro discorso : contenti die questa volta la parte dcUa lode , in cio ch' e piii intrin- seco air autore , abbia soverchiata di gran lunga la parte del biasinio ; contenti ugnabnente che col ren- dere giustizia ad un libro dcttato con opinioni let- terarie da noi riprovate, Tintima persuasione ne ab- bia conceduto di far manifesto che ncssun prcgiu- dizio di dottrine esclusive viene a turbaie la sin- cera espressioiie deU'animo nostro. — Cosi ci fosse possibile di continiiare lo stesso linguaggio pei due altri romanzi di storia veneta di cui ora ci couviene parlare ! Irene Dclfino. — La Villa di S. Gluliano. La Cecilia di Baone deU'ottimo Zorzi ci trattenne molto pin lungamente die dapprincipio non era nostra intenzione: ma questa lunghezza , se anche fosse pa- ruta sovcrchia , ne sara di Icggieri perdonata da ogni gentile persona, ove si voglia riflettere che nessuno tinora si era occupato ad apprezzare degnamente quest' opera e die la critica onesta e leale non ha al- cun ufficio pill bello e piu caro che quello di riparare air ingiusta dimenticanza. Ed ora che quest' obbligo amorevole ci venne conipiuto , non sara pin cosa che possa tardare la velocita dellc nostre parole , e ben poco vorremo soggiugnere al sunto dei due romanzi pubblicati dal signor Falconetti. de' rom.vnzi storici. 27 Irene Delfino. Siamo alia nicta del secolo sesto e precisamentc sul fiiiirc cli marzo del 552. La scena e in Torcello isolctta deirAdriatico e il racconto s''incoiTiincia con una imltazione de Fromessi Sposi. Uno sgherio mezzo glgante arresta un servo di casa Dcllino e con niinacce
  • «wo il giro di questa , giungono al rialzo delle donne, lo assalgono allcstremo angolo dcstro , improviisamente die tutti gli occhi crano rnolli al De' ROM VNZI STORICI. 3 1 parapiglia delV altro lato delta piazza: lie strappano la Dclfuio , lie strappajio la sua balia die parea iolcr resisterc ulincii colla i'oce : sc la recaiio in ispalla : in icn baleno sono alia riva: saltano colla preda in una barcfi die gli attendeva : vcnti braccia robuste fanno volare il legno sull onde , lo slanciano pel canale di traversa , in podii island ne sono al capo , presso al Brolo , ollre alia Spinalunga : la e una naue sorta sull' ancora : i>i salgono , vi gettano le donne die gri- dano a ciclo^ tagliano il canape , al scgnale spicgansi prontissime le vale e il vento le rigonfia tantosto,- il vcnto del uiattino die gid di inolto rinfrescato si porta cQn la vclocitd del lampo la nave i rapitori e il feminil lamenCo.v — Leonzio autore di quell" infamia e inseguito , nia non raggiunto : Tcotlosio e preso in sospetto , ma coU'assistenza del Bebbo puo sot- trarsi al grave pericolo. Del giocoliere Andrea non c piu alcLina nodzia: veduto il torbido ei si diede alia fuga e soltanto in capo a qualclie anno corse una voce die alcuni Goti dopo averlo ucciso e derubato lie abbandonassero ai cani il cadavcre. — Mentre Andrea Orseolo niuove in cerca d' Irene, il Grade- nigo , il Candiano e il Delfmo conducono Narsete per le isole a vedere I'alacrita con cui sono preparati i soccorsi, e neU'isola Costanziaca un vecchio ottuage- nario discendente di Trasea Peto racconta loro con un sobbisso d'erudizione Tantico stato de' Vencd. Teodosio clie • vede cendnuare a suo danno V indi- gnazione del popolo fugge suUe tracce di Leonzio, col quale e fortcniente adiiato clie senza il suo as- senso aiTischiasse lui fatto cosi violento : e il Dellino vedendo gia scorsi parecclii mesi senz'aver notizia d' Irene i)iii scmpre s addolora ne' suoi dubbiosi pen- sieri. Una sera, mentre ei passeggia lutto afllitto sulle live del mare , una voce cupa e sepolcrale lo arresta , la voce della vecchia Isa clie dal volo:o e creduta una maliarda. Isa appartiene a (jaella sella di Esscnj die poi furono detti zingari ed odia a morte il Dellino clie per un cnonne debtto Ic ha coudannato a perire 3a DE ROMANZI STORICI. in galera il figlinolo del suo figliuolo , ultimo ram- pollo cli quella scellerata famigUa. La vecchia in aspetto terribile gli attraversa il canuuino e gli pronuncia il nonie d' Irene. II Deliino iticredulo a quelle arti vuol prose2;iiirc la strada , ma rolei lo illiide con una bril- lante meteora die sorge dalle ac({ue della laguna , e il Delfino gia confuso, gia vinto dal fascino della superstizione s'abbassa a chiedcrle contezza d'lrene. — Ch io ti dica il Irene ? Tu rial volesd ed ora sia tua pena il non udlre qnello die Isa dire di lei ti po- trebbe. Uorno di sangue, addio. — Fermnti, e se vale il prcgare , dimmi ... — Non piii. Addio , uomo di sangue. — E tratto dal seno iin ccncio lo scnote for- temente sitgli occhi del tiibuno , il quale offeso con aid nella tisfa e quasi accecato porta rapidamente Ic mani alle palpcbre; momento che la nialiarda cogUe per dileguarsi in un bale no senza ch' egli come della venuta , cosi nulla sappia del modo di sua partenza. — II Deliino ancora piu travagliato dopo questa appari- zione allretta i preparativi per poter coi'iere egli stesso in cerca d'lrene, e gia le cose sono disposte, quando nuovo intoppo alle sue brame giujigo/io de- putati da Pudova die si vogliono presentare a Narsete. I messi de' Padovani vengono per richiamarsi a quel capitano di alcuni torti che pretendono aver ricevuto dai Veneti , ma Narsete per non accrescere gli odj e per rimuovere da se ogni cagione d'inimicizia non vuol assumere autorita di giudice, e dopo averli con- sigliati a concordia parte per Aquileja. — E intanto qual e la condizione d'lrene? Quella infelice dopo un lungo tramortimento e rinvenuta alia vita e al dolore , ne in tanta sciagura le resta che un solo cou- forto , quello di sapere che Teodosio , per cui fu rapita, si trova lontano. II mare e trattenuto da tanta bonaccia che in due mesi la nave non arriva che Hn presso a Zacinto , e gia logora di troppa vec- chiezza o percossa dagli scogli fa acqua da tutte le parti e rainaccia d' andaie a picco. Leonzio pero riesce ad approdare ad una riva quasi deserta e si occupa de' komanzi storici. 33 in gran fretta a risarciie il suo leguo, quando una nuova tempesta glielo danneggia in niodo da ren- dere necessaria una grande e lunga opera per ripa- rarlo, e Irene puo in questo intervallo farsi amici i pescatori di quella spiaggia. Una Felicia inforniata de' tristi suoi casi spedisce un niesso al DeUino, ma questa prima pieta torna inutile , perche il messo e ])reso tra via da' corsari e gia la nave e pronta a tar vela. Nuovo tentative e molto piii audace. Felicia vi mette secretamente il fuoco e la nave e distrutta. E tuttavia anche questo soccorso non giova. Leouzio si trasfcrisce a una citta vicina e gia un altro legno e disposto: bisogna partire. — II viaggio per qualche tempo dura felice, ma dopo sei giorni insorge una tempesta fierissima. Dne fulmini disarmano la nave, e Leonzio oramai disperato si getta con otto de' suoi in un paliscliermo abbandonando suUo sdruscito legno la rapita , in cui vuol perdere la supposta cagione di tutti i suoi mali. E la nave e ben presto som- mersa , ma ne Leonzio pure si dee prometter sal- vezza : egli e caduto per non rialzarsi piii sotto i colpi della fortuna ; e la Vendetta di Dio gia inco- mincia a compirsi col gettarlo in mano d'un corsaro clie lo mette in catene. E ancora non basta. Tre grosse navi veneziane s' accostano al pirata che lo fe'schiavo, e chi potra salvarlo se viene scoperto? Segue una dubbiosa battaglia. Leonzio in quel pe-* ricolo e disciolto a combattere, e la vittoria coirajuto di lui sembra gia accertata alia causa peggiore ; ma noi r abbiamo gia detto , non e piu possibile che il malvagio risorga , e mentre ei si affida a nuove spe- ranze , sopraggiungono due altre navi de Venczianr e i pirati sono costretti ad arrendersi. — Quale gioja 1 Le ultime due navi sono comandate dal Delhno , le tre prime da Lione Orseolo, il padre d' Irene: i due amici possono linalmente abbracciarsi dopo un' assenza si lunga, ma ad un tempo quanto dolore ! Lione Orseolo apprende la disgrazia della figliuola che il Delfmo corse invano a cercare fino a Costantinopoli. Bill. Ital T. LXI. 3 34 de' romanzi storici. Ncssuna notizia di lei : ben v' era giunto Teodosio , ina solo , c trovata morta Teodora , Anlonina irri- tata pel mcil esito dclla sua spcdizione , oppressi i partigiani dl Bclisario , trionfanti qnelli di Narse- te . . . . crasi aiidato a chindere in iin moiiastero di Efeso, dove poi termind miscrabilmente i suoi giorni fra i rimorsi e la dispcrazione. — Leonzio die alia vittoria de' Veneti s'era gittato nel mare, e ripreso , e fattosi condiirre innanzi aU'Orscolo e al Dellino significa loro con infernale coinpiacenza che Irene e sepolta in ibndo del mare. Ma il ribaldo s' inganna •■, ei non avra nemmeno il reo conf orto di vederli infclici. Nella nave del corsaro sono rinve— nute anclie Irene e la Candida che salvate in un akro palischernio da uno sgherro di Leonzio inipietosito de* loro infortunj erano cadute in potere dellistesso pirata. Consolazione e felicita senza tine: punizione e giustizia. Irene e beatissima col marito e col padre. Leonzio e appiccato all'albero maggiore della capi- tana. — Narsete intanto , trasportato cogli ajuti dei Veneziani 1 esercito a Ravenna, vince Totila, poi Teja, e fmahnente i Gcrmani condotti da Leutari e da Buccellino. E dunque tempo di sciogliere il voto. Egli torna nella Venezia e vi fonda fra le acclamazioni del popolo le promesse due chiese. Viva Narsete ! Viva il glorioso libcratore d' Italia! Ecco il grido continue con cui la moltitudine esultante accompagna dapper- tutto il pio e forte guerriero. E Narsete divide anche egli la pubblica gioja; e nel partire da quella ere- ecente nazione accorsa quasi tutta suUa spiaggia a dargli T ultimo addio , si commuove e le manda dal cuore un augurio = Sit grande e felice =■ — Nessun augurio fu mai meglio adempiuto. Noi in questo sunto abbiamo fatto ogni sforzo per non comunicare ai nostri lettori f insopportabile noja che ci venne dal presente romanzo , e cosi faremo secondo il nostro potere anche per la Villa di S. Giii-^ liano , ma pur troppo 1" impresa e assai piu forte di jaoi , pur troppo a malgrado d ogni buona intenzione De' ROMA.NZI STOKICI. 35 sentianio cV esscre divenuti complici del signer Fal- conetti. Couie niai potrebbe infondeisi qualche in- tercsse ad uii libro die n" e alFatto privo ? Come niai potrebbe giiigiiere gradito un racconto , a cui nianca del pari il diletto del romanzo e 1 utilita del- I'istoria? II sig. Falconetti ha voluto avvertirci nella sua prefazione che le Cronache dclla Canongate gli lianrio snggeiita 1' idea di dettare un romanzo per ogni secolo dclla storia vcneta, ma se il pin infelice fra i romanzi di Gualtiero Scott lo ha indotto in una tcntazione cosi deplorabile , perche almeno non ha egli cercato di appropriarsi una scintilla di quella luce, onde lo Scozzese e si ricco? Lasciamo pure da parte la quistione de' romanzi storici , quantunque il pensiero d'insegnare per romanzi tntta una storia sia veramente insolfribile , ma se anclie volesse ap- plaudirsi a qucsto bizzarre progetto , vi sara egli alcuno che possa toUerare il modo con cui nclla Irene Delfino fu cominciato a eseguire ? Narsete per aver uttenuto dal Vencziani die gli tragitdno V esercito da Aquileja a Ravenna , fonda a Rlalto due chiese. Ecco la grande notizia storica alia cui diffusione e deslinato il romanzo , perche tutto il resto e affatto straniero all'argomento e poteva colla stessa oppor- tunita introdursi nella Villa di S. Qiuliano^ ma questo nonnulla , questo fatto semplicissimo che non ebbe , ne poteva avere la menoma conseguenza, valeva egli la pena di cacciarci tino alia gola in un lago d' inezie ? Valeva egli la pena d' essere imparato colla lettura di scicento e piu pagine? E s' aggiunga che questo fatto mcdesimo esce dalle mani dell' autore cosi sfi- gurato che piu non gli rimane altra sembianza che d' una puerile leggenda. Noi non siamo certo fra co- loro cui piace d' esigliare la storia dalla vita comune costringendola a procedere con un passo sempre ugualmente misurato e solenne ; ma v e pure una dignita intrinseca alia specie umana che mai non bisogna tradire , v' e pure un sacro splendore diffuse intorno ai gran nomi che bisogna rispettare , iinche 36 de' uomanzi storici* r inflessibile vcro non coinanda altrimcnti. Ora com6 niai a malpado di {[ucsti princlpj , di cui non c per- nicssa la (Imiontiranza ad alciino , lia egli potato il sig;. Falcoiietti strascinare cosi bassamciite pel trivio Giustiniano , Belisario e Narsele ? Come niai lia cgli potato gettaie fra qiicsta conipagnia un Andrea ciur- jnatore a farvi ballare i suoi cani , come stromento piincipale d' una tiama politica ? Se non che egli e tioppo inutile airestarsi a dimandare, perche non fosse Imon istorico, clii non seppe nemmeno innal- zaisi alia tenuissinia lode di romanziero mediocre. Che cosa poteva mai attcndersi da un autorc che per tutta invenzione non trovo altro nella sua fan- tasia che quel rapimento quasi impossibile d' Irene susseguito da quclla libcrazione cosi strana , cosi di- visa da ogni verisimigiianza ? Che cosa poteva mai aspettarsi da un uomo che introduce con grande ap- parato la zingara Isa per dimcnticarla subito dopo ; che fa venire i messi de' Padovani per rimandarii immcdiatamente senza costrutlo; che fa spedire da Felicia un mcsso al Dell'ino per farlo arrestare dai pirati e renderlo inutile r E la Villa di S. Giuliano ^ merce deiristesso valore. La Villa di S. Giuliano. Grado nel settimo secolo si era fatta la piii ricca e popolosa fra le isole della Venezia che tutte cor- rispondendo al lieto augurio di Narsete erano salite a buono e potente stato : se non che le discordie fra i tribuni che le reggevano , erano gia vcnute a tal punto da minacciarne la crescente prosperita. — La scena si apre il 22 di aprile del 697. Pietro Gra- denigo, tribuno di Grado, ha indetta una gran caccia a cui sono invitati i principali dell' isole , amici e iiemici. II patriarca di Grado , uomo religioso e se- vero, non vorra accostarsi a questi profani passatempi , nia verra il nipotedilui, giovane che al Gradenigo altamente dispiace. 11 Gradenigo e uomo atr»bizioso , ciudele, siiperbo. Fornito di moko ingeguo e di DF. ROMANZr STORICI. ^7 grandi ricchezze ei non ne usa che alle prepotenze ed alia vendetta: magistrato della patria, la p atria sarehhe t ultimo de suoi pensieri , se non fosse per signorcggiarla , e questa nicdesima caccia e da liii diretta a raccogliersi intorno i suoi partigiani per poter maturare senza sospetto la tirannia. Due solj avanzi di virtu gli rimangono ancora, e questi stessi ei li chiama col nome di debolezze : I'amore svisce- rato per la sua Gradeniga , unica prole che gli resti dope essergli andato smarrito un figliuolo, e la pieghe- volezza alia ragione , quando alcuno con giusti argo- menti lo ha saputo convincere. — La villa di S. Giu- liano e preparata alia festa, e il tribuno vi trasse a ricevere gli ospiti insieme colk Hglia sua Gradeniga, fancinlla bellissiina, ma da qualche tempo assai me- lanconica. II primo che giugne e Flavio Michiel , quel nipote del patriarca odiato dal Gradenigo , e questi \ ha per un pessimo augurio. Gradeniga so- spira ; essa ha riveduto in lui I'amico della sua in^ fanzia. Gl' invitati si succedono rapidamente , e fra loro arriva non invitato Dionisio Barbaromano fijjlinolo d'una cognata del tribuno, giovane vizioso, violento, mnligno, che ama Gradeniga non corrisposto. La fan- ciuUa seguendo i suoi mesti pensieri s'invola alia turba , e muovendo per 1" isola vorrebbe colla bene- ticenza procurare un conforto a s^ stessa e medicare d' un pietoso balsamo le ferite aperte dal padre : ms^. ben altro sentimento le dee provenire dallo spetta- colo cui e condannata ! Al suo appressarsi una donna gia vecchia e in aspetto di estrema mendicita si getta in ispalla un bambino e tenta fuggire : la compassione- vole Gradeniga vuole arrestarlae le chiude la via. — Piucche mezzana era la statnra di quella donna, I' eld fra i cinquanta e i sessant' anni , i suoi capelli benche fatti grigi allora erano tnttavia assai copiosi e mostravano d essere stati nerissimi. Tali erano an^ che gli occhi , nri quali contraddiccndo ai lineamenti del volto ancora grati e piacevoli , quantunque estrema- mente danneggiatl dcil tempo e dai patimenti sfolgoravQ, 38 de" romanzi storict. una luce torbida e vaga in cui Icggevasl una specie d ira abi tunic , e fotse pin nncora una sdcgnnso do- lore con qiudche lontana tiaccia di mentale debolcz- za. Lacerc e ccnclose erano Ic vesli die nialamente la copiiiano , tcneva non ostante le treccc rannodutc intorno ad uno spilloiic d argciito , c pin niido die ve- stilo dire potcvasi il fanciidlo die portava fra le brae- cia. Quclla disgraziata e la nioglie d' Antonio Lu- panizzi, uomo gia felice c potonte. II Gradenigo che prima c;li era afnicissimo, trovandolo avvcrso a' snoi disesrni T avea pcrscsinitato , ridnccndone la fiiniielia a ciuclla nnseria : Antonio geme m fern sotto il cm- del giogo degli Slavi , vittima d un ncro tradimento : il fi^lio sno Litpino venduto sdiiavo con lid presto peri, la moglie del figlio oppiessd dal dolorc gli tennc dietro : V nnico avanzo del Lupanizzi e nn bambino , il bambino scminudo che porta la vecchia. — Gra- deniga trema all' aepetto di tante sciagure e vorrebbe pur soccorrere quella infelice , ma v' e egli un soc- corso che la moglie del tradito possa ricevere dalla figliuola del traditore ? La vecchia rifiuta sdcgnosa- mente ogni compassione e si fuggc. Ed ecco in quel tristo momento il frivolo e insolente Dioiiisio che viene a importunare Gradeniga colle sue insulse di- chiarazioni d' amore. Gradeniga lo riceve , cdnV egli merita, ma per disgrazia sopraggiugne anche Flavio , e sebbene questi si ritragga all' istante, Dionisio ha osservato i reciprochi sguardi de' giovani ed e ve- nuto in un sospetto di gelosia. Oh certo non isfng- giranno alia sua vigilanza ! — Flavio dopo quell' in- contro passeggia solitario sulla riva della laguna, e un uomo ravvolto in bruno mantcllo gli si avvicina : e Alberto Gaulo a lui secretamente spedito da Mar- tino Bragadin. =Tutto e in ordine . . . domani notte . . . al segno concertato . . . siano tutti pronti . . . esso ed i suoi = Che parole sono queste ? Qui si prepai"a un gran movimento, e quei tronchi detti palesano abba- stanza che sara molto diverso da quel lietissimo che oramai si diffondc per tutta la villa di S. Giuliano. De' ROMANZI STORtCT. Sq La villa di S. Giuliano non ha mai veduta una festa di pill tripudio e di piii splendidezza ; nia due messi del tribuuo di Rialto vengono a turbare quell' appa- rente concordia e giocondita. = I pirati minacciano Kialto , e necessario un soccorso prontissimo : non piu bagordi, gridano i messaggicri, correte alia difesa della patria comune. = Ma il Griidenigo e avverso al Foscarini , e sdegnato a quelle franche parole disprezza ogni avviso. = Rialto ha il suo tribuno: \o difenda questi se puo. = Ne altra risposta si poteva iTiai attendere dal Gradenigo , e allora meno che mai. II Gradenigo e assai nialcontento della sua festa : poco numerosi erano intcrvenuti i suoi amici , n6 sembravano abbastanza ardenti ad entrare ne' suoi progetti: molti in vece e niolto arditi si erano pre- sentati i suoi avversarj. Dovrebb' egli rinunciare all inipresa ? — E certaniente il pericolo ch' ei non conosce , ma par quasi presentire , e grandissimo. Mentre il Gradenigo aspira alia tirannide , e Gaspare Coppo tribuno di Caprula gli resiste, perche vuol r anarchia , si e formato un terzo partito di moderatly che sotto la direzione del Bragadin non altro cer^ cano che di ricondurre le cose a stato mijiliore, ma pur troppo per rinfelicita de' tempi debbono valersi di riprovevoli mezzi anche per conseguire un ottimo scopo. La notte successiva alia caccia e stabilita per piombare sul Gi-adenigo : e arrestato lui, arrestati quattro o sei. altri de caporloni, non sara difficile re-* stituire la concordia e la prosperita. — ■ Mentre que^ ste cose si maturano , Y antica tiamma si ridesta piii forte che mai fra Gradeniga e il Michiel ; ma il giovane non puo trovare uh istante per dire alia lanciulla una parola di salvezza e d' amore , perche Dionisio e sempre occupato a spiarli ; e quando Flavio nel bujo della notte fa un ultimo tentative per chiamare col noto suono della cetra T arnica sua ad ascoltarlo , anche allora il petulante Barbaromano ;no, ecco nh novello incianipo clie si mctte fra mezzo. Scpraggiugne la madrc di Dionisio , e trattiene Gradeniga : si pre- senta a Flavio Alberto Gaulo . c ali annunzia che bisogua tosto partire. II JMicIiiel vorrebhe per ua istante tornare alia villa, ma Alberto, cui un sill'atto contegno riesce sospetlo , lo conduce seco usando anche la forza , e per via a placargli lo sdcgno di quella violenza, e fargli senipre piu palese la giu- stizia deir impresa che stanno per compiere , gli rac- conta, come il ladroneccio di cui uu anno prima si era creduta vittima la famiglia dei Gaulo non era che un'apparenza adoprata dal Gradenigo per velarne r atroce assassinio. — E iinita la caccia , sono finite le splendide cene : tutti nella villa di S. Giuliano si ritraggono alle loro stanze , ed e gia venuta 1* ora , in cui Martino Bragadin ed i suoi debbono salvare la patria: ma Gradeniga, la povera Gradeniga , che ha smarrito ogni riposo , veglia ancora e sente sotto le finestre una voce , la voce di Flavio, che parlando con alcuno protesta di volerla salvare..— Salvarla! E da cpiale pericolo ? La fanciulla atterrita si rav- volge in mille pensieri, e sta incerta sul partito cui debba appigliarsi , cpiancjo una Lucia sua amica e sorella di latte viene ad avvisarla del prossimo ri- schio : non e detto com' ella sappia la trama , ma la sa e non da Flavio. Gradeniga corre dal padre: re- sistere e impossibile, bisogna fuggire : e il tribuno e la figlia approfittano di queir unico istante che loro rimane, gettandosi in una velocissima lintre che deve condurli non al castello di Grado, cui forse e date un eguale assalto, nia al monastero di Barbana, de' romanzi storici. 41 (11 cui il Gradenigo e patrono. — I compagni del Bra2;adin tentano Y impresa , e Flavio ed Alberto si scontrano all' uscio della fanciuUa. Chi di loro ha da ccdere il passo ? Egli e certo che fra i due amici seguirebbe un .conibattimcnto mortale , ma la fuga si fa manifesta e lo scopo de' comuni sforzi e fallito. Alberto non pno vendicarsi che sopra un vile De- metrio gia adoprato come sicario nell' assassinio dei suoi ; e perisce egli stesso nella mischia quasi in castigo d' aver contaminata la sacra causa della pa- tria cogli odj delle private sue offese. In. questo memento d' inesprimibile tumulto e di confusione sbarca improvviso a S. Giuliano il tribuno di Caprula Gaspare Coppo , il violento capo degli anarchisti , sia ch' ei volesse ese2;nire un egual colpo a danno del Gradenigo , sia che istrutto di quel tentative volesse piombare sui due partiti gia stanchi del re- ciproco assalto. Questa pericolosa comparsa fa cessare I'attacco : nessun partito e abbastanza forte per com- battere solo cogli altri due, e tutti T uno dopo laltro lentanieute si ritraggono , sospettosi , stretti insieme , colla mano sulf armi. — Intanto il Gradenigo avendo saputo che il suo castello non era *tato assalito vi si trasferisce dal monastero di Barbana-, e gia il suo potere si ricompone , e ben tosto soverchiando gli altri partiti puo adoprare "nuovamente il potere delle leggi a vendetta : 1" esiglio , la conPisca , 1' assassinio giuridico e T assassinio private, tutti ad un tempo i mali della tirannide e i disastri dell' anarchia piorn- bano suUe isole della Venezia, e per colme di scia- gnra , mentre gli affari dello State si travolgono in questa miseria, un altro terribils infortimio viene ad accrescere la desolazione. Una sera dopo il tram onto del sole s' innalza una spaventosa burrasca che sem- bra quasi voler ispiantare le isole e spazzarle d'ogni edifizio , ed ecco mentre i danni della bufera sareb- bere gia troppi ed irreparabili , ecco il tremendo segnale che i pirati s appressauo. I pirati , contro cui r avviso del tribuno di Rialto non aveva ottenuto 42 T)F-' nOMANZt STORTCT. soccorso , approfittaiio di queirorrore c muovon 1' as" salto. Chi potrcbbe oppoisi in mezzo a quello scon- vol2;imcnto della natiira ? Violcnze , dcpredazioni , g;uasti , tutti gli ccccssi di cui V umanita lia piii ri- brczzo , si succedono in quella notte di abboniinio e di san2;iie , ne i pirati si ritraj^gono se non qiiando al cessare dclla tcmpcsta vcngono in tiniore d' essere anch' cssi assaliti. Sorsc intaiito V alba del giorno segnente e qnclla luce rcndcva pin iniserabile agli oc- chi de rigiuirdantl il guasto cli era scguito la notte : potei'ono allora gli ahitanti giudicarc di vista, quale € quanta fosse statu la ruina loro. Gran numero di ricclii divcnuti poveri , molti poveri divcnuti miseri. Rialto percosso da tanta tempcsta se ne stctlc non poco tempo occupato da una stuporc inisto di spave/ito. — E nondimcno qiicsto tr(=;mendo castigo di Dio non basta ancora a rinsaviie le lazioni the anzi trag- gono dalla sventura nuovi argonien'ti di odio e di scambievoli accuse. II Gradonigo per assicurare la 6ua polenza , divisa di mai'itare la j'lgliuola a Ferdulfo Duca del Friuli, ma mentie sta ammaestrando il messo che dee mancggiare il trattato, Flavio Michiel che hn allora era ^t'uggito alle sue persecuzioni , viene da' suoi sgherri arrestato e gli e tradotto dinanzi. Gradeniga vedendo in ceppi l amato giovane , getta da parte ogni riguardo e balzandogli incontro gli sviene fra le braccia , iudi riavutasi scambia con lui le dichiarazioni e le promesse d' un amore che non fmira. II tribuno freme e si cruccia a quelF odiato spettacolo, ma vinto dalla sua tenerezza per la fi- gliuola non sa compiere sopra Flavio i suoi disegni di sangue. Vada in esiglio il Michiel e s'acquisti tempo per condurre la fanciulla ai voleri paterni ; gia il maritaggio con Ferdulfo non ha piu 1 impor- tanza di prima , perche il ligliuolo del Gradenigo da piu di cpiattro anni smarrito e in poter de' corsari e tornato alia patria. — Intanto il venerando patriarca di Grado Cristoforo , lo zio di Flavio, nel desidcrio di riparare ai mali intollcrabili della Venezia va de' rom.vnzi stoeici. 43 disponendo gli nnimi a tenere una generale condone , e, persuaso 1' istesso Gradenigo, raggiugue il suo in- tento ed e fissata per la grande adunanza la pianura die 31 stende presso Eraclea , e la domenica 27 niag- gio del 697. A compriinere le picciole tirannidi , a dare forza di unita alio stato il Patriarra propone di rimettere la cosa pubhlica in mano d' im solo die stia sopra i tribuni, di un Doge: i tribuni freniono di vedersi menomata I' autorita , ma la moltitudine applaiulisce ed accetta. Dodid fra i prindpali delle isole hanno r incarico di sceglicre e proporre il Doge, e i loro voti sono unaniini per Pauluccio Anafesto Antenoreo cittacliiio di Eraclea, iiomo eccellente , die solo pei bisogni della patria, e per le vive preghiere de' migliori si piega ad assumere rpiel gravissimo peso. — A qucsto modo le cose si ricpnipongono , e fra gli sbanditi, die si ricliiamano alia patria, ri- torna aiiche Flavio. I snoi aniici ne ricevono con fe- sta r arrivo , ma i snoi avversarj , o piuttosto una vile ciurma diretta da Dionisio Barbaromano. lo assalta con mille improper), e lo ferisce d'uncolpo non gra- ve, ma creduto mortale: Gradeniga a questo annunzio sta quasi per ismarrirne la ragione. Ne il padre suo e in pill placido stato: malcontento di questo amore, malconteiito del niutato regime , egli si agita irre- quieto fra le piii sdegnose passioui. Chi sa , cpiali sciagure sovrastanuo ancora alia Venezia , se gli si presenta un' occasione di rovesciare i nuovi ordini della repubblica ? Ma il Doge e il Patriarca , die prevedono la possibilita cV un tanto disastro, solleciti di conservare la pace si studiano di trarre a se c|ue- st' uomo pcricoloso. Gradeniga, pensano essi, potreb- be essere pegno di riconciliazione e di buona con- cordia , e il tribune invitato dal Doge in Eraclea sente chiedersi da liii in presenza del Patriarca la figliuola per Flavio. — II Gradenigo, bisogna ricor- darsene , ama assai la ligliuola, ed e sommamente arrendevole alia voce della ragione. Qual inaraviglia adunquc , se vinto alle persuasioni del Doge egli 44 i>e' romanzi storict. atlerisce ! Ricordando pero la trania orditagli in S. Giuliano ei niette per condizione, che Ic nozze siano celebrate in quella medesima villa. Se Flavio Michicl osa comparirc cold, ei lo accctta per genero .e per arnico. La generosita del perdono splendera piu bella sul liiogo della gravissinia ollesa. — II facile patto vi^ne acconsentito, e ben tosto nella pomposa ame- nita di quel soggiorno segue la nuova festa , che questa volta c vera festa di pace e d'aniore. Le cose pubbliche e le private sono tranquille. Mcntre i tribimi dclle isole contrastaudo fra loro del primato si rifiutavano ad ogui scambievole defe- renza, i Longobardi invasero piu volte seiiza ostacolo i loro confini : il per.clic fu decrctato di comunc cic- cordo doversi eleggere un Doge , che avesse autoritd sopra tutti (i). Queste sono le parole tlel cronista Andrea Dandolo , dalle quali il signor Falconetti de- sunse la sua novella , e tutti vedono che nella loro brevita poteano fornire un bello e ricco aigomento di romanzo dcscrittivo , se la materia fosse venuta in niano a un autore cui 1' ingegno e la pazienza avessero bastato a poter discendere nella notte dei tempi , e raccogliendo le sparse e dubbiose memo- rie supplire coUa scienza del cuore umano al difetto delle tradizioni e de'nionumenti. E noi non vogliamo negare che questa sarebbe stata impresa sommamente difficile , ma difficile era ben anchq il far peggio del sig. Falconetti che , senza mai darci una menoma idea di quell' eta e di quel costumi, impiccioli ai tenui privati interessi d'una famiglia qucsto grande movimento d' una rcpubblica, che per sottrarsji ai disastri dell' invasione e delf anarchia rinuncia con veto unanime all' eccesso della sua liberta. Egli ha un bel vantarsi , che al tocco della sua magica verga ogni cosa pud toriiare alia condizione in cui trova- vasi al cadere del settimo secolo : la verga magica ei (i) Andr. Daiiduli Chronlcon , lib. VII, cap. i, de' romanzi storici. 45 hort r ha inai posseduta , e il suo povero ronianzo noil e altro che un miscuglio di oziose parole , trop- po fiivole e stanche, perche valgano mai a evocare tlal passato la potente immagine del medio evo. Ed anche come racconto di fainigliari avventure , non v' ha cosa che possa trattenerci ua istante. La Irene Delfino era invcnzione alTatto volgare, ma la Villa di S. Giidiano e da mettersi ancora piu basso, per- che ad una eguale meschinita va in essa congiunto il vizio d'una confusione intollerabile, che tutto av- viluppa e confonde. Confusione negli avvenimend privati , confusione nei pubblici; e quando si crede che il caos debba finire, in vece della luce ecco le tenebre (i). E s'aggiunga, che anche qui, come nella Irene Delfino , noi passiamo continuamente da effetti che non lianno causa , a cause che non producono etfetti. Per qual motivo il figlio del Gradenigo in principio del romanzo s'immagina smarrito? Per qual motivo in sul finire si dice tornato ? Che cosa si- gnifica quella comparsa di Marina Lupanizzi, se tosto ci sfugge per piii non mostrarsi? A che viene in S. Giuliano Gaspare Coppo, se appena venuto ri- parte ? Perche quel progetto di matrimouio col Duca Ferdulfo , se non dovea derivarne alcun ajuto al ro- manzo.'' E per corollario a queste miserie nessuna ve- rita ne' caratteri, nessuna nelle passioni: il racconto intralciato e diiTuso; il dialo2;o fiacco e puerile; le de- scrizioni intempestive e nojose. E parlando dello stile, da cui dipende essenzialraente la vita d o2;ni roman- zo, chi potrebbe dire che cosa sia lo stile del sig. (i) E qui necessario di ripetere quanto abbiamo gia detto dopo aver compendiato 1' argomeato dell'/re/ze Delfino, die cioe nel fare il sunto di questi due romanzi noi ab- biamo cercato di scemare possibilmente il fastidio de' leg- gitori. Se dunque alcuno, senza aver letto altro che i due estratti, trovasse troppo rigorose le nostre parole, noi lo pregliiamo di provarsi a leggere anche i quattro volumi , e certameate basteraniio poche pagine a farlo pentire di aver dubitato. 46 de' komanzi storici. Falconetti ? Noi ne aI)bianio citato alcun passo , ove ci parve iiieiio vizioso , ma bisogna guardarlo nel suo complesso per conosccre lin clove possa arrivare la lu'o^licicnza accompagnata all' all'ettaziouc ; bisogna condaniuusi a leggorli per intero cjuesti ronianzi per inteiideie , quanta sia pesanlc la Icggerczza di cui r aiitore la pompa. Noi vorrenimo pcrdonargli , se ci lasciasse trasrorrcre le parole come gli cadono dalla penmi , ma clii potrebbe sopportare un conti- nue e impotente sforzo di spargere IVizzi e leggia- drie dap])crtutto ? Chi potrebbe sostenere con pa- zienza la smania di brillare in tutti gli stili manife- stata, da clii non ne ha assolutamente ncssuno? cc L' aurora in vermiglio ammanto cinta di rose la fronts , e preceduta dalV aiire pregne di soavissimi prof ami erasi offiirciata all estrcmo orizzonte piii hella che mai . . . c caii^iando di mono in mano il colore del suo paliidamento cedeva in fine il campo de cieli all astro dominatore del giorno. » 11 sig. Falconetti lia ccrtamcnte goduto nel suo cuore scrivendo queste frasi cosi linde e galanti , ma il lettore puo cgli re- sistere trovando queste leziosita in mezzo alia tras- curata barbaric di cui riboccano i quattro volumi ? II ciclo ne scampi dal moltiplicare le citazioui , ma per restringerci a due soli e brevissimi luoghi deve cgli dettare romanzi, dev'egli pretendere aU'eleganza lo scrittore, die facendo parlare in un lungo solilo- quio il suo eroe Flavio, che vuol salvare Gradehiga, 2;li mctte in bocca nel calore della passione le se- guenti parole = Salvare lei, e non perdere la causa, cui sono addetto , hoc opus , Hic labor ? = Lo scrit- tore , il cpiale pote i-accontarci che la madre di Dio- nisio postasi al fianco di Gradeniga, e destramente TASTEGGiANDOLA ne riccvea non pcrtanto risposte sgar-- hate anzi che no ? E basti cosi. Noi comprendiamo che cpiesta parte del nostro discorso fu molto severa , anzi aspra ; noi comprendiamo, die qucsta assoluta negazione tV ogni attiaidine al romanzo sembrcra al signor Falconetti de' romanzi sTOiuci. 47 maligna e ingiuriosa , e per ora (i) non e certo a sperarsi ch' ei ci voglia csscre riconoscente di tanta franchezza : ma clic iiiiporta questo , se vena infal- libilmente un tempo, in cui egli ci dovra ringraziare d' averlo , per quanto era in noi , distornato da una falsa carriera per rivolgerlo ad altri studj piu utili e pill conformi al suo ingegno ? Che importa questo 6e lo scopo gia espresso delle nostre parole non e gia quello di Jusingare il delicato amor proprio degli scrittori , ma si di promuovere colla liberissima ma- nifestazione del vero i vantaggi dell' arte e la gloria del nome italiano ? E perche avremmo noi dovuto risparmiare il sig. Falconetti , se questo medesimo sentimento rinforzato da qualche cosa di piu intimo e di piu solenne ne impcdisce pur anche di conce- dere , come vorremmo , la piena nostra lode al Guer- razzi , la cui Baltaglla di Benevento , unico romauzo die ci resti a percorrere, e ben altra cosa clie 1' Irene Delfiiio , e la Villa di S. Qiuliano. La battaglia di Benevento. Di questo romanzo , come d' opera appartenente alia letteratura, noi non diremo che una parola perche altri ne ha gia dimostrato con molto senno i gravi errori e gli ammirabili pregi , e perche la lettura (i) Mentre scriviamo, il sig. Falconetti, non piu aiio- nirao, ha gia pubblicato un terzo loiiianzo, la Naufraga di Malamocco. E cosi pure T autore della Sibilla Odaleta ha fatto seguire iatrepidamente ai Prigiomerl di Pizzighet- tone due nuovi romanzi , il Proscrltto , e il Fo'chetto Ma- laspina. Noi non parleremo ne dell' uno , ne degli altri , perche sarebbe un rifare il gia fatto , ma tuttavla all' au- tore del Proscritto, e del Folcheuo Malaspina clie continua a cliiamarsi 1' autore di Sibilla. Odaleta , voghamo dire , che troppo e bizzarra la puntigliosa compiacenza con cui accarezza il suo solecismo. Non ha egU ancora imparato, ch'e piii facile combattere colla logica e coll' istoria, che colla graraatica? 48 DE' ROMA.NZI STOllICI. di questo libro afiFatto eingolare conduce necessaria- meiite a un oidiiic d'idee troppo piu alte e impor- t.inti. Nc il sunto brevissiino chc noi ne dianio ad aliro c diiiuto clie a lissarc un punto , partendo dal tpialc qiicsic idee possano esserc senza sforzo accostate. Odrisio conte di Sanii;uine per togliere la ilgliuola air amore illecito di Manfredi la niarita al conte di Cascrta: ma questi scoprendola gia fccondata la fa uccidere , ed anche il misero bamljino venuto in luce fra gli aneliti della morte avrebbe Y istesso de- stine , se il conte della Cerra , perfido amico del Caserta , non lo salvasse per educarlo nell' ignoranza di se stesso e consumare col suo mezzo la piu atroce delle vendette, I'assassinio del re Manfredi per mano del suo proprio figliuolo. Questo infelice e Kogiero, clie allevato alia corte s' accende per colnio di scia- gura in un amore disperato per Yole : egli scudiero per la ligliuola del re! Giunta I'ora maturata per ben vent' anni al delitto , il Caserta ed il Cerra lo trag- gono alia carcere , ove Enrico fratello di Manfredi oramai fuori di senno sta per morire, e protittando di quella scena spaventosa gli persuadono che il mo- ribondo Enrico ridotto per colpa di Manfredi a cosi orribile stato e suo padre. II giovane ingaunato giura vendetta, e dimentico di tutto e iino della patria e di Yole , entra nella congiura de' Baroni contro la casa di Svevia, e si fa mezzo per concertare la trama con Carlo d'Angio. Egli e soltanto dopo aver adem- piuta r iniqua missione , die un servo gia prossimo a morte gli rivela in parte la frode col palesargli ch' ei non e figliuolo d' Enrico : ma 1' avviso e ora- mai troppo tardo , e le insidie del Cerra , da cui Rogiero e imprigionato , lo rendono inutile. Indaruo questi riesce a fuggire , indarno tenta di riparare il malfatto: la sua presenza, le sue parole possono ri- tardare d' un breve istante la caduta del re , ma dopo il tradimento del Garigliano V impedirla non e piii in potere degli uomini. Manfredi negli ultimi mo- menti vorrebbe ricompensare Rogiero col concedcrgli DE' ROM.^NZl STORICr. 49 la mano di Yole , ma un terribile sospetto gli at- traversa la mente e le nefande nozze non saranno conipiute. Disperazione : e delitti sopra delitti. La battaglia di Beiievento e combattuta : il regno della casa di Svevia e flnito. Rogiero muore sul canipo riconoscendo e abbracciando suo padre : e Manfredi gia agonizzaute vede il Caserta che , standogU sopra con un truce sorriso , gli rinfaccia le sue orribili colpe , r assassinio del fratello e del padre : lo vede , ravvisa in lui 1' autoi-e di tutti i suoi mali , e non- dimeno morendo nel pentimento proferisce la divina parola : io ti perdono. — Maledetta , grida il Ca- serta , maledetta V opera mia ! Egll e mono , e non si e disperato. Questo in pochi cenni e il gran quadro die il Guerrazzi ha trascelto per significarvi le Here sue fantasie ; e per verita volendo scrivere un romanzo storico , gli era diflicile trovare un argomento piu illustre , un argomento che fornisse piu largo campo air ingegno. La caduta della colpevole , ma gloriosa , infelice e perdonata casa di Svevia e tale subbietto che nella storia delle nazioni e quasi unico , e se alia morte di Manfredi 1' immaginazione aggiugne in lontananza e quasi in fondo alia scena il palco di Corradino, e il guanto gettato fra il popolo , e forse ri\ccolto da Giovanni di Procida , e impossibile che r aninia non si sollevi a un entusiasmo di melanco- nia che diventa ancora piu sublime e piu dolorosa , allorche si alFaccia al pcnsiero il tremendo spettacolo de' vespri siciliani, in cui il tradimento de' vinti ri- s])ose con tanto sangue al tradimento de' vincitori. Non e dunque sotto questo rapporto che ne serabra meritevole di riprensione il Guerrazzi : egli ha sen- tito il bisogno di pagare il tribute della sua pieta alia memoria del reo ma disgraziato Manfredi , e noi lasciamo volentieri la cura di condannarlo a clii pas- sando innanzi a un grande infortunio non trova nel suo cuore altra parola pel misero che quel crudele : ta r hai meritato. In egual mode la forza de' iiostri Bibl. Ital. T. LXI. 4 DO DE UOMANZI STORICI. liinproveri noii tocchera nc gli orrorl acciinmlati sulla frde tie' iroiiisti c'lcUi iniorno a Marifredi , ne quolla iiivciosimile e tro[)po otliosa iiivenzionc d' un ligliuolo seibato per ralViiuuneuto di vendetta al par- ricidio. Aiiclie qucsti , seuza dubbio, sono gravi di- fetti, e in un altro autore non vorrebbero passarsi senza rigoiosa avvertenza , ma il Guerrazzi e cosi ricco di nuove e soiiune bellezze , la sua poesia ( clie poesia vera e la sua prosa ) abbonda di cosi rare ed eniincnti virtu, clie se questi ed altri simili errori fossero la sua unica colpa , la nostra animira- zione ci pernietterelibe ap[)ena di trattenerci un breve istante a notarli. E in f'atii quando si fosse detto al Guerrazzi clie nella scelta delle autorita storiche egU avrel)be dovulo procedere con maggiore cautela 5 quando gli si fosse osservato che quelf atrocita del Cerra nelf educare per tanti anni Rogiero a uccidere il padre non conosciuio, bisognava lasciarla all' ii*- landese Maturin , dalla cui tetra Famiglia di Mon- torio fu presa; quando finalniente gli si fosse aggiunto che r esagerazione de' concetti e dello stile lo con- duce non di rado a un tuono falso , dcclaniatorio , rcttorico , tutto il resto , salve alcune poclie restri- zioni , avrebbe dovuto accogliersi con una lode piena e giustissima , di gran lunga superiore alia sonuna del biasimo. Ma si puo egli conservare \ istesso lin- guag2;io , allorche si guarda al coniplesso dell' opera? Si puo egli lasciarsi sedurre dalf animirazione al si- lenzio, allorche si esaniina l' idea dominante di tntto il lavoro e 1' impressione morale che ne resta a' let- tori ? lo racconto , dice il Guerrazzi , una stoiict di delude delicti atroci e crudeli, qiiali uomini scellerati die haniio in odio il Creature e la creatura possono commettere , quali appena si stimerebbe che vi fosse orecchio da intenderli , non che anima da divisarli e braccio da escguirli. Ne questo e un suo vanto che d;i2;li etTetti venj^a sinentito : la promessa del Guer- razzi e anzi superata dalla reaha , e quando si sono letii i quattro volumi della sua narrazionc, si sente dr' romanzi sTORicr. 5 1 cli'egli non ha ancor detto abbastanza , ei scnte che prosegueiido egli aviebbe a un dipresso dovuto dire aiicora cosi : « lo ho guardato la storia de'popoli, » e non ho veduto che tiadimenti : io ho guardato » la storia degl' individui , e non ho veduto altro » che colpe : e in ogni luogo abbominazione e mi- » seria. Gli uomini song iniqui tutti, ed io lo diro : » r oppressione e senipre per la virtii , il trionfo e » sempre pel vizio , ed io lo diro. Vieni , o tre- » nieiida parola di Bruto morente , vieni sulle mie » labbra : e voi accostatevi , o scellerati iigliuoli » d'Adamo, accostatevi, e prostrate T anima vostra , » perche io voglio calpestarla , voglio pesarle sopra » con tutto il peso della niia ira e del niio di- » sprezzo. » — Questo e non altro e il terribile senso die di necessila si risveglia nel leggere la BattagUa di Benevento ; questa e la conclusione a cui si giugne attraverso gli orrori di cui e conipo- 6to il racconto : ma chi vorra credere che il cuore uniano sia capace di sopportare senza snaturarsi una scossa si forte ? Chi vorra credere che si possa con tanta Herezza strappare inipunemente agli uomini ogni conlidenza in se stessi e nella virtu? E quello civ e peggio , un tale concetto non viene gia a ri- sultare unicainente dalla seiie de'fatti, che sarebbe nieno cHicace , ma sorge ben anche e piii aperto dalla voce viva del poeta , che abbandonato ad ogni istante T ufficio di narratore si rivolge direttamente in persona propria alle passioni , e con un impeto tutto suo le interroga e le commuove. Ne questa sua voce e da riporsi fra quelle che portano seco il loro rimedio nella ripuguanza che ispirano : il Guerrazzi ne tratta assai duramente , il Guerrazzi ci j)arla il liuguaggio della disperazione , ma nelle sue parole pin aspre vi e sempre qualche cosa di sim- patico, che trova dentro noi una corda che gli ri- sponde , vi e sempre un accento di persuasione che volentieri si ascolta , e puo facilmcnte riuscire con- Ugioso a chi non e salvato da una persuasione ancora 5a de' noM\Nzi storict. pill forte. Tolga' Iddio die noi vogllamo a questo modo gottare <{ualche disfavore sopra un ingcgno si nobilc! Tolga kUlio die il nostro discorso disccnda niai a calunniare le intenzioni del Guerrazzi , die certainente non rnirai-ono a iino scopo sinistro ! Ma poidie r occasione ci si presenta spontanea , perche non direnio noi quelle die ci senibra utile e vero intorno alio stato intellettualc e morale , che viene espresso nella Battaglia di Benevento ? II Guerrazzi ci e pienamente sconosciuto ; non e quindi a pen- sarsi die le nostre parole sieno niai dirette contro di lui : ma se anche alcuno ri volesse accusare di tanto , dovremmo noi per questo astenerci dall" adem- pimento di cio die risguardiamo come un dovere ? Dovremmo noi tradire la nostra convinzione, quando anzi siamo intimamcnte persuasi die il Guerrazzi stesso nella sua onorata coscienza sara egli il prime a rendere giustizia al sentimento da cui siamo ani- niati ? La IcUeralura e V espressione della societd. Questo principio , die un tempo fu soggetto a molte ecce- zioni , diventa ogni giorno piu universale e piu certo. Egli e percio die quando viene in luce un opera letteraria di riconosciuta importanza , non bisogna arrcstarsi a domandare unicamente da che scuola derivi , ma giova piu assai esaminare le origini da cui e provcnuta, e le opinioni die rappresenta. E a questa disamina bisogna portare tutta la buona fede e r imparzialita di cui V uomo e capace. Non v' e cosa piu agevole die classiticare la Battaglia di Be- ncvento fra gli scritti di quella scuola , che altri cliiamo satanica , altri frenedca : ma qual pro da queste denominazioni retoriche ? Egli e facile il lo- dare senza riserva tutto un ordine d' idee , il biasi- marlo e ancora piu facile, ma saperlo comprendere questa e la difficolta somma , e bisogna pur compren- dcrlo , se si vuol fame giudizio e tentarne il miglio- ramento. L' uomo nel nativo suo orgoglio non cerca per tutto altro che cause , e Dio per confonderlo dp' nOMANZI STOEICI. 53 noa gli permette tli vedeie altro che effetti. Fiiio nella letteratura la critica ambiziosa si occupa quasi sempre a considerare. 1' influenza die un libro pud avere sul secolo , e dimentica per intero 1' influenza che il secolo esercito sulF autore del libro : e si que- sta seconda ricerca dovrebb' essere la principale , perche tranne pochissime opere dcstinate con grande auinio al giudizio de' posteri , tutte le altre , se non escono da mente alTatto puerile , esprimono una se- rie d' idee dominanti in una parte della societa , e il piu delle volte il secreto della lode e del biasirao dipende appunto , non dal valore intrinseco d' un libro , ma dal piu o nieno di corrispondenza ch' ei trova nelle opinioni della massa sociale. Egli e per questo che v' ha bcnsi un' eloquenza che diremo assoluta, perche vienc ammirata anche da quclli che non vogliono esser persuasi , ma questa eloquenza ben e rado che giunga a conseguire il suo intento , mentre in vece e sempre poderosa , sempre elTcttiva la parola che si contenta di riprodurre in viva e splendida forma le idee di coloro cui parla. II no- stro amor proprio in quest' ultimo caso si confonde con quello dell' autore , e mentre sembra che i nostri applausi siano per lui , non facciamo in sostanza che applandire a noi stessi. Che cosa si dovra dunque dire sotto questo rapporto del libro del Guerrazzi ? Che cosa si dovra pensare del favore con cui fu accolto specialmente da giovani ? E quali sono le opinioni di cui il Guerrazzi si fece interprete ? Noi , si torni pure a ripeterlo , noi non conosciamo il Guerrazzi, noi non sappiamo neppure se egli abbia voluto semplicemente dcscrivere lo stato intellettualc del secolo , come il Chateaubriand , quando detto il suo Benato, o se sia egli medesimo vma espressionc vivente del secolo istesso, come il Goethe, allorche scrisse i suoi Patlmeiiti di Werthcr: ma questo e pur certo che la Battalia di Beneveiito e la pittura piu. terribile, e ad un tempo la piii vera, che sia finora comparsa in Italia, di quelio stato deplorabile in cui $4 tie' nOMANZI STORICI. cade r uomo al)])aiitlonato a se stcsso c alia snperbia (Iclla sua inclTirarc ragione : miscrissimo stato che noi vop;liaino consicieiare un istantc, pcrclie forse un con- 6i":lio di benevolenza non sara inutile ad alcuno dei tanti infelici die vi consumano aB'annosaniente la vita. E ai giovani in ispccie , anzi per ora ai soli giovani saranno diiette le nostra parole, perche gia lo spa- zio ne nianca a piu largo discorso , e perche in loro sopra tutto , che sono la porzione piii cara e piu proziosa del genere iniiano , deve conccntrarsi ogni sollecitudine di chi pensa all' avvenire ed ama gli uoniini. — Che cosa sono oramai una gran parte de' giovani ? Qual e lo stato del loro cuore? Qnal e la niira del loro intelletto ? E sono essi veramente felici in quella loro eta beatissinia a cui il presente e il futuro soleano presentarsi cosi belli e cosi ani- mosi ? Questa e la domanda che cento volte noi al>- biani ripetuta, e la risposta pur troppo fu senipre la stessa : cjuella medcsima che col suo libro ci ha data il Guerrazzi : No , iion slamo fcUci. E una ri- sposta si dolorosa non ci venne gia da quegli scio- perati o viziosi di cui non giova parlare , ma si dai migliori e dai piii intelligenti , da qnelli che fanno ogni sforzo per usare nobilmente i ricchi doni della natura. E in fatti conic mai potrebbero essi arrivare a felicita , se ingannati sulla loro destinazione vanno errando nel tenebroso deserto della vita senza mai gettare uno sguardo su quell' unico raggio che pud illuniinare i lor passi ? Essi non sono appena entrati nel mondo che un Genio nialeHco ]i avvicina , e opprimcndo de' suoi clamori quella voce tenera e affettuosa che vorrebbe salvarli , li prende per mano e li getta in mezzo al tuniulto sprovveduti d' ogni consiglio , e senz' altra guida che il loro intelletto e il loro orgoglio. Andate, ei dice colle parole istesse con cui un giorno egli parlo al coniun nostro piadre , andate : che la scienza del bene e del male e gid vo- stra , c voi sarete simili a Dio : sapientl e felici. E i miseri gli credono , e affrontano coraggiosi la strada , de' romanzi stortct. 55 c dimandano avidaniente alia vita cio clic la vita lion ha. Ma qiianto dura qiiosto faiUasma inganne- vole ? E qual e lo stato d' un giovane di forte in- gegno e d'anima ardente , quando al dclirio d' un breve sogno succede la liinga vigilia del disinganno ? Egli ha coniinciata appena la prima e la piu bella parte della sua carriera , ed e oramai stanco , e ora- niai pensa che la nieta del corso e ben lontana dai nieritare la gran fatica che costa : deluso in un aspet- tazione che non poteva compirsi , tradito in un de- siderio che tutto 1 universo non basterebbe a saziare , egli si dibatte continuo fra gioje senza felicita , e dolori senza conforto : il suo ingegno e gia stanco , e non produsse ancor nulla : il suo cuore e gia esau- sto , e non ebbe ancora passioni. Disgraziato ! Egli dimanda quale sia la sua vocazione sopra la terra, e fra quelli che gli stanno intorno non v' e alcuno che gli sappia rispondere. Lo studio de' libri gli diventa insollVibile , perche lo affatica senza occu- parlo : lo studio dell' uonio gli riesce un tormento , perche gli manca la parola del grande enigma , e senza questa parola ogni nuova scoperta e un nuovo terrore. Scoraggito da ogni parte, contrariato in tutti i suoi vani progetti egli non vede altra alternativa che r odio degli uomini o la solitudine : f odio , il piu penoso sentimento della natura , la solitudine , la pill gran nemica dell' Essere intelligente, quando non viene Iddio a consolarla. Infelicissimo, qualun- que sia la scelta a cui s' abbandona ! Se egli si ferma in mezzo alle agitazioui del niondo , i suoi fratelli gli sembrano altrettanti nemici, la sua dura esistenza non e piu altro che una lunga e compassionevole guerra , troppo misera guerra , se egli soccombe , ancora piu misera , se egli trionfa. E se ignorando i sacri vincoli che lo legano all" umana famiglia , ei fiigge in se stesso a cercar pace nelF anima sua, quanta non e ugualmente 1' augoscia che gli sta pre- parata ? Puo egli esser^ felice T uomo che tradisce la sua missione, T uomo che diserta il posto in cui 56 de' romanzi storici. la Provvidenza lo ha collocato? Ah non vi sia chi s' ilhicla in qiicsto bugiardo pensiero ! Non vi sia chi si lasoi ingannarc dalla tranquillita apparcnte, che qualche volta accompagna le tristi speculazioni d' una nicnte solitaria e concentrata in se stessa ! Qucir apparenza e una nuova sciagura : la guerra sara Ibrse meno romorosa, nieno violenta, ma pace, nessuno lo creda : se anche si gridasse mille volte pace , e una crudcle menzogna , un artilizio per re- spingere 1' uniiliazione d' inspirare pieta : non v' e pace per lo sventuiato che vive senza cagioni di vivere , per lo sventurato che nioira senza aver com- preso r inelFabile mistero della morte , senz' altra consolazione al gran passo, che un terribile dubbio: il dulibio in quel solenne niomento in cui tutto sta per diventare certezza. — E in elTetto che cosa pud fare il giovane conlinato nel breve cerchio de' suoi dolorosi e incerti pensieri , il giovane , cui Y eta breve non concede ancora la vita delle memorie, e un'af- flizione insanabile ha gia disfatta per sempre la vita delle speranze? Quale sara la sua situazione , se r anima propria, che gli era data come un benefico asilo, in cui potesse alcuna volta raccogliersi a ri- prendere forza pel mondo esteriore , gli e in vece divenuta un luogo d' esiglio , il solo campo , in cui gli e permesso di esercitare la sua attivita ? L' anima umana per un qualche istante pno compiacersi nel contemplar se medesima, ma guai se questa diventa la sua unica occupazione! Guai , se nata alia citta- dinanza dell' universo ella presume di potersi sola bastare ! Somigliante a quello sciaurato de' mitologi , che in punizione delle sue colpe i'a ridotto a divo- rare se stesso, anche T anima dell uomo divisa dal suo vero alimento e costretta per cosi dire a nutrirsi della sua propria sostanza, e in un ozio, che non e riposo , si consuma di lento dolore. E se mai viene il giorno di qualche gran prova , se giugne non pre- veduta T ora , in cui il- giovane visitato dallinfortu- nio deve scuotere da se questa cupa melanconia de' romanzi sTORicr. 57 deir intelletto cento volte piu grave che quella del cuore, clove trovera egli la forza, che pur gli occorre per combattere colla svcntura? Appena uscito clalline- sperienza della solitudine, con quali armi, con cjual consiglio potra egli affroutare la realta delle cose ? E se gli nianca il necessario vigore , se gli nianca ogni fiducia in se stesso e negli altri , e perllno la volonta di resistere , quale sara in tanto abbandono il partito che gli rimane? Noi tremiamo nel dirlo : il partito unico della disperazione : gettare con superbo di- sprezzo la vita, o ravvolgersi nel niantello ad aspettare i colpi della for tuna e morire. — Questo e lo stato in cui dettando il suo libro si pose il Guerrazzi , questa e la miseria , cui egli ha condannato tutti indistintaniente i suoi personaggi , questa e la nia- lattia indellnibile , da cui interrompendo ad ogni tratto il racconto voile mostrarsi afflitto egli stesso. E almeno , sebbene anche cid fosse troppo arduo a compirsi senza pericolo, almeno nell* esprimere que- sta situazione penosa dell' anima umana , avess' egli fatto conoscere che ne intendeva I estremo dolore , almeno avess' egli fatto di quando in quando sentire che quel tormento non si aggrava suU' uomo , che per propria sua colpa : ma qual prolitto poteva egli sperare da' suoi fieri concetti , se 1' uomo e sempre rapprescntato come la vittima d' una cieca fatalita che sovrasta a tutti e non perdona a nessuno? Quale utile avviso voleva egli che si traesse dalla sua nar- razione , se quel cruccio mortale e offerto come il retaggio irrecusabile dell' umana natura, se in ogni sua parola , in ogni suo pensiero egli accarezza e promuove quel sentimento disperato che odia e dis- pregia la vita , il sentimento piu di tutti pericoloso , perche gettando Y uomo nelf ultima abbiezione lo persuade ancora di farlo grande e magnanimo? La intenzione del Guerrazzi sara buona, lodevole, san- ta , ma gli effetti a cui e riuscita son essi tali ? Ed era egli degno del suo forte intelletto , che di- scendesse a lusingare le passioni e a renderle piu 58 de' romanzi sTonrcT. gagllarde e plu seducenti col prcstigio dclla sua bella ma disfrcnata poesia ? E se in prcsenza d un tanto danno nioi-ale e permcsso di toccare una parola del nocumento che da somiglianti lavoii proviene al sano gusto in fatto di lettere, come niai non ha cgli vcduto a che inCimo state si riduoa la lettera- tura , quando lo spirito umano e ingannato ad cn- trare in qucsto obliquo sentiero ? Noi non vogliamo citare esempi conosciuti anche troppo , nia v' e egli alcuno amante dclla gloria italiana , che non rifugga air idea di vedere introdotti anche fra noi i niostruosi delirj che prevalsero presso altre nazioni? V'e egli alcuno che possa senza rlbrezzo pensare, che la let- tcratura abbia ad essere strascinata anche in Italia , come altrove , in mezzo all' orrore de' teatri anato- mici e de' cimiteri , senz' altra scclta che la trista compagnia de'mentccatti e degV idrofobi, o T atroce spettacolo del carnelice sopra il suo palco ? Ah noi vogliamo sperare, che la patria di Torquato non vorra scanibiare con queste hiride infamie i suoi belli giardini d'Armida ; ma il Guerrazzi perche ha egli voluto prestare V autorita del suo esempio a chi osasse tentare un mutamento cosi deplorabile? E come mai nel potcnte suo ingegno non ha egli compreso, che ben piu nobile e piu pura sarebbe stata in ogni rapporto la sua gloria, se avcssc presa una strada di- versa , la strada direttamente opposta a cpiella ch' ei prefer! ? Forse, come ad ogni isrante ei sembra vo- lerci far credere, forse nel dettare il suo libro ei non fece altro che signiticare 1' atfannoso tormento dei suoi pensieri , ma se anche cio fosse vero , sarebbe ella questa una scusa da potersi accettare? Noi com- piangiamo altamente il Guerrazzi, se tanta e Tinfe- licita dcir auima sua , noi desideriamo con augurio amico, che i suoi mali bniscano , ma quando Tuomo e ridotto a una tal condizione , non gli e piu pei- messo di scrivere : egli deve tenersi dcntro la pro- pria angoscia, egli deve seppellirsela tutta nel cuore, e se e pur nccessario, sapcrne morire in silenzio, DE* ROMANZI STORICI. 69 ma comunlcarla altrui co'suoi disperati lamenti non gli e conceduto, Non gli e conceduto per quell intima dignita, die insegnava financo ai gladiatori di rice- vere il colpo niortale senza mandare un sospiro; non gli e conceduto, perche a volar istruire, o di- lettare gli uomini bisogna amarli , e non li puo ania- re clii vive in uno state di cosi tiera violenza. Oh quanto sarebbe riuscito piu alto e piu decoroso il suono di quella forte parola , onde la natura ha pri- vilegiato il Gucrrazei , se egli in vece di arrestarsi a una picciola rissa coUa fortuna avesse saputo con gagliardo aninio sollevarsi al disopra di tutti i suoi niali ! Oh quanta riconoscenza gli sarebbe dovuta , se in vece di consumare il suo ingegno ad espri- mere gli spaventi della disperazione e dell' ira , egli avesse proclamato con fronte sicura quelle verita immortali e beneHche da cui dipende la vita del genere umano, quelle verita, die nella scuola del dolore s' imparano cosi facilmcnte , quando Y uomo ne accoglie le severe lezioni con umile e religioso intelletto ! — Si , o glovani di buona fede , cui T er- rore di false dottrine ha ingannati , si o giovani vir- tuosi, die la perversity della seduzione ha renduti infelici , noi vogliamo dirlo , e conchiudere in que- sta idea il nostro discorso : II Guerrazzi avrebbe potuto farvi un gran bene col difi'ondere tra voi un sentimento di speranza e d' amore , il Guerrazzi avrebbe potuto esscre il vostro vero aniico , il vo- stro consolatore ; ed e appunto il non averlo volute , Tessere anzi corso in parte contraria , die forma a' nostri occhi la sua piu gran colpa , la colpa a cui nessuna gloria di poesia puo acqujstare perdono. Ma se egli ha ricusato per ora di compiere un uf- ficio cosi giovevole e caro , un ufficio che forse un giorno sara da lui vivamente cercato, non vorrete voi intanto ascoltare per un solo moniento un altra voce cento volte piu debole e meno efficace , ma non meno franca e assai piu amorcvolc , una voce sconosciuta , che &* innalza dalla folia a gridarvi , 6o de' romanzi stortct. non i suoi proprj consigli , nia le fidate parole dcl- r espericnza ? II mondo intcUettuale e il morale giacciouo, co- me un tempo il mondo flsico , in an iuesplicabile caos , se il gran pensiero di Dio non vicne a get- tare la sua luce in mezzo alle tencbre. Guai a clii coltivando o le scienze , o le arti , o le lettere non si cura di fccoudarle con quest' idea prodigiosa ! Ella e soltanto quest' idea , che raccogliendo a unita tutto cio che forma la vita delF ingcgno e del cuore, leva tutte le contraddizioni , risolve tutti i problerai : ella e soltanto qucsta mirabile idea , che da un si- gnilicato all' Essere iiitelligente , e tramufa in un con- forto le afflizioni delP umana sapienza. Non credete , o giovani troppo facilmente delusi , non credete ne a coloro , che collocando i motivi della vita nella vita medesima vi propongono uno scopo che si di- niinuisce ogni giorno , ne a quclli, che respingendo con tinto osscquio la religione nel santuario vengono iudirettamente ad esigliarla dal mondo. Og/d vera virtu e religiosa ; og/d alta Icttcratura c religlosa. Tutti gli uomini sommi , veracemente sommi, d'ogni tempo e d' ogni nazione hauno proclamato questa gran verita ; e voi ascoltatela , o giovani : ascolta- tela, perche si tratta di tutto, anche della gloria, se questo e il pensiero che vi fa scorrere piii ardi- tamente il sangue giovanile dentro le vene. E la gloria sara accompagnata da quella sicurezza deU'in- telletto , da quella confidenza del cuore, che sole rendono possibili le grandi azioni e i concetti su- blinii. Scuotetevi una volta d' intorno cjuelle malvage dottrine, che somiglianti a un freddo veleno arre- stano ogni movimento dell' anima : ripigliate una volta la vostra bella giovinezza, ripiabatela in tutto il vi- gore della sua ispirazione. L' entusiasmo e il nobile sentimento che alia vostra eta si conviene : ripren- detelo il sacro entusiasmo , che vorrebbe quasi chia- marsi la poesia della religione e della virtu. Miseri sinche avete voluto appiicarlo a un mondo materiale DE' ROMANZl STORICI. 6 1 che non ne era capace, voi ^rete felici, quando r avrete rivolto a quell' eterno Principio da cui vi e disceso. Ne vi spaventino i clamori e gli scherni di una moltitudine avversa: non vi spaventi la grande e ansiosa fatica che vi costeranno i prtmi passi della nuova carriera. Coraggio , perche voi andate a una meta che mai non fallisce. II monte e coperto di nehbie, il cielo e ingombrato di nuvole, gridano gli abitatori della palude : ma stolti, sono essi, che vivono circondati di nubi e di nebbie : la sommita del monte , gli spazj del cielo sono sereni. E quando voi, o giovani, sarete giunti a quella invidiabile altezza , quando lassu voi avrete iniparato , che la scienza, la virtu e la religione sono tre raggi d' una medesima luce, oh allora scrivete, perche quello e il momento di scrivere: scrivete, e lasciate pure che I'in- vidia e la malignita sperimentino le loro forze, met- tano in opera le loro pessime frodi. Certamente voi dovrete ancora solTrire e combattere , perche siete uomini , e questa e la vita. Ma in che vi puo nuocere una guerra cosi dispregevole? Voi avete trovato quel prezioso aroma che impedisce alia scienza di poteisi corrompere, e se anche il voto de' contemporanei do- vesse mancarvi , egli e ben facile sopportare una breve ingiustizia, quando ricusato il tumultuoso giu- dizio delle passioni si puo contare con sicuro animo suUa sentenza riparatrice de'posteri. a 63 PARTE 11. SGIENZE ED ARTI MECCANICHE. fUementi unlversali sul cambio colV applicazlone dei rtsultati alle aziorii dei p-aentl^ rlmettenti, girata- rj, presentanti, acceUanti e pagatori dclle lettere di cambio , di Giovanni David W^eber. — Vene- zia, 1830, dalla iipografia di Giuseppe Picotti , in 8.°, di pagine 9a , compreso l indice. Frezzo austr. lir. 1. 26. I. J_j autore di quest' opuscolo benche presenti uii cognome tedesco , cio non ostante si professa italiano e dello Stato veneto al quale fu naturalizzato (i). Lo scopo o direm meglio la destinazione di questo opuscolo vicne signiiicata dall' autore col seguente passo dclla prefazione: « lo m' accingo a presentare » ai giovani studiosi in compendio i risultati delle » nuove mie applicazioni basate sul centro di sopra » annunciato. » Quale sia questo centro fondamen- tale sopra enunziato, noi non sapremmo ben dirlo , perocche o si tratta degli argomenti, e questi non forniano il centro ma bensi la materia da trattarsi; o si parla dello scopo della dottrina, e questo scopo non e veramente centro fondamentale die serva di base, ma punto di tendenza del discorso delV autore. Se poi linalmente si parlasse della maniera compen- diosa di trattare il proposto argoniento, questa non (i) Alia pagiaa 84 si dice i< fra i moderni scrittori " g^' egregi nostri concittadini Antonio Zanon e Carlantonio 0 Marin hanno dato dei luminosi rjuadri ». E nolo che i detti concittadini deir autore erano dello Stato veneto. elemeNti universali sul cambio, ecc. 63 costituirebbe centro veruno , ma bensi il modo del- r esposizione. Comiin([ue voglia intendersi la frase dell' autore , noi rileviamo aver egli voluto in poche pagine i-e- stringere 1' importante dottrina sul cambio attenendosi ad elemend universali. Ma che cosa intende il sig. Weber sotto il nome di Elemend universali ? Noi leg- giamo nella sua prefazione il seguente passo : «; Mol- V tissime e valenti opera esistouo sul contratto cam- « biario, ma il maggior numero di esse si occupa a » trattarne in relazione a leg^ e costumi particolari, » lo che presenta agli studiosi dei veri principj uni- » versali un laberinto in cui il pensier loro facil- » mente si smairisce : altre che sarcbbero piu soddi- » sfacenti , s' estendouo in soverchie digressioni per » lo che spaventano col volume e fanno perdere ua » tempo prezioso in ispeculazioni inutili ( pag. 3 e 4 ). » Qui si potrebbe domandare se l' autore sia ben sicuro di quello che egli espose in questo luogo. 11 suo libro porta il titolo di Elemend universali sul cambio, ma propriamente esso si agira unicamente sulle lettere cosi dette cambiali. Ora e egli poi vero che fra gli autori che trattarono di si fatto argomento il maggior numero di essi si occupino a trattarne in relazioni a leggi e- costumi particolari? Ecco cio che niun uomo leggermente informato di cjuesto ramo di giurispru- denza accordare potrel^be. Leggansi fra gl' Italiani lo Scaccia de Mercatura , il Peri nel libro detto il Nego- ziante , il Valeriard e i Dizionarj di commercio dell'^- zuni e del Baldasseroni. Tra i Francesi il Savary^ il Dupuis della Serra , il Boucher, il Repertorio vec- chio detto di Merlin, e il Pardessus sulle Lettere di cambio , ecc. Fra i Tedeschi 1' Heineccio , Elementa juris cambii, il Manuale del diritto di cambio dello Scherer , non che il Koenik suU' ordinanza di Lipsia intorno al cambio, il Puttmann, Principj di diritto in materia di lettere di cambio , il Claproth , professor di Cottinga nel suo Trattato di procedura. — Tra gli Olandesi finulmeme veggasi il Phoonseu nel suo libro 64 F.LEMENTI UNIVERSALl intitolato Usi e costtimi dclla cittd di Amsterdam in materia di lettere di cambio , oltre le decision! dei tribiinali di divcrsi paesi. Niuna dottrina in tutta fjuanta la giurisprudenza si trova piu conforme fra gli scrittori e fra le Icggi ed i regolamenti emanati , e quindi piu generale di quclla clie riguarda le let- tere di cambio. Raninientando la loro origine ed il lore uso fra i diversi paesi si scopre taiitosto die le diversita sostanziali asserite dall autore riesci- rebbero un vero paradosso. Le consuetudini mercan- tili precedettero le leggi scritte e positive intorno alle lettere di cambio ; e queste consuetudini mcr- cantili in ultima analisi altro non esprimevano che un comune coiisenso e perHno una forma concorde- mente accettata e consacrata su questi documenti scritti deiiominati Lettere di cambio. Le leggi quindi e i costumi particolari che si figurano dalF autore a guisa dei nioltiplici statuti locali dei passati secoli , non solamente non constano, ma sono ben anco in- verisimili. Se esiste qualche diB'erenza ( in quibus- dam , come noto il Voet ad Pandectas al titolo de Nautico foenore ), cssa non versa suUa teoria, ossia su le delinizioni , i principj e le regole intrinseche del diritto cambiario, ma su accessor] e su articoli subalterni disciplinari. Testimonj ne siano uno Scac- cia, un Fothier, un Grozio, un Voet, un Einecio e i citati autori tedeschi fra quali non trovasi discre- panza di dottrine. Dair altra parte poi questi varj principj iiniversali immaginati dall' autore a die mai ridurre si potreb- bero in materia di cambiali ? Forse die 1' argomento riguarda principj razionali di naturale diritto, i quali mediante certi dati universali ed astratti siano suscet- tivi di una teorica e filosotica risoluzione? Ben al contrario, tutto 1' argomento si aggira sopra di un' in- venzione puramente convenzionalc e fattizia portata dagl'ltaliani in Francia ed in Olanda, e indi adottata in altri paesi, e llnalmente avvalorata dalFuso Concor- de del mondo mercantile. Dove dunque ritrovare si suL CAMBio, ecc. 65 potranno iiiai questi veri principj imiversali discor- danti fra gli scrittoii di diversi paesi? Cio fa supporre usi mercantili diversi. IMa di grazia , dove niai si ti'overanno leggi e costumi particolaii decisivi per la dottriua " dopo che V uso concordato fra i mercanti di diversi paesi sostanzialniente e identico ? In line dopo la lettura dell' opuscolo del sig. Weber che cosa troviamo iioi ? Fuorclie un imperfettissinio , scucito e male espresso compendio di cio che fu siii qui esposto da tiuti i piu reputati autori. La stessa espo- sizione pertanto del sig. Weber pare die smenlisca Tcsistenza di leggi, di costunii particolaii fatti va- lere dal nia^gior nuniero degli autori. Prosegue \ autore diccndo «. che altre opere che » sarebbero piu. soddisfacenti s' estendono in sover- » chie digressioni, per lo che spaventano col volume » e fanao perderc ua tempo prezioso in ispeculazioui » inutih. » Qui si pronuucia una sentenza di riprovazione sul riuiancnte dci trattatisti iutorno al!e lettere di cam- bio. L autore che obbietta questo tanto generale di- fetto era certamente in dovere di giustihcare la sua accusa accennando almeno il nome di taluni de2;li scrittori da lui incolpati di usare soverchie digres- sioni. Or qui noi dobbiaino ricordare all' autore che suirar2;oniento delle lettere di cambio altri ne scris- sero trattando del diritto commerciale in generale, ed altri ne scrissero in particolare. Esistono scrittori di amendue le specie , i quali sicuramente non si diffu- sero in viziose digressioni , ma si attenuero a suc- cose e rettamente intese esposizioni. Senza andare nioho indietro, e parlando di autori moderni , noi citcrcmo fra gli espositori del diritto commerciale in gcncre il consumatissimo lavoro del sig. Boucher di Bordeaux (i). Questo libro fiUto e pubblicato prima (i) I lis tit 111 ions Coiiimerciales traitaut de la jurisprudence marchaiidc et des usages du negoce d'apres les ancifnnes ct nouvelles lois. Paris 1801. Bibl. lud. T. LXI. 5 66 ELEMENTI UNIVERSAL! deir cmanazione del Codice di comnierclo francese raccliiiule il jus consuetudinario mercantile coniune air Eiiiopa tutta, talrhc spesso fa uso anclie dci trat- tati dei giurcconsuiti italiani. In esso si paila di pro- posito del jus canibiaiio nella maniera la pii: chiara e la pill conipendiosa per la teorica e per la pratica, talelic si veggono non onimesse le forniole delle cambiali propriamente dette, degli assegni , dei pa- gliero , dei matulati mercantili , ecc., le quali cose conveniva ben distinj^uerc non solamente in via di regole , ma in via cziandio di forme onde istruire i lettori nella maniera convenevole, la niancanza delle quali rose rende imperfetta e quasi. cieca f istruzione. Altro autorc iialiano che assai bene e distintamente e senza vizio di digressione in un trattato gciicrale e positive di diritto commerciale parlo delle cam- biali e distinse le cosi dette trajetdzic da altrc alle quali si da il nome di cambiali, si e il sig. Emidio Cesarini Romano , del c|uale fu gia parlato nel fasci- colo di ottobre io3o della Biblioteca Italiana. In par- ticolare poi ne tratto il Valerinni, professore nell'tJni- versita di Bologna, in un opuscolo stampato neH'anno 1822 intitolato Dci carnhj e pin particolarmcntc del cambio trajcttizio mercantile. Qucsta denominazione di trajettizio fu poi usata anche dal Cesarini. Dobbiamo inoltre ricordare il trattato del Contralto e delle lettere di cambio , dei biglietti a ordine ed altri effctti di commcrcio secondo i principj dei nnovi Codici del sig. Pardessus avvocato e membro del Cor- po legislative francese compreso in due discretissimi I tomi in 8.°, i quali non ispaventano col volume ne fanno perdcre un tempo prczioso in inutili speculazioni. Certamente gli autori ora citati , ed alcuni altri che seguirono lo stesso modo, dovevano impetrar grazia dal sig. Weber, ne essere involti nella illiniitata sua riprovazione. II. Venendo al merito dell" opuscolo, e ponendo mente al frnnU'^piTAO Elemenfi universali sul cambio , ognuno «Uti CAMBIO, ecC. 07 aspcttarsi doveva die couiunque siiccinto e conipen- dioso fosse questo lavoro, ti-attare alnien dovesse di proposito cinque principal! argomenti, cioe 1.° Come e da quali persone possano esser fatte le lettere di canibio , e come vengano distinte dai biglietd a ordine ,-dai mandati, dalle lettere di cam- bio imperfettc, dal canibio secco, ecc. 2." Come vengano usate le lettere di canibio da diverse persone siano priucipali , siano sussidiarie. 3.° Come si estinguano le lettere di cambio , ed altre carte dette volgarmente cambiali. 4.° Quali siano le azioni ed obbligazioni emergent! tanto dalla forniazione , quanto dal corso regolare delle cambiali e dei bi^Hetti o di altre carte consi- mili; e quali le azioni ed obbligazioni cmergenti da- Jili accidenti diversi ncl corso cambiario. o ..... 5.° Quale sia T ordine contenzioso giudiziano nelle qucstioni riguardanti le cambiali ed altre carte simili, segnando tanto le compctenze, quanto il procedimento dei giudizj. Senza definire i termini e senza assegnare com- pendiosaniente i principj e le regole, almeno gene- rali , sopra questi cinque articoli , egli e impossil)ile di tessere un lavoro die meriti il nome di Elemend imiversaU sal cambio. Nella stessa guisa che nel formare il ritratto anclie abbozzato di una persona non sarebbe lecito di limitarsi o alia sola testa, o al 60I0 ventre, alle sole gamine o braccia, o disper- dere le varie parti ; cosi nell. esporre gli element! universal! del diritto caml^iario non e permesso di tralasciare la menzionc almeno dei principj e delle regole general! sopra le cinque parti ora ricordate. La ditlerenza fra un compendio ed un trattato non consiste nel niutilare 1" aspctto del corpo intiero della dottrina , ma bensi nell esporlo in una maniera piu o meno amplilicata e con vedute piu o meno gene- ral! o special!. Tutto intiero il ritratto sia in grande, sia in piccolo , sia abbozzato , sia particolareggiato , L">porrc si dcvc sotto pena, altrimeaii praticando, di 68 EliEMENTI UNIVERSALI prodiirre un aborto niutilato cd imperfetto e di niuna utilita (i). Quandn una scicnza od un arte c tuttora ne' suol couiuicianicnti , 02;ni )iuovo pro2;i"csso puo esscr I'atfo con sagc;i scparati; nia dopo clie la soienza o r arte grandeggio c si trova ncl suo intiero svilup- paniento, non e omai piu leeito di presentarla mu- tilata e storpiata tostoche si pretende di darne 1' in- tiero ritratto. II nonie di Elementi universali esprime Y ultimo rJsultamento di ttitta la dottrina e nou di una fra- zione di essa. Dovevamo dunque aspettarci dal sig. Veber una esposizione succinta sui cinque argomenti sopra distinti, in uiodo die le difl'inizioni, i principj e le regole csprimessero le radici tutte del jus cambiario. III. Ora die cosa egli pratico ? L' autore divise tutto il suo lavoro nei cpattro seguenti capitoli, cioe I.** Del cambio da piazza a piazza in generale diviso in tre articoli. 2.° Oriffine del cambio da piazza a piazza diviso in nove articoli, il quale occupa un terzo di tutto il libro. 3.° Scopo , natura, esenzione ed utilita del con- tralto di cambio da piazza a piazza diviso in quat- tro articoli. 4." Del jus cambiario in generale coU' applicazione dei principj universali del medesimo all' esercizio delle azioni die orc-linariamente accadono dal prin- cipio sino alia consumazione del contralto; diviso in tre articoli , V ultimo dei quali viene suddiviso in 46 (i) ti Nullum genus est rerum (disse Cicerone) quod aut avulsuna a caateris per se ipsuni constare , aut quo caetera si careaat vim suam atque aeternitatem conservare possint. i> Cio clie dicesi del fisico ordinamento dire pur si deve del logico riguardante gli affari del moudo. La grande unita, e quindi le parti costitueuti debbono essere esposte sotto penA di nullita. SUL CAMBIO, eCC. 69 sezioni , alcune dellc quali sono di poche righc e di uu solo piccolo periodo. Se til doniandi delT ordinamento e della partizione delle niaterie, tu vedi tutto esseie stato gettato cosi alia rinfusa che i diversi articoli ed amminicoli , i quali dovevano star insicme e succedersi senza in- tervalli , sono dispersi senza (ilo, senza nesso e senza quelle transizioni che sono indispensabili per rilevare un argomento pratico nel quale 1' una operazione succede imniediatamente e dipende da un' altra. Non si puo prescindere assolutamente dal dovuto ordine senza perdere il concetto vero e plenario della cosa, lo die fece dire ad Orazio tantain scries juncturaque pallet. La prova di questa nostra osservazione risulta dalla sola lettura deiropuscolo del sig. Veber, e per- fino balza agli occhi scorrendo 1' indice speciale delle materia. Gome dunque potra servire d' istruzione ai gio- vani i quali abbisognano della piu regolare ed unita esposizione ? Passando poi ad esaminare I'intrinseco tenore delle dottrine , il primo oggetto die naturalniente si pre- senta e la detinizione della cosa impresa a trattarsi. Ora in quale guisa T autore definisce la cambiale in senso vero mercantile, e giusta quelle qualita per le quali la legge accord o certi privilegi al contratto cosi detto di cambio pecuniario? Ecco le sue parole. « II » Cambio, che e rog2;etto del contratto, di cui esa- y> minero in questo scritto 1' ori2;ine e la natura , viene » distintivamente da oo:ni altro cambio , chiamato : » Cambio da piazza a piazza ^ il quale si puo definire » una pernmtazlone di daiiaro preseiite in una certa » piazza di commercio , verso t equivalente assente, o » da riccversi in altra piazza di comrncrcio. « Questa deiinizione , che mi sembra la piu ade- » quata e precisa, e dello Scaccia (t); Cambium quod (i) Sigism. Scaccia Tract, de commerciis et cambio, § i , qoaest. 5. ^O ELEMENTI UNIVERSAL! X fit de pecunia procsenti cum pecunia ahsenti; ma » per magp;ior chiarezza ho stimato cli doverla al- » quanto \m\i estenclere. Qui possiamo domandare airautore se coU' aggiun- gcre da piazza a piazza di commcrcio ^ abbia rcalinente vieppiu illustrata ed csLesa la deilnizione dcUo Scac- cia o non piuttosto ristretta e veramente guastata. Nella delinizione dello Scaccia si parla di danaro presf rite coiiiniutato con danaro assente , vale a dire posto in un altro luogo , sia o non sia piazza di coinmcrcio. AlTopposto nella delinizione del sig. Weber si esige che la tratta sia esegnita ed il canibio sia ef- fettuato non piu da un semplice luogo ad nn altro, ma da piazza a piazza di commercio , talche man- cando questi due estrenii , non si formerebbe piu una legittinia candjiale. Dunque non ampliata ne estesa , ma angustiata e vincolata diviene la definizione del- r autore in confronto di quella dello Scaccia, nella quale non si trova il vincolo da piazza a piazza di commercio. Detto abbiamo poi che la definizione qui fu guastata, Prova ne sia il diritto universale mercantile nioderno. Legga r autore i Principj del diritto commerciale del sig. Cesarini e trovera il seguente passo: « La cam- » biale deve essere tratta da un luogo per essere » accettata in altro luogo. 11 termine di luogo e state 3> ora dalla legge in tutti i governi sostituito a quelle 3) di piazza » (i). Con questo accordo di tutte le legislazioni in oggi vigenti nasce una perfetta Con- cordia colla delinizione dello Scaccia, e ncllo stesso tempo si prova che il sig. Weber non solo restrinse la detta definizione , nia eziandio la guasto. II sig. Pardessus nel sue trattato del Contratto e delle let- tcre di cambio gia citato nella parte I , cap. I fa Qs- scrvare « che il legislatore avvertitamente si servi » della parola di luogo in vece d impiegarvi termini (i) Priacipj del tliritto commerciale, toiiio IV, pag. Sa. SUL CAMBIO, eCC. ^I » angustianti, come quelli di piazza, dl cittd dl com- » mercio ». Pariniente il dctto sig. Cesarini nel citato tomo pag. 49 osserva quanto segue : « Deve pero » qui bene osservarsi die la cambiale trajettizia ba- » sta clic sia tratta da un luogo ed accettata in un » altro. Non occorre clie questa sia tratta da una » piazza ed accettata in uii cdfa. » « I commercianti chianiano piazza il corpo de'ne- » gozianti in una citta dal luogo dove per lo piu » si concentrano, clic suol esscrc una piazza quando » vogliouo trattare di alTari senza la niediazione dei » sensali. » Che cosa dunque resta la definizione del signer Weber data ad istruzione dclla giovcntu? Ognuno sente ch' egli insegna una delinizione precisamente proscritta dalle leggi vigenti di tutti i governi; e pero alia gioventu rcgala un errore rovinoso e per la scienza e pei giudizj comnierciali. IV. In un piccolo scritto elemcntare ognuno aspettarsi doveva die V autore ponesse sotto agli occlii dei gio- vani un iiiodello di una perfetta cambiale ed indi a distinzione presentasse formole dei biglietti all' or- dine e delle obbligazioni plateali die sogliono spesso diiamarsi volgarniente cambiali. Oltre cio parlandosi della cambiale propriamente detta, era necessario di esibire le formole in cul si veggono quattro , tre , c lin anclie due pcrsone, delle quali leggiamo esempi nel celebre Repertorio di Merlin sotto la parola Lcttre et billet de change § i , n.° 3. Nulla di tutto cio venne praticato dall' autore , e in vece seiiza esibire prima una formola di detta lettera egli indica a dirittura un traente , un rimettente, un Indossato, un giratario, un presentanie , un trassato, un accettante , talclie con questa nuda e sgrauata nomenclatura ( die in alcune rubriclie non e nemmeno usitata nella rimanente Ita- lia ) rompe il ccrvello ad un povero giovane senza die egli intenda e concepisca cio die si voile in- segna rjili. ^a ELEMENTI UNIVERSAL! Da quest' apparcccliio ogniino puo facilmente im- nia2;iiKusi il rimancntc di qiieU'opuscolo, da mi cer- tamentc noti puo dcrivaic prolitto alcuno alia stu- diosa gioventu. In (jiK'st' opuscolo di 87 paginc la tcrza parte vien occiipata dalla storia su Y origine e la propagazione della pratica delle lettere di canibio, e si parla dci Fiorcntini , dei Genovesi , dei Veneziani e dei Lio- ncsi. Singolare e T opinione dcirautore die i Roniani e i Gieci csercitassero il canibio da piazza a piazza commcrciale.. Ecco il passo dell" aiilore. « lo non » voglio gia contrastare die i Fiorcntini non eser- » citasscro il canibio da luogo a luo2;o fiu dal se- » colo decimoterzo. Consta dal franiniento di copia- » lettere dall' egregio dottor Targioni Tozzctd ritro- y> vato e prodotto dall' insigne signor Azzuni nel- 5> r iiitrodnzione al sua Dlzionario di giiwisprudenza y> commcrciale die ai Fiorcntini il canibio per lettere » sin dal 1072 (i) era faniigliarissinio •, nia consta 30 egualniente , che ai tempi di Cicerone gid Romani » e Greci escrcitaroiio il cambio da piazza a piazza , 5) e se il Cotrugli congetturo diversaniente, conviene 3) compatirlo , ne pretcndere ch' egli ed i suoi con- » teniporanei dovessero svolgere e por attenzione » alle carte degli anticlii die al loro tempo non » erano ancor rese comuni coUa stampa ; quando » die air incontro se gli presento un facile sciogli- » iiiento della questione, nella fama inveterata ac- » cpiistatasi dai Fiorcntini , nelle decisioni di que- » stioni civili e conimerciali particolarniente, donde » risulto esser loro da gran tempo Y alTar del canibio » famigliare in modo die ne furon creduti autori. » ( pag. 24 e 25. ) Negata agl'Italiani del medio evo T invenzione delle cambiali, Tautore pretende che i Veneziani soprattutto lino dai prinii tempi della fondazione di Venezia (i) Se la data non e sbagliata , non sarebbe il decinio terzo, ma il dccimo quarto secolo. SITL CAMBIO, eCC. ^3 facessero uso delle cambiali : « E cosa notoria , dice il sig. Weber, che i prime Veneti marittiml siano stati in gran parte commerciand rifugiati da quei luoghi in qiieste lagune , per salvare possibilmente le loro proprieta dall irruzione dei barbari suc- cessa dopo il 400 circa, o per continuare qiiivi il loro traffico : non e questo pero il luogo di de- scrivere come per molte fortunate combinazioni, e per 1' industria della rinomata nazione commer- ciante s' estese in poco tempo per ogni dove e s'ingiganti la loro negoziazione ; mentre clii di cio brama plena informazione si trovera piacevol- mente soddisfatto nella lettura della preziosa storia del commercio veneto del sullodato nostro Marin. A me basta di far dedurre che il cambio da piazza a piazza non doveva essere ignoto ai nostri prirai veneti isolani. Che se cio non fosse accordato, e se fra le moderne nazioni tuttavia si volesse cer- care 1' origine delle lettere di cambio , io otterrei allora campo aperto per sostenere , che ai Vene- ziani appartiene propriamente X invenzione , giac- che niun altra nazione piu della veneziana esibir puo memoria cotanto vetusta ed autentica dell'eser- cizio del cambio di piazza a piazza , per mezzo di lettere : abbiamo un decrjeto del maggior Coa- siglio del 1272, i3 dicembre, accennato anche nel cap. 2, lib. 3-°, vol. 5.° della prelodata storia di CarfAntonio Marin , nel quale resta vietato ai Veneti di portar metalli preziosi o cambiali in cambio delle merci condotte in Ponente. » ( pag. 84 e 35. ) Raccogliendo i dati delf autore ne sorge la se- guente notizia. I Romani praticavano il cambio vero mercantile trajettizio. Nel principio del secolo V in- sieme a molti Italiani molte famiglie ron\ane si rifu- giarono e stabilirono uella veneta laguna e fonda- rono Venezia (i). Essi seco recarono 1' invenzione e (i) Cessata nel 414 la prima invasione dei Goti , gli Italiani rifugiati nella Veneta laguna i-itornarono in folia sul 74 ELEMENTI UNIVERSALI r uso del cambio trajettizio , che indi mediante il loro commercio comunicarono al rimanente dell Italia ; e questa co' suoi niercanti propago nel Belgio, nella Francia , ecc. Noil si puo negate che , posto il fatto primo del- r invenzione e dell' uso dei Roniani , la successiva conscrvazione noii fosse del tutto naturale in un ogs;etto tanto importante, specialniente nolle circo- stanze di quci tempi ne' quali cotanto difl'icile e pe- ricoloso riesciva il trasporto del danaro. Ma egli ^ poi vero che i Roniani conoscessero e praticassero il cambio trajettizio? E come mai il sig. Weber prova questo fatto ? Ecco le sue parole alle pag. 19 e 20. « Sarebbe mai presumibile che nei rinomati niercati » della Grecia , cioe a Corinto ed Atene , non si » avessero concertate permutazioni simili? No., noi » degraderessimo la nostra ragione nel supporlo (1). » Che che pero si potesse oppoire al nostro assunto, 5) e indubitabile e provato , che ai tempi di Cicerone » e presso i Roniani e presso i Greci il cambio » da piazza a piazza era in uso. Esistono mnlte sue » lettere che da altri e particolarmente di\\V £inecio » sono state citate, ma ve n' e una fra quelle dirette » al suo amico Atdco che leva ogni incertezza sul •» fatto ; neir epistola XIV (2) del libro XV egli cosi » si esprime : 5^ Quare velini cures {nee tihi essem molestus si per alium hoc agere possem ) ut permute- tur Athenas , quod sit in annuurn surnptum; ei scilicet continente. Fra questi il prefetto di Roma ricorda qtiattor- dici niila Romaai ritornati in un sol giorno in Roma, e cib in una sua relazione manclata all' imperatore. L'epoca poi vantata come la piii antica della fondazione di Yene- zia e quella che leggesi in un' iscrlzloae su i Murazzi fatta nel lySi ah urbe condita i33o, e pero nel 421 del- 1' era cristlana. (1) Con questo argomento si potrehbe anche pretendere che la stampa fosse usata dai Greci e dai Romani. (3) Neir edizione ad usum Delphini non e la XIV, ma bensi la XV. SVL CAMBIO, eCC. '7^ Eros niimcrabh ; ejus rei causa Tlronem misi ; curahis igitur, etc., il qual passo <■<. dal dottissimo nostro » Chiai'i da Pisa e stato ridotto nella nostra volgare » favella come segue : Bramerci (ne vi addossei'ei tal » fatica se potessi imporla ad altri ) clie voi faceste 5) girare per via di cambio in Atene tanti danari , » che suppliscano alle spese di un anno , i quali y> Erote non lascera di pagare; questo motivo mi » ha indotto a mandar Tirone ; di cio dunque pren- » detevi pensiero , ecc. » « Veggo che taliino mi diia , ma dove sono le » lettere di cambio? lo mi riservo a rispondere in » un alrro capitolo a questa debole obbiezione (i), » e conchiudero intanto col Hoydiger — Che gli af- » fari cambiarj da |)iazza a piazza non potevan es- » sere ignoti agli antichi popoli commercianti benche » se ne trovi meno tracce del nome che del fatto. ?) V. Per onore dei Romani e per avere una prova di un ramo importante dell' incivilimento e della forza commerciale di quel tempo noi desidereremmo di cuore di ammettere T opinione del sig. Weber. Ma veggiaroo pur troppo che ci e forza T attenerci alia coniune degli autori e dei migliori critici, non avere cioe ne i Romani , ne i Greci conoscinto il cambio trajettizio usato dai moderni. Lo stesso sig. Weber confessa che il Bergero e 1' Einccio che conobbero benissimo le negoziazioni dei Romani e dei Greci airermarono che essi non mai esercitarono il cambio simile a c[uello de' moderni. A chi asserisce un fatto tocca il provarlo seuza equivoco e coa testimonianze degne di fede. La pa- rola Cambio in generale eqiiivale a Baratto. Essa nel suo significato non e limitata ad esprimere il cambio trajettizio pe.cuniario praticato dai moderni , ne una semplice commissione concertata fra private (i) Nota bene die questa risposta non fu data, e T ob- biezione e capitale come si vedra fra poco. 76 KLEMENTI yNIVERSALI e private ogni volta die occorre di j)agare tianaro in un liiogo per larlo tcnerc in un nltro. Tutto di fra' privati nascono (jucstc singolari commissioni come e nolo; ina (hi ardirchbe allcrniare die cio costi- tuisca il cambio trajettizio mercanlile die coniunica cotanta vita , attivita ed impero al mercantile coni- mercio? Conviene ignorare la virtu e 1' cssenza pro- pria di questa istituzione per confonderla con meri mandati isolati e accidentali, e porre a fascio que- sta specie di commissione transitoria col vero sistenia cambiario. Non basta qualche estriiiseco tratto simile per identit.care una cosa conun'altra; perclie allora sarebbe lecito confondere la testa delluomo con quella del cane o del leone o di altro aiiimale die abbia fronte , occhi , naso , bocca e orcccliie. La vera es- senza del sistcma cambiario consiste non nella mera estrinseca forma di mandate , ma nell intrinseca sua possanza e nel modo di esercitarlo. II cambio trajet- tizio e esscnzialmente una funzione la quale trae i suoi cai'atteri dal complesso intero de' suoi atti, dai suoi ordinarj effetti , e daa;! impegni e dalle azioni che esso partorisce. Sopra tutto conviene porre at- tenzione a quel tacito comune consenso .in forza del quale , date T ordine di un pagamento dal cosi detto traente ^ ed accettato, T ordine stesso dal trattario viene 2,irato da una mano ad un altra colla liducia che la somma se2;nata vena soddisfatta o tlalTaccet- tante o dal traente medesimo, qualunque sia la mano alia quale passar puo una cambiale. Tutto il com- plesso devc essere coko, senza di che la funzione non e piu quella , ma riesce del tutto diversa. Cio posto , clii sara da tanto die nel passo citato di Cicerone pogsa ravvisare alcun che di cambio trajettizio preso nel suo vero senso essenziale ? In quel passo che cosa ravvisiamo noi ? Qui veggiamo che Cicerone parla di un ccrto Erote cui non sap- piamo se sia o debitore di Cicerone o semplice suo agente ed esattore, il quale paghera una tanta som- ma bastantc per un anno, ma non si sa a chi, in qual SUL CAMBIO , eCC. 77 luogo ed in qual tempo debba essere pagata. Forseche questo Erote si potrebbe considerare come un tiattario o almeno come un debitore delegato a pagare il pro- • prio debito ad un terzo ? Se non consta del carat- tere. di questo Erote , come si puo veriHcare nemmeno il primo estremo del cambio ? Non e forse vero che nel senso 2;rosso vol^are e non ben definito la cam- biale dicesi essere V ordlne del creditore al debitore di Soddisfare per esso a terza persona in epoca de- terminata la somma dovuta ? Ora questo Erote con- sta forse essere stato debitore di Cicerone ? Consta almeno che sopra di lui sia stato tratto I'ordine del pagamento ? Consta forse quanta sia la somma- nume- rica; e in qual tempo debba essere restituita.'' Nulla di tutto questo. Gome dunque fia mai possibile di figurare nemmeno Tiniziativa del cambio trajettizio? Cio non e tutto. La cosa era cosi rimota da ogni e qualunque idea di si fatto cambio , che Cicerone spedisce a Roma il proprio liberto Tirone , e prega I'amico Attico dimorante in Atene ad assumersi il carico di far pagare in Atene quanto abbisogna per le spese di un anno. Per X esercizio del cambio e forse necessario raccomandarsi ad un amico assente e mandare un servitore in altro luogo ? Chi ha poi detto al sig. Weber che 1' ut permiitetur Athenas si debba intendere per una girata di cambio? VI. Affine di rendere la cosa manifesta era necessario di vedere di quale faccenda parlasse Cicerone e a quali persone si riferisse. Consultando tutto il con- testo di quella lettera si trova il seguente fatto. 11 figlio di Cicerone trovavasi in Atene cola mandato per iiiiire la sua educazione ed istruzione. A tal uopo eragli stato fatto un assegno per il suo annuo mante- nimento. Era decorso qualche tempo da che Cicerone figlio non aveva toccato f assegno fattogli ; e pero egli non ardi chiederne al padie , ma ne scrisse al liberto Tirone che faceva le faccende del padre ed era amatissimo da lui , come ne fanno fede le moke j8 ELEMENTI UNIVERSALI lettere dlrette a Tirone stesso. Iiiformato il padre della ricerca fatta dal l"ic;lio, gli spiacque chc non si fosse a lui diretto iminediatamcntc hen sapendo che il padre non solamentc non volcvagli lasciar mancar nulla , ma che eziandio voleva che fosse larganiente e decorosamente trattato. Laonde Cicerone dopo aver nan-ate le cose qui esposte prega Attlco onde si pa- ghi al I'iglio in Atene quel tanto che importa il com- piniento dell' annuo asscgno ( ut permutetur Atb'cnas quod sit in aniiuiun siimptnm ei ). E qui 1' interpun- zione del sig. NY^eber non e corretta come consta dal testo ad usiun Delphirii e dalle varie lezioni anno- tate dal Grevio. A conipenso poi , ossia in contraccambio di tal pa- gamento , Cicerone significa che Erote paghera il danaro sborsato in conseguenza degli ordini gia man- dati da Cicerone per mezzo del suo liberto Tirone. Qui , come ognun vede , non si tratta che di una com- missione data ad Attico di far pagare al figlio cli Ci- cerone r annuo assegno stabilitogli durante Ja sua di- mora in Atene. Se poi si domanda chi era questo Erote, la lettera medesima spiega che esso era il cassiere e ragioniere della casa di Cicerone. Di fatto Cicerone narra in questa stessa lettera ad Attico che il suo viaeaiio viene ritardato dal non avere ancora esatto quanto gli si doveva da' suoi debitori. « Profectio- » nem meam, ut video, Erotis dispensatio impedit. » Nam cum ex reliquis , quie Nonis april. fecit vel » abundare debeam , cogor mutuari. » A schiarimento di questo passo si leggano le note seguenti cc Dispen- ■» satio ( Pecuniai ex meis nominibus exactae ) — Ex » reliquis ( Eros Nonis aprilibus rationes omnes con- » fecerat summaque facta quantum pecuniae Cice- » roni deberetur , quantum aliis ab ipso, apparebat » Ciceroni tantum pecunias superare , ut non modo » non egere, sed etiam abundare deberet. » Concentrando dunque \ attenzione sulla frase per- mutetur Athenas o Athenis , si indicherebbe un pa- gamcnto da farsi in Atene al figlio , e da rimborsarsi stTL c.vMBio, ecc. 79 in Roma dal cassiere di Ciceione. Per questa opera- zione era necessario di dare in Atene una persona capace e solvente la quale ordinasse il pagamento e guarentisse il rimborso nel luogo promesso ; e pero Attico , persona ragguardevole e ricca, fu pregata per questo ulTicio nell' atto che Cicerone per mezzo del suo liberto Tirone spediva 1' ordine al cassiere Erote onde far eseguire questo rimborso. VII. Quest' uso di far pagare in un sito un danaro da rimborsarsi in un altro mediante sicurta riceveva al- lora il nome di perniutare pecuniam, lo che secondo i filologi si riduceva a far si ut per trapezitam out argentariam alio in loco reddatur. Un eserapio ci viea fornito dallo stesso Cicerone allorche essendo Pro- console nella Cilicia in Asia fece pervenire all erario della repubblica il valore del bottino fatto sopra i Parti nella guerra allora finita. Egli , come indica , fece dare sicurta ai ricevitori di detti valori, che il corrispondente danaro sarebbe fatto pervenire all' e- rario del popolo Romano. Gio leggesi nell" Epistola XVII ad familiares , lib. II coUe parole Curasse ut cum qiiestu populi pecunia permutaretur. Ora in questa operazione noi possiamo bensi rav- visare un primo passo del moderno cambio; ma nello stesso tempo siamo lontanissimi dall' incontrarvi i ca- ratteri essenziali del vero sistema cambiario mercan- tile usitato ai giorni nostri. Sia dunque lode a qual- che Romano di questo primo incamminamento , ma guardiamoci dal voler loro attribuire una invenzione alia quale essi medesimi non pretesero mai. Una maggior conferma \ abbiamo consultando i testi delle leggi conservateci si da Giustiniano che dagli altri frammenti e compendj. Come mai sarebbe stato possibile che nel diritto romano dove si parla perfino del raccogliere delle ghiande cadute suU' al- trui terreno non traspirasse indizio veruno del sistema cambiario tanto importante nelle private contratta- zioni? Epparc nc airEinecio, ne al Bergero, ne a So ELEMENTl UNIVERSALI tanti altri accuratissimi e laboriosi licercatori riusci di trovarvi cio die il sig;nor Weber s' imniaeiino. Ad ogni modo si conceda che un piinio passo i'a in disparate e speciali circostanze praticato accidental- merite verso il sisteiiia del cambio colle narrate ope- razioni; nia si concluda dalTaltra parte che il sistcraa moderno non fn ne dai Romani , ne dai Gr,eci co- noscinto in modo alcuno. 1 fatti stessi riportati e praticati da Cicerone pro- vano precisamente il contrario di quanto affermo il sieinor Weber. Se in allora fossero state in uso le cambiali del medio evo , certamente Cicerone sia in Atene , sia nell'Asia nelle circostanze sopra ricordate ne avrebbe fatto uso (i). In vece altro non troviamo che qiiello che bene spesso praticano i privati in- caricando taluno a pagare in un luogo una somma che essi consegnano prima in un' altra. Quando poi si trattava di spedizionieri si usavano le cauzioni onde fosse assicurato il pagamento da chi ne assunse il mandato. VIII. Le altre notizie storiche dateci dai signor Weber si trovano gia esposte si dai Dnpui che dai Merlin e da tanti altri. Da essi non viene ne punto ne poco adottato come vero che gli Ebrei perseguitati mo- mentaneamente in Francia abbiano inventato le cam- biali , ma piuttosto attribuiscono tale invenzione ai fuorusciti repubblicani dell' Italia e propriamente ai Fiorentini : la quale opinione prevalse appresso a tutti i pin accreditati storici , compreso anche il (i) II sig. Huleman e d'avviso che la prima cambiale fa tratta a Milano nel iSaS pagabile a Lucca a cinque mesi; la seconda poi nella stessa citta nell' anno i38i. Cio per altro suppone che il sistema cambiario fosse gia adottato e stabllito moko prima j perocclie qui non si vede fuorche Tesecuzione. Di fatto troviamo nelle leggi venete di ua secolo prima fatta menzione delle cambiali , come (a accea- nato dai Marin. siTL c\MBro, ecc. oi celehre Robertson ncll' ultima sua opera sull India. A uoi per altro pare die nou fosse punto necessario ricorrere a veruua politica pcrsecuzione ne di Ebrei ne di fuorusciii , ma bastava lo stabiliniento di case inercatitili italiane in parti diverse in un tempo nel quale dilYicili e mal sicuri erano i trasporti diU' ef- fettivo danaro. Prima di tutto concepire non si puo 1' uso del cambio senza il previo almen tacito con- senso e senza \ as[)ettativa ordmaria che le tratte verranno pagate. Era dunque naturale che da prima una casa, per esempio di jMilano , avendo un nego- zio a Pisa si scambiassero le tratte in vista di conti correnti scambievoli. Cio che dicesi di una sola casa, dopo si penso di praticare fra case diverse die ave- vano conti IVa loro in conseguenza dello stesso bi- so2:no e desli stessi timori. Le vecchie cambiali di fatto accetmano senipre questo dare ed avere in ge- nerale. Ma tutto cio che cosa niai suppone? Uno sta- bilimento di niercanti intesi fra di loro di scambiarsi i valori. Questo stabiliniento mantenere non si poteva fuorche da un abituale negoziazione , incoraggiata an- clie dair aspettativa che i tribunali rispettivi avreb- bero prestato mano forte aU'esecuzione degl'impegni contratti. Senza di tutte queste condizioni non e da presumersi che introdurre e radicar si potesse il si- stenia delle cambiali. Ora la posizione degV Italian! del medio evo presento si o no queste condizioni? Se lino nel XII secolo troviamo menzione delle cani- liiali , se consta che gV ItaUani altrove le iutrodussero , cio basta per noi. Concludiamo pertanto die il signor Weber intorno all'origine, ossia all' invcnzione delle cambiali, non fu nulla piu felice di quello che egli stato sia espo- nendo i suui pretesi Eleinentl universali del cambio. Noi a])bianio creduto per un vero tratto di co- scienza di cstendcrci in questo articolo, essendo noi d'avviso che un libro col titolo di Elementi univer- sali considerarsi debba come un lavoro della piu alta iniportanza. Gli elementi racchiiidono il sugo della Bibl. Ital. T. LXI. 6 82 ELEMENTI UNIVERSALl StiL CAMBIO, CCC. sapienza di molti sccoli e forniano la nioncta d oro, s per cosi csprimcrci, dcUa tradizioiie. Convicn conse- 1 gnare alia giovcntu qiiesto tesoro piii die si puo purgato e prol'iciio onde preveniie ncUa nicnte di lei r iutroduzionc d'idec impcrfetle, guaste e disordinate, cotiu" pur Iroppo ace ade tutto di iii lavori o latti iii fretta , o da autori die pcnetrato nou lianno nella materia come coiiverrebbcsi. Gli Eleiiieuti fatti a do- vere soiio forse Y opera la j)iii difficile e la piii ge- losa: ((uesta peicio iion puo convcnevolniente ese- guirsi luorclie da uomiai profondamente instrutti e dotati di precisione, chiarezza c buon nietodo nella loro esposizione. Romagnosi. APPENDICE, PARTE I. SCIENZE, LETTERE ED ARTI STUANIERE. Han Kooiig Tsew , or The , etc. , doe gli Affanni dl Hail , tragedia cinese , tradotta doll originale , con note, da I. F. Davis. — ■ Londra, 1829, in 4.° Xl sig. Davis , clie lia Inngamente soggiornato a Canton, era gia ben noto nella letteraria repubblica per alcune sue traduzioiii d' opere cinesi. Ora egU lia puljblicato a Londra cjnella di un dramma niMoXsLto gli Affanni di Han , o piut- tosto gli Affanni ael palazzo di Han. Questa tragedia ap- partieiie alia collezione de' cento dranuiii composti all' epoca clie i IMongoli regnarono nella Cina. L' avitore , di cui fu dal sig. Davis obliato il noma , e Ma-tchi-yuan. II soggetto e siorico. Yiian-ti , nono imperatore della dinastia degli Han , com- messo avea al suo rainistro Mao-yan-cheou di raccogliere in tutte le provincie delT inipero le piii avvenenti fan- ciuUe, e presentargli i loro ritratti ond' egli fame po- tesse la scelta di qiiella clie meglio convenir gli potesse per isposa. Tchao-Kiun, figlia d' un povero contadino, si trovava nel nuniero di quelle clie state erano destinate a popolare il serraglio del monarca. Essa era perfettamente liella: aia il perfido ministro, non essendogli riescito di carpire al padre di lei una grossa soinma di danaro, lece pofre nel ritratto della vezzosa fanciuUa una inacchia sotto d' un occhio, di modo die 1' imperatore non chiese pur di vederla. Ella non gli fu dunque presentata, e venne anzi rincliiusa in una solitaria e remota parte del palazzo. Una sera 1' imperatore nel ritirarsi ne' suoi appartamenti intese il suono d' un liuto. EgU all' eunuco ond' era accom- jjagnato comando tosto di condurre alia presenza sua la o4 \ 1' 1' E N D I C E tloiina chc si iloko arinonia traeva da quello striuuento. Colpito dalla IjcUczza lU Tcliao-Kiun , se ne invaglii por- dutamente , V innalzb al grado di principessa , e quaiido intcse il niotivo j)el quale stata era sino a quell' isiante nascosta al suo sguardo , ordiao die 1' ingannatore e per- fido niiuistro condotlo fosse al supplizio. A quest' epoca il Tchlicn-yu , ossia il sultano dei Turchi Hiuuiiii- noil , alia testa d' un foruiidabile esercito accostato eiasi alle frontieie della Cina per rianovellare I'alleanza coir iniperatore, e chiedergli ia isposa, secondo il costume de' suoi predecessori , una princi[)essa ciuese. Mno-yaa- chcou trovato avendo il mezzo di sottrarsi al patibolo si rifuggi presso 11 Tchhen-yu. Egli per vendicarsi fece al sul- tauo una si seducente pittura di TrJiao-Kiuii clie questi la chiese in isposa all' luqieratore. Alcune politiclie conslde- razioni , ed i consigli de'miuistri prevalsero sull'amore del niouarca cinese , e 1' infelice principessa, benciie di lui ugualmenle innamorata, sacrifico se stessa alia tranquillita ed al Ijene della patria, piegandosi a sposare il barbal'o straniero. Tcluio-Kiun giugno nella Tartaria e trova il TrJihen-ju eulle sponde del Drairone nero , iiume che serviva di limite tra r impero della Cina ed i possedimenti degli Hioung- nou. Essa alia presenza del principe prend^ una tazza di vino pel" fame una liliazione volgendosi al mezzodi, e in- dirizzando l' ultimo addio al monarca da lei si ardente- mente amato, Impcratore di Kan, grldo, qiiesla viia e per me giunta al suo fine , io ti aspetto neW ultra: cosi dicendo si precipito nel fiume. II Tdihen-yu sorpreso e costernatosi fece inutiii sforzi per salvarla : essa gia soggiaciuta era al suo destino. Irritato allora contro del perfido Mao-yan-cheou autore di tutte queste sciagure , comando die cestui fosse posto in catene e ricondotto all' imperatore. Neir ultimo atto del dramma vedesi il monarca addor- mentato. Tchdo-Kiun gli appare in sogno per avvertirlo del suo destino : il fantasma d' un guerriero tartaro si j^resenta quasi nel medesimo istante e la fa disparire. L' im- peratore svegliatosi va contlnuando ne' suoi lamenti sulla perdita di colei cii' egli ama tuttora. La tragedia termina coir arrij'O del messaggio del Tchhen-yu , che rinnova la pace coir impero ed abbaadona Mao-yan-cheou alia vendetta deir imperatore. PA.UTE STR.VNIERV. 85 tl soggetto cU qnesto clramma e poetlco. Esso presents sitnazioni nssai interessaiiti , delie qualt seppe Tantore egregiamente giovarsi. L' iinita delFazione noii vi e pimto negletta , e quelle del tempo e del Inogo soiio assai me- glio osservate che nella piii parte delle tragedie inglesi. La grandezza e la gravita del soggetto , la qualita de' per- sonaggi, la catastrofe tragica noii possouo noii avere uaa grandissima forza sull'aiiiino degU spettatori ; e noi siamo d' avviso die questo inedesiino soggetto si presterebbe otti- mamente anche sn' nostri teatri per uii graii ballo, ossia per uno spettacolo pantomimico. Voyage dans le proiinces de Rio de Janeiro ct de Minas Qeraes , par Anguste DE Saint-Hilaire , chev. de la Legion d Honnear, memhre de T Acade- mie royale de sciences de V Institut de France, etc. Paris, i83o, Grimljert etDovez, in 8.°, avec planch. Finora non ne sono pervetiuti a qiiesta I. R. Bihlio^ teca che i due primi tomi,- V uno di pag. xiv e 468; V altro di pag. 478. Prezzo dei due volumi fr. i5. Ecco uno di que' viaggi che sceverl da minutezze, da prevenzioni e da nojosi ragguagli accoppiano alia verita r utile e il dilettevole, e che degnl sarelibero d' apparire anclie nella lingua nostra tradotti. II sig. di Saint-IIilaire consumo ben. sette interi anni viaggiando per una vasta porzione dell" impero del Brasile e diligentemente esami- nando tutto cio che que' paesi presentano di piii impor- tante per la politica , per la statistica , pei costumi , per le scienze naturali: fece non meno di due niila e ciuque- cento leghe •, visito con pari studio ed ardore le provincie di Rio di Janeiro, dello Spirito Santo, di Blinas Geraes , di Goyez , Sant-Paolo, Saata-Caferina^ si trattenne per piii mesi nella repuljl)lica Cisplatina i vide tutto cio che ancor sussiste delle anticiie niissioiii gesultlche sulla sinistra riva deir Uruguay. Per tutte le quali cose egli pote a buon di- ritto lusingarsi che la relazione del suo viagglo aggiugne- rebbe nuove notizie a quelle che gia si aveano intorno alia parte orientale dell' America del sud. Viaggiando egli sotto gli auspicj del Duca di Lussenilmrgo ambasciator francese presso la corte del Erasile, foraito de' pin oppor- tuni niezzi, dotato poi d'un carattere amabile, lusinghiero> 86 APPENDICE pieglicvole si trovo nelle piu favorevoli circostanze onde avere esatte notizie sulle belle comrade delf Amerira me- ridionale, /< sulle niiniere ( giovaci il qui far uso delle pa- role d'' uno de' pill accreditati giornali d' oltramoiite ), sulle niiniere clie d'ogni specie abboadano in qiiesto ricco paese, snlle magaificlie sue foreste vergini , su quella terra die non e da alcun' altra pareggiata in fertilitii , sui costumi d' un popolo il plii favorito dei beni del Cielo , ma ad xm tempo il piu Indolente, II piu corrotto tra' popoli del iiiondo , sui ncpoti d' una nazione clie dopo d' aver rag- giunta la sommita della scala del comniercio e discesa al- r ultimo gradino , e rimane dietro tuttora alia civilta di tutte le altre. » Le produzioni vegetabili del Brasile formarono il pri- niiero scopo deirautore. " Nondimeno (cosi egli si esprime) non fu da me ommessa sollecitudine alcnna onde racco- gliere i fatti che sotto altri aspetti dar potevano una giu- sta idea d' un paese si interessante. lo non mi limitai a seguire le vie frequentate, nia innoltrato mi sono ne' piii deserti luoghi , facendomi a studiare ben anclie le tribii na- tive. Favorito da" magistrati de' varj distretti , accolto da per tutto coUa piii generosa ospitalita bo potuto osservare tutto cio die vi avea di piii notabile , e riunirne i piu preziosi document! : ogni di io scrivea un niinuto gior- nale di cio die a" miel occlii oflTerivasl. Da questo glornale da nie scrltto a mano sui luogbi stcssi lio estratta la relazione storica, alia cui stanipa do ora cominciamento. " Abbiam creduto bene di riferire queste parole dell'autore, onde meglio si vegga e il metodo da lui seguito nelle sue ricercbe e T autenticita , direni quasi, delle sue asserzioni. Tre graadi opere furono il frutto delle sue osservazioni puramente scientifidie (i); ma da lungo tempo desidera- vasi la Relazione storica del suo viaggio, siccome quella che posto avrebbe quasi ii suggello alle tante altre che pubblicate furono intorno ad un paese, la cui natura e tuttora pressoche straniera alTEuropa. Questo viaggio puo considerarsi come una relazione ge- nerale di piu viaggi particolari gli uni dagli altri total- uiente dlstinti , il cui punto di partenza e pero sempre la (i) I. rlaates iisuclles des EresiUcns , con fig. ; II. Histolre des Plantes les plus remarquahlci du Bresil et da Paraguay^ con fig.; in. Flora Brasilioe incndionalis , con iig. rvr.TE ?Tn\NiER\. 87 cltta di Rio di Janeiro. Essa comjireiidere dee tre parti la prima, qnella die aliljiamo ora sott'' occliio, risguarda la proviiicia di Minas-Geracs , si fainosa per le ricchezze cli' elia nil giorno possedeva , e delle qnali possede tuttora le sorgenti; per 1' iniinensa catena deile montagne che la traversano •, per la varieta della sua vegetazione; per la notal)i!e intelligenza de''suoi al>itanti, e per le tribii natie e selvagge clie circoadano le sue frontiere. La seconda parte couterra la descrizione della provincia di Santo-Spirito e del nord di quella di Rio di Janeiro : nella terza final- mente sara la descrizione del viaggio a Goyas , a San Paolo , a Santa Gaterina , a Rio grande e suUe sponde del Rio da la Plata e dell' Uruguay. E questa sara forse la parte piii iniportante , perclie poco o nnlla ci era noto finora dei deserti di Goyaz , di que" deliziosi Campos-geraes c!ie si bene si presterebbero a colonie europee, dei dintorni di Curitiba, iV una vasta porzione della provincia di Rio grande , delle si important! missioni o provincie dejr Uruguay che dopo la soppressione de' Gesuiti cadute erano totalmente in di- mentlcsnza. II sig. di S. Hilaire astenendosi dal descrivere la citta capitale delTimpero, pevclie da altri viaggiatori gia minu- tamente descritta, comincia la sua relaziune dal i-agguaglio della magnifica baja di Rio di Janeiro. Dopo alcuni giorni di riposo s'incammina con un nobile lirasiliano alia visita della provincia delle niiniere, traversa la baja e racgiugne la grande strada di Villa-Rica. Quivi e da altissima maraviglia sorpreso all'aspetto di quelle selve intatte e Inmicnse. « Un Europeo ( cosi egli scrive ) allorclie giugne in America e da lungi scopre per 'a prima volta le foreste vergini, e preso da stupore non incontrandovi quelle singolari forme che furono da lui annnirate nelle nostre serre calde, e che quivi nelle masse confoudonsi : se qualche cosa lo sorprende, questa e unicamente la grandezza delle proporzioni ed il cupo verde delle foglie che sotto il piii limpido cielo co- inunica al paese un aspetto grave ed ausiero. Per cono- scere tutta la bellezza delle selve equinoziali, e d' uopo internarsi in queste solitudlni al pari del moudo anticlie. Nulla quivi ci rimembra la stucclievole monotonia delle nostre selve di qucrce e di alieti : ciascun albero ha per cosi dire un sembiante tutto suo proprio e particolare, ciascuno ha im fogliame tutto suo e presenta spesso una tinta di verdura ben diversa da quella degli alberi vicini. 88 A P r E N D I C E Vegjetali gigantoschi eil npparteneiui alle piu remote fanii- glie frammiscluano le loro froncli c gli unl gli altrl con- fontlono il lor fogliame. La piii parte degli alheri dritta innalzasl ad nn alterza prodijiosa : alciini haniio una cor- teccia interauiente liscia , altri sovio difosi da spine; gli enormi tronclii d' una specie di iicaja selvaggia si esten- dono quasi in oblique laniine cui sembrano sostenere a guisa di pilastri. Gli oscurl fiori de'' nostri faggi e delle nostre querce ravvisati noii vengono cbe dai soli natura- listic nia ne'boschl delfAnierica incridionale alcuni alberi giganteschi fanno non rare volte bellissima pompa delle piu vaglie ghirlande. Numerosi ruscelli scorrono per le fo- reste vergini e v' intertengono la frescura : essi oITrono airassetato viaggiatore un' acqna limpida e deliziosa ; le loro sponde frcgiate sono con tappeti di muschio , di li- copodio e di selci , in raezzo delle quali nascono delle begonie a fusti dilicati e succosi, a disuguali foglie ed a liori color di carne.- La vegetazione delle foreste vergini avvivata da' suoi due principali agenti , f umidita ed il calore, ci si presenta in una continua vigorezza : V inverno non vi si distingue dall' estate se non per una gradazione di tinte nella verdura del fogliame, e se qualche albero perde le foglie, sembra ch' esso lo faccia per rqsrendere tosto un nuovo abbigliamento. Se queste selve servono di ricettacolo a qualche pericoloso animale, e per esempio ai scrpenti , esse sono ad un tempo Tasilu d' un numero ben pin considerabile di specie del tutto innocenti , ai cervi, ai tapiri (i), agli agouti (2), a piii specie discimie, ecc. Gli urii de' macachi ( macacos barhados ) ripetuti dalT eco rassomigliano al rumoreggiar d' impetuoso vento clie in- terrotto venga ad intervalli e che vada a poco a poco rallentandosi. Migliai d' uccelli , varj di penne ugualmente che di costumi intendcre fanno un canto, un garrir con- fuso : i batrachi (3) vi frammiscliiano il loro gracidare e le cigale i loro acuti e monotoni gridi. Per tal modo for- masi quella voce del deserto , quell' accento del timore , (1) Manimifero della gvossezza d/'un niulo e della classe dei pachideraii , col naso a troniba e colP iigne fesse. (2) Mas silvestris ^ quadiupede rosiccliiante , a coda cortissima, coiminc nelTAnierica uiendionale. (3) Coil da Bi-ongniart e detto an ordine di rettili, clie hanno je zanipe , la yielle nuda , la testa schiacciata e la borca niolto jarga in proporzione del corpo, e della classe percio delle i-cuie. PVUTE STRANIERA. 89 della tloglia e del placere , in varia gulsa espresso e da tanti e differenti esseri. " L' aiUore si fa quindi a descrivcre gli ostacoli cli' e d' iiopo sLiperare passando per le foreste vergini : una me- schinissima strada clie porta non di meno il pomposo titolo di Slrada re ale , ad o^ni passo profoude aperture ed un fango tenace, qualche rara e miserabile capanna abitata da gente di stupida apatia e di curiosita grossolana. A quali privazioni, a quali disagi non ha dovuto egli soniniettersi onde giugnere al sue intento e quasi apprendere il modo di viaggiare col possihile minor dispendio di tempo? Dopo d' aver fatte circa cinquanta leghe a traverse di quelle im- mense sclve giunse a Barbacena e con sua maraviglia in vece della riuaione di miserabili tugurj ravviso in essa una piccola ma ben costrutta citta clie gareggiar potrebbe con tntte quelle della Francia di pari popolazione^ seb- bene decaduta dalla sua antica riccliezza non sia ora cele- bre che presso i mulattieri. Quivi il paese cangia d'aspetto. Non piu quelle vaste selve, ma monotoni terreni posti a coltnra o coperti di pascoli. Agli alberi giganteschi succes- sero le specie graminee . sovente poco folte , framescolate d'altre erbe : umili arboscelli qua e cola sorgono tra quelle pasture : il paese tuttavia assai inuguale rassomiglia ai pa- scoli die veggonsi su molte montagne dell' Europa. La prima citta che sulla via incontrisi di qualche im- portanza e Villa-Rica, che dee la fondazione e la rino- manza sua all" oro che in grande quantita traevasi da que' terreni e che si mantenne floridissima finche al mancare del prezioso metallo i suoi abitanti cercarono fortuna altrove. Essa vantava gia ventimila anlme , ora non ne conta che ottomila , e sarebbe ancor piu deserta se non fosse la capitale della provincia e la residenza de' niagistrati e di un reggimento. Non sarebbe possihile il sottopoi-re ad un calcolo le immense ricchezze c'le estratte furono dai ter- reni ond' essa e circondata. " Ci fu un tempo ( cosi T au- tore ) in cui 1" oro ne' dintorni di Villa-Rica trovavasi in abbondanza si grande die per espriniere la ricchezza di questi paesi si va tuttora con rammarico ripetendo che allorquando strappavasi una ciocca d' erba , e se ne scno- tevano le radici , la polyere d' oro cadeva da se stessa me- scolata coUa terra. >t ( Sarii continuato. ) QO A r r r. N n T n r PARTE II. SCIENZE, LETTERE ED ARTI ITALIANE. L F. T T E RAT U RA. Joan. Bapt. Casttli^ in Panorni'uanl clcricorum se- minaril lyceo rJictoriccs ct pocscos profcssoris Car- niina. — PanoTmi, i83o, typis Plidtppi Solli, in 8.° Andrea Vanalu Carinina. — Mcdiohnd, i83o, cxcu- dchat Socictas typngraphica CldssLCorani Ttalice scri- ptornm, in 8.° Lcggiadra ed accurata edizione. Q, .nesti due volumetti fanno bellissima testimonianza, clie non e fra noi totalmcnte estiato I'amore per la poesia la- tina, tramandataci quasi prezioso retaggio de' nostri mag- giori , ma iioii sa|n"emiTio per quale fatalita troppo in questi iiltiini tempi negletta. Noi noa vogliamo qui iiidagarue le cause: die moke sono , e siiFatte clie il voleriie discorrere c ci procaccerebbe odlosita dalT una parte , e d' uopo sarebbe dair altra entrar in discussioni straniere per ora all' intento nostro. Qui ci torna bensi alia niemoria que! la verissima sentenza d' un grande nostro Italiano , cioe che uno scrit- tore, il quale non abbia ben attinto ai fonti della latina classica letteratura e scriVere non sappia cbe nel volgare idioma (e cosi dicendo alludeva egli all' idioma italiano), non sara sempre cbe uno scrittor vols^are. II sig. Gio. Battista Castiglia professore di rettorica e di poesia nel seniinario di Palermo ( perciocclie sembra oggimai che le muse latine non abbiano piii alcun sicuro asllo fuor- cbe nei seminarj ) da* suoi stessi discepoli eccitato consegno alle stampe le poesie contenute nel priino de' sovrannun- ziati volumetii. Ad essi percio voile egli intitolarle con un bellissimo faleucio cbe serve quasi di proemio, e cbe tutto spira le grazie catulliane. Segue un idillio, in cui il fiu- miccUo Oreto canta le gloria del normanno Kuggiero , e quasi profetando rimembra i posteriori avvenimenti della gtoria palermitana sino a" di nostri discendendo. In un PARTE ITVLIVNA. 9 1 secondo idillio, intitolato Subiaco, il pastorelFo Damonc canta le lodi di S. Benedetto. Ai dne idillj tien dietro ua poe- metto, il cui argomento e tratto dalla dec. 3, lib. 5, cap. 17 di Tito Li vie, dove narrasi die Amilcare atterrito per Tim- provviso apparire della romana flotta scioglie le vele, e pas- sando oltre alia Sicilia gingne a Taraiito. Segnono varie latine versioni de' poemetti di Anacreonte e dell' idillio di Teocrito in morte di Adooe. Cliiudesi il volumetto con clue odi neir una delle qnali un giovine Iniziato nella poesia esprime i suoi voti alle muse perclie un giorno ottener possa r apoUinea corona , nell' altra lodansi le virtii e la pieta del normanno Ruggiero. Per tal modo Tantore ha date un snggio di cio cli'egli possa nei tre generi della poesia, nel pastorale cioe , nell' epico e nel lirico, e qnesto saggio cliia- ramente ci dlmostra (juanto abbia egli famigliare 1' idioma de' piu bei tempi di Roma, e come saputo abl)ia in se stesso convertere quasi in sugo ed in sangue le bellezze de' poeti d'Augusto. Per dimostrare poi die le parole no- stre scevre sono da ogni esagerazione , giover.i il qui ri- ferire quasi ad esempio la versione deif ode d'Anacreonte. Amore punto da un' ape. Duin purr Idciliiis posiiis de more sagitds Purpureas legeret la?ta per an-a rosas , Numiws incouli , foliis qiKV forte Intebat Mella legens , digitwn parva pupupt apis. Saucius ad matrem subito volat ille Cillwren, Et , Peril , mater , dixit , et. heu ! morior. Aliger en parvus morsu'me Icesit acerbo: Ille apis a cunctis dicitur a2,ricolis. Turn contra genitrix : Tanlo si , nate , dolore ExiguoR teniet torqnet acumen apis, Quos reris miseri gestant in corde dolores , Tu quibus intorquens spicula figis , Amor ? Autore de' versi nell' altro volumetto contenuti e il sa- cerdote Andrea Vanalli , parroco vicario dell' insigne borgo di Merate nella provincia di Como. Egli fu giii ripetitore delle scienze teologiche nel celebre seminario generale di Pavia, e poi professore di storia e disclplina ecclesiastica in questo seminario arcivescovile. Facile, cliiarissimo , fa- condo ne' suoi inscgnamenti degnamente meritossi I'ora- ziano elogio del favellare ore rotunda. Perciocche dalla sua 9^ A r p K N D T r r. hocca rlclonJavn largliissinin e hell.i T eloqnenr.a dl Marco Tiillio. Ora nolla piii ilor'ula vecdiinja vive giorni fclici , da' snoi parroccliiani amato, qnanto da' prop rj ligliiioli uii ottimo gcnitorc. E noi bea lieti audiamo clie liualmente stata siaci ollerta qnesta favorevole occasioue in cni tri- biitargU un tenue oii'aggio della ricoiiosccnza nostra, me- niori di que' beati giorni, ne'qnali pendevanio al suo lab- bro intcnti. Ecli nella caltnra dclla poesia trova tiUtora lui innocente e dolcissimo passatenipo negli ultimi snoi anni e fra le A'aa<''eliclie cure: quiadi meritaniente appose al iVontispizio del libro lo parole di Cicerone a favore di Archia : IIorc stiulia atlolc scent iani aluiit , scncctuwin oblectant. I suoi versl ai'i'iransi per la piii parte sovr' argomenti del giorno , e quest! sono in vario metro trattati, secondo clie dalla va- rieth de' sul)ietti ricliiedevasi. Ci lia percio il genore epi- granunatico , il lirico, l' epistolare, il bucolico, I'elegiaco, I'epico, ed insomnia i generi tutti^ e in tntti 1' antore mo- strasi padrone del subietto, della lingua, del verso con un' alacrita clie propria direbbesi piij d' una mente giova- nlle,cbe dell' eta sua. Ma siccouie piii valgono gli esempi clie le parole, ne alibiano i lettori un saggio nei due se- guenti epigranuni, il prinio tutto spirante pieta e dolore per la morte di un prelato , la memoria delle cui virtu e beneficenze passera perenne a' nostri piu tardi nepoti, il secondo di gusto lepido e marzialesco. In morte di monsignor Carlo Sozzi, arcidiacono della milanese metropolitana e vicario generale. lieu pietas ! Ubi crucln tibi , viridiscjuc senecta ? Ille ubi fronlis honos , vivus tt ore color? Larga inopi , studiisquc ftnms ubi dextera ? Dnndo Mens ubi consiUo docta , datiqne tenax ? Jielligio, mnresve pares ubi? Nescia quemquam Fallere ubi ins^^emu cordis aperta fides? Hcec fuerunt, Sozzi, tecum; nunc fama superstes Servat , tuque omnis ne moriare , vetat. II volto ed il carattere dell' illustre defunto sono in quest' epigranima feliceniente espressi. Sulla falsa notizia della morte d' un amico. Rumor erat fato te functwn ; lustra libenter Post octo ut rursus sic moriare , prccor. PARTE ITALI\NA. ()3 Ne sono qiiesti i primi o i soli versi che dal Vanalli pubblicati siansi colle stampe. Altrl ne venne egli cU cjuando in qnando esponendo alia luce e sempre con applauso del cultori delle innse latine. Bastera il rannnentare la versione cli' egli fece di due inni del jjrof. Giovanni Zuccala , uno a Cintia , I'altro alia Pace, col qual lavoro pose se stesso per cosi dire nel letto di Prociiste , e ne sorti integro e vittoiioso. Qiiesta versione col teste italiano a riscontro fn pnbhlicata a Bergamo, 1824, nella stamperia Natali, in 8.°, coa assai bella edizione. * Opere iiiedite di Silvio Pellico da Saluzzo. Voluml I ill 8." di pag. 196 e 106. — Torino, i83o, ti- pografia di G. Pomba. II volume primo contiene due tragedie Ester d' Engaddi e Iginia d' Asti. II volume secondo contiene le seguenti Cantiche : Tancreda , Rosilde, Eligi e Valafrido, Adello. La peste di Venezia ncl ml^xxx origirie della erezione del tenipio a S. Maria dcllu Salute. — Venezia i83o, dalla tipografia di Alvisopoli, a spese di Giuseppe Girardi , in 8.° Scritta e questa narrazione della Peste di Fenezia degli anni i63o e i63i da certo inzegaere Giovanni Casoni, che ne fece dono aU'editore, e questi dedicolla al conte Do- menico Morosini, podesta di quella R. citta , siccome a quello il quale destinato era a rappresentare la uiedesinia uella soleune fu^izione votiva , che dopo due secoli si rinnovello in onore della B. V. della Salute. Non entreremo nel nierito di questa narrazione, corre- data di varj doculnenti autentici, e specialmente di varj consulti niedici e delle conferenze del Magistrato alia Sa- nita : osserveremo soltanto, che ben descritti sono alcuni orrendi attontati , inseparabili d' ordinario dalle circostanze luttuose del niorbo pestilenziale, come pure i disordini de'becchini, non dissimili in parte dai monatti di Mi- lano, tanto ben descritti da ^/ei5artf/ro Ma«:o/2i ne'' Promessi Sposi; che ben rlcercate e ben esposte vi sono le circo- stanze politiclie di Venezia nell' anno i63o, e le perdite che ebbero luogo nell' aiiagrali della popolazione a causa 94 APPENDIOE delia peste ; hta iiulicate le conseguenze fatall ilolle riva- lita e de'tlisjjareri tra i uieilici consultati, ililigenteiiiente iiiseriti altresi i calculi delle sjiese dalla Republ)lica soste- nute iu tempo ilella peste, e per la i'ahbrica della nuova cliiesa votiva. Si acceniiano jxire le provvidenze e le di- scipline per gli espiirglii publilici e privati, le praticlie adottate per allontanare la fame e la niiseria , ordinarie compagiie de' iiiorbi pestilenziali ; ristituzione di Magistra- tore and)ulaati e i progetti per agevolare le tuinulazioni. la uiezzo a tutto clo si toccano alcuui puuti storici, come la cessioiie faita a' Turchi dell' isola di Camlia , la guerra insorta per la sacccssloiic al Ducato di Maatova , le morti di diversi personaggi illustri, e quella pure di Baldassarc Longhena , arcliitetto della nuova cliiesa della Salute; si tocca altresi T articolo importaate della utilita politica oltre il line religioso , contemplata dalla Repubblica nella edifi- cazione del nuovo Tempio votivo. Non priva per taiito d'interesse riesclr dee questa nar- razione , e maggiore ne sarebbe ancora rimportanza pei prudent! avvisi clie vi si gontengono, se i lunii del se- colo e la vigilanza lodevolissima de' Governi alluatanato noa avessero da noi il pericolo della ricorrenza di qixel niorbo fatale, die ne' secoli XVI e XVII ebbe sovente ad iafestare le citta principali d' Italia. A questo libretto, scritto in uno stile piano e facile senza alcuna pretensione, va unita un' incisione in rame^ rappresentante la medagiia ( cosa a dir vero meschinissima) deposta ne' fondamenti del maestoso Tempio della B. V. della Salute, nella quale lasciando alcuni simboU capricciosi, piu opportunamente si sareblje potuta inserire la delinea- zione della bella facciata di quel tempio. Trieste non fri villagglo Carnlco ma litogo 'dell' fstria, fortezza e colorua de cittadinl romaid , osseivazioni del caiionico Pictro Stancovich socio di varie ac- cademie. — Vcnezia, i83o, dalla tipografia di Giu- seppe Picotti. Gia altre volte commendata abbiamo la dottrina e la pe- rizia dello Stancovich nelle scienze di fatto e principalmente nelle cose agrarie •, ora lo vediamo divcntare di nuovo ar- clieologo e levarsi contra ropiuione di alcuni scrittori dahuati PARTE ITALIANA. (JO die trattarono Jella lingua e della nazione illlrica voluta slava, e della estensione della medesiaia , abnsando, com' egli dice, sovente delle eiiuiologie. Oiide ovviare a quest'abuso, egli raccolse un centinajo di nomi identici o quasi siniili clie trovansi in varie parti dell' Europa , delTAsia e dell'Africa, e questa, ch'egli crede piii clie etiuiologia, nomino otnonomia, formando un di/ionario di nomi de' luoglii dell' Istria che simili si trovano iiiori della provincia. Nel presente opuscolo I'autore si fa a combattere pi-incipalmente, ma con modi i pill urbani, ropinione ammessa dal signor Kohen nel suo susigio su I'origine di Trieste die quella citta fosse in origine un villaggio de'Carnj. Nel citatn sao Dizionario Omonomo avea lo Stanco^'ich distinto Tergeste da Tergesta, e la prima ritenata aveva per fortezza e colonia de'cittadini romani deir Istria, la seconda per villaggio de'Carnj. Tergeste tro- vasi cinque volte ne' niarmi anticlii e cinque negli autori; quattro volte trovasi negli scrittori Tergestum , due volte Tergestra ed una sola Tergistiun. Confusero alcuni lette- rati, coir appoggio di Sirahone , Tergeste con Tergesta, ben- che distinte sieno dal geografo greco •, ora lo Stancovicli piglia a rischiarare I'equivoco gia sospettato dal conte Carli € da altri, con alcune erudite osservazioni, nelle quali a fondo si esamina il valore del testo straboniano , si ac- cenna la guerra die ebbero i Romani cogl' Istriani , si lUustra la bella iscrizione di Fabio Se^-cro triestino , sena- tore di Roma, e tinalmente si mostra essere sconosciuta nella lingua slava la voce di Trgeeste die preiendevasi etimologica di Tergeste. Conchiude dunque lo Stancovicli che la colonia Romana Trieste Istriana e la fortezza Tergeste di Strabone non pos- sono essere la medesima col villaggio carnico Tergesta , indi- cate in altro luogo dal medesimo Strabone. Cliludesi questo volumetto con un catalogo delle opere inedite dello Sfancowc/i da esso pubblicato : i.° perdie noti sieno gli argomenti de' quali si occupa ;, 2° perdie si tron- chi I'adito a qualche furto letterario. Queste opere inedite di arclieologia e di storia sono ben tredici , e cinque al- tre se ne soggiungono di economia agraria , due di storia naturale. Diverse opere arcbeologiclie vediamo pure tra le pubblicate , e quesia die ora auiiunziamo , forma nell' elenco la duodecima. t)6 A P 1' E N D I C E Cenni topografico-stoiici dclla cittd di Chloggia pub- blicati nel solcnne in^resso alia sede vcscovile di Cluoiis.ia di Mons. Antonio Savorin da alcuni cit- taxlini dclla stcssa citld. — Chioggia, i83o, dalla lip. di Adanio Comoretto cdilorc, in 8.° Piccola olFerta per veriui e quella clie si e fatta al nuovo Yescovo da alcuui cittadiiii di Cliio^gia, perclie a poca cosa riduconsi questi cemii topografico-storici , uiatei'ialmente trascritti senza vestigio di critica da alcuui Dizioaarj geo- gralici e da altre opere di simile natura. Trovianio nella prima parte indicata la longitudine di Cliioggia dal meri- diano comune clie realmeute non sappiamo quale slai nella ]iag. niedesima abbiamo pur veduto coa sorpresa che Cliiog- gia si dice piazza ben forte cd inespugnabUe. Piu strano ancora ci riesci il vedere le piii importanti notizie sul clinia, su la navigazione e sul commercio di Cliioggia tratte dal Compendio delia storia generale de' viaggi d'Europa di Moa- signor la Harpe clie noi aoii abbiamo niai conosciuto per ua prelato e che forse si scrisse in vece di Monsieur la Harpe. Noil preseiitando aduiique questi cenni alcuna importanza politica o letteraria, meritare potrebbe qualclie considera- zione la notizia posta su la line deU'opuscolo, de' dotti e di altri distinti personaggi che in diversi tempi iilustrarono Cliioggia. Troviamo che Albertino 3IiissaLo scelse quella citta per suo esilio; clie vi fiori la famiglia dei Dondi e tra gli altri Giovanni Dondi deW Orologio , amico del Petrarca. Noa intendiamo la frase die secondo il celebre Zerlino , Ira Paolo Barbieri al secolo Dante fondo la congregazione de' Cap- puccini ; nia con grande stupore tra i dotti uioderni di Cliioggia troviamo nominato soltanto su la line il celebre ab. Slefano Cliiereghin che tanto promosse le scienze natu- rali e specialmerite la zoologia deirAdriatico colla sua bella ed importaiitissima coUezione di pesci , inolluschi e zoofiti, e cogli esattl disegni da esso format! degli oggetti clie procurarsi non poteva o de'quali troppo difficile era la coaservazione , oggetti che ci compiaciamo di udire tras- portati neir I. R. Liceo di Venezia. Lodiamo tuttavia lo zelo di que' cittadini , d'illustrare cioe le niemorie patrie, zelo che forse non fu abbastanza secondato per la fretta di presentare al nuovo Yescovo uu opuscolo che dir potreb- besi di circostanza. PARTE ITAMANA. f)7 Dclle operc di maesti'o Gentile da Fabiiano, Memorie pittoriche di Pompeo Bekedetti gid 3Ioiit€veccliio diica di Ferciitillo. — Pesaro , i8jO, pci dpi di Anncsio Noljili , in 8.° In una lunga dedicatoria colla quale 1' operetta s' indi- rizza al sig. Salvatore Bettl, prosegretario deirAccadeuiia di S. Luca in Roiua, si i-ende coiito al niedesiino della sco- perta fatta nel 1829 in nn'antica badia presso Faao
  • iata colla Trasligurazione , e la Festa delle paluie. Furoao tali pitture altre volte giudicate del B. Angelico da Fiesole o del Bo'ticello, ma non a questi e ne pure al Fisanello , dotto e linissimo dipintore, crede T autore potersi aijgiudicare quelle opere, giacdie lo stile loro, die' egli , non seuibra confarsi con quello di tali maestri. Esse vantano un ca- ratiere piii originale ed aatico, siccome prive di perfezio- namento nella prospcttiva, di compiuta ricercatezza nei contorni, e di quella rigida precisione die, a pregiudizio forse deir ingenua ed encrgica originalita de'priiui maestri, tontrassegnarono i progress! di quelli naii e vissuti uel Ucbl. hul. T. LXl. 90 A V P E N D I C E secolo XV. Vedesi in quelle pitture iin gusto formato su gli eleiiiciiti giottesclii, caUlo d' iiuagini dantesciic , e por- tato alia liheria e grauiliosita del niiovo stile dali' altczza a cui salite crano maravigliosameate la scultura e I'archi- tettura : lutto diiaque scopre I' indole , il genio e le dot- trine di Gentile da Fahriano per quanto ci fanno intendere i suoi biografi e le snperstiti di Ini opere. I'assa r antore a ragionare partitamente di quelle quat- tro pitture , e noi non lo seguii-enio in qutst' esaiiie, ben- clie sparso di belle notizie intorno alio stile ed alle opere del Fabrianese , alia sua grandiosita di carattere , al suo studio dellc proporzioni , alia nitidezza del suo colorito : ne egli ometie di notare la filosofia , la buona critica, r crudizione e le leggi del costume pittorico osservate in esse, per quanto potevasi in que' tempi, in cui tuttora si vestivano le figure alia moda del giorno. In prova li- nalinente dclla sua imparzialit.-i , 1' autore nell' encomiare i taleuti di Gentile, non tletVauda delle debite lodi altri suoi contemporanei die in Loinbardia ed in Toscana iio- rivano, e solo si limita a dire ciie il Fabrianese non elibe a' suoi tempi cbl superarlo potesse per arditezza d' imagini, per novlta e grandezza di composizlone , per maestria di tocco , per leggerczza di contorni , e per brillante etFetto di graiidi ed armoniose masse di colore , benche non sem- pre fermo fosse nelle massime stesse e ne'partiti die an- tlava di sua propria fantasia variando, dal die nasce die il suo stile non fosse costantemente purgatissimo ed uni- form e. Tutte le quali cose ci dimostrano, che 1' autore non e nn semplice biografo e molto meno un panegirista di Gen- tile , ma die nella storia plttorica e nelf esame delle opere di quel pittore ha saputo pcnetrare coUa face della cri- tica ■■, laonde sempre piii istruttivo e prezioso riesce questo lavoro, die certamente sara in sommo pregio tenuto dagli artisti e da' cultori della storia pittorica , la quale in oggi fortunatamente forma 1' oggetto de' piu profundi studj e delle piii importanti riccrdie. PVRTE ITALIAN V. QQ S C I E N Z E. Opere del graiidt coiicorsl premlaLc dcdl I. II. Accade- mia dl belle arte in Mila/io , ecc. — - Milaiio (i83u), presso gli Edltoii ^ ponle di S- Marco, /i." 1994, coi dpi di Cio. Giuseppe Dcstefimis, in ful. atlaiit., fasc. io.°, 12 tiwole. Frezzo lir. 12 ital. Nel ritornare su questa edizione, della quale gla pailalo al)biaino altrove, e che va f'elicenieute pi-ogredeiulo , iion temianio d'amlare errati, afTerniando cli' essa tiene il [nimo seagio tra le piii splenJide e le piii utili clie in fatto di belle arti vadaiio a' di iiostri in Italia publ)!icandosi: splen- dida per la sua stessa forma, per, niiidezza e varicta di caratteri , per diiuensione, accuratezza, magnilicenza nelle tavole ; utilissiuia poi , perclie non contiene che le produzioni giadicale degne di premio dalT autorevole con- sesso di accreditati professori •, perclic fa agli stranieri bclla tcstiiuonianza del florido stato in cui trovansi ora presso di noi le arti Ijelie; perche linahneate ollVe ai giovani del- r arte studiosi liegli esempi cui imitare, e lusiiiglievole in- citamento a spignere vie pin oltre i passi e gli sforzi loro neila nobilc carriera sulla quale trovansi avviati. Lodevolissimo poi ci seinbra il divisaincnto , pel quale gli editpri iatitolar voUcro ciascun Concorso a persone o cospicue per diguiik e per ben nieritati onori , o chiare e distinte nelle scienze o neirarli belle. Percioccbe all' arti ingenue e d' uopo il sussidio od il favore de" meceaati ; c questo favore o sussidio snol essere tanto piu splendido e giovcvole , quanto e piu colto ed inclito il niecenate stesso. Le scienze poi e le lettere coUegansi per naturali viucoli coir arti sorellc, dannosi mano a vicenda , e foruiano quasi una sola e medesiiiia fainiglia. II fascicolo quindi che ora annunziamo c meritanientc fregiato del nome di 5. E. il sig. conte Francesco d'Hartig, governatore della Loiiibardia. In C5SO contengonsi i conrorsi d' arcliitettura del 1828, di pittura , di scultura, e del disegno di figura del 1820), e d' ornamenti del 1828. Precede sempre il progranima del Concorso, cui tien dietro una concisa, chiara ed accu- rata dcscrizione deir opera preiiiiata; chiudcsi col giudizlo proferitone dalT I. R. Accadeniia. Noi noii possiamo che fdr voti, perclic questa voi-amoute beila ed utile coUezione, ICO APPENDICE
  • era abbiani dovuto far planso al giudizloso divisamento deU'editore di I)en guardarsi da quel malaugurato genere di discorsi , che, combattendo di fronte gl" incrediili , anzi che sceniarne il nnmero lo liiohiplica : certo die i)er cio stcsso ci tro\'iauio ora in I'AKTE TTALI\N\. UI dovpre di congratulai-ci con esso lui , peixlie, senza lutnto diparlirsi dal sno principio , nfe dar laogo a men fortniiato produzioni, giuiito sia al tennine di sue onorate ed luili faticlie. E per verita molti soiio e tutti grandi i vaatn^.gi che noi da questa raccolta ci riproiiiettiamo : imperocche essa, oltre il pascere degnaniente la pieia de' veri dotti nelle scienze divine, oltre il i"addrizzare nm sagace prudenz.i le storte idee de' snperliciali , e reiidere a tutto il popolo oristiano la religione sempre pia venerabile e cara , of- fre aiicora, ne!!o svilnppo de' lenii i piii delicati , squi^tti luodelli di quella grande elocjueaza, clie emineateuiente s" addice a clii pai-la in noine di Dio. E in quest' arte sii- liiiiiie dlscaro non sara ai coltivatori delle patrie leltere il vedere splcndere a fianco dei rinoiiiati francesi , i \a- lorosi nostri italiani , Ijen di tiitt' altro nieritevoli die di qnello sprozzante obhlio, a cni li vorrelibe coadaanati qiial- clie snpercliiante oltramontano. II pregio pero plu graiide di questa coliezione e, a uo- stro avviso, 1' additare a clii consacrasi al grave studio della sacra eloqnenza la via sicura onde ricondune i tra- \iati iaielletti a]la»perfetta cognizioae di quel vero, clie o disprezzaao perche igaoranti , o, come piii d'ordiuario avviene , impugnaao , perche viziosi. Qi\a\ mezzo in verita plu etlicace a schiarire le meati ottenebrate djrgli errori, ed a trarre i cuori dal lezzo feccioso de' vizj , quaato il far toccare con mano quelle verita, che, vedute sotto il reale loro aspetto , ben presentano in se 1' impronta della diviai(a clie le rivelo ? Ma se il massimo e dei trionli per un sacro oratore Televarsi tant'alto in genere d' elo- qnenza da portare convincimento negl' Intelletti i piii per- tinaci, e sincera compunzione ne' cuori i piii corrotti , vero e altresi die ne e il piu dillicile , richiedendosi a tale cf- fetto in lui doti non comuni d'animo e d' ingeguo. E primieramente e d' uopo che a fondo ei conosca lo spirito e le tendenze dell* eta e della nazione a cui paila , r influenza che sovra esse esercitarono la diflusioae dei lumi , il progresso della civilta, e piu ancora quelle cla- morose vicende , che soglion non solo modiiicare estriase- die abitudini , ma a nuove teorie educare intiere geae- razioni •, d' uopo e die scopra 1' origine da cui nacquero, e le moUe posseati per cui si propagaroao errori e vizj die, divenuti poi coauuii o general!, soglioao pur bene loa A T> r F. N n I r t; carattcri77.ni-e e i popoli e i sccoli, omle posar si possa cosi sovr'eque liilance quel rcsto die pure avvL tuttora di soda virtii , di vera rcli^ioiie. II die uon otteirii se nou colui die siasi gia aperfa coiresperienza de' fatti altrui, e piii ancora collo studio delle projirie incliiiazioni , de' pensieri ed atFetti snoi , la via a scrutare ogni segrcto nascondiglio delPuman cuore. Alloia si die, scandagliate in tutta la loro profon- ditii ed estensione e 1' indole, e le jiiaglie de' suoi fratcUi, e scosso ieiio di qnella facondia , die non va niai dal vero zclo disginnta , s'elevera franco censore a riafacciare a' popoli gli aberranientl del loro intelletto e le turpitudini del loro cuore. Segiiendo poi I'orlgine del vizj , neir atto stesso die coi piu vivi colori ne dipingera la brintezza, s' impadronira ijuasi senza die gli uditori s''avveo;2;nno de' loro cuori , e trasfondendo aadie in essi la plena di que' sentiinenti , da cui egli sentesi fortemente eccitato, li costringera ad assentire alia loro stessa con- danna, ad inorridire suite loro reita , ad addimandarne uniiliati perdono a quel Dio cui non pensavan da prima. Ed allora, dileguate in un ti-atto le titte nebl)ie cbe agli ocelli loro toglieVano il potcre scorgere la verita, conipren- deranno- ben essi die 1' ostinata incredulita altro non e clie funesta conseguenza di sfVenato costume, e l.i tan to ostentata impertnrbabilita di^U' aniiuo non altro die la forza tremenda della lunledlzione di Dio. Che tanta e pure la forza della verita suUe lablira di clii tutto sentendo il gran dovere die ha verso Dio e verso i suoi simili nella dispensazione del Vangclo, altro In essa non cerca die la gloria di lui e la salvezza del prossimo , e lungi dal get- tarsi spensierato in una tenzone di filosoiiche o fisiche dispute, ogni falso sistema distrugge, senza confutarne alcuno , trascinando i cuori e le menti di tutti alia sin- rera professione dell' augusta loro fede : meta sublime alia quale non arriveranno uiai quegli sconsigliati , die, non vorgognando sacrificare a bassi e secondarj loro fini i sa- crosanti intcrcssi della i-elic;ioac , convcrlono la cattedra P.Vr.TE ITAMANV. I o3 veiicranda dclla verita ia iia clamoroso aringo dl filoso- ficlie contcsc , e. vaiiagloriosi di una superliciale erudi- zioiie, accattata non di rado dai repertorj comnni , si fanno temerarj a sfidare non solo i veri oppagnatori della fede , i deisti , ina quelli ben anco clie altro non meri- tano che compassione e non curanza, gli atei positivi. Che cosa ci ha mai di piii lagrimevole quanto il vedere dair una jinrte il poijolo famelico aspettare impaziente clie jl Ministro di Dio pictoso gli spezzi il pane della vita, e qnesti dalP altra infnriare pazzamente contro nemici o spregevoli , o lontani , ad ogni istante tentar di vincerli, ne mai cessar dal combatterli? Che cosa niai di piii iii- ginsto quanto il sentire chiauiati con nonii di scherno, e fatti bersnglio a villani sarcasmi uoniini che si potraii ]ien rimproverare d'enorme abuso di ingegno , ma non mai, in genere parlando , d' averne patito scarsezza? Che di pill turpe e rilDUttante quanto 1' udlre clii e destinato ad annunziare la niisericorJia e la pace , invocare I'or- sennato dal Cielo e fuoco, e fulmini sovra gonti la cni sorte, se puro spii-ito di carita si nutrisse , dovrebbesi deplorare piu c'ne con jiaroie, con ainanssimo pianto? Eppure si grossol.mi ditetti , per tacere degli- altri tanti diffusamcnte indicaii nella ben ragionata prefazione di questa raccolta, quanto non sono freqnenti in tal geaere di discorsi? Sembra che non si possa far colpo sugli uditori se non colPinveire e coUo sferzare, e che giovi a guarire il male T esagei'arlo , a guadagnarsi i cuori T ina- sprirli. Non cosi il diviao Maestro predicava alle turbe c!ie innamorate delle sue parole noa sapevano staccarsi da lui. Conscio deir infausta sorgente d' ogni loro miseria ei non altro cercava che d"" aprirsi colla dolcezza e colTama- bilita la via ai loro cuori per farvi ben addentro jiene- trare quella luce di verita ch' e medicina e preservativo d' ogni male. Alia grande missione di Cristo fedeli sorsero gli Apostoli che illuniinati dallo spirito di lui, coll' efli- cacia dell'onnipotente parola tutto alia Croce sottomisero il mondo; ma i loro scritti ben ci fan testimonio che sic- come furon suoi figli ulibidienti nella fede, cosi furon pur anclie suoi veri discepoli nel predicarla. In tutto educati alia loro scaola presentaronsi i Padri , i cui sulilimi sermoni sono e saranno mai sempre i piii squisiti modelli di cri- stiana eloqucnza : modelli su cui si fonnarono que^l' insigui ir4 ^vv. r\KTK italt\n\. Oratori Cristiani clie taiita fama a I'agion s" acquistaron in tempi a noi piii vic.ini. E nieutre noi facciaiu voti sinccri onJe ai principj so- vranaiuiziati s' unifonni almcno fjuella giovcniu clie foruita U^ in^egno e di huon volere, nclla giantr arte s' aiUIestra d' anniinziare con lode e frutto la divina parola ; noii pos- siaino al certo dispensarci dal volere alia niedesima vi- vaniente raccomandata la Icttnra delle prcdiche in questa collezione contenute, pcrclie tutte in genere conducenti alio scopo da noi desiderato e tiUte assai coniinendevoli, se non cgnainiente esquisite. Cosi voj;liam pure ad cssi particolar- nionio accotto lo studio delle opere di qnci due sommi, S<"j;neri e jMassiUon*, che 1" uno Ijen dara ad essl co[>ia e roUuste/.za del dire italiano , concetti suldimi, ningniii- ceuza di i>rove , vedute "igaiitesclie ; il secondo loro insi- nuera quelia porleiUosa spiriturde unzione , die tulti gua- dagna i cuori, tutte predomina le menti , tutte trascina le volontk: e grandi essi allora dello spirito de' grandi , confidando pero soltanto nella grazia di lui clie iiiiseri- cordioso a luinistero di grazia li cliiamo , annuiizino pure ai redcnti le verita del Vangeio , ina spogli ognora del- Fuoino, nieiuori senipre di lor sublime niissione. Breviaiium Anihrosianiiin S. Carolo arddcpiscopo edi~ turn Carulo Gajctaao Cavduiali Qcusrnkio artldcpi- scopo denuo impressuin. Fars veriicdis a Do/id/uca Scptiiagesiince .usque ad Pasclm Resurrectloids. — Medlolani, i83o, typis Joannis Bernardonii , /« o.° (Prczzo Ur. 5 ital. pati a lit: 5. 74 austr.). Litorno a questa nuova , accurata e bella edizioue del Ereviario Ambrosiano, condotta ora felicemente al suo ter- mine, veggasi cio che detto ne abbiamo nel t. 58, pag. 1 18. V A R I E T A. LETTEEATURA TUECA. yj no de' piu notabili avvenlmenti di quest' epoca e cer- tamente la piibblicazioue fatta a Costantinopoli de' Pctrahs VARIETA. lOO ili AhcUir-Raliim die sonimlnlstrano amp] materiali per lo stLulio della niusulniaDa legislazione e della vita sociale nell'iuipero taico. La prima stanipeiia venae a Costanti- nopoli stabilita da alcuni Glndei per T impressione de' loro libri ill ebreo. I Greci e g^li Armeni ne seguirono 1' esem- pio, e finalniente i Turchi ancora si fecero ad imitarlo per la prima volta nel 1720. Allorche Mehemed-EfTeiidi 111 inviato a Parigi nella qualita d' ambasciatore, il fi<;liuol suo Salaid che T accompagnava rivolse tutta 1' attenzione sua alle arti ed alle manifaiture, ma specialmente alia stam- peria, la cui direzioiie venue poscia aflidata ad Ibbrahim- Effendi, rinnegato ungherese, die se ne occupo con gran- dissimo zelo. Da queste stainperle di Costantinopoli nsci- rono a poco a poco e dizionarj e gramaticlie e relazioni di viaggi ed andie opere storiche ^ e persino un libro iu- torno alFAnierica, nel quale a dispetto del Corano tro- vansi non poche imagini. E nota la protezione da Selim accordata a quest' arte; ma noto non e ugualmente die I'attLiale gran Signore trovo iiecessario di servirsi della stampa per ginstilicare le sue operazioni contro dei Gia- nizzeri non meno die le sue riforme , e di' egli ha pub- l)licato un' opera scritta di sua mano sotto il titolo di Motivi della Vittoria. i^Dal Temps.) A K C HE O L O G I A. Anticldta greche. — Ad Egina negli scavl die stavano facendosi per l' ospizio degli orfanelli ;, furono scoperti varj antidii vasi die per la loro forma e materia attrassero r attenzione degli antiquarj. Altri simili monumenti furono pure trovati negli scavi fatti in varie contrade della citta stessa. Presso il nuovo Lazzaretto si rinvenne un hasso- rilievo rappresentante un cavallo col suo cavaliere. Cosi cldje origine il niuseo che fu poc' anzi stabilito nel sud- detto ospizio e che ora contiene due statue, due busti, nove iscrizioni , sessantasetie basso-rilievi, un gran vaso di marnio con bnsso-rilievo e due anelli d'oro. {^ Dallu GazzeUa uiiiv. delki Grecla. ) ARTI BELLE. Miiiiaturs di Giainballistr. Gigola. — Altre volte si e in questi fogli dato conto di alcuni splendidi lavori in mi- niatura del celebre signor Giaiiibauista Gi'j^ola ; e con cio ic6 V A R I K T a'. giustamente servito ahljiamo alle convcnienzc di s\ bell' ar- te, e nlla soddisfazione di <|iiami 1" linniio iu pregio. A par- larne di nnovo iie poro;e occasione la circostnii/a die tra 1 capi dclla riccliissima collezione dal l)eneinerito iiostro concittadiiio doa Giovanni Pecis lasciata alia BibVoteca Ani- hrosiana trovansi qiiatiro Qiunlri dello stesso egreffio arcista , i quali saraiino luio dei piii sing;olari oniaiueaii di quel magnifico istituto. In generale pareva in addietro die la ininiatura ad aj- tro noil fosse destinata die a tradurre in piccolissimo mo- dulo i quadri de' celebri pittori ; e die il pregio di essa , come qnello delP incisione , non consistesse die nelP esat- tezza della copia , sia rl?gaardo ai dintorni , sia risguaido alia soave degradazione delle ombre e del colorito , e que- sto poi condotto o con elegante punteggiatnra , o , come altri dicono, con franco tratteggio di pennello. Questa de- licatezza di lavoro diventava poi col tempo languida e smunta; e un tale scadimento contribuiva non poco a scemarne V estlmazione. Ma niolto piii contribuiva a sce- marne Testimazione il piu comune nso die se ne faceva, qnello cioe di procnrarsi per essa il ritratto di alcuna amata persona con molta facilita e con poca spesa : nel die tutto 1' iateresse dnrava quanto darava 1' afletto clife ne aveva ispirato il desiderio : le meno sfoi-tnnate andando a finire ncgll angoli di un armadio di famiglia;, e quelle a cui avea fatto dare la vita I'entnslasmo di un fervido amore , finivano per lo piu pregiate soltanto per la ricca legatura. II signor Gigoln ha clevata la miniatura alia di- gnita di cui era ineritevole. Egli V ha messa al pari della piu nobile pittura, conservandone e perfezionandone le qualita die le sono essenzialaiente proprie. Le molte sue opere in pcrgamena sono gia e in Italia, e uiori T orna- niento dclle biblioteche piu celebri ; e dureranno intatte per secoli , poiche cliiuse in libri rimarranno salve dal- r azione dell' aria e della luce al pari degli altri mirabili suoi lavori dello stesso genere ch' egli ha eseguiti a smalto. I quattro Quadri, di cui intendiamo parlare , sono della grandezza di 4 once milanesi per lungo, e di 3 per T alto. L' osservatore rigiiardandoli esitera a oriudicare se piii ri- manga colpito dalT invenzione o datl" esecuzione usata dal valentissimo artista. II primo di questi Quadri rappresenia la Crotta di 3IerUno; e la composizione n' e tutta fraitastica. V A R I E T A . 107 Melissa , la maga , dlsclnta , e Bradamante tutta armata , sono i personaggi che si presentauo, si Ijene illuminati dal cliiaror di una lampada appesa alia volta della grot- ta , che non solo appare ogni delicata parte de' loro con- torni e vestimenti , ma la traccia pur anco degli afFetti che traspirano dai volti. Evocatrice e Melissa delle imma- gini ed ombre degli Eroi Estensi , a madre dei quali e Bradamante destinata. Essa le ha dintorno in giro , ordi- nate a niisura dei tempi , e per certissimi indizj distinte. Per poco che 1' osservatore vi fermi sopra lo sguardo , e costretto a cedere all' illusione : tanta e la forza dell' ordi- namento , sia nella posizione e nel carattere dei due per- sonaggi, sia neir evidenza del luogo, sia nel irasparente velo entro cui quelle immagini sono comprese. Questo Qiiadro fatto gia da i5 anni , e perfettlssimauiente couser- vato , dimostra evidenteniente come le miniature del signor Gigola sono lontaoe dal soifrire 1' alterazione comune a He altre. L' argomento del Quadro secondo e tolto dalla introdii- zione del Decamerone. Tix vedi a ua tratto in santa Maria Novella raccolte le sette giovani donne a crocchio , e Pam- piiiea dlstiagui priniierameate che ai tre giovani soprag- giunti propooe di farsi compagni di esse col ritirarsi in villa, ove salvandosi dal contagio potranno lietamente spassarsi, e novellare. A Dionco , graziosamente mettendogli sul Ijrac- cio la mano, dirige ella il gentile invito. Di stile veramente greco e I'elegaute figura di lei; bellissima la fisonomia e seducente T espressioae. In Dionco, tra I'aria di sorpresa e il sorriso con cui risponde all' invito, traspira aperto quel suo carattere libero e maliziosetto. Sorride all' invito non meuo Pamfilo; ma d' altri sensi avviyato , e cou altri sensi , mostrando sorpresa ed esitazione, annunziasi chia- ramente Fi'ostrato. Ne ci vuol molto a cogliere gl' interni varj aifetti di questi tre, spiraati spontanei ilalie diverse loro sembianze. e consenzienti ad un tempo alia gioconda pro- posta. Frattanto vedi dall' altra parte del Quadro mostrarsi Ijella e vivace una delle donne, che dal niodo del suo sorriso , e dalla qualita dei tratti , e da cert' aria furbetta e |iiccante, corri ben presto a ravvisare per Fiaminetta, Seduta innanzi sta Filomena, che ti dice agli atii con che ansieta stia egli attendendo la risposta ; e I'anima non meno dolcemente agitata svelauo in quel momento sui graziosi 108 V \ R I E T a'. lineameiiti ile" loro voiti le altie compagne, die conoscendo ta appieno ila qiianto i loro ragioiiaincnti in villa ti niostra- 110, facilmeiite distiiinui; ne it pittorc lia pcrmesso die ti sorga dabbio nel volere acceiinnrle. Aggiungi come , nel mentre che si stuJiosamente le lisoiiomie di rjueste sette donne soiio tanto variate e iie" tratii enclParia esprossiva dei delicati e inoiiieiitaiiei loro seiiliincnti , tutte nel singolar loro aspetto soao si belle , die V osscrvatore noa pno noii sentirsi rnpito in nn moiido ideale : tanto raro esscndo il caso neir ordinario corso della vita d'' incontrar simile rnc- colta di belta si feliceniente diversificate. Uopo c dire die avendo il signor GigoJa nel corso di sua carriera aviito a ritrarre assai l)el!e donne, d'o^ni piii vezzoso e splcndido elemento di femminile belta, abbia fatto conserva in sua me lite , e tal senso abituale se n'aljl^ia formato, da ripro- durne la creazione ad ogni sua voglia. Snperflno poi e il dire con che esattezza dipingendo queste care donne abbia egli seguite le forme de' vestimcnti e delle acconciatnre usate nel loro secolo ; come vago ne sia dappertutto il colorito , come puro il disegno , come il lavoro in ogni minima parte finito. D'altro genere, ne meno bello , e ad altrl piu gravi pensieri provocante, e il terzo Qiiadro. Esso ti fa vedere Beriiahb Visconti , per ordine di Galeazzo , suo nipote , con- dotto da Gaspare Visconti al castello di Trezzo. Prima di gittare lo sgnardo sul sembiante di si crudo e disgraziato nomo, diresti impossibile die in una testa di si piccola dimensione 1' artista potesse rilevare i tratti della feroce espressione die si vivamcnte , mirandolo , ti colpisce. La siiiunta faccia, quelia barba, in parte nera e biancastra in parte, e que' pugni cliiusi, e il movimento delle membra , e iin non so che di convulso die appare negli occlil e iiei niuscoii del volto , nell' atto che ti disegnano V interne fremito da cui e presa I'aninia di questo tiranno, un fremito destano nella tua , die non sai ben dire di quauti afFetti compongasi , ne la pieta andranne esclusa. L' aria tranquilla e rassegnata a tutte le nmane calamita del luioii Eremita, che sta accanto a Bernnbb , fa un ineraviglioso contrasto di cose e di affetti ; die 1' ingegnoso artista e venuto accrescendo colla figura di Donnina de' Porrl ^ che tien fiso lo sguardo sopra il desolato marito, con elo- quente sileuzio e coa affettuosa aasicia voleado avvertirlo a V \ K I E T V . 109 contencrsl, onJe in tanto rischio noii prccipitarc, pcggio- rando la sua giii troppo infelice coadizione. QuesLa scena si viva e toccante prende niaggior forza dalla presenza delle addolorate figlie di Bernabb , dall' iiiazione di Geltnulc. , dal fcrmo e sicuro contegno di Gaspare , dall" atteggiainento dlverso de' dnc figliuoli , testimoai infelici della ruina del padre e della loro : sul volto del inaggiore dei quili traspira r ira impotente ; e sii qnello del secondo il carattere di nn cuor doice die la natura per niiglior siio Ijene gli avea donato. Tamo e si diverse pnssioai lia sapnto f artista espriinere in manifesto contrasto e con miraljile evidenza ! Non e nieno atto ad eccitare gran sentimento il quarto Quadra. Lodovico il Mora ha risoluto dl passare in Germania onde trovar soccorsi contra la prosslma invasione de'Francesi, e la perfidla di coloro die non aveano contato die sulla sua prospera fortuna. Prima di aLhandonare Rlilano si reca a vi- sitare il sepolcro dell'amata sna sposa al magnilico tempio delle Grazie da Ini alciin tempo prima ediiicato. Un gi'uppo di fratl doinenicani e accorso , prendendo giusta parte al doiente rito del loro benefattore. Egli prega prostrato sul sasso die accoglie le sacre ceneri , oh! di quante remini- scenze eccitatrici. Stanno incontro a lui i suoi due tenerl figli , accompagnati dalle loro governatrici i e fanno corona al duca, loro meccnate e benefattore, Lt^onardo da Vinci, die dianzl dal Moro fatto venire in Milano , rettaniente puo presumersi die allora si trovasse nel convento delle Grazie dipingendo la Cena famosa. L' artista non ha meno seguiti i principj di probabilita agginuv^endo al corteggio il Luino, scola ro di Zeonar(/o , e V arch'itettoBramante , i\no de' tanti vfilenti uomini, ch' ei gia chianiati avea alia sua corte. La pittura non prende, siccome e nolo, la sua forza die da nn momento. E qnal momonto la bella fantasia del signer Gigola ha scelto ! E come ne ha composti gli oggetti e principali ed accessor] ! La pcsitura di Lodovico su quel sasso sepolcraie, la presenza de' figli , 1' addoloramento delle donne , la pieta di que' frati , e I'acerbo concorso di quel tre somnii artisti , i quali nelT espressione della loro riconoscenza richiamano alia mente dell' osservatore quanto le scienze e le arli perdevano nell' infortunio di quel prin- cipe magnanimo ; tutto concorre ad ele\'are questo bel Quadro al livello de' meglio pensati dal valentissimo artista. Ke niiuorc c in qucsta la possente uuigia , coUa quale egli IIO VARIETA. usa aiiimnrc ogni suo lavoro, ilirigenJo i niez/i nieccanici delTarte al sublime scopo cU readere sciisibili i peiisieri e gli alletti piu intern i. Questo prezioso genere di pittura , a cui a' di nosti'I il signor Gif^ola ha dato si alto grado di perfezione , noii e fatto veramente per pompeggiare nelle grandi sale. Le sue minute bellezze necessariamente sfnggono , giacchc r espressioue degli occlii , il movimento dei muscoli del viso , e tali sottilisslmi tratti d' ogni maniera vogliono un osservatore tranquillo e vicino. Or quale dolce soddisfa- 7ione per un ricco signore ; quale piii bella prova di l^e- nemerenza verso le arti , clie tanto distinguono la civilta delle coke nazioni, non sarebbe T avere alcun fatto storico della sua patria nel sacrario di un galnnetto, ove col soccorso di una lente gustare ad agio , e far gustare al- trui i misteri che 1 arte sembra non rivelare die a po- cliissinii ingegni privilegiati? La stessa difficolta in questo genere superata aggiunge nobilissimo pregio al lavoro. STORIA NATURALE. DeW orgnno regolatore del volo de pipistreUL Discorso ac- cadeniico inedito del fa prof. Giuseppe Maiigill (i). — • No- bilissimo argomento cU meditazioae e di studio e state pei naturalisti e pei lisici verso il finire del passato sccolo il volo dei plpistrelli , e furono gli esporimenti delP im- mortale niio predecessore e maestro Spallanzani , i quali detcrminarono i dotti dell' Italia e d' oltramonte a fare delle indngiiii sopra tale novissimo argomento. Lo Spallanzani pertanto concepi il piiino T idea di ac- cecare molti pipistrelli , e lasciatili poscia in plena liberta entro una stanza, dall' alto della quale pendevano varj intoppi , ben presto si accorse , cIT essi volavano con eguale facilita e sicurezza di prima, scbivando a meraviglia ogni (l) La presonte Disscrtazione siil volo de'' pipistrelli ci era stata coniunicata dal prof. JMani^ili poco tempo prima della sua nmrie, avvenuta ij. di l5 novenibre dello scorso auuo. Noi la pubbli- cliiamo qui per intern , nella persuaslone di far cosa grata agli aiuatori della storia naturale , e di rendere oniaggio alia nieniovia di fiuell'' illiistre naturalista , il quale quasi suU"' orlo della toniba consarrava le ore nieno acerbe df 11a sua pcnosa iiiferuiita a pro- niovere la scienza da lui gia un tempo cuu tonto oaore prok'ssata. ( V A H I E T A . Ill qnaliuK|ne iaipediniento. QLilndi cgli immagiiio clie tali luammifei-i dotati fossero di im sesto senso regolatore del loro volo. Poco di poi partecip6 lo Spallanzani le sue sperienze ed i suoi pensamenti ai natm-alisti ginevriiii , i quali per avventnra piii circospetti, e inanco iiiclinati al maraviglioso che non era stato il iiaturalista itallano, voUero iudagare se talnno degli altii sensi gia conosciuti potesse alia fun- zione visiva Ijastevolmcnte supplire. Veiinero adunque in Ginevra da piu soggetti instituite noil jioche espeiienze nel proposito , e T illustre Jurin, per qtmnto veani assicnrato in Pavia dallo stesso Spallan- zani, in il primo a nutrir sospetto, die I'udito servisse ai pipistrelli in quel modo che gli occlii servono agli altri mamniiferi. Tuttavolta gli esperimenti del Naturalista gi- nevrino ]}arvero al cliiarissimo Senebier, che ne fece rap- porto alio Spallanzani , rapporto clie venne anche piilibli- cato ncgli Opuscoli scclli di IMilano , parvero dicoj affatto vaghi ed inconcludenti alP uopo di fissare in tale proposito una fondata opinione. E siccome nn argoniento cotanto nnovo e singolare vel- licava non poco anclie la niia curiositkj cosi e clie mi procnrai a riprese dalla torre pnbblica di Pavia parecchie dozzlne di pipistrelli della specie linneana muriiuis , che sono i pill coniiini fra noi nella buona stagione, perocche al- r avvicinarsi dell' inverno sembra che eniigrino , se non tutti, almeno la niassiina parte a piii calde comrade, come risulta dalle ripetnte osservazioni da me istituite in una magnifica grotta della provincia bergamasca , la quale per quattrocento e piii passi internasi nelle viscere di una nioniagna i nella qual grotta durante la buona stagione ve li trovai a piii centinaja e migliaja , e nemmeno un sola di cotale specie mi avvenne di scoprirvene durante P in- verno, dico della specie murinus , poiclie li trovai cola entro in parte rimpiazzati da poche centinaja delP altra specie cliiamata assai propriamente dal Linneo iespertilia feiruni equinwn, per il segno caratteristico che porta al nmso , die nioltissimo rassomiglia al ferro di un cavallo , c tutti, niuno eccettuato, gli osservai pendenti dalla grotta ed in istato lU profondissiino soniio letargico. Ancli' io pcrtanto , fattimi recare in casa moltissimi dci soprammcutovnti miu-iui, vulli per inio diporlu indagare 112 V A U r E T A . qriale In ronltii iloi riinaaenti organ! sonsorj siippliva in essi alia facolih visiva a line di dcclinare gli ostacoli. E confcsso il vcro , clie in suUe prime avrei amato di credere, clie I' organo regolatore del volo di cotali esseri alati dovesse esser il tatto piiUtostochb I'udito, giacche la kingliezza del braccio, delf avantibraccio, non cbe la estrenia Inngbezz.a delle dita dcgli arti supcriori, eccettua- tonc il pollice , la graiide superlicie che presenta all' aria la meiiibrana dispiegata dalle loro ali , il nnmero , la fi- nezza, e T estrenia divisione dci nervi che vanno a dira- inarsi per entro le due laminc di questa niendorana, non poco contril)nivano a ritenermi in questo pensamento. A tal fine, esaininati con la dovuta acciiratezza in pin pipi- strelli i piccolissiuii nervi che si diramano per entro alle due lamine delT ala meml^ranosa , e preso indi fra mano iin altro vigoroso pipistrello, tagliai ad esso i detti nervi quasi al principio dei due plessi brachiali da dove si di- partono per distrihuirsi entro le ali; e cio fatto, lasciai in piena liberta il pipistrello per tal niodo operato. Esso fece subito parecchi giri a volo intoppando , e vero , qual- che rarissiuia volta in taUmo dci niolti fili che pendevano dair alto della stanza , nei quali fili non urtava giainniai un altro pipistrello privato ad arte della facolta visiva. Tuttavolta qaesti rarissiini scontri in taluni dei lili pen- denti non bastarono per indunni ad abbracciare un' opi- nione diversa da qnella del naturalista ginevrino ; tanto piu che io inedesimo lio potato le dozziae di volte con- A'incermi che ottnrate ernieticaniente al pipistrello le orec- chie , e lasciato indi in piena liberta , urtava tostamente qua e la nei varj fili pendenti, flno a che dopo brevi istanti anda\'a a terra , da do\e non era piii capace di nuovamente sollevarsi a volo, e in silFatta misera situa- zione doj)0 due o tre giorni se ne nioriva. Se io chiudeva con sola carta o cotone i nieati auditor] del pipistrello, questo dopo di aver fatto per entro la stanza uno o piii giri , ed esser caduto a terra per Io scontro brusco di qualche ostacolo , all'istante praticava egli ogni qualunque tentativo onde liberare da quei turac- cioli di carta o cotone i suoi meati auditor] , impiegando a tale uopo I'unghia acutissima ed arcuata del pollice; qnindi se gli riusciva di liberarsi da un tale Imbarazzo , iniuiediatanieato riprcndeva il volo , nc mai avvcnlva che VARIETA. IIO Ui'tasse tU nuovo in verun corpo; itia alloraqnando dopo aver fatto i niaggiori sforzi non I'iusciva a sbarazzare le sue orecchie, non piii si moveva dal luogo in cui era caduto. Lo speriuiento quindi sempre rlnsciva a me favorevole e fatale al niauHiiif'ero alato , ogniqnalvolta io f'aceva uso di sego o di altro analogo untume a iine dl otturargli compiutameute i mcati anditorj , poiclie in simile caso r nngliia del pollice non era punto valevole a svotarli da cotale materia attaccaticcia e tenace ;, e, siccome piu sopra ho avvertito, in tale state non poteva riprendere giannnai il suo volo, sia nell' interna parte della stanza, sia all' aria libera , ed in poco tempo andava a niorire , e precisa- mente nel Inogo stesso in cui era caduto , e sin anco sul ripiano esterno delle lincstre all' aria libera , dov' io tal- volta lo poneva coll' espresso fine di dargli una piena li- berta di fuggirsene a volo. Un altro esperiuiento diretto ad avvalorare semprepiu gli antecedent!, e clie fisso 1' attenzione d' illustri natura- list) e lisiologi , cui al memento feci la narrazione dell' av- venuto, fu il seguente : Levati gli occhi ad un robusto pipistrello , lo abbandonai a se stesso entro la stanza. Air istante volo esso in giro tre o quattro volte senza intoppare giammai in verun corpo, indi siattacco, merce le ungliie de' piedi , precisamente nel mezzo della volta , da dove con le ali i-accolte pendeva a foggia di un frutto niaturo die pende dall' albero. Allora posi in liberfk un pipiArello sano in ogni sua parte , il quale immediata- mente si diede a volare in giro, ma quasi sempre alia distanza di quasi sei piedi parigini dal pipistrello acce- caio ciie pendeva dal mezzo della volta. Ora il pipistrello cieco pendente dall' alto accompagnava sempre col suo muso il pipistrello sano che andava svo- lazzando sotto di lui , e sembrava a vero dire che lo ac- compagnasse in giro con gli occhi che in fatto non aveva. Osservai che le sue orecchie erano molto tese , e di con- tinue nella direzione del pipistrello che volava a certa distanza sotto di lui •, e fu in tale circostanza che potei altresi cenvincermi che il coUe dei pipistrelli ha tutta la necessaria mobilita per riplegarsi all' indietro nello stato di quiete. La delta nuova osservazione pertante mi confermo sem- pre di pill ncir idea che il precipuo organo regolatorc del Blbl. hal. T. LXL ;} 114 V A R I E T A . volo dei pipistrelli egli e P udiio , su del quale deggiono fare la piii viva impressione quelle oade sonore , clie 8oao pel nostro iidito del tntto inipercettihili , tanto piii clie la miiiuta notoniia delT orgaiio dell' ndito di questo mammifero alato da me istituita sino dalf anno lygS mi presento una cocleu di una meravigllosa grandezza, avuto riguardo alia sua mole corporea, talmenteche sorpreso di qucsta osservazione per me novissima , subito mi diedi ad allestire due compime preparazioni dell' organo audi- tive interno del pipistrello, una delle quali presentai in dono alio Spallaazani , ed una seconda al celebre Moscati di Milanc. Una cosi fatta osservazione pertanto m' indusse con tutta ragione ad opinare clie appunto da una tanta grandezza deir apparato auditive interno del pipistrello risultasse di necessita, siccome in fatto ne risulta , una finezza di udito impareggiabilc , e quindi opportunissima a compensare in certo qual mode la somma tenuita della sua forza visiva. Perocche i suei occhi piccolissimi e quasi sepolti nella cute pinguedinosa , pochissimo e forse nier.te concorreno a regolare il suo volo; ed io sarei inclinato a risguardarii come due occlii microscopici, desiinati principalmente a fargli ricenescere assai da vicine le varie specie d' insetti che formano il suo piii ordinario e gradito pascolo , come sarebbere le mosclie , le zaazare e certe specie di longi- pedi abitatori delle caverne i giacclie alloraquando visitai nel settembre la seprammentovata grotta, trevai nelle piii interne concamerazioni della medesuna affatto inaccessibili alia lure solare delle niigliaja di murini , la niaggior parte de' quali pendenti dalla volta , ed altri in giro a dare la caccia ai moltissimi longipedi volanti , i quali andavano da ultimo a finire entro le fauci dei voraci murini. E come mai potrebbero infatti i pipistrelli cacciare a vista nelle ore di una Ince debolissima ed incerta, al pari delle rondini , i piccolissimi insetti dei quali si nutrono? poiclie se ci facciamo a paragonare 1' occhio della rondine , che suol cacciare in pieno giorno , con quelle del pipi- strello, vi scorgiamo a prima giunta un' immane difFerenza. Destiuate le rondini a pascersi d' insetti diurai , esse deb- bono, mediante i lore occlii grandissimi , riconoscerli ad una iiotabile distnnza , onde assalirli con volo rapidissinio c sicuro ■; dcstinati per Io coiitrario i pipistrelli a cibarsi V A R I E T A . no degP inspttl.clie volano soltanto nelle ore vespertine o not- turne, tlovevano ad una certa distanzn riconoscerli piiutosto col mezzo del linissiaio loro udito di quello che coUa vi- sta, mentre i lore occhi sommaaieiite piccoli non sembrano fatli , come gia ho detto , che per vedere gli oggetti vici- nissimi , laddove col mezzo dell' organo auditivo possono Itenissimo anche a qualche distaiiza accorgersi del volo dei nomiaati insetti piu soventemente aspro e molesto , c talvolta assai dolce e placido. S' egli e grandissimo 1' occhio della rondine , die va a caccia d' insetti in pieno giorno , di quanta maggiore gran- dezza noil doveva esser quello dei pipistrelli, i quali cac- ciano soltanto iielle ore vespertine o notturae? Ad una vista acutissima e niolto estesa , che non puo esser propria degli animali notturni , ha la natura nel no- 6tro caso sostituito un finissimo udito, atto piii clie la vista a scorgere i piccoli insetti volanti , verso de' quali il loro appetito gli sprona. Che se taluno si facesse ad oppornii che anciie i gufi e le civette a soniiglianza dei pipistrelli cacciano nelle ore dei crepuscoli non altrimenti col mezzo deir udito , ma sibbene con quello della vista , diro che gli uccelli notturni vanno forniti di occhi assai grandl e sensibili, per la ragione che debbono cacciare, o diro nie- glio, sorprendere nei loro luoghi di ritiro gli uccelli diurni stanchi e mezzo assopiti dal sonno, non che i topi ed aliri piccoli animali, che vanno girando in sul terreno senza produrre il benche piccolo strepito. Ad essi era per- tanto necessaria una forza visiva molto squisita , e percio la natura ha dato loro due occlii grandissimi ; laddove ai pipistrelli destinati a pascersi d' insetti volanti ha dato in vece uno squisitissimo udito , all' uopo che potessero piu sicuramente dirigere il loro volo verso la bramata preda. E cosa mai importa alle umane menti , che tutto vorreb- bero rldurre a sistema, clie la natura iuipieghi talvolta dei mezzi disparaiissimi per conseguire il uobile intento di- retto alia conservazione individuate ! Dalle molte sperienze pertanto da me istituite, non che dalle relative ricerche zootomiche risulta, che allorquando la natura attribuir voile una euiiaente facolta alf organo deir udito del pipistrcllo , ne ha notabilmente ingrandito cnmparatlvamentc agli altri mammiferi, piii cite le orecchie esterno, rinienin ajiparato, ila cui partifolnrmento ' lui scrisse e che trovasi inserita nel tomo 87 dell'An- n tologia di Firenze, donde tratti abbiamo questi cenni ) " dal suo tempo un amore per le belle lettere assai mag- « giore che non abbiamo noi venuti in eta in cui il ra- M gionare di cose pubbliche pare argomento principalissimo " di tutti i discorsi. Teneva pure dal suo tempo una co- »» gnizione minutissima delle cose patrie , una piacevolezza »» di conversare tutta fiorentina, una memoria ornata de' w piu liei luoghi de' nostri poeti Pero sino agli If ultimi tempi del viver suo il Giotti ha avuta la conso- " lazione di vedersi rispettato , stimato ed onorato da « tutti. " Cieco e povero procurava d'alleviare T ingrati- tudine della fortuna insegnando agli stranieri ed anche ai nostrali la storia e la lingua italiana, e spiegando loro i no- stri migliori poeti , e cio taceva con tanto amore che ne era corrisposto con liliale affetto. Sereno e tranquillo sempre ad onta della permanente sua disavventura mori ai dieci di febbrajo dello scorso anno lasciando una bellissima prova di cio che possa l."* sapienza contra i casi della fortuna. Ranieri Gomandoli. Medico valentissimo, ed uomo colto in ogui liberale e filosofica disciplina, ebbe i natali a Pisa nel 1755. Attese alia medicina nella patria universita , ed ebbe a precettore il celebre Francesco Vacca. II gran Duca Leopoldo I che gia oti'erto gli avea 1' onorevoie incarico di archiatro di Corte , lo nomino medico del R. Dipar- tiiiiento delle Reali Possessioni di Pisa. Lo stesso prin- cipe gli afBdb 1' esame e la cura della malattia di carattere ia8 V A R I E T a'. contagioso manifcstatasl 1' anno 1788 nelle Maremnie pi- sane: nella (jualc jierij:i;liosa e ditlicile incumbenza corri- spose pienanicute ai dcsiderj del Sovrano e della patria. Auiniato da vera jiassionc per 1' arte nicdica , tuue pren- deva ad esame le opera clie di essa venivaao di uiano ia niano pul)blirtindosi , e ne dilfondeva le notizie e le co- gni/ioni a' suci discepoli, divenuto essendo prime medico iiel R. Spedale di Pisa. Mori.il 10 dello scorso giugno compianto da ogni classe di persoiie, ma in particolar inodo dagr indigcntl. La sua italiana traduzione della grande opera di Frank, rEsculaplo della Germania, fu accolta con applnuso da tutta V Italia. Perciocclie seppe egli cor- redarla di ampie dottissime note, nelle quali verso quelle molte e si importanti doctrine clie apprese avea dal con- tinuo studio e dal lungo pratico esercizio. ( Diuovo Giorn, de Letterati. Pisa, ecc. N." 5i , pag. 229.) LuiGl EusTACHio PoLlDORl , chiarissimo medico, nacque a Bientina castello del territorio pisano ; studio nell' Uni- versita di Pisa, ed ivi ottenne la laurea nel 1779. Fece 1 la pratica a Firenze nelT arcispedale di S. Maria Nuova sotto il celebre clinico Alessandro Biccliierai: fu medico coadotto in varj paesi della Toscana , linche stabilitosi in Arezzo ottenne quivi V incarico di medico liscale e di professore di tilosoGa nel collegio di S. Ignazio. Nel 1820 fu nominato professore di medicina pratica nel suddetto arcispedale di Firenze, e poi nel 1826 professore di fisio- logia e di medicina legale in quella Universita. Molti sono gli scritti da lui publjlicati e non di medicina soltanto, nia ancora di lettere e di erudizione , de' quali puo ve- dersi 1' elenco nel n.° 84, novembre e dicenibre i83o, del Niiovo giornale de leUerad clie si pubblica a Pisa , da cui estratti abbiamo questi cenni. Noi ci appaghei'emo di ricordare gli OpiiscoU spcttanti alia fi sic a aniinalc , ch' egli pubblico nel 1789, e die dai medici e dagli scienziati vennero accolti con applauso. Fu socio delle plu illustri accademie italiane : mori a Firenze tra i conforti della religione , della famiglia e dellamicizia 1129 maggio dello scorso anno. Cav. Gaetano Palloni. Medico desso ancora valentis- simo , nato a Montevarclil nella Toscana nel settembre del 1776. Compiuti gli studj letterarj e fdosofici, recossi air Universita di Pisa, Irjraaiobo d'istruirsi nolle mediclie V A R T F, T A . 129 discipline. Ma il padre sno povero di niezzi e carico di nnruerosa prole somuiinistrargli non potea i necessarj sussiJj. Egli otteaiie quindi dal gran Dnca Leopoldo I un posto gratuito nel CoUegio della Sapienza. E ben corrispose pie- naniente alia sovraua beneficenza •, perciocclje fa presto no- minalo Professore straordinario di iiiedicina do))0 un di- stiniissiino esamc e fra non poclii coacorrenti. Gonoscitore delle scienze ausiliarie della medicina , dotato d' un soauiio criterio medico, prudentissimo nel ciir.ire, conoscitore nia non aniico de"" sistenii niedici , e quindi seguace dell' eccle- tismo procacciato erasi grande stinia in ogni classe di per- 8one, e presso le Societii scientiliclie e letterarie. Dal suo Governo ancora el>l)e onorevoli e dilicate incuinljenze, alle qnali corrispose con generate soddisfazione. Egli pel prinio introdnsse in Toscana la pratica del vaccino , avendo a tal nopo pnbblicata una tlotta ed applaudita Memoria. Es- sendosi nelT agosto del 1804 diffusa iniprovvisaniente la febbre gialla in Livorno, e questa niicidiale malattia gia niinaccianJo la Toscana e tutta quanta P Italia , fu cola spedito il Palloni insieme de' dottori Bertiai e Bruni per- clie provvedesse alia coinune salvezza. E di fatto opero egli St v.alidamente, con pericolo anche della propria vita che in breve tempo la mnlaltia fu del tutto dissipata. Degnissimi di atcenzione sono i regolamenti da lui in si calamitosa circostanza proiuossi •, regolamenti die poi gio- varono in particolar modo anebe in occasione di altre con- tagiose o pestilenziali malattle. Ne le sole scienze mediclie , ma anche le letterarie discipline andarono al Palloni non poco debitrici. Perciocclie fu egli Segretario generale del- r Accademia Italiana stabilita a Pisa, la quale merce di lui fu tratta dalTinerzia in citi era caduta. E grandeniente a lui del)bono pure 1' Accademia Labronica e la Societa medica di Livorno, avendo alia prima legata tutta la sua Biblioteca, ed illustrate avendo ambedue colle Memorie clie vi lesse. Mohe e distinte sono le opere da lui in varj tempi pubblicate , alcune delle quali fiirono anclie tradotte nelle lingue oltramontane. Puo vedersene I' elenco nel tomo 38 deir Antologia di Firenze , pag. 160. Quest' insigne pro- fessore carico di meriti e di onori niori in Livorno la •era del 17 febbrnjo i83o. ' Antonio TAnI^Jl. Sacerdote, idraulico somino , nacque a Romano nella provincia di Bergamo il 3 1 gcnnajo del Bibl. Itul. T. LXI. Q l30 V A K 1 F. T \\ 1704. Dotnto ili perspicace vastissimo iiitolletto attinse ad ogiii scientidco e letterario fonte i ma dall" indole sua so- spiiilo tutto si rivolse jioi allc niatematiclie e llsiclie disci- pline. In cjueste progredi sillattamente , che giovanc ancora le inscgno per piii aiiiii in Bergamo alternando col graade sno colloga Lorenzo Masclieroni. Persuaso pero che poco o nulla giovar possa it sapere quando congiunto non sia coir es[)erienza , viaggio per varie parti deiTEuropa, on- d' esaminarvi la posizione e randaiuento deMiumi , ed i fenomcni che presentansi dal corso delle acque. Col te- soro di tante cogiiizioni e teoriche e prallclie usci eglL j)iu volte al pul)l)lico cospetto con produzioni ntilissime , comcche di argonienti dillicili, e sovente di profondissima conteniplazione. Se non die coaoscitore delle scienze piu astruse, ma non ngnalniente del mondo , non seppe resi- stere al vortice delle politiche innovazioni. Clie pero eletto alia carica di Ministro delT laterno nella Gisalpina repub- Llica dovette hen presto accorgersi quanto alT uomo di let- tere male si convengano le ardue e malagevoli incumlienze dello Stato, specialmente in ejioche tempestose. I'iii for- tunato fu egli nelT incarico d' Ispettore delle acque nel Regno italico, incumbenza a'' suoi studj totalmente analoga : nondimeno a questa ancora rinunzio spontaneamente , forse perclie Tanimo suo leale e sincero non gli permetteva di aderire si di leggier! a tutte le altrui opinioni. Ritiratosi al paese suo nativo, e lietissimo di quella solitudine e liherta ond'hanno vita ed alimento i grandl ingegni, pubbllco fopera sua col titolo di Quotuliana Ttrrcc conversio devio corporum rasu deinoiislrata , Mcdiolani , etc. (181 5), ncHa qual opera determinaudo la deviazione de' gravi cadenti dalF alto vieii a conferniare la verita del diurno movimento del nostro pia- neta e gli esperimenti fatti dal Guglielmir^i (^De diurno t.crrce mom) a Bologna dalla torre degli Asinclli, e dalTHerzenberg ad Amburgo dalla torve di S. Michele. Poco dopo die pur alia luce r opera intitolata Del movimento e ddla misura dtile acque correnti, indi preparo un secondo lavoro col titolo Di varie cose all' Idranlicn pertiiteau, ma innanzi che questo ve- desse la luce fu egli inteinpestivamente dalla raorte rapito il di 14 del passato luglio. La pati-ia riconoscente ne pub - hlico clla medesima con magnilica edizione il prezioso po- stumo manoscritto, onorando cosi il nome di lui con un monumenio cere pcrennius ; e di quest'' opera appunto noi parlereuio in piii opportune luogo. V A U I E T V . 1 O I Francesco IMeNGOTTI: nacqne nel 1741; a Foazaso cli- stretto tli Feltre nella provincia di Belliino : attcse agli stuclj nel Sciniiiario di Feltre ; passo quindi all' Univer- sita di Padova , ove fece mirahili progressi nella greca e latina erndizione ed in ogni piu grave disciplina. Ot- tenutane la laiirea;, si reco a Venezia, ove pi-ocacciossi r estimazione delle piu colte societa , e singolarniente Fa- more e la grazia di uno de' piii cospiciil niagistrati di rpiella RepuVjblica. Ma il suo nonie riftilse cjual astro luniinoso allorclie riiinovatosi nel 1780 dalla R. Accademia parigina detlc iscrizioni e belle lettere il qnesito : QiuU fosse 11 com- mercto de Romanl dalla prima guerra punica a Cosuuitino , riporto la palnia fra settantadue illustri concorrenti. Ina- niiiiito da tanto oiiore scrisse poi F opera notissiina sotto il titolo di Cotbert.isino colla cjnale die lustro e ardore al- r Italiana Agricollura , traeiidola quasi da quel servaggio cni soggetta la voleano alcuni cliiarissinii ecoiioinisti. Ten- dendo seinpre nelle ricerciie e prodiizioni sue al vantaggio jjiii clie al diletto del pubblico die pnre alia luce on Sag- gio suUe acqne correnti, una Dissertazione sul debito degli Stitti , ed un' operetta sul bcnefico iuflusso delia rugiada in ogui coltura ; uelle quali opere sebbene non abbia ap- pieno soddisfatto al desiilerio dei dotti, diniostro nondimeno quanto avess' egli penetrato nelle scienze mateinatiche , iisi- ciie ed economicbe. Ma la sua erudizioue spicco jiarticolar- inente nelT operetta ch^el die alia luce intorno aU'Oracolo di Delfoi Sebbene Fopinionc di lui incontrato abljia due valo- rosissiini oppositori. Un" altra operetta aveva egli gia con- dotto a compiniento sulFinlluenza della luce nelT agricoltura, ed nn nltro lavoro di lena ed importanza graudissiuia stava pur compiendo. quando fu dalla morte sciaguratamente colpito. Noil deijb' essere pero niaraviglia se il Mengotti di tante cognizioni adorno, e specialiiiente in quelle die relative sono alia puljblica econoiuia, sia stato da varj Go- verni assunto a varie e diflicili incumbcnze. Noi non ne raiuuienterer.io che alcane delle principali. Nel 1806 fu presidente delF Amministrazione geaerale delle finanze per le Venete provincie aggregate al nuovo regno d' Italia ; passo quindi col medesirao incarico a regolare le finanze clella provincia d' Ancoiia. Elctto Senatore del regno ab- bandono qnella provincia , di se lasciando negli Anconi- taai bclla ricordanza. Ritoruati i paesi Louiljardi-Veueti 1 32 V A R 1 E T a'. sotto 11 ilomiiiio di Cesare Angusto, fu cgl'i prlmlcramonte Coiisi2;licrc aaziano clelT I. R. Governo di Voiic/ia , indi Vicepresideute di'll' eccolsa siiprema regi.i Giunta del censo ia Milaiio. Agc;ravato dagli aniil e dalle faticlie ottenne iiaal- niente dalla so\ rana bcuelicenza 1' onorevole riposo , a cui nndavn aspiraiido ilopo il corso di ben tjuarant' anul , da lui al bene puhblico coiisecrati. Piissimo egli niostrossi sempre, accoiipiando in ogni stato del viveie suo i doveri delP uom piiljl)lico con cpielli del veto cristiano. Le sue virtu fnrono coronate di ])en nieritati onori ; perciocclie venne create nol^ile con tutta la sua faniiglia , Cavaliere, poi Comn.cndatore della Corona di ferro, Membro della Legion d' onore , Socio dell' I. R. Istituto di Milano, ecc. IModello del l)uon cittadino, del buon suddito , dell' ottimo niagistrato, inori in Milano ai cinque del marzo i83o. L' abate professore Francesco Bertagno ne scrisse uno splen- dido elogio, ma ridondante d' una sovercliia pompa di sentcnze e di parole (^ Feltre , i83o, dalla tipograiia del Seniinario, in 4.° ). Frcole Angiolo Carloni , ex-monaco Benedettino Ci- sterciense: nacque in Milano nel 1764 da famiglia distinta : studio sotto i Gesniti nell' archiginnasio di Brera. Dotato di fervido ingegno coltivo la poesia , facendosi anche ad iaiprovvisare in ottava riina. I suoi versl non dispiacquero al Parini, del quale fu anche discepoio. Agli ameni studj accoppio le piii gravi discipline. Istrnttosi specialmente nella storia, nella genealogia , nell' araldica , nell' antiqua- ria , nella diplomatica, e gia versato nelle cognizioni legali e niassime nelle statutarie , veniva spesse volte ricliiesto o di consigii o di allegazioni nelle piu importanti e ddli- cili controversie. Apertasi nella patria nostra, per sapien- tissima istituzione di Giuseppe II, una scuola di Dii'lomazia da' Cisterciensi nel monastero di S. Anibrogio, il Carloni vago di tutto dedicarsi a' suoi piu diletti studj , entro nel- r ordine di que' padri e si fece sacerdote. Coile sue cogni- zioni e piu ancora colT ingenuita de' suoi costuiui divenne ben tosto carissimo ad essi nionacl e specialmente al cele- bre P. Fumagaili, al quale tu di non lieve sussidio nelle Jstituzioni Diplonuttiche ch' egli stava scrivendo. Soppresso quel monastero , non andarono per cio dispersi i tesori diploniatici che ivi conscrvavansi. Clie anzi uniti essi ad aliri di altre soppresse corporazioni soiuiuinistrarono una V A n T r, T \'. t33 ahboiidevole messe per im archivio tliplomatlco. Questo venne nella cittk nostra eretto nel 1 8 1 6 per sovrana di- sposizione delP Augnsto Francesco I , e 1' abate Carloni vi fii ad un tempo nominato Collaborator e. E gia egU disposte avea le ammassate iniiumerevoli pergamene ^ e gia stava compieudo un Invoro di gran lena iatorno agli oscuris- siini teuii)i de"' due Berengarj dall'' epoca Garolingia (888) sino alia discesa di Ottone priuio in Italia (961), quando venne dalla morte sorpreso ai 5 settembre del p.° p." anno. In lui ha la patria nostra perduto T ultimo allievo della scuola diplomatica de' benemcriti Cisterciensi ; e ben dolerci dob- biaino cli' egli non abbia sotto la direzione sua allevato qualclie valoroso giovane, die alleviare ne potesse la pcrdita. Gaetako Franghetti, niilaaese, nol>iIe da Ponte. Alia cultura dell ingegno univa le pin ainabili qualita dell'ani- nio. Versato nelle scienze amministrative venne in Milano adoperaio in pubbliciie e gratuite incumbenze. Ma special- mente alia patria erutlizlone avea egli rivolti 1 suoi studj ; e quindi non trascurava circostanza alcuna die favorevole gli si olierisse, per esaltar la gloria ed illustrare gli oggetti della citta nostra. A lui dobbiamo la piu ampia e la piii belia storia del nostro duomo , sparsa tutta di sagace cri- tica e di non volgari osservazioni ; scritta poi con uno stile facile e terso. Essa fu da lui pubblicata con magnilica edizione della quale si e parlato difl'usamente in questo Gior- nale. Modello dei figli , dei consorti , de' padn , del citta- dino, deir amico, dell' uom pio , mori lo scorso ottobre ia eta freschissima e tra il generale compianto. Andrea Bonelli, professore di storia naturale: nacque a Guneo nel 1788, e mori a Torino il 18 dello scorso diceaibre nella fresca e migliore eta d' anni 4.5. Ancor gio- vinetto erasi tutto rivolto alio studio della natura e spe- cialmente del regno animale. Ne guari tempo passo cli' ei celebre divenne per una rara serie d' insetti e indigeni e esotici da lui diligentemcnte raccolti e in paese e fuori. Ascritto quindi alia Societa agraria di Torino , poi a quella Accademia delle scienze allargo i suoi studj, tatte investi- gando le parti della zoologia. Meritossi percio d' essere eletto alia cattedra di tale scienza in quella R. Universita ed alia direzione di quel Museo zoologico, ch' egli richia- mar seppe quasi a novella vita, per esso pospouendo con generoso sacrilicio ogai privaio iateresse , e la salute aucora. i34 V \ n I E T \'. Lc sue scoperie lo resero cclelire oUre anclic i confiiii del Pieaionte e dell' Italia. L' opera sua siii Cnrabi , il suo Spcciinrii ruuncB subalinnce , le niolte sne Memorie oraitolo- giche , le csattissinie sue osservazioai snll" ippopotaiiio , la sua sropcrta del rarissimo pesce il Trachittero da Ini detto crcsiuto, ed i suoi vla^gi , nierce del quali arrlcclii la scien/.a di nuove specie, sono quasi altrettaati dirilti , pe" tpinli il uoiue di lui passera a' poster! iuiniortale. ( Dalhi Gazzctta Pieinnnt. ) Conte GlOVAN Francf.sgo Napione: d'antica nobilta pinerolese , nato a Torino nel 1748. Da giovinetto studio la giurisprudonza nelP Uiiiversita di Torino. Postosi sulla via dclla pnl)blica amministrazioae , dnpo varie niinorl in- cuuiljonze fu elctto a consigliere di Stato di S. M. Sarda per gli all'ari esteri, e poi a cjuella di Geuerale delle fi- nanze. Cadnto il Piemonte sotto la doaiinazione de' Fraa- cesi , ec^li tutto ed unicametite si diede alia cultura dello spirito. Napoleone lo noniiiio socio della torinese Accaleiiiia delle scienze , nella quale ebbe poi la dignita di vice-pre- sidente. Restituico il Piemonte ai Reali di Savoja , il Na- pione el)be gl' iiicarichi di rifoniiatore degli studj nella R. Universita di Torino, d: presidente, capo e soprinten- dente del R. arcbivio di corte. Egli in se niirabilmcnte acco|->pia\ a le qnalita delP uoino di lettere e delT uomo di Stato, le quali due prerogative splondoiio in tutte le ojiere da lui scritte , e cbiarissinie ancora e belie appnrivano nelle sue verbnli discussioni. Proniosse la coltura della lingua e delU letteratura itaiiana , procurando di deviare i suoi concitiadini dal troppo auiore delle lingue oltranion- tane e speciabnente deila t'rancese ; ma ad nn tempo col suo libro Ddl' uso e ilei prcgi. ddia lingua kaliana veniva sostituendo alle niiserabdi gare di municijiio il nobile e santo aniore della comune jjatria l' Italia, nel die servi quasi di preludio alia Proposta del Monti. Ma nella storia spe- ciabnente, nelle scienze ad essa relative e nella politica cconomia si distinse forse sovr' ogni altro delT eta sua. Del suo profondo sapere nelle quali scienze dato gia avea una non dubbia prova nell' elogio del Botero da lui con varj cenni biografici d' illustri Pieinontesi pubblicato sino dal 1 78 1. Le opere sue, giusta il catalogo da lui stesso pui)blicato , giungoiio al nuniero di ottantasei , comjirese pero quelle di miuorc 0 di piccolissima mole. Fu uomo di V \ R T K T \ . lo5 'amabili costnml , costanto, innessihile in quelle opiniotii ch'egli credev.a frntto de' siioi lunghi studj , iiinoceiite di vita, d'iiicorrotta fede verso il piincipe , piissinio ne' do- veri di religioiie. Carico d' anni e di l)en ineritati onori niori a Torino nello scorso giiigno. Veggasi la necrologia die di Ini trovasi nel vol. 3y.°, liiglio pag. ii8 dell'Anto- logia di Fireiize. Celestiko MassuccO , delle Scnole Pie : snccesse al P. Cleniente Fasce nella cattedra di rettorica dell' Univer- sit.i di Genova : fii ottimo precettore: tradusse Floro, e la sua versione fu accolta con lode: tradusse anclie Orazio in prosa con note : e questa versione adatta a far cono- scere Y indole e le bellezze del poeta fu piii volte ri- stampata : mori ottnagenario in Savona nello scorso luglio. Conte Giovanni Lnosi: nacqne nel lySS alia Mirandola, ducato di Modena, da patrizia, ma non doviziosa fainiglia. Avviatosi snlla strada del foro procacciossi lien tosto 1' esti- mazione e la fiducia de' suoi concittadini. Dopo il 1796, in que' prinii difficilissimi anni di politico rivolgimento, e\)he ne' suoi paesi varie ed ardue incumbenze, e ne sorti con saggezza e con pubblica soddisfazione. Sotto la Repubbllca Italiana e sotto il Regno Italico corse la carriera delle piix cospicue cariclie fin die gituise finalmente a quella di gran giudice e ininistro della giustizia, carica importantissiuia per le niiove istituzioni cli' era d' uopo od introdurre otl applicare fra tanta diversila di codici e di paesi. Egli in questa scabrosissima operazione riesci si bene die il titolo giustamente meritossi di gran magistrato. Alle qualita di nomo di Stato accoppiava la cultura delle lettere, 1' eru- dizione ed un gusto finissimo. Le sue allocuzioni percio, le conferenze sue saranno anclie da' posteri ammirate. Fu in- signito della grand' aquila della Legion d'onore, e fu gran dignitario deir ordine della Corona ferrea. L'Istituto italiano lo ascrisse fra'suoi niembri oiiorarj. Cessato il regno d' Italia, non cessarono nel Luosi gli onori e la stima del pubblico non meno die de' niagistrati. Sempre a se stesso uguale , cortese con tutti , dlgnitoso senza alterlgia , grato, ricono- scente al benefico Sovrano, inerce di cui conduceva nella patrla nostra oduin plenwn di'jjiitatis , spiro placidamente colla morte del giusto al 4. del p.° p.° ottobre. Cav. Giovanni Fimi: nato a Firenze nel i"6o, ed ivi mono nellu scorso scttembre : fu duarissimo nella 1 36 V A u I r. T v'. njiiui^prndenra e nella pratica dolla Icggo. II gran Dnca Fer- diiiaiiilo III It) aclopcro ia dilllcili ed onorcvoii incniul>enzc. Al sopravvenire della veccliiczza abliaiidonando il foro e la ciUM dci pidibiici alFai-i , tiuto si rivolse alle luiise ia- tiue, clie cohivate avea siao da' piii teneri anni. Scrisse due elcgantissimi pocmetti , T nno nel iSaS col titolo Eu- scbiits , sfu (ie chrisnana edurntione . clie in Roma fu poi tradotto in versi italiani da Filippo Tardncci ; Taitro nel 1829 col titolo De oqiLCi, ne' qiiali die bella prova come ai fonti delle sacre lettcre atiignere possa uiio scrittore cri- stiano copiose ed ntili bellezze. E siava scriveiido un altro pregevole lavoro di ugiial genere suir<'l'«or dl D/o, qiiando ii\ ilalla niorte rapito. PiETRO KuDONi : nacque a Cnggiono , insigne borgo del tcrritorio niilanese, da civile faniiglia f anno 176a. Fnito sacerdote , adoperossi con grandissiino zelo in varie eccle- siastiche inciunbenze. Fn cai'o sommamente all' arcivescovo Yisconti, clie lo fece suo segretario in tempi assai difii- cili, e seco lo voile ai comizj di Lione. Ebbe la stessa carica anche sotto i successivi arcivescovi , alia quale ri- nuncio nel 1820, sentendosi venir meno la salute. Eletto canoaico teologo di S. Babila di questa citta, tutto si dietie a comporre opere per la cristiana altrui istruzione. Fra esse distinguesi quella col titolo di Gi-sw Cnsto lie' clue te- stanieaU, delta quale parlato abbianio in questo Giornale. Cesso di vivere nello scorso settem])re. Coltivate avea eziandio le muse italiane , senza pero ottenerne alcun di- stinto favoi-e. GiO. Battista Martinetti, ingegnere ed arcbitetto di cbiarissimo nome, nacque nel 1764. a Bironico nel Can- ton Ticinese : studio a Bologna , ov' ebbe a mecenate il Marcbese Giac. Zambeccari, e fece si grandi progress! nella teorica non meno die nella pratica dell' idraulica e deir arcbitettura , clie giovane ancora fu onorevolmente adoperato in pubblicbe costruzioni d' ogni genere dai Card. Legati Arcbetti e Vincenti. Procacciatasi percio in Ro- inagna la fama di restauratore dell' arte corrotta pel mal- vagio gusto de' passati tempi, fu create ingegnere arcbi- tetto del comune di Bologna divenuta oggimai sua patria, e quivi legossi in matrimonio con chiarissima dama , la contessa Cornelia Rossi di Lugo. II Ministro Card. Consalvi lo voile quindi a Roma consigUer sito nella congregazione YARIETA. 107 d" acquef, cd IvI e in tiitto lo Stato ponti/lcio molto ogli opcro e dclineaiido e contlucendo strade, e gcttaado ponti, fontane, accjuidotti , ed ergendo palagi e case d' ogni ge- nere. Noi noa i-icordcrerao clie la bfllissiuia fabbrica da lui innalzata pel Coiite Aldini sul colle detto il Monte presso di Bologna , die per la sua forma ci rimembra i uionumenti die dai Greci edificarsi solevano sulle acropoli delle loro citta ; ed il pubblico niacello in Roma j^resso al foro Flaminio, edilicio grandiose, sapiente e degnissimo di cfuella citta delle beiraiti regina. Aggregato alle Ac- cadeniie di Bologna e di Roma ed a varie altre, non die airitaliana di scienze, lettere e arti, vi si distinse per varj e dottissimi discorsi anche in argomenti di agraria econo- mia. Fu cliiaro altresi per le egregie sue doti delT animo e del cuoie : moii tra i santi conforti della Religione ed 11 coinpianto di tutti i buoni il lo del passato ottolire , di se lasciando in Bologna altissimo desiderio, e bella e perenne memoria in tutti gli Stati della Cliiesa (^DaW An- tol. di Firenze). Cav. Gaspare Landi , pittore distintissimo, ed uno dei piii splendidi ornamenti dell'Accademia roinana , della quale fu anche presidente: nacque a Piacenza nel 1756 da no- bile ma non ricca famiglia. Studio le belle lettere e le ma- tematiclie: nia avendo in eta ancor tenera vedute le dipin- ture de' Caracci che sono nella cattedrale di Piacenza e quelle del Pordenone nel Santuario della B. Vergine detta della Campagna nella citta stessa, senti quasi spingersi a seguire la via dell' arte. Laonde dalla sua stessa indole spro- nato, come dl Giotto si legge, per se medesirao provavasi a delineare e colorire. Ebbe pero nel marchese Giamliat- tista Landi un benelico niecenate , die lo invio a Roma e quivi lo mantenne. Frequento da prima lo studio del cele- hre Battoni; ma esercitandosi specialmente sui gran modelli che conservansi in quella sede dell'arti belle formossi una maniera di dipignere tutta sua propria , la quale accop- piava la pastosita e la vaghezza del colorire veneto colla dolcezza del diiaroscuro lombardo. I suoi due dipintl che sono nel duomo di Piacenza, T uno della deposizione del corpo di INIaria Vergine nel sepolcro , T altro della sor- presa die jjrovarono gli Apostoli nel veder vuoto il sepol- cro per r assunzione di essa , gli meritarono la grazia e rammirazionc non delf Italia soltanto , ma dell" Eiiropa. i38 V \ 1! I I, T \. D.I qiiplPepoca rplcljerrimo divcnno il nomc sno , nl iin- portantissiine opcre gli furoiio <1a og'ii paese cominesse. Esseiiilo state nel i8ja istituitc le caiteclre delle arti nel- rAccadciiiia roniana , ne fa alTidata al Landi la principale , cioe quella die ha per oggetto la teoria della pittnra. Noi non c' iiiterterreino a parlare ne dei pregi del siio stile, ne dcUe piii distiiite fVa le sue opere, delle quali cose favcllo con belle parole e coa gusto squisito il ch. signer Salvatore Betti nelP clogio ch' egli ne lesse a;:;li accadcmici di S. Luca, e che fa inserito nel Giornale arcadico , t. 48. Tra le quali opere primeggia il dipinto rappresentante la partenza di Francia della sventurata INIaria Stuarda dopo la niorte del re Francesco II suo sposo. /< E in » essa ( cosi il suo encomiatore) che soprattutto niostro , »» la bellezza essere il fine : 1' imitazione del vero , non il " pretto vero , essere il mezzo con cni questo fine si " conseguisce nelle arti belle: precetto d'oro, ch' egli non " istancavasi di ripetere, seguendo le dottrine de' Greci e " degl' Italian! del iniglior secolo. I quali imitava cziandio »' nel chiamar giudici de' suoi lavori non pure gli artisti " (e fra essi ehbe caro siiigolarmente il consiglio del pro- '» fessore Minardi ) , ma quegli altresi che tali non si co- " noscevano; troppo essendo egli d' iniero senno per non " tenersi arroganteuiente in ognl cosa perfetto e dottissimo, " e per non vergognarsi d imparare, veccliio cosi com' era " di eta e di esperienza. Imperocclie nelle arti gentili , " che singolarmente si fondano nel buon gusto, v"ha certe " bellezze di espressione, delle quali la natura stessa ha " posto giudici tutti gli uomini : e tali bellezze non sono It serapre quelle che piu tocchino Tanima di un artista ; " il quale atteso niassiniaiuente a superare da buon mae- " stro tutte le dlfiicolta del lavoro;, suole spesso (cosi co- " Die avviene al piu delle altre genti ) prezzare un niag- " gior prezzo le cose che niaggloruiente gli costano. " Parole in vero di sapienza ripiene ! Kldo'ttosi 1' onorando veccliio a Piacenza , onde in quel clima native ritrovar qualche ristoro all' indebolita sua salute, percosso d' apo- jjlessia , cesso di vivere il di a8 febbrajo dello scorso anno. GiAMEATTISTA CoMOLLi scultore : nacque a Valenza sul Po verso il 1775: studio a llouia , e progredi nell'arte si presto e si feliceinente che a 24 anni fu eletto professore di scultura a Grenoble, Un uguale e puliblico iiicarico V A R I E T A . 109 ehh'egli anclie in Torino, dove tlal i8o3 al 1806 fu })ro- fcssore di scultura neirAteneo nazionale, iiiclL in quella Utiiverslta dal 1806 al 18 14.. Viaggio in iliversi paesi an- clie d' oltranionte vago di sempre piii istruirsi nell'arte. A lui dohhlaino i gessi del Partenoae die ora merce della Cesarea iiiunificenza conservansi nell'l. R. Galleria di Brera. Molti sono i suoi lavori , alcuni de' quali di forme co- lossaii : era egli assai valente nel ritrarre i volti e nel- 1' esprimere in essi T imagine dell' animo. Gia da qualclie anno stava lavorando intorno ad un gruppo grandioso la Clemenza di Tito, die quasi essere dovca di snggello alia gloria dl lui, quando venne sciaguratamente e innanzi tempo dalla morte rapito ai 26 delio scorso dicembre nella patria nostra ch' egli eletta erasi a patria sua, Cavaliere GiuSETPE LoNGHi, nato in Monza nel 1766; studio le amene lettere e le filosoliche discipline ne' semi- nar] arcivescovili dclla milanese diocesi. Sospinto quasi dal suo stesso genio facevasi a ritrarre coll'amatita o coUa pen- na il volto de' maestri e de' condiscepoli , e con tale felicita die vivamente ne esprimeva 1' animo ed il caratiere. Per piu anni conservata venne, in questo seminario grande, e a forestieri additavasi come cosa mirabile , 1' imagine di uno zotico famiglio trastullo de' clierici , cli'egli delineate avea col carbone sulla parete del portico inferiore. L'oblato Mussi professore di lilosofia nello stesso seminario tenevasi carissimo il cherico Longlii e per T acutezza di luinell'ar- gomentare, e per quella naturale di lui attitudine all' arti in- genue delle quali era egli stesso studioso e caldo amatore. Laonde gli era piu volte cortese di stampe e disegni , e colle parole sue spronavalo ad operare. Ma specialmente ne' lavori a penna andava il Longlii esercitandosi , ben ancora abliandonata ch' ebbe Tecclesiastica carriera , quasi facendo con essi un lieto preludio di cio die un giorno stato sa- rebbe nella incisione. Di lui tuttora conservansi nella do- viziosa biblioteca del sig. Duca Lltta due vignette ed ii ritratto del celebre Casti, lavori squisitlssiiui a penna, de' quali e fregiato lui magnifico nianoscritto del Poema Tartaro. E forse nel ritrarre di penna el^be egli a maestro il barnabita Felice Caronni , in questo genere di lavori valentissimo. Che il Caronni a lui di parentela congiunto gli fu piu die padre nel protesgerlo , nel sussidiarlo di otiimi cscmplnri e iielT iuanimirlo alio studio dolf incisione. 140 V A R T r. T \. Qucstc notizie s.iranno forse dn tnluno tacclate d" iiiezie e minutezzei ma noi siamo cravvlso die nella biografia dop.!! nomini grandi giovl ptir I'acceimarc quelle prime e p'm riiiiote cause, per le quali eblie anima il loro geaio, ed egliiio avviati furono sul cammino dcU' immortalita e della gloria. Postosi dunque il Longlii sotto V Evangclisti nella scnola iV inclsione in quest' I. R. Accademia , pro- gredi silFattamente clie mei'itossi di succedere al maestro. Egli alia pratica dclParte univ.i la teorica ed i precetti , e (jnesti sapea coUa chiarczza e colP eflicac.ia del dire, nel die era sommo, profondaniente imprimere nelT intelletto dei discopoli. Non debb' essere jiercio ninraviglia , se la sua scuola pote ben tosto garoggiarc eolle piii ccleliri d" Eu- ropa, e sc alcuul de' suoi allievi la faiiia ben tosto procac- ciaroasi di valorosissimi e maestri ; lo die ineno acerba ci rende la perdita die colla immatnra morte di lui fatta abbiamo. Non ci faremo qui a tessere V elenco delle luol- tissime sue opere, od a rilevarne i pregi ; die troppo lungo ed arduo intraprendimento sarebbe, e d' altronde ritornar forse dovremo su qiiesto medeslmo argomento in piii fa- vorevole occasione. Non di meno vogliam qui ricordare, die il Loagbi non eblie tra' moderni intagliatori alcano die lo pareggiasse nello stile rcinhrantesco. Quindi avvenne die r Accademia Parigina a lui commettesse P intaglio delle opere del Rembrant destinate a far bella mostra nella grandiosa collezione nota sotto il titolo di Masco francese. Non parleremo pure degli oiiori di cui fu egli degnamente ricolmato e delle varie altre circostanze del vivere suo; giacche altri gia ne tennero ampio ragionamento (1). Ne il solo grande artefice lodar debbesi nel Longlii, ma P uo- 1110 in ogni liberale disciplina coltissimo , il modello della cortesia e del vivere sociale , P animatore , il sostegno de' discepoli , e soprattntto lo scrittor facile, corretto, pro- fondo ; del die bella testimonianza ne tanno le vite del Mi- clielagnolo e dclPAppiani da lui dettate con animo scliietto e senza jiassione veruna di parti , e piii ancora P opera oil' egli scrisse suUa propria arte, e della quale lesse varj (i) Veggasi VEco^ anno quarto, n." i) e la Bioprafia di Giu- seppe Longlii, eCc.^ scritta da Defendente Sacc/ii. Milaiio , i83i, BoJifanti , in 8.°, nella quale trovasl anclie iin catalogo delle sue iucisioni. V A 11 I !•: T .V . 141 capitoll nelle adunanze di qiu-sto I. R. Istitnto. Di cssa far pur soleva di niano in niano gradevole lettura agli aniici , e gia condotta ue avea a compimento negli Atti dell' I. R. Istituto la stampa della prima parte, tjuando al 24 dello scorso dicenibre fii colpito dal male clie dopo poclii giorni lo trasse a morte. 11 siio cadavere fu accoiDpagnato sino alia tomba dai professori delT Accadeniia , dai discepoli e da niitneroso stnolo di citladini d' ogtii condizioae. II sig. Francesco Longliena ne recito Telogio funebre; il Pro-Se- gretario dell" I. R. Accadeniia di belle arti gli diede con un affcttuoso Vale 1" estrenio addio. Ma di questi beaemeriti ed illustri trapassati parlando ci sovvennero pure alia iiiemoria i nomi di alcuni altri non nieno degni d' onorevole x'icordanza , clie furono dalla niorte rapiti nel 1829, e la cui necrologia non pote per la farragine delle altre materia aver Inogo in cjuesto gior- nale. Giovera alnieno il qui rammentarli. Nicola Covelli: nacque a Cajazzo nclla Campania il 20 gennajo del 1790. Date avendo non dubbie prove della sua attitudine alle scienze iisiclie e natnrali, fu nel 1813 inviato dal suo governo a Parigi per istudiarvi la veterinaria. Di ritorno nel 18 16 fu eletto a professore di chimica e di botanica nella R. scnola veterinaria clie in allora stata era in Napoli eretta. Abbandono spontaneamente tale in- carico nel 1821, e tntto si rivolse alio studio della niine- ralogia vesuyiana. Venne quindi dalT insigne cav. Monti- celli assunio a" suoi lavori e con lui pubblicb la Storia del fenomini del Vesuvio degli unni 1821, 32 e 23, ed il Pro- dronio della mineralogia vesnviana , stampato negli anni 1823 e 1828. Gesso di vivere in Napoli il i5 dicendire 1829. Veggansi gli Anncdi di storia naturale clie pubblicansi a Bologna, fasc. VIIF, i83o, pag. 32 1. GiUSEppK Mangili, nato a Gaprino nella provlncia di Bergamo Tanno 1767, ed ivi morto nel novendire del 1829. A lui le scienze naturali vanno debitrlci di preziose ed utili scoperte , e quindi di luce e d' incremento. Egli me- ritossi percio di succedere degnainente al celeberrimo Spal- lanzani nella cattedra di storia naturale presso T Universila di Pavia , e nella direzione di quel Museo cui die un nuovo ordine ed arricclii di nuovi oggetti. Veggasi la Relaziouc accadeniica clie sulla vita e sugli scritti di lui fu letLa dal bibliotccario Salvioui iicU' Atenco di Benramo. 14^ V A U I K T A.'. Ottaviano Targioni TozzETTt, morto ncl maggio del 1829 in Fircnze sua patria ginato all' eta cli circa 74 aniii. Fu professore ili botanica e tli agricoUura nell' Uuiversita della sua stessa patria. Le molte sue opere fanuo cliia- rissima pro\a del molto sno sapcre non solo in quelle due scien/e , ma anclie ncgli altrl rami della storia naturale. Giovanni Ignazio Molina, sacerdote amencano , nato al Cliili nel 1740. Soppressi iGesuiti^ al cui ordine erasi egli ascritio, fu trasportato in Italia nel 1767, e quivi ebbe prima per sua destinazione Imola : passo poi a Bo- logna die divenne sua patria, ed ove cesso di vivere neir agosto del 1829. Diverse opere vennero da lui pub- blicate , fra le quali merita una particoiar menzlone la sua storia nnturale del Cliili. Fu eletto a membro pensionario dell' Istituto Italiano , a cui lesse quattordici Meinorie ia- torno ad argomenti di storia naturale , clie pubblicate poi furono colle stauqie. NlcoLo MaRTElli , natlvo delTAquila In Abruzzo , uiori in Roma il giorno 14 del febbrajo 1829 nelia grave etii di 94 anni. Fu assai versato nelle scienze e neile arti belle, nia ebbe specialinente noma nella botanica, di cui fu pro- fessore nelle scuote della Sapienza Romana. Pubblico varie Mcmorie intorno alia scienza da lui professata , le quali state sarebbero assai [liu applaudite, se cgli troppo seguaee de- gll antichi neglette non avesse le dottririe dcU" immortale Linneo: diede aliresi mano ad uu'' opera pin speciosa , die mile e protbuda sotto il titolo di Hortus Romanns ( Aiuvuii di storia naturale, Bolosi^na , 1829, totn. J). Tra gT illustri botanici Italiani e tra gl' intrepidi bota- nici viaggiatori dee piu-e annoverarsi GiuSEPrE Raddi iiorentino. Egli cogli oggetti da se raccolli ne' suoi viaggi e specialmeute in quello del Brislle arricchi di nuova pre- ziosa suppellettile il Museo di Firenze, e di nuove [)iante i giardini botanici d' Italia. Associatosi con grande ardore alia s{)cdizioiie Gallo-Toscana per TEgitto, mentre ricco di novelli tesori faceva ritorno alia patria fu colto da fa- tale dlssenteiia die lo trasse ad imniatura morte nelT isola di Rodi il di 8 settembre del 1829 d' anni 59. {Annali di storia naturale, ecc. , ibid., ove trovasi anche 1' elenco delle opere di lui. ) MiCHELE VaNNUCCI , nato a Cardusa nel principato di Lucca Tanno I'jjZ , e morto ad Arcorc, paese della Briau- /.a, alia line dclTottobrc 1829. StuJiosissimo della classita V A n t E T ,v'. 143 filologia italiana publjlico varie ed accurate edizioni di treceatisti , delle quail si e parlato in questo gioniale colle ben dovute lodi. Chianiato all' istrnzione di nobili giovi- netti compilo per loro uso alcune utillssime Antologie. Tntto zelo ed ainore pe' siioi discepoli ne riporto e itt vita e in morte la pin schietta ed onorevole riconoscenza. Forse taluno potreblie di sovrabbondanza accusare questo nccrolofrico articolo^ tal altro fors' anche lagnarsi per la nian- canza di alcinii nonii. Ma quanto alia prima eccezlone, e d' uopo riflettere clie gli uoniini, de' qnali venne da noi fatta jucnzione , tramandarono tiitii alia posterita qualche utile od applaudita opera, e clie percio i loro nonii essere do- vranno annoverati da cbiunqne facciasi un giorno a tessere la letteraria italiana storia de' c,iornl nostri. QLianto poi alia seconda , non altro rispondercmo , se non clie sovercliio pa- revaci I'annoverare anche coloro i qnali non ebbero die ua nome fuggitivo, o per qnalclie poesia di poco o nessun pregio , o si fatta clie non visse oltre 1' occasione per la quale fa dettafa ^ e meno alcuni altri ancora che servili imitatori dcUe opere altrui non procacciaronsi die una fama momentanea, la quale riniase con essi pressocbe totalmente estinta. E certamente i defunti da noi annoverati sono ben piu degni d' onorevole nienzione die tanti altri die solo industriaronsi nell' ampliare il censo de' lor maggiori , o neir accumular riccliezze traflicando , ed ai quail nondimeno vedianio ogni di prostiiuirsi enconij e nccrologie (i). Tolga pero il Cielo cbe qneste parole nostre tendano ad offendere la fama di que' benemeriti cittadini , i quali , sebbene per la natura stessa delle cose aver non possano convenevole ricordo in questo giornale, giovarono tuttavolta all' umana societa con luminosi eseiiipi di virtii e con benefiche di- sposizioni a pro della religione e del prossiino : anime pie generose , alle quali la patria conservera cara e perpetua riconoscenza ! (i) Vegaasi cio clie sii quest' argoiuento detto abbiaino nel nostro Proeiiiio all' aniio 1826, toui. 41 , pag. 82. Jl. GiEONi , F. Carlini, I. FuMAGALLi c G. Brugnatelli, diii'tiori cd editor!. Pubblicato il di 5 marzo i83i. Osso vazioid mctcorologiche fattc all L R. Osscrvatorio di Bren G F: N N A J 0 i85i. M A T T I N A. (0 < Ser k. 'a o O n N N < 6 t-, « -5 ^ " 2 3 3 u , 3^ Stato del ciclo. 6 u — 1 ,5 0 N 0 Nebb. nuvol 1 h/, 27 10,0 - 2,2 SO Nuv. nebb. 27 q,8 - 1,0 0 N 0 Nuvolo. i5 27 10,5 11,5 - 5,5 - 2,5 0 N 0 Nebb. nuv. 27 10,5 - 1,3 N 0 Nuvolo. N Nuvolo. 27 11,8 - 0,7 s 0 Nuv. nebbi;i I T 27 11,2 - 0,5 N E Nuv. nebb. 27 10,8 + 0,8 E N E Nuv. nebbia 1 - .8 27 10, J 0,0 E N E Nuv. neve. •>-7 Q,8 + 2,5 NE Nuvolo. '9 27 9,5 + 1,5 s 0 Nuv. nebb. 27 8,8 + 5,4 s s 0 Nuv. nebbia 20 27 8,'5 + 2,0 E Nuv. pioggia. 27 7^8 + 1,5 N N 0 I'ioggia. •2 1 22 27 G,5 + 1,5 N NojPiog^'ia. 27 6,0 + 5,2 N N E Nuv. pioggi; i 27 5,5 + 2,,1 s 0 Nuvolo. 27 5,0 + 0,7 NE Nuv. ser. 2,) 24 27 /,,8 + i,8|kne!Nuv. nebb. 27 5,7 + 2,7 SOS Nuvolo. 27 5,5 ]+ i.,5| so Nuv. nebb. 27 4,8 + 5,5 E Nuv. nebbia, ^^b 27 5,0 + 1,5 0 s 0 Nuv. vento. 27 1,5 + 2,5 N NuA'. pioggic Ser. nuv. i6 27 4,^ + 1,2 N Nebb. nuv. nev. 27 5,5 + 2,7 NO 28 27 27 7,8 4,8 - 2,D - 5,0 NO NE Screno. Scr. nu V. 27 27 Z'7 :),o + 2,0 - 0,5 0 s 0 SSO Screno. ' 1 Ser. nuvolo. ■^-9 27 4,5 - 6,5 N N E Sereno. 27 4,5 - 1,0 0 s 0 Ser. venlo. yl Sereno. ■ ,10 V 5,5 - 5,2 N E Sereno. 27 5,8 + 0,5 E N E .)i 27 7,7 — 5,5 0 N 0 Screno. 27 8,0 0,0 .S 0 Screno. |f Allczza mass, del liar. poll. 28 liii. i. 2 ill. Allczza mass, del leriu. + 6,( j] iiiinuiia V 27 >) I 5 minima .... - 6,' media "27 » 7 89 media + o,( Quaiilita dclJa jiioggia c n eve sciolfa linee 40,810. 1 »i*»MH. Kflt-^raK. i 1 BIBLIOTECA ITALIANA uelobzcjoio AOOA. PARTE I. LETTERATURA ED ARTI LIBERALI. Opere inedlte di Silvio Pellico da Saluzzo. — To- rino, i83o, tipografia di G. Pomba. FoL 3, in o.^ I 1 forte e ben coltivato ingegno del signor Pellico e coiiosciuto gia da mold aiini : qiiesti volunii dei quali noi ci affrettiamo a parlare ne accresceraniio per certo la f;ima. II primo coiiipreudc due tragedie , jEstcr d Engaddi e Iginia d Asti ,• uel secoudo sono quattro novelle attribuite ad uii Trovadore salnzzese del secolo duodecimo, e intiioXwte Tancreda, Rosilde , Ellgi c Valafrido , Adcllo. Ester d' Engaddi. Eleazaro abbandono la rcligione de" suoi ma» Quegli la raenera al sacerdote , e offerira per lei la M decima parte , ecc. . . . w 11 sacerdote adunque la ofiFerira e presentera ( la donna) w dinanzi al Signore ; >i E prendera dell' acqua santa in un vaso di terra , e »/ vi gettera dentro ua pocolino di terra del pavimento •/ del tabernacolo. »/ E stando la donna al cospetto del Signore , egli le »/ scoprira il capo, e porra sulle niani di lei il sacrifizio ti di ricordanza , e l' oblazione di gelosia : ed egli terra » le acque di amaritudine , sopra le quali ha proferite le »/ roaledizioni ed esecrazioni. . . . >/ E le dara a here alia donna. . . . »/ Bevute le quali, se ella ha peccato ; e se , disprez- w zato il marlto , si e fatta rea di adulterio, s' imposses- »* seranno di lei le acque di maledizione , ed enfiato il u ventre infracidira il suo fianco , e quella donna sara ar- >i gonieuto ed eseuipio di maledizione per tutto il popolo. ;/ Che se non e rea , non patira mal nissuno , e fara » figliuoli. »; Questa e la legge per le occasioni di gelosia. » Num. , c. 5. Trad, del Martini. Dl SILVIO PELLICO. I^j Eleazaro, e meatre I'innocente sua figlla manda gli estremi sospiri, scopre 1" orribile inganno di Jefte. Azaria uccide il perlido sacerdote ; riconosce 1' inno- cenza di Ester. . . . ma essa intaiito e spirata, Manca a rjuesta tragedia la novita: perclie il tea- trp ci presenta nioltissinii esempi d'uomini che hanno abusato il potere umano o divino per colorire per- versi disegtii ; e di donne infelici poste nella dura necessita di morire per non sagrilicare o la propria virtu o la vita di personc a loro congiunte coi vin- coli pill sacrosanti. Ma nondimeno questa tragedia e piena di un grande interesse; e questo intreccio ehe quasi potrcbbe dirsi comune, riceve una particolare importanza, servendo a mostrare Tabuso a cui pote soggiacere il treniendo giudizio di gelosia. ilispetto alia condotta credianio di dover notare due sole cose e lievissime. L' una che Jefte propo- nendo subito ad Estea: di far uccidere Azaria per farla poscia sua sposa si mostra con troppa precipi- tanza in tutta la sua scelleratezza , e si chiude ogni via ad entrare nell' animo virtuoso di lei : 1' altra che Ester, posta nella circostanza in cui 1' ha rappre- sentata il poeta , dovrebbe forse svelar subito al ma- rito chi sia lo sconosciuto di cui Jefte la dice amante. Vero e bene ch' ella correrebbe perioolo di perderc il pache : ma quale speranza puo mai accogliere di salvario , dacche Jefte ne ha contezza ? Se v ha spe- ranza per lei, debb'essere tutta ri]iosta nel riacqui- stare la confidcnza e Y amore di Azaria; ne essa ha mezzo alcuno che a cio possa condurla , tranne lo sradicare dalf animo di lui ogni sospetto intorno alia propria onesta. Del resto la tragedia , come gia dicemmo , e ri- dondante di alfetto. 11 carattere di Jefte nella sua iniquita e maestrevolmente trattato : e Y ondeggiar del marito fra Y amore e la gelosia ; e la rassegna- zione di Ester alia sua dura fortuna ci sforzano a lagrimare. Noi costretti ad esser brevissimi intorno a ciascua componimciito per uon riuscire troppo 148 OI-EKE INEDITE liinghi c nojosl parlaiulo di iiuti , raccomandiaino ai nosiri lottori la sceaa fra Ester ed Azaiia nclla prigione. Iginia d' Asti. Prevalendo in Asti la parte ghibelliaa nel secoloXIII si e fatta una legge , la cjualc condanna a niorte chiun- f[ue dia ricovcro ad un guelfo. Mcntre festeggiasi r esakamcnto di Evrardo alia carica di console , il gncHo Giulio a lui congiunto di sangue ed aniante d' Iginia sua liglia vicn prescntato a quest' ultima dair aja Roberta. Egli travcstito erasi introdotto in Asti prima che la legge predetta fosse sancita, per iscoprire ad Iginia una congiura de' suoi Guelli , de- siderando eh' ella e suo padre non fossero avvolti nella strage che si meditava. Giano emulo di Evrardo avendo intanto saputo che Giulio e in Asti e nella casa del console, ne da no- tizia al senator quindi Giulio e necessitato a fuggire, e il console e posto nelTalternativa o di perdere la liglia o di violare la legge rinunciando a quella gran- dezza alia quale aspira. L' ambizione tinalmente pre- vale. Evrardo consegna Roberta e poi anche Iginia al tribunale : amendue sono condannate alia morte ; ed Evrardo medesimo ne scrive I'estrema sentenza. Roberta muore o di dolore o di spavento prima di soggiaccre alia sua condanna. Iginia e coudotta al patibolo. Un nomo del popolo ha ucciso Giano : la congiura dci Guelti non e piu ignota alia prevalente fazione dei Ghibellini, i quali coirono suloito alKarnii ed opprimono i loro nemici. Tuttavolta essendo Giu- lio avvisato del pericolo in cui Iginia si trova , rac- coglie i suoi compagni ; entra di nuovo in Asti e vince i Ghibellini ; ma e tardi troppo il soccorso alia sventurata fanciulla. Essa c gia morta sotto le mani del carnelice : Evrardo , gravemente ferito nclla niischia , muore anch' egli lacerate da troppo lenti rimorsi. Qiiesta tragedia non c cosi ordinata ne cosi lucida coine la prima. Sc non sapcssinio quaiito il mondo DI SILVIO PELLICO. 1 ^() I e Stance e nojato oggimai della critica dottrinale , I sarcbl)e qucsta foi*se un opportuna- occasione per di- I niostrare con un breve confronto la verita di alcuni principj clie si conibattono indarno. Ma ci conten- , tianio di pregare chi legge a consideraie quanto la I prima di queste tragedie nella sua semplicita riesca pill commovente e piu interessante della seconda. ' Cio clie qui rende nieno efBcace T arte del nostro poeta consiste, se iiou erriamo, nelFavere obbiio;ato r attenzionc e 1' aiTetto de' leggitori a dividersi fra I la sventura d'Iginia, ranibizione di Evrardo e T in- ' vidia di Giano. La congiura poi de' Guelli, confidata I da Giulio ad Iginia , scoperta e repressa in gran parte I dai magistrati , e poscia riannodata di nuovo e vitto- j riosa, perturba ed oscura il naturale andamento della • tragedia. Aggiungasi die Giulio e un personaggio troppo inoperoso ; e Roberta non pare necessaria al- I'azioue. Iginia per altro ci uiuove a compassione ; e niolti concetti forti e generosi attestano di conti- nue il nobile ingegno delF autore. Tancreda. E questa una novella che il vecchio Eudo narrava a Tancreda sua tiglia, e compagna della solinga sua vita in una grotta vicina al fonte detto degli Eremiti. Egli erasi cola ritirato per fuggire le persecuzioni di Adalberto principe di Saluzzo, al quale avea ne- gate omaggie e mossa guerra in compagnia di altri castellani ; e nell' esilio gli era nata Tancreda. In- tanto piomba giu dalle Spagne il bellicose Alazoro : ei devastato — Avea t Egltto e la Numidia e i 3Iauri — ly un regno in cerca ; e se trovava un regno — A vil tenealo , e regni altri cercava. Disceso finalmente in Italia , e soggiogatane gia molta parte , gli si oppo- sere i sis^nori di Susa e di Saluzzo. lo ( dice Eudo ) cai vendetta ed ira — E amhizione stirnola e sciagiira — lo al Moro m' appresento , e d ignorate — Felici valli il passo aprogli , e il ricco — Botlin sero divi- do: i miei trionfi — A me raddncou lamistd dei forti — l5o OPKRE INEDITE Che ahhandonnto cwcaiiml. Ala/.oro ( prosegiic ) mi noma suo canipionc , mi fa grandi promessc ; ma quando poi si vcdc sicuro nclla vittoria , mi nega il pattuito guiderdone s' io noii ciugo il iiiibante riti- ne5»;aiido Gcsii. A tale propctsta mi divisi da lui : coinbattei lungamcnie , e sarei iiioiio fia rarmi, se tu nou eii, o Tancit-da. Per salvarti io mi ritrassi a (jiu'Sta solitudinc. Odi, Tancreda mia. V Iki sciagurati • Alterissimi lunani ( e ude io ni era ) A' cui guard i esccrando e ogni intervallo Tra I' inipero e il dcserto ■■ o die maggiori Stiminsi o sien d' ogni animata creta , Vcdcrln ^■uon d alt alto o non vcderla. Quindi, e non gid. per santo impulso, io sceisi Jn miseria caduto, orride baize; Ch' uom solicario , re si sente : e ch' altro £ mai die soUtudine I' inipero? Quest' antro e questi piui e il ton-ente e le belve ch' io prostro col mio dardo , e gl" infantili tuoi giuo- chi mi fiirono sioja e delizia iinora : ma dache io non sono piii necessario a tuoi giorni , uopo c ch lO rieda — Ove han gli umani e la sventnra albergo. La giovane Tancreda atterrita da tali parole do- manda la cagione di questo disegno ; e il padre prosegue dicendole , come un giorno inseguendo una belva da lui ferita giunse ad un abituro dov' egli sconosciuto udi nomarsi sleale , e traditore de' cri- stiani all' arabo Alazoro. Da quel momento ha sen- tita sempre una forza irresistibile die Io richiama alle battaglie e all' ammenda del fallo commesso. Egli e gia corso da abituro in abituro ridestando il coraggio de' cristiani. Tancreda non puo a nieno di contristarsi a sifiatto annunzio ; ma essa pure fu edu- cata all' arco cd alia fionda , essa pure conosce la ff.oja de' perigli,- e pero vuol seguitare il padre. Eudo non puo ritrarla dalT animoso disegno : solo le ri- corda i pericoli del mondo, e com' egli sin da bam- bina V ha consacrata a Maria , sicchc a lei non e lecilo arder mai di iiauima mortale. DI SILVIO PBLLICO. l5l II sir di Saluzzo intanto , che solo teneva ancor fronte al nemico , e quasi ridotto all'estremo, quando si diffonde la fama che un ereniita e una vergine ispirata vengono alio stei*minio de' Saracini , guidando uno stiiolo di crociati pastori. II tempo ha cangiato Eudo per modo che niuno ravvisa in lui il traditof de' cristiani ; e se qualche sospetto rimane , le parole di Tancreda lo sventano. Noi , per maggior sua gloria , Iddio sospinge , Noi de prodigi suoi vili stromerui , Un vecchio solitario e una fanciulla! Curvate , o grandi , le cervicL ! e fede Al Sigjior degli esercid ed al ferro De suoi messi prestate ! Ogn uom che corra Suir ortne nostre a nuove pugne, il Cielo A se - e Victoria alia sua patria acquista: E cui dubbia e di Dio la onnipotenza E disdegnoso a umil donzella niega Far si seguace e a sue promesse insuita, Irredimibil fia preda di morte ! II discorso di Tancreda produce un mirabile ef- fetto. Chi dice di aver veduta una corona di gigU e di luce che la circondava ; chi una colomba calata suir omero di lei a suggerirle quelle possenti parole. Tutti muovono suU' orme di Tancreda e di Eudo alia battaglia : in molte membra un corpo — Gigante e che una sola anlma informa. La battaglia e ostinata e sanguinosa. Eudo fa strage de' Saracini. Tancreda salva dalle mani di Alazoro il giovine Lionello fi- gliuolo del sir di Saluzzo : la vittoria e compiuta : sono perdonati ad Eudo i suoi antichi falli : la gioja si diffonde per tutto .... Ma Lionello e preso di Tancreda , e questa e piu che mai presa di lui. Mentre i cristiani stanno assediando Alazoro in To- rino , Lionello in un convito piglia T arpa e canta come Amore lo inspira. Tancreda, Immote le pupille e di se ignara L' incantesmo si bee: sul giovinetto Cantor la innamorata alma posava: Ma lei non mira Lionello. Al Cielo Ei tien fissi i begli occhi, o per che al Cielo iSa OPERE INEDITE Domandi aitn nllr sue pcnr , o crrrhi Allato a Dio quel Clierubin che in terra Mortal cosn si ft use , e mortal cosa Pur noil somii^^lia - o s' ei nan la miruva, Di tradirsl e spiacerle era spavento. Eudo s' accorge dcUa passioiic a rui sta per ab— ])antlonarsi Taacreda; e con dolce alTettiiosa nianiera Ic lucorda il voto a cui ogli Tlia Icgata in espiazione dc>' proprj errori ; e rol)l)ligo clic oggimai essa lia coutratto con Dio di coriscrvaisi tiUta a liii, dac- chc vii}i V ha j)rcscclla ad opeiare si grandi prodi- gi (i). La bnona fanciiilla accoglic nclT amnio I c pa- role del padic: vorrebbe ])iOMieltergli di solVocare ]a lianima ond' arde nel core ; nia involontaria si la- scia morire la: parola sui labbri. L' uniro voto ch' ella puo fare si e che Iddio avvolga lei sola nella rovina di cui fosse per esser cagione col suo amore. — Nel tli seguente Alazoro prorompc dalle niura. Tancreda fa miracoli di valore : i Cristiani prcvalgono , ma Eudo e ferito. Acconipagnata da Lionello essa iie va in cerca, e lo trova gia presso a morire: atterrita, pen- sando che forse la sua colpa abbia cagionata (piella sventura , rinnova al Cielo il suo voto , doniandan- tlone in premio la salvezza del padre. Ma il guer- I'iero intanto espirato. II dolore di Tancreda e immen- so, ma non prostra pero il suo cora2;gio. I nemici la trovauo piu che mai forte : Alazoro cade sotto la sua lanria : Adalberto vorrebbe si niaritasse a Lionello domandando che il voto a cui si e legata fosse di- sciolto: ma essa gia s' involo non veduta , ne piu se n' cljbe coutezza. Per ogni dove la cercaro. I monti Del Chiuson tuiti corre , e vanamente , II desolate Lioqel ; la grotta Che gia fii stanza di Tancreda , c al cervo Covil trcnciuillo. O dal dolor I' err ante Giovinetta c perita ; o, chi sa? spenta Da sccllerati masnadieri. - Un inno (i) Correva cU que' tempi ua' opinioiie che il Ciclo elcg- gesse uon di rado le VerQiiii a luinistie dc'suoi prodigl. DI SILVIO Pr.LLICO. l53 La pia credenza tramando die al Cielo In greinbo al ]Kidre , it terren vd serbando. La santa col suo fulo Aiigiol volasse : Ma put. mesta e una caiiiica, ed assara Cli era in Salazzo un monistcro , e in questo Quale! te tempo , fra t altre , una s udio Litaniar patetica e soave Voce — ma breve tempo ! - e di Tancreda La commovente voce era, o parea. Rosildc. Teodomiro, sposo dell' avvenente e virtuosa Rosil- de , andando in romcaggio cade nelie mani di Otiusco capo degli Ungari. Kosilde raduna quanta ricchezza ella put) , e vennta dinanzi al baiba|o domanda che le sia renduto lo sposo. Otiusco lascia allora in liberta Teodomiro, ma ticn prigioniera Rosilde pel riscatto della quale domanda una somnia quattro volte mag- giore di quella gia avuta. Mentie Teodomiro va me- ditando come sottrarre la sposa ad Otiusco , questi invaghito della sua prigioniera , ne combatte con ogni arte Tanimo virtuoso. AlK idtimo essa e deliberata di morire , poiclie Ic vittorie degli Unni non lascianle piu sperauza di cssere libei'ata. Ma nel nientre ch essa ha impugnato gia il ferro, ode vuio strepito d'armi: sono i suoi die hanno assaltato il castello. Un nuovo pensiero le sorge allora neU'animo, e il ferro - Che in se volgcr dovea vibra al tiranno. Otiusco non muore prima di avere ferita di ricamljio Rosilde, la quale rimane spet- tacolo di dolore a Teodomiro die soprarriva co' suoi. Questa novella ci pare aucor piu commovente della prima ; ed e anclie piu ricca di belle sentenze e di immagini alTettuose. Quando Teodomiro si parte da Rosilde per imprcn- dere il suo viaggio , il pocta pone a riscontro quel dolore misto di dolcezza die provasi Quando due cuori che batteano insieme Breve tempo si stdccano , ma I'ora La lieta ora si dicon del rilorno ; con queir altro dolore, non consolato da veruna spe- rauza, che provan due cuori a forza T uno dall' altro divelti e per sempre, sicchc 1 54 OPERE INEDITE N'e dirsi addio potean , ne lor rimcuc Speme che di ritorno ora risplenda ! La solitiuline di Teodomiro nella prigione e de- scritta con un sentimento profondo. . . . . I di passan talvoUa , Ed iwiana figiinx egU non vide , Perocche a tergo della torre il campo Giace degli Unni , e a questa parte e un vasto Tratto deserto di palude e arena Che ad un bosco confina , e solo a manca Veggonsi dietro agli olni i campanili Delia citta, e se tl vento agita i rami Si scoprono gli spalHi . , . Agita , o vento , Agita quelle^ fronde ! e U prigioniero Veggia talor sovra gli spaldi il passo Di vivence persona ! E un indistinto Tormentoso bisogno al soUtario Jl veder I'uomo — almen da lunge! Un santo Mistenoso amor lega i mortali Se distanza gli scevra : ah ! come a noja Puon da presso venirsi , e far si guerra ? E se nel bosco alcuna volta udia La percossa lontana della scure , Pur frenava il respiro , e da que' colpi Alcun piacer traea , perocche all' occhio Delia mente pingeasi il buon villano Che coll' ardua fatica alia diletta Moglie porgeva e a' dolci figli il pane. Ahime, ben d'uopo e ch'uoin giaccia nll'estremo D'ogni miseria , onde gli sien ricchezza Cost povere gioje! £ligi e Valafrido. Valafrido nativo d' Italia fu educate nella Savoja in casa di alcuni suoi congiuati e in compagnia del giovine Eligi. Crebbero insieme e s' amarono come fratelli , finche Berengario e Rudolfo re de' Burgundi non si ruppero guerra. Allova primamente si divisero ; e come esigeva la condizione di sudditi e cavalieri, Eligi combatte per Rudolfo , Valafrido per Beren- gario. In uno scontro iiri asta - Slriscia sul capo di Rudolfo: ei vede - O neW atra notturna oriida DI SILVIO PELLICO. 1 55 pugna - Veder gll sembra il feiitor. Egli si persuade che r asta fosse scagliata da Valafrido , e quindi fa bandire un editto , pena intimando - Di morte a ogn' uom che incontrisi in battagUa - Con questo duce e non lo assalga. II caso conduce poi i due amici , anzi i due fratelli alle prese. Valafrido e prigioniero di Eligi : clii potrebbe persuadergli di consegnarlo al Re che ne ha giurata la niorte? Egli sarebbe corso ad abbracciarlo se avesse potato ubbidire al suo cuo- re ; nia intimo in vece a Valafiido di ritornare alle proprie tende , ne combatter mai piu contro Rudol- fo ; e n' ebbe in pegno la spada. Sperava il buon giovinetto che nella gioja della vittoria, il Re gli perdoneiebbe volentieri questa colpa della sua pieth verso I'amico; nia fu in vece gittato in prigioae e condannato a niorire. Se non che nell' ora del sup- plizio coniparve suUa piazza Valafrido ofiferendosi di salvare coUa propria morte il suo generoso vincito- re ; e Rudolfo fe' grazia ad entrambi e pacificossi con Berengario. P.are che in questa novella ponesse il poeta piii amore e piii dili2;enza che nelle due precedenti. II sentimento dell'auiicizia vi e dipinto con grande fe- licita. Le cerinionie cavalleresche son qui descritte con tutta esattezza , senza che punto raftVeddino il cuore , coaie suol fare sovente la nuda erudizione quando si caccia nei campi della poesia. II dialogo di Ehgi col confessore e col proprio padre nella prigioue tocca possenteniente le piu riposte parti del cuore. . .■ E se la gnerra Cessi , e col sansue mio plachisi il Rege , E possa Valafrido al mio sepolcro liecarsi un di , consolalo , e non dirgli Di questi ferri , ne di questo pianlo ! Adello. Leggonsi in una nota le seguenti parole : « Tutta » la cantica sembra avere per iscopo morale queste » verita : Che uno de piu grandi stimoli alia virtu iSf) Ol'ERE INEDITE DI SILVIO PELLICO. » si c r cscmpio di parent! irrepreiisibili , c qnindi » il dcsiclcrio di consolarc con bci fatd la loro vcc- y> chiaja. Che nolle passioni in lotta col dovere , 5) quanto piii il sacrilicarle a questo e doloroso , » tanto pill r uomo che compie questo sacrilicio ha « lno2;o in approsso di congratularscne, trovandosi y> nobilitato ai proprj sguardi , e piu oapace di grandi ^ azioni. Che linahnente se sulla terra il preniio » della virtu e spesso Y ingratitudine dcgli uoniini » e la sventura , al giusto sono abbondante compenso » la sua fama , il testimonio della buona coscienza » e la pace e le speranze con cui egli pud scendere » nella tomba. » A questa morale dottrina s' intrec- ciano niolti fatti storici , molte costumanze de' tempi, ed una storia amorosa; ma noi vogUanio astenerci dal fare alcun sunto di questo poemetto alTinche resti a clii vorra lc2;gere le poesie del sig. Pellico qualche parte dove la sua curiosita non sia stata gia dalle nostre parole preoccupata. L' autore ci fa sapere che i poemetti del suo Tro- vadore son venti , e ch' egli li pubblichera tntti se questi quattro non isplaceranno : e noi, per quanto il nostro giudizio puo valere appo lui , lo preghiamo a compiere questa promessa. Potranno alcuni desi- derare maggior eleganza di stile , e piii squisita e " piu variata armonia di verso; ma clii mai per qual- che mancanza di queste estrinseche parti vorra sco- noscere o non curare i pregi di questa colta e af- fettuosa poesia ? Le quattro Novelle comprese in questo secondo volume sono un prezioso commento alia storia di quella eta infelicissima die divide la caduta dei Carlovingi dal regno del primo Ottone ; quando gl'ltaliani combattendo contro la propria for- tuna, gittarono miseramente la piii bella opportunity che loro si presentasse giammai. Ua corso di poesie cosi f;ittc debbe riuscire utilissimo senza dul^bio ; ne la difficolta dell' impresa potia piu scoraggiare .chi ne ha dato si lodevole saggio. 107 La Sacra Blbhla dl Vcnce , guista la quinta edizione del slgnor Drach ^ corredata dl nnove illustrazioni ermeiicutiche e scicimflche , con atlante e carte ico- iiografiche. — Mlilano, i83o, presso Antonio For- tiaiato Stella e figli , coi tipi di Giovanni Bernar- doni , in 8.° Vol. I. ( Dissertazioni ) di pag, xiv e 782. Vol. II ( del testo vol. I ) , fasc. i , a c 3. Ogni volume contiene 5 fascicoli. II prezzo di cia- scun fascicolo e di lir. 1 austr. corrispondenti ad ital. lir. 1 74. Ignorantia Scripturaruni , ignoranti'a Christi est. S. Hieron , Prol. in Isaiam. N. I eir annunziare i primi due fascicoli di quest' opera noi accennato abbiamo e lo spirito ond' animati erano gli editori , e il sistema cui eglino aveano creduto bene di attenersi (i). Ivi poi soggiugnemmo die in alciino de' successivi nunieri di questo Giornale dato pur avremmo iin saggio delle note de' medesinii 110- stri editori alle varie dissertazioni dell' edizion fran- cese, e del metodo da essi seguito nel sostituire alia version francese della* Volgata la celebre e solenne di mons. Martini , e nel corredare qiiesta ancora di critiche e filologiche annotazioni. Quest' opera vuol dunque considerarsi come in due parti distinta, ciascuna delle qiiali ha il suo pro2;res- sivo numero di volunii. Nella prima contengonsi Ic dissertazioni , secondo 1' ordine con cui elle succe- donsi neir edizione francese. Ma siccome non poche anziche ad un sol libro, si riferiscono a molti, ed al- cuni alia Scrittnra tutta cjuanta ; cosi nel testo dinanzi ad ogni libro indicate sono le dissertazioni, die T edi- tor francese ha creduto ad esso libro specialmente relative. (i) Bibl. Ital, toni. bi.", pa^. 3 J 3. l58 LA 5ACR.V BIBBIA DI VENCE Nella seconda parte e il testo ecritturale co' suoi comeiiti a pie di pagina, e colle rispettive prefa- zioni in fronte d' ogni libro , trattone peio la pre- fazione dclla Genesi, la quale trovasi uel prinio vo- lume dopo quella del Pentateuco, perche contiene r analisi di moke materie , delle quali si vien tosto nel medesimo volume disputando. In luogo di essa pero e per una tal quale conformita col metodo adottato per gli altri libri, si e premessa alia Genesi un' importantissima- dissertazione intoruo al vero suo autore. Per tal modo 1' opera vien ad avere una piii sem- plice e pill ordinata distribuzione , ed avranno con- teraporaneamente gli associati e fascicoli di disser- tazioni e fascicoli di testo. Alcuni pero mossero que- rela non veggendovi ritoccato il testo latino della Volgata , la dove questo devia alquanto dall' ebreo , o presenta troppo visibili mende. Ma oltracclie Tar- gomento di tali mende venne gia bastevolmente di- 6CUS50 nelle Dissertazioid sopra la Volgata, si repu- tera sempre per moke e gravissime ragioni temeraria la mano di colui che apporre voglia citVe e corre- zioni air odierno solenne testo della Chiesa occiden- tale, sebbene illimitati non siano i riguardi che alia Volgata debbonsi. Ci senibra nondimeno die gli edi- tori raggiunto abbiano ugualmente lo scopo coll ac- cennare nelle note relative al testo le differenti le- zioni deir ebreo e delle altre linguc d'Oriente, e col riferire si le proprie osservazioni che quelle del- r edizion francese. Quanto alia versione italiana , che siccome fu gia prcmcsso e quella di monsignor Martini, arcivescovo di Firenze , due erano le opinioni. Alcuni bramato avrebbero ch' ella fosse qua e cola riformata e cor- retta onde piu conforme divenisse al testo latino od all'ebraico; altri pero, e questa era 1' opinione piu ge- nerale, amavano che fosse intatta e quale trovasi nelle ultime piu accurate impressioni. Gli editori, ben pon- dcrata la cosa, si attennero a quest'ultimo divisaraento. CON NUOVE ILLUSTRAZIONI, eCC. iSg ct Perciocche le sconvenienze (cosi essi ci avvertono neir ultimo loro manifesto ) , le sconvenienze , siccome amano chiamarle , di questa versione non sono ne gravi , ne niimerose quali se le dipinge la sottigliezza di qualche critico; e troppo si arrischierebbe col troppo pretendere di riformarla. E consiglio abba- stanza prudente, se mai bisogno interviene, di porre nelle note rispettive una dilucidazione di cio che nieno precisamente possa avere svolto il traduttore; ovvero di sostituire ai termini della versione meno signilicanti, altre voci piu proprie ed espressive rin- venute nei manoscritti del Martini , e stampate fra le postille e varianti del medesimo. Sebbene, quando si voglia argomentare dal confront© gia fatto per tutto il libro della Genesi, queste voci ben poche essere debbono , e tali da non darcene pensiero. » Col quale saggio divisamento noi non possiamo che pienamente convenire. I nostri editori nel dar mano all' opera divisato pur aveano d' inserire nella versione a mano a mano la parafrasi del P. Garriere, dalF editor francese in- serita nella sua traduzione ; parafrasi non arbitraria , ma generalmente fondata sul lavoro de' migliori in- terpreti: e cosi eglino di fatto praticarono ne' primi capi della Genesi, fedeli in cio alia parola che data aveano nel loro Piodromo. Se non che si accorsero ben tosto ch' ella non rare volte diveniva una vera superfluita, a cagione de sottoposti conimenti da' quali dicevasi la medesima cosa , e che talvolta toglieva altresi forza al volgarizzamcnto e ne niinorava la necessaria adesione colle relative note. Laonde bra- mosi di sempre far meglio , e spinti ancora dal de- siderio di molti associati e dalla graziosa insistenza di varj letterati, non meno che dalf esempio dello stesso editor francese , il quale nel progredire del- r opera abbandono la parafrasi, eglino puie deter- niinaronsi ad abbandonarla , ed a riportare libera e sciolta la versione italiana , trattone il caso rarissi- mo di qualche parola o brevissimo inciso da ogai l6o LA SACR\ BIBBIA DI VENCE convcnevolezza necessariamente richicsto. No pcio tiascuraic vollero la parafrasi allorche rjucsta giovar potca al chiarimcnto di qualtlie oscuro liiogo della versione , ma uon piu inscrcndola ncl testo , bensi riportaudola in particolari note od a' coninienti ag- giugnendola. Ottuuo consiglio , ond' ha 1 cdizione e nuovo pregio e miglior andamcnto! Dalle cose iin qui esposte potranno i nostri leggi- tori intendere e 1' importanza grandissinia di questa edizionc e il metodo con cui ella e condotta. Ma a sdebitarri di cio clie promesso abbiamo nel primo articolo cd a vie nieglio dimostrare la vcracita dcdle parole nostrc , giovera il qui riferire alcuiie delle note dagli editori italiani aggiunte alle dissertazioni originali , ed un saggio ancora del teste e della ver- sione co' sottoposti conienti. Nel Ragionamciito preliminare intorno la diidnitd delle sante Scritture. cosi gli editori italiani supplendo ad un'omissione dell original francese spiegano quel passo di S. Pietro • 2. Petr. I, 21. Non enrin voJuntate humana allata est ali- quando provhetia , sed Spiritu Sancto inspirati locuti sunt saricti Dei homines, Nel qual passo k da notarsi che sottp il nome di profezia o di seruioui profetici si e potuto intendere tutta la Scrit- tura santa , come quella che fu composta da autori agiografi in geuerale, non soltanto dai profeti propriamente detti ; perche la voce ebraica Nebiim in plurale , e A'abi in singolare , che veune esprcssa in greco col vocabolo ^rpaCpiirrji-, profeta^ lia un signiti- cato aiupio. Nabi propriamente signiiica oratoi'e, interprete , ossia un uoiuo che consapevole della volontii altrui, la rende palese e la spiega. Cosi nel tapo vii dell' Esodo , vers. I, Iddio dice a Blose : Aaron eric Nabi tuu's^ cioe prendera la parola per te , sara il tiio oratore. Una tal voce poi presa di per se e assoliita- mente , indica un nomo clie annunzia i consigli di Dio , sia che questi riguardiuo il future, o sia che accennino il passato , ov- vero il presente (^Ex Laaigan. ^ paragr. 85 Inst. Bibl.). E nello stesso discorso cosi cglino chiariscono I'ap- parente antilogia tra S. Giovanni e S. Marco riguardo air ora in cui fu crocilisso Gesu Cristo: * Nella esposlzione del salmo Lxxvil attrlbiiita a s. Giro- Jdjiio sj sjiiega la luaniera cou ciii i copisti Iwu potato scaiubiare CON NUOVE ILLUSTR^ZIONI , CCC. l6l r ora sesta, nella quale secondo s. Giovanni fu crocifisso Gesu Cristo, coir oia teiva, siccoine leg-e la Volgata nel Vaugelo di 6. I^Iarco. In gvt-co la cifra aritnietica del iiiiinero f re e r , gani- nia ; e (juella del nuruero set k C, lettera di convenzione detta imar}fj:i'/. Or nioltissiina esseudo 1 analogia e la siniilitudine di quelle due cilVe , nulla era di pin fafile clie il pigliai-e T una iu canibio delf altra; e cio molto ]iiu se si rifletta o alf incuria o alia velocita con cui solevano trascrivere gli anianuensi. Altre soluzioni uiolto plausibili si dauno a questa pretesa antilogia tra 8. Marco e a. Giovanni, delle quali ragioncremo la dove si com- uieuteri il teste evaugelico. Nrlla Dissertazione stdla caiionicitd del sncri lihii ae;ji;inng,ono Ii\ seguenie tioppo necessari;i spicgazione intorno al canoue con cui la santa Cliicsa dicliiaio essi lihri o proto-canonici , o deutcro canoruci: • I libri aggiunti al canone deg'i Ebrei sono cliiamari dcutero- canoiiici non jierclie inferiori iu autorita m jivoto-canoniri ^ ma per ragioni del tutto estranee alia santita dei niedesimi. Alcuni non furono inseriti nel canone, perch^ non- vi avean profeti, ufficio de'' fjuali era 1' approvai-li come sacri e divini ; la qual cosa noi possiamo affeniiare de'' libri de'' Maccabei e del libro delPEccle- siastico. Altri non lo furono , perche scritti in lingua greca o cal- daica , ovvei'o promulgati fuori della Palestiua; ed era avviso degli Ebrei, superbi d'' ogni lor cosa, che i libri sacri dovessero comporsi soltanto in lingua ebraica e dentro la Palestina. Or cio noi possiamo asseru-e dei libri di Tobia , di Giuditta e del libro della Sajiienza. Vi si aggiunga che al j^romulgarsi di alcuni di questi scritti Tantico canone de' Libri sacri era gia compiuto, e per C081 dire il pubblico giudizio vi aveva apposto un suggello; onde la Sinagoga non voile piu porvi niano. Coniunque pero, in ogni tempo gli Ebrei ellenisti con gran religione hanno venerati anche i libri deutero-canouici , e a bello studio li leggevano nelle greche sinagoghe, per meglio impriuiersi nplPanimo la legge di Die e fomeutare la pieta; in una parola , gli avevano per libri divini. Da questo ossequio degli ellenisti Ebrei verso tali libri, non die dalP uso e dalla dottrina dei Padri , avvennc cbe gii dal quinto secolo la Cliiesa africana singolarmente reudesse alia lore divinita pubblica ed illustre testimoniajiza, e vi consentissero in primo luogo la Chiesa romaua e poscia tutte le altre Chiese latine e greche ; fmche non potendosi piu sospettare della verita di questa tradizione , il Concilio Tridentino dichiaro divini anche quest! libri, e li riporto nel canone dei proto-canonici. BibL Ital. T. LXl. n ifia L\ SAOIU BlBBIA DI VENH^,E Saggio del testo , della vcrsioiie e dc' coincnti della Bibbia di Vencc , edizione di Milano (*). Cap. XXV, § 19. Avanti Tcra 19. Has qiioqne sunt «;eno- 19. Qnesta jnir fa la ge- cronol. volg. rationes Isaac lilii Abraham: nealogia (i) tf Isaac figlinolo ^77^* Abraliani genuit Isaac. tli Aliramo: Aljramo genero Isaac. 20. Qui cum quaJraginta 20. E qnestl essendo in eta essct auuorum , tluxit uxo- d' auiii ijuarnuta sposo Rehec- rem Rehcccnm llliam Batluie- ca ligliuola di Bathuele , Siro lis, Syri de Mesopotamia, so- della Mesopotamia , sofella di rorem Labaii. Lalian. i855. 2 i.Deprecatusque est Isaac 21. E Isaac tece pregbie- Dominum p^o uxore sua, co re (2) al Siguore per la sua quod esset sterilis : qui exau- moglie, perocclie ella era ste- divit eum , et dedit conce- rile: ed egii lo esaudi , e fece ptum Rebeccas. die Reljecca concepisse. (*) La cifra * indica le osservazioni e le aggiunte del- r edizione itabana. — Le note segnate a' piedi del testo coUe lettere alfaljeticbe (o) , (6), (c), ecc. , e in carattere corsivo, dinotano le opere apologetiche da consultarsi. — Le note coi numeri arabi , ciie sono in corrispondenza coi versetti della traduzione, contengono le osservazioni e po- stille filologicbe , storicbe ed ermeneuticbe. (i) Genealopi(T ^ o, come neir ebreo, ]a.storia cV Isacco (Supr.yi <)). (2) * Gli Ebrei traducono il verbo inV' nhathar, obtiixe multis assiduisque precibus exorare — pregar luolto e ardentemente e con perseveranza. Di piii, mentre la Volgata dice che Isacco fece jire- j;hiere per la sua /iwglie^ il t<'sto ebraico legjie : coram uxore sua , al cospetto di sua moglie. Laonde , secondo varj interpreti, qui si vuol significai'e che Isacco porgeva a Dio queste vive istanze insieme a Rebecca, afiinche, 1' un T altro riguardandosi , piii fer- vida si destasse iu loro la preghiera. Wa i Settauta traducouo couie la Volgata: TTip'i ttiS yvvxixcs a.v76v ^ pro sua ipsius uxore; e cosl Lnterpreta il Siro. La sterilita di Rebecca, dice il IMartini, come quella di Sara, dimostra che quel seme di benedizione, il Cristo, il quale da lei dovea discendere , sarebbe dato al mon- do lion per effetto di naturali cagioni , ma per mero dono di Dio, e )>er miracolo della boiica di lui , e mediante le preghiere dei giusti. CON NUOVE ILLUSTRAZIONI, ecc. J 63 aa. Sed coUiilebantur in aa. Ma si urtavano (i) nel Avanti Tera utero eiiis parvuli; qn^eait: seno cli lei i bambini i ed ella cronol. volg. Si sic niihi fnturuin erat , disse : Se questo dovea acca- looj. quid necesse fiiit coiicipere ? denni (2), qnal bisoguo v' era Perrexitque ut consuleret Do- cbe io concepissi? E se n' an- niiiium (a). do (3) a consultare il Signore. 23. Qui respoadeas ait: 23. II quale rispose , e dis- Rom. ix. ic. DucC gentes sunt in utero se : Due nazioni (4) sono nel tuo , et duo populi ex ventre tuo seno, e due popoli dal ven- tuo dividentur ; populusque tre tuo usciran separati ; e Tun popuUun superablt, et major popolo vincera Taltro, e il serviet minori. niaggioreserviraal minore(5). (a) Bible vengee . Gen. , not. 54. (i) * Collidebantur — si urcavano: il verbo ebreo cosi tradotto e Vi'l, clie propriaiuente sigmfica coiuutere : ma in forz*. della con- jugazione hithpahel signifiea uno scambievole dibattiiaento e coiiflitto^ qual sarebbe di due lottatoi-i che si strignessero a vicenda. I Settanta qui usano il verbo ffx/praai, subsilio — saltare a balzi. (2) L' ebreo alia lettera: Si sic, ut quid i stud ego? * Sentenza al([uaiito oscura che diede luogo a vai-ie interpretazioni : la Vol- gata coucovda coi Settanta , e il sexiso della Volgata e il piu ac- cetto , aniioiiizzando \)ure colla spicgazione di Jarchi , come questi r ha espressa iu tal luogo. (3) * Se n' a/idd a consultare il Sisnore. Non posslamo da' con certezza, dove e da chi andasse Rebecca ; ma Teodoreto e alu-i interpret! credono che ella audasse all' altare eretto da Abranio in un bosco vicino al suo padiglioue , come vedeiiimo di sopra , e che dopo che ella ebbe jiregato il Signore, questi o ui soguo 0 per mezzo di un angelo le predisse qui-llo che segue (Martini). (4) * Osserva il Rosenmuller che questa risposra avuca da Dio h poeticamcnte espressa a foggia degli oracoli autichi, e che vi ha una certa consonanza di metro. E per verlta la divina risposta 81 puo natui'almente dividcre in quattru versi ottosillabi con un quadrisillabo dopo i primi due, cosi: Scene gojim vevitf'nech ; Lscne leumuiim luinuuehajich lijaart-du : Uleom milleom jei'mats ; Verav jaavod tsahide. Due nazioni sono ec.; vale a dire i capi di due nazioni.^ del- 1 Idumea e della Giudaica. E due popoli ec. , cioe i capi di due popoli, che sono ancora gli stessi Idumei e Giudei : questi rimarran separati d"' indole, di costumi, di abitazioni, di leggi e di religione. (0) Si e veduto il compimento di questa predizione ai tempi di Davide, di Salonione e de"' Maccabei , ne' quali tempi i popoli 164 LA SACKA BIBBIA DI VENCE Av.intil'era 24. Jam tempus pariendi 34. Era gia venuto il tempo cronol. volg. advcnerat, et eccc geinini in d\ partorire : eel t'cco clie si i835. utero ejus reperti sunt. trovaron nell" uteio di lei due genielli. Oscc XM. 3. 2 5. Qui prior egressus est, 26. Quegli clie il primo ven- rufiis erat et totus in morem ne fuora , era rosso e tutto pe- pellis hispidus : vocatunique loso , come una pelliccia (1) : est riomen ejus Esau. Proti- e fugli nosto nome Esau (2). nus alter ec;rediens plantani L'altro clie inuiiediatamente Matih. I. 2. fratris tenebat manu: etidcir- usci , tenea colla maiio il pie- co appellavit eum Jacob (a), de del fratello: e per questo ella lo cliiamo Giacobbe (3). (rt) Bible veiigee , Gen. , not. 60. — Hist, verit. des temps fa- bideux , regiie de Sesostris , § II. deir Idiiniea discendenti da Esau, il primogenlto del due fratelli, furono assof.gettati agrisraeliti discesi da Giacobbe, clie -ne era il uiinore. Osservano i Padri che questa soimnissione del primo- genito al fratel minore , del piii forte al piii debole , ruisticaniente riguardava la Sinagoga e la Chiesa , i reprobi e gli eletti : e S. Paolo, egli medes'uno , ci induce a cosi pensare (Rom. IX, II , la, i3 ). (1) L' ebreo cosi : Que gli che il prima vennc fuora, era tutto rosso come un maiitello copertn di peli ( 0 come una pelliccia ) — Jn morem pallii hispidi ; oud' e venuta la frase dei Settanta , wan Jjpa ^acruy, e della Volgata, in morem pellis hispidus. TaSi ^^Ml Ai pelle erano assai comuni; piu d'una volta se ne pai-la nelle Scritture. (2) * Come chi dicesse uomo fatto.^ perche era nato tutto pe- ]oso , come se fosse gia uomo matui'o {Martini). Pretendono altri che il nouie di Esau sia derivato dalla voce ai-aba il'ici ^^^ gignifica cib che ha del peloso , maglia fatta a setole , coperte di lana o d' altri peli. (3) * Giacobbe vuol dire soppiantatore , secondo il sentimento comune degF interpret! ; ma la sua etimologia e piii espressiva ed energica: questo nome viene da 2'p)3 nhakav — mripere ., aut per- cutere calcaneuin .^ afferrare o percuotere il calcagno di alcuno per atterrarlo, come era proprio dei lottatorl; onde nel futuro !2pV', Jahakdb., siguifica, arrepto aut percusso calcaneo ^ in terram dejiciet. II samaritano legge : Et i^oca^erunt f ^A'^VfTt^ ) '^o/wew ejus Jacob — lo chiamarono per nome Giacobbe , come sopra aveva letto : Et vocaverunt nomen ejus Esau. Nelf ebreo , quanto a Giacobbe , si dice et vocavit .^ senza il caso reggente ; la versioue italiana vi supplisre con ella; o forse T ebreo Nip'', vocavit, e posto per vocatum est — fu appclUuo. CON NUOVE ILLUSTRAZIONI , CCC. 1 65 26. Sexao;enarius erat Isaac 26. Isacco era dl sessaata Avanti Tera quando nati snnt ti parvuli. anni quaiido gli nacqueioque- cronol. volg. sti bambini. ioi5. av. Qiiibns adiiltis , fnctns 27. I qnali allorche furono est Esau vir gaarus venaadi adnlti, Esau divenne Ijuon cac- et homo agricola, Jacob au- ciatore e uoni di campagna(i): tern, vir simplex, habitabat e Giacoljbe , uomo senijili- in tabernaculis. ce (2) , abitava ne' padiglioni. 28. Isaac amabat Esau eo 28. Isacco amava Esau per- qnod de venationibus illius clie si cibava della caccia di vesceretur ; et Rebecca dili- lui (3); e Rebecca amava gebat Jacob. Giacobbe. 29 Coxit autem Jacob pul- 29. Or Giacobbe si era mentum i ad quem cum ve- cotta una pietanza ; quando nisset Esau de agro lassus , venne a lui Esau dalla cam- pagna afFaticato , 3o. Ait: Da niibi de co- 3o. E disse : Damml (4) di ctione hac rufa , quia oppido quella cosa rossa che hai cotta, ffeOr-'s.n. iv. (i) GT interpreti , inerendo aU'ebreo, pretendono che le pa- role del teste ( "TU *ii''N ), che dalla Volgata si traducono per /loiiio agricola , uon vengano a significare un coldvatore di cainpi , jna un uomo canipeatre, agrestis (o i>ir campi , come T ebreo alia lettera ) , vale a dire un uomo che ama abitare le selve e le caaipagne. La Scrittura impiega d'' ordinai-io altri termini per in- dicare im contadino, * per es. nCTXri CfN , isc haadaina — vir terrce (Vid. Gen. IX. 20). Quindi i Settanta volgono ayp3ix3i-, e r Onkelos ecrediens in agruin , cioe clie amava aggiraisi per le canipagne a motivo di sue cacce. (2) La voce ebrea (CuJ CN, isc tarn) vuol dire uomo perfetto, d' una coudotta irreprensibile , d^ ima indole schietta, innocente. * Quindi presso i Settanta Giacobbe e detto oiirXxsTOS , a fraude alienus — nemico d' ogni doppiezza , e da Filoue e chiamato rjiUgpji-, uomo di mansueti e placidi costumi, il qual carattere si opipone alia fiera ed irrequieta inilole di Esau. (3) II pronome illius della Volgata non ^ espresso nell ebreo, bensi uel samaiitano. (4) * Osservasi nel vevbo ebreo ('C!7'>) e nelle seguenti pai-ole una niagp,iore espressione che accenna T atto di un famelico : Fai/ir- ini inghiottire di questa rossa, rossa cosa — de rufo , rufo hoc. Or questa cosa rossa, di cui Esau , per la molta fretta e avidita del domandai-e , sembra disconoscere il nonie , era una pietanza di lenti cotte. Questo legume aveva tanto pregio in Egitto che i cittadiiii d^ Alessandria venivan nudriti e quasi impastati di lenti , "yv'Tp3(pji TM (^x/.tvJO lijiJu/uxTi ^ come si esprime Aieneo {Aaimad. 1 66 i..\ SACRA, hfbbia ni vence AvantiPera lassns sum. Qnam ol) cnnsam perocche sono stance clavvc- croiiol. volg. vocatum est noiucnpJLisEilom. ro. Per qiiesta cagione gli iSi5. fii clato il iiouie di EJoni (i). 3i. Cni dixit Jacol): veil- 3i. Disse a lui Giacobbe : tie mlbi jn-iniogcnita tua [ii). Venilinii (a) la tua primoge- nitniM (3). 62. Ille responilit: en mo- 32. Qnegli rispose (4): Ecco (a) Bible \engee, t. H, p. 2j.S. Casauh. lib. IV. c. l5); e le leuti alessandrine erano le piu ripu- tate ; onde S. Agostino uelle sue esplauazioni al salmo 46 : Ma- gnificatur ^ cosi scrivt* , lenticula alexatidrina , eC ^erut usque ad ter- ras nostras. I filosofi d'' Atene furono essi pure lungamt-nte gbiotti di questo cibo , il quale poscia cadde in niolto dispregio , e fu tenuto cosi vile che , come opina il Casaubuono ( loco super, cit.).^ gli uoininl dfUa piu vozza plebe , come manglatori di eiso , ven- nero denominatl (pa-ntvii in greco , e facchiiii presso gl' Italian!, dalla voce (pxwr) lente. (i) * Edom signitira rosso : questo nome passo non solo ai di- ecendenti di Esau, ed al paese dove egli regno, ma ancora al polfo Arabico che bagna le coste deir Idumea e del paese di Edom. Ke r origiae di questo nome giacque nascosta ai Greci ed ai Latini. Dicono essi che questo mare fu cliiamato Eosso ( o Eri- treo ) dal nome del re Eritra ( Pli/i. lib. vi , c. 23. Strab. lib. xvl. Quint. Curt. lib. VUT , c. 9 aliique ). Ora questo re non e altri che Esau , poiche il greco Eriu-a e T cbreo Edom hanno la stessa significazione. (2) L' ebreo aggitigne DIO. sicut hodie , o, secondo i Settanta, scmplicemente hodie , D'^H, (vale a dire oggi , in questo punto). (3) * Giacobbe sapeva gia, per quello che gli avea raccontato la niadre , che secondo il volere di Dio a lui doveano apparte- nere le ragioni di primogenito : prende egli adunque questa oc- casione di vendicare tale diritto mediante la volontaria cessione del fratello ( Martini ). * Moke erano le ragioni del primogenito. Primamente questi aveva nella eredita da dividers! una doppia porzione , come chiaro apparisce , Deuteron. cap. xxi. vers. 17. Li secondo luogo egli era capo e dominatore de'' suoi fratelli (Fid. infra, cap. xxvii , vers. 37), perche succeduto al padre in dignita. Terzo , seuibra die allora i primogeniti fossero anche sacerdoti , come poscia lo fu- rono successivamente i figli d'Aronne: ne osta il leggere che Abi-amo lo fosse , quantimque non primogenito , perche , attesa la sua particolar vocazione , cio ha potuto essergli conceduto da Dio fuori dell'' ordine stabilito. Quarto, il padre in moreudo coni- partiva al primogenito particolari benedizioni. (4) Fdspose : ueir ebreo , disse. CON NUOVE ILLUSTRAZIONI, CCC. 1 6? rior; quid niilu proileniat die io mi mnoLo (i), clie mi AvanriTera primogenita (u) ' varra V essere io primogenito' cronol. volg. 3 J. Ait Jacob: jura ergo 33. Disse Giacobl^e: Gin- loio. milii. Juravit ei Esau, et veil- ralo adunque (2). Esau fece didit primogenita. a lui il giuranieato, e vende la priiiiogenitura. 34. Et sic accepto pane et 34. Cosi preso il pane e la letitis edulio, comedit et bi- pietaiiza di lenti , mangio e bit, et abiit parvipendens bevve, e se n'ando poco ch- quod primogenita vendidisset. rando I' aver venduto il di- ritto di primogenito (3). (a) Bible vendee, t. U, p. 22S, (1) Ecco che io mi muoio, Non per niancanza d'' ogiii altro cibo , cosi si esjirime Esau , ma per coprire la sua golosita e T impe- riosa braina di quella pietanza^ oiide profano ^ con assoluto ter- luine , e cliiaiuato da S. Paolo {Hebr. XL, 16), perclie a prezzo cosi vile, come e una scodella di lenti, vende culla primogeni- tura tante iuvidiabili prerogative a quella aiinesse. (2) U ebreo anclie qui aggiugne CV-, sicut ho die , o, second© i Settanta, seuiplicemeute hodie ^ CM ( oggi , in questo punto). (3) L'' ebreo alia lettera : e poco curd (ovveio disprezzo) il di- ritto di primogeiuto. — Et spre^it Esau jus priinogeniti. Ne gli editori italiani oniesso lianno di 2;iovai-si anche delle scoperte che a' di nostri fatte furono dal- r archeologia. Ne siano d' esenipio le due seguenti note al vers. 36 del cap. 87 della Genesi. * Eunuco. II vocabolo ebreo O'lD, seris^ significa in primo luogo eunuco^ giusta il significato comune di questo vocabolo, il quale pero in grero per s^ non dinota che persone deputate dal priucipe alia custodia degli appartamenti feuimiuili, esseiido juvju^^s da si/vf), cubile ^ ed ix'" i ^^oheo. Si cliiauiarono poscia eunuchi , o fossero veramente tali , o non Io fossero , i ministri regj , le persoiie auliche , gli uffiziah di corte : e in questo seiiso pure venue adojieraia la voce ebiaica : perche alia corte dei re di Giuda e d' Israello vi aveano grandi ufliziali della corona che no- luinavansi D'D'ID, sarisiin. A questa classe appartiene Putifai'e clie qui si accenna, e clie, come ci avvisa la serie della naiTazione, aveva moglie. II uome di Putifare e scritto in ebraico IS'IZID , Plwtiphiir^ e presso i Settanta X\iri(p^r]s. II sig. Champollion ju- niore sopra uii be! mauoscritto funereo acquistato dal celebre l68 LA S.VCUA CIBBIA DI \ ENCE viagfiiatore Cailliaiul lia scoperto questo nome , e dice che T or- tografia (K'l jiapiro ogizio ^ assolutaniente quella tlci Srttaiifa , pcrcliii i st'gni geroj^lilici clu" rompoiigoiio qiiesto nouic tlaimo la lezione nrcra coi r;uattcri ec^uivalenti. II uietlcsinio aveudolo j)0- scia docoinposto ^ lia trovato clie un tal nome significa : Quegli cite c, ovvcro chc oppartiene aReoFlire (il Sole). Sarcbbe roaa assurila il pretendere da cio, che il defunto al quale spettava questo luaiioscritto, fosse il dignitai-io egizio che qui si accenna, ovvero il sacerdotc di Eliopoli clie divenne suocero di Giuseppe, e poi'tava anch'' egli il nome di I'utifai-e ( Gen. xli, ^h). Un tal nonie couiposto d' una delle divinita diEgltto, doveva esser co- iiiune ad uu gran nunicro di quegli aljitanti. E pero coea assai notal)ilc (lie questo nome sia peifcttamente identico con qiieJlo della Biiibia, e il suo ijicontro inaspcttato sopra un monuniento ili tal grucre non ^ senza interesse , e pi"ova 1' esattezza storica de' I.ibri santi fino uei cenni i piii uiinuti ( Greppo — Sur le systeine hieroglyph, de Champo/lion.^ etc., pag. Ii4)- * Faraone. Kella nota ( n." 4) al v. i5 del cap. XII della Genesi alibiamo gia fatto un cenno intorno P estensione e T eti- niologia di questo nome , oggidi ammesso da tutti gli sciittori per indicare i sovrani delP Egitto anteriori ai Lagidi , i quali sono cliiamati Tolomei. Ma la riduzione di que' sovrani sotto un titolo conume lia sparsa molta oscurita guUa pai'te biblica concerueute la storia d' Egitto , e rese malagevol cosa il riconoscere nei diversi Fai'aoni dalla Bibbia menzionati quei principi di cui gli storici gTeci o roniani ci ban conservati i nouii particolari. Laonde tanto pill iniportanti ci riusciranno le scoperte del sig. Cliainpolliou juniore e vantaggiosi i travagli del suo dotto fratello Champollioa Figeac. Qiiesti ci ha, per cosi dire, posto fra le niani un file ehe pu6 guidarci nel labii^nto della cronologia egizia, avendo de- terniinata con certe/za la data del regno di Menophres ., terzo re della XIX dinastia , detto altriiiieuti Aiiuiiephtes .^ ovvero Ainmeno- vhis ^ di cui d nome uioumiientale i Aiiieaoftep (V. la sua Notice chronnlogique di seguito alia Premiere Lettere di suo fratello sur le Musee Royal de Turin.^ pag. 99-105). Ora , secondo i calcoli di queir erudito, il Faraone che governava T Egitto , quando il figliuolo di Giacobbe fu venduto a Putifare , sai-ebbe il quinto re della xvlil dinastia, al quale le leggende egizie danuo il nome di Thoutmosis (HI), e cui gli antichi cronologi appellano Miphra o Miphres. Questo sovrano dal ChampoUion e riconosciuto identico col Moeris degli storici greci ( V. Premiere Lettre sur le Musee de Turin., pag. 8a-83), principe clie diede il nome al celebre lago da lui forinato, ed uno dei piii grandi e niigllori sovrani riie possa vantare T Egitto. Ma il Faraone che nella storia di Giuseppe occupa gran parte , quegli che ti-asse Giuseppe dalU prigioni, e gli alTulo il governo del paese ecc, sarebbe il figliuolo e il successore del medesimo Thoutiaosis-Maeris ., ajipellato dai cronicisti Miphra-Thoutmosis , e dalle anticlie leggende Ameiwphis CON NUOVE ILLUSTRAZIONI, CCC. 169 (secondo di questo nome). Fu questi il sesto re della xviil di- nastia, e il suo reguo , compreso in plu di venticinque anni , durn d air anno 1^2 3 avanti T era volgare cristiaua fino all' anno 1607. Ora i fatti cbe coUocliianio sotto questo regno, secondo le date della cronologia sacra la piii universalmeute animessa , non potrebbcro essere anteriori all' anno 1714, ne posteriori al- r anno lyoS avanti T era cristiana suddetta. I nonii gerogliiici di questo Fai-aone si ieggono su niolti edifizj dell' Egitto e della Nubia, segnatamente sojira una parte del tempio di Amada^ al di la della prima cataratta. H museo di Torino jaossiede una sta- tua colossale di questo principe in granite rosso , e sulla cintura } vi si legge un cartello reale che contiene il suo prenome ( Pre- \ miere Lettre , ut supra, pag. 36). Per tutte le quali cose pregiabilissinia diremo que- st' edizione , degna veramente dell' Italia , superiore ben anco alia francese , perche di quella piu esatta ne' risconiri , nelle citazioni e in cio che risguarda la filologia, e perche piu ricca di comenti e d'il- lustrazioni. Ella poi debb'essere carissima a tutte le aninie pie, specialmente poi agli ecclesiastici ed agli stiidiosi delle scienze teologiche ; perciocche tutto contiene cio che fu scritto di piu importante intorno ai libri sacri , ai codici divini della cattolica fede. Ne' quali libri tutta sta riposta la vera sapienza. Che saggio veramente e avvivato dallo Spirito del Signore al dire di S. Agostino n' anderebbe colui che comun- que ignaro di c|ualsivoglia altra scienza o disciplina, nondimeno eos solos didicisset. i-o PARTE II. SCIENZE ED ARTI MECCANICIIE. Annales scholce clinicce medicce tlcincnsis. — Auct. Franc, nob. ah Hildenbrand. Pars, altera. — Fa- via, i83o, dalla tipografia F. Bizzoni, di p.Si2. \_Ja lima;© tempo il voto di clii s' interessa alP avan- zaniento dell' arte di prevenire e di curare le inalatiie quello si e che i niigliori pratici facciaao di pubblico di- ritto i risultamenti delle loro osservazioni , perclie se la medicina non puo essere fotidata su principj certi e co- staiiti, tocca aliiieno al criterio lilosofico di esaminare e di rettilicare le esperieqze e le osservazioni anteriori onde rendere poi nieno vacillauti i passi di ciii p esercita que- st'arte utihssima , o presiede all' insegnamento di essa. Pochi rispoadoiio per altro a questo voto generale della scienza, e pare anzi che i piu begli ingegni per quella tale iiitemperanza di fantasia , a cui e si facile di lasciarsi trasportare, amino di audnre perduti nelle nuvole delle ipotesi , sicclie avviene soventi volte che abbandonato il consiglio della severa ragione si travaglino ad immaginare speculative doctrine e teoriclie, le quali d' ordinario non hanno poi che un' effimera esisteiiza. Per ingegnose e ri- spettabili che queste possano essere, non avranno mai I'au- torita dei fatti, perche dai fatti soli bene osservati e pre- cisamente studiati e lecito desumere i giusti corollarj, pei quali si puo far brillare nella scieii/a il ragglo della verita. Per cosi fatte ragioui abbiamo di gia commeadato il pro- ponimento del sig. Professore Hildenbrand , che si e dato a pubblicare gli Annali della sua scuola clinica di Pavia, della quale opera fu tenuto discorso in questo giornale , ed abbiamo ora sott' occhio il secondo volume che contiene le EfiFemeridi degli anni clinici 1818-19, 1819-ao, 1820-21. L' autore ha consacrato con questo libro la sua riputa- zlone di ottimo medico , di elegante scrittore , ed acquisto un diritto alia pubblica riconoscenza si pel progetto che ANNALES SCHOLK CLINIOJC , etC. I7I pel modo col quale sa trarlo a compiinento. Vi sono dei tesori per 1' allievo medico , e la sua lettura ha dovuto accrescere quel cordogiio da santo amor patrio in noi gia mosso dall' annunzio clie il Prof. Hildenbrand abbando- nava la cattedra cliiiica di Pavia , perche non e agevole il rinveiiire un si elevato spirito eke possa emularlo uello sviluppare la ragioae degli allievi , e preparare alia societa colli e onorati medici. Raccomandiamo percio qnesf opera alPatteato esame degli stiuliosi della scienza per le uuove corrispoii'.leuze clie il suo autore lia saputo ritrovare nei principj dei mali , per le importanti osservazioni die con- tiene su le disposizioni , su le cause occasionali , su le varieta , i^gradi e le complicazioni delle malattie, per le utili discussioni che il giudizio senipre solido e severo delPautore ha saputo ti'arre in campo, e finalmente per lo stile puro e corretto nel quale e dettata. L' autore la intitolo ai mani del genitore, e cosi annunzia la nobilta del suo animo come neli' opera da la pruova del suo raro taleiiio e de' suoi Ijuoni studj. Ecco il piano che ha segulto il Prof. Hildenbrand. Pre- messa V iadicazione dei fenomeni meteorologici osservati in ciascun mese dei tre suindicati anni scolastici, ragiona delP influenza delle descritte vicende atmosferiche su la economia animale per determinarvi 1' una piuttosto che I'altra condizione morbosa , e fa conoscere le varieta d' in- dicazioni che devono dirigere la scelta dei mezzi curativi. Che torni in fatti importante al medico la valutazione dello stato meteorologico puo essere dimostrato da cio clie spesso basta r indole dei mali , c!ie si presentano , a far presa- gire i caaibiamenti clie sono per succedere nel tempo. Passa dappoi a ragionare delle malattie particolari da lui in ciascun mese curate , ed oflFre le storie delle piu con- siderevoli , dando fine all' opera con un necrologio epicri- tico , nel quale passa in rivista le malattie che ebbero per termine la morte , dove espone con niolta lealta la condotta da lui tenuta nella cura di esse. Questo lavoro ha priucipio col novembre 1818, nel quale anno osservo V autore che I'autunno e stato assai fer- tile di malattie e di morti. In detto mese poi doniinarono le febbri intermittenti, a tipo specialmente di quartana , per le quali in moltiplici modi veniva insidiata la vita degli infcrmi. L' autore determina le differenze che passano tra le 172 \NNALE9 SCHOL« CLINICS iaterraittenti di piiiiiavera , e quelle d'autnmio in quniito al tipo, all' ora dell' invasioiie , alia dnraia dei parosisiiii ed ai siatomi, e ragioiiando su T iiiduenza delle potenze cosiiiiclie dimostra come ven|;a seutita anche dalle stesse feljbri continue. Verso la nieta di detto mese lia osservato un nunicro straordinario di peripneumonie, delle qnali erano alcune flenniionose , ed altre catarrali , pero gravissinie , aventi qnalche cosa di nialigno , manifestanti in breve non equivoci indizj del loro carattere nervoso. Da la storia di una epilessia in ragazza di dieci anni , e scrofolosa , al quale proposito siajjilisce, che i vizj organici permauenti possono produrre allezioni interniittenti dei nervi. Egli gnari infatti la indicata malattia coll' use pazicnte dei risolventi, degli apei"itivi , dell' etiope antinioniale , delle frizioni aier- curiali agl' inguiai e dei bagni. Mano a niano che pareva correggei'si la cachessia scrofolosa e la fisconia , si osser- vavano piii rare e piu niiti le ricorrenze convulsive , le quali poi cessarono alTatto. Ottinii sono i precetli pratici che r autore suggerisce al medico onde in simili casi non fallisca. Cos! merita di essere studiata la storia di un Iste- rismo ;, al quale soggiacque una giovine di diciotto anni dipendentemente da nienostasia venutale in seguito a sof- ferto spavento. Molto Istruttiva puo riuscire la discussione, a cui r autore si apre f adito, intorno all' origine ed all'es- senza della menostasia , non clie ai nietodi curativi che possono convenire per correggere la condizione patologica deir utero e protnuovere la menstruazione. Nel dicembre 1818 la stagione lia favorito epidemica- mente i mali infiammatorj interessanti in particolar guisa gli organi della respirazioae. Non posslamo accordare colT au- tore tanta elHcacia contro i reniiiatismi all'applicazione su le parti dolenti dei corpi idioelettrici da noi piii e piu volte impiegati indarno. II gennajo 18 19 e stato fertile di peripneuaionie, a vin- cere le quali trovo indispensabili le larghe e ripetute emis- sioni di sangue. Un solo esempio e occorso all' autore di polmone infiammato che non avesse compagna una grave pleuritide. A buoni ragionanienti intorno alle intianimazioni coUega utlli precetti per la cura delle poluionie, e va com- mendato il metodo di ricorrere dopo le sufficienti cacciate di sangue alia cura antagonistica, ai revulsivi , che tornano particolarmente profittevoli nelle peripneuaionie anomale. MEDir^ TICINENSIS. 1 70 L'umiclith atmosferica , la quale ha dominate nel feb- brajo I 8 19, incteholi la costltuzione infiammatoria , quindi le per'qnienmoiiie fnrono piii rare e piii miti, e il loro carattere specifico e stato catarrale o reuniatico. L' autore ia qnesto inese curb anche una prosopalgia, di cui leggesi con piacere la storia scritta dali'' autore con quell' esattezza e con queir eleganza di stile clie gli sono proprie. Forse r inferina sarebbe stata ineno a lungo tormentata se piii pronto o pill energico ne fosse stato il metodo debilitante di cura. Una sifilide porse all' autore Toccasione di confer- niare , che il ptialismo indotto dal mercuric non basta a vincere la lue. Infatti conviene anzi impedire talvolta i progressi— d.el!a salivazione, il che si ottiene sostituendo alle frizioni 1' uso interno del niercurio , e viceversa. II Prof. Hildenbrand ha per superflua la farragine del pre- parati mercurial! , e asserisce die il calomelano , il subli- mato corrosivo e 1' uriguento grigio bastano per trionfare di qualunque afFezione venerea, e che tutt' al piii conviene ricorrere alT ossido rosso di mercurio nelle sifiiidi ribelli. Durante il marzo 18 19, nel quale ha veduto il gastri- cismo essere compagno a quasi tutte le felibri , e le pe— ripneumonie mantenere il carattere catarrale, pote con- ferniare, che V Hydroa alle pinne del naso od ai labbri annuiizia la convalescenza tanto nelle febbri gastriche quanto nelle catarraii. La costltuzione del mese e stata n)olto perniciosa ai tisici , agl' idropici, ai cachetici. — Con opportune considerazioni mette in piena luce, che le febliri epideniiche, cioe le intermittenti, le infiammatorie , le gastriche, le catarraii, le reumatiche ecc. modificano per niodo l' organismo die in questi rimanga una certa propensione alle medesime ; laddove le febbri contagiose , come le esantematiche , sogliono togliere in vece la dispo- sizione , o mitigarla in guisa tale, che anche data la causa niuiio o lievissimo male ne insorga. E da avvertirsi ezian- dio una dilTerenza notabile die passa tra le febbri con- tagiose cosi dette originarie , e le comunicate in quanto alia vioienza , colla quale assalgono e progrediscono. Mite e d ordinario il male se primitivo , ed in vece e violento allorclie dipende da contagio maturo e gia perfetto. Frecjuentissime gli occorsero neU' aprile 1819 le inter- mittenti qnotidiane e tcrzane con abbondante secrezione pituitosa. La soinma iucostauza della stagione produsse in 1^4 ANN ALES SCHOL^ CLINICS deito niese non poclie inorti e inolte anomalie nel coi-so dei mali. Espoiie alcuni pensieri intorno alia patogeiiia e al metoilo ciuativo dclle icbbri gastriclie vernali ed estlve, clie soiio iuteressaiiiissimi pel pratico , e noi applaudia- 1110 alia lezioiic clie da Taatore, di noa far vomitare e di noil purgare il nialato lino a clie presenia iiiipaiiiata la liagiia od altro sintonio gastrico; perclie spesso non sono tali sintomi clie T elFeito di morhosa secrezione , e con- viene in simile caso correggere la condizione inorbosa delle membrane sccernenti clie da origine alia saluura. Non lascia d" intercssare ancbe la storia di una conta- diua delPeta di seile lustri, la quale era da cpiattro anni travngliata da un nido fecoiidissiiuo di tiue'vermi, clie si conoscono sotto il nome di Oxyuris vermicularis. Non ignaro il Prof. Hddeiibrand dcUa facolta dell" uiiguento inercuriale ad estinguere gl" insetti guari rinferiiia unendo due denaii di unguento napolitano a doppia dose di burro di cacao, e faceudole ogni sera introdurre uelFano sillato riuiedio ridotto in forma di supposta. Molti casi di tosse convulsiva Iia vccluto Tautore nel mag- gio del 1 819, ed avverte essere questa una nialattia ci- clica , della quale non puo abbreviarsi il corso , clie per Fordinario suol essere di sei settiiuaae. Ebbe nel giugao successivo esempi frequenti di scorbu- tica discrasia. Prevalsero anche i reumi, e T autore ama de- rivarne 1' origine dallo squilibrio tra 1' elettricita atmosferica e Faniniale. Preniesse alcune savie riflessioni per diiuo- strare che non puo essere indillerente la scelta dei pur- ganii , i quali debbonsi variare secondo T indole della sa- burra, giovanclo, p. e., i sali neutri disciolti in amaro veicolo nei casi di pituita, ed i purganti acidi all' incontro ove si tratti di fomiti biliosi o biliformi , condanna clii ripone gran confidenza nelT olio di ricino perclie subisce partico- larmente iiell' estate una specie di degenerazione , in forza della quale puo esacerbare piuttosto che guarire le gastriclie afi'ezioui e spesso induce nieteorismo di tristo augurio. Utili poi sono le coiisiderazloni , coile quali persuade es- sere necessario di usare , durante V estate , molta cautela neir impiego del salasso. E un assioma per ogni buon pra- tico, die giovano riinedj diversi nelle diverse stagioni. Nel luglio 1 8 19 ha veduto famigliari le alFezioni biliose accompagnate da sintomi ncrvosi. Giovarono in simili casi MEOICiE TICINENSIS. 1^5 gli emetici e 1 vescicanti perche dipendevano dalla soppres- sione delle forze prodotta dallo stimolo della saburra , e noa da vera debolezza. Nelle febbri gastriche, nelle inter- mittenti , nelle stesse infiammatorie comparivaiio in cjna- iunque stadio della nialattia le peteccbie senza die indn- cessero pericolo o ne fosse cangiato il carattere priniitivo. L'autore le spiegava dal calore estivo, die attenua ed espande gli utnori, diminiiisce la plasticita del sangue, e ne proniuove T impeto verso la perileria del corpo. Tali sono le viste teoretidie e pratidie piu riflessibili esposte dal prof. Hildenbrand nel priino capo del libro die abbiamo preso nd analizzare. Egli segue lo stesso me- todo pei due anni clinici 1819-20, 1820-21, e noi ci liniitereino a scegliere dai capi seguenti cio die bastera a far apprezzare 1" eccellenza di quest' opera. E importantissimo pel medico curanie il distinguere le peripneumonie catarrali dalle vere o genuine , poicbe dove si tratta d' infiammazione flenimonosa non occorre die ua seniplice trattamento antiflogistico , ed in vece nelle peri- pneumonie catarrali riesce inutile la cura deprimente se in pari tempo non s' inipiegiiino quei presidj che possono riordinare le funzioni della cute, e restituire 1' equilibrio tra la cutanea e la polmonale perspirazione. L'autore quin- di nel parlare delle malattie da lui vedute nel novembre 1 819 olFre i dati die valgono a far distinguere le suac- cennate malattie , indica in qual mode si possano alterare gli ufBcj della cute, e dimostra die lia luogo 1' infiam- inazione catarrale o la reumatica secondo che si altera il consenso simpatico della cute colle membrane mucose dei polmoni od il suo antagonismo coi velamenti sierosi. Ragiona poi della maniera per la quale si possa conse- guire lo scopo della diaforesi, e discende a parlare della inlianmiazione reumatica dei polmoni , della quale avendo avuto molti casi durante il mese gli porsero 1' occasioue di far apprezzare ai suoi allievi le difFerenze che ha colla peripneumonia catarrale, die in parte per la piii stretta connessione delle memlirane mucose col sistema sanguifero dei polmoni, ed in parte per la secdiezza ed impermea- bilita della cute, eminentemente propria della diatesi ca- tarrale, suole pill facilmente passare in flenimonosa infiara- inazioae. Si legsjera poi con molto prolitto una bella digres- sione , colla quale il prof. Hildenbrand sagace scrutatore 176 ANNALES SCHOL^ CLINICJE del fenomeiii della nacura esamina i conscnsi tra le sta- gioni e le malattie , e si fa a valutare il potere delle va- riazioni cosmo-sideree ncU' ingeneiare le malattie, delle qiiali con sottile iisiologia spiega lo sviluppo per indi ap- plicare alle stesse le sue vistc patologiclie. Le malattie del diceinbre 1819 gli diedero T opportunita di ragioiiare intorno alle idropisie. Nei casi di idrope sotto- cutaneo V autore ha trovato utile di promuovere negl' in- fermi il sudore , al quale scopo impiegb il bagno smlatorio mediante la maccliina clie serve ai snfFumigi antipsorici. II calore era di 40, ed anco 46 gradi , ma non trasciirava r iiso sluinltaneo dei diuretici. Merita di essere ncceunato die per determiaare il grado della diatesi idropica 1' au- tore tiene, quasi pietra di paragoiie, la presen/a nelT urina di albumina , riconoscibile coll' atFondere nelT urina dello spirito di vino. Quanio piii s' intorbida e si rende latterizia per sifFatto esperimento , tanto piii e maggiore il grado della discrasia idropica ^ ed in vece e indizio di superata malattia se 1' afTusione delP alcoole non la intorl^ida punto. Degne di attenzione abbiamo trovato anche le storie delle malattie sporadiche dall' autore in questo mese curate, e sono un' orchitide , la quale ebbe il non comune esito della suppurazione; nn'epatite con iniianmiazione della cisti fel- lea , che trasse in consenso il petto , e vi determine una effusione sierosa; nn diabete insipido, una contrazione tetanica dell' antibraccio destro con flessione sul palmo del medio e anulare della mano corrispondente , mentre rigidi e inimobilinente distesi si mantenevano all'incontro il pollice , r indice e il mignolo , la quale tetanica con- trazione ricorreva a periodi. Tra le malattie sporadiche del gennajo 1820 e riflessi- bile la storia di una mania detta daU' autore encefalo— simforetica perche dipendente da semplice irritazione, ossia da attiva congestioae cerebrale , e non da vera infiamma- zione del viscere. Nella cura di essa il prof. Hildenbrand fu inolto valoroso nell' impiego del tartaro emetico, di cui con proiitto innalzo la dose a trentasei grani al giorno , e non perche gli attribuisse , giusta i coatrostimolisti , una virtu deprimente , che T autore anzi gli nega ; ma pen;he indotto a presceglierlo dalla mira di eccitare un' antago- nistica irritazione nel ventricolo , di cui e noto il con- senso coll' encefalo, e per tal modo penso a dispensare piii MEDICO TIGINENSIS. IJJ equabilmcnte 1 moti vitali. — • Si ha a tale proposko una digressione , colla quale 1' autore dimostra clie T azioae cliimico-tlinamica del rimedj erolci suole essere relativa e variabile a norma d' inliiiite cu'costanze, coucluiidendo clie la dose conveniente di essi e determiiiabile dalla tolleranza dell' organismo. Qnantnnque T autore difenda T iinpiego dei rimedj eroici finclie non si abbiano sensibili efFetti di rea- zione , avverte pero non potersi dire altrettanto per tutti quelli cbe costituiscono i veleni di primo ordine , troppo alia vita e all' organizzazione nemici, come sarebbero le sostanze delate di principio sommamente deleterio, per esempio la mortiua , la stricnina, la belladonna, 1' acido idroc^anice^, ecc, o quelli che facilmente dlstruggono 1' or- ganica tessitura, per esempio 1' arsenico, il mercurio su- bliraato, gli alcali puri, il fosforo , 1' iodio •, percbe ai pri- rni indizj di reazione sono gia nati soventi volte funestis- einii canibiamenti nell' organisuio, i quali piii non possono essere cancellati dall' arte. — < Nel maneggio di silFatti far- maci e meglio peccare per difetto che per esuberanza di dose. Lodevole e 11 precetto che 1" autore , parlando delle malattie osservate nel f'ebbrajo 1820, da ai pratici , di noa assalire cioe, e sopprimere coiraccessifugo le intermittent! se prima non siasi tolta ogni coinplicazione, e non siasi ridotto a semplice il tipo composto mediante 1' use degli emetici , dei purganti e dei solvent!. In fatti la corteccia peruviana, secondo 1" autore dimostra pin sotto ragionando dei mall che ha veduto nel novemlire 1820, amministrata in date circostanze, o intempestivamente , oa troppo lar- ga dose non solo noa guarisce la febbre , ma ne aumenta la ferocia, ne rende anomalo il corso, e produce una, direi quasi , diatesi febbrile artificiale , clie talvolta dege- n«ra nolle febbri etiche. Nel fare discorso delle malattie curate nel marzo del detto anno trova T opportunita a ragionare della pellagra , che definisce per malattia dell' organica produzione, cioe una vera cacl'.essia, nella quale e alterata euiinentemente la funzione dell' assimilazione e dell' emntopoesi. Dimostra che nel primo stadio di essa , quando il male e limitato agli esterni strati del sistema dermatico e raucoso, gio- vano gli aperitivi, gli eccoprotici e gli amari solvent!, e spesso bastano anzi un opportuno regime dietetico, e 4'allontanamento dalle ingiurie atmosferiche ; laddove uel Bibl. Ital T. LXI. rj. 1-8 ANNALES SGlIOLiE GLINICiE secondo stadio si esigono quel presidj , pei qunli puo es- sere conetta la viziata condizione del processo plastico , pad migliornrsi la illangnidita nntrizione, e possono risor- gere le forze abbattute. Golcbra i vantaggi dei bagni per silFatta malattia, e da buon pratico nota come talvolta non aninietta die una cura sintouiatica. Ed in vero nou inerL- tano segu.ici i medici die risguardano la pellagra per una iiialatiia iperstenica per do solo die in essa hanno luogo talvolta dellfe flogosi secondarie. Una chorea facciale ricorrente con parosismi indetertni- nati diede l' occasione airautorc di osservare come i nervi per rispeito alie fun/ioni si distinguano: i." in cinelli dei sensi oi)biettivi od esterni, l' ottico , racustico, 1" olfat- torio e quello del gusto, ai quali e data una specifica fa- colta di sentire dcterniinabile soltanto dallo stiniolo; a." in quelli del senso 8uljl)iettivo interno die presiede alle fun- zioni autoniatidie della vita conformatrice ^ e mantiene la relazione fra questa e il sensorio comune , costituendo come 1* apparato gangliare del capo, e in particolar modo degli stromenti sensitivi : tali sono ii pajo trigemino, il par vago, e il glosso-faringeo; 3." finaliuente in quelli che eervono al moto muscolare o volontario, cioe il par terzo , quarto, sesto, settinio, undecinio, dodicesimo, e il nervo niasticatorio del Bellingeri, ossia la porzione niinore del quinto. E dimostrato die diverso e il substrato delle ne- vrosi , le quali si pronuiiciano sotto la forma di moti abnor- mi, da quelle che offendono eminenteiuente il sentimento, perclie avvi una gran difFcrenza tra i nervi motori, e i semplicemente sensitivi, discende a provare die tal volta rimangono inalterati i sensi esterni , e quindi le facolta della mente essendo perturbati violentemente quasi tutti i nervi motori, e tal altra e lesa graveiuente la facolta di sentire seiiza che vi partecipino i nervi motori. Dalle quali premesse viene a stabilire che lo spasmo della faccia o tonico o clonico che sia ( e lo stesso e per la paralisi ) suppone afletti i nervi motori, immuni essendo, o soltanto sinipaticamente turbati i sensitivi j e die la prosopalgia ha sede nei nervi sensitivi propriaitiente tali, nei rami quindi del par trigemino. La sensazione , ei dice , oirre un moto organico dalla periferia verso il centre, paragonabile ad assorbimento od assimilazione: la contrazione in vece dei uiuscoli si MEDICiE TICINEN«IS. I ~Q dotermina ineiliaiite 1' cfficienza nervosa dal ceiitro verso la periferia, e da 1'' idea doirespulsioiie o secrezioae. Quhidi ogiii dolore , sicconie F espressione vivissiiiia della sensihi- litfi orgaaica , suppoae nno sforzo vitale centripeto, e lo spasmo in vece uno sforzo centrifngo destato abnorinemente uei uervi. La causa motrice del dolore e percio a ricer- carsi ai conlini dci iievvi,e qnella in vece dello spasmo ai loro centri. Se pero la disparita dei moti organici pervenga a soiniiio grado, non e difficile che il dolore veeniente ecciti lo spasmo , e che lo spasmo fortissimo detcrinini il dolore. L*aprile, il maggio, il giugno e il Inglio del 1820 noa foriilrono ^11' autore occasione ad importanti ragionameiiti, se tali noil vogliansi avere le cose clie espone intorno alio produzioni morbose clie si riscontrano nelle ovaje delle donne, e che I' autore considera come prodotti di un ab- norme processo organico-chimico, o di un vizio della vita riproduttiva^ una digressione su la duplice sorgente delle epidemiche costituzioni ^ cioe le cosmiclie e costaiiti rela- zioni tclluriche col sole, e le accidentali cjualita atmosfe- riche ; il consiglio alle donne di astenersi dai piaceri ve- nerei durante il turgore menstruo o puerperale, perclie sogliono diventare causa opportunissima di nialattie uteri- ne, di lente flogosi, di nielrorragie, di scirri , di cancroj e finalmente le considerazioni su le circostanze che nel- r estate concorrono ad abbattere T energia della vita ani- niale , e quindi a favorire il caiattere nevrastenico dei mali. Nel capo 3." T auiore parlando intorno alle malattie che gli occorsero nel dicembre 1820, presenta utilissiino ia- segnamento dove condanna quei medici che nelle febbri acute considerano seuipre lo stato nervoso come efFetto d'imminente o gia insorta debolezza , e percio ricorrono ai nervini ed agli stimolanti. L' apparato invero dei sin- tomi cefalici dipende il piii spesso da congestione attiva di sangue al cervello e specialmente negF involucri di esso. Non vuolsi pero tacere che iion bisogna in simili casi es- sere arditi nel detrar sangue, perclie scemandosi troppo la benefica energia vitale si puo dar luogo a funesta elFusione sierosa nelle cavita cercbrali. Non sapremmo convenire pienamente colF autore, che rendendo conto delle nialatue osservate acl gennajo iSai proscrive le mignattej conio peruiciubissime uclle all'ezioni i8o ANNALES sciiol;!: clinics reumatlclie articolari , pcrch6 nell.a sua pratica , alia quale potrelibesi opporre qnella di altri valcntuomini , lia vcdiito csacerliarsi lo stato llogistico delle giunture per lo stimolo delle sanguisughe, renders! fisso quel remiia chc da prima era vago, e prodursi raccolte sierose nelle capsule e nelle vagine sinoviali , non clie uella tela cellulare circumam- biente. Nc tutti i pratici vorranno ammettere la sua opi- nione, die siano preferibili nella cura di quelle afl'ezioni i I'oiiienti secclii e i rivellenti. Giova pero di conoscere che, secondo Tautore, ogni reuma e 1' eiFetto di perfrige- rio, da cui viene perturbato I'eijuilibrio orgaulco-dinainico tra le funiloui della cute perspirante e V eaianazione delle inembrane sierose •, che lo stato flogistico non dee gia con- siderarsi come la causa prossima del reuma , ma come r efTetto dell'esaltata irritabilita dei vasi capillari nelle membrane sierose , le quali sono subinfiammate dall' ab- uorme distribuzione dei principj iniponderabili e dall' inu- guale dispensazione della forza sensifera. Concliiudendo che le sanguisughe non prestano che ixn soccorso pura- liiente sintomatico, stabilisce che lo stesso orgasmo fami- gliare ai reumatismi acuti va attribuito all' incitata effi- cienza degl' iniponderabili goveruanti la vita fisica , il ca- lore cioe e 1' elettricita , ed al piu vivo conflitto e niso di emanazione , donde spiega la traspirazione e il sudore co- pioso. Non la presenza della flogosi , ma il grado e lo speciale carattere di essa comandano , secondo I'autore, il salasso. O^cetto di serie considerazioni dovrebb'essere la verita CD espressa dall' autoi^e , che cioe sommamente contribuisce alia diffusione delle malattie contagiose la consuetudine dei contadini di stare , durante 1' inverno , stretti in umide stalle. Un altro caso di encefalo-simforesi sotto la forma di mania vaga ebbc a trattare nel febbrajo del iSai, e gui- dato dalle stesse patologiche idee , die lo diressero nella cura di quella del gennajo dell' anno precedente , la tratto con dosi eminenti di tartaro emetico , essendo arrivato a darne all' infernia , che era una ragazza di 20 anni , fino y5 grani al giorno. L' ammalata ne consume nove dranime, e ill ventisei giorni fu guarita. Molto scrive 1' aiitore intorno all' eflicacia dei nietal'ii nella cura delle iievrosi, qucUi particolaniiontc cekbraiulo MEDica: TiciNENsis. 18 1 che vAlgono dl piu a sviluppare relettricitti, quali sono lo zinco, il ramc, 1' argeato , il bismnto : nia noii tuttl i medici italiani vorraniio accettare i suoi principj sull'af- fiaita tra il piincipio attlvo dei raetalli ed il biotico , die asscgna particolarmente ai nervi. E comaiovente la storia di un vizio erpetico scrofoloso che insidiava i giorni di un ragazzo di dieci anni. L' au- tore avendo trovato inutile V uso dei catartici , dell' etiope antimonlale e del decotto di legni, fece ricorso al muriato di barite , elevamlone gradatamente la dose fino a So grani al giorno, e con questo rimedio si procur6 la consolazione di vedere migliorata in due mesi una malattia che sareb- besi dettaNSuperiore a tutte le risorse dell' arte. Due casi di nevralgia entrati in clinica nel marzo i8ai; una del ramo infraorbitale del par quinto, 1' altra del nervo ischiatico diedei-o al Professore V occasione di tentare la cura metasincritica che in simili casi proclama utilissima. L' esperienza ha infatti trovato efficace il trattamento cosi detto antagonistico e metasincritico in moke malattie nervose nelle quali, per esserne ignota la causa prossima , non si puo instituire una terapia diretta. E noto quanto il tartaro emetico ed il niercurio siano utili a perturbarc e cangiare il processo vitale. Primeggia il tartaro emetico nelle nevropatie che dipendono dal cervello e dal midollo spinale, per la simpatia probabilmente di tali centri del sistema nervoso e lo stomaco •, ma dove 1' afFezione risieda a singoli nervi e d' uopo di efBcace rimedio , che valga ad esercitare una piu universale metasincrisi , diffusa a parti meno nobili , e piu rivnote dai centri della vita. Ottimo e il mercurio , e 1' autore ne predica i vantajrgi osservando che debbesi portare fino alia perfetta saturazione onde si determini nell' organismo quella specifica coadizione, che dicesi idrargirosi. Consiglia I'uso del colomelano all' interno, e deir unguento di mercurio grigio per frizioni , intorno alle quali avverte che non si debbono praticare su la parte dolente perche si accrescerebbero gli accessi spastico-dolo- rosi , ma piuttosto come suolsi nella sifillde. Non si di- mentichi di amministrare il rimedio per una sola via, es- sendo conferniato che I'uso slmultaneo interno ed esterno del mercurio ritarda la salivazione. L' autore vuol dar credito anche ad un presidio anodi- no di sua invenzione. Si sa che i metalli sono eccellenti I<*?2 ANNALE5 JCIIOLX CLINICiE contluttori del fliiiilo olcttrico, e die i corpi ncnminati sono valenti ad atn-ane I'olcttricila. Gnidato il Prof. llilJenln'and dai principj divenuti Ijase alia sna teoria , immagino per sollevare i dolori nervosi della faccia e del capo uua scopa forniata con lili iiictaHiei , dolla f[uale da il ilisegno. I. a ba^na in una soliizione di innriato di soda , e la ap- ])lica al liiogo dolente. Asserisce, che se il dolore e pu- raniente ncrvoso, nato clue da toho eqnililirio tra i fattori dinaniici dclla vita sensifera senza die esistano niutazioni materiali nolla parte lesa , nel qnal caso ricorre ad accessi come vera malattia intermittente , il nialato prova conie tin sen?o di enianazione , ua freddo piacevole con soUievo del dolori. Per il tjnale effetto della st opa ama supporre nei nervi male affetti e d.denti una certa plctora clettrica, ossia accmnulazione di elettricita animale che per mezzo di opportune coadnttore vleue a scaricarsi. Che se il do- lore dipende in vece da simforesi subinlianiniatoria, la detta scopa metallica non giova, ed anzi qiialche volta aumenta il dolore. E fiiori di dubhio che conferinate tali proprieta sarebbe prezioso il ritrovato anche siccome mezzo dia- gnostico della causa prossima delle nevralgie. Ragiouando delle malattie che ebbe a trattare nell'aprile del i8ai osserva essere stata riflessibile in tntto quell' anno una frequenza insollta di mali nervosi, la quale non si poteva spiegare unicamente da un fortuito concorso di cir- costanze , e lasciava supporre una qualche universale sor- gente morbosa. La ragione di sifi'atto fenomeno non si po- teva collocare nelle vicende del tempo e della stagione, perdie le condizioni dell' atmosfera non erano quelle che sogliono insidiare i nervi i laonde ha preferito spiegare queir insolito numero di nevrosi dal mutato carattere della costituzione stnzionaria, il quale indusse notaliili e nuove variazioni tanto neile malattie epidemiche che nelle spo- radiche. Alcuni buoni effetti che aveva ottenuto dall' iodio pre- scritto secondo la formola di Coindet ad un contadino di 4.0 anni afFetto da invetcrata e uiolestissima struma in- dussero I'autore a cimentarlo sotto forma d' unguento per frizione su la tiroidea ingrossata di un'inferma. Ciascuno, che legga quanto il Prof. Ilildenbrand ha scritto a questo proposito nel rendiconto clinico del maggio 1821 , noa potra a meno clie abborrire mi siiFatto rimedio. In fatti MEDICO TIOINENSIS. l83 aagosce sofFocative , tremori agll arti , chorea, sussulti epiletici, innumerabili forrnc di isterismo , tetanica anclii- losi delle falangi , palpitazione di cuore , transitorie alie- nazioni mentali , paresi delle ganibe , afonia , ed altri non credibili feiioineni nervosi , dei quali nlcuni permaneati, altil ricorrenti ad access! , costltniscono V iliade del niali , che Pautore ha veduto nella sua inferma , ad alleviare la cui deplorabile sorte noa lascio intentato per due anni alcun rimedio. Ma non giunse a mitigare la ferocia del male finche presa all' improvviso da infiamniazione suppuro la ghiandola tiroidea , e coUa tortita della materia purulenta si ammansarono i sintomi nervosi, che ben presto pero ri- comparvere finchfe ristabilita per mezzo del idrocianato di ferro la menstruazione furono di nuovo dissipati. £ desiderabile che ogni pratico faccia tesoro degli am- maestramenti che a questo proposito ne olFre il Prof. Hil- denbrand, e sono , che le dosi deboll dell' indicato rimedio non giovano, le maggiori arrecano improvvisi pericoli ; che mentre questo farmaco, la cui natura e tanto infesta air organismo, non intacca il siPtema nervoso, produce in altro irreparabile marasrao; che nei tumori scrofolosi , nei crouici infarti dclle ghiandole o dei visceri toi'nano piu ntili i preparati di mercurio, il mnriato di barite, 1' an- timonio, e similii che finalmente non bisogna lasciarsi il- ludere da chi predica rfcore meno funesto il rimedio ap- plicandolo esternamente , giacche i vasi linfatici chr lo devono assorbire hanno minore forza del ventricolo per as- similare le sostanze eterogeuce e vclenose. Di ci6 che segue in questo capo non parve a noi in- teressante per esscre consultato che la digressione intorno air influenza delle vicemle termo-elettriche su 1' animale economia, alia quale 1' autore die posto nei rendiconto clinico del InjUo 182 1. Anche il capo IV ha il diritto di occupare la nostra at- tenzione. Contiene an necrologio epicritico, nei quale 1' au- tore prescegliondo i casi piu utili viene rivelando la genesi dei mali , ossia le cause della morte. Premessi opportuni avverfimenti onde si possano instituire con frutto le sezioni patoiogiche , e raccogliere non fallaci osservazionl ed esatti raziocinj , discende a dimostrare che erronea e ropiiiione di qucHi che riguardauo sempre il color rosso dei visceri, « le cfFusioni slerose per indizio di preceduta flogosi , la ^uale sentenza delT autore e sommamente da lodarsi. 184 ANNALES SCnOLff CLINICiE Died storie sono ofTcrte dall' autore , che le fa scgulrc dalla nccrotoniia dol cnclavcre , e da uii' cpicrisi. La prima e di iin' epilcssia encefalo-simforctica , per la quale si f;i strada a ragionare su la nosogenia delle nevrosi , asse- waando tre geiicri di queste. II primo coaiprende le nevrosi proprianieate tali , o semplicriueiite dinamlche , nnte dal- 1' iacitata , languida, o altrimenti abnorme oscillazione dei nioti vitali senza alciin riconoscibile cambiamento mate- rlale degli organi. II secondo coinprende i casi di nialattie nervose, che dipendoao da vizio del sistema sangnifero , e qiiindi da una simforesi , o da vera inliammazione. II terzo poi comprende quelle nevropatie, la di cui causa prossima risiede ncUa deviazione universale del processo plastico, o in un vizio tojiico della tessitura organica. Segue la storia di una febbre quotldiana semplice, che si rese piii tardi duplicata, ed assunse in fine il carattere nervoso-etico. E il risultamento di lunga pratica la sen- tenza dell' autore, che la febbre quotidiana duplice suol es- sere sempre la piu pericolosa di tutte le febbri intermittenti. Abbiaaio per terza una storia di tetano reumatico^ e r autore a questo proposito si fa a dimostrare essere er- ronea 1' opinione di chi indistintamente ripone la causa prossima del tetano reumatico in una flogosi della midolla spinale. Non bastano in fatti le sezioni dei cadaveri ad il- lustrare sempre la nosogenia delle nevrosi , e non e per anco ben chiarito se la midolla spinale, o i soli nervi che nascono da essa, se la polpa nervosa, o pinttosto i vela- menti nienibranosi costituiscano la sede di quella meta- morfosi che provoca le rigidezze tetaniche. Pero 1' autore inclina a collocare la principal sede della coudizione mor- bosa nella vagina siero-fibrosa della midolla e dei nervi spinali i ma sostiene che la detta condizione possa non essere sempre infiammatoria. La quarta storia e relativa ad un' epatite peritoneale occulta terminata in una vomica, Sebbene il male non pre- sentasse al suo principio alcun sintoma di affezione al fe- wato , pure a noi sembra che 1' autore non avrebbe do- vuto ricorrere come ha fatto alia corteccia peruviana. Egii aveva pur trovato necessario il salasso; il sangue presento delle qualita floglsticlie , e la malattia sembrava mitigarsi, Non sappiamo comprendere come il sagace autore non abbia sospettato di processo suppuratorio dove non ha veduta ehe uaa intertuitteate. MEDICa: TICINENSIS. ^85 Una storla di angiohide con rottara del cuore precede a quella cli una pleuro-pnenmonite flemmonosa con an- gloitide. In quest' ultima si leggeranno con profitto alcune consulerazioni tendenti a dimostrare, die i polipi formati dal sangue condensato debbonsi riguardare come efTetto anziclie quale causa delle malattle precordiali. Infatti la genesi del polipi suole sempre essere preceduta da una nialattia infiammatoria, sotto la cui influenza piu plastico si rende il sangue, e piu propenso al coagulo. Alia for- mazione del poiiposo coagulo contribuisce molto, oltre lo stato flogistico del ctiore o dei vasi maggiori, ancbe la contempoBanea inliammazione dei polmoni. Le concrezioni polipose rron si formano poi die negU ultimi momenti della vita , ne potrebbero perslstere a lungo senza indurre la morte. Stabilitosi una volta il grumo primitivo, vi si addossano nuove molecole sicdie in breve cresce a tal mole da impedire il llbero corso del sangue; ma non saprebbesi concepire il prime coagulo , rudimento della concrezione poliposa , senza amniettere un sofFermamento , sebbene mo- mentaneo, del sangue circolante ; oad' e cbe nelle infiam- mazioni di petto un transitorio acrotismo riesce terribile quanto lo sono i deliquj. Non occorrre di far parola delle altre quattro storie di malattie , die sono di uPx' angloitlde addominale , di una meningite con raccolta saniosa al cervelletto da soppressa abituale otorrea; di una convulsione del bracclo destro fi- nita con letale apoplcssia, e di una encefalitide occulta con vomica del cervelletto in soggetto pellagroso, il quale ultimo caso lo conduce ad esporre ingegnosi argomenti , pei quali si fa ad asserire cbe il cervelletto non serve ne . al senso , ne al moto. In quanto pero alia meninglte da soppressa otorrea, ci permetteremmo di diiedere all accura- tissimo autore se Tesito funesto di tale malattia non T abbia indotto a sospettare di aver troppo presto desistito dal piano di cura debllitante, Cosi noi non siamo per lodare I uso die fece, sebbene esternamente, della tintura tebaica nella convulsione del braccio destro, ne le ordinazioni della cau- fora, della Valeriana, delle misture cardiache ecc, giacche ne pare die meglio fossero indicate le deplessioni sanguigne, Lo stesso dobbiamo dire per il caso dell' encefalitide coa vomica del cervelletto , nella cura di cui troppo valutando la condizione dei polsi, che nelle malattie cerebrali soglioiio 1 86 ANNALES SCITOLiE CLINICS, CtC. Sf mpre essere piccoli , e non proporzionnli alio stato flo- gistico vigente , lia neglette le soUrazioiii di sangue, eJ anzi ha inipiegato I'acqua di melissa, e il laudano subito dopo aver facte apphcare poche sanguisughe dietro le orec- chie per ovviare alia sospettata simforesi. Ad onta di queste nostre riilessloni e dclle facolta ed azioni attrihulte dalTautore all'elettricita , le qnali sono per lo nicno ancora probleniatiche , e a dirsi che da que- st' opera si possono come da iiiesausta sorgente attiagere preziose lezioni di clinica niedica. Un' esperienza ragionata vi traspare insieme a lodevole liinitazione dello spirito di sistema , c la classica istruzione dell' autore in ogni ramo della scienza campeggia insieme alia perspicacia del suo disceraimento. Cos! possa la fatica del prof. Ilildenbrand essere di sprone agli altri illuminati pratlci per imitarlo coa simill lavori ! L' opera e tenninata da tre prospetti sistematici delle malattie curate nella scnola cliiiica di Pavia dal principio di novembre alia fine di luglio di ciascuno degl' indicati anni scolastici 1818-19, 1819-20, 1820-ai. Risulta da tali prospetti clic nel primo anno l' autore lia avi^to la mortalita di 8 I5, nol secondo di 5 ^^ , e nel terzo di 7 ^ per cento. i8- Ormtologia Toscana, ossia Dcscrizione e storia degli uccelli die troi'ansl nella Toscana, con V aggiunta delle desaizloni dl tuttl gll altri proprj al rimanente d' Italia, del dottore Paolo Savi. Tomo secondo. — Pisa, 1829, tipografiu Nistri, in 8.°, di pug, 887. Jl ino dalla meth dello scorso anno comparve questo secondo tomo , ne di esso venne fatta menzione al- cana linoia. Egli e nostro dovere di parlarne, giac- che anche sul prinio ce ne siamo qualche poco in- trattenuti (V. tomo 5o.°, p. 186). Quest' opera doveva esser divisa in due soli tomi, ma le nuove aggiunte fatte dall'autore, parte riguar- danti le differenti made delle specie e parte concer- nenti i costiinii e le cacce , lo obbligarono a dover dare un terzo tomo, il quale, oltre al contenere il rimanente delle specie, portera pure gl' indici ed i quadri sinottici , coi quali si potra a colpo d' occhio determinare quakisia specie che trovisi descritta ia tutta r opera. Questo secondo tomo contiene il seguito dell' or- dine secondo, ossia degli uccelli silvani, 1' ordine terzo degli uccelli razzolatori, ed il quarto degli uccelli di ripa, Sei altre tribu danno termine all' ordine secondo, e sono quelle dei miottere , dei pigolanti , dei pra- tajoli, dei camperecci, dei passeracei e dei piccioni; percio 1' ordine degli uccelli silvani vien diviso dal nostro autore in diciassette tiibu. Delle prime undici si e gia parlato, ora esamineremo le altre. La tribu duodecima, che e qiiella dei miottere, con- tiene il genere Mnscicapa , e ne annovera due specie, la albicollis e la luctiiosa. Quest' ultima, secondo il Savi , non e mai stata trovata in Toscana. Essa pero vedesi frequente negli orti di Venezia e nelle cir- convicine campagne nei mesi di aprile e di inaggio, come noi possiamo assicurare. l88 OnNITOLOCI\ TOSCANV, Qiiclla dei pigoLinti racohiiulc i due gcncri /ir- grilus e Farns, il cui ravvicinamciuo falto dall' autore To riconosciamo assai natiiralc. Divide i Paras in tre fainii!;lie, in quclla delle cince, dei codoni e dei pcn- dolini. Dice clic il Parus paluslris abita i hosclietti c le maochie de' monli poco elevati. Noi I'abbianio vediito molto freqiicnte in certi anni nei contorni di Vcnczia sui sabri , e nci canneti lungo le acrjue dolci in gennajo e febbrajo. Descrive assai bene il nido del Parus caitdatus e del pendullnus , ma non indica che neir inverno il caudatus la il capo bianco. La dccima quarta tribu dei pratajoli conliene i gc- ncri Motacllla cd Anthus. Padando della Mlotac'dla fiava, dice di non aver mai osservato le due strisce bianche die ha sul capo, una sopiaccigliare e I'altra ai lati del collo, come indica il Temminck. Noi pos- siamo accertare di aver veduto nei contorni di Ve- iiezia alcuni individui maschi uccisi in maggio in abito di uozze, i quali avevano una piccola macchietta al- lungata bianca al di dietro deH'occhio, che senibrava tracciare una stiiscia daU'occhio al becco, ed in am- bedue i sessi nello stesso abito la gola era bianca con un tratto da ciascuna parte del collo di un bianco puro che discendeva lungo i suoi lati. Nei piccoli poi appena atti al volo si vede molto apparente la linea bianca sopra gli occhi , la c[uale terniina dietro ad essi. Hanno la gola di un bianco gialliccio pallido, orlata da ciascun lato da una striscia nera, che di- scende allargandosi un poco sui lati del collo. Gon- vien dire che gl' individui osscrvati dal sig. Savi non vestissero per anco 1' abito di nozze , mentre ad ud. osservatore esattissimo quale egli e non gli sarebbcro certamente sfuggite le suddette due piccolo fasce bian- che. Descrive egli assai bene i costumi e le cacce diverse che si fanno a questa MTotacilla. Per quelle risguarda gli Anthus, noi aggiugnerenio solamente che tanto V Anthus aquaticus, come il pratcnsis nei Friuli si preudono in gran copia con piccoli albcretti im- paniati. Di r. SAVi. 109 Lc allodrvio oompongono la tiibu dei camperecci, c vcngono ron huoni caratteri distintc dai passeracei o granivori. IMolto si estende sui costumi della ca- landni e della allodola coinime, descrive con bella grazia il di lei canto, parla a lungo sulle varie ma- niere di pronderle, e no da le ginste regole per pre- darne biion nuincro con le reti aperte. Noi aggiu- gnereino die oltre i mezzi indicad dall'autore per prendere \ Alauda arborca, niolte se ne prendono an- che con le paniuzze siigli alberetti secchi. Omette poi di pailare AcW Alaada alpestris. Questa bella spe- cie di allodola dice il Teniniinck che vive nel nord deU'Europa, dell' Asia e delF America , e die essa non oltrepassa niai ne' suoi passaggi 1' Alemagna. Ep- pure noi possiamo assicurare che ne fu preso un bello individuo nel Friuli basso nell'ottobre del 1829. La deciniasesta tribu e qucUa dei passeracei. Com- prende questa i generi Plectrophanes , Emberiza , Fringilla, Pyrrhula e Loxia. Molto bene descrive r autore le vaiie cacce die si fanno ai passeracei , da le regole per mettere in chiusa gli uccelli die servir devono per ricliiamo , e disapprova la barbara operazione dell' accecatura. Ma gli uccellatori che amano avere gli uccelli in continue canto non tra- lasceranno niai piu questo mctodo , specialmente trattandosi dei fringuelli, i quali sono soggetti ad accecarsi da se stessi diniorando nelle gabbie. Fra le varie maniere di prendere i passeracei non tro- viamo indicate dall'autore quella del roccolo , della -cosi detta brescianina, delle utle o boschetti a vi- flchio e a lacci, coUe quali se ne fanno strcpitose prede nel regno Lombardo-Veneto ; convien dire che in Toscana non sieno in uso. Cosi nei sobl^orghi di Mdano, Crescia e Bersxamo fiuinosi a bella posta al- cune torricelle tutte bucherate superiormente nelle quattro facciate , die cliiamansi passeraje, ove si prendono in 2;ran quantita i piccoli passerotti al nio- nicnto dcllc covate die souo un dclicato arrosto. 190 ORNITOLOCIV TOSCANA, Molto ci piacc vcdcr separate dalle cmberize la calcarata e la nivalis^ e liieiiuto dal iiostro autorc il geiierc PlcctropJinncs. Taato Tuna clie I'altra sono state pill volte predate sul Padovano e sul Friuli. Per altro dobbiamo fiir \\n osservazione sulla Plectro- pliancs lapponica , ossia Embcriza calcarata. I varj nomi dati dagli autori a questo uccellctto dimostrano la diflVrcnza riniarcata nellc parti costitueiiti il gc- ncrc. Infiitti noi dubitiamo assaissimo che iinora eiano state confuse sotto qtiesto nome due specie diirercnli , le quali hanno fra lore molta analogia nc' caratteri specilici , ma che devono appartenere a due dilTerenti generi. Una di esse deve star fra le fringille,' ed e quella clie ha il becco lungo, conico, pnnluto a guisa dellc fringille e che descrisse Tem- niinck col nome di Embcriza calcarata , ed e la Fringilla calcarata di Pallas; 1' altra ha il becco corto, cuncato , poco puntuto , ed e quella descritta qui molto csattamente dal signor Savi sotto il nome di Plcctrophanes lapponica. 11 suo becco e ancor piri piccolo e piu corto di quello della Plcctrophanes ni- valis, e gli converrebbe meglio il distintivo di cal- carata , in luogo di lapponica , avendo V unghia del dito posteriore due volte piu lunga di quello che si osserva nella Fringilla calcarata di Pallas. Queste dilFerenze sono rimarcabilissime mettcudo unite e vicine le due sunnominate specie. Noi abbiamo fatto osservare questa dillerenza anche a M."^ Hechel pre- paratore del gabinetto imperiale di Vienna, il quale pure ci mostro di conoscere la necessita di separar- nele. Noi chiameremo dunqne la prima Fringilla lapponica , e la secoada Plcctrophanes calcarata. La prima non fu ancora veduta comparire nell Italia su- periors, ed e stata spedita dal Baltico in unione ad altri uccelli col nome di Embcriza calcairita,- essa ama poggiarsi sopra gli al])cri. Delia scconda se ne presero nelle provincie venete varj individui colle reti aperte uccellando allc allodole, amando essa po- sarsi a terra noi prati. Essa c im poco piu piccola DI P. SAVI. 191 deir altra cil ha la coda piu corta. Ha il becco la nicia pid corto dell' altra. Descrive otto specie di cniberize , e ne fa conoscer bene i costunii tlella miliaria e hortulana. ed il niodo di prenderle. Fornia una nuova specie di cmberiza col nonie di palustris , la quale tinora era stata confusa colla sdia-niculus. Questa cmberiza veramente me- ritava di esserne separata, e siano grati gli ornito- loghi al chiarissinio signor Savi che loro la fece conoscere , che seppe darne una descrizione esatta e chiara , e precisare i distintivi caratteri di queste due specie cosi aflini. Questa niditica nei contorni di Vonezia, e trovasi in molta copia specialmente in primavera e neirautunno. Venne essa pure rico- iiosciuta come una nuova specie dal sig. dott. Fran- cesco Pajola di Venezia che gentilmente la invio al sullodato signor Savi. Divide il genera Fringilla in cm(\\\Q famiglie, cioe in passere, in fringuelli, in longirostri, in tanelli cd in becchigrossi. Coniprende la prima la Fringilla ci- salpina , la dotnestica , T liispaniolensis e la montana. Molto si diffonde nei costumi e nelle varie cacce della cisalpina che e la nostra passera comune. Dice che dopo passato Treviso non si vede piu la Frin- gilla cisalpina, ma vi subentra la domcstica. Noi poi possiamo fermamente attestare che anche al di la di Udine la domcstica non si vede , ma solo la cisalpina , cd anzi fu questa da noi veduta lino fuori di Kla- genfurt. In segiiito poi innoltrandosi verso la Ger- mania vi si trova soltanto la domcstica. Tra i frin- guelli annovera il cadehs , il montifriiigilla e la nivalis. Delle due prime , come abbiamo piu sopra avvertito, si fanno generose predc coi roccoli e brescianine nella Berwamasca, Bresciana, Vicentino e Friuli. La nivtdis poi si fa vedere quasi ogn anno sidralto Friuli. La F. carduelis e spi/ius costituiscono la fa- iiiiglia dei longirostri. Quella dei Fanelli c composta da 11a citrinella ^ rnfescens , linaria, cannabina e. mon~ tiunu E molto probabile che le due specie rufescens 1()2 ORNITOLOGIA. TOSCANA, e linaria non sicno che la sola specie linaria in dilTcreiitl imule. Ivapporlo alia F. montiiiin noi pos- siamo assicurarc di avenic vcduto ncl leljlnajo 1826 poco fuoii di Venezia circa dodici unite insieme Bopra di un salicc, che andavano amorcggiando e cantando il gorglieggio di priniavera. Esso iniita mokissimo qucllo delia cannalniia, ma partccipa un poco di qucllo della carducUs. 11 loio canto (piando volano e cpiasi simile a quello della caiinabina, cioe un clu ciu cih ciii prcstamente ripcluto e a riprese. Gi liusci di uccideine im maschio. L' ultima fiimiglia dei becchi gvossi conticne la jP. serinus , la chloris , \ inccrta , la pctroida c la coccothranstcs. Della incerta di Risso da il nostro au- tore una dettagliata descrizionc , per il che non resta piu dubbio suU' identita della specie. Parla con molta grazia dei costumi della Pyrrhula vulgaris, c ne insegna il modo di nutrirla ed edu- carla. Nulla dice della caccia che se gli fa, ma es- scndo essi uccclli semplicissimi ed amanti dei lore simili, si prendono focilmente in tutte le maniere; gli alberetti secchi impaniati si devono pero preferire. Descrive le due specie di Lox'ta^ cioe la curviro~ stra e la pydopsittaciis , e molto si dilTonde sui co- stumi della prima. L' ultima tribu degli uccelli silvani e quella dei piccioni, e contiene la Columha palambus ^ la oenas, la liiia e la turtur. Blolto si estende sui loro costumi e descrive assai bene le loro cacce. Neir ordine terzo riunisce il nostro autore gli uc- celli razzolanti nei generi Pterocles^ Pliaslanus, Tetrao, Perdix e Turnix. Fa vedere la necessita che sarebbe di collocare i ptcrocles in un ordine apposito che fosse intermedio fra i silvani e i gallinacei , ossia uc- celli razzolanti , mentre hanno dei caratleri comuni con ambidue, ma avcndo essi un maggior numero di somiglianze coi gallinacei , cosi fra quelli li col- loca uniformandosi agli altri ornitologi. Parla dei loro costumi in generale ed in particolare , ed ludica DI P. SA.VI. 193 le varie maniere di predate i fagiani oltre a quella del facile. Rimarca giiistamente die il variar della piiiina del Tctrao lagopus secondo il vaiiar delle sta- gioni e dei luoghi in ciii abita , ora oscuro come il terreno nudo , ora candido come la neve clic lo ri- copre, e stata una provvida cura dell' autore della natura per sottrarli cosi dai loro nemici. Iniatti noi osserviamo die questi uccelli hanno la proprieta di accovacciarsi anche sul nudo terreno o suUa neve restandosene aliatto inimobili , ed a niotivo del loro colore uuiforme al fondo sul quale si stanno, riesce dillicilissimo il vederli. Descrive con molta precisione la caccia cue si fa alle pernici o starue , ed indica cinque nianierc di prender le cpiaglie. NeirAlmanacco dei cacciatori stampato in Venezia Tanuo 18:26 si descrivono delle ahre maniere di prenderle non in- dicate dair autore. Egli dice die le cpiaglie allorche sono in amore cantano alio spuntare del sole ed al cominciar della sera , e die durante il giorno se ne stanno cliete cliete pascolando. Noi dobbiamo aggiu- gnere , die allorquando sono in amore, i masclii si fanno scntire a cantare aiiclie sul mezzo giorno , ma allora il loro canto non e tanto a lungo ripetuto , quanto lo e iiegli altri indicati tempi. Finalmente divide il quarto ordine in sette tribu, doe negli uncirostri , iiei corridori , nelle limicole , nei cuUrirostri, nei latirostri , nei nuotatori e nei macrodattili. II gencre Qlareola forma la prima trijju e contiene la sola specie pratlncola. Amo meglio il Savi di adottare il nome specilico di pratlncola , es- sendo stato quest' uccello descritto da Kramer con un tal nome, ommetteado tutti gli altri die gli vennero dati dopo dagli altri ornitologi e ne descrive assai bene i costumi. Gomprcnde la seconda tribu i generi Ods , Curso- rius, (Edlcncmus ^ Hcematopns, Himantopus, Chara- drills e Ccdldris. Descrive \Otis tarda, uccello rarissimo del cpiale noi possiamo assicurare die iiel 1829 ne furoiio uccisi tre individui nei contorni di Milano. Bibl. Ital. T. LXI. i3 ir)4 OnNITOLOGIA TOSCANA , Da luia limga eJ csatta descrizione dell" Otis tctrax. Qiu>to c ([UcUa nuova specie di fagiano indicata ncU omiiolugia Veneta del Naccaii col nonie di Plia- sianus adriatlciis. Anche nei coutorni di Venezia ne veniiero uccisi varj individui, e nel 1829 nelle pra- terie verso Fontana ficdda, detta Camoli in Friuli, se ne vide una truppa di trenta, alcuni dei qiiali re- staiono uccisi. Cita pure 1' Otis hoiibana sulla sup- posizione che possa una volta o \ akra comparire anche in Italia , come si fece vcdere nella Spagna , nel la Slesia ed in qualche parte della Gerniania. Aiulie il Cursorins ciuopceiis e un urcello rarissimo e di esso pure ne da la descrizione. Descrive bene i costnmi dcWiEdiciicmns crepitans. Dice die 1 //«?- matopus ostrulegiis e Y Hitnantopus mclanoptcrus vanno a nidilitare al settcntrione uelle vaste paludi delTUn- gheria e della Russia. Noi pero possianio accertare il siguor Savi , che anibedue niditicano in copia , il prinio nelle paludi del veneto littorale ivi dette ba- rene, ed il secondo nelle valli adjaccnti, ove viene distinto col nome di sgambirlo. Nel tempo in cui hauno i loro piccoli, somniinistrano ai cacciatori un gi'ato trastuUo venendo a svolazzargli sopra del capo. Divide il gencre Charadrius in due I'amiglie , in pivicri pratajoli ed in pivieri ripajoli. Nella prima si contengono il C. pluvialis ed il morinellus , e de- scrive assai bene il modo di cacciare il primo. La seconda comprende il C. hiaticula, cnronicus e can- tianus. Quest' ultimo nidilica pure sulle barene presso Venezia. Indi viene la Calidris arenaria della quale descrive le varie mude, ed indica il motivo per cui la separa dalle tringhe, per seguire cioe la clas- sazione artiliciale da lui adottata. La tribu delle li- micole e coniposta dei generi Squatarola, Vanellus ^ Strepsilas , Totanus , Triiiga , Limosa, Rusticola , Scu- lopax, Numenius ed Ibis. Questa numerosa tribu ci sembra che sarebbe stato molto utile il dividerla in tre famiglie dalla forma diversa del loro becco. A giusta ragione scparo lu Squatarola dai VancUus , Di r. SAVi. 1^5 palmari essendo le differenze che fra essi passano si per le forme che pei < ostiimi. Del Vanellns cristatus ne indica i costumi soltaato , nulla dice della caccia ed aggiugne che egli non crede che nidifichi ne in Toscana, ne in alcuna altra parte dell' Italia. Noi vi aggiugneremo che egli si caccia ne' contorni di Ve- nezia con le reti aperte a guisa del Charadrius plu- vialis , e che se ne fanno generose prede in autunnoj" ma specialmente nella primavera ; che egli nidifica in copia nelle paludi dclla Cava ed al Cavallino al- rimboccatura della Piave ncl mare poche miglia di- stante da Venezia. Nel tempo che hanno la covata e facilissimo^r uccider questi uccelli, mentre vengono incontro al caccia tore soffermandosi ecpiilibrati sul- I'ali, e facendo intendere il loro acuto gii, qu. De- scrive bene la Strepsilas iiiterpres. E pure lodevole la riunione che fa il Savi della Tr'mga pugnax coi Totanus , mentre malamente essa figurava fra le trin- ghe; il suo aspetto e da Totanns , ed il dito estex'no riunito al medio con una membrana e il loro carat- tere principale. Descrive esattamente i varj stati della sua muda , ed indica il motivo per cui il maschio nel tempo degli amori si veste il coUo di folte e lunghe piume, cioe perche combattono accanitamente tra loro , donde trasse il nome di Totanus pugnax. E verissima 1' osservazione del dott. Pajola che il Totanus calidris covi nclle paludi vicine a Venezia e noi ne abbiamo ivi A^eduto delle centinaja di nidi, ed e in quel tempo un grato trastullo il cacciarli col fucile. Cosi \ osservazione fatta dal P. Calvi di Ge- nova sopra il Totanus hypoleucos , che s'immerga ncir acqua se viene ferito, e pur vera, e noi pure 1 abbiamo ripetutamente veduto. Noi poi aggiugne- remo che questi uccelli nei mesi di luglio e di agosto s'ingrassano a dismisura, e che se ne fa loro la caccia con lo schioppone verso sera sulle sponde dei canali poco fuori di Venezia , e che somministrano uu ar- rosto dei piu delicati. ig6 OUNITOLOGIA TOSCA^fA, Rapporto poi airojiinione del dott. Pajola ritata dal Savi die la Triii^a alpiiKt nidilKlii sullc barcnc di VciHzia. ci sia pciniysso il dire che per aiico non vennero cola trovati i nidi di (jucsto uccello, nia che pero non sarcl)be dilTicile die qualdie individuo vi nidilicasse. Gerto e die nci niesi di giu2;no e di lu- glio se ne veggono assai di rado , nia piuttosto con tre([nen7a vi si osserva la Tnnga subarqunta, della quale ne meno noi osiamo allerniare die vi nidiliclii. Avreir.nio dcsidcrato die il sig. Savi avcsse adot- talo il nome di Tringa platyrrlimclia dato dal Tem- miiick al Nunicnius pygineus , in luogo di quello da lui proj^osto di Tringa pygmca , nientre in fatto il nonie del Teniniinck esprime benissinio il bel carat- tere particolare die lia qiiesto uccello , di aver il becco appianato e largo alia base; tanto piu che la sua taglia e uu poco piii grande della Tringa miniita. Noi abbiamo avuto la bella sorte di ucciderne un individuo in agosto nel 1829 sopra una barcna poco discosta da Venezia. Descrive assai bene le varie mude della Tringa cinerea, la quale in unione a tutte Ic altrc specie dal Savi citate si trova pure sulle vencte barene. Fa conoscere le mude diverse della Liniosa riifa e melanura. Da un esatto ragguaglio dei costumi e delle cacce della Rusticola vulgaris. Parlando del ge- nere Scolopax , dice il sig. Savi che non varia il color delle loro pcnne in nessuna epoca ; ma noi doljbiamo rimarcargli che confrontandosi due iudivi- dui della Scolopax gallinnla, uiio ucciso in priiiiavera, e 1 altro in autunno, si vedra una notabile ditferenza nella vivacita delle tinte , lucide e risplendenti in quello di primavera, e piu dilavate e smorte nell' altro; restando pero sempre eguale la distribuzione delle niacchie. Ne meno possiamo accordare all autore che cpiesto Scolopax sia niuto , e che non mandi mai al- cuno strido nel frullarsi, mentre non sempre, ma alle volte, appunto quaudo si alza al volo, manda un grido esprimente creec , basso e raiico, quasi eguale DI P. SAVI. 197 a quello della ScoIojmx major, ma pero nieno forte. Noi rabbiamo inteso le centinaja di volte andando alia caccia di questi uccelli , ed altri cacciatori lo intesero pure. Questi uccelli si trovano per lo piu solitarj, ma iioi possiamo assicurare di averne vednto dei braiiclii da trenta a quaranta volar insieme. Fa conoscer assai bene i costumi della Scolopax major, gallinago e brehmii, tie dcscrive le varie cacce, e da i veri caratteri per distinguere la Scolopax brehmii dalla gnUlnago , coUa quale venne iinora confusa. Nel genere Numenias ne descrive le tre specie arquata, phoeopus e tenidrostris. Noi pure abbiamo os- servato una 2;i'an dillerenza nella lunciliezza del bccco del Numcti'ms urquat.a^ non solo fra gl' individui gio- vani e vecclti-rcome dice il Savi, ma anche tra i vecchi di dillerente sesso , nientre noi abbiamo veduto dei vecrlii maschi che lo avevano liingo 20 centimetri, e delle femniiiie pur veccliie che lo avevano di soli dieci. Per ordinario e lungo di 16. Non e a notizia del nostro autore che questa specie covi in Italia, ne per quanto sappiamo noi, alcun nido si e trovato nei contorni di Venezia ; ma alcune di esse devono nidilicare poco lungi da cola , mentre in liiglio e agosto vi arrivano le novelle arcase , le quali sem- brano allora allora uscite dal nido. Qualche rara volta si trova jnire nei contorni di Venezia la tenidrostris , come lo fece anche sapere il dott. Pajola al nostro au- tore. Molto parla dei costumi dell' Ibis falcinelliis , del quale in primavera avanzata ne abbiamo veduto delle numerose torme nelle paludi dolci all' intorno di Venezia. Comprende la tribii dei cultrirostri i generi Gins, Ciconia e Ardea. Fra le gru annovera due specie , la cincrca clic e la comune, e ne indica alcuni suoi costumi , e descrive il suo nido. Noi pure ne abbiamo trovato nei contorni di Venezia. Vi riporta anche la Virgo che e propria della Numidia , e che trovasi in Egitto e suUe coste del Mediterraneo , la quale ab- benche fuiora non siasi veduta in Europa, pure non 1^8 OKNITOLOGIA TOSCANA , e improbabilc die una volta o Taltra vi comparisca. Annovera le clue cicognc alha e nigra , descrive al- cune particoUuita dei costuini della prima, e parla dei loro nidi. Noi ne abbiamo vedute tre o quattro di neie die fuiono uccise nei contorni di Venczia nei niesi di agosto e settembre , ed erano tutte gio- vani deirauuo; una ne fu pure uccisa podii anni sono non niolto lungi da Monza. L' alha vi e molto piu rara. Divide il gencre Ardea in tre faniiglie, cioe in aghi- roni . in tarabusi ed in ardeole. Comprende la prima \Ardca cinerea, la purpurea, \ alba, la garzetta e la Tussata. Descrive assai bene le cosi dette garzaje , ove cioe raccolgonsi Ic ardee a far i loro nidi. An- che presso a Venczia verso i Lanzoni era anni sono un luogo basso ripieno di canne e di salici die si chiamava la Garzdra , ove concox-revano le varie spe- cie di ardee a nidilicare. Ora quasi si asciuiio del tutto a motivo di alcune operazioni idraulidie. Una garzaja fiequentatissima dalle ardee , che cola con- corrono a formare i loro nidi, trovasi presso il luogo detto Eesentera al di la di Locate Opera, la dove il Lambro si allarga e sembra formare una specie di laghetto. Riporta pure il Savi V Ardea russata die e propria deirAliVica, ed assai comune al basso Egiito, la quale qualclie rara volta fu veduta in Europa. Della seconda fami2,lia fanno parte le Ardee ralloides, nycti- corax e stellaris, sopra i costumi delle quali alcun poco s' intrattiene. Noi possiamo assicurare il signor Savi che anche la stellaris nidifica in buona copia nelle paludi circonvicine di Venezia, e che i piccoli iudividui hanno le gambe e le ginocchia grossissime. U Ardca minuia costituisce la terza famiglia. La quinta tribu dei latirostri e composta dalla Pla- talea Icucorodla. I pochi iudividui che sappiamo es- sere stati uccisi tinora nella veneta laguna, erano gio- vani di un anno , e comparvero in maggio. Col FJicenicopterus antiquorum e la Recurvirostra avocetta egli forma la sesta tribu, la quale ci sembra impropriamente chiamata tribii dei nuotatori ; le loro DI P. SAVI. T99 lunghissime g;imhe oil il lungo lor collo indicano clie soiio abiiaioii cli valli e stagni poco profondi , ove possano con inaggior facilita cainminare piuttosto che niiotare. Cosi poco ci soddisfa la vicinanza di qiiesti due uccelli tanto differenti di forme V uno dal- r altro. II Savi dice della Recurvirostra avocetta che non vanno a branchi , ma a coppie , ma noi le ab- biamo vedute airivare nelle valli circonvicine a Ve- nezia in branchi di i5 a 20; poi si dividono in cop])ie , e si fermano a nidilicare. Le loro uova so- migliano a quelle del Totanus calldris pel colorito , ma sono piu grandi. E rimarcabile che esse non ni- dificano se non che in quelle valli che sentono poco o nulla il flusso e riflusso del mare, essendo cinte da argini. I loro pulcini hanno lino dal loro nascere il becco rivolto all' insu. La settima tribu dei macrodattili racchiude i ge- neri Porphyrio e Rallus. Descrive assai bene i co- stumi del Porphyrio hyacinthitms. Questo beiruccello noa fu per anco veduto nei contorni di Venezia per quanto noi sappiamo. Divide il genere Rallus in quattro famiglie , cioe in porciglioni, in re quaglie , in gallinule ed in sciabiche. II Rallus aquaticus forma la prima famiglia ; parla de' suoi costumi e delle cacce che se gli f;inno. Nella seconda trovasi il solo Rallus crex, da noi detto re di quaglie, del quale fa conoscere gli astuti costumi e le cacce. I Rallus por- zana, pusillus e baillonli costituiscono la terza fami- glia delle gallinule. Descrive con colori poetici assai bene la caccia del Rallus porzana, che sul Veneziano si distingue col nome di guaggina^ nella Lombardia gelardine. Noi abbiamo veduto sul Vicentino un' altra sorte di caccia che si fa a questi uccelli nelle risaje per non danneggiare il riso col passaggio dei caui e dei cacciatori. Si pianta da un capo dell' arella una piccola rete armata detta paradclla , poi si va dal- r altro e si spiega una lunga corda piena di piccoli sonagli e campanelle , la quale si va lenta lenta stra- scinando sopra il riso avanzandosi sempre verso la aOO ORNITOLOGIA TOSCANA, rete; lo strepito dci sonagli deterniiaa le guaggine a portarsi avanti e corrcre all' cstrcmita op])osta dcl- r arella , ove rcstano iiisaccate iiella tesa rcte, e se ne faniio copiosc prede nel mese di settembre, nel qual tempo sono grassissime e niolto scpiisite, e que- sta caccia potrebbe con vanta2;gio eseguirsi anclie nellc i-isaje del Milanese e del Lodigiano. Parlando del Ralliis pnsillus il signor Savi non crcde clic ni- dilichi in Toscana. Noi possianio benissimo assicu- rare che egli nidilica nelle paliuli acquose coperte da folti giunchi poco luno^i da Venczia. L' ultima la- miglia delle sciabiche e foimata dal solo Rallus chlo- ropns del quale descrive i costumi ed il nido. Veramente, checche ne dica il Savi per giustificare la riunioue che egli fece di queste ultinie cinque specie coi ralli , soppiimendo il genere Gallinida , egli non ripoitera al certo T appiovazione degli or- nitolo2;i , esscndo troppo palmari le ditlcienze che distinguono il Rallus aquadcus dagli altri che ven- nero a giusta ragione collocati dal Latham nel suo genere Gallinida. Dodici sono le Hgure riportate in questo sccondo tomo , e rapprescntano i seguenti uccelli : 1. Muscicapa albicollis. 7. Hcematopus ostialegus. 2. Paras palustris. 8. Scolopax galliiiago. 3. Alauda arvcnsis. C). Ninncnius tcnuirostris. 4. Fiiagilla jnontifiingilla. 10. Clconia nigra. 5. Coluinba livia. 11. Ardea nycdcorax. 6. Tctrao tetiix. 12. Rallus chloropus. In questo secondo tomo vengono annoverate cd esattamente descritte nelle varie lor made 148 specie di uccelli, fra' quali, come abbiamo fatto rimarcare, alcuni rarissimi ed altri che non comparvero niai in Italia e nemmeno in Europa , ma che abitaiido nei suoi dintorni potrebbero iin giorno o \ altro farsi vedere. Dietro questa supposizione avrebbe pure il nostro autore dovuto indicare anche i seguenti die si vedono indicati nellOrnitologia eiuopea del Tem- minck. Parus lagubris. • sibiricus • cyanus . Alaucla alpestris tatarica Emberiza pithyornus Di p. SA.VI. aoi . Comune in Dalmazla. ) Abitano le parti piu setten- ( trionali dell' Europa. \ Proprie del nord dell Europa; \ la prima fu presa in Friuli 5 come venne indicato. C Trovasi Tinverno in Unglieria e Boemia, e di rare in Au- stria e ueir Illirio. Propria del mezzogiorno della Fraucia, e die e assai proba- bile, secoudo il Temminck, die essa si debba trovare anclie in Italia. Abbondantissima nel nord del- r Europa e di passaggio ac- cideiitale in Alemagna. Clie si fa vedere nelP mverno nelle parti orientali del mez- zogiorno dell Europa. Assai comune in Russia, e die fu trovato pure nelle pro- vincie del centro delP Eu- ropa. Clie trovasi al nord delP Eu- ropa , e suUe alpi. Noi ci asterremo dal dare il seguito del quadro di classazione gia cominciato allorche parlammo del primo tomo di questa ornitologia, mentr' esso sarebbe tuttora imperfetto, e venendo gia esposto in seguito al terzo tomo dair autore stesso, riuscirebbe del tutto inutile. Possano queste nostre osservazioni , dettateci dal vero amore per l' ornitoiogia, render senipre piu per- fetta un opera , die meritar dee per tanti titoli la pubblica estimazione. lesbia Pyrrhula enucleator . rosea Tetrao medius Saliceti 2oa Corso clcmentare dl Fisica sp crime iitale di Giuseppe Belli professorc dl fisica iiell I. R. Llceo dl Porta Nnova III Mllaiio. Volume I. — Mllano , i83o, dalla Socletd tlpografica dc Classlcl Itahanl. Prezzo in carta comune austr. llr. 3. 5o , ed in carta ve- lina 4. 5o. J, ra le non poche opere elemeiitari date da varj autori alia nostra Italia ci scmbra die la prcsente possa piu d' ogn'' altra corrispondere all' aspettazione del leggitore ; perocclie Ic materie vengono in essa trattate con ordine filosolico , cou dicitura chiara , precisa- quale coaviensi ad un corso elenientare di tisica. Ed in vero tu vedi 1' autore , fatto prima un cenno del line 011' ei si e preiisso neU'estendere questi dementi , mettersi addentro nell' Introduzione per istabilire i veri limiti dclla fisica, facendo cosi bal- zare agli occhi dello studioso la differenza che corre tra questa e le altre scienze naturali , quali sono r astronomia , la geogralia fisica , la storia naturale , la fisi6logia e la chiniica, non mancando in pari tempo di renderci avvertiti che le sopraddette scienze si col- legano fra loro strettissimamente, e si danno scam- bievolmente mano, onde da un late spargere utili coe^nizioni pci bisogni e pei comodi della vita , e daTr altro farci conoscere le ammirabili leggi che il Creatore colla sapienza e possanza sua inlinita ha voluto coUocare nella materia a reggimento dell' uni- verso. E di qui r autore s' avanza alia divisione della fisica , la quale puo essere tutta in due grandi parti compresa. Imperocche de' fenomeni che s' attengono air esterno dei corpi dipendentcmente dagli attributi della materia inorganica , altri sono in rapporto colla semplice massa o col solo volume de' corpi in qua- lunque stato di iisica costituzione questi si trovino , GORSO ELEMENTARE DI FISIGA , eCC. ao3 cd altri lo sono ancora colla particolare natura de' me- desimi, e coa alcune speciali circostanze che concor- rono al loro producimento. La prima parte, che si chiania Fisica generale , espone le leggi delF equilibrio e del movimento de' solidi e de'fluidi, e viene intiera- iiiente ommessa daU'autore, perche le nostre scuole ne hanno un conveniente trattato nella pregevole opera del si^nor professore Mozzoni. La seconda parte poi , che forma Y oggetto di questi elementi , viene nelle seguenti sei sezioni suddivisa ; e sono : L Delle proprieta piu generali del corpi; IL Deir attrazione ; in. Del calorico ; IV. Deir elettricita; V. Del magnetismo ; VI. Delia luce. In questo primo volume si espongono le dottrine risguardanti le proprieta piu generali de' corpi e I'at- trazione; le quali dottrine giungono, a parer nostro, a chiarire e confennare le seguenti fondamentali ri- cerche : Che cosa e la materia ? E dessa omogenea od eterogenea? Quali sono i mezzi, de' quali la natura si vale nel producimento de' fcnomeni fisici ? Ed in quanto alia prima e seconda ricerca, noa potendo 1' autore dare un concetto della natura della materia e de corpi , si limita saggiamente a far os- servare i loro modi di operare, ossia le proprieta. Cosi riescono di agcvole intelligenza le idee di corpo e f\\ materia, ch'egli presenta nel capo primo , non che quelle di corpi inoiganici ed organici, ossia di mine- rali, vegetabili ed animali, di vitalitd , di spiiito od anima^ e c' induce a conchiudere che la materia, per quanto fmora si e potuto conoscere , non e tutta omogenea, ma di molte specie che si dicono snstauze , le quali tutte si riconoscono sotto il nome di pon- derabili ed imponderabili. A He prime si riferiscono , quelle che mostrano la proprieta di essere pesanti , impenetrabili e coercibili ; alle seconde quelle poche che non offrono peso scnsibilc , che non sono soggette 204 CORSO ELEMENTARE DI FISICA., al tatto ne coercibili , e che non si manifestano per lo piu clic per alciini clTctti prodotti in altrc so- stanzc , c tali souo il calorico , la luce , 1" cletliico ed il magucdco. Ma siccoiuc le proprieta de corpi abbisognano di certi mezzi oiidc sieiio coiivenientementc stiidiate , cosi il sigiior Belli alle indicate nozioai fa tener dietro cpiellc dc\y osseivazione , deW esperiejiza , del raziocinio , delle inaccldiic , degli strumentl e degli apparcccJii ; coUc quali mette line al prinio capo. Incomiuciando poi dal secondo capo di qucsta pri- ma sezione sino al qiiinto inclusivamente, ossia dalla pag. 1 6 sino alia 64, si espongono in particolare le dottrine dell'estensione, ilgurabilita, divisibilita, po- rosita colle relative ricerche intorno al triplice stato di lisica costituzione de' corpi, al vuoto , al volume, alia densita e niassa de' corpi di una stessa sostanza, e della compressibilita ed espansibilita loro. Per la qualiia delle ricerche e pel niodo di esporle ci senibra che T autore abbia colio il vero punto di niescere 1' utile al dolce. Con pari passo egli procede parlando dell impenetraljilita , della niobihta e del- I'inerzia, e della massa e densita de' corpi di diversa natura, presentando sempre al lettore in carattere minuto, ossia distinto le sottili e difficili disquisizioni che non abbisognano all' intelligenza uel procediniento della lettura. Egli e vero che qualche severo censore potrebbc in questi cinque capi notare alcun Icggiero difetto deir auiore , conje di essere talvolta troppo breve , di mancare di quando in quando di qualche descrizione opportuna di stroraenti lisici , e fra le altre di quella della niacchina pneumatica , della quale convcniva aver dato un' idea ad intelligenza clelle arrecate esperienze coniprovanti la porosita dei corpi; di oniettere in qualche luogo alcune necessarie dilucidazioni, come p. e. al § 141 ove parlando del- r estensione non si ta neppur cenno del modo con cui si misura; al § 19 ove si annunzia, parlandosi dc h- quidl, che noa possono essere ridottl ad wio spazin DI G. BELLI. 205 sensibilmente minore , al che aggiugner doveasi senza uu pardcolare. congegnamento . ontle quanto qui si as- serisce fosse conforiiic al detto nei paragrati 49 , 5o , 5i , 52; ma tali mcnde ci senibrano lievissime e da non fame gran con to. Che se lino a qui mcrita somma lode il signer professore Belli per la nitida esposizione delle pro- prieta generali de' corpi contenata nella prima se- zione , non minore , a parer nostro , gli e dovuta per la seconda , nella quale con uno sguardo Hloso- tico chiamando ad esame i mezzi de' quali la na- tura suol giovarsi nel producimento della varieta de'fenomeni, ci metle sott"" octliio quanto di piu im-- portante ci viene dalT antica e dalla moderna lisica presentato intorno all' attrazione che e in continua lotta coUa forza espansiva sussistente nel calorico, e ci dipinge quasi in un quadro i piu brillanti fcno- meni della natura. Ed in vero inconiinciando egli dal concetto del- r attrazione la viene considerando e fra le grandi masse collocate a granch disianze , e fra le piccole collocate a minime distanze. Nel primo caso 1 attra- zione dicesi universale o gravitazioiie , e nel secondo attrazione molecolare. Dalla prima specie prendendo le mosse , egli con- sidera la gravitazione if nei fenomeni prodotti dalla tcndenza dci corpi terrestri verso il o,lobo della terra, e ne espone accuratamente le leggi che risguardano la direzione; 1 energia , le cause che la modilicario, i mezzi per misurarla ; e mctte nel pieno suo lume la diflcrenza che passa tra gravitd e peso ; 2° nelle leggiere attrazioni che mostrano i corpi 1' un verso Taltro collocati alia superiicie terrestre , e rpii dope avere recate le esperienze di Bouguer, La Cohdamine, IMaskelyne , Boscovich , Beccaria e Cavendish mette fine colla bellisslma applicazione che di esse fu fatta per determinare la media densita della terra; 3.° nei moti dci corpi celesti , esponendo quanto di piu ini- portante ci si presenta dalla moderna astrononiia 2o6 CORSO ELEMENTARE DI FISICA , appoggiata allc leggi delKeplero e del Newton; 4.°nel flusso e rifliisso del mare, raccogliendo in tali consi- derazioiij come in un simto Ic notizie piii elcmentari clie si tiovano sparse nelle magjiiori opere clie trattano fondatamer.e di quest argomento dillicile e suldime. Finalmente fassi il Belli a parlarc dell' attrazione molecolare , e la considera i° fra le superllcie dei coi-pi , sieno essi solidi o fluidi , e-dieesi adcsioiic ; e noi avremmo amato che cgli avesse considerata tale attrazione distintamente fra superlicie omogenee ed eterogence , e quiudi colla Scuula di Pavia avesse ritenuto il nome di adcsione nel j)rimo caso , e di adcrenza nel secondo. Dalla teorica egli passa, secondo la pratica gia in uso , ad esporre i vantaggi che si hanno dall' aderenza della calce colle pietre , de' glu- tini, delle vernici , delle saldatnre metalliclie , della cera lacca ed altri non pochi fenomeni scoperti dai modern! fisici , come quello avvertito dal'signor Gu- glielmo Libri del liioto delle gocce di olio sopra una lamina di ferro riscaldata da un lato. Ei la considera a." fra le particelle della stessa natura e dicesi coe- sione, faccndo bene avvertire clie T attrazione mo- lecolare non vuol essere risguardata quale forza iso- lata, come praticano alcuni lisici. ma come contrariata sempre dalla forza espansiva del calorico , per cui nulla e nei fluidi aeriformi , debole nei liquidi e som- mamente varia ne' corpi solidi •, e qui mettendo a profitto le dottrine di Musschenbroek , di Duhamel e di altri presenta non pochi esempi delle diverse sostanze che offrono un vario grado di resistenza alia distensione , all' intaccameiito , alia percussione o comprcssione ed al piegamento. Le dottrine poi del- r elasdcitd , della cristalllzzazlone , dell' ascensione de' liquidi ne' tubi capillari e di altri consimlli feno- meni, come fra i piii recenti dn;\X Endosmosi e del- V Esosmosi del signor Dntroclret, vengono esposte con tale ampiezza che in scntcnza di alcuno parranno troppo diffuse ; ma non lo sono altrimenti alio sguardo del tisico il qual non vuole che le dottrine sue si pre- sentin.0 sterili di utili applicazioni •, 3.° fra le particelle DI G. BELLI. 207 di natura diversa che diccsi coercnza od afflnitd, e qui dal nostio professore vengono tutti i fcnonieni della coerenza ridotti alle soluzioni, alle prccipltazioni , alle comblnazioui eel alle dccomposizionl , alle quali crediamo doversi ajrsiviiinere le dissoluzioni che a differenza delle soluzioni danno costantemente pro- dotti e non edotti. L"" autore rende iitili e piacevoli queste dottrine colle nunierose applicazioni ai grandi fenomeni della natura , come alia salsedine dell' acque del mare , alia mineralizzazione di non poclie soigenti , alia for- niazione delle stalatuti e stalagmiti^ alle conaezioni , alia comhustlone, alia ossidazione^ agV incJdostri sim~ patici , air albero di Saturno , ai terreui ardcnti e si- mili ; e pone line con un saggio intorno alle sostanze semplici e composte e alia moderna nomenclatura chimica , e coll esposizione di due tavole risguar- danti la gravita specifica di varie sostanze , ed i pi'incipali elementi del sistema solare. Dalle poclie cose che noi abbianio raccolte in queslo breve articolo , T avveduto lettore potra ar- gomentare quel tanto piu d intrinseco pregio da noi riscontrato in questo primo volume (i), al quale unen- dosi il piegio ancora delT edizione che e corretta e nitida , e quello della tavoia delle figure , che e di buono ed esatto bulino , crediamo che gli studiosi Italian! vorranno esser grati al valente professore, il quale ha fatto dono di si bcl lavoro alia patria no- stra , lavoro che puo gareggiare coi migliori corsi finora pubblicati. (i) In prova dl cio meritano di essere ricordati i la- vori originali dell' autore de' qnali si fa cenno in questo volume , e sono i.° II perfezionamento della macchina pneumatica esposto nell' ultimo himestre del giornale di Pavia del 182,7. ( ^edi Bibi. Ital. torn. 60.° pag. a3o); a." II fenomeno delle bolle del livelli (torn. 30 degli atti della Socieia Italiana. Vcdi Bibl. Ital. torn. 58.° pag. 81); 3." II fenomeno del getto cateniforme ( Giornale di Pavia, torn. 12 per I'Jauno 1819). 208 JPPENDICE, PARTE I. SCIENZE, LETTERE ED ARTI STRANIERE. Introduction gcncrale a I Ilistoirc dii droit par M. E. Lerminier Docteur en droit. — JJjuxelles, 1829, in 8.° pc'g- 266. Jn Italia si e stuiliato ed applicato sempre il cliiitto in luodo distinto , sicconie coiifessano a nostra lode anco gli stranieri. L' Italia i'u il Teatro , come essi dicono, del diritto, la prima sua scuola , la sede principale del sue piu glo- rioso rivolgimento. Ma in Italia si sa poi cosa abbiano fatto i nostri maggiori e cosa facciano gli altri al presente o per darci merito di tanta rinoinanza o per contcndercene persino la memoria ? Qnesto e il pensiero die el corse ia iTiente alki lettura dell' Introdnzione del sig. Lerminier. Quest' e il motive clie ci induce a faria conoscere nella fi- dncia ch'ella possa appagare la cnriosita di qualclieduno de' nostri leggitori. E a cio ci siamo tanto piii volentieri per- siiasi in qnanto che ne la Jlivlsta Enciclopedica , ne il Giornale della Temide di Parigi vollero proferirne un positive giu- dizioi die anzi per quel poco die ne dissero andarono in perfetta contraddizione (i). L' opera del Lerminier non e un' istoria letteraria pre[)riauiente detta , ne un' enciclo- pedia di diritto, siccome afferiiia lo stesso antore (a); ma un' Introdnzione all' istoria lilosofice-critica del diritto fatta alio scope di eccitarne il sentimento, di distinguerlo dai (l) V. Revue Encydopedique, an. 1829, vol.44, pag. 784, la quale dichiara 1' Opera del Lerminier pas sans merite. V. Tliemis , toui. X, seconde livraison a pag. 3i8, in cui si dice = cette ouvrage ineritcrait un examen apurofondi. (a) V. Preface pag. VII. Apr. PAIITE STRA.NIER\. 209 cotlici c clalla legislazione , di porgere una t«onca die com- prenda in an colla giurisprudenza la filosofia e Pistoria, e die dimostri alia fine siccome il diritto e per se stesso e pel sno metodo deliba essere considerate sempre un pro- dotto deU'elemento filosofico e dell' elemento istorico. Da questo punto di vista parte 1' autore esponendo dappri- ina le proprie idee sail' indole e sulla natara del diritto, c passando indi a poclii cenni rapidissimi salla sua istoria, sulle grandi scaole e sui grandi uomini die l' lianno illu— Btrato , ricava dei principj e delle conseguenze di fatto die Valgano a rafFermare meglio queste sue idee. In quest' intendimento divide il Lerminier la sua Intro- duzione in venti capi tutti staccati. I primi tre contengono alcune nozioni sal diritto e sulla sua natura; gli altri com- prendono 1' Istoria del diritto inconiinciando dal suo rin- novamento nel secolo la." e venendo da secolo in secolo sino air epoca presente delle due scaole Jstorica e Fihsofica, In questi capi si da il sunto delle opere de' principali scrit- tori , si giudica il merito di Irnerio, di Accursio , di Bar- tolo, di Poliziano, di Alciato , di Bodino, di Bacone , di Seldeno, di Grozio, di PufFendorf, di Leijmitz , di Toinasio , di Wolf, di Eineccio, di Bach, di Domat, di d' Aguessau, di Pothier, di Gravina , di Vico, di Montesquieu, di Fi— langieri , di Beccaria , di Kant , di Hugo , di Haubold , di de Savigny, di Cans, di Hegel, di Bentliam, e si con- cliiude r opera con un confronto delle varie scuole di di- ritto e della tendenza della scuola francese alio studio tauto istorico quanto iilosofico di quello. L' apparato delle ma- terie, sebbene trattate a cenni, e vasto ed imponente. I giu- dizj e le opinioni dell' autore sono dogmatidie ed assolute, e toccano non solo le verita della scienza in generale , ma anche il sapere e la fama de' nostri soniini. E questa la ra- glone precipua del nostro articolo, Esponiamo primaiiiente le particolari idee del Lerminier sul diritto ; in secondo luoojo le vicissitudini istoriche della scienza ed i giudizj deir autore sulle opere degli scrittori gia memorati ; e per vdtimo i principj e le conseguenze ch' ei trae onde rasso- dare le proprie opinioni. II diritto, dice Lerminier, e V armonia o la scienza dei rapporti ohhligatorj degli uomini fra loro. Esso nasce dal- r uomo libero e socialc in modo die la liherta ne h la radice e la societa ne e la forma. Qniudi secondo 1' avviso di Ini Uibl, ItaL T. LXI. 14 aiO API'ENDICE il diritto non c nc un' astrazione ne una finzione ; ma la stessa lagloae uninna die si riveste nel teatro tlel iiiondo tlclle forme piu sensibili , una parte tlella morale, anzi la sua parte esterna obhligatoria , una scienza iamiediatamente riferihile a tutto cio clie k. Provata cosi la natura e la realta filosofica del diritto , trapassa 1' autore a discorrere della realrci istorica e della/onjia scientifica dello etesso. II di- ritto presso ie Nazioni e il prinio fondamento della societa civile , etl fe quello die nella loro infanzia si produce per luezzo di atti esteriori luminosi , di simboli, e come un Dranima. Dope spogliandosi delle idee pure ed assolute della coscienza si identifica colla pratica e coi costumi delle Nazioaii ed indi dai simboli e dai costumi delle Nazioni trasformasi nella legislazione clie ne diventa V espressione e lo stile. Finalmeute dalla legislazione viene ad assumere una forma scientifica costituendo la teorica del diritto po- sitive ; la qua! forraa scientifica per eccellenza trovasi nel jus Romano. Tutte queste vicissitudini del diritto cerca di confermarle il Lerminier coll' istoria ebraica , romana e gerraanica v sicche secondo esso e fatto o legge costante die il diritto abbia una triplice esistenza quasi graduate e progressiva nella coscienza, nell' isfor/a, nella scienza. Allorche il diritto diventa teorica del jus positive, pro- siegue il Lerminier , si compone necessariamente di due dementi il filosofico e T istorico. II primo si riconosce nelle idee assolute di giusto die ne costituiscono il fondo e V es- senza ; ed e il diritto cosi detto naturale. II secondo si riscontra ncUe particolari disposizioni di diritto , die nio- dificano queste idee assolute , e die sono proprie a cia- schedun popolo in ragione de' costumi , delle passioni e delle varie Icgislazioai. Conseguentemente il diritto posi- tive risulta d' una mistura universale e di contingente, di filosofia e di storia , senza rassomigliare esclusivamente a veruna. Conseguentemente il diritto positive puo dirsi sem- pre costituito dai due elementi filosofico ed istorico. Senza r elemente filosofco il diritto e una scienza die si perde nelle vane teoriche e nella dimenticanza di tutto quello die e rtale , nazionale e politico. Col solo elemente istorico il diritto non e piii una scienza, pel difetto di cio die da vita a tntte le istituzioni del razionale e dell' assolulo. Da tutto il sin qui detto siilla natura e sulF essenza del di- ritto deduce il Lerminier: i.° clie se il diritto ha una Inise I'ARTE STRANIERV. 211 filosofica , ci lia l)isogno d' una filosolia del dlritto •, 2,." clie se il dlritto ha una forma o veste istorica, occorre un' Isto- ria del diritto i 3." che se il diritto preesiste alle legisla- zioni ed ai testi, sono iiidispeiisabili le teoriclie dogma— ticlie; 4.° che se il diritto si nianifesta col mezzo delle legislazioiii e dei testi, ci vuole tin' interpretazione sciea- tilica di quelli. Laonde tutta la scienza del diritto divides! ia quattro grandi parti, nella Hlosofia del diritto , neir/ifo- ria , nella Dogmatica, nelP £5egeji. (i) Ecco le idee del Ler- minier sitl diritto e sulla sua scienza, che ci pajono in generale giustissime e piii ciie adatte a significarlo assai chiaramente in tutta la sua natura ed estensione ; ma che ia particolare ci sembrano merilevoli di qualche rischiarimento o rettificazione. Non e solo il diritto una scienza dei rapporti ohbliga- torj tra gli uoraini , ma lo e anche 1' etica quantun(iue diversissiraa da quello nell' indole di sifFatta olibligazione, Ke coir epiteto di rapporti obbligatorj si qualifica abba- etanza il genere della coazione ginridica esterna inerente a' rapporti stessi ; giacche con questo si pu6 scambiare agevoluiente anche la coazione interna morale che alia fine e sempre un' obbligazioue. Inoltre se il diritto ha la sua radice nella liberta, nel senso ch' esso e sempre un potere morale, non parrebbe esatto abbastanza il dire che la societa gli dia la semplice forma , quando e certo che senza societa non vi e propriaraente diritto, almeno com'e ammesso , e quando tutti sanno che ci sono diritti sociali , e che senza la societa non e piu valida e coattiva in fatto la sua sanzione. D' altra parte quanto e vero che il diritto risulta dell'elemento filosofico, altrettanto e incerto se consti in tiguale proporzioue dell' elemento istorico e nella guisa voluta dair autore. L' elemento istorico a mente dell' autore non e altro che T espressione di tutto cio che e reale, na- aionnle e politico , di tutto cio che abbraccia le credcnze ed i costiwii de paesi , e che presenta il Drainma del diritto. E quello senza cui restiamo incompleti , i^noranti, ingiusti ; senza cui i nostri codici non sono che magre e secche re- dazioni o astrazioni tendenti a nulla , rappresentazioni , o tVaseologie insigniticanti (2). Ora tale elemento istorico o (I) V. Cliapitr. I, II, 111, pag. I eiuo a pag. 28. li) v. pag. 25 e 184. 212 ATPENDICE si confonde e si idcntifica col filosolico e non puo plii cs- sere separato e distinto , ed nllora gli elemcuti del diriito noQ souo piu due nia un solo i ovvero e da qnello sepa- rate e distinto, e P istoria non e piii ua elemeiito costitu- tivo del dirltto , ma la seinplice espressione niateriale del varj modi con cuL esse lia operato ed esistito , e qnindi in- diflerente al diritto. Ne con cio vogliamo proscriveie o hia- simare gli studj istorici del diritto , die anzi gli stimianio di tutta necessita e di tutta importanza al perfczionamento della sua scienza ; ma e nostra intenzione soltanto di ri- chiamaili ad altri ufllcj per giovar meglio alia giurlspru- denza. Se non die supposto anclie col Lerminier die 1' ele- mento filosolico e 1' eleraento istorico intervenissero iusleme alia sostanza del diritto, rimarrebbe cio nondimeno un po' equivoca la vera essenza di esso, non determinandosi po- sitivaiuente coUa teorica del due dementi del Lerminier in qual modo ed in quale proporzione essi concorrano a formarlo. II die ci pare tanto necessario a stabilirsi in quanto die in difetto questi elementi stessi potrebl)ero con- trariarsi ed anzi die generator! essere distruggitori del diritto , e in quanto die non toglie ad ogni dubbio la pre- ininenza ontologlca deU*" assoluto e dell' universale sul con- tingente e sul particolare, e quindi anclie della filosofia 6uir istoria. Cio sia detto non per desiderio indiscrete di critlca , ma al solo oggetto di rendere vicppiu chiari i pensamenti dell' autore. Dopo di cio sentiamo come il Ler- minier venga a far note le piu graiidi vicissitudini della scienza del diritto , ed insieme i suoi giudizj sulle dot- trine de' piu celebrati scrittori. La scienza del diritto nella moderna Europa non ri- nionta die al secolo 12.'^ A quest' epoca ed asche prima non era del tutto perito il diritto romano , siccome molti erroneamente avvisarono ; ma esso all' ombra del Cristia- nesimo ed insieme alle leggi de' barbari governava la vita civile dei vinti formando per tre secoli la scienza so- ciale di tutta Europa. L' Italia come culla di questo di- ritto fu anclie il teatro del suo scientifico rinnovamento tentato e compiuto da Irnerio e da' Glossator!, ovvero dalla scuola di Bologna. Irnerio ingegno pronto ed attivo del se- colo 12..° coraincio ad iuterpretare i testi del diritto roma- no, parola per parola ossia letteralmente ^ indi sostituendo alle gloase Ictttrali le marj^luali a foniui di comjucuti lii VARTE STRANIERA. 2l3 II primo che elevasse la scienza del diritto al gi'ado del- r insegnameiito e della teorica coi corsi e cogli scritti dei cosi detti Glossatox-i. Accursio del secolo iS.", discepolo di Azone , colla sua Glossa ordinaria riassunse tutto 1' impor- tante delle glosse antecedenti numerosissime , ed aggiu- goendovi la propria dottrina la rese famosa autorita del suo secolo. Bartolo del secolo 14."" scrisse commentarj sulle Istituzioni e sopra una gran parte dei Digesti e del Co- dice; ed ebbe a successore e contraddlttore Baldo suo al- lievo. Cosi il rouiano diritto come scienza non usci in tre secoli dai confiiii d'un' interpretazione od esegesi tinorosa, lasciando al secolo iS." P incarico di prepararne il ristauro che venae operate coi lavori letterarj e filologici di An- gelo Poliziano precursore di Bolognino , di Alciato , di Ha- loander e di Budeo. Al secolo 1 6." nientre la giurispru- denza francese era tutta dedita alia pratica, Andrea Alciato reco in Francia la scienza teorica del diritto aprendo cosi il secolo 1 6.° o di Cujaccio , che secondo Tautore e il se- colo della scuola francese illustrata dallo stesso Cujaccio, da Doneau, da Dumoulin, da Hopital e da Bodin. Cujaccio^ iuterprete profondo degli antichi giurecousulti Paolo e Pa- piniano ed egli stesso vero glureconsulto romano , pub- blico tre libri di osservazioni che si giudicano da inoiti capi d' opera di sapienza legale. Doneau, avversario di Cu- jaccio, considerando il diritto come diritto, come una geo- raetria e come un sistema , lo astrasse come scienza dal codice romano. Dumoulin, giureconsulto pratico , sparse una luce chiarissima sulle tenebre del diritto francese. Hopital tutto intento alia riforma giudiziaria non diffuse che lampi di buon senso sulla filosofia del diritto. Bo- dia diede al diritto una forma scientifica e sistematica colla sua partizione dell' universale diritto. Bacone nel se- colo 17.° fedele alia scienza de' fatti non presento un trat- tato di giustizia universale, ne una metafisica di Diritto, ma una scienza pratica e positiva, lagnandosi che la teo- rica delle leggi fosse abbandonata o ai filosofi ignoranti dei fatti , o ai giureconsulti incapaci di hen pecsare. Seldeno pose la quistione del diritto naturale o della filo- sofia del diritto ; ma la sciolse colle sue idee particolari religiose nel diritto naturale e delle genti juxta disciplinom Hcbrceorwn. Grozio stabili un diritto od una ragione indi- pendente da ogni principio religioso , e la mostro col 214 APPENDTCE dopplo sistoma istorico e filosofico ; ma niancava Ji snga- citii c cli fincz/a nelle investignzioni nietafisiciie. Piijfciulorf, mediocre, siicrcssorc di Grozio, confuse stranamente i priii- ciiij tra loro opposti dl Grozio e t\L Hoblics. Leibnitz, genio europeo, riformo eel ingrandi la giurisprndenza colle ricer- clic illosoficJie snir origine del diiitto, colla proposta del nietodn d' insegnarlo e dl appreiiderlo , col piano di una Coilificnzione, e colla ginsta detcrniinazlone del caratterc e dcir originalita del diriuo romnno (i). Tomasio , spi- rito ardito ma euperficiale, considero il diritto come iin rapporto soltanto esterno. Wolf mesiliio il diritto colla mo- rale porgendo una lilosolia della giurlspruilenza lutta com- posta di precctti morali e di niassime arbitrarie. Eineecio, elegante redattore del diritto roinano, riiuise in vista la filosofia del Diritto di Grozio e di "Wolf, ma il piii graa servigio ch' ei prestato abbia alia scienza 81 fu quello d' un facile e chiaro insegnamento. Bach rassomiglla ad Eineccio eJ k commendabile per la sua istoria del romano diritto, clie si conserv6 la prima sino nil' avvenimento della scuola mo- derna istorica. DomaC derivo il diritto dal Cristlanesimo e dal suo dogma o principio die I' uomo e fatto dci Dio e per Dio; conciliando in modo maravigiioso le massime del Vangelo colla superba sapienza del diritto romano. D'Agues- seaiL, quantunque legislatore, lia dettate dottrine da teorico sullo studio del diritto. Pothier, dedicatosi esclusivamente al culto dei testi, fu potente tanto nel diritto romano quanto nel francese. Gravinn , cbe sta a dir vero al disotto si ileir istoria come della filosofia nelle sue origini del diritto civile, non e apprezzato quanto si merita. Vico inspirato da Platone , da Grozio, da Tacito e da Bacone, ammlse come testimonj del diritto I' istoria ed il consenso delle nazioni , derivo il diritto dalla religione e da Dio , fece entrare il moiido sotto la formola del diritto, fisso le sue tre epoclie divina , eroica ed wnana, e fu quegli clie ebbe pill di tutti il sentimento del diritto romano simbolico, conslderandolo anche come un poema serio. La sua gran- dezza sta nelle sue viste orlginall sulla filosofia e sail' isto- ria, sulla dlmostrata identlta tra T umana natura e I'istoria, e sul suo presentimento o spirito profetico nelle plii graudi (i) Qnesta parala di Codificazione ^ oniai tecnica presso git scrittoi-j francesi cd inglcsi di glurisprudciiza e di kgislazionc. PARTE STRANIERA. 2l5 verlta, 11 chc forma il carattere del gcnio. II lato della sua dcholezza si scorge nel traspoi'tare V istoria particolare di Roma nclf istoria del mondo , e cio die e reale nella p;iunsprudenra romana in cio che e nelle leggi di tattc le iiazioni ; nel noii conoscere il mondo moderno e nel falsare il carattere del mondo orientale colla sna Identita del medio evo e de' tempi eroici. Montesquieu ritrasse il di- ritto da una ragione primitiva nettamente distinta dalle leggi positive e dedotta dall' istoria universale o a poste- riori. Egli e originale , ma ebbe per suoi antecedenti ncl siatema istorico Bodin, Machiavelli , Gravina e Vico. Egli non conobbe il fondo dell' umana natura, donde venue il si\o inganno nella teorica sul clima i e si tacque suU' onto- logia istorica che forma V oggetto delle presenti ricerche. Filangieri nel secolo i8.°scrisse la teorica delle leggi da farsi e tento di creare la scienza della legislazione ; ma non conobbe il fondo ne dell' istoria , ne della natura umana, Egli parla della legislazione senza essere passato per la metafisica , per la psicologia e per la filosofia dell' istoria; giacche la legislazione, secondo il Lerminier, non fe altro che una seniplice dacrizione dei rapporti naturali ed wnani , una pura redazione dei principj e dei fatti costituenti I' uomo e la societd, , un necessario risultamento dell' umana natura , un testimonio secolare deW istoria (i). Egli dice a ciasche- duna pagina che il legislatore fara o deve fare; ma non 8i sa su cui deve prendere l' uomo o V individuo morale , il po- polo si deve operare. Egli si agita e si commove neU' im- peto di un caldo amore per rumauita senza afferrare mai im punto sicuro e determinato, e senza renderne conto a se stesso coll' analisi di un solo principio filosofico. Egli soggiogato dalla filosofia francese , ed ammiratore ad un tempo della Scienza Nuova di Vico e dell' antichita non ebbe il coraggio di segnare la propria strada, e quindi venne a fondare la sua Scienza della Legislazione soltanto sopra sentimenti generosi e sopra stimabili intenzioni. Beccaria anima pura e splrito mediocre non iscrisse nell' opera dei Delitti e delle Pene un lihro scientifico , ma una specie di petlzione calorosa ai Sovi-ani d'Europa. Egli al pari di Fi- langieri non conobbe che i filosofi ed i govenianti ; ma non r uomo 5 ne il dirlito come scienza, avendo esclamato (I) V. Chapltr, XV pag. i38. ai6 APPENDIOE felice quella Nazione dove, le Icggi non fossiro una scicnza. Qiiincli il Beccaria e da stiiiiarsi come filantropo , come uoiiio picno lU Ijiionc intcnzioni , non come conoscitore dclla scicnza del dirltto e dclT istoria. Qiiindi il favore o r ininionso snccesso del sue liliro piii clie al siio genio e dovnto al lancio d' una filantropia senlimcniale e alle cir- cojtanze del secolo o del uiomento in cui clii prcndeva pel piinio la parola era sicuro dell' ammirazione de' suoi contcmporanei (i). Kant, promovitore del rivolgimento filosofico in Alcnin- gna colla dottriaa della ragioiie pratica btabili il Diritto ncl principio d' una legge universale e sovra la liV)crta dell'uonio, la Icgalita delle azioni nella loro conformita alia Icnge obhictlwa del dovere , e 1' olibligazione come T e- spressione verace del diritto , onde per Kant il diriuo non e altro clie I' insieme delle condizionl sotto le quati la volonta d' wi uomo si mette in rapporto colla volonta degU altri sotto V iinpero della It'gge generale della libcrta. Dopo Kant serge la Scuola Istorica di Alemagna per opera di Hugo nel 1790 ed ampliata da Hauhold e da De Savigny. Hugo intraprese la riforma dello studio della giurispru- denza colla composizione d' un' istoria del diritto romano. Hauhold secondo cjuesta riforma •, ma De Savigny e quegli die r ha compiuta. Nel 18 14 Thibaut co' snoi seguaci in- nalzo un grido possente in tutta Alemagna per la forma- zione d' un Codice universale; ma De Savigny vi si oppose col suo scrltto appassionato sulla vocazione del nostra se- colo per la legislazione e per la giurisprudenza , sostenendo die il diritto ha una scienza progressiva e crescente nel- r istoria ; die il diritto ha un carattere proprio e deter- minato ; die il diritto come una produzione spontanea e successiva delle circostanze delle nazioni deve essere co- nosciuto e dedotto dall' istoria. E a tal efFetto il De Savi- gny compose la sua istoria letteraria del diritto romano del medio evo come uu monumento die non potra piii di- struggersi , come la scuola cterna e niisteriosa dei giureconsniti e de" pensatori. Da qui nacque la scuola istorica alemanna , siccome una reazione prevalente contro la scuola filosofica di Thibaut, dalla quale derivo la scuola moderna /?Zo5q/Zca di Hegel e di Gans die divide coU' istorica il dominio nelLi (i) V. Chapitr. XV pag. 139. PARTE STR/VNIERA. 21^ jcicnza del dirltto. Ilcgel di Bcrlino mctte la sclenza del diritto sotto F inipero della filosolia. Egli concepisce il di- ritto come idea e come essere reale (realisaiion) nell' Isto- ria. II diritto e posltivo per la forma, ma ha la sua ra- dice neir intelligenza , il pnnto da cui parte nella libera volonta, e la sua vita o drumma nella pratica. Gans nella sua opera sul diritto di successione e de' suoi sviluppa- menti neU'lstorla del moiido si scaglia contro la scuo- la Istorica e cousidera la scienza del diritto indlpendente dalle forme 5 e propria di tutto il moado; sicclie essa e ad un tempo arte e scienza , istoria e filosofia. Donde si ricava che la nuova scuola filosofica applica alia giuris- prudenza il metodo di Yico, ossia della filosolia e dell' isto- ria, e die Vico nella sua origioalita profetica ha preparata due secoli prima una scuola famosa del secolo decimonono. Beiuham clie termina il secolo i8.° spiega lo stendardo della giurisprudenza lilosofica in Inghilterra , grlda contro la pratica del suo paese e col sistenia del Sensualisino anche gluridico, scrive su tutto cio che vi ha d'inierno e di ester- no nel diritto, distruggendo aila fine il diritto stesso come creatura della legge e come nna produzione soltanto di leggi reali. Finalmente il Leruiinier viene a parlare dei codici francesi ed a stahilire queste conseguenze : i* che r unione della iilosofia e delF istoria forma 1' unita della giurisprudenza europea ; a." che il diritto deve essere coltivato con questo doppio metodo conforme alia sua na- tura ; 3.* die questa e la missione dell' istoria del diritto nel nostro secolo ; 4.^ die la Francia e qiiella die sapra ef- fettuare questa missione approfondando nell'uno e nelPaltro metodo, giacche essa non seguita ue la legallta delTIngliil- terra, ne I'astrazione delTAlemagna, ne il languore dell' Ita- lia che siuo al presente nulla lia fatto per la scienza del diritto (i). Qui ha fine flntroduzione del Lerminier •, e qui accadono le ultime nostre osscrvazioni. L' opera del Lerminier come Introduzione all' istoria del diritto non puo meglio rispondere al sno assunto ed alio scopo anche dell' autore. In essa ci ha lucidezza di idee, franca e chiara esposizione , erudizione ampia ed accurata , (i) V. Capi IV. ° sino al XX.° V. pag. 140 ove si trovano que- Jttt parole — Jusqu'u present I'ltalie fi'a ricii fait pour la juri- tprudeiice, . 2.lS A P 1' E N D ! C E n.iiTazione vivace cd immaginosa forse piii die aan con-' vcuga ad mi' istoria scientilica. Per tutto questo iie pare clie il Lenninier abbia diritto ad iin' intera lode, sebbene nlcuni potranno coutrastargliela a niotivo die Ic dottriae degli scrittori esposte a tratti distaccati . ed in un oidine puramcnte cronologico lasciano desiderare la loro snccessiva e logica figliazione tanto uell' istoria totale, quanto nell' istoria parziale delle siiigole scnole. Che se ci6 fosse mai iin difetto, esso lo sarelibe nccessariametite nell' assunto dell' autore di porgere un seniplice prospetto o profilo dell' istoria del di- ritto, ed egli forse s' e riservato di riparnrvi allordie verra alia sua trattazione. Ma die diremo della parte crilica del- r opera e delle fiiiali consegnenze dell' antore? La Rivista en- ciclopedica non esito a mettere in diifidenza contro della pri- ma: siccome noi senza aderir punto a cosi severe giudizio, non esitiamo a muover dabbj contro delle seconde (i). Si pno dire a rigore di giusta critica che Puffendorf sia medio- cre successore di Grozio , Bacone tutto positivo , Ilobbes sol- tanto metafisico, Vico grandezza nella dimostrata identita tra r umana natura e 1' istoria , e debolezza nel trasportare r istoria romana nell' istoria del mondo e nell' ignorare il mondo moderno •, Fdangieri non conoscitore dell' umana natura, e fondatore della sua scienza soltanto sopra sen- timenti generosi e sopra buone intenzioni; Beccaria anima pura e spirito mediocre, autore non d' un' opera scientilica, ma d'una petizione calorosa e filantropica ai regnanti; De Sndgiij privo del talento o della disposizione di dedurre dai fatti particolarii Bentham distruggitore del diritto che vuole cdificare , ignaro della sua istoria e derisore di Montesquieu senza capirlo; 1' Italia operatrice fin qui di nulla a pro della scienza del diritto ? Noi non parleremo che de' iiostri e deir Italia per non ispeudere lunghe parole atFermando che su questi si e data piu presto dura die abbastanza fondata sentenza. Di Vico si tace la teorica del diritto che doveva trarsi non dalla Scienza Nuova, ma dall' altra opera Dc Uiio Juris principio et fine , per niostrare in tal parte tutta la sua (i) V. Revue Eucyclopedique al vol. 44, an. 1824 gia ci- tato ove si dice — Nous croyons que la lecture ( ArW opera ) eii. sera iiistrurdve pour tout hoiune qui se mettra en garde contre les JuL^ri/was dc r auceur. PARTE STRANIER.V. 21(J CTandezza ; gi.icche provasi in cssa come il cUrltto abbia il siio princlpio nel vero , com' esso sia eterno e sempre ugnale , basato sulla ragione o sulla lilosolia, suU'autorita o suir istoria, e quijidl sulla nuova scisnza clella lilologia, dipendente come da sue cause dall' occasioue , dall' onesta, dair utilita , di diversa natura o specie ( Jus naturale prius , Jus naturale posterius ) avente il vero ed il certo nelle leggi , le sue forme ed i suoi modi e riducibile in tutta la sua scieaza alia ragiotie f a\V auiorid, all' arie di applicare i fatti ai diritti, clie sono i ire elementi di tutta la giurisprudenza. Se non die, trasandata quest' ommissione die potrebbe apparir grave anclie nella semplice introdu- zione d'un' istoria del dirltto, non puo essere grandezza in Vico 1' aver identificata la natura umana coll' istoria, come non e al certo per lui dtbolezza V aver trasportato il mondo Romano nel mondo universale o I'aver ignoraio il mondo moderno. L' identita tra 1' umana natura e 1' Isto- ria fa propendere ad una specie di fatalismo tanto nella filosofia , quanto nella giurisprudenza e nella legislazione, e questo difetto e quello appunto cbe procaccia di schi- fare Hegel illustratore in questa parte de* pensamenti di Vico (i). D' altra parte non e da darsi colpa a Vico per aver confermata la sua storia ideale eterna colla semplice storia romana, trusportando cosi 1' istori i particolare ncl- r istoria del mondo, quando lo spirito profetico die ei' carattere attribuitogli di genio, e un oggetto di cronologia. siccome aifemiia 1' autore , e quando era impossibile die Vico potesse rettiiicarla sopra altre storie o fatti nella po- verta in cui trovavasi a' suoi tempi Fistoria nioderna. Dal cbe derive in lui necessariamente l" ignoranza del mondo mo- derno. Noi immaginiamo die Vico abbia dedotta ta sua Storia ideale eterna come Newton dedusse colla piii ardita ipotesi il sistema della gravitazione universale. La diffe- renza di questi due grandi uomini sta in cib , die mentre r ipotesi di Newton per essere appoggiata a' fenomeni certi e costanti e di facile osservazioue , pote ancbe piu presto avverarsi, quella di Vico per essere dipendente da cause libere , da tradizioni istorldie e da mille altre ciixostanze infinitamente mutabili e non operanti die nel corso dei secoli, non potrebbe dirsi fuiora die in parte smentita, ed (I) V. pag, 167. 220 ArPENDTCK ill parte confermata. II die si in uii scnso, come noIPal- ti-o nroverel>he scmpre die rcrrore o la dcbolezza di Vico non ista ndl'' avere trnsportata la storia particolare ro- niana in qnella del niondo, ma ncl tcner confcrmata I'una soltanto per mezzo delP altra. Clo die non e nemmeno da supporsi in qiiclla mente cosi logica del Vico. In quanto a Filan^ieri nol siaino ben lontani dal difenderlo dai difetti die gli si appongono, niassime nella parte pratica o di applicazione: ma il concetto della sua opera grande, magni- lico , ordinato, e si potreljbe dire anclie nuovo, gli meritera d' essere chiamato uomo soltanto a buone intenzloni ? II concetto di quest' opera , come tuttl sanno, e la rlfornia dclle leggi e dei codici colla proposta della vera scienza teorica e pratica della legislazioiie universale. Nella parte teorica con quanto avvedimento ei non distingue la bonta assohita dalla bonta rc/.T^ifa delle leggi, come non dimostra I'assoluta neU'annonia coi principj di natura, e la rela- tiva nel rapporto dalle leggi collo stato delle nazioni, de- coniponendo tutti gli dementi di questo rapporto , e fis- sando il grande principlo die non ci sono ottime leggi ed ottlmi codici se non dove questa bonta relativa e subor- dinata all'assoluta, e dove queste due bonta 3' accordano e corrispondono fra di loro ? Quanta finezza di ragionare e quanta saplenza di dottrine egli non ispiega nell' analisi separata di tutte le parti della gran macchiiut della legis- lazione , deciferando ad uno ad uno tutti gli oggetti delle slno^ole leggi economiclie , politiclie, criminali , niorali e relit^iose, ed assegnando a tutte i rispettivi mezzi dedotti non solo dalla ragione, ma eziandio dal confronto e dalla critlca delle antiche e moderne legislazionl ? E di tanto ei poteva essere capace senza conoscere la filosofia, la psicologia, 1' istoria del diritto, senza lo studio profondo deir uomo individuo o morale, e senza 1' analisi di un solo principio fdosofico? E perche egli non fondo la legisla- zione suir istoria , perciie ebbe mire sue proprie, diverse da quelle de' suoi antecessori non avra innalzata la sua opera die sopra generosi sentimenti? E conveniva al Filangieri imprendendo la scienza di cio die deve farsi ofFerire la seniplice dcscnzione de rapporti nar.urali ed umani , la pura redazione dd principi e del faui costituenti I' uomo e la so- cieia, slccome pretende Tautore? I'ARTE STRANIERA. 221 E Beccaria , V autoie delle amene ricerche suUa natura dello stile , degli dementi di publ)lica economia e del pro- foudo trattato snlle nionete nel diicato diMilano, Tautore di un' opera qual e qnclla dei Delitti e dclle Fene , die •yenne portata a cielo con ventinove e piu edizioni , con iraduzioni in francese, in tedesco, in inglese, in olan- dese , in russo , in ispagnuolo, e persino in greco vol- gare, sara egli uno scrittore di fortuna o di circostanza ? Egli e certo die nel libro dei delitti e delle pene in succinto 61, ma con sufficiente profondita ed estensione si porge una intera economia penale oltre alia grande e nuova quistione sulla pena di morte. Egli e certo die per determinare ade- quatamente il nierito di questo libro bisogna partire dallo etato in cui era la scienza criminale a' tempi di Beccaria, e conoscere tutti i suoi antecedent! ed anche 1' impulse die da esso ebbe posteriormente la scienza. Sicche se male non ci avvisiamo, ci sembra die il Lerminier abbia poste in dimeu*acanza tutte queste cose per giudicare Bec- caria siccome Filangierl, piu colle proprle opinioni sistenia- ticlie die con quelle generali della ragione e particolari a questi scrittori. Se non die parlando qui di Beccaria ci par doveroso di rivendicare Tonoiata sua memoria da una gros- solana ignoranza che forse senza volerlo gli afliljbia 1' au- tore. Beccaria nel § VII. Degli iiulizj e delle forme de' gludizj dopo aver detto die la morale certezza richiesta alia prova de" delitti e una cosa piu di sentimento che di scienza o di opinione , piu un frutto d' un ordinario buon senso die non del sapere bene spesso fallace nel suo sistema tutto jattizio di otteueria , esclama felice la nazione dove le leggi non fosstro una scienza! Da questa semplice ed isolata pro- posizione , die non e vera se non in relazione a tutto il complesso del discorso ed agli abusi che a' tempi del Beccaria facevano della scienza penale i criminalisti , se mai ce u' era, il Lerminier cava argomento di espriraersi a questo modo; « Cela est-il rationel' Comme si la science n'etait pas dans la »/ nature des clioses? . . . Souhaiter qu'il vienne un temps ou " la connolssance des lois ne soil pas une science, c'est » souhaiter qu'il vienne une epoque oil la geometric et " la loglque cessant aussi d'etre uue sciexace (i). >i ]Ma (1) V. Chapitr, XV, I'a^. i5'^. 222 APPENDICE qncste pnrole cosi forti non sono ellc iatempcstive' E il Bcc- caria ignnrava forse clie il diritto c una scienza, e chessa non si potra mai distniggere come non si distruggono la lo- gica e la geometria'' Fiualiuente noi concludianio Farticolo airermaiido con tutta sinccrita clie se la taccia data dal Lermiiiicr all' Italia d'mrr nulla fin qui operafo a pro della giiirlsprndenza piio esser nieritata per quello ch' essa po- trebbe fare, non le e sicuramente dovuta per quel che ha gia fatto, bastando a rispingerla i nomi di De Felice, di Briganti, di Bendoni , di Biflignandi, di Reuazzi, di Creniani , di Paoletti, di Nani, di Desimonl , di Barbacovi, di Fodera, di Carmignani , di RafTaeli , di CapitcUi , di Nicolini , di Rossi , e soprattutto di Rouiagnosi , i quali colle loro opere in quest! ultimi anni lianno diversamente recata la scienza ad alto grade di perfezloue. Buldassare Poll. VVRTE ITAHA.NA. 2i23 PARTE 11. SCIENZE, LETTERE ED ARTI ITALIANE. LETTEHATUJiA. Delia educazionc. Lettera dl Giovambatista Tali A pub' blicata nelle nozze di S. E. Alessandro Boncom- pagni Ottoboni Duca di Fiano con S. E. Costanza Boncompagni Lodovisi de' Principi di Piombino. — Padova , i83o, coi dpi della Minerva, i« 8.°, cdi- zione di soli loo esemplari. ( Edizione nitida ed accurata. ) L' edncazione k soggetto ia proposito di nozze assal op- portune , dice r autore di questa lettein nella dedica che vi premette , poiche la gioja esultante di quelle fa da se stessa passaggio ad una contentezza tranquilla, inclinatis- sinia al pensiero di cio che possa consolidarla e renderla perpetua, e viene primo tra questi 1' educazione de'figliuoli. Ed ecco da quesia sola raaniera di sentire e di giudicare delle cose chiarita V indole dello scrittore e dello scritto di iui. Qiiesto libro non appartiene di fatto a quegli opuscoll supeificiali ed effimeri « c\\ hanno lo stesso giorno e culla e tomba «; ma racchiude un piano di educazione sodo, giudizioso e tale che questa sola lettera vale il merito di un anipio trattato su questa materia. Dirige 1' autore la lettera a noljile giovane per Iui educato , e raccoglie o iiuge raccogliere in essa sotto un solo aspetto i somnii capi delle gia date istruzioni. Sventata 1' opinione di taluni che credono gli studj oggetto precipuo della educazione, sta- bilisce anzi esserne la morale T affare massimo, ed iden- tilicando morale ed educazione , determina le parti che la rendono perfetta. « L' edncazione , ei dice , acciocche sia " perfetta aver blsogna tre parti: la religlosa , la sociale " e r individuale ; parti tutte e tre dipendenti dalla natura •' cicir uoino , il quale come creatiua e di nccessita in " sog^ezione col suo Creatore ; come li^Iio , coujriiuito. 324 APPENDICE >i anilcO) cittadlno , sociablle trovasi in coinnnione co'suoi tt simili ; iinahucnte come composto ell aniiiia c di corpo » capaci di prolitto e vogliosi d' escicizio, e in corri- n spondenza con se medesinio : ma parti tutte o tre fra w di lore per cotal guisa congiunte, che iraperfcttissima w rinscirebbe come la morale e cosi la educazione, ove M una sola se ne trascurasse ». Stabilita e divlsa cosi la materia della sua lettcra, passa il sig. Talia alio sviluppa- iiiento dei piii principali doveri ed ullizj spettanti alle sin- gole parti, c se vi scorgi nitidezza d'ordine ed accuratezza d'analisi, vi ammirerai ancora rettitudine di dottriaa , sa- viezza di principj , un slstema in somma ragionato di educa- zione clie nulla lascia desidcrare da chi pensa diritto. Lo stile, oltre ad essere aggraziato e colto, e convincente, persuasive e pieno di quella unzione che detcrmina il cuore alia pra- tlca degP insegnamenti proposti all' intelletto, cosicche deve dirsi che l' autore non che ad imprimere sterili precetti , mirava a generare un operoso sentimcnto , cio che si dee proporre cliiunque scrive di educazione. Eccone un saggio nella clilusa di clo che vlen detto sulla educazione religlosa. H Amorevolmente vi pvego , dolcissimo Eugenic, di tener " deste neir aninio le cosi fatte considerazioni. Impercioc- »» che per la corruttela degli appctiti, e il disordine del " vivere cittadinesco, aggirato da un continuo vortice di " apparenze gravi e di sostanze vanissime, troppo avvicne '/ che r occhio interno dello spirito smarrisca que' linea- >i menti di bellezza divina , che disegnano 1' immagine t> della Religione. La verita di ch' ella sa invaghire la » mente, e i diletti di che sa consolare il cuore degli » uomini , sono di tal natura , che non s' apprezzano se »' non da chi v' ha rivolto T aniuio con un forte amorci « e chi vuol esser penetrate dal celeste suo lume, fa d' uopo » che scuota da se la nebbia delle terrene dilettazioni. Per w la qual cosa molta opera e niolta diligenza vi sara me- n stieri di fare per tenervi accosto il piix die potrete a It questa divina niaestra ed arnica e lasciarvi volgere alle w fedeli esortazioiii di lei , anziche agl" ingaanevoli inviti " d' altra qualuncjue siasi guida. w PARTE ITALIA.NA. 225 Delia isdtuzionc dl nobile prole e del governo della famigUa , lettcra incdlta dl Astorrc II Baglionl Co- vernatore delle armi vcncte, scrltta da Cipro V anno i5ti alia consorte Qinevra Salviati, pubblicata ncl desideratissuno parto di Agnese VermiglioU Bagllo- ni. — Perugia, i83o , fipografia Baduel ^re^^o Bartelli e Costantini , in 8.", dl pctg- 24. Non in occasione di nozze come la precedence , ma in quella non nieno ojjportuna di un parto fu pubblicata que- st' altra lettera sulla educazione die giaceva inedita fino dal 1 57 1 conservata da Bernardino Toinitano dotto medico e scrittore del secolo XVI ed amico di Astorre II Baglioni autore di essa. Ma se nella precedente abbiamo ricono- sciuto un buon lavoro d'' uomo occnpato di proposito a scri- vere un sisteina ragionato di educazione ; in questa ve- diamo piuttosto I'ottinio padre di faniiglia, il quale lon- tano dalla sposa e dairunico figlio e ravvolto nei pericoll della guerra, volge a quella, come piii voleva il cuore , que' suggerimenti che credeva necessarj alia buona riuscita del liglio. Non manca percio la lettera, ne di ottimi pre- cetti sulla educazione, ne di una esposizione insinuante e persuasiva, che in cio non poteva venir meno Astorre II Baglioni, nodrito ampiamente alle buone scienze ed alia bella letteratura: manca bensi talvolta di ordine e di rae- todo , come doveva succedere a chi scriveva quasi a rita- glio , e, come dice egli stesso, sul finir della lettera, con vario disegno che non ebbe conceputo ndC animo allora che prtse la penna per iscrivere. Lo stile comiacia a risentire di quel vizioso raftinamento die sul finire dell'aurea eta di Leon X spargeva gernii di letteraria corruzione da svi- lupparsi nel secolo clie succedeva. Piii adunque che un monumcnto letterario e scientifico ravvisiamo in questo scritto inedito un documento storico che ci ricorda la gloria di uno di que' prodi clie intenti colia spada a ddendere la patria e la religione , non dinienticavano intanto di alle- vare con saggi precetti alle migliori speranze dell' una e dell' altra la crescente generazione. Blbl. Ital. T. LXI. i5 226 APPENDICE Di Giovanni Borgi Mastro muratore dctto Tatagio- irinni , e del sno ospizio per gll orfuni ahhando- nati. Mcmoria dell abate Carloluigi MoiacHiNi. — Roma, looo, dulla tipogrufia Marini, in 8/', dl pug. 52 , olne il Sommario. Se 'preziose riescono sempre le Mcmoi'ie dei beneftittori deir umanita , pcrclie atte ad eccilare la riconoscenza e talvolta anche V emulazione , piii ancora pregevoll deb- bonsi reputar quelle die concernono non gia nn facol- toso personaggio, ma bensi iin uomo oscuro, un povero artigiano die senza lettere , si:nza fortune, senza auiici , senza iirotettori apri in Roma un asilo ai fanciulli orfani e derelitti , asilo die iiorisce tuttora , e die molto vantag- gioso riesce alia societa, alia religione , alio Stato. E niolta lode nierita certamente 1' abate Morichiiii , perclie non tro- vandosi di quest' uomo, vissuto a' gioriii nostri^ alcuna me- moria scritta, sollecito fu di consiiltare que' poclii die lo conobbero, senza di die rimasto non sareblje se non il nudo nome di lui , e le venture generazioni accusata avreb- l)ono r eta nostra di manifesta ingiustizia. Romano era certamente Giovanni Borgi. deito Tatagio- vanni , o come suona nel linguaggio di quel paese , padre Giovanni, e nato trovasi nel lyia : tanto idiota, dice il suo biografo, die non avrebl)e saj:)Uto distinguere le citVe aritnieticlie dalle lettere dell' alfabeto. Egli aljbraccio e pro- fesso costantemente il mestiere di muratore, nel quale non era molto riputato ; ma benche rozzo , nudriva un cuore benelico , e sempre disposto alle opere di pieta. Occupato ne' lunglii lavori della sagrestia vaticana , se alcun mo- mento d' ozio gli rimaneva sul mezzodi o sulla sera, lo impiegava nel prestare servigio a' poveri infermi nello spe- dale di S. Spirito , e dicesi che talvolta vi passasse le intere notti. Uscendo la sera con alcuni compagni da un csercizio religioso, gli venne fatto di osservare nioUi po- veri fanciulli abbandonali , che dormivano su le panche de' pollajuoli e su i gradini del Panteon, e die il giorno va2,avano pe' trivj , crescendo senza religione , senz' arte , iniingardi , dissolnti e facili ad abl^andonarsi a qualuncjue vizio. Da principio limitossi il Borgi con certo Bianconcino neir eccitare que" fanciulli ad erudirsi nella dottrina cristiana ed a praticare qualdie csercizio religioso. Dolciido pero FAIITE ITALIANA. 227 air uno e all'altro die que' fanciulli doniiissero a cielo scoperto , cominciarono a rlcoverarli in uii pian terreno di una casa; il Borgi comincio altresi a rivcstire alcnni di essi 5 clie scalzi e cenciosi trovavansi, e li trasse pure nella propria casa a dormire , ma al tempo stesso non voile die niarcissero nell' ozio , e poseli a tirocinio in al- cuue botteghe , onde apprendessero qualche utile mestiere, e i mezzi si procurassero della necessaria sussistenza. Se egli teneva luogo di padre a que' niiserelli , una di lui so- rella gia luatura d'eta, come madre prestavasi a custodirli e a teaerli puliti. Quel piccolo nascente ospizio ebbe a destare I'interesse di alcuni prelati , uno de' quali giunse poi a ri- vesiirsi della porpora , e questi lo iucoraggio con uii assegno di 3o scudi al niese : gli orfanelii cre!)bc'ro allora al iiu- mero di quindici, e tutti diveutarono utili avtigianii ma ben presto convenne trasportare quella fainiglia in luogo piu capace. lUdotti que' giovanetti al nuuiero di quaranta, si videro crescere le elemosine , formata cssendosi una so- cieta di beneliche persone , die con volontarie soscrizioni accrcbbero 1" assegno mensuale sino alia somma di cento scudi , al die aggiugnevasi andie il guadagno giornaliero degli aiunni. Finaluiente il Pontefice Pio VI con cuore niagnanimo divenne il principal protettore di quella pia istitLizione , compero a favore della niedesima il palazzo, ove r ospizio erasi collocato uscendo dalla casa del Borgi, e molta aniorevolezza dimostro sempre al pio istitutore, largheggiando co' suoi figliuoli , die cosi ei li cliiamava, con sommiuistrazione di tela, di panno, di vino, d'olio, di pane e di danaro. Certo Cervetti, genovese , si fece com- pagno in quella pia opera al Borgi, e si diede ad istruire que' fanciulli nella lettura e nello scrivere. Altri in se- guito si aggiunsero per raccogliere i fanciulli dispersi e derelitti , per condurli a diverse opere di religione, ed un nobile per sino per elemosinare di porta in porta a fine di procurare il necessario a que' poverelli. Si eresse quindi per cura del Ccrvctti un nuovo ospizio, cliiamato della Vergirie Assunta , e questo niise quasi in pericolo la prima istituzione del Borgi. Roma vide tuttavia nel tempo medesimo varie caritatevoli persone attendere con gran cura all' edu- cazione de' poveri orfanelii ed aprire a favor loro lienelici asili. ]\Ia il Borgi , preceduto di poco dal Cervetti gia set- tuageiiario , volgeva al suo fine, e si osservo con sorpresa, 228 A 1' r E N D I C E che di tiitto provvedenJo in quell' epoca novanta orfani , ne posscdondo veruna idea di contabilita, non lascio alcua debito , ne alcua avanzo in cassa. Nou venne perb aieno il suo orfanotrolio dopo la morte del fondatore , il che fece giuiiicare ai Roniani che queila opera fosse di Dio : attra verso di tutte le vicende politiciie e sotto i diversi douiinatori dello Stato roniano, esso si inanienne , e dal Papa tomato appena alia Santa Sede furono noniinati nuovi direttori dell' ospizio. .Questo fu trasportato in nuovo lo- cale, notabilniente accresciiito ed ingrandito, e il sistema di cducazione vi fn grandemente nuglioraio, dirigendosi esso a due importantissinii lini, cioe a render 1" uomp re- ligioso e ad un tempo utile alia socicta. Su la fine dell' opuscolo vedesi la tavola de' mestieri , che presentemente si esercitano dai giovani dell' ospizio, e tra queSti ai piii coniuni, e che noi diremmo di prima ne- cessita, vediamo aggiunti ancora quelli di stampatore di tele, di compositore e di fonditore di caratteri , di mosai- cista , di scultore , di cesellatore e di incisore in rame. Queste Memorie sono dettate in buoiia lingua, e ci compiaciamo di veder 1' autore informato de' migliori scritti intorno all' educazione tanto fisica , quanto intellettuale , economica e religiosa, cosicche noti sembrano a lui i grandi principj di Nrcker. di Degerando , di Bomagjiosi, del Genovesi, ed anclie di alcuni scrittori di Economia po- litica. Per ogni conto adunque conimendevole troviamo que- sto libretto, nel quale si vede come lo spirito benelico di un semplice rozzo artigiano istradasse una utilissima isti- tuzione senza alcun aggravio del pubblico erario. A questo volumetto e aggiunto un hel saggio della litogratia Dall' Ar- mi , che presenta il ritratto di Tatagiovanni , e tutto il profitto dell'edizione e consacrato a vantaggio dell' ospizio stesso, di cui si e tratteggiata la storia. Un simile ospizio fu pure a' di nostri fondato a Berga- mo da un ottimo ecclesiastico, il prete Carlo Botta , il cui nome sara benedetto dai posteri, siccome lo e dai viventi-, ed uno ne vanta Torino ancora per le fanciulle, detto delle Rosine, fondato in egual modo, e parimente di nessun ca- rico al governo. Possano questi esempi moltiplicarsi , e possano sorgere in molti luoghi uomini benefici , che in ugunl modo, promovendo la religione e 1' industria , ren- dano il maggior servigio alia societa_, coU'accrescere il nu- tnero dei piii utili cltiadini! PARTE ITALI\NA. 229 Vita di Beavenuto Cellini orefire e scultore fiorentino scritta da lid incdcsini) , resdtnita alia lezione ori- girialc sal manoscriLto Poirot ova Laurenziaiio , ed arricchita d dlastrazioni e dociimenti inediti dal dot- tor Francesco Tassi. — Firenze , jS2(), presso Gu- gliclrno Piatti. Voliimi 3, in 8.", di png. 1714 complessivainente . Bella edizione , in carta veliria , con rami. In MiLario si vende dalla Soctetd tipo- grafica de Classlci llaliani a lir. 28. 5o italiane. Pinacoteca dell' I. R. Accadcniia veneta delle belle arti , illustrata da Francesco Zanotto. — Venezia , io3c , dalla tipogirifia del Commercio ., in fogl. gr. Prczzo d oQui fascicolo , austr. I. 3. Qaaranta quadri dcjlla Scuola veneziana, fascicolo i.", litografia Galvani , direlta da W. Hachenek. — Venezia, io3o, S. Lucca, /z,°3722, in fogl. atlanL Ogai volta che ci vennero vediite illnstrazioai di piaa- coteclie e gallerie, ci nicque sempre ua forte desiderio che alcuao preiidesse a trascegliere ed illustrare le migliori opere della Scaola Veneta. Ci pareva straao che nientre o per iiicisioue o per litografia si vanno altrove pubbli- caiido atiche private raccolte, nissnno de'Veaeziani si mo- strasse si teaero delle proprie glorie , ne iiitrapreadesse a far conoscere i tesori , de' quali abboiida qnella illustre citta che nel primato delle arti contende alia stessa Roma. Ne la storia pittorica , ne le speciali illustrazioni di alcnne opere pin famose potevano soddisfare a questo veto co- niuiie, ma si aspettava una raccolta che ofFerisse in una serie gindiziosa non quelle notizie sai maestri che pur si trovano dappertutto, 111a il carattere , lo spirito e la ma- niera di ciascheduno. Speriamo che possono in parte adem- piere questo difetto le due opere che abbiamo sott' occhio , le qnali per diverso modo ci sembrano tendere a questo luedesinio scopo , ed ora danno motivo alle nostre parole. La Pinacoteca veneta illustrata dallo Zanotto muove da si bei i^rincipj che possiamo augurarne la piu felice riu- scita. Non potra questa confondersi con quelle opere di niera speculazione^ che si annunziano con tanta pompa di parole, e vengono poi meno in effetto. L' illnstratore ha a3o APTENDICE posto sicuro il primo passo coll' afliilare la cura de' disegni e delle incisioni ad artefici distuiti , di die ne fa fede il primo fascicoln clTegli oUVe come arra do! resto. Nei due pezzi Olid' e composto, il Busati dimostra non commie iiitelliiioiiza snl modo di ritrarre gli autori , perciocche in SI piccola ul. 7, i/i 8.° A quelle parole in majuscolo TERZA EDIZIONE corRETTA ED AGCRESCIUTA noi ci aspettavamo un' opera , che nulla pill lasciasse a desiderare in fatto di niusica si teorica die pratica : e tanto piii , quanto die quest' edizione vedeva la luce alcuni anni dopo la pnbMicazione del dizionario e della biblioi!;raiia del dottore Pietro Liditenthal. E clii niai volendo a' di nostri pubblicare opere di musica puo far senza del classico lavoro di quel dotto alemanno, lavoro in cui la ma- teria e trattata sotto il triplice rapporto tecnico , storico e filosofico ; lavoro die comprende altresi T acustica e la ma- tematica , non che la rubrica della costruzione degli stru- menti ed il progressivo andamento dell' arte e della scienza ? Ma per quanto il benigno lettore aguzzar possa 1' occliio come quel sartore di Dante, non mai giugnerebbe a sco- prire in questa terza edizione corretta ed accresciuta un solo articolo , anzi una parola sola che non sia nella se- conda. Come mai potra dunque spiegarsi questo , direra quasi, enigma o fenomeno tipogralico? Facilissima ne e la dimostrazione. Abbia il benigno lettore la pa?ienza di confrontare questa terza colla seconda edizione, e tosto si accorgera die I'annunciata terza non e che la seconda in anima e in corpo, cangiato soltanto il frontispizio. Diremmo quasi die Fautore e vaglieggiator delle decadi j perciocclie PARTE ITAL1A.NA. 233 piibhllco la prima edizione nel 1810, la seconda nel i8ao, e la terza, altra seconda, nel i83o , nella quale conservo persino i nomi degU associati della prima seconda. Noii di meno risponderci potrebbe alcuno: sia pur qnesta la seconda o la terza edizione; ma diteci almanco qnalche cosuccia jntorno al raerito dell' opera astrattamente consi- derata. Eccovi in poche parole il parer nostro ! La pin parte dei sette volumetti versa intorno alia musica degli antichi, della quale non sappiamo che poco o nulla: prolissita e nojose liingag2,ini la dove era anzi a brainarsi la piu suc- cosa precisione , giacche in opere di questo genere voglionsi brevi articoli anzi che dissertazioni o trattati. Piacclavi poi di leggere i seguenti articoli, e avrete una bastevole idea delf opera tutta. « Cembalo. La voce cembalo fu usata dal re Davidde nel salmo i3o: Laudate eum in cymbalis jubiladonis. Se si ricerca di quale stromento parlasse Davidde , risponde S. AG,ostino: Cymbala invicem se tawj^unt, ut bene sonent .... Dunque non ha che fare il cembalo antico con quello stro- mento notissimo che porta tra noi tal nome. II Doni .... disse che il cembalo nostro fu inventato da un certo Nicolo Yicentiuo , il quale viveva al tempo del cardinale Ippolito d'Este suo mecenate circa T anno 1492. " Quante cose non occorrono mai a ridirsi su questo breve articolo ! .... j .° Con tutte quelle citazioni non sappiamo ancora ciie cosa veramente sia un cembalo; 2.° Davidde non parlo latino; 3.' II salmo i3o non parla de' cembali; 4." Quel cerlo al Nicolo Vicentino non va altrimenti bene perche D. Nicolo Vicentino e un autore notissimo nella letteratura musicale; 5.° Dinanzi alTopera di Nicolo^ YAn- tica musica ridotta alia modcrna, Roma i557, vedesi il ri- tratto di lui colP epigrafe D/ico.'aus Vicentinns anno oetads suce 44, etc. Dunque egli e nato nel i5i3 e non puo aver vissuto circa il 1492. " Corno da caccia. Stromento nolo che dona alia musica forza, che lega Tarmonia. >/ — ■ Definizione accurata, chia- rissima , eccellente ! Ma , signor abate Gianelli , ci dica di grazia : che cosa e un corno da caccia ? 'I Fagotto. Stromento musicale. L' inventore fu Assiano pavese » ( dlrsi dovea il canonico Afranio pavese o di Pavia ). Ma ci dica egli qui ancora : quale specie di mu- sicale stromento sia desso il fagotto? 234 APPENDICK '» Oboe. Stromento gia noto ! — Opera. Spettacolo dram- matico teorico ! ! — rinnofortc. Stvomonto gia noto eJ era in gran niotla ! ! ! " Canto I'latonico. Quel tnoilo di cantare , il (|naie era secondo il sistonia di Platonc .... Si legga (leg;::;ano) Ari- stossono, Nicoinaco Giraseno, EucUde,TeI\o di Smirne. " ■ — E colai chc non puo leggere (juosti autori , come pot rii oo;li formarsi un' idea di tale canto? Gi dica dnncjne di grazia, signer abate Gianelli: clie cosa mai intendersi deblia col vocalioli di Canto platonico? u Methodc. Facile pour apprendre a clianter la nmsi(jue par un niaitre celel^re de Paris 1666. " — Ghe razz;i di articolo egli e mai questo ? Ma noi non finiremmo giammai , se tutta spolpar voK's- simo quest' opera. II peggio si c che indarno il henigno lettore cerclierebbe in essa V articolo o la definizione di alcnni de' nioderni stromcnti , comeche di grandissinio uso. Trovi egli, se pur e da tanto , gli articoli Clarinetto, Basso cornetto . . . . E questa e dunque la Terza ediz'ione rorretia td accresciuta ! Qiiadro generale gcografico , fisico , storico , politico , statistico dclla Barbcna, o sia degli Stati barheresvlii di Tripoli. Tunisi., Algeri e Marocco conscgidto da alcuni ceiini into? no il dcserto di Sahara, di G. B. Carta. — Mdano, i83i, Manini, in 'i.^ Lir. 3. X' Economico di Scnofonte tradotto da Girolamo Fio- RENZi di Osiino. — Pesaro, 1826, dalla tipogra- fia Nobili. Soluinto dopo sei anni questo libro e vennto da Pesaro alia Direzione della Biblioteca Italiana. Qualcuno vorra forse trarre di qui argoniento a sentenziarne sinistramente ^ nia die dovra dirsi allora di alcuni libri che ai nostri gior- ni ebbero quasi tante edizioni quanti furono i paesi pe' quali passarono? La versione del signor Fiorenzi e dili- gente e fedele : ma v' lia certi lil)ri , eccellentissimi ai loro tempi, ai quali non e possibile piii che il niondo rivolga la sua amniirazione. Quando sifl'atti libri siano gia stati mezzanamente tradolti , e diflicile troppo clie alcuno farcia parlare di se con una nuova traduzione. E poro srbl)cnc PARTE ITALIANA. 235 qiiesto lavoro del sig. Fiorenzi sara dai piu anteposto a quello del Lodoli , nondimono i lettori dell' Economico di Seiiol'oiite sono s'l scarsi oggidi , die iielF asscniblea dei gindicanti noa basterebbe forse neppure 1' assoluta iiiag- gioraiiza per dare celeiirita a quello fra due traduttori clie fosse proclamato raigliore. S C I E N Z E. Discnrso critico-apologcUco intorno ai pregiudizj, abusi cd erroii , cd ai tanto finora dispiitati due metodl d' insegnare le sclenze astrattc formante come il tomo I d' Intro duzluue alio Spirito della Dlalettica di Licinlo Ventebranz. — Fenezia, 1824, Giu- seppe Molinari tipografo editore, in 8.°, di pag. i5o. Lo Spirito della Dicdettica , parte I , contcnentc un compendio teorico-lntino della logica del P. Mako, e qucsto arricchito di copiose illustiazioni , comenti, appeudici e pratici esenipi volgari relativi alle due prime operazioni della mente umana. Tomo II di Filosofia Ecleltica pe"" giovanetti. — l^enezia , 1828, presso Giuseppe Molinari tipografo , in 8.°, di pag. 189. lo Spirito della Dialettica , parte II contenente sulla logica stessa del P. Mako copiose illustrazioni ^ comcnti, appendici e pratici esempi volgari relativi alle due uUimc operazioni della mente umana. To- mo III di Filosofia Eclettica pe giovanetti. — Venczia, 1828, presso Giuseppe Vio\in.a.\:i tipografo ^ in 8°, di pag. 196. lo Spirito della Dialettica , parte III della Filosofia razionale contenente la terza ragionatiice azione della mente umana , cioe il raziocinio , ossia V ar- gomentuzione. Tomo IV di Filosofia Eclettica pec giovanetti— Fenezia , 1829, presso Giuseppe Mo- linari tipografo, in 8.°, di pag. 192. Lo Spirito dcllii Dialettica, ossia Jiiodo di apprendere con pill speciale facilitd e senza maestro I arte di un raziocinio da qualunque fallacia purgato. Vo- lume V di Filosofia. Eclettico-razionale continuante 236 APPENDICE i prccetti dcU anzidetta operazione terza della nicnte wnana. — Vciiczia, i83o, nella tip o girt fia Picotti, ill o.° . di pctg. 193. Lo Spirito della Dinletdca, ossia modo ere. Volume VI di Filosofia Eclcttico-razioaale continiiaiilc i pre- cetd della surrifericu operazione terza della niente umana, ed aggiuntivi quelli della qnarta. — Vene- zia, i83o , nclla tipografia di Giuseppe Picotti, in 8°, di pctg. 200. Prezzo di tutt' i sei tonii lire 12 austriache. Licinio Veniehranz noti e altrinienti 11 aome ilell' autore di questa massa tU cose , detta Spirito della Dialcttica , fi- losopa razionale, filosofia ecletlica, ecc, la cjnale veramente si potrebbe sospettare opera di cjualclie bell' unioi-e , clie masclierandosi meta alia i-omana, e meta alia cnlmucca , volesse con una specie dcllo spagnuolo fra Gcnindio di- vertir la brigata , ed accortameiite far sentire il vero pre- sentando tiitto f opposto. Egli e un baon Sacerdote , bat- tezzato sotto il nome di Vincenzo Albertini; e secoiido clie egli stesso per bocca dell'editore Moliaari ci fa sapere, divenuto poi note per altre sue produzioni letterarie, e stato professore di belle lettere nel giauasio di Padova , d' italiana e latiaa eloqnenza in Trieste, e poi di logica , metaJisica ed etica nell' arctiiginnasio di Fermo. Molte opposizioni egPincontro, per qnanto dal siio Di- scorso criiico-apologeiico risnlta, nella carriera delT impreso insegnamento : e noi prima d' entrare a fame qaalclie pa- rola , crediamo officio di civilta letternria premettere una dicliiarazione dell' autore , la quale servir dee di norina a chi voglia gludicar rettaniente del carattere e di lui, e delle sue scritture. Trovasi qnesta snl fine di un discorso preniesso al volume V, e intitolato // professore di filosofia eclettico-cristiana a siioi discepoli ed uditori deW archiginnasio di Fermo ,■ e viea dietro a lunglie parole dette con pienis- sima persnasione in favore del inetodo sintctico , o com' egli pill teneramente chiama scolastico , die crede I'arma vera- mente efficace a mettere in polvere miscredenza e pirro- nismo. Gli amici di questo , die' egli, nel trainontare del se- col passnto hanno cercato dl dar bando ad ogni sorta di disputa , e di far dimenticare di ogni dialettica il nome , e con questa tziandio I' esercizio del sintesizzare : sicche chi rVRTE ITALIANA. 387 questa richiamn si aspetti una folia di nemici^ antagonisti c contrarj ; e da loro si attenda hen anche in quulche. parte d' Europa un dilmio di anatemi J^Ji condanni chi viiole ; mi disapprovi chi ne lia vaghezza e talenio ; mi cen- suri chi ha icdute piii elevate, piii penpicnci , 0 piit nobili: cJi io , quanio a me , volentieri ranidcchieromml nel guscio del mescldno esser m,io , purche abhia di un hiion i-olere , non del miglior potere la gloria. Non sard, per me una soddisfa- zione troppo sterile quella di avere dinanzi a un Dio giudice, in faccia agli uomini onesti, ed al cospetto della societa in- tern, cui molto stimo, questo quintuplo ujfizio di filantro- PO , di CBISTJANO , di PBOFESSOBE , di SCRITTORE , dL MlNl- sTJto dell' ALT ARE , colla fedelto, la piii scrupolosa , coll'amore il piii disinteressato e sincero , e col trasporto it piii onesto esattamente , per quanto e da uomo frale , sino a questo mo- m.ento adcmpiio. E cib pel gid propostomi divisamento di volere colla santa religione nostra, die figlia e pure del cielo , questa cristiana mia filosofia sorellare. Tocclii adunque da si edlficante dichiarazione coloro, alle cui mani possaiio capitare questi tomi e iolumi, e qnanti altri Tab. Albertini od al^bia pubblicati, o sia per pubbli- care , nulla troveranno da ridire sopra qnalunqne cosa nieno tollerabile ch'egli in Jetteratura, o nella dominante esalta- zione dello spirito filosolico ci presenti. Perciocche se nella inaniera di esprjniere i suoi concetti ei si abbandona ad una verbosita senza fine , questa in lui e dettato di quella fi- lantropia , che lo muove a carita verso i suoi discepoli , de' cui progress! e caldamente acceso. Se si spesso i suoi discorsi fortifica con sentenze tolte dai sacri libri ; se inveisce contro eretici d' ogni razza; se noa risparmla i Giansenisti ,• se loda in opposizione i loro avversarj ; se declama contro I'avarizia di Giwr/a , o prendendo per niano le Prescrizioni di Tertulliano pubblicate dal Tamburini, so- stiene 1" autenticita di certi fatti storici , che da questo ultimo, e da altri pur riputati uouilni di gran senno, conumemente si rigettano;, ei fa tutto cio per zelo di buoa cristiund. Se prediligendo il nietodo sintetico, ossia scolastico, aft'oga i suoi discepoli in un diluvio di forme sillogistiche, nulla persuaso di (juanto e stato detto , cioe clie le forme sillogistiche maacano di base per potere assicurarci della verita, perclie nulla insegnano suUa parte piii importante del raziocinio, la quale consiste n^'principji perche quelle 238 A !• P E N D 1 C E forme soiio piii difficill da coiuprenderc, die Ic diflTicolta, a scliiaiire ie (iiiali esse soao dcstinate; e perche in sostanza esse noil sono bnone a niente ( die in tiitti i casi d' im- baiazzo qnello clie possiaui fare di meglio si e di non serviicene, e di determinarci anclie contro cio die senibrano j>rescrivcie ), so, dicenimo, nulla di tutto cio al sig. abate Alhertini iniporta , ben ei mostra con cio stesso d' essere prcfcssore, perciocche non puo negarsi die questa non sia una prof'essione. Non puo negarglisi poi il carattere di scrittorc ifuando si osscrvi die alle sue idee tia con originale indipcndenza ogni coUocazione die piacegli, non badando cbe sieno ordinate o disorduiatc, convenienti al pioposito o sconvenienti : siccoine non puo farglisi il torto di porre in dubbio cli' egli operi da huon ministro delL' altare , quando lasciando da parte V officio rigoroso di filosofo, cerca ogni occaslone per predicare a' suoi discepoli con parenesi re- ligiose. Chi dara torto ndunque al valent' uomo, die zelante del bene della gioventii fa qunnto a Ini semln-a il meglio per guidarla in ogni nianiera a ben ragionare sulle cose ^ e riniettendo per qnanto sta in esso lui in onore la dialettica screditata degli Scolastici, venera bensi, com' egli protesta, e nel Kant, e nel Galuppi, e nel Tracy gU sforzi. d' ingcgno, la novila, e le teorie ; ma si tiene alia praiica come piii utile aW uomo destinato a iivere nel aran morulo . non gia nelle tacite solitudini detle foreste , in ciii clevasi V intellctto alle specula- zioni sue piii sublimi? lo aug'firo , continua egli a dire, dal pubblico a queste grandi e sottilissime nienti creatrici una ri~ compensa degna delle proprie speculazioni e fatiche ; ma in pari tempo mi pregio di volere studiare , opprezzare e promuovere ben piii il giovamento reale e massiccio di una gioventii che a questo archiginnasio concorre (di Fernio) , non per meditare sulla marittima sponda cogli Agostini e cogli Archimedi , o coi Plinii lassii nelle vette del polveroso Monte della Sicilia (voleva forse dire della Campania), o rot Trap- pensi (noi diciam meglio Trappisti ) in una valle inerte , tenebrosa , opaca, e d' ogni intorno cinta di squallore , di do- lor, di mestizia; ma per occuparsi in nn genere attivo di vita, mercii d' impieghi che portin bene e vantaggio alle par- ticolari famiglie , non men che alio State. Quindi e die lungi dal ritrarre il piede dalla presa car- riera, non lia temuto una lizza die gia da cinque lustri avea incontrata nel suo maggior ardore all' epoca die cosi PARTE ITALIANA. 289 parlava nelf archiginnasio di Fernio : La prima csplosione di lei ( della lizza de' suoi nemici ) , dice egli , fecesi sentire pubhlicaineMe colle iolterrescht armi eld ridicolo nel suo piii gran furore fino dalla pubhlicazione del mio primo tomo por- tante il inodesto titolo di Discorso critico-apologetico. E come to allora difendessi i dirit.ti della ragione e del vero, chie- detene alle puhbliche bihlioteche , ed ai periodici fogli di let- ter alur a , die nelle provincie venete costantemente s' iniprimono. Noi ne facciamo i nostrj sinceri compliinenti e a lui e alle provincie venete. E soggiimge poi: A questa prima battaglia la rabbia del nemico furore , apparenwmeute almetio, fece tregua, e se non depose le armi , sfiatb almeno . e si tacque: se a questa ne successer bene akre moUe, fur desse ancor d! altra tempra assai piii terribile^ piii violenta , piii barbara , talche la penna ne rifugge I' abbozzo , non die le nere sue tinte. Ma or che e in sul porsi nella diffidle , perche odiata messe la falce , in lei stridane omai sine all'ullinia falsa spica il pill cost ante lavoro ed impegno. Se tal fermezza da me richiede I' antico carattere di filantropo , la professione di cristiano il consiglia ■■ il data giuramento di pubblico profes- sore il comanda: I' onesta di scr'atore me lo impone : I' uffi.zio di sacerdote aUamenie il riclama. A tanta niagnaniniita noi facciain plauso; nia avvisiamo i nostri Icttori ch' essa e mtta in favore di Barbara, Celarent , Darii , lerio , Baralipton , forme silloglstiche, e contro di altre ben cinquantaquattro da lui demonetate cose, con minor profusione in vero insegnateci sessanta e piu anni sono da un maestro buono forse quanto T ajjate Albert.ini, per infonderci rabilita di ben ragionare ; e qual costrutto ne abl)iamo ricavato egli medesimo lo vedra abbastanza dal poco die sn qnesto suo Spirito della Dialettica abbiarao detto. Possa egli rinianerne content©! Cosi desiderianio, senza sperarlo, che gli alunui dell'arcliiginnasio di Fermo abbiano da questa sua massa di dottrine d' ogni genere tratto il prolitto ch' egli ne annuncia. In quanto poi a chi fosse lentato di por mano a questi sei tomi o volumi , suUa lusinga di potere apprendere con j)iii speciale facilita, e senza maestro, 1' arte di un raziocinio da qualunque fallacia purgato, come Tautore afferma con frase poco dissimile da quella che nsava il Gamhacorta parlando del suo bal- sanio , conlidiaiiio che il minimo seme di buon sense bast.ia perche egli facciasi a ringr.iziare 1' autore della sua buoiia iiitciuione \ e perche si volga a maestro migliore. a40 APPENDIOE TratUilo dl chimica di J. J. Bcrzelius , tradotto a Parisi per A. J. L. Jourdan sal manoscritti inedld dell antore , c snll idtima edizione tcdesca; recato in italiann da F. DU Pre. Prima parte- Chimica minerale. T.I, P.I. — Venezia, i^So, Antonelli, con tre tavole in tame. II trattato cli chimica che il celebre Berzelius scrisse molt' anni sono in lingna svedese , fu tradotto ia tedesco , e dal tedesco in italiatio, la cjuale ultima versione comiu- cio a comparire in luce nel 1826, e la Biblioteca Italiana del medesimo anno (torn. 43.% pag, 56) fu soUecita a darne notizia. Ma ultimamente venne puljblicata a Parigi una nuova edizione dell' opera suddetta, ridotta in lingua fran- cese , e dall'autore fornita di tali miglioramenti e di si impoHtanti aggiunte , cli'ella, sebbene sin da prima molto pregevole, ora assai piii lo divenne. Quindi e che oppor- tnnamente ne venne intrapresa la traduzione italiana che anuunziamo. E per informare tosto i lettori delle aggiunte che potranno trovare in tale edizione, gli avvertiremo che Don solo essa si accrebbe delle novita apportate da' progressi della chimica , le quali furono qua e la introdotte a' luoghi opportuni , ma che inoltre fece ac- quisto d' interi trattati. Gosi T antica edizione compren- deva soltanto la cliimica minerale, ossia relativa alle so- stanze inorganiche : la nuova in vece , oltre alia chimica minerale, che occupera i primi quattro volumi della ver- sione italiana, comprende la chimica vegetabile e 1' ani- male , ciascuna delle quali dara materia ad altri due vo- lumi della versione suddetta. La nuova edizione e altresi in fine corredatayli una sorta di appendice , di cui T an- tica e mancante , e consiste in una descrizione alfabetica degl' istrumenti , degli apparecchi e delle operazioni chi- miche. Della qual descrizione, che serve di scorta gene- rale alia pratica della cliimica, vuolsi fare gran conto , pensando alia somnia perizia del maestro che ce la porge. Imperocche Berzelius ha fauia tra i cliimici di essere ma- ravigllosamente abile e destro nell' esercizio dell' arte , la qual fama non solo gli e stata procacciata dal racconto ch' egli in moUe Memorie ed opere ci fece de' suoi chi- mici lavori , ma anche dalle asserzioni delle persone die furono testimonj del sno modo semplice e sicnro di pro- cedere iiellc pratiche iadagini ed operazioni. PVRTE ITVLI\NV. 041 Rispptto al volr.nie clie aljlj'iamo sott"" occliio , il rjnale forma la parte prima del tomo priino della nuova tradu- zione, e arriva ia circa a quel luedesimo segno deir oj^era a cui gimigeva ii fascicolo primo delT akra tradiizione , gia, come si disse , anaunziato nella BiliUoteca Italiana, le principali aggiuiite coiisistoao ia un lungo discorso iatorno alia aomenclatiira chiir.ica , e nell' esposizione delle scoperte elettro-magneticlie : e pnre di nuovo una prefazione dell' autore , in cai egli parla del metodo che tenne nella trattazione delle chimiclie dottrine , per adat- tarle ai principianti , ne' qnali uon suppone alcuna nozione di chiinica preliminare propriamente delta , ma solo qualche erudimento di fisica: e in quest' assunto ei riusci a parere degli editori francesi si egre2;iamente , ch' essi ne proferi- scono la seguente sentenza : Si pub dir , ne si csagera , che non esiste alcuii opera sulla chiinica , in cut con tanta at- tenzione , da essere veramente coinpiuta e discendere fino al'e particolarita piii minute , un autore abhia riuniro tuUocib che pub contribuire a : isparmiare diffi^cohd agli allievi , tanto nel collocanien:o che nell' esposizione delle materie. E in vero si desiderava ancora a' nostri tempi un buon metodo da se- guJrsi neir insegnamento della cliiuiica , e fu ventura che un tant' uomo qual e 11 Berzelius si applicasse a prescri- verlo. Noi , fni I'altre utili innovazioni dell' autore, tro- vammo ch' egli usando di quella franchezza e liberta a lui concessa dal perfetto possediaiento ch'egli ha della scienza^ con niolto vantaggio si discosto da un ordiae troppo viu- colato , e come dicesi sisteniatico , quando gli parve che il farlo servisse a rendere pin agevo'e T istrazione. In fatti r ordine e dlretto a benelicio dell' istrnzione, e deve ce- dere o piuttosto variare ogniqnalyolta le nuoce piu che non le giovi. Ma mentre facciamo plauso a questa utile liberta , non possiamo ai)provarue un' altra , F nso della quale fu dal- r autore convalidato non solo coll' esempio , ma sin anche col precetto. E i motivi di questa disapprovazione par- lano in noi si forte e coa tanta sembianza di vero , clie ardimentosi diveniamo al segno di opporci ad un' autorita si grande e da noi stessi si venerata , quale e quella di Berze- lius: ma quanto piii ella e grande, tanto pia rinscirebbe dannosa facendosi scudo ad una massima fallace. II sig. Ber- zelius asserisce che non si saprebbe in chirnica se^uire la JJcuL Iiul. T. h\L 16 2^2 APPENDICE leage (li non parlnrc di un corpo , prima di nvcrlo descritto, affine di cotuhir scinpre il Icttore dot nolo aW ii^noto : e die quc'lli i quali tenlarono di assoggettarvisi Jion pervennero ad ulili risultamcnli. Senza tratteiiersi iatorno a' niotlvi clie gli fecero pronuiiziare qaesta senienza , egli soggiungc tosto le ra^'ioiii per ciii mile gli seinbra anziche nocivo il tener discoiso agli allievi di sostanze da essi non per anco co- nosciute. U nttenzione , egli dice, noji si prcsta die dijji- cilnicnte sit degli oggetti die ci sono totalmentc stranicri, ed e ruro die quelli die iion hanno mai punto la nostra curio- sita prescndno molta attrattiva. Le niaterie die si vanno di tempo in tempo conoscendo superficialmente a misura che si progredisce nd dominio della scienza , e delle quali si vanno cost acquistando notizie preliminari, quantunquc molto im- perfette , interessano maggiormente al momenta in cui se ne incontra la descrizione compiuta , die non fanno quelle die d riescono del tutto riuove. Non e mono importante all'au- tore di un opera dcstinala a guidare degli alLievl di quello che lo sia alio storico ed al letterato , di far nascere la curiosita nello spirito dd lettore prima di soddisfarla. Mediante questo arii/icio non piit riesce grave lo studio , e senza di esso lo studio medeiimo divicne penoso , poidie tiene lo spirito con- tiiutamente forzato. Ora noi non sapremmo in qual niodo arrenderci a sif- fatto ragioui. E riterreuio anzi clie il parlar di cose ignote come fossero note, egli e un nojare , un irritare clii ci ascolta ; die clo si debba cjuindi con ognl diligenza sfug- gire ; e che quando pure per necessita far si dovesse, con- venga farlo con molt"' arte , e per cosi dire accarezzando r uditore o il lettore, perche ne conceda 1' arbitrio clie vogliam prcnderci , e tolleri la leslone del principal sno diritto , che e di non essere obbligato a intraitenersi di cose le quali non abbiano le qualiia necessarie per adattarsi alia sua intelligenza. E chi fara T esperimcnto d' insegnar chimica seguendo le tracce dell" opera che annunziamo , vedra molto probabilmente ne' suoi allievi 1 niali efFotti della legge del passaggio del noto all' ignoto assai volte violata, come per esempio quando vi si parla dell' azion chimica dcU' elettrico , e si descrivono i modi di preparar r ossigeno , 1' idrogeno ecc. Del resto non e punto dinio- straio che la suddetta legge non si possa seguire ne' trattati di chiaiica . ed an?.i aoi tcniamo per fermo ch" clla si possa PARTE ITALIANA. 248 seguirci ma andie noii lo potendo, clla ci deve sempre esser dlaauzi oiide discostarcene il men possijjile , e con cjuelParte die cio renda men grave a dii attende alle nostre istru- zioni. Ne seinlira poi die il sig. Berzelius andie in un' al- tra guisa abljia un poco almsato delle forze de' suoi allievi, ed e col trattenersi cosi a Inngo intorno alia luce, al calo- rico ed alle forze elettriclie e magnetidie. Scnza questo usurpo fattosl alia fisica , egli dice, sarebbe ortnai impossi- bile dl studiare la chimica. Noi pero vorremmo ch' ei si fosse press' a poco limitato alle sole cose fisidie die alio studio dclia cliimica sono essenziali, il die aon fece ; imperocdie s" egli e necessita V essere usurpatori , coiiviene almen es- serlo non piu die la necessita stessa lo richiegga. La traduzione, quanto al merito della lingua, non ci parve degna di lode : e gia forse dai saggi die ne abbia- mo riferiti i lettori avranno avuto motivo di fame lo stesso giudizlo. Ma, poidie fra le traduzioni die si vanno ese- guendo dalf idioiiia francese, quelle delf opere diimiche sono, in fatto di lingua, delle piu difettose^ non e inop- portuno indicare I' esempio di una versione d' un trattato francese di chimica, condotta^ a quel cbe ne serabra , con nobile e terso stile italiano. Tale e quella della Chlniie exptrimenude et raisonnee par 31.' Baume starapata iu Ve- nezia dal Pezzana I'anno 178 1. Termineremo colF emendare la relazione di un singolar fenomeno, la quale trovasi nelle prime edizioni deir opera del Berzelius , ed anche in quella die abbiam ora annun- ziata , esseado nostro debito il fiirlo , percbe del!o stesso fciiomeiio se ne diede cenno andic in quell' articolo della Bililioteca Italiana , in cui si parlo intorno alia prima ver- sione dell' opera suddetta. II fenoineno di cui si tratta attri- buivasi all'ossigeno, consistendo in una manifestazione di luce visibile alio scuro, ch' esso ossigeno reputavasi atto a produrre, qnando fosse percosso celeremente con uno staa- tulFo in una canna di vetro ben calibrata. Ora il sig. Tlienard, in una sua Memoria stampata nel numero di giugiio i83o degli Annales de chiinic et de physique , ha diniostrato ap- positamente, die ne I'ossigeno, ue altro gas, messo all'in- dicatn prova , diviene da se luminoso, ma die pero qual- che luce usciva dell' ossigeno , se la canna non era perfet- tamente netta, o lo stantulFo non bagnato bene ed atto a somministrare qualclie porzioncella della materia grassa oad" era spalmato. 244 APPENDICE Sidle soslniize nutritive chc contengono Ic ossa , sicl rnodo di cstrailc col sussidio del vapore , e d' iisariie a i-'diitaggio dc poveri. jllc/noria del contc Folchino ScHizzi , compcndiata in parte sidle opere di D'Ar- cet e di Puymaurin, con tcwole. — Mdano ■, i83o, per Gaspare Truffi , di pag. ii8, in 8.° Clic le ossa , spoglie di canie , sieno tuttavia rlcclie di sostauza aliiuentare , lo indicavano i cani ed altri animali rodendole e manglandoscle si avidamente come fanno; ma la cMmica e la lisiologia lo diinostrarono con tutta evi- deiiza , ed ora e noto ch' esse constano principalmente di sali calcari , dl gelatina e di grascia: cosi per un esenipio, loo chilogiamini di teste spugaose de'gi'andi ossi e di estremita di ossi piatti contengono 60 clillogrammi di sali, 3o di gelatina, 10 di grascia. Poiche tanta utile so- stanza si tesoreggia nelle ossa , venne a' filantropi il pen- siero di non lasciarla negletta , come si fa coiiiunemente , ma di usarne a benefizio dell' umanita , al quale intento era mestieri disfare il fatto dalla natura, dividere la ge- latina e r altre sostanze nutribili dalle materie calcari , riiiutar queste , raccoglier qiieir altre. Vi si pervenne col- r azione solvente dell' acqua o deU'acido idroclorico diluito, la prima intesa a dissolvere la gelatina e 1' altre sostanze nutritive, lasciando intatta la materia calcare , la seconda intesa a dissolvere tal materia, lasciando intatta la gela- tina: entrambi questi metodi sono stati impiegati contem- porancamente a Ginevra nell' occasione dclla penuria del viveri die fu negli anni 1816-1817, e rinscirono d' incal- colabil vantagglo (i). Se non che 1' acqua per boUir die faccia sulie ossa e lungi dal poter dissolvere tutta quanta la ioro gelatina: e 1' acido idroclorico non riesce a dissol- vere tutta la materia calcare , se prima questa non venga ben tersa dalla grascia e da altre sostanze nutribili die I'accompagnano, ond' e die ne anch'esso acido apporta tutto quello die le ossa potrebbero dare a benelizio dell' uoino, e solo somministra una colla^ didicile , dopo essere stata seccata , a disfarsi nell' acqua. Ma ecco die la forza del vapor acqueo , impiegata in que' modi che sono suggeriti dal signor D' Arcet, a fine di cavar dall' ossa le Ioro (t) V. BMivt/ieijue uiUversellc, scleac. et arts, torn 6, pog. 52. PARTE ITALIANA. 2^5 mitrith^e sostan/e, conglunge i vaataggi de' dne metodi so- vrindicati , e non no ha gl' incoavenieuti. In fatti le ossa clie ne abbiano sopportato per quattro glonil I' azione , lasciano un resldiio che di gelatina appena ancoi- coiitiene una porzione piccolissima, e danno una soluzione gela- tinosa ricca di pressoclie tutta quanta la materia alimen- tare che nelF ossa serbavasi. Clie se questa soluzione e insipida , facili non meno che cconomici sono i mezzi di darle gusto, massime quando si ab]:)ia cura di salarla non gia. con solo sal comune, ma con una miscela di 70 parti di detto sale con 3o di idroclorato di potassa. Le applica- zioni gia fatte in grandi stablllmenti del metodo del signor D'Arcet dimostrano in modo irrefragabile, com' esso valga a somministrare una sanissima e sostanziosa materia ali- mentare , atta in molte e facili guise a rluscir graditissima: end' e che, avuto riguardo alia provata notabile economia che si ottiene, usando cibi preparati colla materia suddetta, piuttosto ch'altri che li pareggino , e rispetto alia virtii nutritiva e rispetto alia placevolezza , se ne conclude , che r invenzione di cui favelliamo e veramente una delle piii utili e che i suoi inventori o promotori sono veramente henemerlti dell' uinana societa. Lode adunque al signor Schizzi, il quale ^ coll' opera che si annunzia , ne fece per disteso conoscere si bella invenzione , e la corredo di utili riflessioni , tendenti acl esortarci a giovarcene. L' opera e composta degli articoli seguenti. II Estratto della Memoria sulle ossa provenienti dalle carni di macello , del signor D'Arcet, membro della R. Accademia delle scienze e del consiglio di sanita , nella quale si tratta della conservazione di queste ossa , del- 1' estrazione della loro gelatina per mezzo del vapore e degli usi alimentarj della soluzione gelatinosa che se ne ottiene. >» Estratto della Meraoria del signor Puymaurin, diret- tore della R. Zecca delle medaglie , sulle applicazionl nel- r economia domestica della gelatina estratta dalle ossa per mezzo del vapore. » Istruzione sulle precanzioni che debbonsi prendere per ben servirsi dell' apparecchio destinato ad estrarre la gelatina dalle ossa della carne di macello, del sig. D'Arcet. >/ Vengouo quindi le considerazion i del signorc Schizzi , 246 APPENDICE le quail hanno per oggctto di diniostrare qnanto ntilmpnte r n]iparcccluo di cui si tratta nclle prccedenti Rlemorie verrelibc appllcato a pro degl' Istitnti di hciicficenza ita- liaiii. SifFatto apparecchio e ivi quest' opera rappresentato con figure e ililigeutemente descritto : noi pero alibiamo il piacere di far noto a chi volesse ridurlo in pratica, clie uno se ne puo vedere in IMilano presso il nostro benemcrito cavaliere Aldini , il quale mosso da quel desi- derio dell' utile sociale che senipre lo anima nelle sue oc- cupazioni , si e dato cura di recarcelo noil' ultiiuo suo ritorno da Parigi. Gia un tale apparecchio trovasi in pieno iiso neir ospizio di carita in Parigi, ov' esso somministra ciascun giorno i\iille razioni di soluzione gelatinosa; gift un altro n' e in pronto per quella casa di ricovero, il quale puo somministrare ogni giorno aluieno 2400 razioni di soluzione gelatinosa ricca di sostanza animale quant* e il miglior brodo di carne ; e gia 'uamai spedali ed altri pub- blici stabilinienti seguono in Francia cosi utili esempl (i). In Italia sin dal tempo in cui il signor Cadet de Vaux tanto raccomandava, die a benefizio de' poveri si traesse profitto delle materie nutritive ch'estrar potevansi dalle ossa facendole boUire nelP acqua , pronti furono gli animi ad apprezzare un si utile ritrovamento. E ruentre il sul- lodato benemerito Francese incontrava forti ostacoli in Pa- rigi a' suoi filantropici divisamenti , tanto clie nella penuria de' viveri occorsa nel 1816 ivi fu mestieri interporre r autorita reale per ridurli ad efFetto (a) ; in Pavia gia sin dal i8o5 si studiavano dall' egregio prof.. Marabelli nuove arti per estrarre 1' utile sostanza dalle ossa , le pub- l^liclie autorita, e particolarniente gli amministratori del (i) II signer Puymaurin impegno gli operai della Zeeca delle niedaglie a cibarsi di vivande preparate colla soluzion gelatinosa ai-recata da un appareccliio di D' Arcet modificato , ch'' egli face costrurre a servizio dello stabilimeuto , ed essi se ne trovarono luolto soddisfatti e per la bouta di esse rivande , e pel risparuiio clie I'uso delle niedesime loro apportava. Un apparecchio modi- ficato dal signor Piiyniaurin , atto a somministrare 200 razioni di soluzione gelatinosa, costa dai 1200 ai i5oo franchi al piii; an- clie quest' apparecchio e rappresentato e descritto nelf opera dello Schizzi. (2) V, Bilil. Univ. torn, cit, pag. 68, PARTE ITALIANA.. 247 civico spodalc , lo animnvano ne' Suol tentativi e gli por- gevano i mezzi per rivolgere, come fece , la delta sostaiiza a sostentamento degli ammalati nell' ospedale raedesimo (1). Or diiacjue, da die metodi tanto piu perfetti furoao in- veiitati per cavar dalle ossa tutta quanta la loro nutritiva sostanza, lo zelo degli ammiiiistratori de' pubbllci stabili- ineiiti di Iseiieficenza si rivolge aiiche tra noi a si impor- tante soggetto. E quand' anclie non potessero procacciarsl rappareccliio di D'Arcet, egli e a sperarsi, che rammen- taudo essi quanta materia atta alia nutrlzione ed anche ad altri usi si conservi nelle ossa , e quali siano i mezzi di estrarnela, troveranno facllmente, secondo le circostauze e le facolta degl' istituti cui presiedono , maniera di ri- durle a qualche utillta (2). In qualunque modo pero le ossa possano tornar vantaggiose alle piu bisognevoli classi della societa , sempre ne dovremo saper grado al signor Schizzi perche le abbia si opportunamente raccomandate, come fece coll' opera che fu sinora soggetto del nostro discorso. (i) V. r opera intltolata Orazionl due del professore I. Mara- belli sul progetto di applicare le ossa alV econoiida alimeritare se- gnatainente pel luog/d pit e per gP indigeiiti. Pavia , 1 806. — Tra gli aiimiinistratori che fiirono piu zelanti nel promovere i tentativi iiitesi a raccoglier dali^ o«sa le loro sostauze alimentai-i , e con jspecial lode nelle suddette orazioui ramiueniorato il C. Giacomo Fantoni. Quanto fosse questi animate dairamore del pubblico bene, tuttavia lo attesta uno stabilinicuto da lui eretto in Pavia pei pubblici bagni , U quale per la sua bellezza e sontuosita rende tosto palese , che non altre mire , tranne quelle del lustre e del vantaggio della propria patria , glie ne consigliai-ono T istituzione. (2) Alcuni praticane di far boilire le ossa neir acqua per ca- vanie il brodo e il grasso ch'' elle somniinistrano , il quale grasso inipiegano poscia alia fabbricazion del sapone. Noi per uso do- mestico abbianio fatto costrurre, con poca spesa , un isti-uuiento di ferro per dirouipere le ossa , daUe quali poi caviauio il brodo facendole boUire noil' acqua , e ci troviamo content! di avere fornita la nostra cucina di questo nuevo arnese. (B.) 24B APr. PARTE ITALIANA. / Cavalli, Ciornalc destinato alio studio del cavallo, alia introdnzionc c mlglioramcnto delle razze; alia descrizione dellc principali corse cscguite in Europa^ alia pubblicazionc di ogui imova scoperta c del piu esseiiziali preceui per I educazionc , iiso , conserva- zione e cura tielle malattic di questo animale , con tnvole rapprcsciitanti i pin celebrad cavalli cd altri importantt oggetti , compilato in tat.ta la parte cetcri- naria dal sig. Carlo Omboxt, vetcrinario , gid ripe- titore di anatomia^ poi di clinica presso V I.R. Scuola Veterinaria. Vol. /, fasc. i.° c 12." — 3Iilano , i83i , da P. M. Visa], stampatore librujo nc tre Be, in 8." Ora die la veterinaria fa anipi progress!, ed e tenuta in quel coiito die merita , glacclie veggonsi tra noi pos- senti signori die del cavallo fanno la delizia loro , ed ora che nulla si tralascia cade migliorarne le razze ; oppor- tuna, conveuiente e gradita deve tornare la puljblicazione del giornale che annnnzlamo , dal cui titolo scorgesi bea tosto 1' utile scope cui esso mira. E distribnito ia fascicoli mensuali di quatti-o fogli di stampa almeno, corredati da ta- vola litografica. Noi abbiaiuo sott' occliio il i.° e 2.° fasci- colo, gennajo e febbrajo: la materia in tjuesti conteiiuta ci pare bene scelta, bastevolmente variata , ed iniportante tanto in risguardo alia parte dilettevole e di curiosita, qnanto a quella dell' ippiairia. Brameremiuo solo ua po' piii di disinvoltura, e di locuzione veraniente italiana ncUe tra- duzioni , non che in alcuno degli articoletti originnli , ove talvolta s'incontra anche qualche oscurita, del die speriauio che ognuno converra con noi al leggere i due fascicoli , senza che sia mestiere di qui riportarne i brani a prova. Le due litogralie ci rappresentano una il Califf, superbo arabo cavallo intero, bajo ni;irrone appartenente al 110- stro signor Conte Ferdlnando Crivelli , 1' altra il Circus- sien, cavallo finissimo russo, grigio-isabella, di rassegna appartenente a S. M. L. Filippo Re de'Francesi. Le asso- ciazioni a questo giornale si ricevouo in Miiano dal sig. Giuseppe Beati presso 1' ufiizio dell'Lidicatore Loinbardo , contrada de' Moroni, n." 4120, ed altrove dai principali librai, distributori del manifesto. II prezzo e di lire 3o jtal. air anno pel regno Lombardo-Veneto, e di lire 84 franco di posta sino ai coiitini per V estero j da pagarsi di seinestre in semestre anticipatament? 249 V A R I E T A. DclV Incisiuiic. II JLj arte dell' intaglio ( cosi scriveva un celebre nosti-o filosofo, dotato di squisitissimo gusto nel gindicare deU'arti helle) e coetanea , ed ha i raedesinii vantaggi ne piii ne meiio delia stampa , per cni le opere d' ingegno si vengono a moltiplicare a un tratto e a spargere cosi facilmente da luogo a liiogo : e sarla pur merce ciie fossero soltanto in istampa i buoni libri ed in intaglio i buoni qnadri ! . . . . Ad ogni modo il vedere di bei soggetti trattati da valentno- mini, il vedere le varie forme ciie prende il medesimo soggetto nelle mani di difl'erenti maestri , fecondera non poco la mente del pittore , e sara d' aliniento al fnoco die lo infiamma (i). » Cosi gli anticlii conosciuta e praticata avessero quest' arte noljilissima ! Quante e quanto belle composizioni ci avrebber eglino merce di essa tramandate? Noi potremmo con tale sussidio vie meglio conoscere il loro gusto deir inventare e del coniporre. Ma il primario e vero merito di quest' arte , a parlar rettamente, tutto consiste nella traduzione , per cosi dire, delle opere di pittura. Laonde e d' uopo ch' ella scrupolo- samente conservi e tutto in se stessa presenti il carattere deirautore di cui viene traducendo le opere. Si: con que- sto solo mezzo puo ella interessar rintelligente ed ogni aninio clie avvivato sia da un vero amore per I'arti belle. E di fatto noi cliiederemmo volentieri , quali mai siano le ragioni per le quali vengono nelle opere di quest' arte quasi maraviglie repntate le incisioni d' un Eddinck , d' un Drewt, d"" un Audran , cV na Balechou , d' un jMasson, d'ua Rembrandt, d'uno Strange e di moltissimi altri? Le incisioni di qtiesti sommi maestri saranno ognor preziose , ne po- tranno giammai essere bastevolmente ammirate ; perche eglino non curando il solo lusso, il prestigio solo de'tagli, unica meta a cui sembra die tenda la piii parte de' mo- derni , rivolsero ogni loro soUecitudine ad infondere nelle proprie stampe con mirabilissima fedelta ed in ogni piu (i) Al^arotti, Sagglo sopra la Pittura; ai-ticolo Dei lilri coiu vementi al pittore. 2^0 T A U r E T .\ . piccoLi pnrte In partlcolar nianiera, U fare , per servirci dei termini dcU'artc, (.le;^!i autoii dc' quali impreso aveano a tradnrre le opere. Celel)ri , ammlrandc sono Ic stampe di Edelinck, perche elleiio , oltre alia purita del bulino, al getto, alia giustezza nel discgao, alia forza del colorito, lianno il singolarissiiuo pregio dcUa fedele espressione di que' piu intenii affetti deir anima , die vcggonsi ne' dlpinti da' cjuali furono tratte. Tale pregio ravvisasl specialmeate nelle famose sne iaci- sioni della Sacra Famiglia di Rairaello e della Teiida dL Dario, traduzioiie di una dcUe piii grandi opere del Le Brim. II Drcvet altissima rinoniaaza procacciossi coUe incisioni de' ritratti pinti dal celeberrimo liigaud , nelle qnali colla sapienza , quasi direbbesi , del bulino non disglunta da una soave le^gerezza e vlvacita , scppe trasfondere un co- lorito da far maraviglia , il vero andamento d' un pennello fliiido e dllettevole , la floridezza delle carnagioni , 1' in- telligenza del chiaroscuro. II suo Bossuet sara sempre re- pntato come un rairacolo dell' arte. Di Gherardo Audran notissime sono le magnifiche stampe delle Battaglie d' Alessandro tratte dai disegni del Le Bruii , e del IMartirio di S. Lorenzo dal dipinto del Lc Sueur. Tali stampe appajono incise con an. vero, con un deciso disprczzo di cio che chiamasi lusso de' tagli. Ma clii mai non commendarle oserebbe per la severlta del disegno e per la forza dell' espressione ? Noi veggiamo in esse tutta trasfusa quell' anima e quella verita onde gli originali cotanta fama ottennero. II bulino delF ^itf/ran e tutto gusto , intelli- genza , facilita : le sue stampe sono d'un eflfetto maestoso. II Bf^lechou tien pure un altissimo seggio fra' primarj incisori. 11 suo bulino fu il piii ardimentoso e il piu bril- lante. Nelle opere di lui ammiransi gli originali con natu- ralezza e con leggiadria espressi. Tu vi ravvisi persino la morbidezza del pennello^ e 1' accordo delle tinte. Yeggansi i suoi famosi intagli della santa GeniefFa , e della Tempesta , e della Calma , tratto il prirao dall' originale di G. Vanloo , e gli altri due dalle diplnture del Vernet. II Masson fu valentissimo nell' incidere i ritratti. la qnesto genere i suoi lavori vengono reputati quasi modelli dell'arte. Egli primeggia nell' agilita del bulino, e nella giustezza de' tuoni che danno alle sue stampe 11 colore e PefFetto della natara. Vi si scorgono stupendamente imitate la forza ^ la verita degli originali e quella giusta differenza VARIETA. 20 1 del p;rasso e miJolloso pennelleggiare al tocco niorblilo e dilicato, al fermo e gagliardo. Veggasi la sua fauiosissima Cena in Emmaus tratta da im dipiato di Tiziaiio. II Eembrandt, gran pittore , nell' Olanda capo-scuola , fa grande iion nieno nell' arte dell' intaglio. Le sue stampe air acqua forte e a punta secca o, come dicesi nell' arte , a tnglio llbero, sono d" un gusto singolare e squisito. Esse presentano un'unioue di colpi urtati , staccati , irregolari e grattngiati. Ma quel tocco facile , quella liberta pittore- sca , quel prodigioso carattere delle difFerenti eta , in- somnia la vita , la verita nelle imagini , la piu rara in- telligenza del chiaroscuro ^ e 1' armonia generale , tutti questi pregi producono un maraviglioso e vivacissimo ef- fetto, quando le stampe di questo insigne maestro contem- plate vengano ad una giusta distanza. Le incision! dello Strange, e massiir.e quelle che rap- presentano le Veneri del Tiziano , nelle quali si ravvisa tutto r impasto , la verita tutta di qtiel celebre pittore , sono d' un' illusione si fatta che ci seuibra di vedere gli originali stessi. Tali sue opere percio saranno sempre repntate bellissime e preziose. Egli fu valentissimo spe- cialmente nel tocco dclle carni. Taluno de' nioderni ancora scppe in alcune sue opere non dipartirsi da quelle medesinie massime da noi consi- derate come essenziali nell' arte dell' intaglio , e n' el)be quindi altissima fama. Sotto questo rapporto ci si presenta pel primo il 3Iorghen, specialmente nella sua stauipa della Vergine col bamliino, tratta da un dipiuto del Tiziano. In essa tu ravvisi la varieta e la degradazione delle tinte , il sugo e la verita del'e carni, la trasparenza della pelle, in fine r idea del colorito, nel quale il Tiziano non ebbe competitori. In ugual modo e con pari sapienza seppe egU tradurre 1' imagine del duca di Moncada a cavallo , tratta da un dipinto del Van-Dyck , e la Cena di Leonardo, per quanto fu al disegnatore Matteini permesso di trarne il disegno dal miserabile stato in cui trovasi quel celeberrimo dipinto. II cavaiiere Longhi tocco il sommo dell' arte coUa sua Maddalena giacente del Correggio. Tale starapa fu tratta da un celebre disegno eseguito a Dresda dinanzi all' ori- ginale stesso e colla raassima intelligenza da un distinto professore sassone. In essa ben si ravvisa la grazia , il inagico sapere di quel sommo luminare dell' arte. Quanto alia sua famosa stampa dello Sposalizio della Yergme , 232 V A R I E T A . gia si c a lungo parlato in questo medesliiio Gioniale (i). Per tal pregio di fedele e felicissiina traduzioac enco- miare c distiiiguere si dee tra Ic medesime incisioni la tanto celehrc del MuUer , la Madonna di S. Sisto^ tratta dall' origiaale die di Raffaello coaservasi nella Gallcria di Drcsda. Peccato die la uiorte a]il)ia innaiizi tempo rapito air arte quel valoroso giovaiie ! Peccato aiicora ch' egli non abbla potuto vedere tale insignissimo quadro restaurato c quasi a novella vita ricoiidotto dal Palinaroli! (2) Un csito fellce ed allr. suddetta inassiuia confornie noi ci aspcttiamo ilaW Assiinta delGuido, die sta ora inciden- dosi dal valoroso nostro Giovita Garavaglia, gia noto es- sendoci il bellisslmo disegno da lui medesimo eseguito in Geaova suiP origiaale stesso, e gia date avend' egli cotante e si splendide prove del suo buliuo pieno di dolcezza e di sapere ; pi'^gi cbe rnvvisati abbiaino, pur noii lia guari , nel suo Intaglio delP incontro di Giacolibo con Rachele , tratto dal vagbissinio dipinto delPAppiani. Tale stampa, se non andiamo errati , riuscir dee classica veramente e su- ])liine. E tra le piii distinte e le bcllissime dee per ogni dirltto riporsi I" incisione del coUega e cognato di lui Pietro Anderloui , rappresentante la Vergine col putto e con S. Giovanni, opera del Sanzio , e splendidissimo giojello deir I. R. Galleria di Vienna. In essa Pottimo AnderlonL ba saputo trasfondcre il vero carattere delP originale , tal- mente die tu subito vi scorgi il fare della feconda nia- niera del sommo Urbinate. E nutriam lusinga ancora che P additata verissiina meta sara pur raggiunta da Micbele Bisi nel suo intaglio della Madonna del Sassoferrato. Per- cioccbe il disegno cli' egli ne trasse dall' originale stesso in questa I. R. Pinacoteca, ci sembro bellissinio e conforme al dipinto , e tale ci parve ancora il saggio cbe veduto abbiamo delP incisione , da lui gia di molto innoltrata. II GandoUi tien pure fra gP intagliatori un distinto luogo per due incisioni , tratte Puna dal Guido, la Madonna col pi^tto , Paltra dalP AUori, la Giuditta. Nella prima dclle quali P egregio artefice scppe eccellentcmente infondere P araabi- litk delP espressione , il fervido e ad un tempo leggier pen- nello del Guido; nella scconda ei pervenne sin dove giu- gnere pno P arte dell' intaglio. Cosi non avess' egli da' veri (i) Touio 21.°, pag. 317. (a) Veggasi questo Giornale , touio So.", pag. 129 c legg.. V A R I E T a'. 253 e sodl piincipj cleviato nelP incidere il celol^errlino S. Gi- rolamo del Corrcggio , stampa per alti-i e somrui pregi cominendevolissinia ! (i) II vero adiuifjLie e sotnmo pregio d' nna stampa noii in altro coiisistere propriamente dovrelilje , se noii nella pre- cisa, caiMtteristica e fedele tradazione del dipiato oiid' ella e tratta. Seiiza di esso oga' altro pregio dee ben poco vaJLitarsi , e percio poco aacora qiiello si a' di nostri di nioda , qaello cioe d' una ricercata finitezza e d' un com- pllcato aiidamento e quasi lenocinio di tagli ; le quali cose degradaiio I'arte ridncendola ad un materiale e semplice nieccanismo. E qnesto e , generalmente parlando , il difetto della piu parte de' nioderni intagliatori. Le quali nostre parole noi conferraar potreuuiio coU'autorita degli esempi, se sover- chio e forse periglioso non credessiino I'entrare ne' confront!. Ma pure intcndere non sapremnio , come niai tanti e si va- lorosi artefici de' giornl nostri all' atto di condurre i loro ia- tagli non pensino che una stampa, massime se ella sia di grande aniplezza con complicazione d' immagini , non puo essere dallo sguardo degli spettatori compresa e per cosi dire gustata in tutta la sua estensione , se posta non venga in quella giusta o ragionevole distanza , die dalla confor- niazione dell' occhio uniano richledesi. E cosi essendo dalla natura e dalF arte stessa prescrltto , a che mai giovano quella si squisita pompa d' intagli e quella linitezza di bulino che gustare non si possono fuorche sotloposte im- niediatamente all' occhio, quando la stampa non raggiugne il vero carattere dell' originale, ne se coUocata venga secondo la conforniazione dell' occhio nostro, produce quel- r eiletto che produrre pur dovrebbe ? A chiarire cotal nostra idea giovera di qui riportare il confroato che pochi mesi sono andavamo con alcuni auiici facendo tra due grandiose stampe esposte all' esterno d' uno de' piu ricchi emporj di libri e di oggetti di belle arti nella nostra Milano. L' una di esse era lo Sposalizio della Madonna del cav. Longhi , disegnata ed incisa suU' origi- nale stesso che di RalTaello conservasi in questa I. R. Pi- nacoteca ; 1' altra del veneto Scliiavoni , rappresentante I'Assunzione di Maria fra una gloria di Angioll , cogli Apostoli estatlci e inteuti , disegnata ed incisa sul dipinto che del Tiziano conservasi in Yenezia. La staiupa del (i) Veggasi qiiesto GiorxiaJe , tojuo ^S.', pag. i55. a54 V A K I E T a'. cav. Longjhi, masslme osservata da vlclno , prescntavasi iniinitameiitc all' altra supcriore per V estrema luiitczza del bulino, ncl clie pno dirsi ua vero modello di tagli colla pill mlrabile nettezza e precisione coiidotti ; cd ia cio clla sofFerir noii potreljbe paragoiie alcuiio. Molto noii di nicno dolevaci il noii vedere in quest' iiisigne stampa bastevolmente espresso il vero caraitere dell' originale ; tranne pero le teste degli uotnini , e quelle speciaimente de' vecchi , con genio e con grandissima bravura condotte. Perciocclie non poche cose andavamo noi riscontrando del tutto stranlere al inodo con cni RatTliello all'epoca del qiiadro gia concepire e gia operar soleva, e per esempio una tal quale durezza e affettazione nelle fisonomie delle donae. Osservate poi anibedHe e poste a confronto in quella ginsta lontananza in cui presentavansi, ci senil^rava di scorgere in quella del Longlii languido e quasi direbljesi di legno I'efFetto generale; mentre il quadro , da cui e tratta , ha non poca forza e niolto e vago impasto. Al contrario nella stampa dello Scliiavoni, comecbe fatta con minore pompa o pretensione di lusso, ci sembrava di ravvlsare al primo sguardo, ed anche senza conoscerne 1' arcbetipo , una delle pin belle opere del grande Tiziano. Perciocche iiumediato scorgevasi e niirabilniente espresso il carattere di lui : vi si vedeva il sublime coa- giunto colla facilita del pennello , la forza del colorito , la freschezza delle carnagloni, la soavith , la fusione delle tinte , I'armonia, il sommo elfetto del chiaro scuro ; e andavamo non senza illusione contemplando nella Vergine quasi trasfusa la viva imparegglabile espressione deli' ori- ginale, e le divine forme di que' puttiai che come nello stesso originale spiravano celestiale naturalezza. E ancor avvieue die non pochi de' modernl incisori vagbi per la piii parte di lussureggiare con un bril- lante andamento di tagli , ed indiftcrenti sul massiiuo scopo deir arte poco o nulla si curano che il disegno su cui lavorano tratto sia da una copia piuttosto che da un autentico originale , e cio cli' e peggio ancora da' qua- dri che non mai appartennero a que' sommi maestri de' qnali citano il nome. Le loro stampe percio sono copie di copie , e come talvolta nelle amene lettere avve- nir suoie , traduzioni di traduzioni, di modo che ben s' in- gannerebbe colui clie s'avvisasse di scorgere in esse fe- dehnente ritratti gli originali. die se taluno ci chiedcsse doude mai in tanti e si valeuti incisori nascere possa tale V A R I E T A . 200 erroiieo procpc^Hmento, noi rispondercmino the varle esseie possono le cause , eJ alcune poco certamente onoieroli , sopra ogia'altra poi il falso lor principio che tutto coiisista il nierito cruaa stampa nel lusso e nel lenocinio degl' iii- tagli , inteiiti solo ad abbagliare 1' occhio do' noa intelli- geati , e nulla curandosi se la loro traduzione non corri- epondera all' arclietipo che impreso hanno a tradurre. Per conferma delle parole aostre fingasi che da ua dipinto di llatraello veaga tratta uaa copia a que' niedesimi teuipi in cui fu esso eseguito, e che da questa un' altra ne veaga tratta in ua secolo posteriore , sulla quale facciasi poi il disegiio per una stampa. Come niai in questa seconda co- pia, e quindi anche nel disegno che ne fu tratto, dirsi potranno fedelmeiite conservate e la squisita iuarrivabile espressione , e T intelligenza, e le sottigliezze delP arte , e la precisione seiiza minutezze , e la grandiosita scevera di negljgenze, couservato in somma quello stile mor]>ido nou molle , deciso non duro ne aspro, vero sempre e sempre profondo e sapiente , quello stile die il carattcre costltuisce del restauratore della greca pittura, del suljliine RafFaello ? Che cio si faccia potra a nioltissiiiii strano sembrare ed inveiliimile. Ma pure noa pociii esempi recar potreinmo di si fatto abuso oggimai troppo nella patria nostra do- niinante. Di un solo vogliani per ora appagarci ; d" un in- taglio del cav. Longhi , sotto di ciii leggesi il norae di Raffaello. Quest' intaglio rappresenta la Sacra Fauiiglia , che il pittor d' Urbino diplnta avea pel Cardinale de' Carpi. Ora il disegno su cui venue eseguita la stauipa non fu gia tratto inimedlataiuente dall'archetipo, ii^a da una copia dura, infelice , e da un copiatore che non niai udita avea la voce di Raffaello. L'incisione percio non potea che risnltare, e risulto di fatto , dura e difForme da quel carattere per cui fra niille dlpinture quelle tosto dlstinguonsi del grande maestro. Ci seuibra pertanto d' avere bastevolmente dimostrato che il vero anzi 1' unico scopo dell' incisioue quello essere dovrebbe di fedelmente tradurre le opere de' piii celebri pittori , e che se i moderni piii insigni nostri incisori supe- raao gli antichi nella vaghezza, nel lusso dell' intaglio, sono pero , generalmente parlando , a quelli di gran lunga in- feriori neli' esattezza e nella fedelta della traduzione. E cosi essi praticar sogliono , noa pcrclie manchi loro il poter fare (che tutta ne posseggono 1' attitudine) , ma per una, direuiiuo quasi , smaiiia di iussureggiare e far poiupci di 256 V A n I E T A*. valorc e hrnvarn , nrrogamlosi boa nnco cli correggcre noi lor iiitagU rorigiiiale, di cui non dovrebliero aazi presen- tarci die la seinplice traduzione. E di mi altro inconve- niente ancora non dobbiamo qui tacere. Esso consiste nella poca unita del lavoro, o come dire suolsi , dclV insieine , difetto die pur troppo risalta andie agli ocdii de' meno vcggenti all' aspetto di alcane delle moderne stampe , mas- sime di storica e granJiosa composlzione. Tale inconve- niente , se non andiam errati, proviene dall' abnso a' di nostri introdotto , pel rpiale alcuni andie de' sommi mae- stri, o per ecoaomia di tempo o per qnalche altro meno lodevole motivo , assumono a collaborator! in taluna delle loro opere o i proprj discepoli od altri intagliatori. Come potra mal un' incisioiie in si fatto modo condotta presentare queir nnita di lavoro, dalla quale !e opere dell" arte rice- vono r impronta del bello e del perfetto' II Morghen tiitta condiisse da se solo la Cena di Leonardo: e qiiesto famoso intafjlio usci di nn sol getto , d' un sol carattere , d' una mirabilissima esecuzlone. Le cjnali cose ci piacque di qui raramentare non sospinti da animosita alcuna , o dalla voglia di apparir 2;iudici o cen- sor! , ma dal solo e giusto deslderio di giovare a' giovani su quest' arte bellissima incamminati, e persuaderli die non essond' ella se non una traduzione delle opere di pit- tura , neir esercitarla procurar debbono di scrupolosamente conservare il carattere del pittore da cui traggono !1 di- segno e I' intaglio. G. L' ascensione di G. C. al cielo. Dipirito a fresco ese- gidto nel duomo di Cremona dal sig. Giuseppe DioTTi ^ professorc di pittura nelV accadeinia Canura di Bergamo (i) (*). Compiuto il grandioso ediflzio di questa cattedrale al principiar del XIV secolo , i Rettori delle pubbliclic cose pensarono adornarla di piiture , die vennero cseguite per opera di Polidoro Casella e di Francesco Somenzo , 1' uno de' qual! iiori nel iSaS e 1' altro nel iSvoi e forse per (i) II imadro e alio brareia 4 3/4 e liuig,o braccia o 1/2. di 14 figure alte braccia 4 all' incirca. (*) Quest' ariicolo ci fii gciitilmeaie trasnicsso da Creaioiui. Esso i Idvoro di un colto auiawre dell' arti belle. ( Dfuta del Dlreit. ) V A R I E T a'. 257 opera d'altri d'ignoto nome. Ma qne'dipiati, alcunl dei quali 6ono tnttavia conservati , non potevano che risentirsi dello stento e dell' incertezza de' primi passl nella via ancor poco nota dell' arte, e quindi all'apriisi della scuola del cin- quecento si penso con savio consiglio di sostituire ad essi i lavori de' grand! maestri di quella eta, non risparraian dosl a tal uopo ne le cure, ne I'erario de'puhblici am ministratori. Si ebbero in fatti a decoro del maggior tem- pio i dipinti a fresco del Boccaccio Boccaccino , del Bem- bo , deir AUobello Mellone, di Cristoforo Moretti, dei Campi, del Sojaro, pittori Crenionesi, che fiorivano fra lo scadere del secolo XV e la prima nieia del XVI , al qual nobile drap- pello di pairj artisti si aggiunse Licinio da Pordenone. Ar- gomento poi di quelle opere tutte a fresco sono i varj fatti che riguardano la vita di Gesu Redentore , incominciando dall' annunzio dell' incarnazione sua, recato dall' Angelo a Maria , e giugnendo fino alia sua risurrezione \ oggetti che secondo le costumanze della sacra antichita si dovevano rappresentare di preferenza nelle Chiese , affinche, siccome dichiarato viene dal Concilio II Niceno , la rappresentazione deW economia deU'incarnato nostra Sgnor Gesii Crista Verho di Dio per noi veduta ci esorti a contemplare e piangert la miser ia nostra. Frattanto a compimento della storla di Gristo manca- vano le dipinture dell' Ascensione e d' allrl fatti avvenuti dopo la risurrezione, osservandosi d' altronde , che in un edilizio pressoclie tutto istoriato prive rimanevano di or- nament! pittorici le quattro pareti inferior! che chiudono il coro e il santuario. Ad oggetto percio di togliere si 1' uno che 1' altro di tali difetti , e dare cosi a tutte le in- terne parti del tempio un aspetto di uniforme decorazione , I'attuale Fabbriceria con savissimo consiglio , che approva- zione ottenne e laude dall'eccelso I. R. Governo, si avviso di ricoprire que' nudi spazj con altrettante dipinture a fresco , in ciascuna delle quali fosse rappresentato alcuno de' fatti principali della storia del Redentore posteriormente al suo glorioso risorgimento. Esecutore dell' opera fu tra- scelto il sig. professore Diotti, il quale del suo valore nel colorire a fresco aveva gia dati in Cremona distintissimi saggi nel palazzo Bolzesi , non che in quello della nobile famiglia Manna. Ne punto si dubito che I'egregio maestro si sarobbe diiuostrato uguale a se medesimo, principalmente BiU. hal. T. I.XI. 17 258 V A R I E T A.'. neir onorevole circostanza di collocare un opera sua a fianco di tant' nitre ond' e fregiata quella cattedralc. Qiiaitro soggetti per le quattro nientovate pareti propose il Diotti , e la Fahbriceria approvo, siccome ad ogni ri- guardo convenientissinu, t incredulita di Tomaso ripresa da Crisio aj'parso redivivo agU apostoU ; la tradizione della spi- rltuide podestd pel simbolo dcllc chiavi ; la bencdiziorie dei fanchdli , e I' ascensione del liedcntore al Cielo : il qiial ul- timo soggetto, essendo stato il primo a trattarsi dall'egregio pittore od a ridursi a coinpiiiiento nelf anno scorso, ci porgera ora bella materia di alcuni ceniii dalf amor del l)ello suggeriti. Due Angeli in candidissime vesti annunziano agli apo- etoli , che Gesii asceso al cielo non tornera piii se non al terminare de' secoli , rivestito delia stessa gloria e maest.a per giudicare tutte le nazioni della terra. Da questa circo- stanza del maravigliosissimo avvenimeato prende mossa la rappresentazione pittorica del sig. Diotti , il quale seppe nelle figure trasfondere la varieta di movimenti e di espres- sione in modo che, serbata la piii rigorosa unita, riesce quel dipinto sommamente animate e gradito. Ogni figura lia atteggiamento ed iifficio proprio e si evidente e si vero, die lo spettatore non dura fatica a ravvisarlo , ne riman freddo per quiete monotona , o disgustato per esagerata comraozione de' personaggi. Al lato sinistro di chi riguarda sta un apostolo in forma di veneraiido vecchio tutto com- preso dalla piii intensa meditazione dell' evento : a lui •uccede un secondo, che mostrasi rapito da maraviglia per lo stupendo prodigio: piu indietro altri due ombreggiati dagli angeli esprimono alle parole di que' celesti una gioja mista a non piccola pena. Le figure al lato destro appa- lesano o 1' ansieta per la perduta sapientissima guida o la tema dei magglori pericoli gia preaunziati da Cristo : ta- luna sta fissa nel pensiero della seconda venuta : in fine tre apostoli intimi testiraonj della gloria e delle pene del divin Maestro , cioe Pietro , Giacomo e Giovanni , disposti lungo la linea prospettica piu avanzata, ofFrono alio spet- tatore argomento di pietosissima commozione. Giovanni il discepolo prediletto sta alia destra degli angeli: a quel- r annitnzio per lui dolorosissimo s' avvolge uell' ampio suo ammanto raccogliendoue 1' estremita sotto il braccio si- nistro , e sostenendo colla destra mano la fronte lascia V A R I E T a'. 269 scorgere una parte del suo bellissinio volto verginale, at- teggiato tra 1' afllizione e la speranza. Alia sinistra stanno Pietro il quale inginoccliione e colle niani alzate al cielo adora il divino Maestro gloriiicato, e Giacomo , clie si pro- stra riverente in atto di baclar le vestigia de' piedi di lui clie inipresse rimasero suUa vetta delP Oliveto (i). Colla varieta delle mosse va congiunta la varieta dei caratteri ; poiche gli apostoli furono dalP egregio artista rappresentati in eta diverse progredienti dalla giovinezza fino alia senilita , cosicciie non ci lia un volto che all' al- tro si assomigli , apparendo pero in tutti quell' aria di bon- ta religiosa non disgiunta dalla maesta , siccome conviensi a persone destinate da Dio al piii angasto ministero. Bel- lissinia e poi la composizione : ed ogni veggente ne e fatto accorto dall' ordiae delle figure disposte in mode, ciie danno evidenza all' argomento, e nondimeno nessuna' di esse ri- mane sagrillcata , ne oziosa o di niun effetto. Ma se tante e si pregevoli sono le qualita intrinseche di questo dipinto , meno non lo sono le esteriori , quelle cioe clie procedono dalla maestria dell' artista nel dipin- gere. Ci ha grandiosita di stile;, e ne fa prova I'apparir mag- giori colla distanza e il quadro e le figure , di luaniera clie puo vedersene ogni benclie menoma particolarita : inol- tre sonima correzione nel disegno , estremita studiate ed esatte , panneggiar magnifico e variato, colorito armonioso e di forza non coniune nel genere a fresco. Ne manca la prospettiva aerea, ossia quella degradazione, clie fa apparire ^l) Ad alcuni parve riprovevole di metacronismo il pittore , perche iiitvodusse dodici figure rappresentanti gli apostoli , nien- tre che dopo la luorte di Giuda erano rimasti soli uiidlci. IMa potrebbe rispondersi che S. Luca esponendo le circostanze clie precedettero 1' ascensione di Cristo , dice che : eduxit eos ( i. e. undeciia, et qui cum illis erant) foras in Bethaiiiain et benedixit eis . . . . et dum Ictiediceret illis , recessit ah eis et ferebatur in coelwn (Luc. 24, 5o , 5l ) : dal qual luogo appare, che uon so- Jaiuente gli apostoli , ma i discepoli altresi ( e chi vorrebbe cre- dere assent! Mattia e Barnaia dichiarati da S. Pietro testiruonj deUa vita di Gristo : Act. i , 22 ? ) forse in niunero di 120 fu- rono spettatori dell' auimirabile ascensione di Gesii Cristo. II pit- tore adunque poteva introdun-e , salva la storica verita, non una, ma pill figure , che non portava il solo niuuero del collegio apo- stolico. Cos! i metacronismi e gli iinacronismi pittorici anclie dei juaiigiori luaeetri ii riducessfvo a sola alterazione di uumero ! 260 V A R I E T aV ognj oggctto al suo vero liiogo. Ciaschedima figura lia il suo rilievo, e Tuna pare evitlcntemente distaccata claH'al- tra e posta su diveisi pnnti dclla superficle nioiituosa. Fi- naliiicnte la condotta del peniiello , liisa , accurata, quale si vorrebbe in una pittura all' olio , annunzia un maestro che conosce a perfezione il procedimento del dipiagere a fresco, e che ad un tempo t fornito di mano destra, reso- liita e veloce , e di giudizio saldo ed intero , secondo che vuole il Vasari , pcrche i colori , mentreche il muro e molle , mostrano wia cosa in un modo , che poi sccco , non e pik qiuila. Xante bellezze tuttavolta non vanno scevre de' loro nei. Perciocche ai piii sottili osservatori parer potrebbe , che i due apostoli situati in distanza sul pendio del monte e che ricevono sopra se stessi 1' onibra degli angeli , eccedano in ragione di prospettiva lineare la giusta lor proporzione , sebbene in ragione di prospettiva aerea si inostrino collo- cati esattamente alia sede loro. L' apostolo , clie incurvato bacia le orme de' piedi di Gesu Cristo , non sembra per- fettamente richiamato dal restante del corpo, che si stende al di la di S. Pietro. La fisonomia del secondo angelo confina piii colla fisonomia di una vergine die con quella di un giovane : le vestimenta degli angeli parvero ad al- cuni di un biancheggiare troppo splendido. Ma che e mai cio a paragone di tanti pregi ' A che si riducono queste mende quando si rifletta alia sorama difiicolta del metodo usato in tal genere di dipinture? In questo, al dire del Vasari stesso, non Iia luogo ne la pazienza, n'e il tempo per essere capitalissimi nemicl dell'unlone della calcina e de' co- lori; V occhio lion vede i colori, insino a che la calcina non € ben secca ; ne la mano vi pud aver giudizio d' altro , che del molle o secco , di modo che chi dicesse un pitiore a fre- sco lai'Orare al bujo , o con occhiali di colori diver si , dal vero non andrebbe errata di molto. Noi pensiamo che il dipinto del sig. Diotti aggiunga nuovo luminosissimo serto alia sua bella fama, e non oscuro incremento all' arti italiane. Se non che nel congratularci coir illustre dipintore , non vuolsi defraudare delle debite lodi la benenierita Fabbriceria , che seppe con ottimo con- siglio decorare la cattedrale di Cremona di «n ornamento end' ha certamente e gloria e nuovo lu3tro la pittura del secol nostro. V A R I E T A.'. 261 Riassunto delle Osservazioni i/ietenrologic/ie fatte presso I' I. R. Osser. vatorio di Milaiio nelT anno j83o di4 -t- 35,5 -+- i3,9 i-f- 20,63 lin. mil. 8,09 18,25 32 Ag03tO. mass, min. med. 37 11,1 37 5,8 37 8,88 -f. 36,3 -4- 10,5 -t- 19,41 lin. mini. 35,3o 79,64 34 Setterabre. mass, med. 37 11,3 37 3,8 37 8,01 ■+. 23,0 .4- 8,5 M- 14, 5a lin. mill. 08,07 1 3 1,01 II Ottobre. mass, min. med. 38 3,7 37 5,7 37 I 1,60 -^ 16,0 M- 4,0 H- 9,98 lin. mill. 20,91 47,17 30 Novembre. m35«. min. med. 38 1,0 37 8,5 37 9. '9 •4- 11,3 "4- 2,0 -f- 6,75 lin. mill. 51,4a 116,00 12 Dicembre. Media in tut mass. min. med. to I'anno 3.-J 10,5 a6 11,8 27 6,11 27 8,85 Somma in H- 7»o — 3,2 •4- 3,68 "4- 10,20 tutto r annc lin. mUl. (poll.. C metri. 6 3, So 143,26 3a 7,75 0,88379 7 a6a V A R I r T a\ La longitndine del Inogo Jelle osservazioni del barometro e del termometro e di 27' 25",5 ia tempo all' est di Parigii la latitiuline 43" 28' i"; T elevazioiie sul suolo tese fran- cesi 5 •■) sul livello del mare tese 70. Elevazione del plu- viometro sul suolo tese i5. Le altezze barometriclie generalmente si notano verso il levar del sole e dodici ore dopo in tutto 1' anno ; le massime , niinime e medie die qui si riferiscono sono quelle inimediatamente osservate e non ancora corrette dalla dllatazione del mercurio e dalla depressione di esse prodotta dalla capillarita. Sotto tal forma il presente pro- spetto puo far seguito a quello pubblicato dallo stesso signor Cesaris nelle Memorie della Societa taliaiia , t, 18, fisica, p. 57. Volendo applicare alle medie la correzione della temperatura si puo far uso delle corrispondenti altezze medie del termometro interno ricavate dai registri mano- scritti del sunnominato astronomo , che trovansi nella se- guente tabella, a lato alle quali abbiamo poste le rispettive correzioni della colonna barometrica computate sopra due diversi valori della dilatazione del mei'curio , cioe d' un 433o"^° secondo Lavoisier e Laplace, e d' un 4440 secondo le piu recenti sperienze di Dulong. II diametro della canna essendo di linee 5 , la corre- zione di capillarita sarebbe di linee 0,1 5 secondo I calcoli di Bouvard fondati sulla teoria di Laplace , e di 0,11 se- condo le osservazioni di Cavendish ( Annales de chimie et de physique, mars. 182 3 ). Quanto alle osservazioni termometriche vedasi cio che s'fe detto in questa Biblioteca, t. 56.°, p. 398. V A R 1 E T a'. a63 i83o Termometro interno. Correzione media ba deir altezza rometrica secondo Dulong. secondo Lavoisier. Gennajo. Febbrajo. Marzo. ~*~ 2,92 •+• 5,38 -*- 11,56 lin. 0,2a — 0,41 — 0,89 — 0,3a — 0,40 — 0,87 Aprile. Maggio. Giugno. -*- 14540 -*- 15,84 -4- 16,87 -+- 18,77 H- 18,48 -t- i5,99 1,10 1,2a - i,3o — 1,08 — 1,19 — 1, 26 Luglio. Agosto. Settembre. — 1.44 — 1,4a — i,a3 — J.4I — 1,39 — 1,20 Ottobre. Novembre. Dicembre. -H 14,00 -♦- 11,18 -♦- 9,10 — 1,09 — c,86 — 0,70 — 1,06 — 0,84 — 0,68 Alle riferite osservazioni meteorologiche aggiungeremo le seguenti relative alle variazioni orarie del barometro ed air altezza , al peso ed alia densita della neve , sebbene istituite con diversi stromenti e da di verso osservatore. a64 V A R I E T a'. Medie variazioni orarie del barometro nell' anno i83o. (he di tempo vero. PiesBo il solstizio estivo Pieoso il sol fltizio jfiiiale variazioni. differenze. variazioni. dilTerenze. O a 4 6 lin. ♦ o,i55 - 0,089 - o,a83 - 0,367 lin. -- 0,ai4 - 0,224 - 0,084 + 0,127 + 0,176 + 0,104 - o,o3i + o,o5i + 0,106 + 0,1 3i - O.OIO - o,i3a 111. + 0,093 - o,o83 - o,ioi - o,c65 Uu. - 0,176 - 0,018 + o,o36 + 0,095 + 0,102 - 0,109 - o,o33 - 0,1 a 1 - 0,060 •»• o,aaa + 0,341 - 0,179 8 10 la 14 - 0,340 - 0,064 4- 0,040 + 0,009 + o,o3o + 0,l32 + 0,0a 3 - 0,OIO i6 i8 20 aa + 0,060 •f 0,166 + 0,297 + 0,287 - o,i3i - 0,191 + o,o3i + 0,27a 24 ♦ 0,1 55 + 0,093 Le variazioni orarie presso il solstizio estivo risultano da 466 osservazioni del barometro fatte dal di 21 giugiio al di 16 agosto , a diverse ore del giorno e della notte, e quelle presso il solstizio jemale da 224 fatte dal di 18 dicembre i83o al 7 gennajo del corrente anno. Le altezze niedie barometriche corrispondenti ad ogni binario di ore sono corrette dalla dilatazione del mercurio giusta il rag- guaglio di Lavoisier , e riferite al medio di tutte ; percio i uumeri posti nella colonna intitolata variazioni danno in millesimi di linea 1' eccesso dell' altezza competente alle ore segnate a lato sopra T altezza media di tutta la gior- nata ( V. Memorie della Societa italiaaa t. ao.° niatematica ). V A R I E T a' a65 Neve pesata e misurata al chionometro posto nelt Orto bota- nico dell' I. It. Palazzo delle scienze ed arti. i83o. Gennajo . Febbrajo. Dicembre In tutto r Peso sopra un metro quadrate. Alterza. Densita specifica "^ in parti di quella deir acqua. chil. 38,5 34,5 7 cent. 5 3 3a 4 0,073 0,108 0,175 anno 80 89 0,090 i66 V A R I E T A o a s e e O __ 1 5^ u ,^ o o o 4; 0 §•2 i CO o C 'lOD ill) ni C oj uo vO in lO •_ri o fan \ Dec! ed in ma; f -3 ^:S CO l: CO p "3 V °oo oo CO CO K n d ., „ , ^ ^ ^ ~*~ § a 'u :;^ > :?^ i^ ■j; ir- ■^ ^ S 3 ;5 t^ (V. w « o vO OS CN * O^ i! o *^ »-( tita d n tutt racco 2 "^ = o o 0. •^ ■- ^ ?^ S ■^ cf t< rC c> o" oo*" CO*" ipera egnai term sb.S p + I + 1 + 1 + S -^ ■M > « .2 K K a R a a H -g '^ S S •;,ooi ni'AT 3 rjBOS E t>rj oo oo o -. ON in o •* in m in vuapcf ip osso ^p i>-co in 00 iVl lO t^ « ^ f- w -^^ OJISBU U03 2 S R » S « s a a aqoi.oaiuoaSj s s s •optaS tp I cs t^c^ l>:v: rt T- "*<■ ■^ O CO ~ Liiiaap a OO " crT lo'scT cT CO O CO oo'' Cn cT i ipUjS UI -BSIAip auniuo3 BJT308 b + I 1 + 1 t 1 + + aqa.JiatuoiujajL a « X s S 1 a a a s s s i> ■^tlo »n O ■^ M vn vo in O to Nl li *-* <-< ^ « ^ :g" -^ ^■^ o (V) o o CO O " „ o « OJ ... M a CO ^- 1-- CO f-. r^ CO tNCO CO 1^ t-- ^2 ? ■^2 c) rt «s r1 rt ci es ci rt ci M CI Mass Min. Med. R X s s a s a a £ •ouoKjpp isaj^ •uuag ■qqaj ozjvj\i ■»I .ilIy V A R I E T A . I 1 I I 1 S ':r^ ^ "^ > ^ n o »o ^ "^ -^t" -^ irt i-T) o c> fC CO ^-J? S.§^ ^S>5^ I^S^ ^«^S » s R R R R S R f, „ w ci ►- -• '-' I + » a « a a • ■ • fi a a a r^u^rt t^vco ;:2« 2 '2''2 2 2^ OOCS OcoCTv ^InO ''"'n O'-'^ corv-i-v. cot-^t^ oot-cc oot>t> =S^^ ^J^rt Mtsci cirtci MCSC1 ciMrt o3so9v 'luawag qoMQ -msM^ -ixiaoia 267 O S D t) ■*^ s .s 2 r-- -^ -3 r- 0 > c< ■J - 2 _2 7, nJt-l 268 V V R I F. T \ . Le altezzc baroiuetrirhc, ternioinetiiclie , I'iroiiietriclie uien- •uali ([ui notate si roiuputarono eulle giornaliere osservazioni che 61 fecero tine volte in ogni pionio clcir anno ; cioe a mezz' ora air iiu irca dopo il levare ilel sole, ed a tie ore a un cUpiesso dopo il niezzodi. ISel conflicto delle diverse opinioni intorno alle ore piii adattate alle qiiotidiane osservazioni gi fissarono quelle qui indicate a cagione di alcune epeciali circostanze di Inogo , e perch^ Ic nostre osservazioni potessei-o confrontarei cou quelle fattc air Osservatorio astronoiuico di Milano , e fossero in con- tinuazione colle altre quivi jatituite da tutto il 1808 a tutto quest'' anno. 11 barouietro , il tennonietro e 1' igrometro sono situati all'altezza di piedi parigini 5o dalla base delf edificio , clie ^ elevata sul livello del uiare di piedi a65 , poll. 8, Iiu. 5. Le altezze Larometriclie sono corrette si riguardo alia temperatura che alia capdlaviia. II termonietro h posto all' onibra verso il N e guarentito quant' e possibile dalla luce riflessa. La quantita d' acc[ua caduta si e misurata in due pluviouiel:ri divereamente elevati sul suolo : il pluviometro superiore k distante piedi 2 , ]>oll. I, lin. 3 dalla piattafonna dell' osservatorio , la quale k situata all' altezza di piedi 66 , poll. I , lin. 3 dalla base del- I'edilicio; e la distanza verticale dei due pluvionietri h di piedi 64, poll. 6 , lin. 6. Neir acqua raccolta vi h sempre computata quella della neve fusa. Le osservazioni niagnetiche, e quelle sulla temperatui-a del luogo sotterraneo s' instituirono d' ordinarlo neir ultiiuo giorno di ciascun mese. L' altezza baronietrica media delle massiiiic in tutto 1' anno fu di poll. 28. 2. I, delle minime 27. 5. 7, delle juedie 27. lO. 8; la media termometrica delle massime l5°,9, delle minime 3°,9 , delle 7iiedie IO°,2. La media igronietrica delle massiine 82, delle minime 24, delle medie 84; la massiuia assoluta del bai". poll. 28. 4. 11 il 22 ottobre ; e la nnnima assolura poll. 27. O. 14 il 6 febbrajo ; la massinia assoluta deir igronietrica 94 il 12 novembre e il 4 diceiubre ; la minima assoluta i5 il 14 aprile e il 19 agosto. La massmia temperatura osservata col termometrografo + 27, 2 il 6 agosto , la min. - 12, a il 7 gennajo , la media temperatura del luogo sotteiTaneo in tutto 1' anno fu 9, 9 ; la quantita d'' acqua caduta neir anno e raccolta nel pluviometro supei-iore piedi I poll. 10. lin. 8. I1/12, e quella raccolta nell' inferiore piedi I poll. II e 1/12 di linea. V altezza della neve caduta in tutto T anno , straordinariamente grande, fu di poll. 33 bn. 7. La media declinazione maguetica ^8° 41' verso O; la media inclinazione 59° 2'. L' altezza massima d«l Ticino osservata all' idrometro posto a canto del ponte , lo zero del quale 6 elevato metii 1,00 suUa magra dell' anno 1817, fu metri 1,96 nel giorno 23 settembre ; la minima — 0,82 il 10 febbrajo. I gioriii sereni in tutto Tannofurono 186, 1/2, nebbiosi 20, nuvolosi 47. 1/2, coperti 49 1 piovosi 38, nevosi 12. 1/2, tcmporaleschi 11. 1/2, con vento gagliardo 23. 1/2, impetuoso 5. 1/2, turbinoso I. Soffiarono venti M = 27. 1/2, ISE = 40, E = 64 , SE = 27,S = 21, SO = 57. 1/2,0= 114. i/a, NO= i3. 1/2. variety'. 269 Jahrbucher dcs k. k. polytechnischen Institutes, ecc. ,• cioe : Aiinali dell' I. H. Istituto politecniro di Vienna pnbblicati ludtamcnte coi profcssori dell Istituto dal direttore Giovanni Giuseppe Prechtl, ecc. Toino decimosesto : con cinque tavole in rame, in S.'^ y di pag. 408. — Vienna, i83o , Carlo Gerold (*). Dieci articoli , alcuni de' qualL molto estesi, leggonsi nel presente tomo XVI. Ne sccgliaino per ora uno, riserbandoci di far conoscere gli altri nel prossimo quaderno. Arucolo V. Sulla costruzione e suU' uso del regolo mo- bile ( Sliding rule degl' Inglesi , e Schieberlineal o Schieb- lineal dei TedescUi ) di cni servonsi in Inghilterra i mec- canici e artieri per eseguire con molta facilita e celerita i calcoli die abbisognano nei loro lavori; di Adamo ^t//ic professore di materaatica sublime nell'I.R. Istituto poUtecnico. II problema di ridurre le piii comuni , e pero piu ne- cessarie operazloni aritinetiche poco meno die a ua sem- plice esercizio di lettura e ad opportuni movimenti di congegni semplici, deve pur essere in pratica di uon lieve importanza se piu matematici ancbe di gran nome se ne occuparono. Lo scozzese Neper varj mezzi singolari e curiosi a tale intento escogito e rese noti pubblicandone la descrizlone nel 1627: ma, dalla rabdologia in fuori , di cui pero or non piu si ragiona , tittti vennero tosto a cadere in dimenticanza. Nel 164a I'ingegno penetrante e poco meno die indovino in materaatica di Pascal gli fa iaventare una macchina da lui annunciata nel 1645, colla quale mediante il solo ajuto della mano e dell' occhio si compiono varie sorte di calcolo. Non sapplamo bene per- che ne occultasse la descrizione . xua vi suppli Diderot descrivendola nella prima Enciclopedia. Leibnitz si celebre per la sua niente universale e per la fecondita quasi ine- sauribile nel propor cose nuove , provatosi a perfezlonare Tinvenzione di Pascal, rese la macchina di lui piu per- fetta ad un tempo e piu comoda : onde , communicatane I'idea a Colbert, ne sorti il premio d' essere aggregato (*) Credidui bene di rettitlcare due equivoci occorsi nell'' e- gtratto clie daro abbiaiuo di questi Annali nel fascicolo dello scorso settembre. La memoria seconda, pag. ^10, e le susseguenti ivi indicate come appartenenti al tomo i5.° appai'tengono in vece al tomo 14.° Nella pagina poi 421, lin. 12, leggasi : Veggonsi iiella icsta moltc sperienze istituite dal sig. Editore, ecc. 270 V A R I E T A . aH'Accadcmia dclle scienze in Francia. Saunderson , 11 quale sebljene cieco pote si felicementc inaoltrarsi nelle mate- niatiche da succedere con onore nella cattedia gia illustrata da Newton, una macchina arituietica da se invcntata ci lascio descritta ne' suo'i elementi d' algebra pubblicati in inglese nel 1740 a Londra. Due ne coinparvero di lord Stanliope nel 1786, poscia nel 1807 V aritmografo , die nel i8i8 fu perfezionato e semplificato, e V aritmometro nel 1820. Ramnienteremo in fine le due inacchine per lo scio- glimento delle equazioni fondate su diversi principj , una delle quali e descritta nelP Enciclopedia metodica , 1' altra inventata da Filippo De Girard regio ingegnere delle mine fu descritta nel tomo 14* di questi Aniiali. Ma di slfFatti congegni nessuno fu riconoscluto si utile quanto il regolo mobile [sliding rule) degl' Inglesi costrutto sul principio della cosi delta scala cli Gunther. E noto che Eduardo Gunther ( nato verso il i58o e morto nel 1626) coopero con Briggs nel computo dei logaritmi: forse di qui trasse il pensiero di quel suo stromento detto ancbe liiga logaritmica, di cui si occuparono varj suoi connazionali, come Edmondo Wingate, Forster, Ongthred, Milburne, Partridge; e piu recenteinente fra gli Aleinanni il celebre Lambert. II professore Burg ci narra com" egli el)l)e a persuaders! deir utilita del regolo mobile, cogli occhi proprj vedendone 1' uso presso gli opera] in Ingliilterra: utilita non solo a favore di clii non ha familiare 1' esercizio del conteggio nel modo ordinarlo , ma anche per quelli che , comunque in esso abituati ed esperti , vogliono , a scanso di tempo e di fatica , rendere le operazioni che loro occorrono som- mamente facili , spediie e sicure. Desideroso percio di ren- dere piu noto e come piii popolare in Germania questo mezzo di conteggio ( comunque ivi gia conosciuto merce un' opera ad esso relativa pubblicata da Eduardo Harkort in Colonia sul Reno nel 1824) si e indotto ad esporne in questo tomo degli Annali dell' Istituto politecnico una molto dilTusa spiegazione con tutti i necessarj sviluppi e ^ con abbondanza di esempi pratici. Per ispargere maggior chiarezza sul soggetto , e per farsi intendere altresi da quelli che non sono istrutti nella teorica de' logaritmi , da egli principio con esporla suc- cintamente, affinche tutti possano gli artisti che bramano istruirsi e perfezionarsi ne' loro rami, non solo conoscere il meccanismo e 1' applicazioae dell' utile congegno , ma V A R I E T a'. 271 anche il principio su cui riposa. Segue ad essa la descri- zione della riga logaritmica con alcuai esenipi sceiti tra i pill seiiiplici ; indi T estesa descrizione del regolo mobile ( sliding rule) ; dirnostrandosi cou opportuni esempi il niodo di adoperarlo nella moltiplicazione e divisione, iiella coa- temporanea esecuzione di queste due operazioni, nella re- gola delta del tre , nella conversione de' rotti ordinarj in decimali e viceversa , nel fare il quadrato dei numeri , nella estrazione della radice quadrata, nella determinazione dei valori reciproci dei numeri , in alcuni prol)lemi suUe quadrature o cubature , presupposte le note regole dedotte dalla geometria. Egregio divisamento fu quello del signer Burg d' inserire dopo i problemi astratti sul calcolo varj problemi pratici dipendenti dai primi e capaci da per se soli di eccitare nel diligente artista la voglia di renders! familiare la uieccanica esecuzione delle operazioni aritmeti- che, dovendolo a cio allettare Tutilita non meno die la cu- riosita sempre inerente alle question! die cadono sul concreto. L' istruzione sul uieccanisuio e I'uso del regolo mobile termina con una tavola ove e data la periferia e la su- perficie d' un cercliio per una scala di diametri die, cre- scendo sempre di -i di pollice, va da ~ di poUice fino a 100 pollici. Questa tabella calcolata cou quattro decimali puo essere di molto uso nella pratica. Rettificazione. Neir epigramma del Vicario Andrea Vanalli , da nol ri- ferito alia pag. 9 a dell' antecedente fascicolo, fu omesso un distico die precedere dovea immediatamente la chiusa. Tale omissione trovasi pure nella stampa della Societa tipogralica de' Classic! Italian!, pag. 22, donde tratto ab- biamo 1' epigramma. II distico e il seguente ; e noi lo ri- portiamo taino piii volentier! , quanto die e in esso feli- cemente espressa un' altra delle caratteristiche qualita del def. uionsignor Sozzi , e quanto che viene cosi provye- duto anche all' omissione riscontrata nella stampa suddetta : Vis ubi firmci animi digimni prceferre potenti , Acer doctrincc sensus et ardor ubi? R. GiRONi , F. Carlini, I. Fumagalli e G. Brvgnatelli , direttori ed editori. Pubblicato il i ." aprile i83i. — Mdano dull' I. R. Stamperia. Osservazioni meteorologiche. fatte all I. R. Osscrvatorio di Brera. F i: B B R A J 0 i83i. M A T T I N 1. Sera. ■ '— 0 — " — J •^ u. t- « -5,5 N N E Neve. 27 8,5 - 1,5 0 N 0 Neve. 3 27 9.7 - 6,3 SSO Nebb. nuv. 27 10,7 - 2,0 N Neve e Pioggi 4 :»7 9,7 27 8,5 - 1,3 SO Nuv. nebb. 27 + 1,7 0 S 0 Nuv. pioggia. 5 •f 0,5 0 s 0 Nuv. nebb. 27 7,5 •»« 2,3 0 s 0 Nuv. nebbia 6 27 7'7 - 1,3 NE Nuv. nebb. 27 8,3 *4,5 0 S 0 Ser. nuv. 7 27 10,7 - 1,5 K Nuv. ser. 27 10,7 + 3,5 S 0 Ser. nebbiato 8 28 0,3 - 1,5 N NO Sereno. 28 1,5 + 4,5 0 S 0 Ser. uuv. q 28 a,7 - 1,5 0 Ser. nebb. 28 5,0 + 5,5 0 S 0 Ser. nuv. 10 28 3.7 + 0,5 s 0 Ser. nebb. 28 5,7 + 6,5 0 Ser. nuv. 1 1 28 2,7 + 1,5 0 s 0 Ser. nuv. 28 ',7 + 6,5 s 0 Ser. nuv. 12 28 0,0 + 1,7 NO Ser. nuv. 27 10,5 *7,5 N N E Sereno. i3 27 9^7 + 2,7 SSO Sereno. 27 10,5 + 7,5 N N E Sereno. '4 27 11,5 + 2,5 N Sereno. ■•^7 11,5 + 7,0 S Sereno. i5 28 1,3 + 2,5 NE Nuv. ser. 28 1,3 + 5,3 E Sereno. i6 28 0,7 - 1,5 0 s 0 Ser. brina. 28 0,0 + 5,5 SSO Sereno. '7 27 10,7 + 1,3 SSO Nuv. rotlo. 27 9,^ + 5,5 N N E Nuv. pioggia i8 27 9'5 + ^7 ON 0 Sereno. 27 9,'^ + 8,0 N N E Sereno '9 20 27 10,5 27 7^7 + 1,5 + 1,0 N N E N N E Sereno. Sereno. 27 27 9,5 5,7 + 7,5 N S 0 Sereno. Sereno. 21 27 5,5 + 1,5 N Nuvolo. 27 5,7 + 5,5 s Ser. nuvolo. 22 27 6,7 - 0,5 N NO Nuv. ser. 27 6,5 + 5,5 N Sereno. 2:) 27 6,7 + 1,5 NX Nuvolo. 27 7,0 + 7,0 0 NO Sereno. 24 27 9'5 4- 0,5 N NO Sereno. 27 9,0 + 6,5 NO Sereno. 25 27 9:7 - 1,0 N E Sereno. 27 9,5 + 5,0 N Sereno. 26 27 8,3 0,0 0 s OjSereno. 27 7,5 + 6,0 ON 0 Sereno. 27 27 6,3 + 2,5 0 NO Sereno. 27 5,7 + 7,0 0 Sereno. 28 27 5,0 + 1,5 NO Sereno. 1" 4,7 +10,5 0 N 0 Sereno. ' i Altczza mass, del bar. poll. 28 lin. 5 1 iltczza mass, del term. + 10,'' minima 1/27 " 4 l^ minima .... - 6,3 media "27 '/ 9 media + 2,3 Quautiu'i dclla iiioggia c levc sriolta liiiee 9,62. i BIBLIOTECA ITALIANA PARTE I. LETTERATURA ED ARTI LIBERALI. La Vcr^ne Una. Cantl dodici dl Edmondo Spenser, poeta inglese del secolo dcciinosesto. Versione di G. B. Martelli. — • Milano, io3i, per Antonio Fou- tana, in 8.° di pag. XXJI e 287. Prezzo ital. lir. 4. E dmondo Spenser s' era proposto di scrivere ven- tiquattro poemi per rappresentare un cavaliere per- fetto nelle virtu morali e politiche , secondoche di- visavale la fllosolia di quella eta. I dodici poerai riserbati alle virtu politiche dovevan formare la se- conda parte del libro, alia quale, per quanto noi ne sappiamo , lo Spenser non mise poi niano : gli altri dodici , risguardauti le virtu morali , furono da liii ititieramente compiuti , ma ce ne restano solo i primi sei , perche degli altri ando perduto il manoscritto sicche non furono mai pubblicati. II primo di questi sei poemi nell' originale s' intitola Leggenda del ca- valiere dalla Croce Rossa o dclla Santitd ; ma il signor Martelli 1* ha intitolato La Vergine Una per que' motivi che dice egli stesso nella sua prefazione. In questa Leggenda racconta il poeta come il Cava- liere dalla Croce Rossa per comando della Fata Glo- riana liberasse da un mostro infernale i genitori della Vergine Una , alia quale per ultimo si marita. II con- trasto delle potenze maleliche congiurate contro la DM. Ital. T. LXI. 18 a 74 ^^ VERGINE UNA. nohilc e snnta impresa ; p;li artifizj e gV inganni pei qiKili il Cavalicro c la V I. A VEnCINE UNA. sembra evidente. Descrivendo Y armatura del prcnce Arturo cosi dice lo Spenser : Cldiiso ad ogni occldo avea d' un velo oscuro 11 marzial suo scudo enonne e vasto ; Ne d' acciajo era, ne di hronzo duro , Ne di metal qual sia soggetto a guasto ; Ma d' adatnaiite levigato e piiro , Tutto d' un pezzo e d' un medesmo impasto , Tratto intcro con macchine superne Fuor dclle rocche d' adamante cterne, i\7; punta d' asta ppnetrarnc un pclo Potea , ne spada Iraforarne il denso ; Ne frequente ei solea scioglierne il velo Per ahhagliar degli occhi umaiii il senso , Ma per mandar nel petto il mortal gelo A qualche mostro spaventoso immenso , E a domar le nemidte armi fatali Quand' erano alle sue troppo ineguali ■■ Incontro a lui ne magic' arte altera , iVe degli spirti l' evocar possente , Ne mormorar di sanguinosa e nera Fantastica parola era valente , E tutto che opparia cib die non era Disfatto innanzi gll cadea repcnte : E atterrava col lampo che abbarhagUa Le intere torme dclla rea ciurniaglia. Quando poi il Ijuou Arturo venne alle prese coll' e- norme g;igante che teneva pri2;ione il Cavaliero dalla Croce Rossa , e soprallatto dall' impeto e dalla mole di lui , cadde al suolo , stracciossi per caso il vclo da cui il suo ma2;ico scudo era coperto , E ne pronippe subitaneo fuori A volo aperto V incantato liime , Quel lume che del ciel vince i fulgori Nell' aere sparso qual raggiante flume , E incontro ai cui iivissimi bagUori ' Mai puote umano sguardo alzar I' acnme ; Onde il Mostro a cjuel magico baleno ' ' ' ■■ Lascib cadersi il braccio e venne merio. CANTI DODICI DI E. SPENSER. ZjCf A chi non ricorda nel leggere questi versi lo scudo di Atlante, il cui fulgore abbagliava i riguardanti per niodo che ne cadevano tramortiti ? A chi non ricorda die il buon Ruggiero portava anch' esso coperto da un velo il suo niagico scudo, e che il velo si strac- cio poi tanto opportunamente quand' egli combatteva col valoroso Grifone ? E prima che il celebre Arturo ottenga per questo modo la sua vittoria , s' incontra un altro prodigio pel quale il nostro pensiero corre di necessita all' A- riosto. Lo scudiero del principe portava un corno , Di cui la fama largamente intorno Prodigi e meraviglie diffondea, Del magico stromento memorando Gli effetti e gli usi egregi altrui narrando. Perocche non v' era anima si ardita e si forte che non tremasse al suono di quel corno ; ne inganno od incanto che non cadesse a voto ; ne porta die non si schiudesse quando quel terribile corno suo- nava. Laonde Quando incontro all' alhergo del Gigante Quello scudiero al corno diede spiro Tremb tutto il castello in un istante , E le ports spontanee s' apriro. Sicche il mostro atterrito e palpitante Dal loco irruppe , in cui , d' amor deliro , Del piu secreio bosco entro al ricetto Con Ducssa giacaasi a diletto. E qui torna alia memoria di ognuno quel mirabile corno di Astolfo die spavento a si grand' uopo le femmine oniicide di Alessandria , e costrinse lino il mago Atlante ad abbandonare esterrefatto il suo in- cantato palagio , non forse croUasse alio scoccar di quel suono. Questa somiglianza d' invenzioni ci guiderebbe quasi naturalmente a confrontare lo Spenser coH'Ariosto , se come abbiamo tutto intiero il poema di quest' ultimo , aSo LA VERGINE UNA. cosi avcssimo tutd i dodici libri (i) che ncl con- cetto dello scrittorc inglese dovevan coniporre il gran poenia , rappresentante un cavaliere dotato di tutte Ic niorali virtu. Quel tanto che ce nc resta peraltro , e quasi diremmo anclie questa sola Leg- genda tradotta dal signor Martelli gia puo bastare a qualche non iniperfetto confronto , e noi noii tra- lascercmo di espone alcuni nostri pensieri in questo argoniento. Lo Spenser amo c scgui le regolc classiche molto piu deir Ariosto. La sua generale intenzione portava seco necessariamente Y unita di persona ; perche uno solo doveva essere il cavaliere in cui concorressero le do- dici virtu da Aristotele annoverate; ma queste virtu non potevano palesarsi se non in dodici differenti azioni ; alle quali era poi anche richiesto uno spa- zio di tempo maggiorc di quello che non suole d' or- dinario" accordarsi alia durata di un poema. In que- sta specie di lotta fra 1' indole del tenia ed il desi- derio di ubbidire il piu che fosse possibile alle re- gole praticate , lo Spenser deliberossi di partire il suo 2:rande sosSietto nelle sue dodici naturali divi- sioni , componendone altrettanti poemi , congmnti fra loro dall' unita del protagonista. Quindi il prin- cipe Arturo si mostra in tutti i libri o poemi che a noi sono rimasti ; e sotto qncsto rispetto soltanto essi cospirano tutti ad effettuare il generale disegno deir autore; ma ciascun poema poi e tanto compiuto in se stesso , che per essere pienamente inteso non fa bisogno che il leggitore sia punto informato de- gli altri ; e il conoscerli tutti appena puo diisi che valga a poterli meglio apprezzare. L' Ariosto per lo contrario avendo alle mani mol- tJssime storie di cortesie e di amori, e volendo con- tesserle tutte al disegno finale del suo poema , non dubito di abbandonare le regole classiche , e cerco (i) Neir originale clascimo dei poemi a noi pei'veniui s' intitola Libro (book) e si divide in canti. CANTI DODICI m E. SPENSER. 28 1 nella vSrieta quel diletto e quel! interesse die prima erasi cercato sempre nell' unita. Isabella e Zerbiuo , Bradamante e Ruggiero , Fiordiligi e Brandiinarte , Kodonionte , Mandricardo , Rinaldo, potevano esser cantati in separate leggende somiglianti a quelle del poeta inglese : e le avventure di alcuni fra quesd personaggi trovansi tanto accurataniente celebrate dallAriosto, che per formarne un poema basterebbe quasi raccoglierne in uno le parti, e dar loro un noma. Se 1' Ariosto avesse avuta intenzione , come credette lo Spenser , di rappresentare in Orlando un buon govcrnatore ed un uomo virtuoso (i) , sarebbe mancato al certo in queste leggende cosi separate r unita di persona ( il principe Arturo ) che le con- giungesse per farle cospirare ad un Hue ; ma sup- ponendo in vece che il suo disegno fosse molto piu ampio , e ch' egli abbia voluto rappresentare , per cagione di esempio , la cavalleria quale ci fu tramandata da' romanzieri , non sarebbe difficile tro- vare alcuni nomi corrispondenti alle parti di quella istituzione , e ponendoli in fronte ai singolari poemi, come lo Spenser vi pose quelli della Santita , della Temperanza, della Castita e delle altre morali virtii, sostituire T unita di soggetto all' unita di persona. Ma r Ariosto, dopo avere immaginate e regolarmente condotte le singole parti che dovevan comporre il suo vasto poema, voile assoggettarsi all' altra fatica, senza dubbio grave e difficile , d' intrattesserle fra di loro per modo che procedessero contemporanea- mente , e senza intricarsi o confondersi , tutte ve- nissero a poco a poco compiendosi. E poiche egli voleva dipingerci non gia Orlando ( come parve alio (i) A good gouvernour and a vertu'ous man. Cosi lo Spenser in una sua lettera a Sir Walter Raleigh. E nota- biie questa lettera in quanto essa dimostra come il poeta , secondo le idee predominanti a' suoi tempi presso la sua nazione, considerasse afFatto allegorici i poemi diOmero, di Vir£;ilio, dell' Ariosto e del Tasso. 282 LA VEUGINE UNA. Spenser ) , ma tutta inticra la cavalleria colle sue inolte cortcsi cd audaci avventure crarini e d" ainori, (juesto discgno si vario c si ridondante di casi gli iini succcdentisi agli altri servi scnza dubbio meglio d' ogni altro alia viva ed ellicace rappresentazioue. Di qui pertanto si puo raccogliere che fra lo Spenser c 1' Ariosto , a nialgrado di molta apparente somiglianza , avvi grandissima disparita. N' e dilfe- rcnte V indole del soggetto ; perche quelle dello Spenser si fonda suU" unita del protagonista , quello deir Ariosto in vece sulla inJinita varieta dei casi di cui la Cavalleria pote somministrare esenipi. N' e ditVerente il mode della trattazione ; perche lo Spen- ser divise e quasi diremmo notomizzo 1' idea del virtuoso cavaliero , poi fece di ciascuna parte un poema per non offendere la legge dell' unita ; e r Ariosto in vece contro questa medesima Icgge co- strinse una grande varieta di azioni a concorrere tutte e compenetrarsi in un solo poema. Un' altra differenza essenziale e riposta in cio , che la poesia dello Spenser e tutta quanta allegorica nello stretto signilicato di questa parola, mentre quella dell' Ario- sto non prende siffatto carattere fuor solamente in alcune parti accessorie, ed e in tutto il restante un libero volo di una libera e splendida fantasia. In che dunque consiste quella somiglianza per la quale lo Spenser fu detto 1' Ariosto inglcse ? Essa e riposta in parte nell' avere attinto dalle medesime fonti; in parte nell' avere lo Spenser imitato 1' Ariosto 5 ma soprattutto poi nell' abbondanza di una ricchissima fantasia e nella evidente inclinazione di entrambi questi scrittori al maraviglioso. Questa fantasia nello Spenser potrebbe dirsi piu dotta , perche sotto le sue creazioni si trova sempre un fdosofico signilicato ; ma neir Ariosto e piu varia, piu grandiosa, piu gaja. Lo Spenser volendo sempre istruire dimentica qual- clie volta la prima legge della poesia , il diletto; alia quale in vece TAriosto consacra sempre la inesauri- J)iic fertilita del suo ingegno. Noi citiamo in esempio CANTI DODICr m E. SPENSER. 283 il quarto canto della Vergine Una , nel quale il poeta descrive la Superbia , cogli altri sei peccati capital! che le fanno cortcggio. E mirabile in queste descrizioni la fantasia del poeta , che dando peisona a questi enti incorporei seppe simboleggiarne con tutta precisione fin le piu minute proprieta , senza cessar mai di essere eniinentemente poetica ; ma il diletto in mezzo a quelle descrizioni si perde. Que- ste allegoric obbligando Y attenzione del leggitore a dividers! sempre fra la bellezza poetica delle im- magini die le son niesse dinanzi, e la loro corri- spondenza col soggetto reale sott' esse rappresentato, producono qualche volta di necessita quella specie di stanchezza che nasce dalle similitudini soverchia- mente protratte. Cosi perche ogni personaggio che viene introducendosi nel poema , ed ogni fatto che questi attori eseguiscono vuol essere guardato sotto due aspetti diversi ; a misura che noi procediamo nella lettura ci sentiamo aggravare da un peso che a poco a poco soverchia le forze della memoria , o per lo meno ci toglie di seguitar pienamente i voli fantastici dell'autore. Ma questo non puo interve- nire leggendo 1' Ariosto , perche le sue allegoric sono brevi e interrotte , e non risguardano il concetto fondamentale di tutto il poema. Non sarh meraviglia che qualcuno proponga qui la domanda se debbasi preferire il disegno dello Spen- ser o quello deir Ariosto : e forse non andrebbe er- rato chi dicesse che un tenia fondato suUe tradizioni cavalleresche dc' bassi tempi , e suUa credenza negli spiriti e negV incantesimi par die s' adatti assai me- glio alia forma libera e vasta preferita dall' Ario- sto : e n' e prova lo Spenser medesimo , il quale Yolendo congiungere la ricca e piaccvole varieta del Furioso col regolare andamento della Gerusalerame fu necessitato di fare dodici poenii , dove 1' Ariosto seguitando il suo sistenia ne avrebbe composto uno solo. a84 LA VEnciNE una. Del rcsto, ronsidernndo di per se sola questa Les;- g;ciida della Vei lita massima , dove gli avvenimenti sono disposti secondo " I'ordiae degli anai. Raccontasi clie 1' autore essendo kadlii " d'Aleppo quando Timur ( Tamerlano ) prese la citta , '/ cadde nelle maai del vincitore e rimase piiijiouicro del sui coDicr ARABi ecc. 293 » principe, il quale lo ammise da poi alia sua confiden- za e lo coadiisse seco a Samarcanda. " — Un giorao Ebn-Khaldan disse a Tiraur: " IIo scritta una grande sto- » ria nella quale ho narrate tutte le hattaglie , e T ho >» lasciata in Egitto : essa cadra senza dubbio nelle maui ') di quel pazzo ( egli voleva alludere al sultano Barkok ). » Tiniur gli rispose: « Non vi sarelibe forse il modo di prov- " vedere a cio e di ricuperare quel libro? " — " Laonde n Ebn-Khaldun. gli domando la permissione di ritornare in » Egitto Glide riportarne il libro; il che gli venne agevol- » mente acconsentito. » Quanto al contenuto del libro , non credo che si possa far raeglio che copiare lo squarcio medesimo col quale Ebn-Khaldun ne reude conto egli stesso. Mi servo del torn. VII del Giornale Asiatico , pag. 222. " E allorche ( cosi Lbn-Khnldun nel mezzo della sua » prefazione ) io ebbi letto quanto si e scritto sulla storia, » e ch' ebln scandagliato il fondo del passato e del pre- » sente , mi risvegliai dal sonno e dal sogno della infin- f> gardaggine. Quantunque povero d' ingegno ^ intrapresi >' tin lavoro letterario nel modo ch' io potessi migliore , e » unicamente guidato da' miei proprj lunii. Scrlssi dunque i> un libro suU'istoria, nel quale ho cercato di togliere il » velo che copre le nazioni passate. L'ho diviso in pa- " recchie sezioni, dove ho riferito capitolo per capitolo e » fatti storici ed esempi Istruttivi, determinando nel tempo » stesso le cagioni delforigine degl'Imperj e dell' incivi- u liniento. » Ho preso per soggetto principale della niia opera 1' isto- » ria delle nazioni clie a' tempi nostri hanno abitata la " Mauritania e ne hanno jjopolate le diverse contrade e » le grandi citta. Ho data la storia di tutte le loro dina- >' stie e quella dei re che le hanno precedute. Questi due 11 popoli sono gli Arabi ed i Berberi , poiche il loro paese n e noto appunto sotto il nome di Mauritania. Essl I'alji- »/ tarono per tanti secoli , che si durerebbe fatica a credere M che se ne fossero allontanati giammai. E di fatto, fuor " d'essi, non si conosce alcun' altra nazione che abbia » abitato in que' paesi. Le indagini onde si occupa il mio " lavoro vi sono collocate con ordine sistematico. Ho » scritto la mia opera per 1' intelligenza de' dotti e de' per- " sonaggi di qualita : ed ho seguito pel suo ordinamento un cammiflo ed un uietodo afTatto nuovo e particolare. 2 94 I.ETTFRA DT C ACKRI5I •' IIo sviluppato ill quest' opera tutto cio die pu6 met- " tere il lettore in grmlo d' istruirsi sulle cagioni die pro- " dncoiio gli svnriati accidenli dell' inciviliniento e della " societh, e le circostanze essenziali die operano sul ge- " nere umano conslderato nella societa : finalmente tutto " cio die puo inostrargli come ne siano emersi gl'Imperj; »/ in guisa die cjuesto libro spande luce suUa storia de' " tempi e de' popoli passati, e sopra quelli a venire. 1/ Ho divisa 1' opera in una Jntroiluzione e in tre Libri, » L' Introduzione contiene varie riflessioni suU' eccellenza " della storia , e 1' indicazione di parecchi errori com- " messi dagli storici. )' II prinio Libro e consacrato alle indagini suUa clvilta >' umana in generale, ed alio svHuppamento delle cir- " costanze essenziali ond' e che operano sopra di essa. » Questo libro contiene per conseguenza varie considera- " zioni sul governo , sulla sovranita , sul commercio , sui " niestieri, sulle arti e le scienze, Vi si trovano esposte " a tin tempo le cause e le ragioni per le tjuali tutte le " suddette cose emergono. » II secondo Libro olTrw la storia degli Arabi, delle loro " tribu e delle loro dinastie dalla creazione del mondo " fino a' nostri giorni. Vi e fatta menzione eziandio di " alcuni de' piii celcbrl popoli contemporanei , come i Na- " batei , i Sirj , i Persiani, gl' Israeliti , i Copti , gli an- " tichi Greci, i Turcbi ed i Greci del Basso Impero. » II terzo Libro contiene la storia dei Berberl e de' loro " capi della tribii di Zcnatah^ trattando della loro origine, " delle loro tribii , del loro governo e delle loro dinastie >> in Mauritania. '> Siccome bo viaggiato in Oriente per giovarmi de' " suoi lumi , per compiere ne' suoi luogbi di pellegrinag- " gio e sacri cio die prescrive la legge di Dio e qucUa " fondata sull'esempio del Profeta , come pure per istruirnii " nelle collezioni e ne' libri dell' Oriente intorno a cio »' cli'e' rincbindono di piii considerabile;, cosi mi sono pro- » cacclato molte notizie die prima m' erano ignote, sulla " storia dei re di Persia die regnarono in quelle regioni, " e sulle dinastie de' Turcbi die si sono succedute ne'paesi " sottomessi alia loro dominazione. " Ho collocate tutto cio in seguito a quanto bo riferito " in queste pagine , c vi bo fatta menzione per ordine " cronologico de' popoli e dei re contemporanei. SUI CODICI ARABl CCC. 29^ n E siccome qnesto libro contiene la stom degli Arabi " e dei Berber! ( tanto abitanti della citta, qaanto sceniti), " siccoine esso inclica le grand! dinastie contemporaiiee , i> ed e si ricco in consigli e in esempli istrutti\^i, e sviluppa >' le priraarie cagioni degli evenimenti e i fatti storici che " ne sono emersi, cosi 1' ho chiamato Libro degli estmpli » istruttivi e raccoha delle primarie cagioni e degli sviluppa- » mend storici contenente la storia degli Arabi, dei Persiani, ti dei Berberi e delle grandi dinastie contemporanee » (i). Od io m' inganno , o quest' opera pare disegnata e coa- cepita in questo secolo: tanto e bella e gludiziosa e filoso- fica la disposizione delle sue parti. Ma non so vedere quale analogia abbia quest' opera paragonata col Principe del Macliiavelll; e qui ancoi'a mi e forza ricredermi sul- r esattezza delle osservazioni letterarie del Bascia. In ogni modo fa sempre onore ad un principe pieno di grandi pen- sieri , com' egli e, I' essersi occupato in queste letture e r aver voluto conoscere che cosa scrivono i grandi ingegni europei intorno al principato , paragonandoli cogll scrittori orientali. Debbo anclie ricordare un tratto di gentilezza di lui che mi fa riferito dal Misabichi direttore della staraperia di Bolak •, ed e clie, rammentandosi egli della nostra conversazione e della promessa di farmi trarre una copia deW Ebn-Kaldun , ordino in voce che fosse stampato per oiferirmene piu di un esemplare agevolmente; e il Misabichi gia si occupava intorno a questo lavoro ed alia stampa di qualche altro classico codice , come del Maltrisi dell'Abdallatif , e di altri, sulla scelta de' quali mi fece al- tresi 1' onore di consultarmi , allorclie io non era piii cosi cieco su tale materia. Temo per altro moltissimo che la morte del Misabichi non abbia sospeso ogni cosa, giacche egli non avea alcuno sotto di se che gli potesse sottentrare. Sarebbe imperfetta la niia not\zia. snW Ebn-Khaldun , se non le dicessi che finalmente ad un letterato ed orientahsta tede- sco , il sig. Schultz, e riuscito di scoprire tutte le parti del- 1' opera. Egli scrivea da Costaniino|)oli in data 26 settembre 1 8a 6 una lettera pubblicata nel No\eau Journal Asiatique ^ t. I, pag. 79 solamente nell' anno 182.8 quanto segue: (i) Quando scrissi questa lettera non avea veduta la seconda edizione (1826) della Chrestomathie arabc di M.'' de Sacy uella (juale si danno moke \<\\x notizie iutorno Ebn-Khaldiin. Si con- siilti quest' opera in diversi luoghi e principalmente alia pag. 892, vol. T.° {^ISota. deir autore.) 296 Lr.TTERA DI C. ACERBI 11 L* nlti 111.1 o)5era die mi ha occiipato nel mio eoggiorno " a Costnntiuopoli c la grande opera di Ebii-Khaldun^ die " Monsieur Hammer aveva aiinunziata come irrepcriliile " nelle Bililioteclie di Costantinopoli. lo I'lio trovata^, sette » voliimi ill foglio nella bella Biblioteca di Ibralm Bascia " dirimpetto la niosdiea de' prlncipi del saague (Slializa- " dehdjamisi ). Quest"" opera dovea formar nove vokinii ; " nia i Turclii nella loro ignoraiiza hanno presi i due i> priiui della storia di Houssain Ebn-Moliammed-almeragId » per cjuelli della storia di Lbn-Khaldun, e li lianno so- » stituiti a quest' ultimo. Ed appunto alia nieta del volume » quinto iu foglio eomincia la storia dei Berberi , dalla » quale ho tratta copia di parecclii capitoli contenenti » preziosi ragguagli suirorigine, suUe genealogie e sui » paesi di quella nazione " (i). Noil ci resta ora die a desiderarne una traduzione coni- piuta. Gib basti sulV Ebn-Klialdim: saro molto piu breve suir Ebii-Omer. Neir andar dunque a caccia di codici arabi, e fiutando diro cosi suU" orme dell' Ebn-Khalduri , acquistai alcuiii al- tri codici, de' quali feci oraaggio alia Biljlioteca imperiale di Vienna, e fra gli altri un Ebn-Omer che per ignoranza mi si voleva vendere per 1' opera che di quello io andava cercando (2). Fui pero fortunato d' abbatternii in un' opera della quale vien fatto il piii grande elogio da Hadji Khalfa (1) II sig. Scliultz non vive piu. Poclu mesi dopo la data di quesra lettera fu ucciso ai confiui della Persia. (2) I codici de' quali feci oiuaggio alia Biblioteca inipeviale di Vienna sono i seguemi : 1. Osnol Mohaderet^ cioe Bella conversazione. Storia del Cairo del celeberrLmo Soyuti. Codice sciitto nel 1117 dell' Eg. 2. Stovia della conquista d' Egitto da Seliuio II di Iiu-Zem- bel El-remal. Z. Ahlassol-Holisct .^ cine il piu sincere de' sinceri , dello 5cff^ Mohammed Riujd cl-Bednxan. Trattato di filosofia morale. 4. El-Hamis ^ cioe la Quiutesseuza. Biografia celeberrinia del profeta di Hussela-B en-Mohammed Ben Assan Da Dlarbeker . 2 grossi vokinii in fogUo , scrittura assai bella degli anni ii3o e 1 174 deir Eg. 5," Storia deir Egitto del Malcrisi , a grandi volunii in 4.° scritti r anno 1197 delF Eg. Opera classlca e che si desidcra tla molto tempo tradotta in (jualche lingua europea. 6. Ikdol-fen'd ^1 cioe Nodo iinico di gioje .^ del quale si parla pill particolarniente iiell' cvrticolu. SUI CODICI ARABI CCC. 297 nel suo tVizionario de' filologi , ma die nessun orlentalista neppure spagnuolo, per cjuanto sembra , ha potuto veclere. L' autore e Shehabeddin Ahmed , Ben- Mohammed , Ben- Ahdorrehbichi di Cordova nell' Andalusia, noniinato ancora Ebn-Omer , nato l' anno 246 dell' Egira ( 860 di C. ), e morto nel 828 dell'E. (949 di C). L' opera e intitolata Ikdol-Fcrid, cioe IVodo di gioje unico (ossia, come traduce M. de Sacy, Collana di gioje); ed e un' antologia in prosa e in versi alia foggia di quella dello Stobeo. II consigliere Hammer pensa che sia un esemplare unico e che non si trovi in alcuna biblioteca d'Europa, e neppure nella Escurialense, e pensa di farlo conoscere al pubblico dandone alcuni squarci tradotti. Ebn- Klialekian ( il Plutarco degli Arabi ) dice di lui : n Questo e uno dei libri piii sostanziosi ed abbraccia ogni cosa, » Ed Ebn-Kessir ( un altro storico arabo ) loda anch' egli moltissimo V eloquenza del nostro autore. Ma nessun elo- gio supera cjuello che 1' autore stesso fa di se medesimo nella prefazione , dicendo : u Ho composto questo libro e sotio rimaso stnpefatto delle gioje filologiche rarissime , e del complesso delle sue elocuzioni rettoriche; e T ho ia- titolato il iiodo , perche vi sono delle gioje diverse di pa- role infilate con bellissimo ordine. " — H qual tratto non da buona idea della modestia dell' autore. Ma anche qui ci ha una disgrazia ! L' opera dovrebb' essere in due tomi in foglio , ed io non ho potuto procacciarmi che il primo. ■ — Vero e che gli argomenti ed i capitoli essendo tutti staccati non legano insieme fra loro , e percio la man- canza e meno sensibile di quello che sarebbe se fosse unastoria^ ma nuUadimeno e sempre una mancanza grave e che diviene piu notabile in quanto che contenendo il primo volume anche la tavola de' capitoli del secondo, si trovano fra questi varj argomenti atti a pungere la curiosita ed a far nascere desiderio di leggerli. Ecco in- tanto i capitoli , che sono intitolati nodi di gioje , e sono in tutto 2.5. Cap. I Perle Lnllh. Tratta dei Sultani. >i 2 Perle feridet. Dei combattimenti. )/ 3 CrisoUti. Dei generosi e dei puri. " 4 Grant d'argento. Dei Legati o Ambasciadorl. •' 5 CoraUi. Delia conversazione col ve. " 6 Safiri. Delia scienza o filologia. >> 7 G/o/e. Sentenze e proverlji. 2q" LETTER A. DI C. ACERKI CCC. Cap. 8 Snieraldi. Esortazioni. " f) Perlc diirr. Elegie e pianti de'defunti. " lo Yetiinct (i) ( peila unica ). Genealogie e virtu degli Aral)!. »/ II Oiiici. Delia lingua araba. ti 12 Scndi. Delle risposte pronte e delle repliche. »/ 1 3 Vestc d'oro. Delle allocuzioni sacre. « 14 Altro lihro dfgli scudi. Degli scrivani, dei diplomi e delle spodizioni. Tutto cio coiitiensi nel volume die abbianio •, e secondo il prospetto il volume secondo dovrebbe contener cio die segue : » 1 5 Altro libro delle Onici. Dei Califi , lore storie e loro battaglie. »» 16 Lib. 2." delle perle uniche. La storla di Ziad Hedgias e de' Barmecidi. ti 17 Idem delle perle durr. Delle battaglie degli Arabi. » 18 Idem degli smeraldi. Delia poesla. " 19 Idem delle gioje. Delia prosodla e della rima. " 2 0 Idem dei zaffiri. Del canto , delle aria musicali e della diversa opinione delle geati sopra questo argomento. n a I Idem dei coralli. Delle donne e loro qualita. " 22 Idem de'grani d' argenlo. Di coloro die pretendono esser profeti. Degli avari e de' parasiti. " 2 3 Idem de' cri solid . Delia natura degli uomini e delle bestie. " 24 Idem delle perle feridet. Del clbl e delle bevande. " 25 Idem delle perle IuIUl. Delle arguzie e dei sali. II signor consiglier aulico de Hammer ci spieghera a suo tempo I' imbroglio di questi titoli che si ripetono , e di queste gioje die non soiio gioje, e ne manco pietre co- muni, come gli scudi, le vesti, i grani d'argento, ecc. lo noil posso per ora giurare die in, verba magistri , ed avendo adempiuto T obbligo assuntomi verso di lei e della Biblioteca imperiale di Brera col codice di Ebn-Khaldun , altro non ml resta die di confermarle i sentimenti della luia particolare considerazione. Acerbi. (i) Lullii significa perJa mezzaua. Durr id. couiune. Feridet id. pin grande. Yetimet id. unica. 299 PARTE II. SCIENZE ED ARTI MECCANICHE. Delia strnttiira degli emisferl cerebrall , del professore Lidgi Rolando. — Torino, i83o, in 4.°, di p. 46, con died tavole litogfafiche. X\ chiarisslmo professore Rolando intese, piucche ogni altro, a sviluppare la struttura del sistema nervoso e spe- cialmente del cervello. Diede parecchie scritture pertinenti a si rilevante argomento : precipue delle quali sono : II saggio suUa vera struttui-a del cervello pubblicato in Sas- sari , dove era pubblico professore di clinica : e la seconda edizione del niedesimo saggio di molto ampliato, la quale fu inserita nel dizionario periodic© di medicina. Nuove os- servazioni e nuovi esperimenti 1' lianno indotto a presen- tare alcune modilicazioni a' suoi pensamenti prima emessii e questo e 1' argomento dell' opera die annunziarao. Inco- minciando da' processi enteroidei o circonvoluzioni degli emisferi , il cbiarissimo professore riflette die dalla scis- sura del silvio , anzi dalla parte Inferiore della medesima partono raggi , i quali innalzandosi formano un' eminenza quasi triangolare coUa base rivolta all' insii. I processi en- teroidei sono cinque : ma talvolta alcuno d' essi si sparte in due , cosicche raontino a sette , ad otto , a nove. Ripie- gandosi si continuano co' margini della scissura. Un pro- cesso enteroideo ascende pel margine posteriore del lobo anteriore : poi si fa orizzontalmente indietro sino al fine della grande scissura : di qui scorre lunghesso la parte superiore del lobo mediano sino al suo apice. Questo pro- cesso e il prinio ad apparire. Dalla porzione trasversale del processo s" alzano quattro processi , quasi vertical!. T due anterior! si dirigono verso la regione frontale , si spartono in altri processi or circolari , or duplicati. I due processi posteriori si continuano con altri che accennano air indietro al lobo occipitale , se non cbe uno di questi successivi processi scorre per la faccia esterna del lobo OOO DELL\ STRUTTUR\ mediaiio sino al sno apice. Questo apparato de' proccssi eiiteroidei assai piii csteso del precedente e foriiiato da uno strato di fibre midoUari , occupa quasi tutta la faccia esterna degli emisferi , noa arriva pero al loro niargine interno. Questo niargine c occupato da processi che pro- cedono da' peduncoli. Due di questi ultimi peduncoli posti al vertice di ciascuii euiisfero scorroao anteriormente e posteriormente. Piii rcgolari sono i processi enteroidei che si scorgouo nella faccia interna degli emisferi. Specialmente vuol esser notata quella che si trova sopra il corpo cal- loso, cui Vicq-d'-azyr , che prima il cousidero, impose il nome di processo crestato. Sopra il detto processo sonovi altri processi procedenti dalle strie longitudinali di Reil. Si uniscono questi processi con quelli che procedono dai peduncoli , per formare il margine interno degli emisferi. A' lati del solco che riceve il nervo olfattorio veggonsi processi procedenti da' processi verticali e dal crestato. I processi enteroidei sono tutti composti di fibre proprie ne comuni con altri : e i solchi ne segnano la divisione se- guendo la direzione delle fibre, incominciando specialmente dair origine , si ottiene una facile separazione : in altra direzione vi si trova una resistenza. Si allontanino tra loro il lobo anteriore ed 11 mediano : si trovera una commes- sura rotonda formata d' una sostanza un po' diversa dalla cenerlccia. Si raschil alquanto : si scoprira un f;isclo di fibre in forma d' arco. II professore 11 chiama arco olfat- torio , perche concorre a formare 1" apparato olfattorio. Da quest' arco alzansi due lamine midollari : F una esterna: interna 1' altra. La prima viene da lul denomlnata lamina della valle dl silvio : la seconda , lamina de' processi ente- roidei verticali. Le fibre plu esterne delle lamine si spie- gano a foggia dl raggl , e vanno perdendosi ne' processi deir isola. Con tal nome Reil esprime quell' emlnenza trian- golare che formano i processi enteroidei procedenti dalla parte inferiore della fessura del silvio. Giunte quelle fibre alia circonfei'enza dell' isola si ripiegano in se stesse , di- scendono , fuiiscono nella parte interna de' processi che circondano la valle trlangolare. Le due lamine component! lo strato superficiale sono dlvise da uno strato dl sostanza cenerlccia, Dall' arco olfattorio s' Innalza la lamina mldollare del processi verticali: le sue fibre in parte scorrono paral- lele a quelle dell' arco , tanto nel lobo anteriore , quanto DEGLl EMISFERI CEREBRALI. 3oi nel medlano : ma la maggior parte si espandono a venta- glio 5 e si esteiidoiio su d' una gran porzione degli emisferi. La commessura anteriore, passando sotto le fibre de' pe- duncoli , da un fascio di filamenti midollari. II professore Rolando da gran tempo 1' avea indicato ne' bruti come parte costituente del nervo olfattorio. Or poi il considero neir uomo. Da questo punto la commessura anteriore a forma d' arco si porta indietro, attraversa il corpo striate esterno , scorre posteriormente dietro 1' arco olfattorio , esce dal corpo striato , si dilata. Colle sue lamine espanse for- ma una lamina die s' inoltra tra le fibre de' peduncoli e quelle dello strato esterno : si estende sui lobi , posteriore e medlano, e va al processo enteroideo inferiore del se- condo. II corpo striato esterno debb' esser distinto dall' in- terno , perclie ha una diversa tessitura , non ha nulla di comune con esso nel feto umano ed in molti animali. Nella sua superficie e formata di sostanza cenericcia : nel centro presenta un nocciuolo ganglioso in cui si vedono tre strati convessi sovrapposti 1' uno all' altro. Le linee die dividono i varj strati rappresentano come una serie di piccioli ganglj da' quali escono innumerevoli filamenti midollari die dif- fondonsi per lo strato sovrapposto. Le piramidi anteriorl procedono dal centro del midollo spiuale , ove sono a con- tatto de' suoi cordoni posteriori , si avanzano orizzontal- mente sino all' incrociamento ( almeno apparente): quindi escono dal mezzo de' cordoni anteriori , s' innalzano per la faccia anteriore del midollo allungato , passano per mezzo a' corpi olivari , si portano al margine inferiore della pro- tuberanza anellare. Questa disposizione si osserva nel feto di tre mesi. Le fibre delle piramidi, mentre passano dietro la protuberanza anellare, s' intrecciano in varj modi colle fibre della medesima , e con altre die trovansi posterior- mente , si espandono , escono dal margine superiore della protuberanza , assumendo il nome di peduncoli degli emi- sferi. Le fibre de' peduncoli divergono , lasciano in mezzo uno spazio , chiamato antro dal Malacarne. Alia distaaza d' un poUice dal margine superiore della protuberanza i peduncoli sono circondati dalle fasce ottiche. Sopra di esse s' incurvano all' infuori e lasciano una pozzetta in cui giac- ciono i corpi striati esterni. Le fibre de' peduncoli sopra le fasce ottiche dilatansi a foggia di ventaglio : anterior- lueute si portano alia commessura anteriore : posteriormente 3ca DELLi STBUTTORA ,i' lobi , occipltale e tenipornle: le meiUane a' process! clie irovansi al margine suporiore ilegli einisferi. Dal tuljercolo uodoso die si tiova all' esterno e sotto all' origiae clella fascia ottica partouo due fascetti : uao s'iiiiialza e si estende per la regioiie posteriore ed inferiore degli emisteri : un altro scorre aaterionuente dietro alia fascia ottica : questo pert) non sembra aver nulla di comune co' talauii ottici. II tubercolo iiitaato cuopre ua fuscelliuo che s' innalza dai COS! detli testicoli , scorre all' indentro , si confoiide colle fibre de' peduucoli, II professore torinese Iia rintraccialo le fibre del corpo calloso dalla lore origiiie ne' talami ot- tici , nelle cosi dette uaticlie sino alia loro reciproca unione nella linea mediana , fece le sue osservazioni nel feto di quiiidici settimane e negli animali. Yi trovo ua ammasso di sostanza ceiierlccia. Raschiando questa sostanza dalla faccia convcssa de' talainl vide molte lil)re inidollari , die dalla faccia intei'na vanno alia circonferenza , passano sotto il corpo striato interne . ivi s' intrecciano colle filDre della fascia semicircolare , si raccolgoiio in fascetti pin grossi, specialmente posteriorniente : formaiio uno strato die e a contatto ed unito coUo strato de' peduncoli. Lo strato pro- cedente da' talami ascende sino all' altezza del corpo cal- loso, si volge orizzontalniente verso la linea mediana, passa sotto la medesima, s' incontra collo strato dell' altro lato , forma cosi il corpo calloso. Le fibre raggiate proce- denti dal margine esterno de' talami incontrandosi colle procedenti da' peduncoli formano una lamina midollare che e il corpo striato interno. Qui non vi e alcuna apparenza di ganglio come nel corpo striato esterno. In processo di tempo, anche nella vita intrauterina 1' estremita posteriore del corpo striato interno si raccorcia : talclie acquista in fine una figura piriforme. Raschiando la sostanza ceneric- cia che forma il lato interno del processo crestato , si vede un fascio di fibre midollari , le quali sono continue coUa radice interna del nervo olfattorio, ove questa entra nella grande scissura. Quiiidi il fascetto s' innalza pel lobo an- teriore e intorno al becco del corpo calloso : aumenta in grossezza : va all' indietro : forma il processo , die secondo il parere di Vicq-d'-azyr contiene il corpo d' ammone , va all'uncino, si sparte in fibre midollari le quali si con- ducono alia cima del lobo mediano. Dal lato superiore della fascia escono fibre le quali si espandono a foggia di DEGLI EMISFERI CEREBR.VLI. 3c3 cresta e formano cosi il processo crestato. Tra la faccia superiore del corpo calloso e le fibre del fascctto che for- ma il processo crestato liavvi uno strato di fibre trasver- sali : queste son quelle cui Reil appella strie longitudinali lateral!. La depressione lineare die trovasl tramezzo no- masi sutura esterna del corpo calloso. Dal niargine delle mentovate strie dirigonsi inf'aori filjre tnidollari , passano tra le fibre del corpo calloso procedeati da' talami ed il fascetto del processo crestato : piegansi in six , lasciano le fibre de' talami , si difFondono ne' processi situati sopra il processo crestato , si esteadono sino al margine superio- re degli emisferi. II professore Rolando confermo qnauto avea detto Mekel , esistere un intreccio di fibre midoUari fra il setto Incido e le colonne anteriori. Esamino egli coa molta dlligenza il cordoncino midollare che viene dai pe- duncoli degli emisferi, procede fra qnesti ed i cordoni anteriori del midoUo spinale diretti a' talami. Quel cordon- cino, arrivato alle prominenze mammellari , si sparte in quattro cordoncini. II piu interno va ad unirsi al pedun- colo deila glandula pineale. II secondo penetra nella so- stanza deltalamo, procedendo assume 1' aspetto ganglioso , somministra moltlssimi filamenti , si conduce al tubercolo nodoso anteriore. II terzo costituisce la tenia semicircolare. II quarto s' incurva in fuori e si porta alia commessura anteriore: dietro di questa si unisce con quella dell' altro lato , dalla quale unione ne emerge la colonna anteriore della voha. Le due colonne o pilastri anteriori si fanno pill filamentose, piu appiattite , divergenti, vanno a for- mare il corpo fimbriato o frastagliato , il quale va a finire all' apice dell' uncino. Molte fibre tuttavia si espandono nella sostanza cenericcia contenuta nel corpo d' ammone. Egli e congettura del professore che le parti mediane della volta e la sua connessione col corpo calloso siano formate dai prolungamenti del setto lucido. Le fibre midollari che co- stituiscono la lira nel feto minor di sette mesi sono affatto distinte dalle fibre posteriori del corpo calloso. Queste fasce di fibre trasversali s' itniscono a quelle delle colonne posteriori, si espandono, circondano la sostanza cenericcia contenuta nel corpo d' ammone. Al settimo mese di vita intrauterina si scorge una perfetta unione. Sotto il men- tovato fuscello spuntano due fuscelli di sostanza ceneric- cia, si esteadono ail'infuori secondo la direzione delle 304 DELL.\ STRUTTUR\ CCC. colonne posteriori della volta , vanno a formare la parte interna del corpo d'ammone. Un margine tuttavia rimane scoperto : e nella direzlone del corpo fimliriato osservasi il corpo dentato di Vicq-d'-azyr. Questa e in iscorcio la descri/ione del cervello die ci presenta il professore Rolando. Per vaghezza di fedelth ci sianio attenuti alle stesse sue parole. Cio nuUameno avendo dovuto epilogare la scrittura di lui , abbiam per avventura tolto alcunclie di chiarezza. Noi dnnqae invitiamo i nostri lettori a consultare 1' opera stessa dell' autorc , e piii par- ticolarraente le tavole che vi sono annesse. Non istaremo a tessere grandi elogi al professore torinese: cbe siamo fermi in quella sentenza che il nome di que' valentuomini che alzarono grido di se e sopra ogni discorso. 3o5 Principj delict Gcnealogla del pensiero. Opera del sigrior Ljllebasque , vol. /, II e III in 8.° — Lugano , 1 826- 1 828- 1 829 , tipografia Vanelli e com- pagno. J-Za Blblioteca Italiana siao dall'anno iSaS ebbe a par- lare del primo volume di quest' opera del sig. Lallebasque, ossia della sua Introduzione alia filosofia naturale del pen- siero (i); e mentre in quell' incoiitro essa lodo uioltissimo il grandiose progetto dell' opera , non mostrossi al tutto per- suasa del nietodo e di alcune idee dell' autore. II sig. Lal- lebasque rispose alia Biblioteca Italiana colla forza , piii del risentlmento die della ragione , cbiamando Giornalista r anonimo autore dell' articolo , e quel cbe e peggio ponen- dolo tra coloro die sogliono fare il processo del libro o per la natura del titolo o pel nome dell'autore (2). La Biblioteca Italiana, o per dir meglio I'estensore di quell' articolo, il quale si vanta di non essere giornalista nel sense al- lueno del sig. Lallebasque , e di aver tratto se non altro dagli stud] filosofici il vantaggio, cbe non e piccolo tra gli scrittori Italiani , di non dire insolenze a cbiccbessia, con- trappose un nieritato e dignitoso silenzio all' ingiuriosa op- portunita d' una diatriba nella scienza che piii delle altre debb'esserne aliena;, e pigllando in vece occasione da' nuovi volnmi qui annunciati , si mette a pagare di gentilezza cbi non fu verso di lui troppo gentile, colla protesta pero di non tacere i siaoi dubbj, di non tradire la propria co- scienza, e di non rendere vana la solenne dicliiarazione che fa il nostro autore di non arrogarsi il diritto di far insulto a coloro che ponderatamente e freddamente non adot- tano le sue opinioni (3). Dell' opera del Lallebasque sono uscitl in luce finora i tre voluini qui annunciati cbe compiono la teorica della Genealogia del pensiero. II primo volume tratta della Sen- sazione ; il secondo del Giudizio e del Jlaziocinio ; il terzo (1) V. il tonio 39.°, lunlio 1828, pag. 3. (2) V. la risposta del sig. Lallebasque all' articolo della Biblio- teca Italiana. Lugano, noveinbre , iSiS. (3) V. r avvertimento ai lettori pag. I, vol. I. * Ulhl. ItaL T. LXl. 2C 3c6 PRlNCirj DELL.V GENEALOCIA della Volonta. Esponiamo in un snnto brevlsslmo le idee priiicipali deir autore. II Lallebastjne nel Ubro priino distingue la sensazione in priniitiva, contiimata , riprodotta ed awnentata, ana- lizzando in tal modo la contemplazione , la menioria o ricordanza , 1' attenzione e T associazione come tante fa- colta o fenomeni della sensazione. In questo piimo li- bro egli si propone altresi le cjnistioni pid importanti che alia sensazione in gcnerale si riferiscono , sulle quali risponde die e un errore il semplice definire la sensazio- ne ; die qnalnnque sensazione abbisogna d' uno sdmolo sul solido animale, e particolarmente sul cervello; che il sentire non e altro che saper di sentire, onde la sensazione e identica coUa coscienza; chela sensazione puo chiamarsi percezione o idea, salvo che 1' idea s' impiega piu frequen- temente per esprimere le funzioni inteliettive ; che proba- bilmente quante sono le sensazioni, altrettanti sono i pnnti similari che debbono essere mossi , perclie tutte le parti vitali non possono accogliere tutti gli stimoli , perche al- r identico stimolo sulla stessa parte si attivano forse era certi punti ed ora certi altri , e perche e impossibile che in due monienti anche prossimi rimanga la stessa sempre la situazione del corpo, ed in particolare del cervello; che tutte queste teoridie sulla sensazione priniitiva corrispon- dono coUe etiraologie de' vocaboli correlativi , nientre la coscienza derivata dai Latini cwn scientia pare che dinoti la modificazione dello spirito da cui e inseparabile 1' idea, ed il tzir degli Ebrei e il dolon de' Greci significanti il do- lore esprimono selce , coUello , sega o spada,, e nientre le espressioni uoino di testa, di testa forte , scervellato coniuni a cento lingue significano 1' influenza del cervello suUo stato deiranima. Venendo poscia il Lalle1)asqae a parlare della contemplazione Lockiana consistente nella ritenzione a mente degli oggetti appena scomparsi , egli la crede non dissimile dalla sensazione protratta dal prolunganiento del nioto sen- sifero causato o dalla volonta agents come stimolo sulle parti sensifere, o d^\\a tendenza nativa o%sm inerzia per la quale tutti i corpi conservano jjiii o meno a lungo lo stato a cui sono passati una volta, o dal concorso di altri stimoli come degli umori, dei vapori , del flnido igneo ed elettrico, Cosi il Lalieljasque per analogia risguarda la memoria o ricordanza come una sensazione , non essendo quella die I DEL I'ENSIEKO. OO7 una specie lU contemplazione, confutando que' filosofi che coiiiljattono la sua opiaione ed iiitroducendo a sostegno di questa le altkudini memorative o quasi memoradve , ossia certi eccitanti iiitemi del corpo o dei nervi, i quali sono atti a protrarre il moviniento sensifero ed a renderlo ripeti- hile pill 0 meno sotto unpulsioni piu deboli. Finfilmente il Lallebasque distinguendo T occupazione mentale invoiontaria e forzata dall' attaizione attiva die sceglie fra piu impres- sioni una per iissarsi soi^ra di quella , attribuisce V atten- zione ad uno stimolo prodotto da un atto di volonta ac- cagionando di errore Condillac , Rohinet , Kant , Stewart che assegnano la funzione attentiva nW iateWetto; considera V astrazione come uno stato o modo opposto dell'attenzione, r associazione o il nesso delle sensazioni tanto simultanee die successive come T efFetto di segrete attitudini organi- clie e mutue sottoposte all' influenza dell'attenzione, diverse dalle memorative e per le quali le varie particelle sensifcre acqulstano la capacita di provocarsi a vicenda; cliiama 1' immaginazione o fantasia la facolta di formare un' idea niiova fiiliva jier mezzo di fantasmi arbitrarj commanenti die si associano colle idee modulari, ossia col primo pro- dotto dei sensl , e quindi una facolta non essenzialmente diversa dalla sensazione , ma somigliante in una maniera inesatta alia sensazione priniitivaj e somministrando esempi suir imitazione invoiontaria fa dipendere questa eziandio dalla qualita eccitante o stimolante delle idee. E qui lia fine il trattato o libro della sensazione , alia cui conclusione si )5orge un sunto de' teoremi prima ideologic! puri e poi fisiologici sulla sensazione stessa , costltuendosi questi per causa mediata o immediata di quelli. Passando il Lallebasque al secondo libro sul Giudizio distingue il giudizio di occupazione da quello di attenzione , esamina tutte le specie di giudizj di continenza di idee, di simi'^lianza , di generalizzuzione, di qualita, di uguaglianza, d'l jiroporzione , di graduazione, di causalita, di azione , di sensazioni attuali primitive , e di sensazioni riclilamate , di antichita d' idea , di persona, riducendole tixtte ai soli giu- dizj di diver siia, e distruggendo con cio le comuni idee di Locke, di Bonnet, di Cartesio , di Tracy, di Kant clie il giudizio sia la perces/orae del rapporto o della convenienza o disconvcnienza delle idee , la percezione d' 11 n'' idea in un'' ul- tra, il riduciinento delle conoscenze date all' unitd cggettiva 3o8 TRINCirj DELLA GENEALOGIA dell' apperceziotie, I'assenso della mente alia percezione del rapporto ; nia si bene la funzione con die lo spirito avverte che due sensazioni o idee sono diverse. Onde ogni giudizio dell' uomo e giudizio di diversita. La qnal forma unica, uni- versale e primitiva del giudizio concorda, secondo il Lal- leljascjue , colle etimologie de' vocaboli che signiOcano sem- pre il giudicare per distinguere. Considera altresi il Lalle- basque f espressione del giudizio ossia la proposizlone, cercanilo di renderla semplicissima piii di quello clie non fosse appo gli anticlii colle indagini sulla sua indole e non sulle sue parole, e deduceuJo la conseguenza die alle volte le proposizioni sono convertibili senza inutamento di sense, ed altre volte si convertono col niutamento non solo del soggetto e dell' oggetto, ma anche della loro unione. Nel libro terzo discorre il Lallebasque del nesso dei giudizj^ ossia dei raziocinio, riponendolo nelFaUo con cui due idee non danno fuori un giudizio se non per via d' una terza ; deterniina 1' uso dell' idea media nel raziocinio, e fino a cjual puato ella possa essere necessaria , anallzza le fun- zioni clie lo preparano e lo formano, ossia il suo processo, aflTermando che nel processo del raziocinio non e neces- saria r attenzione potendo sorgere 1' idea media o per ca- gione meccanica o per effetto della volonta ^ che i due giu- dizj preliniinari sorgono sempre alio stesso mode , o che sempre alio stesso niodo avviene il raziocinio j ciie le forme del processo del raziocinio si possono dedurre dalle sei relazioui che ha T idea media colle estreme, onde tutte le sue forme conceplliili si riducono a sole qnattor- dici espresse con simboli die le rappresentano in un qua- dro verbale (i); che possono darsi raziocinj senza prin- cipj general! , non bastando percio all' uopo i sillogismi an- ticlii, e volendovi mi sillogismo riformato cons'istente in tre proposizioni , le due prime delle quali debbano presentare un termine comune che sia combinato con due altri i quali formino la terza, e 1' ultima o terza debba sorgere con la pill grande prontezza , qualora si surroghi a questo ter- mine in una delle due cio che gli corrisponde nell' altra ; che ogni raziocinio ed ogni suo processo possono assuinere (i) Questo quadro verbale e siinbolico deUe forme del razio- cinio secoudo il Lallebasque si leggo a pag. i8i sino a pag. i jioi osservando che — r- na per limite 1 unita , se ne X = sill I X -i 1 • coacliiudera d sin X — z = cos dx d cos X . / TT \ rf tauo; X I — r— c= — sm X = cos { x-f — ]i ~ — t= — J— dx \ 2, J dx cos X e per conseguenza dsinx — cosxdx, dcosx^ — sinxdx ^ dtansx — — • ° cos X FInalmente se si ponga Ax = l = ax, A'=:i-*-^, { 1 -i- a)" = I -*- y e si indiclu coUa lettera caratteristica L un logaritmo pi-eso nel sistenia di cui la base e A, si avra AL{x) X(i-f-a)« AA' A" ■ _ ir=: ^ — = ) Ax X Ax Ax" L{i-*-aY a I -r— 1= '— ax ; ^^ X(i-«-y)r pol chiamamlo e il limite di (i-t-a)^ cloe la somma della serie convergente II I I -t- H I -c - 1-2 \'2-Z H ecc. sl trovera dL (.r) L [e) dx X dA" A'' dx L {€) ' —r- = ax dx e per conseguenza dL (x) = dx 1 dA^ = -jr- — dx •) dx'' = ax""^ dx • x L{e) Se si indidilno per la lettera caratteristica I 1 logaritmi TABTE STRANIERA. 327 neperianl presi nel sistema di cui la base e e, si avra I (e) = 1 e per conseguenza dl (x) = — 1 de" = e^ dx • X La difFeretiziazione delle funzioni di fiinzloni si deduce immediatamente da questo principio che la formola (a) e applicabile atiche al caso in cui x cessa di essere va- riabile iadipendente. In virtu di questo principio se si abbia a y = x e per conseguenza se ne concliiudera I (y) = al (x) dy dx y ~ X Y dy =: a~dx 0 cio die torna lo stesso dx'^ =3 ax"""' dx come erasi gia trovato. Quando gl' incrementi Ax, Aj sono picciolissiml , il Ay ™ . . , rapporto ~ difFerisce pochissimo dal suo liraite y o /' (x). Dunque se questo limite e positivo per un valore X della vaiiabile x, rincremento Aj sara una quan- tita afFetta dal medesiuio segno che 1' incremento Ax e la funzione y crescera o decrescera insieme colla varia- bile X a partire da x = X; il contrario avrebbe luogo se /' (x) fosse negativo. Si puo dunque enunciare la se- guente proposizione : i.° Teorema. Se la funzione derivata f (x) divenga poskiva per x = X, la funzione f (x) crescera a decre- scera, mentre che si far a crescere a decrescere la stessa x a partire da x =^ X. II contrario avra luogo se la fun- zione f (x) acquista un valore negativo per x = X. 328 APPENDIcn Designando con c una quantith costante e sostituendo alia fnnzlone / (x) fiinzioni della forma f (x) — c F (x) si puo imineJiatamente dedurre dal prime teorema uii se- condo eiiiinciato qui sotto : a." Teorema. Se le funzionl f (x) , -f(x) si anmdlino I'una e V ultra per x = o , e di piii la F (x) non cainhi di segno fra i limiti x = o x = X , allora sup]>onendo X compreso fra questi limiti si potra trovare iin numero 0 die esscndo minore dell' unita verifidii I' equazione. ^^ F (x) F' {Ox) Quando le derivate dei diversi ordinl di f (x) , F(x), siuo alle derivate dell' ordine 7i — i si annullano tutte per X = o e che quelle di F (x) non canibiano di se- gno fra i limiti x = o x = X si pub alia formola (3) sostituire la seguente ; ^^^ F (.r) ~ i^(") {Ox) ' Se In quest" ultima equazione si ponga F (.r) = .t" Si trovera i{x) c^^^idx) X I • 2 • O • • • « ovvero (5) f(.r) = ^ £<"^0x)- C: I • 2 • O • • • 72 La formola (5) e applicablle ad ogni fnnzione che si annulla insieme con x e colle sue derivate di un ordine minore di n. Le equazloni (3), (4), (5) stabiliscono relazioni rimarcabili tra le funzioni e le loro derivate. Essendo data una funzione qualunque di x rappresen- tata da / (x) , e dato un numero intero qualunque n , e sempre facile trovare una funzione intera (J) (x) il di cui grado non sorpassi n e che sia scelta in modo che tanto le due funzioni / (x) ,

    (x) =/"^ (x) (J)'"' (x) essendo evidentemente nulla, la formola (5) dark (g) fix) - PARTE STRVNIER.V. A chronological Chart, or synoptic- historic view, etc. — Carta cronologica , o Quadra sinottico-storico delVori- gine e dell' introduzione dclle invenzioni e scopeitc^ dalla pill remota epoca sino a' giorni nostri. — • Londra , i83o, Darton ed Harvey. LJa quadro che tutta ci esponga la storia delle invenzioni e delle scoperte , o direm megllo , tntto V andaniento del- r uuiana intelligenza a traverso de' secoli e fra popoli di- versi , e quest' andamento classificato In guisa che tutto scorgere e comprendere si possa quasi ad un solo sguardo, senza perdita di tempo e senza fatica , da se stesso alta- mente proclama 1' utilita sua e non ahbisogna di elogio alcuno. Un foglio della grandezza degl' immensi giornali inglesi , e che puo agevolmente sospendersi in una biblio- teca od in un gabinetto di studio, come una carta geo- gralica , e in otto colonne disirilyuito. La prima ci ofFre la data della scoperta; la seconda, ii nome e la descrizione della cosa inventata •, la terza , il nome dell' inventore ; la quarta, il nome di chi ebbe il vanto di fame uso pel pri- me ; la quinta ci addita sotto qual regno la scoperta siasi fatta e posta in uso j la sesta contiene varle notizie suUe piu celebri cose che a quell' epoca sussistevano ne' diversi paesi ; la settima ci addita 1' epoca in cui , per la prima volta , una tale o tal altra invenzione fu posta in luce o rammentata dagli scrittori ; V ottava finalmente e consa- crata ad alcune note ed a varie piu necessarie illustrazioni sulla storia delle scienze e delle arti. Non pociie carte di simil genere furono pure compilate e in Italia ed in altri paesi, ma forse nessuna d' esse ab- braccia in si piccolo spazio e con si bell" ordine tanta messe di cognizioni. Forse noi ritorneremo con piii agio su que- st'argomento. Intanto ci place d'afFermare, siccome de' lor paesi gla dlssero alcuni giornali d' oltramraonte , che tina letterale traduzlone di questa carta potrebb' essere bella e profittevole impresa anche nella nostra penlsola, ora che I' uiiiano spirito fra noi ancora si slancia con ar- dore su tutte le vie, e va in ogni dove cercando di die pascere I' irrequleta ed insaziabile curiosita sua. 336 ArPENDICE PARTE IL SCIENZE, LETTERE ED ARTI ITALIANE. LETTERATURA. Lettere dl M. Tullio Cicerone dlsposte secondo T or- dlnc dd tempi. Vol. IX. — Milano , i83o, presso A. F. Stella e figli. V erso la meth di questo volume s' incontra una lettera die nel testo finisce : Bona indoles, iav Sixp.£lvy\ (i); e nella traduzlone : Buona indole! ma dammelo morto. Or queste furono le ultime parole scritte dal Cesari , il quale andava raccogliendo i proverb] e le lepidezze de' novel- lieri e dei coniici per giojellarne poi a grande studio le lettere di uii console roniano. Noi aVjbiamo gia detto in que- sta Biblioteca, tomo 47.°, pag. 181 , quanto codesto me- todo ci paja contrario all' ulFicio di buon traduttore la cui versione dee per quanto e possibile far ritratto del testo : e nientre riconosciamo die questi volumi del Cesari per purita di lingua e varleta di modi sono degnissimi di tutta lode , ci sembra di dover dire per altro die le lettere di Cicerone hanno perduto sotto la sua penna il lore vero carattere. Al Cesari e sottentrato il sig. Pietro Marocco , giovane colto e studioso , die lia date glii niolte prove di bell' in- gegno, ed ama e coltiva con gran diligenza e con buon successo la lingua degli anticlii nostri scrittori. Noi non sappiamo se il metodo adottato dal Cesari gli sia paruto il migliore die eleggere si potesse ; o se , chiamato a suc- cedergli in un lavoro gia tanto inoltrato , abbia creduto di doverne per quanto era da lui seguitar le pedate: solo possiamo dire die la sua versione somiglia niirabilmente a quella del suo predecessore. Si prognostica nostra vera sunt. (i) Baoyia indole , purche pcrseveri. PARTE ITALI.VNA. SS/ disse Cicerone , alludendo ai pronostici d'Arato da liil tra- dotti i e il sigiior Marocco traduce: Se pur io alinanacco bene. Cosi probabilmente avrcbbe tradotto anche il Cesari perche ai pronostici degli antichi sono sitcceduti presso di noi gli ainianacchi : ma cosi forse non avrebbe tradotto il signor Marocco s" egli non si fosse lasciato ]Dersuadere di dover somigliare al Cesari piuttosto die a Cicerone. JVon sine causa = ]\!on scnza quare. Qucc de republica bene senserint libere locuti sunt = Han detto fuor de' denti il lor sentimento nel fatto delta repubblica, Adniirari satis non potui = Uscii fuori del secolo. Graviora qux restant = Pm marchiane son le seguenti. Qui me a tanta infamia averterit = Che mi levb di capo infamia cosi badiale. De me quidem non dubitanter ( dixit ) etc. = Circa a me poi , senza barbazzale , e in sul fermo, ecc. Queste ed altre consimili locuzioni ci pajono tatte lon- tane da quella digaita che Cicerone non abbandona giam- niai ; meno poi dove paria della Repubblica. Ma di questo non occorre mover parola al signor Marocco : e noi non possiamo se non manifestargli un nostro deslderio di ve- derlo rivolgere la forza del suo ingegno e la sua molta cognizione della lingua italiana a ritrarre nel suo volga- rizzamento il carattere di Cicerone, piuttosto che a con- trafFare il Cesari. Poesie e prose italiane e latine del cavaliere Dionigc SmoccHi , faentino. — Faenza, i83o. Tlpi Mon- tanari e Marabiiii, vol. i in 8.°, dl p. 402. Lir. 6 ital. La nobilissima traduzione di Calliraaco ha collocato , gia c gran tempo, lo Strocchi fra i letterati piu chiari di quest' eta. La sua molta erudizione e la maestria con cui sa adoperare le due lingue italiana e latina lo hanno confer- niato poi sempre in quel posto ogniqualvolta egli lia voiuto regalare all' Italia alcun fiore del suo ingegno e della sua dottrina. In questi due volumi elegantemente stampati si tro- vano dopo il Callimaco alcune poesie italiane e latine, un elogio di Ennio Quirino Visconti dettato con molta dottrina e molta eleganza di stile italiano , e un elogio del cardi- jiale Alessandro Albani scritto in latino e poi dall' autore nibl. Ital. T. LXI. 22 APPENDICE niedesinio volgarizzato ; testimonio percio dl quanto egli valga neir uiio e neiralti'o idioma. Selibene di qaesta du- plice capacUa sono testimonio continuo tLitti e due i volumi. Osservazioni di Mastro Simone barbiere sopra tAnno- tatore degli Errori dl lingua. — Torino, i83i , per Cassone, Marzorati e Vercellotti. Opuscolo dipag. 64. Prczzo lir. i. 25 ital. Gia da qualche tempo esce in Torino un fogllo intitolato I' Annotatore degli errori di lingua. Dalle prime pagine delia serie 3." di questo foglio vennero rimproverate alcune mendc in fatto di lingua all' opuscolo intitolato Uno Jstitutore di belle lettere ai suoi alunni intorno i libri piu usitati di nostra favella, ecc, del quale noi rendemmo gia favorevole conto nel fascicolo di ottobre i83o di qucsia nostra Blblioteca a pag. 64. Ora que' rimproveri vennero letti a un pronipote , crediam noi, del Burchiello, a \Xi.l tal Mastro Simone bar- biere il quale per utile suo passt rempo ( cosi egli dice ) si va, talvolta occupando degli studj di lingua , studj che , se non altro , rendono Cuomo tranquillo, e lo sahano dal pericolo delle passioni e delle irrequiete brighe dell' ambizione. Leggere, disapprovare, e , scambiato il rasojo per la penna , scrivere le osservazioni die annunzi.imo fu un punto solo per Ma- stro Simone;, e scritte cli' elle furono, ei le lascio andare in istampa , cosi consigliatone da un professor don Fabio suo avventore. Queste osservazioni, se non erriamo, sono tali nella pin parte da conciliar fede all' ultima lore con- clilusione , e da far credere die Y Annotatore abbia realmente errato nelle sue critidie, quantunque avesse realmente in pensiero di giovar con esse alia purezza delT italiana fa- vella ed agli studj delta gioventu. Questo libro pero e di tal fatta da non se ne poter dare maggior ragguaglio di cosi , cio die suole essere il case di quasi tutti i libri contenenti osservazioni di lingua se per intiero non si presentano ai lettori. Noi quindi ci accontenteremo del fia qui detto, e solo non taceremo a Mastro Simone che gli ingegni fervidi e vigorosi, com' e quello ch' ei mostra aver sortito da natura, pare a noi si abbiano ad occupare in cose di maggior pondo die non siano queste triche gram- maticali die sogliono quasi sempre rinscir dannose alia coltura della vera sapienza. PARTE ITALIAN.!. o6() Gnomologia^ ossia Dcletto di aneddoti anticJd c mo- del ni ritraui da' mlgliori aiitori stranieri , e per la pri- ma volta puhbllcati, ove racchiiidonsi i fatd piii iiitc- ressanti dclla storia in generale, le imprese segna- late di parecchi eroi , le arguzie e placevolezze , le risposte proiite e frizzand, i mold di molta vivezza e di acume d ingegno , ed ogid die pub servire ad agevolare lo sviluppamcnto della perspicacitd della mente , e della prontezza dello spirito di Nicola Pasco., I. i?. Caposquadrone. — 3Iilano, i83i, coi tipi di GiovajiniVirotta^in i8.°, di p. 282. Lir. 2 aust. Papa! disse Franceschino, gloviiietto di la anni, al suo sig. Padre, andando a riverirlo al ritornai'e dalla scuola: Papa ! don Tiburzio mi lia fatto comperarte questo iibro con certa sua singolare insistenza. Ma il poco clie per istrada n' ho letto , mi ha terribihnente imbrogliato. Ho bisogno di farvi per mia istruzione alcune domande : Che cosa vuol dire gnomologia ? F. Questa e una parola greca, composta di due, la quale significa discorso di non so di die: ma essa ha questo significato. F. Se non sapete vol di che sia discorso questa gnomo- logia , ben mi figuro che vi saranno molte altre persone di garbo, come vol, che nol sapranno. Perche dunque I'autore di questo llbro incomincia con una parola che tanti e tanti non intenderanno? P. I perche di certl autorl, Franceschino mlo, sono dif- ficUi da sapersl. Ti duo, cosi per dire qualche cosa, clie da alcun tempo e in gran moda Templere i libri di una maravigliosa farragine di simili parole greche, probabilmente ■per dare ad intendere che chl scrive e uomo sapiente In greca letteratura. Maavvertl, che se non sempre, almeno ijualche volta fannosl a spiegare la parola greca che adope- rano. E vedl che cosi appunto fa 1' autore di questo Iibro. F. Si : veggo che dice : ossia deletto di aneddoti. Ma lo non intendo plu la parola deletto, di quello che m'intenda la parola gnomologia. Non vuole gla dire diletto . . .'. P. Eh! signorino: non si ricorda elk il latino, che stu- dia da tanti anni ? F. Come sarebbe a dire ? 340 APPENDICE P. Che cosa vuol dire in latino delectus? F. Vuol tlire scelta. P. El)beiie ! gnoinologia adunqne equivale a scelta di aneddoti. F. Ma, papa mio , quantlo giorni sono comperaste per mamma quella stofTa, della quale essa ha fatto il heirahito nuovo, voi dicestc : ho fatto la scelta di questa sopra altie die v'erano: non diceste : ne ho fatto io il deletto. Cosi jeri Carlone cuoco , quaiido vi uiostro i due piccioni comperati in verzajo , noa disse : ho fatto deletto di questi perche i piu grossi e grassi; ma: ho fatto scelta di questi. Cosi usano tuttl la parola scelta onde ognuno intenda : nissuno la parola deletto, che io non ho mai udlta ne in iscuola , ne in casa, ne in piazza, ne in verun altro luogo. Perche dunque 1' autore 1' adopera per ispiegare una parola greca a chi non la intende? Questo parmi I'ignoto per Vignoto, di cui il Professore tante volte parla. Che ne dite voi ^ papa? P, Non ista bene che io dia ragione a te in confronto di un uomo che stampa libri : tu sei troppo raga'zzo. Forse la parola deletto in questo niedesimo senso si trovera re- gistrata nel Vocabolario della Crusca. Ma tu non puoi an- cora intenderti di cotesta sorte di crusca : forse potresti anche non aver torto . . . Lasciamo 11 la quistione. F. Lasciamola li , come volete. Ma io ne ho qualche altra. P. e., in questo frontispizio e detto bene ed ogni die pub servire ecc? A me pare che la grammatica richiegga che si dica : ed ogni cosa che possa , o: ed ogni qualunque cosa che possa , o: ed ogni che atto a servire ecc. , giacche non istarebbe bene dire: ogni che, che possa ecc. E questo niodo r ho osservato tenuto in var] passi del libro. P. Forse T autore e amico della figura granmiaticale , che si chiama ellissi. F. Interroghero per mia regola il Professore. In questo frontispizio e detto : ove ( cice in questa Gnonwlogia ossia in questo Deletto ) racchiudonsi i fatti piii interessanti della storia in generale , le imprese segnalate di parecchi eroi , ecc. Credete voi che da questo libro imparero di storia quanto dal Compendio della storia universale del Segur? Esso mi sem- bra troppo piccolo per tante cose. P. Vi fu una volta chi fece stare in una noce tutta la Jliade di Omero. F. Ma allora si usavaao i microscopj? ii PARTE ITALIANA. 841 P. Per lo meno la cosa fu detta. F. Un' altra coserella desidero di sapere riguardo a que- sto frontispizio. Dopo le imprese segnalate di parecchi eroi, parlandosi delle cose die nel libro raccliiudonsl , si ag- giunge le arguzie , e piacevolezze , le risposte pronte e friz- zaati , i moni di molta vivezza e d'acwne d'ingegno, ed ogiii die pub servire ad agevolare lo sviluppamento della perspi- cacitci della mente , e della prontezza dello spirito di Nicola Pasco. Questo ultimo genitivo dipende dallo sviluppamento della perspicacita della mente , e della prontezza dello spi- rito, o dipende dalla GnomoZoj^ia, ossia DeZetto d'aneddoti ? Fatemi la grazia di spiegarmi il vero senso della cosa. II dolce Papa incominciava ad imbrogliarsi , e temeva clie le iiiterrogazioni di Franceschino andasser oltre. — Da qui il libro , disse : questa sera dopo cena te ne diro cio clie ne penso. Finita la cena , Franceschino non manco di ricordare al Papa la proraessa. Era presente don Tiburzio, il quale avea fatto comperare 11 lil)ro a Franceschino. II Papa domanda a don Tiburzio: pei'clie avesse fatto buttar via i denari a Franceschino per questo lilirattolo. D. T. Per molte ragioni clie voi non disapproverete. P. Udiamole. D. T. Prima perclie dovendo quindinnanzi il sig.donFran- ceschino andar comperando libri o per istudio , o per cu- riosita , imparl dalla compera di questo a non lasciarsi gabbare dai frontispizj. P. e. : 11 frontispizio di questa Gnomologia proiuette Roma e Toma , e non mantiene la meta di quello die promette. Dice die nel libro raccliiu- donsl i fatti pill interessanti della storia in generale, e le imprese segnalate di parecchi eroL ; e di queste cose non ne ho trovata bricciola. Dice die questi aneddoti sono per la prima volta publjlicati ; dovea dire almeno in Itcdia: lo li ho lettl in cento lil^ri francesi. In secondo luogo e neces- sarlo die 1 giovinctti, come 11 sig. don Franceschino, ab- biano sempre per le mani libri scritti , se non con eleganza, almeno senza solecismi e senza barbarismi ; e questo libro insegnera al sig. don Franceschino , die dunque non debbono essere scritti com' esso e scritto. Ella sa quanto a ben giu- dicare delle cose valgano 1 confrontl. Finalmente in ogni ge- nere di composizioni vuolsi un cert' ordine. P. e. : Valer.o Massimo, grande raccoglitore di aneddoti , ha classificatl i suoi ingegnosamente, cost che con facilita si possono tenere 342 ArrENDICE n inonto, cil applicarc a proposito. L' antore di qucsta Cno- nioloL^ia lia fatto all' uso spagnnolo un'' o'Jn putridti di qnanto c ito copiando , senza ragioiie nc di tempi, ne di persone , ne ili propositi. Che dimrpie il nostro sig. don Franccschino si guardi dal tcnere per ben fatto un libro come questo , il quale potea pure con somma facilita compilarsi passabil- mentc bene, nulla costando la materia , c non richiedendo die qnalclie grano di cio clie chiamasi scnso coniune. lo poi bo divisato di fargli a niano a niano rilevare e queste ed altre magagne. II Papa di Francescbino ammiro la logica di don Ti- burzio, apprezzo 1" intenzione da lui manifestata : ma gli ordino di non soUecitare piii il suo alunno a gittar denari per lilirl simill a questa Gnoniologia o Delctto dl aned- doti , ne pel fine esposto , die a lui parve alquanto obbli- quo, ne per altri fini a questo simili. — Trattandosi poi di un giudlzio conforme di tre persone, in bocca de' quali debbesi supporre la verita,noi credianio snperflno aggiun- gere il nostro. Non sunt multipUcanda entia absque necessitate. Discgiii dl Leonardo da Vinci incisi sugli originali di Carlo Giuseppe Gerli, riprodotti con note illu- sti'atlve da Giuseppe Vallardi. — Milano , i83o-3 i , presso gli editori Pietro e Giuseppe Vallardi , in foglio mass. Prezzo d' ogni esemplare in carta ve- lina, contencnte tap. 61 col relativo testo ., lir. 5o ital. € colle tavole impresse in carta della China , lir. 1 00 ital. , e colle stesse ad imitazione degli antichi di- segni 5 lii: 200 ital. Un nostro concittadino , artlsta di merito distinto , il signer Carlo Giuseppe Gerli, nell' anno 1784 ptibblico in Milano coi tipi del Galeazzi itna serie copiosa di disegni del celebre Leonardo da Vinci, da lui diligentemente co- piati e quindi incisi in rame , parte sugli originali conte- nuti ne' preziosi codici della Biblioteca ambrosiana , parte su quelli che allora possedevansi dal consigliere Don Ve- nanzio De Pagave e da altri amatori , e giudico bene di acconipagnarla con un ragionamento intorno a que' disegni , steso dair abate Anioretti, die poscia publilico di la a 20 anni le sue Memorie storiche di Leonardo da Vinci, st«m- pate in Milano, in 8.° PARTE ITALTANA. 843 Nel 1796 furono trasportati a Parigi i codici ambro- siani tli Leonnrflo, e rarissima divenata era in commercio e invano ricercata dagli studios! fiao dal principio del se- colo coi-rente V opera del Gerli. II signor Giuseppe Vallardi, noto negoziante di stampe , e ricoglitore diligeatissinio , ia qualita di amatore anzi che di mercaiite , di oggetti di belle ani, nel 18 19 fece T acquisto di tutte le tavole in rame intagliate dal Gerli , e penso tosto a riprodurre qnella grand' opera che destava negli artisti il maggiore iuteresse e il piu vivo desiderio die renduta fosse piu comune. Siccome pero egli aveva frattanto acquistati varj disegni originali dello stesso Leonardo , ed altri sperava di otte- nerne ; cosi si trattenne per alcun tempo dalF eseguire il suo divisamento , perclie conceputa aveva F idea di unire a quella preziosa raccolta anche i disegni da lui posseduti. Vedendo tuttavia la difficoUa e quasi T impossibilita di man- dare ad efFetto tale sua idea , sia per la moltiplicita dei disegni da lui raccolti , sia per la dispersione di altri che in Italia si trovavano, ma che poi sgraziatamente stati erano venduti agli stranieri , senza che se ne potesse trarre neppure i fac-simile , si determino a riprodurre 1' opera del Gerli, come era stata dair autore stesso pubblicata , omettendo soltanto il monogramma di Leonardo , cli' egli mai non rinvenne ne' disegni originali. In questa nuova edizione non solo pose il Vallardi tutte le cure affinche le tavole fossero diligentemente impresse , ma ristarapo ancora il ragionamento dell' Ainoretd colla spiegazione delle tavole, e a quello e a questa aggiunse, ove ne riconobbe il bisogno, qualche nota illustrativa , onde far uieglio conoscere i cangiaraenti avvenuti da che era stato quel volume pubblicato dal Gerli, non che le nuove scoperte fatte dopo quell' epoca nella storia della pittura. Queste note sono collocate a pie di pagina , distinte con asterischi, e contrassegnate colla iniziale del Vallardi me- desimo. Non ommettererao di avvertire clie sul fine della sua prefazione egli si annunzia come possessore di circa 370 disegni di Leonardo, eseguiti parte a matita, parte a penna o all' acquerello o in altre maniere , i quali for- inano la serie piu copiosa dei disegni che di quel sommo maestro si conosca in Italia; soggiugne pure di avere riunita nel corso di circa i5 anni una coUezione di dise- gni originali di tutte le scuole , tra i quali primeggiano 344 AfrENDICE varj saggi di Michelans^clo , dl RaffacUo , di Tiziano e del Corre'^i!,io , e ci da speranza di pulihlicare colle stampe i Jdc-siinilc doi pin iuteressanti disegiii di Leonardo. Ecco dunciuc iin calcogralo ciie si o elevato con ([ucsta e con altrc nuovc edi/.ioni al grado di autore. Egli ha gludi- cato opportnno di dedicare questo volume alia meuioria del nosiro celcljie pittore Giuseppe SossL Non paileieuio del raglonamento dell' Ainoretti. intoi'no ai disegnl di Leonardo, clie gia era stato prcniesso alia prima edizlone , e che quindi e bastevolmente conoscluto ; ci tratterrcmo solo un Istante sulle note aggiunte dal Val- lardi a questo medesimo ragionamento ed alia spicgazione delle tavole. In una di esse note posta al principio si da la notizia die i disegni gia posscduti dal Dc Pagave , c passati quindi in potere del pittore Bossi., furono per so- vrana munilicenza acqnistati a corredo dell' 1. K. Accademia delle belle arti di Venezia. In altra si corregge qualche errore di data del P. Resta , e si assegna il vero anno della nascita di Leonardo , cioe non il 1445, ma il 145a. In altra si accenna che il Vinci opero in Milano per la fabbrica del duonio , e principalmente nei finestroni, riguardo ai quali alcuni disegni si conservano nella raccolta Vallardi. Piii im- portanti sono le note che versano sopra alcune pitture di Leonardo, sul quadro posseduto ora dal conte j4/ber£0 iiKa ; sul ritratto del Moroni, che trovasi presso la famiglia Scotd ; sulla famosa cena che contra Tavviso del Gerli si dichiara dipinta a olio ; sul punto tuttora controverso se Leonardo stato sia qualche volta intagliatore in rame, e sui mezzi pill sicuri per giudicare dell' originalita dei disegni. Si paria pure nelle note apposte alia spiegazione delle tavole di qualche disegno in particolare; di quello che credesi da alcuni di Francesco Melzi discepolo ed amico di Leo- nardo ,• si prova che Leonardo non si allontano mai dallo studio deir antico, che alcuni dissero non essere stato da esso coltivato se non che nelF eta provetta ; si illustra la doppia figura umana della tavola I * ^ si niostra altresi la perizia del Vinci nel pignere fiori, sorci, farfalle ed altri minuti oggetti : in altra nota verso la fine si prova che Leonardo disegno e dipinse alberi , erbe e fiori, e non sempre ebbc bisogno deU'ajuto d' altri maestri per dipignere ne' suoi quadri i paesi. A questo proposito si discorre a lungo del quadro dell' I. R. Pinacoteca di Brera , altre volte della PVUTE ITALIANA. 3^5 gallerla clell' Arclvescovado , rappresentante la Beata Ver- gine col Baml^ino eiitro ameno paesaggio i qnadro non fi- nito, nia preziosissimo, sul quale si eccito qualche dubbio se opera fosse realniente di Leonardo, ed il Vallardi coa alcLine ragioni si studia di provare che ad altri fuorche a Leonardo noa potrebbe quelT opera attribuirsi. Ma qui ci e forza il rispondere essere difficilissima cosa il ben sen- tenziai'e in fatto di originalita d' un quadro : perciocche a quest' nopo noa basta T aver vedute alcune od anclie moke opere dell'autore, a cui attribuito viene il quadro i ma e necessario innanzi tutto il far precedere un' esatta cognizioae del disegno , poi T aver copiate con lungo eser- cizio , od almeno T avere coll' occhio artistico profondamente studiate le dipinture dell'autore, sul quale portare vuolsi giudizio. Ed appunto per difetti di contorno, difetti no- tabili , inverisimili in Leonardo , sussistenti chiaramente nel quadro , ma corretti nella stampa che ne fu allora pub- blicata , si pose in dubbio 1' originalita del quadro stesso, d' altronde pregevole (i). Quanto poi al fondo , o paese di essa dipintura, il quale dal Yallardi dicesi quasi condotta a terniine , esso e anzi linitissimo a raffronto della parte prlncipale. Per ultimo si ragiona di un quadro posseduto in Mantova dal signor Belluli, rappresentante la B. Vergine col Bambino in atto di benedire S. Giovanni Battista in- fante, il cui fondo e una tenda aperta con paesaggio , quadro che eseguito dicesi da Leonardo per una monaca della ducal famiglia dl Mantova , per la qual cosa vedesi nel paese accennato il Mincio coll' emblema caratteristico de' cigni. Fin qui parlamaio del Vallardi come autore ; ma lodi assai maggiori dobbiamo attrllmirgli come editore , perchfe questa edizione non potrebb' essere fatta con maggiore di- ligenza , ne con maggiore splendidezza. Bellissima ne e la carta i le tavole sono eseguite in modo che ci presentano ritratti gli stessi originali. Negli esemplari piii distinti veg- gonsl le carte diversamente colorate , giusta le diverse ma- nierc colle quali furono dal pittore condotti i disegni. Per tntte le quali cose ci senibra che I' editore non abbia ri- sparmiato ne cure, ne spese , ne fatiche , onde quest' edi- zione riuscisse in tutte le sue parti magnifica , e quale po- teva mai desiderarsi a vantaggio degli artisti e degli amatori. (l) Veiigasi la sciioLi di Leonardo da Vinci in Lombardia [uib- blicata dal sis. Isuazio FiunaKalli. 346 A rrr, NBiCE Fabhriche andche dl Roma disegnate e piibblicate da, Francesco Turconi cd incise dai signori fratelli Angelo e Donicnico Brusa. — BFilano , 1827-1800, dcdla dpografia di Antonio Laniperti , in fog. im- pericde. Esce per fascicoli , ciascuno cd prezzo di ital. lir. 3. 5o. " Alia presente ( edizione ) , cosi leggesi nel frontispizio , hanao pi-incipalmcnte servito di norma le ojjere degli ar- chitetti peiisiouati a Roma dall' imp. e regia Accademia delle belle arti di Milano , alcuni modelli in gesso format! in grandezza naturale suUe mine dei monumenti per conto deir Accademia , e presso della medesiraa esistenti , e la celebre opera dell' architetto Antonio Desgodetz. •> Gli edi- tor! inoltre ci avvertono clie per rendere V opera vie piu utile daranno in fine la descrizione delle rispettive tavole, con un breve cenno storico dell' epoca del monumento e deir autore die lo avra ideato e condotto. L' opera con- terra 36 fascicoli. Nulla certamente imaginarsi potea di piii utile per gli studiosi deir arcliitettura, quanto un' opera in cui venis- sero loro presentati i piu suljlimi modelli che dall' antichita stati ci siano trasmessi. Nuova pero non e 1' opera die ora viene da noi annunziata , ma e tratta da altre gia note e celebri coUezioni : non di meno gli editori lianno con qnesto lor magnifico lavoro vie megllo agevolato agli studiosi il mezzo con cui conformarsi al vero e sonimo bello che risplende tuttora in que' preziosi avanzi. Perciocdie se argomentar dobbiamo dai nove fascicoli iinora pnbblicati , dovra quest' opera riuscire veramente utile , bella , degna deir Italia. I monnmenti vi sono disegnati colla piu grande nitidezza e precisione , a soli e ben profilati contorni in gran foglio ed in modo che possono dall' architetto fran- camente niisurarsi e nel loro tutto e nelle parti. Giovaci poi lo sperare che anche le promesse note corrisponde- ranno all' aspettazione nostra. E noi le vorremmo se non superior! almeno uguali di raerito a quelle che si trovano nella Raccolta degli stessi insigni monumenti che a Roma andava publjlicandosi nella stamperia Dcroinanis , cogl' in- tagli di Vincenzo Feoli, e coUe illustrazioni di Filippo Au- relio Visconti(i), e che rimase sgraziatamente imperfetta (i) Veggasi questo Giornale , tonio 4^.";, pag. 3o5. P\nTE TTALIANA. 547 per r immatnra morte dello stesso Feoli. Tale Raccolta e corredata di uii continuo parallelo fra i precetti di Vitruvio c le proporzioni architettoniche de' uioiiiinienli. Dal qnal parallelo cliiarameiite risulta una frequente e no- tabilissima differenza tra le proporzioni vitruviane e quelle de' pill famosi edificj di Roma, si che d'uopo sarebbe conchindere die Vitruvio o non era che un architetto teo- rico e scientillco , o non andava d' accordo con alcun altro architetto de' suoi tempi. Quindi forse avvenne che il Pal- ladio ed altri celebri cinquecentisti non ne seguirono let- teralmente le dottrine, ma da lui dipartirono tutte le volte che queste sembravano stonanti colla pratica e coUa con- venevolezza , massime ne' frontispizj ; del qual difetto , proveniente per avventura da una troppa venerazione degli jnsegnamenti di Vitruvio , abbiamo 1' esempio nella patria nostra in una recentissima facciata sulla Corsia de' Servi. Non sapremmo quindi immaginarci come mai la romana edizione del Feoli sfuggita sia all' occhio del signor Tur- coni -, mentre ella dovea piuttosto star innanzi a qualsivoglia altra. E un altro picciolo lamento ancora far dobbiamo , quanto alia distribuzione colla quale va la milanese rac- colta pubblicandosi , sebbene le querele nostre risguardino un metodo dagli editori di somiglianti opere comunemente adottato. Noi parliamo qui del metodo , per cui ne' fasci- coli die vcngono a mano a mano distribuiti , contiensi ua numero di tavole si fatte che le une non legano coUe al- tre , quasi a somiglianza di un mazzo di tarocchi mesco- lati a sorte. E forse viene cosi praticato onde vincolare gli associati e costrignerli all' acquisto dell' opera tutta. Ma cotal metodo disd ice vole sembra ed anche offensivo alia buona fedc , esseudo che le opere rimangono il piu delle volte imperfette per colpa non degli associati , ma degli editori. Noi per tanto branieremmo die ogni fascicolo con- tenesse se non tutto nn monumento , almeno tali porzioni di esso die le une coUe altre si coliegassero ; e vorremmo che cosi immediatamente si progredisse ne' successivi fa- scicoli , llnclie tutto condotto fosse a termine cio che ri- sguarda quel tale e medesirao monumento. Con questo metodo e meglio approfitterebbero dell' opera gli architetti , ed essa sare]:)be vie piu gustata dai dilettanti e dagli stu- dios!, i quali ne vedrebbero nn giusto, ma non bizz.irro insieme. 348 A P P K N n I C E Credlamo pol cli noii poter meglio testificare 1' altissimo progio in cui ticnsi da noi quest' opera, quaiito coll' espri- niere il dcsiderio nostro pcrchc ella proceda piii rapida- mente e giunga presto al sno compimento ; desiderio clie coa noi certamente dlvideranno tutti gli stndiosi dell' arte , giacche tutti essere dovrebbero vaghi di possedere si bella e si utile coUezione. Progetto per V erezione di, uri Ponte congiuntlvo Ve- nezia colla tcrraferma, di G. P. — Venezia, i83o , dalla tipografia di Giuseppe Picotti , JZ 1 5 gingiio , in 4.° gi'. con una tavola, Lettera di un amico sopra il progetto dclV erezione di un ponte da Venezia a Campalto. — Venczia , i83o, tipografia di commercio , in 4.° Progetto e per pensiero e per grandezza piu che ro- niano ! Esso tende a nulla meno che alia cosiruzione di nn gran ponte sulla veneta lacuna onde senza esporsi piii oltre air incomodo ed al pericolo de' flutti giugnere age- volriiente a qnella maravigliosa citta , e da essa far pas- saggio Jn terraferma. Tal ponte portare o sostener do- vrebbe anche un acquidotto , merce del quale l' acqua dolce scorrere potesse sino a Venezia. La lungliezza del- r edificio , al dire dell'autore, non oltrepasserebbe le tre niigiia, da Venezia alle cosi dette rive di Mestre. La strada poi avrebbe principio nell' interna parte della citta, po- tendosi stabilire il centro della posta de' cavalli in tin gran fabbricato, ov' era gia la scuola della Misericordia, e di la coir interramento di qualche Rio giugnere alia testa del gran ponte, dal cui primo arco ofFrir dovrebbesi il passag- gio alle bardie anche di buona portata , ma senza alberatu- ra. Di la il ponte per lunghissima tratta, e con ponti suf- fraganei, pel passaggio delle barche come sopra, anderebbe a far capo coUe anzldette rive. Tanto poi della strada, quanto del ponte e de' varj accidenti di esso ci si da la traccia nella tavola all' opuscolo annessa. I La strada sul gran ponte essere dovrebbe larga come le strade regie o postali e fiancheggiata da' marciapiedi e da una fila di alberi. Essa poi , giusta il sentiniento dell' au- tore, offrirebbe al commercio grandissimi vantnggi e a PARTE ITALIANA. 049 Venezla un lungo amenissimo passeggio. Che hello e de- lizioso sarebhe veramente lo spettacolo di tutte quelle iso- lette che fanno vaghissuna corona alia regina deirAdria, e il moversi delle iiifmite gondole e de' variati navigli e r ondeggiar de' niarini flutti \ e T ammirare tutto cio senza thnore o pericolo alcuno. Ma quel terrapieiio sopra gli archi del ponte , tagliato a Scarpa e dell' altezza non niinore di 24 passi , giusta la scala sovrapposta alia tavola ; il nessun riparo in tanta altezza , fuorche d' una sola fila di alberi sul niargine dei due marciapiedi •, quel trepidare che naturalraente nascere dovrebhe in chi o cavalcando od in cocchio viaggiasse sopra una strada si alta, non niunita da parapetto , e quindi col pericolo d' essere nell' acqua rovesciato alio spaventarsi d' un cavallo .... sono cose si fatte che per molte persone renderebbei-o quel passeggio taciturno e tristo anzi che delizioso. A tale difetto potrebbe non di meno provvedersi coll' alzare i muragli stessi del ponte sul livello della strada quel tanto solo che bastasse a for- luarne un comodo parapetto , abbandonata I' idea degli alberi sui marciapiedi. II parapetto poi , anclie per to- gliere la monotonia sempre nojosa, potrebbe nella superior parte praticarsi a merli od a vani, alia foggia de' niuric- cluoli che veggonsi sorgere suUe muraglie de' vecchi castelli. Cosi e non impedita sarebhe 1' anienita dell' orizzonte , e sicuri ne anderebbero i passeggieri ben ancora dai venti o dai turbini die insorgere sogliono talvolta impetuosi e che precipitar potrebbero nella laguna e cavalli e uoniini e carrozze. Sarebhe altresi a bramarsi che il ponte avesse in alcuni deterniinati luoghi una specie di portici o di gallerie coperte a ristoro de' passeggieri , ed a ricovero nelle grandi piogge e neir imperversare de' venti od in altri infortunj. E noi siam d' avviso che il ponte in questa maniera costrutto non importerebbe uiaggiore spesa di quello dall autore ideato. Perciocche levandosi la Scarpa del terrapieno , noa che lo spazio che sarebhe occupato dai margine delle sponde e degli alberi, ne verrebbe assai diminuita la lar- ghezzaf, quindi assai minore sarelilje la spesa della parte piu dispendiosa , cioe delle fondamenta e della costruzione 2,1 1,5 grauito fr 24,000,000 17 metri 486,7 a6,5 » 4.2 14.9 » 2,5 .. 1,8 pietre e raattoni fr. 7,oco,ooo metri 804, o » 24,0 » 4,0 9,0 !> 1,0 n 1,1 granite fr. 3,279,019 3^4 V A R I E T \'. ART! BELLE. Im'iio per un monumento al Cavalier Longlii. Non ci ha moilo cou cui meglio onorare si possa la mcmoria degf illustri trapassati , fra' quail la patria nostra compiange tuttora il poc'aiizl rapitole cav. Longlii, cjuanto coll' inualzar loro un condegno monumento, clie faccia ai posteri bella testimonianza del dolofe e della riconoscenza de' coetanei del defanto , e le virtu di lui perennemente rammenti. Animati da questi pensieri ci facciamo noi pure e ben di buon animo un dovere d' inserire questo Invito , e teniani per certo che si gl" Italiani , clie gli stranieri concorreranno a gara nel nobile divisamento, che ne forma r oggetto. Mllano , il 2, 8 marzo 1 8 3 1 . Tosto che morte ne rapi il celeberrimo incisore e grande letterato Giuseppe Longid , varj amici ed ammlratori di lui sentirono il dovere d' innalzargli un monumento degno della sua rinomanza nel pubblico Palazzo delle scienze ed arti di questa citta , 11 quale, unitamente alia fama ono- revolissima in che lo terranno per sempre 1' opre sue , valesse a testificare ai secoli avvenire V afFetto di loro e la loro ammirazione; e servisse di pubblico e continuo eccitamento alia crescente gioventu a battere la via della virtu e della gloria. A questo nobile penslero vollero par- tecipare , per un piii stretto dovere , anclie i parenti , i quali s' offrono a far causa comune con esso loro ; e fra questi i dne celebri artisti Francesco Durelli, professore di prospettiva, e Pompeo Marchesi professore di scultura, legati particolarraente in amicizia colF illustre defunto , ofi'ersero spontanei T opera di loro; il primo a darne gra- tnitamente il disegno , I'altro ad eseguirne la parte scul- toria con tutto T impegno e pel minore compeiiso. Quindi per dare princlpio a questa onorevole intrapresa , i suddetti amici ed ammiratori del defunto , persuasi che concorreranno spontanei ad incoraggiarla tutti i buoni Ita- liani e quegli oltremontani , clie nella venerazione del genio non riconoscono distinzione di patria , propongono tin' as- soclazione di contribuenti alle spese di questo monumento, la grandezza e la costruzione del quale verranao stabilite e regolate da una Commlssione die si eleggera dal con- corso de' contribuenti stessi , i quali saranno a tale uopo convocati subito clie si sara raccolto un buon numero di V A n I E T a\ 365 soscrizioni. Di tutti gli obblatori sara tenuta una nota esatta, perche alia fine tlell' intrapresa verranno stampati in un apposito elenco tnttl i nomi tU loro, secondo 1' or- dine cronoiogico col quale si saranno sottoscritti ; ed a seconda della somma che si sara raccolta e del parere della Comniissione eletta dai contribueati si dara a cia- scuno di questi un attestato di gratitudine , col dono d'un Elogio storico del celebrate , d' un Intaglio dtl monumento die si sara eretto, o d' una Sleclaglia coniata a perpetuarne sempre piii la niemoria dell' onorato italiano e de' contri- buenti. L' importo di clascuna obblazione e di florini 4 , pari ad austriache lir. 12. 00, il cui pagamento si fara presso i seguenti bancbieri: Milano , Balahio Besana e Comp. — Torino , FratelU Nigra e Figli — Genova , Bartolomeo Parodi q.'" G.'"" — Bergamo , Lodoiico Caroli — Brescia , Giovanni Duina e Franzini ■ — ■ Verona , Giorgio Antonio Menz — Venezia , Angelo Papa- dopoli — Parma , Lodovico Laurent — Modena , Eredi di Bondi d' Ang. Sanguinetti — Bologna , Crist.° Insom — Fer- rara , Jacob Daniid Anau — Firenze , Em. Fenzi e Comp. — Roma , Torlonia e Comp. — Napoli , Giul.° e Gius. Buono — Vienna , G. G. Schuller e Comp. — Monaco , A. E. d' Eichthal — Berlino , Mendelsohn e Comp. — Parigi , Eougemont de Lovenherg — Londra, Heal Furse e Comp. — Pietroburgo , Stieglitz e Comp. — Ginevra, Lombard Odier e Comp. — ecc. ecc. BIELIOGRAFIA, Biblioteche ed Annali de' reggiment.i. — ■ Un regglmento scozzese , il 40.°, ora di servizio a Gibilterra , ha date un esempio cb' essere dovrebbe generalmente imitato. Gli ofBciali fecero i fondi, ossia le prime spese d'una Biblio- teca ad uso del reggimento stesso. Dal febbrajo dello scorso i83o, epoca nella quale la Biblioteca ebbe principio , fu- rono raccolti settecento volumi d' eccellenti opere e di periodicbe produzioni. Ogni officiale non contribuisce clie sei giorni dell' annuo stipendio. Per consiglio poi del re uno de' iTiembri del gabinetto inglese ha proposto che ciascun reggimento occuparsi debba nello scrivere i proprj annali, e (jnesta proposizione fu adottata. II capitano Moorzoni , che trovavasi di guarnigione jiella nuova Scozia , ne ha 366 V A R I E T a'. gih dato uri bell" csempio coUe frequent! sue perogrinazioni nelle citta e nel villaggi tU quel paese non ancora hastevol- meiite conosciuto , esaminandovi le leggi , la religione , i costumi , tutto cio in somina clie ivi trovasi di piii iin- portante. Le sue osservazioni puljblicate fiirono 1' anno scorso a Londra sotto il titolo dl LetWre dalla Nuova Sco- zia. u Sarebbe a bramarsi ( dice un accreditato giornale d' oltramonte ) clie tutti i suoi fratelli d' armi poncssero cosi a pi'olitto i loro lontani viaggi e il tempo cli' essi pas- sar sogliono in quelle curiose regioni , dove d' ordinario non altro trovar sanno che la noja ed il disgusto del ser- vizio. Forse la felice idea suggerita dal nuovo re d" Inghil- terra , di raccogliere cioe gli annali di tutti i reggimenti in attivita di servizio, cangera le oziose abitudini, eccitando r emulazione, ed offerendo a varj distinti militari 1' occa- sione di fare un belfuso delle facolta e dell' ingegno loro e come osservatori e come scrittori. " E noi vorremmo che sifTatte idee, sia d'una Bililioteca, sla d'u'na compilazione di annali, fossero pure di Ijuon animo accolte da tanti be- STATISTICA. Movimento delta popolazione di Pletroburgo nel i8a8. — Neir almanacco prlvilegiato ossia di corte che venne pubbli- cato a Pietroburgo dall' I. R. Accademia delle scienze per r anno i83o trovansi i seguenti cenni intorno al movi- mento della popolazione di quella citta nel 182,8. Nascite in esso anno 9873, delle quali 4879 di masclii. In questo nitmero veggonsi annoverate 1789 nascite illegittime. L' al- manacco non dissimula essere questa piu che !a sesta parte del numero totale : ad un dipresso come a Parigi second© il signor Depping, e quindi la diversita del clima , per qnanto sembra , non esercita su di cio alcuna sensibile influenza. I due raesi di gennajo e di luglio presentarono il maggior numero di nascite; quello di novembre, il rai- nore. Le morti nel medesimo anno furono 8726, e percio 847 meno delle nascite. Tra i morti contaronsi 4863 di sesso raaschile. Le malattie piu mortall furono le convul- sion! de' bambini dalle quali ne furono rapiti 3127: la ftisia fu fatale a i]5o individui. La piu grande mortalita domino nel luglio, la minore nel novemlDre , come nelle uascite. Una terza parte in circa de' morti ( 3 1 84 ) aveva V A R I E T a'. 367 nieno dl cinque anni ^ 86 ne aveano da 80 a 85 ; 89 da 85 a 90; 33 da 90 a 95 f, 3 da 95 a 100. I inatrimonj furono 1 663 - de' quali i3ii tra nuhill , 168 tra vedovi e fanciulle , 122 tra nubili e vedove, 63 tra vedovi e ve- dove. Non ci ha paese die pareggi la Russia nella longe- vita. Se ginsta i risultamenti del sinodo greco la meta del morti nel 1827 cadde su faiiciulli al disotto di cincjue anni , si videro quasi in contraccambio 947 individui dell' eta di oltre a cento anni ; 20a andarono oltre i no; 98 oltre i ii5; 52 oltre i lao; ai oltre i ia5; ua indiyiduo ol- trepasso per sino i i35 anni. ASTRONOMIA. Latitudine delV Osservatorio meteorolosico o dclV I. R. Universitd di Pavia. Poiche nel Qundro annuale delle osservazioni meteorolo- giclie fatte al galjinetto di fisica di Pa via, che ci venne gentilmente comunicato dal chiarissimo prof. Configliachi, e clie e stato inserito nel prececlente fascicolo di questa Biblioteca, p. 267, abbiamo sostituita alia latitudine della suddetta citta , clie si soleva rltenere di 4.5° 10' 47', una latitudine di 14." maggiore, crediamo conveniente I'esporre le osservazioni astrononiiche originali suUe quali si appoggia la nostra deterniinazione ed aggiungere alcune considera- zioni sul fenomeno , gia riconosciuto in altri punti , e clie s' incontra anciie qui, d' un dissenso assai considerabile fra le posizioni dei paesi immediataraente determinate con os- servazioni celesti, e quelle che si deducono dalle opera- zioni geodetiche. II di 29 agosto deir anno 1827 venne trasferito a Pavia il circolo astrononiico portatile di diciotto pollici di dia- rietro costrutto nelle officine delP Istituto politecnico di Vienna ed appartenente all' I. R. Osservatorio di Milano, e fu subito collocate nel piano piii alto della torre meteo- rologica recentemente innalzata suU' angolo meridionale del palazzo deir Universita. Lo stesso giorno si osservarono diverse altezze assolute del sole vicino al tramonto , affine di stal^ilire 1' andamento d' un orologio a pendolo ivi esi- stente , e d' un cronometro recato da IMilano. Verso le 1 1 della sera si osservarono le altezze assolute della Stella 368 V A R I E T a'. Altair air occIJente , e nel giorno successive venncro ripe- tnte quelle del sole prima air.Oriente e poi all' Occldente. In questo uiodo si stahili di 6 in 6 ore la ditierenza fra il tempo del pendolo P ed il tempo sldereo S, inserito per interpolazione il terniiiie corrispondente al mezzodi del di 3o. i83o Tempo S — P Variaz. in 6 ore P h •> / // Affosto 29 6 10 3o i3 II 63 12 10 3i 6 5a 18 10 3i 58 52 3o 0 6 10 3a 5o 10 33 43 53 Stabilito cosi T andameato del pendolo , si sono potuti deteriuinare con sicurezza gli angoli orarj corrispondenti alle distanze dallo zenit degli astri osservati al sud presso il meridiano, ed alle distanze dallo zenit della Stella polare presa in diversi punti del suo parallelo. Per dedurre poi dalle distanze stesse il corrispondente valore dell' altezza del polo, si fece uso degli element! delle tavole del sole, e delle declinazioni di Altair e della Polare dati dal celebre sig. Bessel. Per Famalut poi, la cni posizione riesce alquanto iacerta nei climi boreali, abbiarao preferita quella data dal chiarissimo astronomo Oriani. Ai risultamenti linali si ap- plico la correzione proveniente dalla flessione del cannoc- cliiale preventivamente determinata nel modo esposto nelle EfFemeridi di Milano pel i83o (Appendice p. 69). Le osservazioni non furono molto numerose, iie si ebbe agio di continuarle piu a lungo, essendo sopraggiunta nella notte del 3o agosto una dirotta pioggia che continuo per pill giorni ; ma cio nulla ostante le pocbe che si sono po- tute raccogliere sono abbastanza concordanti tra loro e la- sciano luogo a sperare che la latitudine di Pavia sia de- terminata con sulBcieiite esattezza. V A K I E T A . Sielle ill Slid. 569 "3 0 "6 Numero delle moliiplicazioni. Distauza vera dallo zenit. 3 — "5 Declinazione degli astri. Ahczza del polo. 29 f3o 3o Altair. . . Faraalut . Sole Altair. . . 8 4 12 8 36 45' 36','4 75 4a 47,a 35 57 5a,3 36 45 41, a — I'.'s — a, a — 1,3 — 1,3 0 ( /( -t- 8 25 a6,7 — 3o 3i 46,5 -f- 9 i3 8,4 M- 8 a5 a6,7 Medio. . . 45 11 1,8 45 10 58,5 45 10 59,4 45 II 6,6 45 11 1,6 Polare. 0 0 Angolo orario medio. c 1 2 ■niotanzu vera dallo zeuit. 0 s 0 — 0 S C Riduzione al polo. Digtanza del polo dallo teiiit. to 16 29 28 16 44 48 17 52 42 0 21 54 4 4 4 4 0 1 // h5 27 19,9 45 21 21,8 44 5 1 24,2 43 13 46,1 — J ','6 — 0 33' a3','i — 0 3a 24,0 — 0 4 26,6 -H I 36 18,6 44 48 55,2 50,2 56,0 63,0 So 0 34 7 0 42 41 2 3» 5 16 27 28 4 4 4 4 43 l3 22,1 43 16 56,8 43 34 55,8 .',5 28 6,2 M- I 35 40,0 -t- I 35 2,7 •+- 1 14 3,7 — 0 39 9,6 60,5 57,9 57.9 55,0 16 35 32 17 58 17 18 8 3o 4 4 4 45 25 4,4 45 5i 9,8 46 46 46,8 — 0 36 2,6 — 0 a 5,8 -+- 0 3 12,8 60,2 62,4 58, 0 Medio. . . 44 48 58,4 La distanza del polo dallo zenit che risulta clal medio delle osservazioni della polare da la latitudiiie di Pavia di 45° 11' I ,6 , la quale per un fortunato incoiitro coin- cide precisamente con quella dedotta dalle stelle al sud. BlbL Ital T. LXI. 24 370 V A R I E T a'. "Veiliamo ora fin a qual punto cssa concorcU colla latitudine ottenuta per mezzo delle operazioai geotletiche. 11 sullodato astronomo Oriani ci ha date nelle EfTeme- ridl di INIilano per T anno iSaS le distanze della Torre della citta di Pavia dalla inerldiana e dalla pcrpendicolare dcir agiiglia del Duomo di Milano: a qnesti dati aggiungendo la posizione del Duomo rispetto all' Osservatorio di Rlilano gia esattamente determinata, e quella dell' Osservatorio me- teorologico di Pavia per rispetto alia Torre di citta desunta da un' accurata pianta della citta stessa , si avra quanto basta per istahilire la differenza di longitndine e di lati- tudine delle due specole. DisUmze dalla meridiana. Pavia Torre di citta a Milano Duomo — 1568'"" Milano Duomo a Milano Osservatorio -♦- 101 Pavia Osservatorio a Pavia Torre -t- i53 perpend. — 15920" — 409 -+- 41 Pavia Osservat." a Milano Osservat." — 1814 — 16288 Di qui faclhiiente si deduce ( preso il raggio dell' equatore terrestre di tese 3371628 e lo schiacciamento di „ ^ . ) ' DoS,6 / la differenza di longitndine fra i due osservatorj di — 1' 5^",^^. in gradi , o di — 7 582 in tempo e la differenza di lati- tudine di 17' 8",52. Questa determinazione , sebbene ottenuta col mezzo di metodi esatti e geometrici , non lascia d' essere soggetta a qualche incertezza proveniente dall' incertezza stessa del- r ipotesi che ad essi serve di base , la quale conslste nel supporre die la terra sia precisamente un ellissoide di rivoluzione , composto di strati concentrici d'uniforme den- sita , e che le sue dimensioni siano precisamente quelle che risultano dall'arco di meridiano misurato fra Green- wich e Formentera paragonato con quello del Peru. Ma le immediate osservazioni delle longitudini e delle latitudini di diversi luoghi hanno gia resi avvertiti i geo- metri che queste supposizioni, e principalmente quella del- r uniforme distribuzione degU strati, sono ben lontane dal verificarsi esattamente, e pare anzi die le discordanze die V A K I E T \ . 3-^1 sonosi incontrate in vaiic parti d'Europa si presentino iiella nostra penisola in una scala notabilmente niaggiore. Vedesi perclo clie allorcjuamlo si lia interesse di conoscere la vera posizione astronomica d' un pacse, ossia la vera direzione della linea dei gravi per rispetto all' asse del mondo e ad un dato meridiano, noa basta 1' aver legato il paese me- desimo con un' esatta triangolazione ad un punto principale di posizione conosciutai giacclie le posizloni geodetiche noa solo potraano diiFerire da quelle die sarebbero somminl- strate dalle iuiniediate osservazioni astronouiiclje, ma dif- feriranno ancbe fra di loro secondo che si variera il punto principale al quale vuole appoggiarsi la triangolazione. Cosi nel caso attuale la latiludine di Pavia riuscirebbe assai di- versa secondo clie per punto di partenza si prendessero la posizione di Milano, quella di Torino, quella di Parigi o quella di Genova , luoglii tutti la cui latltudlne e stata determinata con esatte osservazioni celesti. Infattl facendo uso della gran rete di trlangoli clie partendo dalle basi di Francia si estcnde in Savoja, in Pienionte , in Lombardia e si lega con quella fi-a Milano e Genova riferita nelle succitate Effcmeridi , si avrebbe Latitudine di Pavia. Partendo da Milano 48 10 Sa,5 Torino 46 11 o,3 Parigi 4-5 1 1 8,3 Genova 45 11 10,6 111 tale varleta dlrehbe forse alcuno doversi preterire la posizione dedotta da Milano, trattandosi d' una riduzione dipendente da una distanza di poche miglla ;, alcuiii altri pol , i quail airoccaslone della irregolarlta iacontraia nella rlunione delle posizloni di Parigi e di Milano non esitarono a dlchiarare cli' essa e da attrlljuirsi tutta alle attrazioni locall clie agiscono nelle vicinanze di quest' ultima citta, e nulla afFatto nelle vicinanze della prima (1), sosterreli- bero probabilmente che la latitudine di Pavia dedotta dalla triangolazione di Francia e la sola sicura. Ora il rlsulta- meuto delle immediate osservazioni che abblamo preceden- temente esposto mostra che gli uni e gli altri anderebbero (i) Connaissance des terns, aiiiiee 1827, )i. 890; aiince 1028, p. 324. Memorial topogi'aphique , torn. VIII, \>. <)3. 372 V A R I E T yv . egnalmente errati, e die noii bastano i razioclnj c le ipo- tesi a far conosccre le varieta del fenomeni dclla natura. La latitiidine astronomica di 48° 11' i",6 si accosta in vcro assai a qiiella dedotta da Torino , e di nn tale accordo si potrebbe addurre una ragione in apparenza plausibile nel- I'essere i due luoglii quasi sul medesimo parallelo;, ma anche questa regola die qui si verifica si troverebbe forse sixientita in altri consimili casi. Considcrando i matematici da uti lato I'incertezza delle posizloni geografidie dei paesi dedotte dalle triangolazloni, e dair altra la troppo grave fatica che dovrebbe incontrarsi se nella costruzione della carta topografica d' un paese si volesse osservare con metodi astronomici la longitudine e la latitudine di tutti i punti piii rimarchevoli , lianno im- maffinato di sostltuire agli elementi deU'ellissoide generale, riconosciuto insufficiente a rapprescntare in ogui luogo la vera legge della configurazione della terra , un ellissoide die cluamasi osculacore, dilVerente afFatto dal primo e li- mitato a quelFestensione di territorio die si vuole rappre- sentare. Le dimensioni dell' ellissoide si deteriiiinano per mezzo delle posizioni geograf^die di alcuni punti conve- nientemente distribuiti sulla sua superficie e somministrano come una formula d' interpolazione, niediante la quale si esprimono con una certa approssimazione le direzioni delle verticali di altri punti corapresi nell' estensione suddetta. Se i punti sono tutti sopra un medesimo meridiano, tre soli basteranno a dare I'eccentricita e I'asse maggiore del- r ellisse dalla cul rivoluzione 1' ellissoide e prodotto ; se no ve ne vorranno almen quattro , i quali per maggior sem- plicita del calcolo esser potrebbero due su uno stesso me- ridiano, e due su uno stesso parallelo, facendo in modo die i due arclii si taglino verso la meta del territorio mi- surato i ma volendo una maggior approssimazione si po- trebbe far concorrere nel calcolo un maggior numero di punti, e si potrebbe inoltre cercare in generale i tre pa- ranietri d' un ellissoide die non sia di rivoluzione. Deir ellissoide osculatore determinato col mezzo delle la- titudini di punti posti sul medesimo meridiano ci ha date primo d'ogni altro un esempio il sig. Laplace (i), sotto- niettendo a calcolo le osservazioni fatte sul meridiano di (l) Mccauique celeste, t, II, p. 141. V .\ n I E T a'. 878 Parigi da Dunkerque a Barcellona, e da esse dedusse uno schiacciainenio d' — - — - ed un grado medio di 25640,8 tese. i5o,6 ^ II sig. Delambre servendosi della stessa meridiaiia dl Pa- rigi prolungata da un lato fino a Greenwich e dall' altro fino a Formentera trovo in vece lo schiacciaraento d' — ; — = ; noi crediamo pero clie la ricerca dell'ellisse osculatrice che serve a far conoscere le curvature parziali della superficie della terra deljJja essere applicata ad archi d' una liniitata estensione ; estendendola ad archi che siano una parte ali- quota considerabile della circonferenza terrestre potremmo facilinente esser condotti a conclusioni illusorie , ed in cui diverse curvature verrebhero confuse in una sola. AUorche fu termiuata la niisura del parallelo di 45° che attraversa I'ltalia e la Francia, il sig. Puissant ne fece I'ap- plicazione al secondo dei metodi che abbiamo accennati per mezzo dei due archi, T uno del parallelo medio e 1' altro del meridiano di Francia, e trovo uno schiacciamento d' ; ma .292 anche in questo calcolo , poiche era sua intenzione di de- terminare F ellissoide osculatore nel punto ove i due archi si tagliano, e non P ellissoide generale, sarebbe stata cosa piu opportuna il terminare Parco di meridiano a Barcellona e quello di parallelo al monte Colombier al confine tra la Francia e la Savoja. Pel bacino deU'AUa Italia possono riuscire opportuni Parco dl meridiano fra Milano e Genova , e quello di pa- rallelo fra Torino e Padova , entrambi determiuati con suf- ficiente esattezza , e contenuti in limiti bastantemente ri- stretti. Noi abbiamo gla dato in altro luogo questo calcolo, ma siccome ivi avevanio fatto uso d' una misura delParco terrestre del meridiano alquanto incerta, ora potremo ret- tificarla impiegando le piu esatte distanze somministrateci dal pill volte nominato astronomo Orianl. La latituduie astro- nomica della lanterna di Genova detenuinata colle imme- diate osservazioni del barone di Zac!i essendo di 44° 24' 18" e quella della guglia del Duomo di Milano di 4S 27 35 si ha Pamplitudine delParco di i 3 17 e la latitudine del punto di mezzo di .... 44 55 56,5 374 V A R I E T a'. Orn Tnrco tcrrcstrc risult6 tli tese 60398,09; percio il vn- lore del grado tli latitudine sara di tese 67364,45, clie sono inetri 1 1 1610,54 = G per una latltiidiiie A = 44" 55' 56 ,5. L'arco di circolo massimo perpend icolare al nieridiano ri- snlto dalie osservazioni dei segnali a t'uoco fra Padova e Torino di metri 111717,64=5' (*) per la latitudine me- dia a' =^5"; si avra qi^indi il cjuadrato deU'elittricita del meridiaao colla fonnola c e = z r-p-T ; ■ a t; = 0,OOIOIII I — -| Sin A -4- Y sin A, ^ e quindi V asse niaggiore dello sferoide a = g' — ( I — e"* sin'' /l')^ = 6397894"""'" e lo scliiaccianiento = I — |/i — ee = 7* 1046 Con questi elenienti , proprj a rappresentare la curva- tura della terra speciale all'Alta Italia , determinerenio di nuGvo la latitudine di Pavia die risulta dalle misure geo- deticlie partendo da Milano, da Genova e da Torino, onde vedere se le diverse determinazioni s' accordino nieglio fra di lore e s' awicinino maggiormente alia latitudine astro- nomica immediatamente osservata, Ora istituite le neces- sarie riduzioni , si trova Latitudine di Pavia. Partendo da Milano 46 10 67,4 da Torino 46 10 58,2 da Genova 46 10 67,4 dall' immediata osservazione . 45 10 1,6 Le difFerenze sono dunque contenute entro i limiti degll errori probabili delle osservazioni , giacche puo bene am- iiiettersi sulle latitudlni di Milano e di Torino un' incer- tezza d' un secondo, e su quelle di Genova e di Pavia, determinate con un assai piu scarso numero di osserva- zioni , un' incertezza di due o tre. (*) Appendice alle Effemeridi di Milano pel 1826, p. 137. V 4 R I E T A.\ 375 Cio niostra adimrjne die le discordanze die finora si sono trovate fra le posizioni geodetiche e le astronomldie noil deblDonsi piii attriljaire , come si faceva in passato , alia sola attrazione delle moatagne , ma se ne deve cercare la causa in una particolar distribuzione delle densita degli strati terrestri , come osservo gia il sig. Laplace rispetto alio scliiacciamento assai considerabile da lui trovato per rellissoide osculatore in Francia (i). Ne noi oseremmo gia diiamare irregolare qnesta distribuzione, ne sapremmo adot- tare V opinione di tjuei matematici i quali hanno creduto die r eflFetto dell' attrazione terrestre , dal quale viene de- terminata la direzione della gravita nei diversi punti della superlicie del globo , potesse essere separate in due parti, delle quali la prima dovesse assegnarsi alle masse compo- nenti I' ellissoide ipotetico formato di strati concentrici di egual densita , e la seconda alle altre irregolarmente ag- giunte o ad esse sovrapposte, e quindi hanno immaginato di diiamare vere latitudini dei luoghi quelle die si osserve- rebbero nelT ellissoide suddetto, e latitudini apparenti quelle die rappresentano le attrazioni totali. A noi sembra in vero die col diiamare vera latitudine d' un luogo quella cbe sarebbe conforme ad nn' ipotesi smentita dalle osservazioni, e falsa latitudine quella die realmente s'osserva e die di- pende dalla risultante delP attrazione di tutte le niolecole distribuite nel modo die lia realmente luogo in natura , si venga a sconvolgere il senso legittimo delle parole per favorire un sistema puramente ideale. E chi potrebbe af- fermare con fondamento die queste cause die alterano la stratificazione ipotetica delle molecole della terra siano real- mente limitate a piccolo spazio ed accidentali? chi potrebbe atFerniare die non s'estendano ad immense distanze e non siano la conseguenza d'una legge di distribuzione delle den- sita neU'interno del globo a noi ignota, ma pero regolare? Queste nostre idee die avevamo in altro luogo mani- festate e che abbiamo qui procurato di mettere in piu cliiaro lume, concordano perfettamente con quelle del ce- lebre sig. Biot, il quale parlando d'un genere di fenomeni aaaloghi a quelli che abbiamo qui considerati, cioe delle lungliezze del pendolo semplice a secondi osservate in di- verse parti del globo , cosi s' esprime : « Gli osservatori (i) Mec. eel. 1. c. S""^ V A n I r. T a'. die finora Iinnno prescntate le loro proprie niisnre , le liaiiuo tractate come risnltamenti dotati d'lm giado egnale cH probabilita , ed niiicainente susccttivi di eirori acciden- tal! , giacclie gli liamio fnsi insieme all' intento d' otteuere colle iiiinon discordanze possibiii le due costanti del pro- blema. INla questo nietodo generale di fusione e di a^glo- mcrazione mi sembra il rovescio dl cjuello die si avrclijje doviito seguire •, poiclic in luogo di attenuare il dissenso dalla legge generale, dissenso die poteva essere 1' espres- sione di fenomeni realmente esistenti, conveniva aU'opposto porli il piu die si poteva in evidenza per sottoporre la legge stessa alia pro\a, e per riconoscere nella snccessione de' risnltamenti le alterazioni che potevan dcrivare da cause potenti ed estese d" attrazione » (i). E percio molto a desiderarsl die quel matematici che si occnpano in operazioni geodetidie ed astronomiciie non trascnrino di fade servire alia ricerca delle dimension! del- I'cUissoide osculatore proprlo alle diverse regioni : per tal modo ncU atto die si procnreraiino un mezzo per calcolare con sudiciente approssimazione le longitndlni e le latitudini dei puiiti intermedj fra quelli die servono di base al calcolo, ci faranno conoscere la natura delle curvature speciali dei diversi liacini in cui si divide la superficie del globo. Solo allorquando queste operazioni e questi confront! saranno stnti moltiplicati in paesi distanti, si potra stabilire con qualche certczza la vera struttura del globo che abitiamo. Carlini. Notizic d! nil viaggio nella liina, dl Giovanni Littrow , prnfessorc d astronomia e direttorc dell Osservatorio astronomico dell Universitd di Vienna ( Queste I\o- , tizie sono tiatte dai mimeri 33 e ^^^§i- della Qaz- zetta Viennese concernente le arti, la letteratura, i teatri e le mode ^ pel marzo del i83i) (*). I. Non s' immagineranno per certo i leggitori che io stesso abbia f;itto il viaggio, di cni iiitendo dar loro qui (i) Mi'nioire sur la figure de la terre lu a I'Acad. des sciences le 5 d^-cen)))re 1827. (*) Senibra die lo snopo ildrautore sia qiiello d' insegnare gli eleiuenti dril'' astronomia , dilettando e rimovendo dalle srienze V A R 1 E T a\ 377 alciinl ragguagli. Ne oserei loro annunciare d'aver io tro- vato in qualche antica hiblioteca d' un monastero il mano- scritto, da cui ritraggo queste notizie, sebliene e Wieland prima e Walter Scott a' di nostri noii sieno stati i soli a mettere sovente ia campo T artifizio di tale finzione per dare ai loro romanzi V apparenza di veridica storia , e sebbene a cosi fare io m' avrei ben migliori ragioni clie essi noa aveano. Che primieramente non e mia inteii- zioae di esporre un romanzo , ma una storia tutta reale , tutta veritiera, lasciando in libero arbitrio di chicclies- siasi o di richiedere da me le prove della verita di essa , clie io incontanente arrechero con diplomatica esattezza , od anclie , se alcuno non volesse internarsi in si fatte prove , di esaminare queste notizie mie col suo proprio viaggio nella luna : nel che gli prometto suUa mia pa- rola ch' egli o nell' un modo o nelF altro le vedra piena- mente conferraate. In secondo luogo poi io potrei citare parecchi libri antichi e moderni sussistenti nella tale o tal altra biljjioteca , ne' quali si tratta di viaggi nella luna , e leggiera fatlca durerei a raccoglierne le notizie e allegarle qui con qualche ordine e col necessario scompartimento di luce e d" ombra. h'' Iter ecstaticum di Atanasio Kircher, il conoscluto Mumlus subterraneus , il Somniiim de astrono- niia liinari del Keplero e molti altri scritti fornirebbero ab- bondante materia a clii volesse fame uno spoglio. Plutarco istesso, il vecchio Plutarco, compose un' opera, giunta sino a noi , sulla faccia clie il popolo credea di vedere nella luna , e Luciano ci ha nel suo Aniico della menzogna la- sciata una formale descrizione di un viaggio nella luna. Qual sia per altro qnesta descrizione , scorgesi ben tosto dall' aneddoto inseritovi , dove Io sciocco filosofo dopo il suo ritorno si fa a raccontare alia turba stupefatta raccol- taglisi in giro, clie la terra da lui veduta standosi nella luna era si picciola, da non poteria di colassu ravvisare se non avess' e2;li distinto in essa il faro d' Alessandria. Sembra che molto dopo il celelsre autore del Don Chisciotte tutte le piii difllcili ed astruse dottrlne. Sotto tale aspetto gli arti- coli delsig. prof. Littrow ci sono sembrati pregevoli e per se stessi e per le cognizioni clie trarre ne possono anclie que' lettori che attignere non potrebbero a fonti piu aiiipli, ma lueno accessibili. ( Gli Editori. ) 3-8 V A n T F. T a'. siasi giovato tli cotale scherzo, quando fa viagglare egli pure iiclla lima il suo cavallere cli ventura, e poscia niet- teniione la narrazioue in bocca al non nieno scmplice San- cio Pansa gli fa dire al popolo afl'ollatoglisi intorao, che la terra vednta dalla luiia e grande come nn grano di nii- glio, e gli uomiiii clie vi passeggiaii sopra, vi pajoiio appcna come nocciuole. Lasciando (jaeste cose da parte, confessero piix tosto die ne a tradizione scritta , ne a tradizione orale vo io debi- tore di cjuanto soiio per riferire, e die il tutto , confor- iiiemeiite al titolo, va d' accordo tanto con un viaggio fatto, cjuanto con uiio da far si qunndo clie siasi, rimanendo a cia- scuno in suo beneplacito di verilicare la veritii del mio racconto, clie guarentisco , colla autopsia. Ciie se taluno si accigliasse all' idea della descrizione d' un viaggio non ancor fatto, e la paragonasse alia biografia d' un uomo non ancor nato , lo preglierei a riflettere che noi , senza dipartirci dalla nostra terra, abbiamo pur notizie di molti luoghi di essa , in cni forse non ancora fu impressa un'or- ma umana, e le abbiamo anclie piix sicure e piii autenti- che della massinia parte delle notizie contenute nelle no- stre descrizioni di viaggi in Europa, ed anche in Germa- nia. Non vi e stato ancora , per esempio , a quanto mi consti, alcnn uomo sotto il polo, e gli orgogliosi Britanni avranno probabilmente a durar fatica ancora per lungo tempo e forse indarno, per cola spingere soltanto da vi- cino i loro Parry e i consorti di lui. E nondimeno qual uomo doiato appena di qualche coltnra oserebbe accusarci di falsita, o suscitare il menomo dubbio , se gli dicessimo che cola la stella polare sta sul capo delPosservatore ; che tutte le costellazioni , senza camliiar sempre d' altezza come nei nostri paesi , si movono sulP orizzonte ad altezza sempre uguale ; che cola in tutto T anno e un giorno solo e una notte sola , e die si V uno che 1' altra durano sei niesi, ecc. Cognizioni simili pertanto , e, come \'edremo or ora , altre ancor piu sorprendenti, e possibile P averle eziandio della luna , senza ch' egli sia percio mestieri di farvi un viaggio, anzi senza dover ne meno, per amore di essa, abbandonare la propria stanza; e, cio che e piu ]3ello , possiamo iidarci della esattezza loro piii che se vi fossimo stati in persona e avessimo vedute le cose co' no- stri proprj occhi. Perche i buoni uomini hanno , ira le V A R I E T .\'. 879 altre tloti pnrticolari , anche qnella di vedcr sovcnte cose die non sono , e piii sovcnte di noii veder cio die loro sta imniediatamente sotto i! naso : cjnindi e die, come ognii- no sa, possiamo delle loro storie , le sieiio poi inoiidiali o speclali, far meno conto di quello die far si possa di rjnesta nuova maniera di descrizioni di viaggi, siilla quale voglio, almeno per qualche momento, invocare Tattenzione de'mici leggitori. Ma per non istancarli prima del tempo e per age- volare il prospetto della relazione intera , contempliamo cosi a brani i singoli oggetti come ci si preseatano. /. DifficoUa di un viaggio nella luna. Non volendo noi, siccome sogUono gli altri viaggiatori ritornati da lontane regioni , discorrere snlle difiicolta in- contrate nel nostro viaggio, ragioneremo in vece di quelle die probabilmente dovrannosi incontrare da coloro die si risolvessero ad un tal viaggio aereo , assai importando di' eglino ammaestrati siano precedentemente degli ostacoli die avranno a superare. la primo luogo adunque la via e alquanto lunga, e clii non sentesi in cuore molta pazienza e perseveranza molta fara meglio a desistere dall' impresa; giacclie da noi alia luna si contaiio beu SySSo nisglia geografiche tedesche. I nostri velociferi e le piu celeri vetture fanno per adequato in un giorno ( compresa la notte ) 2 5 niiglia. Con questi mezzi pertaiito converrebbe durarla 2814 giorni, o siano interi sei anni e quattro mesi di camiiiino, e tanto tempo riuscirebbe lungo anzi die no ai nostri impazienti viag- giatori. Siccome poi , dove non ci ha stradale per terra , non si puo pensar a carrozze , dovremo contentarci di ricorrere a vascelli , e propriamente a vascelli da aria. Ora, 6e la nostra buona fortuna vorra , che veleggiamo sempre con vento fresco medio, il quale, come e noto, percorre 1 5 piedi in un secondo , o 87 miglia in un giorno. im- pieglieremo nel nostro viaggio 101 5 giorni, o sieno due anni e dieci niesi. E non di meno gli e qnesto ancora un tempo troppo lungo per cbi teme , non parlando d* altro , il maggior de' tormenti d' un uomo , la noja. E vero die le burrasclie potrebbero di molto sollecitare il viaggio. I nostri oragani, per esempio, percorrono 100 piedi in un secondo, il die equivale a 38o miglia al giorno, e sullc ali di un turbine si fatto giungeremmo alia meta in i5a giorni, cioc in circa cinque mcsi. IMa come giungervi ? Vi o 8c V A K I K T A.' giuiigera chi avra coraggio crafildarsi a cotesto condottlero, Vcro e pero che vi sarehbero altri mezzi , e, possiam cre- dere, pill spediti, per al)breviare la dmata del viaggio. La luce, per esempio , impiega 498 y second! per giun- gere dal sole a nol, facendo uii tratto di 20,668,000 mi- glia ; laonde dalla terra alia Iniia essa va in i -|- secondi, tempo estremamente corto, momento quasi indivisibile. Ma tali mezzi di trasporto non sono fatti per nol, non desti- nati a cavalcare sui raggi solari ; onde lasciar conviene ad altri esserl cotal modo di viaggiare, e di giugnere per esse al proposto divisamento. Ad amaregglare un viaggio si lungo s'aggiunge nn'altra considerazione , la quale , temo , scoraggera specialmente i nostri buoni Yiennesi daU" arrolarsi nella brisata. Sulla lunga strada non solo non ci ha buoni alberghi , ma non ve n' e assolutamente alcuno , mentre quaggiu se ne in- contra uno ad ogni quarto d'ora-, anzi non vi e ne pure un ricovero da caravana, come in Oriente, dove non tro- vandosi da mangiare , si puo ahoeno prender riposo. Que- sta circostanza spaventera sicuramente tutti quei viaggia- tori , come sono i piii , a cui preme specialmente una buona tavola , un letto molle , un crocchio allegro. Tutti questi signori saranno d'avviso che non valga la pena d' aver a lottare si lungamente con tanti incomodi, per fare alia fin fine una scoperta, senza cui si puo vivere, come si e vissuto finora ; una scoperta^ la quale ^ chi sa? potrebbe forse interessare soltanto i cosi detti scienziati , rimanendo poi per loro e per tutti quelli che loro succederanno nella stessa carriera, del tutto inutile; raentre ben e note che viaggiatori di questa fatta poco si curano di tali cose , e che forse non leggono mai I'intera descrizlone del viaggio, e per lo piii sono pienamente soddisfatti^, quando nella loro Giiida del iiaggiatore trovino indicati tutti quei luoghi, dove si ha r arrosto saporito e la buona birra. Che se in oltre si consideri che i nostri aeronautl sgra- zlatamente non conoscono ancora alcuno spediente per gui- dare il vascello aereo quando il vento e contrario , e per imprimergli una direzione determinata , cresceranno i mo- tivi di non arrlschiarvicif, potendo accadere che sotto co- testa scorta , anzi che giugnere alia desiata meta si venga a parare nell' oceano deir universo sterminato c privo di gponde ; ove perderemmo di vista la terra , senza forse V A R I E T a\ 38i potervi mal plu ritornare. E dato aache che questa direzione fosse in nostro potere, come poi regolarci per giugnere coa sicurezza alia Iiuia? Tenio clie questi signori si trove- rebbero forse akjnanto impacclati nel i-lsolvere tale qui- stione. Imperocche il loro punto di partenza, la terra, e il punto d'arrivo, la luna , sono ambedue mobili , come sapplamo , e T ultima ha , computatane la rotazione , un doppio raovimento, la cui determinazione esatta e un af- fare non piccolo anche per gli astronomi. In fatti ella si move primieramente , in un anno come la terra intorno al sole , con tale velocita da far quattro miglia in un se- condo , o circa 355, 400 miglia in un giorno; in secondo luogo , si aggira nella sua propria orbita , la cui periferia e di 363, 5oo miglia, intorno alia terra in un mese, fa- cendo giornalmente in quest' ultimo giro i3,3oo miglia intorno alia terra; alia terra, dico, die dal canto suo si move intorno al sole con incredibile celerita. Questa se- couda velocita della luna e all' incirca la trigesima parte delia prima , e la luna cambia entrambe le velocita cosi spesso 5 da riuscirne intralciatissimo il suo movimento. In nn anno, tempo in cui i due corpi dell' universo , la terra e la luna, nella media distanza di 30, 665, 000 miglia com- piono un giro intorno al sole , scorre la luna contempora- neamente alia distanza di 57,800 miglia dodici volte e ita terzo intorno alia terra , in guisa che il suo vero movi- mento si assomiglia ad una cinghia avvolta in giro e ag- gruppata da dodici fmo a tredici nodi , ed e poi si avvi- luppata da non ritornar piu in se stessa in tutta 1' eter- nita , perche quei nodi mensuali non hanno alcuna misura comune con questa cinghia annuale e quindi sempre de- vono cadere in diverse situazioni di questa. Cosi essendo le cose , egli e oltremodo dillicile e fors' anche impossibile di assegnare la direzione in cui 1' aerostata dee salpare dal porto terrestre , e che dee da lui conservarsi in tutta la corsa, ond'approdar sicuro a qualche porto della luna dopo un tragitto si lungo e si pieno di procelle e di fran- genti d' ogni genere,, ed onde non andar in vece veleg- giando alcune migliaja di miglia a lato di essa. La gravita della terra non meno che quella della luna , se a questa volessimo accostarci , ne darebbero non poca briga. La terra per la sua gravita non vorreblie conce- derci che da lei ci discostassimo , iiiacche tien ella alVerrato 38a V A K I E T \\ qiianto le appartlene , e noa abl)iamo esempio fiiiora clie siasl lasciata carpire cio che e di sua proprieta. Non ba- sta qui cli avere ua palloue ripieao d' aria niolto leg- giera , come gli altri aei-onauti , perclie noa si tratta era di solaaieate perconere T aria , ma di sorvolare ancora ncUo spazio viioto al di sopra della nostra atiiiosfera. Noi quiiidi adopreremo una forza capace di lanciarci con tal veemenza dalla terra, da poter superare 1" attrazione di essa e condurci senza ostacolo alia luna , come , per esempio , la forza della polvere o del vapore acqueo. Trovasi col calcolo, che questa forza dovrebbe esser tale da spingere il nostro vascello lungi 41,000 piedi parigini dalla terra nel prlmo secondo di sua partenza. Ma una si straordinarla celerita e cinquantacinque volte niaggiore di quella di una palla da cannone alP istante in cui esce dalla bocca del pezzo d' artiglieria. Quest' urto veemente , quan- d' anche potessimo eft'ettuarlo, e ben proljaljile che ridur- rebbe in frainmenti il nostro naviglio , e ci sofFocherebbe al primo istante. Che se pnr con qnalche mezzo, cli'io non saprei imaginarmi , ci venisse fatto di sormontare anche quest' ostacolo, non veggo che cosa potremmo poi fare quando ci trovassimo aver varcata la sfera d' attrazione della terra ed essere entrati in quella della Inna. Glie an- che la luna ha la stessa lode vole proprieta di ritener ben fermo qnanto viene a possedere a dritto o a torto e di attrarre fortemente a se tutto cio che le si accosti. E verisimlle ch' ella abbia imparata questa villana abi- tudine dalla terra , di cui e satellite , giacche veggiarao che i servitori sogliono regolarsi sul modo de' padroni, e pare che questo costume siasi non poco di gia difTuso tra i bipedi implumi abitauti la terra , 1 quali molto modesta- niente si chiamano i padroni di essa. Tale avidita di pos- sedere o di comandare, o come talvolta si dice, questa at- ti-azione della luna sara cagione che il nostro vascello aereo, quaad' anche potesse sino ad essa alzarsi , discenda poi verso di lei , anzi vi si precipiti con tal violenza , cije r intero apparato di trasporto giungere non vi possa che nel piii meschino stato. Laonde di bel nuovo , sup- posto ancora il miglior esito di tutte le j^recedenti opera- zioui , lo scope della spedizione andrebbene totahncuto fallito. V A R I E T \. 383 Ma in fine , e forse conveniva incominciare da questa riflessioae, qual espediente premetteranno i poveri viag- giatori per non esporsi sino dai primi giorni del loro for- tiinevole viaggio al pericolo di riniaaer solFocati ? Ancorche alcun Viennese non ci venisse compagno, il che non e da presumersi dopo le anzidette cose, e pero chiaro clie gli alcri vorranno vivere , e fu scritto che Tuomo, qualnnque ei siasi, non puo vivere solo di carne e pane ; ma, senza tener conto d' ogni bisogno corporeo e spirituale , se non vuol perire, gli e necessario al meno T nso dell' aria. Or donde avere quest' aria dove non ve n'ha? Appena due miglia sopra la terra, la nostra atmosfera e gia piii rara tli quella che si trovi sotto i recipienti delle nostre mac- chine pneumatiche, nelle quali (ove siasi fatto il vuoto ) tutti gli animali , nessuno eccettuato, di repente periscono. E noi non al^biamo due mi2;lia, ma ne abl)iara 87,800! — Senza di che non possiamo ne manco sperare che quan- d'anclie a malgrado di questa difficolta il tragitto potesse eseguirsi , fossimo quindi per giugnerne felicemente a capo. Imperocche, secondo ogni probabilita , nella luna stessa non vi ha aria , o certamente , se pur ve n' ha , non e qnal si converrebbe ai nostri pohuoni. Laonde il nostro va- scello aereo troxerebljesi a mal partito , e, per veuire alle corte, r impresa sembra, nello stato attuale delle cose, del tutto impossiliile : clie pero essere paghi doljbiamo ancor per un poco di contemplare di qui sotto tranquillamente quelle belle regioni , per le quali non ci e dato di viag- giare , e all'usanza degli amanti della luna che soglJono si volentieri vagheggiarla , ed anche, cosa appena credibile , rivolgerle il discorso , ci bastera d' inviarle i nostri buoni angurj , senza peter ne meno nudrire la spei-anza di ve- derli adempiuti. ( Sara conUnuato. ) GEOGRAFIA. Australia. Nuova Qalles meridional e. — Scoperta impor- tante. — Fiumi. — Corsa ncW interno del paese. — II pro- blema relative ai grandi interni fiumi delTAustralia venne ora disciolto merce della scoperta fattane dal capitano Siurt, Egli parti verso la fine del 1829 per esaminare il 31or~ roinbidgi, gran fiume che trae la sorgente dalle montagne del sud al di la cVAruyle, e scorre alfouest verso T interno. 384 V A R 1 E T a'. Qucsto valente niarlnajo si pose nelle acqiic di tal Huiue nel niese di gennajo del i 83o , e ne segui la corrente sino ad un liiime assai piii considerevole , ia cui esse accrue si gettano e dove scaricasi pure un altro corso d'accjue proveniente dair est , forse il Hume Darling clie fii scoperto ia una precedente spedizione. Questi due fiumi tlopo il loro Con- giugiiimento scorrono per un canaie della larghezza di cento verglie , e della profondita di circa dodici piedi. Le sponde erano coperte di alberi e di verdura. Ai 2 di feb- brajo i viaggiatori passarono sotto varie rupi di origine vulcanica, e trovaroiisi tosto in un suolo calcareo d' uim singolarissiraa formazione. II fiume , ch' essi chiamarono il Murray, avea allora 400 verghe di larghezza, e 20 piedi di acqua. Le rupi abbassavansi gradataraeate dando luogo a' colli ondnlanti e pittoreschi , clie aveano alia loro base terreni piani , o pendii dolci d' un piu fertilissirao suolo formato da alluvioni. II di 8 piii non si poteva distin- guere la riva destra ch' era coperta di canne d' una pro- digiosa altezza ; ma varj piccoli colli presentavaasi pitto- rescaraente suU' orizzonte alia sinistra. II capitano Sturt discese a terra in un battello , ed es- sendosi recato sur un' euiinenza scopri un lago di grande estensione , che prolungavasi nella direzione del sud-ouest, e che da quel lato non presentava limite alcuno: la linea dell' acqua confondevasi coll' orizzonte. Questo lago nel luogo ove scaricavasi il Murray avea circa 60 niiglia di lunghezza , e dai 3o ai 40 di larghezza. II capitano lo percorse in un battello , ma al mezzo del cammino fu ar- restato da paludi e bassi-fondi. Egli sbarco e segui la sponda del lago, o braccio di mare, verso il sud-est, fin- che giunse alia sua imboccatura , ossia sino al luogo in cui esso eatra nelle terre. II suo ritorno fu ugualmente felice. Egli traverse nuovamente il lago , e raggiunse il suo vascello sul Murray, avend'impiegato 89 giorni per ritor- nare alia stazione dond' era partite. Dalle osservazioni di questo viaggiatore risulta che gli abitanti delle montagne sono d' una razza molto superiore ai natli delle liasse terre, perciocclie questi sembravano generalmente miserabili , magri , e soggetti a uialattie di pelle. Non di meno essi sono di gran lunga piu numcrosi che i montanari , e si nutriscono specialmente di pesci , di cui que' fiumi abbondano : il merluzzo di Batliurst vi 9 V A R I E T A . 385 comunlssimo. Le vesti, gli arnesi, I'lndustria e la lingua, ed in somma i costumi de' nativi della costa occidentale non difteriscoao punto da quelli della costa orientale. E pero da notarsi die il dialetto degli abitanti della pianura noil e del tutto simile a quello de' moatanarl. Del resto , per quaiito fu possibile V assicnrarsene , parlasl il niede- sinio linguaggio ia tutto il contiiiente delT Australia , noa variando esso die come i dialetti degli altri paesi. Le ca- panne meglio costrutte e piii sicure, alcuiii stromenti meno imperfetti sembravano auniuiziare negU abitanti delle sponde del Darling una piu alta civilta che nelle tribii erranti su quest' immense territorio. Una rete fatta con grande indu- stria e intelligenza vedevasi tesa a traverso del Hume ia un punto ov' esso s' allargava piu centinaja di piedi . . . Gli abitanti niostrano le piu amicbevoli disposizioni , quando siasi avuta cura di procurarsi la raccomandazione della tribu vicina, ed anclie quando trascuravasi tale cau- tela i perciocclie spinti per la pin parte dalhi curiosita e dal desiderio d'esaminar da vicino gli stranieri , superando la naturale loro timidezza , innoltravansi ad uuo ad uno, niuniti dell' universal emblema della pace , un ramo ver— deggiante : talvolta lievemente slanciandosi e quasi sdruc- clolando da un albero all' altro , con gesti supplichevoli e con lamentose esclamazioni terminavano col formare ua circolo intorno agli ospjti ben venuti. II ferro era sempre 1' oggetto della loro cupidigia. Uno di essi che servito avea di gulda premeva contro del suo petto una scure, che ri- cevuto avea in dono , e la baciava come un buou padre farebbe del suo piu caro bambinello. II mezzo quasi in- fallibile per ottenere le loro buone grazie era quello di fare dinanzi ad essi sniorfie e contorsioni e buffouerie d' ogni genere. In addietro il miglior mezzo per attrarli consisteva nel fingere di non curarsi di loro, e nel lasciarli a poco a poco accostare simulando di non avvedersene. Un ombrello improvvisamente aperto spavento una numerosa brigata di que' selvaggi. Essi precipitaronsi colla faccia contra la terra, e non si rialzrirono die alio scroscio delle risa de' loro amici , i bianchl, co' quali divisero poi il tripudio, quando s' accorsero di avere ne sangue sparso , ne ossa fracassate. (L. 5^^^. B.) Blbl. Ital. T. LXL aS 386 V A n 1 E T a\ STORIA NATURAL E. Accoppiamento di iin leone e di una tigre. — Verso la fine dello scorso anno giunse e si trattenne alcun tempo in Pavia il signer Giovanni Polito con una sua collezione di belve vive (i), in cui era singolar soggetto di maraviglia il veder congiunti in un medesimo recinto un leone ed una tigre , T una e V altra crescluti a florida eta , vigorosi e di belllssimo aspetto. (a) Vero e die il leone aveva una sua gabbia e la tigre ne aveva un' altra; ma le due gabbie erano contigue , e non da altro divise clie da un cancello di ferro, il quale veniva sovente rimosso , ed allora cia- scuna delle fiere passeggiava liberamente dall' una all' altra gabbia, ed entrambe si trovavano spesso in una gabbia medesima. Non si porgeva pero ad esse il cibo se non erano disgiunte in diversa gabbia , e tra 1' una e 1' altra gabbia non era rimesso il cancello divisore; e noi rara- nientiamo con raccapriccio di essere stati spettatori di ua furioso assalto clie il leone fece alia tigre una volta die la seconda cautela venne dimenticata , e la tigre stava an- cora saporando il suo brano di carne , quando il leone aveva gia tutto quanto divorato il suo. La sorpresa del vedere associati, nel niodo descrltto, que' due fieri animali , cresceva all' udire da' custodi come essi si fossero congiunti all' opera della generazione, e avuto ne avessero un frutto. Imperocche una mattina la gabbia della tigre fu trovata lorda di sangue, e in essa uno smoz- zicato zampino •■, onde si argomento che la fiera si fosse sgravata di un parto , probabllmente abortivo, da essa poi divorato, tranne quel suddetto avanzo della zampa ; questa mostravasi a' curiosi conservata nello spirito di vino , e cbi vide leoncelli di fi-esco nati , la giudico , dalla mole ia fuori 5 simigliante alle zanipe di questi. Bendie V accop- (i) Questa collezione e attualmente in Milano, e a viaitarla aecorrono in gran numero i curiosi. (a) II leone per la bellezza delle sue foniie aervi di niodello a quello clie il doctor Mauro Rusconi , abilissiino artelice quanto esimio naturalista , sta con industria e fiuezza maravigliosa jire- parando per 1' I. R. JMuseo di Pavia. Egli si propone di pubbli- care una Memoria , adorna di figure , intorno al suo iiietodo di ]ire|iarar gli animali , del (juale abbiariio gia uno spleudido saggio oclla tigre clje trovasi nel juiisco suddetto. V A R I E T a'. 387 piarsi dl animali cU specie diverse, ma afHni, esser noa possa in geuere soggetto di molta maraviglia, poteva pero esserlo nel caso di cui ci occupiamo, trattandosi di ani- mali cotanto insigni e feroci, Quindi e che essendo stati veduti , sin dal tempo summentovato, far tra loio certi insoliti atti carezzevoli , si stette in molta attenzlone e curiosita che fosse rinnovato 1' accoppianiento ; il ciie av- venne in Pavia nel dicemlire i83o alia presenza de' cu- stodi , e replicatamente in Lodi nel marzo i83i alia pre- senza di molti spettatori. Avendo noi chiesta relazione del fatto al dottor Resti-Ferrari , degnissimo professore di fisica e storia naturale nel Liceo della suddetta citta , questi , non ce la potendo dare egli stesso per non essergli riu- scito di trovarsi testimonio del fatto medesimo , si com- piacque di procurarcela da una persona antorevolissima ; e noi qui la pubblichianio per far cosa grata agli ama- tori delle cnriosita naturali. " Per servire ad un amichevole invito mi faccio un dovere di dire che nel prossinio passato marzo, in duo diverse giornate verso le ore sei pomeridiane , fui in con- corso di spettatori ragguardevoli testimonio del sessnale accoppianiento d' un leone e d' una tigre , formanti parte del serraglio di belve vive del signer Giovanni Polito , che per pill giorni rimase esposto a pubblico intervento in Lodi. » L' unione fra le due belve era provocata dal custode colla rimozlone d' un cancello mobile di ferro die le te- neva divise, e non veniva da esse , potrebbe dirsi un mo- mento, ritardata con espressione di vera reciproca sniania. Prossimamente alia cessazione dell' accoppiamento il leone metteva un rnggito , se non forte, sensibile perb , ed al- quanto prolungato, e la femmina una specie di miagolata , esprimente piuttosto volutta che un' incomoda sensazione. Trovo necessario questo cenno che rileva la sola differenza in questo fatto da clo ciie vnohi osservare nell' accoppia- mento de' gatti , clie laddove in questi nel cessare non e che la femmina che miagola , e ben puo dirsi rabbiosa- mente, qui il leone in vece e quegli che mette grido piii lungo e pin risentito, e la femmina uno ne mette diverse da quello della gatta. E piu necessarla mi sembra 1" altra osservazione costantemente fatta che ritiratasi la tigre dal congiuiigimento pin o men presto si getta sul dorso , e per piu liate si rivoltola, appunto in quel raodo che in 388 V A n I E T A*. tale circostanza fanno le gatte. I qnall due fatti volevano pure non essere taciuti , slccome quelli che osservandosi costanti nella specie de' gatti , al cui genere coteste belve appartengono, nel tempo stesso che prestano altro argo- inento al posto loro assegnato dal natiiralisti , tolgono ogni diibljio potesse emergere sulla realta d" un vero accoppia- juento lie' detti due animali. » E questo fenoineno straordlnario , che vuol pur dirsi unico, e primo nella storia della natura, ne' due accea- nati gioriii occorse me presente , nel primo di due volte coir intcrvallo non maggiore d'un quarto d' ora , nell' altro Ire volte , dalla prima delle quali alia seconda con inter- vallo press' a poco eguale, ma dalla secoada alia terza a ripresa consecutiva ad una momentanea quiete. >i Ogni ulteriore riflesso, non appoggiato ad osserva- zione occorsa , non crederebbesi opportuno a maggiore au- tenticita dell' esposto. >> Lodi, i." aprile. Dott. fisico Gemello Villa. SCIENZE CHIMIGHE. Sal gemma che scoppieita al dissolversi neW acqua. -— II siajnor Dumas ha esaminato una varieta di sal gemma dl Wieliczka dotata della slngolare proprieta di decrepUare quando sia messa nell' acqua , e a misura che vi si vada sciogliendo ^ il quale efFetto e inoltre accompagnato da sensibilissimo svolgimento di gas. Da un pezzo di sale, privo di qualunque cavita che potesse esser discernevole air occhio , usci tanta copia di gas quant' era la meta del volume del pezzo medesimo ; il gas era idrogeno , forse «n po' carbonato. La cognizione di un sifFatto sale, in cui serbasi copia si condensata di gas inCammabile e che ne prorompe per solo efFetto dell' acqua , ci pud esser di scorta a spiegare i fenomeni delle saise. ( Ann. de dim. et de phys. Mars i83o.) Vanadio ; nuova sostanza mmerale. — II signor Sefstrom, direttore della scuola delle miniere di Fahlun, nell' esa- minare una sorta di ferro per molta mollezza notabile , che proveniva da Taberg in Smolandia, vi trovo una so- stanza diversa da quant' altre si conoscono , e la quale sembra di natura nietallica. Essa colora di un bel verde , V A R I E T A.'. 389 C6me fa II cromo, 1 fondentl nei quail avvlen dl dlsclo- glierla. Coll' ossigeno compone un ossido il quale e Vjruno » e ua acido il quale e rosso. L' acido forma de' sali di co- lor giallo o ranciato , ma stando essi scloUi nell' acqua ^ Occorre spesso la singolaritrl clie tutt' ad un tratto perdaiio Ogni loro colore. L' ossido, purche sia preparato per via umida , si dissolve nell' acqua , tosto pero separandosene se le si aggiunga alcun sale. La nuova sostanza di cui si discorre fu teniporalmente da' signori Sefstrom e Berze- lius , che insiem congiunti ne fecero 1' esame , appellata Oanadio , da vanadis , nome di una divinita scandinava. ^Ann. de chini. et de phys. Nov. i83o.) jahrbiicher des k. k. polytcchnischnn Institutes , ecc. ; cioe : Annali dell' I. R. Istitato poUtecmco dl Vienna. Tomo deciniosesto. V. Biblioteca Italiana, quaderno di fcbbrajo p. p. , pag. 269. Articolo I. Sperienze per detefminare il peso assoluto dell'acqiui, la teinperatura corrispondente alia sua massima densita e la sua dilatazione : di Simone Stampfes professore di geometria pradca all' I. JI. Istituto politecnico. Le nuinerose ricerche intraprese su quest! problemi della fisica arriccliirono, non v' ha dubbio, di preziosi fatd la scienza ; nia , oltreche non esaurirono 1' argomeato , non ci condussero per avventura a risultamenti imniuni d' ogni sensiblle incertezza. Fra le diverse deterinlnazioni del grado di temperatura , in cui sta il massimo di condensazione deir acqua e delle different! densita del!a medesima sotto varie temperature , crede il signer Pouillet essere le piii degne di fiducia, pel rigore del metodo e l' esattezza delle sperienze fatte in proposito, quelle di Hallstrom. Ma a dir vero un ragionevole tirhore ne pre'nde di cotale deteniii- nazioue •, ne dalla scala riportata dallo stesso Pouillet dei pesi specilici e dei voUuni di grado in grado dal punto 0° al punto 3o" centigradi ( meno di un terzo dell' intervallo dei due estremi nel termometro centigrado ) ci e dato di raccogliere una legge pel rimanente delle temperature. Nel quale avviso ci troviamo concordi collo Stampfer, il quale accagiona i dati somministratici da Hallstrom come viziatt nella loro origlne, mentre ad una improbabile ipotesi sulla dilatazione del vetro si appoggiano. JMalgrado il gih fatto 390 V A R I E T a\ da altri , Munke ha pur voluto entrare nella stessa disa- niina, e i proprj risultamentl devianti da quelli degli altri fisici lia creduto di poter rignaidaie come piii vicini alia verita ; e tali sono giudicati dal professore alemanno. In questo stato di cose ha ben ragione lo Stampfer di asserire die il punto della densita niassiina delf accjua c randamento della sua dilatazione non t ancora determi- nate con quella sicurezza che pure in niolti casi sarebbe a desiderarsi. Una circostanza particolare ci dxmostra che le sue sperienze non tornano in verun modo ad una su- perflua ripetizione. Volendosi in fatti tradurre il peso del- I'acqua in inisure viennesi egli e forza dipendere da due riduzioni ; conviene cioe convertire il metro in klaftcr e il chilogrammo in pfund di Vienna : era una tal quale incertezza tuttor dominante nelle espressioni dei rapporti tra il metro e il Idafter , il chilogrammo e il pfund rendono soggetto di duhbio i niimeri provenienti dalle riduzioni. Indotto da quest! niotlvi il professore Stampfer si ac- cinse 1' anno 1839 ad istitulre una serie di sperienze per determinare 1 ." il peso assoluto dell'acqua^ a.° la tempe- ratura alia densita massima ■, 3.° la dilatazione di essa en- tro i limiti nella scala di Reaumur da 0° a a6°. Nelle quali ricerche egli si valse delle misure linear! e cubiche vien- nesi, e dei pes! metric! desunt! da un campione in ottone del chilogrammo fabbrlcato a Parigi da Fortin e sped i to a Yienna con certificato del signor Lefevre-Gineau. Si servi nello sperlmentare dei not! metodi in uso, nulla trascurando per eliminare, o almeno computare ogni causa probabile di errorl , come sono le varlazioni dell' igrometro , del ba- rometro , del termometro, e varie particolar! circostanze inerent! alia natura e all' uso degli stromenti implegati. Dal confronto della scala delle dilatazioni dataci dallo Stampfer con quella che si trova alia pagina 6 1 6 del primo tomo del dizionario di lislca di Gehler e con quelle di Biot, di Hallstrom e di Munke si ravvisa che i numeri del lisico tedesco si accostano di piu a quelli di Munke. In tal maniera e pervenuto a conchludere : 1 .° Che il punto della massima densita dell' acqua di stillata corrisponde alia temperatura di -•- S'joo Reaum. ovvero -f- 3°,'/5 Cent, V A K I E T a\ 39 I notabilmente m'more di quella adottata da Pouillet sulle sperienze d' Hallstroin che e di 4%i, ma poco maggiore di quella di Munke. a.° Che il peso 'dell' acqua presa nella massima densitk e contenuta nel volume di iin pollice cnbico di Vienna, e di 18,37091 grainnii, pel punto della densita massima; 3." Ciie chiamando t il numero de'gradl indicati dal termometro di Reanmur, g il peso di ua pollice cubico Viennese d" acqna , puo ritenersi 5 i8,a6886 -+- 0,0013916 t — 0,00024048 t' ? ° ^ -+- 0,0000010696 1^ — o, 000000006430 f'* V 4.° Che indicando con D la deilsita dell' acqna , presa come unita la densita massima, essa puo aversi dall' equa- zione — C 0,999887 -t- 0,000076 1 65 t — o,ooooi3i6ac^ } ) -f- 0,0000001 1327 t' — 0,0000000002972 f^ ^ per la scala di Reaumur ; e dall' equazione ^ { 0,999887 •+• 0,000060932 1 — 0,0000084236 1 7 ^H-o,ooooooo58oo t^ — 0,0000000001217 t^ 5 per la scala centigrada. II peso del pollice cubico Viennese d' acqua determinato dall' autore non presenta quel perfetto accordo die si sa- rebbe potuto sperare con quello che risulta dalle sperienze degli accademici francesi; in fatti se si ritiene col Liesganig die la tesa francese sia di klafter 1,02764-, essendo il metro di linee 443,296, si trovera facihnente die il pol- lice cubico di Vienna e di centimetri cubi 18,27844; il qual numero dovrebbe espriraere altresi il peso del pollice cubico d' acqua. Ma 1' autore colle sperienze dirette avendo trovato 18,2709a, la difFerenza sarebbe di 0,0075a ossia di del totale. Questo divario diaiinulsce notabll- 3400 mente e si riduce ad un solo 4000.™" se in luogo del rapporto fra la tesa ed il klafter dato dal Liesganig si fa uso di quello determinato con un esattissimo comparatore costrutto dal macchinista Voigtlander dallo stesso signor Stampfer. Avendo egli trovato che la tesa e di klafter 1,027696, ne deduce il peso del pollice Viennese cubico d' acqua di grammi 1 8547544. $9^ V A R I E T a'. Terminerenio questo nostro estratto col recai'e 11 valore clello pfund dl Vienna in peso metrico, die 1' auto re ha trovato di cliilogrammi 0,5600164 '^ Uiogo di o,56ooia stabllito dal Vega e generalmente adotfato come rapporto legale. Artkolo II. Contlene la dcscrizione del inodo con cui il signor G. Altmutter professore di tecnologia alP I. R. Istituto politecnico di Vienna ha perfezionata la serratura delta di sicurezza , immaginata gia dal celelire rneccanico inglese Bramah , descritta nel priino tomo di questi stessi Aiinali, e di cui un' utile modificazione ideata da Reuter fu indicata nel tomo decimo. Dice pertanto il professore Altmutter die questa sorta di serratura, variata in piii guise dai meccanici inglesi e francesi secondo il varlo scopo die si pretissero di rag- giungere , merita rispetto alia sicurezza la preferenza so- pra ogni altra fiiiora inventata, poche ben anche essen- dovene die possano con essa venire al paragone. Due iinperfezioni pero egli vi ravvisa: i.° die non si puo co- modamente applicare agli usci; a.° die un grave sforzo esercitato contro il chiavistello puo far aprire la serratura. A questi due difetti adunquc ei si propone di ovviare col nuovo congegno die diffusamente dcscrive. Articolo III. Meiodo di damaschinare il ferro e V acciajo col platino , del signor Prechtl. I' Trovandosi , dice Prechtl , il punto di fusione del >> platino e piu elevate di quello delT acciajo e verisimil- » meiite anche di quello del ferro dolce , immaginal pa- " recchi tentativi per saldare insieme il platino coll' ac- » ciajo, e ottenerne quindi una specie di damaschinameiito.>» Seguendo i metodi dal nostro Crivelli insegnati riasci egli a felice esito nelle sue prove, a Siccome poi ( prosegue ') egli ) il 111 di platino durante la saldatura coll' acciajo i> o col ferro non patisce ossidazione , si potra ado- y> perare molto sottile come della grossezza della corda •J media d' un jjianoforte. " Infine poi riflette die in vece del platino si potrebbero adoperare altri metalli di molto difficile fusione, come, p. es. , il nickel. Articolo IV. Sul barometro a sifoiie colla scala e col tubo fissi, di Giovanni Bartak. E nolo die voiendo servirsi di un barometro a sifone convienc muovere la scala o il tubo contenente la colonna V A R I E T a'. 393 dl mercurlo, oppure leggeie due volte. Sebbene queste ope- razioni sieno estiemamente agevolate ne' barometri ben co- struiti , nondimeno esse doiuandano alquanto dl tempo : che perb egli preferisce ai comuiii barometri a sifoiie a braccia d' egaal callbro ed a dopjiia scala , quclli a braccia di calibro diseguale ed a scala semplice , ma in tal guisa modificata, che le parti di essa non rappresentino piii I'altezza assoluta dei due estremi della colonna fluida, ina bensi I'altezza loro relativa. Con questa costruzione pero si vengono a perdere due rilevanti vantaggi, I' uno particolare dei comuni barometri a sifone a braccia di egual calibro, e che constste nell' aversi 1' esatta altezza barometrica indipendentemente dalla correzione di capil- larith; 1' altro comune anclie ai barometri a pozzetto e che consiste nell' aversi T altezza medesima indipendente- mente dalle piccole irregolarita che sussistessero nel cali- bro della canna. (Sara continuato.) NECROLOGIA. /< Eos mores , earn mocksiiam viri cognoi'i. » ( Sallvst. ) Una sventura quanto meno aspettata , akrettanto pju dolorosa ha di reccnte immcrsa nello squallore e nel pianto una delle piu rhiare faniiglie della nostra citta, anzi di tutta T Italia, nella morte avve- nuta del niarcliese GiajSijaqopo Tkivulzio. Ne questo lutto si riniane chiuso fra le doniestiche pareii del- r illustre trapassato , ma si diffonde in tutti gli animi che sanno degnamente estimare la virtii, la cortesia, la gentilezza , ogni bel costume di nobilta acconipa- gnato dair ingegno e da uno straordinario e perpe- tuo amore delle lettere e delle arti , che quel pre- stantissimo cavaliere e promoveva negli altri e pro^ ,fessava generosamente egli stesso. E noi , prescelti al tristo ufficio di annunciarne la morte, volendo pure con rapidi cenni adombrare la sua immagine dobbiamo ( come gia , parlando di celebre personag- gio , un antico scrittore ) richicdere a chi leggera 394 V A n I E T a'. questi fogli c nou avesse conosciuto il marchcse Trivulzio , ch' esso voglia formarsi di lui \ui idea maggioie di quella clie noi sarerao riesciti ad espri- mere colle nostre parole (i). Gianjacopo ebbe i suoi natali in Milano dal mar- cliese Giorgio e da Cristina contessa Cicogna nel giorno 22 di luglio dell' anno 1774. Una lunga serie di antcnati famosi per ogni bel pregio del scnno e della spada , fra' quali bastera rannnentare qnel Ma- gno clie per imprcse gnerresche risplende in tanta parte del secolo XV e XVI , e un gran debito im- posto al discendente di non discostarsi dal cammino della virtu. Pcrocche ( giusta la sentenza del severe autor del Convito ) non solamcnte colui e vile , ch e disceso di buono ed e inalvagio , ma eziandio e vi- lissimo. Sicconie pero il tempo suole variare la con- dizione delle nazioni e degli uomini , cosi nella gran- dissinia copia delle cose la natura dimostra ad altri altro cammino per farsi onorato ; e il nostro Gian- jacopo , sortito avendo una forte inclinazione alle lettere , non dovette uscire dalla sua stirpe, ne dalle mura della paterna sua casa per ritrovare esempi da poter imitare (2). La cura della sua prima educazione letteraria e morale fu dagli amorosi parenti conBdata principalmente ad un ex-gesuita francese, V ab. Portal, sotto la cui direzionc C2;li crebbe costuniato e gentile cavaliere non solo , ma compi ancora assai presto lo studio della grammatica latina, italiana e francese, e della rettorica , senza trascurare gli elementi delle scienze pin gravi. (1) i\^05 posiulamus , non a te quidem etc.... 4 sed a ce- teris , qui hcec in manus sument , ut majus quiddam de L. Crasso , qiiam quantum a nobis exprimetur suspicentur. Cic. de Orat. lib. III. 4. (3) V. Tirabosclii, St. della Lett. It. T. V, png. 53o ; T. VI, pag. 877 i T. VII, pag. 188, ecc. , ediz. II di Modena : Guld. Ferrari, Op. T, lY , png. 23 3: Muratori , Gori , Qiiadrio , ecc. passim. V A R I E T a'. 395 Per vivacita cV ingegno fino da* suoi prinii anni innamorossi della poesia italiana ; cd in quelF ardor giovenilc ne diede tai saggi , da' quali assai chiara- mente si vide clie se Y alto concetto ch' egli erasi fatto de' grandi classic! non lo avesse trattenuto dal seguire la ben coniinciata impresa, si sarebbono da lui potuti avere ottimi frutti di poesia. La qual cosa gli veniva di poi aniichevolmcnte riniproverata nel de- dicargli i Sermoni dello Zanoja da quel gentilissimo spirito del Cav. Giuseppe Bossi con alcune parole che sara bello di riportare: « Ne mi dar colpa se » di cosa altrui c il mio dono, perclie io posso teco » ampiamcnte vendicarmi accusandoti di recare sugli » altari dclle Muse quanto di nieglio diedero le eta » niigliori , nulla ofirendo di quello die per ingc- » gno , per gusto e per dottrina potresti dar loro » di tuo. Sono poi pronto a cliianiarnii in cio col- » pevole verso di te , se abbandonando quell' ecces- » sivo aniore delT ottimo , che ti rende incostante e » ritroso seguace di queste Dee, volgerai di nuovo » r animo a coltivarle ; essendo io certo, che giun- » geresti in breve a coronarle di iiori tuoi non meno » nobili di quelli die d' ogni parte il tuo genio per » le lettere va raccogliendo. » Ghecche ne sia di cio, Gianjacopo fu debitore dello squisito gusto cli'egli cbbe in ogni maniera di lettere piuttosto alia buona disposizione della sua natura ed alia scuola che per se stesso erasi fatta, che agli altrui ammacstramenti. Perocche, dopo quella prima puerile istituzione , egli non aveva avuta altra guida. All assidua lettura dc' classici voile unire la familiare conversazione d' uomini per letteratura ec- cellenti , i quali ben comprendeva dover essere con felice accordo modelli a un tempo nelP operare e si- curi interpreti e dimostratori di quello die per gli altri si e operato onde giungere alia produzione del bello : sicche la loro conipajinia , a chi sappia ben profittarne , c scuola contiuua. 396 V A R I E T a'. Amava quincli til trovarsi frequcntemente col Pa- rhii liberissimo e forte ingegno clie a que' tempi apriva alia nostra gioventu le fonti della vera Ictte- raria sapienza, cui fiiceva scaturiro dai linipidi rivi della Grecia e del Lazio, confortando ognuno a tor- cere le labbra dalle sorgenti nialnate die di zolfo c d'inipure I'lanime altronde scorrevano ad infettare Tlta- lia (i). Ne cio ei solo diceva ne'precctti, ma ne por- geva r esempio in que' suoi Poemetti ne' quali faddol- civa la bile di Giovenale coUo stile di Virgilio , e nelle Odi ova al carattere oraziano qua e cola va nnito un cotal poco di greco sapore. E perche appunto lo studio dei greci scrittori e cotanto utile a chi brama di profittare nelle lettere, Gianjacopo voile appreu- derne Y idioma , al quale effetto interveniva alle le- zioni del P. Carlo Rovelli. Era questi un Pveligioso domenicano , uomo fornito di alte virtu , per le quali merito di essere elevato nel 1793 alia sede vescovile di Como: e il Trivulzio, che allora non aveva ancora compiuti 19 anni , ne pianse la partenza da Milano e ne cclebro Y innalzamento con un' aftettuosa E2;loga e con due Sonetti , die vennero in quella occasione stampati, ed a cui pose un* epigrafe tolta da OmerO ( II. Vll. ) . la quale in italiano suona : volendo io dire — Quel che nel petto mi ragioiia il core. Preso di poi piuttosto a compagno di studio che a maestro il dotto ab. Giuseppe Biamonti, lessc ed interpreto molte delle migliori opera de' poeti a de' prosatori greci , e singolarmente di Platone. Per egual modo anclie in eta piii avanzata egli amava di as- sociara a' suoi studj qualche persona fornita di buone lettere : nel che se per una parte appariya la ino- destia di lui , mostrando ch' ei desiderava di profit-' tare dell' altrui sapere; dall'altro canto la facilita del suo ingegno a la perspicacia del suo criterio sfavil- lavano di un vivo lume, ch' era agli altri guida per (i) Parini , Ode la Gratiuidine ^ st. 21, V A R I E T a'. 397 internarsi ne' piu reconditi segreti d' ogni letteraria bellezza. Ne a cio si ristette 1' amore die Gianjacopo por- tava alle lettere. Ma egU si lego d' amicizia co mi- glioii giovani suoi coetanei , che al pari di esso ama- vaiio la poesia , e voile ch' essi in certo giorno sta- bilito si radunassero ogni mese nelle stanze di lui. ove ciascuno leggesse una propria coniposizione. Ottimo divisamento ; perciocche se non abbiasi dove mettere riella luce di persone beuevole ed intendenti le pro- duzioni del proprio ingegno , questo non rade volte languisce e si fa sterile riegli anni migliori per manco di eniulazione e di scopo. L'adunanza pero del mar- chese Trivulzio non arrogavasi il titolo , ne la qualita di Accadeniia ; nia era una compagnia di generosi e valenti giovani animati da un uiedesimo zelo per la patria letteratura ; ove rcgnando la conformita dei desiderj e la corrispondenza dell amicizia, il tine di- visato del coniune prolitto misto al diletto potevasi raggiugnere meglio che in moke vere Accademie , nelle quali lo scopo della istituzione e spesso diator- nato dairanibiziosa o interessata discordia che fa il poeta invidioso del poeta e 1 artista dell' artista. Le vicende colle quali ebbe termine il secolo pas- sato disciolsero quelle adunanze -, nia si potrebbero citare i nomi di alcuni che le formavano e che ora occupano riguardevoli magistrature , o si resero noti al pubblico con nobilissimi scritti. Frattanto Gianjacopo , nulla rimettendo del suo primo fervore negli studj , non cessava dal conver- sare faniiliarmente cogli uomini piii insigni della no- stra citta e cogli illustri stranieri che qui talvolta si ritrovavano , ne dal raccogliere d' ogni parte libri preziosi e rare produzioni di tutte le specie nel fatto di arti e di antichita ( delle quali , come della let- teratura, fu intendentissimo ) a propria istruzione e ad ornamento del 2;ia dovizioso museo trivulziano. Contrasse splendide nozze coUa contessa Beatrice Serbelloni, donna clie laltezza del lignaggio supera 398 V A R I E T a'. colic virtu c coir altczza del cuorc , e die lo fcce padre del niarchese Gioigio Teodoro , e di (juattro ti2;lic , cli' cgli ebbe la consolazione di veder tutte collocate in cospicui matrimoiij (i). L'educazione de* figli fu da quel punto la piu deliziosa occupazione del suo cuore ; e n' ebbe il preniio del buon padre col vederli corrispoadere alio sue premure ed a quelle dell' ottiuia gcnitrice , e crescere sotto i pro- pr j ocelli alle piu belle virtu , siccome piante che occultaniente s' innalzano di giorno in giorno sotto la buona cura dell atteuto coltivatore. Era poi T unica sua gioja , anche negli ultimi tempi, il trovarsi in mezzo della sua famiglia , ed il vedersi pargoleggiare intorno i tcneri figli delle sue bglie : ma giorni di dolore erano per lui quelli in cui era costretto di separarsi da taluna di esse, quando dalla casa paterna i vincoli di sposa la riconducevano a quella ov' era stata ti-aportata in altra citta. Quindi iutraprendeva frequenti gite per rivederle ; ne sapeva saziarsi di stare co' figli; quasi presago che troppo presto gl' im- perscrutabiti decreti dell' Altissimo ne lo avrebbero per sempre disgiunto su questa terra. Nel 1807 viaggio a Roma e nel rimanente del mezzodi dell' Italia per vcdere quanto ancora vi resta dell' antica nostra grandezza e gli alti monu- menti della maj^nificenza moderna. ]\Ia nel 18 10, es- sendo 2;ia stato nominato Conte, Gavaliere della Co- rona di Ferro e Ciambellano del Regno d' Italia , (i) A chi noa son note le poesie colle qnnli la musa deir imiiiortale Vincenzo Monti celebro queste nozze ? cioe , il Cespugiio dclle quattro rose per le nozze di D. Rosina con D. Giuseppe PolJi-PezzoIi d' Albertone ; il Rilorno d' Ainore al Cespugiio delle quattro rose per quelle di D. Cristina col Conte D. Giuseppe Archinto ( sulle quali havvi pure un bei Carme del Cav. Mustoxidi); le Nozze di Cadmo e d' Ermione pel raatrimonio di D. Elena col Conte Pietro Scotti di Sarmato piacentino, e di D. Vittoria col Marcliese Giuseppe Caraudini modancse. V A R I E T a'. 399 tlovette air occasioue degli sponsali di Napoleone an- dare a Parigi ; dove essendo ritornato in altra solenne circostanza nel 18 14, voile prima di ricondursi alia patiia visitare anche 1' Olanda. Nell' autunno e nel- r inverno del 1828 percorse la Toscana ; trovossi a Roma allorche il Cardinal della Genga fu assunto al Pontificate col nome di Leone XII , ed ebbe r onore di stare con esse lungamente a colloqiiio ; quindi passo a Napoli e rivide quanto al colto viag- giatore presenta di bello e di raro quella estrema parte della nostra penisola. In diversi tempi e piu volte viaggio pure a Venezia , a Torino , nel Tirolo e in ogni parte d' Italia , ecc, fermandosi ora in questa ed ora in quella citta , quando piui e quando nieno lungamente , venerato dappertutto ed accolto colla stima die gli conciliava facilmente la chiarezza del sangue congiunta colla coltura della mente e colle piu, belle doti deiranimo. L' ultimo suo viaggio alquanto riguardevole fu nella Venezia e nell' Istria durante la primavera dell' anno scorso , andatovi per visitare in Possagno il tempio fatto erigere da Ganova , ed in Pola gli avanzi di quell' antico anfiteatro e le al- tre memorie de' tempi romani. In tutti questi suoi viaggi e peregrinazioni il mar- chese Gianjacopo ebbe di raira di pascere 1' anirao colla osservazione delle varie genti e de' loro costu- mi; di conoscere da vicino gli uomini piu illustri d' ogni paese ( i quali visitava e riuniva d' intorno a se in qualunque luogo prendesse dimora , e studio- samente si adoperava di rcndersi amici ) ; di con- templare le bellezze delle arti o della natura die tante sono e si varie principalmente in questa nostra Italia; di csaminare le pubbliche e private librerie piii insigni ; di raccogliere, o, diro cosi, di conqui- stare pel suo museo codici , stampe , tesori di cose antiche o per qualsivoglia modo pregiate, di cui egli ritornava sempre piii ricco. Cosi la biblioteca trivulziana divenne una delle piu rJguardcvoli \)c\ numero e per la rarita de' ma- 400 V A R I E T a', nosciitti . principalmcnte di classic! aiitori italiani ; pel bellissiini eseinplari di edizioni del secolo XV , di Aldine , di Cominiane ; per la coUezione di qiianto v' ha di pill squisito in materia di opere greclie, latine ed italiaiie; per la copia in somma di volumi nobilissimi per la materia, per la particolarita del- I'origine, per le po&tille di mano d' unniini cele- bri di cui sono fregiati o per altri pregi d' ogni natura. E cost pure il museo della sua famiglia , dovuto principalmcnte alle cure del suo dotto pro- zio don Carlo , venne da Gianjacopo accresciuto di assai cimelii, fra' cjuali moltissimi dovrebbero enu- merarsi, ma ci limiteremo a rammentare piu ritratti a smalto del celebre Petitot , due dittici d" avorio non conosciuti dal Gori , e la bellissima Pace colla Crociiissione , la quale il commendator Gicognara credeva smarrita e non esito, poiche il Trivulzio gliel' ebbe mostrata, a riconoscere per quella inta- gliata e niellata per mano di Blaso Finiguerra sul disegno di Antonio dal PoUajolo di cui fa menzione il Cellini (i). E cjui e d' uopo die di proposito si dica quanto egli, aprendo altrui i tesori della sua biblioteca, o loro comunicando le sue cognizioni , o ilnalmente mettendo alia prova lo stesso suo ingegno , piu di- rettamente opero a benelicio delle italiane lettere. Ne prima di tutto e da tacersi come quelFegrcgio uomo e diligentissimo biografo il Cav. Rosmini sia stato da Gianjacopo invitato ed incoraggiato a tras- ferirsi a Milano , ove coUe notizie somministrategli principalmcnte dai codici trivulziani pote nel i8co pubbbcare la Vita di Francesco Filelfo , che tanto (i) V. Antologia di Firenze , n.° 91 , Ingllo 1828 , art. di Seb. Ciampi sulla Eserckazione del Coimaendntore Leo- poldo Conte Cicognara Dell' origine e deconiposizione de' nielli ( tratta dal priino tomo delle Esercitazioni ecc. deirAteneo di Venezia). Vetiezia , 1827, FicoLti: e vedi pure quella £sercitaziotie , pag. 21. V A R I E T a'. 4c I abbraccia della storia letteraria del secolo XV. Fii ancora per la liberalit^l di Gianjacopo e di suo fra- tello che lo stesso Rosmini condussc a fine un opera di maggior fatica e di inaggiore importanza per le memorie del nostro paese , nell Istoria intoino alle mtlkari imprese e alia vita di Gianjacopo Trivulzio detto it Magno , stampata nel 1 8 1 5. Nel 1 8 19 fra una preziosa suppelleltile di codici danteschi acquistata dopo la niorte del Cav. Giuseppe Bossi , che a proprio uso con grande aniore 1' aveva raccolta , rinvenne un comento ai primi cinque canti della Divina commedia , e , avendolo riconosciuto sic- come fattura del celebre Lorenzo Magalotti, lo pubblic6 corredandolo egli medesimo di preflizione e di note. Sotto i suoi auspic) nel 1820 1' abate Pietro Maz- zucchelli , dottore dell' Anibrosiana , a cui il marchese Trivulzio aveva affidata la cura della sua Biblioteca e del suo Museo, diede in luce il poema di Cresco- nio Corippo sulla guerra fatta in Africa contro i Mauri, sendo imperatore Giustiniano, da quel Gio- vanni , del quale parlano Procopio e Paolo Diaco-> no (i). Qiiesto poema, die il Mazzuchelli intitolo Johannidos , sen de BcUis libycis lib. vil ( poiche nel manoscritto gli mancava il titolo), ne porge molte notizie a compimento della storia africana nel seco- lo VI ed alcune ezianclio di cose avvenute nella Persia , serve ad illustrazione della geografia del- r Africa , e ne fii conoscere costumi e riti di quel tempo e di quelle gcnti. Ma , poiche piu non sape- vasi che cosa fosse avvenuto di due codici di esso rammentati dagli eruditi , generalmcnte si teneva per ismarrito. Quindi avendo fatto la buona sorte che un terzo codicc se ne scoprisse fra i trivulziani, codice avuto fra le mani dal Quadrio (2) e ricordato (i) Procop. De Bello Vand. , lib. II, cap. XXVIII; De Bdlo Gouh., lib. IV, cap. XVII. Paul. Diac. De Gesc. Lang.^ lib. I, cap. XXV. (?) V. St. e Rag. di ogni pocsia, T. YII , pag. 266, JJibl. Ital. T. LXI. 26 402 V A 11 I E T A . dallo Zaccaria e dal conte Gianimaria Mazzuchelli senza ben conoscerne il contenuto , voile Gianjacopo che fosse stainpato : ed ora questo poema ha luogo nell appendice roniana al corpo della Storia bizan- tina, insieme colle altre opera di Gresconio che gia erano divulgate. Fii per consiglio del Trivulzio che il Mazzuchelli raedesinio nel 1822 diede fuori la Raccolta di lettere e di altre prose del Tasso : e nel 1827 ebbe pure da lui il manoscritto delle Lettere iiiedite di A. Caro , che dovrebbero formare tre volumi , de' quali due soli linora si pubblicarono per la morte sventurata- mente accaduta dell' editore. Ma non e possibile d' indicare ne tutte le edizioni, ne tutti i letterati a cui ecili a;iov6 col consielio o col dono di cose inedite. Nelle Rime di Cino da Pistoja pubblicate ed illustrate dal ch. Cianipi , nel Dante Bartoliniano del Viviani, ne' Tre volgarizzanienti del libro di Gatone de' costumi dati fuori dalf abate Mi- chele Vannucci , e nelle Sentenze morali di filosoti greci , di Seneca , ecc. stanipate per cura di Maurizio Moschini, ma principalmente iiella Proposta del Monti e nel suo Saggio sul Convito di Dante , si rende splendidissimo omaggio alia sapienza del marchese Trivulzio in materia di lingua italiana, e si riportano correzioni ed opuscoli provenienti dai codici da lui adunati studiosamente e svolti con molta perizia. Ma r opera, nella quale pose negli ultimi anni grandissima cura, e che tenne lunganiente occupati i suoi pensieri , si fu il Coiwito di Dante ; libro ec- cellente ( non ostante lo spinoso ingombro di sotti- gliezze scolastiche e di vecchia astronomia ) per la gravifa e saldezza delle morali dottrine, e per essere la prima prosa italiana veramente esemplare. Ma r ignoranza de' copisti , e la cieca venerazione degli editori pe' codici 1' aveva ricoperto di tanto squal- lorc, che debbesi propriamente al Trivulzio la lode di avcrlo richiamato a vita. In ([uesta fatica egli cluamo compagno Vinceazo Monti, che pur molto V \ 1! I E T a'. 403 vi si adopeio col suo potente ingeguo. Ma lo scrit- tore delle presenti Memorie ch' ebbe T onore d'esscr fatto da quesd illustri terzo nella malagevole im- presa , prova una sincera conipiacenza nel rendere testimonio al vero alVermraido che se una niodesta diffidenza delle proprie forze fece si che Gianjacopo volesse con altri comunicare il lavoro , egli portava in esso tanta perspicacia d' intelligcnza, che di primo lancio gli faceva penetrare i luoghi piu difficili, onde e a lui dovuta gran parte delle piu belle e piti felici emendazioni del testo (i). Oltre tutte le stanipe del Convito che furouo consultate , il Trivulzio venne in possesso di due codici di esso e si procaccio esatti riscontri dei manoscritti laui'enziani di Firenze, dei marciani di Veuezia, dei vaticani e barberiniano di Roma , non risparmiando a quest' uopo ne ufficj , ne spese: benche a niigliorare la condizione di cotesta prosa il piu gi'an soccorso abbiasi quasi unicamente avuto dalla critica. Per tal modo il Convito ridotto a piu sana lezione fu nobilmente stampato in Mi- lano a pochi esemplari, che non vennero messi in commercio e che dalla sola liberalita del Trivulzio potevansi avere. Questa edizione servi poi di testo alia bella e correttissima stampa della Minerva di Padova nel 1827. Altrettanto egli fece colla Vita nuova , di cui pure possedeva due codici, e che se non era in istato cosi deplorato come il Convito , venue nondimeno nella stampa milanese assai mi- gliorata. Ed altrettanto pensava di fare colle Rime del sommo poeta, delle quali aveva raccolti molti belhssimi codici e trattene egli stesso tutte le varie lezioni : ne aveva perdonata alcuna diligenza per possederne le stanipe niigliori e tutto quanto intorno ad esse fu scritto. Erasi eziandio procurati diligenti riscontri de' codici che sono in Firenze ed in Roma; (i) Veggasl intorno a cio anche il Saggio dei mold e gran errori trascorsi in tutte le edizioni del Convito di Dnnte^ del cav. Vincenzo Monti. Milano , iSaS, Tip. de Class. It. 4C4 V A R I E T A . e i siiol am'iol, i qnali sapcvano T aniore eh' egli poneva in qiiesto lavoro , gliene inviavano qualunque volta alcnn nuovo manoscritto si fosse scoperto. Egli poi per uii lungo uso dcUe opere di Dante erasi rendiito piano ed agevole 1' intelletto di queste dif- ficili llinie , sicclic tosto nc vedeva V interna bel- ]ezza segnata delia stanipa di quel divine, e distin- gueva tra esse le genuine da quelle che falsamente portano in fronte il nome dell' Alighieri, e sono forse d' alcuno de' suoi ligli , o di quel rozzo Dante maja- nese o di cotal altro rimatore de' primi sccoli. Pero se ne stava disponeiido 1' edizione con una non lunga cliiosa clie le dichiarasse , accompagnata da ben pon- derata scelta di varie lezioni ; e i letterati ( come aveva predetto il YexticAxi) jjoteva no aspcttarsi iin' ope- ra dcgnissima. Ma a tanto non basto la sanita di Gianjacopo, la quale alteratasi fece sospendere il lavoro ; ne forse potrebbe ripigliarsi , poiclie egU solo era guida sufficiente e sicura in quel bujo. Dopo la pubblicazione della nuova edizione del Convito, il Trividzio venne nominato, insieme col- Tillustre Manzoni, Accademico corrispondente della Crusca : ne certamente altri ne fu piu meritevole , si per la perizia di quanto riguarda la nostra flwella, e 61 per l amore ch' ei metteva ncgli autori die ne fanno testo. Ei fu pure Menibro onorario delfAteneo di Venezia, deirAccademia romana di Archeologia , della pontificia di S. Luca e di moke altre Societa cosi fatte della Toscana e di Roma. Ma era volere di Quello die delle umane cose e solo arbitro e disponitore, che Gianjacopo non do- vesse lungamente godere di tanti fregi ereditarj o suoi proprj ; ne la citta nostra possedere in liu un niodello di alta cortesia e di vera nobilta, ne f Italia un generoso amatore delle letterc e delle arti, nel quale tenevano rivolti gli sguardi la maggior parte di colore che coltivano la moderna favella , che I'Ali- gliicri fece rispleuderc quasi sole nuovo , dopo chq V A R 1 E T a\ 4o5 tjuello del latino idioma fii tramontato (i); di che faiino fede tante opere a lui ollerte con ispontaneo tribute. Perocclie nell' autunno trascorso rinnovatasi con pill violenza una malattia che da qualclie anno a certi tempi lo aveva assalito , ne potendo questa volta essere domata, lo porto a tale, die il languore di tutta la persona, il disgusto delle cose piu desi- derate dapprima, vesjlie e dolori irreniediabili desta- rono forti apprensioni die non fosse per piu riaversi; linclie , perduta quasi all' iniprovviso ogni speranza , ei fu tolto alia delizia de' suoi ed aH'amore dei buoni nel giorno 29 di marzo dell' anno corrente alle due ore pomeridiane. Quali siano state le piu care occupazioni del niar- cliese Trivulzio si sara potuto vedere da questi brevi cenni. La sua condizione ed il suo irtgegno lo avreb- bero collocato in alto seggio nei publilici onori se gli avesse cercati. Ma egli trovava la sua felicita nella faniiglia, nell' amicizia, ne'prediletti suoi studj* Umano cogl' inferiori , liberale co' poveri , a tutti ren- devasi caro e rispettabile per la bonta del cuore , pel garbo e pel decoro delle nianiere. Sopra ogni cosa onorava la nobilta della virtu ; e volentieri in- chinavasi ovunque ( secondo I'espressione del nio^ derno Flacco ) vedeva Non ignobil favilla arder di mente. Cosi nella sua gioventii egli amava di stare coi Parini , coi Passeroni , con Francesco Fontana oil. reg. di S. Paolo innalzato poi da' suoi nieriti a cardinale di S. Gliiesa. E Giuseppe Bossi, Antonio Cesari, Rosmini, Brocclii, Ippolito Pindemonte, Vin- cenzo Monti, Perticari, Mustoxidi, Bellotti, Borgliesi, Cicognara , Ponipeo Litta , Ottavio Castiglioni , Gar- gallo, Micliele Colombo, Verniiglioli, Sebastiano Ciam- pi , Angelo Mai, e pressodie tutti i piu illustri let- terati d' Italia, e qualclie straniero eziandio furono suoi amici o corrispondenti ; perche sarebbe piu fa^ cile il nominare qualclie dotto di bella fiima non (1) Convilo , Tratt. I, cap. li. 4o6 V A r. I E T a'. couosciuto da lui personalmcnte o per letterc, clic il ricliiamaisi alia niemoria tutti quelli co' quali cbbe scambievoli rclazioni cli studj o di ufficj. Rispetto ed anio senipre la rcligione: e qucsta gli diede vigorc per sosteiierc con invitta costanza la terribile nialattia che lo tolse di vita. La sua confi- denza in Dio , vedendo avvicinarsi la propria disso- luzione , era pienissima ; indizio d' una coscienza li- bera da rimorsi: somma la sua docilita nell' arren- dersi a' soccorsi che pure gli si volevano prestare e ch' ei ben conosceva che piu non gli avrebbon gio- vato. Fu assistito da' suoi piu cari; ed egli racco- c;lieva a quando a (piando tutti gli spiriti per lasciare a' suoi figli che il circondavano ottimi ricordi ed am- maestranieuti , e giovar lore anche dopo la dolorosa separazione ch'era in procinto di fare. II coraggio Tino negli estremi monienti gli si mautenne per modo, ch' ei pote coufortare di sua bocca chi nel porgergli gli uUiiui religiosi cougedi parcva che non sapesse veji' ivi Opere inedite ( Tragedie e Cantiche ) , di S. Pellico . >i 145 La Sacra Bibbia di Fence, corredata di nuX)ve Ulii~ strazioni dagli editori italiani. Articolo a." " i^J La Vergine Una , poema di E. Spenser ■■ versione di G. B. Martelli " a73 Lettera di Giuseppe Acerbi siU codici arabi donati alle IL RR. Biblioteche di Milano t di Vienna . ..." 289 PARTE II. SCIENZE ED ARTI MECCANICHE. Elementi universali sal cambio, di G. D. Weber . . . >/ 6a Annales scholcs clinicce. medicce Ticinensis , F. ab Hil- denbrand. Pars altera >^ 170 Ornitologia toscana di P. Savi. Tomo 2° " 187 Cor so elementare di fisica sperimentale di G. Belli. Tomo 1° " aoa Delia struttura degli emisferi cerebrcdi, di L. Rolando » 2.()() Principj della genealogia del pensiero, di Lallebasque » 3o5 Compendio di un analisi della modcrna dottrina fisio- losicd, di G. Botto v 3i4 4l3 I N D I C E. APPENDICE. PARTE I. SCIENZK , LETTERE ED ARTI STRANIERE. Gli Aff'anni di Han , tragedia cinese tradotta con note da I. F. Davis .... pag. 83 Voyage dans les provincies de Rio de Janeiro, etc. par A. de Saint- Hilaire. . j . . . ^ » 85 Introduction general a lliistoire du droit, pur M. E, Lerminier >/ ae8 Sid Calcolo infinitesimale , ed in particolare sul calcolo differ enziale , di A. L, Cauchy » Z2.1 A Chronological Chart etc. Qiiadro sinottico-storico del- V origine e dell' introduzione delle invenzioni e sco- perte »; 33 5 PARTE ir. SOIENZE, LETTERE ED ARTI ITALIANE. Arti belle. — Disegni di Leonardo da Vinci , ripro- dotti con note illustrative da G. Vallardi ,...»< 342 Fahhriche antiche di Roma , disegnate ecc. da F. Turconi » 346 Progetto per I' erezione di un ponte congiuntivo Ve- nezia colla terraferma, — Lettera di un aniico sul Progetto medesimo '/ 348 Opere dei grandi concorsi premiate dall' I. R. Acca- demia di belle arti in Milano » 99 Flore della ducale Galleria parniense » 100 Pinacoteca dell' I. R. Accademia veneta delle belle arti , illustrata da F. Zanotto >/ 2 2 9 Quaranta quadri della Scuola veneziana >> ivi Delle opere di maestro Gentile da Fabriano , Memo- rie pittoriche di Ponipeo Benedetti » 97 La calcografla propriamcnte delta , ossia I' arte d' in- cidere in rame, di G. Longhi >; 35i Astronomia. — II Neutonianismo per le dame , del- l' Algarotti "353 Biografia. — Di Giovanni Borgi mastro muratore, e del suo ospizio per gli orfani abbandonali in Ro- ma, di C. L. Moricldni " 226 I N D I C E. 4l3 Vifa di Beiumuto Cellini restituita alia lezionc ori- ginale da F. Tassi pag. 2 2Cf Econoinia puhblica. — L' Economico di Senofonte tra- dotto da G. Fiorenzi "234 Educ.azione. — Dell' edurazione , lettera di G.B. Talia » 22 3 Delia istituzione di nohile prole e del gOKcrno della famigUa , di Auorre J I Baglioni »/ aaS Equitazione — I cavalli, giornale di C. Omboni . . " 248 FiMogia — ■ Letters di M. T. Cicerone: traduzione di A. Cesari, continuata da P. Marocco « 336 Osservazioni di mastro Siinone sopra I' Annotatore degli errori di lingua "338 Filosofia. — Lo Spirito della dialettica di Licinio Ven- tebranz ( Vincenzo Albert ini) " ^35 Fisica e Chimica. — Tratt.ato di chimica di J. J. Berzelius, traduzione di F. Du Pre " 34° Sulle sostanze nutritive che conten^ono le ossa, e sul modo di estrarle e di usarle , di F. Schizzi . . » 244 Geografia. — Quadro generate geografico ecc. della Barberia, di G. B. Carta " 357 IdraiUica. — Della sorgente del Serio e della grande cascata del Barbellino , di A. Salvioni "358 Pozzi artesian! in Piemonte »/ 354 Matematica. • — Proposizioni teoriche e pratiche di A. Bordoni, raccolte da C. Pasi ivi Medicina. — Institutiones pathologice. generalis J. Cor- neliani " 359 Storia e cura delle malattie de buoi , di F. Toggia . 3 60 Musica. — Dizionario della musica sacra e profana, di P. Gianelli " a3a Poesia. — Joan. Bapt. Castilice carmina " 90 Andrece Vanalli Carmina " ivi Idem " 2iji Poesie e prose italiane e latine di D. Strocchi . . » 33 j Poligrafia, — Gnomologia , ossia deletto di aneddoti di N. Pasco ..." » 33<) Jleligione. — Prediche italiane e francesi in itallano tradotte a confenna di nostra fede " 100 Breviarium anibrosianum ,,..>/ 104 // fiore degli oratori sacri italiani " 35l De lustratione universcB dioeceseos facta a B. G. C. Barbadico "353 414- I N D I C G. Storia. — La paste di Venezia nel i63o origine dd tempio a S. Maria della Scdute, di G. Casoni. pag. 98 Trieste non fa villaggio Carnico ma luogo dell' Jstria, di Pietro Stancovich "94 Cenni topografico-storici della cittii di Chioggia. . . » ijG V ARI ETA. Archeologia. — Antichita greche >/ io5 Arti belle. — i' Ascensione di Gesii Crista at cielo , dipinto n fresco di G. Diotii ncl duonio di Cremona >> 286 Miniature di Giambattista Gigola » io5 Dell' Incisione »/ 249 Confronto de ponti di Waterloo , di Bordeaux e di Boffalora « 363 Invito per un monumento a Giuseppe Longhi . . . » 864 Arti e mestieri. — Annali dell' I. R. Istituto politec- nico di Vienna, pubblicati dot direttore G. G. Prechtl, Tomo 17.° « 269 Cli stessi >/ 389 Astronoinia. — Determinazione dell'orbica del satellite Eugeniano di Saturno , dell' astronoino Bessel . " 118 Nuova coineta » 119 Misura del grado in Russia v i a i Latitudine dell' Osservatorio meteorologico di Pavia » 36/ JVotizie di un viaggio nella luna, di J. J. Littrow » 376 lisica. — Riassunto delle osservazioni meteorologiche fatte air I. R. Osservatorio astronomico di Brera in Milano nel i83o " 261 Quadro annuale delle Osservazioni meteorologiche fatte al gabinetto di fisica dell' I. R. Universita di Pavia neU anno i83o "266 Osservazioni meteorologiche di gennajo i83i fatte in Milano » 144 ■ febbrajo '/27 a marzo '/ 416 Geografia e Viaggi. — Australia. ]Suova Galles meri- dionale. — Scoperta importante. — Tiumi. — Corso neW interno del paese >/ 383 Idraulica. — Sul movimento dell' acqua a due coor- dinate , lettera di G.Bruschetti » 1:2.1 Lettcratura. — Letteratura turca » 104 I N D I C E. 410 Nccrologia. — Giotti Cosimo ; ComnndoU Ranleri ; Po- lidori Eustachio Luigi ; Palloiii Gaeiano : Tadini Antonio ; Mengotti Francesco ; Carloni Ercole An- gela .- Franchetti Gaetano ; BoneJli Andrea ; Na- pione Gio. Francesco ; Massucco Celestino ; Luosi Gioi'anni : Fini Giovanni ; Rudoni Pietro ; Mar- tinetti Gio. Batdsta ,• Landi Gaspare ; Comolli Gio. Batt. ,- Longhi Giuseppe ; Covelli Nicola ; Man- gili Giuseppe; Targioni Tozzetti Ottaviano : Molina Giovanni Ignazio; Martelli Nicolb; Raddi Giuseppe ; Vannucci Michele P^g* ^^6 Gio. Giaconio Trivulzio " 3g3 Gio. Battista Balbis »/ 408 Luigi Rolando v 4 1 o Nwnismaiica. — Nota intorno alle medaglie andche tr ovate presso di Ginevra » 36% Statistica. — Movimento della popolazione a Pietro- burgo nel i8a8 » 366 Storia. — Biblioteche ed Annali de' reggimenti . . . . >i 365 SiOria naturale. — Dell' organo regolatore del volo del pipistrelli, di G. Mangili >* no Algo.'ogia europea di Fortunato Luigi Naccari, da pubblicarsi n 117 Accoppiamento di un leone e di una tigre ....»/ 386 Sal gemma che scoppietta al dissolversi neW acqua » 388 Vanadio , nuova sostanza minerale >/ ivi Osservazioni meteorologiche fattc air I. R. Osservntorio di Brera. I\I A R Z 0 1 S3 1. JI A T T I N A. C3 < _ _ Sera. 3 n N N d — . u -Q 0 - c -2 Sta'o del ciclo. 6 u -, 0 3 £ ^ 0 u r: It n C S 5 13 S 0 6 Stato del cielo. pMl, Im. 1 0 poll. ii.i 0 I I 27 5,7 1+ 4,5 0 N 0 Sereno. 27 6,5 + 10,0 N N 0 Ser, veuto. 2 27 9iO + 2,5 0 S 0 Sereno. 27 9,0 4-IO,3 0 Sereno. :> 27 «.7 + 2,3 NO Ser. nebb. 27 u + 10,0 S 0 Sereno. 4 27 8,0 + 4,i N E Kuvolo. 27 + 9,5 NE Nuvolo, b 27 9,8 -^ 2,r> N N E Nuv. ser. 27 9,^ + 9,« 0 s 0 Sereno. 6 27 8,5 + 7,0 NE Nuvolo. 27 7-.3 + 8,0 N N E Nuv. pioggia. 7 27 6,8 -t- 6,0 0 N 0 Nuv. nebbia. | 27 7,3 +10,5 0 Ser. nuv. piogg. 8 27 «^7 + 5,5 N NO Sereno. 27 8,3 +10,0 E S E Sereno 9 27 8,0 + 4,-. N N E Sereno. 27 8,8 + 9,5 0 s 0 Sereno. lO 27 8,5 + 7,J E Nuvolo. ■^7 7^7 + 7,5 N NO Pioggia. 1 1 27 9i5 + 4,0 ON 0 Sereno. 27 q,3 +10,5 0 s 0 Sereno. 12 27 «,7 + 0,7 N N ojScr. nebb. '-^7 8,3 +10,5 S 0 Sereno. I5 27 10,0 + 4,5 N N eINuvoIo. 27 10,0 + 9,5 S Sereno. • 4 27 1 1,0 + 0,0 N Scr. nebb. 27 10,7 +10,3 E N E NuAolo. lb 27 9,^ + 4,5 0 s 0 Nuv. pioggia. 27 9,7 + 9,^ S 0 Sereno. i6 27 9-5 + 4,5 N 0 Sereno. 27 8,3 +10,5 0 S 0 Nuv. ser. 17 27 n^ + 6,0 0 s 0; Sereno. 27 7v-> +i3,5 S S 0 Sereno. iS 27 8,u + 5,5 s Nebbia, sereno.' 27 7,8 +i5,7 N 0 Sereno. '9 27 8,0 + 9,0 N N 0 Yento, sereno. 27 8,5 + 1 1,0 N N 0 Ser. venlo. 20 27 p,0 + 0,7 N N 0 Sereno. 27 8,3 + 11,5 0 N 0 Sereno. 2T 27 9-0 + 3,3 N Sereno. 27 8,3 + 8,5 S Sereno. 22 27 9,6 + 1,8 0 S 0 Sereno. 27 9,5 + 9,5 S Sereno. 23 27 9,« + 2.5 NE Sereno. 27 10,0 + 8,0 SSE Ser. vento. 24 27 8,5 + 5,5 E Nuvolo. 27 8,8 + 5.5 E ,S E pioggia, neve. 25 27 9»o + 3,5 s 0 Nuvolo. 27 «,7 + 7,5 E N E Nuvolo. 26 27 9'7 + 5,7 N N 0 Pioggia. 27 10,8 + 7,5 s 0 Nuvolo. 27 27 10,5 + 2,5 N 0 Sereno. 27 I0,.5 + 9,5 N NO Nuv. ser. 28 27 10,0 + G,o N E Nuvolo. 27 io,;5 +10,5 E S E Nuv. ser. 29 27 I0,7|+ 6,0 E N E Nuvolo. 27 10, a + 9,5 SSE Sereno. ao 27 10,0 + 4,5 N N 0 Sereno. 27 9,7 +10, :i 0 s 0 Sereno. 5 1 27 9,3i* 7,5.NNE .Nuv. pioggia. 27 9'7 + 11,7 E Ser. nuv. Allezza mass, del bur. poll. 27 lin. 11 .0 Altezza mas.s. del term. + i5,7 ininima ;> 27 >> 5 .7 minima . . . . + J, 8 media ») 27 » 8 QiiarUila dcUa jiioggia e ,92 me levc sriolta lit dia + "ji'^ ice 28,01. ,'^\\".iW(^\ /<■?- . 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