■^ * :'4^.^Hi&9^ ■liVt^ ^:^A-V;^' /^ -^^^^^ :g^.v^..-: f BIBLIOTECA ITALIANA O SIA. GIORNALE LETTERATURA,SCIENZE ED ART! COMPIiATO DA VARJ LETTERATI. ToMo LXVII. ANNO DIGIASSETTESIMO. Lij^Uo, Agosto e Settembre i832. MILANO PilESSO LA DIREZIONE DEL GIORNALE. IMFERIlLB KBGIA. 8TAMPBUIA. II presente Giornale^ con tutti i volami prccedenti ., e posto sotto la salvaguardia della Leggc, csscndosi adeinpiuto a qiianto essa prescribe. BIBLIOTECA ITALIANA X\i;Ciiii PARTE J. LETTERATURA ED ARTI LIBERALI. Lavori all Arco della Pace in Milano. N. iel tomo 5o.** (nprile 1828, pag. 3) di questo Gior- nale noi parlaninio a liingo dcirArco della Pace die si sta nella patria nostra costruendo all' cstremitii set- tentrionale della piazza d'Armi. Ivi tessendo la storia di tale niouumento dimostrato abbiamo non sussistere tra' moderni piu sublinii editlcj di simil genere alcuno clic gli si possa paragouave, vincere poi esso per grandiosita di concepiniento e per isquisitezza di ese- cuzione tutti quelli clie ci fiuono dalla greca o dalla romana avcliitcttura tramandati. Ora trovasi esso av- vcnturosamente inoltrato al punto che tra poco rag- giugnere potra il suo perfetto compimento. Crediarao percio di far cosa ai Icggitoii nostri gradcvole, e a un tempo di coinpicre ad un dovere nostro, col qui acccnnare i divcrsi lavori che vennero successiva- mente csegiiiti, e lo stato in cui ora trovasi il mo- numento. Le otto grandiose colonne di uu sol pezzo staccato dai niassi dcllc cave di Crcvola , non solo furono condotte fclicenienLC a fliilano, e quivi scannellate ai piedi del nionuiiiento stcsso, ma nello scorso anno vennero tutte innalzate sopra i rispettivi loro piedi- stalli, e gia trovansi tutte coionatc del loro capitelli 4 LWOUI ALL AUCO roilnij ; siccomc lo sono ancora Ic mczze colonne dietro di esse aircililiclo aelclossate (i). Vcndquattro bassoiilicvi oruano f|iiosto sontuoso edificio, e tutti qiicsti bassorilicvi G;ia collocati vcggonsi al luogo clie 6ta(o era loro stability iicl discgrio. II bassorilicvo vaj^picsciitantc \l Gongresso di Praga collocato sotto r areata inaggiore c opera del deliuito sig. Luigi Acquisti, sridtore di bella riiiomanza. I\Ia essend' egli stato dalla morte sorpreso innanzi di (i) Lo scavamento ed il trasporto delle otto colossali colonne si operarono sotto la direzione del defiuito signer Nicola Pirovano, uomo ingegnosissirao, soverchiatore d'ogni piu grande e piii ostinato ostacolo, e di questo genere di operazioni intelligentissimo. Esse poi cotidotte fnrono per terra dal ponte di Crevola sino a Palanzeuo , Inogo del loro imbarcameato siil liuine Toce, e qaindi pel Verbaiio, pel Ticino, e pel Navigllo Grande siuo alia darseua di porta Ticinese a ]Milano , e di la per la sti-ada di circon- vallazione sino airArco. E (]ui far debl)esi la ben giusta raenzione dell' inda- strioso carro a quattro rnote , di cai a tal uopo si fece nso, immaginato e costnitio dal maccbinista sig. Cristoforo Sieber. Con silPatto carro inosso da soli otto nomini, dne per ognl ruota, trasportate venaero ad una ad una dal ponte di Crevola sino a Palanzeno, distanza di circa otto miglia geograficlie , e dalla saddetta darsena sino all'arco, distanza di circa due uiiglia, le otto colonne, ciascnna delle quail, greggla com' era uscita dalla cava, pesava non meno di 4032. rubbi ( libbre metriclie 33861). Le otto colonne t'urono poi sn' loro rispettivi piedistalli jnnalzate sotto rispezione del signer arcbitetto Francesco Peverelli, allievo distintissiino del sig. marcbese Cagnola , ed altro degli assistenti ai lavori dell'Arco. E da notarsi cbe il loro alzaniento fa fatto col possijjile minor dispen- dio di tempo: P ultima venne innalzata in sei ore, dalle otto alio due pomeridiane del giorno 22 dicembre dello scorso anno. Lo stesso sig. Francesco Peverelli e ora in- caricato ancbe della sorvegtianza ai lavori di (|uadratura , all* esattczza delle misure cd alia posizione in opera di tutli i uiaimi del luouumento. DELL A PAHK IX MILAXO. 5 condurre a termine il sno lavoro, ne fu affidato il compimcnto al sig. Francesco Somajni. Qiiesti artefici operarono ambidue con uguale impegno e maestria, talmente clie il bassorilievo direbbesi da una sola mano uscito. In esso, oltre la diligenza del lavoro, ammirasi la bellezza di una savia e ben immaginata composizionc. II signor Luigi Acquisti esegui pure i due bassorilievi collocati sui due piedistalli di mezzo verso la campagna ; uno de' quali rapprescnta la Storia che scrive i fasti della famosa campagna a cui quel congresso die luogo, e I'altro la Poesla che canta le glorie del viucitoie. II bassorilievo collocato sopra r areata piccola alia sinistra verso la campagna rap- presentante 1' occupazione di Parigi, e parimente opera del signor Luigi Acquisti. L' anzidctto signor Somajni condusse di tutta sua composizione il grandioso bassorilievo collocato di fiauco all'Arco, dalla parte di tramontana, rappresen- tante la battaglia d'Arcis sur Aube: opera meritamente lodata si pel concepimento e si ancora per 1' esecu- zione. II sig. Somajni viene quindi a buon diritto annoverato ora tra i nostri piu distinti scultori. Di contro al suddetto bassorilievo , il Congresso di Praga , e il bassorilievo rappresentante \ abbocca- mento dei tre Sovrani alleati, opera del sig. Gaetano Monti di Pvavenna. Bella e la composizionc del qua- dro, ben situati e ben distribuiti gli accessor] tutti : il lavoro e condotto con iinitezzae con quella ben nota maestria per la quale questo valentissimo pro- fessore tanto nelle opere sue distinguesi. E2;li con- dusse pure il bassorilievo collocato nella lacciaw verso la campagna, rappresentante la Pace di Parigi; e qui ancora tanto nella composizionc, qnanto ncrfesecu- zione ha dato non dubbia prova della sua costante maestria. Opera sua ed ugualmcnte di sommo merito e la figura della Lombardia. da Ini scolpiia con som- nia grazia nel sinistro picdistallo deifistessa facciata. II bassorilievo rappresentante 1' Jn2;resso delle LL. MM. II. RIl. AA. n\ Milauo il 3i diccmbrc del i8i5 5 LAVORI ALL'aRCO e lavoro del sic- Benedetto Cacciatori , elic si c in quest' opera distinto taiito per la composizione, quanto per I'cseiiniineiUo. Qiiesto valente ailista ha iioii lueno condottc'in nianno Ic due Vittorie chc vecgonsi nc' due pennaeehi dell areata niaggiorc verso la citta, i niodelli dellc quali in grandezza naturalc stati crauo composti cd eseguiti in plastica dal signor Camillo Paccetti , gia professore di questa I. R. Accademia , desso ancoia innanzi tempo dalla mortc rapitoci. Se que' niodelli forniavano l ammirazione degVintelligenti cli' cbbero a2;io di contemplarli in Brcra nello studio del dcfuiito Professore , anchc la loro esecuzioue in inarmo ci da bellissima testimonianza dell a niaestria del sig. Cacciatori, il quale ha con quest' opera ben nieritato del suocero e maestro suo, il sig. Paccetti. II sig. Cacciatori sta era lavorando intorno a nio- delli de'duc grandiosi e giganteschi colossi, il Po ed il Ticino, chc coronar debbono i due corpi spor- gcntisi nella facciata verso la citta. Bla ritornando al sig. Camillo Paccetti, miraljile sopra ogni modo e de- fi^nissima di considcrazionc pel concetto, per Tesecu- zione, c quasi direbbesi per una tal quale impronta di antica sapienza, e il bassorilicvo rappresentantc la Capitolazione di Dresda da lui composto ed eseguito in marmo colla massima squisitczza. Con noii minora nia- gistero ha egli condotti i bassorilievi d(dla IMinerva e del ]\Iarte Gradivo collocati nei due piedistalli che hancheggianor areata principale dalla parte della citta. E qui erederemmo di niancare alia riconosccnza no- stra cd alia vcrita , se omettessimo di rammcntare che il signor Camillo Paccetti, come prolcssore dei- I'l. R. Accademia, ha formato non pochi giovani che oggimai appartengono dessi ancora al bel numero di rinoinati profcssori. Impcrocche Parte dcUa scultura, f[uaiUo specialmente alio stile, dirsi potca tuttor bam- bina presso di noi , innanzi chc a promoverla e ad istituirla , per consiglio del celebrc Canova, chiamato fosse da Roma il Paccetti cd clctto a professore nelle scuolc di quest' Accademia. DELLA. PACE IN MILANO. 7 II valente scultore sigaor Claudio Monti ha ese- guito il bassorilievo rappresentante la battaglia di Culm , lodevolissimo tanto per la savia composizio- ne , quaiito pei pregi del lavoro. Questo bassorilievo giace sulla fronte delFArco verso la citta, alia linea dei capitelli. L'ingresso dei tre Sovrani alleati in Parigi e opera del sig. Grazioso Rusca. Ma non avendo questi po- tato condurla a termine, perche fu dalla morte sor- preso, venae essa compiuta dal iigliuol suo Girola- mo. Tale bassorilievo, comeche eseguito da due mani, presenta iinita di lavoro e ad un tempo dimostra il valore del giovine artista che seppe egregiamente conipiere T opera del padre e suUe onorevoli di lui vesti2;ia tcnersi. II sig. Giambattista Perabo ha scolpito il bassori- lievo rapprescntante il Congresso di Vienna. Bello ne e il concepiniento , bella e commendevole non nieno 1' esecuzione. Egli ha pure lodevolmente ese- guito il bassorilievo rapprescntante la nuova istitu- zione dell' Ordine della Corona Ferrea. II bassorilievo da cui e rappresentato Apollo in- Vitto dopo la sconfitta del serpente Pitone , posto nel piedistallo verso la citla, e opeia del valentissimo scul- tore milanese Angelo Pizzi, al quale debbesi ancora il bassorilievo sul piedistallo alia sinistra verso la campagna, rapprescntante la Vigilanza. Queste opera sono ambedue condotte con un aniore e con una grazia siugolare. II sig. Pizzi era professore di scul- turaneiri. R. Accademia di Venezia ; la morte ce lo rapi nel suo apogeo dell' arte, e le accennate opere ben sono un luminoso testimonio del suo valore, reg- gcndo esse al confronto di qual si voglia produzione de' primarj artisti dell' eta nostra. L' Ercole scolpito nel piedistallo destro verso la citta, ed il bassorilievo rapprescntante l'ingresso in Milano del generalc conte Ncipperg alia testa delle truppe Austriache il giorno 28 a[)nie 1814 collocato sopra la piccola areata dcstra verso la campagna, alia 8 LAVORI ALL'arCO linea dell' imposta , sono opcrc del sig. Gaetano Monti niilancsc, scultorc di mcrito distinto. II profcssore sig. Pompeo Marches! ha pure ese- guiti per quest' edillcio divers! bassorilievi. In quello che rapprcsenta 1' occupazionc di Lione e che vcdesi sulla piccola areata al lato siuistro verso la cittii, alia linea dcirimpcsta, oltre la bella composizione, am- miransi il brio, Tardore e la niossa dei diversi ca- valli. Sopra talc bassorilievo un altro se ne vede dello stcsso Marches!. Questo rapprescnta la Fonda- zione del regno Lonibardo-Veneto. La composizione e presa dal momento in cui Y augusto Imperatore e Re Francesco incorona la giovine Lombardia alia presenza deir Ungheria , della Boemia , dclla Lodomiria , cec. espressc sotto T imagini d'altrettante matrone che fre- giate veggonsi di turrit! diadem!. Al di sopra ed imme- tliatamente alia linea dei capitelli lo stesso professore scolpi il passaggio del Reno valorosamcnte operatosi da'combinat! eserciti. Lavoro suo e ancora la Batta- glia di Lipsia, che vedesi nel lianco deU'Arco, dalla parte di mezzo giorno : opera grande c imaginosa. L' autore colpir scppe il momento in cui la Vitioria si dccise a pro dcgli AUeati. Percio nel mezzo del sanguinoso campo vedesi la Dea con le al! spiegate spandere corone che dal Duce vincitore raccolte ven- goi.o e distribuite a! prod! che nella pugua piu si se- gnalarono. I vinti appajono spars! qua e cola in di- versi atteggiamenti e coll' espressione del dolore onde agitat! sono , veggendosi contro d' ogn! loro aspet- tazione dalla Vittoria abbandonati. Nel mezzo del campo e un fiume, in cui galeggia est into un cavallo presso del signor suo del pari estmto : quest! e il valoroso principe Poniatoscki , che in quella memo- randa giornata gettatos! disperatamente nell' Ester col suo proprio cavallo vi rimase morto: circostanza no- tabilissima ond" e distintamentc espressa la battaglia di Lipsia si pel fiume e si pel capitano, che in quel decisivo cimento fatti avea prodigj di valore. DELLA PACE IN MILANO. 9 Opera pure del sig. Marcliesi sono le due Vittorie scolpite nei pennacclij dell' areata maggiore verso la campagna. Egli sta ora operando i due fiumi gigan- teschi rappresentanti I'Adige ed il Tagliameiito che decorar debbono i due corpi sporgcnti della facciata verso la campagna. Oltre tutte le sopraccennate sndtnre gia al luogo loro collocate, raeritano pure una singolare mcnzione le serraglie poste alle chiavi delle arcatc. Quella del- r areata maggiore verso la citta rappresenta il busto della citta stessa di Milano, opera del sig. Claudio Monti di Roma. Quella delT areata piccola alia de- stra verso la citta e opera del sig. Giambattista Co- nioUi e rappresenta V Astronomia , colla quale ima- gine alludesi alia specula di Brera , celeberrima pci distinti astronomi , de' quali ando mai sempre glo- riosa , un Boscowich , un Oriani , un Reggio , un Cesari , nomi tutti europei , e taluno ben auco uni- versale, e pe' valorosi allievi die da essa uscirouo e che ora presedono a'piu cosplcui osservatorj della penisola nostra. La mcnsola die cliiude 1 areata pic- cola alia sinistra verso la citta , opera del signor Antonio Labus , rappresenta 1 Immaginazione , colla quale allegorica figura si e voluto alludere all' Ac- cademia delle belle arti , ai celebri poeti che fio- rirono in Milano , al Conscrvatorio di musica , al Teatro, e a tutte quelle arti d' ingegno e d'immagi- nazione che nelT Insubria prosperano a sommo onore della patria nostra e degli artisti che le professano. II busto collocato sulla serraglia che chiude la grande areata verso la campagna rappresenta il Regno Lom- bardo , che fregiato vedesi della Corona Ferrea, in- torno alia quale e intrecciata una ghiilanda di gelso sparsa di bozzoli ; allusione al prodotto , ond' e si doviziosa la Lombardia. Nella serraglia delV areata piccola , alia destra e il busto di Cerere , con che al- ludesi alia feracita del suolo lombardo. Nella men- sola poi che serve di serraglia alia piccola areata del lato siaistro verso la campagna c il busto di Pomona ; JO r,A.VORI ALL AKCO allnsione airahbondniiza do' fiutti clic d' 02;ni specie ne' paesi uostri piotluconsi , mercc (klle provvide cure deir I. R. Governo chc ne formo do' vivai , e merce ancora del gusto degli amatori che estesa ne hanno e nii2;liorata Ja coltura coll'introduzione delle niis^lioii qualita laccoke sopra tutta la superHcic del globo, e in amplissimi podcri coltivatc. II nionumento trovasi ora innalzato sin all' airlii- trave: s;ia e pronta la cornice da porsi a luogo, to- sto die sara condotto a conipimento il fregio. Neir oflicina dc' signori Manfrcdini , al luogo dcLto la Foutana ne' dintorni di I\Jilano , officina che senza pericolo d' essere tacciati d' esagerazione cliiameremo la prima del niondo in questo genere , si sta com- piendo il sopraornato in jjronzo, ch' essere dee col- locato suir attico. Questo consistere dee in dieci ca- valli colossali, cinque statue ugualmente colossali, ed in un grandioso carro di trionfo. I quattro cavalli che ornar dcbbono gli angoli dell'Arco e le Vit- torie sovr' essi sedute , gia trovansi a perfetto com- pimento. Questi colossi I'anno di se bella e iniponcnte mostra nel niardino alia stessa officina attig-uo , ove liinno pure uon dlssiniile niosti-a due de' sei cavalli destinati pel carro anzidetto. Tre altri 2;ia vennero fusi, e s;ia si stanno ccscllando nella medcsinia offi- cina: 1' ultimo, 2;ia r.ioncllato, sara liiso ncl prossimo settembrc. Al lotale compimento de' lavori piu non mancano dunque che il carro e la statna della Pace, d'ambidue i quali oggetti gia si stanno compiendo i modelli. L'eseouzione in Inonzo di tutte qncste opere vennc affidata al sig. Luis;! Manfredini, il quale nel condurle dimostro un'inLellioienza d'o2:ni elo2;io de- gnissima. I modelli dc' quattro cavalli angolari , non meno che quclli delle sovrapposte Vittorie vennero eseguiti dal sig. Giovanni Putti di Bologna, scultore di gran merito. I sei cavalli ch' essere debbono ajrfflojxati sotto il carro , non meno che il carro medesimo e il si- nmlacro dcUa Pace trioiifante iurouo niodellati dallo DELLA PACE IN MILAXO. II scultore sig. Abbondio Sangiorgio niilanese. Questo £;iovane cli cui non saprcinnio se piu lodar dclibasi la modestia od il valore ncirarte, gia notissimo era nella patria nostra come imo de' piii degni alHevi del sig. professore Paccetti. Ma egli negli accennati modelli spiego si grande ingegno , maestria si rara die si aLtrasse gli elogi e Ic ammirazioni degl'in- telligenti e d'ogni coko spettatore. Blerce di lunghi accuratissiuii studj sulle pia celebrate produzioni delTarte, e su quaiito la natnrn stessa vaiitar poteai di pill belle, pervenne se non a viiicere , certameate ad emulare le opera clie in siniil genere traniandate ci furono dall' antica classica scultiira. Tu vedresti que' cavalli slanciarsi animosi , soffiar foco dalle na- ri , sbulYarc , nitrire e quasi del loro destine gloriarsi. Laonde 1" I. K. Direzione dell' edilicio ottimaniente s' appose coir aftklarne a quest' egregio arlista anche la direzione e la vigilanza sii' ccsellatori (i). Finalniente defraudare non debbonsi delle meritate lodi ne il defunto sig. Carlo Cattori , al)ilissimo stuc- catore di ornati, il c|uale sotto Timmediata assistenzai e direzione dell autore dello stesse nionuniente esegui in plastica il bcllissinio modelle in grandezza natu- rale del capitello cerintie che innalzato vedesi in mezzo alia grandiosa ofilcina ettangolare prcsse I'edi- iicie niedesimo, ove vennero pur eseguiti tutti i ca- pitelli in niarnie; ne il sig. Domenico Moglia, mem- bre di questa I. K. Accademia di belle arti e pro- fessore aggiunto alia scuola d'ornaniento. E2;li fec6 in Icgno i modelli delle dodici diverse qualita di rosoni, degli ornati, delle sagome, delle cornici , dclla parte ornamentale del frcgio, della trabeaziene (i) Alio stcsso sig. Sangiorgio fiirono pare commessl i modelli del Moiiumento di Vincenzo Monti , dlsegno del sig. Pelagio Palagi. Quest' opera viene fusa in bronze e cesellata nella stessa oflicina Manfrediui , e gia trovansi condotti a compimeato il Liisto cd una parte de' bassori- lievi' 12 i.woiti all'auoo deli.a pace in mii.axo. c di tiittc le nitre paiti ornamciilali con tale squisi- tezza die nulla iniaginarc potrebbesi di piu vago, di piu leggiadro, di piu castigate. Egli t"u pure dc- stinato dalf aulore c dircttoie dell' Arco ad assistere i lavoii di ornato nel loro collocaniento suUedilicio, ed a dirigere gli artelici nelle opcre oniaiiientali. Nel clie grandissimo fu 1' amor suo , non appagan- dosi cgli della sola composizione dc' disegni , o del loro ininuto dcttagllo d' esecuzione -, nia sul marnio stesso segnando col carbonc o colla niatita cio die gli artelici lavorar doveano collo scarpello, e fpiasi la mano loro guidando; ne con dispendio della pro- pria salute sostandosi giamniai , lindie condotta non vedesse T opera alia piu alta perlezione. Periodic gli artieri die stati erano assunti al lavoro come semplici intagliatori di pietre , ne uscirono maestri e scultori. L' Arco della Pace per lanto , il piu maraviglioso edificio die costrutto siasi in si fatto geuere di nio- nunienti, grandeggia oggimai siiblimissimo. Ne guari andera die coronato lo vedremo delle opere in bronzo die formarne debbono il compimento. Attoiiiti i ne- poti nostri ammireranno e il monarca pe' cui voleri e sotto i cui auspicj fu esso coiiipiuto , e P imnior- tale inclito architetto , patrizio nostro , die ne con- cepi Pidea, la dispiego , la proniosse con indicibile persevcranza e il grand' edificio feliceniente condusse, e la munilicenza ancora dello Stato die ne provvide i mezzi, e linalmente la fortuna delle terrestri vi- cende, per la cpiale i divisamenti dell umana pos- sanza travolgonsi, e le i)iii ardimentose opere del- riugegno c delFarte tutt' altro terniine raggiungono di quelle cui erano nel loro principio dirette o dc- stinate. i3 AppUcazione dl alcwii principj di cridca letteraria air opera: Dell' origine, progressi e stato attuale di os,td letteratnra, delU abate Giovanni Andres. Nuova edizione. — Articolo III ed ultimo. ( V. Bibl. ital., torn. 66.°, aprile e niaggio i832, pagg. aS e i^S.) iNlel comlnciar questi articoli ci era sembrato di poter condurre il discorso lino ad una niinuta appli- cazione delle proposte dottrine , senza die dovesse pigliar sembianza di una critica al libro deH'Andi-es: ora vediamo chc quanto piu dai generali principj vo- gliamo accostarci agli esempi particolari , per dire come in conseguenza di que' principj il tale o tal al- tro autore dovrebb'essere giudicato diversamente da quello che all'Andres ne parve, le nostre parole di- ventano di necessita polemiche , e potrebbero indurre qualcuno a credere che noi abbiam fatto tutto questo discorso per iscreditare uu opera di tanto grido e un autore si bencmerito della letteratura universale. D'altra parte stiniiamo che quanto s' e detto nei due articoli precedenti possa dare ai nostri leggltori una scorta non dubbia per conoscere fino a qual punto, seguitando le cose premesse, noi possiamo trovarci d'accordo coll Andres nel giudicare i singoli scrit- tori ; e quanto dobbianio in vece in alcnne parti dissentire da liii. Laonde e per fuggire il peiicolo d' esser creduti desiderosi di detrarre alia fama di uno scrittore degno di tanto rispetto, e per non dire inutilmente quello che molti gia possono indovinare da sc, procederemo assai brevemente in questa con- cliisione del nostro discorso, liniitandoci a qualche notabile esenipio. E di preferenza ad ogni altro si vegga quello che TAndres dice di Oniero e di Virgilio. Dopo avcre citati i nonii di niolti antichi e nio- derni che diedero soninie lodi ad Oniero, e le me- daglie, c le statue, e le apoteosi di che fu onorato, c i moltissimi che traslatarono i suoi poemi in tutte Ic lingue, s'accinge ad esaminarnc secondo il giudizio 14 Arri.icvzioNE di alcum principj siio ]iro|irin i prcp;i c i difciti, diccndo: « La fecon- ■» dit'i (Icir iiiviMi/.iotic , la vastita dclla dottriiia , la 3» verita c la bolle/za dcllc iinnin[!;ini , ral>l)ondanza » e la varicta dellc siniilitiuliiii, 1' ameiiita c la vi- » vezza dclle dcscrizioni , la propricta dellc csprcs- » siotii, la copia e rhnpcto dcU' cloqucnza , il giudi- » zio , la saviezza ed il decoro di Oincro, riempiono » di 1 ispctto e di umiliazioiic cliiunquc sa leggerc i ■» siioi pocnii. » E in qucste parole souo comprcse tiittc le loili clie 1' Andres attribuisce ad Omero. An- noverando jioscia Ic criticlie fatte da vari ed in vari tempi aU'Iliade ed aH'Odissea, comincia da quella clie fix niossa alle divinita dcboli , grossolanc, con- siiiliatrici di frodi , e partccipi spcsso e ministre dclle scellcracixini uniane ; di che egli con ottimo senno discolpa il poeta accagionandone la gcntilcsca teolo- gia : ascrive parimenie ai costunii ed allc usanze de' tenii)i trojani ed onicrici Taverc il poeta descritd spcsso gli eroi allaccendati in ulici vili cd abbietti, e prorompcuti non di rado in sarcasmi e in iugiuric coaiportabili appena sulla bocca del volgo; pur, dopo avere accennate cosi le principali censure, e scusa- tcle tutte piu o meno, soggiunge : « Avrei volute « ncl 2;ran poenia deiriliade soggetto piu degno che » non e un puntiglio di Achille. » — Passando po- scia da Onicro a V'irgilio vi trova r cplca poesia ncl piu aho grado di perfczioiie a cid sia giuiita giam- ma'i. Gont'tssa clie il poeta latino ha copiato niolto da Oniero, da Apollonio e da altri Greci, nia non per cjuesto vuol collocarlo al di sotto degl' imitati ; perchc si vede scinprc la mano maesira che sa aggimigcrvl qnalchc lodcvolc abbcll'uiicnto. E annoverando alcune di (jueste iniitazioni , non dubita, per esenij>io , di atferinare, che sc lo scudo di Achille e il modello di quel di Euca^ il grcco pr.ro pud dirsi uno scudo di fcrro , c d oro veramcntc il trojano. In sounna , egli dice, « senza entrare in distinti e minuti paragoni che M la vastita del niio argoniento non soiTre, daro pur » IVancatiuMjtc la preferenza aU'Encide sopra T Iliadc » c rOdisst-a. . . rill graudioso e piu degno del canto DI CRITIC A. LETTER, VRIA. 1 5 » delle Muse e Y argomento dell' Eneide , piii ben » condotta la favola, piu pieno e piu aniniato tutto y> il poema. » Trova poi piu affettuoso e sentimcntale Virgilio die Omcro; sicche al leggci- quest' ultimo iZ cuoie gU rimanc abbastanza tranqidllo per lasciargll osseware la vastkd della meiite e la ricchczza della immaginazioue del poeta; nientre al legger Virgilio (soggiunge) un doles gclo ml va riccrcando le pene ^ la ragione si turba , gli oeclil si gonfiano , e senza aver luogo di pensare al poeta, jni seiito rapirc da quel mo- vimcnti che la magla della poetica sua cloquenza vuole cccitare nel mio cuore. Finalmcnte ( e2;li dice ) dove tro' vare quella finezza e dilicatezza iieW introdarre le lodi di Roma e di Augusto con tanta naturalezza c dignitd! Da questo compendio apparisce manifestamente che TAndies prefer! Virgilio ad Oniero : nc al suo giu- dizio si potrebbe coutrastar facilmente qualora fosse ragionevole che le due piu celebrate epopee del mondo si pesassero solo sulla bilancia del diletto e della elegauza. Anzi sotto questo rispetto non avrebbe dovuto nascere mai veruu dubbio 5 giacche di mezzo ad un popolo quasi barbaro , in una eta rozzissima ancora , come poteva mai sorgcre un poeta die di elcganza e di sentimcnto non fosse poi su- perato da Virgilio , cittadino della capitale del moa- do, in un tempo in cui la civilta avea fatti gia tanti progress!, e la delicatezza del viverc cominciava ad esser giu troppa? Ma il piu alto grado di perfczione a cui r cpica poesia possa innalzarsi non consiste neir elcganza e nel scntimento. — Un 2;ran poema die aspira ad essere coasiderato come un' opera na- zionale dcbbe avere in se qualche cosa che , piu deU'cstcrna eleganza, interessi la nazione ; c chi vuol darne sentenza non debbe applicare alFlliade ed al- r Eneide quei principj di critica secondo i quali si potrebbcro giudicarc le canzoni di Anacreonte e del Vittorelli. Peru nessuno ai di nostri credcrcbbe di dover cominciare questo confronto fra Omcro e Vir- gilio da altro che dalf argomento dei loro poemi, dal tine the si proposero , dall' influenza che potcrouo l6 ArPLIOAZIONE DI ALCUNt PRINCIPJ escrcltnrc sui loro conrittadliii , o sopra gli nomiui in ccnciali'. Oia noi\ c gia lui puntiglio dAchillc il sog- gctto (Iciriliade; ma sibbene c il lagrinievolc spet- tacolo (Idle svoiiturc allc quali soggiaccpie una nazione valorosa e potente per le dissensioni dei Grandi : e il line a ciii tcnde il poeta non e gia riposto nel diletto che la descrizioae di quella contesa recar po- teva a' suoi concittadini, ma si nel frutto ch'essi po- tevan raccogliere dal vedere quella tanta uccisione di Greci occasionata dalla discordia ; dal vedere come tornasse inipotente il loro valore finchc gli animi fu- rono per contrarie passioni divisi; e come linalmente la vittoria tenesse dietro prontissima ai loro passi , allorche tutti d' ua sol volere concorsero alia vendetta (leir onor nazionale. In somma V Iliade vuol essere innanzi tutto considerata come una sublime istoria di morale politica , come uno splendido monumento posto da un sommo ingegno dinanzi a tutto il genere umano per insegnare con un celebre esempio alle nazioni cpianto importi di sradicare dal loro seno ogni 2;eime di nimicizia , quanto dcbbano diflklare e della forza e del valore finche non sappiauo unirsi per vol- gere queste doti al conseguimento di uno stesso 6ne. Forse non e vero che i poemi omerici furono ri- suscitati dai dominatori di Atene per rinfrancare il corag2;io dei Greci, allorche i monarchi persiani al- largando le loro conquiste nell' Asia Minore fecero prevedcre il pericolo di una straniera invasione; ma c pero fuor d' ogni dubbio che Y Iliade poteva es- sere raolto fruttuosameute adoperata a tal fine. Nei tempi di Oinero non si poteva presumere al certo che la Grecia sarebbe lasciata pacifica da' suoi potenti vicini ; e pero un poeta che voleva pigliare la sua inspirazione dalle circostanze del proprio paese, ed a quello cercar di giovare, non doveva essere studioso gran fatto ne del sentiincnto, ne della eleganza, ma sibbene doveva lasciare ai posteri una qualche grande lezione di coraggio e di forza , un qualche esempio notabile di gloria nazionale, capace di ridestare alFuo- po r antico valore neir animo dei cittadiui. E poichc Dl CRITICS LETTER ARIA. 1 7 in un paese diviso, com' era la Grecia, in tanti pic- coli Stad , il ma2;gior pericolo era naturalmente ri- poste nella difficolta di raccogliere i voleri di tutti i potenti ad iin solo fine; percio Omero descrisse le coriseguenze fimestc che un' antica tradizione attri- buiva alia discordia di Agamennone e di Achille nella famosa giierra di Troja. La concordia dcgli aninii nel- r amor della patria, I'lmione di tutte le forze contro Testerno nemico, e lo spregio di questa vita natu- ralmente brevissima a petto di una morte gloriosa ; 6ono queste le idee predoniinanti in tutta F Iliade. Se il fnggir dal conflitto , 0 caro amico , JVe partorisse eterna gminezza, A^ori io certo iorrei priino di Marte I perigli affrontar , ned invitarti A cercar gloria iit gucrrieri affanni. Ma mille essemlo del morir le vie , Ne scansar nullo le potendo , andiamo : NqI darem gloria ad altri od altri a not. Cosi dice il divino Sarpedone a Glauco; e lo spirito di questi versi e come il soflio aniniatore di tutto il poema. E 1' eroe principale , il personaggio proposto dal poeta sopra ogni akro all' attenzione de' suoi compatriotti porta seco quel doppio destino di uu vivere breve ma glorioso , o lungo ma inonorato ; ed egli non dubita di preferire la gloria alia viia. Tutto insomma in questo poema e destinato a sujjli- mare nel petto dei Greci I'amor della patria e della gloria: e la concordia, e I'amorevole alleanza, e la sauta ospitalita non sono raccomandate per indurre nella nazione il vivere sollazzevole o la dissuetudine dalle armi , ma solo per estirparne quelle cagioni che possono o diminuirne o renderne vana la f'orza \ affinche gli animi, cessando dalle contese intestine, siano e piii presti c pin lorti contro gli assalti o gli oltraggi d' un comune nemico. Qui duntjue non po- teva aver luogo quel senliinento del cui dii'etto pare che I'Andres si dolga : e sc Omero, per indurre va^ rieta e diletto nella sua poesia, voile qualche volta JJibl Ital. T. LXVll. 2. <^ j8 APPLICAZIONE DI ALCUNI rRINCIPJ toccare anclie qnesta cprda, c in mezzo alio strcpito tlcllc ariui e fra Ic niinac<.iosc parole cle' ^ucrricri gli piac([iic (li fiir sorgerc a.iclie la voce dclla picta e le lagriine deU' anioie, voile attrlbuirle ai Trojani anzi clic a' siioi Greci. Pero non e greca ma trojana (piclla moglie rlic tanto c'intcncrisoe ccrcando di limover lo sposo dalla pericolosa battaglia; c dentro le imira di Troja, non gia nel campo dei Greci, il poeta ci fa sen^ tire cio che 1 amor puo dettare di piu affettuoso sul corpo di un caro cstinto. In vece il buqn vecchio Peleo, inviando Y unico suo ligliuolo alia guerra non gli rac- CQnnmda di scansarc i pcricoli, nia si contenta di dirgli: , . . . , Tienti lanoio Dalla feconda d' ogni mat Contesa. Ed Achillc alia vista del suo Patroclo ucciso escc in tremendc parole, e nel dolore non si allragnc il suo spirito, ma sorge piu che mai impetuoso a fare una mtMnoxabil vendetta. Opposta air intenzione di Omcro fu cpiella di Vir- pilio ; e rpiindi i loro poemi, a mal grado di tutta r esterna somiglianza, dovevano essere , e sono infatti , sommamente diversi. AUe guerre civili , alle proscrizioni del secondo triumvirato era succeduta la signoria d'Augusto. Egli aveva raccolto in se solo tutti i poteri e tutte le armi che da si gran tempo rendevano infelicissima la re- pubblica. I piu di coloro che troppo si ricordavano di quelle guerre e delle istituzioni vedute nella loro giovinezza, erano stati spcnti; niolti avevan ceduto ai lavori; tutti alia necessita. Pero bisognava deporrc og- gimai la spada di Romolo, ed assumere il lituo e Y in- I'ola di Numa; e poiche i tempi non consentivano di rinnovare la favola dei congressi coUa NinfaEgeria, era necessario v?lersi di piu sottile artilicio a volere che gli uomini gia maturi obbliassero la repubblica e le armi, e che la nuova generazione crescesse infor- ^nata all'ubbidienza dun solo e alia pace. — Abba- stanza erasi guerreggiato, e il dominio del mondo pro- rnesso ah antico alia cif ta di Roma gia s' era ottenuto. ^l di la dei conftni deirimnerio non v' erano sc non DI CRITIC.V I.ETTEUARIA.. J^ teire deserte, o abitate da uomini indegnl perfino del giogo romano. A conquistarli, qualora fosse conve- niente : a infrenarli, se mai osassero minacciare , ba- sterebbe il divino ingcgno d'Augusto; a cui i Numi avevaii commessa la lutela del massinio inipcrio dopo quello di Giove , alYinclie i cittadini , sicuri sotto la sua proiezione , 2;odessero finalmente il fiutto dellc guerre durate dai ioro padri , e sentissero il vantaggio di esser nati romani. La necessita avea distolti gli aiitichi abitatori di Roma dalle semplici lore abitudini campestri, per agitarsi nei tumidii del foro e uei pericoli delle battaglie, finche la patria fosse venuta air imperio del mondo che I'era stato sortito. Ora che quella grande impresa s" era compiuta, bisognava tornare a quelle antiche abitudini , dalle quali nes- 8uno potrebbe oggimai distrarre i Romani. — Queste dottrine accortamente dilFuse nel popolo dovevano con- solidare la pace e cou essa la potenza d'Augusto; e se il popolo non era piii disposto a riceverle dalla bocca d' un legislatore , ne pure come consigli a lui impar- titi dalla divinita, conveniva chiamare in sussidio la poesia , e fame banditore un uomo d'ingegno, a cui o la propria sua indole , o 1' accortezza di Mecenate dispensiero dei tesori d'Augusto, o tutte e due in- sieme queste cagioni, sapessero dimostrar 1' impor- tanza e la nobiltu di tale incumbenza. E quest' uomo d'ingegno fu Virgdio. La sua indole mansueta e in- nocente facevagli amare naturalmente la pace amica agli studi , facevagli aborrir quelle guerre che da gran tempo non fruttavano piu alia patria ne nuovi possedimenti , ne nuova gloria , ma solo pianto e vergogna: la sua educazione divisa da tutte le pub- bliclie faccende non gli lasciava conbscere come que- ste idee ch' ei vagheggiava nella purezza delf ani- nio suo , potessero forse servire ad uno scopo ch' ei non vedeva. Pero nella Georgica dipinse con versi pieni di alTetto la campestre felicita , nobilitando col- Tcleganza della gentile sua musa fino i piu bassi uffici deir agricoltore; poi nell' Eneide divinizzo Torigine de' suoi Romani , e inebbriandoli nella gloria e nella ao AprLio.vzioNE ni alcuni rnmcirj potenza che g'u'i possedevano, li persuase die non rcstava piii loro no gloria, ne imperio da conquistare coll arnii; die gli eterni decreti s' erano adenipiuti ; clie Augusto, piomesso gia tante volte dai Fati, do- yeva allora tornare nel niondo la campestre bcatitu-' dine del secolo di Satnrno: Hie iir , hie est, tibi queia promitii sa-pius audis, Augustus Casar , Dii'um genus : aurea eondet Seeula qui rursus Latio , regnata per arva Saturno quondam. Dai princip) generali che noi abbiam posti nella prima parte del nostro discorso per essere fondaniento ai giudizii sulle opere Ictterarie, gia possono i nostri lettori conoscere cpiali gravi cpxistioni dovrebbe de- ciderc ciminque volcsse deterniinare il vcro pregio dci poeini di Virgilio , e il grade di dignita di che possano credersi ineritevoli, prim^ di farsi a parlare delle bellezze di lingua e di stile, e di tutti quei pregi accessorj , nei qiiali fu senza diibbio maggiore ad ogni altro. Per noi una siffatta ricerca sarebbe e troppo Innga c senza necessita , bastandoci quanto abbiam detto per poter conchiudere che T Andres in qucsto confronto ch' ei fa tra Omero e Virgilio iioii si e sollevato a quel punto da cui soglionsi consi- derare oggidi le produzioni delT ingegno. Bisogne- rebbe col snssidio della storia determinare innanzi tutto quali fossero i bisogni della Grecia ai tempi di Omero, e quali i bisogni di Roma nell' eta di Vir- gilio, e porre per fondamento del nostro giudizio la maggiore o miiiore attitudine dei loro poemi a destar nella nazione que' sentimenti dai quali ricevcr po- tcsse pill giovamento. — ■ Di troppo alte e troppo di- licatc ricerclie sarebbe d' uopo per decidere a quale dci due poeti, sotto questo rispetto, appartenga la palma : nia senza queste ricerclie pero , come po- trebbe qualcuno dccretaria a Virgilio? E noi non in- tendiamo di contrastare all' opinione dell'Andres; ma vogliamo soltanto mostrare , come ci par necessario di procedere per una via dilFerente assai dalla sua nel «;iudicarc le prodnzioni de' grandi ingegni. t)I CRITICA. LETTERARIi. at tn generale pno dirsi che 1' Andres guardo alle Jjarti acccssorie piu clie al valore intrinseco delle opere: e certo le belle letters non dehbouo compor- tare rozzezza di forme o negligenza di stile. J\Ia sotto un bel velo si puo coprire una composizione vana o dannosa: e qualora , per esempio , dovesse dirsi che lo spirito dell* Eneide e della Georgica aperse la strada a quell' assoluta potcnza della quale abusa- ron poi tanto i successori d' Augusto; e die I'lliade ia vece contribui a destar quel valore che, producendo i miracoli delle Termopili e di IMaratona, libero la Gre- cia dair invasione persiana, chi vorrebbe mai preferir6 Virgilio ad Omero, quando bene fosse verissinio che nel sentimento e ne^li estrinseci pregi X iiiiitatore ro- mano lasciossi addietro il modello ch'ei s'era proposto? I giudizj dell' Andres intorno ad alcuni tragici an- tichi e moderni , e cio ch' cgli dice della Divina Commedia, e il confronto che fa tra T. Livio e Ta- cito, potrebbero somministrarci materia ad altre con- siderazioni acconcissime a chiarir scmpre piu quanto abbiam dctto nelle prime parti di qucsto discorso , ed a dimostrare la necessita di quelle note di che dicemmo che I'Antonelli avrebbe dovuto arricchire questa sua cdizione : nia sentiamo che ci sarebbe quasi impossibile continuare in questa materia e fug- gire il pericolo die le nostre parole non pigliassero almeno I'apparenza d'una censura. Il libro dell' An- dres ( noi lo ripetiamo perche ce lo detta un intima persuasione) tornera senza dubbio di gran profitto a chiunque vorra cercarvi una prima notizia delFuni- versa letteratura ; e non e certamcnte fra le minori o glorie o venture che dir si debba d' Italia , die un' opera cosi vasta e cosi utile sia stata scritta nella sua lingua. ]\Ia dope cjucst' opera molti uomini di forte ingegno , allevati alle scuole della bnona hlo- sofia lianno fatta prociredir wi'andemente la critica letterana: e pero, mcntre dobbiamo valerci delT An- dres per far tesoro di notizie positive che nessun al- tro prima di lui aveva raccoltc in cosi gran copia , non dobbiamo dimenticarci che a Yolcr trarrc da 23 APPLICAZIONE Dl ALCUNI PRINCIPJ f{iicllc notjzic uii vero corso di letteratura iinwersate^ e ncccssario conosccre le dottrine insegnate da piu recenti scrittoii, e sospingerle per quanto si puo verso qiiella perfezionc alia quale si vanno accostan- do. E di qucstc dottrine noi abbiain date un saggio in qucsti articoli ; c per quanto era da noi abbiamo rercato di prcsentarle alia gioventu sotto quel punto di luce clic meglio potesse agevolarne e \ intelligenza c rapplicazione. Chi guarda la storla della letteratura in quel- r ampiezza di kioglii e di tempi die fu abbracciata dair Andres, puo di leggicri persuadcrsi die 1' in- certczza della crltica e del gusto e proceduta sem- pre principalmcnte dal non essersi determinato ab- bastanza Y ullcio delle lettere , dal non avere ben conosciuta 1' iniportanza delle letterarie produzioiii e gli elVctti di clie sono capaci. E cosa mirabile a dirsi, e nondimeno verissima , clic le produzioni dell' in- gegno , i frutti delle piu nobili facolta dell' uomo considcraronsi quasi senipre come cose indifferenti alia vera uniaua lelicita. Da questa opinione e venuto come naturalissima conscguenza , die d'ordinario la critica letteraria si limitasse alle bellezze dipendenti dalla forma e dallo stile, e, salva la morale propria- mente delta , non entrasse quasi niai a giudicare quanto le opere dei letterati potessero contribuire a promovcre od a ritardarc il Jjenessere delle nazioni e la felicita del genera umano. E si proclamarono spesso come eta fortunate, come secoli d' oro quei tempi , nc' quali" i letterati raggiunsero il maggior grado di cleganza ; ne si guardo se forse sotto lo studio di quella eleganza coprivasi una letteratura ciarliera, adulatrice, ed acconcla soltanto ad isviare !e menti dalle materie piu gravi e piu degne delf uo- mo , a disavvezzarle dal ineditare su qucgli argo- nienti die possono proniovere il vautaggio e la di- gnita delle nazioni. Quindi il Bembo fu gridato ri- stauratore della lirica italiana, perche seppe adunar ne' suoi versi le eleganze del cantore di Laura ; e la virile clo(pienza di nionsignor Guidiccioni non valse DI CniTtCA LETTERARrA. 23 a fargli perdonare, se non da pochi, qualche durezza di stile : e raentre le Cene del Lasca e Y Arcadia del Sanazzaro e tante altre scritture delle quali il meno che possa dirsi e il dirle oziose , lodavansi a cielo, lasciaronsi lungainente in obblio gli scritti del Lot- tini, del Giannotti, del Paiuta, perclie non sono ne cosi puri nel fatto della lingua , ne cosi dilettevoli a leggersi. II Decamerone. del Boccaccio contava gia una schiera numerosissima di edizioni e di commenti quando la Storla del Guicciardini giaceva tuttora , come se fosse cosa da non curarsi , sotto gl' innume- revoli strafalcioni dei copisti e degli stampatori. E gli scrittori, in parte desiderosi di ottenere piu die di \ nieritare la lode, condiscesero facilmente al gusto di cotai giudici, che nel loro cuore spregiavano; in parte traviati daU'altrui autorita, credettero veraniente che di novelle eleganti e di sonetti amorosi potesse nu- drirsi la gloria dellc lettere nazionali ; e mentre spe- . ravano di ben meritarc della patria , ne infiacchiron gl'ingegni, cooperando anche talvolta, senza awe- dersene, a intenzioni che avrebbero condannate se le avessero conosciute. In questo inganno essi caddcro perche non allargarono la sfera de'loro studi quanto sarebbe stato niestieri, a coniprendere di quali de- menti si debba comporre iin opera che aspiri alia gloria di proniovere od ahneno di conservare la let- teratura nazionale. Pero noi abbiamo detto che alia luce di una critica filosofica e imparziale molti per- derebbero il titolo di protetturi delle lettere , perche le distolsero a bello studio dai loro grandi argomenti, per farle inutili, anzi talvolta dannose alia nazione 5 ad altri dovrebbe forse negarsi la lode di grandi in- gegni, perche qnesta lode non pare che possa com- perarsi con nessuna cccdlenza di stile, con nessuna ricchezza di fantasia da clii nelle cose di niaggiov rilievo si lascia ciecamente aggirare dalF altrui Vstu- zia. Per evitar questo errore, e sollevarsi nelle opere deiringegno a quel grado ch' esse occuparono un tempo ed oianiai dcbFjono rivendicare, e necessarirt nudrirsi di niolti str.di e convcigerli tutti , come ad 24 APPLIOAZIONK DI ALCUNl PKINCIPJ ultimo loro fine, all' luilita pubblica fondata natiiral- mcnte snpra il priiicipio dclla moralita conservatrice delle nazioni. Noii e vero che la fantasia c la I'orza creatrirc divcntino ottuse sotto lo studio; ma in vece puo dirsi die I'animo piii fortemcnte c pin nobilmente inspirato sara scmpre quello che da buoni studi abbia imparato a conoscerc qiiali siaiio 2;li argomenti di mag- giore importanza : e colui potra dalle sue inspirazioni raccojrlicrc nia'Tjiior frutto, il quale a forza di studio e di meditazione avra conosciuto cio che intorno a questi grandi argomenti si debba propone alle nazioni. Que- sto vale cosi per la poesia come per V clocpienza e per la storia; perche, siccome dicemmo, qualuntjue siasi la facolta prcdominante in un dato genere di letterarie j)roduzioni, Tuomo per altro e la socicta in eni vive debbon essere sempre il line e lo scopo di tutte. Vero e bene che uel canipo dcU' ingegno puo edu- carsi anche cpialche fiore a diletto piu che ad uti- lita; e il poeta sopra tutti puo qualche volta trattare argomenti che non si co!lc2,hino per loro natura di- rettamente con questo alto Hne. Ne alcuno oserebbe vietare che i nostri giovani esprimano nel llnguaggio pill alTcttuoso i pin dolci ailetti del cuore; ne vogliamo ridurre le Muse a tanta austerita, che piii non ralle- grino dei loro canti i geniali conviti, e cjuelle care adunanze nelle quali anche il lilosofo e V uomo di Stato sono necessitati cercare il riposo dagli studi e dalle fatiche. I\Ia la gioventii pcrsiiasa di f{ueste dot- trine conoscera almeno qnal grado di dignita si possa attribnire a quelle letterarie produzioni quando bene raggiungano tutta qnella eccellenza di che sono capa- ci; e non vorra sollermarsi a cpiesto primo limitare, a questo intimo tra g!i ulicj che V uomo cV ingegno puo prcstare alia patria. Conoscera che il vero poeta e colui che sa rendere arnabile il vero e introdurlo col soccorso delle sue invenzioni negli animi o ri- luttanti alia schietta esposizione dello storico , od incapaci di tener dietro al lilosofo ne' suoi ragiona- menti. Conoscera che sebbene per conseguenza il poeta nolle sue creazioni debba gervirsi di mezzi CI CRITICA LETTEUARIA. 25 propril soltanto dell' arte sua , nonclimeno egli e lo storico e il filosofo debbono avere un solo fine, dal quale non puo la poesia dilungarsl senza cadere in una giusta censura , o collocarsi almeno molto al di sotto da quelTaltezza in cui stanno la vera storia e la vera filosolia. Conoscera die le utili innovazioni letterarie non si fanno imitando Byron e Goethe piut- tosto die Orazio ed Omero , o derivando qualclie immagine e qualche frase dalle scritture inglesi e tedesche piuttostodie dalle greclie e latine; iiia sib- bene nutrendosi di buona storia e di buona fdosolia, non gia per cercarvi \ argoniento di una novella , o qualche niassima isolata di cui far ponipa, nia bensi per conoscere nella sua pienezza tutto cio die inte- ressa piu da vicino \ umana famiglia. Conoscera ii- nalmente die senza un sistema di studi, senza una serie di principj e di conseguenze die rannodando insieme le varie parti della sapienza morale le fac- ciano cospirar tutte ad un fine, Teducazione e sem- pre imperletta ; e die 1' uomo dotato di tutte le qualita necessarie per conse2:;uire 1 eccellenza in un qualche ramo dello scibile uniaiio, qualora gli man- chi il sussidio di questo sistema non e mai sicuro di non usarne, per crrore sue proprio o per altrui nialignita, inutilmente o con pubblico daniio. Noi pertanto abbiamo colta volentieri da questa ristanipa delTAndres 1' occasione di niettere innanzi alia gioventu italiana la necessita di studi anipj e profondi , die molti trascurano o perclie non sanno frenare il naturale fervor dellingcgno, o perclie ce- dono troppo presto al dcsiderio di quella fama die scrivendo sperano d'acquistarsi. Le nostre intenzioni furono schiette come faniore die portiamo alle let- tere ed al paese in cui sianio nati: le nostre parole, per quanto ci c stato possibile , furono chiare; per- clie vogliamo piutiosto esser redarguiti di errore , che parcr saggi sotto il velo di una artiticiosa oscu- rita. In qualche altra occasione abbiamo detto ch' e intempestivo il quistionar suUa forma, quando per la condizione dci tempi non e per anco bene determinata 2 6 APPtlCAZIONE DI ALCUNI PRINCIPJ CCC. la materia : ora per quanto ci consentirono le no- strc forzc c lo spazio di pochi articoli , ci siamo stu- diati di proporre alcune idee , non inutili forse alia gioveutu che desidera di conoscere questa materia sulla quale e chiamata ad esercitare la forza del siio ingeg;no e della sua fantasia. E queste idee noi le abbiamo desunte dall' osservazione degli autichi del pari die tlei modenii, senza prevenzione , seriza par- zialita. Nondimeno e paruto ad alcuni che noi in questi ultimi scritti abbiam deviato dalle nostre antiche opi- nioni; e gli uni amorevolmente, gli altri con qualche acerbita ci accusarono d' incostanza. — Noi innanzi tutto non sappiamo in die sia riposta la costanza del letterato , se non nclTamare il vero; e sarebbe troppo strano consiglio, die I'uomo di lettere, mentre sospinge gli altri in traccia della verita, volesse poi far professionc di starsene , come il Dio Terniine , immoto anche quando si accorgesse die il vero non e proprio in quel luogo dov' egli s''e piantato da pri- ma. Poi non sappiamo in che sia riposta quclla con- traddizione che vogliono ravvisare nei nostri scritti. Se abbiam combattuti parecclu tentativi dei nostri in- novatori , non per questo al^biani detto niai che ogni novita fosse da condannar come inutile o come dau- nosa: e se ora, risalendo da quelle singole e separate osservazioni a generali principj , diciamo die la no- stra letteratura ha bisogno di nuova critica e di nuovd inspirazioni , abbiam condannato altresi 1' error di co- loro i quali vorrebbero che noi diventassimo imita- tori di poeti inspirati da tutt' altro cielo , fra genti che sebbene moderne, pure (sotto il rispetto del gusto e della letteratura) sono jnii diverse da noi di quel che noil fossero i Grcci e i Lntini dei sccoli piu re- moti. Del resto noi siamo ben loutani dallo spacciare come auforcvoli e certe queste nostre opinioni : sono esse il fnitto de' nostri studi e delle nostre osserva- zioni ; e noi le esponiamo alio studio ed all' osser- vazione dcgli unmini colti , e di quanti amano sin- ceramente, non gia \q proprie opinioni, ma i pro- gressi e la gloria delle letierg ilaliane. *7 Opere dl G. Q. JFinckelmjnn. Prima edizlone ita- liana completa. Vol 1, II, IF, V, VI ed VIII, con ventiquattro dispense di tavole in rame. — Prato, i83o, 3i, S'2; pei fratelli Giachetti, e se ne conthma la stampa, la quale vend compiuta in vol. m di testo in 8.°, ed in n° 3o dispense di tavole in foglio. Nel valore delle tavole resta coni- preso il valore dei volunii; ed il prezzo di ogni dispensa e stabilito in ital. lir. ic; per cui tutta I opera costerd ital. lir. 3co. Nc Ion disprezzabile obbietto di erudita dissertazione sarebbe al certo lo indagare , onde provenga che le scienze e le lettere pin volte si veggono cangiare fortuna. II diletto, Tutilita, 1' importanza , la stessa dignita loro non valgono, perche sieno coltivate o promosse. Dipeiidono ancli' elle dai capricci della for- tuna, come quasi tutte le cose umane. Tal fiata una intiera nazione si e rivolta con ardore agli studj ; tal altra un gelo, un torpore assidero gl' intelletti per forma, che parve piu beato chi fu piii igno- rante. Ora si mossero parecchi in traccia de'classici autori greci e latini, ora si voUero commentati e Volgarizzati. In un'eta fu in fiore la poesia epica c lirica, in un' altra la tragica e comica; e quando si videro le menti occupate da filosofiche e politiche speculazioni, quando di teologiche ed ascetichc: qua furono in voga le storie, la solamente i romanzi. Insomma una facolta prediletta, e per cosi dire, di moda, par die vi debba essere sempre, dietro la quale molti ingegni ailaticansi , geniono i torchi , e popolano , non direm come, le otiicine librarie e le biblioteche di copiosi volumi. Gli stessi tipograti pare che abbiano anch' essi coo- perato a promuovere o a dilatare certo gusto della nazione. I piu illustri latinisti del secolo ^VI, che 28 OPERE DI C. G. WINCKELMANN. sollevarono in grido gli Akii, i Giunti e i Torreri-' tinl, dopo die rimascro obbliati per quasi due sccoli, ricoinparvcro nc-lle niani dcgli studiosi per opera del Gonniio. La laniosa coUaua de'greci e latini storici vol^arizzati , ideaia dal Porcacchi ed cseguita dal Giolito, rivide la luce per cura del Ramanziuo in Ve- rona nel secolo XVIII (i); intorno alia meta del qual secolo uscirono in luce dai torclii italiani tante opere ponderosissime , clic mostrarono come fossero allora in riputazione gli studj pin austeri e pin gravi. La Kibliotcca dc' Padri grcci e latini; la Kaccolta di tntti i Coiicilj ; le Antiihita obraiche deU' Ugolino; le greche e romane di Grevio, Gronovio, Polcni e Scllengre; gli scrittori dellc italiche cose adunati dal Rluratori; le Anticliita italiche; le opcrc del Meursio, del Sigo- nio , del Noris , e tante e tante ahre notissime ad ogni mezzano cultore della storia letteraria, mostrano ove mirassero allora gl' italici ingegni. Ma scemo ben presto qnesto fervorc; e dopo la mclk di c[ucl secolo una parte della nazione s' invaglii dell' ingorda e continna Icttura dci libri francesi; un altra della critica delT arte e delle anticliita. Fu gia osservato come gli uni contribnissero a farci cpasi dinicnticare la nostra faveila; e gli altri iossero precipua cagione di recar Fantifpiaria alia sublimita dcUe scienze. Lb scoperta di Ercolano e Pompei scosse le umane menti per modo die la i\Iagna Grecia , laSicilia, il Pelopon- neso visitati da peritissimi artisti e da persone eru- dite si videro ricomparire sui li]>ri, quasi come li videro gli uomini, or fan venti secoli; T Egitto e r Orientc spogliati fiirono de" monumenti delT autica (i) Vecliamo n' nostrl giorn'i ripubhllcarsl in Milano que- 8ta Collana degll antichi Stonci Greci , con nnovi volgariz- zamcnti, e con preziosi commenti e con clotte illnstrazioni, nel doppio formato di 4.° e di 8.°: pregevole edizione co- minciata dal Sonzogno , e proseguita ora verso la sua fine dal tipografo Paolo Andrea Molina ( sono gia pubblicat? ■vol. 70. ). OPERE DI O. G. WINCKELMANN. 29 lor fama, e nobilitarono i gabinetti degli studiosi, Roma sembro divenuta 1' aritica reggia de' Cesari , e le reggie de' piincipi convertirsi in ornatissime pina- coteclie, ed in doviziosi musei. Un dotto francese , die nel 1755 peregrinava per istruirsi in Italia, en- trando la prima volta in Campidoglio, fu come ra- pito da inusitato stupore, ed esclamo: cest ni est plus un cabinet, c'est le sej'our des Dicux de V an- clenne Rome, ccst le lycee des Phllosophes , cest wi senat compose des rois de V Orient- Que dirai-je? Un peuple de statues habite le Cajntole, cest le grand livre des antiquaires. Per verita negare non si puo clie il primo a leg- gere con senno qiiesto gran libro, a segnare la vera via da tenersi nello studio deU'antichita iigurata nou sia stato il dotto Brandcburghese Gioi-anni Gioachino Winckelmann. Per lo innanzi le opere antiquarie per lo pill non erano, a 2;indizio deirHeyne, cite indigeste compilazioni, e meglio diresti, voluminose raccolte, nelle quali il biion senso gemeva sotto il peso di quella inutile erudizione, che niun bene produce, non avvantaggia il sapere, e sembra opporsi a quella regolare successione di idee, a quella tilosofica luce, la (pjale se non rischiara le tenebre, ond e ravvolta r anticluLa, le archeologiclie indagini tornano o vane o nojose od inutili. Prima del Winckelmann la critica de'monumenti da pochissimi era maneggiata con quel sottile criterio che precede dalla osservazione attenta, dal paragone ragionato, dalTapplicazione ben accomo- data deo;Ii antichi scrittori, senza di die non si puo cogliere la verita. Dai pin leggieri segni traevansi Ic dcnominazioni delle statue, e sovente i segni dc' moderni ristauri erano suflicienti per caratterizzarc alcuni monumenti die rappresentavano in originc tutt altra cosa. Poclii si erano accinti a trattare Tan-^ ticliita con 1' apparato delle neccssarie cognizioni : anzi taluni volendo tutto spiegare , giusta i principj de'capricciosi sistemi per essi inmiaginati, avevano av'- vilita (piella scienza, la cui diflicoka consibtc appuuto 3o OPERK DI C. C VVmCKF.LMANN. nella moltiplicita dclle cognizioni clie richicde. Man- clicvoli di ogni scnso del hello, di ogni cognizione del siiljlimc dclle arti, che sollevo gli antichi arte- lici a qiicir altezza di perfczione, die gli ha renduti la niaravjglia di tutte le eta, si contentavano gli ar- cheologi di osscrvare alcurii simboli non scmpre da loro bene intesi , alrune apparenzc csterne noa ben giudicate, e, strasciniui da pregiudizj radicati per la gcnerale decadenza dclle arti, cadevano di errore in errore. Giovanni Winckelmann dotato d'uno straor- dinario ingegno, di finissima penetrazione, di vivace ed operosa fantasia ciinento la sua forza, calcold i bisogni dclla sua eta, ne previde le couseguenze , c preseiitatosi con animo invitto qual vigoroso atleta neir arena, in mezzo a giudici severi , e in parte corrotti, I'u ardito per correre nuovi scntieri, e creare, per cosi dire , la scienza. Non si restrinse ad una seniplice e nuda esposizione dei monumenti; ma voile indagarne e statuirne I'uso, la destinazione, il merito, il valore, Tela. Gondusse le sue osservazioni per modo, ed avvalorolle di tali testimonianze, che da esse ne emerse lo svikippamcnto dcllo spirito del- r arti presso gli antichi, la loro origine, il progresso, le varie scnole , la decadenza. Squarciata la fosca nube che involgea Tantiquaria, e rimessa nel suo vero sentiere , ridestossi nelle uniane menti quel senso per la bellczza e per le arti antiche, per cui ei videro moltiplicati per ogni dove i musei, e na- scere opere celebratissime, che saviamente illustra- rono gli avanzi preziosi dell' antica sapienza. Mori Winckelmann nel 1768; ma non si spense, ne s'in- lievoli la face cli' egli aveva accesa ; perocciie anzl pill vivida, pin brillante se ne dilfuse la cara luce non solamcnte in Italia, ove trovo copioso alimento, ma in tutta I'Europa. Lungo sarebbe 1' annoverare i nuovi musei che dovunque si apersero dopo la meta del secolo pas- sato-, gli animosi viaggiatori che percorscro le pin lontane regioni, per arricchire Ic loro natrie de' piu OPERB DI G. C. WINCKELMANN. 3 1 rari cimelj; le spese immense che a quest" uopo si prodigarono con veramente regale magniHcenza •, i mohi scrittori dottissimi, che sudori e veglie impie^ garono per larne, la merce dell' arte tipografica e calcogralica , patrimonlo comune. II Museo Capitoliuo e Vaticano, il Reale Borbonico di Napoli, la Galleria di Fireiizc, il Mnseo di Parigi, di Londra, di Dresda, di Berlino, di Vienna, di Pietroburgo, per tacerne niolti altri, fan prova di quanto siasi dilTuso il buon gusto dell'arti antiche, quanto sia in fiore lo studio e r amore delle antichita. A rcndere questo t^usto vieppiu generale contribui non poco la tipogralica industria colle sue fortunate speculazioni. 11 Costume antico e moderno, le opcre tutte di Ennio Quirino Visconti, le Cliiese principali di Europa, le Fabbiiche piu insigni di Venezia, quelle di Pisa, di Roma, di Napoli, le Antichita deirEgitto, quelle di Pompei, d'Agrigento , ed una serie presso che innumerevole di collezioni ad uso degli artisti, degli archeologi , degli amatori comparvero in copia tale, che formare se ne potrebbe un abbondante bi- blioteca. Fra i tipografi benemeriti di queste amenis- sime discipline non ultimo luogo ottengono i signori Giachetti di Prato. Dopo di avere essi dato in forma piu comoda ed a costo minore la Storia della Scul- tura del commeiidatore Cicognara ^ arricchita di emen^^ dr=zioni, onde al chiarissimo autore piacque di miglio- rare la nobile sua fatica, pubblicarono recata in ita- liana favella la Storiri dell' Arte del d'Agincourt (i), ed ora ci danno la prima edizione italiana completa (i) L" edizione dl questa Istoria tradotta ed illustrata da Stefano Ticozzi venne cominciata da'signori Giachetti fiuo daU'anno i8a6', e fit termiuata> in vol. 6 di testo, ia 8.°, ed in 3o dispense di tavole in foglio, incise in r:ime. Con- teniporaneamente erasene cominciata un' a.ltra fviizione in foglio in Milano dallo stampalore Falaiero F.nfani, col- r opera di altri celebri traduttori ed ill'istrat ri :, e questa jiure progredisc^ legolannejite veiso la sua Jiie, Queste 3a OPEIIB DI O. G. WINCKELMANN. delle Opcre dl Giovanni Gioachino Winckeltnann, colla (|ualc striiigono la bella catena che lega la storia tlcir arti (he dipendono dal tlisegno, dalla prima sua origiiic al secolo in cui viviamo. Sc la stanipa di qiicste tie opcre insigni c proccduta con ordine in- verso da qncllo die ricliicdeva la successione dei tempi e delle idee , non dobbiamo accagionarne gli editori, ma sapergliene biion grado, perocche lianno potato cosi giovarsi dcIle fatiche degli ukimi editori alemanni del \Tinckelmann, avendo cglino preso per guida Tedizione (IvW Eisclciii , ultimata ncl 1829. Per cfnesto dillerimento abljiam linalinente nelT italiana favella, die tanto amavasi dairaiitore, non solamente quanto egli ha scritto in italiano ed in tedesco, ma ben anco quanto dai dotti di Europa fa scritto a sdiiarimento e perfezionainento delle iatiche di quel chiarissimo ingegno. 11 prospetto delle opere che si contengono in questa edizione e il seguente : I. Biogralia di Vinckelmann descritta dalTEiselein. II. Notizie letterarie degli scritti di Yinckelmann. III. Elogio del medesimo, dettato dall'IIeyne. IV. Pre- fazione alia Storia dclT arte deiravvocato Carlo Fea. V. Avviso degli editori milanesi, prcmesso alia ver- sione italiana della Storia medesinia, fattasi in Milano nel 1779 dai Monaci Cistcrciensi. VI. Prefazione degli editori viennesi , nella quale e compresa quella del- Tautore. VII. Prefazione delfautore delle annotazioni. VIII. Storia deir arte presso gli antichi. IX. Trattato preliminare delT arte del disegno degli antichi po- poli. X. Monumenti antichi incditi. XI. Osservazioni duo eilizloni formcrnano presto 1' oggetto d" uii nuovo arti- colo alia Biljlioteca Italiana. GIL stessi signori Giachettl stanno publjlicando il Vecchio e Nuovo Testamento , seconclo la Voli^ata, tradotio in lingua italiana, e con annotazioni dichiarato da monsignor Antonio Martini, arcivescovo di Firenze , ia vol. 26 in 8.°, con hello t-nvole incise in raaic : nitida edizione, ciie la luolto onoio a^ii editori. OPERE DI C. C. WINCKELMANN. 33 suir architettura degli antichi con la prefazione del- r autore e qnella del Fea. XII. Frammento di un nuovo lavoro relative alle osservazioni sull' architet- tura degli antichi. XIII. Osservazioni sull' architettura deirantico tenipio di Girgenti in Sicilia. XIV. Pen- sieri sopra V imitazione de' nionumenti greci di pit- tura e di scultura. XV. Epistola relativa ai pensieri anzidetti. XVI. Notizie di una JMummia del regio I\luseo delle antichita di Dresda. XVII. Illustrazione dei pensieri suUa imitazione dei monumenti greci ; e risposta all' epistola sui pensieri medesimi. XVIII. Menioria sull' esame dei monumenti dell' arte. XIX. Delia grazia ne' monumenti dell' arte. XX. Descrizione del torso di Belvedere. XXI. Dissertazione sul potere del sentimento del bello nell'arte, e sull'insegnamento della medesima. XXII. Notizia sul museo di Stosch. XXIII. Lettere al Bianconi. XXIV. Lettera al Bruhl. XXV. Lettera al Fiiessly. XXVI. Saggio di una alle- goria relativa all* arte. XXVIl. Descrizione delle pietre incise del gabinetto del barone di Stosch. XXVIII. Lettere agli amici con notizie sui medesimi. XXIX. Aggiuute alia storia dell' arte tratte da differenti autori. XXX. Lettera del Paoli al Fea. XXXI. Dissertazione sulle rovJne di Roma del Fea. XXXII. Risposta del Fea alle osservazioni del cav. Boni. XXXIII. Della pittura presso gli antichi, opuscoli di Rode e Riem. XXXIV. Della toreutica degli antichi , opuscoli di Heyne. XXXV. Osservazioni dell' Heyne sopra alcune parti della storia dell' arte. XXXVI. Osservazioni di Lessing sopra alcuni passi della medesima. XXXVII. Notizia suUa Statua antica di Venere, detta di Milo di Qua- tremere de Quincy. XXXVIII. Spiegazioni delle Ta- vole. XXXIX. Quattro indici generali , delle materia, degli autori cltati, de' monumenti, e dei nomi pro- prj. Finora si sono pubblicati sei volumi , e i6o tavole in rame: il rimanente uscira fra non molto; ne puo dubitarsi che una suppellettile si copiosa di scritti cerniti con tanta mtelligenza e si accuratamente Bibl. Ital. T. LXVII. 3 34 OPERE DI C. C. WIXCKELMANN. 6t;inipati non sia per lornarc gratissiina a chiunque coltiva Ic belle arti e Ic atiticliiia. A malgrado dell" anitczza d' ingegno , del forte sentirc e della copiosa crudi/lone ilel Win( Ivelmann, Ic opcre sue non manc'ano di difctti impicsciudibili da chiunque s'apre ne' canipi spinosi dell' auti(|uaiia c deir arti novclli sentieri. Egli stesso riconoljbo qucsta vcrita quaudo scrivcva: Kolesxc Iddio die io potessl presentare la mia Storia dell' arte rifiisa cd accresciuta in mold puiid! allorche io cominciai a pensani non avevo ancora imparato a scrivere ,• le idee non hanno ancora la debita concatenazione ; vl vianca una certa regolnrc successione ; ed in cio risicde piincipalmentc V arte dello scrittore. L'lleyne scriven- done r elogio osscrvo , che nella Storia dell' arte, sebbene si dcsidcrl geucralmcnte an ccrto ordine ed una chlarczza maggiure nel piano e nella distnUizioiie delle parti e di tutti gli oggetti, dci qnali pi si prende a trattare ; cio non ostante t-i si aniinira V estensione del suo supcre con un abbraccio di tutto cio che pud essere essenziale dell' arte antica ; e per rispetto ai mouumenti inediti riflette die nellc interpretazioni ei cominciava non piii a spiegare ma ad inimaginare cd a fare il prof eta. Ed il Fea uoii tace che il \X in- ckelniaun non di rado cita un autore per un altro , un' opera per uricdtra, e cade talvolta in equivoci e sbagli si per rispetto alia erudizione che cdla qualitd € forma dei monumenti citati o ul luogo dove esistono. Per le quali cose tutte lodevolissima riputiamo la cura degli editori pratcsi d' avere cosi dall' edizione deir Eiseleia , come dalle antecedenti raccolto le molte einendazioni , che uoniini pazienti e dotti praticarono su quest' opere per condurle a quella maggiore perfczione che fu possibile; la quale se e desiderabile in ogni scientilica produzione, in queste che risg!iardano le arti e le antichita puo dirsi necessaria. Ccrtaraente che i nomi del Fea, del- \ Heyne, del Dassdorff, del Lessing, del Fernow , del Meyer, del Sicbclis, dc\Y Eisclcin , i\d Dcrnares c OPERE or C. C. WINCKELMANN. 35 dcgli editori milanesi , franresi e viennesi danno a <{tiest'inipresa niolto lustro e decoro : ma giacche gli editori pratesi vi hanno anch' essi qua e la dissemi- nate alcuiie loro annotaziom, perche non ci tia per- messo d' aggiiigncre die le avremmo bramate e piu copiose e piii giavi ? Non ha dubbio, che se per rispetto alia Storia dcW arte , dopo le cure di tanti archeologi poco rimaue a desiderare; non cosi dire si possa ([uanto ai monumcnd ineditl e alle gemme stoschianc, dove parecclii soggetd noa ben rilevati dal Vinckelmann, hanno bisogno di nuova inteipre- tazione, o avvertita gia dai periti, o di facile repe- rimento, purche si piglino in piu accurato esame. Infatti nella pretazione a' monumenti inediti ha speso il Winclcelmnnn moke parole intorno al gruppo che fu gia della regina di Svezia, ed ora e a S. Idel- fonso in Ispagna. Abbandonandosi alia sua erudizione, ed errando per congctture ne ha conchiuso che rap- prcsenta Tamicizia di Pilade ed Oreste. L' Eiselein osserva die una di esse statue, e prccisamente quella con in inano la patera c Apollo Sauiottono. Niuna delle due opinioiii c la vera. Chi ha vcduto il marmo, chi ne ha esaminato attentamente gli accessor) ed i sim- boli dira che le due ligure rappresentano TApoteosi d'Antinoo, come parve al Visconti, oppure Hypno e Tanatos, come fu sospettato dal Lessing , e fii pro- vato recentemente da due abili antiquarj , giunti en- trambi al mcdcsimo risultamento per due vie aflFatto diverse, Welker (i) e Gerhard (2). (i) Kunsttnuseum zu Bonn., pag. 53. (3) Venere Proserpina , pag. /^g. A questo proposito noa possiamo dispensarci dal qui riferire una nota inedita che vedemmo apposta ai Monumenti scelti Borgliesiaui dal dott. Lahus, e clie torse vedretn pabb'.icata nclla prouiessa nuova edizione di quest' opera iusigne dell' illastre antiqnario ro- mauo. /< Nel gruppo celebre di S. Idelfonso, dice egli , vede il Visconti I'Apoteosi di Antinoo per quell' apparente ana- logia ciie v" lia ira la testa del personaggio da iui rcputato 36 orcnn ni c. o. \vivckfi,m\nn. Nel Trattato prrlimnmrc parlasi di una gomnia della coUczione Lodovisiana , ossia flcl piincijje di Pioin- bino, che toina lo stesso. Preziosa e cjucsta gemma Antinoo , ed 1 ritratti niinierosi die abhiamo del fiivorito ce- lebre di Adriano. Senza nulla detraire nlle iiigegnose e dotte osservazioni del nostro autore, non lia discaro il conoscere quelle ancora fattevi dal Rnoul-Rochette, jiarnteci inerite- voli di attento esame. Sinnteche per 1' asserita rassomiglianza nelle fattezze del creduto Antinoo , 11 Lewezow { Antinous , pag. 3a ) ha preteso die qnesta testa di Antinoo fosse ri- portata •, ed il Riimlior , die il gruppo intero fosse in piu parti ristaurato, per lo die nel preteso Antinoo ravvisava TApollo Saurottono , a cui dal moderno ristauratore fosse stata aggiiinta la testa di Antinoo. Per quest' opinione, ab- bracciata dagli ultimi editori del Winckelinann, non parve piu dubbio die P Antinoo del Visconti non fosse PApolIo Saurottono del Lewezow. Or fatto e, die da un piii at- tento esame a cui P illustre barone di Huinbold sottopose il grujipo originale in Madrid, risulta che il inonumento ofire assai niinori rlstauri, die dapprima non si avean sospettati, e che segnatamente i piedi delle due ligure sono antichi , ne mai furono staccati dal plinto, anclP esso cer- taniente antico. Altre particolarita jiiii precise ancora e piu recenti fornite fiuono da un abile statuario di Madrid al cbiaro Mongez , che le ha esposte nelia Iconografia Ro- niana, torn. Ill, pag. 5/ e S^*, e da questo raccogliesi che la testa pretesa di Antinoo, che volevasi riportata, e in- dubitabilmeute originale dello stesso lavoro e dello stesso rnarmo. AnclPessi i rlstauri sono in piccol numero , c non ispettano che a parti di minor importanza , ne detraggono alia mossa generale del gruppo ed alia sua significazione. Sebbene dal complesso delle fatte osservazioni emerga che il inonumento appartenga all' eta romana, e niostri una tal quale imitazione de' lineamenti dl Antinoo e di Apollo Sau- rottono , non per tanto i piii moderni antiquarj vi sco- prono un greco concetto, e probabilmente Hypno e Tana- tos, intorao a'quali veggansi Welker e Gerhard. Parecchie altre opinion! citate furono dal Mongez, che tuttavia se- gue quella del Visconti , e 1' avvalora col suo sufFragio. Duolci solamente ch egli afFermi, che il nostro autore OPERE DI G. G. WINGKELMANN. 3/ pel nome clie reca del Glitoglifo Dioscorlde. Essa fix data ill " disegno maggioie del vero a pag. io8 deU'edizione di Roma, e nella tavola LXI, n.° 178 di questa edizione di Prato. Neppure un motto si e fatto del so2;getto effigiatovi : e si che non era difficile lo scorgere in que' liueamenti limmagiue di Demo- stene ; nou gia solamente perclie cio fu asserito dal Visconti nella Iconografia greca (i); ma perche quella fisionomia e atfatto identica col busto ercolanense, col medaglione della villa Panfili, e col busto della villa Albani, e con altri che non val rivangare. II prelodato Visconti nella esposizione di gemme an- tiche dovuta alle benemerite soUecitudini del dottor Labus, die procacciossene due preziosi apograli da Roma e da Parigi , e la divulgo nel torn. II delle opere varie di queir insigne antiquario, e dessa in- dicata alia pag. 369, n.° 5a. Nello stesso trattato a pag. 109 accenna il W^in- ckelmann la bellissima statua di bronzo grande al vero nella galleria del granduca di Toscana. Gli editori pratesi rimandano il lettore all' annotazione apposta alia storia dell' arte, lib. Ill, c. 2, § 10; ed ivi non senza maraviglia troviamo qualificata dal Meyer quella statua un ritratto di giovane greco vincitore ne'pub- blici giuoclii. Per altro dir si potea che il Visconti navak rien laisse d'ecrit sur ce groupe, e che n'avait retenu. ce qu'Ll en dit hd-merne , que d'apres une conversation avec ce savant ; mentre questa opinlone era stata gia da lui pub- blicata nella dissertazioae su due niusaici aiiticlii ( Opere varie, torn. I, pag. i55, iSg. = Museo Pio Clement ino , toni. VI, pag. 201, ediz. niilanese != Monumenti scelti Bor- ghesiani , torn. I, pag. 39). " Dopo le dotte discussioni di antiquarj si rinomati , sul celebre gruppo di S. Idelfonso, ci pare clie noa sarebbe stata fuor di Inogo una annotazioncella nella nuova edi- zione del Winckelmana che abbiaaio per inano. (i) Torn. I, pag. 3i6 della Versione italiana del dott. Gio. Labus; ed ivi tav. XXIX a. n. i. ove la gemma e data nella grandezza delforiginale, e molto piii esatta. 38 orEnn m o. o. whsjckft.mann. \'i vcflo Morourio, la (junle opjiuoiic in ahbracciata (lal cli. Znnnoni, perchc sostcnuta clal g.!usto pai-a- p;one, die l antiquarjo romano ne fa. col rinomato Mercurio di Portici. AcctMiuar anclie poicasi cssere la statua stata scopcrta in Pesaro non iu Pcrufi;ia. Cosi pure a pag. i65 affcnna il Wiiickelinann die liiia statua croicn con Ic gntnbc incrocicchutte sarebbe st.ata tacciata dai Greet, perehe quest' aito era reputato contra il decojo (inrhe iirgll oratotii come da Pitagora veniva ripreso T mcavalceir la coscia dcstra sopra la sinistra. Ma il di. Zciioni trova essere falsa questa opinione. Che lasciando stare il Galateo di Pitagora, die ognuno puo farselo a suo niodo, non vede qual rclazione vi sia tra la positura d' un oratore che a- ringlii, e quella di una statua esprcssa in riposo. Un ccnno delle ingegnose osservazioni df ei fa in tale proposito non ci parrcbbero inopportune allcgatevi in nota (i). Nella prima sezione, capitolo primo, ove parlasi ddic deiia alate si sono aggiunte in nota alcune eniendazioni tratte dalf Eiselein. Giacche pin che la meta ddla pag. 335 rimaneva vacua, nial non avrel>' bcr fat to gli editori pratesi osscrvando che oltre le deita dall autore indicate . si veggoii coll' ali Pamante di Cefalo in un vaso dipinto (2); Nemcsi , le di cui statue pill antiche, se furono scnz^ali, \n progrcsso di tempo glide si attribuirono, e Bupalo forse ne die pel primo 1* esempio. Certo c alata in varj mo- numenti etrusclii (3), ed in una gemma stoschiana (4). Parimente hide e alata in antico bronze presso il Demstero (5), in alcuni vasi italo-greci (6), e nelle (i) Vedi la Reale Gallcria di Firenze, serie IV, torn. Ill, pag. 120 , e seg. (2) Tisclibein, II, 61, (3) Ingliirami. Moaum. Etrusclii, cl. II, pag. 7. (4) Tom. "VIII, pag. 846, n. 18 10 deir ediz. di Prato, (5) Etr. Reg., torn. I, 2. (6) Caylus , torn. I, pag. 25. OPERK DI C. C. WiNGKELMANlSf. 3() miniature del Vir2;iIio vaticano, e deirOmero amhro- siano pubblicati scrive rEisclcin clie non e dessa, ma un Arcigallo. Doveasi notare che per tale era stato avvertito dal Volpi ne'Sag;gi del- I'accadeniia cortoiiese, dal Giorgi in una disserta- zione lipiena di squisitlssinia erudizione , dal Mura- tori che la riprodusse nel tesoro delle iscrizioni (2), non che dal Fea nelle note alia Storia dell arte , torn. II, pag. 288, n. 64 dclla prescnte edizione. Ovc Tautore nel capitolo II dclla stessa sezione parla di Giove, si avverte coirEiselein, che oltre r alloro portava quel nume una corona di olivo , e poi si tace che le scarpe a' piedi di tutte le figure di quella stessa ara veggonsi ne'monuinenti della greca scuola anteriori a Fidia; e che sono pure nel Bacco indiano , o barbato , volgarniente chiamato Sardanapalo, come fu osservato dal Visconti ne' Mo- nument! del Museo Francese, pag. 85, e nella no- tizia del Museo Napoleone, pag. 363 dell' edizione procurata dal chiar. archeologo dottor Labus (3). Nulla parimente si dice del Giove cacciatore, pag. 363, molto sospetto ai piu recenti antiquarj : nulla delle medaglie di Fralli e di Mida , ammesse bensi dal- TArduino, ma contraddette dair Eckel: nulla, ne tain- poco del Giove rlcinlatus di Arnahio, comeche non sia ben certa la interpretazione deirOrelli essere il ricinio, lacinia togas in caput rej'ecta, potendo essere benissimo un palliolo, o picciol manto quadrato, quale suol esser quello onde si veste Giove, sia pur esso avvolto al capo, o rigettato sugli omeri, o ristretto attorno alia persona: nulla linalmente dei traslocamenti avvenuti de' capo-lavori o indicati o illustrati da questo autore , il che quando far si possa torna di molta utilita per chi desidera osservarli noa solamente suUe stampe ma ne' marmi originali. (i) Europa, vol. I, pag. 407. (2) Tom. I, pag. 207. (3) Opere varie, torn, IV, pag. citata, OPFRE Dl C. C. WINCKELMANN. 4 1 Se intorno al Vulcano irasmutato dal W^inckelmann in Giunonc Marzlale gli editori pratesi colla scorta (lellEiselcin saviamente riniettono il lettore alia emen- dazione gia jjosta nella Storia dellAi'te, torn. II, pag. 36, n. 46, forsc non sarebbe stato inoppor- tune, die intorno al celebre vaso della libreria Va- ticana dato nella loro edizione alia tavola LXXVIII, n. 200, si fossero fatto carico di quanto ne disse il Visconti nelle Opere varie torn. IV, pag. 269, e il Raoul Rochette ne' Monumenti d' antichita etrusca , greca e romana (i). Lungo sarebbe il volar tutte annoverare le osserva- zioni che per altri furono fatte sulle opere del Win- ckelmann , e delle quali non troviam fatto cenno dagli editori pratesi. Bastino le poche anzidette sulle due prime sezioni per saggio : forse hanno essi in animo di darle nell' ultimo tonio; e sarebbe indiscre- zione la nostra il prevenire le plausibili loro intenzioni. Per certo poche non sono, e, a nostro senno, di non poca importanza ed utilita; delle quali una co- piosa raccolta noi facemmo per nostro studio e di- letto, e ci sara di niolto conforto il vederle quando che sia dalla diligenza loro o confermate o corrette. Giacche con tanta cura e dispendio fan dono all' Italia di tutte le opere del sommo archeologo brandebur- ghese , procaccino ancora che poco o nulla ci resti in esse a desiderare, perocche queste, unite al dJgin- court ed al Cicognara , formano una tal quale biblio- teca, di cui niuno studioso o dilettante delle belle arti e delle antichita dovrebbe esser privo. Cio solo ne piace, facendo fine, soggiungere, che se arricchi- ranno le loro edizioni dei proniessi indici compilati con queir amore , diligenza , abbondanza e perizia che richiedono lavori di questo genere, coroneranno lodevolissimamente la intrapresa, e riceveranno ap- plausi da tutta Italia. Francesco Longhena. (i) Tom. I, pag. Ill, n, 3. 4^ PARTE 11. SCIENZE ED ARTl INIECCANICIIE. Fondamend di patologia onnlltica dl Maiirizio Bu^ FALJNi cesenate, profcssore nelV Universitd dl Urhi- no, ecc. Terza edlzione riveduta e corretta dalV au- tore, ed accrcsciuta di un discor.io prelimitiare e di notabili oggiunte tratte principnlmeiite dalle altre sue opere. Tonio 2.° — Fesaro, i83o, d(/lla tipografia di Annesio Nobili, in 8.°, di pag. ^6o. Prezzo di tutta V opera sc. 2 b. 44 {ilal. lir. i3. o5). — Ar- ticolo 2° ed ultimo- Vedi Bibl. ital. tomo 62.°, quad, di ottobre 1828, pag. 14. Oi suol dire voloiarniente die la medicina e uii' arte o di osservazione e di esperienze , quaiido nial siiona quel nome di ars conjectaralis di che veniva distinta dai primi Barbassori della scienza. Anzi si va piu in la dai medici praticoni e schivi dello studio e della meditazione : si rigetta ogni idea , ogni sentenza , ogni disquisizione ingegnosa e tilosofica , sia dcssa esscnzialincnte medica, od interessi soltanto la scienza per associazionc di principj, perclie il lotto delTam- nialato e il solo libro die valga per la pratica ; per- che i fatti e il testimonio de' sensi devono pronuu- ciare soli nell' arte di sanare! E dii non vcdc , die quest' insano divisamento e inipraticablle audic i\d que' medesimi che si fanno poniposi della loro iguo- ranza ? Forse che un medico di tal fatta puo dire di accostarsi al letto del malato senz' essere prcoccupato da' suoi principj teoretici , senza sentire 1" influenza di quclla sua stessa pratica che lo prepara alT os- servazione ed air esperienza con quell' abitudine di raziocinio, che costituisce iu ultima analisi la sfera FONDAMENTI DI PATOLOGIA , CCC. ^3 (lella sua capacita scientifioa? Ogni medico per igno- raute clie sia ha i suoi priiicipj e la sua teorica, e comuiiquc egli possa laflazzonare la scienza nel suo cervello, e desso obl)ligato di rijiortare i fatti die osserva alia sua mente per digerirneli in qualche modo , ordjnarli e cavarne quelle deduzioni die lo determinano poi ad agire. Dunque empirismo nudo e niateiiale, come si vorrebbe far credere da taluno, non si da in medicina , del pari die in ogni altra nianiera di arti umane. Dimque una scienza die faccia precedere la determinazione all'atto pratico e indi- spensabile al ben fare; dunque una patologia il piu possibilmente scientifica ed analitica e il mezzo il piu conducente pel medico per giungere ad utilizzare la sua osservazionc e la sua esperienza. Tale per Tappunto e la Patologia dell' illustre Bufalini di cui abbiamo reso conto in akri numeri dclla Biblioteca, e die prendiamo per poco ad esame anclie nelT oc- casione di dovere annunciare questo a.° volume. Ne ci spaventi la mole del libro , che la materia e vasta, e nulla avvi di troppo in esso anche pei medici gia fatti. Bisogna pero raccogliere lo spirito per intenderlo , e coglierne il frutto die ne decorre. Ed e pur forza di correre con Bufalini a gran lena pei campi della scienza ; ma non opprime la fatica , perche ci conduce egli per fioriti sentieri, e possiede I'arte d'invogliar sempre piu il lettore a se2;uirlo. Anch' egli predica T esperienza e 1' osservazionc , e tende a ridurre i suoi principj alia pratica , ne per questo sdegna la filosofia induttiva, ne lascia di ana- lizzare i fatti, ne rinuncia al piu ricco corredo di cognizioni scentifidie onde farsi strada ad un sensato e ragionevole empirismo. Anzi I'empirismo di Bufa- lini e un coroUario di acuta e profonda logica; ose- remmo anzi dirlo un teorema applicato. E che sia vera la nostra sentenza, bastera gettare per un mo- mento lo sguardo su questo suo libro. Di fatto egli prende lo slancio da lontano , e passa minutaracnte a rassegna quanto di vero , di congetturale e di ^4- FONDAMENTl 1)1 PATOLOCI V , astruso puo interessare lo scihile medico. Ecco il sommario delle cose clic ogli pone a sevcra disaniina in questo 2.° suo volume : Condizionl della ifiateria or^anizzata per le quail si fa manifesta la necessitd dellc mutazioni del coinposto organico nella generazione dl molte infermitd (cap. XIX); influenza dcgli agenti esteriori sopra gli esseri viventi, per la quale si cnm- prova nelle malatde I alterazione del composto organico ( cap. XX ) : precisa maniera del formarsi le malatde giusta i fatti considerati ne' due capitoli precedent! ( cap. XXI ) : evidend mutazioni die avvengono negli umori del corpo wnano sotto il corso delle malattie (cap. XXII): processi dissolutivi proprj di molte in- fermitd (cap. XXIII): vizj dl difetto e dl ecccsso delV assimilazione organica ( cap, XXIV ) : variazionl dl proporzlone fra I dlversl prodottl delt assimilazione (cap. XXV): alcunl vizj affatto occultl e particolarl dell' assimilazione organica ( cap. XXVI ) : stnto dina- mico delle malattie ( cap. XXVII ) : fondamentl su cui debbonsl ordlnare le malattie (cap. XXVIII): final- mente la piit conveniente divislone delle malattie sem~ plici. EgU e dal complesso di queste materie ch' egli compone una dottrina la quale se per avventura non rendesse conto de' piu minuti particolari della pato- logia , condurrebbe pero il medico intelligente ed istrutto ad affrontare le piu sublimi difficolta della scienza, ed a librarsi fra Tempirismo ragionevole e la sobria induzione scientifica. Noi riscontrianio con somma soddisfazione in capo a questo volume un' oc- cliiata deir egregio autore su la Fisiologia ; indispen- sabile premessa che a nostro avviso doveva figurare nel primo volume, ove egli avesse creduto di rifon- dere il suo lavoro cosi ampiamente come si avviso di fare in questo secondo. Per dare a' nostri leggitori un succlnto ragguaglio delle idee fisiologiche che servouo di base alia di lui patologia, riferiremo alcune considerazioni ch' egli eniette intorno all' organizzazione ed alia vita. DI M. BUFALINI. 4S I corpi oiganizzati dilTeriscono dagrinorganici tanto per ]e qualita loro, come pe fenomeni che manife- stano. Le qualita possono lidursi al carattere fisico, chiinico ed organico, e percio ogni individuo vi- vente ofTre delle particolari condizioni, che lo qua- lificano sotto qiiesto tiiplice rapporto. II carattere fisico ed esteriore, benche non assolutamente distinto, puo considerarsi come una tendenza a comporsi e ad ordinarsi nelle forme rotonde ; ne' carpi inorganici in vcce prcdominnno le forme angolose. II carattere chi- inico consiste nella composizione ternaria o quader- naria di ogni oi'ganismo, si bene che nell' affinita niolecolare meno pronimciata che ne' corpi inorgani- ci , i quali tutti sono semplicemente binarj : questa meuo lernia unione di atomi elenientari , probabil- niente crescente in ragione della maggior perfezione della vita , si confonde col bisogno che hanno i vi- venti di continua riparazione. II carattere organico poi si risolve: i.° nella composizione di parti solide arrendevoli e di parti fluide e circolauti ; 2.° nella integrita del tutto necessariamente appoggiata alia nutrizione ; 3.° nella forma costante de' primissimi atomi organici, la qual forma si osserva sempre piu nianifestamente globosa, mano mano che progredisce piu innanzi lo stato dell' assimilazione. Quanto a' fe- nomeni si osserva, che gli esseri viventi distinguonsi dai corpi inorganici per due serie di azioni : una costituente i fenomeni del crescere e del decrescere, ossia della nmtazione continua della materia inte— grante dell' organismo ; faltra appariscente da ua complesso di fenomeni organici de' quali non si puo fermare la corrispondenza, come ne corpi inorganici, colle ciicostanze manifeste della vita ( sarebbe forse piu chiaro il dire , dalla non necessita della forma identica per Tadempimento delle identiche funzioni); queste considerazioni sono avvalorate dall' egregio autore colle ricerche fisiologiche di Holies , Jngen- horz , Sartorio , Seguin , Alien , Papis , Paoli , Grui- thuisen , Holler , Doellinger , Treviramis , Home , 46 FONDAMENTt DI PATOLOGIA. , Budulfl, Dntrochet, {;cc., colle ([uali considerazioni cgli viene poi in pari tempo a lilcvarc quaiito ci rcsti aiicora a sapeie intorno alia precisa manicra delle azioni vitali, e tli quanto vadaao eirati i solidisti , die volcndolc coiisideraro sotto il seinplice aspetto di particolare ineccanica, ardiscono veramentc di fissarc quello die juuri fatto slnora ha potato comprovarc. II sig. Bulalini ci aveva gia fiitto conoscere a qiieslo proposito, come egli iiiclini a credere essere gli atti della vita congiunti a qualche azione di particolare chimica , ed ora allargandosi su questo pensiero si fa a contemplare in grande i fenomeni della natura additandoci die T attrazione delle grandi masse e qiiella delle molecole dehjjano riguardarsi cpiali cause ellettrici di tutti qucsti fenomeni. Dall" attrazione delle grandi masse, die potrebbe djrsi mondialc ^ provengono le forze die generano semplicemente inovimcnto coniniensurabile; nientre dalf attrazione niolecolare uascono moti poco o niente percettibili e perturbanti sempre raggregazione e la composi- zione dc' corpi. Cliiama percio la serie delle forze provenienti dalla massa forze meccaniclie , e dice diiniiclie le forze die appartengono all' attrazione molecolare. Egli e a qnesta seconda serie di forze ch' egli volge la sua particolare nieditazione; e su le mede- sime die intendc ad appoggiare la spiegazionc dei niovimenti organici e vitali ; e per esse die si decide a sostituire una dottrina chimica della vita alia dot- trina ineccanica profcssata da' solidisti. Alia quale dottrina chimica egli riferisce iion solo le funzioni niateriali ed organiche , ma ben anclie le funzioni del sentimento e del moto , come die ogni movimento fibrillare debba necessariamente importare consunio deir istessa potenza. Ne saprebbe tacere degfimpon- derabili , dc' quali apprczza , forse piu che non si crederebbe, T influenza su gli organisnii. Le sperienze di Dutrochet^ di Vilson Fhilip, di Edwards, Vavas- seur, Vciithold, Fodera, Kilmer, Dumas c Frcvost, DI M. BUPALINI. 47 c cli Becqucrel lo [lortano a ritcnere gV impondera- J)ili, e se2;iiatameiite il fluido elettrico, come uno dcgli agenti delle arcane combiiiazioni che si com- piono riegli organismi viventi, identico forse al flui- do nerveo. Per la qual cosa riepilogando egli le sen- tenze lisiologiclie accenuate perviene allc seguenti conclusioni : Apparire insignemente mutabile lo 6tato della ma- teria de' corpi orgaiiizzati ; rinserrarsi appnnto il ca- rattcre della vita corporca nella continua riinutazione di inateriali princlpj ; non iscompagnarsi niai i mod vitali piu semplici da una mutazionc si fatta; eser- citare gV imponderabili una poderosissima influenza iieir eccitare i mod medesimi e gli atd continui di composizione c di scomposizionc , non per6 disco- standosi dalT ordinario modo di loro equdibrio colle azioni cstcriori scnza die sia precedentemente cam- biata la capacita del corpo organico a contenerli ; non esscr atti prinugenj di vita negli animali raeno semplici i moti delle masse fibrose e de' nervi , ma essere questi da cousiderarsi come funzioni collegate coir insieme delle azioni vitali. Pervenuto cosi al suo chimismo vitale , procede Tautore a dimostrare, come anclie il meccanismo delle umane iufermita soggiace alle slesse cause effettrici, e come la loro natura si presti alia maggiore evi- denza perscrutandola colle stesse norme. E percio cgli Hssa, cJie ben altrimenti che le mutazioni mate- riali accadano per la scambiata condizione de' moti vitali nell organismo (salvo il caso di lesione niec- canica o turbato corso de' liquidi), debbesi in vece riporre in quelli la ragion prima di questi tanto nello stato sano, come in quello di malattia : o per diria in altri termini , non dai cambiamenti dinamici procedono le materiali mutazioni dell" organismo ; ma la nuitazione chimico-vitale del miscu2;lio sostanziale organico produce ogni nuitazione dinamica. La quale proposizione, se era gia per lui diffusamente svi- luppata altrovc, riccve ora maggior forza da ua 48 rONDiMFNTI ni PATOLOGIV, corroilo di faiti srelti prcsso i piu ahili csperiincntatori. Stabiliscc peitanto , die duo sole sono le oiigiiii donde scaturiscono le malattie : o per mezzo dl lui agcntc vicccanico incoiucniciitc , che fissato in qnalche parte dclC orga/usmo tnrha i inovlrncntL vltali; ovvero per mezzo di sostaiizc liidebuc per qaalitd e per quun- titd , le qiudl insiimandosi iiegll lunori sovvertoiio i processi dclla chimica vitale. Quindi tanto per le po- te/ize solamentc valevoll ad indurrc niutaziord ne' motl vitally come per quelle ntte a sommliustrare materia a diverso impasto orgaruco , il corpo umatio pud ri- cevere e riteiiere principj indebiti entjo di se stesso , ed csserc cost portato nello stato di malatda. Noi ci permetteremo qui una sola considerazionc: se il sig. Bufalini riguarda le nuitazioui do' mod vitali per una dcUe origini delle malattie , come ha potuto negare clie le dette niutazioni dinamitlie possano poi costi- tuire Tessere leale delle medesime .'' Nou era egli miglior partito di cousiderare la materia e la forza ncll' organizzazioue come simultanee nelT azione , e ritenere die il momento di mutazione de' raoii vitali importi essenzialmente anclie la mutazione delle mo- lecole elementari e per conseguenza del miscuglio organico , e cosi fermare una sola origine dello stato morboso ? Noi portianio avviso die per abbattere gli argomenti de' solidisti nessuna I'agioue sia meglio vale- vole di quella di ammettere Tindivisibilita della forza vitale dair individuale organizzazioue ; per modo die il dire mutazione de' nioti vitali coniprende implici- tamente anclie 1" idea della mutazione degli element! materiali delT organismo. A questo patto assentiamo intieramente alia patologia delT esimio autore. Ma per distruggere vie meglio le dottrine solidi- stiche rillustre autore prende a particolare disamina le mutazioni die avvengono nel sangue e negli umori del corpo umano ; mutazioni ch' egli ammette con ogni sicurezza possibile a malgrado delF incertezza degli esperimenti che i fisiologi tentarono in questi ultimi tempi; mutazioni di qualita e di quantiia, cui DI M. nUFALlNl. 49 si riferiscono le crisi , le metastasi , la proclivita alia putrefazione , c le niolte altrc altei'azioni umorali , clie proveng;ono dalle diverse proporzioiii di mate- riali jn'incipj costituenti la crasi del sangiie. E queste imitazioni morbose del sangue gli suggeriscono Tadot- tameato di trc distinte diatesi, la sierosa, la scorbu- tica e la putrida, idea clie ci ricondurrcbbe a gran passi allc dottrine umovisticlie antiche, se I'egregio autore non professasse queiraltra idea cardinale della particolare chimica vitale. Altro dei punti emiuenti su i quali si pone 1' au- tore per considerare il gran quadro delle infermita umane e quello di due tendenze che insorgono nel processo niorboso : una verso la forinazione , T altra verso la dissoluzione. A queste tendenze, che si po- trebbero considerare in opposizione polai'e fra loro, da il nome di Flaustassia e di Plaustollia , ue an- dremo noi piii in la svolgendone il signilicato e la disquisizione , perocche ci metteremmo in troppo lungo discorso. A noi basta di avere indicato alcurio dei tanti titoli pei quali la patologia del sig. Bufa- lini si racconianda alio studio dei medici scienziati, e nel tributare all' egregio autore i sensi della nostra imparzialc ammirazione, facciamo voti perchc egli progredisca a fertilizzare un caiupo sul quale ha gia raccolto tanta niesse. Bibl. Jtal. T. LXVII. 5o De Read die nocclono alia industria, alia circolazione (Idle ricdiczzc ed al camblo dclle produzioni. Con- sidcrazioni dell' aw, L. Bianchini. ■ — Del San- simoJiisrno. Di /. Ampliazione dl esempi. i quest' opera abbiamo gia reso conto nel tomo LXIII tli qucsto nostro giornale dalla pag. 189 alia 204. Ivi ci liniitanimo alia parte prima ove si rife- rivano diverse disposizioni antiecononiiche emanate nel Regno di Napoli nei passati tempi , delle quali I'autore non ci mostro T effetto complessivo sul modo di essere e sulle produzioni interessanti di quella popolazione. Ivi promettemmo un secondo articolo suUa seconda parte di quell' opuscolo. II sunto di questo secondo articolo puo essere esposto in brevi parole, dicendo clie tante assurdita economiche fu- rono iinalmente abolite, e ad esse sostituite furono disposizioni contro le frodi e le violenzc nelT csercizio dell'industria e del commercio, ad imitazione dei co- dici di altre cuke nazioni. Con siffatto mezzo Y eserci- zio deir industria e del commercio fu liberato dalle migliaja di vincoli disastrosi, e il governo fu scaricato da una folia immensa di briglie per far eseguire tanti proclami , punire con tante multe e con tanti tratti di corda, e sempre invano. Ma nel tempo die scrivevamo quel primo articolo ci pervenne all'orec- €hio un confuso rumore d' una certa scuola o setta o nuova religione sorta in Francia denominata San- simonismo : essa ci parve appunto un disegno d' un 0-RANDE Reato nodvo alle Industrie , alia circolazione delle ricchezze ed al camhio delle produzioni , come porta il frontispizio del libro del signer Bianchini. E siccome le informazioni storiche si antiche clie mo- derne in punto economia vengono da noi raccolte a benefizio solo delta scienza , sia per segnalare i buoni effctti della giustizia, sia per notare i falli di uno zelo DE REATI CHE NOCCIOKO ALL' INDUSTRIA. 5 1 non illuminato, sia per frenare gli ardimenti delle cieche emulazioni delle classi , cosi fumnio ol)l)]igati ad aspcttare un ragguaglio il quale almeno alTindi- grosso c' inforiiiasse del sistenia del Sansimonismo. Questo ragguaglio ci venne fmalmente sott' occliio e in leiigeiidolo i'ummo d' avviso di porre il Sansi- monismo nella classe dei dctti rcati , senzache il nostro giudizio potesse esscre attenuate dalla esem- plaiissima innoccnza del relatore. II nome di reato viene da noi attiibuito a qualunque violazione del- Tordine giusto e dimostrato dalla ragione, da qua- lunque uomo o potenza venga commessa. Quindi esister possono tanto reati legislativi quanto reati ese- cutivi, tanto speculativi, quanto pratici. NcH'ordine sociale delle ricchezze il peccato il plii capitale e il piu. abituale di tutti consiste nel sacrillcare ad un ramo o ad una classe paiticolare Tinteresse o il diritto di tutto il consorzio civile, e di nou tessere mai il cal- colo del massimo dei beni combinato col minimo dei mali di tutto il consorzio come esige la giustizia. La specie dei reati legislativi, dei quali il signer av- vocato Bianchini ci recito gli esempi e assai antica. Questi esempi poi in cento guise diverse si ripete- vano contemporaneamente anclie nel ducato di IMi- lano retto dalla stessa mano che dominava il regno di Napoli. Gcntiuaja di proclami emanati collo stesso senno, colle stesse pene, coUa stessa assiduita fanno fede delle stesse calamita e dello stesso sterminio che ne risultava. Abbiamo detto che antica fu la mania regola- mentarc di cui tratta il libro del signor avv. IBian- chini. Ragion voleva di non prediligere verun ramo particolarc ed a quello sagrificar gli altri, ma di as- sumere complessivamente tutti i ceti, tutte le indu- strie, a norma del buon diritto sociale e della poli- tica vitale ilsiologia, togliendo solamente le frodi, le soverchierie e gli ostacoli , e di mantenere coUa giu- stizia Tequo csercizio utile delle proprieta. Ma que- sto principle fu ignorato. In vece si pose attenzione 5a de' reati cue noccioxo all' industuia. or ad una cd or ad un' altra parte, e si voUo di- sciplinare T cscrcizio dellc propricta a norma della preconccpita predilczionc. Con due mire ([ucsta ma- nia fu cscrcitata : colla prima si voile I'avorire il popolo miserabile in cotiflitto dei produttori e dci mcrcanti; colla seconda si voile assej^nare ogni ramo d' industria a guisa di priviiegio personale. AUorclie neir cntrare del IV secolo dell' era cristiana Dioclc- ziano diviso di capovolgcre tutto il sistcma dell' am- ininistrazione dell'Impero romano, e I'u in cio ajutato dal suo genero Costantino, egli a nome proprio e de' suoi coUcglii emano un editto in cui vicne tas- sato il prczzo del frumento c delle altre grauaglic , dei vini e degli altri liquidi, dcglj olj , del sale, del mele , delle carni da macello , del pollame , del 6elva2;giume , del burro, dei pesci, degli crbaggi, delle noci ed altre frutta. — Piu , cgli stabili una tarilTa delle giornate di lavoro dei diversi artigiani cd opera] c domcstici, delle professioni libcrali, in- cominciando dai copisti e giungendo agli architetti. Egli tasso anche moltc niauilatture ; e cosi per csem- pio fjuella delle pclli, delle pellicce e delle calzatu- re , ccc. — Questo editto fu reso obbligatorio per tutto rimpero romano (i). Con questa razza di politica economla e col corredo di altre ordinazioni di eguale sapienza dai tempi di (i) Tale editto ignoto ai dotti dei secoli passati fu ritrovato in questi ultiiiii tempi da alcuiii viagglatori in- glesi che visitarono TAsia minora. Essi lo scoprirono su di iin nmro di un tempio di Stratonicca (in oggi Eski-Hissar) neir antica Caria. AUorclie fu portato in Europa e puljbli- cato, comparvero tantosto due IMeniorie illustrative, la prima del signer Canlinali , puliblicata in Roma in italiano ed in latino : la seconda del signor colonnello Leake, inglese, pub- Llicata in Loiuli-a in lingua ing'ese. Ultimamcntc il signor Marcellino Touscolomhe stese una sua Wenioria stainpata a Parigi nel iZi() prcsso Dondey Duprc sul prcatnbolo di detto editto, die ogli dice enianato verso la fine de{- ranno 3oi , e il signor Lcache dice del 3o3. DE' REATI CUE NOCCIONO ALl' INDUSTRIA. 53 Costantlno in avanti die cosa ne avvenne? Tutto il niondo lo sa. In particolare poi si veggono introdotte ordinanze per coniandare ai figli di escrcitare il mcstiere dci padri, e ai coloni di star addetti alia gleba sul gusto delle caste indiane, come si rileva dal co- dice Teodosiano, ed anche da quelle di Giustiniano. Lo zotico istinto di regimentar tutto si paleso anche dopo, e se il motivo faceva onore alia volontu dei di- rettori, faceva certamente torto al loro giudizio. Que- ste aberrazioni erano in que' secoli frutti di stagione , come le buonc direzioiii sono frutti del nostro. In uno dei capitolari di Caiio Magiio inseriti nella collezione del Baluzio incontriamo il seguente (i). « II piis- » simo signer nostro Re ha decretato, col consenso » del santo Sinodo , che niun uomo eccleslastico o » laico non venda sia in tempo di abbondanza , sia » in tempo di carestia I'annona fuorche alia misura » ilel moggio pubblico che fu recentemente stabilito, » cioe: il moggio di avena pel prezzo di nn danaro; » quelle di orzo per due danari; quello della segala » ]ier tre danari; quello del frumento per quattro V danari (2). Se egli lo vuole vendere in pane egli » dovra dare dodici pani di frumento ciascuno di » due libbre al prezzo di un danaro; quindici pani » di segala, venti pani di orzo, venticinque pani di (1) Cap. ail. 794 § 2; T. I. Col. 189. Edit, Zata. Ve- netlis 1772- (2) Secontlo i dati dei signori Home de V Isle e Leblanc il soldo d'argeiito di Carlo iMagno valeva a circa 3 francliL cent. 84 della presence moneta, e il danaro corrispondevA a 32 centesimi circa. Converrebbe sapere a che corrispon- desse il moggio notninato nel capltolare. Ivi si parla di un inoiliwn publicum ct noiiter statutum. Qual era la capacitk di Ini'' — i Forse si rispondera che questa dedur si potrebbe dal peso dei pani. — INIa il peso del capitolare iudicato a quale dei nioderni corrisponde ? — Quanto al soldo leg- gianio in Francesco Piihoii nel suo Clossario alia legge Sa-- licit quanto segne: Solidus lege Salica fait quadra^inta deaa- rionim quod Fipiims immucu\it. 54 de' reati CHE NocciONo all' industria. » avena del medesimo peso, parimente al prezzo di » un danaro , ccc. » Noil sappiamo se la diligenza di Carlo Magno siasi arrcstata ai cereali , o se pure siasi estesa tpianto quella di Diocleziano; solo sappiamo clie i tempi suoi, e specialmente quelli clie lo susseguirono fiirono infelicissimi. Dai tempi di Carlo Magno disccndiamo al sccolo di Carlo V. In molte parti di Eiiropa veg- giamo sotto diverse forme svolgersi le maestranze, lo spirito disciplinante le arti, i mcstieri, il trasporto delle derrate da uiio ad altro distretto, Ic tasse, le divisioiii dei rami d" industria e di commercio. Gli editti, gli statuti vengono da ogni parte lanciati : le maestranze dappertutto invadono e conliscano. E dove la possanza del governo e piu forte, tanto piu viene spiegata la mania regolamentare. Cosi le tre epoche le piu solenni deU'Europa, cioe i secoli di Costantino, di Carlo IMagno e di Carlo V si segnalarono colla piu desolante mania colla quale regolar si voile 1' ordine sociale delle ricchezze. Egli e vero chc in natura le cose spontanearaente si cqnilibrano colla libera concorrcnza e colla ginstizia fortemente protetta, talche dal conflitto delle domande e dalle oflerte libere nasce quella media transazione impossibile a prevedersi e a stabilirsi da qualunque mcnte umana, ed a raggiungcrsi e modificarsi con- vcncvolmente da qualsiasi Icgge positiva; ma quella buona gente credeva di non far nulla se non si pi- gliava il mondo tutto suUe spalle e se non lo faccva camminare giusta la sua volonta. ]\Ia questo benedetto niondo scappava loro dalle mani, e nell' emanciparsi avvisava il disordine facendo portare ai popoli la pena dei falli de' suoi direttori. Passarono ancora molti secoli prima clie i domi- natori si ravvcdessero ; e la loro convcrsionc non e ancor compiuta, come vien rcso manifesto dal col- bertismo in certi luoghi manteimto, in ccrt'altri ripi- gliato, in certi altri abbandonato per meta c di malin- cuore. Or coco un altro lato dell" ordine sociale delle De' REA.TI CHE NOCCIONO ALL' INDUSTHIA. 55 ricchezze guastato dalla pessima logica delle predile- zioni particolari. Non negliiamo trovarsi talvolta tempi calamitosi nei quali conviene usare delle ingerenze come dopo i teiremoti conviene appuntellare le case. Ma dopo fatte le riparazioni e assodate le instituzioni sopra le loro basi naturali, questi puntelli imbaraz- zano e sono nocivi. L' abitudine ed i panici timori come mantengono ostinatamente le niete, cosi pure mantengono le tarilTe doganali ostili e le proibizioni col pretesto di favorire Tindustria nazionale. Quando Quesnay in Francia proclamo si altamente V irapor- tanza prediale , egli richiamo utilmente Y attenzione deir amministrazione suiragricoltura , fonte prima e perenne delle ricchezze , e fece sentire die il col- bertisrao era stato sconsigliatamente posto sul trono. Utili furono le lezioni di lui e quelle della sua scuola. Se occorse qualche esagerazione , die una zelante polemica aveva potuto introdurre, essa fu dappoi temperata onde procedere per via di c[uella conci- liazione a cui la possidenza , Y industria ed il com- niercio debbono giungere allorclie tutte siano libere dai vincoli fattizj ed equamente protette. Ma col cadere dell' Impero questo andamento fu di- sturbato, e preso fu il partito di favorire artificialmente la possidenza territoriale ad eniulazione della indu- striale e della commerciale. La parzialita fece nascere il contrasto : dal contrasto proruppe la disputa, e quindi il sistema della dottrina. Frattanto la sperienza dimo- stro non potersi violare 1' ordine delle funzioni eco- nomiche santificate dalla giustizia e comandate dal tempo. Una prova fra tutte irrefragabile trarre la potremmo dai quadri dei delitti da quel tempo in avanti sempre crescenti in una proporzione segna- lata. Tanto e vero die il potcr governativo non pu6 contro 1" ordine supremo naturale impunemente par- teggiai-e, ma e obbligato ad un imparziale prote- zione. 56 De'REATI cite NOCCIONO ALL^ iNDUSTniA. //. San-Slnionismo. Sue condtzloni fondamentaU. Dapprima la scuola si manifesto col nome di In- dustrinlismo , e coloro che sc ne resero patrocinatori spiegarono Ic loro idee nei fogli periodici. Le scntenze di questi sigiiori vennero cincpie aiini indietro csposte da un uomo di nome illustre (i); ma la scuola pro- scgui i suoilavori, e mediante gli ultimi rivolgiinend alzo il capo in modo di mostrarsi come corpo costi- tuito di rcligione. Benclie agli occhi dell' uomo di Stato cpiesta che direbbesi setta non sia fuorchc una di quelle eruzioni transitorie natc da un fermento arti- iiciale il (jualc viene sedato naturalmente col tempo c con un poco di cervello accompagnato dalla giusti- zia, cio non ostante essa richiama la curiosita, come il rumore in una piazza fii coi-rere la gente. A sod- disfare tale curiosita noi faremo uso della esposi- zione fatta dalla I'ivista di Parigi scaricando sii di lei la risponsabilita della verita positiva di fatto delle opinioni e deirordinamento del Sansimonismo. Per la quale cosa noi rechercmo le nostre osserva- zioni sotro la clausola si vera sunt exposlla , e senza farci giudici dell' interno di chicchessia , o dell' occa- (i) Si allude air£5(j'it/i5e liistorique des doctrines auxquelles on a donne le noni d'industrinlisme , c'est-a-dire dcs doctrines qui fondent la societi' sur I'industrie. — Del signor Dunoyer. ( "V'edi la Revue Enryclopedique dell' anno 1827.1) A questa Memoria del sig. Dunoyer fa contrapposto uno scritto intkolato n Risposta dei Redattori del Produttore >' air articolo inserito nella Rivista enciclopedica sotto il » titolo di Ahozzo istorico dclle dottrine idle quali fu data il il nome di Industricdisnw. » In qnesta Risposta la Societa anonima della scuola Saint-Simon si querela del sig. Du- noyer per essere stata da lui diffamata nel suo capo e nelle sue membra. Essa promise una Esposizione niftodica e com- piiita della filosofia c dc'la poUtica di Saint-Simon. Questa non ci pervenne ancora a notizia, a nieno che a quella sup- plir non debba T articolo della Fi^ista di Parigi che nbbiamo sott' occhio. De' re ATI CUE NOCCIONO ALL* INDUSTRIA. 5/ sione die provoco o mantiene viva quella scuola. Quantunque noi siamo persuasi che dopo im breve e severo esame si possa dire con Orazio solvcntur risu tahidce tit missus abibls , cio non ostante da questo romore pare che nascere ne possa una buona oc- casione di chiamare in Francia 1' attenzionc alio stu- dio della scienza fondanientalc dclF ordine sociale delle ricchczze , ivi cotanto trascurato : con questa niira furono dettate le nostre osservazioni. I Sansimonisti niirano forse a fondare sette parti- colari, non esclusa quella die salta e cade col ventre e coUa schiena? A questa domanda risponde il se- guente passo del detto articolo. « Amniettendo die la » nostra epoca fosse tanto fertile di anime belle , e » d' imaginazioni superiori per produrrc un uomo » degno di sedcre sopra Dio , sul trono teocratico » del sacerdote sociale; supponendo die quel capo- » setta illiiminalo soprawiaturalmente (i) conducesse » seco tutta I'unianita per le nuove sue strade, ed 5) imprimcsse nel secolo un ascendente profetico, » ognuno pcnsi quanto una silfatta singolare rivo- » luzione vcrrebbe ad inccppare le matii anclie dei » pill intraprendenti. Sarebljc tolto 02;ni mezzo per » islanciarsi nelle sotto-prefetture, per cacciarsi nei » tribunali, per attaccarsi ad un miiiistro. 11 sacer- » dote sociale , come un grande livellatore , mande- » rebbe a suo grado ognuno al posto che gli com- » pete , in qualche angolo oscuro delf officina del- » r incivilimento e forse un Eccellenza del giorno » addietro niaraviglierebbe grandemente di non ot- » tenere die un posto secondario presso ua indu- » strioso onorato , o di dover sparger sudore ti- » rando il mantice di una fucina. Allorche si sogna » che le carrozze , le accadcniic , i concenti , le (i) Notlsi r ispirazioae e niissioiie idcntica di Munrer , capo degli Anabatisti del secolo XVI, predicatore della stessa dottrina. I McnnonUl attnali dei Paesi Bassi e d'Inghiltcrra conscrvaiio la stessa dottriua. 58 de're.vti cue noociono all' industru. » congregazioni scomparirebbero dalla superficie del » globo, clie pill noil si vivrebbe die per pensare, » agire cd amare, non si puo a nicno di fare le » maraviglie, or clie tauti ri sono i qiiali vivono » diversamente. » Riandando questo passo qual e la conseguenza che ne deriva intorno alia creazione del Sansimonismo? Che qui si tratta o di una celia o di un delirio? Qual uonio di mente sana potrebbe mai sul serio figurare la comparsa di un uonio che snonvolga tutto r ordiue sociale onde annientare ogni avarizia ed ojini ambizione sulla terra, c tramuti la razza umana in un coro di angcli o di sand impeccabili , e cosi a lui devoti da ubbidire con una cieca ilarita a tutte le sue volonta? Zitto! Zittol Sappiate che qui si tratta di un apocalisse su di un niondo o almeno di un secolo che non e il vostro. L' uomo che deve sedere sopra Dio e un ccrto che misterioso che non soffre ne esame ne censure: Causa causariun omnia super omnia. Chi iniprinie al suo secolo un ascendente pro- fetico potest mutare quadrata ?'otundis, mitteie in in- ferniim et nemo ei dicere cur ita facts. State dunque ad ascoltarc le condizioni del suo futuro regno. cc L' eredita per diritto di nascita non deve piu )> esistere nellc famiglie. Un liglio non ereditera da » suo padre clie il dono dell' esistenza. Alia morto » di ogni individuo le ricchezze di cui si coinpone la » particolare fortuna di esso, verranno vcrsate nel » fondo sociale. Non avendo cgli ereditato , la sua » fortuna deriva solamente dalla mercede corrisposta » aHe fatiche da lui esercitate nel corso di tutta la sua » vita, e la societa non tienc conto dei disagi di lui, » clie pel progressivo mic;lioramcnto della sorte di » tutti, non per I'individuale vantaggio di uno de* » suoi membri; un padre quindi non lascia a' suoi » figli che la sua memoria , e questi disciolti verso di » lui, anche durante il periodo della paterna esistenza, » d' ogni debito figliale , e non ascoltantlo sc non i » sacerdoti sociali che studiano e dirij^ono le loro De' REATI CHE NOCCIONO AEl' INDUSTRIA. 5c) » inclinazioni. L' afFetto che essi nutrono per quel » maestri deirnmaiiita supera ben presto V Inutile te- » nerczza che provaiio pel loro genitore. Questi loro » diede la vita , coloro aprono ad essi le porte della » scienza: pervenuto all'eta in cui si sceglie uno sta- j) to, lun d'essi, per esempio, vuol diventare fabbro D e vien ammesso dopo un esame nelle classi degli 5) industriosi. II fondo sociale gli anticipa quella som- » ma ehe reputa necessaria alio stabilimento di lui , » e proporzionata alia di lui capacita. Ei prende posto » nella gerarchia, fonda una famiglia , lavora pel y> bene e pel progressiva inciyilimento di tutti, si » separa da' suoi figli che sono nicnte per lui, e » muore dopo aver impiegato tutti i giorni della sua •» vita per la felicita de' suoi simili. » Con cjueste massime e con queste direzioni si prc- tende di compiere vin opera di perfezionamento e si parla di progressiva miglioramento. ]Ma di grazia par- late voi da senno o volete burlarvi del pubblico? Quanto a noi vi rispondiamo che voi ci potetc in- giuriare, ma non mai si grossamente ingannare. Quando la vostra poverta intellettuale fosse tanto enorme ; quando la vostra ignoranza suUa natura umana fosse tanto ci-assa da credere coi proposti mezzi possibile il perfezionamento ed il progresso da voi asserito, altro non ci riniarrebbe fuorche di consigliarvi a studiare vm tantino di logica per ve- dere se un tutto composto di elementi possa avere qualita reali fuor di quelle degli elementi medcsimi. Dopo vi consilieremmo a passare nei banchi della Psi- cologia e vedere se si possa abolire nell' aninia umana il me, e sostituirvi un non me; passando un po'piii in su vi inviteremmo a studiare 1' imprevidenza del selvaggio che vende alia mattina il letto sul quale deve dormire la notte, e che dopo aver sedata la fame sta ozioso mirando per or6 intere T ondc del rivo die scorre, e indi v' inviteremmo a rispondere se senza proprie aspettative possa \ uomo compiere vernn perfezionamento, o eseguire alcun progresso, o 60 De' REATI CTin XOCCIONO ALi/ INDT'STRTA. non piiittosio cadcrc in uu grave riposo dal (jiialc non vcrra tratto chc da uu miovo stimolo pcrsoualc. Com- piacctevi, niici cari, cU lisponderc a quesli tie clcincn- tari cpicsiti prima di abolire Teredita c shandirc i pill deliziosi , i piu sand cd i piu cari sensi di fa- nii:^lia , scmprc vivi c scnipre indckbili , c scmprc provvidi fuori dclla sfcra doiruUima pcrvcrsita o di tpiolla corruzione die si csaka tlno all' inuniatiita. Voi mi parlate di perrezionamcnto e di progrcsso. Orsu, dite in chc lo iatc voi consistcre? Qui coiivicnt; intcnderci: spiegatcci in che voi lo coUocliiate. E inutile divincolarsi o con sotlerfugj rettorici o con enfasi pocticlie; cpii sicte obhligati ad una categorica risposta. Fuori della miglior vita individuate, mcdiantc uu ordinc di couvivciiza, dal quale ogni cittadino ritrniiga jiace, ccpiita e sicurczza vi puo forse cssere perfczionc? Fuori dclla famiglia dalla quale partono cd alia quale ritornano tutti i raggi della vita sociale esister puo lorse in natura una sedc di godinicnto ed un punto di appoggio rcale? 11 padre, il liglio, la moglie ed il niarito possono forse nclPordine coiimue essere separati dal cittadino? Che cos' e il civismo o la iilantropia che sostituite? Scusateci, o signori, se vi porgiamo queste domande; voi siete tanto buoni che vi prcstatc ad illuminare i povcri ignoranti. Se voi vi dcgncrete di rispondcre a queste domande, noi vi promettiamo una fcde cosi robusta die potre- mo trasportar le montagne. Un altro piccolo scrupolo ci vicnc in capo. Questo non cade snlTamor interessato c disintercssato, ma bensi sull' amore compatibile o incompatibile. II vo- 8tro amor seralico progressive pcrlezionante scmbra che dcbba ardere ncl cuore dcgli clctti vostri. Sotto le arandi ali deir immeuso amor Sansimoniano stanno o . . ... ..... forse raccolti anrhe i vostri gcnitori, i vostn bgh) « vostri fratclli, la vostra moglie chc la natura c la re- ligionc vi dicono di amare? E come dunquc in mezzo alia natura spogliar potrcte le afTczioni di famiglia senza spcgncre quelle di cittadino; o come potcte De'dEVTI cue NOCCIONO ALl' INDUSTRIA.. 6l aumentarc quelle di cittadino senza linforzare quelle di laniigliar Colla povera nostra I'llosolia non sappiamo scio^liere questo enigma. Vi prcgbiamo diuique di rispondere , od alnieno di farti perveiiire iin raggio della illiiminazionc soprannaturale del vostro gran sacerdote : se no, fateci tacere con qnalche niiracolo. L' aliolizionc della privata proprieta e la rispettiva comnnanza dci bcni e stata scnipre la pecca di tutti gli utopisti (i). Ma la natura senipre derise c svcnto qnesta mania , c tranne della forzata vita monastica non permise niai che la sua Icgge fosse smentita. OjvEN spese grandiose somme per lo etabilimento di nuitua eooperazione, e tutte le sue cure, tutte le sue fatiche, tutto ii suo danaro furono gettati in vano per la mancanza della proprieta o della quasi proprieta. Furono pubblicati principeschi inviti per cliiamar abitanti in un paese con niolti allcttainenti; ma la mancanza della proprieta o della quasi pro- prieta deluse ogni aspettativa. Nota e la sorte dei l)eni goduti a titolo di benelizio. Viceversa e pur noto r intense amore per poca terra goduta dal mon- tanaro e gli ottimi clYetti morali che nc derivano. Chi tiene la terra ticne anche gli uomini, c il padre (i) Ommettendo una folia cU scrltti di quest! sognatori ci place di ricordarne uno nel quale stanno raccolte prcs- soclie tutte le vedute fondanientali del Sansimoaismo stani- jiato in Parma lino neir anno 1804 in due tomi. Eccone il frontispizio : « De riiomme en Sociele-Complement a » la legislation de Mably. Par le C***. Levachcr. — A' >i Parme, de riaipriuierie aationale an XII. 5 francs les deux V volumes. » In essi si leggono fra le altre rubriche dei capitoli del- r opera anche i seguenti , cioe Les proprielaires personnels (privati) sont ennemis de regalite et de tout Gouvernenient libre. La nianicre dont nous jouissons aujourd'iuii de nos proprletes foncieres est contraiie au voeu de la nature. Jonissance des proprictes foncieres en cominun couforuie a regalite dont cllc est la base. 6a De' HEATl CHE NOCCIONO ALL* INDUSTRIA. chc si nfl'atlca per il suo ercde e il prinio c il plii posscnte mobile del piogrcssivo inciviljmcnto. Questo progressive incivilimento clie cose? Egli e un com- plesso di funzloni di date aggregazioni di uomini viventi in consorzj civili. Ma senza corpi operanti si possono forsc immaginarc funzloni? Senza stimoli progrcssivi, senza tradizioni cumulate, conservate , trasmesse ed aumcntate si puo forse immaginarc incivilimento di sorta alcuna ? — Ora coll' abolirc le private propricta , col discioglicre le famiglie si possono forse produrrc le funzioni ed i progress! deir incivilimento ? Ecco il gran quesito che propo- niamo ai Sansimonisti c a tutti gli utopisti colla ferma fiducia che cssi nol potranno scioglierc giam- niai, e che per lo contrario si potra palmarmentc di- niostrare che i loro pcnsamenti sono zotiche assur- dita visionarie da sfogarsi nelle case dci pazzi. \a due grandi classi si divide tutta la cliiesa San- slmonista. La prima c quella dcgli Adcptl, la scconda si e quella dei Neojiti. Tutte le classi sono govcrnate da mi sacerdozio chc ha il suo capo ; ma vino di questi prcsede alia sua colonna e comanda alle altre. La Civ'uas Solis del Campanella e 1' altro di lui libro dc Monarchia Messiae qui si prcscntano naturalmente alia memoria. Questo titolo di Mcssia altribuito al fondatore chc fu abbandonato come un pazzo, e nel ludibrio e nella miseria voile abbruciarsi le cervella e non riusci che a ferirsi gravemente, questo titolo, dicesi , fu attribuito a Saint-Simon come al rivclatore di una dottrina che dopo la niortc di lui ando cre- scendo e prendendo favore presso gli avvocati , i luedici e gli industriosi dei quali predicato avea relevazione e la prcsidenza nello Stato. « Tutti i disccpoli (dice I'articolo) formano ima » comunita dove ognuno reca a norma dclla sua » facolta una somma dcstinata ai niezzi ondc propa- » garc la dottrina. Citansi molti industriosi che fe- » cero alia societa il dono di considercvoli sommc ■» costituite a rendita. Questi fondi vengono conservati Db'rEATI CUE NOCCIONO ALL* INDUSTRIA, 63 » religiosaniente per le epese coniuni del proseli- » tismo le quali consistono principalmente in pub- » blicazioni di scritd periodici. » In mezzo pero a tanto concorso nelle adunanze e a tante contribuzioni non ci venne detto che alcuno abbia professato fa- cendo i due voti di poverta, a norma della comu- nanza dei beni , e di ubbidienza al supremo capo livellatore. Del tcrzo voto appellato di castita noa conviene far parola, come presso di loro incompad- bile colla colonua deW arnore. Lo stabilimento quindi fin qui conosciuto della cliiesa Sausimouiana e per- fettamente pari a quello di sale di musica, di gabi- netd di lettura, di societa di passatempo che s'in- contrano nelle grandi capitali. Niuuo puo prevedere se la cosa audera piu oltre. Quello solo che pare possibile si e che con alcuni cervelli esaltad il San- simonismo che incomincio col voler conquistare il mondo, linisca coU'andare a farsi frate, se non muore per la strada. La congregazione aveva nello scorso anno i83i un foglio periodico che veniva stampato a spese della medesima portante il titolo di Organizzatore sottcntrato al Prodiicteu?' , e che periodicamente di- stribuivasi ai neofui , ai quali esso e specialmente desdnato. Dicesi che da poco tempo in qua dopo uno scisma nato fra i primi capi questo foglio abbia cessato di comparire, ed i crocchj dei Sausimonisd siano stad dissipati. Ecco un primo capitolo pel ca- Done cronologico della chiesa Sausimouiana dopo la vita del loro Messia. ///. Sua forma. In vece di desumerla da un tipo pitagorico o pTa- tonico, arcano prcso dalla geometria , aritmetica ed armonia, essa fu presa dalla distinzione delle umane facolta. La delta llivista dice: « L' umana esistenza » giusta Saiut-Sunon riducesi a tre parole. L'amore, » rintelletto e la forza, » Pare che piu esattamente il Fjco nostro abbia da cento dieci anni fa detto 64 DE REATI CUE NOCCIONO ALl' INDUSTRIA. omnis divinne atone humanae eruditionis elcmenta tria : Nosse: Vei.le: Posse: quorum principium unum Mens , cujus oculus Ratio., cui lumen praebet Deus (i). — Piu precisa e qiiesta csposizioue, a meno die sotto il nomc di aniore il Saint-Simon non coniprcnda anche V odio il quale gcnerato dal doloie forma la salva2;uardia dclla nostra conscrvazione. Vico nomi- naudo la volonta non si limita alia mozione partico- lare dell' amore clie nella uniana economia non fa che la nieta dell' opera. « Blediante I'amorc ( prosegne a dire) si tratta di conciliare i due principj dell' intelletto e della forza tisica umana ; cio vien fatto coUo sviluppo dclle scienze positive. II cristianesimo santiiico F in- telletto e r amore, ma colpl coU anatema la condlzione fisica deW uomo. — Piu cose conviene osservare. I.° Ci venne bensi inseoiato che il cristianesimo e religione di redenzione , ma non di scomunica. Dall'altra parte, come sarebbe assurdo colpire una pianta coll' anateina , cosi e assurdo il dire clie la condizione fisica dell' uomo fu dal cristianesimo col- pita di anatema. 1I.° La costituzione fisica colpita di anatema che cosa significar puo ? fuorche un lisico integro gU'i- stato. Ma prima di tutto vorremmo ben sapere quale sia in natura la costituzione fisica normale , c come il cristianesimo siasi presa la briga di guastarla ? 11 cristianesimo e una data credenza di un dato numero d'uomini. Nel globe terracqueo sonovi tanti milioni di non cristiani. Dove sta il fisico non guastato ? Pvistaurarlo poi coll' amore e colla ragione non sareb- be forse il niiracolo dei miracoli ? II Sansimonismo possiede forse la potenza di operarc qucsto miracolo? Si, egli risponde, collo sviluppo delle scienze positive. Cosi canta il testo. Con questo sviluppo si leva la scomunica. (i) Dc ntwersi juris principio uno et fine uno pag. ii. Ncapoli , 1720, up. Idle, Musca. De' REATI CHE NOCCIONO all' industria. 65 III. Dicesi clie mediante Tamore trattasi tli con- ciliare rintclletto colla forza (isica. — L'oracolo par- 16: veggianio se dare si possa un senso ragionevole alle sue parole. — - La forza lisica e una forza cieca come cpiella di uu cembalo : essa non presenta ne coucordl.i ue discordia, ma solaniente la suscettivita di esser mossa e abituata secondo gl'impulsi dell'a- nimo umaiio. L' intelletto poi presenta niotivi alia volonta la quale non puo essere mossa prima della cognizione. Come mai personiiicare 1' amore come nicdiatore tra la forza fisica e 1' intelletto nel mentre clie il potere direttivo sta tutto nell' intelletto ? Fi- nalmeute si domanda a clie ridur si possa questa pretesa couciliazione fra Y intelletto e la materia ? L' intelletto clie cos' e ? fuorclie una facolta deir a- nima , vale a dire la stessa anima considerata come pensatiice e ragionatrice. Che cos' e la materia:" fuorclie il nostro corpo animato. Dunque si tratta di coiiciliare 1' anima col corpo. Ma qual nimicizia si puo ligurarc se in certo qual modo sono uniti e for- manti un tutto misto? Se f anima comandera moral- mente bene, il corpo ubljidira. Se 1' anima comandera male, il corpo pure ubbidira: di qua fara la limosina, di la dara degli schiaffi. Dove trovate la discordia ? Dov" e il confliuo? Dove il bisogno della couciliazione? Esistono ccrtamente gli appetiti detti fisici , ma cssi sono gli agenti della conservazione. L'eccesso, ossia i mezzi perniciosi di soddisfazione sono ripro- vevoli : ma la scelta e T esenzionc di qucsti mezzi da clii e comandata ? Gliicdiam perdono a'nostri lettori per questa minnta diligenza , lua sappiano die essa ci fu imposta per- che qui si tratta dello Scopo del Sansiinonismo. « Or dunque ( dice la llevue ) trattasi di conciliare » mediante T amore, qual novello vincolo, i due gran- » di principj prescnti I'uno all' ahro, ed ambo posti » in conllitto Y Intelletto e la Materia. Ecco lo » scopo del Sansimonismo. » Un buon cristiano insorge dicendo : io so cho nou lui c periiiesso di poltrire mbl, ItuL T. LXVil. 5 66 De' KE.VTI CUE NOCCIONO ALL* INDUSTRIA. e clic debbo trafl'icaic i talenti tlatinii da Dio , ma io non so poi di dovcr poire d' accordo T inicllctto colla materia dopo cbe Dio stesso li lia posti in- sicmc c li coaducc sccondo i discgni del la sua provvidenza. Uii lilosolo poi uu po' carnalc, im po*" sccttico, e con nn po' di luoiido vi domaiida: per qual motive dovro io prciidcMiiu la pcMia di porre d" ac- cordo la materia e 1 iiitcllctto se noii so clie cosa si voglia da loro , so nou so cpiale di essi possa aver torto o ragionc, e se {iiialmente non conosco intimamente nc runo,nc Taltro? Datemi almeno il punto di partenza e il punto di arrivo ; datciui biio- ne 2;ambe per caniminare, ed un inccuiivo per correre, ed allora vcdro sc val la pena d' iutraprcndere la divisata conciliazione. Mi si vuol far lavorare, lavo- rare e poi lavorare senza dirmi il pcrche. Progrcsso non e ehe lavoro. Qiiesto e 1' ultimo termine , questo e il prcmio. « Non ci ha piti clii si lagni (dice I'ar- » ticolo); le fonti dell' inegnaglianza sono spente ; » il privilegio piu non esiste; l' egoismo e distrutto » e la socicta non ha piu in tniti i suoi membri » che un' idea , ciie un' azione , clie un bisogno : il » progrosso. » — Ditc davvero? Oh che belT alvea- re ! Duo male. Oh ehe maravighoso arsenale ! . . . . Ma questo bisogno di progrcsso eterno e non mai poddisiatto donde Io fate venire? Uu certo progres- so pare necessario per una culta e soddistacente convivenza; ma I'andare poi oltre non so come fare si possa, ne come se ne senta il bisogno .... Eilevato Io scopo si ilomanda quale sia la forma della instituzione ? — Qui risponde il tcsto colic se- guenti parole: « Poiche la socicLa politica di un"' e- poca ollrc mai scmprc una riilcssionc piu o meno colorita dclla societa religiosa contcniporanca , aire- dificio mancava una pietra. Una politica cosiiluzione discendeva neccssariamente dal dogma rivclato , ed era d"" uopo stabilirla. I doLtrinarj non csilarono ad intraprenderla, c dovesse pur la parola spaventare un ceiLo numcro di persone , clla e una tcocrazia De' EEATI CHE NOCCIONO ALL' INDUSTRIA.. 67 die ci propongono. La loro teocrazia intieramente basata suUc tie grandi fuiizioni, scntimentale , intel-' lettLiale e fisica, le coordina e le raccoglie nella via progressiva dell' incivilimeiiLo. Essa ha per religione la morale , cioe quanto vincola gli uomini , quanto e r ctfetto del loro aniore : essa ha per tcologia la scienza, cioe quanto illumina gli uouiini, quanto e relletto del loro pensiero : esso ha per culto 1' in- dustria, cioe quanto da moto agli uomini, quanto e r effetto della loro maieriale attivita. L' intiera so- cieta si debbe adunque comporre di sacerdoti , di dotti c di industriosi. Questa e in poche parole Fe- sposizione tcorica del sistema politico e ad un tempo reljgioso dei Sansimonisti. » In qucsto passo si annunzia una religione, una teologia, un culto costituiti in teocrazia. RIa sn qnal fondo posso io scrivere qneste parole? Una i-eligione senza la poteuza creduta di Dio, una teologia senza rapporti intesi con Dio, un culto senza Timmaginata presenza di un Dio che cosa siguificano? La morale non e che un sistema di tornaconto. La scienza non c che una eo2;nizionc accertata. L'industria non e (he r csercizio d una nostra forza. Come dunqne sta- biljrc la teocrazia, cioe il governo di Dio? Nella teocrazia si adora direttamente Dio anche come Re particolare del popolo. Egli parla e comanda a quel tal popolo: Egli promette e minaccia e rcgge per mezzo dei sacerdoti. Come ci guarentite voi questo governo? — R. Golla illuminazione soprannaturale del sacerdote ^cialc. — Ma come sapro io se egli sia in commercio con Dio , col diavolo o con nissuno ? — 7i. Colic meraviglie della sua dottrina. Che si facciano crescerc i i-ami lasciando il tronco e cosa naturale : ma che si facciano crescere i rami, distrug- gendo il tronco ecco il prodigio. La possidcnza pri- vata ereditaria e la famiglia f'ormano il tronco, e le varie industrie sono i rami. Queste debbono progre- dire senza quello: ecco una mcraviglia. Che si deb- bano fra di loro amarc e prediligere i genitori, i 68 DE' RE\TI CHE NOCCIONO ALl' INDUSTRIA. figli, i fratclli, e die le virtu di fanii2;lia siano le pill rispcttabili , qucsta o iiuualc tiivialc ordinaria : nia che esista una morale scnza quelle viitu, auzi ne- mica di esse , ecco uu' altia meraviglia. Che I'liomo sia una rreatura iinita, chc abbia bi- sogni limitati okrc i cpiali e vano di piovvedcrc , questa e una dottrina ordinaria: ma che dcbba sem- pre progredire lavorando con una indelinita vista e scnza stimolo , ecco un' ahra meraviglia. Con queste ed altre simili credenziah, come dubitare della sopran- naturale ilhiminazione e della divina missione del nostro sacerdozio e della legittimila della nostra teocrazia ? II druidismo delle Gallic era una teocrazia , e per risuscitarlo tal quale fu , abbisognano anche le donnc in qualita di profetesse colla liccnza di usare il sa- cro vischio. II Sansimonismo le fa ancli' esse inter- venire colla stessa qualita profetica. ]Ma siaci pcrmesso di protestare non suU altare die iion esiste , ma sulla carta , die qualunque teocrazia in oggi e cosa che comparirebbe o troppo presto o troppo tardi. II go- verno teocratico solaniente apparticne all' anticamera deir incivilimento , come fu quello degl' Incas del Peru, dei Gesuiti del Paraguai, e generalmente dei primi temosfori. Non e ancor giunto il tempo in cui ci sia forza il vivere di nuovo ncllo stato sclvaggio. Dunque, miei signori, sicte venuti troppo presto. Sono gia parecchi secoli chc viviamo in istato civile. Diui- que siete venuti troppo tardi. Per ora dunque non abbisogniamo di voi, e vogliamo godere dei nostri campi, abbracciare i nostri iigli , pensare al loro col- locamcnto e ricevcre V ultimo loro bacio colla spc- ranza di essere rimunerati dal Ciclo. DE" EEATI CHE NOCCIONO ALL* INDUSTRIA. 69 IV. Sua Qcrarchia. A rispannio di parole essa vedesi nel quadro espresso nella Rivista di Parigi. Eccolo Quadro della Gerarchia Sansimoniana, Trinita umana e divina. (Penslero) ( Sentiinento ) ( Matei-ia ) latelletto. Aniore. Forza. Sacerdote Sacerdote sociale. Sacerdote dell.i scienzn. deir industria. Corpo dei dotti. Collegio dei sacer- Corpo doli sociali. degPindustriosi. Perfezionaati Gli artisti coojje- Prodiittori, msegaanti. ratori dei sacer- doti sociali. distributori. Poetl. Artisti. (cioo colo- (cioe qiielli re clie in- rlierappre- ventano.) sentano. ) Lettera- Lettera- tura. tura. Musica. Bliisica. Pittura. Pittura. Per me si va fra gente illuminata; Per me si va nel sempiterno aniore; Per me si va nella cittd beata. Parlate voi di qnesto o dell'altro mondo? Se par- late di questo, pare che abbiate dimenticato una prov- videnza. In tutte le teocrazie vi fu sempre un potere pnnitivo. I Germani vcnivano fliigellati o posti a niorte dai sacerdoti : i Galli fatti bruciare nei vinclii ^•O DE RE.VTI CUE NOCCIONO AI,I,' INDUSTRIV. dai tlruidi : i Messicani conf'essati da un sacerdozio e puniti qiiando occorrcva : i Guarancsi del Paragiiai colla coiit'cssione e disciplina penkcnziaiia. Perclie niai ncir aiticolo non vejigiamo un c;iiiri ed una forza rcprcssiva? — Qui ci vieu risposto: Le2;2;cte iudietro c vcdrcte clic nel Sansimonisnio i superiori sono tiitto come nei tcmosfori del Paraguay, e quindi ccco una nuova credenziale che attesta la missione divina della nuova gerarchia, e nc convalida la legittimita. « L'iii- » tiera societa prcscnta al pari dell' universo un tutto V oniogeneo : 1 unita uniana e trovata. » ( Revue de Paris. ) Ma nella vostra tcocrazia non sappiamo se il vo- stro sacerdozio ablna cliiuso Ic portc al diavolo per- clie non entri a tentare i fedeli. Ora esiste il fomento di una forte , larga e brutta tentazione alia quale pare che pensar si doveva. Eccola. Quella infausta gcnia dei possidcnti non esiste piu. II proprietaria ed anche dispensatore delle terre e la societa. Ma scnza vitto essa pcrisce ; scnza materie grezze non puo lavorare. Conviene che qualcheduno lavori le terre. I\Iuore un agricoltore, i di cui figli lo ajuta- rono a bonificare un terreno deserto. II commissario sacerdotale si presenta a questi fij^li e dice loro: an- date via di qua. Questa casa , que«ta possessione vien data alia tale faniiglia. — Gome, signore? Questa casa fu fabbricata da noi : questi campi f'urono resi frut- tifcri da noi: pcrclie cspcllcrci e gettarci su di una strada? — Tant'e, il saccrdole vuol cosi: pensate ad u])bidire. Questi giovani che cosa fanno ? II brutto diavolo nemico del paradiso sansimoniano suggerisce loro di tener consiglio cogli altri agricoltori, di armarsi e di dichiararsi proprictarj dclle terre ( non sarebbe que- sta una novita ). Ecco allora voltato tutto il mondo sansimoniano e tornato il vecchio. Pare che si debba pciisarc a questa faccenda: che ne dite? Almcno nella gerarchia vi dovrcbbero csscrc degli csorcisti. Se volete profeti epiofctcsse, perche non contate anche DE REATI CUE NOrCIONO ALL IXDUSTRIA. 7 1 dei loro mariti. La sorte dei fanciulli, quale inevi- y> labile conse2;uenza della adcsionc delle loro madri, » viene irrcvocabilmente sotlomessa alle leggi della » gerarcliia. Essi souo allevati in comune : crescono » pel sacerdozio futuro che non tornera ad essi 3» molto penoso. » Gome viene attivata la gerarchia ? — II sacerdote deiramore, detto sociale, viene scelto da un collcgio di sacerdoti tratti dalla moltitudine ammaestrata se- condo la scuola. Egli elcgge i suoi ajutanti. Indi no- niina 2;li altri due sacerdoti suoi collaterali, cioe quello dclla scienza e qnello dell' industria , i quali da lui rircvono la loro missione e consecrazione. — Blonarchia elettiva pura e dunque il governo Sansi- moniano. Ma se si desse il caso ciie il collegio elet- torale si dividessc in due o piu partiti, chi pone fine alio scisraa ? Oltrccio per dar crcdito alle volonta di questo sonimo Pontclice esiste o no il dogma della sua persouale infidlihilita? Che cosa dice la classe dei dotti sansiinoniani.'^ Prorcssano essi di spogliarsi della propricta dc! pcnsiero, dopo clie gli altri si spoglia- rono dcUa propricta dei beni? — 11 progresso nel mondo della natura vien operate coUa massa di tutti i cervclli degl" inventori e coltivaiori. Forseche nel cervello di uno o di tre uomini soli la natura vorra in grazia del sansimonismo conceutrare tutia Tumana perieitibilita , cd cccitarc tutte le ixispirazioni del ^2 DE RE\TI CUE NOCC.TONO ALL INnUSTHTV. genio? Noa pnre forse die ne^li ariicoll tli fede della religione sansinioniana il principalc csscrc tlovra di noil prcsunierc ddla propria capacita, e di non dare ascolto alia ])ropiia coscienza per giudicarc anche del merito o delle cose altrui, e soprattulio di cpielle dei saccrdoti ? La produzioiic progressiva cliiama il traffico libero ; qnesto chiama una eonsuinazione incoraggiante. Ora si domanda se i Sansimonisti abbiano tenuto conto deir azione dcUc pubbliclic imposte, onde non venga depressa 1' azione prodnttiva, il traflico e la consuma- zionc? Prima di asscstaro questa facccnda e vero o no esscre inutile di pcnsare all' attivazione dell' insti- tuto sansinioniano? Pensate voi di rinianere in mezzo alia nazione come una settai' Allora dovete sottoporvi a tnttc le eventualita finanzieie. Pensate voi ad im- possessarvi del trono? Allora dovete assoggettarvi alia piu indefinita autocrazia. Frattanto pare che in aspet- tazionc dcgli eventi rimarrete come un soguo messo in figura e che serve di passatempo. Nel quadro della gerarchia sotto alia colonna del gran saccrdote stanno i poeti, cioc inventori in let- teratura , musica e pittura. Gli artisti , cioe quelli die rappresentano in pittura , letteratura e musica. Cio tien luogo dei tempj religiosi nei cjuali cjueste tre cose concorrono appunto ad elevare la mente ed il cuore dei sacerdoti e del popolo. Eccone laprova: « Onde mantenere nei sacerdoti sociali una esalta- » zione perenne per le umane simpatic Saint-Simon ■» getta nel mezzo del loro cammino le scduzioni 31 degli artisti : costoro vengono a guisa di akrettanti » orfei in soccorso dei sacerdoti sociali nel loro uf- 51 fizio divino. » Pvicliiamate qui la rimanente gerar- diia col pontelice, dal quale i capi ricevono la mis- sione e la consacrazione, non e forse vero die ne emer- ge una schietta parodia della chiesa cattolica romana col corredo del suo culto? Questa parodia poi ne cir- conda un altra die forma I'essenza della setta, ossia il foiido della dottrina. Questo foado e lo stesso dr' reati cue nocciono all' industria. 73 stessisslmo di qnello degli Anabatisti di Blimcer al principio del XVI secolo c degli attiiali Mennoniti. A copiaie giossolanainente e ad accozzare goll'amente vi e forse del prodigioso ? Eppure leggiamo nella Revue le seguenti parole; « Ecco \\ prodigioso sistema » lasciatoci da un nomo morto a Parigi nella piu » grande niiseria. >^ Credianio cid detto ironicaniente, Ora veg2;ianio Tapostolato. Uno e solenne e I'altro e occasionale. II solenne viene esercitato nelle ses- sion! regolari: 1' occasionale viene provocato d' acci- dentali conversazioni coi seguaci. Incominciando dalle solenni predicazioni la Revue dice: « Volete ascol- j> tarli? — Tutti conoscono il Prado, quell' editicio » ncro ed affuniicato , dove il popolo balla nei di y> festivi. Qnivi il mercoledi sera i sigiiori Bazavd , y> Enfantin ed alcuni altri ardenti e spiritosi disce- » poli del gran maestro espongono e discntono la » questione dogmatica. La loro parola e sevcra » quanto il loro ufficio , il loro pensiero ridonda di » disinteresse e di entusiasmo. AH' ino;iro delle loro » cattedre s' allollano indistintamente teste calve e » capelli canuti, giovani dello sgnardo melanconico, » adepti forniti di lineamenti vivi, e dicesi celebritu » conteniporanec di ogni classe e di ogni opinione. » Questa mistura rappresenta lo spirito della setta : » la dottrina sansimoniana e saggia e progressiva , » custoditrice del futuro ed inteiprete del pussato. » Qiiesto elogio sta bene in bocca di chi ignora per- sino gli elemeiiti del nieccanisrao sociale e le leggi fondamentali delV incivilimento: ma non potra mai quadrare airannullamento delle private proprieta, alia dissoliizione dei vincoli e delle affezioni di famiglia, ed alio spoglio della personale liberta. Ogni nesso tra il passato e il futuro e certamente tolto quando questo futuro sia il Sansimoniano. Un cielo nuovo e una nuova terra con uomini di altra pasta e colla distrnzione totale delle basi dell' antica convivenza noa promettono ne saviezza , no progresso , ma bensi una totale novazione inipossibile col moiido attuale. T4 DE RE.VTI CUE NOCGIONO ALL INDUSTlilV. L'apostolato occasionale viene escrcifnto ila (utti i cliscc[)oli incUstintanicntc. « Qiianilo iiii dottrinario fa » coLizione con voi (dice il panegirista) in tntta » conlidcnza e nel mezzo delle innumerevoli enio- » zioni die acconipagnano un pasto sostanzioso fra » le frutta ed un bicchiere di Scianipagna, vi espone » le sue bcncfiche tcorie, voi ccdete facilmente ad » un oratoi-c che sa trattare con buon successo la » parola breve cd incalzante della scuola cd i piii » sobdi argoraenti della socialiilita. ■>■> Bastino queste annotazioni sul Sansimonismo all'og- gctto per cui furono intraprcse. Chi fosse curioso di pill particolari notizie puo Icggcre il detto Raggua- glio della Rivista di Pai"igi. Quanto a noi basta di aver giustificato il nostro avviso che il Sansimonismo coutiene I'intenzione di un gran rcato contro f indu- stria ed il commercio cui vorrcbbe porre in trono a motivo appunto di questa pretcsa. II pensicio di San- simon fu paragonato a quello di taluno che volesse far progredire i rami di un albero distruggeudo il tronco. Dalla possidenza vien alimentata findustria: da questa il commcrtio : dal commercio si rinfresca I'agricoltura , e nclla privata possidenza si aggira tutta la ruota , giusta la gran Icgge che lo spiritp uniano vuol riposare sopra un fiuito certo, e il cuore uniano spaziar vuole entro un indeiinito libero. Senza possidenza ercditaria il futuro e toko. Ne consegue percio che volendo far progredire I'industria cd il commercio col togliere la possidenza, egli e lo stesso che voler far crescere i rami col distruggere il tronco. Con questo mezzo pertanto si attenta all' industria ed al commercio. Dunque il Sansimonismo e il pensiero di un gran rcato contro di ambidue. Ma se censu- riamo con coraggio, lodiamo pure con piacere. L'in- tenzione del Sansimonismo par buona a fianco di un idiotismo troppo forte in materia di idosoHa civile. Neir abbandono degli stiidj economici non e male il rumore di essa in Parigi. Le Iczioni filantropiche scevre dalle utopie purchc siano sentitc , possono De' REATI cue NOCCIONO all' INDUSTKIA. ^5 servire a volgere la mente ed il cnore a studj utUi, e ricliiamare gli antccetlenti omai dimenticati per correr dietro ad csaltazioni poeticlie , le quali accu- sano la positiva inniranza d'ogni solido sapere, e segnano quella visibjle dccadenza nelle scienze po- litiche clie da vent' anni va avanzandosi nella Francia. Romagnosi. Poscrltto. — Dopoche qucsto articolo fu posto a stampa ci pervenne nelle mani il libro intitolato : Doctrine de Saint-Simoii-Exposition-Au bureau de I'Or- ganisateur. Paris, i83i. Noi credevanio di trovarvi Tcsposizione dcfiidtiva del dogmi del San-Simonismo, ma i maestri o noa han saputo o non hanno voluto con un' articolazione franca ed intiera darci un sim- bolo della loro dottrina. Cosi non fecero i loro an- tenati del XVI secolo. — Essi stesero i loro articoli esatti. Cio non ostante rilevammo che il sunto della Rivista di Parigi e genuino, henche manchi di alcuni particolari. Dopoche la verita storica fa accertata ri- marrcbl)ero altre considerazioni. I\Ia bastino per era le gia fatte. 76 Ornitologia toscana , ossia Descrizionc e storia drgll uccclll die trovansi Jiella Toscana , con l aggiimta delle clescrizioni di tntd gli aUii proprj al rirna- nente d Italia, del prof. Paolo Savi. Tonio 3.° — Pisa, iH3i, Nistri e C. , in ^.^fig., di pag. 3oo. — V. Pihlioteca italinna tomo 5o.°, maggio 1828, pag. 186; e tomo 61."^, fcl>Orajo i8'6i, pag. 187. VJonticne questo terzo ed ultimo tomo rordine quinto, che abbraccia o;li uccelli acqualici. Vienc questo di- viso in cinque tribd , cioe in Lo])ipedi , Tullatovi , Vo- ^latori, Pescatori, ed in Nuotatori o Lamelloso-dentati. I lobipedi contengono tre generi , cioe Fulica, Phcdaropus e Podiceps. In quella dei tuffatori vi sono posti i Colymbiis , Alca e Mormon. La terza tribu dei volatori e formata dai generi , Puffmus , Tlialassidroma , Lestiis , Lai us e Sterna. I Pescatori sono i Pelccanus e Phala crocorax. Finalmente quella dei nuotatori o lamelloso-dentati racchiude i generi , Mcrgus , FuUgnla , Anas , Cygnns ed Anser. Da la figura di cinque uccelli , cioe della Fulica atra, Larus melanocephalus , Phala crocorax carbo , e FuUgnla marila ed Ajias clypcata ( Ic quali figure per essere cseguite in legno sono abbastauza buone ). Faremo ora una breve menzione anche dclle specie annoverate dalF autore in ciascun genere , e vi aggiu- gneremo qualche piccola osservazione a suo luogo. Paria in primo luogo della Fulica atra, e descrive plttorescamente la caccia detta della tela che si fa alle folaghe nel lago di Maciuccoli presso Pisa. Dobbiamo aggiugnere alia descrizione esatta die Tautore da del suo nido,clienoi abbiamo osservato csser cgli posto non casualmente , ma con dell' inten- dimento in mezzo a delle forti cannelle , e assicurato in mode che non possa da quelle soriire , ma sohanto ORNITOLOGIA TOSCANA. 77 alzarsi eil abbassarsi coiiforme che puo I'acqua ac- crescere o sceniaro , cosicche ej^li resta senipre sul livello deiracqua. Annovcra due specie di Fhalaropus , cioc V hyper- boreiis , ed il lobatus. Descrive cinque specie di Podiceps ^ cioe il minor, r auritus , il cornutus , il rubricoUis ed il cristatus. Attribuisce a quest' ultimo il carattere delle redini rosse come fa il Temminck , ma noi possiamo assi- curare die tutti gl' individiii che vengono uccisi suUe lagune venete nei mesi di aprile e macgio in abito compiuto di nozze , ivi chiamati cavrioie , lianno le rediiii nerastre. Tie specie di colirabi fa conosccre, cioe il glacia- lis , r arcticus cd il septcntrionalis. Descrive una specie di Alca , cioe la torda , ed una di Mormon , cioe il M. arcticus. Nota tre specie di Puffinus^ il cinereus, YJnglorum e r obsciirus. Noi abbiamo vcduto un individuo (}it\X Anglorum che era stato preso iiel porto di Chioggia. Aniiovera una sola llialassidroma , cioe la pelagi- ca , e di questa parinicnte possiamo assicurare die ne venne preso un individuo nel porto di Chioggia. Descrive bene i costumi dei Lestris e ne cita le due specie parasilicus e pomarinus. Dice che il dott. Pajola abbia trovato il pomcirinus sullc lagune di Vcnezia, e noi ag2;in2^neremo essere stati uccisi due individui del parasiticus , uno sulle venete lagune , ed uno nei contorni di Tienc , che e cosa piu strana. Dopo aver fatto conoscere i costumi dei Larus ne descrive 14 specie, cioe il marinus , Xargentatus , il fuscus , il canus , il ridibundus , il melanocephalus , il miiiutus , il tridactylus , il capistratus , F atricilla , Veburnns, il glaums, il leucoptcrus , e V audouinii , specie nuova che fccc conosccre il sig. Payrodeau. II Larus argcntatus sappiamo che nidiCica pure sulle venete lagune. Cosi sospcttiamo die vi possa nidiiicarc 78 ORNITOI.OGn TOSGA.NA. il conns, mcntrc si vcdono cola nci mesi di lu^lio c agosto ilrgl' indlvitlui giovanissimi die sonibrano appena uscifi dal nido. E certo die nclle valli su- perioii a Vcnezia si trovaao allc volte dei nidi del Larus lidlbundns . Del rnclanoccphcdus si prendono in raaggio degF individui in abito di nozze , e nel mese di luglio sc ne ammazzano di giovani die pa- jono allor allora sortiti dal nido , e che non eono stati per anco descritti. Anche V ntrlcilla viene qualche volta ucciso suUe lagune di Venezia. Annovera dieci specie di sterne , dopo averne fatto conosccre i loio costumi generali. Sono queste la nigra , la Icucoptera , Jdrundo , arctica , cautlaca , aranca, Icucopareia, Dougalli, miiiuta e caspia. Si estende alquanto sui costumi della nigra , e suUa di lei caccia , e dice che gli venue comuuicato dal dott. Pajola die essa nididchi nclle lagune venete. Ma noi crediamo die il suddctto doitore siasi in- gannato , inentie il Savi dice die scelgono per ni- dificare i luoglii coperti di foglie di ninfea , o di radici , foglie e ranioscelli galleggianti, e sopra di esse vi fabbricano i loro nidi ; e parlando della Sterna vunuta, dietro a quanto gli venne comunicato dal dott. Pajola, dice die fa il nido insieme con la nigra, Noi abbiamo veduto i nidi della minula a cen- tinaja senipre suUa nuda spiaggia coperta di cliioc- ciole, ovc eraiio collocate tre o quattro nova in una piccolissuna buca; il die non e proprio della nigra, tlietro a quello die dice il Savi \ e che noi non li abbiamo veduti framniischiati con quelli della ndnuta. Parlando della Sterna cantiaca la conosccre alcuni suoi curiosi costumi osservati dal prof. Calvi. Di questa specie se ne prendono tratto tratto alcuni individui anche suUe venete lagune , ove si vedono a guisa della hirundo starsene iuimobili sopra qualche palo espiando i piccoli pesci, cd aliora e facile T ucciderla. Descrive il Pelecanus o no cro talus , ed annovera tre specie di Phalacrocorax , cioe il carho , il cristatus OKNITOLOGIA TOSGANA. 79 c(l il graculus. Parla dei costumi tial carlo , e de- scrive il suo nido, e da la descrizione di un giovine individuo del graculus stato preso a Livorno , die credc potrebbe iorse anclie appartenere ad una nuova specie aveiido il becco piu corto del graculus ed egiiale a qucUo del pygmeus , ma differendo da c[ucsto xiella lornia delie scapolari. JMolto si estcnde sui costumi dei lamelloso-dentati, c descrive le varie cacce die se ne faniio in To- scana con uno stile animato e gajo , quale si con- vicne ad un appassionato cacciatore , e ncllo stesso tempo ad un esperto oi'nitologo. Le cacce di cui parla sono quelle del passo , del ripasso , deir aspet- to , dclla botte e del baicliino. Tie specie anno vera di Jilergus, Yalbellus , il ser- rator cd il mcjgaiiscr. Noi avremmo desiderate die I'autore avesse posto in un'altra tiibti i mergbi separandoli dalle anitre , o almeno almeno ci pare cbe sarebbe stato natura- lissimo il dividcrli in due sczioni , die ci vengono palmarmente ollerte dalla forma diversa dei loro bccclii. Infatti iiei mcrghi i margini dclle mandibole sono armati di punte rivolte all' iiidietro , e come seghettali, nellc anitre all' opposto muniti sono di lamelle piu o meno rilevate e apparenti , percio si poteva formare pei primi quella dei segliettati , e per le seconde ritenere Taltra dei lamelloso-dentati. Indi parla delle fuligule , genere die venue for- mato a spese di quelio delle anitre , adottando il sistema tenuto da Carlo Luciano Bonaparte , ed inse- gna la manicra di prcnderle con la rcte sott' acqua. Dieci specie indica c descrive di fuligule , cioe la fusca , nigra , mar'da , crlstata , claugula , fcruia , ru- fiiia, nyroca, glaciuUs e leucocephala. Tutte queste specie si trovano anche nelle venete acque , ma piu di raro la jiigra , la nyroca , e la leucoccpkala. Delia prima ne vennero presi degl' in- dividui vecclii c giovani. Cosi della glacialis , ma gl' individui giovani di questa specie sono piu fre- qucnti doi vecclii. 8o ORNITOLOCIV TOSCANA. Annovcra novc specie di Anas, cioe \:\ penelope y la crccca , quci'qucduhi , clypcata , acuta , strepera , boschas , tadorna c rutila , Ic quali tutte a riserva (lella jutila si trovano pure coniuni nelle valli eir- coiulanti Venezia. Descrivc i loro costunii, c soprat- tutto si (lillonde a parlar della boscJms , ove iiidica dettagliatamcnte una malattia a ciii va soggetta qucsta specie nel tempo del maggior freddo , per cui re- stano queste anitre inette a volare , di niodo clie vengono prese dai eani , o uccise dai cacciatori a colpi di l)astoiic. E questo fenomeno pur conosciuto dai vallesaui e cacciatori veneti, i quali distingiiono questa malattia col nome di imbjiaga , e cliiamano allora questi uccelli sidionl. Essi la attribuiscono per essersi cibati delle radici di un' erba volgarmente conosciuta col nome di trojari {Juncus gloineratus ). Ma cio sticjede piti spesso nelle valli dolci , die nelle salse. Essi hanno allora il loro palato e la lingua bianchissimi, e mandauo fuori della loro boc- ca e narici dopo morti uu accjua viscida e giallastra. Altri vogliouo che proceda per la mancauza di acqua nel tempo del ghiaccio, lo che pare piu probabile. L' autore fece molte osservazioni sopra questa ma- lattia , e propende ad attribuirla ai pallini di piombo che egli vi trovo in piu o minor numcro nel loro ventrieolo , avendo il piombo ossidato delle qualita veucficlie. Ma ci sembra per akro die quattro o sei pallini uon possano csscre sullicienti a produrre una tal malattia , tanto piii che venncro trovati dall' au- tore anche ncgl' individui sani. Indi nota due specie di cigni il miislcus e 1' olor. Parla dci loro costumi , ma nulla dice del loro canto tanto vantato dai poeti. Infatti questi uccelli volando fanno intendere con la bocca lui fiscliio o suono eguale a quello di una canna di organo bene intuo- nata, ma la voce di uno e in claml, quella dell' al- tro in cesolfaut , un altro la fa in uLamlre ^ ecc. ; cosicche T unione di (picsli suoni diversi fa una vera arnionia che piace , e uoi lummo piii volte in grado ORNITOLOGIA TOSCAN\. 8l di sentirli. Non avendo V autore assegnato alcun di- stintivo propiio a conoscere a prima vista il cigno maschio dalla fcmmina ci piace Tindicarlo, ed e che il ci2;no maschio ha suH' ultima falange dell' ala un forte e rilevato nodo ossco , che non si vede nella femmina, e questo serve a' maschi nei combattimenti che spesso fimno fra loro per il possesso della fem- mina, ed anche per difendersi dai loro nemici, 'nientre la loro ma2;2;ior difesa sta appunto nei colpi d'ala. Anche nei maschi di altre anitre , e specialmente in cjuclli della tadorna, si osserva questo nodo osseo protuberante alia base delT ultima falange delT ala. Finalmente le Anser, ossia le oche, chiudono la serie dei volatili annoverati dal nostro autore nella sua ornitologia. Quattro specie ne indica, YAnser ci- nereiis, segeturn, albifrons, bernicla; ne accenna i co- stmiii , ed insegna la maniei'a paziente di far ad esse la caccia col cavallo ; noii fa poi che indicare le tre ultime specie Icucopsis, rufescens e Tnedius, es- seado specie propne del nord dell' Europa. Poteva quivi a2;giu2;ncrvi anche Y Anas hyp erboiea, moUissi- ma e rnficollis, le cjuali secondo quanto asserisce il Temminck sono di passaggio in Europa ed in Ale- niagna. Riporta poi mf appendice di aggiunte riferibili ai due primi tomi. In rpiesta rifonde i caratteri di- stintivi degli avoltoj , aggiugnendovi anche un' altra specie, cioe il Vultur indicus che abita in Ispagna, e cio dietro la monogratia pubblicata dal sig. Ruppel sopra questo genere. Sostituisce altre frasi specifiche alle gia date ai suoi fakhi , e descrive altre quattro nuove specie , cioe il Falco Bonelli, mutans , fasciatiis e poj'ana, che e una specie sua nuova , ma che pero propone come dubbia. Cosi finora nella specie biitco erano state confuse quattro dillcrcnti sj)ecic , cioe il mutans , il fasciatns , il pojana ed il vero buteo che non deve esscre eliminato ; e ne da delle diflfuse descrizioui delle prime tre. Blbl. Ital. T. LXVll. 6 82 OUNITOLOGIA TOsCANA. Riscliiara pure la confusionc che rcgnava nella si- noniniia della Stnx passerina , c cio dictro le scru- polose osservazioni fatte dal cclebrc ornitologo il principe Carlo Luciano Bonaparte. Vi aggiugue la dcscrizione dcW Hirundo daurica propria della Siberia, della quale ne veiincro presi alcuni individui a Livorno ed a Geaova. Descrive una nuova specie di Sylvia, cioe V atro- gidaris, c riunisce Ic due specie di Silvia o Sassicole linora ritenute diverse , cioe la stapazlna e la riife- scens ossia Yaurita, avendo riconosciuto il P. Galvi di Geneva, ornitologo indefesso, essere la stapaziiia il maschio, e la nifescens o Y aiirita la femmina, men- tre le trovo che aveano il nido. Rifonde dunque il nostro autore la descrizione dei diversi stati della Syhia stapaziiia, dovendo d' ora innanzi essere eli- minata la rufcscens o \ aurita; il che aveano pur sostenuto il celcbre si2;. Bonelli ed il cavaliere della Marmora. Noi pero possianio ingenuamente confes- sare di non restare niolto soddistatti di qucsta iinio- ne , mentre avendo spogliata ed aperta una bella Saxicola aurita ossia nifescens uccisa di primavera, r abbiamo ritrovata essere un vero maschio con i genitali bene sviluppati , appunto come lo descrive il Temminck; mentre dietro quanto viene asserito dal nostro autore essa dovea essere ima femmina. 11 carattere costantemente osservato dal Tenmiinck della bianchezza del gozzo tanto nel maschio che nella femmina dell' aurita , e sempre nero nella stapaziiia in tutt' i stati, di pin T essere \ aurita di una taglia un poco minore della stapaziiia, ce le fanno ritenere ancora come due dillerenti specie. Neir appcndice al tomo secondo descrive un' altra specie di Barus, cioe il lugubris , come pure tre Mo- tacdle, cioe la flava, la ciiiereo capilla, che e una sua ' nuova specie , e la mclunocephala. Da la descrizione i\c\[Alauda alpestris. Parla della Plectrophaiies lappoiiica , e fa conoscere ragionevole I idea esposta dall' estensore dell' articolo risguardante OnNITOLOCIA TOSCANA. 83 11 secondo loino clcir oinitologia toscaua clie venue riporiato nclla ]]iljlioteca italiana, cioe die due specie distinte venjiano confuse sotto il nonie di calcarata. Anzi r estensore in queirarticolo vuole che queste due specie appartener debbano a due geneii diffe- rentl,del die non ne parla T autore. Descrive V Em- beriza leshia, e parla dei costunil della palustris. Da i caiattcri della Columha llv'ia^ e parla della risoria. Da la descrizione della Turnix andalussica giovane, ed indica die 1' articolo costumi attribuitogli , appar- tiene in vece alia specie glbraltarica , e quelli di questa a\V andalussica. Completa T articolo del Fran- colino dando la descrizione anclie della femniina. Riporta alcune belle osservazioni sul passaggio del Fenicottero fatte dal celebre cav. della Marmora. Ci siamo molto conipiaciuti di vedere amniesse dair antore in quest' appcndice le osservazioni al sue secondo tomo die vennero riportate nella Biblioteca italiana, nia ci spiacque poi che alcune di esse ven- nero da lui esjiosLe senza citare la suddetta Biblioteca. Seguono linalniente per compiraento dell' opera gli indici alfabetici dei nomi latini , italiani , francesi , inglesi e tedesdii che sono della massima utilifa , anzi indispensabili. Si riserva poi Tautore di pubblicare a parte fra non molto in un separato volunietto le tavole sinot- tiche di tutta T opera, contenenti i caratteri distintivi generali e specilici. Quest' Ornitologia toscana , che puossi veramente intitolare europea , e la miglior opera ornitologica , e piu completa, che sia finora uscita da penna ita- liana. Vogliano i giovani amaiiti di cpiesto ramo di Storia Naturale fame Tacquisto, e troveranno in essa tutte quelle nozioni che si reudono iiccessarie per gli amatori di questa scienza. Descrizionc dc' funglii mangereccl piii comiini delV Ita- lia ^ del dolt. Carlo Vittadini. — Mila/io, i832, tipografia Rusconi. Bella cdizione , in 4.° grande , ill carta fiiia di Toscolano , e caratteri niiovi ; con tavole in rame disegnate dal vcro , incise e colorate dalV autore. Fascicoli II c III ^ ciascauo di pag. 32, it priino con quattro tavole, il secondo con cinque. Prezzo di ciascan fascicolo , lit: 4 ital. (i). J.^'lscorrendo in questa Biblioteca (torn. 63.°, pag. 3i5, settcmbie i83i) dell' egregia opera del dott. Yittadiiii intitolata 3IonograplLia Tuberacearuni abbianio espresso il vivo desiderio, che il raedesimo aiitore rendesse di pubblica ragione i ffutti degli assidiii studj clie, siccome n'avevamo certa notlzia, egli aveva fatti su' faiighi. E veramente tanto valore nolle applicazloni micologlche era stato dal Vitta- dini diaiostrato niediante la suddetta sua ixionografia delle tuberacee, che un ottinio successo dovea sperarsene dal vederlo impiegato in altre parti della micologia, tanto piu che queste non potevano in generale essere un si difficile soggetto d' indagine , come fu quella al cui esame ebbe prima il coraggio di accingersi. Anzi e a sapersi che il Vittadini gia un bellissimo saggio ne avea somniinistrato della sua abilita nello studio de' funghi , e delle cose itu- portantissirae che aveva a narrarci su tale argomento , in una sua dissertazlone pubblicata in occasione che conse- gui la laurea in niedicina (2), e cosi intitolata; Tentamen (i) Rispetto al primo fascicolo di quest' opera giova qui ripe- tere cio che ne dice il tijiografo nel suo anuunzio slato in parte da noi rlportato nel nuiuero di uiarzo del corrente anno (torn. 65.°, pag. 391): « II primo fascicolo verra pubblicato per 1' ultimo, e compiendera F introduzione , la dedica, la prefazione , un saggio di anatomia e fisiologla micologica , e tutto cio in fine che ri- guarda la parte niedica c tossicologica de' funglii. « (3) Tra )e dissertazioni clie si piibblicano in occasione di lau- rea ve n"' ha di tempo in tempo alcuna rclativa a (jualclie sog- getto di storia naturale , e fanuo fedc delle a| ijjlicazloni de' noslri giovani stutliosi a questa scienza. Fra le altre ne place menzionar le seguenti per T argomento risguardante la naturale istoria del- r Italia : Aragona : Dc quibusdam coleojjtcris Jtalioe novis aut rario~ ribus. — Cadolini : Eiiumcrauo carabicoruin ticiiiensium sistenr DESCRIZIONE DE' FUNGHI MANGEREGCl, CCC. 85 tnicologicum , sen Amanitarum illustratio {Mediolani, 1826, ex t.yp. Jlusconi, in 4.°, cum tab. aen.). Ma oltre a questi arsjomenti die ne indacevano a far ottimo presagio intorno a'frutti deir appUcazloii del Vittadini alio studio suddetlo, alti-i ce ne porgeva a fame ugualmente un pronostico felice, la cogaizione da noi , come abbiam gia detto , pos- seduta , del Inngo tempo e delle assidue cure die vi avea consacrato. Noii ci era ignoto quant' egli fosse diligente ed atteiito naturalista nell'andare in traccia de' funghi , e neir osservarli ne' varj tempi della loro vita,ossia del loro sviluppo , e quanto per altra parte abilissimo artefice nel figurarli in cera o dipingerli al naturale ; ond' e che le sue cognizioni ajutate da tanto zelo e perseveranza ed indnstria fallire non potevano di riuscir fruttuose. Or ecco che i nostri desiderj , e quelli certamente d' o- gni amatore de' buoni ed utili studj , incominciano ad es- sere soddisfatti jnediante la pubblicazione dell' opera an- nunziata , la quale e tale che pur diinostra quanto ben fondate fossero le nostre speranze ad essa relative. Rechera forse a prima giunta maraviglia clie il Vittadini , il quale nella monografia delle tuberacee ha dimostrato tanta capa- cita neir investigare una delle piu diflicili parti della mi- cologia , e pressoche intentata , era si sia volto ad una parte della scienza medesima , che risguardando oggetti e comuni e vistosi , e di tanta importanza per I'umana so- cieta , fu piu che tutte 1' altre coltivata. Ma s' egli e ve- rissimo che molti si applicarono alio studio de' funghi man- gerecci, ed a porgerne le descrizioni e le immagini, veris- simo e pure che le cognizioni relative a si importantL vegetabili trovavansi tnltavia in una stranissima confusione, e cli' era mestieri di una persona, come il Vittadini , do- tata di quelle doti di animo, d' ingegno e di uiano , da noi poc' anzi lodate , per farla cessare (i). Non e a credersi insecta hujus famUix in agro dcinincnsi hucusque iiiventa. — Pensa : De ijisectLS venciiatis agj'i ticiiieiisis. — Balsauio-Crivelli : De so- lanacearwii, familia addita verbascnruiii Italioe indigeiiaruiii. monogra- phia. — Priuo : De PotcntiUis italkis. — Lattuada : De priinulis italicis. — Polii: Noiiuulla de gciitianis comensibus. — • Verri : Sopra varie curiose rocce che entrauo nel selciato di JMilano. -— Burzio : Delle acqne luinerali di Ketoi"bido. — de Picclii ; Delle acque tenuali di Bormio. (]) A questo scope contribiiii";i certainente audie I'opera sui funghi, che il celebre prof. Viviani proponsi di pubblicare, sicco- nie fu annimziato dalla Gazzetta diGcnova n.° 69 del corrente anno. 86 DESCUIZIONE de' funghi m.vngf.regci .1 qnanto fosse ginnta la confusione di cui parliamo^ ne paria vero clie tali fiinglii die ne stanno comiinemente sott' occliio e ue servon di cibo, dessero a noii pochi scrittori araomcnto alle pivi erronee asserzioni. Noi bensi avremmo desiderato clie il Vittadiiii usasse di piix rimesse parole nel cliiarire e l/iasimare gli errori altriii, nia qnanto nir essersi uiesso animosamente all' ini|)resa di dissipar tali errori, tutti indecorosi se si rignarda f onor dclla scienza , molti pericolosi se rignardasi il bene dell' uinanita , noi non possiaino clie somaiamente encomiarlo. E con noi si uniscano qnanti lianno sincero zelo per le scienze , e per le loro utili applicazioni , ad incoraggiare nn giovine clie di se porge si belle speraiize , anzi gia ricco di tali me- riti clie il rendon degno di essere annoverato tra' distinti botanici del nostro tempo. A procacciargli quest' onore dee 1" opera su' fnnghi con- tribnire non solo pel pregi clie gia n' abbiamo accenna- ti , ma anclie per altri clie son di quel genere , cui niag- gior valore suolsi attribuire nel reader chiaro il nome dei naturalisti. Voglio dire clie una tale opera non solo e per riuscir pregevole per einendazione di errori sparsi nelle men classiche , piii recenti e pin divulgate opere micolo- giche , ma anclie per ritrovamento di non conosciute ve- rita. L' autore di essa , che gia fece dono alia scienza niicologica di una bellissima specie di agarico non per anche da' botanici conosciuta ( vedi nel Gior.difis.cIiim.dec.il, vol. IX, pag. 66 5 le Discussioni siiUa Flora Italiana del prof. Moretti, non che la citata Jllustratio Anianitarum) ^ avra certaniente a farci palese alcuna nuova sjiecie anche trattando de" funghi mangerecci e de' velenosi o sospetti , che per certa rassomiglianza co' primi potrebbero incau- tamente esser presi in iscambio de'medesimi; e gia con alcune espressioni sparse ne' due fascicoli usciti in luce I' autore ne fa presuiiiere ch' ei sia in grado di porgerci alcuna di sifFatte novita. Ma inoltre una ricca messe ci appresta di novelle cognizioni col descriverci , seguendo alcuni eseiiipi di siniil genere che Persoon e Fries ci la- sciarono, il primo apparire, il crescere , lo svilupparsi, di ciascun fungo di cui si occupa , e cost ne [lorge vera- mente coinpiuta 1' istoria Viaturale. Importantissiino e lo studio delle variazioni che ne' funghi iutervengono durante il corso di loro vita , e tanto son notabili rispetto ad al- cune specie J qual sarebbe per rscmpio (piella ilcU' aear/c«i riu' COMUNI dell' ITALIA. 8^ campestris descrittaci dal VittatlinI nel suo terzo fasclcolo , die vedutone im iiidividuo a certa sua eta, e in appresso rivedutolo a cert' altm sua eta difFerente , piu noa e ri- conoscibile per quel di prima. Che se tanto e il variar de' funghi nell'intero^ oguuao pensi quanto sia in certe parti , ond' e clie di queste non ben si conoscono la natura e le qualita , se non se ne cerchi attentamente T origine. La parte superiore del bull^o dell'agarico boscajuolo e, a cagion d' esempio , quasi sempre niarginata, carattere che non si osserva nelle altre varieta dell' agarico campestre, ed ignoravasi doade procedesse. IMa or tutto e chiaro da che il Vittadini esaminando ii detto agarico nelle sue pri- me eta , lo trovava niunito di volva , e assicuravasi che questa in appresso andava perduta, tranne nel boscajuolo, rimanendone in esso tracce suflicienti a dotarlo del sud- detto carattere. Per un secondo esempio consideriamo quegli avanzi bianchicci die si osservano pressoche costantemente sul ranciato cappello dell'agarico moscario , e talvolta ac- cidentalmente su quelle del pari ranciato del cesareo. Queste soao larghe , facilmente staccabili , ed evidente avanzo della volva , nella quale in origine il fungo era rinchiuso. Quelle sono alquanto aderenti alia sottoposta epidermide, ma tuttavia da' micologi si viguardano anch'esse come avanzi della volva. Dimostra all' incontro il Vittadini mediante T esame dello sviluppo dell'agarico moscario, die le niaccliie bianche o citrine del smo cappello punto non procedono dalla volva, nia bensi da un' altra niem- brana , della quale interamente e coperto il detto cappello quand' esce della volva. Ora per render conto dell' opera del Vittadini ne bastera di fame conoscere il metodo, riserbando a discorrere delle cose clife vi sono trattate, quando ne sara compiuta la pubblicazione. Le specie die si trovano descritte ne' due fascicoli annunziati sono quelle degli agarici seguenti : coesareus, ovoides , melleiis , ostreatus , muscarius , campestris (par. pratensis , eduUs , sylvicola), strobiliformis. La storia di ciascuna specie e divisa negli artlcoli se- guenti: I." descrizione f, 2.° sviluppo-, 3." usl e qualita sensibili ; 4.° specie con le quali puo essere confusa ; 5.° iconologia ; 6.° sinonimia; 7.° spiegazioue della tavola. II primo articolo espone il nome del fungo e la sua frase botauica, qnindi una succinta descrizione iatina , una scelta sinonimia, cd una nuova ed eslesissima descrizione 83 PESCRIZIONE de' funoiii mancerecci itallana. Tutto cio si riferisce al fungo gi;v cresciuto fi perfeziotie , ma nell' articolo secontio 1' avitore ])rencle a considerarlo e descriverlo dal tempo, piii all' origine pros- simo , ill cai gli fu dato di scorgerlo, sino al sao depe- rimeiito. I cangiamenti cuL dal principio al termine di sua vita va sottomesso , sia nella forma, sia nel colore, ven- gono dair autnre descritti per modo die in fiualniique tempo potra sempre , mediaiite tali istruzioiii , esser ricoiiosciuto per quel ch' egli e. Ogiii descrizioii dell' autore , oltre air essere inolto esatta , e anclie facile e plana sicche bastantemente si adatta alia comune intelligenza ; e nel suo stile in generale noi troviamo chiarezza e semplicita , ma il vorremmo tal fiata piii terso. In ajnto delle descri- zionl vengon pure le tavole , nelle quail gli oggetti sono rappresentati con mlrabile verita ;, il Vittadini stesso ne esegui il disegno , le incise, le minlo , e in tutto opero maestrevolmente; il botanico, l' artista , e chiunque cui prema di avere una guMa facile e pronla a riconoscere le varle sorta de' funglii mangiativi, saranno eguahnente soddisfatti di questo egregio lavoro. Non e a tacersi die nelle suddette tavole il fungo non e s'ato solamente rap- presentato qual e venuto a perfezione , nia anclie nelle principali forme a cui si riduce nel corso del suo svilup- po, diinodoclie le descrlzioni che si danno di questo svi- luppo medesimo vengono dalle tavole egregiamente illu- strate i e le tavole stesse pol non mancano di un' apposlta spiegazione, che forma l' ultimo articolo del trattato rela- tive a ciascuna specie, e dlcliiara ad una ad una le figure non clie le loro parti principali. Nello stesso articolo si trovano talora aggiunte alcune osservazloni relative alle figure suddette , non che relative a qualche punto di ana- tomla o fisiologia micologica. Quanto poi all' articolo che risguarda lo sviluppo, esso ha termine con 1' indicazione de' nomi italiani e vernacoli , non die francesi e tedeschi del proposto fungo ; si addita in quali liioglii nasca , in quali tempi , e si espongono altre particolarita risguardanti la sua storia naturale. L' antore non solo descrlve e rappresenta, come si e detto, ogni fungo di cui vuol trattare , ma chiama anclie a disamina le descrlzioni e rappresentazioni ch' altii diede de' funghi medeslmi , e cio porge argomento a que' suoi due articoll intitolatl Jconologia e Sinoniinia. In quesli adunque vicorda coiue aUrimeuti sia stato uominato 11 PIU' COMUNI deli/ ITALIA. 89 fungo di cui egll favella , e fa T esame critico cosi delle descrizioni come delle immagini che se ne trovano negli scrittori inicologici ; e pero si adopra a ridurre a' proprj tipi tutte le specie gia descritte e figurate , escludendo le erronee, le fittizie e le diibbie. Somniinistrata cosi una cognizione esatta del fungo, e premunito il lettoi'e sicclie non cada , rispetto al medesi- mo , in quegli errori in cui altri vorrebbe condurlo, egli vien anche premunito dall' incorrere in quegli sbagli ia cui potrebb' esser tratto dalla simiglianza del fungo niede- simo con altri funghi , sla mangerecci, sia velenosi. Quindi ha materia T articolo intitolato : specie con le quali pub essere confuso , in cui sono esposti i caratteri dalla consi- derazion de' quali riesce facile a chiunque di distinguere il fungo proposto da qualsivoglia altro a cui sia simigliante. Ma poiche lo scopo principale dell' opera del Vittndini si e quello di somministrare i mezzi per guardarsi dalP uso inconsiderato de'funghi, e a cio priiicipalmente contribuisce la distinzione esatta tra' funghi mangerecci e i velenosi che piix loro somigliano ; cosi riguardo a questi 1' autore non s' accontenta d' indicare i caratteri per cui si possono dagli altri discernere , nia ne porge altresi la figura e la descrizione non diversamente di quello che faccia delle specie conimestibili. L' autore compie la storia naturale di ciascuna delle specie de'funghi che descrive coif esporne le sensibili qualita, e quindi anclie gli usl siccome quelli ciie da esse dipendono. In un articolo dunque intitolato, usi e ciualitd sensibili, coniprende tutto cio che si sa di certo intorno air uso ed all' indole della specie descritta , e, s' ella e velenosa , riferisce la storia di avvelenamenti da essa ca- gionati , e gli esperimenti da lui medesimo, o da persone fededegne, istituiti su gli animali, aflin di conoscere qual ne fosse , o buona o trista , la natura. In questo articolo si tratta anche del modo di scegliere e cogliere il fungo , del disseccarlo, del cuocerlo, ecc. L' ordine col quale noi , nel render conto degli articoli in cui neir opera del Vittadini si divide il trattato di ciascun fungo, li abbiamo collegati, e dlverso da quello dell' autore, e ne parrebbe in qualche punto ad esso pre- feribile •, anche rispetto alia distribuzion delle niaterie tra certi articoli ci sarebbe luogo , ne sembra , a qualche iniglioramento. 90 APPENDICE, PARTE I. SCIENZE, LETTERE ED AllTI STRANIERE. Voyage aux Regions equlnoxiales. Vinggio nlle Re- gioni equinoziali del nuovo continente , fatto dal 1799 ^'^ 1004 da' signori Alessandro D Humboldt ed Amato Bon PLAN D^ con atland geografici e fisici. — Rclaziune storica, vol. 3.° — Seconda parte della sesta distribuzione. — Pa?igl, J. Smith, e Londra, Dulau e comp. ccc.^ i83i. Ardcolo sccondo. I clue viaggiatorl dormlrono il 16 lugllo del 1801 nel vll- laggio indinno di Santa Cruz de Cachipo, missione fondata nel 1749 di coiitro al confluente del Rio Parnay coU' Oie- noco (i), colla rinnione di piu famiglie caribe die aljitavano le inondaie ed insalubri sponde delle Lngunctas de Aiiache. Ivi ancora ebbero ospitalita presso il missionario; ed esa- minando i registri dclla parrocciiia videro i rapidi progress! che per lo zeio e per ravvedimento del bnoa religioso quel comune fatti avea. Eglino a inotivo dell' estremo caldo prefcrito avrebbero di coatinnare di notte il loro viaggio per le Llanos; ma quest' immense e solitarie pianure erano allora infestate da un prodigioso numero di ladri, i quali con atroce raffinnmento assassinavano i biancbi che loro cadevano nelle niani : conscguenza della deplorabile ainmini- strazione di giustizia nelle colonie d' oltremare. Imperoc- cbe le nostre lande o lirnghiere non ofFrono che una ima- gine debolissima di quelle incolte pianure d'America, I'area delle quali, immensa (di otto o dieci mila leghe quadrate), (I) All' 8° 3o' di lat. merid., 66° 3o' di long. APP. PARTE STRANIEBA. gi jiiaiia eJ nguale come la supeificie dell'Oceano, guarentisce ai vagaboutli V inipunlta de' niistatti. Quelle erhose solitn- diiii per la loro stessa estensioiie e natnra oflVono mi piu sicuro nascondiglio di qneilo clie fare lo possano le salve e le niontagne nostre. Ne gli artifizj della polizia europea porre si potrcbljero in nso la dove ci lia de' viaggiatori , ma strade noa gia , armenti e noii pastori , poderi talmente isolati die ad oiita della posseiite azioiie del fenoineiio detto da'Fraiicesi mirage (i) fare si potrebbero piu giornate senza vederne alciino apparir sail' orizzonte, Che se a' tempi pa- cifici , in cui i signori d' Ilaiidjoldt e Bonpland andavano viaggiando per le due Americlie , le Llanos gia servivano di rifngio a' malfattori , di qnanto mai cotale stato di cose essersi dee fatto peggiore coll' imperversare delle civili di- scordie e fra la sanguinosa lotta onde quelle si vaste regioni sono era agitate ? Belle osservazioiii e d' essere Ictte degnisslme vien qui facendo il sig. d" Humboldt sulle steppe dell' America. Egli coufrontandole co' deserti della Siria e dell' Africa, die pe' loro bosciii pietrificati attestano i caiigiameuti cui an- darono soggetti, dimostra che nolle Llanos la discussione de' fenonieui e assai piu vicina al circolo delle cognizioni e indagini nostre, e quindi ne trae la possibiiita d' una coltivazione piii generale , deducendola dall' azione de' cli- mi di queste saperlicie o masse continuate. Nulla pub al c.erto iinaginarsi di p'lii imponente quanto I' aspetto di tali immense verdeggianti planure, ossia di que' gran mari di verdurn , come sogliousi ivi chiamare. Un Llanero od abi- tante delle Llanos non e felice, secondo I'ingenua espressio- ne di fpicste genti , se non allor quando pud coll' occliio jutto air intorno di se comprendere 1' interminabile esten- sione del luogo, Cio che a noi sembra un pqiese coperto, (l) EfTetto od illusione d'ottica che fa apparire al di sopra dell' orizzonte cio che trovasi al di sotto , vale a dire bosclii , ncque , villag2,i , aniuiall, ecc. Tale fenonieno, di cui la scienza lisica ci da una facile spiegazlone, ha luoi;o nel mare e ne' de- serti dcir Africa e delf America. "Veggansi le Meniorie dclP Isli- liito d'Egitto, agosto 1798, e le Wemorie dell' Istiruto di Francia per 1 anuo 1809. La linfiua italiana nianca tuttora d'lin vocabolo corrispondente alia parola vdrage , la quale deriva dal latino mi- ran , considerare. Forse adortarsi potrebbe opportunauieiitc I'an- lica voce miraglio che eqiiivale a specc/no. fta A 1' P F, N D 1 C 1^ lieveinente ondeggiato , sparso appcna til qnalclie colllua^ diviene per lui ua paese spaventevole e per orride mon- tac;iie aiTiilTato. c Tntto e relativo ne' nostri giiulizj siiU' iiie- guaglianza del saolo e sullo stato della superlicie (cosi riflette quivi il sig. d' Hnnilioklt ). Allorclie si e per piii mesL soggiornato nelle folte selve delT Orenoco , in Inoghi ove si e coiitratta una particolar al)itudiiie di vivere, a tale distanza dal fiiinie clie contemplare noii si possono gli astri se noii presso lo zenit, e quasi a traverso dell' aper- tura d' nil pozzo, una corsa nelle steppe ha qualche cosa di gradevole ed attraente : la novita delle sensazioni ci colpisce; godesi, come avviene al Llanero, di quella buona Ventura , per cui all' intorno di se tutto si vede e tutto si contempla. Ma questo godimento ( noi potato abbiamo spe- rlmentarlo sovra noi stessi ) non e di liinga diirata. Ci ha al certo qualclie cosa di grave e d' imponente nell'aspetto d' un orizzonte die s' estcnde a perdita di vista L' infinita dello spazio (i poeti lo dissero in tutte le lin- gue ) si riflette in noi stessi : ella s' associa a idee d' un ordine snperiore, ingrandisce ranima di coloro che si compiacciono nella calma delle solitarle nieditazioni. Pure negarsi non puo che la veduta d' uno spazio senza limiti oflPre in ogni luogo un carattere particolare. Lo spettacolo di cui godesi sovra un pico isolato varia secondo clie le nubi, che posano su la pianura, estendonsi a strati, s'ani- mucchiano in globi , ed agli stupefatti sguardi presentano a traverso di larghe fessure le abitazioni dell' uomo, il lavoro de'campi, tutto il verdeggiante fondo dell'aereo Oceano. Un immenso nappo d' acqua , animato da mille esseri di- versi sino nella sua profondita , cangiante tratto tratto di colore e d' aspetto , mobile alia superficie , come 1' elemento ond' e agitato , affascina 1' imaginazione nei lunghi viaggi sul mare , ma la steppa polverosa e crepolata per una gran parte deU'anno, aitrista colT immutabile sua monotonia. Quando dopo un cammino di otto o dieci giorni si e fatta un' assucfazione al giuoco del miraglio (mirage), alia bril- lante verdura di alcune macchie di Mauritia ( palma a ven- taglio , il Sagourticr della Guiana ) sparse di lega in lega , sentesi il bisogno di piu variate impressioni , si desidera di rivedere i grandi alberi de' tropici , il corso selvaggio de' torreuti, Ic coste e le valli coltivate dalla niano deil'agri- coltore. Se per isveatura il fenomeno dei deseni dell'Africa, PARTE STRANIERA. 98 e quello delle Llanos del nuovo contiiiente (fenomeno, la cui causa si perde nelle tenebre della primitiva storia del nostro pianeta) occnpasse uno spazio aiicor piu grande, la natura aiidereblie priva d' una parte delle belle produzioni che proprie sono della zona torrida. » I signori d' Hundioldt e Bonpland glunsero il 28 luglio alia citta di Nuova-Barcellona , meno affaticati dal calore delle ZZa7205 , al quale gia erano da qualche tempo avvezzi, clie dai vend di sabbia , la cui prolungata azione produce sulla pelle dolorosa screpolatnre. Questa citta piccola si, nia di grande importanza pel cominercio, fu fondata nel 1637 da un conquistador catalano, Giovanni Urpino. Essa nel 1790 non aveva ciie 1 0^000 aJDitanti; nel 1800 ne contava piu di 16,000. La sua latitudine, giusta i calcoli del sig. d' Humboldt, e di 10° 6' Sz" ; il suo clima e ua po" malsano nella stagione delle plogge. I due viaggiatori soggiornarono ivi circa un mese, godendo della piii cortese ospitalita nella casa d' un ricco negoziante d' origine fran- cese, don Pedro Lavie, uomo cui dee non poco T incivi- limento di que' paesi , ma clie noiidimeno sottrarsi non pole alia nialevolenza ed alia persecuzione. Un sinistro accidente accadde loro in una corsa che fecero alle aguas calientes del Bergantin. II sig. Lavie aveva ad essi consegnato i suoL piii bei cavalli da sella , avvertendoli pero di non passare a guado il piccolo fiuiiie Narigual. Essi lo traversarono dunque sur una specie di ponte o piuttosto di tronclii d" albero posti gli uni vicino agli altri , e nuotar fecero i cavalli conducendoli per la briglia. AH' improvviso il ca- vallo clie servito avea pel sig. d' Humboldt disparve : esso dibattevasi per qualche tempo sotto 1' acqua ; ma inutili riuscirono tutte le ricerche che fatte furono per iscoprire la causa di quest' accidente. Le guide suppouevano che le ganibe dell' animale state fossero afFerrate dai caiinani, specie di coccodrilli, de' quali abbondano i fiumi di questa parte d' America. Egli ne era dolent.'ssimo •, ma tranquillato venne bentosto dall' ospite suo, il quale gli adduceva la fa- cilit.a con cui procurarsi poteano bei cavalli dalle vicine lande. Grandi sono e numerosi i coccodrilli del llio Neveri, in cui mette foce il Narigual. Nondimeno i loro costumi, generalniente parlando , sono meno fieri clie quelli de' coc- codrilli deir Orenoco. La ferocia di questi animali offre in America que' medesimi contrasli die sussistoao ia Egitto 94 APPENDICn e nella Nubui, e che ben si riscontrano con un attento paragone tra i racconti dello sventurato Barckliardt e quelii del nostio noii uieno iufelice Belzoni. Lo stato di coltuia de' diversi paesi e la popolaziouc piii o incno accumnlata nella vichianza de' finiiu modilicano le abitudiiii di siffatti anillbj , timorosi qnaudo trovansi in sccco e fiiggenti dal- r nonio auclie nell' acqua quand' lianno un abbondevole nu- trimento o quando T attacco ofTre loro pericolo alcuno. La citta di BaiccUona non ha, come Cnmana, un sob- borgo iudiano. Clie se pure quivi ancora s' incontrano alcnni ludiani , qncsti provengono dalle vicine missioni o dalle capanne sparse nella pianura. Ke gli uni , ne gli aliri ap- partengono alia razza carlba , ma sono un niescuglio di Cuaiaiiagoti , di Palenchi e di Piritu , piccoli di statura , iucml)ruti , infingardi e dediti all' ubbriacliezza. La loro bevanda piii favorita e il maniocco ferinentato ; giacclie il vino di palnia , di cui si f;i uso sull' Orenoco , e sulle coste quasi sconoscluto. Curioso e a vedersi come sotto le dilFe- renti zone, gli uomini per soddisfare la passione dell' ub- briacliezza adoperano non solamente tutte le famiglie delle piante monocotiledonc e dicotiledone , ma persino ragarico velenoso (^Ainanda muscnria) , di cui per una scbifosa e ributtante econoniia i Corieci bevono piii volte il mede- simo succo, cioe la loro propria orina, tracannandola per cinque consecutivi giorni. II sig. Langsdor ci fece pel pri- mo conoscere questo fenomeno fisiologico certamente straor- dinario, che a maggiore decenza noi pure qui rireriremo come da lui trovasi descritto^ in latino: Coriceccoru^n gens, in ora Asice septentrioni opposita , potuni sibi excogitavit ex succo inehrianle Agarici muscarii. Qui succus ( ceque ut aspa- ragorwn ) vel per huinanuni corpus transfusus , teinulentiain nihilominus facit. Quare gens misera ct inops , quo rarius mentis sit suce , propriain urinani hihit idenlidem : continuoque mingcns rursusque hauricns eundeni succum ( dicas , nc ulla in parte mundi desit ehrietas) , pauculis agaricis jtroducere in diem quintain teinulentiain potest. Noi non ci soffermcremo co' nostri viaggiatori a Cumana , a cui dopo varie viccnde marittime approdarono per la terza volta, e donde ricolriii di cortesia, c scco recando un bel tesoro di notizie d'ogni genere , partirono per fare il terzo loro tragitto dal golfo di Cariaco a Nuova-Barcellona. Pcrciocclie cose ancor piu gradevoli ed importanti c' invitano a passar oltre. PARTE ST11A.NIERA. /i5 di quella di Parigi, consumava piii della nieta della carne bovina ■the annualmcntc coasumasi nelia capitale della Frauria. " PARTE STRANIEHA. tO! Dai vantflggl clie alia civilta de** popoll sempre proven- nero colT agevolare le loro comnnicazioni , del clie gia fatto abbiamo qnalciie ceano, prende il sig. d' Humboldt occa- sione di discorrere sul progetto di congiugneie col mezzo di canali il mare Atlantico col Pacifico o grande Oceano. L' erronea idea che i geografi o piattosto i disegnatori delle carte geograficlie lianno gia da secoli pi'opagata sia dell' uni- fornie altezza delle Cordiliere deirAmerica , sia del loro pro- lungamento ia continuate diramazioni , sia finalmente della totale mancanza di valli traversali, per cui vincere si pos- sano le centrali catene , ha fatto credere che la congiunzionS de'due mari fosse assai piu diflicile di quello che realmente lo sia. Ora il sig. d' Humboldt colle sue proprie osserva- zioai e con quelle di altri uomini in que?ta materia esper- tissimi, praticate tutte sul luogo, dimostra come di leggieri consegulre potrebbesi T inteato all' cstremita meridionale deir istmo di Panama, col costruir canali onde per essi navigando passare dall'uno all' altro de' varj fiuml, da'quali e quel paese tutto solcato. /• Nel corso di migliaja d'anni (dice egli ) dalla ignota epoca della costruzione delle pira- midi di Gizeh sino a quclla delle nostre guglie gotiche e della cupola di S. Pietro, gli uomini non lianno innalzato alcun edificio al di sopra di 460 piedi : ma oserebbesi forse da cio conchludere clie la moderna architettura vincere noa possa iin'altezza appena quaranta volte maggiore di quelKt degli edificj clie si costruiscono dalle formiche bianche' " Verissima cosa e bensl che non trattcrebbesi di canali di mediocre sezione, o di 3 a 6 piedi di profondita, quali essere sogliono generalmente quelli clie servono all' interna navigazione in tanti paesi , ma di canali siflatti che col loro mezzo praticare si potesse una navigazione oceanica. Trattasl dunque di comunicazioni tra mari e mari con ba- stimenti, cite per la forma, grandezza e somma delle ton- nellate adatti fossero al commercio dell' India e della Cina. Ora r industria degli Europei gia ci prcsenta due esempi di queste oceaniclie comunicazioni, eseguite sovra gran- dissima scala , 1' uno nel canale dell'Eyder o delf Holstein, 1' altro nel canale Caledonio. La prima di tali opere ^ co- strutta tra il 1777 ed il 1784, riunisce il Baltico col mare del Nord , tra Kiel e Tonningen , non avendo che 6 sq- stegni o chiuse. e valicando una soglia di 28 piedi di altezza. Questo canale divide dalla Germania la parte continentale della Dauimarca , e vende inutile pe' navigli di mezzana 102 APPENDICE gi-anclc??.! i passngc,i troppo sovcnte pericolosi del Cattpgat e del Siind. Esso riceve navigli di 140 «i 160 tonnella- te , clie vcngono dai port! dclla Russia e della Prussia c clie vanno in Iiigliiltcrra, nel I\Iediterraneo , a Filadellia , air Havana ed anchc alia costa occidentale deU'Africa. L'al- tezza d''acqua per questi navigli non e clie di 8 a 10 piedi : essi generalmente costruttl soiio con una forma assai piatta, e quindi hanno nna grande capacith senza tirare moll' ac- qua. — II canale Caledonio se uoii il piii utile, certamente il pill magnifico intrapiendimeuto idianlico clie slno a' di nostri esegnito slasi, e uii vero canale oceanico. Esso riu- nisce , tra Inverness ed il forte Williams, il mar orientale della Scozia al mare occideatalc in una gola , a traverse della quale sembra clie dalla natura stessa tracciata siasi la linea di conginngimento. La parte navigabile lia 17 le- glie (di 20 al grado) di lungliezza, delle qnali soltanto 6. '/a sono mi arlificiale scavamento ; il restante forma una na- turale navigazione tra i laglii Oicli e Locliy , in addietro divisi da una soglia di rocce. Qnesto canale fa condotto a compimcnto nello spazlo di 16 anni ; pno dar passaggio a frcgate di 3^ cannoni ed a grossi bastimenti destinati al conmiertio di lontaiii mari. La sua profondita media e di 18 piedi, 8 pollici ( 6"',o9 ) e la sua largliezza, alia linea del fondo e di 47 piedi ( i5'",2 ). Le cliiuse , 2,3 di nu- mero, lianno 160 piedi di lungliezza sovra 3/ di largliezza. Vastissimo, ardimentoso e il pr02;etto del taglio delfistmo di Panama, ma uon impossiblle ad eseguirsi. Quanto poi alle spese di costruzione per atterramcnti , scavi, assodamenti di terreno, clause, bacini e fossntelli nutrilivi , questi oggetti dipendono dalla scelta de' luoglii. E a tale proposito il signor d' Humboldt osserva clie le due anzldette ooere gigantesclie di simil genere eseguite in Europa non importarono piii di 4 milioni di piastre per ciascuna. II prosijetto della spesa de' lavori del canale di Suez, progettato dal sig. Le Pere air epoca della spcdlzione di Bonaparte in Egitto, era dai 5 ai 6 milioni di piastre, ua terzo de' quali avrebb' ap- partenuto a' sussidiarj canali del Cairo e d' Alessandria, L' istmo di Suez, contando la parte clie non venne giam- mai raggiunta dalle maree, lia 89,000 fese (piii di ao leghe marine) di larghezza, ed il progettato canale con 4 chiuse potuto avrebbe ricevere per piii mesi dell'anno (per tutto il tempo delle escresccnze del Nilo) navigli ri- chiedenti una profondita d'acqua dai la ai i5 piedi. Ora, fARTE STRAKIERA. I03 "supponemlo ancorn die il canale di conglugnlmento cle'mari nel Nuovo-Monilo importasse un tlispendio uguale a quello tie' canali della Linguadoca, dell' Alta-Scozla e di Suez, il sig. d' Humboldt non crede die questa considerazione ri- tardar potrebbe 1' eseguiniento di nn' opera si grandiosa. li Nuovo-Mondo di gia ofFie piii esempi di lavori ugual- mente considerabili. II solo stato di Nuova-Jorca ha fatto scavare , nello spazio di 6 anni, tra il lago Erieo ed il fiume Hudson, un canale della lunghezza di oltre a loo leglie , le cui spese vennero stimate, in un rapporto tras- messo alia leglslatura provlnclale , circa 5 milioni di pia- stre. Quando pongasi mente alle gigantesclie opere , ma poco degne d'elogio, die costrutte furono nel corso di due secoli per diminuire I'acqua de' laglii die contengonsi nella valle di Messico, sara facile il persuaders! die col mede- simo lavoro potuto sarebbesi tagliare gl' istmi di Nicaragua e di Huasacualco, e fors' ancora quello di Panama, tra \.\ Gorgona ( sul Rio Cliagre ) e le coste del mare del sud. Nell'anno 1607 fu scavato al nord del Messico un canale sotterraneo di 8400 tese di lunghezza e 12 piedi di al- tezza. La spesa di tale stupenda opera idraulica all' opoca in cui fu visitata dal nostro viaggiatore , cioe nel geunajo del 1804, giugneva alia somma di 6,200,000 piastre. Come jiotrebbcsi d' altronde temere sulla difficolta di raccogliere il n«cessario danaro per aprir un canale oceanico, quando fe noto die la sola famiglia del conte della Valenciana ebbe il coraggio di scavare, a Guanasuato, quattro pozzi, die importarono la complessiva somma di 3,200,000 piastre? Suppougasi che per un certo numero d'anni le annue spese del taglio dell' istmo importassero sette od ottocento mila. piastre, questa somma sarcbbe facilmente sostenuta , sia col mezzo iV azionisti, sia dai differenti Stati delTAmerica, il cui cominercio riceverebbe incalcolabili vantaggi dal- r aprimento d' una nuova via verso il nord del Peril, verso le coste occidentali di Quito, di Guatimala e del Messico, verso Nutka , le isole Filippine e la Cina. Duolci che la natura stessa del nostro giornale ci viett di qui rlferire le osservazioni del sig. d' Humboldt intorno alia facilita con cui efl'ettuare potrebbesi il progettato con- giugnimeuto del mare Atlantico col Pacilico. « A queste conslderazioni commerciali (cosi egli osserva) a^giugnero alcune idee politidie sugli efFetti die produrre si potrebbe- ro dalla proposta unione dei mari. Lo stato della moderns 104 AfPENDICK clvllta e sliTatto che il commercio del mondo non pua nndar soggetto a grandi cangiamenti senza clie Torganiz- Xazione della Societh se ne risenta. Se giungasi a tagliare r istmo clie congingne le due Aiiiericlie, PAsia orientale, ora isolata ed inespugnabile, entrera suo malgrado ne' pin intimi rapport! coi popoli di razza europea che ahitnno le rive delTAtlantico. Quasi direbhesi clie questa lingua di terra, cotitro di cui si rompe la corrente equinoziale, fu gia da secoli il baluardo dell' iudipendenza della Cina e del Giappone. Piii lungi penetrando nell'avvenire, r imaginazione arrestasi a J una lotta di popoli possenti cagionata dal desldcrio di esclusivamente approfittare della nuova via aperta al commercio dei due mondi. Confesso die su questo timore non posso rincorarmi ne per la tnia confidenza nella inoderazione de' governi moaarchici e repubhlicani , no per la speranza talvoita ua po'dabbiosa ne' progressi de' lami e nella giusta estimazione degl' inte- ressi. Se ni' astengo dal discutere avvenimenti poliiici e si remoti , non bo in cio altro scopo fuorche quello di non intertenere il leggitore nel libero godiinento d' una cosa, la quale non ancor sussiste se non ne' voli di alcinii uo- niini al pubblico liene dedicati. » Noi ci siamo foise un po' a lungo soflerniati in questa discussione: ma i nostri lettori , ben lo speriamo , ce. ne saranno grati, trattandosi di un argomento clie a' di nostri si va in ambidue i mondi cotanto agitando. Dagli studj veramente improlii fatti dal sig. d'HumljoMt su' luoghi stessi , e da' suoi calcoli geometrici ed astrono- mici risulta, cbe la superficie di tutta I'America meridio- nale e di 871,300 leghe quadrate ( di 20 al grado ) e che il rapporto tra il paese montuoso c la regione delle pia- nure e come i : 4. Quest' ultima regione, all' est delle Ande, ha piii di 424,600 leghe quadrate , la cui nieta c in sa— vane, cioe in deserti coperti di graminee. Jomnal d'lin^ expedition. — Giornnle d una spedi- zione intrapresa coll' intento di csaminare il corso e I imboccatura del Niger, ossia Ixelazione d'' un viaggio sovra questo flume, da Vaoiirie sino alia sua imboccatura , di Ricardo e Giovanni Lands n, ecc. — Parigi^ i832, Paulin, tonu 3, in 8° PARTE ITALIANA. Io5 PARTE II. SCIENZE, LETTERE ED AFxTI ITALIAN E. LETTEIiATVRA E BELLE ARTI. Trattato completo dl poetica, dl versificazione italiana e di ogni genere dl poesia , ecc. compilato da Domenico BioRCi. — Mllano , 1882, coi tipi di Felice Pai- sconi , in 82.°, di png. 270, al prezzo di lir. 2. 5o ital. Questo Trattato e la 18." puntata della Enci-^ clopedia portntile , die abhinmo anminziuto nel to- vio 56.°, diceinbre 1829, pag. 338. Ncwpsto libro e divlso in quattro parti, n I. Della poesia '/ in geneiale ; II. Dei diversi sistemi di poesia, inclnsiva- » mente il sistema ronianticoi III. Della versificazione o sia " delLa prosodia poetica; IV. Dei diversi generi ili poesia. " Dalle parole stesse del si^. Biorci si raccoglie clie nelle prime due parti egli ha segulto nno scrittore francese di cui tace il nome , e clie noi coiifessiamo di non conoscere. Le altre due g,Ii appartengono intieramente. Lo scopo dello scrittor francese pare sia stato di far co- noscere alio studioso i principali sistemi intorno all' arte poetica i liinitandosi ad essere in generate nn semplice spo- sitore delle altrui dottrine. II sig. Biorci in vece neir ul- tima parte del libro ha crednto opportuno di decidere al- cune delle quistioni che quell' epitome di sistcnil lascia so- spese ; e in questo egli si fa vero autore. Avvi pertanto in questo libretto una parte di cognizioni positive ( r esauie dei principali sistemi da Aristotele fino ai di nostri ) le quaii sebbene siano forse esposte con bre- vita eccessiva , nondimeno possono tornar utili a clii vuole iniziarsi in questi studj ;, poi una parte di raziocinio che il sig. Biorci ha derlvata dal proprio ingegno e da quanto in questi ultimi tempi hanno scritto i critici piu accredi- tati. Non si potrebhe discorrere di quest' uhima part?, senza riniiovare infinite quistioni suUc (juaii si e parlatu t o6 A P r K N D I 0 t: forse fia troppo. Rispetto all.i Versificnziane lodiamo Pan- tore (.r esse re stato Isrevissimo : nel riinaneiitc, oltrocli^? siamo r[nalclie volta discofili dalla snaopinione, (lol)bianio tlire alti'esi che alcune cjnistioni ci parvero trattate troppo leggicrmente ;, clie alcnni capitoli si potevau soppriinere afl'atto i alcnni altri avevano forse bisogno cli niaggiore am- piezza. Ci pare sopra tiitto die inanclii ia que^to libro nil' idea, un priocipio clie rannotli fra loro le varie parti tli clie si coinpone; sicclie T utilita , al parer nostro, ne resta sceniata. Sarebbe per altro inginstizia il noii dire clie in qnesto libro il sig. Biorci tocca quasi tiitte le prin- cipali quistioni della moderna lettcratura^ e se non le ab- braccia sempre in tntta la loro ampiezza , se non le scio- glie tutte come forse vorrebbero i progressi della critica d"" oggidi , vi reca pero sempre un amore evidente del vero e della srloria italiana. * Teatro di Eagenio Scribe tradoUo dal francesc. — ■ Milano ^ 1 832, presso A. F. Stella e figli, in 8.° piccolo , tipografia Nervctti ; sono puhhlicati fasci-^ coli 6 ed iinporiano lir. ii. i8 aust. Tntta V ojiera sard conipresa in circa icnti volumi coniposto cia- srnno di dne fuscicoli , ed avrd nna vignetta in dono. I fascicoli saranno di circa died fogli di stampa di sedici paginc ciascnno cd prezzo di cent. 1 5 aicst. per ogni fuglio. Un fascicolo non contend meno di due componinienti, e molte volte ire. Le nuove pro- duzioni tcatrali del sig. Scribe s' inseriranno a mano a mano per le prime nclla prcsente collezioue tosto che perverranno agli editori. Chi prociirerd e gnraii- tird dodici associaU avrd nna copia in dono. U as- sociazione c apcrta presso la diitit A. F. Stella e figli di Mdano , non che presso i principnli libra j d' Italia, e le spese di porto e dazio non sono com- prese nel prezzo stabilito. * Fortunatus Sicnlus , ossia TAvvcnturo^o Siciliano di Busone da Gubbio. — Romanzo storico scritto nel i3ii, ed ova per la pj'iina volta pnbbltcato da G- JAIITE ITALIANA. 107 F. NoTT , socio delV Accademia d' antlquaiia dl Loii^ dra. — Fiicnzc , 1882, all' Inscgna dl Dante, In 8.°, dl pag. XXXVI € 359. Prezzo II?: 6 ital. Se no sono stampatl alciinl cscmplaii In carta Inglcsc cd In 4.° gr. II prezzo dl questl c dl llr. ital. 3o per clascun esemplare. Bella cdlzlone. Dlzlojiaiio turco , araho e perslano , rldotto snl lesslco del celebre Menlnskl In ordlne alfcd^etlco latino , conseivando I ortografia dclC Aatorc colla sola sple- gazlone Itallana , ad uso dl coloro die deslderano d Imparare facllmcnte la lingua turca , senza esser ohbllgatl a conosccrne i cnratterl , wiltavl pero una tavola In lltografia dell cdfabeto turco , eel iin vo~ cabolarlo itallano col corrlspondcntl termini In lin- gua turca. Per opera dl Antonio Ciadyrgy , sa- cerdote armcno costantlnopolltano , alunno del ven. collegia De propaganda Fide. — Mllano , 1883, prcsso Lulgl Nervctti , tlpografo-llhrajo , corsla del Duomo , num. 992. Fasclcolo prlnio , dl pag. x e i5o: fino alia parola Chyz, In 8.° Prezzo llr, 5 itallane per gll assoclatl. Con quest' opern , die Ijraniiamo vivnmente di voder con- dotta a termine, appiestato viene un utile e desideratissimo servigio alio studio dellc lingne. II rinomato dizionario del celebre Consigliere Francesco INIeninski e un vero tesoro per le lingue turca, araba, persiana ^ e per la prima in ispecie, a cui propriamente e destinato. Ma e desso al- trettanto difficile ad ottenersi per mezzo de' libraj , dispen- dioso poi non poco e qirnidi non per ogni persona adat- tatoj perciocche non tutti coloro clie aniano di erudirsi in una o pill discipline hanno i mezzi dl fortuna proporzio- nati alia brania e al coraggio clie gli accende. Aggiungasi a cio che 11 frequente bisogno di svolgere I'ampia mole di quattro gross! volunii ( tanti infatti sono nel lesslco del Meninski cjuelll die incominciano colle vocl arabe, o tur- che , o persiane) e una fatica non lieve per un principiante ; per tacere die 11 continuo prospetto dl si vasta suppellettlle di vocl a Inl incognite e una tentazione poderosa a farlo declinare dal sentlcro per cui s' e avvlato. IC^' A r r K N D I O E Un guiJizioso compemlio dell' insigne Tesoro meninsklano, In cui (sgouiberaie tiilte quelle uiinine e jmrticolaii noti- zie die sono inniiU,anzi d' hiciampo per chi iiicoinincia ) si trovi raccolto qnaiito e d' uopo per felicem.cnte progre- dit'e nella cognizioa della I'mgna tiirca , e un nuovo pre- gevolissimo siissidio arrecato agli studios! di tale idioina , luentre ben lungi dal dover gridare contro la nioltitudine de' libri , egli e cjuesto un genera in cui ci ha luogo anzi n compiangere la estrenia inopia. II divisaniento di recare in iscrittura italiana le straniere voci non ha bisogno tU essere da nol couimemlato : basii il solo osservafe ehe lo studioso si vede in tal guisa levata ia frequente e molesta incertezza inerente al sistema di scrlttura delle tre lingue , incertezza clie e poi sorgente d' errori ; e che quando alcuno sia condotto dalla quallta de' suoi studj a dover contentarsi della sola nozione del vocaboli , senza piu , qnesto espediente gli risparniia la fatica per lui superflua di apprendere forestieri alfabeti , per poi tantosto obLliarli. Quanto al metodo dal benerne- rito compllatore tenuto per rappresentare con caratteri italiani le parole clie occorrongli nel dizionario , desso e quel medesimo, tranne alcana piccola varieta , che imnia- gino e adopero il Meninski. E sebbene alcuni di questi sieno, a parer nostro , per se superilui , perche destinati ad espriuier suoni , pei quail siamo usi adoperare certe combinazioni degli element! alfabetici , come, per esempio, cia , ce , ci , cio, ciu , ghia , ghie , ecc. ecc, pure essendosi questi non senza plausibili ragioni dal IMeninski immaginati, non e difficile 1' avvedersi ciie le stesse ragioni suggerivano doversi n<4 nuovo dizionario »lal Ciadyrgy conservare. Forse richieder potrebbersi alquanto piu grandi gli apici e i punti meninskiani per maggior comodo della vista, e un poco migliore la carta : il che pero , quando fosse ve- ro, nulla verrebbe a nuocere ( sicconie e nianifestissinio ) al merito Intrinseco dell' opera. Cl]e se il suggerire qualche cosa riguardo ai limitl che un autore si propone di osservare ne' proprj lavori (quan- do cio facciasi per sola intenzione di vederli rinscire piii profittevoli ed accetii ) , non e atto da tacciarsi di presun- zione , ne da isgradirsi , noi non ci tratterrenio dall'esporre il desiderio nostro perche il laborioso Sacerdote dopo avere piu anni sostenuta la i'atica per compon e il suo lessico , I'ARTE ITALl.VXA.. I C-Q (>i coaiplacesse aticora dl corredarlo dei fondamentali ra- dimenti della gramatica. Non difficile impresa , se mal noti ci apponiamo, dcbb' essere questa , e pure sarh una gra- ditissima agginiita i\l cui preseiuerelibe il pubblico. Clu ,nai non vorra saper buon grado che in fine del dizionario gli si offrano i princlpj della lingua a cui 11 dizionano e diretto,se ancbe le gramatiche di essa , cjualunque ne sia il meiito, non sono poi troppo agevoli a piocnrarsi? Fero questa nostra proposta accolgasi come I'esposizione luodesta d'un desiderlo , e non altrimenti. Non ispetta at critici r assegnare agli scrittori la quantita , per dir cosi , del loro c6mpito. Se la compilazione d'un lesslco e una delle pni ingrate occupazionl letterarie ( il cl.e diede luogo a un noto epi- gramma ) , se la mancanza o la difficolta del mezzi grama- ticall non e 1' ultima dclle cagionl per cui si pochi ardi- scono intraprendere , o Intraprendendo durano costanti nello studio di lingne dalla materna remot.ssime , alia rratitudine del pubblico ha un giustlssimo diritto 11 Sa- rerdote Ciadyrgy che ha voluto sostener sino al fine il laborioso e pur troppo liiameno travaglio, e dcgne di ri- conoscenza sono altresi quelle persone che col loro consi- gli lo confortarono a reuderlo dl ragione degli studiosi linguisti. * Storia del pr'mcipl dl Savoja del ramo dAcala. sl- giioH del Ple.montc, dal 1294 cd 1418, di P. L. Datta, prcmlata dalla R. Accademla dclle sclcnze dl Torino {c dedkala alia Maestd. del regnnnte Carlo Alberto). Torino, 1832, dalla stampcrla Rea- Ic vol. 2, in 8.° dl pag. 696 complcsslvamcntc. Bella edlzlone. Prezzo lir. 10 kallune. Illastrazlonc d' una scrlc dl monete del vcscoil di Trieste, fatta dal siio possessore Q. D' O. FoN- TANA. — Trieste, i832, tlpografia \Teis, m 4.°, dl pag. 55, C071 una tavola inclsa In raine. L'antore nclP Introduzione viene dottamente discorrendo sulla scienza numismatica , cominciando dalla pin remola pnoca, c.ioe dairanao goo iniiauiii T era cristiana, ver.->Q JIO APTENDICE il qnal tempo coniatc furoiio le prime nioncte nell'isola di Egina, sicconie e fania: accenna ijulaJi rmilitii di qiiesto studio per la critica, per la storia, per Tarti hclle. Discen- dendo poi alia storia moderna osserva die Trieste conio propria inoneta per 1' iutero corso de' secoli i3.° e 14.''; clie il vescovo Geberardo , posto al governo della Cliiesa triestina nel 1209, fn il primo die stabilisse in quel co- uiune una zecca che e contemporaaea a quelle d'Aquileja e di Lubiana, e pone a confronto una moneta di ciascuna delle tre citta : indi a mano a iiiano viene descrivendo le monete degli altri vescovi triestini ne' suddetti secoli , le quali conservansi tutte nella sua raccolta, trattone quella di Rodolfo Pedrazaao crenionese assunto alia cattedra vescovile di Trieste verso il i3o3, la quale trovasi nel ]\Iuseo di S. M. TAugusto Francesco, dove pote egli a suo bell' agio esaminarla. Ne Tegregio autore ci preseuta la sola descri- zione di tali monete, ma una succinta biografia ancora de' vescovi, a'quali esse appartengono ; col che ha reso nn bel servigio anche alia storia ecclesiastica. Alia illusira- zione delle monete tleii dietro una Biografia di quattro vescovi, che governaroao la Chiesa di Trieste nel i3.° secolo , scritta dal canonico Michele Conte della Torre o Vasasina di Cividale. ' Collezione di mobiglie, arredl sacti, utcnslll, tappezze- ric , ecc. Opera affatto nuova, utile agli oieficl, ccsellatori, tappezzieriy fabbri^ iiitagliatorl, ccc.^corn- posta da Andrea Gomez. — Vcnezia, ilVii , presso gli editori Andrea Gomez e Gius. Zanetli, in foglio. Quest' opera esce per fascicoli, ciascuno al prezzo di aiistr. lir. i 20 colle tavole in nero, lir. 3 coUe tavole miniate. Finora non abbianio sott' occhio die il solo fasci- colo primo, di tre tavole composto. Pero il giudizio nostro sarebbe inteinpestivo: ae jiarlereino tosto die ne sara uscito un maggior nuinero di fascicoli, la cul soiiima, secondo il manifesto, essere dovrebbe di ventiquattro. INLi tacer nou dobbiamo che grande niaraviglia cl destarono quelle parole Opera affatio nuoi'u ; giacche collezioni di si fatto genero e per sino giornali ocl opcre periodidie vantansi da pres- soche tutte le pin colte nazioni d'Europa. Molto ineno poi dovea cio affenuarsi in Venezia, patria delF insigne profcs- sore Borsato, la cui Opera ornamcntalc riscosse i piu graadi PARTE 1T\L1VNA. Ill applausl, e fu I'anno scorso ristampata in Rlilaiio (*). Percioc- che quest' opera ancora contiene mobili ed ai-recU d' ogai genere e di squisitissima composizione. Glie se per avveii- tura Tautore con quelle parole alludere volesse agli oggetti del qnali sara composta 1" opera sua, noi gli risponderemino che questo prinio fascicolo noa altro ci presenta di nuovo, »e non un po' del cosi detto barocchisnio , specialmente ne' mobili della tavola distinta col n.°i8; e aggiugneremmo che il letto della tavola u.° 5 e quel medesitno die con miglior gusto e niaggiore magnificenza trovasi riferito nella bellissiiiia collezioue de' signori Percier e Fontaine, da noi altrove rammentata. Vorremnio poi raccoraandargli sonima- mente che nel progresso del suo lavoro abbia cura grandissi- lua di nou deviare dal vero buon gusto, imitando quelle oltraniarine fogge, dalle quali rifuggono le belle arti italiane. Itinerario inu a buon fresco ; ma che tutto vi e eporco e mal tenuto ; coniplange il disfaci- mento a cui dopo la partenza de' Francesi va questo bel- l*edilicio riducendosi per le umidita che corroinpono e di- struggono i quadri c le pitture a buon fresco! Le altre chiese poi e gli altri edificj puliblici sono ben poco pregevoli. — • Convien dire ch'egli vedute non abbia le chiese di S. Fe- dele, di S. Sebasiiano , della Yergiiie presso S. Celso , di S. Lorenzo, delle Grazie, ecc, e nemmeno i grandiosi edi- ticj dello Spedal mnggiore e di qnello di S. Anibrogio, ne i cortili del Semiuario e del palazzo della Contabilita, monumeuti niagnilici, pari ai quali non se ne veggoiio non che a Parigi , ncll' Eiiropa tutta. — Le donne niilanesi , generaluiente parlando, noa sono di una grande avvenen- za I esse nerissimi hanno i capelli, la statura assai bella , ma pure mancano di iVeschezza , ed hanno gialla la pelle e la tinta senza color veriniglio .... Povere Milanesi, vi sareste giamuiai aspettata una si crudele ingiuria ? << La classe de' cittadini e vestita di ncro : le donne hanno la testa coperta di un velo ciie discende sino al petto, e che per conseguenza non lascia che si vegga il lor voUo , come fa il mezzaro de' Genovesl. » ecc. ecc. ecc. Ma per dare una piij giiista idea dell' esattezza di que> sto scrittore, e per awalorare la veracita delle nostre a&- serzioni giovera il qui riferire colle proprie sue parole cio cli' ei vien dicendo del colosso di S. Carlo presso di Arena, che tutti sanno essere costiuito di rame e colla testa di bronzo, insigne moaumento della pieia de' nostri maggiori ; '« Sur I'une des coUines verdoyantes qui avoisi- »« nent Arena, patrie de saint Charles Burromo , on aper- w ^oit uno mnsie niorme de grnnlt , t.aillce grossi.crenient en il forme de statue, de la hauteur d'eaviron soixanie picds; P\UTr. ITM.IANA. IT7 )♦ elle repr^sente le Saint : c'est nn monument que les ha- »» bitans ont eleve a sa nnMnoir<-, en reconnaissance de ses i> nombrenx bienfaits ! " JVlillc grazie, garbatissimo sig. Du- pre ! Noi avevanio finora igiiorato che il celebre colosso di San Carlo fosse di granito. Piu esatto , piii anipio, piu ragionevole e il Voyages hi- storiqucs et litteraires en Italie pendant les annees 18a 6, 1827 et 1828 ; ou ilndivattur i t alien , par M. Valery , con- servateur-administrateur des Bibliocheques de la CouronnCy pul)liIicato r anno scorso a Parigi in tre gross! volumi ia 8." Doljbiam anzi candjdamente afferniare chequesto, ge- nerabnentc parlando, e forsc il meno fallace tra i molti Viaggi che intorno alia penisola nostra impress! fnrono ia Francia , selibene in esso ancora traspiri ad ogni passo lo spirito d'uno scrittor francese , e sia desso ancora ben lon- tnno dal raggingnorc c^weW eccellcnza che con enfasi iper- l)olica gli fa aitribuita (ia un accreditato giornale di Parigi. L'antore premette, e ben con ragione, essere cosa difficile il fare un sol viaggio in Italia, ed aggiugne clie quegli che non fosse in essa disceso una seconda volta non meriterebbe nemmeno d' averla veduta. » lo Tlio visitata ( cosi egli dice) tre volte: la prima compiutamente , e ad oggetto di rilevarne il generale aspetto del paese ^ nella seconda ho riveduto il nord , nella terza il mezzodi. " E poco dope ; « E cosa ben dlspiacevole soggingne ) die V antore della Storia letteraria d' Italia potato non abbia visitare questo paese: il colore, il sentimento poetico dcH' Italia stati sarebbero assai meglio impress! nel suo libro : in questo incontransi ancora alcuni error! di Inogo, da cui egli potuto avrebbe guardarsi, e che io ho creduto di dover notare senza arrogarmi pero il vanto di correggere un uomo si fattamente istruito. >i Dopo tali premesse sembrerebbe che il viaggio del sig. Valery nulla pin lasciar dovesse a bramarsi intorno alle nolizie del nostro paese. Eppure quante cose non v! s'' ia- contrano meno clie esatte, qnante inezie fra il piii bel canipo in cui egli trovavasl d" importanti e dilettevoli no- tizie ? In ure una parola ne delf Os- servatorio astrononiico, ne delfOrto botanicn, ne del R. Istl- tuto, ne deirAccadeniia di belle artl, ne degli altri oggetti degni d'essere conosciuti da qualsivoglia dotto straniero. II teatro della Scala semliro al nosiro antore plii vasto ed alto die magnifico ; concede pero che gli spettacoli quivi da Ini veduti , tra' quali VUliiino aiorno di Poinpeja, erano uiagnificl , imponenti e snjieriori, quanto alle decorazioni, se non per la dipintnra almeno per f effetto , a tutto cio ch'egli vednto avea altrove: ma pure trattenersi non puo dall' osservare che gli esecntori erano pressoche tutti fran- cesi ! — Parla AeW Arena con un tal quale entusiasmo, ouvrage des Fran^ais, e dice essere questo ii ritablcinent un monument antique, di cui b mancante la stessa Parigi: coa non minor entusiasmo parla dell'Arco della Pace , autre monument des Francois. Ma come mai potranno questi due JDonunienti dirsi opera de'' Francesi , se i Francesi non ne furono in alcun niodo i promotori, ne i mezzi soniraini- sirarono con cui costruirli, se anzi innnl/ati veiiuero coll' oro del Regno d' Italia , e col disegno di due italiani architetti, il marchese Cagnola ed il lavaliere Canonica, dair autore nemmeno nominati, e se ambidue debbono il loro massimo incremento alia munificenza del nostro re- gnante Augusto? — IMolte poi sono le omissloni. Che ia- darno tu in quest' opera cercheresti qualche notizia ne de' grandiosi e bellissimi cortili del Seminario e della Con- tabilita, ne de" pubblici Archivj , ne delia Zecca , ne di altri insigni edificj ; indarno ancora le notizie che risguar- dano le nostre manlfatture , il commercio , la statistica , que' generi d' agricoltura proprj e particolari del suolo no- stro;, e quelle nemmeno alio speciale rito nostro apparte- nenti , sebbene gli Atti della Cliiesa iVIilanese noti siano ed anzi ammiratissimi nella Francia : cose tutte le quali da PARTE ITALIAN A. IJI un osservatore che istruir voglia esattamente i suoi con- oittadini omettersi non doveano. Sembra ancora aver egU ben poca conoscenza di que' iiostri piu insigni scrittori che desli 022;etti della patria nostra irattarono, e cli' egli dovnto avrebbe consultaie, a preferenza del suo prediletto A. Cuillon, se proferirae volea un giusto autorevole giu- dizio. Ma bastino queste poche osservazioni clie quasi a saggio qui riferite a)jbiamo, non curandoci de' moiti errori di stampa ue' quali 1* autore cadde riterendo vocaboli ita- liani. Pero noi aniereiunio che gli altii Italiani rivolgendo Tattenzlone su di questo Viaggio si facessero a rilevarne eglino ancora le cose che per avventura fosser ineno che esatte la dove parlasi de' lore paesi. Forse in tal modo avverrebbe , che togliendosene, od ahueno correggendosene i luoghi degni d'ammenda, e quegli aggiugnendo che vi si desiderano, otterrebl)esi un' ImlicazLone italiana dcgna dell' autore che la scrisse, onorevole per la ]iatria nostra, ed atta a far plenamente conoscere a' Francesi il bel paese. Non pochi di fatto sono i punti ove il sig. ^alery ot- timamente s' appose; e quindi la giustizia vuole che di essi ancora facciasi qualche menzione. E primierainente egli ragiona da uomo istruiio e sagace, di que' luoghi par- lando , ove la fretta non gli ha vietato di fuggitivamente trascorrere. Cosi egli fece dclla Biblloteca anibrosiana, seb- bene siasi quivi ancora ingannato nel dare il novero de' manoscrltti, cosi del Collegio niilitare di S. Luca. In generale poi egli parla dell' Italia con modi convenevoli e decorosi. Siano d'esenipio le seguenti sue osservazioni sulla Lombardia. Egli afFerma che fra noi I'istruzione jjopolare e piii inco- raggiata e piu diffusa che in qualsivoglia altro paese d' Eu- ropa , ed a questo proposito riporta le osservazioni del cele- bre Dupin gia da noi ancora riferite nel tomo 5i.°, quaderno d'agosto 1828, pag. lyS: ammira la sovrana munificenza in tutto cio che risguarda la pubblica istruzione , non che il saggio sisteina delle Universita e 1' estensione degl' insegna- nienti. On a pu juger ( cosi egli s' esprime ) par cette espece de tableau des chaires de I'Unwersite de Favie , de I'etendue de son enseignement ; il pourra confirmer la remarque que nous avons fake plus haul sur le pretendu obscurantisme autrichien : on voit sur ce tableau un cours de statistique que nous n avons jamais eu, et des cours en exercice de pedago- gic et de diplomatique i veritables ccole nonnale , cco/e dct 122 A r TE N D I n 1- rluirtres que nous ovons detruites ou laissirs tomhrr. Egli nltrove csorta il clero di Francia ad imitnio la proprieth e la pulitezza delle chlese d' Italia. « La Francia (dice egli ) e forse il paese ove il Sigaore e piu indegnamcnte alloggiato •, e la nostra negligeiiza su questo punto e inde- gna del grado d" iiicivilimento ciii esso pervenne. " Dalle cose pertanto da noi riferlte e agevole il coucliiu- dere die I'ltinerario del Valiardi considerarsi dee come un' opera in qnesto genere piii dclle altre pregevolo ed utile, almeno fino a die un' altra se ne pnbblidii, die la siiperi neir esattezza, nelP ordine , nello stile e nella con- venevolezza si delle parti che del tutto. Raccolta dclle mlgUorl fahbriche ed oriiamentl della cittd di Gcnova , disegnate dalV archketto c plttore Gins. Berlendis bcrgamasco. — Mllano , 1828-01, in foglio per traverso, Prezzo llr. 40 italicme. II signor architetto e pittore Berlendis dopo un soggiorno di ben dodici anni in Geneva, citta magnificentissinia ( cosi egli nella Prefazione ) che ben a ragione pub dirsi Roma seconda, ritornato in patria si accinse alia piibldlcazione de' sontuosi edificj di qnella citta, facendone una sceita de' pill rinomati ed esponendoli in 48 tavole da hii medesi- nio disegnate ed incise. Al quale divisamento si rivolse egli tanto piu di buoii animo, quanto die vedeva essere nian- cante di descrizioni e gia di troppo vieta T opera die sullo stesso argoniento venne publjlicata dal celebre llubons nel 1867, ed essere di poca fede meritevole quclla die col titolo Les plus beaux edifices de la Ville de Genes, ecc, (a iin- pressa a Parigi nel 18 18 dall' ardii»etto Gantliier, Nol non sapreinmo a die mai si riferiscano quelle sue parole rossiinamente per ogni piccola unlta superficiale il coseno deir inclina:%ione , e sommare i quoti die si hanno divi- dendo r area di ciascuna pel coseno corrispondente. II me- todo non presenta novita , e deve riescire sicurameate assai lungo e laborioso. lY. Contiene la descrizione d' un istrumento col quale si puo conoscere di quanto vina persona sia iiiiope o presbi- ta , del professore S. Stampfer. Consiste in due cilindri cavi die si muovono I' uu dentro 1" altro , come quelli di un cannoccliiale ordinario j ad una estreniita del cilindro esterno v' e una lente coperta per modo da jjotervi gnardar dentro per due piccoli tra- guardi paralleli praticati nel mezzo; all' estremita opposta deU'interno v' e un vetro piano leggermente pulito , ed air altra , cioe a quella die si tro^^a dentro 1' esterno, vi e una lamina opaca, die ha una fessura nel mezzo parallela ai due traguardi nominati. Guardando dentro il cannoccliiale dalla parte della lente, e tenendolo contro la luce, si veg- gono sulla faccia ojiposta due sirisce nere , le quali vanno di mano in mano diminnendo a norma die si avvicinano o si allontanano i due cilimlri , e iinaluiente sconipajono. Dalla dlstanza die lianuo allora le due facce estreme, e die si misura facilmente mcdiante una scala unila al tiliiidro JJM. Ital T. LXVII. (J l30 V A R I E T a". interno, si argomenta quaato una persona sia nilope o presbiia. V. Ricerclie intorno alio sfregamento ed al cotisuino della snperficie de'corpi, di G. Rennie. Queste ricerche sono state presentate alia Societa reale di Londra , e si trovano inipresse nelle Transazioni filosofi- clie del 1829, parte I. II signoi* Burg, professore di ma- tematica sublime, le porge liberamente vidotte dalla lingua inglese nella tede?ca , e munite di anaotazioni, VI. Ricerche intorno ad un modulo della torslone , di Ben. Bevan. Anche quest' artlcolo e traduzione dall' inglese fatta dal suddetto prof. Burg , e originalmente si trova auch' esso contcnuto nelle Transazioni iilosoliche del 1829, parte I. YII. Si da una regola generate per riconoscere la con- vergenza e divergenza delle serie infinite , del professore Adamo Burg. La regola e contenuta nel seguente teorema : n Siano " yrifyn-i-i •liie termini consecutivi di una serle, ovvero »/ due complessi consecutivi di un medesimo numero di » termini che si succedono coi medesimi segni , aliorclie 1/ lianno luogo nella serie regolari alternazioni di segni j V y -4-1 » la serie e convergence, se il quoto -^ — ~ , con- » siderato numerlcamente , dlminulsce continuamente col- " Taumentare T «, sino al farsi nuUo quando n e infinito ; » e questo quoto ne e il limite. '/ La dimostrazione ne e facile ed elementare ,6 1' ap- plicazione a varj esempi di serie tanto algebraiche, quanto trascendenti , la rendoQO vieppiii cliiara. Si desuraono poi come corollarj alcuni criterj di convergenza, di un pro- dotto di piii fattori che continuamente dimlnuiscono , e di altre funzioni. YIII. Suir esistenza delle radici delle equazioni dei gradi superiori , del medesimo Adamo Burg. La dimostrazione di qussto diliicile argomento e dal slg. Burg appoggiata al principio, die una funzione alge- braica , raziooale, iatera rispetto ad j, ed a coefficienti iinmaginarj , abbia i suoi valori corrispondenti a quelli di una serie continua e crescente di r, i quali formino pui-o una serie continua crescente o docrescentc, il tpial prin- cipio non potra esser ammesso che da chi sa attribuire qucilche grandezza alle espressioni immaginarie. V A R 1 E T a'. J3t ]X. E dedlcato alia ricerca della grossp7.za delle fonJa- menta dei murl a speroni o contrafForti , dietro la teoria di Francals ^ di Lodovico Gall. Ammette 1' autore die il terreao su cui appoggiauo le fondamenta sia cedevole, pero unifonnemente , e per raodo che ceda piu laddove la pressione e niaggiore , e recipro- camente. Puo iiascer quindi nelle fondamenta un moto di rotazione attorno ad uno spigolo della sua base , se noa e hen regolato il sno peso. Egli trova una formola me- diante la quale si puo agevolmente determinare la gros- sezza di queste, perche sia impedito un cotal moto, rite- nendo date la spinta e la sua direzlone. II calcolo e afFatto ordinario, ed e basato sul principio, che per requilibrlo, la risultante della spinta e del peso dell' edifizio deve esser diretta al centro di gravita della base delle fonda- menta. La formola viene applicata a varj casi interessanti. X. Sulla teoria delle parallele. di Cristiano Doppler. Fa dipendere T autore questa teoria dal teorema , che la somma degli angoli di un triatigolo rettilineo qualunque uguaglia quella di due retti. Egli pretende di dimostrarlo, ma si vale d' idee troppo attaccate a quelle dell' infmito e deir infinitesimo. XI. Dimostra lo stesso sig. Cristiano Doppler che, qua- lunque sia a, purche positivo e reale , la funzione Iog(a-^ log{a-^log{a^ . . . .))) eve r operazione e continuata indefinitamente, non puo aver valori che snperino una data quantita, Ne da una prova di fatto pel caso di n = 5. XII. Dimostra il medeslmo Doppler, che una funzione analoga, ove in vece dell' operazione logaritmica v'e quella rappresentata da un radicale, non puo aver valori al di la di un tale, qualunque sia il numero delle volte che I'ope- razione e ripetuta. Vorrebbe che tale operazione continuata a piacimento venisse sostituita all' uso delle frazioni con- tinue, per determinare, secondo Lagrange, le I'adici d'una equazione numerica, per approssimazione , od a quello delle medie aritmetiche di Newton. XIII. Si presenta un metodo di costruire una vite uguale nd un' altra data, del sig. Carlo Karmarsch. Ad una estremita del cilindro su cui vuolsi intagliare 1 elice , si unisce invariabilmente un pezzo di vite viguale a quella da costruirsi , e che si considera quasi come un K)2 V A n I E T A . mocldlo. Si fn riiotare il cilinJro , obbligamlo la vite att entvare in una madrevlte fissa ;, tenendo allora applicato alia snperficie dello stesso cilindro uno dei ferri soiiti ad usarsi in siniili lavori, e senza farlo scorrere , viene co- etruita 1' elice. Cosi resta superata la difiicolta di produrre contemporaneaniente nel cilindro da lavorarsi i dne moti progresslvo e rotatorio , con cpiei rapporti di velocitii che non sempre si ponao esattamente e speditamente deternii- nare per ogni vite, da cliiilnque. XIV. Monete, niisure e pesi della Dalmazia , di Fr. Fet- ter , professore in Spalatro. XV. Kaggnaglio dei progressi della cbiniica negli anni - 1828 e 1829, ossia prospetto compiuto delle scoperte pul)blicate sulla chimica in tjuesto intervallo, di Carlo Karmarsck (fine). Del cominciamento di questo articolo se n' e fatto men- 7.1one altra volta nella Biblioteca italiaua ( t. 6a.°, maggio i83i, p. 274). Gli argomenti trattati nelF era annunziata continuazione del niedesimo sono i seguenti : 5." Nuove ri- cerciie intorno alle propriet.i delle cliimiche sostanze; 6.°Nuo- "vi modi di formazione de' coniposti cliimici; 7." Stecliiome- tria; 8.° Nuovi rischiariinenii intorno a' processi conosciuti •» n." Rettificazione di falsi annunzj. Queste diverse trattazioni danno compimento alia sezione prima. Segue poi la sezionc scconda ch' e rehitiva all' arte chimica, ed e divisa in tre parti i la prima risguarda le nuove maniere di prepara- zione ^ la seconda » nuovi apparati , la terza alcuni fatti concernenti la pratica chimica. XVI. Saggi ed osservazioni intorno alia costruzione del fill di metailo , di Carlo Karmarsck. Si danno, col mezzo di alcnne tavole^ i risnltati di varie sperienze tendenti a far conoscere: («) Qual e la resistenza che oppongono i diversi metalli mentre vengono ridotti a fiio, avuto riguardo non solo alia qualita dei metalli, ma anco a quelle che devono avere i fili niedesimi. (b) Come influisce suUa tempera dei metalli il ridurli a filo. (c) Qual e la tenacila dei diversi fili di metailo. (;eoloo;ica di Lon- dra fu letta una lettera del conte di Montlosier suUo state antico e presente del Vesuvio. L' autore tenta di provare che il monte Sonima e 11 vero Vesuvio degli antichi , e die r attuale vulcano e di formazione posteriore. II cratere deir antico Vesuvio, secondo T asserzione di lui , non es- sendo gia, come quelle deU'odierno, un' apertura desti- nata a dar passaggio alle lave , che ne innalzano progres- sivamente gli orli , ma il risuUamento d' una esplosione , la quale lanciando a grande distanza le materie , end' e formata la somniita della montagna, vi compose in vece una cavita elittica, i cui orli successivamente distrutii non ne lasciarono qual testiinonio clie la sola cima del Somnia. — II sig. di Montlosier invoca 1' autorita di Strabone, di Plinio e di Dionlgi d'Alicarnasso per dimostrare die altre volte i contorni del Vesuvio indicavano una montagna di una sola od unica somniita. Una pittura scopertasi , non ha guari , a Pompeja sembra confermare quest' ultima asserzione. Del resto che Tosservazione del sig. di Montlosier relativa at monte Somma non sia punto nuova , abbastanza lo dimo- stra il Ereislak nelle sue Istltuzioni geologiche applicando a quel monte il nome di vesuvio antico, o di vesuvio di Strabone, (5. U.) R. Cir^oxr, F. C.'Irt.ixi, I. Tumagjlli e C. Buvcxatelli, direllori ed editori. Pubblicato il di aS a^rosto i833. Osservazioni meteorologlche fatte all' I. R. Osservatoiio dl Brera ^ L U G L I 0 1 832. M A T T I N A. Sera. i S 6 re ^ .:::"' 0 re = -3 " 2 B q:1 State del cielo, d — < 0 It: - F -3 3 sj 6 State del ciele. * 1 pall. I.n^j „ poll. li.i. 0 1 1 27 10,5+14,0 N E Sere no. 27 10,0 +20,0 E Nuvolo. 2 27 9»8 +14,5 S ES Nuvolo. 27 8,0 +21,5 0 Sereno. 0 ^7 9.0 + ij,7 SOS Seieno. 27 9^0 +22,5 S Sereno. 4 27 9'8 +i5,5 K 0 Serene. 27 9i7 +22,0 s 0 Sereno. 6 27 9:7 +i4,5 NO N Serene. 2 7__ 27 8,8 9,0 +22,0 s 0 Serene. 6 27 9i'J +i4,5 S E S Nuvolo. +23,5 e Sereno. 7 27 9P +i5,5 N E Nuvolo. 27 8,7 +19,0 N E N Nuvolo. S 27 9P +i4,8 NE Serene. 27 10,0 +21,5 E Sereno. 9 27 10,8 +i5,o S E S Serene. 27 10,5 +24,Q SSE Sereno. 10 27 11,0 + i4,7 E Serene. 27 10,5 +24,5 SES Sereno. 1 1 27 10,5 + 17,5 N E Serene. 27 q,5 +24,5 S E Sereno. 12 27 10,0 +16,5 N K 0 Serene. 27 10,0 +24,7 SSE Sereno. 16 27 10,7 +17,5 N E Serene. 27 11,0 +27,0 SOS Sevenu. 14 27 ".4 +17,0 NGN Serene. 27 11,5 +25,5 0 Sereno. 16 27 11,0 +17,6 N 0 N Sereno. 27 9> +27,5 s 0 Sereno. ]G 27 9:7 ■i-i8,o E Serene. 27 9,0 +26,8 s 0 Sereno. 17 27 10,0 +17,0 N N 0 1 Serene. 27 9,5 +'2C),,0 S 0 Sereno. iS 27 9-.4 +16,5 E Serene. 27 8,5 +2 5,5 SSE Sereno. 19 27 7'5 +16,0 K 0 Serene. 27 '^,7 +2 5,3 S 0 Sereno. •20 27 8,7 +i5,o N E Nuvolo. 27 8,0 +23,5 SSE Sereno. 21 27 85O +i4,5 NE Sereno. 27 7v +22,5 N E Nu^olo. 22 27 9,5 +14,7 NE Nuvolo. 27 9P +22,0 N E Nuvolo. 2.') 27 9v +i4,o SE S Nuvolo. 27 9,4 +2 1 ,:> SSE Sereno. 24 27 9:" +i4v-i SES Nuvolo. • 27 8,0 +22,0 SS 0 Sereno. 25 27 9o4 +i4,o N E Ser«no. 27 8,8 +21,0 S 0 Sereno. 26 27 7'7 + 12,5 N E N Nuvolo. 27 !"=> +22,5 SSE Sereno. 27 27 7,8 +i4,o N E N Sereno. 27 7'2 +21.5 SSE Nuvolo. 28 27 8,0 + ID,7 SES Nuvolo. 27 8,Q +20,5 E Nuvolo. 29 27 8,Q +i3,5 S 0 Sereno. 27 9'.2 +21,5 N 0 Sereno. ;)o 27 9^7 +i5,5 E Sereno. 27 10,5 +22,0 S Sereno. 01 27 11,0 + 1450IN N E Sereno. ■27 J 0,7 +22,8 K E Sereno. Altezza mass, del bar. poll. 27 lin. 11 5 Altezza mass, del term. + 27,5 minima t> in >j 6 7 49 muimia .... * i2,5 mec lia + 18, q5 Quantita della piog g.a Hnec 00,00. J ' 'JNI BIBLIOTECA ITALIANA PARTE I. ^ LETTERATURA ED ARTI LIBERALI. Torquato Tasso , commedla stoiica dl Gio. RosiNi. — Pisa, 1002, presso Nicolo Capurro , in 8.'', di pcig. 76. Itnl. lir. i. 25. Saggio siigli amori di Torquato Tasso , e sidle cause della sua prigioida , di Gio. RosiNi. — Ibidem , di pag. 102. lir. i. 5o. — La Comniedia e il Saggio suddcLti, in wi sol poliime in 12.° lir. 2 pure ital. — In Mdano si venduno dalla Societd tipografica de" Classici itnliani c da Ant. Fort. Stella e figli in contrada di S. MargJierita. c ol Sngglo sugli araori di Torquato Tasso voile il ch. Professore pisano giustificare F intendimento da lui aviito principalmente in mira ncl comporre la sua Commedia, massime per riguardo alia crudele puni- zione cui dovette I'infelice epico soggiacere per 1 i- nesorabile rigore del duca Alfonso. II mcdesimo con- cetto forteniente si appalesa nelT avvertimento chc precede la Comniedia c nel discorso die le tien die- tro, discorso proiuinzlato dalF autore il i5 del passato inaggio nella scuola magna dell' Universitu pisana. E noi diamo la deliita lode al sio;- Rosini delF avere con inlinite indagini e con replicati confronti di testi e di edizioni, e con un accortezza di Hlosofia di fatto posto in luce varie dell' essenziali circostanze BlU. hal. T. LXVII. 10 I 38 lORQUATO TASSO, dclla rita del Tasso o igiiorate o noii Ijrne cliiarite per lo innanzi. Grati 2;li siamo perche diinostiato ci abbia chc una certa Laura della famigUa Pepcrara di ]\Iantova fu I'oggctio de' primi amori del Poeta, jioitaudone a prova moke indicazioni, e fra le altre il IMadrigalc n." 164: ivi , Felice clil rnccoglie — Pepe jicl Laura, ecc. Dei quali giochctti di parole per ma- nifestare i suoi amori ogtum sa cssersi piu volte il Tasso fatto imitatore del Cantore di Laura. Diani lode al sig. Rosini che ncl ragionare di inadama Eleono- la, sorella d' Alfonso, fiancheggiando di buoni riscon- tri le sue congetture e di opportune citazioni di altri 6critti ]>rima scouosciuti dello stesso Torqiiato, faccia non dubbia prova di perspicace iutelletto e di sana critica anclic la dove parlando dcU' amore veenieute del poeta per cpiesta principcssa ne fa cliiari ii:niA ecc. pi g. Rosixr. 146 uelle antirlie commetlie dell' arte qiiancio 1111 servo astiito voleva disimpacciarsi d'uno sciocco che lo incomodava. Ma tutto va bene purche il servo parta, e r iniquo possa dare elFetto alia mala opera, sicco- me cse2;uisce nella scena 4.'' ScKNA 5.^ Viene Ercole , Tamiro del Tasso, e fa le niaraviglie di trovar quivi Gherardo. E forse a nioki noil parra verosimile tlie dopo il comniesso misfatto se ne stia costui lungamente dialogizzando e Idosofando con Ercole. Lo scopo era di rapire il portafoglio e, qnesto avuto, doveva egli speditamente . andarseiie ])er aU'rettare la perdita di Torquato e consuniare il dciitto, il die non gli poteva fallire con tale docuniento alle maiii. Ne vale che dovesse, per soddistare al pretesto della visita , aspettare il Tasso ; giatche quaiido qiiesti arriva alia scena 6.' Glierardo se ne va via subito, senza neppure far cenno che avesse bisogno di faveliargli. E.estano in fine soli Ercole e il Tasso. Questa scena e uno sfogo reciproco d'amicizia, ed e una delle nii2;liori. Ercole pone sotto gli occhi del poeta i gravi pericoli ond' e circondato , e gli la conoscere che il solo prndente partito e 1" alloncanarsi. Si accresce la vigoria di questa scena quando Ercole, che era gia depositario e cu- btode di alciini poetici componimenti del Tasso , i quali gli restitui poi allorche il poeta torno di Fran- cia, desidera e chiede che per I'onore e la sicurezza deir aniico siano distrutti. Questi versi erano nel portaf'oglio; il portalbglio nello scrigno: Torquato ne da la chiave all' amico. Ora diremo noi : quale effetto drammatico e bello se si fosse aperto lo scrigno e da entranibi riconosciuto il delitto, il che era T opera di pochi momenti? I\Ja il signor Kosini aveva un altro divisamento: interrompe questo punto contro ogni vcrosimiglianza, e fa venire Livia che impone al Tasso di seguirlo tosto ; di modo che Ercole solo , aperto lo scrigno , riconosce la niancanza de' versi , e concliiude che il solo reo sia D. Gherardo. I^ TORQUATO TA.SSO, ATTO III. — Sala del Duca. ScENA. 1." Ercole solo. Palcsa le sue inr]iii('(iKlliii per I occorso fatto , e trciua , e non seiiza ragionc , per r iiifVlicc Tasso. ScENA. 2.* D. Qherardo e detto. Ercole si mostra caldo zelatore deir onor dell' amico, e non diihita di accusar reo del tradimento lo stesso Gherardo ; di clie qiiesti assai male si difcnde. Si vede arrivare il Guanno, e D. Gherardo clic gia usciva dclT apparta- niento del duca, vi rieutia procuraudo ( cosa un po' dill'icile) di entrarvi nou osservato: la quale cir- costanza, siccome altre simili e peggiori ripetute nel corso della commedia, come abbiam veduro e vedrenio, fanno troppa fede die di ogni cospirazionc coritro il poeta e partecipe, auzi coniniettitore il principe stesso. ScENA. 3." Guanno e D. Ercole. Sebbene il Gua- rino sia riconosciuto da Ercole come avvcrsario del Tasso, cio non dimeno essend' uomo onorato e di alto animo, Ercole se gli alVnla e lo prega di volere difendere e proteggere presso il duca lo sveiiturato poeta. Guarino accusa il Tasso di vanita e di ardi- mento per avere innalzate le sue mire sino alia du- chessa e per avere composto que' versi che si van divolgando. Altri discorsi si fanno in questa scena i quali si aggirano sovra cose gia dette e che per nulla servono ad accalorare o far progredire Tazione; come, per es., il tornare sul merito della Gerusalemme e suir episodio di Olindo e di SolFronia. Finalmente Ercole narra del portafoglio rapito da D. Gherardo, ed allora il Guarino dice : il portafoglio e nelle mani del duca : soggiunge che nessuno s' attenta di par- lare a (piesto principe quando c irato , giacche ne r imperatore , ne il re di Francia ispirano tanta te- menza : cosicche quel Guarino che vieii qualilicato di alto animo, si restringe a consigliarc: che se il Tasso falli , col duca non vi sono altri mezzi che la sommissione ed il pentimento. Scena 4." Crispo e detti. Crispo dice al Guarino che il duca lo attende, e impone pure ad Errole in OOMMEDIA CCC. DI C. BOSi:!*!. f^"7 nome del duca stesso die debba condursi nelle sue stanze , noa vee;ga alcuno e non iscriva a persona, e che noil potra uscirne clie al dimane iin' ora prima del niezzodi. Tntto cio, come ciascuno vede, e stato immaginato daU'autore, allinrlie Ercole non possa non clie adoperarsi a salvezza deiramico, ma neppure avvertirlo de' sovrastanti pericoli : ed e una nuova nerissima tinta d' inquisizione al carattere d' Alfonso. Si nnita la scena a mezzo V atto e siam trasportati come all atto primo nell' appartamento della piinci- pessa Eleonora. Scena 5.* Livia teme grandi sventure. — Scena 6.* Eleonora abbattuta conf'erma Liyia ne' conceputi ti- mori e fa audi ossa del duca fratel suo un ritratto non troppo benigno. Scena ^/ Giuiige il Tasso: e in tali frangcnti, e malgiado de' gravi sosj)etti per cui dovrebbe la prin- cipessa con podii cenni dar moto aU'azione, si ripi- glia un dialogo in cui quella rimprovera di bel nuovo al Tasso Ic sue imprudenzo e que' versi malagurati die la rendono la favola d' Italia e del mondo, ecc. , e finisce coif imporgli die parta. Ma quando il Tasso risponde die gia era a cio preparato e die viene a con2;edarsi, chi il crederebbe r Eleonora si alza e risponde: « Ingrato, partivate senza aspettarne Tor- dine da me ? » Scena 8/ In questo entra il duca, maravigliato di trovare quivi il Tasso. Eleonora e Livia sono testi- monj tremanti di questo interminabile dialogo tra Alfonso e Torquato. E non possiam tacere die la natura di questo principe , qual f ha qui ed altrove dipinta il sig. Rosini, ci fa inorridire. Tutto e in lui arte, insidie, tradimenti , mezzi di fiera tirannide. Ora poiclie il sig. professore protesta che il vero solo ha voluto ritrarre in questa commedia, perche fare d'AIfonso un abborribile tiranno ? e perdie ar- gomentare da qualche parola sfuggita at Tasso di rigori , di arti insolite , perche stiracchiare lontanis- «imi e appena percettibili indizj per accagionarlo di I4B TOUQU.VTO TASSO. tante c cosl prolnu2,ate trame etl iiii([niia: Sin 2,rainle r epico , sia sventiuMtissimo e ne' suoi traviamcnti stcssi sia pure da compiaiio.cre , come tutti il coni- piangiainu : sia iuor di proporzione 1' ira del duca , sia crudelo la vendetta e la puniziouc: ma ci vuol la parte dt-l g,iusto per tuiti. E (pii ripeiiamo non e permcsso all' autorc il tradire la storica verita : che a render dramniatico 1' cH'ctto bastavano e I' amore non abbastanza corrisposto, e riiupindcnza del poeta, e le arti dc" cortiii^iani , c i toudati sospctti del duca, e la prigionia. Se poniamo mcnte poi alle giustilica- zioni che 1' autore mette in bocca al poeta |)er 1' al- tercazione col Maddalo, ci conviene sentire in una lun2;hissima diceria tntta la storia dello schiaffo rice- vuto da quel ribaldo, e i salti e la fuga, e il com- battimento , e il frenar della collera, e T allontana- mento degli amici, e periino le posizioni delle cose e delle persone. II die starebbe torse bene in un romanzo storico , ma in un dialogo scenico ci pare incomportal)ile anclie alia lettnra. Finisce il duca col dire airinfelice: « Torquato, la mia grazia per quanto e avveuuto vi e ridonata , guardate di non denieri- tarla » , e parte coUa duchessa; se ne va pure il Tasso; e Livia non sa interamente aflidarsi alle pa- role del duca. ScENA. II.* Sopragginnge C?Y5/J0, il quale non tro- vando il Tasso, commette a Livia ( cioe alia danui di Eleonora ) di far sapere al poeta clie il duca lo aspetta al dimane a Bcliiguaido. Livia parte. SfiENA. 12." Crispo e poi torna il Duca, il quale al vile scliiavo ministro de' suoi rei disegni fa sen- tire il desiderio ch' ei nntre di vendicarsi, e in mode che la vendetta sia un niistero per la posierita. ATTO IV. — Glardliio di Belli gnardo. ScENA. I." Monologo di Crispo sulla spcrata puni- zione del Tasso. ScENA 2.* Tasso ed Amhroglo. II Tasso si fa rac- contare dal servo quel che videro gia gli spettatori essere avvenuto nclle stanza del poeta (sc 'i\ iitto II), coMMiiMV eve. ni G. rxOSiNi. 149 vale a dire clir D. EiTole non abhrucid quelle poe- 6ie le qiiali erano nello sciigno. Di certo senza la puuizione immeritata , inverosimile ed odiosissima (leir aiiiico del Tasso, non rrede rautore poter tirare innanzi la sua coiiiniedia. I'artito Auibrogio, nuota il poeta fra nuovi tiniori. ScENA 3." Elcoimra, Llvia e detto. E qui ricomia- riano i consigli, nientre cosi terribili si preparano i fVangenti. Okie a cio ne pare che Eleonora dia a divedcr troppo amore verso il poeta. Ne sappiamo poi se iu tali circostanze sia coiiveniente che ella soggiunga : « Essere necessario, altamente necessario il vedersi faniigliarmente nieno clie si puo. » E che il Tasso ripigli: « Potro alineno pascere i miei sguar- di , poiche altro non posso , nella vista bcata de' vo- stri ? » e di seguito una lunga parlata de' primi voti, delle lontane mcMiiorie, degT inelTabili sorrisi e delle care riniem])ranze de' giardiiii: eppure non sono gli amori del Tasso che voile il sig. Rosini rappresen- tare (Prefaz. alia comniedia). Eleonora parte con Livia , ma prima racconianda al Tasso di vincere il dura colla sonunissione e la lidncia. ScEN.v 4.'' Tasso solo. Procura di farsi coraggio e di afl'idarsi. ScKXA 5.* Vicne il Dura con un manoscritto. In qucsta scena prolissa e in cui si affastellauo 1' una suU altra tante e cosi diverse cose, Alfonso vicn pri- ma ragionando tranquillaniente del poema della Ge- rusalemme, or descrivendone alcune bellezze, ed or I'acendone aniara censura. Quel Tasso poi che aveva tanta ambascia nelTanimo, chi '1 crederebbe? ha pur j)Oiuio , nientre da Ferrara si couduceva in barca a Jy'cln£(finj(lo , comporre nuovi versi per le vicine nozzc del suo principe , il quale gli aggradisce di- cendo che fa questo terzo matrimonio pel solo desi- derio d' aver prole , di che gli spettatori saranno tutti contentissimi. Prosiegue il duca : che ama il 1\isso e la sua fama. Si torna a nominare cpiella be- nedetta Laura, priiuo intcndinieulo del TashO, e poi l5o TonyUATO TASSO, la Scandiano. Tiitte poi le altre interrogazioni d'Al- fonso sono proprie cV un soleniie consiiinato inquisi- tore per coglierc in lallo il poeta , si die iion trovi pia seampo , e per convincerlo rco verso la casa d' Este d' aver fatte composizioni amorose che si vo- glion dirctte ad Eleonora. 11 diica stesso si conipiace recitarne de' brani: ed ora rimprovera, ora torna ad accarezzare rinlelice; or lo ininaccia , or tinge di perdonargli; linche viene a mostrare que' latali versi cui rapi Tinfame Glierardo. Allora il Tasso Hdando alle parole deir iniqno piincipe si confessa colpevole, e qucsti fa piombare sul niisero Tatroce gia divisato castjganiento. A sitTcitta scena, per renderia pin per- fetta non mancberebbe clie V intervento de' birri, la corda e la tortura. Al clie per altro lia supplito I'au- tore colle tremende parole messe in bocca al duca le quali chiudono langoscioso dialo2;o : \ FARSI D1.LL\ STOKIA. the e la verita. Imperciocche coUocando convcnicn- temente og,ni ogj^etto, ponontlo in diritto riguardo ogni causa ed ogni elTetto, ogni azioiie ed ogni re- sistenza, ogni otiiino iiiipulso ed ogni iiialvagio im- j)edinicnto , tenendo cento di tutti gli accordi, di tutti i contrasti, di tutte le tcndenze, si sropre la ragione e si fa nianifesta Toiigine di qnei voleri e di (juegli atti clic akrimcnti senibrano oscuri cd anani; e cosi scnza far inteivcnire ne'suoi componimenti o il de- stino od i uunii od altri stranicri agenti, il letterato o r artista ritragge dalla storia le vcre itifluenze nio- i*ali che produsscro gli avvenimenti , e le prcsenta a guisa di grandi e possenti fantasmi, i quali adom- brando la leaha foiniano colia loio azione e sovente colla loro lotta una rapprescntazione dell umana na- tura la piii giusta e la piu luniiuosa che iinniiiginare si possa. E purche cpiesta rapprescntazione sia direita alio scopo die si e prelisso , e da cui non puossi deviare giammai, ch e qiicllo di serLare il predomi- nio alia bellezza e di fare die dal complesso derivi iin imprcssione che muova all' amore cd alia virtii, non crcdiamo die alcun nocumcnto sollVir possa la morale , so in essa alcuna parte nialvagia e brutta talvolta si coniprendc. Poiche, come il sole nel cielo, cosi la virtii ha la sua stde nel cuore deUuonio; e come qncUo dai va[)<)ri dclla terra puo essere cffu- scato , ma spcnto non luai , cosi questa puo essere inolestata dalle tribolazioni che le fanno gnerra, ma non invilita ne oscurata. E quando la virtu prevale e risplcnde anche in mezzo alle ombre che la cir- condano, 1' imprcssione del male si attenua in modo die trapassa per cosi dire e si dilcgua in qnella del bene-, e se non eccita ([nel gaudio che scgnita alia "vittoria , sveglia pero la pietosa simpatia con cui i cuori bcnnati onorano i virtuosi inlclici, e desta in essi una nobile invidia , e quasi un dcsideiio di par- tecipare della loro sorte. Per altra parte giova al costume dell' uomo ed alio stcsso dccoro della virtCi il sapere a quali cimenti NELLE LETTl-RE E NELLE ARTI. 103 qucstn taloia sia csposta , giova conoscere quale ne sia la forza, c quanta p;randezza e dignita ella spieghi a Ironte dci pcrlldi e dci vili die I'assalgono e Tiii- sidiano da ogni l;;to ; e se la coniposizione non e una segnenza coiitinua di dolori e di delitti , fra i quali rimanga oppressa cd annichilata un' impotente virtu , ma in vece si vegga questa ferma e magna- ninia, se non vincere iu niodo positive e sensibile, e come il volcjo vuole clie si vinca, almeno resistere e sovrastar a tutto colla sublimita di un costante e generoso scntimento, allora si gode quelle spettacolo die un sapiente giudico deguo del cielo , lo spetta- colo dclla virtu iu lotta colla sventura ; ed a somi- glianza dell' aroma die nel tormcnto del fuoco pid vive e piu soavi sparge intorno le sue fragranze, la virtu travagliata dalla fortuna di piii splendida luce sfavilla. Percio sara un grande e bello avvedimento dei letterati e de2,li artisti quello di rappresentare il male non come una potenza positiva e reale, ma piultosto come un necessario conHne ed un modera- mento del bene; e questi si renderanuo benemeriti del gencre umauo, cd al suo decoro provvederanno, se riproducendo coi loro lavori 2,li egregi fatti del- r istoria sapranno presentare in tale aspetto quelle col[)e umane e cpielle umane miserie ad essi pur tro|)|)0 soverite congiunte, die possano essere riguar- date, piuttosto die come mali assoluti, come altret- tante occasioui date ai mortali di esercitare nuove ed clette virtu , come altrcttante maniere di stringere viep[)iu i vincoli della socicta e della cittadinanza colla vicendevolezza dci bisogni c dei sovvenimeuti, come altrettauti argomcnti per vincere con fermezza, per sopportare con pazienza, per soccorrere con mi- scricordia , per essere, a seconda dei casi, prudenti , modesti , beuevoli, giusti e perseveranti. Ne per cio la di uiestieri die le Icttcre e le arti declinino nel genere didattico e si convertano in un arido e pe— dantesco tirorinio, ma basta die iili esempli tratti dalla storia ed avvalorati coi prestigi dci uumen e l56 5ULl' USO DA FARSI DELIA STORIV delle forme rcndano manifesta cd ammiral)Jle qiiclla virtu per cui 1' animo diviene siiperiore ai bisogni , a2;li atranni , alle paiire, alle insidie dei scnsi cd al pcricolo dclle passioni. Le osservazioui clie abI)ianio finora espostc ci por- tano ad esaminarc se nclla rappresentazione dei I'atti storici die si opera dalle lettere e dalle arti si debba tener cento delle minute particolarita , e se cpiindi siffatta rappresentazione coniprender debba indisdn- tamente tutte le circostanzc; che i fatti medesimi co- stituiscono dalle piu importanti sino alle piii tenui. Su cio innanzi ad ogni altra cosa e facile riflettere che r imitazione per la sua istessa natura conseiite alle facolta spirituali una conveniente libcrta di com- porre, di ordinare, di uiodilicare, di togliere; e die percio si alloutancrebbe dal segno cliiunque conside- rasse 1 imitazione come una copia esatta e servile , c credesse non convenirsi ad essa die di a2;2:iun2;ere i numeri o le forme a tutto cio che si narra dal- r istoria , dalle cronadie c dalle tradizioni. Ma oltre cpiesta principalissima ragioue per cui ad cvidenza si conosce non essere nelle rappresentazioni storiche necessario il particolareggiare ininuto, ve ne sono delle altre che lo dlmostrano anzi inutile e dan- roso. Ed in primo liiogo F aha e severa disciplina deir istoria esclude dalle sue gravi narrazioni tutte ]e circostanze che sono in se stesse lievi ed incon- cludenti, e non atte che a soddisfare una frivola e quasi puerile curiosita; e quanto piu i fatti sono il- lustri, e percio degni di essere dalle lettere e dalle arti riprodotti, tamo piu scevri esser dcvono e sgoni- bri da questa minutaglia di particolarita e di acci- (lenti. Ora la poesia, sotto il qual nonie ogni specie di lettere e di arti comprendiamo, la poesia se in- tendesse a far tcsoro e ad ornarsi di cio che 1' istoria o non cura o rigetta, e;ran parte perderebbe di quella dignita da cui di sopra a]:>biamo vcduto che non dcve disgiungersi giaminai, e facendosi soUecita ed accurata raccogUtrice di ininuzie darebbe a' suoi componimenti NKLLF. LETTr.nE E NEI.LE ART!. lO^ un' aria soverchiamente famigliare , e cUveirebbe pro- prio triviale e plehca, Perocche sillatte minuzie o consistono negli usi e nei costunii particolari, o mo- strano Je condizioni ordinarie della vita, od allc opi- nioni , alle pratiche , alle credenze del volgo riguar- dano ; e quaiulo le singole azioiii escono di questa sfera, s'iniialzano ad iin'aki-a ed acquistaiio un caral- tere speciale di graviia e di decoio. E la dignita noa si trova negli atti coi quali si soddisfanuo i bisogni , e si seguono le abitudiiii , e si osservano gU ullizj e le coiivenienze sociali, ina in qnelli bensi che forti affetti e generosi voleri chiariscono , e che quindi dair inipulso dclla bellezza si scorgono mossi e sug- geriti da quella voce die e una in tutti , e per cui singolainiente la poesia sorge sidjlmie ed immortale. In secondo luogo, un troppo accurato e minuto pai*- ticolareggiare indebolisce quella priniaria potenza che sola produce quasi tutti i niirabili elletti delle lettere e dcUc arti , e quasi tutta ne costituisce V eflicacia che e la potenza dcU' affetto. II quale, al pari delle altre cose del mondo , per essere creatore di alte e nol:)ili opere vuol serbarsi iutero e veeniente ; ma apphrato ad oggetti svariati, c diviso e dissipato fra grancb fatti e I'nvole particolarita si attenua e si spe- gne ; nella stessa guisa che un ruscello sebbene da limpida e copiosa tonte ritragga le sue acque , pure se queste in piu rivoli si dividano e si facciano servire ad usi , a bisogni, a diletti ed a giuochi nioltiplici e diversi , diviene ristretto e sottile, e finisce col perdere nelle secche la sua povera onda. Cosi per un tristo errore le rappresentazioni degli avveuimenli storici eseguite dalle lettere e dalle ar- ti, sc'ol)ene ornate con esietico !na2;istcro , sebbene avvalorate con ogni nianicra di lenocinio e con tutti i prcstigj delle arnionie e delle forine, pure si reu- doiio meno eflicaci della storia niedesima ; e nientre in questa un illustrc fatto, esposto con inaschia e schietta dignita produce negli aninii sensitivi una prolonda nupressioue, e gli cccita ad ammirare , ad 158 SULl' USO D\ FARSl DELL.V STORI.V invidlare, ad emulare, in quelle niille ciicostanze ripiodotte con niiscrabile csattezza , mille accident! minutamente particolareggiati forniano una folia, uno stormo , un tritume, di cui godono soltanto i vacul e Icggieri spiriti, perche ne riscntono un etlctto alia propria loro piccolezza adequato , un dilctto senza conimozione , ua esercizio scnza frutto, un diporto, un trastullo, un nonnulla. Da qucsto indel^oliinento deiraffetto, die in se stesso e gia un gran danno , proviene un' altra pcrniciosissima couseguenza ch' e la noja, poiche Tanimo costretto a seguire e ad os- servare una serie di fatti privi egualmente di storica iniportanza e di scope morale, e stipato ed oppresso da inezie si sconforta , annighittisce e langue per fastidio; e di cio tante prove soniministrano aknne ixcenti protluzioni delie lettere e dalle arti, clie inu- tile addiviene di addurre altri argomenti. Ritenuti in generale questi principj , egli e vcro pero che Ic particolarita, di cui ahbiamo linora par- lato, alcune volte giovano mirabilmente a determi- nare i luoglii, i tempi ed i costumi, e quali tinte infuse nella luce aggiungono un nuovo e brillante colorito alia sostanza dei fatti die s'imprende a rap- presentare. ^la qucsto vantaggio non si otticne al- trimenti con adottare senz'altro una dottrina opposta a quella da noi insegnata , ma bensi coiresaminare sottilmente quali particolarita sicno atte ad imprimere nelle rappresentazioni storiche un carattere pro})rio, chiaro e distinto, quali contribuiscano a forvnare una pittura evidente ed energica degii oggctti, dclle pas- sioni, delle societa, quali servano alTadequata espres- sione delle opinioni, delle usanzc, delle cognizioni, dejili errori e di 02:ni altra moiiificazione del pen- siero e del sentimcnto particolare ad ogni popolo e ad oeni eta. Percio i letterati e eli artisti avranno un largo campo di esercitare il loro talento ed il loro criterio nel fare una diligcnte e giusta classiB- cazione delle particolarita di cui trattiamo secondo il grado deiriatrinscca loro entita , secondo quello KELLE LETTERE E NELLE ART!. I )<) dri loro valore sijr;nificntivo, e soprattutto sccontlo il genere clei componimcnti a cui intcnclono dar opera. Ed ia cio sara ad essi guida sirura il primo pittore delle antiche memorie, e dagli esempU da lui lasciati potraano trarre istruzioni di singolare utilita non solo i poeti , ma gli oratori cziandio, ed i pittori e gli scultori, e qiulli perlino clie all' arte delle danze e dei giardjrii vogliono applicarsi. Poiclie quel vcglio divino sa con si profonilo e s(|uisito niagistero ordi- nare le sue rappresentazioni e tiitte disporne le parti, clie sorffono nelTanimo niaravi<>;liose iiiiniavim ed af- fetti veementi ; onde la fantasia si commuove e si accende, ed il concetto delle cose rappresentate si rinforza e s'innalza. Percio un celebre artista fran- cese afl'ermava clie le^gendo Oniero tutti gli eroi-da lui celebrati gli apparivano alti della persona almeno otto piedi; e con cio voleva senza dubbio significare, che Omero descrive con tale artilizio certe partico- larita ed in tal punto le colloca che per esse la na- tura uniana sembra esaltarsi e nobilitarsi tanto nella parte morale clie nella fisica. Ma lo stesso Omero, talvolta estendendosi con sovercliia compiacenza in queste particolarifa ed in esse per cosi dire adagian- dosi e dornijo^liando , ci ammonisce ad osservare in tale argomenro una prudente e discreta sobrieta, e piuttosto clie fallir:", ad asteucrsi dalTarduo cimcnto di lottare contro i pericoli a cui espone un troppo minuto particoIaregc;iare ; qnancio pero non si abbia dalla natura sortito, com'egli sortilla, 1 attitudine o per dir nieglio I'ispirazione necessaria per discernere neiranima&so confuso e diverse quelle circostanze e quegli accidenti clie sono capaci , quai lampi di luce, di svelare alle menti altrui il carattere intimo e ta- lora occuho degli iiomini , degli avvenimenti , dei secoli e delle nazioni. E tutti i dotti e gli stessi ap- jiassionati di lui ammiratori in cio si convengono, clie quanto Omero empie di maraviglia i suoi lettori alloiclie prescnta quadri sublimi e dipinge la natura, altrettanto li dispone alia noja qnando con sovercliia l6o PULL." rSO D\ FARSI DEI.T.V STOni\ ledcha og;ni minuzia cd 0";ni accidente dcscrivc. No* quiiidi crc'diaino di poter concludero con giusta ra- eione clic cl in2;e2;ni , e cruelli sin^olarniemc chc di una straordinaria lorza non sono privil(>p;iaii, deb- bono con una soninia temperanza e con inlinita caii- tela procedere nelT esporre le accessorie e piccole circostanze dei fatti storici che si propongono d'inii- tare colle arnionie e coi disec;ni, quando, piiittosto che ad uno scopo o frivolo o vanitoso, vogliano ser- vire alio scopo vero piclisso alle Icttcre ed alle arti ch' c qucllo di ri[)rodiir la bcllczza e d'ispirar la virtu; e die generaloicntc quando si tratti di tcniii e leggiere coinposizioni , colle quali non si miri die a procurare agli uoniini un onesto e dilettoso sol- licvo, si possa abbondare nelle particolaiita e coni- porne a piacimento racconti e lapprcscntanienti sva- riati e 2;iocondi ; ma die si del)ba modcrarne la copia e non invilire con abbictte e frivole circostanze i grandi eseinpli dclla storia dcstinati ad operare ini- pressioni intere, a dare generosi impnisi, a pronino- vere il perfezionanienlo delTuomo e della socieia. Ma c|uesti principj di cui abbiamo procniato cogli argomenti finora esposti di comprovare la vcrita, non si accordano con quelli die vengono coi prccotti e cogli esenipli da alcune moderne scnole inscgnati. Le quali tanto studio ripongono nel trarre e da cro- naclie e da monunienti e da tradizioni circostanze ed accidenti di oc:ni eenere, e tanta dili^cnza e tanto amore ncUo specilicare ogni niinuta particolarita dci Inoglii, dei tempi, dei costumi e perlino delle vcsti e degli ornamenti die 1' imma2;inazione ue riniane sopralFatta , e Taniino circondato c stipato da una folia d' immasiini e di apparimcnti perdc di vista il principale latto storico che si vnole riprodurre, e trovasi come posto in mezzo di nna rapprcsentazione piuttosto fantasmagorica die poctira. Ed in tale con- dizione, a guisa di fuochi di artilizio, si sviluppano gli affetti die percio presto si accendono e presto si estin2;uono ; ed intanto il cuore rimane nuito ed KF.LLE LETTF.RE E NET.I.K AUTI. 1 6 1 Inopproso: e non pocKi credono di essere vivamcnte coinnios'ii e delhi crediita commozione godouo ed inorgogliscono, mentre in fatto noti sono clie afl'a- s('inati o per nifglio dire picstigiati. Cio avviene , perche 1' inmiagiiiazione soverchiamente eccitata di leiigicri erode alia rcalia dei luoghi e degli oggetti rappresentati , ed abbandonandosi ad ogni sorta di soffni c di visioni , si forma anche una illusione di alVetto, e produce passioni rlie sono, come il rcsto, una linzione, una specie d'incaiito, una maniera di ammaliamento : il qual sense fattizio e vano , e vo- lentieri diremmo ridicolo , come sostituir si possa aile pure imprcssioni , ailc sublimi e salutari ispira- zioni dclla bellezza noi nol veggiamo. A cpiel diletto, a qiieir incanto , a quell' ammaliamento contribuisce siniz;olarnicnte lanoviia; e clii la prima volta da una rapprcsentazione di tal generc vJene rapito in una estasi fantastica , la scconda attonito e corrucciato rade il suolo , ed il primiero commovimento invano desidera. Percio molto rileva di notare la diffcrenza che havvi tra 2;li affetti immaginati e gli aftetti sen- tlti, tra r accendersi della fantasia ed il commoversi del cuore; die il primo afl'etto e rapido, istantaneo, infecondo , Taltro in vece saldo, durevole, produttore di forti voleri , e di azioni energiche e risolute. E (jnest all'etto prevalente , qucsto cuore sempre vit- torioso e dominante e cio che eminenteniente distin- 2;ue dai nuovi generi di letteratura il genere classico; il quale cssendo prodotto e governato dalla Bellezza realc naturalmcnte si leconda e si nutre del legittimo alVetto clie dalla bellezza medesima, come fiore dalla sua radice. direttamente proviene; laddove il genere inoderno fondandosi sopra basi ideali manca del fon- damento che natura pone, e raccogliendo con solle- cita e quasi superstiziosa cura le piu lievi circostanze e le particolarita piu minute, e con una certa sottile dottrina accomodandole alle sue astratte contempla- zioni ed alle religiose sue interpretazioni , rende la sacra poesia aerea e trascendentale , anziche bella rd uiiiana. {Sard continuato.) 1 6a Delia lode e del biasltno nelle Icttere e nolle aril. J. asseggiava una voka il sofista Alessino in compa- gnia di niolti scolari cd aniici , e shracciavasi a due il peggio clie per lui si potesse del niegarese Sill- pone. Sopraggiiuise qualciino il cui nonie non ci i"u conservato, e interionipciido quella tcnipesta di vi- tupeiii e di accuse, 0 Alessino, esclanio, tu rinieriti troppo male Stilpone , il quale pur ora al cospetto di mold faceva un mirahile panegirico del tuo inge- gno e delle cose tue. E il solista : Tu non mi dici cosa incredibile; perchc colui e dotato di mente arguta, ed e, clii hen guarda, uno de'migliori e piu nobili ingegni dell" eta nostra. Ora se la vanita di quel greco c citata dai poster! perclie Plntarco la registro in uno de' suoi begli opuscoli , non e per altro da credere clie dopo que' tempi non se ne fosser potuti raccogliere parecchi esempi : e non sono poclii nemmanco ai di nostri coloro che fanno o^gi stolto, domani sapiente Std- pone, secondo che sentono avere lui detto male o bene delle opere loro. E vcraniente e dolcissima c nobilissima cosa la lodc^ tanto che non e facilmente creduto chi dice di non curarsene, e chi da vero la tiene a vile non si solleva quasi mai al di sopra del volgo. Dair altra parte e amarissimo il biasimo che viene , come la grandine sopra un campo di niesse matura , a rapire il frutio di lunghe faticlic : e siccome il non cercar di fuggirlo conduce quasi sempre a meritarlo, cosi Tesserne indillerenti e piu spesso ellctto di non pcrdonabil superhia , che di fdosofica 2;ravita. Indarno T ateniese Antistcne comando in sul niorirc ai proprii ligliuoli, che non dovessero saper grado giammai ad uomo che li lodasse : perocche il pre- cetto del cinico poteva bensi introdurre la scortesia fra'suoi; spcgnervi il naturale desiderio dclia lode DELL A LODE E DEL EIASIMO , CCC. l63 e il piacere d' esscr lotlati gia non poteva. Cosi in- darno dirchbesi oggi alia gioventu die si consacra alle letterc o alTarti: Non siate dcsidei'osi di lode; non vi dispiaccia se qiialciino biasinteia le prodnzioni del vostro iiigogno. Perocchc quanto piu questi gio- vani avraniio 1 aninio elevato e gentile, quanto piii saranno tiitiora stranieri a quclla tuiba la quale , come dice il pocta , e intenta al vile guadagno , tanto sara pin dillicile persuader loro questo cousi- 2;lio, e doiiianderanno, a che dunque tanto studio e tante vigilie, e quel continuo parlare di gloria che pur si fa nelle scuole c ne'hbri? Pero sarebbe da dirsi piuttosto colle parole di un' antica e popolare delinizione. che sicconie il iilosofo suol far di buon grado cio che gli altri fanno mal yolcntieri e sol per timore dcila Icsce o deirinfamia; cosi il 2:rande scrit- tore ed il grandc artista dovrebbero fare per amore deir arte quello a che gli altri sono niossi soltanto dal desiderio d'esser lodati. Ma e tanta e cosi pre- potente la forza di questo desiderio, che pochissimi sanno padroncggiarlo cjuanto si converrebbe: e in gencrale ne pare di asjiirar ginstamente al titolo di niodesti qualora non ci lodi;:n)0 da noi niedesimi, sebbcne irritandoci ad 02:ni Iccaiera censura dinio- strianio apertamcnte di voler essere encomiati dagli altri. Cosi poi rendiamo spesse volte diflicile Fuficio del critico, posto fra I'obblico di scntenziare secondo il vero, e il desiderio naturalissimo di gratificare agli scrittori od almeno di non riuscir loro increscevole: perocchc non e da credere che alcuno sia tanto in ira alle grazie, che senza una specie di necessita pro- cacci di csserc disamato dal tiore de'suoi concittadini. Non sara forse inutile adunque il dir qualche cosa intorno a qucsta materia ; e determinare , se pur e possibile, la via che il critico deve battcre iVa la lode ed il biasimo. E se la memoria ci ajuta, voglia- mo innanzi tutto ripetere quello che ci disse una volta in questo proposito un uomo di molta autorita e di molto sapere, un di quei pochi sulla cui tomba 164 DELL.V LODK E DEL BIA^^IMO earebbe potiito scriversi senza ingiuria del vivi : Uo- mo d andchl costnmi. Non iinio ( eg, b dicova) ([uc'crltici soverchianiente austeri , i qnali pailano dille lettere e delle aiti con gravita incomportabiic, e b'vansi col flagcllo contio ogni minimo errore in f'atto di gusto, come se per lore fossero state dette (juellc iremende parole: Custode virum isturn . . . crit anlma tua pro aiiiina illiiis : Ho veduto die labitudine di cercar senipre in tutti gli scritti, in tutte le produzioni delT arte cio die piio esservi di men che perletto, spegne in costoro il senso delle bellezze: sicche sorgono sempre censori, e, quasi senza avvedersi, non censurano mai senza qualclie acerbita. Dicesi che gli aniiclii avevano nelle loro citta una porta infausta riserbata al passaggio de' giustiziati die si traevano fuor delle mura, allin- die la cittadinanza non fosse dal loro consorzio o dal loro supplizio contaminata: ora a me pare ( di- ceva il buonveccliio) che a quelle porte si possano in certo modo paragonare le bocche di questi critici, le cui parole suonano senipre biasimo e condanna. Ne so dove potrebbe trovarsi eloquenza tanto eflicace, che valesse o a diinostrar ragionevole una tale usanza, od a persuadere gli scrittori e gli artisti di non isde- gnarsi cpiando sono percossi con tal flagello. Al di sotto di quell' estrenio e non perdonabile grado di severita ( proseguiva dicendo il buon uomn ) si trovano alcuni critici i quali scorgono i pregi die sono nelle altrui produzioni, e li lodano, ma son trop- po pill sottili a indagarne i difctti, e non san parlarne se non agramente ; come se, dominati da un amore eccessivo della perfezione, credessero che ogni pic- colo e particolare diietto basti per rapire la lode ad un' opera generalmente ben fatta. In quanto a costoro io diro soltanto ch' e I'ollia pretender die 1' uomo non soggiaccia a qualche errore od a qual- che distrazione : e se T opera e di tale natura, che alia sua perfezione si richieda il concorso di vaiie facolta, c strana pretcnsione volcre che un uomo NELLE I.r,TTi:r,E E ?v'ELLE AUTI. 1 65 solo sia in molte cose errellente, e non contcntarsi (|uando tra i pregi e i diCetti la bilancia trabocchi dalla parte dei piimi. Ma anche gli scrittori e gli aitisti dovrebbeio pur confessare clie a loro, uomini e mortali, non puo csser toccata in sorte 1' assoluta perfezione; e pcro non dcbbono attribuir sempre a stoltezza o ad invidia ogni censura; e solo possono ragionevolmente dolersi qiialora il critico non sappia o non voglia far inanifesta la sua giusta osscrvazione senza muovere a sdegno coll' acerbita delle sue pa- role. Colui die ama veracemente le arti ed i loro progress! dovrebbe, al parer mio, accennare i difetti delle nnove produzioni con quell' animo e con quelle parole con cui confcssiamo i travianienti e gli errori delle persone a noi care; cioe sol quando credianio clie il parlarne sia necessario, e speriamo chc ne pos- sano divenire niigliori. Pero a me senibra che non si possa comniendar quasi niai T acerbita ne' maestri; ne'critici poi , il cui ulicio e volontario, mi par con- dannabile sempre. Ma gli scritton e gli artisti trovano d' ordinario acerba ogni parola clie non sia un enco- niio; e vorrcbbero clie il critico divenendo panegi- rista, oltre all' esaltar sopra il vero le bellezze delle opere loro, ne tacesse i difetti, e con qualclie sforzo d ingcgno od artilicio oratorio li celasse alio sguardo delia moltitudine. Ora non solamente e indizio di troppa prcsunzione il credersi immuni da ogni di- fetto; ma e prova cziaudio d' animo oltre misura delicate anche lo sdegnare 1' utile ammonizione per un poco di acerbita di parole, lo parlo ( proseguiva il buon veccliio ) di coloro clie aniano da vero le arti, parlo di artisti e di critici cli'esercitino il loro Ulicio col nobile dcsiderio di cooperare alia gloria e al vantaggio del proprio paese promovendo le let- tere c le arti. E sotto questo rispetto condanncrei ngualmente e il critico troppo severe, e I'antorc ec- cessivamente delicate. Non mi ricorda ora il nome , ma certo un antico fdosofo diceva : Chi vuol conser- vi'.rsi sane sempre si mcdichi quanto gli dura la vita: c la critica csercitata a buon line e con buon giudizio 1 66 DELLV I.OnE E DEL BI ASIMO e appuHto da considerarsi come la niedicitia doglin- gegni; i quali o per iniperfetta educazione, o per tra- viamento possono soggiacer sempre a qualche diletto. Ma come i critici t[iialclie volta assottigllan I ingegtio a trovaie errori, solo perclie s|)crano di mostrai\.j piu colli e piu arguti dci censurati; cosi gli scrittoii e gli artisti ricusano d' ordinnrio la ragionevole animoai- zione soltanto perclic tomoiio die 1 inolinare all altrui opinione sia un dicliiaiarsi scolari in quell' arte di cui voglion die il momlo li tenga maestri. Nel die appena puo dirsi qiianto si allontanino dal gmsto laziociuio. E cosa da tutti riconosoiuta die il vero ingegno si maiiilcsta nell' attitudine a nuove creazioni. Ora questo e gia per se stcsso sulTiciente a far si die lo scrittore o T artista non possano inai esser teiiuti da mciio del semplice crilico, qiiaiuV anche quest' ul- timo sappia trovare nelle opere loro qualche difetto ; perche il creare e per propria natura piu nobile del corre2:f>ere; e per uno o per pochi errori die il critico scorge in un opera, vi saranno cento tlinicolia ch' ei non avrebbe sapute vin-ere, cento bellezze idle quali non avrebbe saputo innalzarsi. D'altra parte o il critico e sapiente; e in tal caso chi mai , senza imperdonabil superbia, puo credersi cosi dotto, cosi perfetto, e diro anche cosi fclice nell' arte sua, die il saggio non debba poter mai trovare nelle sue produzioni parte veruna iiella quale avesse potuto far meglio? O il critico e in vece ignorante, ed al- lora mi pare die poco dovrebbe rincrescere il bia- simo di cohii della cui lode non potrebbe lo scrittore o r artista allcgrarsi. — Pur, dicono, anche il cen- sore ignorante trova chi gli da fede. — Si ceno : ma solo fra persone ignoranti al pari di lui ; delle quali lo scrittore e T artista perfetto o vicitio almeno alia perfezione non debbono punto curarsi. O si guardi pertanto dal lato della gloria, o da quello deU' uti- lita ( che questa parola vuol pur cacciarsi per forza anche nelle quistioni piu nobdi), non e da temersi la voce della critica stoka, alia quale per certo non danno rctta i sapicnti. NELLE LETTERE E NELLE ARTI. 167 Alcuni altri ( continuava a dire il nostro amico ) mostraiio di trattare la quistione non gia rispetto a se stessi od alle opere proprie, ma, come suol dirsi , in astratto; e sostengono clie Tandare appun- tando i difctii nclle altrui produzioni e cosa per se stessa inamabile, pcrche deprime gl ingegni, e perche qualclie volia czi;indio , togliendo loio la stima e la contidenza del pubblico, ne impcdisce i progressi e la fortiina. £ ne anche questo e sempre cosi vero come al primo aspetto apparisce. Perocche innanzi tutto ({uesta osservazione ris2;narderebbe soltanto i giovani, la cui ri[)Utazione non sia per anco fondata; e quindi lascerebbe Ubero il campo alia censura nelle opere degli artisti mii^liori, esciudendola in vece da quelle che pill ne haiino jjjsogno. Poi si potrebbe mostrare che non di rado la lode e piu illiberale della censura, e piu di questa riesce dannosa ai giovani ingegni. Non voglio parlare di que'lodatori che addormentano, per cosi dire, la diligcnza de' giovani, facendo si ch' essi credano di aver raggiunta la perfezione quando ne sono tuttora grandemente lontani , e convertano a forza di abitudine in propria natura i djfetti dai quali si sarebbcro liberati se ne fossero stati in tempo avvertiti. ]\Ja chi potrebbe tacere i danni di quella lode che fa idolo un solo, ed in quest"' uno converte Pattenzione e la stima de'contemporanei ? La storia delle lettere e delle arti somniinistra pur troppo un gran numero di esempi coi quali potrei senza flitica di sorta venir dimostrando come i critici lodatori sono stati quasi sempre daiinosi agli artisti ed alle arti ; conic pochi levati a cielo furono spesso cagione che giacessero nella polvere c neH'oblio molti altri, che torse potevano spin2:ersi a invidiabile altezza se lore non veniva mcno ogni ajuto; e come a forza di voler lodare in alcuni pochi ogni cosa, i critici impedirono piu duna volta i veri progressi delle arti. Perocche i giovani o iiigannati dalP altrui autorita, 0 nccessitati dalle proprie circostanze ad assecondare 1 altrui opinione, gittaronsi , non a fare cio die il proprio ingeguo avrcbbe lor suggorito , nia si a l68 DELLA LODE E DKL BI.VSIMO contraffarc Taltiui iiiaiiiera che sola poteva ilar loro qualcho lode e qualche vantagp^io. Leggete la storia dcUcarti; loggetc la storia dcllc lettere, c troverele che d'ordinario i loro traviamenti si debbono a qucsti scoiisidcrati encomiatori. Pero io vi consie;lio II nostro amico aggiuuse a questo discorso, quasi a modo dcUe antiche perorazioni, un buoii nuinero di consigli ercellenti, clie noi non ripetiamo: e clii si conosce alcuii poco di queste cose, ne indovina fa- cilmciite il perclie. Piuttosto sogginngeremo ora al- cune idee che un' esperienza oraniai lunga ci sugge- risce ; e se in qualche parte queste idee ( come i consigli del nostro amico) potran parere un rimprovero ad alcune pagine del nostro giornale, non per questo vogliain tralasciare di dire cio che ci scmbra coufor- me alia verita, e non inutile forse all incremcnto delle lettere e delle arti. Cosi la lode come il biasimo votrlion essere soste- nute o da una grande autorita di chi le proferisce, o da un buon fondamento di ragioni capaci di com- provarlc: ma se alia lode pixo spesse volte bastare il fondamento dell autorita, quando questa sia tale che non soggiaccia a contestazione di sorta; pare che al biasimo sia quasi senipie richiesto il corredo di un buon raziocinio, altrimenti piglia di leggieri sem- bianza di tirannica oppressione. Nella lode poi si puo in certi casi guardare alia persona piu che all opera, in quanto che o la gio- vinezza, o gli studi notoriamente tardivi possono rendere qualche volta mirabile un lavoro che per se stesso potrebbe forse confondersi coi mediocri. IMa il biasimo non puo risguardar mai se non 1' ope- ra; e quando esce di questi conlini (poniamo anche che non diventi ingiurioso ) cessa di appartcncre a quella critica della quale noi parliamo. Coloro i quali vorrebbero che il critico lodasse anche quando la lode non e meritata, mostrano di avere la critica in conto di una voce inutile, a cui nessuno attriljuisca importanza; sicche poi, sebben lodi ciO ch' c difcttoso, nou possa nuoccrc all' arti KErXE lETTERE E ISELIE ARTl. 169 falsificando il gindizio ed il gusto dc'Icggitori. Contro sitVatta opinione sarebbe inutile ogni ragiortameiito ; ina ben sara lecito meravigbarsi c|aalora costoro me- dosimi, dimentichi del loro dispregio, si rallegrano dolla lode otteriuta da una voce cosi vana e infruttuosa. Poi direiiio che quando la critica fosse veramente quel ciie ne pensano o iingono almen di pensarne costoro, sarebbe uticio degnissimo dei veri amatori dei buoni studi, lo sforzarsi di sollevarla da questa sua abbiezioue, e non adoperarsi a deprimerla sem- pre piu col volere die i critici parlino a grado di chi che sia anziche secoado il vero o secondo la loro propria opinione. Posto poi che la critica sia esercitata senza passione, fuor quella inspirata dalPamore deirarti, resta an- cora a sciogliersi il quesito s'ella sia piu utile quan- do loda i pregi delle nuovc produzioni , o quando ne scopre i difetti. — Non v' ha dubbio che la lode incoraggisce gVingegni e colla sua dolcezza gli alletta a sforzi sempre ina2;giori; nia nc par certo altresi che il nobile insiecno, fatto accorto di un qaalche diletto, raddoppia la diligenza e lo studio per libe- rarsene ; e cosi mentre aspira ad arquistarsi una lode coiiipiuta, proniove con pul)blico beneficio le arti e gli studi ch'csso coltiva. Chi potesse accostarsi all'ar- tista cd al letterato quand' essi attendono alle loro nuove produzioni, e interrogarli se in quelle tantc vigilie, e in quella diligenza indefessa con che si studiaf70 di renderle perfette, pensano alia lode gia avuta od a quella rhe fu loro ne^ata e che pur vorreb- bero conseguire, non tarderebbe, crediamo, a persua- dersi che i progressi delle arti sono dovuti alia giusta censura, piu che alia lode. Finalmente perche il critico puo ingannarsi cosi nella lode coine nel biasimo , credono alcuni che gli sia debito pendere piuttosto a ([uclla che a qucsto per non amarcggiare di troppo colui che si trovasse colpito da un' ingiusta obbie- zionc. ]\Ia anche in qucsto ci pare che si ragioni coMsiderando la critica dcntio couliiii tioppo angusti, BlUL ItuL T. LXVIL 12 l-O UELLA. LODE E DEL BI.VSIMO , CCC. e rispetto a quel solo letterato ocl artista cli' cssa in f[uel dato caso fa segno delle sue osservazioni. Quando la si consideri in voce dal lato dclF cflicacia ch' essa ])u6 avere in generale sulle Icttere e sulle arti, non sara diiricile il persuadcisi che le ragioni son pari; ne si potra da qucsta osservazione dedurre altra con- scgucnza, se non solauiente che 1 ulicio del critico rsige un lungo studio, una lunga cspcrienza, e una grande moderazione di j>arole , cd csclude il pane- girico del pari che 1' invettiva. E volendo anche restringersi a considei-are non 1' opera e Y arte in generale, nia Tautore soltanto, puo dirsi che quando gh e apposto per errore un difetto ch'egli non ha, la pubblica voce non tarda a rendergli la debita giustizia, sicche la lode dei molti puo caucellar Tania- rezza della censura di un solo, c I'autorita dei piii gF impedisce di traviare dietro al falso giudizio del suo censore: ma quando in vece egli e lodato a torto, ne deve di necessita conseguitare 1' una di queste due cose : o che il giudizio del pubblico sorgendo contro quella lode non meritata, gli ammareggi ben presto tutto quel dolee ch'egU avea gustato ; o ch'egli ingannato dali'autorita del suo lodatore, continui a hattere quella via per la quale si e niesso, ed all' ul- timo poi non giovi ne alia sua vera gloria, ne all arte ch' egli prolessa. A ridurrc pertanto sotto brcvi parole tutto questo discorso portiamo opinione die il critico debba giiar- darsi ugualmente dall' addormentare con troppo tacili encomii la diligenza dcgli autori, e dal prostrarne con troppo sottili ed acerbe censure gl' ingegni. Ma quando egli si guardi da questi due estrcnii ( fra i quali cjuest' ultimo e senza dubbio peggiore del pri- nio), crediamo ch'egli giovera alle lettere e alle arti notando con buon giudizio e per bella maniera i di- fetti in mezzo ai pregi, assai piii che velandoli con oratorii artilicii, o costringendo la voce della giusta e modesta censura a tacersi sotto lo strepito di una lode sovcrchia. 171 PARTE II. SCIENZE ED ARTI MECCANICIIE. Teorla dclle Lcc:gi della siairezza sociale di Giovanni Carmtcnanj , cav. dclV Ordine del Blerito sotto il titolo di S. Giuseppe, professore nell I. e R. Uni- versitd di Pisa, e socio di varie Accademie d Ita- lia. — Pisa, i83i , presso i fratclU Nistri e camp. Vol. I, in 8.° Estratto. I. JLl titolo accenna esser mente dell'antore dlscorrere del- r nniana socleta , non di tale o tal altra societa distinta col nome di Stato. In questo secondo rispetto la sicurezza esterna dovrebbe dividers! dalla interna. Contemplando nella specie umana la societa come risultamento della sociabili- ta , I'aiitore ha voliito coiitemplare le forze die la favo- riscono , o clie le si oppongono. Questa sola considerazlone fa conoscere clie ogni idea d' una sicurezza esterna tra Stato e Stato rcsta esclusa dal piano dell' opera. II titolo di teoria annunzla, che T autore si e proposto di ricliiamare a un solo e generale principio le leggi della sicurezza sociale in rjuanto favoreggiano 1 increniento della social)lIita , o rcsistono alle forze clie minacciano opporvisi. II. Neir iiitroduzione dichiara I'autore die non avrebbe impreso a scrivere se avesse dovuto ripetere cjuello che gli altrl hanno scritto. Cliiama a rassegna le niolte opere piiblilicate trd il cadere del secolo declmottavo e il prin- cipio del decimonono. Le ordina per classi e ne determina i generali caratteri : mentova i diversi sistenii della filo- sofia razionale natl gia nelle antiche scuole/o/i/ca ed Italica, il dommadsnio e I' enipirisino in quanto s' intrusero nella fi- losofia del diritto sotto nome di spiritualismo e di materia- lismo , e si propone parlarne , sia nelle prime origlni delle cognizioni nmane relative al diritto, sia ne' nietodi della loro pratica applicazione nelF aiiiministrazione della giu- stizia. Osserva che t^uesti metodi souo ucU" akeruativa o di 1-2 TrORT.V DELLE LECCI tutto conrcclcre all' nmana coscienza in quel del Jury, o alia scienza nel qnesitorio adottato e liberato da oj.',ni di- fetto dal graa diica Leopoldo nella Riforma del 1786 non abbastanza illustrata dal Condorcet e dal Nani. Dal die T autore prende motivo di anminziare una cri- minale scientifica , ed nn' opera eniinentcmenie toscana. L' alternativa pero clT ep;!! concede alia leg{;e tra il Jmy e il processo toscano del gran duca Leoiioldo pronieite clie la sua teoria sarii per 1' umanila , e cb'egli, come si esprinie, coiubattera il carattere locale o di circostanza clie tutti gli scrittori presuppongouo nelle leggi pcnalu Libro primo. III. II libro primo, clie T autore intitola Delt Origine e del sistcma delle cogrdziotu wnane relative alle leggi dtlla sicurezza sociale, puo cousiderarsi diviso in due parti: nella prima V autore espone il suo sistema di filosotia del diritto, esamina i precedenti sistemi, e ne indica le ori- gini e le vicende: nella seconda espone il quadro enciclo- pedico delle scienze relative alle leggi della sicurezza so- ciale, dividendole in iscienze primarie e secondarie, e mo- strando i confini clie le dividono dalle scienze colle quali si potrel)ljero facilmente confondere. Tntte qiieste ricerclie sono dichiarate come spettanti alle generuUla della scienza clie si vuol trattare : vien determinato iiel primo capitolo il lore vero carattere mostrandosi le diflVrenze cbe le tanno distinguere da quelle dell' Anton Rlatteo e del Renazzi. II desiderio, a die il secolo sovercliiamcnte obbedisce , di rintracciare V origine e i principj di tutte le cose , ha nella scienza della sicurezza sociale svcgiiate le dispute antiche sul criierio di verita delle cognizioni umane. Le dispute sono giunte tant' oltre die sul criterio della scienza nostra banno getfato iucertezze. Di qui la iiecesslta di ri- luontare all' alto col mezzo di gcneraiiiii delle generalila. IV, Nel secondo e nel lerzo capitolo risale I'autore alia prima origine delle leggi, Osserva die senza moto bisogno di leggi non vi e i die tutti i moli umani sono o di pro- speritd o di sicurezza; gli uni di attrazione, gli altri di repulsione ; i j^rimi preesistenti ai sccondi ;, i primi cora- presi tutti nella sociabilita, e produttivi della societa ia- dipendentemente da qualunque volontario accordo o con- venzione tra gli uomini .;, i sccondi di sicurezza , tendcuti DELLA 8ICUREZZA SOCIALE. 1-3 cioe a contenere i primi spettanti tutti alia sensitlva na- tura dell' uoino nei coiifiiii die la loro razionale natura giugne a stabilire: natura razionale, perche quel liuiiti come idee astratte cU coiifronto e di proporzione la sola umaua ragioae li concepiva e 11 determinava. Concepivali resa a cio competente per T impotenza delle relazioni di pro- speritii e dei inoti clie es«e generano a mantenere 1' or- diue-, li determinava colT erigere in diritto cio clie le forze della sensitiva natura avevano prodotto o colla creazlone nelle persone , o colT industria nelle cose. Cost r uniaua ragione aiiro a conseguire una sicurezza che le relazioni di prosperita non erano atte a raggiugnere proclamando come leggi le relazioni di sua creazione , snlle quali fondava 1" equilibrio delle forze sociali. Ora slffatte relazioni potevano essere dalla ragione in vario niodo con- siderate ; indijjendenti cioe dai liisogni e dai fatti dai quali nella loro prima origine erano nate in lei, o dipen- ilenti sempre dai bisogni e dai fatti che ne avevano pro- dotto la necessita. Nel primo aspetto sono ravvisate come idee di quantita astratte afl'atto dai corpi ai quali sono inerenti : uel secondo come idee di qiiiditd clie non possono dividersi dai corpi ai quali appartenijono. Le prime leggi emanano dai raziocinio speculativo ; le seconde dai pratico raziocinio. A queste deduzioni Fautore si e fatto strada frammezzo le pretensioni dello spirito e quelle dei sensi uel determinare la piu vera origine delle legtri. Col dimostrare clie le leggi della societa uniana lianno avuto la loro origine da un dato essenzialmente sperimen- tale, in quanto suscettive d' essere elevate a un compiuto idealismo, lia saputo francare le sue idee dai piii o meno arditi concetti sui quali poggiano i sistemi del Vico , del Kant, deir Herder , del Romagnosi •, sistemi clie, a pre- scindere da quello Uel iilosofo di Konisljerga , spiegano i fatti, ma non gl' impugnano e non ne prescindono. V. Nei cap. I\ e V I'autore prende a ragionare del niodo per cui le leggi emanano dallo speculativo e dai pratico raziocinio: quasi due operazioni diverse nierce delle quali la mente umana, di cui (come ben disse il Gravina) e creazione il diritto, giunge a comprenderne le varie specie, e dai fatti che ci circondano e operano sopra di noi si eleva ai principj , i quali poi debbon quasi di nuovo di- scendeie a servir di norma e di re^ola ai fatti. I "4 TEORIA nrXLE LF.CCI Bacone disse clie le scienze delle cjiiantita regolano bensi e misiiraiio, ma non ci'eano i moti tie' corpi. L'aatorelia pensato die qnesto Ijacouiano concetto grande e luniinoso nella scienza de' lisici moti de' corj)! possa esser tnle per la scienza de' moti sociali degli uoiiiini: cade egli tenta di scoprjre una legge ideologica misuratrice e rcgolatrice non animatrice de' moti morali dell' uomo , e una legge prettamente sperimentale, la quale sorge dall'esame del complesso de' fenoineni della natura morale dell' uomo : dal clie avvenae clie qiiesta ricerca comeclie nuova tutta , e sopra oggetti or neU'nno, or nelPaltro punto di vista con- slderatl , sebbene in fatto gli stessi, sia apparsa ad al- cuni iiitricata ed oscura. Ma seljliene questo nuovo criterio delle scienze morali e politicbe sia quello col quale 1' au- tore scioglie nel progresso dell' opera tutti i grandi pro- blemi della scienza della sicurezza socialc, pure non pos- siamo a meno di danie un cenno il piu cliiaro clie per noi si potra. II ragionamento speculntivo considera gli uomini per le sole prerogative della loro ragione e per la loro potenza quale la pura ragione puo concepirla : quindi essendo elle ia ogni individuo le stesse, considera le morali potenze in ogni individuo come quantita eguali separate e distinte tra loro, prescindendo cosi da qualunque diversith o ine- guagliaaza che la natura abbia poste nelle loro organiche qualita , e da qualunque bisogno clie gli abbia potuti ren- dere gli uni o inferioii o supcriori degli altri. Come le scienze esatte considerano e calcolano le quantita indipen- dentemente dalle ([ualita sensibill de' corpi , e cosi come enti di ragione, lo stesso fa il ragionamento speculative nel determinar la misura e la regola delle potenze morali degli uomini. Non potendo i contemplativi concetti della ragione , come princijjj determinatori de' moti sociali degli uomini, essere in una mente una cosa ed in altra una cosa diversa, questi principj altro criterio non lianno se non la eguaglianza assoluta , peifetta tra loro. Questi principj die la ragione trae da se stessa , come qualita eguale tra gli uomini , creano le quantita die i moti degli uui a riguardo degli altri debbono presentar sempre , ne possono trasgre- dirsi niai, e queste quantita son diiamate o diritti o doveri, le quali poi dovendo convertirsi in principj di azione, da quantiiii astiatte clie erano, sono ridotte a qualita attive 1 nELL\ filCUr.EZZA SOCI.VLK. 1^5 ne' tliltti , e passive ne" doveri , non penlemlo mal 11 ca- rattere d' eguagliaaza clie essl ebbero nella lor formazione come specLilativi concetti della mente clie li creo. Varie pero sono le specie di leggi die haiino per base il presnpposto di iia' egnagliaaza perfetta tra gli nomini : vi son quelle che stabiliscono I'eguaglianza de' doveri quali sono le leggi di Dio o della religione , e quelle della morale, e quelle che stabiliscono T eguaglianza de' dirilti^ qnali sono il sius di natura, ed il gius delle genti consi- derato come applicazione del gins di natura alia condotta delle nazioni, le quali vivono nella indipendenza Tuna del- Taltra: le une nate dalia subliiezione che la ragione umana riconosce a un principio a lei superiore: le altre nate dall' impero die ella riconosce dover avere nel regolare i liberi moti degli uomini. Osserva 1' autore come qneste leggi fondate tutte sulla egua!;lianza o de' doveri o de'dril- ti, in quanto derivano dai calcoli della umana ragione , sono leggi assohuamente morali, perche conosciute dalla pri- vata ragione degli uomini servono di scorta e di limite alia lor volonta senza die 1' egnaglianza sia tolta tra loro o che tra loro un uomo divenuto superiore de' proprj si- mili le promulghi, e colla forza le faccia osservare. II raziocinio pratico diflida delle sole forze contemplative della privata ragione tra gli uomini : considera nell' indi- viduo il suo pill o meno tardo svihippamento di fatto , e pill che r individuo studia la societa ; gli umani bisogni che la rendono necessarian gl' interessi che essa produce ^ r indole delle umane passioni sempre disposte a farsi cen- tre di tutte le combinazioni lor favorevoli, e a respingere o coU'astuzia o colla forza quelle che si propongono di te- nerle in doverosi contlni. II raziocinio pratico considera r individuo non come separata e distinta unita ne' suoi calcoli, ma come mezzo ed eleraento del computo sociale ; pondera T ineguaglianza che la natura ha posto tra gli uo- mini; ammette percio una gerarchia di superiori e d' in- feriori , e con un sistema di mezzi atti a guarentirla dalla sovversione che gl" inferiori minaccerebbero reclamando r egnaglianza su i frutli che T industria altrni ha legitti- mamente acqnistati. Questo pratico raziocinio eleva al grado di dritto tutti questi fatti inoppugnabili della natura; dal che nasce quello d' una ragione pubblica e d' una pubblica forza a cui dcbbon cedere le private. II titolo di questo I^ TT,OnT\ DELLE LECCI driito deriva tutto dalla necessita di meglio e piu eflficace- nieute i>voteggfi-e la giustizia , la quale dalle passioai degli uotniai violata una volta e iinpotente a protegger se slessa. Le leggi cite emanano dal raziocinto pratico son dette dal- raiuoie assoUitameiite poluichc perche desiuiiono il lor ti- tolo e la loro energia dalle relazioni d' ineguagiianza clie lo stato di politJca aggregazione iiitrodnsse tra gli uomini, e dalla forza colla quale e cV iiopo ropriniere le volonta che nwccliinassero di sovvei-tir T oiLline e la giustizia. VI. Le Icggi considerate non come regola di condotta per gli uomini, ma come oggetto di scienza assumono il nome di diritto. Vengono escluse le leggi divine e le leggi delta morale perche stabiliscono doveri, noa diritti. Pero la categoria incomincia dal diritto delia natura , comprende il diritto delle genti, si cliiude col diritto politico e colle sue ramlficazioni. La rcale o ideologica connessione delle vaste ramificazioni del diritto politico col diritto di nalnra fu soggetto alle tante controversie , clie friuto sono pur sem- pre deir arditezza o clell'abuso dei sistemi. Le controversie di ciascun sistema sono poste in luce dali'autore. Egli ne sveia le incertezze , le contraddizioni con argomenti , al rigore de' quali si nuocerebbe se non venissero rileriii per intiero : lo cLe da debito di brevita e negato di fare. Dalla refutazione dei sistemi piu rlflessioni sorgono nella niente. Ua diritto naturale nell' uomo altro non puo essere se noa una facolta che egli riconosce dalla sola natura , in cio che attiene alia proprieta della vita, delle membra, del frutto della propria industria. La forza privata non basta a sua difesa : la privata ragione, la cui sola competenza il diritto di natnra c inclinato ad ammettere, non ha ti- tolo a giudicare le azioni altrui pel principio d' univer- sale eguaglianza che le resiste. IMille (Uibbj cirrondano la privata ragione quando essa voglia determinare il niodo di leglttimita con cui T uomo , oltre alia proprieta della vita e delle membra, abbia quella di oggetti al di fiiori di se. Qual fatto deve far nascere questa legittimita ? Come il diritto di proprieta una volta nato in un individuo sussi- stera senza che il fatto che gli die origine si perpetui ? Come e a chi il diritto passera morendo T individuo? Come nasccndo fra due individui contesa su tutti quest! oggetti di diritto, essa sara composta tra loro? Dalle cose discorse raiitore trova il diritto di natura niancante i.^di T^KIXA 9ICrRF7.Z\ SOr,I\I.E. 1 ---» un sistema cli forze clie \o dlfeni^anoi 2.° d' un coniento alil^astaaza diffuso perche la regola si trovi idonea a com- prendere i casi tutti ■, 3.° di nn'' autorita coinpetente ad applicarla. Le leggi politiclie soccorrono alia maacanza. Daniio at dii-itto di iiatui-a la forza che gli e necessaria per esser tntelato; lo iaterpretauo nell' appiicarlo alle nuove combinazioni , che gi intevessi degli uoiuini ricevono nella politica societa; crcano i metodi coi quali una class« di persone facendo parlare la legge ne' casi di controversia sui diritti li componga secondo il voto della legge di natiira. VII. Rivendicata cosi al nnturale ed al politico diritto in personalitd clie loro e propria; diviso T inipero delT nno da qaello dell'altro, forza e die tacciano le parole d' ira da una facile declamazione contra il politico diritto spesse volte Innciate. Infatti elevato al grado di scieiiza e scevro, siccome F autoi-e il vnole, si dalle aeree visioni degl' ideo- ioa;i puri, SI dalle politiclie idee degli uomini di gahinetto, csso e II la Teoria d' una ragione pubblica suppliiucnto " delle private, non tanto come legittimo titolo della dire- " zione e delfuso della pubblica forza, onde comprimere le »' nemiche dell'ordine, quanto come esplicatrice ed applica- <» trice delle regole della naturale giustizia ai bisogni sociali " degli woniini. » Fondare queste declamazioiii nell'odioso contrapposto di un giusto assoluto col principio dell'uiilita, al quale vanamente si crede che il diritto politico del cori- tinuo obbedisca , e un confondere nelle operazioni della ragion pubblica gli oggetti di sicurezza con gli oggetti di prosperita. Ne' priini il criterio ed il titolo delle creazioni del politico diritto e la necessita di difendere T opera della natura nei diritti che da lei derivano. Ne la necessita cui la scienza contempla , e quella transitoria o di circostanza dalla quale talvolta il diritto politico prende titolo a so- spendere la protezione delle leggi per far valere ordini piii o meno arbitrarj. Nei secondi , ossia negli 02;getti di pub- lilica ]5rosperita , il diritto politico o supplisce con vedute di utilita la imperfezione del diritto di natura , lo che s' avvera in una gran quantita di oggetti del diritto pri- vate, o da raano a creazioui tli propria fattura , per cui la massa delle pubbliche comoditii rcsta aumentata , lo che avviene nelle cose spettanti o all' amministrazione o alia economia di uno Stato. Coloro clie insorsero contro il prin- cipio deir utilita per V alniso fattone ia tempi d' ignorauza 178 TrORI.V BELLE LEGGI confusei'O la bnrbarie de'secoll trascorsi con rinclvUimento presente, 1' utilita del inaggior nimiero con quella de'' po- clii o di nn solo. Se per gli esagerati peasaiuenii d' alciino scrittore i nieticolosi nou assentono al diritto politico foii- dato siilla base dell' utilita, costoro dissimulano clie gli er- I'ori d' un nomo non sono gli errori della scienza. Gli one- sti cittadiiii si rassiciirino. Nell' ordine piivato avvi uii utile lecito ciie puo raggiiiguersi seiiza oll'esa del giusto: nel- 1' ordiiie puhljlico poi la parola utiliia sigiiifica legislativa prudenza , la quale nelF interesse delT ordine i'a pago il voto dei piu quaiido nou e a giustizia contrario. Negli oggetti della sicurezza il diritto naturale induisce sul politico in una nianiera ncgativa segnando i liiiiiti en- tro i quali e dato alia forza ci-eata dalla politica necessita lo estendersi , onde non trascenda lo scopo die esso di- ritto naturale le segna ; la protezione cioe delle proprieta deir uomo. Per tal mode il diritto della natura diviene uii crlterio inerente al diritto politico, perclie esso solo puo Stibilire la massiiua regolatrice della giustizia politica. VIII, La necessita politica, ne' cui limiti i naturali di- ritti possono essere soppressi , vien calcolata sui general! e costanti bisogni della natura dell' uouio e della societa. A rafForzare le proprie considerazioni 1' autore ricorda 1' e- sempio del toscano legislatore. L' esame di quesia necessita, la misura de' limiti suoi , la scelta dei mezzi piu atti a farla valere non sono ope- razioni ne della morale ne del diritto della natura, ma di un sistema di cognizioni, il quale si forma collo studio dell' nomo, delle sue passloni e degl' interessi clie legano la specie all' aggregazione politica. La nozioue del delitto, la nozione dei mezzi o repressivi o preventivi il delitto stesso noa puo uscire dalle scuole della morale. Le sue massime consuoneranno a quelle di una giusta politica nel- r abborrire l' acerbita dei supplizj: ma per ciii rettamente pensa una sifFatta coincidenza noti varra ad assoggettare r uno e I'altro sistema ad un medesimo criterio. II criterio delle scienze assolutamente morali e distinfo da quello delle scienze politiche per la diversita del titolo e de' mezzi , di die si valgono a guidare le azioni degli uoaiini al bene generale della specie : le prime ridiiedono un' eguale capacita in tutti gli uomini a conoscere i dirilti o doveri reciproci, norma alio loro azioni i le seconde DFXLA. SICtJRKZZA SOCTAtK. T^Q sost'itulscono alle private ragioni la puljlilica ragione , cer- cando con sanzioni indipeiidenti dall' umano ragionainento di contenere le passioni refrattarie all' oidine della citta: le prime riposando suU' interno giudizio rigettano V esierno da uonio a uonio ; le seconde dillidando della rettitiidine deir interno giudizio lissano un giudizio esteriore a guaren- tigia delle leggi di giustizia. E quanto al diritto di natnra , giova coU' autore ridire che volendone forniare il solo esckisivo criterio della dl- rezione de' moti sociali degli iioniini, esso stabilireblie ia vero il regno della giustizia tra loro, ma non avrebbe mezzo per dirigere quelli die nascono dai bisogni della loro natura organica, dal complesso de' quali sorge il grande e indefinibile opificio socinle. Stringendo in pocbi detti le deduzioni criticlie , sulle qiiali e fondata la teoria conciliatrice del criterio del gius di natura e del criterio del diritto politico , tielle leggi del rnziocinio speculativo e delle leggi del pratico raziocinio^ il gius di natura ispirazione dell' umana ragione dev' esser guida della pubblica ragione e della pubblca forza : 1' e- guaglianza assoluta distrutta dalla natura con 1' ineguaglianza delle condizioni in societa dev' essere mantenuia dal diritto politico nella relativa in faccia alle leggi : la naturale in- dipendenza non puo essere dal diritto politico limitata se non in quanto la necessita della politica aggregazione lo richieda : uflicio del diritto politico e quello di sostituire alia naturale liberta dell' individno la civile liberta. Una teoria conciliatrice del diritto della natura e del diritto politico , non ostante i molti tentativi tornati vani nell'assunto, s' accomandava di per se abbastanza per es- ser da noi presentata al giudizio del pubblico in modo, che la soverchia brevita non nuocesse alia chiarezza dei concetti. IX. I capitoli VII e VIII, I'uno suUa morale e sul dirit- to, I'altro sul diritto e sulla giustizia, non che a rafForzare i principj gia posti , mirano altresi a porne in luce dei nuovi , col soccorso dei quali la scienza va diritta al pro- prio scopo frammezzo alia varieta dei sistemi ed alia di- scordia delle opinioni. Questa discordia, quant' agli oggetti che si esamlnano nel cap. VII, s' appalesa al solo pensare , che non ostante r a^'er Bentham scgaato i limiti che separano la morale iSo TEORIA DELLE LECCI dalla legiblazlone , Drotz con altri lia preso a scrivere ilcl- r applicazioiie clella morale alia polilica. Se a' cli nostri ci ha taUmo, il quale col prestigio di nn lingiiaggio manierato ncluce alia morale la legislazione e la giiu'lspradenza, c permcsso dire clie la rjuestione lia qui resto indetisa. II Tliomasio assereiido clic la morale inipoae doveri , t|uando le leggi di iiatura assegnano diritti , noa tolse le dillicoUa , nia le accrebbe •, imperocche la sua senteaza coir aminettere clie noii possa concepirsi un diritto , a cui im dovere non corrispouda, noa ci lascia comprendere per qual modo i doveri die emaaano dalla morale , possono essere distinti da quelli die scendono dal diritto di natura. Allorclie in tale assunto falli F ingegno e la dottriiia ad iin sonimo a pocbi eguale a ninno secondo, conviene non cliremo far plauso (per non dar lodi contro il nostro istitu- to), ma bensi tener conto all' autore della ncccssita, nella quale egli si e trovato , di desumere ogni possibile diver- sita tra funicio della morale e rullicio del diritto da quelle alte e remote origini, alle quali , come a criterio di veri- ta , voglionsi oggi riportare le cognizionl relative ad ogni specie di legge. La parola morale e la parola dirino spese per voci de- signanti la ragion suHTiciente dei liberi moti delT uomo non suonano lo stesso. La prima indica un abito ^ la seconda una facolta : a meglio spiegarsi, la prima indica una forza morale dae opera sulla mente dell' uomo per un impulse ad operare ia pro altrui, senza clie altri per tale lo apprenda : la seconda nel suo piii semplice significato enuncia una linea, la quale per esser norma di un nioto deve conoscersi e da chi lia , e da clii non lia interesse a segulrla. La co- scienza ( parliamo coll' autore) e per cosi dire l' istintivo organo del dovere: la nozione e cjnello del diritto. La co- scienza , qual interno giudizio deirauimo sulla rettitudine delle azioni , alle quali preordiaasi, e giudice a se stessa. La nozione e una creazione della ragioiie umana, la qua- le, presupponcndosi dal gius di natura eguale intutti, ha in ogni individuo un valore medesimo ed un medesiiuo jnalterabile giudizio. Nel diverse modo d'azione e del dovere e del diritto considcrati come forze morali, T autore scuopre una razio- jjale dili'ercnza die li distingue. A vie piu dclerminarla DELTA SI(-.L'l!F/7:\ SOCIALE. l8l niostra che la teoria de' do^cri non lia razionalmente nulla di conmne con la teoria dei (liriiti , perche il diritto qnal facoha d' operate, qnal litolo legittimo di una forza neces- saria a proteggerne 1' esercizio non ha bisogno per sns- sistere di nn dovere die vi corrisponda , cliiaro essendo die i dettami della pura ragione , da die essa desnme la sua esistenza , honno una prerogntiva ingenita , tutta lor pro- ]iria , ea^naie in tutti , e percio senza bisogno di correla- tivi, i quali me^Ho ne assicurino T auiorita. II dovere del ])ari esiste indipcndente dal diritto si fattamente die rende inutile il diritto e la forza destinati a proteggerlo col pre- venirne, in dii lo lia, I'esercizio. — In fatti a die i diritti, quando in forza de'doveri, perfettamente adempiuti , I'in- dividuo provvederelibe al liene altrui anche col sacrifizio degli appetiti suoi naturali ? Potrebbe il dovere coincidere ne' suoi elTetti col diritto jirescrivendone la soddisfazioue prima ch'' esso di per se la redamasse. Non per questo avrebiiero cosa alcuna di comune ne per I'oricine, ne pei mezzi, ne per lo scopo, ne per la sfera deH'attivita rispetti\a. II diritto lia la sua origine neila pura ragione : pero puo prescindere daU' idea del vero fonte d' ogni umana autorita , perclie i suoi dettauii come verita assolute im- mutabili parlano all' ateo stesso^ la morale destinata ad imprimere un abito di rettitudine alia volonta umana deve avere la sua origine in un principio d' indole non ispecu- lativa, ma operativa adatto per se a comprimere le umane passioni: quindi o nelT autorita di vm Ente Supremo, o in un sentimento morale infuso da Dio nel cuore dell' uomo. 11 diritto come titolo legittimo della forza esterna da uo- mo a uomo si vale d' essa forza come mezzo ; la morale spiega la sua efticacia nei singoli per una forza interna che la volonta umana conquisia sopra se medesima. II di- ritto ha per iscopo il mantcnimento della sicurezza ; la morale ha qucllo di perfezionare le qualita che fanno bella r umana natura. II diritto ha un' attivita circoscritta a certe e determinate situazioni, nelle quali un uomo trovasi re- lativamente al suo simile , onde i morali moti dell' uno non tornino a danno de' morali moti dell'altro. La morale ha un' attivita che si estende a tutte le relazioni o fisiche o morali che 1' uomo ha col creato. X. La retta amministrazione dclla giustlzia e la plii sa- cra guarcniigia die la ragioue puljblica assicura ai diritti i8a TEORiA nr.r.LF, lkogi deir nonio. Alia ginstizia ed al diritto debbono pcr6 far capo le cose discorse dall' autore siil crttcrio e suU' ufllcio del raziocinio speculative , e del raziocinio pratico in le- g;islazioiie ; del diritto naturale e del diritto politico. Per ijnanto la ginstizia sia il vote di tutti , pur non ostante gli scrittori vanno in diversa sentenza suUe regole da seguirsi iiella di lei ainministrazione. Se il regno della giustizia e il solo da desiderarsi, qua- lunque si sia la forma di governo, discutere questo tenia e un trattare la causa dell' umanita. Non ci ha parola di si dubbio significato quanto quella di diritto , ne ci ha nozione su cui siansi svegliate tante controversie quante su qnella della giustizia, sia per 1' in- dole sua, sia per la definizione, sia per le specie, sia per le sue difl'erenze coll'equita, ecc. Ma nuove controversie si agginngono alle gia nominate quando si voglia determi- nare se la giustizia nasca dal diritto o viceversa : se es- sendo il diritto un concetto della mente umana, un egual concetto sia la giustizia o piuttosto un abito, una tendenza di cui la volonta delP uomo sia suscettiva, e se la umana coscienza come interno giudizio della rettitudine delF azione propria guidi , e fino a qual punto , 1' esterno dell' azione altrui , al quale la umana giustizia presede. Le abitudmi alle quali 1' uomo si tempera nell' amministrazione della giustizia posson dare ai suoi giudizj una rettitudine, che gli renda inutile Targomentare da quali principj razionali discenda il criterio , che serve loro di norma. II filosofo contemplativo, per cui la ginstizia e il diritto non hanno cosa alcana di pratico, puo spesso confondere il loro cri- terio colle coudiinazioni tlelie proprie idee. Dall' uno all' al- tro criterio passa un grande intervallo. Appellarsi al senso comune anziche conciliare, se e possibile, i due estremi e uno schivare la diflicolta. La parola diritto o esprime I' idea di una legge, o di un principio a cui la legge ha dovuto obbedire nel costi- tuirsi h ovvero esprime 1' idea d' una facolta che all' uomo o dalla legge, o dal principio regolatore della legge deriva. Qualumpie esser possa, soggiunge 1' autore, 1' idea che si puo avere del diritto, egli e egualmente certo che quella della giustizia dovette alFacciarsi alia nientc umana come idea di un atto, col quale il diritto tolto dal suo stato di principio astratto, e poco percepibile dalla comune degli DELI.\ SlCl'KKZZV SOCIALE.« l33 iiominl. fa stabillto o nel moral carattere d'un'azione nma- na, o nel giudizio die uii' autorita competente ne pronun- zio; lo clie essendo, e necessario concladere, die la nozione della giustizla si compone di due idee ; 1' una d' una ope- razione della mente sul confronto dell' azione , o del di lei giudizio colla norma tracciata dal diritto; I'altra di un uioto della volonia la quale libera di volgersi a proprio talento ha preso quelia noriua a sua guida. Da qnesta in- declinabile nozione della giustizia deriva la necessita , neila quale si trovano tuiti i sisienii die alio spirito umano piaccia immaginare sul diritto, di scendere cioe dalla loro altezza speculativa e risolvcrsi in pratici raziocinj. La ne- cessita di questa discesa lia prodotti due singolari efFetti nel sistenia del diritto : perocche o ba obbligato i piii tra- scendentali ad amniettere nella definizione della giustizia un principio pratico insieme collo speculative, o ba ob- jjligato a cedere a quello tutto il campo della definizione. Cosi gli antidii nel darci 1' idea della giustizia significarono cio che e, non cio die debb' essere. I moderni all' incon- tro, indicando ii diritto con parole significative d' una linea reita , mostrarono di coucepirvi qualcbe cosa di razionale e speculativo, ed amniisero la competenza della ragione come autorita legittima a didiiarare e proclamare una legge il cui tipo fosse in lei prelormato. Dalle riflessioni esposte T autore e condotto ad una con- seguenza d' altissimo rilievo nelle scienze del diritto. Alia retta ainministrazione della giustizia non bastano I'aciior del giusto e la coscienza ; ma necessarie sono la rettitudine dell' intelletto e la scienza , perche a giudicare deir azione umana e forza istituire un confronto fra la legge e 1' azione cli' essa contempla. La morale e la co- scienza di clii imprende quest' operazione ci fanno sicuri della giustizia della persona , non gia del retto giudizio die ella deve pronunziare. Lo die ba da intendersi tanto della giustizia die si esercita nell' applicazione di una legge po- sitiva , quant' ancora della giustizia die riguarda la costi- tuzione della legge medesima. La questo caso del pari die per la retta amministrazione della giustizia sara necessaria nn' operazione pratica dell' intelletto, e la coscienza del legislatore disgiunta dalla scienza non bastera alia creazione della legge. (^Sara contmuuo). J 84 SuUe correnti mngneto-elcttriche e sulla calamita elet- trica. Lettcra scritta al prof. cav. Carlini , astro— Ttnnio ccc. , dal dott. Mnjocchi, jtrofessore di fisica vAl 1 . R. Lirco di S. Alessaiidro in jTIdano; con tavula in ranie. I n poclii anni il trattato del magnetismo si e arricGliIto cV nn nuiiiero si granJe ili latti, ed il velo die copre i suol fenoliieni misteriosi si e talinente diiaclato che orniai forma uno dei rami piii iiiteressaiiti della lisica. II coii- illtto reciproco delie correnti voltaiche e ternio-elettriche cogli aghi , colle verglie calamltate e col magiietisiuo del globo; 1' azione delle correnti elettriche su se medesiine;, la magnetizzazlone dell'acciajo col mezzo delle correnti spirali e colla luce:, rinflnenza delle correnti voltaiche sulla limatura tli ferro ;, ed in line il Hiagaetismo clie si svilujjpa su' di- schi ruotanti , sono tntte scoperie fatte ncl corso di circa due Instri die sparsero una gran luce su questo ramo delle iisiche discipline , 11 quale giacque per piu auni stazionario ed isolate in mezzo ai progress! rapidi die audavano fa- cendo le scienze naturali. Sono podii niesi die due aliri fatti importanti si scopersero in aggiunta ai ])recedenti , ormai conosciuti in ogni luogo dove si coltiva la lisica, e vennero maggiormente ad aumentare i punti d'analogia die riuniscono i due rami delT elettricita e del magnetismo i voglio dire del ritrovato di Faraday, ilhistrato da Nobili ed Antinori, delle correnti elettriclie promosse in una spira metallica dall'azione d' una calamita, e dclTinvenzione del- Y apparato f'atta dietro sublimi indagini dai prelodati due iisici italiani per ottenere da queste correnti la scintilla elettrica. Egli e appunto di queste due recenti scoperte die intendo parlarvi in questa lettera, dopo die vi compia- ceste d' osservare il bel fenomeno della sciniilla magnetica estratta colT apparato che ora possiede il Gabinetto di fi- sica di questo licco. la una Wemoria di recente presentata alia Societa reale di Londra , il sig. Faraday fece menzione di alcuni nuovi fenomeni elettro-dinamici , dei quali diede notizia al signor Hachette con una Icttera clic il gionio 2.6 dicenibre del SULLE CORIIENTI M.VONETO-r.LETTRICriE, CCC. 1 85 p.* p." anno fii coniunicata dal medesimo airAccademia cli Francia e pu})l)licata nel giornale francese, Le Temps, del snccessivo giorno 28. Egli e dietro questa semplice notizia die i signori Nobili ed Antinori si inisero a ripetere il fenoiiieno delle correnti sviltippate per Finikienza delle cala- niite, e a stndiarlo sotto varj aspetti mediante disjjosizloni e congegnl particolari di loro invenzione, per cui non solo verilicarono il risultato del lisico inglese, ma lo amplia- rono , ne stabilirono le leggi e scoprirono aitri fatti ira- portanti intorno al magnetismo terrestre e di rotazione, stabilendo la teorlca di quest' ultimo, come dipendente dalle nuove scoperte. In line pervennero ad inventare un appa- rato, col quale si ottiene con slcurezza e facillta la scin- tilla elettrica per mezzo dell' azione d'una calamita. Avvicinando uno dei poll d'una calamita ad una spirale til filo metallico le cui estremita comunicano col galvano- metro , si osserva nell'ago di questo una deviazione die ci fa accorti dell' esistenza d'una corrente elettrica. Questa corrcnte dura pochissimo tempo estinguendosi conipiuta- niente , come lo dimostra il ritorno dell'ago alia primltiva posizione d' equilibrio. Discostando la calamita dalla spirale in maniera die questa non senta piii 1' azione magnetica , si osserva 1' ago del galvanometro deviare di alcuni gradi dalla parte op|30sta alia precedente, e cl fa conoscere quindi la presenza d'una corrente contraria nel suo moto a quelia die venne a manifestarsi in principio. Lo sviluppo delle correnti nelle spirali per 1' azione magnetica fu da me verificato col galvanometro die ho fatto costruire per questo Gabinctto di fisica : queste correnti vengono cliiamate dai signori Nobili ed Antinori magneto-eleUriche , per non con- fonilerle colle tcrmo-deltridie e colic iolcaiche o idro-eltt- triche , ed io adottero pure una tale denominazione. La prima delle correnti magneto-elettriche vien distinta anclie col titolo di proilotta, e di riprodolta la seconda , che sono ambedue delfeguale intensita, come ce lo mostra il de- viare I'ago d'uuo stcsso numero di gradi, lorclie pero I'av- vicinamento e I'allontanamento della calamita alia spirale si faccia colla medesima prontezza. Lo sviluppo delle nuove correnti dipende dunque dal pnter sottoporre e togliere con facilita e prontezza le spi- rali nietallidie dall' azione del magnetismo. I signori Nobili ed Antinori conseguirono un tale scope con una disposizionc B'M. hal. T. LXVII. i3 l86 SULLE COUHENTI Jl AGNFTO-ELETTRICtlE assai seniplice e niolto piu efllcnce della preccilente per la |iruJtizioiie dell" cflVtto elettro-diiiamico. Essa coasibte neir avvoli;ere la spirale nietallica alia parte centrale del- r ancora di una calaniita a f'crro di cavallo , coprendoiie tiitta (jiiella porzioae compresa fra i due poli , onde per le estremita lasciate scoperte poterla porre a contatto coi medesimi. La forma ordinaria delle aiicore non si presta molto bene a ricevere la serie de'giri delia spirale di lilo inetallico coperto di seta, per isolare le spire fra loro e dair ancora con cui viene a contatto il priino ordine delle iiiedesime. A tal line si pratica nella parte di mezzo del- r ancora un' intaccatnra o solco , di profondita tale da ri- cevere i due primi ordiai di giri della spirale, sopra i qnali si adattano gli altri senza pericolo clie si sbandino, quando 1' ultimo giro sia assicnrato con un nodo o con un altro mezzo. Vediamo come qnesta disposlzione soddisfi a tutte le condizioni die nel modo piu favorevole concorrono alia produzione delle correnti niagneto-eletiriclie. Tre, secondo i due llsici italiani, sono le condizioni cui bisogna soddlsfare per combinare la calamita e la spirale in uiodo clie si ottenga il massimo elfetio elettrodinamico: 1." die la spirale sia piii die si pud vidua alia calamita; a.* die I'asse della spirale coincida con quello della calamita; 3.* die la spirale si presenti all' azione del magnctismo e si sottratiga da questo nel modo il piii breve. Supponiamo che r ancora coperta della spirale sia calamitata: in tal caso si avra soddisfatto alia prime due condizioni. Ora sia I' an- cora in vece di ferro dolce , come d' ordinario ; essa ia questo stato non esercilera, e vero , alcnna azione sulla spirale; ma qnesta sua inazione cessera , al momento clie verra presentata per le sue estremita ai poli d' una cala- mita a ferro di cavallo, e la ritornera ad essere inattiva una volta die sia distaccata dai poli medesimi. Impercioc- che tutti sanno essere proprieta del ferro dolce di calami- tarsi e scalamitarsi rapidamente col metterlo a contatto od allontanarlo dai poli d' una calamita. Con qnesta disposi- zione si e soddisfatto alle tre condizioni su csposte; e nel- r ancora inviluppata da una spirale metallica il cui filo sia coperto di seta per isolare le eliclie fra loro e dall' ancora con cui e posto a contatto il primo ordine delle medesime^ si ba un mezzo facile e pronto per prodnrre colP ajuto d' una calamita a ferro di cavallo le correnti magneto-elettriclie. B SULLA CALVMITA ELETTRICA. 187 In questa semplice disposizione si lia qiiindi un serba- tojo Ji elettricita voltaica , con cni si puo ottenere senza alcun preparative una corrente c.osiante mile pel iisico in parecchie indagini , e principaltcente, come osservano No- bili ed Antinori, per riconoscere la sensibilita dei differenti galvaaometri, e forse anclie per inisurare la forza delle grosse calamite in un inodo piu .esatto deH'ordinario. Si sa die un cilindro di ferro dolce posto nella direzione deirago d' inclinazioiie, si caiamita per Fazione inagnelica del globo terresti-e. Si ottengono percio le nuove correnti coHocando la spira metallica in quella direzione e po- nendovi dentro il cilindro di ferro dolce i questo, lua- gnetizzandosi per I'azione del glolio terrestre , da nasci- niento alia corrente prodotta , la quale si riconosce alia deviazione dell' ago del galvanometro; e poscia estraendolo si manifesta la corrente riprodotta in senso contrario alia prima. I due fisici italiani hanno fatto ancor di piii, hanno ottenuto la corrente coU' influenza immediata del globo sopra una spirale cilindrica. Ponendo in fatti questa spirale col suo asse paralellaniente alT ago d' inclinazione, se la si rovesci poscia nel meridiano raagnetico con un mezzo giro di 180", si osserva I'indice del galvanometro dar segni della corrente clie e eccitata per la sola influenza del magnetisuio terrestre. L' effetto succede anche collocando la spirale in posizione verticale, colla differenza clie riesce minore di quando e disposta paralellaniente all' ago d' inclinazione. Le nuove correnti che si generano coll'azione delle ca- lamite si ottengono altres'i col cilindri elettro-magnetici : e gia Faraday aveva trovato die una corrente voltaica per un filo metallico produce un' altra corrente in un filo che vi sia vicino , la quale e diretta in senso opposto della prima e non dura die un solo istante. Che se si allontana la corrente produttrice , si manifesta nel filo sottoposto alia sua azione una secoada corrente contraria alia prima che vi si eccito , e per conseguenza nella direzione nie- desima della corrente produttrice. Le leggi quindi in ge- nerale delle correnti magneto- elettridie, secondo i due fisici italiani noniinati superiormente , si riducono a tre che si verificano 1' una dopo 1' altra e sono le seguenti: La prima les^e ha luogo rceW istante in cui si avvicina ad una spirale metallica il polo d' una caiamita ordinaria 0 elet- tro-dinamica. In tal punto si senera sidla spirale una corrente l88 SULLE COURENTI MAGNETO-ELETTRICIIE che en in scnso contrario ddla produttrice. I' effetto quindi e la ripulsione , in causa del canone ampcriano che le cor- renti contrarie si rospin-^ono ; La seconda le^g.e si vcrtfica snhito dopo la prima ; ed e che la corrente prodotta, al monienio che si nccosta la ca- lamita alia spirale , si esiingue tosto , ed estinta che sia iion si riproduce piii in presenza dclla causa da cui venne i;e- nerata ; La terza legge finahncnte si I'cri/ica dopo In seconda, al- t atto doe in cui si allontana la ccdamita dalla spirale. Si riproduce allora una corrente fngiicc come la prima , ma che ha la direzione opposia, ossia che va nel senso dclla pro- duttrice. L' effetto quin'li che ne risulta fra i due sistemi e I' attrazione , in virtii delt allro canone ampcriano che le cor- renti cospiranti ij' aitraggono, Le nuove correiiti sviln|5pate per 1' inflnenza del globo terrestre provano che il fciioiiieno in iliscorso e propria- mente dovuto airazione magiietica; quaiitniirjue a tntta prima vi fosse luogo a sospeitare die la corrente si pro- ducesse in causa del prliicipio di Volta pel contatto di dne metalli eterogenei, T acclajo delle verghe calamitate e il raine delia spira. Egli e liensi vcro che 11 circuito e tutto metallico : ma si poieva dabitare che qualclie circostaii/a contribulsse a soddisfarc alia coiidizione d' un conduttore di seconda classe , il quale iascinsse luogo alio squilibrio momentaneo prodotto dalla forza elettromotrice sviluppatasi con niaggiore encrgia da una parte die dall' altra del punti di congiunzione del filo di rame col bracclo della calamita , clie serve a compieie il circuito. Le sperienze istitulte dai due lUustri fisici italiani anche con spire di ferro, di bi- smuto e d'antimonio, il primo come 11 principale fra i metalli magnetici e gli altri due pel posto distinto che oc- cupano nella serie del termojiniagueiismo , servono pure a fare svanire un tale sospetto. Da queste sperienze risulta che 11 rame e il metallo piii attivo per lo sviluppo del magneto-elettricismo, indi segue a poca distanza il ferro e poscia 1' antimonlo e per ultimo 11 bismuto. II filo me- tallico da avvolgersi intorno all' ancora per lo sviluppo delle nuove correnti non dev'essere ne troppo sottile, ne troppo grosso : non molto sottile perche scenia di troppo la sua facoltii conduttrice , non molto grosso perche per la distanza, insuflicieiite diventa il niuuero del girl die si E SITLL\ C\L\mTA ELr,TTnTC!\. 1 89 ffUino con esso d'intorno all'ancora. II diametro cV an inil- limetro e una grossezza giiista ; e con questa dimensione , piu il nninero de' giri e grande , piu deciso n' e V efFetto. Le correiiti magneto-elettriche attraversano , sebbene con qnalcbe difficolta, i condntton uniidi, 11 die si prova col- rintrodurre un condattore di questa specie nel circuito delle spirali. Sapendosi inoltre die la rana e un elettro- scoplo sensiliilissinio , che ha dato origine alle scoperte di Galvani e di Volta ed aU'estesissimo ranio dell' elettriciia dinamica ; cosi , se si mette nel circuito dclle nuove cor- reail uno di questi animali di fresco preparato, si trova die si scuote vlvaniente ogni qual volta si attacca e si distacca dalla calauilta Tancora, che tlene avvolta Ja spi- rale. Questo fenomeno fu sperimentato per la prima volta dai due fisicl italiaiii , cosicche i medesimi osservano che non era necessario 11 galvanonietro per giungere a sco- prire la nuova classe di fatti , dl cui abbianio fiuora parlato. La fisica possiede ora quattro specie di correnti elettri- che ; i.^ le correnti prodoue dnlle macchine ordinarie a sfre- gamento ; a. le correnti voltaiche o idro-elettriclie , che si otteagono dal contatto di due metalli eterogenei messi in comuiiicazione per le loro facce opposte mediante un con- dattore umido i 3." le correnti ternio-ekttriche , sviluppate per razione del calore i 4.* le correnti magneto -eleitriche , eccitate dal luagnetismo. Qaeste quattro specie di correnti hanno alcune proprieta in parte coniuui ed in parte difTerenti. Le nuove correnti o dcUa 4..* specie sono istantance , come quelle che si ot- tengono dalle macchine a stropicciamento o della i .'^ spe- cie, ed inoltre vi ha fra queste due correnti la facilith di convertirsi in scintilla, come anche la difiicolta di far sen- tire la loro presenza al galvanonietro. Le correnti voltai- che sono colle magneto-elettriche meno concordi , secondo il parere del signori Nobili ed Antinori. lo pero vcdo fra queste due specie molta analogia. Lnperciocclie nelle se- conde delle medesime quanto piii e lungo il filo della spi- raie, tanto piu e facile Tottenere la scintilla; 11 che si verifica , contro P asserzione de' sn lodati due fisicl, anche nelle correnti voltaiche , in prova della quale verita basta citare il condensatore clettro-dinamico di Noliili. Fra queste due specie di correnti io vi trovo di piii 11 carattere dell' 1/2- versione , che e ritenuto dai medesimi come particolare alle 1 90 SULLE oohrenti magneto-elettriciie nuove correnti. In fatti abbiasi uii elemento voltaico com- posto di due dischi, I'uno di rame, di zinco Taltro, rau- niti ciascuno d' un manico coibente; e quello di rame, per es., sia posto in comunicazioue con im lungo filo dello stesso mctallo congiunto con quelle del galvanoiuetro. Se i due dischi, presi pel rispottivo manico isolatore, si pon- gono a contatto fra lore, si genera nel filo una corrente indicata dalP ago dello strninento, la quale, non potendo continuare il suo corso , lascia ritornare I'ago stesso alia primitiva posizione d' equUilirio. Posti poscia i due dischi in comunicazione col suolo , col non tenerli piii pel ma- nico, si riproduce una corrente in senso contrario alia primitiva scgnata dalla deviazione opposta delP ago. II fe- nomeno che si genera dalP elemento voltaico cosi disposto, e afFatto somigliante a quello che si ottiene colle calamite. Non deve quindi far meraviglia se il magnetismo, per essere una causa costante e permanente come la forza elettro-motrice dei due metalli eterogenei , sviluppi le cor- renti fugaci che abbiamo osservato ^ poiclie , a nostro av- viso, la corrente, per la proprieta attuante o ripulsiva del- Telettrico, non puo ritornare nel sito da dove e partita sinche agisca la causa che I'ha prodotta. Le correnti termo- elettriclie sembra che dilFeriscano dalle nuove di piii delle altre. Ma quando si disponesse Tapparato termo-elcttrico in guisa che, come nel caso precedente, la corrente sia in- terrotta per qnalche ostacolo nel suo corso , allora forse si avrebbe pure I'inversione. Da quelle pero della terza specie non si e ottenuto ancora !a scintilla , e in questo esse potrebbero difl'erire per ora dalle magneto-elettriche. Da quanto si e osservato, si puo conchiudere che le correnti voltaiche sono quelle che piii si avvicinano alia natura delle magneto-elettriche. Prima di dar termliie all' argo- mento delle correnti elettriche, faremo notarC;, coi su no- niinati due fisici , che le correnti continnate , come sono d'ordinario le voltaiche e le termo-elettriche, si misurano sul galvanometro ad indice fisso, aspettando cioe che si estinguano le oscillazioni cui da luogo il prinio sbocco di fluido ; mentre le istnntanee , come sono quelle delle mac- chine a stropicciamento, le magneto-elettriche ed anche le altre due rese intermlttenti bisogna valntarle dalla devia- zione totale deir indice del galvanometro al raomento della loro azioue. K SrrtV C\L\MITA ELETTHTCi. igi Dopo avervi parlato cli quanto si conosce sinora intorno alia nuova scoperta clelle correnti magneto-elettriche , io verro a farvi conoscere 1' apparato che immaginarono i signori Nobili ed Antinori per ottenere con facilita e slcu- rezza la scintilla da quelle correnti sviluppate dalle cala- mite , e le indagini ingegnose e delicate che li condussero ad un tale ritrovato. Priinieramente dehbo farvi osservare die nella lettera, superiormente citata , scritta da Faraday ad Hacliette, si dice aver egli in un caso particolnre ottenuto una sciniilld. Qnesta espressione pero non somminlstra al- cun Innie , e indica soltanto un caso fortuito ponendo ia dubbio la costanza d'un fenomeno si straordinario. D'al- tronde, colP unico sussidio di qnell' espressione, niun fisico lia potnto ginngere a riprodurre il fenomeno, e nemmeno a formarsi un' idea delle clrcostanze , a dir vero fortuite, per le quali Faraday ebbe la scintilla in un caso partico- lnre ; nientre collo scritto di Nobili ed Antinori in data del 3i gennajo di quest' anno, ciascuno che I'abbia ten- ia to , ha potuto ripetere lo sperimento da essi descritto ed ottenerne lo stesso ri> diintiue clie da scegllcre una l)aona calaniita a ferro di »' cavallo, fasciare T ancora di filo di rame nel modo die »' abbiamo indicato di sopra , far pescare in una tazza di >r niercurio le estremita di questo filo, e poi solievare >» r uno o I'altro di questi capi al memento preciso ia " cui si attaccava o si distaccava 1' ancora dalla sua cala- " mita. Operando in due persone senza alcnna sorta di » meccanismo , e piii facile di maiicare questi momenti « die di coglierli, quando pero si colpiscono , e cio suc- n cede di tratto in tratto, si ha la soddisfazione di vedere » una scintilla die non lascia nulla da desiderare. " Tale si fu il modo col quale i due fisici noiuinati videro Ic prime scintllle. Un feiionieno si interessante meritava die s' immaginasse un apparato per riprodurlo a piaci— mento : dopo varie disposizioni piii o meno complicate, essi giunsero a comporre T apparato die vado a far cono- scere , come quello die, al vantaggio di prestarsi bene alia produzione del fenomeno, riunisce in se una grande seniplicita, ed e lo stesso di quello clie ora possiede il gabinetto di fisica di questo liceo. II congegno principale per avere la scintilla sta neU'an- cora con avvolta la spirale nietallica copcrta di filo di seta, come I' immaginarono i due fisici italiani Nobili ed Anti- nori , e come lo descrissi superiorniente nel farvi conoscere il modo per conseguire con facilita e colla maggiore efli— cacia le correnti magneto-clettriclie. Le estremitii del filo della spirale sono poste a nudo ed a perfetto contatto con due piccoli cilimlri uietallici , i quali si assicurano a vite in due pezzetti d' avorio incastrati a coda di rondine ai cap! deir ancora, onde questa resti isolata dal filo mede- simo (i). I due cilindretti haniio infisse due piccole molle (i) Nclla fig. a.^ ddla tavola anuessa (]ui'sto pi-zzetto d'avoriu e rapprcsentato in i. E SULLA. CALAMITA tLETTRlCA. 11)3 a gnisa di alette, le quali premono dolcemente i poll della calamita quando T ancora vi eattaccata, e compiono cosi metallicaincnte il circuito elettro-dinaniico della spirale col inezzo del ferro di cavallo (i). Per lasciare luogo a tjiieste niolle di venire a contatto coi due ]3oU della cala- mita, Tancora e piii corta delle comnni e viene a com— baciare con circa la meta delle facce del poli medesimi, quando essa e a qnesti attaccata , nientre coll" altra meta si mettono a contatto le due alette (2). Sia 1' ancora at- taccata alia calamita a ferro di cavallo, le molle toccano i due poli ed il circuito e metallicamente cliiuso, per cui si genera la corrente prodotta. La forza delle molle e tale da non impedire all' ancora di aderire vivaniente ai poli, e la loro curvatura e regolata in modo clie esse non si disglungono dalla calamita se non alia distanza di 5 in 7 millimetri. Distaccando ora T ancora, il circuito si apre in. due luoghi, e nell* una o neU' altra interruzione , fra una nioUa ed il polo, balena sempre o quasi sempre la scin- tilla. Iniperciocche nel distacco si mette in movimento la corrente riprodotta , la quale , come si disse , va in senso contrario della prima , e pel tremolio die concepisce I'una o r altra delle molle, prima che la corrente stessa abbia compiuto il suo corso, succede una piccola interruzione, la quale da luogo alia scintilla. Quando manca T efl'etto, cio deriva dal non essersi fatto il distacco con tale rapi- dita che T interruzione , pel tremolio d' una delle molle, non avvenga j^rima die la corrente sia ritornata all' equi- librio. E per altro facile ripetere 1' esperimento, eseguendo il distacco piii bruscamente per giungere ad ottenere la scintilla. Ailinche il distacco possa essere fatto con facilita e con prestezza tnle da conseguire il bramato intento della scintilla , i sullodati due fislci italiani lianno immaginato di assicurare 1' ancora ad una leva girevole orizzontalmente intorno ad un perno , colla quale lo sforzo die bisogna esercitare per la produzione del fenomeno , viene applicato con maggiore fiicilita e con esito sicuro (3), (i) Nella stessa fig. 2.^ si vede in m} una di queste niolle. (2) la ef della fig. 1," vien inostrata 1' ancora che non ab- braffia interaineute i poli della calamita. (3) Nella fig. I.' e 3." si vede in EF la pianta e 1' elevazione della leva in discorso. 1Q4 SrLLE COnREXTI MACNETO-FI.ETTRICIIE Essi pcnsarono in scgiiito ili sopprimeie una tlelle due molle per avere la scintilla da una sola parte. L'estremita del filo spirale che conuinicava colla molla soppressa, si proiunga sino ad una deile viti o caviglie clie verso la meta tengono congiunte le verglie di cui si com pone la calamita artifiziale. In questo prolunganiento il filo e jjie- gato in elica, con cui esso riesce distenJlbiie e cedevole, e non inipedisce T allontananiento delT ancora tlai poli (i). In questa disposizione il contaito si apre in un sol luogo, dalla parte della molla, dove ha luogo la scintilla. In tal inoilo non si lia da rivolgere lo sguardo die verso un sol punto: ne questo e T unico vantagi^io di una tale modifi- cazione ; giacche un altro ne procura col dare una scin- tilla , generalmente p.Trlando , piu brillante. Con tale meccanismo si ha la cosi delta scintilla del dl- stncco, o qnella die si genera dalla corrente riprodotta. I due chiarissimi fisici iminaginarono un congegno per con- seguire anche la scintilla dell' attacco. In questo case le deviazionl delT ago del galvanometro ci fanno acconi che la corrente magneto-elettrica incomincia bensi a svilnpparsi suUa spirale ad una certa distanza dalla calamita, ma riesce pill energica al momento dell" immediato contatto. Questo adunque, e non prima, e 1' istante da cogliere per inte- rompere il circuito , onde la scintilla abbia luogo. ^'arj tentativi furono fatti dai niedesimi per giungere airintento; e dalle prove istituite , 11 congegno, che alia semplicita riunisce il niiglior successo del fenomeno , e quello che vado a descrivere. II braccio superiore della calamita e fascia to con una lamina d' ottone su cui apjioggia una co- lonnetta che sostiene una molla orizzontale , !a quale con un mezzo giro si puo rivolgere verso I'ancora alT uopo di ottenere la scintilla dell' attacco. Nelf accostarsi I'ancora ai poli quella molla ne incontra e preme un'altra di figura circolare , assicurata snl cilindretto infisso nel pezzetto d'avorio (a). Le due molle restano a contatto fino al mo- mento in cui Tancora iirta contro i poli della calamita; (i) Nella fig. 2." si osserva il prolunganiento del filo piepato in elica , il quale dalP ancora cf si cstende fino all' arm della calamita in o. (2) In m p n della fig, 2.' si vedono le due inolle circolare ed orizzontale. E SULL\ GALA.MITA ELETTRICA. \gS e In questo punto, se il colpo e, come pnr tleMi'es- sere per I'efFetto, violento e brusco , le niolle i-icevono tal urto die treniolantlo si disginngono nn tantino : ora egli e appunto in tale istantaiiea interriizione clie la cor- rente prodoita si presenta pel passaggio , e coinparisce la scintilla. La felice riusclta della scintilla dell'attacco richiede che la niolla orizzontale sia piiittosto dolce e pieghevole, c!ie dura e resistente. La durezza e poca flessihditd , osservano i due fisici italiani, impedisce il tremito necessario alia se- parazione ddle due molle : aUora , in vece di staccarsi un tantino al momento opportune, le molle rimangono a con- tatto , il circwto non si apre & manca necessariamente la scintilla. Osservano inoltre i medesimi clie , se le molle troppo robnste fanno mancare la scintilla dell'attacco, ser- vono pero con facllita alia produzione di quella del di- stacco , qnando sieno liinghe ed incnrvate opportunaniente. Con questa seconda disposlzione io ottengo col mio ap- parato non solo la scintilla dell'attacco, ma anclie molto bene quella del distacco , senza bisogno di cambiare il giuoco delle molle; giacche con un meccanismo opportuno , rappresentato nella taiola die vi unisco (i), si jiuo re- golare la pressione die esercitano fra loro in modo da produrre V uno o T altro fenomeno a piacimeato. Per giungere ad ottenere la scintilla non e necessario d'impiegare delle calamite molto vigorose: I'efFetto die si ba con queste e certamente piii slcuro e brillante, nia il si consegue andie con piccole calamite, poiclie Nobili ed Antinori V ottennero con calamite die non giuno-evano a sostenere la carica di libbre metriclie i,32. Non e neces- sario altresi che le calamite sieno configurate a ferro di cavallo ; bastando solo die abbiano i due poli ad una di- stanza tale da lasciare libero un intervallo sufficiente per la spirale da avvolgersi all'ancora. Quello di 14 millimetri e gia troppo ristretto , a nieno die non sia combinato con una vigorosa calamita , la quale colla propria forza sup- plisca ad un tal difetto. Le ancore ordinarie delle calamite abbracclano 1' intera siiperficic dei poli e spesso V oltrepassano. Quelle in vece (i) Vedi la spicgazione dclla lavola , fig. 3.*, posta in fine di qiiesta lettera. 196 ST'T.LE COnRENTI MAGNETO-ri.ETTnTCITr. iieW apparato per la scintilla magnetica sono, come si Jisse, piu corte per lasciare posto alia niolla , nella scintilla del distacco , di combaciare con uno tie' poli. Se quesia ridii- zione pero diminuisse Tefletto, essa potrel)l)e facilinente omettersi , ritenendo il secondo iiieccanismo die serve nei due casi alia produzione del fenomeno. II vantaggio die ne ridonda dalla medesima e matiifcsto, dopo clie dalle indagini di Nobdi ed Antiaori i-isulta che il raccorciameaio deir aacora , anziche essere pregiiidicevole all' elTeito, lo accresce colP osservare ciie le due correnti si niostrano al galvanoiiietro con maggiore cnergia. Dietro pertanto tali risnltamenti essi, contro T opinione coiiuiiiemenie ricevuia, amniisero clie le ancore ristrette sono piii eficaci di quflle che ahhrncciano tutta la Innghezza dei poli 0 f oltrepassano : fatto importante da valutarsi taiito nella pratica come nella teorica delle armature delle calamite. In quanto al fdo della spirale il diametro d' un milli- metro e una grossezza conveniente per generare la scin- tilla ; e per assicurarne V efFetto hasta die il medesimo ahbia la lunghezza di circa 8 metri. Sia esso di rame ri- cotto come piii flessil)de , per essere piegato in ispira, e buon condnttore delT clettrico, e quiadi il plii atto a tal ^enere di sperienze •, iaoltre sia coperto alT intorno d' un fiio di seta per isolarlo. Qnesto isolaniento e suHiciente per tenere la corrente promossa dal magnetismo sulla via me- tallica della spirale, nel qual caso la scintilla apparisce soltanto neirintervallo in cui pel tremolio della niolla viene ad aprirsi il circuito. Nel casoperb, osservano gf inven- tori, di eccitamenti maggiori , come sono qnrgli operati da grandi calamite, la scintilla compare in altri luoghi, e spe- cuilmente fra le parti nude deU'ancora e i poli corrispondenti della calamita. Nan si potra forse evitare qiiesta specie di straripamento elettrico che isolando maggiornicnte il filo con- duttore , mussime sul luogo dove si trova ad imniediato con- tatto coU'nncora, cti e il sito deW isolamento meno pt'rfelto. E infatti lo strato isolante si riduce quivi alia semplice grossezza del filo di seta , nientre fra elica ed elica della spirale questa grossezza e raddoppiata. Nelle circostanze piu favorevoll ha luogo nell' apparato die posseggo questo straripamento elettrico, ed allora compariscono piii scintille air estremita deU'ancora. lo dcggio f^ir osservare altresi che la scintilla del distacco riesce piii brillante quando la E SULL.V CALAMITY ELETTRICA. If)^ molla (i) viene a toccare il polo lateralmente o per uii sno sjiigolo. la tal maiiiera il tVnoineno ha potato conteiii- poraneameate ricscire visiblle net Teatro di fisica a lien i3o spettatori, quasi tutti scrtlari del secondo corso di qiiesto 1. R. Liceo di S. Alessamlio, e cio coU' aver sol- tanto soccliinse le iinposte delle iiiiestre. Per giungere ad ottenere il fenomeno della scintilla non e d'uopo, come vi dissi , d' iinpiegare delle calamite molto vigorose; giacche Nobili ed Antinori la conseguirono coa calamite die non gimigevano a sostenere la carica di lib. met. 1,32. Ora debbo agginiigere die i medesimi sottopo- sero alia misiira del Galvanoinctio coinparabile di Nobili (a) le correnti magneto-elettriche , die prodncono la scintilla per iiiezzo del su descritto apparato. Essi stabilirono die la piu piccola corrente, da ciii si cavi la scintilla, puo con- siderarsi quella die genera una deviazione di 5° in tale strumento comparatore ; e clie la pita grande , sottoposta llnora air esperienza, fa declinare rindice del medesinio di un arco di 3o°, e se ne trae una scintilla la quale sorpreiide. per la sua vivac'ud. Una corrente voltaica della forza , nel siio prime sbocco, di 3o° deilo stesso galvanometro , non lia d' uopo per essere svilnppata die d' una coppia elet- tromotrice minore d' un centimetro quadrate di superficie; dal clie puo iimnaginarsi quanto poce si esiga per ecci- tarne una della forza di 5°. Le correnti voltaidie die pro- dncono una determinata deviazione nel galvanometro sono dnnqne generate con mezzi tenuissimi in coufronte di quelli che bisogna inettere in opera per censeguire le stesso ef- fetto colle mngneto-elettriche. Tuttavolta queste ultime cor- renti, la cul azione sul galvanometro e di si poco memento, godono d'una grande snperiorita suUe veltaiclie pel feno- meno della scintilla : e in verita ci vuol altro die una coppia di S° per giungere a conseguire un tale risultamento, non essendo nemmeno sufficienti quelle di 3o , 40, So, ed anciie di un niaggior numero di gradi di forza. Questa deJnzione si verifica eziandio per le correnti terme-elet- triclie , le qnali sone niolte sensibili al galvanometro, e non atte iinora alia produzioue della scintilla. (i) La m' della fg. 0." (2) Annalcs de cliiuiie et jjliysii^ue. Fevrier i83o, pag. 140. If)8 SULLE CORRENTI MACNKTO-ELETTRIOnE £ d'liopo pero rillettere clie (juesta clifretenza diminulsce dl niolto e sparlsce qnasi del tutto, se le correntl voltai- clie , come le magneto-eleitriche si fanno clrcolare per lnn2,l»e spire metalliche. Infatti la scintilla si estrae da una coppia elettro niotrice di piccole dimension! col far entrare nel circnito voltaico un file metallico ritorto in elica, pro- prieta su cui si appoggia il condensatore clettro-dtnamico juimaginato dalle stesso Nobili , il qual congegno doveva farlo accorto della grande analogia cli' esiste iVa le due correntl nominate in conl'ronto delle termo-elettriche e di quelle die si ottengono coUe macciiine a stropicciainento. A tutto clo che si e detto intorno alle correntl io vi ag- giungo quanto risulta dairesperlmento che vado a descri- vere. Un galvanometro il cui lilo raoltiplicatore e assai sottiie e formato d' un gran nnmero di giri , mi e riuscito sensibilissimo alle nuove correnti e alle voltaiche, ed in- sensibile alle termo-elettriche. Clie se il filo del molti- plicatore e molto grosso e fatto d'ua picciolissimo numero di giri, allora ristrumento sente assai facilmente T azione di queste ultime correnti e pochissimo quella delle altre due. Qnesta diversa maniera d' agire si attribuisce general- mente aU'essere la tensione piu grande nelle coppie elettro- motrici di Volta che in quelle termo-elettriche di Seebeck. Per la qual cosa e d' uopo concliiudere clie le correnti prodotte dall' influenza del magnetismo abbiano una grande tensione. A tale rlsultamento conducono pure le indagini di Nol)ili ed Antinori , i quali rinvennero che un filo molto grosso e corto, come sarebbe qaello del diametro di tre niillimetri e delta lunghezza minore di due nietri, avvilnp- pato alfancora d'una delle calamlte piu encrgiclie , e ca- pace di produrre una corrente della forza di lo e piu gradi ; e tutta volta non e atto a dare la scintilla. Ma se questo filo sia tre o quattro volte piu lungo, si ha gia una forza plii che sufliclente alia produzione di quel fe- nomeno. Da tutto T esposto risulta die non si puo raccor- ciare di molto il filo senza scemare o fare scomparire del tutto r eflfetto della scintilla; nientre una tale ridnzione riesce assai meno nocevole alia forza dellc correnti. Egli e su questi principj che deve fondarsi la pratica per la costruzione del nuovi apparati destinati alia produzione della scintilla uiagneto-clettrica , e per disporre le piccole coppie voltaiche alia generazione dello stesso fenoineno. If} f. Toinb- SM- ImI E SULLA CALAMITA ELETTRICA. ig() Eccovi 1 principali fatti rlsgnardanti le correnti magneto- elettriclie scoperie da Faraday, e cotanto Illustrate da No- bili ed Antiiiori , 1 cjiiali inimaginarono anche T ingegnoso e pregevole apparato per ottenere con sicurezza e facilita il bel fenomeno della scintilla elettrica per 1' influenza del niagnetismo. Questi ritrovati aggiunti agli altri ottenuti da Oersteed, da Ampere, da De-La-Rive, da Arago, da See- beck, da Richtie , da Morichini , da Barlow, da Bacelli, e dagli stessi Nohili e Faraday e da molti altri fisici, for- mano un'epoca brillante negli Annali della sclenza della natura, e mettono ormai in grade il niagnetismo da poter gareggiare coi piii ricchi trattati della fisica. In una seconda mia vi parlero forse d' altre sperienze suU' elettro-magne- tismo, ed anche di quelle con cui Nobili ed Antinori iliu- sirarono il raagnetisnio di rotazione, facendolo dipendere dalla dottrina dei nuovi fenomeni. Conservatemi la vostra amicizia ccc. Milano , il giorno i3 agosto i833. L'amico aftez.* e collejja Gio. Alessandro Majocchi. Spiegazione della tavola che rapprtsenta la calamita elettrica. La figura i."^ rappresenta la pianta dell' apparato. ABC e un basamento di legno, sul quale eassicurato, con una fascia gh d' ottone e con quattro viti, la calamita a ferro di cavallo Gli composta di cinque verghe paralellepipede d''accinjo. Li cf vetlesi la projezione dell' ancora di ferro dolce con avvolta la spirale di rame coperta di lilo di seta per isolare le spire fra loro e dalF ancora stessa su cui e applicato il prirao ordine delle medesime. L' ancora e attaccata ad una leva EF , che puo ruotare orizzontal- menle attorno ad un perno piantato sopra una colonnetta di ottone , per la cui base D si assicura con viti al basa- mento ABC. Nella figura a." vedesi sul basamento AB T elevazione GH della calamita coUa rlspettiva ancora ef. II filo di ra- ine della spirale avvolto all' ancora si applica a nudo suUa calamita, e vi e premuto colla vite 0, che tiene unite le verglie d' acciajo : cosicche la spirale di rame per un sue capo viene ad essere in comunicazione metallica colla ca- lamita. Per I'altro capo, messo pure a nudo, essa comu- nica con un cilindrctto d' ottone c/ , awolgeadosi attorno aOO SVLLE CORREXTI MACNETO-rLETTRICITK al nieilesimo. Alliiiclio la spirale sia del tiUto isolata dil I'ancora, si e praticato all' estrcmita di questa un intaglio i a. coila ili rondine, in cui s' incastra un pezzetto J' avorio della stessa forma die si eleva un tantino sul piano della faccia delP ancora stessa. In ua foro scavato a cliiocciola uel pezzetto d' avorio i, entra e si assicnra il cilindretto d intagilato inferiormente a maschio di vite. II cilindretto e congiiinto con saldatura nietallica aJ una molla circolare ni d'acciajo, die serve per la scintilla dcW attacco, Un' altra molla in' d'acciajo entra per un foro nella vite di d, da cui e premuta contro il pezzetto d'avorio ia uiodo da essere in conumicazione metallica col cilindretto e per > Dalle osscrvazioai del sig. d'HumboMt jier taiito si ritrae, I." cbe le Antille inglesi , compresa la Giamaica, banuo 776,600 nbitanti, de' quali 626,800 sono scbiavi; 2." cbe Haiti francese e spagnuola ne lia 820,000-, 3." cbe le Antille spagnuole , compresa Cuba, ne banno 943,000 (281,400 di scbiavi)i 4-° cbe le Antille francesi, compresa Guada- lupa , ne banno 219,000 (scbiavi 178,000); 5.° cbe le Antille olandesi , danesi e svedesi ne contano 84,5oo (scbiavi 6i,3oo). Tale l"u il risultamento cbe il sig. d' Hum- boldt ne ebbe nel 1824 da'suoi mulliplici studj e dalle in- defesse indagini sue. Ne pero esso credersi dee scevero da qnalsivoglla errore od imperfezione. Impcroccbe T impossi- bilita d'una statistica assolutainente jjerl'etta e oggimai di- mostrata quasi ad evidenza. f< I proprietarj (dice egli) pel loro medesimo interesse procurano di sottrarre al registro una porzione de' loro scbiavi. Gli efletti della franchigia si confondono sui registri con quelli de' morti : d'altronde cercasi di nascondere una parte delle nascite. In generale i registri tendono a provare cbe sino ad ora ( dal 1817 al 1824) la popolazione nera va decrescendo nelle colonie inglesi delle Antille, piu nelle piccole isole die alia Giamai- ca, e da per tutto la dove i coloni coltivauo con grossissi- nii capitali un suolo, da cui projucoiisi abljondevolmente PARTE STRANIER.i. 2gS SOStanze d' alimento. " Da' medeslml stiulj rlsulta clie la popolazioiie delT Ainorica , sccondo la diversit.'i delle reli- gioni stata sarelibc nelT anzidetta epoca di 22,486,000 Cat- toIicL romani, 11, 636, 000 Protestaati , 820,000 ladiani indipendenti non cristiani : popolazione totale 34,942,000. L'autore passa qniadi alia preponderanza delle lingue nel Nuovo-Continente, ed e d'avviso clie in America snssistauo ancora piu di sette niilioni e mezzo di natii, die conser- varono 1' use della propria loro lingua , e che ignorano quasi del tatto gl' idiomi enropei. Aggingne poi potersi generalmente ammettere che neUe Americlie sovra 6,433,000 di neri ce ne ha piu di 45 per 100 che parlano inglese, piu di 3o per 100 che parlano portoghese , e piii di 14 e la per 100 che parlano francese e spau;nuolo. ]Ma i quadri che dal sig. d' Humboldt ci si danno della popolazione, considerati sotto i rapporti della dilFerenza delle razze, delle lin2;ue e dei culti, compon2,onsi d' elementi variabilis- sinii, siccome egli stesso osserva, e perclo non ci rappre- sentano lo stato della societa aniericana se non in via d' approssiniazione. « Ci ha (concliiude egll ) qualche cosa di grave e di profetico in questi iaventarj del genere uma- no : tutto r avveuire del Nuovo-Mondo sembra in essi registrato. '» II capltolo XXVllI del medesimo libro X contiene un Saggio politico suU' isola di Cuba; parla poi di Havana, delle coUine di Gnanavacoa, considerate sotto rajiporti geo- gnostici, della vallea de los Guines , di Batabano e del porto della Trinidad, de' giardiui (cosi detti) del Re e della Regina. E qui un immenso campo ci si aprirebbe, in cui mietere belle ed interessanti notizie in o;ini genere di stu- dj. Imperocche la politica importanza dell' isola di Cuba non consiste solo nell' estensione della sua superficie, che e la nieta piu grande di quella d' Haiti, nella maravigliosa fertllita del suolo, ne' suoi istitnti di marina militare e nella natura d' una popolazione composta, per tre quinti , d' uoniini liberi ; ma essa divien ancora vie piii grande pe' vautaggi della geografica jjosizione di Havana sua ca- pitale. Quest' isola e quella che tra tutte le possession! spagnuole ha piu prosper.ito. II porto di Havana, dopo le turbolenze di San Domingo, e divenuto uno de' piu impor- tanti del mondo. Un avventuroso concorso di politiche cir- costanze, la moderazioue de- rcgj ufticiali, il carattere degli 2c6 ArrENDICK abitantl , vivaci , iiigegnosi , geniali , priiJenti e nelle lor facccmle occiipatissimi conservato hanno ad Havana il nou intcrrotto gotlimoiito della lil)erta de' caiulij colle straniere nazioiii. La rciulita dolle dogane ha nclP isola di Cuha si jirodigiosamonte annieiitato die noa solo soddisfar pote a' suoi proprj liisogiii , ma nclf ostinata lotta tra la metro- poll e le colonic spa2;nnole del contiiictite pote aiicora som- ministrar raggnardcvoli somme agli avanzi deiresercito die combattuto avca ncl Venezuela, alia gnaniigione del ca- stello di San Giovanni d'Ulna, ed ai marittinii armanienti dispendiosissimi , bendie il pin delie volte inutili. Havana, celeberrima pel viaggiatori die vi concorrono da tntte le parti, presenta, alP ingresso del porto, uno de' |mii ridenti e piu pittorici aspetti di cui godcre si possa nelf America equinoziale al nord dell' eqiiatore. Qnella, quasi direljbesi, grazia die ne' nostri cliini abbellisce le scene dolla natnra colti^'ata, qnivi si franimischia , s' accoppia colla maesta delie forme vegetali , coU' organico vigore, insomma con quel caratteristico dlstintivo die e proprio tutto della zona torrida. Pero /< ad Havana gia coininciansi a seutire tutti gli eft'etti delT accnmulameato delie ricdiezze. I viveri da pochi anni raddoppiarono di prezzo. La mano d' opera e si cara cii' un nero, bozal, trasportato di recente dalle coste deir Africa, guadagna pel solo lavoro delle sue mani (senza di' egli appreso abbia mestiere alcuno) 4 a 5 reali ( dai a fr. 1 3 sohli ai 3 fr. 5 soldi) per giorno. I neri die esercitano qualdie mestiere meccanico, per grossolano die sia , guadagnano 5 a 6 fr. Le famigiie patrizie riniangonsi attaccate al suolo: 1' uomo die si e arriccliito non cnrasi di far ritorno in Europa per recarvi i suoi capital!. Alcune famigiie sono possenti al segno die don Matteo di Pedroso, morto da pochi anni, lascio in terreni oltre a due niilioni di piastre. Piu case di commercio di Havana comperano ogni anno dieci a dodici mila casse di zucdiero, pagrin- dole in raglone di 35o,ooo, oJ anche 420,000 piastre. Gii affarl die fannosi annualmente in questa piazza iin- ]">ortano la somma di oltre a venti milioni di piastre. " Tale e lo stato die dal sig. d'Hnmboldt ci si presenta della pul)blica fortuna di quest' isola alia fine del 1801. Da quest' epoca scorsero venticinque anni d' una crescente prosperita. La popolazione delf isola si e del doppio au- luentata. PVRT^ STn.VNIERA.. 207 Con qncsti pocliissimi cenni intorno all' Isola tli Cuba non nltro inleso ahl)iaiiio, se noa d'esporre T iinportantis- simo argomento sn cui versa il capitolo XXVIII. Ma non crediamo di dovere su qnesto capitolo progredire. Percioc- che le cose ia esso contenute trovansi pure , pressoche tutte , neir opera c1\e fu dallo stesso autore pnbblicata a Parigi nel 1826 coll' economlca edizione di due toini in 8.°, della quale gia date faroao accurate analisi in varj accre- ditati giornali. Noi percio piii a lungo ragionandone non altro fareiiimo cl»e ripetere cose gia bastevolniente note ad Ogni ciasse di coiti lettori. II capitolo XXIX, libro XI della Relazione, pubblicatosi Tanno scorso, contiene il passaggio de' due viaggiatort dalla Trinidad di Cuba al Rio Sinii , le notizie su Carta- gena delle Indie, snl Vnlcani d' aria di Turl)aco, e sul Ca- nale di Mahates. Vi si aggiungono, i.° alcnne nozioni pre- cise suUa geografia astrononiica dell' isola di Cuba^ 2.° alcuni quadri statistic! di quest' isola intorno a' suoi progress! nella coltura , nel comuiercio e nella prosperita, dal 1826 sino al coinpiersi del i82f); 3.° nn sunto di tutte le os- servazioni d' inclinazione e d'intensita magneticlie fatte dal sig. d' Humboldt nell' America , nell' Europa e nell' Asia ^ 4.° una Nota di supplimento alia descrizione de' piccoli vnlcani d' aria di Turbaco. II passaggio de' due vlaggiatori dall' isola di Cuba alle coste dell' America meridionale avvenne nel marzo del 1801, duro 16 giorni ed ebbe termine alT imboccatura del liio Sinii. Questo passaggio somministro al sig. d' Humboldt importanti fisiche osservazioni, giacche nulla al suo occhio indagatore sfnggiva di cio cbe alia scienza potesse in qual- sivoglia niodo contribuire. « Quanto bella (dice egli ) non ci sembro niai questa terra ! Quanto bella debb' essa pur sembrare al piccolo numero de' viaggiatori , die sensibili alle attractive della natura in veggendo una densa forcsta sormontata da palme non niisurano i loro godimenti in ragione della civilta de' luogbi ov' essi sbarcano ! Tutto annunciava l' aljbordar nostro ad una regione selvaggia, e ben di rado dagli stranieri visitata. Alcune case qua e colh disperse formano il villaggio di Zapoto. " Eglino sotto una specie di portico o galleria trovarono riuniti de' marini in gran numero, tutti uomini di colore, che coUe loro piroghe discesi erano pel Rio Sinu , vecando al ao8 ArrENDici: porto di Cnrtagen.i uiais, hanane, poUamo eil altri og- getti di domcstica cconomia. « . . . . Cli Zuinbos del Rio Siiiii ( soggingtie il sig. d' IIuinlioKlt) ci aiinojavano colle loro oziose quistioni siillo scopo dol aostro viaggio, su" libri nostri e su T luo degli slroineati: essi ci osservavaiio coa diliiden/.a : per sottrarci alia loro curiosita preforimino, ad onta della pioggia, di recarci a raccogliere erlie nella fo- resta. Costoro, coin' e di costume, tentato aveano di farci graiide panra coi boa, colle vipere e coirassalto dei ja- guar (i). Dopo un Iniigo soggiorno nelle inissionl degli Imliani Ciiaymi e dell" Orenoco , noi eravamo accostuinati a si fatte esagerazioai , le quali n;iscoiio meno dalla cre- dulita de' natii clie dal loro nialigiio godimeiito di tormea- tare i hianchi " Dopo un' ora di cammino trovnmnio in un Inogo a cielo scoperto piii abitanti clie stavano raccogllendo del vino di paliua. La tinta nericcia drgli Znmhos faceva un slngolare contrasto con quella d* un omicciuolo a capelli Jjiondi ed a viso pallido , clie prendere non sembrava parte alcuna al lavoro. Cestui era uno de' miel compa- triotti , nato snlle coste del Baltico : egli servito avea nella marina danese , e da piii anni soggiornava nell' alto Rio Sinii , presso di Santa-Croce di Lorica : cgli era vcauto da Zapoto per vedere, come dicono gli oziosi del paese, altre terre e per fare un po' di passeggio {para vcr ticrras y pasear no mas). L'aspetto di un uomo che parlargli potea della patrla sua, non parve destare su di lui allettainento alcuno ; e sicconie avea egli pressoclie totalmente dimen- ticato r alemanno , senza die splegarsi potesse con baste- vole cliiarezza nel castiliano , la nostra conversazione non era certamente la piii animata. •> E qui 1' autore si fa a spiegare il metodo con cui spremesi ilvino, ossia il sncco dalla Palma dulce , Cocos butjracea , die ivi a cagione del sue maestoso aspetto diiamasi Palma reale. /' II Rio Sinii ( cosi cgli continua ) ed il golfo di Darien non furono visitati dal Colombo. II punto piii orientale verso di cui questo grand' uomo tocco la terra, il 26 no- vembre i5o3, e il Puerto de Eetreto , che ora diiamasi Puerto de Escribanos presso la Punta di San-Blas , nelT istmo (i) Quadrupede caniivoro della grojsezza circa di lui cant uia$tino. PAUTFl STRANIKR.Y. 2C>9 di Paiiamn. Due anni prima Rodrigo de Bastldas ed Alonzo de Ojeda accompagnati da Amerigo Vespucci scoperta aveano tutta la costa della Terra-Ferma, dal golfo di Ma- racailjo sino a Puerto de Retreto Uti accidente beu avveiituroso mi lia fatto vedere nel corso de' miei viaggi le due estrcmita della Terra-Ferma, la montagnosa e ver- dcggiante costa di Paria , dove Cristoforo Colombo nella sua poetica esaltazione coUocava la culla dell' uman genere, e le basse ed uuiide coste , che dalT imboccatura del Sinu estendousi verso il golfo di Darien. II paragone di questi luogbi , divenuti nuovametite selvaggi , coni'erma cio che altrove ho asserito intorno al bizzarro e talvolta retrogrado cammino della civllta ia America. Da ua lato la cosia di Paria, 1' isola di Cubagna e la Margherita, dall' altro il golfo d' Uraba ed il Darieu ricevettero i primi coloni spa- giiuoli. L' oro e le perle, che abbondevolmente vi si iro- vavaiio , pcrche da un tempo immemorabile accumulati eransi tra le mani de' natii , davano a queste contrade, al principlo del i6.° secolo, una celebrita popolare. A Si- viglia ed a Toledo, a Pisa, a Geiiova e ad Anversa pro- ferivansi i loro nomi come quelli d' Ormuz e di Calicut. I pontefici romani ne facevano rimeml^ranza nelle loro l)olle : il Bembo le noraina nelle sue maravigliose pagine che aggiunsero gloria a Venezia e alia liberta di lei so- pravvissero. Ci ha un non so che di seducente nell' incerto splendore d' un avventuroso cominciamento : la creatrice imaginazione dell' uomo ingranJisce liberamente cio che non e se non abbozzato. Quest' attrattiva d' un' indefinita speranza, questo piacere d' aggiugnere per la possanza del pensiero a cio che il mondo reale ha di ristretto e di limi- tato, si diniostra da per tutto , nel germe delle grandi scoperte, come nelle non compiute produzioni delle arti del disegno , nel primo svilupparsi d' un bel carattere, come neir ingenua e confidente giovinezza de' popoli che sforzansi di costruire il loro sociale edificio. " L' Europa al finire del i5.° ed al cominciare del yO." secolo non vide nelle parti del Nuovo-RIondo, scoperte dal Colombo, dair Ojeda, dal Vespucci e da Rodrigo di Ba- stidas, se non i capi sporgenti di quest' ampia regione deir Asia orientale, le cui immense ricchezze in oro ed ia diamanti , in perle ed in ispezierie vantate ex-ansi nelle relazioni di Benianiino da Tudela, del Rubriquis, di Marco aiO ArPENDICE Polo e del Maiiilevllla. II Colombo pieno T immagliiazlone di simili raccoiiti, il la gin^no 1494, fece dinauzi a no- tajo stoiulere uii atto , in cui sessaiita do' suoi compagiii , piioti , niarinal e passeggieri, con giuramento allerinavano die la cosla meridioiiale di Cuba faceva parte dell' indico continente. La descrlzionc de' tesori del Catai e di Cipan- go, della celeste cittii di Qninsai e della proviacla di Mango die inliammato avea i deslderj di lui nell' eta sua giova- nile, lo insegui al par di fantasmi sino al declinare de' siioi giorni. Nel sno quarto ed ultimo viaggio, appro- dando alle coste di Cariai {^Poyais o Mosquito -Coast) di Veragua e delT Istmo , credeva d' essere giunto presso le bocdie del Gange. Queste geogralidie illusioni , questo velo misterioso, end' erano avviluppate le prime scoperte, coa- tribuirono ad ingrandire gli oggetti ed a cliiamare T atten- zione dell' Europa sovra regioni , delle quali non ci per- vennero che appena i nomi. La Nuova-Cadice, principale emporio della pescagione delle perle, sorgeva sur un' iso- lotta che divenne di nuovo inabitabile. L'estremita della Bcogliosa costa di Paria e ugualmente deserta. Piii citta fondate vennero all' imboccatura del Rio Atrato sotto i nomi di I'Antiqua del Darien , d' Uraba o San Sebastiaiio di Buenavista. Ed appunto in questi luoghi si celebri al co- niinciare del 16." secolo trovavasi riuaito il fiore dei^li eroi casti'iani , siccome gli storlci della conquista esprimonsii di la uscirono Balboa per jscoprire il mare del Sud , Pi- zarro per conquistare e sacclieggiar il Peru, Pedro di Cieca onde riconoscere , seuipre combattendo , le catena delle Andes , da Antioquia , Popaian e Couzco fine alia Plata , dopo d"" aver fatto per terra un viaggio di 900 le- ghe. Queste citta del Darien sono distrutte : alcuni casolari sparsi sul colli d' Uraba , qualche albero IVuttifero delP Eu- ropa frammescolato ad alberi indlgeni, sono pe' viaggiatori i soli indizj de' luogiii ov' esse sorwevano. Nell' America spagnuola pressoclie tutta , le prime terre che state erano popolate dni Conquistaclures ricaddero nclla barbaric: altre contrade piii tardi scoperte attrassero 1' attenzione de' co- loni. Questo e il naturale andamento delle cose, allorche trattasi di popolare un vasto continente. Giova sperare che 8u non poclii punti si fara ritorno verso i luoghi che stati erano scelti pei primi. Perclocche puo difficilmente conce- pirsi come uiai I'imboccatura d'uu gran fiume, che discende PARTE STRANIERA. 211 da un paese ricco la oro ed la platino , rimasto sla ina- bitato. Nonilimeno I'Atrato, gia Rio del Darien di Saa Giovanni o di Dabail^a, ando soggetto alia medesima sorte deir Oienoco. Gl" Indiani die varnio vagabnndi intoino al delta di qnesti fiiimi rimasero nello stato di selvaggia na- tura. Non giova 1' invocare le grandi ombre di Cristoforo Colombo e del Vespucci, I'uno de"" qnali riconobbe nel 1498 il canale di Pedernales , una delle bocclie delfOrenoco, e I'altro, nel i5oi, il golfo d' Uralja. Le sole date bastano per deporre contra la non curanza della metropoli,e con- tra lo spirito de' secoli che successero aU'epoca delle grandi scojjerte. " II navigllo su cui facevano vela i due viaggiatorl per raggingnere la Soca Chica , attuale ingresso al porto di Cartagena, fu per la violenza del vento costretto a rifng- girsi in una cala dell' isola di Barix, al sud della PunM Cigantes. Era il 39 di marzo, nel qnal giorno cadeva la doraenica delle palme, giorno che I' anno precedente stato era quasi fatale ai signori d' Humboldt e Bonpland nelle acque al nord della Misslone d' Uruana. Nella notte succe- dere dovea un eclisse di Uina, ed al domane un occulta- mento di a della Vergine. L' osservazione di quest' ultimo fenomeno divenir potea importantissinio per determinare la longitudine di Cartagena. II sig. d' Humboldt insistette invano presso del capitano ond' ottenere uno de' marinai , che per terra accompagnarlo potesse al fortino di Boca Ckica. La distanza era di cinque miglia : gli si obbiettava lo stato incolto di que' luoghi ^ ne' quali non incontransi ne alutazioni, ne sentieri. Un piccolo incidente, che avrebbe potuto rendere la domenica delle palme ancor piii fatale della precedente , giustifico i prudenti consigli del capita- no. I due viaggiatori vollero, ad un bel chiarore di luna , raccogliere delle piante sul lido: ma appena giunti vici- no alia terra col loro canotto, uscir videro dalle mac- cliie un giovane nero totalmente nudo, carico di catene ed armato d' una scimitarra. Costui invitavali a sbarcare sur una spiaggia coperta di grossi paletuieri (^1) , come in un luogo dove il mare non percoteva : ofFerivasi ancora a condarli nell'interno dell' isola di Baru, purche eglino (i) Palctuvier , grand' albero dell" America, i cui rami toccando la terra prendono radice. ai2 APPKNBICE proinettergll volessero di die vcstiisi. II sno aspetto scaltro e feroce , la sua dimanda \nh volte ripetiita se eglino fos- sero Spagniioli , varle iatelligihdi parole dirette a diversL siioi compagni nascosii dietro gli albcri, ispiraroiio cjiialclie dillidenya. Gostoro eraiio seiiz' alcua dabbio ueri fiiggiiivi (^marrons), schiavi scampati dalla prigione ove tenuti crano tra le catene. Qnesta classe di sciagurati e la piu perico- losa, la piu tcri-iljile : essi hanno il coraggio della dispe- razioae, ed una suiania di veudicarsi eccitata dal rigore dc' bianchi. /< Noi (soggiugiie il sig. d' Humboldt) eravamo senz'annl: ci seuilirava cli" essi fossero piii di noi nuine- rosl , e forse allettavaaci a sbarcare per iuipadrouirsi del nostro cauotto. Pcro avvisauimo clie fosse cosa piu pru- deute il far ritorno al bordo nostro. L'aspctlo d"un uoino nudo , errante per una spiaggia inal)itata, cbe potuto non uvea liberarsi dalle catene, die gli strignevano il coUo e r alto delle braccia , ci lasclo impressioni l)cn dolorose. Queste essere non potevano aumentate fuorcbc dal feroce rammarico de' nostri niarinai , die avrebl)oro voluto ritor- nare a terra ed impadronirsi de' fuggitivi onde segreta- mente vendcrli a Cartagena. Ne' dimi ove regna la scliia- vitu le aniiue avvezzausi all' aspetto del dolore , e soffo- cano queir istinto della pieta die caratlerizza ed inalza r umana natura. » L' annunziata eclisse del 29 marzo 1801 fu dal sig. d' Humboldt osservata all' ancora presso 1' isola di Barii , nel meridiano di Punta Gigantes. L' iiumersione totale ebbe luogo alle II'' 3o' 12",6 tempo medio. Alcuni gruppi di vapori sparsi suU' azzurra volta del cielo resero incerta 1' osservazione deU'emersione. Finalmente i due viaggiatori entrarono nel porto di Cartagena il maitino del 3o mar- zo (i). Nel soggiorno ch' eglino quivi fecero , le loro gite piu importanti erano dirette verso la Boca grande ed il colle Cerro o della Popa , coronato da un convento e da alcune batterie: esso domina la citta ed ofl're un esteslssimo orizzonte. Ma il sig. d' Humboldt atiese specialmente a ret- tificare le sue osservazioni astronomiche , atmosferidie, idrauliclie e magneticlie , paragonandole con quelle degli ulHciali della celebre spedizione spaguuola di Fidalgo. Una (l) Secondo le carte del sig. d' Humboldt questa citta giace- rebbe ai 10° 3o' lat. N. , 77° 46' long. O. mer. di Parigi. PARTK STUANIERA. 2l3 trista vesetazlone di Cactus, di Jatropha gossypifolin , di Croton e di Mimosa copre 1' arido jiendio del Cerro de la Popa. N Mentre eravauio quivi intenti ( cosi raccoiita il si". d'Hmnboldt) a rnccogliere erbe, ci venne dallo nostre guide mostrato nn deiiso prunajo (VAcacia cornigera dive- niito celebre per nil deplorabile avvenimento. Quest' acacia tra tutte le specie di inimosacee e la piii armata di forti spine: esse haiino siao a cinque jJoUici di Inngbezza , ed essendo incavate servono d'abitazione a forniiclie d' una straordinaria grossezza. Or avvenne cbe una donna anno- jata dcUa gelosia e del rimproveri , henche non del tutto ingiusti , del suo consorte , concepito avea un luodo di vendetta il piu raffinato. Col sussidio del suo amante le riusci di strettamente legarlo, e di nottetempo gettarlo in una niaccbia di Mimosa cornigera. Piii egli dibattevasi e piu i legnosi pungoli delT albero gli stracciavano la pelle. Le sue grida attraevano i passeggieri : dopo piu ore di soflerenza fu trovato coperto di sangue e dalle formiclic crudelmente tornientato. Questo genere di punizione inflitto ad un consorte geloso non ha forse esenipio nella storia delle perversita umane : con esso viene a caratterizzarsi presso le infime class! della societa una violenza di pas- sioni , della quale accusar debbesi meno il clima cbe la rozzezza de' costumi. " I due viaggiatori nel loro soggiorno a Cartagena ebbero pure ropportuniia di vedere le processioni della Pasqua ; spettacolo ciie noi ancora qui rit'eriremo, percbe attissiino ci semljra a caratterizzare il grado di civilta ed i costumi del basso pojiolo. a Le cappelle erano adorne d'un'im- mensa quantita di fiori, tra' quali la Plumiera alba e la P. rubra brillavano del piu vivo splendore. Nulla pareggiar porrebbesi alia bizzarria delle vestimenta de' personaggi cbe in queste processioni rappresentavano le parti principal!. Mendicanti, con una corona di spine sulla testa, cliiede- vanq la limosina portando nell'una niano un crocifisso. II loro corpo era coperto d'un drappo nero. Essi andavano di casa in casa, e pagavaiio qualche piastra al clero onde avere il diritto di questuare. Pilato era in ablto di seta tessuta a rigbe: gli Apostoli assisi ad un gran desco imban- dito di confetture, crano portati suUe spalle degli Zambos, Al cader del sole , vedcansi nelle principal! contrade varie iiguiacce rapprescatauti Giiulei, vestite alia fiaiicese, col 214 ArPENDICE corpo ripieiio lU pagli.a e tli razzi , sospese a conle alia loggia ilelle nostre laiiipaiie ili riverl)cro. II popolaccio stava per piii ore aspettaiulo il jnoinento in cui sarebliesi d.ito il fuoco a los jtidios. Si facevano Inmeiiti, perclie i Giiulei, a cagione dulia graiiJe iimielith dell' aria, noa si Ijcne ab- Iriiciavano come d' ordinario avvenir sclera. Qneste sante ricreazioni (cosi chiamasi tal barbaro s[)ettacolo) non soiio certamente fatte per addolcire i costuuii. " I nostri viaggiatori temendo d' essere troppo a Inngo esposii airinsalubriia di Cartagena, insahibrltii proveniente dalle grandi niaree, ma csagerata ne' racconti di coloro clie abilano la parte elevata (tierras frias) di Goloml)ia , rlti- raronsi il 6 d'aprlle nel villaggio indiano di Turbaco, posto in un delizioso distretto, alP ingresso d'un'ainpia foresta, quasi 5 leglie al sud-siid-est del coUe della Popa. Essi ben di biion animo abbandonarono un tristo albergo (fouda) rjpieno di nnlitari, avanzo della sclagnrata spedizione del generale Rocliambeau. luterniinabili discussloni snlla ne- cessita di cpianto da costoro comuiesso erasi di piii atroce 6ui neri di San Doiningo , ricliiamavano involontariamente alia lore memoria le opinion! e gli orrori della concjuista del 1 6.° secolo. — A Turbaco ebbero osplzio in una bella casa costrutta dall' arcivescovo vicere Gorgora, e vi sog- giornarono tutto il tempo necessarlo a' preparatlvi per la lore navigazione sul Rio Magdalena , e pel hingo viaggio di terra clie intraprendere doveano da Honda a Bogota « Pipaian e Quito. « Poclii soggiorni (dice il sig. d' Hum— ]boldt ) nella regione de' tropic! mi sembrarono piii di questo delizlosi, II villaggio e probabilmente clevato di oltre a i8o tese sul livello del mare. Frequentissimi vi sono i serpent! , e vengono per dare la caccia ai topi nell' in- terno delle case. Aggrappandos! sui tetti fanno la guerra ai pipistrelli, le cui strida spesso di notte incomodavanci. Le capanne degl' Indian! coprono una spianata a rapido pendio , di modo die la vista batte da per tutto su grandi ed ombrose valli irrigate da ruscelletti. Da questo terrazzo, ond' era circondata la nostra casa, noi, massime al nascere ed al cader del sole, godevamo dell' imponeute aspetto della Sierra Nevada de Santa Marta. Questo gruppo colossale di niontagne (ognor coper to di nevi, e la cui punta culmi- nante oUrepassa le 3oo tese) si presenta niaestosameate verso I'est-nord-estj ad una distanza di 35 leghe. " TAIITE STRANIERA. 2l5 In una parte della foresta di Tnrbaco, aLbonilantissima in palme, trovasi uno spazio di 800 piedi in quadrato, totalniente sprovvisto di vegetazione , ma contornato di ccspugli di Bromclia karatas , la cui foglia e souiigliante a quella degli ananas comuni. Ivi i nostri viaggiatori osser- varono ua cmioso fenomeno , cui gli abitanti del paese danno il nome di Volcancitos , o piccoli vulcani. Questi consistono in venti Y)iccoli coni tronclii , di tre a quattro tese di altezza , terminanti nel loro vcrtice con ua' aper- tnra di i5 a 28 poUici di diametro. Questi piccoli cra- teri , di 34 a 3o pollici di profondita , lianno un crlo nssai eievato, e pieni sono d'acqua, a traverse delia quale si sviluppano con grande regolarita belle d'aria d' un no- laljilissimo volume. Dal sig. d' Humboldt contate ne furono il pill delle volte cinque esplosioni in due minuti. Ciascuna di qiieste grosse bolle racchiude 10 a 12 pollici cubici di flnido elastico. L'inipeto con cui I'aria soUevasi potrebbe far credere cli' essa provi una forte pressione neirinterno della terra. Pero odesi ad intervalli un rumor cupo e forte d'assai, che precede di i5 a 18 secondi 1' emergere delle JjoUe d'aria e die indica farsi cammino sovr' uno di quel vuoti terreni , si comuni neU'Anierica nieridionale , lungi ancora da' vulcani intiammati. La temperatura dell' acqua di questi piccloli crateri nou e pin elevata di quelia del— I'atmosfera: deposta in un vaso, diviene limpidissima e conserva un qualclie gusto d' allume. In questi luoghi noa apparve giammai alcun fenomeno Inmiiioso. II sig. d' Hum- boldt paragona i vulcancitos a'salsi e piccoli vulcani d'aria, di fango e di petrolio , osservati in diverse parti del globo e nel loro aspetto variatissimi. Egli e d' avviso cbe questi fenomeni siano interamente legati con quelli che ci si pre- eentano da' vulcani attlvi eruttanti lave , coUe acque ter- mali e col tremuotl di terra : li considera poi tutti come effetto d' una niedeslma causa, il cui centro d' azlone tro- vasi ad una grande profondita nell' interno della terra. Ma quaiito alle apparenze, grandlssima, siccome egli osserva, c la distanza dalle salsc, o piccoli vulcani lancianti fiamme e grossi pezzl di roccia a questi pacifici vulcani d'aria di Turbaco cbe presentar seiidirano in mlniatura lo sconvol- giniento delle montagne del nostro planeta e di quelle della luna , per 1' cspansione de' fluidi elastici. 2l6 APPENDICE I iiostrl vinggiatori abbandoiiarono Turlmco il 19 aprilr. Qui viiolsi da noi aiicora riferire uii Jjiaao ili-Ila loro le- lazioiic , attissiuio a dare ai leggitoii un'' idea dt-llc noje e des;!" iiicomodi iusoparaljili da' viaggi scientifici. '. Noi aspeitamino tjiiasi timo 11 gionio, nel miseraljile villa^gio di ISlaliates, le liestie da soma die trasportar do\eaiio le cose uostie al liiogo delf imbarcamento siil Kio Magdale- na. Faceva ua caldo spaveatevole , perciocclie in cjiiesta stagioiie non si seate fjiiasi un sodio di vento. Noi re- •Uinimo tristamente sdiajati per terra nella gran piazza: il iiiio baromeiro erasi spezzato : era V unico ch' allora ci rimanesse I soli viaggiatori sen- tir possono cio clie ci lia fli penoso in simile accidente, die per uie si e spcsso ripetiuo nelle Amies, al Messico, nel nord delPAsia, e sempre coa un sentimento di dolore ngualmente vivo .... Fra tiitti gli strninenti de' cjuali es- sere dt;l)be munito un viaggiatore , il bnrometro e il solo che ad onta di tutti i suoi perfezionamenti reca ancor piii d'inibarazzo e d'angoscia E di fatto r.llordie col carico di strumenti di lisica e d'astronoiiiia si perviene al tenniue de' viaggi di alciuai niigliai di leglie a traverso i continenti , nasce la teiitazione di esclamare al compiersi della propria carriera : Felici colore <;he viaggiano senza istrumenti facili a rompersi, senza erbolai esposti a ba— gnarsi , senza collezioni d'animali soggette a danneggiarsi ! Felici coloro die scorrono pel mondo, onde co' loro ocdii vederlo, tentare di comprenderlo, raccogliere le dolci coiii- mozioni die dalF aspetto della natura produconsi, i cut piu semplici godinienti sono assai pin calnu , e nieuo sog- getti ad essere contnrbati ! u E qui ci e forza 1' abbandonare i due dottissimi ed in- trepidi viaggiatori, non perclie la materia ci venga nieno^ clie anzi raccolte non ne abbiamo se non podiissinie frutta scorrendo per immensi ubertosissimi campi ; ma perdie la natura stessa del nostro giornale ci obl)Iiga ad arrestarci sul cammino. Forse taluno opporci potrelibo che piii aliri viaggiatori visitarono le niedesime regioni d'Auierica dopo i signori d' Humboldt e Bonpland , e che quindi le rela- zioni di questi due dovrebbero aver perduto non poco della primiera loro importanza. A quest' obbiezione lasceremo che Id stesso sig. d' Humboldt risponda. " Nella tarda puii- blicazione della niia Rclazioae sLorica , alia quale ho fatio PARTE STRANIERA. 217 precedcre opere di scienze d'un clrcoscrltto iateresse, fui preceJuto da' viaggiatori die venticincjne anni tlopo di me traversarono rAinerica. Oso nonJimeno luslngarmi clie tutto cio clie le seguenti pagiiie offroao di piii essenziale e ora del pari nuovo come se fatto lo avessi conoscere imrae- diatameate dopo il mio ritorno in Europa. Si fatta asser- zioae semhrar dee ambiziosa e ardita a colore , i quali immaginansi che una regione e conosciuta teste che traver- sata venga in tutti i sensi da eserciti, e visitata da un gran nuniero d' Europei spinti da comnierciali specula- zioni : essa semhrera irreprensibile e naturale a chiunque persi voglia sul terrene dalF autore di quest' opera scelte a preferenza. Dopo la meta del 18.° secolo , dopo le es- servazioni purameiite astronomiche del La Condaniiae , del Bouguer, di Don Giorgio Saan e deirUlloa, sine al- 1' epoca del mie viaggio, non venae in Europa j^ubblicata pagina alcuna che trattasse , ben ance di un mode il piii iraperfetto, della conligui-azione della superficie , dell'esten- sione e dcU'altezza de'piani, delle raodificazioni del clinia o delle temperature medie , dell' aspetto e della distribu- zioue de' vegeta)jili, della costituzione geognostica del suolo, delle variazioni d' inclinazione e delle forze magneticlie. Dalle guerre dcH'indipendenza questc belle regioni del globe aperte vennero aU'industria ed al commercio dell' Europa: nia i libri che poscia apparvero sulla repubblica di Co- lombia c sul Peru furoue composti da persone che per le loro stesse occupazioni , o fors' anche per lo state delle lore cogaizioni spargere per avventura non poteano nnova luce sulla geografia lisica de' paesi da esse visitati. lo nella compilazione del mio giornale ho soppresso tittto cio che fu gla da altri narrate sull' aspetto e sulla costruzione delle citta , su gli abici delle diverse caste , sul materiale della vita comune , e sui mezzi di trasporto. l\Ii sone special- mente astenute da quella polcmica die rende si gravosa la lettiira de' viaggi. Bramando ardentemente d'evitar l' er- rore non mi sono punte occupato delle opinioni di colore che scrissero sul medesimo soggetto. He desiderato di con- scrvare alia relazione del mio viaggio 1' inJipendeuza sua da transitorle circostanze, ed il carattere sue proprio, quelle cioc d' un' opera scientifica. " Bibl. lud. T. LXVII. i5 2i8 ArrENnicE Dcr schwarze Tod im vierzehntcn Jnhrhundcrt etc. cioe: La iiiorte ncra ncl secolo XIV^ . .'Aiista le fonti origincdl , pel mcdici e pei cold non mcdlcl del dottor /. E. C. Ilcckcr, profcssore nclla ludvcrsitd F cdcrico~Guglleliniiia di JJciiino , membro delta sn- prcma cominlssiunc drgU esuini in Beiitno e dcllc socictd Icttcrarie dl Beiiino , Roma , Dresda , Er- langen, Hanait, Kopc/diagen, Londra, Lione , Mctz, Napoll, Nuova York, Filadr.l/la e Ziuigo. — Ecr- I'uiOi 1802, pag. VI e 102. I 1 dottor Hecker dopo di avere con grande eriidizione dimostrato die la pestilenza del secolo XIV fii la vera peste orlentalc ; dopo di avere detto csscre questo niorbo stato dotato di una qualitii emiiiciitcmentc cpiitagiosaj dopo di avere indicato per cjnali niezzl venisse da nomliii o da merci recato nelle diverse contrade del globo , nc deduce per conseguenza clie il niorbo sebbene coiitagioso ricono- sceva pero la sua origine non meno che la sua diffasione da cause cosmiche o telluricbe universalmcnte operantl. Dopo di avere in oltre colla piii supina crcdulita riferitc tutte quante le pretese osservazioni di quel secolo ignorante ; dopo di aver tenuto conto dei tremuoti, delle ncL'.jie, delle innondazloni, della siccith, della pretesa carestia ( quando egli stesso confessa clie altri scrittori negano quest' ultima circostanza), senza jjor iiiente che nello spazio di 26 anni quanto ne duro quella pestllenza, aggiuntivi altri i5, che secondo esso ne furono i prodromi , e quindi nel decorso di anni 41 , in qualunque perlodo di storia si riscontre- ranno in qualche parte del globo siniili fenomeni, e tanto piu ove gli occhi del volgo che cerca seiiipre cause stra- ordinarie di straordhiarj eiletti sieno oltre 1' usato, intenti ad ogni avvenimento , dopo tante e tante premcsse final- uiente egli deduce la gia indicata conseguenza. Ove egli poi propone il quesito se quella fainigerata pestllenza avrebbe potuto essere frenata da regolamenti sanitarj tende a deciderlo negatlvainente : e sopra quale autorila? sovra quella di Papon, scrittore del secolo XVIII, che o^iua trovarsi uci priiuordj della storia indizj di peste, PARTE STRANIERA. 21 9 in cpoca in cul non avrcbbe, dice egli, potato essere rccata dal coiiimercio. Ncl die Papon , e il nostro autore clie lo ha ciecamente seguito, non hanno posto mente die nelle relazioni dcgli anticlii egli e spesso iinpossiljile discernere le epidemie spontanee di duni temperati dalla peste orien- tale : die d' altra parte le epodie alle quali risalgono le storie delle nazioni iucivillte ce le presentano di gia po- 8te a contatto per via di commercio e di guerre colle nazioni piu nieridionali onde poteva esser derivato il con- tagion die inline la tradizione costante di tutte le genti , e la tcstimonianza di tutti gli storici dal Greci e dai Romani infino a noi ci indicano il covile della peste nelle contrade orientali e meridionali. Aflinclie poi il lettore scorga qnanto le idee di questo uonio eruditisslmo vadano infette di quei nrlncipj onde tanto male deriva alia societa ed onde si fatali conseguenze ebbero origine, ecco il principio della di lai introduzione. " Nelle grandi pestilenze si uianifesta la forza onnlpos- >> sente la quale ha forniato il globo con tutte le sue crea- " ture in un tutto vivente. Le forze della creazione stanno " in un violento contrasto : T asciutta qualiia sofFocante " deiratmosfera, i fuhulni sotterranei, la nebi)ia delle acque " die traboccano, annunziano dlstrnzione ; la natura non »/ si accontenta delFordiuaria vlcenda di vita e di morte, i> e r angelo sterniinatore ruota la sua spada fulminante }> sugli uoiuini e sugli animali. » Queste rivoluzioni avvengono in gi'andi period! imper- n scrutablli alia mente deU'uomo circoscritta a limitato >i circolo di cognizione. Ma questi sono avvenimenti mon- »/ diali pin grandi di qualunqne altro e di quelli die ven- » gono prodotti dalla sola discordia, dalla necesslta o dalle " passloni delle nazioni. Esse destano coll' aunientamento » nuova vita , e quando e passato lo stato di ribellione »/ sopra e sotto la terra, la natura ringiovenlsce e lo spi- >» rito si sveglia dall' assideramcnto e dall' assopiuiento alia »/ conscienza di piu alti destini. » Non continuerenio piii oltre il panegirico delle pestilenze, ma non lasceremo di osscrvare non potersi peccare maggior- mente contro la logica quanto coir'ammettere il continuo concorso di cause indipendenti, c:oe di cagioni universali e di contagio per produrre lo stesso invariabile fenomeno, e cio sull'appoggio di dati omiinamente cliiiuerici. Al qual 220 A r P E N n I C E proposlto gioveni pure osservare die tornando comodo al nostro autore a norma del suo pomposo prologo die quella pcstileiiza del geiicre umano fosse accompagnata da (juella dcgli animali, acciisa Tigiioraa/.a dcgU scrittori di cjnella eta, perciic appena alcuiio iVa di essi ne abbia fatto qualdie ceiino; dal die doveva aazi inferire die se vi fu qualclie niortalita negli animali domcstici , alle conseguenze pinttosto della pcrturbata condizion soclale debbe attribuirsi anzidie a cause cosmiclie o tclhnichc e neppure alio stesso con- taglo, die sebbene possa riuscire deletcrio da una specie di animali in un' altra , pure dalle piii accurate osserva- zioni noa senibra rendersi nuovo t'omite di contagio negli iiidivldui cosi alFetti. Chi poi si aspetterebbe die il nostro autore dope di avere dicliiarato la pcste poter uascere spontanea in Eu- ropai dopo di avere, come abbiam gia accennato qui sopra, maulfeslata la sua opinione intorno alia insuflicienza delle cautcle sanitarie i dopo di avere tessuto pomposo elogio delle dottrine astrologiche (i) ed avere cosi approvata la seiitcnza emanata dalla facolta medica di Parigi in quel- Tepoca, sentenza die egli stesso aveva pero aspramente cri- ticata poclii versi piu addietro; die dopo di avere attribuita la ccssazione della peste in Europa alia piii estesa coltiva- zione delle terre ed all' innoltrato incivillmento , mentre (i) « Quanto a noi (dice egli) non sapreiuuio iiidiu'ci a con- 3> siderare rastrologia dei secoii di mezzo come un mere aborto >> della supei'stizione. Essa lia uon solamente una elevata siguifi- M cazloue storica siccome tutte le idee clie animauo e guidano » di uomini^ asti-azlone facendo dalla verita o falsitadi esse, mentre » r influenza di amendue le cose, cioe delP errore e della verita^ » e egualmente poteute, nia iuoltre si conservarono neir astrologia » come neir alcliimia grandiosi pensieri dell' anticliita, pensieri dei » quali la moderna iilosofia nacurale h si lungi dal vergogiiarsi » che anzi li prende in sua tutela come sua proprieta. Vi ap- » partiene prima d'' ogni altra cosa Y idea della vita universale 3> che si estende in tutto il niondo, idea emessa dai graadi sapienti » della Grecia e passata per eredita al secoii di mezzo colla uio- » derna fdosolia platonica. A tale sospetto di un organismo mon- » diale non poteva essere straniera T ipotcsi di una vicendevole » influenza dei corpi celesti , ipotcsi la quale in allora soltanto >> cesso di conispondeve alle vedutc della natura quando gli 3> aslrologi con minuri e mistici calcoli oltrepassarono il limite « dell' ujuana capacita. » Pag. yS. PAP.TE STRANTF.RA. 221 pero egli stesso confessa altrove la peste essei'si resa fre- quentissinia nel mezzodi tlelT Europa appunto in qnesto perlodo , clii potrebbe mai inimaginare che egli termini la sua prodnzione colla storia non solo ma bensi col- I'elogio delle cautele sanitaria in questo modo: " Sovra » tin tal punto io non oserei decidere " (si tratta del mo- tive pel quale siasi scelto 11 periodo di giorni 4.0 per le contumacie ) , « mentre era mio solo intento indicare Tori- " gine di un preservative politico coiitro di una malattia » die e sempre stata sine dai piu antichi tempi a noi noti " il pill possente ostacolo all' incivilimento; di un prc- » servntivo il quale » (come la vaccina di Jenner dopo le stragi fatte dal vajnolo in Europa per dodici secoU) << col >' metter freno ad una mortalita che arrestava i progressi >i deir inci\i!Iniento, ha date alia vita ed alia industria dei >i popoli di questa parte del mondo una nuova direzione 't e tale die ne sono incalcolabili le conseguenze. >> Qui sopra abbiamo vednto che le pestilenze coU' annien- tamento destano nuova vita e svegliano lo spirito uinano dair assopinicnto alia coiiscienza di i>iu alti destini. Ora in vece apprenJiame die queste istesse pestilenze sono anzi state le cagioni che arrestarono i progressi della mente e deir industria umana. Chi mai potrebbe persnadersi se nol vedesse cogli occhi proprj che V introduzione e la con- clusione siano dello stesso autore ! ! ! Se poi il dottor Hecker in vece di andare perduto dietro i delirj tutti della mente umana si fosse occnpato d" inve- stigarne 1' ordinario andamento, avrebbe trovato di leggieri come nei prlmordj dello sviluppo di essa le idee astrolo- giche si mescolassero all' apparizione delle epidemic. Se considereremo in fatti che il prime mezzo col quale r uomo pote dagli eftetti risalire alle cause nelle cose fisi- die , si fu r osservare quali fossero i fatti costantemente preceduti da altri fatti , non esiteremo a riconoscervi T o- rigine dell' opinione che attribui all* influenza degli astri i morbi epidemici. Nelf infanzia dell' astronoinia appena gli nomini si fureno avvednti che la luce del sole era quella che impediva ad essi lo scorgere le stelle nel giorne , le loro osservazioni incominciarene dal determinare quali fos- sero quelle che piii da vicino precede vano nel loro appa- riie il nascere del sole, o quelle die pin da vicino il se- guivano nel tramontare. Prima die fosse distinto I'anno in 22a APPENDICE mesi , prima clie si fosse stabillto un rcgolare calendario , ii sor:;ero ellnco ell nii nstro era prcsso gli antidil come lo e tnttoili prcsso i sclvaggi indizio deU' arrive di tale o tale altra stagione, del tempo di tale o tale altra opera- zionc. E siccome in alcnne contrade certe stagioni dcir anno sia nei climi torridi , sia nei temperati sogliono essere ac- compagnate da ricorrenti determinate epldemle, ne seguiv.i clie le dctte epidemic trovandosi ognor di epoca vicina air apparlzlone di alcuni astri , gll astri stessi no vcnissero accnsati come immedlata cagione. Un tal modo di ragionare nan era affatto fuori di proposlto in quelle circostanze , nia reca tanto mngglore meraviglia come ab])ia potuto per tanti secoli , e sino ad an' epoca tanto a noi vicina domi- nare, e die tuttavia gli almanacchi nostri ridondino delle inflnenze delle costellazloni zodlacali , senza die pur siasi posto mente die cpielle costellazloni alle cjnnli ■nttrihulvansi le mentovatc iuniienze sono oramai in tntt'altra situazione (a motivo della prccessione dcgli equlnozj ) da qnella in cui trovavansi allorclie ad essi furono attrlbalti tali fnnesti efFetti. Ne tanto abbiamo a meravigliarcl die tale cieca i<£noranza domini ancor nei voliio e nei facltorl di al- manacchi, quanto die alcuni dotti fisiologi vogliano col dott. Hecker al di d' oggi ricondurci all' infanzia della ra- gione 5 ridestando gl' influssi solari , lunari e quelli degli astri die eraiio ormai felicemente elimlnati dalla medlcina come da ogni altra scienza. Non v' ha dubbio die 1' azione del sole plu o meno attiva suUa nostra atmosfera combi- nata colle circostanze di essa in ogni particolar contrada noil abbia grande influenza suU' economia animale , ma appunto le pin dillgenti osservazioni fatte dopo die tutti quasi i climi del glolio sono assoggettati alia ispezione del fisiologo ci indicano die se 1' influenza del sole e grande , lo e appunto subordinatamente agli efi"etti che esso pro- duce suIla nostra atmosfera, e che quindi 11 calore della state genera le intermittenti cola dove trova miasmi pa- ludosi, ma non mai in climi temperati insleme ed asciutti^ die quello stesso sole che illumina Quito, il cui clima e salubre e tempcrato durante tutto I'anno, e pur quello die illumina le llmacciose ed insalubri contrade di Java tanto mlcldlali ai naviganti in ogni stagione. Che infine ia quGgli stessi climi che vanno soggetti al!e intermittenti, queste sono piii o meno frequent), piii o uicuo intense in PARTE STUANIERA.. 223 ragionc del ir.ag(!;iore o minor calore della state, della niinore o inagr^ior uniiditii dclT atmosfera. In sonnna se ci e cosa ])ene avverata in fisiologia e appanto questa, non tro- ycicsi cioe motivo alcnno per cui, quando non si vogliono nioUiplieare le cause contro T evidenza del fatti , si ab- bia ad attribnire al sole altra influenza sulla economia animale, tranne qnella die deriva dagli efFetti che scor- gianio visibihnente operatl da esso snlla nostra atmosfera. Lo stesso dicasi dalle inlluenze lunari e di quelle degli astri, intorno alle quali nulla si e mai potuto provare, e clie anzi vennero dimostrate cliimericlie dalle piu ac- curate osservazioni. Le sperienze di Duhamel lianno di- mostrato ad evidenza ciie i pretesi influssi lunari sulla vegetazione sono antichi errori del volgo, e le dotte os- servazioni del Frlsi , confermate dalle tante fatte dopo di lui 5 lianno pure provato ad evidenza die neppure le vi- cende atinosferidie non istanno in alcuna determinata re- lazione coi movimenti di questo pianeta (i). Le piu accurate osservazioni dei moderni hanno del pari fatto sparire dalle scienze lisiche le influenze che si voleaa derivare da quest' astro sulla economia animale e suUe ordinarle malattie. Se iielle funzioni della vita, se nella gestazione, se nelle malattie stesse osservansi perioui de- termiiiati, cjuesti non istanno in alcuna correlazione colle fasi di queir astro. L' esperlenza ci dimostra ogni di niag- giormente tall periodi essere suscettivi di magglore o mi- iiore amplezza , sel^bene dentro certi limiti; ci insegna poi d' altra parte die se sono stati creduti essere in relazione colle fasi lunari non sono gia parti aliquote di esse, ma si credettero da esse dipeudenti, perclie le fasi stesse fu- rono la misura alia quale si riferirono primitivamente le divisioni del tempo. Se questi period! poi sembrano talora, sebbene assai ir- regolarnicnte , dipendenti dnlla durata del giorno solare, non e d' uopo rintracciarne la cagione in arcani influssi , quando questa si rende nianifesta dall' alternativa di caldo e di freddo , di luce e di tenebre prodotta dalla rivoluzione (i) Quantunque T azioue lunai-e debba produrre sulla nostra atmosfera un iiioviinento di flusso e riflusso, la teoria non meno che r espericnza ci mostrano le conseguenze che derivar ne pos- sono nella formazione dei venti essere di si lieve momento clie non sia da tenersene coiito. 224 APPENDICE diurna del globo, e forse da questa non tanto, cni Sororcs , Quae vohis HcUconUs in oris Et Plioiho invia regna dctuUstisI HoBC erant juga sacra dedicanda , Hi colics et aniabiles reccssus : Tunc Musis cilharce frequciuiores , Et circwn undique crescerent poctai. Nee cxsucca ddrcnt , ncc inficeta Phceho carinina ; quippe Orobianis Esset i'cna salubrior poetis. Amove che ruba il mele. — Idillio xix di Teocrito. Versione di Giovanni Maria Bossi. Fur em ex alveolis favos Amor em Prcedantem pupugit, manusque dira Extremes digitos apis refixit. llle i'ero queri, manus refiare, Tellurem quatere , exilire , mairi Malum ascender e, conqueri, sibi quod Tanta vulnera tantula fuissent Modo a bestiola: sed ilia ridens: Ecquid? Nonne opium siinillimus tu, Tanta vulnera qui facis pusillus ? 11 lamento. — Idillio di Salomone Gessner. Versione dello stesso. Hanc aram patrio , Cupido, in horto Majis seposui tibi calendis , Myrteo roseoque tecto obumbrans. Quot , Cupido , diebus hanc ad aram Aurorce lacrymis adhuc madentes Floreas , mane novo , tuli corollas ? Sed aram , hei mihi ! myrteumque tectum Hides et roseum , Cupido , et umbram , JSecnon roscida , florulenta serta , luges primitias novi diei. Jam sih'is rapiunt suum decembres , Et pratis borece suum virorem : At a:que fera adhuc mihi deccmbri est Ac tnuiis Galatea erat calendis. 236 ATPENDICE Ai sorci rosecchianti i lihri. — Antli. i , 33 , 17. Versione di Antonio Mussi. SI forte ad tenue lioc mnum mapale Panein qucvrcre , musculi , veniiis , Sultis (*) , liinc alias domos abne. Pingucm caseolum aridamquc ficum, Et quidqaid reliquuin ex opinikale Ccenaruni superest , ibi Icgetis. Quod si denticulos meis libellis Jlursurn fixeritis , malarn , miselli , Ad catnam lacrymabitis profccti. Quest' epigi'amma ci fa x-icordare di un altro belllsslmo, die lo stesso Mussi trasporto liberameiite dal francese , e clie fu scritto contro di ua topolino, dal quale stato era rosecchiato ua' elegante edizioiicella di Catullo. Noi cre- diam bene di qni aggiugnerlo. Nequam muscule , tun meum Catullurn Ausus rodere? Proxiniwnque summo Nee perstringere dente Martialcm? La pena di Sisifo. — Dal lib. 11, v. 692-97 dell' Odissca. Versione dello stesso. Dura dolentcm Sisyphon inspexL ; saxumque inunane lacertorum Utrorumque oinni molimiiie sustciUantcm. Is contra obnixus manibus pedibusque laborat Truderc onus rupis super ardua: sed juga jamjani Summa supergredlens lapis , avcrtente retro vi , Rursus in arva ruente revolvilur orbe protcr^us. II traduttore ha qui feliceniente espresso gli stenti clie Sisifo durava nel volgere 1' imniane sasso. II cantico di Mose. — Esodo cap. xv. Versione dello stesso. Le condizioni del nostro giornale non ci permettoao di riportarne die le sole quattro prime strofe. Plaudain supremo carminibus Deo ; Nam gloriosum tollere verticem Gaudens , triwnphalos in altwn Jecit equos equitesque pontwn. (*) Sultis veteres dixerunt ]>ro si vuhis. PARTE ITALIANA. 237 llle qfflat hymnos , ille animos mihi Servator almo mimine. Splendula Fas aide , fas voUs meumque Atqne patruni celebrare numen. Est robur olli bellipotens Deo , Verwnque nomen , qui Pharaonicos Currusque fcrratasque turinas In pelagiim jaculatus egit. Mcmphiticorum flos periit ducuin , Fervente Rubro gitrgite prorMiis ; Ttguntur unda : corruentum , Ceu lapidum , petit ima pondus. Dnolci di noa poter riferire alcuni de' componimenti piu lunghi. Clie ia tutti ammirasi la soave e grandiloqna elo- quenza de' poeti del piu bel secolo di Roma. E tra gli altri ben volentieri riferito avremmo quella die in forn.a di Epistola, aspersa tiuta di oraziana venusta, fii dal Bossi intitolato al conte di Firmian, il quale con somma bonta onorato avendolo di sua visita in un poderetto di kii a Porto, villaggio air estremita meridionale del lago di Lugano, chiesto pur lo avea di varie cose alia campagna attenenti, Epigramma latino di S. Ciampi. Coiroccasione che qui vennero da noi riferite poesie latme , crediamo di far cosa a' leggitori nostri gradevole col porgere loro un epigramma parimente latino, trasmes- soci non ha guari da Firenze , e dettato dal sig. cavaliere e professore Ciampi in morte di un cagnoletto che gli era carissirao. Questo e quel medesimo Masdierino , che ncN r ultimo soggiorno dell' autore a Milaao fu tanto qui co- nosciuto col noma di Can. s-cstito. Sebasdani Ciampi In Maschemni canem suuni fidelissiinmi ab homine iniquo necatum veneno Fpicaphium. Ore niger Catulus , subrufus cmera : amicus Ft castas dominl nocte dieque fui. Pileolo tectus trifido , atra et veste togatus , Penula et in tergum , ccetera corque lupus. Vir necat, hen miserum! O nimium ne crede colori Qui legis ! O Catuli sic mule pensa fides ! 238 APPENDICK Opcrc poctldic di Giovanni Colleoni. — 3Illano , 1 832, dalla tipografia di ri«cr«=o Fcrrario, in 8.", di pctg- 198 ; lir. 3 austr. II sig. Collconi cl)l)c ilalla natura una fantasia pionta , viva, picglicvole clic sa coiivcrtiic in iniinagiiii ogui pcn- siero, ogni alVctto. A qncsto doiio cgli aggiunsc, collo stu- dio diligente de" buoni autori , im' espressione facile eel ele- gante , una coltura non ordinaria di stile e di verso , e qucllo die tanto vale ma poclii possono fare, un eserci/io non interrotto di significare poeticamente i suoi pensieri e i suoi afl'etti. Per dire pienamente e con tutta scliicttezza la nostra opinione, vcdendo qualclie volta alcune delle sue produzioni , ci siamo dolnti clie qnesta facilita di scntire e di esprimere lo strascinasse di tempo in tempo ad una pocsia die alcuni direhbero arcadlca o di concetti, e noi vogliamo in vccc denominaria precipilosa. Perocche i suoi difetti procedono, al parer nostro, dal non averc meditate abbastanza se le imma2,ini die la fantasia ofTerisce e die resercizlo di scrivere adorna agevolmente di piacevole ve- ste , siano dcgne dell' argomento e del tempi, e tali da reggere anclic all'esame di una critica rigorosa. Ora il si- gner Colleoni, publilicando il volume die annunciamo , ci lia fatto conoscere com'egli sappia nel tempo stesso e con- disccndere a quella facile vena die non fa luogo a lunghe meditazioni , ma veste il pcnsiero prima die 1' anirao lo abbia considerato ed eletto ; e coltivare quella Musa piu grave e piii degna , die s' Inspira da lungbi studi e s' ac- compagna colla filosofia. Pero in vece di convalidare con qualche esempio cpiella prima osservazione , possiamo tra- scrivere alcuni versi pieni di encrgia e di vita dai quali si vegga come sia vera questa nostra distinzione, e quanto si possa sperare dal di. autore. Nel JlUino dcUc milizie ro- mane nel movere a hattaglia contro i Saracini leggiamo : V' ha chi dice — di Homa son figlio — Ned ancor la vendetta si fe'. Ah minor d' ogni grande periglio II coraggio dei prodi iwn c ! Non fia vinto , se cade , V uom forte • Per gli estinti piii ceppi non v ha ! Jlicca pur di cor one la mortc Un asil nella tomba ci du. PARTE ITALIANS. 289 DegU Aiuidd ci basti I' esempio : Merta i ceppi chi pugna da vil. Ci ramintnti ogni squillo di tromha Gil avi , i figli , la patria , I' onor. St Knnciam , si ripeia ne carmi - Ecco un raggio d' antica virtii! - Sa cadiam per la patria fra I'armi, V'ha una Roma pur anche lassii! In un altro Jlitmo pur delle milizie roniane : Terra illustre ! A noi serba pietosa II tesor delle prische tue glorie! Ah tu sai nelle patrie memorie Qual risplenda celeste virtu ! Patria Terra ! A noi serba pietosa Ogni nome , ogni pirisca niemoria ! Qui s' accresce pensando alia Gloria II sentir de' magnanimi cor. E v'ha pur nel tuo grenibo nascosa Forza ignota ... E tu patria ci sei! Qui le tombe hanno i loro portend ! Escon fiamme de' sacri lor marmi: Noi vedemmo le pugne ed i carmi Su quest' urne scolpiti brillar ! Non potranno le barbare genti Nel crescente lor turbin di guerra Involar dalla patria niia terra Cib ch' eterno qui debbe restar ! I guerrier che di palme son, cinti Di quest' urne fien degni custodi. Tanto premio non labbian che i prodi! Come il Cicl , Roma eterna sard ! Non manchera certamente qualcuno che vorra dire clie in alcune di quelle poesie dulle quali parlavamo poc' anzi il verso e lo stile del sig. Colleoni pajono piu spontanei e piu elcganti. L' egregio autore non si lasci ingannare da giudici cosi fatti , e coltivi queste nobili e forti inspira- zioni , c soltanto da fjueste sperl diirevole fania. 34© A PPENDICK Tcatrn dl Eiic^enio Scrtbk tradotto dal fntnccse, — Mi la no, i832, presso A. F. Strlhi c fvj,li, in S.** piccolo, tipografia Nervetti ; soiio pubblicjiti fasci- coli 6 , lir. II. 18 aiist. £ qnalche tempo clie sulla fede de' fogli di Parlgl si parlava tra not del giovine Scribe e di varie acclamatis- sime sue composizioni teatrali •, e iion fa quella faiiia smen- tita dalla letiura di (pialclie tratto clie per que' fogll cL veniva prescntato. IMa in fine Scribe niedesimo ha jireso a piiblilicare il suo Teatro; vale a dire una lunga serie di comiiiedie, di farse e cose simili , coiniclie drammatiche ; r al)l)ondanza delle quali non ci fa piii maravigliare, se leggiaiuo nelle storie come fa in Atene chi diedc al teatro di quella citta sino a qaattroceato produzioni. E singolare in fatti la moltitudine di tanti argoinenti , di tanti casi e di tanti personaggi , die la fervida iniaiaginazione , o I'os- servazione curiosa in si grande citta, quale si e Parigi , potuto lianno prestare a Scribe : ne tanta dovizia d' ingegno e di ardiinento seuibra vicina a riman^irsi esausta, iidendo noi , com' egli ogni giorno continui a procedere nella in- trapresa camera. La moltitudine adunque delle composi- zioni assicura alio Scribe un nome in mezzo a tanti colti in- gegni che cola battono la stessa carriera. Ma tra noi an- cora ci sara forse chi desideri d' udire alcana precisa cosa del carattere di codesto autore , cio meglio acconciandosi air indole di chi ama vedere i progress! dell' arte. Moliere e Gokloni , e quanti corsero sulle orme di questi due graudi maestri, spinsero la commedia all' altczza a cui ne Greci, ne Latini I'aveano tratta, fedelmente costi- tuendola in mezzo alia civile societa come loquace specchio de'vizj, che troppo fortemente dominando negli animi, scia- guratamcnte la guastano. Nel qnale iritendiuiento prescro eglino, que' sommi uomini, qua e la i piii evidenti carat- teri , in certa maniera personilicaadoli , e ponendoli sulla scena in modo che tutti gli spettatori ben li vedessero e per se stessi , e nelle loio particolarita , e cosi me- glio apparisse la ditformita loro co' principj di quella virtii, che lo stato civile domanda agli uomini ; e quella repressione ne uscisse, che e penuesso sperare da questo genere di predicazione. Cosi e avvenuto del Tarluffo , delle Donne sapute , deW A<,aro , del Broiuolone . del Burbero , e PAnTE ITALIANA. 24 1 di tantl altri caratteri che o da quegP illustri creatori della buona commedia , o da diversi arditi loro imitatori trattati, nel giro in Fraiicia di piu di 1111 secolo , in Italia di ornai un secolo, liaiino percorso tiitto il campo , che da prima ofteriva gran niesse , e che era non permette che a spi- golare con pena de2;li scrittori, e fastldio di chi ama il teatro e i compon-menti tcatrali , giiistamente rigettandosi le I'ipetizioni , per lo piu insipide e nojose. Se la coinmedia e lo specchio della vita degli uomini, eve le apparenze di qucsta vita per ragione de' tempi , degli eveati , e di tntte le cose che agitano e stravisaao gli andamenti umani , snccessivamente cambiano, deve cara- biare anch' essa le modificazioni del suo speccliio. Quindi e che al vederci esibita la rappresentazlone di una vec- cliia commedia , qnantiinque di que' valentissimi autori, e prescelta tra le loro migliori, ce ne dogliamo per lo piu, coLiiuuque sia poi vero, che fermatici all' esposi- zione della medesima, la verita , I'evidenza e le bellezze deir arte , di che seppe ornarla il poeta , a poco a poco ci traggono al diletto e finiamo coll' applaudire. Ma il fenomeno non ci conduce meno alia scoperta di una verita necessaria a valutarsi da chi si mette in questa carriera \, e la verita e questa , clie il poeta comico e es- senzialmente chiamato a studiare 1' uomo del suo tem[)o, e il carattere che la socleta ha preso. Questi per tanto essere debbono i due elementi delle sue ispirazioni , si per dar diletto che per recare correggimento : nel che consiste il doppio oggetto ch' ei si propone. II raggirarsi dunque nella sfera battuta da' primi scrittori non alzera mai ne r estro di chi intende imitarli, ne T anirao di chi ha da udirli i perciocclie ne 1' imitazione e copia, ne particolari circostanze possono colla forza clie il teatro richiede col- pire Tattenzione e il cuore , a scotimento de' quali felice- mente furono pensate e scelte le efficaci caratteristiclie. Codeste cose a noi pare che egregiamente abbia inteso lo Scribe in quella tanta moltitudine di componimenti , pel quali e salito alia rinomanza di cui gode. Non lia cercato egli caratteri originali da mettere suUa scena, come i due grandi maestri dell'arte fecero ; che il ritrovarne non sa- rebbe forse stata si facile impresa , dovendone personificare individuij; ma profondo conoscitore dell' eta e del luogo in cui vive, ha trovato questi originali caratteri nel complesso 2^2 ArPENDIGE de' correiiLi costmnl ■■, c questi h.i prcscclto per soggetto tlelle sue coimnccrio;, Ic varic aflezioni, i nnovi pregiuilizj dominanti, tutta ia trasnmtazione delle social! apjiarcuze mcttendo nel sno comico spcccliio, come sicnro oggctto tlella ilisciplina propria tlcUa prot'essione da lui abbrac- ciata. Egli mctte in coinmedia Parigi. Ne Greci, ne Latini miscro in commcdia Atenc o Roma. Vcro e pero che nn particolare sussidio per giugnero a clo ha egli avnto da quella capitale immensa , che da ogni parte rigurgita di uovita, di fortune, di crisi e del con- trasto di mille passioni, le quali per quaranta e piu anni passate attravcrso di mille prove , lianno niodificato gU animi merce d'una lotta, che sostenuta da prima tra indi- vidul e individni, e comunicatasi poi alle muse , ha recata tanta diversita al corpo sociale , che non apparisce piu quello di prima. Talc dovea essere 1' effetto di tante cau- se; ne ad esaltare T ingegno dello scrittore voleavi menoi ne, se in raeno ferace campo si foss' egli trovato, potuto avrebhe giovarsi del hel pensiero che si alto posto gli ha nieritato. ]\lirabile in fatti e quella sveltezza , quella gen- tilezza, la perspicuita, 1" a proposito, il vero, che mette in bocca ad ogni suo interlocutore opportunaniente ; e sono queste le parti generali d' ogni egregio scrittore comico, 11 piu delle volte nell' incominciar delT azione parci od oscillante, o non beu accertato I'oggetto suo; e manchera poco se tu non estimi ch' egli sia per cadere •, ma ben presto lo vedi pigliar forza, e sovranamente condurti ove ha gia disegnato. Qualcuno de' snoi componimenti presenta o pre- cipitata, o debole assai la catastrofe; ma alcun poco riflet- tendo non ne dai colpa che alia necessita di iinire : che nelle circostanze di un autore obbligato a stretti termini , puo ottimamcnte valcre questa ginstificazione; perciocche ne tutti i componimenti possono risentirsi di perfezione , ne debbono risentirsene tutti, siccome sul fatto di celebri scrittori siamo trattl a giudicare. Per tutte le quali sose e chiaro come tra noi nasccr dovea il pensiero di volgarizzare il teatro di Scribe. Come poi ncir impresa sieno riusciti colore, che di questo volga- rizzamento si sono incaricati , noi sino al presente nulla abblamo di che chiamarci scontenti. Ben sappiamo esservi delicate o vane pcrsone , che mal sentono in generale di si fatti volgarizzamenti ; ma avrebbero torto , sc la mcdesima •PARTE TTALIANA. 248 avvcrslonc manifcstasscro rispctto a quello clie anaim- ziaiiio, in cui nulla abbiamo incontrato, die toglienJosi dal tuono , dalla loiza, dal colorlto stesso dell' originale, ne snaturi la nativa rappreseutazione. Ben assai diversa- inente sarel^be , so alcuno de' nostri Puristi volesse ti-as- portare in qneste coniposizioni le frasi della Mandragora, o di tale altra fiorentineria^ le quali siamo certi die ia teatro produrrcbbero i fisdii, ed in sala ne sbandircbbero la lettura. Ma dira taluno incontrarvisi francesisrai. E die altro v'olete che s' incontri in un volgarizzaniento di cotu- media fiancese? E come pretendere die tutto essendo fran- cese e soggetto e personaggi e sentimenti ed elocuzlone, i modi e le parole die vi si scambiano, sieno quellL dl Porta S. Gallo e de' pescivendoli di Mercato vecdiio? Diciamo poi che 11 linguaggio della comniedia , essendo il lingnaggio colto si, ma popolare, debb' essere clilaro, an- dante, sciolto da ogni ricercatezza, e quale s' Intenda per abito , non per istudio. Un tale linguaggio vuol essere quello die gli uominl civill parlano in socleta ; ed alia struttura delle parole debb' essere conglunta TanTionia della dlzione. Ne questa senipre si conibina colle fornuile usate dal nostri anticlil , al quail la composlzione delle pa- role comandava una ben diversa musica : cosa da assai poclil avvertita , e die nel discorso die facciamo , entra per non poco. Fortunati qulndl 1 nostri compatriotti, se o leggendo od ascoltando le volgarlzzate commedie dl Scribe, contraggano 1' abito di esprimersl colla elocuzlone dl questo volgarizzaniento: del quale parlando non intendiamo di prendcre suUe nostre spalle taluna delle Inesattezze, che debbonsl o alia furia dello scrivere , o alia inavvertenza niomentanea, o a tale altra caglone estranea all' Intenzlone nostra con bastante dilarezza espressa. Di una cosa pol non credianio di doverci esimere per scntimento di giustlzia verso questi volgarizzatori. Molti de' coniponlmenti di Scribe lianno ia forma dal Francesl detta di VaiuUville, i quail per clo In mezzo alia recitazione si can- tano. Lasciamo da parte la musica , e feriiiiaraoci ad am- nilrare lo spirito e I'a proposito di questo genere, si fe- stivo, si piccante, arguto e piacevole. Non sono che i Fran- cesl che riescano aliitualmente in questo genere ; e senza classificarlo dl tale manicra , non medlocrcmente lo tocca- rono 1 nostri scrittorl dl opcre buiFe verso la meta del 244 APPENDICE secolo XVIII. Bisogna per6 avvertire che non pno nietter railici die prcsso nn popolo , le cui civili abitudini di sen- timento, di discrezione, di gindizio av\icininsi alia pcrfe- zione. Ora i volgarizzatori di Scribe, de' cjuali pailiaino , hanno con bella disiiivoltura tradotti ed inaestati ([ucsti Vaudeville s'l destraniente nel tcsto , die perdiiia la forma , tutta la sostanza vi si e conservata ; oiide il coniponimento lunjji dal soiVrire , forse nel pieno ha gaadaj^nato e in convenienza e in eflicacia. Cennl sidle andchc stampe classiche da Maso Flnlguerra a Fedcrico Baroccio , di Neu-Mayr. — Vcnezia, 1 83 2, tipog. di Commcrcio, di pag. vi e 41 , ia 8.* II defunto niardiese Manfredini, conosciuto per Tottirao sue gusto nolle belle art! . lascio, come dice 1' autore nella prefazione, la sua dassica raccolta al ven. Seminario di Padova, e con cpiella uri apposica cartella delle stampe an,' tiche. Qucsta servi di base al lavoro del Neu-Mayr , e pi- glio egli per guida , slccome asserisce , le orine fissate dal chiarissimo Longhi nella sua ripntatissima Calcografia , onde presentare agli artisti, studiosi, dilettanti e raccoglitori di stampe, in brevi cenni la prima epoca dell' incisione dalP an- no 1437 al i58i. Ma a scanso di equivoco e d' uopo no- tare, che il Manfredini lascio pure la sua galleria , che potrebbe non altrimenti intendersi sotto il nome di das- sica raccolta , al Seminario patriarcale di Venezia , come si vede alle pug. ij e 3a di questo stesso opuscolo. Fosse almeno questo un indice ragionato, cliiaro e pre- ciso delle stampe antiche , contenute nella cartella Manfre- diniana , glacche questi cataloglii lien fatti riescono preziosi per gli amatori ! Wa il sig. Neu-Mayr , che afferma di aver pubblicata nel 1808 un' operetta col titolo : Saggio di scel- tissime stampe, non veduta da alcuno perclie non esposta in vendita, vien pure dicendo riferirsi questi cenni alia prima epoca delle stampe anticke di quel saggio, e si lusinga d'aver indicato il carattere, il merlto e V eticlietta speciale d' ogni stampa, nel die dice di essersi servito del Dizionnrio degli incisori di Basan, del Manuale del curiosi e degli amatori di Huher e Rost, del Dizionario degli artisti di Heinecke, del Pic- tore-iiicisore , e di una Collezione di stampe di Bartsch, del Lessico generate delle arti del Fussly e della Calco^rafia del PARTE ITALIANA. 2^.5 nostro Longhi. Accordiamo die cjncsti scrlttoi-1 siano classici nel loro genere, ma ci sembrano assai poclii ; e limitaa- dosi r autore a discorrere della prima epoca deirincisione, noa avreblie dovuto trascurare la grand' opera di Ottley die tratta appunto degl' incisori contemporanei o di poco posteriori al Finiguerra. A die ridiiconsi adunqne questi centii i' Ad un breve discorso sulT Origine e sni successivi perfezioiimnend delle stampe antiche , intorno al quale niolto avremmo a dire, se la brevita di un artlcolo Ijililiografico lo coiiiportasse , non parlandovisi dell' artifizio dei niellatori , die fu la vera genesl delP intaglio in raine i non accennandosi le prime opere del Finiguerra uiedesimo , e non indicandosi se non che con molta dnrezza ed imperfettamente, benclie in parte colle parole di Longhi, il carattere generale della prina epoca deir incisione , o piuttosto dell' intaglio in raine. Ma inutile riuscirebbe I'estenderci su questi particolari, da die si sono pubblicate le importanti Meniorie spetUinti alia sco- ria della calcografia del conte Cicognara , analizzate nei tomi 65.' e 66." ( marzo e aprile prossimi passati, p. 290 del primo e p. 3 del secondo ) della nostra Biblioteca. Segue in questo opuscolo la serie di 24 incisori dal Fi- Jiiguerra al Barocclo , di ciascuno dei quali si cspongono succinte notizie biografidie tolte dai succennati autori, e piu sovente dal Longhi colle sue stesse parole, S02;giugnen- dosi in line alcune delle loro stampe , che trovansi nella cartella uianfrediniana, colla loro misura esatta in ceiiti- metri e millimetri. IMa chi potra intendere certe capricciose indicazioni, o nial pigliate , o mal tradotte, come per esem- pio , il portare della croce , V erba che spunta dal banco so- pra le ginocchia del violento, la Maddalena , ossia la Pandora , la picciola lataja, die e ancbe un barbarismo di lin2,ua e cV ortografia •, 5. Taddeo coll' elebardo , altro barbarismo ; la Vergine colla coscia lunga , die da noi si dice piu comu- nemente dalla lunga coscia; gli Schelettri , ossia U Seccadcj , barbarismo come sopra, li Frecciatori di Beatricetto fran- cese , piu comunemente detto Bcatrizet , ecc? Nel solo articolo di ilarcantonlo Rainiondi troviamo, oltre un gran nuniero di scorrezioni e di errori di stampa, varie stampp che diconsi tratte da Jlaffatllo , mentre di alcune si era gia uotato suUa scorta del Bartsch e di altri , die credevansi di Agostino Veneziano , o intagliate sui disegni di GiuHo Jiuniano , del Franciuy del Larag^lio. E perchc inai in una a46 A r I' E N D I <; K coUczloiic clistiiit.i , come la ManfrciUniann , reglstrare cogli originali nnchc le copic c Ic cnpie delle copie ' Multa clit- ficolc.'i troviamo pure aJ ammettere il cck-bcniiiio liziano Veccllio tra gV intagliatori in ranic , come nclla sua serie ce lo prcscuta il sig. iVeii-il/ujr , benclie da alcuu altro si citi una stampa assai dubljia di quelf esimio pittore. Notamnio Taliuso continuo del vocabolo brilluiUe, appli- cato alio stampc, chc non e tccnico nella lingua nostra per simili oggetti , c non potreljbe nc pure ginstUicarsi coll' USD , piu parco pero e piii ragionato , fat'.o di quel vocabolo dal Longhi , perche non adoperato giauuuai da' nostri anticlii scrittori. — Non si puo tuttavia dubitare che quest' autore non sia un amante appassionato delle belle arti ed uno zelaute propagatore di scritti che alle belle arti si riferiscono. Egli pubblico tra noi un' opera volu- niinosa, intitolata : Artisti Alcmanni, tra i quali veramente inchiusc ancora molti non alcmanni, il chc puo attrlbuirsi ad amor di patria. Egli stampo il gia accennato Saggio d> sceltissinie stampe , una lUustrazione del Prato della Voile, una Manoria storico-critica sulla pittura, le Vitc di varj pit- tori , ecc. Lodando il suo zelo laborioso, noi ci permette- rcmnio di raccomandargli un maggiore studio delle teoriche delle arti , e piu ancora di ben impossessarsi della lingua, e di rendersi piu familiare lo stile degl' Italiani. Teoria e pradca del Canto fermo , prcceduta da ccnni storici con progeui di miglioramcnto. Parte prima. — Milano, i832, tipografia Pogliani, in 4.°, con 14 tavole. Lir. 2. 10 aust. Quest' opera e de- dicata all' Eminentissimo nostra Arcivcscovo : ne c autore il prete Flaminio Tettauanzi. s c I E N z E. Discorsl sacri del professore Ciambatdsta Gualzetti , aggiuntcvi due Orazioni funebri dcllo stesso. — Bli- lano , io32 , Societd tipografica de Classici italiani, in 8.° gr., p. 35 1. Prezzo lir. aust. 4. Anche dopo un lungo e severo studio sulle opere de' sacri oratori , de' quali copioso e forse troppo uniforme suole dirsi il numero, noi credianio che il leggitore de' prescnti Sennoni possa con vantaggio e diletto intorno i medesinii I PARTE ITA.LIANA. a^J occuparsi. Perciocche T autore quasi Intento a sfuggire ne' piu miuiiti incontri il tuouo affettato clelle astratte dispute teologiche, e 11 linguaggio quasi tecnico de' sacri pergami, con amore si appiglia alia socratica induzione e a quella forma di argomeuti die sa accomunarsi alia morale ed alia religionc di ciascuno. Quindi ua cotale asoetto di novita nella condotta de' ragionamenti fondati sulla pratica cogni- zione della vita sociale ; quindi un nianeggiare il costume, cd un dipingere le virtu con coloriti proprj del soggetto. Che se talora 1' artificio degll esordj ci apparisce poco in- gegnoso , abbiamo tattavia un compenso nella chiarezza e neir ordinate andameato delle prove ; e se talora monotona e la maniera de' period! , e il genere omiletico in che pure si e provato il nostro autore, sente forse troppo oltre r umile e il pedestre, ci confortiamo d' assai colla maniera dolce , insinuante , e colla pnrgata fayella di che general- mente si impronta lo stile dell' autore. Laonde ci persua- diamo che lo stesso uditore il plii impaziente, lusingato da queste doti, non si sarebbe ofFeso, ancorche il discorso per avventura avesse sorpassato i confini di quella gene- rale brevita che 1' autore si impose per un dilicato timore di riuscire nojoso a taluno. La Scienza insegnata col mezzo de giuochi, ossia Ragione scientifica di mold giuochi generalmente usati. Ope- retta istruttlva c ddettevole di un Inglcse professore di mateniatica , la quale pud meritare V attenzione di ogrd classe d uomini e favorire la buona educa- zione de" ragazzi. Prima traduzione italiana di Giu- seppe Belloni antico militare italiano. — Milano, 1 832 , presso V editore Lorenzo Sonzogno , lihrajo sulla corsia de Servi, coi tipi di G. Pirotta. Due volumi dipag. 574, in 24.°, con rami. Prezzo ital. lir. 5. De curandis hominum morbis , Epitome prcelectionibus acadcmicis dicata, auctore Joanne Petro Frank, ecc. — 3Iediolani, i. 408, con cinque tavole. Lir. 5 ital. Descrizione e metodo curativo della splenite acutissima de' bovi, volgarmente detta milzone-cedrone, della classe delle febbri carbonchiose acutissime , del ge- nere delle enzootiche , di Vincenzo GiOLO medico~ chirurgo-veterinario , ecc. — Rovigo , l83(, tipo- grafia Andreola, di pag. 21 , in 8.° Duolci di dover pronnnziare sembrarci questo lavoro assai iiuperfetto, e die I'autor suo o non conobbe o non ebbe in quel conto che si meritano le osservazionl degU zoojatri che prima dl lui parlarono della splenite acutissima. In fatti, facendo prlncipio dalla descrizione del male, egli con pochl trattl se ne sbrlga come se questo rltenesse mai sempre un andamento press' a poco eguale , e le stesse guise a un di presso vestisse : laonde terminata la narrazio- ne del segni , che nol dlremo solo abbozzata , non eslta a conchludere : che la sopra esposta sintomatologia appUcabilc in genere anche ai monofalangl non offre nel corso del primo periodo che piccolissime irrcgolarita da non valutarsi. Ma chL ha veduto questa terribile morbosa afFezlone sa in vece che 11 decorso suo gia di prima glunta va soggetto a molte anouialie , le quali mentiscono varie dlfFerenti for- me della malattia , e dipcndono in parte dalla magglore o luiaore veemenza del morbo , in parte dalla differente aSa API'ENDICE complessione , e tlalla diversUh delle circostanze ilcgli am- nialati , o tlalla scclc cJ indole dei carljonclii e dcgll antraci. II pciclie a voler procedere con aggiustatczza cd aver ri- guaido alle prhicipali forme della inalattia era niestiero aietter inuanzL da prima il caso di splenite fulniinarue , da che talvolta T ammalarsi ed il morire avviene quasi di pari tempo ^ poi la splenite acutissima , indi 1' acuta e re- golare, die sarebbe in certa guisa la qui rlferita, Noi fa- remo poi anche rlflettere , che mentre l' autore non esita a dicbiarare che il morbo in discorso appartiene alia febbre carbonchiosa acutissima , nella descrizione non vengono per nulla ricordati i carbonchi e gli antraci, essenzial segno di esso n.orbo, e dai quali appunto quel nome di carbonckiosa deriva. Venendo da poi alle cause, queste a mala pena tocche le rinveniarao in mezzo al metodo curativo; siccome sol 3i volo accennata la gran qnistione che vige se alle conta- giose assolutamente la splenite in discorso appartenga o no. Finalmente in embrione ci appajono la cura terapeutica e la profllattica. Nel mentre die T autore con acrith rampogna altri di non ottimo metodo di cura, uno recare ne dovea ben chiaro e distinto , alle speclali forme del morbo pro- porzionato, e giusta gli speciali accident! modificato con quella estensione die I' importanza del soggetto richiede. t< Le abbondanti cacciate di sangue, secondol'etk, e 1' i- dioslncrasia dell' aiiimale , come pure 1' interna sommini- strazione dei purganti blandi, le bibite aciJo nitrose, fo- raggio scelto e dieta , sono i soil mezzi da una sana spe- rienza confenuati suscettijjili a strappare dnlle mani di coloro incallite dal martello, sv\\V incudine abbrustolite , nella fuliggine delle fucine intlsichiti. " Ecco quanto in attenenza a' rimedj cd alia dieta qui abl)iamo. Noi chiuderemo queste nostre poche considerazioni colle stesse parole colle quali il sig. Giolo si rivolge al sig. Trino Bottaui , 'i richia- » mandolo a considcrare lo sbaglio cli' egli si lascio sfug- " gire , e si che nllora potreino starci iranquilli , che da )' un uomo di sapere , di cognlzioni e di compatimento 'I fornilo, potrcnio trovare il nostra intento, potreino ve~ » dere cancellato quanto inconslderatamente egli ha lasciato >> spffuare dalle stampe. In pari tempo avremo la di lui » benevolenza, e scntiremo quella dolce e soave mo-zione » di cui si accorge qualunqiie il quale faccia avvertito al- " trui ill uu crrore. •> ( pag. 17. ) 2b6 V A R I E T A. BELLE ART I. l/o onumtnto a Giovanni Guttemherg. — Da una commis- sione coinpost.i de' signori Pitschaft, Schacht, Dahun, Knp- ferberg, AnioKl , Auls , Geler, Leroux, Reuy e Schaah (aiitore d' nna Storia intorno alia scoperta della stampa) fu, noil ha guari, pubblicato a Magonza il progetto d' ua monumento alia memoria del Gnttemberg. Tale progetto debb' essere eseguito nel i836, anno in cui supponesi clie r arte della stampa entrera nel suo quinto secolo. La sot- toscrizione vien aperta quattro anni prima , onde dal cal- colo approssimativo della somma die si otterra , possa de- terminarsi la forma del monumento, se esso cioe consi- stere debba in una sola statua colossale del Gnttemberg , o se aggiugnere vi si potranno figure emblematlche e basso— rilievi. \ STORIA E BELLE ART!. Vso del color rosso nella pittura. — II sig. Bres lesse alia Societa dell' arti belle in Parigi, nella radnnanza del 3 dello scorso aprile una sua INIeraoria suU' uso del color rosso, tratta da una sua opera d'estetica cb' egli sta pre- parando per le stampe. L' antore dopo d' aver fatto os- servare die il rosso tiene il grado piu snl^lime nell' ordine de' color! , rammenta le numerose circostanze, nelle qnali divenne esso 1" origine d' un generico nome. t< Sembra ( dice en;li ) die i popoli primitivi per Inngo tempo non facessero uso die del color rosso ne' loro ten- tativi di pittura. Credesi die cosi avvennto sia presso i Grecl sino al tempo della liattaglia di Maratona , quando Polignoio cominclo ad adoperare i tre primitivi colori , il rosso, il giallo e I'azzurro. Di la forse ne venne die gli artisti s,vec\ diedero a qnella parte dell' arte die da noi cliiamasi colorilo il nome di croniatico, formalo da chroma die signitica colore. Quanto alia cromatica nella musica , vuoisi di" essa preso al>bia il sno nome dall' essere scritti a54 T A K I B T a'. con inclilostio rosso i segni de' suoni , In cui comprendonsi i suoi accordi. .» Nel medio evo gli artisti che facevano le pitture , delle quali ornavansi i manoscritti, chiamati furono Bubricatori , dal vocabolo latino ruber ^ rosso. E noto ancora clic nei nostri libri antichi, 6otto il nome di Ruhrica intendcsi la parte scritta od impressa colT incliiostro rosso, la quale era generalmente la piii importaiite porzlone del testo. II vocabolo francese brique, niattone, ha la medesima etiino- logia, sebbene spesso i mattoni non siano di rosso colore. — Riferirc potrebbesi una moltitudine d'esempi, co' quali dimostrare che questo Inminoso raggio formava col suo nome il generico nome de' colori. Presso i popoli dell' an- tichith 11 vocabolo jjfirpura, porpora, derivante dal greco rv^ , fuoco , applicavasi a tutti i colori che aveano gi'ande splendore. Pero dicevasi olus purpurcus il cigno risplendentc per bianchezza. Nondimeno negli ultimi secoli del romano irapero la porpora , propriamente detta , non era die ua colore d' un rosso splendido e vivace- " La denominazione di scarlatto nel medio evo andb sog- getia alia stessa metamorfosi : ci avea lo scarlatto azzurro , lo scarlatto giallo, lo scarlatto rosso. Ma nel X secolo questo vocabolo di scarlatto gia ristretta avea la sua significazione nel senso ch'esso a'di nostri conserva. — II Gebelin crede che il generico nome di nastro (^ruban) dinotasse nella sua origine una benda o fascia rossa. — Quella specie di dipinto , cui diamo il nome di miniatura , debb' il suo nome, second© alcuni , all'uso del minio (^minium), che e un color rosso. Tuttavia quando pongasi mente alle di- mensloni generalmente amniesse altre volte per questo ge- nere di pittura , sembra cosa ben naturale che cercarc se ne deblia 1' etimologia nel latino diminutivo minus, o nel vocabolo francese mignon, ugualmente formato da minus. I' Pill oltre spingendo le nostre ricerche su quest' ogget- to, avremnio altre prove dell' importanza che il rosso agli occhi di tutti i popoli ottenne su gli altri colori. E d'uopo quindi conchiudere che allor quando alcuni individui vol- lero se stessi sulla moltitudine distinguere col mezzo de* loro abiti , adottar dovettero il color rosso ; ed in cio r uomo ha imitato la natura. » Nell'impero romano il solo imperatore godeva del diritto d' esspre interamente vestito di porporn : i privati V A K 1 E T A . aOJ cittadini vestlr non potevano na abito tU qnesto colore, senza renJersi colpevoli di Icsa iiiaesth al cospetto del su- premo capo deir iiiipero. — L' iiiiperatore Giuliano venne avs'ertito die na seniplice cittadino era apparso in pu])blico coa un niantelio di porpora. II iiioiiarca filosofo s'accoatento di far presentare a quest'imprudente pantofole del medesimo colore, onde, diceva egli , dar compiinenlo al costume. — AUorche Costantinopoli fu presa dai Tnrchl, rimperatore Costantino Dragoseto noti fu tra i cadaveri riconoscluto die pe' suoi stivaletti rossi. — I trionfatori a Roma aveano il volto tinto di niinio, e talvolta anche il loro carro dipinto vedevasi col medesimo colore. II graade Giove, secondo il Winckelmann , era il solo iddio, le cui statue colorite fos- sero in rosso. E noto die tra le quattro Sibille una se ne distingue col nome d'' Eritrea. La piu parte de' pittori it.a- liani hanno creduto di dover sempre vestire di rosso questa Sibilla, a cio indotti dal suo nome che in greco significa di color rosso. Ma questo costume non ha forse altro fondamento che un giuoco di parole, giacche questa Sibilla tratto non avea il proprio nome, se non dalla citta iV Eritrea, luogo della sua nascita nelTAsia minore tt Secondo il dotto abate Lebeuf, il colore delle case fu per lungo tempo in Francia un distintivo di nobilta. Da cio provennero i nomi si ordinarj di casa rossa, casa bianca , casa verde , e da cio il medesimo storico deduce I'etimologia di Villepinte, o citta dipinta , nome d' un vil- laggio al uord di Parigi. In quel distietto la casa rossa era quella del signore il piu possente (^Hist. du dloccse de Paris ). Notarsi dee che la stessa distinzione, quanto al costume, incontrasi presso i popoli selvaggi, e che i loro capi guerrieri si punzecchiano il volto col medesimo colore. <( Nel medio evo il rosso avea ad un di presso le stesse prerogative che nell' antichita. I re d'Europa portavano generalmente il manto di scarlatto rosso. Forse que'monar- clii ancora ambivano di rammentare ne' loro aljiti gl' im- peratori romani ed anche i consoll. E noto che questa di- gnit.a non fu abolita se non nel secolo IX delf era cristiana. Leone, il saggio, imperatore di Costantinopoli, invio a Clodoveo, in un col diploma di console romano, una ma- gnifica veste analoga al titolo die gli accordnva. Allora il consolato era a vita ; e forse in questo fatto storico ricercar convicne una dellc cause, che nei bassi secoli 256 V A Tl 1 E T a'. ileterminnrono i re cloir Eiiropa occiilontnlc a portaic il color I'osso. — Ncgli stcmnii i cajipelli craiio rossi pci carilinali, vcrtli per gli arcivescovl e pe'vcscovi, neri pel protonotarj o per gli altri prrlati al tU sotto de' vesco\ i ? il P. Monosliier ). — Italia storia cli Spagna narrasi , conic una singolaritii ilogua il' osscrvazionc , die al tempo tlella rivalita IVa i due papl Clonicnte VII ( Roberto (ti. Gincvra clie fu proclnniato papa a Fondi dai cardinali francesi nel 1878 ) cd Urliano YI , qnest'' ultimo sollecitar facendo per mezzo dc' suoi logati T ol)ljedienz« del re di Castiglia invio due drappi di scarlatto a don Enrico di Transtamarc! , onde , diceva egli , quel re, la regina di iui sposa , od il figlluolo di Ini vestisscio ahiti col medcsimo colore del suo proprio. Singolar mezzo di sedixzioiie ! uW. de la Soc. philoinatique ). MEDICINA. L'Ateneo di Brescia a termini degli nrticoli 33, 34 e 35 dello Statuto (die piii sotto testualaiente si riportaiio) pro- pone ai dotti di ogiii nazlone la risoliizione del seguente Programma pel Premio bicnnale. I." Stabllire se la varicella o ravaglione, e il cosi detto •vajolo modificato e il vajolo arabo sieno malattie prodotte da contagi essenzialmente diflerentl , ovvero da un conta- gio solo die agisca con piii o meno d' intensita ; 3.° Additare quali possano essere i mezzi preservativi plu efiicaci contro sifFatte malattie; comprovando il tutto con esatte osservazioni e ripetnte esperienze. Si svolgeranno nella risoluzione del quesito tutti i particolari die risgnar- dano cotali malattie, versando singolarmente sui fenomeni che si sono manifestati in cjuesti ultimi anni. Awertenze , ecc. II concorrente dovra far tenere agli ufficj dell'Ateneo, suggellata e franca di porto, la propria Memo- ria che portera soprascritta un' epigrafe, !a quale dovra ripetersi sopra la letiera suggellata , contenente il noma dell'autore. Nessuna lettera sara aperta , tranne quella la cui epigrafe corrispondera alia Memoria premiata. Le sole lettere suggellate che accompagnano le Memorie non pre- miate possono essere restituite a sigillo intatlo a chi le facesse domandare ; e scorso un anno dopo il gludizio se- guito , verranno date alle fiamme senza essere aperte. Art. 6° dello Staiuto. Ogni scritto letto alPAteneo ed in qualunque modo peryenuto al concorso de' premj non si restituisce all' autore e si rlpone in Archivio. Art. 33.° L'Ateneo pubblica ogni due anni un program- ma. La risoluzione del quesito in esso contenuto e pro- posta ai dotti di ogni nazione. V A K I B T a'. ^Sc) Art. 34.* Chi meglio adempie, ma per6 in modo com- mentlevole assolutamente, alle condizioni del programma, riporta II premlo d'una medaglia d' oro del valore di 5 00 lire italiaiie, diviene per diritto Socio d'onore, e il ma- noscritto premiato si pnbblica coUe stampe. Art. 35." I concorrenti entro Taprile (i) delTanno suc- cessive alia pubbllca dennnzia del programma debbono far pervenire alia Presidenza dell'Ateneo, nei modi prescritti dal programma istesso, le lore Memorie detlate ia lingua italiana, latina o francese. DaU'nula dell'Ateneo di Brescia a di la agosto i83a. II Presidente Giuseppe Aw. Saleri. G. Arici Segret. Sulle montagne del golfo della Spezia e sopra le alpi Apuane. Lettera geognostica di Girolamo Guidoni e Lorenzo Pareto ai Direttorl della Biblioteca Italiana. Genovd, il i.° luglio iSSa. Sebbene la geognosia di una porzione della Liguria orientale e delle alpi di Carrara sia stata scopo delle os- servazloni di molti distinti naturalisti, pure, grazie alle numerose diflicolta che presentano per lo studio quelle montagne , non si fe potuto avere per anco un lavoro com- plete che metta in cliiaro la costituzione geologica di un sistema di monti cosi rimarchevoli per le loro forme gigan- tesche , e pei preziosi materiali che forniscono all' archi- tettura non solo , ma anco piii particolarmente alia scultura. Ad agevolare per6 una completa descrizione di questi monti , che dipende essenzjalmente dalla minuta disamina di tutte le parti di quella catena , potendo vantaggiosamente concorrere le osservazioni parziali fatte su diversi pnnti di quella, crediamo che non vi sia discare per era il co- noscere , e che vorrete inserire nel vostro applauditissimo giornale, il risultato di osservazioni fatte in varie gite da noi eseguite questa primavera nei contorni del Golfo della Spezia e nelle valli che scendono dalla parte di pouente (i) Non essendosi potuto pubblicare in questo anno il pro- gi'amma all' epoca voliita dallo Statute , cosi il concoi'so i-uuana ajiMto A tutto il dicembre l833. I a()0 V A n I r. T \. cicllc alpi Cnrrnrcsl , contrafForfo dl grantio clovazionc, cho cciine l)cn snpctc , o staccato ilairAppomiino, o olic forma, direi f]nasi, uii sistema di nioiitngne intcramenle distiiito. Soggctto di una nostra prima gita nci moiiti a pononte del Golfo della Spc/.ia fn, scbbene qucsto si staccasse alcun poco dal nostro scopo principale, la visita della caverna ossifera di Cassan.i clie trovasi airaltezza di circa 174 nietri dal livello del marc e alia distanza presso a poco di dne miglia dal Inogo detto il Borglietto sulla strada postale di Genova a Sarzana. Qucsta caverna e stata dapprima otti- inamcnte descritta insierae agli interessanti fossili clie rac- cliiude dal doctor Paolo Savi tanto benemerito delle scienze naturali, onde noi non intraprendercmo di darne nnova descrizlone ; noteremo soltanto clie nel tempo cola uentro da noi passato abljiamo avuta la fortuna di ritrovare varie ossa fossili analoghe a quelle descritte dal prelodato natu- ralista , come sareblTt una raandibola superiore e gran parte del cranio dell' Ursus spelccus. Ci e riuscito inolire di rinvenire nel limo rossiccio di quella caverna certi corpi di figura ovale allungata, che si direbbero composti di mi- nuti frantumi di ossa , e che grazie alia loro somiglianza con gli escrementi degli atiimali carnivori ritrovati nelle caverue del mezzogiorno della Francia , come quella di Lunel vieil, riguarderemnio volontieri quali specie di co- proliti. La loro dimensione pero assal piu piccola di quella degli escrementi della jena, comuai nelle citate caverna del mezzogiorno della Francia, ci fa astenere dal ripor- tare le coprolitl della grotta di Cassana a quelle del detto carnivoro. Nella ricerca delle ossa fossili di Cassana la nostra attenzione e stata diretta pur anco a vedere se la presenza di ciottoli rotolati indicasse che la riunione di quei resti animali potesse essere stata cagionata da una cjualche allu- vione clie ve gli avessc trasportati: ma non esscndoci riu- scito di rinvenire alcuna traccia di ciottoli, ci siamo con- viuti die per la spiegazione delf accumulamento delle ossa in questa caverna di Cassana blsognava esclusivamente ricorrere alia teoria del Buckland , nientre altrc cavernc ammettono, come ben sapete, una diversa spiegazione. La gita a questa localita , e quelle nelle immediate vicinanzo del Golfo e nelle vallate che scendono dalle alpi Apuane, ci Iianno fornito osservazioni da indurci, facendo asti-azione dalle serpentine, a considerare i diversi terreni da noi V A 11 I E T a'. 261 incontratl come potendosi riJurre a tre principal! rlimionl di Ijanclii di varia natura, cioe a tre foruiazioni , lasciando da parte quel lembi di strati terziarj, che vengono soltanto ad adagiarsi sul fianco dei terreni secondarj che ci e stato dato di pcrcorrere. Questi strati terziarj si riducono al ter- reno di moUassa e pudinga con lignite e vestigia di foglie di piante dicotiledoni , che trovasi a Caniparola , e a dei terreni di allnvioni antiche che formano delle collinette nelle vicinanze di Sarzana e nella valle della Magra. Qnanto alle formazioni secondarie da noi vedute, esse sarebbero i." un terrene coniplesso di macigni e schisti ar- dcsiaci con qualche banco calcareo subordinato ; 2.° una for- mazione di calcareo esente quasi da altre rocce alternant!; 3." finalmente una formazione di gneis e schisto talcoso. La formazione di macigno che particolarniente estendesi verso le Cinque terre ci e parsa principahnente composta di strati alternant! e variat! di uno schisto piu o meno fine, di colore spesso oscuro , ma talora di tinte piu chiare , che ha I'aspetto dello schisto argilloso, o che lasclano vedere distlntanieute le parti che lo conipongono potrebbe dirsi ua macigno schistoso; a." di strati di macigno piu o meno solido a gran! talora piii minuti, taloi'a piu grossolani. Questo macigno e king! dall' esscr sempre eftervescente nelle parti sue piu grossolane , e quando ha quasi 1' aspetto di una pudinga , vi sono dei frammenti clie pajono del calcare compatto o anche quasi granulare, come p^n-e vi si rin- vengono dei frammenti rifcribili alio steaschisto o a dello scliisto argilloso; 3." di calcarei marno-argillosi piu o meno compatti che nella Riviera di levante si limitano a compa- rire nclla pt rte inferiore della formazione, mentre in vece all' avvicif!ursi di Genova un gruppo calcareo dello stesso aspetto uiineralogico 5 ma i di cui strati sono meno separati da banch! di natura dlversa , semljra evidentemente occu- pare la parte superiore della formazione. Nessuna distinta traccia di vestigia animal! ci e riuscito di ritrovare in questo terreuo nelle diverse iocalita da noi visitate nelle nostre escursioni , a meno che non vogUa riguardarsi come dipendente dal regno animale un' impronta trovata a Ver- nazza sul macigno schistoso , la quale esattamente figura un tessnto cellulare ad aree esagonali, che non sapremmo se riportare a qnalche iguoto gencre d! zooliti o seppure dchjjas! riguardare qual dipendcnza del regno vcgetabilc. a6a V A K 1 E T a'. I>i quest' ultimo in vece abbiamo dei restl iiulubitabili , ve- dendosi nclla nostra formazione di inacigno dcUe numerose iiiipronte di fucoidi che sarebbe qui troppa lunga cosa i\ descrivervi , ma che in generale si riferlscono , come quellL trovati nel calcareo di Genova , a delle specie rinvenute altrove nei terreni postl nella parte superiore della forma- zione ginrassica, ed infcriormente alle masse della creta bianca ben deterniinata. In queste nostre gite ci si sono presentati niolti fatti da non lasciarci alcun dubbio sul- I'opinione gia da altri professata, e particolarmente dal prelodato Savi, che generalmente cioe appartengano e fac- ciano parte di qucsta formazione del inacigno quelle varie modificazioni degli schlsti argillosi, clie impregnate di man- ganese, sovente all' avvicinarsi delle serpentine prendono 1' aspetto di diaspro piii o meno compatto e di colore talora rosso , talora variegato di altre tinte come sarebbero il verde ed il pavonazzo. Pno esser prova di questo mutamento del macigno scliistoso o dello schisto in diaspro un frammento della detta roccia trovata al luogo detto Rocchetta, il quale non avendo subito la totale niodificazione lascia vedere dei granellini silicei e dei" puntl micacei , quasi fosse un ma- cigno schlstoso che principiasse soltanto a prenderc 1' aspetto j del diaspro. Sebbene non in tutti gli strati di questa forma- zione siano visibili dei filoni di quarzo, pur sono questi as- j sai frequent! particolaiuiiente negli schisti i: gillosi di aspetto lucido , essl traversano pur anche talora gli strati di are- naria o macigno , nia sono assai rari nelle masse calcarec. Un fenomeno pure assai interessante delle nostre contrade, quello cioe della presenza del rame nativo in un terreno di sedimento, e di epoca assai recente, ha particolarmente la sua sede nella serie degli strati che appartengono alia formazione di schisto e macigno a fucoidi: il rame o in istato nativo o talora alio stato di pirite trovasi non di raro in pezzetti isolati negli schisti rossi o verdastri alterati e nei diaspri che avvicinano le serpentine: egli e quasi sempre accompagnato dal manganese. II ritrovarsi pur an- che il rame nelle serpentine che avvicinano detti schisti rende assai probabile 1' opinione che attribuisce la sua presenza nella formazione del macigno all* esservisi egli j sublimato nell' epoca che le masse scrpentinose traboccando dal seno della terra traversarono i banchi di schisto e maci- gno di cui sono principalmentc compostc Ic uoJtrc moniagnc. V A R I E T a'. 263 Piu seiuplice ma soramamente interessante pei name- rosi corpi organic! che contiene si e la formazione del calcareo che in miniatura nelle niontagne del Golfo, gigan- teggia poi nelle alpi Apnane. La principal roccia di qnesta formazione e , come abbiam detto , il calcareo , il quale nel suo stato normale e di colore scuro a tessitura com- patta oppure a piccioli grani , ma die largamente modi- ficato si trasforma sovente in dolomite candida, non lasciando pero dubbio che il bianchissimo marmo di Carrara a tes- situra cristallina non sia la contlnuazione del marmo oscuro di Portovenere o dei calcarei compatti che sono nelle vi- cinanze dell' alpi di Carrara. Rende plausibile piu d' ogni altra 1' opinione dell'esser cioe la dolomite una modifica- 7ione posteriore di rocce calcaree preesistenti e contenenti anche talora dei corpi organic!, e percio formate nel seno del mare per via di sedimento, il ritrovarsi in un solo e medesimo strato all' isola del Tinetto una parte scura ed un' altra che gradatamente passa pel bardigllo ad un marmo bianco saccaroide dolomitico. Le alternative di rocce che ponno rimarcarsi in questa formazione consistono piii nelle diverse varieta di calcareo che in miscugli di banchi di natura estranea ; non manca pero qualche sottile strato di marna argillosa schistoide , ne qualche strato calcareo quasi penetrato dai talcoschisti. VI sono inoltre, prlncipalmente alia base, quelle brecce, cosi ben descritte dal prelodato Savi che dal luogo ove vengono cavate ad uso dell' arti pren- dono il nome di Mischio di Stazzemn o di Serravezza. E difficile asserire con fondaniento se formino questi un vero strato continuo, o se pure non sia piuttosto da risguar- darle come formanti un masso considerabile o filone cori- cato (filon couche). Sotto quest' uliimo aspetto sarebbe una niassa di irapjj o di wake clie spinta dall' interno della terra avrebl^e nella sua sortita inviliippati e in parte al contatto penetrati , modificandoli , i fi'ammenti delle rocce che andava traversando. In quanto ai fossili , oltre a quelli che uno di noi gia annunzio di avere ritrovati fino dall' anno scorso nelle montagne del Golfo (i), potremo aggiungere qualche nuovo genere che ci e stato dato di rinvenire , ma principal- mente preme a quello di noi cui abituale soggiorno ha (i) Ved. Bjbl. ital. torn. 62.", giugno i83l, pag. 419. 264 V A R I K T /V'. perniesso lU porcorrerc piu sovcnte Ic niontagne carrarosi il far (.li pubhlica cogniz.ione chc in una dello imnunliatc dipenJenze di qucste, verso cioe la sommita tlcUa Tectliia e alia Tauiburra, lia scopcrti alcuni dei fossili gia ritro- vati si copiosamentc al Goli'o : onde pub dirsi clie quelle (leduzioni die 1' analogia dcllc rocce aveva I'atto presunicrc sono ora da questo fatto picnamente conforniate. Ne yalga opporre a cio che nel calcaieo saccaroide di Carrai-a niai St ritiovarono tiacce di corpi organici : poiche senibra che la completa dolomizzazione li faccia sconiparire , po- tendosi questo dedurre dall' osscrvazione fatta neir isola tlel Tinetto, ove un banco di calcai-eo oscuro pieno zeppo di concbiglie va uiaao a inano pcrdcndone ogni vestigia quanto piii diventa saccaroide; osseivazione pure confer- uiata iicl Tirolo , ove la calcarca del Glura diventata dolo- mite non conscrva quasi piii veruua traccia di corpi orga- nici, sebbene vi sia tal gradazioue clie lascia vedere il punto ove vauno sconiparendo , e die d'altronde non sia possibile separare gli strati die contengouo i fossili da quelli die ne sono del tutto sforniti. Le vestigia fossili da uno di noi indicate dopo un rapidis- sinio esaiue nella cltata Menioria inserita nel Nuovo Giornale dei letterati di Pisa si liniitavano ai generi pecten, cardiuni, mytilus , m:icula , oslrea, per le bivalvii ai generi trochus , ccrkldum per le univalvi » non die a qualdie genere dclle concamerate. Potreiuo ora a questo aggiungere per le bivalvj le tercbratule, le astarte di Sowerby , le arche , e probabilmente delle anomie , delle cardite e delle tclline. Pev le univalvi si potrauno aggiungere i generi melania e turri- teUa; vi al)blanio pure vcdute delle scrpule e soprattutto delle nunierose turbinolie o dei polipaj di qualclie genere a questo vicino. Le tracce poi di ecliiniti die vi abbiamo trovato ponno fiicilniente riportarsi al genere cidurite. A contatto della calcarea oscufa e probabilmente nella parte inferiore esiste il banco , die contiene dei nutnerosi amuioniti ed altre concbiglie concamerate: potrebbe essere die r esame accurato di questi fossili e quello dei resti organici del banco di calcareo oscuro c'inducesse un giorno a separare questi due strati, die pero mostransi in contatto c cbe Taspetto nilneralogico e la posizione fanno credere per ora appartenere ad una sola formazione. La terza riunione di rocce die abljiauio potuto vedere si »■ quolia dcllo stcascliisto , die e pure di sua natura V A R I K T a'. 265 assai semplice, presentandosi solo la roccia die la compone, era sotto 1' aspetto di uii gneis talcoso, ora sotto quello di lui vero steascliisto veixlastro , talora sotto quello di una specie di iillade. Pare che sia una dipendenza di questa formazione ( a nieno che non si voglia considerare come un lenilio di una formazione piii recente e frapposta tra il calcareo e lo scliisto) una roccia frammentaria di quarzo bianco con parti time di rosa _, che potrebbe pren- dersi per un' arenaria, ma che forse e piuttosto una quar- zite friabile , roccia che nelle alpi e stata da uno di noi veduta accompagnar sempre gli steascliisti^ come pure an- che succede nella Riviera di ponenie, ove la parte superiore degli schisti talcosi e occupata da questa roccia di quarzo, che contiene talora delle parti di talco non che del ferro ossidulato. Non e inoltre da dubitarsi che la nostra forma- zione di steascliisto, cosi estesa nelle valll del Frigido , del Serra e del Vezza , non corrisponda pienamente agli steaschisti e gneis talcosi dell' alpi della Savoja e in parte dei Grigioni che contengono , come a Serravezza , delle miniere di piomlio solfurato argentifero. Non oseremmo inoltre assicurare che in alcuni punti questo schisto' talcoso non prenda esso pure taluna delle raodilicazioni dello schisto argilloso della formazione del macigno, cioe die non venga niai impvegnato, in questi diutorni della Spezia, dal man- ganese e presenti cosi un aspetto di color rossiccio vinoso, onde difficilmeute puossi distinguere tal parte di lui dagli sdiisti argillosi rossi e diaspin appartenenti alia formazione del macigno. Dopo avervi dato cenno delle rocce che concorrono a comporre le diverse formazioni da noi percorse, ci resta ancora la piii diflicil parte e si e quella d' indicarvi le nostre idee sulla relativa posizione delle medesime. A parer nostro r infima di queste formazioni si e lo steaschisto die indubitatamente e ricoperto dalla dolomite, avendovi pero tra mezzo la quarzite frammentaria nel seno fra S. Terenzo e Lerice. Piu difficili a studiarsi sono le sovrap- posizioni del Frigido e di Serravezza, ma vi e pero una se- zione in quest' ultima valle che ci sembra assai conclu- dente. Riguardando dalla vetta del monte superiore alle miniere del Bottino e di Gallena le opposte pendici della Pania e della Corclila , ecc. si vedono evidentcmente gli steaschisti iiiclinare per lungo tratto c passare sotto la Dcbl. hal. T. LXVII. iJ 266 V \ R I E T .\". niassa dolomitica dcUn Corcliia stessa^ e vero die il vicino Altlsslmo presenta una niassa dolomitica die lia I'aspetto di essere incassata tra due massicci di steasdiisto, nia siccome 1' inclinazione della roccia sdiistosa pare variar verso quest' ultimo nioute in senso rovescio di quello die ha sotto la Cordiia, cosi si puo credere die gli strati dello scliisto passino sotto la dolomite , die sarelihe percio appog- giata sui due fiauclii di una prouiinenza del detto steasdiisto. Questo fenomcno dell' appoggiarsi e del parere incassate delle masse dolomitidie si presenta assai frequentemente in questi nionti , ne noi sapremmo spiegarlo die col sup- porre die la dolomite siasi adagiata sopra una superficie irregolare di steasdiisto , die presentava delle parti rilevate e proeminenti, a cui succedevano delle depressioni^ a nieno die non si abbia ricorso ad una plausibile opinlone , die oggi giorno potrebbe facilmente avere dei sostenitori , die il gneis talcoso cioe sia una roccia plutonica e die nel sollevarsi abbia spinto in alto in certi punti e circoa- dato in tali altri le masse di calcareo die gli sono sovrap- poste.^ A convalidare questa idea , die pero qual mera ipotesi vi proponiamo, rlcorderemo le recenti osservazioni di Hugi e di Studer nelle alpi Bernesi , ove questi dotti geologi hanno veduto e chiaramente dimostrato esservi dei gneis so- vrapposti a dei calcarei secondarj, ed essere anzi in quest' ul- tirai profondamente e a varie riprese penetrati. Del resto quanto alia sovrapposizione in generale della nostra dolomite alio steasdiisto e alia quarzite e questo un fatto die ritro- vasi frequentemente ripetuto nei monti della Liguria occi- dentale , die da Noli giungono ad Albenga e s' inoltrano neir interne fino alle piu alte cime , die circondano la valle del Tanaro , ove uno di noi ha potuto vedere chia- ramente la successione di queste diverse formazioni , sem- pre pero con delle analoglie apparenze , die la dolomite cioe in alcuni punti poteva parere incassata o alternare cogli steaschisti. Se crediamo la dolomite sovrapposta agli steaschisti, e ugualmente nostra opinione che la serie del terreno di ina- cigno sia a questo calcareo addossata : nello scendere il canal di Pignone prima di ginngere alia inassa dolomitica, che trovasi presso questo paese e che e una induhitata continuazione del calcareo del Golfo , vedonsi gli strati dello V A R 1 E T A . 267 schisto argilloso e del macigno rilevarsi eJ appoggiarsi so- pra di detto calcareo. Ugualmente le vicinanze di Carrara e di Massa coiitermano questa opiaione d' accordo coi fatti osservati altrove nella Ligiiria e soprattutto verso Veniiml- glia e Mentone , dove uq calcareo e macigno c!ie noii pare difFerente da quello delle Cinque terre si appoggia sopra uii calcareo spesso dolomitico del Glura : come pure verso la pieve d'Albenga e il colle di Nava vedonsi le rocce di schisto argilloso addossarsi al calcareo dolomitico che a sua vece si appoggia suUe quarziti e sui gneis. Confessiamo pero che in alcuni ben pochi punti vi e apparenza che il macigno possa essere inferiore alia dolomite , ma dipende questo, come nella pendice esterna del Golfo della Spezia al disoito della Castellana , da uno strano contorclmento degli strati e da un' inclinazione inversa dei due terreni , per cui I' uno e forse in giacltura contrastante coll" altro , e sebhene il macigno appaja ad un livello inferiore, non- dimeno deve ritrovarsi posteriore alia dolomite. Aggiungeremo di piu che un' altra causa d' illusione in questi rapporti puo essere la mancanza in un punto della roccia dolomitica, per cui il macigno alia quarzite viene immediatamente sovrapposto e confuso con lei, e puo es- sere cosi per errore, altrove riportandolo, riguardato come inferiore. Un simile accldente vedesi lungo la strada che dalla Spezia conduce a Sarzana , ove le due' rocce ven- gono a contatto. Sarebbe qui pregio dell' opera 1' indicare a quale memljro della serie geologica siano adeguabili le diverse formazioni di cui vi abbiamo parlato : ma sebbene per la dolomite e il calcareo oscuro i corpi organici che contieae debbano farlo supporre parte della formazione giurassica , sospen- deremo per ora su di questo ogni giudizio, liache un ma- ture esame dei fossili non ci abljia messo in grade di piii chiaramente decidere un punto di tanta importanza. In qaanto al macigno, che chiameremo a fucoidi e che debbesi riportare al gres viennois di Boue insieme a certi calcarei della Riviera di ponente e delle vicinanze di Genova, che sono coperti di quest' impression! , lo porrcmo nella parte totalmente superlore del Giura vicino ed inferiormeate al greensand degl' Inglesi ; se non e con questa formazione una sola e medesima cosa diversamente uiodilicata. 268 V A R I E T a'. Risposta alle osservazioni air opera del prof. Viviani into? no agU organi clementari delle piante ( Vedt torn. 66.°, maggio i83a, pag- 282, dl questo Giornale ). Nel corso di niolti anai da me impiegati nel mettere insieme i matei-'iali del mio lavoro iatorno la stnUtura e le funzioni degli organi clementari delle piante , una continua esperienza mi aveva appreso quanto e d'uopo I'esser rat- tenuti nel ricevere per vere le prime apparenze , die si presentano al microscopio ; e quanto a scapito del vero si riscliia ad alTrettarsi a dichiarare falso , cio clie da osser- vatori di specchiata fede ci venne trasmesso. E tante souo le cagioni di errore , die possono prender parte iielle nostre ricerchej tanto proclive 11 nostro giudizio nel lasdarsi andare alle prime impressioni de'sensi, die la piii fedeie esposlzione de' fatti e di ogni accidente die si associarono alle nostre osservazloni debbon essere registrati •, onde co- loro die verranno in seguito a cimentare con nuove osser- vazioni le nostre ricerclie, abljiano^ in parita di circostanze, sotto gli ocelli gli stessi oggetti , e possano sceverare dal vero ogni cagione die vi si fosse intromessa di errore. Inerendo a questi principj alia pagina 216 dell' opera sovraccennata diceva: « Riferiro schiettamente ciocdie mi tt venne fatto di osservai'e ;, indichero le specie di piante »> die furon soggetto di mie ricerclie, non solo intendendo >/ di mettere altri in istato di rivenire sulle mie osservazioni; » ma affinche per una indiscreta prevenzione, e senza aver »> r occliio e la mano esercitata in questi lavori, noii si » trascorra a negar cio die con molta fatica ho discoperto. " A questo jirocedere , cui pur debbono le scienze naturali ogni loro avanzaniento , non sembra alibia tenuto gran fatto r anonimo scrittore delle Osservazioni all' opera del professore Vivlani intorno agli organi elementari delle piante, il quale, per quanto egli ne dice, essendosi affrettato a ri- petere le mie sperienze , aveva trovato die non corrispon- devano alV aspettazione die in lui ei-a sorta dalle cose da me esposte. E benche egli non I'oglia porre in duhbio la verita delle medcsime , pure non trova die per esse rimanga innegabilmente dimostrata la natiira vascolare del parendiinia ; poiclie cio che per esse ai supposti vasi di questo si attribulscc , potrebbesi con miglior ragione ai meati tracellulari del niede- simo attribuire. Quindi egli prende a esaminare la questionc V A 11 I E T A . 269 relativa alia natura cellulare o vascolare del parenchima , indipendentcmeate daWesito degU speriinenii suddeui. Per verita , v' ha taiita titubanza , per noii dire contrad- dizloae, in questo preambolo deirAnonimo, die non sap- piam comprendere com' egli si sia affrettato a mettere a parte il pubblico delle sue osservazioni. Egli noH ha tro- vato conforme al vero le mie sperienze , nnlladlmeno non vuole metterne in dubbio la verita ; egli propende pel siste- nia de'nieati tracellulari, e vnole esauiinare la questione indipendentemente dalle mie sperienze, che furono appunto da me istituite per combattere questo sistema. Nella mia prefazione io aveva dichiarato il desiderio , che le mie opinioni fussero giudicate dallo stesso tribunale al quale io aveva tradutte le altrui, quello doe dell' osservazione e del- V esperienza. Ora clii crederebbe che iii tutto questo scritto deirAnonimo una sola osservazione, una sola sperienza non si produca , che egli abbia intrapreso per contrap- porre alle mie ? E bensi vero che in mancanza di cose sue , I'Anonimo mette in campo le altrui, e tra queste vedlamo dar la preferenza alle osservazioni delsignor Aniici. Per di piii egli crede trovare talvolta nelle mie stesse espressioni di che combattere il mio sistema. Quanto alle osservazioni del signor Amici, non e da dire quanto di mala voglia nel corso delle mie ricerche mi riducessi a discordare dalla dottrina di un fisico si giustamente rinomato. Ma V osservazione e P esperienza vinsero in ultimo la mia renitenza; e questi due motivi sono certo in troppo pregio delP illustre professore Mode- nese , perche essi non abbiano a prender parte ne' suoi giudizj , se una qualciie volta , a vantagglo della scienza , egli riverra sopra questo argomento. Del riraanente P opi- nione del signor Amici ha sua base nel sistema de' meati tracellulari : sistema che dalla sua prima promulgazione ebbe a oppositori i primi fisiologi-di Germanla e di Fran- cia;, e basta tra questi citare il Link e Mirbel. Ond' e che nel conflitto di siffattte autoritii punto favorevoll a'pen- sameuti di Treviranus e di Kieser , mi era permesso di rimettere la decisione all' osservazione e all' esperienza. Anche contemplata la questione dal lato fisiologico, e da quella analogia che domina in tutta P economia degli esseri viveiiti , questo movimento del succo tra cellotta e 270 V A R I E T A . cellcttai movimento, clic non avendo luogo in tuln, o ca- vita distinte , non puo avere dire/ioae detcrmiiiata , e af- fatto incoinpatiliile con ogni regolare sviluppo, Ne si rlu- scira nuii ad assoggettare movimento sifi'atto a (juelle leggi cui il celebre Hales assoggetto il corso de'succlii nelle plante nclla sua pregiatissima opera La statica vegeUibile, E ripugna alia ragione il pretendere dalle piante cellular! , e dai fenomeni tante volte allegati della Cauliiua e della Cliara , dedurrc le leggi della ecouomia vegetabile nelle grandi famiglie delle piante vascolari ; a meno die nelle cellette delle piante teste mentovate non si vogliano rav- visare le lanto misteriose e proteiformi qualita della glo- bulina del signer Turpin. Eppiire la scoperta appena accennata da Hedwig, e da me ampiamente confermata, della natura vascolare del filetto spirale della trachea, do- vrebbe ormai persuadere ogni fisiologO;, cui sta piii a cuore la verita de' proprj sistemi, clie altri e assai piu squisiti elementi organici, cui non si saprebbe mai far piegare la globulina Turpiniana , entrano nella coniposizione delle piante vascolari. Che se la natura, in cjueste piante, com- pone pressoche tutta la loro compage, che in gran parte si risolve in libra legnosa, con questi vasi spirali, egli e per lo meno inutile ammettere in esse, per una indlscreta analogia , un sistema di circolazione ; di cui ne si cora- prende T uso , ne si riconosce il bisogno. Ne vuol essere taciuto che le osservazioni del signor Schultz di Berlino, tendenti a dimostrare nelle piante vascolari un nuovo siste- ma di vasi, oye si opera una peculiare circolazione di succhi , diversa afl'atto da quella scoperta dal Corti , e tanto illustrata dal professore Amici nelle piante cellulari, forniscono nuovi argomenti per dimostrare, che le osser- vazioni fatte intorno la struttura di queste piante, non possono in vcrun conto dar norma aireconomia assai piu complicata delle piante vascolari. Ne io era certo trascorso a negare 11 sistema de' meati tracellulari per la sola ragione che non tornava in accoa- cio della mia opinione. Nel corso della mia opera, e prin- cipalmente ne'cap. YII e VIII, io ne aveva appostatamente dimostrato I'assurdita: i." Perche 11 metodo da me sul- resenipio de'piu lllustri anatomici seguitato, degli assor- bimenti di fluid! coloriti, mi aveva sempre rappresentato questi supposti interstizj calibrati, e protesi a foggia di V V U I E T A . 271 vaso, e non coa quelle altcrnanti strozzature e dilatazloni, che verrebbe in conseguenza del loro scorrere tra un otrl- celio e Taltro; 2..° Perclie qiiesti lueati tracellulari non essendo che gl' interstizj che separano tra loro le sup- poste cellette, dovrebbero presentare il massimo dl loro ampiezza ne' prinii svolgimenti delle parti, eve le cellette non sono per anche giunte a loro pieno svolgimento , ed essere ridotti a tenuissiuii interstizj nelle parti giunte a tutto il loro aumento , ove le cellette rldotte all' apparenza di vaso rimangono tutte tra loro in contatto. Ora nessuna di queste supposizioni viene confermata dal fatto ; ne vi ha note vole difFerenza nel moviinento del succo, che pur dovrebbe , in questa ipotesi , essere enornie quaado fosse esaininato in questi due perlodi. Nel corso di mie osservazioni ho sempre rappresentato la maglia del parenchima come una rete di vasellini , piu o meno tra loro fitti e ravvolti , che tutta coinprende la compage della planta , e attraverso la quale si fanno strada ritti e paralleli i fascetti di trachee. Questa inanlera di contemplare il parenchima non e parto di mia immagina- zione , che tale mi fu suggerita da lunghe e penose ricer- che. Ne della sola autorita del Comparetti, che pur sarebbe di gran rillevo, io posso, a detta dell'Anoninio , rinfran- care la mia opinione, che altrettanto ne senti quel sommo anatomico del Grew , fino dall' infanzia della scienza , e parve ben anche al Pollini , che in vasi si risolvessero le membrane degli otricelli^ e di vasellini la vide guarnita non ha gran tempo T illustre Rob. Brown , il piu grande discopritore che si sappia delle primordial! organiche strut- ture delle piante. Ne mi sembra che rAnonimo abbia con sufficiente atten- zione letto quanto ho detto sopra quell' ordito di vasi che si strigne sopra i fasci delle trachee, di cui la maglia piu e fina, piii si trova a' lianchi delle stesse trachee. Ammesso, come credo avere quanto basta diuiostrato, che lo svolgi- mento de' vasi spirali si fa dall' interno verso Testerno, e chiaro I'etFetto che deblion questi esercitare sopra i va- sellini dell'ordito, i quali pigiati ed oppressi da questo aumento, e per di piii smunti del necessario nutriraento dagli svolgimenti che presso loro succedono, rimangono opachi e avvizzitii poco o nulla avendo traviato dalla loro primitlva retlcolata disposizionc. Di questa trasformazione 272 A' A R I E T A . io avcva citato un luniinoso oseinpio in qucUa rcte a fi- bra semilegiiosa, che fascia la base de' troiiclii di molte paliiic , e quella che serve di esterno invilnppo a molti bulbi, tra quali somniamentc istruttivo e qiiello deW Alliim ocloratissiniiim della Flora atlantica. Pertanto iielle sezioni orizzontali de' troachi qneste pareti nienibranose non deb- bon iiiostrare, come suppone rAnonimo, le aperture, o liimi di vasi recisi , ma beiisi le tracce della primitiva e di poco alterata strnttura reticolare del pareacliima. I soli vasi che scorrono verticainiciUe attraverso qoesta rete, cioe le trachee e false trachee, prcsenteranno nelle loro sezioni verticali i loro Inmi o aperture circolari. Tutto questo forma il complesso delle mie opinioni sul conto del parenchima ; ne v' ha pagina , per cosi dire , della mia opera, dove questa teorica non venga illustrata e avvalorata con nuovi fatti. Come dunque I'Anonimo lia jTOtuto asserire non essere io sopra questo argoraento conforme a' miei principj ? Perclie mettere avanti la diffi- colta, che giusta la iiiia dottrina avrelibe a rimanere spenta la vita ad ogni trasformazione delT ordito in membrana, se a piu riprese aveva apertamente dichlarato, che siffatte nuUazioni, del pari die quelle delle trachee in libra legnosa, succedon certamente ad ogni periodo di vegetazione ; ma che la vita vegetativa riprende ogni anno il corso da' vasi dell'ordito, ne' quali non si era per anche destato Io svol- gimento ? Come mai I'Anoninio ha potuto trascorrere sul seguente passo , con cui chiiideva il mio lavoro, e che non dava luogo appunto alia obl>iezione che mette a mezzo. In questa teorica, io diceva alia pag. 35o , non fa d' uopo come in quelle che finora sono state promulgate ammettere miova formazione di vasi al principio di ogni vegetazione .... perche tutte le parti dell' ordito , dal quale ogni svolgimento prende le niosse , sono di loro natura vascolari ; e percib tutte in corrispondenza tra loro , e poco dopo io aveva illustrata questa teorica coU'analogia die ne' loro svolgimenti pre- sentano gli animal! , che per la semplicitk di loro struttura trovansi piii presso alle piante, dove la parte calcarea separata nell' esercizio di loro vita in un anno, serve di base a nuovi sviluppi degli anni successivib appunto come succede nelle annue zone di legno die servon di scheletro a'successivi annui svolgimenti delle piante arljoree. Cliecche sia di qiieste prevenzioni , che tendono piu ad abbagliare anzidie dirigere il giudizio del pubblico , V A R I E T a'. 273 non e certo con quest! mezzi die pao essere avanzato in Italia questo bel ramo delle scienze natural! , verso il quale sono ormai rivolte le cure de* piu distinti naturalist! del rinianente d' Europa. Posso ingannarmi , ma nella sco- perta della natura vascolare del filetto spirale , verita noa isfuggita al sommo Hedwig . confermata poco dopo di me dal professore Link a Berlino, e sulla quale si fonda pressoche il nilo sistema di fislologia vegetabile , non tar- dera ad essere sorgente di nuove scoperte che apriranno un nuovo orizzonte nella scienza. Quelle spire die con tanta simraetria da un capo all' altro della pianta si protendono, non sono certo limitate al solo scopo cui le ho destinate, di promovere , come nella vite d' Archimede , 1' ascesa del succo. Ormai e noto che correndo per questa via segnata da spire, Telettricita e il magnetismo dispiegano le lore ma- ravigliose proprieta e la lore analogia. Forse questi agenti , per mezzo di questo artifizio, prendon parte nelle tante de- composizioni di sostanze che succedono nell' interne della pianta. Forse correndo questa via esercita i suoi efFetti quella influenza che il suolo e Tatmosfera esercitano sopra questi esseri , che hanno le opposte loro estremita immerse in questi due ambienti. A quali speranze non potrebbe in- nalzarsi la iisiologia delle piante se I'illustre signer De No- bili, cui sono divenute famigliarl tutte le risorse di questo importantissimo ramo di fislca, rivolgesse la sua sagacita a queste singolari strutture vegetabili , che certamente gli riuscirebbero feconde di nuovi allori ! Prof. Domenico Vhiani. NECROLOGIA. Prof, abate Eustachio Fiocchi. La morte d' uomini ragguardevoli per dottrina i quali mentre che duro loro la vita tutta la spesero in accrescere con opere d' ingegno il patrimonio delle italiaae lettere, non dev' essere priva d' alcuna onorata ricordanza che attesti il dolore del patito danno, ed incuori altri a ristornrlo. Fra coloro che meritano un tale tributo e 1' abate Eustachio Fiocchi mancato il 29 maggio di quest' anno, il quale se non puo coUocarsi fra i primi lumi dell' italica sapienza , tienvi pero un molio distinto grado per que' Ictterarj 274 V A R I E T a'. lavori, 1 quali farono un Jcgno frutto de' profoncU e coati- nuati suoi studj. Nato egll in Gorte Olona , terra del con- tado pavese, il 20 settembre dell'aaao 1757, e di la man- date per essere amniaestrato in Pavia , provo fm da' prirai anni fervore non mediocre per le latine lettere e per tutte le parti dell' erudizione, e tanto in quelle avanzo che pochi lo potevano agguagliare. Entrato egli in eta di 18 anni neiristituto delle Scuole pie di Toscana, tanto sperimento fece del siio ingegno e dottrina che presto venne eletto a precettore di belle lettere in Volterra, in Firenze e poscia in Siena nel collegio Tolomei. Ne fu egli applicato solo agli esercizj letterarj , ma levo pur la mente alio sublimi speculazioni della iilosofia e della raatematica per modo che fu in quello stesso collegio fatto lettore d'ambedue queste discipline. Crescendo ognora la fama di sua dottrina monto a' piu alti gradi , pei-ocche prima fu nominato pro- fessore di eloquenza e lingua greca nell' Universita di Siena ove detto fino all' anno 181 1, indi fu chiamato in qualita di primario professore di niatematica nella real casa dei paggi in Milano. Cessato essendogli quell' incarico per ca- gione de'politici rivoJgimenti stettesi per alcun tempo sciolto d' ogni altro ufBclo pubblico, infino a che I'anno 1819 fu chiamato alia cattedra di lingua e letteratura greca e la- tina neir I. R. Universita di Pavia , nella quale tanto in- segno quanto 1' eta e la salute sua gliel concedettero, trapassati avendo gli ultimi anni della vita in un onorato riposo. L' erudizione greca e latina fu la parte principale e piu cara de' suoi studj , e cost vi si adopero die bea poteva dirsene maestro. Son molti gli scritti che il Fiocchi mando in luce , fra i quali non sono da dimenticare un poemetto italiano intitolato il Genio del Passeroni da lui scritto vivente ancora quel poeta, una versione italiana del Dialogo di Platone, il Fedone e due Dissertazioni la- tine, r una sulle fisiche attrazioni, 1' altra suUe chimiche affinita. Ma opera di gran moment© , ed in cui spese la maggior parte dell' ingegno e del tempo , si fu la versione in ottava rima dell' Iliade , dell' Odissea e del Suppllmento di Q. Calabro che rende testimonianza e della sua somma perizia nel greco idioma , e della facilita di trattare la lingua nostra. Certamente che in questo lavoro poetico del Fiocchi non si manifesta quella vigorosa inspirazione e quella nobile maniera di verseggiare ond' altri piu potenti V A R I E T a'. 275 intelletti italiani emularoiio la gloria omerica , e si fecero compagni nell' immortalita a quel divino , ma niuno vorra negare clie di molte e rare bellezze non vadano adorni i snoi Canti, specialmente se si consideri come egli si fosse legato alia legge del metro. Ben si deve confessare che maggior lode a se ed utilita alia patria letteratura avrebbe recato se in vece d' intraprender quest' opera , nella quale aveva rivali tp.nto poderosi , e raeglio consultando la tem- pra del proprio ingegno si fosse accinto a voltare in no- stra favella ed illustrare qualclie storico filosofo od oratore greco , della qual sorta di lavori ancor molto abbisogna r Italia, sebbene in questi ultimi anni gia siasi da parecchi valenti a tale difetto della nostra letteratura onoratamente proveduto. Nella compilazione dell'Antologia greca , la quale merito d'essere ricevuta per testo nelle scuole , fece chiaro il Fiocchi quanto fosse esquisito il suo gusto nel giudicare delle bellezze de' greci scrittori , e quanto il suo senno neir adattare al miglior progresso degli scolari la scelta de' pill eccellenti brani de' classici. Molte scritture latine di prosa e di poesia fanno pur fade del perfetto gusto che in tal lingua possedeva , ed ognuno che godette della sua famigliarita puo atFerraare che non invano lo si consultava intorno alle piu difficili disquisizioni filologiclie. Vidersi pure di lui alcune epigrafiche coraposizioni , nelle qnali non si desiderava ne 1' efficace brevita della frase , ne 1' attica ele- ganza. Non fu egli di quegli scrittori de' quali troppo ab- bonda il tempo nostro che coprono la poverta delle loro cognizioni con una leggiera tinta d' ogni parte dell' uniano sapere, e che brillano per certa vivacita di locuzione che spesso degenera nell' esa^erato e nel falso , e che non si mantiene sotto un severo esame critico, ma in vece nu- tritosi con un costante studio de' piia grandi fra gli antichi diede saldo corpo alle sue scritture, sebbene non sempre appariscano di vaghezza fregiate abbastanza. Ebbe I'animo hello di molte virtu, fra le quali riluceva maggiormente la liberalita verso i congiunti. Non ultimo pregio in lui si fu un conversare amenissimo , e tutto condito di sali onde soleva esser letizia cola dov' egli mostravasi. E questa com- pagnevole festivita non gli venne meno , ne pure quando i raalori della vecchiezza il tennero conlitto lungamente nel letto, la qual dote, oltre all'essere 1' cfFetto di una 276 ' V A R I E T a\ feliclssima tempra corporea , era eziandio sicuro indizlo di innocentc cd imperturbata coscienza. Gio. Battisla Palletta. n cavalicre Gio. Battista Palletta, capo chlrurgo del graiide Ospedale civico di Milano e professore emerito di notomia, non e p'lu. Nella sera del 27 agosto egli spirava placidamente tra i conforti della religione , lasciando do- lentissima Milano di una pcrdita , die Italia tutta dovra pure sentire con vivissimo rincrescimento. Egli era nato a Montecrestcse nella Valle d'Ossola, Stato Sardo. Educato dai Gesuiti a Briga , cantone del Valese , fino al coinpimento degli studj filosofici , venne a Milano per dedicarsi alia professioae di chirurgo sotto gl' insegnamenti di Moscati seniore e di Patrini , die avevano in quel torno fama di abilissimi professori. Da poi die ebbe qui riportata P ap- provazione per P esercizio della chirurgia , voile estendersi agli studj piii gravi , e passo a Padova per irapararvi la me- dicina. Al prinio entrare nella sua scientifica carriera si fece ' talraente distinguere, che, ancora ben giovine, veniva no- minato professore di notomia a Mantova, ove P Impera- trice Maria Teresa intendeva di erigere un' Unlverslth. Mutatosi pero il divisamento sovrano, fa in vece inipie- gato il Palletta nel grande Ospedale di Milano qual capo diirurgo, Ijendie non contasse di eta che trent' anni. Da quel momento i destijai suoi apparvero fissati. Clii pub dire la spinta ch' egli n" ebbe alia gloria cui doveva in appresso pervenire ' Forse era ancor poca per lui P educa- zione conseguita per sedere si di buon' ora sul primo seggio chirurglcoi forse ancora, ben giovine di esperlenza e di eta , alto peso pe' suoi omeri fu il trovarsi di primo lancio regolatore di un' arte die prendeva una mossa non da prima tentata per mettersi al livello de' progressi , che 1' umano intendimento andava facendo. Ma Palletta sotto le fisiche apparenze di un' organlzzazione debole e di un animo chluso , freddo e temente , possedeva uno spirito vigoroso , attivo , imperturbabile , che lo rendeva , al bi- sogno , di una tempera superiore. E percio , corroborato da quella salJa perseveranza negli studj, die mal sempre ei mantenne, asslstito dalP illuminato stoiclsmo per cui si fece tanto segnalato in sua vita , pote elevarsi al disopra d' ogui inciampo, che la sua posizione e P iacivillmeuto V A r. I E T A. . 277 ondeggiaiite di que' tempi presentavano. EgU raggiunse bea tosto la stimaeramore non pure de' suoi coUeglii, ma di tutta la popolazione Milanese. Ne ando njolto , die spingere pote la sua fama per tutte le incivilite nazioni d' Europa. Molti furono gli scritti co' quali si fece egli gagliardaraente ad afFerrare V attenzlone degli scienziati ; tutti piii o meno interessaati, alcuni, per le vedute originali e pei luminosi insegnamenti , veramente classic!. Le opere cli' ei produsse in latino spirano una venusta di lingua clie innamora. Ma sicuramente Palietta niiro piii al guarlre che alio scrivere, benche , tolto dal letto degrinferrai, impiegasse ogni momento posslbile al leggere, ed al notare le cose piii rimarchevoli die V estesa sua pratica mettevagli sott' occliio e sapesse trattare le piu alte disquisizioni con ottimo stile, e con logica vigorosamente calzante. Di fatto cio in che mo- strossi piu grande il Palietta, fu 1' esercizio pratico, T arte propria del risanare gl' infermi. Perocche egli era dotato di quel genio diagnosticQ e di quello squlsitissimo tatto , che costituiscono il primo merito del professore chirurgo. E quest! pregi rafTorzati com' egli gli aveva dalle piu estcse e profonde cognizioni di notomia, della quale fu per lun- ghi ann! maestro agli alunni dell' ospedale, rendevanlo spe- cialmente conspicuo nel determinare la natura e le sedi delle malattie , non che nel presagirne gli esiti fortunati od avversi. Non e quindi maraviglia, se il popolo Milanese riguardasse una sentenza d! Palietta come una decisione in ultima istanza , e se gli stess! suoi colleghi la rispet- tassero anclie dissenzient!. Determinata r indole, la situazione e la probabilita degli esit! di una malattia. Parte s! trova gia molto avanzata per ottenerne la guariglone ; ma Palietta sapeva altresi portarv! !n soccorso una niano Felice nell' operare. Finche 1' eta glielo perraise , fu operatore espertissimo , franco e saggiamente intraprendente. Quando ebbe la sua mano meno ferma, ajuto col conslglio Taltrui, e si puo dire che ben poche operazionl di alta chirurgia si eseguissero in Milano, alia quali egli non abbia preseduto come il Nestore dei chirurgi. La celebrita , la bonomia e la carita di questo gran- ds uomo facevano della sua casa una probatica piscina. Gente d' ogni eta , d' ogn! sesso e d' ogn! condizione af- follava uelle site stanze , ed egli rompeva la solitudine 378 VARIETY. del suo gahinetto per ascoltare la voce di que' languenti , ed ajutarli, ove I'arte o la scienza potessero riescire ef- flcaci. Cotaiita moltitudine cul soddisfare mettevalo nella necessita di esser breve, ond' egli forse contrasse I'abi- tudine del contegno asciutto ed assai poco verbose coa cui dispeasava i suoi coiisigli. Qualoi'a poi non potesse offcrire consolanti parole, amava d' involgere i suoi coa- cetti sotto allegoriche forme per essere piuttosto interpre- tato che iiiteso. La qual maiiiera non procedeva In lui da Terun artifizio, si bene da certa originalith di modi, che per altro non ismentiva le ottime qualita del cuore. E tanta era la soavita de' suoi costumi e la dolcezza del suo carattere, che 1' animo non reggevagli d' imporre silenzio o di voltar le spalle agl' indiscreti , ai quali solo opponeva il frizzo e la celia , quasi per torsi la molestia d' attorno. Non si creda pero che il Palletta mancasse di facondia e di coraggio al discutere. Quando o T importanza del consiglio,o la dis- sidenza de' consulenti , o la novita e la rarozza del caso co- mandavano la disquisizione , egli apriva una vena di sapere, una larghezza di esprimersi, che lo qualificavano veramente maestro. Calmo, penetrante, giudizioso, erudito, senza afFet- tazione di autorita , senza pretensione di merito, spiegava nel discorrere franchezza, maestria nel ragionare , forza nel persuadere. Ben di rado non fu sua la palma del consulto. Lunga e laboriosa fu la vita di Palletta , perche ei visse poco per la propria, tutto per T altrni felicita. Non- dimeno , ove egli fosse stato accessibile ai godimenti ter- reni, avrebbe largamente partecipato alle umane fortune, E le avrebbe delibate senza rammarico e senza sconto, avendo potato esiuiersi in ogni tempo dai colpi del- 1' invidia e delle nimicizie degli uomini. Perocche tutti lo salutarono con gioja cavaliere della corona di ferro e della legione d' onore ^ tutti applaudirono quando gli ven- nero aperte le porte dell' Istituto di scienze , lettere ed arti in Milano ^ tutti lo colmarono di onori e di benedi- zioni, benclie I'abito suo, soverchiamente dimesso, facesse spesso singolare contrasto coUe dorate pareti e colle seri- che cortine fra le quali era chiamato a sedere. Ma egli che si considerava su questa terra come un pellegrino in viaggio, fu schivo de' mondani favori; e varco I'eta grave di 84 anni senza variare mai ne' suoi agi, nelle sue anti- che abitudini , nelle sue particolari affezioni. VARIETA. 2 79 La sera del giorno 29 agosto anche le spoglle mortali di questo iiisigiie ebbero dalla popolazione Milanese ua omaggio ben sincero e splendido della divozione piii sen- tita i omaggio cui noa possono aspirare die i benemerid dell' uniaai',a ; omaggio noa compro dalla possanza o dal- r oro. Immensa moltitudine d' ogni classe di persone si schierava sul lungo cammino che da S. Nazzaro conduce al Campo santo di porta Tosa e porgeva V ultimo salute a quel grande , pregandogli la pace de' giusti. E di certo gran parte di quella gente rimaneva doppiamente com- niossa e per la grata meraoria de' benefizj ottenuti , e pel rammarico di una perdita si difficilmente reparabile. Intanto il fei'etro procedeva senza porapa, e fra le preci pronunciate dal cuore piu che dalle labbra di un nume- roso seguito di medici , clie scortavalo al Campo santo. Ivi e precisamente sul margine della fossa sepolcrale , tra il piu cupo silenzio e la piii viva coslernazione dell' astan- te folia fu letta da distinto chirurgo una breve, ma affet- tuosa funebre orazione. Declmava il sole all'occaso, e quasi tramoatas<5P nnrh' essa la frerlrln salma di Gio. Battista Pal- letta calava nella tomba per riposarsi nel sonno de' bea vissuti. De Filippi. ERRATA-CORRIGE. Tomo 66.° Pag- 3 1 1 Un. a6 pavella l^ggi parelTa » 407 » 22 ne I'uno ne 1' altro » ne nell' uno ne nell' altro » 427 » 7 i8aa V i833 i?. GiRONi, F. Carlini, L Fvmagallt e G. Brvgnatelli , direttori ed editori. Pubbllcato 11 di 27 settembre i832. Milano, dalt I. R. Slamperia. Osservazioni meteorologiche fattc all I. R. Osscrvntoiio dl Brc A G 0 S T 0 1802. M A T T I N A. S) < S K R \. 'a o O 6 — . OJ > «|-M— liijaJMUBIUWaglCB SKWK -•3T»ri»y? 3aoc Tal di Feronia la belta crescea. Era dilelto siio di peregrine Piante , e di fiori in suolo estranio nali U odorosa educar dolce famigUa , Propngarne le stirpi, e cittadina DeW Ausonio terren fame la prole. Sotto la mano della pia cukrice Ricevean nuove leggi e nuova vita Le selvatiche madri, e, 7/ fero ingegno Mansuefatto e il barbaro costume , Del del cangiato si godean superbe. Ed essa la gentil JVinfa sagace Con lungo studio e paziente cura I tenerelli parti ne niidria , Castigando i ritrosi , e a cnlto oncsto Traduccndo i malnati. Essa il rigoglio Ne corresgeva ed il non casto istinto, Essa gli odd segrcti e i morbi e i sonni E gli amor ne ciirava e i maritaggi , Securo a tutti procacciando il seggio, E salubri ruscelli ed awe aniidte ; Ne violarli ardia co' morsi aculi D'Orizia il rapitor , die irato altrove Volgea le furie, e con le forti penne L' antiche flagellava uppule selve , O di Lucrino i risonanti lidi. II pocta si fa quindi ad enumerare i fiori piu eletti DI VINCENZO MONTI. a83 e le pill notabili piante coltlvate dalla sua Ninfa. Le descrizioni di qucsti fiori e di queste piante con- tengono il nieglio di qiianto ne dissero i poeti anti- chi e moderni, abbellito da insuperabile nobilta di stile e di verso. Fra le moke noi citianio quella del salice piangente, dove ringeo;no del Monti da alcune circostanze particolari e fatto piu oric^inale. Nc te , qunntunqne umil pianta vulgare, Lasceib nc niiei carnii inoiiorato , Buhllonico salcio , die piangente Ami jiomarti, e or sovra i laghi e i fond Spandi la pioggia f/e' tuoi lunghi crini , Or su le toinbe degli amad estinti , CJip. ne' cupl silenzii delta notte Escono consolnte ombre a raccorre Sul freddo sasso degli amici il pianto. Til non i'nnti dei lauri e delle querce II trionfale onor , ma delle Muse , Che di tenere idee pascon la mcnte, Agli studi sei caro , e da' tuoi rami Fendon 'V arpe e le cetre, onde si sparge Di pia dohezza il cor degV infelici. Salve , sacra al dolor mistica pianta , E r umil zo/la, die i mortali avanzi Del mio Giulio nasconde , in cui sepo'lo Giace il sostegno di mia stanca vita , Delia dolce omhra tiia copri cortese. E til strazio d' amore e di fortuna, Tu derelitta sua miser a sposa, Che del caldo tuo cor tempio ed avcilo Festi a tanto marito, e quivi il vedi , E gli parli , e ti struggi in voti amplcssi Da trista e cnra illusion rapita , Ddttl pace , o meschina , e ti conforti Che non sei sola al danno. Odi il compianto D' Italia tutta ; i monumenti niira , Che alia meinoria di quel divo ingcgno Consacrano pictose anime belle. E se tnnto d' oiiore e di cordoglio Argomento non salda la ferita Che ti geme nel petto ^ e tnttavia II lagrimar ti gm'a , e forza crcscr 3:84 OPERE INEDITF, E RARE Al grneroso tuo dolor I'asciutto Ciglio de tristi , chc , alia voce sordi Di natura e del del, ne d' un sospiro. Nit d'un sol fiore consoldr t estinto , Dolce almeno ti sia, che su V avaro Di quell' ossa sacrate infando obblio Freme il pubblico sdegno , e fa severa Delle lagrime tue giusta vendetta. Neir amore e nello studio di queste piante spendeva i suoi p;iorni la Ninfa, di tutti qiiand i fiori ella il piii hello. Indanio le iiiadri che vcdevan lano;nire per lei grinnamorati ligjliuoli la chiedeano in nuora: indanio parecchi Nunii venuti da'contini pelasghi ad abitar le contradc latine studiaronsi d' inchinaila a conoscere la dolcezza d'amoie: ella non porsc orecchio ne a prcghicre ue a lusinghe. Ma all' ultimo non seppe fuggire un amorosa fiode di Giove. .... La vide , e da hegll occhi Trafitto il Name, la sembianza assunse D"" un imberbe fanciullo, e si deluse L' incauta Ninfa, e la si sirinse al scno Con divino imeneo Di baleni Arse il del consapevole , ed i lunghi Ululati iterdr su la suprema Vetta del monte le presaghe Ninfe. Questi fur delle nozze inauspicate J cautici, le fad, i testimonj ; Questo alia nuova del Tonante sposa De suoi mail il principio , e 710I coiiobbe L' infelice ; ma ben di Giove il vide L* eterno senna , ne potendo il dura Fata stornar , nel suo segreto il chiuse ,- E la doglia , che solo il cor sapca, Fremendosi nel petto , a far piio mite II funesto avvenir volse il pensie.ro. Primamente quel bosco e cjuella rupe Si gli piacquc onorar , dove la Nmfa Dell' occuJto amor suo gli fu cortese , Che per loro obblio Dodona ed Ida , E men care di Crela ebbe le selve: Tal che le genti la prescnza alfine DI VIMCENZO MONTI. 2o5 Sent'ir del Name, e I' inchindr devote^ E Giove Imhcrhe I' invocctr sull' are ; Cli egU loro cosi mise in pemiero Per la memoria del felice inganno. Qui del culto novel consorte ei voile La dolce arnica sua; qui degli Eterni In aurea tazza il nettare le pnrse , E la fece immortal. AUora le gcnti circonvicine adoraron Feronia, e gli Dei niinori e niaggiori concorsero ad oiiorarla; ed essa la Ninfa col suo divino favore faceva bead que'campi. Di questo godeva il Tonante aniatore , die spesso scendeva alia Ninfa, e ne" scgreti aniplessi riposavasi dal governo del mondo. Ma la gelosa Giunone non tardo ad accorgersi del- r inganno die le faceva il niarito; e calata nel regno di Feronia, e trovatala Scomposta i vcli e le bende e le chiome DeW ample s so celeste accusatrici, larampogno, la percosse, la mise in fuga e la inse- gui per gran tratto: all' ultimo la lascio fra baize aspre e deserte, ed ella die volta addietro meditando una ma2;2;iore vendetta. N' ando ad una segrcta ca- verna fra le rupi di Priverno e di Sezia, dove i iiumi di tutta la Volsca regione solevano convenire a visi- tarsi fra loro , c gli prego d irromperc coi loro flatti , e devastare e somnicrgere il regno della sua rivale. AUora i fiumi Versano t nrne abheverate e cohne , E quattro di maggior superbia e Isna Da quattro parti sul soggetto piano. Svelte , atterraie le tremanti ripe , Con furor si devolvono. Spwnosa E fragorosa la terribil piena Le capanne divora, e i pingui colti , E gli armenti e i pastori. E gia le mnra Delle cittadi assalta e le ]>ercote , Di cadaveri ingombra e della fatta Strage ne'campi: gia delle bastite Crollano i fianchi: gia sfusciati piombano, E dan la porta all' inimico flutto. a86 OPERE INEDITE £ HARE S" alza allora un compianto, un ululato Di ccrgini, di iTC^U e di fanriuUi : Corrono ai tempi , cd invocar Feronia , E Feronia aridar odi piangenti Le smorte turbc: e iioii le udia la Diva, Cite niaggior Diva il vieta. Essa, la fiera Moglie di Giove , di sua man rivcrsa DcW csule neniica i simulacri , JVe sower te gli altar i; e la soccorre Ministra al suo furor I' onda crudele, Che tutte attorno le cittadi inghiotte. Cosi tutto il fioiito rc2;no di Feronia p;ia era converso in atra palude , e il feroce dcsideiio di Giunone adenipivasi. Pur rinianevano ancora inlatte dalla furia deH'onde alcune citta fondate su'nionti: rinianeva il bosco di Feronia , il bosco Che presto I' omhra ai mal concessi amori. Contro questi pochi avanzi irritata la Dea, venne all' albergo de'Ciciopi e di Vulrano. II fajjbro divino stava preparando un jjran piedestallo d' ore e di bronze su cui doveasi collocare I'ellij^ic della Nemorense Diana, tutto impresso e sculto di mirabili storie. Alt ultimo con raro magistero L' indomito Vulcan v avea scolpita Una dolente giovinetta madre, Che , con ambe le mani al crin farrndo Dispetto ed onta, su la fredda spoglia Di ire fgli piangea tolti alia poppa. Taciturna e dimessa il padre Tebro Volgea qui I' onda : su la mesta riva Ploravano le Ninfe, e al Vaticano Una nube di duol copria la front e. Lagrime tante aJfin, tanti sosj)iri Faceano forza al ciel, finche la santa Madre d'Amore a consolar la donna D(d terzo cerchio le piovea nel grenibo De' fccondi suoi raggi il quarto frutlo. Siccome vaga tremula farfalla Scemlea cpieW alma, e nel rnaierno seno L' avvcnturosa si venia vcstendo Di si lucido vci , cli altro non fece Mai pill belt ombra a piii leggiadro spirto. DI VINCF.NZO MONTI. 287 M fdice natal presenti avea Sculte il fubbro le Grazie , indite Dive , Senza il cm nume nulla cosa e Bella . Vera Lucina, a cut fur date in cura Delia vita le porte ; eravi Giuno Dei talami custode; e di Latona L' alma figlia pur v era , a cui dolenii S'odoii nel parto sospirar le spose ; E in disparte frattanto un aureo stame Al fatal fuso raixolgean le Parche. Delle rugose antiche Dee son tutte Di pallid' oro le tremende facce , E d'argento le diiome e i vestimenti. Del narciso d'Aierno incoronate Van le rigide fronti, e un cotal misto 3Iandan di riverenza e di paura, Che r ocdiio ne stupiscc , e il cor ne trema. Da si stupendo lavoro si stoglie I'artefice divino per obl^edire alia madie die il prega di ajutarla col suo fuoco a compiere lo sterminio del regno di Feronia. Esce insieme con lei del suo antro con una bragia d'inestingulbile tempra, e cercati i luoghi piu sol- forosi, quivi la getta a seminare incendj e trenmoti che in un subito diroccano citta e montagne e con- taminan 1' aria di n.aligni vapoii. Frattanto Giove risalito airOlimpo, e di lassii con- templato lo strazio di Feronia e del suo re2;no, invio Mcrcurio a Giunonc per dirle clie ponesse fine alia crudele vendetta; esser fisso nel voler suo che i Nunii tramutinsi dalla Grccia all' Italia, si ch' cssa dopo r Olimpo sia la stanza degli Dei, E di la parta un di quanta valore Delia mente e del braccio in pace e in guerra Far a suggetto il mondo, e quanta insieme Civika , sapienza ¥^gennlezza Jlenderanno I' uniana conipagnia Dalle helve divisa, e minor poco Delia divina. A tal fine aver lui fatto gia niolto; ne osi Giuno ne spcri di fargli inciampo; nia si riconduca subito al cielo, e tenia di provocare il suo sdegno da lei gia 288 OPHUF, INrnTTE K R.\nF. con sno dnnnn sporiniontato altrc volio. A tal nnnoio Vulcano r Giunonc, hrnclio a nialincuore, abhando- nano la loro impresa. Vulcano tra le vampe e it fumo Si (Lilegub , ne disse addio , ne parve Ai'er mal fenno a pronta fuga il piede ; Ma con torvo scinhiante e disdegnoso Si. ristette Qiunoii , die rabbin e tana Le stringono la menCe , e par tra'fcrri La generosa belva die gli orrendi Ocelli travolvc^ e il corrector flagcUo Fa tremar nella man dd suo custode. Prima di ubl)idire a2;ginnse un nuovo danno al iiial condotto paese; perocclie gitto in alto di tutta forza la face di cui s'era armata, e qiicsta cadcndo apcrsc nel suolo rinfausto spiraglio d'Amsanto le cni csalazioni corrompono I'accpie e Taria allintorno. Risali ([uindi airOlimpo dove abbandonandosi al propiio sdcgno laccrb le hende ; Ruppe armille e monili, e gettb lunge I^a clamide regal, die di sua mano Tessh Minerva, e d'auree f range il leinbo Circondato n' avea. JVe tii siciira Da' snoi fiirori andar potesti, o sacra Alia beltade, inaccessibil ara, Che non hai nome in cielo, e tra' mortali Da barbarico ar cento lo traesti, Cui le Muse abborrir. Cieca di sdegno Ti river so la Dea: cadde, e si franse Con diverso fragor I' ampio cristallo, Che in mezzo dell' altar sorgea sovnino Maestoso e superbo, e in un confusi N' anddr sossopra i vast d'oro e I' urne Degli aromi celesti e de'profwni, Onde tal si diffuse una fragranza , Che tutta enipiea la casa e il vasto Olimpo. Frattanto la fuggitiva Feronia errando sconosciuta e descrta s' e riparata nell' abituro di Lica di povcro terreno pin povcro cultorc , e quivi si c doliita al Tonante delle mal adcmpiute promesse. Ma Giove pietoso a tanto dolore tacitamentc disccse a lei nella notte, e cosi tolse a consolarla: ni VINCENZO MONTI. 289 Calina il duolo , Fcionia : immoti e saldi Stanno i tuoi. fnti , e le promesse mie ; JVe ingannator son io, ne si. cancella Mai sillaba di Ciove. Ma profonde Snno le vie del niio pensiero, e aperta A me solo de Fati e la corUna. Nan lacrimar sul tuo penluto impero ■ Tempo verra , die largamente reso Tel vedrai, non temerne, e i mud altar i, E le cittadi, e i campi, e le pianure Dai rudcri e dall' onde e dalla polve Sorter piii belle e numerose e colte. D' Italia in questo i piic lodati eroi Porran I'opra e I' ingegno. Io non tl noma Che i piii famosi; e in prima Appio, die in mezzo Spingera delle torhide Pontine Delle vie la regina. Indi Cetego; , Indi il possente fortunato Augusto Esecutor della paterna idea ; Al cui tempo felice un Venosino Cantor sublime ne' tuoi fonti il volto Laverassi e le niani; e tu di questo Orgogliosa n andrai piii die I'Anfriso , Cia lavacro d''Apollo. Ecco venirne Poscia il lume de regi , il pio Trajano , Che, domata con I' armi Asia ed Europa, Col senno domera la tua palude ; E le partidie spade e le tedesche In vomeri cangiate impiagheranno, Meglio d' assai die de' Romani il petto , Le glebe pometine. E qui trecento Girl ti volve d' abbondanza il sole, E di placido regno , infin die il Goto Furor d' Italia guastera la faccia. Da boreal tempesta la ruina Scendera de' tuoi campi ; ma del pari Un alma boreal , calda e ripiena Del valor d'Occidente - al tuo bel regno Portcra la salute , e poi di nuovo ( Che tal de' Fati e il corso ) alto squallore Lo coprira : ne zelo , arte 0 possanza Di sommi Sacerdoti all' onor primo Intcramenle il renderan ; che I'opra 290 OPERE INEDITK E R\nK CCC. Immortal, gloriosa ed inftnita Ad iin piu grande eroe serba il Destino. Lo diron Fio le genii , e di quel nomc Sesto sara La ficra ciniplegia clic percosse Y antore tronco a questo punto il pocma. Noi noii credianio ch' esso (come gli editori asseriscono) dovesse finire col terzo canto: anzi ci pare di aver udito dal Monti stesso che secondo il primitivo disegno avrebbe dovato com- porsi di cinque o sci. E \eramcnte se il poenia avesse dovuto chiudcrsi con questo canto e con questa predizione male avrebbe risposto alle proniessc del- r antore, propostosi di cantare i luriglii affdnnl di Feronia, la quale erro gran tempo esclusa da'suoi santi dclubri, e inolto pianse Drti superbl disdegJii esercitata D' una Diva niaggior chc I' inscguia Find I e novelVi sagrijici oltenne Sugli altari Sabini, e le fur resi Per voltr delle Parclie i told onori. Sotto questo rispetto ci parve di qualclie importanza questa osservazione. In quanto al pregio del poema quale e a noi pervenuto , doljbiamo lasciar che ne parli chi scrivera sii tutte le opcre in generale: qui intanto trascriviamo assai volontieri le parole coUe cpiali finisce Telegante prefazione degli editori: « Non » gradira certamente ai nostri novatori della lette- " ratura , il vedere ancora un poema del Monti atto " a ringiovanire la decrepita Mitologia; ma forse » questo, e sia detto a loro consolazione, sara Tnl- » timo modello d'una scuola che tanti gia ne ha '' forniti alluniverso; die ha coniinciato con Omcro 5^ e che dovea forse aver fine col migliore degli in- '^ terpreti suoi. Ma se spenti sono gli Dei cantati dal ^ principe dci poeti greci, e dal suo traduttorc , '^ eterni dureranno i versi loro a render tcstimo- ^' nianza ai posteri dcUe bellezze e delle glorie del- * r antico parnaso. » 291 SiiU'iiso da farsi della Storia nclle lettere e ncllc arti. Articolo III ed uldino. Vedl i tomi 66.°, giugtio (i832), pag. 289; e 67.*, agosto, pcig. 162 di que- sto Gioriiale. I I naturale progresso del nostro ragionamento ci porta ora ad esaminare con quali avvertenze e con (juali norrne si deblxi attenersi alia verita , quando si faccia use della istoria nelle lettere e nelle arti. La quale verita costituendo il principale carattere ed anzi la vera sostatiza della istoria medesima, ogni qualvolta da questa i letterati e gli artisti traggano il subbietto dei loro componimenti, da essi dev' es- scre come cosa santa riguardata e quindi con reve- rente animo osservata ; cosicche sebbene la iinzione sia un proprio diritto ed un espediente ordinario della poesia , pure questa quando si fondi sulla istoria deve astenersi possibilniente dal valersene , come qnella clie in tal caso , battendo una via maggiore , a piii alta e pin splendida meta s' indirizza. (^uesto principio pieuamente si accorda con quello gia da noi sin da principio stabilito come fondamento di tutto il nostro discorso : non potersi della storia or- nare coi numeri e colle forme se non che quelle parti che in se stesse siano belle, illustri , atte ad eccitar I' ammirazione e ad insegnar la virtu; poiclie con tal norma i letterati e gli artisti sono tenuti lon- lani dal pericolo o di alterarc smodatamente la ve- rita o di riprodurre nclla naturale sconcezza quei fatti istorici che per intrinseco difetto serviie non possono di conveniente e degna materia ai loro lavori. Cio pero non togUe ch' essi non possano ordinare le storiche loro rappresentazioni nel modo che repu- tano pill opportuno a conseguire 1' effetto contem- plato, che non possano quindi disporre ed eziandio nioditicare le singole parti del fatto , e le varie rir- costanze dei luoghi, dci tempi e dcUe azioni second© 2C)2 SULL USO DA r\RSl DELLA STOMA _ cho ricliicdono il gcncrc del componimento e lo scopo delln iinit;izionc : < he anzi Iiavvi una specie di ron- venziouc tra lo iiuitatoic c lo spettatoie ovvero udi- tore , per cui quelle, entro a certi predssi liniiti , puo adoperai-e ogni artilizio e giovarsi di alcunc in- dispcnsabili concessioui. I\Ia anche in tal caso tornano utili i prineipj generali da noi piii sopra sialnliti per conciliare i riguardi dovuti alia verita colla osser- vanza delle regole cstetiche-, poiche quando i fatti storici sieno bene scelti cd abbiano 1 essenziale re- quisite della bellezza, le parti loro da se stesse iu convenicnte ordine si dispongono e forniano natural- mente quadro e sinimetria , essendo la bellezza pos- seiite unitrice di parti , e gran maestra di armonia : laddove i brutti fatti sono sempre pieni di oscurita e di tumulto, sono sempre coniusi, sreo;olati, sconi- pigliati, appunto perclie loro manca quella valida or- dinatricc clie e la bellezza, Ad ogni modo noi non cesserenio gianimai dal- r aniniare i letterati e gli artisti a seguire con eo- stante osservanza la verita , quando traggano dalla storia gli argomenti dei loro canti e dei loro disegni, ne niai cesseremo dal confortarli ad astenersi da quella mescolanza di vero e di falso ehe reca si grave onta alia ragione e tanto nuoce ai grandi e no])ili (ini della poesia. Perocche in prinio luogo Y aggiungere ai fatti veri circostanze non vere ed il supplire con invenzioni ai vacui die iiei racconti della storia tal- volta si trovano , forma anziclie una giusta rappresen- tazione , una commettitura spregevole e strana , come lo sarebbe cjuella ehe di buoni e falsi metalli o di legni preziosi e vili si componesse. In secondo luogo questo sconsigliato mescolamento fa continuamente ondcggiar lanimo tra la realta e le chimere, e non dandogli alcun lume per distuiguere cjuando debba credere a quella, od abbandonarsi a queste, lo pone in un tristo dubbio ed in una penosa ansieta ; c per tal modo, se la fantasia non pre vale al segno di togliere ogni forza alia ragione , lo stcsso iiitimo NELLE LETTERS E NELLE AKTI. 298 comniovimento gli divicnc incrtscioso , e gli affetti ([uasi per forza destati fannosi languid!, smarriti , di se stessi trepidant!. Quindi quella verita clic fra tutte e la prima e la pin salda , la verita dei fatti , quasi si annicnta od alnicno si converte in una larva sfor- iiiata e diversa, la quale da un lato presenta un vero dalla falsita dcturpato ed invilito, dall' altro una fal- bita invano dal vero sostenuta ed avvalorata. Onde la storia travisata dalle nienzogne e dalle smancerie della favola perde il suo casto decoro e 1' autore- vole sua efficacia, a guisa di una vereconda matrona che si caricassc di ornanienti capricciosi e di colori iiieretricj s' infardasse. Ed in terzo luogo i giovani a])bagliati da ua genere di componimenti , che alia mobile e fresca loro fantasia grandemente si affan- no , concepiscono un molesto disgusto per le serie narrazioni della storia , ed invaghiti pin di un pas- seggiero diletto che di un giovamento durevole guar- dano 1 austera disciplina con cui essa lor porge le sue lezioni con un fastidio iracondo : cosicche noi non pensiamo , com' altri pensa , che le rappresenta- zioni operate dalle lettere e dalle arti e mescolate di vero e di falso servano di acconcia transizione alia storia , e crediamo anzi che , lungi dall' avviare i giovani alio studio di essa, ne gli distolgano in vece, ed illudendo quelle pronte e vivide menti con una inutile ombra di verita e con una vana speranza di prolitto, le focciano star contente a cio, e le ren- dano indill'erenti al resto e schive piuttosto che de- siderose di piu soda dotlrina e di piu salutari ap- prendimenti. L' adottare quel metodo sarebbe a parer iiostro un insej^nare le massime di Sparta cogli esem- pli di Sibari , sarebbe come uii voler educare i gio- vani alia 2;iustizia, alia benevolenza, alia vera civiba, conducendoli nolle cavcrne degli assassini e ponen- doli a parte delle infami loro macchinazioni. Per lo che noi non dubitiamo di atfermare che alle miste rapprescntazioni di tal genere siano da preferirsi le pure fayole, nelle quiJi T auimo non si conturba e ^94 SULL USO U.\. lARSl DELL.\ STOUIA non s' inganiia , c ad ogtii cosa attribuisce il giusto valore , ed inipara sopraltutto a ("aic la neccssaria separazionc tra Ic scmpiici iiivnizioiii diriUte a dr- staie una letizia uoa divisa dclla honta, ed i graatli fatti dclla istoiia con cui si da all' uoiiio la soleunc istruzione della esperienza. Se conlidiamo clie la nostra dottrina abhia ad os- scre da tutti ainniessa , niolto pin conlidiamo clu^ debba csserlo dagl' Italiani , la cui storia picscnla tante illustri azioni , tanti carattcri sublimi da ripro- dursi coUe letterc c coUe arti , senza die le menu abbiano d' uopo di correr dietro allc favole e di al- faticaisi nelle invenzioni. Con die non intendiamo acccnnare ne all' austera e ruvida virtu degli Etrusclii precursori dei Eoniani nelle imprese del braccio , o forse dei Greci in quelle dell' ingegno , ne alia Ibrza colossale ed immensa dei Romani , ne voglianio par- lare dei secoli di Saturno e di Numa pieni di aurea felicita , ne di quelli degli Scipioni e degli Enul| pieni di potenza e di conquiste; clie gli uni sono avvolti in troppa caligine, e gli altri troppo da noi rimoti per teinpre , per eondizioni, per fortuna. Beiibi intendiamo parlar di quei tempi die dalla varia c mutabile vicenda degli avvenimenti e delle parole ebbero il nonie di bassi: i quali col succedcrsi degli anni e coi rivolgiraenti clie questi portano seco ior- mano una serie di rapprescntazioni sin2;olari e bellis- sime, o per nieglio dire lormano una lappresentazione nelle sue parti svariatissima, magnilica nella copia, iie- gli esempli salutare ed efficace, nello splendore e nella grandezza unica e maravigliosa. Perocche nella ruiiia delle barbariche invasioni , nella quiete sconsolata e stupida die succede ad una grandc sventura, nella Htta nebbia die allora 1' ignoranza dappcrtutto diUuse, parve die gli spiriti italiani si riposassero lungamcnte per restaurarsi e rinfraucarsi , e die quindi ne riuscissc un valore indoinabile, invitto e di tutte parti intero, quale gli uomiiii di oggidi possono a stento concepire non die iuiitare , quale le concordi tcstinionianze NELLE LETTERE E NELLii AUTI. 2gS tlella storia e tlei monunieuti possono appcna render credibile , simile alVatto a quelle forze titaniche che la greca niitologia fa sorgcre ed imperversare quando la iiatura appena crcata e tuttavia scon- volta e disoj diuata. Si contamiiio e vero questo va- lore con selva^gi costumi , con ogni maniera di eccessi e di coipe, con fazioni crudelissime, con un entusiasmo spesso sj)irante libidine e sangue ; die non era ancora il cielo aJjbastanza I'asserenato^, pei- clie spiendesse un linipido raggio a confortare la nostra terra da si feroce e lunga procella atterrita e desolata. Ma i letterati e gli artisti troveranno in questo valore una miniera ricchissima e quasi intatta di bellczza e di poesia , se affisando in esso un oc- chio scrutatore e ben ve2;gente sapranno osservarlo, atlrontare i cimenti piii tremendi ed arrischiati , e misurarne il pcricolo col solo ardiniento, essere im- mobile nelle diiese e negli assalti irrefrenabile , e sempre mostrarsi sdegnoso dell' ozio , per quanto fosse onorato e felice; e quindi guidato da generoso amor di patria opporre un' alleanza di ottanta citta ad un abborrito dominio e trionfarlo con prove che ne fanno disgradar quelle di Maratona e di Zama , del Ponte e delle Termopili ; c da! la pace di Co- stanza nascere un gran nunicro di repubbliche tutte possenti per armi, per ricchezza , per militari e po- litiche istituzioni , e Venezia , Genova , Firenze e Pisa gareggiare in forza , in virtu, in sapienza, nci commerc) , nella iudustria, e ricomposte le italiche sorti, questo inclito valore prorompere impaziente , e fuori della terra nativa slanciarsi sino ai conlini del niondo allora conosciuto, e se^nalarsi dappertutto servendo alia religione, onorando I'amore, secondan- do una nobilc ed utile curiosita. E (piando le repubbliche nelle italiane monarchic si trasmutarono, quanta libcrahta nei Principi, quale cortesia nei Cavalieri , quanta leggiadria nelle donnc, quanta pompa, quanta magnilicenza negli spettacoli, negli edilizj , nelle riconipcnse ! Allora le Corti italiane M)C> sull' uso da. FAUSI DKLLA STORIA parevauo convcrtitc in altrettantc Accadcmic , dove concorrcvano poeti , rilosoli , storici , artisti , tuttu r animosa gioventu die ad illustri mete i snoi passi itidirizzava: allora suisero gare einule dcUc Olim- pichc, dove palme e corone ottcnevansi, che quelle adombravano dell' Alfeo e del Canipidoglio : allora nei palagi architettati dai Bramanti , dai Sansoviai , dai Falconetd, e diplnti dai KaCfaelli , dai Giulj, dai Tiziani, dai Michelangeli, pontetici e inipera- tori , e principi di ogni schiatta , i Medici , i Fel- treschi , i Farnesi, gli Estensi, i Gonzaga si conve- nivano col liore degl' ingegni ad aniniirarne le belle prove ; e la il Vida , il Sannazzaro , il Fracastoro , il Flannnio ricliiamavano all' aure antiche ed al natale lore cielo ie sante muse latine, ed il Bembo e la gentile sua schiera ritentavano 1' amorosa cetra del Petrarca , ed il Maccliiavello ed il Guicciardini face- vano maravigliare le menti col racconto delle italianc vicende , e V Ariosto ed il Tasso spargevano menio- randi fatti di epica luce e gli animi beavano colle loro inimortali armonie. Ma era altresi 1' ingegno degnamente allora guiderdonato ; e con ogni osser- vanza si riveriva , e con ogni benefizio s' incorag- giava : ne v' era altezza di onore die alia eccellenza del merito non ei riputasse dovuta. Quindi Leone X conferiva a Raffaello la dittatura delle arti roniane, e Paolo III seguito da dieci Cardinali si recava a visitar Michelangelo nella propria di lui casa , c la maesta di Carlo V s' incliinava a raccogliere il pen- nello caduto a Tiziano. Rendiamo pertanto onore e gratitudine a quei prodi die adoperarono in mode da rendere la diletta nostra patria ornata, illustrc c famosa! Rendiamo onore e lode ai nostri anticlii va- lorosi , che di tanto splendore si circondarono e tanta grandezza acquistarono , da soccorrcre ad oo;ni futura poverta! Ed a cpial sublime segno potranno le nostre lettere e le nostre arti elevarsi , e qual termine jio- tra porsi ai loro progressi o qual limite alia loro ei- ficace e saUitare influenza , se esse non tracndo i loro I MELLE liETTEnE E NELLE ARTI. 297 argomenti die clalla istoria patria e la patria scuola non disertando , sapranno colla classlca italiana bel- lezza avvalorare e far piu maiiifesta e piu splendida ]a gloria di qiielli che abitarono i luoglii da noi abi- tati, che parlarono la lingua che noi parliamo ^ e che portarono i nomi che noi stessi portiamo ? Concludiaino che certamente la poesia puo avere molti e diversi ufficj sulla terra , e che variamente puo farsi uso dei tesori che dispensa : ma die sara sapicntissimo consiglio se essa intuonera cantici che si accordino coUe nazionali armonie ; o per parlare piu chiaramente , die le arti e le lettere italiane gio- veranno cminentemente al decoro dclla patria ed al morale perfczionaiiiento dei cittadini , se agli argo- menti favolosi sostituiranno gli storici ed alle storie straniere le proprie, e se in queste facendo una scelta rcgolata da giusti e saldi principj estetici , alle la- mcntazioni lu2;ubri , ai cpxadri ferali , alle tristi rap- presentazioni della depravazione umana e del la uiiia- na miseria preferiranno sempre immagini pure , se- rene, spiraiiti bellezza e virtu. Blbl. Ital T. LXVII. 20 .9^ Annali deW Istltuto dl corrispondenza archeoloff^ca : fascicoll 4 per gll anni io3o c i83l , con molle tavolc in rame. N< 1 oi abblamo gia parlato del volume I di quest' opera periodica (i), insieme col Bullettuio corrispondente, ({uaudo ne In iiitrapresa in Roma la stampa : ma r anno dopo essendone stata trasportata la pubblica- zione a Parigi , e 1' opera comparendo scritta quasi tutta in francese , pareva clie avesse cessato di es- sere italiana , e die percio il parlarne non apparte- nesse piu a noi dircttamente. Cio non ostante ripresa essendosene la stampa in Roma T anno scorso , e r opera avendo ritenuto scmpre il titolo italiano non meno chc il francese, ed in okre presentando molii articoli italiani , stesi in parte da archeologi italiaui, e sopra anticliiia italiane, noi crediamo di dover so- vr essa ritornare e parlarne in sino a tanto chc du- rera una cosi utile e lodevole intrapresa, alia quale vogliamo pure augurare lunghissima vita. Nel I." fascicolo del volume 11 stampato in Parigi a spese deir Istituto I'anno i83o (2) s' incomincia dairillustrare alcuni monumenti rinvenuti tra le ruinc di Locri in Calabria prcsso Rcggio: T articolo c del duca di Lnyiics. Seguono alcuue ricerclie di En- rico WestphuL suUa topografia dci contorni di Tar- quinii e Vuici presso Corneto nell' antica Etruria: poi leggesi un articolo dello svizzero signor Weber, che illustra la pianta di una porzione degli editicj e delle strade della Pompeana ; c (piindi alcune notizie del signor Lcnormant suU'antico teatro di Lillcbonne {Jidlabona) nel territorio francese. 11 sig. Quatremcre de Quincy parla di una statuetta in bronzo di Ercole, (i) Tonio 5o.", gingiio io3o, pag. 020. (2) De fimpriiuerie de Crapelet rue de VauguartI, n.° 9. I ANNALI DELL ISTITUTO , CCC. 299 j che fu trovata a Bavay ; ed il signer E. dc Litglan- diere , cU una Tritonide eg,aalmeate in bioiizo. Segue un articolo di Wclcker sopra una fignlina tiovafa in Egina, e rappresentante Ecate ed Eros portati da grifoni. II Duca di Lnyiies parla deirantica moneta siciliana, il demaredoii: L. Fcmcher dci nionunieuti descritti dai poeti , niostrando T influenza che pos- sono avere nelPillustrare cjuei dell' arte. II si ^. Luigi Hirt discorre del (li])into di nu vaso fittile rappresen- tante il ratto del Palladio. Vengono poi alcune ricer- elie lilologiche sulla mitologia e sulle arti del signer Tcodoro Fatiofka, od alcune osscrvazioni di W. Cell sopra un saggio topogratico dei contorni di Roma. 11 signor Panofka toriia a parlare con critica severa ma giusta dei monumenti inediti di antichita lignrata greca, etrusca, e roniana di Raoid-Rochctt puhbli- cati a Parigi nel 1828. Cliiude il fascicolo corredato di Y tavole in rame, una dissertazione del signor C. O. Mueller De numo Sardiano unitauicntc alPaltra !di Fr. Osann de Eutnenidum statuis atdcls. Ai fascicoli 2.° e 3.*" dello stesso anno si da prin- cipio con un saggio del signor Letronne sulle idee cosmograliclie che si attaccano al nome di Atlante, considerate nelle loro relazioni coUe rappresentazioni antiche di f|nesto f;ivoloso personaggio : quindi il signor De U itte parla di un medaglione rappresen- tante Diana Eginea: e il signor Panofka della inven- zione, della disputa, e del dono dclla lira tra Rler- curio ed Apollo, come anche dellalfra disputa tra t| Ercole ed Apollo, e sul rapimento del tripode. 11 ' signor Odoardo Gerhard discorre de' vasi paiiatenaicl , ossia di quci vasi dati in premio ai vincitori ne giuo- chi delle f'este attiche di Minerva; e dopo di averne parlato in genere discende a parlare in ispecie di r[uei trovati neli'escavazioni ultime presso Coriicto nell an- tica Etruria, appoggiando j)rincipalmente il suo di- scorso alle greclie iscrizioni che spesso prescntansi da questi vasi, non nieno che alle figure de'combattenti , agli atte^giamenti, alle armature, alle divinita elu; 30O ANNAH dell' ISTITUTO rappresentano. II signor Millingen parla di Apollo e Tizio , e della pona del secondo giusta la niitolo2;ia e i nionunicnti clic lo ramnientaao. Lenurniunt e il duca di Luyries discorrono 1' uiio di divinita cosniiclu^, e r altro di Achillc e Patroclo rappresentad in una cylex, specie di vaso volgarnieate detto ctrusco, riu- venuto a Vulcia. 11 signor Welcher illustra un altro vaso, sul quale sono dipinti i Falici o dei gemcUi siciliani , risuscitati secondo la favola. C Ord riporta varie iscrizioni relative alia gente BelUcia rinvenute nel Veronese. Hittujff pnr\i\ dellarchitettura policro- nia o a piii colori presso i Greci, e quintli della compiuta ristaurazione del tempio di Enipedocle nel- lAcropoli di Selinunte, prescntando I'estratto di una Memoria letta allAccademia d" iscrizioni, belle lettcre e belle arti di Parigi. Leggesi un altro estratto, la- voro del Lenormant , dell opera del cavalier Broiid- sted, sul suo viaggio in Grecia, ove parlasi special- mente del Partenone , e poi un altro dell' opera nun)i- sniatica non nieno pregevole del sig. Millingen, sulle anticlie medaglie greche in gran parte inedite e niolto rare. Seguono alcune osservazioni topograliche del barone di Stackelherg sul tempio di Minerva e sul Panelleninm in Egina: altre del signor Paiiofka sopra un gruppo in bronzo rappresentante la nascita di Venere. Leggonsi inoltre altri brevi articoli italiani e latini sopra varj altri nionumenti di pittura e scul- tura antica. II contenuto nel i.° fiiscicolo dcU" anno i83i e tutto relative a que'vasi chiainati etruschi, clie I'urono recenteniente scoperti nei dintorni dell' antica Vulcia presso Corneto , ed appartiene interamente al pro- fessor Geriiard, il quale dopo di aver fatto dili- genti e studiate ricerche sopra questi monunienti ne offre al pubblico un assai lungo , sensato e dotto rapporto, delle cui priticipali sentenze aggiunse poi . un breve e su'j'oso estratto latino col corredo di o ... . . * inolte note e dichiarazioni. Dimorando eo;li in Roma, si e recato piii volte suUa faccia del luogo, ove DI CORRISPONDENZA ARCIIKOLOGIC A. 3ot fiirono esegiilte r cscavazioni , ed osservaiulo attenta* niente og,ni cosa , ha posto uno studio particolare in- torno a quelle nunierose stoviglie, die per la diversita de' possessor! possono dividers! in 4 principali rac- colte; e di tutte egli parla con profonda intclligenza e cognizione, divideiido il suo disrorso in varj capi. E primieramente asscrisce die il numero, la varieta e la bellezza di questi antidii vasi e superiore a quanto conoscevasi in tal genere sino aircpoca for- tunata di silFatte cscavazioni; poiclie dal solo tcrrito- rio diCanino, e in brevissinio tempo, sono state dis- sotterrate oltre 3, 000 di siniili preziose stoviglie con- sistenti in vasi e coppe di diversa forma e gran- dezza; onde possono considerarsi come siipcriori tanto in copia die in nierito a quelle stes>c del museo Borbonico di Napoli, crediito linora il piii I'anioso e il piu ricco di tali iiionumcnti die non oltrepassano pero di molto i 2,000. Ma il gran numero di queste stoviglie non forma certamente il loro primo vanto; imperocche investigandosi con attenzione le accen- nate raccolte, ciascuna delle quali, come scrive I'au- tore, presenta monumenti classici di particolar valore, le lore crcte, le vernici , le forme, le dipinture , le rappresentazioni e le iscrizioni riducono alia mente deir esperto amatore tutto cio die vi ha di piu di- stinto tra i vasi dellc piu celebri antiche manifatture e delle loro raccolte sino a' di nostri istituite; e in ciascuno di siflatti rapporti , insienie coi pregi gik conosciuti , nuovi mcriti e nuove particolarita si svi- luppano ne" mentovati vasi die tanto piu prcziosi appariscono per le arti e per le anticliita , quanto Hieno r atiuale loro stato e mentito o altcrato dai consueti inganni di abili ristauratori. Cio premesso, Tautore prcndendo in esatta consi- derazione tanto le somiglianze che le diflerenze del vasellame volcente , vi distingue tre scuole diverse se non di artisti, almeno di artificio, alle quali da il nouie di grcca , di tirrena e di estrasca. E prescin- dendo dalle crete e dalle vernici, che a lui sembraiio 3oa ANNAT.I DrXL' l?TITrTO a un (liprcsso Ic mcdesimc in ogni specie di quel vasrllaine , s' in2;f'2;na a clcclurre le notate diversita dalle forme de' vasi, dalle nianiere- pittoresclic, dalle rapprosentazioni piii usnte o tralasriate, dalle iscri- zioni e dag,Ii usi cui pin verisiniilmcnte appariscoiio (leslinati. Qiihidi le opcre di scuola greca riiivenutc in Etruria rorrispondono quasi in tutto al vasellame Nolano-, quelle dclla tincua si distinguono per Tuso pin frequente delT arcaira maniera di ogni sorta non esclusane I'egiziana, pel disegno piu rigido c piii secco, per varie forme sinora rarissime, pel sover- chio apparire della Kilix, per la preferenza data alle rappresentazioni atleticlie delle pubhiiclie feste , e ancora per molta copia d'iscrizioni in greci caratteri antichi, ecc., e fmalmente le opere della scuola detta etriisca distinguonsi per la negletta cottura della creta, e per la vernice piu grossolana , senza che Tuna o r altra diversilichino nel fondo , per la negligcuiza usata nelle maniere, pei greci contorni delle forme, per molte rappresentazioni di oscuro o difficile si- gnificato , per altre che greci soggetti mostrano con etruschi costumi , pei caratteri manifestamente etru- schi delle loro poche epigrali , e in fine per la con- formita che vi si ririviene con quanto gia conosce- vasi di monumenti vasculari della stessa Etruria. Una diversita cosi costante e uniforme delle pitture vol- centi non puo ripetersi , secondo \ antore , che dal- I'uso fatro in Etruria di manifatture straniere e loro varieta contemporaneamente a quello delle provin- cial! di pregio assai inferiore, non ahrimenti da cio che suol praiicarsi anche a' giorni uostri. A meglio dilucidare qnesta classilicazione delle vol- centi stoviglie, 1" autore distrihuisce il suo lavoro in varj capi, e sono: i.° manitattura ed arte; 2.° rap- presentazioni; 3.° isrrizioni; 4.° adoperamenti o usi. A c|ucste sieguouo due altre sezioni fondate sulle ri- sultanze delle c|uattro antecedenti, e sono quelle che contengono i ragionamcnti sulf epoca e sulla prove- nienza del vasellame rinvcnuto. In quanto al capitolo t)I C0RR[SP0.NDEN7.\ AROlirOLOOICA. 3o3 (U'lla manlfattura od aiic, laiitore distingue Ire di- verse numierc piitorc.srlu; , alle qiiali ass('i;iia parti- colaii caratteri , die iioii soiio [)ti 6 scnipie iiivaiia- bili , e gl' Jndjca coi nouii di nianieia egiziana, ar^ cuica greca e greca pe?fcfta. La prima e cosi detta per la sua piii autica senibiaiiza, e per gli c2;iziani suoi ornanieiui; e la nios^tra sul pallido londo della creta di ligure nericce o brunette con trainischiace tinte rosse e blanche: \ arcaica greca sul fondo rav- vivato e rossiccio della creta , porta ligure iiere di rigido disegno e talvolta capriccioso , pennelleggiate neU'esterno e graflite iiei lineanienti jnterni con blan- che teste ed estremlta nelle donne, e con tlnte rosse in varj accessor] : la terza dell" arte greca perfetta precede plu franca e niostra ligure ros^jcce ill pur- gato disegno formate tlal ravvivaio colore della creta, c limitate dalla vernice nera del fondo con penuel- leggiaa lineanienti interni, e con pochissime a2;ii,iiintc di tinte bianche e rosse. Le iornie de" vasi sono assai diverse in ogni classc per la proporzione tra 1' al- tezza e la larghezza , pel manico ora doppio , ora unico , ora nullo, e per forilicio ora largo, ora stretto, nia quasi scmpre circolare e qualche volta triangolare come qucUo deH'odierno boccale, e per la base die vi e ordiiiarianiente anncssa. Per cio die ri2;uarda le rapprcsentazloni , e mirabile \ osservare die tra rininiensa copia di (picsti vasi rarissimo c il trovare replicato il dipinto nicdcsinio. Ne a soli so2;;j;etti mi- tologici sono da riferirsi siniili pitture, come altri pretese , ma bensi anche a cose diverse da quelle j cuuiario disposto per voi nel caso che per un dato TBATTATO DELLE ASSICURAZIONI, eCC. 3l3 » infortunio riportaste daimo. » Viceversa Tassicurato dice air assicuratore : « Eccovi una piestazioiie pecu- » niaria per la vincolata disposizione del fondo vo- » stro e pel bene di essere liberate dal timore di » dovere a mie spese riparare il tale daiino con- >j tingibile. » Quest' aspetto naturale , ovvio , effettivo non fii fatto avvertire dai trattatisti, i quali sostituiscono ia vece I'idea di pagamento del rischio. Volendo tra- durre in un senso fdosofico questa frase non si giunge ad alcun concetto morale. Pagare il pericolo che cosa vuol dire? Forse col danaro pagare il timore del pericolo? Clie razza di senso e questo? Se per lo contrario dico , questo mio danaro posto in commercio mi darebbe un dato pro. lo lo pongo a vostro ser- vigio destinandolo a risarcirvi da un danno contin- gibile da infortunio. E giusto che sia compensato di questo servigio. Volete voi che io vi prometta di risarcirvi questo danno coll' obbligo a voi di rim- borsarmi il capitale sborsato ? Allora rgli c mutuo condizionale che verra effettuato quando avvenga il sinistro. Ma frattanto se mi obbligo gratis io con- traggo un vincolo senza correspettivo, e pero sc al- lora avro la somma disponibile vi serviro. Volete voi che io sia adesso per allora obbligato? Qual cor- respettivo mi ofl'rite? Eccoci ancora da capo. Ma neir assicurazione a premio 1' assicuratore di- ce : io non vi domando di essere rimborsato per quello che dovro spendere nel risarcirvi in caso d' in- fortunio; ma solamente vi domando un tanto per cento o per mille sul valore delia cosa assicurata durante un dato tempo convenuto, assolvendovi dal rimborsarmi I'indennita che in caso di sinistro do- vessi pagare a voi. Con questo partito contrappongo il rischio d' indennizzare , air eventualita del non av- venimento, e pero oppongo T eventualita del lucre al rischio del danno. Cosi con una partita coinpenso r altra. La sorte favorevole gioca coUa sorte contraria, ed io vinco o perdo come in (piaUiiu^ue gioco di BibL Ital. T. LWII. 21 3 14 TRATTATO DFLLE AS8ICURAZ10NI, CCC. azzardo. La carta fatale per nie e 1' incendio. Le carte favorevoli sono le scadenze del premio senza •incendj. Ecco in ultima analisi 1' ultima formola morale dell'assicurazione di contratto. Posto cosi il concetto, csso e propriamente del genere delle Cauzioni. Esse di tatto altro non e die una Caiizione prestata ad un tcrzo conlro i danni a Ini contingibili per infortunj , retribidta all assicuratore con nn ddto correspettwo in vista BELLA SOLA posstsilita' dcgl infortniij medesimi. Quanto all' assicuratore, e un vero gioco di azzardo nel quale puo avvantaggiare allorche nel volgere delle scadenze dei premj non sorta la carta fatale dell'in- fortunio. Ma quanto all' assicurato , non e che una guarentigia per farsi risarcire uu danno e nulla piu. Dunque quanto all' assicurato , il contratto sarebbe snaturato se vi si volesse associar una vista di lucro, agitur de damno vitando et non de lucro captando. Conviene ben distin2;uere questi due aspetti e qucsti caratteri dei contraenti onde distinguerne i diritti rispettivi. L' avvenimento dell' infortunio forma la carta fatale tanto per 1' assicuratore, quanto per f as- sicurato. II primo la paga , abbia o non abbia guada- gnato coi premj. II secondo tira il pagamcnto per iscontare 1' infortunio senza vantaggiar nulla. Tale e r indole morale del contratto d' assicurazione a premio. Nel contratto di assicurazione concorre 1' indole morale e 1' indole giuridica. Coll' epiteto di morale si vuol dinotare il complesso delle vedute e degli interessi pei quali si rende praticamente possibile quel contratto. Coll' epiteto di giuridica s' intende di contrassegnare quelle circostanze per le quali nascono rispettivi diritti ed obbligazioni. Parlando dell' indole morale e di una tale indole per cui couciliare si possano gli interessi dei con- traenti , dobbiamo osservare che nelle assicurazioni praticate con discernimento e liberta gV interessi con- trarj si bilanciano in modo da far uasccre quell' equa TRA.TTATO DELLE ASSICURAZIONI, eCC. 3l5 transazione clie vuolsi dalla raglone nialgratlo la pro- spettiva itidetinita della eventualita. Figurate un'assi- curazione per incendio di case a mutua socictd. Tutti scgaano e notiHcano il valore delle loro case come lor pare. Niuno paga se non la tenuta dei libri della societa. Se avviene 1" incendio di una delle case as- sicurate, o2;nuno in proporzioiae del cajiitale valore dato alia sua casa deve contrihuire a rifajjbricare la casa del socio. Con questa previdenza die cosa na- sce ? Che ogni socio vede gravitare sopra se stesso una parte del peso dei rischj di tutte le case inscritte. Se valuta troppo la sua casa, dovra pagar molto e molte volte. Se la valuta poco, non godra il beneticio di rif'abbricarla col contribute solo della societa. In qiiesto conflitto die cosa ne segue ? Che ogni socio e obbligato a staljilire quel giusto mezzo die e con- forme al vero e consentaneo alia equita. Ecco al- lora come fra gli uomini si rende nioralmente pos- sibile questo contralto. II complesso delle circostanze conducenti a questo risultamento costituisce quella die noi appelbamo Bjlancia morale del contratto di assicurazione. Neir altra forma di assicurazione a premio ( die appellar si potrebbe a cauzioiie sliigolare) questo con- flitto e questa bilancia non apparisce in una maniera visibile, Ivi T assicurato non vede pesare sopra di se la risponsabilita per gli incendj delle case altrui , ma non ha altro peso die di pagare un premio fisso. Le due figure di assicuratore e di assicurato non si riuniscono in lui come nell' altro. Pare dunque die r indole morale intima sia cangiata. Altro non co- stando, 1' assicurato ha tutto 1' interesse di stimare assai la sua casa e di stipulare una grossa somma pei danni e una piccola pel premio; e viceversa r assicuratore ha un interesse precisamente contrario. Come dunque si compongono gV interessi e si con- diiude un contratto die si possa ripetere ed esten- dere a niolti e inoki individui? Ecco il problema, 3l6 TRATTATO DELLE ASSICUUAZIONI, CCC. dalla soluzione del quale deve sortire la bilancia mo- rale deir Assicurazlone a premio. Esaminiamone i termini e ne troveremo facilmente la soluzione. — L'assicurato branierebbe pagar poco di premio ed esiger molto d' indennita. Ma tosto si vede die questi sono due cose incompatibili. Onde stabilire T indennita convien valutare I'ente assicurato. Sopra un tanto per mille del prezzo vien rcgolato il premio da pagarsi air assicuratore. Se dunque 1' as- sicurato valuta ad uu alto prezzo 1' ente assicurato dovra pure pagare un premio alto. Dunque voler un premio basso con un indeimizzazione aha e voler r iuipossibile. Ma poniamo clie di buona fede 1' assicurato stinii molto alto r oggetto ch' egli assicura. Crede egli di conseguire la vagheggiata indennita in caso d'infor- tunio? Non mai. L'avvednto assicuratore aspetta T as- sicurato al varco, e pero delude ogni disordinata in- tenzione. Egli assume I'ente assicurato nello stato in cui si trovava aU'epoca dell infortunio. Su questa base fa stimare i danni enelPatto stesso I'ente assicurato giusta il valor venale corrente al tempo dell' infor- tunio, ed ecco stabilita la bilancia desiderata. Questa condizione si pone nel contratto, e la previdenza di essa e Taccordo consegucnte stabdiscono I'equa bi- lancia degfinteressi fra f assicuratore e 1' assicurato. Un' impresa d' assicurazione aperta al pubblico e una tal cosa ch' essere debbe e(jua, e facilitare piu die si puo o pcrire in breve tempo. La forza delle cose e tale che la libera concorrenza obbliga a que- ste condizioni. Conviene aprir bene gli occhi quando si tratta di contrattare transitoriamente fra individui singolari un atVare particolare; ma quando si tratta di affari in grande e coUa pubblica concorrenza la cosa cangia di aspetto. Prima di tutto e legge eterna che riceve molto chi riceve poco da molii ; e riceve poco chi riceve molto da pochi. Una societa dunque a&siciua trice se vuol prosperare deve diniinuiie piu che sia possibile P Irf.VTTVTO DELI.E ASSICURAZIOXI , eCC Sl" la tariffa dei premj , ne essere snl principio scorag- giata se soffiisse auclie qiialche perdita , ma la ta- nlfa debb' essere immutabile nei lispettivi rami. In secondo luogo e da considerarsi che la mala fede o la cavillosita discredita; e perduto il credito e per- duto tutto. I commercianti che conoscono il loro oonto non inciampano nelle miserabdi gotliiggini di que' bir- banti del trivio clie or qua or la giorano colla frode per Hnire col fallimento. Essi sanno che costoro as- somigliano al selvaggio che taglia I'albero per cogliere il frutto. Uii grande interesse pertanto di praticare equita, buona fede e moderazione obbliga le cora- pagnie a premio. Contro di questa conclusione taluno potrcbbe op- porre un pratico esempio il quale a prima giunta non pare couforme all' equita. Nella modula del con- tralto d'assicurazione a premio contro i danni delTin- cendio della societa di iMilano stampato dal Fontana neir anno iBaS si legge T articolo 19 concepito nei seguenti termini: « Se al n)omento dell' incendio, il valore degli oggetti assicurati nella polizza oltrepassa r ammontare delT assicurazione, I'assicurato si consi- dera come assicuratore egli stesso per questa ecce- denza, ed in tale proporzione egli sopporta la quota parte della perdita o del danno. « Come mai poiete qui riscontrare equita , verita, mo- derazione : E vcro o no che 1' assicuratore propone qui un patto leonino ? E2,li vidice: se il valore del- r oggetto danncggiato oltrepassa il valore attribuito nella polizza , la compagnia non paghera che il mi- nor valore assegnato nella polizza. Se poi il valor reale dell' oggetto si scoprisse minore di qiiello della polizza, la compagnia non paghera che in ragione di questo minore valore, non avuto riguardo a qucllo 3l8 TRATTATO BtM.K ASSirURAZIONI, CCC. clella polizza. Come stanno qui la ragione e I'equita? Pcrclic mai rassicnratore dcve goder senipro di pa- gare il mono? Perche mai in un caso la poliz/a vicn presa come norma, c nell''altro vicn rigettata? A CIO si risponde clie la giusti/ia e Tccjuiia giu- stilicano qncsto apparente paradosso. Prima di tutto convien sapere che nello stipulare il contralto non precede veruna stinia in concorso fra V assicurato e r assicuratore onde definire il valore deg:li ociietti assicurati, ma qucsto valore viene assegnato dalT as- sicurato ; e su questo viene stabilito la cifra del pre- mio da pagarsi. S' incomincia qui a vedere die questo valore rispetto alia compagnia non e definitivo ne fatto suUa realita della cosa, ma e tutto facoltativo al solo assicurato. II valore quindi normale viene di comune consenso contemplato all' epoca dell' avveni- mento e viene stabilito suUa realta e non suU'opinione deir una o dell' altra parte. Ora Hngiamo die IVa I'e- poca dell'assicurazione di una casa e quelia dell' in- cendio il proprietario faccia miglioramenti o introduca una massa maggiore di og2;etti: si direbhe forse die la compagnia debba rifare il valore anche di queste novita ? A voi e piaciuto, risponderebbe la compa- gnia, di aggiungere altri enti senza nostra saputa e senza far estendere la nostra assicurazione. Dunque noi dobbiamo considerarli esclusi dal contratto. Sc maggiore e il valor reale del vostro infortunio , il di pill cade a carico vostro, perche voi vi siete assunto il pericolo di questo di piu. Noi dunque pagando il valor pattuito perduto non possiamo essere obbligati pel di pill. Sulla carta fatale stava la data ciira e noi la pagliiamo come fii convcnuto. Lo stcsso (bcasi se per risparmiare un premio maggiore 1' assicurato valuta niolto meno gli oggetti. Egli debb' imputare a se stesso, se la compagnia non si obbligo se non fino ad un dato segno, perche qucsto limite tii voluto dallo stesso assicurato. L'apparentc conllitto nasce perche dopo rinlortuiiio non si valuta piu roggettoa piacerc dell' assicurato, iRVTTATO DELLE AS«TCL'RA7:T0NI, CCC. SiQ ma bensi a norma dclla realta e con la stima mate- riale della cosa. Da cio cousegue die sta in mano deir assicurato di prevenire lo sbilancio col fare sta- bilire dapprincipio il valore equo della cosa onde nel- r evento sinistro non soffrire una scadente indennita. Vejigiamo ora come si verilichi il caso opposto. Accade un incendio per cui vengono danneggiati i dati o^getti assicurati. Si passa a stimarli nella loro integrita onde determinare il valore del danno. Si scopre che il loro valor reale sta al di sotto di quello dato nella polizza. Cio accader puo o per errore o perche nel frattempo T oggetto sia deterio- rato; o perche linalmente 1' assicurato ne' suoi cal- coli abbia contato di avvantaggiare. Comunque sia la cosa, si domanda come a termini di giustizia si debba determinare cio che e di ragione? Qui prima di tutto si risponde: dall' indole stessa del contratto esisiersi che T assicurato debba essere bensi risarcito della perdita reale entro la posizione con- venuta , ma che non possa lucrare giammai. Dunque qualunque valutazione maggiore della realta attribuita da lui nella poliz/a non puo essere attendibile quando produca questo lucro positivo. Dunque star si dee al prezzo reale delT epoca dell' incendio. Dunque il maggiore stabilito nella polizza dcbl/essere ridotto. Se nel primo caso inverse, cioe del mao;2;ior valore, Tas- sicurato non e pienamente indennizzato, cio avviene perche es;U non voile esserlo. Nel secondo per lo contrario se pretendesse di esserlo ginsta il capitale della polizza non esistcnte al tempo dell' incendio, egli pretenderebbe un lucro non permesso dal diritto e non couvcnuto dal la compa2;nia. La giustizia per- mette bensi di rinunziare ad un bcnelizio che sta in nostra mano di ottenere, ma non peimctte di andare contro un oggetto pattuito. Ora 1* mtenzione contrat- tuale dedotta in convenzione e bensi quella di ri- sarcire il danno reale giusta la data posizione , ma non di rimuncrare T assicurato oltre di questo liniite. 320 TUATTATO DELLK ASSICUnAZIONI, GCC. Qui sop;giungcrc si potrebbe che grave iniprudenza sarcbbe il sorpassare questo limite, perocche roii fio si darebbc ansa ad iin nialvajilo assicurato d" iurt-n- diaie op;gctti di basso valor reale per avvantaggiare col niaggior prezzo della polizza. Qiiesti casi iion sarebbero nuovi , come si legge nel Bentliam parlando deir Inghilterra. Si vede dunque che secondo i di- versi rapporti fii gindiziosamente nel citato articolo determinata Tindennita tanto dell' assicurato, quanto deir assicuratore ; e pero fu effettuata la bilancia mo- rale e giuridica con recipioca utilita> Cio serva di esempio per rendere nianifesta la virtu di questo contralto. II nodo massimo si riduce al punto ora esaminato. Gli altri patti sono piuttosto disciplinali che essenziali. La materia degV incendj e o2;getto interessante anche di pubblica tutela. Se dunque la modula di contratto inavvedutamente contenesse clausole ecci- tanti a partorire questo disastro, 1' autorita pubblica approvare non la potrebbe. Bastino questi cenni per rendere nianifesta la ragione morale e giuridica di tali contratti di specie singolare, e per fame sentir^' I'intima unione con tutto I'ordine sociale delle ric- chezze, sinonimo della pubblica economia, dalla quale ogui contrattazione riceve la sua ultima forma vera- mente normale. Romognosl. 321 Esajne di un sistenia dl respirazione nelle piante am- messo da' sigriori Brongniart e Dutrochet , ana- logo a quello die ha luogo nrgli animali. Del sig. prof. cav. Domcnlco Vjvjanu LJna maniera dl respirazione nelle piante con effetti coi- rispondenti a quelli die 1' esercizio di questa funzione ot- tlene nel regno aniniale, fu ammessa dallo stesso fondatore dell' anatomia vegetabile 1' illustre Malpighi , e furono da lui indicati gli organi die nelle piante avrebbero rappre- sentato i polmoni. Colore die piu tardi intorno alia natura e alP uso di questi organi dissentirono dalP anatomico italia- no, conservarono per analogia 1' esercizio di questa funzione al regno vegetabile , benche incerti afFatto sul modo e sopra i mezzi con cui ella veniva esegulta. La chimica vegetabile, che a' nostri tempi di tanto ha dilatato i con- fini della scienza , ha fallito sopra questo argomento le speranze de' fisiologi •, e puo dirsi non sia stata punto fa- vorevole a quell' analogia tanto generalmente riconosciuta. ISelle niie lunghe ricerche intorno all' anatomia vegetabile crederei esser giunto a riconoscere in esse sifFiitta strut- tura , che i fenomeni chimici , ossia che succedano alia superficie della pianta , o si tratti delle permutazioni del principj die entrano nella coniposizione de' loro sncchi, rimangono subordinati a un sistenia di respirazione, con- templata pero da un nuovo punto di veduta , dal lato cioe de' diversi effetti die la natura ottiene per essa ne' due regni (i). Tuttavolta ho dovuto tenere in minor conto la niia credenza dappoiche il celebre accademico parigino, il sig. Dutrocliet, ha recentemente riniesso in campo I'aa- tica opinione di Malpighi, avvalorata da bella serie d' in- gegnose sperienze (a). E tant' oltre , a detta di questo lisiologo , andrebbe I' analogia tra' due regni sul punto della respirazione, die vi sarebbero nelle piante serbatoi dispersi in tutta la loro coiiipage , ne' quali serbatoi I' aria assorbita (i) Vif^ianl Donieniro. Della struttura degli organi elenientari delle piante. Genova, i83l, un vol. in 8." con 8 tav. (a) Dutrochet, Nemoire siir le» cvganes aerifercs dcs vi-^''- tam , vol. XXV degli Annakt des sciences naturdUs. Saa ESAME DI UN SISTEM.V da<>;U stomi flelle foglic , esscmlo introdotta , vi perde- relihe , come appuiito avviene ne' polinoni , quel tanto di ossigeno die e necessario al sostentameiito dellc loro f'orze vitali. In fatti ogiii esercizio di cjneste forze e, a sua delta, immediatamcnte sospeso, c la pianta cade in ini vero stato di asfissia , sol clie di ijuest' aria venga artliicial- mentc privata. In questi litrovati del sig. Dntrocliet v' lia tatita novita e tanta importaiiza per la fisiologia vegetabile, clie io non Iio saputo accontentarmene senza ripetere le osservazioni e spcrienze del medesimo, e riconoscere alnieno la ca- glone del mio errore. Ma pr'unia cli' io passi ad esporre quel tanto clie mi avvenne di veriticare debbo far prece- dere alcnne niie ricerche intorno all' opinione del sig. Ad. Brongniart suUo stesso argomento, da lui esposte nella sua bellissima niemoria Delia striUlura c funzioni dclle foij^Ue (i). E fu appunto dalle scoperte di questo rinomato fisiologo , cui tanto dee T anatomia delle piante, che il sig. Dntrocliet prese le mosse per fondare la sua clottrina. I serbatoj d'aria ammessi dal sig. Dutrocliet tra I'epi- dermide della faccia inferiore della toglia e il parencliinia contiguo faron prima di lui descritti dal sig. Brongniart, e visti a farsi strada attraverso gl' interstizj clie tra un otricello e I'altro s' interpongono; ond' e die da quest' aria sarebbe pernieabile tutto il parenchima della pianta. Gli stomi, per qnanto suppone il sig. Brongniart, ossieno qnelli de' quali la faccia inferiore della foglia suol essere riccamente fornita, o sien que' poclii die in alcune specie trovansL dispersi nella loro faccia superiore (a) , sono (1) Aiin;iles des sriences naturelles vol. XXI. (2) A projiosito di stomi col 00 quest' ocrasione per correggere un errore trasrorso per iiiia colpa alia pag. Ill di detta opera, ove si dice che la siiperdcie inferiore della foglia della magnolia graiuiiflom nianca di stomi, e clie la sua siiperlicie suju-riore ne va riccamente fornita. E precisaiiiente il rovescio, e fu mia inav- vertenza 1' avere scritto o letto nel mio giornale di osservazioni inferiore in vece di superiore, Null' altra conseguenza di fatto deriva da questo errore, se non die la foglia delli magnolia gran- diflora non dee essere citata in prova di quanto iu quella occa- sione mi proponeva di dimostrare. JMa al difetto di questa specie posso ben supplive con altre die in ahra piu oii|iortniia occor- renza saranno indicate. DI RESPIRAZIONE NELLE PIANTE. 323 destinati ad assoibire quest' aria dall' amhiente. Pertanto la funzione dclla respiiazione , la (jiinle , a mente di qnesto fisiologo, tutta sarelibe aflidata al parenchima delle foglie, verrebbe con siffatto artifizio eseguita, die Vumore non per anche elaborato, dall' interno della pianta, tragettando il picciuolo per mezzo delle false trachee , e portato nelle foglie; quindi i vasi proprj o i canali che ne fanno le veci, riportano nel tronco qnesto fluido modificato dalla respirazione e dalla traspirazione. Conforme all' osservazione del signer Brongniart, io aveva osservato qnesta difFusione di gas nel parencbinia delle foglie, e neir opera poc' anzi citata aveva descritto e rap- presentato con figure le cavernucce che per essa vi si aprivano , e finivano per metier foce negli stomi. Ma da qnesto punto di pura osservazione comlncia il mio dissenso con questo fisiologo ; perclie laddove egli , senza addurne veruna prova , suppone che gli stomi assorbiscano questo gas dall' amhiente, da lui per cio tenuto per aria atmosfe- rica , io credo all' opposto che per essi stomi si sprigioni una sostauza gasosa, qual ch' ella si sia, dalle cavernucce del parenchima nell' amhiente. Questa mia asserzione era fondata nell' aver osservato che in alcune foglie , princi- palmente nelle pinnte grasse, gli stomi in vece di presen- tare nel ioro mezzo quella fessnra elittica che li divide, appariscono ciechi afFatto, a foggia di tubercoletti membra- nosi , come se da essi un gas tentasse di prorompere. E perche non potesse dirsl ch' io aveva veduto stomi dove realmente non erano, io aveva descritto e rappresentato quelli della foglia del fico, de' quali alui si mostrano sotto questa forma di membranosl tubercoletti, altri sotto appa- renza di vuote cavita circolari , come se Io sprigionarsi del gas a\esse in essi abolito ognl traccia di membrana, E sopra tutto ebbi per concludente 1' osservazione da me fatta nelle foglie del Mpsembryanthcmuni dolabriforine , nelle quali , altri di questi stomi ricompariscono a foggia di tu- Jjercoletti membranosi , tra' quali alcuni se ne vedono scre- jiolati con apertura nel mezzo a margini laceri, disuguali e rivolti in fuori , quail appunto dove\ano rimanere dope Io scoppio del gas che da essi si era scarcerato. Dalle quali osservazioni mi sembra fino ad evidenza dimostrato clie in questo caso gli stomi non succhiarono 1' aria dal- r amhiente, ma che per essi una sostanza gasosa si era dalle cavita del parciicliinia in esso amhiente scaricata. 3a4 ESAMF. ni t;n ststema. Ugiialincnte dlscorJa clalla lunga serie di osscrvazioni da me in delta opera rcf;istrate Taltra snpposizioiie del sig. Brongniart, clie le false trachee conducano attraverso il picciuolo , nel parencliima della foglia, T inn ore non per anco stato elahorato. Imperciocche dopo aver io dimostrato la natura vascolare del iiletto spirale die cotupoiie la tra- ciiea, veritii clie poco dopo di me e stata coufermata dal professore Link, non e piu perniesso di vedere nella falsa trachea che un tuljo ridotto dal corso della vegetazione a sdruscita meinbrana , e qiiindi incapace aflatto a eseguire fmizioni di vaso. Premesse queste osservazioni siil sistema di respirazloiie supposto dal sig. Brongniart, vengo aiPesanie delle spe- rienze del signor Diitrochet, per mezzo delle qiiali egli lia inteso a dimostrare per la via sperirnenlale T uso fisiologico di cotesti serbatoi d' aria scoperti dal primo. E comiiicero per dire clie mi avvenne di confermare coll' esperienza la sua hella scoperta , che il colore biancastro o pallido, j)ar- ticolare alia faccia inferiore di moke foglie, debbe acca- gionarsi non diro, com' egli in conformita delle sue idee siippone, precisaniente all' aria , ma bensi in generale a una sostanza gasosa interposta all' epidermide e alio stralo di parencliima contigiio. Imperciocche tenuie ii.imerse nel- I'acqua sotto la campana pneumatica (i) alcuue foglie di diverse specie di piante , e fatto in modo che altre di esse sporgessero col loro picciuolo fuori d' acqua, queste quando era di nuovo introdotta l' aria sotto la campana , nulla perdeyano nella loro faccia inferiore del loro colore bian- chiccioi laddove quelle che tutte aiFatto giacevano sott' ac- qua, sotto 1' azione dell' aria introdotta andavano acqui- stando, anche in questa faccia, il vivo color verde della loro superficie superiore. E questa mutazione di colore, cominciando dall' attacco del picciuolo alia base della foglia, andava di mano in mano guadagnando il suo disco. Al novero delle due sole specie nelle foglie delle quali egli (i) Per le sperienze che mi proponeva d' istituire lio potuto valernii di una eccelleute niaccliina pneumatica di costruzloue ingU'se , di spettanza di qiipsto ivglo Gabinetto di fislca. II dot- tissimo sig. prof, abate Garibaldi , c\\c me ne ha permesso 1' use , ha pgh stesso asslslito e preso pane in queste sperienze, in compagnia del sig. D. Paolo Frisiani valente astronomo dell'Osser- vatorio di !Milaii() , die in questa circostanza si trovava in Geneva. DI RESPIRAZIONE NELLE IPIANTE. 325 riusci a osservare questo fenomeno, io posso aggingnere i|nelle deW Arhunis andrachne , della Gardenia florida , del- l" Olea frasrans , della Thea vtridis , del Ficus religiosa , (.\e\V Euphorbia l-thyris , le quali tutte mi presentarono que- sto efFetto, da liii osservato nelle sole foglie della Nvm- pliaa e della Camelia. Ed io consento di bnoiia voglia nella sua spiegazione , die in queste foglie di fitta tessitura, r acqua noa possa farsi strada attraverso 1' epideniiide , nientre per la via del picciuolo gli e facile il varco fino al loro parenchima; e feltrando per le cavita di questo riempiere que' serbatoi di gas, ridotto dall'azione del vuoto al massimo di sua espansione. la fatti trovasi in questo la ragione , perclie attraverso questo liquido diafano, la verde superficie del parenchima mostri il suo vivo colore sotto r epidermide. Cosi questo cambiarsi di colore non si operava nelle stesse foglie se il loro picciuolo rimaneva fuori d' acqua. Ma non posso ugualmente accordare al sig. Dutrocliet , die la sostanza gasosa sottratta dal pa- renchima delle foglie dall' azione della macdiina , e della qunle passo a prendere il posto T acqua nelle foglie im- merse, sia aria atmosferica, ivi raccolta per Io assorbi- niento operato degli storai. Ho gia dimostrato che per mezzo di questi stomi si evacua il gas raccolto in esso parendiima ; nia non per essi vi s' introduce dall' ambiente. Quanto all' introdnrsi dell' acqua in queste cavita , spinta in esse dalla pressione dell' aria introdotta , e un efFetto che non poteva mancare , qual che si fosse il gas , che in vece dell' aria supposta avesse prima riempiuto queste cavita. Dirb inoltre che 1' esperienza a piu rij^rese consultata non mi permette di accordare al sig. Dutrocliet cssere eviderite che I' aria contenuta nelle cavita aeree esce dall' aper- tura degli stomi allorche si sottomette all' azione della mac- china pnewnatica la foglia sommersa, per la ragione che Io sgorgo delle boHicine d' aria ha luogo speciulmente alia faccia inferiore di essa foglia , cioe per quella faccia che contvne mag- gior numero di stomi. Le foglie die ho sottoposto all' azione della maccliiiia pneumatica sono quelle stesse poc' anzi ci- tate. Avendole prima esplorate con un buon uiicroscopio, mi era accertato che la loro faccia superiore mancava affatto di stomi, de' quali 1' inferiore era riccamente for- nita. Cra sotto 1' azione della macchina vidi bensi che da quest" ultijua faccia comincio Io sgorgo delle bolUcine di 326 liS.VMli Dl UN SISTEMA. gas ; ma nel tempo stesso uii numero infiiilto Ji esse si allacciavano pressoclie ad ogoi punto ilelhi faccia supc- riore , le quali tosto ingi-ossate , tntta ingemmaroiio qiiella snperlicie, e poco tardo che dillicile era il dire (|uale dclle due superficie ne csalasse ia niaggior copia. Puo dun(|uo teiiersi per contraddetta dall' esperienza V asserzione ilci signoi' Dutrocliet che quest' aria sotto V azione della mac- china pnoumatica esce da quelle stesse aperture organiche, per le qnali , a suo avviso , sarebhe stata assorbita dall' ani- biente, imperciocche sotto questa violenta azione, auche ne' corpi maiicanti di vita , ogiii sostaiiza gasosa si apre la via per quelle inorganiclie porosita, delle quali la su- perlicie de' corpi e traforata. Non e dunque da far caso , se nelle foglle queste bolle di gas comiiicino a scaturire dalla loro faccia inferiore ; come quella che dlfesa dalJa luce e piu esposta all' umidore del suolo , piii molle e floscio suol avere il suo tessuto , di quel che non e nella faccia superiore, che spesso e di una specie di vernice resinosa intonacata. A queste conseguenze, che sono un tempo garaatite dal- r esperienza e dalle leggi della iisica, un' altra se ne ag- giuo'ne , che il gas per la detta cagione sgorgato dalle foglie, non puo essere , come suppone il sig. Dutrochet, quel desso , ed esso solo, che ne' serbatoi scoperti dal sig. Brongniart aveva stanza, ed era giusta il suo avviso implegato nella respirazione. In fatti quand' anche, contro ogni ragione , volesse accordarsi a questi due lisiologi che il gas raccolto in queste cavita sia aria atmosferica , sotto r azione della maccliina in un con questo gas dee scarce- rarsi ogni altra sostanza gasosa, clie per 1' azione vitale della pianta , o per le chimiciie affinita de' principj con- tenuti ne' suoi umori nelle foglie si sviluppa. E tra questi gas non dee tacersi I'acido carbonico, die disciolto nell' ac- qua, assorbito in copia dalle radici, puo in parte giugnere indecomposto sino alle foglie. E v'ha inoltre quel tanto d' aria che suol essere disciolto nell' acqua , e con questa negli umori della foglia. Ora tutte queste sostanze aeriformi debbono, per 1' azione della macchina, sprigionarsi dalla cavita in cui sono annicchiate , o da liquid! cui sono di- sciolte e confondersi con quelle che hanno stanza tra V e- pidcrmide e il parenchima contiguo. Non e dunque sulla supposta aria di queste pretese cavita polmonari che DI UESPinAZIONE NELLE PIANTE. 827 cadeva 1' analisi fatta dal sig. Dutrochet , nia bensi sopia questa niiscela di gas , di sorgente e natnra diversa ; quindi noil possono essere rivoiti a favore della sua dottrina i risiiltamenti ch" egli ne ha ottenuto. E da notarsi che il sig. Datrochet non limita alle sole cavita aerifere delle foglie 1' esercizio della respirazione , come ne aveva opinato il sig. Brongniart. E sao avviso che altri serbatoi d' aria trovinsi dispersi in tutta la corn- page della pianta, e per 1' intermezzo del picciuoio tutti vengano in comunicazione con qnelli della foglia. Ma non trovo che qnesta sua asserzione sia avvalorata con qualche prova , ne I'anatomia mi permette di accordargli , clie questa comunicazione si fa per mezzo di grossi tuhi noti souo il noine di tubi porosi o punteggiati , o false tradiee. II fenonieno dell' acqua che nelle sperienze summentovate, attraverso il picciuoio , era passata nel parenchima della loglia per subentrare al gas estratto dalla macchina pneu- uiatica , non prova punto 1' esistenza di questi serliatoi d' aria nel tronco. Inoltre, per lo stato di espansione cui dee giugnere il gas sotto quest' azione , debbono essere state alterate e guaste quelle tenuissime membrane che circoscrivono queste cavita , onde si saranno aperte nuove e inusitate vie, per le quali 1' acqua dal picciuoio avra trapelato nel parencliima della foglia. Quanto poi ail' essere pressoche ccrto che le false trachee sieno i mezzi di comu- nicazione tra le cavita aerifere delle foglie e quelle de' tron- chi i a questa supposizione , ammessa in conto di quasi certezza dal signer Dutrochet, mi place di opporre 1' as- serzione del siguor Brongniart, cioe che le false trachee trasportano dal tronco nelle foglie I'umore non per anclie elaborato. Tale e 1' accordo che regua ne' nostri giudizj qitando alia guida sicura dell' esperienza sostituiamo quella delle nostre prevenzioni. Ma prima d'impegnarci a ricercare quali sicno questi vasi di conuinicazione , non sarebbe egli miglior consiglio I'accertarci, prima per mezzo di qualche sperienza , se realmente queste comunicazioni esistano ? Quella che a questo oggetto imaginai , e che ora vado descrivendo, mi sembra possa essere di qualche peso in questa ricerca. Messa sotto la campana della macchina pneumatica una piccola pianta di Gaffe, feci si che itna delle sue foglie, lasciata attaccata alia pianta , fobse inimersa in un bicclucr 32.8 ESAME Dl UN SISTKM.V d' acijiia , nel quale ua' altra ne iinmersi della stessa eta , e a nil d'l presso della stessa grandezza, dopo averla spic- cata dalla stessa pianta. Ora se le comunicazloiii ammesse dal sig. Dntrocliet tra i serbatoi aerei del tronco e cjuelli delle I'oglie realaieute staaiio, doveva avvenirue che dalla foglia rimasta appiccata al tronco dovevano in niaggior copia e assai plii a Iiingo sgorgare bolle di gas, che dalla foglia spiccata dal tronco stesso ; per la ragione die ia queste ogni sgorgo di gas doveva cessare tosto che di quello ch' ella conteneva si fosse scaricata. Ma I'esperienza, anche ripetuta in foglie di diverse piante , non presento notevole difFerenza ne per la quantita , ne per lo tempo clie questo gas continuo a sgorgare dalle due foglie. Pu6 dunque concliiudersi clie queste comunicazioni tra i sup- posti serbatoi aerei del troaco e quelli delle foglie sono smentiti dalP esperienza. Vengo ora alia parte piu importante delle sperienze del siiT. Dutrochet^ per mezzo delle quali egli ha inteso di diraostrare , che 1' aria da lul supposta ne' particolari ser- batoi delle piante e indispeusabile a sosteuere le forze vitali , e che se di queste le piante son prlve, cadono ia una vera asfissia. In prova di questa sua asserzione, messa una pianta di Sensltiva (^Mimosa pudica) sotto la niacchina pneumatica , osservo che appena fu fatto il vuoto le sue fodioline si socchiusero , e i suoi picciuoli si rizzarono verso il cielo , ed ella rimase in questo stato senza piu rlvolgersi verso la luce, Al tennine di due ore le sue foglie fortemente scosse finirono di chiudersi, ma i picciuoli rima- sero fissi nella loro posizione ritta. Messa la pianta all' aria libera, in meno dun ora (i) racquisto la facolta di moversi sia per la scossa , sia per 1' influenza della luce. Rimessa / sotto la campana pneumatica, e fatta soggiornare per lo spazio di diciott' ore nel vuoto, non diede piii segno ch' ella sentisse la mancanza della luce la sera, ne il ritorno di (l) Havvi qui iin errore che non oso mettere a carico di un osservatore si distiato. Non e possibile clie il signer Diitroclirt in meno di due ore abbia potuto accorgersi che la pianta aveva perduto la facolta di moversi verso la lure , e moito meno clie rimessa all' aria libera abbia racquistato questa facolta in meno di un ora. Tutti i fisiologi sanno clie il corso di moke ore h. reres- gario perche quesba tendenza della piauta verso la luce si rendi sensibile. DI BESPIRAZIONE NELLE PIANTE. 029 essa la maltina : essendo rimasta coUe sue foglioline semi- chiase , e i suoi piccinoli in quella giacitura ritta die avevaa preso per 1' azione del vuoto. Qaesta volta le scosse le piu vive non produssero in essa movimenti vitali di sorta. Air aria libera riprese poco alia volta la sua eccita- bilita. Siiir appoggio di questi fatti il signor Dutrochet si crede autorizzato a stabilire die tutte qucste azioni vitali soiio pel loro esercizio lef^ate aW esistenza dell' aria atmosfe- rica nelle cavita aerifere della pianta, e che, per consegnenza, la privazione di quest' aria costiiuisce in qiiesta pianta una vera asfissia. Per quanto in sulle prime sembrino dettate dalT espe- rienza le conseguenze dedotte dalF accademico parigino, tnttavolta io non sapeva come conciliarle con quelle dell' il- lustre Th. de Saussure , alia sagacith del quale la chimica vegetabile dee i suoi grandi progressi. Tra le altre piante che questo celebre fisico osservo rnantenersi vive e vigo- rose nel vuoto, sono da notarsi il Folygonuin persicaria , V Epilohium moUe, Vhirsutnm, il Lythrum salicaria , V Inula dysenterica (1) le quali tutte vissero per ben sei mesi sotto il vuoto della maccliina pneumatica , e ne furono estratte tanto rigogliose, quanto erano prima di esservi introdotte. Ora se tutte le funzioui di queste piante sono state ese- guite senza la presenza dell' aria , come niai si potra as- serire die le piante tutte private d' aria cadono in una vera asiissia, cioe nella totale sospensione di ogni loro forza vitale' E mi pare die parli lo stesso linguaggio una sem- plicissima sperienza da me fatta sopra una foglia della Mi- mosa pudica, che immersi in una tazza d'acqua appena iw spiccata dalla pianta, e cosi ioimersa la lasciai esposta sulla mia finestra , dove per due terzi del giorno era illustrata dalla viva Ince del sole. Ebbene, per ben 9 giorni ella continuo a socchiudere le sue foglie se era urtata, e pro- babilmente assai piii a lungo avrebbe mantenuto questa sua eccitaliilita ; se non che dopo questo tempo le sue fo£;lio- line essendosi staccate dal loro picciuolo mi era, con que- sto, tolto il mezzo di verificare se con questa caduta ogni eccitaliillta della foglia fosse rimasta estinta. Potra dirsi che questa foglia aveva portato seco Taria deposta ne' suoi serbatoi , e poteva di piii assorbire quella che d' oidinario (1) Th. de Saussure. Sur la vegetation, cliaj'. VI. Bibl. hid. T. LXVII. 22 33o ESAME DI UN SISTEMA e disclolta neiracqua. Ma a queste supposlzioni io oppongo la quantita di ossigeno che questa foglia esalo durante tntti que«ti giorni, per 1' a/.ione della luce diretta del sole, come si fece manifesta per le l)oniciiie di questo gas , che da essa copiose seguitarono a scaturire: onde a giusta ragione poteva essere assicurato die di gran lunga niaggiore fu la quantitri di ossigeno cli' ella esalo, di quelle che voglia su])porsi potesse assorbire e contenere. Puo dunque con- chiudersi , che anche volendo accordare al sig. Dutrochet la presenza di serbatoi d'aria nelT interno delle piante, il consumo totale delP ossigeno di quest' aria precede di molto la perdita delle loro forze vitali. Quanto agli efFetti ottenuti per mezzo della macchina pneumatlca sopra la sensitiva , io son d'avviso che possano tutti essere spiegati senza che in questa splegazione punto A'' intervenga la presenza dell' ossigeno , come principale agente della respirazione. Ne v* ha bisogno il supporre che Io sgorgo del gas, per l' azione della macchina, attraverso gli organi della pianta, alsbia cagionato in essi si fatti guasti , da non poter essere in poco di tempo ristorati. E puo darsi ancora che senza ammettere in questi organi notevole lesione, sieno solamente , in questa operazione, rimasti stanclii e spossati , come appunto avviene in ogni parte sensibile , e come I'esperienza ci mostra accadere in tjuesta stessa pianta che a lungo scossa e tormentata, cessa di corrispondere co' snoi uiovinienti a questi stimoli , ne riprende la sua eccitabilita se non dopo proporzionato ri- poso. E sarebbe appunto questo intervallo di puro riposo che il sig. Dutrochet suppone impiegato dalla pianta al riempimento delle sue cavita polmonari. E puo darsi per ultimo che la cagione di questi movimenti sia subordlnata air azione, qual clie si sia, di una sostanza gasosa elastica; nel qual caso non la sola aria , ma qualunque gas, beuclie privo di ossigeno che passi a prendere il posto di quelle che fu estratto dalla macchina, produrrebbe gli stessi etl'etti. Ora nessuna di queste cagioni clie ngualmente prestausi alia s|)iegazionc de' fenomeni osservati dal sig. Dutrociiet, essendo stata per mezzo di altre sperienze da lui esclusa, non si puo, in buona logica , dare la preferenza a quella cli' egli ammette per vera. Oserei asserire che le circo- stanze da me notate nel ripetere la sua sperienza , e i nuovi fatti da me scoperti possano dar norma al nostro giudizio in questa discussione. DI RESPIRAZIONE NELLE PIANTE. 33 1 Al primo ripetere I'esperienza del sig, Dutrochet '.oa mi sono avvenuto ia difference di molto rilievo. La sen- sitiva sottOjiosta all' azione della iiiaccliina non comincio a soccliiiidere le sue fogUoline che sulla fine dell' operazione. Questo moviiiiento prosegiii anche qualche tempo da poi che ii vnoto fu fatto. Alciine poche foglie, le piii antiche sulla pianta , rimasero dispiegate, benclie il vuoto fosse portato a quel punto cui puo giugnere nelle maccliine piu perfette. Non potei verificare, ne saprel dire come po- tesse aver luogo quel rizzarsi i-erso il cielo de' suoi picciaoli, notato dal sig. Dutrochet. Tanto ne' movimenti di questa pianta prodotti per urto , quanto in quelli cagionati dal sonno , a' quali avrebbero a riportarsi quelli prodotti dal vuoto, i picciuoli costantemente si abbattono e s' inclinano verso il suolo. Nella mia sperienza rimasero nella loro natia positura, come avviene quando la scossa imjiressa alle foglie e si leggiera che non si comunica al picciuolo. L'esperienza comincio alle 9. '/"a di mattina del 26 di agosto. Alle 7 di sera dello stesso giorno le foglioline erano rimaste semichiuse com' erano la mattina. Un altro indivi- duo della stessa pianta, messo accanto alia iiiacchina, alia stessa ora le aveva tutte chiuse affatto , per quella tale cagione periodica conosciuta sotto il nome di sonno deUe piante. Estratta la sensitiva dalla campana, le sue foglie, benche lentamente , rispondevano alle scosse , chiudendosi affatto Tuna suU'altra. La mattina del 27 al primo chia- rire del giorno tanto la pianta stata assoggettata all' espe- rienza , quanto quella rimasta all' aria libera avevano an- cora le loro foglioline chiuse affatto dal sonno ; a pieno giorno quella che era stata nel vuoto le dispiego un' ora pill tardi della sua compagna: del rimanente non era men di questa sana e rigogliosa. Da questa sperienza si scorge che la vitalita della pianta per 1' azione del vuoto era rimasta indebollta bensi, ma non esaurita e spenta :, benche piii a lungo assai fosse ri- masta esposta a quest' azione. Ma da queste differenze in fuori, realmente di poco rilievo, nulla poteva dedursl con- tro la dottrina del signor Dutrochet. Inimaginai allora che sarei realmente riuscito a sapere se la pianta e ristorata nelle sue facolta vital! perdute nel vuoto pel suo soggiorno neir aria , allorthe appena estratta dalla campana T avessi sottratta dal contatto dell* aria , obbligandola a vivere o 33a ESAMK DI UN SISTEM.V immersa nelTacqiia, o meglio ancora in un gas sprovve- duto d' ossigeiio. Pertanto riinessa la pianta sotto la cam- pana pneumatica, fii piu'e dentro la stessa,inun biccliie- rino, tenuta immersa una delle sue fogiie appena spic- cata dal tronco. Fatto il vuoto, furoiio osservati gli stessi feaomeni gia sopra notati. La foglia immersa si copri ia amendue le facce delle sue foglioliae di boljicine di gas, e le soccliiuse ancli'essa. Estratta la pianta dal vuoto, dopo esservi soggiornata tre ore e riconosciuto per mezzo di forti scosse lo stato di torpore in cui era caduta, fu coUa massima prestezza, e in meno di un minuto di tempo, introdotta sotto una campana ripiena di gas idrogeno e ia essa iasciata fino a tutto il giorno seguente. Non erano ancora passati dieci minuti di tempo die la pianta , come se fosse all' aria aperta , comincio a dispiegare le sue fo- glle. Questa operazione successe con qualche lentezza, ma in meno di nn' ora e mezzo ella le aveva tutte spie- gate al pari di quella che all' aria aperta le stava da presso. Air avvicinarsi della notte amendue queste piante composero le loro foglioline al sonno, amendue ugualmente e alia stessa ora le spiegarono al sorgere del nuovo giorno. Estratta la pianta dal gas prosegui , senza punto aver sof- ferio , I'esercizio di sua vita. Ella pote dunque riprendere le forze perdute per I'azione del vuoto, senz' aver assor- bito nuova aria, e con questa nuovo ossigeno : ossia die voglia accagionarsi questo ristoro di vitalita al riposo ot- tenuto o air essere sul^entrata una sostanza gasosa , priva perb di ossigeno, a quella die prima soggiornava nel suo parencliima. Aggiungo per ultimo che questi movimenti vitali si sostennero vigorosi assai per piii giorni nella fo- glia spiccata dalla pianta e riinasta immersa nell'acqua durante I' azlone del vuoto. A' fisiologi di piii difficil credenza potrebbe rimanere qualche dubbio sulfesito di questa sperienza , nella sup- posizione che in quel brevissimo tratto di tempo che la pianta e rimasta all' aria aperta nel suo trasporto nella campana piena di gas idrogeno, 1' aria si sia per cosi dire scagliata in que' serbatoi ; onde con questa nuova provvi- gione la pianta abbia potuto riprendere le sue forze an- che soggiornando nel gas idrogeno. Questa diflicolta noa verra certo mossa dal sig. Dutrochet, dal quale sapplamo che le piante da lui speriaieiitate non racquistarono che DI RESPIRA7I0NK XELI.F. PT\NTE. 333 poro a poco e dopo un ora di tempo V eserclzio delle loro vitali facolta. Ad ogni niodo io volli die anclie a questa dilTicolta si venisse a riparo. A quest' oggetto ad una campana della macchina pneumatica niunita alia sua somnTita di un rubiuetto fu applicata un' amjjia vescica rjpiena di gas idiogeno. Alle lo di niattina del giorno 8 di setteinbre fu niessa sotto questa campana una pianta di sensitiva, e fatto il vuoto tosto si rinnovarono j:)oco a presso cogli stessi accident! i fenomeni gia stati registrati nelle sperienze precedenti. La pianta fu lasciata tiel vuoto fine alle i i del mattino segnente. A quest' ora tutte le sue foglie erano cliiuse affatto, quali suole averle durante il sonno. Temetti allora clie I'avere troppo a lungo prolun- gato il suo soggiorno nel vuoto ne avesse spento la vita. Ad ogni modo fu aperta la comnnlcnzione tra la vescica e la campana, clie fu percio ripiena di gas irlrogeno;, nel quale la pianta soggiorno fino alle lo di mattina del giorno seguente. Le sue foglioline continuarono a rimanere cliiuse aff;itto fino al sorgere del mattino del giorno lO. A que- st' ora con mia grande sorpresa couiincio a dispiegarle nel tempo stesso e coUa stessa vigoria di quella clie all' aria aperta le stava accanto: com' essa le ritenne spiegate lo stesso giorno, e com' essa le chiuse all' appressarsi della uotte; proseguendo in questa guisa I'esercizio di sue vitali funzioni. A scaiiso di ogni sinistra supposizione debbo avvertire che il vuoto in quest' esperienza come nelle precedenti fa portato a pollici 29. '/"a, misura inglese , die e il mnssimo a cui giungono le maccliine piii perfette, e che sulla fine dell'operazione , cioe prima che fosse introdotto il gas idro- geno punto d' aria era, ne poteva essersi introdotta sotto la campana. La variazione di circa un poUice che in questo intervallo era accaduta nel livello del baronietro di prova, si doveva ascrivere alia forza espansiva del vapore esalato e dalla pianta, e piu ancora dal vaso. Infatti umide tutte npparivano le pareti interne della campana. I colpi stessi di stantulfo die per eccesso di cautela furono rinnovati prima d' iatrodurre Tidrogeno, Indicavano la totale man- canza dell' aria. Premesse queste av^ertenze , fu ajjerto il robinetto e il gas idrogeno fu introdotto ^ si puo dunque avere per certo che in esso solo la pianta aveva vissuto, e ia esso racquistato 1' esercizio di sue forze vitali. 334 E9\ME DI UN SISTEMA ecC. Per qnaato le avvcrtenze usnte in qiieste »pericnze mi assicMvasscro clie npssnn p;as si cm introdotto sotto la cain- iiana; arl t)2;ni moJn volli che la sua purith fosse roiistatata per mezzo dell' eiulioiiieiro. Ma nel trnsport.o della cani- pana che conteneva qiiesto gas sott' acqna , onde poscia iiitrodurlo rielT eiulioinetro di Volta non si pote iitij)edire die una piccola porzione di aria atmost'erica non pene- trasse nella campnna nello svitare dalla niacchina il piat- tellino sopra cni si appogi;ia. II livello del barometro di prova ne diede tosto sej];no. II gas introdotto nel tuljo del- r eudiometro fino al livello di p. 9. 4/5 , dopo la sua ac- censinne per mezzo della scarica elettrica sali a p. 8. 2/5. La diminuzione nel volume di p. i. '^fs porta una veritu- nesima parte di ossigeno sul totale del gas impiegato: che e quanto a dire cinque volte meno che non ne contiene r aria atmosferica. Non v' e luogo a dubitare da quanto e stato riferito intorno al processo di quest' esperienza , che questa piccola quantita di ossigeno e fjnella sola che porto seco nella cainpana quella poca quantita d'aria che vi tra- pelo ad esperienza finita. Dal complesso delie osservazioni e delle sperienze sur- riferite credo potersi conchiudere : i.° II gas custodito nelle cavita del parenchima sco- perto dal sig. Brongniart, non e punto aria stata assorbita per mezzo degli stomi dall' atmosferaf, a." Un sistema di respirazione nelle piante con quelle condizioni ed efFetti che nell' esercizio di questa funzione lianno hiogo nel regno animate, quale e supposto dal si- gnor Brongniart, non pub essere ammesso; 3.° Le sperienze isiituite dal sig. Duirocliet per diuio- strare qnesto sistema di respirazione sono inconcluJenti. Genova , il 14 settembre i83a. Frof. Donienko Vaiani. 335 APPENDICE. PARTE I. SCIENZE, LETTEPxE ED ARTl STRANIERE. Essai historique et descriptif sur la peinture sur verre, etc. Saggio storico e descritdvo intorno alia pittura sid vetro antica e moderna, e intorno allc piu notabill vetriate dl alcuni monunientl francesi e di altre re- gioni, aggiuntavi la blografia del piu celebri pitta j I sul vetro , di E. G. Langlois del Ponte dell Area , pittore , membro di molte accademie di Francia e straniej'e , con sette tavole in rame discgnate ed in- cise da madamigella Speranza Langlois, — Rouen, i832, Odoaido Fiere editore., Baudry stampatore , di pagine xv e 3go, in 8.° I n ua avviso premesso all' opera dal librajo editore si comiacia ad ammettere la pittura sul vetro tra le arti , 11 cui coltivamento lia fatto maggior onore alia Francia : si dice clie ivi fa costantemeate praticata da piii di sci secoli , e formo il piii splendido ornamento de' teinpli e reggie , nia clie non fu illustrata se non se in poclie opere voluminose, incomode per la loro mole e diveuute iu oggi assai rare. Tale e la ragione , cosl dicesi, per la quale si e pubbiicato questo libro, il cui autore non ha ouiesso al- cua genere di ricerclie per reader couipiuto il suo lavoro. Egli era altroade gia coaosciuto ia Fraacia per altre produ- zioni arclieologiche , speciaiineate sulla calligrafla dci tna- noscriui del medo ero , sulla cattedrale di Rouen , sulle badie di Jumitge e di Fontenelle , ecc. Dalla prefazione poi ci si f.i noto che questo Saggio era stato gia publjjicato nel iSai 336 ArVKNDICE sotto 11 tltolo di Memoria intorno alia pittura sul verro ecc, nia niolto meno esteso, e die quindi moltissime giunte si sono falte a qucsta edizionc : fa poscia raiuore le sue sense, per rarklita rlie per avventura incoatrarsi jiotreljbe nelln parte tccnica e storica del siio liln-o, dicemlo clie Fictro le Vieil lo aveva prevennto in un' opera gramliosa sill niedesiiiK) argoinento, e clie rigiiardo ai nuovi metodi di cui qncir arte si e arriccliita, egli si riferisce agli scritti dei SKr^non Bronaniart , Robert, It Nonnand , Alessarulro Le- noir, ecc, clie non voile ricopiare. Altra scusa egli fa per le leggende , i niiracoli , le tradizioai popolarl clie ha in- serJte in gran copia nel siio libro; ma queste cose, die' egli, mi si perdoneraniio dalla maggior parte de' leggitori, poi- chc , malgrado il progresso della. ragione e de' liiini, il secolo nostra , spaventalo quasi dalla fredda aridita ddla siui filo- sofia, va riscaldando di mioio le sue idee nei doininj dclla finzlone , e pascendosi avidamente dei concetti nehnlosi e fan- tasiici del romaiiticisnio ; si scusa pure dal rimprovero di essersi troppo trattenuto sui moaunienti della Normandia, cli' egli cliiama il musco monumcntale piu ricco e piii va- riato del medio evo; ed ove si vede per fino una chiesa coi vetri dipinti, che una volta dipendeva dal castello, detto di Roberto il Diuvolo, clie era si e posto con onore siille scene di Franeia. Progredendo noi nel sunto di questo libro vedremo se queste scuse, repntate necessarie anclie dalTautore, riescano suflicienti, e daH'atVastellamento delle antlche leg2;ende e dalle fole religiose, addotte ad illustrazio- ne delle pitture, trarremo una filosofica conseguenza , cer- tamente onorevole per 1' Italia. Comincia 1' opera del Langlois eon nn discorso dell'origine e dei progres si della pittura sul vetro ; in questo si cerea da prineipio di abbattere il pregiudizio ( piii conuinemente forse sparso in Franeia clie non in Italia), clie quella pit- tura si praticasse con metodi occulti, ora totalmente ob- hliati; e qui si dilFonde Tautore inutilmente suirauticliita del vetro e suU' uso delle vetriate nei bassl tempi, cioe dal V secolo in avanti; ma sgraziatamente non parla se non che a proposito dell'Ljgl'.ilterra ed in epoca posteriore, delle pietre trasparenti, delP al>i|)astro, del gesso e della selenite, che tenevano luogo di \etri, e die talvolta dagli scrittori roz- zissiini di que* tempi confuse furono coi vetri stessi e coUe vetriate. Ad ogni modo egli non si ruostra persuaso clie nei PARTE STRANIERA. SS/ secoli Till e IX ( jiag. 9 ), benche l' arte vetraria avesse fatti grandi progressi , si conoscesse anche la pittura sul vetro propriamente detta , sebbene cio si opponga al parere clegli arclieologi italiani piii illustri e del sig. d'' Agincourt , che forse in Italia ebbe a persuaders! di una piu grande aritichita di quelTarte. D'accordo colPautore noi non siamo per soscrivere ne pure all'opinione del valente sig. Lenoir^ die la pittura sul vetro praticata fosse a' tempi di Carlo il Cah'o ; non gia percbe noi non la crediamo fors" anche pill antica , ma perche si vorrebbe con fatti non ben ac- certati trovare I'origine di quell'arte nella Francia , mentre in vece molto avanti il X secolo si pingeva sul vetro in Italia: no tampoco converremo col signor Emerico David, che dagli antichi scrittori siasi confusa la pittura sul vetro coll' arte di tingerlo o di indorarlo. Vero e bensi che i vetri colorati , ben conosciuti dai Romani , come pure le paste vetrose de'musaici, aprirono. per cosi dire, la via alia pittura delle vetriate , giacche queste da principio si composero con pezzi di vetro tinti in diversi colori , or- dinati in modo di formare un regolar disegno , il qual ge- nere di lavoro non si sa bene ia quale epoca fosse per la prima volta introdotto. II desiderio o il bisogno di rap- presentare la figura umana portarono gli artisli a delineare e plnger sul vetro teste, piedi, mani. panneggiamenti, ecc; e qui r autore asserisce che soltanto nel XVI secolo co- mlnciarono i pittori sul vetro a modellare le loro figure , cioe a dar loro del pastoso p del rilievo colia fusione ben intesa delle ombre. Malgrado le replicate asserzioni conte- nute nelle opere di Monier, di le Vieil, e xieW Enciclopedia vu'todira , e ripetute dall' autore , clie la pittura sul vetro nacque nella Francia, non puo egli dissimulare, che tra gli stessi Francesi corre I'opinione die quella pittura non sia tra essi piii antica dei tempi di Ciinabuc: ad oggetto pero di atteniiare T elFetto di questa credenza , vorrebbe piuttosto riferirne all' epoca di quel celebre artista fioren- tino il solo perfezionamento nella Francia ; ma col suo ragionamento , siccome provato non aveva che in Francia veduti si fossero i primi vetri dipinti , cosi viene poi ad ammettere die qiielF arte si fosse almeno perfezionata ed ingentillta per opera degl' ingegni italiani. Questo era il luogo in cui sperammo di trovare ben descritli dall' autore i progressi dell' arte , cioe i diversi 338 APPENDICE metodl successivametite nella medeslma inti-odottl ; ma sgra- ziatnniente noii ha egli cofrisposto all' aspettazioiie nostra. EgU eiitra a parlare dei motivi die indussero i nostri antenati a riempiere di pitture , e segnataiuente di storie, le liiiestre delle cliiese, delP iilea di presentare in qnesto niodo al popolo una specie di calccltisnio iconologico , e dello studio di niantenere nelle cliiese, coirinlercettare una por- zione della luce, certa oscurita misteriosa , favorevole al raccoglimento ed alia meditazione, il die appena si tocca di passangio , nientre noi crediaiuo clie questo fosse il prin- cipale oggetto die iuipiccoli le finestre nella costruzione de" templi piii anticlii ed anclie nella golica arcliitettura. Passa poi a dirci uiagistraimente die al regno mt'fa//;co ( o piuttosto al minerale), la pittura sul vetro dee parUcolar- mente ( e si poteva ben dire tnite assolutamente) \e sostnnze coloranti adop(;rate ne' suoi metodi ( o in quelli almeno die richieggono I'azione del fuoco)*, poscia riduce a tre i prin- cipali tra que' metodi. II i." si fa consistere nella sola tin- tura delle lastre di vetro in tutta la loro sostanza (e qiiesta per dir vero non ha punto die fare coUa pittara, giacclie in tal caso potrebbono dirsi pinte tutte le paste vetrose imi- tanti le geaune ); il a." nell' applicare al vetro gli smalti, ma qui pure 1' autore non mostra di avere ben conosciuto quell' artifizio, perche suppone die in tal mode si faccia penetrare il colore piii o nieno profondamente nel vetro ( il che non e vero ), sia in tutto il pezzo, sia in qualche partem die si possano operare diverse fusionl su di una lastra (il che e assai difficile); die sempre gli smalti s' in- troducano per mezzo d' intagli fatti nel vetro collo sineriglio e colTacqua, o col bulino ( il che pure non sussiste, ben- che talvolta si sieno segnati in quel niodo i contorni delle figure);, finalmente che sia d' uopo I'applicar sempre gli smalti sul rovescio della lamina gia colorita su tutta la sua superficie ( al quale dlvisamento si opporranno certaniente tutti gli artisti smaltatori die posseggono mezzi per evitare. la mescolanza e la confusione dei colori , temuta dall' au- tore). II 3.° nietodo consiste , die' egli , nell' applicare su di una lastra di vetro i colori piu variati, che si fissano da poi con un fondente, esponendo la lamina al fuoco: ma se con questo mezzo si opera una fusione o una semifusione, ognun vcde che con cio si torna alia teoria degli smalti. Noi indicheremo sulla fine di quest' articolo altri metodi, PARTE STRANIERA. 889 praticati anclie in addietro , clie 1' autore mostra di non avere conosciuti. Egli fa menzione degl' inconvenient! che la pittura sul vetro preseatava, sia per la fragilita della materia, sia perche rouipendosi qualche pezzo di diversi colori , piia facile rinsciva il sostituirvi nn vetro che non fosse stato con eguale artifizio preparato, il che troppo sovente si e fatto anclie nelle anticlie vetriate della no- stra Metropolitana ; accenna pure i niezzi piu opportuni per la conservazione di quelle pitture, come i graticci o le reti di filo d'ottone, e una maggior cura nei restau- ri, ecc. , e finainiente si duole che la matita e il bulino siansi mllle volte esercltati sopra pitture e sculture, non sempre snperiori alia mediocrita e prive talvolta di inte- resse , e non mai o hen di rado sopra le belle e curiose rappresentazioni delle antiche vetriate dipinte. Non chiude- remo le parole nostre su questo discorso senza avvertire clie se qualche Italiano ( il che non crediamo) si avvisasse di tra- dnrre nella nostra lingua quel Saggio, si guardi dal voltai-e i frequenti vocaboli di verriere , che non e bello ne esatto ne pure in francese, e peintres verries o ntriers , il primo per vetraja, o ofTicina vetraria, ma bensi per vetriata, come suona il vltrail dei Francesi, il secondo per pittori vetrai , ma pluttosto per pittori sul vetro. Impazieate mostrasi V autore di giugnere al Inogo ove descrlvere i vetri diplnti della sua jiatria, cioe della cat- tedrale e delle principal! cliiese di Rouen , delle quali al- cune aveva gia egli menzionate nel citato discorso, e poi delle vetriate piii insigni di altri Uioghi della Normandia e della Francia intera. Non puo di fatto mettersi in dubbio che le chiese di Rouen e di tutta la Normandia non con- tengano una quantita grandissima di que'monumenii; e qui e dove I'autore ansioso di illustrare tutte quelle rappresea- tazioni, inserisce una quantita di favolosi racconti che s'in- contrano nello specchio istoriale di Vincenzo Bellovacense, nella leggenda dorata di Giacomo da Varagine , in altre compila- zioni gotiche, e in alcune sciocchissiine tradizioni popolari della Normandia. Vedesi per esempio S. Giuliano , detto 1 0- spitnliere , che nato da parent! illustri e appassionato per la caccia , nell' inseguire furiosamente un cervo, all'improv- viso arrestasi alle seguenti parole della beha : ; e che quindi si allontana dalla casa paterna, e recast ia rimoto 340 ArriiNDiCE paese, ovc uii principe gli afliila 11 coitiando delle sne guar- die e gli da in moglie la vcdova illastre dl un castcllano. Questa dopo alcna tempo riceve la visita del patlie e della iiiadre di Giuliano , die vanno girando in traccia del figliuolo smarrito, e in di lui assenza cede loro il letto nnziale. Giuliano ritorna e corre frettoloso a cjuella camera e al talamo in cui crede giacere la sposa, e trovando in esso una coppia addormentata, crede di punire una moglie in- fedele e Tadultero, e traiigge gli autori de' siioi giorni. Disporato c(uindi fngge , ma incontra la moglie stessa e da lei avvertito del fatale inganno, rlnunzia con essa al mon- do, intraprende lunglii viaggi , e iinalmente giugne aile rive di un finnie celebre per la morte di molti che periti erano nel volerlo gnadare : cola egli si consacra alia penitenza ed al servizio de' viaggiatori e de' pellegrini, fonda un pic- colo spedale, si adopera a salvare e ristorare i passeggieri; durante una orrlbile procella , tragitta e conduce a salva- inento un povero lebbroso clie con gemiti ed urli implorava ajuto dair opposta sponda , ne altro mezzo trovando a rl- cuperarlo perche tutto intirizzito, lo accoglie nel proprio letto e lo colloca in mezzo a se e alia moglie. L* Infermo sembra riaccjuistare i sensi, poi si addormenta , ma allor- clie gli sposi caritatevoli si svegliano , altro non trovano se non cbe G. C. in persona risplendente di luce , clie 11 rincora c li benedice. Dopo quel fortunato avvenimento , Giuliano sofFre ancora diverse molestie per parte del de- monic sotto la forma d' uomo alato e cornuto , clie sale sul letto nuziale, forse per dar opera a tentazioni carnali, e trovasi col Santo in una navicella , e in un bosco ; ma finalmente la coppia ospitaliera giugne alia gloria eterna e vedesi circondata di stelle. La vetriata in cui son dipinti que' fatti , e ben rappresentata nella tavola I. Altrove si scorgono giacenti in un medesimo letto il padre e la madre di 5. Romano , nudi fin sotto il petto , al quale proposito si nota clie vietato era un tempo dai teologi alle femmine il dormire colla caniicia: una stella splende sulia coperta al disopra del luogo ove e collocato il ventre della donna, mentre un Angiolo presenta ai conjugi un filatterio con parole profetiche , all' intorno veggousi effigiati Giove, Marte, Mercniio e Venere: altrove sono la Sibilia Samia assisa in mezzo ad un ricco tabernacolo gotico; un architetto della cattedrale stessa di Kouen , iinpiccato nel 1440 per P-VRTE STRANIERA. 841 avere ia un trasporto di gelosia ucciso un suo scolnro, o [Hire ua pellegriao diretto a Conipostella , ingiustaineate iiupiccato a Tolosa , e trovato vivo dopo 36 giorni da suo jiadi-e, perche sostenuto sotto le forche da S. Giacomo; Davide , tre profeti e alcnne sibille , danzanti intorno al jiresepio del Redentore j la processione degli asini , the si faceva il di di Natale, in cui i canonici eraa vestiti da profeti, e compariva anche Balaum col suo asino; ua cpiadro allegorico, ia cui si veggono il peccato, il deiiionio, la iiiorte e la carne, cinta quella di un ampio panneggia- nieato ed armata di lancia e di frecce , vestita questa ia abito da corte splendldissimoi il diavolo die porta in raano una canna , indizio dell' umana fragilita, e non dall' ombi- lico, come crede I'autore, ma dalle parti die stanno al di sotto . gli esce il serpente tentatore : altro\e luirasi un ladro di pecore forzato da 5. Patrizio a rivelare il furto con langhi belati espressi dal pittore con lettered 1' apparizione a S. Eustachio , o 5. Uberlo di un cervo miracoloso por- tante un crocifisso tra le corna ; la niiila die s' inginoc- chia, e benclie affamata, rifiata Torzo innanzi a S. Antonio di Padova ; le virtu e i sette peccati capitali, tutti a ca- vallo di diversi animali , come cani , lupi , asini^ porci e becchi ; un canonico fornicatore portato dal demonio ed annegato in una fossa , e dalla B. V. risuscitato sotto con- dizione di non piii peccare ; i deraonj cacciati dal tempio di Vcnere , e cose simili. Ma nulla agguaglla nella stravaganza 1' imagine della di- struzioae operata da S. Romano di ua drago orribile ciie infestava le rive della Senna, e die ai Frances! piacque di nominare le gargouille , al qual nome non si troverebbe forse un equivalente ia italiano. Quel mostro quadrupede alato con tremendi artigli , colla coda di serpente, tenevasi d'ordinario nella foresta di Rouen, e di la usciva a divo- rare i fanciulli , a strozzare gli adulti, a spaventare tutti gli animali, ad appestare col suo fiato i villaggi , cosicclie morti cadevano anche gli uccelli , e le donne gravide si sconclavano, a rovesciare e far jierire i battelli nel iiume anche in tempo di caliiia ; ne possibile era il coglierlo ne' lacci, perche mentre credevasi sulla terra, si alzava nel- r aria , o si tuffava nell' acqua , o uascondevasi ia caverne inaccesslbili. II santo vescovo , dice la leggenda , voleado provvedere alia salvezza delle sue pecore, accoiiipagnossi ecu 343 A P P E N D I G E uii reo ilannato a morte, e fors'anche con iin laJro tratto dalle |>rigioai , il quale fnggi alia vista del dra^o; e con uti solo segno di croce giunse ad abbattere la ferocia del niostro, clie si lasclo trauqniilauiente legare dal coiidaiinato colla stola e coiidiirre alia citta , ove il suo corpo fu Ijru- ciato e le ceneri fiiroii gettate nel fiuiiie. Si ridera delia credulita di que' tempi i uia chi s' immaginerebbe clie qiiclia stfana credenza dato avesse luogo ad uii privilegio del ca- pitolo di Rouen, detto della fitrte ( il quale nome vuolsi derivato da ferctrum) e mantenuto lino a' nostri giorni, di liberare ogn'anno nel di delTAscensione un colpevole condannato a morte? Questo si faceva dopo lunga proces- sione , nella quale portavasi alia cima di una pertica la figura del drago fatta di cartone con un porcbetto di latte vivo nella bocca. Quella processione facevasi ancbe dopo la rivoluzione, e non si tralascii) se non che da pociiL anni , perche alcuni giovinastri imprudenti si avvisarono di far ingiiiottire al porcbetto col latte una quantita di scialappa, il clie produsse t;into scandalo e scliiaiiiazzo nel popolo , quanto disgusto ed incomodo al portatore di quel- le insegna ed a coloro clie ad esso erano piu vicini. Indue Jielle tavole veggonsi delineati tanto T atterrainento mira- coloso del drago , quanto la concessione del suddetto pri- vilegio , attrll)nita a Dagoberto I, ma il pittore non pote esprimere il demonio tentatore di S. Romano sotto la forma di una bellissima donzella , die alTapparire di un angiolo trasformossi in un brultissimo mostro, e in luogo di escire dalla porta, per cui era venuto, fuggi ratto per il buco d' una latrlna. Notammo gia die I'autore fa le scuse in principio per la quantita delle fole e delle stravaganze da esso inserite neir opera sua;, scuse cb' egli ripete in proposito dei mi- racoli di S. Romano; noi forse incontreremo il rimprovero di averne fatta una scelta troppo copiosa, ma cio fatto ab- biamo espressamente per dedurne V osservazione die da principio avevamo promessa, ed e clie in Italia , malgrado le numerose picture sul vetro , die ancora in parte sussi- stono , massime nelle ciiiese , si rappresentarono per lo piii fatti deirantico e del nuovo Testamento , o altre storie genuine edilicanti , e non niai que'favolosi racconti^ tratti dalle piix golfe ed insensate leggende , o da volgari tradi- ziotii: il die prova clie piii lungo tempo che non in Italia PAKTE STRANIEUA. 3^3 duro altrove la barbaric e I'ignoranza, piu a lungo si manteiinero la crednliia e la snperstizione , j)iii tartli si sviliipparono i inmi , piu tanli i costiuni si migliorarono e piu lento in generale fu 1' inciviliineiito delia societa. Passa i' autore a descrivere i vetri dipinti di altre chiese della Normandia , e qui pure vediamo S. Lezino ( sconosciuto nel nostro calendario), che nel secolo VIl fa uso dei can- noni in una battaglia, e divenuto sposo di una fanciulla , la trova lebbrosa , se ne allontana e riceve gli ordini sacri ; una casa ciie cade e sciiiaccia sotto le sue rovine alcuni sgherri che attentavano al pudore della vergine S. Fede ; S. Bernardo , spossato dalle austerita , che afferra il demo- nio e lo sostituisce ad una ruota del suo carro , spezzata per opera di quel nialigno clie attraversare voleva i dise- gni del santoj, un gran rospo che s'attacca al petto di un' oca fatta cuocere da un figlio snaturato, che non vo- leva fame parte al genitore vecchio e bisognoso , il qual rospo staccato a forza dall' oca , si avventa al viso del giovane e vi rimane attaccato per i3 anni , finche le ora- zioni di alcuni divoti non lo fanno sparire ; un debitore pressato dal giudice al pagamento di una somnia ch' egli pretende versata, il quale da in mano al creditore un ba- stone entro cui si trova una somma niaggiore ; Wideroldo vescovo di Strasburgo, divorato dai topi e dai sorci per aver voluto togliere da una ciiiesa le reli(iuie di S. ^'toZa ; S. Maria Egiziaca che non avendo di che pagare i marlnai nel recarsi al santo Sepolcio , olFre di far loro copia del suo corpo bellissinio ( pittura pero che da una chiesa di Parigi venne levata nel 1660 d'ordine della Pulizia); il mi- stero deir Annunciazione , rappresentato per mezzo di uii raggio di luce che esce dal becco dello Spirito Santo figu- rato in una colon)ba , ed entra in un' orecchia della Ver- gine; linalmente Tesco . ligliuolo di un re di Colonia, che inaamorato perJutamente di Flora, figlia di Finerico impe- ratore romano, della quale veduto non avea se non clie una statua fatta da un orafo di Roma , si nasconde en- tro una grande aquila d' oro lavorata dallo stesso ariista ; si fa portare in dono alia principessa , esce nelia notte dal nascondiglio, e rispinto la prima volta , giugne alfine a far breccia nel di lei cuore , a giacere con essa ed a rapirla. Ne le chiese, ne i palazzi d' Italia non ofFrirono giamniai nelle pitture delle loro vetriate argomeuti cosi 344 Al'PENDlCE •traai , cosi licenzlosl , ne vi si videro nia'i cosi rklicoli anacroaisiiii, ne cosi importune mescolanze di sacro e di profano ; ne mai la Pollzia c intervemita a torre scandali dalle nostre chiese. Si direbbe quasi che la nazione fran- cese era lino da que' tempi assai piu romantica die I'lta- liana , e cbe nella nostra classica terra gli artisti preferi- vano sempre le classiclie rsippresentazioni , quelle sdegnaado che tolte erano da tradizioni o da leggende fiivolose. Noi dobbiamo tuttavia saper buon grado all' autore per aver egli coll' ajuto delle pitture sul vetro rischiarati uiolti punti delle storie patrie e municlpali , niassime della Nor- mandia i per avere coUo stesso mezzo indicate varie arti anticamente praticate nella Francia e ricoidate in que' mo- nuraenti, quelle per esempio dei conciatori di pelli , degli scultori, degli arcliitetti , degli scarpellini ( pag. 3o), dei tessitori accoppiati anche in due ad un solo telajo , degli orditori , e le macchine disposte per la tosatura e cardatura dei pannl , coUe qaali si prova I'antichita delle fabljriclie di Elbeuf (pag. ii3); finalmente per avere descritte molte pitture colla raassima precisione e col linguaggio tecnico die a quelle opere dell' arte addicevasi. Notato abbiaino particolarmente , com* egli facesse opportunauiente rilevare 1' eccellenza degli anticlii pittori sul vetro nell' esecuzione de' ritratti ; per lo die niolte loro opere possono riguardarsi quai preziosi quadri iconografici ( pag. l3^. e seg. ). Ma non sappiamo cio che dir si voglia 1' autore allorche parla deir imrnenso intervallo che separa i tiniidl einuli di Taddeo Gaddi. del Giotto e del Cimabue , dai dotu tdlievi di Gio. Cousin, di Bernardo Palissy e di Angran-le Prince, e cio in proposito delle chiese di Rouen , ove certamente noix lavorarono mai gli scolari di que' nostri artisti del secolo XIII. E quanto a Gio. Cousin , noi dubitlamo assai ch' egli formasse pitture sul vetro, siccome 1' autore stesso lia pur rlconosciuto (pag. 147) non potersi annoverare tra i pro- fessori di quell' arte Eustachio le Sueur. Per quello poi che concerne la gloria dei nostri artisti , diremo alia ma- niera dei Francesi medesimi che Y awiote ia. ammenda ono- revole del suo fallo nel corso dell' opera , giacche lodando la scena del martlrio di S. Eustachio dipinta sul vetro nella cattedrale di Rouen nell' anno 1 5^.5 , dice die vi si vede la maschia energia di Michelangiolo e di Giulio Ro- mano (pag. 64)5 e parlando della vita di S. Jlvinuno VARTfi STftANIER-A. 3^.3 nobllmente cHpinta nella cappella di S. Niccolb , dice che i conoscitori crtdono di rawisarvi la matita di RafFaello, o piuttosto del suo allievo Luca Penai , detto il Fattore (pag.yS)^ altrove noniina pui-e con lode il Pinturicchio. La cosa di die puo giustamente rimproverarsi il signor Langlois , qualora non gli serva di scnsa la patria carita , si e di essersi egli straordinariamente difFuso intorno al vetri dipinti delle chlese di Rouea e della Normaiidia , scorreiido assai leggermente sui monumenti clie di siniil genere sussistono nelle cliiese di altri paesi stranieri. Egli noa paria clie delle cattedrali di Cantorbery , di Miiano e di Colonia. Ora ognnn vede quant' altre cliiese ricclie di simili inonuiiienii sieno state dimeuticate. Le scarse notizie concernenti il nostro Duomo sono tratte dall' opera Clncse principali dell' Europa, pul)l.)licata in Miiano nel 1824: a questo proposito noi aggiugneremo , clie sicconie il Langlois si feruia sovente sulle pittnre dei vetri attrilinite ad artisti fiamminghi , cosi noi possiamo vantare una bellissima ve- triata dipinta sul disegno di Luca d'Olanda, clie trovavasi 6uUa porta dell' oratorio di S. Caterina annesso alia ba- silica di S. Nazaro , e che fu non ha gnari trasportata nella basilica stessa ; opera che nierlterebbe d' esser uie- glio conosciuta. AU'articolo in cni si parla delle chiese di Colonia, sono aggiunte alcune note suUo staco attuale della pittura sul vetro nella Gennania , esposte in una lettera del signor Depping all' editore di questo libro. In essa si fa risalire all' XI secolo nella Germania 1' arte di colo- rire il vetro ( che assai piii antica era certainente in Ita- lia ); si accenna cl.e poscia si comincio a pingere sul ve- tro e pigliaronsi per modelli i rausaici d' Italia ^ si nota quindi clie la scoperta del modo di amalgamare col vetro i colori metallici f'atta sul finlre del secolo XIV, porto i^na rivoluzione nell' arte della pittura sul vetro; che un errore sarebbe il credere clie quell' arte si fosse perduta ; che in Inghilterra senipre si mantenne, e che da poco tempo vi si esposero i celebri cartoni di Raffaello dipinti sul vetro i clie nella Germania furono distinii maestri in questo genere di pittura nei secoli XVll e XVIII, tra i quali un tirolese, detto Bauingartner ; che quell' arte e ora tornata in credito ed in favore, massime nella Prussia, nelFAustria e nella Baviera , e particolariuente a Norimberga, ove si e reso ce- lebre certo Frank, ed ove uel i83o si era esposta la vita di Uibl. hid. T. LXVII. 23 346 A F P fi N D 1 C E Alberto Dnrcro in 7 qiaadri dipinti snl vetro da Sauterleu^e. Si dice inline clie il signor Schwrighceuser piiljMico ncl KunstbLitt del i83o riceiclie importniitissiaie snlla parte tecnica della pittura sul vetro, alle qiiali fii gtULlato d.illa osservazioue snlla fusibilita degli ossidi metallici e sni niezzi di affrettare la vetrilicazione, fatta in occasione dell' inccndio del teatro di Strasbnrgo nel 1802, e da un pittore tedesco occupato in egnali ricerclie , insienie col qnale acquisto da iin vetrajo il secreto di fare il vetro rosso o pinttosto d' intonacare di rosso nna siiperlicie vetrilicata , su di clie noi tornereuio in seguito, non esprimcndosi il Depjiing con bastante cbiarezza. — Segue nt-li' opera del Laiii^lois la llsta dei pittori sul vetro della catiedrale di liouen , e di qnesta , stesa con niolta diligenza , gli sapranno buon grade i snoi concittadini ; trovasi poi tin discorso sullo staio at- tuale della pittura sul vetro pari icolarintnte nclla Francia , nel qnale si la menzione dei bellissinii specchj dipinti dal signor Diltl , delle scoperte del celebre Brongniart , e dei qnadri bellissinii dipinti snl vetro dai signori Morteleguc , Paris, Robert, non die dei vetri e specclij dipinti dai signori Vatnellz , Fercier , Ferenger , Vigne e Fragonard , clie si amniirarono in Parigi all' esposizione delfanno i83i ; qnindi s' inserisce la l/iografia dei pittori snl vetro, pero soltanto Francesi , Tedeschi , Fiainminglii , Olandesi ed Inglesi. Qnesta biografia , scritta con diligenza , talvolta anclie mlnnziosa , e disposta in ordine alfabetico ^ clundesi linalmente il volnnie con nn indice generate dti nonii dei Inoglii , delle persone e delle faniiglie citate nel libro. Doloroso riesce il vedere clie avendo T antore sl'oggiata in tntto il liliro niolta erndizioue, non abbia citati e forse ne pure conosciuti gli scrittori italiani, massinie di archeolo- gia, dai qnali venncro pin volte illustrati varj preziosi frain- iiienti di anticlii vetri dipinti. Qnante belle ed iniportanti notizie avrebb' egli potnto ricavarc dalle opere di C'/amy^/ni , di Bellori, di Boldetti , tViFabretti, di Ficoroni , di Bottari e di tant'altri clie si occnparono di professione intorno ai nostri antichi nionnmenti , massinie cristiani! Molto ancora potnto avrebbe imparare dalle nostre storie e biografie pit- toriche, non avendo egli citato die il solo Vasari , e questo ancora rarissime volte, — Assai religioso si mostra 1' autore nel sue libro, e versato nelle niaterie religiose; ma qni ancora vediamo con sorpresa S. Pietro in nn luogo crocifissoj PAUTE 6TRANIEUA. 047 in altro la|)iilato , e soggiuiita in via di correzione la parola ciocifisso, benche sia oggetto tiittora di quistioiie il genere della sna morte, e piii comnnetnente si creda es- sere stato pei piedi sospeso alia croce ; cosi dove si ]iarla delle vSibille (pag. 48) vediamo chiamarsi bflla prosa il ritmo dies ircn , dies illu, die ogniino sa essere in versi I'ininti. Notato aljliiaino in principio la pennria e 1' imperfezione delle notizie tecniclie sparse in questo libro , e la scarsezza dei nietoiU accennati di pingere snl vetro. I termini entro i quali debbono cliindersi i nostri articoii , in questo gia furse oltrepassati , non ci peraiettono di rieinpiere per in- lero qiiesta lacuna; diremo tuttavia clie conviene prima di tutto ben disiingiiere tra le intarsiature , commettiture o musaici di vetri colorati, coi quali formavansi piii an- ticameute le vetriate dipinte, e i vetri smaltati o rivestiti di una snjierficie d'altri colori o smalti, egunlmente vetri- ficati. Quest' artifizio consiste nel macinare esattamente gli smalti ed applicarli col pennello ad una lamina di vetro, uuiti pero con un fondente il quale si scioiga ad una tem- peratura inferiore a quella clie si richiederebbe per la fu- slone della lamina vitrea die forma il fondo ; e con questo mezzo si fanno ora vetriate nobilissime nella Germauia e neir Inghilterra , e belle prove si sono vedute recentemente in Milano , dove gia si vanno ad eseguire alcuni finestroni dipinti nella Metropolitana. Deesi pero osservare clie questo metodo non e tanto moderno quanto si crede , pcrclie se lie fece iiso parzialmente nelle anticl.e vetriate dei secoli XV e XVI , nelle quali veggonsi talvolta vetri ritagliati in forma , per esempio, di un uccello, ed aggiunti con uno smalto, bianco d'ordinario, gli occIii, il becco > e qualclie indicazione delle plume, come pure dei lineamenti princi- pali e dei panneggiamenti nelle figure umane. Avvertirenio qui a scanso di equivoco, clie una pretta impostura degli anticlii pittori, o smaltatori, subodorata ancbe dalT autore (pag. 14.1 nota), era il supposio polverizzamento e la successiva fusione di una quantiia di zadiri per forniare il bellissiuio vetro azzurro: s'inganna pure I'autore (pag- seg. ) dicendo die que' vetri sono formati con uno straio di smalto sovrapposto; noi abbiamo altre volte analizzati alcuni di que' bellissimi vetri azzurri iniitanti lo zalllro , alcuni dei quali maniiavano perfino gli spettri colorati sul pavimento, e non abbiamo uiai trovato se nun die un 3^S APPENUIC E semplicissimo vetro di cobalto , come lo e pure la tazza zafTirina del lesoro di Monza. Pare impossiliile die il signer Lan^lois non alil)ia alcuii poco penetrato nelT o|)cra tlassica del nostro JVeri , cli' egli soltanto nomiiio di passaggio con Kunkcl ed altri scrittori delP arte velraria. La dove egli parla delle lamiiie di cristallo , eccellentemente dipinte tlal signer Dilil , inostra di non conoscerne il inetodo, o come dicesi dagli artisti, il processo , perclie fa soltanto menzione di coiorl vetrificabili , non di ossidi metallici, di fiioco di niuffole {fi'U (le inoufle), e non di ua forno da smaltatore espressamente costriitto; di lamina di vetro bianco, vcrre de vitre blanc , non di cristallo f'nso e preparato espressa- mente: dice non essersi atloperato il piombo , il die noa crediamo, e iinalmente non accenna I'altissimo prezzo die vengono a costare i lavori del Dihl , per cni quel inetodo non potra servire se non se al lusso di qualclie gran prin- cipe. Vedesi pure mal descritto un metodo , die I'autore crede adoperato dagli antidii ( pag. 171), consistente nel- I'applicare sul vetro colori di nna certa densita , poco o nulla trasparenti e non incorporati col vetro ^ resta ancora a vedersi se que' colori erano fusibili, se erano veri smalti, e come potessero non incorporarsi col vetro nella fiisione. L' autore , trattando dei diversi metodi della pittura sul vetro, ha interamente obbliati i lavori die si fanno sul vetro col cannello o tubo ferruminatorio ; esempi di questi possono vedersi presso i fabbricatori delle cosi dette con- terie in Venezia , e collo stesso metodo si sono pure ese- guite lastre di qualdie dimensione per coprire tavolini o altre masserizie, e queste ancora appartengono alia pittura sul vetro , non meno die all' arte dello smaltatore. Venendo pel alia pittura die dire potrebbesi superficiale del vetro , fatta cioe con colori non fusibili, I'autore sembra averne ignorate tutte le maniere , non avendone accennata alcuna. Noi diremo soltanto che si dipinge sul vetro, sovrappo- nendovi uno strato leggerissimo della vernice che si ado- pera per le stoviglie, preparata cogli ossidi di piombo o di stagno , strato die non toglie totalmente la trasparenza del vetro; che si adopera da alcuni uno strato di gomma mescolata con litargirio, ridotto quasi impalpabile •, che pill comunemente si stende sul vetro una patina di sugo d'aglio, sulla quale poi si applicano i colori che servono xlla miniaturai iiaalmeme che piii volte ia Italia si e PAKTK STr>\NIFr..\. 349 diplnto snl rovoscio di nn vetro coi colorl a olio, applican- dosi (lietro di essi una lamina di piombo per conservarli , cosicche iioa vedevasi la pittura se non clie sul vetro li- scio, lasciatovi tnlora in parte il sno colore naturale. Un vetro dipinto in tal modo da Bernardino Luvino , o da alcuno de' SLioi migliori scolari , e possednto dal signor Giuseppe Vallardi in Miiano, e vedesi intagliato in rame nel Hljro intitolato Introduzione alio studio dellc arti del disegno pub- bbcato dal Vallardi stesso nell' anno i8ai, in 8.° L" au- tore accenna in una nota anclie 1' uso nuovamente intro- dotto in Francia di riportare sul vetro, come sulle stoviglie iavetriate, stainpe ia rame o litografie , nia giustamente osserva die questa puo appellarsi inii>ressione (o piuttosto trasporto dnW inipressione) , anzicbe pitiura sul vetro. Piii non riinane a discorrere se non clie dell' edizione di questo Saggio. L' editore ci si dimostra ben persuaso del principio da noi inculcato piu volte, che i llbri spettanti I alle belle arti dovrebbero a preferenza dfgli altri tntti ! essere con eleganza impressi, e col soccorso delle arti ine- desime adornati •, non si e omessa alcum di queste cure; lodevoli sono la carta e i caratteri; il lesto e ben corret- to; belllssime sono molte iniziali e le vignette intagliate in legno duro , clie veggonsi alle pagine i e 267 ( e noi brameremmo che quest"' incisione in legno duro, emulatrice dell" intaglio in rame , si propagasse anclie nel nostro paese , ove a quest' uopo non si adopera se non clie legno tenero ); finalmente sei tavole fanno onore alia damigella Speranza Langlois , ed una al bulino lo fa pure alio stesso signor Giacinto Langlois^ benemerlto autore del libro. Ag- giugneremo che di questa bella edizione sono stati tirati soli 56o esemplari 5 dei quali uno trovasi nell' 1. R. Bi- blioteca tii Brera. 3")0 APrEXDTCE PARTE II. SCIENZE, LETTERE ED ARTI ITALIANE. LETTERATUBA E BELLE ARTJ. La Georgica di P. Virgillo Marone tradotta in terza lima dal Marchcse Luigi Biondi romano. — Tori- no, 1 832, tipografia Cliirio e Mina. In o.'^ gr., di pag. 1204, bcllissima edizione^ Q. uanto sla difficile il ben tradurre la Georgica di Vir- gilio e cosa notissima a tutti : il recar poi nell' angusto metro delle nosti-e terziiie quell' onda iriesausta di versi , quella plena pei'petna di latine eleganze e tal cosa che dee parere desklerabile piuttosto die possibile. A questa difficile prova s' e accinto il Marchese Biondi , e gli torna senza dubbio a gran lode 1' esservi riuscito in generale si l^ene da soddisfare anche alia critica piii severa. La lin- gua, lo stile, il verso di questa traduzione potrelibero dirsi eminentemcnte italiani; e se il metro qualche rara volta fa intoppo oUe sue difficolta, d' ordinario e dal cli. traduttore pienamente padroneggiato , e pare che acqnisti sotto la sua penna una pieglievolezza inusata, una disin- voltura die gia sarebbe per se sola lodevole anche quando si trovasse in una poesia originate. Per saggio trasciiviaino parte di quel passo in cui tratiasi de' luoghi convenienti alle api. Pria ccrca all' api sede non conversa A pidggia , ond esca sibilo di vemi, Che al trasportar de cibl si aUraversa, Non capri arditi , non lanosi annenti Ivi insultlno at fiorl: trrar vitelle Non vegg'insi, che atterrin le nascend Erhe , e ne scuotan la rugiada : anch' elle Lf squaVide. larerte maculate Vadano luw.ii dalle pingui celle : PARTF, ITILIANA. SSl Lungi gli urcfi ■• piu cli nltri le spletate Meropi ■ e Progne piu, rhe mostra aJ petto Le impronte di sue mniii insnngidnate, Guastan gli uccei dove die l' api han tetto : Beecnn fin le volanli , e via le tranno . Ai parvi niiii lor dbo diletto. Ma limpide fontane ivi saranno , Stagiii verdi per miisco , e iiri rio di chiare Acque , onde f erbe nutrimeato avranno. Sul vestibol stara delV alveare O palma , od olcasiro che s' ag^rai'i Di mold rami , e sparga ombre non rare ■■ Ferche al tornar de' venticei soavi , Quando i re nuovi son guida agli sciami , Che , giovinetti e lieti , escon de' favi , La ripa non lontana a se li chinmi Nelle calde ore ; e Z' arhore di appelU Al pronto ospizio de f rondo si rami. In mezzo ai pelaghetti ed ai rnscelli Pon grandi pirtre , o pur sulci a traverso : Perche sovra, que' molti ponticelli Posi lo stuol mal cauto , e I' ale inverse II sol dispieghi , se per euro vegna Colto da pioggia , ower neW acque imnierso. Timbre e serpilli faccian I' aura pregna Di forte olezzo : it rosmarin verdeggi ; E la viola al rio la sete spegna. Jstoria di Corsica delV circidincono Anton Pictro Filip- pini. Seconda edlzione preceduta da una Intro- duzione storica sidle rivolnzioni di Corsica fino al ij()C) delV avvoccato G. C. Gregorj . accompagnata e illii.strat.a da dociinicnti per la piii parte iiiediti. Tomi 5 in 8.° massimo. — Pisa, 1820-32, presso Nicolo CMpurro. Neir antiporto trovasi il segucnte : In quesia storia tU Corsica si nnrrano tutte le cose se- gnite da die si comincib ad abitare, fino ali'anno 1594: con una gencrale descrizione dell' isola , dlvisa in i3 lihri , i priini g de" qoali ebhero principio da Gio. Delia Grojsa , 352 APPF. NDICE prospguiti da Pier Antonio Montegglani e da Marco Anto- nio Ccccaldi, fnrono raccolti ed ampliati dal niolto reve- rendo Anton Pietro Filippini arcicUacono di I\Iariana, die scrisse gli ultiiiu rjaattro : e questa seconda ediyione e sCata corretta ed illustrata dalT aw. Gio. Carlo Gregorj , e quliidi pubblicata per munificenza di S. E. il conte Pozzo di Borgo a cui s' intitola. Genigrafia italiana , o nnovo metodo di scrivere que- st'idioma aj/inche riesca idendcamente leggibile in tiitti gli altri del mondo , inventato e pubbhcato dal M. R. P. F. Gio. Giuseppe Matraja di Lucca, Minor Osservante dclla Provincia di Toscana, ecc. — Lucca, 1 83 1, dalla Tipografia genigrafica. Volume in 8.° di pag. i54, con una tavola in fine. (*) Ordinario stile suol essere di chiunque od e , o si crede inventore sia nelF ordine fisico e nieccaiiico , sia ncll' in- tellettuale e morale , il faisi a coniar nuovi vocaboli per annunziare al pubblico gli oggetti di sua invenzione , o perche tra quelli della lingua sua non ne trovi uno ade- quate, o perche coUa novita della voce avvisi di piii so- lenneiiiente segnalare la novita deir avvenimento. E mal- grado quanto fu detto e rlpetuto , e quanto riiuarrebbe tuttavia a dirsi, la lingua greca conserva ancora in questi casi se non un dlritto di privativa tra le lingue colte, certo almeno una superiorita di favore. Non ultima cagione di sifTatta pratica da cio ripetersi dee, siccome a noi pare, die associata trovasi a quest' idioma una indelebile cele- brita , e die percio porrasi opinione die piii confacente esso sia ad imprimere un tal qnale carattere di gravita, d'importanza e di nobilta agli oggetti o alle idee a cui presta i termini. In tal gnisa vediamo ancbe nelle lingue dominare un famoso principio desunto da un fatto ancor pin famoso che e quello della associazione delle idee il cui giuoco continuo in un altr' ordine di cose e troppo nolo non solo, lua rincrescevole ancora a rammentarsi. (*; Quest' opera (• uscita in quest' anno l832 anrhe in fran- cese , publlicata a Lucca dalP autore , che la ri)">rodur;a pure in spagnuolo , portoglipse , inglese , tede6co e in latino. PARTE ITALIANA. 353 I lettori ci condon'mo questo breve preambolo suggeri- toci dalla intitolazione del libro di cui imprendiamo ad esporre qualche analitico cenno. I nostri leggitori ne chiederaniio , innanzi tutto, come e ben naturale, che cosa debbano intendere per geni- grafia. Ora , siccome le definlzioni non sono tra le cose scientifico-Ietterarie quelle che diano minore molestia ad un galantuomo che voglia essere esatto e sincero nelle risposte, e tanto piu quando si tratta di definire le altrui o idee o parole , cosi ci varremo de' termini stessi del sig. Mafraja , e schiveremo il pericolo che ci vada fallita r interpretazione de' snoi concetti. Col greco vocabolo ge- nicografia, e per s\ncope genigrafia , egli intende I' arte di comunicar per iscritto tutti i concetti, mentali senza dipen- denza dall' idioma dello scrittore e del lettore , ma di un modo che la scrittura risulti leggibile in tutti quelli del mondo. Per giungere a si fatto scopo egli lia immaginato non gia una nuova lingua, non una scrittura puramente ideografi- ca , come a prima giunta potrebbe credersi , ma nulla piu che un niiovo sistema di segni da sostituirsi alia scrittura de' vocaboli di cui componesi il discorso , in guisa tale che lo scrittore conservando la propria Imgua alira briga non abbia fuorche di mettere in carta di mano in mano in vece delle parole i nuovi segni convenzionali , in quel modo a punto che gli algebristi al luogo dei numeri sogliono porre le lettere , o piii in generale ad un simbolo surrogarne un aitro, lasciando intatta la ragion del segno, del posto c deir uflicio. Questo metodo facendo svanire dallo scritto i vocalioli sotto la forma esplicita propria di ciascun idioma e conservandoveli soitanto sotto forma implicita in quei nuovi segni comuni a tutte le lingue perclie dipendenti dalle idee rappresentate dai vocaboli e non dal suono dei vocaboh stessi, darebbe alia scrittura genigrafica un ca- rattere di universalita , per cui 1' occhio del lettore noa ravviserebbe in essa direttamente la lingua, ma soitanto le parti del discorso che si succedono con certo ordine , e ricorrendo alia deciferazione de' segni sarebbe guidato sen- za r intermezzo della cognizion della lingua , purche per altro conosca bene la propria, alia intelligenza delle idee. L' autore stesso c' informa del modo con cui fa condotto a tale risultamento. Avend' egli osservato clie le lingno constano di proprieta comuni a tntte , e ch' egli chiama 354 AI'I'ENDICE concorrenze . e di proprieia particolari a ciascuna, per cni Tuna dall' altra si distingue, concppi il pensiero di fon- dare su quelle lo sciog,limento delta cjnistioiic, noii curan- dosi di queste. Quindi e clie, dopo una csposizioiie som- maria dclla ccnicografia, che e propriainente la parte sto- rica del siio opnscolo , passa in nn capitolo a ilichiaraie quali sieno queste da lai osservate concorrenze: il clie lo avvia nel secondo capitolo ad esporre sotto il titolo di gramatica geiiigrafica la sua teorica e pratica. Nel prinio dei due articoli , in cui lo divide , egli considera teorica- iiiente le parti delT orazione , non che le note ortc^rafiche e scientificlie , e varj teorenii enunz.ia sulle condizioni a cui dee soddisfare la genigrafia rispetto ad esse. Nel se- condo, clie e la parte pratica della esposizione, dichiara in clie consista propriamente il sistema grafico da lui idea- to , percorrendo di mano in mano le parti del discorso e le note ortografiche e scientifiche , e in alcuni corollarj , tanti quanti sono i teoremi antecedenti , etiuncia d'avere conseguito V intento. Nel terzo egli da contezza del dizio- nario geKigrafico. Dopo di che, a maggiore dilucidazione del tutto, pre- senta un esempio di genigrafia mostrando come andrebbe con essa scritta una proposizione , e riepiloga in una tctvola slnottica tutto il sistema. Segue poi il proniesso dizionario di voci itallane colle corrispondenti note genigrafiche: ma per non aumentare di troppo il volume e moltiplicare cosi i segni, ha staliilito per massima d'impiegarne una sola pei sinonimi; ond' e che dopo il dizionario contenente 14.513 voci, fa done al genigrafo , premessa una introdu- zione , di un dizionario o prospetto dei sinonimi italiani , quali li giudica il vocabolario dciln Crusca. Una tavola inserita in fine contiene a conferma del metodo T orazione domenicale in dodici lingue , colla scrittura genigrafica posta in capo di ciascuna delle due parti di essa, la quale e fatta suUa versione greca. Tale e il sunto, e quasi I'indice dell' opera. ]\Ia per non defraudare la curiosita di chi non ancora avesse notizia deir invenzione del religioso Inccliese , ne tocclieremo bre- vemente i capi priucipaii quando alcune considerazioni su di essa ci avranno condotti alia parte pratica. Che malgrado la nioltitudine e la varieth somma de" lin- guaggi antichi e moderni, e, dicasi pure senza tema d" errnre. PARTE rTALT\NA. 355 anche fntnri , esistaiio e dehbano esistere flicime proprieta comuni a tutti , questa e una verita di filosofia che noii puo dirsi recondita, derivando essa del tutto spontanea dalle prime nozioni suHa gramatica generale. Laonde una ginsta maraviglia ci prende in udire dall' autore ciie per giungervi abbia dovuto formai'e il progeito di combinarli tutti, esaminandoli anatomicamente , e ridiicendo a scheletro queUi die conosceva servirsene come di modulo analogico per mi- surare qutlli che ignorava e analizzarli. Ciie se poi la difficolia consiste nel determinare queste proprieta comuni , queste da lui chiamate concorrenze , qualclie cosa di solenne per certo debb'egli avere ritrovato co' lunghi suoi studi , o almeno e ragionevole il concepirne fiducia. Se non che per intorbidare troppo presto questa compiacenza intellettuaie potrebbe qualclie scliizzlnoso , qualcuno di colore che vo- gliono , come suol dirsi, cercare il pel nell'uovo, importu- namente interrogarci : E egli possibile dall' esame particolare di pin lingue, sieno pur numerose quanto si vuole quelle che voglionsi ridurre a scheletro ed analizzare anatomica- mente, e egli possibile risalire a proprieta comuni a tutte ? Concede di l)Uon grade che tali proprieta esistano , ma questa imperfetta enumerazione di parti e dessa una via sicura da battersi per rinvenirle? E vi siete voi bene as- sicurato da prima che il vostro problema sia uno di quelll ia cui ST possa ascendere a formole generali per metodo dl semplice analogia, senza aver bisogno di corroberarsi con dimostrazioni prese d' altronde ? Ma a simili obbiezioni fia meglio chiuder 1' orecchio ( che sara la risposta piii ac- concia ) e condursi diritte diritto alle premesse concorrenze. Concorrenza prima. Tutti gV idiomi umani concorrono neW idea essenziale delle cose, giacche tutti i dizionar] na- zionali danno di queste una medesima definizione , e solo diversa nel suono delle parole. Qui una delle due ; o noi andiamo stranamente errati , o non intendiame il senso della enunciata proposizione. Le definizioni dei lessicegrali sono, crediame noi, definizioni puramente verbali : giammai uno di essi, a niene di voler uscire dei limiti di sua com- petenza , s' argomentera di dirci in che cosa stia 1' essenza , o se vuolsi, I.' idea essenziale, della materia, della vita, del piacere , del dolore, delle forze, ecc. Esse si occupera in vece di registrar fedelmente le voci che nella lingua di cui compila il dizionario si usano per richiamare le dette 356 APPENDICE ] idee ; e nulla piu. Sarebbe pure ua gran che il trovarsi il' nomo ad uoino d' accordo sulfirffa essenziale delle cose: nia poiclie V essenza delle cose e a pnnto la meta a cni agognano le ricerche do' filosofi, e 1' oggetto di taiite dispute per lo passato e per V avvenire , cosi quaiid' aiicbe i di- zioiiarj volessero eccedere i confiui loro asspgaati, noii po- trel)bero esser coiicordi dove le ineiiti degli uoiiiiiii nol sono. In secondo luogo concorrono tnui gt idiotai iiinani ncl- t origine , poiclie tutti gli occidentali sono figli piit o meno immediati del latino , di cni ne confessano la disccndenza , tanto per la sua gramniatica , quanio con I' edizione del suo dizionario etimologico coniparato con /' idionia vo'gare. Dunqiie tuttc le lin^ue del moado liaiino comune 1* origine perclie tutte le lingue occidentali derivano dal latino. Se dicessimo a qualclieduno : Tutti gli uomini sotio bianchi, perche lo sono tutti piu o meno gli europei; non si avrebbe forse ragione di domandarci se pensianio die la jiarte sia eguale al tutto , o se cio cbe conviene a una parte sia, senz' altro appoggio, permesso di trasferirlo col pensiero alle altre residue parti? Potrebbe ancbe ricliiedersi qualche spiega- zione sulle lingue chiamate qui occidentali e le quali con- siderar debbonsi come derivanti piia o meno dalla latina : perche se, male interpretando quelf aggettivo, volesse talnno alquanto allargare la proposizione, potrebbe avvenire facil- mente anche nel novero delle sole lingue d' Europa d' im- battersi in alcuna che il piu ingognoso iilologo non saprebbe far derivare piii o meno dalla latina. Aspettando ulteriori dichiarazioni , escluderemo intanto dal numero delle lingne occidentali in Europa la basca co' suoi tre dialetti princi- pal! , 2;li avanzi della celtica , la greca , la tedesca, V inglese, la svedese, la danese , ecc, e in generale il gruppo ( nu- meroso per altro ) delle lingue germaniclie , le lingue della fauiiglia slava ( anch' esse numerose ) , la scliipa o albanese, la lettonica, la lituanica, le lingue uraliche, tra cui T un- gherese : e forse qaalcli' altra. Con questa liniitazione la pro- posizione non potra piu essere colta in fallo, rispetto alle lingue d' Europa, e soltanto rimarra a diciferarsi come tutte le lingue occidentali derivando piii o meno dalla latina si possa conchiudere che tutti gl' idionii umani conronono nel- r origine. Vi sar.a un' idea intermedia che leghera la pre- messa colla conseguenza: ma non sapendida noi iiumaginare ci e forza T attendere che V autore stcsso la proierisra. PARTE ITALIANA. 367 Terza concorrenza. Tiitti gl' idiomi umani coiicorrono nel mezzo istrunientale , con cui comunicano in distanza i suoi (i loro) concetti mentali, poiche tutti usano deW alfabcto originale , tanto in manoscritto quanta in istampa. Per alfa- heio originale iutendesi f'orse il latino? dunqne tiitte le lingue ( qui noil ci lia circosci'izione alle sole occidentali ) fanno iiso dell'alfabeto latino? Ma forse dovra cio dirsi soltanto delle lingue occidentali : e in tal caso converra attendere qualche piii ampia spiegazione che sparga luce sulle citate parole di colore oscuro. Ma in contraccambio le due seguenti proposizioni , in cui sono enunciate la quarta e la quinta concorrenza, sono si manifeste per se che si possono amiuettere quasi come assiomi , e nulla saprebbesi desiderare di piu per chiarezza. Dicesi pertanto clie tutti gl idiorni umani concorrono in quarto e quinto luogo Nel modo di rappresentare nella carta i sopraddetti concetti , poiche tutte le nazioni lo eseguiscono per mezzo del discorso espresso conforme al genio di ciascun idionia. JVella tessitura del discorso , poiche k inconcusso che non solo le nazioni del mondo antico , ma ancora le americane , senz' altra istruzione che la infusale dalla natiira , lo dividono egualmente nelle medesime parti. Seguono tre altre concorrenze , quali per non sosnender di troppo r attenzione dei leggitori noi trapasseremo in silenzio. Considerando cio che 11 Matraja ha esposto sulla teorica delle parti del discorso, vedesi a lume d'evidenza ch' egli ebbe seinpre di niira di stabilire un sistema di scrittura semplice e universale. Quindi e che, parlando degli articoli e in conseguenza dei generi , non tiene in alcun conto, anzi non noniina nemmeno , il genere neutro , inutile ini- paccio nelle lingue : egli e percio senza dubbio che , tras- curate alcune eccezioni, dice che tutti i linguaggi ammettono nel nome due distinti numeri, e che a ciascuno assegnano sei casi, che i sostantivi j)roprj sono infiniti e quasi egual- mente espressi in tutti gl' idiomi, ecc. Portano lo stesso im- pronto di seuiplicita le sue definizioni e classiiicazioni gra- niaticali. Ma cio che ci ha di meglio ancora consiste nei quindici teorcnii che staliilisce sui rapporti tra la genigratia e le varie parti del discorso , teoreuii la cui evideuza col- pisce siffattaaieute lo spirilo the, per quauto si legga, 358 AFTEN DICE rlinans sempre il Jubbio ee eieao verita dedotte da una pi-ecedciite argomentazioiie , o piuttosto priiicipj eleiiientari di senso comnae ovvj da per se, malgrado c!ie vcngano precediiti dalla parola dunque. Giova non tener digiinii i lettori del primo di essi , clie come piii generale del segiieii- tl, tutti in se li comprcnde come casi particolari : eccolo: /< L' idioma visuale clie si propone, o deve mostrar " nella carta chiaramente specificate alia vista tmte le ri- >» ferite nove parti dell' orazione, o non pito meritare il » nome d' i I C E ina il poco sin qui detto e siilliciente a far concepiie T es- senza i.lella sua iiivenzione : il resto veggasi nclla sua stcssa opera , ove troverassl con molta chiarez/.a sviluppato. Dalle cose esposte si puo iiiferire die T autore della 2;cnigralia pareggia la gramatlca cU tutte le lingue a quella della nostra, o almeiio, per parlare con maggior esattezza , noil ammette , o noii couta , altri accideati graniaticali ia fiior di quelli cui e soggetta 1' italiana v due numeri , sei casi nei nomi , qiiattro modi, sei tempi nei verbi , ecc, Ed a proposito dei verbi egli stabilisce ciie gli scrittori d' idioina che abbla ierbi passivi di terminazione propria , come il latino e tedesco ( quest' ultimo e aggiunto forse per errore di stampa benclie noii notato nell" errata, noa avendo esso forma propria semplice pel passivo ) ahbiano V aivcrtenza di scioglier /' ornzione o cninhitire V espressionc di passiva in attiva , come insegna la sua gramatica , scri- vendo cioe , invece di a Homo Justus amatur a Deo " = r equlvalente attiva i< Deus amat homine.ni justum v = e questa passiva = « Homo Justus est amatus a Deo /> (gramatici, linguisti, perdonateci un po' d' arbilrio ) ; che e la maniera generale di costruire il passivo negli altri idionu. Ora e notissimo che vi sono lingue men riccbe ed altre piu ricche d' inflessione e di modificazioni. II genigrafo italiano clie scrivesse a norma delT esposto sistema secon- do r indole della propria lingua i suoi pensieri sarebbe e<^\i inteso da quelli die parlano un linguaggio men dovi- zioso di accident!? Glie idea dovrebbe fiirsi , a cagioii d' esempio , colui die non possede nei suo linguaggio un tempo trapassato, un dativo , die non ha generi , e o non ha ne meno articoli , o ne ha un solo perdue generi, ecc, di segni a cui non corrisponderebbe nulla di esistente nella propria favella ? Dirassi che a clo sara provveduto dandogli nello studio della genigrafia le nozioni gramaticali per intendere che cosa significhino e come debba tradurre quel segni di cui nella sua lingua piu povera non avrebbe a far uso. II che vuol dire die, oltre la genigrafia, egli dovrebbe imparare qualche cosa suUa gramatica italiana. Se questa circostanza estesa a tutti i casi analoghi sia o no per recare qualche impaccio nell' accettazione univer- sale della genigrafia, altri »el veda. Ma rispetto alle lingue che hanno ua maggior numero di accidenti, che hanno , per esempio , auche il numero duale , piu di sei casi , PARTE ITALIANA. 36 1 una o piu altra forma oltre I'attiva e la passlva nei ver- bi , come si fara ? Lo scrittore genigrafico dovra privarsi di cio cli cui va maocante la lingua italiaiia, e servendo a qnesta valersi tli perifrasi , di modi iiiusitati e straiiL nel materno idioma per ispiegarsi conformemente alia mi- nore largliezza gramaticale dell' italiano a cui e conformata la genigralia. Ci ha molto a dubitare che le convenzioai e le transazioni a cui sarebbe mestieri di venire percio sieno per essere aggradite senza contrasti , o almeno rice- vute dopo lunglii dibattiiiienti : e quand' anche ( cosa noa isperabile) consenlissero gli stranieri di costipare , per cosi dire, le loro lingue sotto la forma delia nostra, ver- rebbero poi a scrivere i loro concetti in modo da riuscir chiaramente inteiligibili ? Oltre di clie , cio sarebbe una viola zione del patto di lasciare a ciascuno iUeso I' uso del propria idioma, Ogni lingua ( e il nostro autore non pno ignorarlo , egli che si e dedicate nell' eta giovaijile alio studio di al- cune di esse per istruirsi nelle uiili notizie che somministrano i buoni Ubri) ha una natura sua propria per cui si distin- gue dalle altre •, ha una sintassi propria , una costruzione propria, certe maniere di dire particolari die sono chiare ia essa, ma nol sono in altra, maniere ciie dipendono talvolta da costumi , da fatti, da opinioni esclasivi ad una nazione , per tacere degl' idiotismi e delle locuzioni clie in altra favella o non signillcan nulla, o sono di dubbio sense, e talvolta di sense diverso. Ora il lettore d' ua volume scritto genigraficamente, che dobbiam supporre bene istrutto del proprio idioma, e di nessun altro , accingen- dosi a interpretarlo, trasportera fedelmente e di peso nella propria lingua la sintassi , la costruzione , le frasi , le me- tafore, le allasioni, i modi proverbiali , gl' idiotismi dello scrittore straniero. — Anivera , non si nega , in molti casl a forza di criterio e di studio a raccogliere il signilicato di parecchie di queste maniere, per lui nuove , a scoprire il sense invoke in una costruzione , in itna sintassi per lui strana^ ma oltre I'incertezza, che non le abjjandone- rebbe mai, di avere in inolti altri casi celte e no nel segno , quante altre volte non gli riusciranne infruttuosi i suei tentativi? Non vediame forse tutti i glorni nelle scuele , che i giovani studiosi ancor ciie sappiano aldia- etanza d' italiano non riescouo a svolgere una proposizione Bibl. Ital. T. LXVII. 34 36a APVENDICE contcniu.i in un intralciato periodo latino, snJare per in- terpretare nn 'letto alejnanto conciso e seri'ato clie trovisi ne' piu facili scrittori ? Clie penseremo poi di quelle ina- nicre clie tradotte letteralmeiite d' nna in altra lingua ab- biani detto che o non conservano piii alcun senso, o si prostano a diverse interpretazioni , o ad interpretazioni discordi dalla niente dello scrittore? Non avremmo a durar fatica per dimostrar tutto cio copiosamente con esempi tratti dalle lingue le piii conosciute d'Europa ed anche da quelle clie derivano dalla latina ; ma il solo cenno di cjuesto ci pare sufliciente per ciii ha studlati piii linguaggi , e non solo enropei , ma anche d' altronde. Cio essendo , o con- verrebbe trovar mode die tutte le nazioni scrivendo ge- nigraficamente si uniformassero a una maniera universale d' csprimersi , del che lasceremo la briga all' inventore della ^enigrafia , ovvero e forza riconoscere che essa nello stato di sua attuale invenzione e assai meno applicabile che V inventore per (ivventura non pensi. Ne dovrannosi perder di vista i nuovi vocaboli e le nuove forme di dire che s' introdurranno col progress© del sajjere , col perfezionamento delle nazioni , colle vicende de' tempi. E qui come bisogaera provvedere ? Venire di mano in mano a convenzioni genigrafiche ? Ma saranno elle accettate da tutti ? Valersi del tesoro de' sinonimi ? E se quest' ultimo si reputasse insufliciente non che inetto ai nuovi bisogni? Se vi fosse chi si lagnasse di doversi espri- mere con tortuose e deboli perifrasi, con frasi che rea- dono soltanto i'ombra de' suoi pensieri , ch' egli anierebbe €:omunicare in maniera piii pronta, piii franca, piii carat- teristica? Per cio si consigli col P. Matraja. Era ben naturale che per non aumentare di troppo la mole del dizionario gia ricco di 146 1 3 voci caratterizzate specificamente ( oltre circa 6000 da espriniersi a norma delle convenzioni stabllite nell' opera ), egli suggerisse per quelle clie potessero ahbisognare di piii di ricorrere alle voci sinonime : ne il ripiego e immeritevole della lode di semplicith e speditezza. Siccome pero abbiamo osservato ( scorrendo il lessico qua e la di fuga) la mancanza di voci attenenti alia filosofia , alia storia naturale, alia fisica, alia cliimica, alia mateinatica, a!le arti meccaniche ecc. , ne tra i numerosissimi sinonimi esservi voci presso a poco eijuivalenti, cosi ci seinbra di poter assei-irc che col PARTE ITALIANA. 363 dizionarlo summeiitovato il genigrafo avra le voci snQicien'i per poter esprimere chlaramente i suoi concetti meiuali, pur- che questi non esigano V uso di qne' vocaboli scieiitifici di cui abbiamo or ora jiarlato in generale. Per renders! piu benemerito del dotti noa dubitiamo pero ch' egli , rifacendo il dizlonario , pensera a riempire quelle lacune, a costo anche non diciamo di aumentare le serie delle a 5 lettere, che questo gia s' intende , ma di dover cainbiare anclie il posto nella stessa serie destinato ai vocaboli die si erano compresi , vale a dire , a costo di abolire il prime vocabolarioe sostituirvene un secondo. E Tamore dell'umanita a cui grandemente si giova coUe lettere e coUe sclenze non otterra dal P. Matraja un tal sacrifizio? E in questa rinnovazione di sua fatica egli potrebbe inserire nel suo piii copioso dizlonario alcuni nomi proprj di provincie, citta, borgbi , fiumi,ecc. alcuni aggettivi di nazionalita, alcuni nomi pcrsonali , i quali formano una eccezione alia regola generale da lui posta , che i sostan- tivi proprj cbe sono infiniti, sono quasi egualmcnte espressi in tutti gl' idiomi. Avra egli osservato cbe moltissimi nomi geografici sono in latino diversi da cio die sono nelle iin- gue d' oggidi •, ed anche ( lasciando una lingua niorta ) avra notato che buon nuniero di essi , nella provincia cui appartengono, suonano altrimenti che altrove; per e»empio i nomi appartenenti ai regno d' Ungheria diversificano ia buona parte in ungherese , in tedesco, e talvolta anche in islavo : alcune citta della Germania non si riconoscono da noi Italiani col nome tedesco; certi aggettivi di nazionalita non ben si ravvisano egualniente espressi, come per esempio: italiano , olasz , wloch ; tedesco , alleniand , gennan , deutsch , nemet , niemiec; boenio, cescki, czech , tseh ; polacco , lescki ; albanese , arnaut, skipetar ; ungherese, inagyar : irlandese , Irish, ecc. Tra i nomi personali escono qual piu qual raeno dalla legge suddetta di uniiormita i seguenti : Antonio, Antal, Ante; Gerardo, Geller; Alesslo, Elek ; Giovanni, Janos; Biagio , Blaise, Balas ; Gregorio , Gergely ; Bartolomeo, Bertalan ; Ladlslao, Laszlo; Beltramo, Bertrand, Bertok ; Lodovico, Lajos ; Domenico , Domokos ; Melcliiorre , Menyhart j Eligio, Eloif, Nicolo, Mildos; Francesco, Frano , Fercntz j Scbastiauo , Sobek. Emerico , Imre ; 364 APPENDIGE Potremmo estemlere la lista non solo nel senso vertlcale, ma anclie orizzontalmente ;, nondimeno coa qnesto sac;gio iiitemrLamo sohaiUo di niettere in istrada il Matraja perclie coinpia il caialogo di questl nomi proprj die non si jiossono escludcre dal dizionario. Ci e necessario soltanto di avvertire cl\e tra questi nomi personali non abbiamo tcnnto conto di quelli che avendo un significato speciale nelle lingue sono dall' nna all' altra divcrsamente tradotti , come, per citarne due soli, Felice, Szczesny , Fedeiico , Miroslav. Abbiamo scorso qnesto capo d'ommissioni tanto pin vo- lentieri , qnanto cbe T autore stesso c' invita ( pag. 3 ) a manifestargli gli errori o le mancanze delle voci necessa- rie che ci venisse fatto di osservare in quest' edizione , colla promessa se I'opera sua sara bene accolta, di tenerne conto nella i-istampa che ne fareblje. Un' ommissione pero , secondo il parer nostro, inescusa- bile si e clie 1' autore della genigrafia non ne ablaia voluto nelle forme dialettiche schierare i vantaggi ; non diciamo gia in quella guisa con cui sogliono molti con millanteria stomachevole magnificare le cose loro , ma bensi a modo di apologia per premunirsi contro i pregiudizj dei Qenj preoccupati contro tutto cib che non }innno vediao praticare, e perche nissuna nazione abbia ragione di ripudiarla, Sem- bra in vece ch' egli stesso pensi ad avvilire 1' invenzion sua disingannandoci fin dalle prime pagine (pag. 4) della speranza che la genigrafia oggi ne giammai possa arrivara a comunicare i sopraddctti concetti espressi eloquenteme/ite ; perche qnesto e non solo diametrahnente opposto al mo me- todo , ma ancora alia natura di quesra specie di coniunica- zione di pari concetti , ignudi da ciucilsivoglia ornato di parole , in che consiste l' eloquenza ( e dunque piii facile che non sL crede da molti il riuscire eloquente). Ancora^ soggiunge , perclie I espressione o frase che nelV idioma dello scrittore e sublime, risuUa triviale tradotta letteralmente in quello del lei tore , che e il mio scopo. Ma questa circo stanza , che e una perfezione del modo comune di comunicazione per le parole , e , e sard sempre non solo imperfezione , ma ancora la sua distruzione. Laonde egli concliiude: chiunque poi non sia contenio con quello che offerisco che non juissa di una semplire comunicazione di concetti mentali dclio scrittore, invcntine un allro che gli soddisfaccia ; giacche per mezzo PARTE ITVLIANA. 365 del mio non pub ottenerlo ; coaclusione die cl fa sovvenire d' nna consiniile risposta data da BufFalmacco ( se non c' in- ganna la memona ) a Messer Bruno. Essendoci accorti die il Religioso Lucchese ania di ve- stire le sue proposizioni alia maniera de' geonietri coa teoremi e corollarj , lo imiteremo nel poco clie ci manca a chiudere queste osservazioni. Teorema 1. I dizionai-j e le grammaticlie , mediante la genigrafia, gia non saranno necessarj nei futuri tempi per la coniunicazione reciproca del concetti mentali; ma conti- nueranno ad essei'e di necessita gli uni e le altre ogni qual volta I'esattezza nel proporre, e i pregi dello stile, o Tuna e gli altri insieme indispensabilmente si ricerchino. La prima parte di questo teorema non lia liisogno di dimostrazione : essa e enunciata qual premessa dalfautore ( pag. 2 ) , e la sua opera n' e una continua dimostrazione. La seconda provasi osservando die Tesattezza nelT espri- mersi e i pregi dello stile domandano necessariameme un libero uso si dei vocaboli , come dei modi della lingua ia cui si scrive , liherta die alia genigralia e forza circoscri- vere per non ingrossare di troppo il dizionario e aunien- tare fuor di discrezione i segni e le convenzioni. Corollario I. Dunque la scrittura genigrafica non puo adoperarsi nelle opere di amena letteratura, negli scritti sacri o profani in cui si cerciii come fine o come mezzo mnovere gli afFetti , nelle ricerclie ideologidie, e in ge- nerale nelle cose in cui esigasi una fina metafisica, anzi nelle opere tutte da cui non vogliasi handita ogni leggia- dria , ogni venusta di dicitura, ogni pregio di ben calco- lata elocuzione. Corollario IL Dunque la scrittura genigrafica e inetta per gli affari gravi e delicati, in cui e troppo importante lo spiegarsi e 1' intendersi bene: ed all' incontro potra ado- perarsi con tutta sicurezza ir^certi altri afFari, quali sono viglietti cerimoniali, narrazioni di aneddoti, disimpegni, ecc: ne' quali casi poco monta I' intendersi bene o male, o an- die niente del tutto: e in questo senso puo dirsi die la genigrafia sarebbe di una assai estesa applicabilita e ri- dondereblie di non poco utile a tutti coloro die imparano per simili motivi alcuna lingua spendendovi con loro dispia- ccre un tempo prezioso die avrebbero con die occupare ia gravissiine faccende. 36^) ArrKNDiCE Tforcma IT. La genigrafia h inntlle per U commercio d' iclee tra gli scienziati e tra i letterati. Qiiosio in fatti si pratica con alcune di qnelle linc;iio il cni studio e a tali persone indispensabile , e lo sarelibe aiiclie a fionte delT introdnzione universale della genigrafia , come dcdncesi dal corolla rio primo del teoreina precedente. Scolio. Dalle cose precedenti e facile il concliindere die la genigrafia e inetta per gli usi scieniilico-letterarj , e per cjualsivoglia altra circostanza sociale purclie d' importanza. Per dimostrare un terzo teorema ci conviea premettere il seguente Lemma. Le idee e i segni d' idee sono tanto piu facili a richiamarsi e a ritenersi presenti alio spirito, caeteris paribus, qnanto niaggiori sono i vincoli d' associazione coQ altre idee e con altri segni. Questo principio pub assnmersi per dimostrato , perche omai insegnasi in tntti i corsi d' ideologia : ne puo sup- porsi ignoto al P. Matraja. Teorema III, In niolti casi riuscira piia agevole per la comunicazione delle idee lo studiare le lingue f un indi- viduo deir altro che lo scriversi genigraficaniente. Imperciocclie i,° I segni dal Matraja immaginati pei varj nomi , pei varj verbi, ecc. da lui conservati nel suo dizionario sono tutti indipendenti da qualsivoglia rapporlo d' identita , di somiglianza , d'analogia, di metafora, di de- rivazione, ecc: in una parola, sono del tutto sforniti d'ogni legame ramniemorativo si tra loro, come tra le idee cui si riferiscono : e se pur qnalcheduno ve n'ha, esso e pu- ramente accidentale ed isolate. Ed in cio i segni genigrafici sono di troppo inferiori at vocaboli della lingua jiarlata. 2." Le lingue aflini contengono anclie un numero piii o meno grande di voci aflini e talora identiclie , che dimi- nuisce di non poco la fatica di clii deve npprender Ic une col mezzo delle altre. Cosi, a cagion d' esempio , egli e molto piii leggier travaglio per un Italian© lo studio della lingua fraucese , anziclie quello di cousultare con noja grandissima il vocabolario genigrafico contenente 14.51 3 segni del tutto arbitrarj e privi d'ogni connessione. A riiolto piu forte ragione cio dee dirsi se il dizionario suddetto venisse in una seconda edizione dell' opera del P. Matraja ad arriccliirsi ancora di alcune altre migliaja di voci. Osservazione. In questo teorema intendesi, come neU'e- nunciato di esso si contiene , dl parlare della maggiore fa- cilitci die in molti cast presta T uso ordinario delle lingne straniere sopra 1' nso proposto della scrittura genigrafica ; perche quanto alia maggior coiwenienza di qnello anziche di questo, il fatto per le cose precedenti , nelle scrltture d' im|)ortanza si verificlierebbe sempre. Teorema IV. Qiiando il metodo di scrittura universale proposto dal Religioso luccliese si potesse rendere pratica- mente utile, esso meriterebbe la lode di somaia seniplicita e uniformita. Infatti il suo metodo non lascia vedere alcun vestigio di quelle tante mancanze e irregolarita di forme gramati- call e dl quelle eccezloni bene sovente piu estese delle regole che sogllono essere la causa dello smarrimento di coraggio in molti che s' accingono a studiare le lingue. Non pago egli di avere impllcitamente provato col suo sistema di segni die la maggiore o minore verhositd degli idiotni non. e piu che un fantasma ( pag. 2 ) , non pago d' aver sog- gettato senza iiolenza ( notlsl bene ) gli idiomi tutti del mondo ad un determinato numero di i'oci sostanziali , scansando le sinonune , derivate composte e frequentative , die solo servono all' ornalo del discorso , ma niente offatto necessarie alia retta comunicnzione dei concetti mcntali , lia evitato ancira, lo ripetlanio, tutte le Irregolarita nelle forme gramaticall, scacclando dalla carta scrltta i vocaboli e surrogandovi solo gli A, B, C, Z, come gli algebristi alle clfre arabiche sostltuiscono 1 loro simboli generic!. Alcuni altri teoremi volevamo ennnciare, ma perche facilissimi a dcdursi dal precedenti gli ommetteremo. E in vece concliiuderemo col seguente , premessa jiero una Definizione. Chlameremo di utilita infinitamcnte picco'a quei rltrovatl dl cul trascurando T uso , il danuo risnltante rlesca In pratlca insensibile. Teorema V ed ultimo. La genigrafia inventata dal P. IMa- traja considerata nello stato attuale e di utilita intinita- mente piccola. Abbiamo in fatti veduto ch' essa non puo servire nella repubblica letteraria , e nemmeno nel consorzlo soclale, allorche trattasl dl cose gravl e dl momento , ma soltanto In certe altre occasion!. Ora, per un prlncipio del sense comune, molti frivoll affari si potrebbero trascurare senza 368 ArPKNDinr. ilanno sensiblle in pratica. Dunque la geiilgrafla del P. Ma- traja cons'ulcrata nello stato attnnle di sna invcnzione e di Utilita inlinitamcnte jnccola. II clie dovcasi diinostrarc. Osscnnzioni in via d' appcndice. Nel fascicolo deU'ottobre del i83i delVAntologia die si piibblica in Firenze abbianio trovata (alia pag. 148) una Lctttra del P. Matraja al Direttore ddl' Antolog^iu. In essa cerca quegli di vibattere alcune osservazioni fattegli in quel gior- nale nel fascicolo d'agosto. E la lettera e Particolo cbe le ha dato orig'ine furon letti da noi soltanto dopo clie ave- vamo gia assestate qucste nostre considerazioni. Siccome pero abbiam veduto die le risposte del Matraja non po- trebbero rivolgersi contro di noi, cosi, ed anche pro bono pads, non entreremo in dissidio su cjuelle vertenze Cite penuria giammai non fii di risse: e ci limlteremo a notare die le obbiezioni dal 11. V. fattesi neW AnColonia di Firenze al P. Matraja non fnrono convene- volmente istituite, perclie non con tutta accuratezza esamina- ronsi lo scritto e le circostanze di quest' ultimo. Con <[iieste linee d'appendice confidiamo di persnadei-e il P. Matraja die abbiamo vointo non ragionar contro lui, ma sopra il suo opuscolo: e con cio paciticamente da lui prendianio congedo. Xa porpora rivocata entro i confini del rosso. Disser- tazione critica del farmncista Bartolomeo Bizio. — Vcnezia, 1882, tip. di Cummcrcio, in 8.°, di p. 56. II sig. Bizio gia benemerito per aver insegnato ad applicare in nuova e piii ntil forma alcune materie coloranti (Ved. Bibl. ital. t. Si." p. io5, t. 56." p. 244, t. 62.° p. 129), era con nobile divisaniento si propone di andare in traccia di qnelia tinia sovrana, die fu la delizia degli anticlii, e i moderni non sanno piu procacciarsi, voglio dire la porpora. E poiche a ben ri- volger le indagini conveniva renderne precise, quant' era fat- tibile, lo scopo, cosi il sig. Bizio imprese anzi tratto ad esami- nare se, come vuole Topinione universale, il nome di porpora a non altro colore si applicasse che al rosso nelle molteplici sue gradazioni, oppure sc, come sostenne TAmati, e dopo di lui sostennero il Rosa e il Viviani, molt'altri colori pure si- gnificasse dal suddetto diversi. Col soccorso di giusta critica e delle cognizioni diimiche viene a dimostrare neU' opuscolo die si annunzia, come sia erroaea la secouda delle espresse opinioai. PARTE ITALIANA. 869 Prlncipj di Arcldtetturn civile di Francesco Milizia. Prima cdizionc milanese illustrnta per cnra del professore architctto Giovanni Antolini , il quale con pill mature rifiessioni ha rlformate le note gid edite ^ ed aggiunte quarantatre osservazioni tutte nuove, ed un metodo geometrico pratico per co- struire le volte, con 36 tavolc in rame. — Milano, 1882, co' tipi di Vincenzo Ferrario, in 8.°, prczzo italiane lir. 12, alia bodoniana lir. i3. 5o, in carta velina legato alia bodoniana lir. 20 (*). Le niolte edizioiii die gia fatte furono dePrincipj d'ar- chitettura del celelDerrimo Milizia bastar dovrebbero a guarentire T iiiiportanza di quest' opera. Con cio dir noa (*) Questo e il priiiio tomo della Raccolta dei Classici italiani di orchitettura cii^ile da Leon. Battista Alberti fiiio al secolo XIX , an- nunziata con programma degli editori del 22 niaggio di quest' anno. In 13 o l5 tomi sara conipresa tutta la raccolta, colle figure in separato atlante ; e conterra le seguenti opere , oltre quella del JMilizia. Alberti Leon Battista. Dell^architettura , ovvero delP arte edi- ficatoria, Serlio Sebastiano. Dell' architettura e prospettiva, libri VII. Barozzi da Viguola. La regnla dei cinque ordini di architet- tura, e le due regole della prospettiva pratica con i commentarj del P. I. Danti. Palladio Andrea, I quattro libri di archltettura. Scaniozzi Vincenzo. Idea delT arcliitettura universale in X libri. Sanmicheli Michele. I cinque ordini di arcliitettm'a civile, rile- vati dalle sue fabbriche ecc,, dal conte Alessaudro Ponipei. Cattaneo, senese. Arcliitettura , libri IV. Rusconi Gio. Antonio. I dieci libri d' arcliitettura secondo i precetti di Vitruvio. Osio Carlo Cesare. Arcliitettura civile. Galli Bibiena Ferdinando. Direzioni ai giovani studenti nel di- segno deir arcliitettura civile. Parziall scritture. Salviati Giuseppe. Regole per fare perfettaniente col compasso la voluta del capitello jonico e d'' ogni altra sorte. Barbaro Jlonsignor Daniello. Pratica di prospettiva. Bassi Martino , luilanese. Dispareri in materia di arcliitettura e prospettiva. A^rippa Cauiillo , milanese. Trattato di trasjiortare la Guglla in su la piazza di S. Pietro. 070 APPENDTOE vogliamo clie vada totalmente scevera da pericoli , inassl- nie pel giovani appena iiell'arte iniziati. Ma ella puo al certo esst-re di grande giovanicnto a' gih provetti, ond" ap- prendano a vedere le cose sotto il vero loro aspeito, ed a scioglitTsi da que'vincoli, da'cjuali vengoiio nelle scnole non rare volte inceppati. Sotto tale aspctto V opera did Milizia puo riguaidarsi come classica, siccome nel medcsi- nio genere lodarsi possono alcune poclie de' moderni oltra- montaiii , i quali pero dagli edificj e dagli scrittori nostri trassero presso clie tntta la sostanza, onde salirono in onore. E d'uopo nondimeno concedere die tali rccenti opere degli oltramoiitani vincono le nostre aella lielta e nitidezza Foutana Doiueiiico, Delia trasportazione deirobelisco Vaticano , e delle fabbriche di Sisto V. Bertazzolo Gabriele, tViTarese. Dei sostegni di Governolo. Vivigatti Lorenzo. Pratica di prospettiva. Mattel Scipioue. Degli aufiteatri. Moutanari Giovanni. Discorso sopi-a il teatro Oliuipico di Aii- di-ea Palladio. Biancliini Giuseppe. Del palazzo dei Cesari. Piranesi Gio. Batt. Opere varie di arcliitetrura , prospettiva, grottesclii, antichita inveatate ed incise dai Piranesi uiedesimo. Nelli Gio. Batt. Discorsi d^arcliitettura. Zuccari Federico. Idea dei pittori, scultori ed arthitetti, la parte spettante alT architettura. Palladio Andrea. Le antichita di Roma. Algarotti. Sagiiio suir architettura. Scritture, uiisccllauee , lettere, pareri , estratti ed analisi, di opere intorno all' architettura di frate Giocondo, frate Colonna, Daniel Barbaro, Andrea Palladio, Cesarc Cesariano, Gherardo Spini, Zanotti, Algarotti, conte De Giovanni, Milizia, Bianconi , Tenianza ecc. Doviinque lo rsiger.a il bisogno di schiarire il testo, di esanii- narne le dottrine , di aggiiignere alle gia conosciute nuove prati- che , sai'anuo apposte note , illustrazioni ed aggiunte , iu guisa che ai trattati eleuientari del sedicesimo secolo nou niaucliino le scoperte ed i lunii de' posteriori. Di ogni aiitore si darannn notizie biografiche , ed ove il bisogno lo richieda, osservazioni critiche ed apologetiche intorno alle opere loro. I volanii conteiienti le opere di un classico autore saranno fregiati del rispettivo ritratto inciso in raine. Si pubblichera on tomo ogni tre niesi. Le associazioui si ricevono per P intera raccolta o per una o piu opere , purche non sia minore d' iin volume e sia coiujiiuta ogni opera , alia staiuperia di Vincenzo Fc-rrario , coutrada di S. Pietro airOrto n." 893. PARTE ITALIANA. S/I de' dlsegni e degl' intagli : pregio notabilisslrao , glacche nelle opere tli qiiesto genere piii cVie dalle parole iniparasi dalle tavole , ossia dalle imagini aU'occliio sottoposte. Che in questa sta riposta la vera lingua delle arti del disegno; ed ua' imagine bene espressa pno talvolta nella fantasia dello stndioso destar faville d' ardimentosl nobili concepimenti. Quest! architettonici principj del Milizia, siccome accen- namino, sono gia notissimi: ci-ediamo quindi che inutile cosa faremuio col darne un sunto. L opera pero ha ora un bel- lissimo corredo nelle note che vi aggiunse Tiilustre e va- lente architetto Giovanni Antolinl. Ma la piii parte di queste tratte sono da altr*" opera del medesinio architetto, ne piu considerarsi potrebbero come cosa nuova (i). Nondimeno riscontrate ne abbiamo quarantatre del tutto nuove e con ottimo consiglio tendenti a rendere perfetta in ogni sua parte questa prima edizione milanese. Tali note cbiariscono, commentano ed in qualche parte anche modificano le dottriae del Milizia , e per tal modo rendono V opera vie piii pre- gevole e veramente utile e sotto di ognl aspetto anche ai giovani studios!. Imperocche lo scopo del Milizia fu quello di combattere il depravato gusto tuttavla a' suoi tempi dominante. Ma egli ha in alcune delle opere sue forse di troppo oltrepassatl i limit! della critica ed anche dello scherzo, foriuandone talvolta, direbbes! quasi, un cohiico o burlesco componimento. II signor Antolinl pertanto viene opportunamente in alcune delle sue note correggendo e quasi temperando 11 fiele dell'autore ove 11 bisogno cosi rlchlegga. Perocche 11 Milizia^ siccome e noto, e siccome nelle opere di lul chiaramente scorgesi, era piii architetto coir Ingegno che colla mano. Laonde essere non dee mara- viglia se V ingegno suo non fosse sempre dalla mano o dalla pratica secondato , e se talvolta , forse per ispirito di slngolarith, ai paradossl plii che al vero s'attenesse. Di tutto cio abbiamo una chiarlsslma testimonlanza ueir opera sua Dd Teatro , ecc. Agll editorl mllanesl placqne d' aggiugnere a quest' opera alcune appendici a corredo delle materie che in essa trattansi: (l) Vedi Osservazlonl ed aggiunte ai principj di arclntettiira civile di Francesco Milizia proposte ai giovani studiosi ed auin- tori d»ir arrhitettura dal professore Giovanni Antolmi. l^lilauo , presto A. F. Stella e comp, 1817. 3-a APPENDICE la prima risguarcla la costruzione del ponti di ferro;, la seconda quella delle stradc di feiro^ la terza tratta dei preservativi coatro gl' incendj ^ nella qnarta soao alcune correzioni al capitolo V delle volte; la cjniiita fe relativa al capitolo V articolo dodicesimo i-is' I carri possono essere mossi Inngo queste strade o da cavalli o dalle maccbine a vapore. In questo secondo caso le rotaje sono formate a rlsalto, ed una delle due e d' uopo che sia guernita , lateralmente lungo il rlsalto, di una serie di denti, in cui possano ingranare qnelli di una ruota che fa parte della macchina a vapore , e che col suo movi- niento rotatorio, in virtii del detto ingranaggio comunica il niovimento progressivo a tutta la macchina e ad una serie di carri incatenati uno all' altro che la macchina stessa trae dietro. " Segue una tavola descrittlva , delle miglia per ora, sopra una strada ordinaria ; sopra una striida di ferro; e sopra di un canale, per conoscere la inaggior ce- lerita dei trasporti suUe strade di ferro, e tutti que' mag- giori vantaggi die si ottengono pel minor costo delle spe- dizioni di commercio. L' ultima appendice die tratta delle volte, non e che una semplice spiegazione delle diverse loro forme e dei varj nomi per distinguerle. Non parlandovisi ne della loro spinta, ne del modo di oppor loro il contrasto , e mandnn- dosi il lettore a quelle opere che espressamente ne trat- tano. Giovaci quindi il conchiudere col dire: Questo trat- tato di architettiira del celebre IMdizia, tnerce le sagge note ed illustrazioni dell' egregio signor professore ed ardiitetto Antolini, puo ora reputarsi come il piu utile ed il piu compiiuo di quanti a'di nostri sussistono per rinsegnaniento delTarte di edificare e di ornare con quella severita e pu- rezza di stile che si vorrebbe dall' odierna scuola. Siamo anzi d'avvlso che ael essa applaudirebbero ancor gli anti- chi Greci e Romani , traitone pero sempre i capricci del 3-4- A r P E N D I C E tempo die noa liaiitio legge, copiamlo o iatendcndo a loro luoilo cio che voglioao. Quest' opera poi se noii supera quelle d'l niagglor lusso nelle sole figure, le supera pero alibondaiiteuiente nella sostaaza tlcgl' iiiseguamenti, primo eil ultimo line che ia opere di questo genera richiedesi. S C I E N Z E. Sag<^io sail' Artnonia socialc del conte Giovanni MoMo. Prima edizione. — Torino, 1829, presso Giuseppe Castone , con approvazione. Tra le cose di questo mondo impossibili non crediamo clie vi sla la seguente, clie prima cioe del fanioso anno 2400 trovandosl neir angolo di uno scafFale di qualche biblioteca un librettlno, coperto di una spanna di polvere e forse anche roso in qualche parte dai sorci, si dica con enfasi: i< ve', ve', che anche a que' tempi non solo si pensava , ma stampavasi ancora di codeste cose. Ne se di quanto di- cevasi allora nulla fu fatto, clo non accadde perche mancas- sero predicatori. " Parra quindi a quel secolo ed alia buona gente codesto librettino un miracolo : per lo che se tale otrgi apparisce a noi, chi potra meravigliarsene ? Ma questo librettino interessa piu la politica che la let- teratura , e questa e la ragione per la quale ci limitianio ad annnnzlarlo, avvertendo i nostri lettori , che all' im- portanza del suo soggetto ed al carattere del suo autore nulla fa che sia un lil)rettino piuttosto che un libro in 8.' di 3oo e pill pagine. Corso complete di economia rurale. — Trattato com- pleto teorelico e pratico dei mezzi di migliorare i terreni, e degV ingrassi del sig. Martin. — Milano , i83i , coi dpi di Felice Ruscoiii. Un tomo, diviso in due fascicoli, di pag. 5oo in 8.° Ital lir. 7. 08. Si vende da Ant. Fortunate Stella e figli , e da altri principali libraj. II presente Trattato del sig. Martin incontro in Fran- cia r aggradimento universale, jicr cui ottimo fu il di- visameato di voliarlo iielf idioroa nostro. Ma perche di PARTE ITALI.VN.V. 3^5 vero air Italia riusclsse proficuo egli si doveva clal tradut- tore reiidere per piu rispetti addatto al suolo suo^ polche parecclii prccctti ed insegnameati die alia Francia con- vengono , vogliono per lo meno venir modilicati relativa- luente al terreno di altre regioni. La parte pci die con- cerne gl' ingrassi poteva venire migliorata pe' lavori degli italiaiii Gauticri , Gazzeri, Taddci , Chiarenti ed altri. Qui ill vece non e data die una niateriale e nuda traduzione dal francese, senza pur tale indicarla , per cui a prima giunta parrebbe opera originale nostra. II continuo discor- rere pero die in essa fassi della Francia, e Tapplicazione de' diversi principj al varj terreni delle diverse situazioni sue appalesano T errore , e la nazione cui essa ajipartiene, L' egregio autore di quest' opera procure dl adoperare in essa cotal metodo e diiarezza , per cui ogni appena assennato lettore comprendere possa i pensamenti suoi •, e quindl si astenne per quano gli fu possibile dai termini tecnici in attenenza alia fisiolog-ia ed alia cbimica. Prospetto clinico dclle principall malatde state curate nel Regio stahlliinento delle terms d Acqui nclla state del i83i. Del dutt. S. Trucchi chirurgo maggiore addetto alio stabdimento delle terrne d'Acqui. — Asti ii832. Cliiamato 1' autore dal suo Governo ad assistere i mili- tari infernii ricevuti neilo stabilimento delle terme Acquen- si, si e creduto in dovere di ofFrire al pubblico i risultamenti varj de" vantaggi ottenuti ne' diversi individui die ne in- trapresero la cura , in conformita della natura ed indole delle lore infermita. In una breve ed erudita prefazione egli espone rapidamente le notizie storiche ed i lavori cliiiuici che gia si possedono intorno a tali terme, delle tpiali ianno menzione Strabone, Plinio e Tacito sotto il nonie di acque Staliene, e tra' moderni ilMalacarne, ilLesne, G. IMojon, il Balzoni, ed ultimamente il Beriini. La storia di cento venti malattie curate con piu o meno successo dal dottor Trucchi forma il complesso della sua dissertazione ; tali cure confermano pienamente la gia nota e lodata virtii medica de' bagni e de' fanglii acquensi. B^]\I.- 376 APPENDICE Di un avvelenamento prodotto dalV Agaricus Myorry- ces. Memoria del dott. L. Qiixoltni. — Gcnova , 18 32, prcsso Gravicr. Preiitle occasioiic il dott. Gliiglini Jeiravvelenaincnto trana particolare specie cU fuiiglil prodotto , per disserlare sopra varj puiiti di dottrina niedica uioderna , e per mettere in cliiaro , per cjuaato il comporta 1' argomento , Tesseuza del priiicipio venefico de' fiiiiglii in genera. Questo lavoro e tarito piii interessante in cjuanto che r azione de' fiinghi noa e ancora stata sunicienteiiiente svi- Inppata , per istabilire in qual maniera particolare possa essa intaccare la libra viva : e tali indagini ci mostrano appunto che la tossicologia non possiede sgraziatamente alcitn fatto conosciato dal quale risulti il principio venefico di tali crittogami. Siamo quindi ridotti a ripetere col dott. Glii- glini-: " lode e riconoscenza a coUii, il quale arricchira It la chimica d' una scoperta , cui si e inteso finora con >i vane ricerche ! '/ B. M. V A R I E T A. Z 0 O L O G I A. Di CuviER e della Zoologia de suoi tempi. Lyoi diremmo volentleri le lodi di G. Cuvier, della cui perdita recente sono dolentissime le scienze natural! , nia ce ne sconforta la troppa altezza dell' argomento, cui nial proporzionate riconosciamo le nostre forze. Pero a fine di non tacerne in tutto verrem toccandone quella parte che risguarda i servigi dal Cuvier recati alia scienza clie col- tivo pill d' ogni altra, vale a dire alia zoologia, mettendo pero innanzi alcune succlnte notizie circa la sua vita, e le dimostrazioni lasciateci del suo prodigioso ingegno in tante altre maniere d' occupazione i le quali notizie raccoglieremo da un articolo necrologico scritio dal celebre De Candolle ed inserito nel numero di aprile della Blblioteca universale. Giorgio Cuvier nacque iiel felibrajo 1769 in Montbelliard, citt.a in allofa sede di un priucipato aIleato| alia Svizzera , e dipendente dal duca di Wurtemberg , iu appresso stata V A 15 I E T A . 077 iinita alia Fraiicia. Fece i prinii stmlj nel glunasio di StuttgarcU, e suo primo iiiipiego fu quello di soUo-te- nente nel re^gimento svizzoro di Cliateauvicux , il quale discioho n' avvenne clie il Cuvier ritirossi in una canipa- gaa di Noraiandia , presso le rive del mare, ov' ehbe in- carico d' istituiore della gioventii , e tra pacifici e geniali stiidj di storia natnrale passo que' tempi in cui piu fer- veano gli scompigli della rivoluzione. Verso il 1790, gia salito in fania di valente natmalista , venne chiamato a Parigi per esser niembro deU'Accadcmia delle scienze (della quale fu poscia segretario perpetuo ) e professore di ana- tomia comparata al Giardino delle Piante. Pareva in allora niinacciato da tisi, cd chlie a dir sovente , clie rincam- benza di professore coll' obbligarlo a dare maggior attivita a' suoi polmoni 1' avea ristorato in salute. Al suddetto in- carico gli si aggiunse poscia ancbe quello di professore di storia natnrale alia scuola centrale del Panteon , e V uno e r altro adenipi con grandissinia lode. Non pago pero deir insegiiare occupavasi indefessamente anclie in racco- gliere e preparare oggetti attencnti a' suoi studj ; onde av- venne cbe il galjinetto d'anatoniia comparata cui presie- deva crescesse a tanta riccbezza , che il rese uno de' piii Jjegli ornanienti del niagiiilico museo al quale appartiene. Le zelanti cure del Cuvier furoiio anzi prodigate anche a tutt' intero questo grande stal)ilimento , iiiq^eroccht; piu volte, per elezione de' suoi coUeghi, ne fu Gitto preside. E tal buon ordine, congiunto ad attivita e retto discer- nimento, impiego nel dirigerlo, clie rese manifesto come in lui a' taleiiti scientifici si congiungessero non ordiuarj talenti amministrativi. II Governo sollecito di approllttarne prima il cliiamo a quelle incuml)enze cbe risguardano la direzione degl' istituti di publDJica istruzione , in appresso a luminose caricbe addette all' amministrazione civile dello Stato , ed egli valse a conlpiere gli uflicj dell" une e delle altre con suo grandlssimo onore. Fu dunque Ispettore del- r universita , niembro del Consiglio d' istruzion pubblica , Cancelliere e capo superiore delle diverse facolta*, ed auclie Keferendaiio , Conslgliere di Stato, Presidente della sezione deir interno , Direttore de' culti protestanti , in fine Pari di Francia. Della qual dignita oude venne fregiato nel 1 83 1, non gode pero a lungo , perclie il 9 niaggio i83a uu attacco di paralisia alia gola , cbe si distcse tosto ai /JlOl. lial T. LXVII. iS 378 V A U I E T .\.'. polmoni , il trasse , dopo malattia di soli qnattro gionii , alia tonilia. Dopo le cose raccoatate niuno saravvi il quale noii aui- niiri , come 11 Ciivier dlvidcspe 1' ina;c|;no tra si diverse occLipazioiii , c tutte amplissiaie e giavi , e in tutte riu- scisse eccellenie , e lasciasse iiiemorabili tracce delT opera sua. A tanto il i-cndevan atto prodigiosa niemoria, giusto criterio , attivita senza pari. Cette irte , dice il De Candolle , immrnse au moral comme elle cioit enornie an physique (i), sembloir. contrnir toutcs Irs connoissances humaines ; il avoit touie sa iie bcoucoup lu , bcaucoup vu « et ii'ai'oit jamais rion ouhlie. Cette mcmoire gigantesqne , soutemLC et dirigee par line logique severe et par line rare sagacite , etoit la prin- cipale base de ses immeiises travaux et de ses succcs. Ma jierche qneste lodi non semlirino esagerate espongasi piu distesamente che sin qui non s' e fatto , come le occupa- zloni del Cnvier fossero vernmeiite non solo mokeplici e svariate , ma si anclie intense e fruttaose. Quant' e alle scientifiche occupazloni e a considerarsi come non solo coltivasse la zoologia e 1' anatomia conipa- rata , che sono le scienze in cui fu piii eccellente, ma si applicasse ancora a tutte 1' altre natnrali discipline, e ne seguisse attentamente i prop;ressi. Quindi venne abilitato a render conto ogni anno r.U' Accademia delle scienze dei lavori rclativi alle discipline suddette che le si venian presentando , ed a tesser la sioria delle scienze natnrali dal 1789 al i83o, al quale gravissimo assunto niun altro ingegno die il suo sarebbe stato proporzionato. Qnanto poi sentisse innanzi in ogni maniera di scientifico argo- inento lo confermano gli elogi che scrisse dei membri de- fnnti della suddetta Accademia , sparsi di cosi rctti giudizj intoruo alle loro dotve faticlie, e intorno alia condizione delle scienze cui s' erano dedicati. I quali elogi il fecero an- clie conoscere qual leggiadro e castigato scrittore, ed ora- tor facondo e commovente; e tra per questi suoi nieriti , tra per I'crudizione nelle scienze storiche e il buon crite- rio uelPadoperarla , diniostrati in varie couginnture , e se- gnatamente nel suo famoso discorso Sulle rivoluzioni del (]) S' intrude enovine qnanto al cervello clic rarrliindeva , rome apparve ndPautopsia del cadavere , c f a con niaraviLilia descritto da' pubblici foi;li. V A l; I K T a'. 6-() glubu (i) ottorinc T onore di cssere annoverato tra i elle preroji;ative clie taluiio cspicsse il dc- siderio di veder qnesto gnippo csei^nito in marnio o col- locate in nno di que' luoglii , eve tal simljolo tanto bene si addirebbe. Scbbene corroso dal tempo lo vediamo snlT an- golo del Lazzai-etto, ivi posto espressaniente, allinebo cia- scuno clie csca dalla Porta Orientate lo possa coutemplare , e lo cerchiauio invano nello Spedal maggiore, nel luogo degli esposti , in qnello degli orfani ed in Taut' altri sta- bilimenti clie per istituzione lianno per base questa virtu SI indispensaljile per avere il dirltto di appartenere all' u- mana famiglia. Pel caso diinque die T enunciato desiderio, in cni di buona voglia concorriaiuo noi pure, venisse soJ- disfatto , ne formiamo un altro , ed e quello di vedere la fiffnra della madre nieno accosciata onde accrescerle dignita e darle piii rialzamento, nella sicurezza in cui siamo, che il 2;rnppo sarebbe coUocato ad una elevazione maggiore di quella che ad esso fu data nelP apparato posticcio. Parlando del Marchetti , due statue egli espose , uierce delle quali ci fe' chiari che alio studio dell' antico sa in- uestare anche quello del vero. L' Innocenza adouibrata sotto la figura di un fanciullo che con una raano tiene una serpe , cell' altra le porge alimento, e lavoro clie s' avvicina d' assai alia greca venusth : il marruo e ben condotto , e se c' e cosa clie porga argomento a nostro avviso di una osservazione , ma di lieve niomento^ ella c quel lembo di panno che cadendo perpendicolarinente dal lato sinistro sul petto, lo fa apparire alquanto largo, quando rcalmente non lo e. Nell' altra in gesso rappresentante Sil- via deir Aminta del Tasso riscontransi del pari le iniita- zioni della natura e le grazie con che la vidcro i Greci , se non che ci sembro che nella mossa e nelle proporzionl delle cosce e delle gambe siasi egli troppo scrupolosamente aitenuto al modello di cui si e servito. Noi cio diciamo al lodato artefice affinche nel tradurre in marmo questo suo lavoro sappia, ove la trovi fondata , tcner conto di questa nostra osservazione. Del giovane Gaetano Bcnzoni, di cui altra volta accen- nammo le novellizie , vedevasi una Lcda , figura intera di naturale dimensione, un ritratto femminile ed una testa di donna addolorata: quest' opere tutte scolpitc in inariuo lunense dimostrano uu genio intrapreudente , capacc di V A R I F, T a'. 893 fare, uia intollcrante di quel freno e di quelle pratiche die condiicoao a far bene: voglinmo dire specinlmente dclla diligenza , che in quelle parti del sno inaggior espe- rimento iii cui si vide impiegata, diede ottimi risultamenti. II ritratto femminile lodato da moiti jier la somiglianza, disgnstava T occliio delicato de' colli osservatori per I'ac- conciatnra di que' capellii e questa cosa noi appalesiamo al giovine artista accio eviti possiljilinente di appigliarsi a simill partiti di iiioda , giacche per qnaiito esperto sia mio scalpello, non giungera mai a dar leggerezza a due o tre ricci simmetricamente arcliitettati intorno uii vlso, e la ragione n' e evideiite, perche anche nel loro stato naturale presentano gia in si; stessi una niassa pesante e sono qnindi scomnnicati dai precetti delT arte e dal biion gnsto. II giovane Giuseppe Croff fece bella mostra di ferace fantasia in an bassorilievo in cui ammiravasi niodellata la Strage degl' Innocenti : alcuni buoni grnppi , non poca espressione , e niolte parti studiate dal vero con intelli- genza formano 1 piii felici presagi del futuro suo avanza- mento : intorno pero ai piani del bassorilievo gli riinane ancora di che considerare. Un ritratto in gesso, altro di lui lavoro, ofFriva ben modeilate le parti, colpita la somi- glianza, ma rattaccatura delle orecchie non al suo posto : un'altra piccola testa della Beata Vergine dirsi poteva buon saggio della di lui abillta nel trattare il marmo. Noi cliiuderemo quest' articolo sulla scultura coll' accen- nare tre ritratti in gesso somiglianti e modellati con intel- ligenza di Giovanni Labus : due statue di media grandezza scolpite da Girolamo Rusca rappresentanti la Fede e la Speranza , opere die se lasciano desiderare una maggior imitazione dell'antico, non vanno sfornite di pregi : un ritratto in marmo di Giovanni Pandiani molto ben con- dotto , ma da taluno, non diremo per ora se a torto o a ragione , censurato per I'abito moderno : due statue e due ritratti in gesso, prime produzioni del giovane Antonio Gain, le quali faniio testimonianza di belia espettazione per 1' arte , perche grazia nel comporre e molta imitazione di vero: linalmente due ritratti balzati dalla lamina a ce- sello di Desidtrio Cesari , altre volte encomiato , ed una tazza da brodo in argento, ricchissima in lavoro per or- namento, e leggiera nel tempo stesso , perche da lui nello stesso modo lavorata. Tacendo poi su qualclie altro saggio BlbL hal. T. LXVII. 26 394 V A R I E T a\ di minor importnnza , aniiunzieremo al leggitori nostrl , afllnche foniiiiisi uii' atlerjaata idea del nnmero a cui avreb- bero potato aimnontare le ojiere di scnltiira, che non po- chi vnlenti arteiici fiirono tratteiiiui dall' esporre le loro prodiizioni o per nou avere ancof dato ad esse quel fini- mento cli' era necessario , o pel diflicile trasporto staiite la loro mole, o per soverchia modestia. E perclie noa apparisca gratuita cpiesta nostra asserzione, noniiiieremo Gat'tano Monti ravennate ^ membro accademico, clie ha con- dotto a complmento la statua colossale di S. Carlo, la qiiale tleve servire di riscoiitro al S. Ainbrogio del proFessore Marchesi, citeremo Benedetto Cacciatori, Abbondio San^iior- j^/o, Luigl Somaiiu, Alessandro Putinaii , Gaetano Scorzini , scnitori tutti occnpati, gli itni de' graiidiosi lavori deif Arco della Pace, gli altri per la Barriera della Porta Orientale o per la niarmorea Cattedraie di questa nostra citta. Or prendiamo a rivedere le opere di pittura (i). (l) Avevaino gi;\ sreso quest' articolo , quando nelP oratorio terreno delP I. R. Ginnasio , posto nel palazzo di Brera , veaiio esposto un luoiituuento in mavmo die la vedova gentildouna Bonfio , nata Sommi di Cremona, fa erigere alia memoria del di lei ruarito. Cousiste questo iu un gran basaniento di marmo lunense clie sorregge alcuni dadi , sui quali sono collocate le segiienti iigure. Nel superiore sta seduta la Religione la quale indica alia vedova dolente , situata in piedi a sinistra sul basa— mento e in atto di preghiera, clie il trapassato e gia ammesso alia cittadinanza celeste : alia destra sopra un dado inferiore sta seduto I'Angelo tutelare che appoggiato un cubito al superiore sostiene colla niauo una corona discendente suli' m-na cinerea, e distende Taltra sopra una cornucopia, sicconie siiubolo dellc elargizioni del defuuto a beneficio de' poveri : sotto i piedi della Religione e nel mezzo sta il ritratto dell' Onorato in forma di medaglia circondata dal simbolo dell'Eternita. La parte figurata venne composta ed eseguita dal professore Claudio 3Iond. Tranne la figura dell'Angelo che e tuttora in gesso , il rimanente trovasi condotto a fjniuiento : la composizione non displace : il lavoro nianlfesta abbastanza la perizia dello scalpello nel trattare in marmo. Se ci e cosa intorno cui taluno fece qualche osserva- zione , ella e la testa della figura rappresentante la Religione, che si vorrebbe di forme piii leggladre , il die si otterra con dlminuire solranto di qualche linea il naso , ora alquanto ecce- denre in grossezza : anclie la figura della dolente, sebbene pro- porziouata , propende alquanto nel tozzo. Del resto non poclii »ono gli elogi attribuiti all' autore per questo «uo kvoro , e se V A K 1 E T a'. 39S PiTTVRA. Piitura storica. Ogni qual volta dobbiamo trascrivere o citare 11 nome di Francesco Ilayez ci ricorroao alia memoria gli elogi die beii di buon grado gli abbiaiiio in ogni occasione trlbntati, E ben ne ba egli il diritto di riscnoterne anclie in quest' an- no , sebbene il puhblico abbia scontato questo debito eziandio per parte nostra , allorclie non sapeva staccarsi dalle tele cli' erano esposte con tal nome. La piu grande di esse per dimensioiie e piii importante per tragico ar- gotiiento colpiva vieppiu T attenzione , e qnindi eslge da noi una preferenza di grado ed nn maggior numero di parole. II soggetto non poteva essere aieglio confacente per la sua fantasia e pel suo pennello, percbe forti pas- sioni, e queste appalesate da personaggi di una storia noa niolto reniota , o come taluno direbbe romantici. Di iatto nessuno potra muover dubbio die tali non fossero quelle die provarono ]Maria Stuarda regina di Scozia , e le per- sone a lei piu famigliari ed affezionate, allorquando entrati i Scerifli nel luogo destinato alia di lei detenzione, le fu letta la sentenza die al patibolo la condaniiava. Gi aveva gia lo Hayez in altra medesinia circostanza scosse tutte le fibre piii delicate coir ofFerirci il momento posteriore la cui la stessa Infelice Regina saliva 1 gradini del fatal pal- co, e sembrava ch' egli avesse con cio esaurito tutto 11 potere dell' arte sua ; ma colla sceaa di' egli ci ba era ritratto , e die precede 1' enunciato istante ci ba fatto ri- credere del nostro pensamento. Tra una bellissima dispo- slzione di gruppl la tigura principale tiene il luogo plii di- stinto, vi campeggia per attitudine dignitosa , per luce piii viva, e con singolar maestria in lei raccolta: le circostanti non potrebbero avcre un posto piia conveniente: formano si belle masse, die intorno a loro 1' occiiio si aggira e ne po- trebbe calcolare la dlstanza dall'una all' altra. IMa se bella e la disposizione di tutte quante le figure, non meno valutabili toraano I' espressione di ciascuna di esse ed il succoso e noi dovessiino suggerire alcun che , opiiieremmo clie la sum- nientovata ligura acquistera. maggior garbo , c si collegher.'i me- glio col tutto , qiialora nel porla in opera nel sito destinato al moniimento , vcnga girata per qualche poUic« verio fogservatorr. 396 V A K I E T a'. forte colorito oiidc sono adombrate. Maria Stunrcia coii una mano stesa su la Bil)bia, e coU' altra al cielo iniialzata , ed accomjiagnata da dpe eloquentissimi S2;uardi sta in atto di protestare la propria iunocenza sni deiitti clie le veu- goao imputati, e di cliiamanie in testimonio 1' Essere Su- premo : r iinpassil)iliia dl clii leggc la fatal sentenza , Tat- tenzione degli altri j)ersonaggi e dei sergenti tutta volta a queiratto prodacono un maraviglioso contrapposto coUe attitudini pietose e dolenti de' famigli di vario sesso die circondano T infelice Stnarda. Anna la di lei nutrice , la diresti stare per prorompere a dispetto in mezzo al piu angoscioso pianto. L' antore poi per dimostrare le costn- manze di que' tempi ha con iJno avvedimento introdotto nel sue quadro una vaga ancella che sospesi i lavori dell' ar- colajo , senza avvedersi delT improvvisa sua movenza , fa leva alio scabello su cui era seduta , e s' accoscia. Oli quanto n' e ingegnoso il irovato , quanta leggiadria nell' attitudine , quanta eleganza di abbigliamento ! Per rispetto al colorito non ci e ammiratore del vero bello che non riconosca in Hayez un niagistero di sapere si ben legare in armonia anciie que' colori che isolati sembrerebbero a guardarli i piii disparati fra loro e i piu difficili ad accordarsi. Egli sa a tempo a tempo azzardare tuoni freddi , contrapporli a tinte calde e luminose , e produrre con cio un magico effetto. Per si fatto azzardo pero talvolta qualche parte non esce immune da qualche difetto, e tale ci parve la mano al- zata di Maria Stuarda , le di cui ombre gettate sul palrao dalle dita , peccano di una tinta soverchiamente fredda e nerastra, Nell' abljondanza di tanti jiregi noi avremmo do- vuto tacere all' autore questa sensazione ingrata all' occhio nostro , sebbene di lieve momentoi ma siccome tenghiamo per fermo che tuttavolta ch' egli riconosca il nostro avviso stare col rigore dell' arte , egli suol emendare, cosi abbiamo creduto di non occultarglielo, e tanto piii, in quanto che si tratta di una modificazione in un attimo eseguita. E giacche siamo sulla censura candidamente gli appalesiamo che quantunque ci vadano estreraamente a grado le mo- venze ed i contorni delle sue figure, cio nullameno ci parve talora di riscontrare, se non andiamo errati , che andando egli in cerca della somma grazla , suol talvolta dare alquanto nel lezioso, e cio succede segnatamente nelia forma delle sue braccia , ie quali d' ordinario tendouo alio V -v n I E T a'. 397 svelto, e nel loro piii grosso diametro soglioti essere al- qnanto pronunciate in ragione della loro liingliezza. Trat- tandosi di tntt' altro artista , fuori die dell' Hayez vera- meiite grande, avremmo forse ommesso di discendere a queste minuziose riflessioni , perche d' ordinario colore che ne sanno nicno, soglion essere presuiitiiosi , quiadi gridano, ecco gli Aristarclii , ah siamo invidiati, si vuol perderci nella riputazioae ! Tale si e il lamento dei deboli artisti. Ma procediamo a dar contezza di altre stnpende opera dtl iiostro autore , nel far la qual cosa saremo piu brevi. Due piccoli abbozzetti finiti e di tutto sapore, forinanti due rincontri per dinienslone e per soggetto, risguardante i fasti delle arti , erano pure di sua mano e non meno ammirati : rappresentava 1' uno Apelle die ritrae la favo- rita di Alessandro, il quale la cede all' invagito pittore t r altro Carlo V che si abbassa a raccogliere il peanello caduto a Tiziano, mentre questi lo ritraeva. Abbiamo gia parlato del gusto di disegno e di color! to deU'Hayez, quindi ognuno potra arguire die anco in questi saggi egli mostra- vasi uguale a se stesso. II Grocifisso coUa penitente Mad- dalena a' piedi era uii' altra di lui produzione che attirava meritamente molti encomj per isquisita esecuzione , per fondo poeticamente immaginato, per somma dottrina ana- toniica spiegata nel corpo spirante del Salvatore, in cui noi pero avremmo desiderate forme meno risentite. II ^quadro rajipresentante in figure di piii piccola dimensione Giacomo Foscari, figlio del Doge di Venezia, che condan- nato a perpetuo esilio vede per 1' ultima volta la propria famiglia , siccome pure 1' altro in ci^i I'autore espresse Va- lenzia Gradenigo al cospetto dell' int|uisitore suo padre, ri- cordano ad ognuno, che abljia visitato quella citta , i luoghi stessi ove seguirono gli enunciati fattli, su queste tele egli vede e riconosce i caratteri di quelle teste, e dei personaggi dipinti dal Tiziano, dal Giorgione, da Paolo Caliari, dal Tintoretto, ecc. ; ne animira i Si'ariati costumi degli abiti, si trasporta a que' tempi , partecipa alie sventure di quegli infelici e confessa che tutto e verita conseguita con pochi tocchi di inagistrale pennello. Restaci a parlare in fine di un ritratto femniinile grande al vero dipinto sopra tavola , e di uno studio di una testa tratta similmente dal vero, cui il pittore merce I'addizione di un turbante, e del rinia- nente sino alia niezza iigura , foggiata all' orientale , convert! 398 V A R I E T a'. in ua Greco, che solo snlla spinggia del mare, col pu- gnale nella destra sembra mcditare la vendetta de' suoi pill carl trucidati dai Tarchi. La finitezza e la verita che spiccano nel primo sono indicibili: quelle carni sono si impastate, si fuse, si vere die 1' artista non si stanca di cousiderare come siasi potuto in una niassa chiara conse- guire tanto rilievo, ne riguarda II pallore conforme all' ori- ginale, poi dice eppure qui sotto vl scorre il sangaej tutto e vero, tutto e in armonia e cospira all' efFetto totale. L'al- tra niezza figura di sopra accennata in aljbigliamento greco non offre minor prestigio e la diciauio degna della bravura di Hayez. II professore Giuseppe DioUi, pittore clie merltamente noi annoveriamo nella prima scliiera , tolse a trattare per ordinazione del sig. conte Tosi di Brescia un argomento assai diflicile, giacche gli fu commesso niente menu che di lottare con Dante, il pittore per eccellenza in poesia; ed in vero ben si pub dire die da questo cimento ei ne usci glorioso. Dante colla descrizione delle ambasce del conte Ugolino che vede ad uno ad uno niorlr di fame i proprj figli a lui compagni nella torre, e ch' esso pure soggiace alio stesso strazio, riempie di raccapriccio e di pieta il cuore de' suoi leggitori : il Dioiti coU'aver espresso nel suo quadro il moniento in che Gaddo, il ininore dei figliuoli del conte, spira ai di lui piedi, desto nell' animo degli spettatori non minor sensazione e irasse pur anco delle lagrime di cui fummo testimonj. Nel voler noi dar notizia di questo dipinto che produsse si maraviglioso ef- fetto , e che a inolti scrittori porse argomento di relazioni e di pareri sulla intenzione che ha diretto Tartefice, im- jjrenderemo innanzi tutto a dimostrar la scena ch' egli ha immaginata e disposta sulla tela, affinche i leggitori nostri possano aver sott' occhio, se le parole nostre saranno da tanto, il componimento e Tespressione delle singole figu- re, riservandocl di toccare in seguito degli altri meriti d'arte. Non risaliamo alia storia , perche clii ha letto Dante non dev' esserne digiuno*, per coloro che non se ne fos- sero curati di conosceria , divenendo necessaria onde poter addentrarsi nel concetto del pittore , basieia il seguente sunto. Ugolino cacciato da Pisa, patria sua, mentre la fa- y.ione ghibellina sovrastava alia guelfa , vi fu riciiiamato allorquando la seconda riacquistb il disopra all' avversaria : V A U I E T a\ 399 fatto signore e cap'itano guido a certa sconfitta le milizie pisane, nella battaglia comhattnta confro de' Genovesl alia Melora , onde lilierarsi di que' cittadini die avreljbero po- tato iiifrenare il di Ini potere. Fatto coate , sigaorcggio la patria da tiranao: nell' ange della grandezza strinse pa- rentado col liglio di Federico II ed esercito la ferocia che nell'esilio aveva contratia. Tra gli atti snoi crudeli , nar- rasi cli' egli feri un proprio nipote clie lo pregava a sol- levare il popolo, gia smiinto, di una tassa insopportal)iIe, e irncido na giovane congiunto dell' arcivescovo Rnggeri , clie lo aveva trattenuto dal versare tutto il sangue del nipote. L' arcivescovo cui il conte andava deliitore, come Guelfo, deir altezza a cni era salito, ne trasse orribile ven- detta. Accnsatolo di pnbblico tradimento, coll' ajnto di Diolti ricclii concittadini sollevo il popolo, e questo niise a fuoco il paiazzo, in cui il conte, difendendosi , erasi ritirato. Ivi fu preso e cacciato co' figliuoli e nipoti in una torre , le di cui cbiavi dopo alcuni mesi furono per ordine dell'Ar- civescovo gettate nell' Arno onde morissero la dentro tutti crudelmente di fame. II Diotti per rappresentare un per- sonaggio di tal tempra e di tali avventure, posto in quelia situazione , circondato da figli die gli domandavan pane indarno, e gli offrivano per pasto le loro misere carni onde finire piu presto lo strazio crudele die li divorava, impo- tente a vendicarsi, dilaniato dal rimorso de' pubblici e privati suoi niisfatti , in fine per rappresentare la ferocia fiaccata dalla pieta dovette rappresentarla insensibile , do- vetfe incarnarsi nel concetto dello stesso Dante acnto scrutatore del cuore umano , e situarlo come scoglio die baltuto da irapetuosi fiotti non si scnote. Omai quel cuore per continuate strette si e chiuso a qualunque sentimento, /' perb noil pian2.eva , si dentro impetrni gli fa dire T Aii- ghieri : al disdcgno , alia pieta succedette la disperazione , e questa , quando altamente s'indonna, nianlfesta uguali sintomi a que' della pazzia. Ben si vede die I'artefice nel tracciarne i lineamenti lia incditato tutto cio : i muscoli pronunziatl in quelia fronte disvelano la concentrazione di potenti passioni die a vicenda contrastandosi un varco per iscopplare banno renduto il sensorio in istato di paralisl : gli ocelli affossati stanno fisi , immoblli , e guardano non si sa dove. Ma qui non v' e che la sola testa, ed il pit- tore doveva prcstare ancora ad Ugolino un' attitudine 400 V A. K 1 E T A . conisponJente, die rAligliieri noa ci lin descritta. Clie fcce rirli ? lerniata I'espiessione dell' aiiimo, lo colloco nel centro del quadro seditto sui- uno sgabelio al niuro della carcere in mezzo a' siioi figll e nipoti : con amendue le mani in- crociccluate al disotto del ginoccliio sinistro tiene ravvi- cinato al tronco lo innalzato stinco^ T altra gamba si stende sul pavJmento. Forse a taliino sara seiubrato che questa attitiuline di riposo , die tale rlscontrasi nelP antica statua di Marte, mal si addicesse alia situazione del padre-, nia per poco die ognun s'addentri nelle cose fisiche, fara ra- gione di qiieir atteggiamento. Una persona spossata da ua lungo viaggio, losto die le vien fatto di sedere , snol na- tnraimente portare una gamba suiraltra, e sostenerla ezian- dio colla mano, perclie in quell' atto ella trova un sollievo : cosi in un corpo gia allievolito dal digiuno , nelle di cm interiora si fa sentire lo strazio della fame, la natura stessa spill ce a i-aggrLijjparsi onde procurare un sostegno al debll tronco accio noa graviti sul vuoto ventre. L' attitiidine iiertanto immaginata dal Diotti ci sembra basata sul natu- lale istinto, ne il Coiite doveva prender parte a quanto accadeva , posto gia il sentimento morale da cui era do- niinato. Si dira forse, ma perclie dare al solo padre una positnra voluta dai bisogni fisici, e non ai figliuoli sog- 2etti ngualmente alle stesse leggi ? Al che noi risponderenio che ne' iigli per la loro eta era gia passato lo stadio di un resto di forza, e che il languore era gia in procinto di spegnere la loro vita. In Hitti il sapiente artefice atteg- giolli in modo die ognun direbbe esser eglino presso al loro fine. Alia sinistra del padre il piii aduko fiso guar- dandolo, soUeva a stento da terra il fratello Gaddo gia fatto grave dalla morte e pare gli dica ei non e piii : dair altro lato il terzo figlio prostratamente seduto appog- gia il sinistro braccio snlla coscia del geuitore, e col capo supino abbandonato pnrimente sul fianco paterno sembra con lani'uid' occhi cercare per 1' ultima volta il di lui aspetto. Accanto a questi sta 1' altro fratello die gia gli cade boccone in suUe ginocchia, e lo stato della sua salma ti dice ch' ei non si rialzera per sempre. Tal e la miseranda scena die dipinse il Diotti : tutte quelle figure poi sono si bene aggruppate e contrastate fra loro di linee, si variate e naturali , che 1' occhio non si standierebbe di contemplarle, se I'cspressione si al vivo VARIETA. 40 1 in loi'o Impressa e per disegno e per colorito non infon- desse nelT animo una pieta , uii sentimento malinconioso die lo sforza a cercare altrove un divaaamento. II pallore di ciascnn viso e variato a seconda dell' eta , la luce clie scende dal breve pertugio e niaestrevolmente degradata , e se vi ha cosa che noi avremmo desiderata, si e una forza alquanto maggiore nelle parti ombrose delia testa del Con- te , giacclie seuihra 1' oggetto , dopo il muro, il piu vicino air azione della luce. E da notarsi poi nel rinianente che i tuoni noa saprebliero essere piii appropriati alia tristezza delP azione: vi domina una quiete veramente maravigliosa ; que' velluti iiauno la loro propria tinta e stanno in arino- nia cogli altri panni. Se beu si riguarda, si discerne sotto quegli abiti resilita delle nieiubra jDrodotta dalla consun- zioae , ogni cosa in fine ti svela 1' ingegno , la trovi dipinta con amore, ti presenta il vero ariiliciosamente iiiiitato , e diretto al fine di commuovere. In risguardo al costume non manco taluno di avvertire, sebbene persuaso esserne 1' ar- tefice zelante osservatore, clie in ciascuna figura non eravi indizio di caiuicia di sorta. Noi non oseremo intorno a cio opporre ; nia quand' anche nel tredicesimo secolo fosse quest' uso gia introdotto , noi perdoneremo ben di buon grado a s\ fatto trascorso , perciie con quel pezzo di nudo torace dell' estinto Gaddo ha I'autore sapientemente accre- sciuta r evidenza del dimagramento a cui era ridotto quel corpiccinolo , e ci ha niaggiorniente scossi colla verita di quello steriio a cni vanno a congiungersi le coste orniai ricoperte dal solo epiderme. Dopo tutto cio conchiudereiiio che il Diotti si e mostrato artefice capace di sentire alta- mente e di trattare con maestria argnmenti i piu ardui per aver con qucsto quadro, lo ripetianio, sostenuto una bella prova di coniVonto collo stesso Dante. Egli e soddisfacente per noi, ? lo sara ugualniente pel lettori nostri , dopo aver contemplato lo squallor della morte il reintegrar 1' animo della provata commozione colla rivi- sta di lieti argomenti , dipinti da esperto pennello. Tali sono Acliille in atto di riprendere le armi , figura al na- turale. Bacco che innamorato contempla le vaghe forme di Arianna ueir isola di Nesso, e I'iufanzia di Giove in pic- cola diniensione , opere tutte di Lodovico Lipparini profes- sore della Veneta Accadeinia, il quale per la prima volia si e mostrato tra noi con onore , ed ha coufermato col 4oa V A n I E T a". fnito qneiralta opinione in die lo tenevamo come pub- l>lico precettore delPni-te clie professa. Nel j^riiuo di qnesti qiiailri specinlinente noi al)l)iaiiio avuto caiiipo di aiumirare il siio non ordinario valore, perclie trovammo una nuda fi:;ura niaestrevolmente composta, disegnata dal vero con accuraiezza , e con reminiscenza deirantico, ed egregia- niente dipinta con variati tnoni e con francliezza. CL e senil)iato clie I'antore abbia feliceniente raggiunto il suo scope dal lato filosofico ch'eia qnello di rappresentare nel suo eroe quel Pelide che indossate le vesti feiuminili nella reggia di Sciro delnse a lungo la scaltrezza di Ulisse per riconoscerio •, e sotto le mnra di Troja lascio nienio- rande prove del suo valore. II volto nella sua giovanile bellezza esprime assai bene il marziale talento e il gene- roso sdegno che svegiiansi in lui al pensiero di vendicare I'estinto amico: il restante delle membra risponde per le forme alia descrizione Omerica sulla velocita e sul vigore di questo invubierabile gnerriero. L' atteggiamento poi coincide coll' ideato concetto e colP espressione del volto; colla desfra mano da di piglio alia spada, colTaltra e col pie destro si appuntella al suolo per alzarsi ed abbando- nare la tenda , in cui il dispetto lo aveva a lungo tratte- nuto. L'altro quadro, sebbene abbondi di pregi per la parte del disegno , del colorito e delT espressione , tutiavoita ci sembra ciie accontenti meno Toccliio pittorico in confronto del primo, e forse per la luce alquanto sparsa , non clie per un' attitudine non bilanciata a tutto rigore. Leggiadro poi ci sembra il quadrctto in cui e efTigiata T educazione di Giove : vi domlna un grazioso movimento di attitudini, un vivace colorito ben alternato e variato a seconda del caratteri gentili di quelle figure, ed un tutto piacevole nel componimento che ben degno lo rendono di essere pos- seduto dalla regal donna che, lo ha cnnimesso. Di Sipsmoncio Nappi , giovane di beile sj^eranze, abbiamo altre volte parlato in quesli stessi fogli negli anni addie- tro e ci godeva I'animo nelP annunziarne i sempre notabili di lui progress!. Un quadro storico e non pochi ritratti, die ammiravansi in quest' anno, di sua mano, formavano r avverazione de'felici nostri pronostici , e ben si poteva dire ch' egU aveva gia toccata una meta luminosa; ma corae accade non rade volte quaggiu una luce si bella do- ve^'a spegnersi nel maggior splendore, Assalito da un rio Y A. R I E T V. 4o3 uialore questo giovane iafelice, in pochi giorni dovette soc- conibcre, e la morte lo colse nel momento stesso in cui la volta sotto cui esponevausi le ultime sue proflnzioni , eccheggiava delle lodi ad esse tributate. La notizia clie tosto se ne sparse, non fece che accrescere gli encomj ed 11 cordoglio per una perdita tanto ininiatura. Nella flori- dezza delia gioventu, nel calore de'buoni studj , gia in pos- sesso di qnaiito fix d' uopo per operar bene . . . Clii non verserebbe lagriiiie snlla di lui sorte ? Parlando del suo qnadro, rappresento il momento in cui il cavaliere Bajardo ferito a morte mal sofFre di essere compianto dal contesta- biie di Borbone che vil traditore del suo re e della sua patria erasi dato al servigio deli" inimlco. La composizione non pub essere ne piu ingegnosa, ne ineglio aggrnppata, ne piu vera ed espressiva nel tutto e nelle parti. II mo- riente Bajardo si distingue sostenuto da' suoi fidi e circon- dato da nemici ammiratori del suo grande valore, ei volge sdegnoso lo sguardo al Contestabile die alia nuova del vicino di lui trapasso erasigli accostato per compassionarlo. Troppo note sono le i-ampogne del moribondo , e la sor- presa eccitata da esse in c!ii erano dirette ed in colore che n' erano tcstimonj per qui ripeterle, diremo ioltanto ch' erano mirabiUnente espresse nei voiti e nelle attitudini di que' personaggi e di quei gruppi. Ciascun csservatore rimaneva colpito da tante bellezze , e staccandosene a nial- grado continuava a mescere loili al compianto. Una Wadoniia col Bambino dormiente e il piccolo S. Gio- vanni. — Raffaello che ritrae la Fornarina di FtUce Scliia- voni leneziano. Taut' e la finitezza , tanto Tamore e il garbo con die sono condoiti questi due quadretti, die a ciascun riguardante nasce la voglia di fame acquisto. Noi abbiamo altre volte manifestata 1' opinione nostra sullo stile dell' au- tore, quindi ci asteoiamo dal qui ripeterla per maggior brevita. Solo per benevolenza verso dell' artelice ci per- niettiamo di porgli sott' occhio una leggiera modificazione per cui potra lidurre a maggior perfezionaniento il suo secondo lavoro, posto che, per quanto udin)mo con pia- cere , gliene e stata ordinata una replica ( e questa valga in conferma della premessa nostra proposizione ). Procuri egli di accorciare alquanto, seinpre colla scorta del modelio, I'omero destro della sua Fornarina che ci sembro lungo piu del dovere, e sngrifichi un po' piix il lume sul desiro 404 V A R I E T a'. ■ braccio cli RafTaello e sugli azzurri pnnni della snddetta figura , oppure , se gli torna piii conto, lo dia piu risen- tito sul siiilstro liraccio c!ie tiene la tavolozza, ed ottorra ua maggior distacco di esso. Per rispetto al numero del pregi si deir uno , die delT altro lavoro, ci iiniamo con colore che sanno gustarli , ea kii porgiamo le nostra sin- cere congratulazioni non disgiunte dal desiderio di rivedere le successive sue produzioni. Un' altra Madoauji , mezza figura , col putto intiero , di maggior dimensione della precedente portava il nome di Natale Sdiiavoni , encomiato 1' aano scorso per una Mad- dalena penitente assai bene espressa. Questo nuovo di lui dipinto che taluno ha cjuaiificato per raffaellesco , senibra a nostro avviso che in fatto di composizione partecipi in vece al fare del Gorreggio , e che alia scuola di questi pur anco si avvicini per 1' artifizio della luce. Checche ne sia, egli e certo che pur care riescono amendue queste imagini per un bello attinto a noVjili fonti , per una giustezza di ' espressione, e per una certa fusione e vagliezza di colo- rito. E sehbene in risguardo di quest' ultima qualita alj- biano alcuni manifesiata un' avversione per le velnture, con tutto clo non pub contraddirsi che lo Schiavoni colla sua maniera piace alia generalita degli spettatori. In quanto al nostro gusto ed al nostro niodo di vedere , ci accor- giamo piuttosto della mancanza di un tocco piu risoluto in qualche luogo. Noi lasceremo poi che aitri con tecni- che avvertenze predica lo stato futuro di quelle tinte , e diremo a questo proposito che il tempo solo e quello che ne puo far ragione. Dei soggetti sacri per uso delle chiese , pare che ogni anno se ne vada aumentando il numero all' esposizione , e la vista di essi desta una certa compiacenza in coloro che nutrono un vero interessamento pel progresso delle arti, perche rammentano die sifFatte ordinazioni un tempo I le alimentarono , promossero nohili gare tra gli artisti e produssero i sommi uomini del XV secolo. Vedevasi in quest' anno il martirio di S. Lorenzo detto al Pozzo in figure grandi al vero di Pietro NarduccL Come quadro grande, e quadro distinto da bellezze attraeva non solo il plauso della moltitudine , ma eziandio I'attenzione degli ar- tisti. Eccone la rappresentazione. II santo martire sta per es- lere trafitto da un sicario (acconipagnato da un testimonio) V A R I E T a'. 4o5 nientre presso na fonte hattezzava alcnni fanciulletti die atterriti a tal vista sembrano intercedere pel maestro della nuova fede : il griippo scorgesi saviaiiiente composto : esti- mabili speciahnente soao l' atteggiarsi del mariire, e la di lui testa die spira saiitita; ae roaacano di espressione pe' loro lineamenti e per la loro movenza i due sagrifi- catcri. Trovo talano alquaato tozza la proporzione nelle figure adulte, e qualche parte di poco rilievo ia uno di que' adolescenti neofiti ; ma 1' occliio discorre piacevolmente su questa tela, s' arresta a coiiteinplare la diligenza di tutte le estremita , ed il colorito armoiiico , trasparente e brioso nella sua cliiarezza. II dipinger diiaro nulla toglie al bello: Guido Reui io dimostro colla sua inimitabile tiia- niera : non incoraggererao noi il Narducci perche tenta di calcare quelle oriiie ? Un altro quadro, la di cui dlmensioiie e forma ne fa- cevano paiese la destinazione a cappella di cliiesa, era opera di Luigi Fedrazzi. Rappresentava S. Francesco di Sales die iustituisce F ordine di S. Francesca di Cliaiital. Abbiamo ia esso ammlrato innanzi tutto il decoro di at- teggiamento e di espressione in ambedue le figure: a questo molto contribuiva il carattere delle teste e V aliblgliamento si del prelato 5 die della monaca, e gli accessor] l^en presi dal vero, con un dipinto largo .^ facile e disinvolto. Ua piede del Santo ci sembro non piantare a tutto rigore , e forse la tinta giallastra di un tappeto dainascato die copre un tavolino posto accanto del Santo niedesiino, scemare un po' Fetfetto ai di lui arredamenti. Con tutto cio noi lo reputiamo un buon quadro, e desideriamo al Pedrazzi oc- casioni di segnalarsi con novelle prove del suo iugegno e della sua abilita. La guarigione di un ammalato operata dalla presenza della vera Croce e un terzo quadro da cliiesa col nome di Enrico Scurl , die abbiamo lo scorso anno salutato con espressione di felici augurj in questa stessa occasione. Questo quadro presenta niolta forza di colorito, amionia, buoa disegno, bella espressione speciahnente nelT amma- lato, e solo lascia il desiderio di una testa piii nobile ia S. Elena, la quale nelle forme partecipa piuttosto al ca- rattere virile clie al matronale. La niorte di Barnabo \ isconti. — Iklegonda die ascolta il canto di Rizzardo di Carlo Ariciiti. Considerando questi 4( 6 V A 11 I E T a\ due quadri seiubra al primo nspetto che noii per combi- na/ioiie del caso, ma espressamente T artista abbia aviuo in auiiiio di uiostrare due iufelici agltati da )>assioni dia- luetrahiienle opposte, e con cio far prova del suo valore nella dillicil arte di niaaifestarle. In fatto nella prima tela e espresso 11 Visconti , temuto per le sue crndelta, clie rinchiiiso in un castello per opera del nipote mnore lace- rato alio spasimo da apprestatogli veleno : egli e circondato da Donnina dc Porri ultima di ku coacnljina, dalle sue figlie , da un frate cbe lo conforta , e da un valletto die nnitamente al prime lo sostiene in quel martoro. ISell' al- tro quadro sta una misera amante fanciulla rincbiusa iii un cliiostro che di notte s^atTaccia al balcone della sua cella , e piena di care e dolorose memorie T oreccliio porge al lontano canto die il lido amatore fuori del recinto ver lei indirizza : il chiarore della luna illumina questa pate- tica scena. Si col primo die col secondo lavoro TArienti lia superata T aspettativa die ognuno, per quaiito lusiu- ghiera ne fosse la prevenzione , aveva fondata sulP esame dei saggi da lui esibiti negli antecedenti anni. Cogli attuali egli mostrossi artista di genio, die sente con forza^ sa esprimere con calore i suoi concepimenti , e li veste con tutti quel prestigi che sono il frutto di ciii e gia consu- mato neir arte. Tale lo riscontrammo nel componimento della morte del Visconti, perclie gruppi ben collegati e formanti belle masse di luce e di ombre, atteggiamenti vivi, nuovi e naturali, verita d' espressione , buon dise- gno, colorito ben condotto, vago e brillante ove il bisogno loricliiede, formano un complesso di pregi die fa sorpas- sare a qualclie s vista nelle parti accessorie. Nel secondo quadrOj in cui 1' elFetto della luce preseutava uno scoglio difficile da superarsi , si puo dire die il suo ardimento sia stato coronato da un esito felice , come non si saprebbe abbastanza lodare in mezzo ad altri meriti I'attitudine di quella figura. Erano queste due opere circondate da diversi ritratti ben disegnati ed uguaimente dipinti con tuoni ar- mouici e svariati a norma dei caratteri e delle tinte delle persone che si sottoposero alia di lui imitazione. Barnabo Visconti al ponte di Melegnano coi Legati pon- tificj. — Marco Botzaris che sta per uccidere un Bascia, qua- dri a olio di Cesarc Pogsi, Questo giovane artista che altre ▼cite noi abbiamo consigliato a rattemperare la soverthia V A R I E T A . 407 fretta die dlsvelavano le sue produzionl, ha in molte parti tenuto conto clelle nostre sincere parole. Nel compiacer- cene con noi stessi perclie dividiamo in certo modo il plauso cW egli ha coiisegaito, noii possiamo trattenerci dall' aggiungere al precedente consigHo un'' altra insinna- zioiie. Ei non esca dalla via in ciii s' e posto , nia con- sideri die ghe ne riiiiaae ancora biion tratto per aliargare la periferia del suo sapere; difliili sopra tutto delle lodi die bene spesso liniscono per addoraieniare i grandi ingegni. Noi non saremo scarsi di eacoinj suUe sue produzioni, uia a questi succederanno , ove fia d'uopo, i nostri av- vertimenti. Nel bivio ch' egli espresse di que' Legatl di dover hevere 0 inangiare , che tal era T intimazione del Si- gnore di Milano, troviamo assai bene e cliiaramente rap- presentato il soggetto, sia dal lato del comporre, die da quello delle singole espressioni, e tra queste niolto ben distinto e naturalissiiuo lo spavento dei due ambasciatori : fierezza e dignita contrassegnano il Visconti ; la sorpresa e lo stupore si mostrano in quegli del suo seguito. Le figure staccano sopra un bel fondo diiaro, il partite in generale e veramente pittoresco; e ajntato di bei tuoni di tinte variate secondo i caratteri i ma Tindlcazione di quel ponte vorrebb' essere piii grandiosa , die que' pescatori non ne sono che un siiubolo, e piti nalurale 1' attitudine del protagonista, die par volgersi con troppo stento. Cosi nel Botzaris si aminira uno slancio di atteggiarsi adattato alia furia precipitosa dell' aggressore ed alio spavento subi- taneo dell' aggresso , buona intonazione di tinte ardite e succose, ma quando si guarda ai piedi di quelle figure si ricordano le costiimanze ciiinesi. Noi sappiamo bene die un artista di genio nel calore del dipingere non puo tutto compassare e die molte volte incorrono in qunlclie difetto anche gli uomini di grido. Ma perclie non consultare I'oc- chio pill calmo e spassionato di qualche esperto di sua confidenza? Non sa egli che nel considerare i nostri parti, diventiamo troppo teneri e di facile conteniatura ? Cosi noi ragioniamo ai giovani dotati di belle qualita condii- centi a far bene. Qui tronchiamo il nostro discorso intorno ai saggi di pittura storica , perclie troppo ancor ci rimane a dire degli altri generi , e qui ci rincresce di non aver potuto sten- derci con piu parole sopra alcuni noini nieritevoli di bella 4o3 V A R I E T a'. ricordanza. Giovanni Dariff si distinse con qualclic quadict- to storico e divers! ritratii eseguiti con quell' accmatezza e buon colorito die abb.amo piii volte lodato;, piacrjue di Giovanni Scrvi la conciiiazione del due paniti Avo^adro e Volta di Genova ottenuta in una notte da quelT arcive- scovo; Paolo Brioschi tratto con molta espressioiie la morte di Gabriele , e la castita di Giuseppe; Luigi Sacchi ben rnerito per un quadro di farra2;2;inosa composizione bene ideato. Ne tralasceremo eziandio di nominare GzrZo ^f/owo , Ernesto Libcrati, Giuseppe Inbbri, e le dilettanti sorelle Pa- gnoncelli , allieve del professore Diotti, le di cui produzioni avrebliero meritato un cenno particolare , se T eccellenza di molte altre non ci avessero troppo lungamente occupato. Voglianio finalmente annunciare die per quanto grande sia stata la copia delle pitture storicbe , pure avrelibe potuto essere di hinga mano maggiore , ove non fossero iiiancati i pennelli di un Pala^^i^ di un Sabatelli , di Comerio , di Sogni , campioni tutti die soli basiercbbero a rendere ini- portante ua' esposizione. Quadri di genere. Ne' quadri di genere provossi in quest' anno Giuseppe Molteni, pittore die iino ad era non aveva cbiamata T at- tenzione die coi ritratti (de' qaali parleremo inappresso), e dai varj saggi da lui esposti gliene derivo molta lode , die gretuito di popolo era lo spazio , da cui vedersi pote- vano i suoi spazzacammini die si fanno scala V uno coll' al- tro del corpo onde giungere a staccare un avviso aflisso al muro, la veccliierella die il fdo attortigiia al fnso , r accattone e diversi altri soggetti della medesima specie. Noi non gli accorderemo tutti gli elogi , sebben molti ne nieritasse , di cui gli fu cortese la moltitudine, nia con- sentiremo nell' avviso di taluno die trovo esser egli riu- scito a meraviglia , ove copio accuratainente quanto gli presentava il vero , ed aver fallito, ove devio da tal pra- tica, col supplirvi coU' ajuto della reminiscenza o di altri studj non al^liastanza diligenti. Con alcuni quadri di genere si espose eziandio Ignazio Manzoni , ed eccito egli pure una specie di eniusiasnio. In alcune parti de' suoi dipinti compariva nieno accurate del primo , nia in altre piii vivace e spiritoso. Intendiamo di dire clie T occhio era soddisfatto di un colorito succoso e V A R I E T A . 409 vnriato di lj(?i tuoiii , fuso e ravvivato opporlunrimente da tocclii di Ince impastati e liiceiiii^ aia die se andava ill tracria delle pro|)orzioni , talvolta ne rimaneva deluso. I soggetti poi sia per la scelta , sia pel facile e brioso modo di esecnzione , ricordavaiio alcnne litografie francesi di scene fn migliari e platcali egregiameiite trattate. Tal era nn cerretano die cava un dente ad ua soldato , la poverella accattoaa die fa visitare suo figlio da un medi- co, un soldato die vaglieggia una contadina, ecc. Ne a quest! soli ridncevasi il numero dei di lui saggi, alcuni de' qnali, quantuntjue pregevoli per composizione e per faoco di tia- to , considerarsi devoiio come aljljozzettii ma esperimento il suo iiigegno con Imon succcsso nel genere delle hamboc- ciate e in quello delle stravajanze non dedotte da antico esenipio, ma formate di varie parti d'aniinali diversi , non altramente di r[uel die fecero Enrico de B!es, GioselFo Ens ed il Callot Tali erano una festa del ferragosto e le tenta- zioni di S. Antonio. Anche in questi lavori il gusto del co- lorire non era da meno, e i soggetti venivaa lodati a cielo. Noi non contrastiamo al giovaae autore un bel compiesso di meriti , ne siaiiio stati sdiiyi ad appalesarglieli , ma in quelle poche avvertenze che ci siamo permesso di fare , senza rivedergli miniuamente il pelo , egli scorger.i una contra pposizione all" esuheranza di quelle lodi versategli a piene mani da ua altro scritiore non con animo sincere, ma a] solo scopo di ferire dii alia prima comparsa de' suoi giovanili saggi con parole altpiauto dure, o per dir meglio nieno obbliganti lo ba scosso da quel letargo in cui gia- ccva; e forse a quelle stesse parole ei va debitore di quello slancio che lo lia condotto nella via die attualmente per- corre , e die gli frutta una considerazione. rdtrdtti. Toccaado ora del genere dei ritratti, dnpo II cenno gia fatto intorno il dipinto delT Ilayez (pag. 307) per non moltiplicare le osservazioni sallo stesso aiunre , ci arrestcreino su quelli di Giuseppe Mo'.Unl. Fu egli enoiuiato piti volte (fino da" suoi priniordj ) in qiiesti stessi fogli, e i nostn incoraggianienti gli furono di sprone a sempre nuovi progress! : ora pero che si e f;itto pittor di grido, ci fa d' uopo essere meno corrivi alia lode ond' essergli , srcondo che ci siamo pro- posti, di maggior giovamento. Pcrocche il far palest ad un Bibl Ital. T. LXVll. 27 4 I O V A il I E T A . autore distinto sia nelle ;irtl die nell.i lettcraiiira quelle teiiileiize clie col tratto sncccssivo, illvenate ahitiulini, la- sceranno qnalclie inacchia nelle cli lui prtuUiziorii , ella e, sccondo il iiostro inodo di vedere, carita di fratello. Diciotto fiiroiio i ritratti tVa grandi e piccoli cli' egli espose, e ninno potra credere die posti tutti su di nna bilaacia dcssero il niedesiuio peso. Sovrastava tra questi per pnb- blico consenso uiio iiiiicro , grande al vero, di un caccia- tore die iiisegne il caiuoscio, vestito secondo le costnmanze de' paesani dell' Eagadiiia , e per verita ti si paravano di- nanzi molte bellezze. Tali eraiio la soniiglianza, Pattit.u- dine vera di aijpuiitare il fucile , il ritratto di^ua altro cacciatore di cni non se iie vede die la parte snperiore spnntar dal basso del quadro, itigegnoso partito onde cliia- i-ire r asprezza di que'gioghl, F unifonne abl)igliaaiento con tutti gli attrezzi di che si servono que' cacciatori per inerpicarvisi, un bel fondo rappresentaate la ghiacciaja di un alpe, cose tutte die ridotte a corollario dirsi potrebbero un ritratto al vero di quanto si accostuma in quel paese per la caccia del camoscio. Sul merito del dipiuto ci pare die un niaggior sagriiicio di lume in quelle rupi e niaggior pastoslta nei panni avrebbero accresciuto il rilievo della figura priiicipale. Si disse die que' cacciatori vestono un panno , la di cni tinta partecipa appositaniente del colore di quelle petrose vette onde ingannare la vigllanza di quegli agilissimi quadrupedi. Noi concediamo tutto cio , ma questo non toclle cli' essere non vi debba un distacco fra 1' uno e 1' altro oggetto, e questo distacco poteva ottenersi o con una ma2;gior degradazioae di chiaroscuro, o con un modo diverso di trattarli come di sopra abl)iamo accennato. Con tutto cio questi sono nei in confronto delle bellezze, ed aU'ef- fetto generale del (juadro. Un altro ritratto di nobil donna, dipinta a due terzi del vero non era all' altro inferiorej anzi noi gli assegniamo il primo posto per la totale armonia doinluante, diilicile a conseguirsi, in mezzo a que' velluti, a quelle altre stofFe , a que' tessuti , a quelle candide plu- me. Ne dalla sola verita con cui era improntata 1' eleganza del vestire ne derivavano i pregi , die a (juesti contribui- vano eziandio in molta parte la soniiglianza e la fnsione del colorito dolle carni. Peccato solo die una cornice ec- cesslvanientc barocca li contornasse , e ne attenuasse il piacere di contemplarli ! In un altro ritratto di un giovane varieta'. 411 insignito d' orcliiil e veMito dell' abito niilitare degll Stati del Tii-olo abbiamo gnstato T artilizio del pittore nelTaver sagrificato cjiie' distlativi in oro ( non pei-tanto brillanti ) alia luce della testa, Non ci ristarenio piii oltre a descrivere la serie di tutti quanti qiiesti ritratti , e concliiuJereino col dire die tutti avevano il pregio della soniigliaiiza , cbe tutti erano di- piati coi niedesimi prestigi, ma cbe per rispetto al modo di trattare le carnagioni, in alcuni di essi scorgevasi ia mezzo air eccellente intenzione di modellnre ciascuna parte (jualcbe colpo grasso di pennello non abbistanza Impastato cbe disvela ancor 1' arte. Noi abbiamo toccato leggerniente negli anni addietro questo difetto , ne veJeimiio gia in niolta parte 1' enienda , ma aucora gliene rimane un piccolo avanzo da bandire per toglierlo did tutto. Aiicbe in quest' anno non in dipinto airacquercUo , ma a olio, non in piccola dimensioiie , ma iu una gran tela ci fu dato di assapoiare un ricratto grande al vero di una fanciulla a cavallo, e di un' altra fanciullina die la sta qsservando, fattura del pittore russo Carlo Bruloff. La ma- niera con cui le ba rappreseatate e dipinte ci fece sovve- nire le belle opere in questo genera dei Wandick , del Rubens e di altri pittori oltremontani. II cavallo disegnato di fronte send^ra nitrire corvettaiido in taccia dello spetta- tore e presenta degli score! dilficili, mirabilmente ritratti, tranne quello di una ganiba snl davaiiti ciie appare al- quanto piu lunga dclTaltra. La fanciulla di vagbissimo aspetto gli preme il dorso , e si vede seduta con niolta francliezza e leggiadria : il di lei Icggiero abbiglianieato svolazza secondando il moto del palafreno ; da un canto r altra fanciullina, accorsa ad un i)asso poggiuolo sporgente nel giardino, sembra coll'attu e col sorriso salutare la compagna : il fondo presenta un delizioso boscbetto Inter- secato da viali, e traforato d.i dorati raggi di lontana luce; due cani di variata struttura e di diverso pelo compiono il quadro. Coll' aver gi.a citato due celeberrimi nomi neH'arte di pingere i ritratti abbiamo gia nella niasiima parte ma- nifestata 1* opinion nostra su rjuesto lavoro •, per chiariria del tutto soggiungiauio clie il pittore BrulofF ad essi molto si avvicina. Si scorge un' intelbgenza di disegno tanto nelle figure umane, quanto uegli animali, un conqjorre da mae- stro per r cITetto della luce, u.i peunelleggiare franco, 412 VARIETA. fluiilo, veloce , robusto c Icggiere a norma dogli oggettl che rappresenta , un tinteggiai*e trnspareiite e variato tli tnoiii , ill una parola un operare di IVetta, ma da giande anista. Tre ritratti parimente di peisone a cavallo furono di- pinti da Gallo Gullina , artefice che in qnesto medesimo genere ofTii ncllo scorso anno varj suoi studj. In uno dek due nuiliebri tu trovi un cavallo grande al vero, la di cui mole e pesantezza non si affanno al inaneggio in che si suppone che siano addestrati i cavalli da sella '■> una sola gaiiiba che pianta non ti da ragione delle leggi del moto e dcir equililirio : la nobil donna che gli sta sopra non distacca bastantemente dal mezzo in giix per la tinta della veste che nel tuono quasi pareggia il mantello del pala- freno. Nell' aUro di piccola dimensione ritrasse le forme del cavallo piii svelte e piii ragionevoli del j'fimo; ma la coscia della signora clie gli siede sul dorso ci parve al- quanto niacchinosa e mancante di sbattimento , tal che si direbbe non appoggiare sulla sella. II terzo cavallo final- mente montato da una guardia nobile presenta una bella testa , forme piu leggiadre e ben dipinte , meno il cello che sembra eccedere in grossezza ; quanto alle proporzioni, la parte posteriore appare non corrispondere perfettamente air anteriore. Del resto non poc!ii pregi risplendono in qnesto quadro ; fra qnesti sono da notarsi diversi ritratti d'individai della famiglia del cavaliere sparsi nel giardino e dipinti con giusta prospettiva aerea , siccome pure un bel- lissimo fondo composto di diversi alljeri , di una fontana e di nn caseggiato, oggetti tutti niaestrevolmente dipinti. II Narducci ne suoi ritratti mostrossi quel diligente e felice imitatore del vero come lo riscontrammo nella storia. Del defunto Nappi era disposta una serie di ritratti ben presi ^ ben variati nel giro delle teste, nelle attitudini , nelle tinte e pennelleggiati con forza. Un altro numero ne espose il gia menzionato Po^gi: questi sebbene somiglianti e dipinti con molta dlsinvoltura , vennero pero giudicati privi di quella accuratezza che gli avrebbe procacciato inaggiori onori. Tre ritratti leggiadramente coloriti all'ac- querello esibi 1' incisore Michele Blsi; mirabile tra questi era la persona intiera con un fanciullo, seduta in mezzo ad una galleria addol)bata da nrmi anticlie- oltre la grazia, la somiglianza ed una somnia diligenza , ha egli ottenuto V A U I E T A . 4l3 in questo genere dl dipinto un cfTetto die niolfo s' appros- sima alia forza del colorito a olio. I ritratti di Carlo Belosio partecipavano in certo modo della dipiutura a fresco nella quale attualmente si esercita. Pielio Lucchini , memore della patria sua, spedi da Parigi alia nostra esposizione un graa quadro di famiglia , die rappreseata il cantante David in abito da cacciatore con sua itioglie e due sue figlie , noii che un altro ritratto del cantante Rubinl , inezza figura. II colorito del primo e vivace, condotto con pennellate larghe e di tocco alia niauiera francese; veduto alia debita distanza produce un gradevole effetto, e non e privo del- Timpronta della vcrlta : il secondo, oltre di essere piii ac- curato del primo, lia il pregio di una maggior somiglianza. I piccoli ritratti del Dariff furono lodati per grazia , fi- nitezza e buon impasto; quello del Servi si trovo ben dipinto , ma alquanto alterato nella parte cliiara per so- vercUia ricercatezza deile parti. Nell' unico ritratto, deilo Scuri, di gentil donna sfarzosamente arredata ci parve , in mezzo a niolta diligenza e buona condotta di pennello, die emerga un fare uniforme tanto neJie carni, quanto negli abbigliamenti per alcuni lucidi distribuiti suUe une e sugli altri. Qui cliiuderemo col nome del dilettante Fcrdinando D'Adda la rivista de' ritrattisti , die ne' priini saggi appa- leso belle disposizioni , perciie la Jjrevita prescrittaci ci obbliga di tacere di molti altri di cui abbiamo parlato negli anni addietro. Pae saggi. Come una felice transazione dal paese alia storia, o per dir meglio, come una gradevole combinazlone d' anibedue questi generi noi conbideriamo il Marcliese Massimo d'Aze- lio , e percio qual anello di unione lo poniam primo nella schiera de' paesisti di cui prendiamo a favellaie. Avvczzi per lo pill a seguire i nostri artelici ne' laudabili progressi che van facendo di mano in inano, lo scorso anno noi ri- manemmo poco men die storditi alia comparsa iiwprovvisa de' suoi magistrali diplnti e ci affrettammo di tribuirgli una corona di lodi. Ormai non gli restava die di tencrsi al suo posto ed ei vi si tenne. II suo quadro di maggior dimensione e un capolavoro di fantasia. Rapprcscnta una stretta gola di nionti , dalle tui greppe alcuni villani rovesciano enoraii inassi ed alberi sdiiaiitati su!!a banda di ventura con- dotta dal come Lando, die infestava il Casentino con ogui 414 A'^ARIETA. maniera dl rapine e violenr.p. Nello prime linoe <\o] qnndro scorgesi il ferore capitaiio clie opprosso da montaanri ed afTerraio pe' cappjli pur ticusi a vergogna di cedere la spada e stretto a farlo ne consegna per dispctto la punta: quivi un ginmento cadnto rovescia dnlla sporta calici , pis- sidi ed ogni maniera di sacri vasi cli'eraa preda del ra- pitore ; soldati , cjuai fracassati dai massi , quali aggruppati a tronclii d' alberi caduti a jionte sn di un' acqua ; cavalli fuggenti, iinpeiiiiati, uccisi dal ferro, scliiacciati dalle ro- vine. DalPalto uon cessano i montanari di precipitar tron- clii e macigni che giu per 1' «rta franata e dal fondo della valle so'.levano un denso poiverio: in distanza per calle tortuoso rasente il fianco della montagna vedesi parte della grossa banda srninpata da (jupI rovinare. E un poemetto in iscorcio pieno di variatissimi accidentia ma forse forse quel tramestaniento di tanti oggetti si direbbe die dia un po- cbetto nel teatrale e lasci vedere lo studio di comporre una scena di effetto : nientre si e rapiti daila fantasia che do- mina in tutto si vorrebbe un po' di riposo, e di quella molle digradnzione che si ammira sulle scene tolte dal vero. Un quadretto pieno pur esso di movimento e di fuoco raffigura la morte di Ferrucci , general iiorentino, sulla pia2,gia di Gavinasia: nientre gl' iinperiali mettono a ruba e a fuoco il castello, Maramaldo corre furioso a trafiggere di propria mano il valoroso prigioniero, clie si contenta di dirgli : Tu uccidi un uomo gia mono. Questo fatto me- riterebbe una tela maggiore ; il marcliese d'Azelio lo ri- trasse jier prova di quanto egli senta anche la storia e intenda la composizione: quelle piccole tuncchiette sono disposte con tal senno e con tal brio toccate die non sa- presti maggiore. Le altre opere esposte sono vedute di varie diinensioni. Bellissime ci parvero sopra tutte quella del porto di Bellaggio, e quella del ponte di Cortmajeure per aria leggiera edigradata, per armonia di tinte locali , e per quella verita di luce solare, di effetto d' ombre , e per quella coUocazione di oggetto die i soli arteficl di genio sanno conseguire. la alcuna delle altre ci parve ri- scontrare una minor freschezza, una composizione alquanto ammanierata, un po" di monotonia nel toccar gli all^eri e qualche fondo sbiadito. Dl Giuseppe Canclla , Veronese, socio corrlspoudente di quest' Accademia, faremo niinori parole per noa ripetere V \ KI F T a'. 41 5 ad ognl tratto gli encomj che ci corrono al!e labbra. Que- sto e il pittore dcU' evuieiiza ; iiientre altri s' affaticano a darti una semhiauza della natiua, ei la trasporta vergine e schietta sulla tela; si crede vedere non riniitazione, ma proprio proprio la realta. Con egual prestigio egli tratta le case e le piaiite, 1' accjue e le inontac;ne, il riposo e il movj- xnenlo, tutti gli oggetti che liauiio forma e colore. Per sioa dire di tutti i suoi cjnadri^ die tutti erano hellissimi, accen- niamo di volo i principali. Una veduta di Normandia e il ponte nuovo di Parigi si tennero per due meraviglie non solo dagl" intelligenti , ma da tutti cjuelli che hanno occhi per vedere: nella prima non si finiva di lodare queir ac- qua cosi limpida e trasparente che parea trepidare; le ombre degli oggetti circostanti non si credevano dipinte sopra, ma quasi sfoncJate neU'acqna stessa: nella seconda poi, oltre all' evidenza del fiume, era una delizia 1' osservare quelle infinite macchiette tutte ])iene di vero molo, e quella larga via ciie scostava con mirahile artificio. Fu lodatissima una piccola marina, e piacquero soprammodo due tondi rap- presentanti Tuno la Cattedrale e T altro il Mercato de" fiori di Parigi: e i nostri concittadini non poco maravigliarono alia vista di un tratto della Corsia de' Servi colla jirospet- tiva di un fianco del Dnomo. A conferma poi dell' asser- zione nostra ci e pur grato l' aggiungere la notizia , che tutte le opere state csposte da questo valentissimo artista, e ragguardevole n" era il numero, furono tutte acquistate dai generosi nostri mecenati ed amatori. Giuseppe Bisi , accademico, che dopo il Gozzi ha piu che altri contribuito a promnovcre e migliorare tra noi il paesaggio, merita scnipre un elogio ogni volta cli'egli mo- stri alcun suo lavoro. Operatore instancabile egli condusse quest' anno nove vcdnte , una delle quali di grande di- mensione. Questa rappresenta i Kiformati di Castel Gan- dolfo, ed e una viva ricordanza degli studj fatti sul luogo, come si rileva da quel cielo piu caldo , con quegli svaria- tissimi accident! di luce. II giuoco di essa ne parve mira- bile nei trafori delle pian»e, negli scherzi sul suolo e suUe pareti di contro. La parte arboreggiata prevaleva, a parere d' alciini , a quella della chiesa e delle esterne cappclle che si congiungono col convento. Perito nella figura egli vi disegno molte inacchiettc grandi, pittoricamente composte ed aggnippate , le quali porgono un ritratto preciso del 41 6 V A n I E T A.'. modo dl vest'ire di que' paesani. L'arnionia di tiUto il quadro avrebbc prodotto niagcrior iiicanto, se uon fosse stata in parte dejiressa dai liicidi gliiriljizzi di una barocca cornice. Una vallata nell' Eiigndina , Argegno sul lago di Conio, il porto Venere ncl golfo dclla Spezia , Chiavenna e r orrido di Berguno per varieta di arie , di luce, di og- getti , per gradazione di tinte, per maccliiette toccate con sapore son opere tutte degne di un maestro die conosce i secret! dell' arte ed lia fainigliari mezzi per farla ri- splendere. Da Giuseppe Bisi staccar non \'ogliamo un sno degno discepolo, Roberto GarMciglia , die corre a gran passi suUa via del maestro, e die, se non c' ilkide la speranza , di- verra buon maestro egli medesimo, tosto che airingegno, ond' e fornito , venga in ajuto la pratica piu costante del- 1' occhio e della natura. Nelle opere da Ini rsposte ben si scorgp , die tenendo T ocdiio al suo istitutore egli aspira a qiialdie cosa di piii die ad una servile iniiiazione e si studia di farsi un modo suo proprio cogliendo il bello do- vunque si trovi. Erano di sua mano sei quadretti e tre tondi tutti dipinti con gusto e vivacita, tra' quali distin- guevasi una festa di S. Rocco celebrata fuori di Porta Romana con fuochi artificiali. Non si dee pnrlar di paesnggio senza citar con rispetto il nome di Marco Gozzl, socio onorario delT I. R. Accade- mia, Gli altri pittori , die sorsero do|io di lui, per acqui- Star un diritto alle lodi de])bono avanzare; pel Gozzi e gran merito ed elogio die mm arretri, lie venga nieno a se stesso. Al brio e al calor prnprio di una eta plii fresca egli sostituisce la pratica e la diligenza: sempre la stessa maestria nel tocco delle acque cadcnti , nelle arie sfnmate e leggiere , nel digradamento insensibile dei piani; ma tiu- tavia dominante quel suo verde-giallo e quello smalto troppo liscio e lucentc. Nella yeduta del paese di Gogna di gra- ziosissimo effetto erano i raggi mattutini snlle punte ine- guali delle niontagne : nell' altra del torrente dello stesso nome del paese vedevasi 1' acqua discendere con somma verita tra quelle rive ombreggiate sinclie veniva a fran- gersi cadendo in mlnutissinii spruzzi vajiorosl. Luigi Basileiti, socio corrispoudcnte delTI. R. Accademia, espose quattro vedute dpgne senza piu del nome ch' egli si e fatto in questo geacre di dipiati. Nella piii grande V A R I E T A . 417 ritrasse gli avanzi della villi tU Catullo a Sermione : di- renimo piuttosto ch'egli ritrasse le lontane rive del lago di Garda , perclie questa parte del suo quadro e di un effetto veramente stnpendo : ivi sfumate leggiadrameate le loiitananze, liaipida e vera la riflessione del cielo nel lago, e quel tutto vaporoso clie taiito dlletta nella natura , ed e si nialagevole a consegnirsi dall' arte. Gli avanzi della gia venusta Sermlone parvero ad alcuni sentire una tinta uii po' fredda , considerati partitaiiiente, ma coafarsi pure ar- monicainente all' insieme di tutto il quadro. Ua altro la- voro del medesimo coiitlotto coa noii niinor inaestna e la veduta della proviiicia Bresciana presa da Camignone: quanto artilicio e (juaiita verita in quell' orizzonte si ben degra- dato, ed in quel fondo a colline ! Altri pittori tratterranno per avventura con niaggior brio le parti vicine, ma ben poclii raggiuiigeranno il Basiletti nella fluidila spontanea del penneilo e nella niagica illusione della lontananza. Questa veduta poi era rallegrata da diverse niaccliiette disegnate e condotte da maestro, giacche Tautore sa trattare tanto il jiaese , quanto la storia. Qui ci si presentano molti nomi di artefici e dilettanti, al quali ove lo comportasse il limite di questi fogli , vor- renuno poter dare con egual misura elogi e consigii. Luigi Jiiccardi manifesta assai ingegno e prontezza , il prinio si ravvisa chiaramente nella scelta quasi seaipre felice del punto di veduta , la prontezza poi si avvicina un poco alia fretta; egii ha un' attitudine a far cio die vuole; pec- cato cir ei voglia troppo ! Luigi Villeneuve par che ami se- der sul posto che occupo gia prima; si contentera dunque delle lodi gia piu volte ricevute in addietro, se pur non gliene merita qualche nuova la veduta di Ponte nella valle del Lainbro. II dilettante Micliele Maestrani dipinse una Veduta della Tramezzina con gradevole efl'etto, e un'altra di Varese, ove domina un cenericcio azzurrognolo che non intuoua bastevolmente. II Conte Rinahlo Bclgiojoso ha tra le altre una bella Veduta dell'Adda sotto Paderno, che, a malgrado dell'ncqua forse troppo verdastra , fareblje onore ad un arteiice il quale cercasse nell' arte piu che un di- letto e un' occupazione leggladra. Bernardo ile Bernardis e giovane di bellissima aspettazione e non la fallira se porra mente all'ottima gnida che lo dirige, e se si applicliera al dibcgiio della liguia onde iaiprontar uieglio quelle dei 41 S V A R I E T a'. snoi paesi. Doclici vedute colorlte all' acquerello da Oiacomo Wetzel di Zarigo sono per nostro avviso il massimo clie ottenersi possa con questo mezzo , T ultimo sforzo dflla dillgeiiza*, noi lo coasiglieremo a voigere la sua rara ahi- lita air esercizio della pittura a olio , che gli toriiera piix proficua ed iasieme piii dilettevole. Pitiura urbana. Non avrenimo tardato fmora a parlare della pittura ur- bana, se il Cav. Giovanni. Migliara non avesse frodata la nostra esposizione de'suoi raaglci lavori : per qnanto abili prospettivi si presentino , e giocoforza riconoscere un vote. Ne certo varrebbero a supplirlo i dipinti di Giuseppe Bison, benche nel piccolo riesca a piacere con diligenti arcbitetture, sparse di maccbiette gittate con dello spirito, e neppure quelli dello stesso Tranquillo Orsi professore deir I. R. Accademia Veneta cosi giiisto e intelligente nelle pr*spettive. In questo genere c poco tutto il sapere se manca quell' effetto di luce, quel giuoco di raggi, quel colorito vero ed elficace die ti fa scambinre il dipinto coila verita. L' interno della Cbiesa de' Greci in Venezia del prelodato professore Orsi ben fa conoscere quanto egli vada sicuro dal lato delle linee prospetticbe e della dili- genza in tutti i particolari, e quanto studio epjli abbia fatto del Canaletto. Imitatore anclie piu deciso del mede- simo ne sembro V inglese Francesco James nelle vedute prospetticbe di Firenze , e specialmente in quella della Piazza del gran Duca. Tornato tardl da un suo viaggio a Roma e Napoli Poinpeo Calvi non ebbe tempo di dipingere a olio cbe pocbi de' molti studj da lui fatti in que' luoglii j ma questi bastano senza dubbio a far fede del profitto ch' egli ne trasse. La piazza del Panteon di Roma e ri- tratta con assai verita ed intelligenza , se non cbe talun si ricorda che le colonne specialmente ofFrivano tinte meno costanti ed eguali. Un altro lavoro assai pregevole cosi per la diligenza cbe per l' effetto delle tinte locali e la veduta dell' anfiteatro di Pozzuoli. L' am ore cbe questo giovane nutre per I'arte, lo studio cbe vi pone, e i mezzi cbe v' implega , valgono ad assicurare cli' egli acquistera ben presto una rinomanza tra i piii esperii. Ben degna di onorifico cenno fa stimata una veduta del Canal grande di Venezia, presa al di qua della chiesa di Santa Maria della Salute, dipiata da Tominaso Fio/a Veneziano: si lodo VARIETA. 410 Ve^attezrn prospettica , una bella digradazione cU tlnte, e soltanto ebbe taliiao a rilevare cbe nell" intonazione generale di esse traspariva un colore verdastro. Anche diverse ve- dnte con varj etFetti di Uice , composte dal dilettante Cio. Bauista Dt'lV Acqua furoao ammirate con compiacenza per quella sua imitazione del fare IMigliaresco. Lorenzo Butti , la dilettante Maria Morand e Lorenzo Macchi con diverse vednte prospettiche e paesi chiauiarono essi pure la pub- blica atteazione. Dipinti in isnialto e miniature. Finalmente alciini bellissimi sasr^i in ismalto, di ocni genere , esiliiti dal dilettante Bagaiti Falsecchi, nan poche miniature delle dilettanti Marianna Angeli di Veaczia, Teresa Spreafco , Cleofe Silvcscri e di molti altrl inerite- rebliero una speciale ricordanza di onore. Ne minor di- ritto alia stessa distinzione avrebbero alcune copie in dipinto e alcuni disegni lodevolmente eseguiti da altri in- dividui, e specialmente poi tra questi i luminosi saggi degli allievi della scuola di prospettiva ; ma il numero e la varieta degli oggetti per noi rivednti producono ormai neir animo nostro 1" eguale efFetto che provava lo spettatore nell' nscire dalle sale. Confuso e in un sor|)reso ne ban- diva le maraviglie. Concliiuderemo pertanto col ripetere le medesime sue parole, dicendo che 1' esposizioue nostra tiene sicuraraente il primato tra quelle d' Italia , ed in ri- sguardo alia bellezza delle produzioni , aggiungiam noi, non figura seconda a petto delle straniere , e cio diciamo assicurati da persoae delParte imparziali, e da amatori che provarono la soddisfazione di poterne fare il confronto. Gli oggetti esposii, esclusi i piccoli e grandi concorsi che pur occupano due sale . oltrepassarono il numero di cin- queccato , e questo 'numero avrebbe potuto essere di gran lunga maggioie , se moke altre opere di rinomati artistl pe'motivi gia accennati non fosscro rimaste nei rispettivi studj. Dal die faccianio ragione del calore col quale ven- gono tra noi coltivate le belle arti , e del generoso impulso che ne rirc\ono dalla Sovraaa munificenza e dai facoltosi nostri concittaJiai. I. F. B. Ornoxi, F. Caulixt, L Lumacalu e G. Brvcxatelu , diretcori ed editori. 430 INDICE delle materie contenute in qiiesto tomo LXVII. PARTE I. LETTERATURA. ED ARTI LIBERALI. I^C Javori all'Arco deUa Pace in Milano pag, 3 AppUcazione di alcuni principj di crUica letterarla al- r opera: Dell' origine , progressi e stato attuale di ogni letteratura, di Q. Andres (^Articolo 3." ed uldmo) >/ i3 Opere di G. G. Winckelmann » 27 Torquato Tasso , commedia storica di G. Eosini . . . » 187 Sago.io sugli amori di T. Tasso, di G. Rosini . . . . » ivi Suir uso da farsi dtlla Storia nelle lettere e nelle ard {^Articolo 2.°) '/ i5a Idem ( Articolo 3." ed ultimo) "291 Delia lode e del biasimo nelle lettere e nelle arti . . » 1 6a Opere inedite e rare di V. Monti <> 2 8 1 A/mali dell' Istiluto di corrispondenza archeologica . . » 298 PARTE II. SCIENZE ED ARTI MECCANICHE. Fondamenti di patolonia di M. Bufalini » 42 De' reati che nocciono all' industria ecc, di L. Bianchini »/ 5o Del Sansiinonismo » ivi Ornitologia toscana , di P. Savi » 76 Descrizione de fungld mangerecci piii coniuni deW Italia, di C. Victadini » 84 Teoria delle leggi della sicurezza sociale , di G. Car- mignani ( i ." estratto ) » iji Suite correnti magneto ■ elettriche , e sulla calainita elet- trica di Nohili e Antinori: con tavola in raine . , » 184 Trattato delle assicurazioni terrestri e dell' assicurazione sulla vita dell' uomo , di Gnin e Joliat »; 3o8 Esame di un sistema di respirazione nelle piante ani- messo da Brongmart e Dutrochet , analogo a qucllo che ha luogo ncgli aniniali j di D. Viviani . . . . " Sai I N D I C E. 421 APPENDICE. PARTE I. SCIENZE, LETTERE ED ARTI STRANIERE. Voyage au regions cquinoxiales , par A. De Humboldt et A. Bonpland. — Relazione storica (a.° estratto) pag. 90 Idem (3.° ed ultimo estratto) >/ 202 La morte nera nel secolo 14.*, di C. Hecker . ..." 218 Essai historique et deacriptif sur la peinture sur lerre etc., par E. O. Langlois » 335 Jlekition dtuti voyage en Italic ^ par A. Dupre . . . . » ii5 Voyages historiques et litteraires en Italie^ par M. Valery » 117 Giornale di una spedizione all' imhoccatura del Niger , di R. e G. Lander " 104 Zoologia systematica. Opera di II. P. Lesson . ..." 226 JVouveau Bulletin des sciences par la Societe philoma- tique "227 PARTE II. SCIENZE, LETTERE ED ARTI ITALlANt. Agraria. — Corso completo di economia rurale. — • Trat- tato completo reorico e pratico del mezzi di mi- gliorare i terreni e gl' ingrassi, di Martin . . . . » 3^4 Arti belle. — Cerini sopra le stanipe antiche, di Neu- Mayr " 244 Collezione di mobiglie , arredi sacri , utensili , tap- pezzerie , ecc, di A. Gomez " iio Principj di architettura civile di F. Milizia, con note di G. Antolini "369 RaccoUa delle migliori fabbriche ed ornamenti di Genova , di G. Berlendis "12a Chimica. — La porpora rivocata entro i confini del rosso , di B. Bizio "368 Economia pubblica. — Raccolta metodira delle leggi, decreti, ecc, concernenti il catasto della Francia » i23 Saggio suir armonia sociale , di G. Momo " 374 Filologia. — Dizionaiio turco , arabo , persiano e ita- liano; di A. Ciadyrgy " 1C7 422 I N 1) 1 C E. Genigrafia italiana , di G. G. Matraja .... pag. 3Sa Fisica. — • La fisica meccanica di Fischer, ecc, tra- dotta da C. Rovida " aSi La scienza inscgiutta col mezzo de giuochi . ..." 247 Medicina. — De curandis lioniiiiuni morbis, I. P. Frank >i ivi Descrizione e metodo curativo dclla splcnite de' ban , di V. Giolo »/ aSi Di un (wvelenamcnto prodoito daU' A gancas myor- ryces , di L GliigUni » ZjG Farmacopen universale di I. L. Jourdan , tradotla ecc. da G. B. Seinbenini " a48 L' arte di conservare la propria salute, di P. J. Mon- gellciz " 126 Prospetto clinico delle principali malattie curate alle terme di Ac qui , di S. Trucchi "375 Successi del contagio della Liguria negli anni i656 e 1687, di F. Casoni " i25 Se il Cholera visitera I' Italia, di C. Speranza . . » ivi Musica. — Teoria e pratica del canto fermo , di F. Tet- tamanzi >/ 246 Numismatica. — Illustrazione di una serie di monete dei vescovi di Trieste, di G. DO. Fontana . . » 109 Foesia. — Cumiina selecta Oblatorum " aSi Fortunntus Sindus , ossia I' Avventuroio Siciliano: ro- mnnzo storico di Busone da Gubbio " 106 La Georgica di Virgilio trndoita da L. Biondi . . " 35o Opcre poetic.he di G. CoUeoni "238 Teatro di E. Scribe "240 Trattato comp'eto di pnetica , di D. Biorci . . . . » io5 Poligrafia. — Le Icttere di Cajo Plinio Cecilio Sccondo tradotte da G. Bawlini "228 Scelta bihliotecn letteraria per cura di A. Sicca . . » 229 Jleligione. — Discorsi sacri di G. B. Gualzetti ..." 246 Storia. — Gli uomini illustri greci e latini della parte d' Italia che ora forma il regno di Nupoli , di G. Flauti " 229 Jstoria di Corsica, di A. P. Fdippini « 35i Memoric storickc di monsignor B, Pacca " 2 3o Jlistretto della Storia di Piacenza, di A. D. Rossi » ivi Storia dei Principi di Savoja del raino d'Acaia , di P. L. Datta " 109 Viaggi. — Itinerario d' Italia , di G. Vallardi . . . . » iii I N D I C E. 4S3 VARIETA. Ani belle. — Monumento a G. Guttemberg . . . pag. 253 Dell'uso del color rosso nella pittura •> ivi Esposizione ilcgli oggcttl di belle arti nell' I. R. Pa- lazzo di Brer a "386 Arti e iiicstitrl. — Aniiuli dell' I. R. Istituto poUlecniro dt Vienna » 128 Astronomia. — Stelle doppie " 134. iYuoi'a coincla " ivi Errata-corrige » zjc) Fdosofia. — De' suicidj tra cattolici e tra protestanti » i33 Eisica. — Osservatorio magnetico all' Havana ....// 287 Osservazioni meteorologiche di lugi'io " i36 ogosto » a8o • • • seittmbre >> 434 Mcdicina. — Sid vajuolo: prograinina di preniio dcl- I'Aceneo di Brescia »/ a58 Necrologia. — Eustachio Eiocchi » ■ij'i Gio. Baltista Palletta "276 Poesia. — Epigramma latino di S. Ciampi "337 Storia naiurale. — Di Cuvier e della zoologia dc suoi tempi "376 Risposta di D. Viviani alle Osservazioni suit opera di lui intorno agli organi elementarl delle piante . » a 68 Sulle montagne del Golfo della Spezia, di G, Gui- doni e L. Parclo "359 Stato antico e prescnte del Vesuvio » 1 35 Pubblicato il ili 3o ottobre i83a. JUilano, (lain I. JR. Stamperiu. Ostervazioni meteorologichc fatte all' I. R. Osscrvatorio di Brcra. S K T T L ai B R E 1852. j M Jl T T I N A. S E n k. o "6 Allezza del baromelro. S 0 0 6 c — Stato del ciclo. d — . 0 '-I c -^ 0 u T 0 ^ c § = • - u Stato del cielo. P"ii. 1,0. j poll III,. 0 I 27 10,0 +12, ., -7 Altczza in .^ss. del term. + 20, f» minima v 27 " G. 7 miinnia . . . . + 9,5 media "27 >/ 10. Quautita della piog 88 gia media + l/^^lO linee 44,04- \ --<' 'xj^ r Vlv • c?* it - .■ ^1^