t-^^l BIBLIOTECA ITALIANA O SI A GIORNALE LETTERATURA, SCIEJMZE ED ARTI COMPILATO DA VARJ LETTERATI. ToHO LXX. ANNO DICIOTTESIMO. Aprile, Maggio c Giugno i833. milan;o rilESSO LA DIKEillOM: D£L GIOllNALE. iMTEEIALE RI;GI\ STAMrEUIA. ■II presciite Gioriiale^ con tntti i volumi prccedenti ., e posto sotto la salvaguardia della Lcggc , essnidosi adetnpiuto a cptaiito essa prescribe. BIBLIOTECA ITALIANA PARTE I. LETTERATURA ED ARTI LIBERALI. Osservazioni sidle qualitd , sulle condtzioni e sui ca- ratteri della pocsia nazionale. L e discordie, che per lunghi anni agitarono la letteratiira italiana, da alcuni furono deplorate come cffetti di piu gravi e di piu fortuiiose vicende; da altri si reputarono cagioni di piu profondi studj e di piu libera discipline : tutd i sapienti pero le giudi- carono intauste e dannose , poiche nella licenza die dopo la lotta segue del pari alia vittoria ed alia scon- fitta , i principj piu sacri , le piu sode niassime si oltraggiarono con un dubbio irrisore , e non lievi offese recaronsi alle nostre lettere , e tra i conten- denti niolti traviarono, pochissimi a migliori mete si indirizzarono. JMa finalmcnte parve che cessasse il contrasto ; e che calmata 1" iracondia de' partiti e bandita ogni denominazione odiosa o ridicola , tutti si convenissero in qiiesta sentenza, dover la lettera- tura esser nazionale , e la sola letteratura nazionale essere la utile, la desiderabile, la legittima. La qual parola plena di grandezza, di verita, di affetto tras- corse dall' alpi al mare come un suono solenne , come uu illustre segno, come una bella speranza; onde gli animi quasi prestigiati ristettero , e si ridus- scro a conciliamcnto , sebbene il maggior nuniero il 4 OSSEUVAZIONI SDLLE QUALIT.v", ecC crave signiCicnto di riuella parola non ititendessc pre- cJsamciiU>. Noi ligli di qucsta graiide nazione taiito privilegiata dalla natura e dal cielo, e quindi tanto dalla Ibrtuna travagliata , noi conscntiamo a cosi aka sentenza , e ci terrenimo beati so il vero carattere della nostra nazione e le nieravigliose sue gloric nella nostra lettcratura si ti astbndessero : ma sicconie siamo di avviso die nulla pin nianifcsti la vaniia dcgli nmani peusanienii e nulla plu noccia all' efficacia del discorso ed alia concordia dcgli animi , quanto il far uso di parole clie abbiano un scnso vago ed indeterniinato, cosi , per quanto il debole nostro ingegno lo concede, ci proponiamo di csaminare cosa veramente intendei' si debba per letteratara nazionale. Con questa niira prima di ogni altra cosa tcnteremo di dare un' adc- quata delinizionc di sill'atta lettcratura, poscia andre- mo iiivestigando quali circostanze generalmeute in ogni luogo c tempo concorrano a i'ormarla •, e dopo cio ristrni2;endo il ras^ionamento alia nostra cara pa- tria, osserveremo quali circostanze particolari eserci- tino una influertza necessaria sulla lettcratura italiana; ed in line concliiuderemo con una tale sentenza che, sebbene avversi sinceramente ad ogni maniera di orgoglio e di temerarla presunzione , pure conlidiamo clie non potra da alcuno esserc rivocata in dubbio. La poesia , col qnal nome intendiamo signilicare il complcsso delle lettere e delle arti belle, la poesia nasce dallimpulso della bellezza-, e la bcllczza risulta dalle sensazioni prodotte da quegli oggetti esteriori chc hanno l attitudine di esercitar rettamcnte le ta- colta sensitive dclTanima nostra. Percio la poesia da queste sensazioni sinforma e riceve da esse qualitii e carattere; nella stessa guisa che gli alimenti si assimilano nei corpi organizzati e die sulla limpida onda si dipingono le forme ed i colori degli oggetti che a quclla soprastanno. Ora ogni paese ha una serie di sensazioni, che ivi sono piu eihcaci e fre- (juenti; perche ogni paese ha una classe propria e par'.icolarc di oggetti, o naturaii od artiliciali , o rdigiosi o morali: cio che equivalc al dire, die o'^-iii nazionc possecleiiclo una dote propria, ovvero una manicra particolare di Ijeliczza, devc altrcsi avere una poesia propria cd alle sue condizioni lisidie e morali corrispondente. Per qnesto niotivo si dice die Ja poesia e la espressione degli alletti e dei costumi di un popolo; non gia perdie rpielia da qnesti de- rivi, nia jierdie c la poesia e gli alTetti e i costumi procedendo dalle stesse origini ed esscado dalle stesse cause modificati, csservi deve tra Tuna e gli altri un'analogia costante ed assoluta. Per qnesto motiyo eziandio i paesi, die pin sono f'orniti di manilesta e splcndida hdlezza, piu sono fecoudi di letterati e di artisti; ed a prova di cio basta indicare la Grecia e ritaha. Per qnesto motive Hnalmcnte i secoli die piu sono segnalati per grandi c memorabili avvcni- menti, piu sono altresi per lettere c per arti cliiari e faniosi. II secolo di Peride serbava ancor lurvida rimembranza delic sconlltte pcrsiane e dei trionii di flidziade, di Temistocle e di Leonida; c in esso si guerrcggiarono quelle crudeli guerre fra Atenc c Sparta, die derisero dclla sorte 'delLi Grecia e pre- pararono nel Pelopponeso la signoria iMacedonica. II secolo di Augusto fu testimonio delle ulcime lotte e della cadnta d'una prodigiosa repubblica, die cc- dcndo al peso della potenza e dei vizj , trasniutossi in un impero amplissimo; onde tuttc le potesta re- pubblicane, le consolari, le triljunizie , le pomirtcie si unlrono nd!a maesta di quel priiicipe lortnnato. II secolo di Leon X vide gli escnipli del valore ro- mano e della romana costaiiza rinnovarsi in Venezia assalita dai dominatori dell" Enropa congiurati contro di essa a Canibray : vide le funeste rivoluzioni di Milano, di Firenze , di Napoli-, vide celebri capitani, possenti nionardii, Gonzalvo e Borbone, Colonna e Pescara, Francesco I c Carlo V gareggiar di I'orza , di valore, di militare e politica sapienza , c la niauo- mcssa Italia farsi teatro e vittinia dd!e loro inipreso e dei loro odj accanuiti c crucnti ; ed iniprigiouarsi 6 OSSEUVAZIONI SULLE QUALIXA , CCC. un re ed un papa-, e Roma saccheggiarsi; ed in mezzo a queste orride scene vide un novelio mondo aggiungersi all' antico , ed i progressi della stanipa assicurare per scrnpre 1' impero alia ragione e I'im- mortalita ai grandi scrittori. L' azione di queste cause, sebbene certa e validis- sima, non si rende pero ai volgari manifesta, e quindi per essa si apre un bel campo ai filosofi di osser- vare gli occulti mod , i progressivi spiegamenti , le variazioni ed i gradi; e di potere in tal modo sopra ferine basi fondare le loro dottrine estetiche, e sta- bilire regole e teoriclie non gia accomodate alle fazioni od alle mode, ma bensi alia pratica morale ed alle leggi dell' umanita. Gli uomini Ibrniti di squi- siti organi e di straordinario ingegno sentono viva- mente le influenze fisiche e morali del luogo loro dalla natura sortito per abitare sulla terra, e ncl fervido entusiasmo da quelle suscitata , nel loro appassionato trasporto producono gli egregi lavori che formano la maraviglia dei contemporanei e la scuola della posterita. Ma gli altri che non sono di tai doni privilegiati , e che pur vogliono acquistarsi iin vanto che loro non e dalla fortuna consentito , non potendo attingere a quelle fonti, da cui ogni vera ed aha poesia proviene, ricorrono alle speculazioui deir intelletto , imitano gli esempli stranieri , fanno tesoro di ogni peregrina invenzione e di ogni stra- vagante novita, ed ogni spediente adoprano per sup- plire alia poverta della natura , che per essi e squal- lida e muta, alia solitudine della fantasia ed al silen- zio del loro cuore; onde nasce una poesia nuova ed insolita per non dire orribile e diversa. Ed essi ^ vestendo argomenti patrj c domestici fatti con cotaji fogge singolari e stranie, credono di comporre una poesia nazionale, senza por mente che, piii che per la qualita degli argomenti , la poesia si rende nazjo-; nale per essenziali analogic e per intime e per cosi dire elementari relazioni tra le imitazioni operate dalle lettere e dalle arti di una nazione e la condizione r>tLI.\ rOESIA NAZIO.NAI.E. 7 naturale e morale della nazione niedesima. Per Ic quali cose a noi sembra di poter diffinire , die quella poesia soltanto qualificar si possa nazionalc , la quale si accordi coUe sensazioni propric del paese in cui nasce : cio che dal progiesso di questo ragionamento saia meglio chiarito. Da cio che abbiamo detto finora segue natural- mente , che quegli oggetd i quali sono dappertutto e durano seaipre, e sono e duiano immutabili , e senza altre alterazioni die quelle che dallo stesso loro ordinaraento risultano , e dai quali in gran copia scaturiscono quelle impression! che sono il pnncipio c I'alimento della poesia, che tali oggetti, diciamo, sono i piu acconci ed i piu validi a dare alle lettere ed alle arti un carattere nazionale. Ora questi oggetti sono principalmente la natura e la religione , le quali 8u tutti gU uominihanno, piuttosto che un' influenza, un impero costante ed assoluto: e la natura e la re- ligione sono appunto quelle circostanze generali , di cui nel principio del presente discorso accennammo che si doveva trattare come di quelle che in ogni luogo e tempo concorrono a costituire la poesia na- zionale. Percio di esse parlando , e della natura in primo luogo , chi apre gli occhi desiosi di bellezza , o gli stenda suU' immensa superticie della terra o gl'innalzi al iirmamento , ammira estatico lo splen- dore della idea che Y Onnipossente partori amando ; il quale in ogni oggetto si fa manifesto per la mente divina che lo accende, per 1' amorc che le muove, e per la virtu che ne piove. E guardando al cielo , che ha per confine luce soltanto ed amore , le nostre fantasie restano basse a tanta altezza, poiche non fuvvi giammai occhio mortale che andasse sopra il sole. Fra tanti magnifici apparimenti si forma la umana moralita ; e quanta havvi nella vita soavita di affezioni, dolcezza di vincoli, giocondita di oneste convivenze, di care abitudini, di liete e belle citta- dinanze, tutto deriva da quelle fonti di amore, in cui nel momento della creazioiie T eterno amore si 8 OSSERVAZIONI SULLE QUALITa', CCC. apcrsc. Questo complesso meravJglioso di aspctti, qucsto inetlijbilc concerto di armoiiie, qiicsta serie di amori non per altro mezzo si conoscono c si com- prcndono dall" uomo clic per la via delle sensazioni; e dalle sensazioni emanano quei moti, quegrimpiilsi, quelle tcndcnze istintive, clic nel gran mare deU'es- sere conducono tutte le sostanze ai diversi porti loro sortiti. Per tal modo Y ordine fa somigliantc Y universe a Dio, e per una seric d'infiniti progressi, clie sono altrettante cagioni di diletto e di merito , Y ordine indi- rizzaruonio a quella meta preOssa, cVe la perfezio- ne ; e per un profondo cd incomprensibile magistero r uomo stesso colic sue volonta, co' suoi capricci , colle sue passioni , co' suoi stessi delitti , co* suoi do- lori istessi promuove qucsto grande e generale avvia- mento alia perfezione. E recando un prinio fiitto per esempio, T amore di un sesso per 1 altro , cli" e la piii forte tendenza ispi- rata dalla natura nei viventi per provvedere alia conservazione dci rispettivi gencri , questo aniorc fra gli uomini fa nascere la societa conjugale, cli'e dclia societa fondamento cd imagine; e la civilta clie de- I'iva da questi connubj , come i corpi si sviluppano dai loro gcrmi, ampliata a poco a poco dai bisogni, dai diletti e dalle favelle produce i pubblici reggi- menti , le utili istituzioni , ogni maniera di piacere , ogni gencre di virtu guerricrc , politiche , cittadine ; e di questi ottimi clFctti le radici sono le sensazioni. Quindi la pocsia , il cui vcro e sublime scopo (piello si e di contribiiirc al comunc perfezionamento e di stringere viemmeglio i Icgami dclf umana fiuniglia , deve attenersi alia scnsazione , cli' e il fondanicnlo die a lei natura pone. i\Ia siccome le creature formano una scala clie con- duce al creatore, e di tutti gli amori sparsi ncl mondo il soviano vuol essere scrjiato a Dio, cosi alia natiu'a segue la rcligione, ed anzi per la sua digniia ed fccellenza di un tratto inluiilo Y avanza , e ad essa , < ome sigiiora alia sua ancella , precede , mluistra DELL.4 POESIA NAZIONALE. 9 air Homo cll bcati conforii cd iuterpietc (log,li arcani del cielo. Per lo die mentre ranima per un verso at- tiensi alia natura ed e dominata dalle sensazioni, per r altro sprigionandosi dai viucoli corporci si erge colla religioiie a subllnii coiitemplazioni ; come nel foiido dell" umana niiseria talvolta la speranza rialza gli ab])attiiti pensieri e UALITA', CCC. dove le lettere e le arti sino alia perfezioiie progre- dirono, dove il genere umano fiori nclla sua bella e ridente giovinezza. Ivi la piu serena e benigna guardatura di sole, 1' aure purissime, freschi c bril- lanti i coloi'i del cielo e della terra; ivi feconde e vaste pianure , valli clie fecero imaginare gli Elisi , intimi ed ombrosi recessi ; ivi gentilezza di colli , dovizia di acque, magnilicenza di monti e diforeste; ivi in somma una natura tutta gaudio ed amore , e come questa belli e gentili gV ingegni , desti, viva- cissimi. Gelosa di si rare prerogative la Grecia fu la sola conurada dove la cura della bellezza fosse reputata affare di Stato; dove la legge coniandasse agli artisti di non riprodurre coi loro lavori clie la bellezza, e loro prefiggesse le iiorme e i modelli a cui doveano unifonnarsi nell' effi glare gli Dei; dove vi fossero pubbliclie gare di bellezza, ed i vincitori di queste fossero onorati di preinio e prescelti a mini- strare nei tempj, ed a condurre i cori e le processioni; dove gli uomini belli fossero creduti degni di mcn- zioni speciali nella sloria e perfino di altari e di sa- crifizj. Quindi per opera di un govenio tanto solle- cito della conservazione e delF onore della bellezza la Grecia empivasi di magnifici edifizj , di feste pom- pose, di giuoclii solenni, nei quali le prove della bellezza, della forza, deU'ingegno, erano con iiguali palme coronate. E clii visitando Atene si recava al teatro, passava per le vie dei tripodi, clie erano trofei che la si consacravano a queUi clie riuscivano vincitori nei cimenti della musica e della danza , poi- clie si giudicava conveniente die i monumenti delle vittorie si collocassero appresso alle palestre, in cui le vittorie stesse si riportavano, ed in quella citta air ingresso della scuola di Platone sorgeva la statua di Amore, per insegnare che la ra2;ione non puo stare senza I'affetto, e sul cammino clie conduceva all'Accademia stavano le torabe dei prodi , e quella di Euripide stava frammezzo ai templi di Giove, di Giunone, di Teseo, e di Cerere, quasi per dimostrare DEI.LA I'OESIA NA7.I0NALE. I I clie i sepolcri dei grand' uomini piuttosto are che tombe considerare si dovevano. La religione, reverente a tanta grandezza ed a tanta sapienza, sccondava si utili istituzioni, e si nobili pcnsieri consacrava. Quindi tutta la greca mitologia non era in sostanza che I'a- poteosi della natura lisica e della morale; onde ogni fonte avea la sua najade, ogni bosco la sua driadc, ogni monte la sua oreade; ed il mare era popolato di nereidi, Taria di genj , tutto Torbe di amori. Cosi ogni luo2;o , ogni oggetto , ogni sentimento era pro- tetto da un nume, od un nume diveniva; ed il va- lore, la magnanimita , la giustizia, la misericordia , e quante mai virtu si ammirano nel niondo, in di- verse guise simboleggiate aveano culto e altare , e veneravansi come miiacoli deir umana natura. Cio che con sapiente consiglio e con altissimo infendimento facevasi ; poiche col nioltiplicare le imagini e gli esempli della bellczza , col rappresentare ogni ente sotto splendide forme, col provvedere in somma che la bellezza si trovasse dappertutto, e tutta la vita ornasse, ed in tutte le vicende, in tutti i mutamenti intervenisse , miravasi a far si che 1' uom.o si esal- tasse in se stesso e si penetrassc di un profondo sen- timento della propria dignita e cosi verso la perfe- zione progredisse. La quale elevazionc dell' uomo considerata come mezzo e slrumento di pcrfezione era , se non erria- mo, il centro in cui si appuntavano tutti i sistemi dei greci religiosi , politici ed estetici. Quindi nella loro poesia, e coii cio dir vogliamo nelle loro lettere e nelle loro arti, doveva trovarsi cjuella semplicita che altro non e che il senso della bellezza nella sua ori- ginaria purezza c nella nativa sua ingenuita ; quella diligente scelta, ch' esclude quanto havvi, o per me- glio dire, quanto apparisce di deforme e di vizioso nella natura e nell'uomo; quella temperanza , che sta nell'osservanza dei limiti, e che riuiuovc il pericolo della scompostezza nelle forme , dello sforzo e della affettazione nello stile, e della esaKeraziooc o della ra ossEiP, \ziojsi sull.v qua.lita, ecc. grettezza nci concetti-, quel riposo die maiiifcsta una tranquilla magnanimiia, c clie lascia meglio discer- nere cd estJmarc tntte le parti della bcllezza; ma soprattntto quella unita, cli' e la base primaria della bcllezza, intorno a cui la varieta dispone con oppor- tune accordo le iiioltiplici c svariate sue parti. Con questi prineipj senibra a noi che si formi la pocsia classica, il cui carattcre consiste nel serlwre in se stessa gli elcmenti, le leggi, le simmetrie, le propoi- zioni della bcllezza universale, e il cui sropo quello e di promuovere il morale perfezionamcnto della specie umana ; carattere c scopo , ch" essendo nella Grecia il risultameuto della natura iisica e della re- ligione da quel popolo professata, rendevano quella poesia eminentemente nazionalc. Ma i bei giorni della Grecia sparirono, e con essi parve che quella natura ccssasse di risplcndcre e di produr la bcllezza. I IMacedoni, i Romani, i Barbari invasero e soggiogarono la Grecia ; e Tuomo schiavo, sccondo r energica espressione di Omero, perde mezzo rintelletto. Pero le lettere e le arti greclie dictro il gran volo delle aquile vittoriose si trapiantarono nel Lazio , dove le arti fecero debolissime prove , ma le lettere produssero il secolo di Augusto , sebbene , uscite in gran parte dalle scuole di Ateue, c troppo devote alia imitazionc dei greci csemplari, lasciasscro il du])bio se, dando a quel secolo un noiue roniano, abbiano poi veramente dato a se stcsse un carattere nazionalc. Ma dopo sgombrate dall" Italia Ic tcnebrc della barbaric, con ben altra ioituna tornarono : e quando liandiie per sempre dalla terra nativa nella patria nostra ricoverarono , in vece di quti romani padroni del mondo, iicri della loro colossale potcnza e quasi sdcgnosi d'ogni gentile costume e delle arti di pace, trovarono principi liberali e munilicentissi- nii, repuljljliclie picne di civilta e di studj , cortesi signori , leggiadrissime donne; trovaiono teatri, pale- stre, corone die le olimpiclie adomi:)ravano; trovarono un dima quasi preparato perche le novcllc ospiti BELLA I'OESIA NAZIONALE. l3 del niutato so^giorno noii si accorgessero, limpitlo sole, aiue serene, pianure e piao;ge e colline popo- late di citta, di ville, di palagi, di nionimienti, di castella; trovarono soprattutLo una religione augusta e santissima , die pone per fondamento dclla sua dottrina quel supremo consolatorc degli aninii ben- nati, quel compagno inscparabile dclla bellezza, Fa- niore; e che in tal guisa coUa natura e colla poesia si accorda mirabilmente. La qnal religione convertendo al vero Iddio i voti e Ic snpplicazioni che prima a falsi nnmi indirizzavansi, e conosccndo die quel suo aniore fondnmentale jirincipalmcntc col mezzo delle sensazioni s'inizia e si alimenta, fu sollccita ad adot- tare uu culto estcriore splcndidissimo cd a spiegare niagnilidie pom[)e nellampiczza dei templi, nelT or- dine ddle cerimonie, nella so'ennita delle inusicali armonie, nelle stesse vesti sacerdotali; onde il fedele estatico in mezzo ai liammcggianti splendori, ai suoni festivi, al profumo degl" incensi , alle gerarclue dei leviti si sente innalzaisi al cielo, c credc scorgcre TEterno far cenni di pace, di perdono, di soccorso a^li an2:eli mcssagciieri. Percio non dee recar mera- viglia se Ic lettere e le arti greche, trovando nella iiioderna Italia una naiura cd una religione alia pri- mitiva loro istituzione accomodate, abljiano cpiivi po- tuto , seiiza alterar notabilmentc Li loro indole e la lor disciplina, divcnir nazionali. ]\Ia una sccna ]:)cn diversa al scttentrione dell" Eu- ropa si mostra. Campi scoloriti ed infecondi , un dense c cupo acre , un sole senza fuoco e sovente senza raggio , nionti altissimi picni di burroni , di scoscen- dimenti, di franc, inronsumabili nevi, negro forcstc, scdi inviolate di quante forme fantasticlie puo T u- mana mente immaginarc, il mondo, il cielo sempre avvolti in una nebj)ia die nc difforma gli aspetti e spcsso li nasconde alia vista; tutto cio forma una na- tura tetra c selvaggia, la quale pero non manca di atlrattivc e di l)cllczza. Imperciocclie se la natura del mczzogiorno apre il cuore alia gioja , la natura 1 4 OSSERVAZIONl SULLE QUALITA', CCC. del iiord ci desta 1' altra specie di placere die con- siste iiella inalinconia : quella popola 1' animo d' idee serene, di graziosi idoli, di fantasmi leggiadri; que- sta lo richiama a serie meditazioni ed a contempla- zioni sublimi ; Tuna coll' incanto delle sue dolci e sva- riatc impressioni attacca V uomo alia vita presente , ed alia bella natura die lo circoncla ; 1' altra coUa gravita de' siioi aspetti e colla sua mesta e solenne uniformita lo distoglie da un' aspra e dura realta e lo avvia ad un mondo invisibile, che la pronta fan- tasia rappresenta pieno di godimeuti e di speranze. La quale se puo spiegare le infaticabili sue ali al chiaro ed aperto sole, e tra le fragranze dei campi e deir aere, e se qual ape industre trova fieri su cui poggiarsi e dolcezze da libare, lieta a tali oggetti si arresta , e con essi ordina le sue invenzioni e crea i suoi stupendi lavori; ma se in vece non iscorge che una natura squallida e muta , e per cosi dire resta imprigionata fra tenebre e gdo, tosto allora si slancia in un mondo novello, e tragge dalla propria potenza parti di cui comporlo , ed oggetti con cui abbellirlo , tale essendo 1" indole delle umane facolta , die im- pedite in un lato fanno forza in un altro, e si eser- citano e producono ; a guisa delle acque die frenate da una parte urtano impetuosamente dall' altra. Per- cio i Caledoni, i Galli , i Germani, gli Scandinavi , e quanti altri popoli derivarono mai dall" immensa famiglia dei Celti, tutti posero per fondamento della loro dottrina e delle loro istituzioni il principio della vita seconda, o che questo fosse state loro insegnato dal comune legislatore Odino , o che lo avessero ap- preso nelle relazioni che si crede che abbiano avuto colla Persia e coll" India. E la religione, la quale quando non sia raggiata dall' Eterno Vero , e quindi abbisogni di argomenti umani , volentieri si adatta al clima ed alle costumanze de' popoli, e fa delle loro circostanze fisiche e morali altrettanti sostegni ai pro- prj dettami , la religione col suo culto esteriore e co' suoi insegnamenti avvalorava il senso di tristezza DELI.A POESIA. NAUIONALE. l5 ,e di teij-ore, che la natura nelle nordiche genti de- stava; e come Tuna era mesta, lenta , uniforme, cosi era Y akra semplice ne' suoi precetti , austera nelle sue discipline, ne suoi riti spaventosa. Ed in- vocavasi in essa il dio slgiior dellc tempest e ^ il dio etemamentc taciturno , la dea messaggem del dolore , il Aio degli orridi gh/acci , ecc. E degni ministri di tali divinita erano quei formidabili Druidi che o sta- vano rincliiusi in boscaglie inaccessibili per ivi pre- sieder ai loro cruenti misteri , o stavano severamente assisi presso alle pietre del potere a pronunziar ora- coli ; e chi voleva ad essi approssimarsi passava per piagge deserte , per rupi minacciose , per vaste e malincouiche lande , passava in mezzo alle sparse querce , alle tombe copcrte di musco , agli altari fumanti di sangiie versato da vittime umane, ed im- pauriva alia vista delle moli smisurate , e quando fra Tululato della tempesta, il fragor dei torrenti ed i gemiti delle vergini arse nei roghi ascoltava i temuti responsi, giudicava che il cielo stesso con si tremendi segni si manifestasse, e credeva alia voce tonante de' numi. Quindi 1' idea d' una vita futura era per que' popoli un' ispirazione, un soccorso , una neces- sita; essi pensavano che la pace fosse 1' unico stato fehce, ma che pur troppo la natura non avesse creato r uomo alia pace , ma bcnsi ad un continuo patimento , ad una incessante inquietudine; ed in conseguenza di CIO aflfrontavano arditamente i pericoli e ridevano della morte , sicuri di conseguir dopo di questa i premj promessi e le sperate beatitudini. La poesia a que' tempi non sedeva alle mense dei grandi , ne faceva un inverecondo mercato di lodi e
  • cravasi per rendere luminosa , manifcsta , cfficace quella dottrina della seconda vita, da cui tanto valor l6 OSSERVAZIONI SULLE QUALITA", CCC. nella pn2;na tlerivava e tanta iiitrepidczza iu niczzb ai pcrlcoli ed in faccia alia morte. Perrio tutta la parte niaravigliosa e tutta la macchina dcUa poesia Caledonia traevasi dalla crodenza di iin avvenire al di la del sepolcro. E le ombre dei niorti colla voce dei Bardi o degli Scaldi facevansi nunzie ai viventi del volere dei fati , e recavano le novelle del mondo invisibile da essi abitato , ed ammonivano e consi- gliavano : cosicehe puo dirsi die le ombre nella poesia nordica adempissero quest' uflizio clie nelle tragedie greche i Vati ed i Cori adempivano. Se celebravasi una testa, se imbandivasi un convito, le ombre v'in- tervcnivano , e desiose ascoltavano il canto e s' ineb- briavano al suono delle loro lodi. Se davasi battaglia, le ombre scendevano ncl campo , e combattevano , e ferivano, ed erano ferite; e quando la nottc udivansi nella valle insanguinata i geniiti dei moribondi , si credeva che fossero le voci di mille ombre strillanti sui colli. Se imperversava la burrasca , i nenibi tra- Loccavano di ombre, die volanti suUe ali dei turbini ed ululanti col rombo dei venti nel loro furore af- lerravano le cime delle foreste e ne schiantavano c sperdevano le querce ; e quando il cielo fosco ed antuivolato posava in una malinconica calma, si scor- gevano le ombre mestamente assise tra le nuvole accennare ai mortali Y aerea dimora che dopo la morte gli attcndeva , e la nebbia die doveva vestire le aui- me loio. Cosi addottrinato da" suoi pocti lo Scandinavo dopo un orremlo sccolo pieno di sventure e di colpe, pieiio di assassin] c di adultcrj , attendeva un inverno de- solante , in cui la neve sarebbe caduta da tutt' i quattro venti, e le procelle avrebbero imperversato con furore , e la terra si sareljljc indurata nel ghiac- cio. E trascorsi tre inverni simili senza alcuna tem- peranza di estate, i mostri rompono le loro catenc, cd il mare e la terra si scuotono , ed il sole vienc divorato , e Y aria avvelenata. Dopo una ferocc bat- taglia combattuta tra i gen] cattivi ed i giganti ed DELLA POESI.V. NAZIOXALE. 17 i niinii, mcntre le stragi.coprono la terra, c le fiamme s' innal/.ano al cielo, sor^e iin palagio cF oro ; tlove i buoni sono arcolti e godono una felicita seuza tem- po , ed air opposto iinpctiiosi torrenti portano ,gli spcrgiuri , gli assassin! , i traditori in una scjuallida (liniora lontana dal sole, tormata di cadaveri di ser- penti , die ha Ic porte rivolte al settcntrioiie , dove piove veleno da tutte le parti, dove uu nero ed alato dragone divora continnaniente i corpi degl" inlclici clie vi sono linrhiusi. Ma ai prodi che muojono sul canipo di battaglia sta seinpre aperto d mistico Val- halla, dove un" eternita di godimenti e ad essi appa- recchiata , e niille vergiiii porgono agli eroi coppe ricolnie di squisito liquore , ed un continuo fcstino risplende nelle sale di Odino. Nella prima vita poi apparivano incessanti indizj dclla secouda; c la natura sempre animata e mossa da una o piu cause intelli- genti svelava all' attonito Scandinavo colla voce degli Scaldi la volonta del ciclo. Quindi niille tenomeni indifferenti, il muoversi delle foglie , il crepitar delle fiamme , lo scoppio del fnlmine , il volo ed il canto degli uccelli, i sogni , le visioni, ecc consideravansi come avvisi dati dagli Dei ed istruzioni sulT avvenirc interminabile a cui i mortal! sono chiamati. Per tal modo tntti gli aspctti del cielo e della natura, tutti gli accidenti, tutte le costumanze servivano alia rap- presentazione poetica del mondo invisibile , in cui la seconda vita doveva viversi : cosi di una grav(; tristezza, di un profondo sgomento gli animi si pene- tiavano , e nasceva in essi e si educava quella vo- cazione die sembrava chianiar I'uomo ad una patria migliore ed alia piena ricognizione dd suo glorioso destino. Che sc talvolta nella pocsia nordica si tro- vano sereni e gcntili pensieii, e concetti brillanti, c. giotondi e cari alTetti, questi provengono dalla mac- stria del poeta che voile introdurre un" opportuna varieta uelle sue tetre composizioni , ed operare sii ([ualche contrapposto alia scricta ed al tcrrore che I'orjnano il carattere; nella stcbsa gui-a che talvolta JJibl. ItaL T. LXX. 2 Ili OSSERVAZIONI SULLE yUALlT.V', CCC. cupe idee ed aiTiUinosi contristamenti producono il chiaroscuro nclla poesia meridionale. Ma i:i gcnerale tanta era riiiiluenza di quel cielo nebbioso e si pos- sente e continuo il senso del terrore , clic , tolto il suo (liritto al sole , i scttentrionali tanto della Cale- donia come dclla Scandinavia dividevano il tempo per notti in vece clie per giorni ; il qual sistema , piu di ogni altra circostanza , dimostra qiml fosse il vero carattere di que" popoli, e come riust isse vera- mente nazionale quella poesia che di tal carattere s' imjirontavf. Ma cancellato dal tempo questo antico carattere, e cessare queste primitive istituzioni, un grande mu- tametito operossi nella poesia settentrionalc per V in- troduzione del Cristianesimo. Che inse^namlo il do2;ma dell' immortalita dell anima , promettendo una giusta rimunerazione , consacrando le tonibe ed ordinando esequie e sullVagj pei morti, convert! una vaga cre- denza, una specie di divinazione in una dotti'ina po- sitiva , fondanientale, inconcussa; e quindi mantenne il principio vitale della poesia nordica , purgandolo pero dalle opinioni e dagli errori che lo deturpavano e falsavano , ma conservando in pari tempo quelle forme semplici e quel culto severo e grave, che alia tetra natura del settcntrione si bene cori'isponde. Ed a ci() contribui eziandio la Riforma : |)oiclie banclite le feste pompose e le auguste ccrimonie del culto cattolico , spogliati delle loro vesti i sarerdoti , e r invocazione dei santi abolita , i Protestanti tolsero dalla religione tutto cio che puo ajutare 1' immagina- zione , e soccorrere al tedio, al bisogno , al dolore della tribolata umanita, e la ridussero a qaella loro comunicazione con Dio , tutta spiritualc , che desta r entusiasmo negli animi contemplativi, e di visioni e di mistiche ispirazioni li nutrisce ed esalta. Queste origini e questi mutamenti prepararono la modema poesia del settcntrione dell' Europa , poiche verso la meia del secoloXVlIl, essendosi nella Ger- mania ri volte Ic menti ad csaminar le rauioni della DELLA rOESl V NAZIONALE. U) poesia , si riconobbc , clie per daiie mi utile scopo cd im conveniente cd esjiresso carattere, era di me- stieri foudarla sulla dottriiia della secoiida vita, come su qnella die era la piu conforme per la sua verita alia reliii,ione professata , per la sua gravita alia na- tura di ({uelle regioui , per la sua lun;i,a osservanza alle patrie antichita , alle memorie stoi iche , ed allc tradizioni locali. La quale dottrina , riguardata come strumento di poesia e ronsiderata quindi dal lato estetico , appoggiandosi su quella vocazione ad una sorie inigliore , che ogni uomo sente nrlT intimo cuo- re , e che proviene anch'' essa dalle impressioni che opera V universale natura , dalle grandi idee a cui argomentando arriva Tintelletto, dagli affetti e dalle azioni degli uomini , que' profondi ingcgni alemanni giudicaroHO che la loro poesia dovea indistintamentc valersi di tutto cio che nella natura lisica e morale si scorge, di tutto cio che olfrono la storia e la vita ncUe loro piii importanti vicende e nei piii minuii loro accidenti, perche 1' umanita svela se stessa, i suoi segreti , le sue forze , le sue tendenze tanto nell-i gloria piu luminosa, quanto nel piu abbietto avvili- niento, cosi nella pratica della virtu come tra la ver- gogna del vizio, tanto quando e blaudita dalT amore come allora che e dall' o lio tormentata. Siccome poi questo stratio ammasso dimostrava che 1' uomo e uu complesso iupsplicabile di grandezza e di miseria, di forza e di debolezza , di sapicnza e di follia, di bonta e di perfidia , e sempre un novello inistero si prc- sentava, e pareva che due avverse potenze in lui contendessero e si sforzassero di dargli e di togliergli a vicenda la sublime eredita ad esso e-ortita; cosi lu quella poesia emerse il concetto di un enigma la cui soluzioiie non si potra ottenere se non quando sa- ranno dissipate le ombre della vita, e di una lotta che allora soltanto avra fine quando si spezzei'ann) i vincoli che tengono stretta V anima spirituale nella materia. In conseguenza di cio sillatta poesia piio dclinirsi come la rapprcscntazionc della vita prcseate 20 OSSEUVAZIONi SULLE yUALITA . CCC. orcKnata alia compicnsione dclla futiira ; e pcrcio quaiuo havvi di comune e cU straordinaiio nel niondo, quaiito di l)cnc e di male, qnanto alfanna e qiianto consola , quanto inualza la natiira dell' uomo sino a tarla quasi partecipe di quella degli angeii , quanto I'abbassa sino a quella dei bruti, i tioni ed i pati- boli, gli akari ed i ciniiteri, la vita e la niorte, tutto trova luogo cgualniente in questa poesia , poiclie da tutto essa deve co' sottili suoi artilizj saper trarrc uii indizio della suprema vocazione , da tutto possono visplender i desiati raggi della divina illuininazione. Percjo gli avvenimenti narrati dalle cronache patrie ed i fatti ed i costumi domestici sono reputati i piu utili ed acconci argomenti di poesia; poiche quanto pertiene a noi, o si riguardi al tempo passato od a quello in cui si vive, giova a formare in noi un piu giusto concetto della vita presente : laddove col vol2;er r attenzione all' isloria delle altre nazioni e col fermarla sopra ogsjetti remoti e stianieri scnibra che si trascorra fuori dei limiti preilssi, e che si crei una poesia vana , inconcliidente , senza adequata ma- teria , senza retto intendimento. E questa poesia, sospirando sempre alia piena ed etern I ricognizione, e contemplando assiduamente i giorni interminabili che brilleranno dopo la tomba, iassi schiva e quasi sdegnosa di tutte le cose che hanno limite ed abbandona la realta per vagare in un niondo ideale, dove si scioglie ogni freuo all' im- niaginazione, e dove piu non possono sussistere quelle regole che il saggio estetico deduce dallo studio della realta e dalle leggi della sensazione. Ed in una poesia di tal genere non puo non intervenir arcanamente il principio della fatalita , che dando un aspetto piii terribile agli avvenimenti , e un carattere piu dram- matico alle passioni e validissimo a commuovere Tim- maginazione, o sembra spiegare il coutinuo e penoso contrasto tra cio che accade e cio che si desidera. Ed i presentimenti che si reputano nunzj del destino che ci attende , e le superstizioui con cui la dcbolezza DF.r.L.V POESIA NAZlOXAI-r.. 2 1 ■e 1 ip;norniiza si sforzano cli rnpire una srlntllla al sole immortalc, etl al Creatore una parte clella po- tenza opeiatrice dci prodigj, ed i pregiudizj pei quali il volgo tanto delira e tnnto patisce , la morte sn- prattutto (;lie pone un termine all" esilio salla terra e permette il litorno alia patria celeste, la morie che la fantasia circonda di larve e di paure , e la reli- gione di l)e!ie(Iizioui e di eserpiie; tutto cio concorre n formare una poesia piena di sublimitu e di tene- bre , ondcogiante iVa le inquietudini del desiderio e le trepidazioni dclla speranza, ed atta a tener Tanima divisa tra il rammarico dello stato glorioso per la colpa del primo padre perduto , e Y ansiosa aspetta- zione dei o;iorni felici a noi dal comune riscatto 2;ua- rentiti. Cosi questa poesia da un lato si conginnge rolla lilosotia accademica , poiche a guisa delle aninie platoniche sente le riniembranze dclla prima origiue e della perduta perfezione ; e dalV altro si avvicina alia lilosolia di Leibnizio , poiche , come questa , si stacca dalla realta , e fa die la niente quasi per in- tero da se stessa ritragga le sue idee ed i niaieriali de' suoi lavori. Per lo stesso niodo ncl inezzogiorno, mentre la poesia s" informa della bellezza e procede dalla sensazioue . la lilosofia fa di questa sensazione medesiina un saldo e luiuinoso anello die attacca la serie delle opcrazioni delf anima alia serie dcgli og- getti neir universale natura e dondc si paitono. - Da qnanto abbiaii'o detto linora 1" intelligeiKe Ici- tore avra potuto diiaramente ronoscere die noi lu questo ragionamento al)biaino pnsto a fronte 1 una del- faltra la le«tera(ura classica italiana . e la leiteiatura 22 OSSEUVAZIONI SULI E QUALITY, CCC. romantica tedi>sca. Sebbene pero il Romanticismo ab- bia la sua propria e natural sede nella Gcrniania, ed ivi la natura e la religione, i cosUimi o le tra- dizioni concoi rano , meglio die altrovc , a stabilirne i principj e le forme, pure esso di la ad altri paesi si dilFuse, c luolte colonic roniautiche in molte parti deir Europa si fondarono. Perocclie in prinio luogo, un genere di poesia clie la servire la rap}>resenta- zione della vita presente alia divinazione dclla futu- ra, che affiitto si discosta diii piu antichi e piu lodati eseniplari , e che ricusa canoni e regole come fossero ceppi epastoje, questa poesia co suoi prestigj gran- demente alletta la fantasia , coUa facilita del riusci- mento scconda le illusioni dell' amor proprio, e quindi per ogni verso si alTa acoloro, i quali credcndo clie una pronta e mobile imnuiginazione sia forza ed eccellenza d'ingegno ed i subiti accendimcnti di quella reputando slanci sublimi di ([uesto, voleutieri ad essa allentano il freno , e la lasciano trascorrere oltre ogni segno e fuoi'i di ogni misura , contenti ed anzi or- gogliosi dei parti niostruosi e degl' informi lavori che producono , e sicuri e beati di poter tramaadare la loro fama alia posterita ed acquistare il nome che pill dura e piii onora , senza fatica , senza guida e ([nasi senza siudio. In secondo luogo queste intingarde speranze, qne- ste inclinazioni romantiche trovauo sosie2;no ed ali- mento in quelle idee e in quelle opiuioui che i popoli settentrionali , i Goti, i Vandali, i Longobaidi quasi dappertutto recarono, quando, piegando Tiniperoro- mano alia sua decadenza, dalle aperte cateraite aq li- lonari nelf Europa proruppero. E quelle confuse tra- dizioni , quelle sparse reliquie di credenze scandi- nave, di riti druidici, di bardiche tantasie, quali ab- bandonati rottami di un diroccato edilicio, servii'ono di nuiteriali per ricomporre e ricostruire quel siste- ma , il quale poi necessaiiamente secondo il diverso rlima e secondo le mutate circostanze nioditicossi. Nclla Spagna, per esempio , il rvomanticismo deiivo DELLA POESI\ NVZIONALE. a3 oiiginariaiiicutc di\lle tlottrinc portatc dai Goti, clie conquistaroao quel iec;no; ma si rallcgio ddlc bril- laiiti inuuagini die dal cielo e dalla naiura del niez- zo2;iotno sono ispirate, e si ariicclii di qiiatito liavvi di bello, di stianio , di bizzarro nella pocsia orien- tale , nei costiinii aiabi , nelle arti moresche : onde puo tliisi clie il roinanticismo del Nord sia una notte tenebrosa picna di misteri e di terrori , e lo spa- gnuolo una sercna notte di estate illumiuata da iuii- niti astri e da lietissimi sogni abbelliLa. Parimente nell' lialia havvi un aniico deposito di niateriali lo- niantici tonnato dalle idee e dalle istituzioni dei Longobardi e dei Germani chc dominarono la nostra ])enisola , le quali nel medio cvo si jiropagaroiio e diedero a quell eta un carattere particolare, cd af- fatto singohne dalle altre la resero. Per ultimo due osservazioni dobbianio ancora ag- giungere a qiianto si e detto. La prima si e, clic talora in alcuni luoglii sorgono ingegni privilegiati , nascendo di una straortUiiaria forza, ma chc per avverse ciicostanze rimangono privi di istruzioni e di lumi ; i quali si manifestano con produzioni, in cui per una parte meravigliose bcllczzc fan no fede delle menti sublimi clie le concepirono , e si osscrvano per r altra tntti quei diletti chc provengono dal'a mancanza di studio e di sa[)cre, c singalarmenie di ordino, di scclta, di giudizio. Ora per talc accidentale incontro coUe massime del romanticismo questa scuola silTatti componimenti si appropria; ed i capi di essa con molto tino artifizio o forse eziandio con molto onoranda buona fede si adoprano per dimostrarc clie i componimenti mcdcsimi pertbttamcnte rispondono ai principi ed ai lini di quel sistema, e clie il loro disordine , la ncgligenza , la irregolarita, gli stessi loro errori mirabilmente giovano a formaro cd a ca- ratterizzare una pocsia clie si qualilica conscia e sa- piente deir invisibile ; cosicche scuza andar Itmgi dal vero, si puo dire chc Shakespeare , Lopez, Caldemn furono pocti romantici senza siperlo. La soconda :24 OSSERVAZIONI SULLE QUALIT.v', CCC. osservazione si e , che il romanticlsmo , di mano in mano che si allontana dalle sue prime origini, pcrde gran parte della sua sostanza ed in fine si riduce ad una semplice forma esteriore vuota di corpo e priva di ogni significato, la quale consiste in im continuo lamento dei niali dell' umaniia in una mesta e vaga esprcssionc di desiderio e di speranza, in una cura sollecita e quasi superstiziosa di raccoglicre i latti domestici e di esporli con una scrupolosa esattezza e con una certa dimostrativa evidenza, in fine in un professato dispregio per ogni genere di regole, di metodi, e di modelli. Questa lorma poi a seconda del capriccic e della nioda si applica indistintamente ai vcrsi , alle prose, allepitture, alle danzc , ai giar- dini, alle fabbriche, e perlino alle vesti ed alle sup- ])ellettili ; e nientre in mezzo a tanti usi strani e bizzarri il vero e solenne principio del romanticismo si perde di vista, la cieca ed insignilicante applica- zione di esso da molti si ammira c si gode; come si ascolta una risonaaza clie, arrivando da lunge, non lascia discei'nere ne un numero distinto ne una risoluta armonia , come una fragranza da lieve aura portata si sente e si odora. sebbene non si veggano le ghirlande ed i cespi fioriti da cui esala. Noi ben snppiamo che una gran parte dei fatti che abbiamo esposto, e dtUe rillessioni che ne ab- biamo dedotto avrebbero d' uopo di essere piu lar- gamente sviluppati, avvalorati con maggiori prove, c con pill chi.iri spiegamenti c con piu coplose noti- zie illustrati. E se i limiti al presente ragionamento prefissi lo avessero permesso, noi avremmo potuto dimostrare come presso le antiche genti nordiche trovinsi le prime origini delle niagie, degl'iacantesimi, delle divinazioni, di tutte in fine quelle siregherie di cui tanto si giova e si adorna il romanticismo ; e come il rispetto fin da remotissime epoche da quelle genti professato alle donne, da esse venerato come esseri privilegiati di particolari ispirazioni , combinato colla roligione e colla intrepidezza fosse il prime germe DKLI.A POi:SI\ N^ZIONAI.E. 2^ dt'Ilo spiiiio cavalleresco, clie proprianu^nte cousiste in un ainore fanatico sentito fgualmentc per Iddio, per la gloria c per le donne ; il quale poscia pro- pagate nci secoli posteriori somministra una si dovi- ziosa e prclibata materia al romanticismo. Forse con cio il nostro discorso avrcbbe a( quistato un giusto ed opportiino coinpimento: ad ogni modo conlidiamo die da qiimto si e detto chiaramente risulti la diffe- renza posiiiva o per meglio dire T assoluta o])posi- zione , chc tanto nei tini come nci mezzi e ncf^ii el- fetti liavvi tra la Ictteratura classica del mezzogiorno e la Ictteratura romantica del settentrioue. Perocclie la poesia del mezzogiorno splendida come il suo sole , limpida e serena come I'aer siio, eccita gli animi alia gioja; la poesia del settentrione tetra e grave; come la nordica natura spira in vece malinconia; qiiella si propone di rendere piu vivo negli uomini il sense della loro dignita e di promuoverne il pert'ezionaiiiento colla continua perrezione della l^ellezza, questa in- tende ad illuminarli suUa loro vera ed eterna condi- zione col richianiar sempre al loro pensiero lo stato chc perdcrono prima di nascere e qucllo clie dopo la morte gli attcndc-, percio Tuna nclla imitazione consislc, r altra scntc dell' enis^ma c dilla divinazione; nelFuna gli oggctti da imitarsi devono csserc scelti dair artista con peruliare accor2;imento, affinclie ser- vano a qiielT uiiico scopo delT imitazionc , cli' e la riproduzione della bollezza; ncH' altra tutte indistiv- tainente Ic jjarti della iisica e della morale natura possoao esser poste in opera, perche, come insegna la scuola romantica, tutte contribuiscono al rinasci- mento, al crcscerc , ed al compiuto sviluppo di quelFalbero della buona e sacra ricognizione della vita ; nella prima deggiono cssere osscrvate quelle norme clie alia imitazione preliggono gli stessi oggetti imitati ; iiell altra, die si allontana dalla realta per trasportarsi in un mondo invisibile e ideale, la im- maginazione puoa suo piacimento trascorrere senza re- gole e sen/a Ireno: in cio solo ambedue si convcngono. a6 ossF.nvAzioNi sulle quamta', ecc. che Tuna e I'altra sono picnameute arcoino late alia iiatuia, alia rcligione, ai costunii dei rispettlvi paesi, e quindi e T uaa e I altra possoiio qualiticaisi come emincntemento nazionali. Per le quali cose coloro che r.iTcnnano die 1" Ita- lia, perche s;giie le greclie vestigia, manra di una lettciiitura nazionalc , e che per averla fa d' iiopo che ricorra alle sciiole oltrumontane, non sanno propria- mente cio che dicono; e quelli che vogliono che uno scrittore italiaiio non possa rcttamcnte e utihucnte scri- vere qiianJo non sappia concepire uii' adequata idea dei grandi dolori e dei grandi travagli che allliggono Funianiia. danno a divedere che nel proferir tali seutcn- ze sono piuttosto guidati dalla moda che dal scnno, piu dair amore di paite die da zelo di verita, e che non sanno risalire alle remote origini, da cui la nostra letteratiira procede, e da cut riceve caratteri. forme, intendimenti. E sacre veramente c luminose sono queste origini, e da esse tali derivano norme e dottiine , che quand'anche non i'ossero dalla sana ragione pie- namcnte approvate , avrebliero orniai ottenuto dalla esperienza un suggello bastante a sgannare ogni uo- mo che tuttavia un contrario avviso portassp. Onde havvi in Italia mia singolarc e luirabile conrordanza tra la natura. la rcligione e la poesia, che sono Ic ire potenze da cui tutta Y umana moralita e gran parte delJa civile sapienza dipende; la quale concor- danza e riposta nell' amore, che la natura ispira, che la rehgione santilica, che la poesia avvalora ed jngentilisce. Questo sublime ternario forma il nostro decoro, il presidio nostro , la parte scmpre a noi in- vidiata e non mai rapita deUa nostra eredita salla terra. Ed intoino ad csso, cpiai raggi intorno ad un fulgido segno di gloria stanno altri oggetti che no secondano efl'icacemente 1' influenza e ne compiono gli cffetti; la nostra lingua, die per la sua forza si agguaglia alfcnergia del scutirc itahano, per la sua armonia alia dolcczza del nostro cUma; 2;li esemplaii delle nostre lettere c delle nosti-p arti. in cni tanta DELLA rOESI.V NA/IONALr. 27 eccelleaza ^i scorgc , die seinbra clie i loro autoii avesscro n.enti create a trasvolare per I'altezza d^^'cie- li; la nostra istoria meravigliosa quant' altra mai per prove jnaudite di valore, di senno, di costanza, per magnanimc iniprese, per crudeli guerre non seiupre vinte ma senipre combattiite da prodi; i nostri mo- nunienti clie sono una storia visibile, e die mostrano nella loro niagnificenza la grandezza della nazione che gli ha eretti, ndle loro pure ed eleganti prupor- zioni, la virtu della bellezza die le ha ispirate ; in- fine benevolenza e cortesia negli animi, dolcezza e leg2;iadria nei costunii e nelle nianiere , pompa di feste, gioja di danze e di conviti, sole aperto e ditfuso, ca- lore vivificante, imisica e riso in tutta la na:ura. Se pertauto la letteratura classica italiana e la lettera- tura romantica del Nord sono tutte e due relativamente nazionali, ne segue die ogni nazione provvcdera sag- gianiente al suo decoro e alia sua utilita col teuersi la propria . e col cessar dal contendere per una prcr- minenza die non puo essere che una parola senza signlHcato od una idea senza vcrita; poidie oguuna di quelle Ictterature prevale nella respettiva contrada e la dev' essere a preferenza coltivata. E questa la sentcnza, della quale fin da priudpio dicemmo, die con'iidavanio die non sarebbe stata da alcuno rivo- cata in dubbio. E questa tiducia serbiamo tutt.ivia; ed ora a2;2:iun2.iaino die non dobbiamo lasciarci illu- dere dal dcsiderio di un progrcsso e dalla speranza di un perfezionamento che non puo darsi. Pcroc- che nelle scienze Tianoranza delle esscnze lascia il mondo in balia alle disputazioni degli uomini, e la carriera e indefinita, e sempre nuove verita e nuove osservazioni possono aggiungersi al tesoro deirniuano sapere; laddove nelle lettere e nelle arti, quando qucste sanno riprodur la bellezza, eccitare il piacere ed ispirar la virtu, il loro vero ed unico scopo e pienaniente ragginnto, ne altro puossi cliieder ad esse, onde noi in biiona fede abbiamo sempre consi- derate come un licto romanzo il sistema per rui si aS OSSERVA7.IONI sui r.E QU.vtiTA, ecc. vuole, clie per ridurre tra iioi la poesla a salvamento, debbano le n)use italiaiie csser addottorate in teolo- gia cd in Blosofia, e fatte ministre delle voneraiide rivelazioni doll' una, e delle sottili speculazioni del- raltra. Cj6 tanto e vero, che le srienzc si trrrebbero perdute so si facessero di un solo mezzo sec olo rctio- cedere, e che all incontro le letterc e le ai ti si ve- drebbero linnovellate di vita e di allori, se nuova- mentc operasse il pennello di Apelle e di rdignoto, e lo scarpello di Fidia e di Prassitele, se nuovaniente si ascoltasse la voce di Demostene e di Cicerone, se nuovaniente Omero e Virgilio, Pindaro ed Orazio diffondessero Tarmonia del loro canto; e uon dob- biamo dimenticare die Antonio Canova riniiovo gli anticlii prodigi , e ando per due niondi fanioso, solo perche ricondusse Varte sua alle gredie norme, e quasi per incanto fe' rivivere un'inimagine della greca bellezza. Pertanto non traligniamo dalle nostre origini, stianio contenti al nostro patriinoiiio domestico; esso e tanto ricco e glorioso da soddisfare qualsiasi pill nobile e piu cupido animo. Non spegiiiamo nel nostro tempio il sacro fuoco di Vesta, non disertiamo la patria scuola, non abbandoniamo i prinii nostri incunabuli. Lo stolido ed infingardo cuculo pone Ic sue uova nei nidi altrui, nia I'aquila generosa col- loca il suo nido sulla cima delle rupi pin eccelse, e di la affissa le ardenti pnpille nel sole, ed a quello splendore immortale educa i suoi nati^ c. r. 29 / Monumentl dell'Egitto e della Nubia dlsegiind dalla Spedizionc scieHtifico-letteruria toscana in Egitto ; distribidti in ordine di inatcrie , iiitcrpretati ed illu- strati dal dottore Ippolito Roseluni , direttore della Spedizionc , professore di lettere , storia e andchitd orientali nelt Uniiersitu di Pisa, ecc. Parte prima. Monwnenti storici. Torno I. — Pisa., i832, ISiccolo Capuno e C, in 8." — Vedi qiiesto Giurnale, to- rno 68.", novembre i8o.!, peg- 222. L a grarule descrizione clrU'Egitto pubblicata tlai dotti iVancesi nei prinii lustri ell questo secolo, comiinque vogliasi dire esatta in ogni altra sua parte , tuttavia in quella delle leggende niolto lasciava a desiderare, poiche niolte furono aft'atto omesse, ed altre od in- iedeluuMUe copiate , o nmtile , o noii al luogo loro appljtatc. I nionumenti poi , die i-accolti ammiransi ne' varj Musei egizj d'Europa, sono particellc chc di per sc sole non bastano a riromporre la sloria e la civiltii dellantico Egitto. Quiudi saggiaincnto il Go- verno franc^se e il toscano entrarono in pensioro di niandare in Egitto scelti lilologi e periti artisti, i quali nnovi moniimcnti scoprendo, ed i gia noti rivisitando, con pari studio di tilologia e di arte di tutti pren- dessero copia fedele: cosi integrando qnanto od all'atto mancava, od era iniperfetto nclla prima descrizione, e ronnetiendo i monumenti conservati in Enropa con quelli del suolo natale, si vcniva ad oflerire alia nic- ditazionc degli archcologi una serie pressochc com- piuta di documenti. Duci di tale inipresa furono i si- gnori Champoliion il niinore e Kosellini, il primo, edipo chiarissinio delle egiziane scritture, il secondo, profes- sore di lettere orientali in Pisa, il quale felicemente seguendo le ornie del dotto francese gia avcva dati chiari saggi de' suoi stud) e2;iziani. Essi non pcrdo- nando a disagi ed a ricerclie , 2;uidati dallo studio dcir antii a geogralia e dall" csperienza tie" moderui 3o I MONUMENTI DELL ECITTO viagj^ialori , iafiammati dairamore della sclenza con- clusscTO a feli<--e terniine la loro spedizione , e rinipa- triarono ricclii di copiosa e sincera messe. Attendeva ognuno ad ordinare il ragguaglio, che di si rilevante spedizione doveva dare contezza alia colta Europa , quando per rinimatura morte del Champollion, il ca- rico deir opera rimase al solo Rosellini. Qiiesti, dopo averc compiiinto il maestro e Tamico (i), applico Taniino alia pubblicazione dei niateriali raccoiti; e viene ora alia luce la prima disponsa de' nionumenti ed il primo volume dalle illustrazioni. La prima dispensa contiene in nove tavole Ticono- grafia dei Faraoni e di varic regine del la dinastia XVIII; ogni ligura va accompagnata dai ])roprj car- telli che di ognuna segnano il nomc ed il prenome; nella tavola ultima stanno varj personaggi, e forse qual<-lic pallade in atto di fare offerta. L' iconogralia giova a distiiiguere fra loro i re dello stesso nome , ove manclii il prenome o manchino al tiitto i due carttUi; ed i re omonimi non sono pochi: giova inol- tre a fare considcrazioni sulla razza egiziana, c sul vario digradare delle forme antiche, per cui giunge- remo anche a stabilire canoni, onde si possa dalle forme d' una effigie argomentarne 1' eta. Le incision! onorano chi primo le disegno e chi quindi ne diresse r intaglio. Ma degno di particolare attenzione e il volume delle illustrazioni. Esso porta il titolo di Monumcnti storicL Primo fondo della storia e la croiiologia die distingue ed in varie classi riduce i tempi; ma la cronologia antica, priva d'un'era fissa, non altrimenti si pno Ibrmare che pei varj re e per le dinastie suc- cedentisi : dunque 1' autore pigliaudo a pubblicare i monumenti storici deU'Egiito doveva incominciarc dal riferire la teoria delle dinastie, e quindi scendere a ciascuna dinastia. Cosi appunto egli fece : d'altronde maggiori sono i progress! della scienza geroglilica nel leggere i nomi ed i prenomi reali. (i) Vedi cjucsto Gioriiale t. 66.", luaggio io3a, \>. 229. E DELL.V NLBIA. 3 1 Due snno i fonti da cui derivare si pul i nionmnenti contemporanei : abbiaino la prima in varj classici autori inassimameutc greci ; dei sccondi T autore aveva portata ricca messc dal- I'Egitto. Amendue qucsti fonti esporro dapprima si dovevano, quindi fia loro confroiitare , onde inter- pretarne , correggeriie le discrepanzc, e dal loio con- senso ricomporie la storia. Eppero Y autore prose nclla prima parte a riferite quanto la classica auti- cliita ci aveva tramandato sulle dinastic egiziane. 11 precipuo tia' greci scritiori e Manetone , la cui cro- nologia iu variamcnte couipendiata da Giidio Afri- cano e da Eusebio : alia diversitu de' compendj gli amanuensi tanto piii facilmente aggiunsero ne'testi a penna naove discrepanze , quanto piu la cronologia si compone di nomi strani e di numeri. Di tutte que- ste varicta Tautore tentie ronto accuratissimo, e quinci poneudo il tcsto de'.rAtricano, e qumdi quelle d" Eu- sebio , in pie di pagina noto le varianii di ciascun testo , non omettendo di citare a suo Itiogo le pa- role stessc di Manetone quantunque volte da Giuseppe Flavio, o da altri ricavare si potevano. Alia crono- logia di Blanetone succede quclla the si puo rilevare dalle storie di Erodoto e di Diodoro Sicalo ; ne si tra- lascio di addurre quelle notizie clie ottcnere si pos- sono dalla vecchia cronaca presso Sinccllo , da Stra- lx)ne e da altri. Cosicche la prima parte e una compiuta esposizioiie delle classiche tradizioni intorno alle di- nastie ed alia ragione de' tempi dell'Egitto, corredatc da tutte quelle osservazioni clie od i critici gia fatte avevano, o furono i.ll' autore dalla sua sagacita sug- gerite. La seconda parte e tutta egizia e derivata dai nio- numenti originali. 11 piu ragguardevole e la tavola d'Abido (he contiene nomi reali disposti in tre file, ed ogni lila ne da ventisei ; ma tal quadro , per es- sere rotto , non somniinistra che 19 eartclli di re anterioii alia dinastia XVllI, e tra il i3 ed il 14 di 3a I MONUMENTI DELL EGITTO quest! liavvi una lacuna di 8 cartelli. L'autore suppll in parte a tali tlifetti |Dubblicanclo alcuni curtelli pure succcdentisi , e trovati nelle tombe di Bini-Hassan. Un papiro gciatico del Museo di Torino contenente un catalogo di nonii reali ci avverte, che siniili elen- clii di dinastie erano anticamente volgari neU'Egitto; ma per somma sventura il papiro Torinese e talmente sfracellato , die ogni pezzo contiene appena un solo cartcllo. Bensi il sig. Seyffarth voile ricomporlo pi- gliando per norma la qualita dc' Hlamenti piii o nieno grossi , ed i varj meandri delle rotture , ma la sola pazienza noi bastava a vincere la prova; onde die il papiro di Torino non mai sara un monuincnto au- torevole per le successioni de' cartelli. Tralascio di dtare altri documenti niinori , da cui V autore dili- gentemente ricavo altri cartelli, ossia re, succcden- tisi: assai piu glova dire a qual risultamento ci conduca il confronto tlella storia scritta coi nionumenti origi- nali. Due sono le conseguenze che se ne racrolj^ono: O ■ • r 1. la storia delle dinastie anteriori alia XVII , mal certa anclie ai tempi di Manetone , rimane tuttavia , e sempre mai rimarra oscura e problematica; 2.^ gli stud) egiziani non lanno che confermare quanto Rla- netone scrisse, e definire tra le discrepanze de'com- pendj e de' codici qual sia il vero testo del sacerdote di Sebennito. Svolgianio questi due risultamenti, Giuseppe Flavio nana sulla fede di Manetone che , regnando in Egitto Timaus, vennero dall' Oriente uo- mini vili di scliiatta , ma arditissinii , i quali impe- tuosamente cntrati in Egitto se ne impadronirono , incendiarono le citta , roviuarono i tempU , trassero prigioni molte migliaja di abitanti, e ponendo a ferro e fuoco le persone ed i nionumenti diligentemente spegnevano la razza e le antiche memorie di quella contrada. II loro re Salatis stabili la sua sede in Menifi, ma ebbe altresi cura di riedilicare e cin2;ere di forti ed altissime mura una citta detta Auaris, die presidio con dugento e piu niila soldati , ond" assiJito avere un siciuo rjfugio. A Salatis succederoiio altri cinque . E DELLi NL'BIA. 33 ic; e uer aniii 269 questl barbari detti Hyksclos oc- cuparo'no ainpiamente Y Egitto. Giuseppe Flavio in- terprcta Txoog re pastori, Tx signiHcando re, c 2«- pastore; se non che altri, al ilir
  • qursto il loro risors^imento. che diede origine aiTepoca loro Periclca . alia dirasia AVIll. Doppia peitanto fu la diuastia X\ !I : sci re msiori ^izu'Mcj'; iarono rKgiito, J3ibl. ItuL T. LXX. " "^ 3 34 I MONUMENTl DELL, EGITTO c sei Faraoni comandarono ai poclii avanzi della na- zione egiziana. Manctone e gli storici classici vanno (V accordo nel riferire la barbaric degV iiivasori dili- gentissinii ntllo sperdere le persone e Ic cose dell' an- lico E2;itto; e tal guerra d'intera distriizione fii ezian- dio qiu'lla dcgli Ebrci contro i popoli della Cananea, giacrhe qucsto appunto era il dirit:o della guerra di que' tempi, distruggere la nazione avversaria e sper- derne ogni memoria o sacra , o storica. La verita di quanto sinora si e narrato sulla fede della storia scritta e ccmprovata dalla mancanza pressoche totalc (lei monumeriti anteriori alia diaastia XVII; se tol- gansi poclii avanzi , che scolpiti o dipinti in recon- dite tombe sfuggirono alia diligenza de' clistruttori , non v' ha piu in Egitto documento alcuno che ap- partenga allc prime scdici dinastie. Volgari sono nel- r Egitto e neir Europa i monumenti della dinastia XVlll rcstitutricc dcgli antichi ordini egiziani, cosic- clie a fronte di questi possono dirsi rare anziche no le anticaglic appartenenti alle dinnstie posteriori; ed in tanta abbondanza di monumenti della djnastia XVllI jierclie mai cotanta scarsezza di cpielli della XVII e delle precedenti? 11 Ilosellini dlligentissimo racco- glitore raccozzo in sole cpiattro tavole tutti i cartelli, die per suo giudizio ascrivere si possono alle prime diciassette dinastie; giunto poi alia XVIII, ebbe tale dovizia dei cartelli di singoli i re, delle regine, dei iigli loro, che anche le varianti ne pote riferire, ol- tre alia icono2;rafia. Donde mai tanta rai'ita accosto a tanta abbondanza .'' I re pastori distrussero ogni memoria delle sedici dinastie antecedenti, e la XVllI distrusse la memoria della XVII de' pastori. Tal ro- vina presso che totalc dei documenti anteriori alia dinastia XVIII, mentre toglie a noi ogni speranza di ricomporre la storia dei primi tempi delF Egitto, ci da piu: la facolta d'interrogare, donde mai Manctone e gli altri piu antichi cronisti egiziani abbiano rica- vatc le poche notizie storiche e cronologiche che ))ur raccozzarono intorno alle prime dinastie. Non E DJiLL.V NUBIA. 35 difcttavano aiicli"' cssi dei necessaij docnaienti the attestassero i fatti ? Rimanc a dirsi , the la sola tra- dizioiic oralc sia stata qnella che abbia conservata la iiiemoria delle cose prima avvenute , e dei pi'imi re che governaroiio Y Egitto. Ma qiial lede niai si jnerita una tradizione orale, che per due sccoli e mezzo si mantennc fra un popolo profugo che traeva a stento la vita fra la guerra , ed il provvedere alle prime sue necessita? Indebolita al certo ed otte- nebrata si sara la tradizione , massime in tempi di poche lettcre. Come poi, rintegrate le cgiziane cose, si prcsero a scrivere i tramandati racconti , questi si potevano a man salva esagerare, impicciolire, tra- visarc, e coiraggtiinta di altri nuovamente ideati ampliare. Noa erano gli Egiziani estranei a quella vanita, per cui le antiche nazioni andavano a gara nobilitando le origini loro, e spingendole verso im'an- ticliita oltre maravigliosa. I sacerdoti soli depositarj delle scienze e pero delle tradizioni, soli cducatori e censori dei re , potevano senza tema di venir contrad- detti soddisfare a tal vanita della nazione , e rendcre se medesimi c i re piu venerandi. Quindi e che la parte favolosa, da cui incominciano tutte le storie de'popoli, sc non era stata gia prima d'allora crca- ta , inventare si pote ed a bell' agio ornare ed am- pliare dai sacerdoti cronisti della dinastia XVlll e delle seguenti. Da tali cronaclie conservate uegli ar- chivj de' tcmpli derivo Manetone la parte storica delle prime dinastie; essa per tanto e mal certa e di dubbia fede , quanto cjuelle cronache medesime. Stabilita come verita evidentissima I'incertezza della storia d' Egitto anleriore alia Dinastia XVIII, non ci ha piu ragione alcuna, per cui i fdologi biblici temano che gU stud] egiziani abbiano a contraddirc Mose e la sua cronologia. Se non che , havvi forsc una cro- nologia niosaica che sia dommatica? Nclla cronologia anteriore e posteriore al diluvio il testo ebreo, e pero la Volgata , dissente dalla vcrsione dei 70 Intcrpreti per niodo che la dill'crenza v di i5co anni; i varj 36 1 MONUMENTI DELl"£GITTO testi dei 70 noii concordano fra loro ; sono pure sva- riate le lezioni di pareccliie version! orientali deri- vate dal greco ; eppure tutti i testi anzidctti pubbli- camente si leggono nelle chiese cattoliclie. Si puo pertanto cattolicamente ampliare la cronologia mo- saica ; e sulla fede di testi cattolici mi veiine fatto di allargarne talmenie i conlini , che entrovi potei coUocare tiitte le dinastie di Manetone , eccettuate quelle troppo maravigliose dei Maui e de' Semidei. Cessino pertanto i timori , che per gli studj egiziani abbia fliose a scadere dalla sua autorita, e si ripcnsi die nella ci"onolo2;ia non v^ ha un numero doo;niatico. Che anzi colla storia egiziana concorda quella del popolo d' Isrnele , e mirabilmente vi si innesta. Gli Egiziani abborrivano i pastori. Qen. xlvi. 34; come mai adunque lietaraente accolsero ed onorarono Gia- cobbe ed i suoi tigli pastori ? Cio altrimenti non si puo spiegarc, se non dicendo , die quando gli Ebrci rifuggironsi neU'Egitto, non i Faraoni, ma i Pastori vi regnavano. Ma col tempo un re miovo die iion (wcva conosciuto Giuseppe prese a regnare suUEgitto, cosi Esod. I. 8; vale a dire, sconHtti i Pastori, un Faraone, a cui Giuseppe ed i servigi da lui resi alia dinastsa sbandita erano ignoti , prese a regnare. Disse egli, cosi prosegue il sacro testo , al popolo suo: gli leraeliu ci superano per numero e per i'orza , badiamo pertanto , die troppo piii non crescano , ed avvenga che coUegatisi coi nostri nemici ci guerreggino. Gli Egiziani dopo la sirage che ne fccero i Pastori, as- sottigliati ancora dalle guerre continue fatte contro essi , e dall" ukima per cui con grave loro perdita espugnaroQO Auaris e ne cacciarono il neraico, nou erano piu quel popolo fiorentissimo per numero e per forza , che ampiamente dominava 1" Egitto sotto la dinastia XVI; e pero meritamente dovevano te- mere i vicini Israeliti , si perche cresciiiti a straoi- dinaria moltitudine e forza, e si perche amici dei Pastoii ed avversi agli Egiziani odiatori della vita pastorale, potevano quaado die sia collegarsi colic E DELLA NUEIA. 3-7 reliqu'ip del Pastori e tentare una nuova iavasione. Per tal modo la storia mosaica si concilia colla E2;i- ziana; ne quella si puo spiegare se non ammettendo ini cangiamento di dinastia avvenuto dopo la morte di Giuseppe. La seconda conseguenza piu sopra annunziata si e , clie gli studj egiziani confermano la storia di Ma- nefone. Qiiesta veriia evidentemente apparisce da tutti gli studj del Chanipollion , e da qnelli piu accuraii del Rosellini: i documenti raccolti ed interpretati a a nient' altro riescono se non a corroborare quanto aveva scritto il sacerdote Sebennitiro. Se non che , siccome il testo di Manetone fu variamente compen- diato da Giulio Africano e da Ensebio, e questi com- pendj talora dilleriscono dall" originale scrittura di Manetone , di cui parecchi franiinenti ci furono con- scrvati da Giuseppe Flavio , pero in tali disciepanze valgono i monumenti egiziani a determinare il genuine testo di Manetone. Cosi nella dinastia XYIII Giulio cd Eusebio riferiscono soli sedici re, mentre Mane- tone citato da Giuseppe nc numera diciassette : qual sara il vero numero.' LVsame de' monumenti ci con- duce a riconoscere , die diciassette appunto iurono i re della dinastia XVIII. II confronto di tali dociunenti paralleli occupa una notevole parte del libro. lo non segaitero il chiarissimo autore in tal paragone di car- telii succedentisi , dondc e i nomi si ricavano , e le varianti dei medesimi : contento di avere indicate le due principali conseguenze che dagli studj egiziani derivano , non credo di dover entrare in quistioui filologiche. Conlido in oltre di avere riconcdiati pa- recchi colla nascente cronologia d'Egitto, e di avere accenuato qual debito di riconoscenza ci stringa al Sovrano, che voile P Italia non fosse estranea alia spedizione scientilica ideata dai Francesi , ed al chia- rissimo prof. Rosellini, il quale con solerte dottrina ordma ed illustia i moaunienti che con mirabile fer- vore raccolse. Pcyroji. :',8 Esame della Storia dcgli antichi popoli italiani di Giu- seppe MiCALi , in relazione ai primordj dell' italico incivilimcnto. Memoria di Gian Domenico Roma- GNOSI. ■ — Parte II. Vedi i quaderni di febbrajo e marzo pJ j?.' pag. 146 e 285 di questo Giornale. Pcrche la nostra penisola abbia ricevuto il nome d Italia. § VII. Prima ragione. Denominazione propria ori- ginaiin. ^ tVonte, r una anteriore e 1' altra posteriore, e che >j Giano iiume, e Giano monte da lui sono deuomi- >i nati , per essere stati da lui abitati. » Qui come ognuno vede si allude al culto anteriore , in cui al solito si adoravano monti, fiumi , selve ed albe- ri, ne' quali si credeva nascosta la divinita. Da cio nacque 1' antichissirao costume di non erigere altari o circoli sacii se non con pietre grezze, come i filari druidici , facendo delitto di toccarle coUo scalpello , perche parti naturali del monte divinizzato. Indi Ate- neo prosegue dicendo: « E fama avere egli trovate X le coione, le navi , le zattere, ed essere stato il 5) primo a coniare monete di rame. Per la qual cosa 5J molte citta della Grecia, in Italia e in Siciiia nel- 5> rimpronta delle monete, da una parte impressero 3) il capo di Giano, e dall' altra efBgiarono la zattera » o la nave o la corona. » Di queste monete se ne conservarono ben molte , come si puo vedere nelle tavole deWEtruria regale del Dempstero. Ma fra tante si distinguono benissimo quelle della zecca di Vitulo- nia, alcune delle quali espressamente portano il V-TLA fra i raggi della ruota , altre la semplice iniziale cogli altri segni notati dal Passeri, talche tutta la tav. VI dei Paralipomeni dello stesso autore appartiene a Vi- tulonia (2). (i) Athenaei Deisoph VII, cap. XV. (2) II sig. Micali cita una moneta inedita la quale in lettere etrusche porta il nome di fatlvna riferito a Vi- tulonia (cap. Vli in nota 141, torn. I, pag. i5i). Da cio risulterebbe che F V consonante si pronunciava aspro all' uso tedesco e col suono della F. Piu ancora che V intermedia T si cangiava in A. Onde spezzando ne sortiva f'-atl-vna. L' ultimo jiicmbro non segrui die il rapporto di attcnenza DECLl ANTXCIll I'OPOLI ITrVLIANI. 4J7 Finalmcnte un vaso segnalato del museo del Prin- cipe di Caniiio dtlla piu antica maniera viene a co- lonare la collczione delle monete o medaglie come unico moimmcnto dipinto, pieno di espressione sto- rica. Se Icggere si dovesse VITLON OCHEI, in latino si tradurielibe Vitulonia Oscorum. Per giustificare que- sta Iczionc si osservi clie la desinenza el si pronun- zia come I , e pero in primo luogo sorge Odd. In secondo Inogo il c come in vasi prodotti dal Maz- zocclii equivale ad s, onde ne sorge spontaneamente r Oslii: se poi considtando 1' edizione del vaso leg- gere dovcssimo VITLON OTEI, c di seguito Vitlonotl, allora in italiano signiticherebbe a dirittvira i cittadini vli Vitulonia. Ne deve recar meraviglia una tanta loincidcnza colla nostra favella, perclie nell'osca ab- Liamo altri csompi, come si vedra piu sotto. Allora quel vaso sarcbbe stato un vaso commemoratwo pro- baljilmcnte della grande federazione Hatr-usca, ossia adriaca osca , come sembrano indicare tutti i simboli di amcndue le parti del vaso (i). § VIII. Seconda raglone. Signoria propria sino a Co- stantino. Secondo Y indole naturale di procedere dallo sgra- nato all'miito, dal piccolo al grande noi veggiamo spuntare e crescere I'itala potenza ; ma nello stesso tempo si mostrano elementi gia fecondati e che ben o cU procedenza, come, per esempio, Rom-ano, Tosc-ano, Anconi-tano. Allora Italico e Adantico sarebbero cruna stessa origine. L' uno del genere atla e T altro di TALA cittii. (i) Plinio fra le maraviglie cita Ad Vetulonios in Hetniria iioa procul a Mare pisces lib. II, cap. CIII, lin. 49. Nel lib. Ill , cap. V neir annoverare oppida veterwn noinina il Vitulonese » ossia dei Vitulonesi come quello degli altri di Toscana. II trovare jiesci in un lago vicino al mare non e meraviglia , ed anzi sai-ebbe meraviglia il non trovarne. La meraviglia sta trovarne in acque non proprle alia vi- tality , come quelle dei Vitulonesi. Con questo segnalc in- delebile chi pub dubitaro della vicina csisteiiza di Vitulonia? 43 KS.VME SVLLA STORI.V tosto si annunziano con forme die, altro noii sapendo , riescono di nna prontezza prodigjosa. Aristotile ram- memora 1" Itala gente posta tra il Lametico e il Silld- tico seno in uno stato di innoltratc instiiuzioni sociali in tempi molto anteriori all' eta stessa di Minosse , clie secondo i cronologisti cadrebbe circa 1406 anni prima dell era volgare , e precederebbe di 053 anni la fondazione di Roma. La prova rabbiamo nelle cosi dette Curiae del popolo, ossia nei sacri conviti de- gl' Itali de' quali parliamo (i). Pieno , decisivo , e di iniinito lume riesce al nostro proposito il passo di Aristotile. Esso contiene in suc- cinto la storia positiva del primitive incivilimento ini- ziato neir Italia meridionalc, c cio con una nitidezzu, con nn ordinc e con una distribuzione soddisfaccnte. Egli dice d' avere tratto cpieste notizie da uomini bene int'ormati dei paesi Italici di cui parla; tradmit enini (/ioyf/) periti homines illoiiim locorani: le sue autorita non sono nelcfavolc, ne le greche finzioni , ma Ic niigliori informazioni c tradizioni. Come mai i nostri scrittori incominciarono colle so;ranatc enumerazioiii (i) Antiqua vkletur etiam coimuessationum institutio quod in Greta factum est Minoe regnante: sed multo prius hoc In Italia quam in Greta constitutum fuit .... Mutato nomine pro (Eaotris Itali sunt vocitati [come Virgilio con- corda) oramque illam maritimam Earopse qufe est inter Scyllatium et Lameticum sinuui (distant vero hcec loca inter se meridiei iter {^cio'e di. mezza ^iornata di cammino) ItalisB nomen primo cepisse. Hunc ergo Italum tradunt agricolturam (Enotres docuisse , cum prius essent pastores vagi ac pallantes, iliisque leges posuisse et commessationes instituisse primum. Quapropter etiam nunc quidam illo- rum populorum commessationibus utuntur et legibus qui- busdam alj eo positis. Incoiebant autem earn Italia3 partem quaj ad Tbyrreniam versa est Opici qui nunc Ausonii no- ininantur, alteram vero partem quae ad Japygium et Jonium pertinent incoiebant Chaones Syrtim appellabant et ip.-'i quoqne ab (Enotris orti. — (^ Iristodlis Politiconuu Vih. YII , cap. X }. DEGLl ANTICHI I'OPOH ITALIANI. 49 di tante tribii, parte barbare parte semibarbare e parte colte, c 11011 lianno fatto capo dal punto piu decisivo per la londazione dcUa vita civile in Italia merce del- ragricoltura con coiisorzj permanenti ortlinati educati vivcnti con leggi e con culto comunc predomiuante? Quest' epoca considcrata da tutti gli anticlii la piu solcnne e la piu feconda d'ogni buon viveie, pcrche niai fu posta a fascio colle vaganti informazioni dei Nomadi e del Selvaggi? Se csamiuiamo il passo di Aristotile contemporaneo di Aless.indro il grande, e scrittorc iilosolico di 040 anni piu antico di Dionigi di Alicarnasso , clie cosa niai ne rileviamo ? Noi veggiaiiio parlar egli di due eta, Tuna antica e Taltra a lui coutemporanca. Quan- to air antica egli dice pro (Enotris Ilali sunt vocati. Questi Enotri non si veggouo cacciati come i Morgeti , clie furono espulsi dagli Esperiti, secondo X uso dei popoli nomadi i quali abl^isognando di grandi tratti del suolo e non abitando in luoglii muiiiti si troviino obbligati a cacciarne gli occupatoii per godervi sus- sistenza e sicurezza. GF Itali in vece gl" invitarono e gli obbligarono alia vita agiicola , e con cpiesto mezzo Ibndarono ed accrebbero la loro potenza. Considerata la conquista fatta dagl' Itali dell' Eno- tiica terra e il cangiamento di vita introdotto cola , • • • 11 passiamo ad esauiinare questi Itali nel paese donde mossero a soitometLere gli Enotri. Noi non parliamo della Libia, ma bensi della Toscana, die dir si pu6 r Italia prima a cui piac(pie agli Itali dare il loro nome distrettuale libico anziche il gencrico. Or ec- coci al vaso vitulonlco. In piimo luogo il nome di Vi- tulonia e sinoniino perletto di gente itabca. Cio consta dopo clie e certo che Vitalia si cliiamava il paese enotrico doll Abruzzo , nientovato da Antioco (i) e da (1) Antiochus in opere cjuotl de Italia coiiscripsit, lianc rcgionem ait Italiain appellatam fuisse , ac de ea se scri- liere : prius auteiu dictam fuisse (Enotriam : Terminuin auteni ei constituit ad mare qiiidem Tyrrhenuni, quein ct Blbl. hal T. LXX. 4 $P K«AME SULLA STORIA Aristotile. Quell* italico nome col tratto del tempo si ando via via estendendo fino ad occiipare tutta la pe- nisola. Iti secontlo luogo ci vien detto che Vimlonia fu lino da principio una delle molte citta dclla gninde contederazione Etrusca. Abbiamo dunqiie una citta di Italiri, ossia di nome italico, la quale entra a far parte del la lega Etrusca. In terzo luogo si lia memoria clic Vitulonia fu < liiara in terra cd in mare : dunque ita- lica fu questa potenza. In quarto luogo ci vien detto clie le grandi e fastose insegne dei magistrati e lino dei presidenti delf etrusca federazione e non dei Re quos Tusci niimquam habuere, come dice Servio, deriva- rono da Vitulonia. Dunque la prima presidenza etrusca fu di nome italico. Come mai Silio italico pote chia- marc Vitulonia Mceonice deciis, se il nome stesso della citta lo smentiva ? Italice decus doveva dirsi piuttosto, ma la moda esigeva di dimenticare la propria digniia per arrogarla agli stranieri. Esaminando questo vaso nasce il sospctto die in esso si abbia voluto rappresen- tare la fondazione della grande confederazione etru- sca protetta coU' agricoltura , colla religione e coUa forza armata contro i barbari, sotto il no ni e d' Italia, come fu indi anclie praticato in tempo della guerra sociale. Potrebbe anche signilicare la Presidenza a lei nos Bruttiis assignavimus, Laura flumen : ad siculum autem fretum , Metapontium. Sed Tarentinam regionem in qua continuo agrum Metapontium subsequitur, extra Italiam sub Japygise nomine censet. Apud vetustiores autem ait eos tantum (Enotros ac Italos fuisse liabitos , qui intra Isthmum siti versus fretum vergerent Siculum. Is Isthmus stadiorum CLX inter duos jacet sinus, Hipponiatem (quern Napitinum nominavit Antiochus ) atque Scylletium sive Scylaceum. Longitudo litoris quod intra fretum est et Isthmum est Ciocio stadiorum. Successu autem temporis ait Italiae nomen fuisse et (Enotriaj propagatum usque ad Me- taponticam et Sirenitidem regionem. Halntasse enim ea loca Chonas gente (Enotriam satis compositam territorioque no- men Chonia; fuisse (Strabone Geog. lib. VI, png. 354-2S5. Edit. Casauboni, Parigi 1630). DEUH ANTICHI rul'ULi ITALl VNl. 01 toccata nlle Lucumonie, la quale era clettiva ed una volta tocco a Tarquinio Piisco , e tlopo a For senna tli Cliiusi. II Passeri fece osscrvare che questa Pre- sidenza era tratta dal eorpo dei Luromoni il cui nome latiiiamente vennc espresso con c[ucllo di Prin- cipes; inentre quello di prcsidente lo venne col nomc di Reges. Coi president! eletlivi a vita dej^li Adriaco- Tusclii non esisteva veruna capitale slabile in Etru- ria ; ma essa veniva coUe insegne regie trasportata alia citta ove risedeva il re cletto , la quale era il capo luogo della Lucumotiia. Se da Vitulonia , ossia dalla citta itala, furono trattc le regie insegne, anche per questo titolo il nomc Italico dovctte accompa- gnare la potenza. In niancanza di una capitale stabile die ci serva di segnalc italico, doman Come erano passati in Italia gli altri viclni passarono anclie quest! di razza araba. Ne a cio osta il loro frenere «'ii vita, coine non osto ai Norinanni che non si contentarono del breve tragitto del ]\Iediterraneo , nia eseguirono Innghis- siine navigaz.loni. Ecco quindi i Sanniti con tntte le tlira- luazioni loro resi di stirpe straniera , ma niente prolicni ne air Italico nome ne alia sna civilta. Con questi non cou- Anene confondere i Sabini originarj del paese vicino alia Mesopotamia in cui pure erano i llaseni, come si tljra a SHO b-togo. 11 Patt-r Subinns Vitisatvr e la vita stanziatu degli amici Sabini pos?ono togliere 1" oqnivocii del lumie. o4 ESAME SULl.V JTOni\ Tuscania e 1' ( steso e chiaro nome ripetiito dalla storia. E qui riassnniendo i dati finora esaminati, quali con- clusioni risultano al proposito dclla potenza propria italica presa come una de'le ragioni del nome della nostra penisola? — Fu detto clie la paternita dell'in- civilimento agricola pote sonmiinistrare un titolo quasi divino, onde la lega della giierra sociale contro Roma assumesse come segnale religiose il nome d'lTALlA< Ma questo fu forse dato agli Enotri o non piuttosto agV Itali loro institutoii? Or bene diteci: come sta rhe il pretto nome di Itali e di Italia lo troviamo in Toscana con Vetidonia e non in altre parti ? Come nasce clie solamente in Tuscania riscontrianio le tracce le piu antiche deirinfivilimcnto stanziato? Come nasce che i Tnsrhi ossia Oschi, che tamo si dilatarono e die far lo dovevano, non si dehbano riputare avcrlo fatto sul finitimo tcrritorio ed esserc quegli stcssi Itali co- loro che condussero all' agricoltura le enotriche sue tribii pastorali ? Essi soli far lo potevano e non mai iin branco di gente venuta dal mare. Tcrrieri e potenti sulle tribu pastorali esser dovettei o questi stati c do- minare lungamcnte per compiere 1' opera della vita ci- vile. Che cosa risuha da cio? Che sotto nome di Itali intendere si df-bbano i Tuschi. AUorchc pertanto TEno- tria cadde preda dei barbai i Arabi Sannili , la Luco- monia Vitulonese e con lei la Toscp.na pote dire air Enotria : noi siamo dolcnti del fimcsto destino che vi opprcsse ed ccco che noi vi offriamo asilo , ospi- talita e soccorso. Per vostro contorto vi asslcuriamo che il nome Italico stara. Ecco Vitulonia ossia la citta per antonomasia Italica che proclama il nome del vostro consorzio. Qiiesta mr.dre o sorilla vostra pri- niogcnita e che porta lo stesso nome vostro patroni- mico illustrera la comune nostra prosapia e lara sor- gere dal suo grcmbo una potenza che vendicheia il nome nostro. Le nosue istituzioni, Ic nostre decora- zioni, le glorie nostre saranno ereditate da una no- stra figlia , la quale concepita di gia all' ombia au- gusta del monte Albano sorgera potente , e quale nEGM ANTICni rOVOH ITALIANI. 55 Ercole gigantesco fara trionfare dappertutto il nonie Italico. , Volendo sapere il tempo impiegato nelP opera dcITin- civilimcnto dclla gente Italica con acquisizioni anche orJentali non abbiamo altro luine die le cronologie le piu ricevute. Da esse col sussidio pure dcU'Era ctru- 6ca risulterebbe clie I'opera dcgl Itali-Enotri conside- rata come divisa dagli Etruschi ossia Atruschi diuo otto secoli, quella di tpiesti Etr-Uschi prcsi per se Roli duro nove secoli, quella linalniente di Roma do- dici secoli e cio senza interrompimenti di invasioni esteriori alTltalia. Quella degli Enotro-Itali si < stese sulla parte la piu meridionale dell'Italia: quella degli Atruschi si dilaio iu compagnia cogli Umbroni fino alia parte settentrionale: quella finalmente dei Romaui domino la parte del globo la meglio costrutta ed at- teggiata a civilta. Nel computare questi anni doljbia- mo avvertire die le doniinazioni d'incivilimento non sono poste I'una in coda alTaltra, ma una parte del tempo dell' una sta parallela a quello deU'altra, tal- clie tutto compreso non conviene eccedere XVIII se- coli prima dell' era voigare. Dobbiamo inoltre av- vertire die in qnesto coinputo abbiamo latto entrare andie il dominio pclasgico, altrimenti detto fenicio, die dovette soccoiubere alTEtrusca potenza e die non concorse a costituire il nome d Italia. Al tramontare deir italo-enotrica potenza spunta quella di Roma (i) (i) Crecliamo di essere autorizzati a congiungere queste epoche dal seguente passo di Strabone: « Antequam in Ita- »/ liain ( c/oe Enotrica) Gracci veiiissent nulii erant (ibi) II Liicani, sed Chones et (Eiiotri loca ea possidebant: cum V autem Sainnites viribus ad modum aucti Chonas et (Eno- i> ires ejecissent et Lucanorum coloniam in earn regionem II dednxissent simul etiam Groccl ntrumqiie litus usque ad » fretum tenerent , diu inter se barbari et Gra3ci bello II certaverunt ( Geog. lib. VI. pag. 2,53, Edit. Casaubon. II Parisiis ex typ. Reg. 1630). » Qui abbiamo un tempo nolo qual e quello a un di presso in cui si ando formando la Magnn Grecia, prima del quale gl' Itnlo-Enotri pof^eclevsno 56 ESAME SULLA STORIA in mezzo alle finitime Etrusca e Greca, le quali pro- teggono ed illuminano la
  • asso di Aristotile. Dunque si da liiogo a credere che TAtenaja Ausonica da cui fu tratta 1' EUenica, fu co- nosciuta, venerata e rappresentata per lo meno un sccolo prima che U citta di Atene ne pigliasse il noaic. 64 ESAME SULLA STORIA , Noi non neghiamo clie spicciolatamente si possano trovar luoghi e gcnti con nomi coincidcnti con al- tri di orientale origine. Ma se non si ha una tra- dizione indipendente die liancheggi queste nominali segnature, possianio forse fame caso per trarne un'in- duzione di proceden::a diretta? Abbiamo forse dimen- ticato le due lingue, cioe quella degli uomini e quella degli Dei , accennate da Omero nei due nomi Xanto e Scamandro dati alio stesso fiume? Abbiamo forse di- menticata la gran fonte della lingua sansciitta infil- trata piu o meno nelle lingue semitiche? Qua! cautela dunque non si esige per le illazioni delle dirette pro- cedenze da uno ad altro paese? Sbandita la suppo- sizione di nn indigeno iacivilimento, non conviene trasportare cose e uomini immediatamente dall' Asia air Italia, ma bensi in via di ciixuito passare moke volte per la Libia, e riguardare gli uomini presso noi stabiliti e le cose da essi insegnate come secondi innesti; e quindi le acquisizioni italiche perfezionate come pro- duzioni di seconda mano. II sal to quindi inmiediato si deve ammettcre come semplice particolarita e come distinto con caratteri speciali. Tutto allora viene con- ciliato, ed ogni storica indicazione trova la sua ragione soddisfacente. E parlando di nomi, di genti , di luo- ghi , di cose ed anche dei riti in Italia , trovate voi forse coincidenze innegabili coll' ebraico e col siriaco, come presso il Mazzocchi ed altri suoi contempora- nei? Voi non li chiamerete per derisione col nome di Aramei , come fu fatto dal volgo erudito del secolo passato, ma solamente limiterete la supposizione su le origini Italiche dentro la sfera competcnte. Leg- gendo voi dalF altra parte gli sciitti di certi Spa- gnuoli, trovate voi segnature d' iberica derivazione? Nemmeno qui I'escluderete, ma le racchiuderete den- tro i limiti dei dati storici dai quali risultano. Per tutto questo troverete un punto di convegno coll'ele- jnento siriaco, dell' iberico e del libico, in modo peio die in questa lega ravviserete la grande prevalen- za del libico, il quale fu esse medesimo di natura DFCLI ANTrcni I'OPOLI ITAMJVNI. 65 roniposta. Forinato cosi il nocciolo deir italica lin.^ua > ([lU'sio costituisce un corpus sid generis , c (jiud scnic inscrito in una terra felice, lo vcdiete 2;ernioi^liare e crescerc con vigoria e con forme modiiicate dalla nnova terra in cni fu fecondato. Nella lingua osca sc incontrate snoni o nomi alia maniera siriaca o cal- daica dovuti ai Sabini che , ai dire di Varrone, in- taccarono la lingua osca , jicnsate che cio non ostante prevale la maniera meridionale che vedete estesa perlino nella pill bclla parte deU'Occanica. Ma qnesto meccanismo composto, fuso e modilicato in Italia, dire si deve propriamcnte italiaiio, c di tale potenza ita- lica che scosse e cancello ogni modillcazione dis?o- nante , c costitui un tiitto omogenco e purgato che fu opera dei secoli su lo stesso fondo. Con ({ucsii dati e con questc connessioni si puo dire il perche non abbia prevalso ne il nome Tnsco, ne il Romano onde imprimere al territorio della pe- nisola altro nomc che (piello d' Italia. Qui per altro giova soggiungere che ad ottenere questa prevalcnza contribni la gran gente Ligure anch' essa di stirpc Osca, e quindi Italica come si mostrera a suo hiogo. E noto die in antichisslmi tempi sotto il nome di Ligmia fu rompresa tutta T Italia superiore. L*" in- fluenza direttaincnte orientalc non fu che ausilinia. I J'aseni, ossia i loro disceudenti scnza csistenza pro- pria c senza di-~tinzionc fuorche nominale , furono confusi ncl nome tusco senza una terra del loro nomc c senza monete proprie. Colla romana con- qiiista altro non si fece che consolidare il nome genuino originaiio , proclamarlo e sanzionarlo giusta 1' origitie reale storica. Ecco come la nostra peni- sola pote contrarre il nome atlantico d* Italia. II fatto del la uativiia e della reale discendenza e tal cosa che r onnipotenza umana non puo abolire. Ess:i pu(> vietarne il nomarla, ma annientarla non n ai. Aiigu- sto altro non iece che dichiararc cd autenticare un fatto reale. All'opposto quando Massimiano , posta la sua residenza in Milano . rcstriusc il iiome d" Italia Blbl. Ital. T. LaX. 5 66 ESAMJE SULLA STORIA , CCC. alle sole cinque proviucie annonarie Emilia, Ligu- ria, Flaminia, Veiiezia ed Istria, tronco lo stipite ed i rami principali dell' albero genealogico dell' Italia per trasportarne tutta la virtu ai rami che ne ave- vano il meno di diritto. Ma con quest' atto altro non fece die palesare il suo odio contro 1' italico splendore e la maesta di Roma. Egli col suo genero poterono bensi sovvertire Y ordinamento d' Augusto c dissipare la potenza civile dell' impero , ma non rendere falso o abolire il nome gentilizio dell' Italia e le memorie che ne comandano 1' ammirazione per la sua indelebile dignita. Ettorc Ficramosca , o la Disfida dl BarlcUa , ruccoiito di Musslfiio d' AzEGLio. — Mllano, i8.i3, per Vui- ccrizo Frrrario , vol. 2 , i/t S , con otto litografic al prezzo d' ital. lire 7. N. 1 eir anno i5c3 i Fnmccsi assediavano Barletta difesa dal gran capitano Consalvo. Erano in quel la I'ortezza, oltie alle mllizie spap;nuole , anche parecchi Italian! , assoldati da Prospero Colonna clie scj;ulva la Ibrtima di Spagna. Per certe parole dette o dagl* Ita- lian! contro i Francesi, o dal fiancese La Motta contra gl" Italiani ( die la prima di queste opinioni e del Gnicciardini , I'altra del Sabellico e del Giovio ) sc- gui una disfida. tredici uomini d'arme italiani com- battcrono contro altrettanti francesi , e la vittoria fu dei nostri. « Dal canto dei Franzesi ( dice il Mura- » tori) uno resto morto; e detto fu die sel meritava: » perche essendo da Asti avea prese le armi contra » la propria nazione. » E noto die ([uesta disfida fu gia rappresentata dal signor d' Azeglio in uno de' lodati suoi qnadri: ora poi r ha fatta ar2;omento di un Racconto die gia e famoso e lodato per nobilta di sentimenti, vivacita d' inimagini , verita di descrizioni e disinvoltura di stile non nianco delle sue pitture. Questo Racconto appartiene propriamente ai romanzi storici , e ne con- segue benissimo il fine , qudlo cioc di far conoscere i personaggi principali di una qualdie eta, e la con- dizione della moltitudine sotto la prevalente fortuna dei loro vizj , o sotto il benefico influsso delle loro virtu. Se a nialgrado di tutto qudlo die gia fu scritto da niolti per distogliere altrui dal comporrc c dal Icggere siflPatti libri , noi li vcdiamo ogni giorno niol- tiplicarsi ed essere avidamentc cercati , bisognera dire ch' essi abbiano una qualchc gran consonanza coi tempi ; sopra di die ci par degna di essere con- sidcrata 1" opinione dd Menzcl nella sua Storia della 63 ETTORE FIEUAMOSCA , pocsla tcdesca. Quanto a noi ci rcchiamo a grandc Ventura , clie avcndone il caso chiamati si tai tli a parlar di romanzi , qiiando nessmio voriebbe piii iidire sopra qncsto aigomento gencrali dottrino , pos- sianio scux' altro render ronto ai nostri lettori del luodo con ciii il signor d* Azeglio , intrecciando alia stoiia una pictosa novella d' aniore , lia composlo il 8U0 libro. Appunto suir inibrunire di qiiel giorno in cui si fece la famosa disUda approdo sconosciuto a Barletta Ccsare Borgia, Dnca Valentino, in conipagnia di D. Michcle da Cori'ella, uno de' piu audaci ministi-i dellc sue nialvagita. Due cagioni lo avevano indotto a cpiel viaggio : Tuna il dcsidorio d' attaccar qualche filo col Consalvo , affinche se i Francesi ( come pareva proba- bile ) rimanessero vinti, cgli non fosse necessitatn di rovinare insieme con loro ; V altra la speranza tli ri- trovare una certa Ginevra ch' egli da niolti indizj te- neva per fermo fosse cola in conipagnia di un prode italiauo per nome Ettore Fieramosca (i). Questa Gi- nevra , ligliuola del coute Bosio da Monreale , aveva amato il Fieramosca sin da lanciuUa , di qr.eiramorc innocente e insaputo, clie la conformita delle indoli la nascere qualche volta , c par non di rado un pre- sagio di singolari avventure. La prima volta cli Ettore le aveva aperto il suo cuore , ella arrossendo , senza rispouder parola , s' era scostata da lui; e dopo d" a!- lora aveva fuggite sempre le occasioni di fovcllargli (2). II giovinetto allora, come sequellamorc che gli era paruto di scorgere in lei fosse stato un sogno della sua immaginazione , tolse commiato dal conte , c si avvio con nua conipagnia di soldati alia volta di Boma. Una ferita ricevuta in uno scontro presso Vel- Ictri r obbHgo a rimanersi circa due mesi cola ; sic- clie venne a Roma cjuando i Francesi , compiuta gia la conquista del Begno, movcvano sopra quella capitale. (i) Vol. I, pag. 117. (2) Vol. I, pag. 74.. O LA DISFIDA DI BAHLETTA. 69 Oiiivi j^iunsc di li a poco anchc Giiievra, contio < iii la tortima avea coiniaciato ad iacrudelire. II conte Bosio morendo d'unaferita toccata quaiido i Frances! assaltaiono Capua, per noii lasciaie la liglia senza un rpialchc so8tefr,no nol mondo , V avea sposata a Gra- jaiio d'Asti, daiidole in doto tutto quanto e^^li posse- dcva (i); e con (jiieslo Gnijano, lerito aach' egli cntro in Roma c scontrossi in Ettore , nientre appiinto si ritraeva da quclla citta. II marito di Ginevra, nella cni rasa Ettoie seppe introdursi, lasciando Ic bandiere di Francia s'acconcio con Cesare Borgia, come col ui die avrebbe servito anche il Turco se meglio lo avcsse pagato (2) ; ma donde sperava xui grande vantaggio , ebbe origine anclic per lui la sventura. 11 Borgia s' era inyaghito della Ginevra; e trovatala snrrla alle sue setluzioni , Ic diedc un vino medicato ond' cssa cadde assopita , e fn portata per morta alia cliiesa. II malvagio pensava di flirla poi trar dclia ])ara , ed averla cosi in suo arbitrio: ma il caso 10 fece rimanere dcluso. Perche Ettore , deliberatosi di vedcre anco una volta la sua Ginevra e morire, s' introdii«se nclla chiesa : creduto dal sagrestano un iiomo del Boro;ia, ebbe aoiio di sconliccarc la cassn, e trovataUi contro ogni aspcttazionc anror viva, la porto nclla casa d' un suo amico da cui in tutta qnc- sta Ihcccnda era stato pietosamentc soccorso. II Burgia distratto allora da cose troppo pin gravi non lecc imhiesta deiravvenuto, e si parti da Koma con Gra- jano; il quale poi non niolto dopo si tolse dal suo scrvizio per arrolarsi di nuovo sotto le bandiere I'rancesi. D" altra parte Ettore persuase alia Ginevra gli ando fallito , pcrclie il Borgia se ne stava chiuso neile sue stanze: ma veduto il Ficraniosca nella sala in cui festeggiavasi Tarrivo di D.Elvira, trovo modo di fargli sapere il pcricolo della sua Ginevra. Ettore senza indiigiar pure un momento usci della sala , abliandonando cola il suo mantello clic poscia a gran danno della sventurata Ginevra fu dn Fanfiilla indos- sato. Pietraccio con alcuni altri accompagno il Fiera- inosca a S- Orsola , dove sperava di dover trovarsi a petto del Valentino. Gia s" e veduto come c perclio Ginevra a quell' ota si fosse partita dal monastero. I satelliti del Borgia, caduti in errore, avevan rapita in vece di lei una certa Zoraide sua compagna , e gia se r erano recata nella propria barca. Pietrarcio fa dei primi a gettarvisi dentro , ma cadde stramaz- zato da uu colpo di remo die gli fu dato sul capo; la donna creduta da tutti Ginevra fu sottratla a' suoi rapitori , i ([uali menandone seco Pietraccio ritorna- rono a Barletta nel mentre appunto die il Borgia , a dispetto di quanto v' lia di piii sacro suUa terra e nel cielo, calpcstava con orrendo delitto Fintemc- rata virtu di Ginevra. Dopo una breve diuiora il Borgia , D. Midielc e Pietraccio navi2;avano alia volta della Bomagna. Pietraccio, accortosi d'aver dinanzi a se colui die aveva indarno cercato in Barletta e a S- Orsola, sebbene ]:)cr mala ventura si \rovasse scnz' ar- me voile far prova di sbranarlo co" dcnti e coUe un- gliie (i). ]\Ia il Valentino fu presto alia difcsa cac- ciandogli un pugnale nel cuore. Prima the il cada- vcrc fosse gettato a mare , D. Micliele die forsc aveva dcsiderato un esito ben diverso alia disperata impresa di quel giovine , narro al suo fortunato padrone dov" egli lo avesse da priuia trovato; e cercatagli (i) Vol. II, pag. i2,j. o L\ Di.trm.v ni I5\rlf,tta. 77 inilosso la catena , glicla niostio. Parve die a quclla vista iin ingontc cnniulo cli pcnsicri , un insolito ri- moiso allliggcssc il fiero animo del Valentino, clic si niise a scderc silcnzioso , e con voce tronca ordino di nnovo elic quel cadavere fosse gcttato a mare. Come mai un uomo cresciuto fra tanti mislhtti aveva pouito turbarsi alia vista di quclla catena ? rerclie il solo Pictraccio dovcva o commovere o far ribrezzo a colui die aveva con tanta intrepidezza gettato nel Te- vere il proprio fratello? Chi era costui? Apparteneva cgli forsc al suo proprio uccisore? La traviata moglie di D. Miehele non pote dire a Pietraccio questa parte deir orrenda sua sloria: e pero ciascun lettorc puo iuterpretare secondo die piii ali ricsce proI)abilc quclla rcticen;':a, per risponderc a questi dubbj. Parccchie altre domande abbiamo sentitc proporre da molti-, per esempio: Se tutte le scelleraggini per Ic quali il signor d'Azeglio conduce i suoi Icggitori sono vere : Se i personaggi posti in iscena da lui iurono capaci di epic' delitti e di quelle cmpieta di' egli loio attribuisce: Se non sia troppo sconso- laiite (jucl dipingcre la virtu irrimediabiliiiente in- f'elice ed il vizio foi tunato e trioiifantc ? AUe prime domande noi crediamo di poter risponderc die il si- gnor d'Azeglio s' attenne fedelmente alia massima di segnitare la storia o d' inventare cose probabili in quclla eta e fra qiicgli iiomini di' cgli tolsc a rap- prescntare. Pvispctto all" altra , lo scrittoie di questo articolo non ignora die per diverse vie puo rag- giungersi un mcdcsimo fine; non ignora die in certe circostanze il cercare il scntiero piii delicato e un niettersi nel pericolo di sniarrire la meta: nondimeuo crcde di poter dire die i nostri Pvomanzieri dovrcb- J>ero forse applicare alle nazioni cio die Plutarco in- bcgnava degli uomini in particolare, cioe die le doti virtuose c imitablU si debbano lar'';amente dcscrivcrc, ma die i vizii e i difctti 111 vece convenga loccaili con nn ccrto verecondo ritegno, quasi per lispetto del- ruinana natura. die non sippia produrrc verun csscrc pcrfcttani'mte buono, J. PARTE II. SCIENZE ED ARTI MECCANICHE. Opuscoll matematici c fisici di dUersi autori; fasci- colo prlmo, secondo e terzo. — ■ Milnno, 1 832-33, presso Paolo Emilio Giusti , per quattro fascicoli lir. 18 aust. JT ra tutte le scienze create dairumano intelletto le mate- matiche soiio certamente le piu suscettive d'incremento o di migliorazione. E il genio umano pno in esse piu che in akre fare bella mostra di sua possanza , producendo iiuovi calcoli, e questi vestendo, rivestendoli, e giungendo cosi grado a grado e per via sicura alia cognizione di novelle verita si utili , che astratte. Quindi e che veg- gonsi tuttodi in Italia ed altrove discussioni accademi- che, ojjere periodiche difTondere scoperte di Aario interesse, dare piii facili dimostrazioni di risultamenti gia conosciuti , dilucidare recenti teoriche , metterle in ordine migliore , csporle con metodo. Fra le ultlme merita al certo distinto luogo quella di cui andreiuo mano mano a dare un breve sunto. II nobile scopo di essa e degno dei collaboratori , chiari per distiuta faina ottenuta da numerose produzioni matematiche. Quivi tanto il dotto, che il giovane studioso meno iniziato nei principj delle scienze esatte troveranno con clie appagare le loio brame. I fascicoli di quest' opera periodica pvesentano due parti; nella prima delle quali si danno scritti originali d' argo- niento interessante, ed al livello dello stato attuale della scienza :, nella seconda pol hanno luogo discussioni , com- pendj , notizie dirette alP intento di divulgare utili cogni- zioni da tpalunque luogo esse vengano. Entrambe queste parti sono limitate a quanto e proprio della niatematica pura ed applicata , e della fisica princlpalmente congiunta coUe matematiche. Noi non ci estenderemo al presente con belle frasi c bei contorni nel mettere in mostra i singoli pregi di (jui vanno essi adorni , riserbandoci a cio fare di mano OrUSCOLI JIATL5I."»T1(JI E IJSICI CCC. ^i) in rtiano che faremo T analisi delle singole parti. Prima di nietterci all' opera ci si permetta di fare voti siiiceri , nftinche questa continni per lungo tempo a rivedere il bel siiolo d' Italia. Neiranalizzarne gli articoli ci siamo spesso serviti del testo degli autori , quando cio si e potuto senza nuocere alia brevita , per cosi far meglio comprendere le cose che gli stessi Aolevano esporre o dimostrare. La prima IMemoria del primo fascicolo e del valente geometra Bordoni. Benche il titolo di questa ci mostri die deb})a essa trattare delle lignre isoperimetre della mas- sima o minima area esistenti in qualsivoglia superficie , pure il cli. autore incomincia coll' esporre e dimostrare , col metodo delle derivate, proposizioni relative alle super- licie sviluppabili, per quindi jiassare alia diinostrazione di una singolare proprieta delle linee costituenti i contorni delle figure suddette. Ecco cio die intende esporre e di- jiiostrare 1' autore. Si abbiano due equazioni di primo grado rispetto alle coordinate rettangole x, y , z, la prima fra .x, j, e la seconda fra x, z; esse rappresenteranno una linea retta posta nello spazio. Se noi supponiamo die le co- stanti die contengono le dette equazioni siano funzioni date di uii' altra variabile t. per ogni valore individuato della t, le x , j . z saranno coordinate dei punti di una linea retta, la quale variera, variando la t stessa :, ed ammessa la t quantita da eliminarsi , le medesime -T, y, z saranno in vece le coordinate dei punti della superficie, luogo di tutte le rette corrispondenti agl'infiniti valori dei cjuali e suscettibile la medesima quantita t. Per r origine delle coordinate si immagini la retta pa- rallela a quella rappresentata colle due equazioni suddette , ove in lixogo di t si ponga il valore individuato n ; ed essa si mova senza cessare di passare per 1' origine, e di mantenersi parallela alle successive rette rappresen- tate colle equazioni , che risultano col porre nelle due equazioni generali in luogo della quantita t tutti i suoi valori successivi all' n: e continui a moversi, finclie sia parallela alia stessa retta rappresentata dalle due equazioni generali anzidette. Evidentemente le successive deviazioni di questa retta saranno le stesse deviazioni delle anzidette sue parallele ; ed essa generera una porzione della super- ficie conica. la di cui equazione sara quella che si 8o orusnoLi matematici f. risici oiterrii , eliniinando la t fra le cquazioni corrispomlenti ;iir ultima retta , ossia qiiella clie e parallcla alia retta rappresentata dalle due cquazioni general! piu volte ri- petute. Cio posto , 1' autore denoniina F angolo compreso dalle due rette, nelle quali cadono i suoi estrenii, cnmplessn delle successive deviazioni delle rette appartenenti alia fanii- glia rappresentata coile due equazioni suddette. Osservando quindi die quest'' angolo , o T arco circolare misura dello stesso, e la curva comune alia porzlone anzi detta di su- perficie conica , ed alia sferica aventi il centvo nella ori- gine delle coordinate , ed il raggio eguale all' iinita , ne conchiude dopo un breve calcolo qiiesto bel teorcma : " II quadrato della derivata del complesso delle succes- » sive deviazioni delle rette appai-tenenti alia famiglia rap- » presentata dalle due equazioni generali suddette egi\a- » glia la somma dei quadrati dei coseni degli angoli fatti " cogli assi delle coordinate dalla retta rappresentata colle " naedesinie due equazioni generali. » Quando le rette rappresentate colle stesse equazioni ge- nerali siano tangenti di una curva , le successive devia- zioni di esse sono chiamate dall'vautore angoli di contin- genza di piiina specie della ciu-va stessa ; e quando siano perpendicolari ai piani ostulatori della curva, le medesinie successive deviazioni di esse vengono chiamate angoli di contingenza di seconda specie della curva stessa, e sono ia sostanza, dice esso , le successi\'e deviazioni diedre degli stessi piani osculatori. L' autore quindi osserva clie nella superficie , luogo di tutte le rette rappresentate colle due equazioni generali , vi e una linea , ogni punto della quale e quello di una delle medesinie rette , vicino piu di qualunque altro di essa alia prossima di esse medesinie, ed indica come essa debbasi deterniinare. Assai jjelli sono i jiroblenii che esso con quella sua oleganza propria va sciogliendo in scguito. Noi non flire- mo die enunziarli, perclie la loro soiuzione ci portei-eblie troppo in lungo per le varie formole ciie contiene. II let- tore fai-a bene di vederla nella Memoria originale. I. " Trovare la derivata del complesso degli angoli j> di contingenza di prima e di seconda specie dcllo sjji- >i golo di regiesso dclla superiicie sviluppabile taugente » una data qualsi', oglia lungo una rur\'a pure data. Dl DIVE15SI AUTOIU. b I a." » Trovare la dcrivata deirangolo conipreso dalle >r due rctte condotte dallo stesso punto della linea di con- » tatto tra la snperlicie qiialsivoglia , e la sviluppaljile , " r una tangente a questa linea, e I'altra caratteristica >> della inedesinia snperiicie svilnppaljile. 3.° " Trovare la dcrivata del coiiiplesso degli angoli » di contlngenza di quella curva piana , nella quale si tras- » figura la linea di contatto tra la snperJicie qnalsivoglia, >i e la sxihippaliile, quando qnesta sia distesa in tin piano. 4.° >i Trovare la sfera, die ha tin contatto di secondo II ordine con una curva esistente in una superficie qualsi- 11 voglia, ed il centro nel piano tangente la superficie me- II desiina nello stesso suo jninto di contatto colla curva. n Dopo di aver dato le soluzioni di questi proljlemi , il cli. autoie passa alia contemplazione del contorno della figura dell" area massima o minima tra le isoperimetre , ed esistenti in luia superficie qnalsivoglia, cio clie co- stituiva lo scopo principale di questa sua IMemoria. E -nolo il celelire problema degli isoperiiiietri proposto dal celebre analista Giacomo Bei'noulli alia fine del secolo decimoset- tiino , e da lui sciolto prima dell" invenzione del metodo dei massimi e minimi con metodo particulare. Le figure da lui considerate non erano die in un sol piano. Alcuni geometri che vennero in seguito , fra cui Clairaut , con- siderarono il caso delle figure isoperimetre esistenti suUa superficie sferica e suUo sferoide. Ora il di. autore si propone , e scioglie completamente la questione in tutta la sua generalita. Qnesta si e " Fra !e linee esistenti in una data superficie, ed aventi II Inngliezze eguali, ed i termini nei medesimi due punti, II trovare quella die insieme ad una gia individuata nella II medesima superficie racchiude la figura della massima II o minima area, n Faremo qui conoscere il risultato importante trovato dair autoi-e. Si riferiscano i punti , le linee e la superficie a tre piani fra loro perpendicolari, uno dei quali passi pei due punti tcriuini dati della linea ricliiesta ; e sia F{x, y,z) = 0-, Y equazione doUa superficie data , y^fix): JJibl. liuL T. ],XX. 6 $2 OPOSCOLI MATEMATICI E FISlOr quella di una projezione della linea pure data ; e 1' ordi- nata y sia quella perpendicolare al piano, che passa pei due punti termini comuni delle linee. Cosi si denomini h la lungliezza data di cpiesta linea ; a, c i valori della X corrispondenti ai niedesimi due termini di esse; TO una costante arbitraria , ed s 1' arco della linea ri- chiesta. Quest' ultima apparterra alia famiglia rappresentata simultaneamente dall" equazione F {x, y, c) = o; e dalla primitiva completa dell'altra -m\^{F (,xf -- F' {^f - F^ {zf) := o ; e propriamente sara quella , per la quale la costante m. , e le dite portate dall' integrazione deU'ultima eqitazione sa- ranno determinate in modo da rendere identica la / -a ^/ ( I ^ f- ^ z" )dx = h ; c e che passi pei due punti pei quali si hanno x = a; y—f(a); z = F (^a , f {a)y, e x=c; y = f(c)-, z = F(c,f{c)). I valori di z dati dalle ultime espressioni sono quelli tratti dalle equazioni , che si ottengono ponendo in luogo di X, y, prima a , f (a) ; poi c , f (c) in quella della sujjerficie data, e che sono F(a,f{a),z) = o, F{cJ{c),z)^- c; per cui non si potrebbe passar all' autore per buona la precedente maniera di designarli. Bisogna ritenere al soli- to, che le variabili con un apice in testa signiticano le derivate prime delle stesse variabili, e che F {x) , F (y), F'{z) indicano le derivate prime della funzione F(x,y.,z) per rapjjorto ax, ay, a z. Dalla soluzione generale passando ai casi particolari , r autore ne deduce varj importanti corollarj ; per esempi" ncJ caso in cui la superlicie data sia plana , dirr^JStra Ul UlVtUbl AUiORl. 83 die la iiiiea ritliiesta deve essere un circolo , come gik era noto i dera in un piano, la linea di contatto si trasformera in » una circolare. » Per le ragioni di gia addotte rimandiamo i nostri leltori a vederne T esposizione nell" opera originale. Alia Memoria teste analizz.ata susseguono due note dello Scesso autore trattanti , la prima d' una trasformazione della primitiva triplicata fondamentale per la stereometriai la seconda , sopra di una jn-oprieta , che ha luogo tra la caratteristica di una superiicie inviluppaate , e la linea individuata , lungo la quale le sue iuviluppate hanno un contatto di un ordiiie qualunque con una superiicie data. lo ne darb qui i risultati i piii importanti. Si denominino x , y , z le coordinate rettangole di un punto qualunque di una superiicie data, }. la lunghezza di una rettii tirata da questo punto , ed a . b , c i co- seni degli angoli fatti da essa cogli assi delle x , y , z ; e le /. , a , b , c siano fnnzioni date delle x, j. Eliminando le x'. y dalle tre equazioiii P = X ^ a?., O = y ^ b?.X 7? = 2 -*- c 2 ; coml)inate con quella della superficie data, si avreblje • inella fra le F , Q, R coordinate rettangole della su- periicie, luogo tlcgli altri termini delle rette ?. ; ed elimi- nando / , si lianno le due equazioni fia le coordinate rettangole P, Q, R, rappresentanti quella retta, della quale e parte la /. stessa. Cosi si denominino p . i{ , r le coordiaatc rettangoii; di quel punto della retta >. , clic ha dulJa superiicie dati 84 Ol'USCOLI MATEM.VTICI E FISICI la distanza t : e F il volume del corpo compreso fra le due superficie , nelle quali vi sono i termini delle rette A ^ e la porzione intercetta tra queste medesime due di una qualunque di quelle altre superficie, clie sono genera- bili da rette, a seconda delle quali cadano delle A par- ticolari. L' autore dopo opportune sostituzioni e trasfor- mazioni giunge ad ottenere la primitiva parziale rispetto alia variabile t della primitiva trlplicata esprimente il valore del volume anzidetto , die e la seguenle //( 2 5 J •' ove si hanno A = c — az -^ bz^'t B=- (a' + ^^ + {ab' - a'b) [b + cz) + {ba^ - ab) {a + cz) \ ; C=-{a!b^-uy); z , a, h , c dinotano le derivate di z, a, b, c rispetto alia X,- e le z, , ttf , bf , c, le derivate di z, a, b, c rispetto alia y. Dalla precedente espressione 1' aiitore ne deduce varie altre nei casi particolari , che discute in seguito ; fra le quali e da rimarcarsi una formola utile per la cubatura delle volte a spicchi , ed un'altra gia trovata dai signori Gratognini, IMasetti, Conti, ed anco dalF autore stesso con metodi special!. In fine si proj^one , e scioglie varie belle questioni relative a sujDerlicie sviluppabili, luoglii dei cen- tJ-i delle curvature sferiche di altre superficie pure svilup- pabili. Esse sono le seguenti : i.° " Data la curva, spigolo di regresso di una super- » ficie sviluppabile , trovare quella clie e lo spigolo di re- » gresso delPaltra superficie pure sviluppabile ^ nella quale " vi sono i centri delle curvature sferiche della prima. 2.° " Trovare la derivata del complesso degli angoli " di contingenza di jirima specie dello spigolo di regresso " determinata nella proposizione antecedcnte. 3." II Trovare la derivata del complesso degli angoli •' di contingenza di seconda specie del medesimo spigolo di " regresso conbiderato nelle due proposizioiii antetcdenti. DI DTVr.R^I AUTOUI. flJ 4.° )/ Trovare 11 coseiio deirangolo compreso da quelle >i caratteristiclie delle due supeificie sviluppabili, die passano It per lo stesso punto dello spigolo di legresso della priuia. >» Andremo ora esponendo cio clie 1' autore si propone nella seconda nota , ed il risultato di grande importanza da lui ottenuto. Questa fu qui iaserita per una ragionc particolare, die esso indica alia fine della nota medesima. L' equazione Z = (p (.r,}) rappresenti la superficie data, e la y = (p{x) sia Taltra della linea indlviduata esistente in essa; e la '■ = fip^ q,^^,b )'■> dove p . q . r sono coordinate analoghe alle x , y , z ; ele a , b . . . . . ~{n-*-i)(n-t-2.) arjjitrarie , rap- presenti la famiglia delle superficie invilnppate. Le a , b , ■ . ■ ■ saranno quelle funzioni della x , die si a^Tanno col porre ^ (x) in vece della y nelle fun- zioni delle X , y valori delle stesse quantita a , b , . . . . determinati col soddisfare le - (;i -t- i) (« h- 2) ecpa- zioni seguenti ^=f{x,y,a,b...)\ 2'=/'; c =/; z=f'\ =>/'; =,,=/;; — >-j ^„^ -/, , — ^, -/, , — („-.)-/(,.-.)'-(")-/('')' ove bisogna notare, die /' '"' indica la derivata m"""" di f{x, y, a, fe i . . .) rispetto alia x; f^''^ la derivata r"''"" della stessa funzione raiinorto ad y, e / la derivata i i -^ (r) r"""" rispetto ad y della derivata in"""' di f[x,y,a,b..) riguardo alia x. U equazione della superficie Inviluppante sara la rlsul- tante della ellminazione della x dalle due (0 r-f{p,q,a,b,...) = c-, ^ '-j^ j-0, e queste due equazioni rappresenteranno la caratteristica 8^ OPUSCOLI MATEMATICI E FISICI CCC. di essa. Questa superficie inviluppante tocca la sitperficle data lungo la linea rappresentata simnltaneamente dall'eqna- zione della snpei-ficie data, e da qnella della linea individuata esistente in essa; e tocca una sua inviluppata lungo quel- I'altra linea, die e rap|>resentata colle equazioni (i). Cio posto , la proprieta, clie forma lo scopo di questa nota , e una singolare relazione, che ha luogo fra le due tangenti trigonometriclie v^'(a:)^ (^ ) corrlspondenii al punto comune di queste medesime due linee. Questa proprieta e espressa dalla equazione ( ove a' designa il valore della (~- j corrispondente alia p:=x, ed ove si e posto t, in luogo di z — f{x, y , a, fc. .)_ Pel caso particolare di n = i , cioe che le superficie inviluppate ahhiano colla data un contatto del solo prinio ordine, la relazione qui trovata si riduce dopo le oppor- tune sostituzioni alia z"-f"^iz\-f;)(X'-^fix))-^{z-f^)?Jf{x) = o; i> ed e appunto questa (dice T autoi-e ), che dovrebbe co- }) stituire le linee 18 e 20 della pagina 32,6''""" del >> priiiio tomo delle mie lezioni ( Lezloni di calcolo subli- » me di Antonio Bordoni. Milano , i83i, tipog. Giusti ), )i e non quella, che vi e attualmente per inavvertenza ; » anzi e per togliere la difficolta incontrata nella lettura di ti questo passo da giovani anco esperti nel calcolo , che }i io mi sono delerminato di pubblicare sia d'ora la nota » pi-esente, sebbene compilata per altro niio lavoro. » Quando F equazione anzidetta, che rappresenta la fami- glia delle superficie inviluppate, sia di primo grado, cioe che le superficie da essa rappresentate siano piane, Tulti- ma espressione esposta riducesi alia relazione scoperta dal signor Dupin , fondamentale per la teorica delle tangenti cliinmate conjugate dallo stesso. {Sara rontimuito.^ 87 Sulla struttiira del aiorc e sidla circolazione del san- gne del Crocodilus lucius, ossenaziurd del prof. Baitolomeo Panizza. J. ra le ricerche del prof. Panizza intorno a' vasi linfatici, ond'ebbe priiicipalmente argomeiito la siia opera intitolata Ossenazioni antropo-zooiomico-fisiolo^iche (i), e le quali fu- rono onorate di premio dalTAccadeniia delle scienze di Parigi (2), tante e si importanli n'aveva egli raccoUe dal- r esame de'rettili, die risolse di esporle distesamente in un' opera particolare; c a pag. 82 delle snddette osserva- Zioni ne aanuazio la prossima pubblicazione. Ma, postosi nir iir.presa , tanto gli venner crescendo la materia e il lavoro, che sebbeae d'allora, cioe dal i83o, in appresso, se ne andasse sempre occapando con indefesso studio, non pote sin qui soddisfare la data promessa. A ciascnno de' quattro ordini de"' rettili gli piacque estendere le sue in- vestigazioni , e fame rappresentare i risultamenti con im- niagini di squisito lavoro. Queste fiirono le cause del ritar- do", ma orniai compiuta in ogni sua parte e I'indagine del sistema linfiuico de' suddetti animali, oramai compiute sono le sei magnificlie tavole in foglio, fatica del valente artista Cesare Ferreri , che il debliono fignrare, sincbe poco dopo la prima nieta del corrente anno la nuova opera del prof. Panizza potra esser resa di pnbblica ragion?. Frananto e a notnrsi cl'.e in tempo clTegli cercava il sistema linfatico de'rettili, molt'altre importanli osservazioni fiiceva sugli stessi animali, tra cui sono segnalate alcnne che riguar- dano gli orgaiii centrali della circolazione di na coccodrillo ( Crocodilus lucius (3) ), ch" eblie la ventura di notomizzare, e deile quali f'urono testinionj il suo dissettore di notomia dott. Novati, e Togregio dott. Beolchini stato altra volt'a suo assistente. Una notizia di tali osservazioni, sembrandoci (I) Bibl. ital. t. 60.°, p. 28. (q) Bibl. ital. t. 63.°, p. 426. (3) II sistema linfatico di c[Ue»tr) rnccodfillo verra rappvesentaro in una delle tavole suniuientovate. ^on vaolsi tacere die A pro- fpssore Panizza ottrune un si ravo aniiiiale daMa geutlle condi- scendenza del sic;, ^irofessore Zendiini, il quale ne fece acquisto per arricrhivne il Miiseo di storia naturale , srien7a obe insrgna con tanto lintvo nelf I. R. Uiiivcrsita di Pavia. 88 SULLA STRUTTUR V DEL CUORE tale c!I poter riascire di fregio a qnesta Biblioteca, noi r abbiamo ridiiesta al prof. Paiiizza , e da Inl geatilmente ottenuta , ed e fjuella die offcriamo a' nostri lettori. Per dare una descrizioae degli organi centrali della cir- colazione del coccodrillo inesso ad esanie ( C. Indus) non e mestieri trattetiersi a descrivere la posizione e forma del cuore, e come T orecdnetta dostra (die meglio direbbesi inferlore) sia piu grande della sinistra, e da essa perfet- taraente divisa , le quali cose vi apparvero come ne' con- generi anlmali. Ma in vece merita di essere attentamente descritta, insieme ad altre nuove particolarita degli organi suddetti , una cjuallta organica al tutto strana e sin qui rimasta incognita, del cuore die ne fa parte. Consiste nel trovarvisi anch'essa la sua maggior caviia , perfetcamente divisa in due ventrlcoli , Tun dalT altro separati da ua compiuto sipario muscoloso, della quale separazione il Pa- nizza accertavasi mediante le injezioni, clie non passavano dair uno airaltro ventricolo, e piu ancora per non essere mai riuscito a fare die da una banda alT altra del sipario divisore passassero esili specilli introdotti nelle varie sinuo- sita sparse tra le sue colonne carnose, come anclie per non aver giammai potuto ottenere die sostanze molto abili al permeare, quali sono niercurio, liquidi colorati , posti or suir una or sull' altra superficie del sipario -suddetto, d' una in altra menomamente trapelassero. E poiche lo spessore delle pareti del ventricolo sinistro e doppio di quello delle pareti del destro ( onde nasce in esso una robustezza proporzionata alle funzioni cui e destinato ) , anclie tale diversita serve come di prova alia separazione suddetta accennandone la convenienza. Osservo inoltre il Panizza die alfapertura di comuni- cazione tra V orecchietta destia col rispettivo ventricolo vi sono due valvole membranose, Tuna piu ampia dell' al- tra, le quali servono ad impedire il regresso del sangue dal ventricolo nell' orecciiielta ; in vece alfapertura venosa del ventricolo sinistro avvi una sola grande valvola, attac- cata a quella parte di delta apertura die guarda il setto di- visorio, e la (juale scendendo nel ventricolo scorre obbli- quamente sulla superficie interna di esso, lungo la parete opposia al setto-, essa finisce con margine arcuato rivolto verso I'apice del cuore. Per questa posizione ed estension della valvola viene nel sinistro ventricolo favorito 1 in- gresso del sangue i quando poi, al contrarsi del ventricolo SULLA STRUTTUR.V DEL CUOUE CC.C. 89 stcs90, r oinla sanguigna e spinta vorso la hase del more, essa compriiiie la valvoia ineuiijranosa coiitro la parete del ventiicolo opposta al setto , e cosi il suo reflusso ne vieiie impedito. Rispetto ai ventrlcoli del cnore, 1' uiio de' quali per la sua posizione direbbesi meglio inferiore clie destroy I'altro superiore clie slnistro, si e gia notato clie le pareti del secondo sono robustlsslme e di spessore doppio di quelle del primo. II veotricolo destro e una cavita indivisa viciuo alia base, nia verso T apice v' lia un setto carnoso die lo rende come separate in due concamerazioni, una delle quali, per la sua posizione, potrebbesi dire destra , 1' altra sini- stra; avuto pero riguardo alia loro direzione verso la liase, la prima si direb])e venosa , la seconda arteriosa, perclie quella guarda T apertura auricolare del ventricolo, e t]uesta r apertura arteriosa. II setto e tra le sue carnose colonne munito di pertugi die rendono comunlcantl le due suddette concamerazioni. Notansi poi alia base dello stesso ventri- colo destro, oltre all' apertura auricolare o venosa, due aperture arteriose , entrambe fornite di due robuste val- vole seiuilanari, destinate ad impedire il riOusso del sangue nel cuore. Alia destra, o grande, apertura succede 1' ar- teria polmonale , di pareti assai sottili, talclie ne traspare la materia che dentro siavi stata injettata. Quest' arteria dirigendosi alTinnanzi, picga obldiquamente a sinistra e in alto; e prende di mano in mano una forma l)ulbosa, ond' e die ingrandisca assai a poca distanza dal cuore, termi- nando in due rami uno de' quali va ad un polmone, e I'altro all'altro. Alia piccola apertura arteriosa del ventri- colo di cui si parla succede 1' arteria aorta sinistra, di pareti robuste, la quale, diretta all' Innanzi , scorre tra r arteria polmonale, o grande aorta uscente del ventricolo superiore o sinistro. II ventricolo sinistro e una cavita unica, senza conca- merazioni, e circoscritta da colonne carnose piii robuste di (juelle del destro. Alia base di esso , oltre I'apertuna venosa corrispondente all' orecdiietta sinistra, avvi un' am- pia apertura ( anch' essa niunita di due robuste vnlvole semiUinari ) cui succede la grande arteria, o grande aorta. Questa dirigendosl all' innanzi si trova a destra della pol- monale e deir aorta sinistra , poco dopo la sua origine s'allarga, e alia parte^ anteriore di questo allargamenio sorgono i sesjucnti rami; alia sinistra T arteria succlavia ^O »UL].\ STRUTTURA DEL CUORE CCC. corrisponuente , clie tosto si divide nclla sottoc'.avicolare bracliiale e nelia carotide, indi la sncclavia destra, e per ultimo I'aorta destra, la quale, quant" e al diaiuetio, si puo considerare come contiauazione del tronco. E ad avvertirsi clie la ove accade qnesta divisione delia grande arteria sporgono neirinterno del tronco due niargini o dijdie mem- branose assai salientl, arcuate, clie guardano con la loro concaviia 1' origine del tronco. II destro di quest! niargini che separa Torigine della succlavia destra dalla aorta cor- rispondente, niolto piu sporge die Taltro. Egli e inoltre a sapersi ed attentaineate a notarsi , die alia base del cuore, nella parete comune o di contatto tra la grande aorta e I'aorta sinistra, trovasi un foro per cni queste due arterie coniunicano insieme. Cotal foro ani- mette un grosso specillo-, e nel contorno e consistente se- gnatamente verso la base del cuore, ove anclie il sipario comune delie due arterie si fa piu roljusto. Vuoisi anclie notare che la j^arete comune o di contatto, ove posto il foro di comunicazione , giace tra due valvole semilunar! delle due snniioniinate arterie;, e siccome Tattacco della valvola semiiunare appartenente alia grande aorta trovasi sul setto comune piii in vicinanza del contorno posteriore del foro di comunicazione tra le due arterie, di quello che si trovi r attacco del contorno della valvola semiiunare del- r aorta sinistra, cosi ne avviene che e minore T infossa- mento tra la valvola semiiunare della grande aorta e il foro del setto, che non quello tra la valvola semiiunare del- I'aorta sinistra e il foro medesimo. Questa disposizione ne addita il luotivo per cui, spingendo uno specillo nel cavo delle due arterie contro il setto verso la loro origine dal cuore, ne riesce facile introdurlo per quel foro dalla grande aorta nelT aorta sinistra, e difficile se dalT aorta sinistra se ne tenta T introduzione. Le due aorte poi ladove,dopo le rispettive curve dirigendosi all' indietro, s' incontrano , vengon formando un vaso anastomatico;, dopo di esso I'aorta sinistra comincia a decomporsi somministrando du'amazioni ai visceri chilopojetici nei qunli finisce, in vece la destra prosiegue sino alia coda a decomporsi nelle diramazioni clie a tutti son note. Dalle premesse cognizioni risulta evidente che essendovi divisione perfetta non solo tra le due crecchiette , ma eziandio tra i due ventricoli del cuore, si puo questo con- siderare come un cuore non diverso di quello degli animali IlEL CROCODILVS LUCIUS. 9 1 tielle class! supcriori , cioe distiiito in cuoro polinonico , e more i/5f('/»/ro , oppnre in cuore venoso ed nrterioso ; non- dimeno anclie nel rettile esaminato accade in parte cio clie avviene in tntti gli altri rettili , vale a dire la miscela del sanjiiie venoso coll' artcrioso , come dal ti-acciare 11 modo della circolazione del sangue vena adeqiiataniente mostrato. Le due cave, col lore seno coniune , versano il sangue neir orccchietta inferiore, o destra , com' e detto comune- mente. Qnesta lo spinge nel ventricolo corrispondente, per la contrazione del quale non potendo ritornare nelf orec- cliietta atteso 1' impedimento delle valvole, varca le due aperture arteriose, una delle qnali il inette ncirarLeria pohnonale, e I'altra nell' aorta sinistra. D.iH'arteria pol- inonale va il sangue a' polmoni , e ritorna da questi , per mezzo di due vene , nclT orecchietta snperiore, delta co- munemente sinistra. Questa poi lo spinge nel corrispon- dente ventricolo, per la cui contrnzione il sangue non puo die varcare I'apertura arteriosa , la quale da adito alia grande arteria , o grande aorta, giacciie dalT ampia valvola gi.a descritta ne e impedito il regresso nell' orecciiietta. Dentro la grande aorta una parte del sangue passa snbito per il foro di comunicazione , nell' aorta sinistra, e cosi si mischia al sangue venoso della medesima. I'oiche la detta grande aorta finisce con dar origine alle due sjcclavie ed all' aorta destra , cosi tutti questi vasi vcncjono pr;)vve- duti non tfaltro sangue clie di sangue arterioso. Pero r aorta destra, quando dopo la sua curva si dirige in dietro verso la linea niediana, e scorre parallela all' aorta sinistra, si mette ancora in comnnicazione con questa me- diante un ramoscello anastomatico. Dalle quali cose risulta trovarsi sangue puramente venoso nell' arteria polmonale; sangue misto nell' aorta sinistra, perclie appena uscita del cnore riceve sangue arterioso dalla grande arteria mediante il foro di comunicazione con essa e ne riceve ancora quando si trova parallela all' aorta destra; e sangue puramente arterioso nelle succlavie, carotide ed aorta destra. Risulta inoltre che il carattere classico da tutti i natu- ralisti assegnato al cuore de' rettili , d' essere seinpre uni- loculare ( giacche se in talani si dimostra munito di nn setto fjuesto e sempre incompleto) non e certamente ap- plicaVjile al coccotlrillo sottoposto ad esame dal professoi'e Panizza, giarclie in esso il cnor'' per un »e»o perfeltissl- mo e divi>o in due ravita. 92 APPENDICE, PARTE I. SCIENZE, LETTEKE ED ARTI STRANIERE. Nouvelle theorie dc Taction capillaire par S. D. PoissoN. — Paris , 1 83 1 . J_j da rjiialclie secolo soltanto clie i fisicl lianno rivolto la !oro attenzione ad uno de' piii sorprendeiiti fenouieni della filosofia naturale, a quello cioe della salita de'liquidi ne' tnbi capillar!. Non si sa clii pel primo avvertisse es- ser un tal fatto ben degno delle investigazioni del dottii pare fuor di dubbio pero die a' tempi ne' quali il celebre Pascal scriveva intorno all' equilibrio de' liquidi non an- cora vi si pensasse. La storia di questo fenomeno ci lascla pure air oscnro circa al luogo nel quale si istituirono le prime sperienze dirette ad illustrarlo ed a fornirne la spiegazione. Cosi mentre F editore degli Opuscoli postumi di Pascal attribuisce alia Francla la gloria della prima osservazione de' fenomeni capillar! , e Roberto Boyle , che forse pel primo ne porto la notizia in Ingbilterra , si ma- nifesta della stessa opinione , avvi Onorato Fabri , come puo vedersi appresso Stm-mio (i), il quale ritiene che questo ramo della fisica abbia avuto i suoi germi in Firenze. Ma sebbene non sia da molti anni clie i fenomeni dei tnbi capillar! abbiano esercitato la sagacita dei fisici , non mancarono per altro i piii valent! tra questi di farl! argo- mento delle loro piu profonde meditazioni , tosto che co- minciossi a disputare sui medesimi e ad indagarne la ca- gione produttrice , immaginando all' uopo ipotcsi piii o (i) Collcaiuni Ciiriosuni , jiavt. I- Auctariiiiu tear. VIII. pan. ~7 c 78. KVV. PARTK STRANIER.V. go nicno in9,«>gnose. Oltre al siuldetto Fabri , Montanaii , Cia- conio e ])aniele Bernoulli, Borelli , Jurin, Hauksbce, Bul- finger, Weitbrccht ed alti-i , clie per brevita noa noniinia- iiio, esposero teorie iiitorno a quest' argomento, attribuendo parte di essi il fenouieno alia pressione atniosferica e ])arte con accorgimento niigliore i'acendolo dipendere dali' attra- zione. Ad onta per6 dl tanti sforzi fatti dai precedent! e da alti'i per render ragione di <[uesti fenomeni , Clairaut fii il primo clie riesclsse a sottojjorli ad un'analisl verajnente rigorosa. Egli prendendo ad esanie le ragloni coUe quali Jurin cercava di diniostrare la fiilsita delFipotesi iinniagi- nata da Hauksbce ailine di splegare cpiesti fenomeni, trovo clie ripotesi stessa di Jurin non sussisteva , come con biione ragioni applicabili egualmente a tnttl i sistemi ana- loglii conosciuti prima dl lui va dimostrando nel suo Tnit- tato sulla fgura della terra (i). Non contento pertanto della spiegazione data da tjuest' ultimo lisico prese egli stesso a considerare di nuovo il fenomeno , e ricliiamandolo alle leggi geiierali dell' equilibrio dei fluidi dimostro (a) potervi essere inlinite leggi d' attrazione atte a produrlo , e tra queste leggi poter susslstere quella per la quale si verilica, come lia luogo in natura , clie F elevazione o F abbassa- niento de' liquid! ne' tubi capillari e in ragione inversa del diametro de' tubi medesimi. L' indetermlnazionc clie risconti'asi nella spiegazione data da Clairaut, indeterminazione proyeniente dai supporsi (3) clie F atti'azione del tubo capillare si estenda a distanze sensibill , impegno il genio del celel)re Laplace a ineditarc di bel nuovo ed illustrare 11 fenomeno. Appoggla Laplace la sua teoria (4) alF opinione gia sostenuta dalF Hauksbee e da molti altri iisici die F azione capillare non sia sen- sibile die a distanze insensibili , e dietro questo principio stabilisce le due note equazioni, la prijua delle quali rap- jiresenta la superlicie di un liquido nel suo stato d' ecp^ii- librio , e la seconda esprime la proprieta delF essere co- stante per un niedesimo liquido e per un iiiedesinio tubo (i) Pag. 107 e sfg. ediz. di Paii-i 1748. (3) Pag. 121. (3) Pag. 1 1 3. (4) Traite de Mecaniquc celeste, toui. IV. C)4 JLTPENPICJE fonnato di materia omogenea , V angolo sotto U quale la superlicie interlore del tubo e tagliata da quella del liquido. E da queste due equazioni die il Laplace ricava la spie- gazioiie de' diversi feiiomeni capillar! , e con s-orprendenti mezzi analitici cerca di ridurli ad essere conseguenze im- mediate della sua teoria. Dopo Laplace nessun altro fiuo a'questi tempi si occupo con veto profitto di tale quistione: non compai'vero die ob- biezioni alia teoria dal medesimo esposta, fra le quali me- ritano di venire annoverate quelle dell' inglese Young e del nostro Brunacci. Alle difiicolta proposte da quest' ul- timo valente matematico diede occasione il confronto da esso lui istituito (i) fra la dottrina deW attrazione ca- pillare data dairinsigne Laplace e quella die iiitorno alio stesso argomeiito pubblico alcuni anni dopo ncl tomo XIV deglt Atti della Societa Italiana il celebre Gioachimo Pes- siiti. Per verita il Pessuti ebbe il merito di togliere la spiegazione di qiiesti fenomeni dal dominio delT analisi sublime , deducendola con metodi elementiiri dagli stessi principj donde era partito il Laplace:, ma con cio venne poi a sacriiicare la generalita coUa quale d:il geometra francese fu intrapresa la soluzione del probleiua. L' opera die annunciamo col presente articolo tratta ap- punto di questo soggetto , e ne tratta in modo da interes- sare senza alcun dul)l)io T attenzione non solo dei iisici ma ben anco de' mateniatici. Di essa tentereino di ilare un'idea In pill conipleta die ci sara possibile sdiivando cpialsiasi notazione algebraica , e traducendo nel linguaggio comune le leggi die vi sono esposte con formole analitiche. L' il- lustre autore scorgera in questi poclii cenni un omaggio a' suoi distinti talenti , ed il desiderio die abliiamo di dare a questo suo insigne lavoro la maggiore puljljiicita , onde venga meditato e studiato andie nel nostro paese , die certajiiente non manca di coltivatori della buona iisica. II Trattato dell' azione capillare del sig. Poisson non deve gia considerarsi come una nuova teoria diversa da quella del Laplace ; esso non ne e in vece che un necessario coin- plemento , essendo il primo di questi lisici partito dal (i) Esame ddla dottrina delT attrazione ci)u!la''i^ del signer Laplare. Meinorie inscrite nel torn. IX del Gionutle di Fislca e Chlmica di Pavia. I'AKTK STKAMEKA. 9.I punto (iuve erasi arrestato il secondo. II Polssou nou si I'erma alle ol)biezioni clie ila Young venuero fatte alia teoria di Laplace ^ aiizL in certa nianiera la difeiule da questi attacchi , accennando come facilinente raiialisi di Laplace possa prestarsi ad introdiirre nelle formole dal juedesinio trovate le circostanze die si pretesero da lui irascurate. Ma il Poissoii avverte hensi die " Laplace , a " oniis dans ses ca'.cnls , uiie circonstance physique dont >i la consideration etait essentielle : je veux parler , egU I) continua , de la variation rapide de densite que le li- (/ quide epronve pres de sa surface libre et pres de la » parol du tube , sans laquelle les plienoinenes capillaires )) n"auraient pas lieu. » Tale considerazione per altro non era nuova pei fisici , da die lo stesso Poisson T aveva gia esposta in una sua Menioria suU' equilibrio de' liquid! (i). E r opera divisa in sette capitoli e preceduta da una ben intesa Pi'efazione , die mentre serve a dar un' idea del lil)ro , infornia in breve il lettore intorno alia storia delle indagini piii recenti istituite sopra questo fenomeno. Vengono iiel prime capitolo esaminati i principj soguiti dal Laplace nella trattazione delle due parii distinte della teoria delL azione capillare , vale a dire di quella relativa alia superficie del liquido contennto nel tulio, e deiraltra die si riferisce al contorno di questa superiicie ed alFazlone ilel tubo sul licfuido. In quanto alia prima di c|neste due parti , trovata col jirincipi *^'i Lajilace la nota equazione della superiicie li- lici'a crun litjuido omogeneo sottoposto alia mutun attra- zione delle sue molecole e ad altre forze date , come la gravita , e determinato F innalzamento o V abbassamento del ceutro della superiicie capillare sul livello del liquido esterno , nel caso die sia cfuesta una superiicie di rota- zione avente per asse quelle stesso del titbo , die si sup- pene ciliudrico ordinarie , staljilite , dicevasi, queste due formole, die in sostanza sene quelle medesime trovate da Laplace, mostrasi inammissibile L ipotesi fatta da questo lisico di dover essere costantemente pesitiva ia fuazione Cp (r) c!ie si assunse a rappresentare T azione reciproca delle molecole del fluido , r indicando una distanza insensibile. Accenna il iiostro autere come lo stesso Laplace siasi (i) Mcnvjircs dc l"Ac\ulcauc des sciences, toai. IX, j'ag. 76. 96 A r P E N D I C E avveiluto cleiraiizitlctta clifTicoIth, portanclo nel 1819 cjiialclie leggiera mocUticazione alia sua teorla (i), niodificazione per la quale (p (r) devesi rignardare come positiva a tutte le distanze r alle quali la foiza attrattiva delle molecole supeia la ripulsiva del calorico , e come negativa a tutte le distanze alle quail la seconda di dette forze prevale alia prima. Ma vin' analisl sorprendente istituita alP oggetto di dimostrare anclie T anzidetta niodificazione iiisufiiciente a spiegare i fenomeni capillar! prova che anco ammessa la detta considerazione , dalle formole di Laplace deducesi tuttavia che la superficie di un liquido contenuto in un tube caplllare dovrebb' essere orizzontale , e pero non do- Vi'ebbe il liquido ne abbassarsi ne elevarsi al tU sotto od al di sopra del suo livello esteriore. II nostro autore pero non si appaga di porre in chiaro i difetti della teoria di Laplace ^ egll anzi la riguarda come il fondamento della sua, e con fino accorgimento discoi^re clie A'ien tolta ogni erroneita qualora A'ogliasi ammettere nel liquido una dilatazione presso la sua superficie. Ne , com' egli avA^erte , per adequatamente spiegare i fenomeni capillari, e d" uopo tener cento soltanto della indicata va- riazione di densita , ma debbonsi porre a calcolo altresi tanto la compressione del liquido benclie piccolissima , pro- dotta dal suo peso e dalla presslone esteriore, quanto le Variazioni di calore , dalle quali cpieste condensazioni sono accompagnate ad eguale temperatura. A quest* ultimo pro- posito viene notato che la temperatura d' un corpo e Tef- fetto della quantita di calore , ch' esso comunica o leva ad un altro corpo , qual e il termometro, finche questo cessi di clilatarsi o di restringersi. Per uno stesso termo- meti'o e per due parti difFerenti di un corpo omogeneo questa quantita di calore dipendera dal calore proprio di ciascttna delle molecole, e dal numero di quelle che si troveranno in un dato volume. Ad eguale temperatura va- riera adunque il calore proprio delle molecole con questo numero , o col grade di condensazione d' un corpo omo- geneo , e non sara esattamente lo stesso, per esenipio in tutta r altezza d" un liquido pesante. (i) Vedasi il Bulletin de la Societe phylomalique di detto aano, pag. 122. PAIirS SlKAMliRV. 97 Riguardo poi all' lulluenza clie ha per la prociuziorie del fi'iiomeno T azione del tubo sul licpiido nel quale trovasi iinmerso , si dimostra clie calcolaiido la parte di detta loiza clic c iinpiegata a sostenere 11 llquldo al dlsojira del pri)])rio livelio e pur d*' uo]:)0 tener coiito della rapida va- riazione di deiisitii clie softVe il liquido stesso lii viciaauza alle pareii del IuIjo. Noii aiumelteiido {[uesta variazioae le fonuole relative clie trovaiisi coi metodi dl Laplace inclii- doiio graadissiine coiuraddizioni, clie vengoiisi euunierando dal nostro autore , e fra le quali vl avrehl>e jjur qnella , die la siiperricie del lic|uido contenuto nel tul)0 sarebbe sein))re concava verso Talto, sia die il li([uido vi si tro- Vasse o piii alto o piii basso del suo livelio esteriore; cio die e coutrario all' osservazione. Si teraiiiia il prinio ca- jjitolo col rilevare die la coiupressione dello strato liquido ill contatto col tubo rende fallaci i ragionanienti fatti da Clairaut (i) per dimostrare die il liquido conservasi oriz- zoutale in un tubo verticale , nel caso die ad eguale di- stanza 1" azione della materia del tubo su quella del liquido sia dojipia di quella del liquido sopra se stesso. Nel sccoado capitolo passa il Poisson a ritrovare T equa- zione della superficie capillare , ossia della superficie libera d" un liquido in equilibrio in un tubo capillare, o piii generalniente della superficie di separazione di due liquid! contenuti in un tubo della specie anzidetta. A tal fine iiu- niagina die immerso un tubo in lui liquido , venga in seguito versato al di sopra di questo licjuido iieU" interno del tubo un altro liquido oniogeneo , e di densitii in ge- nerate diil'erente da quella del primo. Osserva cfuindi die presso la superficie di separazione dei due liquidi sovrap- posti vaiia la densita loro con grandlssima rapidita , co- sicclie puo es^ere difl'erentissinia quella die ha luogo alia superficie anzidetta e ad una profondita anche insensibile. Ma con tutto cio , e sebbene la legge di questa variazioae sia sconosciuta , come e incognita la legge dell' attrazione molecolare dalla tjuale dipende , riflette l" autore die si possoao nondiuieno formare le equazioiii di equlliljrio re- lative ad uno strato di grossezza Insensibile apparteneiite in parte a ciascuno dei due liquidi, e dediu're quindi da quelle r equazioiie della superficie di separazione di c[uesti liquidi r- ■ (I) Tlioovip dr la fiom-c dc la tevrc , p.ig. 1:11. Bibl I tal T. LXX. ()8 XPPENDIGB stessi. Trova egli dl fatto tale equazione per tutti i pimti della detta supei-ficie die non soiio conipresi nella sfera d' attivita del tubo , e risolve con cio in generale il pro- blema propostosi in quesLo capitolo. Di quest' equazione si serve opportunamente per I'esame di quanto deve accadere in molti casi particolari , fra i quali sceglie i piii owj ad iucontrarsi in natura. Cosi ac- comoda r equazione anzidetta onde rappresenti la superfi- cie libera del liqnido , o meglio la superficie clie e in con- tatto col fluido atmosferico , e niodifica poi quest' equazione particolare , onde si adatti al caso nel quale sia uu solo il liquido contenuto nel tuljo. Stabilisce dopo cio P equa- zione della superficie inferiore del liquido superiore nel supposto clie il liquido inferiore A'enga a mancare , e ri- flette per ultimo come in quest' equazione e neiraltra della superficie libera del liquido superiore abbiansi le due rap- presentanti la superficie inferiore e superiore d'un liquido pesante preniuto da una parte e dall'altra dall'atmosfera e sospeso in equilibrio entro un tubo di forma qualunqne. Non viene poi dimenticato dal nostro autoi'e il caso die in vece d' essere il tubo immerso in un liquido colla sua parte in- feriore abbia I'akro estremo adattato al fondo di un vaso di grandissima ampiezza , nel quale il liquido si elevi ad un' altezza qualunque , ed a qviesto proposito e dimostrato che 1' equazione della superficie inferiore del liquido con- tenuto nel tubo ba la stessa forma di quella' che appar- tiene alia superficie superiore del liquido medesimo nel caso d' immersione del tubo. L' equazione generale della superficie di separazione di due fluidi contenuti in un tubo capillare venne dal nostro autore trovata considerando I'equilibrio d'un filctto fluido di grossezza varialjile. ]\Ia sebbene un tal metodo sia dall'aii- tore medesimo didiiarato come il piii semplice , egli non pertanto prende di bel nuovo a trattare la stessa quistione, e deduce 1' equazione anzidetta daU'equililjrio di un filetto fluido cilindrico. Procurasi per tal maniera altra via onde mostrare la necessita d' aver riguardo alia rapida varia- zione di densita che ha luogo presso la superficie d' un liquido , e giunge a potere stabilire 1' errore die si com- mette trascurando di tener conto della circostanza anzi- detta. Quest' errore consiste nel considei-arsi come nulla I'a- zionc che eseix-ita sul filetto fluido dianzi indicate il liquido rAKTK SiJ[?\NH.;iA. fjt) uompreso fra One piani paialleli , il priino del quali sia tangente la snperiicie libera ilel liquido nel puuto per cui ])assa il liletto ciliiidrico normale alia snperiicie medesima, e 1' aliro sia parallelo al primo e ad una distanza iiisen- sibile dalla snperiicie anzidetta. Nella secoiida soluzione del prol)leina di cui parlianio e considerato il seinplice caso nel quale un sol liquido sia contenuto nel tube ; ma T analisi impiegatavi si estende- rehbe con ogni facilita al caso piii generate in cui si vo- lesse deteriniuare la superficie di separazione di due liquidi qualunque. L' ultima quistione trattata la cpiesto secondo capitolo si e di trovare T espressione del volume e del peso di un cilindro terminato da una superficie capillare, sia poi ver- ticale il cilindro aiedesimo o non lo sia: in quest' ultimo caso considerando un liquido elevato in un tubo capillare vien diii.ostrato die la parte di detto volume situata al di sojjra del livello esteriore del liquido segue la ragione in- ■Nersa del coseno dell" inclinazione del tubo. In una quistione di meccanica o di Hsica relativa ad un corpo, ad una snperiicie o ad una linea, oltre F equazione comune a tutti i punti del sistema , si hanno in generale anche altre equazioni clie valgono soltanto per la sitper- ficie , pei lembi o pei punti estremi. Cosi , riflette il sig. Poisson , si A'erilica nel prolilema die viene da lui trat- tato , ed indipendentemente dall' equazione comune a tutti i punti della snperiicie capillare , le distanze de' quali dalle pju'eti del tubo soipassano il raggio d' attivita molecolare , avvi ancora un' altra equazione die appartiene soltanto a que' punti che son situati a distanze insensiluli dalla su- perficie del tubo. II terzo capitolo delF opera sulF azione capillare e quindi destinato a rintracciare T anzidetta equazione , ed a ren- dere la rlcerca meno astrusa si comincia dal considerare il caso piii seinjilice , vale a dire dal trattare del contorno della snj>erricie libera d" un liquido collocnto nel vuoto. S* indica poi il niodo col quale dalla precedente equazione ricavasi qnella relativa al caso piii generale in cui abbiasi di mira la snperficie di separazione di due liquidi qualunque contennti in un tulio capillare, e da questa dedncesi in se- guito la proprieta del dover essere costante T angolo sotto il quale Tan/idetta snpei-ficie taglia rinterna parete del tubo ^aand" aliucuo sia esso composto di materia omogenca. ICO APPENUIGE L" cquazione della superficie capillare essenclo a" difteicn- ziall parziali del second' ordine , il suo iiitegrale coinpleto compreudera due fuiizioiii arl>itrarie , alia deterininazione delle cjnali riciiieggonsi due particolari condizioni. E ap- punto neir erjnazlone relativa al contorno di ciascuiia su- perficie capillare die ritrovansi le condizioui predette. Infatti la projezione di quel contorno sul piano delle .r , J, stante la posizioue delle ordinate, essendo in ogni caso Hna linea rientrante ne viene che ad ogni valore della x ne corrispondano due per la y. Adunque P equazione del contorno dovendo sussistere per ciascuno di qnesti due va- lori , fornira essa le due equazioni necessarie alia deter- minazione sitindicata. Cosi nel terzo capitolo e nel precedente vengono ripor- tate le equazioni ditierenziali che contengono la soluzione completa del jiroblema , il quale non puo piu presentare che difficolta d' analisi. Tali difficolta sono in generale in- superabili , ma dal sistema di equazioni trovate possonsi pero dedurre forjuole applicahili ai numerosi e variati fe- nomeni capillari che i fisici hanno osservato. Nel capitolo 4.° prende il chiarissinio antore a trattare de' fenomeni ]iresentati da uno o piii liquidi contenuti in ua tubo capillare , e considerando dapprincipio il caso di un sol liquido omogeneo e di teniperatura costante in ogni sua parte, comincia dal riunire le diverse forniole trovate ne' precedenti capitoli e relative alia presente quistione. Da queste deduce che laddove la superiicie interiore del tubo sia quella d' un cilindro verticale, il peso del liquido innalzato od abbassato dalF azione capillare sara pel me- desinio liquido e per tubi difl'erenti composti della stessa materia , proporzionale al contorno d^ una sezioae orizzon- tale della superficie interna di ciascvin tubo. Percio per cilindri o per prismi siniili T elevazione media del liquido al di sopra del suo livello esteriore seguira la ragione in- versa del detto perimetro, o piii in generale sara inver- samente proporzionale alle linee omologhe delle sezioni orizzontali che suppongonsi essere figure simili. Nel caso pol piu ordinario di un tubo capillare avente la superficie interna cilindrica verticale a base circolare , ed immerso pel suo estrenio inferiore in un liquido omogeneo , vien ricavato dalle forniole precedenti il noto teoreaia riguardo alia ragione invers* dei diametri de' tubi , che seguono PA.RTE STRVVIKRV. 10 r Telcvftzioui o Je dej^ressioul del ineJesiino li((uido in tuhi divei-^amente ampj , ma format! colla stessa materia. Tale legge pli e vero che lo sforzo suddetto riesce sempre minore del calcolato -^ la difFerenza e pero tanto piccola che essa pure in certo modo concorre a dimostrare 1" esat- tezza delle forinole , mentre e probabile che la forza ten- denle a staccare il disco dal liquido sia sussidlata anche da quelle lievissime agitazioni , che invano tenterebbesi d' impedire. Dal calcolo poi di questo sforzo procede il nostro autore a considerare un problema nuovo pei tisici , cioe r adesione tra un cilindro capillare ed un liquido; e poste in confronto le formole da lui rinvenute con due esperienze di Gay-Lussac, trova qui pure un accordo sod- disfacente tra i suoi calcoli ed i dati sperimentaii. La forma che prende una larga goccia di un liquido qualunque A'ersato sopra di un altro , era pure un pro- blema non per anco tentato. II Poisson lo risolve, e passa in seguito ad occuparsi dell' equilibrio d" una goccia di liquido avente un volume poco esteso , e contenuta fra due piani clie coraprendono un angolo piccolissimo , e che tagliansi secondo una retta orizzontale. I risultamenti cui giunge ben non s' accordano con alcune osservazioni di Hauksbee colle quali ei 11 confronta , ma persuaso dei principj ai quali la sua analisi e ajjpoggiata , ama credere che ove quelle esperienze venissero ripetute nelle clrco- stanze clie il calcolo suppone, concorrerebbero esse pure a provare V esaltezza delle sue formole. Questo sesto capitolo e terminate col dimostrare che sebbene si ammetta come risultato dell' esperienza , che quando si incllni un tubo immerso In un liquido , 1' eleva- zione posltiva o negativa dl questo liquido al disopra del suo livello esteriore rimanga costantemente la stessa, nulla di meno non ha luogo il fenomeno che per approssimazione , e solamente in riguardo alia parte principale dl quests T>\IITK STRAXIERA. Kj- elevazione , die i.* in rngione inversa del dlametro del tllllO. II settimo ed ultimo capitolo consta di note ed addizionl. La costituzione intima de'corpi, la conversione delle som- me in iiitegiali , la ricerca delle equazioni generali del- r equililn-io de'iluidi, 1' esame d' alcune esperienze sulle elevazioni o depression! dei miscugii nei tubi capillari forniano in parte gli argomenti traitati in queste note. In esse trovera certaniente di clie occuparsi con prolitto il geonietra ed il lisico. A quest' ultimo ofFriraniio del pari non minore interesse le altre due note , la prijna delle quali verte sulla depressione del mercurio nel Ijarometro , e la seconda presenta una spiegazione del fenomeno dell' en- dosmosi desunta dalla teoria dell' azione capillare. Parlando dell'anzidetta depressione riferisce 1' autore la spiegazione die gli venae comunicata da Dulong intorno ai Ijarometri ne' quali la supeiiicie del mercurio e piana od anche con- cava. II fenomeno accade col far boUire nel tuljo Inngo tempo il mercurio. Casbois die indico pel primo il metodo di costruire tali Ijarometri , credette trovar la causa del fenomeno nell' esclusione piu completa dell' nmidita : La- voisier e Laplace sembra die avessero abbracciato la stessa opinione. Ma Dulong non soddisfatto del parere di cjuestL fisici penso di volgere la sua attenzione all' esame di tale fatto , e pote discoprire die esso dipendeva da tutt' altra cagione. L" ebollizione ossida lo strato di mercurio die trovasi in contatto dell' aria ; parte di quest' ossido si scioglie nel rimanente del liquido , e produce in esso tale luodifica- zione da presentare il fenomeno dianzi notato. Dulong si persuase di cio non solo coll' osservare mediante una lente il mercurio dopo aver snbito replicate ebollizioni , ma col provare altresi die quando la superficie libera del mercu- rio trovisi in un' atmosfera di gas idrogeno , si puo allora prolungare 1' ebollizione quanto si vuole , die non avverni giammai la minima alterazione nelle proprieta fisiclie di questo liquido. In riguardo alia causa dell' endosmosi si vuole dal sig. Poisson ravvisarla nell' azione capillare, e per dir vero la spiegazione die da del fenomeno ci si presenta assai na- turale. Pero a noi pure, come al ch. professor Belli (i) (i) Cnrso rlpm. di tisica sper. Vol. i .* I oS A V V E N n I C E senibra assai plauslljile cagione del fenomeno qiiolla esj)o- sta dallo stesso scopritore dell" eudosinosi signor Dutro- chet , ne quindi ci azzardiamo per ora a dichiarare vera la prima , desiderando che T esperieiiza venga a porgere de'lnini su qupsto proposito. Confrontando quest' opera del slgiior Poisson colla teo- ria data intoriio a' inedesimi fenomeiii dal Laplace e facile il vedere come le equazioni della superHcie capiilare e del sue contorno trovate dagli anzidetti due insigni geometri abbiano la medesinia forma, sebbene i principj ai quali essi si appogglnno siano essenzialmcate diversi. Noii puo dirsi altrettanto in riguardo al calcolo della pressione oriz- zontale esercitnta da un liquido sulla superficie d' uii corpo solido contro il quale si appoggia : le formole trovate a questo proposito dal Poisson non possono andar soggette alle obbiezioni che Young presentava contro quelle di Laplace. L' opera perlanto del valente mateniatico signor Poisson pito riguardarsi , giova il ripeterlo, come un coniplemento della teoria esposta nella meccanica celeste : P ipotesi del rapido cangiamento di densita die ofFrono i liquidi in vicinanza alia loro superficie e quella che si assume a dare una completa spiegazione de' fenomeni , e siccome i fattl generalmente parlando si vedono con sulliciente esat- tezza corrispondere ai risultamenti del calcolo , non cre- dianio inopportuno por i ermine al nostro articolo colle seguenti parole .delPautore: " La consequence generale que » Yon tirera de notre theorie c"est que les plienomenes /I de la capillarite sont dus a I'attraction moleculaire mo- » difiee non-seulment par la courbure des surfaces , com- >> me Laplace Pavait dit, mais aussi par Petat particulier » des liquides a lenrs extremites. '/ r. I'MITE S I'K.SMEUA.. 1( 9 jUciiioiic SI ilia Mongolia, del nionuco Giacinto. — Pictrohurgo , vol. 2, in 8.*^ {in russo). Oriiiine dei^li stMUmenti russi nella Cina. Grande Munii^lia. Costumi de MongoU. !Lj antore dl queste Memoiie e un monaco russo , che soggiorno ])er ben tredici aiini a Peking. E nolo die fra tiitte le nazioai enropee i Russi sono i soli che godano del privilegio d' avere un perenne stabiliuiento nelF impero ciiiese. Ecco V origine di tale diritto : Nella seconda metii del secolo XVII i Cosacchi , da' cjuali stata era sottoiuessa la Siberia alio scettro degf imperatori della Russia, ste- sero le loro conquiste verso V Oriente , ed inipadronironsi delle sponde deir alto Amour. GF iniperatori Mtindchoux , i qiiali regnano era nella Cina, riguardando queste regioni come una parte integrale del loro antico paese, instarono perclie venisscro dai Russi sgombei'ate. Ma vedendo che i loro reclami rimanevano senz' effetto, ricorsero alia guerra per ricuperarle. IMolte fortczze dai Russi stabilite vicino nir Amour furono arrese per capitolazione. L' esercito dei Maiidchoux vi fece un gran nuniero di prigionieri, i qxiali trasmessi furono a Peking e distriltuiti ne" villaggi del di- stretto di ([uella capitale. Alia conclusione della pace, per ainbedue le parti favorevole sotto Taspetto comnierciale, fii stipulate che i prigionieri russi giacenti sul te)"ritorio cinest* avrebbero la sceka o di cola restarsene o di ritornare nelia loro patria. Costoro, sicconie per la piii parte formato vi avcano degli stabilimenti , ed animogliati eransi con donne del paese che non potevano seco loro condurre , deter- niinaronsi al primo partito , e per cio divennero sudditi dell' imperatore della Cina. Non di meno la corte di Pie- troburgo, riniordendole la coscienza di lasciare un si gran nuniero di Cristiani in un paese idolatra, chiese alia Cina, uella conclusione d'lui trattato di comniercio nel 17275 il privilegio di stabilire a Peking un convento ed una cliie- «a , c tli poter in\iarvi ogni decimo anno quattro monaci sotto la direzione d' un archiniandrita per vegliare alia salute spirituale dl tali anticlii aliitanti della Piussia. Pe- rocche 1" inijieratore della Cina formato ne avea un bat- tagiione di sua guardia, che tuttora sussiste sotto il titolo di Conipa^niu Bussa. Fu altresi convenuto, che con qucgli J 10 A r 1» E N D I C E ecclesiastici veirebbero a Peking quattro giovan'i pei* qnivi apprendere il cinese ed il mandchou , onde al loro ritorno servile d' interpreti in ambedue le lingue. Dallo stabibmento del monastei-o russo a Peking sino , a' di nostri , gl' inviati de' monaci e degli stndenti russi sonosi senz' alcuna interruzione succednti di dodici in do- ^dici anni ^ ed appnnto con questo solo mezzo la corte di Russia ha conservate le sue relazioni coif inipero cinese. I Russi sogglornanti a Peking dipendono dai due imperi , e sono stipendiati dall' uno e dall' altro : pure niantenere non possono corrispondenza alcuna colla patria loro. Ogni cinque o sei anni perb un ispettore russo glugne nella capitale della Cina, e porta loro danaro, notizie e le cose necessarie per le costumanze europee. L' archimandrita Giacinto , autore delle Mcmorie sulla Mongolia, troA^asi ora ridotto ad assumere la iiiodesta con- dizione di monaco : nondimeno dal 1807 al 1821 fu capo dello stabilimento russo a Peking. Egli jirima ancdra della sua partenza per la Cina acquistata erasi la fania d' uomo di spirito e dimostrato avea un grand' amore per quelle positive cognizioni, die allora per la sua stessa posizione non poteva si agevolmente acquistare : sapeva assai bene il francese, cosa non si comune negli ecclesiastici russi, e fatto avea varj e felici esperiinenti di tradu/.ione da quella lingua neUa sua, siccome ne fa testinionianza il cliiarissinio sig. Klaproth che conosciuto avealo a Pietroburgo. L' opera del P. Giacinto componesi di quattro parti di- stinte : i." Un giornale del suo viaggio da Peking a Kiakhta nel 1 821; 2." Una descrizlone della Mongolia e de' suoi abitanti ^ 3.° La storia della nazione mongola ; 4.° II co- dice delle leggi alle cpiali obbediscono i ]\Iongoli , attual- mente sotto il dominio degP iniperatori Mandchoux regnanti nella Cina. II P. Giacinto parti da Peking il 27 maggio del 1821 per ritornare nella Russia. II terreno da Peking sino alia grande muraglia, comeche in gran parte sal^bioso e poco fertile , e assai ben coltivato. Vi s' incontrano da per tutto borghi , villaggi e poj)olose citta , i cui abitanti senibrano generalmente aglati , sebbene vi si vegga ancora un gran numero di mendicanti. Kalgan, borgo e forlezza , giace sulla grande muraglia dal lato della Cina. Vi si fa un notabile commercio di transito , essendo che tutte le mer- canzie che dalla Cina trasportansi a Kiakhta - e di la in PARTK SIRANIKUA. Ill Bussiai, slccome quelle ancora clie spetUte vengoiio dalla Russia alia Cina, passar dcbbono per questa citth. Tale tralHco vieue esclasivamente fatto dagli abitanti del Chan si , pi'oviiicia dell' iinpcro cinese , i quali celebri sono per intelli2;eiiza negli afi'ari , per gusto e sfrenatezza iie' pia- ceri. Le mercanzie russe avere si possono a Kalgan gene- ralniente a buon prezzo : trattone i panni e le pelli tli lontra del Kamtcbatka , per la ragione die tutt' il com- mercio tra i Cinesi ed i Russi si fa per cambio , e clie i priuii valutano le loro mercanzie a prezzi die seiiibrano troppo esagerati ; ma die possono poi rilasciare nel loro paese ad uii prezzo sovente niinore di quelle die costano a Kialdita. II the di fotto a Kalgan iiou vale die la nieta di quello cbe coinprasi a Kiakbta : iiondimeiio e cosa piii facile il trovare buona qnalita di the nero a Kiakbta, cbe a Kalgan, percbe i Cinesi generalmente preferiscoiio il the verde. Cio die dal P. Giaciiito raccontasi intorao alia grande pmras^lia ilella Cma e ia parte nuovo e cnrioso. Tale vasta costruzione lia sempre e singolarmente eccitata 1" ammira- zione degli Europei. Quiudi e cb" eglino si formarono un.' esagerata idea dell" importanza e delP estensione di questa immensa linea di fortificazioni , cbe verso il nord protegge tutt' un impero contra le invasioni de' vicini. Essa , cui i Cinesi cbiamano il muro di died mila stadj , non venne in una sola volta costrutta, come fu per lungo tempo creduto in Europa. Quella cbe ora sussiste non e pin in molte ]iarti Tantica. Raccontasi die verso il principio del quattordioesimo secolo innanzi G. C. , tre regni sussistevano nella Cina settentrionale. Questi regni portavano i nomi di Thsin , Tchao e Yen : i loro paesi aveano per conliiie I'attuale Mongolia ed occupati erano dalle tribii dei Tur- clii e di altre nazioni. I principi di questi tre regni per tanto costretti furono a guarentire i loro stati contra le invasioni di tali trilni. I re di Tbsin batterono i Turchi, ed innalzarono una muraglia dal nord di Lintso sino air Houang ho , ove questo liume rientra nella Cina per dividere il Chen si dal Chan si. II principe di Tcbao ri- spinse pure i suoi turbolenti vicini, e fece costiuire, 1' an- no 207 innanzi I'pra nostra, una muraglia dali' Houang bo sino alle frontiere dell' attuale Tchy li. Final.iuente il re di Yen sconlisse non meno i Turclii c ccKitinuo la nmraglia iino al mare orientalc. 112 APPrNDIGK L' iinperatorc Tlisin chi hoitang ti rlunilo avendo al suo impei-o tutti gli alti-i regni della Cina , ordiiio nel 214111- nanzi G. C. al suo generalc l^fung tian , il quale per sei anni fatta avea una ferocissima gueiTa ai Turclii abitanti al nord della Cina, di visitare quelle antiche miira, e com- piere i iavori uecessarj per cougiugnerne le diverse parti. La direzione di quest' immenso lavoro venue di poi can- giata pill volte , di inodo die tutta la parte della niuraglia, da Houang ho '=ino alia punta nord-ovest della Ciaa, non data che dal quindicesinio e sedicesiuio secolo dell' era nostra. I dotti d' Europa si sono dunque compiutamente ingannati ia- taccando la veracita del celebre viaggiator veneziano IMarco Polo, die nel tredicesimo secolo visito la Cina, da lui con nome ]\IongoIo detta di Khatai , col pretesto ch' egli non potendo a meno di passare per la grande muraglia ond' en- trare in quest* inipero , dovea naturalineute jiarlarae , se in realta fatto ne avesse il viaggio. Imperocche Marco Polo glugnendo nella Cina per la punta nord-ovest passare non potea per la grande muraglia , la quale allora non esten- devasi sino a quella punta , ed ivi a' di nostri ancora non consiste die in un balaardo di terra. Dalla , relazione dello stesso P. Giacinto rilevasi die I'o- rientale meta della grande muraglia fu pure verso la nieta del sedicesimo secolo dell' era nostra di nuovo costrntta , e trent'anni dappoi restaurata. Egli aggiugne die le opere di fortificazione in mattoni e pietre da taglio non furono nella Cina introdotte se non sotto la dinastia de'Ming, nel nostro quattordicesimo secolo: sin a queU'epoca le mura delle citta e delle fortezze fabbricaronsi d' argilla. Non dee percio credersi die Tantica grande muraglia costrntta fosse di mattoni o di pietre : certo e bensi ch' essa fu ediiicata regnando Thshi dd houang ti nello spazio di una sola estate. Cib die far non dee maraviglia, perche nella Cina innanzi di mettere mano ad un ediiicio , qualunque esso siasi , si calcola di quanto un operajo eseguir possa in un' estate. Secondo un tal calcolo si prendono tanti uomini quanti ne abbisognano per condurre 1' opera a compimeato nell' an- zidetto spazio, e vengono pure anticipatamente preparati i iTiateriali per la fabbrica ed i viveri per gli artieri. A 482 leglie dalla grande muraglia, ossia da Kalgan , an- dando verso il nord si entra nel Fobi o Oianio , gran deserto sabbioso ed arido , trannc alcuni distreiti , ov' incontransi PARTE STilANlERV. Il3 terreni palndosi e sorgenti per la piii parte pregiie di sale. Se da un pimto elevadssiino tutta considerare si potesse 'I'estensione di quel deserto, cl si presenterebbe 1' asjjetto di un mare di cui stati fossero sospesi od arrestati i movimenti. Non vi s' Incontra alcun essere vivente , ne vi si ode giainmai il canto degli augelli. II terreno non ritorna fertile e grade- vole se non al lago Kara noor , e tale rimansi per tutto il paese de' Khalkha sino alia frontiera russa. I Khalklia sono un raino della nazione mongola, ed i lore principi si van- tano discendenti dalla famiglia di Tduiigs,hiz khan. Ourga e un accampamento stabile , e puo considerarsi come la capitale dei Klialklia : ivi risede il vicere mongolo incaricato degli afi'ari relativi alia frontiera tra la Cina e la Russia. Questo priucipe e quel medesimo clie nel i8c6 ricevette T ambasciata russa , alia quale non fu permesso di recarsi a Peking, perclie rifiuto di sommettersi al ce- remoniale prescritto per le udienze imperiali. Egli venue allora diniesso d' un grado ; percioccbe quando un diplo- luatico cinese non riesce nella negoziazione di cui e in- caricato, va sottoposto come ogn' altro ufficiale del governo ad una pena al suo fallo proporzionata. A poca distanza , da Ourga e remporiodel commercio cinese. Quest" empo- rio consiste in una piccola citta quadrata e chiusa da palizzate : e divisa da due strade principali clie s' iucro- I cicchiano. Vi si contano circa 800 abitazioni o botteglie ; di legno occupate da 4000 mercanti cinesi della provincia ' I di Clian si. Non vi si vedono clie due edificj pubblici ; il tribunale . clie e ad un tempo P abitazione del comandante civile , ed il templo del Dio Kouaii yu protettore della i dinastia mandcboua era regnante. II commercio vi si fa per ' cambio : il the vi tiene luogo di minuta o picciola moneta. I Air uno de' lati del campo d"" Ourga e il Kouren , sede d' una deita vivente , cbe porta il titolo di Djebdzoun Damba Khoutoukhtoii. I suoi tempj sono di legno : il principale e : sormontato da una cupola dorata: le altre abitazioni consi- stono in tende di feltro, rotonde e coperte di tela. Ai viag- giatori russi non e permesso d' entrare nelFanzidetto sau- tuario , ne di visitare il Dio di carne ed ossa , clie a que- st' epoca raggiunto aiicor non avea T eta maggiore. Venue loro narrato clie il numero dei lama e dei preti alia sua cortc addetti era non mono di 10.000. I laum fanno il servizio divino due volte al giorno . la niattina c la sera: ojo e L'ibl. Iial. T. LXX. o y If 4 ArrENDlCE acconipagnato dal canto e dalla siiifonia. II servizio della sera si pratica al snono di stroniend da fiato. I lama chia- mati sono al tempio da una troniba: entrati in esso as- sidonsi T uno all' altro dicontro sovra materasse poste per terra , e con monotona e strisciante cantilena leggono i libri die stanno loro dinanzi. Non vi ha ordinariamente che un solo ispettore del tempio che vegli perche I'ordine non sia turbato. II gran sacerdote , allorche trovasi pre- sente , assidesi in gran pompa sovra un soglio collocato a iianco della porta ed in faccia degP idoli. I lama del pallio rivestiii schierausi lungo i due lati tenendo nelP una mano piccioli bracieri di profumi. Essi cantano le preci con ■ somma lentezza : il gran sacerdote legge ad alta voce le ultime parole di ogni orazione, e da principio al canto facendo sonare un campanello. Quando un Koutoutkhtou , o Dio incarnato muore, all'im- peratore della Cina appartiensi il determinare in qviale famiglia I'anima di lui rinascere debba. Cosi la corte di Peking conserva la sua influenza fra' Mongoli, i cui prin- cipi sono ad essa addetti o per matrimonj con principesse cinesi, o per annul doni ch' essi ricevono a norma d'una prescrizione rigorosamente osservata. L'autore russo dopo una succinta esposizione geografica^ e fisica dei paesi abitati dai Mongoli e dai Khalldia , fassi a diplngere i costumi di queste nazioni. Esse parlano la medesima lingua, clie non ha quasi dialetto alcuno; feno- meno mirabile ed assai straordinario, quando pongasi mente alio spesso canglare d'abitazione, cui per la vita nomade, ed altre volte per sanguinose guerre dovuto hanno queste erranti tribii sottoporsi. II P. Giacinto con quest' occasione entra in varie ricerche storiche sull' origlne de' diversi po- poli che occupato hanno la Mongolia , dalle eta le piu remote sino a' di nostri : osserva come non sar6bbe cosa difficile il determinarne 1' attuale popolazione; ci fa sapere che quanto al rapporto politico, i Mongoli dividonsi in tre grandi classi , la nobilta , il milltare ed il clew , oltre un numero considerabile di schiavi che discendono o da pri- gionieri di guerra , o da famiglie pe' loro misfatti condan- nate ad una perpetua schiavitu : entra poi a parlare del i codice, delle consuetudini, delle rendite e della territoriale divisione del paese. I Mongoli , generahnente parlando, sono di statura me- dia, magri, jna forti : hanno neri i capelli, tonda la testa I PARTE STRA.NIERA. 110 e larja in alto. Gli occhi, come que' de' Ciiiesi, sono poco aperti, e per cio sembi-ano strettissimi. La snperioi' parte del naso e stiacciata; i poraelli delle guance souo salienii, piccolo e il iiiento. II volto del INIongolo sembra dutKjiie tondeggiarc, e A'erso 1' estremita inferiore sccndere a punta : i suoi labbri sono sottili, i denti 1,'anchi, la Ijarba scarsa, r aria viva e penetrante. L' abitudine d' essere quasi sempre a cavallo con corte stafle e sur una sella alta fa si che le ginocchia della piu parte de' Mongoli rivolgansi alV in- fiiori ; quindi il loro camminare ha qualclie cosa di bar- collante. Essi non mancano di spirito, e sono puliti , dolci, obbliganti. Seljbene poi il loro genere di vita sia semplice e grossolano , nondimeno nella loro condotta presentano })en poca ruvidezza : mostrano al contrario maggiore com- piacenza e docilita di quello che da genti nomade aspet- tarsi potreblje. II loro piu gran difetto consiste nelP imnio- derata avidita del guadagno, che spesso gli sprona al furto ed air inganno. In guerra spingono V astuzia e la finezza sino alia perlldia ed alia crudelta. La loro ordinaria occu- pazione risguarda il servizio militare e T allevamento del bestianie. La loro piu comune nutrizione e il tlie bollito con farina di miglio abbrustolito , con sale , burro o fior di latte : mangiano anche la came di tutti gli animali , trattone quella del porco. / Le donne somigliano agli uoiTliiii'^ ma il loro volto ha sempre una tinta rossa , carica e vivissinia. II loro sguardo e penetrante ; quanto alia loro castita , essa non e a tutta prova contra le tentazioni. Neir estate gli uomini portano abiti di nankin di fosco colore , neir inv^erno pellicce di montone. Quando piove si sovrappongono un mantello di panno grossolano : cingonsi le reni d'una coreggia, alia quale sospendono un coltello, una borsa per la j^ipa e pel tabacco , e di dietro un ar- nese di ferro con tutto cio cli' e necessario per far fuoco. D' estate la loro berretta e di panno o di cotone , nelP in- verno di pelle di montone o di volpe. I ricchi non distin- guonsi dai poveri , se non per la maggiore fmezza de' pannL e delle pellicce , e per gli ornamenti in acciajo ed in argento. I Mongoli radonsi la barba e la testa , non la- sciando die una ciocca di capelli nella parte posteriore , che intrecciano in forma di coda. I sacerdoti portano pellicce e mantelli di ccrinionia a colore citrino , giallo o rosso cai'ico 5 con lunghissima camiscia , con cappelli aiuplissimi Il6 APl'ENDICE del nietleslmo coloi-e della veste : tengono ordliiarlamente neiriina mano un rosario; talvolta lo sospeiidono al coUo: haniio e testa e barba interamente rase. Le donne , le quali pero appajono talora vestite come gli uomini, portano or- dinariamente una tunica lunga , senza cintura, ed una spe- cie di sopravveste senz-v maniche : al pari deile cinesi ve- stono tatte -larglii pantaloni : la loro berretta somiglia a quella degli uomini. Le donne e le fanciuUe appartenenti a ricche famiglie lianno un' acconciatura di capo guernita di corallo e di perle. I ricclii si delF un sesso die deir altro vestono altresi abiti di raso f, ma siccome mangiano colle dita , cosi i loro abiti sono quasi sempre coperti di mac- cliie. La pulitezza, generalmente parlando, non e una qua- lita propria de' Mongoli. Rare volte abbandonano essi le loro brache innanzi che non siano del tutto infi"acidate. L' opera del P. Giacinto scritta essendo in russo non trovasi accessible che ad un ristretto numero di lettori neir Europa occidentale. Neir anno scorso ne fu pubblicata a Berlino dal sig. De Borg una traduzione tedesca, al pro- posito della quale il sig. Kiaprot fa le seguenti osserva- zioni : " Noi non possiauio die far plauso all' idea d' ar- ricchire la letteratura con versioni d' opere russe , delle quali moke ed importantissime rimangono ignote , per- che esposte sono in una lingua poco conosciuta fuori del paese in cui dessa parlasi : ma dobbiamo altresi avvertire che i traduttori spesso ingannansi credendo che la cogni- zione di tale difficile idioma bastar possa per riprodurre in tedesco od in francese opere geografiche ed etnografiche sui paesi asiatici poco coiiosciuti. In quest' alemanna tra- duzione deir opera del P. Giacinto , per esempio , tutt' i nomi e tutt" i vocaboli cinesi appajono in modo stranissimo travisati^ e nondimeno il tradnttore si e strettamente atte- nuto all" ortogralla del testo originale. Ma egli si e ingan- nato rendendo il glagol russo per un' /i tedesca ,, giacche ne' vocaboli cinesi con questa lettera rappresentasi il g te- desco. Egli ha uguahnente trascritto per un di tedesco il hherr russo , dal P. Giacinto usato nel mezzo de' vocaboli cinesi per esprhnere I'aspirazione della consonante die la precede ; di modo che il sig. De Borg scrive kchan , in liiogo di k'linn, pchan per p'han^ ecc. >i E cosi va il sig. Kiaprot rilevando moltissimi alu-i abbagli di maggiore im- portanza , massime negli oggetti di storia naturale. (Estraito dai N, Ann. d. Voyag-, titc.) PARTE STR,VNirnV. i t -^ De la musiquc ct de la pcintiur , des lews effets siir les hommes en general, et de lew influence sur les inoews , par Laurent Ravojre , professeur de litte- rature franr.aise. — Capolago , 1 833 , imprimerie Helvedque , in 8°, pag. io6. In Milano si vende da Gio. Meiners e figlio librai sulla corsia del Duomo a lir. 3 austriache. \J n celehre scrittore ha detto : " Mi si chleclera se io sla » le;fislatore o principe, perche arrogarmi voglia di scri- » vere sulla politica: ed io rispondo di no, e die appunto » per questa ragione mi pongo a scrivere sulla politica. » Cosi il sig. Ravoire fassi a pi'oeiniare in questo suo libro, soggiiignendo ch' egli non e ne musico, ne pittore, ma clie non di meno si fa coraggio ad esporre il frutto delle sue meditazioni sulla musica e sulla pittura. Noi siamo con lui d'accordo su questo principio ; e gia noi aiicora al)biamo altrove diinostrato potersi da ogni uomo che nudrito sia ai fonti del hello e della convenevolezza, benche prof'ano nell' esercizio delle arti , delle loro opere rettamente giu- dicare. E non meno siamo con lui d''accordo, essere cosa diflicilissima che un artista scriva della propria arte seaza prevenzione o spirito di parti ; e percio potersi gli artisti che del merito della propria arte scrivono, non rare A'olte paragonare a quegli enfatici comentatori, pe" quali il lor autore e Tuom dotto, e Io scrittore per eccellenza. Premesso questo priucipio , il sig. Kavoire entra coras;- gioso nel suo sidohietto , cominciando dalla musica, cli' ei fa nascere col mondo stesso, cioe dal primo uomo; quindi in tutte le nazioni riscontrandola , prima ne' Giudei , poi negli Egizj , nei Greci , nei Romani , e via via in tutt" i popoLi sino a' di nostri, e 1' influenza accennando cli' essa ebbe mai sempre sui costumi. Le quali cose ei tratta con adatta erudizione e chiarezza, e rende piacevoli con aned- doti e con sagge riflessioni. Ci lia nondimeno qualche cosa nella quale non possiamo con \i\\ convenire : e pri- mieramente che le hellezze della musica non siano che di convenzione e di moda. Cio potra forse in qualche circo- stanza aflermarsi della istrumentale, e per esempio allorche Il8 APPENDICE vogliono con essa esprimersi una notte , un' aurora e simili cose , ma non mai della A'ocale , prestanclo questa i suoi accenti , i modi suoi alle umane jiassioni perclie penetrino piu profondamente nel cuore, e scuotano Taiiima. Clie la musica ancora ha nella natura i suoi precetti costanti , inal- terabili :, e la moda puo hensi farla talvolta deviare dal retto cammino , ma non mai rendersene in perpetuo ed assolutamente tiranna. Essa in somma va soggetta a tutte quelle vicende, a cui tutte le arti d'imitazione vanno pur soggette comeche fondate su principj clie ad onta della moda rimangono perpetuamente inconcussi. Ne si di leg- gier! concedergli vorremo cio cli'ei dice a pag. i6 doversi come assurdita considerare le cose die intorno alia musica dalla greca niitologia riportate vengono ; perciocche grandi verita storiclie e morali sotto il velarae delle anticlie fa- vole ascondonsi , siccome dimostrar potremmo quanto anche alia musica, se ci fosse dalla prescrittaci brevita permesso. L'autore, pag. 19, dice che gli Arcadi portarono in Italia pei primi la mtisica istrumentale. Ma gli Etrusclii , prima ancora della venuta de' Greci nella penisola nostra , non avevano forse la tromba detta tirena, il cui uso passo poi in Grecia ? E tibie e sistri e cetere ed altri strumenti non aveano forse gli anticlii popoli d' Italia ? Troppo assoluta poi ci sembra e meritevole di autorevoli prove I'asserzione, j)ag. a I , clie cjuasi tutte le odi di Orazio cantate venissero e non declamate, e clie alcune delle loro arie o cantilene passate slano negl' inni o sacri cantici nostri. Finalmente ci pare che l'autore troppo generoso si dimostri co' CinesI , dicendo ch'eglino, pag. 33, prima ancora di Pitagora, di Mercurio e de' preti egizj conoscevano la divisione delFot- tava in dodici semituoni, i quali in maggiori ed in minori distinguevansi. Perciocche a' di nostri , merce dell' erudi- zione e della critica , le arti e le scienze de' Cinesi hanno non poco dalta vantata loro antichita retroceduto. Piu fjlosofo ci si presenta Y autore ne' suoi peiisieri sulla pittura. Egli priinieramente osserva che cjuest" arte venne progredendo e perfezionandosi in ragionc per cosi dire che ampliavasi 1' orizzonte della civika e delle umane cogni- zioni; che percio i grandi artisti che iiorirono ne' piii bei secoll, e che la condussero ad altissimo iacremento , non ebbero se non la fortuna d' essere vissuti in uii' epoca piu colli, piu felice , piu vantaggiosa, nKi clje cjuanto al PAUTE STR.VNlEK.'i. 11 fj incrito Vanno del pari con cjuegli anticlii e rozzl maestri die lie forniarono i prinii aljbozzi \ nella guisa medesima die coliii, dal quale poste furono le fondanienta, ha certamente contribiiito alia costrnzlone dell' edificio non meno di clii ne ha iaiiakato il tetto, o di chi ha saputo pomposamente ornarla: principio certissimo, die non alia sola pittura, ma a tutte le beirarti ed alle scienze ancora applicarsi potreb- lie. L' antore passa quindi a riscontrare lo state , ii carat- tci"e e r influenza della pittura nelle varie di lei eta e ne' diversi popoli : osserva opportunamente che quest' arte gia fioriva nell' Etruria innanzi che le greche colonic 4i- scendessero nell' Italia; e die i Greci stessi non poche co- gnizioni trassero intorno ad essa dagli Etruschi , scbljene cinesti siano pol rimasti al di sotto di quelli nell' imita- zione della natura. Se non che non possiamo a lui uni- formarci la dove, pag. 73, afTerma non essere convenevoli soggetti per la pittura le scene camjiestri, i paesaggi e gli argomenti bucolici, perche indifFerenti alio spirito ed ai cuore, e quindi d'ogni morale influenza manchevoli. Im- perocche tutta la natura e subbietto deU'arte, e nella na- tura non ci ha cosa a cui 1' arte rivolgere non possa la sua imitazione. E i vlllerecci soggetti quando siaiio bene rappresentati ricreano il cuore e nell' anima una cara soavita infondono, che dalle terrestri cure la soUeva. Con lui dobbiamo bensi convenire pienamente quanto alia scon- vencvolezza delle pitture oscene od anche meno die one- ste , che all' occhio d' una gioventu avida e ardente pre- sentano nudita lascive e traviamenti della depi-avazione : pesti nefande, oggetti perigliosissimi , la cui profonda im- pressione produce effetti a tutto il corso della vita funesti. Da questi lievlssirai cenni e facile il rilevare lo spirito e la natura dell' opera del sig. Ravoire. In essa conten- gonsl non cose nuove ■-, ed egli medesimo ingenuamente confessa, che il soggetto suo essere potrebbe trattato con pill di eloquenza, d'erudizione e di filosofia. Non di meno la brevita stessa e la chiarezza con cui ha saputo esporlo , p i virtuosi suoi sforzi, consecrati, com' ei dice, alia causa de costumi , gli danno diritto alia pubblica lode ed alia cstimazione nostra. G. X 20 , \ I' I' E N D I C E iiT-B-r-^»r—"fwi.Tii.-AVi'a>«^ iin 1 1 !■■ ml i PARTE 11. SCIENZE, LETTERE ED ARTI ITALIANE. LETTERATUSA E BELLE ARTI. Miiseo delta Reale Accademia di Mantova. — Man- tova, i83o-i832 , coi tlpi Virgiliani di L. Cara- nenti , a spese degli editori Carlo d' Arco e fratelll Negrctti. Toino i.°, di pag. 809, in 8.°, con 56 tavole. Lit: 28 austr. , in ragione di lit: 1 austr. og?ii fascicolo di 4 tavole colle analoghe descrizioni. In Milano le associazioni si ricevono da Angela iJTonti librajo in contrada del Cappello (*)• \_)\ questa impresa pailossi nel tomo 59.°, liiglio i83o, dl questa Biblioteca , pag. 104, e giastamente si disse es- sere la citta di Mantova tra quelle della nostra penisola piu ricciie di preziosl monumenti. Nelia dedicatoria quindi al conte Paolo Tosi preniessa all' opera si accenna die numerosi lavori dell'antica scultura riuniti avevano nella loro corte di Sabbioneta Vespasiuno e Luigi Gonzaga , dei quali formano in parte T attuale Museo le preziose reliquie , in parte i doni spontanei di alcuni benemeriti cittadini. Nel citato articolo della Biblioteca nostra si e reso conto de'tre primi fascicoli , ma ora che gia trovasi incominciato il tomo II, crediamo di dover riassumere I'intera descri- zione degli oggetti rappresentati nelle tavole e nel testo illustrati. Si presenta pel primo il busto creduto di Virgilio , norae il pill caro, dicono giastamente gli spositori , die suoni neir armonia delle muse latine. Si espone in breve la sua vita , e nolo essendo che V imagine di quel poeta fu piu volte incisa e scolpita in Roma., e che ne'' raunlcipj (*) Coi tipi di Oniobono Blanini di Milano , ed a spese degli editori medesimi , snno nsciti i tre primi fascicoli del tomo se- condo , dcsoritto ed illiistrato dal dottor Gio. Labiis, PARTE ITALIANA. 121 e nelle colonle Italiane itivalso era il costume cF innalzare statue ai protettoi'i e ai piii cospicui coacittadini , si ri- cerca se Mautova a VirgiUo ponesse alciui nionurnento , e sii la fede di alcuni antichi storici si parla di una statua rappresentante quel Grande , die un tempo sorgeva in una piazza detta delle Erbe , clie noi non crederemo pero fa- cilmente a VirgiUo dedicata da' suoi contemporanei mentre egli ancora viveva. Si riferisce al tempo stesso la notizia, clie quella statua antica fosse abbattuta , spezzata e get- tata nel Po o nel Mincio d' ordine di Carlo Malatesta , si- gnore di Rimini, per il che ebl^e a fremere ed a consi- gliare I'erezione di una nuova statua il celebre Pietro Paolo Vergerio. La testa che ora si inostra come 1' imagine di VirgiUo, e una bella testa di marmo , acqulstata da Ve- spasiano Gortzaga, signore di Saljbioneta , e questa si cre- dette somigliante alia gemma vlrgiliana posseduta e pub- ]}licata da poi da Fulvio Orsini. Forse , come credette il celebre abate Carli, segretario un tempo della Mantovana Accademia, quella era la testa della perduta antica statua, die da Vespasiano erasi raccolta. II Carli in una bella dis- sertazione studiossi di provare la rassomiglianza di quella testa con altre credute di VirgiUo e specialmente col busto del Museo Capltollno , ma ancora rimane un dubbio tra gli eruditi , che quell' imagine appartener possa a Lucio Apulejo anziche a VirgiUo, e di quest' avviso era anche il celebre ab. Lanzi , che molto si trattenne con uno del nostri collaljoratori neiresatne di quel monumento. AI Ijusto di VirgiUo succede nell' illustrazione del Museo quello di Euripide , di cui pure si abbozza in pochi accenti la storia. Cinque sono le iuiagini piii celebri , che diconsi di Euripide ■■ ii Carli le aveva tutte sospette , il che potrebbe generare qualche dubbio anche su quella di Mantova; ma vi si vede molta somiglianza con una della Farnesina , che comunemente e tenuta per legittima , e fors' anche con quella del R. Museo di Napoli , che porta scolpita sul petto il nome del traglco greco , se pure quel nome non fu aggiunto posteriormeute, come si credette dal Carli niedesimo quello apposto al busto della R. Galleria di Firenze. Un bassorilievo viene in appresso, che dagli spositori e detto Orfeo oil' Inferno. Cosi fu creduto da altri ; ma noi non faremo se nou che rimetterc i leggitori nostri al 122 APPENDICE breve sunto die in questa Biblioteca si e dato, non lia gnari , tonio 68.°, novembre jSSz, pag. 228, di una dotia Memoi-ia del sig. Antonio Mainardi su lo stesso argomento. — Si espone anche il frammento di una bella statua di Diana , ben caratterizzata da' suoi attributi ;, ma questa potrebb' essere una copia di greco scalpello , come il ci- tato autore dubita anche del precedente bassorilievo. In due tavole si presenta una statua d' Apollo , ben di- segnata ed incisa tanto dalla parte anteriore , quanto dalla posteriore. Taluno opino , che quest' opera condotta con molta accuratezza , fosse d' estrusco scalpello •, gli spositori o gli editori la giudicano in vece di greco lavoro, della terza epoca pero, in cui alio stile grandioso sottentrato ne era uno piu gentile e manierato. In due altre tavole si presentano due busti dl L. Vero , e tra le notizie di quell' imperatore non si ommette la circostanza che per la sua frivolezza non credevasi mai abbastanza ritratto dagli artisti, e per questo le imagini di lui sono le piu comnni e le piu })eUe ad un tempo fra tutte quelle de' Romani Augusti. II primo e certamente uno de' piii degni di os- servazione , perche combina coi caratteri , che di quel j>rincipe ha esposti Giulio Capitolino , e gli spositori inchi- nano a crederla opera greca. II secondo ha molta analogia con quello del Museo Pio Clementino , che il eel. Visconti dice elegantissirao, e questo forse potrebb' essere copia di quello. In un grande bassorilievo vedesi rappresentata ordina- tamente la Medea di Euripide ; veggansi gli atti e le scene di quella famosa tragedia , e 1' artifizio dello scultore servi talvolta alia spiegazione di molti passi de' tragici greci e latini. Molti dotti si esercitarono su questo importante monumento ; lo stento pero ed alcuna scorrezione che si scorge nel lavoro, muovono a dubitare che esso sla una copia. Forse 1' originale era opera di valentissimo artefice , c Visconti credette non iraprobabile che varj di que' bas- sirilievi che formarono la fronte di alcuni sarcofagi, tratti fossero da una pittura di Aristolao da Sicione, rappresen- tante le vicende di Medea, come esposte sono da Euripide. — Seguono tre busti di M. Aurelio , scelti tra i sei che il Museo Mantovano possiede : bellissimo e il primo e mara- viglioso per I'eccellenza dello stile; il secondo sembra avvicinarsi al primo per la finezza del lavoro, ed il terzo VXWTE ITALIANA. 123 si riconoscc per una copia , 11 cnl autore ha csagerato il carntteic (IcIP impcratore per coacUiare alia sua scultura un' esprcssionc d' energia. La snpplicazione die si presenta nclla tavola XIII , si dice uno de' piii antichi marmi die sia dato di scorgere nelle diverse coUezioni : alcuni marmi analoghi sono rife- riti in altri masei, ma dopo le indagini d' uouiini dottis- simi noil e ben diiaro ancora quale sia 11 loro argomento. Nel bassorilievo mantovano vedesi certaraente una suppli- cazione, come placque agli editor! d' Intitolarla , o piut- tosto un sacrificio ; ma ancora riniane dubbio qual genere di rito vi si rappresentl, e a quale divlnita 11 sacrificio si rlferlsca : forse potrebb' essere una supplicazione o un sacri- ficio fatto a Ccrcre, relative al ricuperamento dl Proserpina^ ma questa non e die una semplice congettura. II lavoro del bassorilievo eseguito in raarmo pario e certamente greco e d' epoca assai remota. — ■ Tornano un busto e due teste di M. Aurelio. II primo mostra sgraziatamente la decadenza dell'arte; delle due teste la prima e di un mirabile la- voro, e rappresenta M. Aurelio gia vecchio; la seconds partecipa de' difetti che si osservano nel busto anzidetto. Si espongono poscla alcune antidie lapidi , tra le quali una eretta ad illustre guerriero , e si vorrebbe mostrare che quella appartenesse a Mantova , non gia a Padova come altri asseriscono. — Seguono una statua mutilata , che altri credettero una 31usa , e gli spositori presentano come una Vcnere , fors' anche come una Venere vincitrice ; due busti di Comodo , 1' uno assai bello e creduto somi- gliante alle Imaglnl plu genuine che di quell' imperatore cl sono state trasmesse , I' altro di assai minor merito ; poscia un bassorilievo , che credesl consacrato a Giove. — Alle imagini di Comodo si soggiugne un busto di Ercole Comodiano ; poi due se ne trovano di Anionino Pio , dei quali 11 primo dicesi sublime per una certa grandiosita di stile, 11 secondo non e che una testa assai logora , che pero presenta alcuni pregi relativi all' arte. — Un Fauna giovane e fors' anche danzante , veggono gli editori in una statua , mancante dclle estremita , che forse potrebbe at- tiibuirsi a qualche altro seguace di Bacco , ma che sembra tuttavia una delle piu fortunate ispirazionl della greca scultura. — Vedesi anche effigiata un'ara antica, che forse era sacra ad alcuna delle divinith campestri , come la fanno 124 APPENDrCE credere gll eiicarpi clie le girano intorno ; in quel inarmo si ravvisano un grazioso genere cli arcliitettura e la ric- chezza insieme e la semplicita dell' ornato. Presentasi quindi una serie di busti di Augusio , nei quali se non si scorge in tutti un egual merito d' arte , scorgonsi tuttavia alcune particolarita die degni li rendono di osservazione , come corone civiclie, lauree , clamidi di marmo diverse da quello duUa figura ed altri accessor] ben intesi. — Un framuiento di bassorilievo credesi rap- presentante Bacco , benche mancante del capo e tlel braccio destro ; ma questo si opporrebbe all' asserzione del Win- kelmann , che le figure di Bacco in piedi si trovassero sempre ricoperte dalle vesti in sino al piede. — Non per alcun pregio dell' arte, ma pel breve iiidumento , compo- sto di tunica a corte maniche, cluusa davanti con ciuto , di piccolo pallio e di calzari all' uso barbarico, si e esposto altro frammento di bassorilievo, che credesi rappresen- tante un soldato romano. Riesce ancor dubbio se, trattandosi della distinta e quasi diremmo classica sposizione di un museo, come quello di Mantova , non sarebbe stato migliore avvisamento il regi- strare da prima tutte le divinita co' lore attributi e i loro riti , poscia i semidei, gli eroi, gl' imperatori, ecc, anzi- che condurre il leggilore saltellando da una ad altra serie d'imagini, di monumenti o di rappresentazioni. Ma forse a bello studio adottarono quest' ultimo metodo gli spositori mantovani per rompere una certa monotonia che trovata si sarebbe nell' opera , seguendo 1' ordine piii rigoroso in altre descrizioni di musei osservato. Eccoci dunque era a Cajo G. Cesare Ottaviano Augusta , di cui si espongono in due tavole, da prima una testa, poi un medaglione in marmo, e finalmente un busto. La testa, di lavoro non del tutto squisito, appartenne forse originariamente ad una statua ; il medaglione e opera di decorazione , che forse doveva coUocarsi in alto, cosicche minori ne saranno ap- parsi i difetti ; il busto annunzia molta intelligenza dell'ar- tista ed anche un sapere anatomico :; esso fn anticamente coperto di una foglia d' oro. — Alle imagini di Augusta hen a proposito si associa un busto di Mecenate , die ci sembra in ogni sua parte bellissimo, benche ancora dubiti il Visconti, che alcun ritratto di Mecenate sia fino a noi pervenuto. — Noi sianio disposti ad applaudire a questa PARTE ITALIANA. I 20 impresa , ed a trovar comtuendevole la maggior parte delle ilkistrazioni; ma se ci e permesso di esporre liberamente il nostro sentimento, diremo die il testo delle medesime si e voliuo oltremodo impinguare, insereado per esteso i tratti della storia die appartengono ad Augusto , a Mcce- nate , come pure a L. Vero , a M. Aurelio, a Comodo ed agli altri imperatori •, giacdie qiieste notizie , poco utili per gl' idioti , di nissnn vantaggio riescono per gli eruditi , die gia le conoscono, e in questa sorta di descrizioni quei soli passi dovrebbono riferirsi, die servono immediatamente all' iilustrazione de' monnmenti. Trovansi nella tav. XXXII una bella statua di Sileno , lavorata con molta diligenza , benche veggasi trascurata r esecuzione del capo, e forse anche questa doveva essere collocata ad una certa altezza, perclie le impressioni dello scalpello sare])bono riiiscite troppo profonde, qualora si fossero osservate da vicino ; nella tav. XXXIII una testa colossale incerta , die alcuno assegnar voile ad Augusto , jna die in complesso presenta grandissime bellezze , mas- sime nei capelli eccellenteincnte condotti , per la fronte increspata e la rotondith del mento, raddoppiata dalla materia carnosa die lo oltrepassa, le quali cose annunziano il vise di chi giunse verso la tine dell' eta virile ; nella XXXIV altro busto di Mecenate , sul quale si rinnovano gli stessi dubbj gia in proposito delT altro accennati; nella XXXV un busto di Tiberio , di cui pure si espone un coni- pendio non breve della vita ; e nella XXXVI una statua di I.eda, laonde qui nuovamente si balza dalla storia nella mitologia. Tanto piu riesce duro questo distacco , quanto die dopo si torna tosto ne' fasti roiuani, e di nuovo si propone all' ammirazione de' leggitori un busto di Tiberio. Questo pure , sebbene alcune parti sembrino alquaiito me- • schine, potrebbe credersi una copia , ma e coiidotto con tanta finitezza di lavoro die nulla lascia a desiderare dal canto deir arte. — Come superfine era forse l' inserire i fasti di Tiberio e di altri romani imperatori, cosi potevasi nella spiegazione della tav. XXXVIll , rappresentante Giulia di Jiigusto , rls^armiare Tesposizione delle sue dissolutezze. Quel busto pero, unto die uno de' piu rovinati del Mu- seo , doveva essere assai bene eseguito in marmo pario , e prcseuta tutti i caratteri dell' originalita. Che esso rappre. 6i.'nl\ Giulia di Augusta , =,[ dcsunic dalla rassomiglianza cogU liO ArrENDICE altri nionuiuenti die cli cjuella donna tramandarono a noi le imagini , specialniente colla testa della galleria di Dresda , illnstrata dal Becker. Nella tav. XXXIX vedesi ua bassorilievo rappresentante il trasporto del cadavere di Patroclo alle navi de' Greci. Si disputo su 1' antichita o sull' eta, piiittosto che sul sng- getto di questo nionumento ; riguardato fn pero sempre come opera preziosa, e si dubito per sino che formasse parte del fregio d'uno degli arclii di Trajano; ma gli at- tuali spositori non mostrano alcun dubbio su V azione che nel bassorilievo credesi rappresentata. — Seguono due an- ticlie lapidi , in una delle quali si celebra un Claudio Ama- zonio ( nome raro ne' marmi antichi ) , die non credesi cosi appellato al pari di Comodo , perche invaghito fosse di una concubina , vestita o pinta in foggia di Amazone ; neir altra vedesi un' iscrizione onoraria de' Formiani ad Antonmo Pio. — Dopo la puliblicazione del VII fascicolo, fn fatto distribuire dagli editori un annunzio , in cui si dice die T illustrazione de' inonumenti fu definitivamente affidata al sig. prof. Francesco Longhena, diretto ed assistito dal chiarissiino archeologo Giovanni Labus, Compare nella tav. XLI uii busto di Agrippina di Ger- manico , della quale si tesse , come al solito, la storia, e gli spositori per mezzo del confronto istituito con altri antichi luonumenti si sono studiati di conferitiare la tra- dizione , che questo ad Agrippina attribuiva. — • Seguono un busto di Caligola, nella sposizione del quale ingegnosa- mente si giustifica la iiiancanza della calvedine sul davanti deila testa, a quel prlncipe attribulta da Svetonio ; un tronco di statua, rappresentante ua piccolo Fauno, in pro- posito del quale parlano gli spositori della confusione che trovasi negli scrittorl intorno all' origine e alia natura de'Fauni, e si presenta questo franimento come una delle piu belle e graziose opcre dell' antica scultura; poi in una tavola , sei piedi umani dlversi , genere di estremita che gli spositori rJguardano come arduissimo scoglio da superarsi dagli artisti modernl. Noi non impugneremo que- sta raassima^ ma non crediamo che necessarlo fosse il par- lare a questo proposito della mania de' Cinesi d' impicco- lire straordinariamente i piedi. Nel fascicolo 12.° abbiaino uotato un busto di Agrippina di Germanico, ristaurato dallo scultore Franchi, gia professore PARTE ITALIANA. I27 nella nostra AccaJemia • altro di Agripinna tU CI audio , e im basso rilievo , rappresentaiite un sacrificio, clie forse troppo facilmente da alcuni si e creduto trionfale sul sem- plite appoggio die vi si oiTrono tori biaachi , non impu- gnaiidosi pero la congettura die il sacrificio si facesse a Giove. — Nei fascicoli seguenti si distinguono due teste di Vitellio , ua Fauno in riposo , sonante la flata , die noi ameremnio meglio noininare il flauto o la tibia , ed una statua eseguita in marnio pario, die paragonar si vorrebbe con quella del Fauno del Museo R. di Parigi , incisa da Bouillon. Di T. Vcspasiano e di Domiziano v^ggonsi belle figure nel fascicolo XIV, nel quale si espongono ancKe la delincazione e V csposizione di un vaso antico , opera la seconda dell'archeologo Lahus , rimasto ora solo iocaricato della illustmzione di que'monumenti. Con quel fascicolo si diiude il vol. I , ma tre gia ne abbiamo alle niani appartenenti al vol. II. — Nel primo fascicolo di questo volume vediamo un bellissimo bassori- lievo delle fatidie d' ircoZe , die servi di facciata d' ua antico sarcofago, due belle teste di Trajano , altra di G;uZia di Tito ed altra di Adriuno con varie antiche epigrafi. La testa di Ciu'ia di Tito viene ora rivendicata a questa prin- cipessa, giacdie nelle precedenti notizie del Museo Man- tovano si era nggiudicata a Domizia, a Marciana o a Plo- dna , su la Ijase soltanto di qualche somiglianza nell' ac- conciatura del capo. Nel secondo amrairlamo un magistrate municipale togato, due busti di Adriano e alcune anfore vinarie, dottamente illustrate anch'esse, non essendosi ne pure trascurato il Rnpporto intorno i vast Volcienti, publ)Ii- cato dal Gtr'iard in Roma soltanto da due anni. Content! snranno i PaVesi di vedere , su 1' appoggio della statua di quel municipale togato , riferito ad un eguale magistrate , la statua raonca del Muto dall'Accia in Pa via, che il Capsoni credette una figura consolare o pretoria. — Nel terzo fa- scicolo vedesi un bassorilievo rappresentante un Tubicine militare , die si confronta con una statua del Museo di Parigi , in cni il corno o la tromba ricurva e stata pi- gliata per un lltuo; veJesi pure un busto di rauslina, che posseduto era nel secolo XV dal celebre Andrea Mantegna, ed altro bnsto die fu in addletro attribulto a Lucilla, fi- glla deiriiiiprratore 31. Aurdio , il lilosofo , e die ora viene rivendicato-a Ciulia Mesa. Per ultimo compare in cjuesto 1^8 APPENDICE fascicolo un capitello aatico, che lo spositore chiania spa- ruto avanzo d' antica ruina, ia cni pero le foglie d' ulivo appajoao egregiameate operate. Esso appartiene a quella eta ill cui i Romaai nelle magaifiche loro fabbriche alte- raroao gli ordini dorico , joaico e corintio collo estenderne le proporzioiiL , moltipllcarne le parti e soverchiarne gli oi-nameuti, inoestaado gli uni negli altri per costituire ua ordine nuovo. Del merito degl' iatagli ia rame aanessi a quest' opera si era gia parlato ia qiiesta Biblioteca ael luglio i83o, pag.. io5, e si era altresi coinmeadato T avvisametito degli editori di adottare per queste rappreseatazioni il genere die dicesi all' acqua tiiita. Ia geaerale le figure ci sem- braao lodevoli, ed in alcune specialmente vediamo coa piacere coaservato esattanieate il carattere degll aatichi originali: il noma poi delP illustre spositore ci guareatisce che r opera sara condotta a tennine con tutta la diligeaza e I'esattezza, a gloria della citta di Mantova ed a vaatag- glo di tutti gli amatori dell' arti e delle anticliita. * Poesle Bibliche , tradotte da celebrl Italianl ed illu- strate con note : si aggiungono le versioni e para- frasi latine del Mussi , Rossi , Lowth , Favasseur e JSucanano; i ragionamenti del Lowth intorno al- V ehraica poesia, e le dissertazioni di varj. — Mi- laiio^. 1833, dalla Societd tipografica de Classici Italiani. T. I , in 12.° gr. di pag. xx e 53o, oltre V Errata. Prezzo lir. 5. 88 ital. Saranno circa tre tomi di giusta mole , al prezzo di cent. 24 ital. oL foglio , oltre il tcnue costo della legatnra. * Franco Allegri. Racconto delle avventure proprie e d' altri memorabili fatti del secolo XVI. — Mila- no, 1 833, per G. Truffi e C. Tomi 5 in 12.° pice, di pag. 12 10 complessivamente , con 5 tavole in rame. * Fundamenta Hcrmenentica crypticce vctcrum gentium sive Hermeneutices Hierograpldca: libri tres, auctore Cataldo Jann ello ^ regio bibliotkecario et academico Herculanensi. — Neapoli, loo^', typis jegii,s,in8." p. 412. PARTE ITALIANA. 120 Tabula; Roscttance Hicroglyphicos et Centuiioe Sino- graminatum polygraphicorum interpretado per Lexi- cograpkuim Temurico-Scniiticam. — Neapoli , 1 83o , typis regds , in 8° pag. 212. Hleroglyphica jEgypda turn scripta, eaque ex Horo- ApoUlue , aUisque vetenbus scriptorlbus selecta; turn iiisculpta, eaque ex Obelisco Flnminio podssimum dcsumta, et symbola aliquot Pytliagoiica per Lexico- grapldain Teniurtco-Seinlticam teiitata. — Neapoli , lUSo, typis regiis , vol. in 8° pag. 192. * Teiitamen Hermeneudcum in Hierographiam crypti- cam vcterum gentium^ et disquisitio de natui'a, au- ctoribus et lingua Hierogrammatum Abraxeoiwn : sive Problemata , theoremata , etyma , et lemmata selecta ex Hierographia Hebrceorum , Syrorum , Phrygum, Qrcecorum, Italoium, Scandinavorum , jEgyptiurum, Persarum, , Indorum et Sinensium per Lexicogra- phiam Temurico-Semiticam tentata. — Neapoli, 1 83 1 , Raphael Miranda excudit publica auctoritate in 8° pag. 405. Ccnni biografici sopra Cottardo Solarl, scritd dal cav. ed aw. G. R. — Genova, i8o3, tipografia Pellas, in 8/, di pag. 2j. Lodevole certamente e lo studio di uu buon cittadino , I diretto a far conoscere le virtii ed i meriti di im suo com- I patrlotto defmito ; ma assai difficile riesce il tessere Telogio I di un uouio die non fu se non die buon giureconsulto , I ottimo niagistrato e per virtii domestiche chiarissirao nella j sua patria , seuza die monumenti pubblici rimangano al di fuori de' suoi rari talenti , e riesce tanto piii difficile I riniprimere a si fatto genere di scritti un interesse piii die nuinicipale. Pure a tanto si e sforzato I'autore di que' cenni biografici , presentando sotto tutti gli aspetti piii van- taggiosi il carattere del suo protagonista , e mostrandolo , giudice integro e puro , elegante , erudite c terso scrittore , I Bibl. Jtal. T. LXX. o l3o A P P E N D I G E profoiido glureconsulto, buon clttadiiio, il qual ultimo pre- gio forse poteva premettei^si a tutte le altre qnalificazioni. Nacque il Solari in Geneva nell' anno lySS, fu chiaris- simo avvocato, istituito essendosi da giovanetto su gli ora- tor! greci , latini e inglesi ^ fu coramessario del governo nella Riviera di Ponente , giudice del tribunale civile , membro della consulta legislativa, giudice della corte d'appello, po- scia del tribunale supremo di cassazioue, iinalmente senatore sotto il dominio della casa di Savoja ; e sebbeae il Ijiografo poco favorevole si mostri alle vicende ed ai governi clie preceduto avevano il ritorno di quella R. Casa, tuttavia rend' egli giustizia al savio awiso del Solari , clie V uomo onesto sotto qualunque governo non doveva giammai ricu- sare d'impiegarsi a pro de' suoi concittadini. In una serie di luminose cariclie vissuto era il Solari fino all" anno 1824. Per quelle clie spetta a' suoi meriti letterai-j , puo no- tarsi ch' egli pubblico una Lettera amicheiole , diretta ai Raccoglitori delle poesie estemporanee del Gianni^ nella quale tento la difesa di quel poeta contro gli attacclii del duca Mollo ; niolti articoli d" istruzione pubblica , letteratura e varieta, inseriti nella Gazzetta di Genova degli anni 1798 e successivi; lesse all'Istituto, ma non pubblico, varie Me- morie sopra soggetti di economia pul^blica e privata , e alcuni progetti di nobili istituzioni; fece bensi di pubblica ragione il Discorso d' introduzione ad uii nuovo progetto di eostituzione per la Repubblica Ligure ^ incaricossi di com- pilare la Storia di Genova , die pero rimase manoscritta ; stampo anclie un Discorso per provare^ che i dotti se non sono anche saggi , sono piit di pregiudizio che di vnntaggio alia societa ; prepare due volumi di note ed ossewazioni sul contralto sociale di Rousseau, che il biografo spera tut- tora di vedere escire alia luce , e per ultimo composto avea T elogio del conte Corvette , morto ministro delle fi- nanze di Francia. Alcuni brevi saggi de' suoi scritti veg- gonsi riferiti dal biografo nelle note aggiunte a que?iti cen- ni, e assai curioso si trovera 1' ai'ticolo che porta per titola Gioventii modema. PARTE IT.VLIANA. l3l Idncrario inlcrno e dclle isole delta cittd di Vcnczia iiiciso e dcsaitto in quattro parti ]83i. XXXII ve- dutc i>riricip(di di Venczia. Idncrario intcrno e dclle isole delta cittd di Venezia, inciso e dcscritto ccc. Scconda edizionc. — Venezia, i83j, tipografia Antonclli, in 4.° ohlungo fig. "Le parole deW Editore premesse all' opera e sottoscritte Jacopo Crescini, ci fanuo sapere ch' egli la publjlico da prima co" suoi tipi in Padova, e clie appena un anno dopo egli dovctte iuiprendere la seconda edizioiie, alia quale fece qualche niiglioramento , qualche correzione e qualclie giunta. Nei Cenni dedi Editori premessi alia prima, mo- stravasi come questo libretto comparire potesse senza pre- tensione dopo le Guide deU'ab. Moschini , ^Vi Otto e quattro giorni a Venezia del sig. Quadri , e dopo le Fahhnche piii cospicue di Veilezia degl' illustri scrittori Cicognnra, Gainba e Diedo , non parlandosi dell''antico Forestiero illumiriato , che per tanti anni servi solo di guida ai viaggiatori che visi- tavano quella capitale ; come T opera raccomandavasi al pubblico favore per la semplicita dell' ordine , per la bre- vita delle descrizioni , e per il vantaggio di oiferire di fronte ad esse le corrispondenti vedute :, come finalmente essa poteva servire a tutti gli amatori dell' arti belle ; e in questo conveniamo j^ienamente , non intendendo noi perche vogliasi r operetta dcdicata singolannente a quelle colte e amahili donne , che godono istruirsi per via del diletto, e far tesoro d' ogni eiudizione gentile, essendo questo un gusto o un desiderio comune tanto agli uomini quanto alle donne. II metodo adottato in questo Jtinerario e di fatto sem- pUcissimo : si premette un' istnizione al forestiero , perche possa nel minore spazio di tempo possibile e senza bisogno di guida recarsi ad osservare le 82 vedute comprese nel libretto : seguono le vedute , che ci semln-ano non prive di merito tanto dal lato del disegno , quanto da quello deU'in- taglio , e alcvuie tra 1' altre distlnte per liellezza , come la S/ rappresentante 1' interno della basilica di S. Marco , la 5.* cioe V atrio del palazzo ducale , le diverse parti del canal grande , il cortile AelYArcademia delle belle arti, TisoladiS. Giorgio nuiggiore e quella di S. Micltele di Murano , ecc. : a ciascuna veduta e applicata la relativa descrizione dell'og- getto rappresentato nella tavola , e questc descrizioni sono l32 Al'l'ENDICE in generale brevi qaanto la materia lo comporta , occn- pando d' ordinario una o due pagine stampate sopra due colonne , ma concise , succose , ed esatte e gindiziose al- lorche trattasi di oggetti di belle arti i, V erudizione vi e sparsa con sobrieta , ma in mode pero che nulla o ben poco rimanga a desiderare al viaggiatore che brama di ben conoscere quella citta interessante. In line si da un Pro- spetto di tutti gli oggetti nell' Itinerario descritti, e si sog- giungono gli undid secoli dei Dogi della repul)blica , che veramente non vediamo come trovino luogo iu un libro semplicemente descrlttivo , quando non siasi creduto op- portuno di presentare in questo modo un sommario o un quadro di tutta la storia veneta , che finisce colla caduta di quel governo nell' anno 1797 non molto felicemente espressa , dicendosi perduto il patrio governo in potere di Bonaparte , che era solo il comandante della spedizione francese in Italia. Quelle viltime linee potrebbero meritare rischiaramento e correzione ; ma V Itinerario' per se stesso merita molta lode dal canto della sua composizione, come da quello dell' edizione , e noi lo reputiamo giovevole non solo ai viaggiatori , ma a tutti coloro altresi che bramano di formarsi un' idea, o di conservare memoria dei monix- menti e delle bellezze di quella citta regina dell" Adria. Cenui storici e statisdcl sopra V isola della Qludecca — Venezia, i832, dallfi tlpografia di Q. B. Merlo, in 8.°, di pag. 52. Bellissimo libretto , dal quale si puo ritrarre la storia di una famosa isolata parte di Venezia , e rinvenire una seorta per conoscerne i principali e piu pregevoli oggetti. In 1 5 paragrafi si distribuiscono questi Cenni , letti in una seduta dell' Ateneo di Venezia dal socio ordinario sig. Mi- chele Battagia. Esposto in breve il motive che lo indusse a scrivere questi Cenni , e toccata in succinto T origine di Venezia , ei cerca perche mai quell' isoletta non sia con- giunta al pieno ( che noi diremmo piuttosto il corpo o il complesso ) dclla citta , e se ne trova la i-agione nella sua ampiezza e popolazione, per cui fu anticamente costituita in parrocchia , e formo parte del sestiere di Dorsoduro a cui e prossima. L' isola da principio si nomino Spinalon- ^a; poi chiamossi Giudecca , e nel vernacolo Zueca , per P.Vr.TE IT.VLIANA. I 33 esservisl accasati i primi Giudei che siablllronsi in Venezia , benclie da alcuni si pretenda quel noiiie piu antlto del soggiorno cola fatto dagli El^rei. Si parla quindi della sua posizione , grandezza , figura e salubrita , del numero de' suoi al)itanti, altre volte di 8000, era di 3ooo, della loro indole e dei loro proventi ; dei templi che vi sussi- stevano e di quelli che vi si veggono tuttora, tra i quali priiiioggia quello del Uedentore , qualiiicato come opera dlvina piii die nmana^ dei palagi die si trovano nell' iso- la ; delie sue glorie letterarie , consistenti in alcune Acca- demie die in varj tempi vi furono erette, in librerie e musei , nel soggiorno cola fatto nell' anno 1829 dal celebre Michelangelo , ed in alcuni letterati dell' eta nostra , coni- mendati anclie dall" abate Moschini. Si descrivono finalmente la condizione presente dell' isola , la disposizione e i jiro- dotti de' snoi orti , e si conchiude T operetta con qualche cenno statistico suU' industria e sul commercio dell' isola , sui traflicanti che vi si trovano, su' tragitti, Ijarcajuoli , ecc. Si accenna nelle note il progetto formato di ridurre la Giu- decca ad orti di delizie e a giardini reali ed unirla al corpo ( non al pieno ) della citta , e si soggiungono alcune notizie del tenipio di S. Giacoino , e di alcuni dipinti piii celebri che neir isola si ainniirano. II libretto e stampato con ele- ganza , e in una vignetta nel frontespizio vedesi intagliata la facciata del tenipio del Uedentore, capo d' opera del Palladio. Dornmcnti , sigilli e moncte appartenentl alia storia della Monarchia di Savoja , raccolti in Savoja , in Isvizzera ed in Francia per ordine del Re Carlo Al- berto , da Liiigi Cibrario e da Domeiiico Casimiro Promis, pubblicati per ordine di 5. 31. — Torino y io33, Stamperia iv., in 8.", di pag. 418. Ella e questa una relazione fatta dai chiarlsslmi autori dope un viaggio di ricerche storiche e diplomatiche , or- dinate da S. M. Sarda. Agli autori suddetti piacque d' in- titolarlo Rapporto intorno ad un i-iaggio letterario , e di ag- giugnervi alcune considerazioni su i monumenti raccolti. L' oggetto del viaggio , indicate sul bel principio del rap- porto medesimo , inostra quanto quel giovane re prometta di essere protettore generoso delle scienze e di tutte le utili cogiiizloni. l34 ATPENDICE Gli ai'cluvj visitati dai viaggiatori furono quelli d'lvrea, di Aosta , di Sion , di S. Mani'izio d'Agauno, di Losanna, di Berna, di Basilea, di Strasburgo, di Parigi, di Grenoble, di Marsiglia, di Friborgo , Lione e Besanzoae, di Giiievra, Ciaml^eri e S. Giovanni di Moriana. I documenti raccolti oltrepassano il nuniero di cento, le monete sono a] nu- mero di quaranta , oltre i disegni di altre venti e quelli di varj sigilli : que' documenti , ad eccezione di otto , sei de' quali erano stati malamente pubblicati e si sono in que- sta edizione corretti , erano tutti inediti ; non tutti concer- nono la storia de' primi tempi della monarchia , ma vi si trovano molti de'piu importanti de' tempi posteriori , atti a fornire maggiori lumi alia storia. Molti pero nieritarono di essere registrati sotto il titolo : Origine della R. Casa di Savoja. Una raccolta di documenti , come ognun vede , non sa- rebbe suscettibile di estratto , ne forse in un' opera perio- dica , qual e la nostra , opportuno si troverebbe che a lungo ci trattenessimo sopra oggetti die riflettono T interesse parziale di uno Stato: veggonsi pero tutti quegli atti pub- blici scelti con grandissima diligenza , ben corretti e talvolta accompagnati da qualclie nota illustrativa , e non dubitiamo che servir possano utilmente tanto agli storici piemontesi , quanto a quelli che piu ampiamente trattare vorranno delle cose d' Italia. Si sareblie forse potuto desiderare piii ampia descrizione dei sigilli e delle monete , accompagaata dalle opportune figure, ma non vediamo se non che una tavola , posta avanti al frontespizio , contenente appena la delineazione di quat- tro monete. S C I E N Z E. PredicTie dell abate di Cambaceres volgarizzate da Ilario Casarotti. — Como, iS.^i-iSS'i, per Carlo Pietro Ostiiielli. Tomi 3 in 8.° di pug. 35o, 336 e 294. Prezzo ital. lir. 11. 2 5. In Milano si ven- dono da A. F. Stella e figli in contrada di S. Mar- gherita. "• PAKTE ITALIAN A. l6b Le fcste del Signore c della B. Vergine. Opera ori- glnale inglesc dell ah. Albano Butler con note istorickc e cruichc , recata in italiano sulla libera version francese. — Monza , i833 , Coibctta, Vol. 4 in J2 ° gr. i uscit.o il i.° vol. di pag. 272, gli al- tri si pnhhUcheranno wio al mese. Tutta V opera costerd , in ragione di cent. 1 6 al foglio , circa lir. 8 ital., in carta velina circa lir 1 o. SnlV Istruzionc de' Ciechi. Memoria del conte Giovanni ScoPOLi , cavaliere della Corona ferrea. — Verona , \^a , presso Libanti. In mezzo a tanti Inini , a tanta civilta , a tanto pei-fe- zionamento, sia pur detto con pace di molti, sono si pochi i veri aniici des;!! uomini , clie quando occorre di scon- trarci in clii con animo benevolo apre le braccia , porge ia mano airinfelice, e trova un sorriso alle sue lagrime , una paiola a persuadergli die sulla terra gli resta ancora un conforto — F amore dell* uomo ! — allora possiamo cre- dere che la vita non e un done privo di beni , e clie si puo am aria. Tale rara consolazlone a noi diede 1' autore di questa Memoria , quel magistrato che dopo spesi alcuni anni nel supremo reggimento della pubblica istruzione in Italia , compose la sua A'ita nelF onorato ozio di educare i propr j figli, colli vare le lettere, le scienze, e giovare cosl in altra guisa il suo simile. L'intendimento di questo suo scritto si e di proiiiuovere I'altrui soUecitudine ad educare i cieclii , e di mostrare i mezzi con cui rendere loro men grave una tanta sciagiu-a. Esaminata con criterio fisiologico sotto i suoi varj asjaetti la condizione di questa infermita , mosti-a T autore come dal difetto di quel senso patiscano pure gli altri tutti , per sovercliio vigore, e come quindi a migliorare la loro sorte sia mestieri porre in moto tutte le altre facolta , e cosi temperarle in equilibro. Dato un saggio generale suU* istru- zione pill idonea a' ciechi , vediamo per qual guisa in essi indurre T idea delle cose. Con un mezzo nieccanico essi imparano a leggere ed a scrivere. La provvida natura che loro ha dato una maggiore attitudine ad apprendere a l36 APPENDICE memorla , II reiide plu atti a rltenei-e le acqnlstate cognU zioai. Le scieiize ben presto soiio campo delle loro spe- culazioni. Un cieco siede suUa cattedra di matematica , la fislca acqulsta iiuove leggi da un cieco , la meccanica au- menta le sue forze coll' ingegno d' un cieco. Le arti belle perslno dlvengono oggetto degli esercizj di questi infelici. Vedianio un di costoro informare un busto , e coUa scorta d'un tatto sqxiisito foggiarne un ritratto. Sotto T esperta mano d' un altro la musica rende nuove note soavissinie armonie. E la maggior parte insomnia delle scienze e delle arti veggonsl merce deU'educazlone divenire oggetto del- r industria di tanta niisera umanita die nella maggior parte sembrava per la sua sventura Inetta a qualsiasi opra. Dimostrat! in succinto i varj metodi usati nell' istruire quegl' infelici , e messi sott' occiiio i portentosi efFetti con essi ottenuti , conclude il dotto autore col dimostrare quanto umana opera sarebbe die ne' nosti'i paesi fosse promossa una tale benefica istituzione. La filosofia die appare in tutta questa Memoria non fece die vleppiii confermarci nella venerazione die noi dianzi serbavaiiio pel conte Scopoli. — Delia sua mente molti gliene potranno per avventura dare giusta lode , ma noi vogliamo die le nostre parole sieno rivolte al sue cuore, e poicbe Tabbiamo ammirato come autore , gli pro- fesseremo quella gratitudine che merita qual uonio pietoso die con si umano intendimento si studia di promuovere la sollecitudine a tanto bene. Cosi avvenga che i suoi voti abbiano ad esser esauditi, e gli sguardi di dii ci regge siano rivolti ad una istitu- zione tanto necessaria! Allora pregheremo il conte Scopoli pel solo aiiiore dell' umanita, che piii vale d" ogni altro sprone, di non tralasciar d'aggiugnere nuovi lumi a questo per noi nuovo ranio d' insegnaniento : ed abbia egli per fermo die noi gl' innalzeremo nei nostri cuori quel monu- mento , che ne le traversie, ne le vicende de' tempi giu- gner non possono a distruggere , ne a scancellare. G. — M. DelV abolizione delle tasse amionane. — Torino i833 , tipografia Cliirio e Mina , in o.° di pag- 71. II Piemonte va sciogliendosi dal sistema vincolante delle tasse annonarie. L" iniiovazione e promossa tlal conte de PARTE ITALIANA. 16j r Escarene ; si e di gia realizzata con esito felice nella pro- vincia di Alba per opera del conte Somis , iii quella di Novara dietro i consigli deiravvocato Giovaiietti , ed ora si estende nelle provincie d' Iviea , d' Alessandria e di Saluzzo. L"" Opnscolo annunziato racchinde la lettera clrco- lare del conte de T Escarene , ininistro deirinterno agl' In- tendenti di varie provincie per T abolizione della tassa dei conimestibili , il rapporto dell'' avvocato Giovanetti all' am- ministrazione della cittii di Novara sulla convenienza del- r abolizione delle tasse annonarie , e una lettera siil mede- simo oggetto del commendatore Giuseppe Manno , primo ufficiale del ministero degli afFari interni al sig. G. P. Vieus- seux. Si leggono in esso ampiamente discussi i vantaggi della libera concorrenza nella vendita delle derrate di gior- naliera consumazione , ed i danni derivanti da un sistema die pub facllmente venire deluso all' uopo dai venditori , e non puo tener dieti'o alle oscillazioni del commercio a favore dei compratori. Sono inoltre preveduti e misurati tutti gli ostacoli clie in tale argomento come negli altri pongono ad una grande distanza le diniostrazioni piii evidenti della scienza sociale dalla loro pratica efFettuazione. Mentre questo breve opuscolo fa onore all' ingegno eu alia filan- tropia degli autori , ci ofFre un dato assai interessante ri- guardo alio Stato del Pienionte , giacche ogni utile innova- zione nell' ordine econoniico pub dirsi veraniente un pro- gresso fondamentale. Osservazionl del professore Agosfino Re ale lette a suoi scolari sid cenni critici risguardantl la dl ltd opera: IiLsUtLizioTU del Dirltto Civile Austriaco ecc. conte- niUi nel giornale letterario sciendfico : Biblioteca Italiana. — Pavia, i833, in 8.° Nel breve opuscolo clie annunzianio il cli. sig. Professore ha preso a ribattere le poclie riflessioni die ci siamo per- messo di esporre accennando la pubblicazione delle sue Instituzioni , alia pag. 846, tomo 68.°, dicembre i832, di cjuesto Giornale. Ci duole di dover discendere alle partico- larita di una risposta : perb noi giustilicberemo in poche parole le nostre osservazioni per la sola ragione die 1' o- pera del sig. Reale , ad onta di esse , riceve per la sua stessa destinazione un'alta ed onorevole importanza. 1 38 APPENDICE I. Fu tla nol avvertito che le Instituzloni di DIrkto Ci- vile Austriaco compilate dal Pveale abljondano di soverchie digressioni: egli oppoiie die Bacone e Romagnosi iasegnano dovere la dottriiia essere coHeguta in maniera che gli studiosi giungano ad acquistare tutte le nozioni aventi tra esse stretta affinita e che a tal fine e imposto dal regolamento di pre- purare V inteUetto degli studiosi alle dottrine susseguenti. II precetto e giustissiino ; ma ci sembi-a clie 11 sig. Professore raggiiinto non ne abbia pienamente lo spirito, poiche in vece di cercare T unita sisteniatica delle dottriae non ha atteso die ad aumentare il nuniero delle notizie risguardauti la pratica legale. Come mai si puo mostrare, dietro T av- viso di Romagnosi, il nesso che coUega le varie parti della scienza e della legislazione togliendo dal bollettino delle leggi alcune disposizioni , ed esponendole nudamente per via di materiali ravvicinainenti ''' Quale induzione scientifica puo mai sorgere ripetendo nelle lostituzioni di Diritto Civile le leggi suUa caccia, suUa partizione di un tesoro ritro- vato, ecc. ? A che dilungarsi poi a parlare , per esempio, delle malattie delle bestie in nn' opera che deve racchiu- dere i primi principj della ragion civile ' Che se il sig. Professore si credeva in dovere di discendere a certe mi- nute particolarita escluse per loro natura dallo scopo del r opera, essendone le materie menzionate dalla legislazione, avrebbe dovuto parlare di tutte le cose divine ed umane , perche appunto secondo Ulpiano la giurisprudeuza aljbrac- cia tutte le cose divine ed umane. II. II sig. Professore non ci accorda nemmeno di esser egli caduto nel difetto della prolisska , e qui egli distingue se la nostra accusa vogliasi riferire ai paragrafi pd alle note , alle definizioni od all' idea da esso seguita di met- tere la nostra legge a confront© di altre legislazioni. Non poteva nascere dubbio. La nostra osservazione concepita in termini general! ma esatti riferivasi natm-alraente al te- SJto e non alle citazioni , aUo stile e non al piano dell' o- pera, aU'esposizione e non alle idee ed alle definizioni; e siamo certi che il nostro giudizio non parra ingiusto a chi : vorra farsi a leggere I' opera od anche soltanto le diluci- i dazioni innestate al trattato delle successioni e dei fide- commessi. Qui meritano attenzione le parole del sig. Profes- sore. Nei paragrafi , egli dice , sono racchiusi i precetti le- ■ sislativi quali si leggono espressi nelle parole medesime che i PARTE ITALIAiSrA. 109 fnrono adopcrate nclV edizione iifficicde della versione italiana del Codice civile e delle disposizioni ulteriori. Ecco il difetto capitale delP opera. Qual vantaggio e possibile di trarre da una paratVasi dei precetti legislativi tessuta colle medesime parole e colle stesse frasi adoperate dal legislatore ? La ne- cessita stessa deU' interpretazione e della pi-atica noii co- nianda forse agli studiosi di ricorrere sempre al testo nia- teriale della legge per attiiigerne le disposizioni? Ci ha di pill. La sola idea di pubblicare la parafrasi di una legis- lazione e inevitabilniente poco onoreAole o al legislatore o al pubblico , poiche suppone o priva la legge di uno de' suoi requisit,! piii necessarj , la cliiarezza, o poveri di niente i lettori. IIL Al)Mamo opposto al sig. Reale di aver egli seguito nelle Instituzioni P ordine del Codice austriaco, e di avere per tal modo mancato all' ordine proprio delFinsegnamento die a liii piacque di confondere coir ordine logico, il quale ne forma soltanto la condizione fondamentale. II sig. Pro- fessore riversando la quistione sulla nostra legge ne pro- clama i pregi , e dice di non avere riconosciuta possa tale di ragione da indurlo ad assegnare una sede divsrsa ne meno alia trattazione del diritto reale di pegno e de' legati. II Co- dice austriaco debb' essere senza dubbio rispettato coaie il lavoro di soinmi giureconsulti, un testinionio della vocazione del nostro secolo, e nondimeno crediamo clie appunto per conoscere il valore scientiiico de' suoi precetti sia necessario di segnire un ordine diverso nelF insegnamento. Cio appare manifesto , se si consideri la necessita di fare dalle insti- tuzioni sparire gli smembramenti di cui Tindice ragionato del nostro Codice ci ofTre una prova di fatto, e se pongasi mente alia difl'erenza clie passa tra 1' ufticio del legislatore e quello dell' institutore. II primo deve proporre dei risul- tamenti ed esprimerli nel modo piu acconcio per la loro effettuazione ; 1' institutore in vece deve tradurre i precetti legislativi nel linguaggio scientifico e rannodarli ai principj prinii della scienza sociale. Ognuno vede che per raggiun- gere tale scopo nelle instituzioni la legge debb' essere ac- cennata e non ripetuta ; e le disposizioni della legge de])- boao essere indicate con un ordine del tutto subordniato alia filosofia del diritto. — Ma il sig. Professore ci fa sa- pere non essergli sembrato consentaneo all' indole delle instituzioni di esporre i motivi della legge e la nianlcra di 1 4Q A P 1' E N D 1 C E applicarla, e che quliidi egli si e limUato a far conoscere la volonta del Capo supremo dello Stato, la quale iavano si cer- cherebbe fuori delle parole sue ( pag. i8 ). Questa dichiarazione ci fa suppoi're die egli siasi accinto a compilare le sue Insti- tuzioni, con un" opera, come egli dice, unica nel suo genere , senza avvertire a ) che le instituzioni devono raccliiudere i primi elementi della scienza del diritto in relazioiie ad una data legislazione. Le^itimoi scientije prima eleinenta: — 6) die la scienza delle leggi non consiste nella coguizione mate- riale delle leggi e della volonta del legislatore , ma nel co- noscere la ragione della legge, in altri termini la sua con- formita coll' ordine dei mezzi comandati dalla natura per raggiungere il fine degli umani consorzj ; — c ) L' unione intima della giurisprudenza colla scienza sociale. Ogni legge civile esprime una transazione sociale ed un progresso: la storia delle leggi rappresenta quindi di profilo lo sviluppo deirincivilimento : lo scopo ultimo delF incivilimento si e r ecp.uta ossia il jsareggiamento dei poterl e delle utilita. Cio posto , cliiaro apparisce die non e possibile d' inten- dere il vero sense di un Codice senza riferirne le dispo- 5.izioni alia formola unica deir equita invocata dalle genti ed efFettuata dall" incivilimento fin dove lo coinporta la legge suprema delP opportunlta ; — d) la natura dell' in- carico afiidato agli institutori. Quaiido la legge e cliiara, gli studlosi non hanno bisogno d'un maestro die la ripeta : r uflficio di lui si ristringe adunque od a spiegare la ra- gion civile della legge , od all' applicazione , ossia alia iii- terpretazione della legge ne' casi dubbj : ii prime scopo si consegue specialmente colle instituzioni ,• il secondo coi co- menti ; e) L' obbligo che la legge al § 7 del Codice civile impone indirettamente agli institutori di porre in grado gli allievi di supplire alle mancanze della legge coi prin- cipj del diritto naturale. Qnesto comando non pub essere adempito se non si dlmostra il magistero per cui le leggi natural! in proporzione dello state dell' incivilimento deb- bono elFettuarsi progresslvamente nelle leggi clvili. Concludiamo : secondo le teorie di due grandi giurecon- sulti italiani , tre cose si devono studiare nella legge : la volonta del legislatore ( Mens legis ) , i motivi di fatto della legge, ed il merito filosofico e politico della medesima ( Ratio legis ). Quanto alia volonta della legge , il sig. Pro- fessore non ci ha fatte done che di una parafrasi e di PARTK It'ALI.VNA. 14T moke scolasllclie divisioni e suddivisioni ; qnanto ai niotUi di f'atto dolla legge , non ci ha voluto a parte delle sue cognizioni :, cjuanto alia ragioiie delia legge egli ha inante- mito un rigoroso silenzio senza neiiiineao dar conto di ([uesto suo metodo negativo. Dohbiamo quiudi ripelere il giudizio gia per noi dato , cioe die coa savie intenzioni e con molta fatica e dottriiia egli ha compilato un' opera che per avventura essere potrebbe utile al giurecousulto pratico , ma forse non ugualmente a chi gia provetto non sia nella scieuza. Repeitoiio legale iritorno at dirUti reall e ad alcuiii atti di proccssura , deW nvvocato Giainbatdsta Pagani. — Brescia, i832-i833, per G. Venturini, in i6.° Tomi i.° e 2.° Nella pratica forense la materia dei diritti reali e forse la piii complicata , massime quando si rif'erisce ai possedi- nienti territoriali ne' qnali di sovente la catena degli atti civili risaleudo a tempi anterior! alle leggi attuali, rimane soggetta air influenza di altre legislazioni. L' avvocato Pa- gani nel Jjreve suo Repertorio de' diritti reali, disposto per ordine alfaljetico, presenta ravvicinati i principj delle di- verse legislazioni che regolarono in diversi tempi le con- trade deir Italia settentrionale. A rendere piu compiuto il siio lavoro egli lia preso a trattare anche di quegli atti che lianno una connessione qualunqtie coll' argomento princi- pale , e non ha omesso di riportare all' uopo anche le dis- j)osizioni delle leggi romane e degli Statuti anteriori al Codice francese. Ci duole che 1' autore abbia lasciato alcuna volta troppo imperfetto il confronto tra le diverse leggi ed al)bia tras- curate certe particolarita, le quali sarebbero state somma- niente opportune in un' opera destinata ad agevolare il di- simpegno degli afFari. Alcuni articoli , fra gli altri quelli deir appello e dell' esecuzione , troppo scarsi di notizie , si Umitano a ripetere compendiosamente le disposizioni della nostra legge . ed e quindi dubbio che possano essere con- sultati ntilmente da clii appena trovasi iniziato ne' priini studj della giurisprudenza. Anclie le opinioni lilosoiiche e le dlscussioni sempre espostc dall' autore col corredo di erudite citazioni nou ci seuibrauo sempre dettate da una 142, AIT. PARTE ITALIANA. logics rigorosa. Cosi nell' enumerare i vantaggi della pro- prieta dice clie per essa la salina uinana apparticne alio spi- rito die la infonna, e trascurancio le idee di Destutt-Tracy tralascia di mostrare tutto il valore della proprieta associata di sua natm-a a tutte le nosti-e volizioni, e a tutta la sto- ria della societa e del diritto. Vede un sovvertimento della l^roTprietsv ^ un iiicamminamento alia dissoluzione del corpo so- ciale nelle leggi agrarie dalla magglor parte dei dotti ri- conosciute come T origine dell' eqnita civile dell' equa di- stribnzione dei beni ottenuta dai Romaiii coi progress! deir iucivilimento. Attribulsce vagamente T origine dei testa- menti presso i Romaai alia febhre del comandare , alia bra- niosia di soddisfarvi aiiche dopo la morte , e ommette di mostrare i veri principj della facolta di testare inerenti alia costituzione politica di quel popolo. Percorrendo T opera alia pagina 278 del tomo, i.° ci siamo scontrati nelle parole avvenendo mutazione nel debitore il titolo die era contro di lui esecutivo non si rimane tale a petto del succedente at debiti di quello. L' inesattezza delle espressioni e si grave che noi vogliamo attribuirla ad una scorrezione accidental- inente incorsa nella stampa. Le altre mancaaze da noi accennate sono in parte scusate dalle proteste premesse dall' autore nella prefazione, ed in parte compensate dal- r erudizione con cui egli ha compllati alcuni articoli e specialmente quelli riguardanti il censo e le ipoteche. VARIETA. FILOLOGIA. JL rogramma pel premio quinquennale di scudi millc, foil- dato dalla muniflcenza di S. A. I. e R. Ferdlnando III Gran- duca di Toscana , da aggiudicarsi ad un' opera italiana , che alia pluralita dei ioti degli Accademici, residenti, della Crusca sia riconosduta per una produzione di merito singolare, doe che all' importanza della materia unisca puritii ed eleganza di stile. — i.° Sono ammesse al Concorso del 18 35 Opera Italiane nianoscritte e stampate , si in prosa e si in ver- so; a." Le Opere manoscritte debbono cssere nette e di V A R I E T a\ 143 carattere bene intelligibile ; e quelle in Istampa comp'mta- jiiente pubblicate dentro il quinquennio, clie incominciato dalTanno 1839 inclusive, teruiinera a tutto il cliceuibi-e del i833 ;, 3° Non si ammettono al Concorso altri volgaiizza- menti , die i provenienti dal greco e dal latino; 4." Tutte le Opere si manoscrltte come in istampa , inviate al Con- corso , divengono proprieta deirAceademia. Si perniette agli autori delle manosci'itte di estrarne copia a loro spe- se , fattane prima istanza airAccademia ; 5." Le Opere debbono rimettersi al Segretario delPAccademia francUe di porto a tutto il di 3i dicendire del corrente anno i833. Se ne pervenissero spii-ato detto termine , saranno ciisto- dite dairAccademia per restituirsi ai loro autori ?, perocclie non si anunettono giustiiicazioni sul ritardo ; 6." Possono i concorrenti celare il loro nome. In questo caso debbono porre in fronte delle loro Opere un motto , e questo ripe- tere sopra una polizza sJgillata, dentro alia quale avranno scritto il loro nome. Le polizze si aprono solo quando I'Opere , die accompagnano , siano premiate. Diversamen- te, si ab])ruciano ; 'j° Restando premiate Opere mano- scritte, debbono queste farsi stampare dai loro autori pri- ma che essi ne riscuotano il premio. Nella stampa delie medesime non possono farsi variazioni di nessuna sorte , se prima non siano sottoposte al giudizio delFAccademia. Firenze 3o gennajo i833. V. Gio. Battista Niccolini, Arciconsolo. Fruttuoso Becchi, Seg-retario. BELLE ART I. Di una Sacra FamigUa riconosciuta di Raffaello dagV il- Itistri professori deWI. e Pi. Accadeniia di Firenze, esposizione di Melchior Missirini. — • I signori marchesi Gerini di Fi- renze fra i principali ornamenti della loro galleria di qua- dri mettevano in cima d' ogni altro dipinto una Sacra Fa- miglia, delle dimensioni di mezzo bracclo fior. in altezza, e pressoche otto soldi ( ossia millim. 2 33) in largbezza. Questa tavola era posseduta da piii di un secolo dalF illu- stre famiglia , siccome recano le tradizioni e le memorie scritte della medesima. La pittura che per la sua squisi- tezza era detta il giojello della casa , venia ammirata da quanti visitavano quella pinacoteca , e gli artisti ne fecero argomento d'iuiitazione e di studio. Percio moke iucisioni 144 V A n I E T a". ne fnrono esegnlte : e fra le altre uii' antica di Giuseppe Foraboschi : e due susseguenti di Carlo Gregori e di An- tonio Morghen. Ultimamente poi sopra un bel disegno del Pieracini , e da un lucido sopra 1' originale , ne fu intra- presa altra incisione dal chiaro prof. Angelo Einilio Lapi. Esiste pure nella Villa clie gia apparteneva alia predetta rispettabile famiglia Gerini a Montui altro antico disegno di essa pittura, senza rammentare i ricordi e le copie, che parecchi trassero da quell' esempio dell' arte. Tanta soUecitudine per questo dipinto non fara piu me- raviglia quando si dica clie esso fu riconoscivito di niano del divino Raffaello dai valentissimi professori cavaliere Pietro Benvenuti e cavaliere Saverio Fabre , i quali in ogni piii cliiaro modo dichiararono essere 1' opera del San- zio e della sua prima maniera. Piacque eziandio al cava- liere Giovanni degli Alessandri presidente dell" I. e R. Ac- cadeniia delle beUe ai'ti di Firenze di apporre la propria firma al docuraento si per la riconoscenza delle sottoscri- iioni, si per accrescere valore all'attestato medesimo. Nicola Tacchinardi , amatore quanto altri mai degli og- getti d'arte e possessore d' una collezione di quadi'i di- stinti , dalla vista e dalla fama di questa tavola giudicata del Sanzio fu acceso di un desiderio ardentissiino di fai'ne acquisto, e il signor marcliese Gerini ne '1 compiacque , ce- dendoglielo sulla stima e ricognizione fattane dal valoroso signor professore Giuseppe Bezzuoli. Divenuto il Tacchinardi proprietario di questo monu- mento , non pago che le riferite incisioni portassero tutte segnato il nonae di Raffaello come autore del dipinto: e quasi credesse non bastargli il gia allegato documento , Voile implorare , ad ampliazione di autenticita, una nuova conferma di ricognizione dal lodato signor cavaliere Ben- venuti e dai signori professori Giuseppe Bezzuoli , Tom- maso Gazzarrini, Giorgio Berti, Giovanni Francesco Corsi e Pietro Ermini , i quali di buon grado gli esposero altro attestato in data del 22 gennajo i833, riconosciuto simil- mente dall' odierno signor presidente dell'Accademia cava- liere Antonio Ramirez di Montalvo. Appoggiati al voto di cosi chiari artisti , noi di buon animo assumeremo la dichiarazione di questo dipinto. Desso si attiene , come si e detto , alia prima maniera dell' Urbinate , nella quale se non e ardire , magnificenza. V A R 1 E T a'. 145 inipeto e largliezza, trovi j^ero una soavisslma Innocenza , una virginea castitii , un affetto dolclssimo , una purlta , una cliligenza somma. Perche qui vedi appunto veriflcato quello splcnJido elogio del suo biografo, cioe die, sua merce, noi al)biamo I'arte, i colori e le invenzioni unitamente ridotte a quella finitezza e perfezione die appena si po- tea sperare: ne di passar lui mai si pensi spirito alcuno. Di fatto c£ui la composizione e nuova , vaghissima e di un concetto tanto grazioso e amoroso che ti prende il cuore. Si pare die la privileglata natura di Raffaello nel comporre la sacre famiglie e le vergini avesse un fondo inesauribile. L' inspirazione non gli venia giammai meiio per questi temi : ei li vario in mille modi , e sempre oj^er6 cosa preclarissima e amniirabile. Qui adunque in un liel campo die fa mostra di un ameno paesetto , con alberetti sparsi in piu luoghi e un casamento villico , vedi in tanta freschezza di sito , in tanta lucentezza d" aria la divina Famiglia. Scorgesi die il putto ha veduto un agnelletto, e preso air innocenza di quello, die poi fu suo simbolo, si e mosso ad accarezzarlo con puerile compiacimento. Gia la man- suetudine del figlio del gregge lo ha fatto ardito : e gia e salito a cavallo del medesimo , che lieto e gaudente al peso divino si adagia, e si corca per essere con j^iu agio blandito. La celeste prole lo molce coUa destra , e la be- stiola, come abbia intendimento, jDiega il muso e lo acco- sta a quella mauo per compiacenza di esser tocca. Alio stesso divin Figlio ride soavemente 1' aria dell' an- gelico volto, e un vezzo di coralli , che il collo gli adorna gli aggiunge leggiadria : e certo in quel sembiante brilla un raggio di paradiso , die ne anticipa la vista delle eterne letizie , e balena un non so che di divino, die lo trasmuta da cosa dipinta a cosa celeste. La madre s'incliina con un glnocdiio a terra e regge amorosa il pargoletto: e in quell' atto leggi la pietosa sol- lecitudine del suo animo : e in quel suo volto trovi im- pressa quella serenita e quel gaudio , di die la j>ascea la coscienza di essere Madre del Verbo e T amanza del primo ainore. Comple la festivita della scena lo stesso S. Giuseppe, il quale come die si mostii di grave eta, e curvo alquanto sul bastone che lo regge, ha pero nel volto una dBorescenza , Bbil Ml T. LXX. 10 1 ^6 V \ R I E T a'. una glocondlta si fatta che lo veste di senile gioventu. El prentle parte al sollazzo del Bambino e se ne compiace , e diresti che si bei anch'esso a qnella festa e si trasmodi in altro uonio. II perfezionamento dell' esecuzione dene prova colla no- Ijilta e bellezza del concetto. Le tuniche si avvolgono in vaghi piegamentl: i manti si sciolgono ricchi e in linee gra- tissime : le estreniita sono di una forma elegantissiraa , e specialinente due piedi ignudi lasciati vedere dal diligente dipintore , uno della Vergine , 1' altro di S. Giuseppe t' in- gannano del vero : tanto pastosi sono e ben disegnati e ben mossi , die a toccarli t'iiivitano, e benclie uno stia presso air altro sono cosi accomodati al carattere di cia- scuno, che ne conosci 1' eta , la condizione, la gentilezza. Dalle quali cose sempre pivi si fa retto e vero quel gludizio del Bellori che RafFaello fu il primo che ani- masse di facondia T arte muta , e che mostrasse ritenere neir animo la forma di tutte le passioni , poiclie awivando le sue pitture non come semplici similitudini di corpi , ma coir apparenza dei sensi , fa che in esse s'intenda piu di quello che si vede. V I AG G I. Notizie del signor Bonplami — II capitano Le Comte , coraandante del naviglio il Casimiro, che parti da Buenos- Ayres il 12 novembre del iSSa, e giunto all'Haura il 17 gennajo i833. Egli ha piu volte veduto a Buenos-Ayres il dotto e celebre compagno de'viaggi del signor d' Humboldt, Am. Bonpland. Questi era cola giunto il 24 agosto del 1 832, e vi avea soggiornato sino a tutt' ottobre. Quindi era partito per I'interno del paese. Egli ha una bella col- lezione da spedirsi in Francia , e sta era aspettando una corvetta, o gabarra del suo governo, che prenderlo possa a bordo : tuttavia non sembra che abbia T intenzione di ritornare si tosto in Europa; gode ottima salute, ed attends indefessamente ad aumentare le sue raccolte. ( A. d. V. ) V A R I E T a'. I^-- Niiovo Princlpato nelle Indie orientali. Missioai. Ai- venturc dl Antonio Reghelljni di Vicenza. Ai chiarissimi Direttori ed Editori della Biblioteca Italiana a Milano. Lessi nel riputato vostro Gioniale tonio 6^ , febbrajo i833, pag. 247 la " Notizia intorno ad iin nuovo Frincipato nel- V India orient ale; estratta da una lettcra di un ufficial fran- cese colla data di Bagdad, dicembre i83o. » Peru trovandosi nella medesiina indicato un Italiano che comanda la caval- leria, ed e ad un tempo consigiiere e ministro di quel Prin- clpato , credo farvi cosa grata dandovi un vero e preciso ragguaglio di quest' Italiano mio concittadino coi seguenti cenni e documenti. II qual ragguaglio se fosse degno d'essere pubblicato , voi lo potreste compendiare e riformare. (*). Vicenza^ il 28 aprile i833. Francesco Testa. Antonio, figlio di Santo Reghellini e di Caterina Volpe, lavoranti di drappi di seta ^ nacque in Yicenza il 26 no- vembre 1784. Rimasto senza jjadre con altri tre fratelli minor i di lui, dietro suppliche della povera sua madre fu raccolto d'anni 7 in un civico orfanotrofio diretto da'Padri Soinaschi : dov' ebbe quella conveniente educazione della quale abbisognano gll onesti artigiani , applicati ad impa- rare qualcbe mestiere con cui procacciarsi (usciti dal Pio Luogo neir eta di anni 1 6 ) il necessario niantenimento. Fu posto Antonio in una bottega di orefice j ma non ancora capace di conoscere i principj dell' arte , condotto venne a Governolo sul Mantovano da un suo parente ivi locandiere. Poco egli contento di quella stazione e deU'impiego di ca- lueriere torno in patria , e si coUoco servitore del cav. conte Scipione Sesso, col qixale rimase alcuni mesi. Ma prossimo all' eta soggetta alia militare coscrizione , per liberarsene si assento, e si diresse a Trieste in traccia, com'ei diceva. (*) Questo ragguaglio ci e senibrato curioso ed importaate. Ab- biam creduto bene d' inserirlo seuz' alcun cangiauiento , perche gia convenevoluiente couipendlato , e perche i braiii delle lettere originali che in esso si riferiscono, esposti nella lore stessa sem- plicita ed ortografia aggiungono interesse e credenza. ( / Dire t tori). 1 48 V A R I E T a\ di fortuna. Da Trieste appunto comincla il suo carteggio tli lettere, clie in niolto niimero si trovano aiitografe presso il nobile vicentino conte Orazio Branzo Loschi, protettore del Reghellini in grazia d'una di lui zia cameriera in sua casa. Dai seguente ragguaglio, e da pochi brani pivi interessanti di queste lettere , possono non inutilmente risultare nuove e particolari notizie di lontanissimi paesi, coUe interessanti avventure di un Italiano , che giovine , ccn bassi priiicipj e senza mezzi , seppe col suo coraggio , col retto spirito , e col l)uon cuore meritare quella fortuna che cercavaj re- stando serapre memore della sua religione , per estendei'e e conservare la quale in quelle si remote conti-ade si presto e si presta con Aero zelo; e bsneficando frequentemente con riraesse di danaro formantl fino-a la somma dl oltre a ventimila franclii , la povera sua famiglia. 1802 10 ottobre, Trieste. Chiede qualche soccorso, indi- cando la speranza di entrare al servigio di un uffiziale di marina inglese. i8o3 7 settembre, Palermo. Narra d' esser contento del suo stato a segno , che un Pi-incipe reale d'' Inghilterra avendogli proposto di entrare al suo servizio , egli non trovo di sua convenienza i'accettare. 1804 ao api'ile, Lisbona. Da notizie di sua buona saktte, ed accenna misteriosamente di partire per luoghi lonta- nissimi, promettendo riscontro. 1806 20 gennajo , Benghal. Si ricorda alia madre ed ai fratelli con tre disegnetti rozzi , a colori , in forma di biglietti da visita, con indirizzi di buoni augurj^ scrive alia zia, dice d'essere in ottima condizione, e si racco- manda alia nobile famiglia Branzo Losclii. 1814 18 settembre, Sardhana. Dopo il silenzio di otto anni, con lettera al conte Branzo Loschi da ottime no- tizie di se e di sua buona fortuna , e chiede rlscontri j di sua madre , de' fratelli e della zia , indicando la sua stazione in Sardhana nell' India orientale , ed il suo ri- capito presso Palmer, ecc. negozianti in Calcutta che caratterizza col titolo di suoi agenti. J 8 1 6 4 ottobre , Sai-dhana. Spedisce in soccorso della sua famiglia 2000 ruple , che fm-ono valutate col carabio lire piccole venete 12040. Narra che la grazia di Dio lo guido a Sardhana al servigio d' una Principessa di religione cattolica romana , la quale chiamasi Begam Sombiow, V A R I E T A . 1 4Q Aclict, Maone, Scaa , sorclla adottlva deir impcratoro deirindostan residente a Delhy, detto Akbar Scaa; che questa Princijiessa ha piu di 70 anni , cW e vedova senza figli, che lo tratta quasi liglio, e che gli ha dato il governo di Sardhana e di 64 villaggi. Dice di scrivere pill copie della preseiite lettei-a, onde Tuna o Takra, di- ictta per diverse occasioiii , pcrveiiga al suo destino. Ri- corda alia fainigUa i doveri di oaesta e di reUgione , e )ier fine dinianda che le sia spcdita una eftigle delhi Beata Vergine del monte Berico da offerirsi alia Prin- cipessa. 1818 1 5 aprile , Sardhana. Accusa la ricevuta di due ri- sposte. Compiange la mlserabilita della famiglia, ed ia aggiiuita alle 2000 rnpie spedite , e che furono a que- st" epoca incassate in Vicenza , nianda una carta di do- nazione d" iin piccolo fondo a Governolo, lasciatogli in eredita dal suo parente locandiere , per cui si ricava- rono altre lire piccole venete 1400. 1818 1 5 maggio, Sardhana. Essendo questa lettera ripiena di particolari clrcostanze si trascrive quasi tutta. " Ca- >i rissinio sig. conte Orazio Branzo Losclii di Vicenza : » L' incertezza, dove sto, di non sapere se gli perven- II gano le mie lettere sicure nelle sue mani, mi fa sol- >i lecito a tracciar questa nel medesimo senso delle gui 'I spedite. E percio vengo colla presente a rivelargli cio II clie nelle mie passate omisi. DHn([ue veniamo al punto II della gran fatalita , o decreto del destino , o volonta II di Dio a mio riguardo. Lasciando da parte le mie II avventure dal 180 3 iino al 18 12, che non consistono II che in viaggi, pericoli e patimenti, vengo a spiegargli » candidaniente il resto dal 18 13 iino al 18 18. E la cosa II fu die la Begam Sombrow mi accolse con generoslta II al suo servizio, in grazia di raccomaiidazioni del co- II lonnello Fegan ed altri signori inglesi. Piacendo ad II essa la mia condotta, mi dono la sua grazia e mi II riguardo come suo iiglio. Ed avendo la detta Princi- it pessa allevata una giovinetta che fece sua figlla adot- II tiva, e ch' era figlia legittima e naturale del capitano II Moret europeo e di madre aslatlca; la qttal figlia es- » sendo in etii di soli tre mesi che gli morirono i ge- II nitori , da quel giorno la Principessa la educo e la " tratteunc come propria figlia j ed essendo arrivato io 1 i)0 V A B I E T A . n al servizio di cletta slgnora sul finire del 18 1 1, qnando >/ detta donzella compiva l" eta d' anni 12,, e vi erano n varj uffiziali inglesi che la chiedeano in isposa ; ma >» tutti ebbero la negativa. Un gionio clie la Principessa w era aiidata a jjasseggiare al villaggio di Moret, distante » circa 10 miglia da qui , fui da lei richiamato colla u proposizione di sposare Piavi Jean, nome indostano di >i detta figlia, cbe significa Amore delPanima:, ed il nome II Cristiano e Vittoria. lo ne restai sorpreso ^ ma forti- » iicato dal reverendissimo P. Angelo , prefetto raissio- » nario del Tiljet, trovandosi chiuso dalle guerre il passo »> d'Europa, e non potendo tornar in patria, assentii. II Quindi poclii giorni dopo si cominciarono con gran >; pompa le feste nuziali ;, ed il P. Angelo alia presenza >» della Principessa e dei testimonj, clie furono i famosi »; colonnelli inglesi Saleur e Pilzod, conchise il contralto )/ ed il Sacramento il 20 giugno 18 12. Le feste e Ijan- i> chetti fatti dalla Sovrana pel mlo matrimonio furono It di gran spesa. Oltre la dote alia ragazza regalo a me If danaro , gioje , mobili, un cavallo e im bell'elefante , II sopra 11 quale me ne vado di quando in quando a I, passeggiare ed alia caccia delle tigri. Ebbi finora quattro ); iigli 5 due per sesso. I due primi morirono: restanmi II ora una figlia di due anni ed nn maschio di due mesi... II Le faccio sapere , come sono due anni, clie scrissi a II Roma all" eminentlssimo cardinale Ds Petro , prefetto II della Congregazione de Propaganda, per esporre a S. S. .1 la relazione del pesslmo stato di quest' abbandonata II missione del Tibet e Napal , ma non ebbi riscontro. II E cosi prego lei, signore , d' informarsi su qtianto la II Propaganda Iia deciso e di darmene notizia , ecc. n i8i8 8 luglio , Sardhana. Riscontra con piacere cbe siano state incassate e distribuite alia madre e ai fratelli le 6000 rupie donate in varj tempi , e soggiunge : " Pre- II sentemente non lio il modo di mostrarmi piii gene- II roso , perclie le mie spese sono grandi , avendo da II circa cinque anni la carica di governatore di questa II citta e provincia, composta di molti villaggi, avendo II a mia disposizione ufficiali civili e militari , per te- II nere in freno la jiopolazione in questo governo di- II spotico , senza regola , e dipendente da questa Prin- " cipessa indipendente che vnol dominare a sua fantasia. V \ U T K T V . 1 5 t » sonz' alcana morale, ne legge. Per 11 die le faccio l.i »; confidenza die sono stnfFo di qnesto comando , e de- yi sidero abdicarlo e lasciar ogni carico puloblico . . . Credo V di aver compito il dover mio, dando conto alia Santa " Sede per mezzo di S. E. De Petro dell' infelicissima " situazione delle Mission! del Tibet e Napal , ecc. >> i2i\() 27 settembre , Sardhana. Riscontra la notizia della morte di sua madre : si estende in isfoghi di figliale , religiose dolore : spedisce altre mille rupie. Apjilaude alle intenzioni del fratello Giuseppe di voler venir alle Indie , ma 11011 lia cuore di eccitarlo a viaggio si lungo • e pericoloso. Dimanda la spedizione di arredi sacrl , di quadretti della Madonna e di S. Antonio e di libri di divozionc. Finalmente ripete le sue raccomandazioni re- lative al suo rapporto alia Corte di Roma sulle Missioiil. 1820 16 marzo, Sardhana. Manda il suo ritratto suiravo- rio in bella miniatura. E somigliante nella fisonomia al fratello Giuseppe , ed e in uniforme di colonnello in- glese . . . Accenna che la dote di sua moglie in danaro fu di i5o,ooo rupie, e die ha di onorarj 5co rupie al mese appena sufficienti a mantenere la famiglia. 1820 1 6 agosto , Sardliana. Narra die la Principessa tro- vasi da 4. mesi con sua moglie a Delhy alia corte im- periale, dove quell' imperatore dell'Indostan Akbar Scaa fa tutte le amorev^olezze a questa sua sorella adottiva. Indi parlando delle Missioni dice : " Gli faccio sapere ') come non I10 ancora avuto notizia da Roma rlspetto r> a questa Missione , e die il P. Angelo essendo in buono >; stato travaglia molto per coltivare La vigna del Signore, » e desidera ardentemente qualche compagno e succes- " sore. Lei , signor Conte , potra ottenere dalla Propa- » ganda qualche riscontro della mia in data 29 agosto >> 1816, per render conto del risultato alia Sovrana. E .» per tal effetto potra rivolgersi al lienemerito prefetto 1) della Congregazione cardinale Fontana , ecc. >> 1 82 1 25 maggio , Sardhana. Riscontra che il 20 ottobre 1820 gli pervcnne lettera del conte Breinzo Loschi con inclusa una lettera pontiiicla. Descrive il giubilo e I'onoic che a Ini fruttarono le disposizioni del Papa; e magni- fica la consolazione della Principessa ; e soggiunge che sark fatta la piu grata accoglienza ai venturi nuovi Mis- sionarj. Annun/ia d" essere slato onorato d' una nuoA'a ] 52 V A R I E T A . carica , cioe dl capitano comandante la cavalleria della coi-te con artiglieria. Accliiude risposta di riagraziamento al cardinale Fontana per P indicata mlssione di quattro relia;iosl « che sei'viranno anclie per conclliare gli altri >t frati die si trovano qui in diverse stazloni , i quali » sono spesso discordi. E per questo il P. Angelo , ora »> prefetto, mi prega di accettare rincumljenza di pro- »; curatore , o sia sindaco di queste niissioni , la quale » accetterei se avessi aiitorizzazione del sommo Pon- » tefice , che prego V. S. di far mi ottenere a gloria di " Dio , ecc. » 1 82 1 19 ottobre , Sardhana. Accenna " che la pestllenza » chiamata cholera morbus, che da cincpe anni circonda » tutta I'Asia , e clie va distruggendo ora in uii impe- » rio , ora in un altro innunierabiii vittime , e un fla- n gello che fa tremare i cuori umani. >; Ripete d''essere stato eletto comandante capitano della cavalleria^ e sog- giunge che " la Principessa con il peso degli anni si >/ trova di qnando in qiiando inferma : e che cio che >' mi attrista e perche non ha siiccessori , e credo si- i> curamente che le sue provincie e i tesori cadranno y in potere degl' Inglesi , che daranno solamente una » qixalche tenue pensione ai di lei ministri , vifficiali , » servitori , ecc. " NB. Come risulta da lettere di risposta del cardinale Fontana al conte Branzo Loschi , 9 gennajo 1822, era dalla Propaganda gia ordinato, che pel vantaggio spirituale dei Cattolici dimoranti nelle missioni del Tibet e Napal, e per conforto ancora ed ajuto de' missionarj , foss" eletto monsi- gnor Zenobio Maria da Firenze , cappuccino , dimorante in Loanda, come prefetto delle missioni del Congo, in vi- cario apostollco di dette missioni del Tibet e Napal , con. titolo e carattere vescovile ^ e ch'ivi fossero tosto spediti quattro religiosi pur cappuccini, cioe i PP. Francesco Sa- verio di S. Vito , Michelangelo da Malta , Diodato da Pe- rugia e Diodato da Fano : i quali gia partlti da Roma e da Livorno per la via di Lisbona e Rio Janeiro s'avvia- vano per V India. In Calcutta si uniranno a monsignor Zenobio , per entrare insieme nel Tibet ed intraprendere r esercizio delle loro funzioni, cominciando dal consegnare le lettere dirette al sigaor Antonio Reghellini, governatore di Sardhana , e le sante relitjuie che la Congregazione de Propaganda offerisce in done alia principessa Begani, ecc V A R I E T a'. I 53 1822 26 noveiii1)rc , Sardliana. Supplier con tutto 11 fcr- vore la S. Sede di spedire presto del vignajuoli per tra- vagliare e conservare nel Tibet la vigna del Signore ivi da gran tempo piantata ; ed accenna di aver veduto e visitato il marchese d'Hastings, comandante generate del- r Indie per gl" luglesl , dal quale fu invitato a pranzo e colinato di gentilezze. 1824 2 3 fel)brajo, Sardliana. Parteclpa " clie oltre 1' ar- n rivo del quatti'o mlssionarj spediti da Roma per queste »( parti arrlvo anche monsignor Zenobio INIaria, \escovo t> d' Ilelma , vicario apostolico , venlente da Calcutta ; e u clie questo prelato fara termlnare le discordie die sono ti fra gli altri frati, e conoscera gli artifizj mallziosi del II P. Antonino da Lodi coperti da finto zelo per ingan- » nare la Princlpessa ed ii^grandirsi , ecc. n 1826 6 magglo, Sardliana. « Solo in novembre scorso ri- II cevetti la sua favorlta i5 del passato magglo, e tarda! II anche a rispondere perclie in quel momento mi arrlvo II un ordine della Princlpessa , die si trovava a Delhy, II di partir suljlto colla cavalleria ed artiglierla da Sar- » dliana per Delliy , dove in tre giorni arrivammo. Di II la accompagnai gP Inglesi all' Impresa di guerra di II Burtpour , e in died giorni fummo a Mattura , dieci ;; miglia dlstante dal forte di Burtpour ^ e dopo 1 S II giorni di dimora 1' armata inglese s' avvicino , e pose II r assedio al detto forte, e passato un mese di canno- II namento e bombardamento ne fu rlsolto PassaltOjChe II fu eseguito 11 glorno di mercoledi 18 gennajo 182^) II alle ore 8 di mattlna con terribill scarldxe di moschetti X e cannoni, oltre alio scopplo di quattro mine, clie fece II andar in aria molta gente e cascare gran parte di mura; II 11 die dlede maggior facilita di entrare, come fu fatto II con furia e poca perdita degP Inglesi , ma con strage II del difensori die in piii di cinquemlla furono in quel II fatal giorno sacriiicati e morti per le strade. Ed lo pure II cntrando co' miei cavalli dove.tti calpestare que' cada- II A'eri , die solo dopo tre giorni furono bruciatl e se- / molto in quella confusione. Si puo girare per circa » otto miglia intorno alle mura dl Burtpovir, clie ha na » bel castello nel centro , con 200 cannoni e conteneva » 20 niille combattenti. Gl" Inglesi avevano una fiorita » armata di circa 3o mila fanti e 4000 cavalli , oltre y> un gran treno di artigllerla. Ed in una si grande guerra » essi non perdettero che circa 3oo uomini fra europei >/ ed asiatici \ ed ebbero circa 600 feriti. Un brigadiere » generale e sei ufficiali morti , ed un brigadiere e venti » ufficiali feriti. II Raja usurpatore colla moglie e i figli II fu fatto prigioniero nella fuga ^ e , splanate le forti- II ficazioni , fu rimesso sul trono in Burtpovir il Raja II legittimo. Ho fatto questo dettaglio di tali successi II poiche ne fui ocularmente spettatore , stando sempre II air erta colla mia poca truppa in mezzo al campo II inglese senz' aver avuto parte in nessun conflitto. — V Rapporto alia guerra degringlesi contro il Sovrano II di Pegu, Ara e Sciani che dura da due annl, rilevai " oggi dalle gazzette : che fu fatta la pace molto van- II taggiosa agl' Inglesi; dovendo quel regnante pagar loro II dieci milioni di rupie e cedere molti paesi. In tal mode II la nazione inglese s' e tanto dilatata in queste parti , II che possede uno spazio piia vasto delPEuropa, ed ha " parecchi regni tributarj. n — Spedisce pei fratelli e la zia altre 3oo rupie. Si querela de' frati che sono in collera contro di lui, perche informa la Corte di Roma delle loro discordie e dei disordini delle mission!, e mi- nacciano di fargli perdere il credito presso la Congre- gazione de Propaganda. " Queste sono le recompense II dei tanti favori e beneficj che rlcevono col mio mezzo II dalla Principessa! In questi giorni pure ricevetti una II lettera del Cardinale prefetto della detta Congrega- II zione in data So luglio jSaS che mi colma d'onore; II e promette la spedizione di molte reliquie. v 1826 16 glugno, Delliy. Manda alia famiglia altre 20 rupie. Spera di ritornar presto a Sardhana: motiva qualche ti- more sulla condotta della Principessa verso di lui, divenuta debole e stravagante ; e chiede notizia del padre Antonino da Lodi partito per Roma abhandonando le missioni. 182.6 16 settembre, Sardhana. Invia in dono al conte Branzo Loschi uno schia! rosso ricamato ed involto in una pezza V A R I E T A . 1^5 ill fa/zoletn dl seta pe' suoi fratelll ; 11 tutto cliluso in iin tubo di latta. — Sospetta e teme che la Pi-incipessa determiiiato abbia di rinunciare i suoi Stati alia Coin- pagnia inglese, " quantunque io faccio tutto il possibile )/ per ritiarla da si mal pensieio. » — Acchinde una lettera diretta a monsieur Jean Francois AUard , ex ca- pitaine de marine, a S. Tropes, depart, du Var, a Paris, chiedendo la trasmissione delle gazzette francesi. iSay 25 marzo, Sardhana. Riscontra di aver ricevuto col mezzo di monsignor Antonino Pezzoni , arrivato in Cal- cutta il 20 ottobre , e diretto a Bettia per urgenti affari delle mission! del Napal , una lettera del conte Branzo Loschi del 1 5 marzo 1826. Dice di godere colla fami- glia prosperita e salute ; ma soggiunge : " sono circon- » dato da perfidi avversarj die cercano rubarmi la pace •» clie Dio mi diede; dove coU'ajuto del medesimo spero ti di trionfare di tutti. Questa signora Begam e incerta » di rinunziare o no. Ha tante stravaganze e pazzie cbe " si rende indegna di godere la felicita venutagli dal >i Cielo. >i 1827 23 giugno , Sardhana. Spedisce ai fratelli altre 400 rupie. Dice di occupare le solite cariche di governatore e di ufficiale generale della cavalleria: che la Principessa da plu d" un anno e ferma in Delhy , col progetto di abdicare la sovranita e di rinunziarla agl'Inglesi, i quali non vogliono accettarla , se non dopo la di lei morte , e che " continua a far mormorare, il mondo pel suo ti poco giudizio e per le sue stravaganze ; mentre la >i nazione Inglese gode pacificamente e domina quasi >) tutta r India , che gli produce migliaja di milioni di y> rupie , ecc. '> 1828 23 aprile, Sardhana. " Gia passa il terzo anno che II la Begam non e venuta in Sardhana per mancanza X di buona intelligenza co' suoi sudditi. Non ostante fin >i tanto che vivra restera padrona de' suoi Stati. » 1828 1 3 luglio, Sardhana. « Dietro le ricerche fattemi gli » faccio sap ere che la signora Begam ha fatto i suoi " aggiustamenti cogringlesi , dove si dlchiara , ch' ella, >i sua vita durante sara libera arbitra de* suoi Stati in » ogni rapporto civile, militare e religiose; ma dopo la " sua moite le provincie, I'arml, Fartlglierla ed i ma- " gazzini passeranno in proprieta degl' Inglesi ; e tutto 1 56 V A R I E T a'. " il resto , come case, giardini , moblli , gioje , ilanari , >> elefanLi , cavalli, bovl, ecc, sara a disposizloiie della » stessa , con facolta di lasciarlo e lipartirlo a clu a » lei piacera. Quaiito a me non posso pretendere niente^ » ma non per questo dispero die nel testamento si ri- >/ cordi anclie di rae;, perclie se cio non fosse, sareJjbe » biasimata nniversabnente. Carissimo signor Conte , e » da molto tempo cii' io voleva fargli il panegirico di >i questa donna , come si suol dire , curiosa. Ecco il 'I ritratto della Begam Sombrow , confermato dal giu- » dizio pubblico. Questa e una donna sempre senza » fede : arnica e ad un tratto nemica d' ogni religione : » clie vuol essere idolo dell' adnlazione , e clie preten- t, derebbe di essere adorata. Lusingbiera al non plus » ultra, tiranna, crudele e spietata incredibilmente. Gode II far scorrere il sangue sotto i suoi occbi senza com- II muoversi, anzi si rallegra e si goniia di giubilo. Am- II biziosa e intraprendente sino alia follia : splendida e 11 generosa verso i grandi solamente per avere T incenso )/ adulatorio. Ma le voci pubblicbe con insulto a lei rin- II facciano I'infame nascita e condotta, come pm- quella II del fu suo marito Sombrow Beccajo di Strasburgo. II Questi sono i pregl e V opinione di questa ridicola II donna, della quale bo sbozzato la pittura e I'elogio; i> perclie sia nota a tutto il mondo per le sue indegnita II ed ingiustizie clie continuamente commette, massima- II mente contro di me , clie non mi lascla viver tran- )/ quillo, e vorrebbe distruggermi aflatto. Ma confido in II quel Dio adorato dalla mia patria die mi ba condotto II in questi lidi die mi liberera da questa vipera ; e " die il mortal suo A^eleno non avra eifetto contro un II buon cristiano. Perdoni, signore, questi sfogbi e tras- II porti causati dalle tante persecuzioni die mi continua II costei unitamente a" suoi satelliti miei nemici. » come in passato. » i83o 19 gcnnajo, Sardhana. " Ci-an solonnita furono fatte » in cjuesta capitale per Tapertura e consacrazlone della » nuova chiesa in cjuesta citta, della fabbi"ica della quale » io fui direttore , e monsignor Antonino architetto ! >• i83o 28 luglio, Sardhana. " La signoi-a Begam va decli- ,1 nando in tutto e per tutto, e cio per Tavanzatissiina » eta , clie le fa fare dei spropositi. Io mi trovo ne' me- » desimi impieglii come da prima , eseguendo i di lei ji ordini , ma poco sono da essa hen guardato , perche >i gli empj che la circondano sono miei giurati nemici.. . » Nelle mie memorie trovo di aver spedite finora in »; ajuto di mia famiglia 5ico rupie. La prego di fariiii » sapere se sono state incassate tutte. ]Mi restano alcuni » dehiti ancora da pagare per accjnisti , ecc. , ma sup- " plendoli al piii presto potro continuar rjualche sov- i> venzione a' miei cari fratelli. » 1 83 1 3 1 magglo, Sardhana. Chiede semenze di fioi-i , di erljaggi , ecc. Dimanda inforniazione di un Italiano che si chiama Pietro Solaroli di INIilano , d'anni 40 circa, fugglto dair Italia per accnsa di carlionarismo, e chiede pure clii sia stato eletto Papa dopo la morte di Pio VIII. i832 24 gennajo, Sardhana. " La Principessa ha sofferto 'I pochi inesi fa una pericolosa malattia , ed era spedita. }> dai medici, ma non era la sua era, duncjue si ricu- " pero ; e non ostante la tanta eta e deljolezza A^olle II intraprendere un viaggio fino a Ruppar , luogo dcstl- " nato per un abhoccamento tra il Covernatore generale II inglese e il Ke di Paagiab , cioe Maragio Rengit Sin II Badur, che attualmente risiede nella citta di Zaor. E 11 questo viaggio fra gita e ritorno , in vicinanza delle II montagne del Tibet , fu di circa 400 miglia. Fummo II costretti per la malattia della Principessa a fermarsi " tre mesi a Ciat Bennur , luogo distante da Sardhana " 3o miglia ^ dove abbiamo potuto ritornare soltanto il II 23 dicembre passato. A Dclliy ebbi Ponore di visi- II tare il governatore generale lord Wiliam Bentink, col n quale dialogai in francese ed in italiano. Ivi sepj>i •I che la Begam fece confermare e firmare dal detto •' Covernatore il suo testa mento che aveva fatto da cin- " que mesi ^ ma baper non potci chi sara il suo crede lOJ V A R 1 E T A . )/ universale. Si suppone die possa essere un nipote di I) suo marito Sombrow chiamato David Dype , uomo V torbido che ha due sorelle^ una delle quali la Begam >i marito in P. Solaroli , che avea proinesso di sposar >» mia figlia. Ma io fui ben lleto del mancamento di co- <> lui che dicesi essere stato impiccato in effigle a Milano >i per le sue bricconerie e delitti. Anche questa buona )/ lana avra parte deU'eredita; ed io laeschino, che da » piu di 20 anni afFatico, consumando la mia gioventii per » lei, forse saro dimenticato! II detto testamento e scritto ;; in persiano ed in inglese. Intat^to il signer David fa II da padrone per la Begam , ma in odio di tutti. Ed >i io ini tengo bene con tutti , si cogl' Inglesi , si coi 11 natnrali in modo che nessuno dice male di me, anzi )/ sono generahnente amato e stiuiato. — Sento che nella » nostra Italia le Potenze sono in moto di guerra .... >> Not qui nelle Indie godiamo pace, e tutto e tranquillo. » II principe piu poderoso delFIndostan e presentemente » il Maragia Rangit Sin Badur , che possede piu di 200 )t provincie, divise in 6000 villaggi, con 100,000 sol- }i dati e 40,000,000 di rupie di rendita annuale. Io sono >i in corrispondenza con esso e gli mandai a donare il » ritratto della Principessa da me dipinto ad olio, ed » egli accettandolo mi regalo uno scial verde del valore » di piu di 1000 rupie, ecc. » 1832 If) aprile, Sai-dhana. "Nell' ultima mia 24 gennajo, II anno corrente , gli aveva dato notizia che la Princi- I) pessa avea fatto il suo testamento. II che tanto piu II si confermo ^ perche in questi giorni mi richiamo, e II mi fece estendere una ricevuta di 3o,ooo rupie, meta " a me e meta a mia moglie, oltre ad altre a 5, 000 » poste nel banco della Compagnia inglese , divisibili j» tra i cinque miei figli. Fatta la detta ricevuta ella ml >i fece contar tosto eifettive le dette 3 0,000 rupie. — • II Se i miei fratelli non avessero ancora inviate le cose- II relle da me chieste, la prego di avvisarli di sospen- " dere fino a nuovo avviso; perche le mie disposizioni II future sono ancora incerte ; ed io mi trovo stufFo di i telli ! . . . ma sono troppo lontano ed ho perduto iJ " vigor e di gioventvt. Sono avvezzo a clima caldissimo. V A R 1 E T a'. \Si) » a uiolta inoUezza ed alia servitii di molti domestici , II ne sapi-ei piii adattarmi agli usi e costunii europei . . . >/ Ma gia fin clie vive la Begain e preiiiaturo ogni pro- " getto ^ dopo sara fatta la voloma di Dio. Rimetto la >i presente ai sigaori Mekintos , agenti dei signori Pal- >i mer di Calcutta , inclusa in una dei signori Cocluel » Trail di Londra con una cambialetta di 3oo rupie da u ripartirsi a' niiei fratelli , ecc. >> Questa e 1' ultima delle suddette lettere, da Antonio Reghcllini trasmesse a Yicenza. (*) METEOROLOGIA. CrepuscoU neW India. — Nella Scott' s-India Gazette leg- gesi il seguente annunzio: " Noi Lramiamo die Tattenzione de' meteorologi si rivolga all' aumento de'crepuscoli nell' In- dia: essi sono ora cola visibili quanto in Europa, e vanno seiupre aumentandosi nella loro durata. Ne"" climi caldi , eve il sole tufi'arsi sembra bruscamente sotto T orizzonte , lion ci lia crepuscoli. ]Ma essi a' di nosiri sono ivi dive- nuti ognor piii distinti : prova del cangiamento di clima clie osservasi su tutta la faccia del globo. » (*) Nei Nouv. Arinal. des Voijases ^ fevr. et mars ^ i833, leg- gesi il segueute articolo tratto daXl" Asiatic Journal. — « Un emi- uiutlnameuto scoppio tra le truppe della Begaru Souibrow .... Ecco la causa cui viene attribuita cotal ribellioue. La Principessa voile ruertere a meta soldo alcuni de'' suoi cavalieri. Questi ricu- sarono di sottomettersi a tale disposizione , e tumultuaudo cir- coadarono la casa del loro colonnello. La Principessa coinando alle sue guai-die del corpo di fare fuoco sugli ammutiuati : esse vi si rifiutarouo, AUora ella diuiise dal suo sei"vigio si i ribelli die le guardie. Gli abitanti di IVIirout aspettavansi di vederla bea to»to ricoverarsi nella citta loro. » ( / Direttori. ) R. GiKONi, F. Carlini, I. Fvmagalli e G. Brvgnatelli , direttori ed editori. rujjblicato il di lo giugao ibi3. Osscrvazloiil metcorologiche fatte all' I. R. Osservatorlo di Brcra. APRIL L 1 853. M A T T I N A. Sera. o 6 CO p S 5 '-5 ^ 0 0 a — 0 s Stato del cielo. 6 < 1 s i .2 ? u , Stato del ciclo. poll. lin. » 1 poll. iiii. 0 I 27 8,2'+ 8,5 NE Nuvolo. 27 7,0 + 10,0 N N 0 Pioggia. 2 27 5,5 + 7,5 N Nuv. pioggia. 27 4,3 +11,5 SSO Nuv. ser. 0 27 4,5 + 6,4 N 0 Serene. 27 5,2 +12,0 SO Sereno. 4 27 7,3 + 7,3| N 0 Serene. 27 7,J +12,0 S 0 Ser. nuv. 5 27 7^7 + G,5 N 0 N Sereno. 27 8,5 +12,5 so Sereno. G 27 9,'> + 7,0 N N E Ser. ncbb. 27 10,2 + 12,5 S 0 Sereno. , 7 27 11,0 + 7,5 SE Nuvolo. 27 9,7 + 7,0 N E N Nuv. pioggia. ^ 27 8,0 + 5,7 N Nuv. pioggia. 27 7,« + 9,0 N 0 Nuvolo. 9 27 9-P + 5,2 SOS Sei-. imv. 27 9,5 +12,0 so Sereno. lO 27 10,7 + 5,5 0 Sereno. 1-j 10,0 +12,5 N N 0 Sereno. 1 1 27 9,7 + G,5 N E N Nuvolo. 27 8,8 +11,4 N E Ser. nuv. 12 27 7.3 + 7,0 E Nuvolo. 27 6,2 +1 1,5 S E Pioggia. l5 27 4,5 + 7,5 E Nuvolo. 27 4,0 + 1 1,0 S E S Pioggia. '4 27 2,5 + 7,5 NNO,Sereno. 27 2, -J +12,0 K 0 Sereno. lb 27 54 + 6,5 +>),8 N N 0 Sereno. 27 5,5 + '2,7 SO Sereno. iG 27 4,4 E Nuv. pioggia. 27 5,8 + 9,5 S E S Nuvolo. '7 27 i),i) + 6,7 SE Nuv. pioggia. 27 5,8 +10,5 S E S Nuv. pioggia. i8 27 4,0 + 7,u NN E'Pioi^gia. 27 0,3 + 8,4 N 0 Pioggia. '9 27 G,b + 7,0 'n 0 N Ser. nuv. 27 8,8 +12,0 N 0 Sereno. 20 27 11,3 + 5,5 IN N £ Sereno. 27 1 1,0 +1 1,5 SO Sereno. 21 27 10,7 + G,7 N E N Sereno. 27 1 1,5 +11,5 N 0 Sereno. 22 27 1 1,0 + 6,5 N E N Nuv. ser. 27 10,0 +11,5 SO Sereno. 23 27 9,2 + 8,0 S S E Sereno. 27 10,0 +10,5 NE Sereno. 24 27 10,5 + 6,5 N E NJScr'eno. 27 10,0 +1 1,7 S S E Sereao. 25 27 9-" * 7->7 E Nuvolo. 27 p,8 + 8,6 S E S Nuv. pioggia. 2G 27 9,5 + 8,0 N E Nu\olo. ■>'l 9," + 1 I.O S S E Ser. au\. temj ■•^7 27 1 0,0 + 6,0 N 0 Scrcu'). 27 9--7 + 11,6 S E S Sereno. 28 27 9,5 + 7,;^ N E N Serene. 27 7,7 + 9,5 SOS Sereao. '•^9 27 6,5 + 8,5 N 0 Sereno. 27 5,0 + 8,5 S E S Nuv. pioggia. |.o 27 4,7 4. 7,0 £ Pioggia. 27 b,0 + 8,4 N N E Pioggia. 1 Altczza mass, rlel bar. poll. 27 lin. 11 5 Altezza mass, del term. + 12,7 1 iniiiiina ;; ST II 2 ,0 G2 gia niiniina . . . . + 5,2 1 .. T7 ., fi mec linec 47, SS lia + 8,8ol Quaiilila dclla piog 1 KaaiH- utamwai ,att»«,a,3e=i.j«-i».w*i=;aui UU.lJit SSCOA^ '"■"•"""^ '" """■" 1 i(u BIBLIOTECA ITALIANA PARTE I. LETTERATURA ED ARTI LIBERAL!. Esame della Storia degli antichi popoll itallani dl Giu- seppe MicALi , ill jelazione al prirnordj delV italico iacivilimento. Memoria di Giaii Domenico Roma- GNosi. ■ — Parte III. Vedi i qaadcnii di fcbbrajo pag. 146, mrirzo pctg, 286 e aprile p.' p.' pag. 38 di questo Qiorncde. Iiidizj comprovaiid I Affiicana e V Asiatica provenicnza dei prirnordj dell Italico iucivilimento. § X. Primi indizj da Scrittori Latini spettanti alia Libica provenieiiza suddetta. Q nali sono le genti rammemorate come primitive (leiritalia? Gli eruditi rispondono essere stati gli Abo- rigeni. Ma questa denominazione non dice nulla spr- cialmente al nostro pioposito in cni non si tratta del- r origine della popolazione, ma bensi di quella delf iu- civilimento. Ragionando per analogia fu detto anclie da Virgdio clie mia stirpe selvaggia esistette dapprima in Italia : « Hasc nemora indigenae Fauni Nympliasque » tencbant - Gensque virum trnncis et duro robore » nata - Oueis ueque mos neque cultus erat, nee » jungere tauro - Aut componere opes norant ant par- » cere parto: - Sed rami atque asper vietu veuatus » alebat. - Primus ab aetlierio venit Sciturnus Olympo - Uibl. ItuL T. LXX. II iCa ESVME SULLA STORTA » Turn nianus Ausonias et gentes venere sicanae. » (Eneide lib. VIII, vers. 814 e seg. ) Non crediamo che vervm lettore intelligente volendo spiegare il secondo verso dira come Y interprete ad usum delphiiii: natlo hominum orta truncis et dials ar- horlbus , ma pigliera la locuzione poetica come signi- ficante uomini abitatori delle selve , i quali si rico- veravano in vuoti tronclii di alberi o in caverne , viventi di caccia e di fiutti spontanei della terra, ed i quali erano simboleggiati col nome di Fauni e di Niiife. II buonServio, nel suo comento su cpiesd versi , con tutto che puro grammatico , disse : « Hoc 3) figmentiim ortum est ab antiqua homimmi habi- » tatione qui ante factas domos aut in cavis arbo- » ribus aut in spekmcis manebant , qui cum exinde •>■> egrederentur aut suam educerent sobolem dicti sunt J) inde procreati. » Perclie mai nel XVIII secolo di- sonorar Virgilio ed ingannar i lettori coU" insegnare aver VirgiUo parlato di una nazione nata dalle quer- ce? — • Per analogia fu pure figurata una primitiva educazione di popoU bamboloni allevati alia maniera praticata dagl' Incas del Peru ed imitata dai Ge- suiti del Paraguai, in cui i Temosfori dirigendo que- sti bamboloni uniti, distribuirono occupazioni e me- stieri sotto la vigilanza di certi ispettori. In tale stato tutto era comune fra gli educati: niimo serviva alF al- tro , tutti a modo di allievi di coUegio fanciuUesco seguivano le direzioni dei Temosfori. Qaesto genere di vita esprime essenziabnente i caratteri del regno di Saturiio che servi di tipo al regime delle Caste delle qnali esiste la memoria in Egitto , nella Persia e sopra tutto nelP India , ove tali caste furouo rese impermutabili. Questo regime di transizione dalla piu rozza sel- vatichezza ed infanzia sociale ad un consorzio di con- vivenza rispetto all" Italia fu o per analogia o per an- notazione pontificale, simile da per tutto, supplito da Virgilio dove parla di Saturno temosforo, simile del tutto ai suddetti Incas del Peru c ad altri primissimi I>£CLI AMICUI I'orOLl ITALI.VNI. 1 63 istitutori dclP Oricnte (i). I\Ia conskleraiido attonta- ineiite tutte le tracce supeistiti dei primordj sociali deir Italia, noi crediamo di dovei" diibitare che non mai csistito abbia ([uesto regime di transizione, perocche se si fosse veriHcato se ne incontrerebbero le vestigia successive , come appunto avvenue neir Egitto , nella Persia , nclle Indie ed in altre parti dell' Oriente. Ma nulla di tutto cio ci viene ricordato nelle antichita italiane. All' opposto la leggenda allegorica porta, se- condo Virgilio medesimo, che Satiirno si rifuggi presso Giano , fngiens anna Jovis , ove rimase nascosto e poscia regno con Ini. Dunr[ue consta clic Saturno fu ausiliario e socio di Giano nell' opera dell' incivili- niento italico gia iniziato da Giano. Ma se Giano era temosforo prima delta venuta di Satnrno, se anche dopo r asilo preso in Italia Inngamente sta nascosto e molto tardi regna con Giano; ne consegue die il trarre da vita selva^gia la gente non in opera di Saturno, ma in ogni caso sarebi^e stata di Giano. Piu ancora si puo storicamente provare che il cnlto Satm-nio, ossia il suo sacerdozio , dapprima es})ulso da Candia sosti- tucndo quello del Tina o Giove Atlantico, fu recato a noi dopo clie gl'Itali erano di gia dominanti e colti. Duncpie con ragione possiamo ritiutare in Italia come fatto positive il cosi detto regno di Satiuno , non quanto al concorso dell' orientale sacerdozio, ma come simbolo di cfuella primitiva infantile educazione die si verilico altrove , e la ricordanza della quale appar- teneva alle genti die seco la recarono in Italia dal loro paese. (i) Is genus indocile ac dispei'sum montibus altis com- posuit iegesque dedit, Latiumcjiie vocari raaluit his quoniam latuisset tutus in oris (Ibid. lib. YUI, vers. 33 e seg. ). Notate clie Latium e la traduzione pura e semplice del Saturn Siriaco , cioe latente come nolo il Pokoke Specimen Historicc Arabum pag. 120. Oxonii, 1806, Clavcndon. Si sa clie Roma fino all' anno 170 dopo la sua fonda- lione non ebbe iddii effigiati nei tempj. Veggasi Plutarco nella vita di Numa. Varonc presso S. Agostino De Civitate Da { lib. IV, cap. 3 1 ). 164 ESAME SULLA 6T0RIA Altro e il Saturno teurgico, ed altro e il sacerdo- zio o il culto suo. II primo e tutto mitico cabalistico ; il secondo e una personificazione storica die accom- pagna T era Pelasgica dopo clie i Fenicj col loro sacer- dozio fiu'ono espulsi di Greta e sottentro 1' Eritreo Tina, clie leggiamo anche nei vasi etruschi col Kalos, cioe invocato. Virgilio tien conto delle vicende sto- riclie del Lazio distinto dalF Enotria senza entrare ne'misteri della teurgia, ed ora noi segniamo questo punto di vista del tutto separate da quello trattato nel primo articolo. Ad ogni modo questo primo stadio si deve tenere precipuamente atlantico con Italo , e siriaco con Sabino. Sia clie T Italia innanzi la venula de' Libii asiatici fosse terra vacante, alnien nei luoglii nei quali presero essi stanza , sia clie quel priiiii sel- vaggi siano periti , sia finalmente clie siaiio stati parte passiva , queste circostanze non possono intralciare le nostre ricerclie nelle quali dobbiam tener d' occliio r opera effettiva e progressiva deU'' Italico incivili- niento. Eccoci pertanto alle altre notizie positive suUe quali gli scrittori piu riputati incominciano le loro origini speciali: poste percio in disparte le irruzioni libur- niche ed illiriclie , le quali non possono entrare net nostro argomento , portisi V attenzione sull' Italia nie- ridionale. Eccoci al classico verso « Tunc maiius Au- 5) soniae et gentes venere sicanaj. » Qui facciamo pimto. Evaudro racconta ad Enea clie Saturno venne pel primo dair Etereo Olimpo : ma lo stesso Enea sente clie venne arma Jovis fngieiis , e pero si parla dell" Olimpo di Greta: indi poco dopo vede sul vestiliolo della cu- ria il Saturnus senex , clie prima disse fugiens arma Jovis posto nella posteriore eta della vita civile del popoli del Lazio (i). Gome sta tutto questo? Forse (i) Quin etiani veteruin effigies ex ordine avorum >- Anti- qua e cedro, Italusqiie paterque Sabinus — Vitisator, curvam servans sub imagine falcem — Saturnusque senex Janiquo Mfroatis imago " Vestibulo adstabaiit (-Slneid- lib. VII, v. DECLl ANTICIII POrOM TTALIANT. 1 65 accusci'cmo VirglUo di storditezza? Forse dovrenio ac- rnsarlo d'omissione? ne T uno ne Taltro. Col racconto di Evandro, Virgilio espone 1" opinioiie volgax'e: colla scultura sul vestibolo della curia es])one la verita storica. Qiiesta verita storica iucomincia appunto col verso : Tunc maniis Aiisonia: ct geiites venere sicance. E inutile contraddire con arguzie filologiche: chiaro, positivo e formale si e il testo, cioe die questi Ansonj e Sicani furono le prime genti note venule in Italia. Qui c teinerita il contrapporre V Alicarnasseo a Virgdio. Qui e sofisticheria filologica il disputare sui nomi di Sicani e Siciili ; perocclie e noto clie o per diversa po- sizione o per mutazione di tempi tali denominazioni si cangiano senza clie si mutino le persone e le pro- sapie. Distinguere colla sola discendenza gli avi dai nipoti, cio venue praticato dagli scrittori. II fatto sta clie con Virgilio, il quale distinse nella stessa Italia tanto i Veteres Sicani, cpianto i Siculi, e li rammemora con queste denominazioni, con Virgilio, dissi, concorda anclie Macrol)io. Quest" ultimo assennatissimo scrittore in fatto di nomi nel capo 2.° dei Satiirnali scrisse quanto segue: « Antiquissimi viri plane et dilncide cum » suis fabulati sunt. Neqiie Aurancoriim , ant Sica ■ •» Jiorum, ant Felasgornm, qui primi coluisse in Italia » dicuutuY, sed cetatis succ verbis loqnebantnr. » Qui Ma- crobio non aggiunge che un nome di pin e qucsto e quello dei Pelasgi. II nome di Aurunci c pretto si- nonimo in altro dialetto di cpiello di Ausonj : « Au- » runcos autem solos mihi , Ausones dicere cogita (Joannes Tetze in cliiliadibus). » II Rotacismo poste- riore, come osservo Festo , fece cambiare I'antico nome di Ausonj: « Ausonia proprie Auruncorum appellatur » terra inter Campanos et Volscos apud mare sita m (Dio Cocejanus apud Bocliart Geografia sacra pag. 65 1). In vece di Anson fu detto Anron: di cio si dira piii 177-18 1 ). L' epiteto di senex dato a Satnrno non e ozioso, perocche nella Teurgia segiiata da Sanconiatoiie si iiota un secondo Saturno che dire])))esi juniorc. l66 KSAME SULLA STORTA sotto. — Servio nel libro VII dell' Eneide al verso 727 di Virgilio: Auriinci misere patres , dice: « isti graece )) Ausones nominantui". » — Antioco Siiacusano , il piu riputato di quanti scrittori esistettcro delle italiche antichita , soggiunge al dir di Strabone che Opici ed Ausonj sono tutt' uno : « Antiochus ab Opicis liabi- 5) tatam fnisse earn I'egionem narrat cpd iidem et. Au- 5) sones appellarcntur. y> ( Strabone in Geogr. lib. V, pag. 242. Edit. Casaubon, Parisii, 1620). Ecco lo stesso popolo disegnato con tre nomi. Forse taluno dir potrebbe clie questi tre nomi fossero cpielli di altrettante tribu della stessa stirpe. Ad ogni modo neir anticliissima Italia troviamo non persone sole , ma anclie luoghi identici cliiamati ron due vocaboli di diverse lingue T uno sinonimo delUaltro, come si puo vedere nella dissertazione intitolata Tyrennia del Mazzochi al principio del tomo i.° degli Atti delFAc- rademia di Cortona. Per la qual cosa noi veggiamo che i Sicani e gli Ausonj rammentati da altri rispet- tabili scrittori coincidono colle indicazioni di Virgilio. Ma Virgilio che , secondo la testimonianza di Ma- crobio e le prove da lui allegate, aveva scandagliati gli Atti pontificali di Pioma , ne' quaU stavano registrate le antiche Memorie, acccnna come venuti dal di fuori que- sti Ausonj e questi Sicani. Parlando degU Ausonj usa il signiticantissinio attributo di Manus Ausonice. La pa- rola Mamis, come c noto agli eruditi, significa potenza. Manus Ausonice si potrebbe dimque tradurre dicendo la possa Ausonica. Per la cpial cosa TAusonica gente si doveva considerare come predominante , quale di fatto essa riusci , perocche pote dare il nome a quel tratto di paese che si stendeva dall" Abruzzo fino alio Stretto di Sicilia, come fu disopra provato. In con- trapposto non troviamo fra gli antichi sul suolo ita- liano verun territorio appeUato Sicania o Sicilia, talche le genti sicane furono assorbite dalla possa Ausonica. Leggendo Virgilio , non troviamo aver egli detto espressamente donde siano partite le prime genti Ausoniche e Sicane ; ma ve lo dice indirettamente DEOLI ANTir.m POPOLI ITALIAKI. 167 nllorche nella favola di Evanclro clie accompagna Enea nella propria reggia fa vedere all' croc trojano i Bovi ncllc case rustiche Lauds mii^ire carinis (lib. VIII, vers. 36i ), c fa riposare Enea in uno strato di foglie su cui e distcsa una pclle di Orsa della Libia ( ivi , vers. 367, 368). Con questi due segnali, die ver- ranno legittimati piu sotto coi libri del Re Jemsale, Virgilio indirettamente bensi, ma apertissimamcnte vi dice che cjuelle prime genti da lui nominate proce- devano dalla Libia. Per tale maniera Virgilio viene a testifica)e la nostra induzione suU'Atlante libico pas- sato in Italia e posto sul vestibolo della Curia latina coll" appellativo assolnto di halo , e contrassegnato come primo introduttore di vita stanziata e civile. Vero e die Virgilio cita in disparte \ Antico Pico che in ordine naturale dell' incivilimento dovette prc- cedere, ma cgli, alludendo alia vita pastorale acconi- pagnata da religione forma il vestibolo dell' incivili- mento da noi inteso . e non entra nella sfera propria di lui: « Ipse quirinali lituo parvaque sedebat succin- » tus trabea, laevaque anrile gerebat Picus eqnian do- » milor (jEneid. Id). VII, vers. 181 a 190). Virgdio a compimento teoretico dei periodi deU'im- pero rcligioso c civile andando indietro avrel^be po- tuto soggiungere anclie l' Iniio o Pan appartenente alio stato della prima iulanzia sociale ed al feticismo naturale. Di esso gU educator! abilmente prevalen- dosi alzarono le genti pei gradi da un fantastico pan- teismo coll' oracolo di Fauno , proprio della vita pasto- rale , indi Ic condussero al culto simbolico proprio deU'incipiente vita agricola; e linalmente le resero attive col culto effigiato idoneo alio sviluppamento economico morale c politico della vita sociale dira- mata. Inno , Pico , Saturno , Glove , sono le cifre sim- boliclie dei quattro periodi del religioso impero di cui parliamo. ]\Ia genti gia edncate die vengono a stanziarsi in un dato paese non abbisognano di passare per queste gradazioni , come non ne abbisognarono gU Europei passando in America. Quest' osservazione ]68 ESAME SULLA STOUIA ci pone in gnardia per non ti-asportare di sal to la storia speculativa alia positiva. § XI. Esame delV etimologia del nome di Italia pro- dotta dal Bochart. Qui sorge la questione se il nome di Itall primitivi sia gentilizio o territoriale determinato da qualche particolarita del suolo prima abitato e conosciuto dagli stranieri. Si domanda adunque donde originariamente sia derivato il nome di Italia ? Samuele Bochart nella Sacra Geografia , lib. I , cap. 3o, adduce una ragione clie presa isolatamente stare potrebbe col fatto e coUa buona critica. Pviducendo il suo discorso a termini precisi egli esprime quanto segue : E di fatto clie il torritorio oc^upato dai primi Itali fu sopra altri fa- moso per F eccellenza della pece tanto necessaria per^ le navi e per altri usi economici a cui essa serviva. E pure di fatto clie questa particolarita locale doveva secondo F uso suggerire il nome da darsi al paese. Parimente e di fatto clie i Focesi, i primi fra i Greci clie navigassero di lontano, conobbero ben tardi i paesi mcridionali delF Italia a fronte de'Fenic) clie li frequentarono niolti secoli prima. Era dunque natu- rale clie i Fenicj denominassero il paese con un appel- lativo della loro lingua significante la terra della mi- glior pece , come denominarono Ilipa anticamcnte Ilva , oggi Elba dai metalli in quest" isola contenuti. Or ecco in Siriaco Itaria, cioe terra della pece. La conversione della r nella / e consueta. Da cio risulterebbe clie il nome di Italia fu originariamente territoriale come quello di Arabia Petrea , di Arabia Felice , di Cam- pania Felice e di tanti altri. Dal nome del paese sa- rebbero stati denominati gli abitanti qualunque fosse stato il nome loro gentilizio. Negar non possiamo clie csaminando la cosa isola- tamente F opinione del Bochart non abbia una scdu- cente apparenza : ma tutto considerato, dobbiamo forse accoglierla come dcfinitiva ? Veggiamolo. E di fatto clie anticamente era iiivalsa F opinione die F Atlante DEGLI ANTinni POPOLI ITALIAN!. 169 Llblco fosse inventoi-e dcllc navi : cio coiista dal se- guente passo di Clemente Alcssandiino piesso Eusel)io ( Prcparazione Evangelica lib. X, cap. VI, in prin- cipio pag. 4^5, Colonia, 1688). « Atlas ille Liby^cus >' et navim aedificavit primus et primus mare navi- » gavit. w Qaesta tradizione e preziosa sc vcnga in- tesa deH'Atlante giunto in Libia, cioe delle genti At- lantichc passate cola e non dopo essere ivi state stan- ziate e navigauti pel Mediterraneo. Allora Giano , a cui fii attribuita la stessa invenzione ed alia cui ef- figie nelle nionete fu contrapposta la nave , altro non sarebbe clie lo stesso Atlante libico divenuto Italico. DalFaltra parte poi Giano che signilica solamente Si- giLore , come gia provato venne disopra , signoreggio tutta la prima italica gente a cui fu apposta la stessa leggenda di Tla clie distesamente fu poi pronunciata col prcfisso I o V. Questo non e ancor tutto; i nomi di Ausonia , di Esperia , di Enotria , precedettero cpicllo di Italia , talche air Esperia ferace quam (Enotid colucre viri , come dice Virgdio , cioe posta a frutto , succedette il nome di Italia. Est locus Hesperiam Graji cognomine dicunt : Terra antiqua , potens annis atque uhere glebcB : (Enotrii coluere virl ; nunc faina minores Icaliani dixisse , ducis de nomine , gentem. " ( Eneid. Lib- I, vers. 534 oZ SSy.J (i) Qui , come ognun vede , risulta positivamente che il nomo di Italia fu dato in ultimo dai piu moderni, ossia (i) Conviene avvertii-e che i nomi cli Esperiti e di Au- sonj sono veramente gentilizj : quello di Enoirj non e che territoriale. Enotria e sinonimo di Campania felice di qua- lunqne razza sia la gente. Questo nome fu usato dai Greci, quindi tardissimo ripetuto dai Latini. Ricordiamoci della fav'ola delle tre liglle Enotrope , F una pel vino , T akra per le sementi e la terza per le olive riferita dal Bochart , Geografia sacra . lib. I , cap. XIV , pag. 44. Francfort ad Menum 1674. l;-0 ESAME SULLA STORIA di minore antichita, a1 paese stesso indicato dal Bo- chart. Cio concorda perfettaniente col testo di Ari- stotile trascritto nell' antecedente articolo , nel quale veggiamo clie la cosi detta Eiiotria fu cliiamata a ci- vil ta dai posteriori Itali. Ora come concordare questo fatto colla derivazione immaginata dal Bochart ? Le piante piece precedettero certamentc qualunque cpoca umana. Duiique il nome di Itaria sarebbe stato il primo e non I'vdtimo, come attestato viene da tutti gli storici antichi. Ai Taliani quindi di Numidia passati per la Sicilia, gente agri- cola, ed imioltrati in civilta piu degli altri loro concit- tadini Ausonj , Esperiti ed Ausclii j^ar clie si debba il nome di Italiani. Fatti forti colla loro vita stanziata e discipliuata , cresciuti in popolazione per gradi a guisa dei Romani ingrossati da altre tribii incivilite da essi , estesero il loro dominio nella Campania fino alio stretto di Sicilia. « Eos qui primi Itali sunt ap- pellati cum res prospera gessissent nomen cum fini- timis communicasse » dice Strabone nel principio del lib. V della sua geografia. Sopra si e indicato il passaggio per la Sicilia di questi Itali. Ora noi troviamo nei commentarj di Servio sul- TEneidc di Virgilio le due segucnti annotazioni: « Italus rex Sicilian in cam partem venit in qua regnavit Tur- nus quam a suo nomine appellavit Italiam. » iEneid. lib I , vers. 587. Parimente al detto verso 687 del lib. I delTEneide troviamo I'altra annotazione Sicani idest Siculi a Sicano fratre Itali Sgombrando la per- sonificazione solita degli antichi die cosa ne risulta? Che la tribii dei Sicani era della stessa stirpe degli Itali ; e clie amendne daUa Sicilia passarono in Italia, vale a dire avevano iino stipite o una prima patria comune. La prima loro origine per altro si trova in Libia dove vi era la loro capitale Ska e Taltra loro capitale Tala, nominata da Sallustio nella giierra di Giugurta e da Strabone nella sua Geogralia, lib. 27, pag. 85 1. Ediz. del Casaubon. Che piii? Plinio ricorda nel lib. Ill cap. VIII, Taliani dctti Talaresi in Sicilia. nrCLI ANTICTTI rOPOLI ITALI.VNI. I7I Considcvando poi clie la Sicilia fra tutti i pacsi del Coiitiiiente Europeo fa quella in cui eblje la sua prima sede la Ccrere , c chc il luo2:o di Enna rimase sem- ... ~ pre il santuario il piii celebre ed il piu vcnerato an- che dai Greci che piu tardi accolsero cjuesta Cerere, ne segue che i Taliani partiti piu tardi dalla Sicilia poterono agevobiiente essere stati educati iu quelle iiistituzioni di Cerere, le quali al dire di Cicerone ci chiamarono dalla vita sclvaggia a cpiesta civilta. II nome primo di Cerere nella Fenicia Teurgia fu quello di Axieros , che significa Signora dclla teira , come senza sforzo etimologico spiega il dotto Bochart (Geo- gratia sacra, lib. I, cap. 12, pag. 427). Questo si- gnificato comljlna coUa leggenda che a lei deljbonsi ragricoltura avvalorata dalla religione e le istituzioni prime della vita civile. G!i antichissimi che ben sa- pevano che 1' epoca la piii solemie per 1" umanita fu (juella dello stabilimcnto della vita agricola, assegna- rono i sommi onori divini agl' introduttori di questa vita e ne conservarono viva e pererme la memoria con quella d(4 paese. Quanto all' importanza udiamo Sanconiatone Fenicio il piii antico de" profani scrittori che si conosca : cc Alios item duos ( Dii ) procrcarunt » quorimi unus Agri, alter Ivustici sive Agricolag no- » men accepit , et huic quidem simulacrum exiniio » cultu dedicatum est . . . quin immo etiam in ve- » terum libris deorum maximus- elogio plane singu- » lari nominatm-. » (apud Euseb. Praep. evangelica, lib. I, cap. 10, pag. 35. Coloniae, apud Weitmannum 1688). Rivendicata cosi V originaria derivazione del nome di Italia e degli antichissimi Itali della stessa stirpe dci Sicani educati dai Temosfori , mi si domandera come avvenga che Italo sia il primo ex ordine avorum , e Italia sia Y ultimo nome territorial ? Virgilio fa- cendo la rassegna in oixline di dignita ha seguito r ordine inverso della cronologia. A dir vero o-r Itali sono pel loro impero anteriori alia venuta e assai ]iii) al regno del Saturno cretense ossia dei Fenicj ^Jl ESAME SULLA STORTA fu2;gki (lair isola. ]\Ia o Virgilio non ebbe i dati per tesseie una cronologia, o pure parlando del Lazio tardi incivjlito , non tenne conto degli altri paesi dell" Italia. Quest' osservazione e importante per la storia dell" in- civilimento onde arrogare ad ogni gente venuta nel paese nostro la parte a lei competente ed a noi de- rivata. Senza questa distinzione T archeoloa^ia manca di direzione, i nionumenti non si possono illustrai-e e la lilosoiia stessa non trova risposta neir anticliita. § XII. Altri indizj della lihica origine tralli da greci scriliori. Consultaudo le altre tradizioni inclusivamente n quella che quasi a suo malgrado riferisce Dionie^i di Alicarnasso secondo il teste suo ricorretto, noi veggiamo che tutte collimano nelF assegnare la proce- denza dei prinii popoli nominati dalla parte dell' Af- frica detta Libia. Nel testo di Dionigi d' Alicarnasso allegato dal Cronico di Eusebio leggesi quanto se- gite : « Per interpretationem autem sunt ( Aborige- » nes) principes gentiarchee, scilicet auctores originis 51 vel j^rimogeniti. Juxta vero alios scriptores vaga- » bundi quasi oberrantes vocantur e nuiltis regionibus 5) convenae. Secundum vero alios Libiornm ad vena? » illuc (in Italian!) profecti erant (i). » Sopra di questa lezione del passo or recato con- vicne flire un' avvertenza. Alcuni filologi o cattivi co- pisti sostituirono il nome di Ligurl a quello di Lib]\ ma nella cronaca di Eusebio fiancheggiata dal testo armeno si dovette eliminare il nome di Liguri e re- stituire quello di Libj. Ma supponiamo che debbasi leggere Liguri in vece di Lib) , per noi e lo stesso e forse meglio , si per le origiiii che per altre storiche notizie. Eccone la dimostrazione. Nel testo greco il nome di Liguri si scrive Lyges. Ora si legga Stra- bone nel lib. XVII ed ultimo della sua Geografia (i) Edizione in tre lingue, armena , greca e latina. Part. I, pag. i-3. Venetiis 1818. DEGLI ANTICIII rOl'OLI ITALIANI. 1^3 pag;. 825 , e si trovera iin fiume ed una citta nella Libia (li questo iiome. II Casaubono aggiunse la se- guente annotazione : « Tigga ergo ct Ligga , et Lixoii » ejusclem Oppidi nomen putare debemus. Ptolomaeo » Lix fluvius est : Lixa nibs. Alexandre cuidam apud » Steplianum fluvius Lixos dicitnr, lubs Lixa. Jam » saepe diximus nullam certam analogiam esse veteres » secutos in afi'erendis barbaris noniinibus » (Adnot. » in lib. XVII, Strab. pag. 825). Questa Ligia , cpiel fiume e cpiella gente dove ven- gono collocati? Precisamente nella costa alliicana rim- petto alio stretto di Gibilterra. Col sostituire duncpie il noine di Ligj, ossia di Liguri a quello di Lib] altro lion si fa che sostituire il uome di una particolare j)opolazione alia generale della IMauritania ; talclie ri- mane sempre la derivazione dalla gente Libica vcri- licata nella stirpe possente dei Liguri Libici. Era na- turale che stanziati cogli Esperiti vdtimi cacciati nella costa e cogli Osclii , forse dello stesso stipite, usas- sero della stessa lingua , onde ne venne che giunti in Italia fecero predominare la lingua osca. E qui per una naturale associazione di idee conrorre anche Sor- vio Conientatore dell' Encide lib. VllI, vers. i35. cc Sane sciendum Atlantes tres fuisse , unum Rlaurum •n qui est maxinms ; alterum Italicum patrem Electraj » unde uatus est Dardanus ; tertium Arcadicum patrem y> Maj^. •» Questa triplice denominazione personificata deirAtlante ^altro non significa fuorche la gente Li- bica, parte stanziata in AlFrica, parte passata in Italia e parte distesa in Grecia. A compimento di queste indicazioni di prima pro- cedenza libica, giiova di richiamare I'altra annotazione di Servio nel lib. I delFEneide, verso 534: « Cajterum » Italia Hesperia dicitur a iiatre Atlantis, qui pulsus » a Germauo Italiam tenuit. » Qui, oltre di accennare che gli Esperidi o Esperiti sono di Libica procedenza, si assegna la cansa della loro venuta in Italia, mediante un'espulsione forzata praticata dagli altri Libici con- tro gli Esperiti, per la quale si niiigiarono e prcscru stanza iu Italia, IJ-4 ESAME SULLA. STORli Fai- niovere le genti senza causa, come sogliono gli eruditi, e una vera inconsideratezza, soprattutto par- landosi delle popolazioni agricole , le quali certamente non emigrano dal loro paese per mutare aria, ma so- laniente o per necessita di fame o per violenza guer- rieia di altre genti, o per amore e necessita di stal)i- limenti commerciali. Qui gli Esperiti si distaccano ed emigrano dalla Libia per salvare la loro esistenza contro la prepotente iiTuzione di altri Libj. Ora veggiamo se a queste Memorie tradizionali corrispondano o no indicazioni locali sia di territorio , sia ctniche fra la Libia e T Italia. Onde le nostre indagini riescano pro- ticue conviene orizzontare la mente dei lettori sot- toponendo al loro sguardo que' pmiti capitali , ossia quel complesso al ([uale si rannodano le origini clie ricerchiamo. Distendendo le notizie non cotrtrastate in ordine di tempo sia tradizionali, sia razionali, clie cosa rjsulta? Consultiamo i simboli stessi del vestibolo delle curie latine. A clii sa lejiSiere risultano due ere , cioe cjuclla di Giano associato a Saturno , e quella di Sabino associato ad Italo. Giano lappresenta I'inter- vento libico: Saturno Tintervento siriaco nel Lazio. Nella seconda era, cioe in quella della vita agricola stanziata e disciplinata , Sabino rappresenta Tinter- vento siriaco , Italo poi rappresenta V intervento li- i)ico , ed amendue associati vi offrono le curie italiche anteriori al XV secolo prima dell' era nostra volgare. Si noti bene clie cio clie fu proprio del Lazio non si deve confondere coll' altro paese. Questi due punti capitali debbono essere illustrati. Giano e Saturno significano certamente genti venute sul nostro continente. Giano identiticato con Atlante indica senza equivoco gente libica die abbraccia tutti i periodi successivi delle genti • libiche civilizzanti. Lo stesso pare di Satmno, ma ristretto alia stanza fenicia. Ma donde egli procede ? La fiivola lo fa ve- nire dair isola di Greta, cioe rispetto all' Italia pro- cede dairOriente. Ma da quale piogenie di gente e desso portato in Italia? Dai professanti il suo cuUo, DEGLI ANTICIII POPOLI ITALTANI. 1^5 vale a dire dai Fenicj. Scriitinando Ic tradizioai noi troviamo i Fenicj istitutori appunto del culto delia conHgurazione e della teocrazia di Satunio , dio se- vere e laiente, ed essi Fenicj stanziati in Greta in tempi antici'issimi. Ecco qiiindi gente libica c gente siriaca clie conconono a costituire la prima era del latino iucivilimento. Dalle mine di Agilla, ossia Cere til estratta una figura di Satiirno a cpiattro ale , tal (juale si trova descritta da Sanroniatone. (i) Questa si vede neiratlante del signer Micali, tav. XXI, n.° 5. Piu ancora V espiazione dagli Agillesi implorata ed annualmente eseguita in estero santuario, associate al- r uso della lega sacerdotale fenicia simile alF anseatica mercantile di Europa, conferma la nostra asserzione. IMa la possa Italica fuori del Lazio precede libera dal fenicio tcocratisnio , e se trae qualclie cosa dalla Sii'ia, cio vien iatto in una maniera piu libera e piu Inminosa, giovevole al socialc perfezionamento , come si vide nelle genti Adriache e dopo nelle Etrusche. Venendo in ispecialita al Lazio, terra nativa di Roma, la prima educazione del Giano, dopo alcun tempo si um con quella venuta dall" Oriente , ed ambedue foi - marono un sol corpo, e vennero dirette dallo stesso sacerdozio e dallo stesso principato. Noi vedremo dap- poi con Ercole, di ritorno dalle Spagne, sbarcato nel Lazio una nuova giunta di C[uesti Fenicj. Da cio in- tendiamo clie giustamente Virgilio come distinse i Veteres Sicanl dai Siculi , cosi distinse i Veteres Pe- lasgi dai posteriori. I primi non possono essere an- teriori al XV secolo prima dell' era nostra volgare in Italia. I secondi vi giunsero dalla Betica dopo le vit- torie contro Anteo e Gerione nel XllI secolo prima dell' era nostra volgare , e dominarono nel paese di Toscana e nel Lazio fmo al principio del XII, come 61 provcra a suo luogo. , (i) Prosso Eusebio Prcgp. Evang., lib. I, cap. VII, pag- 39. Colonise, 1688, ap. Widmann. 176 ESAME SULLA STORIA § XIII. Indicazionl tenitoiiali ed etniche fra l Italia e la Libia. Abbiamo di sopra veduto e tutti i dotti sanno clie i nomi piu famosi antichi che prima degli altri fu- rono dati all' Italia sono quelli di Ausonia, di Esperia, di Eiiotria, e al Lazio di Saturnia, Ora leggendo at- tentamente Erodoto nel libro IV, troviamo in primo liiogo nella Libia la posizione degli Oschi e degli Au- sonj , amendue non discosti dalla costa marittima del Mediterraneo , nia noa confinanti gli uni cogli altri. Gli Oschi venendo verso 1' occidente non sono disginnti daUa ciilta Cirenaica, se non per mezzo della popola- zione degli Asbisti, studiosi d'imitare costumanze dei Cirenaici. Or qui Erodoto prosegue dicendo quanto se- gue: - bero nioUiplicare a niigliaja le Esperirli. II nome di Esperiti e del tutto otnico, ed il teiritorio si vedo collocato nel mezzo del paese e verso il mare. Gli Esperiti pertanto passamlo in Italia potevano al loro territorio dare il nome di Espeiia , come avvenne anclie in Ispagna nel paese delta Betica, dove consta che questi Esperiti si trovavano iasieme agli Ante- moniti, come si dira piu sotto. Veniamo ora agli Ausonj. Piu precisa si e la loro geografica poslzioue , perocclie contrassegnata dal lago Tritonide die riceve diversi piccoli tiumi , e che in oggi nella carta dellAfrica di Harow Smith vedesi segnato col jiomc di Bclat. al Jcrtd nel territorio di Tripoli. Ecco il passo di Erodoto nel detto lib. IV , dove procedendo sempre piu verso occidente entra nel territorio di Tripoli. « Juxta hos Machiles habi- » tant Auses et circa paludem tritonidem utrinrpie » habitant , ita ut Medio Tritone dirimantiir. Quorum y> Macliili quidem occiput crinitum gestant ; Auses » vero sinciput. Horum Virgines auniversario IMi- » nerv^ Festo in honorem ipsins deai inter se bila- » riam divisae prceliantur lapidibus liistibusve di- » centes se ritus patrios ei peragere (i). >' Piu sotto poi so2;giunge : ab occidentali parte tritonis fluminis hi Ausones qui » sunt aratores. 5) Le tre piu antiche denominazioni di genti venute in Italia sono gli Ausonj, gli Esperiti, gli Oschi e fra questi poi si aggumgono i Sicani ed i Pelasgi come sopra si e vcduto. Plinio nel libro V, cap. Ill, (i) Si e gia fatto osservai'e di sopra con Erodoto che i la Pallade detta ahrimenti Adienaja non e ne Egizia ne Greca. Ora se la troviamo presso gli Ausonj libici noa si pub tuttavia concludere clie sia di loro invenzione, peroc- clie noi troviamo le vergini nohili Falladi. nel Messico e nel Peril coi noini di Atlanti. Di questo indizio e di aliri biniili si jiarlcra a suo luogo. L'lbL hal. T. LXX. 12 178 Ei»A5IE SULL\ STORIA dove parla tlella Mauritania detta Libia dai Gicci, cita il Tiisca Fluvius confine della Numidia contigua airAfrica propria, distinzione prima incognita ad Ero- doto ed agli altri Greci. Qui si abbraccia cpiel tratto del territorio di Tripoli c di Tunisi , entro il quale apjninto stavano gli Oschi e gli Ausonj. Qui aspettare forse dovrei la domanda del pcr- clie riinio non faccia menzione ne degli Osclii , ne degli Ausi , ne degli Esperiti di Erodoto. lo contrap- pongo un' altra domanda. Quanti secoli corsero fra Erodoto e Plmio? Se nel Lazio era perito il noma di cinrpiantatre piccole popolazioni senza lasciar trac- cia di se , come dice lo stesso Plinio nel lib. Ill , cap. V , del pari potevano in Africa perire i nomi sopra ricordati da Erodoto. La cosa debb'essei'e stata cosi , altrimenti Erodoto sarebbe stato un geografo immaginario di pacsi da lui visitati. Soggiungiamo ora che forse al tempo di Erodoto , die sol rende conto delle genti , non incontransi per via genti Tu- sclie, ma riniase il nome del fiume Tusca nella stessa localita. Questo non e ancor tutto. Chi puo dubitare deir esistenza in Italia del nome etnico e territoriale degli Ausonj e degli Osclii abitanti nella Campania e ne' luoglii finitimi ? E pure al tempo di Strabone questi nomi erano periti. Veggasi la sua Geografia nel lib. V, pag. 282 e 233, edizione del Casaubono, Parigi, 1620. Che piu? Strabone stesso nel lib. XVII della sua Geografia alle pagine 827, 829, 836 ricorda ])iu volte gli Esperiti , fra i quali al suo tempo ne leggiamo una parte situata alP ultimo occidente, ma non pill situati presso Tanger e cola rifugiati per in- vasione successiva. Del resto Strabone subito dopo aver mentovato il lago Tritonide soggiiuige alia pag. 836: exit. » Non puo fare dunque ostacolo il silenzio di Plinio su gli Ausonj , gli Oschi e gli Esperiti della Libia ricordati da Erodoto. Ad ogni modo cogliendo la nuda indicazionc del fiumc Tusca dataci da Plinio vcggiamonc la localita. I DECLI ANTICIII POFOLI ITALIANI. \-fj Egli dopo aver noniinato il Tasca fluvius Namidia; finis , |)ros('2;ue senza interruzione dicentlo : « A Tiisca » Zengitana rcgio ct quae proprie vocatur Affrica est. » Dal liuuK' Tiisca incomincia la regione Zengitana , la (piale proprianiente appellasi Affiica. Cio basta al no- stro proposito onde concordaie Plinio con Erodoto c |)cr trovare Ausonj , Osclii , Esperiti e Tusclii nclia parte bella della Libia verso il mare in faccia al- r Italia. Ora passianio a verificare altre coincidenze onde escludere il dubbio fra Tuna e 1' altra Libica deno- minazlone e le italiche. Qneste coincidenze vengono in sussldio dell'Atlante Italo, fratello del Mauritano e di Espcrlo , egualmcnte sno fratello , come pure del nome di LlhJ prima venuti in Italia , come sopra si e vcduto. Ne cpieste coincidenze si limitano esclusi- vamente alF Italia , ma alcuiic di esse cadono anclie sui paesi della Spagna e della Fraiicla conftnanti col litorale marlttimo del Mediterraneo. Attualmente an- cora esiste TAusoiia del Vigo di Spagna. In Francia nella Gallia Narbonese troviamo la citta di Ausch. Riclilamando poi le notlzle storiche compilate da Fre- ret e del sig. Amedeo Thierry nella sua storla degll dntlchi Galli . scoprlamo il perclie di qneste coinci- denze clie si collegano coUa storla d' Italia nel pas- sagglo che i cosi detti Liguri di Spagna, costeggiando la Gallia fecero sul nostro continente ove si sparsero nelle montagne dell'Apennino. Freret e 11 Thierry ne deducono 11 nome dalF abitazione , e cjulndi territo- riale ne flmno la denominazlone e non etnica ; ma noi non ne slamo pei-suasi (i). Parimente il nome di Anatin deirAfrica mentovata da Plinio nel lib. V, cap. I, coincide coViAriatica della Gallia Narbonese, -e cosi dicasi di cpialche altro nome. (i) A nostra giustlficazione ci i-imettiamo al detto di sopra, da cui risiilta che il nome di Li-^es, greco sinoniino dei Liguri, e gentilizio personate e non dall' abitazione loro moniuosa , la quale cola nou aveyano. l8o ESAME SULLA STORIA Ma parlando direttamente dell'Italia clii mai ima- ginarsi potrebbe di trovare in Affrica un sinum quod appellatur Surrentum, iina citta, ossia Opidum Neapolis, un Melfi , un Tyr corrispondente al fiume Tiri del regno di Napoli , un Tiisdri coi'iispondente al Tu- tienses d' Italia , ed alle monete di Tuticiis un Taphros corrrspondente al Tofros di Corsica , un paese di Ve- suvi corrispondente al monte di Napoli , una Thene regio, ed il capo 7V/?e del Piceno , e cosi altri nomi? Eppure queste ed altre piu minute coincidenze s' in- contrano in Strabono ed in Plinio, il quale si pre- valse del periplo ufficiale steso da Polibio di ordine del console Scipione Eniiliano ( Veggasi Strabone, lib. XVII, e Plinio lib. V. cap. III). Or qui sorge il seguente argomento: O questi nomi di genti di luoglii coUe Mapalie numidiche ricordate da Virgilio, di cui si dira piu sotto, sono passati da noi alia Libia o dalla Libia a noi. II primo modo non e ammissibile , perocche consta dalla storia die prima dei tardissimi Romani non furono dalP Italia spedite colonie in Affrica , e d' altronde Plinio dilieentemente le distingue. Dunque e forza ammettere il secondo. § XIV. Origlni Libiche in relatione all' ItaUano iii' cuilimeuto. Onde procedere con sicurezza nelle successive indu- zioni e convalidare le cose antecedent emente esposte, e^cludendo il didjbio delP attitudine dei Libici ad ap- portare F incivilimento all' Italia , crediamo di soggiun- gere le notizie suU' originaria coltura della Libia me- desima. Quanto alle origini siriaclie, volgarmente dette prientali, pare die non si possa suscitare dubbio sulla anticliissima coltura dei Sir] ; nia quanto aU'Affrica Li- bica, siccome , tramie 1" Egitto , tutti i nostri antiquarj non ne tennero conto , cosi siamo obbligati di alle2;are le prove della sua antichissima attitudine a recarc iiir Italia instituzioni civilizzanti al pari dell" Oriente. A quest' uopo vengono op})ortuni certi libri di Jem- bide re di Numidia die coabcrvo la storia deU' origiiie DEGLl ANTICIII POPOLI ITAIJANT. i8f Heir jncivilimcnto Libico, I'estratto de-quali ci I'li dato da Sallustio nclla storia della giierra di Giu2;iirta. Ec- cone la traduzione fattane dal celebre Vittorio Alfieri al capo XVIII. « I primi abitatori dell" Affrica furono » i Getuli e i Libj , rozzi ed inrolti popoli clie'di » Here pascevansi o d' erba a guisa d\nrnieiiti. Non » avendo ne costumi , ne leggi , ne governo , vaga- » boiidi ed erranti ovunque la notte sopraggiungevali » sostavaiisi. Morto Ercole nelle Spagne, come cre- » dono gli Atlricani , il di liii esercito di diverse na- » zioni coniposto , privo di capitiuio , ma non di aspi- » ranti a divenirlo, in breve sbandavasi. Parte allora » di quelli, quai Medj, quai Persi od Armeni nelPAf- » frica trasportati le spiagge a noi piu vicine occu- » parono. Ma i Persi piu verso 1' Oceano coUocavansi, » e le carene de'navigli rimboccate servivan loro di » tugurj , ogni materia prima in que' paesi mancando, >' ed essendo dalle Spagne pel vasto mare, per le » diversita degli idiomi si fattamente disgiunti, clie » ne con danaro , ne con merci trafficar non potevanvi. y) Mischiatisi costoro a poco a poco coi Getuli, e » vagando qua e la per trovar nuovi pascoli , piacquc » loro di denominarsi NnmidL Ed in fatti le rozze » case dei Numidi, da essi dctte Mapalia oblunghe » di I'orma , co' tetti incurvati sui fianchi assai ras- » somigliano alle carene (i). I IMedj poi e gli Armeni (i) Palea vel pale Syris est agricola. Itaque hlnc mapale deductuin proprie erit agricolae tugurium ut in illo Clau- diani Stiliconis paiiegyrico, cap. 3. — Agricolae reserant Jam tuta mapalia Mauri ( Bocliard Geog. Sacra lib. II , cap. IX.). Ho dovnto avvertire al precise slgnificato del nome ma- palia end" cvitare V abbaglio dl qnegli scrittori che , sup- ponendo erninti tutti i Numidi , confusero le mapalie colle tende del Tartar! nomadi trasportaie sui carri. Yirgilio nou prase questo abbaglio perclie dentro ample mapalie fa sen- tire il mugglto dei bovi^ e per una ingegnosa coincidenza accenua la forma dei tetti a modo di carene, e nella reggia di Evandro fa riposare Enea su di una pelle di lo2 ESAME SELLA STORIA » frammjschiavansi co''Libj abitanti vciso il Mecll- » terraneo, scostandosi dai Getuli abitanti quasi sot to » la linea. Prima ebbero cittadl e commercio. Un certo » tragitto di mare disgimigendoli dalla Spagna corrup- » pero i Lib] coir andar del tempo il nome dci Medj » in loro barbara lingua Mauri cliiamandoli. I Persi ■n frattanto rapidamente prosperavano , e per essere » omai troppi di numero e spatriandosi occupavano » sotto il nome di Nomo-nmnidi le vicinanze di Car- » tagine. Quindi ed antichi e novelli coloni a vicenda 5) spalleggiavansi , ed assoggettando coif armi o col » terrore i vicini fama acquistavano e gloria , quelli )j che maggiormente verso il mar nostro alTrontavansi » co' Libj , meno assai bellicosi dei Getuli. Cosi la » bassa Affrica quasi tutta caduta in poter dei Numidi, » i vinti presero cittadinanza e nome dai vincitori. » In questa brevissima menzione del re Jemsale noi veggiamo Forigine ed i progressi del Libico inci- vilimento , nel quale distinguesi assai bene la parte della popolazione clie fu condotta a vita pastorale, c che dir si pote diiozzata, dalla parte die si era co- stituita a vivere in citta e borgate, e clie coltivava la terra , e che viveva sotto civili istituzioni. In questa narrazione nulla avvi di favoloso, e solo occorre la nominale personificazione di Ercole all" uso antico. Questa relazione pertanto di Jemsale vale assai piu che le segnature greche scritte assai tardi sui marmi di Paros. Si fa menzione di Armeni e di Persiani passati nella Liliia in tempo antico. Cio non puo fare sorpresa alcuna, perocche consta Paltissima antichita deUe guerre e conquiste degli Assirj su i Persiani e gli Armeni , segnatamente dopo le lacune empite nella prima parte del Cronaco di Eusebio, merce del testo armeno che ha supplito al testo greco. Da cio risulta orsa libica:, lo clie palesemente vuol dire che il Lazio an- tlcamente fu abitato da gente libica di religione atlantica clie introdusse 1" agricoltina. Ecco il Giano temosforo. Vedi Eneide, lib. VII. nroLi ANTiciir popoli italivni. i8j che molto piii indietro delle ci'onologie fin qui tessute conviene staliilire l"" origine della prima Assiia monar- chia. Pill ancora, Giuseppe Flavio lascio memoria che Tesercito di Abramo combatte alleato coi Fcnicj cou- tro le spavcntose irruzioni degli Sciti. Qui dunque trovianio T occasione della fuga si di Anneni che di Persiani, talche per lo meno possiamo arrctraie il tempo airauno 2060 prima cleir era volgare, senza discostarci dalla cronologia del Blaire e del Veimar. Conformcmcnte alia RIemoria del re Jemsale esisteva una volgare tradizione nella JMauritania, la quale sa- rebbe conforme alia suddetta di Jemsale. Questa ci fii conservata da Strabone nel lib. XVII, p. 828: « Sunt cpii dicunt Maiiros Indos esse qui cum Hercule in liiinc locum descenderunt. » A dir vero puo stare e Tuna e r altra cosa , ])erocche antichissimamente consta che « jEthiopes ab Indo flumine migrantes vencrunt attpie juxta yEgyptum habitaverunt » come si vede nel Ca- none di Eusebio pag. 53, che forma la parte secondu dcir opera , Venezia , 1818. Sanconiatonc indica lo stato di qucsti Atlantici Eritrei , il gran cataclisma e la venuta per mare dei superstiti (i). Connettendo gf indizj si vede che qui si parla propriamente degli Atlantici in piu stretto senso distinti dai ]Mauritani , per cui si puo attribuire benissimo ai loro maggiori deirOceanica, conosciuti sotto il nome di Eritrei, ceppo dei Fenicj , T invenzione delle navi ed il merito di es- sere stati i primi navigatori , come disopra si e ossei"- vato , lo che concorderebbe con altri atti posteriori , • (i) " Turn vero Saturnus aedes suas inuro cinxit . . . n Mox Atla litem fratrem quod cum suspectum haberet sua- >/ dente Mercurio alta terra defossum obruit. Per idem fer- n me tempus Dioscurorum nepotes cum tumultuarlis ratibus »» navigiisque conflatis navigarunt. Ad Cassii montem eject! » teinplum eo loco dedicarunt. »; ( Sanconiato apud Eusel). Praep. Evangelica lib. I, pag. 38. Colonice, 1688, Widmann. ). Si noti, clie il tempio fu eretto a Giove al Tane atlantico. Osservazione e questa decisiva per la storia religiosa e ci- vile di Greta e d' Italia. Io4 ESAME ?;ULL\ STORT\ cloe colla depiitazione nazionale spedita ad Omar dai Berber! , in cui si abitanti, parte per allargare Timpero, indiissero la » loro plcbe, gli amatori di nuove cose , ad andar fon- » dando colonic suUe spiagge del mare alTricano. Sor- y sero infra molt" altre Ippona , Lepti , Andrumeto , le » cjuali assai in breve ampliate riiiscirono le une di » ajuto , le altro di lustro ai loro fondatori. D! Car- » tagjne non imprendo a parlare , meglio stimando il » tacerne clie compendiarne la storia. Incalzandonii » duncpie la prefissa brevita, diro clie presso Cata- » batmon, conlin dell" Egitto coirAffrica, la prima » colonia marittima c Cireuaide Tareoaa, poi Lepti fia DKGLI ANTICIII POPOLI ITALIVNT. 105 » le due Sirti , in ultimo , le Are Filene , liio2;o die » verso r Egitto fu sempre T estremo confine del Pu- » nlco imperio. II rimanente delle Are Filene fino » alia Mauritania signoreggiato e dai Numidi. I Mauri » stanno a limpctto della Spagna. Dietro ai Numidi 5> vivono i Getuli , rozzi , poveri e vagal)ondi. Piu » addentro stanno gli Etiopi , quindi e la Zona in- » focata. » § XV. Siriaci dl Affiica e Adiiacl dltalla. Era qucste colonie la piu importante alP argomento nostro si e rpiella dei Siriaci profughi che uniti agli Esperiti stabilirono un emporio mercantile in Tanger e coltivarono il circostante territorio. Ecco il fatto : Era Ascalona ed il porto di Gaza eravi otto miglia distaute da ambedue queste citta un' altra marittima citta appellata Antemon, mercantile e navigatrice come le altre. All' approssimarsi della spaventosa invasione ebraica che sacrificava tutto in ore gladii , cpiegli abi- tanti fuggirono nella vicina Affrica e costeggiando la spiaggia marittima lungo il Mediterraneo giunsero a parecchi intervalli fin vicino alio stretto di Gibilterra nel territorio degli Esperiti piu tardi sulla stessa costa respinti al mezzodi , perocchc quelli che in tempi pill tardi troviamo al di la dei Getuli nella stessa costa sembrano essersi cola rifuggiti per la molestia e lo spavento di nomadi posteriori. Giunti vicino alio stretto di Gibilterra ivi si stanziarono in fertile terreno, il quale in tutta la Mauritania , tranne la parte deserta , e ottimo ed ottimi frutti produce. Per la qual- cosa nacque il nome di Orti Espcridi. Eglino ivi pure costruirono una citta commcrciante che servi loro di emporio mercantile che in lingua siriaca dicesi Tigis da Tigger negotiaii come nota il Bochard. Ecco Tingis che significa cnqiorio, ed ecco pure TAnteo personillcazione dcgli Antemoniti , gente fondatrice. Ecco terreni ridotti a coltura coi loro orti , coi pomi d'oro, cioe arauci, cedri , limoni ed altri I'rutti , che l86 ESAME SULL\ STOP.IV atteso il loro colore assomigliano all'oro e che forse indigeni furono di la trasportati altrove. Questa interpretazione del nome di pomi d'oro dell" orto delle esperidi pare clie dedurre si possa da alcuni versi attribuiti ad Orfeo e riferiti da Clemente Alessancb'ino. Parlandosi di Bacco faiiciullo lacerato dai Titani coll' allettai'lo prima con bagattelle puerili dice: « Turbo, trochus, turn queis in j^(?.v^t<^ membra cientur ludicra et Auricoml blandanim ex arbore fcetus Hesperidum (Apud Euseb. Prajp. Evang. lib II, p. 64). Qui il poeta non dice Aurei ma Auricomi; qui li chiama non col nome di pomi , ma di prodotti d' al- beri del lilando clima dcgli Esperidi. Esaminando poi il complesso della favola quivi esposta, chiaro si vede essere essa tutta relativa a popoli dispersi col- r allettamento del loro commercio e delle loro mani- fatture , non esclusa V Etruria , in cui furono portati i misteri di Bacco non da sognati sacerdoti girovagbi giimti per accidente, ma bensi dai fratelli stessi detti fiatricidi di Bacco, giusta il testo di Clemente Ales- sandi'ino. Nella Bettica opposta, ove giacevano le ricclie mi- niere d'ai'gento, fu stabilita una colonia di Esperiti affricani mista e diretta dagli stessi Siriaci Antemo- niti, per cui quel paese acquisto il nome di Esperia minore. In questa furono fondate le due colonic di Tartesso e di Gade. (i) Su di quest' ultima lo Scoliaste di Giovenale alia satira II, vers. 162, dice: « De Syris et Afris, Gadis condita est. 5) Sirj erano gli Antemoniti, africani gli Esperidi. Le due parti del consorzio Antemonitico frammezzato dallo stretto Ga- ditano erano provvedute di naviglio non solamente pel tragitto, ma anche pel commercio, talclie in breve 1" unione dovette salire ad un punto vistoso di ricchezza e di potenza mercantile. Dall' iinione di (i) E da notarsi che la Gade ultima Fenicia fa sostltuita alia preesistente vicina di minor estensione. DEGLt VNTICITI POPOLI ITALIANI. iSy Tarlosso, Gadcs c Taiiger risnlta il Gcrione a tie corpi (li p;enti Siriache e Libiche. L' eccfllente localita ten-cstre e marittima dcgli Antemoniti , il posscsso delle loro miniere, la loro prosperita e Ic ricchezze accpiistatc dovevaao natu- ralmente infianimaie la fenicia ingordigia. Ecco quindi assalita la citta di Tanger e propriamente la spiaggia di sbarco nel quale stavano raccolte le navi. Rla nella sponda spagnuola stavano pure gli Esperiti ed Ante- moniti di Tartesso e di Gade. I navigli di quei di Tanger danneggiati o sopraiFatti dai Fenicj si ritiravano nel lido dove pigliavano rinforzi ed afirontavano di nuovo i Fenicj. Altro mezzo dunque per vincerli non rimase che toglier loro il potere di prendere terra e forzarli in alto mare ad arrendersi. Ecco precisamente Anteo, cioc gli Antemoniti anminziati colla solita per- sonilicazione , soirocato da Ercole , personificazione co- nosciuta dai Fenicj prima che di nuovo toccasse la terra. Questa spiegazione non e nostra ma del detto Bochart nella Geografia sacra pag. Sai. Francfort 1674, stamperia Wust. Onde poi giustificare 1" esistenza di rpiesti Ante- moniti, ossia dei cittadini di Antemon suildctti, leg- gasi il seguente passo di Procopio, il cpalc parlando dei Sir) distesi per tutta TAifrica fuggitivi dalla spa- ventosa invasione ebraica nel libro II. VandaUcorum scrisse qnanto segue : « jEdificarunt autem Castellum » in civitate Numidiae ubi nunc urbs Tingis est et » appellatur. Ibi ex albis lapidibus columnae diice prope » magnum fontem erecta; Phcenicios habentes chara- » cteres insculptos qui phoenica lingua sic sonant : ISos » ii sumiis qui fugerunt a facie Josuc pra'donis filiv » Nave. « Pomponio IMela nativo della opposta riva, nel lib. II , cap. 6 , descrivendo il litorale spagnuolo dice : « Cartea , ut quidam putant , alicpiando Tartes- 5> sus : et qnam transvecti ex AlYrica Phoenices habi- » tant ; atque unde nos sumus Tingi altera. » Ne questi furono i soli stabilimenti fondati dai Sir] luggiaschi dalla Palestina sul litorale affric<^no, l88 ESAME SULLA STORtA ma abbiamo anclie menzione Ji Tripoli di Affrlcri , come consta dal libro I del Cronaco di Eusebio e da Procopio. Ritornando a Tartesso situata presso lo sbocco del fiume Beti oggi Gualaquivir, noi troviamo presso Stiabone lib. Ill, pag. 140, presso Pomponio Mela lib. 3 , cap. I , ed Avieno la menzione di un lago in cui si getta il fiume prima di sboccar in mare, e ne sorte per mezzo di due rami. Questo portava la denominazione di lago Libistino ossia Li- bico , la quale per altro e ricordata dal solo Avieno. Eccone le parole: « lusulam Tartessus amnis ex Li- » histino lacu per operta lapsus undique ab lapsu » ligat. » Fu disopra accennata la ragione per cui 1" Italia fu un tempo chiamata col nome di Esperia, e col riscon- tro di Erodoto abbiamo scoperto che cio provenne dallo stabilimento degli Esperiti di Libia passati in Italia. Ora scopriamo eguabnente che la ragione del nome di Esperia dato alia Spagna e propriamente alia regione meridionale della Betica in oggi Andalusia de- riva dallo stesso fatto. Convien dire die gli Esperiti di Spagna fossero di minor popolazione ed occupassero minor territorio di quelli d' Italia, e pero alia Spa- gnuola fu dato il nome di Espexia minore , ed all' Ita- lica il nome di maggiorc. Veniamo ora agli Adriaci. Stefano Bizantino alia voce Jonion ci dice quanto segue : « Nominavasi an- » cora Adria T lonio seno da Gaza fino aU'Egitto, » imperocche Gaza si cliiamava Jone da lo , avendo per lo piLi Jiell imagine il hue. » Questo seno bagnava la costa poco dentro la quale si trovava il monte Casio nominato anclie da Sauconiatone , celebre pel tempio ivi dedicato a Giove e di cui esistevano molte medaglie di diversi popoli, come noto il Maz- zocclii nelle tavole di Eraclea p. 52Q. Una di queste monete vienc appunto prodotta iiell' opera del IMazzoc- chi. Nel rovescio si Icgge Atreus e dalFaltra vcdesi scolpito il Giove fulminante. Noi non parliamo del- r altra viciua colonia dctta Atribis di Plinio lib. V, DEGLI ANTICHI POPOLI ITALIANI. 1 89 cap. 10, nc cleirAteiibis di Strabone clic dava il nome ad una prefettura , com" egli accenna nel li- bro XVII. Per la stessa ra2;ione per cui gli Antemo- niti loro contigni furono in necessita di porsi in salvo rontro la micidiale invasione ebraica, si dovet- tero necessariamente porre in fuga anclie gli Adriaci. Ora r epoca di qiiesta fnga per lo meno cade i45o anni prima deir era nostra volgare , come e noto ai cronologisti. Duncpie lo stesso fatto diede origine tanto alio stabilimento affricano di Tanger , quanto alFItalico di Adria, ed anche come si dira airarrivo di Europa in Greta e alia fuga di Saturno riparatosi in Italia. § XVI. Altre indlcazLoni territoriali ed etniche fra V I- talla e la Siria. Incominciamo dai Raseni sui rpxali si e menato tanto roniore. II signor Thierry , non si saprebl^e per f[ual ragione , rappresenta questi Raseni come una grandc onda di popolazione die entra in Italia dalla j)arte del settentrione nel modo clie fecero i Longo- bardi nel medio evo , e clie conquista, discendendo e portandosi verso il mezzo giorno , la miglior parte deir Italia per rappresentare indi tutta la grande do- minazione dei cosi detti Etraschi (i). Altri per una miracolosa ed orculta potenza sorta uella terra d' Italia dipingono questi Raseni , come sottentranti nell' esteso dominio de2;Ii Ombroni e quivi costituenti proprie colonic , fra le quali contano V Adriaca. A suo luogo dimostreremo clie si I'una clie T altra supposizionc sono del tutto immaginarie , e clie all' opposto gli Etruschi altro non sono clie la lega degli Adriaci e degli Oschi , i quali uniti cacciarono i Fenicj stabi- liti nel Lazio e nella Toscana , infesti al commer- cio loro, e appunto assunsero il nome misto di Atu- Vscui csprimente appunto questa gran lega , la quale (i) Histoire des Gaulois. Part. I, cap. I, toiu. I, pag. , J4. Paris, 18385 pi'csso Sautcler e Mesnicr. 19^^ ESViME SULLA STOKX.V combatte lungamente pel principato cogli Oinbroni , ma sempre lo divise con cssi, come distesamente spiegato vemie da Strabone nel libro V, pag. 216, Parigi, 1620, ed. Casaub. Solamente faremo qui osser- vare clie da Dionigi di Alicarnasso altro noa si rileva clie una data gente deU'Etruria propria dctta Tusca dai Piomani , da se stessa dicevasi Rasena. Ecco due nomi dello stcsso popolo di un dato cantone. L' uno della sua origine prima , e T altro datogli da" suoi vicini dedotto certamente dal luogo della loro venuta in Italia come accadde agli Arabi venuti in Europa dalla Llauritania clie furono chiamati Mauri o Mori. Su la nuda e semplice nominale indicazione furono fabbricate le due supposizioni surriferite , le quali porterebbcro I'assurdo d involgere gli altri nomi ita- lici ; senza dirci ne addurre veruno benche minimo motivo deir assoluto silenzio sul loro arrivo , ne dar ragione della loro pretesa invasione dell" Italico terri- torio diviso cogl" Itali Ombri. Cio sia detto di pas- saggio , riserbandoci ad altro luogo il discutere a fondo simile questione. Restringendoci pertanto alle nominali coincidenzc osserviamo esistere su questi Raseni indicazioni gre- che, arabe e perfino ebraiche fra loro perfettamente concordanti , le cpiali ci mostrano Raseni coUocati nella Siria interna , e appaitenente all' Armenia da cui veu- nero in Libia , giusta la storia numidica. Tolomco nella sua Geogratia nota due citta in Mesopotamia, Tuna detta Rliissina fra Edessa ed il monte Masio: 1" altra Rhesena tra i fiumi Cabora e Socora , della c{uale parlano i geograli Arabi , come tosto si dira. Stefano dice « Rhesina virbs circa Aboram fluvium. » Ammiano nomina « Resaina Gordiani Imperatoris mo- » numento nobilis (lib. 28). « Altra citta di tempi ancor piu antichi della Rhesen vicne ricordata, ap- partenente ai Medi , i quali secondo le Numidiclie memorie seco apportarono la cultura in Libia, come sopra si e veduto: essa notasi da Senofonte coine distrutta. Pare clie que' Raseni stanziati in AlTrica DEGLl ANTICIII I'OPOLI ITALIANI. 1 () I passati siano insienie coi Libici in Italia. II celebre Sa- inuele Bochait assegnando le menzioni dei paesi fatte nclla Bibbia dice: « In Assyria Moses Niniven et » Chalach iinde Chalaccni ad lyci fontes et in medio 5J Rhescn. » Indi piu ampiamente ne tratta nel Pha- leeg , cap. 23, pag. 291 e seguenti, dove si riscon- trano Ic altre soprascritte aiitorita. Veniamo oia ai geografi arabi. Si apra lo Scultenio nella vita di Saladino e soprattutto il lessico geogra- fico (i) e si tiovera il paese dei Raseni specificato dal Lessicografo delFAbulfeda , per relazione di Auclielide e di Azizio, scrittori arabi. II passo del Lessicografo suona in italiano come segue « Rasolaina, R^asaina, » Resaina clie significa mandar fuori , mirando alia y> sorgente la cpiale e appunto cpiella del fiume Ca- :» bora. Questa e una grande citta della Mesopotamia » dove scorrono due fontane, Tuna al di fuori in mezzo y> ad orti e campi seminati ; V altra sotto la stessa citta » ove fa girare parecclii muliui. » Lo stesso ripetono gli altri arabi scrittori. Benclie tanta cura non meri- tasse il sempllcissimo nome di Raseni, come sopra si e dimostrato , cio non ostante non la crediamo inutile onde connetterla colla tradizione conservataci dal re Jemsale di Armeni passati in Numidia e stan- ziati nel ])aese degli Oschi , degli Esperiti e degli Ausonj, ed indi per violenza dei Nomadi respinti in Italia. La contrarieta fra 1" agricoltore stanziato qual era il Raseno ed il Numida errante da ragione del passaggio dei Raseni in Italia misti cogli Oschi, con Tuschi ed altri libici. Ora passiamo alle altre orientali coincidenze. Nello stesso lessico noi troviamo i Sabj , detti in Italia Sabi o Sabini : « Cliaras urbs fuit magna ( Mesopota- » mice) Urbs Sablorum ubi sunt ^ditui eorum » septem et decern ( cioe diciassette custodi del » tempio ). Esse cpiocpie in ea coUcni cum oratorio (i) Lugduni Batavorum, da Sainuele Luchmons , tipografo deli'Accadeniia ncir anno lySi. H)2 ESAME SULLA STORrA » impositum quern niagno in honore habent Sabii. » Nello stesso paese troviamo pure una citta portante il nome di Phyk. « Phyk est civitas Syrise apud Da- » mascuni et Tiberiadem : habetcpie montem nobilem y) transitu in Sacris. » I Piceni non traggono dimque il loro nome dal latino deiruccello Pico in cui dicesi convertito un re latino Pico, ma bensi dalla citta di Phik, come le altre tribii siriache (i). Una gente senza nome non si puo figurare : meno taluna clie tragga iiorae da un re. Piu avanti leggendo Schultenio s' in- contra il nome dei Marsj espresso colle seguenti cir- costanze Marsi Eloj'nm, citta nel litorale della Siria. II suo nome significa Prato delle fontl. Altra citta Marsi- horgutiim die si traduce Pratiim pulicum. Strabone nel lib. XVI, pag. 763, Parisiis 1620, parlando della stessa Siria dice : « Propc erat Ileliopolis et Chalcis » sub Tolomaeo positaj Menoei fluminis qui Marsyam » et Itureorum montana oljtineljat. » Alia pag. ^SS , soggiunge : « Post Mac/am est Marsyas habens mon- :» tana ([uaedam in qviibus est Chalcis tamquam Mar- 3) syae Arx. » Ecco un' altra coincidenza col nome del fiume Maau, confine tra la Toscana e la Liguria. Proseguendo collo Schultenio nell' csame della Siria ivi pure si incontra la coincidenza dei Caraceni dopo che si e veduta quella dei Marsi ambidue italiani « Charache. Erachimum Carace vicinum ex locis in Sy- » ria celebratissimi. » Anche di questa fa menzione Strabone, lib. XVI, pag. 'jS'j , Parigi 1620. Noti sono in Italia i fondatori di Amelia citta italiana costrvitta 964 anni prima della guerra di Perseo, e pero 11 84 anni prima delP era volgare , siccome noto Catone rife- rito da Plinio lib. Ill, cap. 14, dagl' Itali detti Um- broni ( cioe fabbricatori di case , di citta murate , come dair osca etimologia ). Ora gli Ameriti appunto (i) II nome di Phik citta si puo tradurre 5ef/e f/egZt ora- coli e dei vadcinj. Veggasi il lai-go Conimentario del Bochart Geogr. sacra lib. I, cap. XVI , pag. 471. Francfort ad Mce- niun , 1 674 ., ap. Wiist. DEGLI ANTICHT I'OPOLI ITALIANI. I()3 s' incontrano in IMesopotaniia nella provincia di Bar- berim; « Chara major, ct minor in Mesopotamia in » provincia Barbcrim ad Ameritas pertinentes y> dice il Lessicografo suddetto. Qui abbiamo una doppia coin- cidenza non solamente per Ameria italiana , ma anche per Carara. Strabone nel lib. XII, pag. SSj, parlanda deir Armenia ricorda un villaggio opplclo simlleni detto ^mma , la quale contiene idoletti ed un campo sacro sfruttato dal ponteilce. Tornando alio Scultenio , final- mente troviamo Racca qiioa Alba appellatur in Meso- potamia. Tutte queste minute coincidenze si possono consolidare coUe diverse genti rifuggite nella Libia , come si e detto di sopra alPoccasione della necessitata loro fuga dair invasione dciriran e della Siria. Queste genti venute dappoi e respinte daD'AtTrica ncl XVIII secolo prima dell" era nostra volgare , come sopra lii veduto, dal pacse degli Ausonj, degli Osclii, degli Espe- riti, e cpiindi frannnisti cogl' Itali, era ben naturale chc nelle diverse collocazioni loro in Italia, nei loro stabi- limenti ripetessero i nomi della loro patria originaria. Cio non c ancor tutto: altri nomi furono rac- colti dal signor Giovanni Fabroni in una IMcmoria letta airAccademia Toscana nel T anno i8o3 (i). Si trova un Anion coUina presso Taranto ed un Anion paese di Palestina presso il Giordano. Caparbio in Italia e Capharabis in Idumea. Colle in Toscana e (i) Noi siaino del tutto alieni dair accogliere le dedu- zioni ctimologiche del Falironi, il quale a forza di cercar radici celtiche o di altre lingue poste insieme crea nomi ed indi gli applica all' Italia. Per riescire nel suo inipegno corre lino alFIndia ed ivi cerca ragione delle origini ita- liane. Tanta intemperanza non fu niai permessa, ne pub conciliarsi fede alcuna. Per lo contrario i nomi intieri e positivi delle localita e delle genti fanno un ben diverso efFetto , se Aengano rinforzati in modo di escludere un semplice incontro fortuito. Nulla esiste di piu fallace delle nude etimologie dei filologi, e se pareccliie sembrano felici, le altre si trovano bene spesso smcutite da storiclie cii*- fostnnzc. Bibl. Ital T. LXX. ' 1 3 I()4 - ESAME SULL\ STORIA Cholle in ralmirena. Tamar nella Campania e Tamar in Siria , ovc duro il potentissimo regno dei Teumoditi arabi. Tcbc nei Sabini , e Thehe in Siria , ove mori Gedeone. Moke altre noi ne potrenimo aggiungere , ma non possiamo tacere della Lidda di Palestina poco lungi da Gerusalemme devastata dai Fenicj per gelo- sia di commercio , come porta un' iscrizione fenicia trovata in Malta, riferita nel prime volume degli Atti deirAccademia di Cortona. Questa Lidda tocca una grande cpestione mossa dal Bianchini e rinnovata in oggi dal sig. Fea. Fnvvi una Lidia di Meonia ; ma la favola dell' emigrazione di quella gente vittoriosamente smentita da Dionigi e mostrata assurda dal Freret vieta di poggiare su di rssa ogni origine meonica di quci Lidj collocati sul- r alto Tevere. Che cosa dnnquc lice congetturare ? Essere questi come altri Siriaci di Palestina. Esiste un dato monumentale per quei di Palestina. Vicino a Tripoli di Soria sta ancora in piedi un monumento simile al sepolcro di Porsenna, restituito pero alia sua forma genuina. Forse i Lidj di Palestina forzati ad emi- grare nell'Asia contigua ricordarono anclie la passata dei loro confratelli antichi in Italia , ed appropriarono ai Lidj di Meonia cio clie fu cseguito prima da qucUi di Palestina, trasportati nella stessa circostanza in Italia. Ma per ricondurre il discorso al tenia delle coin- cidenze territoriali ed etniclie , avendo sotto agli ocelli tutte le suddette e provate coincidenze siria- clie , le quali escludono 1" accidentale soniiglianza di un nome isolate, torna in campo il gia fatto dilemma. O questi nomi colle lustrazioni sulle bragia ardenti del monte Soratte simili aile siriache , colle sorti prenestine tratte da bastoncelli segnati dei Siriaci , notate da Pokoke pag. 98 , sono passati da noi alia Siria, o dalla Siria a noi. II primo modo non e am- missibile perocche consta dalla storia clie prima dei tardissinii Romani non faroiio dalP Italia spcdite genti in Siria. Dunque e forza Fammetterc il sccondo. Rias- sumcndo, che cosa nc conse2;ue? Che Libiclie e I DEGLl ANTIcm rOfOLI ITALIANI. IQJ Siriache furono Ic oiigini deiritalico incivilimento, vixlc a dire cli'' csso a iioi in ap])ortato da genti taiito dellu Mauritania ([uauto dclla Siria , sia inarittima, sia in- terna. Come poi potato aljbia dilatarsi e guadap;narc il tKrritorio della nostra pcnisola, e questo un argo- niento al di la del presentc assunto ristretto ai soli prl/nomf. § XFI. Prospetto cronologico della storia civile del- l Italia piima di Roma. Per conchisione ecco un ristretto cronologico della storia civile deir Italia anteriore a Konia. In esso non sono segnate fiiorclie le epoclie le piu important! all" incivilimento da noi contcmplato. Recatevi colla mente -al principio del XVIII secolo prima dell" era volgare, c cogliete 1" epoca dei primi vennti, segnata da Dionigi di Alicarnasso e chiarita da Freret. Voi giungete all' anno iSS^ anteriore a (piest" era. Que" primi venuti erano Pastori. Passate ora ad vuia seconda epoca accennata dallo stesso Dio- nigi, la quale cade circa T anno 1684 prima dell" era volgare, e pero di 278 anni posteriore alia ]nima ve- nuta degli stranieri. Eccoci alia venuta degPItali detti coji altro nome Enotri perclie posero a coltura il ter- ritorio ferace della Campania, ed indi Umbroni per- chc da per tutto fajjbricarono case e torri murate. L'incivdimento quindi stanziato per P Italia incomin- cio nel i584 prima dell' era nostra volgare. QuegP Itali rcsi forti coll" Enotrico incivilimento e colle popolazioni aggregate, dovendo sostenere la solita lotta colle tribu pastorali dei Siculi , dei Mor- geti e di altre minute simili tribu , csercitano per <|uasi tre secoli la lunga e sanguinosa guerra della propagazione deir incivilimento, e di vittoria in vitto- ria si estendono su tutto il pian paese di cpia e di Ki deU"Apennino ed occupano la falda dclle alture di cpiasi tutta r Italia. Da cio nasce la divisionc di Isoinbria, Olainbria e Vdlombria. A cpiesta guerra sembra posto fine colP cspulsitme di quei poclii Siculi , i quali o 196 ESAME SULLA STORI\ non essendosi assoggettati , o non essendosi rlfugiati presso i Liguri ed i Saiiniti furono nel principio del decimo terzo secolo avanti all' era nostra volgare so- spinti ill Sicilia. In questo frattempo e circa Tanno i45o prima del- r epoca suddetta, ossia verso la meta del XV secolo, cioe due secoli e mezzo dopo la venuta degl'Itali, 'g:li Atriani dell" ultimo litorale della Siria ed i Fenicj dall'isola di Greta giungono in Italia. Gli Atriani pi- gliano stanza intorno le foci del Po e giungono a ilominare il Golfo detto poi Adriatico. ■ I Fenicj cac- ciati dair isola di Greta dai fu'i'i'iaschi confinanti codi Atriani , approdano in Italia sotto il norae religioso di Satiuiij , si staliiliscono nella Villombria dove fon- dano un piccolo Stato territoriale industriale e marit- timo. Essi snno precisamente il SutuTiius arma Jovis fngieus di Virgilio. Questo Giove, sotto il cpial noma intendonsi i Siriaci cultori di Tina, e c[uel desso die in figura di Toro, ossia colle navi porta Europa sul dorso e approda in Greta, donde poi cpiesta Europa, al dir di Erodoto, viene piii tardi respinta in Affirica dagli idtiiiii occupatori dell' isola di Greta. Negli annali pontilicali e civili Fenicj questa vicenda era segna- lata. perocclie fu perduto lo staLilimento civile e sa- cerdotale di Gandia, il quale col consilio di cpiello di Dodona , fu indi trapiantato nell" Italia Villombria. Ecco pertanto tre potenze civilizzanti nel corso del XV secolo prima dell' era volgare sull'Italico con- tinente, le qiiali in parti diverse si per mare clie per terra damio opera a propagai'e la vita stanziata e progressiva civile. Queste tre potenze sono gl' Itali , detti Umbroni, gli Adriaci ed i Fenicj tireni. Ma r opera maggiore fu tutta compiuta dagli Umbroni. Ad essi tocco la suddetta lunga e sanguinosa guerra di quasi tre secoli propagante la vita civile. Ad essi si deve da per tutto F erezione delle prime case miirate, de'borgbi, delle citta munite , delle colo- nie, e la prevalenza della loro lingua benche comune ne fosse il fondo colle altrc popolazioni sottomesse e t>EGLl ANTICITI rOPOLI ITALIAN!. I^^ fin allelic coa cpiclla tlei Li_2;uri. Ai Feiiicj dopo il loi'o ritorno dalla Spagna dalle iniprcse metaforica- mente cspresse coH'Anteo e col Gerione soggiogati da Ercole, cioe i6o aiini da che avevano prcso stanza nel Lazio e nei contoriii , tocco di sostcucrc un* aspia giicira contro i Ligiiri sospinti alle spalle dai Galli , i fpiali tentando dalla })artc del fiunic Magra e dalle alture deirApennino dinvadere il Fenicio territorio furono confiiiati nelle montagae dcirApenaiao mede- simo , dove escrcitaroao uaa peaosissinia agricoltura coa una scarsa pastorizia. La venuta quiadi dei Li- guri ill Italia si puo stabilire verso il principio del XIV sccolo prima dell' era volgare e 5^6 aaai prima di Roma. Dalla veauta degli Atriani e dei Fenicj in Italia scorsero cpiasi tre sccoli, nei rpiali i Fenicj rcsi pos- seati ill mare aache coll* occupazioae delle isole Ita^ liclie, acquistaroao an asceadeate clie angustiava il commercio taato degli Atriaai qaaato degl* Itali , do- leati del perduto territorio e delle isole occupate dai Feaicj : ma aello stcsso tempo accresciuta FAdriaca potenza, e fatta aaioae con altre geati Italiche c specialmeate coi Tusclii. fa tessata una lega offcasiva coatro gli stessi Feaicj , la quale rinsci a cacciarli dai- ritalico coatiaeate. A qaesta lega fa dato il aomo di Atr"-Usca ossia Etrasca. L" epoca di qaesta lega venne deteraiinata negli aaaali poatificali Etrasclii, i qnali segaarono aj)paato il principio della loro storia a qaattroceat' aaai circa prima dell' ei'a di Roma , c qaiadi verso il ii5o prima delP era volgare, c cosi nel secolo XII. Or c[ai si aprc uaa aaova ed imponente complica- zionc di gaerresrhe viceade, di progressi e di deca- deaze iateressaati il aostro iaciA'ilimeato. Nello spa- zio di qii 'sti fjiiattroceato aaai campeggia parallela si la storia Etriisra clie F Italica degli Umbri. Qaesto tratto di tempo inroniiacia colla sucldetta lejja espelleate i Feaicj dall'Italico coatiaente, i quali iadi passaao nel- FAttica. Enso viene iadi prosegnito coll' emulazione 198 ESAME SULL\ STORIA. tli dominio fra gli Umbroni c gli Etruschi per sot- toporre tribu nomadi e talvolta contendere fra loro, talche dopo le precedent! gnerre dell' introdnzione e della prima propagazione dell' incivilimento si eser- cita quella della conservazione. Questo tratto viene linalmente chiuso nell' Italia superiore coll" occiipa- zione fatta dai Galli a cui soggiacque TAdria, e nel- r Italia meridionale coir occvipazione dell'Enotria ope- rata dai Sanniti. L'ltalico incivilimento viene quindi minacciato di morte ed angustiato : ma i primordj di Roma spuntano in secreto e le speranze dell'Italica ci- vilta vengono assicnrate. Prima di cliiudere qnesto cronologico prospetto noi non possiamo rattenerci dai dichiarare clie rifin- tiamo una comune creel enza fomentata da nn passo vago di Tito Livio magnilicante la Tusca domina- zione anteriore ai Romani, e da un cenno transitorio di Plinio sulle trecento citta e borgate Umbriche debellate dai Tuschi. Da queste imperfette indicazioni e invalsa I'opinione clie gli Etruschi al pari dei Ro- mani , tranne le Lisnri e le Sannitiche montacfne , abbiano conquistato e dominato Tltalico continente, e die TAdria stessa fosse loro colonia. Ma questa opi- nione, quanto a noi, sembra manifestamente erronea. Prima di tutto si pud concludentemente dimostrare fino col caratteri alfabetici non esser vero che Adria fosse una Tusca colonia. In secondo luogo e bensi vero clie vi fii guerra transitoria fra gli Etruschi e la gran massa Umbrica che non entro da prima nella lega contro i Fenicj , ne voile riconoscere il Tiisco predominio ; ma egli e vero del pari clie sempre gli Umbri furono emuJi iiiclipendenti degli Etruschi, ne mai dai medesimi soggiogati. Cliiaro, positivo e con- cludente si e il seguente passo di Stiabone che puo es- sere corredato ben anclie colle tavole Eugubine. Eccone le pai'ole: « Umbri enim et Tyrrheni antequam Ro- » manorum aucta fuit potentia, diu de principatu inter y> se contenderunt. Cumque Tilieri flnvio dividerentur, y> facile ultro citroque bellum inferebant. Quod si nr.GLT ANTTCFII POPOLI ITALIAN!. Hj() » altcri cxpeditionom in aliam gentom suscipcrcnt , » ciiice orat altciis, ut eodcm tempore ipsi quof{ue » eo diicerent : itaque cum Tyrrheiii in barbaros circa » Padnm liabitantcs cxercitum misissent, ac re bene » gesta ob luxuriam niox vice versa ejiccrentur , » Umbri bcllum iis fecerunt qui Tyrrhenos expulerant. » Deinde ex successione de locis disceptantes , mul- » tas colonias Tyrrhenas, plures Umbricas fecerunt , » quod Umbri propriores locis erant. Romaui autem y> rcrum potiti, cum colonos in varia loca emitterent, » nomina tamen eorum qui prius ibi habitaverant » conservaiunt , ac nunc Romani cum sint omnes , » nihilominus tamen quidam eorum Umbri, alii Tyr- » rheni, Veneti, Ligures, Insubres diciintur. » ( Stra- bonis Geographia lib. V, pag. 216. Edit. Casaubon. Parisiis 1620. ) Da questo brano col quale non si smentisce nc Livio, ne Plinio, ma si suppliscono ambidue, oltre il disingannare coloro clie credono nell' assorbente prc- dominio dei Tuschi , si puo anclie confutare V ampio sogno ctimologico di Freret, ripctuto dal sig. Thierry nella sua storia des Qaulois part. I, cap. 1, col quale si vorrebbe far credere clie gli Umbroni fossero Galli venuti dietro i Ligtiri in Italia ed abbiano operate le cose clie narransi degli Umbroni sussistenti ancora in gran parte sotto il Romano dominio coi nomi loro e con una lingua clie vediamo nelle tavole Eugubine. Questo prospctto cronologico vienc qui da noi prodotto in via di niera proposta senza prova alcuna, e pero a fronte delle vigenti opinioni apparira temc- rario : ma noi abbiamo diritto di ricusare una defini- tiva condanna prima di qualunque disciissione, e quindi di invocare un giudizio a causa pienamente conosciuta , cioe dopo le prove clie siamo pronti a sottoporre al tribunale del pubblico. 2CO PARTE II. SCIENZE ED ARTI MECCANICHE. Cennl siilla vita e sidle opere del ccw. Antonio Scarpa ( Vedi i tomi 68.°, novembre 1882, pag. 184, e 6g° , marzo i833, pag. 341 di qucsto Giomale). Articolo terzo cd ultimo. Opere chinirgiclte. S. aggio d' ossewazioni , e d' esperienze sulle principali ma- lattie degl'occhi. Pnvia, anno 1801. Puo dirsi senza tema di errare, clie sino alia raeta del p. p. secolo imperfettissime erano le nozioni clie si avevano sulla essenza e sui mezzi curativi delle pi'incipali malattie degli occhi , e che poco piu se ne sapeva di qnanto cl era stato insegnato da Cel- so, da Paolo, da Aezio e dagli ai'abi compilatoi-i. Basteia il dire, che ai tempi di Eistero si dubitava ancora da talnni , se la cateratta fosse il cristallino opacato , ovvero una pellicina avventizia. Da quest' epoca in avanti con saggio discerniniento i cliirurghi si astennero dallo scrivere trattati sui mali degli occhi , ed impiegarono piuttosto 1' opera loro nel niiglio- rare coUe loro sperienze ed osservazioni le singole parti di questa scienza. Si distinsei'o in cio Eistero, Mauchard , Janin, Pott, Pellier, Wenzel, Richter, e gli autori delle Mc- morie sopra alcune malattie degli occhi inserite negli Atti delPAccademia R. di chirurgia di Parigi , di cpella delle scienze della R. societa di Londra e di Edlnhurgo, c nei giornali di luedicina presso le piii coke nazioni di Europa. Tempo venne, in cui cresciata grandemente la massa delle nostre cognizioni su questa importantissima parte della chirurgia , divenne prezzo dell' opera il raccoglierle tutte in un sol corpo , e dar loro una forma applicabile alia pratica. Qnesta nobile intrapresa fu riservata al nosti'O autore. Ed e fuori d'ogni conlestazione che il di lui Sag- gio sulle pvinripali malattie degli occhi fu il primo libro veraniente compiuto c ben ordiaato clie sin allora fosse OPERE cTiiauRCicnn ccc. 201 stato pubblicato su cfuest' argomento , per cul a glusto li- tolo fa preso a testo nelle piii celebrate scuole tli thiriirgia. Cadeiebbe pero in grande errore cliiunque opinasse che . lo Scarpa assumendosi questo incarico noii si fosse pro- posto cbe di adempiere alle parti di compilatore. Al con- trario egli vi ha aggiunto molto del proprio, perciocche pria di accingersi a qiiest" impresa aveva prolittato del- r opportunita dell' istltuto clinico chii-urgico, cui presede- va, e nel quale con singohue diligenza e non conmne di- scernimento aveva ripetute le altrui e le proinle sperienze ed osservazloni in proposito, separando il falso dal vero , r utile dair inutile. Intorno alle quali cose giovera qui dare qualche cenno a lode dell" autore , ed a sussidio di coloro, I quali intraprcndessero la storia della chirurgia dei nostri tempi. Per mezzo di reiterate sperienze e di accuratissime os- servazloni il nosU'o autore paleso ai coltivatori dell' arte oculistica, die la fistola lagrimale, nella maggior parte dei casi, e preceduta ed accouipagnata da viziosa secrezione delle palpebre , alia quale niorbosa , viscida , acre secre- zione egli diede il nome di jiusso palpehrale puriforme. Opinava egli che codesto viscido acre iimore discendendo dalle palpebre pei punti lagrimali nel sacco, e di la lungo il condotto nasale , debba di necessita col lasso di tempo iafarcire codeste vie , produrre la lagrimazione , indi la intumescenza del sacco, ed infine T ulcerazione del sacco stesso. Prova della veritii di quest' asserzione trovava lo Scarpa in cio che qualunque volta all' apparire del flusso palpehrale puriforme si e andato al riparo della viziosa secrezione palpehrale, e a iin tempo stesso si sono lavate assiduamente le vie lacrimali , si e arrestato il progresso del male , si e tolta la lagrimazione , e si e inipedita la formazione della fistola. Al contrario trascurata questa pra- tica, benche tolta di mezzo rostruzione delle vie lagrima- li, rimane imperfetta la cnra della fistola, perciocche il viscido acre umore continua a lordare i marglni delle pal- pebre, ed a iinpedire il libero corso delle lagrime nel naso. Sul punto poi che riguarda 1' operazione della fistola lagrimale il nostro autore ha proA^ato nel modo il plu sod- disfacenle , corredato da numerose osservazloni, che 1" in- cisione del sacco or piii or meno estesa secondo le cii'- costanze , e 1" applicazione dello siiillo a permanenza lungo 2.C2 OPERE CIIIRtROICHi. il canale nasale, e fra tutti i metodi operativi quello della piti facile eseciizione , di mlnoi- iacoraodo per 1" infermo , e dell" esito piii felice. Si deve all' esperienza ed air osservazione del nostro autore T essersi determiiiato , clie il miglior modo di to- gliere dalle palpebre i tumoretti cistici si e in moltissiini casi quello di inciderli e di asportadi dalla faccia interna delle medesime. Inseguo egli a far dissipare prontamente la nuvoletta della cornea mediante la recisione di quei A^asi sanguigni, varicosi per lo piii , della congiuntiva , per cui codesto ofFiiscamento e prodotto ed alimentato. Dimostro quale e il pill speclito e sicuro mezzo di guarigione deir ulceretta specialmente conica della cornea, noii clie della protrusione deir iride. Combatte vittoriosamente T errore invalso clie V ipopio sia semjjre il prodotto di ascesso e di ulcerazione deir iride, e dimostro clie quella raccolta di fluido giallic- cio e viscido neiremisfero inferiore della camera anteriore deiracqueo non e clie linfa concrescibile. Modifico la dot- trina di Celso in riguardo della demolizlone dello stafilo- ma della cornea; distinse lo staiilonia della cornea dei bambini da quello degli adulti ed inveterato. Fu il primo il quale notiiicasse alle jaersone dell* arte lo stafiloma poste- riore della sclerotica , non clie cpiella singolare e sin allora non conosciuta infermita della cornea, per cui assume una forma conica senza punto perdere della sua pellucidita. Quanto poi alia cateratta , di assai cose e debitrice al nostro autore la scienza ocnlistica. Fu egli il priaio a conoscere die i frammenti della cassula del cristallino e del cristallino stesso trasportati dalla camera posteriore deir acqueo nella anteriore , cpiivi piii presto clie tutt" al- trove nelle cavita dell" occliio si disciolgono , si liquefanno, e con prestezza vengono assorbiti , lasciando libera e netta la pupilla. Partendo egli da questo fatto importante ne trasse una conseguenza non meno importante, quella cioe di uii nuovo processo operativo della cateratta mediante r ago qualunque volta la cateratta e membranosa o caseosa o latticinosa , riducendo T una o 1' altra in frammenti , e trasportando coU'apice dell' ago leggermente uncinato i detti frammenti dalla camera posteriore dell' acqueo nell' a;iferiore. II felice successo di codesto nuovo ])rocesso operativo me- diante 1' ago , cui egli nomino operazione della cateratta I DT A. SC\11P\. 2CO per assorhimento, rese di niun valore Targomento il plii forte die acUlurre solevano i fautori deir operazione per estrazione contro i partigiani della depressione ^ percioc- che , dicevano essi, essere cosa malagevole, per non dire impossibile , il curare coir ago una cateratta membranosa o molle , e quindi doversi di necessita usare dell' estra- zione. Contro ipiesta asserzione avendo provato il nostro autore con fatti numerosi ed incontrastabili il di lui as- sunto, provo del pari , non esservi specie alcuna di cate- ratta , cui non sia applicabile con buon successo 1" opera- zione per mezzo dell' ago , e di conseguenza potersi con questo nietodo evitare le difficolta ed i pericoli die as- sai spesso accompagnano 1' operazione per estrazione, ag- giungendo inoltre die mediaiite 1" ago si puo all' occorrenza penetrare nell' occhio a piii riprese impunemente , qualora i frainnienti continuino in qualche parte ad ostruire la pu- jjilla: lo die non puo farsi dai fautori dell' operazione per estrazione. Codesti argomenti e codesti fatti produssero tale elfetto suir animo dei dottl ed imparziali professor! del- Tarte oculistica, che i piii celebrati a qiTe'giorni, abban- donata 1' estrazione , si resero partigiani della depressione. Ai meriti acquistati dal nostro autore su cpiesto articolo devesi aggiungere die egli fu il prinio a darci una giusta idea suU' essenza della cateratta congenita. Vide egli per il priino die la cateratta congenita non e fatta che dal- r addossamento del due euiisferi della cassula in conse- guenza di fusione e di assorbimento piu o meno completo della sostanza del cristallino , per cui egli diede a questa specie di cateratta 1' epiteto di atrofica , dal che trasse la conseguenza , che il niiglior metodo di curarla si e quelle che si pratica per cnrare la cateratta membranosa, cioe di spezzarla coll' apice dell' ago e di trasportarne i fram- menti nella camera anteriore dell' acqueo. E stato detto da taluno che il merito di queste esatte nozioni suUa cateratta congenita era dovuto al signor Saunders ; ma il nostro autore ha provato che la di lui opera essendo venuta in luce I'anno i8oi, aveva preceduto di piii anni la pub- blicazione delle osservazioni del Saunders su questo argo- mento (i). (l) Ved. Opuscoli Ji c/iirurgca. Vol. 11, pag. l5l. 204 opERE cnmuRGicnK In qualita di aniatomico 11 nostro antore sul pnnto cbe riguarda la difFerenza che passa tra 1" emisfero anterlore ed il posteriore della cassula del cristalliiio , ai noti indizj compiovanti codesta difFerenza ne agginnse uii altro de- sunto diair origine e dalla distribuzione del vasi sanguigni proprj deir uno e delP altro emisfero di quel membranoso sacchetto. Perclocclie 1' emisfero posteriore e fornito di vasi dair estremita dell' arteria ceiitrale , che come da un centro sparge rami alia circoiifcrenza , mentre l' emisfero anterlore riceve i proprj vasi da quelli del corpo vitreo , i quail, oltrepassata la zona ciliare, incurvati senz'ordlne si dlramano sulla cassula anterlore. II metodo dell' Iridodiallsl per la puplUa artlficlale, dal nostro professore contemporaneamente a Smyth inventato, lissa un' epoca nella storia dell' oculistlca. Del resto vuolsi qui awertire che anco negll altri capltoli componenti quest' opera I' autore non pub dirsl che siasi ristretto nel limiti di semplice compilatore , perclocche In tutti vi si trova qualche cosa del suo, o per lo nieno vi si trova , che per mezzo della sperlenza e dell' osservazione accurata tra la farragine del rlmedj e la varletii del me- todl operativi egli ha saputo Indicare alia studlosa gloventu quelli fra 1 prlml 1 quail hanno una costante efllcacla, e fra i secondl quelli clie sono della plu facile ed utile esecuzlone. L' opera di cul si e sin qui parlato fu tradotta in Fran- cla, in Inghllterra , in Germania. In Francla ne furono fatte quattro edizlonl ; in Inghllterra due i altrettante in Germania ; cinque in Italia. Non fu che all' ultima , stam- pata In Pavla i8i6, che 1' autore fece delle considerevoll illustrazioni ed aggiunte. (i) Memoria cliinirgica sui piedi torti congenki del fanciulU, e sulla maiiiera di coneggere questa deformita. Pavia , anno i8o3. — In Parlgl al primo entrare nella sala delle adu- nanze della Socleta R. di inedlclna, di cul 11 nostro autore era socio , vide egli non senza ammirazlone appesl alle paretl parecchl disegnl, stati presentatl moltl mesi prima da certo signor Tiphesne, alcuni dei quail rappresentavano piedi torti congeniti , altri offrlv^ano gll stessl pled! condotti artlficialmente alia loro forma normale. I fanclulll, dal quali (i) Di cssa edizioiie si diede ud cstratto in qaesto Gioniale , tomo i6.°, noveiiibre e diceaibre 1819, pag. 238 e 377. 1)1 A. SCAKPA. 2c5 codesti (llscgni erano stati tlesmiti , prima e dopo della gitarigione , erano stati sottoposti alia piii accurata disami- na del corpo accadeinico , sicche non potevasi dubitare della veracita dci fatti clie dal sigiior Tiphesne erano stati coniunicati alia K. Societa , la quale pero ignorava piena- mente di cjnali niezzi 1' artista si fosse servito per otte- nere uu si niaraviglioso ed utile successo. Desioso il nostro professore di conoscere davvicino i talenti del signor Tipiiesne , vi fu introdotto dal segretario della R. Societa signor Vicq-d'Azyr. Nel colloquio sulle ge- ncrali relative al merito ed all' utilita • dell' invenzione il signor Tiphesne rispose con molta urbanita , liniitandosi pero a dire egli pure sulle generali, che le parti tutte del nostro corpo 5 nioUi o dure che siano, sono suscettive di essere tratte in varle direzioni , purche cio venga fatto gradataniente , ossiva senza occasionare dolore e nemmeno considerevole molestia agl' inferuii. Codesta proposizione , quantunque espressa in termini vaghi e non contenente in se cosa alcuna di nuovo, rimase non pertanto profondamente impressa nell'animo del nostro autore, il quale meditando intorno alia medesima conget- turo die il mezzo meccanico per ottenere 1' intento indi- cato dal signor Tiphesne poteva essere verisimilmente la applicazione ai piedi torti congeniti delle moUe simili a quelle , delle quali si fa uso nella costruzione dei cinti elastici per contenere le ernie. Perclocche, diceva egli fra se, gli elastri di tal sorta ben regolati premono incessan- teniente senza occasionare dolore, cedono sotto una straor- dinaria forza impellente , ma a misura che codesta forza si rallenta , del pari la moUa riprende il grado di pressione che da prima esercitava sulle parti fuori uscite. Una molla adunque , la quale formasse un braccio di leva bastante a trarre il piede torto e portarlo in verso opposto, sarebbe, diceva egli fra se , un luezzo capacissimo per ricondurlo alia naturale sua forma e direzione. E tanto piu si lusingo il nostro autore di aver colto nel segno, portando 1' occhio sulla molla che usasi nella costruzione del cinto , quanto t he il signor Tiphesne era brachierajo di mcstiere , e d' altronde non scienziato, ne letterato. Compreso profondamente lo Scarpa da queste idee diede prmcipio a lie sue sperienze ed osservazioni su questo ar- gomeuto dal aotomizzare il piede torto congenito sul 'J.o(} OPEUE CIIIUL'RGICHE cadavere di vin fancluUetto. Osservo egli clie in questa ma- niera di deformita, in cui il piede e rivolto airindentro, le ossa del tarso , il navicolare cioe , il cuboideo , quello del calcagno , I'astragalo, non sono propriamente parlando slogate , ma soltanto spostate 1" uno dairaltvo, e torte in- ter no il loro asse minore, meno pero delle altic T astra- galo , per cui non si pno dire che alcuno delle ossa del tarso abbia abbandonato del tutto la cavita entro la cjuale e ricevuto. Ed in i-iguardo dei muscoli della gamba destinati a miiovere il piede trovo , cio che ognuiio versato in noto- mia poteva prevedere , cioe die a motivo della torsione delle ossa del tarso d' intorno il loro asse minore alcuui muscoli coi loro tendini dovevano trovarsi in istato di alj- hreviamento e di tensione al di la del naturale, altri al contrario allungati oltre natura e rilasciati : fra i primi i due tibial! , il flessore lungo delle dita del piede , il flessore lungo del pollice , T abdutore del pollice stesso , e fra i secondi i peronei muscoli ^ inoltre rilasciati esser dovevano i legamenti die uulscoao naturalinente le ossa del tarso fra di loro, e queste coir estremita inferiore della tibia. Cio poi die fisso grandemente F attenzione del nostro au- tore si fu che traendo 1' apice del piede dall" indentro al- rinfuori, le ossa del tarso riprendevano la sede e direzione loro naturale, facendo per cosi dire un moto retrogrado di rota zione intorno T asse loro minore, per cui ne veniva tolta la deformita II nostro prof non ebbe piu alcun dubbio , die una molla da cinto ricurva , applicata colla sua convessita sul lato esterno del piede, sicclie colla parte piii lunga di essa facesse Tufficio di braccio di leva, fosse opportunis- sima a trarre le dita ed il metatarso aU'infuori, sicche le ossa del tarso riprendessero la sede e la direzion loro naturale, e producesse un tale efFetto in modo da non occasionare dolore ne molestia considerevole qualunque volta la forza della molla medesima fosse stata proporzio- iiata alia I'esistenza. Ed in riguardo dei peronei muscoli allungati rilasciati, il nostro autore immagino die una si- mile molla ricurva applicata colla sua convessita sul lato esterno della fibula dovesse di necessita assistere V azione dei peronei, dar loro campo di ripreudere la loro tonicita ed impedirc che nel fanciullo , nell" atto di camiiiinare , la DI A. SCA.r.P\. 20~ Uiien tli direzione noii uscisse dalla ba;c del calcagno, lion che atta fosse a trarre all' infaori I'apice del calcagno stesso. L'applicazione di cotesto apparato elastico ai piedi torti congeniti ebbe V esito il piu felice in parecchi casi , nei f(uali dal nostro autore fu posto in use. Non ommise pero di avvertire che nialgrado V elasticita della nioUa , grande ed assidua attenzione richiedevasi nell' usare di cotesto ap- parato , affinche 1" azione di esso fosse gradataniente ac- cresciuta senza produrre dolore ne molestia, e non minoi'e attenzione che col lungo nso dell'apparecchio la moUa non venisse a sliancarsi, ovvero a cambiare il punto d'appoggio. L' opuscolo di cui si parla fa tradotto immediataniente in Germania , in Francia , in Inghilterra , e piii edlzioni se ne soiio fatte in Italia. Dappertutto Tuso deH'apparec- chio sopra indicato prodnsse quei niedesiuii buoni successi che dair autore erano stati enunciati. In processo di tempo da alcnni chirurghi , a titolo di seinplilicare , fui-ono fatti dei cambiamenti ai pezzi componenti T originario appa- recchio , ma la massima generale stabilita dal nostro au- tore suir essenza di cotesta deformita e sui luezzi di cor- reggerla rimase sempre la stessa, perche fondata sulPana- tomica ispezione e suir applicazione razionale dei mezzi curativi atti a ricondurre la torsione delle ossa del tarso alia naturale loro seJe, e reciprocita di contatti fra di esse e coir estremita inferiore articolare della tibia. Dietro gli stessi principj fu intrapresa pure con buon successo la cura della torsione di altre parti del nostro corpo ; come leggesi della cura di un ginocchio curvato in- dentro nel a ol. Ill degli Opuscoli di Chirurgia. Sail' Aneurisma. Biflessioni ed Osservazioni anatomico-chi- rurgiche. Pavia 1804. — Per molti secoli prevalse nelle scuole raediclie e chirurgiche la dottrina, che Taneurisma fosse un tumore pulsante fatto per dllatazione delle tona- che dell' arteria , al qual tumore davasi il nome di aneu- risma P6T0 , e chiamavasi falso quello , in cui per rottura o per ferita dell' arteria il sangue efTuso nel tessuto cel- lulare d" intorno il luogo dell' ofFesa alzavasi in tumore jja- rimente pulsante , ora circoscritto , ora diffuso. II nostro autore nella disamina di qviesta malattia sui cadaveri pratico un modo di dissezione del tutto opposto a quello , che conuinemcute era in U'>o fra gli anatomici , 200 OPERE CHIRURGICIIE cioe non spacco 11 tumore aneurisinatico, ma piuttosto apri I'arteria nel lato sano e dicontro a quelle dal quale insor- geva r aneurisma. Vide allora chiaramente che la cagio- ne prossiuia ed efliciente dell' aneurisma, interno o esterno che fosse, era la rottura delle tona che propria delFarteria, e che cio che dicevasi sacco aneurismatico non veniva punto formate da dilatazione delle tonache propria delParterla, ma bensl dall' addensato tessuto cellulare circomposto alia sede deir ofFesa dell arteria medesima, reso ancor piii com- patto dall'assidua pressione del sangue efFuso e dagli strati cotennosi concentricamente disposti. Dopo una lunga serie di anatomlco-patologiche inspe- zioni di tal sorte, tanto sugli interni , quanto sugli esterni ancurismi, concliiuse il nostro autore, che 1' aneurisma non e il prodotto della distensione, ma bensl della rottura delle tonache propria dell' arteria , e cpiindi devesi sbandire dalle scuole 1' erronea distinzione dell' aneurisma In vero e falso poiclie non avvi cha una sola forma di questa malat- tia, cioe per rottura^ la quale forma ora a circoscritta, ora diffusa secondo che il sangue eiTuso si arresta nel tessuto cellulare circomposto all' arteria , ovvero si difFonde per esso tessuto a piu o meno di distanza sopra e sotto del luogo del'.a rottura del vaso. I fautori dell' antica dottrina presentarono escmpi indu- bitaljlli , come essi dicevano , di tumori sanguigni pulsanti formati unicamente per dilatazione delle tonache proprie deir arteria, del tutto esenti da rottura. Ne rinvennero singolarmeate nella curvatura dell' aorta , ed alcuna volta suir innominata arteria. Da questa discussione risulto, sic- come era stato accennato dal nostro autore , che dilata- zione d' arteria, ed aneurisma sono malattie del sistema arterioso distinte fra di loro per proprj a particolari ca- ratteri , e che piii comunemente 1' aneurisma per rottura si a la malattia che affetta le arteria. Perciocclie la dila- tazione, non comune a vedersi, comprende tutto I'ambito del tubo arterioso , mentre 1' aneurisma non si spicca che da un lato dell' arteria: inoltre nella dilatazione il sangue scorre tuttavia per 1' alveo suo naturale , mentre nelFaneu- risma il sangue diverge dall' arteria e si effonde nel cir- composto tessuto cellulare : infine puo esistere suUa stessa aiteria, siccome talora accado di rinvenire sull' areata dcir aorta , dilatazione ed aneunsnia . qualiuiquc volta la DI A. SCARPA. 209 pregressa dilatazione sia pervenuta a tal grado di ampiezza da rompere le tonache in qualche sito , ove per appunto comincia V aneurisma , il quale col lasso di tempo cre- scendo di volume rappresenta un tumore pulsante ianestato, per cosi dire , sulla dilatazione dell' arteria in modo die r uno dei tumori apparisca distinto dalP altro , come ve- desi in alcuna delle figure espresse nelle tavole pubblicate dal nostro autore. Numerosi poi sono gli esempi di aneu- rismi soprattutto esterni , nei quali il sacco aneurismatico fu toko via, lasciando vedere intatto, ossia in niun inodo dilatato , il tubo arterioso , sopra un lato del quale vedesi la rottura da cui ebbe origine il tumore pulsante. Egli e adunque dimostrato , che mol'.o di cio che noi era sappiamo di certo e di vero sulla genesi e suU'essenza deir aneurisma e dovuto alle diligenti ricerclie ed al retto giudizio del nostro autore sciolto dalle pregiudicate opi- nioni delle scnole. Per cio poi che risguarda la cura dell" esterna aneu- risma vuolsi qui osservare , che alle prime nozioni , le quali si ebbero sul felice successo dell" operazione hunte- riana, i chirurghi dotti e profondamente versati in notomia, segnatamente del sistema arterioso, e d' altronde non ignari che la lii"i uteri ana operazione non era, propriamente par- lando , che un" applicazione dell" operazione aneliana dal tronco della Ijrachiale a quello della femorale , non dubi- tarono punto del buon successo di colesta intrapresa. Ma non cosi i meno dotti, i quali senza negare la possibilita di ottenere snll" arto inferiore dei felici successi, eguali a quelli ottenuti sull" arto snperiore , opinarono non pertan- to, non convenire si facilmente lusingarsi della costanza dei buoni successi dell' operazione hunteriana, si perche l' arteria brachiale vicina al cuore ofFre l" opportunita che il sangue venga spinto con molta forza ne" suoi rami later ali, come perche ampia e la comunicazione dei rami laterali della brachiale coi rami ricorrenti della radiale e deUa cubitale, dei quali vantaggi e mancante I'arto inferiore per la lon- tananza, supponevano essi^ dal cuore, e per 1' esilita dei vasi anastomotic! d'intorno il ginocchio, appoggiati all'os- servazione delle tavole di Haller e di INIurray rappresentanti coteste anastomosi assai esili , perche desunte dai bambini. Per la qual cosa , onde togliere di mezzo coteste dub- biezze e quindi conciliare favore all" operazione hunteriana, Bibl. Ital. T. LXX. 14 2IO OPEBE CHIRURGICHE opiuo lo Scarpa che fosse prezzo dell' opera il porre sot- t' occhio dei chirurghi lo stato vero del sistema arterioso e de' snoi rami lateral! e delle sue anastomosi in soggetto adulto. E cjuesto per appunto e il motivo per cui il nostio professore s' indnsse a pnbblicare le sue accuratissinie e sjjlendide tavole sulk Angiologia degli ard superiori ed inferiori. Ai meritl accp^iistati dal nostro autore per avere accre- 8ciuta la scienza medica e chirurgica di nozioni del tutto nuove suir essenza delP aneurisma e sul sisLenia arterioso degli arti, aggiungeremo alcuni cenni relativi ai cambia- menti mili ed alle addizioni fatte dal medesimo all"" hun- teriana operazione. Primieramente mosti-6 egli Tinutilita, non che il danno die derivava dalle due legature praticate a certa distanza Tuna dair altra secondo il metodo di Hunter, nientre una sola legatura col minore spostamento possibile delParteria dal tessuto cellulare , col quale sta uiiita , e liastante al- I'uopo. Fece soppriuier la legatura cost detta di riserva , siccome inutile e nociv a ; del pari dlmostro che gli stro- menii inetallici introdotti nel fondo della ferita a perma- nenza , ad oggetto di comprimere T arteria , sono grande- inente dannosi; disapprove con forti argomenti la pratica di troncare 1' arteria fra le due legature v, dlmostro essere contro la ragione lo stringere mediante un cordoncino T ar- teria espressamente coll" intenzione dl frangerne 1' interna e la media tonaca, mentre si puo ottenere in pari tempo il coallto e P otturamento del tubo arterioso conservando le due principali tonache di esso nella perfetta loro inte- grita 5 usando d'un nastrino e delF interposlzlone di un ci- lindretto di tela cerata fra V arteria ed il laccio ; pose fuori d' ogni dubbio , che a parita di felici circostanze joel coalito e per 1" otturamento delP arteria si puo togliere la legatura Impunemente, trascorse ottanta ore dalF operazione, lo che rlesce sommamente vantaggioso per la guarigione della piaga lijjerata da ogni corpo straniero. Iniine fu egli il primo ad incoragglare i chlrurghi a legare la carotide al di sotto deir aneurisma di quest' arteria , promettendo loro buon successo , siccome si e in seguito verificato. Memorie sidle Ernie. Milano , 1809. — Edizione seconda. Pavia , 18 1 9. — Perche ognuno, per poco che versato sia nella storia della moderna chirurgia, si trovi a portata di DI A. SCARPA. 2 1 I valulare quest"' opera e di accordare all' autore il iiierito che si e acquistato anco in questo ramo importante della scienza e delF arte di guarire colla mano , bastera far osservare , die all' epoca in cni questo lavoro , frntto di nunierose anatomico-patologiche ricerche e di osserva- zioni diligenti al letto dei inalati , fu intrapreso, il Trat- tato di Richter sull' ernie era tutto cio di piii perfetto che la chirurgia possedeva ; e clie al primo apparire delle Memorie dello Scarpa su questo argomento il Trattato di Richter cesso d' esser il libro accreditato nelle scuole. La descrizione anatomico-patologica dell' ernia inguinale e scrotale data dal noslro autore e la piii chiara , esatta e compiuta di quante sin allora erano state pubbli(?ate. Egli solo seppe tener buon conto del cremastere nella for- mazione degli strati coniponenti gP involucri dell' ernia scrotale. Fu il primo ad avvertire i chirurghi , che , per- anco neir antica e vasta ernia scrotale , la spessezza e densita degli strati clie vi s' incontrano procede da gros- sezza e durezza abnorme delle fibre carnose del cremastere , € delle sovrapposte maglie del tessuto cellulare , non niai da incremento di grossezza e di densita del peritoneo for- niante il sacco erniario , il quale sacco si mantiene nello state normale del pari che il peritoneo nel cavo del ven- tre. Corresse Y errore , che T anello inguinale sia una sem- plice fenditura dell' aponeurosi dell" oljliquo csterrw diret- tamente comunicante col cavo del ventre, mentre, pro- priamente parlando , 1' anello inguinale in istato naturale costituisce soltanto 1' esterna apertura di un canale , il quale scorre fra le pareti muscolari delFaddome dal tianco verso il pvtbe , e di conseguenza e qiiesta la via che tengono le viscere nella loro discesa nell' inguine e nello scroto. Pose fuori d' ogni contestazione , che talvolta le viscere si arrestano in questo tragitto , e talvolta, ben- che assai di rado , si fanno strada al di fuori per qual- che divaricazione dell' aponcorosi dell' obliquo esterno pria di arrivare alia sede dell' anello inguinale:, quindi dedusse essere conforme alia verita dei fatti la distinzione dell' er- nia inguinale in esterna ed interna , relativamente alia sede del pube o del fianco. Espose colla pin grande pre- cisione i segni proprj di ciascheduna di queste due specie d ernia , e le differenze che passano fra queste e la scro- tale congenita , cose tutte non abbastanza dilucidate a 212 OPERE CHIRUEGICHE que' tempi. In particolar modo poi si adopro in porre nelJa piii clilara luce tanto coUa chiarezza deU'esposizione, quanto col sussidio di splendide tavole in ciascliedana spe- cie di queste ernie la posizione del coUo del sacco ernia- rio relativamente a quella dell' arteria epigastrica. Con- fernio ed illustro T osservazione di Camper suUa decom- posizione del cordone sperraatico nell' ernia scrotale vasta ed antica , e snlla trasposizione dei vasi spermatid dalla faccia posteriore del sacco erniario sui lati e sulla faccia anteriore dello scroto ; ed a questo proposito fu egli 11 prime a rendere avvertiti i cliirurglii , die la stessa tras- posizione ha luogo anco in conseguenza di vasto ed an- tico idrocele della vaginale. Di quante descrizioni sono state pubblicate sulla strut- tura deir areata femorale , e sull' anello cnirale che ne ri- sulta , nessuna eguaglia quella data dal nostro autore per la lucidezza della sposizione , e per I'evidenza che ne risulta dairinspezione della tav. XI delineata colla piu grande mae- stria. Dicasi lo stesso in riguardo della struttura deH'om- belico nel feto , e della difFerenza fra F ernia ombelicale congenita e 1' avventizia, non che fra queste e T ernia della linea bianca. Ne deesi passare sotto silenzio la perfetta conoscenza die ora abbiamo di qnella singolare sjiecie d' ernia , in cui il cieco intestino discende per 1' anello in- guinale sin al fondo dello scroto , ove ritenuta la naturale aderenza che egli aveva col peritoneo nella regione iliaca destra , trovasi in parte fuori , in parte entro il sacco ernioso. Sulle cagioni predisponenti ed efficienti dello strozza- mento nulla lascia a deslderare di quanto esige Y impor- tanza dell' argomento. Ricusa di aderire all' opinione di coloro , i quail attribuiscono all' anello la facolta di re- stringersi per propria forza e per qnella delle potenze muscolai-i colle quali trovasi in continuita. Asserisce al contrario per la propria e per I'altrui sperienza, che la ristrettezza del collo del sacco erniario relativamente al volume delle viscere fuori uscite e, piu di frequente che la rigidita dell' anello , cagione d' incarceramento , princi- palmente nell' ernia scrotale congenita. Trovavasi presso gli scrittori di queste materie fatta menzione di strozzamenti interni ed esterni occasionati da briglie non naturali , da attortigliamenti , da adesioni fra di lore o col sacco i 151 A. SCARPA. 21 3 eniiario. Pi'esso il nostro autore soltanto il giovlne iniziato nella pratica della chirnrgia pno fai'si un* idea esatta , se non di tutti , almeno dei principali disordini di tal fatta , consideraiido atteutamente le tavole , iielle quali sono fe- delmeute e cliiaramente rappresentati. Quanto alia cura prolilattica e radicativa delle ernie nei trlsti casi di strozzanieiito , vviolsi qui far osservare quale cosa di nioka importanza , che ogni qualunque suggeri- meuto o precetto dato dal nostro autore non e che una conseguenza diretta delle premesse nozioni sulla struttura delle parti , tanto in istato sano che morboso , sulle quali deesi operare ^ lo che dovrebbe servir di norma a tutti coloro i quali cercano fama neU' inventare nuovi stro- menti e nuovi metodi operativi. E fu dietro cotesti prin- cipj che egli insegno quali precauzioni ne' casi di ernia incarcerata devonsi prendere nell' esecuzione del taglio dei tegumenti e degli strati sottoposti sino alia scopertura delle viscere protruse ; quali per togliere lo strozzamento; quali per isciogliere le aderenze ^ cpiali per riporre le parti fuori uscite. Neir ernia femorale incarcerata nel maschio insegno il nostro autore in qual modo potevasi preservare da of- fesa il cordone spermatico, dirigendo cioe il tagliente con- tro r usato dall' alto in basso ed obliquamente verso il pube , sicche ne venga intaccato il leganiento di Gimber- nat , lasciata intatta T areata femorale. Sbandi per sempre la legatura suggerita da Celso per la cura radicale dell' er- nia oiubelicale nei bambini , qual operazione assai perico- losa , ed inoltre non necessaria. In riguardo dell' ernia gangrenata, splanate le difBcolta e tolte di mezzo le incertezze che vigevano a que' tempi sul partito da prendersi ne" casi d' omento gangrenato o altrimenti morboso , combatte vigorosamente l" inveterata perniciosa pratica di passare un filo attraverso del mesen- terio ad oggetto d' intrattenere le due bocche dell' aperto intestino dicontro F esterna ferita , dimostrando la niuna necessita di usare d'alcun mezzo onde ottenere che le ma- terie fecali si scarichino per 1' esterna piaga , atteso che I'apertura superiore dell' intestino non puo in modo veru- no allontanarsene. Su di che pure egli ha meritato della chirurgia e della umanita. In fine sul conto deW ano artificiale ^ che necessariamente. da codesto infortnnio deriva , sin da tempi i piii rimoti 214 OPERE CHIRURGICHK era stato notato , che natura per se sola , assai volte , guarisce codesta schifosa infermita. Molte erano state le ipotesi dirette a dare una plausibile spiegazione di questo fenomeno ; ma nessuna era stata riguardata soddisfacente air uopo. II nostro autore , libera la mente da ogni pre- venzione, si pose a seguire le tracce della natura nelPese- guimento della l^enefica di lei operazione , ed osservo che neir atto stesso in cui per elFetto delP infiammazione ade- siva le due porzioni dell' ansa di intestino troncato, poste in linea paralella, aderiscono fra di loro, le due aperture deir intestino stesso si trovano circondate e comprese dai rimasugli del coUo del sacco erniario come entro un co- mune membranoso recipiente inerente alle interne labbra della piaga , per 1" interposizione del quale recipiente le fluide materie fecali , che dalla bocca superiore del tron- cato intestino discendono in questo ricettacolo , in esso divergono, e sono per entro di esso ricettacolo a modo di semicerchio guidate dalla bocca superiore nella inferiore deir intestino medesirao. A misura poi die le materie fe- cali riprendono il corso loro naturale, Testerno foro listoloso si va gradatamente sempre piu ristringendo, finche addos- sati gli uni agli altri i suoi margini chiude del tutto I'uscita alle materie stercoracee. Fece osservare in qvtesta occasione lo Scarpa , che , siccome il membranoso recipiente comune alle due bocche del troncato intestino , che egli nomino infundibolo , trovasi presso a poco immediatamente sotto la cute , e contro T intenzione della natura 1" usare della compressione onde ottenere la chiusura dell'ono aitificiale. La spiegazione del fenomeno di cui si parla fu non solo generalmente riguardata come pienamente soddisfacente , ma applaudita e posta nel numero delle scoperte fatte ad incremento della moderna chirurgia. Ella e cosa di fatto , che due terzi dei cosi detti ani artificiali , secondo il computo del signor Dupuytren , in conseguenza d' ernia strozzata , vengouo guariti per opera della natura assistita da pochi e semplici sussidj dell' arte , e quindi che un terzo soltanto esige 1" opera dell' efficace chiriirgia. II motivo poi per cui le for^e della natura non sono bastanti ad eiFettuare la guarigione di un terzo di queste infermita fit ignoto fino all' epoca in cui il pro- fessore Scarpa notificb al pubblico lo stato nel quale si trovano le bocche dell' intestino aperto neli' infundibolo , DI A. SCARPA. 2J5 ossia nei rlmasugli del coUo del sacco erniario j percioc- che accade talvolta, die il cosi detto sprone si avanzi a tanto neW" infundibolo da impedire che le materie fecali, le quali discendono dalla bocca superiore dell' intestino, fatto im mezzo giro, appena sotto degl' integunienti , si versino nell' apei-tura iufei'iore dell' intestiao medesimo. Egli e dunque evidente che il siguor Dupuytien ha con- cepito r idea della nuova sua operazione , di distruggere r eccessiva prominenza dello sprone , dalle notizie che egli avea avute delle opere dello Scarpa sopra questo argo- mento , senza die pero ne venga alcuna diniinuzione ai talenti clvirurgici del signor Dupuytren per questa intra- presa , la quale, secondo le di lui relazioni, da per risul- tato che di trentotto individui operati colla distruzione dello sprone uiediante la di lui tanaglia , ventinove otten- iiero compiuta e radicale guarigione nello spazio di due a sei mesi. — Yedi la di lui Menioria letta nell' Accade- mia delle scienze di Parigi ; ed accennata nel Giornale universale di medicina deH'Omodei, fascicolo di agosto 1829. L'edizione seconda di cpiest' opera classica contiene raolte illustrazioni ed aggiuute fattevi dairautore, cio che indica abbastanza dover essere preferita alia prima. Elogio storico di Giambattista Carcano Leone , professore di notomia nella Unixersita di Pavia. Milano , 18 13. — Da alcuni aani prima del j 8 1 3 era stata introdotta in cpiesta I. R. Universita degli studj la lodevole usanza , per cui alia ricorrenza d' ogni anno scolastico uno dei professori delle tre facolta per turno solennizzasse il riaprimento delle scuole col recitare nella grande sala dell' Uni\ ersita medesima 1' elogio di alcuno dei professori della propria facolta , il quale avesse di se lasciato nobile fama. Nell'anno i8i3 cadeva il turno sulla facolta medica, e secondo 1' ordine gia stabilito nel decorso dell'anno pre- cedente il professore Scarpa era stato designato all" adeni- pimeuto di questa incumbenza. Quantunque sul linire dello ^tesso anno fosse accordata al nostro professore delinitiva- jnente la permissione di ritornare nel nuinero degli emeriti; cio non pertanto egli credette onoritico per se e doveroso I'adempiere all" obbligo contratto, siccome fece, e fu questa r ultima volta che si vtdisse dalla cattecha la voce di lui. Adunque il di 1 2 noverobre lo Scarpa recito I" elogio storico di Gio. Batt. Carcano Leone , gia professore di 2l6 . OPERE CHIRURGICHE notomia clal iSyS per 27 annl in questa Unlverslta ; lo che egli assunse di fare con tanto piu di interessamento e di alacrita, in quanto che soffriva mal volentieri che nei fasti della notomia e della chirurgia i meriti di quel va- lente uomo fossero stati in parte obbliati , in parte meno- mati, mentre il Morgagni, eruditissimo ed eqnissimo giu- dice , non aveva dubitato di collocare il Carcano a pari con Bartolommeo Eustachio. Prova incontrastaljile della sentenza del Morgagni ci viene somministrata dai due aurei opuscoli del Carcano d'anatomico argomento, I'uno sulla comunicazione nel feto fra I'arteria polmonare e Parcata deiraorta per mezzo del canale arterioso , e fra Tuna e Taltra orecchietta del cuore mediante il forame ovale ; Y altro sui muscoli moventi il globo deir occliio , sulla ghiandola lagrimale , sulle vie con- ducenti le lagrime dalF occhio alia cavita del naso. Le accuratissime osservazioni del Carcano sul condotto arterioso, e sul forame ovale nel feto, supplirono alle uian- canze, e corressero gli errori clie in proposito erano stati emanati dal Vesalio , non che alcune inesattezze trascorse al Faloppio sullo stesso argomento. Certa cosa e, a giudi- zio anco dell' Haller , che alle osservazioni e descrizioni del condotto arterioso e del forame ovale nel feto dateci dal Carcano , ed illustrate da esso coUa notomia comparativa, nulla sinora hanno saputo aggiungere gli anatomici. Nel secondo oj^uscolo la descrizione dei muscoli retti moventi il globo deir occhio e la prima veramente esatta che ci fu trasmessa. Quella poi che ha per oggetto i due obliqui , segnatamente il minore , eccita la nostra ammira- zione, perche nulla lascia a desiderare suU' origine, posi- zione, inserzione ed uso di questi muscoli. La qual cosa se fosse stata nota alio Zinu non avrebbe egli dato il me- rito di cio al Morgagni, il quale anzi apertamente scrisse doversi onninamente al Carcano (*). Fu il Carcano il pri- me, dal quale abbiamo saputo che quel corpetto, il quale risiede immediatamente dietro T angolo esterno delForbita, e una ghiandola , non , come pretendeva il Vesalio , una sostanza semirauscolare destinata a movere la palpebra (*) Nella nobile famigha Vertemati di Milano consei*va6i il ritratto del Carcano tenente in una mano il globo deir occhio coi pro- prj muscoli , fra i quali campeggiano gli obliqui- DI A. SCARPA. 217 superlore. Ed e jmrunente al Carcano die siamo debitor! della prima verainente accnrata descrizione delle vie lagri- mali . la quale descrizione servi di base alle prime razio- nali indicazioni curative della fistola lagrimale. Quanto poi il Carcano fosse dotto e valente chirurgo, ce ne fa testimonianza il di lui Trattato sulle lesioni del capo : opera delle piii perfette die sin alloi-a fosse uscita in luce s>u questo importante argomento. Ne in allora soltanto , ma anco presentemente e ineritevole di molti encomj;, percioc- che ogni articolo relative alle offese del capo per esterna violenza vi e esposto con profonda dottrina , ed ogni processo operative con tale maestria d' arte , che palesano la grande intelligenza acquistata dal Carcano nel lungo pratico esercizio. L' autore dell" elogio non dubito d' asse- rire , che molte e niolte dottrine riguardanti la diagnosi e la cura delle lesioni del capo, le quali si giudlcano di moderna data , trovansi chiaramente esposte nell' Opera del Carcano , die da lunga eta piu non si legge , ed appena dagli storici si accenna. Ne vuolsi ommettere, essere stato Carcano il primo fra gl' Italiani cliirurghi , il quale com- battesse 1" errore invalso presso di noi e piu particolar- mente fra i diirurglii delP arniata spagnuola in Italia , che le ferite d' arma da fuoco fossero avvelenate dalla sup- posta azione deleteria della polvere d'arcliibuso, ed inse- gnasse loro il melodo curativo Ijlando ed efficace , col quale si conducono a guarigione. Posd , soggii^nge assai opportunaiiiente lo Scarpa, come siamo in un ampia sfera di luce , volgendo indietro lo sguardo , qualunciue volta la scoria tace , o non e veridica , non vediamo piii il centra luminoso , da cui tanto splendore e eraoncito. Da quanto aljbiamo esposto vedesi dunque chiaramente, come ben si meritasse Carcano Leone, che le sue lodi fossero dette dal nostro professore (i). Opuscoli di Chiivrgia. Pavia iSaS-iSSa. — Varie Me- morie di argomento chirurgico , per la maggior parte gia stampate separatamente dallo Scarpa, od inserite ne' Gior- nali d' Italia , furono poscia da lui raccolte in tre volumi col titolo di Opuscoli di (hinirgia, di cui i primi due ven- nero in luce T anno 1825, 11 terzo fu jiuljblicato nel i832. Le materia in essi trattate sono le seguenti. (l) Questo discorso h stato tradotto in inglcse dal sig. Wisliart, professore di chirurgia in Edimbiu-go. 2l8 OPERE CHIRURGICHE Volume prime. Memona sullo Scirro e sul Cancro - Me- moria sul Conduttore tagliente di Hawkins — Nota sulla Li- totomia. - Memoria sul taglio Ipogastrico — Lettera al pro- fessore Maunoir sul taglio Retto-vesdcale - Saggio di Osser- vazioni sul taglio Retto-vescicale — Esame della terza Me- moria del professore Vacca sul taglio Retto-vescicale — Nota: Osservazioni pratiche sugli svantaggi del taglio Retto-vescicale a fronte del Laterale - Memoria suW Idrocele del Cordone Sper- matico — Memoria sulla Gravidanza sussegxiita da Ascite — Osservazioni pratiche sui vantaggi della nuova maniera di pra- ticare la paracentesi dell'addome ne' casi di gravidanza sus- seguita da Ascite — Comparazione fra la nuova maniera di praticare la paracentesi dell' addome ne' casi di gravidanza susseguita da Ascite , e quella usata dal sig. Langstraff. Volume secondo. Memoria sull' Ernia del Perineo — Me- moria sulla legatura delle pnncipali arterie degli arti per la cura dtlV Aneurisma — Lettere al professore Vacca sulla lega- tura temporaria delle principali arterie degli arti — Lettera al dottore Omodei sul niodo piii spedito e sicuro di slacciare le principali arterie — Appendice all' Opera suW Aneurisma — Lettere al professore Maunoir sulla cateratta c sulla pupilla artificiale — Osservazioni sopra alcuni casi rari in Chirurgia. Volume terzo (i). Ragguaglio della Neuralgia cubito-digi- tale , die gici da piii anni affligge il sig. cav. Domenico Vi- viani , celebre professore di Botanica e Storia naturale nella R. Universita di Genova ; con alcune osservazioni e rifiessioni sopra questa malattia — Epistola: de Gangliis nervorum , de- que origine et essentia nervi intercostalis ; ad illustrem vinim Henrycum Weber Anatomicum Lipsiensem - Epistola altera : de Gangliis , deque utriuscjue ordinis nervonim per universum corpus distributione ; ad illustrem vintm Henrycum Weber Ana- tomicum Lipsiensem — Esame comparativo del sistema arte- rioso di ambedue gli arti inferiori net cadavere di un uomo, il quale , 2 7 anni prima , era stato dalV autore operato d' a- neurisma popliteo nelV arto destro col metodo Hunteriano — Perche la, legatura temporaria della grossa arteria di un ar- to , onde ottenere la cura radicativa dell' Aneurisma , sia stata riguardata talvolta siccome mancante di effetto - Memoria (1) Delle Memorie contenute in questo terzo volume si pub- blico un estratto nel nostro Giovnale , tomo LXVI , fascicolo di giugno ]832, pag. 327. I>I A. SCARPA. 219 Still' Aneurisma detto per Aimstomosi — Cura di un ginocchio curvato indentro in una ragazza di tenera eta. Troppo lungo sarebbe un cenno anche succinto che fare si volesse di tutti i pregi contenuti nelle Memorie ora in- dicate. Dagli aigomenti si puo abbastanza rilevare, quante parti important! delT arte salntare siano state per le me- desime ilkistrate. Non possiamo pero dispensarci dal ricor- dare alcnni ahueno de' principal! meriti acquistati dallo Scarpa anche con qvicsti scritti. Nella Memoria snilo Scirro e snl Cancro , scritta con somma perspicacia in una materia cotanto oscura , avendo il nostro Professore cercato di stabilire la vera sede di questa terribile malattia , di far conoscere i sintomi vale- voli a distinguerla da altre afFezioni , colle quali venne spesso confnsa , e di deterniinare i diversi gradi di mali- gnita deir inferinita stessa, ha potuto insegnare ai pratici in quale stadio si possa intraprenderne 1' operazione con isperanza di felice successo. Guitlato lo Scarpa dalle piii esatte cognizioni anatomi- che sulla situazione e struttura delle parti che si incidono nella Cistotomia fece le migliori correzioni al conduttore tagliente di Hawkins , rendendolo piu comodo e sicuro , con dare al medesimo quella estensione e direzione che e la pill certa per fare il tagllo della prostata e del collo della vescica senza mettersi al pericolo di offendere T ar- teria pudenda profonda e T intestino retto. Sul taglio ipogastrico ha V autore deterininato con pre- cisione i casi in cui puo essere indicato, pesandone esat- tamente i vantaggi ed i pericoli ;, ed ha perfezionata la sonda a dardo di F. Cosimo , aggiungendovi le due alette destinate al doppio scopo di sostenere le pareti della ve- scica dopo r uscita del dardo , e guidare il coltello che deve tagliare la vescica stessa. Devesi alle cognizioni anatomiche , al retto criterio ed air autorita del nostro Professore la buona sorte , che il nietodo del taglio retto-vescicale per la Litotomia non ac- quistasse ciedito presso i coliivatori della buona chirurgia, avendo egli fatto loio conoscere gl' inconvenienti ed i pe- ricoli che lo accompagnano. Rese egli facile ai chirurghi la diagnosi e la cura dell' i- drocele del cordone spermatico si diJJ'uso che cistico , sta- bilendo con molta esattezza i sintomi differenziali da altre 220 OPERE CHIRUEGICHE afFezionl, colle quali pu6 essere dai meno attend scambia- to, e mostrando per ogni specie il migliore metodo curativo. Nel caso di gravidanza complicata con ascite , che per gl' incomodi arrecati alia pregnante , o per gli ostacoli al parto , oljbliga all' evacuazione delle acque del basso-yen- tre , il metodo migliore onde eseguire una tale ojjerazione, senza mettersi al pericolo di ofFendere T utero , e sicura- mente qnello proposto dal nostro Professore, di pmigere cioe la parete delF addome nell' ipocondrio sinistro fra la sommita del lato esterno del mnscolo retto, ed il margine delle cartilagini delle coste spurie. Fu accolta con molta lode la Memoria dello Scarpa sul- r ernia del perineo. In essa T illustre Professore fisso I'at- tenzione del pratici sopra un oggetto , del quale non si avevano clie vaghissime cognizioni. Illusti:6 la genesi ed i sintomi di questa malattia ; ne fece conoscere la vera es- senza col mezzo di una esatta anatomica dissezione ; e propose un cinto atto a contenere le viscere fuoruscite. L' autore della celebrata Opera suU' Aneurisma vi fece poscia delle importanti aggiunte nell' Appendice alia me- desinia. E dopo avere passati in rivista i metodi usati fino a' suoi tempi per la legatura delle arterie nella cura del- r aneurisma, mostro che il miglior modo per fare questa operazione e la legatura unica ed immediata, la quale in- segno eseguirsi col processo del nastrino e del cilindretto, descritto colla maggiore semplicita: insegno pure un mezzo spedito onde togliere dalle arterie la fatta lep;atura. Inte- ressanti addizioni ai precetti sull' aneurisma riscontransi pure nella 4.% S.'' e 6." Memoria del vol. Ill di questi Opuscoli di cliirurgia. Precisare i casi in cui si possa con tutta la probabilita aspettare buon efFetto dalP opera della mano nella cura della Neuralgia , fu lo scope certamente lodevole che si propose il nostro autore nella sua Memoria intorno a que- sta malattia. Meritevoli di encomio sono le idee relative ai ganglj ed al sistema nervoso contenute nelle due lettere all' illustre professore Weber. La dimostrazione nnatomica, che dalle due radici, di cui si componc ciascun nervo spinale, Van- teriore serve al moto museolare volontario , la posteriore al senso , ci farebbe conoscere la ragione per cui il nervo intercostale , traendo origine dalle radici spinali posteriori , DI A. SCARPA. 221 sia im nervo destlnato al senso, e qiiantunque nato da nervi spinali non vada soggetto alia volonta (i). Da quanto al)biamo sin qui detto suUe opere dello Scarpa si rileva , clie valutando coniplesslvaiiiente le Opere chi- rurgiche uiaggiori e minori da lui puljljlicate , non avvi parte importante della chirurgia operativa che egli non abbia accresciuta od illnstrata. Alieno del pari che il di lui maestro Morgagni dal publilicare corso compiuto di anatoinia o di chirurgia, diresse unicamente le sue cure a supplire alle mancanze che gli si ofFrivano nelP uno e neir altro ramo , rendendosi non poco benemerito della scienza e deir unianita. (I) In una lettera scritta dal prof. Weber alio Scarpa, ed aiii- vata in Pavia jnoco dopo la di lui uiorte , si legge quanto segue « CELEBERRIMO A. SCARPAE » S. P. D. » E. H. WEBER. « Epistolae Tuae de ganaliis deque origine et essentia nervi » intercostalis attentionem uiultorum anatoiiiicorum moverunt. y> Treviraiius (Die Gesetze and Erscheinungen des Organischen >> Lebens. Bremen, iSSa. B. 3 , p. 39) sententiani Tuaiu, ra- ■» uios communicantes inter N. Sympathicum etNN. Spinales cum » posterinribus radicibus nonnisi nervorum Spinalium cohaerere, » probabilem ducit. » Rappius , cujus libellum ( Die Verrichtungen des fuiiften Hirnnerven-paars : von Withel Rapp , Professor der Anatomie mid Physiologic zu Tubingen. Leipzig l832) gratae mentis signum » dono a me recipias , pluribus locis Tuis nititur observationibus. » Fuerunt tameu etiam alii , qui sententiani illam in dubium » vocarent. biter hos Retzius potissimum , Professor Anatomiae » Holmiensis, appellandus est. Hie enini in ephenieridibus pliy- » siologicis JMeekelianis ( Archiv. fur Anatomie und Physiologic » herausgegeben von J. J. Meckel B. 6, l833, p. aOo ) obser- 3» vationes anatomlcas de nervo sympatico equl factas viris do^ » Otis communicat , probareque studet , in equo ramos cum N. » Synipathico couimunicantcs ex anterioribus ( sen inferioribus ) » etiam radicibus nervorum spinalium einitti. Observationis ana- y, tomicae lUustrandae causa iconem adjlcit, tab. I , fig. 10, quam » Tibi nunc ttarlo. » Observariones nico.« anatomicas et physlologicas , mox latma » lingua edendas, quam primum ad finem perductae erunt, Tibi » mittam. » Vale , Vir celeberrime , et me in posterum quoque bene- » volentia Tua digneris. « Scripsi Lipsiae d. viii mens. Oct. MDCCCXXXII »• Corso elementare di flsica dl Ranierl Qerbi , pub- blico professore di fislca ncW I. R. Universitd di Pisa. — Pisa., \^2.?)-\^iS , presso Nicolo Capurro. Volumi cinque di pag. 3oi, 323, 407, 384 e 400, ill 8.°, con figure. Elemend di fisica generate , ed Elementi di fisica par- ticolare deW ab. Domenico Scina', pubblico profes- sore nella R. Universitd di Palermo. — Palermo , 1828-1830, dalla dpografia reale di Guerra. Vo- lumi quattro di pag. 372, 35i, 385 e 38i,m8.°, con figure (*). I. No ARTICOLO FRIMO. Considerazioni generali. I on avvi astrusa questione matematica , cui non possa corrispondere una fisica questione ancora piia astrusa, ove alle difficolta dell' analisi quelle si aggiungano di saperla bene applicare, ed ove si esiga che alia sicura padronanza del calcolo si associi soinma squisitezza di sperimentare. La via per altro, che scorge alle cognizioni dipendenti da siffatte ricerche , sia pure troppo scoscesa ed alpestre per condurre per essa chi solo comincia la carriera scientitica; ma chi si mette a sua guida gli narri ahneno quale sia stato il frutto di quel difficil cammino. Egli e cosi che i (*) Avevamo gia steso qiiesto priino articolo e pressoclie nlti- niato anclie il secondo, qiiando ne fu dato a sapere, che il prof. Gerbi ha teste riprodotta la propria opera, e clie di qiiella del P. Scina se ne fa presentemente una nuova edizioue in Wilauo ( dalla Societa tipografica de Classici italiaui , con permissione deir autore ). Dal primo volume di questa vediamo , che non ti-attasi, se non che di una fedelissima ristampa , corretti solo alcuai errori gramaticali. E riguardo al pro/cssore di Pisa ve- diamo , che i mutamenti principal! cousistono neli' avere inne- state ne^ luoghi oppoiiiuii le nuove scoperte e le niiove opiuionl. In couseguenza di che ci-ediamo di non ritardare la pubblica- Tione degli articoli nominati , riserbandoci a far conoscere in se- guito le aggiunte di quest"' ultimo. CORSO ELEMENTARE DI FISICA. CCC. 223 fisicl , rigiiardo all' abbassarsi od elevarsi dei liquid! cntro gli angusti cannelli , stavano paglii ad una dimostrazione , desunta da tale principio, cbe, al dire dell' Hauy , pareva tanto evidente, cosicche fa d' uopo clie i calcoli di Clairaut li condiicessero, quando men I'aspettavano, a riconoscerne la falsita : ma d' allora in poi nessuno piii tace e di quei cal- coli, e dei sussegnenti di Laplace, e dei recentissimi di Pois- son. (i) — Che se le matematiche applicate possono portar inutazioni alia fisica elementare , quanti perfezionamenti , quante ampliazioni non deve attender la stessa dalle ricerche puramente sperimentali! Un fortissimo ingegno desta a Lon- dra r elettrico per mezzo del magnetismo ^ si costruisce a Fi- renze una maccliinetta elegante, donde nel modo il piii sem- plice si traggono sicure le vive scintille (a)^ ed a Parigi colla grandiosita dcgli apparati si decompone 1' acqua copiosa- niente, si provano sensibili scosse , e si costringe 1' elet- troscoplo a manifestare una tensione , cercata indarno in Ingbilterra e in Italia : ecco una nuova serie di fenomeni importantissimi; ecco un novello legame tra F elettrico ed il magnetico , che certamente occupera un posto distinto ne' venturi trattati di fisica. — A questa scienza portano inoltre mutamenti non pocbi anche le altre scienze sorelle. Ond'e, per esenipio , clie dalla cblmica viene adesso assi- curata , che la soffice magnesia ha ceduto essa pure lo splendente metallo , lino ad ora celato ^ cosicche puo an- no verarlo con tutta franchezza fra i componenti di quei corpi , di cui tanto si occupa. Le matematiche applicate, le sperimentali ricerche, e le scienze aflini sono adunque altrettante fonti , dalle quali la fisica deve sempre aspettarsi, anche ne' suoi elementi , un successivo incremento. II- Quanto poi abbia ad esser lo stesso lo proverebbero ad evidenza i molti rami in difetto , i varj fatti non an- cora fra loro annodati , e le controversie tuttora indecise. Non ci fermeremo pero a numerare queste spiclie non per anco mietute ; tanto piii che la natura tiene in serbo , (l) Deir opera di Poissun vedi V analisi ncU' aprile p." p." di questa Biblioteca , pag. 92. (a) La descrizioue delle calamite elettriche puo vcdersi nel- r Antolofii.i di Fireuze , aprile iRSa , pag. 58, non che nel to- mo LXVII, agosto i832, della Bib. Ital., p. 184. 224 CORSO ELEMENTARE Dl FISICA senza dubblo, i germi di nuovi cesti, sconcsciuti del tutto, ma pionti sicuramente a puUulare Tun dopo Taltro, com' e fiempre avA^enuto da che la stessa ha cominciato a dischiu- derne i suoi tesori. Un argomeiito, meno diretto in vero, ma assai piii bello per dimostrare quale ingrandimento at- tendei- dobbiamo, e per dimostrare di piii con quanta ra- pidita abbia il medesimo ad efFettuarsi, e riposto appunto in questo andamento costante. Del quale raccor possiamo copiosissime prove tosto che ne piaccia rivolgere il pen- siero al modo , con cui la fisica e andata giganteggiando da due secoli in poi. E qui la penna correrebbe volonterosa a tracciarne in breve la storia: ch' e sempre dolce il ricordare i primordj e gli avanzamenti della scienza, oggetto de' proprj studj. Se non che troppo temiamo di dilungarci dalla meta, cui siamo indiritti. Al qual timore noi cedi^amo non senza rin- crescimento : imperocclie per accondiscendere alia nostra tendenza non avremmo che a porgere un saggio della estesa, non meno che dotta Introduzione , premessa dal professore Scina a' suoi Elementi di iisica. Egli ne raccon- terebbe come il Galileo entrasse pel primo nella lalioriosa can-iera delP osservazione e degli esperimenti , additata da Bacone , da Copernico, da Ticone, e Keplero. Ne raccon- terebbe cpiali avveuturosi auspizj traesse la moderna fisica dalle prime faticlie di quel grande Italiano ; come, addot- ti-inati dagli ammaestramenti di lui, di tanta preziosa sup- pellettile 1" arricchlssero e Viviani, e Castelli , e Torricelli ; e come Firenze stabilisse quell'' Accademia del Cimento , che venne in grido si alto. Ei ne direbbe di piii come i suoi libri , la sua fama , le sue jjersecuzioni valessero a scuotere anche gF ingegni stranieri, ond' ebbero a sonar e si chiari nella dottrina dell' aere i nomi di Pascal , di Ot- tone Guerrike , e di Boyle. Cosicche " se ogn' altra cosa mancasse (t. 1, gen. p. XIll), il telescopio , il barometro , r igrometro , il termoinetro, la macchina pneumatica, e tanti altri utili stromenti basterebbero a soraministrarci un argomento certo ed evidente , che con Galileo ia vera fisica si nacque , e dopo lui ebbe accrescimenco e fioi-i(i)>». E (i) Neir indicata Introduzione ( di xcii pagine ) ei trovano Bvuuppati maeBtrevolniente non pochi argomenti: tali sono , ad esenipio , le regole da adoperarsi nelf arte difficile di osservare ED F.LEiMENTI DI FIsIC\. 220 da questi priini, iiia grancU e franclii pass!, condncendoci ad aiumirare la sublime seiuplicita delP uiiico priacipio, al cfuale il Newton ridusse le leggi dell" intero universo, una magnilica serie ne mostrerebbe di quelle riccliezze , (lie accuinulo la fisica per 1" opera e T influenza di soli due uonilni. Ne valga il dire , clie la natura o troppo lenta ed avara nel produrre gli altissimi ingegni. Chi ne volesse muovere siil'atta obljiezione ramnienti in prima, che, mentre il grande Pisano componeva gli occhi all' ultimo sonno in Arcetri , a Woolstrop stava per aprirli colui , che dovea crescere alle scienze piii presto che altri mai ; rammenti gli stu- jiendi progress! fatti dalle dottrine del calorico , della luce, deir elettrico e del niagnetico per opera di tanti e tanti valentissimi iisici ;, rammenti in line que' numerosi scien- 7.iati , che a' di nostri , con tanta inslstenza e con tanto successo, penetrano ne' piii riposti arcani della natura. Un solo sguardo agli annali scientiiici di questi ultimi anni basla a mostrare di quanto si sia la scienza arricchita dopo la pubblicazione dell' ultima delle due opere enun- ciate di sopra; e noi nutriamo liducia, die i nostri leggi- tori avranno a caro , se ristaremo alcun poco a fame un rapido cenno. III. Non poclii lavori, gia antecedentemente tentJiti, ven- nero affrontati di nuovo , e qTiindi estesi , corretti, perfe- zionati. Per ordlne dell' Accademia delle scienze di Parigi s' istituirono importanti ricerche d' intorno alia forza ela- stica del vapore ad alte temperature, e, nel tempo stesso, si verifico la celebre le2;n;e di Mariotte sino alle ventisette atmosfere. II Thenard dissipo 1' illusione , prodotta dalla luce , die sembrava spremuta dai fluidi aeriformi compres- si ; ed il Bellaniflia fissata nel vapore, clie insieme all' aria s' introduce nelle fredde e basse cavita di alcuni monti, la e di sperinieatare ; il modo di coinparave i fatti per iscoprire i loro recipioci leg,aiiu, e riiuilili d' intornO ad un principio certo ; i canoni fissati dal Kewton per trovare le leggi natural! e stabi- lire le teorie ; ! vantaggi die la fisica ha ricavatl dalle niateuia- tiche ; la dlEfcrenza cssenziale tra le cause occulta degli aiiticJn e le cause iguote , alle, qual! si riducouo presentemente i feno- nieni j ed altri. In alcune altre cose, a dir vero, non ci accor- diamo coll' autore : uia di queste verra occasioue di parlare piu avanti. BIOL ItaL T. LXX. 1 5 226 COR?0 ELEMENTARE DI FISICA. causa di certe fontane , alle quali non si assegnava una prohabile origine. Fu nuovamente presa ad esame la dif- frazione operata dalle ilnissime reti , e glunse il Barlow a costruire i telescopj colle lend fluide. Gli efFetti fisiolo- gici deir elettrico furono studiati specialmente dal Mai-ia- nini e dal Nobili, il primo dei quali fa ora sperare dagli elettromotori ottimi risultamenti ne' casi di pai-allsl ^ il Becquerel noa rallento dalle sue delicate ricerche di elet- trochimica^ lo Zamboni giunse a mettere ijji moto un oro- logio colle pile a secco ; il Belli ingrandi talmente i feno- iiieni delle elettriche induzioiii da ottenerne una macchina che gode parecchi vantaggi sulle maccliine ordinarie, e il Pearseall i-icliiamo ed ampiamente illustro la proprieta , forse dimenticata , che possiede T elettrico di comunicare ai corpi la fosforescenza e il coloramento. La teoria del magnetismo fece acquisto di preziose osservazioni per opera massimamente dell' Humboldt e di Duperrey. La nieteorologia ebbe dal Fusinieri nuovi fatti per assicurare il trasporto di inaterie ponderal)ili nelle folgori. E Tacustica va oguora debitrice al Savatt di ulteriori progressi , d' intorno alia quale apjjarve pure un eccellentissimo scritto del Faraday nel tempo stesso in cui gli scienziati, rapiti dietro i suoi novelli trionfi , piii non vedevano in lui die lo scopritore delle correnti magneto-elettriche. Segnarono queste di un' impronta veramente brillante r epoca attuale dell' elettrodinamica , anzi della fisica in- tiera ■■, eccitarono a nuovi tentativi i dotti di ogni piu colta contrada ; e dalla nobile gara , in breve tratto di tempo , ne raccolse la scienza abbondantissima messe. — Appena si seppe che quel valentissimo Inglese avea prodotte e ripro- dotte nuove correnti elettriche momentanee coll' avvicinare una calamita ad una spirale metallica , e^oU' allontanarla dalla medesima , e che in un caso particolare ottenuta ne aveva la scintilla elettrica^, che i chiarissimi cavalieri No- bili ed Antinori conseguirono tosto le correnti medesime , e penetrarono tanto addentro neH'argomento, che costrui- rono r ingegnosissima macchinetta donde si ottengono a piacimento le scintille elettriche , destate dall' influenza di una calamita ordinaria ; eccitarono gli scuotimenti nella rana ^ suscitarono le correnti suddette per T influenza del solo magnetismo terrestre, e stabilirono, cogli scandagli alia mano, una teoria di quel famoso magnetismo di rutazione E» ELtMENTl Dl FISIG V. 1>27 the costitniva tiutora un fatto isolato. Ingrandirono poscia gli cflVtti del jiiagnetisnio terrestre , impiegaiido gigante- sche spirali del diametro di dieci in dodici piedi. E frat- tanto il Dal-Megro a Padova nioltiplicava gli efl'etti delle calpiiiite, facendo concorrere Tazlone siinultanea di molte di esse sopra altrcttante spirali; il RidoUi a Firenze traeva la scintilla dalle calainite tcuipornrie \ il Marianini a Ve- nezia vedeva gl" indizj della cliiniica azione :; il Botto de- c^oniponeva T accjua a Torino , e lo Zamboni a Verona nuiuerava le vibrazioni del suo micrometro niagneto-elet- trico. — Mentre in Italia ferveva tanto il lavoro, in Francia il Becquerel paragonava anch"' egli le correnti magneto- elettriche coUe idio-elettriche e le termo-elettriche, e, uni- tamente alP Ampere, niodilicava in piii modi il fenomeno foiidamentale. L' Ampere , supponendo cjiianto nel Museo liorcutino si mostrava col fatto, spiegava il magnetismo di rotazione, come si spiegava cola , e, unitamente al Simon, Dtteneva alcune fra le correnti elettriclie , eccitate da altre simili correnti (i). ]Ma il momento piii bello si fu quando il Pixii ricorse ad una calamita s\ poderosa da sostenere cento e piii kilogrammi, ed impiego itn filo della langliezza di ben niille metri , giudiziosamente modificando il gran- tlioso apparato : allora si ottennero e la copiosa decompo- sizioiie deir acqua , e I'intormentimento con raoto invo- lontario alle dita , e 1 segni di elettrica tensione di cui abbiamo fatto cenno lin dal princlpio di questo nostro di- scorso. — Cosi le scoperte delF Ingbilterra davano causa a quelle d" Italia, e le scoperte d' Italia la davano a quelle di Francia. II fisico di Londra pero, se da principio aveva comunicato solo quel poco che abbiamo detto di lui, non si era arrestato a quel poco : egli " ha toccati da per tutto i punti vitali della questione, ed illustrati con tanta dovizia d'esperimenti, che ha poco meno clie esaurito il soggetto. » E noi gli rendiamo la ben dovuta giustizia colle parole stesse di un tale , die T ebbe troppo scarsa da liti (a). (i) Queste correnti, clie forse si potrebbero dire elettro-elet- triclie , sembrano trascurate iu Italia ( veg. Ant. vol. XLVI, p. 69, e Bib. Ital. t. LXVn, p. 189). (2) Noljili, Aiuologia vol. XLVIII, p. 33. — Veggansi aaclie gli Aamdfs de tit. el de phys. luassinianiente alia pag. 404 e se- guenti del t. LI. 228 COrxSO ELEMENTARE DI FISIC.V Tanto si e fatto a quest' ora riguardo ai niiovlsslml fe- nomeni niagneto-elettrici ! Nel tempo stesso anche i loro affini , gli elettro-magnetici , vennero accresciuti , non die illustrati ; nel quale aringo il vanto maggiore fu riportato dal professore Dai-Negro. — Le pile termo-elettriche , per opera de' signori Nobili e Melloni , somministrarono alia lisica un termoscopio di tanta squisitezza , che avvisa del calore naturale di una persona , quantvinque distante ven- ticinque od anche trenta piedi (i): per lo clie si ebbero a scoprire veritii del tutto inattese. Ed altro riniarchevo- lissimo fenomeno , relativo esso pure al calore , venne os- servato dal Rudberg , esperimentando per altra via suUe leghe inetalliclie (2). IV. Troppo lungo sarelibe , se , ad una ad una, tutte toccar volessimo le dotte produzioni dei lislci , clie appor- tate cl furono ultimamente dai giornali scientifici. Pur non di meno ne abbiamo detto abbastanza per dare un' am- plissima prova del calore, col quale la scienza e coltivata ai di nostri , giacclie il destro ci venne di conseguire an- che questo scopo particolnre^ e ne abbiamo detto a dovizia per mostrare quanto rapidamente e con quanta estensione la scienza stessa si vada aggrandendo. Questo suo celere progredire non sia pero di sgomeuto : che , mentre da una lianda essa si va tanto aumentaudo , si restringe , com' e ben noto , dalP altra, sostituendo poche verita sicure a molte rd incerte opinioni , pochi fondamentali fenomeni a molti fatti particolari, e poche leggi generali a molti casi slegati. Cio per altro rende sempre piii grande il bisogno , che sorga di tratto in tratto chi ci presenti gli elementi delta scienza medesinia in quella intierezza , certezza , sempli- cita e generalita che comportano i novelli progressi. Lode (i) I nieno pcriti della flsica potrebbero qui sospettare di esagerazione ; nia uoi ci siauio assiciirati col fatto della sensibilita del terino^iiioltiplicatore , avendo con esse istituite lo scorso au- tiinno lion poclie prove nelle sale e ne' cortili delf I. R. Palazzo di Brera. (2) Tutte le notlzie raccolte in questo paragraPo , anzi in tutto jl presente articolo , sono ricavate dai volumi di questi ultinii ire o quattro anni , spettanti ai giornali seguenti : Annales dea olumie et de pliyoicjue , Annali delle scienze del Regno Loni- bardo-Veneto , Aiitologia di Firenze, Bibliotheque uuiverselle , Poligrafo di Verona, ecc. Cosi questa nota vaiga per molte. KD EI.EMENTI DI FtSTCA. 229 ncUinqne cd encomj ai valorosi , clie alia forte improsa si accingono , e sotto la grave soma non crollano per via. Fra noi, nel Isreve volgere di soli due lustri, si videro appai'ire hen quattro opere del genere di cui parliamo , oltre le ristain|)e di alcnne di esse , ed oltre quelle die pervennero dalla Francia e dalla Gerniania , di qualcuna delle quali se ne pubhlico pur anche la traduzioiie. II pro- fessore Raaieri Gerbi di Pisa , il Jjuon volere agglugnendo al valore , segui prontauiente i i-ipetuti inviti di qnesto Giornale , ed auiplio i suoi Elementi di fisica , pul^lilicatL nel 1818, riducendoli ad un Corso elenientare conipleto di cinque voluuii \ il professore abate Scina di Paleriuo stampo in seguito gli Elementi di fisica generale e quclli
  • ELEMENTI BI FISrC\. a3l anclie possono esigorc die vengnno esposte altre dottrlne, clie coinuneinente si ritengono apparteiiere a scienze dif- ferenti. In proposito di che potiemmo fermarci a discn- tere alcune qnestioni , die forse interesserebbero da viciiio r educazione della gioventu. Ma troppo ne preme di par- lare di una causa , la quale neir atto che e molto efficace a promuovere una continua riproduzione di Corsi, e quella altresi , die piu d' ogni altra ne porta alia disamina delle opere , di cui dobbianio occuparci. La sonima moltiplicita dei fenomeni fisici e la somma loro varieta fanno si , die gli slessl si prestino ad essere classificati e collegati fra loro quasi in altxettantl modi cpiante sono le nienti , die ne sanno afferrare T insieme : quindi ciascuno lia un punto particolare , dal quale va- glieggiare il magico inti'ecciamento , con cui la natura an- noda i detti fenomeni :, e quindi moiti sentono la nobile brama di condm-re altrui alia A'etta medesima , donde a conteniplarlo son usi. Nostra prima cura sia dunque il ri- conoscere sotto quale aspetto si rappresentano V insieme della fisica i due scrittori ultimamente nominati. VI. II Gerbi divide, com' e di costume, tutta la fisica in due parti : comprende la prima le dottrine generali del moto e deir equiliJjrio , e la seconda tutti i riinanenti fe- nomeni. Entrambe sono precedute da AMrle notizie preli- minari , ove trovansi le tre rinomatissime regole di Newton e parecdiie defmizioni. La prima parte e divisa in due sezioni. La prima di esse comincia colla chiara esposizione delle principnli pro- prleta generali dei corpi , T ultima delle quali, la mobilita, sdiiude la strada all' autore a trattare del moto. Esami- namlo poi cio che appartiene alPazione contemporanea di piu forze , egli tratta della composizione delle forze stesse, venendo in sul finire a tali considerazioni , che lo condu- cono il parlare dell' eqixilibrio , premessa pero prima , in modo assai semplice , la dottrina dei momemi. Termina il capUolo a questi destinato colla didiiarazione del prin- cipio delle velocita virtuali , cui tiene dietro V altro del d'Aleuibert. — Stabiliti cosi i priiicipj fondamentali della statica e della dinamica , espone 1' egregio professore le dottrine de' centri di gravita , e quelle relative alia stabi- lity dei corpi , al moto verticale dei gravi , alia loro di- scesa lungo i piani inclinati e le curve , ed al movimento 232 CnK=;0 ELFMENTABE DI FieiCA. del pendoll. E , progredendo piii iiinanzi , parla delle tra- jettorie e del moto curviliiieo , prendendo particolarmente in considerazione le forze central!. — Chiudesi per tale nianiera il prinio volume. La comunicazione del moto e r argomento che ci si presenta tosto nei susseguente. Ven- , gono dopo le dotti'ine del movimento di un sistema di corpi , coir esposizione dei principj piii generali della mec- canica , ed havvi nn cenno del moto relVatto. — Le pre- messe dottrine servono ad esporre la teorica della gravi- tazione universale;, il clie fatto, parla 1' autore delle mac- chine in generale e delle forze ad esse applicate , intrat- tenendosi riguardo alle semplici , dalle jjroprieta delle quali raccoglie utili conseguenze. Passando poi dall" astratta con- siderazione delle dette maccliine alia concreta, tiene calcolo deir attrito e della rigidezza delle funi , e considera le stesse nello stato di moto. Molto piii breve si e la seconda sezione , che , divisa in due capitoli , tratta dell" equilibrio e del moto de' fluidi. Nel primo di essi si coglie occasione di esporre i fenomeni di capillarita , e dagli areometri si fa passaggio alle mac- chine idrostatiche , vale a dire, al harometro ( di cui per ora non fansi che poche parole) ed alle trombe. Nell' al- tro trattasi dell' egresso dei fluidi , con applicazioni ai la- ghi , e le relative considerazioni altre ne portano concer- nenti al moto delle acque per gli alvci e pei condotti. Si termina coll' urto e le resistenze dei fluidi contro i solidi, e con un cenno della teorica dei fiumi e delle macchine idrauliche. Servono d' introduzione alia parte seconda i principj di filosofia chimica ed altre somiglianti nozioni. Essa parte poi e divisa in dieci capitoli, gli argomenti dei quali sono i seguenti. — i.° Del calorico. £ qui trattasi primieramente della proprieta di quest' agente di dilatare i corpi e di far loro mutare lo stato di iisica costituzione ; indi della sua facolta riscaldante , della sua propagazioue , e del ca- lorico specifico. Viene in seguito la combustione , e 1' autore da compimento alle considerazioni che la risguardauo, sta- bilendone i rapporti colla resjjirazione degli animali, d' in- torno al calore dei quali lia colta anche precedentemente occasione di dire alcun che. — • 2." DeW clcnricismo. Premesso un cenno d" intorno ai varj metodi per eccitare I'elettricita, viene tutto cio che v' ha di piii fondaraentale risjietto alia r.D ELEMENTI DI FISIC.X. 233 stessa <, 11 clie conduce naturalmeiite alle elettriche atuio- sfere ed ai fenomeni die ne dipendoiio. E , delte queste cose spettanti all' elettricita artificiale , si fa carico Tautore tlella naturale ;, di qiiella cioe di alcuiil pesci e di quella deir atmosfera. — 3." Del gah'cmismo. Sotto questo nome si comprendoQO i fenomeni dell' elettricita di contatto. Esposti gli elFetti delle pile principal! , si ritorna ai pesci elettrici per ispiegare le scosse die danno ; indi si parla delLt pila a secco , della pila binaria , e della secondaria del Ritter. — 4.° Del niagnetisrno. Comiiiciano il quarto volume le proprietix delle calamite , e i metodi di ottenerle artiticial- niente , fra i quali liavvi pure quello dipendente dalP elet- trico. Poi seguono i fenomeni elettro-magnetici dell" Oer- sted , gli elettro-dinamici dell' Ampi're , del De la Rive , e del Faraday , ed i termo-elettrici del Seebeck. — 5." Dei fluidi elastici e particolarmente dell' aria. Le prime cose val- gono a completare le cliiiniclie nozioni indicate di sopra , neir atto die dispongono lo stitdioso ad intendere 1' ana- lisi deir aria atmosferica. Di questa se ne stabilisce poi il peso , esponendo le famose esperienze del Torricelli , e pero la costruzione , I'uso e la teorica del barometro i e r elasticita , venendo a dire della macchina pneumatica. I vapori, come quelli die sempre nuotano nell' atmosfera, sono presi in considerazlone in questo luogo ; e , riguardo ad essi , si tratta della loro forza elastica e dell' umidita deir aria, facendo conoscere I'igrometro. — 6." Dell' aequo. L'acqua esiste in tre stati ,, Uquldo , aeriforme, e solido, e in questi tre stati A'iene considerata distintamente. Se ne fanno conoscere le fisiclie e chinaiche doti principals Par- lasi deir eboUizione di essa , della forza espansiva de suoi vapori, e delle macchine messe in movimento da questi. Si accennano ancora i vapori dissemlnati nell' atmosfera :, poi si discorre della formazione del glilaccio , e cliludesi col ritorno di esso alio stato liquido. — 7.° Del suono. Questo viene esaminato primleramente dall* autore nel corpo che r eccita , e pero egli parla delle vibrazioni delle corde , di quelle delle membrane, de' fluidi elastici, e de' corpi ri- gid). Secondariamente nel mezzo per cui diffondesi : e qui dice della sua intensita alle diverse distanze , dell' attitu- dine ad essere riflesso, e della velocita con cui si propaga. In ultimo luogo nell" organo su cui agisce : e descrive brevemente quest' organo , non che gli stromenti atti a 234 GORSO ELEMENTAUE DI FISICA rendere plii energica la sensazione in lui prodotta ; applies le cose prcmesse alia spiegazione dell' eco , e fa conoscere r organo della voce umana. — 8.° Delia musica. Fin qui si e considerato il suono in nn modo generate : or ecco la scienza delle relazioni de' suoni successivi e contempo- ranei , considerati nel nostro sistema diatonico e nei di- versi sistemi dei Greci ; ecco la teorica deirarmonia, della modnlazione , del teniperamento e delP accompagnatura ; ecco i fondamenti de'sistemi di Ranieau e di Tartini. — c).° Delle nicteore. L'altezza delF atmosfera e la teniperatura della medesima sono le prime cose trattate in questo ca- pltolo ; vengono in segnito i venti , il fulmine , le bolidi e le meteoroliti , le stelle cadenti e quelle di S. Elmo , i fuochi fatui ed i lanihenti , e le aurore boreali ^ 2:)oi le meteore acquee , ossia la nehbia , le nuvole , la jjioggia , la rugiada , la brina , la neve , la grandine e flnalmente il turl)ine o la tromba. — lo." Soggetto del decimo capi- tolo si e la luce : esso occupa tutto il quinto volume , ed e diviso in due paragrafi. Si comprendono nel primo i principali fenomeni della luce : la sua diretta propagazlone, le interferenze , la rifrazione , la dispersione e la doppia rifrazione ;, poscia le ombre , la riflesslone , gli accessi di riflessione e di trasmissione , la colorazione dei corpi e la tliiTrazione ; viene in segnito la polarizzazione , e termi- nano il detto paragrafo le cose spettanti all" occhio ed alle maccbine otticbe. L' altro tratta della natura della luce , e pcro delle ipoLesi die la risguardano. Delle principali ipo- tesi si e T autore fatto carico anche rispetto agli altri agenti calorico , eletU'ico e niagnetico ; ma di queste par- leremo altrove. VII. Yeduto il piano del professore Gerbi , dobbiamo adesso rivisitare le stesse regioni onde vedere ancbe quello del professore Scina. Questi per altro ci condurra per istrade abljastanza diverse, per non trovarci troppo so- vente costretti a ricalcare le orme gia impresse. Danno cominciamento alia fisica generale tre capi , i quali non sono riuniti sotto alcun titolo complessivo : si espongono in essi alcune proprieta generali dei corpi, le prime nozioni concernenti al moto ed alle sue leggi , ed il principio del parallelogrammo delle forze. Dopo cio co- mincia la statica , ove T autore imprende a trattare dell'e- cjuililjrio di un sistema di corpi , facendo poi alcuni cenni VT) rLFMrNTi rn FISTCA. 235 irintorno ai momentl e d" intorno alle celeri(;i virtuali. Come c.aso parlUoIare tleir equilibrio prcnde in oonsidora- zjone il centro di gravlta del corpi ^ indi passa alle mac- chine seniplici e composte ; le quali , perclie vengono messe in moto dagli agenti meccanlci, lo conducono a parlare di alcuni dei raedesimi. — Continuando le dottrine dell' equi- librio, passa il pi'ofcssore Sclnh all" idrostatica : c pero alle leggi d' eqniliiirio dei llquidi , alle lore pressioni contro il fondo e le pai'eti dei vasi, e contro i solidi in essi imniersi. E qui jiongon terniine a questo particolare trattato diverse appllcazioni , delle quali , a dir vero , ne pajono troppo estese quelle die spettano alP arte di livellar.e , ma per riguardo agli areometri riteniamo nol pure che convenga ad un libro di fisica il sofFermarsi alquanto. — Siamo alia dinamica. L' autore tratta primieramente delFurto dei corpi o del nioto di nn corpo , spinto da un impulso che non passa pel suo centro di gravita , venendo in seguito ad occuparsi degli ostacoli che oppongonsi al moto dei corpi e dclle raacchine , non esclusa la resistenza dei fluidi. Le forze continue danno argomento alia parte seconda della stessa dinamica, eve studiasi particolarmente 1" azione della gravita , considerandola specialmente nella caduta vertlcale dei corpi , in qnella lungo i piani inclinati , e nel movi- mento dei pendoli. La terza ed ultima parte e destinata al moto composto : si parla in prima de' projetti e del moto circolare ; indi si discorre del movimento In una curva qualuncpne , e partlcolarmente in una delle coniche. Diboscato per tale maniera il terreno , e spianata la via (per servirci d'una frase deirautore) imprende quest! la spiegazione dei fenomeni celesti, 1" insieme dei quali co- stituisce cio ch' egli chiama la fisica celeste , che da Ini vien divisa in tre parti : racconta nella prima i moti ap- parent! del sistema planetario ; nella seguente li riduce ai reali , stabilendone le leggi ^ e riserba T viltima alia causa pfroduttrice dei movimenti medesimi , vale a dire , alia generale attrazlone , ponendo fine ad un tempo a cio che la risguarda, alia fisica generale, ed al secondo tomo del- r opera. AI primo aprire il terzo volume s' Incontrano alcnne poche nozionl d' intorno alle aftinita , insieme a parecchie considerazioni risguardanti i fenomeni capillari. Occupano quest! due capi il vestibolo che introduce al trattato degli 236 COUSO ELEMENT ARE DI FISICA. imponderaljili, fra i quali si presenta tosto la Ince. La sua diretta propagazione porta V autore a parlare delle ombre e della diffrazioue , contemporaiieamente alia quale espone il priiicipio delle interferenze :, in seguito fa conoscere le proprieta della luce riflessa e rifratta ; dopo di che lo in- trattengono la dispersione di delta luce , gli anelli colorati , i colori dei corpi , la doppia rifrazione e la polarizzazione ; e termina favellando della visione , e quindi delF occhio e degli ottici stromenti. — AH'ottica tlene dietro il calorico. E in primo luogo si fa carico F autore della facolta di quest' agente di dilatare i corpi , come pure del calorico specifico di questi , venendo poi ai cambiamenti di state fisico dei medesinii ed al calorico clie in tali passaggi di- Venta liljero o latente. La propagazione dell" ente di cut parliamo porge materia ad altri due capi , coi quali fjnisce il presente breve trattato. — E molto piii esteso il se- guente delF elettrico , come qucllo , fra le altre ragioni , che in se comprende anclie quanto spetta al magnetico. L' intero trattato e diviso in tre parti , la jirima delle quali ( elettricita per istrofinio ) clilude il terzo tomo del- r opera ; la seconda e destinata all" elettricita per contatto , ove si distinguono gli efFetti degli elettroniotori in elettrici ( die noi diremmo fisici ) , fisiologici e chimici ; nell" ultima si tratta della reciproca azione de"fili conduttorl , dell" azio- ne esercitata su questi dal glolso terresti'e e dalle calamite, non che dell" azione che su queste esercitano i fili mede- simi. Gli ordinarj fenomeni magnetic! , e il magnetismo terrestre terminano questa parte clie viene seguita da una breve conclusione relativa ai cosi detti fluidi imponderabili. Tutto quanto si e detto riguardo a questi costituisce il preambolo alio studio delFatmosfera, e dei fenomeni che avvengono in essa. La macchina pneiunatica conduce a riconoscere le principali proprieta fisiche e chimiche del- r aria atmosferica ; e queste cose sono seguite da cio che risguarda lo stato igrometrico dell" atinosfera , la sua tem- peratura, 1" elettricita sua, e gli stromenti atti ad indicare le affezionl , alle quali va essa soggetta , vale a dire il barometro, Teudiometro, Tatmometro, Tigrometro, il fo- tometro (del termometro se n' e gia parlato), 1" etrioscopio e 1" elettrometro atmosferico ^ indi vengono i fenomeni at- mosferici , distinti in meteore lucide , meteore acqiiee , e A'enti. Slccome poi Taria e 1" ordinario veicolo del suono ; ) I ED ELEMENTI DI FISICA. 287 per questa ragione in seguito alia medesiaia si paria del- Tacustica, consideiando la foriiiazioiie dei suoni , la loro propagazione ed intensita ; la loro riflessione e la compa- razione dei niedesimi. Ed al trattato delParia tiene dietro tjnello deir acqua , la quale viene esaminata ne' varj suoi stati di (isica rggregazione, nello sgorgare clie fa dai vasi, e nel suo iiioviiuento pei condotti e pei canali. Con questo tennina 1' opera. VIII. Riniane adesso che si esterni il nostro giudlzio d'' intorno a siffatte nianiere di ordinare i fenomeiii dalla iisica contemplati. Memori di quelle idee, alle quali fummo educati nell'il- lustre scHola di Pavia , noi siamo d' avviso che sia piii d' ogn' altra fdosofica tpiella distribuzioiie , nella quale i fcnomeni A'engono classiiicati a norma della causa, da cui dlpendono principalmente , e nella quale le diverse cause sono prese ad esanie colla successione che viene indicata dai loro reciproci legami , incominciando dalla piu gene- rale. Precedano adunque , in via di prolegoineni , le prin- clpali proprieth general! della materia , e le dottrine fon- dameatali dell' equilibrio e del moto ; e poi seguano tutti que' fenomeni che dipendono, piii che da ogn' altra causa, ilaU'attrazione , distinta in universale e molecolare. Ma quest" ultima non e mai libera nella produzione de' proprj efFetti : che, poderosissimo antagonista di lei, respinge il calorico le materiali molecole da quell' avvicinamento, cui fortemente essa le chiama, muta continuamente il volume dei corpi, e li fa passare dalP uno all' altro stato di fisica costituzione. II calorico per conseguenza occupi il posto secondo^ e le sue tante relazioni colla luce portino a trat- tare poscia di questa (i), riserbando in ultimo 1' elettrico , promiscuamente al quale si parli pur anche del niagnetico , come vogliono le moderne scoperte. Ben sappiamo che , cos\ procedendo, alcune poche dottrine farel)bero divertire (jualche volta dai rettilineo principale sentiero. A toglier jier allro un simile inconveniente non abbiamo che a rac- cogllere giudiziosamente e parcamente in apposite appen- dici silTatte dottrine : tale sarel)be il caso dell' acustica, che (1) II L-liiarissiuio professore Configliaclii suole anzi iiitroiiiet- terc alcune parti delP ouica a quelle del trattato del ca'orico , faccado precedere la propagazione tli (jucfeio da quella d^lU luce. 233 COKSO ELE.MENTAKC Dl FiSIC\ verrebbe in seguito a quanto si riferisce alia coesione , come quella che intiei-amente dipende dall' elasticita dei corpi; e tale sareljbe il caso della meteorologia, la quale, a guisa di uii gran corollario , starelibe in ultimo atfatto , come quella , che per la vaiieta de" fenomeni clie in se racciiiude , abbisogna di pressoclie tutta la fisica. Premessi questi principj , ognun vede come non possia- mo pienamente concordare col valente professore di Pisa. L' acqua non e clie uno speciale soggetto , sul quale ope- rano gli agenti della natura nominati di sopra : e pero la pill parte delle sue proprieta considerate nel 6." capitolo, insieme alle analoghe di ogni altro liquido , vanno , a parer nostro , collocate nel trattato del calorico. L' aria e dessa pure uno speciale soggetto , e non deve quindi occupai-e un posto simile a quelio dalla luce occupato. La luce stes- sa , coUocata in seguito alia meteorologia , rende questa difettosa , non potendo in se comprendere le meteore che da quella dipendono. E cosi dicasi delle altre conseguenze che derivano dal confrontare coi nostri pensamenti il piano seguito dal Gerln. Se pero questo non ne sembra il mi- gliore , non pretendiamo di non riconoscere in Ini la pos- sibilita di servire ad una buona istruzione. Qualche dubbio abbiamo piuttosto riguardo al piano dello Scina. II professore di Palermo crede di ridurre la scienza ad un ordine stabile e certo, e di tutti collegare i fenomeni, raccogliendoli sotto le tre classi di fenomeni celesti, atmo- sferici e terrestri ( p. LXXVi ). Per tale maniera il luogo , in cui avviene un fatto , sara quelio che gli assegnera il posto che deve occupare tra gli altri , e non P indole e la natura sua propria. Di modo che importera poco , ad esempio, che la scintilla elettrica ed il fulmine non difi'e- riscano che in grandezza ed energia : essi saranno fenomeni da riporsi in classi distinte , perche avvengono in luoghi diversi. Se non che per fenomeni terrestri intende pro- priamente lo Scina le vicende e le rivoluzioni prodotte sulla superiicie del nostro globo dagli agenti luce , calorico , elettrico , atiiiosfera ed acqua (p. LXXXlv). Ma siccome lo studio di queste ad altre scienze si addice , cosi P autore non vede nella lisica che due grandi trattati , il sistema del mondo e le meteore. Le dottrine delF equilibrio e del moto sono i preliininari al priiuo di cssi ^ quelle degl" ini- ponderabili lo sono al sccondo ^ e questi . unitamente FD KLEMENTI DI FISICV. 20() air atniosfera ed all'acqua, servono d-introduzione alia geo- grafia fisica, all' idrografia ed alia geognosia. Cosi le fonda- nientali nozioni di lueccanica o saranno manchevoli per una buona istnizione, o conterranno precetti iniitili rispetto al piano prescelto ; 11 corpo principalissimo della iisica par- ticolare , oltre al presentare ancli" egli un simile inconve- niente, non sara piii clie un gran lemma da premettersi ad un grande problema , clie poi non puo sciogliersi che in plccola parte ; e dalla Iisica generate verra estirpata r idrodinamica per metterla sul limitare di scienze , alle tjiiali non dobbiamo accostarci. IX. Potremmo dire alcnne cose anche sugli appiglia- menti, talvolta troppo minuti , coi quali si attenta quest" ul- timo autore di unire fra loro i parziali trattati. Ma piu del niodo con cui gli stessi si van connettendo , importa il coUocamento delle rispettive loro parti. Oltre di che riesce pure di non lieve interesse , che tutte le parti del- r opera conservino certa proporzione fra loro. La discus- sione per altro di siffatte cpiestioni ne condurrebbe ad al- cune particolarita , e noi ci siamo proposti di riserbare tutte le considerazioni spe'ciali per un articolo secondo. G. Besti Ferrari. 240 APPENDICE. SCIENZE, LETTERE ED ARTI ITALIANE. LETTERATURA E BELLE ARTI. C. Plinii seciindi historia naturalis ex recensione Har- DUINI , et receiitiorum adnotationibus. Tomi VII ct VIII. — Augusta: Taurinorum, i832, typis Jo- sephi Pomba, in 8.° P. Virgin Maronis opera ex recensione Chr. Gold. Hcyne , recentioribus Wunderlichii ct Ruhkopfii curis illustrata. Tomus qucatus. — - Ibidem, 1882, in 8° Oono questi i volnmi XGV XCVI e XCVII di quella pregevolissiina coUezione, clie nol abbiamo piii volte com- menclata , e clie a vantaggio degli studiosi ed a gloria del Piemonte e deir Italia tutta meriterebbe d' essere su- periormente inccraggiata , tanto piii cli' essa formerebbe un liuon fondo, come dicesi , o un buoii nocciwolo librario in tutti gli stabilimenti d' istruzione. Ci sia permesso in questo Inogo T arrestarci un istante sopra il Plinio , del quale abl)iaino appunto alle niani due grossl volumi. Aveva fors' ella T Italia , in mezzo a tante edizioni in essa ripe- tute e a tanti commentarj , un Plinio perfetto , un Plinio compiutamente illustrato , un Plinio sul qual potessero gli odierni naturalisti istituire un confronto tra le antiche e le moderne dottrine, senza clie piu loro rimanesse alcitna cosa a desiderare ? No certamente ^ e i benemeriti editori torinesi ce 1' hanno dato, ed banno posto per questo a contribuzione le opere de''piu grand" uomini de'nostri tempi, dei Cuiier, dci Desfonuiines , degli Ajasson de Grnndsagnc , dei Geoffioy S. Hilaire , degli Schneider., ecc. In questo modo il signer Pomba pi\o vantarsi di avcrci fornito un API'. BIBLIOGRAFIA ITALIANA. 241 Plinio quale ci abbisognava. E appunto per T imponanza delle aggiunte che si sou fatte ad un classico tanto prezioso , quanto Ijisognevole d'Hlustrazione, non riesclra forse discai-o il vedere In-evemerite indicate le cose piii notabili che si pre- sentano tra le dicliiarazioni addizlonali di que' due volumi. II tomo VII contiene i libri Pliniani dal XXI al XXVII inclusivamente corredati dalle solite note perpetue ; ma dope il XXI trovansi tre curiose dissertazioni sotto il titolo di Excursus , la prima sulle viole degli antichi , la seconda sui low asfodeli , la terza sul nepente di Omero. I nostri fioristi non saranno scontenti di vedere che sotto il nome di viole degli antichi si parla di quelle che formano in alcune stagioni V onore de' nostri giardini , cioe delle rosse o purpurea, delle gialle o lutee, e delle bianche. Nella dis- sertazione si distinguono le A'iole odorate che gli antichi supponevano trovate dalle ninfe Jonie intorno alle sorgenti del Citero nell' Elide, e il cheiranto annuo, forse il cheiri degli Arabi , da alcuni detto leucoio vemale. Si descrivono pure gli asfodeli degli antichi , i di cui caratteri trovansi in gran parte nell" odierno asfodelo ramoso ; e riguardo al nepente di Omero , dopo una lunghissima discussione non e ben chiaro se quel farniaco consistesse in itn vegetabile ( che potrebb' essere la centaura minore , la buglossa , il the verde dei Cinesi , o 1' atropa mandragora ) o pure in una pietra, in una gemma che si ponesse nel vino, o final- mente nel vino solo , prescritto ad Elena come corroborante ed atto a cacciare la tristezza ; e questa e forse V opinione pill jirobabile, coUa quale non si abbandona il testo Ome- rico, opponendosi soltanto il detto di Plinio, che ne parla in proposito della celel:)rita delle piante egizie. — Nove dissertazioni sono pure aggiunte al libro XXIV della storia del naturalista Romano : la prima versa sul cocco e su le galle , e strano riesce che i dottissimi spositori non abbia- no fatto osservare , che il cocco , o il grano bafico , o il kermes , era anch" esso una specie di galla , il che note non era a Plinio. La seconda versa sul galbano , gomma che a noi A'iene in grani o in lagrime , e che quasi e bandita dall* odierna farniacia ; la terza suW animoniaco , o sia su la gomma ammoniaca; la quarta su lo stirace, o storace , derivante dalP Altingia excelsa , la quinta del fico detto chamaepites che gli antichi amministravano in pillole come purgative agl' idropici ; la sesta della resina e della Bibl. Ital T. LXX. 16 24a APPENDICE. pece, derivante dal Pinus larix di Linneo o dal Larix euro- p(na deH'orto parigino, o dal Finns picea e daW Abies taxi- folia deU'orto medesimo, come pure dal Pinus silvestris di Linneo e dal Pinus maritima di Lamark. Bella e pure la dis- sertazione sul mastice, clie Plinio non conobbe se non come lagrime del lentisco, Pistacia lentiscus di Persoon, terebinto di Jussieu , che non trovasi nella sola isola di Chio, come credette il Belon, ma in tutta I'Europa meridionale ^ bella la dissertazione che segue su V acacia, o sia su la gomma arabica , nella quale i moderni hanno scoperta una nuova proprieta medicinale , quella cioe di agire come fortissimo emolHente. L' ultima dissertazione aggiunta a questo libro Versa su la sarcocolla , sostanza difFerente dalla gomma , che contieue pero gomma e prlnclpio zuccherino, e deriva dalla Penaca sarcocolla di Linneo , crescente nell" Etiopia , al Capo di Buona Speranza , e fors' anche nella Persia. Quella sostanza e attivissima per corrodere le carni guaste delle ulceri, e quindi si ritiene come cicatrizzante; i mo- derni chimici rico'noscendovi un principio saliiicabile , ne hanno tratto la sarcocollina. — Due dissertazioni veggonsi pure aggiunte al libro XXV Pliniano , e nella prima si tratta deir elleboro , nella seconda della mandragora. Alle specie di elleboro menzionate da Plinio, molte dai moderni se ne aggiXingono , oltre i surrogati che si propongono all' elle- boro vero, cioe il verde, VAgonis vernalis, malamente detto elleboro di Ipocrate , VActcea spicata , il TrolUus europoeus , VAstantia major, e VAconito napello , pianta velenosa. Si disputa pure se gli anticlii confondessero il nostro elleboro col nostro veratro, e specialmente col Feratrum album. Sem- bra piu verisimile, che gli antichi conoscessero T elleboro orientale , che anche a' giorni nostri produce i nicdesimi efFetti da essi indicati. La mandragora degli antichi era VAtropa mandragora di Persoon, di cui si conoscono due spe- cie o due vai'ieta , che diconsi jiiaschio e femmina. Cessata e la celebriia di cui godeva questa pianta presso gli antichi, e i moderni vi hanno sostituita la belladonna. — Quattro dissertazioni veggonsi finalmente aggiunte al libro XXVI , la prima del Labdano , che in oggi alle femmiiie greche serve per dare buon odore alle niani , preparato in glo- betti, o colPambra, o anche solo; la seconda dcW ipocisti o ipocistide, derivante da una pianta dello stesso nome, co- mune nell" isola di Cretan la terza dell* euforbia , detta ora BIBLIOGU.VFI-V ITALIANA. 248 officinale o degli antichi , che i savj inedlci vorrebboao pro- scritta come velenosa ; la qiiarta della scamonea , succo concreto derivante dalla radice del convolvolo siriaco , o dalla scamonea siriaca, per cui la migliore si reputa quella che viene da Alej^po. II tomo VIII contiene i libri Pliniani dal XXVIII sine al XXXII, e a questo pure sono aggiunte sei dissertazioni, delle quali la prima versa su gl" insetti detti buprestl , rigaardati dagli antichi come antidoti a' veleni. II Latreille negli AnnalL del Museo , contro il parere di Geoffroy e di Camus , ha crednto di riconoscere i bupresti dei Greci e dei Latini nei nostri meloe- Importantissima e la seconda dissertazione , nella quale con molta chiarezza si espongono gl' incunabuli della medicina , e tutta la storia della me- desima presso gli antichi. Si vede la genesi di quella scienza o di queU'arte, nella necessita medesima, nella infanzla delle societa, poi si ravvisano le prime tracce della istruzione me- dica nei sacerdoti greci, Tinsegnamento di queU'arte nelle scuole filosofiche , la scuola d'' Ippocrate , la scuola filosofica di Platone , quella di Aristotele , quella celebre di Alessan- dria; pill tardi trovasi I'insegnamento della medicina pres- so i Romani. La terza dissertazione si aggira intorno al sale pill, coinune , de vulgariore sale , che noi direnuno sale di cucina, o muriato, o cloruro di soda, e in cjviesta, illustran- dosi le parole oscure di Plinio , sal omnis aut fit , aut gi- gnitur , si fa vedere da quante materie si estragga il sale, e quali sieno le principali miniere di sale mariao, delle rupi o delle fontane , come pure si parla della loro esca- vazione , della fabbritazione e degli usi del sale marino. La quarta versa sul nitro , o sia sul nitrato di potassa , e vi si parla della formazione naturale di quel nitrato , delle nitriere artificiali , delle nitriere coperte , di quelle esposte air aria libera , finahnente dell' estrazione del nitrato di potassa dai materiali che contengono nitro e della sua pu- rificazione. La quinta ha per soggetto la torpedine clettrica, e siccome il signor iloquet nei dizionario delle Scienze Na- turali, parlando della torpedine detta di Galvani, come pure la torpedo marmorata di Risso non fa menzione se non che di quelle del Mediterraneo , noi aggiugneremo che essa e la torpedo rriarmorata di Risso, abitano anche nell" Adria- tico , e veggonsi frequentemente sul mercato di Cluoggia , ove si ritiene come buon commestibile. La sesta ed uliuna 244 APPENDICE. dissertazlone versa sul callionimo o uranoscopo , che e un pesce di scoglio , detto prete dai Genovesi , e sovente con- fuso coi gobj. II IV tomo di Virgilio non contiene se non clie Tiadice in Sga pagine, 11 che prova la diligenza grandissima degli editori e Y incessante studio loro , perche comoda e frut- tuosa riesca la lettura del Classic! latini da essi pubblicati. Le lettere di Caio Plinio Cecilio secondo recate in italiano da Giuseppe Bandini con illustrazioni e il testo latino a pie di pagina. Tomo secondo. — Parma, i833, dcdla stamperia Rossetti, in 8.° £ il solo primo fascicolo del tomo a.°, di pag. 192. Neir annunciare i precedenti abbiamo gia detto il nostro parere intorno a questa per molte parti lodevole tradu- zione , della quale non faremo maggiori parole che ad opera terminaia. Di Vittore Hugo e del romanticismo in Fvancia. Giu- dizj ed esempli raccolti da C. Cantu. — Milano , febhrajo i833 , prcsso V Editore delV Indicatore ^ un volume in 12.° pic. di pag. 2 3 7. Lir. 2 ital. Questo libro ha 1' unico scope di far conoscere Vittore Hugo , e di mostrare quale e quanto ne sia T ingegno e quante e di qual pregio ne siano le opere. Esso in gran part€ e formato di alcuni articoli nello scorso anno stara- pati nel giomale milanese intitolato Y Iridicatore ; quindi non vi apparisce un regolare disegno , ne vi si trova un metodico procedimento da principj a conseguenze e da dottrine ad esempi, ma si compone bensi di parti disgre- gate, di osservazioni disgiunte, di brani tolti dai varj com- ponimenti di quel celebre capo-scuola. Noi pero crediamo che questo libro sia stato pubblicato con ottimo intendiraento, e che sia opportune ed utilissimo a chiarire alcune idee ancora confuse, ed a porre in luce verita che non possono mai abbastanza essere spiegate e predicate. Come gli Spar- tani , in vece di descrivere ai loro figli con lunghe parole i pericoli e le vergogne dell' ebrieta facevano dinanzi ad essi ballare gl' Ilioti iibbriachi , saggiamente avvisando che BIBMOGRAFIA ITALIANA. 24a plu che alia ragione dovessero qiielli arrendersi alia forza della viva e molesta impressione, cosl il iiostro autore anzi- che convincer gli aniiiii con gravi e magistrali discorrimenti voile persnadeili col presentar loro semplici fatti ed esempli positivi. Percio non facendosi ligio ad alcun sistema , e non lasciandosi dominar da certe parole che esercitano una quasi magica forza sulle menti , 1' autore loda il bene dovunque lo trova , e dove lo scorge biasima il male, quello cosi insegnando a seguire , qnesto ad evltare. Per esempio della maniera da Ini adottata ci piace riportar qui un brano dell' art. 7 intitolato Epilogo, in cui si stu- dia di definire i veri pregi e i difetti reali della poesia del sig. Hugo. Scrive egli pertanto: " La poesia e quanto v' ha di pill intimo in ogni cosa : lo disse Hugo , il quale persuaso come sia lecito ad ognuno aprirsi nuove vie del bello osservo profondamente gli uomini , le cose , gli even- ti : senti , medito : e quinci bellezze e difetti tutti suoi proprj. I saggi che noi levammo dalle sue liriche devono averlo in parte fatto conoscere ai lettori che prima non ne avessero contezza. Ove non e a cercare quel rapido moto che seco irresistibilmente trascina , qual vediamo in Pindaro, Tirteo ed Orazio, quale spesso nel Petrarca , in Chiabrera , nel Guidi , per tacere i moderni : forse la na- tura di sua lingua nol concede. Y'abbondano pero bellezze di primo ordine , continua vita , energia , entusiasmo, pro- fond ita , finezza , verita , stile fecondo di pensieri : Pele- gia non ha forse mai gemuto si teneramente sulle rive della Senna , non mai con tanto vigore si evocarono gli eroi , non parlarono mai si al vero 1" amore o il furore : vlve, rolsuste concezioni, pensieri ed immagini nuove, evi- denti , efficaci ; tu esclami : ecco un poeta. '< Singolarinente tali sono le prime odi : dopo le quali declino a quel triviale che si scusa col nome di semplici- ta ,, ed alia smania del burlesco. AUora addio armonia , addio convenienza di stile: unica legge fu la momentanea fantasia. Ha un bel dire il signor Hugo che su questo pro- posito non concede alia critica il diriuo d' interrogarlo : quando un libro appare al puliblico , e citato al publ3llco giudizio. E questo ritrovo a condannare si nelle liriche si neir altre cose di lui 1" affettazione in tutto fin nella natu- ralezza, P oscurita frequente, la monotonia di chi pizzica seuipre la corda istessa, ripetizioni, Imigagne, interminabili 2^0 APPENDICE. nomenclature , guazzabugllo , bizzarrie , asprezze , annna- nierato sin il bello, soverchia audacla di parole e figure, poco ritmo, smania di rinchiuder in saltanti versi pensieri brillanti e di dar troppo corpo alle idee poetiche , la mi- stura di raffinatezza e di balocchl , di gonfio e di triviale , di neologism! e di arcaismi. Anco disgusta in lui, e in qtiei suoi lo sminuzzamento delle descrlzioni : perche se le mi- nutezze fanno belle le pltture le qiiali colpiscono tutto ad iin tratto , non cosi possono piacere nelle scritture , ove r impressione venendo successiva i particolari sviano dal- I'insieme )i Singolarmente poi ne riesce strano die un' anima tanto sensitiva al bello di natura quando si volge airuomo piacciasi tanto a considerarlo dal lato deforme e fisico e morale. Deh ! chi non si attrista a quelle sconsolanti im- magini dell' inutile , delP atroce , dell' inevitabile patire ? E il cuore dell' uomo e veramente tristo fin a quel segno ' e vero cbe tanto goda di veder gli altri o iniqui o sofFe- renti? Tanta soavita c'e nell'amare, onde noi non invidia- vamo quello sfolgorante ingegno di B^Ton se non sapea portarlo che a gettare un lungo sguardo di dispregio e di disgusto sull' umana razza : anima malata a morte senza fede ne speranza_, che odiando se ed altrui non sapea can- tare che il male, il dubbio , il nulla. Ed egli stesso il si- gnor Hugo disse pure : che la poesia e fatta a consolar r uomo ne' cepjii ; e quando fra le atroci dipinture e i foschi naturali noi gli vediamo scappare certe soavissime pennelliate , ne vien duolo al cuore, avvisando come 1' ani- ma sua lo porti alle soavi emozioni , 11 suo sistema alle feroci. Qual pro ne torna all' autore ? poiche il brutto si esaurisce piii presto che il bello, forse e di qui la tinta uniforme e al fine sazievole delle opere di Hugo: forse e di qui se lo stile florido e pien di gaja giovinezza, rapido, energico, leggiero, elegante delle prime odi e dell' Han d' Islande venne plu e piii sempre contorcendosi nelle opere seguenti. Qual pro ne verra alia societa ^ Tolga Dio che ne' moment! d' impeto a quel suliitaneo popolo suo non tornino funeste quelle immagini rese abituali del delitto e del soffrire! Quanta sapienza in quel primi autori della civilta che chiamarono umane le arti del bel sapere ! » Cosi il sig. Cantii daUa pag. 83 alia 90. E perche dalla concordanza dei giudizj nasce una legittima presunzione BIBLIOGRAFIA ITALIANA. 24- che siano veri e giusti , vogliamo riportar cjui clo che il giornale francese , il Temps, scriveva nello scorso feb- brajo sopra T ultima tragedia data alia scena da Vittore Hugo e intitolata Guido Reui : '• Ecco un fatto che ha dato ai nostri scrittori nn' ampia messe di atrocitk ! Tante oscurita e taati assassiiij meritavano davvero di esser posti sotto gli ocelli del puljblico elegante e raffinato del 1 833. Ecco in che ternuui siamo in Parigi ! Siauio al- r ultima degradazione de" buoui costumi e del buou gusto letterario ! Non ci ricordiamo piii di essere i nipoti di Corneille , di Racine, di IMolierel II teatro manca al vero uflizio suo , quando cessa d' insegnare al popolo la virtii e la civilta : quando fomenta le basse passioni della plebe piuttosto che correggerle e governarle :, quando in somma si diparte dalla ragion civile per cui si reggono gli Stati. Ailora esso e pernicioso , e un sayio governo dee pronto accorrere a porvi riparo. >> Noi diamo sincera lode al signer Cantii j^er aver sa- puto , in mezzo alF agitazione degli spiriti ed al romor delle contese , essere imparziale , ingenuo , moderate, non ardente settario , ne iracondo declamatore , e per aver saputo mostrarsi caldo di amore e di zelo per la sua pa- tria, ma non nrrogante, non ingiusto , non irriverente verso gli altri. Tale dev' essere il nostro contegno in sif- fatti argomenti : rispettare noi stessi, ricordarsi di qual gente siamo e di qual sangue , non avvilire la nostra di- gnita , promuover sempre il culto delle domestiche mtise , che altro non sono che le ispirazloni che riceviamo dal nostro cielo , dall' aer nostro , dai nostri monumenti ; ma rispettare in pari tempo le altre nazioni, e credere che in ogni terra F umano pensiero puo sorgere forte e glo- rioso , e che deggionsi venerar i grand' ingegni , anche quando van pericolando per vie torte ed inusitate. Che se un nobile impeto porta gli animi bennati verso quelle novita , ch' essi per un gentile desiderio o con una molto onorata illusione reputano utile alia causa ed ai progressi deir umanita , in tal caso prima di allentar il freno a questa generosa tendenza devesi osservare se queste novita si accordino coi costumi, colle leggi, colla religione, colla istoria , con tutte le cii'costanze fisiche e morali della ■nazione ^ esaminare se le novita medesime , divenendo popolari , possano avere una titile o dannosa influenza 24" APPENDICE. sulla felicita del popolo, non mal dimenticando che una gran parte di cjuesto popolo e volgo; considerare se cor- rompendosi le nuove lettere, poiche anche le lettere, co- me le altre cose del mondo, si corrompono e si abusano, possa la corruzione o 1' abuso recar nocumento soltanto agli studj , ed estendersi ad altre parti piii vitali del corpo sociale; astenersi soprattutto dalle quistioni di preniinea- za, le quali inutili in se stesse producono per soUto astiose qnerele e parole indecenti. Chiunque trattando delle mate- rie, di cui tratta il libro ora da noi esaminato, procedera con questi avvedimenti e con qneste avvertenze si rendera sommamente benemerito della patria e de'buoni studj. Poesie edite ed inedite di Giovanni Pozzobon tri- vigiano detto Srhieson. — Treviso, 1882, per Qio. Paluello , in i6.° Fol. XII; i pubblicad finora sono VII. Giovanni Pozzobon, die nello scorso secolo ando famoso per le provincie venete col nome di Schieson Trevisan, nacque in Trevigi nel giorno 10 agosto 171 3. Sorti dalla natura un pronto ingegno , un' indole dolce e festiva , e fu uomo di onesti costumi e di modi schiettissimi. Da giovinetto si allogo in qualita di garzone nella stamperia Conzutti di Padova i ma fatto adnlto applicossi alia pwesia e diessi a scrivere versi nel native dialetto , ed a comporre almanac- chi , dei quali imo ogni anno pubblico per 42 anni conti- nui dal 1744 al 1786. Quest" almanacco, oltre alle con- suete notizie comprendeva una dedicatoria , un pronostico suir anno in generale , ed i pronostici parziali sulle stagioni e sulle fasi lunari^ e tutto cio condivasi con argute face- zie e con gioconde novellette. Fortunatissimo era il luna- rio dello Schieson poiche se ne stampavano circa 40,000 copie ^ e quando V edizlone ne fu meglio ordinata e gtia- rentita da un privilegio concesso dal Veneto magistrate dei Riformatori, lo spaccio arrivo sino alle 80,000 copie. Nel- r anno 1766 il Pozzobon prese per moglie Regina Gazzolla che gli par tori tre figli, e con cui visse tranqnillo nella sua patria, finche aggravate da idrepisia manco a' vivi il 10 di luglio del 1785, onde postumo fu 1' ultimo almanacco da lui composto e dopo la morte pubblicate: ebbe dal clero della cattedrale di Trevigi pietose esequie e l' onor di una BIBLIOGRAFIA ITALIANA. 249 lapide. Delia morte del Pozzobon fecero menzione i glor- nali italiani di cpiel tempo ; e parecchi letterati gli lesero favorevoli testimonialize. Fra gli altrl Francesco Boaretti accingendosi a tradiirre Omero in Lombardia invocava la facile musa del Pozzobon : strania in vero e bizzarra idea di avvicinare Omero al Pozzobon , e di formare quasi un riscontro del primo poeta del mondo collo Schiesone di Treviso ! Ma gia , qualunque siano le umane foUie , ognuno resta al suo posto. Abbiamo tratto queste notizle dalla vita di GioA'anni Pozzobon premessa ai componimenti, i qnali comprendere si devono nei dodici volumi della edizione die ora annun- ziamo. Tall componimenti furono per la massima parte stralciati dagli almanaccbi , e sono proprio disjecta membra poetce; onde puo dirsl che qiiesta edizione sia tntta una soluzione di lunarj. Cio porta naturalmente a riflettere , come i tempi e le circostanze , piii che le qualita intrin- seclie , influiscano talvolta sulla fortuna e sullo stesso di- letto della poesia. Quando al cominciar di ogni anno lo Schiesone si presentava al pubblico coU' ampio paiTuccone e colla famosa leggenda , esso era accolto con gran festa dappertutto , e beato si teneva chi primo poteva acquistar r atteso libretto ; e gli uomini della villa si affrettavano a trovare in esso svelati i secret! del cielo , ed i curiosi della citta. quelli del mondo trivigiano, e le comarl e le massaje rallegravano i loro ozj coUe piacevoli rime. Ma ora che quelle stagioni sono passate , e che i casi ed i nomi sono del pari dimenticati , quelle poesie rimasero in gran parte senza scopo e senza signilicato e quindi senza sapore e senza pregio. Infatti nei primi sette volumi che finora uscirono alia luce comprendonsi 194 sonetti, sette epistole dedicatorie , 38 tra iniroduzioni ed avvisi al lettore , 4a pronostici sugli anni in generale e 9 i pronostici sulle stagio- ni ■■, ed ognuno puo immaglnare facilmente qual gusto dar debba questa serie lunghissima di componimenti tutti stam- pati in iila, senza posa ed intermissione alcuna. Non inten- diamo con queste parole di biasiinare T idea di tal libro , poiche non era forse conveniente die una celebrita si dif- fusa, si gioconda , si innocente come quella del Pozzobon si spegnesse senza lasciare di se traccia o vestigio. Cre- diamo pero che un volume, in cui alia vita del Pozzobon 6i fossero aggiunte alcune scelte di lui poesie , avrebbe aSo APPENDICE. bastato a serbare questo vanto municipale di Trevigi e la lieta memoria del suo Schiesone. Ma ristampare tutte in- distintamente quelle poesie , e riempiere dodici volumi di tali inezie e a parer nostro ua esorbitare da ogni giudi- zio e da ogni temperanza , ed un esigere un troppo grave tribute dalla docile amiclzia e dall' amor pixro e semplice che molti portano ai libri. Lettera di Giacomo MoscoNi al cognato suo Spirl- dione Papadopoli. — Venezia, i833, dalla tipo- grafia di Commercio , gr. iii^° Magnifica edizione di soli cento esemplari e questi numerizzati: precede il ritratto del coiite Angelo Papadopoli in bellissima litografia della premiata veneta officina Deye sul disegno di Michele Fanoli. II nobile ed egregio autore di questa lettera tenta di consolare con dolcissiine parole il cognato e per amore fratello suo , cui dalla morte fu troppo prestamente rapito r ottimo padre conte Angelo Papadopoli. Essa tutta quindi s' aggira suUe esimie virtu del defunto :, e tali virtu rap- presentate sono con tanto commovimento e con colori si vivi che il lettore non puo a meno d" ammirarle e di spar- gere una lagrlma suUa tomba deiruoino che crebbe lustro e prosperita al proprio paese , che non senti 1' orgoglio deir opulenza , clie fu modello al saggio commerciante , air utile cittadino , all' affettuoso padre di famiglia. Tale lettera puo ad un tempo considerarsi come una necrologia del conte Papadopoli. Pero fatto ne avremmo volontieri un sunto, se essa pervenuta non ci fosse dopo clie gia conse- gnata avevamo alle stampe la seguente Memoria che ci fu trasmessa alcuni giorni prima , e nella quale iucontransi pressoche le notizie e le lodi medesime. E ben di buon animo diamo a questa luogo nel glornale nostro, destinato a promovere e segnare i progressi della crescente civilta italiana ^ perche alia storia di questa civilta appartiene un uomo che fu del commercio e della patria sommamente benemerito , e il quale morendo lascio di se fama si fatta che , dimenticate le grandi sue ricchezze, non d'akro parla- vasi che della grande bonta sua. BIELIOCRAIIA ITALIANA. 201 Necrologia di Angela Papadopoli. n 7 gennajo i833 fu giorno di sventiua per la piazza mercantile di Venezia , perche in esso alle ore quattro e mezzo poraeridiane cesso di vivere il conte Angelo Papa- dopoli , vice-presidente della Camera di coinmercio di quella citia j uonio altanietite distinto per moke e diverse e tutte operose e tutte ntili qtialita di mente e di cuore. Tali sue qualita lo avevano soUevato a grande riputazione cosi in Venezia , come fuori ^ sicche era egli consultato da molti , venerate da moltissirai , amato poi e riverito da tutti. E tutti lo dimostrarono apertamente quand' egli mori ; che vero , spontaneo , universale fu il dolore che lo accompa- gno al sepolcro. Le estese cognizionl e profonde , die egli possedeva nel fatto del commercio , e in particolare del commercio ve- neto , erano frutto di lunga e assidua pratica , guidata da principio dalle savie istitnzioni di un severo laensi , ma avveduto precettore come fu il suo zio Spiridione; il quale sorreggeva 1' anirao e le prime fatiche del suo alunno con mostrargli nell' avvenire , gia aperto alia itaente sua , il certo ingrandimenio della casa PaiDadopoli. E 11 presagio s' avvero. II conte Angelo non distolse un istante 1' occhio dalla meta , che i consigli dello zio , e poscia gli esempi del padre , gli avevano additata ; trascorse vittorioso le procelle commerciali , che gl' impetuosi a^'V'enimenti degli ultimi quarant' anni avevano suscitate ; e giunse in porto cosi ricco di raerci , che mentre , lui fanciullo , la casa Papadopoli non era nulla plii che un' ordinaria casa di commercio , va adesso annoverata tra le piu forti ditte bancarie d' Italia. ' Tanta grandezza di efFetto, operata da un uomo probo e circospetto com' era il conte Angelo , non poteva avere per causa il solo favore della forluna mercantile. E non r ebbe veramente ; perche nella storia della famiglia Pa- padopoli non s' incontrano di que' fortunosi avvenimenti , che lanciano una casa di commercio all' apice della gran- dezza per cpielle stesse casuali combinazioni , che avreb- bero potato piombai-le nell' abisso della miseria. La soda sua mente domo , a cosi dire , e costrinse ai proprj voleri i capricci dell' incerta dea : egli con rifiiitarne i doui even- tuali , si tenne mai sempre lontano dalla possibilita di do- verne sopportare gli eventual! rabbuffi i rimase contento alle 252 APPENDICE. moderate utillta , ma le voile certe, costanti, moltiplicate « sparse sopra un' ampia superiicie di terreno commerciale- Modello desiderabile certamente da tutti , ma non da tutti imitabile ; perche a seguirlo utilmente vuoisi tale tempera d' intelletto , che possa espandersi sopra mille oggetti di- versi , senza perdere per questo parte alcuna della propria solidlta. / L' ampio movimento commerciale, di cui era principio e fonte la mente operosa del conte Papadopoli, dava vita e aliinento a gran numero di famlglie ; ma a gran numero di famiglie dava pure alimento e vita la sua beneficenza. La quale virtii venne in lui da natura e da abitudine ; perche , redata da' suoi genitori , persone quant' altre mai caritatevoli , fu nodrita dall' indole conforme della mo- glie sua , donna di benedetta memoria , che segno i troppo brevi suoi giorni con opere continue di soccorso e d' amo- revolezza verso i poveri e gli afflitti. L' esercizio di questa virtu, di questo primo fregio ed onore dei mortali, era di- venuto nel conte Angelo un atto per guisa spontaneo del- I'animo suo , die appena o quasi mai appariva agli occhi del pubblico ; ne ad altri face va si noto , che a coloro che ricevevano il beneiizio , o a chi , per forza di circostanze, aveva la lieta sorte di esserne talvolta lo stromento. Nella mente dei quali , e di tutti que' molti che ben da presso lo conoscevano , era giusto e veramente meritato quel ri- spetto che il mondo accorda indistintamente ad ogni pos- sessore di varj milioni. Il conte Angelo Papadopoli fu uomo di bell' aspetto. Dalla sua faccia , immobile talora per distrazione dei pen- siero, traspariva mai senipre una certa quiete dell' anima, e luoita benignita. Ebbe maniere facili e popolarl :, sicche ognuno s' accostava a lui con afFetto e confidenza. Le sue parole non uscivano ne molte, ne chiaramente scorrevoli; perche la concezione delle idee fu in lui piii rapida e pronta , che non fosse la facolta di manifestarle. Rifuggiva da ogni estremo ; nel conflitto delle opinioni preferiva la conciliazione al litigio , quand' anche questo gli promettesse maggiori utilita ^ evitava le discordie , o , insorte suo mal- grado , subito s' adoperava a comporle. In lui non fn mai veduto indizio di superbia ; che anzi appariva mansueto con tutti , e umano e cordiale fino cogl' infimi , solendo ripetere sovente , che nell' avvicendarsi delle situazioni di BIBLIOCRAFIA ITALIANA. :i53 cjiiaggiu, ognuno ha bisogno dl tuttl, e tutti Tabbiamo di ciascheduno. Amo di caldo amoie la sua patria adottiva , alia fjiiale fu utile con 1' opera e coi consigli , amo d"" a- more sviscerato la sua famiglia , nel cui ingrandimento consumo T intera sua vita ; lie fisso mai gli occhi sui figli suoi , senza che una lagrima di tenerezza gli cadesse dal ciglio ; ne v' ebbe per essi cagione di letizia o di dolore, senza die il dolore o la letizia inondasse T aninia di lui. La sua nienioria vivera perenne, e le virtu, sue saranno benedette anche da' piu tardi nepoti. Prlncipj dl canto fermo , ossia Qregoriano , scritti pel chlerlcl d' onore del S. A. I. O. Costantinlano dl S. Giorgio, dedlcato a S. E. il conte Stefano San- vitale dal cappellano Costantinlano G. M. G. — Parma, i833 , co tipi Bodoniani , in 4.'', dl pag. VIII, e 8c. L'autore dl questo libricciuolo ha svelato le sigle del proprio nonie a' piedi della dedicatoria : ove si sottoscrive Giovanni Mattei Garfagnino. Questi principj cl sembrano scritti con chiarezza e proprieta, doti tanto necessarie per un libro puramente elementare come e questo. Vor- remmo pero che T autore avesse curato da per tutto la sintassi , che ci pare disordinata in alcuni luoglii, e, per ispecificarne iino, nel paragrafo 3.° della nota (m) alia facciata 74. Cogli stessi torch j Bodoniani egli ha pur pubblicato, in data del 3o aprile i833 nella medesima forma dell" opera suddetta , una lettera colla quale risponde assai garbata- mente alle obbiezioni fattegli pure per lettera da un amico su i Principj di canto fermo; ed al rimprovero che non e niente di nuovo in questi suoi Principj. Analisl della Unitd d' effetto nella pittura e della iml- tazlone nelle belle artl , del cavallere Bjgetti , opuscolo dlretto ad un suo amlco dcdito alle arti liberali. — Torino, 1827, dalla Stamperla re ale , in 8°, dl pag. iSj. Frezzo ital. llr. 3. L' autore di quest' operetta , la quale non e a noi perve- nuta che da pochi giorni, parterxdo dal principio clie 1' uomo 254 A P P E N D 1 C E. col suo occhlo vuol veder tutto , e veder subito , e che per condiscendere a questa sua naturale bramosia bisogna fargli veder tutto e subito , stabilisce per precetto fondamentale in pittura I'unita d' effetto. Ma ad ottenere quest' unita in mezzo a tanti e si diversi articoU che costituiscono la pit- tura, ei trova necessaria la concorrenza di tutte le unita. di ciascun articolo : pone quindi per liase , che nella pit- tura , r unita d' effetto massima , totale , risultar dee dalla somma di tutte le unita d' effetto parziali. Attenendosi a questo principio imprende ad analizzare tutti gU articoli , ossia le parti tutte ond' e composta la pittura , e per le quali quest' arte colpisce il senso della vista , cioe le con- figurazioni , ed in esse le linee la grandezza il colore , r applicazione delle configurazioni agli oggetti , i mnteriali fisici della pittura e della superficie sopra la quale essi sono applicati , ecc., e ne trae una serie di differenze in se stesse tali a poterne , com' ei dice , stabilire un' unita d' effetto in ciascuna , e dalla totalita di tutte queste ixnita isolate dedurre poi quella massima unita del tutto insieme , cio che lo scopo costituisce delle sue ricerche. Con queste poche idee desunte dall' opera stessa e facile il conoscere la mente dell' autore. Egli con accurata ana- lisi , con raziocinj rapidissimi , isrocedendo sempre da un sol principio, V unita d' effetto, e via via scendendo di verita in verita , di conseguenza in conseguenza, riduce la teorica dell' arte a forme geometriche , ad un trattato puramente analltico. Perclo grande acutezza d' ingegno e profonda filosofia ei dimostra nelle astruse sue indagini ; e quindi noi non possiamo che sommamente amniirarlo. Ma pure chiedergli potremmo : queste astruse e geometri- che teorie saranno poi elleno vitili o si agevolmente ap- plicabili nella pratica' II genio, che e il creatore delle opere dell' arte, trovera esso in queste metalisiche spe- culazicni un sussldio , una guida o non anzi un inciampo, un intricamento contrarlo a quella spontaneita , a quella forza di cui esso si anima e nutrisce , e le opere sue avvi- va ' E chiedergli potremmo ancora, s'egli creda che i grandi maestri della Grecia , ed anche i Leonard! , i Raffaelli , i Tiziani e gli akri piu celebri nostri pittori si antichi che modernl , operato abbiano sulla norma di si fatti ,principj neir esecuzione de' sublimi loro concepimenti per ottenere appunio quella che di fatto ottennero unita di effetto. Percib BIBLIOGRAFIA ITALIANA. 255 Jjramato avremmo ch' egli diiuostrata ci avesse T utilita delle sue teorie con qixalche esempio tratto dalla pratica , coir analisi cioe ili cjualche grande dipintura , dello Spa- simo di KafTaello, deirAssunta del Tiziano, del Giove co- ronato dalle Ore delP Appiani , o di simili altri eccellenti lavoi-i. Che pero tornaci qui a mente cio die a noi me- desimi accadde d' osservare in vin moderno artefice dilet- tante. Costui insegnava dover il pittore studiar quasi ma- tematicamente e col compasso alia mano il tescliio dell' uo- mo , e la nuca e tutte le altre sue parti onde poter esat- tamente rappresentare le varie fisonomie ed i caratteri di- versi : e costui con tali sue dottrine , comeche uomo di perspicace ed altissimo ingegno , non riesci che un me- diocrissimo artefice. L' autore da si fatte sue teorie sulla pittura passa al- r analisi deirimitazione nelle belle arti, coniinciando dalla scultura, e poi via via progredendo alia pittura, all' inci- sione, alia pantomima teatrale, all' arte comica, all' opera in musica, all' arcliitettura , alia musica in generale, e fi- nalmente alia poesia , su tutte discorrendo con idee chia- re , giuste e veramente filosofiche. Definito per tanto che " r imitare per mezzo delle arti e il rendere ai sensi >i r idea d' una cosa con niateriali diversi da qnelli che » formano la stessa cosa, » egli stahilisce per base fonda- mentale il seguente principle: " Se I'imitazione ha luogo » quando i material! adoperati sono diversi da quelli che I) costituiscono la stessa cosa , niassimo sara il carattere » deirimitazione, quando i materiali adoperati saranno di » una natura massiinamente diversa da quella dei materiali n che costituiscono la cosa stessa. i> Su questo principio tutta aggirasi 1' analisi sua dell' imitazione. Cio posto , il carattere dell' imitazione , quanto alle arti del disegno , sa- rebbe minimo nella scultura ; manifestandosi in essa cogli stessi precisi mezzi , coi quali si manifesta il vero , cioe col rilievo : sarebbe massimo nella pittura , perche questa neir imitare adopera materiali e multiplici e totalmente stranieri a quelli che in natura costituiscono la cosa stessa ossia il rilievo. G. 256 APPENDICE. II Tibet ino, giornale periodico per seivire alia storia delle arti belle ed all' erudizione dcgli amatori e cnltorl dl esse. — Roma, i833 , in foglio , nella tipografia Marini. Qnesto giornale ha incominciato a comparire in Roma col gennajo dell' anno corrente : alcnni giovani artlsti ne sono i principal! estensori : ogni settimana n' esce un fo- glio di stampa. Serabra difficile che possa continuar lun- gamente. Catalogo dl libri vendibili presso Branca e Dupuy li- hrai in Milano , contrada di S. Paolo , n° g35 , preceduto da alcuni Cenni elementari di bibliogra- fia. — - Milano, i833 , presso Felice Riisconi , in 1 2.°, di pag. cxxxiii, e 144. Prezzo lir. i. 5o ital. Grati essere dobbiamo agli editor! di questa pregevole operetta , i qnal! lianno con essa riempiiito un voto che tuttora mancava all' Italiana bibliografia. Perciocche eglino c! diedero non un semplice e nudo catalogo d! libri , ma ixn trattato storico e critico , comeche brevissimo , d! tutto cio che alia bibliografica professione conviens! , seguendo neir opera loro le orme del Dibdin, del Peignot , del San- tander, e di altri illustri bibliografi. Pub quind! quest' edi- zione considerarsi come in due part! distinta: nella prima contengonsi gli annunziati Cenni elementari di bibliogra- fia i nella seconda e il Catalogo , co' relativi prezzi in lire italiane de' libri Italian! , francesi e latin! che trovans! ven- dibili presso i signor! Branca e Dupuy. Nella prima parte per tanto trattas! dell' origine della stampa ; dell' arte tipografica in Italia nel secolo XV , e deir arte stessa in alcuae altre parti d'Europa, ecc. Si parla poi deir origine e dell' importanza dell' arte libraria , e si danno alcnne sagge ed utili avvertenze pe' novelli librai, a' qual! si presenta un Elenco di opere di letteratura e di bibliografia , d! cu! eglino glovarsi potrebbero nell' eserci- zlo della loro professione : si agginngono quind! non poche avvertenze o cognizioni , delle qual! essere non dovrebbe manchevole chiunque esercita quella nobilissima professio- ne. La seconda parte , cioe il Catalogo, non contiene che le opere delle quali e in oggi compos ta la libreria degli r.ICLIOOUAFIxV ITALIANA. ^bj cditorl. Clova sperare cU'essa del tutto nnova nella patria nostra andera sempre piii aimieatandosi di opere utili eel iaiportanti. Ma alia prima parte ritornaiido ed anzi all' articolo Al- ciine avvertenze pe' nnvelli librai , noii possiamo die ap- ])laLidire a" precetti ed a" consigli che in esso contengonfi. Bello anzi sarebbe clie quest' aiticolo si vedesse come ctnone alfisso nelle Ijotteghe de' liljrai. Pero quasi a sag- gio giovera il qui trascriverne un paragrafo , le cui pa- lole sgraziatamente anche a' di nostri non niuovonsi lungi dal vero : " Si sono veduti in alcuni tempi , e se ne veg- gono forse anche ai di nostri, alcuni librai, i quali igno- rano persino i \)'i\i essenziali elementi dell' arte e del com- mercio clie coltivano , e sembrano a tutt' altro destinati che ad csercitare 1' arte nobilissima dei Debure, dei Piget, dei Salli : e qualche volta costoro alia mancanza delle ne- cessarie cognizioni congiungono i piii riprovevoli tratti di poca delicatezza coonestati oramai dall' I'lsanza comune '. >> Ma appunto in questo paragrafo , in cui saggiameate par- lasi anclie delle qualita morali d'un librajo , brainato avrem- luo qualche cenno contro della lihraria pirateria , divenuta oggimai Isen anco ne" paesi nostri sfacciata , impudente e scandalosa :, perciocche la professione del lilirajo connettesi di leggieri coll' arte dello stampatore , e il piii dei librai sono ad nn tempo anche tipograli. Bramato pur avremmo qualche avvertimeuto intorno alle legatiire de" libri , ed al modo di conservarle ; e per esem- pio, che per esse non adoperinsi materie facili al tarlo, che troppo tonduti non ne appajano i margin! , che i fo- gli siano ben registrati , che il titolo venga impresso im- mediatamente sul dorso del libro , e non in cartellini so- vr' esso impastati , il qual metodo suol renders! di pochis- sima 'durata , ecc. Bello ed opportuno stato sarelibe ancora nn capltolo intorno al modo di conservare i libri, nel die gli editori potuto avrebbero giovarsi dell' aureo opuscolo di D. Gaetano Volpi si benemerito dell" italiana bibliografia. Tale opuscolo ti'ovasi aggiunto all' opera intltolata La U- hreria de' Volpi , e la stamperia Cominiana , ecc. ( Padova , 1756, appresso Giuseppe Comino, in 8."), e noi siamo anzi d' avviso che per la stessa brevita sua potuto sa- rebbesi riportare per intero. Esso fatto avrebbe al certo non dispregcvole corredo al lavoro de' nostri editori. Finalmente 2i)3 APPENDICE. brameremmo rettlficata un' asserzlone che leggesl a pagi- na XL IX, neW Elenco di opere di letteratura e bibliografia, dalle cjuali il novello librajo pub ritrarre utili cognizioni. Ivi si asserisce che la Bibliografia od Elenco ragionato delle opere coiitenute nella Collezione de' Classici Italiani ( Milano , Societa tipografica de' Classici Italiani ;, 1814, in 8.°) e lavoro del sig. Bartolomeo Gamba e di altri. Vuolsi per tanto avvertire che tale Bibliografia e di tutt' altro autore , appartenendo essa a chi scrisse il generate manifesto di quella grande impresa, e la prefazione alia Storia di Gio- vanni Yillani , la quale risguarda non qnesta sola storia , ma tutta la collezione , sebbene 1' autore , quanto a' testi di Crusca, giovato siasi anche dell' opera del cli. Gamba. Ci sembra che coll' aggiugnimento delle cose da noi av- vertite i Cenni elementari, de' quali parlato abbiamo , nulla forse lasciato avrebbero a bramarsi anche nella loro stessa brevita e concisione. Nondimeno quest! Cenni costituiscono una specie di utilissimo manuale bibliogralico non ad uso soltanto de' librai , ma anche d' ogni colto amatore di libri o di biblioffralia. G. S C I E N Z E. Discorsi sacri di vario genere del R. Padre Don P. Agostino Garbarini abate di S. Giovanni Evange- lista di Parma , presidente della Congregazione Cassinese , vol i.° — Parma, i833, per Giuseppe Paganino, y«^c. i.° di pag. viii , e i5i. Avverte 1' editore che quest' opera sara divisa , siccome il Giobbe, in quattro fascicoU separati, due de' quali formeranno un volume di 20 fogli all' incirca ; e che, uscito il 2° fa- scicolo che coinpie il primo volume, resta chiusa V associa- zione , ed il prezzo sara non piii di dodici , ma di 2 o cent, al foglio. Aggiugne che dal buon esito del Giobbe fu ani- mato a far forza alia modestia del dotto autore ( solita frase degli editori ) , perche gli concedesse di porre in luce ezian- dlo questi discorsi sacri ove sono impeti di vivi e generosi affetti, argomenti gagliardi, e lumi di verita sfolgo- rantissimi. Alle quali cose corre sempre accomodato lo stile e il colore del modo. Conchiude che 1' autore merce di questi discorsi al nome d' uomo erudito e naturato al bene biblioghafi-V itah.vna. aS^ aggUigneia senza dubbio I' altro di oratore forte , sincero ed mvedutissimo. Desideriamo che queste cose tutte alibiano per unica base la verita per rallegrarci iin giorno con Italia nostra che si coiiiinci ad empire quel vuoto di cui la vaiino rimproverando non solo i forestieri, ma i suoi stessi figli- uoli da lungo tempo. Noi pero difFerireino a pronunciare, qnalunqiie si sia, la nostra s^ntenza , ad opera linita, per non sentirci da qualche piacevolone intnonato 11 francese proverbio n'allez pas plus vite que les pedis violons. Questa cautela ci e tanto piii necessaria , quanto che si levo da alcmii anni , e si mantiene, un grido di gran favore per moke italiane provincie ad un rinnovato genere di predi- cazioue che vince prepotentemente gli afFetti dei piu , e che assai diversifica da quello dell' applaudito , ed anche a noi paruto dcgno di plauso, oratore di cui ragioniamo. Per giudicare piii sanamente a chi vogliasi decretata la palma sarebbe cosa assai opportuna clie fosse fatto di pubblica ragione un buon nnmero di prediche anche del- r altro famoso predicatore intiere ed approvate da lui nie- desimo. II che aftVettiamo co' nostri voti. ArcJiivj del proprietario e delU agncoltore , ossia col- Iczione periodica di Memorie e di Osservazioni sopra le parti tutte delV economia domestica e rurale. Fa- scicoli JO, 1 1 e 1 2 , componenti il vol. IV. — Pia- cenza , i83i-32, dai torch] del Maino , in 8.° Frezzo d'associazione per sei fascicoli, lir. 14 itaL Abbiamo annunzlato nel torn. 58.° (giugno i83o) pag. 404 di questa Biblioteca , il fascicolo i.° del volume III de' suddetti Archivj. II volume quarto die ora si annunzia contiene , insieme ad altri men estesi articoli , un Discorso del dottor Bianchetti circa Vutilita di riunire lo studio scien- tifico delV agricoltura con quello della filosofia , delta teo- logia e della morale; una Memoria sulle erbe nocive ai terreni ed al bestiame , ed un' altra sulla costruzione e con- seryazione delle botti. I compilatori hanno ora preso il divisa- mento di proporre de'quesiti d'agricoltura, e di pubblicare poscla ne'loro Archivj le risposte che n' avranno da'possidenti e coltivatori, col qual mezzo la si pregevole scienza di que- st!, tutta fondata alia pratica , verra tolta all' oscurita , e fatta di pubblico vantaggio. 2i6o APPENDICE DcU economia del frutto dclV olivo e suo prodotto , di Giuseppe Gl BELLI meccauista. — Torino, 10^2. ^tipo- grafia Pomba , in 8.° di pctg- 3o. Prezzo lir. 2 ital. Prende il Gibelli in cjuesto suo scritto a dimostrare : 1 ." die non si fa convenevolmente la raccolta clelle olive ; 2° die queste non sono tractate da' fattoj usitati, come fa di mestiere ; 3.° die V olio otteauto non si cautela , non si custodisce come fa di bisogno. La raccolta delle olive suolsi nella Riviera di Geiiova eseguire abljattendole a colpi di verga, e in vece a conserva- zione dell' albero ;, e a buona scelta del frutto , vorrebbe farsi a mano. E il Gibelli annuncia avere a quest' uopo iinmaginato una scala portatile in diversi pezzi , merce la quale i grandi alberi sono dominati addentro e all' ingiro ; e il cui uso sara non solo a risparinio di pericolo per i raccoglitori , ma aucbe a risparmio di spese per i pro- prietarj. Quanto a" fattoj dice clie il loro meccanismo non e adat- tnto per V uffizio die fanno : di' egli e fatto di maniera da non potere la faccenda delV oleagione andare die a rilento , guastarsi I' olio e disperdersi in qaantitii. Esaniina i processi del frangere , e torchiare le olive , e del lavare le paste die ne derivano , onde ricavansi le diverse qualita di olio, e descrittone il difetto viene alia sposizione de' suoi nuovi metodi. Descrive i fattoj da lui jinniaginati ( senza pero svelarne interamente il magistero ), il cui meccanismo e 5(///' andare di quello de' molini a grano , in cui le macine lavorano non piii in senso orizzontale , ma verticule; e afferma clie un solo de' ruiovi fattoj fa con estrema esattezza tanio lavoro quanto 4.0 degli ordinarj at- tualniente in uso. Quanto al torchiare sostituisce al torcliio ordinario il criche , come quello clie somministra il miglior mezzo di spingere con regolata , facile e gagliarda potenza. Descrive in fine come in miglior maniera conveiiga la- vare le paste torchiate per ottenerne miglior frutto, ed ov- viare i danni che alia salute derivano dall' uso de' metodi tonsueti. II lavare le paste torchiate , esclama il Gibelli , nel recar danni non la cede punto a' suoi dannati compagni il frangere ed il torchiare. Quando si lava un fattojo ras~ iomiglia la bolgia di Dante. Si fa abborrire. 15IBLI0CRAFIC ITAI.IANA. 26 f Concluile il Gibelli : 56 fossiino diniandatl di dire al totale quale pub essere il vantaggio die si ricavera da questo nuovo sistema d' oleagione sal vecchio, not risponderemo pre- sumerlo da forti {lad, alinen.o ad un qulnto di piii. Tal siste- ma, egli annuncia, essere stato discusso, approvato dalla Societa agraria di Torino, e quindi depositato presso TAcca- deniia delle scienze. I nuovi fattoj econoinici ottennero pri- vilegio di privaliva. Per chi brainasse f;ir acquisto di tall fattoj , sara utile sapere die Tindirizzo del Gibelli e a Nizza di mare. Calendario Gcorgico della Reale Societa Ap-aria di Torino, per l-aniio i833. — Torino, tipografirt Chiiio e Mina in iia di Fa, in iy° face. 144. La Reale Societa agraria di Torino propose 1" anno scorso il quesito =: Sui modi i piii convenienti ad au- inentare nel Piemonte la produzione della potassa. =: Fra le varie dissertazioni clie sono state presentate , merito il premio qtxella del signor Angelo Abliene farma- cista. Essa e divisa in tre parti. Nella prima contengonsi nozioni preliminari suUa potassa e sulle piante clie ne danno maggior copia. Nella seconda sono indicati i metodi pill faclli e piii utili di fabbricazione. Nella terza A'iene insegnato il modo di ricuperare quella clie e gia stata adoperata per varj its! , e di scemarne la consiimazione raediante succedanei. Enumerando le piante che abbondano di potassa insiste suU" utilltii die ne verrebbe dal promuo- vere la cuitura del frumentino, del lilla, del glrasole , del topinambour, della dalia , dell'iiva lacca, della robinia pseudoacacia , delle gledizie , del platano, ma infine osserva die la vite vieue sopra tutti i yegetablli , stanteclie i vi- naccinoli, i semi contenuti negli acini, i raspi, i iJainpini di primavera reputati inutili, le estremita de' lunglii tralci ia autunno, i sarmenti, il tartaro, la feccia del vino, i vini guasti, i vini distillati sono altrettante sorgenti da cui possia- mo ottenere la potassa. La prima operazione che si ridiiede a ricavare la potassa si e la combiistione. Questa si ese- guisce in luoglii dove non siaiivi rnplde correnti d' aria. Le ceneri si passino per vm crivello, quindi si passa alia lissiviazione : il lissivio si fa uscire e si riceve in recipienti : si versa iiuova acqua , c si evacua : la terza 262 APTENDICE. volta si aggiunge tant'acqua clie basti ad esportare tutta la potassa: la materia residua serve di concime nelle praterie. Si fa svaporare il lissivio in caldaje. La materia secca che se ne ha contlene ancora molta acqiia e qualche sostanza vegetale o carbonosa. Essa vien detta salino o potassa nera. Mediante la calcinazione si priva deU'acqua e della sostanza carbonosa. II salino calclnato s' introduce in barili di legno che si chiudono esattamente. Venendo a'mezzi di ricuperare la potassa, il lissivio che servi nella biancheria e nel bucato si adoperi per preparare nviovi lissivi in vece di acqua ;, e per lissiviare le ceneri destlnate all' estrazione della potassa. Le terre nitrifere sono molto opportune alia lissiviazione. L' acqua di lava- tura , i lissivj residui dalle biancherie , e del bucato ven- gono adoperate alia nitrificazione nelle nitriere artificiali. II solfato di potassa residuo della preparazione dell' acqua forte e dell' olio di vetriolo si pub surrogare alia potassa di commercio. II solfato di soda e la soda aitiiiciale sono similmente succedanei alia potassa. II dottor Gatta present© uno specchio statistico delle viti e de'vini nella provincia d' Ivrea. Non si accontento di applicare a varj comuni quanto si trova scritto negli scrit- tori di agricoltura : ma voile egli stesso percorrere tutte le regioni ed esaminare con diligenza le varie specie di viti, e i varj metodi di vinificazione. E a desiderare ciie niolti tolgano a seguire un si beU'esempio. In tal modo si avrebbero in breve nozioni esatte , mentre per lo contrario s' incon- trano passo passo falsita da non credersi. Quanti abbagli ne'trattati di geogralia , relativamente a' varj prodotti del suolo ! Se non che se ne avrebbe un altro vantaggio , ed e di conoscere le proprie ricchezze. Noi esagerianio i pregi de' vini stranieri, perche non conosciamo che potremmo procacciarcene di simili e fors' anche di pari dalle no- stre viti. II signor Giuseppe Luclani va in traccia delle principali cagioni della diminuzione numerica e della degradazione della specie bovina, e de'mezzi di migliorarla. Quelle sono: I." accrescimento della popolazione^ 3° consumazione stra- ordinaria di bovine ne' macelli paragonata al uuiiiero esi- stente , anche in dependenza dal macellamento di vitelli immaturi ; 3.° vicende politlche, economiche ed igieniche, non meno che 1' esportazione ;, 4.° surrogazione de' cavalli RinrJOGRAFIA. ITALIANA. 263 e de'mull a'buoi; 5.° il lusso ne'cavalli; 6.° rannicliila- niento de' branchi di vacclie ; 7.° mancanza di estesi pa- scoli (e qui si noti che Taut ore si llniita a parlare del Piemonte); 8° Tepizoozia bos-hungarica clie ebbe luogo in Piemonte nell' ultima guerra ; 9.° malintesa propagazione. Dopo aver enumerate le cagioni della degenerazione nelle bovine, propone mezzi per andarvi al riparo. Questi niezzi sono tre: i.° premj onde eccitare Temulazione negli agri- coltori; 2." soccorsi ; 3.° deposito di tori scelti. Annunzia che S. M. il Re di Sardegna sino dall' anno 18 18 fece venire dalla Svizzera un toro e cinque vacche pel suo parco di Racconigi. II signor Francesco Sismonda partecipa un metodo di spaccare i ceppi, il quale da due anni e adoperato dal signor Novena in ]\Ioncalieri. Quattro soli sono gli ordigni : uno scalpello, un foratojo o succhiello, una grossa vite , un doppio manubrio. Lo scalpello j^repara la prima entrata : il foratojo si fa un buco profondo , capevole di un' oncia di polvere da scbioppo ; allora s' introduce la vite che si spinge e si fernia col manubrio. 11 signor Blengini farmacista assai reputato espone al- cune sue osservazioni sopra T influenza del bromo , del bromuro di potassio, dell' ioduro di potassio nella germi- nazione. Ne risulto : i .° che il bromo favorisce la germi- nazione, meno pero che T iodio ; 2.° che i vegetabili la cui germinazione fu eccitata col bromo o col bromuro di potassio contengono questo principio ; 3." che il bromo esiste nelle citate piante alio stato di acido idrobromico, e di bromuro-idro-bromato. Trae quindi congettura che r acqua del mare e un' acqua idrosolfurata iodurata sareb- bero assai atte a favor ire la germinazione. Alienazioid mentali curate per un decennio nel rico- vero dc pazzi in Faenza. Opuscolo in 8.°, di pag. 48- — Faenza, i833, per Montanari e Marabini. Autore di questo libretto e il signor dottor Paolo Aii- derlini gia noto al pubblico per altre sue opere mediche. Premessa una succinta descrizione del locale destinato ad accogliere i pazzi in Faenza coll' indicazione del loro vitto quotidiano e della spesa occorrente, egli jjassa ad accennare il raetodo che in generale suol pi-aticaisi nel 264 A P V E N D I C E custotlirll. Non piu catene, ne altri mezzi iiiumanl dl re- pressione , co' quali solevasi altra volta rafFrenare i pazzi furiosi o maniaci : ma se le circostanze lo esigono, si ha ricoi-so unicamente a que' mezzi , die loro impediscono di ofFendere se stessi o i custodi ; quali sono Tisolamento, la camiciuola di forza , le manette o i ceppi di cuojo , e il cosi detto centurone di Hallaram. II nnmero de' pazzi ricevnti in un deceniiio e di ao3 , de' quali 96 uomini e 1 07 donne , maniaci nella maggior parte; e la loro cura ha consistito principalmente in un metodo deprimente e I'infrescante , uiodiilcato secondo la diversita delle cause e delle circostanze. L' idiotismo viene confermato incurabile, come quello clie nasce ordinariamente da difetto esistente nella conformazione delF organo cerebrale ; e di non facile guarigione si dicliiara la stupidita e la demenza. Non si omette Tuso dei mezzi morali, e specialmente di quelli die hamio per iscopo il procurare una contraria direzione alle false idee die predoininano la mente del pazzo , di- straendolo e spingendolo verso altre idee ; dei 186 pazyi die furono curati , pressoche tutti maniaci o monomaniacL con furore, 7a entrarono in prlmavera, 46 in estate , 38 in autunno, 3o in inverno, 98 fra i quattordici anni ed i trenta, 43 fra i trenta ed i quaranta, 3o fra i quaranta ed i cinquanta , 10 fra i cinquanta ed i sessanta, 4 fra i sessanta ed i settanta ed uno solo di anni 70 , de" quali risanarono 176, come risulta dalle taljelle die si conser- V^ano nel medesimo ospedale ostensiljili a cliiunque. Relazlone dei fenomcni del nitovo vidcano sorto dal mare fra la costa. di Slcilia e I isola di. Paiitelleria nel mese di luglio i83i, letta nella gran sala della R. Vniversitd degli stadj di Catania il di 28 agosto 1 83 1, dal D J Carlo Gemmellaro , prof, di storia naturale nella stessa Vidversitd , segretario generule dell Ace ademia Gioenia.., ecc. — Catania, i83i, di pag. 74 con dae tap. litografichc. Un vulcano sottomarino apertosi presso Sicilia nel luglio 1 83 1 vi genero nn isolotto, il quale prima ando crescendo, poscia sceiiiando , e in fine, il di 28 dicembre del mede- simo anno , fu distrulto da un terremuoto , non rima- nendcne die uno scoglio coperto da due piedi d" acqua. BIHLTOGKM'IA ITALIANA. 265 Lo strnno e sorprontlentlssimo fenomeno vulcanlco attrasse niolti sj)eUatori ; cosi la storia del nuovo vulcano ne venne tliligenteiuente tiescritta , e puo vedeisene un sunto , fatto dal bravo gcologo Pasini , negli Annali delle sclenze del regno Lombardo-Veneto ( Bim. i.° 18,32). Tra quelli pero clie osservarono tal vulcano, e ne desci'issero gli efFetti, nieritano particolar menzione i dottissiini geologl Holl'inann, Gemniellaro, e Constant-Prevost (i). UHoffmann come quello clie trovavasi a Palermo, quando avvennero i primi moti vulcanici onde Fisola elibe origine, fu tra' siuldetti il prime a visitarla e pul)]jlic6 le sue osservazioni cosi nel Giornale Siculo , come in varj giornali tedeschi : venne poscia il Geminellaro mandatovi dall" Universita di Catania , e la sua )-elazione e quella clie annunciamo ; terzo giunse il C. Prevost, per commissione delP Accademia delle scienze di Parigi , e da una sua lettera stampata negli Annales fles sciences natarelles torn. 24 pcig. io3, si raccoglie quali furono le sue osservazioni. Questi , giunto in tempo die gia erano calmate le eruzioni, ba potnto scender nell'isola, il clie agli altii non fu concesso daU'impeto delle eruzioni stesse i, il cui magnifico spettacolo ebbero perb il vantaggio di poter contemplare. Or sentiamone la descrizione dal sig. Gemniellaro , si esperto osservatore de"" fenomeni vulca- nici, e clie in opportunissiino sito seppe coUocarsi per con- templare quelli del noveilo vulcano ; descrizione die nel libro annunciato e precediita da notizie storiclie , dalla deScrizion to]>ogralica de' luogbi , e seguita da considera- zioni geologiclie relative al soggetto dell' osservazione, e ad altri fatti alia spiegazion de' quali puo servire di scorta. " Restato interamente sgombro da' A^apori di una cessata eruzione, il cratere comparisce come una nera isoletta , die ad un deserto e triste scoglio si assimiglia in mezzo a quella grande estensione di mare. Due o tre minuti dopo, dal fianco cli' e ajierto a irainontana sino al livello del mare , si vede sollevare dalP interno del cratere una im- mensa qitantita d' acqua torbida e gorgogliante , la quale , (l) Gia quest' artlrolo era alle stauipe quando le transazioui filo- snficlie del ]832, p. II, or ora pervenureri, ne fecero conoscere rhe andie il celebre sig. Gio. Davy visito la nuova isola vulca- jiica, e con due Memorie lette alia Societa Reale, e inserite nelje transazioui siiddrttr , ue descrisse Kiionua, i fi-uoiui'ui e la distruzioue. 266 APPENDICE. come se splnta da irresistlbil forza, trabocca a cavalloni da queir apertura , e si sparge nel mare , die torbido anch' esso da tale rlmescolamento e diveniito. Questo sol- levamento di accfue dal cratere e accompagnato dal solito fragore delle oade mai'ine , qiiando s' infrangono negli sco- gli : e qulndi a poco succede la violenta esploslone del vapore carico di cenere , mentre le scorie , le arene , unite a quantita maggiore di cenere, vengon fuori con im- peto indicibile , come se impastate e fangose esse si fos- sero , e nella forma di tanti inclinati cipressi portando all'' apice d*" ogni lore ramificazione una scoria infocata a tale altezza, da impiegare ordinariamente i5 secondi nella caduta. Queste scorie in pieno giorno compariscon nere , e van lasciando dietro a loro , cadendo , un bianco fiocco di vapore. » II centro pero dell' esplosione e infocato , vivido nella notte , piu lurido sotto la luce del giorno; ed infocate ap- pajono le scorie die cadono negli orli del cratere ; le quali ben si rassomigliano nell' oscuro a quelle indefinite parti- celle infocate che vengono a terra nelle piogge dei fuochi d' artilizio ; mentre le altre , di volume maggiore , lanciate sino al mare , ne fanno zampillare le acque cadendo , di una maniera die difficilmente puo descriversi. " Accompagna questa esplosione un' immensa colonna di globi di vapori , die cariclii andi' essi di cenere, bruni air uscire, vanno a mano a mano imbianchendosi nella superficie superiore , come si scaricano dalla cenere che li imbrattava, sindie ridotti biancliissimi s'innalzano sino a pill di mille piedi d' altezza , agglomerandosi e rivolgen- dosi sopra se stessi , e formando cento bizzarre figure , ma generalmente quella di maestosi pini. » Come distaccansi i primi globi di vapori, e gli altri, dalle successive eruzioni spinti. si accostano ad essi, tosto una violenta scarica di elettricita ba luogo nella forma di fulmine , ed e quindi seguita dallo scoppio del tuono . . . » Quest' eruzione , la quale consiste di piii esplosioni , che r una all' alu-a si succedono senza interruzione , dura generalmente da mezz' ora a ti-e quarti , dopo di die il fumo e tutto trasportato via dal vento : ed esala nel cra- tere un bianchissimo vapore , che tutta ricoprendo 1' isola dapprima , lentamentc s' innalza in segulto , e si dissij^a in fine , lasciando ignudo il iiero cratere del vulcaixo BTBLIOGRAFIA ITALIANA. 267 ( dove vanno a precipitarsi di ritorno le acque del mare ch'erano state spinte all'infuori dalla forza delle esplo- sioni ) sino al nuovo ritornar delle successive eruzioni , che non tardano piii di due a tre rainuii a ricomparire cogli stessi fenomeni or ora descritti. }> Memorle intorno alle eqaazloni di grado superior e al secondo , ed alle serie logaritmiclie , di Luigi Qru- PELLi , profcssore di matemadca pura e meccanica neir I. R. Liceo di Como. — Como , 1 833, pre^^o i figli di Carlantonio Ostinelli , in 4.° piccolo di pag. 24. Prezzo lir. i. 5o austr. L'autore di qiiest' Opuscolo avendo (come rilevasi dalla prefazione ) tentato in vano di determinare con un me- todo diretto e generale , diverso dal Cardanico , le radici deir equazioni di terzo grado , e di giungere cosi a risol- vere il caso irreducibiie, rivolse il pensiero a rintracciarne uno, che potesse almeno in parte ottenere F intento desi- derato. Questo nietodo , qui dato per esteso , consiste nel ricercare le relazioni , che debbono avere i coefficienti di un' equazione generale di terzo grado , affinche si possa ri- durre ad una equazione dello stesso grado, del genere deUe convertibili , e percio sokibile per mezzo di radicali sem- plici o doppj. Siccome T ultimo coefficiente di cotesta ti-as- formata e irrazionale , si adopera per renderlo razionale in certi casi particolari ; e cosi giunge a sei difFerenti equazioni. Pero le radici di tutte queste si traggono facil- mente sotto la medesima forma, come osserva egli stesso, dalle formole cardaniche. L'autore da nella stessa guisa le singole relazioni necessarie tra i coefficienti d'un equa- zione di cfuarto grado per trasformare in equazioni con- vertibili la sua ausiliaria di terzo , dedotta col noto me- todo di Eulero. Ci fa in seguito conoscere alcune equa- zioni particolari di quinto, sesto, settimo ed ottavo grado , che dipendono da ecpiazioni convertibili , o che hanno per fatlore qualcheduna delle sei equazioni anzidette , od una di terzo grado mancante del secondo termine. Da questa analisi rilevasi , che col metodo anzidetto del sig. Grupelli si ha il vantaggio di trovare immediatamente alcune equazioni particolari di terzo , e di piii elevato grade , solubili sotto la vera forma , potendosi d' altronde 268 APP. BIELIOCr.AFl.V ITALIANA. la loro medesima soluzione ricavare per mezzo delle for- luole note. Del resto e manifesto , che si puo giungere agevolmente per diverse vie a risoluzioni particolari bra- mate, supponendo esistere fra i coeflicienti d'un^equazione generale qnalmique diverse relazioni convenienti airuopo. II piu rilevante di questo o^juscolo si e una trasfornia- zione , data in fine dair autore , della serie , che esprime 11 logaritmo ipei'bolico d" un nuinero. La legge di tal serie trasformata e assai semplice , e convergente anclie per nu- meri non molto grandi. Da questa con opportuni cambia- menti il sig. Grnpelli ne trae un" altra di maggior conver- genza, ed utilissima per estendere le tavole di Callet cal- colate con 48 decimali , pel quale oggetto bastano solo i primi due termini. VARIETA. STORIA NATURALE. Enumernzlone delle piante crittogame non descritte nella Flora criltogamica dell" Italia scttentrioiiale del ch. sig. dott. Ciro Pollinij dei dottori Giuseppe Balsamo , professore snpplente di storia naturale nei Licei di Milaiio , e Giuseppe De Notaris ( Vedasi il torno LXIV , novembre looi , pag. 270 delta JBiblioteca Italiana ). Centuria II. — Parte I. 1. Jjartramia marchica. Sdiw. suppl. I, sect. II, p. 59. — Mnium marcbicum. Hedw. sp. muse. p. 196 et stii-p. crypt, p. 108 , tab. 89. Nei luoglii paludosi del monte Sempione. 2. Funaria miihienbergii. Turn, in ann. of bot. II, p. 198. Schw. suppl. I, pars II, p. 78, tab. 66. Sugli spalti della citta di Milano. 3. Neckera cladorbizans. Hedw. sp. muse. p. 207, tab. 47, fig. 1-6. DC. fl. fr. 2 , p. 1544. SuUe mura della citta di Milano. Qiiantunque De Candolle ritenga questa spe- cie , raccolta dallo SddeicJier sui muri nella Svizzera , V A R 1 E T A.'. 269 aualoga all' aniericana clie cresce sugli alberi , pure ne fa due varieta , perche F auiericana ha le radicliette al- I'apice dei rami, mentre Taltra le lia solo lungo il caule ed i rami. Negli esemplari da noi raccolti aliblamo iro- vato die molti di essi hanno le radicliette lungo i I'ami ed al loro apice , per cui opiniamo clie anmiettere non si debbano le due varieta , cioe arhorea od auiericana , e nutrdlis od europea, perche fondate su caratteri troppo variabili. 4. Hypnuin catenulatum. Brid. sp. muse. 2 ■> p. 1 54. Schw. suppl. I, pars II, pag. 218. Lungo la strada detta Car- pogaa fuori di porta S. Celso e presso TOlona al Portello. 5. Hypnum pulchellum. Dicks, crypt, fasc. II, p. i3, tab. 5, f. 6 , non Hechv. — Leskea pulchella. HediV. sp. muse. p. 220, tab. 55, f. 7—12, muscol. brit. t. 25. Al monte Rosso in vaile Intrasca ed in valle Intclvi. 6. Hypnum paludosum. Arn. disp. method, p. 67. — Leskea paludosa. Hedw. stirp. crypt. 4, t. i. Comunissimo slJ tronco degli alberi nei luoghi umidi presso Milano. 7. Hyjjnum crista castrensis. L. sp. 159 1. Hedw. sp. muse, p. 287, tab. 76, f. 1-4 (cattiva per riguardo alle fo- glie, come bene osservarono TVeber e Mohr). — Hypnuin Hedwigii. DC. fl. fr. 2, p. 5 14, fide Dub. bot. gall. 2, p. 562. Alia colma sopra Miazzina in vaile Intrasca. 8. Hypnuin sqiiarrosuni. Linn. sp. iS<)Z. Hook, et Tayl. muse, lirit. tab. 26. Si trova abbondantemente nei lio- schi della Merlata presso Musocco , nella proA'incia di INIilano. Fruttifica rare A'olte. 9. Pterigynandrum filiforme. Hedw. stirp. crypt. IV, p. 18, t. 7. — Hypnum filiforme. Tiinin. fl. megapol. n. 817. Si trova sugli Apennini oltrepadani ed a Vallomljrosa in Toscana. 10. Didymodon homomallum. Hedw. sp. muse. p. ic5, t. 23, f. 1—7. — • Dicranum heteromallum. Hook, et Tayl. muse, brit. t. 20. Piuttosto raro nei boschi d'Origgio, provincia di Milano. 11. Dicranum strumiferum. Elirh. exslcc. 74. — Fissidens strumifer. Hedw. sp. I, p. 160. Sdiw. suppl. I, p. 194. Raccolto nei mese di luglio sul monte Legnone. 12. Dicranum polysetuui. Scliw. suppl. I, p. i65, 1.41. — Dicranum undulatum. Turn. muse, liili. p. 59, exic. syn. Schmd. Nei boschi della Merlata presso Milano , in 2^0 V A R 1 E T A . viclnanza alle paludi ove trovasi coplosamente V Elatine alsinastrum. L. 1 3. Dicranum cerviculatum. Hedw. stii-p. crypt. Ill, p. 89, tab. 37 A. Hedw. sp. muse. p. 149, muse. brit. t. 16. Lungo la via di monte Spluga , rai*o. 14. Dicranum pusillum. Hediv. stirp. crypt. II, p. 85, t. 29 B. , ejusd. sp. p. 139. Nei luoghi piu elevati di monte Spluga. i5. Dicranum selireberi. Sw. muse. svec. p. 37 et 88, tab. 2, fig. 3. Cresee lungo le siepi e ne' luoghi argillosi presso Milano. 16. Encalypta rhaptoearpa. Sdiw. suppl. I, sect. I, p. 56, tab. 16. Nees. bryol. germ. 2, p. 38, t. 14. In margine ai campi sopra Argegno in valle Intelvi. 17. Trichostomum patens. Schw. suppl. I, p. i5i, t. 37. — Bryum patens. Dicks, crypt, t. 4, f. 8. — Pterigynan- drum Ramondii. DC. fl. fr. 2 , p. 462 , ex Duby. bot. gall. 574. Sulle rupi umide del Legnone. 18. Grimmia alpicola. Sw. muse. svec. p. 27 et 81, tab. i, f. I. Cresee sui sassi e sulle rupi nei monti di valle Intrasca e sul Legnone. 19. Grimmia leucophaea. Grev. in Wern. trans. 4, t. 6. Dub. bot. gall. p. 575. Sui monti di Leceo. 20. Grimmia gracilis. Schw. suppl. I, p. 98, t. 2 3. Schleich. crypt, helv. exsicc. Cresee sui sassi presso Leceo. 21. Orthotrichnm pumilum. Sw. muse. svec. p. 42 et 92, tab. 4, t. 9. Schw. suppl. I, pars II, p. 22, t. 5o. Sul troneo degli alberi presso Leceo e INIilano. 22. Orthotrichum speciosum. Nees in 5turm deutschl. 11. f. 17. Spreng. syst. veget. vol. IV, pars I. Sul troneo degli al- beri presso Milano. 23. Orthotrichum pulchellum. Sm. engl. bot. tab. 1787. — Muse. brit. t. 21. Sui rami delle querce nei boschi della provincia di Milano , piuttosto raro. 24. Gymnostomum aestivum. Hedw. sp. p. 32, tab. a f. 4—7, muse. brit. t. 6. Nees bryol. germ, i, p. 174, tab. 11, f. 25. — Anictangium compaetum. Schw. suppl. I, p. 36, tab. II. Lungo la via della Spluga sopra Isola. aS. Sphagnum compaetum. Brid. sp. muse, i, p. 18. Schw. suppl. I, p. 12, tab. 3. Nees bryol. germ, i, p. i3, t. 2 5 f. 5. Nei boschi della Merlata presso Milano. I V A K I E T A . 271 26. Sphagnum tenellum. Pers. Nees bryol. germ, i, p. 8, tab. I , f. 2. Al margine delle paludi nei boschi della Merlata , piu raro deir antecedente. 27. Phascum axlllare. Dicks, crypt, i, p. 2, t. i, f. 3. IVees bryol. germ, i , p. 61, tab. 6, f. i5. — Phascum niti- dum Hediv. stirp. crypt, i, p. 91 , t. 34. Ejusd. spec, p. 20. Nei luoghi umidi dei boschi della Merlata. 28. Pliascum intermedium JVoh. caulescens, simplex, foliis subsecundis lanceolato subulatis enerviis , seta exserta , capsiila elliptica rostrata , rostro Incurvo. Questa specie differisce dal Phascum bryoides per avere le foglie lan- ceolate subulate enervi, non ovate e nervose, e per la capsula rostrata e non conica. Dal Phascum subulatum distinguesi per le foglie enervi , ri volte da un sol lato , e per P urna sporgente ; dal Phascum rostellatum per avere le foglie piu strette ed enervi e pel rostro piu breve dell' m"na. 29. Jungermannia connivens. Dicks. cryjDt. fasc. IV, tab. 3, f. 1 5. 3Iart. fl. crypt, erlang. p. 169 (ex parte) tab. 5, f. 44, cosi Lindenb. synops. hepat. p. 91. Sulla nuda terra nei lioschi della Merlata verso Bollate. 30. Parmelia ambigua. Ach. syn. lich. p. 208. Spreng. syst. veg. vol. IV, jiars I, p. 286. Sulla corteccia delle aa- tiche noci presso alia Simonetta non lungi da Milano , ed anche sulla corteccia dei castagni d' India nei pub- bhci passeggi. 3 1. Collema fasciculare. Ach. syn. p. 3 17. — Parmelia fa- scicularis. Meth. lichen, p. 289. Sulle mura di questa citta. 32. Calyciura claviculare. Ach. syn. p. S'j. — Calycitun salicinum. Pers. ap. Ust. in ann. hot. t. VII, p. 20, tab. 3 , fig. 3. Sul tronco dei salici, lungo la strada di Cascina Triulza presso Milano. 33. Opegrapha astroidea. Ach. meth. lich. p. 2 5. — Ar- thonia astroidea. Ejusd. syn. p. 6. Sulla corteccia delle querce nei boschi della provincia di Milano. 34. PateUaria lucida. Spreng. syst. veg. IV, pars I, p. 267. Dub. bot. gall. p. 656. — Lecidea lucida. Ach. syn. p. 48. Sulle rnpi calcaree nei monti presso Lecco. 35. PateUaria anthracina. Dub. bot. gall. 3 , p. 653. — Lecidea anthracina. Ach. syn. p. 43. — Lepra fuliginea. D. C. fl. fr. 5, p. 175. Sul monte Legnone presso il lago di Deleguaccio. Vive sulle rupi. 2-2 V A R I E T A , 36. Patellaria dapliaena. Duh. hot. gall. p. 65i.— Lecidea daphffina. Ach. syn. p. 23. Sulle rupi del Legnone. 37. Sqiianimaria alphoplaca. Dub. Ijot. gall. 3, p. 658. — Lecanora alplioplaca. Ach. syn. p. 48. — Parmelia al- plioplaca. Spreng. syst. vol. IV, p. I, p. 293. Sui monti presso Lecco. 38. Placodium myrrliinum. Nob. — Lecanora myrrhina. Ach. syn. p. i85 et 344.. Sulla base delle colonne del palazzo Simonetta presso Milano. 39. Lecanora badia. Ach. syn. p. 154. Cresce sul monte Legnone. Si omettono 1 sinonimi dello Sprengel che ri- ferisce qnesta specie di Acharius a due diverse Parmelie. 40. Sphserla spinosa. Fers. syn. p. 34, tab. 2, f. 9. — Fries. syst. mycol. vol. II, pars II, pag. 368. Sul tronco cor- roso delle qnerce e degli olmi presso Milano. 41. Sphaeria acuta. Hoffin. veg. crypt. I, t. 5, f. 3. — Fries. syst. mycol. vol. II, pars II, p. Soy. Sui fusti essiccati delle ortiche presso Milano. 43. Dothidea puccinioides. Fries, syst. mycol. vol. II, pars II, p. 55 I. — ■ Sphaeria puccinioides. D. C. fl. fr. 5, p. 118. Sui rami e sulle foglie languenti del Buxus sempervirens negli orti di Marcallo , provincia di Pavia e uei con- torni di Milano. 43. Hysterium elongatnm. IVahlen. Lapp. p. 638. — ■ Fries. syst. mycol. vol. II, pars II, p. 58 1. Sul legno delle quei:ce nei bosclii della Merlata. 44. Hysterium culmigenum. Fries, syst. mycol. 1. c. p. Sgi. Cresce sui culmi secclii delle gramigne. 45. Leptostroaia vulgare. Fries, syst. mycol. 1. c. p. 599. — Sclerotium nitidum. Pers. in 3Ioug. et Nestl. crypt, vog. exsicc. n. 674. Sui rajni languenti della Clematas vitalba presso Milano. 46. Phoma hederae. Desmaz. Duh. bot. gall. p. 737. Sui fusti morti deir edera presso Milano. Specie frequentissima. 47. Tubercularia minor. Link. sp. pi. VL pars II, p. 80. — Tubercularia acaciaj. Fries, olis. I, p. 307. — Tubercu- laria conlluens et T. castaneae. Pers. syn. p. 11 3. Sur un tronco morto di Robinia pseudo-acacia presso la Si- monetta. 48. Puccinia violarum. Link. sp. pi. VI, pars II, p. 80. — Puccinia vioiaj. D. C. fl. fr. 3, p. 63. Attacca le fogUe della Viola odorata , couiune presso Milano. V A R I ET a'. 273 49. ^cldium soldanellse. — Hypophyllum, foliis supra pun- ctis elevatls sul)pellucidis notatis , pseudo-peridiis cylin- draceis pallidis, ore albo irregulariter liml)riato, sporidiis o])longis albidis. Cresce sulla pagina inferiore delle foglie della Soldanella alpina. Specie raccolta sul monte Spluga dal sig. dott. Luigi Ricotti. — An ^cidium soldanellse Hornsch ? sive Cceonia soldanellatuni. Link. sp. pi. VI , p. II, p. 16? non diverso dal nostro clie per il colore giallo degli sporidil. 50. jEcidiuni orolu. Ters. syn. p. a 10. HC. fl. fr. 5, p. 95. — Caeoma leguminosatum. Link. sp. pi. VI, p. II, p. 61. Sulle foglie del trifoliuin repens presso Confienza in Lomellina. Specie raccolta dal sig. barone Vincenzo Cesati. Nota. II nostro -Ecldium , cent. I , n. 94 cambiera il norae specifico Galii in quelle di molluginis (^/Ecidium mol- luginis) per distinguerlo dalla specie di Persoon che cresce sul Galium boreale , specie totalniente diversa dalla nostra ( Vedasi Pers. syn. meth. fung. p. 2,07). Si aggiungono le nuove localita di alcune piante critto- game , gla indicate nella Flora dell' Italia settentrionale. I. Pilularia globulifera. L. sp. i563. Poll. fl. veron. Ill, p. 387. Comunissima nelle piccole paludi dei boschi della Merlata presso Bollate , provincia di INIilano. E in frutto nel mese di luglio. a. Lycopodium complanatum. L. sp. 1667. Poll. 1. c. p. 264. Si trova nei boschi della Merlata presso Milano. 3. Polytricbum piliferum. Schreb. lips.' p. 74. Poll. 1. c. p. 3 1 5. Sul monte Legnone, al monte Rosso e sui monti Il della Zeda in valle Intrasca. 4. Polytricbum umigerum. L. sp. 1573. Poll. I. c. p. 3 16. Comunissinio in quasi tutti i monti dell' Italia setten- trionale. 5. Polytriclmm aloides. Hedw. stirp. crypt. I, p. 37, t. 14. Bals. e De Not. cent. I in Bibl. ital. torn. LXIY. In ri- viera d' Orta , in A'alle Intrasca e lungo la via di Spluga nei luogbr sterili. 6. Polytriclmm subrotundum. Huds. angl. I , p. 400. — • Polytricbum manum. Hedw. stirp. crypt. I, p. 35, t. i3. Poll. 1. c. p. 314. Nei boschi del Ticiuo presso Boffalora. Bibl. Ital. T. LXX. !8 274 V A R I E T a". 7. Polytrichiun formosum. Hedw. sp. p. 9a, t. 19. Poll. 1. c. p. 3 1 6. Nei bosclii della Merlata. 8. Polytrichum alpinum. L. sp. iSyS. Poll. 1. c. p. 3i3. Sui monti del Comasco e di valle Intrasca. 9. Bartramia halleriana. Hedw. stirp. crypt. II, t. 40. Poll. 1. c. p. 384. Sui monti della Zeda in valle Intrasca, sul Legiione, sui S. Gottardo e sulla Spluga. 10. Bartramia ityphylla. Brid. muse. IV , t. i , f • 6. Poll. 1. c. p. 384. Sul monte Generoso , sul Legnone , alia Spluga ed al S. Gottardo. 11. Bryum stellare. Roth. germ. Ill, p. 240. Bals. e De Not. cent. I , n. 4. Sul monte Spluga. 12. Bryum turblnatum. Sw. muse. svec. p. 49. — Mnium turbinatum. Hedw. stirp. crypt. Ill, p. aa , t. 8. Poll. I. c. p. 38o. Sul monte Legnone. Sul monte Turlo fu trovato dal sig. D. Pestalozza. 1 3. Brym carneum. L. sp. 1587. Poll. I. c. p. Syi. Fre- qnentissimo in margine ai torrenti ed alle rogge presso Milano. 14. Bryum elongatum. Dicks, crypt, fasc. II , p. 8. Poll. I. c. p. 371- In tutti i monti dell' Italia settentrionale. J 5. Bryum hornum Schreb. lips. p. 84 fi. integrifolium. — Mnium integrifolium. Brid. muse. 3 , p. 89. Poll. 1. c. p. 379 sub Mnio liorno. Si trova suUe mura della citta di Milano. Fruttifica rare volte. 16. Hypnum trichomanoides. Schreb. lips. 88. — Letkea tricliomanoides. Brid. muse. II, p. II, p. 5i. Poll. I. c. p. 344. Nei boschi della Merlata presso Milano , nei boschi del Ticino ed in valle Intelvi , comunissimo. 17. Hypnum rufescens. Dicks, crypt. 3 , t. 8 , f. 4. — Leskea rufescens. Schw. suppl. t. 88. Poll. 1. c. p. 344. sul monte Legnone. 18. Hypnum abietinum. Bridel. suppl. II, p. i3i. Poll. 1. c. p. 349. Sugli spalti di questa citta. 19. Hypnum denticulatvim. L. sp. i558. Poll. 1. c. p. 363. Presso Milano in margine alle rogge. 20. Hypnum lutescens. Hedw. stirp. crypt. IV, p. 40, t. 16. Poll. I. c. p. 367. Nei luoglii aridi jiresso Milano. 2 1. Hypnum strigosum. Hoffni. germ, a, p. 76. Poll. 1. c. p. 35. — Hypnum pulchellum. Hedw. sp. p. 265 non Dicks. Sul tronco deglt alberi in valle Intelvi ed in valle " Intrasca. V \ R I E T A. 370 aa- Hypnuin striatum. Hedw. stirp. IV, p. 3a, t. i3. Poll. I. c. p. 368. Sui colli presso Varese. 33. Hypniim attenuatum. Smith, brit. Ill, p. 1380. — • Leskea attenuata. Hedw. stirp. crypt, i , p. 33, t. la. Poll. 1. c. p. 343. Comunissimo al piede degli alberi presso Milano. 24. Hypnum murale. HediV. stirp. p. 79 , tab. 3o. Poll. 1. c. p. 35 1. Sulle mura di questa citta, al tronco degli alberi in valle Intrasca ed in valle Intelvi. aS. Pterigynandrum gracile. Brid. muse, suppl. I, p. 129. Poll. I. c. p. 3o8. Lungo la via di Spluga pi-esso Cam- podolcino. a 6. Tortula fallax. Swartz. muse. svee. p. 40. Poll. 1. c. p. 33o. Sugli spalti di questa eitta ed in valle Intelvi. 27. Didymodon pusillum. Brid. muse. II, p. 11 5. Beds, e De Not. cent. I, n. 9. Ne' luoghi incolti presso Gozzano in Riviera d' Orta. 28. Didymodon apiculatum. Arn. disp. meth. p. 36. Bah. e De Not. 1. c. n. 10. Lungo la via di Spluga, coraune. 29. Didymodon pallidum. Arn. 1. c. p. 36. — Trichostomum pallidum Hedw. stirp. I, t. 27. Poll. 1. e. ]>. 319. Nei boselii della Merlata presso Milano , eomune. 30. Didymodon capillaceum. Sw. muse. svee. 28. — Cy- nodontium capillaceum. Hedw. sp. 87. Poll. 1. c. p. 317. In quasi tutti i monti delF Italia settentrionale. 3 1. Dicranum viridulum. Sw. muse. svee. p. 3 1 et 84,1. 2, f. 3. — Fissidens exilis. 'Hedw. sp. p. 38. Poll. 1. c. p. 322. Frequentissimo in margine ai campi ed alle strade in tutta la provincia di Milnno. 3a. Dicranum bryoides. Sw. muse. svee. p. 32 et 86, t. 2, f. 4. — Fissidens bryoides. Hedw. stirp. Ill, p. 67, t. 29. Poll. 1. c. p. 3 1 2. Sui gradini delle cataratte deU'Olona presso Milano. 33. Dicranum adiantboides. Sv. 1. e. p. 3i. — Fissidens adianthoides Hedw. 1. c. t. 26. Poll. 1. c. 323. Comune nei bosclii della Merlata ed in quelli di Linate presso Milano. 34. Dicranum heteromallum. Hedw. st. cr. I, t. a8. Poll 1. c. 32 3. Nei boscbi della Merlata presso Milano, ai piedi di monte Rosso in valle Intrasca ed alia Spluga. 35. Dicranum varium. Hedw. 1. c. tab. 34. Poll. 1. c. 3 a 6. Comunissimo in margine ai campi presso Milano. 370 V A R 1 E T A. 36. Weissia lanceolata. Brid. meth. 47. — Eiicalypta lan- ceolata. Hedw. sp. p. 63. Poll. 1. c. 3i5. Sni muri an- tichi presso Milano. 37. Weissia crispula. Hedw. sp. t. 12. Po/Z. 1. c. 3 11. Co- mune sui monti elevati dell' Italia settentrionale. 38. Weissia curvirostra. Sw. mnsc. svec. aS. Poll. 1. c. 3 1 1. Sul monte Generoso e sul Legnone. 39. Weissia acuta. Hedw. stirp. Ill, tab. 35. Balsam, et De Not. 1. c. n. i5, sub. W. rupestri. Sul monte Legnone. 40. Encalypta ciliata. Hedw. sp. 61. Bals. et De Not. 1. c. n. 16. Comunissima lungo la via di Spluga da Chiavenna fino a Campodolcino. 41. Cinclidotus fontinaloides. Pal. de Beauw. aeth. p. 28 et 53. Hook, et Tayl. muse brit. t. 11. — Trichostomum fontinaloides. Hedw. stirp. Ill, p. 36, t. 14. Poll. 1. c. 3 1 8. Si trova sui gradini delle cataratte dell' Olona presso Milano. 42. Trichostomum polyphyllum. Schw. suppl. t. 39. Poll. 1. c. 319. In margine ai campi, e sui sassi in valle In- trasca , in Riviera d' Orta e lungo la via di Spluga. 43. Grimmia ovata. Web. et Mohr. t. 2 , f. 4. Poll. 1. c. 3o6. In quasi tutti i monti dell' Italia settentrionale. 44. Orthotrichum diaphanum, Schrad. spicil. fl germ. p. 16. Poll. 1. c. p. 336. Comunissimo sul tronco degli alberi nei contorni di Milano e nei pubblici passeggi. 45. Ortliotricbum anomalum. Hedw. stirp. II, tab. 37. Poll. 1. c. p. 335. Sugli argini delPOlona presso Milano. 46. Diphyscium foliosum. Mohr. obs. p. 34. — Bubaumia foliosa L. syst. ed. XIV, p. 945. Poll. 1. c. 386. Comu- nissimo in margine ai boschi della provincia di Milano. 47. Gymnostomum intermedium. Turn. muse, hibern. p. 7, tab. I , fig. a. c. Poll. 1. c. p. 3oa. Comunissimo sugli spalti e sui contorni di Milano. 48. Sphagnum latifolium. Hedw. sp. 27. Poll. 1. c p. 297. Comunissimo nelle piccole paludi dei boschi presso Milano. 49. Phascum cuspidatum. Schreb. de phase, t. i , f . i-5. Poll. 1. c. p. 296. Frequente ne' laoghi incolti di tutta la provincia di Milano. 50. Phascum subulatum. L. sp. 1570. Poll. I. c. 296. Co- munissimo nelle brughiere ed in margine ai boschi presso Milano. V A R I E T a' . 277 5 1. Phascum plliferum. Schreb. de phase, p. 8, t. i, fig. 6— v. Poll. 1. c. p. 296. Comune sugli spalti di questa citta. Sa. Jnngennannia pubescens. Schrad. spicil. fl. germ, i , p. 76. Poll. 1. c. p. 388. Nel boschi del Ticino, in valle Intelvi ed alia Spluga. 53. Jnngerniannia bicuspidata. L. sp. 1098. Poll. 1. c. p. 389. Al margine de' campi presso Caregnano. 54. Marchantia triandra. Scopol. earn. 2, p. 354, tab. 63. Poll. I. c. p. 398. Snlle mura di questa citta. 55. Anthoeeros laevis. L. sp. 1606. Poll. I. c. p. 399. In margine al ruseelll nei boschi della Merlata, e nei campi presso Milano. II signor Cesati trovo questa specie nei campi presso Confienza in Lomellina. 56. Sphaerocarpos Michelii. Bell. act. taur. 5 , p. aSS. — Targionia sphaerocarpos. Dicks, crypt. 2, p. 8. Poll. 1. c. p. 399. Specie comunissiraa nei campi ed in margine alle strade presso Milano. ( Sard continuato. ) l\i E D I c I N A. Annotazione all' articolo siil Crocodilus lucius. — Nel precedente fascicolo di questa Biblioteca a pag. 87 (i) fu annunziata la scoperta fatta a Pavia dal sig. professore Pa- nizza siilla struttura del cuore de' coccodrilli. Tale sco- perta essendo stata egualmente fatta in Francia dal signor Martin S. Ange , e proclamata dal sig. Geoffroy Saint-Hi- laire nel fascicolo di febbrajo 18 33 deV.a JRevue Incyclope- dique , noi stiraiamo debito di giustizia il dichiarare che r osservazione del sig. professore Panizza ebbe laogo verso la raeta di dicembre del prossimo passato anno i832 alia presenza del sig. dott. Beolchini, dell' assistente alia catte- dra di Anatomia dott. Novati , e fn pure allora riconoseiuta dal sig. professore Zendrini e dall' assistente alia cattedra di Storia naturale sig. dott. Dansi. Che anzi ci importa assai di notare che 1' osservazione del sig. Martin non sarebbe del tutto esatta in cio che risguarda I'anastomosi che esi- ste tra le due aorte uscenti dai due ventricoli del cuore (I) Rpttifichiamo in qiiesto luogo due eiTori occorsi nella stampa dell articolo qui menzionato clie generano qualclie oscurita o coa- fusione : a pag. 87, lin. 2a siriche leggasi sicche ^ ed a pag. 89, lin. 32 I'arteria polmonale, 0 grande aorta leggaei /' arteria pohno- nale t la grande aorta. 37(3 V A R I E T a\ e la distribuzione del saague arterioso ; di che il lettore potra persuaders! solo che gli piaccia di paragonare la de- scrizione datasene in questo giornale con le seguenti parole del sig. GeofFroy : " une grosse bronche nait da ventricule » droit a cote du tronc pulmonaire , et se joint , au mo- » yen d'une anastomose fort courte , avec une bronche » provenant du ventricule gauche ; ce qui etablit le me- " lange des sangs ;, e\. de cet arrangement , comme de plu- >' sieurs autres combinaisons , 11 resulte que le sang arrive >i arteriel a la tete , tandis que celui qui va a tous les w autres organes est plus ou moins melange. » c H I M I c A. Annunzk) di un' importante scoperta chimica seguito da considerazioni generali intorno alia varieta delle sostanze corporee e degli esseri viventi. — Una scoperta che dal- r autorita di un Berzelius cl viene additata come la piu importante che siasi fatta sinora nella chimica organica , e percio bastevole ad esser principio di una nuova era nella chimica stessa , sicche egli propone che la sostanza la qual ne forma il principale soggetto , s' indichi con nomi ( ortrina , proina ) atti a significai'e od alba o spun- tar del giorno ; una tale scoperta non doveva essere ta- ciuta in questi fogli. L' accennata sostanza che n' e ar- gomento consiste in un composto di carbonio , idrogeno e ossigeno , il quale con alire sostanze , ma particolar- mente con quelle che formano acidi e basi, si con- giunge come sogliono le sostanze seiiiplici ; essa e percio di tal genere di cui sinora non avevasi esempio , e rende indubitata V esistenza dei composti ternarj di primo ordine. Congiunta ad ossigeno forma V acido benzoico , ad idro- geno r olio puro di mandorle amare ;, ma chi intorno aUe sue combinazioni , e ad altri affini curiosissimi argomenti, desiderasse notizie ulteriori , ricorra alia bella Memoria che i sigg. Liebig e Wohler, autori della scoperta, ne scris- sero e pubblicarono negli Annali di fisica e cliimica di Pa- rigi, novembre 1 832. Noi, poiche tale scoperta ci richiama alle considerazioni generali intorno alle forme e varieta della materia , di cui ci siamo occupati in altri articoli inseriti in questa Biblioteca italiana (t. 64°, novembre i83i, p. 2615 * *■■ 69% gennajo i833, p. 1 19), ad esse ritorniamo- V A R I E T A . 279 Nel secondo degli articoli ora menrionati si dimostrava al tutto indefuiita , rispetto alia materia inorganica » la moltiplicita delle sue possiblli combinazioni , e quindi la varieta de' suoi possibili composti ; ma peio si avvertiva, che in fatto , ossla secondo natura , scarso era alquanto il novero de' composti diver si , e solo veramente potersi un tal novero considerare come indefinito , quando 1' arte interveniva a rendere eflicaci quelle affinita , che la natura, per contrapposizion di forze , lascia come inoperose. Ma la scoperta adesso annunciata ci richiama al pensiero che i composti risnltano anche da natura iinmensamente sva- riati , se quelli si considerino che di corpi organizzati fan parte ; perche la vitalita temperando anch' essa come r arte , ma con altri procedimenti , 1' esercizio delle affi- nita, compone gli elementi della materia in singolari com- binazioni , per infinite guise tra loro diverse , come sono diversi in infinite guise i corpi da essa animati. Or dnnque se nell' indicate articolo precedente abbiamo espresso i danni che sarebber venuti dalla troppa varieta della materia, e cosi ammlrato la natura dell* averla im- pedita ; ora ammireremo com'ella non si sia imposto ugual freno , e concesso abbia sfogo alF abbondanza de* suoi po- teri , rispetto all* interna sostanza de' corpi organici , ove in ninn modo la varieta poteva trar seco i danni suddetti. I corpi organici poi per altra guisa ci porgono argomento di considerazioni intese , come le precedenti , ad ammirar la natura , per una parte imniensa nella diversita di sue fatture , per 1" altra assai temperata, ma in tutto provvida, massime riguardo ai bisogni dell* uomo. In fatti puo dirsi temperata quant* e alia varieta delle specie viventi facil- mente visibili . e in vero la troppa varieta di queste po- tea generar confusione ; e in vece indefinitamente varia quanto alle specie poco visibili e microscopiche , dalle quali , per essere poco o punto soggette a' sensi , in niun modo e a temersi il detto inconveniente. Del resto quel freno alia varieta delle forme de' corpi organici , che alle medesirae e imposto dalla legge della generazione , ripro- ducendosi per essa ognora di genitori in generati le coa- suete sembianze e virtu , ammette poi in se medesimo , ben che tra' que' confini che sono prescritti dagli specific! caratteri , un' indefinita varieta. Infatti ben si trova simi- glianza, ma non mai eguaglianza, tra gl' individui di una aSo V A R I E T a'. medeslma specie , come pure tra gll organl conformi dl uno stesso individno , quali sono a cagion d' esempio le foglie ond' e adornata una pianta. Anche tra' uilnerali molta disparita fu concessa ai corpi d' uguale specie, ossia per sostanza eguali fra loro , pero le piu comuni ed utili non. che moke altre sostanze vanno mvinite in ogni lor corpo di alcuni costanti segnalati caratteri , che , raalgrado il variar d' altri caratteri di minor momento , reudono age- vole il riconoscei-le. Qital campo dunque d' indagini senza fine non apprestera agli uomini presenti e futuri la varieta delle coml^inazioni tra gli elementi della materia , e de' composti die ne de- rivano , e quella delle forme de' corpi organicl , e de' loro organism! ? A queste ricerche che risguardano 1' essere dei corpi vivi e non vivi, succedono quelle che prima le loro variazioni ed operazioni , e poi le ragioni di esse risguar- dano , onde si appalesano infine que' mezzi per cui le sen- sibili cose , tra mirabil giro di cangiamenti , sussistono e si perpetuano. Cosi da cio che nelle dette cose sensibili ne manifesta la potenza di Chi le ha create , ci eleviamo a cio che ne manifesta la sapienza e bonta ; cosi procedendo di scienza in scienza veniamo in ultimo a quella teleologia, di cui Linneo proponevasi di tracciare le prime linee col suo Systema naturce , e che fa parte della metafisica di Bacone, la quale egli ascriveva tra le discipline della natural filo- sofia e dalla fisica distingueva co' termini seguenti .... respondere liceat , physicam ea tractate , qiice penitus in ma- teria mersa sunt et mobilia , metaphysicam abstracta magis et constantia ; rursus physicam in naturam supponere existen- tiam tantum et motum , et naturalem necessitatem ; at meta- physicam etiam mentem et ideam (i). VIAGGI E COSTUMI. Egitto : Stato morale e religioso dei Copti. — I Copti che vantansi come i discendenti degli antichi Egizj, non ascen- dono in tutto I' Egitto oltre il numero di circa 300,000 individui. Eglino considerano se stessi come gli agenti od i ragionieri del pacha: sono stupidi, perfidi, sporchi, dediti all'ubbriacliezza, ignoranti, superstiziosi ed indolentissimi: i loro stessi sacerdoti inebbriansi con forti liquori. Formano (I) De Augm, Scient. Lib. III. Cap, IV. VARIETA.'. 281 cssi la p'lu gran parte della cristiana popolazlone In Egitto, e vivono dispersi nelle citta e ne' villaggi. Ben di rado incontiasi tra loro qualche individuo clie ricevuto abbia un' educazione : tutti vivono in una perfetta dinienticanza della religione. Cio die in Europa dicesi de' Giudei , cioe non essere per essi peccato Tingannare un cristiano , ripe- tesi in oriente quanto ai Copti , i quali sforzansi d' ingan- nare chiunque non appartenga alia loro setta , sotto 11 pretesto, cli' essend' eglino originalmente i proprietarj del suolo, godono il diritto di riprendere coUa destrezza cio die fu loro rapito coUa forza. Del resto presentano molta analogia co'Gindel: hanno essi ancora la clrconcisione si per gli uomini die per le donne , osservano i digluni , niassime nella quaresima, col piii stretto rigore. Moltissimi preferirebbero di morire anzi die mangiare una vivanda preparata in un vaso da cucina , o tutt" altro cibo dalle discipline vietato. In caso di malattia congedano per iino il loro medico, se le prescrizioni di liii contrarie sono alle regoie del digiuno : non di meno e loro permesso di bere acquavite , permissione di cui fanno un uso largbis- simo. Non e loro vietato il leggere la Sacra Scrittura, ma da si fatta lettura essi ritraggono poco o nessun van- taggio. Nelle loro scuole insegnansi alcune preci in lin- gua copta , cli"' essi punto non intendono , qualche passo della Scrittura ed il nome delle feste dell* anno. E cosa ben difficile il trovare fra' Copti una donna die sappia leggere. I Copti hanno de' santi die presedono ad ogni loro og- getto e bisogno. S. Antonio, per esempio, e il patrono della fecondita, Gabriele quello deiraccrescimento del Nilo, ecc. Se taluno ammalasi , egli manda innanzi tutto a cercar un prete. Questi arriva coi quattro vangeli neiruna mano e con una piccola bilancia nell' altra. In un guscio della bilancia ei poiie il inanoscritto , ch" essere suole assai pe- sante, e nell' altro un vaso ripieno d'acqua. La quantita del liquido da inghiottirsi dair aiiunalato per riacquistar la salute debb' essere in perfetto equilibrio col vecchio manoscritto. Le loro cliiese sono oscure e spordie: il ser- vizio del ciilto consiste nel canto de' salmi in lingua copta, e nella lettura , di tempo in tempo , di qualclie frainmento de' vangeli in arabo. L'uso de'sermoni e ad essi totahnente sconosciuto ; ed i loro preti sono troppo ignoranti, perche dedicare si possano alia predicazione. Allgrche fa d" uopo '20X V A R I E T A . istituire un prete, si va in traccla d'un uomo che sappla leggere , e trovato che siasi vien tratto a viva forza dalla casa o bottega sna ; lo battono se i-esiste , e lo strascinano dinanzi al patriarca , che suUa testa di lui pone le mani. Da tal istante quell' uomo e obbligato ad adempiere le in- cumbenze di niinistro degli altari. Dal medesimo istante vien egli consacrato all' indigenza , e se non e titolare di qualche chiesa, trovasi costretto a mendicarsi il pane. I preti sono generalmente ammogliati innanzi di ricevere gli ordini sacri ; ma se la loro consorte muore, non osano prenderne una seconda. Un prete d'ordinario puo divenire Kumus , ordine d'un grado superiore, anche vivendo la nio- glie. Quando ella muore il prete vedovo puo aspirare al- I'episcopato, ma non mai al patriarcato ; giacche la dignita di patriarca ed anche le sedi episcopali piii insigni date non vengono fuorche a' monaci , i quali non possono ara- mogliarsi , e tratti sono da due conventi , posti nel de- serto presso il Mar Rosso , chiamati Mar ( Santo ) An- tonio , e Mar Boulos , dove ricevuto hanno una qualche educazione. Quando muore il patriarca, ricercasi fra le grandi dignlta della chiesa copta un soggetto che gli si possa sostituire. Fattane la scfelta , il candidate non mai tralascia di rifiutarsi. Allora i Copti portano le loro la- gnanze al pacha , che dalle sue guardie fa prendere il recalcitrante. Condotto questi dinanzi al turco , ordinaria- mente s' ostina nel suo rifiuto ; e solo dopo d'essere stato per piii giorni tra ferri in orrendo carcere , ed anche ben bene bastonato si determina ad accettare. Allora vien egli portato in trionfo al palazzo patriarcale , ed entra pom- posamente nell' esercizio del suo eminente incarico. ( Mission. Registr- ) Viaggio nella Guiana inglese : antropofagi sulle rive dell' Es- sequibo. — Nel i83o e i83i il sig. Hillhouse, in oggi altro degl' impiegati superiori della colonia inglese di De- merari , fece una gita in questa colonia , accompagnato da alcuni amici : esploro egli pel primo il corso del finme Mazareroni; scorse un intero distretto sconosciuto agli Eu- ropei , e vi trovo una popolazione che non aveva giammai avuta la piii piccola comunicazione con popoli inciviliti. " Una sera ( cosi leggesi nella relazione d' un frammento V A R I E T a'. 28;^ di questo vlaggio , inserita nel giornale della reale Societa geografica di Londra ) , urta sera i nostri compatriotti intesero ne' bosclii a qualche distanza del fiume, pel quale andavano essi dolcemente rimontando, un uomo che get- tava urli spaventevoli : attratti da cotali grida sbarcarono e ben tosto scopersero un indiano Arraouak , che dondo- lavasi in un' amaca ( specie di rete o di stuoja fatta con giunchi ) fra due cadaveri stesi in due altre amache. Egii agitava la sua in varj sensi , e dava la niedesima spinta alle altre gettando i suddetti iirli. Interrogato sul motivo di tali disperate lamentazioni , rispose che i due cadaveri appartenevano a due suoi fratelli morti per le ferite da essi riportate nel battersi con una tribii che nella notte varcato avea il fmnie. Allora egli abbasso le amache, e collocati i cadaveri sulla terra , recise varj rami d' arbusti spinosi , con cui li percosse a raddoppiati colpi , conti- nuando le sue dolorose grida, come se la flagellazione su lui medesimo cadesse : prese poi il grasso di un porco re- centemente ucclso, e ne unse la bocca e la faccia dei morti, senza pero cessare da' suoi clainorosi geuiiti. Finahriente ve- dendo clie rianimar non poteva que' corpi insensibili, apri i loro occhi , conlicco loro delle spine entro le pupille e nel volto ( operazione da cui presentavasi uno spettacolo il pill orrendo), e dopo d'averli coperti d' una specie di len- zuolo li depose in una fossa , e sparse di foglle la loro tomb a. " Gli Arraouahi. credono ad un essere supremo , autore di tutte le cose, il cui fratello governa Tuniverso; credono alti-esi ad un essere malefico, ch' essi procurano di conci- liarsi cogli scongiuri de' loro pe-aye-men , o stregoni. Que- sti ciarlatani servonsi d' una lunga zucca, in cui ripongono de'ciottoli, e fannosi ad agitarla per discacciare un si fatto nemico dal letto degli ammalati. Secondo la tradizione di questi Indiani intorno alia creazione, il Grande Spirito po- stosl sovr' un albero di cotone ne stacco de' pezzetti dalla corteccia , e gettolli in un ruscello clie sotto di lui scorreva. Tali pezzetti di corteccia aniinaronsi ben tosto e presero la forma di tutti gli animali. L' uomo fu 1' ultimo di tali es- seri. II Grande Spirito dopo d' averlo creato lo immerse in un sonno profondo , e nel tempo di questo sonno aven*- dolo egli toccato , quel primo i\omo destatosi trovo a' suoi fianchi la donna. » 284 V A R I E T A*. II sig. Hillhouse ed i suoi compagni nel rimontare V Es- sequibo incontraronsi in un anti'opofago appartenente ad una popolazione caraiba, il quale li condusse al suo capo. Questi gli accolse nel miglior modo , e dono loro de'pesci acconciati con una salsa ch' essi trovai'ono di tutto lor gusto; vennero poi loro imbandite due mani d'uomo , ed un pezzo di carne umana. I viaggiatori imaginavansl che tali pletanze si compones- sero delle diverse parti d'una specie di scimia ad essi ignota, e tuttavia s'astennero dal gvistarne. Quanto al capo suddetto, egli rosiccliiava le ossa di quelle due mani con un' aria di soddisfazione, chiedendo nel medesimo tempo a' viaggia- tori qual sapore trovato avessero nel pesce e nella salsa : risposero d' aver trovato eccellenti s\ I'uno che Taltra. Al che egli soggiiinse: « avete ben raglone, giacche solo colla carne umana comporre si possono le migllori salse possibili: la conciatura di queste mani e del pesce fu fatta insieme. Voi vedete questi Macouchi , nostri schiavi : gli abbiamo presi in guerra , e di tempo in tempo usiani nutrirci delle loro donne. » A queste parole il sig. Hillhouse ed i suoi compagni presi fnrono da orrore , nondimeno giudicarono meglio di nascondere i loro sentimenti , e prima di riti- rarsi per prendere riposo , di che aveano il piii gran bi- sogno , videro che le donne Macouchi stavano racchiuse in un recinto od ampia stalla cinta da una forte e densa pa- lizzata di canne , bambous , di modo che i mariti, i padri, i fratelli delle misere vederle poteano scannarsi per es- sere divorate da quegli infami canibali. II signor Hillhouse abbandonossi al sonno co' suoi compagni , trattone il sig. Smith , il quale trovandosi meno stanco , e temendo che air onorevole capo non venisse il capriccio d'assaggiare la carne dei bianchi , seguir non voile il loro esempio, onde vegliare alia comune sicurezza. II domani i viaggiatori re- caronsi a visitare una profonda caverna , ov' era uno sta- gno , in cui gia s'apprestavano a bagnarsi. Gl' Indiani vo- levano distoglierneli , dicendo che tale imprudenza coste- rebbe loro la vita entro di un anno. II sig. Smith ed il luogotenente GulHfer furono sordi a tali rimostranze; e la predizione degl' Indiani si verifico, perciocche prima della fine del dodicesimo mese morirono ambidue : essi soggiac- quero ad itna pleuritide , contro di cui nulla giovarono i soccorsi della medicina. » V A R I E T a'. 283 QiiestL brevl estratti del vlaggio del slg. Hillhouse, che debbonsi al capltano Alexandre , menibro della R. Societa geografica di Londra , e gia noto per le relazloni de' suoi viaggi in Persia e nel Baltico, fanno vivamente desiderare ch' esso sia pubblicato per intero. (N. A. de VJ BELLE ART I. Rettificazione ed aggiunte all' articolo Lo Spasimo di Sici- lia , tavola di Raffaello Sanzio , incisione del cav. Toschi {V. questo Giornale , torn. 6().°, marzo p.° p.", pag. 889 ). — Neir anzidetto articolo noi affermammo che il cav. Toschi tratto aveva il disegno di quella famosissima tavola , men- tr'essa trovavasi nel Mnseo Napoleone. Ora e debito nostro Tavvertire che allorquando il re Giuseppe fu costretto ad abbandonare del tutto le Spagne , fece di la trasportare a Parigi in segreto parecchi qnadri. Cessato Timpero di Francia e deliberatasi la restituzione delle pitture tolte in Ispagna, fu convenuto clie lo Spasimo insieme ad alcuni altri qua- dri che avevano sofferto alcun danno nel primo lungo tras- porto fossero restaurati avanti il secondo ; giacche teme- vasi che non lo potessero sopportare senza guasto maggiore e sifTatto da non potersi poi si facilmente riparare. Dello Spasimo, come di altri, fu incaricato il signor Bonnemai- son restauratore di pitture ;, ed appunto nell' officina di lui il cav. Toschi trasse il disegno di quella maravigUosa ta- vola, disegno che dagli intelligenti fu encomiato e come stupendlssimo lavoro e come traduzione fedelissima del- r originale. Oltre poi 1" intaglio da noi rammentato di Agostin veneziano , due altri pure sussistono del medesimo impa- reggiabile dqointo ; I" uno di Domenico Cunego , T altro dello spagnuolo Selma , ma tutt'' e tre alienissimi dal pre- sentarci in modo convenevole i pregi delT originale. Percio la loro mediocrita ci rende ancor piii preziosa 1' opera, o direm meglio la Ijellissima traduzione che ne fece il cav. Tosclii. Notarsi dee in oltre, essere opinione di molti che Rafl'aello nella testa della Vergine abbia ritratta una badessa: di fatto ella e ornata all' usanza delle monache. Nello stesso articolo accennammo una tal quale ditferenza da prova a prova neir incisione del signor cav. Toschi, e quindi qual- che opacita in alcune prodotta forse dal gran numero degli esemplari che tii-ati ne furono. A questa medesima cagione attribuirsi fors' anche potrebbe quel fare che a noi sembr6 a86 V A n 1 E T A*. un po(* grossolano ne' volti del S. Giovanni e delle tre Ma- rie, Perciocche fattone a miglior agio il confronto colle stampe delle teste che ad uso di studio tratte furono sepa- ratamente ed in grande dal medesimo quadro , e con qualche prova deir intaglio del signor Toschi Innanzi lettera , ed anche con alcuna delle piu fresche , sebbene posteriori alia lettera, ci parve clie tale difetto venisse sceniandosi e che quelle teste risaltassero corrispondenti a quel carat- tere forte che il Sanzio ha loro impresso nelF originale. Abbiamo creduto bene di aggiugnere queste notizie a cio che gia esponemmo intorno alio Spasimo ed all' intaglio che ne fece il signor cav. Toschi: perciocche nell' illustrazione delle opere dei somnii artefici , anche le piii minute circo- stanze non raancano d' interesse e qualche luce aggiungono sempre alia storia dell' arte. MONUMENTO A EARNABA ORIANI. Manifesto d' associazione al monumento in onore di Bar- naha Oriani. — L' Italia deplora la perdita di recente fatta di un sonimo suo matematico ed asti"onomo , Barnaba Oriani. L'l. R. Osservatorio di Milano ha per lui ottenuto altissima rinomanza. Oriani fu tra gli astrononii il primo che determino 1' orbita di Urano e le perturbazioni dei nuovi pianeti. Egli illustro la teoria delle rifrazioni astro- nomiche , e die alia luce il piii sublime trattato di trigo- nonietria sferoidica. I suoi scientifici lavori gli procacciarono I'estimazione di tutt'i dotti d'Europa i quali f'ecero a gara nell' ascriverlo alle loro accademie. Ma la sublimita del suo ingegno apparira nel suo piix chiaro splendore quando la stoi'ia della sua vita fara conoscere come egli fu solo maestro a se stesso negli studj di teoria e di applicazione. Oriani ofFri piu-e il modello delle piu eminenti qualita morali. La sua patria dovette ammirare in lui il vero lilosofo cri- stiano, il quale, sempre costante a' suoi doveri, preferisce la sohtaria meditazione ed il piu utile impiego de' suoi talenti ad ogni fastosa apparenza. Oriani corono la sua illustre carriera rendendosi benemerito colla disposizione delle sue facolta in vantaggio della istruzione scientilica e religiosa , ed in sollievo della indigenza. II piu distinto e piii generalmente riconosciuto merito deirOriani non attende ora che 1' ultimo omaggio de' suoi contemporanei. Fatti interpreti noi sottoscritti del voto di V A R I E T a\ 387 varj dl lui ammiratori , crediamo far cosa grata al concit- tadini nostri col proporre loro I'erezione di un monumento il quale rammenti ai poster! la dottrina e le virtu deU'il- lustre trapassato. II monumento dovra collocarsi, previa la superiore con- cessione , nell' I. R. Palazzo delle scienze ed arti. Chi amasse concorrere a questa onorevole impresa, si compia- cera di soscriversi alia nota die venne vinita al pubblicato manifesto per quel nuraero di azioni al qiiale intendesse obbligarsi. II prezzo di cadauna azione e fissato a lir. i5 austria- che, e deve essere versato nella banca della ditta Carii di Tommaso e C, situata nella contrada di San Giovanni in Conca n." 4127, entro il corrente anno. Milano 14 febbrajo i833. Morchese Febo D'Adda. Marchese Luigi Cagnola. Francesco Carlini. NECROLOGIA. Giuseppe Gautieri. Le scienze mediche , naturali ed economiche perdettero non ha guari uno de'piu distinti loro cokivatori nel dottor Giuseppe Gautieri , commendatore dell' ordine sardo dei SS. Mam-izio e Lazzaro , gia ispettore generate dei boschi del Regno Italiano e del Regno Lombardo-Veneto, e niem- bro di moke Societa scientificlie e letterarie. La vita di quest' uomo dottissimo fu tutta consacrata al soUievo del- r umanita , al bene dello Stato , al promovimento d' ogni piu nobile disciplina. Lascio quindi morendo desiderio grande di se , ed obbligo alia societa di commendarne la memoria (i). Giuseppe Gautieri nacque in Novara il di 5 luglio del 1769 da una delle piu ragguardevoli famlglie di quella citta. Fece i suoi primi studj nel convitto di Monza :, e che vi desse buon concetto di se cliiaramente lo attesta (i) La Biblloteca Italiana lia un pai-tlcolare obbligo di occu- parsi iutorno a siffatta comniendazione , essindone state il Gau- tieri uno de' collaboratori , ed avendola fornita d' iiuportanti ar- ticoli relativi in ispecie alia scienza foreetale , alP agricoltura ed aJle nianifatture. ( Z Direttori. ) 288 V A R 1 E T A. Tesser egli stato all'uscir da quelle icnole e in eta dj soli qulndici anni, annoverato fra gli Arcadi di Roma, colla quale onorificenza solevano i direttori di quello istituto premiare i migliori alunni. Da Monza passo nel coUegio Caccla a Pavia , ove dimoro sei anai intento alio studio della mediclna. Fu caro a tutt' i graiidi uomini die ono- ravano quelP Universita , ma soprattutto a Pietro Frank: ei lo diceva giovane d' ingegno felicissimo , di un ardore incomparabile nello studio delle mediche discipline e d'in- tegerrimi costumi. Nel 1791 consegui con plauso non or- dinario la laurea in lilosofia e medicina , la quale dopo due mesi venivagli confei-mata con attestazione onorevolis- sima nella regia Universita di Torino. II Gautieri era ricco dei beni di fortuna, e vogliosissimo di arricchirsi d' ogni piu bella ed utile cognizione. Percio non appena ebbe lasciate le scuole pavesi delibero d' in- traprendere un lungo viaggio scientifico nella Genuania , mossovi in parte dai suggerimenti di Frank. Lascio infatti ritalia nel 1792, 5 percorse da prima il Tirolo, la Carinzia e la Stiria , studio attentamente la struma e il cretinismo , malattie endemiche di quelle montuose comrade , poscia recossi a Vienna, ove rimase fino al 1794-. Cola pubblicb le sue osservazioni intorno alia natura , alle cause ed al piu convenevole trattamento di quelle malattie , ed attese con incredibile fervore a perfezionarsi nella medicina pra- tica e teorica : se non che fattosi indi a poco amico e fa- migliare di Jacquin, di Creutzer, di Fichtel e di parecchi altri celebri naturalisti , vi contrasse anclie per le scienze naturali un amore profondo , che ando poi sempre cre- scendo , ne si estinse che colla vita di lui. II primo studio che associo a quello della medicina fu la mineralogia. Benche si trovasse in tale citta che poteva offerirgli ogni giorno raccolte insigni tanto pubbliche quanto private da consultare , egli amo in Vienna stessa procac- ciarsene una propria, piccola s\ ma sufficiente pel bisogno di una prima e fondamentale istruzione. Siccome poi le passioni scientiiiche non erano in Gautieri ne fugaci , ne fiacche, cosi la ando in breve tempo aumentando per modo, che al suo ritorno in Italia pote ben contarsi fra le piu. numerose e magniliche che uom privato avesse mai saputo adunare. Ma non furono ne piccoli , ne comuni i mezzi , con cut vi si adopero. Ottenuto dall' I. R. Camera Aulica V A R 1 1£ T A.'. 2H9 Viennese uno speciale mandato , percorse e riconobbe tutte le miniere , le fbnderie e le zecche deirUngheria, del Ba- nato, della Galizia, della Transilvaaia, della Boemla : sog- giorno alcuu tempo a Freyberg nella celebre scuola di Werner, ove teiine ben anche, non so se a titolo d'onore o di efFettivita , il posto di segretario delle miniere : visito piu tardi , cioe verso il 1799, il restante della Sassonia, la Prussia e TOlsazia, da dove passando per la Westfalia e la Franconia si condusse nelPAlsazia, nella Svevia e per ultimo nella Svizzera. Ne in qne' lunghi e diversi viaggi la medicina era del tutto posposta alia mineralogia ;, glacche se egli recavasi in ogni celebrata localita raineralogica, ne stitdiava la natiira e ne i-accoglieva con ogni diligenza i pill interessanti prodotti , visitava del pari e con eguale premiira gli spedali , gl" istitiiti medici e tutti gli uomini cbe avevano rinomanza in quell' arte nobllissima. II suo desi- derio di perfezionarvisi era perfino, nella commie maniera di sentire , intemperante , e furonvi pareccliie occasioni , in ciii non diibito per esso di porre ad aperto riscliio la vita. Una malattia epidemlco-contagiosa, o pestilenziale , erasi nel dlcembre del 1796 sviluppata nel Comitato Sirmieuse della Scbiavonia , e a poco a poco dilatandosi minacciava d' infezione la restante Ungheria. La Camera Aulica di Vienna, airannunzio di si grave calamita , vi mandava con ampi poteri il consigliere e referendario di Stato conte De Lowaz, perche in qiialita di commissario regio ponesse in opera ogni mezzo, ogni misiira die fosse creduta ca- pace di arrestarla e di spegnerla. II Gautieri trovavasi al- lora a Buda , e se da un lato gravemente si turbo alia notizia di un malore, il cui nome suona si spaventoso fra le nazioni , si felicito dalP altro die un s\ largo campo gli si aprisse di solenne istruzione, e in cui far uso delle sue fortune e della sua filantropia. Penso dunque di recarsi la dove il morbo infieriva, ne pose tempo in mezzo: imploro ed ottenne dairArciduca Palatino passaporti e commenda- tizj , attraverso in fretta la bassa Ungheria e raggiunse il De Lowaz. — II generoso Italiano, accolto ed onorato da quel personaggio con vive dimostrazioni di gioja non dis- giunta da maraviglia , ne divenne tosto il compagno e il consigliere , divise con lui poter militare e civile , fatidie e pericoli , e tanto si aggiro per quelle frontiere , per que' luoghi appestati , per que' lazzaretti , quanto duro la Bibl. ItaL T. LXX. 19 2()0 V A R I E T A . malefica influenza. II Gautlerl era veiiuto, erasi trattenuto a proprle spese , molto aveva profuso in soUievo degl' in- felici : ristabilita la pubblica salute , di che in gran parte seppesi giado a' suoi provvedinienti ed alia sua operosita, si voile premiarlo. Ma ogni profferta fu vana : le cogni- zioni acquistate intorno alia natura di uno dei piii tre- luendi flagelli dell' umanita dicevansi da lui guiderdone pre-r zioso delle spese, deUe fatlche, dei pericoli Incontrati. Ne questo fu il solo servigio, quantunque rilevantissimo, ch'ei prestasse alia nazione ungherese, nella quale era piuttosto cittadino che straniero. Le politiche vicende clie rescro tanto memorandi gli ultimi anni dello scorso secolo ave- vano obbligato la Corte austriaca a cliiedere in qviel Regno sul linire del 1796 la leva in arrai , o come dicesi cola, 1' insurrezione dei nobili. Le torme insurrezionali dei Co- mitati di Bekes , di Csandd , di Tenies e di Torontal usci- vano gia a campo sotto la condotta dello stesso De Lowaz, quando il Gautieri insofferente di riposo o diro meglio smanioso di porsi in ogni circostanza che riuovi mezzi di apprendere e nuovi mezzi di ben fare gli porgesse , sL presento al De Lowaz e prego che il ricevesse fra quegU armati in qualita di medico. Erano troppo recenti e troppo scolpite neir animo del Conte le prove di valore scienti- fico e di lilantropia date dal glovane Italiano nel Comitato Sirmiense : senti percio tutto il prezzo della generosa do- nianda, la gradi e la premio in un sol punto nomlnando il Gautieri a medico primario delle milizie di cptei quattro Comitati. E piacemi il rammentarlo : Gautieri non con- tava in quell' anno che il ventesimo settimo di sita eta: tanto puo il buon volere ajutato dall' ingegno , e si ben supplisce al tempo T intensita dello studio ! — Lo stato di insurrezione nell' Ungheria duro fin verso il 1798, e il Gautieri soddisfece per tutto quel tempo alle important! sue funzioni con tanto zelo e con tanto amore, da meri- tarsi r affezione , non che la stima , di quelle numerose soldatesche. E poiche 1' insurrezione fu sciolta, vennergli come a Sirmio, fatte e ripetute le proposizioni si di jiremio pel leale servizio prestato, che di compenso per le ingenti somme da lui spese in sostenerlo , giacche nelle provincie levate in armi , come nelle provincie infette dalla peste , nveva rilmtato ogni stipendio. Ma i nobili sentimenti del Gautieri erano ovunque gli stessi , e convenne cessare dalle Y A R I E T A . 291 istanzc. La nazione per6 non voile essere da meno innanzi a tanta generosita. In occasione del congress! generali rac- coltisi al principiare del lycjS, i prelati , i baroni, i nia- gnati e i nobili di Bekes , di Temes , di Csanad , di To- rontdl e di Sirmio rilasciarongli lettere solenni di lode e di ringraziamento. Ne il comitato di Bekes stette pago a SI bella dimostrazione di gratitudlne : nel congresso gene- rale tenutosi il giorno otto di gennajo di quello stesso anno in Gynla voile pure con orrevollssimo indirizzo esporre a Sua Altezza serenissinia I'Arciduca Palatino i diiitti acqui- stati dal Gautieri alia rlconoscenza degli Ungheresij e viva- mente raccomandarne la persona. Poiclie cessarono in Unghei-ia le influenze del contaglo e gli apparati guerresclii , e poich' ebbe partitaraente visi- tate , studiate e raccolte le ricchezze minerali di cjuel re- gno, il Gautieri passo, come accennai di gia , in Sassonia ed in Prussia. Soffermossi a Freyberg , a Chemnitz, a Dresda, a Lipsia , ad Halle, a Gottinga, a Gotha, a Ber- lino , e strinse amicizia con Werner, con Goethe, con Blumenbach, Schelling, Sprengel, Schrader ed altri uomini soninii in ogni maniera di sapere. Siccome poi nulla aveavi di soverchio o di difficile per lui , cosi un nuovo studio agglunse in que' paesi a quello della medicina e della mi- neralogia, nei quali potevasi omai dire eccellente. Parlo qui della scieuza forestale , clie come ognuno sa, in que' paesi appnnto ebbe origine, incremento e perfezione. L'importanza di questa scienza , considerata tauto in se stessa quanto ne' suoi rapporti colla metallurgia e coUa igiene pubblica , era stata fortemente sentita dal Gautieri iin dal principio della sua carriera scientiiica; ma, com' egli diceva , ricor- dando que' felicissimi giorni di sua vita , fu 1' Istituto di Waltliershausen , clie lo invoglio di abbracciarne di proposito e nelle sue speclallta piii minute lo studio. Sara superfluo a molti , ma non discaro a taluno de' miei lettori il signi- flcare die in quella citta di Sassonia esiste e fiorisce da oltre mezzo secolo un'Accademia ed una Scuola unicamente intese a dilTondere e perfezionare la scienza dei boschi e della caccla. Giuntovi il Gautieri nella jDrimavera del 1799 vi fu imniantinente nominato niendjro onorario , il clie prova a non dubitarne clie su quelle scienze ei non era gia fill d' allora no nuovo , ne leggermente versato. Ma comunque fosse , 1' aggregazione ad un corpo di dotti si 292 V A. r. I E T A . rlspettabili, e ad iiii Istituto di tanta utillta, lo determlno a convertire in profonda ed ordiiiata dottrina, qnanto forse non era in lul stato fin allora che semplice erudlzione: il che fu gran ventura per 1" Italia , giacche se il Gautieri non introdusse fra noi questa scienza , della quale avevano gia scritto il Del Bene e il Comparetti, certo la ristoro, la promosse , e , come vedremo , con egregie scritture la illustro. Grandi avvenimenti frattanto eransi conipiuti, ed altri an- davansi preparando in Italia, involta siccome era e trasci- nata nelle cose di Francia. Sorta per far breve e vana mostra di se la Repubblica Cisalpina , cacciati i Reali di Savoja , aggregato il novarese territorio alia novella re- pubblica. A questi annunzj parve tempo al Gautieri di cessare dai viaggi in terre straniere; attraverso la Fx-anco- nia e la Svevia, entro nella Svizzera, e dopo otto anni di assenza , ricco di fama e di sapere piu che T eta sua nol paresse consentire , ripatrio sul finire del 1800. I tempi correvano tristi in questa parte d' Italia non solo ne'riguardi politlci, ma altresi ne" riguardi sanitarj. Una feb- bre putrida, maligna e contagiosa menava strage nelle bestie bovine, repideniia di Genova, conosciuta poi per gli eccel- lenti scritti del Rasori sotto al nome di febbre peteccliiale ^ infieriva negli viomini. Queste calamita poser di nuovo a splendide prove la dottrina del Gautieri e la sua deyozione alia causa del ben publilico. Nominate pressocbe al sue arrivo Membro della Commissione di Sanita del dipartiraento deirAgogna concorse col consiglio, coH'opere e con viaggi a proprio conto intrapresi alia estinzione della prima : de- putato poi dalla Commissione generale di Sanita ad arre- stare in quel dipartimento la seconda , incredibili furono le cure e le soUecitudini d'' ogni maniera con cui vi si adoperb. E che le savie provvidenze da lui date, e P opera sua infaticabile vi abbiano prodotto que"" buoni efFetti che la Commissione , o diro meglio P umanita ne attendeva , chiaramente il dimostra e l' essere stata la mortalita in quel dipartimento assai meno considerevole che negli altri della Repubblica , e il non essersi la malattia propa- gata oltre a qixe' limiti topografici , nei quali il Gautieri r aveva trovata : di che se non parlarono le storie medi- che di quel tempo, che io ben nol so, certo il ricordano e con piacere lo attestano i contemporanei ; e vive anco V A r. I r, T A . 29a la ricordanza di un fatto , il tjuale plnitosto nnlco chc raro puo clirsl negll annali dclla medicina : di settanta- cinque indlvidui , che in Palestro vennero quasi a un tem- po gravcmente attaccati dal morbo, ed ai quali il Gautieri presto personalmente assistenza , neppur uno peri. — E lo stesso zelo che lo animava nello estinguere la epide- mia , fu da lui mostrato nel comliattere e togliere i pre- giudizj che si opponevano all" introduzione della vaccina- zione ; la quale sicconie la piii utile delle scoperte , cosi fu di tutte la piii contra stata e ne'suoi principj d' appli- cazione piu vilipesa. In Italia il Gautieri fu de''piu solle- citi a favorirla : nel dipartimento poi deirAgogna ei ne fu il primo o piii fervido proraotore. E perche piacemi av- valorare quanto dico di prove atte ad escludere ogni so- spetto di soverchia commendazione ; io mi riferisco alle lettere che il Gautieri medesimo diresse al marchese Ar- horio De Breme, in allora presidente deir amministrazione dipartimentale, e clie trovasi unita alV Jstnizivne al popolo sulla Vaccina fattasi pubblicare dal Presidente suddetto in Novara 1' anno i8o3 coi tipi di Giovanni Rasario. Da questa lettera si raccoglie come egli si affretto di mettere a profitto r amicizia contratta nel tempo de' suoi viaggi coL piu celebri medici d'Alemagna e d" Italia a fine di procac- carsi la materia vaccina piii pretta , e volgerla quindi in pro de' suoi concittadini. Ei ne chiese e ne ottenne da Frank , da Hartenkeil , da Reil , da Sprengel , da Loder , da Wedekind , da Hebenstreit , da Eoose, da Reimarus , da Hufeland , da Careno , da IMascagni, da IMorelli, da Giannini , da Monteggia e da Sacco. Ma o fosse , com' ei lascio scritto, che una dissonanza assoluta di circostanze rese avesse meno suscettiliili del benefice contagio i vac- cinati , o fosse mancanza di perizia nei vaccinator!, o fosse che il vaccino avesse nel tempo del suo trasporto perduta parte della sua attivita , o clie finalmente non fosse il vaccino stesso stato raccolto, come era di mestieri, e con- servato in recipient! adattati ; gli esperimenti intrapresi colla materia inviata da quegli uomini inslgni non corrispo- sero pienaniente alia sua aspettazione. Lungi pero dallo sconfortarsi nel A'eder falliti tanti e si variati tentativi, e lungi dal mettere in dubbio per questi fatti od impugnare la facolta antivajolosa della vaccina, siccome per eguali raotivi fu fatto allora da moUi cou pubblico scandalo e 294 T A R 1 E T A . clanno , rivolse le sue domande ad altri dotti , ad akri paesi 5 e la sua perseveranza ebbe infine il piu caro dei premj che mai si possa da cuor generoso deslderare. Nel i8o3 ricevette contemporaneamente da Londra e da Praga la materia , quale volevasi perfettissima del raccino , la quale, sperimentata da prima innanzi ad apposita commis- sione nell' orfanotroiio di Santa Caterina in Milano , fii poscia dal Gautieri gratuitamente spedita a piu di cento riprese ai medici ed ai cliirurghi del dipartimento, coH'ag- giunta pur gratuita degli aglii del Sacco per T innesto e di que' libri clie meglio potevano dirigere ed istruire coloro cbe lo dovevano praticnre e soprawedere. I pronti e fe- lici risultamenti clie se n' ebbero fecer tacere gli avversi e i detrattori ; gli abitanti delle campagne , ultimi sempre a piegare alle novita, cominciarono a presentare con fidu- cia i loro bambini, e da quel tempo T innesto ando mai semjjre crescendo nel favore del pubbllco , finche divenne pratica generale e spontanea. Ai quali meriti procacciatisi dal Gautieri nel proprio paese voglionsi aggiugnere la prudenza e la lealta con cui seppe introdurre e mantenere nel dipartimento le discipline medico-cbirurgico-farmaceu- tiche dopo clie vi fu dall' ufficio centrale di Pavia nomi- nate suo delegate medico, e poscia ancbe revisore delle droghe ; la caritatevole sollecitudine con cui soccorreva di consiglio e di cura gl' indigenii , e la generosita con cui 11 sovveniva o infermi, o gia avviati alia guarigione. Mutatosi lo Stato nel i8o5 , e sorto sulle rovine della Kepubblica il Regno d' Italia , il Gautieri trasporto il suo domicillo a Milano , ove sedette nel Consiglio legislative , e fu membro della Commissione delle rainiere e dei bo- 8chi : quando poi nel 1807 si voile con grave errore am- ministrativo staccare la direzione delle prime da quella dei secondi, egli fu nominate ispettore generale dei boschi, jiel quale uffizio duro fine al penultimo anno di sua vita> lo non diro della dottrina , dello zelo , della prudenza , deirintegrita, clie dlede costantemente a conoscere neU'eser- cizio di una carica , ciie tocca si da vicine agl' interessi de' privati e del pubblico : la stima, di cui gli amministrati non ccssarono mai di onerare il Gautieri, Tafiezione, die come a padre portavangli gl' impiegati a lui soggetti , e la ooujidenza di due governi soiio testimony troppo cliiari di ^jnelle virtii, Non scendero neppnre a particolarijzare 1» T A R 1 B T a". 295 moltissltue cose , che egli opero con sommo profitto del- Terario e dello Stato nel corso clei ventiqnattro anni, nei quali tenne quel posto : solo accennero die egli fu incari- cato ilal Governo itaiiano di ordinare , o come dicono , di organizzare V amiiiinistrazioue dei bosclii aei dipartimenti del IMetauio , del INIusoiie , del Troiito e dell' Alto Adige ; che sorveglio particolarmcnte ai boschi dell' Agogna , del- I'Olona, dell'Adda, del Larlo , del Serio , del Mella , del- I'Alto Po e del Mincio da che fu preposto ai conservatorati di Milano e di Brescia ; che per invito dello stesso Go- verno stese e pubblico il Manuale o sia le Nozioni ele- inentari dei boschi ; che dlresse il lavoro per cui le tavole di Nourry per la cubatura dei legnami furono i-idotte a ]nu semplice e chiara intelligenza; che infine promosse ed illustro la scienza e la pratica forestale , non che la mi- neralogia e 1' agricoltura , con varie dottissime ed impor- tanti scritture, di cui daro i titoli in fine di qiieste notizie biograliche. Ne solamente come ispettore ai boschi giovo graudemente alio Stato : il ministro delle finanze gli com- mise niolti lavori intorno alle saline e la ricognizione delle fonti salse di Radein nell' Alto Adige; il ministro della guerra ebbe da lai un rapporto con relativo disegno sulla pozzolana del Tronto ; quello dell' interno una compiuta raccolta delle miniere e delle acque minerali delFAlto Adige, accompagnata da una dotta dissertazione sullo scavo lore e sui loro prodotti. La vinificazione fu pe' suoi consigU migliorata nel Metauro: le miniere del Perginese divennero fruttifere per gl' incoraggiamenti e pei mezzi pecuniali che egli presto a chi ne aveva la proprieta : il villaggio di Sirolo fu per le sue istanze presso il ministi-o deirinterno salvato da vicino scoscendimento e precipizio nel mare. Da moki anni ei lavorava a due grandi opere, un Trat- tato generale di scienza ed amminisirazione forestale , ed una Storia pur generale degFinsetti, specialmente di quelli che danneggiano gli alberi e gli arbusti d'Europa. La prima fu tenninata nel i83i e presentata manoscritta aU'eccelso Governo di Milano ; la seconda riuiase incompleta per r immatura di lui morte. Una vita incessantemente laboriosa , una raente stancata da soverchi studj , cui soleva protrarre fino alle ore piu larde della notte , ne indebolirono la fiorente salute , e vi s\ ilupparono i sintomi di una paralisi , che mite da 296 V A R I E T A*. ptlncipio e quasi effetto di precoce vecchiezza , 110a tarJo poscia ad assalirlo con insulti gravissimi e frequenti. E di questa malattia rimase alfin vittima in Novara sua patria, in mezzo ai conforti della religione , alle lagrinie dei pa- renti e degli amici , nel giorno 2 3 dello scorso febbrajo , correndo I'anno sessagesimo terzo di sua eta, II Gautiei-i fu persona di beiraspetto, di modi corte- sissimi e di memoria piu presto prodigiosa die grande. Egli era dotto in piu lingue e parlava con singolare fa- cilita la tedesca e 1' unglierese. Aveva indole e fantasia vivacissima , e da questa, piu cVie da filosofica persuasione, lasciossi trasportare quando nel boUor della gioventii e ap- pena tornato dalla patria di Kant e di Sclielling scrisse il suo Slancio sulla Genealogia della terra. Egli stesso il con- fessava e se ne doleva. — Passava volontieri dai libri alle oneste e liete brigate , e come intendentissimo di musica, assai dilettavasi de' concerti e del teatro. — Fu censurata la parsimonia con cui benche ricco visse gli ultimi anni di sua vita. Sla ; ma 1' esser parco verso di se non nuoce ad alcuno ; ben nuoce V esser parco co' bisognosi , e il Gautieri nol fu di certo. L' indigenza non partiva da lui senza soccorso , e questa sua liberalita inverso i poveri non lo lascio neppm-e fra i paiimenti dell' ultima malattia. Ne ei I'attendeva sempre alia porta: sapeva prevenirla, e risparmiare ai caduti in basso stato il rossore della pre- ghiera. Amantisslmo poi della gioventu, e soprattutto della gioventii intesa ai buoni e liberali studj, la sovveniva di consiglio, di raccomandazioni e di ajuto. La quale, se non e benericenza , e certamente qualita generosa die dovrebbe risplendere in ogni cittadino , cui sopral)bondano i beni di fortuna. G. Gene. Elenco delle opere stampate del Gautieri. De Tyrolensium, Carynthiorum, Styriorumque struma. Vin- dobonae, 179 3. Sperienze ed osservazioni sul glutine anlmale nelle febbri intermittenti. Milano , i8o3, per Agnello Nobile. Slancio sulla Genealogia della Terra e sulla costituzione dinamica dell' organizzazione, seguito da una ricerca sul- r origine dei vermi abitanti le interiora degli animali. Jena in Sassonia, i8o5. V A R I E T A . 20T Untersucliimg iiljei- die Eiistehung , Bildung , und den Ban der Clialcedons , ecc. Jena, 1800. Confutazione delP opinione di alcuni natiiralisti suUa vul- caneita di alcuni monticelli collocati tra Grantola e Cu- nardo, nel dipartimento del Lario. Milano, 1807. Sui mezzi onde iuipedire e distruggei-e la ruggine del fru- mento, e sulla sua origine e formazione. Milano, 1807. Prospetto dei concimi europei, ecc. Milano, iSaS, per Silvestrl. Nozioni elementari sui hoschi ad uso degP impiegati dei boschi. Milano , 1 8 1 a . Quando e come abbiasi a permettere il pascolo nei boschi si resinosi clie da fronda , si d' alto fusto che cedui. Milano, i8i3. Dei vantaggi e dei datmi derlvanti dalle capre in confionto delle pecoi-e. Milano, 18 16. Deir influsso dei boschi sullo stato fisico dei paesl e sulla prosperita delle nazioni. Milano, 18 17. Stefano Borson. Addi a 5 del decembre dello scorso anno i83a cesso di vivere in Torino 1' ab. Stefano Borson , professore di mi- neralogia e direttore del museo niineralogico nella Regia Universita di Torino^ menilji-o della Keale Accademia delle Scienze, della Reale Societa d' agricoltura , del Consiglio delle miniere, ecc. Quest' uonio benemerito visse Uinga, ma travagliata vita; da prima per istrettezza di fortuiaa, pill tardi per frequenti e gravi malattie. Alle une pero , come alle altre , oppose un animo sempre paziente e co- raggioso ; sicclie seppe rendere distinti servigi alle scienze naturali , e concorrere col suo nome a far chiare le scuole torinesi. Stefano Borson uacque in S. Pietro d'Albigny correndo r anno 1759. Non ancora uscito dalla adolescenza fu co- stretto di procacciarsi da se stesso que'' mezzi di sussistenza e di istruzione, che la poverta di sua famigUa non poteva che in scarsissima misura somministrargli. Si pose adunque in qualita di pedagogo alia direzione di diversi fanciulli , da prima in putria , poscia a Cliambery , ove pote per questo mez/o attendere alle umane lettere ed alia filosoiia. af)8 Y A R I B T a'. da ultimo a Torino, ove studio teologia e si consacro al sacerdozio. In questa citta contrasse amicizia , anzi famigliarita col figlio del dottor Allioni , e col frequen- tarne la casa, ricca ancora dei libri e delle raccolte di queir uomo celeberrimo , s' innamoro della raineralogia e la fefce scopo d' ogni suo studio avvenire. Nel 1791 accoin- pagno il marchese di San Marzano a Pavia, a Ferrara, a Bologna ed a Fiienze , nelle quali citta visitb con atten- zione e con profitto i pubblici e i prlvati musei di storia naturale , e quelli altresi di belle art! :, per le quali ebbe sempre gusto e senso squisito. Sul finire del 1795, trova- tosi avere la somma di trecento lire, frutto di lunghe ed ostinate economie, scese pel Po a Ferrara, e di la si con- dusse a Roma, ove trovo un generoso mecenate ed amico nel cardinale Borgia. Questo dotto prelato possedeva in Velleti'i, sua patria, una numerosa, ma inordinata raccolta di antichita e di naturali produzioni: il Borson la ordino: ed eziandio la illustro con una lettera , indiritta al dottore Allioni , la quale per cura del cardinale medesimo fu data alle stampe. Da Roma recossi a visitar Napoli , ove conobbe Scipione Breislak, Cirillo e Cavolini. Tornato a Torino nel luglio del 1796 riprese, benche a malincuore, le sue funzioni di pedagogo, e le continue lino al 1799 , in cui gli occhi del pubblico e i benigni risguardi della fortuna cominciarono a volgersi su di lui. In queir anno venne impiegato nella Segreteria dell'Acca- demia delle Scienze, e piii tardi nella Biblioteca; e quan- tunque non avesse alcun obbligo , che lo strignesse al Museo , il quale era a' que' tempi proprieta dell'Accademia , diede opera a crescerne la parte mineralogica coi prodotti del paese, e coi frutti di una corrispondenza stabilita con parecchi dotti stranieri. Nel 1801 tenne pubblico insegna- mento di miner alogia, ed ebbe fra gli uditori alcuni pro- fessori deirUniversita ed altre assai ragguardevoll persone: nel i8o3 fu nominato Conservatore del Museo di zoologia e di mineralogia : la qual carica lo impedi dal continuare le pubbliche lezioni, dalle quali ritraeva non piccolo van- taggio ; e finalmente dopo otto anni di incertezze fu pel buoni ufficj di S. E. il conte Balbo, e dell' immortale Gior- gio Cuvier, eletto alia cattedia di mineralogia deirUniver- sita torinese. T A R I E T A . ^99 Assicurato cosi di un onesto e tranqulllo avvenire pose tutto Tanimo suo e le sue forze nello arricchire il Museo, de' cui rapidi progress! puo chiccliessia prender notizia confrontando il catalogo clie egli ne pubblico nel 1811 con cjuello clie parimente mise in luce nell' anno i83o. Ricerco con amore e con perseveranza i fossili organici del Piemonte e con molti scritti e disegni gli illustro. Finalmente nel iSaS venne pur nominato professore di mineralogia e di geologia nella scuola reale delle miniere a Moutiers ; ma in questo ufficio, al quale destinavansi le ferie autunnali dell' Universita , non pote durare che due anni , gia grave com' era di eta , ed impedito nella respi- razione da un principio di idropisia , che ando poi sempre crescendo fino a che 1' ebbe tolto di vita. Fu uomo di conversazione amenissima, perche colto in molti generi di sapere, e di sua natura ai-guto e giovia- le : di costumi poT semplici ed integerrimi. Coltivo con successo il disegno di paese , e in questa gradevole occu- pazione era egli solita dimenticare le traversie e le infer- mita che lo affliggevano. La sua morte, veramente cristiana, fu accompagnata dal pianto de'buoni e dalle benedizioni dei poveri , ai quali , piu che il pote , fu sempre largo di sussidj e di consolazioni. G. Gene. R. GlRONI, F. CABLWI, I. FVMAGALLI e G. BSUGNATSLLI , direttori ed editori. Pubblicato il di 5 luglio i833. MllaiLO , dalt I. R. Stamperia. Osservazlonl meteor ologlc he facte lU'I. II Ossc rvatorio di Brera. M A G G I 0 1 833. M A T T I N A, <0 N _ < Sera. "S o O Altezza del haroniclro. -73 3 -5 ^ .2 ? Stato del cielo. 6 u -1 0 u C ^ 0 C5 - 2 ^z a 3 g 5 a c -5 5 u 6 Stato del cielo. I 2 pr.ll. i;„. 1 27 7,0 + 6,7 27 10,0 +10,5 N 0 Sereno. N 0 N j Sereno. poll. 27 27 Int. 9P 10,0 +1 1,5 +i3,5 S E S SO Nuv. ser. Sereno. 0 4 27 10,4 + 9^5 27 10,5+10,5 0 Sereno. N N E Sereno. 27 2T 10,5 10,6 +i3,7 +i5,6 SOS s s 0 Sereno. Sereno. 1 b 27 11,7 + 12,7 NE Sereno. ■^7_ 27 11,7 11,2 + 17,5 SO Sereno. 1 6 28 0,0 + i5,5 N E Sereno. + 17/* so Sereno. n 8 27 10,5 28 0,5 + 10,0 +14,5 E ■ N Ser. nuv. Sereno. 28 27 0,1 I., 4 +i5,4 + i5,G S E S S 0 Sereno. Sereno. 9 lO 27 10,7 27 10,3 + 12,5 +i5,5 0 N 0 Sereno. Sereno. 27 27 10,5 10,3 +iG,o +16,5 so SOS Sereno. Sereno. II 27 10,7 +12,5 N ONJSereno. 27 11,0 + 18,5 so Sereno. 12 i3 i4 27 11,5 27 11,8 28 0,6 +13,4 +i3,3 +14,0 s s 0 0 N ON Sereno. Sereno. Sereno. 27 28 27 1 1,0 0,0 11,8 +18,7 + 18,0 +19,5 s SOS S S 0 Sereno. Sereno. Sereno. i6 27 11,7 + 14,5 N E Sereno. 27 11,4 +20,3 S S E Sereno. i6 27 11,5 +i5,o N E N Sereno. 27 10,8 +20,0 S S E Sereno. '7 i8 27 10,0 27 11,6 +14,7 + '4,5 N E N 0 Sereno. Sereno. 27 27 10,5 1 1,5 + 19,5 +20,4 so SE Ser. sereno tern- Sereno. 19 20 28 0,5 28 0,0 +i5,5 +i4,5 NN E N N E Sereno. Sereno. 27 27 ",9 '1,7 +20,0 +21,5 N N 0 N 0 N Nuv. ser. Ser. nuv. 21 28 0,4 +i5,o 0 Sereno. 27 11,8 +21,5 N 0 Sereno. 22 28 0,3 +i5,5 £ Sereno. 27 1 1,0 +22,0 so Sereno. 26 27 ".9 +i5,5 S£ S Ser. nuv. 28 o,J +17,0 N E N Ser. nuv. 24 25 28 1,0 27 11,5 +12,5 +10,0 N E NO N Nuv. ploggla. Sereno. 28 27 0,7 10,4 +14,7 +17,5 N N E S 0 Nuv. pioggia. Sereno. 26 27 28 27 9,8 27 9'7 27 11,0 +14,5 +'4,7 +i3,6 0 S£ N Sereno. Sereno. Sereno. 27 27 27 94 10,3 1 1,3 + 19,0 + 17,0 +17,5 s 0 S E S E Sereno. Nuvolo. Sereno. 29 27 11,7 +i3,o N E Sereno. 27 10,0 + 17,0 N 0 N Sereno. 60 5i 27 9'7 27 11,0 +i4<" +i4;5 N E N EN Ser. nuv. Ser. nuv. 27 =7 9.5 ",7 +19,5 +18,4 s 0 S S E Sereno. Sereno. Altezza mass, del bar. poll. 28 lin. i 0 Allczza mass, del term. + 22,0 niuiima media . 0 08 minima . . . . + 6.1 ia + 1G-08 Qu antita della pio{ line e 6,00 Sot r BIBLIOTECA ITALIANA Cjlll/ait/O a666. PARTE I. LETTERATURA ED ARTI LIBERALI. Edizione delle opere classiche itnllane del secolo XVIII. — Milano , 1 818-1 832 , dalla tipografia del Classici Italiani. Toml 1 36 , in 8." Italiane lire 845. 36. Articolo 3.° ed ultimo. V. il tomo 69.°, quaderni di fcbbrajo e marzo p.' p.', pag, 129 e 265. Q, uello die abbianio detto nell articolo precedente sopra alcune omissioni piu notahili in qiiesta Raccolta soggiacque a qualclie interpretazione lontana alfatto dal nosiro jntendiniento. Dicliiariamo pertanto di non avere creduto ne voluio far credere altrui clie quel Lette- rato al cui consiglio principalmente dobbiamo questa bella Eaccolta ignorassc 1' importanza delle opere omesse: ne avremnio potuto accogliere una tale opi- nione, quando egli stesso parlo di quasi tutte quelle opere nella sua prefazione. Rispetto poi agli Editor! forse non bastava astenerci , come abbiam fatto , dal riniproverar loro Tomissione di quelle opere clie un" alta ragione ha poste fuori dell* arbitrio e della elezione privata; nia dovevamo dire altresi che alcuni libri i quali , per essere o nial conosciuti o male apprezzati dcii piu, non trovcrcbbero compratori , non li dcbbe aspettar dai tipogiafi clii non credo ch' essi ab])iano assunto 1' obbligo di sacrificar le fa- tiche e le sostanzc proprie al comune vantaggio. Se ' Bibl hah T. LXX. 20 302 CLASSICI ITAUANI adunque le nostre parole in questa parte non furono chiare abbastanza e poterono soggiacere ad inter- pretazioiii non prevedute da noi, ci e parso che fosse debito nostro il rettificaile con questa dichiarazione , afiinclie non si possa dire che dove ogni amatore della gloria e delle lettere nazionali trovera argo- mento di lode e di gratitudine , noi abbiamo voluto trovare in vece materia di biasimo c di lamentele. Ne alcuno potrebbe crcderci detrattori di questa bella Collezione, quando abbiam detto ch' essa e non pure utile, ma necessaria alia studiosa gioventu italiana ; e per quanto e da noi T abbiamo raccomandata e la raccomandiamo a coloro che sono desiderosi di una jstruzione degna de' nostri tempi. Ora poi ci metteremmo nella necessita di ridire cose gia dette da inolti se volessimo farci a parlare dei singoli autori ch' essa comprende. Questi autori furono giudicati gia da parecchj, ne alcuno potrebbe oggimai ragionevolmente presumere di parlarne con nuove opinioni di qualche notabile utilita. Qua- lunque poi siasi il posto che i pensatori moderni credano di dover assegnare a ciascuno di questi au- tori considerato di per se solo, chi li considera tutti insiemc , e pensa quanto sia importantc di conoscere tutta intiera la storia della sapienza nazionale , si persuadera di leggieri che la Icttura di quasi tutti questi volunii e assolutamente necessaria ad ogni giovane italiano. Perche a trascurare lo studio di questa Collezione s' interrompe la catena dclle pro- duzioni de" patrii ingegni-, e quando bene fignorare le cose nostre per desiderio di conoscere le altx'ui non fosse, com' e spesse volte, dannoso, non potrebbe essere quasi mai disgiunto da qualche vergogna. E a chi volesse dire in contrario , che ne' moderni sti-a- nieri si trova quanto que' nostri ci possono dare di vero e di utile, sceverato dai loro errori , ed ar- ricchito de' nuovi pensamenti , crediamo di aver gia risposto abbastanza , inostrando come quegli stranieri non giudicarono senipre dirittamente i nostri sciuttori, Del secolo xviir. 3o3 e come sia importante il conoscere la storla di tutta la civiltci nazionale ne' suoi moltiplici rami per in- nestarvi con ragionevole speranza di buon succcsso le nuove dottrine die ci vengono dal di fuori. E per rispetto agli scrittori piu gravi o di piii gravi materie abbiamo gia detto quanto ci parve necessario al fine di questi nostri Discorsi; ed ora molto piu facilniente potremrno venir dimostrando come nelle cose spettanti alia poesia ed all' amena letteratura, lo studio delle produzioiii de' nostri ingegni nazionali debba necessariamente premettersi a quello delle stra- niere. E se nella materia delle leggi e della pubblica economia possiamo atfermare che di molte vantate innovazioni avevamo gia il germe ed il principio in Itaba prima clie ci venissero doltremonti e d oltre- mare ; potremmo ancor piu di leggieri far evidente die nelle opere dei nostri padri si ravvisano i primi passi della nostra letteratura verso quella mutazione a cui dalla condizione delle cose e dei tempi era avviata di necessita. Non intendiamo di entrare in un minuto ragguaglio della poesia e della eloquenza italiana nella seconda meta del sccolo XVIII, die sarebbe materia di troppo lunglie parole ; ma pur faremo alcune generali os- servazioni die piu ci pajon ricliieste dall' ai'gomento. II buon Muratori , come stanco di raccontare le guerre e le miserie dei popoli italiani, quando giunse a dover parlare del i ^49 abbandono il severo stile de" suoi Annall per dirci cli' esso spunto tutlo gioiiale con corona d ulivo in capo , e dlsserro le poite aU al- Icgrczza de' vaiil paesi. Certo mancava ancor molto ( e noi ne siamo testimoni ) a far compiuta la feli- cita e ragionevole Tallegrezza d' Italia; ma clii vorra maravigliarsi se alcuni poeti precorrendo ai tempi considerarono come piena quella felicita a cui \ An- nalista diceva che s'erano dissernite le ported Coroiiati di ulivo sedettero oziosi cantando ai banchetti delle IMuse, quando sarebbe stato mestieri di ridursi dcn- iro il sacrario della filosofia per consolidare la pace 364 CL\SSICI ITALIANI e vietare che la malignita o 1' igiioranza ne impe- dissero i buoni frutti. Tali furono e gli Arcadi de- generati dalla primidva loro istituzione , e tutti que- gli altri scrittori di sonetti e di poemetti per nozze o per monache, maestri di una falsa poesia che dal Baretti fu poi delta eunuca. Costoro furono molti , furono troppi ; ma pur non furono i soli che allora tenessero il campo della poesia italiana. Perocche appartato da questa garrula schiera, un drappello di poeti pensanti insegnava coll' esempio che la poesia aveva bisogno di rinnovarsi , e di concorrere anch' essa alia diffusione delle utili verita e dei generosi senti- menti, se non voleva esser relegata fra le inezie pue- rili siccome cosa disforme dai desiderii e dai bisogni di quella eta. — Ne qui vogliamo parlare di Vit- torio Alfieri , da cui i nostri Editori hanno con buon consiglio cominciata, e quasi vorrcmmo dire inaugu- rata la loro CoUezione ; primamente perche sarebbe inutile ogni nostra parola per guidare il pensiero dei leggitori cola dove gia corre da se medesimo ; poi anche perche non a torto forse si dubita se TAlfieri avesse considerato abbastanza lo stato de' popoli ai quali parlava; e se 1' impeto di quella indignata sua Musa , come era potente ad infondere Tabborriniento del male, cosi fosse anche capace d' insinuare negli animi una chiara idea del bene , primo e necessario fondamento ad ogni durevole innovazione. Vogliamo alludere in vece ad una schiera di poeti che sotto umilissima veste concorsero coi pensatori a diffondere le m'assime dell'equita, Tamore della giustizia ed il sentimento della dignita umana ; e scrissero que* molti Apologhi raccolti in gran parte dai nostri Editori in un volume che noi raccomandiamo alle buone madri per lettura de fanciulli e principalmente delle giovi- nette. E il Parini con quella squisita sua satira e con molte delle sue odi, e il Gozzi e il Zanoja ed altri coi loro sermoni, e il Fantoni in parecchie sue liriche, e il Passeroni col Poema non meno che coUe Favole, quante verita non difFusero, quanti nobili sentimenti DEL SECOLO XVIII. 3c5 non eccitarono , svergognando la vanlta e le ingiu- stizie tlei Grandi, mostrando 1' inutilita , la sragione- volezza od il danno di molte antiche istituzioni , ed insegnando alia moltitudine come la sola via sicura ch' eir abbia per ottenere una condizione migliore con- sista nel farsene degna ? Solo quando un popolo e dcgno di coUocarsi sopra uu dato grado di civilta gli divien necessario di conseguirlo; e cosi nella natura fisica come nella morale cio cli' e necessario non puo venir meno giammai. Di questa maniera nel secolo XVIII gli scrittori ita- liani, cosi quelli clie tennero il primo posto, trattando le gravi materie della politica , come quegli altri che si contentarono del piu basso grado, tcssendo in umili versi favolette ed apologhi, cospiravano tiitti gene- ralmente a questo fine di volger le lettere alia pnb- blica utiiita. E studiavansi di fondare il rigeneramento nazionale sopra una chiara cognizione del diritto e della giustizia ; gli uni sottoponendo ad un filosolico esame i diritd della plebe e dei grandi e le smisurate differenze introdotte dai tempi feudali , affinche il consorzio umano cessasse alfine di essere un noma voto di senso; gli altri dilTondendo con piacevoli esempj le massime della morale , e quel sentimento della equita senza di cui le nazioni non possono mai viver felici , qualunque siasi la forma uel loro governo. E se alcuni , o per propria imbecillita o per altrui accorgimento traviau, consumavan I'ingegno in mito- logiche inezie e in accademiche vanita , furono sfol- gorati e derisi dai piii sapienti per modo che il loro esempio non pote nuocere lungamente. Sotto questo rispetto T Edizione di cui parliamo ci pare condotta con ottimo senno ; e ne citiamo in prova la parsi- monia giudiziosa con cui dai numero quasi infinite delle poesie cosi dette liriche di quella eta si elessero solo quante bastassero a fame un mediocre volume : e fra le prose cercaronsi non gia le piu elcganti ma le piu filosofiche, e fu preferito , per cagion d' esem- pio, r elogio di un forte ed utile ingegno, benche 3o6 CLASSICl ITALIANI fosse scritto con poca eleganza di sijle, alle studiate dicei'ie di qualche accademico che delle eleganze fe velo alia vacuita della mente. Procedendo di que- sto niodo gli Editoii mostrarono di avcre ben co- nosciuto il secolo XVIII e il giudizio che i mcglio intendenti ne fanno •, e mentre insegnarono ai gio- vani a giudicare dirittamente dei loro avi, apersero dinanzi a loro la strada per la quale devono stu- diarsi di coi'rere, se vogliono conseguire una lode duratnra nel mondo. Alcuni forse, persuasi da niuni- cipali o domestiche affezioni , vorranno dolersi perche non trovano in questi cento trentasei volunii qualche prosatore o poeta che mentre visse levo alto grido di se ; ma in generale puo dirsi che se gli esclusi da questa Collezione potessero appellarsi al giudizio delia nazione, nessuno, o pochissimi appena, farcbbero revocar la sentcnza pronunciata dagli Editori contro di loro. Non fu il giudizio di uno o di pochi che li escluse, ma il sentimento universale e manifesto di tutta quanta la generazione vivcnte. Ma questa generazione in cio appunto cli ella si applaude di sentenziare con giusta severita le pro- duzioni dei trapassati, impone a se medcsima il debito di studi gravi e corrispondenti a quell' alta idea ch' essa ha concepita della letteratura: perocche le sa- rebbe vergogna condannare all' oblio gli Arcadi del secolo XVIII , e volcr poi venire in fama appo i posteri con opere che non vincessero punto le arca- diclie vanita. — Non entreremo in discorso sul tale o tal altro genei'e di scritture prevalenti ora in Italia: ma porremo soltanto in considerazione ai giovani, the se la letteratura italiana del secolo scorso fu glo- riosa ed utile nelle opere del Vico, del Filangeri, del Genovesi , dei Verri, del Beccaria , delf Altiei'i , del Parini e di pochi altri somiglianti a costoro,non pare clie sia ragionevole niettere la speranza della gloria e dell utilita in opere troppo lontane da quel- 1 altezza; e nelle quali per sopra piu uno o due soli dei nostri ban potato cssere original! , pochi seppeio DEL SECOLO XVItl. 307 almeno appUcare ad argomenti italiani e vestire di forme nazionali un genere dj scrittuie venule d' al- tronde ; c tutti gli altri gettaronsi ad uu' abbietta imitazione. Non e gran tempo clie i nostri giovani dilettavansi di Romaiize., e 1' uno cantaya la partenza, r altro il ritorno di un Crociato , immaginandosi di coUocaisi cosi fra i grandi poeti rigeneratori del niondo. Ora nessuno vorrebbe piu mettersi in quella schiera; e quasi tutte quelle Romanze gia sono con- segnate all'oblio insieme con quelle tante poesie del secolo scorso clie i nostri Editori giustamcnte stima- rono indegne di entrare nella loro Collezione. Ma distogliendoci dalle Romanze siamo forse diventati piu nazionali ? abbiamo fatto alcun passo clie vera- mente avvicini le nuove produzioni de' nostri ingegni a quell" alto posto a cui le lettere domandano di essere sollevate? Che diranno i posteri di noi quando vedranno che , lodando a parole i riostx'i tilosoll del secolo XVUl , coi tatti poi ci aliontanamnio per si gran tratto dal loro esempio? quando leggeranno le innumerevoli nostre Novelle ? quando vedranno che noi siamo audati con tanto studio imitando gli oltre- montani per arricchire la nostra letteratura con un. viaggio in ddigenza o coUe awenture d iin carretdere ? quando fra mezzo a cotante puerilita troveranno che molti de" nostri scrittori mostraron di gemere sotto l infaiisto dono del geruo ? Considerando lo stato d" Italia nel secolo XVIII , rlspetto ai progressi cosi delle lettere come della ci- vilta in generale , puo dirsi clie in quella eta pa- recchj individui solievaronsi a grande altezza , ma r universale della nazione rimase a grande distanza da loro. Ne vogliamo con cio rimprovcrare i nostri scrittori d" allora ; perocche essi fecero quanto era possibile in que" tempi , e quanto piu importava di fare in quello stato di cose: ne alcuno ignora che la coltura cleir universale non puo metter radice altrove clie in quella di alcuni pochi divcnuti capaci di fiu- sene diflbnditori e maestri. Quelli pertanto cli" erano 3c8 CLASSICT ITALIANI cresciuti sotto la tlominazione spagnuola appena po- terono educare se stessi e mettersi in grado di cooperare all' abolizione di que' grandi mali che piu rendevano infelice il paese : a cpiegli altri die ven- nero dopo sopraggiunsero gli anni tumultiiosi e le persecuzioni e le calamita con cui fini il secolo XVIII; ed allora chi avrebbe potuto, senza cadere in peri- colosi sospetti , osare di accingersi all' educazione della moltitudine? Quel tanto cli' era possibile a farsi si trova negli scrittori degli Apologhi menzionati poc' anzi. Quest' obbligo adunque e venuto come in retaggio alia nostra generazione , la quale sara giustamente chiamata in colpa da chi verra dopo di noi , so i nostri scrittori non pensano ad arricchire la patria di libri accomodati a difFondere un sistema di utili co- gnizioni in tutti coloro ai quali le circostanze non consentono ne di consacrare lungo tempo alio studio, ne di avere la scorta e il consiglio di sapienti mae- stri. — Dov' e un libro die insegnando a conoscere questo immenso edifizio del moudo, guidi il pensiero dei giovani per la inlinita catena degli esseri, sicclie risalga all' idea del Creatore fornito di quelle co- gnizioni die valgono piu d' ogni astratto raziocinio a mostrarne la bonta e 1' onnipotenza ? Dov' e una storia che, senza spirito di parte, racconti i casi del genera umano, e i buoni principj e gl' infelici traviamenti di tante instituzioni ; e insegnando sempre a distinguer le cose dair abuso che gli uomini poterono larne , racconti il vero di tutte senza pericolo di rendere in qualsivoglia maniera pregiudicate le menti ? In- darno cercliiamo questi libri fra i nostii ; indarno sperano alcuni di trovarli fra gli stranieri. Che diremo poi di coloro i quali pensano die un popolo possa utilmente educarsi con quelle tante Novelle da cui siamo inondati? Poniamo pure che moke siano buone ad eccitare un qualche utile sentimento nei giovani; ma come possono dar loro il corredo delle cognizio- ni positive , senza le quali il sentimento e sempre DEL SECOLO XVIII. 3c9 incerto , e , quasi pianta die non abbia radici , pud cadere ad ogni piccolo soffio di vento? La posterita e sernpre giusta nelle sue sentenze : e se noi non accusiamo i nostri maggiori di quello clie non poterono fare, anche gli avvenire giudicheranno di noi con questa medesima discrezione : ma pos- siamo noi dire ch* essi coUa storia alia niano do- vranno persuadersi che noi abbiani fatto ( come fecero gli scrittori del secolo XVIII ) qftanto era da noi ? Del resto fra le cose che a questo proposito verranno in considerazione dei posteri non sara di poco mo- mento il pericolo in cui si trovano gli scrittori di consumare senza protitto Y opera e il tempo per la impudenza con cui siiole ai di nostri violarsi in Ita- lia la proprieta delle letterarie produzioni. Contro questa pessima usanza i soli ricchi potrebbero lot- tare, e il potrebbero in due maniere: T una imitando i loro avi che nel secolo scorso furono maestri della nazione: I'altra assicurando ai letterati di professione quel premio delle opere loro che d' altra parte non possono sperare. Senza di cio non vediamo con quanta ragione essi possano lamentarsi di non trovar libri adattati alia prima educazione de' loro figliuoli. I letterati coi quali essi dolgonsi spesso di questa man- canza potrebbero rispondere: Quanto avete voi fatto per averii? E i posteri domanderanno : Che cosa fe- cero i discendenti di quegl illustri Italiani del secolo XVIII per accrescere o tener viva nell' eta loro la sapienza nazionale :' A. 3io Annali civili del Regno delle due Sicilie. — Napoli, i833, dalla tlpografia del Real Ministero degli af- fari interni net reale albergo de poveri , in. 4.° a doppia colonna di stampa , vol, I. fasc. I. , gennafo e febbrajo (i). Nc I on di rado a' di nostri avviene che neglette le moderne patrie o nazionali glorie tutto si rivolga lo studio ai fasti antichi od alle straniere grandezze ; e non senza vitupero addiviene ancora che taluno de' nostri di ritorno da qual- che viaggio innalzi a cielo le opere di belle arti e d' in- dustria, non die le morali e le politiche istituzioai dei paesi da lui visitati, del tutto poi ignaro dei tesori de' quali e la patria sua posseditrice. Che se poi pongasl Hiente air onore grandissimo in cui tiensi Tantichita, i cui monumentali frainmenti si ricercano con avida solle- cltudine , mentre il piii delle volte trascuransi le virtuose azioni de' reggitori delle genti, e di coloro che intenti alle pubbliche faccende onorarono con belle opere i paesi alle lor cure affidaii , e forza il maravigliarsi della umana inglustizia. A tutto cio s' aggiugne che talvolta con ver- gogiia deir Italia le ricchezze nostre ci vengono dagli stra- nieri manifestate : noi quindi la taccia ne riportiamo d' in- iingardi ed ignorant! ; e I'audacia giugne al segno che oltramonti si raettono a sacco le invenzioni nostre , e per- sino i nostri pensieri. Che non ha guari un agronomo della Francia pubblicava come sua novella invenzione T uso nelle due Sicilie antichissimo di serbare i frumenti nelle fosse. A provvedere a sifFatti inconvenienti tendono gli Annali civili del Regno delle due Sicilie , che sotto gli auspicj di Ferdinando II ivi regnante ebbero col principiare di que- st'anno faustissimo cominciamento. Lo scopo di essi quello e adunque di raccogliere e pubblicare tutte le Meraorie che servir possono alia storia civile di quel regno , e svolgere quindi le vlcende della pubblica amministrazione (1) Opera periodica che appartiene alia classe de'giornali. Percio si pubblica per fascicoli, ciascuuo de' quali coatiene due uieii. II prezzo d' associazione per un anno e di ducati sei. ANNALl ClVILl DEL REGNO DELLE DUE 91CTL1E. 3 1 I fra' Sicilian! ; esporre a mano a inano le riforme fatte alle anticlie istituzioni ; segnire il corso sempre svariato e cre- scente dell' industria , dell' arti , del commercio in que' paesi i illustrare i pubblici edificj die cola sorgono merce del governo ; annunciare di mese in mese i fenomeni del Vesuvio e dell' Etna , i tesori dl antichita die vanno traen- dosi da quella terra, classica ed inesauribile mlniera ; rab- hellire e far piu aglate le provincie e le valli del regno , finalmente divulgare colle stampe ogni ntile inipresa che ne' reali dominj di qua e di la del Faro si vada operando. Questi Annali per tanto non altro lianno di mira che la prosperita delle due Sicilie , vietuta qualunque politica cHscussione. Essl compilati sono e posti in luce sotto la direzione del Mlnistro Segretario di Stato degli afFari in- terni che pel primo ne vagheggio il nobile utilissimo di- visainento. II lavoro non e esclusivamente aflfidato a pochi con pericolo che questi s' usurpino cola la dittatnra del- 1' umano sapere , ma esso venne anzi proposto da quel governo come un mezzo per conoscere ed onorare i piu gentili ingegni da un estremo all' altro delle due Sicilie. Le scritture pero saranno da probi e dotii uomini disaminatCj a' quali apparterra il decidere se degne siano d'essere negli Annali inserite. L'autore ne riportera il premio d' una me- daglia di prima o seconda classe. II sno norae non meno che quello del comiine e della provincia o valle cui egli appartiene verranno onorevolmente menzionati. Sono asso- ciati di dritto i comuni del regno di prima e di seconda classe ; quelli di terza classe hanno l" opera senza alcun pagamento. Cosi 1' istruzione verra a diffondersi per tutto il regno; ed anclie gli abitanti delle piii piccole terre co- noscere potranno i pregi, i vanti, la civilta di quella lor parte d'ltalla die dal massimo tra" inoderni epici fu chia- mata pompa maggior della natura. Cosi I'emnlazione andera eccitando gli animi ; e forse avverra che in quelle raede- sime terre finora neglette si sviluppi piii d' un possente ingegno , che in addietro per mancanza d' istruzione sterile rimanevasi o dimenticato. I prodotti di tali assoclazioni tor- nano interamente a profitto degli stessi comuni. Perciocche essi destinati sono a premiare i cultori delle scienze e deUe lettere della capltale e delle provincie invitati ad arricchire Topera con le loro scritture , ed a sovvenire i veri dotti con ricompense animatrici delle utili laticlie. 3li2^ ANNAI.I CIVILI DEL REGNO Per tutte le quail cose ottimo ci sembra lo scopo di quest! Annali e degno d'essere in altri paesi iraltato. Quanto poi aH'egregia loro compilazione, bella testlmonianza ne da il fascicolo prlmo ( gean. e febbr. di quest' anno ) che ab- biamo sott'occhio, e del quale esponiamo ai leggitori no- stri il contenuto. Precede la dedica de' compilatori alia Maesta di Ferdl- nando II , alia quale tien dietro il rapporto presentato alia stessa Maesta dal Ministro Segretario di Stato degli affari interni ; nel quale rapporto ragionasi dell' importanza di questa istltuzione , e si espongono i vantaggi che da essa a tutto il regno ne jiroverranno. Leggesi poscia un discorso che e preliminare a tutta 1' opera. In esso I' autore co' piu bei fiori delP eloquenza fassl ad esporre i progress! che dalla meta del passato secolo sino a' di nostri fatti furono dall' umano intelletto in ogni ge- nere di lettere, scienze ed arti. Discendendo poi alle due Si- cilie dimostra che 1' umano intelletto fece cola ancora grandi progress! ; che ingiuste sono le calunnie contro di que'paesi dallo straniero pronunziate ; essere convenevole cosa anzi necessaria il niostrare quasi in uno specchio il vero stato della civilta napolltana , ed il rispondere degnamente alia inchiesta che da lunga stagione da! dotti pronunziavasi: Che cosa mai fanno le Sicilie? Sogglunge quindi che il celare come arcani dell'impero i domestic! fatti sarebbe oggimai uno sconcio imperdonabile, in cui avvererebbesi il detto ora- ziano posto in fronte agli Annali stessi , che la celata virtii poco si differenzii dalla profonda inerzia. Premesse le quali cose , r autore passa a dichiarare 1' indole e le condizion! dell' opera , e con quali requisit! suoi proprj venga essa ad accrescere il numero gia tanto conosciuto di tal maniera di libri , ma non a confondersi volgarmente con loro : " perciocche (dice egl!) , se non c' inganniamo , nuovo ne e il concepimento, grande ed utilissimo lo scopo, piii che ma! probabile la lunga durata. » Ma affinche le xnaterie procedessero con retto ordine , ed i letter! conoscere ben potessero T attuale stato delle cose nel regno , d' uopo pur era far precedere un discorso , in cui venissero accennate le antiche dure condizioni di quella estrema parte della penisola nostra e della vicina Sicilia, quando Rugger! compiva 1' ardita impresa di farle suddite al suo scettro , come poi inutili riescissero le DELLE DUE SICILIE. 3l3 sagge leggi deir imperator Federico dirette a raffrenare le usurpazioni e la turbolenta amliizione de' grandi , e come finalmente all' apparire di Carlo III fosse per le Sicilie segnato il faustissimo istante del loro risorgimento. Da queir epoca e sotto i successor! del niagnanimo Carlo la politica divenne la scienza del giusto e dell' utile ; le leggi civili assunsero la tutela della pubblica autorita e dei diritti de' privati, le penali si fecero eque ed umane ; la filosofia si sollevo dal regno delle astrazioni;, la politica economia ebbe forme di certa scienza ; risorse il commer«" cio ; r unlversita degli studj venne con nuove utilissime discipline ordinataf, con generosi e perenni sussidj fii prov- veduto air indigenza ; si costruirono ampie strade ; alza- ronsi grandiosi edificj; le Sicilie in somma in mezzo anche a' disastri d' ogni genere risorsero a novella vita. Tutte le quali cose da noi qui appena accennate , vengono con rapidita e con acconcia eloquenza esposte , quasi in im quadro , nel discorso clie pur serve di proemio a tutta r opera , e che intitolasi De//a cJw7ta delle Sicilie dal 1734 al i83o. Tale discorso tutto ridonda di belle massime, si quanto alia politica che alia morale. E noi crediam bene di qui riferirne la chiusa quasi per darne un saggio, e per- che ci sembra che i pensieri in essa contenuti , opportu- nissimi siano ai tempi in cvii viviamo , ed essere possano fra noi ancora di buon seme pe' costumi della crescente gioventu. " Se l' amore delle scienze sospinge tutti gli auimi a bella meta , quale prosperita futura possiamo noi spe- rare ? L'incremento del sapere ci rende certi di un felice avvenire ' .... La storia va ricordandoci che la prosperita rifugge di abitare e dove I' umana ragione si sta torpida e neghittosa e dove troppo orgogliosa superbisce. Divenuta la Grecia maestra d'ogni dottrina a tutte le genti, i Locresi meglio che i costumi cominciarono a vagheggiare il sapere clie facevali quanto i Crotoniati gloriosi. La filosofia cesso allora dal prestantissiino officio di ammaestrare gli uomini a dirittamente vivere , i giovani inorgoglirono, scemo I'au- torita de' padri , mancarono al tutto le virtu pubbliche. II vecchio Aristeo , a cui dolea della sicura rovina della pa- tria : Locresi , disse un giorno , obbliaste voi che Zeleuco raccomandava la fortuna di questa terra a' costumi, senza de* quali la dottrina e un dono funesto che gli Dei fanno a' mortali quando vogliono punirli del loro orgoglio? Le parole di Aristeo non andaron perdute , e la vera sapienza. 3 14 ANNALI CIVILI DEL REGNO compagna d'ogni bella virtu, fece Locri prospera, potente e gloi-iosa ! » Dopo le anzldette scrltture clie considerarsi possono come a tutta r opera proemiali , vengono gli articoli componenti il fascicolo priino , e primierameiite di Un nuovo pome sospcso a catene di ferro sul Garigliano , fiume clie il Lazio divideva dalla Campania, celeberrimo per grandi rimem- branze , detto Liri dagli antichi ed aluesi Claiii da Stra- bone , poi col volgere degli anni Minturno e Traetto , e finalmente GarigUano verso il mille. Acceiinansi i ponti che in varj tempi costrutti o tentati furono su questo me- desimo fiume : si dimostra essere cosa difficilissima e pe— rigliosa il costruire sul Garigliano un ponte di pietre , per la natura stessa del fiume e delle sue sponde , per le alluvioai cui va soggetto, e pel dispendio enorme che tal poQte importerebbe. Dalle quali circostanze si deduce la convene volezza d' un ponte sospeso a catene di ferro, costruzione totalmente nuova in Italia, od almeno la prima quanto alia pratica. E qui con opportuna digressione pre- sentasi un brevissimo suuto di tutto cio che si fatti lavori risguarda, si nella teorica che nella pratica , non trascurate quelle parti , e sono le piii essenziali , che alle leggi della meccanica appartengono. Parlasi quindi del ponte sospeso a catene di ferro sul Garigliano. N" ebbe 1' incarico il cavaliere Luigi Giura napoletano che conceputo aveane il disegno: fu coir opera di lui felicemente condotto a termine nello scorso 1 832. Eccone la descrizione tratta dagli Annali stessi. " Qaattro colonne isolate di architettura egiziana , cia- scuna ventotto palmi ( napolitani ) nell' altezza e dieci nel diametro , s' innalzano sul iiume , due sulla sponda destra e due a rincontro sulla sinistra. Adagiansi tutte solidissi- inamente sopra dadi massicci di fabbrica per vaga maniera rivestiti con pietre ad intaglio ; e sorreggono quattro ca- tene di ferro in due piani verticali e paralelli disposte. Ogni catena e lunga in tutto palmi cinqiiecento diciotto ( metri i36). Trecento sei compongono I'arco rovescio , da noi chiamato ramo o tratto di sospensione , il quale ha la corda di palmi trecento tre , e la freccia a un bel circa di venti ; e gli altri dugento dodici fanno i ra- mi o tratti di ritennta. Spiccansi questi dalla cima d' ogni colonna sotto la direzione di ventotto gradi daU'orizzonte, e vanno sotterra per piii di quaranta palmi confittl in profoadi raassi di pietra. Altre rpbuste fabbriche rinfiancano DELLE DUB SICILIE. 3l5 i niassi ed alle fondamenta delle colonne li congiungono. Cento ed otto aste di fefro cadenti dall' arco rovescio tengon sospeso lo strato del ponte. Esse e lungo pal- mi dugento ottantasei ( metri yS ) , largo ventidue ( metri 5. 3y"^ ) e in tre sentieri scompartito. I laterali che i La- tini avrebber chiamato decursoria (*) , per comodo pe'pe- doni, e quindi piix rilevati, il mezzano per gli animali e le mote. Lungo i primi cainminano parapetti , a' quali se ti afFacci crederal essere in una svelta ed ariosissima ter- razza che sporga sul fiume. Le aperture de' cunicoli, dove si afFondano le catene di ritenuta , son ricoperte da salde basi di pietra con sopra sfingi che ritraggono dall' antico. Ne mancano, a' quattro lati , scalini che a tuo bell' agio potranno menarti fino ai greti dove il fiume lambe le rive. I capi del ponte alle due estremita rispondon ciascuno in una piazza di forma ottagona adorne di due casette di egual architettura fatte per comodo de' cnstodi e delle guar- die, e con alberi frammessi , i quali aggiungono vaghezza quanta non puoi credere al resto. L' opera fu di tutto punto compiuta all'uscir di aprile dell'anno i83a, essendocisi con- sumato poco piii di quattro anni. II ferro per le catene pesava chil. 68,857 ( cantari 786. 76). L' intera spesa ha sommato settantacinquemila ducati di regno. Convien ora da quel sito veder la iiiagniiica mostra che fa di se il nuovo ponte librato come in aria sul tinme, nel bel mezzo di vasta pianura. Tu scopri da una parte coUine e monti che pittorescamente e svariatamente si prohingano fin dove giunge lo sguardo; dall' altra un mare sfogato ed a/zurro che alle grigie torri di Gaeta fa specchio. Byron lo avrebbe detto il ponte delle Fate. » E qui gli Annali stessi ci fanno sapere che Ferdinando II voile il primo cimentare la saldezza del ponte. Percio po- stosi nel mezzo di esso fece innanzi a se passare di trotto due squadre di lancieri e sedici traini di artiglieria :, senza por mente al pericolo cui si esponeva , anzi resistendo alle reiterate e rispettose istanze del suo seguito , perche di la si rimovesse. (*) « Per questo vocabolo, cui forse non posero mente il For- celliui ed il Du-Cange, vedi L. B. Atberti nel libro De Re £di> ficatoria , ed il Bcrgier neir opera die lia per titolo Ilistoire dee Grands Chciidiis de Pewpire Roiiiain. >> — Decursoiius, a, um ag-» gettivo trovasi nelP Appendicc del Furlanetto , ma per quaoto jeiiibra in altro senso. 3l6 ANNALl CIVILI DBL REGNO II secondo articolo risguarda le Origini, viceTide e sca^ vazioni di Ercolano e Pompei: articolo bellissimo, in cni con isqnisita erudizione e con somma rapidita si espon- gono le vicende di quelle due antiche e maravigliose cltta tratte prodigiosamente dalle ceneri sotto di cui giacevano sepolte. E primieramente indagansi le origini di ambedue; se ne da la topografia ; correggonsi gli errori di alcuni storici die di esse favellarono : si dimostra che gli anti- chissimi Osci ne furono i fondatori , e ch' eglino pur die- dero loro il nome , chiamando 1' una Ercolano, perche con- sacrata la vollero ad Ercole che negli osci monumenti scrivesi HEREKLEIS, e Taltra Pompei da. pempein, {jTsintny) mandare , perche era quivi una specie d' arsenale che po- teva ricevere e spedire pel traffico del vicin Sarno le mercl ; giusta il duplice costume de' vetusti di chiamare una citta o dal nome suo tutelare o dalla natura del luogo: ragionasi poscia della condizione di quelle due citta sotto i Tirreni , i Sanniti ed i Romani. Floridissime elle con- servaronsi fino a' tempi di Nerone , quando entrambe e massime Pompei insieme coi contigui luoghi sofFerirono grandissime rovine per un tremuoto accaduto nel verno , stagione che dagli antichi credevasi libera da si fatti peri- coli , a' cinque di febbrajo , consoli Regolo e Virginio , r anno 63 dell' era cristiana. I Pompejani non di meno cercarono di riparare a tanta sciagura , non mai so- spettandone la cagione in quell' occulto neinico che in poco fatte le avrebbe sparire dal mondo. Perciocche la natura e la forma stessa del Vesuvio , che colla sua pre- senza accresceva la bellezza di quelle contrade , facevano ben chiaro a Strabone com' ei fosse uno spento vulcano: pure sin a que' tempi giunta non era luemoria d'eruzione alcuna , riportandosene dai sapienti e dai mitologi 1' igneo fenomeno ai tempi favolosi , e percio non temendosi mai che fiamme mandar potesse il monte. E di fatto senza una simile sicurezza stato sarebbe stoltissimo divisamento il fabbricar case alle radici d' una rupe, donde ad ogni istante discendere poteano torrenti di fuoco ad incenerire ogni cosa. Ma I'assopito vulcano destossi finalmente con un furore pari al suo letargo , e sotto 1' impero di Tito , vol- gendo I'anno 79.° di Cristo, all' ora 17.* del aS di no- vembre, abisso le due fiorenti e popolose citta, senza che di esse alcuna pietra restasse, su cui scrivere : qui fu, Er- colano J qui sorgeva Pompei. DELLt DUE 6ICILIE. Si/ Da queir epoca luttuosa un biijo silenzio perfino 1 nomi ingombro di Pompei cd Ercolano, sebbene a' tempi d'Ales- sandro Sevcro da tanti scppelllti tesori tratti fossero e marmi e colonue e statue di squisito lavoro. La gloria di richiamar alia luce quelle due citth sembra die riserbata fosse al regno di Carlo III di Borbone. Perciocche egli edilicare facendo dalle fondaineiita una casa di campagna in Portici , e dalP arcliitetto Rocco Alcubierre reso consa- pevole die sotto quella terra ad ogni passo rinvenivansi cose preziosissime , coinando die se ne facessero esatte perquisizioni. Laonde nel lySS perlustrandosi per volere di lui il fondo di un pozzo presso di Resina , dalla cui scavazione, praticatasi dal principe di Elbeuf Panno 1711, tratti gia eransi preziosi monumenti, se ne cavb una statua consolare , e V iscrizione die attestava essere ivi Ercolano e il suo teatro (*). Descriversi non potrebbe la gioja , onde a tanta fortuna fu preso Pinclito monarca, e le soUecitii- dini di lui perche si continuassero le scavazioni, e perche i rinvenuti monumenti e conservati fossero diligenteniente e da artefici valentissimi ristaurati e da abili antiquarj descritti ed illustrati. Intanto per colmo quasi di gloria e di fortuna, corsi erano appena dieci anni, quando facen- dosi un fosso ne' campi al Vesuvio sottoposti si vide essere quivi Pompei, la gemella di Ercolano. Venne poi istituita PAccademia Ercolanese, per la cui opera tanti anticlii og- getti furono e chiariti e alia luce di tutte le coke nazioni con magnifica edizione esposti. " Eccoci dunque ( giovera il qui riportare le parole stesse colle quali Pautore delParticolo fassi a descrivere le due diseppellite citta e quasi in esse ci trasporta), eccoci dunque in mezzo a due citta redivive e conservate ( vedi capriccio di fortuna ) per quelle stesse ceneri die gia le tolsero al mondo. Che se degli antichi linora non si (*) II principe d' Elbeuf andava in traccia di marmi per abbel- lire la sua casa posta nel luogo detto il Granatello ne' dintorni di Napoli. Avvertito che ne' pozzi di quelle viciuanze trovavansi di molti rottimi fece esegiilre varie scavazioni , e dal fondo del- 1 anzidetto presso a Resina ti'asse per ben cinque anni non solo marmi ma colonne e statue, parte deile. quali anticaglie invio al principe Eugeuio di Savoja ed al re Lodovico di Francia , parte restituir dovette a quel reale governo, venehdogli poi vietato di proseguirc gli scavamenti. Bibl. Ital. T. LXX. ai 3l8 ANNALI CIVILI DEL REGNO ammiravan fuorclie frammenti isolati, resti inanomessi , reliquie disperse: oggi entriamo in Ercolano e Pompei, come inosservati vi saremrao giunti a' tempi de' Sanniti verso un primo albeggiare , quando gli abitanti giacevano ancora nel sonno stanchi dair ebrezza del passato giorno; ed aspet- tiamo di gia die appena desti ci vengano incontro il de- cemviro, il pretore o il difensor della colonia, e ci sian cor- tesi di saliito e di compagnia. Intanto il sole gia sponta, gli iiomini tornano all'opre, le citta sono in nioto, percorriamo Je loro strade, i loro trivj , consideriamo le mura , gli spaldi , le torri; visitiamo i fori, le basiliche, i calcidici, i templi, i teatri, le terme, i forni, lebotteglie; esaminiamo i pesi, le bilance , i termopoli. Gettate lo sguardo a quel ninro imbiancato, vi leggerete un'epigrafe non somiglievole alle tante raigliaja clie gia vi son conte. Vi e scritto in rosso ed a pennello : I legnaiuoli ed i carrettieii si raccomandano alV edile Marcellino. Piii innanzi : Il servo addetto alia for- nace riverisce V edile Secondo. Appresso : Tutt' i fruttaioli insieme con Elvio Vestale impetrano il favore di Olr.onio Frisco decemviro. Siil muro opposto: La famialia gladialoria di Numerio Pompidio Riifo nel ventinove di ottobre darci una caccia in Pompei : addi vend di aprile nelV anfiteatro vi saranno le tende sostenute dalle pertiche per cura di Ottavio. Vivete felici. Dirimpetto in lettere osclie : Innanzi alia torre duodecima si trova V osteria di Snrino. " Yolgetevi era alle case. Ecco Tatrio II padrone non egoi- sts vi avverte, clie vi guardiate dal cane: cave canem e scritto nella soglia. Passate innanzi ne vedrete il cavedio, il com- pliivio, Pempluvio, la gineconitide., il cnbiculo, il sacrario e le altre jjarti. Le tibie che sono in questa stanza vi fan chiaro die abitava un flautista. Quest'altra albergava un se- guace di Esculapio. Le spatole, le sonde e i cateteri die ve- dete, ben vi mostrano die qui la cliirurgia e progredlta assai pill di quel die pensavate. Ecco in quell' area altri stru- menti di cui noi non facciamo uso. Chi sa se non ci sia ignota qualclie felice operazione da potersi con essi ese- guire ! Mirate 1' ordine con die nelle rimanenti camere sono disposti e A'asi, e candelabri, e lucerne, e statue, e sup- pellettili di ogni maniera. Arrestatevi soprattutto a consi- derare le riccbezze dell' arte di Apelle. Questo gran quadro rappresenta Ercole , al quale i nnmi disvelano come dal bambino Telefo suo figlio allattato da una cerva , avra principio la gente di Roma. Quest" altro ci mostra Zeiiro DBLLE DUE SICILIE. 3l9 clie vola alia tenera Clori sdrajata mollemeiite sull' erba , lango il margine cU un placido fiume, e sostenuta dal Soano Qui e Massinissa in atto di consegnare air affrlcano Scipione la bella Sofonisba die vedendosl giunta in forza altrui , sostenne anzi la niorte clie la ser- vita. La e Chirone che appreiide ad AcUille Parte di toe- car la lira Osservate inoltre i salti naturalis- simi di quegli schenobati ebrifestanti che danzano sopra? tirsi sospesi a fiini , e le tante Ninfe che unite ai Satiri si slanciano in aria a grupjji, e quelle ballerine graziosis- sime per varieta e leggerezza, atteggiate dclle piii vezzose posture ed ammirevoli per verissiiiii rivolginienti e svo- lazzi di panni. Contemplate in fine la morbidezza e la ve- rita di quelle tenere carnagioni, colorite con soavitii d" in- sensiliili sfumatezze, e di modulazioni facilissime " Ma arrestiamoci alquanto di piii nel triclinio per osser- Vare anche i iniracoli della ripogralia, cioe della pittura mi- nore. Tedete come scintillano i rubini di quella melagrana che due galli si stanno con ingordigia a bezzicare. Le uve che questa lepre divora, sono relate ancor di rugiada ; le due triglie che spiccano in mezzo agli altri pesci, ]5alpitano ancora. Che simmetria in quel paniere colmo di latteggianti e laceri liclii ! Al lato opposto son rappresen- tate tutte le faccende e gli artifizj della Fullonica. Gli uo- mini che sodano ed iraljiancano i lanei tessuti saltandovi co' pie nudi in vasi pieni d' acqua , il cardo per torne le asprezze, la soppressa per farii morljidi e Ilsci. E ferma- tevi soprattutto snlla preziosita di quelle fregiature , oggi cliiamate rabeschi, cosi svariate , cosi moltiplici, cosi belle, dove con meraviglia si accordano tutte le cose naturali di volatili , di pesci , di frutti , di biade , di viti , di rosai e verdure, nou che istrumenti e vasi e mascliere ; ed ammirate piii che altro la vivacita di quei colori or ver- migli , or gialletti, qui azzurri , la argentati, verdi altrove, e in ogni parte dolci pompeggianti e inessi con tocco ar- monioso leggiero da somigliarli piuttosto ad opere in minio. Date uno sguardo a questa serie di guastaduzze , d'ingni- stare , di ampolle, di caradlni, di bicciiieri , di calici. Con- template il vetro in quante svariate forme e figure ha potuto gonfiarsi a forza di fiato , con qual magistero lo al)biano arrotato al torno , e gettato come 1" argento ! Di qui piegate verso la toeletta , vi troverete pettini , aghi crjnali , orecchini , braccialctti , collanc , sraiapiglie , dove Z^O ANNALI ClVILl t>EL REGNO oro e gemine son profusi a larga mano. Eccovl V Infalli- l)ile ed intrepido consigliero dell' iiomo , se 1" amor proprio non ne falsasse le A'oci , lo specchio. E a guisa di argenteo disco lucido piu che terso cristallo , e gli e di sostegno un manico cisellato. Tre pissidi contengoiio i piii rari un- guenti arabi ed achemenj. Delle ampoUe vicine la prima chiude il cosmetico per lisciare la faccia di un' aggrinzata matrona che al tramontar dell' eta e all' aurora della civet- teria ^ F altra serba il collirio onde strette le palpebre piu vivaci sfolgori la pupilla ; la terza I'acqua per cangiare i biancbeggiantl capelli in piii neri che ala di corvo. In cjuesto vasellino di avorio sta una tinta rossastra che serve a restitnir le rose a qualche pallida guancia. Yi sono scol- piti a basso rilievo un Amorino che suona le tibie , un altro die A'i ofTre una tazza, ed in mezzo un vaso vinario colla capednncula da mescere. Ecco uniti I'amore, il vino, la musica. Poclii altri passi ci condurranno alia cella vi- naria. Le sei anfore fitte nell' arena segnate coi nomi di Q. CaUilo e M. Lepido additano che son rimaste immo- bili da diclassette secoli. Quella ciie incontriamo usciti da qui e la dispensa. Vi si conservano pane , grano , orzo , canapa , miglio, fave , carrube, dattili , mandorle, uova di struzzo , uova di galline , nocl , nocciuole , agli , susine , lentlcchie , pignoli. Se ci piaceremo di vedere come questi ed altri comraestibili si preparino , ed a qual per- fezione glungano i raffinamenti di Apicio, bastera passare nella cucina contigua , dove cazzeruole , pentole , fornelli , cucchiai , niestole , colatoi , padelle in bronzo , in argilla o in argento ci faranno testimonianza del lusso e dell'ele- ganza che anche in di tali oggetti adoperavano i vetusti. » L' autore passa quindi a dimostrare quali per si fatte scoperte stati siano i progressi dell' archeologia non solo, ma deir arti an'cora si liberali che meccaniche ; come per essi siansi rlempiute molte lacune nella storia, e in pie- nisslma luce poste la politica, I'economia, la morale degli antichi, e come le due redlvive citta influito abbiano sul- r europeo incivilimento migliorando le arti del piacere. Perciocche qneste furono dagli antichi create , e al piii alto punto della gloria condotte. " Dagli anticlii ( cosi egli soggiugne ) teniamo gli esemplarl che si cercano , si stu- diano, s' imitano. Son gia duemila anni che si vorrebbe can- giare alcun che a' loro ideali , e sempre indarno , perche slanno quai canoni inalterabili, quanto la verita istessa DELLE DUE SICILIH. $21 Adunque scliiusl questi tesori, veggiamo aumentate le opere del disegno , e per tal guisa cresciuto via via anche il numero de" nostri piaceri ; perciocche 1' uomo contento la solo dove mescolato 1' utile al dolce ritrovi ; ne sara da negare che i soli antichi furono possessor! del gran segreto di far compaiure il dilettoso seinpre bisognevole ed il biso- gnevole sempre dilettoso. II che non sapeva combinare quel gusto die uscito dalle gelate contrade iniiiacciava d'in- tromettere nel regno del bello follie , delirj e stranezze niisgradite come le streghe ed i leinuri die avea introdotte nella letteratura ». E di fatto merce degli scavi di Pompei ed Ercolano sparvero le stravaganze degli ornamenti, gl'in- tagllati ghirigori , le insignificanti dipiute intrecciature , e ben ancora le goffe ed intbrmi suppellettlli de' nostri avi: i lavori delParte furono tutti a quelle norme ricondotti di purila e di grazia , da cui si erano miseramente dilun- gati. " Tinte meglio accordate fanno vaghe le nostre stanze, pill vezzose figure ne rallegrano le mura , le rischiarano candelabri e lucerne di piii squisite invenzioni >>. Che piii! Le stesse genti, dalle quali tanta sciagura di stranezze e di deviainento nell'arti Ijelle veniva, veggiamo soUecite e quasi smaniose chiedere ed anzi venerar devote que' disotterrati lavori. Cost va 1' autore ragionando. E noi brameremmo che le sue sapientissinie parole risuonassero all' orecchio di cotali che il prezioso retaggio de' prischi stoltamente spregiando alle belle forme, di cui Parte adornasi sostituir vorrebbero anche fra noi le bizzarrie e le stravaganze con vitupero del secolo e del gusto. A quest' articolo trovasi aggiixnto 1' elenco delle cose disotterrate a Pompei nello scorso gennajo. Seguono alcune poclie parole sul gran niosaico pompeiano , del quale gia noi ancora ragionato abbiamo (i). II soggetto del mosaico e la pugna del gran Macedone con Dario Codomano ad Isso. L' autore , il sig. cavaliere Bernardo Quaranta , che gia con bella erudizione parlato ne avea in alcuni suoi Cenni , de' quali fatti furono ben due edizioni , imprende ora a discorrere del vessillo che vedesi ivi spiegato. Tale vessillo consiste in una stoHa rossa pendente a guisa di un quadro parallelogramnio da una lancia , ed orlata di aurea frangia al di sotto. Sul campo del quale non alta'O rimane dell* impressavi insegna , fuorche la testa di un (i) V<'gga5i qiiesto Giovnale , t. 66.*, maggio i83a , p. a^S. 322 ANNALI CIVILI DEL REGNO DELLE DUE SICILIE. gallo , perdute essentlosene le altre poizioni in un con le petruzze che le componevano. Egli per tanto con solidi argomenti vien dimosti-ando clie appunto il gallo era il simbolo da' Persian! adottato. Percio il gallo da' Greci detto era per anlonomasia 1' uccello persiano. Vien qnindi a togliersi ogni dnlibio clie in quel mosaico rappresentata non sia la pugna d' Alessandro con Dario. E cpii T autore con acconcia erudizione vien pur discorrendo intorno a' simbolici animali, sotto la cui forma i Persiani ed altri popoli aniichi nascondevano le dottrine e gli arcani della lorO sapienza. Dopo le cose relative all' antichita ed alle arti trovasi un articoletto di chimica intorno alia scoverta d' una novella qiialita dcllo zmco , ed utile che pub derivame alia medicina ed alia cldrurgia. Tale scoverta e del cavaliere Luigi Se- mentini e consiste in una qualita d'analogia da Ini ravvi- sata tra la sostanza dello zinco e le altre della stessa na- tura, cioe "la proprieta che hanno di durar nella com- bustione come ban cominciato , senza cbe tu sii costretto di aggiugnere loro altro calore, essendo a cio bastevole quello che dallo stesso bruciare e prodotto. Cosi avviene del fosforo , dello zolfo , del potassio e di altre sostanze >;. Si da quindi la spiegazione del modo con cui si ottenne il ritrovamento di tale fenomeno e si consigllano i medici ad usare piuttosto che i cosi detti fiori di zinco , 1' ossido grigio , il quale assorbendo per la sua spessezza poco acido carbonico , conservera intatta la sua medicinale virtu. — Segue la necrologia di varj illustri uomini delle Sicilie morti nel i832:, quindi e 1' elenco de' libri pubblicati nel tegno nei due passati mesi di gennajo e febbrajo : chiu- desi il quaderno colle tavole delle osservazioni astrono- miche e meteorologiche fatte nel reale Osservatorio di Napoli. Forse a taluno sembrera esserci noi di troppo trattenuti 811 questo primo quaderno. Ma a cio indotti fummo da due ragioni : I'importanza delle materie in esso contenute :, il desiderio di far noto all' aha Italia 1' attuale stato delle arti, delle scienze e della civilta nel regno delle due Si- cilie. Percio noi anche in a:vvemre usando il piu delle volte le parole stesse de' chiarissimi autori, sicconie pur fatto abbiamo nel presente articolo , daremo ragione di qitesti Aniiali a inano a nir.no che ci verranno trr.smessi. G. 323 PARTE 11. SCIENZE ED ARTI MECCANICIIE. Corso clcmentare di fisica dl Ranieri Qf.kbi, pub^ blic.i) professore dl fisica neU I. R. Universild di Pisa. — Pisa, 182^-1825 , presso Nlcold Capurro. Volumi cinque di pag. 3oi, 323, 40-, 384 c 400, ia 0.°, con figure. Elemen'i di fisica generalc , cd Elemcnti di fisica par- ticolare dcLC ah. Domenico Scina', pubblico profes^ sore nella R. Universitd dl Palermo. — Palermo , 1828-1830, dalla tipografia rccde di Guerra. Vo- lumi quattro di pag. 372, 35 1, 335 e 38l,i/i8.", con figure. AP.TICOLO SECONDO. Coiisiderazioni particolari. I. Ocopo principallssi.Tio tiella fisica si e lo stuJto dei fatti , il quale non e compiuto e perfetto , se prima giunti noa. siamo alia spiegazione dei medesinii ; se prima cioe non al)l)iamo mostrato , come gli stessi da altri dipenda- no, antecedentemente riconosciuti. Questi fatti per altro, ai qitali in ultimo si riducono i nuovi , non sono sempre reali : che Y umano intelletto si trova costretto di quando in quando a star pago alle ipotesi , solo restringendo i suoi dritti ad esigere, che le stesse sieno poclie , semplici e suflicienti a conseguire 1' intento. Per mancanza di sifTatti caratteri sono di gia caduti parecclii sistemi : pur non di nieno, sia die rivolgiamo il pensiero al calorico od alia luce, sia die il rivolgiamo alF elettrico od al magnetico , troviamo i fislci divisi ancora tra differenti sentenze. In questa incertezza e ufficio di chi scrive un Corso di fisica il far conoscere le principali opinioni; ed i professori Gerbi e Scina non lasciarono dal lato loro di adempierlo , in cio mostrandosi il primo alqiianto piii largo dell' altro. Noi / 324 COKSO ELEMENTARE DI FlSIC.i cominceremo le nostre particolari considerazioni dal dire , come si contengano i iiominati scrittori , rispetto alle piu famose tra le opinloni acceniiate. E noto che alcuni reputano il calorico quale materiale sostanza che precede dai corpi , e die dagli stessi A'iene assorbita ; mentre lo credono altri no fluido etereo sparse dovnnqne, e messo in vibrazione da particolari movimenti oscillatorj dei corpi inedesimi. II Gerbi seinbra inclinare alia prima ipotesi , difendendola dalle accuse raossele con- tro specialmente dal Ruraford; sempre per altro con qnella moderazione che tanto e lodevole nelle qiiestioni. Lo Scina si dichlara in vece per V ipotesi delle vibrazioni , a favor della quale, non sappiam come, adduce insino esperimenti che osiamo asserire non essere mai stati istituiti. Egli at- tribuisce ad Arago certe recenti esperienze, colle quali, a suo dire, si A^emie generando freddo colla doppia riunione del calorico nel medesimo luogo, ottenendo cosi , riguardo a quest' essere , i medesimi fenomeni d' interferenza dalla luce prodotti. E racconta sifFatti risultamenti con tanta si- curezza , che noi avremmo ben volontieri ascritto a nostra colpa il non conoscerll prima , se non avessLmo un fatto da opporgli , che crediam decisive. E dunque a sapersi , che solamente il di lo novembre i83i (e lo Scina stampo queste cose nel 1828) il Maiteucc scriveva alle stesso Arago alcuni suoi saggi sperimentali , dietro ai quali cre- deva di avere scoperte le accennate interferenze ; ma quel fisico insigne accolse la nuova colla riserbatezza , che at- tender dovevasi una deduzione tanto importante, ma altresi tanto immatura (i). Se il detto professore avesse adottato il sistema di citare con maggiore frequenza le fonti donde andava traendo i material! delP opera sua, fra i molti vantaggi che da cio ne sarebbere derivati , noi non riser- beremmo per ultimo quelle che verrebbe costituite dalla soppressione delle sbaglio indicate ; al quale forse ne po- tremme aggiugnere qualch' altro non molto dissimile. Ma torniamo al principale argomento. Anche rispetto alia luce dominano due ipotesi simili aiFatto a quelle che risguardane il calorico: 1' ipotesi dell'emana- zione , e 1' altra delle vibrazioni. Entrambi gli autori si (i) Veg. Scina t. I, pai't. p. 371 e 3o4-, Ann. delle Sc. del R. Lombai-do-Veneto t. II, p. 76; e la Revue Encyclopediquc da questi Annali citata. ED ELEMENTI DI FISICA. SiS £CCordano cpaesta volta ia lasciare la questlone afFatto in- decisa ; del che poi non ne sembra abbastanza ricordevole il palermitano , qiiando gli si presenta occasione di far qualclie cenno in proposito nel trattato del calorico. Con- vengono parimente entrambi nel riconoscere die , parlando de' fatti piii comuni , T ipotesi dell' emissione e piii intelli- gibile : spiega i fenomeni piii seuiplicemente , ed ofFre vin linguaggio piii facile. Per le quali ragioni noi saremmo d' avviso , che le prime nozioni di ottica dovessero essere esposte a seconda di quest' ultima ipotesi, differendo a dare contezza estesa dell' altra piii avanti : parendone che la stessa riesca troppo astrusa per cbi principia lo studio della luce i e clie questo proceda con troppa lentezza , quando si obblighi lo studioso ad attendere continuamente ad en- iranibe. II inetodo , che or proponiamo , esigerebbe , lo confessiauio, qualclie ripetizione : ma, se lo stesso godesse veramente del vantaggio di servir meglio airiiisegnaraento, ogni osservazione in contrario perderebbe di forza. L' elettrico presenta 1' ipotesi di Franklin, o dell'unico fluido, e quella di Symmer , o dei due fluidi. II Gerbi , opponendo forse troppe difficolia a quest' ultima, e confes- sando che la prima non manca d' imperfezioni , anche dopo i mutamenti del Volta , tiene la prima medesima come il mezzo migliore, che possediamo finora, di riunire e spiegare i fenomeni elettrici. Propendendo per avventura lo Scina pLuttosto per la seconda , afferma nondimanco , che delle due condizioni necessarie a stabilire una teoria , ciascuna delle due ipotesi ne puo vantare una sola, niuua amljidue. Dal c&nto nostro, come abbiamo fatto pel calo- rico e per la luce, non ci fermeremo ad istituire alcuna discussione d' intorno a cjuesti pensamenti dei nostri autori; giacclie abbiamo ad esporre troppe altre cose. Ne sia per- messo pero 1' esprimere come ne increbbe il sentire 1' ul- timo di essi a dichiarare a dirittura fiior di ragione ed erronea la ripulsione tia materia e materia, alia quale fu condotto r Epino da' suoi calcoli. Non pretendiamo adesso ne di difendere ne di combattere quella dottrina: solo vo- gliamo dire, che la gioventii e gla per se stessa abbastanza proclive a giudicai-e senza mature esame , ed a creder falso tuito quanto va fuori dtlla ristretta sua sfera, perche nn libro a lei destinato abbia a frenare piii presto, che a fomentare ques^ta mala tendenza. E, se 1' Epino meriti una 3^6 OORSO ELEMENTARE DI flHCA. sentenza si rigida, lo dica chi ha gustato quell' aureo suo saggio (i). La grande analogia tra 1* elettrico ed il magnetico fii sentita assai presto dai fisici : e quindi relativamente a quest' essere vennero ricevute ipotesi simili affatto a quelle stabilite per 1' altro. Novelle successive scoperte ne hanno sempre piu stretti i vicendevoli legami; per lo clie al di d' oggi a grandisslma mano e crescLuto il nuniero di co- loro , die piii non dubitano dell' identita delle due cause. E pero lo Scina , pienamente aiumettendola , si attiene per intero alia teoria di Ampere. Ma, nell" epoca iiella quale il Gerhi scriveva , questa di tratto in tratto veniva attaccata \, ed erano tanto recenti le belle e contrarie qiie- stioni sul magnetismo del Nobili, cli'esso Ger1)i le assaporava sul manoscritto istesso , dalla gentilezza di questo cavaliere ottenuto. In conseguenza de' quali niotivi egli non ha sa- puto abbracciare alcana particolare opinione. La strettissima relazione che abbiaino detto sussistere tra r elettrico ed il magnetico ; i moltissimi rapporti che passano tra il calorico e la luce; e le influenze , che questi agenti della natura esercitano gli uni sugli altri , potreb- bero crescere al segno d' avverare la supposizlone di co- loro che li ritengono dipendenti da un solo principio. Notiamo questa cosa per chiudere le nostre parole d' in- torno ai precipui mezzi di collegare i fenomeni , coll' os- servare che, quando cio avvenisse , quell' unico principio presenterebbe pur tuttavolta tali modificazioni di se stesso , da niutare ben poco al piano da noi abbozzato nell' arti- colo antecedente. Dopo di che passiamo ad esaminare come si succedano i nominaii fenomeni nelle opere che andiara discorrendo. II. Riguardo al Gerbi non abbiamo a fare che una sola parola : ed e di congratularci seco lui , perche ha sempre tenuta presente la massima di passare con bell' ordine dal noto air ignoto. Ma molto ne spiace di non poter dire altrettanto del professore di Palermo ; nel quale giudizio ci crediamo in parte preceduti dai nostri lettori , cui gia offrimmo un saggio del piano seguito dal medesimo. Essi non avranno infatti lasciato di rimarcare , come la diffra- zione della luce non possa collocarsi in principio dell'otica; (i) Tintamsn thcorice electricitr.tis ct mign:tis:ni . r.D ELEMENT! DI FISICA. 327 come la reciproca azione dei fill conduttori, del globo- terrestre , e delle magneti non abbia a prccedere T espo- sizione delle ordinarie proprieta di queste ;, e come riesca di danno alle dottrine della macchina pneumatica , del gas, del Vapori il far conoscere il barometro dopo di loro. A cio dobl)iamo aggiugnere , clie le nozioni relative alle affinita snppongono la cogiiizione della cliiniica nomencla- tnra , tralasciata intieramente dalT autore ; che la costru- zione del termometro e indicata in tale luogo, ove niancano ancora i dati dalla stessa ricbiesti ; e die gli apparati termo-elettrici si i>resentano insieme alia pila voltiana, e quindi prima delF ago magnetico, prima cioe del mezzo, atto a scoprire le loro correnti. A cio dobbiamo aggiugnere ancora le definizioni tardive, od ommesse ; nel quale ul- timo caso trovasi quella de'poteri rifrangenti (o, come egli dice , refringenti ) di cui ne ofl'erisce una tavola. Non ignoriamo, che le scienze naturali sdegnano di as- soggettarsi a quelle leggi rigorose di successione, alle quali obbediscono le matematiche. Ma non ignoriamo altresi qnanto facilmente si possa a cio pov rimedio, anticipando opporlunamente alcuni cenni , e cominciando a premettere certi fatti , di cui ne apparira la ragione piu avanti , ove si mostreranno in tutto il loro svilnppo. Cos\ fa il Gerbi, ad esempio, riguardo al barometro, al termometro, ed ai fenomeni di diffrazione. II dilatarsi ed il restringersi dei corpi , corrisjjondentemente ai loro cambiamenti di temperatura , non esige particolare stromento per essere stabilita ; un matraccino a lungo collo e sottile li rende assai sensibili nei liquidi ; e per tale maniera porge di gia in se stesso un termoscopio , valevole a far conoscere la costante temperatura del gbiaccio che si fonde, non die quella dell' acqua iDolIente. Ecco i primi passi , che guidar ci devono alia costruzione di uno stromento misu- ratore delle temperature. La succinta narrazione delle lunghe , successive , delicate ricerche , istituite con esso , ne portera poi ad indicare, come i fisici sieno andati al- ternativamente acquistando cognizioni per mezzo del detto stromento, ed apportando alio stes-o novelli perfezionamenti. III. Qnesta digressioncella sia prova della forza , colla quale sentiamo il bisogno di andare somraamente guardin- glii neir inscgnare quanto si riferisce agli stromenti desti- nati alle misurazioni : e troppo ficile in simili incontri il SaS CORSO ELEMENTAUE DI FISICA. cadere nel circolo vizioso, od il sostituire le mere indica- zioni alle precise niisure. E lo Scina non tratto solo troppo succintaixiente del termometro ; ma fece altrettanto ri- spetto air elettrometro del Volta , cli' egli qualifica per un semplice elettroscopio , non curando abbastanza i lavori sostenuti da questo, per rendere I'apparatiao paragonabile a se niedesimo ed agli altri (i). II Termometro e 1" elettrometro adunque ne additano due luoghi, ove I'autore fu troppo conciso. Di soverchia bre- vita a nol pare di dover accusare tutto in generale il trattato del calorico. L' attrazione molecolare e stata tal- mente dimenticata , cosicche invano desideri e le resistenze dai solidi opposte alle forze , che tentano di vincere la coesione delle loro molecole ; e tanti bellissimi fatti, pre- sentati dall' aderenza e dalPadesione; e qiielli piii sorpren- denti della cristallizzazione (2). Estremamente scarse sono le nozioni d'intorno ai cor23i semplici e composti , parlaa- dosi soltanto ( perclie si trovano talvolta , o sempre , nel- r aria atraosferica ) de' gas ossigeno , azoto , acido carbo- nico ed idrogeno; T ultimo de' quali entra in un solo ca- pitolo coir elettricita dell' atmosfera. Fin la meteorologia , che pure aveva tanta attrattiva per 1" autore , non corri- sponde all' aspettazione. E vero die i fenomeni, di cui la stessa si occupa , non sono ancora , per la piu parte , soddisfacentemente spiegati ; ma almeno la bella teoria della rugiada di Wells meritava assai piu lungo discorso. E dessa, il sapplamo, caldamente com])attuta dal Fusinieri. Cio non di meno noi non possiamo ammettere le obbie- zioni di questo lisico , d' altronde assai benemerito ; e un forte campione , il Bellani , 1' ha gia ricoiadotta all' onore di prima (3). Se in queste parti ne sembra tolta per difetto la pro- porzione col piano generale dell' opera , in altre la giudi- chiamo oflfesa per 1' opposta cagione. Non diremo della (i) Veg. le Op. del Volta; e la Mem. piibblicata dal P. Con- figliaclii suir ideutita del fluido elettrico col cosi detto fluido galvaiiico alia p. 54. (a) L' adesione e la cristallizzazione furono appena accennate anche dal Gerbi ( t. I.° p. 23", t. 2.* p. I ), (3) Veg. Ann. delle Sc. del R. Lomb.-Ven. t. I , II e III, Ana. iinivers. di Agricoltura ecc. nov. c diccm. i83i; Poligrafo, settem. i832. ■El) ELEMENTI DI riSlCA. Sig soverchla lunghezza cli quanto spetta all' astronomia, perche e conseguenza troppo immediata deir essere stata cpiesta considerata quale scopo precipno della fisica. Dii'emo bensi che volontieri avremmo vednta ommessa la discussione , colla quale si fa passaggio dalla statica all' idrostatica , tanto pill die non manca d'inesattezze ; come pure ap- provar non possiamo in nn libro affatto elementare il preanibolo, con cui comincia la dinamica. Troppo difiusi noi giudichiaino i capi relativi all' iirto dei corpi , non che gli altri concernenti alle forze centrali ; ed alle niolte considerazioni mateniatlclie, che accompagnano 1' esposi- zione dei fenomeni di capillarita, avremmo veduto con piacere sostituito uno sviluppo piii ampio delle pratiche applicazioni. La stessa macchina elettrodinamlca di Ampere ( che potevasi descrlvere piii chiaramente ) scbbene carat- terizzi 1' epoca in cni 1' opera fu scritta , a noi pare che non dovesse trovarvi luogo ; mentre non lo trovarono r eliost^ta e la macchinetta di Biot per la polarizzazione della luce. Cio non pertanto possiamo concludere, che le parti eccedenti aljbondano specialmente nella fisica generate , e che le parti in difetto si trovano in A'ece nell' altra. Questo pero non basta a render ragione dell' essere la prima cre- sciuta a tanta mole , quantunque senza 1" idrodinamica , d'assorbire meta dello spazio, conceduto all' intero lavoro; Ijuona parte de' due tomi e consacrata agli epiloghi ed alle storie de' parziali trattati , nelle quali compilazionl e dove r autore magglormente dimostra il merito che gli e proprio. Anche il Gerbi dicemmo che nella fisica generale ando troppo avanti ; ma con questa essenzialissima difle- renza , ch' egli non fu prolisso : bensi varco i confini di una prima elementare istruzione. Cio nulla ostante de' suoi cinque tomi la fisica generale non ne occupa che i due meno voluminosi; e si comprende non poche materie escluse da quella dell' altro. IV. Gli argomenti matematici ci aprono il campo ad una questione, che abbiamo trattata anche in altra occa- sione (i); e verte d'intorno a quelle proposizioni della fisica elementare , le quali non ammettono che dimostra- zioui rigorose, ma indirette; ovvero dirette, ma agl' infi- niiesimi appoggiate. L' ultima strada e piii facile e piii (I) Bib. Ital., t. LXIII, settembre i33i, p. 344- 33o CORSO ELEMENTARE DI FISICA. spedita. Essa pero conduce alia verita, passando, come diceva il Caniot, pel paese degli errori : e quindi ci mette neiruopo di dare ai nostri alunni la risposta , che fu data, se lion erriamo , al giovinetto Bossvit: andate avanti, che la fede verra. Ma questa fede non puo essere acquistata, se non dietro lunga abitudine ■■, ed a renderla intera fa niestieri assicurare altrui die = la nostra nave, percor- rendo T oceano deirinfinito, ne ha sfuggiti gli scogli, tor- nandola in porto per acque migliori (i). = Le quali ra- gioni , unitamente a quelle addotte altrove, ne portano a preferire il primo metodo ; in cio discordando e dal Gerbi e dalle Scina. E in tale sentenza ci rende sempre piu saldi V esempio di akri collaboratori di questo stesso Giornale : era infatti del medesinio avviso clii diede notizia de' primi Eleinenti di fisica del Gerbi :, ne dallo stesso si allontana chi assai dopo tratto de' Principj di meccanica del Bonicelli (a). II perche 1' uno e T altro voile far prova di una dimostra- zione , che aU'elenientare andamenlo aggiugnesse tutto il rigor matematico , scegliendo per soggetto il moto unifor- memente accelerato. Vuolsi notare per altro che la prima e per avventura troppo lunga e complicata ; e die la se- conda non precede franca abbastanza. Una migliore di quest'' ultima , benche le si assomigli moltissimo, trovasi esposta dal Baumgartner; volontleri ne leggemmo pur anche una di M. Stpinville ; e degna di lode trovammo quella del Gabba , perche parla all' occhio del giovine. Essa puo dirsi la traduzione in linguaggio geometrico di quella, che, con linguaggio analitico , suolsi insegnare in alcune delle nostre scuole ; e che forse non differisce dall' altra del Bohnenberger (3). Chi dunque, riguardo al moto indicato, brama attenersi ad Vina dimosfrazione rigorosa, semplice ed elementare puo ricorrere all' una o all' altra di quelle ora citate. E , (1) Cavalieri Bonav, Geometric iiidivisiLUibus contiiiuorum pro- mota. Ill pruicipio. (2) Bib. Ital. t. XVI, noverubre 1819, p. 284, e t. LXVIII, dicemlire i832, p. 3S3. (3) Bauins. Die Naturiehre ecc. Wieii 1826. — Stabw. Ann. de math, par Gergoiuie, t. T. — Gabba Lez. di mecc. Brescia , i83l. — Bohn,. Astronoinie. Tudlnge/i ,1811. ED ELEMBNTI Dl FIS1C.4.. 33l rlspetto alia discesa del gravi per le curve, ed al moto dei pendoU , pub consultare una breve nostra nota negli Azmali dclle scieiize del regno Lombardo-Veneto clie si stampa in Padova , ed uno scritto del j)rof. Belli nel Gior- nale di Pavia(i). Restercbl^ero le dottrine delle forze cen- trali. Noi noa crediamo difficile il sotLoporre anclie queste al metodo dei liiniti ; ma nol crediain iiecessario. L' inse- gnainento sia sodo, lucido, netto ne' suoi fondamenti e ia quelle parti die sono di troppo geuerale interesse perche lo studioso ab])ia a desiderai^e alcun die d' intorno alle stesse. Persuaso allora dell' esisteaza di metodi atti a mo- strare le verita nel niaggiore splendore, non movera piii dubbio su quelle die il precettore gli narrera solauiente ; e , giulivo di mirare le prime in una luce che non teme alcun' onibra , agognera il momento d' impadronirsi di piii forti stromenti , con cui sgombrare ogn' intricate sentiero. V. Qnesti principj iutendiamo di estenderli fin dove r applicazione puo irovar luogo anclie ad ogni altra classe
  • i ( p. 159) '< II peso di tutto T idrometro dev' esser minore di qnello del llquido, ch' esclude , per niantenersi a galla » ecc. Non meno poi del linguaggio scientlfico trovammo biso- gnevole di gastigatezza la sintassi e la lingua : qualche co- struzione non buona „ modi e tempi del verbi spesse volte sbagliati , francesismi frequent! , ed alcuni idiotisrai. — Questa , ad esempio , noii la crediamo la frase migliore. " Se moke forze ncl medesimo tempo sono applicate al medesimo pnnto materiale , dee certamente essere unica forza , che lo mette in moto , ecc. » — E comunissimo r incontrarsl nell" indicativo in vece del soggiuntivo : " Ci pare che la luna circola d'intorno alia terra ... Se la co- lonna fosse isolata i segni elettroscopici riusciranno debolis- simi Non basta che i corpi si raffreddano per aspergersi di rugiada. » ecc. E lo sbaglio piu frequente nei tempi e questo : " Si attende , per coglierne de' sodi risultamenti , che si mandasse ad eftetto .... E di ne- cessita di porre fuori del microscopio uno o piix specchj, perche rijlettessero luce sopra 1' oggetto .... I fulmini , sia che fossero discendenti , sia che fossero ascendent! , pos- 8ono uccidere. >> ecc, ecc. Non citiamo i luoghi onde al^biamo attinti questi esem- pi, perclie di simili se ne rinvengono per ogni dove. Non faremo ciiazione ne pure rispetto ai francesismi: ne indi- cheremo pero diversi , che non notammo se non dopo di esserci in essi imbattuti piii d" una volta. Tali sono: platino forglato, sapino, rame giallo, basculo, parcemino, (l) Veg. t, I. gen. p. 24— t. II id. p. 44 e 65 — t. I id. p. 82 — t. II part. p. 163 — f. I id. p. 345, 36o — t. 11 id. p. 5; er| Op. del Volta t. II part, II p. j55 — t. I part, p, 341 , a63 , 3io , 376, ED ELEMENTI DI FISICA. 335 trebentlna, deslgnare, dansa, dansare, ecc. I quail tutti sono francesismi pretti pretti. Quest! altri lo sono pel sigaifi- cato ia cui furono adoperati: genio ( grand' ingegno), senso (verso), regola (regolo), risultato (risultamento), tiratore ( cassetto ) , ecc. E qui vi si potrebbero unire le parole afFatto francesi, sebbene la nostra lingua non maucbi delle corrispondenti, come sarelsbe verbigrazia il chaluinean: ma queste anclie dall'autore vengono date per merce straniera. Forse ( e di alcuni ne siamo certl ) i termini ora notati sono usati in Sicilia ; ma il libro e scritto in italiano : e pero ne devono essere esclusi. Cosi non possiamo appro- vare in un libro italiano sferulette , posinio , dovrcssimo, venghiamo , vadi , udisce , complette (da complector), e le pareti dei vasi , fatte costantomcnte di gencre maschile. Queste voci non le possiamo approvare , perclie o sono erronee , o sono fuor d" uso. Eccone aitre , ciie banno si- gnificazione diversa da qnella loro imposta dall" antore , otturatorio (stantufTo), imprestarsi ( prendersi ad impre- stito), conseguente ( conseguenza ):, come pure i liquidi cawlenti , Y iignere dell' etere , le deciine di tesa ecc. Ne resta a notare ancora , come lo stesso al)1)la scritti soventi Hate i nomi di diversi dotti con troppo scarsa ortografia ^ cosiccbe talvolta yengono a mutare totahnente di suono: tale si e il caso di Pouillet, Haiiy, Leslie, Am- jjere, da lui indicati per Povillet , Hauy , Deslie , Ampe- re , e tale puo dirsi quello pure del bresciano Tartaglia , cbiamato latinamente , o francescamente Tartalea. Per ultimo lo stampatore contribui ancor esso a rendere spiacevole la lettura dell' opera dl cui parliamo: per evi- tare 1' apostrofo in fiu di riga , egli lia ritenuta la vocale, die dallo stesso sarebbe altrimenti stata soppressa , con tanta e tanta frequenza , che ad ogni tratto ti ofFende r orecchio la accjua, la aria , la attitudine , lo oggetto , lo orlo, ecc. ecc. YIII. Dopo tutte queste osservazionl a carico dello Sci- na , non dobliiamo omettere di fame ancbe riguardo al professore di Pisa. Qui pure ne occorse qualcbe erroruzzo di lingua; ?.ssai di rado pero: die anzi il suo scrivere in generale e bello , spontaneo , chiarissimo. In quanto alia scienza noi giudidiianio jirimieramente , cbe 1' allon- tanarsi del mercurio dal ferro non dipcnda da una forza ripulsiva ; entrando questo fenomeno tra quelli di capilla- rita. In sccondo luogo da una tromba parlante conica 336 CORSO ELEMENTARE DI FISICA orclinaria i raggi sonori non escono tutti parallelamente air asse dl lei (i) ; ne T iride e dovuta a' raggi di luce, che incontrino le gocce d' acqua nella parte opposta al sole sotto di uii' incidenza maggiore del limlte di rifrazio- ne , a cio opponendosi la forma sferica del mezzo. Terza- iiiente alcmii pochi fatti noi gli avremmo accettati con maggiore riserva: cosi ne semhra che dovesse farsi del- ragghiacciamento delF alcool molto rettificato ; e cosi biso- gnava fare del certo dello sperimento diretto a provare , die nel vuoto cessaao le ripulsioni elettriclie (a). In fine ( e questo vale anche per 1' altro ) la questione , concer- nente alia legge , con cui variano di energia le attrazioni e le ripulsioni elettriche col variare delle distanze voleva esser posta in un lume migliore. Sluo a che i fisici si limiteranno ad assoggettare agli sperimenti de' corpi , do- tati di grandezze e figure diverse, non avranno che risul- taraenti isolati , ed incapaci di sominlnistrare una legge generale. La piii probabile di tutte si e, che ogni singolo punto di una superficie elettrizzata attragga o respinga ciascun punto di un'altra superficie in ragione inversa del quadrato della distanza. Si determini adunque col calcolo quali fenomeni dovrebbero presentare due date superficie , (1) E facile a diniostrarsi (e noi rabbiamo fatto in una breve Memoria che apparira tra quelle della Societa Italiana delle Scien- ze), e facile a dimosu-arsi, che i panti della parete interna della tromba, i quali riflettono i raggi sonori parallelamente all' asse della niedesinia , sono allogati iu taate periferie circolari, i cui diaruetri crescono come i seiii di certi angoli, costituenti una progressione geonietrica. (2) In questo esperimento riconosciamo il sunto di quello de- scritto dall' inglese Maliou nella sua opera, intitolata Principj di elettncita ( veggasene la traduzioiie francese delP Ab. N. . . • • , stampata in Londra nel 1 781, dalla p. 4 j/i avanti) ommesse per altro alcune circostanze , giudicate non essenziali da clii pel primo lo ha compendiato. Sentiamo quindi che ci si puo obbiettare che noi opponiamo a de'' fatti , gia stabiliti da molto tempo, alcune pocbe parole ; e sentiamo di piii che queste produrranno forse non lieve impressione sni partigiani d' una celebre teoria. Pero ci crederemmo obbligati ad addurre qualcuna almeno fra le ragioni, che, ad onta di questo, ne portano a pensare altrimeiiti, se il prof. Belli non avesse teste pubblicata un' accuiata esperienza , la quale vale assai piii cHe non varrebbero i nostri ragionamenti. ( V. r uhiiiio fascicolo degli OpuscolL matemadd e fisici ^ che si stawpano in Milauu, p. J76 del vol. I. ) ED rXEMENTI DI FI?ICA. SSj qiiando sifVatt.T legge fosse vera; e, se i risnitamenti del- ranalisl concorderaniio costaiitemeiite con quelli clie poi verranno dati dalla sjierienza, allora la verita della legge sara diniostrnta. Questa via e dltTicilissima ; ma noi non ne veclianio alcmi' altra (i). — Eccoci sdebitati. IX. Con cio per altro crediamo di nulla togliere a quel favorevol giuilizio clie i iiostri lettori, dietro le cose pre- messe, avranno di gia concepito dellVccellente Corso dl fisica del signor Gerbi: le mende infatti or ora notate non sono tali da portaie una forte ofFesa al corpo intero del- r opera. ]Ma rispetto al professor Siciliano ci troviamo nella spiacevole situazione di opinare diversamente. Non voglia- nio negare clie i suoi volumi contengano anch' essi alcun che di buono: e gia ne lodamiiio e 1" introduzione , e gli epilogUi , e le storie delle parti della fisica generale. Ma questi pregi , secondarj del tutto , unitainente alia novita , lie sospingono maggiorinente a porre in guardia la gio- ventii , la quale , non senza sue danno , potrelil^e dagli stessi venir troppo allettata. Era quindi nostro divisamento il conchiudere coU' accer- tare la gioventii noininata, die il Corso del professor Gerbi e tuttora il migliore fra quelli condotti a termiiie in Italia in questi ultimi anni , e che ben poco gli nuoce il non essere il plii recente. Era nostro divisamento il con- chiuder cosi , quando veiiimmo a conoscere ( come gia di- cemmo pubblicando il primo articolo ) clie l" egregio au- tore con Ijell" esempio di rara attivita ne ha teste pubblicata una terza edizione. Le qualita. deirantecedente sono un'arra sicura di quelle della nuova: e pero la enunciamo con lie- tissimo animo. Quanto abbiamo detto dl c|nesto valente scienziato sia per ora un tribute di riconoscenza, avvegnache lieve e nil po'tardo, a Ini reso pel vantaggio agli studiosi procti- rato ; e potra in segiiito servlre a render conto tanto piii brevemente delle fatte aggiunte e de' mutamenti ultima- mente introdotti. Quanto abbiamo detto dello Scina faccia testimonianza della diligciiza con cui procederamo nella nostra disamina. G. Jlesti Ferrari- (1) Veg. t. I p. 25. — t. IV p. 378 , e t. V p. 35-. — t. IH p. 61, 70 , 219, 287. 338 Md delV Accademia Gioenia dl scienze naturali di Catania. Tomo V. — Catania, l83i , dai tipi di Giuseppe Pappalardo, in 4.°, di pag. 225. I ncomincia al solito il volume coUa Relazione de' lavori accademici dell' anno antecedente compilata dal segretario generale il signor don Antonino di Giacomo , e dei quali noi rendenimo conto nel tomo LXII , quaderno di aprile 1 83 1, pag. 47. " Ne si celo (son sue parole, cui nulla e da opporre ) o si tacque la natura alle vostre osserva- zioni od alle vostre dimande; anzi e la geognosla dei luoghi non prima descritti nell' isola ad ottimo posto fu da voi condotta ; e le piante utili alia salute , e quelle che ador- nano ed infiorano i carapi etnei furono da voi noverate , e le comate hoscaglie sin negli anditi sacri svelaste, e nuove piante classificaste ; e rainerali non prima rinvenuti nelle n,ostre rocce, e forme nuove di cristallizzazioni descriveste; e nuovi insetti scopriste (i), e rare malattie osservaste con somraa lode. » Ne men vero estimiamo il seguente tratto clie chiude essa relazione. " Or dopo tutto cio che siamo andati finora largamente divisando possiamo racco- gliere, che la nostra Accademia se attinto non si abbia in meno di un lustro P apice dell" onoranza, ha saputo pure esattamente osservare e rinvenire , e rivolgere a pro del- r uomo le sue osservazioni .... Che se questi travagli ad altro sicuro utile non tendono, vagliano almeno per appalesare al conlinente , che ancor non e spento in seno alia Sicilia Tantico genio inventore delle arti e delle scienze, che la fe' un giorno porzione non dispregevole della piii dotta nazione ed a parte la pose della di lei celebrita. » Nuove osservazioni e ricerche sulla Zostera oceanica del socio attivo F. Cosentino , R. prof, di botanica e materia medica. — Bella , erudita e compiuta inonografia di que- sta pianta , intorno alia cui fruttificazione e fecondazione (1) II signor comm. Borgia, direttorp onorario delPAccadeuiia, ritrovo in Carcaci un nuovo insetto che il coiite Dejean di Pa- rigi ha voliito chiauiare Clceiiius Borgix , e lo lia pubblicato uelle 8ue Sjiecie gcnerali dei cokottcri. ATTl DELL'ACCADEMrA, GIOENIA , CCC. 3Z() rimanevano taiiti dubbj, allignando essa di continuo som- mersa nelle acque marine. II sig. Cosentino le tenne dietro in. tutti gli stadj della vita sua, e rinveune, che tra gl' idro- fiti distinguesi alTessere monocotile , e fornita di vera ra- dice , e che la sua fecondazione si eseguisce sotto le acqvie nel fiore che porta i due sessi protetti dallo spadice e dalle hrattee. Sotto la qual coverta , e guarentito da una sostanza glutlnosa , che involve le antere e gli stigmi , af- iinche Tacqua non nuoca loro, il polline delle antere passa negli stigmi senza essere cosi dalPactjua sturbato, ed allora lo spadice si rompe , aprendosi pero soltanto quando la fecondazione s' e perfettamente fatta. Giunto il frutto a maturita, staccatosi dal perigono, sale tosto a galla, per- che alPaver cessato il pericarpio di somministrare al noc- ciolo i sughi nutritivi , divenuto piu ristretto non vi ade- risce piu , e lascia quindi uno spazio tra la sua interna superiicie ed il seme , e fa si che il frutto sia portato a galla ;, ove seccato interamente il pericarpo e costretto rompersi , lasciando allora piombare il seme in fondo al mare. II qual seme tramandando dal punto per cui era attaccato al perigono un filetto spirale { retinaculum), con questo s'abbarbica al suolo e nuov' essere forma, che dalla base della plumula spinge il desceudente rostello , ed indi la parte ascendente della plumula, che costituisce le foglie e lo stipite. Quattro tavole in rame cliiariscono la descrizioue di tutte le parti della Zostera in discorso » illustrata cosi quanto amplamente essere poteva. S' ag- giugne a cio che la medicina ricavereblje alcun utile da questa pianta , che finora s' estimo non prestargliene. Im- peroccbe le foglie sue raccolte verdi co' picciuoli , strap- pati dalla pianta madre dal fondo dell' acque , all' istante pero in cui gli scapi cominciano ad elevarsi , e fatte ap- passire all' ombra , venute applicate alio scj^oto in caso d' idrocele , il nostro professore le rinveniva edicacemente risolventi ; siccome di pari virtii fruirebbero le ceneri loro mescolate ad alcun gi-asso. Ond' e che negl' ingorgamenti scrofolosi , e negli induramenti delle viscere addominali fattene frizioni si nello spedal grande di San Marco Evan- gelista , che presso privati s" ebbe felice successo , e piix volte compiuta risoluzione. Dietro i quali A'^antaggiosi risul- tamenti 1' autorc con buon fondamento estima , che dalla Zostera potrebbesi ritrarre deiriodio. 340 ATTI DELL"ACCA.r)EMI\ CIOENIA , ecc. Storia critica delle eruzioni deW Etna dal sesto sino al duodecimo secolo della nostra era. Discorso terzo letto dal .socio con. Giuseppe Alessi , ecc. — Gik noi non potemmo nan conimeiidare i due precedenti discorsi ^ ne da meno troviamo il presente si perTordine, che per la vasta eru- dizione e il linisslino critico giudizio. L' egregio autore allontanasi per un istante dai consueti ar2;onienti per ten- tar nuov-i seiitieri , e rldursi alle opinioni che nelle diverse eta si ebbero iritorno al fuoco dell' Etna; le qiiali e sacre e profane alia stretta de'conti si convengouo nel reputare questo, come ogn' altro vnlcano, uno spiraglio d' averno , ed il crog'aiolo dei tormenti degli emjij. Sopra la fisonomia delle montagne di Sicilia , Cenno geo- logico del socio Carlo Gemmelluro. — L" idea di Adanson di stabilire un sistema litologico desunto non solo dal fiore, ma dai caratteri essenziali clie in complesso la pianta appresenta , siccome piii consentaneo alia natura, il signer Gemmellaro vorrebbe entro certi limiti applicata alia geo- gnosia in quel clie riguarda la conoscenza dei terreni e tielle rocce clie li costitulscono. Imperocche a delta sua e fuor di dubbio , clie il vantaggio recato dalla scienza della geognosia quello si e dell' avere statuito la vera giacitnra delle rocce e de'minerali, dietro 1' esatta cognizioa dei terreni. Di questo modo viensi ad essere ben diretto nelle ricerche inineralogiche; s'abbrevia la via per Tacquisto dei mineral!, evitando i terreni die non fanno all" uopo , e dal gabinetto puossi decidere della verita di una relazione, secondo cli' essa s' accosta o si dilunga dai principj nella scienza fermati. E la geognosia puo dare regole onde dalle foi'me dei terreni e delle rocce giungasi a riconoscere a prima vista la loro condizione ; perche queste nella loro formazione sieguono" costantemente ccrte ieggi , e vestouo certi caratteri distintivi , clie una maniera di fisonomia costituiscono. Delia quale fisonomia delle montagne, siccome di cosa sommamente degna dello studio del geologo , oc- cupasi il signor Gemmellaro relativamente alia Sicilia , e mostra quale 1' al^biano le primitive, quali le intermediaries le secondarie ., le terziarie , le alluviali, le vulcaniche ; in guisa che di lontano si puo riconoscere di qual sorta di roccia constino. Memoria mineralogica sopra gli ossidi di silicio ed i silica ti oppartenenti alia Sicilia, e suW utile che trarre se ne possa, ATTi deli/accademia CIOENIA , CCC. 341 del socio Giuseppe Alessi, ecc. — Nel primo genere ossia neir ossido di silicio semplice rinvengonsi molte varieta di fjLiarzo , tra le quali meiitano rlcordars! il quarzo jalino jtrismuto , il quarzo stalatite drusico . il quarzo jalino emor- toidc : molte varieta di calcedonia, di agate., diaspri, selci; e delfopale la jalite, e la fiorite. Ricco di specie e varieta e pure il secondo genere die comprende i silicati allumi- nosi , ove notansi i granati, un idrosilicato di alluinina e di calce con ixn pQ-di ferro, cristallizzato ad esaedro rego- lare terminante ad ambo i capi in tre rombi, semitraspa- rente, e maravignite cliiamato dallo scovritor suo il signer Maravigna : V herscelUte , e la. phillip site , aniendue silicati alluminosi con potassa ; ma il primo sotto specie di piccoli cristalli bianchi , translucidi a base prismatica terminante ad esagoni piramidali; il secondo in piccoli cristalli tetra- goni ]iiramidali fmienti a rombo in concrezioni radiate ; y anolcime , la retinite , la tormalina , ecc. Dei silicati poi non alluminosi non vuolsi passare sotto silenzio la cerite, il peridoto , Vanfibole, ecc. Ad onta pero di tanta dovizia di silicati la Sicilia ue possiede sicuramente parecclii altri clie rimangono a scovrirsi. Materiali per servire alia compilazione della Orittognosia etnea del dottor Carniello Maravigna ecc. Prima Memoria sulla famiglia delle antraciti. — • II sig. Maravigna adempie con questo suo lavoro la promessa che fatta ci aveva , e mostra clie r Etna non e men ricca del Vesuvio in ispecie minerali. DelV uso del pepe nero , e delle sue preparazioni nelle febbri periodiche , Memoria del socio ordinario dottor Aljio Bonanno. — Questa Memoria non nianca di sufficiente appropriata erudizione , siccome altresi di praticbe osser- vazioni attenentemente all' uso medico del pepe nero, del- r estratto suo, delF olio acre, e del peperino. Ma attenen- doci alia generalita delle osservazioni mediche che sin di presente vennero falte di pubblica ragione ed alle spe- rienze jirivate che conosciamo, non sapremmo di certo se si possa pienamente convenire col signor Bonamio in pro- clamare il pepe febbrifugo antipiretico per eccellenza., e quindi ell' esso vada coila meglio in sulla china , e in sul chinino. Sopra una nuova malattia delle val\;ole dell'aorta, Lettera del socio corrispondente D. R. Thomas Hodgkin da Londra , ol signor Charles Astonkoy . comunicata manoscritta alVAc- cudemia Cioenia . c tradotta dalV inslese dal socio Carlo 34a ATTI DELL'ACCiDEMIA, CIOENIA, CCC. Gemmellaro. — Questa malattla consiste nella retroversione delle valvole dell' aorta, ossia in quelia condizione mor- hosa per cui esse valvole cadono alio indietro in verso il ventricolo del cuore , a vece di chiudere come devono il vaso onde impedire il reflusso del sangue. Qui e per minuto. descritta la parte cosi alterata ; vlene discussa la causa, e per casi pratici la sintomatologia ; finalmente parlasi in iscorcio del metodo curativo die una simile alte- razione organica puo ammettere. Sopra I' isola vulcanica di Pantellaria , e sopra le osser- vazioni ivi fatte dal socio corrispondente conte F. Beffa Ne- grini , Memoria del socio Carlo Gemmellaro. — Di non poco momento riescono sempre al geologo le piccole isole vul- caniche , e specialmente quelle nelle quali, dopo la prima loro formazione remotissima, il fuoco di recente vulcano vi s'aperse di nuovo la via. Di tal natura e Pantellaria, e scarse nozioni di essa si hanno. Devesi quindi saper inolto grado al signor BefFa , d' esservisi recato a ben disarainarla, e di averne inviata la geologica descrizione al signor Gemmellaro. L' isola in discorso e tutta trachiti- ca ; ma la tracliite sarebbe di due formazioni , antica e moderna ; sempre pero volcanica ; e con caratteri distintivi delle due epocbe. Noi lasceremo da banda le variazioni notate , cui in forza dei nuovi vulcani soggiacque 1' antico terreno tracbitico , siccome pure i j^assaggi della tracbite in altre rocce , e di queste in altre ancora , singolare ve- ramenle estimando quelle del perlstein in una lava litoide ; ma ricorderemo il singolare fenomeno deir esistenza di pietre focaje in quel suolo volcanico. II quale parci bene spiegato con cio , cbe le acque termali o minerali possano per via di un carbonato alcalino sciogliere perfettamente la selce , e depositarla pol sotto specie di calcedonia , di opale 5 o di pietra focaja. E in fatto v' avreblie in Pantel- laria un bagno a vapori ove la selce sublimata nei vapor i stessi s'attacca in forma stalatitica alle pareti della grotta. Finalmente nell" isola medesima presso Gadir vi sarebbero acque le quali , a somiglianza di qxielle del Geyser in Islanda , contengono disciolta la selce , e la depongono in istato gelatinoso di pertutto ove scorrono. Una tavola in rame riscliiara la topografia geologica dell" isola in discorso. F. 1 34^ APPENDICE. PARTE I. SCIENZE, LETTERE ED ARTI STRANIERE. Voyage au Congo. Vlaggio ul Congo e nelV intcrno deli Africa equinoziale , fatto negli anni i8a8, 1829 e i83o, da J. B. Doufille , segretario delta So- cietd geografica dl Parigi per T anno 1882, ecc. j opera alia quale la Socletd geografica ha decretato il premio nella sua radunanza del 3o marzo ]832. — Parigi, 1 832-33, Renouard, tomi 3, in 8.°, con allante in 4." Prezzo fr. 3o a Parigi. Articolo I. C o' viaggi dei Mungo Park, Laing, Clapperton , Caille, Lander e dl altxi ardimentosi europei grand! concpiiste fece a' di nostri la geografia nel continente deir Africa. Merce di tali conquiste tutta I'estensione da Tripoli sino al golfo di Benin e apparsa nelle recenti tavole sotto il suo vei'o aspetto. Ma quante lacune rimangono tuttora a riempirsi , quanti luoghi , quante posizioni a ben determinarsi ? Le carte stesse degl' illusti'i Berghaus e Brne, che sono le piii modernc e le piu accreditate, ci dimosirano clie all'oriente del ventesimo meridiano nulla ci ha di positive. Tutt' i nomi vi si veggono accompagnati da segni di dubbieta ; quasi nessuna posizione indicata scorgesi con sicurezza : gli autori costretti sono a citare gli anticlii viaggi, le cui re- lazioni mostransi presso che sempre A'aghissime ed inccrte. II corso de' iiumi ben anco i piii importanti delinenti non furono con tutta quella precisione ch" era pm*e a bramarsi. I terreni vi appajono bensi rilevati con ogni cura pos- sible 5 ma puo luttavia chiedersi su quale base operate* 344 ArPENDICE abbiano gll antorl. Per tal motlo la parte dell' Africa, sulla cjuale ragionare dobbiamo , ha siiio ad ora presentato un voto immenso. Tutto lo spazio dal 3° gr. di lat. nord al iS" di lat. sud , e dair 1 1° al 2.5° meridiano di Parigi , tntto era in bianco suUe carte, tutto era sconosciuto. Ora colla publjlicazicne del viaggio del sig. Douville riempite vennero tali lacune. Merce di lui la geograiia di quegP inaccessibili , infocati, inospiti paesl acquisto nuovi documenti , non per le sole topografiche posizioni , ma cio che piu importa , per T aspetto fisico de' Inoglii , per lo stato civile, politico, religiose, morale di popoli dall' eu- ropeo non mai visitati, non mai linora ben conosciuti. " Giunto il sig. Douville ( cosi leggesi nel giudizio die intorno a qiiesto viaggio pubblicato venne dalla comniis- sione dclla Societa geograiica di Parigi), giunto il signor Douville nel 1828 sulla costa dell' Africa occidentale a S. Filippo di Benguela, al 12° 82' di lat. sud e 1 1° 3' di long, air est di Parigi , vlslto minutamente le provincie clie compongono i regni d' Angola e di Benguela sottomessi al Portogallo : di la penetro ne' paesi abitati dai negri indi- pendenti , dove probabilmente nessun europeo inoltrato avea i passi. II punto piii meridionale cui egli glunse e il 1 3° 27' di latitudine ; si mosse poi nell' opposta dire- zione sino al di la del 3° al nord delP equatore; inoltrossi ncir est sino al aS" 4. Egli per tanto visito un'estensione di oltre a sedici gradi o 820 leghe geograliche dal sud al nord, e piu di quattordici gradi o 280 leghe dall" est al- Povest, senza far conto delle moltiplici sue corse nelle provincie portoghesi. Laonde pub senza esagerazione al- cuna valutarsi a 35oo leghe la lotale luiigliezza del suo cammino, di cui una gran parte in paesi totahnente ignoti". II suo viaggio duro tre anni, ebbe principio nel 1828, termino nel i83o. Ne forse viaggio alcuno venne glammai da uom privato con maggiore previdenza intrapreso , con piii costante ar- dore , con piii possenti mezzi condotto a compimento. Per- ciocche il sig. Douville per meglio raggiugnere lo scopo suo viaggiava accompagnato da numerosa carovana di negri die secondo i bisogni ei sapeva di mano in mano e co' proprj mezzi reclutare , e ne' maneggi del fucile , e ne' inilitari esercizj istruire all" uso europeo. Questa per luiighissimo tempo componevasi di ben cinquecento woiuiui- PARTE STRAiNlER.V. 346 Ne gli abbisognava nicno di siftatto numero per difendere se stesso contra gli assalimeiiti di jjopoli inimani e per as- sicurare la propria sua liljerta ed esistenza. I suoi stessi racconti ci danno sicurissime prove che senza di ua tal mezzo potuto non avrebbe condurre a buon termine la sua spedizione. Egli stesso atrcrnia clie se viaggiato avesse con poca gente , non piu riveduta avrebbe T Europa. Ta- lora viaggiava a piedi , tal altra trasportar si faceva nel suo tipoi r, specie di palancliino o di comodissima lettiga. Alcuni negri camminavano senipre a'fiancbi di lui, por- tando fucili , strumenti e arnesi d' ogni genere. La sua guardia era prontissima sempre al lavoro ed a soccorrerlo ad ogni cenno. In oltre la carovana era altresi composta d' uomini che portavano le l^alle di mercanzie ed i barili di tafia ( specie d" acquavite di zucchero ) e precedevano al luogo destinato per passarvi la notte. Ad onta di tali e tanti provvedimenti egli pote a stento se stesso salvare dair inclemenza de' clinii e dalla super stiziosa barbarie degli uomini, e a stento pote la patria rivedere. Tuttavia in mezzo ai disastri d' un lungo e penoso viaggio , ed ak negri de' quali coniponevasi la barbarica sua comitiva, egli ebbe per lungo temj^o un' amabile corapagna, una dolcis- sima consolatrice nella propria consorte. Madama Douville , modello di coraggio e di conjugate tenerezza , lo accom- pagna , divide con lui i pericoli, gli afFanni, ne addolcisce gli stenti e le fatiche. Percio un do]ipio interesse destasi neir animo nostro tutte le volte clie V intrepido viaggiatore afFronta le niortifere influenze del cielo e della terra , e le insidie e la brutalita degli abitanti. II sig. Douville appena ristoratosi dalle fatiche de' suoi precedenti viaggi ia diverse jjarti del mondo , abbandono Parigi il i.* dell' agosto 1826 coll' intenzione di visitare la ])enisola orientale dell' India e di la penetrare nella Cina. Giunto a Rio di Janeiro al sorgere del 1827 strigne ami- cizia con varj negozianti clie dimorato aveano ne' posse- tliinenti dei Portoghesi al di la dell' occidentale costa del- r Africa. Eglino con lui conversando trattenersi soleano il pin delle volte su quelle regioni si poco conosciute. II sig. Douville ne trae il conA^incimento die nessun europeo pe- netrato non avea giammai al centro di tali infocati paesi, comeche avesse egli letto che i Portoghesi in altri tempi travalicata aveano T Africa dalla costa del Conajo sino a 346 ATPENDICE quella di Mosambico. La sua fantasia s^ Infiamma : egli piu non vede che Ponore, la gloria d'una nuova esplorazione, d' ua vero viaggio di scoperte : T India e la Cina , questi paesi di vecchia e di gia notissima civilta sono da lui abbandonati pel selvaggio Congo, per I'interno d'un paese che alle nostre geograiiche cognizioni era tuttora mancante. Indarno i negozianti , cui egli andava manifestando 1' in- tent© suo , gli opponevano la sospettosa gelosia de' Porto- ghesi, la cupidita sfrenata, le periidie de' negri e i mille altri pericoli cui andato sarebbe incontro. Gia egli ha assol- dati due esperti mulattri in qualita di segretarj , gia si e provveduto di documenti e di numerose lettere pe' negozianti d'Angola, gia pronti sono per commissione sua due navigli carichi delle mercanzie, degli oggetti, del danaro, di tutto cio in somma che per I'esecuzione di si ardimentoso piano richiedevasi: il 18 dicenibre del 1827 gia trovavasi a Ben- guela, capitale del regno di questo medesimo nome. Quivi fu corteseniente accolto dal governatore che pose a dispo- sizione di lui non pochi ed autentici documenti , facendo altresi ch' ei con sicurezza visitar potesse la citia e i din- tor ni. Ne accoglimento meno cortese ebb' egli da quell' unico parroco che gli comunico i registri dello stato civile. Pre- ziose notizie abbiamo quindi da questa relazione quanto alia statistica si della citta che del paese. Ampia e I'estensione di Benguela, sebbene questa citta air epoca in cui fu da Douville visitata non contenesse che 68 abitanti bianchi, e 3010 negri tanto di schiavi che di liberi. Le sue case, trattone cinque sole, non hanno che il pianterreno, sono costrutte di niattoni diseccati alsole, inoltissiine in deploraliile rovina per la mancanza di po- polazione ; larghe ma tristissime e sporche le contrade ; malsano il clima per 1' eccessivo caldo , per 1' umidita del suolo e per le soverchie piogge; torbida e nauseante 1' ac- i 1870 In paglia » 733 Da cio conchiude che i tetti in ardesie squadrate , pre- sentando F aspetto piii elegante ed aggradevole dovrebber essere esclusivamente preferiti negli edifizj pnbblici, e nelle case de'ricchi signori ; che le altre specie d' ardesie pel vantaggio del basso prezzo do^Tebber essere adoperate per tutte le case meno sontuose in quei paesi che ne hanno le cave vicine ; che i tetti in paglia , non ostante i van- taggi sopra indicati , dovrebbero essere usati il meno fre- quentemente che sia possibile ^ che i coperti in tavole tanto a motivo del dispendio che importano, quanto a motive del danno che recano ai boschi , meriterebbero d' essere interamente proscritti ; che finalmente T uso delle tegole, le quali riuniscono i maggiori vantaggi , do\Tebb'es- sere in ogni maniera incoraggiato e diffuso; massime che, come r autore ci assicura, il consumo di legne che si ri- chiede alia loro cottura e di pochissimo rilievo. Ad insegnare i modi di migliorare la qualita delle tegole e di diminuire il prezzo della loro fabbricazione e special- mente diretta la seconda parte dell' opuscolo. In essa si ti-atta estesamente della diversa qualita e preparazione delle terre ;, si descrivono le macchine per formare le te- gole e i mattoni inventate in Francia ed agli Stati Uniti d'America ; si descrivono le forme piu vantaggiose delle fornaci ; si parla delle diverse qualita di combustibili, e della loro forza calorifica secondo le sperienze di Rum- ford, Montgolfier, Gillet Laumont, Hartig, Clement Desor- mes, ecc, e si termina col suggerire i mezzi sia ammini- strativi , sia industriali coi quali si potra giungere a far adottare i tetti in tegole a quei tre quinti della popolazione che coprono le loro abitazioni di legno o di paglia. 354 APPENDICE Jarb'dcher der Llteratur : cloe Annali della letteratura^ to mo 6i.°, i833, gennajo , f ebb raj o e marzo. — Vienna, presso C. Gcrold, m 8.^ dl pag. 2d) /^ e 66. Annunciando il volume 57.° di questo pi*egiabilissimo giornale avevamo proraesso clie parlato avremmo de' sus- seguenti volumi a mano a mano clie sarebbero essi pub- lilicati. Tuttavia trovati ci siamo sempre nella impossibilita di farlo , a motivo della soprabbondanza di Articoli e di Memorie di altre importantissiaie materie. Ora ci bastera r avvertire ch'' esso mantiensi sempre in qnella fama , di cui ha meritamente goduto in addietro , e die gli articoli contenuti nel sopi'' annunciato volume ripieni sono di bella dottrina , di sana critica e di non volgare interesse. Ec- cone gli argomenti : i.° i) Riflessioni sullo studio degli idiomi asiaticl dirette a sir James Mackintosli, seguiti da una lettera al sig. Ora- zio Hayman Wilson, di A. "W. di Scblegel. Bonna, i832. 2) Annali delF impero turco dal 159 1 al 1689 dell' era cri- stiana , di Nayma , tradotti dal turco ( nell' inglese ) da Carlo Fraser. Londra, i832. — 2.° L' arte poetica dei Ci- nesi : epoca prima. Confucii Chi-Klug , sive liber carminum. Ex latina P. Ladiarme inteiyretatione edidit Julius Mohl. Stuttgurtice et Tubingcs , i83o. — 3.° Discorso preliminare sullo studio della iilosolia naturale , di Herschel. Londra , i83o. — 4.° Novum Tcstamentuin grace. Textum ad fidem testiuin criticorum recensuit D. J. Mart. Augustinus Scholz. Vol. I. IV. Evangelia complectens. Lipsice, io3o. — 5.° Per gli amici dell' arte musicale, di Federico Rochlitz, vol. IV, Lipsia, i832. — 6." Storia della Letteratura greca profana, dalla sua origine sino alia caduta di Costantinopoli sotto i Turclii i con un compendio di storia del traspiantamento della greca letteratura in Occidente, di M. Schoell, seconda edizione , tomi 8, Parigi, ecc, traduzione dal francese in tedesco di S. Franz J. Schwai-ze ( dal 2.° vol. in avanti dal D. Maurizio Finder) vol 3, Berliao , 1828-1830 — 7.° Alexis Trilogia di Carlo Immerman. Dusseldorf, i832. — 8." Suir apparizione dei Santi del dott. Carlo Garthe , Rin- teln, i83o. — Indlce del foglio d' annunci n.° 6i. — Ma- noscritti arabi di Hammer. — Dello spirito e della vita de' poet! inglesi del secolo 19.°, di Cristof. Kuftner (con- tlnuazione ). — Letteratura daiiesc , di N. Fiirst. r.VRTE ITALIANA. 35^ PARTE II. SCIENZE, LETTERE ED ARTI ITALIANE. LETTERATVBA E BELLE ARTI. Elegie dl AL Tibullo loltate in terza lima dal piof- emciito D. Gio. Ant. Scazzola Alessandrino , con dedlca , con tcsto e con note. — Alessandria., i833, dalla tipogiafia Panizza , in 8.° di pag. 247. I T ' ij essere qiiesta vei'slone intitolata al chiarissiino awo-' cato e professore D. M. F. Gagliiitli , e il pregiarsi che fa il volgarizzatore come alunno di quel prediletto delle la- tine muse , c'indussero a lietamente presagire di essa e del merito suo. Ne T aspettazione nostra ando altrimenti delusa, quando la versione del sig. Scazzola considerare si voglia come una parafrasi, e quando ponderar pur si vogliano r utilita e la scelta delle molte e dotiissime note, ond'essa e corredata. Ma il metro cui egli si attenne della terza rima, vero letto di Procuste pe' traduttori , non sembra il piu adatto alia concisione , alia fluidezza , alia venitsUi delle elegie di Tibullo. Percio in questa versione incontrasi tal- volta prolissita di concetti , tal altra qnalche modo meno che acconcio al linguaggio poetico. Ne essa precede sem- pre con quella facile vena , con quella spontaneita , con quelle grazie insomma clie nel testo originale innamorano. Siane d' esempio la traduzlone de'' qviattro primi distici deir Elegia I , lib. I , nella quale contasi il tenore di vita deir autore. Non faremo che riferii'la premetteudone il testo latino e lasciando al giudizioso lettore il fame le osservazioni. Divicias alius fulvo sibi congerat auro , Et teneat culd jiigern miika soli. " Aduni quante puo dovizie al mondo " Chi sete ha sol delP or ; e sia pur donnO •' Di vastissimo suol culto e fecondo 356 ATPENDICE Quern labor assiduus vicino terreat hoste , Mania cui somnos classica pulsa fugent. " Far dl continue palpitar lui ponno n Rumori d' armi; e tromba che alto squilla, )) Involar dalle sue pupille il sonno. Me mea paupertas vitce traducat inerti , Dum mens assiduo luceat igne focus : " lo vivro in sen di poverta tranquilla ; >; Purche sul foco mio perenni sieno >/ Liete in sorger la fiainma e la scintilla. Nee spes destituat , sed frugum semper acervos Prcebeat , et pleno pinguia musta lacu. " Purche speme non manclii ogni anno il seno )/ Di colmarmi di Ijiade ^ e faccia il doglio >i Traboccare d'umor pingue ripieno. Pero a noi pare che T italiano metro ai modi tiliuUiani plu convenevole sia Y anacreontico , perche facile , gra- zioso, scorrevole , e adatto , per cosi dire, ad esprimere la voluttuosa fisonomia de' versi di quel leggiadro poeta , detto per antonomasia il poeta degli amanti. Laonde tra le versioni di Tibullo noi diamo tuttora la preferenza a quella di Agostino Peruzzi , piu d" ogni altra nitida, vaga e conforme alia fluidita dell'originale, comeche dessa ancora non vada del tutto scevra di mende. Ecco come dal Pe- ruzzi volgarizzati furono quei quattro distici. " Tesor chi vuole accumuli Di lucid" auro biondo , Posseditor magnifico Di largo suol fecondo , » Che di vicino esercito Poi tenia ognora i danni , E d' ogni tromba al bellico Squillo si desti e affanni. » Lieto sarb , se povero , Qual sono , io viva in pace , E vegga assiduo lucernii II focolar capace. u Ne abbandonarnii , e porgermi Vorra T arnica spene Largo raccolto ed ampie Tina di niosto piene. PARTE ITALIANA. 357 Per tutte le quali cose crediamo di non potercl dlpar- tlre dal sentimento gia da noi altre volte manifestato in- torno al niedesimo sig. professore , cloe sembrarci esso piu felice nello scrivere latino , che nell' italiano ( Bib. Ital. torn. 66.° pag. 366). Di cio bella testimonianza ne fanno i proprj di lui versi che leggonsi nel principio e nella fine di questo medesimo libro. Ecco T epigramma con cui egli volgesi a Tibullo , chludcndo la sua versione : Si rudls interpres tarn suaves , tamque venustos Hos numeros verti , culte Tibulle , tuos ; Jpse ego tentavi paucis tentanda virorum , i-c studiosus ego noscerer ipse tui. Iliade di Omero traduzione del cav. Vincenzo MoNTi ad uso del collegio vescovile di Celana per cura del sig. abate Domenico Rossi ivi professore di uma- nitd. — Milano, i832, per Antonio Fontana, vol. 2, in l6.° Prezzo lir. 3 ital. £ qiiesta , per quanto sappiamo , la prima volta che r Iliade di Omero si presenti purgata da tutti que' passi pel quali forse molti stavano in dubbio se la si potesse concedere alia lettura de' giovanetti ; cosa notabile in Italia princlpalmente , dove gia da molti anni alcuni prudenti furon solleciti di purgare e il Furioso e la Gerusalemme. Ma forse rispetto all'Iliade non fu creduta necessana que- sta cura finche non s'ebbe una versione che, come quella del Monti , meritasse di esser raccomandata assai presto agli studiosi , non solo per la eccellenza del poema , ma per r abbondanza della lingua e la nobilta dello stile. Vuolsi adunque lodare il prof. Kossi di avere primo di tutti pen- sato a far si che lui libro di tanta importanza nella let- ter aria educazione potesse metier si, senza pericolo alcuno, nelle mam de' giovinetti. Ne del pensiero solianto e da lo- dare il signor Professore , ma si anche della felice esecu- zione ; mentre con modestia non comune agli ordinarj ca- stigntori dei classici, si astenne dal sostituire cose propria a quelle che giudico di dover tialasciare; e studiossi di rannodare con pochissime parole i luoghi interrotti. I di- rettori dei collegi, e quanti amano di far conoscere presto ai proprj figliuoli T Iliade vorranno certamente approfittare 358 APPENDICE. d'l questo lavoro del prof. Rossi , di cul il Fontana cl ha data una comoda edizione a tentussimo prezzo. A. Fasti dclla Grecia nel XIX secolo. Poesie llrlchc del prof. Ant. Mezzanotte. — Fisa, 1882, tlpografia di N. Capurro e C. , in 8.°, di pag. 254. Pochi argomenti ha la storla moderna cosi grandi come 11 i-isorgimento della Grecia; nessua altro forse essa n' ha che piu di questo sia acconcio ad essere poeticamente can- tato. AU'aspetto di tauto valore, fra i discendenti di Te- mistocle e di Cinegira, il prof. Mezzanotte rlcordossi di Pindaro; e addestrato a trattarne la cetra intuonb un'alta canzone sopra ciascuno dei priacipali fatti di quella guerra. De' figU tMoi , con alma generosa , Pronti a salvar I'ArgoUco teireno, Per quale opra famosa f Apiisti, o Grecia, a maggior gaudio il seno? Forse allorche fra V orride Paipi , die ancli oggi il nonie Di Danao a te ricordano , Cinser di hel valor lauri a le chiome? O quando in aspra pugna il Guerrier prode , De' nemici la stolta audacia doma , Si meritb la lode Dei forti Orazj , onde stapio gia Roma ? O quando fra le tenebre , Fulininata cadea La schiera , die V aerea Salir tentava invan nipe Lircea? O allor die al vento , per destin felice , Su V aha Larissea rocca vecusta Ondeggib vincitrice De la tua liberca V Insegna augusta ? O piu V ardir mirahile Ti piacque un di , del forte E al par terrihil Arcade, Cui pose in man V adunco acciar la Morte ? Grandi fur questi , 0 Madre cdnia d' eroi , Fatti d' eterno onor: ma piii esultasti Allor che i figli tuoi , A V ardue gole del Trete^ mirasti PARTE ITALIANA. 369 In mar di sangue awolgere Ostil turha infiiiita , E la deserta ArgoUde A lieta ridonar libera \ita. Queste e niolte altre sono le geste die il prof. Mezzanotte prese a cantare. Nou e a domandare se a clii tratta argo- menti di tal sorta abbondi rinspirazionei ne puo dnbitarsi se v' abbia buona poesia dove T inspirazione e continua. Chi poi ancbe fra le cose belle ama di eleggere le migliori o rottime, eda.cpieste sole si appaga , vegga la Conquista di Tripolitza , V Assedio di Mlssolungi e la Battaglia alle gole di Leondari. A. II Museo dl Cwidalc. In occasione delle iiozze Paciani Cataneo. — Udlne , 1833, tip. Murero. Bello e felice pensiero fa quello di cogliere F occasione di nobllissime nozze Cividalesi per descrivere in un poe- metto il Museo , che fu negli scorsi anni eretto in quella citta , ed in cni le anticliita ivi discoperte stanno raccolte e bellaiiiente disposte. Poiche per incuorare negli uomini r amore della patria e il desiderio di onorarla con alte e nobili opere , nulla piii giova clie la menioria del fatti doniestici e la rappresentazione delle gesta degli avi :, ed un imeneo , a cni tale auspizio si appresti , non puo non essere fecondo di prole generosa. Per tanto nel poemetto di cui parliamo , dopo il delsito invito alia sposa perche si rechi a visitare il Museo, si fa menzione in primo luogo delle armi antiche In esso collocate, e poscia seguitaraente degli attrezzi ed utensili d' ogni genere , delle opere a mo- saico , degli idoli , delle tirne, dei simboli, degli ornamenti, e si parla eziandio degli acquidotti , e dei vestigj di ino- numenti scoperti nelPagro cividalese ; e per ultimo si ri- corda la carta topografica della citta e dei contorni di Ci- vidale die senipre con grande erudizione, il piii delle volte con dotte ed ingegnose congetture , e talora eziandio non senza qualclie onorata illusione venne formata. Di cio ognun vede die 1' argoraento era in singolar modo acconcio a destare le piu lielle inspirazioni poeticlie ; perocclie le glorie degli estlntl e le cure dei vivcnti , tanti oggetti rin- novellati , o per megllo dire redivivi , la carita della Pa- tria, e la munificenza dei Principi forinano un complesso 36o APPTZNDICK che di purl e dolcl affetti puo inforrnarsi e con splendide immagini abbellirsi. Pero di questa luce poetlca a noi non sembra che molto rispleiida il canne di cui parliamo ^ e sebbenein esso I'autore si mostri perito nelPai-te di far versi e si nianifesti riamato amante di una facile Musa , pure non poche mende ci ofFendono , e di alcunl versi dir non si saprebbe se siano derivati da copiosa vena o cadud giu. dalla penna inavvertitamente. Alia fine del poemetto ab- biamo veduto con soddisfazione rendersi il meritato enco- mio all'insigne e venerando archeologo conte Michiele della Torre , il quale promosse quegli scavamenti col suo zelo, e li diresse col suo sapere e co' suoi studj. Ai versi sono aggiunte alcune note , le quali servono a far meglio co- noscere gli oggetti in quelli indicati , e mostrano quanto largamente abbia il suolo cividalese corrisposto alle investi- gazioni degli antiquarj. Speronella Dalesmanina , brano di novella di Jacopo Cabianca vicenlino. — Padova., i832, coi dpi della Minerva. Speronella mi ricorda i piu bei momenti cle1\' amicizia , e le piu dolci illusioni del cuore. Oh Speronella mi e pur cara t Lettera dell' au'ore a Francesco Gualdo. Qualcbe lettore avra probabilmente desiderio di sapere qual fosse la Speronella della storia. La poesia in generale, come una bella lusinghiera, e in concetto di divertire as- sai, ma se le crede poco. Se questa poi diletti e meriti fede si vedra piu innanzi: parliamo ora di Speronella, che da' suoi casi, piii che dai codici della critica e del gusto, potrebbe sorgere per ayventura il giudizio del componi- mento che si annunzia. Speronella iiglia di Dalesmano e di Mabilia di Curano nacque nel I i5o , mori nel 1199- Ma in questa non lunga sua vita quante avventure ! Essa e la celebre donna da' sei mariti , cosi tiatti indistintamente chiamati dai cronisti, sebbene tutti, per vero dire, non sembrino tali. Ma qvie- gli onorati scrittori , nella moltiplicita e nella incertezza de' nomi e de' fatti , forse stimarono piu scusabile T er- rore di sbagliare gli amanti in mariti , che i mariti in amanti ; e pensarono prudentemente. — Secondo alcuni Speronella era gia moghe di Jacopino da Carrara , quando TARTE itALlANA. 36 I alia sua eta di qnattordici annl fu raplta dal Conte Pagano, vicario iinperiale in Padova , che se la porto nel castello di Pendice. Da una guerra di municipio , perche il Pagano era esoso a tutti , nella festa de' fioii, fu ritolta Speronella al suo rapitore ed egli costretto a fuggirsene. Se la ebbe poscia il Traversaro, qnindi Pietro da Zaussano, e non sap- piamo bene se come amanti o come mariti , perche il Car- rara, il Pagano, il Traversaro, il Zaussano appena nomi- nati si dileguano ; ed altro non rimane che la forma co- lossale di Speronella che " passu di maraviglia in maravi- glia. » Fino a qui pero non si conosce nulla della volonta di Speronella , e forse il caso piii che altro la concesse , come la figlia del re di Garbo , successivamente a tanti nomini. Per la qual cosa fino a qui 1' umana fragilita do- vreblie consigliare la indulgenza verso la donna che non s'e creata almeno 1' occasione d'essere incostante. Ma ora dal Zaussano ella fugge deliberatamente ad Ecelino il Monaco, il quale lieto e senza rimorso se la tiene qual moglie. Quanto tempo Speronella stesse a posta d' Ecelino la sto- ria non dice ,• essa dice solo , che accolto Ecelino da 01- derico di Fontana una volta in Monselice e magnificamente trattato , narro a Speronella il fatto lodando quel giovane di alta cortesia , di bella e forte persona com' ei la vide nel bagno. Speronella se ne accende ( qui il cronista nella sua semplicita ci susurra all' orecchio alcune ragioni cli' e bello il tacere ), e poiche pare che a lasciarsi rapire ci avesse trovato gusto, manda ad Olderico di rapirla , come fece , e all' abbandonato Ecelino resta la colpa di avere scioccamente cospirato alia infedelta d' una donna cosi fa- cile a ricevcre le impressioni della bellezza. Non sembra che Speronella dopo Olderico avesse altri mariti; e gia ella era giunta all' eta di quasi cinquant' anni , eta che anche nel medio evo doveva difendere dalle fughe e dai rapi- uienti \ cosi che ella penso di morire. Ecelino il Monaco non si rattristo per la perdita di Spe- ronella, ma contrasse nuove nozze , e poi altre ancora ; e se Speronella ebbe sei mariti, egli pure ebbe quattro mo- gli, e dair ultima, Adelaide de' Conti di Mangona, gli nac- que Cunizza , celebre ancli' essa per 1' incostanza del suo cuore. Cunizza fu moglie del conte Rizzardo da Sanboni- facio, poscia di Sordello (usiamo anche noi il vocabolo di moglie e di marito seguendo la circospezione de' cronisti). 362 A P P E N D I C E. poscia di certo cav. Bomo col quale aiido errando pel mondo in cerca di divertimenti e di piaceri , quindi del conte di Breganze, e finalmente d'un innominato , se pure fu uno solo. ]Mori in Firenze verso Tanno i265, profferendo parole d"" esecrazione e d' infamia contro i traditori de' suoi fratelli Ecelino ed Alberico , consegnandoli a cento niila diavoli , ma facendo molti legati pii a line d' espiare i suoi peccati. E Dante la colloco nel terzo cielo, lasciando incerto se ammettesse T espiazione , o se assolvesse gli amori per influenza e fatalita di pianeti , come pare che dica il verso Perche mi vinse il lume d' esta Stella e il senso generale di tutto quel canto. Ora il lettore , clie non sapeva la storia di Speronella , selibene non molto riposta , ne i fatti clie ad essa si col- legano e la rendon piii chiara , chiedera la ragione al signer Cabianca della sua epigrafe Speronella mi ricorda i pill bei niomenti dell' amicizia , e le piit. dolci illusioni del cuore. Oh Speronella mi e pur cara! .... Gli sia pur cara Speronella, questa e cosa di semplice gusto e non fa maravlglia ^ ma come potrebbe ricordargli i pia bei momenti dell' amicizia e le piii dolci illusioni del cuore una famosa civetta die delle dolci illusioni e dell' amicizia tenne si poco conto , cbe seguito cosi ferocemente la realta , e ne fu cosi giovata dai tempi , che le libldini delle matrone romane, quali ce le dipinge Tacito e Giovenale, non fnrono ne piii frequenti , ne piii smaniose? — ■ Ma la ragione deir epigrafe e di tntto il componimento sta in questo , clie il sig. Cabianca nel fabljricarc Speronella ricorse a una certa poetica del medio evo , quale si riceve dai piii e non s' accorda molto colla storia, e poscia cpiasi s'innamoro senza saperlo dell' opera della sua imnia2;inazione. Per que- sta poetica le donne principalmenle sono circondate da un certo mistico velo di passione insieme e di pudore e di sagrilizio , che pare quasi fosse creata per calunniare le donne delle altre eta. E mal saprebbesi discernere le loro vere forme a traverse di quello , se , anche rispetto alle donne , i cronisti , Dante , il Boccaccio , non ci facessero conoscere , che i tempi sono bensi dissimili nelle apparen- ?e , ma non mai disnguali nella sostanza. — E non ci pro- metteva, questa poesia di convenzione, una lettera delF edi- tore sig. Ffancesco Gualdo che al bra.io di novella serve PARTE ITALIANS. . 363 ill prefazlone. " Confonne al suo sentire ed al niio e lo siorico raito di Speronella, ch' egU preiide a narrare in ver- si , come quello die appartlene ad uii epoca tutta italkma, e ricorda faniigUe illustri e potenti , die maggioreggiarono net secolo dodicesiino in Padova , cittd eininencemente storica del hel paese. Mi duole die non siami concesso di dare alle stampe die quel poco die abbraccia la parte erotica di un fatto, il quale pero ebbe molta parte ai destini della nostra Marca. Pure , 71071 fosse altro , resterd senipre in onore e d'imitabile eseinpio V idea die doniina nel suo lavoro , e a cui gid pre- lude la scelta dell' argomento. Perocdie ed egli ed io teniam fenmvnente die , spoglie oinai d' ogni interesse e le mitologie e le tradizioni d' un' altra etii , die servirono fino ad un certo tempo di perno alia ituliana poesia , e nel sentito bisogno d' una rigenerazione delle lettere , la materia prima non sia da cavarsi die dalle nostre miniere ; e die improvvido restau- ratore sia qualunque si i'olge per novelle ispirazioni al Nor- te, e in Inogo delle nostre memorie , di questo benedeUo suolo e di quest' unico sole , va nella selva Ercinia in traccia di fate , di nembi , e di procelle ; quando questo suolo , patria della seconda e della terza dviltd , i domestici archivii , le cronadie , le storie ct ponno aprire a dovizia ogni guisa di dementi a costruire sidle basl della storia rettificata , e della dvile e morale fdosofia , una poesia e una letteratura vera- mente nostra , e caratteristica all' attuale social tendenza e ai destini a cui siani diiamati. E per fermo queste etd a noi pill vicine , oltre il dehito se si vuole magnificate da una ban- da , ma troppo piii depresse dalV altra , qua! fonte non ci dischiudono d' un nuovo idcale e d' un nuoi'o mirabile in istU' pcndi fatti , in caratteri colossali e spiccati , in passioni piii die uinane / ( p. 6 , 7 e 8 ) j; Certo se la poesia nazionale non e clifesa in cjiiesto passo con nuovi argoraeiiti , e alineno loclata di buona A'olonta e con molta ponipa e strascico cli locuzione. Ma non hasta che sia confonne al sentire ilell" editore e dell' autore lo sto- rico ratto di Speronella ; ne basta che 1' editore e T autore tengano fermamcnte , che la materia prima sia da cavarsi dalle nostre miniere; ne basta che entrambi coudanniao clti si volge per novcUe ispirazioni al N^orte come improvvido re- statiratore. Queste cose soao belle c amabili da dirsi, ma pia belle ancora e piii amabili da farsi, sebbene non tanto iacilmente (juam" altri crede : c tattavia sono pericolosp 364 APl'ENDICE allora da dirsi quando potrebbero per avventura essere scancellate dall' opera. Qiiesto brano di novella ad altro non si riferisce che al primo case di Speronella , quando cioe fu rapita dal conte Pagano. II poeta imniagino che il Pagano fosse fa- migliare de' Dalesmani, che s'innamorasse della Speronella, e corrisposto da essa volesse toglierla a Piero da Zaussano a cui il padre 1' aveva promessa in isposa : Ai Dalesmani caro , ei nel lor tetto Speronella vedeva a tiitte V ore , E cost entramhi d' un fatale affetto Ebber piagato in egual tempo il core: Ma tomar non poteva benedetco Innanzi ai sacri altari un tanto amore — Promessa della figlia avea la mano II genitore a Piero da Zaussano. A Speronella di fuggir sol resta Con Pagano , lasciando la famiglia ; E per scampar V odiate nozze a questa D' amore ultima prova ei la consiglia : Ma sempre a quel suo dire incerta e mesta Ella contrasta coll' amor di figlia ; E per quanta amoroso ne la prega , Solo dubbia risponde e quasi il nega. — (p. 17) E in questa lotta , dell^ amore di figlia coll' amore di amante, si rigira tutta la novella finche vince il secondo. Speronella e nelle braccia del Pagano , e i Dalesmani si apparecchiano alia vendetta. Cosi tutta Todiosita del fatto sparisce , anzi il fatto non e piii quello ; in vece d'un rapimento e una fuga ; in vece d' una donzella strappata da un barbaro alia casa paterna per saziarne le sue vo- glie, e una giovinetta salvata dal caro amante da infauste nozze ; in vece d" una sventurata in balia del suo perse- cutore , sono due sposi felici ( perche il Pagano la sposa col rito ecclesiastico) che godono del loro amore. Chi vor- rebbe turbare i loro lieti sogni , quelle prime delizie, chi vorrebbe ritogliere Speronella all'amabile Pagano per darla al disprezzato Piero da Zaussano ? II popolo di Padova ? nella festa de' fiori ? come in una pubblica vendetta , che scoppia tanto piii forte quanto fu piu lungamente com- pressa ? Forse noi c' inganniamo , ma , per questo solo , il concetto storico del fatto a noi sembra tradito. — Ne ci PARTE ITALIANA. 365 sembrano ineglio disegnati, secomlo la vci-Ita storic;*, i ca- ratteri de' personaggi principali. II Pagano die per la sua tirannide era dweimto intoUerahile a nohilL ed a plebei, qui e un prode guerriero die in gloria venne per ardite imprese , die puo atuare ed e riainato , die trema al peiisiero di rapire Speronella e tradire T ospitalita , e non per altro ci si deteriniiia al iiiie die pei conslgli di Marsilio da Car- rara , e allora soltaiito quando ]\Iarsilio sveglia la sua ge- losia per Piero da Zaussano e la sua compassione per la sorte della faiiciulia die iatende salvare. Se fosse sola , se sii me , sii di ella Cadesse ogni dolor. — 31a il genitore Ha pur si vecchio , ha pure Speronella II fratello ... ad entramhi io traditore, AW un la figlia , all' altro la sorella Di torre infaniemente avro pur core ? Andci e fidi ainici mi son questi . . . Tu sorriili ,- Marsilio — e die faresti ? So che farei? Se pur nol feci avante. La rapiria , V altro soggiunse . . . Dunque , Marsilio soggiugnea , ti sdegna D' omarla. — • Ebhen ne lascia anco il pensiero : Di Federigo or solo ti sowegna , E dell' onore del Romano Impero. — ■ Speronella . . . chc inipnrta ? ella divegna Sposa alia -fin del fortunato Piero , E r amor di quell' anima si fida Voglia a forza il nemico — e ti derida- — Oh s' ella pure t' avia , oh se non mente , Credi allora ti avrd dimenticato ? Nel duol che strazieralla eternamente » Da te tradita , pur d' averti aniato , D' amarti ancora resterolle in mente ; Ed infelice ! nelV acerbo fato Ahi forse solo a migliorar la sorte Certa invQcata attendera la morte . . . Mortal — gridb Fugano furibondo , Eestando sulla soglia — morta ! ed io . . . Basta Marsilio ; gia troppo profondo BM. Ital. T. LXX. 24 366 appendice. * Tu mi ferisd. — Basta , per iddio. Ella. .. il piu celeste angelo del mondo, Morta per mia cagion , per amor mio ! — Hai vinto , si ; ella si salvi. — E poi . . . Quando e felice, che piii val di noi? (p. 2 3, 24, aS, 26) Se in quest' ultima stanza Tautore voile quasi material- mente dipingere il disordine della passione , la sua inten- zione gli riusci a maraviglia , perche parole piu sconipl- gliate non si videro di queste ; veramente il Pagano non sa quelle che si dica ; e il verso non verso Ella .... il piu celeste angelo del mondo , i un nuovo segno di turbamento. Ma la stessa difesa non gli potrebbe valere pel fine dell" ottava antecedente dove fato e sorte sono accozzati da clii parla a mente fredda e Serena, non per altro che pel bisogno di far la rima con morte , e stanno assai male insieme e si accapigliano. — E questo sia detto per incidenza : ritorniamo all' esame de' personaggi. Speronella e una cara giovinetta piena d'amore , di devozione alia sua casa , di tenerezza pe' suoi genitori , di vera religione , di terror! ;, di dubbiez- ze , di superstizione de' sogni ; in fine una giovinetta da poterne fare una Ildegonda , e se volete anclie una Giselda, quando 1' amore passione avra invaso tntta la sua dilicata esistcnza , ma che non presagisce di divenire la Speronella della storia. Clii sa se anche questa forse non ebbe un' aurora pura e i^inocente tale da promettere in apparenza una vita meno infedele al suo lieto presagio! Non di meno ci pare clie il poeta istorico , come il ro- manziere, dovreblie scoprire il germe delle varie inclina- zioni de' suoi attori e illuminarlo , tanto piu die non deve indovinare , non fosse altro , per distinguere la sua opera dair opera altrui , darle una fisonomia tntta sua propria , e torsi la taccia di ricostruire di sole reminlscenze. Qual particolare sembianza notate nella Speronella? Essa e delle donne mille e una die alcuni poeti si sono piaciuti di regalare al medio evo per poterlo lodare di qualche cosa , e per isfuggire alia propria eta, e forse ai proprj infor- tunj , vivendo in quello. T' amo , Pagano - unico t' amo — quanta La vita stessa io t' amo — anzi t' adoro. Per te i miei , la mia casa , tutto quanta Di caro avea , posi in non cal con loro . . . PARTE ITALIANA. 36j Ma mio padre mi resta ; il padre mio Nun ha die Speronella dopo Dio. ' Levatl gU occhi a lid quella dolente , Guardandolo , con voce bassa bassa , Interrotta dal pianto , mestamente Si sforza di parlare — ed , Aid me lassa ! Prorompe — sempre ahime stammi presence V immagin di mio padre , e non mi lassa . . . Anch' ei haciomnd cjuesta notte , al petto Anch'ei mi strinse, e adesso . . . poveretto! (p. 35, 42) Ma il ritratto del fratello di Speronella e ancora piii tllscosto dair originale. L' autore ce lo presenta come uu giovane di alto cuore e di alti sensi : Jl fratel dclla gloria tutto assorto Ch' io rimanga , e tii , madre , me 'I did ? Alia mia spada , a me serbata e questa Vendetta ; i vostri sono i mid nemici : E sin die stilla di sangue mi resta Io compirolla .... (p. 35e6i) E la storia ci racconta ch' egli piu volte tenne niano agli errori della sorella, e vile paraninfo ebbe il prezzo della sua infamia. Cio che abhiam detto sulla composizione ci pare che basti, e a' nostri lettori seinbrera che ce ne sia anche d'avanzo; ma Tabbiaino detto perche ci parve troppa la pretensione deireditore e dell' autore alia poesla storica». e troppo smentita dall' opera; e sarebbe stata impudente la censura non giustiiicata dalle ragioni e daU'esempio. Del resto , comunque si prenda, dichiariamo che noi altro non intendenuno di espriniere che un nostro pensiero , Ijuono o cattivo poco importa , senza capriccio o smania di giudicare. Ma giovera dir qualche cosa anche intorno alio stile. Da tutta questa novella si vede che I' autore s' ingegna di riftre lo stile semplice e naturale d' una volta , se si ec- cettui rjivalche tratto dove la meinoria e 1' amniirazione de' poeti stranlpvi lo svio dal suo prime j^ensiero. Ne si puo negare che anche qupsta maiiiera , nclla inoltiplicita e nella possiliilita degli stili , secondo le A'arie teste d' uo- jnini , uon sia una dclle belle e delle effettive. A' uostri 368 APPENDICE. giornl 11 Grossl , uno de' pochi die facciano ancora amare e desiderare la poesia italiana , invasandosi que"" principali libri di stanze , il Puici , il Berni, TAriosto, pote derivarue lino stile sparso d' ingenue bellezze quale non si vedeva da gran tempo fra noi, e senza ombra d''imitazione ;, per- che quella maniera , prima di efFettnarla , era stata adot- tata dal suo cuore , e fusa insieme con tutto cio die ii medesimo gli suggeriva di particolare e di propriissimo. Ma non ci pare die questo si possa dire del signer Ca- bianca : bene si scorge di' egli ha letto il Grossi e gli e piaciuto ;, ma non da indizio di avere bevuto a quelle prime sorgenti ^ tanto alraeno da assumere quella facile naturalezza die sembri spontanea e non accattata , da im- prontarla di se stesso , da poterla mantenere costantemente nel corso della sua composizione. Per questo 1' ineguagllanza del suo stile e la cosa die principalmente viene all' occhio € displace : adorno e inelegante, dislnvolto e afFettato, cliiaro ed oscuro , secondo 1' Incertezza de' suoi mezzl , e della sua volonta ; e le fatte citazloni credlamo die possano avvalo- rare questa opinione. Abbiam sentlto da taliino lodarci la stanza seguente come una delle piu belle del poema : V' e sulla terra im allegrezza - ahi breve Troppo per tantl affanni , e troppo sola ! Allora die fra due braccia di neve Parlano 1 baci una muta parola, E a larghi sorsi il calice si beve Del piacere die via presto si vola , Allora . . . allora quell' istante vale La sciagura di dii nacque mortale. Certamente ch' ella non manca ne di poesia , ne di pas- sione; sebbene 1 due ultimi versi altro non sieno die una tradiizlone di quelli del Rolli. " Ma poi vale quel mo- mento — Mille giorni di sospir » ; ma come ci sta male quel Verso afFettato Parlano i baci una muta parola ! Se in tali cose 11 sottilizzare valesse la pena si potrebl^e anche dire che non e glusto 11 pensiero. L' attribuire la parola ad uno sguardo e bello perche lo sublima alia facolta di espri- mere, cosa die non e di tutti gli sguardi, i qvali non ol- trepassano d' ordinario la facolta di vedci e ; ma 11 ])aclo per se stesso e gia piu die la parola ed ognuno I'intende; ed un baclo che parU, per non dir pegglo, e una freddu- ra. In generate a nol pare mlgllore lo stile in que' luoghi PARTE ITALIVNA. 869 dove il poeta non ha veruna pi-etensione di produrre un efFetto ; in que'' liioghi stessi da esso trasandati , o sui quali alineno non apparisce ch' ei volesse fondare la sua lode , e mostrano in vece di cio cli' egli sarebbe capace eve fosse guidato da un pensiero meno perplesso , e da studj piii ford e piu deliberati. Eccone tre ottave per saggio : Cosi appariva placida serena L' aurora alia gentil Dalesmanina , Che abhandonb V insonne letto appena Conobhe I' albeggiar della mattina : A contemplar V incantatrice scena Alio scJiiuso veron siede vicina , E intanto con respir rapido e lieve L' aura fresca il polmon avido heve. Santo rosario ha nelle man — d' argento E V una parte , e V altra e tutta nera, E le sue labhra appena in movimento Salineggiano I' angelica preghiera ; Ma sui vanni al pensiero disattento L' ardente anima sua vola leggiera , E fatta peregrina gia si perde In mezzo a tanta luce e a tanto verde. (p. 47 ) Allorche di Pendice era il castello Alia Curia di Padova soggetto , II santo vescovo Orso avea di quello L' oratorio a Giustina henedetto — Ed anzi ancor vedevasi V avello D' un lato alzarsi squallido e negletto , E in veste a lunghi solchi e in mitra scolto II Vescoi^o che sotto era sepolto. (p. 5a ) Ma appena accennate queste cose di minuta critica e bene troncarle , che gia furono dette e ridette le tante e tante volte che s' intendono di volo se si vogliono intendere. A un giovine di nobile ingegno, com' e il sig. Cabianca, uel suo primo lavoro , sentu-si dire ch'egli ha male inven- tato e non sempre felicemente espresso , per cjiianto sia sdegnoso e ronfidente, deve parere amaro assai ; e cio non e dolce ne meno per chi Tha profferito come una sua par- ticolare opinione. Se la lode talvolua e vile, la censura sara odiosa sempre, pex-che, agli autori principalmente, sembi'a 370 APPENDICE. rinvidia clella bellezza. Ma dairaltro canto perclie nascon- derla questa opinione , o timidamente mostraria dal velo delle lusinglie? S' ella e falsa cade e si oblia , e se per nvventura fosse vera non potrebbe glovare all'autore Taverla iidita ? II sig. Cabianca 11011 e uno degP innamorati della poesia, di cui riboccava non e gran tempo Tltalia, al quale si possa ricantare, come a qnelli , il versetto della Bilibia, vecle con gli occhi e sospira , e come V eunuco abbraccia la i'ergine e geme : ma egli potra voleiido e vorra poter giu- gnere a quel luogo , dove il poeta signore degli affetti e delle opinioiii gli strascina nella sua ammirazione. Come vi si giunga colla poesia storlca, e cosa clie nluno sa bene, e i critici poi sanno meno degli altri , perclie giudicano r arte dall' esempio e T esempio non puo clrcoscriverla , ma si rimarra senipre liberissima agli uomliii die lianno splendldo il cuore. In generale nelle arti altro non si lia di certo clie qnello clie si deve evitare: ma come e stolto quegli clie presume di addltare sicuramente le fonti della bellezza , di segnare le vie dell' ingegno e dell' immagina- zione ! Egli e ben cbiaro die se ad alcune fantasle , iiate da tutt' altro che dalla storia , si dark poi qualdie noma storico per ispacciarle, Tefletto sara nullo, perclie la lotta e evidente , e il nome e 1' opera si offuscheranno a vi- cenda. Ma come sui nomi e sui fatti die ci ofTre la storia si possa edificare un' opera d" immaginazione , die sia vera insieme e diletti , sara sempre un mlstero per tutti quelli die non haiino la facolta di creare non solo , ma per qnelli stessi die I'hanno e non la pongono in at»o. Niun grande scrittore pote rivelare mai il suo segreto , e Byron doveva applicare a se stesso e a tutti i poeii an- tichi e moderni quello che disse del Monti " egli e poeta e non sa perclie sia poeta. >> Ma e appunto questa oscu- rita , questa fluttuazione , questo desiderio di vincere un ostacolo ignoto , die deve sedurre i giovani poeti a tra- versare , come i guerrierl del romanzo , con fermo cuore e valide armi, Torrore delle selve, int-atte da orme umane, per riuscire ai palazzi incantati , alle ghirlande di fiori , alle coppe dorate , ai sorrisi della beita. Queste parole pro- veranno al sig. Cabianca , che se il suo poema fu censu- rato , si crede almeno nella sua facolta poetica , come in una nuova speranza de!Ia patria letteratura. P.VRTE 1TALI\N.1. 87! Sopra lui inedlto mnnoscritto contcnente alcune osser^ vazloni daute.sche . di Filippo Rosa Morando , let- irra dl Giovaniu Girolauio Orti , ecc. al ch. s/.gnor dottor Filippo de Scolari. — Verona^ i833, coitipi dl F. Libanti, in 4.° II Veronese Filippo Rosa INIorando fiovi verso l.a meta tleir ultimo passato secolo : fii egregio e lodatissimo scrit- tore , 6 f'orse stato lo sarehbe aacor plii se la morte noa lo avesse jiiimaturamente rapito. Tra le sue cose riinaste inedite susslste un uianoscritto iiitorno a' varj luoglii della Diviiia Coniinedia. Ora 11 noblle di lul coiicittadino Gio- vanni Girolaino Orti imprende a diinostrare T antenticita dl tale mauoscritto , e valorosaniente lo dimostra con tuttL quegli argomenti, co"" quali T autenticita proverebbesi dl un codice non del 18." secolo, ma del i5.° o del 14.° Nol faccianio ]iIauso alia critica e all' adatta erudizione del sig. Orti. Ma pure ci sia lecito il chiedere : tutti qnesti comenti die intorno airAligbieri vanno a' di nostri o dalla poh'ere traendosi , o con grand' acume d' Ingegno rinno- A'ellandosI , lianno fors' eglino aggiunto qualcbe vera luce al divino e astruso poema, o cjualclie incremento o splen- dore air italiana letteratura ? Noi iie duljitianio. E special- mente nella bassa Italia si va tuttora quistionando beii anco su di un solo verso, su quel verso, poscia piii die il dolnr pote il dii^iuno. Su di esso venne pure non lia guarL publjlicata a Palermo una. dotta e non breve Lezione acca- demica da Tommaso Gargallo: di modo die di tante disa- mine su di un verso solo formarsi potrebbe un grosso vo- lume ; e non di meno la gran lite pende tuttora indecisa. Laonde nella lettera del sig. Orti sembrate ci sono lodevo- lissime e all' idea nostra del tutto conformi le segnenti pa- role: " Voi gia sapete meglio di me quanto siasi scritto sul povero Dante , e non potrete altresi ignorare quante cose abliiano f'atto dire a quel poeta, die non so se le abbia pur sognate. Qnando poi vado pensando nieco medcsimo , die un uomo di vaglia voleva dimostrarnii, che non occorres- sero ineno di quattr'anni a ripassarlo tutto ed Intenderlo, io non poteva trattenerc le risa , e soltanto un riguardo d' urlianita non mi permise ch' io ben liene non lo ram- pognassi. Per nostra somma sventura e' pare proprlamcnte die tutti gl" Italiaul abbiano voluto cinitutarsi a scriver 372 APPENDICE. alcunclie su qualclie passo intricato del diviiio poeta, e dobbiamo confessare ingenuamente cbe questo perditempo ritorna in danno e vergogiia ; in danno , perche ad altre pill utili e pill importanti riccrclie abliisogna cjiiesta misera ItaUa che rlvolgano i loro ingegni i figlinoll suoif, a ver- gogiia , dappoiclie non possono che befl'arci gli aiitori ol- tramontani , cbe non si pensi che a comentare iino scrit- tore, il quale nella nostra sLessa lingua spose i suoi pen- samenti. » Lettera di G'lonata settlino , imperatore della China a Papa Cleineute XIV. — Venezia, i833, tipografia Alvisopoli, in 8.*^ LeUcre di Torquato Tasso a Luca Scalahrino , ora per la prima volta puhblicate da Bartolomeo Gani- ba. — /pi, i833, per la stessa , in 8.° Del gusto degli anticlii Romani per gli odori, disco? so di Gins. M. Querci , ora nuovaniente piibblicato. — Ivi, 1 833, per la stessa, in '6° Ecco tre leggiadri libricciuoli , tutt' e tre d' importante e dilettevole argomento , e pubblicati tiitt' e tre in occa- sione di faustissime nozze. La lettera clie contiensi nel prinio, per le nozze Castellano-Zaniljelli , serbavasi mano- scritta fra le carte d' un gesulta iiiissionario del passato secolo •-, passo poi nella coUezione de' nianoscritti del sig. G. C, ed ora appare al puljblico, e ben opportunamente perche d' argomento alF occasione di nozze convenevolissi- mo. Chi la scrisse e Gionata VII imperatore della Cliina, potentissimo sopra tutti i potentisiiini della terra , altissimo sopra tutti gli altissimi sotto il sole e la luna , che siede nella grande sedia di snieraldi della Cliina sopra cento sca- lini d' oro , ed interpreta la lingua di Dio a tutti i discen- denti e fedeli di Abramo , quello che da la vita e la morte a cinquanta regni ed a cento sessanta isole. E quel poten- tissimo de'potentissimi scrive aihenedetto sopra i benedetti, padre e imperatore grande del Fontefici e pastore del Cri- stiani, dispensatore dell' oglio dei Re di Spagna , Clemente XIV , il favorito di Dio; e gli chiede in isposa un' ancella amorosa vergine , allattata da una leonessa foresta e daW a- gnella inansueta^ la quale sia nipote di lui o di qualclie PARTE ITALIANA. 378 altro sacerdote latino. Egli stesso poi dice d'avere scritta fjuesta lettera con la penna di struzzo vergine. Intorno alia quale circonanza iin altro gesuita misslonario (arabo di nazioae), clie interpreto questa lettera ci avverte die i re cliincsi soi^liono sempre scrivere agli altri monarchi con la peiina di jJ^ivone, nia clie riinperatore Gionata scrl- vendo al Papa adopero una penna di struzzo, come usasi di fare nello scrivere le jDregliiere da dirigersi a Dio; cir- costanza onorevolissima e di JjelFaugurio per la conver- sione della China. E lo stesso buon missionario lascio scritto ancora, clie il re Chinese avolo di Gionata VII, chiesto aveva per sua consorte a Lodovico XIII re di Francia una principessa di sangue reale , od una dama di casa Contarini , nia die cllcno venute in cognizlone e delF eta di lui gi;i di troppo innoltrata, e della sua non ferma sa- lute niostrarono avversione all' onorevole invito. Ignorasi tuttavia qual esito avuto abbia 1" istanza deir imperatore Gionata. 11 secondo, per le nozze Nievo e Malinusi, debbesl alio cure deir illustre e delF italiana letteratura tanto beneme- rito signor Bart. Gamba. Esso , siccome elegantemente esprlmesi il suo edltore, << un raro frutto racchiude della pill rigogliosa fra le piante del suolo itallano. " Che de'som- nii ingegni apprezzarsi dee anclie ogni menoma cosa ; e il Muratori affermava non esserci del Tasso cosa scritta o dettatn da lui, la quale non meriti d' essere comunicata al pubblico per via delle stampe. Dodici sono queste lettere, e inedite tutte: serbansi manoscritte nelP I. R. libreria ]Mar- ciana , donde il Gamba le trasse e risguardano argomenti varj; ma piii delle altre ci sembrarono importanti e pre- gevoli quelle nelle quali il buon Torquato parla del suo poema. L' editore voile altresi corredarle di belle annota- zioni. ■ Non meno degli altri due opuscoli opportunamente ri- vede la luce il discorso di Gius. M. Querci sul gvisto de- gli antichi Romani per gli odori , ora desso ancora inti- tolato alle medesime nozze Nievo e Malmusi. Che gli odori formarono sempre il piii caro ornamento della toeletta delle dame. E i Greci squisitissimi di gusto davaiio T ag- giunto di soavi-olenti ben anco a' talanii degF Iddii : e il poeta Alessi presso Ateneo vien dicendo , essere parte es- senziale della salute il ricreare con buoni odori il cervello. 374 APPfiNDlCE. Questo discof so fu clall' autor siio recitato in un' adn- nanza deirAccademia Qnirina a Roma il a 5 del luglio 1763; venne poi impresso colle stampe del Pagliarini , pa- rimente a Roma nel 1764. Divenuti perb ne eraiio raris- simi gli esemplari ; e quindi fe'pregevolissima opera I'e- gregio sig. Andrea Signorini col riprodnrlo in cio confor- inandosi all' ottimo coasiglio del signor Bartol. Gamha. E il discorso del Querci era di riproduzione degnissimo, perche dl bella erudizione e di eccellenti massime ripieno, e perche scritto con eleganza e purita di stile. L"" autore vien dunque dimostrando 1' uso die gli antichi Romani facevano de' piu salubri e piii eletti odori si nelle private o civili , clie nelle sacre e pubbliche loro costumanze , cioe ne' sacrificj , ne' ricevimenti , ne'convivj, negli spetta- coli , ne' bagni , ne' funeral! , finahnente in tutte le occa- sion!. Passa poi a rintracciare le cagioni , per le quali i moderni Romani^ quelli cioe dell' eta sua, tanto dagli an- tichi difFerissero nel gusto e nell' uso degli odori , e chiude il suo dire con sagge osservazioui sul retto uso che farsi dee degli odori. G. Passegglata per la Liguria occidentnle fatta nell' anno 1827 dal sig. Qiacomo Navone. — VendinigUa , 1 832, jjer Carlo Puppo, stampator vescovile., in 18.°, di pag. 1 70. Fra gli oltremontani e costume gia da tempo che chiunqite s' ebbe la bella Ventura dl perdere di veduta la cupola un pajo di mesi , s* egli ha un pollice , un indice e un medio della man destra atti a menare o alia meglio o alia peggio una penna , deblia menarla infuriatamente a scrlvere al paese le molte o le poche cose da lui o vedute o trave- dute o stravedute in quella sua benedetta peregrinazione. Fra noi quest' usanza non era di molti solo poclii anni fa; ma oggidi, tra per I'ajuto delle tante e scuole e strade nostrali, e tra jiei' quello delle infinite ruote che stanno prontissime a strascinare qua e la chi piu il voglia , non e carestia anche fra noi di gite , di viaggi , di jiasseggi , d' itinerarj , di re- lazioni ecc. Ed ecco qui per appunto in diclassette lettei-e un viaggetto per una parte d' Italia non troppo general- mente conosciuta, ma pure assai Ijella. In queste lettere il r\nTE ITALIANA. 3^5 sig. Navone cl descrive con sufficiente largliczza tutta quella parte della Riviera occidentale di Genova die da San Pier d'' Arena si stende fino a Ventimiglia. Paria per consegucnza di San Pier d' Arena stesso, di Sestri , di Pegli, di Voltri, di Cogoreto, di Varazze, di Celle , di Savona , di Altare , del Cairo, di Vado, di Spotorno , di Noli, di Finale, d'Al- benga, d'Alassio, di Laigueglia, di Diano-Marina, d' One- glia , di Porto Maurlzio , di Taggia , di Sanremo , di Ven- timiglia , e di parecclii altri paesi minorl a ijuelli adjacent!. In ognuno di qne' luoglii il signor Navone ci descrive le hellezze agrarie e naturali di clie s' adorna , ci racconta le antiche memorie clie lo illustrano, e ci enumera il popolo, i monumenti delle art! belle e le Industrie commerciali clie maggiormente vi fioriscono. Egli non dinientica gli xiomini insigni ch' ebbero i natali in ciascuno di que' paesij e per verita a noi pure, tuttocbe usciti di fresco dalFAteneo deir Oldoino , riusci mirabilmente niunerosa la schiera dei cblari Liguri occidenLali , supcrlia d" avere a suo capo ua Cristoforo Colombo. All' umile casetta clie vide nascere questo grand' uomo in Cogoreto concorrono in folia i viag- giatori anglo— americani , e il sig. Navone ci avvisa clie il cornicione di un ritratto di quell' illnstre , cola religiosa- mente custodito, e tutto ricamato de' nonii di que' nunie- rosi scioglitori di voto. La quarta fra queste lettere del signor Navone , clie aggiugne a ben trentaquattro pagine , s'aggira tutta quanta sii quel tratto dell* antica Yia Aurelia clie interseca que- sta parte di Liguria. L' autore , accennatone il corso col- I'ajuto deiritinerario d'Antonino e della Tavola peutinge- riana , e serbato esclusivamente il nonie di Via Emilia a quel tratto di essa Via Aurelia cbe niette da Vado a Tor- tona , espone le varie opinioni di Bcrger , d' Oderico , di Rollin, d'Amoretti, di Chabrol, del Biorci , del Malzen , del Bixio , del Repetti e dello Spotorno suU' andamento di essa via e sulle stazioni antiche di essa possibilmente ri- conoscibili nelle terre odierne. Egli , il signor Navone , con niolte e nervose ragioni si fa a sostenere die la Via Emilia di Scauro dopo Luni seguitasse il litprale ligu- stico sino a Vado, e cio in opposizione al dire degli opi- nanti die la inedesima dopo Luni volgesse ai monti , pas- sasse per Val di Magra a Tortona , e di la scendesse a Vado. Dotte, curiosc, pluisibili sono le induzioni clie 376 appkndtce. insieme cogli altri indagatorl delle anticlie memorie fa qui il sig. Navone ; ma noi siamo cravviso clie rare volte esse potraiino condnrci a qnella ceriezza incontrastata che for- ma lo scope delle loro faticlie. E clo per colpa 110a tanto della trascm-anza dei varj riceventi e trainettend le memorie de' laoglii, quanto della costaiite tendenza dell" uomo a voler pure sostituire comiauamente il fatto proprio all' altrui. Quella mutazion di nomi , che leggiamo giustamente la- mentata dalFautore a pagina 39 del suo volumetto, e quella stessa die, nata, nascente e nascltura in ognl tempo e in ogiii luogo calcato dalFuomo, servira sempre a tenere invoke in piii o meno oscitra nebbia le memorie e i nomi de' luoglii e delle genti , e a fare una mirabilissima con- fusione di Vie Emilie littorali e di Vie Emilie montane , come di Pertinaci Albengani , Savonesi, Torlsiensi con Per- tinaci Albani , Vadensi , Apennlai. E a questo fatto sono da rifei-irsi , benclie sott' altro aspetto , anclie que' tagli e que' sonetti sacerdotali di che 1' autore trovo bui'levole memoria in Laigueglia, e favello a noi nel piuncipio della nona fra queste sue lettere. Dalla quinta di queste lettere sentiamo con j'iacere che dove prima a chi da Genova andava a visitare la Riviera era forza abbandonare la carrozza a Finale, e ricorrere o alia nave o alia cavalcatura o ad altre malagevoli vie tra i monti per ire a Nizza , da poco in qua la via proslegue plana ed aperta anche alle carrozze lino a quest' ultima citta. — Con piacere altresi vediamo sul finire della let- tera decima con quanto amore attendano i Liguri occi- dentali a illustrare le luemorie della patria loro ; e volen- tieri difFondiamo qui la notizia delle storie di Nizza, d'Alas- sio , di Taggia scritte dal Duranti , dal Giancardi, dal Calvi, come anche della storia della Pieve di Savona a cui sta lavorando il dott. Carenzi. Conchiudiamo che questa Passeggiata ligustlca del signor Giacomo Navone puo esser letta con piacere e con frutto tanto da chi ami sentirsi rammemorare il gia veduto, come da chi brami aver notizia di que' luoghi a' quali siagli tolto per qualsivoglia ragione 1' andare. E siccome dall' impor- tanza delle cose in questo libro esposte noi siamo per argomentarne possibile una seconda edizione , cosi non vogliamo omettere di fare all' autore alcune raccomanda- zioncelle. Primaiiiente vegga egli di non si lasciar andare PARTE ITALIA.NA. 3-7 troppo facUmente a quella provlnclallta dl lingua , dalla qnale moiti scrittori d' oggidi vorrebbero che ognnno si stesse contento coine a fonte di cbiarezza, non s'avveJendo che questa loro cbiarezza somiglia spesso a que' bagliorl inteinubilari che il valliglano crede comuiii a tutta una regione, quando che non si stendono piii in la che la sua valle. In secondo luogo procacci che il suo stanipatore at- lenda un pocbin piii alia correzione. In un libro inipresso in ])ella carta e con bei carattei'i , come e il presente , fa pena T abbattersi troppo frequentemente in voci o stor- piate o ingrossatc o decimate per evidente incurla di cor- rezione. La Liguria trasformata in Luguria, i Biagi e gli Am- brogi rlntrontiati a J]ia!:o.i e Amhroggi , le cappelle raumiliate a capelle , gli oggetti slrappati a violenza ai loro soggetti da un torrente di virgole invadenti ogni parte a diritto e a rovescio, sono mende tipograiiche troppo gravi. E giac- che oggidi e infinito 1' amore del vero , a tale che lo si vuole Y>uro purissimo fin anco in cio che ha per base il niero verisimile , e a singolare atto pratico di si egregia teoria si trae in romanzo la storia e si mandano le INIuse a pigliar d" assalto le rive armate di quel Whal , di quel Lech dove Le vers est en deroute, et le poete a sec , a omag- gio di questo vero non taceremo alio stampatore ligustico che alle mani oneste le speculazioni mercantili sono ben lontane dalfessere le spelucnzionl della sua pagina 34. Per ultimo non pesi airautore d'imitare Tusanza che s'aveano i nostri vecchi buona memoria dell" aggiugnere indici , e indici copiosi e disposti in molti aspetti, a que" loro lavori; e conforti egli pure questo suo libro di un buon indice no- niinale cosi degli uomini iUnstri, come de' paesi e delle pro- duzioni loro naturali e deU'arte. Anche questa e contraddi- zione singolarisslma tutta propria dell' eta nostra! INIentre per un lato non e scienza , non arte , non dotu-ina i cut precetti non siano posti oggidi alia toitura dell' ordine alfal^etico , dall' altro lato non e quasi libro che esca ori- ginale alia penna d' alcuno a cui s'accordi quel po' d' in- dice che tanto giovereblje ad agevolarne 1' uso occorrente dopo una prima lettura. Se a taluno cui venga letta que- sta nostra osservazione venisse voglia di buttarci in viso quella brutta parolaccia di vecchiume, noi ofFeriamo il viso pronto a riceverla purche lo scagliatore ci assictiri in buona fede d'avere in prima dato \\n pensiero a' quattro secoli 378 ATPENDICE. di vita oltre ogiii credere prolifica clie conta ogglmal 1' arte jnaravigliosa della stampa. Opere di C. Crispo Salliistio volgarlzzate da Giulio T REN TO e Francesco Negri. — La guena di Catl- lina tradotta da Giulio Trento. — Treiiso , i833, dalla tip. Trento, vol. I, in 8.°, dip. igi. L. 1. C)2 aust. Oppflrtuno divlsamento fu quello di pubblicare in Tre- vigi con nitida ed elegante edizione le traduzioni di Sal- liistio dettate da que' due begr ingegni Trivigiani Giulio Trento e Francesco Negri , e ben con cio si provvide al decoro della jJatria ed al vantaggio delle lettere. Giulio Trento nacque nel 1732,, sorti un temperamento tranquillo e festivo , ed alia guisa dei Manuzi e degli Stefani divise la sua vita fra gli studj delle lettere e le cure della do- niestica tipografia. Manco a' vivi nell' anno 1 8 1 3 , e lascio pubblicati alcuni sermoni , un Trattato della Commedia, una Traduzione della Sarcotea del P. Masenio , ed una Traduzione di Sallustio. In quest' ultimo aringo scese com- petitore dell' Aliieri ; ed un chiaro scrittore dei giorni nostri ebbe ad affermare clie la sola grandezza del nome del rivale rende incerta la palma. Nella quale sentenza forse non tutti converranno quelli clie vogliono por mente alle diverse indoli dei due traduttori ed alia loro corrispondenza con quella dello scrittore latino. Perocche 1' Alfieri privi- legiato di un animo sublime , veemente , ardentissimo , e severo e forte , per non dire aspro e duro , nel suo dire ben poteva colla mente adeguarsi all' energia ed alia pro- fondita di Sallustio , e colla parola a quella , die Quinti- liano cliianiava mirabile hrevitd e rapiditd immortale : laddove il Trento die mite animo aveva ed alia ilarita piuttosto clie airausterita inclinato fece una traduzione fedele bensi, tersa , accuratissima , ma die, a parer nostro, non sorge air altezza dei concetti Sallustiani. Per altra parte giustizia Vuole die si osserv^i , die si e gia detto da gran tempo die chi non ha 1' animo dell' Alfieri non deve alfiereggiare ; cosicche, cliiunque senza esser fornito delle singolari di lui tempere si attenti ad emulare con lui ed a imltare lo stile, fallisce nell' iiiipresa ed anziclie breve , chiaro , energico , diviene oscuro e gonfio , o palesa difetto di nervi e di &piriti. Cosi non avviene del Trento, !« cui scritture TARTE IT\LI\NA. 879 formano un esemplare piu profittevole , e pm facilmente jmitaliile i ed ogiiuiio die intenda a divenlr «;olto e purgato scrittore italiano trova in esse una gran dovizia di pure ed ovklenti parole e di modi elettissimi. Ed a prova di cio vogliamo riferirne qui non gia un brano delle due tra- durioni scelto a nostro piacimento, ma quelle bensi che, aprendosi il libro , primo si afFaccia. Helium Catilinariuni. Omnis homines , qui sese student praestare caeteris ani- malibus, sumnia ope niti decet, ne vitani silentio tran- seant , veluti pecora , quae natura prona , atque ventri obedientia fin\it. Sed omnis nostra vis in animo et corpora sita est. Animi iinperio corporis servitio magis utlmur. Alterum nobis cum dis, alterum commune cum belluis est. Quo mibi rectlus esse videtur, ingenii, quam virium opibus gloriam qua;rere, et quoniam vita ipsa, qua fruimur , bre- vis est niemoriam nostri quam maxime longam efficere. Nam tlivitiarum et formae gloria fluxa atque fragilis est: virtus , dara , asternaque habetur. Sed diu magnum inter mortalis certamen fuit , vine corporis , an virtute animi res militaris magis procederet. Nam et , prius quam inci- pias, consulto: et, ul)i consulueris, mature facto opus est. Ita utrumque per se indigens alterum alterius auxilio eget. Traduzione di V. Alfieri. Traduzione di G. Trento. I. I. Agli uomini cbe anibiscono TuttI gli ttoniini , clie aman esser da piii degli altri aniinali, di sovi'astare agli altri animali, conviene con iatensn volere sfor- lianno a porre ojini studio e zarsi di viver cliiari ; e noa forza per non trascorrere la lor come briiti, cui natura a terra vita in silenzio come le bestie, iiicliino , e del ventre fe' servi. le quali col mtiso a terra ed al Anima e corpo siam noi : a ventre serventi formo natura, quella il comandare si aspetta, Oi-a essendo ogni facolta nostra a questo il servire. Coi Numi posta nell' animo , o nel corpo; Tuna, colle bestie Paltro ac- T animo a comandare, il corpo cnmuiiaci. Parmi percio , clie meglio in di lui servigio ado- desiare si debba atsai piii la periamo ; T uno ci acconiuna agli gloria con T iugegno acquistata, Dei , 1' altro a'' bruti. Oud 10 clie non coUa forza; e clie, di etimo clic sia miglior cosa pro- una breve vita godendo , lun- cacciar gloria colfenergia delf in- ghissima lasciare si debba di gegno , clie con le forze del noi la iiiemoria. Bf'lta e ricchezze corpo; e conciossiaclie la stessa 6on fragile e passeggiera gloria: vita, che godiamo , sia breve. 38o APPENDICE la virtu e Ulustre ed eterna. stendere quanto si pu6 piii Ion- Grande pure ed antica contesa tano la memovia di noi. Perch^ fra gli uomini eire; se al guer- la burbanza di ricco e di bello reggiare piii giovi la robiistezza e leggiera e se ne va; la virtii del coi'po , o dell animo ; do- fiorisce e splende in eterno. Ma vendosi prima il consiglio , e im- fu gia lunga e grande contesa mediatamente poscia la mauo fra gli uomini , se per la mili- adoperare. Ma ciascuna di que- zia prevalga pagliardia del corpo, ste doti per se non bastando, o il vigor dello spirito. Iiuper- r una deir altra abbisogna. ciocche e prima di fare un' im- presa dei prender consiglio, e, come preso V liai , speditamente eseguirla. Pero ciascuua delle due cose da se maucante , so- etiensi con Tajuto deir altra. II libro e intitolato al ch. professore G. A. Paravia, ed alia epistola dedicatoria seguono un awiso degli editori ed un discorso del traduttore Trento in cui qiiesti dotta- mente ragiona suUe Istorie sallustiane, e rende conto di al- cune norme osservate e delle avvertenze usate nel fare la traduzione. Aggiungiamo che 1' edizione e degna di lode per correzione e per venusta ; ed in essa s' inserirono gli argomenti e le tavole cronologiche , ovvero i fasti della guerra catilinaria e giugurtina suiresempio della nitidissi- ma edizione stampatasi in Torino nel 1827 per Giuseppe Pojnha , della quale fii pure seguito il teste , ogni qual volta la traduzione lo consentiva. Biografia degli Scrittori Fadovani, di Giuseppe Vedova. Vol. 1.", fuscicolo 1.°, di pagine 176, in 8.° — Padova, 1882, coi tipi della Minena, Lir. 3 aiistr. Roma , Napoli , Perugia , Ferrara , Bologna , Venezia , Milano, Brescia, Parma, Cremona ed altre citta d' Italia, anche di minor grado , non clie alctine provincie, come il Piemonte , la Liguria , il Friuli, gli Abbruzzi ecc, ebbero le loro bibliogralie municipali , provinciali, niazionali , cioe biblioteche , elenchi o cataloghi degli scrittori di quel paese, e delle opere da essi pubblicate , o passate ai posteri ma- noscritte in modiX che se ne potesse avere notizia. Rie- sciva dunque sin^olare , clie Padova, citta anticamente ce- lebre per dottriha , per insegnamento e per buon numero di maestri e di coltivatori d' ogni maniera dei buoni e dei pill utili studj, non avesse finora sorlito un nomenclat(we, PARTE ITVLIANA. 38 I un illustratorc de^ suoi autori anclie piu rlnomati, la line degli scrittori padovaiii. E questo forse poteva servire di scusa a qncir noino di cui si parla nella prefazione del sigtior Vedova, il quale dopo di avere carpita in Italia qual- che riputazione con un' opera sulle sue rivoluzioni , passo sott'altro cielo a scrivere in lingua, ed anche taA'olta col- la leggerezza francese , e parlando di Padova , negolle la gloria di avere date la luce a guerrieri e ad artlsti non solo , ma anche ad una quantita di dotti e a pochi ancora non di priino ordine. A quelP autore di cui poteva dirsi talvolta quello die Franklia disse del canonico Paw, ch' egli scriveva un giorno per pentirsene Tindomani, ri- spose con calore il Cesarotd; lo Sbeiti pubblico due cata- loglii di Padoi-'ani cclebri lie loro secoli , ed un piu com- piuto lavoro si attendeva dall' ab. Ge/inari storico di quella celelDre accademia , lavoro clie rimasto imperfetto per la di lui morte , ando poi , almeno in pai-te , miseramente perduto. Ma questa lacuna, della cp.xale coi Padovani avea a dolersi 1" Italiana letteratura, vedesi ora nobilmente rieni- piuta per opera del signor Vedova, il quale partendo ap- punto dalla necesslta di far conoscere anche agli stranieri i grand* uomini in ogni genere , ai quali Padova diede la culla , e dubbloso di poter condurre a fine un si lungo lavoro , ne presenta ora un saggio nella Blografia degli scrittori padovani, tra i quali comprendonsi quelli pure del territorio , e fino di Cittadella che solo di recente ne fu staccata. Chiude egli la sua prefazione con un' amara do- glianza contro le moderne biografie universali e nominati- Vamente cp.iella che si e riprodotta ultiinaniente in Venezia dal Alissiaglia , per 1' oniissione fatta di tanti e tantl nomi di Italiani bcnemeriti in ogni ramo di scienze , lettere ed arti, omissione die era stata da nol fatta osservare in varj ar- ticoli di questa Biblioteca, e che i veneti editori di quella biografia sono ancora in tempo di riparare coi volumi di suppleinento, ch' essi ci hanno spontaneamente promessi. A questa biografia opportunamente si preinette il cata- logo dei libri dei quali piu di frequente si e fatto uso dair autore di questa compilazione , tra i quali con sor- presa non vediamo citato il Qaensted che scrisse un grosso libro sulle patrie degli uomini illustri. Lodevole pero ci sembra il disegno , seguito costantemente in questa bio- grafia , disposta per ordine alfabetico , nella qviale sotto Bibl. Ital T. LXX. 2 5 332 APPENDICE. ciascun nonie si danno con cliiarezza e precisione ed an- che air uopo con sana e giudiziosa critica , le notizie di ciascuno scrittore, delle sue opere, delle edizioni loro, ecc. E noi troviamo questo nietodo, gia praticato dalVAgostini, dair Affb , dnl Pezzana, dal VerniiglioU e da altri , assai preferibile a quello del solo catalogo degli scrltti di cia- scun autore adottato dal nostro Argelad , ed osservato in quasi tutte le voluminose Ijiblioteche degli ordini religiosi. II primo fasclcolo die abblamo tra le mani, non arrlva se non che alle lettere B V Z , 11 clie mentre ci attesta la ricchezza della padovana letteratura , ci mnove il dnbbio che gia ci iiacque al proposito degli scrlttori perugiiii del VennigUoU, di vedere accrescersi di troppo il numei-o dei volumi , e ritai-darsi il desiderato compimento dell' opera. In questo primo fascicolo abbiamo pero distinti alcuni articoli che ci ofFrono una sicura caparra della diligenza, del buon senso e della imparzialita dell' autore. Tali sono quelli concernenti Piet.ro d' Abano, che ci coinpiaciamo di veJere chiamato a' suoi tempi il gran lombardo , e le di cui no- tizie sono tratte in gran parte dalla Storia dello studio di Padova del dottissimo Colle; le Accademie padovane, i di- Versi nobili Aldrighetti , medici , letterati , giureconsulti ; Isabella Andreini, arnica delle muse non meno che della pudicizia e di tutte le virtu che maggiormente onorano una donna ; il rabbino Archevolti ; il medico e poeta Ba- ratella, di cui si cita un codlce eslstente nella nostra Am- hrosiana j 1 letterati , poetl e giureconsulti della faraiglia Barisoai ; 1' antiquario e poeta Giuseppe Bartoli ; 11 viag- giatore Belzoai :, il celebre Beolco detto Ruzzante ; la geu- tildonna Giulia Bigolina, cultrice della buona lingua d' Italia, r eruditissimo Boaretti ; 11 comico Boiifio, di cui si accen- nano anche le produzioni recentcmente pubblicate nella Biblioteca ebdomadaria del Fisaj ; il dotto biljliografo Boni- celli ; i letterati della famiglia Bordoni , donde usci 11 celebre Giulio Cesare ScaligerOf e qttelll della fainiglia Bor- romeo ; Albenino Bottoni, celebre medico del secolo XVI; iinalmente il nuuiismatico e diplomatico Giovanni Brunacci o Brunazzi. Tutti in generale gli articoli sono scrltti con una certa sobrieta giudiziosa, che non lascia luogo se non che alle notizie piu importantl ; osserveremo soltanto che trattandosi in questo libro privatlvamente di scrittori pa- dovani si sarebbe forse potitto risparmiare a ciascun nome PARTE IT.VLIANA. 383 del medesiml T inutile qualificazione dl padovnno. Del re- sto ci congratuliamo di questo bel saggio colla citta di Padova e col valente autore, e facciamo voti perclie l" e- dizione dell' opera sua continui colla maggiore soUecitudiae. Lettera dclT abate Sever'mo Fabriani al padre Luigi Pungileoid sopra uri autografo di Antonio Allegri , rigiiardante la famosa tavola della Notte. — Mo~ dena, dalLa tipografia Soliani, in 8.° Prezlose certameate vogUonsi sempre avere le notizie risguardantl le opera de'soinnii artefici, anche allor quaiido contengono particolarita si fatte die dai profani direlsbersi inezie e minutezze. Grati percib essere debbono al signor abate Fabriani 1 dottl e 1 cultorl della storia deirartl belle,- perche lor abbia fatto dono della pubbllcazione dl que- st' autografo , corredandola del facsimile , e con ragioni tratte dalla pld sana critica dimostrandone evidentemente r autenticita. L' autografo risguarda la celeberrima dipiii- tura del Corregglo, rappresentante la Natlvitk del Messia, e volgarmente hititolata la Notte. Da esso risulta die quel grande maestro per pattuita mercede ne ebbe dal Prato- nero la mesdiinisslma somuia di lire dugeiito otto di iiio- neta vecdiia reggiana. Per si teiiue prezzo operava dunque un Corregglo ? Rivolgano dl grazia i modernl pittorl la loro mente alia piccola mercede , die contribuita venne nell'aureo secolo delle arti all' autore d'una tavola die sara sempre ammirata come -tin miracolo dell' arte , e ne traggano essi quelle facili conseguenze, die noi u'alasciamo di sottoporre alle loro riflessioni. L' autografo appartiene ora al nobile sig. maestro An- tonio Gandinl , direttore della musica nella ducal corte di Modena, e brigadiere di quella guardla nobile. In que- st' opuscolo poi ci si fa sapere die 11 sig. Gandinl e non lueno possessore d' un" Insigne raccolta di lettere autografe dl uoniini lllustrl , fra le quail annoveransl alcune del- I'Ariosto , del Bojardo , del Castelvetro , del Castiglione , del Gugliehnini, del Leibnizio, del Montecuccoli, del Mu- tator 1, del Metastaslo, del Morgagni, del Maffei, del Tasso, del Tassoni , e che una scelta di esse , per cura del ch. prof. Parentl , sara pubblicata nelle Memorie di reli^iorie , iU morale e di ktteratura. 384 APPENDICE. Istituzioni d architettura statica e idraidica dl Nicola Cavalteri San-Bertolo ingegnere superiore nel corpo di acque e strade e professore iiell Archigin- nasio Romano, seconda edizione. — Mantova, presso i fratelli Negretti, tomi 2 in 4.° con 6^ tavole in- cise in ramc. Lir. 49 austr. In Mdano si vendono da Angela Monti, Ubrajo in contrada del Cappello. Gli oltramontani da varj anni possedevano alcune belle opere destinate a servire di gulda al giovlae ingegnere gia iniziato nelle scientifiche dottrine; 1' Italia pero ne era ancora digiuna qiiando 1' esimio professore Nicola Cavalieri San Bertolo suppli lodevolmente a tanta mancanza col dare alia luce le Ibtituzioni di architettura statica e idi-aulica , istituzioni ben meritevoU del favore che incontrarono in Italia ed altrove pe' raolti pregi che in esse risplendono quali sono precipuamente , la molta chiarezza senza difFu- sione, la facile esposizione congiunta coll' esattezza, la graa copia d' utili precetti esposti con bell' ordine. L' ordinamento di questo libro utilissimo dIfFerisce da quelle adottato negli analoghi altrove pubblicati ; in quegli alia descrizione delle varie opere appartenenti all' arte del- r ingegnere suole precedere un minuto esame de' raateriali che in esse impiegansi , delle loro qualita fisiche e delle preparazioni che meglio li rendono atti agli svariati usi a cui devono servire ; cosi dal semplice si passa al composto e facilitasi I'intelligenza de' precetti risguardanti le piu complicate costruzioni. Siccome il chiarissimo San-Bertolo dovette rigorosamente conformarsi alle prescrizioni del re- golamento della scuola degl' ingegneri fondata in Roma da Pio VII ed era riunita al Romano Archiginnasio della Sa- pienza , cosi non ha potuto attenersi all' indicato metodo , ed egli comparti 1' opera sua nel modo seguente : II primo libro tratta dei lavori di terra in generale, ed in particolare degli argini e delle strade. II secondo ha per oggetto i lavori di legname, e per aggiunta prende anche ad esaminare le proprieta e gli usi architettonici del ferro , del piombo e del rame. Nel terzo si tiene pro- posito dei lavori murali. Nel quarto delle macchine e delle manovre architettoniche. Finalraente il quinto libro com- prende i principj e le regole per fare le stime dei lavori dipendenti dall' arte dell' ingegnere. PARTE ITALIANA. 385 II nostro autore nel percorrere 1" indicato vastlssimo campo prese per iscorta qiiegli scrittori i piu accreditati si nazionall die esteri i quali pria ne avevano indagate partitamente le singole parti ; sostenuto da un si poderoso sussidlo , egli jjote con inaturo esame e coa sano criterio raccogliere abbondantissima messe d' iinportanti nozioni e di magistral! precetti. La grande vastita del campo per- corso non gli permise di esam'ire minutamente quanto dinanzi a lui afTacciavasi , ma dovette necessariamente attenersi alle cose piix importanti e sfiorare soltanto le altre ; accioccbe nuUadimeno la rapidita della perlitstrazione nuocere non potesse al compiuto insegnamento ebbe la lodevole previdenza d'indicare, frequentissime volte, a chi lo studioso deve ricorrere per acquistare circostanziate nozioni sopra quelle parti clie piu gl' importera di ben conoscere. L' autore poi merita partlcolare encomio per essersi trattenuto con maggiore predilezione sulle opere d'arte confacentl al bel suolo italiano, senza pero ch' egli abbia trascurato afFatto le altre, qualora le giudico tali da eccitare particolare interesse. La Biblioteca Italiana avendo gla reso conto dl quanto contiene questa bellisslma opera (i), nel presente articolo crediarao dl doverci llmltare ad alcuni riflessi sopra due importanti oggetti che desidereremmo di vedere trattati con piu attenta investigazione ne' libri con- sacratl all' arte architettonica. Parlando della forza de' legnaml , ed in partlcolare della loro resistenza relatlva , 1' autore implicitamente si attiene aU'ipotesl di Galileo, la cjuale, siccome dlremo, e bensi ammissiblle per alcuni solid! d' altra quallta ma non gia pel legni : infattl gU sperimentl sono in conti'addizlone coi risultati delle formole appoggiate a tale ipotesl. Qui e da notarsi che tre ipotesl furono proposte per valutare la resistenza relatlva de' solid! , vale a dire , la resistenza che oppongono alle forze che aglscono perpendicolarraente al loro asse. La prima, che e quella di Galileo, stabilisce iiniforme la resistenza in tutti i punt! della sezione di rottura. Leibnlzlo , a cui la seconda e dovuta , suppone che i solid! slano composti di fibre capaci d' allungamento ma non d' accorciaraento , talmente che prima della rottura (i) V. 1 torn! 6o.°, novenibre i83o, p. 184, e 64.°, dicenibre i83i , pag. 3i2. 386 ArrENDiCE. succede un moto di rotazione intorno un asse orlzzontale che passa pel punto infimo della sezlone ; e la resistenza di ciascuiia iibra e proporzionale all' alliingamento che soffre. La terza ipotesi denominata dell' asse neutro , pre- suppone che le fibre essendo suscettive d' allungamento e d' accorciamento , 1' asse di rotazione non trovasi gla nel punto pill basso della sezione di rottura , ma in una po- sizione intermedia, cosicche le fibre nella parte superiore s' estendono proporzionalmente alia loro distanza dall'asse come neir ipotesi Leibniziana, e nella parte inferiore si comprimono pure in ragione della distanza dell' asse me- desimo. Quasi tutti gli autori di meccanica, essendosi ap- pigllati chi a 1' una chi a 1' altra di c[ueste ipotesi , 1' ap- plicarono poi indistintamente ad ogni solido ; dal che ne naccjue non piccola confusione, ed inoltre una rimarche- vole discrepanza tra i risultamenti teorici e gli speri- mentali. Togliesi pero agevolmente una tale confusione, ed ot- tlensi il piu soddisfacente accordo tra le formole analitiche e le sperienze , qualora ciascuna delle suddelte ipotesi venga apjilicata colla dovuta limitazione a que' solidi uni- camente a cui conviene. L' ipotesi Galileana pienamente concorda colle qualita caratteristiche deUe pietre si natu- ral! che artefatte , de' marmi , della ghisa , del bronze e di tutti i materiali inflessibili e granellosi ne' quali ha luogo la rottura istantanea non preceduta d' allungamento ; ma e in manifesta contraddizione coll' essenza de' materiali fibrosi e flessiljili i quali deljbono soffrire delle stirature piu o meno grandi prima di spezzarsi ; quindi e die ne ai legni in generale , ne ai metalli dotati di dnttllita e di malleabilita non e applicabile la Galileana ipotesi ^ ma ricorrere si dovra a quella di Leibnizio od a quella del- Y asse neutro, coll'espressa avvertenza di attenersi all' ul- tima ne' casi in cui i solidi che si prendono in considera- zione siano capaci e di allungamento e di contrazione ; la Leibniziana conviene a qvielli che potessero essere suscet- tivi soltanto di stiramento. Questa semplice distinzione sparge molta luce suU' importantissimo argomento della resistenza de' solidi e distrugge le incertezze a cui e stato sinora sottoposto ; desidereremmo adunque che fosse in- trodotta ne' libri destinati alia pratica istruzione degl* in- gegneri-architettl. r\RTE irALTAN\. 38 "^ 111 qnell.i parte tli statica arcliitettonica die agglrasi intorno le opcre murali la generale e le volte in )>arti- colai'e presentasi nn argomeiito pressoche negletto ne' trat- tati deJl' arte edificatoria , scliljene del massimo Interessei consiste questo neiresame circostanziato della qnistioiie fon- damentale clie ha per oggetto di stabilire , ne' divers! casi, il modo dl chiudere e coprire uno spazio di determlnata confignrazione , col minor inipiego possiliile di materiali, senza nuocere alia stabilita , ed in pari tempo col sod- disfare a tutte le esigenze richieste dalla individuale natura deir edificio. Per giugnere ne' slngoli casi alia solnzione desiderata e d' nopo die distinta sia accuratamente Tossatura essenziale dai rivestimenti o riempimenti die togliere si possono senza die la stabilita di quella resil ofTesa. Nelle cliiese gotiche, per esempio iiel Duomo di Milano , una tale dlstinzione appare con evidenza: le colonne interne , i piloni esteriori, le nervature della volta che i^osano snlle une e sugli altri costituiscono appunto T ossatura , mentre che le porzioni triangolari di volta tra nervatura e nervatura , non che la. muratura fra i piloni, essendo semplici riempimenti, si poterono assottigliare a piacimento, ed impiegare alia loro formazione materiali piii minuti e meno consistenti. Fatta qnesta dlstinzione , esaminare si dovTehbe primie- ramente con quale disposizione T ossatvira puo ad un tempo ottenere il massimo grado di semplicita ed il minimo vo- lume. Poi ad esempio della provvida natura che seppe alleggerlre le ossa che compongono lo sdieletro degli ani- mali senza nulla togliere alia necessaria forza loro, do- vrebbesi studiare diligentemente quali cavita e quali assot- tiglia'^-re praticare vi si possono senza danno, atienendosi sempre in queste indagini alle le2;gi stabilite dalla teoria della resistenza de" solidi. L' artificio delle controspinte usato con discernlmento ed avvedutezza e un valido ausiliario a cui spessissimo sa- rebbe d'uopo ricorrere. Egli per se stesso e pure meri- tevole di ponderata conslderazlone , giacche per di Ini mezzo ottiensl di dirigere le spinte delle varie porzioni di volte SO] ra alcuni punti determinati ove meglio possono erigersi dei piedritti la cui roljustezza pareggi il valore di quelle ^ cosi gli appoggi intermedj non avendo spinta da sostenere , oppure soltauto la sola differenza di spinte 388 APPENDICE. contrarle clie In parte s'' elidono , richiedono assal ininore volume. Un altro mezzo che in molti casi contril^uire piio effi- cacemente all' enunziato intento , si e 1" impiego giudizioso di coloiine o di pilastri collegati in varie guise coi pie- dritti. Gli antichi sejjpero molte volte fame uso con isqui- sito discernimento. Le colonne che ciugevano esteriormente i loro tempi ^ ^^^^ davano loro un leggiadio e magnifico aspetto , cosi pure le colonne che di distanza in distanza erano internamente addossate ai muri de' grandi cortili post! innanzi ai tempj, non devono gia considerarsi come semplici adornamenti , ma bensi come mezzi artificiosi di diminuire la grossezza de' massi di muratura senza che scemata ne sia la stabilita. L'abile arcliitetto puo adunque con bella maestria ri- trarre adornamento e venustk da quelle medesime inge- gnose combinazioni dirette all' intento di diminuire le masse per quanto si puo. Gli anticlii Greci ed i Romani princi- palmente furono studiosissinii di derivare bellezza dalle disposizioni le piu economiche, e le meglio appropriate ai singoli usi. All' epoca della decadenza del buon gusto in architettura , la parte tecnica dell' arte non declino ugual- mente , anzi alcuni particolari rami di essa ottennero qual- che incremento. E se nel maggior bujo de' secoli bassi fa anch'essa alquanto dimessa, riprese poi il suo vigore molto prima che il Jjuon gusto desse segno di nuova vita. Gli edilicj gotici , i quali d' ordinario sono %'iziosi per difetti d' armonia e di corrispondenza , non che per conforma- zioni riprovevoli ed ornati mostruosi, pure meritano d'es- sere studiati rapporto alia stabilita loro , ottenuta con eco- nomia tanto nelia quantita , quanto nella distribuzio'«c dei materiali , e specialmente pei modi ingegnosi d' alleggerire le masse che furono messi in uso nella loro costruzione. Questi monument! , considerati sotto tale aspetto , sono di gran lunga superior! a molti edificj moderni , ne' quali appare pur troppo che la parte tecnica dell' arte e stata posta in dimenticanza. Se a ragione i prodotti della gotica architettura addltare si devono agli studiosi, molto piii lo devono essere alctmi preziosi avanzi della romana architettura ne' quali risplen- de , insieme coUa squisitezza del gusto , quanto di piu raffinato offrire puo la tecnica industria. I ruderi del celebre PARTE ITALIANA. 889 tempio della pace edificato in Roma da Vespasiano, presen- tano uii pregevolissimo modello del miglior modo di scio- gliere la quistione preaccennata f, vi si scorge una mirabile conibinazione di volte a crociera con volte a botte ; intrec- ciate in tale maniera da ridurre al niinimo tanto il numero quanto le dimensioni de' piedritti, i quali erano inoltre non poco alleggeriti dalla bene intesa collocazione di otto gran- diose colonne monoliti di marmo. Altri analoghi bellissimi modelli scorgonsi pure fra le mine delle vastissime terme roniane ed altrove. Pensiamo die questi brevisslmi ceiani sopra V indicate argomento basteranno per fame scorgere la grande utilita. Per trattarlo colla dovuta ampiezza richiederebbesi un'opera speciale corredata di molti confront! tra i piii rinomati edificj si anticbi clie moderni; ma in ogni modo vorremmo che non fosse posto in obblio ne' libri d' architettura come pur troppo sin cpii avvenne. Ritornando poi alle istituzioni di arcbitettura statlca e idraulica del chiarissimo professore Cavalieri San-Bertolo, ne raccomandiamo di bel nuovo lo studio ai giovani in- gegneri-arcbitetti , i quali troveranno in esse una guida provetta che servira loro di ajuto uella onorevole carriera che si prefiggono di percorrere. S C I E N Z E. B. P. Corn. Cornclil a Lapide , e societat. Jesu, Sacroe scripturce olim Lovanii , postea Ronue professoris , Commentaiia in Pentateucum Mosis. Editio novissima anterioribus auctior , et correction, et indicibus ne- cessariis illustrata. — Venetiis , 1 832-33, Tasso , ( gr. in 4.° ). Quesl^ edizione che tiitli comprenderd i Comentarj di Corn, dalla Lapide sul vecchio e sid nuo^o Testamento formerd 1 2 volumi : si pubblica per fascicoli , ciascuno al prezzo di lir. 3 austr. pari ad ital. lir. 2 62. I Comentarj biblici del dotto e piissimo fiammingo Cornelio dalla Lapide ( Van Den Steen ) della Societa di Gesii , furono sempre in singolare stima presso i teologi e gli eruditi, perche lavoro di granclissiraa lena, e perche 390 APPENDICE. agli ecclesiastlci ed a' cultorl della sacra erucVizIone pre- sentano un' utile e doviziosa messe. II P. Cornelio versato cjuant' altri mai dell' eta sua ( egli fioriva prima della raeta del secolo 17°) in tutte le scienze , era ad un tempo pro- . fondo coiioscitore della lingua greca , edeU'ehraica ancora die egli pubblicamente professo per ben venti anni nel proprio paese. Detto poscia per piu anni lezioni di Sacra Scrittura in Roma, nelle quali attenevasi specialmente al senso letterale. I suoi Comentavj furono piu volte sepa- ratamente impressi ad Anversa , a Parigi ed a Lione , e due volte riuniti in un sol corpo a Venezia ed a Lione: Ma c{uelle stampe molto lasciavano a desiderare quanto air accuratezza ed alle correzloni. Una bell' opera prestasi quindi alle teologiche scienze da' veneti editori con questa ristampa , alia quale serve quasi di nobile ed autorevole guarentigia 1' intitolazione cb' essi ne fecero all' eccellentis- simo Mens. Giacomo Monico , Patriarca di Venezia. G. Predichc delt abate di Cambaceres volmrizzate da Ila- rio Casarotti. Vol. II e III. — Como, i832-33, Carlo Fietro Ostinelli , in 8." Prezzo di tutta V opera ital. lir. 11. 25. Annunziammo le predicbe dell' abate di Cambaceres vol- garizzate dal sacerdote Sante Rossi , e date alia luce in Cremona coi tipi del IManini ; ci siamo prevaluti di taJe occaslone per annunziare ancbe 1' incominciato lavoro del prof. Ilario Casarotti, nel tradurre le stesse prediche e nel presentarle a vantaggio del pubblico. Evitando quel genere di confronto die suole odioso addivenire, abbiani pero non oscuramente accennato come il signor Casarotti ancbe in questo suo saggio di versione sia coraparso non minor di se stesso e della fama di valoroso scrittore die merita- mente si gode. Andiamo A'eramente lieti di quel nostro ceniio , percioccbe il signor Casarotti ci fece ragione egli stesso col posteriore volgarizzamento del quale ora fac- ciamo parola. Affinche non si prendano abbagli , ne si vada errand o nel conferire I'italiano col francese originale, c' inform a il cbiarissimo tradnttore di aver segiiite le due edizioni del Cambaceres, Tuaa di Avignone del 1823, I'altra di Lione PARTE ITALIANA. SqI ( e (11 Parigi) del 1829 ;, non pero die egli non ahh'ia cre- tUito a proposito di variare T ordine e la successione dei sacri seriiioai in maniera differente da cjuella con ciii sono collocati nella cltata edizione di Lione. L' editore pur ci informa die per (jualclie cagione , la quale al traduttore nostro debb' essere paruta buona , egli volgarizzo le pre- diche sole die 1' abate di Cambaceres elesse tra le altre sue per darle alle stampe , non omettendo la predica sul Jlispetto nlle diiese , die dal Rossi fu tralasciata, e in cam- liio lasciando stare due panegirici die nella Aersione di Cremona furono inseriti. II Isello stile vigoroso e la frase natlva Italiana del Ca- sarotti hanno un andaniento cosi eguale ed unifornie, die non sapremmo qual passo determinato proporre ad esem- pio. Valga tuttavia un framniento tolto dalla predica inti- tolata Gil Incrcdidi, dal quale rileveranno i leggitori anclie la facondia nobile ed aniniata dell' orator francese. Egli cosi favella Intorno la sua nazlone. " Da poi die la mis- credenza infetto tutii gli ordini di persone , non rispet- tando sesso ne eta j da poi che gli scritti, moltiplicandosi in onta delle leggi e dei costumi, sparsero per ogni dove la peste f, quali sregolatezze non abbiara veduto succedere alle virtu de' padri nostri e degli avi ? Amore di liberta , turbolenze di spiriti , sfrenato lusso , disprezzo delle mas- sirae anticlie , lirame di novita, nulla di rispettabile e sa- cro. Donne invereconde, giovani scapestrati , veccbi senza rimorsi , insultata, yiolata la stessa natura. I padri non piu si riconoscono dalla tenerezza 'pe' loro figli, non i flgli dal rispetto e dall' amore verso i loro genitori , non dalla fe- delta conjugale gli sposi , non il popolo stesso dair antica sua tanto bella semplicita. Onorato e il vizio , vituperata la virtii , il delitto non e piii delitto , darsi la morte e un giuoco ; vivere e morire come attalenta, se una volta era il segnale dell' insensato , oggi e del filosofo 1' ornamento ed il privilegio. Da per tutto o insidie all' innocenza o scandali alia ragione : teatri sino al fastidio, spettacoli sino al furore , empieta sino al delirio , fjlosolia sino alia siiia- nia : non piii buon costume: patria non piu: confusione ed anardiia da tutte le parti. In mezzo a questo generale scompiglio , ncl contrasto delle passioni , la rellgione , oh Dio ! titubante , costernata , atterrita .... Poster! , direte voi cio di che noi solo possiamo ncl srgreto de* nostri 3g2. APPENDICE. cuorl struggercl per dolore , ecc. Possiate voi proflttare delle nostre disgrazie ! Possano piu santi e cristiani i nostri nipoti, mirando come la lilosofia e rempieta siensi trovate d' accordo con la malizia e coi vizj , imparare a temerne gli efFetti , e a chiuderne la sorgente. 0 piii tosto possiamo imparare noi stessi ; e con un giusto sdegno contro di tutto cio die niostra T immagine dell' empieta , sforziamoci ad arrestare il torrente , e ad impedir , se e possibile , I' ultima nostra rovina. O Rellgione ! 0 patria! le vostre voci si facciano intendere dai nostri cuori, e in noi ridestino le moribonde scintille di nostra fede. » Fu altrove notato die il sig. professore Casarotti appone tratto tratto a' suoi volgarizzamenti lettere dedicatorie a varj suoi amici e rispettabili soggetti , nelle quali risveglia le memorie della sua piii florida eta, esce in graziosi rac- conti , e quasi col sembiante di uno sclierzo sparge solidi principj di sacra eloquenza e di bella letteratura , non omettendo talora di punzeccliiare alcun poco oltre la cute, ma sempre col fannaco dell' amenita e del buon garbo. Prediche quaresimall e Lezioni sane del P. maestro Tommaso Buffa domenicaiio, ecc. Vol. 3 in 8.° — ■ Mllano, i833, tip. Manini. Prezzo ital. lir. 9. II chiaro autore della prefazione a questo evangelico la- voro del P. maestro BufFa riflette molto saviamente, a no- stro credere , die non e gran fatto degna di applausi la maniera alia quale piacque a molti recenti oratori di ab- bandonarsi , lasciando assai volte da un lato la dottrina de'costumi, per combattere da'pergarai la stoltezza e I'em- pieta di non rari filosofanti ; " perciocche, egli soggiugne, ne il popolo sa novella degli scritti contrarj alia religione, ed al popolo dee parlar 1" oratore f, ne si vuol tramutare il pulpito coUa cattedra , ne la chiesa trasformare in ac- cademia. » Da sifFatto lusinghiero inganno nel perorare seppe con molta avvedutezza guardarsi il nostro oratore ^ e se quindi non gli venne fatto di adescare gli uditori suoi coUa novita delle cose , ben seppe conciliarsene I'attenzione e gli elogi coUa maniera del favellare , coUe forme e cogli ornamenti dell' arte sua. Nel die tanto piii solido e reale dee chiamarsi il merito del nostro oratore quauto die esso. PARTE ITALIANA. 3g3 come pur si aflfei'ma nella prefazlone, non ebbe da natura quegli avventurati doni esteriori e di voce e di gesto e di portamento clie saano carpire in un subito gli applausi anche dalle lalibra dei piii assennati. Ma V oratore ben seppe in compenso coltivare le grazie della lingua, Tapo- stolica gravita , la comniozion degli affetti , la forza e la rapidita delle sentenze. Conchiudiamo con un altro pregio che noi riferiremo coUe parole della prefazione : " E vide ancora non esser da saggio oratore ritenere tanti vestigi (nel che molti errano certamente) delle scolastiche dispu- tazioni , si che la predica niostri un trattato ad uso di ginnasio, ricco di sillogismi e di citazioni, piuttosto che il favellare di un sacerdote , il quale al popolo raglona con autorita non dalle scuole accattata , ma si venutagli dalle scritture sante e dai padri. E coloro che afFastellano a jiompa testimonianze de' sacri dottori, e vengono di con- tinuo al volgare mescendo latino , ove niun peso s' ag- giunga alle sentenze , potran forse aver lode di dotti, ma di buoni e facondi dicitori non gia. >/ Eustachio , storia delV antlchltd crisdaiia novcllamente raccontata pei cristiani dc riostri tempi dal canonico Schmid , tradazione dal tedesco del cavaliere abate Giuseppe Maffei. — Milano , i832, tip. Fontana, in 8.", di pag. F/zi-i/o. Prezzo ital. lir. 2. So. Con quest' operetta del canonico Schmid lo stampatore Fontana ha dato principle ad una Raccolta che agli edi- tori di essa piacque intitolare Biblioteca di ricreazione mo- rale e religiosa , e nella quale i medesimi ban divisato di comprendere " alcune di quelle opere, che per la via del diletto si aprono la strada ai cuori, e vi insinuano le mas- sime della migliore sapienza. » Prima di sifFatte opere e r Eustachio del canonico Schmid, nome assai noto in Ger- mania, e da alcuni anni in Italia pure per la versione del suo Enrico di Eichenfels pubblicato per cura di quello stesso cbiarissimo signor abate consigliere Giuseppe Maffei , al quale si deve il dono della presente traduzione. II bene- merlto canonico Schmid, come pur si esprimono gli edi- tori , ha in una serie di amene storielle raccolto il succo della morale evangelica, associando i precetti agli esempi, e rendendo gli iini e gli alu-i piix araabili colle grazie di 394 APPENDICE una narrazlone facile e soave. I leggltori potranno a tutto lor seiino giudicare di questa asserzione col volgere lo sguardo all' anallsi che loro presentiamo dell' annunciato lavoro. Eustachio , prima conosciuto sotto il nome di Placido, era uii valoroso generale dell' imperator Trajano, ed avea vinti ill piu battaglie i Parti nemici di Roma. Fermata con fjuesti la pace, egli si ritiro Inngi dalla corte imperiale ia una solitaria villa di aspetto amenissimo ; e quivi beato vivea nel seno di un' amabilissima famiglia e fra la sem- plicita degli anticlii costunii romani. Cortese verso gl' in- ferior!, benefico verso i poveri , benigno ed afFabile cogli scliiavi die attendevano alia coltura de' suoi poderi, gene- roso co' suoi anticlii commilitoni, pieno di ospitalita verso lo straniero , esprimeva Placido in se stessO un modello di virtii in quegl' infelici tempi non ancor veduto. Frat- tanto neir intimo suo cnore si andava operand© un gran cangiamento. Egli veniva ogni di piix persuadendosl della stoltezza del cvilto idolatrico , abborriva le crudelta con die gia da lungo tempo si perseguitavano i cristiani ^ e in un singolar giorno stanco della molta caccia, e invitato al riposo dalla posizione stessa di un luogo solitario ed ameno , veramente atto alle pin gravi meditazioni , piii profondamente ancor a sentiva nel suo spirito il bisogno di sciogliere i nodi di un culto die troppo avviliva I'umana dignita e il creatore dell' universale natura ; e parimente piu forte in lui sorgeva 1' impulse ad ammirare la nuova religione di Cristo , e ad invidiare la ilarita costante , la generosa fidncia, I'innocenza e la virtii dei fedeli di Cristo. In questo mentre egli ode un romore fra gli arboscelli die gli faceaii corona ^ ivi ilssa lo sguardo , e vede uu cervo di straordinai'ia grandezza , quel medesirao die in- darno avea nella caccia inseguito. Gia tendeva la mano all' arco ed alle frecce: quand'ecco scorge improvvisamente in mezzo alle alte ramose corna del cervo una risplen- dentissima croce , e nello stesso tempo ode una voce die soavemente col proprio nome lo aj^pella. La visione tosto disparve:, raa i'anima di Placido erasi ad un tratto dlscliiusa ad una luce novella ^ e come avvenne di Paolo, egli ansioso cercava clii lo addottrinasse e il facesse adoratore di Cristo. La consorte di Placido, donna di grazie singolari , e fatta secoado il cuore di lui, essa parimente ebbe una visiono riRTE iTALi\NA. 3gb eccltatrice a professar la fede de' crlstlani; ed ambidue con felice accordo si recano dal vescovo, die gli accoglie nella carila del Signore, aniorevolinente gli aminaestra e li rende iigliuoll deUa Chiesa. Ma i giorni della prova die da si lungo tempo affliggevano i seguaci di Cristo ginnsero anche per Eustadiio (die tale nel battesimo fu appellato) e per Teopista sua consorte. Le loro alllizioai coiniuciarono dalla perdita dei beni temporali , della quale fu prima cagione la pestileuza, die devasto le gregge e gli armenti loro, ed in- iieri sugli abitatori della villa, e poi fu cagione riniquita del rozzo e fiero popolo pagauo delle circonvicine contrade, die maledicendo Eustacliio siccome ribelle agli dei e pro- vocatore del loro sdegno , invade la casa di lui , e rapito ogni prezioso oggetto ed ogni genere di vettovaglie, il ri- manente iiiette in pezzi e distrugge. Eustadiio a gravis- sime angustie ridotto , invano sperando nell' umanita dei ricdii noblli romani, die un tempo furono suoi buoni aniici, per impulse dello stesso imperatore die stimava assaissiiiio il duce Placido , ma era aft'atto straniero al cristiano Eu- stachio , deterraina di abbandonare T Italia e di recai-si in Egitto. Dando il plii doloroso addio alle sue spiagge native parte r intrepido fedele di Cristo, seguito da Teopista e da' suoi due amabili fanciulli, e giunto alle sponde del mare, troppo credulo alle espressioni in apparenza cortesi di tin Moro, padrone di un naviglio die dovea appunto far vela per I'Egrtto , monta su questo coU' augurio nell' animo di un men tristo avvenire. lla il padrone della nave erasi acceso d'indebito aft'etto per la sposa leggiadra del nobile Eusta- diio , e gia concepito avea il disegno di rapirla. Furono le vele rivolte ad una spiaggia deserta e disabitata; e nel punto di mettere a terra la sventurata famiglia , riniquo Moro die avea richiesto pel noleggio una somma di danaro Ja piii esorbitante, alia quale era impossilDJle di soddisfare, dicliiara in compenso di sue ragioni Teopista sua sdiiava. L'infellce esce de' sensi e sviene siccome un giglio sbat- tuto dal turbine ; invano Eustachio ricorre alle difese, die la turba de' marinai avendolo sopraft'atto , lo strascinano violentemente a terra e gli lanciano dietro i suoi due fi- gliuoli die colle grida dolorose e col levare le iunocenti palme al cielo , mosso avrebbero a pieta le feroci belve. Eustac'iio riaituto immobile suUa spiaggia del mare appena 396 APPENDICE intese 11 planto de' suoi miserl figliuoli die strlngevano le sue ginocchia: ma la nave gia era scomparsa fra le nebbie e le tenebre della notte. Si cercano gl'infelici un asilo sotto sporgente rupe e fra 1 terror! di una notte procellosa. Sorto il giorno, e dopo alcun ristoro si attenta Eustachio di gua- dare un fiume che gl'inipediva il passaggio nelle terre del- r Egitto. Gia felicemente avea trasportato all' altra sponda il fanciullo per nome Teopisto , e gia ea'a disceso nuova- mente fra le onde per trasportare Taltro fanciullo nomato Agapito, quando ode le spaventose grida di lui, scorge al- riuiprovviso un lione che d'un salto afFerra lo sventurato, e poi fuggendo come lampo s' interna seco lui nella fo- resta. Raccoglie il padre le aJobattute sue forze , insegue la belva a veloclssimi passi , ma gli e impossibile di pe- netrare affatto tra i folti arbusti e gli spineti dell' orrida selva. Non difFerente destino attendeva il fanciullo Teo- pisto, rimaso al di la dal fiume; furioso lupo assalisce lui pure, e afferratolo colle sue zanne si toglie al grido e alle minacce del padre che gia per le acque del fiume faceva ritorno. Tante e cosi rapide sciagure avrebbero in- teramente abbattuto 1' animo di Eustachio , se posta non avesse nel Padre celeste ogni migliore fiducia. Iddio in fatti, pietoso alle preghiere del giusto , lo conforta con dolci vi- sioni , e soavemente T animo gli riempie d" ineffabile gioja ad ogni umana angoscia superiore. Dopo un disastroso cam- mino fra inospiti deserti si abbatte in campi ubertosi on- deggianti di spighe e con gran cura coltivati , e fi-a le prime abitazioni di un vicino villaggio e accolto da un cortese vecchio agricoltore , credente esso pure in Cristo Signore. La medesiraa speranza e lo stesso amor celeste strinse ben presto i cuori del pellegrino e del buon vecchio, che Cle- mente nomavasi, in una soave fratellanza , e la famiglia di Clemente gia riputava il pellegrino per un memliro a se spettante. Eustachio non omette , pel consiglio stesso de' suoi ospiti , di rintracciare la perduta consorte , e re- catosi ad una citta raarittima ove fmrono da lui scoperti i marinai del Moro , ascolta da essi come quell' empio , furibondo pel virtuoso riliuto della donna, 1' avesse uccisa, e come esso pure dal feroce cruccio dell'animo suo fosse tratto a morte. Eustachio percosso da sifFatta novella, piu non mi resta, esclama, che di cercare un angolo della terra dove mi ritiri e mi pascoli del mio dolore, e iasieme r.VRTE ITALIANA. 3(^^ /cUvicIa co' buoni ospiti il dnro lavoro del campi. Cosi Eu- stachio dispose de' suoi giorni , vivendo fra i travagli del- ragricoltura, in tacita solitudine, fra le preghiere , le soavi contemplazioni e le arti giovevoll a' suoi fratelli. Quindici aniii gia erano decorsi , e la Provvidenza che vegliava suUe virtii di Eustacliio, ne addusse il momento della mercede. Due guerrieri penetrano nel sno pacitico abituro. Essi sono i suoi anticlii compagtii d" armi e fede- lissimi servi Acacio ed Antioco;, vaniio sulle tracce di Pla- cido , e lui preseiite , non lo ravvisano ; il suo volto ab- brunito dal sole , ed il suo semplice e rozzo vestito da contadino ne tolgono ogiii conoscenza. Eustachio e loro ospite cortese, ode dalla bocca de' guerrieri i suoi militari elogi e le virtii doiiiesticbe ; alia fine e riconosciuto : ai guerrieri balza il cuore di meraviglia e di gioja; espongono essi la cagione di loro venuta. I Parti aveano rotto con Roma ogni legame di pace \ Trajano a stento poteva fre- nare le rovinose loro incursioni nel dominio romano. Pla- cido , r antic o vincitore de' Parti, e sospirato dalP esercito e dal sovrano \, Acacio e Antioco , ai quali non fu ignota la deter minazlone del loro duce di rifugiarsi in Egitto , ottengono dal sovrano lettere e pieni poteri per rintrac- ciarlo. Eustacliio non si oppone all' invito , nel quale si riconosce cliiaiuato dalla Provvidenza stessa per difendere da un nemico crudele e perfido assalitore la innocenza de* popoli , e conservare il done della pace. Dolceniente accolto dall'imperatore e nominato supremo duce dell'eser- cito contro i Parti, tutto supera ed abbatte non meno col valore cbe col consiglio. Sono uiuiliati i Parti e implo- rano perdono dalla generosita romana. II trionfo e desti- nato per Eustacliio. Nella citta ove a lui si consacravano allori , trovavasi pure la moglie creduta morta del celebre condottiere , l' eccellente Teopista ; quivi era scliiava , e nella sua abitazione stava allestendo la niensa per alcuni ofliziali dell" esercito vincitore f, fra' quali due guerrieri gio- vinetti vengono coinmeudati a cielo da un veccliio ofllziale: essi in pociiissiino tempo avean fatto un gran cammino snlla via deU'onorei essi erano i dne ligliuoli di Eustacbio, che non ancora si conoscevano a viceuda ! Mentre P uno racconta a* suoi compagni d' arme la primiera sua condi- zione e le seguite sventure , l' altro istruito da quel rac- conto lo discopre per suo fraiello. La tenera uiadre ne era BM. ItaL T. LXX. 26 398 APPF. NDICE spettatrlce ; allorche essa pure riconohbe ne' due giovani e valorosi guerrieri i due amati suoi figliuoli, il suo cuore piii non seppe reggere al tumulto degli aflfetti, e si distese un velo sugli errand suoi sguardi. Ritornata all' uso dei sensl , si consiglia seco medesima intorno il sv\o discopri- inento ; non le vien fatto di manifestarsi in un segreto e conlidenziale colloquio ai due troppo iinpazienti guerrieri, ai quali solo pote indicare il suo stato di servitix , e dai quali accetta di essere presentata al supremo duce a fine di ottenerle perfetta liberta. Teopista pertanto e alia pre- senza di Eustachio, e in lui riconosce il marito ; a lui ei manifesta; i suoi ben cogniti lineainenti, prima oscurati dalla commozione deH'aiiimo e dall' al^ito di schiava , a poco a poco si appalesano , le prove da Teopista addotte il convincono. Gia beato si sentiva Eustachio nell' aver rinvenuta una tale consorte, quando ad accrescere il gau- dio , Teopista gli discopre i suoi due figliuoli , da si gran tempo compianti, ne' due giovani eroi co' quali divisi avea gli allori della riportata vittoria. Ma questi non ancor rav- visavano la madre ; ne e dato lo scoprimento al buon Eu- stachio, e immenso e il giubilo dell' avventurata famiglia. L' inefFabile espressione della materna tenerezza che si leg- geva nella dolce di lei fisonomia e ne' suoi occlii pieni di lagrime, aveva un non so che di celeste. Pe' due figliuoli clla era uno spirito beato, era un angelo sceso dal cielo! Quanto or giova richianjare al pensiero le passate angosce, c narrare altrui le rimanenti vlcende non ancor conosciute ! Agapito , la sul fiume d' Egitto , afferrato dal lione , ebbe «alvezza da un giovane contadino , che dopo una terribil lotta costrinse la belva a prender la fuga, lasciando illesa la sua preda;, jjoscia venne presso di lui educate ai la- vori della campagna , ed istruito nella verita cristiana da un pio e santo sacerdote di quel contado : per ultimo bra- HTOso di difendere la patria, e volendo impedire che la sorte delle armi cadesse sopra chi nieno la bramava , si ofi"erse intrepido per la milizia. Non fu dissimile la Ven- tura di Teopisto : salvato egli pure dalle zanne del lupo per la pieta di due pastori , e fra di essi istruito nel culto cristiano , dato alia custodia degli armenti , e poscia , per risparmiare altrui , fattosi guerriero. Quanto a Teopista , r iniquo Moro, cni fiei-amente tormentavano le ripulse della donna, all'iniprovviso colpito da violcnta febbre, venne a 1»AKTK ITAMANA. 899 morte in poclie ore ; i marinai ( che poscia inten'ogati da Eustacluo aveano in que' termini mentito ) risolvettero di vender la donna come schiava ^ ebbe ella in sorte una padrona cristiana , per nome Lidia , che la accolse e la tratto quale amata sorella, malgrado gli avari calcoli e la tenacita del inarito pagano. Lidia , dopo lo scoprimento , non piccola parte sostiene nelle cristiane conference della famiglia di Eustacliio e nella giocondita di quegli avve- nimenti. Ormai ogni cosa volgeva propizia ad Eustacliio , e gia si avviava egli verso Koma ove il popolo tutto festoso gli apprestava la porapa del trionfo. Ma le celesti con- solazioni doveano ben presto succedere alle terrene , ed Xin^altra ben piii nobile corona attendeva il fedele di Cri- sto. Adriano , appena salito al trono , riaccende il furore della persecuzione , e di bel nuovo rimbomba T orribile grido : " Si gettino i cristiani ai leoni. » Eustachio pro- fessa altamente il nome e la religione di cristiano, lo pro- fessano la consorte e i suoi degni figliuoli , immobili ad ogni lusinga ingannatrire ed alia fierezza di ogni minac- ciato tormento. Condotti nell' anfiteatro sono esposti alle Joelve feroci , nientre uu' altra specie di morte ancor piu crudele e riserbata per Eustacliio. Doveva egli ardere in un infiaminato toro di bronzo. Entro di tale tormento e gettato Eustachio iiisieme alia moglie ed ai figliuoli, a' piedi de' quali i lioni gia prima eransi pacificamente umiliati. In un istante tutti que' beati spiriti sciolti da'lacci corpo- rei, vengono accolti in cielo; ma i loro cor pi, come narra la fama, trovati furono illesi ed intatti, e sulla loro tomba fu un nobile tempio costruito. Questo e il sunto e questo I'intreccio drammatico delle av'venture in clie si vogliono ravvolti quegli illustri mar- tiri della fede. La narrazioue e spaj'sa di animati dialoghi, di vive e leggiadre descrizioni , e desta insieme riverenti afFetti per una causa soiumaniente diletta al Cielo. Ma la gravita appunto di tal causa , e la disconvenienza del ro- Hianzesco coUa storica verita che di lor natura ricliiedono sifFatti racconti , c' inducono a domandare perche mai fa- cendo in suUe prime aljbaglio a' Icggitori , conuinque in- nocente si voglia , perche mai s' intltoli quest' operetta , Scoria deW untichita cristiana? II tessuto della medesima e, direai quasi, ogui particolare racconto.e fondato bensi sulle 4C0 APPENDICE leggcnde greclie e latine degli Atti del martire Enstacliio , le quail presso i Greci cosi come presso i Latini ebbero moka celebritk , e le quali sono per esteso riferite dal Surio sotto il gioi-no a novembre ( torn. VI , pag. 3o , edit. ColonicB Agripp., i58i); ma non sapremmo ben dire se esse vantino altro autore , fuori che Simeone Meta- fraste. Nel 1660 il P. Combefis ci diede nnovi Atti di Sant' Evistachio , e pensa che fossero scritti da un autore contemporaneo a quel martire ^ ma insieme con molta in- genuita confessa clie a mala fatica potrebbe ne' suoi atti produrre fatto alcuno clie reglstrato non sia negli atti an- tecedent! , avendo il Metafraste posta opera soltanto ad amplificare ed ornare certi passi con una maniera piu propria ad oscurare gli avvenimenti che ad abbellirli (V. Tillemont , Memoire pour servir a VHistoire Eccles. , vol. II , pag. 585, edit. Paris 1701). Aggiunge il Combefis che se il card. Baronio avesse veduto i suoi atti avrebbe ritrattato lo svantaggioso giudizio da lui recato intorno alia veracita degli atti comuni eustachiani. Ma posta Tingenua confes- sione del Combefis pur dianzi riportata , perche mai la censura del Baronio non cadrebbe anche sugli atti novelli da lui prodotti? II card. Baronio, a vero dire, non poteva jDersuadersi (ne lo potremmo noi pure) che il fondo della storia di Sant'Eustachio fosse falso, ma giudicandone egli coir ordinario suo senno, sembra essersi appigliato al par- tito di tralasciarne i jjarticolari racconti , e percio dopo aver riferito il martirio di Eustachio sotto Pimperatore Adriano, dice che, per suo avviso, agli atti di quel mar- tire , moke cose furono aggiunte di piii : putamus tamen eis multa superaddita esse (V. Ann. ad an. 120, num. 6). Non altrimenti giudicb il Tillemont nel luogo citato , per- che quasi riportaudosi al buon crlterio di chi sa discernere il vero dai passi supposti sr tiene dispensato dal fare al- cun motto intorno le azioni e le awenture a Sant' Eusta- chio attribuite. Ne discordano i Bollandisti , i quali rico- noscendo per vera la sostanza di tale storia e la morte patita da Eustachio e dalla sua famiglia per cagion della fede, ammettono che negli atti eustachiani certe narrazioui troppo apertamente palesano la studiata idea di un poema , nimis apertam poematis superinductam speciem. Posto adunque che per sentimento di scrittori tanto ri- putati, e pel giudizio stesso di una sana critica, negU atti PARTE ITALIANA. ^OT de'' quail parllaino vennero introdotte alcune pie finzloni , e loro si cUede , per espriinerci cosi , Taspetto dl un ro~ maiizo storico , nasce spontanea la quistioae se valga ia pena di confondei-e il vero per Indurvi il maraviglioso , e se produzioiii di tal genere veraceinente glovino alia soli- dita di nosti'a fede ed all' increinento della morale ? Altri gia altaiiiente biasiniarono il inal vezzo di raccoiitare era dub1)j ed era falsi iniracolosi esempi sotto pretesto di vie iiiaggiormeiite ediilcare i popoli, e di tirarli con niaggiore agevolezza a divozione e a penlteaza. Altri gia dissero clie poco illaniinata e la pieta di taluno clie con falsi mi- racoli , con false vite di Santi s' immagina di alimentai-e lo spirito del cattolicismo. Perciocclie tali invenzioni e cosi falsi artiiicj , quantuncjne partano da un animo inteso a giovare altrui , sono pero condannati dalla causa stessa clie si toglie a difendere , e die da quelle vie altamente rifugge. Ne d'altronde e prudenza il somministrare agli increduli ed ai deisti un ajipigllo di pessime illazioni per la certezza de' fatti incontrastabili, e di getlar nebbie ben anco sulla vivissima luce clie brillo in ogni secolo suUe gesta eroiclie di que' generosi clie suggellarono col loro sangue la verita di nostra religione. II Metafraste, al quale, siccome fu detto , si veggono appoggiati i varj racconti drammatici di quest' operetta , non va immune da questo spirito di pie e imprudenti invenzioni. Diceva il cardinale Bellarinino sul conto di lui , clie varie sue vite de' Santi furono scritte con inolte addizioni cavate dal proprio in- gegno , non siccome le cose avvennero , ma siccome av- venir potevano {non ut res gestae, fiierunt , sed ut geri po- tuenint. V. De sciiptoribus Eccles. — in Simeonem Metapltr. ). Noi siamo di avviso clie tale appunto sia la narrazione clie il Metafraste ci pone sott'occliio intorno il martire Eusta- cliio. Laonde ci sarebbe sembrato migllor consiglio I'infor- mare di cio ogni leggitore , senza abbandonarlo al difetto di una troppa credula ammirazione. La qual cosa potremmo dimostrare anclie rispetto a varie leggende di Santi, a ri- formar le quali ognuno sa quanto abbia contribuito 1' Jiii- menso ed erudito lavoro de' Bollandisti. II Bergier — Ency- clop. Mi'thodique - Tlieologie , sotto I'articolo Legende narra clie Agostino Valerio, vescovo di Verona e cardinale, nella sua opera iatitolata De FJietorica Christiana (o Ecclesiastica come leggianio nelle nostre edizioni), tradotta in fi-ancese 403 ATPENDICE e impressa a Parigl I'anno lySo, In 12.°, c'Istruisce come negli autichi nionasteri fosse il costume di esercitare i gio- vani religiosi con amplificazioni latine che lor si davano da svilnppare sul martirio di un santo. A noi per verita nelle nostre edizioni latine della citata opera non venne fatto di riscontrare Tasser^^ione del Valerio; ma se questa ha luogo, ci veggiamo scoperto un fonte copioso di quelle fittizie leggende clie poi circolarono distesamente. Percioc- che, come riflette lo stesso Bergicr, queste produzioni del giovani religiosi eran vestite alia foggia oratoria^ colla quale s' iutroduceva il dialogo fra i tiranni e i perseguitati fedeli con rettorico ornato di pura invenzione ; e que' racconti die sembravano i piii ingegnosi e meglio composti furono coUocati in disparte entro agli archivj de'monasteri, donde in processo di tempo furono tratti in piena luce e per s6- verchia credulita riputati siccome atti autentici e storie veraci. Questo fonte d'inganno, per quanto si voglia nel- r origine sua innocuo , e questo zelo di mal consideratl scrittori fu studiosamente notato da alcuni accattolici per impugnare il numero prodigioso dei martiri di Cristo; ed Enrico Dodwello non dubito fra le sue dissertazioni Ci- prianiche d' inserirne una intitolata De Murtyrum paucitate , cosi scemando vigore ad un argomento massimo della ve- racita di nostra rellgione. Egli e ben noto che contra il Dodwello si pose a disputare il Pvuinart nella sua prefa- zione generale agli Atti rle' primi Martiri, ch' ei ne riusci trionfante e che si couoIjIjc come non altra cagione abbia potuto siiingere a quella novita il Dodwello, uomo d'al- tronde dottissimo, e nelle cose antiche sommamente ver- sato , se non certa quale bramosia da cui sollecitati ven- gono gli eterodossi a scrivere mai sempre alcun che contro la romana Clilesa. Tuttavia che giova egli mai, producendo le stesse occasioni , il presentare le stesse armi ai nemici di nostra fede , e il discendere nuovamente a disputarci un campo che pel valore di chi ha combattuto innanzi a noi e fatto nostra conqi^ista? Perche non vorremo noi pro- fittare da senno e delle vittorie e delle sconfitte altrui , senza levarci di nuovo a rumore e ravvolgerci nelle gare tempestose , dalle quali ci ha preservati la prudenza e la dottrina de' nostri macgiori ' B. C. ■PARTE IT.VLIA.-SA. 4o3 Mamiale dl fdosofia morale , ossia de i'atj sistemi in- torno alia scienza dclla vita , opera di Giuseppe Droz , premiata dalla R. Accadeniia dl Francia neir anno 1824, tradiizione dal francese sopra la 3.* edizionc. ■ — Capolago , 1882, un iol. di pag. 25o. Prezzo ital. lir. 1. Gli antichi definirono la filosofia la scienza delle cose divine ed umane : ma qnal uomo potrebbe meritar iiiai il nome di filosofo secondo qnesto iinmenso significato della. parola ? Nel parlare usuale , quasi sempre notabillssimo per la sua giusiezza, diconsi filosoll i cultori della morale i e conformemente a questo usuale concetto Cicerone disse die la filosofia e V arte del iivere ; e Seneca la chianm norma delta vita. — II libro che annunciamo e consacrato alia filosofia usuale , cioe alia scienza della vita. Tutte le scienze , dice 1* autore , sono utili perche di- struggono le grandi cagioni della depravazione die sono r ignoranza , V ozio e la miseria ; ma la fiilosofia morale le vince tutte, siccome quclla che deve regolare la nostra vita; e che sola pub dirigere i varj nostri Invori al piii utile scopo. Se inai , prosegue , in verua'altra eta furono necessarj gli studj morali , a questa nostra sono principalmente ri- chicsti , per qnella tanta vai'ieta d' idee e di opinioni da cui I'Europa e agitata. Le classi infime della societa sono al certo migliori di cjuel ch' esse fossero un secolo addie- tro. II sentimento della dignita dell' uomo generalmente diflFuso , e la riflessione sopra i grandi avvenimenLi succe- dutlsi nel corso di circa trent'anni, ammaestrarono ruomo a conoscere piii o meno esattamente i proprj interessi ed i proprj doveri:, e questo in qualche modo tien luogo degli studj positivi intorno alia morale, generalmeiite trascurati. Ma poche e male ordinate idee intorno alia scienza della vita, e incompiute riflessioni non bastano a quella classe d' uomini piii elevata , da cui dipende il destino della mol- titndine e delle nazioni. Questa classes ha mestieri di una scienza morale e di fermi principj trasfusi dal potere della ragione in tutte le sue abitudini. INIolti studiano a divenire magistrati, generali, ministri: ma chi ricorda il detto di Socrate , che per essere magistrato , generale , ministi'O bisogna prima esser uomo' O come, senza lo studio della morale si possono formare degli uomini desiderosi e capaci 404 APPENDICE di concorrere air incivilimento ed al benessere degli uo- mini ? Franklin, modello degli uomini di Stato , prima di volgersi a riformare gli uomini e le leggi, attese a rifor- inai"e se stesso. La scienza della politica ha per fine suo proprio di pacificare la terra , togliendola al tumulto ed ai mali delle passioni : ma T uomo di Stato non puo dif- fondere questa pace fra gll uomini se prima non Tha fatta scendere nel proprio cuore cogli studj della morale. Chi poi vuole dedicarsi a silFatto studio si trova dinanzi itn numero prodigioso di sistemi fra i quali dee scegliere quello che piii sia ragionevole seguitare. La difficolta pre- sentata da nn tanto numero di trattati che pretendono di essere essenzialmente diversi , diminuisce quando con una diligente indagine dei principj sui quali si fondano si ridu- cano tutti sotto alcune grandi classi. Ora , dice T autore , si possono primamente dividere gli scrittori di morale in due classi , ponendo nell' una quelli che inculcano la tem- peranza e la benevolenza; e nell'altra quelli che sdegnano queste qualitii, o qualcuna cU esse. E s'intende per tempe- ranza quella virtu che vieta ogni moto disordinato dell' a- nima, da cui le nostre facolta possauo riceA'ere alterazione; per benevolenza quel sentimento che inspira atti generosi , e ci fa attendere al vantaggio de' nostri simili anche con pericolo e con danno nostro proprio. Ma i sistemi dei moralist! si possono piu chiaramente distinguere gli uni dagli altri secondo il diverso movente ch" essi assegnarono alle azioni umane. Alcuni trovano questo movente nelF aniore di se o nel desiderio della fell— cita : altri lo trovano nella sociabilita o nel desiderio d'essere utili ai nostri simili : altri nel desiderio di uhhidire e piacere a Dio : altri nel desiderio di conformarsi a certe idee astratte di morale: altri fmalmente nel desiderio di perfezionarsi. Fra questi moventi i tre primi sono naturali , perche guidano la maggior parte degli uomini , e si appresentano da se stessi air osservatore: il quarto e 5aertt(/ico, perche suppone le raenti coke ed ornate di studj: F ultimo partecipa di tutti gli altri , e percio e filosofico. Cosi i sistemi de' moralisti forraano una serie di dottrine , alcune delle quali eccitano 1' uomo a darsi in preda all' intemperanza ed all' egoismo, altre lo esortano a pvirificare tutte le stte facolta. A questi sistemi non aggiugne I'autore lo scetticismo come alcuni forse vorrehbero. Colore i cui dubbj si estendono aache alle PARTE ITALIANA. 4o5 nozioni moral! , sicclie van discutendo se T uonio possa distingnere il giusto dali' ingiusto , non sono filosofi ma solisti. II vero iilosofo scettico, degnissimo di sdma, coltiva con tanto maggior cura la scienza della vita quanto piii egli conosce la vanita delle altre scienze. Che anzi parec- chi filosoli scettici fondarono essi medesimi un proprio slstema di morale e lo protlamaroiio dogmaticamente: seb- bene iiel fatto della morale seguitassero ia generale Teclet- tismo. Frattanto a volar trovare il principio generatore della morale bisogna innanzi tutto esarainar il valore dei prin- cipj clie servono di fondamento ai sistemi gia accennati. Perocche qiiesto esaine ci fara rinvenire il vero o c' inse- gnera almeno a conoscere lo spirito umano ed a dilTidare di noi medesimi. Ma il lavoro del sig. Droz compendioso di propria natura e brevissirao non potrebl/essere in que- sta parte ridotto da noi a maggior brevita senza danno della cliiarezza. Questo esame e in un medesimo tempo ri- goroso e lontano da ogni aridita pedantesca , ed ha sopra tutto Vina tale perspicuita , quale appena potrebbe immagi- narsi in materie cosi sottili. L' autore espone con filosofica imparzialita il bene ed il male di ogni sistema , consideran- doli sempre rlspetto alia pratica applicazione nella vita. — II desiderio della propria felicita non e un principio vizioso in se stesso , come pretesero alcuni ; perche F animo dirit- tamente educato si fara persuaso che la sua felicita e ri- posta neir adempimento dei proprj doveri , ne si trova se non quando s' accorda colla felicita de' suoi simili : ma noudimeno questo principio degenera facilmente, e soggiace a pericolose interpretazioni. II desiderio di uhbidire e pia- cere a Dio e troppo indeterminato per la maggior parte degli uomini; I'ignoraza e la malignita possono interpretar troppo diversamente il precetto ubbidisci a Die: oltre di che i seguaci di questo sistema cadono facilmente nel misticismo; il quale ben puo produrre deliziose astrazioni , ma, perche soflfoca la ragione ed esalta la fantasia, non puo essere mai una dottrina filosofica, ne va esente da conseguenze dannose. II desiderio di essere utile agli uomini e in vece un principio che il senso comune puo facilmente spiegare, e che non soggiace a tante fallaci interpretazioni , perche Dio ha sapientemente congiunti fra loro il giusto e Tutile. A due scogli per altro puo rompere anclie questo sistema; 406 APPENDICE r uno qvtalora cesslarao di proporci il vantagglo del genere umano per attendere a quello di alcuni individui od anche della sola patria ; Taltro qualora esaltati dal fine a cui aspi- riamo, crediam legittimo ogni jnezzo clie puo farcelo con- seguire. II primo di quesLi errori nasce dalla lendenza die ha r uomo a porre il suo proprio paese in luogo delTuni- verso. L' altro e un fanatismo politico soniigliante al reli- gioso ; da Ini , dice 1' autore , nascono i popoli come il romano che si propongono di opprimere T uniAerso per glorificare la patria, e i filosofi, come 11 Macchiavelli, che proclaniano Tastuzia e la violenza. II desiderio di confor- mnrsi. all' idea astratta dclle leggi morali e un principio no- bilissimo, e puo convei-tlre i suoi seguaci in altrettanti eroi della virtii: ma per essere tutto lilosolico la moltitudine non puo capacitarsene; e per quel non so che d' indeterminate e di misterioso in cui si ravvolge , fa proclivi i suoi addetti a molti vaneggiamenti : oltreche li fa non di rado orgo- gliosi e superbi, e percio non acconci alle discussioni paci- fiche. Finalmente il desiderio di perfczionarsi pare che meri- tereljbe a preferenza d' ogni altro il nonie di principio gene- ratore della morale , perche a dir vero il perfezionamento deiruomo e il fine a cui debbono tendere i moralist!. II principio del perfezionamento di se medesimo e piii puro che quello della felicita ; ma gli e vicino il pericolo di cadere nella regione delle idee speculative, e pub darci in preda al misticismo. Oltre di che puo facilmente produrre ne' suoi seguaci un dannosissimo orgoglio , qualora per essere riusciti a purificarsi alcun poco si credano di aver consegulta la vera perfezione , da cui 1' uomo e lontanis- simo sempre. AU'aspetto di questl A'arj sisteml e delle funeste illusloni che possono tutti produrre , i sofisti esclamano che le no- zloni morali sono il frutto soltanto dell" edncazione, e che non sussistono se non se nella fantasia di alcuni pochi. Certo il bambino non discerne appena nato il giusto dall" ingiusto; ne questo affermano i moralisti, ma solo ch' egli e dotato della facolta di sentire col tempo riverenza pel giusto e disprezzo per T ingiusto: cosi egli non parla appena nato, ma ha la facolta di parlare. Pero se gli uomini discordano rlspetto alle dottrlne morali fdosofiche, consentono poi gran- demente intorno alle verita pratiche. E indarno i sofisti affa- tlcaasi a dimostrarcl come ia divcrsi paesi awl un" estrenia PARTE 1TAMAN\. 407 diversita di oplnioni sopra i punti piii Importanti della morale. Per deduire da cio die le leggi morali sono fitti- zie dovrelibeio provare die in un paese dove le doiine siano sdiiave , 1 fanciulli abbandonati , i vecdii tnicidati » si possa godere di una sorte si dolce , d" una felicita cosi pura , come ia quello in cui 1' amor conjiigale , la tene- rezza paterna e il rlspctto liliale siano tennti in pregio. A torto poi accusano la Provvidenza perdie non pose neir uomo un principio d' azione die gli fosse guida in- fallibile. Un tal principio non a\Tebbe potuto esser mai akro die un istinto sostituito alia ragione : e pero il desi- derarlo torna lo stesso come il dolersi perdie siamo esseri ragionevoli, piuttostoche automi. Oltreclie, sebbene ciascuno dei sistemi predetti ci possa condur nell' errore, pub anche guidarci a l)uon line, quando sia Jjene interpretato; sicche r uomo , non die iino , puo avere molti principj morali da seguitare. Percio sono insussistentl le pretensloni di alcuni morallsti di sollevare il sistema da loro adottato sopra tutti gli altri , e predicarlo come il solo con cui si possa conseguire il fine d' ogni dottrina morale , cloe la pratica costante della heneiolenza e della temperanza nel senso gia detto di queste parole. Su tutti i principj d' azione gia mentovati puo co- struirsi una buona filosofia morale, qualora tutti gli altri principj concorrano al solo fine di promovere il costante ed universale esercizlo della benevolenza e della tempe- ranza. La sola distinzione pertanto da farsi tra i sistemi dei moralisti si e (dice Tautore) die alcuni sono compled ed altri incompkti. Cio cb' cgli dice intorno ai sistemi incompleti , e specialmente le sue idee intorno all' ateismo sono di tale moderazione , giustezza ed evidenza die basterebbero di per se sole a farci collocar questo libro fra i piii utili dei nostri giorni. Le sue considerazioni sono sempre feconde
  • / Dalla rettitudine delle nostre azioni piu die dagli argomenti sia dimostrata la giustezza della nostra 1 c r. la parte integrante di un trattato scientifico ( mentre la spesa enorme, che, com'egli dice, sarebbero costati avrebbe trovato pieno compenso nello spaccio dell' opera facilitato dalla famosa critica ) , pure le sole illustrazioni aggiunte air opera da delta Appendice consistono in erronee inter- pretazioni ed ia detrazioni contro gli articoli critici della Bil)lioteca italiana, che non usa a pronunziare di simili sentenze non pur si cura di rimeritarle a chi le ha ima- ginate ed espresse. L' autore contlnua in detta Appendice a vantare i parti del proprio ingegao ( pag- 6 e 7) lasciando (son sue pa- role) ai giusti estimatori delle cose, che sono sempre pochi, la cura di provare, se egli in materia di censimento abbia aunientato il retaggio che gli fu lasciato , credendo anzi (pag. 24) che il possessore de' suoi tre volumi non abbia a desiderare gli altrui tesori. Ripete ancora ( pag. 98 ) che la sua opera ha il du- plice scopo di esporre un trattato scientifico censuario , e di somministrare ai principi le basi d'istituzioni poliiico- amministrative , per cui voile essere compilata con quella forza e forma di linguaggio anche declamatorio atta a fissare 1' attenzione dei regnanti e di coloro ai quali si aflida I'esecuzione dei politici divisamenti, e cio egli afFer- nia dopo avere alia nota a pag. 9 dichiarato clie effetto del grandioso titolo che ha attribidto alia sua opera ( che dovevasi secondo lui piu adeqnatamente intitolare Spirito de" Censimeiiti ) e che i Milanesi non si curano di essa sic- come contenente cose troppo note , e gli esteri perche con- tiene cose che non gl' interessano. Razzolando con tale spirito e col salterellare qua e cola le osservazioni fatte negli articoli suddetti , e riducendole a quattro puuti cerca egli di dare le spiegazioni che giu- dica opportune , ma die , convien dirlo , lasciano ancora sussistenti i plii sostanziali rilievi. In cpianto poi ad alcuni crrori od omissioni ne accusa le negligenze del suo tipo- grafo , ed in quanto ad alcune frasi inesatte , alle decla- mazioni ed agli anfibologismi ne dona in parte il carico air opera del Censo prediale e casatico deirav\'Ocato Valen- tinelli, da cui pero estraendole se n'e egli stesso fatto mal- levadore. In fine mostrandosi eccitato dalF incidentale osserva- a-ione fatta in detti articoli, cioe che all' intavolazionc ora PARIE IT.VLIANA. 4l^ BUppliscono 11 sisteuia censuario, e la speclficazlone delle ipoteche, si esteade a combattere Tidee di coloro che mi- rassero a sostenere rinutllita dell' iutavolazione medesima. Ma non e qjiesto il luogo dove irattare si possa colla voluta ampiezza sift'atto nuovo argomento. Chinderemo qviesti cenni mostrando con breve esempio come in delta appendice T autore illusui la sua opera del censimento. Tra gli anfibologismi ciiasi ne' nostrl articoli il seguente : Ai tempi di Luigi XIV le imposte crehhero a ySo niilioni , e sotto il ministero di Neker tuttn ad ua tratto si aumen- tarono a 5 78. — ^gg'- ^i parla di niilioni, ed uri tempo si parlava di mille. Ognun vede che 1' anfibologismo sta in clo clie 760 mi- lioni sono piu di 678 milioni, onde qnesti nltimi non aumen- tarono al certo in confronto de' primi clie sono di piu. Cosi pure la frase : Oggi si parla di milioni , un tempo si parlava di mille lascia luogo ad interpretare diversamente da quanto ora dice 1' autore , cloe clie gli fosse imputato di aver voluto esprimere che al presente si parli di mille milioni di lire , mentre nel passato si parlava soltanto di alcune migliaja: Eppure nell' Appendice a pag. 47 cosi parla : II critico per fini a lid ed a noi noti ci viiol ren- dere odiosi a chi ci governa, insinuandogli con iscaltrezza il sospetto che i nostri ragionamenti siano diretti non al gover- na di Luigi XIV e Luigi XV , ma ai Principi attuali , i quali esigono oggi milioni, mentre un tempo si contencavano di mille. E cosi ricadendo nello stesso difetto, coll' attri- biiire ad altri de'fini ch'eglino non hanno giammai ideatl, e che non susslstono fuorche nella sua imaginazione, crede di avere giustificato la precisione della sua Opera scien- tiiica. Tale e il tenore con cui sono combattute in quest'Ap- pendice le osservazioni dirette a conservare ne' veri suol limiti 11 divlsamento delP opera del Censo di Milano, e ad additare I'ordine ed il compimento che vi occorrerebbero per ridurla ad un IManualc scientifico che potesse denomi- narsi, giusta Topinione neU'Appeiidice stessa esternata dal- r autore , Spirito de' Censinienti. Del resto lasclamo ai giusti estimatori delle cose il giu- dicare della moderazione colla tjuale dettati furono i tre nostri articoli , del piu che avrenitno potato dime , e del 4l8 APPENDIGE. modo non altilinenti che moderato , indegno anzi dl una scientifica discussione , col quale 1' autore si e fatto a ri- spondere nella sua Appendice. Ora protestiamo clie non dai-emo piu oltre risposta a quella qualsivoglia scrittura foss' egli per pubblicare contra le opinioni da noi esposte, e delle quali ad onta ben anche della suddetta appendice ci dichiariamo tuttora persuasi. Raccolta pradca di scienza e d industria. — Como, i832-i833, presso i figll di C. A. Ostinelli, in i6.° ( esce per fascicoli , uno al mese , di circa pag- 40. Prezzo d' associazione per un anno lir. 6 aiistr. ) Questa periodica Raccolta die appartiene al genere de' giornali ci senibra utilissima. Essa viene a mano a niano esponendo quelle cognizioni clie meglio giovar possono alle arti ed ai mestieri, e che generalmente ignoransi dagli ar- tierl, intent! piu alia pratica che alia teorica, alio studio ed al progressivo andamento della loro professione. L' agricoltore, per esempio , trovera in questi fascicoli belle e per lui adatte notizie intorno alia coltivazione del frumento, delle patate , come far nascere e ben regolare i bachi da se- ta, ecc; il cittadino trovera come tenere le stanze riparate dal caldo, la cura clie aver si delibe per la salubrita del- 1' aria e per la scelta d' un' abitazione , ecc. ; il possidente v'incontrera succinti ed utili cenni sulla produzione e sul consumo , esperimenti sui trasporti in relazione alle stra- de, ecc, ed ogni lettore una varieta di articoletti, tutti curiosi ed opportuni a' tempi nostri , tutti piii o meno importanti. Siccome poi questo gioraale tende specialmente all' istru- zione di chi e meno nella teorica dell' arti e delle scienze versato ; cosi gli editori procurato lianno di evitare non i soli vocaboli nuovi ed oscuri, ma anche i tecnici, ricor- rendo a chiare e piii usitate espressioni , quando questi non siano comuni e di facile intelligenza. Ed inoltre a stuz- zicare T ingegno dei letter i, e col saggio intendimento di spargere luce sugli oggetti di utilita non ancora ben chia- riti, si premettono ad ogni fascicolo alcuni quesiti, e se ne invoca lo scioglimento da riferirsi poi nel giornale mede- simo. Chiedesi, per esempio, un breve trattato sui soccorsi immediati da prestarsi, prima dell' arrivo di persone dell' ar- te, agli individui colti da mali repentini- Questa period:ca PARTE ITALIANA. ^If) collezione merita dunque d' essere incoraggiata ; e tanto piu, qiianto che al merito suo intrinseco aggiugaesi quello ancora della tenuita del prezzo. G. Elementi di chimica appUcad alia medicina ed alia farmacia^ del D. Collegiato Vittorio Michelotti prof, di chimica medica e furmaceutica nella R. Scuola deU Accademia di Moutiers , membra della H. Accademia delle scienze di Torino , della R. 5o- cietd agraria ecc. — Torino , 1 83 i , fipografia Cliiara e comp. di pag. 5 1 2 , con tavole e figure. Prezzo lir. 6 5o. Quest! elementi constano , oltre i prolegomeni , di tre principali division! , la prima delle quali tratta delle so- stanze imponderabili , la seconda delle semplici pesanti , la terza delle organiche. La division seconda si ripartisce in due classi , una per le sostanze semplici non metalliche, una per i metalli , e 11 primo volume annunziato si com- pie con la prima di esse , nella quale trovansi le descri- zioni non solo delle suddette sostanze semplici , ma anche di tutte le loro reciproche combinazioni , sicche la scienza chimica vien per cfuesta sua parte compiutainente rappre- sentata al lettore. Di ciascuna sostanza si indicano i modi di ottenerla , i caratteri fisici e chimici , le applicazioni , massime quelle che riguardano la medicina, e, suUe tracce di Berzelius, a ciascuna si assegnauo il numero e la for- mola rappresentativi. Forse perche ordinando le sostanze chimiche rispetto a un tal numero Tidrogeno precede Tos- sigeno, piacque all' autore trattar prima di quello, poscia di questo , ma noi crediamo non altro giusto comincia- mento potersi dare alio studio delle suddette sostanze , tranne quello che , trascegliendo T ossigeno , narra i me- moraliili esperimenti usati dal Lavoisier a far T analisi deir aria atmosferica (i), esperimenti che veramente di- schiudono le porte della Ciiimica , e mandano lume ad ogni altra natural disciplina. Per essere gli Elementi del prof. Michelotti specialmente destinali a'suoi allievi di farmacia, i quali cominciano i loro studj immediatamente dalla chi- mica , e noa dalla fisica , ei li muni a Inogo opportuno (1) Lavoiaier. Trattato di chimica. Parte prima, cap. III. 4^0 Aprr, NDicE. tlelle cogiiizlonl fislclie necessarie a' chimlci : cosi parlandc? deir aria e dell' accjua insegno i modi con cui si determi- nano le densita de'corpi. Molte tavole sinottiche riguardanti il peso e calovico specifico di varie sostanze, e le relazioni tra diversi termometri e pesi , ecc. , accompagnano il vo- lume , come pure due tavole incise ove sono rappresentate le figure de'priiicipali apparati chimici, non senza corredo di un' opportuna descrizione. Quanto ai Prolegomeni ecco con qual orJine ne sono trattate le materie — natura de corpi — affinita — nomen- clatura e classificazione. I quali Prolegomeni potrebbero dar forse argomento di qualche censura ; ma qual e il Trat- tato elementare di chimica che ne andrebbe esente se , in questa parte, far sen dovesse rigoroso giudizio; qual e clie pianamente introduca F alunno ne' dominj della chimica , e non piuttosto vel metta dentro di lancio , talche sulle prime sorpreso e confuso, anziche istrutto nol renda' E sarebbe omai tempo che a un tanto difetto rlmedio apportasse un' adattata opera d'ingeguo, la qunle di preambolo ser- visse a tutte le opere chimlche elementari. Essa dovrebbe istruirci intorno a' corpi ed alle loro proprieta , insegnan- doci a descriver qiieste minutamente , come anche a de- scrivere tutte le principali manipolazioni , quali sono 11 mescere, il dissolvere , lo struggere , lo stillare, ecc, cui essi vengono ad uopo chimico assoggettati ; e tali istru- zioni ed insegnamenti avrebbe a porgere con si appropriate linguaggio, che modello fosse di quell' esattezza e chiarezza a cui gli studiosi educar si vorrebbero , oltre a cio corre- dandole d'esatte e nitide delinizioni di tutti quei termini che s'impiegano a denotare appartenenza di corpi o di sostanze difFerenti , non che operazlon dell' une sull' altre. II vantaggio che da una tale opera derivar ne dovrebbe air istruzione ne sembra veramente grandissimo , e sin- ch' ella manchi possiamo afTermare che la chimica e , ri- spetto a'libri che la rappresentano, mancante del suo fon- damento. Niun uomo forse si compiuto Trattato ci diede di una scienza, e si bene ne mostro 1' edificio , sicco- me fece il De Candolle riguardo alia Botanica, mediante rOrganografia e la Fisiologia vegetabile , il Prodrome, il Sistema naturale e 1' altre sue opere citate nella prefazio- ne alia suddetta Fisiologia. ]\Ia donde principio egli e sii qual base eresse codesto edificio:^ II coraincio dalla Teoria rARTE ITALIAN A, ^2j elementare , di cui principal porzione e la Fuografia , ossia Botaiiica descrittiva , clie e la disciplina dalla quale s" ap- prende come esattamente si faccia la descrizione d' ogni vegetabile e d"ogai cosa clie gli appartenga, e nella quale ha le ferme sue basi il botanico liuguaggio. Sorga dunque un ingegno, il quale cosi perito nella scienza ed arte chi- mica, come conoscente delle riccliezze di nostra lingua (i), ed esperto nel buon uso di essa, sappia a' bisogni della suddetta scienza apprestare queH'opera di cui si discorse; la quale so per le uniili sue apparenze non sara per pro- niettere rinouianza proporzionata alia fatica che avra a spendere nel compilarla , gli apportera , mediante 1* utile clie vedra derivarne , il piii bel guiderdone clie da uu no- bil animo si brami. Vedra riformarsi , e quasi diremmo formarsi, il linguaggio chimico italiano, e vedra i Traltati di chimica , o sieno destinati a tutto comprendere il corpo della scienza e deH'arte, o solamente destinati a scedierne con avvedutezza le parti che air istruzione elementare con- vengono, procedere piii sicuri, e non declinare da queU'or- dine e da quella jjroprieta di discorso di cui egli, mediante il fondamental sue lavoro , dar seppe i precetti e T esempio. Memoria di ulcune pnralisi curate coll elettiidtd mossa dagli apparati voltcdci con un appcndlce sopra un nuovo fenomeno eletiro-fisiologlco , del professore Stefiino MjRiANiNr , ccc. — Padova , i833, coi dpi della Minerva, in 4.° di pag. 24. La scienza medica sempre intenta ad arricchirsi di mez- zi, che riuscir possano di giovamento all" infer ma umaai- ta , non appena furono dalla fisica conosciuti gli elettromo- tori, voile fame prova ad eccitare il senso ed il moto in quelle membra deli'uomo, che per morbosa fondizione ne caddero prive. Ma anche a questo possente rimedio tocc6 la sorte di mok' altri , di esser cioe in suUe prime lodato a cielo, poi a poco a poco lasciato da banda , sicche di presente puo dirsi anzi ricordato nei trattati terapeutici che adoperato. Del che pare a noi sia da accagionare parte (I) L'Oreficei-ia e Scoltura del Cellini, fArte vpfraria del Neri, la Pirotecnia del Biringuccio. la Metallurgia delfAoricola tradotta dal I- lone e il Ricettai-io fiorentino. sono fonti da cui si possono atunj;erf vot.ibyli e frasi coufacciiti a terio cliimico linguagoio. 422 yVrPENDICE I'averlo voluto di soverchio generalizzare , ed appllcare anche laddove non era per nulla conveniente ed abile, parte per non avere durato nell' uso suo qiianto era me- stiero, e parte finalmente per non saperlo a dovere pra- ticare. Un caso in cui, fallita ogn'altra cura, felicemente r elettricita corrispose fece si , che il signor prof. Maria- nini venisse pareccliie volte invitato ad apprestarla In pa- ralitici per via degli apparecchi voltiani. Dalla quale ne Venue or 1' intera salute , or poco giovamento , or nissuno ; mal pero sapendo il nostro fisico , al non esser medico , cui tanto svariata riuscita attribuire. Estimo egli cio non- dimeno non fosse opera vana il far conoscere i metodi che tenne nelP elettrizzare , ed i fenomeni che si appale - sarono, e con questo " invogliare ed indurre le persone » dell' arte ad accrescere il numero delle cure elettriche }> attentamente osservate e descritte , essendo questa la )» via mlgliore per giugnere a conseguire dagli elettro- i> motori tutto il frutto che ben lice sperare a sollievo » dell' umauita i gica ! >i La pih\ e T apparecchio a corona di tazze fu- rono gli stromenti usati ad elettrizzare ora a brevi scos- se , ora a corrente o circolo , ora cioe appena toccando con istrisce di piombo in comunicazione co' poli elettrici la parte ammalata , ora tenendovele a contatto per alcun memento. I dischi della pila furono dai cinquanta agli ottanta del diametro di centlmetri trentasette. II signor Marianini preferiva pero la corona di tazze, siccome di efFetto meno variabile e piu sicuro, portandone le coppie dalle venticinque alle cento a norma della individuale sen- sibilita e tolleranza. Le scosse furono sine ad ottocento iu un' ora o poco piu , e per parecchi giorni. II nostro pro- fessore in tra gli altri fenomeni uno ne osservo che chia- ma elettro-fisiologico , e ch' e un forte, ma passaggiero do- lore che in capo a certo novero di scosse si facea senti- re, e durante non piu che il durar della scossa stessa, e il quale egli ripete " da cio che I' elettricita messa in » movimento ogni volta che si chludeva il circolo, non tutta » passasse immediatamente da un polo all'altro, ma ne II fosse trattenuta una porzione nei nervi e nello spinal » midollo , la quale accrescendosi di mano in mano nei » successivi circuiti si accumulava sino al punto in cui » non essendo piu capaci quegli organi di ritenerla , I'ARTE ITALUNA. 4^3 h aprlvasl essa tutta ad ua tratto il passo per mezzo di >) essi , e produccsse quella sensazione. >> Sarebbe vera- mente stato ottima cosa che il signer Marianiai avesse altresi cimentata T elettricita per mezzo dell' agopuiimra , poiche portandola nell' organizzazione animale cogli aghi attraver- santi la cuticola , fa mestiero d' assai minor novero di coppie metalliche , e puossi con maggior precisione asse- gnare e limitare il tratto che la corrente elettrica deve percorrere ;, siccome ancora, a quel che nol ne provammo, gli efFetti ci pajono piix pronti. Dei resto commendabile per ogni rispetto vuolsi avere la presente Memoria del fisico di Venezia, e sarebbe desiderabile che colla stessa ingenuita e buona fede fossero sempre esposte le storie dei risultamenti de' rimedj ne' casi morbosi in cui ven- nero provati. Guida nella visita delle spezierie e principalmente nel' I esame della purezza e bontd dei medicinali , ossia Manuale per gl' impiegati di sanitd e polizia, pei medici , chirurgki e farmacisti , non che pei comnier- cianti di preparati chimico-farmaceutici e droghieri , compilato da Venceslao M. Streinz dott. med. chir. I. R. fisico del circolo di Beraun in Boemia : ver- sione dot tedesco di Polli Giovanni studente me^ dicina nell! I. R. Universitd , compiuta con note ed aggiunte per cura di Felice Ambrosioni, capo spe- ziale nello spedcde di Pavia. — Pavia , i833, ti- pografia Bizzoni ( L' opera sard divisa in due po- lumi , ciascuno dequali di circa 20 foglij ne sono puhblicati i priini i S fogli che forniano tre fascicoli, prezzo di ciascun foglio cent. 20 austr. ). Quest' opera , frutto di lunghi studj e di molta pratica e diligenza , nell'addurre i precetti confacenti a ben ese- guire la visita delle spezierie , rende avvertito il lettore ogni qualvolta alcuno ;ie accenna, che sia ingiunto da'pub- blici sanltarj regolamenti. Essa ha principio dalle norma generali che osservar si vogliono nella visita delle spezie- rie ; ennmera poscia i reatiivi ed istrumenti de' quali deve esser munito chi s' accinge alia visita suddetta , perche sia in grado di far gindizio della bonta e sincerita delle 424 A^PENDIOE sostanze medlcinali die nella spezieiia si conservano. Tratta in appresso del modo e della forma della visita, tra Paltre cose occupandosi delle qiialita deirofficina farmaceiitica , cosi nel generale come in ciascuna delle sue parti , talche si veggano tutte le condizioni clie sono richieste perch' ella sia lodevolraente costituita ; ma in singolar modo occu- pandosi poscia di cio cae nella visita delle spezierie forma il principal soggetto d'indagine, vogliamo dire dello stato dei medicinali riguanio alia low bontii , quantita e preparazione. Parlasi dunque di quest' argoniento cosi in generale, come in particolare; quanto al generale indicando i caratteri che qualiiicano la bonta di certe genericlie maniere di prepa- razioni farmaceutiche , come sono aceti , acque distillate , conserve , ecc. , e altresi indicando i difetti e le frodi che vi si possono riscontrare; quanto al particolare discorrendo di ciascuna sostanza medicinale coll' esporne i caratteri fi- sici e chimici , e iusegnare a conoscerne le impurita e falsificazioni , del quale particolar studio de' medicinali si compone la maggior parte dell' opera. II sig. Ambrosioni , oltre al munir 1' opera di note , si propone corredarla di i^Tgiunte risguardanti alcune sostanze di cui trovasi arricchita la materia medica , e delle quali in essa opera non si parla ; in fine piacendo , cosi leggesi nel manifesto d'associazione, si proporra un metodo d'istru- zione pei giovani che atteudono al quinquennale tirocinio farmaceutico. La scienza insegnata col mezzo de' giuochi , ossia ragione scientifica di mold giuochi generalmertte usati , operetta istruttiva e dilettevole di un inglese professore di matematica , la quale pud meritare T attenzione di ogni classe d uomini e favorire la biiuna educazione de ragazzi. Prima traduzione ita- liana di Giuseppe Belloni , antico militare ita- liano. — Milano , j832, presso I' editors Lorenzo Sonzogno , librajo sulla corsiu de' Seri'i n° 60a , coi tipi di Gio. Pirotta, tomi 2, in 24.°, di pag. 674 complessivamente , con rami. Prezzo ital. lir. 5. Benedetto questo antico militare italiano. che di quando in quando ci regala di operette pregevolissime originali , PARTE ITALIAN A. ^a5 o U'ailotte da altre lingue, e seinpre dirette afla pubblica utilita! Avevatno le^ Ricreazioni matemntiche del ce\ehre Oza- nam , avevamo i tUvertimenti o giuoclii di fisica di varj scrittori inglesi e francesi , clie meiitarono per fino di for- mare un grosso volume in 4.° nelP Enciclopedia metodica sotto il titolo : Amusemens de physique ,• ma ancora si tro- vera vantaggiosa questa operetta , in cui , invertendosi in qualche modo il priiicipio , in vece di insegnare la scienza de'giuochi, o coi giuochi, si rende ragione coUa scienza di molti giuochi generalmente usati, e cosi in modo piano e dilettevole si apre Tintelletto, niassime de' giovani , e si dispone a ricevere le piu utili cognizioni. L' antico mili- tare nelT avviso a chi les:ge nota hi precocita otUerna dei fanciulli , il desiderio di sapere, e T istinto della curiosita divenixto un abito volgare lino dalla prima eta , e V accu- mulamento delle notizie scientiilclie , che ne'dotti ha preso il carattere di una felice relazione , per la quale si e ren- duto sensibile il bisogno di comunicare altrui quanto si e giunti a sapere. Cib serve a mostrare di quanto merito sia il metodo prescelto in qnesto libro, di insegnare ai fanciitlli la scienza col gradevole esercizio de' giuoclii. Ma cio non basta : quest' operetta e stesa in forma di un piacevole romanzo, il quale non meno dilettoso riesce che istruttivo , e sparge frammezzo alle discussioni ed alle spiegazioni scientiiiche o erudite, avvenlmenti curiosi, sto- rielle gioconde, caratteri singolari di persoue , e tutto cio senza punto deviare dal primario istituto che e la piu fa- cile istruzione de' giovani. Un giovinetto di nobilis.eima fa- niiglia inglese , Toniaso Seymour, viene per le vacanze ad una casa di campagna del padre , che acconciamente si dcscrive : cola gii si apre tosto il campo all' islruzione colla osservazione deW orologio di Flora , ben composto nel giar- dino da fiori detti d'equinozio, che si aprono e si chiudono ad ore fisse , e di un tempietto geologico dedicato al eel. Veriier, formato di rocce , di selci , di cristalli , di sta^- lattiti , e sormontato da una cupola, fatta di innumerabili conchiglie e coralli , che noi per onore della geologia vor- remmo credere fossili. Entra allora nella scena il vicario eaefico , ina che alia dottrina associa una certa durezza portata dali" L'aiversita di Cambridge , che a prima vista ^a un' aria di 'g.Ti baie/za alle >ue maniere ^ spiacevole 426 APPENDICE singolarmente a sette vecchie ragazze del paese , non iin- portunamente nell' opera appellate sibille. Intanto il padre di Tomaso 9' impegna a fornirgli tutti que' giocherelli , dei quali egli sapra svolgere le teorie scientiticlie. A questo nobile divisamento si oppone il durissimo vicarlo, il quale declama ancora contra la difFusione delle cognizioni scien- tlflclie tra le classi infer iori: ma il sig. Sejmour tien fermo; sviluppa e difende il suo sistema di far servire i giuochi alio studio delle scienze; distrugge tutte le obJjiezioni del meticoloso vicario, il quale aliine si arrende all' evidenza delle ragioni addotte, e come dotto nell' antiquaria , s' im- pegna ad esporre la storia de' giuoclii. — Dietro la caduia di viua palla si ragiona della gravitazione , della caduta de'gravi, e della perdita di peso die provano i corpi, a misura clie si ailontanano dalla superficie della terra; a questo proposito si parla anche della torre di Babele , ma soltanto si accenna il problema = a quale altezza avrebhe essa dovuto condursi avanti die i materiali portati alia sua cima perduto avessero tutto il low peso ? =: Si mostra come la velocita del suono serva di misura delle distanze, e si fanno esperienze in un pozzo del comune per deter- rainarne la profondita ; ma qui s'incontra una delle vecchie sibille summenzionate , ciarliera , superstiziosa , maligna , quasi maliarda , e in questo luogo , se ci e permesso ii dirlo , troppo a lungo si jDarla di societii e di cerimonie misteriose , di riti niagici, di incantamenti , benche se ne mostri tutto il ridicolo : si passa quindi a visitare la casa del vicario , e cola si osserva una galleria magica , cioe un armadio pieno di ferri vecclii e di medaglie , clie la sola erudizione ha la possanza magica di ravvivare e ren- dere oggetti preziosi per T istruzione. La curiosita e le domande , talvolta fanciullesche , di Tomaso e deUe sue sorelle servono spesso a variare e rallegrare 1 discorsi e le scene famigliari , sempre amene , sempre istruttive. — Si torna alia casa di Seymour, e partendo sempre dalle palle e dai pomi , si ragiona a lungo del moto , dei di- versi generi del medesimo, della sua quantita, delle sue tre grandi leggi , dell' azione e della reazione , eguali ed op- poste fra di loro, ecc. La bagnatura di due fanciulle, av- venuta per il rovesciamento di un bigoncio mal condotto, piccolo male per se stesso , produce un gran bene, cioe una proficua istruzione : nella biblioteca si fanno esperimenti PARTE IT.VLIAMA. ^2J per mostrare la composizione e decomposizione delle forze, si diiiiostra la macchinetta , delta V ernigrante , si spiega cio' clie sia 1' incrzia ^ e si soggiungono alcune delinizioni di geometria; giiigne intanto certo maggiore Sncipwell , di ritorno dalle Indie Orientali , ove e stato ferito e si e procurata una rendita di 3ooo lire sterline, e quel per- sonaggio si reca tosto a visitare le sibille , il che per dir vero , molto non contribuisce alia istruzione scientiiica. Si torna pero presto sul serio e si discorre nella casa Seymour della elasticita, delle suste, del rimbalzo, del moto riflesso, della cerbottana, e nuovamente della composizione delle forze. Non seguiremo il vicario nella sua visita al maggiore cbe pero ilgura assai in questo romanzetto fisico- domestico ; in quella visita si scuopre il tristo carattere di due delle veccbie sibille , cbe il maggiore cbiama dragoni femmine ; si torna pero di nuovo alia scienza , e dalla composizione delle forze si passa al moto di rotazlone , alle forze centripeta e centrifuga, alia teoria dei projettili, e s' impegna una breve discussione geologica ( II maggiore nel render conto al vicario de' suoi lunglii viaggi , dice di aver passato qualcbe tempo a Milano , cittd grande, ricca, plena di huona gente ). Dal moto di rotazione si jaassa a, ragionare dei moti singolari , die possono imprimersi ad una palla, dell" influenza del moto di rotazione sulla dire- zione de' mobili , della teoria del giuoco, detto dai Fran- cesi bilboquet , clie noi tradurremmo piuttosto per palli- capo o prendi palla cbe non per infilzatore ; delle forze di equilibrio, e della teoria del cercbio; dei centri di percus- sione, di figm-a , di gravita ; della linea di direzione ; della stabilita de' corpi, dell' arte delP equilibrista-: poi si espon- gono le teoricbe dei giuoclii della trottola e del paleo , deir altalena e della palla , ed alcune ricercbe storicbe su quest' ultimo e su quello della trottola ; la dottriua della oscillazione e del pendolo , la scoperta di Galileo ; poi si parla a lungo del giuoco delle biglie , cbiamato 1' anello , de' moti intervenienti in quel giuoco , dell' urto de' corpi , del moto di riflessione , ecc. Per teniperare piacevolmente la gravita di questi ragionamenti , si fa partire una delle sibille per Londra , si narrano le sue avventure e le sue disgrazie, e con un abljoccamento delle sibille o delle vec- cbie ragazze di Overton . cioe del villaggio in cui abita Seymour , si cbiude il prinio voliuue. 428 APPENDICB Nel secondo si ragiona del peso e della densitk, e della medeslma a differenti altezze , del facile a vento , delle bolle di sapone , della teoria delle sciringhe e de' soffietti de'nostri cammini , non die delle trombe^ e del cervo vo- lante ; della caglone e della velocita del venti ; dei pro- Llemi che presenta il giuoco del volante , dei mulini a vento e dei ventilatori, della teoria deirarco e della freccia; del suono e della sua propagazione; della musica e di uii giuoco detto magia della musica , non che degli strumenti musicali :, della teoria e delle specie diverse dell" eco, della galleria parlante , del porta voce , della figlia invisibile e delle ricreazioni acustiche; finalmente del taumatropo, dd giuoco degli scacclii e di alcuni altri giuochi, ecc. Anche questo volume e rallegrato con alcune discussioni d' anti- quaria tra il vicario e il maggiore , con alcuni cattivi sclierzi del sig. Seymour, e col martirio del povero vica- rio ; col lamento di un vecchio artigiano , coll" arrive di alcune nuove , poi di certa Isabella Fillers , coUa riconi- parsa del sig. Richdale che da lungo tempo non era piii venuto suUa scena j con un" avventura curiosa nella valle vicina al villaggio , e un inorto risuscitato , che e poi il nipote del maggiore Snapnell; con avventure al chiaro di luna, e finalmente colle nozze del nipote del mnggiore colla Fillers, ch" era la sua innamorata, colle feste nuziali, e con una partita di passatempo frammezzati da trattenimenu scientifici. Se ci siamo alcun poco diffusi intorno que" due voln- metti , egli e stato soltanto per fare clie i nostri giovani ed anche gli oziosi e sfaccendati ( che sono pur niolti ) , s' invaghiscano della lettura di qucsta operetta , che arre- cando loro piacere e diletto , potra pure fornir loro molte notizie, che quanto utile riesce a tutti il sapere, altrettanto vergognoso diventa per molti 1' ignorare. Manuale di geomctria per le aid e pel mesderi del prof. Mjjocchi. — Milano , per Antonio Fontana. Parte 3." ed ukima, in 12°, con 3 tav. Ital, lir. 4. 5o. La terza parte di questo Manuale , non meno pregevole delle due prime (*), contiene la stereometria , cioe quel ramo di geometria che si occupa del confronto e della niisura (*) Yec!j Bibl. Ital, tonio 65.°, maizo ]833, jag. 5-4, PARTE ITALIiNA. 429 dei solidi in generale. Resta compartiia in due capitoli ; il primo de' quali tratta del confronto dei volunii dei corpi, ed essendo suddiviso in due sezioai, V una parla della ge- nerazione e dell'eguaglianza dei voIunii dei corpi, Taltra dei corpi simili e proporzionali. II secoiido capitolo poi lia per oggetto la valutazione dei volumi dei corpi , come il precedente e ripartito in due sezioni , di cui la prima tratta della niisurazioue dei voluuii dei corpi, la seconda della riduzione e rappresentazionf' loro. Le singole proposizioni sono esposte con qtiella maggiore chiarezza e semplicita che e combinabile con itna siifliciente esattezza : un gran nnmero di applicazioni ai processi in- dustriali appartenenti alle arti primarie ne rendono lo studio ad un tempo piacevole ed istruttivo. L' autore tratto con particolare predilezione cio che spetta la riduzione e rappresentazione dei corpi ; ed era ben ragionevole cosa , poiche non solo all'artista , ma ben anco all" artigiano deve importare esseazialmente di sapere rappresentare col dise- gni e coi modelli la precisa configurazione degli oggetti ch' egli avra ideato, per sottoporli ad un ponderato esame prima dell' esecuzione : d' alironde poi e necessario che sappia ben intendere i disegni ed i modelli fatti da altri per poterli poi eseguire con tutta esattezza. II Manuale di geometria del professore Majocchi possiede, a parer nostro, le qualita clie aver dee per essere proficuo al numeroso stuoio di persone che o si occupano effettiva- niente delle arti iadustriali, o s' interessano ai loro progressi. Siccome tali persone, comeche abbiano ricevuta una suffi- ciente primaria istruzione, per lo piu assuefatte non furono progressivauiente alle scienliliche investigazloni , il loro intelletto male regge alle severe asirazioni ed agli astrusi raziocinj ^ quindi e die per istillare loro nel miglior niodo possibile le verita teoriche giovevoli al ramo d' industria a cixi si dedicarono , conviene di sagrificare alquanto la rigorosa precisione matematica alia piii facile intelligenza e d' interrompere la catena delle teoriclie deduzioui per inserirvi delle fauiigliari e fruttuose applicazioni: cosi fece il dotto autore ad imitazione del celeln-e Dupin, e desi- derare dobl)iamo che il suo Iibro sia seguito da una serie di altre opere atte al pari di qnesta a spargere fra il ccto laborioso le pin feconde scientiiiche dottrine ed a reiiderle per cosi dire volgari. Hibl. Ital. T. LXX. i8 43o APl'ENDICE // Kcwton della gioventii ^ ossia il sisiema di filosofia newtoniaiia insegnato in modo facile e dtlettcvolc per mezzo di oggetti familiar i , cd adattato alia ca- pacitd comune , esposto da To'iimaso Telcscopio; edizione esegidta suW ultima di Londra , fatta per ciira di Qiaconio Mitchell , aumentata di tutte Ic recenti scoperte, non die de" migliorameiiti avvenuti sino a' giorni nostri ne' varj rami della filosofa na- turale / operetta sommamente istrattiva ed amena , curredata di copioso numero di figure in rame. Pri- ma tiaduzione daU inglese di Senator e Manfredo Mac^gioni. — Milano, i832, prcsso V editore Lo- renzo Sonzogno librajo S{dla Corsia de'' Servi n° 602, coi tipi di Cio. Pirotta , di pag. 202 , in 24.° Questo libro forma il volume 87.° della Biblioteca di educazione che si publjlica dal Sonzogno , e il sue titolo e abbastaiiza pomposo per destare la curiosita. Notammo singolarmeiite quel sistema newtoniano insegnato in modo facile , adattato alia coniune capacitd , esposto da un lisico , e i nomi di tre scrittoii occupati a porre insieme , ad au- jiientare ed a tfadurre quest' operetta. Dopo il Newtonianisnio per le dame del conte Algarotti , r Italia noil aveva certamente bisogno delF esposizione di > 343 De la nmsique et de la peinture, des leurs effets sur les hommes , etc , par L. Ravoire » 117 Essai sur le systeme de toiture le plus convenable aux constructions de la Savoie , par M. Despine ....»/ 3 5o Jahrbucher ecc. Annali della letteratura » 354 PARTE II. SCIENZE, LETTERE ED ARTI ITALIANE. Agraria. — • Archivj del proprietario e dell' agricoltore >i 269 Dell' economia del frutto dell' ulii-o e suo prodotto di G. Gibelli " 260 Calendario georgico della R. societa agraria di Torino » 261 Arti belle. — Museo della R. Accademia di Mantova » 120 Analisi delVunitii d'effetto nella pittura e della iini- tazione nelle belle arti, del cav. Bagetti ....»» 253 II Tiberino , giornale >» 2 5 6 Lettera di S. Fabriani sopra un autografo di Antonio Allegri risguardante la famosa tavola della Notte » 383 Istituzioni di architettura statica e idraulica di N. Cavalieri S. Bertolo " 384 Bibliografia. — • Catalogo di libri vendibili presso Branca e Dupuy , con alcuni cenni elementari di biblio- grafia " a56 Chimica. — Elementi di chimica applicata alia medi- cina ecc. , di V. Michelotti " 4 ' 9 Guida nella visita dellc spezierie "423 Economia pubblica. — Appendice all' opera del Censi- mento milanese , di N. Cotta Morandini . . . . " 4i5 Dell' aboliziorw delle tasse annonarie in Piemonte . » i36 1 N D 1 C E. 441 Filologia. — Fundamenta hermeneutica cryptica vete- rum gentium , C. JannelU pag. i a 8 Tabulce Bosettance hieroi^Ijphicce interpretatio etc , C. JanneUi >/ 129 Hierodyphica Mgyptia turn scripta etc., C. Jan- neUi " ivi Tentamenhermeneuticum in hierographiam ctypticani vetenim gentium , etc., C. JanneUi. >> ivi Sopra un inedito manoscritto contenente alcune os- servazioni dantesche , di F. Rosa Morando ..." 87 1 Filosofia. — Manuale di filosofia morale di G. Droz » 408 Introduzione aUo studio della filosofia dello spirito umano , di F. Pizzolato " 409 Fisica. — La scienza insegnata col mezzo de' giuochi » 424 11 Newton della gioventii >' 480 Jstruzione. — SulV istruzione de'ciechi, di Q. Scopoli » i35 Legislazione. — Ossewazinni di A. Reale ad un articolo della Bihlioteca Italiana >i iSy Repertorio legale intorno ai diritti reali e ad alcunl atti di processura , di G. B. Pagani " 141 Maternal ica. — Memorie intorno alle equazioni di grade superiore al secondo , ed alle serie logaritmiche , di L. Grupelli n 267 Manuale di geonietria per le arti c pei mestieri , di G. A. Majocchi ;• 428 Gradazioni per V insegnamento delle prime c[uattro operazioni aritmetiche » 482 Medicina. — Alicnazioni mentali curate a Faenza , di P. Anderlini .» 2 63 Memoria di paralisi curate coll' elettricita , di S. Ma- rianini x 42 1 Musica. — Principj di canto fermo , di G. Mattel . ,1 2 53 Poesia. — P. Virgilii Maronis opera » 240 Elegie di Fibullo tradotte da G. A. Scazzola ...» 355 Iliade d' Omero ridotta da D. Rossi >/ 357 Poesie biblidie tradotte da celebri italiani » 128 Fasti della Grecia, di A. Mezzanotte » 358 Poesie edite ed inedite di G. Pozzobon " 248 // Museo cividulese » 359 Di Vittore Ugo e del Romanticismo in Francia , di C. Cantii " 244 44^ I N D I C E. Speronella Dalesmanlna , brano di novella di J. Ca- bianca pag. 3 60 Franco Allegri. Racconto delle awenture proprie e d' altri memorabili fatti del secolo XVI 1, 128 Poligrqfia. — Lettere di Caio Pllnio Cecilio secondo , tradotte ed illustrate da G. Bandini " ^44 Lettera di Qionata VII imperatore della China a Papa Clemente XIV >, 872 Lettere di T. Tasso a Luca Scalabrino >i ivi Raccolta pratica di scienza e d' iadustria , giornale » 418 Jteligione. — Prediche dell' abate di Canibaceies volga- rizzate da I. Casarotti >i 3yo Le feste del Signore e della B. Vergine, di A. Butler » i35 Discorsi sacti di vario genere , di A. Garbarini . . » 258 Prediche quaresimali e lezioni sacre di T. Buffa . » 393 B. P. Corn. Cornelii a Lapide Commentaria ....>< 389 Eustachio , Storia dell' antichita cnstiana "393 Storia e Biografia. — Opere di Sallustio volgarizzate da G. Trento ,,378 Docunienti , sigilU e monete appartenenti alia storia della monarchia di Savoja, raccolti ecc. da L. Ci- brario e D. C. Promis » i33 Cenni biograficl sopra Cottardo Solari >/ 129 Biografia degli scrittori Padovani , di G. Vedova » 3 80 Lettera di G. Mosconi intorno alia i-ita di Angela PapadopoU '^ 280 Del gusto degli antichi Jlomani per gli odori . . . >> 372 Storia naturale. — C. Plinii secundi Justoria naturalis » 240 Relazione dei fenomeni del nuovo vulcano sorto dnl mare presso la Sicilia , di C. Gemmellaro . ...» 264 Viaggi. — liinerario interno e delle isole della citta di Venezia i 374 VARIETA. Arti belle. — Di una Sacra Famiglia riconosciuta di Raffaello , di M. Missirini » 143 Rettificazione ed aggiunte all' ardcolo : Lo Spasimo di Sicilia , ta^ola di Raffaello , incisioiie del Toschi » 2 8 5 I N D 1 C E. 443 MonumerUO da erigersi a Barnaha Orianl . . . pag. a 86 Ani e Mescieri. — Metodo di conservare a lungo gli uccelli die si vogliono prepamre per le raccoUe » 484 Descrizione di una nuova specie di Sanguisorba , di G. Moretti " 436 Chirnica. — Annunzio di un iinportante scoperta chimica, seguito da con side razioai generali intorno alle va- rieta delle sostanze corporee e dcgli csseri vivend » 278 Filologia. — Frograinma pel preinio quinquennale del- I'Accademia della Crusca " 14a Fisica. — Crcpuscoli nell' India " 159 Osservazioni nieteorologicJie di aprile » 160 maggio " 3oo ■ giugno " 444. Nccrologia. • — Angela Papadopoli »» 2 5 1 Giuseppe Gautieri » 287 Stefano Borson 1/297 Storia. — Storia degli anticld popoli italiani di G. Micali V 433 Storia naturale. — Enumerazione dellc piantc critto- gaine non descritte nella Flora deW Italia setten- trionale di C. Pollini, di G. Balsamo e G. De A^o- taris. Centuria II. Parte I »> 268 Viaggi — Notizie del signor Bonpland » 146 Nuo^o principato nelle Indie orieiitali. Missioni. Av- venture di Antonio Meghellini di Vicenza ....>/ 147 Egitto : State morale e religioso dei Copti » 280 Viaggio nella Guiana inglese : antropofagi sulle rwe dell' Essequiho » 28a ERRATA-GORRIGE. Ta^. 240 I'm. 17 Docciuolo ieggi nocciolo >• 241 » a3 ceutaura » centaurea » 343 » 24 muriato o cloruro di » niuriato di soda o cloruro soda di sodio » 333 » 33 riesciiebbe d.innosa » potrcbbe riuscire dannoso Osservazioni meteorologiche fatte alVI, R. Osservatorio di Brera. G 1 U G N 0 i833. 31 A T T I N A. Ser K. o O a N < d 0 = 0 -5 ^ IS. 1' ■52 Slalo del cielo. 6 u — . u 0 E 'a 0 "3 2 'a - r. z S 5 0 j- H 2 .2 1 Siato del cielo. pr.ll l.n. I Ipoll iiii. r 0 I 2 5 4 28 27 0,0 +l3,5| E 10,5+14,5 £ 7,5 +i5,5 E 6,5|-n3.5J N Nuvolo. Nuvolo. Temp, pioggia. 1^7 27 27 1 1,3 6,0 + '8,4 + ig,o +i4,o S S E SOS N E Ser. pioggia. Sereno. Temp, pioggia. •^7 Nuvolo. 27 7.« + 17,0 N 0 N Sereno. 6 ~6 27 9^6 + 12,0 SE s :Sereno. 27^ 27 9.8 10,6 +i8,o S S E Ser. nuv. 27 10,4 + i3,6 N 0 jSereno. + 14,0 S S E Nuv. pioggia. n 27 10, J + 14.0 s 0 iSereno. 27 10,0 + 18,3 E Nuv. sereno. 6 27 1 1,2 + '4,0 N £ N Sereno, 27 1 1,0 + '9,0 S S E Sereno. 9 27 I. ,8 + ib,5 N 0 N Serena. 27 II,Q +21,0 S Sereno. 10 1 1 28 I,:) + 17,0 N E i Sereno. 28 1,0 +21,5 SSO Sereno. 28 0,4 + •7:4 E |Nuv. ser. 27 10,5 +2 ',7 S S E Sereno. 12 27 9-7 +'7^ s E s Ser. nebb. 27 8,3 -^22,0 S 0 Nu.se. not. te. pi. 13 27 7f7 + 'i',1 N Ser.mi.pr.piog. 27 7/4 + 16,0 N E Nuvolo. i4 27 t.,i) +'4,0 S E Nuvolo. 27 6,0 + l5,0 E Nuv. tern. piog. i5 27 O.b + 14,2 N E N Nuv. pioggia. 27 n^n + '7,0 + t8,5 S E S Ser. nuv. 27 10,7 N N E Sereno. 27 1 1,5 S E Sereno. '7 27 i''7 +i5,o N Sereno. 27 10,8 + '9,7 0 Sereno. i8 27 10,5 + i6,S N 0 Sereno. 27 q,5 +19,5 N ON Sereno. IQ 27 10,7 +i5,7 N E N Sere 0. 27 10,5 +21,0 E Sereno. 20 27 10,0 +i5,5 N E Sereno. 27 9,5 .2,, 5 S E Sereno. 21 27 9-.'» +16,5 0 Ser nuv. 27 8,8 + iq,5 N 0 Nuv. pioggia. 22 27 9,i +i5,o N 0 K Nuvolo. 27 9,0 +2 1 ,0 SO Sereno. 2 0 27 10 ;> + 17,5 S E S Sereno. 27 8,7 + 2 1,5 S E Sereno. 24 27 8,5 + 17,0 N N E Ser. nuvolo. 27 s,^ +21,0 S 0 Ser. nuv- 2b 27 9-« + 17, b N E Sereno. 27 10,2 +22,0 N E N Sereno. 26 27 10, J +17,5 N 0 Sereno. n 1 0,4 -22.5 SO Sereno. 27 27 lOjO + ■7^7 S E Sereno. 27 10,2 + 21,0 S S E Nuv. t m. piog. 28 27 1 1, J) + 17,0 E Sereno. 27 io,q + 21,4 SE Nuv. ser. 29 27 I 1,0 ■^'7:7 S 0 Sereno. 27 10,7 +20,0 NO Nuv. lem. piog. ou 27 10,0 +17.0 N N E Nuvolo. 27 10,5 + 18,2 N N 0 Nuv. pioggia. Allezza mass, del bar. poll. 28 lin. i, 5 Altezza mass, del term. + 22,5 niiuima n ij » 5, fi minnna . . . . + 12,0 media "27 'i 9, 78 media + I7>46 Quantita della piogg ia inee 58,720. ■ ! m^-'^M X^^pi^s^ m