wm^ i>^ \- ^>^^ ^t^r^^ ■- f V r ^-"^ BIBLIOTECA ITALIANA O SIA. GIORNALE LETTERATURA,SCIENZE ED ARTI COMPILATO DA VARJ LETTERATI. ToMo LXXVII. ANNO VENTESIMO. Ccrmaj'o, Febbrajo e Marzo 1 835. .'^oPemmm MILANO TKESSO LA DIREZIONE DEL GIOKNALE. IMPERIjU^E nECIA STAMPEllIA, II presente Qiornale^ con tutti i volumi precedenti^ e posto sotCo la salvaguardla della Legge , essendosi adempiuto a quaiito essa prcscrivc. BIBLIOTECA ITALIANA PARTE I. LETTERATURA ED ARTI LIBERALI. Specchio geografico e statistico delF impero di BlaroccOy del cavaliere conte Jacobo Graberg di Hemso, gid officiale consolare in quelV impero per le LL. MM. Svezzese e Sardu , membro delle RR. Societd asia- tiche di Londra e di Farigi, ecc. — Genova, 1834, dalla tipogjafia Pellas , in 8.°, di pag. 364 , con. figure e con una carta geografica. ItaU lir. 6. 5o. I 1 sig. conte Graberg venne piii volte da noi per altie sue opere conimendato. Egli nacque ad Hemso nell'Isola svedese di Gottland, dove il padre suo era presidente del tribunale d' appello. All' eta di sedici anni face , qual semplice marinajo sur un naviglio mercantile, pn viaggio nell Inghilterra, nel Portogallo e neir America. Di ritorno nel Mediterraneo 1' anno 1793 servi su vascelli inglesi , e nel 1794 ebbe il comando d' una tartana alia presa del forte di Galvi nella Corsica: proposto alia carica di luogotenente di flotta abbandonar dovette il servia^io inglese per ua duello nel 1795. Recatosi quindi a Genova ebbe cola I'incarico prima d' istitutore , poi d' amministratore presso il marcliese Cesare Lamba D" Oria. Nel 1 800 fu addetto alia legazione svedese in Italia, come se- gretario particolare del ministro il sig. di Lagersward, 4 SPECCHIO GEOGRAFICO E STATISTICO del quale ua anno dopo sposo la cognata. Da quel- Tepoca tutto si rivolse agli studj della statistica, della storia del medio evo , dell' etuografia e delle lingue antiche e moderne. Nel 1806 fece col principe di Saluzzo un vi^iggio nella bassa Italia, nell' Austria e neir Unglieria. Cinque anni dopo fu noniinato vice- console di Svczia a Genova , ove per quattro anni tutti amministro gli affari del consolato. Nel i8i5 il re di Svezia lo nomino suo segretario al consolato di Tangeri. Tre anni dopo avendo il console abban- donata la sua residenza a motivo della peste , tutta la somma degli affari fu a lui solo affidata. Nel 18 19 alle altre sue incumbenze uni quella ancora di con- sole del re di Sardegna. Insorta poi una vertenza per somministrazione di cannoni che dal governo di Svezia fatta erasi a quelle di Marocco , il quale rifiutavasi a pagarla, il signor Graberg nel 1822 fu costretto a rifuggirsi in Gibilterra. Nel 1828 il re di Svezia lo nonuno suo console a Tripoli , dov' ebbe a lottare piu che mai contra la mala fede de' governi nioreschi. Tuttavia nel 1826 pote cola condurre a termine una dilicara non mcno che ardua negoziazione. Pero 1 esito di essa non venne totalmente approvato dal suo go- verno , sebben egli attenuto si fosse alle istruzioni che ricevute ne avea. Da quelfepoca ebbe a provare non piccoli dispiaceri. Ottenne final mente nel 1828 un onorevole congedo e la peiinissione di soggiornare in Italia. Egli si ritiro a Fioi'enza, dove gode della sua pcnsione, e dove ad altro non attende , fuorche alia coltura delle scienze e delle lettere. Moltissime sono le sue produzioni , delle quali venne , non ha guari, pubblicato un clenco (*): tra esse distinguonsi specialmente alcune opere di statistica e di geografia. Abbiam creduto bene di premettere queste biografi- che notizie intorno all'autore di quest' opera, che og- gimai considerare potremmo come Italiano, perche ci (*) Notice hiogra^hique sur le comte Jacques Graberg de Hemso : consul emerite , etc. Florence ■, Pezzati, 1834, di pag^ 8, in la.* dell' IMPERO DI MA.ROCCO. 5 sembrava che per esse maggior fecle acqulsterebbe il suato che dato ne avremmo. Uscita dalla penna di un uomo rhe per sei anni soggiorno nel paese cui ella si riferisce, porta con se ccrtamente niaggiore autorita di quella che generalmente meritansi le re- lazioni de' scmplici viaggiatori , sprovveduti per lo pill de'mezzi con cui venlicare 1' esattezza delle cose cui prendono a narrare. D'altronde a' leggitori nostri non debb"" essere discaro il ben conoscere un impero che per la sua estensione , pe' suoi mezzi e per la sua gpografica posizione potrebbe un giorno sorgcre a splendore e fama , e forniar epoca nella storia delle genti. L' opera dividesi in tre parti : la prima con- tienc la Corografla , cioe la posizione geogralica , \ e- stensione, i conlini, ecc. dell' impero di Maiocco;la seconda tratta dcW Etnografia , cioe degli abitanti delle varie provincie di quell' impero; la terza risguarda la sua Nomografia, cioe il governo , le leo'^i , ecc. L' impero di Marocco , che dagli Arabi cISamasi il Mogrib-nl-Acsd, cioe Y Estremo occidente, e in tutta la sua lunghezza in due parti distinto dalla maestosa catena (\c\\Atlatite. L'autore e davviso che questo vocabolo derivi da quello di Adcar, antico nome del vero e primitivo stipite di tutta la catena e dinotante montagnci , e che da esso nome per raddolcimcnto di grcca pronunziazione derivato poi sia quello d' Atlas ed ailantico. La prima delle anzidette parti situata al settentrione ed all'occidente dell'Atlante contienc i\ regno^ di Fez e quello propriamente detto di Ma- rocco; I'aitra posta all' oriente ed al mezzodi dell'A- tlante racchiude le ^vo\mc\e Ai Sedschelmesa , Tafilet^ Dardd, Elstharib, Guzzula , Sus e Tesset. La prima formava gia la Mauritania Tmgitana ,• la seconda fa- ceva parte della Getidia. Questo grandissimo impero, la cm superficie puo valutarsi di 219400 miglia qua- drate italiane, 60 per ogni grado di latitudine, e circoscritto al settentrione dal Mediterraneo e dallo stretto di Gibilterra , all' oriente dallo Stato d'Al^eri e dal Bilcd-id-Dschcrrild, o paese delle palmefal 6 SPECCniO GEOGRAriGO E STATISTIGO mezzodi dal deserto di Saahara, all' occidente dal- rOccano atlantico. L'autorc innanzi di procedere piu oltie ci da uii elenco dellc migliori descrizioni sto- riche e geograliche che di que' paesi pubblicate siansi iinoi'a, dagli Arabi cominciando. La parte o spiaggia bagnata dal mare estendesi sovra circa 800 miglia lungo il Mediterraiieo e TAt- lantico: essa ha cale e radc, ma pochissimi porti , tra" quali il piu vasto e piu sicuro e quelle di Aga- dir o Santacroce , posto all' cstremita di un ramo della catena atlantica al di la del Capo Bianco, ed opportunissimo pel commercio dell' interne: ma esso e chiiiso ai navigli europci. L'Atlante, la cui catena in piu luoghi innalzasi sino a i5ooo piedi sul li- vello del mare , difende il paese contro de' venti del deserto, i quali coU'infocato lor soffio tutta ne di- struggerebbero la vegetazione. Pero le cime de'monti sono sempre coperte di neve. Questa nell' estate ali- menta non pochi torrenti die serpcggiaudo nelle pia- nure e nelle valli vi mantengono la fertilita e la fre- scura : senza il loro sussidio sarebbe il snolo condan- nato sovente ad un' aridita la piii calamitosa. II paese e altresi innaffiato da un gran numero di fuuni ab- bondantissimi di pesci. Alcuni di essi potrebbero fa- cilmcnte rendersi navigabili con somnia utilita del- r industria e del commercio ', ma a cpiest' uopo ri- chiederebbesi un governo avveduto e clie tutto si occupasse de' bisogni e de' vantnggi del paese. Bello e sanissimo ne e il clima. Ben di rado avviene che vi si spieghino epidemie e morbi contagiosi. La pesti- lenza non vi si manifesta se non qnando vi e tras- portata dall' Egitto o dal Levante. Merce della catena atlantica, antemurale ai venti del deserto, e della vi- cinanza del mare, i calori estivi non sono si forti come temer si potrebbe per la geografica posizione del paesel La temperatura non va a grandi varieta soggetta; le stagioni non vi si distinguono , fuorche per la siccita e le piogge: non vi ha cpiasi mai gelo, ne nieno nei giorni piu freddi. Nelle citta e ne' porti dell' impero di maeocco. 7 di mare non mai avviene che il termometro di Reau- mur si abbassi oltre il 4° sottolozero; c nelle citiii piu meridionali, come a Tariidant ed a Sautacroce rare volte si alza oltre il 28°. L' anmia quantita me- dia della pioggia e di circa 29 poUici. Grandissima e la fertilita del suolo , facendovisi ogni anno sino a tre raccolte , le quali produrvi sogliono il venti od il trcnta sovra \ un seme : piante fruttifere d" ogni generc , ed alcune non ancora ben note nell' Europa vi crescono spontaneamente. Se la coltivazione non vi fosse scoiaggiata dalle continue vessazioni del go- verno , il terreno nudrire potrcbbe il quadruplo del- r attuale popolazione, ed altresi trasmettere fuori del paese una sovercliia quantita di biade. Quest' impero racchiude venti citta, delle quali le meno importanti lianno una popolazione non minore di 4000 individui. Eccone le principali: Tangeii, pit- torescamente posta sur una coUina nella parte piu angusta dello stretto di Gibilterra , a tre miglia dalla Tinge o Ti/igis de" Romani , donde tutta la provincia appellavasi Tingituna , e della quale rimangono tut- tavia non poclii vcstigi: contiene circa 9600 abitanti, tra' quali tiovansi 25co giudei, 1400 ncgri, 3oo ber- beri ed un centinajo di cristiani. Essa e 1 ordinaria residenza dei consoli delle potenze cristiane: era citta forte, ma ora le sue fortiticazioni minacciano rovina. Bassissime e mal costrutte ne sono le case , e solo dalla corte illuminate, secondo f uso d'Oriente. Tut- tavolta le contradc sono 2;eneralmente meno strettc c meno tortuose che nelle altre citta musulmane. Tctovan e una ricca citta di commercio, pel quale cssa tiensi in relazione colla Francia , colla Spagna c coir Italia : e cinta da solide mura , e contiene circa 16. coo abitanti, tra' quali pcco mauri, 4200 giudei, 20CO negri cd ooo berberi. Le donne di Tetovan reputate sono come le piii avvenenti di tutta la Ber- beria: vuolsi die questa sia la ragione per la quale il governo non permette ai cristiani di cola stabilirsi, Bellissimi ne sono i contorni, ben coltivati e sparsi di ville , di c;iardini c di vicnc. 8 SPECCHIO CEOGRAFICO E STATISTICO Fez , in arabo Fas , clie suona zappa o vanga , e la vera metropoli dell' impero. Essa fu fabbricata nel 807 -dal sultano Edris nel fondo di una gran valle , cui fanno corona varj monti coperti di giardini e di boschetti di limoni e melagrani : e in due parti di- visa dal fiumicello Wad-ul-Dscheuhmi {flume dipeiic), r antica e la nuova Fez. Essa un tempo vantavasi per una celebre universita e per settecento moschee, cin- quanta delle quali adorne crane con magnifici colon- nati di niarmo. L'odierna sua popolazione e di circa 88000 anime, cioe 65ooo tra mauri ed arabi, loooo amazirghi, 9000 giudei e 4000 negri. Ma le contrade sono oscure e strette, con volte od archi che le ca- valcano; le case altissime; le botteglie numerose, ma nieschine. 11 palazzo del sultano, posto sur un pog- gio nella citta vecchia , co" suoi giardini e con tutte le sue dipendenze occupa un grandissimo spazio ; ma esso e in piu parti diroccato. Come nelle citta d' Oriente pressoclie tutte, ciascun mestiere ha la sua propria contrada , e 2;eneralmente ciascuna bottega non con- tiene che una sola specie di mercanzie. Di qnelle provenienti dal Levante , dall' Europa e dalT interno deir Africa tiensi il mercato in una gran piazza, detta Al-Caisscria 1 circondata da pubblici ospizj o caravan- seragli a vai'j piani e con portici. Celebri sono le manifatture di seta, di lana, di marrocchini e di ori- ficeria che fabbricansi in cj^uesta citta. L'abbondanza dei viveri e la moltitudine delle botteahe, delle ta- verne e delle trattorie le danno T aspetto d una me- tropoli europea. Michencsa, anticamente Silda, altra delle I'esidenze imperiali nella provincia di Ez-Zcituna, cosi detta dair immensa cjuantita di olivcti , e citta grande , bella , forte e popolosa : e munita di molte batterie destinate a tener in freno i berberi delle vicine mon- tagne. 1 suoi abitanti sono forse di tutto \ impero i piu civili ed i pin ospitali, ma gelosissimi delle loro donnc, le cjuali distinguonsi per rara bellezza. La popolazione componesi di circa 09000 mauri ed arabi, DELL IMPERO DI MAROCCO. 9 di 9000 negri, di 3oco giuclei e di 1700 bei'beri. II palazzo del sultano ha quasi due miglia di cir- conferenza , comprcsi varj bellissimi e ricchi giardini : c costrutto con pictre e con colonne di marmo tratte in parte dalle rovine d' Egitto , ed in parte fatte ve- nire da Marsiglia e da Livorno. Sale , detta dai Romani Sala, e pure citta grande , popolosa , forte c assai commerciante all' imboccatura del liume Buregrebj : ha un porto ampio , ma peri- coloso pe' banchi die ne ingombrano Tingresso. Essa fu un tempo la sede de' piu feroci e ardimentosi pi- rati , i quali cogli abitanti di Eabatt, corsari ugual- mente impavidi e crudeli , formavano gia una re- pubblica pressochc indipendente nel seno stesso della piu furibonda tirannide. Furono finalmente sottomessi al governo di ]\Iarocco , il quale , merce di un trat- tato con quasi tutte Ic nazioni cristiane , pose termine a si sfrenata pirateria. Ma i suoi abitanti, di circa 28000 tra mauri ed arabi , sono tuttora i piu impla- cabili nemici de' cristiani. Habatt, citta di recente costruzione, dessa ancora assai popolosa e ben fabbricata : giace di contro a Sale sul pendio d'una collina, parte sul fiume Bure- greb, e parte sull' Oceano : conta circa 28000 abi- tanti : e circondata da vaghissimi giardini , da' quali esala un delizioso profunio per gli agrumi di ciii sono ripieni. I Genovesi nel medio-evo vi facevano un traftico importantissimo. Essa potrebbe per la si- tuazione sua divenire il piu ragguardevole emporio deirimpero; ma pel capriccio di quel governo la sede principale del commercio fu trasportata prima a Santacroce, poi a Mogodore. I suoi abitanti sono i piu accorti speculatori di tutto I'impero: discendono in gran parte dai niauri scacciati dall' Andalusia. Al levante ed a poca distanza di Rabatt trovasi il ca- stello di Scella o Scialla , in cui ora sono le tombc della regale tamiglia dei Beni-3Ierini, e die secondo alcuni lu da' Romani fondato , ed in fatti vi si trova- rono iscrizioni e medaglie romane ; secondo altri era la metropoli de"Cartaginesi in qucste regioni. lO SPECCHIO GEOGRAFICO E STATISTICO Marocco , o Blairaksce o Merakasce , iiome die in arabo suona adorno , abbellito , ecc , da il nome a tutto limpero, ed e 1' ordinaria residenza de' sul- lani: fu fondata da Abu-Tesfiii, re di Lamtuiia sul liioao della romana citta di Bocanum Hemerum, se- condo tutte le appaienze nel secolo XIl. Dicesi clie sotto il regno di Almansor essa contava looooo case cd una popolazione di oltre a 70COOO anime: ora il numero de' suoi abitanti non oltrepassa i 3oooo. E posta in una grandc pianura d' aria purissima e sa- lubre, a 14 niiglia dallAdante sal fiume Tensift: ha circa 7 miglia di circonferenza, ed e circondata da niura alte e merlatc e da torri quadrate; ma nel suo interuo presenta non poclii spazj deserti ed ingonibri di rovine : abbonda di cccellenti fontane. II palazzo inipei-iale posto fuori della citta c costrutto di pietre ed adorno con colonne di marmo provenute dalla Spagna e dalF Italia. Mogodore, o Mogador, dagli Arabi delta Suira, cioe il qaadietto e la picciola dipintura , e citta moderna fondata nel 1760, sul disegno del sig. Cornut, inge- gnere francese, dal sultano Sidi Mohammed die vo- leva fame il centro del comniercio : e regolarmente fabbricata con istrade diritte e comode, ma alquanto strette : giace al lido dell* Oceano atlantico in una bassa pianura di sabbia iinissima e mobile, die la divide dal distretto ovc sono gli orti , da' quali trae le frutta e gli erbaggi: c in due parti distinta, Tuna delle quali, la fortezza o cittadella, contiene la dogana, il tesoro, il palazzo del bascia e le case dei vice- consoli e dei mercanti cristiani ; nelf altra dimorano gli Ebrei : ambidue i quartieri sono difesi da niura onde resistere agli assalti de" feroci ed irrequieti alu- tatori delle sovrastanti montagne. II suo porto e for- mato da un isoletta del circuito di circa due miglia: la sua popolazione e dai 16 ai 17COO abitanti com- presi 4000 giudei c circa ico cristiani che manten- gono un considerevole comniercio dalf una parte col- finterno delf Africa, dalFaltra con Londra, Amsterdam, dell" IMPERO DI MAROCCO I I Livorno, Genova, Cadice, Amburgo, le isole Canaric c s}i Stati Uniti. 11 sig. Graberg c d'avviso clie tntta la popolazionc deir impero di Marocco possa calcolarsi in 9 niilioni circa di alntanti. Qucsta popolazione suddividcsi in pill razze, diverse d' origine, di lingua e di costumi, secondo le proporzioni die seguono: circa 4 milioui i\ amazirgi, bcrberi, ecc, un po' piu di 4 milioni d"" aiabii mauri, beduini; ecc, circa 5oo,cco ebrcl e 1 2C,ooo iiegri : il numevo de' cristiani non oltrepasta il 3oo ; e qiiello de' rinegati il 200. Di tutte le quali razze africane Tautore parla distintamcnte, le loro origini indagando , ed il carattere, gli usi e costumi loro esponendo. Pero noi non ci soCfermeremo su quest' argomento, avendo gia delle medesime razze ragionato nel tomo 74."^, pag. 80, al quale riman- diamo quindi i leggitori. La naturale fertilita del paese fa si ch' esso ad onta della poca o nessuna sollecitudine del governo per r agricoltura molti oggetti somministri pel commercio. Questo dividesi in tre rami: il commercio coll' Africa interna die si pratica col mezzo delle cavovane , quello deir Europa che si fa per mare, e queUo di Levante col mezzo de' pellegrini che si recano alia Mecca. Le carovane di Marocco, Tettian e Fas, ciascuna di 1000 ai i5oo cammclli si riuniscono a quelle di Taii- let, e con esse passano pel deserto di Shara , fer- mansi al limite mcridionale del deserto , onde cola provvedersi del sale, e passano quindi a Tombiictii , eve incontransi co' mercanti del Sudan , della Senc- gambia e della Guinea , e cambiano le loro merci coi prodotti dell' Africa centrale. II valore delle mer- canzie consistent! in sale, scliiavine, cinture, tabacco di Turchia , piccoli specchi , panni e simili , che ogni anno si spediscono negli anzidetti paesi e di circa un milione di talleri ; laddove quelle die di cola in- troduconsi di penne di struzzo, polverc d'oi"0, avorio e schiavi ne producono non mono di dieci milioni. » E curioso ( dice \ autore ) il niercato che si ticne 12 SPF.CCHIO GEOGR.VFICO E STATISTICO » in piu d' un luogo della Nigrizia. Da una parte di )) certa coUina si mettono i mauri moghrebini , dal- ■>■> V ahra i neii di Beiu e di altre rive del Nilo dei » neri. Qnelli dispongono le loro mercanzie sulla » coUina e qiiindi si scostano. I neri vanno ad esa- » minarle e sotto ogni capo di mercanzia pongono » quella quantita di polvere d' oro che vogliono dare y> e poi si ritirano. I mauri ritornano, e se trovauo ■» quella polvere eqnivalente al prezzo delle loro » merci, la prendono e lasciano la roba; se no, ri- » tirano le loro mercanzie ; e se la quantita d' oro » non viene accresciuta, il contratto e sciolto, e tutti » si partono. Se in vece e di comune soddisfazione , » i mauri ed i neri si attruppano, e viaggiano quin- » dici giorni insieme. » II commercio coll' Europa essere potrebbe assai piu ra^euardevole , se non andasse sottomesso alle ves- OC5 . . . ... sazioni ed al capriccio d' un governo dispotico , che oggi permette il trasporto delle derrate , e tre mesi dopo lo vieta ; dal che rendonsi vaglie ed incertis- siine tutte le specidazioni. Non tli mcno nel io3i si valutarono le importazioni a 0,960,000 franchi, e le asportazioiii a franchi 3,084,000. Le commissioni or- dinarie importano il due e mezzo per cento, quanto alle ven elite, ed il due quanto alia compera. Ma sicco- rae il Corano vieta ogni imprestito con interesse; cosi ne avviene che tutto il paesc formicola d' usurai , i quali sul deposito di mercanzie di facile smercio som- ministrano danaro al cinque, al sei ed anche al do- dici per cento ogni mese , obbligando pero al giura- mento di non essere palesati. E qui I'autore vien suggerendo le cautele che servire possono di norma pe' commercianti europei , e vien pure additando le varie derrate , alle cjuali eglino rivolgere possono le loro speculazioni. II commercio col Levante, siccome accennammo, si fa col mezzo delle carovane de' divoti o pellegrini che ogni anno recansi a venerare il sepolcro del pro- feta (ed ogni maomettano suole visitarlo almeno due dell' IMPERO DI MAROCOO. 1 3 volte nel corso della sua vita ). Eglino nel recarsi alia Mecca godono di due vantaggi; di compiere cioe ad un' opera di religione , e di fare un luci-oso com- merrio coi paesi pe qnali passano. I pellegrini si uni- scono nella citta di Fas : cola provvedonsi di tutto cio di che abbisognano pel viaggio ; ed i niercanti vi praticano le loro incette. II complessivo prodotto che questi trarre sogliono da ogni pellegrinaggio e di circa due milioni di talleri. La carovana passa quindi a Teza ; e di la comincia il suo pellegrinag- gio , governata da un capo col titolo di Emir-al- Hodschas die ha su' pellegrini un assoluto comando. Precedono i canimelli ed i muli colle provvisioni ; seguono i pellegrini che o per divozione o per po- verta viaggiano a piedi : il convoglio e chiuso da coloro che fanno il viaggio su' cavalli o su' muli. Giunta ad Alessandria, viene aumentata dai pellegrini provenienti per mare dai porti di Rabatt, Tangeri e Tetovan. Essa continua quindi il suo viaggio pel de- serto , in cui viene non rare volte svaligiata od al- meno posta a contribuzione dagli Arabi beduini: fi- nalmentc dopo il cammino di sei a sette mesi giugne alia Mecca , ove gia trovasi aperta una fiera , certa- mente la piii considerevole del niondo ; perciocche vi s' incontrano talvolta oltre a 2CO,oco pellegrini e I CO. coo canimelli. Questa dura cinque mesi e tinisce pochi giorni dopo il Corban , ossia dopo la solennita del sacrificio de' montoni , dalla quale i pellegrini ricevono il glorioso titolo di hhaggi. Eglino occnpansi quindi degli alTari mercantili, permutando i prodotti del territorio maroccliino con quelli dell'araljico, del- r egizio e del persiano. II goveriio di IMarocco e totalmente dispotico. II sultano Emir-al-]\TiiTnenin , signore decredenti, e ad un tempo capo della religione e dello Stato : Y isla- misino e la sola religione dominante. Non ci ha forse alcun altro sovrano piii assoluto dello scerilTo o im- peratore di Marocco. Esso discende in linea retta, di maschio in maschio, dall'unica figlia del profeta. Tutto 14 SPECCHIO GnOGRAFICO E STATISTICO (lipende dal suo arbitrio: fa le leggi, le abolisce, le richiama a capriccio. Lo scettro vi e divenuto ere- ditario dalla nieta del secolo 17.°, epoca in cui I'at- tuale dinastia ascese sul trono. II primogenito e tra' figlJHoli quello che d'ordinario succede al padre. Tut- tavia nasce sovente tra lui e i fratelli una lotta san- guinosa e lunga : in simile circostanza il vincitore e sempre colui che s' impadronisce dellerario. E il despotismo e si fatto che gli abitanti nulla possedono che ad essi veramente appartenga : la loro stessa esi- stenza , V aria che respirano non e che un bene ad essi affidato. Percio non vi ha ne corpo di Ulemi , ne Mufti investiti di autorita dal sovrano indipendenti, ne divani , ne collegio di niinistri come in Turchia. Un consiglio private , detto Emschelles , composto di alcuni segretarj e giureconsulti e de' capi della guar- dia, non fa che appro vare servilmente le risoluzioni del principe. Questi ta.lvolta aflida la propria autorita ad individui di tale consiglio , che quindi assumono temporaneamente la dignita d' Usir o di Visir , o di altri ministeri. II sultano in qualunque luogo trovisi da in ogni settimana quattro pul^bliclie udienze, tanto per accogliere i consoli e gli stranieri , quanto per ricevere i ricorsi e le suppliche de' sudditi. Egli se ne sta a cavallo sott' un ombrello verde portato da taluno de' suoi scudieri, ed unico distintivo delf au- torita suprema : i piu cospicui ufficiali ed una parte della guardia gli fanno corona. La sua sentenza e inappellabile : ma nessuno vien ammesso all' udienza di lui , se prima non gli offre un dono a tenore della propria condizione e della dimanda. Gli stranieri sono altresi obbligati a far un dono a' primarj personaggi della corte. Mulai-Abdcr-Rahman , il regnante imperatore , e uomo avveduto , pacifico e amante della giustizia , maomettano , ma non altrimenti fanatico , ne perse- cutore de' Cristiani o de' Giudei. La sua prima im- presa fu quella di mettere un freno alle selvagge e tumult uose tribu. amazirghe. II suo esterno e grazioso DELL IMPERO DI MAROCCO. lO anzi die imponente : seuiplicissimo nel vestire , di- stinguesi appena da' suoi olliciali. Colto di spirito , dolce di carattcre, tien modi amabili ben anco coUe sue consorti. Ma orgoglioso di sua possanza esige stinia e rispetto dagli Stati europei, die lianno re- lazione col suo impeio. Non di meno i piii possenti, come quelli dell' Inghilterra, della Francia e dell'Au- stria , non pagano contribuzione alcmia. L' Austria, che sine dal principio del 17.° secolo ebbe con que- st' inipero intime relazioni con niagnifica corrispon- denza d' anibasciate , rinnovo vittoriosamente i suoi trattati nel 12 fcbbrajo del i83o dopo una spedizione navale da cui bombardati furono alcuni porti del- rOceano. Importanti sono le notizie che I'autore viene qiiindi riportando intorno all' estera diplomazia di quella corte, corredate altresi di aggiunte e di curiosi documenti. Importante non meno e il sunto della storia antica e moderna oil' ei ci da di quell' impero, in due periodi distinta , cioe nella signoria straniera e nel dominio nazionale. Bellissimo e il quadro che ci si presenta del regno di Sidi Mohhamed, il pin saggio ed il pill glorioso de' sultani niarocchini ( sebbene dedito air avarizia ), asceso al trono nel lySo e morto nel 1789. Egli eresse nuove citta , tutto si rivolse a di- rozzare la nazione , attorniandosi di valenti artefici cristiani d ogni genere senza obbligarli a I'innegare la i)ropria credenza. Un francesc Corniit, un triestino Ciriaco Petrobelli , un toscano Pietro IMutti di Pie- trasanta, ed un genovese di Tabarca, per nome Fran- cesco Chiappe , divennero pure suoi ministri senza cangiare punto di religione. Una delle prime sue le- gittime consorti era d' origine inglese , ed una dellc ultime che tuttora vivea nel io3a era Leila Doiaia, genovese d'una famiglia Franceschini. La sua corte preso avea una forma pressoche totalmente europea. L' impero e in 28 govcrni diviso; alcuni de' quali hauno una grandissima cstensione , altri non com- pongonsi che d'una citta c del suo circondario. 11 pri- mo magistrato in ogni governo e il Caid o prcfetto. l6 SPECCHIO GEOGRAFICO E STATISTICO che e investito d' ogni potere e civile e militare. Tale carica viene d' ordinario confei'ita ai figliuoli, ai congiunti ed ai favoriti del sultano. II Caid ha un potere assoluto anche nell aniministrazione della giu- stizia , ma senza T approvazione del sultano pronun- ziare non pno una sentenza di morte. La pubblica sicurezza vi e generalmente assai bene conservata ben anche nelle provincie abitate dagli amazirghi e dai beduini, merce della sorveglianza di ciascun governo: i forestieri viaggiare possono senz' alcun pericolo , purclie non si pongano in cammino dope il tramonto od innanzi il levar del sole. Le rendite del sultano consistenti in decime , im- posizioni, tributi, diritti di finanza, monopolio d'ogni genere , pigioni , fisco , ecc. , giusta i documenti che il sig. Graberg pote procurarsi nel i83i furono di circa a, 600,000 talleri , e le spese di talleri 990,00c. Dal che risulta un' attivita di oltre a 1,600,000 tal- leri. Questi avanzi vcngono seppelliti nel particolar tesoro del sultano nella fortezza di Meknas , alia cui custodia vegliano continuamente aooo negri. Tale te- soro e valutato a circa cinquanta milioni di talleri , oltre le pietre preziose, 1' oro e Targento in verghe, ed altre ricchezze che cola dlconsi ammassate. Non podei'oso e quindi di poco dispendio e I'esercito del sultano. Pcrciocche nulla avend' egli a temere da' suoi vicini , non ha d'uopocbedi poche truppe per conservare la tranquillita interna, e riscuotere le con- tribuzioni. Ne gran timore fargli possono gli stessi feroci ed indomabili amazirghi e berberi; giacche costoro divisi in mille fazioni , che alimentate ven- gono dalla politica stessa del governo , difficilmente far potrebbero causa comune colle malcontente tribu degli arabi e de' mauri onde scuotere il giogo. Per- cio I'esercito dell' impero e dai i5 ai i6oco iiomini, de' quali dai 7 agli 8000 di negri ripartiti nella re- sidenza imperiale , nelle fortezze e ne' porti. La guar- dia imperiale si compone di 1 5oo negri , d' un ugual numero di arabi del gran deserto, e di 20CO soldati dell' IMPERO DI MARACCO. I J a cavallo. Vi ha pure una specie di mllizia clvica , cui e affidata la ditesa delle citta e de' porti di mare, tranne i porti di Suira ed Asfi che hanno guarnigioni regolari. II sultano di Marocco ha per cosi dire le chiavi del Mcditcrraneo, essendo che con poche scia- luppe cannoniere stanziate nella b;ija di Tangeri puo chiiidere il passaggio a tuttc le navi che vengono per lo stretto di Gibilterra. Ecco il motive pel cpiale le potenze d'Europa pressoche tutte entrarono in trattati con quel sultano , pagandogli anche sussidj sotto diverse denominazioni , e ne' porti di lui man- tenendo consoli ed incaricati. II quadro che ci vien presentato dal sig. Graberg ci da una deplorabile idea dellc lettere, delle scienze e delle arti, delle cognizioni ed in somma della civilta neir imjiero di Marocco. Ne cssere potrebbe altri- menti, essendo oggimai un fatto spiacevole ma imie- gabile, gia da noi altrove accennato, cioe che Tisla- mismo professato dai saraceni e dai turchi, anzi che apportare luce e civilta ha aggiunto baibarie e fe- vocia alle nazioni ch' cglino trovate aveano agresti e rozze. Percio il carattcre de' mauri consiste nella pi- grizia , nell' indolcnza , neH'orgoglio , nelF ignoranza , in una sensualita senza limiti e che dalle stesse leggi non potrebbe frenarsi. « Le accademie e le librerie » di Fas ( dice Y autore ) cotanto vantate nel mondo » letteiario, delle quali Clenard vide ancora nel 1640 » de' bellissimi resti , ma de' quali lo spagnuolo Badia » ( A' li Bej ) non trovo piii se non pochi miseri » avanzi , sono unicamente appropriate oramai alio » studio della lingua araba, delta teologia donunatica 7> e deirastrologia. Non sappiamo pero ne dove il » signor G. B. Carta , nel suo Manuale di geografia » universale, abbia preso quel che dice d'una impe- » riale biblioteca a Marocco , ne quali possano cs- » sere stati i tcstimonj di vista, da'cpiali apprendesse » il grammatico Erpenio , che al suo tempo, cioe nel- 5) r anno i6i3, esistessero nella sola libreria di Fas » trentaducmila volunii integri , siccome egU asseri Blbl. lud. T. LXXVII, " 2 l8 SPECCHIO GEOGRAFICO E STATISTIGO ecc. » nella sua orazione Dc lingnce arahicce dignitate etc. » e come poco fa e stato ripetuto dal sig. Vincenzo » ]Mortillaro nel suo Studio bibliografico stampato a » Paleimo. » Piu altre cose riportare potremmo di quest' opera deirattenzione de' leggitori nostri degnissime, se non temessimo di oltrcpassare i limiti clie noi medesinii ci siamo prescritti. Tuttavia il sunto clie dato ne ab- biamo , comeche brevissinio , essere puo bastevole , perclie se ne rilevi e T importanza e il vantaggio clie trarre ne possono gli studiosi della statistica e della geografia. Pero questo vokime non e che parte d' un' opera assai piii anipia , intorno a cui il signor Graberg sta da lungo tempo lavorando , e che con- terra luia descrizione storica e geografica del con- tinente settentrionale deir Africa, conosciuto coniune- mente sotto il nome di Berberia. Questo volume e intitolato al serenissimo Arciduca , Granduca di To- scana, da' cui sovrani auspicj Tautore fu incoraggiato a condurre P opera tutta a compimento. G. La Campania soUerranea^ e brcvi notizie degli edificj scavati entro roccia nelte due Sicilie ed in altrc re- gioni, di Giuseppe Sanchez, bibliotecario regio ecc. — Napoli, io33, dalla tipografia Trani, vol. II, in 8° N. lei secolo in cui viviamo si e suscitato, come ognun sa, nella massima parte dei dotti e scienziati un fer- mento di curiosita onde indagare P origine del vivere sociale , e tener dietro al procedimento di esso col rimontare alle epoclie piu rimote , e da queste giu a mano a mano scendendo sino alle piii certe, procu- rar di chiarire quel tratto di storia cbe sta tuttora avvolto in tenebroso velo. Egli e collo studio della cosmogonia, della geografia, delle lingue spente, della LA CAMPANIA SOTTEKRANEA, CCC. J 9 paleografia e di tutto cio clie concerne antichlta di ciilto e costumanze die si da opera per raggiungere questo scopo si importante. Aveudo noi trovato nel discorrere V opera enunziata che il cliiarissimo autorc si e giovato degli uguali niezzi nell argomento clie egli prose a trattare , e che a quanto sembra lia colto nel vero , stimiaino che non sia per riuscire discara la conoscenza di essa , sebbene i prinii tre brani (ac- cresciuti dappoi) dell' opera medesima sieno stati gia pul)])licati in marzo ed aprile del 1829 nel giornale il Poutano. Non pochi sono i nionumenti che in qufesta nostra Italia hanno resistito alle ingiurie dei secoli che ci interrogano, per cosi dire , colla vetusta delle loro forme e dei quali a malgrado di tanti giudizj dcUe anteriori generazioni nial sapremmo rendere una sod- disfacente ragione. Fra gli appartenenti alia piii ri- mota anticliita certamente annoverarsi devono gl'im- mensi e magnifici sotterranei , lavoro dell' tiomo , che esistono in ambo i regni di Sicilia e ne' dintorni di Roma, e che vengono conosciuti sotto il tanto famoso nome di catacombe. A queste il cliiarissimo biblio- tecario Sanchez volse specialmente la sua contempla- zione, e dopo averle colla scorta del suo raolto sapere considerate sotto tutti gli svariati aspetti e rapporti coUe memorie sparse nel globo e negli scritti degli an- ticlii , dimostro in modo altrettanto splendido quanto erudito come la loro costruzione presenti caratteri tali da farle risalire ad un' epoca in cui s])arisce ogni storica nozione. « Dentro di esse , die' egli nella sua » prefazione , sta ancora seppellito il segreto per cui » fiirono cavate: esse possono essere il germe di un » gran periodo ove s? annodino le storie de' secoli » seguenti. Un diligentc esame delle nostre cata- » combe , di questi preziosi avanzi della piu aUa » antichita , ci puo isti'uire di fatti di gran rilievo : » ci jnio discoprire i nomi d' illustri uomini , le vi- y> cissitudini dclla lilosofia . delle arti, delle scienze, » del governo , della rcligione : ci puo squarciare il » velo deir epoclie le piii oscure. » 20 LA CAMPANIA. SOTTERRANEA, CCC Di XXVI libri e composta 1' opera del suUodato Bibliotecario : ne' primi due egli discorre degli edilicj incavati nella viva roccia e tuttora esistenti in varj paesi deir Africa , dellAsia e delT Eui-opa , ne' quali abitavano parecclii popoli che il noma portavano di trogloditi perche avevano case sotto terra. Accenna come i primi popoli non conoscendo 1 uso dell in- venzione della calce, e cominciando a progredire nella civilta, per mezzo degVistromenti di metallo die ave- vano di gia scoverto , aggrandirono quelle caverne clie da principio disputato avevano con le fiere per abitazione , in guisa clie ne fecero comode stanze , villaggi, citta; come non solo nelle viscera della terra gli uomini alloggiassero , ma si costruissero case di varj piani e in copia tale da formare forti e popo- late citta incavate dentro la viva roccia nelle colline e fra rape e rupe sopra terra all' aspetto del sole. Nominando poi le varie regloni ov' erauo sparsi questi abitatori giustamente osserva che deve accrescersi la meraviglia nello scorgere tuttavia nella parte orientale deir Abissinia , sopra le montagne a varie distanze , dimore non meno comode che ammirabili , immense citta cavate dentro il marmo ed il granito in tempi antichi. Toccando poscia delle portentose moli del- rE2;itto ci dice che a stento si presta fede che I'Egitto sotterraneo e2;uagliasse ed anche sorpassasse di gran lunga r Egitto superiore. Fa menzione delle grotte della Tebaide , ove miste alle immagini d' Iside , di Osiride e di Arpocrate ligurano rozzamente scolpite quelle di G. Cristo , della Vergine e degli Apostoli ; parla eziandio di quelle di Tebe e di Rlenfi , dove in figure simboliche e in garoglifici veggonsi incise le immagini dei loro dei , del loro re , le osserva- zioni del cielo , i sacri precetti della religione , lo s^^ettacolo del culto , cfuello della societa civile , cioe quanto pertiene all as^ricoltura , alle arti , ccc. Impor- tanti non meno sono le notizie esposte sull" uso a cui furono dai sacerdoti egizj destinatc quelle grotte dopo che iiirono abbandouate dai Trogloditi in seguito L\ C\MPANIA SOTTEKn\NEA, eCC 21 airinvenzione delfuso delLi calce. Passando a favellare dclI'Asia abitata da potentissime nazioni, la cui gloria da lungo tempo e dimcntirata , il ch. autore nornina Mnasek nell' Arabia , ove tutte le case sono incavate nel macigno , Eatenca nella Palestina , nelle cui va- ste spclouche similmente cavate anche oggidi le fa- miglie di Arabi pastori vivono a guisa dcgli antichi Trogloditi, Persepoli nella Media, Ofa ncUa Mesopo- tamia, le vestigia dcllantica fortezza di Dori in uno dei lati di Sebastopoli, ove trovansi le cencri di In- kernian , e dove , secondo il signor Soinine nel suo viaggio archeologlco , « questo sotterraneo impero 5) incavato suUa riva la piu elevata della Ichernaiu » Ritchka offre un singolarissimo aspetto e potrebbe » essere benissinio messo a paragone dal piccolo al « grande ai nidi delle rondinelle. Pretendesi die di » questa grotta si giovassero gli Ariani clie ascen- » devano a piu centinaja e centin ija di niigliaja, per 3j asilo nella persecuzione ch ebbcro da' Bizantini. » L' autore precede in seguito a far parola dei Frigj , degli Ebrei, le cui spelonche sono pm volte ricordate dalla Sacra Scrittura, degl'Indiani ch'ebbero in tempi rimotissimi costumi somiglianti a quelli degli Egizj , dei popoli numerosi die stanziavano intorno al Bos- foro , delle popolazioni del Kamtzchatza , come pure delle tracce di quelle vccdiie e strane citta die rin- vengonsi nella Francia e nella Spagna ancora. Nella Cornovaglia francese, come nella Cornovaglia inglese in gran numero erano sotterra , die' egli , intagliati nel vivo granito i santuarj de' Druidi , dove stanzia- vano e rendevano i loro oracoli le profetesse die riunivano il doppio scettro civile e religiose, e dove ill devoti non era permesso di entrare die a ginoc- diio , e tutti aggratigliati di corde. Trapassa indi ad intertenersi dclla Grecia , e con non minorc eiti- dizione vi discorre delle grotte die trovavansi in tutte le citta e die prima erano stanze c tenipj , e poi vennero serbate , al dire di Pausania , pei soli tempi ' V^^ sepolcreto e per carcere. Avvicinatosi 22 LA CAMPANIA SOTTERUANEA, eCC poscia, sempre percgrinando, all' Italia tocca prima di tntto dci sotterraiiei di Sidone e di Malta , fr siiccessivaniente uu leggier cenno dcU'etrnJca Tar- qiiinia e degli avanzi Ciclopei di que' dintorni, tratti inoltre dellc catacombe e de' cunicoli esistenti in varie citta dello Stato romano , e finalmente col li- bro III entra a pin distesameiite descrivcre gli stess; monumenti sparsi nel regno delle Due Sicilie, e spe- cialmente in Napoli e nelle adiacenze : coi libri IV e V ci da la topografia degli Antri Campani orien- tal! e occidentali , famosi un tempo per tantc citta e tra le molte per Cuma posta nella parte occiden- tale , ove pretendesi clie stanziasse la prima colonia greca , la maestra dell' incivilimento , la legislatrice de' contorni. Ma noi non seguiremo piii oltre si dav- vicino rautorc onde non menomare Tinteressaniento di coloro cm prendesse vaghezza della lettura di ([iiesto dotto ed ernditissimo lavoro. In cio fare pero non trascurerenio di dare qne' ccnni die bastino a f;n' conoscere i sommi capi del restante del contenuto e le cose di maggior rilievo. L'autore nel libro VI asserisce sulla positiva affei"- mazione di Omcro, di Licofrone, di Strabone, que- st'ultimo appoggiato alia fede di Eforo, che i Gim- nierj soggiornassero nelle catacombe ; ma soggiunge non esservi certezza se i costruttori ne fossero stati quei popoli , ovvero altri piu antichi. Nella conti- nuazione dei libri parla dei Miti trasportati dai Libj o dai Pclasgi, ed assistito dngli argomenti della sto- ria conduce il lettore ad osscrvare i lenti e quasi impercettibili cambiamenti del tempo soVra le costu- inanze , Ic opinioni , le leggi ; quiudi ad csempio di Virgilio gli va svelando quanto si e effettuato in quelle cieche viscere della terra. «. Dentro gli antri, dlc'egli, Orfeo, Pitagora, Mi- :» nosse , Epimenide , Numa , Platone e cento altri •» illustratori e filosoli si addottrinarono, e £:ettarono » i fondamonti dello scibile umano; dentro gli anlri » nacqncro la scultura , la pittura , la geonietria, la LA G\MP.VNIA SOTTlinnANEA, CCC. . 23 » mnsica , la poesia , V astronomia , la politica e le » altre umane conosccnze. Dai niisteri die vi si rap- 5) presentavano derivarono Tottica, la cliimica e T an- » tica commedia. Sotto il vencrato nomc di Sirene , » di Partenope , di Sibille , emblemi dl srgni celestl, » si rendevano oracoli , e vi si tenevano scuole di » alto sapere. La si contemplava il cielo e la terra. » Iniportantissimi in fatti riescono i libri VII, ^IX, Xe XI ne' qiiali tratta della discesa di Ulisse nell' Inferno, dei coUegi sacerdotali, del religioso cnlto clie pratica- vasi negli antri d'averno e de' dintorni, e della Sibilla Cumana. = Ai tempi di Strabone ed anclie prima e dopo per mezzo delle catacombe si viaggiava sotterra. Dentro di quelle finge Omero clie Ulisse evocato avesse 1' ombra di Tiresia ; la discese Enea per ve- dere e consultare negli elisi il suo padre Anchise; la rcndeva gli oracoli la nostra famosa Sibilla di Cii- ma. La maggior parte dei fatti che narra il Satyiicon di Petronio Arbitro si finge dentro Napoli sotterra- iiea. = Successivamente il ch. autore parla delle dot- trine che s" inscgnavano in cpiegli antri , degli ora- coli della Sibilla Cumana pei'venuti sino a noi, delle Sibille c delle Sirene ch' erano emblemi de' segni astronomici , del terapio sotterraneo che aveva Par- tenope , costellazione della Vergine ; ci narra che le Plejadi , costellazione , sotto il nonie di Sirene ave- vano tempj , altari , misteri; che i Pagani giovaronsi di una parte degli antri per sepolcro-, che i Cristiani giovaronsi degli antri medesimi per asilo tanto nellc persecuzioni de" primi imperatori , quanto a tempo delle cresie , come pure per carcere , per concilj , slnodi , orator] e per menarvi vita ascetica. II libro XX e consacrato a darci le notizie delle Sinassi, delle Agapi e dei Sillrernj che cola solennizzavansi ; dagli altri libri poi si apprende che le catacombe diven- nero depositi de' corpi de' martiri , de' vescovi e dei duci napoletani fino all' ottavo e nono secolo ; che S. Severo vi sermoneggiava; che il popolo di Napoli e de" dintorni vi si afibllava per giurare solennemente 24 LA CAMPANTA. SOTTEURANEA, eCC. sulle venerande reliquie di S. Gennaro : con qucsto giuramento , avuto come iin giudizio di Dio strappa- vasi la verita dalle labbra di coloro clie maliziosa- niente la nascondevano. Vi si facevano inoltic prcci pei morti. In memoria poi di tutto questo ncgli ul"- timi secoli sorsero tcmpj e monasteri magnifici presso asili aditi delle catacombe ed ao;U antichi oratori. Fi- nalmente si ha in quest* opera la descrizione delle pitture, e delle iscrizioni ebraiclie , greche e latine rinvenute in occasione dcgli edifizj innalzati nelle diverse epoclio sopia le catacoir.bc , non meno die lindicazione del tempo in cui qnegli antri servirono di stanza c di santo liiogo di orazioae. L'ldtimo libro poi , il XXV , fii dair autore destinato alia conferma del suo assiinto, cioe clie gli antri fnrono scavati ad uso di abitazione, ed a questo tcngono dietro diverse ajiiiiunte , un indice deo;U autori , de' libri e delle scritture citate neir opera , mi indice gcnerale delle niaterie , e la guida delle catacombe napoletane ac- cessibili. Dal fin qui dctto intorno a quest' opera ognuno potra valutarne \ importanza e i pregi; per rispetto air opinionc nostra troviamo che i niateriali di essa, per quanto ci sembra , avrebbero potato essere di- stribuiti in im' orditnra , diremmo, meno complicata; che la copia deir erudizione e tale e si addensata nel coniplesso di tutto il lavoro, che genera talvolta sa- zieta ed imbarazzo. Questa in molta parte, a senso nostro, avrebbe potuto figurare separatamente in fine di ciascun libro o capitolo , giacche il lettore viene ben di sovente sviato dagli spessi comenti e dalle Innghe note, per lo quali e costretto a ripigliare nuovamentc in addictro quanto aveva gia discorso onde rimettersi nel soggetto e riacquistare il iilo delle idee. Con tutto cio non e questo che un desiderio, perche general- mente questa produzione mentre onora la letteratura italiiina e bencnierito rende 1 autore di essa, puo ris- guardarsi come ima fonte , cui Tantiquario non solo, nia qualunque uonio di lettere , il filosolo , il poeta , L\ CAMPANIA. SOTTERRANEA, CCC. 2$ r artista possono attingere di belle e moke cogni- zionl, e chc puo servire ai veicolo ad alti pensa- nienti. Un" altra osscrvazione poi stimiamo di non omcttere : essa ris^uarda il frontispizio dell' opera stossa , die non vogliamo snpporie fattura deir au- tore , giacche quel pomposo agglunto di autore di inolte altre opere inedite, almeno tra noi, non suona si innocente, ne puo venir accolto con quell' interes- sanicnto die forse potia destare nel paese ov' e stata iuipressa T opera, di cui ci accorgiamo di aver ben a lungo faveljato. Vlnggio nella Ligniia maritdma di Dai^ide Berto- , LOTTi. — Torino, 1884, ^''^^^^ Botta. Tonii 3 in 8° di pctg. 1122 coniplessivamente , con una carta geografica. Ital. lir. 16. 5o. 3. ra gli scrittori attualmente viventl ia Italia tino de' plii infaticabili ed inti-aprendenti ad un tempo, si e fuor d'ogni dnhbio il signor Davide Bertolotti torinese , del quale ebbe pill volte a fare onorevole menzione la nostra Biblioteca. Libero da ogni pubblica cura pote egli , a tutto agio suo , e sin dalla piii vigorosa gioventii secondare quell' ardente genio che lo animava a scrivere i suoi concetti in questa o in queila materia. Da prima poesie liriche , poi ver- sioni dair idioma inglese (i), quando gentlli prose di no- velle, romanzetti , peregrinazioni, alcune tragedie; poi un viaggio in Savoja clie fu argomeuto ad un articolo del no- stro giornale (tomo 5i.°, settembre 1828, pag. 3i3) ed ultimamente un altro viaggio da lui fatto nella Liguria marittima di che intendiamo ora appunto di fare discorso. E questo lavoro e pur commendevole assai e per la natura del soggetto per se stesso interessantissimo e pel modo con die venne dettato. Nella quale intrapresa non rlsparmio r autore ne ricerche, ne visite negli arcbivj pubblici , nelle case private , correndo qua e la egli stesso per accertare i fatti , veriticare le tradizioni , esaminare i monumenti , e (t) Fra le altrc e pregcvole assai qiiella da Iiii fktta della Storia della decadenza dell' Impero Roiuano del Gibbon, 26 TIAGCTO NELL A LIGURTA MARITTIMV cosi conclurre lodevolinsnte T opera sua a diletto e pro- fitto de' leggitori. La descrizione di questo viaggio fu dall" autore intitolata a S. M. Carlo Alberto , ed e indirizzata a far conoscere in modo piii particolare quel lerabo deir Italia clie spal- leggiato a settentrione da niassi Alpini e Apennini e avendo a ineriggio il mare Mediterraneo si stende da' termini oc- dentali della Provenza sino alle orientali rovine dell'an- tica Lunl , la quale striscia tra mare e monte e chiamata da' forestieri, partlcolarmente da' Frances!, la cornice. II lavoro del Bertolotti e diviso in tre parti, come segue: i.° Ragionaraento preliminare, e questo ci presenta il ritratto della Liguria marittima , considerata nel suo com- plesso. a.° Viaggio , e si contiene in esso la descrizione fi- gurativa, istorica, estetica del paese fatta per ordine suc- cessivo come viene usato da' viaggiatori. 3." Appendice , ed e una selva di notizie ligustiche clie sono i documenti ed il compimento dell' opera. Nella prima parte discorre I' autore della topografia e dell'idrografia, tocca alcun poco della geologia, parla piu distesamente del clima , della popolazione , dell' indole dei Ilttorani, della storla naturale , dell' agricoltura e del com- inercio. Egli e noto clie col nome di Liguria marittima da' tempi di Augusto sino a' di nostri i geografi e gli sto- rici A'ollero significare quel tratto di paese della superiore Italia il quale ha per confini a levante la Magra che lo disgiunge dalla Toscana , ed e quivi appunto limite agli Stati del re di Sardegna, a poaente il Varo clie lo divide dalla Fraucia nell'altro confine presso a JNizza die e pur dominio dello stesso sovrano. Le Alpi dair origine loro sopra il Varo prolungandosi a levante pigliano il nome di Alpi marittime. Lo stesso ramo abbassandosi poi tra la valle deirArocia e quella del Tanaro porge cominciamento alia giogaja apennina che divide 1' Italia. L'Apennino si protrae quasi paralello al mare ligustico. Ma queste limitazioni e denorainazioni di montagne devono riguardarsl come iTii metodo geografico e un agevolamento alio studio , glacche in natura non e che una sola e seniplice continuazione di una catena non mai interrotta. ni DAVIDE BFUTOLOTTr. 0.J La (llstnn'/a clie si percorre nelle clue riviere tra il Varo e la Magra alle quali sta di mezzo Genova e cli metri 3 1 200 0. Da Antibo sine al golfo della Spezia non sono porti naturali propriameiite detti, ma alcune stazioni piii o meno sicnre. La migllore fra Nizza e Vado e la rada di Laigneglia e di Alassio. La piu sicura tra il Varo e la Magra e qiiella di Vado. I porti di Genova , Savona e Nizza sono opera dell' arte. Benclie il clima delle due riviere sia dolce, 11 die ne vlene Indlcato dalla qualita e floridezza della vegetazione, tuttavia in alcune situazioni e piu soave la temperatura, come per esemplo a Rlentone e San Remo nella rlvlera di pouente , a Nervi e a Monterosso in quella di levante; ne' quali luoghi hen di rado scende 11 mercurio al punto del ghiaccio (i). E giustamente avverte il signor Bertolotti clie dove 1 limonl si veggono per gli aperti campi , ivi 1' Inverno e mitisslmo , come appunto succede nelle accen- nate terre ; e dove questa dellcata pianta e addossata a' muri in ispalliera, Ivi e piu bassa e fredda la temperatura. Osserva pure T autore che cfuesta pianta perlsce a' a slno a' 5 gradl sotto lo zero del termometro reumurlano, cpiando vi preceda una condizione d' umldlta atmosferlca , nel che crediamo di poter asseverare per una costante osserva- zlone che , data la detta condizione d' nmidita che preceda il freddo, perlsce 11 llmone anche al primo grado sotto lo zero , come avvenne quasi generalmente nell' inverno del 1820, e parzialmentc in altrl anni successlvi, massime in Mentone e in S. Remo. Fu varla secondo la condizione de' tempi e de' diversi reggimenti la popolazione della Ligviria marittima che oggi si accosta alle 800.000 anime. Salutevole e I'aria che vi si respira tanto al monte qiianto al piano , se si eccet- tuino poche situazioni paludose e malsane tanto nella rl- vlera di ponente quanto in quella dl levante. Fanno parte delle prime la valle d' Andoi-a ed 1 contorni d'Albenga, eve 11 torreno e depresso e sottosta al livello del marCj, e f|uindl vi stagnauo le acque come nelle celehri paludi (l) \\\ questo luogo T autovc scrive (he e quasi insolito che il mercurio disrcnda al punto della (ongelazione , e piu sotto che I' al- bcro del liinnac pcrlsrc dai due al cinque gradi di gclo. Noi abbianio procurato di rettificarc questc espressioni inesatte vd ambigue. 28 VIAGGIO NELLA LIGURIA MARITTIMA pontine, perclie non haano libero sfogo all'usclta. Cos\ iiella riviera di levante sono insalubri que' luoghi che son cliia- mati stagnoni della Spezia ; nelle quali condizloni ell tei*- reni sono frequenti i gozzi, le febbri intermittenti e Tiner- zia e la pigrizia cle' littorani. Qnanto all' indole naturale ed al carattere degli aliitanti della Liguria .. tutti consentiranno nel ritratto clie ne fa r autore. II lignre e ubbidiente alle leggi, gratissimo ai benefizj , ma facile a scoidarli , fiero ed inesorabile con chi gli nuoce. Paziente ed instancabile nel lavoro. Sobrio, animoso e d' ingegno pronto e svegliato , non agevolmente si lascia vincere agli ostacoli, ma si travaglla per supe- rarli. Niuno poi gli va innanzi nell' arte di adunare ric- chezze co' lenti guadagni e con gli assidui risparmj ;, e colui die ha gia amraassato milioni , non si rista tuttavia, neppure in vecchiaja, continuando anzi nella brama e nel- r opera di procacciar nuovo danaro. Odia il ligure le spese ch'egli possa chiamare sujDerflue e che altrove si direbbero utili agli agi ed ai piaceri della vita. E cio nel giro de' secoli si e fatto un istlnto nazionale tra loro , dai qnali si riguarda il danaro come 1' anima del traffico , il traffico come la vita d' un popolo a cui manchi la ricchezza ter- ritoriale. Sogglunge pero I' autore e con pari verlta che nei casi gravi della patria , nei publ)lici monumenti di grandezza o nelle istituzioni di carlta seppero in ogni tem- po e sanno i Genovesi profonder tesori, come attestano i loro terapli, i palagi e le sontuose ville, gli ampi e comodi spedali e le altre case di beneficenza o d' industria. Successivamente viene a dar poclii cenni suUa storia degli animali , delle plante e degl' interni prodotti della terra. Quanto ai pesci, sebbene il mare llgustico non ab- bia nome d' esserne troppo copioso, tuttavolta e noto che gli abitanti delle due riviere fanuo dl tal cibo 1' ordinario loro alimento. E di fatto abbondevole e fruttuosa e la pescagione nel mare di Nizza , non iscarsa a Mentone e a S. Remo , straordinaria nel seno di Alassio e in altri tratti. Le varieta dei pesci die vivono nel mare llgustico si fanno ascendere al numero di 35o, tra i quali A'e n'ha dei rarissimi. Sono fra i piii riguardevoli i cefalopteri , le baliste, i lepidoloprii, i gimnetri , le ausonie , i ponatomi , gli alepocofali , i tetragonuri ed altri. E benclie la pesca del tonno nella Liguria non possa stare a coiifronto con m DA.V1DE BERTOLOTXI. 29 quella clie si fa in Sardegna ; tuttavia giustamente avvisa r autore clie nella tonnara di Villafranca presso Nizza e in qnella di Camogli se ne trae gran copia ogni anno. E rispetto al modo dell' ordinal* qnesta pesca , non sara di- scaro ai lettori che da noi si riferisca quanto egli stesso descrive. " II tonno fa il sno passaggio due volte Tanno, da po- }> nente a levante nella primavera , da levante a ponente " nelPautunno, seuipre costeggiando il lido, e senipre a » toruie or maggiori or minori. Se ne incontra taluno » disperse durante la state. » La pesca del tonno e peregrino spettacolo alio stra- » niero. Gittasi la rete in mare 5oo tese in distanza e » i5o palmi profonda. Parecchie ancore la fermano al fondo » ed assai pezzi di sugliero ne tengono a galla i lembi » supremi. Essa forma un insidioso laberinto diviso in " varie camere , V ultima delle quali porta un formidabile »» nome. II tonno con varie arti aggirato e costretto ad » entrai'e nella camera di morte. L' ora della sua condanna » e segnata. I pescatori accorsi in sui hattelli intorno alia » funesta camera , tirano a se le reti. Mentre queste si » soUevano dal fondo , tu miri i tonni dibattersi con si » gagliardo impeto che spargono intorno una pioggia di » spruzzi marinl. Finalmente i pescatori armati di lun- « ghe pertiche con rafli di ferro , danno d' uncino ai tonni >/ e li traggono sopra i battelli. Nei luoghi ove questa » pesca e copiosissima , come in Sardegna , il mare e » colorato in rosso dal sangue dei tonni. »» Qiianto alia vegetazione si puo dividere la costiera li- gustica in tre regioni. L' alta e alia cima dei monti ove sono i pini ed altre piante resinifere ; nella seconda a mezzo al pendio sono le coUine ove alligna la vite e T ulivo e talora il castagno^ sebbene a questa pianta convenga assai l)ene quella temperatura che e di mezzo alia prima e alia seconda regione. Nella terza sono i poggi presso al mare popolati alternativamente di ulivi , di viti e di agrumi ed e la pill bella a vedersi e la plu coltivata. Sfoggiano gli aranci e i limoni a Mentone e a S. Remo , le palme a Bordighera. Per altro in questo lungo tratto pare al signor Bertolotti che rari sieno i vigneti , al quale proposito ci conviene considerare che in fatti la coltivazione della vite era stata ncgletta da que' littorani durante la doiui)iazioue 3o VIAGGIO NELJLA. LICUUIA MARITTIJMA fraiicese , nel qiial tempo potevano essi liberamente e senza pao'ainento cli dazj , e percio con grande loro pro- fitto csportare (i) in Francia 1 loro princlpali prodotti , r olio e gli agrural ^ meiitre a modico pi-ezzo traevano di colii i migliori vini e li traspoitavano ne' loro porti. Ma dair anno 1814 in poi, vale a dire, polclie il ducato di Genova fu ceduto al Re di Sardegna , ando assal diversa la bisognaj giacche il governo francese pose tale balzello per r introduzione in Francia degli olj forestieri clie il dazio iinposto per ogni barile agguaglia a un bel circa il primo prezzo della stessa derrata : quindl niinori sono le ricerche, perclie nilnore il consurao; tanto piii die qnesta niancanza fu in parte ammendata dalla sagacita de' Fran- cesi raediante il sugo del colsat e le premltnre d' altri semi e granelle oleifere clie in molti usi si lianno per buoni succedanel all' olio d'ulivo. E cosl la stessa necessita fece accorti i Genovesi delle riviere, e suggeri loro di ripigliare la coltura della vite, come vanno facendo da varj anni a questa parte per provvedere ai loro lilsogni senza fare altra i-icerca dei vini di Francia , clie in quanto ai vini del Piemonte , qual clie ne sia la ragione , egllno non vi si possono o non vi si vogllono a nessun patto avvezzare. Parlando del commercio e dei traffichi , a ragione ne dice il Bertolotti clie primeggiano in Italia i Genovesi per ogni maniera di speculazioni. Rigiransi queste per lo pi it sul grano del Mar nero che essi vanno a provvedere in que' porti a pronti contanti per trasportarlo a Genova. Le permutazioni loro si fanno con navi nazionali e straniere tra Genova e tutti 1 porti del mondo ove sia libero I'adito. II commercio d' estrazione si fa co' prodotti dell' agricol- tura e dell' industila : i piii forti sono Polio e gli agrumi, poi vien F opera de' velluti, de' I'asi , de' tessuti di lana , di cotone e tanti altri clie son noverati dall' autore. Termina egli questa pregevolissima introduzione col far parola de' varj regglmenti politici a cui furono soggetti i Genovesi e della loro storia antica e moderna. Discorre (i) II Bertolotti usa asportare secondo il dizionario enciclopc- dlco deir Albert!. Tra i due neologismi ne pave si debba accet- tare di preferenza quello che ha 1' origine sua nel latino expor- lare , exportatio che significa appunto quel che \ogliamo qui cspriiiiere. DI DAVIDE BERTOLOTTI. 3 1 de'Liguri, primi abitatori delle Alpi e dell' Apenniuo , i quali scesi ne' piani palndosi dell' Italia per dissodarli, eser- citai'ono jdIu tardi e per lungo tempo le armi roniane, finclie ne furono dehellati. Trapassa ai moderni Genovesi e narra le gloriose loro iinprese nelle quali durarono per tanti secoli con variate vicende, e le passate loro in terra Santa, e le accanite guerre cui sostennero or vincitori , or vinti cogli emuli Veneziani e sempre con forte imperter- rito animo. Piglia il signor Bertolotti pel suo viaggio le mosse da Cuneo , citta die un giorno era formidabile riparo contro ai Francesi, va alia terra di Limone a pie delPAlpe, sale il colle di Tenda, il cui sommo giogo, varco di pochi passi, si solleva tese 921 di Francia dal livello del mare: poi chinando la strada per tortuosi giri e rigiri mal divlsata e inespertamente tagliata si conduce al Borgo clie altri chiamano citta di Tenda , la quale e sul torrente Roja. E qui opportunamente egli ricorda gli antichi signori di tpiel castello e T infelice Beatrice a cui Filippo Maria Vi- sconti diede le torture e la niorte in guiderdone di quat- tordici citta , retagglo di Facino Cane primo di lei con- sorte, arrecatcgli In dote. Indi per le strette ed oscure forre di Saorgio trapassa fra altissime rupi, sovra le cui pareti a niano manca del torrente suddetto veggonsi due iscri- zioni die attestano le vinte diflicolta per iscavar quivi una comoda strada nel sasso , e la gratitudine percio doviita alia memoria del Duca Carlo Emanuele di Savoja detto il Grande e a quella del Re Vittorio Amedeo III , il jirimo de' quali intraprese la grand' opera, proseguita poi dnl se- condo ad agevolare tutti i passi da Limone sino a Nizza e condotta a termine nel 1780. Bello spettacolo e il passaggio dalle Alpi sonime ai bassi Apennini rivolti al mare , e il vedere gli alljeri delle me- ridionali pianure star cosi presso alle orride baize ed ai precipizj delle gelate regioni. Valicato il monte Bruis si para dinnnzi la coltivata valle di Sospello , ed e questa un' antichissima terra col titolo di citta , la quale ne' tempi di mezzo si reggeva a repubblica. Sospello e patria di Francesco Alberti di Vil- lanuova, compilatore del miglior vocabolario italiano e francese e del dizionario universale critico enciclopedico della lingua italiana. Si sale quindi il colle di Braus , si 3a VIAGGIO NELLA LICURIA MAK1TTIM\ scende a una piccola terra chiainata Scarena (L'Escarene) e trapassato un lieve poggio per una nuova strada la quale e insieuie ro]>usto argine agF insulti del torrente Paglione clie al lato suo corre a sboccare nel mare , giunge finalniente il viaggiatore nell' amena citta di Nlzza. Per non allungarci oltre al convenevole , noi non abbiam voluto divagarci con P autore nelle bellissiiue descrizioni del coUe deir Abisso , di Briga , deUe Miniere di Tenda , del laghi delle Maraviglie , come nejipure delle guerresche fazioni antiche e moderne clie diedero rinomanza a quella parte deir Alpl , e lasciamo che ogni lettore ne faccia ragione neir opera stessa. Benche spesso attribuita alia Provenza, Nizza appartiene geogralicamente alP Italia ed alia Liguria marittima (i). Discorre accuratamente 1' autore le varie sorti politiche a cui fu soggetta dope essere stata per molti secoli dipen- dente da Marsiglia, e sino al tempo che per le aspre contese della casa d'Anglo e di Durazzo per la successione del regno di Napoli e della Provenza , poiche moii la regina Giovanna, avvolta Nizza in molte sveuture , aderi prima a Carlo di Durazzo, poi a Ladislao figliuolo di lui : il quale , anziclie vederla in mano di Lodovico II d''Angl6 , consent! che ella medesima si assoggettasse a quel slgnore che meglio paresse poterle convenire : e questi si fu il conte Rosso , cioe Amedeo YII di Savoja , il che inter- venne Panno i388. Fra gli uomini insigni che illustrarono Nizza cita il Bertolotti a ragione Pietro Gioffredi che detto 1" opera clas- sica intitolata NiccBa dvitas, Alessandro Vittorio Papacino De-Antoni autore di varj trattati di cose niilitari, Gio. Carlo Passeroni conosciutissimo autore del poema giocoso il Ci- cerone, Lodovico Brea e Carlo Vanloo , pittori , il prlmo assai riputato. Ebbe pure la culla in Nizza , per tacere di tanti aitri, il famoso Massena. Interessantissimo e quel che riferisce P autore intorno a detta citta nella lettera III e in altre successive , di che n' incresce non poter dare che pochi cenni. Parla dell' abi- tato che si parte in vecchio ed in nuovo, de' ponti, delle strade , del gran terrazzo che soprasta alia spiaggia , e di cento altre maniere di svariati passeggi e dentro e fuori (j) Nicffia Italia: adsciibitur. Strab. DI DAVIDE BErxTOLOTTI. 33 di Nizza. Descrive le fogge del veslire delle signore e delle contadine , gli us'i , le costumanze , le feste popolari, alcnne delle cjnali sembrano una imitazlone di quelle di Grecia antlca. Loda opportuiianiente il bel sobborgo clila- mato la Croce di Manno clie si prolunga dalla citta a un buon miglio verso 11 Varo , sobborgo a cui die nonie un mescbino monumento di pietra stato eretto nel luogo ap- punto ove tratto la pace nelle famose conferenze di Nizza (i538) papa Paolo III Farnese , ed ove convennero a tal iine Carlo V e Francesco I. II sobborgo e popolato di amcnissimi casini e di vllle : ed e la predlletta stanza de' forestieri e singolarmente degl' Inglesi die in gran nu- iiiero concorrono a Nizza per rlacquistare la salute e per godervi I'aria mite e balsamica clie vi si resplra ne' mesi pill rigorosi dell' invernata (i); i quali spesso si raccolgono insleme , altre volte si partono in piii brigatelle , e vivono liberaraente come se fossero nel loro paese natale ; vi banno un tempio ed un ciniitero pieno gia di monuraenti sepolcrali e di lapidi. II corso del Yaro e le situazioni di molte terre adia- centi , siccome pure una diligente notlzia delle reliqnie di Cimella , citta gia capitale delle Alpi marittime e sede d' un preside romano, formano svariato argomento a piii altre lettere ; cosi pure le descrizioni del vallone nuovo , del fonte del tempio , della grotta di Moncalvo e del ca- stello di S. Andrea. Pieno di buona erudizlone e tutto Ijen ragionato e quanto egli ne soggiunge intorno alia lingua e alia poesia nizzarda, nella quale abbondano le imniagini e le fantasie de' trovatori. La piccola e viclna citta di Villafranca e situata in una temperatura ancor piu mite che non e a Nizza , glacclie vi si veggono i llmoni in aperti campi. II suo porto fu per lungo tempo il solo ricetto di legni da guerra de'reali di Savoja. In cima al Mombrone, monte clie parte Nizza da Villafranca , e il castello di Montalbano , clie vilmente si arresc a' Francesl Tanno 1792. Nella lettera XV ne di- cbiara come irrompessero nella Provenza gli Arabi mao- uiettani , ossia i Saraclni , e come ne fossero cacciati da (i) Avverte bene il Bertolotti e l' csperienza d' ogni anno ne fa fede, die all ainnialati di tisi polmonare vengono a cercarvi piu prossinio il fine della loro vita. Bibl. Ital. T. LXXVII. 3 34 VIAGGIO NELLA LIGDRIA MVRITTIMV Carlo Martcllo, e poi da Liutpraatlo re de' Longobardi, e come tornad coii inaggior possa e piu e piu volte, dopo d' essere stati debellatl da Ugo re d' Italia con Tajuto del- r iniperatore di Costantinopoli , furono finalmente distrutti da Gnglielmo conte di Provenza Tanno 973. Passa il no- stro autore a parlare delle quattro rinomate strade romane e della rispettiva loro direzione , e riferisce le iscrizioni tutte da lui incontrate per via onde dame accurata notizia e piu sicuro il giudizio. Alia via consolare iniperiale cominciata da Emilio Scauro, terminata da Augusto , ristaurata da Adriano e da Antoni- no, poi guasta dagU anni e dalla barbaric, succedette I'or- rJbile strada delta la cornice^ cosi cliiamata appunto da'ci- glioni e dagli spaventosi dirupi su' quali ella costeggia il mare. Si vuole die a bella posta i Genovesi mantenessero cjuesti difficili passi per aver piii sicura difesa contro i nemici. Non pertanto per quell' asperrimo calle passo con eserciti, il Triviilzio ne! i5 i5, e Bonaparte prinio console nel 1800 esclamando " Annibale superb le Alpi , io le ho voltate (circuite) >/ , e quindi il nuovo Cesare ordino cbe la strada imperiale da Parigi a Roma passasse pel lido ligusti- CO, si atterrasse ogni impedlmento e si domasse la natitra con Parte. Ma il gigantesco disegno di quel grande cost bene intrapreso in piu luoghi delle due riviere rimase interrotto per le cangiate sorti politicbe. Per altro nella parte orien- tale clie si stende da Genova sino al llmite della Toscana fu continuato il lavoro e fatto terminare dai re di Sarde- gna , e tutta quella via si e fatta carrozzabile e comoda. Nella parte occidentale sorgevano le stesse gravissirae con- siderazioni per le cp.iali la genovese republjlica jjreferiva le orride Jjalze alle strade. Tuttavia toUero il citore pa- terno del re Carlo Felice die le provincie ed i comuni di ponente s' adoperassero in aprire men disagiate comu- nicazioni tra loro , e a poco a poco , e speciahnente per I'animosa sollecltudlne di due zelanti amministratori (i), progrediroiio i lavori e le opere in modo clie dalP anno 1826 in poi tutta quella riviera da Savona a Nizza si e bastevolniente allargata e fatta eziandio praticabile per le carrozze. Vinti cosi i piia fastidiosi ostacoli della moderna (i) II cav. Alberto Nota e ii conte Ignazio Soniis , il primo iiitendenle a S. Remo, il secondo in Albeuga. DI DAVXDE BEnTOLOTTI. 35 civilta, si puo dire col Bertolotti : chc una uuova via Emilia Aurelia lungo la spiaggia ligustica conduce da Roma a Pa- rigi ; e una nuova via Postumia lungo la Scrivia , ed altre per I'Apennino llgure si stendono dalle rive del mare agli ubertosi piani del Po. Drizza il suo cammino 1' autore su pel monte della Turbia, ove era 11 gran monumento del quale si veggono ancora 1 maravigliosi avanzi. Rimasto Cesare Augusto si- gnore del mondo dopo la vittoria d'Azzio , si era assog- gettate tutte le genti alpine dal mar superiore all' inferiore. In memoria del fatto il Senate romano fece innalzare air imperatore Divo Giulio Augusto sovra il detto monte quel monumento clie anclie al di d' oggl porta il nome di Trofeo d'Augusto , in cima del quale era collocata la sta- tua colossale del Cesare vincitore. Gontinua il suo viaggio per Monaco, Roccabruna e Mentone. L'origine di Monaco e incerta tra le tradizioni e la favola. Credesi clie Ercole, vinti i LIguri alpini e divenuto tra gP Italian! simile a un Dio , consecrasse alia perenne memoria sua la rocca ed il porto di Monaco che con le altre due terre euddette e da piu secoli proprieta del plu piccolo fra i principi d' Italia. Proseguendo la strada verso VentimigUa si vallca fra due alte rupi il ponte di S. Luigi, uno de'piii ardimentosi che r arte potesse immaglnare : fu incominciato da Bonaparte e terminate da Vittorio Emanuele. Ventimiglia ha titolo di citta , ed era capitale de' Liguri Intemelj ( Alhium Inteme- lium). Vi si veggono lapidi e altre antiche reliquie: PApro- sio crede che la chiesa di S. Michele fosse il tempio di Ca- store e PoUuce (i). Aveva PAprosio lasciata una biblio- teca di icm. volumi, tra' quali alcuni preziosi manoscrittij ma fu quella depredata da' commissar) delegati del governo democratico genovese nel tempo degli ultirai politici rivol- glmenti, e se ne veggono diver si volumi nelle case de'privati in Mentone, a Ventimiglia stessa, in San Re mo ed altrove per quella riviera. Nell' uscir della porta orientale di detta citta si passa sur un orrido pericoloso ponte di antica pessima costruzione sotto cui corron le acque della Roja a sboccare in mare quivi presso. La linea niilitare di (i) Angelico Aprosio agostiniano scrisse luolte cose letterarie f. filoloiiichc nel 17." secolo. 36 VIAGGIO NELLA LIGURIA. MARITTIMA. Ventimiglia si riguavda come importantissima. Di fatto il re Carlo Alberto vi stabllisce formidabili mura di riparo ond' a' nemici vietare il passo per la spiaggia a' piu facili gioghi deir Apennino. Da Ventimiglia si conduce il sig. Bertolotti a Bordighera, paese delle palnie , il cui frutto per altro raramente per- viene alia desiderata matm-ita , quindi a San Remo. Ma opportunamente si disvia alquanto per visitare il castello di Dolceacqua , antica signoria de' marcliesi Doria ^ e la terra di Perinaldo, patria del grande astronomo Cassini e del Maraldi(i). San Remo veduto dal mare presenta la forma di un triangolo , la cui base e il lido , ed il vertice e la cupola del Santuario nominate della Costa dall'altura ove sorge. Questa citta e popolosa di i im. abitanti, i quali da tempo immemoriale, non si sa il come, bevevano acqua torbida di cisterne ed altra fecciosissima , finche nel 1828 per le paterne cure del gia citato cav. Nota loro intendente fu condotta da 5ooo metri di distanza acqua limpida e salu- bre che mette a quattro pubbliche fonti in citta. E da aggiungersi a quanto ne dice qui il Bertolotti che le proprieta de' terreni sono in San Remo cosi distriliuite che non v' e povera famiglia la quale non possegga qual- che alljero d' ulivi o di limoni. E affinche degli agrumi non si facesse monopolio a danno de' miseri o meno fa- coltosl, fu provveduto, sono piii secoli, con una veramente lilantropica istituzione che dura tuttavia, e per la quale la vendita degli agrumi si fa air asta pubblica , in una sala del comune e sotto gli occhi d' un magistrato eletto ogni anno dall' intendente e in favore delle migHori offerte , a un tanto per ciascun migUajo;, quindi da alcuni ufficiali a cio deputatl si va in giro per ogni giardino indistintamente a raccoglierne il frutto in ragione del bisogno ^ e se ne tiene il conto a tutti i proprietarj a ragguaglio del prezzo (i) Gio. Domenico Cassini nacque a Perinaldo nel 1625, niori nel 1712 in Parigi ove era stato chiamato dal celebi'e Colbert , miniBtro di Luigi XIV. — Giaconio Filippo Marakli , nipote di soretla del Cassini, ed egli pure valente astronomo, nacque nella terra etessa V anno i665 e niorl anch' egli in I'arigi nel lyarj. Una gran parte della sua biblioteca t tuttavia in Perinaldo preasa i suoi prooipoti. Dl DWibE BteRTOLOTTI. 87 t-tella fatta vencUta. Questo metodo stesso e osservato e in San Remo e in Bordighera per la vendita delle palme. NelTanno 1728 si sollevarono i Sanremesl contro Ge- iiova per certe gravezze : farono quetate le cose , ma nel iy53 si rinnovarono si fatti mali umori contra il governo e durarono parecchi anni , iinche a contegno de' malcon- tenti fa fabbricata una fortezza in riva al mare die tut- tora siissiste presidiata da pochi soldati. La provincia di San Remo e soggetta a frequent! ter- reniotl , specialmente nella parte orientate: quello del i83i fu tremendo (i). Dopo aver visitata la piccola cltta di Taggia , il cui territorio e de' piu fertiii , e passate le terricciuole di Riva , Santo Stefano e San Lorenzo^ sempre in riva al mare, sale il nostro viaggiatore al giogo ove fa di se bella mostra Porto Maurlzio, citta di molto traffico negli olj. Nel 1780 fti quivi intrapresa la costruzione di un tempio di gran- dissima mole ; ma per le gare municipali di que' popolani non e ancora in oggi (fine del 1834) condotto a terminc. Presso a Porto Maurizio e Oneglia , citta capo di pro- vincia, e la cui origine non e oltrc al tempo degli Ottoni. Fu la detta citta diroccata nel 1792 nel modo ctie cosi descrive il Bertolotti. " L' ammiraglio fraucese Truguet » raccoglie le sue vele dinanzi ad Oneglia. Egli manda a » terra uno scliifo in cui e un ufliciale deputato ad inti- >i mare e trattare la resa. Una salva di moschetteria ri- >> suona sul lido : ferito e 1' ufBciale , alcuni marinai sono >> uccisi. In un subito impeto di vendetta i Francesi fnl- t> minano la citta , la saccheggiano , la mandano in cenere. >> Che colpa aveano i vecchi, le donne, i fanciuUi delPim- 1) prudenza d' un solo ? poiclie un solo fu il reo , colui II die ordino ai millziotti di sparare sopra lo scliifo. Allora II gli abitatori di Oneglia abbandonarono i dolci oliveti II de' colli natii e le spiagge ove da fanciulli aveano im- >» parato a lottare con 1' onde. Le madri co' figliuoletti in " braccio fuggirono di la da' monti. >i Vicn dopo Oneglia e valicato un poggio la terra di Diano marina , paese mercantesco e ben coltivato. Di la (l) Veggaii la relazionc del ciiato cav. Alberto Nota della quale si e dato uii sunto nel tomo 69,% febbrajo l833, pag. 224 di questo gionialc. 38 VIACGIO NEIL\ LTGUEIA MAKITTIMA si passa nella valle d'Ant'ora die ha uome da una fiumara senz' arginl da cui sono corrose le adjacenti pianure pel cor so di otto miglia a un bel circa. E quivi 1' aria umida, nialsana e fe])bricosa. All' oriente d'Aiidora sporge molto innanzi nel mare il capo dalle Mele: e giustainente ne fa qui osservare T autore che questo capo e nn vero punto di divislone geografica ed agronomica : iniperocche ne la qualita degli olivi , ne la faljljricazione dell' olio non e piu la stessa come verso il ponente. Laigneglia e la lunga terra d'Alassio precedono di poco la citta di Albenga; ma prima si valica oltre a quest' ultima teri'a il breve e for- tificato capo di Santa Croce, passo una volta inaccessibile a ogni maniera di carri e vetture , e che in pochi giorni e contra gli ordini ricevuti, e malgrado dell'assoluto di- vieto cui gli fe' significare il ministro dell' interno, fu ap- pianato per la veramente audace impresa del gia nomi- nato conte Somis , intendente di quella provincia. Gli Apuani a levante, gl' Ingauni a ponente erano i piii poderosi popoli della Liguria volta a mezzogiorno. Albcnga ( Albingaunum ) era la capitale degl' Ingauni. Provo questa citta il furore de' Longol^ardi , e fu incendiata e distrutta da' Pisani nel ii65; riconobbe per patto la superiorita di Genova nel 1178. II principale nionumento da ricordarsi e un ponte romano di 10 archi, costnitto parte di marmo e parte di breccia che vedesi a un quarto di miglio dalla citta. Entro Albenga c pure vm tcmpietto cristiano romano ottangolare con sette sfondi ed otto colonne d' orJine co- rintio. Riferisce 1' autore varie iscrizioni che s; osservano incastrate nelle pareti delle chiese e ne' portici delle case. Uscendo da Albenga e rascntando il ponte romano , la strada va a raggiungere il llto marino. Si passa a Ceriale, al Borghetto, quindi a Toirano, luogo rinomato per la sua grotta di Santa Lucia, lunga un quarto di miglio e ricca di lucenti belli ssime stalattiti di mille svariate forme S' incontra quindi Loano , terra o citta come altri vuole ed uno de'tanti feudi del conte Gio. Luigi del Fiesco. Dopo il paese della Pietra si valica il monte travaglioso detto della Caprazoppa e si scende a Finale. Questa citta e divisa in tre parti: Finale liorgo , Finale marina e Finale Pia. I signori del Carrctto ebliero dominio su quel paese sine al 12." secolo. Ma nel tSqB Andrea del Carretto il cedette alia Spagna , e Carlo VI il vende poscla alia Repubblica DI DAVIDE BERTOLOTTI. 3f) fli Genova per la cosplcua somma di un itilllone e due- cento mill pezze da lire 5 geiiovesi. Segue il capo di Noli cosi temuto dal naviganti. La strada gira a mezza pcndice questo promontorio die lungamente s' addentra ne! mare. Per aprire cotale tratto di strada co- minciato daTrancesi, fu forza die gli operai lavorassero in aria sostenuti da corde sopra gli abissi del mare. Am- miraljile quanto ogni altra grandiosa opera di questo se- colo e la grotta ossia la galleria di Noli scavata con largo ed altissimo taglio nel duro marmo per la luiighezza di 1 20 metri. Passato Noli, Spotorno , Berzesi , e dopo un nudo e dirupato promontorio vi si dispiega davanti in bel- lissirao arco il seno di Vado (Vada Sabatiorum) stazione marittima sicura per le navi d' ogni portata , siccome ab- hiamo di sopra accenuato , finalmente si entra in Savona. Dopo la morte di Carlo Magno sotto il qitale fiori questa citta, brutti guasti vi fecero i Saracini; cadde poi essa nel dominio di different! marches!: ina nel 1169 era gia nella dipendenza di Genova , nella qual suggezione tenendosi i Savonesi mal loro grado , tentarono a quando a quando di lUjerarsene, ma invano. Genova implacaliile nemica di ogni emulazlone die potesse nuocere a' suoi traffichi ri- guardava con occhio di livore !1 porto d! Savona , il quale iiafatti fu per ordlne del Potesta di Genova guasto e !n- gombrato nell' anno 1227, e poi di bel nuovo nelP annp 1 440 , ed anzi vi si fece affondare una galea e varj altri navigli carichi di pietre ne' sit! del miglior fondo. Ma la finale sua distruzione ebbe luogo nel secolo decimosesto , ed eccone un breve cenno. Francesco primo dominava il genovesato , ed essendo i Savonesi tutti d'animo francese, ottennero d'essere smenibrati dalla giurisdizione di Genova, oltreclie furono largamente favoreggiati in ogni loro marit- tima impresa. Di che trafitti i Genovesi , con 1' ajuto di Andrea Doria cacciarono i Frances! da Savona e si col- legarono a Carlo V , e per prima opera abbatterono le mura di Savona sporgenti in mare e ne colmarono il por- to, il die ebbe luogo nel iSaS, poi nel i526 e finalmente nel 1528. Dopo Genova e Nizza , Savona e la piu ragguardevole citta della Liguria marittima, ed e patria di Galiriello Chia- brera die vi mori a di 2 ottobre i638. Discorre il Bertolotti di quanto presenta essa citta di piii riguarilevole c nell' intcrno e di fuori ., come piu'e delle /O VIAGGIO NELL A LIGUUIA MAUITTIMA opere d' arte die vi si trovano , e del celebre santuario della Madonna situato entio i monti cinque miglia al N. O. della citta. Da Savona conduce la strada in Albizzola , patiia del Pontefice Giulio II. Quindi per un giro iutorno ad un capo scosceso alia terra di Cogoletto ove vuolsi nascesse Cristo- foro Colombo „ di die si sono fatti tra' dotti Genovesi e Pie- montesi , e si fan tuttavia tante disputazioni. Da Cogoletto pnssa a Yoltri; indi per una belllssima via tutta ricca di Ijcllisslme ville e di palazzi die sono curio- samentc visitati da' forestieri si va a Pegli , Sestri, Corni- gliano e San Pier d" Arena e finalinente a Genova , la cui descrizione occupa tutto il secondo volume. Ed e pur qui degnissima di lode 1' accuratezza con clie il sig. Bertolotti riferisce tutto cio die riguarda questa magni- iica citta, ricca di tanti monitmenti e piena di gloriosissinie patrie ricordanze. Egli ne da in poclii ma chiari cenni la storia civile, la navale, la commerciale : parla deirimpresa delle crociate, de'traflidii di Levante , dellc guerre Pisane. Si dilFonde piii particolarmente a ragionare della posizione di Genova considerata militarmente, e delle molte perico- lose fazioni cul ebbe in varj tempi a sostenere, e descrive con pennello vigoroso ad un tempo e patetico come vi si difendessero, capitanati dal Massena, i soldati della fran- ccse repubblica strctti da Hero assedio per mare e per terra nel 1800: e come stremi di forze e soldati e cittadini e inancato ogni alimento, il prode generale si disponesse a calare agli accordi. II porto, la darsena, i fari , le piazzo, i passeggi , i sontuosi palazzi, le cliiese, tutto e descritto miraljilmente , cosl pure il portentoso acquidotto die lia 1" origine al con- fluente dei due Bisagni a aSooo metri di distanza, e per- venuto sovra un'altura di Genova, si divide poi per in- finite vene ristrette in canali di piombo die somministrano Pacqua sino agli ultimi altissimi piani delle case, e iinal- niente ogni maniera d'istituti, sia di pubblico insegnamento die di beneficenza, di lavori d'industrla, di ricovero^ delle quali cose il dime quanto basta ne vietano i conlini d'un articolo di giornale. II volume terzo comprende la descrizione. della riviera orientale sino a Sarzana, e un' appendice geologica, topo- grafica e statistica , e finalinente una carta della Liguria niarittima Jien diseguata e corretta. Dl DAVIDE BERTOLOTTI. 4 1 L^autore dopo aver dato alcuni ccnni sul Bisagno, faxmara spcsso tcrrihile che corre sul fianco sinistro di Genova , ne ritoriscE un peregriiiaggio da lai fatto disviando dalla strada inaestra per salire alia Scoffera giogo deH'Apennino, passare a Torriglia, sopra cui sono ancora gli avanzi dell'an- tico castello clie fu prima del Fiesclii , poi del Doria ; e linalmente condnrsi al monte Antola che s' innalza tra le foiiti della Trebl)ia e della Scrivia. E dopo avervi descritte Ic dcliziose ville d'Albaro, si x-imette sulla via corriera che tutta e abitata a' due lati e pare una continuazione della gran citta. Nervi e Recco sono le priucipali terre die s'in- contrano , quindi Camogli , e finalmente Rapallo che sta capo ad un golfo , piccolissima citta che da alcuni si crede fosse anticamente la capitale de' Liguri TiguUi. Da Rapallo a Chiavari tutto il tratto e un continuo oliveto non inter- rotto che da alcune foreste di pini. Giocondo e 1' aspetto di Chiavari per chi riguarda dalla china del monte che si valica per arrivarvi. Una delle cose piii ammirabili di detta citta si e la societa economica istititita nel 179 1 dal pa- trizio Stefano Rivarola a cui fu compagno il padre Giu- seppe Solari, nome caro alle Muse delle due lingue d' Italia. II detto istituto ha per line, applicato alia patria , di mol- tiplicare le invenzioni , di accrescere i prodotti dell' agri- coltura e delPindustria col miglioramento de' metodi , e di creare nuove riccliezze introducendo nuovi prodotti. Si trasferisce il Bertolotti a visitare le cave d' ardesia , ossia lavagna, delle cui lastre e grande lo spaccio: tutti i tetti delle case de' Genovesi ne son ricoperti. II tratto fra Chiavari e Sestri (per abbaglio e detto varie volte Sestri di Ponente ) e forse il piii ameno di questa riviera. Si valica il monte Bracco , si scende al Borghetto, orrido e sucido luogo, fastidioso per chi vi ha a pernottare. La strada all' uscita di tale terra costeggia la Vara che va poi a sboccai-e nella Magra e conduce al golfo della Spezia cosi descritto: " II ramo deli'ApeunIno che displccandosi dalla giogaja » centrale al N. di Sestri, corre lungo il mare ad E. E. S., >p giuuto sopra la Spezia spinge due sterminate braccia » verso S. E. a raccogliere i flutti dentro amplissimo » concavo seno. Portovenere ad occidente, il promontorio n del Corvo ad oriente ne sono le due punte estreme. » Era tjucsto V antico porto di Luna descritto da Strabone , 42 VIAGGIO NELLA. LXCURIA MAUITTIMA poi da Silio Italico, e fa anche detto porto di Erice, Por- tovenere ecc. Dopo le vittorie riportate sopra i Pisani e la compra fatta del dritti de' conti di Lavagna, veiine que- sto golfo in potesta e dominio de' Genovesi , soiio sette secoli ill circa. Quivi voleva Bonaparte coUocare la stazione delle principali sue forze marittime nel Mediterraneo. Delia Speziacitta, e del suo nome, non e conosciuta Tori- gine. La comprarono i Genovesi nel 1276 da Nicolo Fiesco conte di Lavagna. Un marittimo non lungo tragitto , indi iin' amena stradetta tra viti ed ulivi mena dalla Spezia alia Magra per Lerici. Piu lunga n' e la via maestra. Questa fiuniara pericolosa in tempi di escrescenze si dee traghet- tare sovra una barca che chiamasi portomobile. Sarzana e poco di lungi, citta linda e pulita sebben piccolina : ivi si comincia a respirare V aria toscana : infatti il parlar po- polare si scevera di molto dal non vago genovese dialetto. Castruccio Gastracani aveva tolto Sarzana e altre terre della Lunigiana ai marchesi Malaspina : ma i successori di lui ne perderono il possesso. Nel 1407 gli abitanti di Sarzana ottennero da Gabrlello Visconte signor loro di potersi assoggettare a Geneva, la quale in quel tempo era governata pel Re di Francia. La tolsero i Fiorentini ai Genovesi T anno 1487, i Francesi ai Fiorentini nel 1494: la ricomprarono i Genovesi 1' an- no 1496. L'autore da compimento al suo viaggio col rlferire quanto si puo raccogliere dalle istorie e da' monumenti intorno al- I'antica Luni e alle sue reliquie. II sunto da noi dato di quest' opera basta da se solo a porgere una convenevole idea deirimportanza sua, e del- I'erudizione di clie dovette l'autore fare dovizia per iscri- vere con tanta accuratezza di fatti e di cose ; slccome ne faniio prova le infinite citazioni di testi e di documenti che si veggono in pie di pagina. Soltanto ne duole clie frammezzo a un dire ornato , puro e gentile si faccia troppo spesso sentire il genio poetico dell' autore con abbondanza d' im- magini e di traslati mitologici e talvolta con interi periodi d' una lociTzione tiUta propria della musa lirica , e non con- veniente all' andamento storico e neppure al descrittivo. 43 PARTE 11. SCIENZE ED ARTI MECCANICHE. Memorie cd Osseivazioni edite cd incdite del cav. Leo- poldo NoBiLi professore di fisica all' I. R. Museo di Firenze, ecc colla descrizioiie ed analisi de' suoi apparati ed istrumend. — Flrcnze , 1884, David Paligli e socj. Tomi 2 , in 8.°, di pag. 884 , con 16 tavole. Prezzo lir. g. 42 ital. In Milano si vende da Branca e Dupuy libraj cont. di S. Paolo n.° gZ5. J_ie raccolte delle Memorie scritte da celebri autori , come sempre furono utilissime, ora lo sono raaggiormente , e quasi indispensabili si rendono nello stato attuale della fi- sica, essendo oramai impossibile di comprendei'e nei corpi elementari , non diro tutto quello che deve sapersi nella scienza per rilevarne i vantaggi die ella promette , ma cpiello soltanto che e necessario conoscere afBnche non si abbia a temere qualche retrocedimento. Molto per queste generali vedute sara ai fisici gradita la collezione ultima- mente fatta delle Memorie del sig. cav. Leopoldo Nobili professore di fisica all' I. e R. Museo di Firenze, piii poi per quelle particolari die procedono dalla celebrita del nome deU' autore , e dalla cura die egli stesso si e dato per la distribuzione, collezione e revisione della sua ope- ra. E per quanto sieno utili al pubblico per la maggior parte i lavori die in questa si contengono, perclie inseriti in divcrsi giornali , o altrimenti da qualche tempo pubbli- cati , questa collezione , che k una scelta delle opere del celebre fisico , e contiene nuove aggiunte importanti , ci sembra assai interessare, e il merito dell' autore non per- mettere die si trascuri tale circostanza per rammentare al pubblico quanti ed in quante parti della fisica abbia il dotto Italiano procurati progress! e perfezionamenti. L' opera di cui parliamo , intitolata Memorie e istrumend ilel cav. prof. Leopoldo Nobili , e divisa in due volumi \ 44 MEMORIE ED OSSERVAZIONI CCC. nel primo si contengono le Memorle, e nel secondo la dc scrizione degl' istrumenti. Parlaiido dell' uno e dell' alti'o noil intendiamo di qui riferlre un estratto delle successive Memorie, ma solo di accennare cumulativamente i soggetti eh' esse contengono. Lo studio delle correnti elettriche , il quale forma il soggetto di quasi tutti gli scritti dell' autore , sembrava dopo gli efFetti della Pila voltiana, dopo relettrodinamica e r elettromagnetismo die pei fenomeni molto sensibili poco pill potesse progredire, ma nuove ed estesissime spe- ranze dava ai fisici ove si trattasse delle piu deboli forze elettriche , sjDeciahuente dopo la scoperta del termo-elettri- cismo. Bisognava il galvanometro per guidare iielle nuove rlcerche, dajjpoiche ai nostri sensi tutti sfuggivano gli stu- diati fenomeni. L' autore pertanto ben vedendo clie ove non sono strumenti di misura capaci di precise indicazio- ni , lion si lianno clie cognizioni grossolane , vaghe e in- determinate , fu tra i primi fisici dopo lo Sweiger die si dettero cura di perfezionare il galvanometro. E tanti mi- glioramenti ha a tale strumento recati, di taiite considera- zioiii galvanometriche ha arricchita la fisica, che puo dirsi molto per lul essere avanzata la galvanometria. Cinque Memorie nella raccolta si leggono circa a questo soggetto die contengono i niiglioramenti fatti dall' autore sul galva- nometro ad ago calamitato , le sue considerazioni su que- sto , e sulla rana , e le avvertenze per 1' uso dei due gal- vanometri. Diverse costruzioni ha assegnato al galvanome- tro ad ago : quella del galvanometro , che preseuto alia So- cieta Italiana nel 1826: quella del galvanometro portatile, e quella del galvanometro comparablle ^ e di tutte estesamente parla. II galvanometro presentato alia Societa Italiana (i), lion difFerente sostanzialmente da quello portatile , ha delle modificazioni nella costruzione, die lo rendono piu sensibile, pill precise e piii comodo nelF uso. Con tutto cio la maggior semplicita e stabilita di questo , e il vantaggio di poterlo trasportare anclie in viaggio ben compensano quella picco- llssima differenza die puo esservi nella sensibilita. Questo galvanometro portatile (2) ha molti vantaggi sopra tutti gli altri che si conoscono , e ha si gran sensil^ilita , che due (i) Tom. II, pag. 27 dell' opera di mi diamo ragguaglij. (a) Memoria del i3 maggio i8a5 , torn. I, pag. I. DEL CAV. LEOPOLDO NOBILI. 45 piccolissiml pezzi, dl poclie llnce in superficie, cli rame e di zinco posti nelF acqua distillata, daiino all'ago una de- viazione niagglore di quella , clie nell' esperienza dell'Oer- sted avreblje dato uii elemento voltaico di piii piedi in superficie , fatto agire nell' acqua acidula. II resultato di questo confronto sorprendentissimo a clilunque lo istitui- sca sforza ad ammirare la grand' cfiicacia del moltiplica- tore e del sistenia astatico adottati nello strumento. Le di- mensioni del filo metallico del moltiplicatore sono diverse secondo clie voglia usarsi il galvanometro per le correnti idroeleuriche , o per le termo-elettriche , o per le correnti discontinue dell' elettricita ordinaria (i). E ad evitare 1' in- fluenza magnetica che il filo di rame ha sull' ago ado- pera I'autore il filo d' argento , come quello che vi eser- cita una influenza pressoche nulla con gran vantaggio per la sensibilita dello strumento (2). Ridotto a tal perfe- zione il galvanometro ad ago, indica henissimo le piii de- boli correnti di qualunque sjiecie che si conoscano, e per la gran moltiplicita delle correnti elettriche eslstenti in na- tura e uno degli strumenti piix interessanti della fisica ; talche puo porsi a pari del termometro di Reaumur , del barometro del Torricelli , dell' elettrometro a paglie del Volta , e come questi converreblje che dlvenisse d''uso fre- quente presso tutti quelli che si dilettano della scienza. — 'Conoscendo il sig. cav. Nobili di quanta importanza fosse r avere dal galvanometro itna misura corrispondente all'in- tensita delle correnti, fu il primo ad occuparsi d' un gal- vanometro comparabile. Era gia noto che i gradi segnati dal galvanometro non corrispondono sempre all' intensita delle correnti, e pei lavori del sig. Becquerel (3) si sa- peva come determinare la deviazione corrispondente ad una corrente doppia d' un' altra. Ma questo era ben poco. II Nobili costrui il galvanometro comparabile (4) , molto mcno scnsiljile degli altri , e con un moltiplicatore a quat- tro fili air oggetto di poter raddoppiare , triplicare e qua- druplicare a jiiacimento la forza delle correnti assai gran- di , e quindi dedurre la relazione tra i gradi indicati dal (i) Tomo II, pag. 36. (3) Mfiiioria del ay marzo 1828. torn. I, pag. 102. (3) Ann. de chiin. et phys., torn. 3i , pag. Sji. (4) Memona del i agosto 1829, torn. I, pag. io5. 46 MEMORIE ED OSSERVAZIONI CCC. galvanometro e la intensita di esse. Formo una tavola per ridurre i gradl a numeri proporzionali a queste intensita, la quale assoggettata a molti riscontrl ha ben corrisposto, e le sue Indicazioni per conseguenza meritano fiducia. E stabili fra i gradi del galvanometro 11 punto fisso o di ve- rlficazione , die servisse a riscontrare se lo strumcnto era stato alterato , e facilitasse 1' esecuzlone di altri a quello comparabile. Uno studio particolare sulle pile termo-elet- trlclie , fatto a questo oggetto , lo porto ultimamente a co- struirne una (i), che produce costantemente una coi'- rente di 36°, posta che sia nelle medesime circostanze, detta percio pila a forza costante , della quale si serve per veriiicare se si conserva sempre esatto il galvanometro comparabile. Puo questo strumento usarsi adoprando i quat- tro fill del moltiplicatore per la valutazione dei residui delle correnti , la quale interessa ogni qualvolta si voglia avere una misura giusta della loro intensita. E su questo soggetto pure il sig. Nolsili ha fatto diverse esperienze. •— Non pago d' aver perfezionato il galvanometro ad ago ma- gnetico, voile tra gli altri esploratori delle correnti mettere al suo posto anche il galvanometro della rana , e in vin confronto dei due galvanometri fece conoscere i pregi di questo istruraento , che la natura ci presenta quasi perfetto quanto V altro elaborate per arte (2). Da questo confronto risulto che trattandosi di correnti idro-elettriche , nel cui circuito entra sempre qualche conduttore di seconda clas- se , la rana e un esploratore piu delicato del galvanome- tro ; trattandosi poi di correnti che si possono , come le termo-elettriche, mantenere sopra circuit! intieramente me- tallici , un mediocre moltiplicatore e senza confronto piu sensibile della rana piu vivace : ma appena si fa entrare anche nei circuit! termo-elettrici un conduttore di seconda classe , die la corrente diviene in certo modo idro-elettri- ca , e la rana ritorna ad essere piu sensibile del galva- nometro ad ago. La cosi detta corrente della rana , sco- perta dal nostro autore , non e sempre sensibile ai galva- nometro ad ago , e viene accennata dalla rana soltanto. Egli pero ha insegnato anche come rendere piu attiva una tal corrente con accoppiare piu rane, e neU'uso di questo (i) Tom. II, pag. 42. (2^ Memoria del 9 novenibrc 1827, toni. I, pag. 67. DEL CAV. LEOPOLDO NOBILI. 4^? animale ha avvertito come mettersi in guarilia contro una sorgentc d' errore , cioe contro 1' influenza di questa sua propria corrente. In un altro bellissimo lavoro sugli effetti elettro-iislologici della rana (i) esamino le leggi ge- neral! delle contrazioni dell' animale ; determinando , oltre ad un gran numero di ntilissime considerazioni fisiologiche, i casi in cui si hanno le contrazioni piu o meno energi- che nei diversi periodi della sensibilita dell' animale. L'industre autore volendo tlrar profitto dalla gran sen- sibilita del galvanometro portatile penso di riguardare la niisura delle correnti elettriche come misura delle cause che le producono. Partendosi da questo principio con pic- cole appendici pote formare dal suo galvanometro prima un atmidometro, e dopo un termoscopio (2). La prima idea e rimasta fino al presente trascurata, sebbene sembri ben degna d' attenzione ed alia meteorologia utilissima. L' altra air incontro e stata si bene sviluppata, che raddoppiando i pregl del galvanometro lo ha reso interessante pel Irat- tato del calorico non meno che per quello dell' elettricita. Una semplice pila termo-elettrica fii 1' aggiunta che da principio ebl^e il galvanometro per divenire un buon ter- moscopio differenziale , superiore a tutti i migliori termo- metri, e quindici o venti volte piu sensibile del termo- metro metallico di Breguet (3). Di poi il chiarissimo sig. prof. Melloni pensando a migliorare questo nuovo termo- scopio s' uni air autore nella costruzione del piu squisito e pill utile istrumento che possiede la scienza del calorico. Modificarono la pila , s' unirono degli specchi capaci di ri- flettervi il calorico raggiante , e formarono in una parola il termo-moltiplicatore , che supero tutti i termoscopj a segno, che 1' autore in un confronto coll' etrio-scopio del Leslie ha ritrovato le sue indicazioni due cento quaranta volte piu grandi che quelle di cjiiesto (4). E delicato da sentire 1' influenza del calor naturale d' una persona alia distanza di 2,5 o 3o piedi , e serve a ripetere colla mas- sima facllita le piii dilicate esperienze sul calorico condotto e raggiante. Un appare cchio termoscopico di tal forza non (1) ]\I<'iiioria del 4 dicembi-e 1829, toino I, pag. i35. (2) Mfmoria del a dicembre 1829, tom. I,^ pag. 157. (3) Tom. I, pag. 195. (4) Tom. I , p;);;. 23-3. 48 MEMORIE ED OSSERVAZIONf ecc. merltava di rimaiiere inopei'oso , ei due valenti fisici v'in- trapresero una serie d'' esperienze (i) sul passaggio istan- taneo del calore ragglante attraverso i coi-pi trasparenti , sul caloi'e proprio degP insetti , del fosforo e della luce lu- nare , e sul potere eraissivo , assorbente e rlflettente dei corpi , non senza averne interessanti e nuovi i-esultati. A scoperte anche piu interessanti sulla trasmissione del ca- lorico raggiante a traverse coi corpi e stato condotto col- 1' uso di questo appareccliio il sig. Melloni dopo averlo al- quanto modificato. Recentemente il sig. cav. Nobili ha cor- redato 1' appareccliio di altre quattro pile termo-elettriche che ne aumentano moltissimo il pregio. Una di queste, detta a cannocchiale , ha gli elementi come le altre di bismuto e di antimonio, ma finissimi e terminati in punta sottilis- sima ; talche i trentasei die la compongono non occupano che uno spazio di 2,40 centimetri quadrati. La seconda , cliiamata pila a raggi, sebbene descritta nel secondo volu- me della raccolta, e stata posteriormente modificata dall'au- tore e descritta in altra sua Memoria (2), ed fe da prefe- rirsi come piii efficace delF altre, che hanno egual numero d' elementi e come capace di ricevere piii istantaneamente I'azione del calorico, e piii comoda per la sua forma par- ticolare. La terza a petdne ha tutti i suoi elementi coUo- cati sulla medesima liiiea ; e la quarta a fessura sta tutta in un piano , ed ha in una medesima linea soltanto le saldature die debbonsi riscaldare. L' autore ha destinato ciascuna di queste pile ad una classe particolare di ricer- clie sul calorico 5 e ben s' intende die queste due viltime presentando la massima azione sopra una linea devono es- sere efficacissime nelle ricerche sulla difrazione del calo- rico. Del resto il terrao-moltiplicatore per questi migliora- menti , e per quelli che in seguito verra probabilmente ad acquistare quando sara piu studiato il termo-elettrici- smo , fa sperare nuove grandissime scoperte sul trattato del calorico , onde e da credersi che con quest' arnie potentis- sima si disgombreranno quelle molte difficolta, che per un certo tempo hanno fatto tenere quasi negletta questa, che e una delle piii interessanti parti della fisica. (0 Tom. I , pag. 195. (a) Memoria del 37 settembre 1834. DKL CAV. LI.OPOLDO NOBILI. 49 Un'altiM Memoria (i) ritrovasi fra quelle del slg. Noblli clie ha ill qnalche niodo relazioue colla p;alvaaometria. In questa si parla di un seniplicissimo condensatore elettro- dinamico. L' idea e verainente originarla , e quando i re- sultati potessero estendersi quanto ricliiede il noine dello struuiento , la scionza avrebbe fatto un gran passo , per- che questo certanieute frutterebbe nelLi elettro-dinamica non meno di qnello clie lia frnttato nella elettro-statica' il condensatore del Volta. Per verita il risultato che ne ha ottenuto e troppo parziale , percbe consiste soltanto in una facilitazione d' avere la scintilla dalle correnti elettro-di- nainiche. Anche lo strumento per altro e seniplicissimo , consistendo in una matassa di file metallico fasciato di se- ta , e forse con qualclie modilicazione o aggiunta potra aversene un maggior risultato. L' esame che T autore fece delle diverse correnti per conoscerne T elTetto su i due galvanometri (a) lo porto a verilicare 1' esistenza delle correnti nelle azioni chimiche , delle quali ebbe dal suo galvanometro vlstosissime indica- zioni. Non cosi per 6 gli era accaduto nella sua serle d'e- sperienze elettro-fisiologiche (3) fatte con idea di scoprire se nel sistema organico esistessero correnti elettrirhe di- pcndcnti dalle sole forze dell' organizzazione. Pote anche con la gnida di questo prezioso istrumento scoprire la corrente termo-idro-elettrica , cioe una corrente eccitata per seniplice calore sul conduttore di seconda classe (4). E senibra che una tale scoperta gli suggerisse potersi ridurre sotto un sol punto di vista tutte le difFerenti specie di cor- renti elettriche ; la quale sua idea sviluppb in un bellissi- mo scritto sulla natura delle medesime (5). Ivi esaniinata ogni specie di corrente, fu portato a concludere che le cor- renti elettriche eccitate da combinazloni chimiche non sono in relazione nh coll' intensita dell' azione chimica, ne colla natnra elettrica degli elementi ; che non v' ha corrente clettrica senza sbilancio di calore , e che la sua intensita e seniprc proporzionale al salto di temperatiira , percio la (1) Memoria delP 8 niaggio iSSa, tonio I, pag. aSa. (2) Memoria del 3 novembre 1837, tomo I, pag. 67. (3) Tomo I , pag. 8. (4) Memoria del 3 novembre 1^27, tomo I, pag. 81. (5) Memoria del 27 dicenibre 1837, tomo I, pag. 83. Bibl. Ital. T. LXXVII. 4 5o MEMORIE ED OSSERVAZIONI eCC. forza clettromotrlce consiste sempre in nno sbilancio di calore : che nel maggior numero cle' casi le correnti vaiino dalle parti calde alle fredde : e che siccouie noa v' ha frcgamento o compressione senza produzione di calore , ne sviluppo di elettricita nei cristalli elettrici senza pre- nierii o riscaldarii , si pub generalizzare il principio , e dire che dal calore deriva sempre T elettricita. Che anzi dal momento che basta ua semplice sbilancio di tempera- tura per determinare sopra circuit! compiuti 1' efFetto co- nosciuto sotto il nome di correnti continue , perche non diremo noi che il fluido in giro e lo stesso calorico che i corpi contengono? I metalli occupano il primo posto tanto come conduttori del calorico , quanto come conduttori del- r elettricita ; le correnti elettriche son piii forti quando si fanno tra Inioni e cattivi conduttori delP elettricita ; i me- talli riscaldati conducono le correnti elettriche nieno bene di quello che non fanno quando sono freddi. Tutti questi e molti altri fatti corroborano, secondo T autore , T ipotesi deir identita dei due fluidi. Non solo si e occupato il Nobili della misura , della natura, deirinvenzione e veriiicazione delle correnti elet- triche , ma cura grandissima si e preso ancora di analiz- zarne gli efFetti , e facilitare il modo di ottenerli. Pei fenomeni elettro-dinamici ed elettro-magnetici ha immaginati diversi apparecchi semplicizzando gli apparati d' Ampere, di Faraday e d' altri inventori , e formandone altri che servono ad esperienze da lui immaginate , che compon- gono un astuccio elettro-dinamico (i), col quale si pos- sono fare facilmente ed economicamente tutte le piii in- teressanti esperienze relative a questa parte di scienza. Senza dubbio egli anche su tal proposlto puo vantarsi di diverse invenzioni e scoperte signilicanti. Gli dobbiamo la cognizione di alcuni fatti sulF influeriza della forma dei conduttori agU sbocchi dtW elettricita^ le solenoidi fusiformi; un fatto singolare d' inversione di magnetismo ; uno suit' in- fluenza dei corpi non magnetici sulla calamitazione ; ed altri die per brevita tralasciamo. Tra gli efFetti elettro-chi- niici per altro egli conta una ben piu jDrillante scoperta che risulta da un bel complesso dl fatti , cui ha dato ori- gine , e forse compiraento senza che nessun altro fisico (i) Tom. U, pag. 3. DEL C\V. LEOrOLDO NOfllLI. 5 1 possa vantarsi d\averlo iicppur coadjuvato. Parlo delle ap- parenze elettro-chiniiche (i), cioe di qviei vaghissimi colori che nel 1826 ottenne soVia alcuni metalli clie teiieva ai poll della pila, nientre con questa decomponeva certi li- qyidi. II fenomeno scmplice si produce in anelli concentrici di varia tinta per deposizione di lamine sottili piii ingros- sate verso il centro e derivate dalla materia proveniente dalla decomposizione del liquido. E facile ottenere gli anelli decisi e vivi al polo positive , ma con qualche cura par- ticolare relativa all'intensita della corrente e alia scelta del liquido da decomporsi compariscono aiiclie al polo nega- tive (a), e ad ambedue i poli contemporaneamente. Variano i colori al variar del liquido o del polo della pila^ e tnt- tocio trovasi schiarito da un gran numero di fatti registrati in due successive Memorie. In altra (3) esamino Tautore le apparenze elettro-chimiche sul mercurio, e studio i le- gami tra questi fenomeni e quei hellissimi gia ottenuti da Erman, Herschel, Orioli , Prandi , ecc. sui movimenti pro- dotti nel mercurio dalle correnti elettriche. E veramente sparse un gran lume stabilendo clie le correnti o movi- menti noa si formano sul mercurio puro , clie laddove niancano i A'eli delle apparenze elettro-chimiche ; e che al- lora compariscono sotto i poli sulla superficie del mercurio degli spigoli ovali o vaschette. Infatti dalla prima circo- stanza si rileva che la formazione delle correnti e legata alia condizione della fluidita del metallo , giacche perde una porzione di mobilita quando si copre di veli, Dalla seconda s'argomenta I'esistenza d'una forza che da origine agl' irraggiamenti o correnti superiori ed interne , e percio tali movimenti son prodotti da causa soltanto meccanica. Confronto poi le apparenze elettriche di Priestley (4) con rjuelle sue elettro-chimiche , mostrando che essenzialmente dilFeriscono tra loro , perche dipendono le une per la mas- sima parte da una forza meccanica e calorifica , e le altre da sola azione chimica. E ultimamente (5) rivolse le sue indagini sopra un particolar fatto che accompagna il fenomeno (i) Mem. del 20 nov. 1826, toni. I, pag. 18. (2) Mem. del 4 geun. 1827 , torn. I , pag. 28. (3) Mem. deir 8 giugno 1827, torn. I, pag. 37. (4) Mem. del i.° ottobre 1827, toui. I, pag. So. ' (5) Mem. del 34 dicenibre i833, torn. I, pag. 5C'. 52 MEMORIE ED OSSEHVAZIONI eCC. = allorquando si ricevono le due appareaze elettro-chimi- che sopra nna lastra metallica, non perdono esse alcuni de' loro anelli , ma si deformano scliiacciandosi dal lato interno. = Egli spiega questo stiacciamento con la nota legge elettro-dinamica d' Ampere = clie le correnti volte nel senso contrario si respingono = la sua spiegazione a dir vero la?cia qualche dubbio , perclie noa vedesi come la repulsione non si abbia quando fra 1' una e V altra ap- parenza si pone una lamina di vetro ; e sembrerebbe jjiu naturale rilevarla dal numero delle coi*renti che giun- gono sulla lamina nell'uno e nell'altro caso. Qqando esiste il tramezzo della lamina di vetro tutte le correnti che vanno da un polo all' altro son costrette a capitare sulla lamina di metallo non potendo traversare il vetro , e per cio in questo caso il polo irraggia sulla lamina per ogni parte egual numero di correnti , e vi deposita per ogni verso veli egualmente grossi ed egualmente estesi , dai quali nascono gli anelli perfettamente clrcolari. Quando poi si agisce senza la trainezza di vetro , molte correnti nella parte intermedia tra i due poli vanno ( come 1' autore ha egregiamente scandagliato) attraverso il liquido senza giun- gere alia lamina , e percio di minor grossezza o meno estesi rimangono quivi i veli, e gli anelli vi compariscono compressi. Con tutto cio riguardiamo questa Memoria come jnteressantissima e degna d'essere studiata da tutti i fisici , perche vi si trattano, seppure non vogliamo dire vi si de- cidono , tre questioni molto importanti per la scienza , e sono : i.° le correnti s' attraggono e si respingono attra- verso d' un liquido e non incanalate in alcun conduttore determinato , come s' attraggono e si respingono in mezzo air aria incanalate in fili metallici ; 2.° le correnti dentro la massa dei conduttori non si possono ne incrociare , ne soprapporre a guisa de' raggi di luce , ma seguono tutte direzioni separate ; 3.° le correnti hanno una tendenza piii declsa ad accumularsi suUe punte e sugli spigoli, e a dare loro una tensione elettrica, se la perfetta conducibilita del conduttore viene interrotta con interposizlone d'un con- duttore imperfetto , come sarebbe un liquido rapporto ad un metallo. — Abbiamo detto di sopra che 1" autore ha esteso forse iino all' ultimo limite queste ricerche , e cio perche egli non solo ne ha sviluppata la teorica , ma anche esa- minate le particolarita e perfino studiate le applicazioni. r)EL C.VV. LEOPOLDO KOBILI. 0 5 E quesle ultime sono tanto interessanti clie possono for- inare un' arte , la nietallocromia. Egli ne parlo per la prima volta nel giugno del i83o (i), accennaado i vaghis- siiiii discgni a colori clie per questa via aveva formati su lastre metalliche , nei quali e si bella e si permanente la lucentezza delle tinte , la precisione del contorni , e la de- licatezza delle sfumature, die solo ad ornamenti o ad oggetti di lusso si direljbero convenire. Ne meno hanno di pregio le tinte uaiformi, colle quali colorisce le lastrette di iiie- tallo, che per la loro varieta e gradazione gli hanno sng- gerico di formarne una scala cromatica , la piii completa senza dubbio che fino al presente si conosca. Questo e uno di quei tanti risultati della fisica, che conviene dilFondere oltre le scuole e raccomandare agli artisti perche vi pren- dan parte. Fu r autore fra i prinil che in Italia ebbero notizia della scoperta importantissima del sig. Faraday sulle indazioni clettriche , e preveduti tosto i bei risultati cui dovea il principal fatto condurre , volse la mente ad estenderla e a trarne nuovL ritrovati. S' univa ad esso il chiarissimo sig. cav. Yincenzo Antinori , cui con molto vantaggio della 11- sica e in Firenze affidata la direzione del real Museo lisico Palatmoi ed in questo stabilimentOj che fu sede della ce- lebre Accademia del Cimento, s' intrapresero le nuove espe- rienze. Poco per verita essi furono avventurati, perche quando di molti ignoti fatti ebbero arricchita questa parte della fisica, si conobbe in Italia 1' original Memoria del fi- sico inglese che, lavoro in ogni parte completo, quasi tutte racchiudeva in se le invenzioni del fisici Italian!. Pure a loro gloria alcuni ne restarono di non piccolo valore, e tanti che hanno servito a confermare , ad illustrare e a dar mag- gior estensione alle ricerche delP inventore. Provarono le indazioni sopra diversi metalli (2) ; nella cosi detta loro calamita elettrica scoprirono la piu vantaggiosa disposizione per ottenere le indazioni six i fili metallici coUa calamita (3)^ vi sperimentarono V efletto del magnetismo terrestre (4) de- ducendone nuove nozioni di gran valore , e giunsero ad (i) Mem. del 2i) giugno i83o, torn. I, pag. i63. (3) Mem. del 3i gennajo l832 , torn. I, pag. 207. (3) Mem. del 20 uiaggio i832, torn. I, pag. 219. (4) Mem, del 10 luglio iBSa . torn. I, pag. 238. 54 MEMORIE ED OSSERVAZIONI eCC ottenere i prlmi la scintilla elettrica dall' induzione della calamita ordinaria , nel die sono da lodarsi non solo pel f^itto , che molto impoi-ta in questa teorica , quanto per Finvenzione delj'apparato che, attivissimo e ben inteso, ha fiicilitato il niodo di rendere continiie tali correnti e di scoprirae I'azion chimica. Altro punto notahile delle ricer- clie di costoro fu quello delle masse metaiiiche rotanti sotto r influenza delle calamite. Questo soggetto, che aveva occu- pato altra volta il nostro autore nel i8a5 in compagnia del chiarissimo sig. prof. Bacelli (i) ad oggetto di confer- mare le scoperte d'Arago sul magnetismo di rotazione, fn egregiamente sviluppato nello scritto del lo novenihre i832 (a), ove con ispirito da vero filosofo ha ritrovato i fatti cardinali dai quali conveniva partire, ed ha collegati tutti i fenomeni delF induzione in un principio generale. Dopo tutto quello che abliiam detto dei lavori in fisica del chiarissimo prof. Nobili contenuti nell' opera di cui par- liamo per non eccedere i limiti che ci sono prescritti, solo aggiungeremo che gli strumenti descritti nel secondo vo- lume sono relativi ai precedenti soggetti di fisica , e ser- vono a rlpeterne le esperienze. La loro descrizione e par- ticolarizzata, precisa e chiara per modo , che nulla lascia a desiderare , non tanto a qiielli che vogliono conoscerli , quanto a chi volesse costruirne dei simili. Che anzi \i si trovano lutte quelle avvertenze per la loro costruzione e pel loro uso che devono per lui essere state il risultato d' infinite fatiche. Cosicche si direbbe: egli consegna ai fi- slci tutti i suoi arnesi i piii pregiabili , li pone a parte di tutti gli studj che vi ha fatti , e togliendo loro la fatica di un nojoso tiroclnio gl' iuvita a profittare dei mezzi che loro ha potuto somministrare. Questa e realmente una non comune dimostrazione d'afletto alia scienza, ed una filan- tropia m9lto conimendabile, che ha da fruttare nuova gloria air autore coi progressi che ne verranno alia scienza per fatto di coloro che studieranno quest" opera. (1) Tom. I, pag. i5. (2) Tom. I , pag. 255. $5 Biblloteca agraria, tomo XX. Istruzione nella coltura de' princijjali. albeii frattifeii e boschni compUata dai dottorl Giuseppe Moretti P. O. dl botanica e P. P. dl economia rurale neW I. R. UnUersild dl Pavia ecc. e Carlo Chiolini gld decano della facoltd medlco-chiriirglco-farmaceutlca nella stessa Unlversitd. — Blilano , 1834, presso Antonio Fortu- nato Stella e figll, tip. Bizzoni dl Pavla , In 8.° piccolo dl pag. 712, con tavole In rame. Prezzo per gll assoclatl llr. 7. 47 Ital. , pel non assoclatl llr. 9. 25. KJ yC opera trae pregio dal propi-io soggetto mediante r iinportanza del medesiiiio, e T opportunita del trattarlo, entrambe le quali coii-Hzioni certamente non mancano al- 1' argomento del libro che annnnziauio. Niuuo e che non riguardi glL albei-i boscherecci e frnttiferi qnal parte im- portantissiraa della rurale economia , e facile e il ricono- scere die nondimeno essa non e tra noi coltivata quanto si converrebbe. Quante lagiianze infatd non si sentono circa la penuria del legname da costruzione, e il caro della legiia da ardere , e come scarsa e la A^arieta delle frutta sui nostri mercati , e come son esse soventi volte lontane da quella bellezza che il nostro suolo e il nostro cielo consentirebbero , se raigliore fosse la scelta delle piante che ce le arrecano, e piii attento e industrioso ne fosse il governo. Tuttavia, riguardo a'boschi, chi, aven- done r occasione , non dovra essere sollecito di allevarne di nuovi , e di ben custodire gli antichl , o pensi al pro- prio vantaggio, od a qnello de' iigli e nipoti , seguendo queir inclinazione dell' animo che al futuro si volontieri ci volge i e rigiiardo alle piante pomifere chi, se ne con- sider! il pomposo sfoggio de' fiori , quindi 1* abbondanza e vaghez7a de' frutti die 1' albero ti va crescendo e raatu- rando, e ti concede alia fine matnro , piu che mai hello di colori e di forme, fragrante, squisito (e gia lin d' al- lora ne' germogli ravvisi i nuovi frutti futuri , onde per nati«-ale uberta e non per magic' arte si verifichi il detto E mentie spunta V un , l' altro matura ) 56 BIBUOTECA ACRAUIA. chl , djco , al conslderare qiiesti ed altri donl delle plantc- suddette , iion trovera in tutto utile e dilettoso far parte ad esse di quelle cure a cui tali doni concedono^ e senza cui quasi li ricusano affatto' Chiunque coltiva boschi o frutteti legga 11 libro di cui si tratta die ne avra piacere e vantaggio; chiunque pos- siede boschi o frutteti, e poca o niuna cura sen prende , il legga Istessamente , e ne sara mosso al certo a farne quel governo , che Insleme al lucro pub porgergli materia a bella e soavissima occupazione. Gil autori si sono proposti di " compendiosamente rac- cogliere ed ordinare nella loro opera tutto il meglio che gli scrittori de"" tempi nostri pubblicarono sul proposito de" princlpall alljeri fruttiferi e boschivi, e quanto F osser- Vazione e T esperienza hanno finora dimostrato essere veramente utile e ragionevole; »/ e a noi sembra ch''essi abbiano lodevolmente soddlsfatto a questo loro proponi- mento. Trassero infatti gl' insegnaraenti da opere pregia- tissime quali sono , oltre le general! del Gallizioli e del Re , le particolari del Sartorelli e del Tondi intoruo agli alberi boscherecci , e del Noisette e del Gallesio intorno a' fruttiferl ; e i detti Insegnaraenti proporzionarono al prefisso scopo, con chiarezza ed ordine esposero. Ora in- dicheremo a parte a parte le materie a cui essl mirano . e pol soggiungeremo quali altrl soggetti avrebbero potuto a parer nostro trattarsi se all' opera , come potea conce- derlo , si avesse volnto dare una maggiore estensione. " Abbiamo diviso, dicon gli autori, questo nostro lavoro in tre sezioni , la prima delle quail abbraccia le istnizioni pveliminari circa quelle cose che necessariamente devono sapere tutti coloro i quail Intendono trarre profitto dalla coltura degU alberi in generale. Fatti alcunl cenni sulle differenze e denominazionl varie di questi utill vegetabili, parliamo delle parti onde sono compost! , e poscia del mod! different! con cui si moltiplicano. A tempo opportuno si espone altresi quanto concerne il semenzajo, 11 postic- cio, non che 11 trapiantamento ed il buon governo delle giovani piante. Qui parimeiite ha luogo un capitolo di grande importanza nella materia, quello vogliamo dire, nel quale si tratta dell" Innestamento . . . Dopo tutto cio, seguono i precett! ne' quail e fondata la potatura, e si aggiungono le regole con cui debbonsi eseguire le altre BlBLIOTEC.V AGUAKIV. ^J opelMzloni che le hanno rapporto, o almeno concorrono con la meJesima a conservare sani e vij^orosi gli albcri ; a ridnrli a quelle forme che loro vogllonsi dare; ed a far si clie soniiniiiistrino ottimi ed abboiidantl prodotti. » La seconda sezione riguarda alia coltura speciale degli alberi friutiferi, e la terza a quella de'boscbivi. Massima- meute vi si diiiiostra, come i principj teoricl gia esposti si applicliiuo alia pratica. In quella , premessa un' idea delle varie forme natural! e simmetriche , a cui soglionsi gli alberi fruttiferi sottoporre , ed accennate le regole per fare e ben condurre un bruolo, parlasi separatamente di ciascuna loro specie. Si da di essa una Jjreve notizia bo- tanica , susseguita dal quadro delle varieta principali col- tivate in Italia , che le appartengono , aggiunti qualche volta i sinonimi volgari, sotto cui ivi si conoscono, ed i caratteri clie le distinguono : poscia si addita la maniera di coltivarla , esponendo quanto concerne la natura e le condizioni del sito, del suolo e del clinia che la medesima richiede ; i modi different! di moltiplicarla ; le forme che meglio le convengono , e le cure che bisogna prestarle , onde si conservi lungamente sana, vigorosa e fertile:, si fa menzione in fine degli usi a cui ne servono i prodotti e le differenti sue parti. Seguiamo la stessa norma in ragio- nando degli alberi compresi nella terza sezione. Qui tutta- via precedono ai capitoli clie trattano la coltura delle sin- gole specie , gl' insegnamenti generali circa ai boschi , re- lativi alle diverse loro denominazioni , alia maniera di farli , e di popolare quelli che gia esistono ; alia difesa loro dai pregiudizj che vi si possono arrecare , al buon governo ed alia recisione o estirpamento degli alberi che vi sono coltivati , per trarre profitto dal legno^econdo gli usi ai qnali e piii Idoneo e viene generalmente destinato. >> Si aggiunga che gli autori con molto buon consiglio trat- tarono in un capitolo delle circostanze che iiifluiscono sulle qiuilita del legno , e in un altro delln stimazione del legjii in piedi; e ch' ebbero cura di descrivere le nostre costumanze lonibarde , massime rispetto alle piantagioni de' salici che si fanno lungo il Po ed il Ticino. Soggetti all' opera dicevoli. e non in essa trattati , potreb- bero essere i seguenti. Rispetto agli alberi fruttiferi, Tarte di accelerare la maturanza delle frutta, e di averne di 58 BIBLIOTEC.V AGU\raA. segnalata grossezza e venusta (i); le diligenze relative alia conservazloiie delle medesline con esame dalle loro alterazioni nel divenir mezze e fradice, e degll nsi a cui, cosi ridotte , possono tuttavia servlre. Rispetto agli alberi bosclierecci , le notizie intorno alle leggi forestall, e in- torno air arte importantlssima del ridurli in carbone , e trarne diverse altre utili sostanze ; e come nel trattar de- gli alberi fruttlferi non si lascio di parlare di qualche fruttifero arbusto , quali sono il rove lampone , il ribes , il crespino volgare, cosi non era forse a tacersi di alcuno de' principali arbusti boscherecci, come sarebbero lo spin- bianco, il bosso, il ginepro ed altri. Tanto riguardo agli alljeri da bosco, quanto a quelli da frutto , sarebbe riu- scita opportuna qualche informazione circa le piu celebrate specie e varleta forestiere , e circa la convenlenza de! condnrle a parte della nostra agricoltura. Qneste proposizioni non riusciranno forse inopportune se all'ora annunziata, come gia ad altre parti della Biblioteca agraria, si concedera Fonore della ristampa (2). Imperocche la mole esorbitante a cui essa pervenne consigliera certa- mente a ripartirla in due volumi, uno per gli alberi bosche- recci;, Taltro pei fruttiferi, onde sara cosi concesso lo spa- zio a quelle addizioni die si credessero convenienti. B. (i) L incisioiie auulare che e un mezzo peiclie 1 frutti leghino in maggior copia, o per accelei'arne la niaturanza e renderii piu grossi del consueto, si accenna a pag. 194; lua sola come intenta ad aumentare la generazione de' raiui ed occhi fi-uttiferi, end' e clie se ue trattl alquanto inesattamente. Parlasi poi del- r iucislone longitudinale , e dicesi che i risultamenti ne sono gli stessi deir anulai-e , il che , asserito cosi generalniente , non puossi concedere. L' incisione longitudinale dicesi consistere nel fendere la scorza dall' origine dei rami siiio appresso alle radici; abbianio veduto usarsi a beueficio de'' gelsi un' incisione molto piu breve ma piii profonda , e dal taglio tenuto ad arte aperto usciva a' piedi dell'' albero la linfa superflua, che ahrimenti erom- pendo dair alto lo avrebbe guastato ; un tale provve.limento po- trebhe forse con vantaggio apphcarsi agli alberi fruttifei'i cokivati. (2) Gia e stato ristanipato il volume della Biblioteca agraria che tratta della Caccia , e V altro che tratta del Vino : era si stanno ristampando i primi qu.ittro volumi conteneuti la Chimica agraria , il Trattato de' concbid , la Fisiologia vegetabile e X" Agricol- tura pratica. La Ragione Civile delle acqiie, cpei-a del Romagnosi, la quale ancli' essa fa parte della Biblioteca agraria, verra quanto prima compita. 59 Iconografla delta Fauna italica, di Carlo Luciano Bo- naparte , principe di 3Iusignano. — Roma , 1 832-34 , tipografia Salviucci. Sono usclti finora fascicoll sette al prezzo di scudi tre joinani {pari a lir. i6- ii ital. ) per ciascun fascicolo conteneiite sei tavole co- lorate. II testo resta compreso nel prezzo stabilito per ogni fascicolo. Osservazioni di Giuseppe Gene, professore di zoologia nella E. Universita di Torino. Fascicolo V. (*) I. Coluber viridi-flavus. — Colubro verde e gidlo. Oiano pur comuni quanto si vogliono i rettili della pe- nisola , o, direni uieglio, d'Europa, tutti lianno bibogno di essere da capo studiati , confrontati , e coll' ajuto di buone descrlzioni e di buone figure illustrati. Una incre- dibile coiifusione di nonii , un difetto di caratteri specific! , i quali se talvolta bastano ad Indicar V animale adulto , pill spesso non toccano alle precedent! eta , nelle quali le forme o i colori sogliono essere piu o meno differenti , sono due vizj capital! che il progresso della scienza non valse finora a togliere del tutto dalle opere che trattano di questa classe importante di vertebratl. Si aggiunge I'in- certezza di pareccliie forme , le quali o siano naturale ef- fetto delle diverse stazioni fisiche , o siano vere specie, tengono in sospeso e piu spesso in contraddlzione il pa- rere degli erpetologi. Forse parra sovercliio lo inslstere che noi facciamo su questi difetti della storia naturale dei rettili , ma v" insistiamo per dar a conoscere il fastidio che lo studio di essi ci ha sovente ingenerato, e per accrescere stimolo a coloro che imitando il Principe di Musignano volessero accingersi ad emendarli. II Colubro verde e giallo e il Coluber viridi-flavus di Lacepede , di Latreille , di Daudin , di Bendiscioli , di Fit- zinger e di Bory S. Vincent, il Coluber atro-vircns di Shaw, (*) VeiU Bibl. Ital. tonio yS,", pag. i3. 6o ICONOGR.VFIA BELLA FAUNA ITALICA di Cuvier, di Merrem, di Metaxa, di Risso, di Frlvaldszky (i), il Coluber luteostriatus di Gmelin , il Coluber personatus di Daudia (in giovaiie eta), il Coluber Francim di Suckow (2), il Coluber communis di Dondorf (3), YAnguis jEsculapii vul- garis di Aldi'ovandi. I viperai di Roma lo chiamano Sfru- stacchione e qualche volta Saettone , accomunandolo cosi al Coluber flavescens ; in Lombardia dicesi Smirold o M/6, in Piemonte Seipe uccellatore {Serp oslera): ma non cre- diamo die in alcnn luogo della penisola si cliiami il Bello, come uno dei nostri monografi lia annunziato. Questo serpente , ovuaqne comunissimo , distlnguesi dagli alti'i colubri indigeni e specialmente dal Saettone , col quale ha molti rapporti di forma, per le scaglie esa- gono-romboidali , molto maggiori sui lati che sid dorso ; pel capo distinto ; per lo scudetto del vertice angusto, un p6' allargato all'innanzi, per la mascella superiore (maxilla) screziata, e Finferiore {mandibula) senza raacchie, e per la coda che eguaglia in lunghezza la terza parte del corpo, ed e sottile. II numero degli scudi addominali varia da 200 a 220; quello degli scudi sottocaudali da 100 a ii5 paja. I suoi colori variano grandemeute per I'eta : a/lulto lia il dorso e i fianchi nero-verdicci con frequend lineette gialle e la superior parte della testa pure screziata di giallo f, di sotto e interamente di color pagliarino: giovane e superiormente di color piombino-olivaceo senza macchie, e pagliarino inferiormente i la parte superiore della testa e la cervice sono fosche con iscreziature giallognole : piw giovane ancora e bruno-ollvaceo sul dorso e sui fianchi con lineette cenerine ^ screziato di glallognolo sul vertice, e giallognolo di sotto. A qaesti due ultimi stati voglionsi riferire , secondo I'autore, il Coluber atro-virens di Metaxa, figlio ; e il Coluber personatus di Daudin. Ma una guasta livrea , accidentale od effetto di sta- zione fisica, osservasi non di rado su questo serpente; esso e allora nero come carljone sul dorso, e senza mac- chie ; pagliarino sulla linea raediana delle parti inferior! ; di color d'' acciajo sui fianchi e sulla coda. Questa varieta, che sembra piii che altrove comune sui Colli Euganei, fii (l, 2, 3.) Questi sinoninii , clie non sono ilferiti nel testo del- ricoQografia, trovausi nella Moiiographia serpentum Hunsarix dei signer Friwaldszky stampata a Pesth uel iSaS. DI CARLO LUC1.4.N0 BONAPARTE. 6 1 descritta da Sclireibers sotto al nonie tU Coluber carhona- rius , e sotto quello di Coluber viridi-flavus carbonarius da Fitzingcr. II Principe di Musignano lo ha fatto efligiare in niia tavola separata. II Colubro verde e giallo appartiene al sotto-genere Coluber dell' autor nostro , clie corrisponde al genere Za- menis del Wngler, e giugne non di rado alia lunghezza di 49 a 5o poUici. Vive nei boschi , nei Inogbi colli, luugo le siepl , fra le macerie e fra i ruderi delle anticlie fab- briche(i), dentro il recinto stesso delle citta. II Lacepede, seguito in cio dal Bendiscioli , lo rappresenta blando e gentile, ma la costante esperienza lo dimostra all' opposto quale fu descrltto dal professore Metaxa , sempre inquieto e pronto ad investir T uomo , a fritstarlo coUa coda e a morderlo. Nei tempo degli amori raccolgonsi questi serpentl in numero prodigioso su angusto spazio di terreno , special- mente ove siavi qualcbe grotticina od altro natvirale na- scondiglio , ed ivi intralciati , aggomitolati gli nni cogli altri attendono all' opra della generazione. E tanta e in que' momenti la pressa loro , e tanta la non cnranza delle cose esteriori, cbe passano senza dar segni d' accorgersene sui piedi dell' osservatore , e vanno e vengono intorno a liii. Noi ci trovammo piii d' una volta in mezzo a queste congreghe nella valle del Ticino, e n'avemmonon piccolo diletto. La stancbezza pigliavali di quando in quando , ed allora svincolatisi gli uni dagli altri, ma sempre contigui, rimanevano immobili per alcun tempo tenendo alzata ver- ticalmente la testa e parte del tronco. In quell' atteggia- mento parevano , contemplati a certa distanza , numerosi asparagi uscenti da un'ajuola: e in quell' atteggia memo restavnno infino a cbe o 1' arrive di qualcbe compagno , o le forze riacquistate riponevanll in moto. Lo stesso spet- tacolo ci venne piii frequentemente offerto dal Coluber au- striacus , cui il Principe di Musignano vorra certamente destinare qualche capitolo dell' Iconografia. (i) L' abbondanza di questo e degli altri serpenti , fuori del tempo degb amori , eu certi terreni spianati ed incolti iudica quasi sempve la presenza di sotterranei avanzi di fabbriclie. Noi ci siamo piu volte assiciirati della giustezza di questo indizio iielle pianure miianesi , uella Louiellina ed altrove. 62 IGONOGRAFIA DELLA FAUNA ITALICA 2. Solea vulgaris. — Solea Kleinii. — Solea oculata. — Solea Lascaris. — Solea Mangilii. — Solea lutca. — Solea monochir. Si sono gla accennatl nella rivista per noi fatta del fascicolo IV i caratteri clie circoscrivono la sotto-famiglia dei Soleini, non che quelli che distinguono i generi Solea e Flagusia , nei quali suddividesl dall' autore questa sotto- famiglia. Ristringendosi piii al genere Solea , lo troviamo dair autore spartito in cinque sotto-generi , clie s' intito- lano Solea , Symphurus , Microchiius , Monochiriis e Achirus , delle quali divisioui e denominazioni tre si rinvengono in Cuvier, due sono di assoluta e recente creazione dell' au- tore. Solea proprlamente deve dirsi il gruppo di Soleini , nei quali ambedue le pinne pettorali sono bene sviluppate , e le pinne ambienti il corpo distinte. Applicasi il nome Symphurus alle specie in cui le pinne ambienti sono tutte collegate , come nei genere Plagusia. lliunisconsi sotto il nome Microchirus le specie in cui la pinna pettorale sini- stra e assai minore della destra , e sostenvita da tre raggi al pill. Sotto al Monochirus pongonsi quelle in cui la pet- torale sinistra manca del tutto ; e sotto VAchims le specie in cui manca la pettorale si da un lato clie dalPaltro. In questi tre ultimi sotto-generi le pinne ambienti il corpo sono fra loro distinte come nei primo. Come appartenenti al sotto-genere Solea trovansi in questo fascicolo descritte ed egregiamente rappresentate: La Solea vulgaris, Cuv. o Sogliola volgare, clie e la Lingulaca degli antichi, la Linguattola dei Romani moderni, la Palaja dei Napoletani , dei Sardi e dei Messinesi , la Linguata degli altri Sicilian! , la Lingua dei Genovesi , la Sogliola dei Toscani , la Sfoglia dei Marcliegiani , lo Sfogio e pill specialmente lo Sfogio nostran o lo Sfogio gentil dei Veneziani. La lungliezza e in questa specie tripla dell' al- tezza ; il colore cinereo-bruno ; la pinna pettorale destra nera all' apice ; mediocri i cigli delle scaglie. E uno dei poclii pleuronettidi clie il Mediterraneo possiede in comune coirOceano, e il buon sapore e la salubrita della carne lo rendono molto pregiato lungo i lidi di tutta I'Europa e deir AfFrica settentrionale. La Solea Kleinii, Risso, o Sogliola turca, che a Ve- nezia suol chiamarsi Sfogio turco, Turchetto o Sagretto. La sua lunghezza e tre volte e mezzo magt;iore dell' altezza ; DI CARLO LUCIANO BONAPARTE. 63 il colore castagno-cinereo, screziato di fosco e (U Ihtteo ; le pinne die cingono il corpo oi-Iate cU nero f, la petto- rale clestra nera coll* apice Ijianco ^ i cigli delle scaglie hrevissimi. Nissuno mare d" Italia, fuori deH'Adrlatico, ha fino ad ora somministrato all'autore quesla specie; ma c verosimile , com' egli scrive , die viva intorno a tntta la penisola , e clie di rado si lasci prendere perche lia il costume di trattenersi costantemente nei fondi ingomljrati dalle alghe. La Solea oculata , Risso , o SogUola occhiuta , per la quale non si accemiano nomi vernacoli , il die fa sup- porre die venga dai pescatori cotifusa con altre specie. La sua lungliezza e tripla dell'altezza; il colore castagno- Ijruno con cinque macdiie nere punteggiate d' oro sul mar- gine ; le scaglie hanuo la porzione scoperta piegata nota- bilmente all' infuori , e fornita di cigli rigidi. Vive intorno a tutta la penisola italiana , ma , perche non si allontana mai dai fondi piu cupi , vien pescata assai raramente. E curioso a leggersi nell' Iconografia come un errore di nome cadnto dalla penna del signor Risso abbia purgata la si- nonimia di questa specie. La Solea Lascaris Risso, o SogUola dai porro , ch' e la Linguattola di rena dei pescivendoli romani , o Sfogio drd pom dei Veneziani. La sua lungliezza supera di due volte e mezzo la larghezza ; il colore e Ijruno-olivastro , screziato di verde e di pur]>ureo ; sul lato piu pallldo del capo liavvi una grande verruca o porro ; la pinna laterale destra ha una macchia centrale nera. E piuttosto conuine nelle acque di Venezia , in quelle di Nizza e lungo i lidi romani. Al sottogenere Microcliirus vogliono essere riferite : La Solea Mangilil Risso, o SogUola fasciata , ch' e il Fleuroriectes microchirus di Delaroche , ossia il Pleuronectes Mangilii di Risso , ecc. Questa specie e di color cinereo- castagno con fasce piu oscure f, la pinna dorsale, 1' anale e i niargini del corpo sono macchiati di nero ; la caudale quasi rotonda, e nercggiante all' estremlth : gli occhi sono grandetti ed alquanto distanti fra loro. E piuttosto fre- quente lungo i lidi di tutta Italia e cosi pure sulle coste spagnuole del Mediterranco e intorno alle sue isole. La "sua mole e piccola ed e raro il vederla giugnere ad avere la lungliezza di cinque pollici c mezzo. A Roma vien dettu 64 ICONOGRAFIA DELI. A FAUNA. IXAMCA Lingua di cane , nel Genovesato Lingua bastarda , i Veneti la cliiamano Sfogio peloso : tutti questi noml pero sono dati prouiiscuamente a cjuesta ed alia specie seguente. La Solea lutea ( Pleuronectes luteus , Ehombus luteus , Risso, ecc. ). II suo colore e giallo-dorato, uniforme, ten- dente al cinereo ; alcuni raggi della pinaa dorsale e del- I'aiiale sono di color turcluno nerastro ^ la caudale, quasi troncata , biancheggia all' estremita ; gli occlii sono plccoU e vlclni fra loro. E conmne lungo tutta F Italia, ed eccede di rado la lunghezza di quattro poUici. Finalmente al sottogenere Monocldnis si ascrive dal ch. autore col nome di Solea monochir , o Sogliola pelosa, il Pleuronectes pegusa o Monochirus pegusa di Risso. Ca- ratteri essenziali di questa sjiecie , clie a mala pena giu- gne alia lungliezza di quattro pollici, sono : color cinereo- castagno liruno , con maccliie nere disposte in fasce ver- tlcali : primi raggi dell' unica pinna pettorale alquanto piii Innglii degli altri ; scaglie incurvate risentitaniente all' in- fuori 5 cigliose , con dentelli rigidi e lunghi. L' autore ha rice vu to questo pesce da Nizza e da Venezla soltanto. In quest' ultimo luogo si porta a vendere con allri pesci di piccola mole sotto il nonie di Peloso. Sembra die i pe- scatori veneti , usando questo vocabolo solo , intendano sempre accennare il pesce presente , laddove cliiamano Sfogio peloso la Solea Mangilii e la lutea , come abbiamo gia accennato, e Peloso da grota il Rhombus unimaculatus. Finora non e stato osservato in altri lidi d' Italia, forse percbe , abitando fra le alglie , e difficile il pescarlo con gli ordigni usati comunemente per prender le altre sogliole le quali sono per la maggior parte pesci di fango o di ai'ena. 3. Plagusia lactea, Nov. Sp. I libri d' Ittiologia, scrive il ch. autore, non fanno alcuna nienzione di questo curioso pesce , ch* e indigene del nostro mare , e frequentemente si porta a vendere in Roiua insleme coll'altra minutaglia. La sua mole e piccola, e di rado eccede in lunghezza la misnra di quattro pol- lici : e di color latteo-carnicino , trasparente f, gU occhi sono situati a sinistra, e le pinne, die senza interruzione circondano il coi-po, sono macchiate di nero prcsso la base, .^ Dl CAKLO LUCIANO BONAPARTE. 65 4. lihombus unimaculatus. — Romho dl grotta. Questo pesce , in cui si avvennero quasi contempo- raiieamente il slgnor Risso e il sigaor Nardo , appartiene al sottogenere Scophtalmus , di cui sonosi gia accennati i caratteri parlando del Rhombus rhomboides. Esso e di forma elittica , dl color castagno-cinereo macchiato di fosco , con una macchia anulare nereggiante situata sulla linea late- rale presso alia coda ; alcuni fra i cigli delle scaglie si prolungano a modo dl reste ; 11 jjrimo ragglo della pinna pettorale sinistra e della dorsale e molto allungato. Questo Rombo propvio del mar Mediterraneo , ma piuttosto raro , si pesca nel golfo di Genova , lungo i lidi dell'Abruzzo e del Piceno , e specialmente nelle acque deiristrla. L'autore non lo vide mal fra i pesci presi sulla spiaggia romana , e cio forse devesi alia dlversa natura dei fondi. I pescatori veneti gli danno 11 nome di Peloso da grotta, die allude al suo manto ispido e al costume che ha di ricovrare fra i sassi e nelle cavita sottomarine. Fascicolo VI. I . Perdix groRca , Bellon. — Pemice greca. Deslderoso 1' autore dl toccar brevemente cio che e relatlvo alia composlzione e al ripartimento deU'ordlne delle GalUne in conformita dei principj gia da lul accennati in altri scritti precedentl, e non conoscendo altri uccelll Ita- lianl spettantl a quest' ordlne , che fossero , come egli dice, merltevoli a rigore d' lllustrazione speclale, o nuovi afFatto per la scienza , penso dl dar posto nella Iconogralia alia pernice greca. Noi non siamo interamente dl questo avviso quanto alia scelta , e stlmlamo che sarebbe stato miglior consigllo 11 trattare senza uscire dal genere delle pernlci, la storia del francolino , o quella della pernice gambra (^Perdix petrosa Lath.). Egli non a\Tebbe detto novita d'im- portanza ne sulP uno , ne suU' altro , glacche ambidue sono uccelli ben deflnitl nelle opere ornitologiche ; ma quanto al prlmo avrebbe avuto opportunita di rettificare le false credenze che corrono presso i naturallstl stranierl sulla sua frequenza in Italia. Tutti , per esempio , lo dicono di Sar- degna ; eppare non ne fu slno ad ora trovato un solo in- dividuo in quell' Isola : il Risso lo dice di passaggio acci- deutale sugli Apennini : altri contiuuano a crederlo comune BiOl. Jial T. LXXVII. 5 66 ICONOGRAFIA DELLA FAUNA ITALICA nelle pianure e niareuiine toscane, il die, almeno pei tempi presenti , e pur falso , come le lunglie ricerche del prof. P. Savi lo lianno dimostrato. Dando pol la storia della Perdix petrosa , avrebbe almeno introdotto nella Iconografia iin uccello die 1' Italia insulare noa divide die colla Spa- gna, se sono esatte le indicazioiii degli scrittori, come ab- biam motivo di crederle peiisando alle continue doniande clie di questa specie ci fanno gli ornitologi e i musei di Francia e dl Germania. Forse il desidei-io di porgere esatte jigure e natural! attegglamenti induce 1' autore a scegliere di preferenza animali facili ad aversi vivi e ad essere dal vivo effigiati , ma non vorremmo die si fatto scrupolo , comunque in se stesso lodevole, avesse poi a nuocere alia Iconografia , il di cui scopo non e gia di descrivere ed ef- figiare qualsivoglia animale indigeno, e di sviluppare, pi- gliando qualsivoglia occasione, i principj della classifica- zione adottata dall' autore , bensi quello di far conoscere quanto il suolo nostro possiede di piii importante e ca- ratteristico , e di illustrare cio clie di illustrazione ha bisogno. La Perdix grceca , piii comunemente nota oggidi sotto al nome di Perdix saxatilis usato da Temminck, da Me- yer, ecc, e una delle tre pernici europee, die lianno i piedi e il becco di color rosso ^ la coda fornita di sedici timo- niere , e la carne bianca. II coUare nero , die circonda la gola e porzione del petto, il petto senza macchie, le penne degl' Ipocondrii , segnate da larga fascia bianca orlata ad ambo i margini di nero , e le timoniere esteriori rossicce con base cenerina , sono i caratteri die la distinguono dalla Perdix rubra e dalla Perdix petrosa. Nelle varie parti d" Italia cliiamasi volgarmente Coturiiice , Pernice rossa , Pernice maggiore , Pernice colombaja; a Roma Per/iice sem- plicemente ; in Piemonte Bartavella. Trovasi nel regno di Napoli , nello Stato ecclesiastico , segnatamente sui monti Sabini , nell' isola di Corsica , e per quanto dicesi anche in quella d' Elba : manca nella Sardegna e nella Toscana continentale : ricomparlsce in alcuni distretti della Liguria e del Piemonte , si diffonde nella Savoja , nel Delfinato , nella Svizzera , nella Germania meridionale ; si mostra sulle giogaje del monte Giurasso e sui Pirenei ; e si stende , verso oriente , nella Grecia , nelle isole dell' Arcipelago , nella Turchia, nella Persia, nella Siria e nella Palestina. DI C\RL() LUCIANO BONAPARTE. 67 Crede T autore die dall' ordine delle Galline , perche riesca una massa oniogenea , debbansi eliminare il genere linneano Coluniba , il gruppo detto PasserigalU , e T altro detto Scnitldones. Gosi fissata la circoscrizione dell' ordine, le condizioni di striittura atte a caratterizzarlo consistono nei capl seguenti : dito posteriore articolato sul tarso piix in alto degli anteriori ; tarsi tereti , robusti . piuttosto cortii tibie totalmente pennute ; becco corto, fatto a volta. Tre famiglie vengono a riunirsi sotto 1' ordine cosi ri- stretto , e queste diconsi dall' autore PterocUdcB , Phasia- nidce, Crypturidas. La seconda cliiamata anche da niolti fa- miglia dei Gallinacci , si fa distinguere per le ali brevi , rotondate le dita in numero di quattro, le anteriori colle- gate alia base per mezzo di una membrana ^ e puo con- siderarsi come il centro e il nocciolo dell' ordine intero , perche in essa vengono a collocarsi naturalmente quei ge- neri die mostrano il minor numero di relazioni con ordini diversi. All' opposto la famiglia dei Pteroclidi , in cui mi- litano i generi Sjrrhaptes e Pterocles , quanto si scosta dalla famiglia Phasianidce , altrettanto s'approssima ai Co- luir.bidi , perche ha come quelli le ali lunghe ed acute, e lo sterno conformato suUo stesso inodello. I Crypturidi , die comprendono i generi Ortygis e Crypturus e die non escono dalla struttura normale negli organi del volo , lianno le dita non collegate da membrana alia base, ma pur talvolta saldate insieme , e presentano un complesso di forme che le fa rassomigliare agli- 5tmt/2io/ze5. Qnindi neH'ordinamento lineare conveniva porre i Pteroclidi in quelle estremita deir ordine die sta a contatto coi Passeres , e coUocare i Crypturidi rjl' estremita opposta, che va a congiungersi con le Grcdlnt. II genere Perdix , stabilito originalmente da Brisson , unlto da Linneo al genere Tetras , riprodotto poscia da Latham , e dentro limiti naturali rldotto da Temminck , spetta alia famiglia Phnsianidcc e conta per caratterl es- senziali : il becco mediocre^ anzi piuttosto corto, convesso, valido , nudo alia base; le ali convesse , la coda brevis- sima rotondata, e i tarsi del tutto nudi e scudcttati. Ara- mette poi quattro suddivisioni ossia sottogeneri , e sono FranroUans , Perdix genuina , Ortyx , Cotuniix. I primi tre hanno in comune una particular condizione delle ali , cioe la prima remigantc piii breve della seconda, terza e 68 ICONOGRAFU DELLA FAUNA ITALICA qii&rta, le direttricl piii lunghe delle cuopritrici della coda, I'abitudine di una residenza fissa e quella della stabillta degli amorl. II sottogenere Coturnix si distingue da tutti questi perclie le sue ali portano la prima remigante piu lunga delle altre , perche le direttrici sono ascose sotto le cuopritrici della coda , e per T abitudine delle migrazioni periodiche e della poligamia. 1 caratteri proprj del Fran- coUnus cons'stono in uno sprone ( talvolta duplicate ), clie arma i tarsi del maschi soli , e nel contorno degli occhi sfornito di piume. II becco degli uccelli piii normali di questo gruppo suol essere lunghetto , notabilmente curvo: soggiornano in luoglii boscosi , lungo i fiuml e presso le paludi, e passano la notte appolajati sugli aUieri. Le spe- cie del gruppo detto propriamente Perdlx hanno anch'esse il contorno degli occhi snudato, ma i maschi hanno i tarsi privi di sproni , e muniti soltanto di un tubercolo piii o meno rilevato. II loro becco piu alto che largo alia base, mediocremente lungo e robusto nel maggior numero , in alcuni e simile a quelle dei Francolini. Abitano nei campi aperti , aridi e sassosi , non si posano sui rami , e solo ricoverano al piede degli alberi e fra i cespugli. Finalmente gli uccelli spettanti al gruppo Ortix hanno pariraente i tarsi privi di sprone, ma in essi e tutto rivestito di piume il contorno degli occhi. II loro becco e valido , curvo fia dalla liase , nel qual punto e piu alto che largo. Menano una vita analoga a quella delle pernici , ma si posano abi- tualmente sugli alberi e non isdegnano il soggiorno dei luoghi bassi e palustri. a. Mugil cephalus. — Mugil chelo. — Mugil labeo. — Mugil capita. — Mugil auratus. II genere Mugil, uno dei piu naturali che si conoscano nell' ordine dei pesci acantotterigii , fu innalzato da Cuvier nella seconda edizione del Regne animal al rango di fa- miglia, e questa provvisione metodica fu giustissima, dac- che vani erano riusciti gli sperimenti di aggregarlo ad al- cuna delle famiglie ittiologiche gia ammesse. II Principe di Musignano imita Cuvier, ma dove questi poneva al seguito della nuova famiglia, quai generl indipendenti i tetragonuri e le aterine , egli ve li pone quai merabri della famiglia istessa , essendovi non pochi caratteri che pajono autoriz- zare si fatta riunione. La famiglia adunque s' intitola Dl CARLO LUCIANO BONAPARTE. 69 dair autor nostro Mugilidoe ; vi appartengono pol siccome division! o sotto-famiglie i Miigilini, die sono i veri iiiug- gini , i Tetragonurini e gli Atherinini. La formula esprimeiite i caratteri essenziall della fami- glia Mugilidce e la seguente : operculi intieri; sei raggi alia membrana branchiostega ; capo depresso , niun cirro al muso ; due pinne dorsali ; scaglle grandi. Condizioai poi particolari al gruppo o sotto famiglia Mugilini sono : il capo coperto di scaglie poligone; la mascella inferiore ca- renata nell'interno; i denti tenuissiini, appena percettibili; la dorsale anterlore costituita da soli quattro raggi spinosi. La sotto famiglia Tetragonurini , che per era conta un sol genere ed una sola specie , ed ha essa pure la carena neir interno della bocca , si distingue perche ofiFre i denti taglienti ed acuti , la pinna dorsale anteriore bassa e al- lungata , e per quel carattere della coda fornita di cresta, die si ripele nella maggior parte degli Sconibridi. L' altra sotto famiglia Atherinini , in cui i denti sono pure niinu- tissimi , resta caratterizzata dalla bocca assai piu protrat- tile , ma principabiiente dalla mancanza della carena nello interno della bocca e delle scaglie poligone sul capo. Ha poi i raggi spinosi flessibili , in guisa da accennare fino ad un certo punto una relazione con la famiglia dei Gobidi. Difficilissima e la distinzione delle specie che fanno parte del genere Mugil , perche numerose e somigliantissime fra di loro. Sono forse trenta quelle che gl' Ittiologi rammen- tano, e di queste, sei per lo uieno s' incontrano nei inari d' Europa e particolarmente in quelli che bagnano V Italia. Cinque ne vien qui descrivendo ed effigiando rautore,per modo che ci fa dono d' una monografia quasi completa del genere , quale nel nostro paese si compone. Mugil ctphalus Cuv. — Muggine cefalo. Questa specie ha il capo breve , largo , semicircolare alio inuanzi ; il lalibro superiore tenue ; il pezzo mascellare corto, nascosto dal sottorbitale:, lo spazio di gola compreso fra gli opercoli lanceolate a rovescio ed alquanto largo f, gli occhi coperti da un velo adiposo trasparente ;, i fori di ciasdieduna na- rice lontaui fra loro i, la scaglia ascellare allungata e ca- renata. — Vive nel IMediterraneo e si stende intorno a tutto il continente afl'ricano : noa si e trovato suUe coste europee dell' Atlantico. Sui nostri lidi e nei nosti'i fiumi e uno dei Muggini piu comuni , e si pesca in tutte le 7© ICONOCRAFIA. DELLA FAUNA. ITALICA staglonl con le retl , non mal con 1' anio , perclie non t" capace di appetir 1' esca. Nell' Adriatico non e altrettanto abbondante. Al sollto e lungo meno di un piede , ma piio giungere fino a due , ed allora pesa fino a diciassette lib- bre. A Roma dlcesl Cefalo vero , Cefalo comune, Cefalo mat- tarello; in Toscana Muggine caparello ; sui lidi Veneti Vol- pina o Volpineto. In Sicilia , per quanto asserisce il Rali- nesque , e detto Moleita in Yal di Mazara e Lampune in Val di Noto ; a Nizza si chiama Carida. Le appellazioni vol- gari Cefalo , Muggine , Muggello , Musano , Cievolo , Cefalu usitate a Roma e a Napoli , in Toscana , nel Piceno , nel Genovesato , sui lidi Veneti , nella Sicilia s' applicano a tutto il genere piuttosto die ad alcuna specie in particolare. Mugil chelo , Guv. — Muggine chelone. II suo capo e me- diocre , quasi troncato alio innanzi ; 11 labbro superiore e lurgido, I'inferiore non orlato di margine cospicuo;, I'apice del pezzo mascellare si prolunga oltre al sottorbitale tor- cendosi all' ingiii ; lo spazio di gola compreso fra gli opei-- coli e quasi nullo; la pinna dorsale anteriore eccede nell'al- tezza la meta deiraltezza del corpo. ■ — La sua struttura suol essere eguale a quella del JIhigil cephalus o poco mi- nore. Abita in grande abbondanza tanto nel Mediterraneo, quanto neir Oceano. La sua carne ha pocliissimo pi-egio. A Roma chiamasi Cefalo pi.etra o Cefalo di pietra , a Fi- renze Sciorina , sui lidi Veneti Bussega , nella Liguria Ciautta, a Nizza Lahrii. In Sicilia, stando al Rafinesque, si direbbe Cefalune. Gli Spagnuoli lo cliiamano Lissa. Mugil labeo , Guv. — Muggine labbrone. Ha il capo me- diocre , quasi troncato alio innanzi ; il labbro superiore assai turgido , I'inferiore marginato ; I'aplce del pezzo ma- scellare si prolunga oltre al sottorbitale torcendosi all'ingiti; gli opercoli si combaciano pel lembo inferiore ; la pinna dorsale anteriore ha in altezza la terza parte dell'altezza del corpo. Suol essere di piccola mole, giugnendo di rado la sua lunghezza ad otto pollici. Vive nel Mediterraneo , e scmbra die preferisca le spiagge arenose. E rarissimo nei lidi Romani e la sua carne e poco pregiata. A Nizza chiamasi Sabounie , ma 1' autore non conosce altri nomi A'olgari die servano a indicarlo nelle rimanenti regioni d' Italia. Mugil capita , Guv. — Muggine calamita. In questa specie il capo 5 che e mediocre , si assottiglia alquanto verso il DI CARLO LUCIANO BONAPARTE. 7I dinanzi , ove termina con linea curva piuttosto angolosa die semicircolare ; 11 labbro snperiore non e turgido^ Ta- jjice del pezzo mascellarc si jirolnnga oltre al sottorbitale torceudosi all' ingiii , gli opercoli ncl disotto del capo non solo si toccano vicendevolmente , ma il lembo deiruno si soprappone qnalclie poco a quello dell' altro , e anterior- mcnte lasciano scoperto uno spazio di gola , clie ha la fi- gura lanceolata a rovescio : i fori di ciascheduna narice sono vicinissimi fra loro. — E senza fallo il Muggine piu comiuie in tutti i mari dell' Europa. Lnngo i lidi se ne fanno pesche riccliissime , particolarmente con tin appa- reccliio di retl detto Mugginara in piii luoglii d' Italia. Si prende pure in maggior copia delle altre specie nei iiumi, che i-isale in estate , con le reti e col mezzo del veleno deir erfca mora o della noce di galla. Giunge alia statnra del Mugil cephalus o poco meno , ma gli e inferiore nel pregio della carne. A Roma dicesi volgarmente Cefalo ca- hiniita . in Toscana Acucotto , suUe spiagge del Piceno e della Romagna Baldlgare o Baldicara, a Venezia Lotregano-, a Nizza Rumnda. Mugil auratus, Risso. — 3Iuggine orifrangio. Sono ca- ratteri di questa specie : il capo mediocre , un po' assotti- gliato e un po' ottuso all' innanzi i il labbro superiore al- quanto erto , non pero afFatto turgido ;, 11 pezzo mascellare ]n-eve e nascosto dal sottorbitale :, gli opercoli toccantisi pel lembo inferiore per un Ijuon tratto , al dinanzi del quale lasciano uno spazio di gola angusto e breve dl forma lineare-lanceolata ;, i fori delle narici approssimati. Questo pesce , che dlstlngitesl altresi per vnia macchia metallica degli opercoli , si pesca piuttosto frequentemente sui lidi d' Italia e suUe spiagge della Francla merldionale: e pero meno abbondante del 31. capita, del 31. cephalus e del Chelo- E men grande del 31. capito. La sua carne e dl grato sapore » forse anche piu di quella del Mugil cephalus. A Roma chiamasi Cefalo dalla garza d' oro ( e garza o sgarza signilica opercolo nel dialetto del volgo ) : agli esemplari dl color dilavato si sente applicar talvolta 11 nome di Ce- fa'o rhiaro , come qiiello di Cefalo rigato a questo e ad altri muggini allorche hanno le strisce scure piu decisc. In Toscana e detto 3Iuggine orifrangio, nelle Mafclie Ba- dinia (T oro : a Geneva Musano dalC oro : a Nizza Daurin- 72 ICONOCRAFIA DELL\ FAUNA ITALICA 3. Boja marginata Lacop. — Razza marginnta- La famiglia tlei Eojidi, di cui per lirevita ommettianio di csporre 1 caratteri e le abitudini , spetta nel sistema deir autoro alia sottoclasse dei pescl cartilaginei , sczlone del Trematopnei , ordine dei riagiostomi, e divides! dal- ]' autore rnedesimo in otto generi, cioe Pristis, Rhinobatus , Torj)edo , Raja , Trygon , Anacanthus , Myliobntis e Ceplin- loptera. I due primi per la forma generale del corpo ras- somigliano non poco agli Squalidi. Nel Pristis il capo si prolunga in un lungo rostro depresso col lati dentellati. II capo del Rhinohatus si assottiglia in un rostro semili- }jero acuto ; la cm.la e niolto grossa , appena distinta dal tronco. La Torpedo ha il corpo orbicolare , la coda corta e grossa , termlnata da una pinna olilicpia. La Raja e ro- strata anteriorrnente , ha il disco romboidale , le ventrali bilobe, la coda distinta, ornata di due piccole pinne dor- sali. La Trygon ha il corpo romboidale :, la coda distinta, gracile , priva di pinna dorsale , armata d' un aculeo den- tellato i le pinne ventrali piccole, indiviseij i denti minuti. Y!" Anacanthus si discosta dalla Trygon solo perche la sua coda non e punto armata d' aculeo. Nella Myliohatis i lati si stendono in ale piu o meno falciformi; il capo e libero; occhi laterali ; denti tabuliformi ; pinne ventrali rotonde , indivise ; coda sottile , munita di una pinna dorsale e di un aculeo. La Cephaloptera finalmente ha il capo troncato e le pettorali prolungate all' innanzi di qua e di la dal rnedesimo ; denti piccoli , minutissimi. II genere Raja, che trovasi afforzato da moiti carat- teri proprj , oltre quelli che sonosi accennati , dividesi in due categoric, che meritano a mala pena nome di sotto- generi. Alia prima , da dirsi Laeviraja , sono da riferirsi tutte le specie che , prescindendo dai soliti aculei , hanno tutta la superlicie del disco liscia : alia seconda, da dirsi Dasybatis, possono riportarsi le altre col disco tutto ru- vido e scabroso superiormente. E alle Lcuvirajce appartiene la specie di cui qui si tratta , ossia la Raja marginata , Lacep. Questo pesce ha il rostro triangolare , piu lungo che largo, il disco romboidale, col diametro di ti-averso mag- giore del longitudinale ; il colore di tutte le parti superior! e cervino dilavato :, quello delle parti inferiori e bianco i le all sono orlate di nero tanto al disopra che al di sottoi DI CARLO LUCIANO nONAPARTK. fS la coil.i poi c molto depressn. Sul disco osscrvansl talvolta due, tal altra quattro niaccliicttc per parte, rotonde , per- late , sordide ; ma esse non prcscntano alcuii die di co- stante^ ne in quaiito al nuincro , ne in quanto alia gran- dezza e disposizione. Questa specie, la cui carne e piut- tosto huona, non c fra le piii abbondanti lungo i Ildi I'o- mani : senil)ra sparsa pero in tutto il Mcditerraneo, lungo l(; spiagge euroj)ee delPAtlantico c nella Manica. Un escm- )>lare stato misnrato dal slgnor di Blainville avcva la lun- ghezza di due piedi , ma assai piu piccoli furono tutti quelli, clie il Principe di Musignano pote esaminare. 4. Trygon pastinaca Adans. — Trygoti brucco , Nov. sp. Quantunque la Try'gon pastinaca sia ricordata in tutti i trattati d' ittiologia da Aristotile fino agli autori piu re- centi , la sua storia fe nondimeno incompleta e confusa presso i zoologi sistematici ; di cbe priucipalmente fu ca- gione il diverso aspetto cli' essa veste inveccliiando. La sua coda, die nella giovinezza e nell' eta successiva e liscia, si riveste nelP estrema veccliiezza di scabroslta somiglianti a scaglie pietrose (i). Gli autori die di cio non si accor- sero , imbattendosi a veder V animale colla coda scabrosa furono indotti a crederlo cosa diversa , talclie 1' oggetto stesso ha ligurato sotto due aspetti nei rcgistri della scienza. Un' altra circostanza poi die lia potuto per avventura di- venir causa di confuslone si e die trovasi nei niari tP Italia un' altra Trigone simile alia Pastinaca sotto molti riguardi, nnzi soggetta come essa a vestirsi di scabrositlv sulla coda nella veccliiezza. Questa seconda chiamasi Brucco dai pe- scatori romani , e non trovasi descritta in alcun' opera d' ittiologia , quantunque non sia gran fatto rara. La Trygon pastinaca lia le parti superior! dl color cervino-giallastro , le inferiori biandie ; la circoscrizione del disco e prosslmamente romboidale ; il rostro breve, acuto ; la coda di poco piu lunga del disco. Vive nei fango (i) I pescatori romani dicono alloia clie la Pastinaca mette gli scoi;li. Un fatto soniigliante , iDa prodotto da causa diversa, vien oflcrto da alcuni Cijirini, e, fra i nostrali, dal Cyprinus idus , clie liscio in ogni altra stagione, si coprc di scaglie e punte peirose in primavera, tempo degli aiuori. I pescatori louibavdi dicono allora cir eseo fioriscc. 74 ICONOGRAFIA. DELLA. FAUNA ITA.L1CA. specialmente presso la foce dei finmi. E comunigsiina nel Mediterraneo , freqiTente nell' Oceauo die l^agaa le coste deU'Europa raeridionale , molto piii rara iiella Manica , rarissiina nel mar di Germania. La sua carne non e punto stimata , e solo vien maiigiata dai poveri , essendo dura , oleosa 5 nauseante. Giugne ad acquistare dimeasioni vera- mente maravigliose , vedendosi spesso esemplari di 200, 5oo e anche talvolta 1000 liblire di peso. Quello che tro- vasi efBgiato nell' Iconografia pesava sole cincpie libbre da 12 once, ed era ua niaschio glovanissimo colle appea- dici mascliili non bene sviluppate. A Roma cliiamasi Pastinaca ; a Napoli Muccliio : in Sicilia Vastunaca o Pastenaca ; in Toscana Murchio , Muc- cliio , Ferraccia mucchiosa , Pastinaca ( distinguendosi in liscia la giovane e in armata la vecchia ) ; nella Liguria Murcione , Pesce Murciotto ; nel Piceno Bucchia , Bucchio ; nei lidi veneti Muccliio , Mattana. Qui pero si osserva dal Principe di Musignano clie se cjuest' ultimo vocabolo indlca principalmente il nostro pesce , non gli e destinato in modo esclusivo , giacche sembra che i Veneti lo applichino a piii specie di Eaj idi formte d' aculeo sulla coda, e forse a tutte quando sono di statura grande , come fanno i To- scani , i Ligm'i e i Siciliani dei nomi Feiraccia , Ferrasson e Ferrazza. La Trygon brucco, die per le cose dette piu sopra e nn nuovo acqiiisto , che la Fauna italiana deve alia sa- gacita del Principe di Musignano , ha le parti superior! di color verde-bruno , le inferiori bianche ; la circoscri- zione del disco e romboidale tendente qualche poco all' or- bicolare ; il rostro brevissimo , ottuso ; la coda lunga poco men del doppio dell' asse del disco. Questa Trigone , che in tutte le eta vien chiamata Brucco dai pescatori , -.'ive intorno alia penisola italiana negli stessi luoghi abitati dalla precedente : e meno comune, di carne men disgii- stosa e giunge a diraensioni anche maggiori. ( Sara coiitinuato. ) 75 Principj del dirltio commerciale secondo lo spirito delle Icggl pontificie. Opera di Emidio Cesarini, citriale rotalc. — Roma, i833 , presso I' autore , tomo 7.° di pag. 172. Vedi Bibl. ital. , tomo 68.°, dicembre i332, pag. 848. C, ;oI solito suo buou discernimento e zelo costante il sig. Emidio Cesarini prosegue il suo lavoro sul dirltto com- merciale secondo lo spirito delle leggi pontificie. II piccolo volume die noi annunziamo comprende cinque capi di cui ecco i titoli : Del Noleggio o locazione de' bastimenti. — Delle Polizze di carico marittimo. — Del Nolo. — Dei contratti di camhio marittimo , ossia alia grossa. — Del contratto di assicura- zione , della sua forma e del suo oggetto. Tutte queste rubriclie , come ognun vede , appartengono at diritto commerciale marittimo , non molto famigliare nei paesi posti dentro terra, henche le counessioni cogli af- fari marlttimi tocchino specialmente i grandi negozianti. Coll' avere 1' autore esposti i principj del diritto commer- ciale applicato al regolamento pontificio , e col pregevolis- simo confronto delle leggi romane , egli ha reso un grande servigio ai cultori della commerciale giurisprudenza , po- sitiva e pratica. Egli rinserro in poco spazio una illustra- zione del diritto locale , ed in questa illustrazione mostro r avmonia coUe massime sanzionate dai secoli e dal con- scnso commerciale di tutta TEuropa. Certamente esiste una piu alta sfera di cognlzioni e questa riguarda il diritto publilico delle genti , specialmente europee , die forma il fondamento di tutta I'alta diplomazia commerciale, ma anclie a questa parte fu soddisfatto dalla classica ed unica opera di un Italiano illustre , noi vogliam parlare del senatore sig. Azuni nel suo Droit maritime de VEurope in due tomi in 8." riformata e stampata nel i8o5 in francese e pub- blicata prima imperfetta in italiano nel lygS col titolo Sistema universale dei principj del diritto marittimo deW Eu- ropa. Esso fu tradotto in Parigi nel 1798, sulla seconda edizione fatta a Trieste nel 1796. 76 PRINCIPJ DEL DIRITTO COMMEBCIALE CCC. Malgrado 1' inesattezza dl questa traduzione , il pubblico francese la onoro co'' suoi sufFragi. I prlncipj di quest' o- pera furono citati alia tribuna nazionale e servirono so- venti volte di autorita al legislatori , ai tribunali niarittimi, ai giureconsulti che si occupavano in questa parte del pub- blico diritto , talche all' autore fu attribuito il titolo di Grozio del diritto marittimo. E perche niai tanta luce di un insigne Iialiano ed un' opera di tanto pregio rimase quasi sconosciuta presso i cultori della nostra giurispru- denza? Taluno accusera i tempi infelici ed il trambusto nei quali venne alia luce il grandioso lavoro AeW Azuni : ma cio bastar forse potrelibe a scusare la nostra trascuranza nel corso di tanti anni nei quali la quiete pubblica fu ri- stabilita? Forse che il gia troppo inveterato costume di esaltare le cose stranlere , dimenticando le proprie, non si e intromesso in questa specie di sllenzio del pari ingiusto che nocivo? Ritorniamo al volume di cui diamo conto. Noi godemrao nel vedere il sig. Cesarini non solo ripetere il piu scelto fiore delle cognizioni, ma eziandio esporre liberamente la sua opinione corredata con leggi e decisioni di autorevoli tribunali. Dovemmo pure applaudire al candore ed alia buona fede nel ritrattare qualche trascorso di cui citiamo qui un eserapio alia pag. 3 e 4 del volume che esaminiamo. " Per non aver rinvenuto sul principio di questo libro ft alcuna esatta nozione della tonnellata negli autori di com- »/ merciale diritto, noi per darne una piii precisa notizia, >i ci eravamo rivolti ad un impiegato inveterato nel ro- » mano ed abolito in oggi triliunale di Ripa-grande , V ma questi qui creduto e sedicente perito in ogni afFare n di commercio , trascino incautamente ed in buona fede tt anche noi ad un errore di fatto che forse potrebbe su- >i scitar question! , se da noi stessi non venisse corretto » ( si osservi nel presente libro il § 84 del cap. I. ). La ti tonnellata si stabilisce alle volte pel peso, ma lo spazio n viene calcolato piu spesso. La tonnellata, secondo tutti gli il autori , equivale a quarantadue piedi cubici , e questi » equivalgono ( secondo pure la testimonianza del Delvin- » court, celebre giureconsulto e specialmente nella sclenza II commerciale assai dotto ) , a libbre duemlla e non a >i tremila e duecento , come cinque rubia romane real- II raente formano , e come si era da noi detto sulla fede Dl EMIDIO CESARINI. 77 » deir impiegato imperlto anche nelle cognlzloni dei'Ivanti }> da una pratica puramente materiale. » L'autore si lagna di noii avere rinvenuto sul principio di questo libro alcuna nozione esatta della tonnellata negli autori di commerciale diritto, ma noi ci permetteremo di far osservare che in una grandiosa opera stampata flno dall'anno 1809 a Parigi, il di cni autore fu il sig. avvocato Sanfourche - Laporte , riveduta ed approvata dal celebre Boucher di Bordo autore delle Institiizioni commerciali (i), si trovano a piedi della medesima diverse formole di con- tratti. Nella prima intitolata formule d'une charte-partie , ossia contratto di noleggio, si legge una nota dalla quale risulta che quando il naviglio non e noleggiato in intiero si usa di nolegglarlo a cumuli , ossia a corpi diversi di mercanzie lo che dices'i caricare a collegio ; collegiar mercan- zie ( in francese dicesi charger a cueillette. Vedi il Boucher, Institutes commerciales. Nota al § i838.) II caricare a col- legio si fa in tre manlere ; la prima a spazio non tassato (lo che in francese dicesi a /o(/(2ic) , la seconda a quintali, la terza a tonnellate. Quando si fa a spazio non tassato , il noleggiatore si obbliga a fornire una piazza sufficiente nel suo naviglio della portata di tanto , per esempio per cento barili di vino. Se si tratta a quintali , si dirk per esempio per sei- cento quintali di frumento. Finalmente se si parla di ton- nellate, si dirk per esempio cinquanta tonnellate, e qui si soggiunge " la parola tonnellata non e presa qui nel suo (i) Ecco il titolo di questo libro : Le nouveau Valin ou Code coxumercial maritime , acconipagne I. Du Comiuentaire de Valin sur les dispositions de rordon- naace de la mai-ine qui ont ete conservees dans le livre II dii Code de commerce. a. De la Doctrine d'Em^rigon sur les contrats d^-issurance et a la grosse aventure. 3. De remarques sm- les modifications apport^es a quelques articles de T ordonnance et sur les dispositions nouvelles. 4. De formules des contrats maritimes, des actes, rapport et declai-ation 4 faire par les capitainea de la marine maixhande tant en France qu''a Tetranger. 5. D''une table analytique el alphabetique des matieres. Paris, 1S09. yS PRINCIPJ DEL DIRITTO GOMMERCIALE eCC signlficato ordinario , ma essa indica uno spazio di quaraii- tadue piedi cubici » ('). Qui come ognun vede si indicano i tre modi distinti dci cariclii parziali di un naviglio. Quanto alia tonnellata e bea vero clie viene qui assunta come mism'a di qiiarantadue piedi cubici, ma nello stesso tempo si accemia clie il nome di tonnellata viene d* ordinario preso in un altro senso ;, il quale secondo il Delvincourt non indica piu misura di ca- pacita , ma misura di peso. Ora altro e dire che vi siano due specie di tonnellate , 1' una cioe di capacita misurata con quarantadue piedi cubici , 1' altra di peso calcolata a libbre duemila. Con clo niun uomo ragionevole potra credere che il contenuto di 42 piedi cubici debba sempre pesare libbre 2000 , a raeno che non venga compiuto sem- pre colla stessa materia. In una capacita di quarantadue piedi cubici posso caricare per esempio plombo e cafFe ; chi potrebbe mai dire che i quarantadue piedi di piombo pesino come quarantadue piedi di cafFe' Sarebbe lo stesso che dire che la massa ed il volume si possono assumere come equivalenti, lo che e il massimo degli assurdi fisici e matematici. Riandando ora la frase del sig. Cesarini , egli dice , che questi quarantadue piedi cubici equlvalgono a libbre duemila. Come sta questo enigma ? In quanto a noi di- remo che la tonnellata peso equivale a libbre duemila, e la tonnellata capacita equivale a quarantadue piedi cubici : la prima e proprlamente a qulntali secondo la notazione sopra recata , e la seconda a capacita , secondo la stessa (i) Quand le navlre n^est pas fret6 en entier , T usage est de le freter a cueillette , soit a forfait , solt au quintal , soit au tonneau, et alors aux expressions « Moi Etieniie CathaLin frete » audit Michel Roiissier mon dlt navlre la Minei've » on substl- tue les sulvantes « Mol Etlenne Catlialan lu'engage a fournlr au sleur Bllcliel Roussler une place suffisante dans mon navlre la Mlnerve du port de etc. Pour cent barrlques de viti , si ralFretement a lieu a forfait; pour six cents quintaux de fromeiit , s'll a lieu au quintal jusqu^a concurrence de cinquante tonneaux ; » il a lieu au tonneau ( le mot tonneau n''est pas prls lei dans son acception ordinaire , il signifie un espace de 42 pleds cubes ), que le dlt sleur Roussler s''engage d'y charger dans le dtlai et aux clauses et conditions qui veut etre cl-dessous stlpuleea (pag. 709, 710). DI EMIDIO GESAKINI. 79 nota e dlstinzlonc. Speriamo che 11 sig. Cesarinl o scio- gliera T enigma die gli proponlamo o schiarira 11 passo sovra recato. Questa speranza viene in noi avvalorata tla quanto soggiunge 1" autore nel paragrafo susseguente , In cui dice 11 quintale essere una misura di cento llbbre di peso, e che non si puo determinare di quanto peso capace slano le due nilsure di tonnellata e dl quintale ; " poiche » anche la coppa con cui vengoi?.o misuratc ottanta liljjjre » di grano contiene piu o meno peso secondo la diversa )/ specie di merce che vl e collocata. n Da questo passo e manifesto non potersl scamblare la massa col volume , ne 11 peso coUa capacita. Coiiie dun- que puo coiTere la fi-ase dell' autore che quarantadue piedi cubici equlvalgano a libbre duemlla di peso? Colla sog- glunta fatta dall' autore e chiaro o no doversi rettificare II passo sovra recato? Ci perdonera T autore questa osservazione , perocche e dettata dalla molta stima in cui tenlamo 11 suo lavoro e pero lo bramlamo esente da qualunque dlfetto. DalF altra parte pol II candore e la buona fede di cui ci dlede prova, ci luslnga cli' egli accogliera le parole dl clii professa di lodare con piacere e di biaslmare con coragglo. Plana, lucida e seguita e Tesposizione della dottrina data nel libro del sig. Cesarinl. E siccome molti vocaboll di ragione marittlma sono fuori dell'uso comune, cosi lodiamo la diligenza dell' autore nell' addurne 11 slgnlficato. Speriamo che alia fine dell' opera 11 benemerlto autore ofFrira a' suol lettorl uno scelto catalog© del trattatisti e del coUettori di decision! di autorevoli tribunall in materia di commerciale giurisprudenza , onde formare un' ottima bililloteca. Una breve e passegglera polemlca Insorse fra 1' autore ed 11 sig. avvocato Pagani dl Brescia all' occaslone che questi fece Inserire un articolo suo nel Poligrafo Veronese. In esso accuso il Cesarinl , I .° Di aver gettata giii all' infretta la sua opera e di noa aver maturate e digerite e collegate le astratte cogni- zioni e Ic leggi romane. 2." Dl avere 11 Cesarlni usato parole e frasi non sem- pre ne di hello , ne dl legittimo conio italiano. L' autore rispose gia a questa censura con una sua let- tera Inserlta nel Giornale arcadlco di Roma , tom. LVIII. Nol quindi siamo sdebitati dal difendere 11 nostro giudizio 8o PRINCIPJ DEL DIRITTO COMMERCIALE CCC. pronunziato in favore del lavoro del sig. Cesarini. Niuna accusa fu promossa sulla verita e bonta della dottrlna , e cIo forma un titolo di raccomandazione per tutto il tenore deir opera. Quanto poi alia lingua, noi domandiamo perche raai il sig. avvocato Paganl slasi permesso di contristare un buono e zelante curiale su di una cosa della quale non e rispon- sabile ? Narrasi che i capi di una comunita dello Stato ro- mano con supplica scritta a fior di crusca avevano doman- dato al papa Sisto V la costruzione di un lore ponte. II papa rescrisse Col quinci e quindi , col quasi , col guari Rifate il ponte coi vostri danari. II sig. Cesarini egualmente pub rispondere Col quinci e quindi , col quasi , col guari Dover non p' e di parlar di danari. Noi in vece saluteremo sempre con lode il sig. Emidio Cesarini pel suo lavoro pregevolissimo presso tutti i cul-- tori della commerciale positiva giurisprudenza. E cosa di fatto desiderabile a tutti i consulenti e inagistrati italiani il conoscere le ultime leggi motivate degli Stati rispettivi regolatrici degli afFari commerciali. Noi conosciamo le leggi motivate del regno Lombardo-Veneto, quelle del regno delle due Sicllie , della Toscana , degli Stati di Parma e Piacenza, e finalmente quelle dello Stato Sardo, specialmente dopo la seconda edizione del classico Dizionario della giu- risprudenza mercantile del senatore Azuni (Livorno, presso Gaetano Masi , tomi 4 in quarto, 1822.-1823). Mancava un'illustrazione ragionata del Regolamento provvisorio Pon- tilicio col richianio delle leggi roraane sparsamente eseguito dair Azuni, ed il sig. Cesarini ha compiuto questo desiderio. Romagnosi. Saggio sal moto rotatorio del Mediterraiieo dimostruto teoricamente e comprovato colle corrosioni ed allu- vioni delle spiagge doll architetto ingegnere Girolamo BoTTiNi. — Genova, 1834, Gio. Ferrando, di i56 pag. in 12.°, con una tavola. J 1 moto rotatorio del sig. Bottini e una corrente die vien dair Oceano , e che passato lo stretto di Gibilterra , SAGGIO £UL MOlO BOTATORIO DEL MEDITEUR.VNEO. 8 I precede innanzi radendo le coste della Barlieria, deirEgitto e della Siria , poi quelle della Caramania , dell' Arcipelago e deirAdriatico , e iiualinente , girati i capi di Leuca , di Spartivento e la Sicilia, continua liingo T Italia, la Fran- cia c la Spagiia sino alio stretto medesimo. Nessiin dubbio iiitorno alia verita del fatto. Questo niovimento singolare, il quale pero non e proprio soltanto del Medlterraneo, si conosce gia da gran tempo : lo ammettoiio tutti i veccliL mariiii e i piloti , lo conferniano le costanti osservazioni de' pill rinomati idraulici , e suol chiamarsi corrente lito- rale, perche nel suo giro non si allontana mai dalle spiagge se nou se alia distanza di poche miglia. L'autore dimostra P eslsteuza della corrente, o del moto rotatorio , e colle sue particolari osservazioni fatte suUa costa genovese a S. Remo e a Savona , e piii copiosamente assai coll' autorita di un gran numcro di navigatori , di lisici e di geografi. E noi confessiamo volentieri che lia saputo arricchire il suo libro di vasta e preziosa erudi- zione. Passando poscia a cercar la causa della corrente , si lusinga di aver la rintracciata nell'evaporazione. In grazia di essa il Mediterraneo perde maggior quantita d'acqua di quella che riceve dai liumi clie vi niettono foce, e anclie dal mar Nero pei canali del Bosforo e dei Dardanelli. Niente di piii certo. Se 1' acqua che perde il Mediterraneo per I'evaporazione fosse miuore , o soltanto eguale a quella che riceve dal mar Nero e dai fiumi, non potrebbe darsi una corrente , almeno perpetua , che venisse dall' Oceano. Anzi alio stretto di Gibilterra in questa ipotesi avremmo una corrente contraria ; perche il nostro mare dovrebbe versar nell' Oceano una quantita d' acqna , che 1' autore nei suoi compitti, non sapremmo se per dimenticanza, o con qualclie accorgimento , ha ommessa^ vogliamo dire 1' acqua piovana che cade immediatamente sulla superficie istessa del mar Nero e del Mediterraneo. Questa quantita innegabile pare a noi che fosse un elemento essenziale del calcolo. Se egli I'avesse considerata, sarebbe stato costretto di correg- gerne qualche altra: o avrebbe dovuto moderare il tribute che pagano i fiuuii ai due mari, o accrescere la quantita che si risolve in vapore , o valutar tanto nieuo quella che vien dairOceano, la quale, al suo dire, ascende a metri cubi due mllioai quattrocento sessantotto mila ottocento sessantuno Bibl Ital T. LXXVII. 6 8a SAGGIO SUL MOTO ROTATORIO per ogni minuto secondo , quantlta che molti vorranno forse credere esorbitaate. II sig. Bottini si e servito della carta del Gauttler venuta alia luce nel 1821 ; e da alio stretto di Gil^ikerra, dove e piu angusto, 19000 metri di larghezza e 100 braccia di marina, o 166 metri di profondita. Noi pero la minima larghezza, misurandola su quella carta, la troviamo sola- mente di sei miglia da 60 al grade, cioe di 11 106 metri. Per trovar press' a poco 19000 metri di larghezza, nel sito pill angiisto, convien misurarla suUa carta pubblicata nel 1825 dal capitano Smyth. Questo celebre idrografo da eziandio alio stretto una profondita molto maggiore, facen- dola di 700 fadom che si ragguagliano a 1280 metri. Onde il nostro antore, il quale e d'avviso che le correnti si estendano dalla superiicie sino al fondo, avrebbe dovuto preferirlo a Gauttier, come piu favorevole al sno assunto. Posta maggiore la profondita , e in conseguenza quella che chiama V area della sezLone viva deW acqua conente ^ avrebbe potuto introdurre nel Mediterraneo tutta quella che gli fa- ceva di bisogno a riparare le perdite continue dell' evapo- razlone , senza essere obbllgato di attribuire alia corrente stessa una velocita che non pare abbastanza dimostrata. Ben poca difFerenza di livello si puo raglonevolmente ammettere fra i due mari. Aljbiamo intorno a questa un'ec- cellente Memoria del colonnello Coraboeuf nel terzo volume degli Atti dell'Accademia di Francia , parte strauiera. Egli e forse il solo che siasi acclalo a determinarla col mezzo della trigonometria. Le sue osservazioni, eseguite con par- ticolar diligenza , piu volte replicate ed estese, da un capo air altro , a tutta la catena de' Pirenei , fauno per termine medio il livello dell' Atlantico superiore a quelle del Me- diterraneo di 89 centimetri. Ma vediamo come poi con- chiude. << Cette difference qui ne sort pas de la limite or- » dinaire des plus fortes erreurs , indique deja une inega- » lite peu sensible dans le niveau des deux mers, si meme » cette inegalite existe. » E cosi viene a porre in dubbio cjualsivoglia differenza di livello , appunto perche 1' ha tro- Vata piccolissima. Noi pero la crediamo : una corrente pe- renne , perpetua , che vien sempre dalP Oceano , sarebbe fenomeno inespllcabile , senza una proporzionata differenza di livello. Anzi concederemo ancora che questa differenza nasca dalF evaporazione , la quale in grazia del maggior DEL MEDITEKKANEO. V 83 calore, succeclendo nel Mediterraneo piu co^jiosa die nel iiiar Nero e nell' Oceano , vl mantenga il pelo clell'acqua seinpre inforiore. E iiulIacUmeno ci senibrera die la causa tlella corrente litorale , o del moto rotatorio , noii sia per anco discopcrta. Se Tevaporazione , per efFetto del calore, succede piii abhondante a mezzogiorno clie a tramoritana , e se per conseguenza la superficie del mare, snpponendolo incalma, e un piano insensibilinente inciinato da tramontana a mez- zogiorno, s"" jntende a meraviglia die la corrente, varcato lo stretto , si dee tenere a maiio destra , e distendersi lungo i lidi africani. S'intende altresi die il suo moto, pre- scindendo dalle pertnrbazloni , sara ineguale :, ora piu ve- loce ora piii lento , secondo die nci varj rivolgimenti delle coste il piano sara piu o meno declive. A cagion d' esem- pio acquistera la massima velocita , e T autore stesso lo dice, di la dal capo Bon dirimpetto alia Sicilia , perclie ivi la costa va per lungo tratto da settentrione a mezzodi ; e conseguentemente , stando alia sua teorica dell' evapora- zione , la decllvita del piano deve essere maggiore. Di poi tornera a poco a poco a rallentarsi , perche in seguito la costa, dove piii, dove raeno , si volge verso scirocco , e da ultimo verso levante sino al confine delP Egitto coUa Siria ; e cosi la declivita, dimezzatasi nella prima dire- zione , si annienta nella seconda. Qui cominciano le difficoltii ; e vanno crescendo n tal segno , die veramente a noi sembrano inestricabili. Siamo pervenuti alia parte piu meridionale del Mediterraneo , die vuol dire alia piu bassa, o come la cliiama P autore, alia piu depressa. Lungo le spiagge dell' Egitto la sua super- llcie e un piano orizzontale ^ e se la corrente litoi-ale vi si mantiene , si puo credere che non sia per anco estinta • afTatto la forza che aveva gia conccpita. Ma questa forza durera sempre ' e sara tale da superare tuiti gli ostacoli? Noi non siamo capaci di crederlo. Come fara dunque a continuare e a compiere il giro ? Qual propensione , qual momento la spingera a procedere innanzl Inngo le spiagge della Siria'' Cola, in vece di nn piano declive, se e giusta la teorica dell' autore, la corrente litorale incomincla a tro- vare e a dover percorrere un piano acclive ; perche non va piu da tramontana a mezzogiorno^ ma da mezzogiorno a tramontana , cioe da un punto in cui T evaporazione 84 SAGCIO SUL MOTO ROTATORIO DFL MEDITERRANEO. succede piu copiosa, a un punto in cui succede pia scarsa, e percio da un punto inferiore a un punto superiore. Non si puo sempre discendere girando intorno a un piano in- clinato : ad ogni discesa dee necessariamente corrispondere una salita die la coiupensi ; e non e il caso neppure di rlcorrere all' assioma volgare che I'acqua plus pressa^ plus surgit i perciocche, oltre al resto , la corrente litorale dallo stretto di Gibilterra sino alle spiagge dell' Egitto discende assai nieno di quel che debba poi sorgere dal confine me- ridionale della Siria sino al punto piu settentrionale del- I'Adriatico. Per queste brevi considerazioni , e per molte altre , che al certo non Isfuggiranno alia perspicacia de' nostri let- tori , noi pensiamo pertanto che la causa della corrente litorale non si possa ancor dire ne scoperta, ne diniostrata. II fatto e pero indubitato, e gli efFetti che ne conseguono, dal pill al meno si conoscono , e 1' arte nantica ne appro- fitta. II Montanari e stato il primo a tentare di spiegarli. Al Montanari e succeduto il Tadini con un' opera insigne intitolata : Di varie cose all' idraulica scienza appanenenti. Per ora contentianioci di questo , esortando 1' esimio autore del Saggio a continuare le sue speculazioni, le quali non potranno riuscire se non se utilissiine al progresso della scienza, molto piu se nella nuova opera che promette in- torno al flusso e al riflusso, avra la sorte di esser meglio servito dallo stampatore, e la pazienza di curare un po'piu quel che si chiama da Orazio lucidus ordo. JDelle devise del campi e delle campagiie. Truttato di, Antonio BoRDONJ professors. — Jllilano , 1834, prcsso Paolo Emilio Giusti , in 8.°, di pcigiue iv c 196, con una tavola in rame. Lir. 3, 68 austr. lYxolte fra le operazioni nella campagna, per cui sovente invocasi dal proprietario privato , dalle corporazioni , o dai iiiagistrati il giudizio e la perizia dell'ingcgnere e dell'agri- mensore, operazioni indispensabili nello stato odierno della agricoltura e della civilta , costituiscono uno de' rami piii iniportanti di applicazione della scienza del calcolo. II che ( dicasi qui poiche ne viene il destro ) bastar dovrebl)e a rintuzzarc la lual pensata rainpogna di coloro che ignari CELLE DIVISE DEI C.UIPI E DF.LEE C.VMPACNE. bJ t^elle inatematiclie le vaiino si spesso incolpando d'inutilita e chiodoiio ad ogni ora , come gia taluno al gran Galilei, ache giovino finalmente coteste discipline' A questo ramo appnnto , e pero a farsi maestro e guida dell' ingegnere e deU'agrimensore, diresse alcuna volta i suoi studj il ])e- nemerito professore di matematica Antonio Bordoni. In prova di cio iia sufiiciente il ricordare il Trattato elenien- tare di. gcodesia , trattato classico per la scelta dei casi e il loro progresso dal sempllce al piii composto , per isqui- sitezza nei mezzi , rigore ed elegaaza dei metodi , e ric- chezza di dottrina , e die con tutta ragione , avvertendo al particolare fine di esso , stimar si pixo I'ottimo fra quanti finora sieno comparsi alia luce. Anclie il presente Trattato e diretto ad illustrare le opcre deir ingegnere campestre. Per concepirne lo scopo e me- stieri premettere che 1" autore cliijima divisa una. linea se- parantc un campo da un altro campo , o una campagna da un' altra :, e che la difFerenza ( delinita sul principio e osservata indi in poi costantemente ) -fra campo e campa- gna, sta in cio che per campo intendesi una porzione del suolo tutta alio stesso modo cohivata, o supposta coltivata nell'anno, per esempio , tutta a prato o tutta a lino, men- tre si appella C(imnas,na Tarea composta di due o piii campi tenuti a di versa coltura , o distinti da tilari d'alhori o tla altri segnali. I pratici sentiranno subito la necessita di slf- fatta verbale definizione , che nel decorso dello scritto e , e dovea essere , capitale. Cio premesso, poiche le linee di coniine sono un articolo di sottilissima gelosia fra i pos- sidenti di beni territoriali , ofiVonsi due specie di questioni rispctto alle dividenti all'ingegno dei periti. Imperocche ora vuolsi tletenninare una data linea novella di separazione , dipendentemente da certe condizioni di area , di perimetro, di valore del suolo delle parti segregate, ecc.^ talvolta in vece, insorto il dubbio che una linea abbia soggiacinto ad alterazioni , trattasi di accertarsl se , e quale sia T avve- nuto mutameuto : ricerche , per se medesime e per le con- seguenze, piu die dir si saprebbe , delicatissime. A porger lume sopra di esse imprese il professor di Pavia a scri- vere I'annunciata operetta. La divise in cinque parti:, delle quali ie prime due si possono riguardare siccome di sem- plice introduzione alFoggetto proprio. Adoperandovi al- r uopo I'analisi superiore, lo fa sempre secondo il raetodo 86 DELLE DIVISE DEI CAMPI detto (idle funzioni; il che giova ad agevolar meglio I'in- telligenza a' suoi allievi abituati a quell' andamento. Le que- stion! sono varlatissime , e la trattazion loro e condotta iino al termine od almeno sino a quello stato a cui im- poi'tava di lasciarle per le persone a cul il maneggio del calcolo non geneii difficolta. Se alcuni rlsultaraenti o teo- remi son gia akrimenti conosciud , devesi pero avvertire die il nesso delle idee ne voleva qui il richiamo , e che vi compajono o dedotti da piii alta origine o con razio- cinio pill pensato dell' ordinario stabiliti. Del resto , non pretendesi di offrire un'analisi di quest' opera, poiche oltre al riuscir tale analisi oscura e manchevole, e pero inutile a tutti, gli scritti di questa fatta vogliono esser letti per averne una nozione soddisfacente. Fuvvi chi asseri contenersi nel Trattato delle ilivise dot- trine di calcolo astruse e poco accessibili alia comune del leggitori avviati nella professione d' ingegnere. II die non e vero menomamente ; imperocclie per intenderlo dalle prime alle ultime linee basta il rammentarsl o il potersi facilmente ringiovanire nella memoria le sole materie che soglionsi insegnare nel corso delle nostre universita ; ne altro vi si richiede. Di cio potra persuaders! clii preve- nuto dalla contraria opinione vorra tentare la lettura del- r opera mentovata. Non e poi da incolparsi Y autore se il suo scritto riesce superiore alle forze di chi trasando quelle non per altro peregrine nozioni che sono ne' limiti del- r ordinario Insegnamento da lui ricevnto nelle scuole. Quanto agli agrimensori , pei quali eziandio parreblie (se mal non intendiamo la prefazione ) che sia compilato il Trattato, ci e'nevitabile convenire che esso nella sua totalita avanza il loro sapere, e pero non puo allettarli a intraprenderne lo studio. Un' altra accusa udimmo farsi all' operetta. Pare a piii d'uno die il chiarissimo geonietra ablsia amato di spaziare in inutili astrazioui e di avviluppare nozioni semplici sotto forme trascendentali di un rigor teoretico che torna vano in pratica. Sopra di cio noteremo breA'emente in risposta: che i rapporti fra gli dementi suscettibili del concetto di quantita esistono in natura in un modo afFatto estraneo alia nostra volonta , e che , semplici o composti che sieno per riuscire. il lilosofo li deve additare quali 11 ritrova. Le formole che li prescntano se risultano discrepant! dalle E DELLE CAMPAGNE. 87 norme praticamente seguite, cio vuol dire die queste ul- tima si scostano pia o meno dal vero, e che questo vero lion e cosi semplice , come forse amerebbesi pei- alcuni riguardi che fosse. Se le consegnenze del tiascurarsi qua uno e la un altro dei canoni prescritti dalla scienza non riescono sensihili, devesi inferire o che Terrore (tutto cal- colato ) riducesi a poco , o che la consuetudine e V irri- flessione ci abituo a tener per esatti i falsi risultamenti , od in fine che 1' errore rimanesi occulto , ignorandosi il criterio per isvelarlo. La storia delle scienze oftre esempi in conferma di queste tre possibili combinazioni intellet- tuali. Quanti stranissimi errori nel disegnar 1' ombre dei corpi , prima che la geonietria prendesse a padroneggiare questa materia! Accorgevansi forse del loro abbaglio (che doveva esser non leggiere ) quei provinciali francesi che , secondo narra il Montucla nella storia delle matematiche , usavano di una falsa regola per valutar 1' area d' un tra- pezio ? Ci sarebbe facile accumulare le prove se la tesi ne abbisognasse. Se si vogliono chiamare astratti i principj che rinchiudono il vero a differenza dei metodi empiric! con cui si cerca a tentone il presso a poco , senza nem- uieno poter sempre apprezzare il grado di vicinanza alia verita , sia pure in buona pace : ma rinunzlando ad essi sappiasi che si lascia la via razionale per calcarne una hen diversa. Certo , la prima e P ultima parte dell" opera di cui discorresi poggiano sopra considerazioni che sembrar possono alquanto sottili : ma che perclo '' Ognl qual volta una disamina dipende da fatti ancora inosservati , o non abbastanza resi famigliari all' intelletto , accadra sempre di ritrovarvi qualche cosa per cui la si qualifica coll' aggiunto di sottile : ne pub avvenire altrimenti. Intanto il retto cri- terio insegna invincibilmente a tener dietro alia verita sco- perta , per quanto una pratica o un' anticipata nozione stia da cssa riiuota. L'ingegnere il quale coscienziosamente eser- citl la sua profes.sione trovera che in alcuni casi e d'uopo dillidare di un proceder di costume , di cui non si vede chiaramente il perche ; in altre circostanze sospettera po- tersi soddisfare alle domande del bisogno in guisa d'otte- nere qualche maggior vantaggio, o di megllo conseguire un dato scopo , disponendo a proposito di elementi che lo stato delle cose lascia a suo arbitrio : e qui e dove scn- tira quanto giovamento scaturisca dal sapere ajutarsi coUe 88 DELLB DIVISE DEI CAMPI E DELLE C\MI'AGNE. dottrlne matematiche. Se poi queste , come suole opporss da clii parteggia per le sole cognizioni e pei soli process! di pratica, se le matematiche, diciamo, non comprendono. allorche trattasl di iin prololema , tutti quanti gli elementi che vi si scoprono nell' atto esecutivo , qual meraviglia ? Cio devesi ascrivere alia necessita di limitarsi nelle spe- culazioni a un certo numero di elementi, e in secondo liiogo air impossibilita di tntte esaminare nelle dottrine ge- iierali 1' eventualita clie la natura offre ne' varj casi parti- colari. Siccome pero esiste un legame universale fra le cose , e la natvira inorganica procede invariabilmente per leggi matematiche, dal sistema de' cieli sino al roteare d'un grnnello di polvere nelP atmosfera , cosi spetta air illiimi- nato ingegnere il raccogliere nelle contingenze praticlie ogni elemento da considerarsi, e I'applicare al sistema concrete di cose i teoremi speculativi nel modo che richiedesi al- Tuopo. Non s'incolpino impertanto o d' inutilita o d' in- sufficienza I' analisi e la geometria ; ma si ammetta piut- tosto dal buon ingegnere che per sapcrle usare con pro- iitto a sno tempo vuolsi molto studio delle medesinie non disunite dalle indispensabili cognizioni pratiche. G. Cossa. Saggio filosofico siilla critica dclla conoscenza. Tomo VI. — Messina^ 180:2, dalla tipografia di Giu- seppe Pappalardo , in 8.°, pag. 563. Filosofia della volontd. Volume I. — IVrtpoli, i832, presso Carlo Luigi Giachetti , i/i 8.°, pag. 338. Lezioni di logica e di metafisica composte ad uso della regia Universitd di Napoli. Vol. I e II, in 8.° — Napoli, dalla tipografia di Azzolino e camp. Anno i832, x^'io, pag. 298, 184, del harone Pasquale Galluppi , professore di filosofia nell Universitd mc- desbna. \jo\ volume 6.° ed ultimo del Saggio filosofico sulla cri- tica della conoscenza il Galluppi ha dato compimento alia sua grand' opera incominciata sino dair anno 18 19, e dei cui primi due volumi parlo gia la Biblioteca italiana , tomo 39.°, luglio 1825, pag. 3. L' oggetto di quest' opera e di rlspondere adequatameiite alle due grandi quistioni : SAGGIO FILOSOFir.O SCLL \ CRITICA , CCC. 817 Posso 10 snpere qualchc cosa ? Che cosa posso io sapcrc ? Quanto alia prima, egli ha dimostrato die noi abbiamo una reale conoscenza o scienza costituita dal concorso di cognizioni primitive o razionali; clie a tal uopo esi- stono le facolta iritellcttuali i cui efTetti sono le idee :, die lo spirito possiede la verita allorche afFerma cio clie e, e nega cio die noii e in forza d' uii niotivo ultimo del giudizio, il quale e sempre il senso iiitimo o la coscienza snssistente da se , incapace ad esser provata per alcuii altro fatto , e Come motive mediate di tutti i nostri giu- dizj. Quanto alia seconda, ei tenta di deterrainare definiti- vaniente i limiti della conoscenza, concludendo die ci sono ignote le essenze delle cose , che non possiam sapere come operino le cause effettrici , come gli esseri prodacano in se od in altri delle modificazioni, che sia la divina natura. Queste sono le materie ch' ei tratta nel sesto ed ultimo volume. Ma tutti questi ragionamenti del Galluppi, questo senso intimo o qnesta coscienza costituita come campo di osservazione, come motivo ultimo, mediate e non dimo- straliile d' ogni giudizio confermano la realta e la certezza della conoscenza contro tutti i sotlsmi deH'idealismo e delle scetticismo , oppure non tornane essi al solito clrcolo della A'erita o della conoscenza basata sullo spirito o sulla co- scienza , oppure della coscienza basata sulla conoscenza ? E non e la coscienza nn oggetto interiore , ideale, quan- tinique per essa si percepisca un fuor di me , siccome disse il Galluppi cello scozzese dott. Reid? E non si ac- compagna la coscienza o T intimo senso tante colla verita, quanto coir errore ? E posta la coscienza come limite o tipe della verita e delF osservazione filosofica come si po- tra da essa passare legittimamente all* ontologia o alia de- duzione metalisica per coniprovare la spiritualita deiranima, r esistenza di Die e tiitte le altre verita che sorpassano la sfera deir esperienza ? Infine dope 1" opera del Galluppi sulla critica della conoscenza siamo forse usciti da quella linea che venne segnata dal Cartcsio e da tutti i ragione- Aoli empirici e razionalisti anco de' nostri tempi? Fi'a questi dnl)bj ]ier6 bisogna confessare che si rinvengone delle vedute profonde sulla scienza delle spirito ; e tra le altre le cenescenze o idee universali dedotte anche dalle sen- sazioni » le verita a priori o necessarie ridotte alle sole identiche . la ragiene non considerata siccome assoluta ed inipersonale nelF individuo contro la dottriaa del Cousin, (^O SAGCIO FILOSOFICO SULI.V CUITICA. le tre condizionl della causalita e della cogaizione soltanto fenomenica ed apparente del corpi e la distinzione tra r assurdo e 1' inconiprenslbile. Nel primo volume sulla filosofia della volonta comlncia il Galluppi a considei-are ruomo come un agente fisico e morale , e dopo passando a discorrere della volonta , del desiderio e dell" influenza della volonta e dell' intelletto di- mostra che il volere e un atto cos! semplice clie non puo essere diffinito ; die nella volonta distinguonsi gli atti di- citi o comandad , intendendosi pei primi i voleri dell' anima,, e pel second! i cambiamenti che avvengono o nelV anima stessa o fuori di essa in seguito a questi ; die il desiderio e distrnto dalla volonta ; che non e vera la teorica die ogni piacere consista nella cessazione del dolore ; die gli atti d' analisi e di sintesi sono volontarj ; die la volonta opera sui moti del corpo, sui desider j , sui fantasmi, sul- r immaginazlone e siill' associazlone , onde creare i piaceri e le pene fattizie ed i raziocinj appartenenti alia facolta di conoscere, laonde 1' intelletto non e una facolta passiva ; che la volonta nostra e mossa dal desiderio e dalla ragione , dai principj individuali e sociali , interessati e disinter^s- sati , fisici e intellettuali; che pero i principj o le afFezioni interessate sono da riprovarsi , mentre il sistema di El- vezio distrugge il bene ed il male morale , deduce sempre illazioni piii estese delle premesse, fonda erroneamente le facolta lunane sulla sola fisica sensiljilita , e trae a tutti gli assurdi che sono inevitabili nella morale delP utile. Anche queste opinioni del Galluppi esposte con rara chiarezza e con eflicacia di raziocinio se raeritano nella loro totalita d' essere approvate , non possono in partico- lare essere superior! a qualsiasi obbietto. E non e egli vero che la distinzione degli atti eliciti e comandad e am- messa colla distinzione del desiderio siccome atto della volonta , e siccome quelle che si efFettua da un lato coi voleri deir anima, e daU'altro coi cambiamenti che avven- gono in quella ' E il desiderio non e gia per se stesso un atto, donde comincia ad operare la volonta internamente, piuttosto che un semplice stato misto di piacere e di do- lore ? E r intelletto non e per se stesso una facolta passiva, non diventando attivo se non perche vi si uniscono la volonta onde farlo operare, e la riflessione che e poi un atto di volonta' Dr.LtA coNO?CENz,\, ecc. 91 Colle lezioni di logica e di metnfisica lia tlivisato il Gal- Inppi un nuovo corso di filosolia ben diverso dagli Ele- ment i di flosofia pnbblicati gia in cinque volumi ; e pare cli' el ci sia riiiscito (i). In queste Lezioni egli definisce la filosofia. come scienza deW umano pensiere , comprendcudo in cssa la logica e la metafisica, e partendo innanzi a tutto dalla Jilosofia ])uraniente soggettwa , ossia dall' esistenza e dalFanalisi dell" uniano pensiere. I problem! ch' ei si assu- me in qiiesla sono i seguenti .• Chi son io? Dove son to? Da dd sono ? Che cosa debbo io fare ? Che cosa deggio io sperare o temere ? I quali problemi s' assomigliano molto anclie ne' termini a quelli clie si proposero gia il Cartesio ed il Kant. II metodo seguito dal Galluppi nelle sue lezioni e il metodo sperimentale , consistente nella riflessione e nelF os- servazione del pensiero niediante 1' intimo senso o la co- scienza ; e questo metodo e quello precisamente degli Scoz- zesi e singolarmente di Cousin e di Jouffroy aderenti a quella scuola. Siffatto metodo, giusta il Galluppi, non inco- mincia dalle definizioni , ma dall' analisi , procede dal noto airignoto, e riempie ed anzi rettilica le quattro rcgolc addltate dal Cartesio. Dopo questi preliminari discende I'au- tore ne'primi due volumi a raglonare della realta dell'og- getto della filosofia , o dell' Io pensante , delle conoscenze necessarie e contingenti , del raziocinlo considerato nella sua materia e nella sua forma , dci motivi de' nostri giu- dizj , quali sono la coscienza, i sensi ester.ni , V outoritci , V evidenza , 1" induzione , la memoria e Io stesso raziocinio. Cosi egli discorre in jDari tempo dei giudizj necessarj sic- come tutti identic! ed insieme istruttivi delle idee univer- sal! e della loro esistenza dimostrata in onta dei nominal!, della teorica , della definizione e della divisione , della me- moria e deU'autorita , delle sensazion! oggettive compro- vanti 1' esistenza de' corpi , del senso comune distlnto dal- r autorita , del criterio della verita riposto nella coscienza o nelV attenzione interiore , ch' e poi 1' intimo senso gia sta- bilito nella Critica della conoscenza. A troppo lungo di- scorso sarennno tratti, se volessimo toccare di tutte le altre materic esposte in questi due volumi , o clie formano le particolarl opinion! o credenze dell' autore. Ci bast! sapere (l) Eleimniti di filosofia. Seconda edizioiu-. Vol. 5, in 12." ^lessina i<525-2t e i83o. 9^ SAGGIO FILOSOFICO SULLA CRITIC.V, CCC. die il Galluppi vuole die nella scienza del pensiere debbl incom'mciai'si dall" esamc del suo stato attnale per dedurre il primitivo :, ond' e incompetente sulle prime la qiiistioiie suUe idee innate trattata da Locke f, die non si debbano confondere le verita sperimentali colle loro dediizioni , ossia le idee come enti logici; die i concetti separati da ogni giudizio siano la prima operazione deir Intelletto , e die le idee staccate dalF esistenza presente o futnra degli og- getti non siano die relazioni logicbe , ossia un nulla fuori del pensiere ; die do die T attenzione ci fa percepire nel nostro spirito sia una verita reale e non dimostrabile \ die r universale non esista prima dell' operazione delF intelletto onde la relazione dell" universale e logica e non oggetti- va; die noi non percepiamo gli oggetti esterni per mezzo delle loro immagini o idee, ma per loro stessi ; die il principio induttivo produca certezza e non proliabilita , cbe lo scetticismo venga confutato da se stesso ;, die il crlticismo esseiido insleme dogmatico e scettico repugni ; die sia un errore il credere die nel metodo analitico non si possa far uso di definizioni e di principj general!, o scendere dall' vmiversale al particolare. Tntte queste cose jnsegnate con ordine e discusse con molta sagacita di ra- gionamento mostrano apertamente quanta utilita possa ve- nire agli studiosi da queste nuove dezioni del Galluppi. Essi per osserveranno da loro stessi non essere del tutto si- curo il metodo sperimentale nella filosofia per le difiicolta die incontra in passando dalla pslcologia all' ontologia , dalla realta alle induzioni ; non andar esente da dubbj la teorica della percezione immediata degli oggetti sostitulta con tanto vantaggio dallo scozzese Reicl al comune pregindizio ancbe del Locke ^ delle idee come immagini o forme degli oggetti, non poter dare 1' induzione la vera certezza dell' esperien- za , la quale si fonda suU' enumerazione compiuta di tutti i casi particolari, mentre rindnzione muove solo dall' ana- logia ; non essere finalmente d'accordo 1' universale esistente prima dell' operazione dell' intelletto , e le idee d' identita e di diversita necessarie a quest" operazione niedesima. Pero queste osservazioni , ne qualunque altra si potesse fare varranno mai a diminuire la fama del Galluppi siccome uno de' pin distinti filosofi nostri , e siccome quello cbe nelle sue opere ba tentato di costruire con un metodo si- curo e regolare, e con una certezza ed evidenza inelut- tabile tutto il grande edificio della filosofia. 93 PARTE STRANIERA. Samnchschari s Qoldene Halsbdnder. Collane doro di Sumac liscliari, dona pel iiuovo anno in arabico ed in tedesco per cura di Giuseppe di Hammer. — • Vienna, 1^35, cd tipi di A. Strauss , in 8.° Oamachschari, uno de' piii grandl filologi arabi , fiori tra il 1074 ed il I 144: 111 Inngamente alia Mecca, doiide ri- jiorto r attributo di Dscharollah, cioe vicino di Dio. Molto cgli scrisse di lilosofia morale e di ogni genere di lettera- tura. Celebre e tra gli Arabi la sua opera suUa esegesi del Corano, intitolata 11 Keschaf, ossia lo Scopritore; e celebri sono altresi le sue Collane d'oro, die trovaasi in tutte le biljlioteclie di Costantinopoli , e die imitate furono, ma non mai raggiunte, da altri arabi scrittori. Esse appo gli orieiitali godono d' una fama non minore di quella die presso i Greci godessero le auree sentenze di Pitagora. Tali Collane non in altro adunque consistono fuorcbe in coUezioni di sentenze morali. Vuolsi die Samachschari ne scrivesse ben cento, ma pare die le ultime ventuna o ven- tidue siansi smarrite. Sono dettate in prosa , ma con fre- quenti rime e con giuoclierelli di parole : perciocche agli ocelli degli Aralji non avrelibero ne pregio ne grazia, se mancassero di un tal quale scricdiiolio , cioe di continue cadenze rimate^ nella guisa uiedesima die per essi i pen- denti, i braccialetli, i lacci ai piedi e le collane lianno un doppio mcrito quando non all' occliio soltanto collo spleii- dore dell'oro, ma anclie all' oreccbio col tintinnlo de' gio- jelli annunziano la presenza o I'accostarsi di qualclie leg- giadra osmanlina. Alcuui saggi di queste prose rimate con versione tedesca stati erano riteriti quasi in via di tentativo, gia da qualche anno, nelle Minicre deU'Oriente , ma con poca fedelia si uel sense die nelle rime. La Collana della quale il signer tli Haumier ci da la verBioue consta di 99 sentenze. II sig. 04 PARTE STRANIIiKA. cavaliere noii solo si attenne esattaiiieiite al teste, ma fece altresl , con fatica verameiite iinproba , corrispondere alle arabe le rime tedesche , conservando per tal modo 1' in- dole, il carattere e T andaiiiento dell' origiiiale composlzio- ne. Nel clie ha dato airEuropa una nuova bellissima testl- monianza della famigliarita sua coir orientale lilologia. Egli poi die alia luce questo suo lavoro come una streuna , un almanacco, od un dono da presentarsi a' suoi amici o co- uoscenti pel nuovo anno; e quindi egli medesimo ti\tte ne sostenne le spese tipografiche e tutta se ue approprio r edizlone. Pero a saggio di questo genere di esotica com- posizione rechererao tre seiitenze tradotte letteralmente dal tedesco in italiano , avvertendo che le parole in carat- tere corsivo sono quelle che trovansi rimate si nell' origi- nale che nella versione. Sentenza aS. « Fa di tendere soltanto ad un possesso permanente onde tu ti possa conservare la salute dell' ani- nia : la virtii soltanto e la e^iustizia rendono felici ; ogni altra cosa e cattiva; tendi a cio prima che tu venga col- pito dalla vecchiaja, ti siano logorad i lombi, sdmscita la pelle , perduto dal lungo uso il raziocinio , prima che ti sieno disparsi i doni ( dello spirito), e sopraggiunta la de- bolezza, prima che la podagra ti abbia contorte le membra e la gotta sia penetrata nelle dita, prima che tu non possa far quello che puoi e noa possa incomiociai-e quello che incoininciasti. Sentenza 3^. » Contentati della nobilta innata , poiche questa e la nobilta del padre ; fa di aggiugnere all' innata una lunga serie di nobilta acquistata , per modo che con queste due la tua nobilta sia una nobilta vera. La nobilta del padre non e per te una proprieta onorevole se tu vi passi davanti ignobile e muto. La differenza tra la nobilta pa- terna e la propria e tanto come la differenza tra il nutri- mento di jeri e quello d'oggi. 11 nutrimento di jeri non ti nutrira oggi e non ti somministrera della forza per dimani. Sentenza 64. w Tu sei divenuto veccliio, le tue ossa spol- pate tremolano, le tue guance orlano di griglo i tuoi pe- li, tu sei divenuto debole, eppure ti roppresenti ardente- mente figure belle e giovanij devo io mostrarti le diflicolta e le debolezze che ti rompono il capo? i capelli grigi nou ti hanno domato, gli anni crescenti non ti hanno reso ra- Qionemle. Del resto la vecchiaja procura a chi la possede rAPvTE STRANIEKA. 90 decoro e stiina, ma a te denigrazlone e disprczzo- Se tu sapessi , o schiera cU a/mi appropiiiquanti, come si staccano i pesi delle mercanzie die pendono da ambe le parti , ti coprirestl di velo per vergogna delle schiere appropin- quanti, ma alia tna vita noa e data la vergogna, ne vi lia luogo nel tuo olfaheto, tu salti addosso al cattivo come fci la gazzelki, tu sospiri il gluoco come sospiri della sete che penetra tutto il tuo corpo ; quando nitrisce la vanita tu allora discliiudi le tue orecchie piu apertamente che la fama non fa nel suo corso, e quando la verita ti ammo- nisce sei allora senz' orecchi ; quando tu imponi continenza alia tua anima, dessa si solleva come un cammello restio alia briglia; e chi mugnera il latte dall' adirata leonessa che Jia appena fatto i suoi leoncini ? >> Viaggio nelV Asia minore. II sig. Carlo Texier architetto di non ignobil nome , e glo- Vane adorno di tutte quelle cognizioni che rendono utile il viaggiare venne , sul voto delle due Accademie di belle let- tere e di belle arti di Parigi , incaricato dal ministro dell" iii- terno e della pubblica istruzione di visitare tutta TAsia minore in cio cl,ie risguarda le scienze , le arti e V anti- quaria. Questo giovane viaggiatore ha superate le speranze che di lui concepute eransi dalle due Accademie e dal Go- verno che aflidata aveagli tale commissione. Egli, merce delle sue cognizioni e dell" indole sua , conciliarsi seppe il favore del seraschiere liascia , primo ministro dell' impero ottomano e governatore dell' Anatolia : eblje quindi un fa- cile accesso in tutte le raoschee e ben anco nel tempio di Santa Sofia , dove lien pociii europei potuto aveano pe- netrare ; ed ottcnne ancora la facolta di disegnare e de- scrivere a suo bell' agio i grandi monumenti della scuola Jjizantina ed araba. Di fatto gia pervenir fece alle due Ac- cademie un gran numero di disegui e di piante d'edificj, che moltissima luce spargono su questo genere di costru- zioni , tipo forse originate della nostra gotica architettura. Egli Iia in oltre disegnati gli obelischi di Costantinopoli, e sovra 1" uno d' essi eretto da Teodosio ritrovo T organo pneuniatico che crcdevasi d'aralia invenzione, e che nel- Toccidente non apparve se non al tempo di Carlomagno. 96 l>.iliTE STRANIEFxA. II sig. Texier partito da Costantinopoli nel maggio del 1834 rilevo e dlsegno le rovine e le iscriziom di Mcea, di Nicomedia e di Prusa : di la innoltrossi nell' interno deH'Asia. Disegno altresi le forniazioni geologiche di tutti i terreni , che sul suo cammino trovavansi , levo la carta topografica de'paesi da se trascorsi, e rinvenne il slto di piu citta totalmente a' geografi sconosciute. L'antica citta (H'Azani forma 1' una delle piii curiose sue scoperte. Ivi sussiste un gran tempio greco, periptero , di marmo bianco e della piu. bella conservazione. E noto die finora non conoscevasi alcun antico monumento di tale or- dine ne in Grecia , ne in Italia , ne altrove. II sig. Texier si e altresi incontrato in un teatro di marmo , d' ordine dorico, i cui scaglioui, il proscenio, la scena, e per sino le sale dei mimi trovansi in uno stato di perfetta conser- vazione. Le pareti sono coper te di basso-rilievi di ottiuio stile. I ponti, i glnnasj, le basiliche di tale citta sono pa- rimente in marmo , e d' una integrita maravigliosa. Questi monumenti furono tutti disegnati colle relative loro misure dal sig. Texier , il quale raccolse pure tutte le iscrizioni greche e latine ond' essi sono coperti. Egli el^be altresi la fortuna di poter determlnare la vera posi- zione di Pessinonte , fa^iosa pel suo culto di Cibele , e della citta posta in vicinanza delle cave donde traevasi il marbo frigio, detto impropriamente maraio di Sinnade, Synnadicwn niarmor, giacche Sinuade giaceva in un ter- reno vulcanico. Nelle anzidette cave eussistere vide tuttora immense colonne appena abbozzate di quel marmo vio- letto e bianco ei comune ne' monumenti di Roma. Di la non lungi iu un bosco solitario e imraenso , tra Sinnade ed Ancira , scopri l'antica Necropoli dei re frigj , e trasse i disegni di due delle piu notabili di quelle tombe coperte d'epigrafi greche e frigie, e di cui le scultitre, gli ornamenti e r architeuura presentano un carattere tutto lor proprio e diverso da quello de' monumenti iinora conosciuti. Da Ancira il sig. Texier giunse a Galatgik , Galaton Teikos , citta dei Gallo-Greci , ripiena d' epigrafi e di cu- riosi monumenti ;, rivolse qitindi il suo cammino verso Ama- sla , patria di Strabone, e Neo-Cesarea, metropoli della Cappadocia. In questo viaggio , a dieci le^lva da. All le , leco varie scoperte cbe qui riferiremo colle parole stesse delle lettere sue : " Ho trovato ( dice egli ) sulle frontiere della PARTE STR.VNIEBA. 97 ^ Galazia una cltla della piu grande importanza. Iinmaglna- tevi pill di tre mila quadrati di terreno coperto da moau- menti ciclopei di bella conservazione , da cittadelle , da palazzl , da mura con porte adorne di teste di leoni , e con ispalti sinilli a quelii delle nostra fortezze , inclinati di 35 gradi e del declivio di 10 a 12 metri ; un tempio immenso di ammirabile costruzione. Esso da ambedue le parti e circondato da celle o cainere , nelle quali ciascnna parete di 6 a 7 metri di lungliezza e formata da vina sola pietra. La sua disposizione con sifFatte celle mi farebbe supporre che avessi dinanzi agli ocelli il tempio di Giove e la citta di Tavia , se i geograli non s' accordassero a col- locare qnesta citta sul fiume Halys. II tempio serviva di asilo, al dire di Strabone. Tutto cio vuol essere discusso pill maturamente : levai la topografia del paese , ed i piani di tutti i monumenti colle loro piii minute particolarita. » Ma tutto cio svanisce (lo credereste ! ) dinan/i ad uti altro monumento die incontrasi nelle vicine montagne : e un rlcinto di rocce spianate dall' arte , coperte di sculture del tempo de' Persiani e certamente ad Erodoto anteriori. Vi si vede rappresentato 1' abboccamento del re di Persia e di un re cb' io credo di Paflagonia. Questa scena si com- pone di 60 figure, alcune delle quali sono colossali. li re di Persia a cavallo di un leone e da tutta la pompa asia- tica circondato : 1' altro re e armato d' una clava \, e ])ar- buto ed ha il capo coperto da un' altissima berretta conica. Tutto il suo seguito e composto di figure in ugual modo vestite, e disposte nelP ordine seguente : un corpo di sol- dati, tre generali , tre principi, un seguito di dorifori ( guar- die del corpo ) preceduti ciascuno da un soldato ; la marina vi e rappresentata da due uomini die portano una nave : un monarca che sembra un re vinto , altri dorifori , tutti da lunghe vestl copcrti, e portanti sul dorso una specie di turcasso e di ali , finalmente il re che tlene neir una mano il dono. )/ II re di Persia , al contrario , e seguito da un guer- riero della sua nazione a cavallo ugualniente di un leone, da principi assisi sovra aquile a due teste , e da un cor- teggio di 3o figure. Finalmente sur una parte delle vicine rocce c una figura colossale di re , che porta un emblema indefinibilc. In un' altra frazione di roccia veggonsi altre figure pill facili a disegnarsi che a descriversi , le cui braccia Bibl. hid. T. LXXVII. 7 q8 pakte stranieuv. formate sono con teste di leoni , e le gambe con mostri marini ■■, T acconciatura del loro capo consiste in elml co- nici ripieni d' ornamenti. La conservazione di questo ma- raviglioso monumento e perfetta. Sarebbe cosa spiacevole che per mancanza de' mezzi che mi sarebbero necessarj, terminare non potessi questl lavori : tutto cio ch' e di to^ pografia e di geologia sarebbe assolutamente perduto. Par- tendo da questo luogo trascorsi la Cappadocia, Cesarea , Konich, I'lsanriaf, mi sono strascinato a traverso di tutta la Pisidia, e giunsi sulla riva del mare, ad Adalia, sfinito dalla fatica e dalle malattie. » II sig. Texier nel suo passaggio pel Tauro, in mezzo alle solitarie ed ardenti pianure ch' esso raccbiude, assalito dal cholera, fu costretto ad essere egli il medico di se stesso, a fare in si misero stato ogni di quindici leghe a cavallo per trovare iin alloggio od un po' d' acqua. I suoi mezzi pecuniar] erano esausti , ed egli quasi moribondo cadde dinanzi alia porta del bascia d' Adalia, che gli diede la migliore casa della citta e tutte le cure che dal suo stato esigevansi , recandosi ogni giorno a visltarlo con grande soUecitudine. Di la passo per mare a Smirne, donde scrisse tutte queste notizie colla data del 2,5 ottobre 1834. ( N. A. des V. ) Programma de' premj proposti dalla R. Accademia delle scienze di Parigi Grand prix des sciences matMmatiques pour i836. L'Academie des sciences , apres avoir presente infruc- tueusement, a deux reprises difFerentes, la question de la resistance de Teau comme sujet de prix , I'avait retiree du concours. De nouvelles circonstances la determinent aujourd'hui a signaler , encore une fois , cet important sujet de recherches a Tattention des experimentateurs et des geometres. Ces circonstances sont surtout les avantages imprevus qu'on a trouves en Angleterre a faire marcher les bar- ques sur les canaux avec de tres-grandes vitesses. II y a la un vaste champ a exploiter dans Tinteret des sciences et de la navigation interleure. Les faces diverses , sous lesquelles le probleme peut etre envisage , sont d'ailleurs trop apparentes pour qu'il soit necessaire de les designer. PARTE STUANIERA.. ()() La reduction au vide des observations du pcnditle faites dans Tair etait, naguere encore, calculee par une methode inexacte, quoif|ae d'ancicanes experiences de Dnbuat eus- sent dii niettre sur la voie de la veritable solution. Les travaux de MM. Besscl et Baily, les rechercbes analytiques d'nn memljre de TAcademie , malgre leur grand interet , n'ont pas entleremcnt epuise la question. L'Academie ver- rait done avec plaisir, mais sans en faire une condi- tion expresse, que les concurrens cbercbassent a eclaircir ce que le probleme de la resistance des milieux, pris de ce point de vue , pent ofFrir encore d'obscnr. Les onvrages ou Memoires devront etre rerais au secre- tariat de TListitut avant le premier juillet i836. Les au- teurs pourront faire connaltre leur nom, ou T inscrire dans ua billet cacbete. Grand prix des sciences physiques pour i836. En voici le sujet: Examiner si le mode de developpement des tissus organi- ques chez les animaux pent etre compare a la maniere dont se developpcnt les tissus des vegetaux. Rappeler a cette occasion les divers systemes des pby- siologistes ,' repcter leurs experiences , et voir jusqu'a quel point elles s'accordent avec les regies du raisonneaient et les lois generales de Torganisation. S'assurer surtout si les animaux d'un ordre inferieur se developpent d'une autre maniei-e que ceux d'un ordre supe- rieur;, s'il existe aussi, dans Faccroissement des acotyledo- nes, monocotylcdones et dicolyledones, autant de differen- ces que I'ont cru quelcpies auteurs ; enfin si cliez les dico- lyledones il y a a la fois plusieurs modes d'accroissement. Le prix consistera en une medaiUc d''or de la valeur de 3 GOO fr. Les Memoires devront etre remis avant le premier avril i835. Les auteurs devront inscrire leur nom dans un billet cacbete, qui ne sera ouvert que si la piece est couronnee. Prix d'astronomie fonde par M. de Lalande. Cette medaille a ete fondee par M. de Lalande , pour etre donnee annuellement a la personne cpi , en France ouailleurs, aura fait Tobservation la plus interessante, ou le Memoire le plus utile aux progrcs de Tastronomie. lOO PARTE STHANIERA. La medaille est orcUnaireraent de 635 fr.; niais , en 1 835, rAcademie, s'il y a lieu, pourra en augiiienter la valeur de toutes les sommes qui soiit restees dispoulbles dans les trois annees anterieures. Prix de physiologie experimentale fonde par M. de Monty on. Ce prix annuel sera decerne en i835 a I'ouvrage im- prime ou manuscrit cjui, au jugement de TAcademie, aura le plus contribue aux progres de la physiologie experi- mentale. H consiste en une medaille d'or de la valeur de 898 fr. ■ — Limite du concours, premier avril i835. Prix de mecanique fonde par M. de Montyon. Ce prix annuel sera decerne en 18 35 a celui qui I'aura le mieux merite , en inventant ou en perfectionnant des instrumens utiles aux progres de Fagriculture , des arts mecaniques et des sciences. La valeur est une medaille d'or de 5oo fr. — Limite du concours, pi'emier juillet i835. Prix divers du legs Montyon. Ces prix sont decernes annuellement aux auteurs des ouvrages ou des decouvertes qvii sont jugees les plus utiles a Tart de guerir, et a ceux qui trouvent les moyens de rendre un art ou metier moins insaluhre. L' Academic a juge necessaire de faire remarquer que \es prix dont il s'agit ont expressement pour objet des decouvertes et inventions propres a perfectionner la me- decine ou la chlrurgie , on qui diminueraient les dangers des diverses professions ou arts mecaniques. Les pieces admises au concours n'auront droit aux pv'ix qu'autant qu'elles contiendront une d^couverte parfaitement deterniinee. Les valeurs des prix ne peuvent etre indlquees d'avance, parce que le nouibre des prix n'est pas determine ; mais VAcademie a les moyens d'elever ces prix a une valeur considerable. — Limite du concours , premier avril i835. Question, de medecine. — Pnx Montyon. La question qui avait ete proposee pour i834 est re- alise au concours pour 18 36. En voici le sujet: Determiner quelles sont les alterations des organes dan^ I? i, rmladies designees sous ie nom de fiei^res continues ; r\RTE StRVNtERA.. 10 t Quels sont les rapports qui existent entre les symptomes \le ces maladies et les alterations ohservees ; Insister sur les vues tMrapentiques qui se deduisent de tes rapports. he prix est une medaille d'or de la valeur de loooo fr. — Liniite du concours, premier avril i836. CoHservazione e restauro de' monumcnti nella Grecia. II sig. Raoul-Rochette non ha guari comunico alPAccade- mia delle iscrizioni e belle lettere ed a quella ancora di belle ftrti una lettera a Ini dal sig. Kleuze diretta, la quale coti- tiene alcune importanti e curlose notizie intorno al pro- gettato restauro de' nionumenti clell'antica Grecia. Tali no- tizie state noil erano che solo in parte riferite dalla Gaz- zetta d' Augusta. La lettera e cosi concepita. '< lo conosco troppo, o signori, Tainore vostro per tutto cio che alle antlchita appartiene , e massime alle antichita elleniche ; e conosco non meno il vostro illuminato zelo per questo genere di studj , perche abbia a nutrire il me- tiomo dubbio suU' interesse con cui sarete per accogliere le notizie che io souiministrarvi posso intorno all' odierno Stato di tali antichi monumenti. Forse voi non ignorerete che inviato fui in Grecia dal Re di Baviera al principio dello scorso luglio. Nell' esegulre 1' importante missione di cni era incaricato non poteva certamente a meno d'accor- germi del deplorabile alibandono a cui tutti i monumenti deir arte giacevano di piu in piii condannati. In nessuna parte sussisteva qualche locale vigilanza che preservarli potesse contra gli assalti incessabilmente rinnovati dalla cu- pidigia , per non dire dalla curiosita ignorante e dalla sciocca vanita , che pure gareggiavano nella totale distru- iione di que' preziosi avanzi. Taluno toglieva in niassa , tal aliro guastava quasi a ritaglio , tutto cio abbattendo che fera di ornamento o di profile. Ogni di nuovi nomi inscri- Vevansl in lettere colossali profondamente scavate collo scarpello su marmi anticlii che dal tempo e dalla bar- baric stessa stati erano rispettati. Pochi anni bastati sa- rebbero perche piii nulla non rimanesse de' capi d' opera deir arte greca. Per tanto proponevami di mettere un ter- itiine a tanta devastazione , e trovai la reggenza disposta ad assecondare le mie intenzioni. 102 PARTE STRANIERA. H Feci un rapporto die tendeva a stabilire presso dl ciascun monumento in tutta la Grecia un guardiano sicuro e severe, incaricato di condurre i curiosi e di opporsi ad ogni specie di guasto e spogliamento. Questa prima disci- plina stata esseudo adottata , cliiesi in secondo luogo che s' intraprendesse lo sgomberamento ed il restauro de' prin- cipal monumenti , per quanto il lor odierno stato lo com- portasse , e clie per si fatto restauro non si facesse use se non di brani antichi : mi ofFerii a dirigere nel tempo del mio soggiorno in quella citta questi lavori che comin- ciare doveano sulFacropoli d'Atene. Ne vennero assegnati i fondi necessarj , ed appena terminati gPincarichi della niia missione , partii da Nauplia per la citta di IVIinerva, e feci tosto intraprendere lo sgombero del Partenone e r aprlmento de' Propilei , i cui intercolunnj , siccome vi e nolo , sono da piii secoli immurati per militari costru- zioni de' barbari tempi. Fu d' uopo d' infinite pene per ismovere quelle grandi masse d' architravi , di tamburi di colonne , di frammenti d' ammuccbiate cornici : per la mancanza di macchine tutto facevasi a forza di braccia. Tuttavia fui abbastanza fortunato perche dopo un mese di lavori scorgere potessi praticabile il passaggio per Y in- tercolunnio di mezzo de" Propilei , e incominciato da quello istante il rilogamento de' tamburi delle colonne del Parte- none ritirate dal mezzo delle rovine. )/ II giovane monarca pose il primo tamljuro di una delle colonne: egli dopo cotanti secoli di barbarie entro nell'Acro- poli per quella medesima via de' Propilei , che per ascen- dervi prendevasi da Pericle e da Alcibiade. Sarebbe cosa tlifficile r esprimervi coUe parole l" efFetto incantatore di tale festa , di cui la greca anticliita somministrati avea il sito e gli element! , ed il cui splendore consisteva tutto nella bellezza de' monumenti inaniralta dalla magnificenza deir aspetto e dal concorso del popolo , che ne' suoi na- zionali abbigliamenti e disposto in mille gruppi non meno variati che pittoreschi , tutti copriva i marmi , le colonne, i muri sino alle cornici ed ai frontoni. L'aria profumata da mille e mille fiori , da mirti ed altre piante , tutta risuo- nava d' applansi : era questa da quindici secoli la prima Volta che qualche cosa di grande operavasi per conservare aU'ammirazione de' secoli que' maravigliosi avanzi dell' an- ticliita. PARTE STRANIERA. ic3 ti Sulla mia proposlzione verra a poco a poco sgombro e restaurato il piano deir Aci-opoli , e lo saranno pure i monumenti die vi si trovano. La grande irregolarita del suolo fa sperare die si scopiiranno niolti avanzi di ster- ramenti, di piedistalli , di sostruzloni; il die saia tutto di- ligentemente conservato sul luogo. Tutte le moderne iiiura saranno deniolite , e d ha luogo a credere die tra' mate- riali , di cui sono costrutte , troverassi piu di un antico frammento. Gruppi di palme e di dpressi saranno pian- tati nel mezzo delle rovine. Ho proposto die verso Torlente, ove la roccia e bassissima ed alcjuanto nuda , si costrnisca un museo nazionale die sara composto di alcune sale in cui collocare i piccoli oggetti d' antichita , e di portici sotto cui porre i niarnii. II Re mi ha incaricato della costru- zione di tale inuseo die trasformare dee quella roccia in un santuario di tutte le arti. Ora costretto sono a partire per la patria mia : nella mia assenza un distinto arclieo- logo , il sig. Ross ed un abile architetto dirigeranno i la- vori secondo il piano da me tracciato. Ci ha ragionevole aspettazione die scoprire si possano avanzi di scultura del pill grande valore , e ci ha diritto a sperarlo , dappoi- che nel piccolissimo spazio die ho fatto sbarazzare al Par- tenone , trovai quattro brani delle Panatenee. Anche al Propilei ho raccolto bei frammenti di marmi dipinti e di sculture colorite. I moderni muri del Partenone erano in gran parte formati con tamburi di colonne doriche e joni- che : e facile a concepirsi quali tesori d' antichita uscire possano da quegli sbarazzamenti. » — Nauplia, 36 s^t- tembre 1834. L. di Kleuze. I04 APPENDICE ITALIANA. Ramiri Tonanii abbatis e sodalitate casiuensium /«- scriptiones noiissimce , carmina nonnulla et quce~ dam prosa oratione conscripta- Volnmen tertinm postlmmnm. — Parmce , 1834, excudebat Josephus Paganino, in 8.°, di pag. iv, e \\6, lir. Ital. i. 84. I 1 sig. Amadio Roncliini ecUtore in una breve dedicatoria scritta con buona latinita , e diretta a monsignor Vescovo di Borgo S. Donnino , c" informa che mentre il P. Tonani ei-a in procinto di pubbllcare le sue opere aveva deter- minato che non ne dovessero far parte i versi e le prose che ora si sono divolgati, per timore che in troppa mole crescessero i due volumi che contengono le prime. Ma tosto che furono queste pubblicate, venuti gli amici dell' autore in desiderio di possedere anche le inedite, glie ne fecero cosi istanti preghiere da indurlo a soddisfarneli ed a com- mettere all' editore di raccorle ed ordinarle. Mentre cio si eseguiva avendo cessato di vivere 1' illustre autore , crebbe negli amici la brama di esse e ne sollecitarono sempre piu la pubblicazione. Tanto le iscrizioni, quanto i versi e le altre cose scrltte in prosa sono degne di quel valente monaco, cui piu volte demmo ben meritati elogi nella Bihlioteca italiana. Non si creda pero che questa giunta saiga a tanto da far si che si trovi ragionevole la scusa di non averla inserita ne'due primi volumi. Imperciocche se dal presente volumetto si sottraggano le cose che non sono del Tonani , i molti spazj lasciati vuoti dallo stampatore, e le 24 nuove iscrizioni che fece il Tonani senza apparente intenzione che rinia- nessero inedite , questa giunta si riduce ad una sessantina di facciate incirca. Vi si legge in fine un Elogium auctoris (scritto dall' edi- tore con molta eleganza ) che ci da una succosa notizia della pieta, de'meriti letterarj e degli ulSzj di quest' uomo che onora tanto la sua patria. B. V- ■ \ APPENDICE ITAtlANA. Io5 tsdrizioni di Pictro Giordani CXXIX dnl 1806 cil 1 034. — Parma, 1884, dalla stampcria F. Car- mignani , in 16.", di pag- xS~. Lir. Ital. i. 5o. In Jllilano si vcndono da Gio. Silvcstii , corsia del Diiomo. Queste 129 iscrizioni italiane sono disti'lljuite jT«r bcl modo e per volonta dell' autore , ia classi e specie coa grande esattezza. Ci ha quindi luogo a coiiiidare che nella presente elegante edizione , la quale crediamo fatta sotto gli ocelli di lui, diniorante da alciiiii anni in Parma, alilsiasi intera la volonta sua tanto per la distribuzione delle linee, che in lavori di tal fatta vale la chiarezza e I'evidenza de' concetti e del senso , quanto per I'ortogralia che questo Valentuomo crede la piii efficace in tali scritture. Copiosa e bella giunta vi abbiamo trovata sopra il nu- mero delle conosciute da noi prima d' ora. E se dobljiamo dire il senso che dopo un' intera e talvolta iterata lettura di esse e rimasto in noi, confessiamo lealmente , che ci sembra avere il Giordani con questa giunta confermato rantico nostro pensiero ciregli sia il principale tra gli scrittorl di questo moderno genere di componlmenti. II porti in pace taluno alquanto orgoglioso che forse reputa se gia posto nel piunacolo della novella piramide elevata nel Parnaso italiano , senza accorgersi che spesso non vi lia che un passo dal sublime al ridicolo ; del che ha gia dato pill di un esempio. L' ufiizio nostro, che e qnello di dire secondo coscienza cio che ne sembra la verita , vuole che dichiariamo senza velo air illustre autore delle presenti Iscrizioni, ch'egli ben fece dichiarando nella nota a tergo del frontispizio , che moke volte ha doviito espriniere non i siioi pensieri , ma gli akrui, e non molte volte gli e stato conceduto di serhare quella somma semplicita e brevita che a questo genere e richiesta. Per esempio non ci garba la lungheria della 68,- ne del tutto quella della 96 e della 99, e ne meno parte della 1 1 5. Ci pare meno nobile del resto quell' a rivederci in Cielo della 118 e francesismo non necessario quel comu- nale in vece di comunitativo della i3. Ma questi sono nei in quadri dell' Urbinate e del Correggese. Avremrao desiderato alcune parole di meno nella nota alia 116: sagrifizio die I06 APPENDIGE ITALIANS. sarebbe stato iiiterainente del cli. autore, e quindi piu de- gno di lui. Abbiaiiio letto tempo fa una censura anonlma e stam- pata di parecchie Iscnzioni del Giordani. La plii parte di essa ci sembro un tessuto di solisticherie , dettato verisi- inile di emulo noii egualmente rinoinato. Pero quasi a saggio di questo manipolo d'iscrizioni, ri- feriremo alcune di quelle che ci sembrarono piu pregevoli per concisione, per eleganza e per giustezza di sentimenti. A Francesco di Luigi Sabatelli valente pittore figUo di celebrato pittore danno oggi gli estremi segni di onore e di affetto gli amici di lui e dell' arte deplorando V ardente ingegno che gli prometteva immortalita di fama e gli consumb nel fiore degli anni la vita. La seguente porsi dovea nella base di una colonna sulla via maestra di Bologna vicino tre miglia a Firenze. Sin qui venne la Citta incontro al suo amato Signore LEOPOLDO II ritomante dalla Gemiania nelV ottobre del MDcccxxx. E degna festa gli fece, e molto lo riiigrazib .• Perche in vi anni di Regno, accrebbe la pubblica prosperita : allcvib di un quarto la gravezza de' terreni: compie i pensieri dell'Avo magnanimi e giusti al Commercio, liberando i Macelli dal privilegio; e dall' importuno divieto il Ferro lavorato degli stranieri. Fini I'opera lodata del Padre in Valdichiana. Comincib gloriosamente opera di grande e di buon principe nella maremma Grossetana : L'ondusse in clx giorni per V miglia di candle nuovo I'Ombrone. Ordinb ampia strada per congiungere le maremme di Pisa e di Grosseto: iinprese di congiungere Toscana al Mare Adriano. Alle gentili fanciulle con larghezza regia e paterno amore procurb educazione piii degna del secolo. E nella scientifica spedizione di Egitto socio il nome Italiano alia gloria di Francia. APPENDICE ITALIANA. IO7 Lodo\)ico Ariosto in questa camera scrisse e questa casa da lui edificata abitb la quale ccixxx anni dopo la morte del divino poeta fu dal conte Glrolamo Cicognara podesta co' denari del comune compra e ristaurata perche alia venerazione delle genti durasse. Qui e sepoka Anna Grassulini Pisana pia generosa cortese Visse molto e xxv anni cieca La ricompensi I' allegrezza delV eterna luce che le prega da Dio affettuosamente la figlici Lisahetta Galeotti F." Tanciani Mini MDCCCXXrill. B. V. L'Annotatore piemontese , ossia Giornale della lingua e letteratura italinna^ per Michele FoNZA sacerdote; fascicolo \°, genua jo i835. — Toiino , dnlla stani- peria reale , in 8.°, di pag. 68. Oh benedette ultime lettere dell' alfabeto! Vol siete dav- vero tonnentatrici per eccellenza ! AUe maai dl matematici e telegrafisti vol fate che fi-ulli il cervello a quanti novizzi e provetti s' impacciauo d' incognite; nella penna d' almanac- chisti e drammatici graffiate questo e quell' altro per larve didascaliche le quali vorrebbero pure , cosi larve come sono, riscaldare nuoA'amente quello sgabello che 1' iuarabito scolasticisnio lascio freddare da buoii tempo in qua ^ fra i gramatici cruciate i fanciulletti da' quali volete essere nominate ora alia casalinga ed era alia straniera; agli oc- chiali del lilosofo alcuna di voi si tramuta in quel bivio sciagurato die fa arral)l)iare gli ottanta in cento di noi poveracci ogni volta die ci volgiamo addietro a ragguar- darlo^ e se date alle mani de'giornalisti, e eh' e' si fac- ciano bautta della pelle vostra, ecco die tosto li tocca il IC8 APPENDTCE ITALIA.NA. iliavolo del menare la sferza a tondo senz'alcuna m'lseri- cordia, e la rimbalzi pur loro nel viso quanto vuole. Oh ridiciamolo anco una A^olta , voi siete pure le graa marto- riatrici, henedette ultime lettere deH'alfabeto! Non vi faccia maraviglia, o lettori, se ci udite stridere cosi altamente: bene ce ne compatirete quando sappiate che in questo nuovo giornale, usclto a stanipa nel gennajo di quest' anno , si e levata una bricconcella d' Icchese la quale lia tolta a noi e a quanti altri fogli letterarj novera Italia, da uno in fuori, quell' unica illusione del poter cam- pare almeno gli anni di Matusalemme die neppure la Prov- videnza ha voluto levare all' uomo. E come questo fosse uno zucchero, vi ha posto giunta la minaccia di rivedere il pelo a noi , e con noi anche a tutti i nostri consodali d' Italia , dagli sbarbatelli in fuori , le cui pelurie lascera. passare intatte fra pinzetta e pinzetta per non guardarla troppo nel sottile. Ne volete di piii ? Nemmeno a suo pa- dre , nemmeno a se stessa concede quell' Icchese la speranza del poter vivere lunga eta ; die anche questi essa ha gia belli e consegnati al necrologio del secolo. Non vi pa- re, o lettori , che tutta questa faccenda sia ragione piii che sufiiciente di stridere ? Pure la sarebbe mattia addolorarsi d' un futuro incerto; tanto piu che questo medesimo foglio ci viene per altra parte convincendo che la jDrofezia potrelibe sbagliare , poiche ci sembra che se anche noi tutti avessimo di corto a dormire r eterno sonno, esso noi dormirebbe certamente , che al- cune scritture onde ci ha regalati in questa sua puntata di gennajo avrebbero pure a tenerlo vivo per anni domini. Qua dunque il branchino, Icchese bricconcella, e sia fatta la pace. Fuor di celia, il nuovo Annotator piemontese incomincia con auspizj rade volte concessi a' suoi confratelli. Non vo- gliamo troppo dilungarci nel favellare delle varie o erudite o gentili scritture ch' esso contiene, ma non possiamo ta- cere di quelle due che a nostro avviso , quale per un verso e quale per 1' altro , sono due veri tesoretti in quel foglio, cioe d' una lettera di Manno, e d'una storia nar- rata da Cibrario. Nella prima 1' elegantissimo scrittore si piace d' ingannare i lettori facendo loro credere ch' egli voglia nojarli con un lungo comento su due passi di TibuUo e di Virgilio , e APPENDICE ITALIVNA. IC9 sponendo loro in quella vece una selva tU idee o originali o espresse con forme tiitte nuove sovi-a txe argonienti , cioe sulla credenza clie la natura non abbia creato 1' uomo ne pel lusso delle sostanze ne per quello del sapere; sulla instaljilita dell' amor dei potenti e delle donne ; e suU' op- posta prospettiva che la vita campestre presenta agli oc- elli deir uomo colto e a quelli del contadino. Profondiui e maschiezza di pensieri , ed eleganza di esposizioue non sono cose le quali si veggano sempre di compagnia nella repubblica delle lettere ; pochi hanno il privilegio di farci beati di si bella societa ; e fra questi pochi e il Manno che ha volute ingemmare VAnnotatore di questo suo scritto , il quale dicemmo bello alia prima lettura e rlpetiamo bel- lissimo alia seconda. La storia che ne viene raccontando Cihrario e quella della morte del Conte Eosso , ch' egli trasse dall' archivio della camera de' conti di Torino. Questo Conte Rosso, cosi chiamato da certa predilezione che nelle vesti, nelle assise e ne' parati di casa portava al colore di tale nome , fii Aniedeo VII il quale nel 1391 governava la monarchia di Savoja. Un medicastro, chiamato Giovanni di Granvilla , fece al valoroso conte quel peggiore degli scherzi che cento lance non avevano potato nelle inolte giostre da lui con gran fama sostenute. II iisicastro o il ciurmadore ch* ei fosse opero per modo che il povero conte imbecherato si lascio andare a credere vera malattia la tempera delicata del corpo, r abituale pallidezza e la pochezza della capel- latura. Indi un po' con certe iudiavolate fregagioni di tin- ture vinose d' assa fetida in sul collo, e con saponate di mirra in sul capo, un po' con lattovari composti di quante droghe e semi piu abbrucianti si possono avere da spe- ziali, e un po' con unzioni d' olio laurino arricchito di elleboro, d' euforbio e di verderame, tanto fece , s" ingegiio tauto, che il meschino, avutosi vivo quell' addobbo che gli Eglziani solean dare ai loro morti , e perduto di qua ogni bene per desiderio di meglio, se ne ando tra que' piu nella florida eta di trentun anno o poco oltre. E come se una tanto crassa ignoranza non fosse stata delitto in chi doveva per asserita professione avere obbligo del con- trario, quel fisicaccio da bestie e non da uomini fu lasciato andare Ijcn pagato e scortato alle terre d' uno de' cortigianJ del conte, chiamato Ottone di Grandson, il quale piii tardi no APPENDICE ITALI.YNA. ( se bene Indovinammo leggendo ) n' ebbe iin regalo dello stesso genere, e dovette andarsene egli pure all' altro moiido inirrato e impepato alia Granville. Forse una tania trage- dia fini cosi alia piana pel timore concepiito di un tal de- monio dalla famiglia del conte , alia quale pure il birbone stava preparando certi suoi beveraggi e medicamenti die diceva dovere crescere virtii generativa nella moglie e guarlre dello strabismo il figlio , cose tutte alle quali la disgraziatissima fine del buon conte taglio per sonima Ven- tura ogni strada. Dal fin qui esposto congetturino 1 lettori quanto bene sappia da se stesso racconiandarsi loro questo nuovo An- notatore al quale noi vaticiniamo assai lunga durata se avra la sorte di raccogliere sempre una egual messe ne' fasci- coli successivi, e d'istruirci e dilettarci a quel mode clie ha potuto fare col presente. Dinloghlni per isviluppare il prbno irdendimento del fanciulli e ajutarll all intelligenza del catecliismo composti da un iuduiduo delle Sciiole Pie. — Mi- lano , 1 835, per Giovanni Silvestri, in ib°, dipag. 90. Prezzo , cent, austr. 76. E una ristampa dello stesso libro gla da noi annunziato con lode nel tomo 60.°, ottobre i83o, a pag. 87. Qui leg- gonsi sette dialoglietti piu clie non in qviella prima edi- zione , i quali sono destinati per la classe niaggiore delle scuole priniarie. Facilita , pianezza e purezza di lingua, di massime e d" esposizione raccoiuandano questo libric- ciuolo a qualunque maestro il quale siasi convinto per pratica avere anco i fancluUini la loro parte d' intelletto , e potersene cavar frutto ogni volta clie venga lavorato a dovere. Poesie sacre di Qio. Anguillesi , ecc. — Pisa, i833, tipografia Nistri e C, in 8.", p^^i^g- 188. Vcndonsl in Milano dalla Societd tipografica de Classici Ita- liani al prezzo di ital. i. 5o. Queste poesie sono precedute da una Notizia hiografica, da un Elogio funebre e da alcune poesie in lode deirau- tore. Sparso di dolci e santi affetti ci parve il poetico APPENDICE ITALIANA. lavoro che annunzlauio, aaimato lo stile, spontanea e no- bile la frase. Alcuni argomenti sono gli stessi che veggiam trattati negl' Inni sacri del IManzoni , e tuttavia a cliiun- que volesse fame un confronto , non riuscirebbero meno grati i Cantici deir Anguillesi. La filosofia di Salomone , poema bibllco. — - Capola- go y 1834, tipugrafia e Ubreria Elvedca ., in 8.° Questo poema biblico , che 1' aiitore anonimo espresse con franco stile e con bella versificazione, e intitolato ad egregi sposi , de' quali 1' autore aniuiira i gentili costumi e gli altri avventurosi doni di natura e fortuna. A questi , in cambio delle solite poesle nuziali , ofFerisce , trasportate in rime italicme , le filosofiche meditazioni che dettava un an- tico re d' Israels , per la sua sapienza famoso. Quanto alia natura del poema , proseguiremo colle parole dell' aixtore medesimo , esso " non e altro che F Ecclesiaste di Salo- mone voltato con qualche parafrasi in versi italiani, quando si escluda Telogio della donna prudente, toko dal libro de' Proverbi. L' autore non si pregia di avere sempre raggiunta la profondita dell' originale , anche tal fiata oscuro si che bisogna piuttosto indovinare che tradurre. » Cos! egli sente; e va lieto di descrivere colle sue forme poetiche " una morale operosa , ragionevole , praticamente possibile , che osservando lo spettacolo del mondo morale , vero , non fan- tastico ,) e quella vicissitudine di mali e di beni ond' e commisto, trae alia grande verita che questa vita terrena non e che il passaggio dal Nulla all' Infinito. »/ Elogio di mojisignor Giidio de' Rossi da Fistoj'a, Ve- scovo di Pescia, sciitto dal prof. Pictro Contrvccj- Fircnze , i833 , Passigli e socj. Chi mai legge questo Elogio del sig. Gontrucci , e non ne ammira la nobilta dello stile, la elcgaiiza , il senten- zioso , il patetico , e insieme avventurato non reputa il personaggio, al quale tocco in sorte penna si degna ' Scrive il sig. Contrucci : « Alessandro ]\Ianzoni ideo in Federico Borromeo il ritratto del vero prelato; il Vescovo di Pescia (raonsignor de' Rossi ) ne compi in se il perfetto originale, cui dava il delicatissimo colorito quel verginale candore. 112 APPENDICE ITALIANA. che rende Tuomo somigliante agli angeli, e miiove a sor- ridergli il paradiso, come la rosa mattutina sul margine del ruscello , o il giglio solltario della valle attlrano gli sguardi , e muovono il desiderio delle innocent! donzelle. » Grandi percio furono i pregi del Vescovo di Pescia ^ ma jDregio tutto singolare del sig. Contrucci e il farci rilevare tutto il bello e tutto il grande , che ammiravasi in quel prelate. Biografia d-egF Itallanl illustn nelle scienze, lettere ed ard del secolo XVIII e de contemporanei , compi- lata da letterati Italiani d ogni provincia e piibbli- cata per cura del prof. Emillo De Tjpaldo. — Venezia, 1884, tipografia di Ahisopoli, in 8.° 5a- ranno 8 volumi , ciascuno di 4 fascicoli a lir. 3 mistriach; per fascicolo. (*) Di quest' opera novlsslma noa abbiamo alle manl se non che il fascicolo i.° del i." volume, di pag. iia; laonde ci limiteremo per ora a rendere conto della prefazione del- r editore e ad accennare di volo alcuni degli articoli piu interessanti die ci passarono sotto gli occhi. Noi diflicili per natura ad ammettere proposizioni o teorie che abbiano 1' aria di novita , oiamo forzati ad arrestarci sulle prime linee di quella prefazione , nelle quali sembra aupporsi , che oggidi soltanto comincino ad essere studlati negli scritti del letterato gli afFetti degli uomini; che oggidi dalle circostanze particolari di un fatto si usa spesso trarre generali conseguenze intorno alio state di un popolo , ed ai pregi e difetti deir umana natura ; che finalmente solo oggidi le opere biografiche prendono sotto la mane di egregi scrittori una nuova e quasi ina- spettata importanza: percio scorge il chiarissimo editore solo a nostrl giorni parecchi scrittori , tutti solleciti a dare in luce vite e notizie d' illustri personaggi , e trattare sped- ficatamente la storia letteraria delle contrade low. Parreblje (*) 1? editore nella sua prefazione avvisa che non potendosi a|ipigliai"e all' ordine alfabetico , in fine d' ogni volume dara Y iadice alfabetico dei nonii, ed in fine delf opera gP iiidiri ge- nerali tanto disposti per ordine alfabetico , quanto per ordine ecientifico. Ari'ENDICli ITALIANV. llo ill forza cli queste asserzioni die la Biogfafia fosse uno studio afFatto nuovo. Ma il signor De Tipaldo non ignorera certameiite , clie questo raino doUa storia nacque contem- poraneo alia storia niedesima ed al primo sviluppaniento delle umane cognizioni; che i popoli deirOrieiite piii anti- chi , i Persian!, gl' Indiaiii , gli Arabi, scrissero ne' tempi pill remoti le vite de'loro temosfori , de" loro sovrani, de' loro iilosoli^ che i Greci diedero ad altri popoli i iiiigliori modelli delle vite di illustri personaggi , in prova di che l)asta citare le belle Vite degli eccellend capitani di Plutar- ro , le vite dei filosofi di Diogene Laerzio , quelle d'l Eiina- jiio Sardiuno e di altri sofisti , nelle quali sovente dagU bci-itti di que' saccenti si rimonta agli affettl dell' uomo ; che rUostrato scrisse mirabilmente la vita di Apollonio Tianeo; clie tra i Latini Cornelio Nipote cammino sulle tracce di Plu- tarco , e Svetonio ed altri biografl in appresso oltre le vite degrimperatori quelle ancora ci trasmisero degPillustri gra- niatici, retori ed oratori; che ottenebrate le scienze e le let- tere nei secoli della barbarie, non del tutto si perdette il gusto delle biografie, e Paolino avanti il quasi totale oscu- ramento scrisse nobilmente la vita di S. Ambrogio, Alcuino ed altri ci tramandarono quella di Carlo Magno , Donizone ci lascio quella della contessa Matilde , varj raonaci fran- cesi quelle dell" aljate Sugero , di Abailardo , di S. Bene- detto, di S. Colomhano, e si diedero a comporre leggende e vite di Santi, di Vescovij, di Abati, di claustrali; che col riJiorire delle lettere e de' Ijuoni studj rlcomparve , mas- sime in Italia , in tutto il suo splendore la biograiia , o piuttosto il gusto e 1" esercizio di questo ramo della sto- ria ; che vite d' uomini illustri scrissero il Petrarca , il Boccaccio ed altri dotti di quell' epoca, che si moltipU- carono all' eccesso le vite dei Fapi , degl' Imperatori e di altri principi , dei prelati e dei letterati d' ogni specie ; che grandi bicgrafi sortirono gli artisti nei Vasari , nei Passeri , nei Ridolfi ecc. ; che vite fnialmente , necrologie e Ijiografie ebbero a larga mano gli studiosi d' ogni facol- ta , i guerrieri, i poeti, anche tragici e coniici, gli attori pill celel)ri , i cantanti, i ballerini , e perfino i famosi l)riganti , gli agitatori de' popoli come Cola da Jlenzi , i ladri stcssi, come Cartoccio in Francia, gli assassini, i pi- rati 5 le avventuriere , le cortigiane ecc. Non e diinque cosa nuova che inolti scrittori si affrettino a dare in luce Bibl ItaL T. LXXVII. 8 114 ArPENDICE ITALIVNA. vite e notizie crillustri jiersonaggi. Forse si dira die com- parve a' giorni nostri un' opera biografica gigantesca in centinaja di volnini , com' e la J^iogralia universale , stam- pata in Francia, e riprodotta tosto in Italia:, ma il signor editore non dovrehbe scordarsi die queir opera era stata da liingo tempo prevenuta dai lavori del Moreri , del Bayle, del Chaufepie , poi del Lachocat e dei Chaudons e Delan- dtne^ e in Italia dal dizionario di Bassano e da altre opere di questo geiiere. Tra i motivi die indussero il De Tipaldo a comporre , com'egli dice, un*' opera generate die contenesse le piii rilevanti notizie degPItaliani d' ogni provincia, die nello scorso secolo ebbero fama , si accenna quello di die noi avemmo piii volte a dolerci, cioe die la Biografia Universale ridonda di tante e tali omissioni o negligenze, di tali e tanti errori nelle notizie di que' valenti die in quel periodo ono- rarono Tltalia, che ne dee risentir dispiacere cliiunque nutre amore delle domestiche glorie ^ e 1' editore senibra altresi dubitare die qualdie difetto trovisi andie nei proniessi supplimenti, conqiilati essendo fuori del suolo italiano. Altri motivi adduce I'editoi-e die Tanimarono alia sua ini- presa; le troppo minute particolarita die si trovano nelle parziali biografie uscite in luce dopo il lavoro del Tira- boschi ; il non avere i biografi con eguale misura trattate talvolta le arti e le scienze , come le amene lettere , e r avere questi lasciato talora troppo indeterminato ed in- certo intorno al pregio delle opere il giudizio de' lettori ; oltre di die le notizie biograficlie sono esposte in modo sovente troppo inelegante , e quindi incapaci a riempiere gli odierni desiderj e bisogni degli studiosi. Lodevole e certamente lo zelo dell' editore in quanto die vorrebbe con un prospetto della passata e presente coltura della nazione italiana, raddrizzare la troppo dura sentenza di quegli stranieri^ i quali sogliono per isclierno chiamare r Italia terra delle ricordanze., come pure ribattere F accusa data da alcuni scrittori francesi agl' Italiani del secolo XVIII di non aver nulla pensato da se stessi , ma sapnto soltanto ripetere le dottrine degli stranieri. Noi facciamo i voti piii ardenti die la nuova biograiia del TipahJo risponda adequa- tamente a qiieste accuse , come pure a quella del Buhle , die dal secolo XVII fino ai tempi a noi piii vicini , la flosofia ha poche obbligazioni , e forse nessuna agV Italiani. APPLNDIOE ITALIANA. 1\0 Sk rlstriiise Peditore nel suo lavoro al solo secolo XVIII, perche secondo esso gli scrittori Italiani in qviello spazio di tempo si dedicaroiio con vero entusiasmo e con piena buona fede a rinnovaie T Italia nelle leggi , negli studj , nelle opluioni e in tutta la vita civile , con die coopera- rono ad afFrettare qnella migliore condizione a cni fu con- dotto il paese. Noi facihnente converrenio cclP editore che la letteratura abbia in quel secolo di molto avvantaggiato per cib che concerne V iinportanza della materia e l' eccel— Itnza scientijrca; ma non possiamo ammettere cosi gene- ralmente che molto abbia essa perdnto riguardo alia purita della lingua ed all' artifizio dello stile , come altresi siarao d'avviso che T Italia rinnovata siasi nelle leggi, nelle opi- nioni e nella vita civile, non pei soli scritti del secolo XVIII, ma per quelli ancora dei fdosofi, pubblicisti ed economisti italiani dei secoli precedenti. Ottimo consigllo e certamente quello di raccogliere dai letterati delle varie provincie gli articoli biografici che le riguardano , i quali verranno nell' opera contrassegnati col nome dei loro estensori^ e ci congratuliamo col sig. Tipaldo^ perche sappiamo aver egli invocato Tajuto de' piu "valenti collaborator! anche nella Lombardia , cosi pure lo lodiamo per essersi , conr egli dice, un poco allargato, ammettendo fra gli scrittori piii benemeriti alcuni oscuri , dei quali sarebbe sconoscenza il tacere, e di avere per lo piii desti- nato ai nomi di minor conto un piccolissimo spazio. Ua manifesto di quest' opera, che noi non ab])iamo vednto, era gia uscito fino dal 20 marzo dell' anno i833, e 1' alHuenza delle materie hanno ritardato la pubbiicazione di questo primo fascicolo. Si avverte finalmente che della biografia faranno parte tutti quegli scrittori clie con piii della meta della loro vita entrano nel secolo XVIII, e che si avra di mira di far conoscere il carattere morale dell' uomo e del tempo in cui visse , onde 1' opera desti piii clie si puo pensieri ed affetti. Tra gli articoli piu importanti di questo fascicolo ab- biamo notati quelli che riguardano il cardinale Alessandro Alhani. Stefano Arteaga, Ottavio Assarotti, benemerito del- I'istruzione de' sordo-muti, Domenico Alberto Azuni , I'inci- sore Bartolozzi , il cardinale Stefaiio Borgia , 1' abate Rai- mondo Cunich , Ferdinando Galiani , il celebre Antonio Ge- novesi, il conte Napione, Carlo De Rosmini e il valentissimo Il6 APPENDICE ITALIANA. medico Giuseppe Antonio Testa. Lo stile in generale non e scorretto , ma tuttavia lo brameremrao , e speriamo di vederlo piu purgato e del tutto scevro di neologismi e frasi contorted con che nutriamo fondata fiducia , che 1' o- pera progredendo potra in tutte le sue parti grandemente migliorarsi , e riescire utile agli studiosi , e decorosa all' I- talia ed al secolo , diretta essendo ad un fine che grata ed accetta dee renderia a tutti gli amici della patria e della letteraiura. Biografia universale antica e moderna, ossia Storm per alfabeto della vita pubblica e privata di tutte le persone ch' ebber fama per opere, azioni, ingegno, virtu o delitti. Opera affatto nuova. Seconda edizione riveduta e corretta, aggiunto\'\ la parte mitologica e il supplimento. = On doit des egards aux vivans; on ne doit aux morts que la verite. Volt. = Vo- lume I. — Venezia, 1884, presso Gian Battista Missiaglia , dalla tipografia di F. Andreola, in 8.° Da un avviso senza titolo premesso alia seconda edizione di quest' opera, firmato dal Veneto ef/(£ore anoninio, scritto con uno stile ricercato , per non dire afFettato e lezioso , tnrgido in gran parte ed oscitro , veniamo inforraati , che anche gli autori francesi della Biografia universale avveduti si erano della necessita di molte emendazioni e di un sup- plimento generale, che rendesse 1' opera, se non perfetta, aliueno non tanto difettosa ; che quest' avvediraento fu ahbracciato dai Veneti editori , coaie ne fu dato avviso agli associati nel corso della prima edizione j che in questa ristampa si e posta gran cura alia retta ortogralia de'nomi, massime orientali , e de' cognomi , sistemati secondo T uso delle nazioni a cui appartengono; che i varj omonimi , disposti sotto una medesima rubrica, a scanso di confu- sione si sono distinti con numeri arabici progressivi ; che alle varianti de' nomi proprj si h talvolta posto riparo coi Vedi; che finalmente non si e compenetrato nelF opera stessa il supplimento, come disegnato erasi da prima, per non defraudare i soscrittori della j^rima edizione del suppli- mento complessivo loro separatamente promesso, e per mi- gliorare altresi colle giunte italiane il lavoro francese. A APPENDICE ITALIANA. 117 qneiravviso si fa snccedere il discorso preliiniiiare degli edi- tor! francesi , premesso al pi-imo . volume della Biografia universale; poi si da principio alia Biograjia medesima col- Tarticolo di Pietro van der Aa. Non essendo questa se noti die una ristampa della pri- ma edizioae, ridotta a soli 36 volumi con i3 incirca con- teneati i supplimenti promessi , e non avendo noi iinora sott'' occliio se non clie il primo fascicolo di questa nuova ristainpa, non crediamo di doverci per ora difl'oiidere sul merito della inedesiuia. Piu volte nella nostra Biblioteca aliliiamo parlato di quest' opera nel corso della prima edi- zioiie ; e se talvolta abbiamo notata qualche inesattezza , o qualch' altro difetto, inevitabile quasi in opere di questa natura , non fummo gia guidati da intemperante desiderio deWottimo, ne molto meno da istizzita venalita , come, in generate parlandosi delle censure , si mostra di dubitare in queir iudigesto avviso; ma mossi soltanto da un vivo desiderio di vedere migliorata, se pur era possibile, la ])io- grafia francese, e accresciute , o almeno rivendicate molte glorie agl' Italiani , e di promovere in ogni inodo il lustro deir edizione , e i vantaggi economici degli editori e dello stampatore veneziani. In prova di qviesto nostro spirito di far bene altrui e non male, ci permettiamo di osservare die un gravissimo crrore e corso nelP articolo concernente il famoso Pietro d'Ahano , malgrado lo studio di esattezza die tanto si e agli editori raccomandato, e di cui essi medesimi sembrano far professione. Questo errore consiste in una semplice trasposizione di cifra , die iniputare vorremmo alio stam- patore I, ma sara certamente notata dai Bibliografi , e da quelli massime die applicano gli studj loro alle edizioni del secolo XV. Nel render conto del Conciliator differentia- rum ecc. die e la prima e la piu famosa opera di Pietro d'Ahano, si dice die fu pubblicata nel 1741 nientre do- veva staiiiparsi 147 1 e si sogglugne die fu piu volte ristampata , mentre dopo queir epoca piu non publilicossi, non essendo piu manifesta la sua utilita , ne trovandosi a livcllo delle cognizioni dei moderni. Dovevano pero gli editori , od i correttori dell' opera , accorgersi di questo abbaglio per le cose stesse die vengono in seguito nel- r articolo, perclie citandosi T opera De Venenis stampata poco dopo r cpoca medesiina del 1471, si dice die fu Il8 APPENDICE ITALIANA. trailotta In francese , e pubblicata a Llone nel iSg3 , e si da il catalogo di altre opere dello stesso medico stam- joate nel 14745 1475, 1483, ecc. — Non troppo con- tend siamo rimasti della giunta fatta all" articolo dl Pie- tro Al^ailardo , perche menzionandosi la parafrasi , o la traduzione del famoso don Gervasio , delle lettere di quel- r uonio celebre e della sua amante Eloisa , sarehbe stato opportuno Tlndicare se realmente possa attribuirsi qualche genuinita alle lettei-e pubblicate sotto il loro nome , die certamente non lo furono se non se in epoca molto poste- rlore. — Di Antonio Abatl da Gubbio poteva notarsi, die le sue frascherie (non tutte satiriche) sono state piu volte stampate, cosicche non vi ha libro forse piii coniune, an- die tra la gente piii volgare in Italia. — Noi per istituto bramosi di vedere sempre piu difFuse le utili cognizioiii e moltiplicati i libri cbe servir possono alia gioventu stu- diosa, non possiamo non applaudire in masslma alia ristam- pa di quest'' opera grandiosa , die ridotta a piu piccola mole, potra allettare un maggior nnmero di soscrittori e di acquirenti;, ma appunto perche auguriamo il miglior suc- cesso a questa nuova edizione , non possiamo trattenerci dal raccomandare agli editor! la piu scrupolosa esattezza massiuie nelle giunte e correzioni italiane. Afline pero di mostrare con maggiore evidenza la biiona voglia da cui siamo animati, siccome ci rimane ancora qual- che dubbio sii le massiine teoriche dell' ortogratia e della prosodia delle voci orientali, menzionate neW avviso, e nias- sime sulla retta pronunzia, o sul valore del tch, del f// , del £5 ecc. , cosi noi , tuttoche forse accagionati di manchevoli studj , non ci tratteniamo dal suggerir loro ainichevohnente di far uso talvolta degli Annali Musulinani pubblicati in 1 2 volumi in 8.° dal nostro sig. Rampoldi , die fu jjer lungo periodo in Oriente, e imparo Tesatta pronunzia, massime delle voci turchesche ; della Biblioteca Orientale dell' Herhe- lot. continuata ed accresciuta dai signori Wisdelou, e Gal- land, Maestricht 1775, 1780 in foglio, opera classica ed utilissima, massime per cio die concerne la storia e la let- teratura dei Persian!^ della Storia arabica iVAbulfeda, pub- blicata in arabo e in latino d.al Pocoke ad Oxford in 4.% dello Specimen HistoricE Arahicce, stampato recentemente in Londra dal professore Whyte ; della versione latina di Ahulfeda pubblicata in Lipsia dal Reiske ( al qual proposlto APPENDICE ITALIANA. II9 osscrveremo di passaggio, die il valore prosodiaco latiao assegnato da que' grand' uomiui alle particelle ed alle let- tere arabiche, pub guklare con sicurezza nclla traslazioae di que' nomi nclle lingue d' Europa , die diconsi romane perche dalla lingua del Lazio derivanti); liaahnente del- VArabica di JVIiyte, opera scritta in inglese sui monu- mentl dell'Egitto, Londra 2 vol. in foglio; delle Miniere deirOriente , die si pnbblicano a Vienna, e delle opera relative alle storie de' Sultaiii e ad altri punti di lettera- tura turca, del celebre cav. consigliere De Hammer. Bossi. Elogio funebre di Giuseppe Maria Peruzzi vescovo di Vicenza, prelato domestico del romano pnntefice ed assistente al solio pontificio , recitato da Carlo Bo- logna nella chiesa cattedrale di Vicenza il 20 no- vembre i83o, tradotto in lingua italiana da G. Gi- rolamo Vjragnolo, ed ora pubblicato nella fausta occasione die prende solenne possesso a canonico onorario della cattedrale di Chioggia il rev. monsi- gnor Girolamo Ravagnan attuale professore di di- ritto canonico e storia ecclesiastica nel Seminario vescovile. — Chioggia, 1804, tipi di Giuseppe Mo- linari, di pag. 159, in 8.°, lat. ital. Questo libretto dire potrebbesi tutto rafFazzonato dal buon cuore. Rcsosi defunto nel i83o monsignor Peruzzi, canonico regolare lateranense , vicario piu volte del Pa- trlarca di Yenezia Giovanelli , vescovo da prima di Chiog- gia , poi di Vicenza , uomo di altissimi meriti , Carlo Bo- logna recito ne' di lui funerali una prolissa orazione latina; nella quale appunto non si saprelDbe se piu lodare si do- vesse il buon cuore anziclie 1' eloquenza , o T elegante di- zione dell' oratore. I Clodiensi die avevano venerato per lungo periodo nel Peruzzi il loro pastore, non voUero die rimancsse senza un loro tributo la di lui memoria, e quindi 11 Varagnoli , soUecitato da varj amici tradusse in buon italiano quell' elogio funebre, stampato gia in Padova nel i83i e pulibllcollo in Chioggia, intitolandolo siniilmente per effetto di buon cuore al novello canonico, suo figiioc- cio ed aniico. 120 APPENDICr, ITiVLlANA. Dopo la versione posta a fronte del testo ci ha: i." un breve di Pio VII al Pernzzi gia vescovo di Vlcenza (nella cui traduzioiie non sapremmo ajDprovare la frase leiterc tim- hrate, colla quale si e volnto rendere la frase latina litte- ranun sub plitmbo ),• 2.° una lettera della Congregazione mu- nicipale di Chioggia al Penizzi vescovo di Vicenza colla di lui risposta del 1828; 3.° un idillio piscatorio , che potea senza danno omettersi, giacche se di buon cuore ridonda, manca a parer nostro di venusta, leggendovisi per esempio in proposito del Peruzzi A hd di este acqne Gia lascib in duol , e pill sotto L'Aton cli e nido D' ogni virtii : 4.° Un saggio drlle azioni di monsignor Penizzi vescovo di Chioggia, compllato nelT anno 18 18 da D. Antonio dottor Calcagno, arciprete di cjuella cattedrale, corredato di molte note, e di alcune latine epigrafi^ 5.° un'Omelia del vescovo Peruzzi, recitata per la llberazione di Cliioggia dall'assedio delFanno 18 14; 6." finalmente V ornzione pronunziata dal canonlco teologo Tommaso conte Piovene in nome del ca- pitolo della cattedrale di Vicenza nel solenne ingresso di monsignor Penizzi a quella sede vescovile , orazione che non nianca di buona condotta ed anche di qualche tratto di soda eloquenza. Bossi. Le Virtu di Luca della JRobbia, ecc. — Firenze, 1834, Piatti. II gia mentovato professore Contrucci stese quest' altro opuscolo , e lo dedico a monsignor Angelo Maria Gilardoni il giorno nel quale egli prendeva solennemente il governo della diocesi di Pistoja e Prato. " Agli antichi Cristiani , egli scrive, era festivo il giorno, in che si eleggevano i niinistri supremi del culto Delia pia costumanza resta appena languido vestigio in rime d' ozioso costume, fatte nauseanti e irrise per 1' abuso di quegli ingegni, cui non ispira o riscalda entusiasmo religioso, morale e civile. » Ora il Contrucci deviando egli pure da sifFatto costume , che per l" autorita di assai valenti scrittori si scorge quasi APrFNDICTL ITALIAN A. 12 1 condnnnnto fin noi, si rivolse a pin degno pel ardiio lavoro, descriveiido colla nobilth ed eleganza propria del siio stile una scultura in bassorilievo , reputata Y opera piii gran- diosa e felicc della Plnstica, nella quale " Luca dclla Rob- bia ( cosi V autore ) con intendimento iilosofico pari all" ec- cellenza nelParte sua ritrasse al vivo la scena miseranda delle calaniita piii estreme die a' niortali fanno amara la vita, e i generosi procedimonti pei cjuali i felici e pii nomini si porgono soccorritori ai loro fratelli. " Illiistraziojii cridche sulla Pitiacoteca tiivigiana , fa- scicoll 2. — TreUso 1 1834, co' tipl di Giovanni Paluello. Nobile e decoroso , non c' e dubl)io , fu il divisamento delPamena e colta Treviso di raccogliere , ad esempio di tante altre esiiuie citta italiane « straniere , le opere pit- toriche le piii famose clie trovansi sparse tanto nella citta che nella provincia , e di presentarle al puljblico iu forma di pinacoteca. E clii non sa che tra i piu sublimi pittorici ingegni die fermarono una fama ai paesi della Trevigiana , baste- rebbe il nome solo di Giorgione da Castelfranco a tutta irradiaria di bellissima luce' ]\Ia per corrispondere ai geii- tili sentiment! di quegli abitanti i quali , se mal non avvi- siamo, colla piiblilicazione del prezioso deposito die tuttora in oggi posseggono , mirarono a vantaggiare la generalita. degli artisti e degli ainatori del belle, era altresi non men doveroso il trascegliere primieramente tra le opere le mi- gliori , in secondo luogo il migliore degli artisti viventi die fedelmente le traducesse in litografia , conservando innanzi tutto il carattere degli originali e trattandone Timi- tazione con quel garbo di disegno e con quell' efFetto di chiaroscuro che acconcl fossero a presentarli nella parte pill attraente delle loro bellezze, e finalmente era mestieri che r illustratore critico , se pure ne era questo il case, non ispignesse le sue osservazioni in modo da mettere iu forse se egli intenda d' illustrare , o di deprimere il ine- rito delle opere degli autori , die la citta di Treviso in- tese a far conoscere. Rispetto ai niotivi su" quali appog- giamo r opinion nostra , valga per tutti la condizione a cui T23 Ari'ENDICE ITALIAXA. son posti gl' Italiani a fronte degll straiiieri , cui qiiando anclie non alsbiano motivi d' appiglio si compiacciono di vltuperarci e addentarci fuor d' ogni ragioiie. Egli e quindi a maliiicuore clie prendiamo a far coiioscere come si I'uno clie Taltro de'soggetti trascelti air opera clie abbiamo enua- ciato, sonosi sventuratamente coUegati ad impiccolire i jjregi di cui doveano essere si gelosi. Ci chlameremo lied se le nostre parole potranno giugnere in tempo di poter produrre qiialclie modificazione sia dal lato delle litografie clie da quello del testo nelle successive pubblica^ioni , o poter ottenere la riforma di quanto e gia pubblicato , cli' e' beu a poco si riduce , quando si consideri clie a 40 sole monta il numero delle opere destinate a comporre questa pinacoteca. Farem grazia al benevolo lettore col tralasciare di ad- dentrarci nella prefazione posta in fronte a queste illustra- zioni critiche, in cui tra le altre cose e detto : Troppo piii grande e perb il giovamento che porta seco V arte del dise- gnare , se considerar si voglia a quante vicende siano sog- gette ecC. , e in cui e detto altresi a vie meglio faiorire la nostra impresa e il vantaggio de' signori sozi ahhiamo fer- inato di pubblicare ciasciui disegno a rrvezz' ombra mediante il nuoi'o trovato delta litografia che di questi tempi e sorta maravigliosamente a gareggiar coU'incisione , e dopo di avere niagnilicata 1' invenzion di quest'' arte e spiegati i vantaggi in confronto degli altri metodi d' incisione si concliiude =3 a questi generali vantaggi aggiugnereino ancor quello parti- colare che sembra appunto essere la litografia nata fatta ad esprimere in modo speziale e fermare in carta i dipinti della veneta scuola , piii che non vaglia per avventura il bulino od ultra guisa d' intaglio ; il che se fu estimato vero per le stampe a tutt' ombra ( vedine che conseguenza '' ) si dovra a proporzione tenere anco de' lavori a mezz ombra unica- mente trattati. = Ciascuno che ponga mente a' mezzi che richieggonsi onde ritrarre i dipinti veneti , i cui eminenti pregi stanno specialmente nel colore , dovra convenire che senza vin accuratissimo accordo di tutte le mezze tinte, e quindi di un lavoro fiaito, niuno potra giugnere ad ot- tenerne una commendevole imitazione. Ma passiamo air esame de' fascicoli : nel primo troviamo il nome di Gian Antonio da Pordenone richiaiuato alia sua vera lezione, ma in quanto al suo modo di disegaare APPENDICE ITALIANA. 123 non sapremmo ncinmono quale del tine , cioe se 11 dise- gnatore litografo o 1' illustratorc critico 1' abbia piu nial- trattato nel puliblicare T Epifania dipinta a fresco nella cattedrale di Treviso. La stessa sorte dlvise col Pordenone il gran Vecellio nelT Annunciata dall' Angelo , esistente nella cattedrale niedcsiiiia ed accoppiata in disegno all' an- zidetto lavoro. E perclie Tasserzione nostra non sia glu- dicata aggravante, segniremo il critico Ulustratore, il <(uale comincia dal rltrovare nell' Eplfanla forzata e giustamente inverisimile la movenza del Divln Verbo , indl a mano a mano ci dice clie V espressione se non e strana , non e per altro degna di biasi/no, e finlsce col chiedere : perche mai lo strano caprlccio del dipintore non tutte osservo le leggi di una giudiziosa composizione e fuori d' ogni verlsimi- gllanza e decoro atteggio 1' ultimo del due faccliini ' Lodando pol tutto il resto senza farsi carico di quelle mende so- lennl die osservansi nel litografico lavoro , in cui le teste, tra le altre cose , tendono tutte alia forma rotonda e non alia dolce ellittica, concbiude colPannoverare questo aflresco come un capolavoro del Pordenone. Cosi intorno al quadro deir Annunciazione di Tiziano, dopo avercl fatto sapere die fu per solo capriccio del commettente Broccardo Mal- diiostro 11 vederlo introdotto qual testimonio di si grande niistero , esce con questa esclamazloiie : =^ Ma fossero pui- tall i commettentl d'allora, e pareccbi de' nostrl , quanti dl que' magnaniml non si converrebbero a' moderni artlstl' Oltracclo, da quanto arguisce la storla, plii giovanlll forme si rlcbiedevano a JNIaria , siccome all' Angelo una mossa pin dolce , e per rispetto al gentll carattere propostosi dall' autore , alquanto piu lunga la meta Inferiore della fi- gura, ecc. Passando poscla rillustratore da queste censure alle lodi encomia la naturalezza della composizione , die prevlamente accaglonb di slegamento, la prospettiva aerea, 11 corretto disegno , 11 bello stile e 11 carattere ne' panni , 11 fondo e 1' espressione In ognl cosa. Ma tutte queste lodi come potrenimo noi raffigurarcele nella litografia condotta con un metodo bavoso e si disglunto dal buon gusto? II secondo fascicolo si compone della Maddalena peni- tente, opera dl Paolo Francescbl detto 11 Fiainmingo, esi- stente nella sagrestla dl S. Nicola di Treviso, e del Crlsto morto con alcunl angioletti die lo sorreggono , opera di Giorgio Barbarella da Ca stel franco , la quale osservasi in quel Monte dl Pieta. 124 APPENDICE ITALIANA. Parlando della prima si rivendica essa al vero suo au- tore, dappoiclie da mold biografi e scrittori di guide e di cose di arti era finora stata attribuita a Giacomo Lauro segnace di Paolo Calliari. Rilevasi da questa illnstrazione la notizia clie Paolo Franceschi Fiammingo in risguardo delle figure, segui la maniera del Tintoretto die seco lui allogossi , ed ajutollo nel dipingere paesi; arte in cui dap- prima erasi acquistato una bella fama. L' illustratore tratta la questione se poteva il di \m autore farsi imitatore eziandio del Veronese coll' attitudine e coir eminenti doti ch' egli possedeva : indi cliiudendo cogli elogi cosi si esprime : " Se non clie i sommi di questa schiera valsero co' loro » divini concetti non pur a destare il diletto , ma ancora a » commuovere colla espressione il cuore. Di tanto per ve- « rita non puo gloriarsi I'autore della Maddalena : perocche » a tacere delle poche piegbe che la ricoprono [notisi), ed >> or accresciute nel presente disegno^ qual senso di com- n punzione , di pieta o maraviglia j)otra eccitare ecc. >i perche la penitente donna si volge piuttosto al Cielo clie al Crocifisso. Ci resta finahnente di toccare alcun che della Pieta del Giorgione , quadro che ci fece inarcare le ciglia allorche ci venue fatto di osservarlo nel luogo per cui m dipinto e dove aramirasi anche oggidi. Premessa la notizia del- 1' esecuzione del quadro , commessa da' conservator! del Luogo Pio in quel tempo , della stima in che fu sempre tenuto , il critico illustratore fa conoscere con niolta eru- dizione F uso anticamente seguito di figurare il corpo di Cristo sostenuto dagli Angeli ; osserva come il Giorgione nel suo trovato conseguisse una gemina Pieta con quegli amorosi Angioletti ; descrive poscia i pregi del quadro , inducendo dal giuoco della luce e dagli arditi scorci tentati dall' autore ch' esso appartiene alia piii grandiosa sua ma- niera ed a c£uel fare che contribui primiero ad innalzare la pittura ad una sfera piii maestosa : accenna come i danni cagionati dal tempo e da imperita mano nel re- stauro, e la cattiva luce che viene illuminando il sublime dipinto , ne fnrino agli occhi forse il merito suo princi- pale 5 e finalmente conchiude col dire che a malgrado pero di tanti e inestiniabili pregi non puossi non ravvi- sare in quest' opera qualche menda di umana fralezza , APPENDICE ITALIANA. 120 clie qui trascrivlamo accio i leggitori nostri abbiano sott' oc- chio le prove oiide istituirue da se stessi ua giudizio : " Ma se non impresse ( il clipintore ) alia figura di Cristo » il carattere conveniciite al Figliuolo di Dio, se sconcia- >; nieiite membruto della persona il ritrasse, se la nobilta M vi si desidera dell' attitndine , la bellezza delle greche » fornie, e la giusta azione e coUocazione delle parti ana- }i tomiche , vuolsi por raente clie non si giunge ad un " tratto a perfezionare un' arte o una scienza, e die un » limite sta prescritto all' umano sapere. » Se poi riguar- dansi i pregi di che va adorna la parte litografica , intorno ai quali amiamo nieglio tacere , non sapremmo come si possa rinvenire argomento onde applaudire a sifFatta iiu- presa , fiiori di quello della buona volonia de' Trevigiani di concorrere a far conoscere il sommo nierito de' loro anticlii artisti. Clie se si trovasse clie le nostre parole suo- nano pure acerbe , noi risponderemo francaineiite , fate di meglio, se potete disporre di luezzi onde poterlo fare, mettete fuori delle produzioni degne del noine italiano , e noi non saremo degli ultimi a proclamarle per tali ed a coronarle delle dovute lodi. /. F. L'Ape italiana delle belle aid, giomale di conispon- denza aitisdca. — Roma, 1834, anno 1 .'^, in fo- glio. In Milano , piesso la Societd tip. dei Classici italiani. Finora fascicoli 6. Ital. lir. 1 5. 20. Allorclie comparve alia lure il prlmo fascicolo di questo giornale intrapreso in Roma da alcuni promotori del van- taggio delle arti belle e diretto dal inarcliese Giuseppe Melcliiorri noi ci afl'rettainmo di darne la notizia a' nostri paesani , ed a coloro cui va a gi-ado la lettura di questi no- stri fogli (Vedi Biblioteca italiana tomo 74.% pagina 41 3). E beu ci sovviene clie oltre di aver incoraggiata s\ bella impresa abbiaino esposte alcune osservazioni sull' utilita di essa. Fra queste trovasi acceniiato , 11011 gia come causa , ma come conseguenza , il paragone clie verra istituito dagli artisti fra le moderne produzioni ed i migliori lavori incditi della scuola antica a luaiio a mano clie saranno pubblicati giusta il divisaincnto propostosi dagli editori^ e di questo nostro avviso , sebbene trattisi di i-afTronto tra opere autiche , ce ne porse una prova lo stesso dirotture 126 APPENDIOE ITALIANA. in una delle sue dotte illustrazioni nel fascicolo sesto. Con essa dopo aver dimostrato le souime bellezze di clie ab- ]jonda il dipinto a fresco di Annibale Caracci stato tras- portato in tela e rappresentante S. Diego die risana un f;inciullo cieco , opina con molta assennatezza essere stato questo quadro 11 tipo principale , da cui il Doinenichino si lascio inspirare nel dipingere il suo famoso afFresco della guariglone deirindemoniato operata da S. Nilo, quadro clie per Teccellenza sua tutti snpera i freschl che lo Zampieri ese- gui nella chiesa delFAlDadia di Grotta Ferrata. Ma quand' an- che non ci soccorresse Fenvmciata prova onde avvalorare il nostro pensaraento, chi ci vieterebbe, direino nol, se pren- dendo appunto argomento dalle inestimabili bellezze dello stesso dipinto del Caracci volessirao indagare di riscontrarne I'imitazione o I'impronta nelle moderae composizioni? Sap- piamo benissimo che i confront! sogliono per 1' ordinario riuscire odiosi e che col publ^licare T esito delle nostre in- dagini potremmo intaccare qualche rinomanza. Ma le ri- nomanze si acquetino, giacche il discrete artista raedita , rafTronta , giudica, e le conseguenze che ne deduce da que- sta pratica suol volgerle a proprio profitto. Non sara che col niassimo riguardo , e sempre prendendo le cose sulle vie generali se noi ci attenteremo a quando a quando di esporre in proposito qualclie considerazione. Persuasi che non sia per riuscir discaro il conoscere i soggetti delle produzioni artistiche publjlicate ne' fascicoli 2. al 6. , qui ne dianio la serie coi nomi eziandio del cospicui illustratori , die ben degne di belli ricordanza e per dottrina e per istile trovammo le loro fatture. II se- condo fascicolo contiene gli apostoli Pietro e Paolo di fra Bartolomeo da S. Marco illustrati dal sullodato direttore : Torquato Tasso accolto in S. Onofrio , quadro del cav. Fi- lippo Agricola descritto da L. Fungileoni, e la Caritci, bas- sorilievo di Pietro Tenerani con testo del marchese Mel- chiorri. Chi volesse artisticamente e con franchezza favel- lare intorno a questi lavori, ci sembra che, astrazione fatta delle due stupende figure di fra Bartolomeo diseguate ed incise con uiolto garbo , non si dilungherebbe dal vero se tra i inolti pregi, che presenta la scena dell'accoglienza del Tasso in S. Onofrio , trovasse la figura accessoria di quella donna sorreggente un putto non troppo bene bilan- ciata nella sua attitudine secondo le leggi della gravita perche APPENDICL ITALIANA. 127 planta fnorl del centro, come pure se nella graziosissiiua composizione del liassorilievo^ la Carita , rilevasse vm di- fetto d'insieine nella matrona beneficante, giacche sotto a si Jjelle pieglie mal si saprebbe trovare il posto pe"" lianchi air altezza cui ginnge il catino. II tei-zo fascicolo comprende il Tempio dl Possagno eretto dalla pieta di Canova , descritto da L. Biondi : Eteocle e Polinice nel nioinento della dislida preso dalla tragedia di Allieri , quadro del cav. Giovanni Silvagni illustrato da Salvatore BettI : ed il Dihtvio universale , gruppo del cav. Matteo Kessels, illustrato da P. Odescalclii. Anche qui de- viando dal tempio dl Possagno, di cui se n' e tanto parlato e scritto, e portando 1' osservaz.ione artistica sui due enun- ciati soggetti ci sembra die nol quadro in mezzo a tanta passione ed cspressione le linee ]5rospetticbe del pavimento accusino di soverchia specialmente la slanciata posizione delle gambe di Eteocle e che la figura di Giocasta pecchi alquanto nel corto dal mezzo in giii : nel gruppo in marmo poi , dove particolarmente la figura femminile ti si presenta afFatto michelangiolesca , 1' occhio vorrebbe pure discernere nel torso di questa figura che le parti corrispondessero a tutto il rimanente; forse a detrarne in parte la grandiosita contribuiscono quelle pieglie cui si avvingbia il fanciullo , le quali essendo stirate per traverse tagliano merce di forti oscuri r andamento del torso. Tale almeno e 1' eft'etto clie ci porge il contorno. Nel quarto vi ammiri YAssunta di Daniele da Voltorra , quadro in cni trovi .specialmente una corona di vagbi an- geletti si graziosamente intrecciata che ti esalta Timma- ginazione ; la descrizione e nobil parto della penna di Fr. L. Pungileoni : una statua di Francesco Di Quesnoy detto il Fiammingo, rappresentante 5. Susanna con illustra- zione di P. E.Visconti: un quadro della Fratnich Salvotti, nobil dama Veronese ed accademica di S. Luca , conqjosto del Divino Infante figura intiera ^ del Precursore e della nostra Donna , niezze figure con testo di L. Biondi ed una avvertenza del direttore : una gemma ed alcune medaglie del cav. Giuseppe e Pietro figlio Gironietti state coniate in onore di Gio. Battista Niccolini , di Ennio Quirino Vi- sconti e del cardinale Zuria, e descritte dal marcliese ]\IeI- chiorri. Sara forse soverchia P esigenza nosti'a ; ma P av- vcrtirc quelle mende die sfuggono agli artisti senza che 12l8 APPENDICE ITALIANA. punto se lie avvedono , lo reputiamo un eccitare a rafli- iiatezza di attenzione. Siamo quindl In lusinga die noa ci porraniio nel numero degli spietati aristarclii , se accen- niamo un difetto emergente nel disegno della statua del Di Quesnoy: in esso, se attentamente guardisi, la figura pianta in falso , perclie descrivendo il contorno Jal piede sinistro al fianco risulta fuori di piombo. II grazioso qua- dro della Salvotti ti desta la reminlscenza di figure raffael- lesche si per la loro acconciatura die in parte per gli atteggiamenti ;, sono pero accoppiate con assai garbo : le medaglie nulla lasciano a desiderare tamo in risguardo alia nobilta de' concetti , quanto dal lato di opportuna disposi- zione e del bello stile. Seguono nel quinto fascicolo un quadro di Gio. Battista Salvi da Sassoferrato rappresentante Maria Verglnc e Santi, esistente nella chiesa di 5. Savma suU' Aventlno ed illu- sti-ato dal piii volte lodato M. Melcliiorri : la morte di Gildippe ed Odoardo , afFresco di Federico Overbech esi- stente nella Villa Massima presso S. Giovanni in Laterano^ egregiamente descritto dal cavaliere P. E. Visconti : Ulisse riconosciuto dal cane, statua di Rinaldo Rinaldi, illustrata dal cavaliere E. IMuzzarelli , ed il gia suramentovato fresco di Annil^ale Caracci. Andie qui lasciando da parte gli an- ticlii per portare la conteiuplazione suUe opere piu recenti, ci accadde di osservare die, tra gli eminenti pregi ond'e adorna la statua dell' Ulisse , la destra coscia conslderata dal nascimento del contorno interno appare alquanto cortaj nia forse questo trascorso sara attribuibile al disegnatore. Finalmente il sesto di questi fascicoli e composto di un afFresco del cavaliere Guglielmo Schadow di Berlino, di- rettore dell' Accademia di belle arti in Dusseldorf , dipinto nella casa de' Zuccari in via Sistina , e di una statua di Luigi Bienaime: soggetto del primo e la veste di Giuseppe presentata aGiacoobe, con illustrazione di Salvatore Betti, quello del secondo e Diana sorpresa. nel bagno con testo del cavaliere P. E. Visconti. Chi preridesse ad analizzare a parte a parte la composizione del quadro di Giacoljbe forse finirebbe per trovare secondo il nostro modo di ve- dere , in mezzo a moltissiino merito , un misto di grandioso e di alcun die di mesdilno. La figura di Rebecca seuibra piuttosto fuggire inorridita , die prender parte al soiiinio dolorc del patriarca , e posta nel luogo dove trovasi colle Al'l'ENDICE ITALIANA. 12(J mani alzate forma di se , diremmo , un' Ingrata piramide , f| quaiido avrebbe potuto figurar ineglio aggroppata col marito di fronte all' oggetto di tanta reciproca passione, e lasciar cosi uno spazio dl riposo, il quale d'altronde avrebbe giovato a far maggiormente risaltare il movimento e Tespres- sione delle figure. Ma questi sono scrupoli : toccando della statua di Diana portiaiiio avviso che la soverchia sveltezza specialmente dclle ganibe non fu del tutto giustificata dalla ingegnosa e dottrinale considerazioiie dell' illustratore. A malgrado di queste osservazioni che abbiamo stimato di gettare qua e la secondo che ci si ofFerirono le occasJo- ni , non credano pero i leggitori nostri , e molto piu gli ar- tisti , aver noi inteso a scemare quell' importanza che rac- chiudono i cinque fascicoli di cui abbiamo fatto conoscere i materiali , giacche fu scopo principale delle nostre parole il diraostrare che non abbiamo volta su di essi superii- cialmente 1' attenzione. Che se incontrammo qualche cosa che non cl ando a grado, ne gustammo di rincontro alta- mente i pregi di che van ricchi. Conchiuderemo finalmente col dire che dall' attrito delle opinioni suUe arti incalco- labile e il vantaggio che ne ridonda. Dopo tutto cio dob- biamo dichiarare ad onore del vero che tanto i disegnatori , I quanto gl'incisori delle tavole da noi accennate hanno ga- I reggiato tra loro di sapere e di dilijrenza, e che a far ragione dl questa nostra dichiarazione basterebbe il solo cuntorno dell' aflVesco di Annibale Caracci, esegiiito con rara iatelligenza e con tutta la maestria. /. F. Costume veneziano net secolo XIX. — Venezia, 1884, dalla tipografia dl Paolo Lampato. Uue sono i fascicoli che fiaora ci sono pervenuti di questi costuini rappresentati da' discgni litogralici in gran foglio ; ciascuno di essi contiene due disegni ; col primo ci si da i pescivendoli e le veuditrici di latte; nel secondo i portatori d'acqua ed i fruttajuoli. Questi disegni sono preceduti da un avvertiniento del tipografo, con cui ])rende egli stesso a veatilare la niaggior importanza die se ne con- seguirebbe dal raccogliere e ripubblicare cio die sparso risguarda il costume veneto antico a raffronto di quello di cui sia suscettivo 1' assunto attuale, a malgrado del pregio della uovita che questo seco induce. Rispetto a| mbl. Ital T. LXXVIL o i3o ArPi::;DicE italiana. cjaale avviso noi consentiamo pcrfettamente con Iiu, per- che sebbene nel cangiainento di coadizioue di ua popolo , gli usi della plebe, le arti ed i mestieri sieno i piii restii a rlcevei-e 1' influenza straniera , e qulndi si conservino per piu lungo tempo attaccati a!le tradizioni ed alia pratica de' maggiori , non off'erlscono pero tali singolarita da do- verle preferibilniente tener da conto pel vantaggio generale degll artisti e fle' studiosi delle costumanze antiche presso i diversi popoli. Tutto al piu queste singolarita potranno sempre riuscir care al popolo stesso presso cui sussistono, come rimembranze di iin' epoca trascorsa. II tipografo in fatti soggiunge clie a chiarire le tracce delle anticlie abi- tudini conservatesi nell' attuale condizione ha pensato di sostituire a quelle spiegazioai che sogliono ordlnariamente porsi a lato di ciascuna tavola delle raccolte siuiili alia sua , un d scorso nel quale rimangano discusse la storia e le rugioai degli usi e delle singolarita tatte che sono argo- viento a' disegni. In attenzione pertanto di questa promessa le nostre osservazioni limiterannosi a versare sui disegni litografici che abbiaino accennato e che aljblamo sott' oc- chio. II signer Cosroe Drusi , die n' e Y autore , raostra per essi una certa facilita e franchezza di esecuzione : il suo modo di comporre lo fa mettere nel numero dei se- guaci de' Inioni maestri , ed il suo lavnro manifesta abba- stanza ch' egli opero sul vero , perche a tempo a tempo alia verita delle attitudini va congiunta una certa grazia, amendue prerogative che non possono raggiugnersi se non da coloro clie consultano costantemente la uatura. /. F. Commentcnj dell Ateneo di Brescia per I cuino acca- demicn MDCCCxxxiil. — Brescia, 1084 , per Ni- colo Bettoni e comp., in 8.°, dipagiiie lxxxiv e -^iC). In questi Commentarj si ha il ragguaglio di quanto nelle scienze, lettere^ arti belle e meccaniche fu letto o presen- tato per esame all' Ateneo , durante 1' anno i833. Cesare Arici segretario, colle sue diligenti relazioni , e colP allet- tamento di ua dire non pur corretto , ma colto ben anclie , rende amena una lettura che per se stessa suol riuscire arida e fastidiosa. Non volendo occuparci qui in un sunto di un sunto , ci restringiamo ad indicar souimariameute gli articoli che piu ci parvero bisognosi o meritevoli di essere recati a notizia. Al-rENUICE 1TALI\N.V.. Jol 11 di)tlor B.irLoIoimueo Pastelli medico coiidolto in Mou- tecliiaro piodusse una Memoria intorno alle febbri inter- luittend die noccjuero in Lonibardia nel corso del i83i e 18 3a. Le sue osservazioni lo guidano a dichiarar franclie le nostre contrade dal Cholera asiatico , il quale presso noi verrebbe ad assumere il carattere di niorbi meno perico- losi, e fatali a pochi, e scorsi una volta questi paesi non vi ripasserebbe niai piii. Cliccche ne sia per essere di si consolante coroliario , le pratiche del sig. dott. Pastelli in- torno alle febbri siuldette , e la nan^azione dell' esito del luetodo terapeutico impiegato da lui potranno ad ogni niodo arricchire il repertorio dei fatti medicl a lume dei posteri. Alia umaniia languente diresse le sue cure ancbe il dot- tore Giovanni Zantedescbi clie da luolti anni esercita Parte salutare in Bovegno. Sperimento e fece conoscere P efficacia delle acque cbe dalla nominata terra ebbero il nome, e gia conosciute per aitro vokime dei Commentarj. A lui devest lode per essere stato il primo a tentarne e diniostrarne la benefica virtu in faccia a' suoi valligiani e alP intera bresciana provincia. Quanto alia nattira lisico-cbiniica delle niedesime, ne avea gia dato contezza Stefano Grandoni in un opuscolo che troviamo encomiato dairAteneo. AlTine a questo e Pargomento di cui si occupa, iusieme col citato Grandoni, il professore di lisica Antonio Perego, cioe deir aria e delle acque potabill di Brescia. Parte del lavoro lessero quest' anno airAccademia , di cui sono socji nel resto progrediscono , come viene asserito , con sollecitu- dine , per quanto la moltiplicitu e dlfiicolta delle varie ana- lisi e ricerclie il consente. Bramerebbesi che altrettanto si facesse dai naturalisti della nostra milanese provincia , anzi da quelli d' ogni citta pel territorio rispettivo , potendosi sperare qualche iitile deduzione dal confront© generale di tutte le parziali risultanze. II mentovato Antonio Perego lesse all' Ateneo un rag- guaglio dei danni cagionati da un fuhnine scoppiato in Iseo il 17 di maggio 1834. I Bresciani non banno ancora scor- dato il funestissimo anno 1769 , quando al 18 di agosto la stessa formidabile meteora piombando suUa torre delle polveri distrusse un terzo della citta , coUa morte di oltre a seicento persone. Malgrado si luttuoso ammaestramento, una gran parte dcgli eelifizj publjlici , non che dei priva- ti 5 lasciansi tuttavia sguerniti di parafulmine. Alia quale l3a ArPIiNDICE ITALIANA. niancanza vorrebbe 11 Perego clie apprestassero riparo i suoi concittadini. II cav. Antonio Sal)atti, vicepresidente deirAteneo, im- prese a cercare perciie mai, moltiplicatosl sommamente il gelso nel territorio bresciano da parecchi anni in qua, il raccolto de' bozzoli non corrisponda in ugual misura di aumento progressivo. Di che egli tiova esser cagione quest! tre principalissimi difetti : V imperizia della maggior parte della provincia nella coltura del gelso , 1' allogamento dei baclii in Inoglii non adattati , T imperfezione e la trascu- ranza nel niodo di allevarli. Si volse in altro scritto a niostrare qnanti ntili e gravi precetti di agricoltura si abbiano nei proverb] o apoftegmi contadineschi , bramoso di ridestare lo studio della prima fra le uniaue scienze tra' suoi bresciani , de' quali fu detto gia c'le ognuno di loro , e specialraente un gentiluomo , valeva un agricoltore. Le differenze politiche tra 1 popoli antichi e i moderni furono il soggetto di tre discorsi inviati aH'Accadeniia dal professore Andrea Zambelli. Non dimentichiaioo la biogra/ia che di Giovambattista Masini, medico, filosofo e niatematico bresciano (di cui poco o nulla si sapeva in sua patrla ) , scrisse il dottore Giacorao Uberti. Nacque il Masini nel 1677: studio da prima in patria , poscia in Padova ov' elsbe a maestri An- tonio Vallisnieri e Domenico Guglielmini. In Brescia pra- tico la medicina con pacilica riputazione, e insegnovvi le matematiche astratte e miste. Successe poi a Padova nella cattedra al Guglielmini. Fu seguace della scuola jatromec- canica fondata dal Borelli e propagata dal Bellini. L' opera die gll ottenne maggior fama si fu quella delle Congetture Jisico-nieccanidie intorno alia figura clclle particelle compo- 7ienti il ferro , stampatasi in Brescia nel 17 14: dimenticata o taciuta dagli oltramontani essa contiene alcune verita sulla natura di quel raetallo, che vennero piu tardi osser- vate dagli sperimentatori francesi , e a questi attribuite come a scopritori. A lungo discorresi nei Cominentarj iV una Memoria del valente cbimico Jacopo Cenedella, nella quale die questi jiotizia di quanto venne a trovare riguardo al rame-cia- nuro di potassio , non clie intorno altri rami-cianuri me- tallici , e sull' acido da lui denominato acido-idro-rame-. (piiinico 5 la qiial Memoria fu premiata dall'Ateneo. Ar-PENDtCl! ITALIANA. I 33 E lo fn anclie il nostro Giuseppe Belli professore di fisica spcriincatale nel Liceo cU Porta Nuova , socio oiio- rario dell'Ateneo, per lo strmnento da lui trovato per ml- snrare la tensione del vapore , clie acconipagno con uno scritto ad csso relativo. Nclla classe letteraria comparvero fra gli altri i se- gnenti lavori. II socio avvocato Antonio Bnccelleni impegnato nella promessa tradnzione poetica dell' Eneide , mostro a' suoi colleghi qnella del qninto libro. Ma soltanto ad opera com- piuta intende TAteneo di volerne discntere il merito. I quattro canti di Cesare Ariel SuW origine deile fonti (*), e la traduzione in verso del poemetto di Byron intitolato Parisina , ese2;nita dal professore Giuseppe Nicolini sono abbastanza conosciuti. Delia produzioni letterarie di cui dopo queste tiensi discorso nei Commentarj , rammentiamo da ultimo le novelle storiche del cav. Francesco Gambara. Miro con esse a presentare a parte a parte la storia di Brescia, tenendosi lungi e dai romanzi erotici meritamente iti in dimenticanza , e che non vorrebbersi piu ritoraati in luce J e dai romanzi storici , di cui (salve sempre le lodi al buon uso della materia , e air ingegno e retto pen- siero degli autori ) forse egualmente giudicberassi da co- loro Che qnesto tempo chiameranno antico. II segretarlo ne approva il proponimento : pero soggmn- geremo qui in via di glossa clie non trattandosi di &cri- vere in novelle un corso istorico , ma s-bbene di scerre quanto v" ba di piii importante nelle vicende patrie , e cio ad istruzione della gioventii , il cav. Gambara procacce- rassi vieppiu la stima se usera accorgimento nel trasce- gliere 1' ottimo per la forraazione di una retta morale , e nel temperare e correggere, merce di opportune riflessioni la narrazione pur troppo inevitabile delle umane mlserie. Non ogni azione che dagli scrittori indiscreti ci vien posta co- me saggio d' eroismo e ])oi tale in realta , non ogni fatto coronato di buon esito e percio lodevole , non ogni virtii celebrata a cielo nella scuola di Epitteto e di Seneca me- rita i suffragi di clii e addottrinato nella morale cattolica. II che vuolsi avvertito solo in generale, perche non avendo C) V. Bibl. ital. touio 72.'', ottobre i833. pag. 3. l34 APPENDTCt?. ITVLIANA. fra le mani le encomiate noA^elle , noii intendiamo cli pre- ripitare una temeraria censura. Che se non preteadesi die sleiio coiivei'tlti i libri tutti destinati alia gioventu in merl tvattati di religione , non si dee toUerare pero che questa o a beir arte , o per una ignoranza, die nell' uom di let- lere non ammette scusa , sia contraddetta o dimenticata , dove maggiore e il bisogno di essa. Altrettanto e a dirsi delle opere del pennello , del bulino e dello scalpello, men- tre, dope avere ammirata la maestria deirartista troppo sovente , pensando alia bassezza e vilta dell' oggetto cui non isdegno degi-adarla, potrebbesi a tutto diritto soggiun- gere il lamento : Non hos quoesitiini munus in usus. Oltre alle artl del disegno, andie le meccanidie porsero materia di discussione e di premj all' Ateneo , al giudizio del quale vennero sottomessi alcuni lavori dell' uno e deU'altro genere. Tra questi nomineremo il dipinto a olio del sordo-muto Pietro Spada rappresentante la veduta di Brescia dal delizioso Colle beato, i saggi di calligrafia in seta di Ambrogio Galeazzi die troviamo assai apprezzati, le preparazioni in cera di Antonio Sandri die ofFrono le varie parti della meravigliosa struttnra dell' ocdiio uinano. Non volendosi qui registrare 1' indice intero degli arti- coli compresi nel prescnte volnme dei Commentarj , ci ba- stino questi cenni, lasciando ad ogni cosa il rispettivo suo merito. Le relazioni del Segretario sono precedute da due ragio- naftienti recitati dalP avvocato Saleri , presidente dell' Ate- neo ^ in uno dei quaii trattasi del come possano oggidi adoperarsi all' ampliazione e 2">ropagazione del sapere le societa scientifiche ; nel secondo , accennato il bisogno di una storia di Brescia degna dell' odierna coltura , discorresi delle condizioni essenziali a una storia perclie risponda alle brame dei dotti , poi toccansi a grandi tratti le vi- cende d' Italia , indi quelle di Brescia in particolare, mo- strandosi cosi come questa citta puo fornire nobile argo- mento ad uno storico. Una tavola delle osservazionl meteorologicbe eseguite dal professore Perego durante 1' anno i833 termina il libro. G. C > APPr.NDlcr. ITVLIVNA.. I So Ciiii Plinil Secundl Hlstorice naturalis indices locu- plctissimi carantc Angela Pihan Delaforkst rhcto- rices professore cmcrilo, tomus imdecimns. — Augusta; Tanriiioi'um, i834, ex typis Juscpld Powiija, in 8." M. Tnllii Ciceronis opera ex rccensione Chnst. Godof. ScHUTZii additis commentnriis. Tomiis deciniasquar- tns. Ibid. 1804, in 8.° Phcedri Tabulae , quco extant onines ex recensione Jo. Gott. Sam. SciilVABil, et indicibus. Ibid. 1834, i/i 8." Sono qnesti i volumi CIII, CIV e CV dclla collezione del Classici latiiii , clie abl)iamo piii voke aniinnzlata con pia- cere , perclie fa certamente onore all' Italia , agli editor! torinesi ed alio stanipatore Pomha , «jhe con indefesse cure , con lealta e buona fede P hanno condotta quasi a compimento. Poco ci riinane a dire intorno al Plinio. L'undecimo vo- lume delle sue opere e tutto occupato da due indici , compi- lati coila massima diligenza da un uomo eruditissimo: il pri- mo non e che la continuazione o la seconda parte delle parole e della latinita Pliniana , il secondo e puramente geografico. Non sara inutile V avvertire die il primo dalle sole let- tere NAP sino al fine comprende non meno di 867 grandl pagine, il secondo dalPA alia Z circa 200. Malgrado Pac- curatezza con cui vedesi forniato P indice della latinita Pliniana , compilato certamente sul testo adottato dngli editor! parigin! e torines!, a no! rimane ancora cjualche dubbio sulle voci nitrum e vitrum; sotto !1 primo dei quali Plinio indicava sovente !1 natro., o la soda, giacche piu volte si sono quelle voci scambiate per la loro somiglian- za, e per la poca cura od ignoranza de! copisti. Nel nostro dubbio ci conferma il vedere sotto la voce nitrum registrata le frase nitro composita., gemma ec\ altre simiU, cbe pero nulla tolgono alP iinportanza ed alP utllita grandissima di quelP indice formato sul testo emendatissimo dell" ^rrfii/rto. II tomo XIV delle opere d! Cicerone e il III delle opere filosoficlie, e contiene 1 ti-e libr! de Legibus ed ! sei de Republica. Grato debb" essere il colto pubblico agli edi- tor! per aver essi coll' aggiunta anclie de! liliri recente- mente scopert! , arriccliita e condotta a perfczione e corn- pimento la seric delle opere Ciceroniane. lo6 AfPENDICC ITAM/VNA. Ai libri (lelle leggi si premettono i." alcunl estratti della iircfnzioiie del Kreuzer , nei quali si rende ragione della ilistriijuzione de' lavori intorno a Cicerone tra esso Krcuzer ed il Moser , si difendono ( noii senza qnalche acrimonia iilologica ) gli scolj Wyttenbachiaiii, e si rende un giusto tributo di gratitudine alia vedova del Wyttenhach, coltissima. matrona , ed a varj ernditi Tedesclii e Danesi , per avere qnella generosamente donati all' editore parigino alcuni preziosi manoscritti del defunto marito, e per avere questi prestati al medesimo lumi e soccorsi di llbri per la nuova edlzione ; 2.° T Introduzione del Moser ai libri Ciceroniaai tlclle leggi, nella quale dottamente si tratta dell' autore di que' libri, e si mostra essere i medesimi giustamente a Cicerone attribuiti; dell' eta in cui furono scritti, e di qnella in cui si fingono dettati que'ragionamenti ^ finalmente del immero di que' libri ; 3.° i Sommarj dei tre liljri fnio a noi pervenuti, giacclie si dubita tuttora tra gli eruditi, se r opera sia stata dall' autore stesso compiuta. Ai detti tre liliri si fanno quindi succedere alcuni frammenti dei me- desimi, raccapezzati nelle opere d'l Lattanzio, di Macrobio e di iS. Agostino. Seguono i liliri della Repuhhllca , ai quali si premettono 1." iin avvertimento delP editore parigino, die crediamo lo stesso Kreuzer , bencbe nulla ce ne dicano gli editori tori- nesi ; a." la prefazione del Moser ^ die ,non puo molto lu- singare gFItaliani, giacclie qnell'uomo dotto, versatissimo da gran tempo nell' esame delle opere lllosoOche di Cice- rone, poco mostrasi contento deir edizione di que' libri con tanta gloria prodotta la prima volta dal celelire Mai , e cjuasi esagera le faticlie da esso fatte per emendarla ; a qnesta prefazioncella tien dietro vm indice de' liliri e degli altri monumenti dei quali il Moser ha fatto uso per questa ricognizione ; 3." la prefazione dello stesso Mai, ri- trovatore di que' libri nei palinsesti vaticani, e primo loro editore ; 4.° i testimonj degli antichi scrittori concernenti r opera Tulliana della Repubblica , e la prosopograiia dei dialoglil clie nell' opera fingonsi tenuti intorno a quell* im- portantissimo argomento. Seguono non i libri, come si legge neH'indice, ma Ijensi i frammenti de'Wiri della Republ:)lica dal I." fino al 6.°, e tra il i.° e il 2.° e un avviso del- r editore Mai , al 3.° ed al 5." premettesi un Epitome, al 4° ed al G." uno scolio sul franmiento inedesirao clie iic APPENDICE ITALIA.NA. I07 costituisce I' essenza , e a quest' ultimo e agglunta una breve digressione {Excursus), contenente il confronto di mi passo del Fedro di Flatone colla sposlzione del mede- simo data da Cicerone Nou possiamo die animirare la dili- genza degli editor! torinesi nel compiere cosi ]>ene 1' edi- zione delle opere lllosoficlie di quel classico: solo avremmo desiderata ad onore dell' Italia qualche loro linea , riguar- dante la parte storica, la scoperta, tutta italiana, dei librl della Repubblica, e le successive lucubrazioni del Moser e del Kreiizcr. Per r edizlone del Fedro ottimo avvisamento e state quelle di appigliarsi al testo dello Schwnbio , die e il piii cuiendato ; e le note soiio scelte con diligenza e con giu- dizioso criterio. Non vediamo fatta menzione di quelle fa- vole , die si pretesero ritrovate di recente , e forse non ancora ammesse dai piu illustri lilologi. Le lettere dl Caio Plinio Cecilio Secondo recate in italiano da Giuseppe Bandini con illustrazioni e il testo latino a pie di pagina, tomi 3. ■ — Parma, 1 832-33, Pvossetti, in 8.° grande. Red. lir. i5. 25. Lc lettere di Plinio il Qioiine tradotte ed illustrate da Pier Alessandro Paravia, professore, ecc., nuova edizione jiveduta, ed emendata dal traduttore. — Torino, Iu34, volumi due, in 8.° piccolo. Queste due version! delle lettere di Plinio quasi nel medesimo tempo furono annunciate da questo Giornale , nel tomo 60.% dicembre i83o, pag. Sao, e nel tomo 62.°, aprile i83i , pag. 88. Ivi facendo plauso ai due valenti traduttori per aver donato all' Italia un volgarizzamento degno del nome e delle opere di Plinio Secondo , non si e omesso, siccome e debito nostro, di notare fra 1 cliia- rissimi pregi delle due versionl alcune inesattezze che de- traevano al merito di esse. Ed ecco die il sig. Paravia, incorac;giato dal puljl)lico favore, diligentemente rivede tutta la sua traduzione, siccome egli medesimo si esprime, cor- retti avendo que' luoghi de' qnali non era rimasto contento r altrui giudizio ed il suo , ci olTerisce una ristampa del suo lavoro , e quanto alle annotazioni, emenda le une, accresce le altrc, ed alcune ne aggiugne afFatto nuove. Gli i3l> appendice i:alt\na. parve pero sovercliio di riprodiirne qui 11 testo latino, noii valendo per una ristampa quelle ragioni clie lo consiglia- rono a porre il testo latino a fronte della prima edizione. Ora die le due version! accennate ci stanno sott' oc- cliio compiutamente , e noi abbiarao potuto e scorrerle piii auipiamente e rafFrontarle , non dubiteremo di afFermare cio che prima d'ora avevamo appena avvertlto, essere cioe le due versioni in generale fedelissime al testo, e dove Tuna per avventura se ne discosti, e meno felicemente vi risponda, supplirvi T altra con pienezza di senso, talora ambedue convenire nelle stesse maniere di espriniersi , qnantunque non troppo facili ad esser raggiunte , e talora con diversa frase, ma egualmente espressive rappresentare il concetto latino. Pero se vorremo chiaraare a piix rigido confronto i due chiari traduttori, ci parve di rilevare clie seliljen grande sia la cognizione del Bandini nelle due fa- velle , e la sua maestria nel rendere italiane le maniere dell' originate ;, nondinieno ne' volgarlzzamenti del Paravia traspira miglior sapore di lingua, miglior disinvoltura di frase , maggior padronanza di stile. Nel Bandini ora so- spetti una versione , or te ne avvedi palesemente ; il lavoro del Paravia lo diresti di getto italiano e non piii. Per le quail cose concludiamo che buona Ventura e per le nostra lettere la produzione di questi due volgarizzamenti , ed e sommamente a bramarsi che i pregi dell' uno tutti si ri- fondessero nell'altro, talmente che la lingua d' Italia rico- noscesse per sua propria ricchezza quel lavoro pliniano clie il Lazio da tanto tempo ammlra, godendo insieme di vedere espresso co' suoi modi nativi lo spirito , 1' urbanita di un romano magistrato , non clie una lunga serie di esimii prccetti per coltivare sapientemente i buoni studj clie Plinio apprese dal piii riputato retore de' suoi tempi. Daremo ora un breve sagglo di ambedue le versioni (e il nostro Giornale non ne concederelibe un piii esteso), col mettere sott' occhio a' nostri leggitori una piccola e spiritosa lettera delF autore latino, che e Fottavadel libro secondo , la dove scrivendo a Caninio , gli palesa il suo rincrescimento del non potere , attese le niolte sue lirighe , recarsi al nativo Lario per viUeggiare. Studes ? an piscaris ? an venaris ? an siniul omnia ? Pos- snnt enim omnia simul fieri ad Lariuni nostrum ■■ nam lacus pisceni , feras sih'ce . quibus lacus cingitur , studia altissinms APPENDTCE ITA.LTANA. l3i) iste stcessus, affatim suggerunt. Sed sii^e omnia simul , sive aliquid facias , non possum diccre , invideo : angor tamen , non et mihi licere , quce sic concupisco , ut cpgri vinum , ba- liiiea, foiites. Nunquamne hos arccissimos laqueos , si solvere negatur , abnimpam? Nuiiquam , puto : nam ieteribus negotiis nova accresciint, ncc tamcn priora peraguntw : tot nexibus , tot quasi catenis maius in dies occuputionum agmcn exten- ditur. Vale. Traduzione del Bandini. Traduzione del Paravia. Studli? pesclii? o vai a caccia? Studi tu? o peschi ? o cacci? o fai tali cose in una? Giacclie o fai tiitte queste cose ad uii al nostro Lai-io tutto ad una puo tempo? Che gia si posson tutte fai-si; alletfando a'' pesci il lago, fare ad un tempo, luugo il nostro alle fiere le selve clie il cingono, lago di Como. Da che il lago di ed alio studio la profondissima pesci, i bosclii, die circondano solitudine. Ma ossia che tu faccia il lago , di fiere , e codesto pro- cotali cose tutte insieme, ossia fondo ritiro abbonda di occasion! che alcuna, io non posso dire, da studiare. Ma sia clie tu faccia t'invidio: mi duole pero , che tutte queste cose ad un tempo, non sia anche a me permesso o ver qualcuna, io gia non posso quello, che tanto ardenteiuente dire f"' j/jwc^io ; bensi mi cruccio , io brarao ; quanto gli ammalati che a me pure non si conceda il vino, il bagno , la fonte. E cio ch' io desiclero , come un in- non rompero uiai, se dato non fermo il vino, il bagno e Tacqua. m' e di snodarli , questi lacci Ma se mi e tolto di sgroppare strettissimi ? Non mai , mi credo ; questi strettissinii lacci, non sara perche a'' vecchi affari se n'ad- dunque mai ch' io gli spezzl? Io dossan di nuovi, e senza che i credo che mai. Poiche alle an- primi sieno strigati : cosi per tiche brighe se ne aggiungon di tanti gruppi, per tante catene nuove, ne per questo si spac- il cumulo delle occupazioni mi cian le prime; con tanti lacci, e •i va tuttodi inyossando. Addio. direi quasi catene, la serie delle mie faccende ogni dl piu si pro- lunga. Addio. Anthologia Hcbraica cum Lexico ipsl accommodnto , qiiam ad iisum Seminani Brixicini , edldit Petrus jEnilims TiBONl. — Patavii, i833, typis Seminarii. Al signor professore Tlboni bramiamo in compenso di questa sna non lieve fatica V acclamazione dei dotti e la gratitndine dcgll alunni ai quali e sacra tale fatica. E se Io sc.irso numcro dl quelli che sentono amore per le lettere ebrairlie, e il tovpore di quelli clie appena le de- gnano di tino «:guardo, non sono d'insnperabiJe inciampo. 140 append:ce italiana. augai'iamf) a questa edizione uii rapklo spaccio. Meritevoll ne sono le cure die impiego il sig. Tiboni nello scegliere i passi hiblici piu opportimi al riscontro de' vocaboli e nel compilarne un lessico sulle tracce del Viner, del Ga- steli , del Bustorfio, e vorremmo pur dire dello Zaiiolini , cliiarissimo lurae dell' Universita di Padova , alia qnale per onorato titolo appartiene il nostro autore ; perciocche il lessico di quel dotto Italiano ci sembra e ordinato e co- pioso e analitlco quanto altri mai , e compilato in somma con forme sifFatte da cui 1' impazienza nostra non ri- fugge. Per nostro avviso, P antologia ebraica servl al sig. Ti- boni di un titolo occasionale , ma suo primo scopo fu la compilazione di un lessico. A cosi credere siamo indotti dall' osservare che Pantologia occupa yS pagine , e il di- zionario ne abbraccia quasi quattrocento. Se tale fu il di- visamento del sig. Tiboni , noi non diremo die male slast apposto. Perciocche P attuale lingua ebraica essendo povera di vocaboli, ed a scarso numero di idee circoscritta ,, puo in non molti franimenti biblici presentarci una coUezione di voci tale die formi un dizionario di molto uso ; la dove le liugue di frasi e di modi ricchissime e ne'loro termini variatissime mal si presterebbero a questo metodo , e del loro frammenti non altro si formerebbe che un imperfet- tissimo e gretto elenco di voci. In prova di cio non du- bitiamo di appellarci ai piccoli dizlonarj od elenchi di voci che le antologie greclie e latine piii o meno infeliceniente sogliono porci sott' occhio. Pero , siccome il sig. Tiboni si e aperto un cammino nella ebraica filologia, e la sua attitudiue promette piii ge- nerosl slanci, noi lo vorremmo consigliare a vie piii esten- dersi anclie in fatto di voci ebraiche , ed a rendere piu compiuto questo suo dizionario coUo spicciarsi dai vlncoli di un' antologia , col travagliare semplicemente per esso con quella diligenza e correzione di testo, con quella ni- tidezza tipografica che giustamente commendiamo nell' at- tual suo lavoro. Ne qui stiamo contenti , per amore ap- punto delle ebraiche discipline e pel vantaggio di chi le va coltivando. Noi vorremmo altresi che il sig. Tiboni eman- cipandosi dalla turba de' lessicografi orientali , compilasse il suo vocabolario, non per radici , ma per ordine alfii- betico , come nel greco adopero speciahnentc lo Screvelli. APPENDICE ITALIANA. 14I II primo metodo se da uii Jato palesa e magnifica le in- gegnose contorsioni degli einditi per derivare talvolta da una voce radicale termini e idee clie da essa nella coraune accettazione discoi-dano , dall' altro lato soggetta a fatica troppo improba lo studio elementare di silFatte lingue , e per una cotale contraddizione sottintende in quelli che si rivolgono a' dizionarj quella esperienza e quelle cognizloni die appunto dai dizionarj si debbono primamente acqui- stare. In qnesti ultimi tempi devio da tale metodo il sig. Fontanella stampando in Venezia un suo vocabolario ebrai- 00— italiano, ed italiano-ebraico; e tale esempio non a torto sarebbe seguito da cbi dona al pubblico an lessico ebraico- latino : anzi tale fu gia prodotto alia luce dal Giraudeau, e ad esso con molto prolitto si potrelaljero rivolgere gli ebraisti, se il Giraudeau esposto non lo avesse con quel suo sistema antiniasoretico, e forse per troppa no vita bia- simevole. Ma quaudo il uostro sentimento non venga a grade, almeno sareblie pregio dell' opera Taggiugnere in fine del vocabolario per radici esjiosto un succinto elenco alfabe- tico delle singole voci , come adopero lo Scapola rispetto al greco ; procurandosi con questo mezzo al cultore degli studj ebraici il doppio vantaggio e d' investigare spedita- niente if senso del vocabolo e di rilevarne la sua etimologia. Che se questa avvertenza pure non arride , e il tempo o la lena vien manco , quanto facile sarebbe 1' attenersi ad un IManuale qual fu steso dal Reineccio , die guidi il gio- viue alunno alia cognizione de'vocaboli scritturall , pcr- correndo la Bibbia (giacche essa e Tunico testo di lingua) di li])ro in libro , anzi per ogni capo e versetto di cia- scun libro ? Non dubitiamo di alFermare che con sifFatto metodo il risparmio del tempo e grandissimo, e assai pronto r acquisto della lingua. Percio a questo metodo gia si ri- volse Leone da INIodena, quando uno zelo forse sconsigliato per la cristiana religione impedito aveva a quel famoso ebreo di compilare di proposito un vocabolario ebraico- italiano , al quale le posteriori eta avrebbero applaudito. B. C. 142 APPENDICE ITALIANS. Corso tcoiico e pratlco dl gramatica tedesca ad usit degli allievi delta Regla milltare Accudeinia, compi- lato da Luigi De Bartolomeis bibliolecano , ccc. — Torino, 1834, dalla stampeiia re ale , in ^° pice, di pag. XXIV e 5oo. Prezzo lir. 10 ital. Tavole di gramatica tedesca ad uso degli allievi della R. militare Jccademia , compilate da Luigi De Bar- tolomeis bibliotecario , ccc. — Torino, 1834, dalla stamperia re ale , in 4.° di pag- i6b. Lezioni ed esercizj di lingua tedesca ad uso degli al- lievi della R. militare Accadcmia. — Torino, 1834, dalla stamperia reale , in 8." di pag. i5o. Prezzo lir. I. 5o ital. Manuale di gramatica tedesca ad uso degli allievi della R. militare Accadcmia , compilato da Luigi De Bartolomeis hibliotecario , ecc. — Torino , 1884, dalla stamperia re ale ^ in 8." di pag. xvi .e 192. Prezzo lir. 2. 5o ital. Regole di calligrafia tedesca per uso degli allievi della R. militare Accadcmia. — Torino, 1834? dcdla stamperia reale, in 4.° oblungo di pag. 20 con 9 tavole incise in rame. II Corso teorico e piatico di gramatica tedesca avanza ia dovizia di materiali, senibraci almeno, quelli finora usciti in nostra lingua. Le opere gramaticali di Adelnng, Hein- sius , Pohl , per tacer d' altri nomi die crediamo minori in questo genere , sonovi adoperate e citate a Inogo a luogo per rafForzare i precetti coUa sanzione delle autorita piii gravi , e massimamente in certi articoli non cosi diligen- temente da ogni gramatico svolti o avvertiti. Additato in breve quanto contiensi nel corso, ci asterremo dal ripetere il sunto sul Manuale , essendo questo null' altro fuor che un coiupendio di quello. II volume consta di regole e d' esercizj , conformemente airinlitolazione. In due divisloni comprendonsi quelle, ri- guardando il ben parlare e il correttaniente scrivere. Dope alcune idee proemiali , si danno nella prima sezione della parte prima i dettami della pronuncia. Nella seguente si no al sesto capo si trattano le inflessioni dei uomi e dei Ari'ENDlCE IT.VLIANA. I 40 verbi ^ dal settimo al decimo die e 1' ultimo , le parole indeclinabili, avverbj , preposizioni , congiunzioni , imerje- zioni. La terza sezione , tutta suUa siutassi , contieiie la dichiarazione del rripportl da lingua a lingua per cio die spetta alle concordanze , alle cos'i dette figure gramaticali , alia costruzione , il qual ultimo argomento e di qualdie dillicolta nella lingua tedesca; e do in cinque capi. L'altra parte insegna le norme ortogralidie in una sezione , e in una seconda le modalita o alterazioni cui la necessita del metro poetico , T uso volgare o ragloni d' eufonia assog- gettano T ordinaria scrittura delle parole : cotesLe altera- zioni costituiscono quella die 1' autore chiama ortogilafia fgurata. Questa materia diiudesi con un' appendice sul- r accento delle parole. Yengono in seguito gll esercizj per addestrare a volgere d' una in altra lingua. Quelli per la traduzione dall' italiano nel tedesco formano una serie di temi, rispondenti ai varj capitoli della gramatlca e corredati di quanto e d' uopo perche non debbasi per essi ricorrere ad altro sussidio dalla gramatica stessa in fuori. Egli e questo un ottimo pensiero ormal seguito da tutti i moderni grainatici, merce del quale un diligente studioso puo trovarsi condotto nel giro di poclii mesi a parlare e scrlvere con lieve fatica una lingua, da cui molti s' arretrano sbigottiti per T esa- gerata dlificolta. Qui e debito nostro di ascrivere a lode del compilatore I' avere proposte tra glL esercizj alcune prose encomiate per pregio di lingua e stile , sicclie 1' al- lievo ha davanti a se iDuonl modelli anclie nella lingua d' Italia la cui purezza e mandata in dimenticauza, e quasi diremmo tenuta a vile da coloro die se ne valgono per insegnare le favelle stranlere. Pel volgarlzzamento dal te- desco sonosi scelte lettere , Idillj , descrizlonl e narrazloni dl classic! prosatorl. Perdie mai 1' autore non diede luogo ad alcune poesle , come .fece nel suo Manuale , come il Fllippi ed altri die lo precedettero in questo buon metodo di reiidere meno ingrato lo studio gramaticale ? Termina il Corso con un' appendice o piuttosto con due ove si danuo un suppUinento alia conjugazione del verbi irregolari, con note ed osservazioni intorno alle loro anoma- lie , e cenni storici ( archeologici ) sulV origine e progresso della lingua tcdesca , tratti dalla gramatica ragionata di Adeluug. Questi cenni essendo in tedesco, gioveranno ad utile c piaccvole prova di traduzione. 144 APPENDICE ITALIAN,!. Erasl proposto il De Bartolomeis cli trattare eziandio delle voci sinonime e de' modi avverbiali. Ma ritrattossi per non aumentare d'assai la mole del gia grosso volume; il clie gli sarebbe stato inevitabile cp.iando avesse voluto accompagnare d' esempi , siccome doveasi , quei due trat- tati. Crediamo pero clie fara cosa gradita ai germanisti se risolverassi a venire altra volta su quei due argomenti. I sinonimi ci traggono ad un' osservazione a cui bramiamo clie prestino meute gli scrittori tutti di gramatica. Non s*indossano eglino, e vero, il laborioso travaglio d' ua lessicografo ; non pertanto, allorche avvien loro in alcune delle consuete raccolte di cui utilmente arricchisconsi le gramatiche di allegare vocaboli i quali cadono sotto la legge della sinoniraia, dovrebbero fame sentire la speci- fica difFerenza di significazione, e non tradurre come pra- ticano piii vocaboli con un solo nella lingua ausiliaria. Cosi, per esempio, a Flur e Feld, pagine 27 e 29 si fa corrispondere identicamente campo , e nel prospetto alia pagina 32 del Manuale si traducono colla stessa parola toro le due tedesche Bulle e Farre. Questi due casi clie citiamo per render piii cliiara la nostra idea , non per impegnarci in una minuziosa critica , rappresentano il procedere dei gramatici rispetto alia sinonimia de' vocaboli. Che ne av- viene pero? L' incertezza nel loro uso, la poca esattezza , gli equivoci si parlando come scrivendo» e quel clie e peggio r abitudine a non curarsi delle delicate ma neces- sarie o almeno sempre utili distinzioni de' concetti acces- sor] per cui i termini sinonimi variano I'uno dairaltro. Vogliam notare un' altra imperfezione delle gramatiche 5 la dimenticanza delle regole della prosodia. Se la poesia entra, ed e evidente che entravi, nel carapo gramaticale, se la cognizione delle norme del metro « indispensabile per leggerla correttamente , se i poeti stessi vengono usati quali autorita di gramatica, sara egU ragionevole lasciare in essa un tal vuoto ? Le classi e separazioni negi' istituti scola- stici ci hanno avvezzati a tollerare una tanto notabile om- missione. Pi qui la poca intelligenza circa il verseggia- mento delle lingue straniere in quei medesimi che si fe- cero pill addentro ad esse. Nel trattare dell' aecento delle parole Tautore tocco si da vicino questa materia che e da stupire come non vi abbia apposto un capitolo. Una rapida perlustrazione del Corjo ci persuade che vi ftt impiegata moltisgima cura perche riuscisse iu ogni part€^ APPENDICE ITALIANA. 146 compiuto. Intorno ai verbl speclalmente^ alle voci indecli- iiabili , alle regole della costruzione hannovi tali partlcolari die dinicilinente cercherebbersi in altre gramaticlie italiane. La nitidezza e la forma tipogralica riusciroiao quali coii- venivansi ai pregi dell' opera. Che il Manuale sia il Corso stesso compendiato , P ab- blamo da principle avvertito : solo rimanci d' aggiungere clie nelle prose d' esercizio ebbesl giustamente di mira di non riprodurre nell' uno tutte quelle inserite nell' altro , ma si e cercato di variare i saggi, atteneiidosi ai celebrati scrittori. Le Tavole di gramatica tedesca, clie sommano a quattor- dici, abbracclano le materie stesse del Corso e del Manuale ridotte a prospetti preceduti dalle necessarie nozioni gene- riche. In fine si riprodussero i ceniii storicL sulla lingua come nel Corso. Quanto alle Lezioni sono quel medesimi tenii , dialoghi e raccolte di radicali che si lianno nella gramatica del j^ro- fessore Filippi , da cui 1' editore annuncia di averli tratti. Ma il dizionai'io ( che alcmii dicono dotnestico ) delle voci di maggior uso ridotto in categoric clie omai trovasi in ogni gramatica, vi e alquanto ampliato e lo vantaggia per la corrispondenza col francese. Finalmente le Regole di calligrafia tedesca presentano i precetti e i modelli delle scritture corsiva , cancdleresca e fractur. Fractur chiamano in Germania ( no Y autore calli- grafo assegno un nome italiaiio ) quel genere di scrittara che " si forma da quattro piedi di penna posti Y uno ;/ suir altro in quadratura che ne costituisce la scala per >p le medie o minori Nella scrittura fractur non >» vi sono filetti di connessione, vale a dire niuna lettera » va unita od appoggiata ad altra ;, e vi si osserva quello » che viene osservato nella stampa tedesca e nei caratteri " roinani, rotondo e lapidare » (pag. 16 e 17). Le notizie storiche-arcJieologiche sull' arte calligrafica , siccome quelle che s' aggirano sopra vaghe generalita e poco additano di particolare, lasciano scontenta la curiosita del lettore. Bll>l. Ital T. LXXVIl. lo 146 ArPENDlCE ITALIAN A. Saggio di una Pantogrufia vicentlna , ossia dl una dcscrizione gcnerale delta provincia di Vicenza, e particolarnieiite dl ciascun distretto delta medesima, corrcdato delle ceirte generall delta proihicia e dio- ccsi, dl quelle speclatl dl ognl distretto e dl alcune altre spettantl alia topografia fislca del terrltoiio; di Estore caialler Lanzani. — Venezla , 1834, per Giuseppe Giuliani di Vicenza edltore , Paolo Lam- pato tlpografo. Fasclcolo I , In ^° piccolo dlpag. x, 54 , con una carta delta provlncla dl Vicenza se- conds II suo attiude rlpartlmento dlsegnata dalto stcsso Estore Lanzani. II fascicolo die al)])lamo sott'occliio principia dai cenni geiierali sulla storia civile ed ecclesiastica della citta, pro- "vincia e diocesi di Vicenza coiTedati d" una statistica cro- nologica dei raonasteri d' aml^idue i sessi dai tempi piii re- moti sino ai nostri , della serie dei vescovi , al nome dei quali soggiungonsi succinte notizie de' loro fasti. Soito il ti- tolo poi di Gtograjia fisica segue una descrizione della po- sizione geografica , estensione civile e superficiale , natura del cliuia e del suolo della provincia. Una tavola de'monti e colli principali non clie delle altezze dei piii elevati tra cjuelli de' quali si conoscono le misure chiude il fascicolo. La stampa e a due colonne e in bvioni caratterl. La nnita carta rappresentante la provincia di Vicenza secondo r odierna ripartizione distrettuale e dello stesso formate del testo. La piccolezza percio dell' adottata scala rese questa carta alquanto incomoda alia vista e confusa ; il quale effetto viene accresciuto dai soverchio risalto della tinta adoperata per segnare il perimeti'o di confine della provincia , ed anclie di quelle die se^jarano I' un dall' altro i tredici distretti in cui e diviso il territorio di Vicenza. La ristrettezza dello spazio rettangolare in cui e compresa r incisione , clie per se non e indegna di lode per la ni- tidezza delle linee e dei aomi segnativi , obbligo il dise- gnatore ad ingombrare tutto il foglio, perdendosi cosl quel senso di lucidezza die nasce dai lasciar lilDero un tratto intorno al disegno, siccome praticano i periti compilatori di carte geografiche generali o speclali. Ci parrel)be meglio, per conseguenza, die T autore abbaudouasse il divisaiuento Al'lMiNDICE 1TALI\NA. J 47 dichiarato nella pi-efazlone die T Atlaute alihia ad esser tutto dello siesso formato del testo , uialgrado qualche nltro vaiitaggio clie ne possa risultare, dovendosi ante- porre la bellezza e le ragioni dell' arte ad ogiii secondario uiotlvo. Se questo Saggio , come desiderasi, rinscira al suo coin- pimento , sara toko lUilmente il vuoto che con dispiacere non meno del Vicentini che d" ogni colto Italiano rimase in questo genere di opere allorche s" inienuppe il corso della puliblicazlone della Stadstica gcnerale della provincia di Vicenza alia cui testa eras! posto T ingegnere Luigl Forti, daudole incominciameuto nel 1828. L' impresa e di assai difficile esecnzlone per la varieta delle notizie die si ricliieggono, per Tesattezza che oggidi in esse si domanda , per T abbondanza o pel difetto di nozioni e documenti. L' autore conscio di tutto cio , im- plora incoraggiamento e compatimento. Questo primo fa- scicolo non ci innoltra abbastanza nel Sdggio per poterne dire il parer nostro , qualuaque siasl. Ma appunto perche r opera e ne' suoi pripordj, lodando 1' egregio autore del buon intendiiuento e animandolo a proseguire , stimiamo giovevole il ranuncntargli di esser fedele alle iiiassinie da lui medesimo stabilite nella prefazlone ; di ricercar Tutilita e la connessione, auziche la moltitudine e la minutezza dei fatti, di abbaiidonare 11 vago delle ipotesi e de' sistemi , di indicare gli attuali bisogni della provincia, di for anzi bene die presto. Delia Litotrizla, dissertazloiie di Ercole Nani dottore in medicinxi. — Milaiio , 1884, dalla Socletd tlpo- grafica de' Classici italiani , in 8.°, di pag. 82. Poiche il sig. Ercole Naai era costretto per dovere ac- cademico di pubblicare una dissertazione di medico argo- nieuto air istante di essere decorato della laurea dottorale, l>ene avviso di scegliere la lltotrizia , masslme che questa operazione pare vada qua e la trovando seguaci, e ben meritercbbe che anche i chirurghi nostri se ne dessero pill pcnsiero che non hanno finora fatto. La qual cosa iioi speriamo sia per avvenire dopo la felice riuscita die di questi giorui fu veduta per mezzo del dottore Colliex , 148 APPENDICE ITALIANA. torinese, airospedale de' Fateloeiiffratelli (i)- II lavoro del sig. Nani e condotto con molta diligenza ed anco con per- spicacia,iniassiine in cio die concerne la storia della lito- trlzia, valendosi pero non poco rautore del gla esposto dal Tavernier. In vece poi di limitarsi alia descrizione dell' ap- parecchio del Civiale e del metodo di praticarlo , sarebbe stato bene che avesse discorso anche di quello di Heurteu- loup , poiche non e per nvilla vero clie " il preferito da quasi tutti i pratici sia quello del Civiale^^-eome il piii sem- plice ed il piii perfetto, essendo rimasti quasi inapplicati e in mano solo de' loro inventori gli altri apparecchi dei Lerroy, Amusat, Heurteuloup e di Meirieu ( j^ag. 89). » Che anzi i nostri medici e chirurghi videro alia px'ova die il metodo di Heurteuloup va colla meglio e di molto in su quello del Civiale. Non si sa inoltre comprendere come il sig. Nani scrivesse ( a pag. 3 i ) " die forse dietro Fidea del Mojon di adoperare i vegetabili narcotici ad at- tutire la sensibilita e dilatare Turetra pel piii facile uso de' litotritori , proponcsse questi niedesimi niezzi anche il prof. Fantonetti in una nota alia Memoria di Tavernier » , quando questa nota fa jiul^blicata nel fascicolo di settem- bre 1827 degli Annali universali di medicina del sig. dott. Omodei, e I'idea del sig. Mojon fu emessa nella sua lettera in francese nel fascicolo di luglio i83o dello stesso giornale , da cui il sig. Nani per intero la copio. Finalmente non e agevole il convenire interamente col sig. Nani ove messo a confronto il taglio della vescica colla litotrizia egli da quasi sempre il vantaggio ad esse taglio ; poiche non e a ragguardare alia brevita del tempo con cui si libera 1' in- fermo, ma al pericolo che questi coU' operazione corre, e certaniente in cio non e paragone fra il taglio e la lito- trizia. AUorche la litotrizia avra in seguito a piii ampia esperienza messe maggiori radici raolti ostacoli sjjariranno, tanto piu che allora prima di ricorrere alia mano del clii- rurgo non si lascera molto ingrossare la pietra in vescica. Noi non intendiamo pero co" fattl riflessi di scoraggiare il sig. Nani , ma ameremmo di renderlo solo awertito die non jDisogiia si di leggieri precipitare i giudizi. (1) Sentiamo con vero piacere essersi aperta una sottoscrizione t>u(-1t; far dono al sig. dott. CoDiex di una uiedaglia d' ore avencr eali APPENDlCE ITALIANA. 1 49 Catta d Italia postale , itineraria ed ainmiiiistrallva per (ISO dc viappiatori e degli studeiitl , dtsc^iiata ed incisa da Qlo. Battista Bordiga. — M'durio , 1 835, presso gll edltorl Pietro e Giuseppe Vallardi, infos,, atlantico, colla scala in miglia cutntini d Ita- lia, in leghe comiuii di Francia^ iii miriamctri ed in miglia di Gcrmania. Carta topografica delta provincia di Pavia dell inge-^ gnere Giovanni Verri , in fog. atlantico^ colla scala di miglia geografiche italiane , di miglia di Germania e di khiftei" di Vienna : c dedicata a S. E. il signer Conte di Hartig^ Governatore clclla Lombardia. Carta delta Lombardia , contenente le provincie di 3Iilano , Lodi e Crema , Pavia , Cremona , Brescia Bergamo , con gran parte di quelle di Como e Man-^ tova e Stati limitrofi , ecc. — 3Iilano , i83^, presso i fratclli Bettalli , in fog. atlantico , colla scala in miglia italiane ed in chitometri. La prima di queste carte delineata ed incisa da mio de' pill valorosi artisti in questo genere di lavori puo con- siderarsi come iin utile corredo degli itinerarj in Italia gia pnbblicati dagli stessi Vallardi. Le strade vi sono nitida- nieate indicate. A coinodo poi de' viaggiatori che dall'Italia recarsi vogliono a Parigi , vi e innestata in uno de' lati una parte della Francia coUe relative strade. Nitlda e la se- conda e ben delineata in tutti gli accidenti topografici : vi e innestata la pianta di Pavia nel rapporto di i a io,ooo nietri , e vi si aggiungono le piii iniportanti notizie stati- sticlic : inerlta d' essere particolarmente raccomandata ai possessori ed agli abitanti del territorio pavese. Anche \a. terza , comeclie un po' niinuta , non inanca di nitidezza : jireseuta 1' indicazione de' comuni e delle priucipali sirade. Yi si legge il nome dello Stucchi valente incisore di questo genere di carte , e del quale si e altre volte onorevolinente parlato in questo giornale. pel prliuo diiiiostrato fra noi come si pratica la litotrizia; e co- stituiie uu preuiio di tre ruila lire ai due (.lururglii mlLitiesi che pel prlmi cic^iiiraiuio tale operazloae. lOO Al'FENDICE ITALIAN \. Domini Johcmnis Philosophi Oznicnsis armeiiioriim catholici opera per R. P. Johanncm Bapt. Aucher ex armenio latine redclila. — Venctiis, 1834, ty- pis PP. 3Iechltaristaram , 8.° gr., pag. ^ib. TesLo armeno colla versione latina a fronte. Precede una prefazione del latino traduttore, nella quale si fa un distinto cenno della vita e delle opere del beato Giovanni detto Ozniense da Ozun , sua patria , clie era luogo situate in Tascir , provincia dell' Armenia Maggiore. Per r esimio valore nelle scienze filosoficlie Giovanni ebbe il soprannome di Filosofo -^ e Tanno 718 fu eletto CattoUco o sia patriarca di tutta 1" Armenia. Non appena fu inve- stlto di questa dignita , die prese ad impugnare colla voce e cogli scritti ogni eretica setta clie minacciava di infet- tare il suo gregge. Per le sue luminose virtii era Giovanni ammirato dagli stessi infedeli. Per clo che risguarda le sue opere, nel tomo yS.", pag. i38 di questa Biblioteca , ab- Ijiamo gia annunziato 1' Orazione sinodale tenuta ai Vescovi della sua nazione pel ristabilimento dell" ecclesiastica disci- plina , ed un Sermone contro gli eretici , detti Pauliciani- II rev. P. Aucber, il quale per la prima volta pubblico questi due opuscoli in occasione che monsignor Monico , ]iatriarca di Venezia , vesti la porpora cardinalizla , ora 11 viproduce per T intera collezione degll scritti tuttora esl- stenti deir Ozniense. A que" due opuscoli tengon dietro una orazione contro 1 Fantasdci, gia pubblicata dall" Au- cher r anno 1 8 1 6 con apposite note ; un Coinentario so- pra le ore canoniche . diviso in piii parti. Vi si aggiun- gono alcuni frammenti, che sebbene non esistano ue' co- dici delle opere di lui , si trovano pero nel comentario in- torno 1 sacri riti della Chiesa armena elegantemente scritto nel secolo X dal vescovo Cosroe denominate Magno. A que- sti frainmenti va iniito il Memoriale di Giovanni Filosofo, o sia il nionumento di un antico libro di canoni de' Santi Padri e Concilj , cul al principiare del secolo ottavo egll raccolse e di poi depose nell" arcliivio patriarcale. Per ulti- mo, a guisa di appendice si pongono due Sermoni, il primo de' quail volge intorno 11 rito della consacrazione della Chie- sa, 11 secondo e un Pauegirico nella dedicazione stessa. Per sentimento del P. Auclier, quantunque cotestl Sermoni manchino di titolo , tale pero e la congrueuza ed uniformita ArrnxDiCE Italian v. lai dello stile cogli altri scritti di Giovanni , che ad esso lui si debbono aggiudicare. Senibra a nol, che una particolare conslderazione si lue- rlti la citata orazione di Giovanni contro i Fantastici , o sia contro quegli eretici , che negavano a Gristo Salvator nostro un vero corpo, e ne ammettevano V umanita nella sola apparenza. La logica del nostro autore e in rairabil modo stretta e incalzante , e con validissimi argomenti di- fende il dogma delle due nature in Gristo. Ci parve dl scorgervi forza e vivacita di stile. Giova TadLlurre ad esem- pio sotto forma italiana il seguente passo in cui cos\ in- vestisce I'eretico gia da lui combattuto mediante I'autorita dei Padri : " Vieni pertanto, e se noa sei da quelle male radici degli antichi eretici un jieggior ramo germogliato , confessa con noi, anzi coll'intera Chiesa cattolica, un solo e medesimo Gristo , Dio insieme ed Uomo , affinche indi- visibile ed inconfusa appaja T iinione del Verbo fatto uo- mo. Perche ami essere come acqua versata all' ingiii che non pub in alto risalire ? o siccome grandine spiccata dalle nubi , la quale piii agevolmente si discioglierebbe di quel che possa colle nubi ricongiungersi ' Non voler porre al confronto le cose che troppo discor- dano fra loro f, perciocche se un tempo il Verlio operava solo in figura ed in ispecie , opero da pol in maniera cor- jDorea e sensibilmente. Prese cibo al tempo di Abramo (Gen- 1 8. 8. ) , e cibo pur prese co' suoi discepoli ; fig"- ratamente allora , ma poi corporalmente -^ quella fu appa- renza di azione , questa azione vera. Clie se tu vorrai opera con opera adeguare, e da quelle anteriori apparenze pren- dere argomento per la qualita degli atti posteriori , ne se- guirebbe che pur cosa fantastica sieno di Gristo la nativi- ta, il progresso degli anni , la morte, la sepoltura, la ri- surrezione e 1' ascensione , e quindi , a parer tuo, non altro che ombre e fantasmi sarebbero I'aspetta- zione e le speranze nostre. Laonde Manete e Marcione dopo tanto volger di anni in te risorgeranno paglii di ve- dere in te la loro progenie. Ma distrugnerai , dice il pro- feta , coloro che parlano la menzogna ( Psalm, v. 7. ) : che se la parola e cagion di rovina , quanto piu lo saranno le opere ' E tu a che ti studii di manifestare nelle parole e nelle opere tue menzogna e non verita , se non perche hrami di egsere primogenito tra i fgliuoli di Satana ? » B. C. 1 52 APPENDICE 1T\LIA.NA. PcIV Istoria del Vcccldo e Niiovo Testamento. Lihri died di D. Pellegrino Farini. — Parma, i833, presso Pietro Fioccadori. Volumi 5, in i6.° Per moke ragloni riputlamo degno di molta estlmazione ouesto lavoro del slg. Farini. Egli ci presenta la Storia del Veccliio e Nuovo Testr.mcnto in iiiaiiiera ne troppo coiii- pendiosa , ne troppo abbondante di riflessioni e di co- menti per illustrare il sacro teste. II suo andainento e quello della scrittura medesiina ; sovente esprime non il solo seii- so , ma la parola altresi. La sua dizione e semplice , ni- tlda, corretta, inaflfettata. Noi bramato avremmo clie per maggiore soddisfazione de'leggitori, ed anche per una mag- gior reverenza al teste sacro si fossero marcate con lineette o con altra cifra di convenzione le parole die letteralmente corrispondono alle scritturali , e si distinguesse per tal modo il linguaggio divine dalle voci dell' uome aggiunte , ovvero sostituite. Dope la storia , V autore ha posto in ogni volume note illustrative : dichiara poi che nel processo del la\'ere ha seguito il dottissimo Calmet , ed anche nella cronolegia , clie esse ha notato in margine, ma che in questa ediziene parmense e stata inserita nel corse del teste. Per ultimo, la Storia giudaica e dair autore condotta fine ad Erode , conferniato re della Giudea. Quanto alia Storia della Chiesa cristlana, oltre le cese riferite negli Atti apostolici, si parla delle principal! viceude d' ogni apostole ed evangelista ^ e si conchiude coll' ultima ruina di Gerusalemme e colla di- spersione' del popolo Ebreo. La scienza teologica T emincnte scienza di Gesii Cri- sta. — Lodi, 1834, Orccsi, i?i 8.° Di quest' opera dell' abate Gio. Battista Vertua di Sore- sina fu pur ragienato in questo Giornale nel tome 74.% pag. 267. Annunziame ora la parte II del i.^temo, nella quale dogmaticamente si ragiona sopra il mistero della Trinita , e si narra la steria di Arrio e de' suei settarj ; per ultimo si raccenta lo scisma di Fozio innovate sotto Michele Ccrulario, e consumato da Marco d' Efeso. APPENDICE ITALIANA. 1 53 JEthices Christianoe Institudones , etc. — 3Iutince, l833 , Vincenzi, in 8.° Di questo lavoro teologico-morale del professore canof liico Luigi Ferrari abblam fatto parola in questo Giornale', ottobre i833, t." ya.", p. 114. Proseguono ora il fascicolo 1° e a.° del libro II, ove trattasi delle Regole degli atti umani, del Decalogo, del Precetti della Chiesa , della Co- scienza. Saggio di Catechedca di don Pietro Checchetti. — Mantova, 1834, presso i frntelli Negretd , tipografui Caranenti, in 8.°, di pag. 260. Lir. 2. 5o aust. n sig. canonico Checchetti si e proposto in questo suo lavoro un testo teorico die servir possa di guida ai novelli catechisti , i quali in fino ad ora ne sono sprovveduti. In far cio egli segue i principj di monsighor Giovanni Michele Leonhard, Vicario generate di Vienna, e insienie raccoglie quanta di essenziale dettarono tutti que' dotti ed alia religione benemerici, che gli fa dato conoscere avere alcnn poco di questa materia parlato. Premette al suo lavoro un Proemio intorno ai motivi di dar opera alio studio della catechetica e di consacrarsi al nohile ufficio di catechista , e degnamente commenda la niunificenza , e la sollecitudine veramente pa- ter na deiraugusto Monarca die regge i nostri destini, nel procurare alia gioventu un addottrinauaento speciale e con- tiuuo nella religione. Grandi e venerabili autorita egli ci arreca , derivate fin da' tempi primitivi della Chiesa per provare T importanza della religiosa educazione de' fanciul- li , e quindi il bene che ne deriva all' intera societa. Gli argonienti sui quali versa quest' opera del sig. Cliecchetti sono: Essenza e necessita della catechesi a'fanciuUi. — Dif- ficolta del catechizzare i fanciulli. — Fonti della catechesi. — Principj da osservarsi nella scelta delle materie. — Ne- cessita deir ordine nella catechesi. — Metodo da seguirsi. — Regola per creare ne' fanciulli idee delle cose princi- pali attenenti alia religione. INIolti sono pure i mezzi che r autore propone pel buon esito di questi insegnaraenti , tanto per renderli facili ed evidenti e insieme per con- vincere i fanciulli intorno alle verita della religione , quanto per ben dirigere la voloata de' medesimi , e per proaiovere la niemoria e Y attenzione loro. Insiste pure l54 APPENDICE ITALIANA. 1' autore snlla necessita ed utilita clella Storia sacra ; in fine ei presenta alcune norme intorno alia catecliesi da farsi in Chiesa ne' di festivi ; fa qualche cenno suU' ammaestrare i fanciulli ne' Vangeli , e sul raodo di allettarli alia cate- cliesi. Nessuna riflessione benche rainuta, nessuua cautela, nessun ripiego prudenziale e trascurato dal nostro autore, sommaraente sollecito, come apparisce da tutta 1' opera, di trasfondere nell' animo di ogni istruttore di materie reli- giose quello zelo e quell' ardore di cui e conipreso ed ab- hoada. Alcune orazioni dei Sand Padri greet Qregorio Na- zianzeno, Basillo e Giovanni Grisostomo, volgariz- zate ecc., con discorso preliminare, proemio ed ar- gomend di Giovanni Finazzi. — Milano , 1834, per Santo Bravetta , in 8.° Prezzo lire 3. austr. II sig. professore Finazzi , noto per altre produzioni , e bramoso di guidare 1' ecclesiastica gioventu all' acquisto di quella cristiana facondia , die e secondo la scienza e lo spirito del Vangelo , non poteva proporre alia stessa gio- ventu un miglior esempio e modello. " II quarto secolo, egli dice nel suo erudito e giudizioso Discorso preliminare, e la grande epoca della Chiesa, e 1' eta dell'oro della elo- quenza cristiana. Avvezzi a cercare i capi d' opera del ge- iiio ne" secoli di gloria e di prosperita , ci rechera mara- viglia il vedere un Gregorio di Nazianzo , un Basilio , un Grisostomo alzarsi in mezzo all' invasione de' barbari , e fra il piu vergognoso invilimento degli animi proclamare la pill pura morale colla piu sfolgorata eloquenza. Ma per tal modo compievansi i consigli di Dio, il quale, come a mostrare che la grandezza del cristianesimo, per essere tutta divina, nulla doveva al favore di umane circostanze, ordinava che in quel secolo appunto di decadenza e di rovina , per un prodigio afFatto nuovo nella storia dello spirito umano, sorgessero quegli illustri, che ispirati dalle bellezze dell'Evangelio , spargerebbero nuovi germi di vita e di fecondita , rlanimerebbero le scienze e le lettere vi- cine a spegnersi, e darebbero forma ad una novella lette- ratura con opere impresse dal suggello deU'immortalita. >» II sig. Finazzi innoltrandosi nel suo Discorso preliminare ragiona in generate de' piu insigni fra i Padri Greci del APPENDICE ITALt.VNA. 1 55 quarto secolo ^ pol in particolare della vita e clella elo- queiiza cU S. Gregorio Nazianzeiio , di S. Basilio , di S. Giovanni Grisostomo ;, in fine adduce le cagioni per cui si patetica insieme e sublime elocjuenza lioriva al tempo di que'' santissimi padri. Se ottinio fu il consiglio del prof. Finazzi nell' olTrire agli allievi della sua scuola di sacra eloquenza queste sa- cre orazioni, non minore e la lode che a lui deriva per averle riprodotte col volgarizzaniento di insigni cultori delle lettere italiane , quali sono un Annibal Caro , Gaspare Gozzi ed un Antonio Bianchini. Per tal inodo, direnio noi, i vezzi di due lingue esiinie si trasfondono in un solo stile , e con favella italiana tuona V eloquenza greca. Cinque Discorsi detd in Padova da Lelio Della-Torre da Cuneo. — Fadova, 1884, coi tipi della Minerva, in 8." II sig. Delia-Torre pronunzio questi cinque Discorsi nel- ristituto rabbinico Patavino, dove egli e professore di teolo- gia rituale e pastorale, di scienza talmudica e sacra oratoria. Suo scopo principale e di promovere fra i suoi correligionarj d' Italia lo studio della predicazione secondo qitelle forme die ai bisogni del secolo , al progress© delle lettere e al carattere della religione israelitica particolarmente si addi- cono ; ed a fine di inspirar coraggio in clii e dedito alia predicazione , e di indurlo a prodursi al pubblico , egli primo non teme di affrontarne il giudizio. Altro motivo che spinse a cio il nostro autore fu quello di prevenire gli effetti della troppo brusca sentenza del dottore L. Zunz da Berlino, secondo il quale i sermoni de' predicatori israe- lltici d' Italia non contengono che cabalistiche sottigliezze e dimostrazioni insignificanti , e d' ordine e della convenevole disposlzione mancano onninamente. Per vero dire , a noi non accadde finora di trattenerci intorno le produzioni ora- torie degritalici rabbini. Ma a giudicare di queste pro- duzioni del signor Delia-Torre, noi vi troviamo, oltre uno stile nitido e purgato , oltre un dire oratorio mo- dellato sopra classici esemplari , vi troviamo e bella di- stribuzione di parti e prove ben ordinate e gravita di argouienti e massime morali , die reggono a fior di ra- gione e sono ottiiiio incitamento alia virtu. Non ineno l56 APPENDICE ITALIANA. viramentc il signor Della-Torre inslnua F importanza e la necessita di una divina rivelazione , cui egli a buon diritto ripoiie nelle sacre pagine. Pero all' aperto suo iiitelletto sarebbe agevole il concepire clie sifFatta rivelazione imper- fetta riman-ebbe , e percio non degna della Mente inlini- ta, se pel principio, progresso e comjiimento suo tutte le divine pagine non abbracciasse^ che spesso la lettura ebraica apparii'ebbe fredda , esangue , inanimata , se da altre suc- cedenti pagine luminose non ricevesse il suo spirito di vita ; che nella verita sottentrata alle ombre si apre il cammino a salute; che finalmente giova imitare I'esempio di quel sapiente tra i figliuoli di Giacobbe , il quale gia sedeva discepolo ai piedi di Gamaliele , e che poscia, per valerci dell' espressione del gran Toscano che il sig. Delia- Torre tanto ammira ed accenna , e divenuto lo Vas d' elezione , Per recarne conforto a quella fede , Ch' e principio alia via di salvazione. B. C. Cenni sopra im nuovo Co? so di filosofia elementare. — Macerata , 18 33, tipogiafia di Antonio Cortesi , in 8.°, di pag. 63. Prospetto degli studj filosofici a norma delle Lezioni date nelle scuole comunali di Fabiiaiio in un fo- glio. — Fabriano , i833, tipogr. di Gio. Crocetti. L' annunzio di queste due produzioni e di buon augurio pei progressi dell' italiana iilosofia. Essi sono piiz che ojjere assunti di opere o di lezioni di due giovani professor! di alacre ingegno e d' ardore intensissimo pel uiiglioraniento d' uno studio cosi importante, e che sorge a nuova vita e a novello incremento. Nei Cenni sopra il nuovo corso di filosofia dopo alcune prenozioni intorno ai metodi si iiiira ad un sistema di filosofia, ed alio sviluppamento di questo che e il soggetto dell' opera. In tale sviluppamento cercasi innanzi tutto i' unita sistematica tanto raccomandata dall' im- mortale Bacone, la quale viene dall'aixtore significata chia- rissimamente nella sua natura , nel suo ordine e ne' suoi mezzi. La sua natura sta nell' associazione mentale sinte- tica di tutto cio che e congiunto ed unito per I'cssenza delle cose. II suo ordine procede dall' esterno all' interno. APPENDICE ITALIANA. I07 e quiniVi dal sens'i all' Intelletto per la diipllce ragione che i priini gindizj o le prime idee vengono provocate dagli oggetti niateriali e scnsibili , e die in qualsiasi metodo e norma generale quella di progredire dal noto all' ignoto. Percio egli incomincia ad csporre la filosofia da un' ontolo- gia cmpirlca sostitiiita alle antiche metafisiche, e destinata a percorrere e a descrivere i regni della natura , a fare dei confronti tra quelli, ad esaminarne le principal! dilFe- renze e classificazioni. A quest' ontologia fa succedere la matematica per padroneggiare tutto il campo dell' umano sapere, indi la fisica e la chimica, e poi lo studio deU'uo- \wo fisico mediante Y anatomia , onde aver cognizioni baste- voli snlle parti component! il mondo estcrno e sopra 1' og- getto die vuolsi conoscere particolarmente nella iilosofia. Quest' oggetto e lo spirito o 1' uomo die diventa spet- tacolo e spettatore^ doiide le differenze infinite tra un mondo e I'altro, e la maggior diflicolta nello studio del mondo in- terno a petto dell' esterno. Alio studio di quest' oggetto de- vesi esordire da un trattato preliminare sulla natura, sullo scopo , suir importanza della filosofia dello spirito , e indi dar couiinciamento alia scoria naturale dell' uomo conside- rato sino dalla culla, internandoci dapprima nella mecca- nica dcllo spirito coll' esame delle funzloni della mente , sicconie semplici fenomeni o fatti , e poscia indagandone r origine o la causalita , lo combinazioni , le trasformazioni ed i prodotti , e salendo per ultimo ai principj sulla giia- rentigia dell' umano sapere, e suW assicuramento indnhitahile deir esistenza reale ed effettiva degli oggetti esterni. Ter- minata cosi la dottrina della filosofia speculativa, discende 1' autore dei Cenni a quella della filosofia pratica o diret- tiva , riposta nella cognizione e nella regola del cuore , e divisa in tre scienze , nella f.siologia ossia nell'esposizione delle leggi provvide e costanti date alio spirito , ond' ei sappia regolare le proprie azioni ; nella patologia psicolo- gica che fa conoscere le infermita ed i mali delle passioni; nella tcrapcutica per la quale se ne stabiliscono gli opportuni rimedj. Finalmente da tutte queste parti o trattazioni della filosofia s\ teoretica die pratica si trapassa ordinatamcnte alia religione , siccome scopo precipuo della stessa filoso- fia , ravvicinando in qiiesta tutte le dottrine della rive- |;;zioiic con quelle della ragione, e mostrando com' esse siuuo in una pcrfetta concordia a nnituo sostegno , e per l53 APPENDICt; ITALIANS. essere altainente impresse nella mente e nfl cuore. Pre- sentata la filosofia a qnesto modo, pensa T amore dei Cenni che ne derivino iiidnbitatamente i vantaggi del gran diletto nello studiarla , della superiorita del metodo nuovo sopra tutti quegli antichi , dell' abilita meiitale de' giovani a con- giungere in uii' uiiita centrale le svarlate o disparate loro cognizioni , dell' eccitamento di tutti i taleiiti e di tutte le intellettuali disposizioni nella varieta e moltiplicita delle scienze , ed in line dell' umilta de' veri filosofi alia consi- derazione di tanto sapere , di tanto ordine e di tanta ar- iiionia. II Prospetto degli studj filosofici nelle scuole di Fabriano non e molto dissomiglievole da questi Cenni a riguardo dell' unitci sisteinatica o sintetica cbe si propone in ambi- dne , onde comprendervi tutta la vastita della scienza della iilosofia. L' uno pero e meno ampio degli altri e precede con un ordine un po' diverso. L'autore del Prospetto an- iiunzia dapprima la filosolia , siccome studio dell' uomo , e indi viene all' esame dell' uomo fisico e dell' uomo spirituale. Per riguardo al primo considerate nel corpo ragiona della sua struttura e dell' uso delle sue parti mediante Yanato- mia e la fisiologia , e considerato nelle sue relazioni , o ne* corpi circostanti parla dei loro caratteri sensibili e degli elementi che li corapongono coi trattati della storia natii- rale e della chimica , della loro quantita coUa matematica , delle loro proprieta coUa fisica , tanto pura che applicata. Per rispetto al secondo considerato nelV essere pensante, ei jjassa a conoscere I'essere stesso e le sue facolta col mezzo della metafisica , della psicologia e della ideologia , il suo perfezionamento coUa logica , e la sua morale direzione mediante Yetica geaerale e particolare. L'autore di questo Prospetto si assume altresi di dare al pubblico il manuale per un corso di filosofia suUe tracce presso a poco gia indicate, e pieno d' umilta quanto lo e di zelo, invoca cri- tiche e lumi ad un si grande lavoro (i). Noi senza pre- tendere ne alle une , ne gli altri vogliam dire liljerissima- niente cio che sentiamo intorno al merito di queste ope- ricciuole. Esse fanno fede a chiunque dell" ordine e dell'estensione delle cognizioni di chi le ha composte, siccome assicurano (i) V. r avviao aunesso al Prospetto. APPENDICE ITALI\NA. 1 09 del vantaggio e del diletto clie possono rltrarne gll stu- dios! , qualora giungano a capirle a fondo nel sisteina del loro insegnamento. ]Ma tra questl loro pregi noa potrebbe ravvisarvi taluno il difetto die V unita sintetica ed uni- versale su cni sono fondate non e troppo confac?vole alle mentl del tntto digiune di scienze , soverchia all' og- getto della scienza, aaticipata in un insegnamento severa- mente logico e qualche volta plii artiiiciosa clie vera ? Le scienze dopo le tante classilicazioni che ne vennero fatte da Eacone sino a noi, non possono piii trascorrere oltre ai proprj confini senza sovvertire 1' ordine necessario gia loro asiegnato, e quindi anche la filosofia, per quauto estesa si voglia immaginarla , non puo trapassare il campo alio spirito umano stabilito per le sue ricerche, per le sue dot- ti'ine. L' unita sintetica di tutte le scienze nella sola filo- sofia e un riassunto dell' umano sapere , un sistema uni- versale di generalita che non puo esser ben inteso, massiaie dagli apprendenti , se non dopo aver premesso una lunga serie di analisl o di particolarita. C altronde se la mate- matica serve ad applicazioni, limitate perb, nella filosofia, se e una giunastica maravlgliosainente logica e fina per r intelletto umano , se fa parte della raetafisica , non per questo si puo innestaria colla filosofia princlpalmente nella dimostrazione di tutti i suoi element! e nelle pure regole del calcolo, senza confoadere 1' oggetto quantita colla scienza di valutarla , la quale ha un magistero del tutto a parte dalla pura filosofia. Ma anche questo difetto, se mai esiste, fu necessario agli autori ; perocclie ess! sono costretti dal piano degli studj ad insegnare la matematica in un colla iilosofia ai medesim! scolari ; e dacche non potevano fare altriment! , fu plu savio consiglio 1' unificare tutti gli og- getti di due scienze in un panto di veduta unico ed am- plisslmo nella filosofia , di quello che lasciarli sbandati e dispersi a danno dell' unita della inemoria e della coni- prensione. Discorso politico sulla proprietd a fine di coiioscere quplla delle isole che nascoiio ncl mare , per- Vito Ondes Reggw. — Palermo, i8o3, dal gabinetto tipogiafico all' insegna di 3Tcli, di pag. loi, i/i 8." Impariamo da una Introduzione a quest' opuscolo, che motivo di scriverlo aveva somministrato 1' isoletta nata nel l6o APPENDICE ITALIANA. mare di inezzoglorno della Sicilia, e alia distanza di 3o iniglia da questa, il giorno ii luglio i83i, nominata po- scia Ferdinandea ; che in quell' epoca appunto si spacciu' rono svariate opinioni suUa sua peninenza ( il che per verita a noi sembra appena credibile)^ che condotto aveva Tautore il suo lavoro sin verso la meta, allorche ebbe no- tizia che Tisoletta spariva, per il che rimasto egli per qualche tempo in sospeso, giudico di dover togliere dal suo scritto tutto qviello che alia particolare circostanza della nuova isola si riferiva, lasciando sussistere, com' egli dice , i buoni principj, nello scritto contenuti , che servir possono a stahilire non solo nelV evento di nuove isole la low proprieta , ma anche a lucidare altri fatti di prossima natiira. Non entrando noi per ora a decidere della utilita di questo discorso, che alia maggior parte dei pubblicisti potrebbe sembrare afFatto superfluo e fors' anche impor- tuno , non esciremo da questa introduzione senza notare alcune coserelle ,- che ci hanno a prima vista cagionata qualche sorpresa , e quasi fatti dubljiosi suUa perizia del- I'autore nella scienza del diritto di natura e delle genti. Prima di tutto non sono ben chiare le idee ch' egli ci da delle leggi romane, la cui bontci e comunita crede egli il piii grnnde ostacolo alia felice Ventura de' principj del suo libretto. Povere leggi romane , che secondo quest' au- tore, trasportate sono con poche modllicazioni nei codici delle nazioni piu incivilite dell' Europa , non come quelle che fece a se un popolo (per altro signore del mondo), ma come quelle, credute con falso giudizio , che natura fece al genere umano! E pure un abile giureconsulto italiano in un suo scritto suW uso del gins naturale nel foro, provo chiaramente che fondate in gran parte sul diritto naturale erano le leggi romane , e mostro quindi come i principj di quello applicare potevansi alle controversie forensi , e servire di conferma e di schiarimento al diritto positivo ; ed il confronto che 1' autore stesso ci oft're delle leggi naturali colle civili , benche imperfetto , non ci presenta alcun contrast© , ma quelle bensi dirette perpetuamente a confermare, ad assodare, ad applicare alle particolari cir- costanze de'cittadini le leggi inunutabili della natura. Cio principalmente si ravvisa laddove nelle compilazioni delle leggi romane si parla di proprieta : 1' autore stesso ha dovuto valersene nel suo discorso, onde e affatto lontano APPENDICE ITALIAN A. lC)l dal vero, die quelle leggi, da esso talvolta vilipese, tal ul- tra calunniate, potessero formare in alcun modo ostacolo alia fclicc ventura de'' suoi priiicipj. Ammettiamo senza contrasto, che di grandlssima impor- tanza sia lo studio del dritto naturale , del dritto pub- blico e di cjuello delle genti, sebbene non possa dirsi a rigore die meno coltlvato sia da noi di quello dell' altre scienze , ed anclie delle ard frivole , tra le quali vedianio con dispiacere annoverate le piu necessarie ai bisogni del!a vita, come quelle del calzolajo e del carpentiere ; nia non possiamo in alcun conto soscrivere alia tesi delP autore , die la vera conoscenza dei principii degli iimani dritd ahbia aviito nascita nel secolo XVII. Ignora dunque 11 sig. Reg- gio, die anclie anticamente si e trattato del dritto di na- tura e delle genti , benche sotto altri nomi ; che se ne occuparono di proposito i primi filosofi italiani dei secoli precedenti, come Bernardino Tilesio ed altri. di quell' epoca^ die al secolo XVI appartengono Ciriaco Leiitulo, o diiunqne sia r autore del libro intltolato: Augustus, sive de conver- tenda in nionarchiam repuhlica, il Werdenhagen che disposte aveva le costituzioni delle republ)liciie Anseatldie, lo Slei- dano che scritto aveva dei quattro sommi imperj, e dello stato delle cose pubbliche sotto Timperatore Carlo V, e i numerosi trattatisti di materie di pubblico diritto, inseriti nella grande raccolta Tractatus inagni universi juds , e nello collezioni di Melchiorrc Goldasto Haiininsfeldio , specialraente in quella che ha per titolo : Monarchia Sacri Romanl Im- perii; che a' tempi anteriori al secolo XIII appartengono Giovanni di Sarisbery , Nicolo di Clemangis , il Bodino che scrisse della Repubblica, ed altri citati dalP autore stesso nel suo opuscolo; die finalmente la scoperta dell' America, fatta sulla fine del secolo XV , fece sorgere una folia di puliljliclsti , e diede motivo ad una quantita di scritti su quella materia che inondarono le blblioteche , esseadosi fin d" allora cominciata la grande disputa del mare aperto e del mare chiuso, e della proprieta , o p^-rtinenza, e di- visione delle terra e delle isole scoperte. Dopo di esserci, forse troppo trattenuti sulla Introdu- zlone , brevisslnii saremo nel render conto dell' opusco- lo , diviso in tre capitoli. Tratta il priino della necessita e principio fondainentale della proprieta de'bcni, e ridomlante lo troviamo di Imninose , benche non uuove dottriue, JJibl. I tal. T. LXXVII. II ]6a APPE^TDICE ITALIANA. valendosi spesso T autore degl" insegnamenti degli antichi , e specialmeiite di Aristotele , come di quelle de' moderni , di Locke , di Mario Pagano e d' altri ch' egli opportuna- niente coiitrappone ai paradossi del Mahly. II secondo s'intitola: II mare ca pace di essere appropriate; e in questo il signor Reggio si studia di sosteaei*e F opinione del Sel- deno che ne stabiliva la proprieta, contro quella del Gro- ZLO clie lo voleva di comune diritto, adducendo pero prove plu valide che quelle del Seldeno noii sono : ed in fine corroljora i suoi argomenti colla storia, che i marl ci ricor- da, die' egli, di proprieta di nazioiii , al che veramente non molto contribuisce, a nostro avviso, 1' esemplo di Nettuno potentissimo re del mare, giacche tutti gli element! , e di- vers! corpl elementari ebbero nella mitologia numi , o re particolari , come i vent! , gli scogli , le montagne ecc. II terzo capitolo , assai compendioso , porta per titolo : Mare propria di ciascuna nazione , e proprieta delle isole che na- scoiio nel mare; e in questo, riassunt! i principj esposti nel secondo , si parte dalla osservazione che l' acque sole non compor,gono il mare, o a miglior dire , non si stanno elle sospese in voto senza poggiare su base, cioe sulla terra me- desinia , dal che si trae la conseguenza , che il mare cir- costajite ad una terra sia pertinenza della stessa, e che una terra contenente acqua , da noi appellata mare ( e qui poteva aggiugnersi anche lago), sia pertinenza di un altra che le e congiiinta, giacche di questa altra e continuazione; massima che , sebl^ene stabilita dal Puffendorfio , esposta in termini general!, c! porterebbe troppo lontano nell' as- segnamento delle proprieta, perche i mar! p!u vastl, come I'Atlantico e il Pacifico, potrebbero riguardars! come bacini d' acque e quind! rappresentarsi come continuazioni di con- tinenti. IMeglio si comprova, anziche significarsi, come scrive I'autore, questo dritto sul mare (die noi diremmo adja- cente ), cogU esempli e coi fatti delle nazioni che fine dai tempi piii remoti s! appropriarono ed occuparono quegli spazj , selibene il Barheyrac non giudichi quella occupa- z!one o presa di possesso necessaria , trattandosi di cosa che ad alcuno da prima non apparteneva; notandosi pero, che ciascuna nazione, facendo usi arljitrarj del mare cir- costante, non ne fa mai di quelle circostante ad un" altra, cccetto che nel caso di guerra ^ e questa osservazione T au- tore non crede mai fatta da altri, l)enche s'incontri in APPENDICE ITALIANA. l63 tiUti i pubblicistl antichi e modern! , nel OinuUlngio , nel Bocniero , nel Wattel, nel Raynevcrt , ecc. Parlasi quindi del limiti die stabilire si possono alia proprieta de'mari, della continuita di possesso dei medesimli ed in fine bre- veuiente si accenna e si confenna con un testo dell' Hei- ncccio, die proprj delle nazioni essendo i niari die si tro- vano intorno alle loro terre , sono proprie delle inedesime le isole che vl nascono. — Abbiamo osservato , clie non si allega alcun fatto in appoggio di queste sentenze, ben- die varj se ne potrebbero citare ; die non si parla del diseccamento di un braccio , o di un tratto di mare , su di die versa T opuscolo Du drplacement des mers del signor Du Carta, argomento die avrebbe giovato assaissi- mo a corroborare alcuni ragionamenti delT autore ; final- mente die con una specie d' affettazione si parla sempre di diritto delle nazioni, non mai di sovrani o di sovranita territoriale. E pure risolanuova, die diede occasione alio scritto , era gia delta Ferdinandea I Ciascuno dei tre capi e susseguito da molte note , le quali per lo piii contengono citazioni di pubb'icisti •, tal- volta di intere pagine , come frequenli trovansl della lun- ghezza medesima , ed anclie maggiore nel testo. Peccato die con tanto studio e tanta erudizione , il signor Meggio non ci abbia dato un libro piii utile, plii cliiaro, piii istrut- tivo, e dal quale possa impararsi qualclie nuova verita ! Dello stile non ben sapremmo, se dire si del^ba affettato, o ricercatamente trascurato. Certo non e quale conviensi a questo genere di trattazioni , talvoka ainpoUoso , tal altra umile e triviale e tutto zeppo di stranezze, di neologisrai e di arcaismi, piii sovente di frasi improprie, o prive di signlficato. Yediamo i romani filosofi con decrescente virtii discepoli dei Greci ; i pensamenti de' hravi giurenataralisd ; i Maccbiavellisti die maliziano le intenzioni, e profanano il nome di quell' Italiano ; molti die le scienze del dritto publjlico travisano e le scrollano peggio die quel die le trascuranoi, le passioni di soprassoma torblde e potentissi- me \, alcuni de' pochi di scienze ( della Sicilia eve noi cono- sciamo molti dotti ), die sogliono laidamente scagliarsi contro cliiiuique scriva ; finalmente 1' autore stesso, die contrad- detto da' malevoli ( nel di cui numero noi certamente non sianio), si far a consolo nel rammentarsi che anco !e opere de' migliori souo state vituperate. E tutti questi giojelli si 164 APPENDICE ITALIANA. trovnno nella sola Introduzione ! Ma anche per entro si vcggono i troni ribaltati , il Grozio sgannato , la cattivitd de" principj del Bynkershoek ; la difFerenza che 5' inviene tra un iiume ed un mare ; il pigliare cosa di proprieta d'uii altro e fare a costui rnagagna; Brixiano tradotto per Brlssiano ,• la tenia d' abbattere gli error! -^ le leggi delle duodeci tavole , e la legge delle accession! , clie incagliano per sola jJropria virtu delle cose , ecc. Bossi. Atti della Societd Elvctica delle scienze naturali raiinata in Lugano il 2a, 23 ^ 24 luglio i833, Sessione 18.^ — Lugano, 1834, coi dpi di G. Ruggia e comp. in 8.° di pag. i58. £ Noto che in Isvizzera , come in Germania , avvi la bella istituzione di una societa dedita alle scienze natu- ral! , che d' anno in anno si trasferisce di citta in citta , affin di tenervi a cert! temp! determinat! le sue conferenze. La societa Svizzera ha in Zurigo un ufficio perraanente e centrale , e in ciascuna delle citta capo di cantone si sono istituite o si vanno istituendo delle permanent! societa di storia naturale, che sono come parti della suddetta societa generate, e le fanno tributo de! loro lavori. La narrazione , assai succinta pero , degl! argomenti delle sedute tenutes! in Lugano, e 1' appendice contenente alcuni de! rapport! lettis! in esse non lasciano dubitare che la Societa Elvetica sia animata dal desiderio d! migliorare in ogni senso la sua forma e d! avanzare negli studj della natura. Ella ne abbraccia tutte le diramazioni, poiche non alia sola zoologia, botanica e mineralogia, come parrebbe dalla sua intitolazione, ma si dedica altresi alia iisica e chi- mica, e alle scienze mediche. Cio che maggiormente appar commendevole in questa societa si e Tutilissimo pensiero di istituire tali ricerche le qiiali involgano nella loro generalita la Svizzera tutta, e da cui la geografia lisica e le scienze affini possano molto sperare. Intraprese di questa fatta sono da per tutto soUecitate dai voti dei dotti ; ma e ben dif- ficile che un solo di ess! , sia pur forte di lumi e di atti- vita quanto si voglia, le possa condurre a lodevole termine. Allorquando le societa scientifiche insiememente cooperano per illustrare un' intera provincia , o per assumere I'opera di lunghe e moltiplicate sperienze , adempiono con c!6 ua APPKJTDICE ITALlANA. 165 lifficio cTie ad eccellenza consuona col fine per cui in ori- gine si sono erette : e V autoriLa die le incoraggia e soc- corre in siuiili divisameati , prestandone loro la facolta e i mezzi , si rende lienemerita dell' umanita , e si assicura gli encomj della storia. Di tal natura e V istituzione di una Commissione appo- sita per conoscere lo statu delle acque della Svizzera ; e gia i preparativl sono avanzati qnanto Joasta per trarne buon augurio di vederne ultimate le faticlie. Tale e pure un' altra Commissione delta l^alaeogralica , diretta all'inve-' stigazione e aH'esanie delle acque salutari esistenti nei can- toni elvetici. Una terza proposta che onora la nazione si e quella di attendere a comporre una Fauna elvetica, sug- geriniento del professore Scliinz di Zurigo dalla Societa adottato. Possano simili esempi aver forza di muovere alia imitazione i luolti collegi accademici die oggidi si nume- rano in Europa e fuori di essa ! Scorgesi inoltre da quesii Attl a prova deli' interessa^ mento geiierale che tutti i popoli svizzeri prendono per I'avanzamento delle scienze naturali dominare un' ingeiiua comunicazione vicendevole di notizie intorno a cio che si va studiando e trovando nel seno delle particolari so- cieta di ciascun Cantone. Pero nel iiovero de' notaljili argomenti di cui occupossi la sessione di Lugano vogliono auclie registrarsi quelli che vi f'tirono trattati in Memorie lette da' socj ; e basti citar fra qiteste alcuni frannnenti del grande lavoro suUa fanii- glia delle coraposte , a cui il celebre De Candolle e inteso per continuazione del suo Prodromo. II libro comincia col discorso, mediante il quale il sig. consigliere di Stato Vincenzo d'Alberti aperse la sessione Luganese ^ vengono in appresso i processi verbali delle sedute di cui si compose una tal sessione ; e quelli delle sedute delle societa cantonali, i rapjjorti delle coinmissioni idrografica , l^alneogralica ecc. , alcnne INIemorie necrologi- clie , e notizie diverse attenenti alia Societa. Memoiia sidle trombe idrauliche di A. Qherardesca. — Pisa, 1084, presso Ranicrl Prospieri , in 8.°, di pag. 40, con due tavole. Le trombe idrauliche sono di si esteso uso e di tanta uti- iita da readere nieritevole d' '■•— -Mrdo qunhinrme teatativo l66 APPENDICE ITALIVNA. ]ier rJclurle a perfezione, quantl" anche alia boiita del- r intenzione non corrlspondesse pienamente 1' effetto. II sig. Gherarclesca ha cercato , nell' annunziata Memoria eel in altra die promette, di rendere 1' ingegno suo giovevole alia societa. Lo scopo del suo opuscolo e duplice , voile prt- mieraniente fare conoscere una inveuzione d' un certo sig. Cliampion, la quale P autore medesimo giudica imperfetta ma ingegnosa^ questa consiste in vina tromba aspirante la cui conformazione e , secondo lui , tale da liberare lo stantufFo dalla pressione atmosferica , cosicche uno sforzo miniuio basterebbe per soUevarlo e per deprlmerlo. Lo scopo prefiFsosl dal sig. Champion lo colloca evidentemente nel numero dei cercatori del moto perpetuo, giacche questo derivare doveva per necessaria conseguenza dalla soluzione del suo problema: infatti se, come ei si preliggeva, avesse potuto innalzare con tenue forza una grande massa d' acqua ad otto o dieci metri d' altezza, gliene risultava un perenne e poderoso agente capace non solo di niantenere incessante il moto della macchina, ma ben anco di movere contem- poraneamente qualsivoglia altro meccanismo; cio ci dispensa dal tenerne piii lungo discorso. In secondo luogo il sig. Gherardesca descrive una tromba ordinaria da lui modificata. La tromba clie scelse e della specie premente a staniuffo cavo , o per meglio dire aspi- rante premente col corpo di tromba immerso; due modelli egli propone, I'uno a corpo di tromba semplice, T altro a due corpi di tromba uniti ad un sol tubo d''ascesa; varie sono le inxiovazioni che in essi s"" osservano, alcune meri- tano lode , altre sono soggette a gravi inconvenienti : fra le prime distinguesi la forma e la disposizione delle val- vole, che ci sembrarono giudiziose , specialmente ci piac- que la valvola sferica , che nella duplice tromlia percorre il tubo orizzontale d'unione de' due corpi e ne chiude ed apre alternativamente gP ingressi ^ pensiamo che un tale partito sia ingegnoso, semplice e convenevole. Usualmente le trombe di questa specie sogUono essere sospese e fisse stabilmente nella parte superioi'e , e Ja inferiore ( cioe i corpi di tromba) pesca lilieramente nell" acqua senza es- sere appoggiata; gli stantufTi poi sono attaccati a stafl'e ret- tangolari poste al di fuori de' corpi di tromba, le qnali por- tano alia parte Inferiore gli stantuffi medesiini ed alia superiore le aste con teui questi si mettono in moto; il APPENDICE JTALIANA. 1 67 sig. Gherardesca ideo di togliere le stafFe ; dl fissare sta- Jiilmente i corpi di troniba sopra ua sostegno fisso ^ e di applicare immediatamente le aste agli stantufli , facendole a questo fine attraversare i cappelli de'' corpi di tromba. Noii possiamo collaudare queste iniiovazioni, giacclie produrreb- bero gl' inconvenienti seguentl. Primieramente impedireb- bero di visitare e riparare le valvole e gli stantuffi quando e d'uopo, od ahneno renderebI)ero questa operazione diffi- cile , imbarazzante e lunga , e percio frequenti volte con- Verreblie lasciare inoperosa la tromba. C altronde le aste attraversanti i cappclU cagionereljbero o soverchio attrito oppure perdita di acqua. — In conseguenza di quanto dicenimo, sebbene siamo persiiasi die il sig. Glierardesca non abljia raggiunto pienamente il suo scopo , scorgiaiuo pero in lui attitndine a far progredire la idraulica archi- tettura con piu pregevoli invenzioni. Dclle inalveazioiii de torrend arginatl sccondo die ne inscgnario le vicciide del Reno d Italia. Blemoria dcl- V Lspcttore Pietro Fancaldi , ingcgnere in capo delta provincia di Bologna, in 8.°, di pag. 79, con due tavole in Utografia. — Bologna, ]83o, dai tipi del Nobili e coinp. Sono celebri le controversie idrauliche relative all' inal- veazione del Reno proveniente dagli Apennini , il quale a ponente, e poco lungi di Bologna taglia la via Emi- lia e discende verso il Ferrarese in direzione da mezzo- giorno a tramontana. Le controversie fm-ono ingigantite dalla diversita d' interessi tra i Bolognesi e i Ferraresi , e si crede di ovviarle mandando il Reno al mare con un nuovo letto incominciato alia Panfiiia in direzione da po- nente a levante, utilizzando alcuni tratti dell' antico letto di Po chiamato il Primaro. A questo progetto del P. Lec- chi stato preferito a tanti altri si diede opera dal 1767 al 1782 con varie vicende di rotte ed al)bassamenti nei imovi argini appostati in parte sopra men sodo terreno. Con qut'i lavori si combinavano varie bonificazioni di ter- reni paludosi, rialzati coUe torbide dello stesso Reno, e deiridice e del Santerno, altri due fiumicelli aveuti col Reno comune T orlgine e la direzione. Erano le cose con- do'te a segno da sperarne buon risultamento , quando il 1 6a AII'INIIMII llAl.rANA. Illlino li-Ko (li Hi iM. iiiK lu II I liil/ili'ai ii1i|*|i{);Mn ill Miliiiin . il/l , I'lTnirit C IMoilriiii s ili.ilifii) mill riiitiiiiitiaKiiir |irr iiiiiivo raiiiiin ili <|llllll(ii riiiiiliiaaiiillr' ili Kciiu in !'<• 0- j/,lle(iiii<-iiii ii < )ii(f,lirliiiiiii, i liivnii |iir r iltllliiat)iiiiir ili Kiiio ill I'lllllll'ii (•iiitiiiil.'i I'liiini liiiii 11 liilio il lilin I iillii icli-iilii Illliilll toiiiiiiii- III • mill I'.iii ii|i;i iif,'li II \ \ iiiiiinuli ill i|iii ir cipOiVI ullJ-liiliia;! ; •I i|ll<-| liimii < iiliiliiiiiirr iliiv'cvaai T iliililiniiiilic III I'll lit Viilllllii lU-lli- 111 ,|iir lii'l fj^rilll CUlllllori' lliiliiiiii iiiiilr n i|iirllf illll Clllllllt' ill (iiiilii, lllinllllllfc 111 < null ll/ioiin ill iliK' (-1// If'lif^ clliillllillti niiilir liiiiti 1*111111 niillu I'lllliiru, «■ ralli.i oiifid il Ki'ini iiMiiVii, line ii|>ir<- iiiiiiiiiii' ili |j^riliiil«< iiii |llll lllll/II <■ lIlllllliIlM |;| liolli' :,,||||. r. IIIIIIII llllril|ir<-aM |MI III I 'I I lull. I II III iiiiiii' , mil III liiiilii r iiu'Ollliii 4 iiiiiii'iiiii ill Il.l liuiii' nuiiii Ki'iiii <■ hull) III III il |ir(ip,riii<< no. 111 Illliilll , II. (iiiVilVlial III pi illlir 0|irr!i ii]i|iiiiii III) iilllill (mill mIIiiiiIh' vriiiir niil'| iiraii ilil iiuri miiliiiiicii( t |Mililiii ( lir Illliilll iiii|i( ilii iiiiii ill riiiiii viu'lii Till r mil •- I' iilirn illlllvrii/ nun- ill I! run ti il i ;i ml ir riiiiii"! c m i|iiiili-., tii n|ic nciru hilar iliir mil Il a< iuli I'oillilili , <■ niianiniiiiiit iliiidiii 1(1 rilllan (III il.iiiiii iiiiiliiiiii nil' April liilfa«' c liMTlllTai- ♦Jiiillr iliii- iii.il Vi-H7,i t'.on'rilllllii P iipiiat iili) lllai illllii (Iraiilrriiir iimlir iiiilicd/.iotii per hi pui liit ilr l(*iiin'ii ilcl ••■nl". /* t f « • . tl. AITI Nimn-. I1'\M\N\. I'") I IhutmrUmr ilrt pnin i/'ii* tlr/lii intttva tror'uut de tut/on, (U l\l. .'Ic.f/./iNi. i'Uiliino, \HM>, l't)iilium, //t H.", /*. .'»4. Nell Miimm/iMrc In /\'iii>\'ii Ifi'itai tin ni/c/t hIiImmiiik rl- lihiiiiladi il IrKoK) ad Mil iillirolii dol (iiopi Tiiiild Itll lutftliitd |>rrdiO il Hif.Mior Ap,ii/./iiii |ioii'«aHHr a vili|'t"inlM'«' r iii|.',r[r,in>. It) looiio tlollo nUinno (imjii. Olio aiim noikj «-f.',li 11(111 najiovM oii|ini, H(iHlicin) (lit? il l'i(isf)riii> ilillr \(irnw vvonomiihr nun (^ the iiiui. slicitdlit- f>n>lusu>iir ili hniiU Acnr/f iliitlr iindtud ittiniiiili (■ i>iii.iiiili ilii (lU ilnh'uno i coutctli; riiiaina il (iioja III! (ii>ini>i>io , an iitniio t^riUKlt- ^ mu aolninin iirl t' inndiiniiif , lo tnitlii iiraj!;oiia iid an siil ilmtiiinro chv ni fioiiyji ii<' liii'i a vcnilrit- otvirlitno . . . . n |iii lair lliif.'Ha^'f.'.io niilinco di lU'.ciinaio lo slilr Iniiilo til. iitutltiiiilr i\\ {'•\o\i\. ■ — (li liatilii d'avorti ilouiiu/ialo nl Hi liiinalo di'ir oiiiniiiiio |iiddili(a il liliolld di^l ni|Miiir A^',a''i'iii d«?l rcMio iioi iKHi v(>f.',liaiii(> diloiidoro la lama di M <iila/i(>iii (lliii <:«ma |>olari iii lUi- lia Ic H( ioii/.d iiioiali cd ccoiiiimi) lid ' dim «'Oiill |Mirro air iiiN«iii«ta()i «(iii|.',r A|j;a//.iid , n- r<"iidcic |>iii atKorfVolt' la nhu (rilirit col IK 1 dt^ Uinttlorl d* lla iiiMiolt-* a llaliaiia' Noii il lorno nolo < lio (|iU'iii.o }r;ioriial»» M-ii ii|n>uiilo aiilort'volti in (alio di i-coiioinia prnlii' CMiirinn-vu lo opiiiioiii del (woja' II volo di dnti iiii/ioiii (ti ii rinnilo |i)i- riMidiro oiiiap,p,io al I'lo^litili) titllf stltitif ftoittuiiitlif: lion Marrldio Viino o li dirolii ora il ditiiONli'ai'o al nig. AgM//.ini clio i|ii<->:ii>iti noi riutli '• i>ttiJttli tin till, tlfiii'tino i ttinctui'f 'I'mii Naimo < lio 1(1 Hcicn/o (iconoinit liti Nono diliirili a NCoprirNi o iionNono lai iliiH-nIo CMitcrc iiiMcgiiaid con ctii/ii c/'/a. Non tiarcldit* tjiiiii- di i(iii|io frillalo il |(i\i(> c^Hurp iiicol|)alo lU- di main ffilr, n'- ili ih>i>- jiiczzti , nc di tonlimkluioiir f 170 APPENDICE ITALTANA. Vediamo ora se le altre opuiioni del sig. Agazzini me- ritiiio d' essere seriamente combattnte. E noto a tutti che ill Ingliilterra le ricchezze territoriali sono concentrate nel- r aristocrazla , e noto a tutti die in Ingliilterra la legge delle succession! trasmette al primogenito tutti i beni im- niobili deir eredita paterna: ebbene, il sig. Agazzini e stato a Londra e tanto basta perche, come egli dice, una volta dehhano cessare tante esagerazioni sul conto delle ricchezze privilegiate dell' Ingliilterra. E palese quanto grave sia il male del pauperlsmo inglese : econoniisti nazionali e stranieri, giornali, viaggialori , scrittori delle piii opposte opinioni sono unanimi nel riconoscere questo fatto che consta anclie dai documenti, dalle dicliiarazioni officiali del governo in- glese, e che forma iino dei problemi piu importanti del- Teconomia politica. Ebbene, il signer Agazzini e stato a Londra e noi dobbiamo credere clie siano prette ciance i raccontl sul pauperismo inglese. Ecco il signor Agazzini come ciservatore. Chi vuol conoscerlo come scrittore , sappia che il suo prlncipio fondamentale e: A mezzi eguahnente atti al producimento per combinata ragione di procacciamento di bene e di alleviamento di male, adeguati diritti uguali: Tin- tero suo libro e fondato sii quest' arzigogolo , e cio basta a mostrare se a torto il Gioja credesse nojosissima la let- tura del di lui trattato d'economia. Se occorressero riprove, noi preghiamo il lettore a scorrere 1' opuscolo annunziato nel quale trovera note, formole, allegazioni fin die vuole e 24 pagine di appendlcl sopra 3o di testo. Chi vuol co- noscere il sig. Agazzini come economista trovera die le teorie esposte ne' suoi liljri non iscusano la forma con cui sono espresse. La sua nuova dottrina che egli espone con nil iinguaggio riservato dall" uso alia giurisprndenza si ri- duce ad un perpetuo scambio tra i valori reali ed i valori d' opinione , e ad un inutile sforzo per abolire i valori di opinlone, quasi die Tuomo nel commercio delle cose gra- devoli potesse emanciparsl da' suoi bisogni e dallo stato relativo delle sue cognizioni. Chi vuol conoscere finalmente il vero vnlore delle asserzioni del signor Agazzini rifletta al titolo della sua grand' opera: Scorn enevolezza delle teo- riche del valore insegnate da Smith, dai professori Malthus e Say e dagli scrittori piu celebri di Puhblica Economia ; ritletta che neir optiscolo da fioi annunziato egli si dichiara in op- posizione con tutti gU economisti ; dice che il Gioja a suo ATPENDICE IT\1T\NA. I71 paragone era un cieco adirat.o, che il Romagnosl e diamc- tralmente opposto nl suo sistema. F. Sul sussidlo die Ic ard liberall devorio prestare alle ard industricdi. Nelle art! Industriali distinguere deesi la parte tecnica dalla parte architettonica ; la prima ha per oggetto la fab- hrlcazione precisa, celere ed econoniica, e prende per guida le scienze fisico-niatematiche ; Y altra a cui questa dee es- sere snbordinata, deterinlna le forme, le proporzioni, la distribiizione e gli ornati ; considerare si puo come arte liberale giaccbe e appoggiata alia pratica del disegno , e costituisce un genere d' arcliltettura forse meno nobile ed elevato dell' arcliitettura propriainente detta, ma non meno utile. Le indicate due direttrici delle industriali produzioni dovrebbero sempre progredire di pari passo ne mai disgiun- gersi, ma pur troppo s' osserva non di raro die Tuna re- trocede mentre 1" altra non cessa d' innoltrarsi verso la per- fezione. Sgraziatamente cpiesto fenomeno manifestasi di pre- sente presso le due nazioni che si vantano di tenere lo scettro deir industria , V Inghilterra cioe e la Francia. La grande concorrenza e la rivalita che esiste tra le moltissime manifatture , non solo delle diverse nazioni , ma del niedesimo paese , sprona ed eccita potentemente i falibricatori a riutracciare con ogni maniera di studj e di ricerche i modi i piu economic! , i plu pronti, i plu pre- cis! ed i piu efficaci di meglio eseguire le varie operazioni che convengono alia loro speciale industria ; quindi e che giornahnente produconsi nuovi apparecchl meccanici e mi- glioransi qvielli gia in uso , i processi chimici ricevono continui incrementi , la ben ragionata suddivisione del la- voro praticasi ognora con piu maturo discernimento e con piii estesa ampllazione , la pratica del disegno lineare e la conoscenza delle piix feconde verita geometriche, meccaniche e lisiche spargesi sempre maggiormente fra gli artigiani ^ di mode che tutte le tecniche operazioni progrediscono velocemente e senza posa, aggiungendo sempre nuovi gradi di precisione, di regolarita e di linitezza ai varj prodotti, e ncl tempo istesso ne diminuiscono talmente il costo da iiietterli gradatamente alia portata delle classi piii nume- rose, di cui cost accrescono i sociali godimenti. II perenne 172 APPENUICE ITALIANA. progredimento adunque della parte tecnica precede dal- r interesse individuale de' fabbricatori , il quale nou per- mette clie si fermi e molto ineno che vi sia retrocrada- zioiie di sorte alcuna ; cos! non avviene della parte che abbiamo chiamata arcliitettonica. Quella inedesima rivalita die eccita a migllorare la fab- bricazione sotto il duplice rapporto dell' economia e della esattezza, spinge in pari tempo ad inveiitare seiiipre nnove forme e nuovi ornati i quali solleticare possano I'insazia- bile amore di varieta de' seguaci della volul)il moda. II seiitimento del bello risvegliato dallo studio del disegno pill generalmente dift'uso, non che dalla facilita di con- templare le migliori produzioni delle arti belle raccolte in gran copia ed esposte lil^eralmente alia vista di tutti nelle molte pubbliclie gallerie aperte da pochi anni in qua, indusse priinieramente i fabbricatori a dare la preferenza alle forme semplici ed eleganti, agli ornati ragionevoli e squisiti imi- tati dalle opere piu lodate della greca e romana antichita. Ma siccome il numero delle combiuazioni clie desumere si possono da queste forme ed ornati e necessariamente limita- to, e siccome d'altronde la smania di novita non ha confine, i fabbricatori stessi per assecondarla dovettero ricorrere alia imitazione di modelli meno jjregevoli, e molti di essi senza abbandonare affatto il buono stile vi frammischiarono ma- lauguratamente altre fogge piix o meno degne di ripro- vazione. Gl' Inglesi , i quali sempre ebbero predilezione per lo stile gotico, furono i prinii ad applicarlo agli oggetti ma- nifatturati , anche a quelli che meno lo comportano ;, fu- rono pur essi che richiamarono a nuova vita le forme contorte e fiammeggianti e gli ornati insulsi che costitui- scono il cosi detto barocchismo. Queste viziose innovazioni non molto tardarono »a dift'ondersi in Francia e di la in altre europee regioni : da principio furono timide e riser- vate, poi tanta forza acquistarono da assalire fronte a fronte il buon gusto e da far temere che possano rimanere vit- toriose. Un si luttuoso evento fu sinora ritardato dalla coltura delle arti del disegno piii generalmente sparsa che non lo fu in veruna altra epoca , la quale ci lascia spe- rare che finalmente il buon gusto possa riprendere un as- soluto predominio, ma e d'uopo a tal fine che sia ancora magglorniente fav^oreggiata, estesa e saggiamente diretta. APPENDICE ITALIANA. I T^ Intanto 1' accennato conflitto presenta nil' uomo a cni il bello sta a cuore iino sjjettacolo ad un tempo strano e splacevole. S' egli per eseiiipio trascorre T industriosa Pa- rigi, ivi esaminando i grandiosi magazzlni e le niagniliciie botteglie che radornano, scorge il piu bizzarro coiitrasio tanto rispetto alle decorazioni loro, quanto agli oggetti ma- nufatturati. In alcune signoreggia il gusto rafl'aellesco e credesi di rimirai-e le opere della scuola di Giovanni da Udine , come nel sontuoso cafFe Veron i in altre sono fe- delmente riprodotte le belle pitture antiche de' bagni di Tito o di Pompeja^ in talune altre fu prescelta la foggia ricca ma pesante ed afFettata del secolo di Luigi XIV , mentre in non poche si scese a piu basso partito, imi- tando le stranezze del tempo di Luigi XV; in altre si vede lo stile gotico , il moresco , il cmese usati o separata- niente o frammisti in istrano modo. Fra gli oggetti uiani- fatturati, si rimane confortati dalla vista di varj bellissimi lavori di bronzo indorato, di porcellana , di oreficeria , di mosaico , di arazzi, di suppedanei ne' quali scorgesi la fe- lice imitazione de' piu eleganti modelli greci e romani; ma in vicinanza loro formano spiacevole contrapposto le stranezze gotiche , cliinesi , barocche , le quali comecbe eseguite con grande precisione e fiuitezza non appajono meno sconvenevoli. Se poi dai luoglii pubbllci si passa nelle ricclie abita- zioni , s'incontrano ugualmente gl'indicati contrasti mani- festanti amor cieco di novita e desolante indlfFerenza nel- 1' accogliere tanto il pessimo quanto il buon gusto senza riguardo alia utilita ed aile convenienze. Gli artisti poi e gli artigiani frugano a vicenua ne' ruderi de' varj tempi e delle varie nazioni , ed indistintamente ne traggono cio die il caso od il capriccio loro suggerisce ; sapessero al- meno scegliere que'partiti i quali, sebbene privi di bel- lezza , presentare potessero notabili vantaggi o di econo- mia o di durata o di convenienza, ma generalmente suole avvenlre iieUe opere dell' arte come in quelle di natura che la bellezza e la maggiore coavenevolezza sono qualita insieme combinate e d' ordinarlo spariscono o si manife- stano simultaneamente. Infatti vediamo die gl' inutili fra- stagli ed ondeggiamenti , i cariocci, i lioranii fantaslici ed i iiiostri diimerici , nel tempo stesso che feriscono spiace- volmeute 1' intellctto e la vista, riescono nidi d'insettiedi T-4 AVl'ENDICE ITALIANA. sozzure, pesanti , incomodi e costosissinii. Quelle sup- pellettili di forme gofFe e sproporzionate , nelle quali si voile contrafFare le fogge corrotte e semi barbare de' se- coli clie precedettero il rinascimento delle arti belle, sono d' altrettanto meno accomodate all' uso odierno, quaiito piu esattamente conformi al loro modello. La pubblica esposizione de' prodotti delP industrla fran- cese , die 1' anno scorso el^lje luogo in Parigi , manifesto colla maggior evidenza la progressiva corruzione di cui la parte arcliitettonica delle arti industriali e affetta, resa vie piu appariscente dalla singolare perfezione della parte tecnica. Fortnnatamente si pote scorgere che tale corruzione ben lungi dall' essersi attaccata a tutti i prodotti industriali non e ancora che limitata e parziale , ma fa si rapidi progressi che e ormai temjio di frenarla , molto piu che indugiando sarebbe da temersi che si comunicasse anche alle arti belle , che gia manifestano qualche sintomo di decadenza. Per esempio gl' intendenti imparziali opinano che la scuola pittorica abbia fatto de' passi retrogradi , quantunque sia tuttora in fiore , vanti numerosissimi se- guaci de' quali non pochi di valor distinto', e sia molto feconda d' opere pregevoli , e credono clie le migliori sue produzioni siano meno perfette di quelle di David e de' suoi primi scolarl. L'architettura ha in questi ultimi anni ar- ricchito Parigi di varj monumenti non meno eleganti che sontuosi, fra quali distinguonsi la Borsa , le nuove gallerie del Palais Royal, il palazzo degli affari interni, la camera de' deputati , la cliiesa di Nostra Signora di Loreto ed al- tri ; ma piu particolarmente attrae ammirazione la chiesa di Santa Maddalena clie e un periptero , octostile corintio di nobillssimo aspetto , il quale per colossale grandezza , per armonia di proporzioni, scjtiisitezza d'ornati e precisione d' eseguimento puo sostenere il confronto coi piu vantati edificj si antichi che moderni. Sgraziatamente s' introdusse in altre fabbriche grandiose uu gusto men puro ; come scorgesi nell' arco trlonfale de I'Etoile, superiore in gran- dezza a tutti gli altri archi conosciuti di simile specie ; e bensi vero che la parte inferiore al cornicione architettata dal celebre Chalgrin e assai pregevole per robustezza e nobile semplicita, ma 1' attico da altro architetto eseguito contrasta spiacevolmente pel suo disarmonico tritume. AI'l'ENDlCE ITALIANA. I75 Per rlntuzzare il cattivo gusto, le belle arti devono prl- mieramente rassodarsi nelle inassime inconcusse professate dagl' ingegni sublimi die illustrarono i secoli di Pericle , d'Augusto e di Leon X ^ poi coir esempio e cogli insegna- menti devono distogliere le ard industrial! dal falso sentiero in cui s' incannninano. A questo fine il governo francese penso di attlvare, nel conservatorio delle arti e mestieri, una grande scuola d' ornato ad uso degli artigiani in cui r insegnaniento gratuito sarebbe diretto da abilissirai pro- fessor!, attenendosi ai piii lodati modelli anticbi e nioderni de'quali la scuola sarebbe copiosamente fornita. Havvi luogo a sperare che tale lodevole istituzione, analoga alia rino- mata scuola d'' ornato cbe gla da pareccbi anni fiorisce in Milano, sara al pari di questa feconda di utili risultanienti. E da desiderarsi pero cbe non alia sola capitale si liiiiiti un si benefico provvedimento ^ per riempiere pienamente II suo scopo sarebbe mestieri die si estendesse ben anco alle piu popolate citta non solo , nia ovunque T industria manifatturiera e in ispeciale modo coltivata. Milano ncl 1834. — Lettere di iin Architetto milancse ad un Ardsta suo compatriuta. Lettera I. — II Duomo. Di Napoli, 2 gennajo i835 Al rimprovero che colla carissima vostra dell' 8 febbrajo deir anno poc' anzi caduto mi faceste per la quasi totale mia dimenticanza della comune nostra patria IMilano , ed al gentile invito die andavate pure rinovandomi perche venissi a rivedere gli ainici e ad ammirare le bellissime cose cbe nel giro di poclii anni eransi costi operate , ri- sposi col fatto ; coll' abbracciarvi cioe tra' vostri medesimi lari , e col trattenernii costi coi congiunti e cogli amici per ben tre settimane nello scorso autunno. E gia prima soddisfatto avrei a' vostri non meno cbe a' miei desiderj , se i multiplici impegni di opere si private che pubbliclie vietato non mi avessero di poterlo fare senza mio danno e senza mancare ai doveri dell' onesta e della convenienza. Dopo ben venti anni di assenza ho dunque riveduta nello scorso autunno cotcsta dolcissima patria , e 1' ho riveduta 1-6 APPENDICE ITALIANA. mirabllineiite aLljellita e quasi a floridissiiiia gioventu ri- donata. E della contentezza ed ammirazione mia vi ho data costi, sul luogo stesso, la piii schietta, la piu solenne testimonianza. Tuttavia non ne siete pagoancora: bramate anzi averne una piii durevole prova in isciitto , e venite sollecitandomi con pai'ole di lusinga ; come se i giudizj miei reputarsi dovessero irrefragabili , perclie di gia vec- chio artista, del qual nome vi compiacete onorarmi forse di troppo iasciandovi dalP amicizia illudere. Pero il resi- stere piii a lungo alle istanze di un si caro amico sarebbe incivilta e rozzezza. Verro pertanto esponendovi piu che il giudizio mio le sensazioni die in me destaronsi a luano a mano clie andava visitando gli abbellimenti e le inno- vazioni, di che cotesta felicissima ed opulenta metrojioli va giustamente gloriosa : e lo faro con tutta 1' ingenuita della quale mi vanto, non lasciandomi cioe in alcun modo soverchiare da quell' aniore di municiplo che cl fa talvolta travedere il hello dove non e ; ma esponendovi anche le sinistre impressioni , delle quali non ando senipre T animo mio totahnente illeso. Nulla dirovvi delle bellissime strade , che adorne or so- no pressoche tutte da ben allineate colonnette di granito, coUe indicazioni, parimente in granito , de' nomi delle citta, de' borghi e de' vlllaggi cui mettono , e delle loro distanze, e che divenire sembrano ognor piu magnifiche e spa- ziose, quanto piii il viagglatore a cotesta metropoli acco- stasl : pregio per universale testimonianza singolarissimo e proprio tutto della sola Lombardia ; pregio che reude si agevoie il cammino ( se 1' abbiaao in pace i Britanni colle loro si vantate strade di ferro ) e che a quello congiunto della squisita variatissima cultura de' campi e de' colli , e della frequente vistosita de' borghi e de' villaggi , fa si che cotesto paese per ogni diritto il nome si meriti di giardino d' Italia. Ma queste sono cose notissime oniiai e viete. Pero le parole mie restrignersi vogliono alia citta soltanto. Giunsi , siccome vi e noto, da porta Komana, un po' prima che tramontasse il sole. Or mentre i gabellieri al dover loro attendevano, smontai un istante , vago di rivol- gere uno sguardo alia strada cosi detta di circoiwallazione ^ veramente superba per costruzione , per ampiezza e per qne' maestosi viali di froazuti platani ond' e perpetua- mente fiancheggiata : uno sguardo pur rivolsi a' quei uiolti APPENDICE ITALIANA. 1 77 nnovi edificj che fuori aiicor delle mura ml si mostravano o gia eretti o nell' atto di erigersi , e che gia nnove j)0- polose contrade formavano. Tuttavia elibi i)oi occasione d'' avvedermi che questo sobborgo, comeche ben fabbricato, ceile di gran Innga a quello clie poscia visitai fuori di porta Ticinese e ?he per moltitudine e varieta di begli edi- ficj vien a costituire una citta novella e quasi direbbesi suburbana. Riiuessomi in calesso, la curiosita mia andava sempre piu crescendo, ed i niiei occhi or dall' una parte, or dal- r altra volgevansi. Pero nulla lungo quel corso mi si af- faccio che degno mi sembrasse di attenzione , trattone il nuo\'o selciato con que' larghi marciapiedi e quelle doppie guide e gli uni e le altre di granito si ben connesso che gradevole a vedersi e coniodissima rendono la via : pregio quest' ancora proprio dell' nnica Milano , e che a poco a poco va prendendosi a modello da altre citta d' Italia. Se non che dispiacevole aspetto mi facevano quelle veccliie e raalconce casupole , onde tal corso e tuttora qua e cola rat- tristato : delle quali per altro trovai poscia ingombri piii o meno gli altri corsi ancora, e ben anche il piu nobile, 1' Orientale. Ma piu ancora mi fe' rincrescevole senso la lunga incolta siepe che poc' oltre la porta tuttavia sussisle, e che appena in un miserabile villagglo tollerai-si potrelibe. Ecco, dissi fra me, la sdrucita , la veccliia Milano! Disceso nella paterna casa , al cuor nostro sempre di- letta e ancor piii cara dopo una lunga assenza, e quivi co' miei congiunti disfogatomi in tenerezze ed in amore, il primo mio pensiero a voi si rivolse , al collega, al soa- vissimo amico dell' infanzia. Uscii tosto per abl^racciarvi, sebbene la notte gia. da un' ora calato avesse il sno bruno ammanto. Era sereno e lirillante il cielo ^ limpidissima splendeva la luna. Cnmmin facendo passai per la contrada de' Rastrelli. All' uscire sulla piazza della Cesarea Corte fui all' improvviso colpito da altissima maraviglia che viva tuttora mi si conserva nell' animo e che senza avveder- mene prorompere mi fece in quell' oh stupendo ! che ci traggono sul labbro le subitanee inipressioni del liello e del sublime. I raggi dell' astro notturno battevano sulla facciata del tempio e sul lato che risguarda il palazzo e che soltanto in questi ultimi anni condotto fu a compi- mento. Magico ne era veramente relFetto. Quelle innumerevoli BlU. Ital T. LXXMl. I a Jf8 APPENDICE ITALIANA. giiglie sembravano la loro cima confondere col firraa— mento. Tutto quel lato si ricco di statue e dl ornamenti , tutta quella mole di candid! marmi , clie per le varie sue prominenze e per gli altri suoi accidenti riceveva dal ri- battnto splendore dell' astro un' ombra , un chiaro-scuro , una tinta pittorica , illudevaiiii in mode ch' essere mi pa- reva dinanzi ad una delle piii vaghe e maravigliose scene, che mai imaginate siansi dai Gonzaga , dai Landriani, dai Perego o da un Sanquirico. Che al certo il miglior mo- mento in cui vedere i grandiosi edificj di questo genere e quello appunto in cui sono essi dal mite splendore della luna illiuuinati. Un simile effetto in ugual circostanza mi si produsse dal colosseo di Roma e da' giganteschi avanzi di Pesto e di Agrigento. Pieno tuttavia d'entusiasmo gitiasi air abitazione vostra : ed oh le dolci ricordanze, oh i carl abbracciamenti co' quali sfogannno a viceuda i sensi d'una amicizia che non venne meno giammai ne per distanza di luoghi, ne per varieta di vicende ! Al sorgere della vegneate aurora il primo mio penslero fu quello di visitare il Duomo , monumento il piii mara- vigUoso non della patria nostra soltanto, ma nel genere sue, dell'Europa tutta. Vago pero di giudicare coUa mia propria coscienza meco non volli veruno di cotesti chia- rissimi artisti e professori , che pure gentilmente mi si ofFerivano di guida: mi appagai del solo Giacomino nipote jnio, giovane di liete speranze, gia nell'arte provetto , e nelle cose patrie e antiche e moderne istruttissimo. Cosi pur feci nel visitare gli altri ediiicj e le diverse opera che per la loro novita meritavano d' essere visitate. Non vi parlero della facciata , perche essa innanzi della mia partenza trovavasi gia a termine condotta ; ne ora gioverebbe il ripetere le tante cose che dette furono con- tro di chi voile quel si bizzarro accoppiaraento di stili, e la debolezza delle ragioni che allora addncevansi per sostenerne I'esecuzione. Al primo entrare preso fui da si alta ammirazione che quasi dubitar mi fece se questo fosse realmente 1' interno di quel tempio , che da vent' anni piu non erasi da me veduto (i). Parevami piii vasto, piu splen- (i) Qiieste parole presentano una contraddizione con cio che yenne affermato uel t. Si.", pag. 268 e segg. di questo rnedesiruo giornale. KoL lasceremo ai leggitori il porre a conironto le ragioni iPPENDICE ITALIAN \. 1 79 dido, piii maestoso : efFetto certamente della volta condotta a linti basso-rilievi, del suolo die a bea sortiti ornamenti di marmo a variati colori gia nelle piii grandi navate giugneva sino alle porte, ed effctto non mono dello sgombeio di tanti tavolati e travi e annadii ed aliri impedimenti d'ogni ge- nera che air occliio ne inipiccolivano T ampiezza , e tutta ne danneggiavano I'euritmia. Ma lo sguardo mio attrassero specialmente le dipinture della volta , imitanti si bene il rilievo da inovere ad ingaiino anche i ineglio avveduti. Tut- tavia, tranquiUato un po' quel seatimento d' ammirazione , chiesi perche mai per tali diplntnre preso non si fosse a modello il tenipio della Gertosa di Pa via , altro de'piiiin- sigiii nostri monumenti , e che vanta T epoca stessa del Duomo' Perche mai imitare non si voUero i dipinti di quelle bellissime volte, variandone serapre gli ornamenti, qui a stelle in oro , cola a rosoni , e cola ad altri fregi , assecondando il compartimento delle arcate , e nel fondo praticando costantemente la tinta azzurra? Cosi 1' edificio tutta conservata avrebbe la vera sua fisonomia ; quella fisonomia , per la quale si ebbe gia a dire che i templi di questo genere d' architettura , chiamata impropriamente gotica, sono forse al culto cattolico i piii conform!, e forse anche i soli che non ricordino pagana e idolatra deriva- zione. E lo stupore mio si fece ancor piii grande allorche giunto sotto r abside del santuario, vidi che nel fondo de' suoi iinti basso-rilievi praticato erasi 1' oro , forse per dare maggior magnificenza a quella piix nobile e piii co- spicua parte del tempio. Ripiego non al certo il piii lo- devole : perciocche le dipinture a basso'-rilievo tanto piii risaltano, quanto ne e piii oscuro il fondo ; al che oppo- nesi la lucida tinta dell' oro. Miglior partito, a parerraio, stato sarebbe quello di praticare anche nell' abside il me- todo stesso con cui fui la condotta erasi la dipintura. In tal modo conservata sarehbesi una maggior armonia , e r efFetto non vi avrebbe scapitato. Al che Giacomino rispose: piacciale, signer zio, di ram- raentarsi cio che le scrissi su quest' argomento : che a nulla era gioverebbe il ripetere un' Iliade , che diede gia luogo a ivl addotte con quelle che in questa lettera contengonsi , ed i' proferire giiidizio »ullc une e sulle aJtie. (I Dirtttori.) l8o APPENDICr. ITALIANA. dispiacevoli discnssioni e dicerle. — Hai ragione, soggiiiasi: r efFetto 5 trattone pero il dipinto dell' aljside die uon am- niette scuse , e sommo , 1' illusione e magica ^ ed inoltie que" find basso-rilievi sono del genere gotico. Cio basta ; lie si cerchi plu oltre. — Aggiungasi , disse Giaconiino, che gia i maggiori iiostri dato ci avevaiio 1' esempio ne' rosoni gotici die un tempo vedevansi dipinti suUa volta della cupola e die ii IMillin travide come eseguiti elegantemente ad intaglio. — Anclie quest' altra ragione , risposi , non e da spregiarsi. E qui ben di cuore mi rallegrai , veggendo a quanta perfezione stato sia nella patria nostra condotto questo genere di pittnra a cliiaro-scuro ^ nel qual mio gin- dizio ebbi poi occasione di confermarmi allor quando mi avvenne di scorgere infinite altre opere d' ugual genere , costi praticate con gusto e con sorprendente magisterio an- clie nelle volte di privati edificj. Duolmi soltanto, soggiunsi, die esse la sotto la cupola, e cola ancora lungliesso la volta della maggiore navata gia si risentano del iiitro e della trapelante umidita. — Carissimo signer zio , disse allora Giacomino , si e provvednto a quest' inconveniente ancora. Osservi le volte di quelle minori navate , desse ancora gia da qualche tempo dipinte : ella non vi scorgera danno al- cuno. Ad ovviare cotal inconveniente vien ora applicato r idrofugo di Darcet in quelle parti die pregne appajono di umido e di nitro. Questo metodo , oltre l' essere som- mamente economico , impedisce altresi die ricompajano le maccliie. In addietro per tal uopo facevasi uso dell' olio cotto : ma quel metodo ricliiedeva non lieve dispendio ; all'atto d' applicarlo mandava pessimo odore , ed era di po- cliissima durata e di un momentaneo efFetto. — Fui di tale sco2:>erta contentissimo ; ne tenni annotazione , deliberatQ d' usarne quando oj^portuna mi si presenterebbe T occasione. Dalla dipintura delle volte rivoisi lo sguardo ai vetri o coloriti o istoriati , intorno alia cui restituzione nulla fatto erasi ancora prima della niia partenza. Vi confessero can- didamente die non avrei creduto giammai che quest' arte potesse non solo rivivere , ma in podiissimo tempo giu- gnere a si grande incremento. Ecco , dissi fra me, emulati gli antichi in un genere di pittura, al quale non mai spe- rato sarebbesi die pervenire potessero i moderni. Ammirai le vetriere istoriate delle due societa DelF Acqua e Brenta , gjiust.a la pittorica composizione del professore Comerioi APPENDICE ITALIANS. l8l ttin spec'ialniente ml soffermai alle nove piccole iinestre a inusaico della seconda na\ata alia sinistra entrando. La loro esecuzione mi sembio lucida , vivace e pregialjile si per disegno die per bella distriljuzioiie di colori. Ma I'am- mirazlone niia audo ancor piu crescendo, quando cogli occhi m" abbattei ne' finestroni ciechi od immurati Innghesso le grandl pareti del'.e due sagrestle. Fui qualcbe tempo dubbioso se la luce passasse veramente a traverse di quelle invetriate, o se fosse questo nn giuoco d'ottica, di cui igno- rassi I'artificio. Si grande erane I'efFetto! Fu questo certa- niente un ottimo provvedimento. Che quegl' immurati fine- stroni erano pure la brutta co^a a vedersi, e ofFendevano r euritmla della navata. Mi venne detto essere si gli uni che le altre opera del pittore Giovanni Bertini uno de' va- lorosl allievl di cotesta I. R. Accademia, ove studio sotto r egregio professore cavalier Sabatelli. Quando, alcuni giornl dopo, visltai Tofficina dello stesso Bertini, ebbi agio ad airmirarne 11 procedlmento. Vldl che le prime in gran parte compongonsl con lastre dl semplice pasta a dlversl colori, ma sagomatl in modo che i piom- bi , co' quail sono connesse , servano di contorno all' orna- mento che vollesi figurare , come candelabrl e simlll , e non deturpino 11 disegno , siccome scorgesl essere tavolta avvenuto nelle opere antiche , ove le legature cadono spesso sulle parti plCi vistose. Oltre di che tali legature sono praticate in modo d' assicurare 1' opera contra le plogge e le altre Ingiurie del tempo. E quanto al dipinti delle finestre cleche , mi fece egli stesso osservare che tutta Tarte sta rlposta nel dipingere sul rovescio de' vetri con colori a vernice e percio trasparenti un qualsivoglia conipartimenro di figure e dl ornamenti ; dando pol ne' campl una velatura dl lacca gialla , e su tutta 1' opera applicando la foglia d' argento : metodo tutto del Bertini , d' etfetto mirabile e di pochissimo dispendlo, del quale in moltissiml casi fare potrebbesl bella applicazione an- clie ne'privatl appartamenti. Ivl , oltre varie belli ssime in- vetriate dl prlvata commissione con intere immagini di uomlni e dl donne, con vetri damascatl, fiori, fruita ed altrl stupendissimi ornamenti , ammlrai il restauro che dair egregio artefice stavasl facendo del piii grande dei finestroni nel retrocoro del duomo. A quest" uopo egli era Intento a rltran'e sul vetro alcune immagini tratte l8a APPENDICH ITALIANA- dairApocaFisse e dal Sabatelli trattate gia air acqua forte con si sublime concepimeuto che lo stile mi rammen- tavano del sommo Michelagnolo. Che vivacita di colori ; quanta degradazione e verita di tinte massime nelle carni! Ne feci il confronto co'pezzi antichi che cola pure trova- vansi , e ne andai convinto che questi non reggevano al paragone di quelli ; e mi convinsi non meno che nulla di si perfetto , di si bello uscito era iinora dalle si decantate ofBcine d' oltramonti. Pero non ancor contento voUi assi- curarmi se le tinte fossero cosi iminedesimate col vetro da non sofFerlrne alterazione col procedere del tempo. A cio ancora prestossi il Bertini , e con mia grande mara- viglia osservai che le tinte non solo reslstevano alPazione deir acqua forte , ma non davano pur segno alcuno di ebolhzione od alteramento .... Bravo il mio Bertini^ gli dissi abbracciandolo nell' atto di congedarmi , bravo il mio Bertini ! Voi avete ben meritato e della patria e dell' arte. L' I. R. Istituto ha i nieriti vostri riconosciuto, premian- dovi colla raedaglia d' oro. Ma ritornando al Duomo, donde mi distrassero le opere del Bertini , tanti erano i restaur! e gli aggiugnimenti , tante le belle innovazioni che tutto mi sentiva I'animo da gradevoli sensazioni commosso. Percio applaudiva al rive- stimento in marmo delle pareti, ne' tempi scorsi o trascu- rato o imperfetto , alia pulitura delle colonne e delle ar- cate (che che dire ne possano in contrario i troppo ait- steri archeologi ) ; al compimento delle statue ne' capitelli, ed in fine alia decenza di tutto 1' edilicio , in addietro o negletta o non bastevolmente curata. Cosi , merce dello sgombero di scafFali e di altri impediment!, mi venne fatto d'ammirare senza inciampo alcuno e sculture e epigrafi che prima con danno dell' arte e della storia nascoste gia- cevano e semisepolte. Per cio lietissimo ne andai veggendo al primiero suo splendore restituita la cappella medicea , in cui conservasi uno de' piix bei monumenti , il prezioso c nobilissimo mausoleo , che Pio IV ergere fece alia me- moria del fratello suo il celeberrimo capitano Gian Gia- como Medici. Tale cappella prima della mia assenza era villanamente deturpata da un mucchio di sedie alle quali serviva di magazzino. Non di meno altre cose rimarreb- bero tuttora a sgoniberarsi , e per esempio certi posticci altarini , qualche imagine di poco o nessun pregio alle APPENDICE ITALIA-NA. 1 83 pareti affissa , mucchi di panche e casse e scaffall ed ahri inciampi. Tolti pur vorrei que' giganteschi shnulacri ia plastica fiancheggianti le due grandiose cappelle della Ma- donna dell'AIbero e di San Giovanni Buono ; colossi di nessun pregio per la materia, e che a tutt'altro scopo co- striuti furono, a quello cioe di decorare catafalchi od al- tri si fatti temporanei monumenti. Che in vero coUa loro smisurata mole un bizzarro e sconvenevolissimo contrasto presentano colla squisitezza de'minuti e moltissimi basso- rilievi in marmo, de' quali le due cappelle sono a dovizia ornate. E vorrei ancora con miglior disegno riformati i due piedistalli di legno a fianco del massimo altare desti- nati a sorreggere le statue d'argento de' santi Ambrogio e Carlo, allorche quell' altare viene solennemente apparato; e con essi vorrei in ugual maniera rifatto il gradino che parimente di legno , al medesimo oggetto vennevi praticato. Onde poi non dipartirsi dal rito, il quale a tutto rigore vorrebbe che 1' altare non in altro consistesse che nella mensa e nel sovrapposto tempietto , e qttindi mostrare che si il gradino che i due piedistalli non sono oggetti stabili o perenni , ma temporanei e mobili , amerei che la loro ricostruzione fosse tuttavia di legno. Ma ella, sig. zio (disse Giacomino le parole mie inte- rompendo), ella di troppo pretende. Gia si e moltissimo operato : dia , di grazia, tempo al tempo:, e ad ogni cosa potra provvedersi. Nel venturo anno tutto il pavimento sara condotto a termine ; e sara pure rinnovato quello che sotto la cupola ha non poco sofferto per le ingiurie del tempo: sotto la slessa cupola alia Ijalaustra di legno , ond' e ora ricinta 1' apertura che da luce alia tomba di S. Carlo, sara sostituito un parapetto in bronzo dorat9 di vago di- segno e con maestosi candelabri del medesimo metallo. Nella prossima primavera saranno altresi pulitl e restau- rati a lucido gli stalli del coro e gli altri stupendi e ma- gnifici lavori in noce clie fiancheggiano il presbiterio. Ora se non le dispiace , abbia la compiacenza di scendere con meco verso 1' infima parte della piccola nave alia desira . . . Cosi dicendo mi condusse all' altare di marmo, non ha guari discoperto che per le due lapidi infisse a ciascuno de' suoi lati rilevasi essere opera del secolo XV, e che sebbene mutilata e malconcia preseata non di raeno una fisonomia , per cosi esprimermi , di semplice ed elegante 1 84 APPENDICE ITALIANA. architettnra. Egli me ne venne qulndi tntta raccoutatldo la storia; in qual modo cioe al marnioreo altare stato ne fosse sovrapposto uno di leguo e di riprovevole gusto , e come alP atto die volevasi cjtiesto di la togliere scoperto siasi rantico degno certamente d' essere in ogni sua parte re- staurato ; soggiugnendo che cio fatto sarelibesi nella ve- gnente prlmavera. Feci applauso a si nobile e saggio di* visaraento. Se non die col girare dell' occhio andava indarno ri- cercando que' mausolei , che a tenore della notizia datami in una della carissime vostre, dal retrocoro, ove giacciono in pessima luce e pressoclie nell'cbljlio, trasportarsi do- veano perche servissero di decoramento alle pareti di questa infima parte del tempio : ottimo consiglio , merce di cui mentre que' grandiosi mausolei stati sarebbero quasi a pieaa luce richiamati con vantaggio dell' erudizione e dell'arte, le due pareti ancora totaluiente nude oggidi d' ogni orna- mento acquistato avrelibero e decoro e raagniiicenza. All'in- dagiiie mia non altrimenti rispondere seppe Giacomino , fuorclie quelle parole ripetendomi: " dia , di grazia, tempo al tempo , ed a tutto potra provvedersi. » — E dove sono soggiunsi, quelle statue colossali de'santi Ambrogio e Carlo, lavoro di due de' nostri piii celebri maestri , il cavaliere Marchesi e lo scultore Monti di Ravenna , delle quali , e specialmente della prima, si e cotanto e discusso e scritto? — Eccole la, rispose il nipote , cola sugli angoli del gran verone superiormente alia porta maggiore. — Vi diro schiet- tamente clie non potei in alcun modo approvare un simile divisamento. Statue sur un poggiuol')'' Idea veramente ro- mantica , per non dire barocca. — Ne varreblie il rispondere die cosi fu pure praticato nel verone esterno f, che gli errori altrui essere non possono di giustiticazione a' nostri; ne sara mai da lodarsene 1' imitazione. Aggiugnete poi altra sconcissima cosa, la luce che batte tutta tutta suUa schiena o suUa posterior parte de'due simulacri, pel quale difetto ne rimangono all' oscuro i volti e tutte le parti piu nobili , cioe le anteriori. Yedete il miserabile rifugio a cui fu d' uopo ricorrere , una tenda per diminuire la luce ! E tut- tavia lo sconcio sussiste anche all'occiiio de'meno veggenti. Cosi quelle due statue , 11 cui modello , da me poscia am- mirato negli stud] dei due esimj professori , essere noa potrebbe ne piii bello, ne piix sublime, sono interamente APPENDICE ITALIANA. l85 ora perdute. Sarebbe per tanto saviezza il levarle di co- lassii e riporle su maestoso j^iedistallo a fianco della porta inaggiore. In tal modo verrebbe ad essere magnificamente decorata anche la troppo nuda parete delT interiore facciata. Pero apjjlandii alTepigrafe posta siil fregio del finestrone ed indicante la iiuinificenza colla quale Paugusio Francesco va provvedendo ai restaurl, all" incremento ed al decoro di cotesto gran tenipio : mnnificenza veramente cesarea , gia essa oltrepassando di ben due milioni di lire ie somme daH'iniperiale tesoro a quest' uopo in nieno di venti anni versate. Molie ore riinanevano tuttavia del giorno : percio ebbi tempo di visitare la ricostruzione del sepolcro di S. Carlo, e di ascendere suUa superior parte del tempio. Tutto ri- trovai con isquisitezza condotto in quella ricostruzione, si quanto ai disegni clie quanto aH'eseguimento ; nulla essen- dosi dalP egregio architetto ommesso di cio che 1' opera rendere potesse e piii splcndida e piu magnifica ben ancbe ne' piccoli accessorj di lampane , arredi ed altri minori ornamenti. Elegante mi sembro , grazioso e ben imaginato r adito die a quel sepolcro conduce , ai quale prima en- travasi per una troppo semplice ed oscura galleria , con- vertita ora in un vestibolo d' ordine corintio con colonne ed eletti marmi. Giustissima lode percio meritossi 1' inge- gnere Pietro Pestagalli , a cui debbesi tale ricostruzione. Egli, ben me ne ricordo, tra gli architetti nostri gia distin- guevasi a' miei tempi, e gia sino dagli anni suoi giovanili destato avea di se bella aspettazione. E per lui sara cer- tamente non piccola e beu meritata gloria il poter ua giorno afFermare : " quest' aunnirando edificio, clie destinato parev'a a rimanerne forse per secoli e secoli imperfetto, fu sotto la mia tlirezione condotto pressocbe al totale e desi- deratissimo sv\o compimento. >> Dal sepolcro di S. Carlo passando per la cappella me- dicea ascesi alia parte superiore del tempio; parte la piu doviziosa , la piii ornata , nella quale la moltitudine delle statue, e la squisitezza de' lavori condotti quasi direbbesi a filigrana , producono nello spettatore si alta maraviglia clie colle parole esprimersi non potrebbe. Qui e dove il Duomo non ha uel mondo editicio che lo pareggi ; e forse i piu colti ancora e piix rinomati popoli dell' antichita non ne ebbero alcuno di si imaglnoso, di si stupendo. Al prirao l86 APPENDICE ITALIANS. uscire dalla scala, comeche questa parte innanzi ancora della mia partenza gia di molto inoltrata fosse verso il suo per- fezionameato , non potei a meno di sofFermarmi tutto da maraviglia compreso aH'aspetto di quella selva di guglie, di que' variati piani , di quelle balaustre, di que' tanti e magnifici scaglioni , di quelle gallerie, di tutto quel mar- moreo copriniento scevero oggimai e da tegole e da tavolati, tal che essere sembravami dinanzi ad un incantato edificio Bicco e superbo per materia ed arte In ogni sua men degna e nohil parte. Se non che il tempo strigneva ; e quindi determinal di non fare che una semplice scorsa , riserbando ad altra vi- sita un piu minuto esame de' nuovi abbellimemi. Tntta- volta il lampeggiare per me insolito del colossal siniula- cro della Vergine eseguito in rame e grandeggiante sulla maggiore delle guglie attrasse ben tosto lo sgnardo mio. Feci applauso alia raggiante doratura , che a quell' estrema e piu sublime sommita aggiugne novello finimento e fa si che il simulacro piu solenneniente su tutto 1' edificio signo- reggi : applaudii non meno al generoso patrizio che spon- taneamente e col privato suo erario eseguir ne fece il re- stauro. Ebbi poi occasione di altresi ammirare nell'officina deir orefice Scorzini la preziosa e bellissima area d' oro e d'argento ad uso di reliquiario dallo stesso benemerito e nobile nostro concittadino destinata in dono a cotesta me- tropolitana : nella quale circostanza passando all' orificeria del Sala ammirai pure il grandioso paliotto d'argento mas- siccio , del valore di oltre a quattro mila zecchini , che ad ornamento del massimo altare di questo medesimo tempio siava costruendosi sul disegno del professore Durelli e per commissione di iino di cotesti monsignori Canonici ordinarj. Quanto sarebbe a bramarsi che 1' esempio dei due patrizj fosse pure da altri imitato a decoro della religione e della patria, e ad incremento dell'arti belle! Feci quindi un giro all'intorno dei diversl piani, ed ammirai il gusto e la finezza di stile, I'uniformita, la di- ligenza in tuite le nuove decorazioni ornamentali; e giu- sta lode contribuii al capo di compagnia Leone Buzz! , sotto la cui vigilanza vengono elle eseguite. Piacquemi in oltre 1' introduzione de' modelli in legno ed in istucco per le opere d' intaglio : unico mezzo con cui ottenere e cor- rezione e squisitezza. Che in cio non'sono mai soverchie APPENDICE ITALIANA. 187 le piu rigorose discipline , massime ove trattisi di lavori a quadratura , e del modo con cui porii in opera. Laonde se nei lavori di questo genere praticati sul frontespizio della facciata ed in altri Inoglii usate si fossero le mede- sime discipline, ora a disdoro delP architetto che in quei tempi presedeva alia loro esecuzione non li vedremmo gia sconnessi e a tale ridotti da doversi quando che siasi rin- novare. Pero riconoscenza ed altissimi elogi debbonsi ai Deputati della Veneranda Fabbrica, i quali a questa impor- tantissima parte hanno pur rivolte le cure e sollecitudini loro. Perciocche non basta il far progredire; ma e d*uopo ancora il far in modo che le nuove opere vengano con perfezione condotte , e belle e perenni rimangano. Percio con sommo mio piacimento vidi che i benemeriti Deputati, mentre spingono ognor piu oltre il progresso delPedificio nelle parti non ancora ultimate , rivolgono pure le loro provvidenze a quelle dall' intemperie e da' terremoti dan- negglate facendole o restaurare o novellamente costruire» siccome mi avvenne di scorgere ne' parapetti ed in altri ornamenti sopra il retrocoro, alcuni de' quali stavano allora rinnovandosi. Alia soUecitudine loro debbesi ancora che le recent! opere statuarie si piccole che grandi eseguite veg- gansi con tanta niaestria e linitezza che di se fare potreb- bero vaghissima mostra in qualsivoglia collezione o galle- ria. Tali tra le altre mi sembrarono quelle del Monti, del ]\Iarchesi , del Sangiorgio , del Somaini , del Labus , dello Scorzini. In mezzo pero a tanto incantesimo di guglie e di infiniti squisitissimi lavori d' ogni genere poco manco che tutta non mi si svanisse T illusione alPaspetto di quello , dire non saprei , se colombajo o campanile che , fra tante maravi- glie sorge s\ disarmonico e protervo. Possibile che non mai pensato siasi a togliere tanta deformita , contro della quale reclamasi ogni di e dai nostrali e dagli stranieri? Sarebbe questo un sapientissimo provvedimento , a cui i signori Deputati della Veneranda Fabbrica rivolgere do- vrebbero la loro attenzione. Ma qui Giacomino le parole mie interruppe cosi soggiugnendo : La prego , sig. zio, a riflettere che quel campanile non e che temporaneo, e sus- sistere non dee se non finche siasi pensato a costruirne uno dietro al coro nel luogo cosi detto Campo Santo, op- pur due a fianco delle sagrestie , od a' lati della facciata. l88 APPENDICE ITALIAN A. i quali e per disegno e per magnificenza tlegtii slano til questo si maraviglioso tempio. — Ottimamente, risposi : ma passeranno forse piu e piu secoli prima che a si bello divi- samento provveggasi : e intanto continaera il vitupero con gravissimo damio deirarmonia di tutto I'edificio. Mi dite che e temporaneo: perche mai noa si e dunque lasciato com' era nella sua origine senza alcuii esterno finimento? Perche dargli un' apparenza di solidita e perpetnanza con quel marmi onde tutto appare intonacato? Ne pero essere po- tea difficile intraprendimento il dargli almeno un^apparente forma gotica , anziche romana, praticandovi nelle fiuestre I'arco gotico e decorandolo di gugliette, fossero queste ben anco di legno o di altra materia meno costosa. In tal modo ravvisata sarebbesi tuttavia la temporalita sua : esso pira- midato avrebbe colle guglie e colla grande cupola; e tolta sarebbesi cotanta incongruenza e disarmonia. In cio pren- dersi poteva a modello il campanile della celebre cattedrale di Colonia costrutta sur un disegno da quello della nostra non molto dissimile. Ma gia il giorno cominciava ad imbrunire. Percio mi fu forza il discendere. All' uscire dal tempio mi fecero ve- ramente pieta 1' imposte di quelle si grandiose porte, co- strutte di legno, rozze, senza disegno od ornamento alcuno. Oh come malamente corrispondono alia dignita ed alia ma- gnificenza dell' edificio! Egli e vero , che il farle di bronzo importerebbe non lieve dispendio. Ma che nuoce mai la gravita del dispendio la dove gia tanti e tanti tesori si sono profusi' Perche mai a quest' uopo ricorrere non si potrebbe alia beneficenza de' generosi ed opulenti', de' quali la patria nostra abbonda' E non converrebbe fors' anco I'aprire per esse una sottoscrizione' Tengo per fermo che in quest' opera, onorevole e per la religione e per la patria, tutti a gara concorrerebbero anche i meno facoltosi. Voi , amico mio , cui stanno tanto a cuore le glorie del paese natio , voi il cui nome e caro alle piii cospicue famiglie , 81 , voi promovere dovreste una si bell' opera; e gratissimi ve ne sarebbero noa i viventi soltanto , ma anche i piu tardi nepoti. V affezionatissimo vostro B. V. APPENDIGE ITALIANA. I 09 Mantova iiel 1834. Anche in Mantova vanno col massimo ardore restauran- tk)sL o costruendosi opere d' ogni genere al comodo ed al tiecoro della citta e de' suoi abitanti. Nello scorso 1834, giubta r annuo rapporto fatto a quella Congregazione mu- nicipale , 72 bottegUe vennero riformate e pressoche tutte con eleganza abbellite; 5 case alzate furono dalle fonda- menta, 3 2 vennero riordinate , e nella parte esterna con varj disegni pur abbellite , 3i sono quelle di cui non venne che restaurata ed ornata la parte esterna. La com- plessiva somma per tutte queste opere fu di circa 200,000 lire. L' esterno riordinamento delle botteghe in ogni ramo di arti e di coiumercio trasse con seco , com' era ben na- turale , la decorazione delle parti interne che ricomposte furono a nuova eleganza , a proprieta , ad agiatezza , ed alcune ben anco a splendore. La tipografia virgiliana di Luigi Caranenti , una delle plu antiche e rinomate d" Italia, acquisto novello decoro nella parte esterna cui pose in fronte il marmoreo busto del mantovano poeta cui e in- titolata. La ditta Negretti al sue gia esteso commercio di libri aggiunse un gabinetto letterario , agevolando cosi i jnozzi di coltura e d' istruzione. Bella fra ogni altra e la decorazione aggiunta al palazzo Cavrianl , dicontro al cui niagnilico giardino sorge di gia il grandioso piedistallo di inarmo che dovra fra poco sorreggere la statua di Virgilio. Opere grandiose vennero pur fatte dal pubblico erario; tra le quali accennarsi vogliono in primo luogo le due chiaviclie destinate a raccogliere le accjue interne di piog- gia e di rigurgito del rio che divide la citta e che prima spandevansi con gravissimo danno delle case , delle con- trade e della salute degli abitanti. Tali chiaviclie costrutte furono in marmo con tanta solidita ed arte che non solo sfidano la potenza de' secoli , ma gareggiano coUe piu fa- mose opere di si fatto genere. Non poche pur furono le comrade interamente rifatte , e per tal modo rendute co- uiode ed eleganti ; fra le quali rammentarsi vuole special- mente quella che vistosa ed ampia dall' antico convento di S. Cristoforo niette alia porta Pusterla e di la al cele- herrinio palazzo suburbano chiamato delT, e che fn rior- dinata con nuovo e ben condotto selciamento. Ne guari an- dera die con un coadegno monumento gia. dalla governativa i^O APPENDICE ITAMANA. autorita sancito, provvederassi pure airobblivione in cui giacque finora la memoria di Giulio Romano, quel grande che a questa citta diede si alto splendore col suo pennello e colle rinomatissime sue opere d' architettura. ( Dalla gazzetta di Mantova. ) SulP innesto dei gelsi. Ai Direttori ddla Biblloteca Italiana. Monticello, 39 gennajo 1 835. Crederei di mancare al dover mio se mi ricusassi di aderire alia vostra domanda. II modo gentile , e per me lusinghiero col quale mi scrivete mi obbliga a non ritar- dare piu a Inngo la mia risposta. Vol chiedete 1' opinione mia sull' innesto de' gelsi ; desiderate conoscere i diversi modi coi quali io applico T innesto ; volete sapere a qual metodo mi attenga nel taglio di sifFatti alberi. Pero innanzi tutto protesto d' essere ben alieno d' arrogarmi autorita o pretensione alcuna in materia agraria , e di essere quindi ben alieno dal far uso di metodi nuovi o dettarne ad al- tri: tuttavia poiche lo volete vi esporro candidamente I' e- sito delle mie poche osservazioni. E pratica generalmente adottata quella d' innestare i gelsi ne' vivaj , se sono pic- coli , ed in campagna, se sono adulti V anno dopo la loro permanente piantagione. Ad economia di tempo ed a van- taggio della piantagione medesima ho sperimentate alcune pratiche onde estendere in diversi casi T innesto. Se non che nel narrarvele avrei altresi di mira di assecondare in parte alia domanda dell' I. R. Governo diretta ai comuni di Brianza per conoscere quale convenienza trovisi fra la piantagione del gelso gia innestato, e quello che non ebbe ancora Y innesto. Non di rado avviene che per alcune circostanze il gelso da foppa innestato ad anello nella primavera non prenda 1' innesto i oppure una sola gemma si sviluppi. In tal caso conservando la messa domestica , educo due o tre altre messe selvatiche delle piii belle , e nel mese di agosto applico a queste 1' innesto a gemma coi metodi ordinarj e cosi ottengo il gelso compito di tre o quattro messe inne- state, senza attendere la successiva primavera per appU- «arvi di bel nuovo 1' innesto annulare. AFFENDICE ITALIANA. 1 94 Se il gelso che devo innestare ha messe vecchie o di un diaioetro tale da non trovare anello capace, vi ap- plico r inaesto a gemma o in primavera o nell'agosto, e jie ottengo un esito felicissimo. Ho fatto osservazione, che ci ha tiitta la convenienza nell' innestare i geisi quan- d' essi hanno i rami di due anni a preferenza di quelli che gli hanno di un sol anno, particolarmente se questi sono meschini , applicandovi Pinnesto ad anello. Formando un vivajo di gelsi selvatici neiratto che recido la sommita per dar loro I'asta, vi applico I'innesto ad anello, di modo che nella medesima primavera fo la pian- tagione del gelso e contemporaneamente lo innesto. Avver- tite pero die aspetto il momento che il suc.liio ascendente sia in perfetta circolazione e che tocchi la sommita , il che snccede anche un mese dopo la pianiaglone , e per cio conserve gl' innesti sul gliiaccio per applicarli al tempo indicato. Lo stesso metodo io tengo pei gelsi che ianesto ne' vivaj al piede. Come ognuno vede quei gelsi d'asta che non tengono I'innesto formano il castello sel- vatico , e quelli innestati al piede danno egualmente la loro messa selvatica. Quindi nulla si pregiudica se 1' ia- nesto non tiene. A quei gelsi che in questo modo innesto alia sommita fo correre una pertica orizzontalmente ia modo di legarli tutti contro di essa affinche il soverchio peso dei rami syiluppati dalP innesto non abbia ad incur- varli. Io pratico questo metodo da alcuni anni utilmente, e con grande economia di tempo , anche in tutti que' gelsi selvatici giovani che annualmente si trasportano da' vivaj in campagna, coUa sola avvertenza di aspettare che il suc- chio monti nei rami. Mostrarvi potrei una grande quantita di gelsi giovani di scarto posti in campagna nei luoghi i meno importanti ed ai quali applicai T innesto ad anello cd a gemma nella stessa primavera della piantagione, e vi mostrerei quanto sia utile questo metodo. In tutti i casi ne' quali applicasl 1' innesto non saprei abbastanza racco- mandare di non troncar 1' innesto se non quando e robusto ed abbia per lo meno due anni , avendo ben di mira che r Innesto sia divenuto vigoroso e proporzionato alia pianta. Non nego che in alcuni casi conviene troncare 1' innesto ancorche sia meschino, cioe allorquando per una grandiae o per altre circostanze V innesto avendo gia due anni tro- vasi con un ramo legnoso e piccolo e con poca speranza d' aumento. 192 APl'ENDICE ITALIAN A. Quando per la prima volta tronco i gels! innestati e robusti , ne colgo la foglia pei bigatti piccoli , e cosi do tempo alia pianta di vestirsi di bei rami, e Tanuo seguente non colgo foglia da qnesta. Nel troncarli lascio i rami principali lunghi non meno delle sette alle otto once e mi guardo ben bene dal tagliare i rami laterali sino alia lore base , come si nsa comunemente ;, ma in vece ve li lascio con due o tre gemme secondo la loro robustezza. Voi vedrete come il gelso con questo modo si vestira di moltissime e bellissime messe. Quelli die tagliano i rami laterali, e lasciano i tronclii principali nudi fanno si che moke gemme non si sviluppino dal tronco principale, per- che rovinate dal taglio , tolgono un pronto nutrimento a tutte quelle gemme clie trovansi alia base dei rami laterali, impediscono e ritardano 1' aumento ed il numero dei rami nella pianta. Fatevi a trattare un gelso come vi dico e vedrete che nel successivo ottobre riescira ben compiuto , e popolato di rami belli e robusti, talche lo direste troncato nel mese di marzo. Que'gelsi poi die hanno un solo ramo verticale , od anche meschino vengono da me ironcati nel mese di marzo ; e I' anno seguente non colgo foglia. In generale ho poca avidita di coglier foglia dai gelsi novelil: trovo assai miglior vantaggio nell' educarli ben robusti. Ri- sparmiandoli un anno, essi mi ofFrono il dopplo prodotto nel successivo. Abbiate di mira di costituire I'iiidividuo ro- busto , e cio oiterrete col risparmiarlo dalle sfrondamento da piccolo. Non si pub chiamare un danno la perdita di poche liblire di foglia lasciata a queste piarite , vi saranno restituite negli anni successivi con usura : ricordatevi che le piante crescono vigorose e robuste in ragione dei rami e delle foglie che portano. Nel marzo mentre si fanno le piantagioni , troncansi quei gelsi glovani o vecchi die hanno assolutamente biso- gno di tale operazione , e nello stesso tempo indicansi al contadliio tutti quei gelsi che non devono essere sfrondati marcandoli con un laccio di cordella rossa. Se un grosso gelso sembra aver sofFerto nell' anno precedente ed abbia dato segnali di tisichezza presentando poche foglie di color gialUccio, teuto di guarirlo col praticare con uno scarpello o con un trappano un foro nella parte bassa del tronco e lo inoltro sino al centro del tronco medesimo ^ quindi pre- scrivo clie non sia sfrondato. In questo modo ho risaiiato AFPEJSDlCt, liAl-IAXA. H):!, dei gelsi che col metodo ordinario di decapitarfi barlj.i- ramente per guarirli sarelibero periti. State siciiri ciie Ja niigliore iiiediclna in molii casL e quella di lasciar le foglie alia pianta. I nostri vecchi vi diranno il segreto per cui trovansi nelle canipagne grossi gelsl di veccUia data , ed il perche pochi se ne rinvengano di quelli che piaatati da una cert' epoca giungano ad una grossezza proporzlo- nata , o per lo piu se ne niojano. Domandatelo loro e vi risponderanno che ai loro tempi il gelso non veniva tutti gli anni sfrondato come si fa al presenter ma in ra- gione deir eta e del bisogno della pianta si lasciava i;i riposo : vi diranno clie il taglio del gelso non era efletto di sistema periodico, ma veniva apjilicato nei debiti modi a quei soli individui ne' quali scorgevasi il bisogno e non a tutti indistlntamente , e che infine i gelsi non erano cosi malconci e cosl stranamente mutilati , come si fa a I di nostri , senza una plansibile ragione ; vi diranno che e una vera follia il pretendere che una pianta possa prosjie- rare , elevarsi , dare una buona quantita dl rami e foglie, sottoponendola quasi ogni anno ad una totale privazloiie delle frondl fogllfere. Qaanto non sarebbe beueraerito della nostra agricoltiira colui che con voce autorevole, e coll' esempio Insegnasse a niodificare 11 taglio del gelso , ad applicarlo come medicina a quel soli individui che ne hanno il bisogno, eJ a llmitarlu a quei gelsl che per un soverchio prolungamento dei rami maestri si trovano con pochi rami piccoli , in conscguenza con poche foglie; a quelli che ridotti a cacciate eslli sono direi quasi splnosi e difTicili per la raccolta della foglia ; a quelli che mancano di rami laterali : difettl sul quail si puo provvedere senza portare 11 taglio su tutti 1 rami 1 pin grossi decapitandoll interamente, e privandoll perfmo della Jigura d' un albero. Si usi parsimonia nel taglio dei gelsl ed abbiasl ciira dl educare 11 gelso In modo che possa dlventnre un albero con moltl rami , perche da quest! avrannosi molte foglie. SI tronchi pure a quest' uopo <> con qnesta mira quando vi sia il bisogno; ed alia prosjie- rita della pianta si trovera associata tiitta 1" economla : allora vedrassi che la mortalita dei gelsl sceniera , no avrassl piii bisogno di rioni[)ire tntte le campagne iu mille modi di glovani gelsi per supplire al Ijisogno , ed alia sempre crescente mortalitii degli adultl. mbl. hal. T. LXXVII. i6 194 APPENDICK ITALIA>T\. Se noil temessi di avervi annojato con qitesta mia, mi proporrei ia un' altra di dirvi qualche cosa anche sulla vite {*). Per era ho teiatato di esporvi alia meglio le niie idee suir argomento da voi propostomi , ne farete cjuel conto clie vi senibrera il meglio conveniente. II vostro affezionatissimo amico Ambrogio Naya. Delia notahile serenitd e siccitd delV anno trascorso. Sebbene Y umano ingegno sia ancora lontano dal poter ridurre a certa legge i fenomeni meteorologici , pno pero per mezzo d' una ragionevole induzlone desnnta da cio che si osserva ne' fenomeni celesti che gia sono stati sottomessi al calcolo, rappresentarsi ciascnna vicissiludine atmosferica come composta dalla riunione d' un gran numero di ter- mini periodici, che a guisa delle onde di un flaido o delle vibrazioni d' un corpo elastico si sovrappongono gli uni agli altri senza confondersi. L' incomraensurabilita dei pe- riodi , dai quali ciascun termine dipende , da luogo -ad un prodigioso numero di combinazioni , negli aggregati delle quali i valori vicini al medio sono i piti frequenti, quelli vicini al niassimo e al minimo necessariamente i pifi, rari. Per rischiarare queste idee con un paragone famigliare, sia un giocatore il quale getti successivamente tre dadi , e noti ad ogni volta la somma dei punti che gli sortono; e chiaro ch' egli otterra frequentemente i numeri che sono vicini alia somma media, come il 9, il 10, I'll ed il 12, ma molto di rado le somme minori 3,4, 5 ecc. e le mag- giori 16, 17, 18, e che, ottenuta alcuna volta quest' ul- tima, sara sicuro di non andare pin oltre e dovra anzi aspettarsi di retrocedere. Lo stesso avviene nelLa raaggior parte dei fenomeni naturali , i quali sebbene non dipen- dano, come il getto dei dadi, dal puro caso , pure stante la moltiplicita dei termini e 1' incommensuraljilita dei pe- riodi, vanno soggetti alle leggi di probabilita che soglionsi applicare agli eventi fortuiti. (*) Ben alieiii dalP esserci annojati , preghiauio anzi 1' illustre aiuoi'e di questa lettera ad esserci cortese delle espeiienze ed osservazioni sue anche sulla vite , altro argomento pe' paesi na- stri iaiportantissimo. . . {I Direttori.) APFENDICE 1TA.L1ANA. 196 Consideriamo per esempio la quantita di ploggia caduta annualmente a Milano (V. il registro dall' anno 1764 al 1828 nel t. 52.°, dicenibre 1828, i^. 388 di questa Biblio- teca, e la continuazioiie lino a tutto il 1834 iiella qui uuita prima tabella della pag. 201), se le cjuautita osservate si dispongono in serie secondo 1' ordine di grandezz^a si tro- vera die nei 71 aniii trascorsi la pioggia fu 1 3 volte fra 20 e 3o pollici, 42 volte fra 3o e 40, 1 5 volte fra 40 e 5o, I sola volta fra 5o e 60 ; cosicche fra il liinite dai 3o ai 40 pollici, entro cui cade appunto la quantita media, e compresa piii della meta dei termini osservati. La quantita di pioggia delPanno scorso fa notabilmente niinore della media: ma non puo neppure coUocarsi fra le minime , giacche supera quelle degli anni 1817, 1828, 1771 , 1775, 1808, 1789, 1782, 1790, 1774, 1779, i8o3 i la sola cosa die puo dirsi insolita e la siccitii del mese di dicembre nel quale si ebljero solo poclii spruzzi di neve ed acqua die non arrivarono ad ua decimo di linea, cio che non era mai avvenuto nel corso di 70 anni precedenti. Or ecco in qual modo, accumulandosi col volger degli amii le osservazioni, si dissipano i dubbj da alcuni pro- uiossi d' un cangiamento dei climi e si appalesa la conti- nua oscillazione entro certi limiti de' cambiamenti atuiosfe- rici. Allorche le osservazioni di Milano oon erano giunte die air anno 18 17, erasi potato sospettare , paragonando il medio della pioggia nei primi 27 anni col medio negli ultimi 27, che questa ne' nostri paesi andasse adequata- mente crescendo. L' aggiunta di altri 1 1 anni basto a ri- durre quasi a nulla la probabilita di tale ipotesi ( V. Bibl. ital. luogo citato ). Ora poi che abbiamo una serie di anni 7 1 , possiamo sospettare 1' esistenza d' una variazione perio- dica, in virtii della quale la quantita di pioggia dojjo essere andata crescendo, pero con progresso saltuario , dall' anno 1764 in cui cominciano le osservazioni fino ai primi anni del corrente secolo, sia ritornata a' di nostri presso a poco alia prima quantita. Infatti se per elidere in parte 1' influenza delle variazioni piii rapide e plu Irregolari si considerano i niedj dei primi sette novennj e degli ultimi otto anni »iella serie suddetta, si troveranuo i numeri registrati nella 1()6 AI'IENDICE ITALIANA. secoiida tiiljella della pagina 201, sui quali si fonda cjiiesta nostra supposizione. Per quanto incerto sia il modo con cui i iiieteorologisti notano e distinguouo ne' loro registri il nuiiiero de' giorni sereni , mezzo sereni e niivoli , iion possiamo oinmettere di notare clie le osservazioni di tal genera fatte a Milano «;ombinaiio con quelle delle piogge nel presentare una di- minuzioiie della serenita dell' aria fin verso il priucipio di questo secolo, ed un successivo auniento fino al trascorso anno, il quale ebbe un nuuiero di giorni sereni niaggiore di tutti gli altri e solo eguale a quello dell' anno 1779- Nella tabella delle pagg. aoa e ao3 abbiaiuo scritto il rias- sunto delle fatte osservazioni di mese in mese , intorno al quale sono necessarie le seguenti avvertenze. Allorche in un dato giorno era notata nell' elenco delle osservazioni e nella colonna dello stato del cielo la paroLi sereno tanto la inat- tina clie la sera, si e ritenuto ne' giorni sereni il numero I ; allorche alia niattiiia era notato sereno e la sera nuvolo o vice versa, si e ritenuta la frazione '/a ; quando poi erano jiotate le parole sereno -nuvolo o nitvolo-sereno , sia che questa frase indicasse itn cielo per meta coperto di nuvole, sia die indicasse un tempo primo sereno e poi nuvolo, o prima nuvolo e poi sereno, si e ritenuta la frazione ^f^. La somma di questi termini di mese in mese , ommesse le frazioni, ha dato i numeri delle colonne che portano il titolo di ciascun mese. La somma dei 12 nitmeri cor- rispondenti ai dodici mesi costituisce il numero della co- lonna , suUa quale e scritto tutto I' anno. In quest' ultima colomia, prendendo il medio dei successivi novennj si ebbe dal 1763 a 1 1771 181 1772 1780 180 1781 1789 i63 1790 1798 168 1799 1807 r6o 1808 1816 179 1817 1825 188 1826 1834 199 £ qui e da notarsi che dall' anno 1777 a tutto il 180 3 le osservazioni sono state fatte senza interruzione dal- rastroaomo Keggio, e quelle dal 1804 sine alia line del ATTF.XniCF. ITALIAN \. I f)^ 1 83 1 dal sno collega Cesaris , dl modo clie la pi-ima di- minnzlone del nnmero sono prodotti da cause accidentali ed afFatto difFerenti. " Passa un gran divario tra una forza che si palesa uni- » camente con una difFerenza d' uno o due raillimetri nel » medio di 2 3 anni ed una forza che fa talvolta variare il » barometro di 8 o 10 raillimetri in 24 ore. Ora se questi >i rapidi cangiamenti di tempo , se queste enormi varia- » zioni fossero dovuti alia luna , la sua azione si sarelibe » manifestata in un modo ben altrimenti sensibile. Non )> si cerchi adunque nelle mie conclusioni un argomento >> in favore de' pregiudizj popolari. » Non e impossibile che oltre le influenze lunari , altre cause a noi ignote producano in certi determinati giorni deir anno una tendenza al sereno od alia pioggia , die non possa essere rappresentata da una formola generale ^ ma a determinare queste influenze particolari di giorni deter- minati con un peso di probabilita eguale a quello che al)- bianio j>otuto ottenere nei medj mensuali vi vorrebbe una serie d' osservazioni di 3 o 4 secoli. Cio mostra quanto poca fidncia si meritino quei proverb] che corrono per Ic bocche del popolo, giusta i quali i giorni in cul si celebra la festa del tale o del tal altro santo dovrcbljero essere par- ticolaruienie dispostl alia pioggia od al sereno a prefereuza 2C0 APPENDICE ITAI,I\XV. fli qnclli die iininediatamcnte li procedono o 11 seouono! l.T quale particolare disposizione , posto ancora die fosse stata leale all' epoca in cni ebbero origine i proverb] sud- detti (la cni invenzione, degna dell' ignoranza de' tempi, e sicui'anieiite anteriore alia riforma gregoriana ) , avrebbero dovuti diventare falsi dopo die per la riforma stessa i d'l de' Santi fnrono traslocati di undici giorni per rispetto ai giorni del passaggio del sole per gli equinozj. Dopo aver ritrovato nelle quantita annue della pioggia, e nel numero de' giorni sereni un cambiamento oscillatorlo nel corso degli ultimi settantadue anni, ci resta ad esanii- nare se un niovimento analogo si osservi nella direzione dei venti i a quest' oggetto , essendo cosa troppo lunga il considerare ciascuno degli otto venti in particolare, abbia- mo confrontata la direzione del vento risnltante ad epocbe differenti, clie giusta il metodo proposto dal Lambert nelle Memorie dell'Accademia di Berlino si compone della riuniono di tutti. Nella tabella della pag. 204 sono registrati i venti compost! corrispondenti ad ogni mese risultanti dal medio delle osservazioni fatte in tre diversi periodi di tempi. Quelli corrispondenti al primo periodo, die abbraccia gli anni dal 1763 al 1792, sono desunti da una Memoria dell'astrono- mo Oriani (Epliem. Mediolan. anni ijgS); quelli corrispon- denti al secondo, che comprende gli anni dal 1793 al 18 16, sono ricavati da un manoscritto inedito dell' astronomo Ce- saris ; quelli finalmente corrispondenti al terzo, che giunge fino air anno i833, sono stati ultiniamente calcolati dal signer aliate Capelli, uno degli allievi dell' I. R. Osserva- torio di Milano. Ora confrontando fra loro queste succes- sive determinazioni si scorge non solo nel vento composto di tutto I'anno, ma anche nella maggior parte di quelli di ciascun mese un movimento progressivo dall' Est verso il Nord, che per un adequato puo valutarsi di un grado e mezzo air anno , ma che va successivamente rallentandosi. Le osservazioni degli anni avvenire, massime se verranno Islituite con metodl e con istromenti meno imperfettl , e ripetute in diverse parti del globo , potranno spargere molta luce su questi singolari fenomenl della natura , di cul ora solo di lontano possiamo prevedere I'andamento. Per ora ci basti I'aver notato, per soddisfare la curiosita, del pubbllco sulla notabile serenita e siccita dell' anno trascorso , che la quantitii di pioggia in tutto l' anno fu APPENDICB ITALIA.NA. 201 hilnore della meclla, ma noa una delle minlme; che il mese di dicembre fu il piii secco fra tuttl quelli compresi nel periodo de' precedent! 71 anni ^ che il numero de' glorni sereni in tutto T anno fu eguale a quello del 1779 e supe- riore a quelli di tutti i rimanenti settant' anni. Anni. Quantila di pioggia. 1829 ^M. lln. o5 4,o5 i83o oa 7,75 i83i 33 7,10 1 832 38 1,67 i835 38 0,43 i854 29 8,5i Quantila media novennj e uell neirintervallo di di pioggia nei p 'ultimo oMennio c tempo tra il 1764 •imi sette ompresi eil 1834. Dal 1764 al 1772 poll. 34 tin. 7*67 1775 1781 32 1,52 178a 1790 33 7,60 i79» 1799 36 II, i3 1800 i8o8 55 0,14 1S09 1817 39 8,09 1818 1826 3? 9,75 1827 1834 34 3,42 Medio di 71 anni 55 6,36 202 APPENDlCE ITALIANA Numero del gioml sereni ne'i mesi di ciascun anno dal i ^63 al 1834! desiinto dalle osservazioni meteorologiche fatte presso V Osservatorio astronomico di Milano. 6 _6^ 0 OJ 0) q3 0 2 .J a ^ 0 1 0 ti. * •< r=i 0 < c« 0 Z p 1 1763 2 0 18 18 9 18 i5 24 '7 20 i5 12 177 ■ 1764 10 i3 i5 19 »7 21 19 19 16 lb 8 7 182 ,! 1765 7 8 10 i5 12 12 i3 19 22 li) 10 17 160 ■ 1766 21 9 21 10 i5 20 23 23 22 9 6 7 186 1767 12 7 21 14 17 16 24 24 14 II 10 16 186 1768 10 1 3 25 i5 17 17 23 17 12 9 i3 II 182 1769 i3 9 16 10 19 17 19 22 18 r5 8 18 184 1770 17 i4 10 '4 i:i iq 20 2i 22 10 II 8 181 ; 1771 12 '4 10 16 10 i3 25 25 14 '9 26 4 188 1772 5 i(i 8 12 8 22 19 16 i5 20 (J 8 i55 1773 '4 12 '7 i5 i3 16 17 20 i6 18 II 4 173- 1774 II 14 12 9- II 16 24 22 14 20 10 lb 178 1775 10 '4 ip 21 12 12 24 18 24 i5 II 21 201 1776 2 II 18 i3 i5 i5 20 19 i4 '4 8 18 167 1777 10 6 18 17 10 i4 16 22 22 7 20 I '6 17b 1778 8 9 14 i5 i5 '4 24 26 '4 9 12 20 178 '779 24 24 24 22 18 1 1 19 19 18 17 I I 12 219 • 1780 14 '7 20 i3 i6 17 18 ID 14 16 10 i3 17S 1781 I '6 1 1 24 12 14 1 1 27 20 16 17 7 4 17(3 1782 1 1 12 16 7 i5 22 23 22 17 17 A 9 1 85 1-783 10 12 14 22 1 1 7 II l5 5 5 16 •6 I 32 1784 10 12 6 8 22 19 17 18 18 10 i4 7 161 1785 6 12 i5 12 14 21 18 17 18 18 II 4 166 1786 10 i5 10 10 16 i3 16 19 ID 4 5 12 i53 1787 20 ij 14 10 21 14 18 14 22 i3 16 7 10 171 1788 i3 7 10 i3 14 19 18 i3 16 7 10 iCi 1789 9 12 9 1 1 18 17 19 19 17 8 12 14 1 65 1790 19 18 22 9 14 16 19 21 18 10 b 20 192 1791 i5 16 25 14 i5 i4 20 20 20 II 7 i3 IQO 1792 7 i5 i5 19 12 17 21 20 1 1 » 10 16 174 '79^ 12 i5 8 Q 12 20 25 23 i3 21 II 6 173 1 1794 7 18 17 i5 9 12 17 l5 12 i4 8 14 i58 1795 14 4 8 10 18 10 12 21 14 12 12 II l52 j 1796 10 10 i5 18 12 18 21 1 5 16 9 5 10 160 - - - APPENDICE ITALIANA 2o3 0 j3 _^ ■ 2-, '3^ _6 u V _6 'so 0 to _o 5 -5 S 0 ,3 £ E 5§ fl c r^ i-4 'fX so 3 "aij " > ZJ c- r c 0) "3 « Rh a SD 7 >9 20 21 20 22 23 20 9 2 2t3 1826 17 i4 1 1 17 '9 4 19 22 25 i5 14 9 16 199 1827 17 i5 '9 16 16 22 18 17 i5 20 i5 199 1828 i3 '4 21 16 16 20 24 23 18 18 1 1 i3 207 1829 7 16 12 1 5 16 21 23 19 IT i3 i3 5 171 i83o 9 6 23 17 18 17 26 25 i3 22 12 8 196 i83i 9 18 18 i5 17 20 24 18 18 21 i6 9 204 1 852 i3 16 i5 14 16 17 24 24 20 19 6 17 201 iS33 '4 8 t3 16 27 19 20 20 n 21 12 i5 196 1834 10 18 24 20 •9 •9 20 iG 22 20 10 21 219 204 APPETS^DICE ITALTAXA. Gennajo Febbrajo 3Iarzo . Aprile MaggJo Giugno Luglio . . Agosto . . Settembre Ottobre. . Novembre Dicembre . Tutto r anno DIREZIONE DEL VENTO COMFOSTO dal 1^65 al 1792 610 la 19 a dal 1793 al i8!6 81 122 l32 I 25 6 ii4 12 98 54 84 16 79 35 3io 24 58 58 8i 10 287 18 294 55 66 58 84 37 58 42 144 II ii4 3o 90 14 ■78 3o 36 55 3o4 4' 288 49 21 25 dal 1817 al 1 835 281 19 29" 9 40 8 25 39 56 28 6 102 53 i5 47 57 54 18 290 I T 267 54 5 43 I R. GiRONI, F. CARLINI, I. FVMAOALLI e G. BRVGNATELLIf direttori ed editori. Pubbllcato il di iR marzo t835. 3o5 Estratio dtllc osservazloiii meteorologidie fatte alia nuova torre astronomica dell' I. R- Osservatorio di Brera all' altezza di tese i3^62 (metri 26,54) sulV orto hotanico , e di tese 75,48 {metri 147,11 ) sul livello del mare. -**** **•=" G E NN A J 0 1 835 BARO METRO del vento. ridutlo al a tempeialura + 10° R. 2l'> Direzione 0'' G'^ 0 <5 o'> 5'' 6'- 9'' Id'' 18'' 12'' 18'^ ,.q11 li... liii. lin. lin. ii„. I 28 'v 1-5 1,2 ■ 2,8 ,,5 1,2 1,1 s 0 N 0 N 0 N 0 ■2 28 0,8 0,2 1,0 2,6 1,9 1,9 2,1 0 N 0 S E N N E N E :> 28 2,0 '^9 2,1 2,1 2,4 2,2 2,5 E N E £ N £ 4 28 2,5 2,2 2,1 2,8 5,5 5,8 4,2 S E N N N E N 5 28 4,2 5,8 ^,9 4,5 4,5 4,4 4,9 S Calmo N 0 N N E 6 28 4,7 4,6 4,6 4,6 4,7 4,1 4,1 0 s N 0 N S 7 28 ■^4 2,8 2,7 2,b 2,2 ■,4 1-7 0 s 0 s N 0 N N 0 S 28 «,4 o,i) 0,5 0,5 0,2 0,1 0,1 0 S 0 S E S f> 27 J 1,7 I '4 11,4 11,4 II, I 10,4 10,5 N 0 N s WON N 0 N 10 -7 10,2 9'8 10,0 io,a 10,5 10,7 11,4 0 N 0 N N 0 Calmo S E ., 27 11,2 10,8 10,8 11,1 II, I '0-.9 1 1,0 Cdlmo N IV 0 N £ 12 27 lo,q 10,5 10,6 1 0,9 i",9 12,0 11,4 N E Calmo E S E I J 27 11,5 1 1,0 II, I II, r 1 1,0 10,1 10,2 Calmu N E N E N •^ 27 9'8 9,4 9,2 9P 9,0 8,6 9,0 N N E E S £ N It) ^7 9," 9,1 9,2 9,2 9,1 8,7 »,7 IV E N 0 0 S 16 27 8,4 8,0 7,9 7,7 7.4 6,7 7,0 S N E 0 E '7 •■^7 6,7 fi,7 7,0 7,5 7,6 8,0 8,3 Calmo S 0 N E E 18 27 7,2 8,b 8,6 9,1 9-0 9,2 ^7 N 0 N N 0 0 N iQ 27 8,0 7,3 6,7 6,0 5,0 5,3 5,5 N E S E S 2(1 in 2,7 2,5 2,7 5,4 5,8 6,1 0,5 N E N E N £ > •^I 27 6,8 6,5 8,1 8,8 9,0 9,5 9,9 S E N E N 0 N s 22 27 919 9,t) 10,2 10,5 10,4 10,9 1 1,6 N S 0 N 20 28 0,1 0,2 0,7 i,« •,4 1,8 2,1 N 0 N N N E N 0 24 28 2,0 1,4 1,3 1,2 1,3 1,1 i,4 S 0 S 0 N N E 25 28 1,3 0,9 1,0 1,2 ',3 0,9 •,4 E S N 0 s s 0 2G 28 1,2 0,8 1,0 1,2 1,3 1,3 1,6 S s N 0 0 •^7 28 J, 4 0,9 1,0 0,8 0,7 0,4 0,5 N 0 S E 0 N 0 28 27 12,3 11,8 12,2 12,6 12,8 12.6 12,6 E E N E s •^'j|-"'7 J 1,8 11,7 11,6 1 1,5 1 1,2 1 0,7 10,8 s 0 S E 0 N Txj 27 10.6 10,2 1 0,4 iu,6 10,7 1 1,0 11,5 E Calmo N E 0 1 .5 1 27 M,4 1 1,2 1 1,8 1 2,2 «2.i I o,t 1-5,9 S S 0 N N E ^ Alle ziA iiuissiina minima . Jel Laioraetn J poll. 28 lii 27 " 27 " 2,5 1 ./ media . . . » 1 1,0 1 I.e ore ( IJlo . jsserva zioiii sono i n tern 11) \r\ .' cont ate da mezzo Ji. 1 2C 6 GENNAJO i835. Allezza del termometro R. +2,32 ,84 +2,12 + 1,64 + 1,82 +0,20 +o,5o +0,10 +1,84 +2,02 16 +3,62 +3,42 +3,96 + 1,45 +1,44 +2,02 +2,52 +3,02 +2,00 +3,2 2 +3,02 +4,67 +4539 +4,01 +4,8'} +0,80 1,44 +0,10 +0,97 +2,02 +2,62 +2,72 +3,02 +2,02 +2,62 +2,52 +1,97 +1,92 +0,80 +0,5 o +0,63 +0,lf) 0,00 +0,4' +1,34 +2,12 +0,80 +O560 -0,60 -1,53 +2,92 +2,52 +2,52 + 1,92 +4,26 -1,00 -1,53 -0,20 ■to,44 +1,74 +2,62 +2,22 +2,12 +2,12 5,96 +4,26 +4,06 +4,56 4,26 +5,02 +4P9 +2,69 + 1,56 +1,56 +1,5 1 26 +1,62 27 +3,52 +4,3^ +4,o3 +4,66 +3,42 +0,96 +3,96 +4,38 +4,o5 +3,35 +5,01 +2,92 +1,82 +2,12 +2,20 +0,07 +5,52 +5,32 +4,96 +6,07 +6,<7 +0,00 +2,02 + 1,24 +1,00 +0,94 +1,07 +4,06 +4,76 +5,72 +5,42 +5,22 +0,00 -o,5o 0,00 +0,20 -2,88 -5,58 -2,55 0,45 0,27 +0,94 +4,ob +4,06 +4,06 +4,76 +0,09 +2,22 +1,62 +0,54 -0,25 +o,5o +1,18 +5,o4 +5,72 +5,02 +1,44 +',44 -0,20 -1,23 —2,07 -1,43 -3,38 ,49 +1,92 ,74 + 1,24 ■,54 3,96 +3,47 +3,70 +4,73 ,62 +0,76 -0,58 -0,01 -0,48 -o,5o +0,19 +1,92 +3, 1 5 +1,00 +0,64 +0,54 4,36 -2,80 -1,25 0,00 ■1,56 +i,i4 +2,62 +2,02 +5,12 ,14 + 0,70 +5,59 +3,62 +4,86 +1,84 +0.,52 -1,75 -1,73 -1,63 -1,95 -o,3o +1,00 +1,57 +0,64 -o,5o -0,60 Slato del cielo. da o'' -',17 -0,90 1,77 1,43 -3, 08 -4,32 -1,75 +0,10 -0,18 +0,96 +1,69 +2,22 ,48 +2,60 ,04 +2,02 +5,72 +4,06 +5,96 +2,02 +0,94 -0,58 78 -1,2 -1,00 0,00 +1,54 +i,i4 -o,4o -0,60 Ser. nuv.nebb. Nuv. ser. Sereno. Ser. nuv. Sereno. Ser. nebb. ser. Sereno. Nuv. nebb. plogg. gr Nuv. ser. Nuv. ser. nuv JNebb.ser.nuv. Nuvolo. Pioggia. Pioggia. Nuv. nebb. ser. Ser. nuv. nebb. Nuvolo. Nebb. piogg Piogg. nuv. Nuv. ser. lampi Ser. nuv. Ser. nuv. ser. Ser. nebb. ser Sereno. Sereno. Sereno. Sereno. Sereno. +1,36 Ser. nebb. Ser. nebb. Ser. nebb. da 12'' a 24*' Ser. neb. nuv. Ser. nuv. ser. Sereno. Sereno. Ser. nebb. ser Sereno. Nuv. nebb. Nuv. ser. nebb Nuvolo. Nuv. nebb. ser Nuvolo. Nuv. piogg. Pioggia. Piogg. nuv. nebb Ser. nuv. nebb. Nuv. nebb. Nuv. nebb. Pioggia. Nuv. nebb. Nuv. Ser. Ser. nuv. Sereno. Sereno. Sereno. Sereno. Sereno. Sereno. Sereno. Sereno. Ser. nebb. Ser. nebb. Altezza massima del termometro + 6°,i » ni'nima - 4 ,4 >> media + i ,3 Quanlila della pioggia caduta in luUo il mcse liuee 20,760. 20" 'itratto delle osservazioni meteorolosiche fotte alia nuova tone astronomica deir I. Ji. Osservatorio dl Brera all' altezza di tese i3,6a (metri 2.6,54) suU'orto botanico, e di tese 75,48 {metri 147^11) sul livcllo del mare. FF-BBRAJO i855. 1 BARO METRO del vento. 1 j. ridotlo alia temfieiatura +■ 10° R. i;;: Direzioiie 0 0 o'> 3>^ 6'' 9' 12^ 18'' o*^ 6'^ ,2'' 18'^ poll. l.u. l.n. Uii. lln. 1,Q. lin. liu. 1 28 2,18 2,17 2,66 3,i4 3,09 2,97 3,19 s 0 N E S S E S 1 28 5,01 2, DO 2,26 2,23 1,85 1.7' 1,78 S 0 S 0 S ■6 28 1,64 0,qo I508 1,24 1,18 0,29 0,25 S S 0 N 0 s 4 27 12,45 11,68 11,86 1 1,70 11,24 11,93 12,19 0 E 0 N 5 27 12,11 ii,4i 1 1,16 10,52 io,o5 6,55 5,53 S 0 Calmo 0 sso'" 6 27 7,08 7,26 8,84 9.40 9.7^ 9'95 10,09 ON 0*^' N(^) n(=) NOl'> 7 27 10,06 9,8 1 10,12 10,46 10,40 10,25 10, i5 S 0 0 N E E 8 27 9,43 8,40 7,78 7,DI 7,02 6,45 6,54 E E N S E N sso<') 9 27 6,18 4,q5 5,44 5,87 6,09 6,14 6,55 0 N N N 10 27 6,55 6,66 7,42 8,24 «,94 10,55 11,46 E N E E E N s 0 0 N N E II 27 11,84 11,85 12,55 i3,o6 1 5,58 i3,4o i3^i 0 0 0 S N 12 27 12,97 11,80 I i,4o 11,25 10,81 9,22 9,00 E S N N 0 N i3 27 8,56 7,86 7,52 8,20 8,75 7,78 7,64 S 0 N n(" o<"' i4 27 7,11 6,55 6,34 6,59 6,71 6,,5 6,44 0 0 N E N lb 27 6,35 5,91 5,96 6,04 6,10, 5,96 6,14 E E E E S 0 16 27 6,06 5,86 5,94 6,08 6,22 6,64 7,i5 S E S 0 17 27 7,i3 7,>4 7.29 7i7J 7,92 8,06 8,47 s E N 0 18 27 8,45 8,08 8,12 8,02 8,D2 8,19 8,55 0 0 N 0 19 27 8,40 8,11 8,35 8,73 8,57 8,33 8,64 s 0 S N N 0 20 27 8,55 7.92 7,81 7-.72 7,5i 6,54 6,06 Caliuo S N E E 21 27 5,73 4.07 4,7' 4,63 4,56 5,3o 6,22 N £ N oo 22 27 6,y8 7,ti4 8,63 9,o5 nrl? 9,24 9,61 K0<^> jjW IV N 26 27 9,26 8,66 8,4o 8,34 8,40 8,45 8.63 c. N E 0 N 24 27 8,47 8,04 8,3o 8,18 8,98 8,97 Q,r.5 S E Calmo 0 S S 0 2b 27 9,56 9 -,2 4 9,7^ 10,26 10,42 10,65 10,76 0 s E N 26 27 10,70 10, 5o 10,41 10,40 I0,J3 9,62 9,8. E K N E ' 27 27 9.67 9,28 9,58 9.28 8,01 7,80 -,65 E E E E 28 27 7,44 6,95 6,82 6,64 6,46 5,62 5.54 E N E N 0 N 1 ■■ — ■ ' ■ '■" ■■"' ■■ ■ Alle/.za m;issima del barometro poll. '^8 lin. 5.,i4 " minima »» on n /. ^^fi >> nicf lia ♦ tf 27 ./ 8,95 1.0 ore (Idle osscrvazioui sono in tempo vcro contale da mczzodi. "^ '■ — ' — ■> H»d.«> ••"rmr^-t-w. B ■■■ 1 i- >»irt^-t.'ia KiaWUgTil IMIIIPII ^ 208 pl^ FEB BRA JO i835. Alteiza del termomelro R. Stalo del cielo. c3 o"^ oi^ 6*' 9^ .2^ ,8'^ 2,'' dao''a ,2>' da , 2 a 24'' I +i,5i +2,00 +0,02 -o,5o -o,°82 -,,00 -1,53 Nebbia Nuv. nebb. 2 -0,^0 +i,4o 0,00 -0,80 -o,o5 -0,90 -0,80 Nebb. ser. Nuv. ser. nebb. 3 +1,00 +3,42 +3,o5 +2,32 +2,12 +2,12 +2,4' Nebb. ser. Nebb. nuv. 4 +3,62 +6,70 +5,53 +4:90 +4,26 +2,28 +3,58 Nuv. ser. Sereno. 5 +7,3o +6,67 +6,07 +4,86 +3,96 +0,72 +5,96 +6,37 Ser. nuv. rxeb. Nebl). ser. 6 +7,84 *7'74 +5,02 +4, '7 +4,16+4,55 Sereno. Sereno. 7 +6.,5o +7i74 +5,^4 +44*^ + 1,60 +1,39+1,63 Sereno. Ser. nuv. 8 +4^93 +6.70 +4,21 +0,72 +3,36 +0,34 j +2,, 2 Ser. iiuv. neb. Nuv. piog. ser. 9 +7,24 +8,85 +8,20 +3,54 + 1,62 +i,5i + i,,6^ Ser. nuv. Sereno. 10 1 1 +4,76 +.-),! 7 +3,60 +2,o3 +0,69 -0,70 +,,56 Nuv. rotto. Sereno. +4,56 +4,66 +3,22 +1,34 0,00 -o,5o 0,00 Sereno. Sereno. 12 +5,75 +4,66 +2,62 +1,09 0,00 -1. 00 +1,84^ Sereno. Sereno. , i3 •^4,44 +5,77 +4,5o +5,62 +5,3a +1,44 +5,96 Nuv. ser. Sereno. . i4 +7''29 +9.77 +6 07 +6,07 +3,12 +0,26 +2,22 Sereno. Sereno. lb +5,22 +6,72 +5,02 +0,22 +1,98 +1,9' +2,92 Ser. nebb. Nuv. ser. i6 +4/46 +3,67 +2,90 +2,54 +2,04 +,,82 +2,1 , JN'uv. piogg. Piogg. nuv. '7 +3,37 +4,66 +3,96 +',64 +0,22 +0,57 + 1,92 Nuv. ser. Sereno. i8 +5,29 +5,79 +3,96 +0,22 + ,,84 -o,3o +1,12; Nuv.rolloneb. Nebb. ser. iQ +4,8, +5,42 +3,96 +3,96 +2,97 +2,5, +0,20 Ser. neb. nuv. Nuv. ser. nuv. 20 +4,60 +5,00 +4,20 +4,00 +3,82 +3,48 +0,70 - 1 Nuv. piogg. Pioggia. 21 +4,06 +3,96 +3,62 +5,42 + 1,35 +3,96 +6,07- Nuv. piogg. Nuv. ser. 22 +8,78 +8,86 +7,0.4 +4,83 +2,62 +,,64 +0,02 j Sereno. Sereno. 23 +6,89 +8,83 +6,17 +4,45 +2,20 +0,90 +2,79 Nebb. ser. Ser. nuV. 24 +6,57 +6,62 +5,24 +5,02 +4.86 +3,92 +5,22 Nuvolo. Piogg. ser. 23 +8,81 +9'.4'J +7.44 +6,20 +6,17 +4,46 +4,40 +4,36 Sereno. Ser. nuv. piog-; 1 26 +6,67 +6,70 +5,80 +5,39 +5,32 +5,62 Nuvolu. Nuv. piogg. 27 +6,67 +7^29 +6,62 +6,47 +6,06 -t-HtM +<^^97 Nuv. piogg. Pioggia. 28 +5,94 +6,92 +4,61 +4,46 +4, ,6 +2,92 +3,96 I'iogg. nuv. Nu\olo. Allezza niassima del lermometro + 9" ■>']'] n niiQima — i ,dd Quanlita deUa pioggia caduta in lutto il mcse linee 18,06. nwwHiw 209 BIBLIOTECA ITALIANA PARTE I. LETTERATURA ED ARTI LIBERALI. La figlla di Jefte , tragedia dl Felice Bellotti. — • Milano, 1834, dalla Societd tipografica de' Classici italiani , in 8.° T ' J_j Alfieri parlando della sua tragedia del Saul dice clie se avesse trovato il secolo piu disposto a ben accoglieie soggettl di quella specie , piu alti'i no avrebbe tratti dalla Bibbia die ottinii gli parevano. E non e qui luogo a trattare s' egli cosi scrivendo dicesse il vero , o calunniasse il suo tempo •, sola- mente non e da tacere die quel secolo , da lui chia- mato niente poetico e tanto ragionatore , corono di grandi applausi il Saul, e lo riconobbe la piu eccel- lente tragedia del sonimo Astigiano. Qucllo di die non dovrebbesi dubitare si e die non fosse per rie- scire altamente gradita una tragedia di soggetto bi- blico nel tempo nostro, in cui, dato bando agli ar- gomenli presi dalla niitologia de'Grcci, die dopo il risorgimento delle Icttere erano stad risguardati come i piii adatti alle poetiche trattazioni, voglionsi sosti- tuire i cantici di Sion agV inni pei giuoclii d'Olimpia, e porre i cedri del Libaiio la dove sorgevano gU allori del Parnaso. Che se mai cio non fosse per av venire , bisognerebbe cercarne la spiegazione in Bibl Ital T. LXXVII. 14 3IO JL V 1IGLI\ DI JEFIE, alcuna di quelle anomalie o contracklizioni chc non sono infreqiienti ncl luondo morale. Ed ecco al proposito di qucste coiisiderazioni farsi avanti i' insignc tra Juttore de' tragici greci , il signor Felice Bellotti , con una tragedia da lui attinta al sagro tcsto, la Figlia di Jefic. Pero dalla disaniina clie noi prcndianio a fare del suo lavoro si per riguardo al- 1' ar^omcnto , che alia condotta ed ai carattcri ap- parira se in questa cia della poesia reiigiosa, e vale a dire cousentanea alia nostra credcnza, vogliasi con- cedergli un poito fra gli scrittori drammatici, o se, profuiiiatolo e ingliirlandato, debbasi riniandarlo da questa rigenerata republ)lica delle lettere , come Pla- tone tutti voleva riir.andare dalla sua i poeti. Gia i suoi meriti verso i classici studj sono tali ch'ei puo fostenere il giudizio senza temere che il suo nome si offusclii , il quale anzi conlidiamo che postera cre- scct laiide receiis. 11 latto su di cui posa la tragedia e narrato ncl lihro de Gindicl (cap, xi); e noi Cjui riporterenio solaniente quelle parole che piu da vicino toccano r ar2;omento , servendoci della versione del Martini. o cc II re de' figliuoli di Amnion non voile restar 5) appagato delle parole di Jephtc . . . Entro dunque in » Jcplue lo s'^nrito del Signore ... e ... si avanzo » verso i fig'duoli di Animon , e fece voto al Signore » e disse : Se tu darai in mio potere i ligliuoii di » Ammon, il primo, cliiuncjue egli sia (i), che uscira » dalle porie di casa mia , e verru incontro a me » nel ritornar die faro vincitore ... f olleriro in (i) Qui si avverta che la Volgata, tradotta de monsig. Martini, ha: Quicumque primus fucrit egrcssus de foribus doinus mere, ma die il testo ebraico puo essere egualmente, al dire d' alcuni eruditi , interpretato : Quodcumque fuerit egressum = « Quella cjuakinque cosa , che uscira , ecc. » ovvero : " Cio die uscira, ecc. >i = Veggasi lo stesso Mar- tini neirannotazione a questo passo. II nostro poeta lia se- guita r ultima versione. TRA.GEDI\ DI FELICE BELLOITI. 211 » olocansto al Si2;norc ... Ed csnu2;n6 vcnti ciita . . . » sconHtta grande oltrc modo, colla quale fiirono ab- » battiiti i ligliuoli di Amnion da'lijjliuoli d'lsracle . . . » Ma nel ritornar die farcva Jeplite . . . gli ando iii- >' contro la sua iinica liglia . . . r.ienando caiole I'l » suoiio di timpani . . . E roni'ci Tcbhe veduta stia cio 5) le sue vcsti, e disse: Alii, iigliuola mia! tu mi liai o> ingannato, e ti se' ingannata anclie tu (i); peiocche » io lio data parola al Signore , e non potio fare » altra cosa. Pvispose clla a lui: Padre iiiio, . . . fa di » me quello clie hai promesso, essendo stato a te » conceduto di far vendetta dc'tuoi neniici e di vin- » cerli . . . Ed ella parti coile sue comp.T2;ne e amiclie 5> e piangeva su" monti la sua verginiia. E finiti . . . .^) due mesi se ne toino al padre , cd egli fece di » lei quel clie avea pvomes>o con voto. 5^ Lc autoriia dcgli anticlii Ebrei, e tra essi di Giu- seppe navio(2), quelle dci santi padri Girolamo , Ambrogio, Agostiiio, Giovanni Grisostonio (3) , del- I'autore de»le Qiicslloni agll ortodossi. attribuite a Giu- stino (4), 61 Teodoreto (5), non clie di assai dotti comentatori raccolte dal Calmet non lasciano dubbio clie non dcbbano essere letteralmente interpretaie le parole del la S. S<"iittura et fecit el sicut lo^erat « e i'ece di lei quel clit aveva promesso con voto: » e vale a dire die Jefte abbia veramente sagriiicata ed ollerta in olocansto la propria fijrlia. Ncl die S. Gi- rolamo anzi par die ravvisi il castigo, permesso da (1) Os^ervano i comentatori clie dove nella Volgata si leggono le parole: Hcu me, filia mea, decepisti me, et ipsa decepta es , V ebrco dice : Ilumiliasti me , ovvero depressisti me; et ipsa in turbantibus me; cioe : Tu mi hai abbattutoj e sei fra quelli che mi conturhano. (a) Antic, ita giudaiclte , lib. V , c. 9. (3) Ilierou. Contra Jovia.. Lib. i. Ambr. De Offic., lib. Ill, c. 12. Aug. Quoest. 49 in hid. Joan. Chrysost. Horn. xiv. (4) Qumst. 99. (5) Qiicest. 20 in Jud. 212 L\ riGLlA DI JEFTE, Dio, della temcriia colla quale il voto era stato pro-: nunciato da Jefte : ut qui improspecte voverat, crrorem Kotornm in filice morte sentirct; e cosi pure S. Gio- vanni Grisostomo e Teodoreto alTermano clie in questo fatto Icklio voile ammaestrarci della circospezione colla quale proceder si deve nel fare i voti; onde anclie il poeta can! 6 : NoTi prendano i mortali il voto a ciancia. (i) Egli e sopra tali fondamenti die il sig. Bellotti ha ra2;a;irata la sua trasiedia, nella cruale mantenne, con im ardl^cio tanto piu singolare, quanto pin scmplice apparisce il suo lavoro. il vero carattere bihiico in tutta la sua maggior perfezione. Pi'ofondamente tro- vato e il carattere colossale di Jefte, ne! cpiale e tras- fuso quanto puo venire inspirato dal racconto del eagre testo e dalle riflessioni de' Santi Padri. La doir cissima Seila (a) e quale esser doveva colei chc ri- spose le parole gia di sopra riferite : Padre wJo, . . . fa di me cpcello chc liai promcsso. Gli altii caiatteri gone creazione del poeta, ma creazione ar.aloga alle circostanze che la storia ci ha conservare. Peru male si avviserebbe chi il sagvificio di Seila a qucllo paragonasse dliisienia. La cagione ne tanto divcrsa, che a malgrado della matcriale rassomiglianza del!' avvenimento , nessuna corjbrmita havvi nella sostanza del fatto , nulla che ravvicini Agamennone a Jefte, cpiantunque si T uno che I'altro facciano delle liglie loro due vittime. Le navi de' Greci stanno sul mettere alia vela in Aulide per riconqui stare una donna che aveva tradita la fede conjugale e vendi- care lo scorno di un piccolo re della Grecia. Ma i vcnti non soffiano a spingere a Troja Tarmata che Tambizione degli Atridi ha raccolta ai danni di Priamo: ed ecco che un sacerdote acclama essere volere degli (i) Dante, Parcul. , C. r. (a) Questo nome della figlia di Jefte non leggesi nella Sacra Scrittura , ma nel libro supposto di Filone eljreo. Aniiqultntitm Bihlicanim. TH.VCEUI\ DI Fr.LICE EELLOT'lI. 21^ Dei clic i vcnti si pUichino col sangne d'una vergine, e qiiesta vorgiiic dvh\) csserc la liglia del primo dii re. Se qiiesta infelice uoii veiiiva a!)han(]onata i'.lla scare, 1 armata iiiessa insieinc con tanti sforzi e con si grandi artilizj avrebbe dovuto disciogliersi , Aga- mennone deporre il coniando, ed Elena limaiiere tra le braccia di Paride. Agamennone in questa alterna- tiva di cose s'esilie di sacrilicare la licilia anziche ]' ambizioiie sua personale e i maritali riscntiaienti del fratcUo IMenelao. Onta percio al padie snaturato e criidele! raccapriccio sulla miscianda vittinia ciie sta per deturpare col siio sangue gli altari degliDeil Gli Ammoniti combattouo contra Israele. Nell c- strcmo pericolo i senlori del popolo di Dio ricorroao a Jcfie, die sbandito dalla j^aterna casa da' proprj fratelli vive esule in Tob. Jefte vola in soccorso del popolo suo. Trovandosi in faccia dellininiico, incerto dclla vitioria fa voto al Sijinore. Combat! o e vince. Eitorna, ed eccolo nel duro fran^ente o di mancare al voto o di sacrilicare la ii2;lia. Qnellc jjarolc della legge: (i) Tutto qitello cli e consacruto al Si^nore^ sia itonio, o aniniale^ o an pudere non si yendeid , lie si potrd rtscattare . . . E tictio qncllo die da lui no/no e offcrto e consucrato al Signore , non si riscat- terd , ma sard messo a mortc; quelle treraende parole gli stanno scritte nella niente , e s' impossessano di tutto il suo spirito. Non sacrificando la figlia crede- rebbe di cssere sacrilego, e di attirare sopra di se e sopra del popolo la collera di cpiel Dio die gli lia fconceduta la viuoiia , accettando , com' egli non du- bita, il voto. Pianto eterno sulla tcmerita d un voto die prccipita un padre (lalla eonuiia ieliciia nella somnia miseria! Miserabilis Jiccessitas (come S. Am- brogio si Cbprinie ) quae sohitur parricidio. Una iul.- nita pieta su quell agqella innocente die muor ras- segnata nella conddenza die Iddio Y accetti vittimS per la salvezza della sua nazione ! Una lagrima di (i) Lcvit., c. XXVii, V. 28 e 2() 2!4 I-^ FIG LI, V Dl JEFTE , compassiono snll' iinmo cVarme, chc reo (rim voio ma! concepito c fedeic alia rcljgione dclla Irgge noa sa dire inaL feci, e seibaudo il \oto fa pc^gio! Ninn pariilicio adiinqne puo corrcre tra il fatto d' liigenia c qtiello di Sella. La prima e sncriHcata dal padre in tntta la pienezza del sno iibcro volere, non aveiido Agamennone proniuiciato alcnii voto, ne fatta alcuna promessa agUDci, per la sola amhiziontt del comando, o al piu, se vuolsi, per vendetta di una privata ingiuria-, e casta verginella vien rondotta alia morte per implorare propizj i venti all' eserci:o clie si prepara a distruggere un regno per ricuperare una moglie slcalc. Seiia diviene la vjttima di un voto, clie suo padre ha pronunciato in nn niomento nel quale non senpe prevederne le tenibili conseguenze per salvare il suo popolo dal g'Ogo dello straniero ; e nutore perrlie Dio , se non gli sia mantenuta la promessa, non si sdegni e non ritolga ad Israde il fVutto dclia vittoria. Map'Siiore rassomi2;lianza Iiavvi tra il voto di Jefte e quello d'Idonieneo; cd anzi, sicconie molti fatti della mitolop'ia scmbrano esserc una corrnzione di quelli die si leggono. neile divine Scrittnre, potrebbe dirsi che il secondo sia una copia del primo. Idomeneo tornava da Troja colla sua parte delle spoglie di quella vinta citta, qnaudo, colto dalla tempesta nel mare, nel punto clie la sua nave sta per naufragarc fa voto clie se gli sia dato di approdar salvo in Greta sua patria offrira in sacrificio cio che gli verra primo dinanzi (i). Arriva, e il primo a farsegli incontro e suo figlio. Lasciamo da parte le splite contraddizioni niitolo2;iche snlF esecuzione del voto, e su qucUo che ne sia ad Idomeneo avvenuto di poi; giacclie ne que- sto fo al nostro argomento, e sarebbc al tutto super- vacanea quistione. Pero si noti clie niuna di quelle circostanze che stanno a discolpa di Jette si ravvisa nel fatto d' Idomeneo. Che vuol egli salvare? So stesso (i) Serv. al ill deirEneidc, v. 12 1. TKAGEOIA DI FELICE BKLCOTXr. 21 5 e il bottino che scco porta da Troja. Dnnqiie il voto not! iDOve clic da iin privato riguardo di sicurezza peisonale e da avarizia. E c[uando poi scopie di non ])Oteic altrinicnti soddisfare al voto clic col sacrilizio del iiglio , a qual pericolo andiclibe incontro col jion escguirlo ? A queilo die la vendetta dcgli Dei ritoinasse sul proprio suo capo , o ch' essi o\\ rito- gliessero le spoglie jioi'tate da Troja. Ma per si fatie ragioni potrebbe niai, senza svegliare il piu alto or- rore, un padre soHbcare il sentimcnto della natura e spargere il sangue del suo figliuolo? Le cose fin qui ragionate provano siccome il sig. Btdlotti , non per una cieca predilezione ad un fatto che si accostasse alle reminiscenze de'la greca niiio- logia, abbia preso a trattare questo argomento nel cpiale poi camminare dietro le inspirazioiii d Ei;ri- pide o di (jualche imitatore dei tragici greci , ma percbe in esso trovo lo spirito della vera tragedia. Ora ecco il sunto del suo lavoro : Atto I. = La scena e sni monti di Galaad. E un ridcnie mattino ; e Seila e quivi salita con Alna sua madrc e con un coro di vergini sue compagne per adorare Iddio, ed iniplorare die avvalori il braccio di Jefte il cjuale sta conijjattendo per la salvczza di Isracle. Una deliziosa frescbczza , una soavissima pace do- mina in quest' ingresso della tragedia, ed attrae tutto lo spirito verso c[uelV angelica giovinetta die, sollecita pel padre die ora forse in piu rischio s' ai-iolge , sol- lecita per I?raelc pciigUante , innalza colle intenierate sue labbr.i Tinno della preghiera all' Altissirao , die continunndo i suoi bcnelicj al popolo, per cui gia Janti portcnti opero, inspii'i la mentc ed il petto di Jefte, sicche pcrcosso dal suo valore cada il nemico. .... Sah'O a Israele Tu, V aspettcuo rendi Con Ic vittricl squadre Suo dace , e alia fedclc Sposa il consorte , ed alia figUa il padre. 2l6 I-A FICLIA DI JEFTE, Quest' inno vieii preceduto dall' invocazione delle altrc) vergini , ed accompagnato con religiose raccoglimento dalla niadre. Essa , dopo la cessazione del canto , con- forta di belle speranze la figlia, che le sue pregluere saranno esandite , e die Jet'te tornera vinci tore e con Jefte Zecri. Qui Seila abbassa con verginale riserbo gli ocelli ed intende che il voto del suo cuore fn penetrato , e che Zecri sara suo sposo. II personaggio di Zecri quantuncpie sostenga una parte, diremmo cosi, passiva, serve pero ad accre- scere il patetico dell' azione. Oh felice la casa di Jefte ! Esso il salvatore del suo popolo , esso il giu- dice supremo in Israele , la sua figlia fiorente di bel- lissime nozze e forse destinata ad essere fra le pro- genitrici dell'aspettato dei secoli: clii non vorrebbe essere di quella casa ? Ven2;ono Efer e Zainbri , i due fratelli di Jefte , che neir assenza di lui esercitano il sommo potere , ad annunciare che il popolo vuole assistenti Abra e Seila alle cerimonie che in quel giorno i Leviti ce- lebreranno per chiedere a Dio che prosper! le armi d' Israele. I\Ia ecco Zecri. Abra .... Fauste novelle? Zecri Viva , Viva Israele , e viva Jefte in Bio ! Abra Oh figlia ! oh gioja ! Efer A noi vittoria arredti ? Zecri Fiena, solenne. E qui il giovane descrive a parte a parte la vittoria di Jefte. Nella esultanza di tutti , Abra fa trape'are a Zecri un cenno delle sue nozze con Seila, e parla a lui ed alia figlia della futura loro felicita. Su di che Seila movendo un dubbio modesto , Abra conchiude : TRAGEDIA DI FELICE BELLOTTI. 21 ^ . . . . Su via , pik tempo Qui non si spenda ; ancUam. Gid la novdla Tutta avrd plena la cittd : si vada Nella pubblica gioja a prcnder parte (Che a noi tanta ne spetta), e a far die suoni Pur nelV inno di grazie il nostra canto. Atto II. = In iin bosco non moho da Masfa discosto Jefte ha fatti sofiermare i guerrieri d' Israele vitto- riosi , e loro ricorda i beneiicj che Iddio ha com- partiti al suo popolo riscuotcndolo dal giogo che il niinacciava. Ma terranno essi le proincsse? Non irri- teranno di nuovo il Signore con iniitare i riti pro- fani degli idolatri ? .... Ah ! s' ei si adira , Tutta trema la terra ; i fondamcnti Soninwvonsi fZe' monti ; ei scende , e / cieli Sotto al suo pie s' avvallano : discende In padiglion di tenebre nascoso Con seinbiante di fbco , e le sue folgori Slancia sovra Israele. Ah ! chi ti salva , CId allor ti salva ? Giurino adiinque che seiliprc onoreranno , sempre adoi«..ranno questo solo Iddio. E tutti giurano. Jefte. De/t m' odi Or tu , soinmo Signor ! pniche degnasti Far me stromento della tua possanza, Anco i ndei preghi accogli ! Ah ! sul fallire Del misero Israel non si risvegli La ragion del tuo sdegno ..... E poi che imposto Ilai soira me di governarlo il peso , Damnu possa a tant' uopo Fa die sempre io mi serbi alia tua legge, Al dover mio fedele : e pria che mai Un reo spirto prevaglia entro il mio petto « Cancellanii dal libro in che m' hai scritto. Queste parole manifestano I'uonio che mette innanzi ad ogni cosa la salvezza del popolo a lui conlidato , e che tutto e compreso dall' altissima idea del proprio ai8 LA FIGLIA UI JEPTE , dovere e della forza della religione : pregi d' anima eroica, da cui procedcranno funestissirai eiTetti. Zecri ritorna clalla citta , di cui nana la gioja c i\ desiderio di veder Jefte, e nana ancora quanta par- ticolarmente sia la letizia di Abra e di Seila. Jefte. Oh dt, die fanno Quelle amate due donne ? Erano meste ? Eran di me desiderose ? Udita la risposta di Zecri, gli conferma queilo di die gia Abra gli aveva dato speranza. E giungono Efer e Zambri ad abbracciare il vittorioso fratello , e rin- novargli le proteste di amore e di fedelta. E qui sara bene di notare , perche qualcuno non preada abbaglio, clie i fratelli non abitavano la stessa casa con Jefte cli' essi avevano espulso per essere nato al padre da illegittime nozze. Ma un suono festante di timpani e di sistri si appressa. Zecri. . . . . E Sella , e Sella Con le compagne sue. Jefte. Si SI , la veggo ,- Eccola, e dessa. — Oh cara figUa ! Seila. Oil padre j Mlo caro padre! Jefte. Amata Seila .' Dimini : Pel genitor temesti ? Seila. In Dlo sperammo Jefte. Abra , la tua Madre , or dov' e ? Non. e con te ? Seila. Disglunta M' e di breve intenrdlu , io son la prima , TRAGEDI.V DI FELICE BELLOTTI. 21 9 La prima io son di nostra casa , o paclre j Che ti vengo all' incontro. Jefte. Oh preziosa Agli occhi miei ! Com' io ne godo ! . . . — Oh cielo ! Me misero , die intesi ? . . . . Tu la prima Di nostra casa ? . . . . Ahi , ahi sciagura ! A qnesto passo s' apre i' abisso in clie Jefte piomba fleila soniina uiiseria. Ne sappiamo come si potesse preparare e condune qnesto niomenio terribile con pill gran m.^.estria. Qual lampo fatale rischiara ad un tratto il bujo in clie riposava qnesto padre infelice? Een se' crudel , se tu gia non ti duoli , Pensando cio chc al mio cor s' annunziava : '£ se non piangi , di che pianger siioli ? potreblje dirsi coll' Alighieri a clii non volesse sen- tire la forza tra2,ica di questo passo. Qual rapida convc-rsione di fortuna! Come la piii ridente serenita si convene nel pin cnpo ed onibile tenebrore ! Nel rervore dcUa nnschia Jefte aveva pronunciato il \oto, c sc n era dimenticato nell' ebljrezza della vittoria. Or ecco clie le parole della Hglia glielo tornano a mente, ed oh da quali circostanze acconipagnato ! Ne pero alcuno intlovina la causa del sno tnrba- niento. Zccri, Efcr, Zambri, Abra clie sopraggiiinge , ne sono storditi , e piii ch' altri la tenera , ramoro- sissima Sella. Ma Jefte tiensi sepolto nel piu profondo del cuore T orrendo segreto, e, stracciate le vesti , sta iuunoto coUa fronte curvata al suolo , e qnando Abra gli rammenta la liglia , risponde: La figlia ? Sella ? Oh veduta io non I' avessi ! cd alle nnove proposte di Abra , prorompe : Oil dolor che m' uccide ! Oh di funesto Quello in ch' io nacqui ! Oh trista notte quella In cui la madre mia di me s' incinse ! Pcrche , perche dell' iitero matemo Uscito io sono a sopportar travagli, A consumarmi nel dolor? Deh mono 220 LA FIGLIA. DI JEFTE , Pria die nato foss' io ! Stato pur fosse L' alvo materno a me nido e sepolcro! Chi volesse sostenere che Jcfte non senta gli alTetB di padre co-nvien dire che non intenda la forza di queste parole , ne sappia comprendere aiiche tutio quello che di sublime contiene il suo silcnzio e clo eh' egli dice e fa nel progresso. Ma V errore dcUa hiente opera sopra di lui quello che il Destino ope- 1-ava sui personaggi delle greche ti'agedie , e questo le pienamente conforme all' indole del soggetto. Egli vorrebbe salva la tiglia , ma una forza maggiore lo incalza al precipizio. Jefte nello stato miscrando in cui e cadiito vicne condotto dai fratelli alle sue case, segueudolo Zecri e le donne. Atto III. = Casa di Jefte in Masfa. Zecri viene a chiedere di Jefte , e della cagione del suo turba- mento. Abra nou sa che rispondere alle domaude di lui. Essa e la figlia 1' hanno veduto preseutarsi sulla soglia della stanza , Come spettro che oppar , pallido , e in noi Fisso immoto lo sguardo. E noi repente In pie balzar , correre a lui : — " consorte ! — Padre ! >> — sclamando. Ei d' una man difesa Si fa da noi ; con V ultra in dolorosa Atto la fronte si percote , e sopra Ve la tiene alciin tempo ; indi la fronte E gli occhi al del pietosamente innalza , Ed un lungo sospir tragge dal petto. Poi con subita volta ne si toglie , Quasi fuggerulo. Zecri domanda di Seila. Essa sta colle compagne a pascersi del suo dolore , temendo che forse piu il padre non Tami siccome prima. II giovine vuol ram- rnentare a Jefte la promcssa cir esso gli lia fatta, ed ecco cli' ei sopravviene. S' accorge del subito tacere di Abra e di Zecri , ed interroga : Quale il subbictto Pur or del vostro ragionar , qual era ? TRAGEDIA, DI FELICE BELrOTTI. 221 Era Jefte , creel' io ; si ne son ccrto. lo son queglL die in vol , che in questa casa , E negll amid e in qiiesto popol tutto Spargo mestizia d' allegrezzn in vece ; Quegli io son che v' affliggo. Ah ! perdonate (Che assai given duolej all' infelice Jefte. Zecrl g'i ricorda i bencHcj a se compartid , quelli ch' ora attcndc, gli parla del suo trionfo, dello ster- niinio dcgli Ammoniti, e Jefte: Mai non avesse Scelto il mio hraccio a questa impresa Iddio ! O se fermo egU avea che nel mio hraccio Trionfasse Israel , con la niia vita Compro almen gli avess'' io questo trionfo ! Men mi saria costato : glonosa La mia mcmoria ed innocente e cara Jo lasciata v' avrei : con me starebbe Tutto ancor I' amor vostro , ed il mio nomc Saria ne' canti delle pie donzelle .... Ahi ! che ne' canti lor fra i celehrati D' Israel condottieri il name mio JVon Sonera. La mia memoria a voi Sar<^ balen di tempcstoso cielo , Che di truce chiaror folgoreggiando , Sempre orror vi fara : f odio , il ribrezzo Sarb di vol Ven2;ono Efer e Zanil)ri a dire che il popolo e im-. paziente di vcder Jelte c la figlla sua. Jefte. E die volete voi Delia figlia di Jefte ? Jte , fratclli, Ite al popolo roj ,• dite in mio name , Che ad assumer di Giudice V incarco Presto ancora io non son ; che ad aitro giorno Si differisca. Ma r aniof pubblico s' irritcra, nia crederassi clie ai fratelli rincrcsca di ccdere T autorita , poiche tutto ^ cia a tal iine disposto. 322 I-A FIGLIii DI JCFTE, Jefte. Ancor disposto Tutto noil e Un voto Compiere io debbo .; e cib vi basd. Ma quale sara cjaesto voto ? Parli Jefte , ed Abra e pronta a sostenere ogni gran, cosa perchc sia adem- piuto. Se si tratti di tutto cedere e ridursi in po- verta, assai loro i-estera se Zecri divida questa sorte con essi e con Seila. Seila pianta gentile , cresciuta ed inru2.iadata dal favore del ciclo; Seila cui ciascu- no ama, ciascuno onora, die xnodcsta, umile .... Jefte. Oh dispietata donna , Altro non hai fuorche virtu , die pregi , A raccontar di questa figlia ? Trova , Trova in lei qualche menda j alcun suo fallo , Dimmi .... Questa uscita e del pid alto tragico , e puo citarsi coi pill appassionati slanci ne' quali talvolta balza fuori Shakspeaie si gran pittore della natura. Ma Jefte prosegue : Si ; cerca , Dimmi di lei cib die in me sceini il troppo Paterno amor, do die il dolor mi scemi Di perderla SI ; di perderla , o donna. Il cor mi scoppia All' orribile idea Ma come ? e cbi la toglie ? Jefte. Clii ne la die. Dio ne la diede , e Dio Ne la toslie. Pill die mai fiera ardea la pugna in canipo , E sul fil della spada era la sorte D' Israele e d' Amnion ; die in nunier pari Alle stelle del cielo eran le genti Dell' iniinico , ed il valor de' nostri Tener fyonte a gran stento omai potea TRA.GEDIA DI FELICE BELLOTTI. 22^ A qucW cnorme possa. In tal periglio Con zel pill acceso a Dio mi volsi , e dissi : Dio d' Israel , se alle niie man consegni CAiiimone i figU, in olocausto io t' ofFro Cio die fuor di mia casa innanzl a tutti AU'incontro verrammi, allor ch' io torni Con la pace dal campo. — Io clissi , e tosto In me Io spirto del Signor s' infuse. L' anima ardita nelle man mi pongo (i) ; Nella misdiia m' awolgo , uccido , fugo , VincQ 5 ritorno , e Seila mia ( veduto Voi pur V avetej, e Seila mia la prima F'ui di mia casa ad incontraimi- Dolore di Abra. Zecri rammenta a Jefte Tesscr suo tU 'padre : Tu Seila . . . oh cicl! lafiglia tua, . . tu padre . . . Tu , padre suo , la inimolerai ? Jefte. Solenne Fu la promessa : ella e dovuta a Dio. Efer e Zamljii cercano distornarlo dal suo liero pio- posto , d' indurlo a dubitare. Jefte. Ah non di dubhii, o Zambri , TravagUato son io : greve su V anima , Greve come macigno , anzi mi pesa Una ferrea certezza , e sotto ad essa Gemo ed anelo. Raccapriccio di Abra. Jefie si dispone ad annunclare ogli stcc-so la sua sortc alia figlia. Vadano i ilatcUi a rit'crire al popolo qucllo die lianiio inteso. Atto IV. — Seila e al cospetto del padre. Esso la iaterroga, dopo di avcrle detto che qucsto e un giorno di foriissima prova , (i) Questa e rcspressione di cui fa uso Jefte nel sacro testo ( lud. cap. XII, v. 3 ) rispondendo ad una doinanda degli Efraiiniti: Quod cernens posui animam meam in ma- mbus meis , transiiique ad filios Amman. 334 ^^ FIGLIA DI JEPTE , un dl che debbe Un grand' esempio illuminar d' affetti Cari al sommo e possenti in dura guerra Contra un sacro dover, s'ella ami molto Iddio, e rami parimente grazioso e severe , e allora cli' ei da e allora che toglie ; e se dopo Iddio ami il padre , e se F amerebbe q^uaudo pure da lei volesse Un sagrificio oltre ogni creder grande, Tal che a te V assentirlo al par sia grave Come il volerlo a me. Ma di che rriai parla , che mai vuole il padre ? Se pur si trattasse di Zecri , — sarebbe grande in vero il sacrificio, — ma 1' ottenga a sposo chi e piu de- gna e fortunata di Seila. Jefte. E qiiesta, Ed altra ancor piu, grande cosa , o Seila , Mi fa cf uopo da te. Seila. Ma ch' altro , o padre , Dar ti poss' io , fuor che la vita ? Jefte. Oh figlia I Ta lo dicesti Io la tua vita in dono Froffersi a Dio. Seila. Misera me ! che intendo ! — Ma came mai ? . . . Morir dunque, morire Dovrb per mano tua ? Padre , che feci Per meritar tanto castigo ? E qui Jefte uianifesta alia liglia roccasione e la na- tura del voto. Essa piorompe iti tcnerissimi lamenti : indi , rJpigliaudosi , soggiugne : Ma til parlasti , Padre , al Si^nor ? Fa pur di me siccoine Il tuo labbro parlb. Fcrdon ti chicggo , TRAGF.DIA Dl FELICE BELLOTTI. 2'i5 Se a tale annunzio iiiopinato i tnotl Noil repressi delt aninio. Ove si nod come il poeta ab]:)ia saputo accoppiare il patetko della natura colla rasseji,nazione e la som- niession cieca ai voleri patcrni ledelmcnte ritratte dalla Scrittura. Jefte s' inteneriscc. Ma sa ella la madre qual sorte sovrasti alia sua Sella? Essa di gia Tintese. Eccola. La- nienti e commozione di Abia. — Bisogna esser madre per capire qual sia Y afFetto del cuore materno. — Seila ccrca di consolarla. A bra rompe in nuove lamen- tazioni. Vengono Efer , Zambri , Zecri e tre seniori. Quest! ultimi manda il popolo di Masfa , che fa sua pubblica sciaguia la sciagura di Jefte, per dissuaderlo dal compiere il veto. Jefte non ricusa d' ascoUarli. Dato pur fosse A mente umana , ad eloquente lingua II decreto mutar d' una suprema Eagion die mi condanna ! Parla il primo seniore deir inconsideratezza del voto e della eventuale impossibilita di eseguirlo , ove si fosse presentata a Jefte una cosa su cui egli non avesse diritto , o che per essere impura non potesse essere sacrificata. Adunque JE nullo il vote in sua radice. II sommo Scrutator degli affetti e de' pensieri Forse V ardir ne perdonb ; fors' anco Nol disgradi per la fidanza in lui , Che trascorrer ti fece a proferirlo : Ma la somnia giustizia e il sommo aniore , No , compiuto not vuole. E qnesto e detto secondo la sentenza di S. Girolamo, il quale scrive : Si Jephte obtulit fillam suarn viiginem Deo, non sacriflcium placet, scd animus offerentis (j), II serondo seniore oppone a Jefte che Iddio solo e padrone dellc umane vite , ne i padri hanno di- ritto sui gionii dei loro figli. Iddio richiedendo ad (i) Hier. Comment, in cap. yii fervnua;. Bibl ItaL T. LXXVII. i5 S26 LA FIGLI\ DI JEFTE , Abramo il sangue d' Isacco altro non voUc cbe ob^ bedienza, £d ottenuta , altro non voile , e al padre Lascib cara delizia il figUiiol suo. Nc Jefte avrebbe proferito quel voto se avesse po- tuto sapere qual era per essei'ne Y evenimento. Iddio cre6 la vita e non la n.orte , ne si rallegra al cessar de'viventi (i). 11 terzo seniore dimostra che col sacrilicio d uinana vittima s' imiterebbero gli usi degF idolatri , i mala-^ detii riti de' RIoabiti e degli Ammoniti, e s' irrite- j-ebbe la collera del Signore. Ma sia fermo Jefte ncl suo pensiero che giustizia vuole strettamente esegnito il voio? Pensi ancora che quando giustizia cccede il suo diritto diviene ingiustizia , e che non cssendo sciiipre ben chiaro il contine , sara lode ad un uomo di guerra I' interrogare il senno di coloro die stando presso r aitare custodi soao ed interpret! della Icgge. Jefte. Dio la parola ma nel cor la scrwe D' ognl uom vivente ; e chi sentir la vuole , La sente in se. Cfiiara e di Dio la legge . Quale son tutte le suhlimi cose , ne vuolsi ottenebrarla, ne condurre gli uoniini per cieclii avvolgimenti. L' uomo e doiato di libera vo- lonta ed arbitro delle sue azioni, secondo le quali se buone ha nierito, se ree colpa. Di qui si conosce il valore del voto; poiclie, avendo potuto non pro- mettere a Dio quello che gli ha promesso , non ha r uomo facolta di sottrarsi al patto di niantencrgU quanto hberamente gli ha offerto : ne essere conce- duto di permutarlo con ahra cosa se questa noa equi- valga alia prima nel pregio, Or qual vita dare che preziosa sia al pari di quella delfdlibata Seila : Deh nel cospetto Di i^el santo de' santi il sangue mio Puro fosse e illibato al par del puro (i) Cosi sta scritto nel liliro della Sapienza , cap I, v, |3{ Dcus mortem, non fecit, ?iec Icetatur in p^rditioiie iivQnim^ TR\GEDI\ DI FELICE BELLOTTI. 2^7 Sangue di Scila , ed alia figlia il loco Torria su V ara incontanente il padre. Inutile desio ! Non mai pin chiaro Sonb di Dio parola : Od uomo o bruto O qual sia cosa clie al Signor fii sacra , Non si redime : e del Signor. L' offerta Che a Dio fa I' uom , morir dovra di morte. Di morte ; iidiste ? E tutd ammutolire. Indi Alira rompe il silenzio per tutti scongiiuax-e di noa accjuetarsi alia sentenza di Jeftc. Si ricordi questi d' esser padre , se lo ricordino i seniori, paili Zecri, parlino Efcr e Zambri. Nuovi tentativi per isniovere Jefte. All ! fatto mai voi non avete un voto ; Non sapete die sia. Voi non sapete , Religion come possesso prenda Di tutto I' uom che il pronunzib .... lo sono Di Sella il padre , e per punir V insana Iniprevidenza mia fa Iddio die tanto D' esser padre oggi io senta. Uu scniore propone che s' interroghi il sommo sa- cerdote che sta presso I'arca ia Silo, e che all' ar- bitrio di hii si commetta la decisione. Zecri viiol j)artire cgli stesso per consultarlo. Consenso di Jefte il quale ordina che per la doniane il popolo s'adimi sul Foro ad udiie la risposta del Pontelice. La spc- ranza risorge in tutti i cuori. Ilidonda questo quarto atto di alte bellezze di af- fetto , di pensieri e di stile. Eloquentissime sono le parlate dei tre seniori , nelle quali c raccolto sotto gravi e maestose parole tutto quanto poteva addursi conti-a il voto di Jelte; le sue risposte sono terribili e rivehino V angoscia che internaniente 1' opprime. La rassegnazione di Seila si puo dire piu celeste che umana, e veramente materno il dolore di Ahra. II commoveiite , il patetico , il sublime s' incontrano ia ogni passo. Atto V. = Foro di Masfa. Qui sono concorsi Jefte, Efer, Zambri, i Seniori, i Leviti , il Popolo. Jefte a28 LA FIGLIA. DI JEFTE , parla del la vittoria che Idclio ha conceduta al siio braccio ed a qual costo. Ora si attende la risposta del Pontefice. .... EgU , ben so , la legge Non pub di Dio mutar ; ma il sacerdote CSe pari al santo ministero ha V alma) Esser pub nunzio del voler di Dio , Ed a Jefte mandar , che Dio conohhe Com' 10 lo temo , e la diletta figlia Quindi al padre ri^ona. Oh chiaramente Per comando divin, qual gia parlava L' alato messo ad Abraamo , or parli II pontefice a Jefte ! Oh quanta gioja V obbedirgli mi fia ! "Vengono Sella ed Abra. Seila e tremante suUa pro- pria sorte , ma pur conlidente in Dio e disposta a fare la sua volonta qual ch' essa sia. Da lui le verra il coraggio. Dolorosa aspettazione de' circostanti. Tutti tli occhi sono rivolti ad osservare so Zecri arriva. gli viene lentiuiiente. II Pontefice, ndito ogni cosa, ha risposto : Faccia Jefte 11 suo senno. Intero il merto O la colpa di cio lasciar vuol Dio Al suo libero avviso. Altra parola Fuor di queste non disse. Jefte. Ei da te seppe II mio proposto , e nol dannb : V approva Dunqu egli , o nulla gli rivela Iddio , Nulla contro gV inspira. E forza adunque II grand' atto eseguir : forse che troppo Gia s' indugib. — D' uopo e deporre , o figlia , II pensier della vita. Erano , io vidi , Troppo lievi ed inferme le speranze : Dio non voile appagarle. Nuova ed intera rassegnazione di Sella. Costernazio- lie di Abra. Teneri congedl della fancluUa. Jefte. Oh sommo Iddio , Perche me di coraggio non rivesti Al par cite lei ? La giovinctta e forte Pii(, del forte guerriero. ■' TKAGEDI\ DI FELICE BELLOTTI. 229 Insistenza di Abra , di Efer , di Zambri verso di Jefte. Egli pronuncia tremende parole di sdegno. Sella fa di calmarlo. Ostia di pace A tutti io sia , non di corruccio e d' ira. Essa viene consegnata ai Leviti perche la conducano in Sdo , Jefte. e la . . . . misera figUa ! Misero padre ! .... e la si compia il voto. — Addio , figlia diletta. — Ah sempre ogni uomo Di si funesto caso inorridito , Da inCauti i^oti a ben guardarsi apprenda! Abra sviene. Seila. Oh madre , Cara madre , fa cor. Lassa ! non rn ode. Tu soccornla , o padre , e vivi poi Con lei sempre felice ! — Addio , compagne , Congiunti , amici , un altra volta addio. — Addio , popol di Masfa. A tutti io grata Son di tanto cmor vostro- 11 Ciel niercede Per me ven renda , ed Israel protegga ! Parte con scguito di Leviti. Tutti rimangono nclla niestizia e ncl dolorc. II poeta lia tralasciata la circost.mza, clic si legge nel sacro testo, dei due niesi ricliiesti dalla liglia di Jefte per piangere sui monti la sua verglnita , per- ch^ cjucsto intervallo di tempo avrebbe in qualch^ nianiera resa incompiuta Tazione. E facendo poi die la vittinia sia niandata a Silo per ivi subire la sua sorte , non solaiuente lia sottratto dalla scena uno spettacolo troppo funesto a vedcrsi , nia ha conser- vata puntualniente la convcnienza istorica , perocclie in Silo (i) trovavasi f altare degli olocausti nell'atrio dei Tabernacolo; e quivi risedevano i Sacerdoti, ai (i) Ai tempi di S. Girolauio vedevansi aiicora in Silo i ruderi dell' altare degli olocausti. V. Hieron. in Sophon. t. I , f £ in Epitaph. Paula. 230 LA PIGLIA m JEFTE , quali soli spettava il dirltto d'ofrnre i saciificj al Signore, dopo che per ordine di Dio il seivigio d^ , presso Giuseppe Pomba, tomi 1° e 2.°, in 8.°, di pag. Lii, 3]5 e 5oi. TiUta r opera in 3 tomi con iiii Atlante. Ilal. lir. 24. X recede a queste lettere la vita del giovaae conte Vi- dua scritta coii istile nitido, conciso e appropriato al soggetto , dal cliiarissimo signoi' conte Cesare Balbo, ami- cissimo suo, siccoine abliiamo avvertlto nel precedente ar- ticolo SuUo stato delle cognizioni in Italia (t.° 76.°, p. 333 ). Queste pagine saranno lette da tutti con piacere e per le cose narrate e per la jDura e sana filosofia clie vi trainee. Ed ecco intanto come 1' egregio editore con poche risentite tinte ci descrive 1' anilco suo " . . . . Innamorato fin dal- Tinfanzia della patria , non giunse in tutta la sua vita a servirle \ hramoso di gloria , non T eljbe ,• ardente negli stud], precoce e fecondo nello scrivere, non compie quasi niuno scritto ; poi quasi per disperazione d'altro, fattosi viaggiatore indefesso per ie quattro parti del niondo, non ebbe tempo a descriverle ; e uiori , egli uscito d" innume- revoli pericoli , d'' un meschino accidente in un angolo di mare oltre la China. Fu in tutto uno di quclll, clie pajono predestinati alio sforzarsi senipre sino al perire. n Carlo Vidua era nato in Casale di T^Ionferrato a di 28 febbrajo lySS, fu percio la sua prima edncazione di que' tempi ne' quali per la rivoluzione francese e per le dottrine sovvertitrici clie la precederono , eran tutte sossopra le menti in Europa. Sotto la direzione e per le cure d' un abile precettore ( il canonico D. Giuseppe Mortara ) im- paro egli I'italiano, il francese, e quindi il latino. Studio poi la musica sul piano-forte e fece in essa molti progressi si per Tesecuzione e si per T accompagnamento e pel con- trappunto. Oltre alle arti cavalleresche, cioe T equitazione, il ballo e la scherma , tento pure di ammaestrarsi nel di- segno e nell' arcliitettura civile e militare: ma la magglore attitudine siccome il inassimo ardor suo erano per le let- tere , per la politica e pe' viaggi : a dargli per questi ulti- mi ua efEcace stimolo giovarono le prime gite da lui fatte a Pavia, a Torino, a Milano e poi a Sieua. In Toriao i34 LETTlinii DEL CO^TE GVRLO VIDUA. egli fe'pnrte tf una piccola nccadcmia lettcraria delta tie* Concordi istitnita dal cav. Luigi Provana e dal marchese Casiiniro Massimino suoi compagni. Ne gli uni ne gli altn di quel piccolo coiisesso poterono mai parteggiare i^e'Francesi: ma loro costante sollecitndiiie , anzi lo scopo principale delle loro adunanze era di tener vivo ne'gio- vani petti quel fiioco sacro che gli accendeva per le let- tcre e le cose d" Italia. E di questa non sempre ragione- vole e qualche volta ingiusta avversione a' Francesi il Vidua soleva darsi vanto come fanno fede varie lettere in questo stesso primo volume , non peritandosi talora di chiamarli harbari. Di poco momento sono le cose clie scrisse in quel toruo il giovane Vidua. Sempre piii bramoso di girar paesi , dopo aver passato in Nizza di Provenza T inverno del 1809, voile vedere Tolone , Marsiglia , Aix , Aries, Avi- gnone ; tornato a Nizza intraprese hen presto un altro viaggio per Genova: passo in Toscana, e quindi fe*" una prima rapida corsa a Roma , eve non si fermo clie tre soli giorni jier vedere un suo caro amico, il signor conte Cesare Ballio. Nel 18 1 3 voile racchiudersi per lo spazio di cinque nipsi nella piccola citta di Sestri di levante, ove, siccome avvisa F egregio biografo, die raano a comporre il citato Discorso suUo stato delle cognizloni in Italia, e si crede at- tendesse pure a preparare una sforia di Firenze pigiiandola dalia morte di Lorenzo il magnillco sino alia presa della citta dagl" Iinperiali e alia distruzione di quella repubblica per Cosimo I gran Duca, la quale opera non fu mai cono- sciuta ne letta dal signor Conte editore. Sul linire poi dello stesso anno fece una gita a Pavia e a Milano, appresso se ne ando a Ginevra , di la a Parigi , e f u presente al- I'agonia e alia caduta dell' impero francese. Trascorsi varj mesi , si trasferi a visitare i tre regni della Gran Brettagna , passo nell'OIanda e nel Belgio, e si ricondusse a Parigi al tornar\i di Napoleone , la prima- vera dell' anno i8i5. Pvimpatrio quindi, e stette tre anni in Piemonte dove compose alcuni opuscoli ascetici ed al- tri. Giunto Carlo a quella eta clie Dante chiama il mezzo del nostro cammino. delibero di voler essere al tutto viag- giatore; e per quanto potesse, con profitto proprio e de' suoi simili. Gran dovizia di cognizioni aveva futto a tal uopo; ed essendo di piii agiato e ricco, nulla gli mancava ; ed LETTERE DEL CCNTE CARLO VIDUA. 23o airintento scgui T cHetto. E piglinUT nnovnmcntc la via cU Francia, pcrveime a Parigi in aprilc 1818. S' iinbarco poscia air Havre: raggiunse in Loncira nn suo amlco ( il niarcliese DoriaCirie) che lo stava aspettando, e salparono insieme il dl 1 3 giugiio da Harwich. Sliarcati a Cuxliavcii, ven- nero ad Anilmrgo e per Flensliurg entrarono in Danimarca e al 26 furono a Copcnliaghen. Fntta cola una breve di- niora, si drizzarono verso la Svezia e si trovarono a Sfo- colma il 18 Inglio, e vi dimorarono sino al i." agosto. Passarono a Tornea; poi fecero una corsa in Laponia sino a Jukkasjervl, clie n'' e la parte piii settentrionale, e discesi di Jjel nuovo a Tornea , giunscro per la Fiuiandia a Pie- trobiu-go U I." ottobre, e vi furono bene accolti dalPiin- peratore Alessandro. Dimorati cola parecchi mesi , si con- dussero a Mosca. In tutte qneste corse il giovane Yiuua attese con indefessa cnra a procacciare tiute le possibili notizie intorno alle Icggl , a* costumi , al commercio e al- r indnstria per segnare con qualcbe certezza i varj gradi della civilta. Visito librevie, monument! e freqnento le piii erudite persone d' ogni citta o terra da lui trascorsa ;, e gli fu nelle sue ricerche cost favorevole la fortuna da poter ricavare ancbe in que' Inoglii jieregrine cognizioni riguardanti 1" Italia e il Piemonte principalmente. Partiti di la e arrivati che furono a Tula, il suo compagno il lascio j)er tornare, come fece, in Piemonte passando per Cracovia e per Vienna: ma il Vidua se ne ando a Taganrog e visi- tati i paesi de' Cosacchi all* intorno e mirate da Inngi le terre de' Circassi e le cime del Caucaso, passo lo stretto e se ne venne a Cafl'a. Fece quindi il giro della Crimea e pervenne in Odessa. Imbarcatosi snl mar Nero giunse il i.° settembre a vista del Bosforo e si trasferi in Costantinopoli. Appresso visito la Bitinia, e poi passati i Dardanelli si trasporto a Smirne. E posciache elibe vedute alcune citta della Jonia, s' irjbarco per Alessandria ove giunse il 27 dicembre:, ando al Cairo, strinse quivi amicizia col rinomato cav. Drovetti piemontese , gia console generale di Francia in Egitto , e comincio con esso lui quelle prime pratiche , per le quali e con la mediazione e gli uftici del chiarissimo conte Pro- spero Balljo e del cav. Cesare Saluzzo , fu poi fra non molto arricchita PAccademia di Torino del prezioso museo egizio die ora vi si ammira come il primo d'Europa. Fu il Vidua presentato dal Drovetti al Vicere d^ Egitto col quale 236 LETTERE DFt, CONTE CARLO VIDUA. s' intra ttenae in lungo discorso. Provveduto da entrambi di buonl ajuti, su pel Nilo sino alia seconda cateratta fece il lungo e Ijellissimo viagglo dell' alto Egitto. Vedute tutte quelle stupende rovine , fe' ritorno al Cairo ; passo di poi a Suez : tornato stanco di la parti poco appresso per Da- niiata e sbarco a Jaffa in Soria. Visito Gernsalemme e i luoghi santi: dimoro una intera notte secondo il pio costume de' fedeli nella cbiesa del S. Sejiolcro; e venne a Nazareth: e nel far una seconda gita a'deserd delfArabia , vi fu spogliato per via da' Be- duini. Visitate le rovine di Gerasa poco prima scoperte e da pochi viaggiatori ancor viste, parti da Nazareth , si di- rizzo a S. Giovanni d'Acri e visito il Monte Carmelo >, Tiro, Sidone , Damasco , Palmira, Balbek, il Libano e i Maronlti, Tripoli e Eairuttii di quivi s'imbarco per 1' isola di Cipro, ove giunse il i3 dicembre 1820 e tutta la tra- scorse. Parti di la il 17 gennajo i8ai e venne a Rodi. Si fermo due mesi a Scio per far raccolta di notizie sul governo e sul conimercio delle isole dell' Arcipelago , poi ando in Atene ; era suo intendlmento altresi di visitar la Morea; ma le sollevazioni sanguinose che per ogni parte s'incontravano, glielo impedirono, e si ricondusse a Smirne: quindi e tra per la peste e pei politici turbamenti che cola pure erano scoppiati, delibero d" imbarcarsi per Mar- siglia e pervenne in quel lazzaretto al fine d'agosto e vi dovette fare una lunga quarantena , dopo la quale, e poi- che ebbe alquanto soggiornato in quella citta , gli venne desiderio di andar nuovamente vagando per le citta e terre nieridionali di Francia gia da Ini conosciute. Tornato in patria al tine di marzo del 182a, vi si fermo due anni e nove mesi attendendo a scriver note, preparar lavori, or- dinar relazioni intorno a' suoi viaggi , e piii specialmente a far recare ad ell'ctto il negoziato gia conchiuso del Mu- seo Egizio. Finalmente nel principio dell' anno 1826 niuna considerazione valendo a rimuoverlo da' suoi divisamcnti, parti di bel nuovo per Nizza, tor no a Marsiglia deter mi- nato di trasferirsi in America , ma insorte alcune difficolta pe' passaporti gli convenne differire questa partenza , la quale ebbe poi luogo all' Havre il di 2.5 febbrajo ?, e il di 9 d'aprile si trovo a Nuova York: ando a Filadellia, poi a Washington, ed ebbe il piacere di conoscere personalmente tutti i presidenii che dopo Washington ressero fin qui quella LETTERE DEL CONTE CARLO VIDU\. 23^ rcinibljlica. Fatti altri giri , venne a Boston, citta la piu colta per lettere ed arti e maniere di civilta che si conosca negU Stati Uniti : ivi contiiiuo il Vidua la coniinciata rac- colta di lilu'i , note e memorie ; e qneste dopo la morte di lui fiirono dal coiite padre donate alia R. Accademia delle scienze dl Torino. — In ottobre poi venne nuova- iiiente a Nuova York, visito i pii stabilimenti diretti dai Quaccheri, le scuole, gli ospedali: poscia corse al Canada, e dal Canada superiore rientro di bel nuovo negli Stati Uniti. Vide Niagara e la famosa cascata; e trascorse altre citta e paesi. Si trasferi linalniente nella citta di San Luigi, e fatte gite aU'intorno, giu lungo le coste dapprima, e poi sovra un battello a vapore discese il INIississipi , e a di 1 8 gennajo 1826 pervenne alia foce del fiume e alia citta della Nuova Orleans. — L' insaziablle sua avidita di viag- giare lo poito quindi a voler vedere anche il Messico : arrivo per mare a Tampico. E qui gran differenza osservo tra la crescente civilta e prosperita degli Stati Uniti, e gli sforzi di questi nuovisslmi nsciti pur dianzi dalla domina- zione spagnuola. Fu a Messico il 2 1 aprile e vi si trat- tenne tre mesi preparando nuove raccolte di peregrine no- tizie. Al fine di luglio parti per Guadalaxara , quindi ando a Tepic, porto di quel mare Pacifico : e gia era suo divi- sainento imbarcarsi , e costeggiando le Americbe trasferirsi al Peril. Ma avuta nuova improvvisa d" una grave infer- mita da cui giaceva opprcsso il suo padre , non badaado a' pericoli della febbre gialla ne ad altro, rapidamente per Messico e Vera Cruz ne salpo al 32 febl^rajo 1827 e con perigliosa navigazione rivarcato 1" Atlantico entro nella Gi- ronda il 7 aprile e sbarco a Bordeaux: ove avendo trovate lettere consolanti intorno alia salute del genitore , e tornatu pill clie mai forte nel suo proposito di voler fare 1" intoro giro del mondo , s' imlsarco per Calcutta il i o luglio e vi arrivo il 17 novembre e vi fu gentilmente accolto da lord Amlierst governatore generale delle Indie Inglesi. A di 4 gennajo 1828 parti di la per una lunga corsa di 2600 miglia inglesi su per le sponde del Gange. E visitato Be- nares, Lucknov, Agra, Delhi e le prime vette dell' Hima- laya torno di poi in Calcutta. Discese il golfo del Bengala, e toccati Pulo-pinang e Sin- capore, due stabilimenti inglesi alia ]iuata della penisola di Mijacca p pervcmie il 3o agosto a Manilla, c;ipitale delle 238 LETTERK DEL CONTE CARLO VIDUA. Filipplne. A dl 17 geniiajo 1839 s' imbarco per la China, e a tli 3o approclo a Canton. Ma non essendo conceduto agli Europe! , siccome tutti sanno, di penetrare piu in la in quel vastissimo impero, dovette il Yidua esser con- tento di brevi glte fatte qna e la per cosi dire di contrab- bando: dopo di clie s' avvlo per Macao a Sincapore. Aspet- tata quivi un'occasione parti per Batavia, ove ebbe festosa accogllenza da tutti indistintamente gl' impiegati e altri riguardevoli personaggi olandesi. A di 4 settembre intra- prese un lungo viaggio per F isola di Giava, e alle solite ricerclie v' aggiunse quelle della geografia. Compiuto questo giro adJi ai marzo i83o s'inibarco a Surabaya per I'isola di Madura e cjuindi per Amboina, capltale delle Moluc- che. "Ma a forza di sfidare li propria fortuna (cosi 1' e- gregio editore biografo) I'aveva stanca : a forza di avven- turare e sciupare la propria salute 1' aveva consumata. >» Dair ultima breve navigazione aveva il Vidua riportata ad Amboina una malattia gastrica che in poclii giorni si fece pericolosa. Guaritone appena, ed ostinato contro ogni salu- lare consiglio voile rivarcar la linea e visitare le restanti colonie olandesi di Manado nell' isola di Celebes , Goron- talo e Tern ate. Sbarcato il di 6 agosto a Chema nell' Isola di Celebes, ne parti il di 11 per condursi a Tomobon e Tondano, pui venue a Kakas ed a Langwar e a Sender. "Finalmente (cosi il conte Balbo) al giorno infausto del 16 stesso agosto sentendosi meglio, e per la prima volta montando a ca- vallo, acconipagnato dal dottore Strauscb, fu a vedere le soU'atare di Lahendon, e gia ne aveva veduta una aU'ovest, ciuando verso la raeta del giorno glunto a quella del nord, e volendovisi, contro il consiglio degli astanti, appressare di troppo , scivclo ed affondo nel flingo o zolfo bollente colla gamba destra, e tutta fin sopra al ginocchio se la bruclo. Allora fu recato indietro a Lahendon, dove ac- corse il resldente sig. Pietermant che T aveva acconipa- gnato fino a quel mattino-, ed indi il giorno appresso a Manado in casa al medeslmo. )> Voile poi il troppo coraggioso giovane a dispetto d' ogni considerazione e consiglio imiiarcarsi suir Iris e condursi a Ternate , e vi pervenne di fatto il 3 settembre " ivi accolto e tennto in casa del residente signer Neys e curato dal dottore Coldenhoff, riiuase piu di tre luesi in letto sempre LETTERE DEL CONTE 0\RLO A'lDUA. 289 cd in uno stato , clie certo dovette essere miserlssimo, tra i dolori dcU' enonue pi.Tga e T infennita scmpre cre- sceate dello stomaco, od aiizi del corpo inticro , coiii' era uaturale, per raggiuuta de' ntiovi patimetid. Tre volte nel iiicse d" ottobre cadde in pericoli iiioitali per quelle com- plicazioni ; e verso la meta di noyembre gli coniincio il timore di doversi tagliar la gamba, od aazi quasi tntta la coscia. Addi 29 poi doinnndaadoae egli con ripetute istanze il dottore, u' ebbe quella cU" ei chlciiua icntenza ell morte. » Maravigllose note, ne dice il signor conte Balbo, essere state scritte durante tale infermita dalP intrepido giovane die sopporto con cristiana iilosofia ogni suo malore j eel anzi rimastagli qualche spcranza voile essere trasportato ad Ainboina, per farsi operare il laglio della gamba, ma dopo quattro giorni di navigazione all" entrar nella baja e gia a vista d'Aniboina venendo a di 24 spiro. Litorno alle lettere giovanlli del i.° volume diremo in breve che eenton tutte la vivacita dell' ingegno, il candoro deir amicizia, T ardente brama di giovare all" Italia, e linal- mente un sentimento di pnrlssima religione, di che fit prova tVa le altre la liellissima lettera n." 19 da Ini indiritta al conte Cesare Ball^o il 19 maggio 1808. — La lingua e lo stde alquanto scorretti nelle prime, si andarono di mano in mano perfezionando di poi. Noi ne riporteremo una di soggetto tutto melanconico, ed e quella al n.° a i diretta al sig. Casimiro ( Marchese ) Massimino 18 glugno 1808. "Aquest'ora (10 '/a) (*) tu piangevi a Torino , ed io nella stanza verso la strada gia aljitata dai Serravalle , stava lenendo il mio dolore col comporre insieme con Del Melle le Memorie del nostro aniico (**) per riporle nella sua tomba. Io sentiva frattanto il suono dei ferri de'con- tadini , die stavano scavando la tomba ^ ovvero alzandone la pietra. Frattanto, vedi come 1' uomo si attacca alle inezie anclie avendo sotto gli occlii delle grandi immagini e degli avvenimenti terribill; frattanto io stava disputando con Del Melle del barbarismo e delle regole grammati- cali, e se un tal vocaijolo s"adattava alio siile delle iscri- zioni o no. Noi disputavaino su quelle inezie, uicntre forso (*) L'' anno iunanzi. (Ed.) (•*) Paolo S. Sc-bastiano. (Ed.) 240 LETTERE DEL CONTE CVRLO VIDUA. Tangelo cattivo ed il custode del nostro amico si dispii- tavano I'anlma sua, e Iddio bilanclava i merld e le coipe dl lei. Ma gia a quest' ora egli pi-ega per noi. — Ma vo- glio continuarti 1' istoria di que' due giornl fatall , in cui tu pill noil ci fosti. Nel dopo pranzo il cielo s' anuuvolo y non mi ricordo bene se facessirao una passegglata; ma se si fece , certo fu corta. Verso sera comincio a piovere con una forza grandissima. Tntto era oscurita. A me piace la malinconia, che ispira una pioggia dirotta. Ma non niai tanto la sentii quanto allora. lo entrai nella camera del nostro amico; gia tutto era silenzio e solitudiue. In quella camera, clie poche ore prima v'era un perpetuo andiri- vieni, niuna A'oce plii s'udiva, nissuno piu nemnien vi passava. I mobili tutti n' erano gia stati trasportati. Non trovai piii una sedia ove posarmi. Quei tanti arnesi e Ijoccette , ecc. pel servizio dell' ammalato , erano sparitl. Piu non si sentiva 1' odor ravvivante dell' aceto e delle droglie per disinfettar 1' aria. Giaceva sul letto la spoglia del nostro amico. lo mi posi alia finestra a veder glii pre- cipitare la pioggia. La nebbla non lasciava piii scorgere il colle opposto. S' udiva da vicino il cigolamento dei legni deir antico tetto , e da lungi lo strepito de' torrenti che cadevano glii dall' alto. lo guardava fissamente questa sce- na , e quindi pieno di tetre idee m' avvicinava al letto di Paolo. Non mi pareva piii che esistesse il mondo per me. Gia non esisteva piix per Paolo. lo sollevava alquanto il velo che gli copriva il capo per rimirare ancora il sue viso. Quanti tristi pensieri , quanto dolore mi opprimessero I'anima, ben tel puoi immaginare, o piuttosto immaginar non si puo , se non da te , che provasti altrettanto. An- dammo poi con Del Melle alia cappella, ove se non na' in- ganno, dicemmo il rosario. "II Cielo ( scrivea Jacopo Or- » tis ad un suo amico in questo senso ) non ti faccia mai »; sentire la necessita della solitudine , delle lagrime e di » una chiesa. " Per quella sera il sonno fini il mio dolore. Andammo pria a vedere 11 chirurgo Giusepplno. La storia di domani te la scrivero domani. Non posso piii dilunganni. I miei complimenti a casa d'Andezeno; sono, 690. « wj.£i-ir«Aicggff.a«AJ> pigliare tutta quanta la materia appartenente alP arte »» militare antica e uioderna , e darle quella forma clie » nieglio si convenisse coll' indole delT etii presente e coUo '/ stato di quest" arte istessa : quindi mi feci alia milizia II greca , poscia alia romana , e scendendo con qiiesta 'I sino ai secoli di mezzo, ricercai gli usi nuovi die coUe '/ iiuove parole s'introdussero a quel tempo in Italia, e y> seguendo a passo a passo i progressi delfitaiiana civilta, >i venai fiaalmente alia milizia moderna, la quale non avrei >> potuto credere intieramente dichiarata quando non I'avessi '/ condotta fino ai tempi nostri. La base die io piantava » al mio lavoro era tale da spaventare coUa sua vastith 1) ogni animo die meno del mio fosse acceso dal desiderio V di ben flu'e , e meno punto dalla coscienza di aver mal » fatto. Le difficolta erano grandi: si trattava di ridurre a u semplici dellnizioni ed a brevi spiegazioni le arini e le II ordiiianze greche e romane; si trattava di penetrare nelle II tenebre del medio evo , di descrivere nuove armature, II nuovi ordini , nuove milizie ora feudali , ora cittadiae , X e di sritgginire con quelle armi invcccliiate anclie le lore II appellazioni. Non pnrlcro della fatica nelle ricerdie alle II quali suppliscono la critica e 1" erudizione. Ma lascio ai >i lettori di buon seuno il far giudizio di quella die uii Blbl. ItaL T. LXXVII. 16 24a mZIOWARlO MILITARK ITALIVNO »/ costo rindagine delle parole die per la parte greca e >; la romana ho clovuto raggranellare a sommo stento e con >i molti anni cU pazientissime cure, per averne quella quan- w tita clie potesse risponclere cosi al bisogno de' traduttori >i di quelle due lingue, come alle giuste incliieste di colore }) che amano di aver uiV esatta contezza delle due milizie. )i Non parlero dei tempi bassi, nei quali molte cose rima- » nevano ignote ed osciu'e , oltreche i vocaboli stessi a >i cagione di aiiticliiia apparivano incadaveriti : quivi era n niestieri seguire lentamente la storia politica della na- » zione , notarne gli avanzamenti nei varj modi d' ordi- » narsi e di combattere , accertare le tante invenzioni clie ,) ebbero vita a quel tempo, svolgere da quel cr.os ine- » stricabile le notlzie necessarie alia storia dell" arte niili- >> tare, e congiungerla colla calata di Carlo YIII in Italia, )) per entrare con essa in una nuova epoca di gran mo- ») mento, ma di minor mole pel numero immenso degli ); scrittori italiani clie d' allora in poi trattarono V arte della }> guerra. >» A tanto uopo il Grassi , fatto letto al proprio lavoro di quanta voci guerresche si leggevano di gia nella Crusca e nelle giunte sinora fattele dalP Allierti , dal Cesari e da altri , rispogliando le opere del Davila , del Montecuccoli , del Bentivoglio, del Varolii, del Castiglioni , del Macchia- Telii , del Garo , del Galilei, del Bartoii , del Corsini , del Biringuccio, del Ricordano Malespini, del Nardi, del Segneri, del Vinci, ne trasse ginn^a buona copia di voci autorevoli. Per le molte altre voci tuttavia mancanti , ebbe ricorso in prima alle opere dell" Algarotti , del Soliani , del Ten- sini , del Monti e del Botta , ed alle versloni de' Commen- tarj di Cesare del Baldelli, e delle Ordinanze d'Elianodel Carani , e da poi anche alle scritture luilitari di altri autori i quali , abbenche poco osservanti delle buone regole del dire, ebbero giusta fama di perizia nelle cose dell' arte. DelFessersi piegato a questa ultima necessita il Grassi adduce la valida raglone che il Vocabolario dovrebbe avere scopo unico (e noi, con perdono di un tanto uomo, diremo piu volentieri principale) " quelle di accertare alia nazione » I'uso delle parole ed il vero loro significato : eppero non » aversi a privare tutta una lingua dei migliori suoi voca- ti boli solo perche o non uscirono di penna toscana , o si " trovano avvolti in povere scritture ^ avvertenza che DI GIUSEPPE ORVS?r. 24-5 »> gioverehlje d'assai ad allargnre il patrimoaio della liii- II gna, senza die le pure sue fonii ne iatorbiJassero, e senza » scemar nulla di queirautorita clie si spetta agli eseiu- II ]>lari dc!Io stile, n Oi-dinate quiiuli per alfabeto le ma- terie , corredo le voci dei loro caratteri grauiaticali , delle sinoniiuie latine e francesi, delle defiiiizioni o spiegazioui o illnstrazioni secondo il bisogiio dei modi di dire prove- gnenti da' varj vocaboli , e degli esenipi ordinati a seconda della rispettiva autorevolezza. Da cio chc siaino vemiti esponendo e facile avvedersi clie pregiaLa opera sia questa del Grassi , in cui e scopo e mezzi usaii per conseguirlo si riconoscono di taato va- lore. Noi non ardireino dire clie il Grassi preseutisi unico fra tntti i passati vocaliolaristi nell' esattezza delle sue de- iinizioni , ma 11011 lo diremo neppure secondo a nessun di loro ; avveriendo pero senipre cbe nel defiuire le voci altro obl)ligo corre al vocabolarista generale della lingua, ed altro al noiiienciatore parziale d' una scienza o d'un'arte, e die assal pill e da donare a quel primo cbe non al secondo per quel letto di Procuste a cui quello e non questo e con- dannato. Al pregio delle esatte definizioni aggiungansi quello delle acute indagini iilologiclie , storicbe , etiuiologiclie, per le quali e posta in cbiaro lunie I'essenza delle ^■oci ita- liane, e T altro del riferlre sotto i vocaboli principali quelle voci secondarie die servono a denominare le parti oni" e composto r oggetto rappresentato da que' vocaboli. Moke voci lolte alia parlata toscana formano alcres'i bella dote al libro ; tra e^se ci parvero scelte con assai buon giudizio quelle di Rosone e Coiitrorosone corrispondenti alle voci francesi Lunette e Contrelunette d'affiit ; Spoiidella per Support o simile; Rappa ( traslato dalle rappe di tinoc- cbio, ecc.) per Pompon.-^ Coccarda , assai piii precisa cbe la generica Nnppn ; Paniottine pei Panneaux delle selle ; Tira- spolette : Caccui spolette ; la Raschietta ; la Lunga per Pro- loriiie ; il Pinzzuolo per Piattafonna : Calastrclli per Eiitre- toists ; Tiijicapalle per Titalico iiostro Ccirtvleva; la Disuaione per la Bieloque; Sasso e Pietra per quello die noi Loiubardi diciaino Cepj^o nudo di monte ; Cornnta, Cornocdno e Corno per quelll die nei nostri monti subalpini ed alpini sogliam dire Pizzi , cioe punte, e taiora anclie Corni come se ne irova risconiro ne' cosi detti Corni dt Canzo fianclieggiatori della Vallassina , ed altre. Alcune pero ci sembrarono noa 244 DIZIONARIO MILITARE ITALIANO cosi felici, come Barco per Varco, e Quasco per cjiicHo clie noi Lonibardi chlamiamo comunemente Giaco: la qnal voce toscana Quasco e troppo infelice storpiatiira deirnngherese Csako , perche questo si possa riconoscere in qnello. Poco necessaria e non del tutto appropriata ci parve la voce di parlata toscann Cintolone per quella die T Albert! nel Di- zionario enciclopedico chiama Cigna delf archibuso : diciamo poco appropriata perche questa cinghia ne per la materia end' e facta ne' fucili di munizione puo trarsi bellamente da. Cintolo , ne per la sua estensioae e addoppiatura merita di rappresentare I'accresciiivo di Cintola. Forse tra queste voci di parlata toscana sono da annoverarsi anche alcune delle quali non e accennata in alcun modo la provenienza , quali sarelibero Calzuolo per Stacca, ecc. Cospicna dote di questo libro sono pure le voci non mai prima d' ora osservatesi nei testi di lingua , aggiuuta pre- giata disposta dal Grassi a servigio de' futuri compilatori del Dizionario generate italiano. Tali dicansi le Lari per 1' estrema sommita de° monti o forse meglio per quel po' di piano clie trovasi sul vertice de' monti ; il Coiitmmmi- natore , toko a prestanza dalla lettera clie scrisse il lledi al Magaiotti il g febbrajo 1682; il Glannizzo (per Gian- nizzero ) , clie puo tornar bene in concio a' poeti ; e cosi pure i testi aggiunti a conforto di voci gia registrate in altri dizionarj senza autorita , quali vedonsi in Sfrombola- re , Partigianata e tali altre ^ e i testi aggiunti ai gia esi- stenti negli altri dizionarj, come in Fartigianort" ^ ecc. Altro pregio in quest' opera e quello dell' aver indicato il valore diverso avuto da una medesinia voce nelle varie eta, e talora anche negli eserciti di nazioni difFerenti. Si hanno di clo begli esempi nelle voci Spiiigarda , Artiglie- ria, ecc; esempi che imitati dal Dizionario generale della lingua lo sgraverebbero della taccia di facile confonditore delle idee. E cosi pure ottimo partito fu quello dell' av- vertire gli usi nobili , famigliari , scherzevoli , prosastici , poetici che far si possano delle voci , come si osserva in Cannoneggiare , ecc. Molti articoli , ai quali ben vedesi data 1' ultima raano dal Grassi , ci riuscirono magistrali e veramente degni di quella penna. Tali riconoscemmo Accetta; Battaglia ed Ar- ma ; Montagaa: il primo de' quali e un modello di criterio letterario e di critica lubana i i secondi sono esemplari del DI GIUSEPPE GRASSI. 246 motlo cli somr.iinlstrai'e riccliezza ill fraseggiare agli scrit- tori; il terzo o tipo esimio della uianiera con cui si avreh- bero a stendere in ognl dizionario parziale di scicnze od arti gli aiticoli primarj formanti per cosi dire T ossatnra della scienza , a voler fare si clie riuscisscro mill jjerni di rimando, trattatelli scientifici disposti per alfabeto, e non rul>riclie superilciali. Ove a tutti cjuesti pregi agginngasi rpiello della Jarghezza storica con cni fa trattata la materia , e della quale gia rendemmo conto coUe parole stei-se delP niitore, ognun vede se merltamente possa qiiesta opera riscuotere le lodi di tutta Italia die ne fit donata. Certo pochi lavori di qvte- sta fatta poterono con inaggior giustizia meritr.rsi qnegli nnanimi elogi che gia gli furono conipartiti da altri gior- nali. ]Ma essa ptire e fattnra d'ncmo, e come tale ha in se alcnni difetti che noi ci faremo qui ad esporre, mossi a cio dalla sola brama di vedere sempre piii perfezio- nato un tanto lavoro di un tanto autore. Di questl noi avremmo piii volentieri fatta parola privata al chiaris- simo autore s' egli non ci fosse stato rapito troppo im- niaturamente ; ma, in mancanza di hii , non credianio olFenderne punto la memoria se gli accenniamo qui a chiun- que a noi ignoto possa in proresso di tempo assumere I'incarico di fare in luogo suo quelle parti ch' egli , an- che senza i nostri suggerimenti , avrebbe fatte prima di niandare in luce questa nuova edlzione del suo lavoro. Forse taluuo ci chiamerk temerarj del voler tentare in qualche modo quello che gli esimj editori del Dizionario , dopo tante mature considerazloni, trovarono meglio di non fare ne in tutto ne in parte. Di fatto ei ci dicono che " dopo lunga considerazione prevalse fra essi Tavviso che >/ il testo delle schedole legate loro dal Grassi fosse dato >» al pubblico tale che era venuto in mano degli editori , 1/ senza gliinte , senza interpolazioni . senza variazioni in » somma , in cui potesse aver parte T arbltrio degli edi- ■) tori medesimi . . . . ; supplendo soltanto al dlfetto di certe » schedole coUe proprie parole dell' autore tratte dalla pri- » ma edizione del Dizionario; togliendone alcune voci fran- » cesi visibilmente sbagliate ; correggendo gli errori mani- " festl degli amanuensi " (i). Pure cotesta dichiarazione, (l) Veggasi Tavviso pn&to in I'ronte all' opera da|i,li editori, die fiirono il cavaliert- Cesare Saluzzn , il ravalieve Carena^ P abate 246 DIZIONARIO MILITARE ITALTANO a cni fa niadre la modestia , consueta coinpagna (ie^;!' In- gegni veraniente illustri , non toglie cli' essi medcsimi noii ahbiano riconosciuto essere nelT opera imperfezioai , r.bba- gli , e hisogno di lima ulteriore (i); e racceniiare quelle mende che noi pure avvisammo in questo lilii-o ci pare utile officio dl giornalista. I giornali letterarj avrebbero sem- pre ad essere miniera dalla quale i futuri editori d' uii' opera possaiio ricavare nozioni di migliorainento, e perclo esporre tntte quelle osservazioni clie nella quaiitita delle materie possono sfuggire anclie ai piii acuti, e diJliciliuente sfng- gono a molti e diversi occhi tutti miranti alio stesso scope ma con sempre varia idea. Alcunl di tall difetti ci pajono di massima o generali , ed altri parziali. Fra i generali ci sembrauo osservabili i seguenti: i." I'avere introdotte moltissime voci italiane ge- neriche senza alcuna vera esclusiva significanza niilitare ; 2." r avere pretermessa ogni voce pcrtinente alia niilizia navale ; 3." T avere fatta pocliissima nota delle voci pro- prie dell' amministrazione militare ; 4.° I'aver torte a si- gniilcazion militare pareccliie voci generiche italiane avva- lorate da testi non luilitari; 5." I'avere omesso gli accent! sulle voci i 6.° il non avere posto alcun indice degli autori citati a conforto de' vocaboli ; y.° il non avere specilicata la sede del testi citati ; 8." Tavere registrato sotto le pre- posizioni ed i verbi le frasi incipienli per essi, piuttosto cbe sotto i sostantivi entrant! nelle frasi medesime. Gazzera e il cavaliore Omodei , a' quali cliiarissimi iioniini I'aufore afiido niorendo la tutela di questo siio lavoro. Essi ricordauo con lode speciale il giovuie sig. Bongaiii come qiu:!io che presto utile opera anianuense all' aiitore negll ultinii auni della sua vita , e clie attese con grandissimo aiiiore alia correzione della presente ristampa. (i) « Essi scrutarono per entro a quelle carte (legate loro dal Grassi), e le riordinarono ; a quegli articoli, cm il Grassi non aveva posto r ultima mano , diedero conveniente jjulitura ; a qiielli ove avvisarono qualche scaiiibio, e credettero che f autore si sarebbe emendate cnn piti niaturo consiglio ^ fecero convenienti variazio- ni; e pubblicarono il diziouario, ed usarono la siugolare modestia di non segnare i miglioramenti fatti , tutta la lode lasciandone al Grassi. v Cosl X' Annotctore jicmontese ^ che primo rcse conto bellamente di qiiesta nunva edizione nel suo fascicolo d'aprile 1834 (vol. II, pag. I 16). DI GIUSEPPE CnVPSI. 2^7 Rignardo al prinio di questi dlfetti bastera acceniiare le voci segnenti : Abbendare , Ahbcverare , Abbeveratojo , Ab- bindare . A bisdosso , Acrerddare , Acciajato , Aderbare , Affac- riarsi, Appalto ^ App-.tkatorc , Barra, Banhetta , Barcone , Bono, Dato (p. pas.), Ferrare i cavalU , Ferrarli con ram- poni , ecc, Ferraturn , Ferriera , ecc , Fianchetto , Forma , Formato, Foniace, Fusione , Gcdoppo, Caloppare, Gcogtafta, Getto , Giogngna , Giogaja , Para , Periferia , Perimetro , Pog- getto , Poggio , Jlosa , Settore , SparpagUato , Sparsamente , Sporto , ecc. col loro clerivati. Se registi-iaino Periferia e Pe- rimetro, tutte le voci della geometria avraiino diritto a en- trar nel Dizionario militare al servigio della topografia , del geiiio, della tattica , e la Siiperfcie per la prima inovera lagnanza del vedersi crndehnente diraenticata i, se Poggio e Pogf^etto, ogiii menoma varieta di terreiio vorra entrare aiiclTessa in campo , e i Mezzani del Po, le Cavanelle del- rAdice, le Ancoiie del Mincio, die porsero modo di tante Industrie iiiilitari agli Alviani , ai Vendome, agli Eugcnj , Vorranno entrare anch' esse a parte del Dizionario. Ognuno sa clie r arte militare , come ognl altra , ritrae sussidio e materia dalle arii sorelle; ognuno sa che non e possibile al nostro Vacani il narrarci le gloriose gesta degP Italian! in Ispagna senza adoperare miUe voci di puro cemento le qnali adopera anco il Bari/ieri nelle sue prediche ; ma noii per questo siffatte voci hanno diritto a sede speciale in lino special Dizionario militare. E a questo proposito pare a noi che il Grassi troppo siasi lasciato andare all' ainore di allargare i coufini della lingua militare italiana , allorche ci venne insegnanJ.o, per esempio, che quel medesimo //i- duho con cui 11 Vaticano suol scemare i rigori della qua- resima poteva essere adoperato anche da Rodil per rlfare Cristinos i Carlisti. L' esempio di cui 11 Grassi voile gio- varsi per questo strano abuso delle voci la darebbe quasi vinta a coloro che non vogliono 1 dizionarj affidati alle autorita , se non fosse clie il princlpio delle autorita non esclude 11 prlmo principio del buon giudizlo nelT usnrle. Che se anco a Montecnccoli fosse per caso scappato in carta clie Federigone aveva spcdita una induigenza a tutti i disertori dalle sue file , non per questo il vocabolarista avrebbe a ficcar nel dizionario militare o in qucllo della lingua generale italiana quella voce Induigenza come sino- nima d'-4mm5t/« ; e come si avrebbe a lasciare I'lndulgenza 248 DIZIONARIO MILITARE IT \LIANO inastata fra clue cerei al dizionario ecclesiastlco, cosi anco gli si vuol lasciare rintlulto, clie altra cosa e eompiacere di buiTO e di latte e di cariii gli stomnchi deholi, ed altro e rimettere in grazia dt^Ila legge militare chi se le sottrasse ignomiiiiosaniente colla fnga. Bentivoglio scrisse bellamente delle guerre di Fiandra , e tanto bellamente clie uii volume guerresco scritto da un. ministro di pace ha quella vita fra noi che e negata a tanti altri suoi fratelli scritti suUa stessa materia da nomini d'arme clie ebbero pnrte viva in quelle guerre ;, ma Bentivoglio era uomo cresciuto nella curia ro- mana, era monsignore, era nunzio ; quello clie a noi suona perdono, ai militari amnistia , a lui curiale e legale sonava indulto i e la prepotente abitudine del lingnaggio speciale del proprio istituto gli cavo della penna quell' indulto die ogni soldatuzzo volterebbe in amnistia. Ne paja o sottigliezza o ruzzo questo nostro dire : Tndulgenza e Jndidto Isanno in se ridea del condiscendere , del compiacere ^ Amnistia lia qiaella del dimenticare il passato : V Iiuluho, onde il Prin- cipe grazia alcun mancamento del suddito , noii dice ob- bliato quel mancamento, ma solo rimessaue la pena ; quello onde il Sommo Pontefice grazia rumana fragilita liene tut- tavia obbligato clii il puo alia strettezza della obbligazione consueta ; VIndulgenza die si concede alle nostre colpe non toglie che noi non ce ne abbiamo in ogni tempo a ripen- tire e riconfessare ; V Amnistia in vece obblia del tutto il passato, e una nuova diserzione dopo di essa non avrebbe piii ad essere in faccia alia legge una seconda colpa. Cio che fa niaraviglia si e die mentre il libro ridonda per un buon quinto di cotesti vocaboli generici , anzfdie verainente militari, e' non vi si trovano i loro cajjorioiil di Sangue e CCAnimazzare con tutta la loro turma dietro^ a tale che col Dizionario attnale, p. es., anche a coloro che, sprov- visti di polvere e d'armi da taglio, ricorrono al calcio del fucile o alia niazza per dare in testa al nemico, non e per- inesso di iratamente ammazzarlo , ma si appena appena di noliilmente ucciderlo; come non e concesso nelle pugne tu- multuarie il grido si comune negli antichi scrittori di am- mazza, ammazza! Qualora nel Dizionario militare si volessero ammettere tutte queste voci generiche, in allora pare a noi che do- vrebbero entrarvi anche lo Smeriglio , il Gesso e il Tripoli a far compagnia a Forbire e Foibito; le Candde , il Lardo , DI GIU?ErrE GRASSI. 2^9 VAcqiuivite , il Vino, ecc. per le provvigioni di assedio^ la Zucca dii vino per le marce , la Gerla , VErpice , VErpicone e il Manbnmo ( carro da niisnrar legne ) a comodo degll assedj ; e cosi niille aitre della raedesima fatta. In questo difetto incorrono bene spesso tntti i Dizionarj parziali con assolnto errore a nostro avviso. Che nel Di- zionario niilitare io registi'i Geografo perciie i Gtografi mi- litari e' vi sono ognuno sara per accordarlo ; ma a die pro dovro io registrarvi Gengrafia? E se io registro Rim- balzo perclie come rimbalza la palla di cuojo con che sto giocando, cosi puo rlmhalzare anche una palla di can- none, allora io dovro registrare anche Ruzzoloni , perche la stessa palla puo ruzzolare , com.e ce ne accerta 1' anti- chissima celia di quel Cannone di San Paollno, che tirava tre miglia di punto in bianco e due di rugiolone o stru- sciolone , ammazzando ogni Pisano e scansando ogni Luc- chese che incontrasse fra via. Abbenche questa voce Rim- halzo sia tale che , per le voci veramente militari a cui da luogo, meno delle altre gia dette si possa chiamare delle inutili. D?Ua quale specie parci anche m\e\V Allunato che il Grassi tolse a Pace da Certaldo, ancorche il non vedere poi registrata 1" altra voce Aovato , che st,i nel medesimo testo posto a conlorto di quella prima, e il vedere altresi omesse le voci Feriniento , Feritura, Funaggio ed altre sifFatte ci faccia sospettare che T autore andasse di per se ricono- scendo I' inutilita di queste voci non assolutamente militari. Noi saremmo pertanto di parere che tutta questa frotta di voci generiche si avesse ad escludere da una nuova ristampa del Dizionario ^ e a dare una qualche idea del modo col quale crederemrao si avessero a registrare an- che quelle fra tali voci che in alcun significato sono ge- neriche ed in alcuno specialmente militari , sceglieremo la voce Ahhoccare registrata dal Grassi nel suo senso generico oltre ai piii jiarticolarmente militari. Abhoccarsi per parlar insieme e voce generica, e il militare se Io puo ben torre a presto dalla lingua generate se vuole, ma non deve dirlo voce militare , come non Io sarebbero Entrare in trattative, Entrare in parole , Entrare in discorso , Venire a parlare , ecc. Sua in vece e afFatto militare sara nello stesso significato Farlamentare ; la qual voce potra bene cssere presa in presto daila lingua generate per esporre la stessa idea in circo- stanze anche non militari , ana ad essa lingua sara serapre 200 DIZIONARIO MILIT.VRE ITVLIANO voce traslata. Milltare sara Abboccarsi nel senso anticato cli azzuffarsi , e nell' artiglleresco di cader boccone il caiiaone montato. Qiuiidi il Dizionario militai'e registrera la voce nei significatl secondo e terzo , ma non nel primo , o tutto al pill ill questo primo dlra voce usurpata per Parlamen- tare. V. Delia milizia navale questo Dizionario non fa alcuna pa- rola ^ e quantunque la prefazione non dia menomamente a conoscere questa idea esclnsiva dell' autore , pure e da quanto egli dice in fine della voce Corona, e dal fatto stesso pienamente si rileva clie in questa sua opera egli ha voluto parlare della sola milizia di terra. Forse egli ebbe occliio al Vocabolario marinaresco dello Stratico aliorclie fermo tra se e se questa esclusione , ne voile , per cosi dire , entrare in campo gia mietuto. Noi non istaremo a decidere se questa idea sia giusta o no , ina Ijene accen- neremo die, adottata una tale divisione delle due milizie, era pure necessario darne awiso nella prefazione, e so- prattutto ordinare il frontispizio si che ne apparisse a prima giunta la s^Jecialita del libro. E cosi pure adottatala una volta , ed escluse percio, come vediamo die il sono, quelle Barche cannoniere e quelle Bomharde di die fanno tanto uso anche le annate di terra , era^ consentaneo 1' omettere anclie le voci Saica, Saicca , Saidiisti , Barcone , Barchetta, Barca di fuoco ecc , le quali in vece furono tutte registrate. Altro inendo di questo Dizionario ci pare quello del frequentissimo torcere a signiiicanza militare le voci gene- riclie italiane non tali, e avvalorarle poscia con testi ove elle iigurano in tutt' altra assisa die non sia la guerresca ; mendo che sta in assoluta opposizione con quanto leggesi asserito nella prefazione ( a pag. xvii , lin. 3.% 3." e 4-^). Moltissimi sono di parere che il vocabolarista non debba far altro che spogliare i testi, registrarne le voci e le frasl , dicifrarle se incerte , illustrarle se oscure , e avvi- sarne gli tisi diversi ; e gli negano la facolta di crearne del proprio di nuovo, o di aftlbbiare nuovl signiiicati alle vecchie. Ed e questo principio che ha spinto i nostri vo- cabolaristi italiani ad avvalorare le A'oci e i difFerenti loro significati co' testi di qnegli scrittori che gia se ne servi- rono. Finche stai vocabolarizzando , non e tuo ufiicio il crearc da te , ma sibbene il tcnere nota chiara , esatta , e per cosi dire autorata del creato dagli scrittori della Di ciusrprE GRAssi. aSi lua nazione. Ora nol siaiiio ben lontani tlal credere clie 11 Grassl non fosse tal uoino a cui si potesse aflklaie la cura tli creare quelle voci clie mai seni])i-assero occorrenti alia milizia italiana; ma bene avrenimo voluto die tutte le volte in cui gli pjacque levare alcuna voce alia lingua generale italiana e trasportarla a denotare speciali oggetti di spe- ciale pertinenza militare , o avesse citato se stesso per fonte e non avvnlorata la voce con testi non militari e ne' cjuali la voce ha tutt'altro significato clie il soldatesco , o sibl^eiie avesse accennata la credenza in cui egli era clie le voci sifFatte , autorevoli per altro uso gia fattone da autori ap- proval! 1 cui passi riferiva, potessero trasportarsi al ser- vigio delle cose di guerra. A comprovare queste nostre pa- role servano gli esetnpi seguenti : /i/ten~fo«e e voce clie I'autore registra come militare. Ad avvalorare quella voce mette in mezzo un testo del Var- olii e un testo del Eotta ^ ma in ambo que' testi la voce Ritenzione e tutt' altra cosa da cio clie egli ci spiega nella superiore sua definizione ; in que' testi suona difFalco, sbat- timento in generale, e non e punto voce militaresca ; in quella definizione e cio die in altri luoglii I'autore me- desimo cliiama Plana o Massa. In questo caso adunque o il testo e superfluo giacche non serve ad autorizzare la voce nel senso in cui 11 vocabolarista I'lia delinita , e come tale cresce Inutilraente la mole del libro ; o se v'ha pure ad essere per far fede della voce presa nella sua generica accezione , e in allora era necessario die I'autore soggiun- gesse pol die a parer suo ella potea volgersi anco a que- sta speciale siguificanza militare, lasciando cosi 11 lettore in a'bitrlo dell" usarla o no. E se in ogni caso di voci siffatte era necessaria una tale avvertcnza , necessarissima tornava per la voce in discorso , come quella di c!ie non ha deciso bisogno la lingua nostra per avere gia altre due voci slnonime atte a rappresentare la definizione che ne da il Grassl , e come quella che non lia neppure 1' auto- rita della parlata comune de' militari , giacclie questl di- cono piii volentieri , ancordie con qualdie diversita di si- gnificato, Rilenuta, voce che ha Indole italiana non meno di Ritenzione. Dure addietro e frase che il Grass! registra quale mili- taresca e sinonimo nobile del piii ignobile Rinculare. La- sciando che la frase sia da noverarsi fra le generiche 252 DIZTONARIO MILITARE ITALIANO iiiutili di cui gia dicemmo , noi non neglieremo ch" essa nnii significlii di fatto il Rinculare , come ce lo prova il testo eqiiitatorio onde T Alherti 1" avvalora nel suo Dizionario; ma il testo di Tacito tradotto dal Davanzati, ciie il Grassi cita a conforto della frase come militare, non la pi'escirta ne come tale, ne come sinonima di Rinculare. Gli Anfihan ( dice quel testo in Grassi , ma deve dire gli Ansibarj ) , soli liinasi la danno addietro. Questo testo adunque e ado- perato erratameute in piu modi. Prima di tutto esse vale a roloorare la frase Darla addietro , e non quella di Dare addietro , ed e facil cosa il vedere che Darla addietro si- gnilica quella continuita di retrocedere che non importa il Pare addietro : in secondo luogo il Darla addietro degli Ansibarj onde qui si parla era un tornare addietro vol- tate prima le spalle ad Avito, e il Dare addietro, sinonimo di Rinculare, vale arretrarsi n)a senza voltar faccia; in terzo luogo gli Ansibarj non davano gia addietro per impeto di nemici a' quali anclie arretrandosi volessero far testa, ma la davano addietro alabandonando un paese per ritirarsi in un altro : Sola Ansibariorum gens retro ad Usipios et Tuhantes concessit dice Tacito ; E se volvieron los Ansiba- rios solos a las tierras de los Usipios y Tubantes de donde fueron expelidos ripete lo stesso per bocca del suo tra- duttore castiglinno Sueyro ; e meglio ancora per bocca del Valeriani dice Gli Ansibarj soli agli Usipj ed ai Tubunti si ritirarono. II Grassi segui la Crnsca in questa frase , ma non avverti 1' errore in cui essa era caduta d'avere con- fusi in un solo paragrafo due modi di dire e due testi di valore disparnto. Sopraccalza. Grassi ne fa la Gaetre de'Francesi, e afiida la voce alVAlberti ,• ma questi ne fece della Sopracddza nn arnese militare , ne meno poi quel particolare arnese clie i pill e non esatti tradncono per Uosa , Usatti , Sti^^'ieri o Stivaletti, La Sopraccalza dell' Alberti e una vera calza sovrapposta ad altra calza, come suolsi portare da cliinn- que per ragione di pulizia o di freddolosita , e nelle Gue- tres manca in vece anzi tutto la forza die lia in se la voce calzare ; quindi era qui il caso di citare o se stesso o almen I'uso toscano in appoggio. Dare il gaiubetto , dice il Dizionario, e frase famigliare, e nsuale nella milizia. Sara f, ma il testo die qui se ne adduce in fede Iia tutt' altra significanza die militare. Questa DI CIUSIPPE CllASSI. 253 pure e frase clie fu torta a tale signiiicazione senza suf- iiciente autorita, e forse piu con ainoi'e cli lingua gene- rale clie con certezza della cosa. Anclie la comune parlata de' niilitari non adotta questa frase in tale senso. Cliiedete a' soldati italiaai, e tutti o quasi tutti vi diranno che la vera voce lauiigiiare c nsnale fra loro \iev esprimere il francese Passedroit e quella di CavaUetta , qnnntnnqne nel Dizioiiario della lingua essa valga alcun che di diverso. Quiudi coinuni tra essi le fra si Fare una cavalletta, Non sopportare caVal- lette , ecc. Anclie filosoficamente parlando CavaUHta assai meglio clie Gamhetto esprinie il Passedroit, giacthe nel dare il gamhetto io sposterei il concx)rrente, e nientre egli si stesse riavendo , procederei innanzi correndo al punto agognato ; il clie non accade a tutto rigore nel passedroit ove il concorrente riniane tuttavia inconcusso al suo luogo ; nel fare una cavidletta in vece io scavalco lui , scavalco il diritto , e giuago ad ottenere il posto dovntogli en passant sur le droit. La vo;;lia di mandar f'aori in abito di gala ogni pensiero trasse gia fra noi il seicento a quell" idrope che i secoli posteriori gli vennero rimproverando ; avesse mai a dirsi dai nostri pronipoti che o la smania o il bi- sogno d' esporre assai cose niascherataniente abbia tratta la letteratura del nostro secolo al proteismo e alPainbage' La niancanza degli accenti , e specinlmente nelle voci di procedenza greca e latiua , pare a noi picciola iiiii^erfezione si, ma pure da riparare quando che sia in quest' opera. Moki potranno chibjiiare se abbia a dirsi piuttosto Aruuice che Acincice , Ppisenago o Episenago , Protbstate o Pi otostute , Sistri^nia o Sistrenia : e il soccorso degli accenti snrebbe tomato utilissinio specialinente agli uomini d'arme, i qiiali non si hanno cosi facilmente a supporre prosodisti pro- fondi. Lo stesso Grassi pare die niirasse a questo scopo allorche nel contesto di que'varj articoli segno quasi sem- pre gli ia non raccolti scrivendo Epitirarchia , Episcna- gia, ecc. Molti Loinbardi possono correre, almeno di pri- ma giunta , a leggere Trattoria in quell' articolo della linea trajettoria de' projetti die al Grassi piacque incominciare per quella voce senza apporvi alcun accento ; e ognun vede di che riso sarebbe promotrice in tal caso la falsata pronunziazione della voce. Forse il Grassi pure, come tanti altri , non pote nelle iniziali majuscole degli articoli mandare ad elletto il suo buon volere , colpa quella , 254 DIZIONAUIO MILITARE ITALIANO la direm j^ure, ostinata renltenza clie lianno tnttavia i nostri gettatori tU caratteri a soiiiiuinistrare alle casse del tlj)Oteti le vocali majusrole corred xte di tiitti que' segni pi-osodiaci a cui possono andare soggette. Se qiiesto fu , come quasi iion ne dubitiamo , auguriamo che il nostro dire possa svolgere le menti di que' gettatori e indurii una volta a compiacere anche a questa parte di bisogno letterario. Mendo assai facilmente rimediabile ( con perdono dei Valentissiini editori, al merito dei quali non per questo in- tendiamo detrarre , che la natura, stessa della cosa la inostra semplice svista ) si e il mancare 1' opera d'' aa in- dice degli autnri in essa citati. Vogliamo bensi accordare che nessuno ignorera chi siano il Farchi , il TorricdU , il Brusoni, il Nani, il FagiuoU, il Mdzo , YAdimari, e nemnieno il Tensini , il Soliani , il Corsiiii , il Baldelli , ecc , perche fattici conoscere nel Saggio di prefazione anteposto air opera ;, vogliamo supporre che si fara presto noto al lettore chi sia il D'Antonj, perche ne lo avvisa I'autore a pag. 22,8 del tomo i.% ma e egli da supporre che tutti gP Italiaai sappiano chi sia il Moretti citato in Bocca ed Aspide e altre cento voci, chi il Cinuzzi citato in Alabanki e in pill che ahrettanti vocaboli , chi il Ferretd citato in Fiancare , chi il Marzioli citato in Fila , chi Y Ugo Caciotd citato in Ahbattimento e altrove , chi il Colliado citato in Cassa , chi il Theti citato in Torrione ? A chi ha famiglia- rita co' vocabolarj italiani non sara ignoto chi sia il Guido G. citato spesse volte a conforto di voci anticate ; ma clii uon I'ha, come avra a indovinare in quell' abbreviatura il Guido Giudice dalle Colomie volgarizzatore della Storia della s,uerra trojana? E come poi indovinarlo trovandolo nelle sole voci Abboccare e Accerchiare accompagnato da Crusca , quasi che questa avesse aggiunta al testo di lui altra autorita propria' A que' nomi come dicemmo non facilmente indovlna- bili in ogni parte d' Italia e non toscani , perche mai fu- rono negati compagni i nomi d' un Tartaglia ( citato ap- pena una volta la Rombo e nientovato in Trattoria), d'un Capra , d'un Ruggieri, d'un Flaminio della Croce , d'un Laiiario , d'un Lorgna, del romano De la Barthe , ecc, tanto benemeriti della fortificazion mllitare e d' ogni guer- resca disciplina' Perche al Caraiii non dare compagno m GIUSEPPE GRASSr. 255 continuo il Eacchcui citato una volta sola a conforto della voce Anfihio ? E perclie iion fare piii conto della maggiore opei-a militare italiana die vanti I'eta nostra, doe delle Cumpag^ne degV Italianl in Ispagna, citata forse iiii pajo di volte tntto al piii , e a conforto di voci die non ne ave- vano si speciale bisogno, come vediaino in Cacciatore e in Volteggiatorc ? Dove trovare una pin srcnra descrizione dei triboU come uel Tcatro militare del Delia Croce ? E dei ha- stoiii ferrati , diversi cosi da quelli citati dal Grassi come dai goclemlac o godendardi die si vogliano dire , non cl da questo gnerriero e scrittore inllanese altra bella e utile pittura '' La sentintlla niorta dello stesso autore non ci e ella dipinta in iiiodo ]jen piii sicuro die nol sia da cliiuii- que altro ? In qnesto Dizionario leggonsi citati sempre i testi degli autori senza die ne siano indicati i luoglii e nemmeno r opera , ma si bene il noine solo delP autore , e talvolta andie 11 solo autore senza testo. Qnesto difetto , coinmesso dair Alberti le piii volte per la sola prima parte , e queilo die cagiono si gravl rimproveri all' opera sua , e la rese nieno pregiata di queilo die giiistamente non avesse dovuto riuscire per tanti altri titoli. Gil scrlttori ne' casi dubl^j e nelle rispcttlve loro contingenze amano di andare a vedere ill fonte le autorita per conoscerne cosi la squisitezza del conio 5 come anclie la possibilita degli usi diversi a cui dia campo f, e agli scrlttori la inancanza di die diclamo riuscira sempre piii grave nel Dizionario presente , sia per la graiidissima quantita dei testi non ancora approvati in esso introdotti, sia per la facilita colla quale, come ve- demmo, furono tratte a slgnilicazion militare varie voci die tali non pienaraente appariscono dai testi loro sotto- posti. Questa retlcenza e fonte d'ambignita e d' incertczza. Clii legge per esempio m^cXYAlh. die sta in calce all' arti- colo Fiancato puo dubltare se quell' abbreviatura voglia indicare pluttosto V Albertano Giutlice da Brescia die VAlhcrti autore del Pratico ingegnere o, queilo die e realmente, I'Al- herti vocabolarista. Chi legge un Magalotti senza piii, citato a conforto della voce Dragona, potra prestar fede al Grassi perclie cgli non era uomo da gettare alia sfuriata le pro- prie parole ; ma potra tuttavia restare incerto se 11 Ma- galotti sotto quella voce abbia inteso davvero quella nap- pctta in die suol terminare il ciotolo die fascia la guardia ^56 DizioNArao militare italiano della sciabola , o se piuttosto noii abbia intesa tutla al- tra specie di cinciglio mllitaresco. II riferire i luoghi saia dunque un migliorameiito indispensaljile da procurarsi a quella terza edizione che certo la bonta dell' opera sara per rendere necessaria quanto prima. E oggiraai cosa convenuta fra clii si occupa di comporre vocabolarj che le frasi non si abbiauo a registrare con ogni loro illnstrazione sotto la sede alfabetica delle preposizioni o dei verb! onde elle iacominciano , ma si beae, ogni volta che si possa , sotto la sede alfaljetlca de' nomi eatranti nelle frasi medesime. II Grassi in vece s' attenne parecchie volte alPantico metodo, e registro , pognam caso, A biscla sotto A e non sotto Biscia in B ^ Dare in brocco sotto Dare, ecc. Questo metodo, oltre al non essere Tusitato oggidi, ha il difetto di anmentare iniitilmente le pagine d' nn dizionario , obbligando a specilicare tatle quelle frasi con mille righe c a ripeterle poscia sotto ai nomi ove piii naturalmente le suol cercare il lettore e le suole spiegare se non tutte, almeno in gran parte , 11 vocabolarista , trat- tovi senza volerlo dalla natm-a della cosa ; ha il difetto ancora maggiore delle seconde e terze combinazioni alfa- Ijetiche, le quali rendono assai difficile la ricerca e il ri- trovamento delle frasi medesime. Qiiello che il chiarissiaio autore dice in fine della voce Fare prova pero snfliciente- niente cir egli conosceva in sostanza la necessita del me- todo moderno, abbenche nella forma se ne sia discostato , forse per riverenza de' siioi antecessori e specialmente della Crusca. E certo s' egli avesse seguito il nnovo metodo , e impiaiitato il nome Sangiie , e registrate sotto esso le frasi Andare a sangiie , Far sangue, ecc, la voce stessa gli avrebbe suggerite altre frasi comunissime ai militari che omise , quali sarel)bero Venire al sangue , A primo sangue , A secondo sangue , ecc. Cosi operando non avrebbe ripetute inutil- mente piii righe identiche in molti luoghi , come in Dare in brocco ed in Brocco , e in molte parti avrebbe coi ri- xnandi scemato lavoro a se stesso. Rare si, ma pure alcune volte T autore incappo nel di- fetto gia taiito rimproverato ai vocabolaristi di presen- tarci per tutta definizioae d'una voce le parole amese noto, niacchina nota, ecc. Noi crediaiiao troppo rigoroso questo rimprovero quando e fatto ai vocabolarj generali della lingua i quali , se avessero a dare d' ogui parola DI GILSEPPE CR\SSr. 'Jihj qnella definizlone clie vorreljbero i rimproveratori, dovreb- bero spogliare tutte le cartiere d' Italia per veiiirsene a stampa, e riiinovantisi come e solito di eta in eta possoiio con qiialclie rajione sbrigarsela con nn nota per quella voce clie sia difatto generalmente conosciuta alP eta loro ; ma lo crediamo piu clie ginsto allorcbe viene diretto ai voca- bolarj parziali il ciii ufiicio e assai piu esteso, per riguardo alia scienza od arte onde iilustrano i termini, die non sia quello de' vocabolarj generali. Ed e percio cbe in una nuova edizlone di questo Dizionario vorremmo pure trovare spie- gato, per esempio, clie cosa sia quello Specchio esaminatore deiranima de' cannoni cbe il Soliani , e con esso anclie il drassi , ci dice arncse nolo , e cbe noi dubitiaino , ma non siamo ben certi , cbe sia quel bastone, armato alia cima d' un ferro a due lolji ricurvi, col quale il Cbevigni ci dice cbe soglionsi A'isitare le artiglierie. Forse ci verra risposto clie il Dizionario non e fatto pei giornalisti let- terarj , ma pei militari o per gli scrittori di cose guerre- scbe , a' quali quelParnese sara notissimo ; ma con perdono dei risponditori noi domanderemo in allora se questi si- gnori non possano in tutta coscienza far di manco delle profuse e dotte e giustamente date spiegazioni delle voci Facile, Cannone , Bajonetta , ecc. , quando abbiano a far senza della spiegazione dpllo Specchio da artiglierie. Pareccbie voci si sarebbero potute ometiere come troppo idioiicbe, o ambigue, o vernacole. Idiotico troppo ci scmljra VAnnasare il iiemico del Davanzati , plebeismo fiorentino del novero di quelli clie furono gia le tante volte giusta- mente rimproverati nella sua versione di Tacito. Tater I'ennemi de'' Francesi e traslato assai piu proprio cbe non sia queir altro. Ambigna e da lasciarsi alia marinaresca cL pare la frase Abbordare V inimico , usata da pocbissimi nella comune parlata militare , e non confortata d'alcun teste a spiegazione del quale coiiA'enisse fame registro. Troppo lombarda ci sembro la voce Coccone . gia suflicientemente rappresentata alia lingua dall' altre toscane di Tappo o di Boccone , poicbe ambidue possono servire cosi a turare Jl caii'.ione , come a intramezzare le caricbe, e la speciale signiiicanza data a\ Coccone puo darsi anche a una di quelle voci , stante che il lombardo Cocoa vale sempre Tappo o Tuiacciolo. Bibl. ItaL T. L.XXVII. 17 a58 DIZIONARIO MILIT AKE ITALIAN© Allorc'ie le voci furono gla registrate clal precectenti vo- cabolaristi , e clie il testo c!ie se n' adduce noii e d'autore approvato , sarebbesi dovuto secondo ogiii diritto citare almeno da prima quelli. Cost pare che sarebbesi dovuto fare in AUiaeare e in Arnre gia regi strati dall'Alberti; cosi in altre sedi come lo vedemmo fatto appena in Coccia e in qualche altra voce. Indichcrenio ora varj di cjuelli che noi rlputianio errori parziali nell" opera. Acquapendente e Lari haano ambedue per corrispondente francese la voce Versanti il che parrebbe accomunare fra quelle due voci tin senso medesimo , cio che noii e, e secondo il fatto e secondo le spiegazioni stesse del Dizio- nario , nelle sedi rispettive. Converra quindi ritrovare nna voce francese appropriata per 1' italiana Lari, e forse sara tale Sominet. In proposito delle quali lari noti sara forse inutile T avvertire che in Toscana, e specialmente nel Lucchese, il popolo dice piu volgarraente le Lari per quello che i dizioqarj dicono gU Ahiri, il che puo dare campo a non irragionevoli induzioni sul passaggio fatto dalla voce stessa dal senso positivo al traslato. Affettare. II testo e del Puici e non del Lippi. Affortlre. Se non si usa nelle cose militari , come dice I'autore, potra cedere il luogo ad altr.i voce in una nuova edizione. AUumare sembra assal meglio defiiiito dall' Albertl nel sue Dizionario enciclopedico della lingua italiana- Altezza. Noi non contrasteremo 1' uso di questa voce ai militari per iodicare il fondo d'una schiera, d' un Ijatta- glione , d' un reggimento. Ma cio che il Grassi dice del- I'averla adottata come astratto d'^Zto, che secondo la Crii- sca vale Profondo, a noi non pare che regga a tutto rigore di critica. L'Edgeworth, la cui opera ha di fresco rega- lato a noi Italiani la valente IMilesi Mojon , ci da in quel suo Vocaljolarietto da fanciulli una idea assai piii piana di questo Alto. I traslati seaiplici possoiio correre se giu- diziosi nella lingua ; raa i traslati di traslato sono cose di troppo arrischiate , e appena appena comportabili a quei signori che sogliono trabere alle acque d' Ippocrene e inebbriatisi volarsene poi a briglia sciolta sul Pegaso ove meglio lor pare. Altezza per Profonaita e gia di per se WH «rdito traslato per la lingua geuerale la quale non si DI GIUSEPPE GRASSI. 2^9 regola sciiijjre colla scpiadra del gcciiietra i ina se voglia- mo c!:e la Profomliia diventi Spessore, e clie percio il foada veriicale diventi fondo orizzontale, noi creiamo uii iiiiovo traslato ancor piii ardito del primo; uuo arditissiino poi e quasiclie iiitoIleral)iIe ne fonuiamo se a quello Spessore sostituito giii da Profondita diamo per secondo rappresen- tante VAltrzza. Dal su in i^iu , die ritiene seinpre im' idea d'altezza secondo che ci piace considerarlo , al di qua a /'.>, che non ritiene aitra idea c!ie qiieila di larghezza, e'ci corre tanta diversita per clii jiarla ai piu clic non sono geometri, die quasi qnasi, se il tedesco halteii (ferinare) non ce ne rattenesse , sareaimo tentati di soggiiingere die la stessa voce italiana di Alto serve a indicare il piantato e noa lo spessore di quel cor[)o a cuL s' inipone un tale coniando. Apprestamento. Qnesta voce non ha seaso militare da sfe sola, isolata. Lo dice il testo medesimo che I'autore sotto- pone al!a voce per coniprovarne Y uso. Apprestamenti cV ar- tinlicriu grossa , di mortcij , di niunizioni , ecc. dice IMontecuc- coli. Lo stesso dicasi delle voci Appamto , Appareccliio , e simili. Troppo cl converrelshe dilungar.'i se volessiino pro- vare quanto grave errore sia questo ( in ciii caddero assai volte anclie altri sommi filologi italia:ii) di assegnare uno special valore a quelle voci che non 1' hanno gia tale da per se, ma solainente allorche le si trovauo conglunte ad r.'.tre voci che atfilibiano loro quel dato valore. Due terzi delle dispute uascenti ira chi suol credere nel Dizionario i>a i;nella fede che i Frances! dicono del carbonajo, lianno vita da questo errore. La Bacchetta del tamliuro non e innssa , come II tipo- grafo stampo, ma mazza; e in Bacdietta ci pare senza liisogno raddoppiata la frase Passare per le bacdiette. BatUis^liuola. Sarebhe stata cosa convenientissima 1' ac- cennare qui i molti usi italiani a citi da kiogo questa voce. Cannonciiio e voce piu generica di quello che non dica qui il Dizionario , e meritava per lo nieno d' essere divisa in un pajo di paragrali. CeriLC. Questa voce pare a noi che desideri un sempllce rimando a Baiulc. Croato. Oggidi il Croato non c piii cIo che dice il Di- zionario in questo suo articolo , ma sibhene cio che esso metlesimo dice in rantrria. Sarel^be quindi necessario fare tlCiO DIZIONARIO MILITAUE ITALIA-^O due paragrali, ia im cle' quali la voce stessa si niostrasse nel senso qui datole ed antico , e nell' altro iii quelle piii coniune di cui e discorso iu Fanteria. Di Dorso la definizioiie noii combina ne col testo del Segni sottopostole, ne con quanto e detto della stessa voce in Montagna. Dragfiinassa. Forse e propriamente da dirsi tale quella spada die ha la lama fatta a biscia, e che per consegueuza lia del draghesco. E siccome ella non si vede clie in maiio agli angioli e dipiutii- cosi forse fu detta per Ischerzo Draghinassa la spada inutilmente cinta da chi suole tenerla serrata nel Ibdero ficcatane prima la chiave in un pozzo a certezza di non averla mai a sguainare. 'Elmo. Non sara afFatto fuori di luogo F osservare clie (|uest'' arme difensiva non e esclusivaniente armatnra del capo di aiciine cavallerie gravi , come pare clie la voglia il Dizionario. I Guardafuoco cosi detti Pompieri di IMilano sono fanti e lestissimi fanti a piede , ma portano anco in giornata 1* elmo ; quel nucleo (voce latina ottima a rap- presentare il francese cadre de regiment e non registrata dal Grassi), quel nucleo onde usci la guardia reale itnliana, e che porto gia il nome di Battaglione della Guardia pre- sidenziale dal 1802 al i8c5, era compcsto di fanti a piede elmati; e lo stesso regginiento dellc Gaarclie d' onore italiane era elmato aljloenche non fosse per appunto cavalleria pesante. Foscina (in Taniburo) debl/essev*- cangiato in Fasciiiata. • Forazsio non pare autorizzato suflicieatemente nel senso di Saccomanno [3Iaraude (r.) dal testo sottopostovi del Davila. Fossato non pare voce anticata nel senso generico si come la dice il libro. In gran parte delle coUine italiane rappresenta queir acqua che non e fossa e non e borro, cioe non e canale nianufatto e non acqua cadente di greppo in greppo, e di cotano in cotano come direbhesi a Lucca, ma silibene e rio o rivolo cadente dai lari del coile lungo tutta la sua acquapendente, non gia nelle stesse vallicelle, ma si nelle costiere. In somma il Fossato anche in tutti i colli briantei (fossda ) e una specie di canaletto naturale vegnente con qualche regolarita dalla cima al piede de'poggi. Bene pero e antiquato in architettura militare ed ha signi- iicato tutto suo per un Italiano che parli delle giterre de' ^^ssi tempi. A quell' epoca dicevasi Foisato il fosso mun^ia DI OlDSFPPE CnA'jSr. 2()i ton ?j;!st.ioae i)'i sola terra, con solo terra p i eno :, e tanto il )>astionc qnanto il fosso coufoiitlevniisi neirnnica tleiio- niinnzioae cli Foss'ito. Con qiiesto spcciale sigaiiicato aa- tico pareva che fosse da spiegarsi la voce. Fucihi'-c. Ill (jiiesto articolo la lima avrel^be tolta quella osservazione clie dice doversi sostituire Jlloschettarc a que- s^a voce. Uccidere a colpi di facile noii e uccidere a colpi di ni03chetto , e qiiindi pare a noi clie ne Moschcttare ne Passar per V arnii possano con verita di discorso sostituirsi a Fucildre come vorrehlie il Dizionario. Gettare nel terzo senso e definito poco esattamenie e con un valore die non ha per se luedesimo , jua solamente allorclie va iinito ai sustantivi. Cramiticre. Gli Austriaci ne lianno corpi speciali o jier meglio dire battaglioni da se. Cuardamicchie , Guardamano. II cliiarissimo antore e in queste voci , e in Fucile asserisce che la prima di qneste |jal*ole , ablienche la sola registrata dai dizioiiarj nel signi- iicato di ciil qui si parla , e la meno corretta e posponi- bile alia seconda non registrata ma propria della parlata toscana. A noi pare clie la cosa stia altrimenti. La storia delle matazioni corse dall"ordigno incenditore della polvere in qnella canna che prima fa archihugio , indi moschetto e da ultimo schioppo o fucile, consultata a minuto, direbbe che prima di trapassare da moschetto a fucile qnell'ordigno non avea grilletto, ma si bene un cane che tirato a se scattava snlla inavtellina e dava faoco al polverino appli- cato al focone. II grilletto incomincio probabilmente a far le sae prove ne" fiicili da caccia ; e ben presto, sia che ai cacciatori , soliii a cercare la loro preda per le macchie, uascesse il caso che r;inmscelli o brnscoli, intrigandosi nel grilletto , f;icessero a contrattempo ed anccj pericolosamente sgrillettare , sia che la piova o riimidore investente il gril- letto e lo spacco in cui siede arrugginisse T ordigao e lo rendesse di men pronto nso, dovettero pensare a quel trovato d' un arco a ponticello che sovrapposto al grilletto lo salvasse da qnegl' incomodi ; e dall'uno o dalT altro di questi due scopi (|ueir arco fa detto (pare a noi) Guar- dainaccliie. Al certo cjuel ponticello non serve ad alcun sal- vamento della mano per poter essere chiamato Giiardamnnoi n Sottoscatro poi non gnarda nulla esso ]inre , ed e .sino- nimo di Grilletto seconflo qunnto ne dice TAlberti e a»ch*» 262 DIZION.VRIO MII.ITARR iTAI.IiNO a cktta del Grass! nie.lesiiiio die nella voce Grilletto dis- dice rjueir asserzioae clie iu proposito del Sottoscatto av- -venturo in Guardamano. Lancia corale. Anche gli akri dizloiiarj spiegano qnesta voce per Lancia trafiggitrice del cuoi-c, nia v' e gran dtibblo ch' e!!a sia tale come insieine con qnelli e venuto definen - dola r attual Dizionario. Leggasi bene il testo , ed esso di leggieri fara credere ad ognuno clie la Lancia corale sia qnella cordata, per dirla coi botanici, cioe a dire, iniitante alia grossa nn cuore, e talvolta triloba o anche tricnspidata, come la vediamo tuttavia in parecchi quadri , e questa per le punte difTicilmeiite risortenti e arme da laniare orribil- mente le carni come accenna il tesio Ed e poi facilissima cosa il presumere clie i nostrl anticlii abbiano tratto corale da cuore, ove si rifletta clie tale uscita e afFatto conforme a' principj di quel basso latino che intitolo corales pennoR le penne interne dell' ala piu prossima al corpo degli uc- celli , la figura delle quali non molto si scosta da quella delle lance sifFatte. Laiizichenecco. La voce procede dal tedesco Lanz Kneclit, cioe valletto da lancia o scudiero. Liistratore. L' antore dice clie qnesta e voce latina e pin nobile d' Lispettore. Cli* ella sia latina nel signiiicato di Commissario alle rassegne la e cosa piu che certa ; ma ch' ella sia piu nobile che Inspettore , voce latina ancli'essa e che di lancio da 1' idea del proprio officio , noi peniamo a crederlo. Forse T antore voile dirla voce piii acconcia ai poeti e a chi fa professione di non dir le cose pel loro nome, e in questo caso egli ebbe ragione; ma ad un pro- satore odierno, per quanto egli fosse accorto artefice di stile, rinscirebbe assai difiicile cosa il non si far ridere in bocca usando qnella voce in tale senso. Orda. Gli scriitori delle cose di Turchia dicono tutti Orta, e fra qnesti anche l' ultimo relatore di esse cava- liere avvocato Baratta. Orcla poi e voce generica a tutta Italia , e vale stormo , frotta tumultuaria e irregolare di gente armata di cento armi diverse. Paggio. In questa voce pare a noi che esista un foUe- mente non solo soverchio ma falso. L' autore dice che Ales- sandro il Macedone voile anch' esso , imitando follemente i Persiani, aversi il corteggio d' una corte di paggi greci. Ma e come trovare follia cib che anzi e da riconoscere DI ClUStPPE CRASSI. 263 per soinma sapienza political La strada al cuore de' padri i quella de' tigli ; e per avventiu'a a sventare la conipati- bile antlpatia die una generazione gia clominante e poi vinta nutre pe' snoi soggiogatori non esiste istitnzlone po- litica die meglio di questa rag;^iniiga lo scopo , e special- mentc allorche s' allarglii alquaiito la mano nolle condizioui dei caiididati paggi. Que' giovaiietti crescendo col Principe novello imparano ad ainarlo e ne sono riamati, e sparsi poi con carlcbe fra la propria gente riescono a trasfon- dere T amor loro ne' sndditi novelli e a far col tempo una sola nazione di due nazioni rivali. E istituzione soleane e confermata dall* esperienza di pin nazioni e di piii secoli e della stessa Roma die la uso sou' altra forma. Hazione nella parlata comune de' militari di tntta Italia vale modernamente anche per qaella die gli antichi dis- sero Piazza di fora£:sio ^ e die sola fu registrata nel Di-' 7.ionario presente. Ne la lingua scritta softVirebbe puuto se quella Razione, die vale quantita fissa di cibo pei" Tuomo, si trasportasse a denotare anclie la quantita fissa del cibo pel destrieri. Rifosso. Non pare semplice fosso come la dice il Dizlo- nario. II testo onde e avvalorata questa voce puo essere considerato sotto due aspetti. II Guicciardini paria del Duca d' Urbino die del 1026 voleva soccorrere lo Sforza assediato da Eorljone nel caslello di Wilano, e dice die " T esercito " suo intendeva direttamente accostare al castello, e, prese » le cliiese di San Gregorio e Sant'Angelo vicine ai rifossi , » alloggiare sotto Milano. » Que' rifossi adunque possono avere due significati, T uiio di valor gencrale italiano, I'al- tro di valore speciale niilanese. Quel primo varrebbe fosso vicingcntc , e in tale caso la voce stessa, che e una ver- sione del latino Itcfossum , avrebbe in senso militare a Valcre come sinonlmo di Antifoiso o Controfosso : cioe sa- rebbe quella fossa esterna cbe fuor degli spalti ricigne la fossa aderente alio mura , e die il Ducange chiama appunto in Italiano liifosso. Nel secondo senso ( e il Guicciardini pare a noi die in questo Tusasse) la voce e provinciale, o per lueglio dire locale per Milano pigliandola in qua- lunque interpretazione. O ivi parlasi del torrente Redefosso non lontr.no a est dalla dilesa suljiirbana di San Gregono che e in linea dingonale con qiiolla di Sant'Angelo, e la voce t que' tempi parrelibe ril'erirsi al torrentr cosi nominato , 264 nizroNAuio militake italiano e sarebbe geografica locale e non niUitare italiaaa ; o paf- lasi del Redefosso scavato da Azzon Visconti intorno alls vecchie mura milanesi, e dlvenuto poi fiaviglio iiiterno , e in allora P Urbinate , clie voleva occnpar La chiesa di Sant'Angelo ad est e qnella di San Gregorio a sud-ovest pros- sima a San Viltore al Corpo e distruttasi sul linire di quel secolo , ed ambe subariiane , tendeva a porre fi-a se e Bor- bone quel Redefosso: e quindi la voce in tale caso sarebbe locale milanese e non generale italiana. O ivi pariasi delle cbiese gia prima accennate ad est, e in allora i rifossi del Guicciardini sarebbero per un lato il Redefosso geografico gia detto prossimo a San Gregorio orientale, e per T altro il Redefosso azzoniano non lontano da Sant' Angelo ; e in qnesto caso pure la voce sarebbe locale milanese e non generale italiana. Che poi il Guicciardini voltasse cjualun- que siasi di questi Redefossi in Rifossi non e da maravi- gliare, quando si pensi ch' eg!i tramuto in Ambra il nostro Lambro e fu ad un pelo di fare un Assalonne del nostro borgo di Saronno(i)i ne questo e da apporsi a gran colpa a chi scrive di cose accadute in paesi de' quali non si ha o per nsscita o per hinga pratica fondatissima cognizione. Conchiudiamo adnnque che in ogni caso se vogliauio sul- r autorita del Guicciardini dare alia lingua nostra il Ri- fosso , parria bene darglielo come sempiice siiionimo antt- cato del piii moderno Antifosso , clie tale sarebije in allora autorizzato anche dal Rcdefossino noto a' Milanesi come antifosso clie ricingeva da ovest gli anticlii approcci del castello di Milano. Roinbo e fratcl carnale del Frombo e del Ronzo, e pare clie denoti non gia il fragore di scudi o spade ripercosse in- sieme, checche se ne dlca il comuientatore di Dante citato dal Grassi , ma sibbene quel fiscliio o sibilo o rouzio ( si- mile a quello di un volatile che fenda V aere o d' un insetto che la venga turbando ) che le armi scaraventate d' alto in basso o girate a tondo e i projetti uscenti a furia dalle canne ignlvome sanno cavare dal fluido aereo circumam- biente. E tale per appunto lo spiegano anche i due testi poetici deir Ariosto e del Calvaneo che V autore nostro , per una di quelle sviste che non sarebbero sfuggite alia lima posterlore, fa erroneamente corrispoudere al franzese (i) Vedi il testo addottone dal Grassi in Costcggiare. Di ciusippE cRASsr. 20 J generico bruic o fracas. Nella commoventissima ode clie il Maestro cli scnola soccantava al piantbrte dopo narrate le avveature di Toaiotto e jMaria a que" suoi coiitadini e un passo die spiega a maraviglia il valore della voce rombo nella seconda gradazione di sigiiificato per noi attribuitale qui sopra. S' avverta per ultimo clie quel fracas o fragore clie il Grassi ciiiama (pare a noi erratamente ) ronibo e forse quelle clie il Caro nella sua versione degli Amori di Dafne e Cloe di Longo Solista chiamo Incioccamend d'arme; voce la quale, se non e marchigiana e come tale repudiata dall'Accademia, sarebbe da aggiungersi e a questo Dizionario militare e al Dizionario generate della lingua clie per cura deir Alberti nel Dizionario enciclopedico ha gia avuto I/i- cioccare nell" egual senso. Schioppo non pare credibile clie venga da Sclopus ; ma si clie il latino barbaro S'lopus sia stato create a rappre- sentare lo Schioppo nou esistente a' tempi de' Latini. Scoi'olatore non e voce lomliarda come dice il Diziona- rio , ma si veneziana, come pub vedersi nelTAppendice al Vocabolario marinaresco dello Stratico e nel Dizionario veneziano del Boerio. Lo stesso dicasi dello Scoiolo citato in Lanata. StendarJiere non pare giustamente accagionato di voce famigliare e da non usarsi die per isclierzo. L' essere voce messa fuori da quel festivo uomo del Bellini nella sua Bucchereide con acconipagnamento celioso non basta a darcene il diritto , tanto piii die il significato militare an- tico ed esclusivo e non ignobile die ha la voce Stcndardo nel Dizionario , e quella esclusiva moderna che le si attri- liuisce in Bandiera, avrebbero pure bisoG;no deir esclusivo loro portatore che non potrebbe essere altri che lo Sten- dardiere. Stivatore non e voce lombarda , ma cF indole tiitta to- scana, come lo sono StLare e Stiva, ancorche la Crusca erratamente spieghi il testo della Fiera del Buonarroti che adduce a conforto di questa ultima voce. Tergiduttorc. In primo luogo esso non e voce coniata dal IMacchiavelli , ma sibbene voce latina italianata nella sola desinenza e data perantica dal Macchiavelli stesso; in secondo luogo esso non equivale per appunto al Sena- flle : in terzo luogo non e Tcrgidattore come piacque al tipografo di regalarcelo. a6f> DrzlONARIO M1LJT\RE ITALIANO Tenn^lio non pare che sia il Terrapieno clie dice il Gr.ssi, nia slbbene la terra tratta del liiogo ove si e sca- vato ;I canale d' una fossa, e buttnta in sur mio dei lati della fossa inedesiiim ; al tutto il Terraglio seiiibra afFatto sinoaiino della Gcttata toscana. Quando Lodovico il Moro fece scavare quel canale navigante che rictngeva di qnei tempi la cllta nostra di Milano, foniio un Terraglio della terra che si cavo per fare il canale, e qnella gittata con- serva ancora oggidi Tantico sno noine di Terraliiun (Teragg); e col sno stars! a cavalier del canale testimonia la pro- pria origine. Clie Torrazzo sia qnella torre giiasta e scassinata che dice la Crusca, e con essa il Grassi, noi istentiamo a cre- derlo : se anche i testi medesimi del Buonarroti e del Caro non c' indncessero in questa esitanza, pare a noi che il solo maestosissimo Torrazzo di Cremona bastar dovrehbe a mettere in migliore aspetto quella voce presso qnalnnque Italiano. Tozzo. Qnesta voce (ch'era forse ineglio ometfere come affatto generica e non miiitare ) pare a noi che dovesse essere spiegata con qne>te so'e parole: specie di chiovone che sujjera in grandezza i cliiovi minori chianiati comu- nemente tozzetti. Trabanti. Noi abbiamo qui uno staccamento di qitesta arme , e li vedianio in qnalnnque livrea non portare piii le brache a strisce, come dice il Dizionai-io. Li vediamo bensi portare alabarda , e quindi parreljbe opportiino ag- giugnere nell' articolo la parola Lanzo come ha TAlberti in Trahante. E in proposito di questa A'oce forse potranno gli Accademicl ponderare se anche nel Dizionario generale della lingua non convenga , in luogo della etimologia che ne da il Salvia! , sostituire parole dalle quali risulti che forse r origine della voce stessa e da ricercarsi alPidioma boeino che Iia Drewce (Jiasta, sarissa) , Drbati {veheniente- hasta /e/jre ) , Draba (miles, hastarius). Trojnta meritava forse dilncidazione niaggiore. Non e iin- probabile che quella macchina murale bcllica la quale ne' bassl tempi dicevasi Troja sia stata madre a qnesta voce. Troppo in lungo anderemmo se volessimo qui esporre in questo riguardo una serle di ragioiiate coiigelturc. Questo cenno pero basterii (F avviso a r!ii di proposito voglia ar- ricchire il liliro. DI GIUSEPPE Cn^fSI. 467 •\ TromhetlQ non e per appunto voce esclnsivarnente pro- pria de' reg5:;imenti di cavalleria. I fanti alia leggiera del- I'esercito austi-iaco niarciano tutti a suon di tromba e non gia di tamburo, ed hanno soli ti-ornbetti ; e tra questi fanti e' vi sono anche i Tirolesi italiani. Fra le voci mancanti in quest' opera , e die certo il Grassi avrebbe snpplite se gli fosse Ijastnta la vita , pare a noi die siano da noverarsi le se(;ueDti : In Jrcertare il colpo manca il latino CoHineare. Accordare. v. neut. , venire a ]5atti , ad accordo , arren- dersi a cerii patti. " Ed Angliiari avendo accordato per >i non si poter difendere da si gran fitria <> (Segni, Stor. fior. libro 3." verso il fine ). Amazzonio add., di Amazzone. " Armar le destre d'aniaz- zonia «!cure » ( Aquila trad, d' Orazio ode 4.^ lib. 4.°)- Amiere. Specie di veste miiitare degli antichi ( Alberti , Dizionario enciclopedico ). Angela, Angiolo , Angela in rroce. Voci necessarie a me- glio specilicare quella Palla incatenata die pure sta nel Dizionario; e di questi Angeli, forse omessi perche piii fa- migliari alle artiglierie di mare die a quelle di terra, si face uso pero anche per queste itltime. Armatella , Armatetta. Diaiinutivo e spregiativo d'Armata, il quale, per raglone delia minor nobilta della propria ina- dre confrontata con Esercita, diventa necessario qualora si voglia parlare di questo ultimo con quello scemamento dl pregio die per la essenziale sua nobilta esso non compor- terebbe, stante die non si puo Ignobilitare iin eseicita per mode da farne un esercituzzo. In Astile manca la voce franzese corrispondente. Pare die dovrebb' essere Hiimpe. Bandiera. INIancano fra le parti sottoi'oste a questa voce le cosi dette Manchettes de' Fra nee si , clic forse non sareb- bero male tradotte per Bendoni o Pendani o Pendagli, i quali ornamenti sogliono per lo piii abbellire gli stendardi della cavalleria. Barile artifiziuta. Belhice per bellicoso. Lat. Bellax. BeUigerantc per guerreggiante. Lat. Belligerans. Benetta di quartiere. Franc. Bonnet de police. Bottaniera. Forse erreremo ; ma ci pare die cosi chia- Hiisi quel regolo avente nn foro circolare da un capo 268 DIZI0?JARI0 MILlTAnK ITALlANa immettente In nno spacco longitnditiale pel cjaaie s' introchi- cono i bottoni tlella divisa militare , e fennati pel gaiulio nello spacco puliscoiisi poscia nella loro snperiicie collo sineriglio o col tripoll. Cacciaviti. Vedi piu sotto in Svitacanne. Caniiciata, sinonimo d' Incamiciata. " jMa questa nil par II arte di corsari , Dove non vl varran ne cauiiciate Ne >i tante discipline militari n ( Mauro, Capitolo al Warcliese del Guasto , terzina 5i."^). Capitolante nel secondo senso della Capitolazione regi- strata dal Dizionario , e clie i Tedeschi pnre clnamano Kapitulant. (-appotto di quartiere. Lo stesso clie il francese Capottr. de police. Casaccone. Qnel mantellone die nsano le sentiaelle nel- r inverno passandoselo Tuna all" altra ad ogni loro niULa. (Della Croce a pag. i3 del Teatro militare. ) Castellina, sinonimo di Castclletto ( Gastiglioni nel Gor- tigiano ). Cavallo artifiziato. Cidaro , specie tU carabina rigata detta Stutzen dal Te- desclii e notissima ai Friulani , i quali prestano la voce alia lingua generale italiana. Confosso , sinonimo antico di Barbacane ( Yillani , Stor. fior. ediz. mil. classici torn. IV, pag. i38). Corona artifiziata. Fermare. Condurre al soljo e servigio d' uno Stato le soldatesche (Cellini, Vita ediz. mil. toiiio II, pag. 171 )• Foglio di via. Franc. Fcuille de route. Fortilizio. Voce solenne per chi scriva italianamente delle guerre de' bassi tempi, e gia registrata dall' Alberti nel sue Dizionario enciclopedico. Galea e Galera. Fune colla quale si tirano a braccia i carri delle artiglierie (Zanobetti, Diz. compendiato ilaliano). Gamella. Lat. Camella. Franc. Gamelle. Scodella o di le- gno o di latta in cui ogni soldato riceve il proprio rancio. ( Zanobetti , Dizionario compendiato italiano , e Stratico , Vocabolario di marina ). Gassetta. Grossa fane colla quale si trascinano i cannoni. Cosl il Zanobetti nel Dizionario compendiato italiano. La Voce pero e tolta alia marinaresca , giacclii' lo Stratico la cbiama cavo da piintoni. DI CIUSEPrE GKASSr. 2(^9 Gatto per qnclla Nave da guerra coperta clie i ]\Iaiito- vani usavaiio anticaniente sul i\lincio, e sni laghi clella quale paria a di liingo il Platina nella sua Storia mantovana riportata dal Muratori nel tomo XX de' suoi Rcruni itali- caniin Scriptores a pagina 766. Generale in capite , voce registrata daU'Alberti e troppo solennemente onorata a' nostri gioriii da due somnii Stra- tegi per avere ad essere posta in dinientlcaiiza. Gladiatore , ,Clj.diatono , Cladiatura. Tutta parentela del registrato GJadio. Gorhia della iDajonetta per quella die i Frances! dicono Douille (Albert!, Diz. enclcl. in Bajonetta. ). Gradnsso per tenere compagnia ai registrato Rodomonte. Guardiola. Bellissiiiia voce usata dal Delia Croce a pag. I a del suo Teatro niilitare per quello clje altrimenti dices! Casino, Casello o Casotto da sentinella (Gzien'ft^ fr. ). E co- me Guardia e detta la stanza dove un corpo di soldati fa guardia, cosi Guardiola parrehbe la meglio voce per dinq- tare il loghetto ove il soldato isolato fa sentiuella anclie al coperto. Guardiola o Guardiuolo. La sentiuella notturna isolata clie fa guardia alle botteglie ecc. Vedi clie ne dica il Salvini nelle Aunotaziohi alia Fiera del Buonarroti. Voce utile, rap- presentante una istituzione die vedesi rinnovata di fresco fra no! sotto il nonie di Guardie notturne di polizia , simile in qualche modo a quella de! Watchmann inglesi , ecc. Guerriglia. Voce soleune, di cui nessuno scrittore italiano potra fare a meno se vorra parlare delle guerre di questo nostro mezzo secolo j voce a cui ne la Quadrinlia ne la Squndriglia pare die s! possano far sottentrare ( cliecche ne dica il D'lzionario in Qiiadriglia) , poiche a' tempi nostr! e' v! furono guerriglie composte di clnquanta e di cento e di mille guerriglieri. La lingua spagnnola ha per giunta an- clie quest' ultimo vocabolo die la lingua nostra potrebbe pure adottare (come adotto il francese liandolicro) per de- notare ogni membro di quelle guerriglie. II Vacani usa spesso queste voc! sorelle di Gouiglia , di Mani2;lia , ecc. gia consacrate dalla Crusca ; e a chi volesse continuare vita a quel rimbrotto die un illustre porporato romano, per riferta dello Stendlial, faceva ai purist! transapennin! me^ glio die Qundriiilia o Squndriglia converrebbe sostituire Bat-: tagUuola , piccola l^atiaglia nel senso relative. ajO DIZIONARIO JIILITARE ITALIANO Incaricato , caricato , iiivestito, urtato dairinimico. " E ;> incaricato dal popolo e dai soldati , si ritiro nella for- ,) tezza » ( Segiii, Stor. fior. lib. i3.° oltre il mezzo). — • A clii ponderi bene le voci Caricare e Caricato reglsti-ate dal Grassi nel signiiicato franzese di Charger Vennemi noa parra ne ambiguo ne peggiore di esse cjuesto Incaricato del Segni. Iiicarrare artiglierie , montarle sul loro carro (Biringuc- cio Pirotecnia ). IncUnare , piegare alia rotta^ incominclare a volgersi ia rotta " ZnfFa la quale duro juezzo un gionio seuza che )/ niuna delle parti iiiclinasse >/ ( Machiavelli Istor. libro VII, pag. 279, ediz. mil. classicl ). Invalidtta. Molle da palle arroventate. Ordinario (Z") in senso di E.ancio , Pranzo ; voce co- munisslma fra" militari , e che ha la sua radice nelPas- soluto Ordinare che la Crusca riferisce come sinonimo d' Allestire il pranzo. Ospizio desU imalidi. Ovante e Ovatore, per tenere in vita la regisivata Ovazione. Pagnotta per Pane da munizione. E sotto questa voce , come anche sotto quella di Monte, potrebb' essere registrato nel debito aspetto anche quel Monte delle pagnotte che il nuovo Dizionario di Zanobetti dice signlficare tra i militari quel luogo elevato onde si puo essere spettatori d' una bat- taglia senza correre alcuii rischio. Pali incatenati. Panattiere , voce di maggiore estensione che non quella re^istrata di Fornajo, potendosi intendere pel magazziniere del pane di munizione ed anche per fornajo. PendazU di corazza. In francese Braconnieres. Voce sino- nima di Falda , Faldone e Batticulo che potrebbe in mille casi venir piii bene in taglio che non le tre or ora dette. " Pendagli e maniche della corazza. « ( Vasari riportato dal- r Albert! nel Dizionario enciclopedico. ) Pugnalare .,' fratello d^AccoltcUare Quartani, soldati della quarta legione romana,per andr.re di conserva coi Secondani, Terzani ed altrettali rcgi strati. Ragioniere di fortificazione . Ramo o hudello de' honetti. Reclutiere e Reclutamento- DI GIUSEPPE GUASSt. 27 1 Bingrossatura per Riiifui-zo nel terniiiie artiglieresco , Ji cui vedi nel testo del Blringuccio sotto Riuforzo. llovescione (Alljerti, Dizionario enciclopedico ). Scalfire , Scalfitto , Scalfutura , Sfracellare coi loro deri- vati. Qneste voci meritavano d' essere iiieiitovate onde por- gere inodo di una leggiere gradazione per giugiiere dalla leccatnra o gralJiatura clie sia alia vera ferita , tre voci registrate, e di una gradazione dal ferire all' uccidere. Sconfiggitrice clie leggesi nel Dizionario della lingua Ita- liana stampatosi anni sono in Padova. Seinestriere. Franc. Seiiiestrier. Sfossato agg. di Terrene intralciato da fossi. ( Alljerti , Dizionario enciclopedico in cjuesta voce clie nianca anclie in Terreno. ) Soprapprendere e Soprappreso. Voci solenni nelle versioni toscane di Tacito e di Sallustio , clie secondo casi e penne possono tornare piii acconce del Sopprendere e del Soppresu registrati ; alle qnali voci per riverenza di altri scrittori deir arie potrebbesi fors' anche aggingnere la Sopruppresa a couiodo di chi non volesse scanibiare le bandiere in sal- teri usando il boccaccesco Soprapprendirnento. Spinata. Incamiciatura di spini vivi fatta alle niin-a de' forti per sempre piu impedire le scalate. Ne Spintijo n'a Spineto eqnivalgono appieno a qnesta voce clie v.sa il Della Croce a pag. la del suo Teatro militare. Stanziale in forza di snstantivo. " La legge gli costrin- gea ad accatastare ancora i beni degli stanziali. >> ^^Segre- tario Fior. Stor. ) Stendere. Qnesta voce, generica )}er se stessa, voleva es-r. sere registrata nella sna sede alfabetica per allogarvi i modi di dire seguenti : Stendere l arco registrato solo in Arco : e Stendere il cnmpo (cioe spiegarlo, allargarlo ) non registrato in nessnna parte del Dizionario e di cui si pua vedere esempio nella Crnsca sotto la voce Stendere. Stk'iere clie forse e la Giietre i'rancese. Siitacanne . o L'acciaviti che vogliasi dire , clie e quel ferro con tre braccinoli piani di cui si fa uso dal soldato per invitare e svitare le varie parti del fucile, a cagione del pnlirle , e dair armnjnolo per isvitare le canne delle arnii da fiioco ( Albert!, Dizionario enciclopedico in Ardubusierg « Caceiavlti ). 2,~2 DIZIONARIO MILITARE ITALIANO Tagliata e anclie voce generica denotante la spianatura crogiii albero e casa dintonio a un forte a piu. o men vasta circonferenza. In questo senso pare che T usi il Guicciar- dini nel testo portato dal Grassi a conforto di tutt' altro signiiicato della voce medesima. Targetto. Fante armato di targa, o che si targa per dirla poco bellamente col Siri e col Bergantini. Tavolaccino. II portatore di quel Tavolaccio che il Di- zionario ha posto a registro. Tencione co' suoi derivati , da rlmandarsi , perche voci anticate , a Tenzone. Tutti i derivati da Tenzone aventi pure testi guerreschi del traduttore di Livio nel Dizionario enciclopedico del- r Alberti. Trincarsi del cannone , di cul veggasi il Dizionario en- ciclopedico dell' Alberti nella voce Trincare. Trinciante, sinonimo di Tagliente. Si vegga nella Crusca. E sotto questa voce non sarebbe forse spregevole agglunta anche quella del modo di dire seguente : Fare il trinciante, sinonimo di Trasoneggiare. Trofcoso , di trofeo. Si vegga il testo del Bellini addot- tone dall'Alberti nel suo Dizionario enciclopedico. Troja. Macchina militare usata dagli antichi per dar di l)assa alle mura nemiche, della quale \-eggasi che dice il Dncangio. Trossuli. Voheggiare. Voce solenneniente consagrata in signiiicato militare dalT Ariosto e dal Tasso. Mancano altresi nelle loro sedi alfabetiche niolte voci di quelle che T autore stesso adopera neir illustrazione o ne' testi relativi ad altri vocaboli ; e per tacere de' var) aggettivi che leggonsi nelle voci Angola, Anne, Artiglieria , Assedio, Battaglia , Butteria , Bastione; Campo , Carro, Ca- vallo , Corpo , Opera , Palla , Picca , Ponte , Terreno , ecc.^ e dei sustantivi che stanno nelle numerose parti descritte sotto le parole Armamento , Assortimento , Bajonetta , Ban- cliera , Briglia , Calzamento , Cannone , Carrerto , Cassa , Ca- vallo, Fodero , Fucile , Lama, Mina , Mortajo , Nodo, Obice , Petarlo, Sciahola, Sella, Strumenti , Tamburo , Tromha, Vestimenta , che certo saranno consultate di per se dai no- velli eclitori , noi accenneremo qui alcune altre che sparse qua e la potrcbbero facilmente sfuggir loro , c sono DI GIUSEPPE GRASSI. 2-3 Brissacca ( di cui in BagagUuole ) the pare shioninio del Zaino , cioe del francese Havresac. Filo (di cui 111 Pietra focaja). Grosso per Grave ( di cui ia Cavnlleria )• Inclicaiiu ( di cui in AlUneamento ) , e sono gli antichi Spulliai piemontesi, i cosi detti Flugehndnner dei Tedesclii o i Tulonncurs de' Frances! , non Jalonneurs come errata- niente e detto e nella voce qui citata e nell' Indice delle voci francesi, clie e pure altra pregevol dote del libro. Pelle del suono^ Pelle del Bordoiiiere , e Bordoniere (di cui in Tanibnro ). Ponticello (di cui in Grillctto). Scudo ( di cui in Grilletto )■ Sopruccinghia ( di cui in (.'ingliia). Sottoscatto della pistola , cioe la Bride de la poignee ( di cui in Pistola ). Tallone (di cui in Pietra focaja, detto altramente Costola o Dosso in Facile ). Timariota ( di cui in Timaro ). Tirare al hersaglio ( di cui nel testo del Segni sottoposto a Bersaglio ). In generale poi mancano parecchie voci propria dell" ar- tiglieria. Per cjiiesto riguardo sarebbe desiderabile che i futuri editor!, preso a norma Y Aide-) ae moire ii Vusage des offi.ciers d'artillerie de France attaches au service de terre del conte Gassendi, cercassero di rimediare al difetto. Meta delle voci attenenti alia bardatura dei cavalli da sella e da tiro manca afTatto in cjuesto Dizionario , e vi si dovrelilae aggiungere a compimento degli articoli Briglia, Sella e Cavallo , in proposito della quale ultima voce pare a uoi che superlUie siano per un Dizionario niilitare tutte le partizioni di corpo , mantelio , ecc. che vi si leggono , e le quail pin presto si converrebbero a un Dizionario di veterinaria o di equitazione. Quella llepuliblica clie per tanti secoli fu diga europea al torrente turchesco , e che seppe tenere in collo una lega di Cambrai , aveva istituzioni miHtari non ispregevoli, e il Dizionario veaeziano-italiano del Boerio ce ne fa te- stimoniaiiza. Sabellico, Paruta , JMorosini , oltre al Nani e al Bemljo spoghati dal Grassi , somministravano materia da cib che entrar poteva in questo libro , e che il Grassi non avrebbe forse oincssa , qualora vi\ ente avesse potato Bibl leal T. LXXVII. i8 374 DIZ10NA.RIO MILITAHE ITALIANO. condurre a tennine il suo lavoro. Ne avrebbero fatto parte , a cagion d" eseiiipio , le voci Arsenalotto ; Bersaglio o Balestreria ( pel luogo medesinio ove si va a tirare al bersaglio, la qual prima voce e rivissiUa di fresco ia que- sto precise senso anche nella nostra Milano ); Capocento o Capo di cento ; Dulimana ( voce utile per rappresentare la Dolmana di cui e ceiino in Vssero)-^ Gemina; Graduato ( nel senso speciale di Ufficiale di state maggiore di reggi- mento ) ; Jaquisitore ai ruoli; JVazionale ; Savio alia scrittu- ra; Savio allc orditianze ; Sergente delle ordinanze ; Sergen- tina (la catica di questo ultimo )i e pareccliie alire su questo audare. IMolte altre voci, specialmente per la milizia antica, esi- stoiio nel Dizionario del De ]\Iarchi le quali sono omesse in questo del Grass!. Tali sarebbero , per citarne alcune , Gerrofori , Epinicio , il Groma, Pentecontarca, e fors' anche Enneagono , Esagono , ecc. per far codazzo al Poligono, ecc. Le parole fin qui dette , lo ripetiamo nuovamente, non da altro muovono che dall' ainore della scienza e dal de- siderio di vedere sempre piu condotto a perfezione un la- voro cosi esimio come e questo del Grassi die onora Tau-^ tore , chi lo proraosse e k nostra Italia in generale. 275 Del sublime Trattato di Diotiisio Longino tradotto ed illustrato dal prof. Emilio de Tipaldo. — Venezia, 1834, dftli'^ tipografia di Ahisopoli\, in 8.° di pag. XXXI e 229. L a diligenza del prof. Tipaldo in questa vcrsione giustifica pienamente cio ch' egli dice nella lettera con cui la dedica al suo amico Antonio Papadopoli. Se la traduzionc del Gori per la costante purita della lingua sara sempre tcnuta in pregio dagli studiosi ; questa del prof. Tipaldo sara tV ora innanzi preferita da quanti vorranno poter dire di conoscere veramente i pensieri del greco scrittore. Egli 1" ha inoltre arric- chita dei Framnienti di Longino stesso (prima e molto lodevole versione di Giovanni Velludo ), di niolte note, e di una Vita dell' autore piu ampia e piu di- Hgente di qnante ne furono srritte sinora , nella quale con molto corredo di erudizione e forza di raziocinio ha voluto restituire a Longino il Trattato del subli- me dair Amati e dal Perticari attribuito a Dionigi d' Alicarnasso. Queste controversie, generalmente par- lando , appartcngono alia semplice bibliografia anzi- che alia letteratura propriamente detta; e percio non trovano quasi mai f universalita de' lettori disposta ad attribuir loro quel pregio e quclf importanza che forse r autore si prometteva dalla sua fatica. Solo quando r assegnare un libro al tale o tal altro autore con- duca a qualche notabile conseguenza sidla storia del- r uomo o della scienza, solo allora queste controver- sie soilevansi a tanta altezza da guadagnarsi 1' uni- versale attenzione : ma qui a dir vcro quale varieta di consegucnze potra venire dalT abbract iare 1' opi- nione dell' Amati o quella di tutte le eta preceden- ti, difesa dal prof. Tipaldo? Una sola considerazione veramente letteraria ne puo nascere, al parer nostro, qualoia il libio si stimi di Longino; cioe, come que- st' uomo abbia potuto fare un' opera cosi sincera da 276 DEL SUBLIME TRATTA.TO tutti i vlzj della sua eta , cosi lontana ne' suoi pre- cetti dalle dottrine allora generalmente adottate , cosi somigliante in se stessa alle piu perfette scritture dei veri classic! greci. Noi non vogliamo con cio togliere pregio all' erudito discorso del prof. Tipal- do ; crediamo anzi clie nessuno meglio di lui abbia trattata linora sitfatta qiiestione : ma vogliamo solo scusarci se non crediamo opportuno d' intrattenere i nostri lettori sopra qucsto argomento. Moke poi fra le note di cui dicemino arricchito questo lavoro sono destinate a mostrare come andas- sero enati i traduttori preceilenti; e sopra tutto co- me neir ultima edizione milanese gli editori della Collana degli storici greci venissero meno nel loro assunto di correg2;ere o migliorare la versione del Gori. E senza dubbio chi legge quelle note si per- suade quasi sempre assai di leggieri clic il nuovo traduttore dal lato della fedelta debb'essere preferito a quanti Than preceduto : pur non v' era necessita di cosi lunji^a insistenza a provare cio che pochissi- mi esempi facevano manifesto. Gia s'intende che un letterato del valore del prof. TipaMo non s' accinge- rcbbe a tradurre un libro gia tradotto da altri, qua- lora non fosse persuaso che ve ne fosse bisogno: nia quesio bisogno puo farsi evidente con pochi riscon- tri ; e il moltiplicarii siccome fece il prof. Tipaldo , non solo par che degeneri in una gara amljiziosa , nia staiK a i lettori con soverchie interruzioni , e tal- volta eziandio puo produrre un elfetto contrario a quello che lo scrittore si e proposto : perche molti piccoli cambiamenti possono dare la palma ad una traduzione sopra le altre . ma non tutti que' cambia- menti sono per se medesimi tanto i;ni in mille guise che cosa sia il sublime (come a chi » rignorasse); ma tralascio . come cosa non neces- » saria, il modo con cui possiamo condurre i nostri » ingegni ad un certo grado di grandezza. » Or dopo mille e seicento anni lo studioso trovera forse di do- ver muovere a Longino un rimprovero affatto con- trario , desiderandosi nel suo libro una vera defni- zione del sublime. Guardando alle parole di qucllo scrittore potrebbe crcdcr^i che nella sua eta il su- blime fosse cosa tanto gencralr.iente conosciuta , da 278 DEL SUBLIME TR.VTTATO reputarsi poco men che perduta la fatica di clii stil- diavasi a dcfinirlo : e quindi riuscirebbe assai strano come qiiella volgare notizia abbia potuto spcgnersi in modo, die le speculazioni di moiti lilosoli non siano valse per anco a risuscitarla; perche bisogna pur confes- sare che in tanti bbri di estetica il sublime non si trova ancora definito in guisa die soddisfaccia generalmente. Ma forse le citate parole voglion essere interpretate d un modo affatto diverso; e ibrse Lonsiino criiito Ce- cilio d' aver voluto ridurre dentro i conlini e sotto le forme di una detinizione cio die non puo essere de- finito. A questa opinione di picferenza che all' altra gia potrebbe indinarci il contesto medesimo delle parole, dicendosi che Cecilio fcce ogid sforzo per di- mostrare la mille guise die cosa sia il sublime; il che certamente non si direbbe di cosa facile a defi- nirsi e conosciuta popolarniente. E dove Loiigino mostra di aliermare che a' suoi tempi nessuno igno- rasse che cosa sia il sublime , e da intendere proba- bilmente che tutti , al parer suo , erano capaci di sentire die cosa esso fosse, non gia die tutti ne avessero in pronto una cliiara e perf'etta definizione: che tnnta dilferenza non e presumibile fra \ eta del greco scrittore e la nostra. Adottando poi questa in- terpretazione , le parole di Longino si trove: anno concordi coU' opinione , quasi vorremmo dire, nazio- nale italiana, che al sublime si debba educare il sen- timento anziche erudire 1 ingeguo ; e che i libri pos- sono ajutarci a raggiungere una certa graudezza , non gia metterci dinanzi una precisa definizione del sublime come si fa del vero e del certo. Noi non ci arroghiamo di decidere cosi leggermente una que- stione di tanta importanza , ne intendiamo di dichia- rare impossibile cosa alcuna alle profonde e diligenti investigazioni dei nostri filosofi ; ma solo poniamo in considerazione agli studiosi quella contraddizione die scorgeranno per certo fra il principio di questo libro e i Trattati d' estetica si numerosi ai di nostri. Giovera forse il persuadersi che la vera essenza del sublime fu 1)1 DIONISIO LOXCINO. ■^■^J pconoscluta agli aiiticlii del paii clie a noi , och'essi alnicno non sejipcro dcfiniila lueglio dei nostri scrit- fori; clie in qucsii studj rescmpio e niolio piu pro-» jittevole dei pi tcetti e delle doiuine ; the le sublimi creazioni abbondarono quando nessuno aveva ancoia peusato che si potesse detinire il sublime. Ma sel)bene Longino per non cadere neir error di Cecilio si astenga dal voler detinire il sublime, non per qnesto tralascia di crearne nel suo lettore quella nozione che piu gU scmbra possibile ed oppoi tuna , non gia per condursi ad una perfctta deFmizione, ma solo per eduraine il sentimento , sicche non si lasc.i traviarc a creder bcUo e sublime cio che tale non e. Ravvicinando pertanto que' passi del libro ne' quali egli si fa piu da presso al suo tema, noi certhere- mo di avviare il nostro lettore al confronto poc' anzi accennato. Dopo aver detto pertanto cosi di passag- gio che il sublime e una cotale eccellenzn ed eleva-^ tczza del dire, soggiunge: « Quando udito alcun detto » di uon^o savio e perito ncl dire, non disponga il •» nostro animo ad alii sentinienti , e non lasci alia » mente da conteniplare piu di quello che si c espres- 5) so, ma cade se si continua ad esaminarlo in jscc- » mamento , non sarebbe piu una snblimita, siccome » q uella che oltrc 1' udito non si conserva. Pei ocche 3) quello e veian.ente grande che molto da a con- » tcmplare, coniio al quale e diflicile, o per meglio » dire impossibile il far rcsistenza , e di cui tcnace » ed incanceliabile e la niemoria. In generale quelle » giudica belle e veie subliiuita, che piacciono sem- » pre ed a tutti. Peiciocche, quando tutti colore che » ditlerJscono di ptofessione, divita, d' inclinazioni, » di eta, di lavelle sono de'lo stcsso parere intorno » alle medesime cose, allora il giudicio e consenso » di uomini cosi discordanii acquista una forte ed 5) inconiestabile certezza sopra la cosa an-mirata .... » La prima e prestantissima sorgcnte della gmndi- » loquenza si e la faciliia di abbracciare abbon- » danti concetti; la seconda e T eiletlo vecmcnic td 280 DEL SUBLIME TRATTATO » entusiastico. Ma queste due cause efBcienti del su- » bliine sono per lo piu ingeniic; e Ic altrc poi si » atcjiiistano anche per arte, cioe il mouellanieijto qual )) ch' e" sia dellc t giire (o di concetto o di dizione ) » ed inoltte la maschia I'rasc , di cui sotio parti la » sceka de' vocaboli, e lo siile liguraio ed artilizioso. 5> La qninta cagione della grandezza, e la quale tutte » coniprende le precedent! , si e la costruzione di- » gnitosa ed elevata. » Queste al dir di Longino sono le sorgenti del sublime : e se paresse alio stu- dioossibile bi- » sogna allevare l' animo nostro alle grandezze , e 5) renderlo mai sempre quasi pregno di generoso spi- » rito La sublimita e Y eco della grandezza » del sentire .... Non e possibile che quelli i quali » pensano cose frivole e servdi, e di quelle si oc- 7) cupano per tutto il tempo della loro vita, possano » produrre alcun che di mirabile e degno dell' eter- » nita. Ma grandi sono a ragione le orazioni di co- 5) loro i cui concetti sono gravi. Quindi e che le y> snblimi cose s' incontrano in cjuci che hanno uno » spirito straordinariamenfe elevato. y> hi conseguenza di qucsta dotuina contribuiscono al sublime innanzi DI DIONISIO LONGING. 28 1 tiitto la mente capace di grandi concetti , pol 1' abi- tuarsi alle cose grandi e il tcnersi lontani cosi nei pensieri come nelle opera dalla tiivolezza e dalla ser- viliia. Vi' ha poi ( dice Longino ) un' altra strada die conduce alia subliniila , e questa e Tiniitazione e r eiTiulazione dei sommi scrittori e poeti die visbero prima di noi. In quella guisa die la Pizia collocan- dosi sul sacro tripod's , e ricevendo il divino vapore esalante da certa spaccatura del f^uolo , &' enipieva d' una foiza e d' nn furore straordinario < 1-e j)oi si manifestava in divinazioni e in oracoli ; cosi , dice il iiostio autore, dalT alto in2,cgno degli anticlii si tras- fondono nelle aninie dei loro imitatori , cjuasi da sa- cre sorgenti, alcuni effluvj , dai quali inspirati anche i meno disposti al febeo furore, la nierce deiraltrui grandezza, compresi vengono da uno stesso cntusia- snio. (c Adunque ( soggiunge ) a noi pure allordie » elaboriamo qualche componiniento die ricliiegga » sidjiimita ed altezza di pcnsare , giova IJguiarci » ncll animo in qual maniera Omero esporrebbe per » avventura questo medesimo argotncnto , e come )» Platone e Demostene, o, trattandosi d" istoria, Tu- » cidide lo renderebbero sublime. ImpeVocche ca- » dendoci sotto gli occhi per emulazione quci per- » sonaggi e come eccellenti modcMi, soUeveranno iri » certo modo le nostre aninie ai tcrmiiii die ci sia- » mo imaginati ; e molto piu se dipingiamo alia no- » stra mente anche questo , come Omero c Denio- » stene, se fossero presenti, ascoltercbi^ero cpiesta tal » cosa cli io dico , e quale imprcssioue farebbe lo- » ro. Perciocche a dir vero egli e un gran cimento » il supporsi un tal tribunale e teatro dei proprj » dettati , e davanti a cosi grandi eroi giudici e te- » stimonj iigurarsi di render conto de' nostri scritti. :>■> Ma piu di queste cose sara efl'icace stimolo se ag- » giungerai: Come ascolterebbcro tntte le eia future » le cose da me scritte? » 11 Fosrolo (e lo nota an- che Tcgregio traduttore ) diceva che questo e il pin M precetto di tutta la letteratiira , il qiiale con alame ^8:2 DEL SUBLIME TRA.TT\TO poche pagine del sublime potrehhcsi incidere in Ironzo o piuttosto trascrivere in letlere cubitali su le quattro pared di tutte le scnole di eloqucnza. Queste pochc pagine sarebbero poi quelle, se non erriamo, gia da noi rifeiite iu gran parte, dove T autore viene inse- gnando , come a diventare sublimi scrittori bisogna prima di tutto sortir da natura una mente capace della sublimita , ed avere la coscienza di aver pre- servato 1' animo e 1 ingegno da ogni bassezza , da ogni servilita. Accoppiando questo solenne ed immor- tale precetto col consiglio d'imitare i peifetti e con un piofondo sentimcnto di riverenza verso i sommi scrittori , Longino ci ammonisce che alia buona riu- scita nelle lettere nuocono ugualmente e la pedestre imitazione e lo sconsigliato dispregio degli anticlii , e la pedantesca servilita di coloro che non consen- tono di niettere un piede fuori dell altrui o:me , e r avventata presunzione di certi altri ai quali pare clie si voglia spegncr 1" ingegno ogni qualvolia si cerca di farlo piu spedito e piu sicuro coll esempio dei tra- passati. E gia rispondc a questi ultimi Longino stesso tin dal principio del suo libro, ove dice che i grandi ingegni abbandonati al loio impeto e ad una inesperta audacia , pericolano come navigli in balia del mare senza governo e senza zavorra ; sicche come molte volte ad essi e necessario lo sprone, cosi anche del freno hanno d' uopo ; e soggiunge : « Cio che dice » Demostene della comune vita degli uomini, che il » massimo de' beni sia 1' esser feiice , ed il secondo » e non minore del prime, 1' avere senno ; il cjuale » cui manchi priva certamente anche dell altro : lo » s-esso potremmo dire anche delle orazioni, chela y> natura tiene il luogo della felicita, e T arte c|uello » del senno. » Anz\ non dubita di aflermare trovarsi nella materia delle lettere non poche cose , le quali benchc si debbano riconoscere dalla natura concedere alia felicita , pur noi non possiamo apprenderle se non dair arte. I libri precettivi non si scrivono pei pochi destinati a sorvolare ; ma si pei mo!ti nati a DI DIONISIO LONCINO. 283 combattere contro le difficolta clie inreppano il cono- scimento e Tesercizio d'ogrii arte, etl ai quali I'altrui esempio puo non di rado adempiie il difetto di una natura non del tutto felicc. Confiontando sotto questo rispetto il libro di Longino colle cstetiche moderne, lo studioso vorra probabilmente consideiare come una volta si citassero niolti bellissimi esempi con troppo scarso prolitto, perche si gittavano scompagnati da ogni dottrina; e come ora niolte buone dottiine rinian- gano infiuttuose , perche presumono di poter essere sufiicienti al bisogno senza il sussidio degli esempi. La niaggior parte delle estetiche da noi conosciute sono atte principalmente a stancare gl' ingegni ed a spe- gnere le fantasie; alcune poche insegnauo a giudicare di poesia e di arti con qualche fondamento di ragio- nevol dottrina; ma non crediamo die ve n' abbia pur una la cui lettuia possa accendere un giovane , de- starne 1' ascosa scintilla, e suscitare il poeta. Cosi per lo contra rio i libri esegetici allettano la s^ioventu col- r amenita degli esempi, e mettendole innanzi il fiore delle anticlie produzioni e la gloria dei loro autori , non di rado la accendono alio studio; ma per difetto di ogni dottrina quel fervore si rimane infruttuoso. I migliori fra questi libri ( a dir vero pochis»imi ) sanno addentrarsi in tutte le piii riposte bcllezze del- r esempio addotto per modo che da questo lato non resta nulla a desiderare : ma se quelle bellezze delle quali r autore c' innamora possano o no servire di tipo alia nostra ela; con quali cautele o moditicazioni cpiel dato genere di bellezze potrebbe rinnovarsi dai nostri scrittori; come insomnia e lino a qual punto gli esempi anticlu ci possano ajutare nell' esercizio deir arte ; di tutto questo non vi si trova pur fatta menzione. Gli uni tra le sottigliezze nietaiisiclie e la barbaric di un linguaggio quasi scolastico presumono di prestar Y ali alia fantasia ; gli altii coU' analisi di alcune poche bellezze d" antichi scrittori , e spesso anchc coll' analisi di parole e di frasi, s" immaginano di essere i conservatori della gloria lettcraiia e di 284 DEL SUBLIME TRATTATO insegnare , dir6 cosi , il segreto unico infallibile per diveiitare poeti. Lo studioso die lfg2;e in Loiigino coa qneirinten- dimento die noi abbiam presupposto , confessera fa- cilmente die le dottrine di cerli nioderni estetici i quali insegnano il sublime dinamico, per intensione , per estensione ecc. noa gli recarono ne il diletto ne il fiiitro die avra raccolto da quelle podie pagine dove il nostro autore cita alcuni esempi di Omero , o dove analizza il fcinioso giuramento di Demostene con tanta foiva di sentimento e tanta cliiarezza e no- bilta di espressione. Ma non taidera poi ad ar.cor- gersi che se un moderno pigliasse a scrivere del su- blime, non potrebbe ciedei'e di aveie esaurito il sue tema e compiuto il suo ufficio , se non aggiangesse a cio che fece Longino alcune coasiderazioni che dis- velando le sorgenti della sublimita in ciascuno degli addotti esempi , mostrasse da quali fonti possono spe- rare anche i poeti del secolo XIX, di attingere con buon successo, da quali debbano in vece tenersi lon- tani per non cadere in fatue imitazioni mentre aspi- rano a cio che v' ha di piu nobile neUarte loro. Di qui poi dovrebbe il trattatista farsi adito a cercare quali possano essere i fonti del sublime piu appropriati alia nostra eta. Noi crediamo die sia lecito ai nostri giorni leggere alcuni dei passi di Omero citati da Longino e gommamente lodati da lui, senza parteci- ]iare del suo entusiasmo , senza vedervi alcuna su- blimita da ammiiare ; perche quella sublimita si foiic'a sopra un ordine di idee e di cose che non ha piii relazione di soira con noi , e per esserne compresi ci e neces«ario di trasportarci col pensiero ad un' al- tra eta. Tali sono in generale gli esempi tiatti dalla niitologia , e quelli principalmente nei cpiali ci viene rappresenlata la forza , la velocita e simili altre doti degli Dei e dei loro dcstrie i. Ma la preghiera di Ajace afiinche sia toko il bujo in cui e ravvolto doirandando non gia di vivcre ma di moiir ndla luce; e il giu- ramento di Demostene per qiielli che in i\Iaratona DI DIONISIO LONGING. 28 O esposero la vita ; sono esempi di sublime ai quail per volger di tempo non puo venir raeno I'ammira- zione , perche il fonte della sublimita qui e Y uomo stesso , non gia le cose fuori di lui. II sublime con- veniente alia nostra eta e quello die Longino mede- simo definisce l eco della grandezza del sendre. Certo nessuiio credera che Longino a' tempi ne' quali tiori avcsse potuto notare alcuna diSerenza di pregio o di grado fra gli esempi che veniva addu- cendo; ma ben e mirabile die in tanti libri e per tante eta quegli esempi siensi ripetuti sempre senza veruna distinzione , e che i nostri maestri leggendo quel passo di Omero ove dice che i terupestosi dcstrieri delle Dive d' un salto larcano quanto i-ede D' aereo spazio un uom che in alto assiso Siende il giiardo sul mnr; voles'^ero da noi quell ammiiazione che spontanea nasreva al sentir giiirare pei valorosi di iMaratona. Dopo queste considcrazioni , lo studioso persuaso di doversi apparecchiare al sublime educando 1' ani- n-.o ad alti sentinienti e lo spirito a quanto hanno di pill elevato le discipline morali . potra forse ma- ravigliarsi di trovare die il libro di Longino ronsu- masi quasi tutto intorno alle figure , e discende fino a quelle minute considcrazioni del plurale e del singo- lare, da cui pare che sia di ne( essita scompagnata ogni grandezza. I\Ia vuolsi ricordare che il no&tio autore considera la grandezza de' concetti come un dono piit presto che un acquisto ; e che in tutte queste riccr- che sulle figure cgli non prctende gia d' insegnare a produrre il sublime , ma solo come possa condursi I ingegno ad un certo grado di grandezza. La subli- miia e un privilegio di pochi : agli altri si puo in- segnare come sollcvarsi a (pialdie grandezza studiando nelle opcre di qucsti privilegiati. Ciascuno interroghi se medesimo , e secondoche stima di appartenere ai pochi od ai molti si Volga con minore o maggiore atteozione a questa parte del libro. A, 286 PARTE II. SCIENZE ED ARTI MECCANICHE. Prospetto dl wi opera cost intitolata : Trattato delle cose naturali e del loro ordini conseivatori; contenente i principj e le generiche dottrine d ogni scienza na- turale , con illustrazione di tutti i naturali oggetti pin necessarj a conoscersi ,' inteso al perfezionamento morale delT uomo, e a porgere circa le cose suddette la coltura conveniente all' attuale civiltd. Le cose tutte quante Hann' ordine tra loro ; e questo e forma Che 1' universo a Dio fa siniigliante. Div. Com. ±n ua discorso intorno alia storia naturale generale in- serito nella Eiblloteca Italiana (torn. 68.% pag. 167, nov. i83a) si sono esposte alcune opiiiioni circa il modo di trattare la detta scienza , cosi compiutamente , come sce- mata d' alcune parti, le quali, nel corso degli studj filoso- iici in cui la stessa storia natural generale e compresa, si trattano da altre scuole. La prima edizice dell' opera inti- tolata Elementi di storia naturale generale ( Pavia 1825-26) stata annunziata nei tomi 38." e 42.° della Biljlioteca Italiana, era intesa ad esporre compiutamente la scienza;, la seconda edizione (Pavia i83o) annunziata nel tomo 60.° della stessa Biblioteca , era intesa ad esporla scemata col suddetto ri- guardo. Ora per ricondurre la medesima opera alia sua compiuta ampiezza, e quanto meglio riesca indirizzaria ai fini espressi nel citato discovso , si rendeva necessario di emendarne ed estenderne le parti omesse nella seconda edizione, come si era fatto di quelle che vi rimasero con- tenute , e tutte adattarle all' attual condizione della scienza naturale e collegarle al conseguimento dei detti fini. Cio si e procurato di eseguire riducendola alia forma significata dair Indice sesueate. PROSPETTO DI UN TRATTATO CCC. 'A^J LIBRO PRIMO. Delia materia e delle forze. Sezione I. Delia materia. Materia e corpi — Fluidi imponderabili — Sostanze semplici e composte — Dottrina degli atomi — Inerzia della materia e come sia scossa. Sezione II. Dclle forze. Forze universali e vitali — Cap. I. Attrazione — Attra- zione ia generate — Attrazione molecolare — Coesione — Affinita — Temperata varieta e variabilita della materia — Cap. II. Culorico e Luce — JMoti del calorico e sue rela- zioni colla materia pesante — EfFetti del calorico ; corpi solidi, liquidi ed aeriformi — Cause commoventi e susci- tanti il calorico — Luce — Cap. III. Elettrico — - Attra- zioni e ripulsioni elettriche;, elettricita positiva e negativa — Altri efletti elettrici; attuazione — Elettrico svegiiato per semplice contatto — Azione cliimica dell' elettrico — Cap. IV. 31agnetico — Fenonieni magnetici — Fenomeni elettro- magnetici — Relazioni reciproche delle forze uuiversali. Sezione III. Dei mod della materia per effetto delle forze universali, e delle loro leggi. Ricerca delle leggi del moto e dell' equilibrio in gene- rale — Composizion delle forze; centro di gravita — Moto uniforme ed uniformemente accelerator leggi della gravita — Moto ciu'vilineo ; delle forze centripete e centrifughe, e della attrazione — Dell' urto dei solidi — Del moto dei liquidi e delle loro pressioai — Del moto dei solidi dentro i fluidi — Dei fluidi elastici e leggi della loro compressibilita — Del moto del calorico e degli altri fluidi imponderabili — Dei moti molecolari — Conclusione. LIBRO SECOND O. Astronomia. Cap. I. Degli astri in generale, non die delle loro grandezze e distanze dalla terra , e in particolare delle stclle e dei loro moti. Dpgli oggetti sensibili in generale e dei loro mutamenti — ■ Degli astri e delle loro distinzioni in generale — Moti 388 PROSPETTO Dl UN TRATTATO universali e particolari degli astrl — Del cangiar delle apparenze celestl canglando sito snlla terra chi le con- templa — ^ Delle grandezze degli astri, e delle loro distanze dalla terra, noa die della loro moltitudine — Delle stelle e dei loro moti — Nota. Maiiiera di detenniiiare le dimea- sioni della terra e degli astri, non che le distauze di questi dal centro della terra. Cap. II. Del sole e de' suoi mod. Moto rotatorio del sole, suo moto annuo, e combina- zioni del medesimo col moto diurno — Giro annuo del sole — Deir orbita solare e delia variabile velocita del sole — Avvertenza intorno a' giraiuenti de'corpi clie com- pongono il sistema del sole — Nota. Intorno agli eclissi di sole ed alia luce zodiacale. Cap. hi. Dei planed, delle comete e dei loro mod. Dei pianeti e delle loro qualita in generale, e in par- ticolare del giro della luna intorno alia terra — Elenco dei pianeti e loro distinzioni — Descrizione del giro ap- parente de' pianeti — Come sieno fallaci le apparenze dei giri planetarj; sistemi di Ticone, di Tolomeo e di Coper- nico — Delle comete — Nota. Maniera di deter mi nare il tempo della rivoluzione di ciascun pianeta, la sua distanza dal sole, e rinclinazione della sua orbita rispetto all' eclittica. Cap. IV. Della terra e de"" suoi moti. Del muoversi della terra in generale — Rotazione della terra e sue diinostrazioni — Rivoluzione della terra e sue dimostrazioni — Descrizione del giro annuo della terra — Illusioni relative al cor so de' pianeti generate dal moto della terra — Nota. Intorno alia dimostrazione della rota- zione della terra desunta dalle variazioni della gravita. Yenti alisei. Parallasse annua. Cap. V. Del sistema solare e de' suoi moti. Leggi del movimenti de' pianeti e delle comete — Forza attrattiva o centrale onde i pianeti e le comete sono fre- nati nelle loro orbite — Gravitazione universale — Per- turbazioni dei moti de' pianeti e delle comete — Pertur- bazioni cui va soggetto in particolare il globo terrestre ne' suoi movimenti — Considerazioni generali intorno ai DELLE COSE NATURALI. ^09 moti del slstema solare etl alia forza attrattiva die ne collega le parti ■ — • A^otd. Intorno al variare de' fenomeni astrononiici e degli efTetti che ne dipeudono , secondo il variare de' luoglii terrestri da cui si contemplano , ed an- che secondo 1' operazione dell' aria atniosferica sui I'aggi luminosl. LIBROTERZO. Geografia fisica. Nozionl preliniinari. Cap. I. Delia terra in generale. Doti deirintero corpo terrestre ; suo calore. Cap. II. Dell' aria. Qualita iisiche dell' aria — Composlzione chimica del- I'aria, e sne chimiclie qualita. Cap. III. Deir acqua. Umldlta atmosfcrica ; meteore acquose — Naturale as- sociazione dell' acqua con altre sostanze — Qualita fisiche deir acqua — Sua composizione cliimica — Mari. Cap. IV. Delia terra , ossia de' contineiiti. Introduzione — Continent! , loro varieta dipendenil dal- r alternativa degli spazj liquidi e solidi — Loro inegua- glianze di livello — Utilita delle dette ineguaglianze ; nevi perpetue — Vicende de' continent! — Anticlie catastroli ed ordine attuale della terra. LIBRO QUARTO. Mineralogia. Introduzione — Utilita della cognizione de' corpl — ]\Iczzi per jirocacciarsela — Dei caratteri — Dei raetodi — ■ Delia uomeuclatura. Sezione I. Dei caratteri de' minerali. Cap. I. Dell' intrinseca natura dei minerali — Del ca- ratteri chimici — Dei caratteri fisici — Del valore ed uso dei caratteri — Cap. II. Del sistema cristallino — ■ Bibl. Ital T. LXXVII. 19 390 PROSPETTO DI UN TRAITATO Introduzlone — Varleta cristalline d'ugual sostanza — Cli- vamento — - Molecole integraati — Forma primitiva — Forme secondarie — Valore de' caratteri cristallografici — Cap. III. Delia costituzioiie chimica — Introduzione — So- stanze semplici — Combinazioai binarie — Sali e composti saliformi — Valutazione degli atomi e formole miaera- logiche. Sezjons II, Dei minerali puri. Cap. I. Distinzione tra minerali puri , niisti e fossili — Esposizione del metodo — Cap. II. Delle sostanze comhu- stihili — Caratteri generali — Zolfo — Minerali di zolfo — ■ Carbone in genere, acido carbonlco e carbonati — Dia- mante — Antracite — Grafite — Cap. III. Delle sostanze metalliche — Minerali metallici in generale — Utilita de' metalli — Oro — Argento — Platino — Ferro e man- ganese — Rame — Stagno — Piombo — Zinco — Mer- cnrio, Antimonlo — Cromo, Cobalto, Arsenico — Altri metalli — Cap. IV. Delle sostanze metalliche leggieri ossia terree ed alcaline — Loro natura e distinzione — Degli alcali e dei loro sali — Caratteri degli alcali e loro distin- zione — Potiissa nitricata ( nitro ) — Soda carbonicata, rau- riaticata (sal comune), solforicaLa, boracicata (borace) — Aramoniaca muriaticata ( sal ammoniaco ) — Delle terre , dei loro sali, e di altre loro combinazioni — Distinzione delle terre — Barite e slrontiana carbonicate e solforicate — Calce carbonicata ( marmi , alabastro, creta ecc. ), fosfori- cata , flnoricata i solforicata (gesso) — Magnesia solfori- cata (sal amaro ) , boracicata; talco, schiuma di mare — Alliimina ; corindon, spinella , topazio, allume — Silice — Quarzi, agate, diaspri, tripoli — Composti di silice con altri ossidi ; giargone , granato, smeraldo, lapislazzuli, fe!d- spato , mica, diallaggio, asbesto, anlibola, pirosseno , an- figeno. Sezione III. Del minerali misti. Delle rocce e della loro struttura — Cap. I. Minerali misti originarj — Granito — Gneis , scliisto micaceo — Fillade — Porfidi — Lave — Basalti, trachiti — Rocce anliboliche — Sienite — Rocce talcose — Cap. II. Minerali misti procedend dal rornpimento d'altri minerali — Spezza- mento delle rocce — Brecce , pudinghe — Arenarie o DELLE COSE N.\TUUALr. 29 I gres — Cap. III. Minerali misti procedciUi dul decomponi- mento d' altri minerali — Decomposizione tlelle rocce — Argille — Marne — Terreno vegetabile — Appendice. Delle sostanze fossili — Varie maniere di fossili — Bitu- mi — Carboni fossili — Ambra — Lignite — Torl)a — Distribnzione dei fossili dentro le rocce terrestri. LIBRO QUINT O. Geognosia. Introduzione — ■ Forme generali de' continenti e loro relazioai con le catene de' moiiti. Sezione I. Struttura e leggi delle formazioni. Distinzione delle formazioni — Alternanza — Identita delle formazioni — Andamento e forma degli strati — Loro inclinazione — Dipendenza delle formazioni. Sezione II. Stnittura delta terra. Cap. I. Terreni primitivi. Loro caratteri — • Loro rocce — Cap. II. Terreni di transizioiie — Loro caratteri — Rocce e loro alternanza — Cap. III. Terreni secondarj — Forma- zione del carbon fossile — Caratteri e rocce de' terreni secondarj — Calcare alpino; rocce bitnniinifere — Forma- zioni salifere — Calcare del Jura — Caratteri distintivi 'dei calcarj e dei gres — Graniti secondarj — Formazione della creta — Cap. IV. Terreni terziarj — Caratteri — Ar- gille plastiche con ligniti — Altre formazioni terziarie — Fossili ; formazioni d.' accjua dolce — Cap. V. Terreni di tras- porto — Caratteri e materie costltuenti — Rocce e fossili — Loro distinzione in diluviani e posdiluviani — Superfici& della terra. — Appendice. Dei volcani e dei terreni volca- nic! — Introduzione — Fenomeni volcanici — Volcani se- miestinti ed estinti — Rocce e terreni volcanici. LIBRO SESTO. Deir organismo e della vita. DifFerenze tra' corpi viventi e i minerali rispetto alle loro vicende — Dlfferenze rispetto alia fisica e cliimica costi- tnzione — Quadro generale delle differenze suddette , e introduzione alio studio degli esseri viventi — Nozioni n 2()2 PIIOSPETTO DI UN TRATTATO fondamentali intorno alia vita — Eccltabilita — Eft'etti ne- cessarj della vita — Come i viventi dipenclano dalle cose esterne a' lore corpi , e come ne usino. — Sensibilita , dif- ferenze tra" vegetabili ed animali — Doti end' e assistlta la sensibilita — Intelligenza — Istinto — Relazioni tra la vita fondameiitale o vegetativa e la senziente — Sonne — Le- tajgo — Cangiamenti e fenomeni cli£ illustrano il corso della vita — Morte ■ — Corruzione — Considerazioni general! euH'organismo — ■ Materiali organici elementarl dei vege- tabili — Materiali elementarl degli animali — Affinita degli esseri viventi. — Prospetto delle principal! divisioni dei regni organizzati. LIBRO SETTIMO. Funzioni coiiservatrici dell orgaiiisino e della ika. Introdnzione. Sezioxe I. Delia nutrizione. Cap. I. Generalitii — Alimenti ed altre materie in genere per cui lia efFetto la nutrizione — Varieta degli alimenti , e relazioni clie lianno con essi que' viventi die se ne val- gono — Ricerca dell' alimento — Fame e sete — Assor- bimento — Linfa — Sistema linfatico — Cap. II. Nutri- zione degli animali — Descrizione del canale alimentarlo , cangiamenti cbe i cibi vi soffrono , separazione della vera sostanza destinata a nutrire ^— Diverse nianiere per cui la vera sostanza nutritiva si partecipa ai corpi animali — Sangue — Circolazione — Respirazione -»^ Opere e can- giamenti del sangue nella respirazione e circolazione — Assimilazione — Secrezioni — Cap. III. Nutrizione de' ve- getabili — Descrizione generate dellfi struttnra delle piante — • Scorza , legno , midoUo ^ utilita ed usi di qneste parti — Fcglie ed organi aflfini alle medesime; loro uflici — Radice, sue relazioni col tronco — Linfa o succliio , suoi moti e cangiamenti — Nutrizione ed accrescimento delle piante — Secrezioni — Conclusione relativa alia nutrizione. Sezione II. Delia generazione. Cap. I. Generalitci — Prospetto delle virtu generative de' corpi organizzati — Generazione gemiiiipara;, moltipll^ fajipnp de' vegetabili per mezzo di gemnie e di buUji -r-n DlLLE COSE NATURALt. 2()3 Generazione per opera ell sessi — Nozicmi general! — ' Cap. II. Cencrazione degli aniinaU — Sessi degli animali — IMaschi — Feminine — Disposizione alle opere genera- tive — Feconclazioiie — Animali o\'ipari — Coaserva- zione delle ova e ilegli esseri clie vi sono custoditi — ■ Yivipari — Parte — Allattamento — Cap. III. Generazion.6 cle' vegetabili — Organi generntivi de' vegetabili — Fiore — ■ Perigonio — Fioriuira — Pistilli — Stami — Toro e con- nessi( » Non di nieiio q'Test' illustre viaggia- tore visitando la Troade non ando da cotale pericolo to- talmente illeso. J signori Midland e Poujoulat dopo non breve sog- giorno a Sniirne , della qnale ci danno la descrizione, e dopo d'aver visitate le mine di Efeso, di Neopoli e di Erisso, giunsero con varia fortuna di mare il a 6 del lu- glio i83o a Keikle , misei-abile villaggio snlla sponda del- TArcipelago a' confini dell" Anatolia colla Troade, abitato da povere famiglie di Turchi e di Greci. Di la passando per terre incolte , per rozze ed opache selve , per varie antiche rovine , e tra colonne sparse qua e cola sul ter- reno avviavansi al luogo ove sorgeva Alessandria della Troade. A questo spettacolo : Dov' e dunque Troja ? grido il sig. Micliaud alia sua guida , giacclie il nomedi Alessan- dria era ad essa ignoto. E qui rispose la guida. " E d'uopo ( die'' egli ) avvezzarsi a queste si fatte sorprese allorquando si va in traccia delle antiche citta d' Oriente. » Egli si fa quindi a descrivere lo stato di questa novella Troja , qual era dessa negli ultimi trascorsi anni , qual e al presente, e ci da la storia delle sue rovine die vanno a pezzo a pezzo smarrendo, e delle quali i successivi viaggiatori forse non troveranno neppur le vestigia. ^Alexandria Troas, die alcuni viaggiatori confusero colla vera citta di Priamo, ebbe le fondamenta da Alessandro il grande , ed il compimento da Lisiinaco, altro de' suc- cessori del macedone eroe : fu poscia floridissima colo- nia de' Romani. Dai Turchi appellasi Eski-Stainbul , I'an- tica Costantinopoli. Essa sorgeva sul pendio di un colle bagnato dall" Ellesponto dicontro all' isola di Tenedos. I suoi pill notabiii avanzi consistono nelle rovine delle terme e deir acquidotto di Erode Attico : il primo di questi edificj chiamasi dai naviganti il palazzo di Priamo. Pocoke e Cliandler lo giudicarono un gianasio. I signori Choiseul , Le Clievalier e Clarke furono i prinii a restltuirgli il vero nonie e Tantiia sua destinazione. Di queste grandiose terme altro non videro i due viaggiatori che tre arcate tv.ttavin 600 PARTE STRANIERA. in picdi , e costriute dl pietra. Quella di mezzo , la piii grande , pno avere dai 35 ai 40 piedi d' altezza , la fac- ciata deiredificio ha perduto il mai-mo ond'' era decorata. L' edificio domina la foresta , ed i mariiiai lo salutano sic- come un panto di ricoiioscimento. L' acqnidotto, fuori della citta ed al suo nord-est , coaserva appena circa 3o pilastri: esse I'iceveva le acque dallo Scamandro per 1111 canale , dl cui si riconoscoao tnttora le tracce. Le altre rovine sono pill o meno sfigurate. Percio difiicilissiiiia cosa sa- rebbe il dar un nome ad abbattnti e dispersi edificj clie pill non prrseiitano ne disegno , ne fisonoraia, a tutti qnei i-oUami sparsi qua e cola nella solitudine, ed a que' sot- terranei 5 divenuti ora Tasilo di ladri o di qualche pastore. E non di meno la Troja Alessandria quando verso la meta del secolo 16.° h\ visitata da Pietro Belonlo e da Pietro della Valle , era tuttavia dalle sue mura circondata. II Belonio anzi ci assicura di aver impiegate non meno di qnattro ore per fame il giro , e di aver vedute statue colossali stese per terra , e porte intere , e cliiese e piu altii edi- ficj ben conservati 5 e tra essi due grandi monumenti, suir uno de' quali leggevasi Julio, sull' altro Mugistratus. Le sue mura erano ancora in uno stato di conservazione nel 1764, epoca in cui la Troade fu visitata dal Chandler; e ben conservato era pure T acqnidotto verso la line del- 1' ultimo secolo, allorche fu veduto dai signori Choiseul e Le Clievaller. Ma quest* ultimo racconta che scorrendo per cjuelle rovine aljbattevasi ad ogni passo in truppe di tur- chi intenti a spezzare sarcofagi di marmo bianco adorni di sculture e d' iscrizioni, per fame palle da cannone con cui decorare le tombe de' ricchi musulmani. Che non pos- sono raai il tempo e la struggitrice mano dell' uomo ! In questi ultimi quarant' anni " il deserto ha preso il luogo della citta , le querce crescono sugli avanzi dei templi e de' palagi f, i giacali , i lupi , le volpi usnrparono questa dimora dell' uomo. >> Percio Ijen con ragione I'eroe mace- done invidiava al figliuolo di Peleo la sorte di aver avuto in Omero un divino cantore. I canti consecrati alia gloria d' Achille saranno ripetuti sino al terminare dei secoli ; e intanto il viaggiatore trova alberi e sterpi la dove erano i marmi portanti il nome d' Alessandria Troja. La Troja d'Alessandro (e cio che di essa e della succes- siva sua distruzioue qui diremo, pixb non meno applicarsi TARTE srnvxiKUA. 3oi ad altre nnticlie e celeljerrimc c'ltta annientate ^ poco a poco tialla barljarie de'Turclii) la Troja d''AIessa'ndria gia da piu secoli apri ai Tnrclii colle sue rovine una inesauribile iiiiniera. " Noii cL ha a Costantinopoli e sulle rive deH'El- lesponto alcnn monnmento die ricevnto non abljia la sua porzione dalla citta d' Alessandria. La moscliea d'Acliraet, Ja pill hella di Standiul , f'u costrutta pressoclie interameute con pietre e con colonne di cola trasportate. Fra tale suc- cessive rovesciainento i A'inggiatori non niai potuto lianno a diversi intervalli riirovare gli stessi monnmenti, i ine- desimi avanzi. La distruzione presentava in ciascun' epoca una faccia diversa , e lo spettacolo delle rovine incessa- bilnieiite cangiava. II priir.o lasciato avea monumenti, die stati ancor non erano dnl temjjo colpiti ; il secondo ne trovava anpcna le tracce : V uno scoperto avea statue e iscrizioni ; nn altro indarno cercava quelle inedesinie sta- tue ed iscrizioni. ;; Preziosi avanzi potrebbero certamente ritrovarsi nelle moscliee ; ina agli stranieri e vietato il penetrnrvi. Quanti tesori dell" anticliita ignoti giaciono e sejjolii in que' santuarj della supcrstizione e della gelosa barljarie de' niusnlmaai'. I due viaggiatori il 28 del luglio i83c abbandonarono V Alexandria Troas ed il villaggio di Keikle avviaudosi verso il nord-est in traccia della vera citta di Priamo. Cammin facevano tra siti rnagnifici e pittoreschi , non si facili a descriversi. II sole alzavasi suUa sommita dell' Ida e co' suoi primi raggi inondava le verdeggianti selve die a quelle iiiontagne fanno corona. Le querce erano umide della rug- giada del niattino^ il suolo tutto di liori smaltato dava alia terra T aspetto d' un )>iano azzurro. Pero incontraronsi in alcune capanne di Turcbi , le quali colla loro miseria e meschinita facevano stranissimo contrasto colla inasnifi- cenza e bellezza della natnra ond' erano circondate. " La vediita del paese (dice il signer Midland) ci preoccupava in modo die smarrimuio il cainniino traviando ne" bosdii. Fortunatamente per rintracciare la smarrita via avevamo dinanzi la sommita dell" Ida , e ben tosto scoprimmo al nord-Oi'CSt il capo Sigeo die doinina sull" Ellesponto , ed il primo castello dell" Asia , le cui torri ed imbiancliite mura niostravaiibi sulla sponda del mare. Tutto cio cbe scorge- vaino all" intorno dirci sembrava non essere noi liingi dai }nyg!n QVe un tempo Troja sorgeva. Madama Cottin ui\ I 302 tARTB STBA,NIER4. giorno dicevami die nel suo viagglo d' Italia 1' avviclnarsi di Roma aveale talmente esaltato lo spirito , clie tpjasi travide la porpora consolare nel rosso mantello ond' era coperto un povero posiiglione. La mente mia erasi in ugual modo scossa accostandomi alia citta di Priamo. Poco maaco die i pastorl che custodivauo le loro capre nel bosco non richiauiassero al pensier mlo quel frigio pastore , die fu da tre dive assunto a giudice. All' istaiite scorgemmo ap- parire da lungi un castello in rovina: chlesi a Dimitri {un interprete greco del seguito del signor Michaud ) cio che niai fossero quelle rovine : JE la tone del Genovesi , mi rispose. Queste parole alle quali io non era preparato cader fecero immantinente tutt' il mio entusiasmo. » Ansiosi e lietlssimi il signor Michaud e 1' illustre suo compagno si posero dunque in traccia del suolo ove uti di sorgeva 1' antica Ilio ; del suolo , giacche iiessun'' orma rimane di quella citta un di deirAsia metropoli. I loro passi avevano per guide i romaniici pellegrinaggi del Le- Chevalier , del Choiseul e di tutti quegli altri viaggiatori , da' quali come oracoli reputavansi le asserzioni di que' due celeljri Francesi , o che il fainoso suolo visitarono tenendo tra le mani 1' Uiade , ma non avvertendo che la poesia di Omero non va sempre co' luoghi matematicamente d' ac- cordo « e che ne' territorj gli accident! della natura muta- bilissimi sono, siccome le scienze geologiche ne fanno ogni di testimonianza. Giunti perclo al Bunarbasci , rigagaolo o piuttosto torrentello di brevissimo corso che il noma riceve dal vicino villaggio , e che si scarica nello Scainan- dro , ora Mendere-Su , credettero di ravvisare in esso lo Scamandro stesso , e nel villaggio, che del medesimo noma sorge sur un'altura, il sito dell' antica Troja. Cola seguendo i passi di alcuni contadini che recavansi ad attignere acqua, giunsero ad una fontana , nella quale ravvisare credettero r Vina delle sorgenti del divin fiume ; a le loro indagini continuando altre dodici ne ritrovarono in una valle co- perta di canne e di piante pahistri. Tali scoperte furono loro di conferma non altrove doversi ricercare il sito del- r antica Troja se non cola dove trovasi Tanzidetto villag- gio di Bunarbasci. Giunti poi ad un piano di la non lungi e siiuato alia sommita di un pico, da rocce circondato lun- ghesso il fiumicello ed i sottoposti valloqi , imaginaronsi essere quello il sito della trojana Acropoli. " A nostro PARTE STU4N1ERA. 3o3 avviso ( sogglngne qui il sig. Mlchaud ) la sola rovina che oggi parli dell' antlca Ilione consiste in questo gran pico , die un di portava le alie torri trojane , in queste rocce , che come inaccessibili haiuardi rAcropoll difendevano, in questi profoiidi burroni dal procelloso fiume scavati , da' quali al nemico presentavansi quasi aitrettante fosse die da nessano superarsi potevano. Ecco tutto cio die sussiste della citta dei veiiti bersaglio , della rocca innalzata sugli abissi: io vorrei die su qualche roccia di questa solitaria coUina venisscro scolpite parole si spesso ripetute: campos ubi Trojafiiit- Queste quattro parole terrebljero luogo d'una funerea iscrizione sulla tomba dell' estinta Troja. « I due viaggiatori ripieni tutti delle idee da essi sucdiiate nel sistema del Le-Chevalier e de' seguaci di lui , e gia piu non dubitando di trovarsi sul sacro vaglieggiato ter- reno , non tardarono a ravvisare anche le doppie fontane dello Xanto , ed il luogo delle porte Scee donde i Trojani uscivano per battersi coi Greci , ed i sepolcri d' Ilo e di Esiete, e il cimitero de' soldati d' Agamennone , e il fa- iiioso trosmos su cui i duci trojani siavauo a consiglio dopo il priiiio assalto del campo dei Greci, e i luoghi tutti neir Iliade e nel sccondo deli' Eneide descritti. E le loro illusioni andarono si oltre, cli' eglino negli ubertosi carapi dal snpposto Scamandro innaffiati vedendo le gregge de' vi- cini villaggi , e i pastori die arie semplici e inelanconiclie sonavano sur un flauto non dissimile dalle anticlie rusti- che zampogne , non furono alieni dal ravvisarvi qualclie jjoetica tradizione delle eta piii remote. E non di nieno a poca distanza delle anzidette sorgenti era un mulino , al cui movimento sembrava che a stento raccolto si fosse un bastevole volume di acque : e il fiume scorreva umile e tranquillo sulla sabbia e tra' sassi , con debolissimo mor- morio. Percio Io Scamandro, che nell' Iliade tiene si gran luogo , sarebbe si povero d' acque e si ristretto che il trcuco d' un platano o d"ua salcio gettato dall' una all'altra riva bastere])be per praticarvi un ponte. Queste clrcostau- ze dovuto avrebbero rcndere avveduti i due viaggiatori , perche in tutt" altro luogo rintracciassero e Io Scamandro ed il sito dell" antica Troja. II sistema per tanto del sig. IMichaud, che e pur quelle del sig. Le-Chevalier. non « scevero di equivoci, de' quali non faremo che podussimi cenni , rimettendo i nostri 304 PARTE STRAIMIERA. leggitori alle Osservazloni che contro T opinione dello stesso sig. Le-Chevalier riferite gia furono in questo Giornale (*). E daolci veramente che T illnstre storico delle Crociate veclute noil sljliia tali Osservazloni , arduo ed eruditissimo lavoro del sig. Filippo Barker Webb gentiluomo inglese. Egli nel 1819, accompagnato dal sig. A. Parolini di Bas- sano , uomo espertissimo specialmente nelle scienze naturali e collega di viaggio del celebre Brocchi , e dai signori Edmonstone e Curteis coiti e studiosi giovani inglesi , che avuti avea a condiscepoli nelF Universita di Oxford, fatti jiriniieramente alcnni lavori sul Bosforo , recossi a vi- sitare la Troade, bramoso di correggere le mende de'pre- cedenti viaggiatori , di supplire alle loro omissioni , e di darne finalmente una carta topogi-afica dell' Agro trojano , la quale combinasse coi racconti di Oniero e colle rela- zioni de' geografi antichi. Ci sembra di fatto clie la carta del sig. Webb nulla o ben. poco lasci a desiderare. E qui non possiamo a meno d' esprimere il desiderio nostro , che la Corrispondenza cioe de' signori Michaud e Poujoulat fosse ugualmente dl mappe corredata. Perclocche le topo- grafiche descrizioni, raassime quando a particolarita o mi- nutezze dlscendono , se maucanti siano di una carta che , per cosi esprimerci , dia luce alle parole dell' autore , e quasi sott' occliio gli ponga i luoglii , le situazionl ed i varj accidentl del territorio , rimangonsi oscure , nojose e spesso difficili ad ihtendersi. E questa una mancanza clie toglie non poco al merito dell' opera sulla quale discor- riamo. Percio non si chiare o si facili ad intendersi cl sem- brarono pure tutti que' luoghi ne' quail cl si da la topogra- fia delle memorabill sante Jjattaglie. E 11 non potersl da nol ancora 5 per la natura stessa del nostro giornale, of- ferire 11 sussldlo delle carte tojiografiche, cl costrignerk ad interteiierci meno che sla possibile suU' argomento della jjosizione de' Crociatl e de' Saracenl nelle varie vicissitu- dlnl delle faniose guerre ; argomento per altro importan- tlssimo, pel quale 1 due viaggiatori recaroasi nell' Oriente. Dalle topograliche osservazloni dal sig. Webb praticate coUa massima accuratezza sul luogo stesso e combinate (*) Tonio 22.°, olug,ao 1821 , dalla pag. 3ol alia pag. 354 1 con una mappa deU'Agro trojano, tomo 33.°, luglio, dalla pag. at alia pag. 76, e tomo 34°, dicenibre , pag, 338 alia 340. PARTE STRANIERA. 3o5 colla pocsia di Oiiiero e colle autorita di Strabone , dl Demetrio , di Tucidido e delle anticlic tradizionall notizle specialmeiite degli Eolj , clie circa sessant' aniii dopo la guerra iliaca stahiliti eransi nella trojaiia pianura , teatro delle n]enioi\il)ili geste de' loro maggiori , risulta ad evi- denza clie 1" antica Troja essere noii poteva cola dove collocare vorreljljesi dal sig. Midland e dagli antecedeiiti viaggiatori fiMiicesi. E di fatto come mai il Banarbusci , rlgagiiolo dl appena qiiindici piedi di larghezza, clie scorre iiniilniente fra' giunchi, potra il nouie arrogarsi del graade , del terrihile , del profondo , del vorticoso , dell' iminortale Scamaudro , il gran fiume (i) dai profondi vortlci , die gli Dei chiamano Xanto e gUuomini Scamandro? In oltre i due escrciti Ijattagliavauo in wna pianura la di mezzo fra le cor- renti del Simoente e dello Xanto (2). Ora, secondo il sisteraa adottato dal sig. IMichaud , la guerra avvenuta sarebbe in una strettissinia lingua di terra tra il Bunarhasci ed il Mendere , cli' egli con altro topografico al^baglio prende pel Simoente, ove non 100,000, ma neinmeno io,oco uomini potuto avrebbero scliierarsi non che combattere. E se Troja era la dove trovasi ora il villaggio di Bunarhasci, come mai i due eserciti battersi jjoteano in un giorno sopra il terreno di circa 5o miglia, giusta Tomerica tradizione, se r anzldetto terreno era si stretto e circoscritto ? Oltre di die non dodici , ma due soltanto sono le fontane da Omero rammentate, I'unafredda, tiepida Faltra ; e secondo Stra- Ijone e le iliache traduzioni, questo fiume scaturlva dalla niontagna , cioe dall'Ida, e non gia appena a Troja supe- rioriuente , ma in notabilissinia distanza. Le assurdita in somma die da sifFatto sistema risulterebbero tante sono e si evidenti die altrove, lungi cioe da Bunarhasci, rintrac- ciar e d' 110^30 e T antica Troja ed il vero Scamandro. E primieramente e cosa ogglmai indubitabile (3) die tutLo il poema d' Oiftero ha per base le tradizioni degli Eolj che , siccome accennammo , staljiliti eransi nell' Agra trojano 60 anni appena dopo la guerra di Troja. II poeta stesso era forse di origine eolia , se pure non discendeva fors' anche da progenie trojana. In secondo luogo e noa (i) lliade XX, 74, tradazinnc del Cesarotti. (a) Iliado VI, 4, traduzioue del Cesarotti. (3) Vcggasi la Biblioteca italiaua tonia 22.°, pag. 33 1 e segg, Bill. ItaL T. LXXVII. 20 3o6 I'ARTB STRANIEUA. meno indubitabile che tali tradizionl sussistevano tuttavia a' tempi non solo di Eroiloto e di Tucidide , ma ancora di Strabone. '< II dottor Clarke ( avverte opportunamente w il sig. Webb) ha osservato benissimo che queste tradi- » zioni al tempo in cui scrisse Strabone, supposto anche >/ che non fossero state preservate da altri rapsodi, non » erano piu vecchie di quelle che preservate abljiamo noi w medesimi dell' arrive degli Angli in Britannia , o piut- »/ tosto della conqviista dei Normanni (pag. 3 a 6). » I luo- ghi per tanto descritti da Strabone ed airodierno stato della Troade corrispondenti sono i punti da' quali e d' uopo partire. Col loro mezzo giugiieremo a conoscere i campi uhi Troja fuit. Omettendo pero di tutta rintracciare la topografia del- 1' Agro trojano, ed i luoghi tutti per le rimembranze ome- riche faniosi , siccome va il sig. Webb colla piii accurata critica facendo , ristrigneremo le osservazioni alia catena deir Ida ed al corso dello Scamandro e del Simoente. Gli Eolj stabilitisi appeiia nella Troade fabbricarono la nuova Iho, siccome Strabone racconta, e la fal^bricarono non suUe rovine della citta di Priamo , ma in vicinanza delle coste marittime. Qaesta citta, per Inngo tempo di nessuna impor- tanza e bersaglio di gravi calamita, ebbe novella vita ed incremento da Alessandro , caldissimo ammiratore di Omero. Ivi egli sacrifice nell' umile tempio ia cui dicevasi sussi- stere tuttavia il Palladio di Troja. Ma la nuova Ilio fu quasi totalmente distrutta nel furoi'e della guerra asiatica tra Antioco e i Romani. Questi non di meno ne ristabilirono poi le mura e n' accrebbero il territorio , confondendola , come Alessandro, colla Troja di Priamo, dalla quale van- tavansi di provenire. Fu qaindi e restaurata e abl^ellita da Giulio Cesare e da' suoi successori. Ora piu non ne ri- mangono che poche e miserande vestigia. II dottor Clarke fu il primo ad accennarne la probabile situazione, cola indicatagli da varj antichi frammenti , co' quali i Turchi poveri ornare sogUono la toniba de' loro defunti. Egli rin- venne in seguito le fondamenta di vetustissimi edilicj che dai Turchi stavano scavandosi onde raccogliere materiali pel restauro delle fortificazioni de' Dardanelli. Quivi trovo altresi non poche medaglie appartenenti tutte ad Ilio ; e ne trovo pure il sig. Webb. Ora tutte qneste anticaglie sco- perte furono ne' dintonii d' un villaggio detto dai Turchi PAllTE SXUANIKIUV. SoT V'alajo-CiiUjdtli , e colla cui jjosizioae, quasi in coiiiun cea- ti'O, coiucidoiio miraliilinente tutte le uistanze da Strabone nella sua topografia ini-Ucate. Percio !a probabilita , essere cioe qiiesto il sito dell" Ilium receas , divenae certezza. II PaUijo~Cali,''adi fu pure visitato, e come ii sito della nuova Ilio ricouosciuto anche dal slg. Michaud , il qua'c la dove trovasi era il villaggio detto dai Turchi Tciblak riconobbe non raeno il villaggio degli Iliei (^Iliensium Pa- gus), 3o stadj o circa 3 niiglia al di sopra di esso , ed alia distanza di poche miglia dal Prontontorium sigeum di Plinio, in oggi capo Janizzary. Ora il villaggio degli Iliei era sino da' tempi di Straljone ricouosciiiLO come il vero pre- ciso luogo ove sorgeva la Troja oinerica , la quale era in parte nella pianura ed in parte sul colle , detta per cio dal poeta aha. Esso e circoadato da campi assai bene col- li vati, ne' quali si il sig. Webb die il sig. Michaud tra il biondeggiare della messe rinvennero varie r ovine di epoca diversa. Ivi il dottor Clarke trovo anche alcune iscrizioni in onore di Claudio , che condonato avea ogni tributo agli Iliei , quasi venerando il luogo , donde giusta la poetica tradizione provenuti erano i fondatori della romulea do- niinazione. Tuttavia gnari non andera che quelle rovine spariranno sotto le maui dei Turchi , ne riniarra vestigio alcuno, con cui riconoscere le posizioni di quei classici Inoghi. Pero e cosa dillicile a concepirsi come inai il sig. IMichaud coiiosciuta avendo la vera situazioae dell' Iliuin Receas e daW lllensis Pagus , avveduto non siasi che ivi irovarsi pur dovea la Troja antica . e non altrimenti sul Banarbasci , in tutt' altra situazione e di la non poco di- staute (i). Sotto il villaggio degli Iliei, il Tciblak de' Turchi, apresi una vasta pianura , non solo precisamente conforme a quella che da Strabone chiamasi la pianura di Troja (a) , ma quale essere dovea per drir luogo a tutti gli avveni- menti che vengono nell' Iliade descritti. Tale pianura, se- condo il greco geografo , era formata da due bi'accia del- I'lda, Tuno de' quali stendevasi verso il capo Pieteo, e (l) Tale e pure la situazione die alia Troja Omerica vien data dagli editori niilanesi del Museo Worslejauo ^ pag. 171, N. (a). (a) Vef:gasi questo geografo, pag. SyS e seg. , edJzione^di Parigi iGao in loglio. 3c8 I'ARTE STRANIERA.. TaltPo vprso il Siffpo Dalla citta partiva una lingiii rli terra , la quale continuando anche ad essa superlorniente raggiungeva le radici del inonte nella Cebrenia dividendosi in due Jjraccla , e formando la figura della greca lettera sf micircolare T. Tale lingua di terra distingueva la pianura in due parti, la Simoisia per la quale scorreva il Slmois o Simoente, e la Scamandria dallo Scamandro bagnata: questa era dell' altra piu larga, e propriamente costituiva la trojana pianura. II teatro deiriliaca guerra ristrignevasi fra questi due fiuml, ma era bastevolmente ampio, perche i due eser- citi potessero in ogni senso spiegarvisi e pugnare. II Mendere , nol)ile fiume ed a pochi nell'Asia secondo, essere non puo clie lo Scamandro di Omero (i). Esso na- sce nella catena Idea, scaturendo da una caverna del monte Kasdag, il Gargaro o Cotile degli antichi^ e scorrendo per la pianura riceve le acque di varie fonti e di altri mi- nori fiumi, e non molto Inngi dal mare quella ancora del Bunarbasci. II suo corso fu coUa massinia accuratezza veduto e descritto dal sig. Webb , il quale tra le fontane che in esso immettonsi una ne trovo lermale: quella forse clie viene da Omero rammentata come corrente tiepida acqua? Parlmente T odierno Glieunihrek essere non pub che 11 Simois o Simoente di Omero. Esso ancora nasce dalla catena dell' Ida, perdesi nelle pa'aidi clie ci vengono da Strabone rammentate e clie tuttora sussistono : scorre come un tor rente, e goufiasl al cadere d' ogni piccola piog- gia , ed ora come aniicamente seco trascina alberi e ma- pigni. E qui ci si fa manifesto un altro equivoco del sig. Micliaud. Egli da clie travide lo Scamandro nel Bu- narbasci, non pote a lueno di pur travedere il Simoente nel Mendere , apertaraente contraddlcendo al poeta , alle gtoriclie tradizioni , ed alia stessa naturale topografia del paese. Questi due fiumi verso I'estremita del loro corso av- vicinandosi I'vmo, cioe lo Sonmandro, al capo Sigeo, e I'al- tro, cioe il Simoente, al Reteo univano le loro acque di- t;ontro a Troja formando una palude detta Stomalimne , scor- r.endo ppi nell' Ellesponto presso il capo Sigeo. Ora a' di nostri ancora avviene la medesima unione e nel luogo Stesso. Cola i due fiumi, specialmente nella stagione delle (t) L'ltaliano Pietro della Valle fu il priuio a notare che i^ Mendere er:i lo Scamandro, Veegansi le sue lettere. PARTF STRANIERA. 3bc) j>loggo , cdnfoiiclono ancora le loro acque fonnando una specie di laguna prima di gettarsi nel mare. Le descrizioni pertanto tramandnteci dagli anticlu intorno alia Troatle cor- rispOndono a cio die dal sigiior Webb, e prima di lui, al- iiieno in parte , dal dottore Clarke venne su' Inoglii stessi Verilicato. Noi pertanto quasi epilogando le osservazioni del sig. Webl) , e colla sua mappa tra le mani , abbiamo coa lui determlnato il vero luogo della Troja omerica, e con lui restituiio ai ])arljari iiumi Glieumbrek e Mendere i clas- sici nomi di Simoente e di Scamandro. Nel dissentire pero dalle opinioni del signor Micbaud , rjuanto al sito delP antica Troja ed ai due celebvi Iiumi, inteso non abliiamo giammai di detrarre in alcuna bencbe piccolissima parte al noma di lui ed al merito deU' opera sua. Che anzi questa parte della sua Corrispondenza e doviziosa di classiche descrizioni clie le bellezze dell' Iliade rammentando ci pongono ad un tempo sott"occhio si 1' d- dierno paese che i costumi de' suoi abitanti : e tali descri- zioni sono pure conformi alle cose clie ne dissero altri cliiarissimi viaggiatori. Siane di saggio il seguente brano in cui viene descritto il Gargaro : " L' Anatolia noa ha spettacolo alcuno che al Gargaro ])0ssa paragonarsi. Gli antichi credevano che le cime dell" Ida, feconde di pro- digj, fossero uno de' soggiorni dalla deitii prcsceki. Omero s' impossesso di queste credenze religiose, le quali favori- vano r epica poesia ; e di la provenne quel niaraviglioso che nel suo poema accoppiasi ovunque all' esattezza ed alia fedelta delle descrizioni. Tu credere non sapresti quanto quelia scrupolosa esattezza ne' colori , de' quali fa uso, dia interesse e attrattiva ai quadri del poema. Tutto il mondo, per esempio, ammirare pote il bel passaggio dell' Iliade ^ ove Giunone da Morfeo preceduta e adorna della cintura di Venere va a sedurre sul monte Gargaro il signore del tuono. Questa dipintura e tutta ammirabile. Ma 1' interesse diviene ancor piii vivo , visitate die siansi queste monta- gne, le cui cime vennero dalla Diva superate. Esse veggonsi progressivamente alzarsi dal capo Lectos ( ora capo Baha, air estreinita occidentale della catena dell' Ida ) sino alia punta del Gargaro, come gli scaglioni d' un vasto anfitea'-" tro, o come i gradi di una scala divina ai soli abitant? dell'Olimpo riscrvata. Le grandi vedute della Troade , e le' dipinture d' Omero mesceranncsi scmpre iiisieme , e sempre' 3lO PARTE STR.VNIEUA. rimarranno nel mlo spirito confuse. Le altezze del Garffaro ovc regnano !e procelle, le valli ove sorritle la primavera, le rive dello Scamandro e del Simocnte, la natnra del c!i- ina e le bellezze del cielo d'Oriente , tntto qiiesto spetta- colo trovasl costantemente nelP Iliade colle maraviglie sue, colle sue varieta infinite. Omero spiega sempre fedelinoiite le diverse passloni, die produconsi dalle campestri vedute di questo paese or ridenti or sublimi; sia che ci rappre- senti Giove assiso sulla sommita delf Ida attorniato dalla maesta in atto di lanciare il fulmine, di scnotere la terra;, sia che a traverse i sottili vapori d' una nuvola d" oro ci mostrl il profumato zafFerano, il delicato lotos, il candido giacinto e mille altrl fiori crescenti a gara intorno al ta- lamo degli Iddil da Amore soggiogatl. Percio il maraviglioso del poeta non cessa mai d'essere naturale e vero : i quadri ch' ei ci presenta hanno sovente un' aria di grandezza, ben anco d' esagerazione che punto non altera la verita : tutto vi si vede come in que' vetri dell" ottica , ne" quali gli og- getti ingrandiscono^ ina sempre le forme loro e le lor pro- porzioni couservano. Quanto piu a lungo ammirasi il paese che noi scorriamo, e che fu certamente da Omero stesso pill volte visitato, tanto piu si riconosce ch' egU non solo ha descrltti con fedelia i luoghi , ma che i luoghi anima- rono il genio di lui ed una gran parte gli somministrarono delle imagini , cd alcnne delle sue piu helle concezioni. tr La relazione del signor Michaud e pur conforme a qnella degli altri viaggiatori quanto a cio cli'ei ci dice del clima e della fertilita dclla Troade. Essa supera tutti i paesi del- r Europa nella verdura dei campi e dei boschi , e quelle dell'Asia nella feracita del terreno: posizioni veramente poetiche e pittoresche ^ montagne e colline che con dolce declivio discendono alia pianura ed al mare,' campi di ter- reno ondeggiante , che rende variata ed amena la mono- tonia stessa de'pianl; clima scevro dai cocenti calori ugual- mente che dai rigidi vernl: pero piogge violente e inon- dazioni di fiumi , onde 11 suolo semlira talvolta cangiare fisonomia. La stessa niaomettana superstizione pare quivi raddolcita i cortesi , ospitali ne sono gli alntanti. Non vi manca che la sola coltura : vi mancano le mani deU'uomo; percio questo paese che semhra dover essere il prediletto della natura, e bersaglio di micidiali miasmi, che I'orrenda epidemia ci rammentano su queste niedesime spiagge lan- ciata dalla collera del lungi saettante Apollo. G. PAHTE STRANIERA. 3ll Sulla Storia dell I. R. Bibllnteca dl Corte in Vienna, scritta da Ig. Fr. nohile de Mosel (i83.')) ( ). T ' JLj aspetto di una biblioteca, ove si raccolgono tante me- dicine dell' animo , se da un lato e argomento di solenne nieraviglia , potreblie dall' altro essere forse d' invilimento a quell" iugegno , cui punge desiderio di aggiungere una qualche stilla a tanto mare di umano sapere. Col x-itro- vamento della stampa si moltiplicarono all' infinite le fonti delle nostre cognizioni , e assai di questi serbatoi si aniio- verano nella modcrna Europa, ove ogni piu beU'ardire si smaga, ove per avventura vien n;eno la bramosia di queili cbe in essi dissetarsi agognano. Svariati all' incontro puF sono i vantaggi clie per la lore destinazione da esse defi- vano ai progressi della civika nazionale;, tal clie benenie- ritarono delle lettere e della patria colore clie ne posero le prime fondamenta , o si studiarono in ogni maniera di condurle a maggior lustro e ricchezza. A tale considerazione ne traeva la lettura della Storia della Biblioteca imperiale di Vienna , scritta con bell' or- dine dal signor. Ig. Fr. nobile de Mosel , I. R. conslgliere aulico e della medesima primo custode, nella quale espone i suoi principj , il sue procediinento , il modo della sua amministrazlone , gli uoinini illustri clie la protessero o vi presedettero , o in altre guise si resero di essa meritevol'. Percio non ci sembra opera perduta il tenervi sopra breve discorso tracciando le ornie del cbiarissirao autore sue, il quale varra almeno a far vieppiu conoscere in quanto amore tencsse la casa d' Austria le scienze e le lettere , e Come generosa ne proteggesse i suoi cultori. Questo prezioso monumento della moderna civilta , clie nel XVI secolo era salito in fama appresso i letterati di allora , e clie da un secolo a noi tiene un seggio dlstinto tra i primi stabllimenti dl tal genere , rlpete la sua fon- dazione aU'anno 1440 poco dope Tinvenzione della stampa. (*) Gesrliirhte der k. k. Hofhibliotlick zu Wien. V. Ig. Fr. Edlea V. Mosel, k. k. wiikl. Ilofiathe iind ersteui Ciistos der Hofbibliothek, Wien. Fr. Bcck'sctic Univevsitats-Buclihandlung. 1 835, in 8.°, con flue indsioni. 3 12 PARTE STRANIERA. In quel lorno Federico III commise a due gramll uomiui de' suoi tempi la coordinazione de' reali maaoscritti -, uno de' quali fu Enea Silvio Plccolomini, da prima istoriografo e poeta , indi suo intinio segretario , piu tardi vescovo, e per ultimo pontefice sotto 11 nome di PioII;, Tal'i'o Gior- gio De Purbacli , 11 quale evoco a nuova vita lo studio deir astronomia « e tenne pel primo lezioni sugli anticlii poeti latini nell'Accademia di Yienna. Qnantunque in que- st" epoca la riordinata raccoka de' manoscritti di Federico III venisse ad accrescersi colle prime opere stampate , e con niolti greci e latini manoscritti scampati al furore Ottomauo pel conqitisto di Costantinopoli fatto da Maometto II, nulla di manco il signor Mosel atteuendosi al Lamljeccio da la gloria di qnesta fondazione a Massimiliano , figlio illustre di queH'Augusto. E di fatto egli fu clie raccolse in uno I dispersi volumi delle private librerie degli altri imperatori e arciduchi di sua casa, i quali pure furono larglii di protezione alle let- tere ed alle arti, ed alcuni le coltivarono con onore. In ■ formati al noliile esempio del loro grand* a vo Rodolfo , il quale correndo Taano layS trovandosi accampato dinanzi a Basel , ricevea con lieto animo da uno storico un" opera sulle guerre dei Romani contro i Teutoni , e Icvandosi la catena d'oro clie splendeva siilla bruna armatura gliela pose al collo, e fe' aperto il desiderio clie gli fosse assentito mag- gior tempo per leggere, e la guerra gli lasciasse piu mezzi onde sorreggere i dotti. Questo noljile sentimento pose salde vadici nel cuore di Massimiliano, il quale, seljbene le in- volute ragioni di Stato , e le moke e lunghissime guerre eh'' egli ebbe a durare gli scemasscro il tempo e la tran- quillita dell' animo , tuttavia mise si bene a proiitto i pa- cifici intervalli del suo impero , die venne in nominanza di caldo protettore de' buoni studj. Di clie fanno a noi fede r amore che nutriva per le lettere e per la coltnra del- r animo, e i dotti d'ogni maniera clie raccoglieva alia sua corte ; tra i quali staremo contenti di nominare Corrado Pichel ( Celtis ), cui diede II carico di sistemare la biblioteca. Quest' uomo singolare , che fu il Varrone della sua eta, sortiva i natali da oscuri parenti. Sospinto da innato afFetto agli studj , superb tutte le difficolta clie gli opponeva la sua condizione , e col prestarsi all' altrui insegnamento si sostenne in parecchie Universita della Genuania. Viaggi» PAlJTE STHANIERA. 3l^ ftlla volta d' Italia , e si tenne per alqnanto tempo In Ro- ma, ove eruili ranimo sui mnniimenti della passata gran- dezza di quclla un di relna del niondo , e striiise amicizia coi dotti die in essa florivano. Di ritorno alia patria fu per volere di Federlco coronato poeta a Noriinljerga. Ua indi passo a Cracovia, nella Slesia, in Boemia, nella Mo- ravia ed in Ungliei'ia dolcnte allora per la morte di Cor- vine, e pel conseguente decadimento delle scienze , e fece rifiorire a Buda la societa Danuljiana. Invitato a Vienna da Massiniiliano diede opera nelP ordinazione della Biljlioteca e intraprese per comando di lui niolti viaggi in Alemagna, a fine di raunare qnanti piii potesse documenti e niano- scritti di patrie storie per compilarne una piu copiosa ed esatta. Scrisse moltissime opere, di cni venti edlte e non poche inedite, e mori tra il conlnne compianto neiranno i5o8. Le sue ossa riposano nella basilica di Santo Stefano in Vienna, ove un'efllgie die si eleva dal marmo sepol- crale lo accenna ancor vegliante sui libri ^ e una corona di fiori e una croce proteggono la sua niemoria. Tennegli dietro Giovanni Spiesshammer (Cuspinian)» uomo foruito di iiiolta sapienza , e die pur ebJse da Mas- siniiliano la poetica corona. Raccolse molti preziosi mano- scritti , parte dalle private lailjliotedie de' raonaci dell' im- pero , e parte dalla Corviniana di Buda , la quale ne con- teneva oltre i 5o,oco. Scrisse alcune opere , tra le quali merita onorevole ricordanza quella De Casaribus atque Im- peratorihus ad Massimilianum. Intanto venne a morte IMassimiliano , princlpe niaggiore d" ogni lode , clie non solo protesse a tutta pos?a i lette- rati , ma fn letterato egli stesso. Cesare secondo trasmise a' postcri la meinoria di sue gesta , ed arricdii di parec- cliie opere T imperiale BiJolioteca. Ferdinando I suo successore predllesse le lettere greclie e latine , e ti*a gli scrittori del Lazio piii die altri Cesare e Cicerone. A' suoi tempi pervenne alia Biblioteca un buon numero di manoscritti ch' essa eredito da Giovanni Raber, vescovo di Vienna , e da Giovanni Deruscliamm. Quantunque I'epoca prima del regno di Masslmillano II non fosse gran fatto projiizia a quest' Istituto per le gravi cure di Stato nelle quali fu avvolto , nulla di manco poi- die si composero alquanto gli affari ei diede a diveilere raiFetto che portava a' begli studj tanto che s'ebbe a dire: 3 14 PARTE STRANIERA. piu dottl si trovassero alia sua cone che sparsl per tutto r impero ; onde venne da essi meritamente appellate la delizia del genere umano. Negli ultimJ. anni dl sua vita e sotto Rodolfo II erede delle paterae virtii fiorl Ugo Blozio , il primo che ricevesse il titolo di bibliotecario. Questi acquistatasi inerce deirani- mo egregio e delP operosa attitndine la coiifidenza di Ro- dolfo , introdusse nella bil^lioteca una totale riforma clie valse a renderla piu ordinata , e numerosa eziandio per lo splendido dono che le fece de' suoi codici Giovanni Sam- bucus. Neir appendice della storia il signor Mosel riporto un' orazione di lui scritta nel latino di que' tempi , eh" ei lesse air luiperatore, Iiella di peregrina erudizione. Seba- stiano Tegnagel che gli tenne dietro nelT officio di biblio- tecario, era al dire del Laniljeccio dotto di ruolte lingne e massime delle orientali. Per sua cura videro la luce molte opere inedite , fra le quali non poche lettere di pontefici dirette a Carlo Martello, a Pipino e a Carlo Magno , e forni a dovizia la biblioteca di manoscritti latini, greci, ebraici, arabici, turchi, persiani, siriaci, nrmeni ed etiopi. Sostenne altresi con onore T incarico di puljl^lico rappre- sentante e di reale istoriografo , e lascio morendo la sua numerosa biblioteca all'imperiale coUa seguente disposizione: " lo consento di buon animo che si aggiunga alia Cesarea la mia lihreria, scavissimo pascolo alia niente presa al- I'amorf" delle buone lettere, ed unica medicina delle uinane tribo'azioni. Desidero che cio si faccia affinche una tale raccolta ricca di molti e rai-i manoscritti di tutti i tempi e ilelle piu coke nazioni noa venga distratta, o cada in mano d' ignoranti cocollati , ma viva monumento dell" oro piu assai duraturo. » Nulla abliiamo che sia di qualche rilievo nei pochi anni di regno dell' imperatore Mattia , a cui successe Ferdi- nando 11 , principe clie , siccome afferma Nicolo Fernu- leus , amb la sapienza , non pero tutti i dotti , ma quelli soltanto che alia dottrina accoppiavano altezza d'animo e noljilta di sentire. Suo figlio Ferdinando III era oltremodo tenero della musica , e vi prendea sommo diletto scrivendo. Per le cure di Matteo Maucliter, in allora prefetto, la bi- blioteca s'accrebbe merce delle private lilirerie di Glacomo Zugger e del celebre astronomo Tychone Brahe. PARTE STRANIERA. 3l5 Qiianto era ForcUnando III amante della mnsica , tanto lo fu della pittura Lcopoldo I suo successore, clie la storia predica sicconie il piu addottrinato del suo secolo. Era egli versato nella teologia, nella giurisprudenza e nella meta- fisica , perito di svariati idiomi e caldo promotorc degli utili studj , di clie tengono I'ede le due Universita di Bre- slavia e d' Inspruk clie furono da lui fondate. Scelse a prefetto Pietro Lambecclo, uomo di altissima fama, il quale si adopero per la conservazioiie ed ordinata distrihuzione dei volumi clie divise iu sei classi : cioe di teologia, di giurisprudenza , di medicina , di storia , di filosoiia e di filologia. Questi ia nn viaggio intrapreso coH' Iiuperatore raccolse molti preziosi codici della biblioteca del castello Aniliras ; cosi pure ebhe T incarico di trascegliere il mi- gliore negli avanzi della Corviniana : per le quali cose tutte , vivente quest' uomo infaticabile e pazientisslmo , la biblioteca ascese a gi'an lustro , e allorclie venne egli a morte ne eredito i privati volumi. Per conoscere in cpanta stiraa ed amore ei fosse tenuto dall' Imperatore basla leg- gere le seguenti due lettere clie noi abbiamo trascelte tra le diverse riportate dal sig. Mosel. " Caro Lamheccio- Siccome non ha guari ti dissi, ed or ti ripeto, nel venturo lunedi , clie e quanto a dire dope domani , verro in compagnia di mia moglie a visita7*e la biblioteca. Onde potrai iu qu^'sto mezzo approntare ogni cosa, e porre in mostra oggettl piu eleganti clie preziosi, belli jiiii per forma clie per sostnnza , per poter rendere in cpialcbe parte contenta T indivisa compagna del sesso gentile; die tal nome s'avea la curiosita da un poeta ita- liano. Sta sano , che io ti terro sempre fede di buon pa- drone. — Poscritto. Tien bene a memoria di porre tra i libri spagnuoli la Commedia non ha molto composta da Lopez de Vega. '< Caro Lamheccio. Ho ricevuto la tua lettera insieme ai contenutivi libri. II quarto libro dei Commentarj della no- stra Biblioteca mi piacque d'assai,e spero sia per piacere altrettanto agli eruditl. A questi di m" assediano molte bri- ghe ; per lo che temo non poterini teco abboccare prima del luncdi o martedi della prossima settimana. Fra tanto ti rimetto il reglstro dei libri, ove ne segnai alcuni affin- che a suo tempo me li possa inviare. Sta sano , e slcuro del mio cesareo favore. — Poscritto. Alia piii lunga martedi 3 10 PARTfi STRANIERA. spero di jiarlar teco, per cio tl faro avvisato dell' ora pve~ cisa. Leopoldo. it La breve vita di Giuseppe I e le continue guerre ia- terne ed esterne , clie agitarono il suo reame furono ca- gione che la Biblioteca si ristasse da' suoi progressi, quan- tunque avesse a prefetto Benedetto Gentilotti , 11 quale si distinse per I'amore ed assiduita clie poneva nel suo prov- vedimento , non clie per le opere lasciate alia nicdesima. Le sue ceneri riposano in Roma, ed in Trento s'eleva un iTionumento clie ricorda le sue virtii. La passata epoca ebbe largo compenso nella segnente in cui visse Carlo VI, die appena dato fine alle cure tra- vagliose de' primi anni del suo impero \olse V animo a questo stabilimento facendo varj acqnistl di private rac- colte , e formando il disegno di un piii vasto e magnifico locale in cui degnamente contencrlo. Nicolo GarelU e Ales- sandro Riccardi ambidne italiani furono assunti a prestar r opera loro siccome bibliotecarj , e sotto di essi si ac- quistarono le private raccolte deli" Arcivescovo di Valenza, e pill tardi la famosa del priucipe Eugenio di Savoja , di quel primo eroe del secolo passato , die quanto ora grande in guerva tantd si mostro tenero de' beg'i studj , a cui lo avea educate 1' Italia sua patria. Noi ne abbiamo un' irre- fragabile testimonianza da J. B. Rousseau, il quale visse a lungo presso di questo genio straordinario, nella seguemC lettera scritta al suo amicb Brosette. " Ella desidera notizie sopra la Biblioteca del principe Eugenio, ed eccomi pronto a satisfarla. Essa e ricca, for- iiita a dovizia di bnoni libri ed ottimamentfe legati: cio poi che fa maraviglia si e che non havvi nella medesima al- cun volume che il principe o non abbia letto , o svolto almeno in qualche parte prima di rimetterlo al legatore. Arreca stupore come un uomo , sovra del quale posano quasi tiuti i destini d'Europa, tenente generale del regno e primo ministro dell'Imperatore , possa trovar tempo da leggere tanto quasi nuH'altro si avesse a fare. Questo prin- cipe e istrutto in ogni ramo di sapienza ne afFetta alcun raodo di particolare erudizione. Legge soltanto per riposare dalle gravi cure , e sa trarre profitto tanto dalle ore di riposo quanto dalle fatiche. La sua mente e di una mira- hile chiarezza , e i suoi modi splendono d'un'amabile semplicita. Egli e un filosofo guerriero, il quale riguarda PARTE STRANIERA.. 817 la sua faina c i suoi onori con indifTereiiza , e racconta i falli cir ei comiuise con quella stessa ingenulta. con cui terrebbe ragionamento di qualunque slasi altra cosa ^ di- stintivo degli uomini veramente grandi. Alquanto freddo e sostenuto a prima giunta diviene faniigliare nella sociale convlvenza 5 e si mostra piu preso all' altrui nierito che al proprio. >i Sotto il folice reggimento dl questo Impcratore s'accreb- bero di molto i greci manoscritti con quelli comperati a Venezia per di lui comando da Apostolo Zeno poeta di corte, e con altri raccolti per le provvide cure del napo- letano Riccardi. Fra i celebri manoscritti italiani acquistati a questo tempo si annovera la Gernsalemme del Tasso mancante solo del primo canto. Egli ebbe molto a dolersi per la morte di questi due celeliri Italiani , le cui private raccolte vennero in gran parte aggiunte alia cesarea. H nome di Carlo VI e segnato per varj titoli nei fasti della storia , fra i quali non e 1' ultimo la fondazione di parec- cbie Accademie, die giovarono al progredimento delP utile sapere , e 1' amor« che nutriva per le arti belle. Conobbe e apprezzo il vero merito del Metastasio il pin felice tVrara- niatico de' suoi tempi, e invitatolo alia sua corte lo cinse della poetica corona. Erede del regno e de' paterni sentimenti fu Maria Te- resa imperatrice maggiore d' ogni lode , la cui vfnerata memoria desta in ogni cuore sensi di tenerezza e di grata animo. Elesse a prefetto il celebre medico Gerardo Svie- ten, discepolo ed amico delFillustre Boerhaave: egli merito delle medicbe discipline puljblicando una dissertazione sulla Struttnra e destinazione delle arterie. Si diede a tutto uo- mo ad enipiere i vuoti della Biblioteca nei diversi rami scientifici facendo molti acquisti nella Germania, nell" Italia, neir Inglillterra e neU'Olanda. Sotto la sua prefettura fa jier ordine di IMaria Teresa aggiunta all' imperiale la pri- vata del di lei genitore , e lo furono pure molti libri e manoscritti rinvenuti nei castello< di Gratz. II dotto e infa- ticabile Svieten poiciie ebbe sostenuti varj ed onorevoli ufiicj , cbiuse i suoi giorni tra il comune compianto , e P Imperatrice meinore di sue medicbe cure, onde due anni addictro le avea salva la vita, dei prestati servigi « delle opere sue gli fece erigere un busto , cbe dalla Cbiesa degli Agostiuiani veune sotto I' attualc prefetto trasportato all.-A 3l8 PARTE STKANIEU\. Biblioteca. Nell' eta di oltre i 63 annl, dopo averne re- gaato 41 fra le sincere lagrinie del suo popolo mori pure Maria Teresa , la quale giovo incessantemente e protesse le ard belle, le lettere e le scienze, che grate all'augusta bencfattrice ne consecraroiio 11 noine all' ammirazione del- r avvenire. Giuseppe II seguendo le glorlose orme materne rende- vasi benemerito di questo stabilimento , il quale s'accrebbe merce degli scelti volitmi lasciati da Carlo principe di Lo- taringia, e di quelli delle librerie de' soppressi mouasteri, e di alcuiii di quelli del Duca di Palliens esposti alia ven- dita in Parigi, ove invio lo scrittore Stattmann con grossa somma di danaro per impiegarla nell' acquisto delle opere che piix tornassero in acconcio alia Biblioteca. Fra i di- versi doni pervenuti ad essa in questi tempi dai piii di- stinti personaggi, dobbiamo ricordare quelle dell' opera ra- rissima : Served Christianissimi restitutio (i553) fatto dal conte Samuele Teleky, a cui I'lmperatore in segno di grato animo diede un anello del valsente di 10,000 fiorini. Di quest' opera non si conoscono die due esemplari ; uno esi- stente a Parigi, ma in uno stato deplorabile , e F altro di cui parliamo il quale conservasi nella primiera interezza. L'Austria nel ao feblirajo dell' anno 1790 pianse la perdita di uno de' suoi piii grandi ed ottimi regnanti , e la Biljlio- teca uno de' suoi piii caldi protettori. Nulla diremo di Leopoldo II, il quale dopo due soli anni di regno lascio le gravi cure dell' impero all' illustre suo figlio Francesco I , principe quant' altri mai tenero delle scienze e dei letterati , ed esperto conoscitore dei mezzi , i quali valgono alio splendore delle prime ed all' incuora- mento dei secondi. Troppo lungo sarebbe il ricordare i preziosl acquisti fatti in ognl ramo a raaggior lustro della Biblioteca sotto il suo felice reggimento , e per tutti ac- cenneremo il dono del marchese Rangone di mclti italiani manoscritti , la prima edizione greca dei salmi, e un co- dice scritto nella lingua del Bengala. Per soccorrere poi ai multlplici bisogni di questo insigne istituto, e al raaggiore suo decoro fu da lui stabllita un' annua dotazione di 19,000 fiorini , e si agito in pari tempo il diseguo di renderlo piu spazioso ; la quale necessita si fa sentire ogni di piii per r increinento di nuovi libri che aifluiscono da tutte le parti della mouarchia. PARTE STIIVNIIHA. 3 If) Non possiamo ragionare piii Innanzi di cjiicst'epoca senza fare onoievole ricordanza di uno de' suoi piu illustri biblio- tecarj , vuolsi dire delF abate Michele Denis , il cui nome e solo un elogio. Fa egli soinmo bibliografo e letterato, e le sue opera che sono moltissiine tengono fede ai posteri delle sue svariatissime cognizioni. Gli tennero dietro un dopo I' altro GolFredo Svieden caro alio arti music ali , il cav. De Tenicli peritissimo di molte lingue , e massiuie deiraraljica, della persiana e della turca, nelle quali salse ai nostri gionii in tanta rinonianza il cav. De Hammer , il cav. Stefaneo, il conte Ossoliaski , alia cui morte venne eletto S. E. il sig. conte Maurizio De Dietriclistein, consi- gliere intimo, ciamberlano di Sua Maesta e gia maggiordo- uio della Regioa juniore d'Ungheria. Nato egli nel ly/S da illustre prosapia, corse nella sua prima giovinezza la via delle armi , e die prove di valore nel Belgio , nella Ger- mania e neli'Italia. Nel 1800 abbandono la niilizia consa- crandosi agli studj ; per cio nel 181 5 1' Imperatore gli af- fido r educazione del suo nipote il Duca di Reichstadt. Siccome profondo conoscitore delle arti musicali ebbe pure nel 1819 e piii tardi nel 1821 I'intendenza della cappella di musica e del teatro di corte , del quale incarico venne esonerato alia sua elezione di prefetto all' imperiale Bi- blioteca. Cio avvenne nel i8ai6, epoca solenne clie ricor- dava la costruzione di quel magnifico stabilimento fatta da Curio VI un secolo addietro, epoca cli'ei voile festeggiare con una medaglia rappresentaute da un lato la bella fac- ciata del medesimo col motto sottopostovi: Mcntem alit I't fxcolit, e dall' altro la seguente epigrafe: Bibliothtca . Aug . Palat . Caroli . VI . Jussu . Extructa . Francisco . I . Aust . Imp . Musageta . Munifico Primum . Celehrat . Sceculum MDCCCXXVL Di quanto glova.nento egli fosse cosl alle lettere come ai loro cultori in generale , e come in particolare a questa Biblioteca mettendosi in corrispondenza cogl' istituti lette- rarj e tipogralici degli Stati esteri, e facendo rilevanti mi- glioramcnti nella parte amministrativa della medesima, non e !j dire , clrcoscriiti come siamo fra i brcvi termini di un anicolo , oude cio solo aggiugneremo ignorarsi da noi Sao PARTE STRANIER.V. 86 in cosi tlegno personagglo prevalgano le doti del cuor© o quelle dello spirito : certo sono tutte eminenti. Aljbiamo inoltre a niille altre prove la storia sulle cui tracce si av- volsero fiao ad ora le nostre parole , la quale venne alia luce sotto i benefici di lui auspicj , mettendo in bella mo- stra le dovizie senza numero dell' iniperiale Biblioteca di "Vienna , die nulla ha da invidiare a quelle di Parigi , di Monaco, di Londra e di Roma. G. P. Stato della Chlesa cattollca nel regno d'Ava. La Santa Sede romana ha rlcevuto dal sig. F. Cao, vescovo di Zama e vicario apostolico ad Ava, neirimpero Birmano, una relazione sullo stato della Cliiesa cattolica in que' paesi. Questa al giugnere di quel prelato si trovava in grande decadenza tanto nel regno d'Ava , quanto nel Pegu. Vi avea mancanza di ecclesiastici: una gran parte degli assi- stenti alle chiese, dai quali amministravasi il battesimo , non avevano alcuna idea de' dommi della comunione cat- tolica e dei doveri de' suoi niinistri. II prelato diede la cresima a trecento persone in Eaiigum ed a novantadue in Mania. Al 2,1 aprile i833 egli aveva il progetto di ri- petere la medesima cerimonia ad Ava , poi a Nobech ed a Sabaroa, dove voleva altresi predicar€, spiegar il cate- cliismo e conferire la cresima. La coraunita cristiana di Chiandarva , composta di quattrocento trenta individui , riscosse gli elogi di lui per una cliiesa da essi a loro spese fabbricataj-cosi avvenne pure di quella di Nianio la quale non conta clie dugento persone. A Sabaroa il governatore fece edificare una chiesa e stabilire una missione, perclie la comunita era iroppo povera. II vicario apostolico fece altresi una pepegrinazlone alle isole Nicobar e nel paese de' Cariani. Questi formano una ' popolazione numerosa , buona e dedita al lavoro : essa trovasi sparsa nel paese de' Birmani , suU' isola di Piila Ghian e sulla costa di Tenasfriin. Gli abitanti di Nicobar mostrano non meno felici disposizioni per ricevere la fede cristiana. II vicario apostolico spera di potere presso questi popoli operare numerose coiiversioni. Gli Annali dond' e tratto quest' articolo osservano die pill nomi di luoghi citati nella relazione non sono abba-* stanza chiari. {A. d. V.) PARTE STRANIERA. 321 Geografia gerogllfica. TI sig. Cullimore in una radunanza tlella R. Societa di letteratura di Londra ha letto non ha guari una Menioria sulla geografia de' geroglilici. Le scoperte fiitte nella scienza gerogUfica ci procurarono la cognizione di due specie di cataloghi relative alia storia dell'Egitto. L'uno contiene la serie de' Faraoni , e 1' altra la nomenclatura de' prigionieri fatti dai sovrani che regnarono al tempo della slraniera occupazione e della conquista del paese. Noi andiamo de- bitor! dello studio della prima serie a tntti gli autori che si occuparono dei monumenti geroglilici sotto il rapporto della lore antichita e della lore significazione non meno che sotto quello delle arti , dei costumi e degli avvenimenti nel corso delle prime monarchic. La seconda, benche del pari im- jiortante per le ricerche storiche, fu in questo periodo assai negletta. Percio il sig. Cullimore si e fatto a svilup- pare 1° utillta che ottenersi potrelibe dall' esame di tali liste di prigionieri. II periodo dei re stranieri abbraccia un ia- tervallo di circa 3oo anni, ed il regno di lo a 12 sovrani, cominciando da Tutmosi III, il Meride dei Greci. Si sono trovate le loro imagini ne' templi di Tebe e di Abido , e queste accompagnate da qiielle de' prigionieri ch'essi fecero, e ch' essere sogliono dai tre si no ai quaranta. II sig. Cul- limore dopo un penoso studio di nomi e di altri caratteri geroglifici ha creduto di poter assegnare a ciascuno di tali prigionieri il suo luogo in geogralia, e determinare coa esattezza i paesi co' quali ciascun sovrano fu in guerra , e quelli di cui ciascuno d' essi fece la conquista. Questl ri- sultamentl , prescindendo anche dalla loro importanza per la storia in generale , spandono altresi molta luce intorno alle relazioni dell'Egitto colla Palestina, relazioni delle quali ci ha ricordanza nel Vecchio Testamento. ( A. d. V- ) Sostanza di cui compoiigoiisi gV ifivlluppl delle muinmie d Egilt.0. Gli eruditi furono generalmcnte concordi nell' ammettere che il liisso col quale gli antichi costruivano le loro vest! , e gli Egizj avviluppavano le mummie , altro non fosse che il cotone. I signori Rouelle , Larchcr e Forster oltre varj ?»llri eruditi scrittori sono di quest'avviso. Pcro il sig. Gia- QoniQ Tliomson avendo con diversi fabjjricatori atteutamenti^ Bill. Ital. T. LXXVH. ai 3aa PARTE STRANIERA. esaminate le fasce di molte mnmmie conccpi non lievi dubbj contro di tale avviso, e quindi determino di decidere la quistione con accurati e precisi esperiliienti. Glovandosi della giande difFereiiza del peso specilico e della condut- tilita elettrica del cotone e del lino , ed altresi delle os- servazioni microscopiclie fatte sur una moltitudine di pezze di tela provenienti da diverse iiiuinmie, ne ando convinto che gl' invilnppi delle niummie egiziane sono tutte di lino. Slccome poi Erodoto dice che gli Egizj inviluppavano i loro morti con istofFe di bisso , cosi e d'uopo conchiudere che il bisso degli antichi altro non fosse che il lino. L'au- tore Irattiensi in seguito in congettnre piu o meno probabili sullo stato deir indusu'ia manifatturiera nelP Egitto : fa ve- dere che vi si faliliricavano tessnti di una somma finezza , e che in essi oltre altre sostaiize colorant! impiegavansi 1' indigo ed il cartaino {Cartluimus tinctorius). Sebbene nes- sun altro vestigio ci rinianga de' lavori degli antichi in questo genere , nel corso di oltre a venti secoli , fuorche le stofl'e die servirono agli Imbalsamenti, non di meno qiteste bastevoli sono a dimostrare che Y arte di tessere il lino raggiunto aveva presso gli Egizj un alto grado di per- fezione , giacclie non poclie pezze trovate sulle mummie presentano un lavoro proprio ad eccitare 1' ammirazione ben anche ne' giorni nostri. (^Philos. mag.) Continuazione del Pro^ramma de' premj propostl dalla R. Accadcniia delle scienze di Purigi. Question de chirurgie. — Prix Montyon. Cette question esc encore la meme qui avait ete )iro- posee pour cette annee. Elle est reraise au concours de i836. En voici le sujet: Determiner, par une serie de faits et d' observations authentiques , quels sont les avantages et les inconveniens des moyens mecaniques et gymnastiques appliques a la cure des difformites du systeme osseux. L'Academie rappelle aux concurreas qu'elle leur deniande: i.° La description generale et anatouiique des principa- les diftonnites qui peuvent ad'ecter la colonne vertebrale, le thorax, le bassin et les membres; 2." Les causes connues ou proliables de ces infirmitcs , le mecanisme suivant lequel elles sont prodnites, ainsi que I'influeuce qu'elles exercent sur le? fonctions et particulie- renient sur la circulation da sang, la respiration, la di- gestion et les fonctions du systeme nerveux i I'AJRTE STRVMERA. 3^3 3.° De designer d'une maniere precise ce'Ies qui peuvent etre combattues avec espoir ile succes par reinploi des moyeiis luecanicjaes ; celies (jni dolvent Tetre par d'auU'es moyens ; enfin celles qu'il serait inutile ou daiigereux de souuiettre a aucun genre de traiLenient ; 4." De faire counaitre avec soin le moyens niecaniques qui ont ete employes jusqu'ici pour trailer les difformites, soit dti tronc , soit des membres , en insistant davantage sur ceux auxquels la preference doit etre accordce. La description de ces derniers sera accompagnee de des- sins detailles ou de modeless et leur maniere d'agir devra etre dcniontree sur des personncs atteintc-j de ditFor mites. Les concurrens devront aussi etablir par des faits les ameliorations obtenues par les moyens mecaniques non seulement sur les os deformes , mais sur les autres orga- nes et sur leurs fonctions, et en premier lieu sur le coeur, le pouinon, les organes digestifs et le systeme nerveux. lis distingueront , parmi les cas qivil? citeront, ceux dans lesquels les ameliorations ont persiste, ceux oil elles n'ont ete que temporaires, et ceux dans lesquels on a ete ublige de suspendre le traitement oil d"y renoncer a rai- son des accidens plus ou moins graves qui sont survenus. Enfin la reponse a la question devra mettre TAcademie dans le cas d'apprecier a sa juste valenr remploi des mo- yens mecaniques et gymnastiques proposes pour combat- tre et guerir les diverses difformites du systeme osseux. Le prix consistera en une medaille d'or de loooo fr. — Limite du concours, premier avril i836. Prix de stutlstique fonde par M. de Montyon. Ce prix sera decerne en i835 au meilleur ouvrage imprime ou maniTscrit ayant pour objet une ou plusieurs questions relatives a la statistique de la France. Sa valeur est une medaille d'or de 53o fr. — Limite du concours, premier juillet i835. jSouKeau p'ix a decerner en i836. Ce prix nouvellement fonde par le roi , a la demande de M. Cliarles Dupin , sera decerne par I'Academie , ea 1 83 6, nu meilleur ouirage ou Memoire sur Vemploi le plus avantageux de la vapeur pour la marche de navires , et sur le systiiine de mecanismes , d'iiistallation, d'arrimage et d ar- metnent qu'on doit preferer pour cette classe de bdtiinens. Sa valeur est de 6000 fr. ^24 APPENDICE ITALIANA. Peiisieri snllo spirito dclla Divina Commedia dc Dante. — Capolago , i835. D, 'acclie s' e rlconosciuto che a bene intendere la Diviaa Commedia ])isogna conoscere perfettameiite la storia del secolo in cui fn scritta , ogni libro che si aggiri intoi-nci a qnel poema ppo avere vioa certa importanza anche per coloro die di commenti, non senza ragione', sono ristucciii. Puo darsi che i nuovi interpret! volendo iiidovinare le intenzloni del poeta gU attribuiscano opinioni e pensieri the mai non eljbe; e forse di tutte le congetture clie ve- diamo uscire in Ince nessuna sara approvata dalla vegnente generazioue. Noi pure alia nostra volta saremq forse ac- cusati di non avere inteso pienamente il maggior poema nazionale ; e i nostri iigli che senza dubbio si crederanna piu sapient! di noi, vorranno anch'essi interpretare la Divina Commedia che dopo seicento anni terra ancora il jjriitio Inogo fra le creazioni dell" ingegno italiano. ]\Ia diremo per qnesto che le recenti interpretazioni andranno come quelle degh anticlii cliiosatori in dimenticanza ' Diremo che i volumi del Mnrchetti , del Kossetti , del Troja , del Foscolo , dell' Arrivabene saranno giudicati voti d' ogni utiUta qnando non restera piu nessuno che creda di potervi trovare il vero intendimento delTAlighieri ? Forse anche il nostro secolo non potra vantarsi di £\vere scoperto ne tutte le passioni di cpell' upmo siagolarissimo, ne il fine ch' ei s' era proposto col suo poema ; ma con questi volumi che si vengono pubblicando agevolera senza dubbio agli awe- nire la compilazione di quella storia nazionale a cui nai non fummo punto ajutati dai molti commentatori che pre- cedettero la nostra eta. Sotto questo rispetto pertanto e desideraliile che anche il sig. Pompeo Azzolino conduca a termine il lavoro Sulla, spirito della Divina Commedia , di cui il libretto che annun- ^jan^o e quasi un prodroino o nn saggio. L'autore yifU^! AlT'EXmCE IT\LI.\N\. 3u3 tlimostraiijo come nelle intcrpretazionl finora esistenti pre- Valsero le oplnioui e le inclinazioiii clei tempi nel ijnali fnrono scrltte , slcche in quel poema qnalclie volta si volld trovare unicameute il teologo , qnalclie volta il filosofo civile o politico ; e gli un'i lo cretlettcio esSenzialmente storico , gli altri lo considerarono come destiaato a fon- dare la lingua italiana ; cUi vide in Dante un rifoimatoie della politica , clii iin cantore della rettitudine , clii url jlustero riprenditore dei costumi del siio secolo , chi un uomo che si credeva destinato a riformare la cliiesa. 11 Signor Azzoliiio porta opinione die nessuna di qneste in- terpretazioni comprenda intcramente il vero spirito della Di- vina Convnedia. E facile immaginarsi clie T aiitore dope* queste premesse intende di Voler mostrare come nella Divina Commedia nessuna delle idee fin qui accennate si ti'ovi solitaria o predominante , ma tutte vi entrino pin O meno e concorrano a fare di quel poema quasi un codice della limanita allora rlnascente. Le cose die il sig. Azzo- lino dice, o piuttosto accenna , in questo proposito ci pajono vere e ben pensate , ma nella brevissima sna espo- sizione non si pno tfovar qitanto basta per uire die il Sno libro sara migliore di tntti i precedent!. Sara per certo lin nuovo studio iiitorno ai secoli XIII e XIV; e poicbe ela questo saggio egli si mostra non disugnale alFimpresa, percio nol ripetiamo dovcrsi desiderare cli" egli non se ne distolga. Se la. Divina Commedia non avra da Idi un"' interpreta- zione cbe soddisfaccia pienamente a tutti , la storia della. nostra nazione ne ritrarra senza dubblo buon frutto; e url libro die illustri la storia non val meno dl un libro che illustri un poema. A. Opere del conte commeitdatore Lieopildn CicognarA fcrrarese. Vol. I. Belle artl in gerierale — Venezia^ 1834, coi tipl di Paolo Lampato, di p. xxiv e 453, ill 8." Lir. J, So aiistr. Grati saranno gli studiosi e gli amatori delle belief arti alia sollecitudine con cui lo stampatore veueto Paold LanijHito si e accinto a riprodurre le opere del conte Cico- gnura , tanto bencmerito di quelle arti inedesime e specirtl- luente delle belle arti tra i Veneziani. Si avvcrte in priri- fipio. die qnesta edizione coinprcnde tntti gli scritti edrtil 32^) Arrr.NuicE italianv. cd inctUtl del chlarisslmo autore, eccettuata la StorUi della scultura, alia seconda edizione della quale, eseguita in Prato dai Giachetti, questa delle opere e pienaiiieiite conforme , cosicctie pub a queila servire di continuazioue , e formare con essa uii corpo e una compiuta serie dei lavovi intorno le belle aiti di quell' insigne anista, filosofo, estctico, lettevato. Si premette un breve ceniio del Cicognara intorno la pro- pria vita, die scritto fino dal 1829 ad istanza di alcuni distinti letterati d" Italia, gia si vide pnhbiicato in Bologna lo scorso anno 1834, nel giornale intitolato La Ricreazione. Ottimo avvisaniento fu quello certaniente di premettere alle opere del Cz tognara questo breve cenno , scritto da lul niedesimo con precisione, saviezza e niodestia , anziche le ampie , intralciate e non del tutto sincere biografie die inserite furono in diversi giornali !etter;irj. — Segnono In questo volume i sette ragionamenti del bcllo^ nei quali par- la si andie del bello ideale e delle cause rite possono svilup- parlo; poscia altri ragionamenti, o discorsi sulla natura, sullo sc.opo e sui mezzi della iniitazioue nclle belle arti, opuscolo gia stampato nelPAntologia di Firenze nel 1824 ed anche in francese' tradotto da Quatrcmere de Quincy ; della fallacia dei giudizj nelle opere di gusto, dettato nel i833, per ser- vire di introdnzione ad un giornale di bel'e arti , in cui di fatto fu inserito ; delle allegorie nei monumenti, lavofo composto per lo stesso giornale ; sullo stato delle belle arti in Gerviania , Francia ed I?i ghd terra , fatica del 1820, e iinalniente sulla istituzione delle Accademie di belle arti in Europa, lavoro preparato in Parigi, e in Padova negli anni 1818 e 1823, e pubblicato nel 1828 nella giii men- zionata Antologia di Firenze. Inedita dunque non e alcnna delle opere contenute in questo volume; percio ci credianio dispensati dalP entrare in alcun parziale esame delle ixiedesime. Tutte pero sono inqDortanti per la lore natura e il loro argomento, soddi- sfacenti j el inodo in cui sono trattate le diverse niaterie , curiose ed ancora interessanti per le teorie , le osserva- zioni, le riflcssioni, le praticlie applicazioni die in esse contengonsi. Dei Ragionamenti del Bello fu detto a'tre volte die degni erano di iiioltissima lode, ed annunziavano no- ])ili pensamenti e ricerdie studiosissiiiie ; lua die sparsa vi si vedeva per entro tropjia nu-tallsica , ne ancora po- teva emergerne una precisa delinizione del Bello, die forse APPENDICE ITALIANA. 827 si sarebbe potuta ti'ovare e stahilire, accostandosi niaggior- mente al princlpio ed alia teorla del Vero, senza del quale non vi ha bello assoluto , ne relntivo. Noteremo pure che ^randi oppositori trovo il discorso sulla Istituzione delle Accademie di belle arti in Europa, perche si suppose scritto ju maniera da far credere che T utilita di quel genere di strhihnienti esser potesse fino ad uii certo punto ed in tina certa direzione controversa; ma chi legge attentamente quella Memoria , chi ne pesa e ne scandaglia attentamente i ragionamenti, puo facilmente convincerii della solidita de principj in essa contemui , della giustezza dclle conseguenze dedotte , o se non altro della rettitudine dclle intenzioni del nobile autore, il quale alia maniera degli antichi trat- tar voile questo dllicato argomenio in aria di paradosso. Ci rimane or solo a parlare della edizione di queste opere. Essa e certamente commendevole, tanto per la bel- lezza della carta , la nitidezza de' caratteri, la diligente cor- rezione , i sobrj avvertimenti all' uopo inseriti intorno a ciascuno di quegli scritti. Si vede che il siguor Paolo Lani- pato r Iia intrapresa con tutto 1' impegno ; e non e il piii piccolo dei meriti dell' edizione quello di essere essa con- forme e di potersi accoppiare con quella bellissima della Storla della scultwa del Cicognara dei fratelli Giachetti di Prate. L' architetUtra pel nnstro sccolo , progetd origiiinli italiani di fabbriche ordinate all indole dei nostri bisogni , ad ogni ordine della Societd , ad ogni mi- snra di censo, ed un snnto delle piii gencrali no- zioni teoretiche e pradrhe dell arte , adatte all ia- telligcnza ed aU uso di ognnno. — Vcnezia, 1834, dnlla tipografia di Paolo Lampato , in 4.° con la- vole all acqna tinla ( esce per fascicoli , ciascuno al prezzo di austr. lir. 4 5o. L' opera sard coniposta di 2^ fascicoli. ) Quest' opera , comeche anoiilma nel sao frontespizio, ci si palesa ben tosto come lavoro se non immedlato di di- versi egregi professori , almeno da'lumi e dalle cognizioni loro validamente assistita. Es?a ha per iscopo di giovare non solo aftli studiosi doll' arte ,, ma anche a coloro che 328 APPENDICE ITALIANA. commettono ediflcj, qualunque siasi il loro genere. Perci?> gli editori posero in fronte alP opera quella sentcnza cU 1 Milizia : " Noii bastano griiitelligenti ai-chitetti ; e neces- >i sario ancora die chi gFiinpitga intenda bastantementc „ anch' egli rarchitettura. u Nobile poi e la protesta, colls quale essi cliindono il loro proeinio: " Per quanto e da uci intanto nell' ofTerire questo mezzo ad agevolare la cono- scenza di tanta arte (rarchitettura), nell' offerire in taata diverslta di edificj X opportunita della scelta ad ogni bi- sogno , e diinostrando col fatto potersi regolare dall' arte ogni guisa di costruzione in maniera coiuoda , placevole e relativamente decorosa , diamo a divedere almeno il desi- derio di adempiere al debito sociale ; ed anclie rispetto le piii integrali parti della esecuzione ci lusinghiamo di mo- strare , per quanto spetta la possibilita delle nostre soUe- citudini , non essere quest' opera , come sin dalle prime dicemmo , una mera speculazione libraria : >; E noi a tale protestazione pienissima fcde professiamo , sebbene lo spe- culare sulle proprie faticlie e produzioni reputarsi non debba ne sconvenevole ne vile. L' opera per tanto di cul jiarliamo non in altro con- sistere debbe clie in una eletta e ben ragionata coUezione di progetti arcbitettonici al tempo ed al bisogno nostro adatti intorno a tutti quegli edificj clie occorrere possono ad ogni classe di persone , dalla piii doviziosa alia nieno agiata , dal piu maestoso tempio alia piii picciola od umile cliiesicciuola , e cosl via via d'ogni genere di fabbriche (• private e pubbliche discorrendo , escluso affatto , siccome gli editori ci avvertono , ogni pensieio dl volo troppo sublime rehitivamente alia vasdta , alia magnificenza , al dispendio. E ben con ragione. Percioccbe a noi semhra cosa se non isconvenevole, almeno inutile o vana il presentare al pub- blico aspetto disegni arcbitettonici si grandi e si dispen- diosi clie inqjossibile ne riesce 1' esecuzione , siccome av- viene non rare volte ben ancora ne' concorsi e nelle so- lenni esposizioni. Percio vorremmo clie i disegni giudicati come meritevoli di corona , fossero si fatti che non alle sole regole dell' arte si dimostrassero conformi , ne solo sorprendenti all' occhio od alia fantasia di chi gli sta am* mirando, ma che per la troppa subliinita del concetto, e quindi pel troppo dispendio di mezzi e di danaro , non si prcsentassero d' impossibile esecuzione. ArPENDICE ITALIANA. 829 tn quest' opera pertanto rarchitetto ed il capomastro ., hon nieno clie lo studioso etl il conimcttcnte troveranno a ciascun progetto le singole ragioni delFarte, indl quelle del bello ; poi quelle dclle proporzioni e niisure sue, final- luente il prospctto della quantita delle varie specie dl lavori jiecessarj per costruire un tale o tal altro edificio, colla serie numerica de' lavori dl terra, dell' opere murali, dei lavori in legno, di quelli in pietra , delle parti ornamen- tali, ecc, di niodo clie puo chiccliessia foriuarsene un cal- colo se non della massinia esattezza, almeno d'una grande approssimazione ; parte importantissima , ma diinenticata o non convenevolmente in opere di siniil genere esposta. I progetti die finora alibiamo sott" occliio sono: un tem- pietto da erigersi presso una casa di cam]iagna, di Fran- cesco Lazzari professore di architettura uell"!. R. Accademia di belle arti in Venezia ; un casino villereccio, di Antonio l)iedo, segretario dell?, stcssa Accademia^ un piccolo teatrd con annesso casino, di Luigi Pigazzi , ingegnere di prima classe ; una scuderia, dello stesso Antonio Diedo; T ingresso ad un orto l^otanico , e due fontane, di Vincenzo Sgualdi, puljblico professore delle arti del disegno. Ben delineati poi e belli ci scmbrano i disegni, nitidi i caratteri della stampa e bella pure la carta. Percio quest' opera merita d' essere incoraggiata. Noi sovi-'essa ritorneremo allor quando ci sara pervenuto un inaggior uumero di progetti. G. I CosUimi del secoli XIII , XIV e XV ricraad dai pia autentici monumenti di pittiira e sadtura con ini testo storico e descrittko di Camillo Bonnard. Prima traduzione italiana di C. Zardetti. — 3Iilano , ]83a-35, dulla tipografia e ccdcognifia di Bcmicri Fanfani , gr. in 4.° colle figure colorite {Bella edi~ zione che si pubblica per fasciculi , ciascuno di 4 taiolc col tcsto corrispondcnle , al prczzo di lir. 6 ital. per gli associati , finora fascicoli 2 1 ). Ncn ci lia forse nella storia periodo alcuno piii fecondo d' importanti e curiosi avveninienti , quanto quello che co- miiiciando verso la meta del secolo XII estendesi sin quasi a tiuto il XV. Nondimeno niancavasi di un' opera die tutta ed unicamente destinata fosse alle costumanze, agli arredi 330 APPENDICE ITALIANA. ed alle fogge del vestire di quel periodo. Si fatta mancanza seutivasi specialmente dngli artisti, i quali, massime alPetk nostra vagliissima degli argomeuti tratti dalla storia de' so- vraccennati secoli, o non sapevano dove dare di capo per conoscerne e rappresentarne le costumanze , o costretti erano a ricorrei-e a dispeiidiose e vastissime coUezloni, okrepassami percio la forza delle loro fortune, ed a sce- vrare da esse con perdita di tempo cio di che aljbisogna- vano. Un' opera per tanto die convenevolniente supplisca a tale mancanza non puo che favorevolmente essere ac- colia. Percio opportunissima esce quella clie annunzianio ; opportunissima particolarmente per gP Italiani , a" cui nio- iiumenti e costumi essa in ispecial modo si riferisce, e la quale anche nel testo suo francese dir si potrclilje ita- liana , perclie* le tavole vi sono tutte disegnate ed incise dal slg. Paolo IMercuri , giovane pittor romano di bella faiiia. E lode e ricono?ceiiza iiierita pure T editor milanese, il quale non solo nell' idioma nostro tradurne fece da ele- gante e valida penna il testo francese , ma ancora procuro die le tavole ritratte fossero e condotte coUa masslma diligenza e splendidezza. Neila prefazione il sig. Bonard rende raglone dell' opera sua e del metodo cui si e in essa attenuto. " L' Italia w ( die' egli ) ne' suoi edificj pubbllci e religiosi, e nei ma- » noscrltti delle sue Bil)lioteche rinchiude i piu autentici » documenti : essa ofFre alle ricbioste dell' erudizione mi- ti niere ugualmente ricclie di quelle di cui ridondano i >/ suoi niusei per la spiegazione delle antichita greclie e >i romane. Nel riunire la raccolta die ora jDresento al pul)- n blico , ho scrlto a preferenza i riti-atti dei personaggi >; illustri per farli figurare come costumi del tempo cui It appartengono : quindi ne derivo il duplice vantaggio >/ deir auteiiticita e dell' interesse storico. Ho ricavato dalle }> cronache contemporanee le notizie che mi senibrarono » le piu acconce a spicgare le usanze di quell' epoca , » ed ho creduto di nilo dovere 1' aggiugnervi gli episodj n e gli aaeddoti i piii interessanti, a flue di compren- n dere sotto forme variale tutto cio che pub distinguere » con precislone i costumi e somministrare altresi sog- '» getti di quadri ai pittori. » Queste parole Ijastano da se sole a farci comprendere il merito e T importanza del- r opera. E noi coll' autore pienamevite conveniamo che le AP1»ENDICK ITALIANA. 33 I opere cVi questo medesimo genere in atidictro puhhiicate ill Italia, in Fiancia, in Ingliiltcrra ed in Gei-manla, erano ben aliene dal soddisfare ai bisogni tVegli artistl e degli stndiosi. E di fatto Ic opere del P. Eonanni e del sig. Bar, coineclie conimendaliili , non risguardano che gli ordini religiosi e militari. II Veceilio col suo libro dcgli Abiti uTitidii e moderni apri in certo qual modo la via a qiiesto genere dl ricerche e di studj, ma egli viveva in un' epoca nella quale mancavano tutti que' lumi e que' sussidj tutti de' quali T eta nostra abbonda. La volnminosa opera del Montfaucon , oltre clie non risguarda che la storia di Fran- cia sine ad Enrico IV , e bensi pregevole pe' tnonumenti die in essa riferisconsi , ma di poco o nessun sussidio essere pno per P arte , mancando del coloiito nelle tavole, e di quelle piii particolari notizie cbe gli usl e le co- stunianze risguardano. Due difetti viene tuttavia il sig. Bonard candidamente neir opera sua accennando. II primo consiste nel non aver egli potato serbare alcun ordine cronologico nella distribu- zione de' soggetti, giusta le diverse eta dell' arte rinascente, e nel non averli distribuiti in classi secondo il grado dei personaggi cui appartengono. Tale mancanza viene da luL attriliuita alia stessa coiiipatihile sua impazieriza, di pub- blicare cioe a mano a mano itn lavoro, da cui promet- tevasi per premio di tante sollecitudini e ricerche un sicuro liuon esito. E veramente una storia delle costumanze non ac- conipagnata ne da ordine cronologico, ne da veruna divisione delle niaterie e difliclle ed incomoda nU'uso, e genera con- fnsione. Pero noi lasciando a' lettori il giudicare se I'as- serita impazienza scnsar possa convenevolmente 1" autore da cotale difetto , sianio d'avviso cbe, compiuta cbe siasi r opera , potrebbe ad esso in qualcbe modo dall'editore italiano provvedersi con due ben ragionati indici , 1' uno per materie , 1' altro per cronologia. Quango all' altro difetto, non ci senilira si grave da doversene imputar 1' autore. Esso, secondo il sig. Bonard, sta riposto nella scelta delle stofi'e , delle quali ne' monu- menti appajono coniposti gli abiti. Percioccbe costretto ad esaminare pitture non sempre bastevolniente cliiare di colorito , e spesso dnl tempo e da barbari restanratori guaste e mutilate , non pote a meno di ricorrere alle in- dicazioni cbe se nc danno nolle storic ; indicazioni non 332 APi?ENDICE lT\Li.\NA.. rade volte imperfette , e tali clie alia niente e noa allri fedeltk delF occUio preseiitano la natiira delle cose. Se non che noi meglio clie uii difetto cliiameremmo questo uno scoglio , una diflicolta in cui 1' autore dovette non rare volte trovarsi in pericolo d' urtare , e da cut, qnando pure avvenuto slagli di vincerla, novella faraa ridondar dovrebbe air intraprendimento suo. Ci e note che un' altra italiana edizione dl questa me- desima opera venne non ha guari intrapresa in lloma. Ma oltre che abbianio raglone di dubitare se essa sia per rag- giugnere i pre^i della milanese , massime nclla splendi- dezza delle tavole , ci ha altresi notabile differenza nel prezzo, essendone la nostra meuo dispeadiosa e quindi pin adatta alle tenui fdrtitne degli artisti. G. Serie del dogl di Venezia intagliad in rame da Antonio Nani , giuntevi alciine notizie biografiche estese da diversi. — Venezia, 1804, tip. di Giuseppe Picotti, a spese deU incisore , iii 4-'^ Lir. i. 5o auslr. al fasa" Affinche quest' opera riesca, dicono gli editori , inaggior- inente plausibile , i ritrattl colle loro illustrazioni avrannoi il nietodo seguente , cioe: nel prinio fascicolo saranno posti il prime e 1' ultimo doge, nel secondo il secondo e penul- timo doge ecc. Di qiTest"" opera non abbianio alle mani se non che cinque fascicoli: il priuio contiene le imagini del i." doge Paoluccio ^«n/eito e deir ultimo Lodovico Manin (il secondo fascicolo non ci pervenne ) , il terzo contiene Orso Ipato 3.° doge col 118." JIvise Mocenigo : il quarto contiene Teodato Ipato 4.° doge col 117.° doge il7a;co -Foscan'/a; il quinto contiene jl 5.° doge Galla Gaulo e il 11 6.° doge Francesco Loredano: il 6.° contiene il sesto doge Domenico Monegario ed il iiS.° doge Fietro Grimani ; e tanto degli antichi , come de' mo- derni s'inseriscono a suo luogo le compeudiose notizie bio- grafiche. Fu sprone agli editori e promotori di questa serie il Vedere da alcuni valenti uomini recenteaiente pubblicata quella degli uomini per lettere illustri delle provincie venete ; e certamente era da maravigliarsi che in un paese , ove con tanta frequenza e facilitii si inclde e si stampa , ancora non si fosse pensato a dar fuori la serie de' Dogi coi lortf APPEND ICK ITALUNA. 333 ritpatti, e le loro vite, seria clie per la storia, le vicende, e le passate circostanze politiclie cii quella celebre repub- blica riescire doveva di lan interesse assai maggiore clie non il mnnicipale. Le vite ci sembrano scritte con sobrieta e con Ijuon garbo ; i ritratti ben intagliati in ranie ; trattandosi pero di una serie che comincia dall'anno dell' era volgare 697, avremmo desidernto qnalclie ceuiio indicaiite da cjnale ino- numento, o da quale altra fonte tratte si fossero le efiigie, inassime de'Dogi piii anticbi , afliiie di accertare con qual- che fondamento la loro genuinita, non Jjastando clie si di- cano pigliate da altre serie stanipate o recentemente di- pinte. Degna altronde di lode ci sembra qiiesta iinpresa, e meritevole di essere incoraggiata, onde se ne promuov^ e senipre piu se ne migliori T esecuzione. DelC clezione degli Arcivescovi di Milano. Opera po- stiima del sacerdote Francesco Palladini parroco di Masate, pnbbllcata per cura di Carlo Axaont pre- vostr) parroeo di Canta , e dedicaLa a S. Em. il cardiuale Arcaescovo di Mil.a/'.o. — Milano, 1834, tipi di Giuse2)pe Bt'inaidoni di Giovanni ^ vol. 2, di pag. XXII 2J4. e 112, in 4.° Lir. 7. 5o aust. II Clero milanese e tutti gli amatorl delle patrie memo- rie e gli studiosi delle cose ecclesiasticlie del^bono saper buon grado all' editore di quest' opera , frutto di lunghl studj del Ijenemerito parroco Palladini., die dono, moren- do, r opera sua a colta persona, clie all' editore concedette di farla di pnbblico diritto. Ad un avviso dell' editore ten- gono dietro alcuni cenni biografici intorno all' autore , e in questi si narra cli' egli educato fu negli studj nell' arcliigin- nasio di Brera ; clie fu in Roma coU* Arcivescovo Filippo Visconti , e molto approfitto di quel viaggio; clie ritornato in patria I'u creato parroco di Vaprio da prima, poi di Masate, dove non cesso di dimostrare il maggiore zelo nel suo ministcro , ed itn cordiale attaccamento a' suoi par- rocchiani , linche colpito nel 1814 da una febbre perni- ciosa, cesso di vivere, lasciando grata memoria di se, siccome candido di cuore . dice il biografo, schietto di aiii- ino e di parole, dolce, affahile con tutti, caritatevole e prii- daite. Oltre (uiest' opera, vediamo con piacere ch'egli scrisso 334 APPENDICE ITALIA.N,V. iin Ristretto dclla patria storia , ua Corso di geomecria puma , ed un Ristretto di storia naturale. In una breve prefazione Pautore rende ragione dei mo- tivi die I' hanno iiidotto ad iiitraprendere questo lavoro , dei quail il pi'iacipale fu clie Targomeato di ecclesiastica disci- plina, coacerneute T elezione degli Arcivescovi della C'.iiesa milanese , e quanto ha relazione alia stessa , se fu piix o nieno traltato dagli scrittori delle cose nostre, uoa fu uiai preso ill quella compiuta considerazione clie poteva meri- tarsi. Entra qulndi a delineare il piano dell' opera sua die pel prinio oggetto trovaniiiio degno di tutta la lode , per- clie tracciato coa buon ordine , con metodo e con sufli- ciente cliiarezza. Si espongono prlmieramente le Memorie intorno le ele- zioni degli Arcivescovi dal principio dell' era cristiaiia sino alia pace da Costantino data alia Chiesa, poi da quella pace sino air irruzione de' barbari sotto Attila, quindi dalla venuta di Attila in IMilano sino a quella di Alhoino Re de' Longo- Lardi ; dopo di clie si registrano le elezioni fatte durante il regno Longoliardico, e quelle fatte regnando in Italia Carlo Magna ^ e con cio si conducono lino all' anno looo inclusivamente , e si conchiude la parte prima dell' opera. Nella seconda si premette un compendio delle vicende dalle quali la Cliiesa e lo Stato di Milano furono agitati , dair anno millesiino sino alia distruzione della citta ordi- nata da Federico Barbarossa. Seguono le elezioni degli Ar- civescovi finche ebbero luogo le investiture date dai prin- cipi : cessate le dette investiture , si fa vedere die nei secoli XI e XII il clero in particolare concorreva alle ele- zioni , e die ad esse prendeva parte anche il popolo , die in que' secoli vi intervenivano pure i Vescovi sufFraganei di Milano: si danno poi le piii accurate notizie della patria degli Arcivescovi eletti in quell' epoca , del corpo degli Ec- clesiastic! , dal quale erano scelti e dell' ordine sacro di cui erano insigniti ;, poi si tratta della consacrazione dei detti Arcivescovi , e della conferma Pontificia nel corso di que' secoli ; del pallio ad essi conceduto e del gluramento da essi prestato in tale occasione al Ponteiice. Chiudesi questa parte con un ej^ilogo della manlera colla quale si eleggevano i nostri Arcivescovi in quel periodo. Incomincia la parte terza dal rlsorglmento di Milano dopo la distruzioue fatta dal Barbarossa, e precede sino APPrNDICE IT.VI.IANA. 335 alia morte di Azzo Visconti. Si espoue tla prima un ristretto della storia pairia di que' secoli , e con cliiare prove si diniostra die il clero milanese per tiitto il corso cU qnel- r epoca ( o piuttosto di quel periodo ) continno ail eleggere il nuovo Arcivescovoi clie il clero iii particolare pigliava parte a quella elezlone , la quale poscia diveuto propria del solo capitolo nietropolitano; si fa vedere in qual tempo i Vescovi della provincia e il clero regolare cessarouo dal- r intervenire all' elezlone degli Arcivescovi , e come piu d' una volta nel corso di quel periodo gli Arcivescovi di Milano furono eletti dal somnio Pontefice, nel clie 1' autore dichiara swl bel principio di non considerare se non che il fatto , riserbandosi poi di indagare ed esporre le cause per le quali furono in que' tempi piii d' una volta nomi- nati dal Pajia gli Arcivescovi di Milauo, e per qual ma- niera linalmente i Pontefici si riserbarono stabilmente quella nomina. Seguono le elezioni di S. Galdino e di Enrico da Settula in particolare , e si mostra come le dette nomine non interrompevano le elezioni del clero. Passal' autore con raolta accuratezza suUe altre nomine fatte dai Ponte- fici , sn quelle di Ottone Visconti , di Ruffino da Frisseto , di Francesco da Parma , di Cassone Delia Torre , di Gio- {Ktnni Visconti , e si introducono alcune osservazioni sulle riserve fatte dai Pontefici delle nomine airArcivescovado di INlilano. Si esamina poi quale parte avessero in que' se- coli nella elezlone deirArclvescovo 11 popolo, o sla i lalci e rappresentanti della pubblica civile podesta, e si indica quali degli Arcivescovi nominati in que' tempi fossero tratti dal coUeglo degli Ordlnarj della chiesa di Milano ; si ri- cerca se tutti fossero di patria milanesi e di qual ordlne inslgniti nel punto della loro elezlone. Parlasi in appresso della conferma delle elezioni, della consacrazlone dei nuovi eletti, del pallio e della croce arclvescovile , del solennc ingresso alia resldenza clie il nuovo Arcivescovo costumava fare in que' secoli, e della manlera clie allora osservavasi neir eleggere il nuovo Arcivescovo. Con tali ricerche si termlna il prlino volume dell' opera: nia due altre parti ne contiene il secondo; la quarta dal dominio di Lucchino e Giovanni fratelli Visconti slno alia morte dl Francesco ]\Iarla Sforza ultimo duca di Milanof, la quinta dalla morte dcUo Sforza suddetto sino all' elezlone del cardlnale Caprara. Lodiamo 1" autore per avere posto 336 AVPENDICE ITALIANA. in capo alia qnarta parte un rlsti-etto della storia civile cli Milano dal i33() al i535. Si espone quindi con belle ri- cerche da clii si eleggessero gli Arcivescovi sotto il dominio dei Visconti e degli Sforza , e quando cessasse il capitolo metropolitano degli Oruinarj dal prender parte a quelle ele- zioni ; trattasi della patria degli Arcivescovi noniinati ia quel periodo, del ceto di ecclesiastici dal quale erano scelti, deir economato ducale e regio di Milano, della sua origine e delle sue ispezioni sulle materie heneficiarie. Si aggiungono nuove considerazioni sulle nomine degli Arcivescovi nostri coniprese in quel periodo, opportuni, dice I'antore, a met- tere in chiaro, come la liberta usata dai Pontefici nel prov- vedere a questa chiesa vacante ei conciliasse colle regole economali nel precedente capo descritte : aggiugne quindi alcuni cenni sulla consacrazione degli eletti in quel periodo e sulla concessione ai raedesimi fatta del pallio. Nella parte quinta continuano i Pontefici a nomlnare alPArcivescovado di Milano sotto il dominio degli Ausiria- ci, dei Re di Spagna e degli Imperatori di Germania ; e gli Arcivescovi nostri si fanno vedere costantemente nomi- nati dal Pontefice fra i sudditi dello Stato e fra i nobili patriz) milanesi ; a questo proposito si introduce un capo intorno al privilegio della citta di Milano , di spedire un ambasciatore al Pontefice, supplicandolo di eleggere in arcivescovo un patrizio. Si introdusse poi la necessita di rlportare il regio placet, imposta ai nuovi Arcivescovi eletti per ottenere il possesso della loro sede; si espon- gono finalmente le circostanze delle elezioni in Arcivescovi di Milano di monsignor Filippo Visconti e del cardinale Ginmbattista Caprara , e si tratta per ultimo del pallio dato agli Arcivescovi in quest'' ultimo periodo, del giuramento di fedelta dai medesimi prestato al principe , e del loro solenne ingresso alia residenza. In una Jjreve appendice si espongono dall' editore le cose avvenute nella Chiesa milanese dalla morte del cai^linale Caprara sino all' esaltazione del regnante Cardinale arcive- scovo Carlo Gaetano come di Gaisruck , dal 1810 al 1834. Dair esposta tessitura del libro si puo facilmente dedurre , giacclie non ci e dato di piii oltre estenderci , clie non poteva quest' importante materia essere trattata con miglior ordine, con maggiore criterio, con viste piii estese e com- piute , e con piia atudiosa accuratczza. Si chiude V o^iera APPENDICE ITALIANA. 337 con un elogio del regnante Ai-clvescovo. II Ilbro in gene- rale e scritto con nno stile facile ed abbastanza purgato'; e per darne un sagglo trascriviamo qui il cenno die trovasl alia pag. 8 1 del II volame rignardo alia elezione di mon- signor Filippo Visconti. « Fn cjuesla elezione differita ad >i alcuni niesi , ncl corso dei quali recatasi personahnente » a lloma la maesta di Giuseppe II, ivi fra le altre cose » concilio col Santo Padre la provvista della Cliiesa di Mi- « lano; e recatosi in seguito a Roma anclie il nominato w monsignor Visconti, fu questl il aS giugno del 1784 dal » Papa preconizzato in concistoro Arcivescovo di Milano: . M a benignitate D. N. Pii VI ad nominationem Josephi II n iiti Mediolani ducis ; previo il consueto esame coram >i pontifice. II 27 dello stesso mese fu il Visconti consa- » crato nclla cliiesa di 5. Carlo dei Mdanesi per mano del t> cardinale Yisconti , e dopo pochi giorni , condecorato » del paUio, abbandono Roma e si porto alia sua resi- >i denza. » — Trascriviamo pure le poclie linee con cui r editore concbiude alia line dell' opera T elogio dell' attuale Arcivescovo regnante. " Tare die 11 Cielo chlamasse Carlo » Gaetano sulla cattedra di S. Ambrogio onde perfezio- » nare P opera de' Borromei , giacclie in nessun' epoca i n templi del Signore, P ordine sacerdotale, gU stabillmenti »/ di educazione per il clero , ogni oggetto di culto e di »/ pieta ebbero tanto splendore come di presente. II Iddio ottimo massimo conservi un s\ degno pontefice, II e la destra onnipotente benedica il frutto di tante sue It preziose fatiche. n Manuale bibliografco del viagglatore in Italia, con- cerncnte loccditd, storia, arti, scienze, aritiquaria e commcrcio , preccdnto da un elenco delle opere pe- riodiche letterarie die attualmcnte si pubbiicano in Italia, e susseguito da ii/i'' appe/idice e da tie indici, di viaggi, di localitd c d aiUori, del dottor Fietio LiCHTENTHALy scconda edizione uriginale uiigUoiata ed accresciuta. — Milano, 1834, per Lidgi di Gia- como Pjiola , di pug. 412, in 12.° Lir. 4. 60 austr. L'lndefesso dottor Lichtentkal , die colle sue opere si studia singolarmente di illustrare P Italia e di giovare a Bibl. Jtal. T. LXXVII. 22 338 APPENDICE ITALIANA. colore die vengono a visltarla , esauriti vedendo gll esem- plari della prima edizione di qtiesto Manuale, determinossi a riprodurlo migliorato ed accresciuto, aggiugnendovi nuovi paesi, e le notizie delle principali carte, o niappe geogra- ficlie e topografiche , di mold libri antichi e inoderni , di nuovi articoli di giornali e di nuove raccolte d'incisioni. Qnalche abuso ci semhra di veder fatto del vocabolo loca- lita, scorgendosi questo nella prefazione coUocato come sinonimo di paesi, e nel froatespizio posto nella categoria della storia, delle arti, delle scienze, dell' antiquaria, ecc, ma cio puuto non toglie al merito intrinseco del Ma- nuale , che utile riescira certamente ai viaggiatori in Ita- lia, ed anche agli stessi Italiani. Nell' elenco delle mappe geografiche ^ delle storie e dei viaggi d' Italia ci compia- ciaiiio di vedere aggimite anche le opere piu receati , e tra queste anclie le scientifiche descritte, le Flore ^ le Po- mone, le Faune Italiane, che ora si pubblicano con tanto lustro della nostra penisola. Trattandosi di una secoada edizione, non ci diffonderemo pill oltre sul merito della medeslma ; diremo soltanto che in numero di 47 sono i viaggi diretti dalle j^i'iiicipali citta ai diversi paesi d' Italia ed anche in Germania ed in Fran- cia ;, che sotto ciascuna provincia, citta, borgo e talvolta anche villaggio si registrano i libri che pubblicati furono ad illustrazione di que' luoghi ; che a questi si e aggiunta nella nuova edizione un' appendice , e perfino un suppli- mento contenente A'arie recenti Memorie statistiche di alcuni paesi, e le ultime osservazioni puljblicate intorno al Ve- suvio. — Stesi con diligenza sono pure gli indici dei viaggi, dei luoghi e degli aiUori ; se non che forse in quest' ultimo per maggior comedo e maggiore chiarezza potrebbero desiderarsi i numeri delle pagine , nelle quali gli autori medcsimi sono citati. Qaesta seconda edizione e impressa in carattere assai nitido ed e sufficientemente corretta. Alcune lettere del P. Eugeiiio Piloti. — Bassano , 1834, tipografia Baseggio. Queste lettere finora inedite furon date alia pubblica luce per V ingresso del molto reverendo D. Zaccaria Brigito alia Chlesa arcipretale di Bassano. Precede la vita deU'autore scritta APPENDICE ITALIANA. 339 da Giambattista Verci. Scopo tU si/Fa tte lettere e di nar- rare cfuanto di piuncipale vide e provo il Piloti nel suo viaggio marlttinio da Venezia alia Cina per impiegare in quelle regioni la sua opera da missionario , e quanto gli avvenne da poi nelle sue mission!. L' autore non pretende di essere ne storico, ne politico, ne statistico , ma con buona fede e coUa semplicita del suo carattere i-acconta le cose cIi' ebbero luogo sotto i suoi occhi. Se esse non dilettano o non istruiscono di molto , non e contuttocio difetto deir autore, il quale confidenzialmente scrive ad un suo amico , ne si propose giammai di trattenere un pub- blico go' suoi racconti. Percio T editoi'e di queste lettere non credera egli stesso di avere con questa stampa accre- sciute le ricchezze della repuliblica letteraria ; bensi gli torna a lode 1' aver fatta pubblica la bonta , la sensatezza e la religione del missionario. Vorrenuno pur lodare di questa edizione i meriti tipogralici , coi quali il Baseggio avrebbe sempre plu onorato il sito novello pastore ; ma per vero dire essa non ci somministra un titolo di lode. E nella iscrizione latina posta quasi in fronte al libro , percbe qiiei brutti scambj di ortogralia Prcesbjteris con dittonao e senza dittongo LetiticB ? I Qiovanetd. Novelle e DlalogJd di Giuseppe Porta. — Conio , i835, Ostine'ili. II sig. Porta autore dell' operetta i FanciulU fa ora dono al pubblico di un altro suo lodevole lavoro intitolato / Giovanetti , perche vi compajono questi il pik delle volte a fare e a dire. Lo scopo di sifFatto lavoro e dicliiarato dal- r autore in questi termini : " Tende il libretto ora a sta- bilire un principio morale e religioso , ora a sradicare qualche abuso o pregiudizio', insomnia a giovare , anclie fra gli sclierzi , alia tenera eta del lettore. n Nelle inven- zioni analoghe a questo scopo T autore non segui idee troppo astratte o vagamenti di esaltata fantasia, ma sib- bene il verisimile e cio clie praticamente suole accadere i r esito de' suoi racconti e pur giudizioso , poiclie sempre vi si scorge o la virtu rimeritata o punito il vizio, ovvero un ottenuto ravvedimento. L' autore si studio di esporre le Novelle e i Dialogfti suoi con una lingua cliiara, facile e purgata. Taluno forse ))ramcrebbe un maggior colorito 340 APPENDICE ITAtlANA. nelle descrizioni , una fuslone , per dir cos! , piii spirlto- sa, niaiiiere piu rapide, un impulso piu vivace; ma valga per tutto cio il seniio con cui e condotto questo lavoro e il solido aminaestramento. Discorsi sacri di vario genere del Padre don Agostino Qarbarini. — ■ Parma, i833, G. Pagaaino, volume secondo. Da che abbiamo annunciate il prlmo fascicolo di questo lavoro del P. Garbarini ( Y. Bibil. Ital. , torn. 70.°, mag- gio i833, pag. 268), tre altrr si sono succeduti , de' quali gli ultimi due formano il volume secondo di cui ora ra- gioniamo. L' autore apertaraente spiega in questi discorsi quella noliilta di stile , quella corretta dizione , quello zelo da Jiiolta bonta di cuore animato , che gia abbiamo com- mendato nel suo Giobbe. Alcuni argomenti poi di questi discorsi eccitano la nostra lettura perche volgono intorno a niaterie o rare volte trattate dagli altri autori o partico- larissime al sig. Garbarini. Tale , per tacer d' altri , e il Discorso intorno i vantaggi recati dall' ordine di S. Bene- detto alia Chiesa e alia societa, discorso nel quale, oltre r oratoria , fa mostra di se una non comune erudizione. Mentre si attendeva alia stampa del quarto fascicolo col quale si compie il secondo volume di questi discorsi , e mentre il Garbarini divisava di ordinarne e pubblicarne dei nuovi qualora questa edizione fosse stata accolta con . favore, egli manco ai vivi nella citta di Parma ( il 9 aprile 1834, d'anni 67) con dolore di quella intera popolazione, e fra il lutto inesprimibile della religiosa famiglia ch' egli dirigeva. Belle dimostrazioni d' afFeiLO degnamente rese a queir esimio monaco clie fra la cattedra e le predicazioni avea divisi gli operosi suoi giorni, e per la straordinaria soavita dell' indole, per la cortesia ed amabilita dei modi, per le molte virtix cristiane e sociali divenne prezioso e carissimo a chiunque il conobbe. Prose sacre del sarerdote D. Luigl Paltrinieri. — Bologna, io33. Al sig. Pietro Brighenti dobblamo la pubblicazione di queste Frose sacre ,. non meno che un Discorso intorno la APPENDICE ITAL1A.NA. 841 pita e le opere dell' amove di esse. Le scrlttuve del Paltri- nieri ( cosi il Brigheiiti inedesimo ) non ebbero , per im- provviso cambiainento di occupazioni , e noii poterono avere da Iiii quella raffinata forljitezza del dire , quella I'igida consonanza alia produzione del treceiiListi , a cui , se il tempo vi avesse accoiidisceso , sperava di applicare ogni sua cura. Tuttavia voleatiei-i saranno lette le prose del Paltrinieri per una loro partlcolare seinpliclta e nitl- dezza di elocuzioue , per essere ben adatte 0 confermare ogni persona costumata e gentile nelle niassime prodattrici deir ordine e della pace, della vicendevole indulgenza e fraternita , delT obbedieoza a' magistrati , delP ossequio a' principi e dell" attaccamento alia religlone. Orazioni sacre di Francesco Zanolt cappellano della cattedrale di Verona. — Verona., Jo34, Tomasi , volume i.°. in 8.°, di pag. 323, lir. 3. 69. austr. Le prediche che ora ci facciamo ad annunciare , quan- tunque in alcuni luoghi nicritevoli di lodi, pure non vanno in generate scevere da quel difetti gia rimproverati a non poclii de' nostrl predicatori : profluvio di testi latini , pa- role rimljombanti , cumuio di epitetl , rettoriclie frascbe , ma poca o nessuna convinzione per F intelletto , poco o, nessua afTetto pel cuore. Nei panegirici del sig. Zanoli tu vi trovi quella riprovevolissima costumanza di perdersi nei giuocbi delle antitesi, negli sforzati stiraccliiamenti dei testi scritturali e nella ponipa vanissima di un poetico fra- seggiare. Questo metodo di predicazione e ben lontano , e dair esempio dei Santi Padri , appo i quail il sermone e Un discorso morale ed instruttivo, non vin gergo di parole sprovviste anzi ignude di frutti pel cristiano. Siccome poi r autore accenna die con questa edizione non altro ebbe in mente , salvocbe giovare, giusta sua possa, all' ecclesia- stica gioventii; cosi a questa dar vogliamo un consiglio dal- r esperienza avvalorato. I glovani ecclesiastic! che dedicarsi vogliono alia predicazione , in vece di fiir tesoro di tal sorta di liljri che per molti sono un risparmio ignominioso di studio, di fatlca e di inente, si provvedano essi delle opere dei Santi Padri , e fra questi bastera un S. Giovanni Griso- stonio od un S. Agostino. In quelle fonti inesauste potranno sbramare la loro sete , ed attingere con molto loro profuto , 342 APPENDICE ITALIANA. assal pill dovizle cli peregrina e soda eloquenza che non da tutti i centoni di qnaresimali , di discorsl , di adventi, di panegirici ecc. che innondano le loro biblioteche. Quel danaro istesso che spendono iiiutihiiente per tal genere di libri , meglio sarebbe e con plii sapiente economia inipie- gato nella conipera di qualche opera dei Padri. A. Biblloteca medico-chirurgica n° I. Memorie di clinica chirurgica raccolte all' ospitale degV invalidi dal ba- rone D. J. Larrey ^ traduzione di Giuseppe Coen , chirurgo maggiore ed ostelrico. — Venezia , 1834, per Paolo Lampato, in 8/' grande di pag. i58. E divisamento dell' editore di pnbbllcare ogni mese un volume circa di quindici fogll di stampa. L' intrapresa puo riuscire in vero di qualche utilita ove si sappia bene sce- gliere si in rignardo degli autori che dei traduttori. Fu dato principio con queste Memorie del sig. Larrey , chirurgo ce- lebratissimo, siccoiiie di argomenti riputati pel momento di maggiore importanza , e le quali sebbene costituiscano il quarto volume della sua clinica chirurgica , pure possono benissimo stare anche da se. La prima Menioria componsi di alcune Considerazioni sopra la natura dei principj ammorbanti che costituiscono alcune epideinie e le infermita contagiose. Per esse Pillustre autore fassi strada a parlare del cholera che ritiene " pro- dotto da cp.use atmosferiche o miasmaticlie che lo traspor- tano in Inoghi di varia estensione della terra, dove si svi- luppa con una violenza proporzionata alFunione delle nuove cause determinanti rinsalubrita o che Faccompagnano , ed alia predisposizione degP individui alle malattie. ...» II principio raorboso di esso cholera poi sarebbe " piu sottile e pill fugace di quello della jjeste e della febbre delle pri- gioni 5 ne potrehbe divenir contagioso se non quando si sviluppi I'esantema, cosa che assai di rado avviene. >/ Egli spiegherebbe poi tutti i fenomeni morbosi che si appalesano durante la malattia , e quelli che osservava nelle sezioni dei cadaveri per via del principio inlasmatico che eser- citerebbe speciahnente Pazion sua " sugli organi della cir- colazione e sopra il sistema nervoso gangliare donde una specie di neurosi che s" impadronisce di tutti gli organi APPENDICE IT.\LIANA. 843 della vita esterna. >t II metodo curaLivo impertanto consi- sterebbe « nell' eccitare e nel ristabilire la circolazione generale e quella dci capillarl cataiiei , onde ristorare le fnnzioni del nervi clie si diramano alia pelle » ; e quiiidi vuolsi ricorrere ai rivnlsivl d' ogni sorte, con modlficazioni relative ai periodi del male. Siccome poi quasi tutte le persone prive di uii arto che perirono di cholera neirospe- dale degl" invalid! erano state amputate dal signor Larrey sul campo di battaglia per riportatevi ferite , cosi fu sua premura di veriilcare cell' anatoniia la condizione delle parti state mozzate, confermando pienainente quanto altro- ve ebbe esposto su cio clie avviene nelle ossa e nelle parti raolli del monchcrlno , ed ammirando lo spontaneo lavoro di natura nella cicatrizzazione degli arti ampntati, lavoro in relazione all' uso cui esse raoncherino e destinato. Una tavola Iltografica colorata reca le modiiicazioni in color rosso acquistate dalle ossa dei monconi sotto T influenza del cholera , e i tratti dei cholerici in cui soao gli esan- temi cangrenosi. E poiche " 1' efFetto princlpale di una delle irregolarita del cholera spasmodico indiano che il sig. barone Lairey medicava all' ospedale degrinvalidi si fu la paralisi di alcuni apparecchi nervosi ed ancheldella totalita degli arti <; , cosi alle riflessioni sul cholera stimo di aggingnere la storia deir emeralopia che manifestossi fra le truppe che stan- ziavano nelle citta e piazze fortificate situate alia sinistra del Reno, non meno che la relazione gia da pezza da lui publ^licata intorno alia paralisi in generale a cura della quale anzl ogni altro rimedio loda la moxa. In quanto alia nienzionata emeralopia egli la ritlene susnltata dalle cause del cholera , clie modificate dalla localita non furon da tanlo da produrlo con tutto 11 complesso de' fenomeni niorbosi suol. E cosi ancora , poiche gli effetti della som- mersione hanno molta analogia con quelli di esso cholera, percio riferiscesl una INIemoria che in altri tempi 11 slg. Larrey, quale Ispettore generale di sanita dirigeva ai chi- rurghl militarl, e clie pao rluscir vantaggiosa auche ai me- dici civili. Porta a tltolo Ainmaestramento relativo agU an- negati. Colla mira inoltre di rinfrancarc le vediitc esposte In- torno al prlncipio morboso del cholera riportasi 11 J^ag- guaglio snUe conseguenze delle sostanze i'elenose iegetabili 344 APPENUTOE ITALIANA. jntrodotte nello stomaco od insinuate nel tessuto dermokle e cellulare sottocutaneo per una soluzione di continuita di que- ste parti, gia pubblicato nel 1829, in quanto die gli effetti clie rrrecarono noa differenziavauo da quelli di esso cho- lera asiatico. Delia sifilide. Tende questa Memoria a provare 1' esi- stenza della virnlenza venerea e i gravi inconvenient! die derivano dall' adoperare esclnsivaniente nelia sifilide il me- todo antiflogistico , die alcuni ardiscono sostenere preferi- bile ad ogni altro , e nelle uretritidi croniche il nietodo della cauterizzazione. Nel Bagguaglio sopra una particolare specie di tubercoli ossiformi lardacei merita maggiore attenzione la narrazione del casi die si operarono dalla magistrale mano di Lar- rey, die non la spiegazione della luaniera di formazione d' essl tumori. Delia rachitide. Colle prove piii evidenti alia mano di- mostra il sig. Larrey 1' invitilita in tuiti i casi e i gravi danni in altrl die vengono clalT uso dei mezzi meccanici nelle contorsioni della spina. Prc'v'enendo questa malattia da speciale alierazione della costituzione per vizio scrofo- loso o sifilitico , egli ricorre ai mezzi curativi die valgoao contro sifl'atti vizj, aggingnendbvi T applicazione della moxa. Jtelazione dei comhattimenti di IngUo i83o in cib che risguarda i feriti. In questa straordinaria occasione la natura insolita dei corpi feritori produsse lesioni di tal fatta da presentare cotali fenomeni non per anco stati osservati nelle numerose battaglie campali cui dall" anno 1789 innanzi il sig. Larrey elibe assistito. Si aggi^igne die siccome quasi tutti i colpi di fuoco furono colla bocca dell' arma al petto, o che toccava il conibattente in altre parti, cosi le ferite riuscirono niolto piii gravi di quelle che occorrono in ge- nerale nelle annate , le quali scagllano a diversa maggiore distanza , e battonsi a corpo a corpo sol colTarma bianca. Important! conseguenteniente riescono le osservazioni qui riferite in un alia cura adoperatavi. Ferite della gnla. Non rade queste succedono per fatto della volonta nelPospedale degrinvalidi; precetti rlnfrancati quindi dalla sperienza il sig. Larrey mette innanzi intorno alia migliore nianiera di medicarle. Dal fin qui riportato rilevasi che queste Memorie per maggiore precisione volevano cssere intitolate Medico-chi~ i-urgiche. APPENDIOE ITALIANA. 3^5 Esperienze ed osservazioni sulV uomo e sugli animall intorno alle virtu del creosote, Memoria di Giuseppe CoRNEiAANl , professore di clinica mcdica ^ e DireL- tore dell ospital mags^iojv di Pcnia , ccc — Pavia, 1 835, tipografia Bizzoiii , hi 8.° di pag. 84. Non appena Reichenbach ebbe annunziato la scoverta del creosoto (i) cbe i meclici giornali ridondarono di sto- rie deir edicacia medicinale sua, e le piu ribelll inalattie Vantavansi per esso vinte e dome. INIa sgraziatamente per rumanith soventi volte le lodi di un nuovo farniaco sono dal tempo e dalla vera osservnzione o scemate o smentite. E pero savio consiglio fu cjuello del sig. prof. Corneliani di ridursi con tutta la prndenza a ciinentare sotto gli ocelli di molti in publslico stabiliniento gli efFetti del creosote ; il quale esemjjio noi vorremmo fosse seguito da quanti si rinvengono in propizia occasione , e non fosse messo ira- pedlmento da chi dovrebbe quelle prove pienamente favo- rire. Di questo modo , lasciando a parte ogni spirito di partito , e facendo pubblicamente conoscere la storia dei fatti , e quei qualunque sieno risultamenti , A'errebbesi ad avere una farmacologia assai piu esatta e ventiera. 11 cli- nico pavese sperimento il creosote suiruomo malato e sui bruti ; internamente lo diede ad agnelli , conigli e porcel- lini d'lndia; esternamente T adopero sui cani, oonigli e pecore. Egli riferisce gli esiti si felici die infelici, e con- chiude die in sense suo il creosote ha un'azione generale narcotico-deprimente , ed una particolare meccanico-chimica piu o meno irritants sulla membrana mucosa gastro-enterica, e sugli altri tessnti organici cui venga direitamente in con- tatto i die in dose eccedente riesce veleno arrecando imme- diatamente la morte puramente dinamica, tanto usato inter- namente die applicato ad alcun rilevante ramo nervoso od injettato nelle vene :, cbe manifesta un' azione speciale sugli apparecchi orinarj :, cbe per uso interno puo essere utile nel diabete melito, nella sete cccessiva, nei catarri cronici. In alcune tisicbezze e in alcuni sputi di sangue , in alcune (l) Creosota, creosote e il prlncipio attivo deir acido pirole- gnoso, del fume, ecc, acconclo ad inipedire la putrefazione della cai-ne , donde la sua denominazione da xpia^ , carne , cGOw^rto , eonservo. 346 APPENDICE ITALIANA. diarree, nelle steniche palpitazloni dl cuore ed angiostenie, e forse anche nel tetano reumatlco 5 die esternamente giova nelle cronlche infiamiaazioni delta pelle, specialmente in al- cune sorta di erpeti e nella rogna ;, nelle piaghe e nelle ul- cei'i semplici, poiche le mantlene monde, e promove il loro ramniarginamento ; che scema le emorragie arteriose. (i) La dosa poi del rimedio in discorso non oltrepasserebbe le dne gocce ripetute quattro od anche sei volte in ven- tiquattr' ore. E quantunque finora non siasi rinvenuto sicuro antidote contro gli efFetti dinamici del creosote , pare pero die non senza vitilita riescano gli stimolanti difFusivi. A prevenirne o temperarne gli efFetti meccanico-cliimici irri- tativi prestansi le sostanze mucilaginoso-oleose , e piu di tutte r olio di mandorle dolci , di ulive o di ricino. F. Ristretto d' igiene puhblica e di medicina legale , />?i pinti, riuvenuti in tanta copia a questi ultimi anni nei J/ sepolcri deU'Etruria compresa nella dizione pontificia. » 353 APrENDICfe ITALIANA. Potrantio concorrere al premio i letterati dl qualunque nazlone; eccettuati i soli socj ordinarj ed ouorarj dell'Ac- cademia. II premio e di uaa medaglia in oro di zecchini quaranta. Le dissertazioni , in lingua latina, italiana, o francese , dovranno essere presentate , senza norae di autore , entro il mese di novembre dell' anno corrente i835. Porteranno esse un' epigrafe , ed avranno una scheda slgillata con entro il nome e T indirizzo dell' antore , e di fuori r epigrafe stessa posta alia dissertazione. II giudizio sara pronunziato nel mese di dicembre del inedesimo anno. La dissertazione premiata verra impressa negli atti. Le schede appartenenti a quegli scritti , a' quali non sara stato aggiudicato il premio, non si apriranno , ma saranno Ijruciate. Le dissertazioni dovranno essere dirette per la posta , od altrinientl , ma chiuse , sigillate , e franclie di porto , al cav. Pietro Ercole Vlsconti segretario perpeluo della pon- tificia Accademia Romana di Archeologia. Qiiando non vengano per la posta, dovranno essere con- segnate nelle mani del detto segretario perjietuo dell' Acca- demia , il quale ne dark ricevuta al portatore. Dair aula del Romano Archiginnasio il i5 febbrajo i835. II P reside nte Marchese LuiGl Biondi. 11 socio ordinario segretario perpetuo Cav. Pietro Ercole Visconti. JEsame dell' opinione del sig. doU. Lomeni circa la causa della malattia de^ bachi da seta delta calcino. II dott. Lomeni, fatto nel secondo volume teste pubbli- cato delle sue Varieta agrarie aspro richiamo intorno alle osservazioni da noi esposte ( Bibl. ital. torn. 76.°, ottobre 1834, pag. 83) circa la sua suddetta opinione, questa as- serisce esser tale " cui sorreggono i fatti quotidiani e co- inunissimi alle coltivazioni ordinarie de' suddctti animali, i teoremi della scienza , le osservazioni mediclie di tutti i tempi e de' tempi migliori in ispeclal modo , e le piii ele- mentari nozioni della polizia sanitaria. " Esaminiamo se giusti son questi vauti , se cioe la ricordata opinione , qual APPENDICE ITALI.VNA. 353 fu gla cspressa nel volume primo delle Varieta agrarie e nel citato volume della Biblioteca italiana, rcgga alle prove di raziociiiio e dl fatto. Quanto ai fatti il sig. Lomeiii , mancandogli la prova positiva necessnria alia pieiiezza del convinciineruo , s' aflida alle prove negative, e a dimostrazione clie le esalazioni del letto fennentante son causa del calcino , alferma noa darsi il calcino ovunque sia buon governo di baclii, e slida chiiinque a porgergli esempio contrario. Noi lasceremo clie glielo porgano i cokivatorl di baclii della Brianza , a nome de' quali parlera il sig. De Caplta- ni , paiTOco di Vigano , come quegli che per lungo studio fatto intorno a' baclii da seta , e per lunga esperienza della loro coltivazloiie otterra piii clT altri liducia. '< Se r umidita genera ta nelle camere de' bigatti per la grande quantita di emanazioni vaporose ed aeriformi svolte o dal corpo dei Ijaclii da seta, o dalla foglia, o dal letto, o linalmente dagli escrementi , fosse una vera origine della malattia , allora questa doniinereblje piii nel piano clie alia montagna , piii nelle camere a pian terreno che in quelle a piani superiori , p'lii nei luojdii umidi che nei secchi , piu nelle partite mal governate che in quelle educate colla inaggior diligcnza. Da analogiie osservazioni si rileva ali'in- contro , che il calcin/iccio e sempre stato considerato come la malattia propria del monte , e non del piano dove piut- tosto si trovano le altre malattie derivanti da cattiva umi- dita ; piii nelle bigattiere poste a piano superiore che in quelle a pian terreno ; piu nei luoghi secchi ed arlosi che in quelli umidi e mal costrutti ; piu infine nelle partite mi- gliori die in quelle goi'ernate colla maggior trascaranza . . . E non e tale malattia dominata in questi ultimi anni nelle grandi bigattiere padronali costrutte e governate secondo i nuovi nietodi del sig. conte Dandolo? E forse a credersi che possidenti intclligentissimi , come sono quelli che si applicarono a tale governo , ablnano tanto trascurato il primo e principale precetto , quale e quello della pulitezza e della purgatura dell' aria o col mezzo del fnoco , o co- gli sfogatoi e vcntilatori sempre pronti a tale oggetto ? E jion e vero clie il calcino si genera egualmente anche nelle prime eta de* bigatti, anzi nelle stesse stufe dove sono nati, abbenche le bigattiere e le camere calde siaao aO'atto pure d'ogni cattiva umidita, perchc in allora poca i; rcsalaziune » Bill, Ital T. LXXVII. 33 354 APPENDICE ITALIANA. e perche T aria viene costaiitemente depurata dal coutinuato fuoco mantenuto nelle camere? » Queste ed altre cose, clie per brevita si tralasciaao, tutte intese a dimostrare non aver origine il calciiio dalle esalazioai procedenti da mal goverao de' baclii, scrisse il de Capitaiii nel suo opuscolo iatitolato Sulla malattia dti bachi da seta chiamata il segno o calcinaccio ( Milano 1818), ed alle stesse si sarebbe creduto far eco chi scrisse: il calciao si vede talvolta flagellare partite appa- renteinente bellissinie ( Lomeai. La scuola del bigattiere, pag. 176), delle quali partite, perche bellissiiiie , si deve pre- siimere essere stato lodevole il governo. Ora pa:5siamo all' esame de' raziociiij clie il Lomeai ad- duce ia sostegao della sua ipotesi. Ineccepihile e , die' egli , la verisiiniglianza clie il calcine sia opera di ua agente chiuucamente deleterio, e clo pre- sume potersi inferire da'siatoini ond'e preceduta la morte del calciao, clie eono ralleiuamento de' uiovimeiiti , abbaa- dono del clbo , e talvolta rosseggiamento di alcuae parti della pelle. S' accinge quiadi a I'ender ragioae del calciao, o piuttosto del rosseggiamento che lo precede e dell' in- durimento che lo segue , coll' attribuirlo a chimico eiFetto delle esalazioai del letto fermentaate. Premesso che il ros- seggiamento e I'induramento non si potrebbero manco per ipotesi attril^uire ad un processo flogistico , viene alia conseguenza che " il rosseggiamento non da altro derivar puote tranne che dalla presenza di un acido che siasi tro- vato a coniatto di una sostanza vegetale azzurra ; e che r induramento tanto pub essere il prodotto dell' azione di nn acido sopra i solidi e fluidi animali qaanto di altri reagenti. >> Curiosissima e la spiegazione dell' arrossamento I bachi si nutrono di verdi foglie :, il color verde e un misto d' az- zurro e di giallo ; quel verde delle foglie suppongasi di- viso in un azzurro e in un giallo, questo per tingere gli umori del baco , quello per tingere i solidi , e cotale az- zurro coir essere arrossato da quelle tra le esalazioni del letto fermentante che sono acide , dark origine al suddetto fenomeuo. Tale e la sostanza dei ragionamenti del Lomeni. Quanto alF indurimento , va in traccia dell' agente- atto a coagulare la sostanza mucosa , ossia , dice il Lomeni _, r alljumina o glutine, agente che non solo puo esser aci- do, ma aiiche d' altra natura. Peusa infatti prima agli acidii APPENDICE ITALIANA. 355 pensa quindl alia creosote, osservando die nelle emana- zioni del letto de' baclii avvi assai di carboaio , e noa poco di ammoiiiaca, dai quali sembra generata la creosote ^ pensa infine all' ammonlaca , e istituiti esperlmenti coU' obl^ligar de' baclii a ispirarne , e vediuili iudnrirsi dopo morte ( noa jjero rosseggiare ne coprirsi dl bianca efflorescenza ), ne conclnse " potersi tenere il principio ammouiacale come il pill efficace agente clie porge origine alia morte calcina- ria , non essere pero esso il solo ingrediente. >» Parole e sperimenti affatto inutill giaccbe dal letto de' bachi non piio aspettarsene ammoniaca, per non essere, come dimostro il prof. Laviiii (i), nnimalizzati gli escrementi de' bachi che lo ingombrano , e die della medesima si reputano apportatori. Le produzionl che, oltre all' ammoniaca, il Lomeni ascrive indispensabilmente al letto ferraentante , e dice dal calorico gasificate, sono Tazoto, il carbonio in parte anche ridotto alio stato di gas acido, 1' acido fosforico, I'acetico ; e inol- tre il gas protossido e ossidulo d' azoto , il gas idrosolfato d' ammoniaca e simili. La qual sentenza, ed altre gia inen- zionate che alia chimica si riferiscono , il dimostrano in questa scienza cosi scarso di sapere , ch' egli e maraviglia come si arrogasse di creare un' ipotesi tuiia formata di chimiche specnlazioni. La risposta che il Lomeni ha fatto alle nostre osserva- zioni potrebbe darci materia a piii lungo discorso , ma ne basta 1' esserci trattenuti intorno al precise soggetto della qulstione , secondo il nostro istituto che e di rendere onore al vero e di combatter 1' errore. S. Nota. Poidie il sig. Lomeni nel citato suo scritto si voile pren- der la briga di censurare un giudizio (a) pronunciato da una Coimnissione di professori deH' Universitii di Pavia circa alcnni esperlmenti del dott. Bassi relativi alia malat- tia del calcino e fatti alia loro presenza , esporremo anche intorno a quest' argomento brevissime rlllessioni. Sentenza del Lomeni e la seguente: " Le piu delle quat- >i tro conclusioni dalle quali si compoue il giudiccuo dei (i) Memorie dell' Accadeniia di Torino, tomo S/. (3) E iuserito nell' Appendice alia Gazzetta di PUlaiio del 14 ottobre i834, "•' ^^7- 356 APPENDICE ITiLIANA. « professor! ticinesl , oltre al non reggere in faccia alia >i parte sciendfica dell' arte ed alia buona pratica bacoao-^ >i mica , non rimarrebbero inconcusse nemmeno jnedlca- » niente parlando. » Le conclnsioni qui accennate sono le seguenti : i." la biaaca efHorescenza del baco da seta calcinate e contagio- sa; 2.° r eflicacia ne puo essere distrutta da diversi agenti cliimicl innocui all' anlmale ^ 3.° non si puo dubitare che essa sia causa comune della malattia ; 4.° v' ha a sperare che mediante I'uso opportuno de' suddetti agenti si potra impedire la riproduzione della malattia medesima ed anche curarla e prevenirla. La veracita della prima e seconda conclusione e autea- ticata dallo stesso Lomeni , ed anzl rispetto ad esse fa rimprovero alia Commissione di altro non aver fatto che ridire cose gia note (l); ammesse quelle due, la quarta "viene di necessaria coaseguenza rispetto a quanto calcino puo nascere da contagio , sebbene poi la maggiore Q mi- nora importanza di essa possa dipendere dalla compiuta o men che compiuta dimostrazione della terza. Affin di opporsi alia quale con maggiore gagliardia il Lomeni ova la Commissione disse causa comune ddla malattia sostitui causa comune 0 sia unica della malattia , a alia qualillca- zione di unica da lui intrusa rivolse poscia le sue cen- sure. Del resto i lettori sono gia bastantemente iaformati per decidere se causa comune del calcino al3bia a credersi la detta materia contagiosa, come asseri la Commissione, pppure il letto fermeatante , come asserisce il Lomeni. (i) La natura contagiosa delPelllorescenza de' baclii se era ammessa da alcuni, era da altri negata, e come principio fon- daaientale delle u!tei-iori ind.Tgini del Bassi vo'ievasi formaliuente dimostrare ; la virtu di certi agenti chimici a distruggerne V effi- cacia ei-a nota al Lomeni, perclie il Bassi gliela aveva luanife- Stata , e questa eiiiuia scoperta del Bassi clie ci d.T. tauta spe- vanza di veder liberate le coltivazioni de' bachi da uu tanto ila- gfllo qual e il calcino , era in tutto de;;uissiina delle cure della pQuuuigsiuue, APl'F.NDICE ITALI.VN'A. 3^-7 Cenni , inediti, sail Ondtologia lomburda , del duttor Paolo Lanfossi. DncF esser utile in qnalclic iiiolIo alia sc.ienza ornitologica^ per qnclla pai-te almeiio clie rignarda 1* Italia , mi son de- terminato cli tesseie uti catalojio cle"li nccelli die si vedonO in Lonibardia. Tnttoche teniie sia il lavoro die presento ag!i ocelli del pnbhlico e niolti siano gli anni die a tale soggetto attendo , e sebbene persone amanti di cose orni- tologiclie mi abbiano coadjuvato colle loro stesse osserva- zioni e colle loro private raccolte (l), nuUameno e troppd poco per poterue sperare quell' esattezza die si desidera in si fatte cose , e lontano io sono dal credere di aver Sempre colto nel vero. Converrelibe che in ogni parte del territorio lombardo ed in ogni stagione si fossero fatte inolte indagini ed attente e replicate osservazioni; ma troppo scarso e il numero di quelli die si dedicano alio studio delle produzioni patrie (a), e sebbene io stesso abbia di- morato per molti anni in Milano , per due anni in Pavia ^ per cinque anni in Mantova , per due anni in Valtellina , ed abitl gla da quasi quattro anni in Brescia j non ho potuto per questo scorrere per intiero le ptovincie ne fare osservazioni in tutti quei luoglii dove sarel)be stato necessario. Ad ogni modo mi lusingo che le cose inosser- vate non saranno molte , e che questo mio lavoro se noa altro potra servire d' eccitamento ad altri di talento e di mezzi maggiormente di me forniti a compier^ un lavoro (1) Con piacere uebbo qui rendere iin piibblico contrasseguO di patitiidine al sVj.. Giuseppe Sertoli d\ Sowh-'io che ^ auiantissinio dell Ornirolugia ed infadcaliile raccoglitoi-e di produzioni uaturali del proprio paese , mi soinministro cognizloui non poclie , cooiu- nicandoiui le sue proprie osservazioni e peruiecrendoiui dl esauii-" iiai-e jiu volte la sua uumerosa raccolta d' iiccelli della Valtelliuaj Di altrettanto sono pnr tenuto ai si^uori Foggia speziall in Wautava. (2) Un catalogo degli uccelli oseervati nel territorio bergauiascd nell" opera intltolata : Osservazioid sul dipartiinento del Serio del prof. Gio. Maironi , stauipata a Bergamo nel i8c3 e ristampata con aggiuute nello stesso anno, ed un catalogo degli uccelli os- servati sul lago di Garda nelf operetta iutitolara : Viagrio al lagd di Garda e a Montehaldo del dott. Giro Pollini , itauipata a Ve-' rona nel 1816, sono le cose ornirologlclie rlsguardauti la hortr' bardia die a luia cognizlouc slfiio staie pubblicate. 358 APPENDieE ITALIAiSA, ornitologico lombardo come si convlene e come trovasi in diritto di aspettare qnesto nostro patrio suolo. La nomenclatui-a da me usata e quella stessa dell' Orni- tolo2,ia toscana del celebre prof. Savl di Pisa, la quale possono consultare i lettori ogni qualvolta a loro iiasca il desiderio di conoscere la descrizione dei diversi abiti clie vestono gli uccelli , secondo che soiio maschi o femmiae e secondo la loro eta e le stagioni. Ordine primo , uccelli di rapina. Vultur fulvus Linn., ital. Grifone. Questa specie di Avoltojo die sembra abitare le Alpi del Tirolo , qualche rara volta fassi vedere ancbe in Lombardia , cosi nell' an- no i8i3 alio incirca ne capitarono alcuni nel Man- tovano, uno dei quali lo vidi presso i signori Foggia di Mantova. Falco fulvus Linn., ital. Aquila reale , volg. Aquila. Questa specie trattiensi ordinariamente nei luoghi alpestri ; essa non e rara in Valtellina e trovasi ancbe nel Ber- gamasco , come appare dal catalogo del prof. Maironi. — alhicilla , in ital. Aquila di mare. E questa una specie rara per la Lombardia; nei contorni di Mantova pero se ne prendono di tanto in tanto, ed i signori Foggia ne conservano tre individui nella loro raccolta. I paesi del settentrione vengono indicati come sua patria. '— gallicus Gmel., ital. Falco aquilino , Biancone. Queslo falco e molto raro da noi. lo ne vidi un individuo a Sondrio stato preso al di sopra di Piateda , e questo forma parte della numerosa raccolta d' uccelli della Valtellina delP attivissimo sig Giuseppe Sertoli. lo non saprei decidere se questo vi sia capitato ac- cidentalmente , oppure se qualclie individuo vi si trovi stazionario. Nella Toscana e comune e nidifica, come asserisce il prof. Savi nella sua Ornitologia. — pojana Savi, ital. Falco cappone, volg. Pojana, Aigol. Questa specie comune in Lombardia , trovasi assai piu frequente alia pianura clie al monte. — lagopus Linn., ital. Falco calzato. E questa una specie assai rara in Lombardia. Un individuo e stato preso nc-ila provincia di Brescia , sono pocbi anni , e questo conservasi nel gabinetto delT I. R. Liceo. Le region! settentrionali tanto del veccbio cbe del nuovo APVENDICE ITALIANA. SSp continente vengono IncVicate come patria dl questo falco. Trovasi anclic in Piemonte. Falco milvus Linn.^ ital. Nibhio reale. Anche questa specie e molto rara per noi , e solo e indicato essere stata osservata nel Berganiasco dal prof. Mairoiii nel suo catalogo degli uccelli di qnclla provincia. E comune nella Toscana e moiti vi sono aiiciie stazionarj, come indica il prof. Savi. — peregrinus Gmel. , ital. Falcone. Questa specie trovasi citata dal prof Mairoiii nel suo catalogo degli uc- celli del Bergamasco, dove asserisce non essere molto comune. Ne ho vediUo un individno femmina in l\Ii- lano in una raccolta d" uccelli , ma non so dove sia stato preso. Nelle scorse vacanze avendo visitato di nuovo la raccolta dei signori Foggia in Mantova ne vidi un individuo stato preso in cjuei contorni. — suhbuteo Linn., ital. Lodolajo. Qnesta specie di falco ve- desi piuttosto di rado e solamente di passaggio. Ne sono stati presi nel Mantovano, e nel maggio i833 se ne videro di passaggio per la provincia di Brescia. — Uthofalco Linn., ital. Smeriglio, volg. Faldiett- Non e raro da noi, vedesl comunemente di passaggio e talvolta se ne trovano alcuni individui anche in inverno. Se ne prendono In moltl luoghi di Lombardia , come nel Pavese , nel Bergamasco , nel Bresciano ed in Val- tellina. — tinnunculus Linn., ital. Gheppio , volg. Falchett, Gavinell. E coniunissimo, ablta generalmente attorno alle torri ed alle fabbrlche diroccate ove anche niditica , ed in Valtellina lo vidi attorno al monti. — vespeninus Linn., ital. Barletta. Questa specie e da noi piuttosto rara, e non si vcde che di passaggio in primavera. lo ne vidi dlversi individui stati presi nel Milanese , ed il prof. Maironi lo indica nel suo ca- talogo per riguardo al Bergamasco , ma dice essere rarissimo. Sembra che la buona stagione la passi nelle region! settentrionali. — palumbarius Linn. , ital. Astore. lo ne osservai due individui in Mllano ; questi facevan parte di una raccolta di uccelli italiani . ed e probabile rhe "^ieno stati presi in quel contorni. od in qualche altro Ino^o di Lombardia. No vidi poi un individuo adulto nella 36o APPENDICE ITALIANA. raccolta d' uccelli del signori Foggia , stat^ preso nei contorni di Mantova. Falco nisus Linn., ital. Spawh're , volg. Falchett, Gavinell. fi commie e non e raro il vederlo entro le cittg, attorno alle torri ove fors' anche nidilica. Nel Milanese lo vidi nidificare sopra alberi alti in Inoghi boschivi. — rufus Linn. ^ ital. Falco di palude. lo non lo vidi che a Mantova , ove abita attorno al lago , c credo che vi nicHllchi. -— cyaneus IMontagu. , ital. Alhanella reale. Se ne prendono di tanto in tanto nelle vicinanze di Brescia durante la stagione autunnale. — cineraceus Montagu. , ital. Alhanella piccola. Ne ho ve- duto un individuo maschio state preso nei contorni di Sondrio. Strix bubo Linn., ital. Gufo reale, volg. Dugh. E comune, trovasi in quasi tutta la Lonibardia , e quantunque si trovi anche alia pianura , pare che prediliga il raonte. Qnesta specie da carnivora che e, in caso di necessita diventa fitivora. Essencio a Sondrio, nel dicembre del 1829, ne eljbi un individuo stato preso sul vicino monte di Carnate i qnesto aveva la gola e lo stomaco pieni puramente di pomi di terra, misti ad alcuni pezzi di foglie di Brassica oleracea , e bi- sogna dire che lo avessero preso appena terminato il suo 23asto ^ giacche i pomi di terra erano in pezzi che sembravano cotti, ed i pezzi di foglia si trova- vano ancora intieri. — otiis Linn., ital. Allocco , volg. Lourouch , Loiic, Loch. Questa specie di strige trovasi comune nella cattiva stagione per quasi tutta la Lonibardia , ed io ne vidi nel Mantovano , nel Bresciano , nel Milanese ed in Yaltellina. — brachyotus Linn., ital. Allocco di palude. E qnesta una specie alquanto rara per noi ;, io ne ebbi un indivi- duo stato preso nel Pavese nell' inverno del i8a8, e qualche inchviduo j^armi che sia stato preso anche nel Milanese. — scops Linn.^ ital. Assiolo , volg. Scisceu , Soncli. Non e afFatto comune , pure vedesi in quasi tutta la Lom- bardia. Ci arriva in primavera assai per tempo ed abita i luoghi selvatici anche di monte. Io lo osservai APPENDICE ITALIANA. 36 1 frcfjuente ncl Milanese , ove mi pare clic aiichc ni- dificlii;, ne e stato prcso qualchcduno in Valtclllnaj e nel Bresciano se ne prentlono diversi nel finire di agosto alloixlie fa il suo passaggio per ritirarsi a passare T inverno in paesi piii caldi. Strix nocma. Retzliis, ital. Civetta, volg. Sciguetta, Sii>eta , Sieta. E questa una specie comune , ahita di prefe- renza nelle ciita e nidifica ne' l^uclii , o nei crepacci delle fabliriclie veccliie abbandonate, ed anclie tal— volta per entro ai fumaroli dei cammini. ■ — tengmalmi Linn.j, ital. Civetta rapogrosso, volg. Sietou de montagna. Questa strige e molto rara in Lombardia. lo ne ho veduto un individuo a Sondrio stato preso sul monte di Albosaggia verso S. Giacomo, e questo faceva parte della raccolta d' uccelli dclla Valtellina del sig. Giuseppe Sertoli. Ne ho poi veduto nel no- vembre 1884 un bellissimo individuo vivo stato preso nel Bresciano. Le regioni boreali si ritengono pei liioghi di sua ordinaria dimora. - — aluco Linn., ital. Gufo selvatico , volg. Lonrouc. E co- mune nel IMllanese e trovasi anche uel Bergamasco ed in Valtellina. Vive alia campagna in luoglii sel- vatici e boschivi. ~— flammea Linn., ital. Barhagianni^ volg. Lonrouc, Loiic ^ Jlloc. E comune e pare prediliga la pianura ed i luoghi abitati , come le citta ed i villaggi. Nidifica per entro ai buchi e tra i grandi crepacci delle fab- briclie diroccate e delle torri. ( Sard coruinuato. ) R. GiRONi, F. Carlini, I. Fuhagalli e G. Brvcnatelli, direttori ed editori. Publjlicato il di 21 aprlle 18 35. Milano , daW L R. Stampcria. 56a IND IC E (Idle nidterie contenute in qiiesto tomo LXXVTI. PARTE I. LETTERATURA. ED ARTI LIBERALI. Ou ypecchio geografico e statistico dell' impero cli Mo- rocco, di J. Graberg di Hemso pag. 3 La Campania sotterraiiea, e notizie degli edificj scavati entro roccia nelle Due Sicilie ecc. , di G. Sanchez » i8 Viaggio nella Liguria marittiina^ di D. Bertolotti . . » 2 5 La figlia di Jefte, tragedia di F. Bellotli "209 Letters di C. Vidua scritte dalle cinque parti del niondo » 2 33 Dizionario militare italiano di G. Grassi "241 Del Sublime, trattato di D. Longino, tradotto ed illu- strato da E. de Tipaldo »» 278 PARTE II. SCIENZE ED ARTI MEGCANICHE. Memorie eel osservazioni edite ed inedite di L. Nobili sulla fisica esperimentale " 43 Bihliotcca ograria. Tomo XX. Istruzione sulla coltura de' principau. alberi fruttiferi e boschivi, di G. Moretti e C. Chiolini " 55 Iconografia della Fauna italica di C. L Bonaparte . » 5() Principj del diritto commcrciale secondo lo spirito delle Icggi pontificie , di E. Cesarini " 7 5 Saggio sul moto rotatorio del Mediterraneo, di G. Bottini " 80 Delle diidse dci campi e delle campagne, di A. Bordoni » 84 Saggio filosofico sulla critica della conoscenza ; Filosofia della volontd; Lezioni di logica e di metafisica: opere di P. Galluppi " 88 Prospetto di un Trattato delle cose naturali e dei loro ordini conservntori , di G. Brugnatelli "286 I N D I C E. 363 PARTE STRANIERA. Collane d' oro (^sentenze morali) di Samachschari, dono pel nuoi'O anno , in arabo ed in tedesco per cura dl G. Di Hammer. pag. gi. Corrispondenza d' oriente , di Michaud e Poujoulat. Art. a.° La Troade " 298 Sulla scoria dell' I. R. Biblioteca di cone in Vienna , di I. F. De Mosel " 3n Viaggio nelVAsia minore ; di C. Texier " 9$ Stato delta chiesa cattolica nel regno d'Ava »> Sao Geografia geroglifica »/ 3 2 1 Conservazione e restauro de' monumenti nella Grecia . » 10 1 So stanza di cui compongonsi gV inviluppi delle mum- mie di Egitto "821 Programma de' premj proposti dalla E. Accademia delle scienze di Farigi " 98 Continuazione del Programma suddetto . . »/ 3aa APPENDICE ITALIANA. Agraria. — SulV innesto dei gelsi , di A. Nava ..." 190 Esame dell' opinione di I. Lomeni sul calcino dei bachi da seta " 35a Arti belle , Archeologia. — Le virtii di Luca della Robbia , di P. Contrucci " 120 Illustrazioni critiche sulla Pinacoteca trevigiana . . " 121 L'Ape italiana delle belle arti, giornale " 1^5 Costume veneziano nel secolo ig." " 129 Opere di L. Cicognara " 3a5 L' architettura pel nostro secolo , progetti originali italiani di fabbriche ordinate all indole de' nostri bisogni " Say Costumi dei secoli i3.°, 14.° e i5.° ricavati dai piii autentici monumenti di pittura e scultura , di C. Bonnard: traduzione di C. Zardetti " 3a9 Milano nel 1834. Lettera i.* II Duomo " i?^ Mantova nel 1834 " 189 Premio proposto dalV Accademia romana di ar- cheologia »> 35i Arti e mestieri. — Memorie suUe trombe idrauliche di A. Gherardesca " i65 364 I N D 1 C fe. Sul sussidio che le arti liberaU devono prestare cdU arti industriali pag. iji Blbliografia. — 3Tanuale hibliografico del vlaggiatore in Italia, di P. Lichtenthal "337 Biografia. — Elogio di M. Qiulio De Rossi i,^escovo di Pescia , di P. Contmcci " 1 1 1 . Biografia degT Italiani illustri nelle scienze, latere ed arti del secolo i8.° e de' contemporanei , di K De Tipaldo "112 Biografia universale antica e modema » 1 1 6 Elogio funebre di Giuseppe Maria Peruzzi vescovo di Vicenza , di C. Bologna " 119 Serie del Dogi di Venezia "33a Economia pubblica. — Illustrazione del principio della nuova teorica de' valori, di M. Agazzini . . . . » 169 Educazione, Istruzione. ■ — Dialogldni per isviluppare il prima intendimento dei fanciiiUi ...» iio / giovanetti, novelle e dialoghi di G. Porta ..." 339 Epigrafia. — Ramiri Tonanii Inscriptiones " 104 Iscrizioni di P. Giordani " io5 Filologia. — Anthologia hebraica cum Lexico ipsi ac- commodato P. M. Tiboni " 139 Cor so teorico e pratico di grammatica tedesca , di L. De Bartolomeis " 14a Pensieri sallo spirito della Divina Commedia , di P. Azzolino "3^4 Filosqfia. — 31. Tullii Ciceronis opera " i35 Cenni sopra un nuovo corso di filosofia elementare » 1 5 6 Prospetto degli studj filosofici " ivi Fisica. — Della notabile serenitii e siccita dell' anno trascorso " 194 Osservazioni meteorologiche di gcnnajo ..... ^ v " 2o5 febbrajo . ......" 207 ■ marzo " 367 Geografia. — Saggio di una pantografia vicentina, di E. Lanzani " 146 Carta d' Italia postale, itineraria ed amniinistratlva ^ di G. B. Bordiga " 149 Carta topografica della provincia di Pavia , di G. Verri " ivi Carta della Lombardia , di S. Stucclu " ivi Alcunc lettere di E. Piloti "338 I N D I C E. 365 JdrauUca. — Ddle inalveazionl de' torrenti arginati secondo die ne insegnano le vicende dd Reno d' Italia, di P. Pancaldi pag. 167 Legislazione. — Discorso politico sulla proprieta a fine di conosccre quella ddle isole che nascono nd mare, di V. Ondes Reggio " i59 Medicina e Chinirgia. — Delia litotrizia , di E. JVani » 1 47 Riblioteca medica diinirgica , traduzione di G.Coen >> 842 Espericnze ed osservazioni sull' uomo e sugli animali intorno alle nrtit dd creosote , di G. Comdiani » 34$ Riitretto d' igiene pubblica e di medicina legale , di L. Simon " 346 Istituzioni di clinica m,edica , di I. Foti "347 Lezioni elementari di ostetricia, di P. Bongiovanni " 3.f8 Manuale di veterinaria , di G. Sandri " 349 Manuale pratico di famiacia , di I. Calderini . . . » ivi Gazzetta edettica di chimica-farmaceutica-mcdica- tecnologica ecc, di G. B. Sembenini » 3Sq Gazzetta di terapeutica medica e chirurgica , di G. Ganz ■•' ivi JPoesia. — La filosofia di Salomone , poema hihlico » 1 1 j Phcedri Fabidcc , » i35 Poesie Sucre di G. Anguillesi " 1 1 o Poligrafia. — L' Annotatoie piemontese , giornale , di M. Ponza " 107 Commentarj dell' Ateneo di Brescia >; i3o Le Intere di Cajo Plinio Cecilio Secondo, truduzioni di G. Bandini e di P. A. Paravin » 13/ Rdigione. — Domini Johannis Pliilosophi Oznicnsis opera " i5q DdV istoria del vecchio e nuovo Testamento, di P. Farini " i5a La sci''nza tcologica Veminente scienza di Gesii Crista , • di G. B. Vcrtiia » ivi Ethices christianns Institutiones A. Ferrari " i53 Saggio di catechetica, di P. Checchetti " ivi Alcune orazioni dei Santi Padri greci Gregorio Na- zianzeno , Basilio e Giovanni Grisostomo , con discorso ecc, di G. Finazzi " 164 Cinque discorsi dd rabbino L. Delia Torre . . . . » i55, Delia dczione degli arcivescovi di MHano, di F. Puladini "323 366 I N D 1 C E. DLscorsi sacri di vario genere , di A. Garbarini. pag. Sao Prose sacre di L. Paltrinieri „ j^j Oraziom sacre di F. Zanoli „ 3^j Scoria naturale. — Caii Plinii Secundi Historic natu- ralis indices „ ^ r Jtti della societa elvetica delle scienze naturali rau- nata in Lugano „ jg, Cenni intdid sulV Ornitologia lombarda di P. Lanfossi » 357. 367 Estratto ddlt osservazloni meteorologlche fatte alia nuova tone astronomica dell' I. R. Osservatorio di Brera all' altezza di tese i3^62 (metri 26,54) suW orto botanico , e di tese 75^48 [metri 147,11) sul livello del mare. M A R Z 0 I 835. B A RO METRO ezione del vcnto. ridolLo all a leni] it'ialura + 10° R. 21'' Dir 0'' 1 0'' 5'' 6'' 9'' 12'- 18'^ 6'' ,.,K iS'' poll. li„. 27 5,0 iiii. 4,0 iiti. 5,7 i;,i. 3,9 liii. 4,0 i.„. 5,4 lii.. 6-7 N N E N E 0 ■J 27 7,5 7,7 «,7 9,5 9,6 10,0 9,8 S E s 0 Calmo 0 .'> 27 9v «,9 8,4 7,8 7,0 7,9 7,6 S S £ 0 £(■) 4 27 b,i 7,5 7,1 6,7 5,6 5,5 4,0 N N E N E E b 27 4,7 5,2 6,5 7,6 7,6 7,9 8,1 „(=) N<" kW N N 0(^' 6 27 7,2 5-7 5,5 5,8 6,2 6,1 6,0 N 0 >; N 0 N 0 0 7 27 5,6 4,4 3,9 J,9 5,6 5.6 4-1 iX 0 K E s N 0 8 27 4,3 4,7 ^,7 6,8 7,3 7,5 7,0 nW nO kW K(.) () 27 7,8 7,3 7,0 6,7 6,4 4-7 5,8 s 0 s S S E N N E \ 10 27 5,9 5,9 6,4 7,4 8,1 9,9 10,6 E S E s N E E I I 27 "'9 11,5 11,2 ",7 ",9 12,5 '■-,7 S E s ^ E E 1 •-! 27 12,6 12,2 12, U 12,2 12,3 11,8 11,8 £ s N E N I 0 27 II, /{ 1 1,0 11,5 11,4 ",7 12,1 12.3 S 0 s N E E 1I 27 12, :> ",7 11,8 ",7 11,9 1 1,6 ' ',7 S E N E S E la 27 11,2 10,9 9,' 8,5 8,0 6,6 6,9 ! S E 0 N N [G 27 7,0 6,9 7,4 7,7 7.8 8,0 8,4 1 nW nW rjiM Calmo '7 27 7,9 7,4 7,4 7»4 7,3 6,8 7,2 s 0 N 0 E 18 27 7,0 7,0 7,4 7,6 7,8 7,7 9,2 1 E N E N N E '9 27 9,4 9,4 9,7 10,3 '0,4 [0,4 •0,7 E E N IV E N E 20 27 10,0 9,» 9,'^ 10,0 9,7 9-\ 9,4 1 S E S E S E ■21 27 9^1 8,8 8,5 8,6 8,5 7,« 8,4 i E S E Pf N 0 S 0 E 11 27 8,6 8,6 8,8 8,9 9,0 8,8 8,9 [ Caliuo N N 0 ■N ■i:i 27 8,7 «,4 «,4 8,7 8,7 8,4 8,5 t>,4 ' s 0 S £ Calmo 24 27 8,6 8,4 «,7 9,« 9,4 10,8 S £ S E E S E E 25 27 11,4 11,2 1 1,3 11,8 ",7 11,1 .0,8 1 S S N E N 2G 27 10,2 9,6 9,8 10,1 10,5 10,0 10,0 8,1 8,2 S E S E E 0 ■-^7 27 9,5 8,6 7,9 8,0 8,0 7,9 0 N 0 N 0 N E 28 27 8,0 7,i> 7,4 7,7 7»9 8,2 E S E S L E S E ■^9 27 8,5 8,2 8,4 8,9 9,' 9,i 9-8 ! E E E S E Ou 27 »o,' 8,9 10,1 10,0 10,5 io,i 10.6 S E E Caluio 0 .-il 27 10,5 105I 10,0 I 0,0 10,6 10,9 11.2 ! N 0 Calino E Altcz iu inas sinia (1 cl Laiouictio poll. 28 lin. 0.71 jf niiu una . . „_ 5,55 8,354 " uieL • " 27 » I.e ore dclle ( jsscrvi zioni soiio in tcni] •)0 vcro cont 3le da mczzodi. 368 ■"^a?■^4^.'^^.^.J.^_^.am.^Bl| M A R Z 0 I 835. Allczza del termometro R. State del cielo. 3 o'> 5'- 6"^ 9" I2'> 18'^ ai*^ da 0 a 12 da 12'' a 24'' I + 4!.0 -H (J,2 + 5,0 + 4°6L 5",4 + 4"',5 + 5°,8 Nuvolo roUo. Pioggia ser. 2 + 7,0 + 8,1 + 6,3 •*■ 5,7 1+ 4,9 + 3,1 + 7,« Nuv. ser. nebb. Ser. nuv. ser. cy + 8,8 + 9:"J + 8,5 + 6,5 + 5,5 + 5,8 + 8,6 Ser. nuY. Ser. nuv. ser. 4 + 9'7 +10,1 + 8,2 + 6,2 + 3,4 + 4,2 + 7-P Sereno. Ser. nuv. 5 + 7,1 + 6,9 + 4,5 + 4,1 + 4,0 + 3,6 + 4,4 Sere no. Sereno. 6 + 7,1 + 7,8 + 6,1 + 3,5 + 2,0 + 1,7 + 4,0 Ser. nuv. ser. Sereno. n + 8,9 + 9,0 + 7^4 + 7,9 + 3,8 + 2,1 + 6,4 Ser. nuv.rotto. Ser. nuv. ser. 8 + 9.(3 + 9,5 + 7,« + 4,a + 5,4 + 3,3 + 4,9 Ser. nuv. ser. Sereno. q + 7,6 4. 8,1 + 6,5 •V 6,7 + 4,1 + 4,0 + 0,4 Ser. nuv, rotto. Nuvolo. 10 + 3,6 + 4,1 + 4,4 + 5,5 + 0,7 + 0,9 + 3,4 Nuv. nebb. Sereno. II + 7'-^ + 8,1 + 7,1 + 4,8 + 1,9 + 2,0 + 4,9 Sereno. Sereno. 12 + 8,0 + 8,S + 7,0 + 5,6 + 2,6 + 2,7 + 4,5 Sereno. Sereno. 1 3 •»■ q,o + 9i" + 7,2 + 6,3 + 4,4 + 2,0 + 6,3 Sereno. Sereno. i4 + 8,q +10,8 + 8,8 + 7,5 + 5,5 + 3,3 + 7,« Ser. nuv. Ser. nebb. nuv. i5 + TO,5 +10,8 + 9,D + 8,6 + 7,5 + 6,2 + 9,5 Nuv. ser. nuv. Nuv. ser. + 11,0 +10,5 + 9.0 + 6,4 + 4,7 + 4,6 + 7,5 Nuv- ser. Sereno. 17 +10,8 +11,4 + 9-4 + 7,0 * 5,9 + 4,2 + 7,5 Sereno. Ser. nuv. ser. iS * 9.^ + 1 0,2 + 7,6 + t media . . . . + 6 ,479 Qiianlila della pioggia cadula in liiUo il nicse linee 9,625. '•'"•"•T""'"' uiiHt-Kiia jij -x.a';M-j . ,„,irw..>.r.a •■> -J 11 w V