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*A!
BIBLIOTEGA ITALIANA
O SIA
GIORNALE
VI
LETTERATURA, SCIENCE ED ARTI
COMPILATO
DA VARJ LETTERATI.
ToMo LXXVIII.
ANNO VENTESIMO.
Aprilc , Maggio e Giugao
i835.
■:/1 a^ePc^B.
MILANO
PKESSO LA DIKEZIONE DEL GIORNALE.
IMPERIALE REOIA STAMPEKIA.
II presente Qiornale^ con tutti i volumi precedenti^ e
posto sotto la salvaguardia della Legge^ essendosi
adempiuto a quanta essa prescrive.
BIBLIOTECA ITALIANA
PARTE I.
LETTEUATUKA ED ARTI LTBERALI.
Famiglie celebrl italianc del conte Pompeo Litta. —
Mitauo ^ prcsso V autore , piazza di SanC' Angela ,
71° 1436, in fogito con rami {*).
t
hello e piacevole uQlcio aiinunziare di tempo in
tempo alcuni nuovi tiiscicoli della grand' opera del
conte Litta; perche torna lo stesso come annunziarc
die alcune parti della storia italiana hanno ricevuto
una nuova illustrazione, o clie 1' esimio autore ha
acquistati nuovi titoli alia stima degli eruditi ed alia
riconoscenza degli studiosi. Vorremmo poter allermare
altresi con ngual sicurezza, die quanto piu T opera
va crescendo di mole , tanto piu se n' aumenta lo
(*) Dopo r ultimo nostro articolo ( Vedi tomo 71.°, liiglio i833,
P^g- 17) rilliigtre aiuore puJjblico le seguenti faiuiglie. Ogiii fa-
miglia si vende anche separata.
Bemivoglio di Bologna, con i-auii au. 1. 40. — senza rami 1. 8. —
Coi-raro di Venezia » 4. 80 » 3. 40
Fogliani di Reggio » g. 20 » 4. 20
Foscari di Veuezia » 4. » 2. •
Foscarini di Vonezla » 4. « 3. — .
Wacchiavelli di Firenze » 7. « 2. 80
Gonzaga di Mautova, parte I." . . » 22. — » 4. 60
Tutte le famiglie finora pubblicate, clie uioutauo a cinr|uau-
taquattro, costauo aust. lli-. 742 coi rami, senza rami lir. 167. 70.
4 FAMIGLIE CELEBEI ITALIANE
spaecio; vorremmo poter dire che alcuni gabirictli o
casiiil o socletd dl letture lianno banditi molti frivoli
giornali, per sostituire a tante straniere inutilita un li-
bro di sapienza italiana, il quale per varieta d'argo-
menti puo appagare la plu incostante curiosita, ma non
puo mai esser letto cosi Icggiermente , che non se ne
cavi buon frutto. Alcuni ridcranno al certo di questo
nostro desiderio, e diranno clie i "volumi in foglio non
sono opere da gabinetti, non sono fatti per allettare,
non sono acconci a dilTondere le cognizioni : noi ri-
conosciamo e confessiamo tutti gV inconvenienti di
sifiFatti libii ; nia , se la materia lo comportasse , non
potremmo ridere anclie noi di coloro che si accam-
pano fra i Cosmorama , i Teatri Universali e i Ga-
Linetti Pittorici per m-aovere la loro piccola guerra ai
volumi in foglio? Non sarebbe carita il dire a molti
giovani di buon ingegno e di ottinia volonta, che
tra il diffondere e il disperdere, in certe materie, vi
lia una dilferenza piccolissima , impercettibile ; che
pochi volumi in foglio bene studiati li metteranno
in grado di scrivere con bencticio dell' universale ,
mentre dopo lutte queste letture nelle quali ora con-
sumano il tempo non potranno aver mai speranza di
coUocarsi fra i veri grandi scrittori? O meriteremo
noi forse che le nostre parole si traggano a qualche
sinistra interprctazione, quando proponiamo di sosti-
tuire a tanti indigesti frammenti, a tante notizie sem-
pre incompiute e non di rado fallaci , la lettura di
un' opera si magistrale , si diligente , si consonante
colla nostra eta , com' e quella del sig. Litta ? E noi
intendiamo parlare a que' 2;iovani che si mostrano
capaci di battere una splendida carriera, ed ai quali
non e ne utile , ne onorevole contentarsi di questi
sussidj trovati in servigio de' mediocri ins^cgni o di
coloro che non possono attendere a studj migliori.
L' opera del signor Litta, noi I'abbiamo gia detto
altre volte, lutta insieme viene a comprendere I'in-
tiero corso della storia italiana, illustrata dalle bio-
gratJe de' piu ragguardevoli personaggi. Un giovane
DI POlVtPEO LnTA. 5
che faccia precedere a questa lettura qualche studio
di cronologia, non puo, sotto questo rispetto, deside-
rare istiuzione maggioie. A poco a poco cgli trova
in questo libro tutti i iatti di cui lia bisogno per
averc una piena notizia delle vicende del nostro paese,
e quei fatti gia gli eniran nelT animo accompagnali
da tutto cio che si richiede a bene intenderii ed ap-
prezzarli, percliVgli impara a conoscei'e le persone clic
li hanno operati, con tuttc le loro private e pubbli-
che passioni. Cercare con instancabile diligenza nelle
storie, nelle cronaclie, nei diplomi, nei monumenti i
fatti delle famiglie piu illustri; questo e lo scopo del
nobile autore. Una chiara esposizione di qucsti fatti,
molte belle osservazioni , non tolte a prcstanza dai
libri che s' hanno alle mani , ne ostentate per va-
nita o per assicurarsi la lode di qualche classe di
lettori, ma dedotte con costanza di vero filosofo dal
tesoro della propria mente; sono questi i pregi che
sollevano 1' opera del sig. Litta dalla schiera delle
semplici genealogie alle storie propriamente dctte. II
continuo pas^aggio poi da uno ad un altro paese, da
una ad un' altra famiglia; e quel frammcttci e (come
porta la natura di un lavoro biogralico') i privati ai
pubblici avvenimenti; e 1 opportunita di registrarvi
niolte notizie che la storia passerebbe in silenzio; e
la necessita di parlare di niolte persone estranee forse
alia storia della nazione, ma non di rado importanti per
quella della morale, e utilissime a ricreare colle loro
avventure T animo di chi legge : tutte queste circo-
stanze contribuiscono a far si che quest' opera possa
contentare di sc e chi cerca nei libri una solida istru-
zione, e chi Icgge solo per passar tempo. Certo non c
nostra intenzione di considerare un libro di fanta im-
portanza dal lato del diletto -, ne un uomo che ha
consumata la parte migliore della sua vita per eru-
dirsi , e per arricchire l' Italia d'un' opera che bast^i
a redimerci dalle ingiurie di molti stranieri, potrebbe
di tal maniera degnamente lodarsi. Nondinieno poiche
abbiamo toccato questo argomento, rifcrirenio qualche
6 FAMIGLIE CKLEKUI ITALIANS
esempio die valga a comprovare la nostra asserzione;
e primamente i casi di Camilla Martolli , arnica e poi
nioglie di Cosimo de' Medici.
K Quando quel principe nel 1664 si pose in inente
d'aprire il corridojo di conuinicazione lungo forse
mezzo miglio , accio potesse passare inosservato dal
suo palazzo all' altro detto de' Pitti , tra le case clie
in tale occasione si dovettero demolire, una fu cpiella
in cui Camilla soggiornava col padre. Cosimo aiidando
a visitar la fabbrica conoljbe la giovane Martelli, se
lie invaglii, c la voile possedere. 11 padre ch'era po-
vero non rcsistette a tanto intercessore, e gliela con-
cede. Tale fii Torigine di cpiesto concubinato, clie si
cambio poi in matrimonio in forza delle esortazioni
di Pio V, a cui Camilla s"era segretamente con molta
efficacia raccomandata. Non cbbe pero mai titolo e
trattamento da sovrana; il clie fu uno de'motivi die
tranquillizzarono il principe ereditario insofferente di
avere tale matrigna in corte. Passo giorni fclici fin-
die visse Cosimo , ma nel di istesso della morte del
marito fu, si puo dire, dal successore cacciata di pa-
lazzo; perclic al momento intimatole di cliiudersi nel
monastero dclie Mm-ate. Dovette obbedire. Porto nel
iiuovo soggiorno il nial umore cui doveva andar sog-
getta una donna die cadeva tanto dalT alto ; cosicche
cjuel monastero dopo il di lei ingresso fu in continuo
sconvolginiento. Dolenti le monaclie d' aver questo
diavolo in casa, cdebrarono molte novene alia Beata
Vergine onde ottenere la grazia di essere liberate.
Furono esaudite, e Camilla fu trasferita in S. Monaca,
ovc gia un tempo era stata allcvala. Usci una sola
volta da questo ritiro, cioe nel i585 in occasione
delle nozze di sua figlia col duca di Modena. II ram-
marico la rese quasi imbecille, e negli ultimi suoi
giorni affatto scema. Nei matrimonj di cpiestc genera
le donne se non sono maltrattate dal marito lo sono
poi da' suoi parenti. »
La famiglia Martelli sommiuistra all' egregio au-
tore un altro racconto, che potrebbe anch'esso dare
DI rOMPEO LITTA. 7
ar2;omcnto ai nostri scrittori di novelle , nella morte di
Lodovico Martclli. k E celebrato il suo nome in tntte
le stoi'ie per un famoso duello cli' ebbe nel tempo in
cui le milizie di Cleniciite VII unitaniente a quelle
di Carlo V assediavano Fircnze nel i53o onde di-
strucgere quella repuliblica. Lodovico in questa lotta
combatteva per la difesa della patria, ed era in gran
riputazione non solo pel suo amore per la liberta ,
ma pel suo coraggio e pel suo valore. Aveva egli
avuto alterco ne' passati tempi con Giovanni Bandini
per cagione di Marietta de" Ricci moglie di Niccolo
Benintendi, e avendo il Bandini col segulre le parti
del Pontefice prese le armi contro la repubblica, Lo-
dovico gli mando un cartello di slida, chiamando tra-
ditori della patria c nemici di Cristo lui e tiitti i
Fiorentini che erano al campo nemico. Fu in allora
deciso il duello. La repul^blica die il suo assenso, ed
ugualmente il principe d' Orange coniandante V asse-
dio, che fece disporre uno steccato cliiuso a pie del
monte Baroncelli, oggi Poggio imperiale. Ebbe cia-
scun de'combattenti un compagno. Lodovico condusse
seco Dante da Castiglione; ed il Bandini era accom-
paguato da Bertino degli Aldobrandini. Fn eseguito
il duello alia presenza dei due eserciti con graude
solennita. I qiiattio conibattenti erano in camiscia
colle sole calzc, c testa nuda . ...» L' Aldobrandini
poi fu ucciso da Dante con cui gli era toccato di com-
battere. Ma Lodovico alia vista de' Fiorentini palpi-
tanti fu colpito da grave ferita nella testa , la quale
versando copioso sangue gli tolse la vista e lo pose
nelle mani del suo avvcrsario. « Trasportato a Fi-
renze ( cosi il signer Litta ) , le cure deli" antica sua
amante non che servirgli di sollievo, furongli cagione
di maggiorc alTlizione, ed oppresso dalle tiisti idee
dellc disgrazie della patria sua, in pochi giorni nioii. »
Di questi aneddoti che la storia passa intierameiite
in silenzio o li accenna appena sotto gran brevita ,
sono ricchissime le pagine del conte Litta, il quale
non solamente gl' jUustra colla solita sua diligenza ,
8 FAMIGLTE CELEBRI ITALIANE
ma li accompagna sovente anche di giuste conside-
razioni; oltreche poi cogli elenchi degli scrittori di
ciascheduna famiglia, mette in grado chi ne fosse cu-
rioso di trovarne tutte quell altre notizie die mai si
possano desiderare.
Come parte del diletto che si trova nello studio di
questa bell' opera abbianio accennata la varieta de-
gli argomenti •, qualita su cui fondasi principalmente
la fortuna di molti giornali che ci vengono dagli
stranieri. Ma questa non e varieta prodotta dall' ac-
cumulare in poche pagine molti frammenti di notizie
imperfette, senza relazione di sorta fra loro, e per-
cio senza veruna probabilita che il lettore ne possa
fare tesoro; bensi e quella varieta propria di un opera
che della storia di niolte famiglie viene a comporre
a poco a poco la storia di tutta la nazione. In questi
ultimi fascicoli, per cagione di esempio, il conte Litta
ci guida per le principali citta d' Italia, a Firenze, a
Venezia, a Modena, a Mantova, a Reggio; ci mette
dinanzi alcune famiglie dedite all' armi , altre che
dairingegtio e dalle lettere principalmente ricevettero
la loro celebrita ; e qualche volta ci descrive le gare
sanguinose delle fazioni e dei principi, qualche volta
le controversie dei teologi , e nelle sue pagine in
somma ej^li ridesta tutta quanta la vita della Nazione.
Le famislie Martelli di Firenze e Varano da Camerino
gli porgono occasione di somministrarci una parte
della nostra storia letteraria. Nella famiglia Corraro
di Venezia gli s' apre il campo a farci conoscere
moke cose spettanti alia politica ed alia religione nei
secoli XIV e XV ; e noi preghiamo i nostri lettori a
considerare quante notizie egli abbia raccolte negli
articoli Angelo e Antonio della Tavola III. La famiglia
Rangoni di Modena ci trae in mezzo alle continue
inimicizie dei nostri padri, ed a quella perpetua vi-
cenda di fazioni che costo tanto sangue al nostro paese
e fu tanta parte della sua infelicita. Della famiglia
Rangoni alcuni ccrcan T origiue al di la delle Alpi,
ordinario melodo (dice il sig. conte Litta) con cui
DI POMPEO LITTA. 9
camminano i genealogisti delle illustri famlglie ita-
liane, persnasi die cio contribuisca al maggiore splen-
dore di esse. L' antichita e Y origine d' una famiglia
( so2giungc ) non lianno pero alcuna parte nel ren-
derla storica, bensi le sue vicende e le azioni de' suoi
personaggi. H primo di questi nella famiglia Rangoni
I'u , secondo 1' illustre autore , un Gherardo •, quegli
probabilmente che tra' condottieri dell' esercito della
contessa Matilde combatte contro 1' imperatore Ar-
rigo IV, di cui nel 1092 rimase poi prigioniero. Ua
altro Gherardo Rangoni fu eletto podesta di Modena
nel 1 1 56, e f a il primo, per quanto pare, che avesse
in quella citta questo ufficio. Nei primi tempi della
Lega lombarda sembra cli egli aderisse all' imperio ,
ma poi e da credere che mutasse consiglio, giacche
nel ii69giur61a cittadinanza di Reggio promettendo
fedeha , e nel 11 73 trovasi registrato fra i consoli
della repubblica di Modena , ove sei anni dopo fu
eletto podesta per Li seconda volta. Un Jacopino
Rangoni, pronipote di questo Gherardo, ebbe il grado
di podesta in Todi, in Siena, in Foligno; parteggio
qualche tempo per Federigo II contro Innocenzo IV,
poi nel 1247 si consacro improvvisamente al servizio
della Corte Pontificia , e fu capo dei Guelli. Come
tale ebbe anche in Firenze la carica di podesta, ma
vi lascio una dolorosa memoria per la rotta che i
Guelfi comandati da lui ebbero a Montaperti sulFAr-
bia il 4 settcnibre 1259. Quando poi Carlo I d'Angio
fu chiamato dal Pontefice in Italia ai danni di Man-
fredi, Jacopino prcse le armi contro i Ghibellini, e
li caccio da Modena. Reggio nel 1265 imito I'esem-
pio di quesia citta, e deposto il podesta Marco Gra-
denigo gli sostttui il Rangoni. Dopo che poi colla
vittoi'ia di Benevento Carlo d' Anglo ebbe asslcurata
la prevalenza dei Guelfi , Jacopino non fu tra gli
ultlml a renders! noto per la persecuzione coatro i
Ghibollinl , dei quail devasto le case e inccndio le
castella. Anche Gugllelmo, liglluolo di Jacopino, se-
guito prima Ic parti dclT iuipcrio , poi abbraccio la
10 FAMIGLIE CELEBRI ITALIANE
fazione Guclfa. Figliuolo tli costui fu Lanfianco, uomo
di gran senno e di gran valore, nia non bene amato
diilla fortima. A' suoi tempi ( nel 1284) i Guelli di
Modena vennero a discordia fra loro, in consegncnza
di clie il doniinio di queila citta fu dato ad Obizzo
d' Este , signor di Ferrai'a. Alia morte di Obizzo
nacquc contesa tra il figliuolo Azzo e il nipote Al-
drovandino, a clii dovesse appartenere il dominio di
Modena. Lanfranco Rangoni sostenne ]e pretensioni
di Aldrovandino, a cui egli aveva data in nioiilie una
propria (igliuola , ma vinto e proscritto co' suoi se-
guaci , mori esule nel 1804.
Noi non andremo piii oltre compendiando la storia
di cjuesta faniiglia, perche questo breve saggio e ba-
stevole a far ronoscere come sia vero die le vite
delle qiiali si componc V opera del sig. Litta guidano
lo studioso per un sentiero sempre vario , sempre
nuovo , a conoscere tutta quanta la storia italiana.
Gia si e detto poc' anzi che le famiglie Martelli e
Varano, oltre airimportanza politica, possono allettare
pvincipalmente gli studios! dclla storia letterai-ia. Nella
famiglia Fogliani di Eeggio poi e notabile principal-
niente la vita di Corrado die trovasi nella terza tavola.
fc Corrado Fogliani fu sempre ai ilanchi di Fran-
cesco Sforza suo fratello riterino, cni presto segnalati
servizj in varie railitari spedizioni c in rilevanti com-
niissioni politiclic. Assistettclo particolarmente quando,
intento a diveutar duca di Milano , si trovo involto
nelle piu pericolose difl^colta ; e in quest' occasione
Lodovico duca di Savoja avendo assalito il Novarese,
Corrado ando tosto ad impedire die si avanzasse a
passare il Tirino e turbare le operazioni militari del-
1 asscdio di Milano. » Quando poi lo Sforza per avere
ottcnuLo quel grado, si attiro F inimicizia dei Vene-
ziani, dcsiderosi allora della Lombardia, Corrado gli
torno molto utile come governntore di Alessandria ,
non permettendo die qnella citta si uiiisse con Gu-
glielmo marchesc di Monferrato die la repubblica di
Venezia aveva saputo guadagnarsi a danno del nuovo
DI rOMPEO LITTA. H
tluca. Fjnita quclla guerra, e rimasto lo Sforza asso-
luto padrone di quanto avevano possednto i Visconti,
Coirado fu spedito a combattere le soldatesclie del
Picinino e di Matteo di Capua clie rimasti , per la
pace, senza paglie, desolavano le provincie di Siena.
« Nel J 462 fu eletto commissario e luogotenente du-
cale in Lodi, e quindi comandante delle arnii in
Piacenza. Quivi si trovo quando si sparse la notizia
della niorte del duca di Milano. Non mancarono i
nemici al nome Sforzesco di muovere a tnmulto gli
abitanti si della citta come della campagna, nia Cor-
rado con gran prudenza e con iino accorgimento
giunse a ristabilire la quiete ; molto piu che , rico-
nosciuta falsa la notizia , ne' tumultuanti presto sce-
nio r ardinicnto. Questo fatto servi a far conoscere
quanta era la fcde di Corrado, e quali tra i potenti
signori e gli stessi condotticri erano i traditori. Nel
1464 fu procurator ducale a riceveie da' ministri del
re di Francia il possesso della Li^uria ceduta a Fran-
cesco Sforza colia depressione dci Fregoso .... Nel
1468 Galcazzo Maria Sforza succcduto a Francesco
suo padre lo noniino governatore di Genoya , e gli
diede in feudo il marchesato di Vigliizzolo nel Tor-
tonese .... Nel 1470 ebbe altresi il feudo di Castel-
nuovo parmigiano, e possedeva altresi quel di Cerreto
per vendita fattagli da' Landi. Fisso Corrado la sua
famiglia in Piacenza , ove il consiglio generale gli
aveva conceduto la cittadinanza e ie esenzioni per
le sue terre , tributandogli grandi enconij particolar-
mente per aver salvato Piacenza dagli orrori dell' a-
narchia nelle turbolenze del 1462. Mori in Milano
nel 1470, 23 dicenibre. ))
Un altro personaggio di questa famiglia , la ciii vita
descritta molto ampianiente dal conte Litta e piena
di belle curiosita storiche, fu Giovanni nato nel 1697.
« Quando V inflmte D. Carlo in conseguenza del trat-
tato di Siviglia del 1729, vennc nel 1-32 a pren-
dere possesso degli Stati di Parma e Piacenza in qua-
lita di credo e successore a' Farnesi, Giovanni fu
12 FAMIGLIE CELEBRI ITALIANE
creato gentiluomo di camera del nuovo principe, di
cui presto guadagno per le sue pregevoli doti V at-
fetto. Poco dopo passo a Madrid con particolare mis-
sione presso Filippo V padre dell' Infante. Scoppiata
iiel 1784 la guerra di successione alia Polonia, che
pose in fuoco tutta Y Eiiropa , D. Carlo fu spedito a
cacciare gl' iniperiali dal regno delle Due Sicilie , e
riuscitagli V inipresa , fa coronato re in Napoli nel
1735; e col trattato di Vienna del 1788, 8 noveinbre
rimase pacilico possessore di quel regno. II Fogliani
non abbandono mai il principe, e rimase presso di lui
fine al 1755 .... Era egli presso il monarca uomo di
molta preponderanza ; ma a pochi e dato di percor-
rere una carriera nelle corti senza inciampi. » Avve-
dutosi il Fogliani del pericolo in cui poteva trovarsi
domando di poter cambiare la carica di primo mini-
stro con quella di vicere di Sicilia, e ottenutala stette
in Palermo lo anni. « II Fogliani era molto pio, ele-
mosiniere, inclinato alle belle lettere, ma poco av-
veduto , e lontano aflFatto dal credere che non facendo
quello die sempre si era fatto, si potesse far mcglio.
Governo per altro con niolta probita e presiede alia
celebrazione di cinque parlamenti, ch' era la rappre-
sentanza del regno , che adnnavasi triennalmcnte ,
rappresentanza di limitato profitto , perche la corte
poco si curava delle negative o delle domande del
parlamento, mentrc i popoli avevano ancora per i
principi una divozione e un rispetto particolare. Del
resto in cpiesti tempi in tutti i paesi poco si pensava
agli affari, molto ai divertimenti , ed egualmente in
Palermo, si pel, gran numero de' giorni di precetto
nelFanno, come per la particolare circostanza di un
parentado Borbonico tanto esteso che porgeva motivo
continuo di funzioni solenni , che non eran mai se-
parate da trastulli pel popolo. 11 vicere die viveva
con gran splendidezza amava sommamente tali occa-
sioni, perche vedeva il suo palazzo alTollato. I giorni
carnevaleschi eran poi spcsi da capo a fondo in una
onesta dissipazioue ; dopo di che il Fogliani seguito
DI POMPEO LITTA. l3
dalla nobilta saltava a pie giunti in un convento per
gli esercizj spiritual]. Ma intanto la pubblica ammi-
nistrazione era tutta languore, inerzia, abusi; e sic-
come non si dovevano adottare giammai nuovi rego-
lamenti , ne combattere le consuetudini , il male di-
veniva sempre maggiore. Per rendere sicuro il com-
mercio fra la Sicilia e il regno di Napoli fu esortato
nel I '-61 il Fogliani ad introdurre una popolazione
in Ustica. Fu fatto , ma non si trovo mai tempo di
innalzare le convenute fortificazioni per difenderla;
onde i corsari presto assalirono quell' isola , e tras-
sero in ischiavitu parte della nuova popolazione. I
sepolcri nelle cliiese rimanevano sempre aperti, per-
che il popolo che intorno inginocchiato orava , era
persuaso che facendo altrimenti le anime dei trapas-
sati rimanessero prive di sutlragio. La corte ordino
che fossero chiusi. Pubblico il Fogliani il decreto ,
ma non fu mai in caso di farsi obbedire. II male
maggiore consisteva pero nei principj che regolavano
r amministrazione dell' annona ... In mezzo a que-
ste circostanze sopraggiunse un gravissiino avveni-
mento che tanto turbo 1' animo del vicere. Questo fa
r ordine di espellere i Gesuiti dalT isola .... Nel
1768 gli tocco di proibire la boUa in Coena Domini,
la pubblicazione degli editti della corte pontificia
quando non vi fosse la permissione regia , i ricorsi
ai tribunali forestieri, nel che si aveva di mira d'im-
pedire ai Siciliani il rivolgersi ai tribunali di Roma,
e finalmcnte tocco a lui di proibire al clero nuovi
acquisti di beni. « A tutte queste 30se ed a quelle
altre che le opinioni allora nascenti esigevano non
poteva essere buono stromento il Fogliani, sicche fu
delibcrato da chi nel scgreto favoriva quelle opinioni
di allontanarlo da quel pacse tosto come ne avessero
buona occasione. » Mormorava il popolo in Palermo
pei disordini dell" annona accusando il senato e la no-
bilta di monopolio; e non avca torto, perche il Fo-
gliani era debole c si lasciava ingannare da chi lo av-
vicinava. Canibiandosi per legge in tempi detcrminati
14 FAMIGLIE GELEBRI ITALIANE
i pubblici amniinistratori, il principe del Cassero in
queir anno fu eletto pretore. Beneviso per le sue
doti, il popolo tripudio, aspettando da lui provvedi-
menti salutari e giorni felici. Ma eccolo air improv-
viso infermo. Si trattava dell' estrazione della pietra.
11 Fogljani gli suggeri la niano operatrice, e lo in-
coraggi a sottomettervisi. Fatto il taglio non si trovo
la pietra. e Tannnalato si aggravo. Tumultuo il po-
polo a questa nodzia , strascino i Santi per Palermo
provei'biandoli , insultandoli perche il pretore non
risanava. E difatto il Cielo rifiuto la grazia , e il prin-
cipe mori. Tutto 1' odio piombo allora sul vicere , e
siccome per scuotere il popolo mezzo potente e il
propagare un assurdita, fu accusato il Fogliani d'aver
fatto avvelenare per gelosia i ferri chirurgici. Scop-
pio dunque il 19 settembre una sommossa .... II :2o
fu assalito furiosamente il palazzo del vicere, clie non
penso ne a ricovrarsi in castello , ne a difendersi ,
bensi a gettarsi a' piedi di un sacerdote confessandosi
e chiedendo I assoluzione in ardculo mortis^ ottimo
mezzo per prepararsi a conseguire degnamente la
palma del martirio, ma affatto inefficace per sottomet-
tere un popolo in sommossa. » II Fogliani cacciato
con modi ignominiosi ed anche crudeli ando a sta-
bilire il governo in Messina, donde fu poi chiamato
a Napoli, e dopo esservi stato per qualche tempo in
condizione privata , si trasferi a Madrid dove allora
regnava queU' infante D. Carlo clie nel 1 784 era pas-
sato da Parma a Napoli. « Quivi il re non s'imba-
razzava che di caccia, onde il Fogliani si trovo nelle
niani del conte d'Aranda franco muratorc cntusiasta,
c celclne autore dell' espulsione de' Gesuiti dalla Spa-
gna. Si convinse allora d' essere un uomo di Stato
fuori di stagione, e nel 1770 torno a casa sua, ove
mori nel 1780, 10 marzo, compianto da tutti , per-
che vero esempio di probita, che tra le qualita ne-
cessarie ad un ministro non e jier altro che una sola. 3>
Non possiamo staccarci dalla famiglia Fogliani senza
ricordare la bclla tavola rapprcsentantc Guidoriccio
DI POMPEO LITTA. 1 5
generale de'Sanesi aU'assedio di Montemassi, tratta
da un dipinto di Simon Memmi del iSaS. Di bel-
lissime tavole e ricca anche la faniiglia Bentivoglio
di Bologna, e sotto questo rispetto 1' opera del signor
Litta e una coUezione veramente mirabile do' piu bei
monumenti italiani , una raccolta ricchissima dei ri-
tratti de' nostri personaggi piu illustri, un repertorio
utilissimo a coloro che studiano le usanze e le fogge
dc'secoli andati, e quasi una storia delle arti. Anche
in questa parte Tegregio autore, contro il solito delle
opere lunglie e dispendiose, e venuto sempre accre-
scendo la diligenza e la precisione di che fu lodato tin
dal principio del sue imnienso lavoro; e nell' ultimo
dei fascicoli pubblicati ci ha dato un quadro stupendo
di Domenico Moroni rappresentante la caduta dei Bo-
naccolsi e la elevazione dei Gonzaga nel iS^S. Que-
sta tavola die dal dipinto originale ritrae la forza del
concetto e la bella distribuzione de' molti suoi giuppi,
nella bonta del disegno e nella diligenza del colorire
rende evidente quanto anche in questo genere po-
trebbe sperarsi dagli artisti italiani se avessero fre-
quenti occasioni di esercitarsi , o se i nostri signori
incoraggiassero debitamente coloro che sanno cono-
scerli e trarne partito. Non e possibile parlare di
questa bell' opera del conte Litta senza pro var da una
parte un giusto orgoglio nazionale , e senza mnovere
cpialche cjuerela, giusta pur troppo anch'essa, contro
r indolenza e la non curanza di molti che potrebbero
(quasi volevanio dire dovrebbero) favorirla, ed ap-
pena mostrano di averne notizia ! Del resto noi fare-
mo conoscere i lavori del conte Litta intorno alia
faniiglia Gonzaga quando 1' avra pubblicata per in-
tiero ; qui intanto cliiuderemo il nostro articolo di-
cendo che questi ultimi fascicoli , e principalmente
quelle in cui trattasi della famiglia IMacchiavelli , sono
un niiovo e niolto onorevole testinionio alia dottrina
del nobile autore, c mostiano che anche dopo i molti
scritti degli stranieri si possono leggere con buon
frutto le cose nostre nazionali.
A.
i6
Gli antlchi marmi comensl figurati e letterad , raccoUi
€ dad in luce da Pier Vittorio Aldini , professore
ordinario di archeologia, numismatica , diplomadca
ed araldica neW I. R. Universitd di Pavia. — Pa-
via, 1834, nella stamperia Fusi e C. Con due ta-
vole incise in rame. In 3Iilano presso A. F. Stella
e figli' Lir. 3. 60.
XJ autore , fatti nella prefazione alcuni cenni storici in-
torno alle vicende de' marmi comensi, alle loro raccolte ed
illustrazioni , espone qualche suo pensamento risguardante
il modo di trattare questa gravissima parte di erudizione.
Riconosciuta la somma utllita dello studiare i monumenti
ne'luoglii medeslmi ai quali primitivamente appartenevano,
vorrebbe die neirillustrarli si avesse a congiuxigere il iiie-
todo geografico al cronologico per guisa clie si potesse tener
dietro a tutti i mutamenti clie nel corso de' secoli provo nella
sua civile e politica condizione un municipio, una colonia,
una provincia, desumendoli dall'ispezione e dal confronto
de' monumenti figurati e letterati appartenenti a quclla terra.
Certamente clie un tale metodo sarebbe di un vantaggio
oltre ogni credere niaggiore clie non Taltro, usato gia par-
ticolarmente dal Grutero e dal Muratori^ di raccogliere
tutte le iscrizioni di qualsivoglia luogo e tempo, e di clas-
silicarle giusta T argomento al quale si riferiscono , ovvero
queUo di pubblicare ed illustrare tutte le lapidi raccolte
in alcuna citta senza die le medesime a questa appar-
tengano. Per ridurre pero assolutamente in atto il divi-
sato metodo, sarebbe d'uopo clie niun trasporto di lapidi
fosse stato eseguito da tin luogo ad un altro, onde si po-
tessero le medesime consultare, interpretare , confrontare
ne' luoglii stessi ne' quali furono erette , come si e prati-
cato e si pratica tuttavia per le antidiita egiziane, sebbene
a dir vero i trasporti clie si fecero anclie di qneste in
Europa, scusati forse dal desiderio di poterle con maggiore
comodo studiare, e di sottrarle da una regione dove iiii-
pera clii non sempre e disposto a lasciarle sicuramente
visitare , possano nuocere alia perfetta cognizione dello
GLI ANTICHI MAKMI COMENSI CCC. I 7
stato antico di quel paese. Ma quanto alle lapidi romane
sparse ia tutte le terre abitate dalle present! iiicivilite
nazioni, aadarono sottoposte a tanti iiiutamenti di luogo
per la nobile brama eziandio di fame raccolte, come av-
visa I'autore, die sembra opera piuttosto impossibile che
ardua il discernere quelle che ad una citta o ad un' altra
appartenevano. Oltraccio quando pure si ottenesse questa
aggiudicazione delie rispettive lapidi, e pur senipre perduta
I'utilita clie si pu6 ritrai-re dalla stessa coilocazione pri-
niitiva del monumento, specialmente per cio die riguarda
la illustrazione topogralica. Queste diflicolta riconosce e coii-
fessa anclie 1' autore , ma egli spera che la fervida coopera-
zione degli eruditi ed archeologi valga a superarle; il che
noi pure ardeatemeute desideriamo, avvertendo colore che
si volessero porre a tale impresa di star bene in guardia
da quelle misere ambizioni muuicipali per cui si sforzarona
gli eruditi dell' eta passate o di voler ascrivere alle propria
patrie , lapidi e monumenti che alle medesime spettare non
potevano per niun conto, od a quelle die veramente erano
di lor ragione attriliuirono un' importanza assai maggiore
del vero. Dobbiamo pero dolerci die T autore al^laia scelto
ad illustrare le lapidi romane di Como , le quali sono le
meno atte a mostrare un sagglo del suo metodo, per essere
comprese, com' egli inedesimo atVerma, in un Ijreve periodo
cronologico, gia da altri scrittori illustrate, tranne alcune
poche inedite, e tali in generate da non potersi determi-
Bare ne anco per congettura la primitiva loro situazione.
Laonde si risolve in una raccolta disposta essa pure per
ordine di materia. I capi ai quali le iscrizioni si riducono
sono: I." delta e genjf, a.° Plinio Cecilio, ed altri illustri per
dottrina e per carlche civili e milltari^ 3° militari; 4.° ma-
gistrati ed uflicj municipali;, 5.° Seviri ed Augustali; 6.° Col-
legi delle arti ; 7.° privati. A ciascuna di queste classi pre-
mette 1' autore alcune conslderazioni, fra le quali meritano
di essere distinte per qualclie nuovo pensiero quelle risgnar-
danti i Seviri e gli Augustali. Noi abbiamo anticipatamente
ragionato della pai'te seconda di questo liliro , perche si
lega coUe idee messe fuori dall' autore nella prefazione : ina
la prima parte contiene F illustrazione di alcuni impor-
tanti monumenti , ed e a nostro avvlso la piii uierilcvole
di lode per la novita de' pcnsieri.
Bibl. Ital. T. LXXVlll. a
l8 GLI ANTICHI MARMI COMENSI
Critica sottile eel eletta erudizione dimostra i' autore
neir illustrare uii nionumento coiisistente in un quadro di
niarino bianco (deU'altezza di metro i e c. 90, di larghezza
poco uiinore, della profoiiditk di un mezzo braccio) diviso
orizzontalmeute in due parti, di basso-rilievo; la superiore
delle quali coutieiie figure , che sono la meta del vero ;
e r inferiore alquanto sporgente , figure di minor dimen-
sione. Due questioni si propone: i.° qual soggetto rappre-
senti il monumento^ 2." a quale edificio e parte del mede-
simo sia stato origlaariamente destinato. Premesse alcune
storiche notizie sul suo ritrovamento e su quello d" altri
frammenti che parevano avere rapporto col medesimo, ar-
reca T opinione di Benedetto Giovio, die fosse cioe un
trionfo di Cesare, e 1' altra del Francescano Protasio Porro
che con piii proljalDili ragioni il risguardava per un trionfo
di Germanico. Confuta la prima osservando i." die nel-
r istessa Roma non v' lia nn monumento in marmo rap-
presentante personaggi e fatti romani , il quale possa van-
tare una cosi remota eta; a." che soverchia e la difierenza
tra le sembianze del giovane cavaliere laureato del monu-
mento comense, e quelle del dlttatore;, 3." die sono affatto
inette le congetture intorno all" esistenza di un teatro de-
dicate a Cesare , di cui vorreljbesi considerare come un
frammento cotesto basso-rilievo; e che discordano pure
gli eruditi i quali abbracciarono questa opinioae nell' indi-
care a qual parte del teatro il medesimo appartenesse i
4.° che il marmo lunense con cui e formato il monumento
si scoperse dopo T eta di Cesare. La prima di tali os-
servazioni abliisognava certamente di prove storiche, pero
non si puo negare die tutte nel loro insieme non ci fac-
ciano considerare come erronea quell' opinione troppo lu-
singhevole alia municipale vanita. A confutare la seconda
sentenza adduce 1' autore argomenti cavati da una piii ele-
vata critica e che riferisconsi alia filosofia ed alia storia
deir arti. Osserva con I'autorita del Visconti die I'uso dei
basso-rilievi tauto comune presso gli Egizj e gli Etrusclii
si modero fra i Greci; che presso i Romani si adopera-
rono (jneste scultnre particolarmente nelle urne funerarie,
ne' ceaotafj e sarcofagi; die non erano storiche ma tratte
piuttosto dalle ti-adizioni miticlie e s' adattavano percio a
diverse persone sicclie se ne faceva commercio , e che i
liasso-rilievi storici sono rarissimi ed apparteiienti a grandi
FJGUrtATI E LETTEKAtr. ig
e sontuosi edificj, quali verua altro liiogo fuori deirunlca
Roma puo vantare ( quest' asserzione ci sembra esagerata);
che pocliissimi sono gli avaiizi de' inedesimi anteriori al-
1' eta de' Flavj e niuna menzione ne e fatta dagli scrittori.
Vera ma noa abJjastanza considerate finora sono le difFerenze
che a qnesto proposito nota I'autore tra lo stile de' Greci e
quello de' Romani benclie sieno stati lore disoepoli nelle
arti ; la piii iraportante delle quali si e 1' avere i primi
volte sempre le arti all' espressione dell' ideale anclie qitando
trattavano argomentl storici, perche si erano gran tempo
esercitati nella sola rappresentazione de' Numi; e Taverne i
second! in vece accostate pinttosto all' esatta imitazione
della natura, e pero rinvenirsi maggiore bellezza nelle pri-
me, maggiore verita o reaka nelle seconde. Solo non pos-
siamo convenire che nell' arti roma..e si scorga piii ten-
denza verso 1' allegoria ; raentre anzi pel sistema religioso
de' Greci piii improntato del misterioso culto orientale
doveva I'allegorismo s'gnoreggiare anche nell' arti, laddove
i Romani nel tempo in cui si diedero a coltivare le me-
desime avevano credenze religiose piii conformi alia pra-
tica realta della vita che non ad arcane e misteriose dot-
trine. Troppo assoluta e pure 1' asserzione che solo al
tempo di Alessandro cominciassero i Greci scultori ad effi-
giare jDcrsone viventi, giacche la stessa storia Greca ridonda
di esempi di statue erette a' viventi o subito dopo la morte
per onorarne la memoria, assai tempo prima d'Alessandro.
A ciasciino e noto aver gli Ateniesi per la prima volta
decretato 1' onore della statua ad Armodio ed Aristogitone
che uccisero il figlio di Pisistrato Ipparco. L' aver poi
Alessandro data commisslone a Lisippo di far le statue di
que'valorosi compagnl che caddero comljattendo al Gra-
nico, dimostra clie tale uso era gia da gran tempo invalso.
L' argomento piii positive e quindi piii efllcace a provare
che non puo quel monumento riferivsi a Germanico, fu som-
ministrato all'autore dal dottore Labus il quale diniostro
gia che la via tenuta da Germanico reduce dalle sue glo-
riose spedizioni contro i barbari fu quella che da Trento
conduce a Brescia ^ laonde non avendo toccato il territorio
comense , non si vede ragione per la quale que' cittadini
gli debbano aver dedicato un monumento.
Riliutate come insussistenti quelle due opiiiioni, I'au-
tore mette fuori una sua consettura c la conforta di tali
20 GLI ANTIClil MARMl GUMENSI
argoinenti die a noi pare inducano un veto convincimento.
Seppe e|;li a. tal uopo valersi di una grande epigrafe ono-
raria di M. Aurelio Antonino figlio di Lucio Settimio Se-
vero per iscoprire meglio il soggetto del basso-rilievo, con
cui sembra die queir epigrafe avesse relazione, come parte
di lino stesso inonumento. Considerando adunque die gio-
vani ed iiiiKerbi sono i due cavalieri del basso-rilievo, che
r lino de'medesimi e coronato d'alloro, che non v'ha trac-
cia niuna atta a ricordare lo spettacolo d' un trionfo , che
le note cronologiche dell' epigrafe concordano esattamente
con r anno in cui Settimio Severo vinse Clodio Albino ,
dopo la qual vittoria fii proclamato Aiigusto il suo liglio
maggiore nomato da' soldati Caracalla per 1' uso ch' ebbe
di indossare certa veste gallica , e che il Senato il quale
aveva parteggiato pel competitore di Severo voile placare
lo sdegno del vittorioso imperatore ordlnando che in tutte
le citta per le quali egli dovea passare si festeggiasse
qnella vittoria anche con V ergere monumenti ; viene nella
credenza che il basso-rilievo di cni si ragiona sia stato
destinato ad onorare precipuamente Caracalla ed il suo
niinore fratello Geta. La parte inferiore e sporgente del
basso-rilievo contiene figure di piii piccola dimensione e
di allegorico signilicato, delle quali non vuol 1' autore ten-
tare la interpretazione, e le reputa solo parte ornamentale.
E-ispetto alia seconda quistione, dopo avere accennata la in-
verosimiglianza che questo basso-rilievo appartenga a qnal-
che srande edificio, e neppure ad un arco ti-ionfale, siccome
quello die non ha le condizioni volute per essere considerate
qual merabro archltettonico di un tal genere di monumenti,
si persuade che ornasse la faccia di un piedestallo sul quale
sorgeva forse la statua equestre del nuovo Augusto, men-
ti-e la faccia opposta sarebbe stata occupata dalla rife-
i-ita grande epigrafe. Questa sorte di monumento piii a
suo avviso consuona con T uso tanto comune di ergere
statue in onore de' potenti ed illustri uomini , con l-^ fa-
colta del municipio comense, e con T occasione stes?a per
cui fu quel monumento innalzato, poiche non si vede mo-
tive pel quale Conio dovesse con immenso dispendi") edi-
ficare un arco trionfale solo per onorare il passag«:io di
Severo e de' suoi figli.
Nel capitolo VII si fa Tautore ad illustrare un' epigrafe
reccnteraeute scoperta a poca distanza da Couio , che facea
FIOURATI E LETTER VTI. it
le veci di coperchio a clue sepolcri coa le lettere rlvolte
airingiil. Altri dotti avevano affermato esser la medesima
iiii'' epigi'afe onoraria di Ales^andro Severo , ma egli fon-
datldosi particolarmente suU' antica abrasione della qnarta
linea nella quale si dovea leggere il nome delP imperatore,
crede di attribuirla ad Eliogabalo, e pero snpplisce: Anto-^
nino Pio Felici Augusto, giacche, ucclso queirinfame Cesare,
fu cancellato il sno nome da molti monumenti, il clie puo
essere avvenuto anclie nella inscrizlone di cui qui si tratta,
laddove non si troverebbe ragione per cui un simile sfreglo
dovesse essersi fatto ad un monumento eretto in onore del-
Tottimo Alessandro; e quando pure cio avesse avuto luogo
per la furia delle soldatesche allorche trucidarono 1' impe-
ratore , sarebbe stata probabilmente repristinata V epigrafe.
Quest' argomento puo nondimeno essere ancora materia di
discussione.
Non va a nostro avviso lungl dal vero 1" autore negando
che a Cesare dittatore appartenga una testa colossale or-
nata deW infitla la quale egli risguarda a ragione come
insegna dell' augurato anziche del pontilicato massimo , e
congetturando die pluttosto appartenga a Plinio Cecilio.
A questo loro concittadino i Comaschi grati pe' ricevutL
henciizj in aspettazione di nuovi, e reverenti alTalto grado
che il medesimo occupava presso 1" imperatore Trajauo
dedicarono pareccliie statue , e forse anche una colossale
per rendergli maggior onore, il die si praticava coi perso-
naggi di piu alto afFare. Reca niaraviglia come siasi con-
tinuato assai tempo nell' ascrivere questa testa a Cesare ^
mentre non ha sembianze die in qnalche parte a quelle
di Ini si accostino, mancando del solito fregio dell' alloro ,
ed e di un gusto d' arte non proprio di que' tempi. Laonde
non crediamo inverosimile la congettura dell' autore che
rignarda la statua, a cui appartenne quella testa eretta
neU'occasione in cui Plinio fu insignito dell' augurato ,
della qual carica egli fncea altissimo conto e per cui fa
dallo scultore efligiato con Vinfuhi. E pure d' uopo couve-
nire con l' autore che non appartenga a Pliaio quella sta-
tua di basso-rilievo tronca collocata dal conte Giovio sotto
la testa colossale , ma che in A"ece sia d' uoino ignoto e
fors' anche oscuro. — Da quanto si e detto e facile ricono-
scere che un buon servigio lia reso il professore Aldini
alia classica crudizione con questo suo lavoro.
22
Sermoni ed Epistolc dell' abate Gio. Batt. Rizzolati. —
Padova, i833, coi tipi della Minena, in 8.°, p. 200.
Lir. 3 austr.
JL'acche Orazio volse T animo e Parte a sferzare i vizj ed
a correggere il costume de' snoi tempi , parve die questo
genere di poesia in due si dlvidesse. Perocche alcuiii ar-
mando i loro versi della rabbia di Archiloco e sfrenaudosi
colla liccnza di Aristofane non serbarono ne modo ne
misura, e proimppero iracondi e veementi , non perdo-
naodo ne a persone , ne a gradi , ne ad ingegni ; altri in
vece esercitarono questa specie di pubblica censura con
iin certo garbo cortigianesco, e la condirono con quella
fina eleganza che in Grecia chiamavasi atticismo, a Roma
urbanita : i primi apertamente ruppero gnerra ai vizj e
ai delitti degli uomini, e inesorabilraente li flagellarono ,
ed air odio ed alio scberno esposero scopertaniente i vi-
ziosi e i colpevoli;, i secondi presei'o singolai-mente di mira
quel difetti e quelle fragilita che destano il riso piuttosto
che r ira dei saggi , e per cui gli uouiini sono fastidiosi,
anziche malvagi: donde poi i componimenti degli uni con-
servarono I'aspro nome di satira , e quclli degli altri as-
sunsero il titolo piia mite di sermoni. Questo secondo genere
elibe anche in Italia cultori valentissimi , e seguendo le
vestigia del Venoslno principalmente vi si segnalarono il
Chiabrera , il Pariiii , il Gozzi , per opera dei quali la
nostra letteratura giunse auclie in tal parte ad un alto
segno di eccellenza.
A questa bella ed onorata compagnia s' e studiato d'av-
vicinarsi 1' abate Rizzolati , che pubblico un volume di
sermoni, nel dettare i quali egli segui 1' indole propria di
questo genere di poesia. lo , egli stesso dicliiara nel ser-
nione VII ,
lo non chirurgo insanguino le mani
Entro la piuga ; delle muse io spargo
Provido sal ; se pizzicor vi morde ,
Bene sperate ; il fannaco e valente.
Percio questi sermoni spargono il loro sale sui difetti
degli uomini , senza badare talvolta chfe il pizzicore morda
indiscretamente le virtu , a cui quei difetti per la umana
SEBMOXI ED EPISTOLE DI G. E. RIZZOLATI. 23
imperfezione eoveate si appigliano. Infatti cinque tra essi
hanno per titolo il Predicatore ^ TAbbaco , I'Antiquario, i
Vecclii, la Stampa, sel)bene 11 miuistero apostolico, il com-
mercio, lo studio delle antichita, la senile gravita e Parte
tipografica sieno tutt' altro clie cose da porre in deriso ;
ed altri parlano della Bottega di caffe , delta Etichetta ,
dei Seccatori , dei Ceri'etani , dei Critici, delle Donne, dei
Celibi, dei Poeti da nozze, dei Romanzi ecc. i quali argo-
menti , come oguun sa , possono bensi fornir inotivo ed
occasione di scherzi e di rallegramenti , ma non mai di
sdegni o di trepidazloni.
Kel volume di cui parliamo comprendoasi ventidue ser-
moni e cinque epistole. A questi componimenti precede
una prefazloiie in forma di dialogo tra 1" autore e il libro,
in cui con lucido ordiue e con bello ed ornato stile si
discorrono le ragioni del sermoae, e si esjDongono i llni ,
le regole e gli accorgimenti con cui deve esser dettato.
Spiacque a taluni die 1' autore abbia cominciato il suo
libro collo stesso concetto e si puo dire colle stesse frasi
con cui il cav. ]\Ionti comincio il vol. I, parte II della sua
Proposta, e che la prima pagina offra un esempio d'imi-
tazione servile e quasi sia scritta con plagiarie parole. jNla
presciudendo da questa menda, certamente lleve in se stessa
e proljabilments nata daU'accid.nte, a noi sembra cli'ec-
cellente e magistrale scrittura deljbasi reputar questo dia-
logo, dal lato della dottrina o dello stile lo si riguai-di ; e
crediamo che se tutte le teoriche ed i precetti della poe-
sia fossero in egual modo e con eguale perizia csposti,
molto giovamento ne deriverebbe aUa nostra letteratura ,
e raolto prolitto ne ritrarrebbero non solo gl' iniziati ma
i provetti eziandio. Ed a confermazione del nosU"o parere
vogliamo qui rijiortare un brano del dialogo, in cui 1' au-
tore risponde al libro che lo accusa di esser di cfuelli
" che cuciono a lunga tirata d"ago colle particelle , coi
vocaboli e colle frasi fiorentine ; ove vedonsi piii punti e
tacconi, che veste per entro imbisacciare un mozzo da
stalla. come una jjudibonda niatrona ecc. » — " Senti, gli
risponde adimque 1" autore, senti; costoro si possono dire
sartori della lingua, che senza alcun regolo puntano, ap-
piccano questi scampoll a macco. Chi scrive inspirato noa
segue la lingua, nia dietro la tragge:, e qualunqne frase, qua-
lunque vocabolo prende allora vita e fisonomia dall' autore.
24 SERMONI ED EPISTOLE
Se alcnne volte poi mi vedestl a rabescartl , come tli*
cono alcuni , di certi disnsati vocaboli fa o perche nella
lingua commie non trovava vocaboli che mi esprimessero
r idea ed il pensiero in quell" atteggiamento da me conce-
pito , o perche s' io fossi venuto colle parole , come dice
Orazio, dominantia, avrei dato a questo vizio una sconcia
positura da rlsvegliare insieme con 1" idea anche il male
odore che da esso emana ; e quindi il riso del cavaliere ,
del ricco e del padre sarelDbesi cangiato in isdegno, in fa-
stidio. Ti dico per altro , ch' io non fui sarto ; ma mi
venivano volonterosi i vocaboli e le frasi a prestarmi la
loro opera. »
Leggendo questi sermonl si scorge in generale, che I'au-
tore e privilegiato di una speciale attitudine a discernere
nelle azioni umane il lato ridicolo che pur troppo in quasi
tutte si trova , ed a presentarle in modo da questo lato
che ne risultino immagini graziose accompagnate da quanti
arguti concetti, da quanti motti frizzanti possono esser forniti
dairargomento e suggeriti da uno spirito colto e da un genio
irrisore. E le fine ironie , le acconce similitiidini , le deli-
cate allusioni, le favolette brillanti, i rapidi trapassi, ogni
genere di figure, ogni maniera di artifizj concorrono a dare a
queste poesie vaghezza e gagliardia, e singolarmente vi os-
servi una vivacita di colorito ed una evidenza di espres-
sione, da cui dir non si saprebbe se piii derivi mai-aviglia
o diletto. Per esempio nel primo sermone intitolato la Bot-
tega di Caffe 1' autore fa comparir le donne civette, le donne
jnnamorate , le donne boriose coi loro leziosi dami, cogli
svenevoli vagheggini, cogli sdolcinati florindi: ecco la domia
saputa , che
Col picciol grosso e V indice in belV arco ,
Che ala ingeinmata V altre dita fanno ,
Dolcemente la chicchera raccoglie,
Ed all' orlicciuzzin di rosee labbia
Con leggiadria V accosta e a centellini ,
A sosia dei sorrisi, e vaghi detti ,
Beve il caffe. Fin dentro runghia tutta
Jlomantica si mostra agU atti , ai detti.
Voci comuni ed il comun linguaggio
Sdegna , ributta ; tiitti lindi e tersi
Sono suoi detti , ed in soave voce
Escon fervidi all' onda dei sospiri.
DI G, B. RIZZOLATI. aS
Perigliosa faccenda ha fra le mani
11 suo vicino : a filo di sinopia
Tirar deve il discorso , e puro fiore ,
Dalla plebe cernito , esser ^i deve.
Guai se smuccia ! si stringe nelle spalle ,
// cigUo inarca , di pieui sorriso
Contro gli volge , che balordo e fatto.
11 pill garhato snocciola le voci
Coke 5 temprate di romanzi al fuoco ,
E un qualche verso bellamente accoiicia
O (f Ildegonda , o del Corsaro ; ed ella
S' intencrisce , coi sospir risponde
In tenero languire, lagrimetta
Il ciglio irrora. JL questo il dolce tasto ;
E chi air antica amoreggiar s' attenta
Non e scuola per lui. Flaton qui regna.
Per la forza e T acconcezza delle similitudini a nol sem-
Ijrano degni di singolar lode i versi seguenti con cui co-
miacia il serraone XVIII imitolato V Awiso :
Fra me smascello dalle visa ancora,
Quando mi viene di jersera , o donna ,
Faceta scena iimanzi agii occhi , e dico .-
Oh ben strani appetiti di Cupido !
Un brutto ceffo , fosco dal sospetto ,
E dair invidia macro , a te cucito
Sedeia , e il mele delle sante voci
Dalle tue lahbia raccoglieva immune.
Jo rido ancor , quando da' mocci tolta
La man gli corse ad abbrancar la tazza ,
Sdegnando che altro damo a te V ojfrisse
Che per pressa da dentro , e V acqua fuori
Trabocca , e spruzza veste e tavoliere ;
Ne fa subisso ; come verro irsuto ,
Allor che grano sulla terra cade ,
Presto grugnendo trotta ad aggrapparlo ,
Gli e sopra, lo sparpaglia in mezzo al brago
E il grifo dimenando , e con lo spruzzo
Di motosa nequizia e spinge e lorda
Colombi e polli svolazzanti intorno.
Bello il vedere pendere dai fiori
La casta pecchia ; ma se il ragno poi
Con le lunglie nodose arcate zampe
a6 SEEMONl ED EPISTOLE
Strisciasi sopra , iiri' orma dietro lascia
jy ultra lurida bava : allor mi corre
La man di sferza armata , e dalle foglie
Lo scuoto e con il pie lo premo e schiaccio.
Indispettito grido: Tendl solo
Le ragnatele tue sui sozzi buchi,
Gabba mosche e tafani , e lascia i fiori.
A ciasciino assegnb natura il posto.
Nel sermone V 1' autore pone in deriso gli antiquarj: deri-
slone, come abbiamo gia osservato, alquanto strana e ia-
discreta, poicbe ognun sa quanto debbano agli studj degli
antiquarj la cronologia e la storia. Pero questo sermone e
bellissirao , ed i versi con cui lo conchiude son tali die
a parer nostro difficilmente trovar se ne pOssono di mi-
gliori in altri componimenti di tal genere. Eccoli :
Un di mi corse per lo capo il grillo
Di sortire dottore d" anticaglie.
In quella sacra ed ausplcata terra
II pie rivolsi, e a razzolar mi posi
Entro i fossi e le glebe : e al cinto appeso
Delia guamacca il lembo , Colandrino
Dentro insaccava ruderi, frantwni,
Emhrici rotti , e marini sgretolati,
Una faccenda. Jnruzzolito allora
Fra me dicea : Di tal scienza al certo
Maestro, professore dalla gente
Salntato ierrb ; sit d" ogni terra
SgambettercL del nome mio la fuma.
D'' Accademie diplomi per la pasta
A bizzeffe verranmi , e qualche croce
A decorar vedrb la mia gonnella ;
A ChampoUion il nome mio vicino
Monna Cho id segna ; ed altro ancora
Tutto a memoria fra di me dicea ,
Quando di sotto ai pie muoversi io sento
Terra franata. Un Name , io grido , certo
Entro discorre alia commossa terra ,
E pel meati a invadere s' affretta
Il corpo mio .... Ma che? lene una voce
AW orecchio mi giunge , e dirmi sento :
Io talpa sono , d' antiquarj il nume. —
, Ebben, soggiungo, sporgi fuor la testa ^
DI G. B. EIZZOLATI. 3^
Nelle midolle inspirami virtute ;
Fanne die a poca spesa io sia dottore. —
Fra terra stonimi; la scienza mia
Fra le tenebre vive ; al Sole i morta.
Se di seguirmi poi desio ti cape,
Tiira gU occhi , discendi , e con la barba
D' ortica allor ti mitrio e ti corono. — —
Io farmi talpa ? Ciottoli gettando ,
Io fugo gli antiquarii , il Nume , e grido:
Amo r aura spirare ; io vivo al Sole.
Moltissimi, per non dire innumerabili sono i tratti, clie
qui addur potremmo nei quali 1' abate Rlzzolati da prove
della sua singolare perizia nel pungere gentilmente e nel
dipingere con energia. Non possiamo pero dissimulare clie
qnalche volta questa energia apparisce soverchia ed esor-
Ijitante dai giusti coniini, onde il concetto ne diviene piut-
tosto fucato che splendido , e ne risnlta una specie di vi-
vacita sforzata ed afFettata, anziclie naturale ed ingenua.
Ne abbiamo un esenipio nel sermone II che s' intitola del
Predicatore , ove dice :
Palla provincia sua riede Nastino
Pien d' opplausi , di lodi € battimani
Di popolo frequente e di magnati.
Gonfio di vento e boria a ognun li narra ,
E mostra a o:;nun da bulin sperto inciso ,
Con V epigrafe sotto , il suo ritratto.
Banderajo di mode oltramontane
Fettucce mostra , forbid , profumi ,
Elmetti , spille ed amorosi enimmi ,
Vive _figure d' auro incomiciate ,
Di matrone e "di giovani galanti
Insigne dono ; e giojellier sortito
D" apostolo cK ei fu , della bottega
Tiene a specchio V insegna. ecc.
poiche non par ne vero ne verisimile die un predicatore
sia tornato giammal dalla sua missione con tali cianfrusa-
glie , e clie avendole pure , le ponga in mostra e si faccia
banderajo di mode. Parimente veggiamo uno sforzo , una
esagerazione nei versi seguenti, con cui lia fine il sermone
VIII che tratta dei Seccatori ; sebbene la materia a dir
vero sia vastissima , ed in essa paja che non si possa raai
dire abbastanza non che troppo :
28 SERMON! ED EPISTOLE
....... Stammi innanzi il novelliere
Di bordelli, dl bische, e con facezie
■Insulse e laide ogni suo dir confetta ....
Lo scantono. Do dentro a un legulejo ,
Che ti discama con digesti e lid.
Con piocessi e sentenze. Via da questo ,
la medico m' dbbatto , che di vivo
Oncia non lascia con sistemi e cure ,
Che ti sciorina fra grecismi e sputi.
Lo declino, e via con Una affannata
Qui alia fine son tratto; ed in mia casa
A nascondermi corro, ove non giunga
Dei seccator la maledetta peste.
E che ! tu ridi ? — In questo punto , amico «
Al vestito, del volto alia magrezza
Un antiquario in came ed ossa ascese
Di te in traccia le scale. — Fuoco al tetto^
A casa ; incenerita si disperda
Quest' empia razza. — Per do far conviene
liinnovellar di Troja il grunde incendio.
Ci duole altresi di osservare che Y abate Rizzolati , il
quale mostra di aver in se una si ampia e copiosa vena
di poesla, pur voglia non di rado prender dagli altri quasi
in prestanza e concetti ed imraagini, e persino parole;
poiche a parer nostro nulla vi ha di piu increscioso e
di piu vile di un ricco che vada accattando. II primo ser-
in one , la Bottega di Caffe non e che una serie di quadri
vecchi; posti a dir vero in una cornice nuova e con grande
maestria ritoccati , ma che pero si trovano in cento alti'i
libri di tal genere. II secondo , il Predicatore sebbene bel-
lissimo e pieno di nerbo e di sale e pero precisamente
una imitazione o per meglio dire una amplilicazione di
quello dettato dal Gozzi sullo stesso argomento. Ed in
generale questo studio di seguire il Gozzi, e di porsl anzi
nelle orme di lui apparisce ad ogni passo. Dice, p. e. , il
Gozzi nel suo terzo sermone parlando del passati e dei
presenti costumi delle donzelle :
Ruvidi antichi tempi e genti sciocdie !
Secol nostro beato ! a pena allora
Eran bastanti chiavistelli e stanghe
A guardar le fanciulle in una stanza ;
Or nella piazza a custodirle caste
Bustan le vecchie con la cispa agli occhi.
DI G. B. RIZZOLATI. 29
Ed il Rizzolati nel suo primo sermone suUo stesso argomento:
Oh deglL antichi tempi aspri costiimi !
Venian le figUe allor tra ferree spranghe
Chiuse romite
Or vedi , in mostra son : ecc.
II Gozzi nel sermone settimo:
Pensoso in vista , come soglio , e dentro
Senza pensier m' andava ecc.
Ed il Rizzolati nell' ottavo :
Come soglio miisando imbacuccato
Lunghesso il Foro a gonzo mi vcnia ecc.
E COS! in molti altri luoghi , cui ora sarebbe troppo
liinga e troppo nojosa opera lo andar raostrando.
Dai varj braui die abbiamo finora riportato si puo
conoscer facilmente clie T al^ate Rizzolati nell' afiar della
lingua molto addentro si e posto, e cb' egli ba gran dovi-
zia di modi toscanissimi , e soprattutto di quei modi di
antica stampa cosi energici ed evidenti e nello stesso
tempo cosi nobili e scbietti, senza i quali i componimenti
di tal genere o rimangono senza nervi o fansi plebei. Pero
ci e sembrato cbe in alcun luogo sia corso qnalche errore
di stampa ; cio che in tali casi e peccato imperdonabile.
A pag. 2 3 in fine si legge p. e. pajolo per pajuolo ; a
pag. 74, V. I bronchia per broncio ; a pag. 48, v. pen.
impanni per impani che viene da impaniare ; a pag. 20,
V. 6 festucche per festuche, e forse quivi star deve fet-
tucce c}\e le festuche non sono ornamenti donneschi, come
r aiitore stesso mostro di credere a pag. 77 , V. 4. Ed in
questa medesima pagina il secondo verso cresce di una
sillaba , e questo non puo essere che errore di stampa.
Non abljiamo poi potuto non osservare che 1' autore od
usa talvolta di voci non italiane, o non ne iisa nel sen-
so in cui i buoni scrittori ne usarono. A pagina 18,
V. 7 si legge grimie in vece di grime; a pag. 26, v. i5
cucuzzo per cucuzzolo ; a pag. 46, v. 2 1 ed a pag. 67,
V. 2 3 salino per saliera. Cosi non crediamo che dirsi possa
ambirc il monte per salire, come a pag. 5i, v. a, sebbene
lo dicano i Latini, e I'esempio dei Latini sia un gran coa-
forto ; ne che sgambettare significar possa camminare, dif-
fondersi, andarsene, come a pag. 5 1 , v. 5 ed a pag. 66,
V. 28; ma ])ensi Dimcnar le ganibe stando fermi e per ozio.
He sappiamo se i gabellieri puristi , in quel luogo ed in
3o SERMONI ED EPI3T0LE DI G. B. lUZZOLATI.
quel senso in cui manifestaraente I'usa il Rizzolati a pag. 5i,
V. 26, daranno passaggio a quel moclo sidle suste mi metto,
poiche 11 vocabolario registra il mettersi in susta soltaiito
per mettersi in moto , agitarsi. A pag. ao, V. 17 si legge
picciol grosso, e s'intende col dito grosso ; ma senza il dito,
quelle due parole cosi vicine pajono contraddirsi. A pag. 22 ,
V. 24 quel die nelV albero appeso v' abhia un quarto, par
clie manchi di nobika : si vede clie 1' autore ebbe in meute
la satira 7.* del Manzcni dove dice
Dimmi, t' ho forse in qucdche parte offeso,
0 della nohilta ruhato un (piarto ,
Che nelV albero tuo si vede appeso ?
Anche a pag. ai, v. a 8 quel e convulso il caffe e espres-
sione inesatta; perclie il cafte fa convulsi, e iion e convulso.
Ma queste sono tenui mende. Cio che sopra ogni altra
importa di notare in questi sermoni si e un certo carattere
municipale che essi lianno, il quale dlmostra che T autore
volse le sue vedute in un giro assai breve, e non 1' estese
con quella larghezza j che e necessaria a clii vuole descri-
vere le sconvenienze e le fastidiosaggini della societa e
farsi correttor di costumi. Da cio a parei- nostro proven-
gono due non lievi difetti; in primo luogo che rimanendo
in una sfera ristretta T autore deve iucontrar sempre gli
stessi oggetti e far seuipre le stesse osservazioni , onde
avviene che ne' suoi sermoni le ripetizioni sono frequeu-
tissune , e certe idee , come le querele coniro le donne ,
si cacciano dappertutto ed anche la dove forse la materia
non le potreijlje comportare con grave noja dei lettori, e
di quelli specialmente che non possono farsi compagni
air autore nelle sventure e neir ira. In secondo luogo le
pitture dei costumi e degli alnti o viziosi o ridicoli man-
cando per tal modo di geoeralita si possono da taluni
reputare ritratti individuali piuttosto che quadri socialii e
da cio, come ognun vede, possono derivare congetture di
ogni sorte , applicazioni false , sinistre interpretazloni ^ le
quah sono del pari male accomodate ai componimenti di
questo genere , contrarie alia morale e per 1' autore peri-
colose.
Abbiamo volute notar tutto cio per far conoscere la
stima in cui tenghiamo questo lavoro poetico, la quale si
puo rettamente desumere daU' attenzione che abbiamo posto
nell' esaminarlo.
3i
PARTE II.
SCIENZE ED ARTI MECCANICHE.
Contlimazione e fine del Ccnni, inedlti , sulV Ornitolo-
gia lomharda , del dott. Paolo Lanfossi. Vedi V aii-
tecedcnte tomo '^^^ pug. ZSj.
Ordine secondo , Silvani.
L
anius excubitor Linn., ital. Aveda maggiore , volg. Caza
molinera , Gazettou , Strfgazzon. Sebbene non sia
tanto frequente , trovasi pero nel Milanese , nel Pa-
vese , nel Mantovano , nel Bergamasco , in Valtellina
e segnatamente nel Bresciano. Se ne comincia a pren-
dere nell' ottobre , e se ne contlnua a prendere di
tanto in tanto durante 1' inverno ed anclie in prima-
vera. Questa specie diventa carnivora, ed in invei'no
si pasce anche di piccoli vertelirati, come ho potvito
io stesso verilicare. Se essa nidificlii in Lombardia non
ho ancora argomenti positivi onde poterlo asserire.
— /«mor Linn., ital. JferZa ccnerina minore , volg. Gazettou.
E comune, trattiensi specialniente al piano e nidifica.
Io lo vidi nel Milanese , ma in molto niaggior nu-
mero nel Bresciano. Parte verso la meta di agosto ,
ed i novelii , alnieno una gran parte , ritenendo il loro
abito di gioventu lo vanno a cambiare in paesi ol-
treniarini piu caldi.
— rufus Briss., ital. Averla capirossa , volg. Gazeta de mon-
tagna. Questa e meno comune della specie precedente
ed ama di preferenza il nionte. In Valtellina e al-
quanto rara , ma nel Bresciano vi e comune e ni-
dilica. Anclie i novelii di questa specie die sono ge-
neralmente molto bene coperti partono ritenendo il
loro abito giovanile.
— colliirio Linn., ital. Aveda pic cola , volg. Gasgieta, Ga-
zeta , Stregassa , Stranggsola , Scavezzagol. Questa
specie e comuuissiiua, arriva dopo la ixieta di aprile.
32 ORNITOLOGIA. LOMBAKDA
spargesi per tutta la Lombardia tanto al piano che
al inonte , e va a stabilirsi attorno ai macchioni ,
nel boschetti , lungo i filari d' alberi che cingono i
campi , e dovunque sonovi luoghi alberati. Nidiiica
dappertutto e verso la meta di agosto comincia a ri-
tirai'si da noi dirigendosi a regloiii piii calde. I no-
velli pure di questa specie, forse delle ultime nidate,
partono ritenendo il loro abito di gioventii.
Coraccias garrula Linn., ital. Glikmclaja marina. Questa bel-
lissima specie capita assai di i-ado nei iiostri paesi,
pure durante i suoi viaggi di tanto in tanto qualche
individuo si fa vedere anclie in Lombardia. Ne e
stato preso qualche individuo nel ]\Iantovano e nel
Bergamasco , e nel i832 ne e stato preso uno nella
provincia di Brescia, il quale si conserva nel gabi-
netto deir L R. Liceo.
Bornbicilla garrula Vieillot., ital. Beccofvosone , Garrulo di
Boemia. Questo belhssimo uccello , che al dire degli
ornitologi e comune nelle regioni piii settentrionali ,
vedesi qualche rara volta in Lombardia. Ne e stato
preso qualche individuo in Yaltellina e nel Berga-
masco , e nel i832 ne sono stati presi alcuni nella
provincia di Brescia ; uno dei quah conservasi nel
gabinetto dell'I. R. Liceo. Sul cominciar poi del gen-
najo di quest' anno i835 ne e stato preso ua altro
individuo nel territorio bresciano, correndo una sta-
gione costantemente bella, ma assai fredda , e que-
sto lo conservo io stesso. A compimento di quanto
dice il prof. Savi nella sua Ornitologia toscana ri-
guardo alia lingua di quest' uccello, avendola io esa-
uiinata , agglungo che lia gli angoli della l)ase gros-
solanamente cigliati e clie e carnosa nel mezzo ,
scariosa alia cinia e dai lati e bifida all' estremita.
Bisogna dire clie si addomestichi facilmente, giacche
un individuo lo vidi per qualche tempo mantenuto
vivo in una gabbia, il quale non dimosu'ava selvati-
chezza sensibile.
Corvus corax Linn., ital. Corvo imperiale. Vive alle regioni
alpine della Yaltellina e del Bergamasco. In Yaltellina
lo vidi segnatamente verso V alpe di Marra , dove
solitario volando e gridando descriveva nell'aria ora
innalzandosi ed ora abbassaudosi delle liuce spirali
a Kuisa dei falchi.
DI P. LANl-OSSI. 33
Chrvus corone Lin., ital. Cornacchia nera^ volg. Scorbatc.
Questa specie descritta da Linne.o non e aflf'atto rara in
Lombardia ; io ne A'idi a Milano ed a Brescia. Avendo
vedute alcune Comacchie bigie coUa parte nera del
petto e del collo piu o meno estesa, ed avendo po-
tuto osservare di confronto la grande somiglianza
che avvi tra la Cornacchia nera e qneste in tutto e
perslno nella costituzione particolare della penna ,
tranne il solo colore, tendo a ritenerle come varieta.
Con tutto cio non avendo ancora prove tali che as-
solutamente ne confermino T identita della specie ,
seguendo resempio del prof. Savi di Pisa le ritengo
separate ancora.
— comix Linn., ital. Cornacchia bigia , volg. Taccola. E
molto comune in Lombardia , abita generalmente i
bosclii dove nidifica. Io la vidi uei contorni di Mi-
lano, Sondrio , Brescia e Mantova, nel qual ultimo
luogo nidifica segnatamente nel bosco della Fontana.
— fntgilegus Linn. , ital. Con-o nero , volg. Scorbatt , Corv ,
C'rov. Questa specie di corvo e conosciutisslma in
tutto quanto Io stato lombardo , arriva in novem-
bre in branclii numerosissimi e da noi si ti-attiene
per tutto r inverno. Tiensi costantemente raccolto
in branchi e spargesi a pascolare pei canipi e tal-
volta pei prati. Al sopraggiugnere della primavera
abbandona i nostri paesi e portasi di nuovo nelle
region! settentrionali donde provenne.
— monedula Linn., ital. Taccola, volg. Corvett. Lo vidi co-
mune assai nella citta di Mantova, stanzlato spe-
cialmente attorno alia torre della gabbia , da dove
spargendosi per la campagna a cercar nutrimento
portavasi spesso attorno ai luoghi palustri. Se ne
prendono eziandio nel Milanese, nel Bresciano ed in
Valtellina , ma di rado.
^ glandarius Linn. , ital. Ghiandaja , volg. Gasgia , Gaza ,
Gaza ferla. E comune in tutta la Loraljardia , nidi-
iica sugli alberi in luoghi generalmente boschivi, ed
in autunno ne arrivauo diverse dai monti. Ne ho
veduto un individuo tutto biondo-bianchicclo.
— pica Linn., ital. Guzzera, volg. Berta, Checa. E comune ^
io ne vidi a Milano, Sondrio, Brescia e I\Iantova.
Nidifica sugU all)cri generalmente alti.
JJibl. Ital. T. LXXVIII. 3
34 ORNITOi^OGIA LOMBARDA
Pyrrhocorax alpinus Vieill., ital. Gracchio. Ablta le region!
alpine della Valtellina , del Bergamasco e del Bre-
sciano. Stassi generalmente radunato in branch!.
-— graculus Temm.^ ital. Gracchio forastiero , volg. Craasc.
Questa specie la vidi comune in Valtellina, scgna-
tamente sull'alpe di Marra , da dove pare die non
si allontani niai notabilmente, vive radunato gene-
ralmente in branchi considerevoli, ama di volteggiare
spesso neir aria ed e assai garrulo e clamoroso.
Nucifraga caryocatci-ctes Briss., ital. Nocciolaja, Corvo fran-
ginoce. I paesi montuoGi della Lombardia sono i Inoglii
dove trovasl questa specie ; cosi non e rara alle re-
gion! alpme della Valtellina , se ne prendono nel
Bergamasco ed ancbe qualcbe volta in autunno nel
Bresciano. Pare clie non si allontani molto dal monte,
pure qilalche volta se ne allontana , probabilmente
costretta dai rigori delle invernate assai fredde e
dalle uevi straordinariamente abbondanti, giacche ne
e stato preso qualche individuo ancbe nel Mantovano.
SitUi europcea Linn., ital. Muratore , Peciotto , volg. Piciott,
Piomhi. Trovasi comune in tutto il suolo lomI)ardo ,
trattiensi per lo piii nei boschi , e fa il suo nido
entro alle bucbe natural! degli alberi.
PLcus manias Linn. , ital. Picchio new. E raro , aliita i
luogbi alplni , trovasi nel Bergamasco ed in Valtel-
lina, ed io ne vidi nno stato preso vicino a Sondrio.
— viridis Linn., ital. Picchio verde , volg. Picasc gainee j
Becca-zoch. E comune , trovasi tanto al piano che
al monte, abita generalmente i luoghi boscbivi, e ni-
diflca entro profonde bucbe negli alberi.
— major Linn. , ital. Picchio rosso maggiore, volg. Picasc,
Picozz, Becca-zoch. E comune, trovasi nel medesimi ■
luoghi del Picchio verde , e nldiiica anch' esso entro
le bucbe degll alberi.
— medius Linn., ital. Picchio rosso mezzano^ volg. Becca-
zoch. In Lombardia questa specie e alquanto rara ;
se ne prendono di tanto in tanto alcuni individui
nel Bresciano , dove pare pin frequente della pre-
cedente.
— minor Linn., ital. Picchio piccolo. Questa specie e assai
rara ; ne ho vcduto un individuo a Sondrio , stato
preso in un roccolo di que! contorni.
DI P. LANFOS^I. 35
Yunx torquilla Linn, ital. TorclcoHo., volg. StorCdCoU , For-
migoun , Becca-for1ni2.l1. E comune , troyasi tanto al
monte die alia pianura , ma al piano e assai piii
frequente e nidifica entro alle bucUe degli alberi. In
autunno i TorcLcolli si ritirano da noi facendo il loro
passaggio, e sebljene uccelli viaggiatori , pare clie
mold si accomentino del nostro cliuia italiano, giac-
che nelle invernate dolci se ne trovano anche in
Lombardla.
Cuculus canonis Linn. , ital. Cucco , volg. Coucou. Questo uc-
cello arriva da noi nell' aprile e sceglie per luoghL
di sua dimora i bosclii , raa pare die preferisca
quelli di pianura^ spargesi per tutta la Lomliardia
e vi si trattlene per tutta la buona stagione. In agosto
comincia a ritirarsi e dirigersi verso region! piu
calde. E oj)inione comune die deponga le uova nei
nidi degli altri uccelli. lo non mi sono mai trovato
in circostanze di poterlo verificare.
Capriiiiulgus europceus Linn., ital. Nottolone , volg. .Boccasc.
Non e raro , se ne prendono nel Milanese, nel Ber-
garaasco e nel Bresciano , ed in Valtellina e comune
e nidifica. E uccello notturno, e a guisa delle nottole
dopo tramontato il sole, svolazzando per raria,in-
segue gfinsetti die v' incontra. Generalmente in
agosto si ritira da noi.
Ilirundo rustica Linn., ital. Rondine , volg. Rondena. Se il
jjrincipio della primavera non e altei'ato da sconVoI-
gimenti atmosferici e se non e troppo sensibile il
freddo , verso T equinozio sono gia da noi alcune
rondini , in caso contrario ritardano , e talvolta sino
un mese ;, cosi nel 1834, anno in cui ad un inverno
dolcissimo tenne dietro una primavera piii del so-
lito ventosa ed assai fredda, esse non si videro nei
coutorni di Brescia clie lin oltre la meta di aprile.
Si spandono poi per tutto quanto il territorio lom-
bardo , amauo di preferenza i luoglii dove sianvi
delle acque e delle praterie , e vanno a fare il loro
nido attorno alle soflitta delle abitazioni rustiche e
dovunque loro si lasci godere la quiete. Non e raro
il vederle a nidilicare anche per entro alle abitazioni
delle citta , massime se nei coutorni trovinsi delle
ortaglie o delle praterie ; cosi io ne vidi in Milauo
36 ORNITOLOGIV LOMBAUD.V
ed ill Maiitova. Allevati che abbiano i piccoli, unite
ia faiyiglie vanno a staljilirsi pel rimanente dcU' estate
lungo i rigagiioli ed i fossi che sono fiancheggiati di
arbustl , e verso I' equinozio d' autunno ritoraano
neir AftVica donde ci erano venute.
Riguardo al niodo di viaggiare delle rondini m'aweane
di osservare quaiito segne:
Essendo di dimora a Soiidrio, ed una sera del setteni-
bre i83o trovandomi a passeggiare lungo il com-
prensorio del Mallero mezz' era circa dopo T Ave
Maria , vidi passare sopra di me delle rondini die
dal modo con cui volavano sembravano spaventate;
ma osservando attentamente m' accorsi che emigra-
vano. Stetti la fermo per quasi un' ora a vedere il
loro modo di viaggiare. Passavano basse quasi radenti
gli alberi a due, tre, quattro o cinque solamente per
volta, tenendo sempre un volo irregolare ed inusato.
Venivano dall' est e si dirigevano verso 1' ovest con-
tro a quella poca luce crepuscolare che rimaneva
sull' orizzonte. Mi si disse poi essere stato osservato
che vanno a pernottare attorno ai canneti dei fossi
e degli stagni che trovansi nelle parti basse della
valle : cosa stata osservata anche nel Bresciano in
tale stagione. Viaggiano forse cosi pel continente eu-
ropeo finche si sono ridotte al mare, dove radunate
si portino in un sol volo in AfFrica? Attente osser-
vazioni fatte in piii luoghi d'Europa e lungo il Me-
diterraneo potranno portar luce sopra vin siffatto ar-
gomento.
Hirundo urbica Linn., ital. Balestmccio , volg. Rondanina ,
Darden. Questa arriva in Lonibardia poco doj^o che
vi e arrivata la rondine comune. Alia pianura pre-
dilige r abitato ed una quantita straordinaria se ne
stabilisce nelle citta. Nel mentre le rondini costrui-
scono i loro nidi sotto ai portici delle case e perfino
talvolta entro alle stanze , i Balestrucci si acconten-
tano di rimanere al di fnori e d' ingombrare coi
loro nidi i cornicioni di esse. Nel Bresciano e nella
I Valtellina se ne vede ne pure una attorno alle case,
i e stanno invece attorno alle rupi scoscese dei monti,
p ne fannosi vedere al piano se non quando qualche
intempcrie avendo raffreddata T aria su quelle alture
DI V. LANFOS?!. Sp'
loro diviene malagevole il ritrovarvl nutrlmento. EgU
t uno spettacolo veraniente maraviglioso il vedefe
Verso la fine di agosto questi graziosissimi uccellini
dopo di avere allevati i loro piccoli, radimarsi spesso
in numerosissimi branclii attorno alle torri, ai cara-
panili delle chiese ed alle parti piii eminenti delle
fabbriche, eseguir per I'aria mille giri ed evolu-
zioni 5 era a pochi per volta ed ora tutti assieme, e
poi posarsi di nuovo coprendone gli sporti delle fa->
see e delle cornici. lo ne fui spettatore a Milano ,
a Pavia ed a Mantova , e li vidi senipre al dopo
pranzo un' ora o due prima del tramontar del sole.
Continnano per diversi giorni a fare questi raedesirai
esercizj , finalmente se ne vanno dirigendosi verso
un continente pivi caldo.
Hirundo riparia Linn., ital. Topino , Balestruccio ripario,
Dardanello , volg. Dardanin. Trovasi questa specie
comunissima attorno al lago di Mantova ove nidifica
per entro alle buche clie sono nelle muraglie del
ponte S. Giorgio e di alcune fortificazioni che guar-
dano il lago. Arriva dopo il Balestruccio e parte
quasi all" epoca stessa. Ne ho veduti alcuni individui
nel Milanese lungo il canale di Pavia , dove forse
capitarono per accidente. Nel Bresciano se ne vedono
poi molti di passaggio in autunno.
— rupestris Linn., ital. Rondine montana , volg. Dardcn.
Questa specie trovasi attorno ai nionti dirupati in
alcuni luoglii del Bergamasco e della Valtellina. In
Valtellina e piuttosto comune e nidifica verso la valle
Malenco , e ne ho veduto buon numero attorno ai
dirupi del nionte di Carnate. E delle prime a farsi
vedere , giacche a Sondrio ne vidi alcune il i.°marzo
1825 e molte il giorno 11, e non iscompare se non
nel settembre gia innoltrato.
Cypselus apus Illiger., ital. Rondone, volg. Rondoun , Darden.
Non avvi citta, o grossa borgata di Lombardia, dove
essendovi delle torri o degli avanzi di antiche for-
tificazioni , non trovisi anche questo uccello. Si co-
niincia a vedere da noi dopo la meta di aprile e si
trattiene quasi tutta 1" estate e nidilica. Allevata la
prole, cioe verso la meta di agosto, abbandona il suo
domicilio e portasi a passare con essa il rimanente
38 ORXlTOLOOI.V LOMBA.UDA
deir estate suUe alte cime del monti. £ stato osser-
vato a Sondrio die verso V epoca stessa se ne par-
te 5 dirigendosi verso la valle del Lirio. Che sia
costume di qnesta specie d' iiccello di portarsi al
iiionte in tale stagione mi venne dimostrato a Biescia
iiei giorni a 5 e 26 agosto 1834, die furono Imrra-
scosi e in cui ebliero luogo rilevanti sconvolgimenti
atmosferici lungo la linea delie alpi vicine. Essendo
costretto a sloggiare ne avvenne in dette glornate
considerevole passaggio pel territorio bresciano spe-
cialmente sul decllnare del di aS. Cosa rimarchevole
si fu poi die vi era no frammisti molti Rondoni di
mare, i quali pui'e si videro qui interpolatamente sin
verso la meta di settembre.
Cypselus melba Yieill. ^ ital. Rondone di metre. Questa spe-
cie e molto rara da noi ; io ne vidi un individno
die credo sia stato preso nel Milanese ^ ne vidi un
altro nel settembre i833, stato preso nei contorni
di Brescia , e molti ne passarono poi per questi
medesimi contorni sul finire di agosto 1834, promi-
scuamente ai Rondoni coniuni.
Merops apiaster Linn., ital. Grucione , Tarda man no. Questa
bellissima specie non capita da noi die di rado. Io
ne vidi uno presso i signori Foggia di Mantova, stato
preso in quei contorni nel 182 3, ed un altro stato
preso in settembre i832, nei contorni di Brescia.
Qualclie individuo e stato preso anche nel Berga—
masco. Lungo la spiaggia del mare di Toscana e co-
niune in estate e nidifica entro buclie profonde die
sa scavare nell' arena , e come accenna il prof. Savi
vi arriva in maggio e parte in settembre.
Alcedo ispida Linn. , ital. Uccello pescatare , volg. Martin
pescoiL, Piomhin. E comune, trovasi in tutta la Lom-
])ardia , e specialmente in pianura ; frequenta i ru-
scelli e le sorgenti, e nidilica attorno a queste entro
buche nel terreno , in ispecie nel Milanese.
I pupa epops Linn., ital. Upiipa, Buhbola , volg. Buha. E
comune , cl arriva in aprile e parte sul principio di
autunno. Durante la Ijuona stagione si trova spesso
nei bosclii tanto di pianura die di monte ove nidiiica.
Ticliodrama muraria Bonap., ital. Picchio jnurajuolo, volg. Bec-
rn-ragn. Non e raro in Lombardia , se ne prendono
ni p. I.A.NI-OSSI. 39
nel Bergamasco , in Valtellina e specialinente ncl
Bresciano in tempo d" autnnno. Abita generalmente
sui inonti , ma qualche volta si fa vedere anclie at-
torno alle mnra dei vecchi faljbricati nei paesi spe-
cialmenle di vallata. Pochi anni sono ne e stato preso
lino attorno al castello di Brescia , ed il giorno 7
di novembre 18 34 ne capito uno attorno ad una
muraglia in Brescia , il quale sebbeae perseguitato
si diniostrava poco pauroso.
Certlda familiaris Linn., ital. Rampichino, volg. Rampeghin.
E un uccelletto comune in tutta la Lombardia. Ni-
difica nei tronchi degli allaeri e gira vagando conti-
nuamente per la cauipagna esaminando qua e la i
tronclii degli alberi jier trovarvi nutrimento.
Oriolus galbula Linn., ital. Rigogolo, volg. Gnlbee, Galbeder.
Arriva dopo la meta di aprile, e seljliene vedasi in
quasi tutta la Lombardia , pare clie prediliga la pia-
nura ove si trattiene nei bosclii. Nel ]\lilanese e co-
mune e nidilica sugli alberi aiti, in Valtellina e al-
quanto raro , e nel Bresciano se ne prendono molti
suUa fine di agosto ed anche in settembre durante
il suo passaggio.
Sturnus vulgaris Linn., ital. Storiio , volg. Stonio , Stoniell.
E quest' ucccllo assai comune nella bassa Lomliardia
ove nidilica attorno ai campanili ad alle parti piii
elevate dei fabl^ricati. In Milano avvene sempre una
quantita die appunto si trattiene e nidilica attorno
ai canipanili , ordinariamente sotto alle tegole. Nel
Mantovano e egualmente comune e nidifica e se ne
trovano anclie nel Bergamasco. Nel Bresciano ed in
Valtellina si vedono solo di passaggio.
Acridotheres roscus Ranz., ital. Storno marino. E caso assai
raro clie quest' uccello capiti in Lombardia , pure
ogni tanto tempo se ne vede qualcbe individuo , e
sul principio d' autunno del i83a ne sono stati presi
due nelle vicinanze di Brescia, uno dei quali con-
servasi nel gabinetto dell' L R. Liceo. Ne e stato
preso qualclie individuo in altra epoca anche nel
Bergamasco. Gli scrittori di cose ornitologiche non
sono ben d' accordo riguardo alia sua patria: trovasi
secondo essi tanto nelle regioni caldissime che nelle
assai fredde del nostro cmisfero , tranne 1' America,
40 ORNITOI OGI\ I,OME\r.DA
eel intraprende del viaggl. Bisogna dire the durante
i suoi viaggi non passi sopra T Italia, e clie solo vi
capiti per qualche straordinario sconvolgimento del-
r atmosfera.
Cinclus aquaticus Bechs. , ital. Merlo acquajolo , volg. Merlo
d! acqua , Storno d' acqua. Questa specie abita par-
tJcolarmente i paesi di monte e trattiensi per ordi-
nario ove sonovi delle cadute d' acqua. In ValteJlina
e comune e vedesi spesso attorno al Mallero. In in-
verno porta si alia pianura ed in tale stagione tro-
vasi nel Milanese e nel Bresciano.
Sylvia menda Savi , ital. Merlo , volg. Merlo. 11 comunis-
simo tanto al piano the al colle e nidifica sugli al-
beri tagliati a capitozza e nei maccliioni: se ne tro-
vano talvolta degl' individui niaccliiati di bianco, ed
anche di totalmente biancastri. In autunno ne arri-
Vano molti dal settentrione.
— torquata Savi, ital. Merlo col petto bianco, volg. Merlo
de montagna. E comune nella Valtellina e nidifica
sui monti che sono alia sinistra dell' Adda coniinanti
col Bergamasco , dove e altresi probabile che nidl-
fichi 5 ed io sono d' opinione che cio faccia anche
nella provincia di Brescia perche in luglio se ne ve-
dono molti sul monti piu alti di questa. In ottobre
e novembre fa il suo passaggio ordinario , ed in
quest' epoca se ne prende buon numero nel Bresciano.
Se ne prende qualche individuo di quando in quando
anche durante 1' inverno.
— viscivora Savi , ital. Tordela , volg. Dress , Gardena.
Trovasi comune in Valtellina ove nidifica , ne nidi-
fica pero anche nel Bresciano e nel Milanese , e qui
assai per tempo, glacche in aprile redonsi gia bene
penntiti i novelli. In autunno discende dai monti ed in
settembre comincia a farsi vedere verso la pianura.
Avviene ])ol abbondante il suo passaggio in ottobre,
e se ne prendono continuamente in novembre , ed
alcuni individui anclie in inverno ed in primavera.
— pilaris Savi , ital.^ Cesena , volg. Viscarda , Gardena
hajareula. E comune in Valtellina ove nidifica , e fa
il suo passaggio in novembre. Questo in alcuni anni
e abbondante , in altri e alquanto scarso , e sonovi
degli anni in cui alia pianura non se ne vede punto.
131 P. LANFOSSI. 41
Syh'm musica Savl, Ital. Tordo, Torch bottaccio , volg. Dord.
Qnesta specie e comunissima da noi e nldifica al
raonte specialmente in Vakellina. Appena i prirai
freddi si fanno sentire al monte die tostamerrte i
tordi si abbassano , e cominciano a farsi vedere in
settembre nelle parti piu vicine al piano. la ottobre
fanno il lore passaggio per la j^ianura lonibarda , eJ
abbondantissiiue in quest'incontro sono le prese clie
se ne fanno , specialmente nella provincia di Brescia.
Se ne prendono poi continuamente durante Tinverno
ed anche in prlmavera.
— iliaca Savi , ital. Tordo sassello , volg. Spinard. Que-
sta specie di tordo ci arriva abbondantemente in
ottobre e novembre e biton numero passa tutto I'in-
verno nei nostri paesi , cosiccbe dall' ottobre sino
air aprile se ne prendono continuamente. 11 tempo
della caccia abbondante e 1' autunno e considerevoli
sono le prese clie se ne fanno in alcuni anni nel
Bresciano. Non e a mia cognizione die nidificlii in
Lombardia. Nell' autunno 1834 ne ho veduto sul
mercato di Brescia un individuo biondo-biancastro.
— solitaria Savi , ital. Passera solitaria , volg. Passera so-
litaria. Questa specie e comune ne' luoghi inontaosi
della Lombardia e specialmente in Vakellina ove
anche nidiiica. In autunno discende verso la pianura
e se ne prendono specialmente nel Bergamasco e nel
Bresciano , e rjualdie individuo , ma di rado , nelle
provincie piii basse , come sarebbe nel Mantovano.
— saxatilis Savi , ital. Codirossone , volg. Carossol , Ca-
rossi. E comune nei luogiii piii niontuosi di Lom-
bardia i in Vakellina vedesi tutta 1' estate e ni-
difica attorno ai dirupi dei monti alle regioni al-
pine , non k raro nel Bergamasco , e nel Bresciano
se ne vede una quantita di passaggio in agosto e
sul principio di settembre. Sebbene nel sue passo
autunnale se ne facciano , massime in alcuni anni,
delle prese considerevoli , non si prendono che dei
novelli.
— oennnthe Lath., \ta\. Codihianro. E comune, arriva sul
iinir di marzo ed in aprile, e va a staliilirsi attor-
no ai dirupi dei monti ove nidifica uelle spaccature
dei sassi. lo lo vidi sui monti della Vakellina e del
42. ORNITOLOCIA I.OMBVRDV
Bresciaiio tUii'ante Testate. In agosto comincia a di-
scendero al basso, si sparge in quantita per le vallate,
ed in settemlire fa il suo passaggio per la pianura
loiiibarda. AJjbondantissime sono le prese clie se ne
fanno in quest' epoca specialmente nel Bresciano.
Sylvia ruhetra Lath., ital. Sciacino , volg. Taragn , Mnchet.
Arriva dopo la meta di aprile e si dirige verso il
settentrione. In Valtellina pero si feraia e nidiiica.
In agosto comincia a discendere nelle vallate, ed in
settembre fa il suo passaggio. In quest" incontro se
ne prende una quantita. segnatamente in Valtellina e
nel Bresciano. In ottobre sparisce afl'atto e pare clie
si diriga a passare Tinverno in regioni oltremarine.
• — nibicola Lath. , ital. Saltinpalo , volg. Morett. E qnesta
una specie pocc comune in Lonibardia , pure se ne
prendono diversi tanto in priniavera clie in autunno;
cosi se ne prendono nel Bergamasco, in Valtellina
e specialmente nel Bresciano, nel qual ultimo Inogo
probabilmente nidiiica , giaccbe se ne prendono in
agosto dei novelli.
— phoenicurus Latli.^ ital. CocUrosso , volg. Coarossa. Qnesta
specie e conosciutissima in Lomliardia, arriva in
aprile e portasi alle regioni montuose. In Valtellina
nidiiica, ed io sono iadotto a credere che faccia lo
stesso anclie nel Bresciano, giacclie se ne prendono
anclie in luglio appena e liljera la caccia. Un novello
da me osservato a Brescia aveva P abito seguente :
la testa , le parti superiori , il coUo ed il petto di
colore cenericcio-chiaro colle penne segnate da una
macchia quasi semilunare alquanto fosca i V addome
misto di biancastro e di fulvo, e la coda fulva come
negli adulti. Presentava in piccolo I'aspetto della
Sylvia saxatilis giovane. Comincia in agosto ad ab-
bandonare i monti , ed in settembre fa il suo pas-
saggio spargendosi per la pianura loml^arda. Dovun-
que se ne fa caccia , ed assai aljbondanti sono le prese
che si fanno nel territorio bresciano. Prosegue il suo
viagglo e portasi oltremare.
— tithys Scop. , ital. Codirosso spazzacammino , volg. Coa-
rossa. Questo Codirosso e poco frequente , si vetle
•> in primavera ed autunno al tempo dei passaggi, ma
h particolarmente sul fiuir di ottobre allorche e qilasi
DI P, LANFOS^. 43
finito il passo del Codlrosso commie. Se ne prendono
ill Valtellina , ma in modo particolare nel Bresciano,
ed io sono di parere clie nidifichi anche sni nostri
monti , giacche , oltre le sue abitudini che semln-ano
soniiglianti a quelle del Codirosso comune , se ne
prendono nel Bresciano appena e libera la caccia.
"SjZv'ia irerica Lath., ital. Pett' azzurro , volg. Coawssa. Que-
sta specie trovasi in Lombardia al tempo de' suoi due
passi. E poco frecjuente ; ma pure vedesi nel Ber-
gamasco, in Yaltellina e segnataraente nel Bresciano
dove se ne prendono in autunno al tempo del passo,
ed in aprile al tempo del ritorno , alia qual epoca
se ne prendono in maggior numero ed anche di vec-
chissimi. Da clo che ho potuto rilevare sembra che
abiti di preferenza attorno ai luoghi palustri.
— luscinia Lath. , ital. Usignnolo , volg. Eossigneu. Non avvi
paese di Lombardia ove non si conosca quest' uccello.
Ci arriva in magglo dai paesi caldi oltremarini dove
ha passato 1' inverno e difFondesi ad abitare tanto la
jjianura che i bassi monti e le vallate. Sono suo sog-
giorno prediletto i boschetti ed i macchioni, e spesso
si staliilisce anche nelle citta ove trovansi dei grandi
glardini o delle vaste ortaglie , come in Milano. Ni-
difica tanto al piano che al colle e talvolta anche al
monte ed eziandio in Valtellina, canta spesso anche
di notte.
— rubecola Lath., ital. Pettirosso , volg. Pet-ross, Picceross,
Picett, Sbiset. Egli e questo un. uccello comunissimo in
Lombardia f, nella belia stagione aliita il monte e spe-
cialmente la Valtellina ove nidifica. In autunno e se-
gnatamente in ottobre ne discende alia pianura una
quantita grandissima, ed in questo tempo se ne fanno
delle prese assai considerevoli in modo particolare
nel territorio Ijresciano , e se ne vedono poi per
lutto r inverno ed anche in primavera. Se ne trova
di tanto in tanto qualche individuo di color biondo-
biancastro.
— atricapillu Lath., ital. Capinero , volg. Capnegher. Tro-
vasi questa specie coniunissima tanto alia pianura
che al monte i trattiensi di preferenza ne' luoghi ce-
spugliati , ne' macchioni ed attorno alle siepi , e non
e raro il vederla anche tra le siepi ed i boschetti
44 ORNIIiOLOGIA LOME An DA
de' giardini In mezzo delle citta , come in Mllano,
Nidifica dovunque negl'indicati luoghi, ed in ispecie
ne' macchloni che si trovano nei boschi del Ticino
presso Pavia. Neir avvicinarsi della cattiva stagione
la maggior parte si allontana da noi , nia negl' in-
verni alquanto dolci se ne vede qualclie individuo
continuaraente.
Sylvia hortensis Becht., ital. Blgione , Beccafico , volg. Bee-
cafigh. Questa specie vedesi da noi comuneuiente in
agosto e settembre durante il suo passaggio. Buon
numero se ne prende in Valtellina e specialmente
nel Bresciano. Non so se nidifichi in Lomlsardia; Tin-
Verno sembra che vada a passarlo al di la del mare.
— orphea Temm., ital. Bigia grossa. Selibene sla questa
una specie alquanto rara per noi , nulladimeno se
ne prendono diversi individui nel Bresciano in agosto
e settemljre , tempo in cui fa il suo passaggio. Cio
che ho rimarcato in essi si e che i maschi hanno
r iride degli occhi di un bel giallo vivace. Pare che
I'inverno lo passi in ragioni calde oltremarine.
— cinerea Lath.^ ital. Sterpazzola , volg. Gozzatina. E que-
sta una specie comunisslma, ci arriva in primavera
e si stabilisce attorno ai macchioni ed alle siepi
sui colli e ne' luoghi anche piani ^ ma in viciuanza
dei monti cosi in aprile e maggio io la vidi da per
tutto in si ffitti luoghi tanto nei contorni di Sondrio,
quanto nel contorni di Brescia. Nel tempo del mag-
gior caldo pare che si ritiri al monte unitamente ai
suoi piccoli, ed in agosto e settemljre fa il suo pas-
saggio onde portarsi in paesi piu caldi a passare
Pinverno. Durante il suo passaggio in autunno se
ne prendono molte specialmente nel Bresciano.
— curnica Lath. , ital. Bigiarella , Seperagnola miiiore. E
alquanto piu rara della precedente , e ci arriva alia
medesima epoca all'incirca. Se ne prendono special-
mente in autunno nella Valtellina, nel Bergamasco,
nel Milanese e segnatamente nel Bresciano. Parte un
poco piu tardi della precedente e sembra che por-
tisi a passare T inverno in paesi oltremarini. Ne lie
osservato diversi individui colla regione auricolare di
color cenerino quasi nero e coUe penne ciliari supe-
rior! ed inferior! bianche, essendo cenerino-tnpe
DI P. LANFOSSI. 45
quelle dei latl anteriore e poster lore dell" occhio : i
piedi poi tendenti al nero. lo non ho veduto la Sylvia
conspicilluta di Marmora die trovasi in Sardegna, ma
dalla descrizione che ne da il prof. Savi nella sua
Ornitologia toscana se ne rileva la grandissima so-
miglianza die lia coUa nostra curnica, tanto piu che
la penna esterna della coda e quasi intieramente
bianca anche in quest' ultima. Mi nasce qviindi dub-
bio die possano essere entrambe varieta di una me-
desima specie e probabilmente provenienti da difFe-
renze di eta.
Sylvia phragmids Bechst , ital. Forapaglie. Quest' uccello abita
nei luoghi palustri attorno ai canneti. Nel Bresciano
se ne prendono diversi in agosto e sul principio di
settembre ed avanzandosi Tautunno emigra onde
passare 1' inverno in region! piu calde.
— cisticola Temm. , ital. Beccamoschino. Verso la fine di
marzo trovasi da noi questo piccolo uccellino il quale
fissa la sua dimora in luoghi bassi e paludosi. Nel
Bresciano se ne prendono tanto in primavera che in
autunno , e pare che 1' inverno lo vada a passare in
luoghi piu caldi oltremarini.
— turdoides Meyer , ital. Cannaveccione , Tordo dei can-
neti , vo\g. Fassera cannera. In aprile ci arriva in
copia quest" uccello dalle regioni meridionali oltre-
marine dove passo V inverno , spandesi per diversi
luoghi di Lombardia , e portasi ad abitare i canneti
delle paludi. Attorno al lago di Mantova ne soggiorna
e nidifica una quantlta, e se ne prendono in agosto e
settembre anche nel Bresciano. Nel ]\Iilanese e raro,
e pare che vi si trovi soltanto di passaggio ; cosi
pure in ValteUina. In ottobre ritirasi dai nostri paesi
per andare ad isvernare in quelli donde ci era venuto.
— arundinacea Lath.^ ital. Beccafico dei canneti. Questa
specie non e rara in Lombardia, se ne prendono
molti individui in agosto , ed alcuni anche in set-
tembre nel Bresciano , e se ne prendono anche in
Valtellina. Abita ne' luoghi palustri ove probabilmente
nidifica , ed in autunno lascia questi nostri paesi onde
portarsi in luoglii di clima piu caldo.
— palustris Bechst, ital. Beccafico di palude , volg. Pas-
sera cannera piccola. Questa specie trovasi in estate
46 ORNITOLOGIA LOMBARDA
nei contorni di Mantova , dove al^ita i canneti at-
torno al lago. II mascliio di essa assoraiglia moltis-
simo alia Sylvia arundinacea , e la femmiua al gio-
vine della Sylvia hippolais per la forma specialmeate
del becco , ma pero se il becco tanto alto clie largo
alia base nella arundinacea la distingue dalla palnstris
nella quale e in vece piix largo che alto, il colorito
generalmente tendente al giallognolo nelle parti in-
feriori ed i piedi cenerini del giovine della hippolais
non lo lasclano confondere colla femmiiia della pa-
lnstris clie ha un colorito tendente al biancastro-se-
riceo nelle parti iuferiori ed i piedi carnicini. Ecco
le principali difterenze che ho potuto osservare tra
1' arundinacea e la palnstris.
La Sylvia arundinacea ha il becco tanto alto che largo
alia base ; le tre setole clie sono ai lati della jjase
della mascella superiore totalmente nere; le guance
dello stesso colore delle parti superiori ; i piedi oli-
Vastro-cenerini.
La Sylvia palnstris ha il becco evidentemente piu largo
alia base che alto \ le tre setole clie sono ai lati
della base della mascella superiore bianche nella
meta basilare e nere nel resto; le guance di colore
piu chiaro delle parti superiori ; i piedi oliyastro-
carnicini.
Questi caratteri gli ho desunti da esemplari freschi della
anindinacea , e da un esemplare vecchio di una fem-
mina della palustris che possiedo, stata presa attorno
al lago di Mantova.
Onde stare poi in maggiore armonia col nome latino
ho dato il nome italiano di Beccafico di palude alia
palustris , e di Beccafico del canneti alia arundinacea
levando a quest' ultima il nome guddetto.
Sylvia hippolais Lath. ,ital. Beccafico canapino, volg. Tuinot.
E comune e mi venne detto che in Valtellina nidi-
fica. In agosto e settembre fa il suo passaggio onde
portarsi in regione di clima piii caldo. In questo
tempo se ne prende buon numero speclalmeiite nel
Bresciano.
— sylvicula Lath. , ital. Lui verde , volg. Tui. Molti Lui di
questa specie si prendono nel Bresciano ^ essi ci ar--
rivano e fixuno il loro passaggio in agosto ed aiiche
DI P. LANFOSSI. 47
in setterahie, e poi noa se ne vede piu alcuno sino
air altro agosto.
Sylvia bonelll Vieillot^ ital. Lui bianco, volg. Tui. Questi
Lui ci arrivano in agosto di passaggio promiscui
ai precedenti, se ne preudono molti anche di qnesti
nel Bresciano , e" poi unitauiente a quelli scompajo-
no afl'atto , ne piu se ne prendono sino all' anno se-
guente.
— trochilus Lath., ital. Lui grosso , volg. Tui. Questo pic-
colo uccelletto si vede di passaggio in settembre ed
ottobre nel territorio Bresciano.
— rufa Latli. , ital. Lui piccolo , volg. Tuin , Tui. Questo
uccellino assai vivace e comune da noi , passa la
buona stagione al monte dove nidifica, ed in autunno
avanzato comparisce alia pianura e vi si trattieue
per tutto r inverno.
Trosjodites europcBus Leach, ital. Scricciolo , Be di macchia,
volg. Eeati , Riotin, Re de sees , Oslin del f redd. Que-
sto piccolo uccellino c assai comune in Lonibardia,
in estate abita le folte boscaglie dei monti eve ni-
difica , come in Valtellina ; in autunno discende al
basso e 1' inverno lo passa generalmente alia pianura.
Accentor modularis Cuv. , ital. Passera scopajola, volg. Pas-
sera mattella , Morettina. In estate si trattiene al
monte , in autunno ne cala buon numero al piano
e se ne vedono degl' individui di tanto in tanto anche
in inverno. In Valtellina nidifica.
— ulpinus Beclist, ital. Sordone , volg. 3Iutarot , Madlou.
Questa specie abita i luoghi alpini ; in autunno ed
in inverno discende a regioni piu basse, ma non
tutti gli anni nella niedesima quantita. E comune in
Valtellina e se ne prendono frequentemente nel Bre-
sciano. Non so se nidifichi sui monti della Lonibar-
dia , ma non e diflicile che cio avvenga , giacche
nel Bresciano se ne prendono talvolta non pochi in-
dividui anche in principio d' autunno.
Muscicapa grisola Linn., ital. Grisola, Boccalcpre , volg. Gri-
settina. lo la vidi comune nel Milanese in estate ed
anclie in principio d' autunno, e nel Bresciano se ne
prendono diverse in settemljre. In questa stagione fa
il suo passaggio c pare che portisi a svcrnare in
paesi piu caldi oltremarini.
48 OKNITOLOGIA LOMBARDA
Muscicapa albicollis Temm. , ital. AUuzza. Un individuo ma-
scliio in abito perfetto di questa specie ho vednto a
Sondrio nella raccolta d'uccelli della Vakellina del sig.
Giuseppe Sertoli. Noii ho ancora potuto verificare se
e realmente il giovine in prima muta di questa spe-
cie quelio che vedesi comune per la pianura lom-
barda in agosto e settembre , e che nel Milanese
chiamasi Alet e nel Bresciano AH , oppure se e una
specie diversa. II suo abito e il seguente :
Fronte bianchiccia ; pileo e parti superiori di colore oli-
vastro-cenerognolo; gola e sottocoda bianche; gozzo,
petto e addome ceciato-bianchicci, un poco tendenti
al cenerognolo ; remiganti nero-fosche con una mac-
chla biancastra alia base esternamente in modo da
formare una fascia biancastra sulle ali : le ultinie
secondarie col bianco molto piu allargato e dal me-
desimo anclie marginate esternamente ; coda nera
colla tiraoniera esterna bianca esternamente sin quasi
air estremita ed anche un poco internamente nella
meta Jjasilare , colla vicina bianca solo all' esterno ,
e la terza avente una sola macchia l^ianca aU'esterno
nel mezzo ; sopracoda nero ;, becco e piedi neri.
Alcuni individui clie di tanto in tanto si prendono
e che io ritengo novelli d' abito e d' eta hanno la
testa, i lati del colld e le parti suj^eriori di co-
lore olivastro-cenerino colle penne terminate da una
macchia biancastra llmitata da una leggerissima stri-
scia semilunare nerastra ; le copritrici medie supe-
riori delle ali terminate da una macchia biancastro-
ceciata ; il petto ed i fianchi vestiti di penne bian-
castro-sudicie e terminate da una sottilissima stri-
scia semilunare nerastra, ma piii sensibilmente della
gola e del gozzo clie sono pure di colorito somi-
gliante.
Megulus vulgaris Vieill., ital. Eegolo , volg. Stellin , StelU.
Questo graziosissimo uccellino che nidifica in Val-
tellina e fors' anche in qualche altra parte montuosa
di Lombardia , in autunno discende dai monti e por-
tasi alia pianura ove trattiensi per tutto F inverno.
Svolazza per lo piii attorno alle siepi ed a' macchioni
raccolto in piccoli branchetti, e jiipilaudo coutiaua-
mente va in cerca di clie nutrirsi.
DI P, LA.NFOSSI. 49
Regidus igriicapiUus Savi , ital. Fiorrancino , volg. SteU'i.
Non e raro da noi questo bell'uccelletto al principiar
deirautunno, e nel territorio Ijresciano si prende
di frequente dagli ultiini di agosto a quasi tiitto Tot-
tobre.
Parus major Linn. ^ ital. Cinciallegra , volg. Parasceida , Spe-
ranzina. E comunissima s^oecialmente alia pianura ,
nidilica entro le buclie naturali degli alberi , ed in
autunno ne arrivano dai nionti.
— coeruleus Linn. , ital. Cinciarella , volg. Mornireii, Speran-
zina molinera. E comuue , poclii sono gli individui
clie si trattengono alia canipagna libera , la massima
jjarte vive nei boschi o sui monti, ed in Valtelllna
nidifica. In autunno ed in inverno se lie vede in
inaggior numero.
— palustris Linn._, ital. Cincia bigia, volg. Moneghin. Que-
sta specie e coniune, trattiensi di preferenza alia
piamu'a 5 come nel ]\Iilanese , nel Pavese, nel Man-
tovano , e nidilica nelle buclie naturali degli alberi^
trovasi anche nel Bresciano , nel Bergamasco ed in
Valtellina , ma vi e piuttosto rara.
— cristatus Linn., ital. Cincia col ciaffo- Questa e alquanto
rara , trovasi nei luoghi montuosi , come nel Berga-
masco ed in Valtellina, nel qual ultimo luogo nidifica,
ed in autunno se ne trova qualche individuo anche
nel Bresciano.
— ater Linn., ital. Cincia montagnola, volg. Ciccina. Questa
specie io non la vidi clie nel Bresciano ed in Val-
tellina , ed in questo secondo luogo eziandio nidifica.
In autunno se ne prendono molie specialmente nel
Bresciano coi panioni.
— caiulatus Linn., ital. Cincia codona, volg. Pentin , Spe-
ranzina della coa liinga. Se ne vedono dovunque in
ogni stagione , A'anno generalmente in branchi e fre-
quentano di preferenza i luoghi alberati e boschivi.
Nidifica tanto al piano clie al nioiite. Se ne trovano
di tanto in tanto dcgP individui che hanno tutta la
testa e le parti inferiori , cioe la gola , il gozzo , il
petto e la jiarte anteriore deiraddome di un liiauco
candido , nel resto sono come gli altri. Questo abito
e costaute, ed io sono di parcre clie sia di maschio
vecchio.
BibL hal T. LXXVIII. 4
5o ORNITOLOCIA LOMBARD A
Parus biannicus Linn., ital. Basettino, Codihugnolo di palude,
volg. Usserin. Questo bellissimo uccelletto e stato os-
servato nel Bergamasco , ed io lo vidi non raro nei
contorni di Mantova dove tratdensi attonio al lago
e si vaole die vi nidilichi. Sembra die i semi di
piante acqiiatidie gli servano, alnieno neU'iaverno,
di ciljo , giacdie nel gozzo di uno die ho preparato
trovai quantita di semi di Typha. Non e difficile ad
addomesticarsi e si niantiene per lo piii con farina
di grano turco.
— pendidinus Linn., ital. Fendolino , Fiaschettone , volg.
Pendolin. Qiiesta specie rinomatissima per Tindustria
con cui tesse il suo nido, non la osservai finora die
nel Bresciano e nel Wantovano, nel qual ultimo luogo
non e rara e nidifica tra le canne attorno al lago.
Motacilla alba Linn., ital. Cutrettola grigia, volg. Boarina ,
Fratina , Quatremola. Qiiesto nccello e comune ; se
ne vede in ogni stagione dell' anno , ed in estate la
maggior parte si trattiene al monte. Nidifica tanto
al monte die alia pianura, e persino nelle citta at-
torno ai tetti delle case, come in alcuni luoghi della
citta di Milano. In ottobre ne arriva una quantita e
la Valtellina e luogo di considerevole passaggio dove
se ne prende buon numero colle reti aperte.
— boarula Linn., ital. Cutrettola , Codinzinzola , volg. Tre-
macoa, Squassacoa, SqiiassacUna. E comune, vedesi
tutto r anno e ti'attiensi attorno alle acque. Sembra
die in autunno ce ne arrivino delle altre , poiclie nel
Bresciano se ne prendono di plu in ottobre die in
alti'i tempi.
— flava Linn. ^ itn\. Cutrettola gialla, volg. Boarota. Questa
specie io non la vidi die di passaggio in autunno
nel Bresciano , alia qual epoca se ne prendono molte.
Sembra die vada a passare 1' inverno in paesi me-
ridionali oltremarini. Tra quelle die si prendono vi
sono molti masclii vecclii tali e quali sono descritti
neir Ornitologia toscana del prof. Savi, aveuti di piii
una striscia bianca die passa sotto 1' occhio come in-
dica Temminckf, molti individui giovani die lianno pre-
cisamente Pabito della femmina descritta nella stessa
Ornitologia , e diversi altri die hanno il gozzo ed i
lati del cello bianchi con una leggerissima sfumatura
DI P. LANFOSSI. 0 1
gialla i la fascia sopracclgliare e le penne cigliari
gialle ; una leggier traccia di una striscia bianca sotto
agli ocelli i il pileo di color verde-olivastro come il
dorso i nel resto uguali ai inaschi vecchi. Questi in-
dividui non possono essere che niaschi giovaal in
prima muta.
Antlius aquaticus Beclist. , ital. Spioncello, volg. Cussetoun,
Ssiidssetou. E comune in quasi tutta la Lonibardia ,
cala dai monti sul principio d' autunno , trattiensi per
poco nelle vallate, come in Valtellina, e continua
quindi il suo passaggio per la pianura. Buon numero
passa r inverno nei nostri paesi specialmente in quel
luoghi eve sonovi delle vaste praterie di marcita ,
come nel Milanese , o dove trovansi dei terreni sor-
tumosi, come in alcune situazloni basse deila pro-
vincia di Brescia. Se ne prendono molti in autunno
segnatamente nel Bresclano, e se ne continua a pren-
dere anche in inverno ed in primavera. Non e an-
cora a mia coguizione clie nidifichi in qualche luogo
di Loml^ardia , ma non e difficile a raio credere che
cib faccia in Valtellina.
— nrboreus Beclist., ital. Prispolone , volg. Dordina , Ignina.
Seljbene nidillclii iu Valtellina , non vedesi general-
mente nel territorio lomljardo die al tempo del suo
passo. Questo avviene in agosto ed anche sul prin-
cipio di settembre, forma oggetto assai importante
di caccia per quasi tutta la Lombardia e special-
mente pel Bresciano , e se ne fanno delle prese ab-
bondanti per lo piii colle reti aperte. Se ne conti-
nua a prendere qualche individuo anche in ottobre
e novembre , e 'poi non se ne vede piii alcuno sino
in primavera.
— pratensis Bechst. , ital. Prispola, volg. Gussettina, Gus-
seta, Sguisseta. E questa specie conosciutissima in
presso che tutta la Lombardia , arriva in autunno e
se ne fanno delle prese abbondauti in modo parti-
colare nel Bresciano , e se ne continua a prendere
sino ad autunno avanzato. Se ne ferma buon numero
durante T inverno e si trattiene attorno alle praterie
umide , come nel Milanese ed in altre situazioni di
simil fatta , nia la maggior parte seinbra che vada
a passare cjuesta stagione in paesi di cliiua piu dolce.
52 OUNITOLOGIA LOMBAKD V
Anthus campcstris Bechst., ital. Calandro, volg. Piossa. Questa
specie, quaiitunque non sia rara, fe generalmente
poco conosciuta in Loiiibarclia, ma e pero conosciu-
tissiiiia nel Bresciano dove in alcuni anni se ne fauno
delle prtse discrete colle reti aperte durante il suo
passaggio che avviene in principio d' avitunno.
Alauda calandra Linn., ital. Calandra , volg. Re delle Sarlode.
Qnesta specie capita di rado in Lombardia , e quando
alcuna ve ne arriva, questo avviene in autunno; cosi
ne vidi una neir autunno del 1828, ed un'altranel-
rautunno del i83a state prese nelle vicinanze di
Brescia. Nella Toscana , secondo cio che scrive il
prof. Savi, e comune e stazionaria; pno essere clie
alcuni individui si disperdano e di la giungano a noi.
— cristata Linn., ital. Cappellaccia , volg. Calandra. Questa
specie trovasi nella massinia parte di Lombardia,
piu rara pero al monte clie alia pianura. La vidi
comune a Llantova , dove trovasi Ijene spesso anclie
in citta sulla piazza del pub])lico jjasseggio a cercar
cibo pel terreno. La trovai pure comune lungo la
riviera bassa bresciana dove anche nidifica.
— arveiisis Linn., ital. Panterana , volg. Lodola , Odola ,
Sarloda. E comune in tutta la Lombardia , si vede
tutto I'anno; nidifica ordinariamente ne'campi tra
le biade , ed in ottobre ne arrivano dai paesi mon-
tani e settentrionali dei branclii assai numerosi. La
Valtellina e luogo di grande passaggio, arrivano dal-
r est e si dirigono verso 1' ovest , e se ne prende una
quantita grandissima tanto colle reti aperte , quanto
colle cosi dette antenelle. Se ne prendono moltissime
anche nel Bresciano ed in generale dovunque sonovi
delle vaste campagne mezzo incolte. Nel Milanese
ne e stato preso uu individuo quasi bianco, e ne
vidi un altro colle mascelle del becco incrociate.
— arborea Linn., ital. Tottovilla , volg. Turlo, Odola de crap,
Lodovlgh. E comune, in Valtellina nidifica, ed in
autunno discende dai monti facendo il suo passaggio
per la pianura lombarda. Nel Bresciano se ne pren-
dono moltissime colle i-eti aperte, specialmente in
ottobre e novembre.
— calandrella Bon., ital. Calaiidrino , volg. Lodb. Questa
specie e alquauto rara da noi ; iu certi anni pero
DI P. LANFOSSr. 53
ne passano del branchl numerosi In agosto e se ne
prencle buon numero nei coiitorni di Brescia.
Plectrophanes nivalis Meyer., ital. Zigolo della new. E qiiesta
per noi una specie assal rara. lo ne vidi ua solo
individuo presso i signori Foggia stato preso nei con-
torni di INIantova nei 1824. Le piii inospite region!
del polo artico, come sono i monti dello Spitzberg,
della Lapponia e della Groenlandia s'indicano come
patria di quest' uccello.
Emberiza miliaria Linn., ital. Strillozzo , volg. Frader , Pra-
diroii. L' atuunno e P epoca in cui se ne A^ede da
noi in maggior numero. Nei Bresciano vi e comune
tutto I'anno e nidifica , e durante il tempo di caccia
se ne fanno delle prese abbondanti.
— cirlus Linn., ital. Zigolo nero, volg. Spionza spajardera.
Poclii sono gl' individai di questa specie die si pren-
dono in Lombardia ;, ne sono stati presi nei Berga-
masco , ed io ne vidi tre o quaitro stati presi nelle
parti Ijasse del Bresciano. Pare die vi si trovi di
passaggio accidentale , poiclie la primavera e T au-
tunno sono le stagloni in cui si prende. Io ne ho
nianteauto in casa un maschio per quasi un anno,
e sebbene si fosse con tutta facilita adattato alia
schiavitu, nullameno non Tbo mal sentito a cantare,
ed un solo zizzilo suo particolare e quello die ho
potuto sentire. JNIi si niostro un uccello di naturale
piuttosto stupido e nello stesso tempo selvaggio. 11
jirof. Savi nella sua Ornitologia c'indica essere co-
mune nella Toscana in qualnnque stagione.
— citrmeZ/a Linn., ital. Zigolo giallo , volg. Spajanlola, Spa-
jarda, Squujard. E comune, ma nella pianura lotn-
barda pare die vi si trovi solamente di passaggio ,
o come specie vagante ; nidlfica in Valtellina.
— cia Lmn., ital. Zigolo muciatto , volg. Sia, Sieta. Questa
specie non e tanto comune , ci arriva in autunno
innoltrato e si ferma sino alia primavera. Se ne
prendono nei Milanese^ nei Bresciano, nei Berga-
masco ed in Valtellina. Avvi ragion di credere che
nidifidii anche in Lombardia , giacche nei Bresciano
se ne prendono dei giovani in estate.
— hortulana Linn., ital. Oitolano, volg. Ortolan, Tirabus.
Questa spede comune nei Bresciano, trovasi in quasi
54 OltNITOLOGIA LOMBARDA
tutta la Lombardia e nidlfica tanto al piano che al
monte. Iti agosto coniincla a I'itirarsi da noi onde
dirigersi a passare Tinverno in paesi di clima piu
caldo. I masclii da nie osservati noii hanno la ]jen-
che minima traccia di fascia sopraccigliare.
Einheriza sclusniculus Linn., ital. MigUarino di pahule^ ^'o'g-
Pionza , Spionza. Vedesi freqnente questa specie at-
torno ai canneti dei liioghi palnstri , specialmente nel
Mantovano. In antunno e per tutto T inverno pare clie
se ne stia lontana dai canneti, ed in qneste stagioni
come anclie in primavera se ne fanno delie jirese
alibondanti , specialmente nel Bresciano; se ne pren-
dono anclie in Valtellina e nel Bergamasco.
— palustris Savi., ital. Passera di palude^ volg. Spionzoii.
Questa specie io non la vidi finora clie nel Bresciano
eve e comune , e se ne prende iDuon numero negli
stessi tempi che si fa caccia della precedente. Quelle
die ho osservato si e che questa non mangia che
vermiciattoli e lumachette , mentre la precedente si
ciba di grani. E jioi singolarissinio il vedere la grande
nguaglianza clie lianuo tra di loro nel colorito^ che
se non vi fossero le difFerenze marcaiissime del becco
e della grossezza della testa si prenderebbero per
nna specie identica anche dai piu esperti ornitologi.
M' e stato indicate che cjuesta specie fu veduta ni-
dificare nel Bresciano segnatamente tra il monte Ra-
gone e quelle della Maddalena dove trovasi delPacqua
perenne , e vi sono anclie indotto a crederlo perche
durante il permesso di caccia, sebbene in piccol nu-
mero, se ne prendono sempre.
Fringilla cisalpina Temm., ital. Passera reale , Passera ca-
paunaja , volg. Passera , Passaroun. In ogni angolo
della Lomliardia trovasi questa specie, abita di pre-
ferenza nelle citta e nei villaggi, nidiijca entro buclii
clie trova nelle torri e nei campanili , sotto alle te-
gole dei tetti , e dovunque trova degli opportuni na-
scondigli , e sin auce nei nidi abbandonati dai ba-
lesti'ucci. A Sondrio eve non si usano tegole per
coprire i tetti , ma delle ardesie , non trovando bu-
chi a proposito si falibrica un nido coperto nella
biforcazione dei rami degli alberi fruttiferi che sono-
vi nei giardini dei contorni , e non e rare il vederne
DI P. LANFOSST. 55
due o tre sopra un albero stesso. Ne ho vetluto
qualche individuo di colore hiondo-biancastro.
Fringilla montana Linn., ital. Passera mattugia, volg. Pas-
saretta, Passera boscajeula, Passera buseula, Passera
hiisarina. E questa pure moltiplicatissima in tutta la
Lorabardia, ed ama di preferenza la campagna. Ni-
difica sotto alle tegole dei tetti delle case rural!, ma
per lo pill entro buchi naturali che trova negli al-
beri. In autunno ne arriva buon numero di passag-
gio specialmente nella provincia di Brescia. Se ne
trovano non di rado degP individui biancastri ed
anche di quasi afFatto bianclii.
— coelebs Linn., ital. Fringuello , volg. Franguell , Fn'itiguel.
Quest' uccello e assai comune tanto al monte die
alia planura, nidifica sugli alberi , e spesso anche
nelle citta , come nel giardiu pubblico di Milano.
In ottobre ne arriva una quantita dal Settentrione ,
e se ne fanno delle prese considerevoli specialmente
nel Bresciano. Ne ho veduto un individuo preso nella
provincia di Brescia die aveva la testa r.ffatto Jjianca.
— montifringilla Linn., ital. Peppola, volg. Montan, Montaa.
MoiitaiieU , Fasareul. Questa specie e conosciutissiaia
per tutta la Loinbardia come uccello di passaggio.
Ci arriva in ottobre e novenibre in grandissima
quantita dai jiaesi settentrionali e forma un oggetto
iniportantissimo di caccia per le provincie montane
e specialmente per quella di Brescia. Non so se ni-
dificlii in Lombardia, ma non e difficile che cib faccia
in Valtellina per la quantita dei boschi di pini ciie
vi sono.
— nivalis Linn., ital. Fringuello alpino. Questa bellissima
specie non e affatto rara in Lorabardia, capita di
tanto in tanto in Valtellina , ma sempre nella sta-
gione invernale e viaggia raccolta in branchi piut-
tosto numerosi. Pochi anni sono ne capito un branco
considerevole nci contorni di Sondrio, e se ne pre-
scro divcrsi anche neir inverno del i83o. Abita le
regioni piii elevate dei monti e generalmente in vi-
cinaiiza delle nevi, e sembra che a noi provenga
dal Tirolo.
— canluelis Linn., ital. CardeUino , volg. GarJelin , liava-
rin 5 Jiaaii. Questo bell' uccelletto trovasi in tutta la
66 ORNITOLOCIA LOMBAKD V
LombarJla, nkUfica sugli alberi pluttosto altl, spesso
lungo i passeggi pubblici etl anche nei giardini. In
novembre ne arrivano mold di passaggio , del quaii
in alcnni anni se ne fanno delle prese considerevoli
specialmente nel Bresciano. Ho osservato ehe i no-
strali sono genei'almente un poco piu grossi di quellt
che cl arrivano di passo.
Fringilla spinus Linn., ital. Lucarino^ volg. Legorin, Lugarin ,
Lugari. Qaesto graziosissimo uccelletto, conosciutissi-
mo in ogni parte della Lombardia , a quello che io
sappia, non nidifica die in Valtellina. Nell' ottobre i
Lucarini fanno il loro passaggio pei nostri monti e
per le nostra valli , ma non ci arrivano sempre nella
stessa abbondanza. In alcnni anni se ne fanno delle
prese considerevoli specialmente nel Bresciano, Alcuni
passano anche 1' inverno da noi.
— dtn/zeZZn Linn., ital. Venturone, volg. Canariacle Malenc.
Non sono molti anni che si e osservato che cjnest'uc-
cello fa il suo passaggio regolare per la Valtellina.
Pare che ci pervenga dalla Svizzera , mentre per-
corre la valle Malenco e si dirige verso la costiera
opposta dei monti di Albosaggia. Sembra poi che
varclii questi monti e passi pei territorj bergamasco
e bresciano , giacche sul principio dell' inverno del
1823 io ne vldi sul mercato di Brescia tre o quattro
individui, e nel novembre 1884 ne ho veduti altri tre.
La scarsezza delle uccellande montane in Valtellina
e forse la causa per cui si conobbe tardi questa
specie in Lombardia. Si addimestica facilmente e vive
bene anche in istato di schiavitii. A Sondrio se ne
mantengono nelle gabbie , ma il suo canto che si
avvicina alquanto a quello del lucanno non riesce
molto grato.
— nifescens Vieill., ital. Organetto, volg. Organetto , Car-
dinalin. , FanelUii cle montagna , Fanellin della regina.
Questa specie non e rara in Lombardia , ci arriva
dai paesi settentrionali in autunno assai avanzato.
Se ne prendono molti in Valtellina e diversi anche
nel Bresciano.
— carinabina L'mn., ha]. Fnnello , Nontanello, volg. Fanett,
Finett , Fanell. Sopra un colle delle vicinanze di
Sondrio, detto Triangia e I'unico luogo in cui abbia
DI P. L4NF0SST. 67
veduto rimanersi stazionaria por tntta la hnona sta-
gione qiiesta specie , dove anche mi venne detto
clie nidiflca. In oitobre ne arriva dai paesi a noi
piu settentrionali una qnantita e la Valtellina e luogo
di considerevole passaggio. Numerosissimi Ijranchi la
percorroiio dalP est all" ovest e moltissimi vengono
presi colle reti aperte , coUe quali si tende alle allo-
do!e. Se ne fa caccia abbondante altrove e special-
mente nel Bresciano.
Fringilla seiinus Linn., Ital. Verzellino, volg. Verzelin, Ver-
dari. Qiiesto belT uccellino trovasi comunemente nei
paesi montani della Lombardia e specialniente in Val-
tellina dove nidillca. In autunno fa il suo passaggio
per la Lombardia , ed e in quest' incontro che se ne
prendono nel Bresciano. Pare die intraprenda dei
viaggi considerevoli , giacche una quantita ne arriva
in Toscana.
— chloris Linn., ital. Verdone , Calenzoln , volg. Amourott ,
Verdon , Verdcr. E comune in tntta la Lombardia ,
vedesi tutto 1" anno , nidifica sngli alberi , ed in no-
venibre ne arrivano molti di passaggio , divers! dei
quali pare che si trattengano anche in inverno.
— petronia Linn., ital. Passcra alpestre, volg. Passera mon-
tagnina , Passera greca. Questa specie e piuttosto
rara , discende dai monti in antunno, ed in ottobre
e novenibre passa pel territorio lombardo. Se ne
prendono di rado in Valtellina , ma nel Bresciano ,
seljbene in piccol numero , pure se ne prendono
quasi tutti gli anni. Si addomestica facilmente e vive
assai bene anche in istato di schiavitii. Trovandosi
di passo in ottobre anche in Sicilia , come riferisce
il prof. Scina , semlara che passi V inverno in paesi
nieridionali e proliabihnente anche nelle isole del-
TArcipelago , donde pub essere che abbia tratto il
nonie di Passera greca che alcuni le attribuiscouo.
— coccothroustes Temm., ital. Frosone, volg. Frisoun, Sfri-
soun , Sfrisou. Poclii sono quelli che fermansi a ni-
diiicare da noi :, questo pero e stato osservato nel
Milanese , e dei novelli ne vidi io stesso in luglio
1 833 sul mercato di Brescia: questi nel colorito ten-
devano in complesso al giallognolo. Sulla fme di ot-
tobre ed in novembre ne arrivano molti dai paesi
53 OBNITOLOGIA L0-\IBNnD4
settentrionali , e nel Bresciano speclalmente se no
fanno talvolta delle prese considerevoli. Nell' aiitimno
1 833 ne vidi sul mercato di Brescia uii individno
di color biondo-biancastro.
Fynhula vulgaris Briss., ital. Chiffolotto, volg. Ziffolott, Su-
biott, Geinoun. Quest' uccello da noi e comune , ni-
difica in Valtellina , ed in ottobre e novembre fa
r ordlnario suo passaggio, specialmente pei inonti
bresciani. Sonovi pero degli anni in cni se ne ve-
dono pocliissiiui.
Loxla cunirostra Linn., ital. Crociere , volg. Becch-in-cros ,
Becch-stort. Questa specie in Lombardia e comuue ,
e vi fa il suo passaggio ordinario tutti gli anni, ma
non senipre in ugual nuniero. In Valtellina nidifica ,
e sono indotto a credere die cio faccia ancbe nel
Bresciano , giaccbe appena e perrnessa la caccia die
ne' luoglii montani di questa provincia se ne pren-
dono, e questi ho senipre A'eduio essere di color
verde-olivastro. In ottobre comincia il passaggio di
questi uccelli e questo continua per tutto il novem-
bre , e talvolta ne continua a passare anclie in di-
cembre. Durante il passo se ne prendono tanto di
vecchi clie di giovani , ed ho osservato die molti
hanno il becco incrociato a destra , e molti a sini-
stra. Nel Bresciano , in alcuni anni se ne fanno delle
jDrese abbondanti.
Columba palumlms Linn., ital. Colonibaccio , volg. Tuoun, Fu-
vioiui salvadegk. Arriva in Lombardia in aprile al-
r incirca , e spargesi ne' luoghi boschivi della pia-
nura , specialmente nel Milanese, dove e comune e
nidilica sngli aljieri. Se ne vedono anche in Valtel-
lina e nel Bresciano. In autunno partono i colom-
bacci dalla Lombardia, e secondo le osservazioni fatte
dal prof. Savi pare die si portino a passare I'in-
verno in Affrica.
— oenas Linn., ital. Colombella. E questa una specie alquanto
rara pei nostri paesi ; ne sono state osservate nel
Berganiasco, ed in Valtellina se ne vedono solo di
passaggio. Dojio la meta dello scorso dicembre i834
ne sono stati presi nove individui luugo il Mella vi-
cino a Brescia, e degli altri in seguito nel gennajo
e nel fehbrajo. Questo fa conoscere clie sebbene
DI P. LANFOSSI. 59
passi r inverno per lo plu oltre mare , pu6 resl-
stere anche ai nostri inverni lienclie rigldi, e la
circostanza di trovare la terra noii coperta di neve,
come avveniie quest' anno, per cui puo trovare di
die cibarsi , sembra un motive di sua permanenza.
Columba Ihia Briss., ital. Piccione torrajuolo , volg. Pi zzoua
sah'adegh , Puvioun salvadegh. Questa specie la vidi
comune a Mantova ed a Milano. A Mantova nidifica
in istato di assoluta selvatichezza attorno al castello
delie prigioni a Porta S. Giorgio , ed a ]\Iilano ni-
dilica pure in buon uumero in istato di selvatichezza
entro buchi attorno al volto dell' arco di Porta tlci-
iiese. Tra queste ne vidi diversi individui tanto a
Llilano clie a Mantova variegati di bianco, come i
Piccioni domestic!.
— turtur Linn., ital. Tortora, volg. Tortora salvadega, Dordra
salvadga. Arrlva da noi in primavera e spargesi pei
bosclii specialmente di pianura , ove trattiensl du-
rante r estate e nidiiica. Nel Mantovano, nel Mila-
nese e nel Bresciano e comune e nidiiica, ed in
Valiellina vedesi solamente di passaggio in prima-
vera. In autunno parte e si porta in AfFrica.
Ordine terzo , Razzolatori.
Tetrao fefrix Linn., ha\. Fagiano di monte , Gallo di monte^
volg. Gall de montagna. Trovasi ue' luoghi pinttosto
alpestri della Lombardia, come nella Yaltellina e
nel Bergamasco, e probaljilmente anclie nel Bresciano.
In \ altellina e comune e nidiiica.
— itrogallus Linn., ital. Gallo cedrone, Gallo alpestre. Questa
specie e alquanto rara , ne sono stati presi degl'in-
dividiii nel Bergamasco ed in Yaltellina , e mi si
disse die nidifica nei contornl di Bormio.
— honasia Linn., ital. Bonasia , Frcricolino di monte, volg.
Francolin. E un poco rara questa specie in Lombar-
dia ; essa si trova nel Bergamasco ed in Yaltellina,
nel qual ultimo luogo e nieno rara e nidiiica.
— lagopus Linn., ital. Roncaso, Pernice hianca, volg. Bon-
casc. Trovasi ne' luoghi alpestri tanto nel Bergama-
sco die in Yaltellina ; in quest" ultimo Inogo e co-
mune e nidifica. In inverno questa specie e bianca,
T&O OHNITGLOGIA LOMBARD \
Candida come la neve , tranne la coda che 6 quasi
totalmente nera, ed in estate e per la massiina parte
di color cenerognolo rossiccio, o giallastro con niolte
strisce trasversalL ondulate nerastre.
Perdrix grceca Briss., ital. Coturnice, volg. Coturno. Questa
specie e coraune in Lombardla , abita i Inoghi al-
pestri, come nella Valtellina e nel Bresciano. Nel-
r inverno discende alquanto , ed e in allora che se
ne prende in maggior numero.
— rubra Briss., ital. Pemice , volg. Coturno. Questa e al-
quanto rara; ne vidi una in Valtellina, dove venni
assicurato essere piuttosto comune.
— cinerea Lath., ital. Starna , volg. Pemis , Pernisetta. Se
ne prendono in diversi luoghi di Lombardia , ma
sempre piu frequentemente nei paesi di monte die
di pianura ^ cosi se ne prendono nel Milanese e nel
Mantovano , ma assai di piu nel Bresciano, nel Ber-
gamasco ed in Valtellina. In quest'ultimo luogo oltre
aU'esservi comune nidifica, ma in sltuazioni piutto-
sto montuose. Alia pianura pare che non discenda
clie neir autunno , dove poi si trattiene anche du-
rante r inverno.
— coturnix Lath., ital. Quaglia , volg. Quaja. Verso la fine
di aprile , o sitl principio di maggio sono da noi le
quaglie. Tanto al piano che al colle e spesso anche
al monte dove sonovi degli estesi campi di grano
trovansi questi uccelli , ma alia pianura e dove si
staljilisce il maggior numero che nidifica general-
mente nei campi tra i cereali. In autunno abbando-
nano i nostri paesi onde portarsi a passare 1' inverno
in region! meridionali piii calde.
Ordine quarto , Uccelli di ripa.
Glareola pratincola Savi. , ital. Pernice di mare. E questo
un uccello molto raro pel nostro territorio. lo nou
ne vidi che vin solo individuo presso i signori Fog-
gia di Mantova, stato preso in quei contoini. I paesi
orientali d' Europa sembrano la sua patria. Nella
prima vera vedesi di passo in Toscana, come indica
il prof. Savi nclla sua Oruiiologia.
DI P. LANFOSSI. 6l
Otis tarda Linn., ital. Otarda. £ questa una specie rarisslina
per la Loml^ardia. lo ne ho vedutl due soli indivi-
dui , stati presi, come mi venne indicato, nella pro-
vincia di Brescia nel i83o all'incirca, e che ora si
conservano in una sala deir Ateneo di detta citta.
Nel freddissimo inverno del i83o se ne videro di-
verse in Italia. Le si attrlbuiscono come patria le
regioni settentrionali ed orientali d'' Europa.
— tetrax Linn., ital. Gallina pratajola, Otarda miiiore. E an-
che questa una specie assai rara pei nostri paesi. lo
ne vidi una sola in una raccolta d' uccelli in Milano ,
la quale , da quelle die mi ricordo , parmi clie mi
sia stato detto essere stata presa nel ten-itorio stesso
uiilanese. E molto comune in Sardegna , dov' anche
nidifica.
Cursoriiis europa^us Lath., Ital. Corrione biondo. NeU'ottobre
del 1 832 ne e stato preso un individuo nelle parti
basse della provincia di Brescia. Questo e il solo
che io ho veduto in Lombardia. La sua patria e I'Af-
frica , e di la di tanto in tanto qualclie individuo
arriva a visitare 1' Italia.
Oedicnemus crepitans Temm., ital. Occhione , Piviere mag-
giore. Non e raro in Lombardia, vedesi in que'luoghi
dove sonovi delle A'aste campagne incolte , come in
Valtellina e nel Bresciano, nel qual ultimo luogo ne
e stato preso anclie qualche novello vivo.
HcEmatopus ostralegus Linn., ital. Beccaccia di mare. E questa
una specie alquanto rai-a. To ne vidi un individuo
presso i signori Foggia in Mantova stato preso in
quei contorni.
Himantopus melanopterus Meyer , ital. Cavalier d'ltalia. An-
che questa specie da noi e rara. Ne vidi anclie di
questa un individuo nella raccoka d' uccelli dei gia
nominati signori Foggia in Mantova ; esso pure stato
preso in quei contorni.
Charndrius phunaUs Linn., ital. Piviere, volg. Pivier. Non
arriva in Loniljardia quest' uccello che nell' ottobre ;
se ne prendono in allora diversi in molti luoghi di
questo nostro territorio, e specialmente nel Bresciano,
ma egli e sul cominciar della primavera allorclie ri-
tornano dai jiaesi mcridionali che se ne prendono
niolti i cosi io ne vidi diversi presi nel Milanese ,
62 OKNITOLOCIi LOMBAHDA
nel Bresciano , in Valtelllna e nel Mantovano. Poco
si fermano da nol e ripigliaiido il loro viagglo si
poi'tano verse il settentrlone.
Charadrius morinellus Linn., ital. Fiviere tortolino. Questa spe-
cie si vede di rado nel nostro territorio ; ne e stato
preso qualche individuo nel Bergamasco , e nel set-
tembre 1823 ne e stato preso uno nelle vicinanze
di Brescia.
— curonicus Gniel., ital. Corrlere piccolo. Un individuo di
questa specie ho veduto a Sondrio nella raccolta del
signor Sertoli ; venni pero assicurato clie in Valtel-
lina e comune in priniavera e clie anche nidifica.
Calidris arenaria Illiger , ital. Calidra. lo non vidi ancora
qnesta specie in Lombardia ; il prof. Maironi T in-
dica comnne pel Bergamasco nel suo catalogo. Questo
nccello vedesi frequente suUe spiagge del Genovesato.
Vanellus cristatus Meyer, ital. Pavoncella, Fisa, volg. Cioiga.
A qnello clie io sappia iinora , non si vede questa
specie in Lombardia che di passaggio in autunno ed
in primavera, nel qual ultimo tempo se ne prendono
moke colle reti , specialmente nel Mantovano.
Totanus glottis Bechst. , ital. Pantann. E poco frequente ;
ne sono stati veduti degl' individui sul lago di Garda
e nel Bergamasco, secondo clie viene indicato dal
Pollini e dal Maironi.
— fuscus Leisler, ital. Fantana grigia, volg. Gamhettoun,
Primavera. Sul finire dell' inverno comincia a compa-
rire in Lomljardia questa specie, in marzo vi si trova
comune, e si trattiene generalmente ne' luoghi umidi
e paludosi. Se ne fa caccia nel Milanese, nel Berga-
masco, in Valtellina, e particolarmente nel Mantovano.
— calidris Bechst., ital. Pettegola , volg. Pe-ross. Questa
specie non e affatto rara pel nostri paesi ; vedesi in
jirimavera e se ne prendono nel Bergamasco e nel
Mantovano , e forse in qualche altro luogo.
— ochropus Temm , ital. Ocropo. E comune in quasi tutta
la Lombardia, trovasi tanto al piano che al monte,
trattiensi attorno alle acque , e nei contorni di Son-
drio eziandio nidifica.
— hypoleucos Temm., ital. Fiovanello. Questa specie sembra
piuttosto rara da noi :, io ne vidi un individuo solo
stato preso in Valtellina.
DI P. LANFOSSI. 63
Totanus stagnatilis Beclist. , ital. Albastrello. Questa specie
vedesi di rado, ed io non ne vidi clie un solo in-
dividuo stato preso nei contoriii di Sondrio.
Limosa melunura Leisler, ital. Fittima, volg. Pizzacra de
mar. Se ne prendono diverse nel Mantovano , ma
solaniente sul linir dell' inverno. Ne sono state prese
anche nel Bergamasco ed in Valtellina.
Rasticola vulgaris Vieill. , ital. Beccaccia, volg. Beccassa,
Arsia, GalUnassa, Pizzacra. Conosciutissima e qnesta
specie in ogni parte della Lombardia , ci arriva in
ottobre e stabilisce la sua dimora nei boschi tanto
al nionte che alia pianura , e massime in quelli nei
quali si trova qualche stagno , o scorre qualche ru-
scello. Si trattiene da noi per tntto 1' inverno ed an-
che parte della primavera f, e forma oggetto assai in-
teressante di caccia. Se ne prendono molte col fucile,
ma la maggior parte si prende con lacci clie si di-
spongono attraverso a dei piccoli A'iottoli praticati
nei boschi. Per questa caccia distinguesi segnatamente
il Bresciano. Ne ho veduto a Milano in una raccolta
d' uccelli un indivlduo biondo-biancastro.
Scolopax major Linn., ital. Beccaccino maggiore , volg. Sgne-
poun , Beccassa. Non e rara questa specie in Lom-
bardia , ma vedesi , a quello ch' io sappia , soltanto
di passaggio in autunno ed in primavera, ed il mag-
gior numero ci compare in aprile. Se ne prendono
nel IMilanese e se ne fa discreta caccia nel Bresciano,
specialmente in primavera.
— gallinago Linn., ital. Beccaccino reals , volg. Beccanot ,
Sgnepa , Beccadell. In gran copia ci arriva questa
specie in autunno e si trattiene sino a primavera in-
noltrata. To ritengo che nidificlii anche da noi , giacche
nel Bresciano se ne prende buon numero appena e
libera la caccia e di un color ito in generale rossastro,
indicante evidcntemente abito di gioventii. In una
raccolta d' uccelli a Milano ne ho veduto nn indi-
viiiuo di color biondo-ljiancastro.
— gaUinula Linn., ital. Beccaccino minore, volg. Sgncpin ,
Bcccadt, Beccassina. Questa specie e comune, comincia
ad arrivare in ottoljre, e si trattiene sine in aprile.
Se ne fa caccia in quasi tutta la Lombardia , ma in
ispecie nel Milanese, nel Mantovano e nel Bresciano.
64 ORNirCLOGI\ LOMBAEDA
NiCmeahis arquata Lath., ital. Chiurlo maggiore , volg. Arcassa.
Sebbene sia questo uii uccello generalmeiite di passag-
gio, nullaineiio trovasi noii di rado durante rinverao
nel territorio mantovano ; se ne prende qnalcheduno
nel Bergamasco , e probabilniente a iiche nel Milanese.
— phcBopus Lath., ital. Chiurlo piccolo. Questa specie e al-
quauto piu vara della precedente. II prof. JMaironi
pero nel suo catalogo degli uccelli del Bergamasco
]a indlca meno rara. lo ne ho veduto un individuo
in una raccolta d' uccelli in Milano , il quale e pro-
babile die sia stato preso in quel territorio. Non e
difficile che si trovi anche nel Mantovano , giacche
i sitoi costumi sembrano somlglianti a quelli della
specie stessa precedente.
— tenuirostris Vleill, ital. Fischione terrajuolo, volg. Sigiirot.
Di questa specie io non ne esaminai che un solo
individuo stato preso nel marzo 1829 nelle parti
basse del territorio milanese.
Ibis falcincllus Temm., ital. Chiurlo verde, Falcinello. Questo
uccello non e afFatto raro pel nostro territorio. Ca-
pita ogni tanto nei contorni di Mantova e nel mag-
gio 1825 ne capito un branco numerosissirao che
vi si fermo per quasi tutto il mese. Nel niagglo
1834. alcuni coniparvero nel territorio bresciano, ed
uno in preso e tenuto vivo. Collocate in una grande
uccelliera di Casa Calini e pasciuto con jiezzetti di
carne cruda , supero il rigore del nostro inverno e
si addomestico alquanto. Pare che ci provenga dai
paesi meridionali.
Gnis cinerea Bechst., ital. Qrue , volg. Gm , Grua. Questo
grosso uccellaccio non vedesi in Lombardia che di
passaggio. Non e a mia conoscenza che alcuno sia
stato preso in autunno , ma sul principio di prima-
vera allorche ritorna dai paesi meridionali oltrema-
ri«i dove ha passato 1' inverno ; se ne prende qual-
che individuo ogni anno in piii parti del nostro
territorio , come nel Mantovano , nel Bresciano , nel
Bergamasco ed in Valtellina. Non si ferma clie per
poco tempo e ripigliando il suo viaggio }>ortasi nei
paesi settentrionali.
Ckonia alba Briss., ital. Cicogna bianco , volg. Zigogna. E
caso rarissirao che in Lombardia si preudauo delle
DI P. LANFOSSI. 65
Cicogne , pure ne e stato osservato qualchc indivi-
drto nel Bergamasco , ed io ne vidi uno stato preso,
non sono niolti anni , in Valtellina in nn luogo detto
il Cedmsco. I paesi nativi delle Cicogne sono le parti
settentrionali d' Europa , e sebbene T inverno lo va-
dano a passare nolle parti orientali e nell' AfFrica ,
pure qualcbe individuo si ferma talvolta ad isvernare
in Italia , come asserisce il prof. Savi.
Ardea cinerea Linn., ital. Airone cenerino maggiore, volg.
Sgolgia 5 Sgolgioun , Sgarz , Airoun. E comnne , abita
i luoglii paludosi di quasi tutta la Lombardia e nl-
dijQca. In alctini luogbi pare clie si veda solamente
di passo come in Valtellina.
— purpurea Linn., ital. Jlunocchiaja , volg. Sgarz, Sgolgia.
Questa specie vedesi da noi durante la buona sta-
gione , e sebbene trovisi anche nelle vallate , come
in Valtellina, predilige i luoghi di pianura; trattiensi
attorno alle paludi in diversi luoghi di Lombardia
e specialmente nel Mantovano ove anche nidifica.
In autunno le ranocchiaje si ritlrano dai nostri paesi,
e molte forse passano il mare , mentre altre pare
die si accontentino di passare la cattiva stagione
lungo le coste pin calde d'ltalia, giacche dal settem-
hve ap^iunto a tutto P inverno si vedono in Sicilia ,
come c" indica il prof. Scina nella sua Topografia
palermitana.
— garzetta Linn., ital. Airone niinore, volg. Sgarzetta hianca.
Questa specie di Airone e alquanto rara in Lombar-
dia , e clie io sappia , ne e stato preso qualche in-
dividuo sul lago di Mantova e qualche altro sul lago
di Garda. Da noi sembra trovarsi solamente di passo
in primavera.
— talloides Scop., ital. Ciuffetto , volg. Sgarzetta. Questa
specie e rara anch^essa pei nostri paesi, e si vede
solamente in primavera avanzata allorche rltorna dai
jiaesi meridionali. Se ne prendono piii di frequente clie
della precedcate , ed io ne vidi alcunl individui stati
presi nel Mantovano , nel Bresciano ed in Valtellina.
— nycticorax Linn., ital. Nitticora, volg. Airoun. Sebbene
questa specie non si veda che di passaggio, trovasi
coniune e se ne prendono degl' individui nella niag-
gior parte dci paesi lombardi ; cosi se ne prendono
JJIU. Iial. T. LXXVIII. 5
66 ORNITCLOGIA LOMBARDA
nel Mantovano, nel Bresciano, nel Bergaraasco ed
anche in Valtellina : anzi in quest' ultimo luogo ne
vidi un individuo giovane ( Ardea maculata Gmel. )
stato preso forse durante il passaggio d' autunno.
Ardea stellaris Linn., ital. Tarabuso, volg. Tarabus. E comune,
trovasi in quasi tutta la Lombardia attorno ai luoghi
palustii e specialraente nei contorni di Mantova , e
nidifica nei medesimi luoghi.
>— minuta Gmel. , ital. Guacco , volg. Guacc , Sifolgin. E
comune , nidifica tanto al piano che al monte e trat-
tiensi ne' luoghi palustri ove specialmente souo ab-
bondanti le canue. Pare che in autunno assoluta-
uiente emigri , poiche in questa stagione , secondo
il prof. Savi, parte dalla Toscana per ritornarvi I'a-
prile , e secondo il prof. Scina vedesi in Sicilia so-
lamente in niaggio.
Platalea leucordia Linn., ital. Spatola, Mcstolone. E raro che
qualche individuo di questa specie capiti in Lom-
bardia, pure nella primavera del iSaS alcuni capi-
tarono nei contorni di Mantova. Le spiagge marine
dei paesi orientali d'Europa, a cio che dicono gli
ornitologl, sembrano i luoghi maggiorniente frequen-
tati da questa specie.
Rallus aquaticus Linn., ital. GulUnella palustre , volg. Scor-
ziana , Grugnett , Pisa. E comune , trovasi nei luoghi
palustri di presso che tutta la Lombardia. Nidifica
tanto al piano che al monte ed il suo piccolo e co-
perto di lanuggine nera.
' — crex Linn., ital. Ee di quaglie, volg. Re de quai. E questo
un uccello conosciutissimo in tutta la Lombardia , e
trovasi e nidifica tanto al piano che al monte. Pare
che da noi arrivi all' epoca stessa delle quaglie, abita
spesso nei campi ove trovansi anch' esse , e non di
rado in autunno comijie gli stessi viaggi. Quando
jDcro r inverno e mite non partono tutti, giacche di
tanto in tanto se ne prendono anche in questa sta-
gione.
— porza/itt Linn., ital. Foltolino , volg. Gilardina, Gherar-
dina. Anclie questa specie e assai conosciuta per
tutta la Loml^ardia. Arriva sul finire di marzo, por-
tasi ad abitare i luoghi erbosi e palustri tanto di
jnanura che di mojite e vi nidifica. I siioi piUcini
DI r. LANFOSSI. 6j'
sono coperti di lanuggine nera. In aiUunno ee ue
vede di rado ed ia iiiverno piii noa se ne trova
alcuno.
Jlalliis pusillus Pallas, ital. Schiiibilla, volg. Ghirardt. £ co-
mune, almeno nella bassa Lomhardia, come nel Mi-
lanese e nel Mautovauo. Arriva e parte alle epoclie
stesse del Voitolino , ed abita gli stessi luoghi.
— Baillonii Vieill., ital. Schirihilla grigiatu, volg. Ghirardi.
Qiiesta specie la vidi nel Biesciano sul principio di
priiuavera. Meriterebbe di essere meglio osservata
ondc determinare piii soUdameiite i carattcri cUe la
distingnono dalla precedente.
Gallinula chlornpus Lath., ital. Folaga verdipiede ., Sciabica,
volg. Gallinella, Giugnettoun. E comune ne' luoghi
bassi di Lombardia ed ama di trattenersi attorno
agli stagni ove sono folti i canneti e dove trovansi
dei«grossi cespugli. E frequente nel Mantovano ove
si vede in ogni staglone dell' anno, trovasi quasi
tutto r anno anche nel Milanese , e se ne prendono
altresi nel Bresciano, nel Bergamasco ed in Yaltellna.
Ordine quinto , uccdll acquadci.
J'ulica atni Linn., ital. Folaga, volg. Folega. Trovasi nella
niaggior parte di Loaibardia , come nel Milanese ,
Bergamasco, Bresciano e Mantovano; in quest' ul-
tiiuo luogo vedesi tutto l' anno e nidilica attorno al
lago e se ne trovano talvolta degl' individui mac-
chiati di bianco, la inverno ne arrivano branchi nu-
merosissimi, ed e in questo tempo die vedesi nei
citati luoglii.
Podiceps minor Lath., ital. Tuffetto, volg. Fisol, Sotiacquin.
E comune, trovasi in quasi tutta la Lombardia, ed
e frequeute specialraeate sul lago di Mantova.
— iiuritus Lath. , ital. Svusso piccolo. Questa specie , se-
condo il Pollini, e stata osservata sul lago di Garda.
— coinutns Lath., ital. Svasso foresdero. Anche questa spe-
cie, stando a cio che dice il Pollini nel suo Viaggio
al lagx) di Gard.i, e stata osservata sullo stesso.
— cristutus Lath., ital. Svasso comune, volg. Fisol de mar.
Ne sono stati presi nel Bergamasco ed in Valtellina i
uci contorni di Mantova e comune e uclia priuiavera
68 ORNITOTOGIA LOMBARDA
del iSaS nir incirca ne vidi un novello vivo stato
preso nei contoi-ni di Milano.
Colynibus g'acialis Linn., ital. CoUinbo maggiore. Secondo clie
indica il Pollini nel siio Yiaggio al lago di Garda ,
pare clip questa specie vi si trovi alcuna volta.
— septentrloiialis Linn., ital. Colimho niinore , volg. Fisol de
mar. Ne e stato preso qualche indiyiduo giovane sul
Jago di Mantova.
Larus fuscus Linn., ital. Gahhiano nero, Zafferano mezzo moro.
E molto raro; io ne vidi vino stato preso nel 1824.
nei contorni di Mantova , dove forse capito allonta-
nato dal mare da qualclie straordinaria burrasca.
— canus Linn., ital. Gavina. Questa specie e stata osser-
vata sul lago di Garda come indica il Pollini nel
suo Viaggio al lago stesso.
— ridibundus Leisler., ital. Gabbiano comune , volg. Cogdl.
Branchi numerosissimi di questa specie stanziano in
inverno sul lago di Mantova ; si trova frequente sul
lago di Garda , e se ne prendono anche nel Berga-
masco ed in Valtellina.
— melanocephalus Natterer, ital. Gabbiano coralUno , volg.
Cogal. Egli e in primavera clie comparisce questa
specie sul lago di Mantova, vi si trattiene unito in
branchi , ma per poco tempo , poiche in maggio
scompare. Allorche trovasi da noi ha gia vestito Tabito
di primavera.
Sterna nigra Linn., ital. Mignattiao, volg. Rondena de mar.
Arriva in maggio ; io la vidi comune attorno al lago
di Mantova ove probabilmente nidiiica, vedesi anche
sul lago di Garda , e qualche indiyiduo ne e stato
preso in Valtellina.
■ — hirundo Linn., ital. Ronduie di mare, volg. Rondena de
mar, Cogabeta. Io la vidi comune durante 1' estate
attorno al lago di Mantoya , ove probabilmente ni-
difica ; vedesi anche sul lago di Garda e nel Ber-
gamasco. L' inverno semlsra che vada a passarlo in
regioni oltremarine piu calde , giacche vedendosi in
Toscana solamente in maggio , pare che abbandonl
anclie le coste d' Italia.
— /?ji/mca Linn., ital. Fraticello, volg. Sgarzina. Io vidi co-
mune questa specie intorno al lago di Mantoya, e
talvolta anclie Uuigo il Ticino nei contorai di Payia;
T)I P. LANFOSST. ()()
non e rara ncl Bergamasco , e vedesi anclic attorno
al Jago di Garda. AiTiva da nol in maggio e si trat-
tiene sino in autunno , e pare die eniigri come la
pvecedente.
Pelecanus onocrotalus Linn., ital. Pellicano. Da noi non e
afFatto raro , poiclie di tanto in tanto ne capita qual-
clie individuo sui nostri laghi ; cosl e stato osservato
snl lago di Garda come accenna il Pollini , nel Ber-
gamasco come indica il prof. Maironi , ed e pro-
habile che sia stato vednto sul lago d'Iseo; ne ca-
pitarono diversi sul lago di Como nel i83o, ed io
ne vidi un hellissimo individuo stato preso molii
anni sono sul Mincio vicino a Mantova. I paesi
orientali d' Europa , non clie I'Asia e rAffrica, se-
condo gli ornitologi , sono i luoghi dove si trovano
freijuenti i Pellicani.
Mergus olbellus Linn., ital. Pcscajola^ volg. Pcscarcll. In in-
verno se ne vedono numerosi branch! snl lago di
Mantova, se ne vedono pure sul lago di Garda, e
se ne prendono anche nel Bergamasco ed in Valtel-
lina. Li primavera abbaadona i nostri paesi e por-
tasi ai paesi settentrionali donde provenne.
— serrntor Linn., ital. Smergo minore, volg. Pescarott. Que-
sta specie e poco freqnente da noi , se ne prendono
pero in inverno sul lago di Mantova e su quello di
Garda, e talvolta anche nel Bergamasco ed in Val-
tellina : questi generalmente sono giovani. In prima-
vera lascia i nostri laghi e rltorna alle regioni bo-
real i.
Fuligola fusca Bonap., ital. Anitra nera , Germano di mare.
Questa specie io non Tbo mat veduta in Lombardia,
ma il Pollini indica d' averla trovata sul lago di
Garda , come puo rilevarsi dal suo Viaggio al lago
stesso.
— cristata Steph , ital. Anitra folaghetta, volg. Morett. Ci
arriva in copia noir autunno , si trattiene sino alia
primavera , e soggiorna ordinariamente sui laghi. Se
ne prendono spesso sul lago di IMantova , trovasi
sul lago di Garda, e talvolta se ne prende rpialche-
duna anche in Valtellina.
— clangula Bonap., ital. Qiiottr' occhi, volg. Dninenican.
Questa specie comune in inverno sui nostri laghi ci
JO ORNITOtOCIA LOMBA.RnA
proviene dalle region! settentrionali. Se ne prendono
niolte snl lago di Mantova , snl lago di Garda, e se
ne prendono anclie nel Bergamasco.
Fuligola ferissa Steph., ital. Moriglione , volg. Coll-ross. Ci
arriva in autunno, si ferma neirinverno e trovasi
generalmente sul laghi; cosi se ne prendono sul lago
di IMautova e sul lago di Garda. In primavera torua
ai paesi settentrionali dond' era venuta.
— nifina Savi , ital. Fistione. Questa specie e alqnanto
rara ; con tutto cio sul lago di Mantova e sul lago
di Garda se ne prendono di tratto in tratto.
— nyrora Savi., ital. Moretta tahaccnta. Questa specie di
nnitra non e rara in Lombardia ; si vede general-
mente in marzo ed aprile, e se ne prendono diverse
sul lago di Mantova , e qualclieduna anche nel Bre-
sciano.
Anas penelope Linn., ital. Fisdiionc , volg. Coii-ross. Questa
specie e comune , ci arriva in autunno e si trattiene
sino a primavera innoltrata. Se ne prendono nel Mi-
lanese, nel Bresciano, in Valtellina e segnatamente
nel IMantovano.
— crecca Linn., ital. Alzovola , volg. Garganell , Sarsanin.
E comune, nidifica attorno al lago di Mantova, ed
in novembre ed ancbe in dicembre ne arrivano moke
dal settentrione.
— querquedula Linn, itRl. Marzajola, "^'olg- Garmnell ^ Ro-
chett. Ci arriva cjviesta' specie sul finire di febbrajo
ed in marzo; in quest' epoca vedesi in quasi tutta
la Lombardia e se ne prendono molte nel INLintovano ,
nel Bresciano e nel Milanese.
— clypeata Linn., ital. Mestolone, volg. Palott. E comune,
e se ne jjrendono frequeatemente in pyimavera nel
Mantovano , nel Milanese, nel Bresciano, e qnalche
individuo anclie in Valtellina.
— acuta Linn., ital. Codone, volg. Coa-Iunga, CoU-lung. E
comune, vedesi in inverno , ma e piii frequente in
primavera ; se ne prendono nel Milanese , nel Bre-
sciano, in Valtellina, nia specialmente nel Manto-
vano. Ci arriva dai paesi settentrionali in antunno ,
ed agli stessi ritorna in primavera.
— strepera Linn., ital. Canapiglia , volg. Alhera. Egli e nel-
r inverno che trovasi da noi questa specie ed in
m p. LANFOSSl. -I
quests stagione se ne prendono moke nel Manto-
vano; se ne prendono anche nel Bergamasco e sul
lago di Garda. In priniavera portasi nei paesi set-
tentrionali.
Fuligola bnscas Linn.^ ital. Gemiano reale, volg. Aneda sal-
vadega, Neder, Androt, Nedrot salvadegk. E comune,
nidifica attorno alle paludi specialmente nel IManto-
vano, ed in ottohre e novembre ne arrivano niol-
tissimi dal nord.
Cygnus musicus Bechst., ital. Cigno selvatico , volg. Cign.
Vedesi piuttosto di rado , ma sonovi alcuni anni in
cui se ne prendono diversi sui nostri laghi ; cosi se
ne prendono sul lago di Garda e sul lago di Man-
tova. Qualche indlvidno e stato osservato anclie nel
Bergamasco, e probabllmente sul lago d* Iseo. Nella
primavera ritirasi nelle region! settentrionali.
Anser cinereiis Meyer, ital. Oca paglietana, volg. Oca snl-
vodega. Qnesta specie e piuttosto rara , trovasi d.i
noi in inverno, ed io ne vidi alcune state prese nel
]Mantovano. Si vuole essere questa 11 tipo de' nostri
paperi.
— segetiim Meyer, ital. Oca granajuola , volg. Oca sah-a-
dega , Oca della nev. Questa specie non e rara , ci
arriva in inverno, e frequenta i luoglii paludosi ed
anche i campi. Se ne prendono nel Milanese , nel
Bergamasco, nel Bresciano, in Valtellina, e molte
nel Mantovano. In priniavera se ne parte pei paesi
settentiionali.
Delia Storia dclle finanze del regno di Napoli ,• libri
sctte del cnvaliere Lodovico Bianchini. Volume pri-
mo. — Napoli, i834, dalla tipografla Flautina ,
in 8.°, di pag, 5i i.
J-ja storia delle finanze deve csporre ron2;ine, i pro-
^rcssi , le vicendc della potenza peciiniaria dei p;o-
vcrni, deve rappresentare la storia del dare ed avere
della sovranita in relazionc al lien essere ed alia po-
tenza dello Stato. Le rontribnzioni , le spese , il cre-
dito del governo , Y amministrazione , i varj sussidj
7'2 DF.LL\ 5TCRIA DELLF. FlNA>^ZE
de' contagi una severa induzione conduce alia mas-
» siraa probabilita di riconoscere il cholera delle Indie di
» natura animale. >> II professore Mikan ha jjubblicato in
Praga nel i833 un' opericciuola col titolo di Amf/er meiiier,
Laurie, etc. ove asserisce di aver veduto roirajuto deU'acu-
tissimo microscopic di Schayef 1' insetto produttore del
cholei-a , e ne da la descrizione in latino. Sperianio che
nioltiplicandosi di piii in piu le ricerche mlcroscopiche si
giungera a scoprire che il mondo invisibile vivo e le
mille Volte piii numeroso del visibile. Chi avreblje inai
immaginato che in una sola stilla d' accjua o di aceto si tro-
vassero milioni di vive creature, la maggior parte delle quali
impercettibili a qualsiasi piii acuto sguardo e si prodigio-
samente minute che parecchie migliaja di esse non giun-
gerebbero a formare la mole d' uu granello d^ arena ?
" .... Chi avrebbe creduto alciuii lustri addietro, dice
>f il Mojon , che molte malattie de' montoni , de' buoi ,
)i de' cavalli, ecc. sieno cagionate da icneamoiii ■, da cynis,
ft da spes e da molte altre specie di ostd che vivono e si
t> moltiplicano nel ventre di tali animali' » Molte malat-
tie delle piante sono dovute ad insetti : varie specie di
bostricus devastarono in tempi diversi delle intere foreste
nella Germania ; cjuesti auimalini si moltiplicano talmente
die se ne noverarono 80,000 larve sopra un solo albero.
Nel 1 663 questa specie di peste dei vegetabili cagiono
in Alemagna perdite incalcolabili. II raorbo pediculare ci
mostra la faciUta con cui si moltiplicano all' inlinito e pron-
tamente varie specie di pidocchi. Nel Paraguai v' e una
farfalla grande e nera che dejjone le sue nova sopra le
persone addormentate , dalle quali sbucciauo poi de' ver-
mini che insinuandosi sotto 1 epidermide dauno Inogo a
numerosissime e pruriginose boUicine. Al Brasile e in tutta
TAmerica meridionale vi souo molti insetti die appiccandosi
PAUTE STRANIERA. 79
air uonio sono cagioiie tU limghe e penose infermita. Le
acute ricerclie del Cestoni nel 1698 hanno provato die
la rogiia e prodotta da un iusetto , il quale iiisiuuandosi
nel tessuto dell' epidermide , vi si moltiplica all' iniinito.
E veramente su'ano che de' fatti positivi e si facili a ve-
rificarsi abbiano ultimamente abbisognato in Francia di
iiuove dimosti^azioni, e che uomlni scieiiziatl si sieno posti
per qualche tempo in opposizione con tali verita. Che
Ijensereiuo uoi dopo cio de' fatti piu difficili ad avverarsi
e che esigono per essere afFerrati uno spuito assai pro-
foudo d'iudagine e d' induzione ? Rogers ha osservato che
il pus espettorato ad un determinato periodo della tisi
polraouale e pieno di minutissimi vermiui , la cui fortna
particolare e facile a disegnarsi coll' ajuto di un acuto mi-
croscopio. Vasani ha scoperto nel pus dell' oftalmia con-
tagiosa un gran nuinero di animallni particolari. E un
fatto avverato dall' osservazione generale che ne' paesi ove
si veggoiio nella state niolte mosche , zanzare , farfalle ,
ed altri insetti a miriadi , le malattie contagiose si propa-
gano con piii facilita Molie altre particolarita si potreb-
bero addurre in appoggio della natura aniraale de' contagi:
e iioto , per es. , die le sostanze insetticide sono ordina-
r.aiuente eccelleuti per preservarsi dai niali attaccaticci ; e
che sono pure utili per curarsene ; si sa che i uiinerali
tutu , ove generalmente gl' insetti non annidano , vanno
iuiiuuui da quaraiitena , essendo riguardati dai magistrati
sanitarj come non atti a trasraettere il contagio.
Goir ajuto di questa ipotesi si spiega come il rini5 coa-
tagioso die intacca una specie di animali , non ha efficacia
ordinariamente sopra di un' altra. Le contagioni febbrili
non si riproducono mai nello stesso individuo^ ed allorche
in alcuni pociii casi particolari la malattia e recidiva , il
sccondo iusulto suol essere meno grave del primo ; sembra
quiudi die Tattltudine alia contagiosity diminuisca almeuo
negl' judividui gia afFetti la suscettivita a nuovi insulti, ed
in CIO essa dilferisce assai dalle malattie comuni non con-
tagiose, alle quali si e sempre piii predisposti in ragione
che se n' e piii sovente o piii di recente stati aggrediti.
Due malattie contagiose e febbrili non sogliono mai con-
correre e persistere contemporaneamente nello stesso indi-
vhIuo i ma 1' una suol ceder luogo air altra. Non e cosi
delle malattie contagiosa non feblniii , le quali lasciauo il
8o PARTE STRA.NIEUA.
canipo libero alio sviluppamento di altra malattia cl'ugnale
classe. La presenza del virus celtico , della rogna , della
ti£!;na non esclade clie altri virus o miasnii intacchino
r infermo. Y' ha tal specie di contaglo clie distrugge nel
corpo rattitudiiie a contranie ua altro ^ cosi vediamo la
vaccina escludere il vajuolo. Questo curioso fenomeno della
vaccina ci fa riflettere all' analogia clie esiste con alti'o
fatto rlferito da viaggiatori degni di fede. Al Paraguai e al-
r Hainaraca principalaiente vi e una specie di formica nera
e piccolissinia , inimica accannita di un' altra specie rossa
e pill graade, colla quale essa fa guerra a inorte. Le pic-
cole assai coraggiose non intaccano mai gli alberi , ma
si cil^ano esclusivainente d'lnsetti o d' altre sostanze j le
rosse al contrario si nutrono di vegetabili e rovinano gli
aranci ed altri alljcri coltivati. Gli aljitanti raccolgono una
data quantita di formiche nere e le depongono sopra gli
alberi ove si trovano le rosse, le quali ben tosto dispari-
scono totalniente. La formica comune e un eccellente ri-
uiedio contro le malattie degli ulivi intaccati da una specie
particolare di cocciniglia. Avida la formica d' un succo
dolcigno cbe esce dalle cocciniglie va ne' luoghi ov' esse
depongono le loro viova e ne succliia gli umori. Se uoi
consideriamo , prosiegue I'autore, la macchina umana in
condizione passiva rispettivamente ai contagi , e quale abi-
tazione di molti e diversi esseri parassiti clie si associano
o si esckidono reciprocaniente , avreiuo una guida per scio-
gliere il prolDlema del complesso de' curiosi feuomeni di simil
uatura clie succedono nel corpo delP uomo.
Ogni virus invade una parte determinata dell' organismoi
la cute ne e comnnemente la piit intaccata. La sililide pe-
netra sino alle ossa ; il virus idrofobico si iissa di prefe-
renza sulle glandole salivari e sul sistema nervoso. II cho-
lera agisce il piii sovente sugli apparati della vita organica
o di nutrizione , ecc.
Non liisogna confondere le malattie contagiose colle epi-
demiche quantunque sotto varj rapporti esse si assomigiino
coir assalire in un inedesimo paese molti individui alia
A'olta , e col produrre nello stesso tempo de' mali piii o
meno analoghi, e d' un uguale carattere. La diversita con-
siste in cio , clie le malattie contagiose non si comunicano
se non per contatto mediate o immediato, e I'aria non ne
e mai il veicolo ^ le malattie epideuiiche al contrario hanno
rAilTE STRANIEKA. 8 1
per causa le vicissitudini atmosferiche. V e un^altra classe
di mali che non convieiie confondere ne cogli epidemici , ne
coi contagiosi , ed abbraccia i morbi dovuti ad un prin-
cipio miasmatico. Secondo il Mojoii , quest' ultima classe
di malattie non differisce in altro dalle coiitagiose die
neir essere costituito il loro principio efficiente da monadi
alate, e quindi trasferiliili per Tatniosfera anche ad enormi
distanze, nientre gl' insetti producenti le malattie propria-
mente dette contagiose sono opteri, cioe non alati, e quindi
non trasportabili qua e la se non per mezzo di corpi soli-
di , ai quali si appiccano , e per cui possono trasmettere il
contagio f, queste malattie solamente richiedono quarantene ,
cordoni sanitarj, sequestri, isolamenti j mentre le miasma-
tiche non vogliono nelle citta altro die provvedimenti igie-
nici e di polizia medica. Questa difFerenza di comunicabilita
specialmente nelle diverse circostanze atmosferiche e la
cagione degli errori de' medici sopra la natura epidemica,
contagiosa o miasmatica di molte malattie.
II dottor Fossati dopo di aver esposto con molta dot-
trina le generalita sulla etiologia de' morbi contagiosi e
mlasmatici , ne indica i mezzi per preservarsene, e passa
dottamente in rivista i diversi nietodi curativi commendati
dai medici piu accreditati di tutti i tempi, come i piii ge-
ueralmente utili.
Lo scopo del pratico nel curare un morbo contagioso
deve consistere , a detta dell' autore , nel distruggere sino
all' ultimo germe del virus, causa efllciente della malattia,
sia coir introdurre nel corpo per le vie gastriclie , e tal-
volta anco polmonali , delle sostanze o de' gas distruttivi
dei virus , sia coU' applicarle direttamente alle parti della
cute ove gli atomi organizzati e vivi die lo costituiscono
sogliono il piii sovente aver sede. Allorclie un individuo
affetto da qualsivoglia male contagioso ne e o guarito, o
morto , r igiene publjlica esige che si passi iminediata-
mente a purgare dalT infezione gli oggetti che possono
racchiudere il seme della materia contagiosa. Ci basti il
dire, sopra sifFatto argomento, che I'aria, I'acqua, il fuo-
co , il cloro , lo zolfo , i vapori mercuriali , arsenicali , la
canfora , ecc. sono, a seconda de' casi particolari, i disin-
fettanti i piii comuaemente ed utilmente impiegati.
X
Bibl. Ital. T. LXXVIII. 0
PARTE STR.VXIEKA.
Nuoveau cours di Qcographie generale compose dune
serie d' etudes sur la geographie naturelle, physique,,
politique . historique et mditcdre par August De-
NAix {% — Paris, 1827-1334.
I
lavori geografici del tenente-colonnello Augusto Denaix
hanno tanto piii destata Tattenzione degli stranieri in quanto
clie nelle sedute deirAccademia francese del 3 5 gingno 1827
e 21 giugno i833, Andreossi , Lacroix, Dnmont d'Urville,
AA'ezac , Albert Mortemont e Roux de Rochelle incari-
cati a fame rapporto , si sono espressi favorevolineate sul
conto dei medesimi, e Terudito colonnello Puissant ha preso
a proteggere questo sistema.
Siccome le idee del tenente— colonnello Denaix non po-
trebbero essere snflicientemente note che a pochi dei nostri
lettori , cosi abbiamo creduto die una breve esposizione
delle niedesime dovrebbe riuscire a proposito , nel far la
quale pero noi ci limiteremo alia parte topografica , riman-
dando quelli che desiderassero una conoscenza complessiva
di tutta r opera alio scritto intitolato : Rapport et Notices
sur les travaux geographiques et historiques de M. Denaix :
Paris, 1 833^ chez M. Hachette, come pure alle carte del-
I'autore medesimo.
In un fascicolo pubblicato a Parigi nel i833. Etude de
geographic naturelle sur V Europe centrale , il quale accom-
pagna la Carte hydrogeique ou squelettographique de I'Eu-
rope centrales I'autore espone tutto il suo sistema, che dice
essere il risultamento delP esperienza di quindici anni. Egli
esclude qualunque divisione politica nello studio della geo-
grafia e si tiene unicamente alle diiisioni della terra se-
condo le regioni naturali , siccome il fondamento di questa
scienza die -egli distingue in naturale e comparativa.
Le sue ragioni sono le seguenti: I'oggetto della geograiia
e la cognizione della terra come pianeta, come possesso
deir uomo , e come teatro delle rivoluzioni , die si sono
succedute nel formarsi delle famiglie, delle societa , degli
(*) Veggasi questo giornale t. 46.°, gii'gno 1827, pag. 892, e
*• ^9'% gennajo i833, pag. 91.
Parte strvnieka. 83
Btati 5 o de' regni. La difficolta cU stabilire coiiveniente-
mente in una sfera cotanto estesa le nozioni sulle qualL
dovrebbe liinitarsi ristruzione, e causa die venne alia luce
una moItitucUne di trattati generali o special!, tutd di poco
vantaggio. Fi-a gli scritti di questo genere i piii brevi sono
sempre i plii accetti , e quindi avvieiie , che noi eniriamo
d'ordinario nel mondo con idee assai vaglie e limitate circa
il nostro pianeta.
La terra riguardata geograficamente dee seinpre essere
considerata come una superficie idrografica, e sotto questo
rapporto come un tutto assoluto , forraato di diverse parti
aventi fra loro una reciproca dipendenza.
Tanto le isole quanto il continente si alzano gradata-
mente dalla superficie del mare, presentando pero una
quantlta d' ineguaglianze talmente unite fra loro, che noa
possiamo percorrere un grande spazio seoza scorgere una
serie continuata di alture e di profondita. Tuttavia le parti
divisorie che offrono la forma principale del continente ,
si distinguono nuovamente in una infmita di piani inclinati
lungo i quali scorrono le acqtie provenienti daU'atmosfera.
Quella parte della superficie concava della terra nel fondo
della quale si raccolgono tutte le acque in un alveo co-
mune , formando un rigagnolo , un fiurae , un torrente , ua
golfo , un mare o P Oceano , costituisce un dominio idro-
grafico che prende il nome di c/omm/o oceanico, marittimo,
fluviale, ecc, secondo che la parte piu bassa e bagnata o
percorsa da una delle indicate acque.
Ma senza attenersi alle catene di monti che si esten-
dono in linea retta , dove non trovansi che nodi irrego-
lari , senza ricercare unioni dove le alture non sono con-
tinuate , senza scorgere dorsi dove ( eccettuato il tempo
delle piogge ) 1' occhio cerca invano una linea di separa-
zione, negare non possiamo che i dominj delle acque nou
siano separati tra di loro da una serie di creste o dorsi,
e quasi diremmo , come rinchiusi da cinte , le quali for-
mano in tal modo le vere linee divisorie delle acque. Queste
linee continue sono le sole che diano una giusta idea delle
altezze relative delle valli che si riuniscono in un dominio:
senza di esse ci perderemmo nel caos. L'estensione dei do-
minj de'fiumi varia come la grandezza e la quantita delle
acque che vi scorrono cominciando dal dominio delle fosse
che si fanno nei campi per ricevere le acque piovane , sino
84 PARTE STUANIER.V.
al dominio del mar Caspio, il quale si estende fino alle
soinmita del Caucaso ed ai piani elevatl della Tartarla, e
costitnisce uii imnienso bacino , dentro cui sono rincliiuse
le sorgeiitl di una infinita di fiumi e torrentj. (V. Etude
sur le globe dell' autore.)
Ogiii studio geografico debb' aver principio dall' analisi
naturale della terra , lo che facendo si passa dalle grand!
masse alle piccole , ed in tal modo si segue 1' ordine na-
turale delle successive pendenze d'ogni parte. Ma per co-
noscere esattamente e compintamente la formazione della
terra ( dice T autore nella sua relazione al conte di Rigny
presldente della Societa geografica di Parigi ) soltanto le
divisioni delie acque possono somministrare il vero mezzo,
e questo metodo dovrebbe esser causa di vina perfetta ri-
generazione degli studj geografici.
Le carte sin qui state in uso potrebbero , secondo 1' au-
tore , aver indotto in errore , in quanto die le medesime
non contengono clie vaghe ed erronee nozioni sopra la
forma fisica della terra, e rappresentano le montagne ,
siccome accidenti isolati. Per togliere questo inconveniente
crede egli dover proporre:
I.* Di indicare con due colori molto differenti il corso delle
acque e la separazione del loro dominio f,
2,." Di introdurre una giusta degradazione nelle diramazioni
delle acque medesime ;
3." Di fare le montagne piix marcate.
II sistema sviluppato dalPautore non e del tutto nuovo.
Filippo Buache ammise gia il principio della linea di se-
parazione e ne dedusse la dottrina del dominio delle acque
(V. le Memoires de V Academie des sciences, anno lySS, p. 586).
Tuttavia e dovuto al primo il merito d'aver riferite quelle
ipotesi al loro vero valore, avendo pero anche approlittato
di quanto insegnarono su di cio Humboldt, Andreossy, Al-
lent, d' Arson, Miller, Gomez ed altri. L'assioma di tutta
la sua teoria puo ridursi alia proposizione , clie la divi-
sione della terra in regioni o segmenti naturali dee diven-
tare il fondamento di tutto lo studio geografico , e che ogni
altro sistema di divisione secondo le lingue , le religioni,
o gli stati non puo offrire un carattere cotanto invariabile,
poiche queste divisioni restano sottoposte ai cambiamenti
delle opinioni e de' regni , e quindi si riferiscono meno
alia terra stessa clic a' S'.ioi ajjitatori , e con questi cam-
biano e passano.
PAntF. STR\NIERA. 85
Dopo quest! prlnclpj clie noi credemmo di far precedere
a schlarimento, verrenio alia nonienclatura del sistenia , e
trascorreremo a tal fine la regione dell" Enropa media ,
poiche questa parte ci interessa da vicino, il die sara suf-
liciente a porcl in istato di poter giudicare di tutta Popera.
Siccome fii detto, viene premesso Tincontrastabile prin-
cipio clie in tutto il coniinente , come pure in ogni isola,
esiste una unione ovvero un dorso continuato di monti fra
i j>unti piu lontani , il quale rende possibile il passare da
tin estremo alTaltro senza traversare fiunie o rio alcuno.
Cotesto dorso principale e cliiamato dall' autore dor sale ( da
dorsum). Da ambidue i lati del medesimo dorso principale
le acque si scavano sin al p-ede i loro alvei, e questi alvel
o valli separano le pendici c j1 primo in particolari dorsi
laterali detti costales ( da co^ja ) ; i quali sono poscia da
lui distinti in due classi chiamando costales magistrales
quelli clie si estendono dal dorso principale fino al mare,
e costales intercurrentes gll altri.
Alia prima classe poi dei dorsi laterali applica gli epi-
teti suh-oceaniqiies , maritimes , sub-niaritimes , golfeennes, sub-
golf eennes , fluviales , onde indicare quelli clie formano totalL
o parziali separazioni dei dominj deir Oceano o del mare,
la qual cosa si estende anche ai dominj de'liunii; ed alia
seconda classe aggiunge amnisicnnes ( da amnis fiame ) , ri-
vusiennes ( da riiiis ) , rivulusiennes ( da rivulus ) , secondo
che essi protraggonsi o tra i fiumi, oppure tra rigagnolL
grandi o piccoli del medesimo ordine o di gradazione di-
versa.
I rami clie si staccano dai dorsi laterali ( costales ) met-
tono altre diramazioni e queste altre ancora clie poi si
estendono successivamente sopra tutta la superficie della
terra : cioe dai costales lianno origine i sous-costales , da
questi i rami-costales , da questi i ramuli- costales , e alia
fine i ramusculi-costales , e le loro derivazioni , i ramilles ,
i quali ultimi possono essere di i.°, a.°, 3.° e 4.° ordine,
cosicche noi abbiamo in tal modo nove diverse gradazioni
di dorsi laterali. Se questa classificazione possa semplilicare
lo studio della geografia lo rimettiamo al giudizio de' lettori.
I dorsales ed i costales si biforcano talora per forinare
o dominj intermedj o sottodivisioni dello stesso ordine e di
eguale importanza. Nel primo caso e fatta precedere la par-
ticella bi j e nel secondo e impiegata la parola antennules
86 PAUTr. STRANIERA.
(da antenna), onde pol si ha bi-dorsales , e antenno-dor-
sales ; bi-costales e antenno-costales ! !
Un dorso laterale clie separa due dominj flnviali forma
alia sua origine tra le sorgenti opposte dci medesimi un
semplice ramo o dorso di poca larghezza , il quale poten-
dosi riguardare come il ironco si cliiama troncale. Ad una
certa distanza questo troncale si ramifica nuovamente per
coronare le pendi- i le quali da una parte e dall'altra ten-
dono ad avvicinarsi alio sbocco delle acque; giace dunque
di nuovo tra due fiunii di uno stesso doniinio uno spazio
di territorio , il quale e suddiviso in altri dominj di fiumi
le cui acque provengono dai dor si laterali, e die chlamasi
siib-intrans.
I dorsi laterali mostrano nel lore prolnngamento due
parti sensihilmente fra loro diverse ; Tvina si estende dalla
sommita del troncale fino alle sorgenti dell' ultimo inferiore
confluente, il cul corso non ha nieno di i3,ooo passi j
Taltra poi comincia dal node, dove si distacca il dorso
trasversale e separa inferiormente questo dominio da tutti
i rimanenti , i quali , come per esempio i fiumi di costa
riguardo al loro breve corso , non formano che una sola
divisione. II prolungamento che circonda 1' origine degli
influenti piu piccoli ( ripuaires ) e la parte aortale o infe-
riore congiunta da una parte niediale al tronco superiore
o alia troncale.
Nei territorj aperti succede che i rami del dorsi laterali
racchiudono alcuni piani elevati , alquanto concavi ma
d' ordinario sterili e senza acque correnti. Tali rami chia-
mansi dalP autore palmaires ; ed i ramicelli che partono
da essi da lui diconsi digitales , siccome ultimi raggi delle
diramazionl dei monti , die terminano alle sponde dei fiumi
o dei torrenti. Se il fiume o torrente forma nel suo corso
una ovvero parecchle grandi curvature , i ramicelli che
discendono nel perimetro del suo dominio , e che termi-
nano nelle curvature medeslme, rlcevono eziandio per
maggiore distlnzione T aggiunto di cubitales. In questo case
s' oitengono ancora le denominazioni cubito-jluviales . cubito-
amnisicnnt's , ecc. Per le linee di separazione delle acque
s' agglunge poscia ai loro antecedenti epiteti anche quello
d' incises , quando nel massimo loro avvallamento sbocca
nn braccio di fiume dal proprio dominio in un altro. II
etto superiore alia separazione delle acque si chiama
rVUTK STUANirRV. Sj
corrente d' acqua biparietnle , cioe clie appartiene ai due
dominj . Y uuo contigno all' altro : onJe poL essi prendoao
ambidue il noiiie dl conneccifs. Soao in qnesto caso (per
esempio in Enropa ) le diraniazloni del Tornea in Lap-
ponia e il liraccio del Vauclnse in Francia. Un altro
esempio avevasl un tempo uella Toscana , dove T Aruo nel
sito clie formando gomito e cangiando totalmente la dire-
zione del suo corso, si divideva in due rami, uno de' quali.
scorreva al mare e V altro seguendo la valle di Chiana si
univa immediatamente parte alia Paglia e parte al Tevere.
Considerando in generale tanto il coatinente, quauto le
isole , si osserva che consistono quasi sempre di una massa
principale forma nte il nocciolo, al quale sono concate-
nate le akre parti contigue piu o meno sporgenti, die pos-
sono considerarsi quali merabri del primo. Questi membri
lianno il nome di penisole o capi ( 1' Italia , la Grecia , il
Jutland, la Scandinavia, ecc. ). I doroi che qui formaao
la divisione delle acque priucipali si chiamano spiiiales.
L' autore mostra con un esempio come sia indispensabile
di notare esattamente i diversi dorsi dei monti, e le alture
secondo la loro posizione e direzione nella gran rete delle
linee divisorie delle acque. I monti Cantabrici e il Balcan,
come egli s' esprime , considerato ciascuno separatamente,
Iianno un dorso principale e parecchi rami laterali , dai
quali ultimi di nuovo dipartono altri ramicelli , e questi
ancora si protraggono con altri nuovi ramicelli. Ma i monti
Cantabrici hanno la loro parte orientale nel dorso princi-
pale della penisola eitropea , e questa forma il 3i.° anello
del dorso medesimo : la parte occidentale dei detti monti
appartiene pero a quel dorso laterale subniarit.timo che se-
para il mare occidentale delle Gallie dall* Oceauo iiiiimno-
Callaico.
II Balcan o 1' Emo appartiene la maggior parte all' ul-
timo membro del dorso laterale marittimo , il quale se-
para il Mediterraneo centrale dal mar Nero, e s' attacca
nella 19.* divisione del dorso principale eiiropeo , o nel
tratto meridioiiale alpino dei Grigioni. Conviene conoscere
questa gradazione per scoprire cou chiarezza tutta la com-
plessiva formazioue della superlicie terrestre.
Sopra le acque 1' autore dice quanto segue: queste si
dividono in fiumi o acque de' dorsi princlpali , e in acque
dei dorsi laterali, divisione che proviene dal nome de* dorsi
S8 PAIITE STR.VIMIERI.
clonde hanno origine. Le ultinie si tlividono nuovamente
in subintrans ed externes: fra le prime s' intendono tutte le
acque, le quali nascono in tutto quello spazio che giace
fra due dorsi priiicipali. Si suddividono esse di nnovo in
sub-dorsaux e coders. I fiunii subdorsali sono serapre rinser-
rati fra i dorsali, i qnali appartengono ad una e medesima
classe idrografica antldiluviana. Se le acque hanno un corso
minore di 3o leghe francesi, esse non sono abbastanza im-
portanti per meritare alcuna suddivisione, e vengono com-
prese quindi insieme sotto la denominazione di fiumi di
costa, cotiers. Se questi nascono direttamente nel dorso
principale si chiamano fiunii di costa radicali.
I fiumi indicati dall'autore come costeaux-externes scor-
rono nel lato esteriore del dominio delle acque, o suUe
penisole e sui capi (la Morea, la Crimea ecc. ). Anche tali
iiumi possono essere nuovamente sous-costeaux e cotiers.
Presso i capi questi costeaux sono parimente spinaux, cioe
le lore sorgenti sono nel dorso principale , il quale e co-
mune a due pendici contigue ed addossate I'una all' altra.
Se essi fiumi sono dalla parte esteriore del loro dominio
dorsale si chiamano abdominaU. Circoscrivendo accurata-
mente e vicino alle loro sorgenti i diversi corsi delle ac-
que che calano verso T Oceano , e in generale verso il
mare esterno, s' incontrano ancora qua e la situazioni, do-
ve alcuni fiumi si perdono in mare o nei laghi senza nuo-
vamente uscirne, talvolta anche scompariscono nella sabbia.
L' autore chiama queste acque anormali.
Da questa nomenclatura artificiosa presa dal greco e dal
latino r autore passa all' analisi dell' Europa media, ed
osserva ch' egli deve introdurre ulterlori suddivisioni , che
pensa pero di aumentare solo per quanto sara indispensa-
bile al suo scopo. Noi ci limiteremo a togliere da qnesto
esarae le cose di maggiore importanza per mostrare uni-
camente il modo con cui egli tratta il suo soggetto.
L'Europa media viene da esso lui limitata al sud-ovest
dair Ebro e dal Douro superiore , all' ovest dal golfo di Bi-
scaglia e dal canale della Manica , al nord dal mare set-
tentrionale e dal Baltico , all' est dalla Vistola , da una
parte della Theis e dalla Drina, ed al sud dalla parte su-
periore dell'Adriatico e da quella inferiore del IMediterraneo
compresa 1' Italia fino al Volturno ed aU'Ofanto. Al prime
colpo d' occhio si scorge sulla carta dell' Europa da noi
PARTE STRANIERA. 89
c'ltata in princlpio: i.° clie questo tratto ill paese dal sud-
ovest al nord-est e tagliato da uii dorso principale conti-
nuato, o da nn sous-dorsal che separa i dominj dell'Ocea-
no e del Mediterraneo f, 2.° clie da questo dorso princi-
pale si staccano diversi dorsi laterali ( costales-maritiines ),
i quali si distinguono da tutti gli akri per la loro lun-
ghezza , formando le naturali suddivisioni della seconda
classe 5 cioe separando da una parte il dominio deU'Oceano
Ispano-Britaniio da quelle delPOceano Britanno-Scandinavo,
e dalPaltra il dominio del Mediterraneo inferiore da quello
del Rlediterraneo medio; 3.° che tre rami o dorsi di mi-
nore estensione (costales-suhmaritimes) separano : il primo
ad nord-ovest il golfo di Eiscaglia dall' Oceano Yirginico
( nome a noi sinora incognito ma usato dall' autore nella
sua carta d' Europa ), il secondo a settentrione il mare
Britanno-Scandinavo o del Nord dal Baltico, ed il terzo al
sud-est il seno medio del Mediterraneo centrale dai seni
orientale ed occidentale del medesimo ; 4.° che un sous-co-
stale-submaritime parte dal nodo la dove cessano gli Appen-
nini settentrionali e cominciano i medj, e divide nella sua
massima estensione le isole di Corsica e di Sardegna , for-
mando la separazione principale delle acque fra i seni
orientale ed occidentale di queste isole ; 5.° che due co-
stales-golfeennes formano ancora nuove divisioni della quarta
classe. L' uno separa nel dominio marittimo nord-ovest il
canale Belgico-Britanno dal litorale meridionale del mare
del Nord ; 1' altro nel dominio marittimo sud-est si alza tra
il litorale Aragonese ed il mare Ligustico , e costituisce i
Pirenei orientali , i cni promontorj ( monti Alberes ) ter-
minano coi capi Cervere e Creus; 6.° che due sous-costales-
golfeennes , T uno al nord, nel canale Gallo-Britanno , fa
la divisione tra il golfo delle isoleAnglo-Normanne e quello
di Calvados, e 1' altro al snd , nel mare Ligustico, divide
le acque clie mettono nel golfo di Lione da quelle che en-
trano nel golfo di Geneva ; 7.° che uno costale-subinaritime
di secondo ordine disgiunge il litorale Teutonico dal gran
golfo denominato il mare dei Venedi.
L' autore passa poi a considerare piu da vicino i liumi.
Tra i dorsali nel dominio marittimo dell' Oceano conta
il Duero , 1' Adour , la Garonna , la Loira , la Senna, la
Mosa , il Reno , 1' Elba , 1' Oder e la Vistola ; nel domi-
nio del Mediterraneo V El)ro , il Tet . l" Aude . 1' Orb ,
90 PAR'iE STRA.NIERA.
THerault, il Rodano, il Po ed il Danubio. Fra quest! il
Po e un dorsal indirect non essendo unito col grande dorso
principale montuoso che medlante il Ticino, uno de' suoi
grandi confluenti, e la Mera, la quale entra nel lago di
Como. Fra i dominj fluviali dell' Adour e della Garonna
passa un costale fluviale-hifide. Fra quello della Garonna e
della Loira se ne incontra un simile. Fra la Mosa ed il
Reno si dirama dai monti Faucilles vin costale-fluviale ; fra
il Reno e 1' Elba si stende un sous—costales-fluviale. Nel
dominio del Mediterraneo I'autore annovera solamente sette
fiumi sous~dorsales , il Llobregat, il Ter , il Fluvia ( questi
tre sono externes relativamente al bacino deU'Ebro), il Tech
(externe rispettivamente al Tet ) , 1' Agly (come interno),
il Libron e il Vidourle.
L'autore indica come fmm'i abdominali la Saya , I'Anza,
la Bidassoa, il Cuesnon, il See, il Slenne, il Yire, I'Orne,
il Toucques , la Trave , il Warnow, il Siagne , il Varo ,
la Roya, la Magra, il Serchio , T Adige , la Piave, il Ta-
gliamento , il Kerka, la Cettina e la Narenta : come soiis-
abdominales internes nomina la Brenta e la Livenza. Come
fiumi spinali adduce fra gli altri il Vilaine , il Guer , il
Trieux, il Ranee, il Douve , il Blavet, I'AuIne e TEyder.
Nella penisola italiana tutti i fiumi sono spinali e sub-spi-
nali. Ai priuii appartengono I'Arno, il Tevere, il Garigliauo,
il Volturno , ed ai secondi il Cecina , la Fiora , la Marta e
rOmbrone.
A queste suddivisloni , delle qnali potemmo solo pre-
sentar un estratto, seguono considerazioni piu particolari
intorno ai dominj fluviali. Noi riferiremo qui cio die dice
Tautore intorno al Danubio.
Le tre division! principal! del dominio del Danubio con-
sistono in tre grandi bacini longitudinali. II piu conside-
revole e quello del Danubio superiore , il quale si estende
dalle sorgenti del medesimo sino al gomito dove il iiume
cambia totalmente la direzione del suo corso i il secondo
viene marcato dalla Drava ed il terzo dalla Sava. Lo spa-
zio fi-a i due j^rimi dalla divisione del dorso, il quale
separa i due dominj discendendo sino alia ripa del Danu-
bio, e un piano elevato che ha per bacino il lago di Plat-
ten (i). La divisione delle acque fra il Danubio superiore
(i) Neir£.f jai d'une reconnaissance militaire sur le, has sin du
Danube del generale Castres e del colonnelio Paiigot dello Stato
PAllTE STRA.NIERA. 9I
e la Drava e un sous-costale-ciibitale-amnisienne mediante
le Alpi noriche, le Alpi settentrionali della Sliria, il Kah-
lemberg ( nel testo Koehlenberg ) all' origiae del Murz I !
i monti Fisclibach ( nel testo Fichsbach , e a noi del tutto
ignoti ) ed i Bakony , che si estendono al nord-est pei
Vertes sino alle sponde del Danubio , il cjual fiume separa
il medesimo sous costalc-cuhitale-amnisienne da nn costale-
cubitole, clie dipartendosi dai Carpati termina ai nionti
Czerbat (noi crediamo JMagura). AU'estremita orientale delle
Alpi di Fisclibach si stacca un ramo costale-amnislenne , il
quale cliiude il dominio della Sava sulla sponda sinistra
( deve forse dirsi Drava'). Nella parte sud-est del mede-
simo noi troviamo il Jacobsberg. II dorso fra la Drava e
la Sava e un sous-costale-amnisienne ,• altre volte chiama-
vansl Alpi pannonicbe ed era Alpi carnicbe e slavoniche.
La Drava e la Sava sono due fiumi marginali o fiumi
dorsali, i quali appartengono al Danubio medio. Nelle parti
superiori alia Drava si trova 1' Inn pure raarginale, la cui
valle trasversale forma una parte del dominio fluviale me-
ridionale del Danuljio superiore. AU'occidente dell'Inn scor-
rono il Lech e 1' Iller , i quali hanno origine nell'Arlberg.
Ambidue questi fiumi, come pure il Wertnitz, TAltmuhl, il
Naab , il Regen , il Kamp ( di questo nulla sapevamo noi
sinora ;, conosciamo bensi un Cliam che sbocca nel Kegea
nero o grande ) , il Morava e il "Waag sono patentemeate
influent! diretti , i qnali nella carta relativa sono indicati
con M. (Marginaux). Essi potrebbero anche chiamarsi dor-
sali , mentre le Alpi sveve coll'Arlberg , col Yorarlberg e
con tutto il dorso dei monti , come pure le alpi che co-
ronano al nord il Danubio superiore, appartengono al
grande dorso principale europeo.
A desti-a delF Inn inferiore estendesi un rami-costale-
amnisienne e forma 1' Hausruckwald ( qui preso nel sense
di monte ). Alia sponda sinistra del Regen appartlene il
Baierwald (deve nominarsi Bohmenvald, selva boema) che
e un dorso costale-amnisienne. Questi due dorsi laterali del
Kamp sono formati similmente da costales-amnisiennes. II
maggioie generale francese il dominio del Danubio e diviso in
quattro bacini , mentre altri geografi non ne citano clic due, cioe
dair oi-igme sino a Passau , e di la lino alio sbocco nel mar
Nero. Chi lia ragionc?
^2 I'AllTE STRANIEUA.
Greinerwald da P orlgine a quello sulla destra , ed il
Wildgebirge (Wild-Alpen) a quello sulla sinistra. (Quiesto
passo non e punto intelligibile. Che cosa ha clie fare il
Kamp col Wild-Alpen e col Wienerwald ' 1' autore puo solo
aver inteso P ultimo sotto il nome di Greinerwald ). Fra
la Morava e il Waag corre una lunga catena di monti ,
che costituisce il confine occidentale del sistema carpato.
Quest' altura si chiama nel suo mezzo Javorina, nome sotto
il quale fu inteso alciuie volte tutto il monte ; la parte
media fra il Javorina e il Danubio si chiama Weterling o
Weiss-gebirge (non precisamente, poiche fra il Weterling
e il Danubio giacciono ancora i piccoli Carpazj che fini-
scono colle loro pendici vicino a Presburgo ). L' autore rap-
presenta i medesimi come Carpazj Ungaro-Moravi , deno-
minazione non ancora usata da alcun geografo.
Fra il Waag e il Gran e solo P altura della Fatra me-
ritevole di riguardo; fra il Lech e Plnn si trova P Isar
sub-niarginale ; fra P Inn e la Drava pero sono il Traun ,
P Enns , il Leytha e il Raab , tutti quattro sub-mar ginales
extenies.
L' autore nelle carte sin qui comparse non vuole asso-
lutamente riconoscere alcuna unione nella iigura delle spe-
ciali particolarita del terreno, e vuole scorgere uno dei
loro pill grandi inconvenienti , pel motivo che non risnlia
da alcuna delle medesime lo stato del terreno rispetto alia
sua inclinazione verso il mare, onde non si possono desumere
quali sieno i diversi dominj delle pianure , dei pendj e dei
plateaux. In conseguenza di clo egli propone che anche
prima di fare i piani del cosi detto dettagUo di un terri-
torio si debba formare esattaraente un' idea della sua fiso-
nomia generale , ed a questo scopo riportare anticipata-
mente con esattezza fino alia piu minuta particolarita le
separazioni delle acqne , ossia i dorsi dei dominj fluviali.
Nel reale piano del terreno sarebbero principalmente da
rappresentarsi i confini dei dominj fluviali e le altre altezze
caratteristiche , nella quale operazione converreblDe cercare
o indagare sul terreno medesimo la linea della piu piccola
caduta colla stessa cura con cui debbe indagarsi la linea
delle piu grandi pendenze. In tal modo si otterrebbe il
delineamento idrografico come vero scheletro del suolo.
Noi abbiamo procurato di produrre in succinto per
quanta ci fu possibile le idee delP autore ; ma forse non
PARTE STRANIERA. 98
abbiaiiio sempre potuto ottenere questo intento a motivo
del suo stile spesse volte oscuro. Dobbiamo \jevb con-
fessare clie questo sistema poco ci garba , perclie le sue
suddivisioni si nioltiplicano quasi airinfinito, onde ne coa-
seguita una pesantezza alia quale conviene avere princi-
palinente riguardo nello stitdio della descrizione della terra,
il die fu anclie di gia accennato in uii articolo del Bul-
letin des sciences militaires , fasc. JF, pag. 3ji. In qualun-
que sorta di descrizione ( noi aggiungianio ) il senso delle
indicazioni applicate deve dcterminarsi esattamente , e le
parti del terrene e gli oggetti da descriversi debbono avere
giuste denominazioni. Ma queste denominazioni debbono
essere generalmente conosciute ed accettate. II metodo del-
r autore non cura questa condizione principale ; egli e
quasi iuiposslbile lo svolgersi dal caos delle denominaziotii
da lui create , alcune delle quali sentono di una rara sot-
tigliezza nell' analisi.
Fiualmente resterebbe a dlmostrare , se il metodo di
rappresentare la superJicie della terra sin qui seguito e lo
studio della medesima non potessero migliorarsi in altro
niodo senza perdersi in denominazioni e definizioni innu-
merevoli. Noi valutiamo quanto dice 1' autore circa i di-
fetti delle carte siuoi-a pubblicate, e siamo totalmente del
suo parere die i domiiij fluviali sono altrimenti limitati
die i soli bacini geologici ; die le catene delle montagne
eziandio 11011 danno sempre le linee di separazlone delle
acque clie rincliiudono un mare od un dominio fluviale ,
ma non crediamo percio die il metodo da lui proposto
sia r unico per rlmediare a questo inconveniente. Se sinora
si procedette talvolta troppo generalmente tanto nella de-
scrizione , quanto nella rappresentazione figurativa della
superficie della terra , e non si animarono sempre i pro-
getti di Buache, di Gatterer, di Miller, di Schultz , ecc,
cio non fu certamente senza buona ragione , e si sarebbe
da lungo tempo dovuto intraprendere un' analisi orografica
ed idrografica basata sopra veri principj. Ma clii vorra se-
guire un sistema, nel quale sin da principio si sente parlare
della 3 1, suddiiisione ? Quando il modo di rappresentare la
terra fin qui praticato si migliorasse si fattamente da dedi-
care , siccome pensa 1" autore , e come mostro il fu gene-
rale barone Sorriot nella sua carta orografica ed idrografica
94 PARTE STRANIERA..
dell'Europa pubbllcata a Vienna nel 1816 (i), all'andamento
delle acque ed alle loro liaee divisorie maggiore attenzione ,
e da procurare die sieno i-esi visibili nelle carte I'abbassa-
mento principale di ua territorio e le diverse degradazioni
delle sue singole parti rispetto ai reciproci dominj , noi
crediamo che si sarebbe per ora fetto abbastanza nel
ramo della geografia rappresentativa, e si potrebbe lasciare
tranquillamente ai tempi avvenire lo svolgersi dalle sin-
golari denominazioni die 1' autore crederebbe di dover in-
trodurre col suo sistema , perche a lui parve senza le me-
desime di non ottenere la vera chiarezza.
II barone di Malchus nella sua geografia militare ha fatta
con molto maggiore semplicita, sebbene secondo gli stessi
principj general!, una carta d'insieme del sistema delle
montagne e dei dominj del fiumi, nel che fare egli si astenne
saggiamente da tutti i nomi che potevano renderla inintel-
ligibile , de' quali noi abbiamo date niamerose prove ; al
contrario il medesimo espose le determinazioni orografiche
ed idrografiche con una chiarezza che non di rado si de-
sidera nel nuovo corso di geografia generale. Ivl e pure ag-
giunto url prospetto orografico ed idrografico dell' Europa
che anche il sig. tenente-colonnello Denaix non dovrebbe
(]) Questa carta ci presenta chiaramente T insieme dell'oro-
grafia dell' Europa che puo paragonarsi benissimo ad uno sdie-
letro , il cui principale dorso, non interrotto da acque correnti,
parte dalle moutagne Werchoturie in Russia air origine del fiume
Kolva tributai-io del Volga, e di la si prolunga, facendo niolti
seni , in direzione diagonale dal nord-est al siid-ovest sino alio
sti-etto di Gibilterra. I Carpazj al nord delT Unghcria, il Bohmer-
•wald , il Fichtelgebirg, la Selva Nera , il S. Gottardo , le Alpi
berniche , il Jura, le Cevenne , i Pirenei e diverse Sierre della
Spagna sono tutti monti che fanno parte del dorso luedesLmo o
per meglio dire della grande catena montuosa europea. Da questD
poi si diramano i dorsi secondarj che costituiscono i dominj dei
diversi fiumi reali , i quali mettono imniediatamente dal lato di
nord-ovest nel mare Glaciale, nel mai* Bianco, nel Baltico, nel
mar del Nord e nelT Oceauo occidentale, e dal lato di sud-est
nel miu- Caspio , nel mar Kero , neirArcipelago, nelfAdriatico e
nel Mediterraneo. Altre diramazioni provenieuti dai dursi secon-
darj suddividono i dominj dei fiumi reali, e formano altri dominj
corrispondenti ai fiumi tributarj e cosi successivamente. Le quali
gradazioni sono con molta intelligenza e chiarezza marcate dal
Sorriot , per quanto almeno lo comporta la scala della sua carta.
PARTE STRANIERA. ()5
leggere senza Interesse , benche noa colnclda totalmente
colle sue Idee. Se i grandi geografi del passato secolo vi-
vessero ancora, difficilmente potrebbero essere contcnti di
quanto espose V autore sotto questo rapporto , il quale noa
segui clie in parte le loro pedate, mentre dovrebbero gioire
nel vedere sviluppate le loro viste in nn modo clie sembra
avere molta analogia colle leggi della natura.
11 sistema dell' autore ha molto in favore, non si puo
negarlo , ma tal quale sta egli non deve lusingarsi di tro-
vare un geaerale accoglimento, e clie possa escludere coui-
pletamente il metodo fin qui praticato per rappresentare
e per istudiare la geografia.
Le novita adescano quantunque bizzarre: ma V esperienza
insegna che le medesime non sempre possono prender piede.
H-ll-r.
Grundziige des JVaturmechanismus , ecc. Fondamend
del meccariLsino della natura pubblicati sopra il MS.
d' an filosofo anonimo da Rafaele Qenhart. Prima
pnnlata. — Sciaffiisa , 1834, dal negozio librario
di Hunter. Un i^ulume in 8.°, di pagine vi e 78.
Lo studio della natura, secondo I'opinione del pubblica-
tore del citato opuscolo , ha tre parti: Tesplorazione ed
esposizione dei fatti (cli'egli chiama parte storica); I'appli-
cazione delle matematiche per esprimerne in formole e
rappresentarne graficamente le leggi e applicarle ai casi
particolari ( parte matematica ) ;, la ricerca delle cagioni
fondamentali , ossta dei principj che dirigono i fenomeni
( parte etiologica ). Or mentre le prime due hanno il giusto
vanto d' avere mirabilmente progredito , dond'e, chiedesi,
che la terza parte rimansi tuttavia in sui primi passi?
Mancanci, soggiunge Genhart, i principj fondamentali della
scienza della natura , da cui poter dedurre insieme colle
moderne anche le piu recenti osservazionl che varrebbero a
vicenda di prova dei principj. Pertanto, un siflatto legame di
fatti antichi e recenti coi principj non sussistendo ancora
nella scienza , viene egli a conchiudere che non siensi per
anco ritrovati i veri principj: il che val come a dire ^ se
rettamente inter pretiamo, che quanto sin qui proponsi come
()6 PAKTE STRANIERA.
teorica generale nell' esposizlone delle cause si compone
di dettami o falsi , o non universali quanto si converrebbe
a tutto abbracciare il sistema de' conosciutl fenoiiieni.
Appoggiato a nn motivo che da se spontaneo si pre-
senta , opina Genliart che la cognizione delle cause non
abbiasi a sperare se non da un ingegiio ben disposto si ,
nia non iinprontato delle forme scolastiche, non prevenuto
da' conmni insegnamenti , il quale facciasi a contemplar
la natura non cogli altrui , ma cogll occhi proprj , non con
occhi artificiall , ma coi iiatarali.
Tale ci viene annunziato lo scrlttore del MS. di cui
Genhart tesse un compendio. Non alunno di scuole, ma
datosi assai presto alia contemplazione della natura, prima
di conoscere cosa alcuna delle varie teoriche fisiche , si
applico con amore speciale alia parte etiologica. Colla
scorta delle proprie e delle osservazioni degli altri trovossi
condotto ad una teorica clie si diparte non poco , secondo
Genhart, da quella delle scuole.
Del sistema o direm megli-j dell'ipotesi deiranonimo
indagatore non possiamo fare se non un Jirevissimo cenno
che potra darne un' idea ai leggitori; un' ampia dichiara-
zione ci obliligherebbe a tradurre 1' esposizione fattane da
Genhart?, e anche questa esigerebbe maggiori particolarita
a schiarimento delle domande cui quel sistema puo andare
soggetto.
Si pone pertanto In prlncipio die il inondo corporeo
consta della materia projjria ai corpi , e di una pin sot-
tile materia clie occupa il resto dello spazio mondiale,
quello cioe libero dai corpi , non clie grinterstizj e i pori
del medesimi. Le due materie difFeriscono soltanto rispetto
alle dlmensioni , mentre le molecole della prima sono pitx
grandi di quelle della seconda. A quest' ultima si da anche
il nome di etere : le si suppone impresso origlnariamente
un movlmento, e le si attrll^uisce la prerogativa d'essere
in natura il prlncipio attivo, quello cloe.dalla cui mecca-
nica azione risultano i fenomeni si varj in apparenza, ma
sempllci afFatto nell' essenza loro. All'incontro la sostanza
de' corpi e il prlncipio passive , ed opera soltanto come
una causa di resistenza che opponesi al primo.
Tutto il novello sistema fisico poggia sul modo onde
concepisconsi i movimenti dell' etere od elemento sottile :
e pcro la trattazione di questi e il soggetto dello scritto.
PAUTE STKANIER\ (j^
Distinguonsi gli anzidetti movinienti in tre class! : con-
gmntivo , disginntivo , traslatwo. Sono cffetti del priino la
gravitazione , V attrazione superficiale , 1' attrazlone cliimica
e la magnetica. Dal secondo si geiierano il calore , 1' elet-
ti-icita , la luce. Dal terzo in fine i-ipetonsi il moto annuo
e diurno dei corpi celesti, e quindi gli accident! della
vegetazione e della iiieteorologia che ne conseguono.
II fascicolo annunciate contiene la trattazione del soli
elFetti del moto congiuntivo.
Ma sentiamo di troppo che sarebbe impossihile di offrire
un' idea netta e sufficiente del modo con cui 1' ignoto fisico
s'imraagina ojierar la natura senza impegnaixi a tradurre
per intero lunglii frammenti del compendio di Genhart:
laonde ci conteuteremo d' avcre notificata T opera stessa.
Blbl. hid. T. LXXVm.
f
APPENDICE ITALIANA.
Del romanticismo nella pittura. Discorso di Arcangiolo
M. MiGLiARiNi , pittore , socio professors di piii
accademie, detto in occasione della solenne distribu-
zione dei premj triennali nelV I. e R. Accademia
delle belle arti in Firenze Vanno 1B34. — Firenze.,
1834, dalla stamperia Piatti.
V>/ II gran piano del cimitero e tagliato da due stradoni
die intersecandosi nel centro del campo lo partono in
quattro rettangoli , ne' quali sono i comuni sepolcri degli
adulti. Questi sepolcri sono formati di tanti filari di fosse
parallele, quanto ne pub capire in ogni rettangolo. Sotter-
rato il cadavere , in quello che vi si rimbocca sopra la
terra si pone da lato al sepolcro verticalmente una pietra
con sopra scolpitovi il numero del morto ; la qual pietra
avendo due facce che guardano ciascuna un sepolcro ,
segua il numero di due morti. Questi numeri sono eziandio
in lamina di ferro conficcati ne' coperchi della cassa de'
morti ; e r ufBcio di sanita tiene anch' esso il registro di
questi numeri , per poter, bisognando , senza fallire rinve-
uir qual si vuol de' cadaveri.
>i Dal centro del cimitero si va camminando i due stra-
doni che per 1' intersecarsi diventan quattro dirittamente
a' pronai che riescono nel mezzo di ciascun lato del peri-
stilio. Questi pronai sporgono tutti dalla fabbrica verso il
centro del campo , aventi ciascheduno nella facciata otto
colonne d' ordine dorico, ma di un maggior diametro di
quelle de' portici. Per togliere lo sconcio che verrebbe dal
vedere le colonne de' pronai correre con altre di dimen-
sione diversa , parvemi bene di segregarle , frapponendovi
delle edicolc o cappelline rotonde che potranno essere
ornati sepolcri per illustri famiglie o comunita. Queste
edicole avendo due porte di contra a' pronai , non impe-
discono punto il passaggio da un portico all' altro , ne da'
pronai a' portici , sicche 1' occhio tutto per il lungo puo
vedere uno de' quattro latl del cimitero ; i quali sommati
tutti insienie, sono di lunghezza metri 754,88 all' estremita
de' portici , cioe dove voltano vi sono otto edicole aperte
con gran nicchie di fronte , da porvi de' monuaienti che
108 APPENDICE ITALIAN A.
r occhio a vederle dalla lunga nelle corsle de' portlcl niolto
se ne contenta.
It Dietro a' portici v'e 11 corritojo delle catacombe lungo
metri 800,48: dove ( oltre alle edicole di figura mista che
stanno da lato alle quattio maggiori fabbriclie che sono
nel mezzo di ciascim de' lati del cimitero , e le grand!
edicole rotonde die sono ne' quattro angoli) stanno distese
nel piano a lunghe file parallele 400 sepolture ^ e vi sono
anche due mila colomljai , cioe sepolcri alia foggia fatti
delle tombe degli antichi , i quali entrano verticahuente
posti nelle pareti. Ciascuno degli otto lati delle catacombe
e aperto nel mezzo da cinque intercolunnj per dar via
ai portici.
>i Dicontro al maggior ingresso del cimitero v' e il tempio,
il quale ha dinanzi il suo pronao a tre file d' intercolunnj
e r atrio , la cui volta semicircolare e concentrica a quella
deir abside pel quale si entra nella chiesa. II tempio e
rotondo ed ha il suo presbitero e da lato le sagrestie con
due altre porte che mettono nella chiesa. Sotto del tempio
e 1' ossario che tira alle critte antiche , e tanto piglia di
spazio , quanto ne tiene la chiesa , il presbitero e le sa-
grestie. Un sodo di grossa muraglia porta la volta reale
dell' ossario. In questo luogo , allorche tutto il gran campo
sara riempiuto di morti , e si dovranno riaprir nuove fos-
se , si riporranno le ossa de' vecchi cadaveri per far luo-
go ai sopravvpgnenti.
» Da lato alia ciiiesa v\ sono due cortili, ai quali menano
due vie che sono fuor della cinta. Per uno dei due cortili
si entra alia chiesa, alia casa del cappellano ed alia sala
de' morti; dove ajjpena essi arrivano si fanno lor sopra
le consuete cerimonie della chiesa e poi si ripongono nei
sepolcri. L' altro conduce pur esso alia chiesa, alia casa
del capo becchini , a' luoglii dove si serbano gli arnesi
che abbisognano al servizio de' morti, alia stalla de' cavalli
ed alia rimessa delle carrette.
" In mezzo del lato del cimitero che e volto a setten-
trlone vi e il panteon destinato agli uomlni illustri : esso
e oggi mai famoso che da sei anni serba la cara spoglia
del nostro celebre cavaliere Ippolito Pindemonti , quella
del Cesarino , che Ravenna ce lo rapl.
» A rincontro a qnesta fabbrica e il panteon destinato
agli uomini benefici nella patria. Giovanni Trevisani 1' onoro
il priuio , ecc. ,■ .
APPENDICE ITALIANA. IO9
V In que' due spazj del campo che serra la cinta col suo
arco dove tondeggia v' e cimitero ; pel soldati in quelle
spazio die e a diritta della chiesa ( cliiaro anclie questo
pei prodi capitani che vi sono sepolti ) , pei bamboli e pei
fancinlletti morti prima di aver compiuto il settimo anno
neir altro.
>; Dieu-o al cimitero fuor di sagrato v'e una chiusura per
gll accattolici , e vi si puo alzare sarcofaghi e lapidi : e
questa chiusura e a man destra della chiesa , ma da essa
lontana. Alia sinistra v' e un chiuso pei non nati e pei
uiorti senza battesimo. E ve ne ha uno altresi tutto solo
per gl' infelici che hanno perduto i diritti della societa.
Ciascuna di queste tre chiusure ha porta da se. »
» Dopo questa prima parte di descrizione che risguarda
la pianta generale del cimitero rappresentata nella prima
tavola , r autore da anche il relative alzamento delineato
in altre quattro tavole. Pero la descrizione che riferimmo
di tutta la pianta ci sembra iDastevole perche i leggitori
uostri aver possano una conveniente idea non dell'' alza-
mento soltanto, ma ancora di tutto 1' edificio. Cio premesso,
noi non esitiamo punto ad afFermare essere questo il piii
bello , il piu maestoso , il meglio imaginato tra' moderni
cimitcri a noi noti. Perciocciie vedlamo in esso per ogni
classe di persone dalla piu elevata all' inliraa luoghi adatti
e distinti , senza che T uno dirsi possa dall' altro segre-
gate, mcntre un medesimo tempio, un medesimo magnifico
camposanto tutti gli accoglie. Giudizioso poi ci sembra il
niodo con cui seppcUiti vengono i cadaveri , essendo tutti
contrassegnati con una pietra verticale portante un numero,
il quale corrisponde a' funerei registri del comune. Percio
ognun che il voglia puo agevolmente ritrovare il luogo,
eve giacclono le ossa delle persone a lui care , e su di esse
pace pregare e lieatitudine. Bella finalmente ci sembra
r archltettonica costruzione , perche l^en condotta con do-
I'ico stile , il cui grave e dignitoso carattere e il piu con-
venevole a questo genere di edificj : ed animirandola ci
e forza il concedere essere dessa ben degna della patria
dcir immortale Sanmicheli.
G. e L.
no APPENDICE ITALIANA.
Atti della R. Accademia Lucchese in morte di Lazzaro
Papi. — Lucca., i835, per Francesco Bertini.
Neir ultimo fascicolo dello scorso anno abbiamo annun-
ziata la morte di Lazzaro Papi , compeadiando V orazione
cbe ne scrisse 1' aw. Luigi Fornaciari per reiidere qnel
tributo di onore cUe da iioi si poteva ad un uomo si be-
nemerito delle lettere italiane. L' autore delle Riviste cbe
da qualcbe tempo si veiigono pubblicaiido in un giornale
railanese, mostro desiderio cbe noi avessimo piii a dovizia
parlato di quell' orazione : ma se parlare a dovizia di un
libro vuol dire parlarne a lungo ed estesamente , dobbiamo
credere cbe P autore delle Riviste non avesse veduto qnanto
e breve il heW opuscolo del sig. Fornaciari , frutto di polie
ore. Con qualcbe maggiore ampiezza ba poi scritto di Laz-
zaro Papi il sig. Telesforo Blni cbe ne recito un elogio
nella solenne adunanza della R. Accademia Luccbese il 12
dello scorso febbrajo: e questo elogio insieme coU" orazione
predetta, e con alcune poesie del sig. Fornaciari medesimo
e d'altri, compone un volumetto cbe volentieri annunziamo
per onore cosi del Papi come di quella citta , dove 1' uomo
virtuoso e sapiente ricevette spontanea testimonianza di
amore e di stima. Non possiarao pero soddisfare ne ancbe
questa volta al desiderio dell' autore delle Riviste ^ percbe
ancbe l' elogio del sig. Bini e assai breve, ne ci sommi-
nistra notizie del Papi maggiori di quelle cbe ci ba date
il signer Fornaciari. A voler fare pertanto (come voleva
quello scrlttore ) una piit, ahhondante commeinorazione del-
Papi , ci resterebbe il solo partito di scrivere noi medesimi
un discorso suUa vita e sulle opere dell' illustre Luccliese:
ma della vita non sappiamo piii in la di quello cbe gia
ne abbiamo detto : le opere gia sono notissime a tutti. II
sig. Bini nel suo elogio pone a continuo riscontro il Papi
con Buonamici Castruccio di cui pure la citta di Lucca
puo meritamente gloriarsi. In questi confront! si corre sem-
pre pericolo o di alterare le circostanze dei fatti e la ve-
rita dei giudizj , o di dare importanza a cose di troppo
lieve momento ^ ne il sig. Bini ha potuto intieramente sot-
trarsi a questa specie di nccessita nel suo elaljorato discorso.
A.
APPENDICE ITALIA.NA. 1 1 I
Orazione in niorte dl D. Gio. Benedetto Gandin. —
Bassatio , 1834, pel Remoadini , ia 8°. di pag. 24.
II Gandin fu parroco di S. Andrea apostolo in Treviso ;
la perdita di lui , grave a tutta Trevigi , riusci gravissima
a' suoi parroccliiani : 1' abate Sertorio , professore di belle
lettere nel seminario di qiiella citta , prese ad alleviare 11
comun duolo con questa orazione, che unico sollievo al-
lorche piangiamo alcun benamato e pur quello di trovare
clie altri abbia comune con noi la niemorla dalle virtu di
quello e il dolore di non piu possederlo. Uomo dotto, ben.
parlante , e di modi grandemente conforini a civile comu-
nanza il Gandin fa altresi ottimo consigliatore e parroco
operoso, prudente, e pieno soprattutto di carita ; di cjxiella
santa carita che fa sagrificare , pel bene delle proprie pe-
corelle, non i soli averi (a die sanno muovere talora anco
il seniplice fastidio delle rlccliezze o quello delle istanze, o
la cupidigia di fama, o perfin la tempera molle dell'aninjo),
ma siljbene la stessa persona , non trovando grave ne il
tentare per gli altrui stremi certe superbe avarizie, lie
r inghiottire , clie e piu, certe agre ripulse, ne I'afFrontare
a si buon fine le altrui temerarie prepotenze. Alia pratica
avveduta delle gravi dottrine ed al fervoroso esercizio dei
doveri pastorali congiunse 1' amenita degli studj letterarj e
niusici ne'quali seppe molto oltre il comune. E (non poca
lode per uom prebendato) ancorche amantissimo de' pa-
rent! , ne un picciolo jiure della dote della propria sposa
sottrasse mai a' di lei figli per gratificarne que' primi. Ze-
lantissimo deironore di quella, tanto seppe muoverne cura
anclie negli animi altrui , clie in breve spazio di tempo
riusci a dare nuova e venusta forma alia veccbia cliiesa di
S. Andrea e al luogo dov' ella sorge. Nel die non e da
dire quanto animosamente soccorresse alia pocliezza de'suoi
mezzi nella somma della cosa il generoso canonico Nar-
dini , e in alcuna parte anclie 1' amantissimo suo gregge.
Di tutte queste lodevolissime parti del buon parroco di-
scorre bellamente nella sua orazione il professore Sertorio.
A chi ama robustezza di pensieri e letture non lascianti
vacua la mente non sara discaro lo spendere un'' ora con
questo elogio , dal quale rileviamo altresi con piacere clie
anche Trevigi possedera quanto prima un cimitero degno
di se e non secoudo a quelli delle viciue citta, ia cui (per
lia APPENDICE ITALIANA.
usar le parole stesse dell' oratore ) e i templetti e i tu-
muli e le viole e i giacinti educati sulle funebrl zolle mo-
streranno altrui come ivi pure sia santo il nome di patria.
Elementi di conversazione in italiano , fiancese , te-
desco ed inglese. Di Giovanni Perrin , con dialoghi
di M. Gen LIS. — Venezia^ i835, dalla tipografia
di Luigi Plet , in 8.° oblungo , fascicoli I e IL
U opera sard divisa in cinque fascicoli. Uscird un
fascicolo al mese di fogli 7 di stampa in 8.° al
prezzo di austr. lir. i. 5o per fascicolo. A chi pro-
curerd dodici socj guarentiti si dona la tredicesinia
copia gratis.
Con mezzi di tal fatta ne ben s'insegnano, ne s' impa-
ran bene le lingue : e ci e argomento di stupore die ,
mentre i metodi d' istruzione migliorarono tanto a' nostrt
di^ v' abbia ancora chi voglia ricorrere ad espedienti dai
quali e bandita ogni ombra d' ordine e di possibile ame-
nita die alletti alio studio. Qual ordine in fatti puo rav-
visarsi in cotesti Elementi i quali riduconsi a raccolte di
vocaboli , e poscia di frasi o proposizioni formate con essi ;
dove nei vocalioli non e serbata ne la successione alfabe-
tica , ne la connessione categorica di oggetti ed idee ; ma
si passa, come suol dirsi, di palo in frasca, e le proposi-
zioni non legansi per veruna guisa, ma cl trabalzano d'una
in altra cosa alia rinfusa come ne' discorsi di un delirante V
— Ma intanto s' apprendono parole , si mandano a memoria
espressioni e modi di parlare die pure occorrono nella
conversazione , nella lettura , e il bisogno de' sociali col-
loquj le fara usare a tempo e luogo : ed ecco , senza av-
vedersene , imparata una lingua. — Ed ecco , noi soggiungia-
raOj ridotto Tesercizio della mente dello studioso a un
travaglio di sola memoria , a nulla piu die un materia-
lissirao tirocinio, frutto del quale debb' essere 1' abituarsi
insensibilmente a non amare o non curare la riflessione ,
e il sistematico ordinamento de' pensieri , il die e poi
sempre un gravissimo danno. D' altra parte ci si dica ih
qual maniera si possa sperare di pervenire cosi a formarsi
una soda cognizione delle analogic e dlfferenze tra lingua
e lingua, de' loro idiotlsrai, pregi e difetti , di cio die sta
neir uso comune e tollerato delle medesime , e di cio die
API'ENDICE IT.VLI\i\A. Il3
s"" appartieue al corretto ed approvato liaguaggio della paite
colta della nazione.
Sa^Dpiamo, e vero, a non duLitarne che noii v' ha fatica
per ingrata e pesante clie sia la quale non trovi un Ercole
coraggioso in aflrontarla, sappiamo che anche la letteratura
lia i suol facchini ; ma la generalita , e la generalita sola ,
dee aversi di mira nel comporre un libro destinato aU'Istru-
zioae. Ora se la gramatica e tutte le sue diramazioni
sono per mtura propria aride e nojose , perche renderle
poi ributtanti viemmaggiormente con inetoducci e raccolte
da zibaldone come sono i citati Elementi , e quelli che li
precedettero ?
Ci vuol }jen altro per apprendere a dovere una favella.
Oltre a questo, P italiana vi e quasi sempre, non sappiamo
il perche, stranamente negletta, in guisa che s'impara un
italiano infrancesato , credendo di conoscere la bella lin-
gua de' lodati scrittori. E anche in cio i citati ElementL non
sono modello da proporsi , sebbene qualche diligenza vi si
ravvisi piii che in altre compilazioni sorelle.
Non ignorlamo che i moderni gramatici , ed anche i piii
riputati , dieder luogo ai cosi detti temi i quali constano
di pensieri e proposizioni da tradursi d''una in altra lin-
gua , e che seguonsi senza alcun ordiiie. Ma alraeno dir
si puo che quei temi riportansl a regole anteriori grama-
ticali, di cui esigono la pratica, e servono a rinfrancarle
nella mente. Con tutto questo , per altro , ripiglieremo
che varreljbe assai mcglio sosteuer la fatica di I'acco-
gliere dagli ottimi scrittori le proposizioni che riferisconsi
alle regole che vanno mano a mano sponendosi, aggiun-
gendo , come si pratica, in via di nota, i necessarj schia-
rimenti per la traduzione. In questo caso sarebbero pro-
verb] della nazione, detti, epigrafi , ecc. di celebrati autori
e pensatori che andrebbersi traslatando e impai'ando a me-
jnoria. E da questi preziosi frammenti quale utilita non
si puo ricavare ! Quante volte mette bene la citazlone di
alcuni versi di Schiller, di Gothe , Tuso di una riflessione
di Lessing, ecc? Tali frammenti recano con se la sanzione
deU'autorita degli scrittori e quindi la sicurezza di poter-
sene valere nel buon parlare, oltre alle idee che vi si rac-
chiudono. E si ovvia , si chiara la verita di questo sugge-
rimento che e da meravigliare come vi abbiano avuto poco
o niun riguardo i gramatici.
BLbl. Ital. T. LXXVIII. 3
114 APPENDIGE ITALIANA.
E i dlaloghi? A dispetto dei varj dialoglstl che ce ne
fornirono parecchi volumi dii'emo francamente che il mi-
gliore , anzi Tunico espediente per ben apprendere i modi
della conversazione , non si e quello di leggere e rileggere
e mettere a raemoria da una raccolta il colloquio tra un
padrone e il servo, tra un mercante e un avventore, ecc. ;
e mestieri studiarll negli scrittori drammatici dove il
dialogo e animato , vivace , piccante e in buona elocu-
zione. Soltanto per questa via puo giungersi ad educare
il gusto della lingua : i metodi che rendono V istruzione
gramaticale un semplice giuoco di memoria non consegui-
ranno giammai per se soli alcun lodevole fine.
Mamiale filosofico-pradco della lingua italiana , com-
pilato da una Societd. Fascicoli 5 , in 4.° A. Au~
GURio. — Padova , 1884, coi dpi della Minerva.
L' opera sard di circa 80 fogli in 4.°, dtstribuid
in fascicoli composd di sei fogli , e ben legad , al
prezzo di lir. 1 austr. ( ital. lir. i . 74 ) ciascuno.
Le spese di dazio e porto a carico degli associad.
La prefazione ed altri proemj estesi dai compilatori
dell opera saranno consegnad colV uldmo fascicolo
unilamente al frondspizio del volume.
Del disegno di quest' opera si e data contezza in breve
allorche T annunziammo (V. il t.° yS.", p. 365 di questo
Giornale ). Ora diremo due parole sulla esecuzione di essa.
Senza i proemj promessi nell' awiso di associazione
quest' opera non potrebbe chiamarsi col titolo che porta
in fronte , perche i cinque fascicoli annunciati altro non
sono che un dizionario.
Non poche superfluita ed anche puerllita vi si rltrovano
da cui andrebbe purgato. Tali sono , in prirno luogo , le
voci non ammesse coraunemente nell' uso della lingua, che
per altro essendo di poco difFerenti da quelle adoperate,
non meritano d'essere registrate nemmeno col solito indi-
rizzo del Vedi : esempi ne sieno i termini Aempiere , Asm-
pimento , Aempitore , Aescamento, Aescare , Aescato, Aentro ,
Agshiettivo , ecc. Secondariamente , egli e affatto inutile
inserire gli errori e le stroppiature dei volgo e degli ama-
nuensi, siccome Asecuzione per Esecuzione. Pero ne Fisolafo,
APPENDIGE ITALIANA. Il5
ne Scerlonomo, nb altre malaugurate voci sferzate a ra-
gione dal Monti dovranno trovar posto nel Maniiale ,
jjerche al tutto inutlli. Egli e pure soverchio U far cenno
delle metafore quando ne e ovvio il senso , e T indicar
seinpre in quali modi figurati potrebbe adoperarsi un ter-
mine , dovf adosi cio lasciare all' uso e al gusto. Le espres-
sioni avverbiali vanno collocate , per econoinia di spazio ,
sotto i rispettivi vocaboli priucipali e non altrimenti : era
percio inutile disporre nella lettera A le frasi A rnano de-
stra , A mano sinistra , A tempo , A tempera , A servigio ,
A terra , ecc. Anzi le maniere di ovvia significazione an-
drebbero ommesse. Ci parrebbe clie gli arcaismi non deb-
bano tutti indistintamente concorrere a crescere la mole
del dizionario i ma osianio asserire per certo die ne deb-
bono andar bandite le voci e le espressioni 'provenienti
da troppo fangosa origine , la cui ignoraaia non e mai
dannosa : i compilatori intenderanno senza maggiore spie-
gazione, e ci teuiamo sicuri di veder seguito un si prov-
vido suggerimento che fu piu volte ripetuto con energia
dair autore dell a Proposta.
Sotto il sostantivo Asilo scorgesi che fu dimenticata la
legislazione mosaica la cui bonta fu abbastanza difesa e
dimostrata a pieno lume : se lo scrlttore dell' articolo sud-
detto se ne fosse ricordato avrebbevi posta maggior verita
e temperato alquanto il sue stile.
Del resto fu ottirao pensiero il raccogliere , siccome ve-
desi praticato , le voci divenute indispensabili e spettanti
alle scienze , specialniente naturali , colle scientificlie loro
deiinizioni. Sara pur buona cosa valersi per le distinzioni
sinonimiche e pei passaggi da senso a senso non che per le
origini de' vocaboli ( in che sta gran parte della filosofia
del linguaggio) dei trattati sui sinonimi di Giuseppe Gras-
si , deir abate Piomani, di Tommaseo , e dell'amena ope-
retta del cavaUere Giuseppe Manno intitolata : Delia for-
tuna delle parole.
II signor Vaccolini nel Giomale arcadico (volume i88.%
pag. 367 e seg. ) rendendo conto di questo Manuale av-
Verti giustamente il bisogno di qualche esempio perche
possa dirsi pratico, e di una diligente derivazione della
etimologia e dei sensi successivi cui soggiacquero le parole*
affinche riesca veramente filosofico. II che essendo assai dif-
ficile a conseguirsi da per tutto, conchiudcremo esortando
Il6 APPENDICE ITALIA.NA.
i compllatori a non risparmiare fatica per accostarsi a
questa meta come possono il meglio , ricordevoli che
Est aliquid prodisse tcrMs si non datur ultra.
Grande dizionarlo ledesco-italiano compilato sid pin
accreditati vocabolarj dcllc due lingue ed arriccliito
di molte migliaja di voci e di frasi. — Milano ,
1834, presso Luigl Nervetti , vicolo di S. Zeno ,
}i° 533o. In 4.° a tre colonne ., fascicoli 3, dull A.
sino ad Entbloden. Consterd di, 2, vol. di circa 200
fogli, al prezzo di 2.5 cent. ital. al fogUo: si distri-
buird per fascicoli di 12 o piii fogli cadauno. Chi
procwerd dodici associati guarentid , 0 ne prenderd
dodici copie in una sola volta , avrd la tredicesima
gratis. Le spese di porto sono a carico degli asso-
ciati. Le associazioni si prendono nella tipografia
Nervetti.
In questo dizloiiario si lianno le uscite del genitivo sin-
golare e del nominativo plurale d' ogiii sostantivo ; come
pure gl' imperfetti, imperativi e partlcipj dei verlai anomali
col ricliiaino alia voce deiriiidefinito da cni derivano. In questi
articoli essendo riposte le principali irregolarita ed incertezze
gramaticali, percio le suddette indicazioni vanno conside-
rate siccorae un pregio del dizionario. A compimento di
clie sarebbe anche opportuno I'accennare quando un verbo
ammetta 1' ausiliario hahen e quando il seyn , quando le
particelle verl^ali, clie non sono sempre separabili, vadano
o no disgiunte dal verbo.
Un oggetto importante nello studio della lingua tedesca
si e quello d' imparare 11 cosi detto stile d' uffLcio die dif-
ferisce talvolta considerabilmente dal parlar comune. II
bisogno di tali cognizioni sentesi spesso da quelli che si
incamminano per la carriera degl' impieghi amministrativi,
pei quali la lettura deglL originarj documenti reca dlfEcolta
gravi sebbene d'altra parte sleno piii che mediocreinente
esperti nella lingua e letteratura alemanna. Ora per cio non
vi ha alcun sussidio ne' vocabolarj o in altr' opera : e convien
X'icorrere all' esercizio pratico, dipendendo da altri ^ il che
non e possibile sempre , ne lo e in quel mouo che meglio
sarebbe confaccnte. I conipilatori del preseute diziouario
APPENDICE ITALIANA. 117
meriteranno assai del coltivatori della lingua tedesca se
vorranno sempre piu occuparsi a rlempiere una si grande
lacuna, ed avraano la lode d'essere smti i primi a darne
r esempio*
Un secondo articolo snl quale e sensihile la deficienza
del lesslci si e la nomenclatura delle scienze natural! , e
forse ancor piu quella delle arti liberali e nieccaniche: va-
stissima nomenclatura che inceppa piu volte i tradutlori
piii valenti , perclie non tutti possono essere naturalisti o
tecnologisti , ed anche essendolo manca talora il tempo o
il niodo di andare in traccia dei termini coiTispoudenti
nella liugua in cul traducono.
II dizionario mostrasi ricco assai , e pare bene avviato.
Grande dizionario italiano-tedesco , ecc. ( come sopra),
— Milano , i835, presso Luigi Nervetti , vicolo
di S. Zeno , n.'^ 533o , fascicolo i.^ di pag. 96,
dall A sino a Bozza.
Riguardo a qiiesto dizionario avvertano i diligent! com-
pilatori di guardarsi clalT andar troppo in cerca delle voci
gia antiquate e non piii risorte , di quelle poco usate e
simili alle tuttora vigenti , dei riboholi , e in somma di
cio che il buou gusto non approva nel discorso.
Nnoio dizionario portatile italiano-tedesco e tedesco-
italiano del dott. Francesco Valentini. Con coire-
zioni ed aggiunte dei signori Francesco Lanzingkr
e Guglielmo Treves. — Milano , 1884, in la.*^,
coi tipi di Giovanni Pirotta in S. Radegondu , n.° 964..
— Sono uscite pnntate 4 della parte tedesco-italiana
di pag. 792 complessivamente , dall K sino a Raubgiit.
— Quest opera said compresa in due grossi volumi,
che si distribuiranno in died puntate al prezzo di
un centesimo austriaco per pagina , in guisa die
I opera intera costerd approssimativamente lir. 1 8
austriache. Uscird una puntata ogni due mesi circa:
colla quinta si daranno il frontispizio e la prefazione.
Trovansi nel Nuovo dizioncrio pnru.tilc le stesse indica-
rioai gramaticali del Grande gia ineutovato e il mctodo
Il8 APPENDTCE ITALIANA-.
stesso I, qtiindi vi si adattano le medesime i-'iflessioni che
fecersi su rjuello.
Questo dizionario ha parecclii pvegi di superiorita su
quelli di simile mole anteriormente pubblicati specialmente
pel termini d' arti e scienze : nondimeuo ecco poche av-
vertenze che una breve revista ci ha suggerito e che var-
ranno a migliorarlo viepplu.
I." Si puo , anzl giova abbreviarlo notabilmente ommet-
tendo dopo la delinizione de' vocaboli quel modi di par-
lare che identicaniente si corrispondono negli element! loro
in amhe le lingue. Spieghiamoci. All" articolo Beflieszen ,
hagnare , segue la proposizione s der Flusz beflieszt die
Maiiern der Stadt, che vien tradotta : il fiume bagna le
mum della citta. Qui non vi ha divario tra il tedesco e
r itallano , la traduzione e letterale ; pero la frase noa
presenta difficolta, perche si volgarizza naturalmente pa-
rola per parola : non v' era dunque pregio d' opera nel
citarla. Cio valga d' ogni altro caso simile : e ritengasi die
conviene tener conto de' soli idiotismi, di quelle locuzioni
cioe in cui le due lingue si scostano piii o meno a vicen-
da, dove la corrispondente traduzione e necessaria per
insegnare ad evitar i germanismi o gl' italicismi. Si diml-
nuira cosi , senza danno , il volume.
a." Si procuri di dare ai termini la traduzione co' vo-
caboli proprj , f£uando si hanno , anziche colle perifrasi ,
come abbiamo qua e la osservato. Bewegungslehre , per es.,
nel dizionario e teoria del moto , mentre la scienza usa il
termine dinamica adottato dal greco da molto tempo : non
dovea tralasciarsi. Gletscher sono spiegati per ghiacci perpetui
deW alpi : in italiano havvi il vocabolo proprio , da tutti i
natural! sti adoperato, di ghiacciajo. Al sostantivo femminino
Heide trovasi il corrispondente di macchia, landa , pianura ,
campagna incidta: vi andava aggiunto quello di brughiera,
ericeto. Forstlich tra(\ucesi benissimo, giusta I'uso, coll' ag-
gettivo forestale dimentlcato nel dizionario, in cui si trova
la circonlocuzione concernente i boschi , che appartiene a bo-
schi. Flutgraben e fatto equivalente a fossa , canale acces-
£orio fpresso i mulini per ricevere V acqiia soprabbondante):
gPingegneri nostri chiamanlo scaricatore, sfioratore, fugone,
voci tutte dell' uso , sebbene non comuni egualmente. Uno
dei significati di Feuenmg e nel dizionario: materiale (da
mantenere il fuoco) : potevasi appoi-re 11 termine usuale
APPFNDIOE ITALIA.NA. 1 I Q
combitstibile. Ammettansi, sevnolsi, le spiegazioni per pe-
rii'rasi , ma vi si soggiungano le voci corrispondenti.
3." I diininutivi e le varie alterazioni do' nomi di persone
li reiidono cosi dlversl dalP una all' altra lingua cli' egli e
afFatto indispensabiie di registrarne almeno i principali a
comodo dei traduttori: il clie osservammo eseguito di al-
cuni , per es. dl Hinz e Lotte, ed e bene clie non si di-
menticliino gli altii clie cagionano ambiguita ed incertezza.
4.° Convien procurare che il dizionario abbondi (Tab-
Lracciar tutto e imj^ossijjile ) dei termini sclentiiici. A questo
riguardo notammo la mancanza dei sostantivi Gallerte , Grif-
fel, Kernstiick , Narbe, nel senso della botanica, in cui equi-
valgono alle voci comuni presso i botanici d" Italia di tre-
mella , stilo , cotiledone , stigma clie appartengono ai pre-
liminari della scienza.
5." Abbiasi di mira la glusta distlnzione, dove e possi-
bile , delle differenze accessorie di sigaificato nei sinonimi.
I vocaboli , per es. , Gattung e Geschlecht sono tradotti in
modo clie si scambiano reciprocamente : era bene T hv-
vertire clie i naturalistl tedesclii lianno convenuto dl chia-
inar Gesddecht nella classilicazlone degli esseri ci6 clie noi
diciamo genere , e Gattung la suddivisioae del genera ap-
pellata specie.
Ffibulas Uterarias De D. Tomas de Yriarte, etc. Favole
lettcraric del sigiior Tommaso De Yriarte., tradotte
dallo spagnuolo in rime italiaiie del dottore Giuseppe
Adorni prufessore emerito di poetica nella dncale
Universitd di Parma. — Parma, 1884, co' tipi Bo-
doniani, in 8.° di pag. 363. Lir. 6. 38 ital.
Questa bell'edizione uscita dai torchi Bodoniani contiene
il testo d' Yriarte dirimpetto alia versione dal traduttore
dedicata a' suoi concittadini ed amici ; vina prefazlone con
note, in cni questi avverte d' essersi prevaluto della
cjuarta edizione del testo fatta in Madrid nel 1792. •> e
Y aiviso dcir cditore premesso alia prima edizione del 178a.
Vi sta in fine V indice delle favole e dc'loro argomenti, dopo
il quale con numerazione di pagine separate e una lettera
di XXVI facciate ben fitte in fronte a cui leggesi : Al Di-
nttore della Bihlioteca italiana il traduttore di qucste favole.
120 ArPENDTCE ITALTANA.
Avendo gia noi pronnnciato il nostro qnalsisia parei'e
intorno il saggio di traduzione di cjueste fa vole, che pnb-
blico pei torchi stessi nel i833 il sig. Adorni, e iioii sem-
brandoci T intiero laA'oro diverse da quel saggio ne rignardo
alia fedelta , ne rigviardo al merito de' versi italiani , ci
limitereino al rallegrarci col traduttore del buono die e
nel sue libro senza toccare la parte die ci parrebbe degna
di critica , perclie non vogliamo risnscitare quella poco ge-
nerosa sua ira cb'egli ba posta neH'indicata lettera al
Direttore della Bihlioleca italiana, quantunque egli la cbiami
alcune righe di sua apologia, niodeste , urbane, morigerate,
gentili. Solo diremo die niuna di queste quattro belle qua-
lita ci e sembrato di trovare nelle sue moke righe. Noa e
modestia il recare le lodi di se medesinio come ba fatto
a pag. XXIII. Non e urhanita, morigeratezza , gentilezza, il
paragonare il suo critico al Don Marzio del Goldoni, quel
Don Marzio a cui e attaccato ancbe Tobbrobrio di spia, il
calunniarlo ( a p. XXIV ) qual proprio detrattore die lo
sfavori con grave danno presso chi poteva fnvorirlo : e T useire
altre disdicevoli frasi die leggonsi a pag. Xiii ed altrove.
La difesa e libera come la critica, ma ne Tuna ne T altra
tra onesti scrittori debb' essere ne scortese , ne maledica.
II sig. A. ha dato esempio contrario a questa bella mas-
sima. Al die non fu autorizzato da simili precedenti dal
censore che tutt' al piii scherzo sopra cose gia messe in
ischerzo da tutta una citta. A che mai si ridurrebbe la cri-
tica quando per non ofFendere 1' amor proprio d' un' infi-
nita di scrittori mimosi passasse sopra al falso , alF ine-
satto , al ridicolo, agli spropositi delle loro opere? Essa
tradirebbe il suo istituto. Ora se alia Biblioteca Italiana e
paruto che in generale i versi del sig. A. sieno freddi ,
slombati, talvolta cadaverici , e se nelle sue prose ha tro-
vata alcun' altra delle qualita qui sopra accennate, perche
doveva tacerle nel dar conto al pubblico delle produzioni
di lui , mentre parla con eguale imparzialita de' versi o
delle prose di tutti gli altri scrittori? Clii non vuole infa-
rinarsi non vada al mulino. Se al sig. A. e insopportabile
la critica, die pur sopportano i piu alti ingegni, non pnb-
bliclii pill nulla , e si persuada con noi che la cinia del
monte non si tocca che da pochissimi eletti i che non e
pur permesso I' essere poeta mediocre, e che V irritahile di
Orazio non e tollerato che nei Tassi, nei Monti ed in altri
APPENDICE IT\LIANA. 121
poclii quos ccc. Ma egli fa temere tli voler dispro7zare i
nostrl consigli, poiche lia ripnbhlicati in fine ilella sud-
detta sua lettera il prinio e 1' ultimo de'suoi trcdici sonetti
tutfaltro die Erculei , i quali parvero , pajono e pareranno
agghiacciati a quanti venne o verra mal consigliata va-
ghezza di leggerli.
La Bibliotcca knliana , il ripetiamo , critica , quando di
critica le senibrano nieritevoli, gli scritti d'ogni fatta; ma
non tocca le azioni o le qualita morali qualunque esse siano
degli autori viventi. Li loda, se di lode gli pajono degni. E
questo fa per quel medesimo diritto pel quale il sig. Adorni
nella sua verbosissima Prefazione, e nelle note a qviesta, cri-
tica FAb. Antonio Biancbi traduttore precedente delle stesse
/'apoZe; e nella sua Lettera infanule al Direttorc della Biblio-
teca italiana (pag. X ) ed altrove Viiicenzo Monti ed altri.
Sia retto o fallace il suo giudizio, la Biblioteca italiana pro-
cura di mostrqrsi iniparziale verso lutti ; e poiclie qui si
tratta di scrittore appartenente agli Stati di Parina aggiu-
gnerenio ch''essa, secondo Toccasione, ha lodate o cen-
surate le produzioni del Colombo , del Giordani, del Pez-
zana , del Tonani , del Garbarini colla stessa imparzialita
con cui ha parlato di quelle del Le . . . ., del P . . . ., del
sig. Adorni, ecc. ; die ignora i primi essersi doluti delle
sue censure; e die compiagne gl' inurbani, i prolissi, i
quernli omei del sig. A. e 1' inganno in cui e di essere
invidiato , o scopo di sognate antipatie ed inimicizie con-
cittadine. Cerclii la magagna dentro le sue proprie scrit-
ture , le quali per altro abbiamo approvate in quelle parti
die di approA^azione ci parvero meritevoli ; e sappia die
sappiaino, dai nostri non essere dissimili i giudizj die in-
torno a' versi di lui proferiti furono da tutti i suoi viventi
acuti concittadini. Q.
La Congiiira d't, Catili.na narrata da C. Crispo Sallustio
€ volgarizzata da G. G. ML — Parma, io35, dalla
stamperia Carmignani , la 1 2.° col tcsto a f route.
II traduttore , a noi ancora ignoto , non ha posto pre-
fazione di sorua al suo lavoro porche , dicono gli editori
in suo nome , e inutile il parlare dclV originale clopo qnanlo
se n' e detto dagli altri ; e dclla trnduzione , j^erclie ei sa
die il i^iudizio de' suoi colti concittadini non si scosta dal
122 APPLNDICE ITALIANS.
giusto per ijifluenza di buona o cattwa prevenzione. Egli non
tardera molto a consegnare agli editori il manoscritto della
traduzione del libro giugurtino : e aoi tarderemo sino alia
comparsa di questo a dare il nostro parere intorno ad
amljidiie se ci parranno meritare qualche osservazione non
indegna de' nostri colli letter i.
Leltere senza lettere , ossia lettere di un padre a suo
figlio, in ciascuna dclle quali manca per ordine al~
fabetico una delle ventidue lettere , dedicate ai padri
di famiglia ed ai giovani studenti da Pietra-Santa
D. D. A. L. — 31ilano, i835, coi tipi di Ornobuno
Manini, in 12.°, di pag. 174. Lir. 2 aitstr.
<< Persuaso die la curiosita , madre del sapere , e una
gran moUa che spinge 1' iagegno della gioventu all' eserci-
zio, voUi troncar una lettera deiralfabeto in ciascuna delle
mie lettere . . . accio allettati dalla novita rinveniste T utile
andando in traccia del dilettevole. » Cosi 1' autore nella
sua prefazione. Noi per nostra sventura non siamo piii
giovani, ne posslamo sentir molto vivamente quella curio-
sita nella quale ha confldato ii sig. Pietra-Santa. Percio
non siamo andati tant' oltre nella lettura del libro da poter
dire quanta sia Tutilita che se ne puo ritrarre. Rispetto
alio sforzo di scrivere senza tutte le lettere dell' alfabeto
ci pare che di questo libro, poco piii poco meno, si delsba
far quel giudizio che gia si e fatto di tanti altri : una sola
Volta che lo scrittore cada in una improprieta o strascini
il lettore in un giro vizioso di parole per evitare un a od
un h , crediamo che basti a far dlmenticare molte ben
superate difficolta ; delle quali anzi chi legge , se furono
veramente ben superate , non puo accorgersi quasi mai.
Nel prlncipio delle prime di queste lettere troviamo di
presente , dove meglio sarebbesi detto ora od al presente ;
troviamo la frase respingere i pericoli , dove naturalmente
avrebbe dovuto trovarsi evitare; poi sospendo descrivervi ,
dove tutti sentono che 1' autore voile dire tralascio di de-
scrivervi ; poi in mezzo delle piii crudeli inquietudini , dove
fra le piii crudeli veniva cosi naturale ; poi negli scorsi
lustri, dove tutti avrebbero detto anni ; e cosi via via ad
ogni seconda riga qualche improprieta , qualche inesat-
tezza , qualche sagrifizio o di gramatica o di eleganza
APPENDIGE ITALIAN A.. ISS
comandato da quella dura necessita clie P autore si fe ini-
posta. ^'
Lcttere inedite d illustri Italiard che fiorirono dal
principio del secolo XVIII fino ai no stri tempi , con.
note. — Milano , i835 , dalla Societd tipografica
de Classici Italianl, in 8.°, di pag. 63o. Prezzo ital.
lir. Y' 36.
Chi non s' accinge volentierl a leggei-e un volume di
lettere , inasslmarnente quando sono d' uomini illustri, che
vissero in una eta vicina alia nostra e conversarono coi
nostri padri , e non pochi anzi con noi niedesimi' A dire
il vero , i-ispetto a questa nuova raccolta, e lecito dubitare
se gli scrittori dei quail si compone slano realmente tutti
illustri; poi trattandosi d' uomini dei quali (almeno dei piu
famosi ) gia si sono stampate le opera e gli Epistolarj , pu6
nascere il dubbio, se rimangano ancora lettere inedite di
qnalclie pregio o di qnalche importanza. Al primo di questi
dubbj puo rispondere cliiunque conosca la storia letteraria
e sclentiiica del secolo XYIII, e legga Tindice di questa
Raccolta :, al secondo non puo fare risposta se non chi
abbia scorso il volume ; perche anclie i non illitstri pos-
sono scrivere qualcbe lettera bella e importante ; e quando
si tratti dei veri grand! scrittori, anche fra le cose ob-
bliate o rimaste lungamente sepolte si possono trovare dei
preziosi giojelli. Noi dunque che abbiamo terminata pur
ora questa lettura crediamo di poter dire che la nuova
Raccolta, al pari di quasi tutte le sue sorelle, si compone
di molte inutilita o superfluita, fra le quali si trovano poi
di tempo in tempo alcune pagine belle , piacevoli , istrut-
tive : la proporzione di questa mistura e presso a poco
quella che trovasi in tutte le cose del nostro mondo, cioe
v' e un po' troppo d' inutile e di superfluo. Le lettere mi-
gliori ci parvero quelle del Cocchi ; il quale considerate
come uomo di lettere non e mai parolajo; conslderato co-
me scrittore scientifico , non solamente si tiene lontano
dalla negligenza e dalla barbarie di tantl suoi confratelli ,
ma puo essere esemplo di scrivere chiaro, puro, elegante.
Notizie veramente rare e preziose a noi non venne fatto
di trovarne in questo volume : percio non dobbiamo
^124 Al'PENDICE ITALIANA.
trattenerci a parlare di veruna lettera dlstintamentc. La
curiosita piu notabile cl par clie sia alia pag. 2 5 dove fauno
un singolare contrasto fra loro una lettera di Leaedetto
XIV, un elogio indirizzatogli da Walpole e una nota degli
editori. Un' altra curiosita la troviamo a pag. 40 dove ii
Bettinelli racconta la singolare risposta fatta da due Reli-
giosi ad un sonetto cli' egli avea scritto per la monacazlone
d' una sua nipote. In tutto il restante questo volume noii
ci pare die dia materia di sjDeciali osservazioni, ma solo
puo venire in conferma di cio clie ciascuno dei uostri
lettori avra gia notato per certo ogni qual volta gli sara
venuto alle mani un EpistolarLo di letterati. Se gli uoinini
di grande ingegno, e i libri meritevoli deirimmortalita fos-
sero tanti quanti se ne trovano menzionati d' ordinario in
queste Raccolte di lettere! Qui e uno scamhlo continuo di
libri regalati, e di larghissime lodi: Tuno protesta di non
aver mai provato maggior piacere nello scorrere verim altro
libro ; 1" altro loda un anacreoute tradotto con si bel vezzo
che pare propria Anacreonte stesso riiiato ai di nostri con la
nostra lingua ; questo trova infallibili i principj del sua do-
natore ; quelle ne dicliiara esattissima la discussione ; e qua
si parla di un bellissimo sonetto , la di una stupenda can-
zone; e I'uno stampa luminose tracce; T altro .... L" altro
vogliamo clie sia il Baretti , il quale per non contraddire
al suo costume si astiene dal lodare altrui, e parla in vece
di se medesimo e d' un suo libro con queste parole : LP in-
contro che avra questo libro lo saprete a suo tempo ; ma gia
sono certo che V avrct buono- In mezzo a questo profluvio
di lodi appena si trova qnalcuno clie osl dubitare dell' ec-
cellenza dei libri clie si pubblicavano in quell' eta , e ci
riesce singolarissima la modesta lealta di Onorato Caetani
che non assente alia dottrina di Pietro Yerri SuW indole
del piacere e del dolore. Isidoro Bianchi non rifinisce di
dolersi della dimenticanza in cui i suoi concittadini lascla-
vano lui e i suoi li]3ri, e invia a qualche amico i materiali
opportuni a scrivere un bell' elogio , e vorreljbe clie si
pubblicasse sul Giornale Italiano; mentre Antonio Canova
prega con sincere parole Antonio Fortunato Stella a desi-
stere dall' idea di pubblicare alcuna storia o relazione che
riguardasse lui e la sua vita , accertandolo che gliene sara
grato come e piii che se avesse stampato il piii solenne elogio.
Gregorio Fontana , noma degno di tanto rispetto , scrive
Al'PENDICE ITALIANA. 125
da Butirropoli e da Paneropoli ( cosi gli placeva denomi-
nare la nosU-a citta ) , e pare clie noa si rallegri molto
de' 6000 frauchi regalati dai Francesi al Volta per fare le
sperienze in grande. Ugo Foscolo clie non puo ne vendere
il suo CalUmaco , ne pagare del proprio le spese delP edi-
zione vorrebbe cou qnattro riglie fare una girata d' alcuni
suoi deljiuiccL all' aniico Francesco Reina. E Clementino
Vannetti ? II Yannetti scrivendo al P. F. Fontana Barna-
bita trascrive un viglietto di certa signora Silvia dama
sentita e sua buona arnica , poi vi mette questa chiosa :
Sappi , sozio , se questo non pare un periodo voltato dal
franzese a parola ! Osgi si scrive cosi : e Giovenale direbbe
concniubunt gallice , e direbbe vero pur troppo ! — Miei
lettori , potrei io finire il niio articolo meglio clie con un
periodo di Clementino Vannetti, a proposito di una dama
sentita e sua buona arnica? A.
Letters di Paolo Manuzio copiate sugll autografi esi-
stentl nella Bihlioteca Amhrosiana. — ■ Farigi, 1834,
presso Giulio Renouard ^ in 8.°, di pag. xvi c 38o,
con una tavola litografica. Ital. lir. 7. 5o. In Mi-
lano presso P. A. Tosi, cont. dei Due Muri, n° 1042.
II dottisslmo editore nella sua prefazione ci fa sapere
die qneste lettere vedute da lui nella Biblioteca Ambro-
eiana iino dall' anno 1809, gli furono piii tardi inviate dal
sig. P. A. Tosi che le trascrisse dal codice in cui giace-
vano , ed accolse gentilmente la sua proposta di pubbli-
carle in Parigi. Dopo questa notizia egli si fa a parlare
della varia fortuna che deve naturalmente aspettarsi cotesto
lil3ro , secondo la varia natura e le diverse inclinazioni
delle persone alle cui mani verranno , non dissimulando
che in generale esse non possono ne interessare' per gli
argomenti , ne allettare per lo stile ; giacche quelli sono
tutti privati e domestici , questo non da mai indizio die
I'autore spendesse veruua cura per render degni que' fogli
della pul)]jlica luce alia quale non li destinava. Ad ogni
iiiodo egll si persuade che oltre all' importanza che questo
volume pub avere, considerato come fonte di notizie bio-
graficlie sopra un uomo si celebre nella nostra letteratura,
o come parte della storia della stampa, non debba essere
senza diletto anche il vedervi si schiettamente rivelato
126 APPENDICE ITiLIANA.
I'anlmo dello scrlttore che si trattiene co' suoi congiunti
ed aniicL piii intimi con quel candor di pensleri e con
quella semplicita di parole che mai non si trovano nelle
operc destinate alia posterita. Noi confessiamo di non essere
tra colore i quali per T indole dei lore studj potranno
meglio apprezzare V importanza di questo volume ; non di
meno crediamo ch' esse debba riuscire generalmente pia-
cevole a leggersi per le molte notizie che vi si trovano
intorno a varie persone di quell' eta, e piu ancora intorno
ai casi del Manuzio, alle sue speranze cosi di frequente
deluse , ai pensieri j alle soUecitudini che gli diede la sua
famiglia. A.
Raccolta di compardmend e d ornad per la decora-
zione di private abitazioni e di pubblici edificf , ci-
vili, militari ed ecclesiasdci , ed Una seiie di dise-
gni per la decorazione interna di edificj teatrali ,
ideati sidle reali dimensioni dei principali teatri
d' Italia , di coinposizione del pittore Gaetano Vac-
CANI milanese., membra dell 1. R. Accademia di
belle arti in Milano. — Milano , 1 832-35, tipo-
grafia di G. B. Bianchi e C. in gran foglio di
carta velina {Si pubblica per fascicoli: T opera sard
di circa 6o fascicoli , ciascuno di tre rami . finora
fascicoli 19, al prezzo ciascuno di lir. 3 austriache).
Quest' opera desideratissinia e grandiosa, gia nel nostro
giornale annunziata sino dal 1821 ( tomo ai.% gennajo-
febbrajo, pag. aSi), e suUa quale era intenzione nostra
di non discorrere se non allorquando fosse ella per ofFe-
rirci un numero di fascicoli sufficiente perche darne potes-
simo un retto giudizio, ebbe con plauso, oslamo lusingarci,
degli studiosi dell' ornamentale pittura finalmente princi-
ple col 1 832. Le ragioni di tale nostro indugio posavano
suUa diflicolta dell' impresa , comeche il valore e la gloria
del signer Vaccani in questo genere di lavorl piix non
soffra contrasto alcuno, ed egli gia da piu anni procacciata
siasl la fama di grande maestro: dicenmio sulla difficolta
deir impresa , perche divisamento era dell' autore di con-
durla con disegni della massima dimensione, con incisioni
della piu squisita nitidezza , e col si utile corredo di
APPENDICE ITALIAN A. 1 27
niisure in piedi parigini, in braccla milanesi , ed in metri.
Ch' egli per tanto corrisposto aljbia compiutamente alia
pubblica aspettazione ne fanno bellissima ed ampia testi-
nionianza i quattordicL fascicoli che gia ajjparvero alia
luce , e che accolti vennero con generate favore. Certo che
noi bastevolmente lodaine non sapremmo ne lo splendore
deir edizione, ne la diligenza con che sono trattate le ta-
vole, nel cui lavoro fu egli egregiamente coadjiivato dal
figlinol suo , giovane di liete speranze , e dal valente in-
cisore A. Brusa. A tutti i quail pregi aggiugnesi ia tenuita
del prezzo.
Le tavole di quest' opera saranno 180, disLribuite nel-
r ordlne seguente : " i.° Compartimenti riccamente ornati
con figure e attributi addetti alle sceniche rappresenta-
zioni di varie reali dimensioni , sviluppati per la volta
della platea di teatro, tav. n.° 3o; 2.° Decorazioni orna-
mentali pei parapetti delle logge con attributi analoghi ,
tav. n." 40-, 3.° Compartimenti ornati per le volte di varie
nionte e forme sviluppate, tav. n.° 21; 4.° Lacunar! ricca-
mente ornati per le grandi aule e per templi, tav. n." 9;
5.° Candelabii da coUocarsi negP intercolunnj , allusivi si
al profano che al sacro culto, tav. n.° 21; 6." Trofei allu-
sivi alle scienze , alle arti ed al commercio, tav. n." 20 ;
7.° Rosoni, meandri ed ornaraenti accessor) in iscala mag-
giore per meglio ravvisarne il dettaglio, tav. n.° 89. " I
disegni di queste tavole tratti furono in gran parte dalle
opere e pubbliche e private dallo stesso Vaccani in di-
vers! luoghi eseguile.
Tuttavia mentre non esitlamo ad asserire essere questa
nel genere suo una delle piu grandiose opere che pubbli-
cate siansi in Italia dopo la celeberrima ed utilissima ben-
che elementare del cavaliere Albertolli, al quale debbesi il
risorgimento dell' arte di ornare , ameremmo che i' egregio
signor prof, rivolgesse ! suoi studj ad un altro genere di
ornament! , die piu davvicino risguarda i bisogni ed i
coniodi della vita. L' Italia manca tnttora d' una coUezione
di suppellettili , che servir possa alle richieste ed ai desi-
deri delle agiate persone , e di norma e di tipo o modello
agll artigiani. E chi ma! potrebbe meglio di lui supplire a
SI fatta mancanza' Egli per tal niodo renderebbesi sempre
piu benemerito dell' arte e de' suoi concittadini G.
128 APPENDICE ITALIAN!.
/ moniunentl dell Egltto e della Nubia , disegnatl dalla
Spedizione sclentcfico-leUeraria toscana in Egitto ,
distribuiti in, ordine di mutcrie, interpretati ed illu-
strati dal dottore Ippolito Rosellini, direttore della
Spedizione , ecc. Parte seconda. Monwnenti civili ,
tomi I e II. — Pisa,, 1884, Nicola Capuiro c C. cot
caratteri nuovi diDidot, in 8.°, di pag. 892 e 474.
Ai piiini clue tomi de' monumenti storici ne fa ora suc-
cedere il prof. Rosellini due altri di monumenti civili. II
prime comincia da uii dotto discorso in cui 1' egregio au-
tore viene esponendo le niaterie delle quali si accinge a
trattare, e 1' ordine in cui ha creduto di doverle disporre.
Le materie poi sono esposte in quattro capitoli. II primo
tratta della caccia ed e diviso in cinque paragrafi: i.° Della
caccia degli uccelli; a.° Uccelli figurati nelle tonibe egizia-
ne , uccelli di rapina, uccelli silvani, uccelli dl ripa, uc-
celli acquatici ; 3.° Caccia di quadrupedi ;, 4.° Ritorno dalla
caccia ai quadrupedi ove si lianno i nomi di varle specie
di antilopi; 5.° Raccolta di quadrupedi figurati nelle tombe
d' Egitto. — II secondo capitolo tratta della pesca ed e diviso
in cinque pai-agrafi : i.° Pesca colla canna e colla corda ;
a.° Pesca con la rete \, 3.° Preparazione e disseccamento
del pesce e pescagione fatta con arme a doppio amo; 4.°
Pesca del coccodrillo; 5.° Figure di pesci rappresentati nei
descritti soggetti di pescagione. — Capitolo terzo. Arte di cu-
stodlre i bestiami e di curarne le malattie diviso in quattro
paragrafi: i.° Custodia degli armentif, 2.° Custodia dei greggi
e di altri animali utili ; 3.° Arte di curare le malattie dei
Jjestiami ; 4.° I custodi degli armenti e dei greggi non si
chiamavano pastori presso gli Egiziani. — Capitolo quarto.
Agricoltura diviso in nove paragrafi: i." Alcune considera-
zioni sopra 1' uso e i vantaggi di quest' arte in rispetto
air incivilimento deir Egitto e dei popoli in generale. Della
divisione dei terreni nella nazion egiziana; a.° Zappatura^
aratura e semcnta delle terre; 3.° Mietitura e battitura del
grano ;, 4.° Yentilaniento , misura e deposito del grano nei
inagazzini f, 5.° Raccolta del lino; 6." II hyssus degli antichi
non era una specie piu eletta di lino , ma bensi un gos-
sypiimi ( il cotone ) ; 7.° Raccolta del diiorra e del papiro ;
8." "Vendemmia e arte di fare il vino ;, 9.° Coltivazione e
raccolta di erbaggi, delle baniie e dei fichi e figiira di al-
cune piante.
APl'ENDICE ITALIAJNA. 12^
II tomo secondo si divide in due capitoli ciascuno dei
quali poi k suddiviso in parecchi paragraii •, in ventitre il
primo, in otto il secondo. Le ani a i mesderi sono V ar-
gomento del primo capitolo: nell' altro si tratta della vita
domestica deglL aiitichi. e^iziani. I paragraft nei quali e diviso
il piiino capitolo sono i seguenti : i.° Considei-azioni ge-
nerali intorno alle opere delle arti e mestieri ed alia loro
rappresentanza nelle tombe egiziane j z." Prepai-aniento e
torcitura delle lila, tessitura di reti e di tele unite e a
opera; 3.° Arte del falegname ; 4.° Tintore e invernicia-
tore; 5.° Delle arti del disegno presso gli antichi egizianii
6.° Varie epoche dell' arte presso gli Egiziani, epoca farao-
nica, epoca dei Lagidi, epoca dei Roiuani; 7.° Delia scul-
tura ; 8.° Delia pittura ;, 9.° Dei colori clie gli Egiziani ado-
perarono nelle loro pitture, e del niodo di usarli; lo." Co-
jne gli Egiziani preparassero sulle pareti i disegni per la
scultura e per la pittura. — Soiuiglianza del modo di
dipingere negl' Ipogei d'Egitto, e in quelli dell' antica Etru-
rian ii.° Conobbero gli Egiziani la pittura encausta j 12.°
Deir arte dello scrivere presso gli anticlii Egiziani. — Del
papiro e degli struraenti adoperati per la scrlttura. —
L' arte di leggere e di scrivere era presso di loro volgare,
come tra noi; i3.° Dell' arte di trasportar grandi pesi ;
14.° Fabbricazione dei mattoni; i5.° Illustrazione di una
pittura egiziana , rappresentante gli Ebrei clie fabbricano
i mattoni; i6.° Arte del vasajo; 17.° Arte di fondere e
lavorare i metallic 1 8.° Arte di fare il vetro e gli sraalti ;
I f).° Dei vasi egiziani; 20.° Descrizione dei vasi egiziani del
R. Museo di Firenze ; ai." Vasi egiziani d' oro e d'argento
c d'altre luaterie rappresentati sui monument! ; 22° Arte
del conciatore di pelli e del calzolajo; a 3.° Fabbricazione
delle corde, e rappresentazione di altri mestieri. — I pa-
ragrall del capitolo secondo sono: i.° Costruzione, forma
e distribuzione delle case; a.° Ornamenti dipinti delle case;
3. Gli Egiziani tondevano il capo e radevano la barba. —
Interpretazione di un testo del profeta Isaia, cap. XVIII;
4. Del vestito civile degli antichi Egiziani ; 5." Degli or-
namenti e degli utensili destinati all' abbellimento e al
decoro della persona; 6." Servizio della mensa, e maniera
di banchettare presso gli Egizj; 7.° Mobili usati nelle case
cgiziane; 8." Varie opere di servizio domestico , la bec-
cheria, la cucina e V appareccliiameuto delle vivaude.
moi. iLuL T. LXXVIII. 0
l3o APPENDICE ITALIAN A.
Le diciaiinove distribuzloni di tavole finora pubblicate
sono cosi numerose e ricche di tanta varieta di oggetti, che
troppo lungo sareblje il trascriverne anche soltanto i nomi.
Quest' opera del prof. Rosellini dal lato del sistema che
il dottissimo autore ha toko a svihippare, e rispetto al line a
cui tende, potra forse soggiacere a dubbj ed a controversies
ma sara certamente utilissiina alio studio dell' antichita , della
storia e delle arti pel corredo di tanti monmnenti sconosciuti
finora , e per le molte notizie e le dotte osservazioni di
cui ridonda. L' Italia deve rallegrarsi che 1' Europa rlceva
da lei un' opera cosi grande, la quale, anche indipenden-
temente dal sistema ch'essa vorrebbe fondare, ha tanti titoli
alia stima degli eruditi. Percio non si possono leggere ne
senza maraviglia ne senza dolore le acerlje invettive a cui
tino scrittore italiano si lascio strascinare contro la nobile
fatica del prof. Pvosellini, e contro un nostro collaboratore
che, senza prevenzione di sorta, espose la propria opinione
sulla difficil materia delle scritture gerogliliche. Chi non
conoscesse le opere dello scrittore di quelle invettive po-
trebbe farsi un' idea molto sfavorevole del suo ingegno
e del suo sapere ^ perocche I'uscire in campo irti d'in-
giurie e di villanie suol esser proprio specialmente di co-
lore che sentono di non potere altrimenti difendere la lore
mediocrita. II signer Rosellini ha pnbblicata gia una rispo-
sta in difesa delle sue dottrine ; il nostro coUaljoratore
lascia volentieri agli studiosi il giudizio delle sue opinioni:
quanto a noi, siccome la scrittura di cui parliamo non ci
ha punto dirainuita la stima che professiamo al signor
Rosellini ed al nostro collaboratore ^ cosi non lasceremo
ne anche che ci rimova dal conslderare chi I'ha dettata
come uno dei nostri pensatori plii profondi e piii gravi.
Coxiie autore di opere propriamente dette, egli attenda il
giudizio deir universale: come scrittor di giornali, e difen-
sore delle proprie opinioni ci permetta di dire che questi
scorsi di bile , infruttuosi alia scienza e spiacevoli princi-
palmente a coloro che fiinno plu stima del suo ingegno ,
non potrebliero mai condurlo ad altro, fuorche a doversi
pentire, come gia fece altra volta, di avere esercitata acer-
hamente una letteraria coiitesa (*).
(*) V. la prefazione di Cataldo Jauelli al suo libro Sulla natura
e necessita della scienza delle cose^ ecc, prima edizione.
Al'PENDICE ITALIANA. l3l
Opere di Giambattista Vico ordinate cd illustrate col-
T analisi storica dclla mcnte di Vico in relazione
alia scicnza dclla civilid da Giuseppe Ferrari. —
Mdano , 1 835, delict sac. tip. de Class. ItaL, in 8.°
di pag. XXIV e 354. Lir. 6. 10 ital. (*).
Pochi mesi mldietro alibinmo annunzlata nn' edizione di
tutte le opere di G. B. Yico cominciata dal sig. Francesco
Predari. Un'altra ne aiinunziamo ora, intrapresa dalla Societa
tipograHca dei Classici Italiani, per cura del dottore Giu-
seppe Ferrari ; e una terza sentianio clie ne appareccliiano
gli editori della Biljlioteca Enciclopedica Italiana. Dopo tanto
gridare dei dotti e dei giornalisti contro T oblio in cui si
lasciavano dai piii gli scritti d' un uomo si graude e si
onorevole alia patria, non pub destar meraviglia questa
concorrenza di tre edizioni contemporanee: ne mentre si
compie un desiderio si liingo della nostra letteratura, tor-
nere])l)e opportune sofl'erniarci a parlare del danno clie
iorse ne potranno ricevere gli stampatori. Piuttosto voglia-
mo far voti afGnche a ciascuna di queste edizioni abbondi
il favore de' compratori per mode , che tutte si possano
condurre a buon line; premio giustissimo d" impresa ardua
non nicno die dispendiosa, e indizio non duljbio die gli
studj lilosofici e gravi non si lodano solo a parole , ma
si coltivano realmente. Questa edizione pertanto delia quale
ora parliamo , comincia col primo volume delle opere la-
tine , e ci mette innanzi 1' orazione De nostrl temporis
studionun ratione , 1' opera De antiqnissinia Italorum sapien-
tia, e r altra De rebus gestls Antonii CarapJtcei , oltre viii
proemio deir editore , le opinioni di alcuni letterati suUe
due prime opere, e le risposte del Vico. A cjxiesto volume
poi, nella serie dell' edizione , dovra precederne un altro,
(*) Le Opere scieridfiche italiane e latinc di G. B. Vico saranno
comprese in circa cinque vokimi di giusta mole e nello stesso
fonuato della Collezioiie clc' Classici italiani del secolo XVIIT.
Quiiuli pei soli Associati all' anzldetta Raccolcq ejj^uale ne sara il
prezzo, raiiguagliato cioe in ragioue di 18 cent. ital. per ogru
foglio d'iuipressionc , oltre riniporto della legatui-a e de' rauii.
Sicconic poi le Ope.e latinc verranno inipresse con caratteri piu
econoinici ; cosl il prezzo tl' ogni foglio delle uiedesime viene fis-
sato a cent. aS italiani per clii uou fossC associate all' iutera
Collczionc de' Classici.
1 3:2 A1'1'£ND1CE ITALIAN A.
nel quale si trovera T anaUsi storica dclla mente dl Vico
proniessa dal dott. Ferrari. Dal suo ingegno e da' suoi studj
ben noti abbiamo ragione di aspettarci un lavoro die ugua-
gli Taltezza e la dilficolta dell' argomento ; e gia nel proeinio
egli ha data iion dubbia caparra di quanto sappia adden-
trarsi nei concetti del suo autore, e conservare I'indipen-
denza del proprio giudizio colla venerazione dovuta ad un
uouio s\ grande. Desideriamo clie 1' opera riesca tutta cor-
retta come il proemio ; nel clie gli editori hanno bisogao
di tanto maggior diligenza quanto piii la stampa e fitta e
conipatta. A.
La mcdiclna pittorica o lluseo medico-chburgico cor-
redato dl ceiUo tavole d' anaiomia generalc , descrit-
tiva , chtrurgica e patologica , dl patologla Interna
ed esterna , dl medlcina opcratorla , d ostetricla , dl
materia medlca e terapeutlca , tradiizlone del dottor
Giuseppe Qanz. — Venezla, 1804, presso Aiitonelli.
Fasclcoll i.° e 2.° (i).
Ecco quali sono le proinesse degli autori di quest' opera:
tt II museo medico-chirurgico rappresentera tutto quelle
che si puo indicare col mezzo di figure nelle scienze me-
diche , cioe - i tessuti primitivi e i sistemi organici - tutti
gli organi dell' economia nello stato sano — le diverse fasi
deU'embrione e del feto - la circolazione fetale - le mo-
struosita - le deviazioni della colonna vertebrate e degli
arti , ed i mezzi meccanici adoperati per la lore guarigio-
ne - le malattie della pelle , degli occhi , delle ossa, i
vermi e cose analoghe ;, tutte le alterazioni anatomiche dei
nostri organi - le region! esteriori del corpo ravvisate sotto
il pur.to di vista dell' anatoinia chirurgica - le fasciature e
gli apparecclii - gl' istrunienti usati oggidi in chirurgia -
le operazioni chlrurgiche considerate sotto il rapporto della
(i) L' opera si comporra di 5o fascicoli che fomieranno 4
voliimi, ognimo de' quali sara chiuso da im indice alfabetico , e
da uno s( ieutiiico : avra termine coa una classificazione ruetodica
e rasiionata delle tavole e del testo ; ogni fascicolo sara composto
di 32 colonne m 4'° ^ due tavole in rauie: costera austr. \\r. I
coUe stauipe in uero , e colle stauipe miniate austr. lir. 1. jb.
APPENDICE ITALIANA. l3?)
posizlono deir operatore e dell' operato e del modo dl at-
teggiare lo strnmento - il meccanismo e gl' istrunienti
riferihill ai parti - le piante adoperate in medicina - le
piu belle tavole d' aiiatomia patologica de' principali musei
di medicina. Perche poi alTinteresse sia agginnta la varleta.
degli oggetti, ciascun fascicolo comprendera da sei a dieci
soggetti apparteuenti ai diversi rami della medicina con
una concisa ed esatta spiegazione . . . Alia compilazion del-
r opera concorrono distinti medici , di cui ciascuno scelse
a trattare quelle materie che ai proprj studj sono piii con-
facenti. La direzione e affidata al dottor Bayle professore
aggregato e bibliotecario aggiunto della facolta di medicina
in Parigi. »
Quest' opera non puo certo rignardarsi come fondamento
di scienza, ma come ajuto, incentive ad acquistarla;, e vuolsi
dar pregio all' aver con essa apprestato a molti un comodo
mezzo di possedere la rappresentazione di svariatissimi og-
getti relativi alia medica scienza e professione. Gotali rap-
prescntazioni riuscirono quale piii quale meno fedeli ; e
per esempio le grandi tavole anatomicbe ridotte a piccola
dimensione indispensabilmente dovettero perdere parte della
loro esattezza. Le tavole deU'edizione francese sono in
acciajo , quelle della traduzione italiana in rame , ma il
prezzo della prima e alquanto inferiore a quello della
seconda.
II traduttore va corredando 1" opera di alcuna sua im-
portaute annotazione.
Lezioni verhjli di cUnica-chirurgica pronuncinte all' o-
spitale maggiore di Parigi dal barone Dupuytren,
chirurgo in capo , raccolte e pubblicate da una so-
cield di medici , traduzione dal francese con aggiunte.
— Venezia, 1884, dalla tipografia di Paolo Lam-
pato, volumi duc^ in S."" grande di pag. 242 e 24O.
Le lezioni di un operatore di cbirurgia sonimo per 1' a-
bilita, per I'ingegno, per le invenzioni e per la cliiarezza,
pel nietodo e per 1' eloquenza nelF insegnamento non po-
tevano non incontrare il pubblico favore. II tipografo
sig. Paolo Lampato si aft'retto quindi a di vulgar le anche
in Italia^ e noi le raccomandiamo grandemente ai coltiva-
tori della medicina esterna non solo, nia ancora a quelli
l34 APl'ENDICE ITALIANA.
dell' Interna , polche anch' essl vi possono attignere ntilis-
sime cognizioni. I compilatori di tali lezioni daniio iin' idea
deir opera nel seguente modo : " Tutt' i fatti patologici, in
» proporzione che si presentano all' osservazione del pro-
>/ fessore , gli ofFrono T opportunita di sviliippare due or-
}> dini di considerazioni pratiche^ alcune geiierali relative
»/ alia specie ; altre particolari dedotte dall" individualita
» del caso.
!i Unendovi altri fatti di cui indico la storia , altre av-
» vertenze da lui menzionate in epoche anteriori. in pro-
» posito di casi analoghi , giungiamo ad esporre sopra
>r ciascun subbietto di chirurgica patologia un complesso
t> del piu importanti pnnti di dottrina, ed anclie iin corpo
» di scienza piii perfetto che e possibile , nel quale le
}) particolari osservazioni vengono in gran numero ad ap-
» poggiare le opinioni emesse, i principj stabiliti, a render
>i conto delle varieta di una specie, a giustificare la me-
» dicazione adoperata od il processo operative prescelto.
« E per siffatta guisa clie P esperlenza acquistata dal pro-
f> fessore e posta a comparazione della sua giornaliera
» osservazione , e 1' una si rinforza coll' altra ; per tal
» modo parimente i fatti di ciascun giorno raccostati a
>/ quelli da lui notati nel corso di venticinque anni di con-
» tinue faticlie , confermano o modificano le conseguenze
» dedotte ; ed in questa maniera finalmente i lettori ap-
» profittano in pari tempo dell' anunaestramento clinico
» deir anno corrente e di qiieilo cui il celebre chirurgo
>/ gi dedica da trent' anni. Tale si e lo spirito col quale si
>; compose la maggior parte degli articoli che forniano il
>i presente trattato.
» Ma questo metodo non ci impedisce di ritornare in
>i seguito sopra un argomento gia trattato nell' articolo ge-
tt nerale, se il professore eccitato dall' importanza che
» ritrova in altri casi , vi si riconduce nelle successive
>i lezioni. Posslamo parimente presentare con tutte le par-
n ticolarlta e con tutti gli schiarimenti che suggerisce la
» storia di un fatto separate , die merita di formare vi-
>/ vamente 1' attenzlone per le sue complicazioni , per le
" difficolta della diagnosi , per gli ostacoli e le probabilita
» di riusclta dell' operazione. " Le aggiunte poi del tra-
duttore italiano non sono di gran rilevanza.
F.
APPENDICE ITALIVTSA. \ oi>
Topografia statisticn-mcdica dclla provincia dl Sondrio
{Valtcllina) , del dottorc Lodoiico Balardini , rc-
gio medico dl delcgazione in Sondrio , ecc. — 7I/i-
lanOy 1834, presso la Socictd dcgli cditori degli
Annali iiniversali delle scienze e dell industria , in
8.°, di pag. 1:2c.
Lavoro e questo sebljcn noa cU raolta mole , pure im-
portaiite e coiidotto con molta diligenza. La provincia di
Sondrio e per I'estensione e per popolazione T ultima di
quelle clie compongono il governo di Lombardia; ma me-
rita per piii rispetti di essere conosciuta , e vuolsi saper"
grado al sig. dott. Balardini di avercene date la topografia
statistico-medica ; tanto piii clie 1' esempio sno non sara
seuza imitatori negli altri medici di delegazione. L'' au-
tore comincia dal descrivere la situazione geograiica della
provincia in discorso , recandone i coniini, la divisione, i
iiumi , le valli, i monti , le strade , ecc. Fa conoscere da
poi il clima ch' e molto variabile ed incostante , recando
la meteorologia in attenenza alle diverse stagioni dell' anno,
e le qualita dell' aria alle diverse altezze. Ben particola-
rizzate sono le qualita del suolo , i diversi prodotti vege-
tabili , minerali ed animali , siccome con molta sagacita
toccasi del carattere, del genio , delle consuetudini dei Val-
telliui , non che dell' agricoltura , industria , arti , diverti-
menti ed educazioni, mezzi di sussistenza, cibi, bevande,
vestiti ed abitazioni loro. E veritiero non si arresta a scri-
vere : " Che molta nella provincia di Sondrio e la poverta,
" e che il contadino assai malamente si alimenta, per cui
" lo si vede generalmente scarno , di mal aspetto, curvo
" dalle fatiche e veccliio innanzi tempo , e quel che e
" P^oS"' ' ^ paesano cosi mal pasciuto abusa del vino di
" cui abbonda il paese e malaugurataniente del vino peg-
" giore, destinandosi il buono per I'estero e per gli agiati.
•/ Gli agiati stessi ed i signori s* abbandonano soverchia-
" mente a Bacco , prelibandone il piu generoso , per cui
" vedonsi poi torpidi e troppo disposti ad afFezioni flogi-
" stiche d" ogni genere. " Fatta successivamente conoscere
la costituzione lisica dei Yakeilini, le predisposizioni nior-
bose , le principali influenze nocive , le malattie jjIu co-
niuni, le enderaiche, le epidemiche e le contagiose, mette
innanzi il sig. dott. Balarilini i provvcdiaienti ch'egli crede
I 36 ATPrNnTCK ITALIAN V.
atti e proporzionati a rlmovere probabilmente \p accennate
nocitive inflnen/e ed a promovere la prosperita lisica di
quel popolo. E cosi parlando del bestiauie , annoverate le
malattie cui piu di frequente esso soggiace, e gl' inconve-
nient! relativi al niodo di allevarlo, niostra come si possa
a cio riparare. Un capitolo e ancora speso a riferire la
popolazione facendo principio dal secolo attuale , le nascite,
i morti , i matrimonj , la durata della vita , ecc. La qual
durata della vita non e certo molta, poiche il termine me-
dio, desunto dall'adequato delle eta dei morti nell' ultimo
quinquenio nel complesso di tutta la provincia , risulta di
anni 27 circa. Non e dimenticato il personale sanitario e
la loro proporzione colla popolazione , la vaccinazione co'
snoi risultamenti , gli stabilimenti pubbllci di beneficenza ; e
flnalniente chiudesi 1' opera col parlare delle diverse acque
minerali e termali cbe riscontransi in quella provincia , sic-
come ancora de' bagni di Bormio , del Masino e dell' acqua
di Santa Caterina coUe rispettive medicbe proprieta. Noi
speriamo che questo lavoro del sig. dott. Balardini vorra es-
sere tenuto in quel conto che si merita , e che tanti savj
su2:";erimenti da lui dati non lo saranno invano. F.
L' arte di prendere e di distniggere qualunque sorta
di animali , e d' insetti nocivi alle peisone , alle
case, ai girmai , ai campi , agli orti , ai giardini,
ai bosclii , alle pcschiere , agli stagni , alia caccia-
gione , alle stalle , cd a qualunque siasi animale do-
mestico , ecc. Opera con rami utile ai possidentis
ai filtabili, ai coloni ed a qualsivoglia ultra per-
sona , del sig. Verardi , ecc. , traduzione dalla se-
conda edizione di Antonio AscoNA, con appendice
sui mezzi siciiri per distruggere i vermi roditori del
fruinento in erha e su le spiche , ecc. — Milano ,
1834, per Placido Maria Visa), stampatore librujo,
in 1 6.°, di pag. 844.
E questa un' operetta condotta con buon discernimento,
sufficientemente estesa e chiara, e che fa conoscere presso
che tutte le maniere acconce a liberarsi dagli animali no-
civi di qualunque sorta e di qualunque paese. L' appendice
poi sui mezzi sicuri per distruggere i vermi roditori del
APPENDICE ITALIANA. 1 3/
frnmento non e che una ristnmpa di quelll nscitl V anno
scorso in Modena, e di cui noi abbiaino discorso nel t. "J^-",
pag. a86. F.
Le meravigUe del corpo iimano , ossieno nozioni fami-
gliari di anatomia ad uso dei fanclulli e del gio-
vanetti dl L. F. Jaiiffrct ; traduzione del prof. A.
G. Teglio — Milano , iHS^ , presso Lorenzo Son-
zogno, coi dpi di Gio. Pirotta, in i8.° di pag. 199.
Prezzo lit: i. 5o ifal.
Grazioso librlccino , clie parci raggiunga assai Isene lo
scopo cui e destinato. Ed in vero commendabile ed utilis-
sima cosa sarebbe che nella educazione della gioventii si
facessei-o entrare anche alcnne general! nozioni sul corpo
imiano , per riparare cosi alia stranezza , die mentre
r uomo ha perfetta cognizione di parecchie cose che gli
Stan d'' attorno , nulla sappia della propria costruzione , e
delle funzioni che in se couipionsi. II sig. JaufFret poi
onde trattare con non so quale piacevole contorno e sem-
plicita di modi la materia anatomico-fisiologica scelse il
dialogo , supposto tra il padre ed i iigliuoli , nel quale il
prinio piglia a discorrere gli organi dei sensi , le ossa , il
Jjraccio , la mano , la respirazione, la circolazione del san-
gue , i muscoli, i nervi , la digestione, la nutrizione , fa-
cendosi sempre strada a tutto cio dagli oggetti die acci-
dentalmente cadono innanzi neirameno giardino in cui fin-
gesi a diporto. L' esposizione e semplice , facile e propor-
zionata alia comune intelligenza. La traduzione per altro
poteva essere migliore , e tra F altre cose mal si possono
comportare il travolgimento della parola prunelle in pru-
nella, e non pupilla ; melarancio, per melarancia , volendo
indicare il frutto e non la pianta ; V insieme delle parti,
pel complesso delle parti ; ammirevole per ammirabile ;
r odoroso sapore , ecc. ecc. F.
Quattro discorsi ad uso delle levatrici , del dottore
Gioianni Canzi, assistente presso E I. R. Scuola
(V ostetricia in Milano. — Milano, i835, da Pla-
cido Maria Visaj , in 8.° di pag. 69.
Ora die la merce di chi regge la somma delle cose
sanitarie della Lombardia ottimo e T insegnamento delle
l38 APPENDICE ITALIANA.
levatrlcl, e finalmente a bene dell' umanlta 1 comnni tro-
vansi provveduti di persone clie con cognizion di causa
sanno ricogliere i paxni , fu savio divisamento quello di
estendere il saper di tali persone anche in punti clie non
riescono certamente indifferenti , poiche ajntar possono il
medesimo siudio teorico pratico delF ostetricia. E pero il
prime dei discorsi del sig. dott. Canzi tende a dare un'idea
della materia e degli attributi suoi. II secondo risguarda
le sostanze elementari che costituiscono gli organi della
macchina umana. Nel terzo descrivesi lo sclieletro umano.
Nel quarto finalmente si fa conoscere T anatomia , ed il
mode di operare de' sensi esterni. F.
Corso teorico e pratico di ostetricia di F. Capuron ,
dottore in medicina della facoltd di Parigi, profes-
sore di ostetricia, ecc. Traduzione di Giuseppe CoEN,
jnaestro in chirnjgia e in ostetricia. — • Venezia, 1884,
dalla tipografia di Paolo Lampato , in 8.° grande ,
di pag. 243, con quattro tavole in litografia. Lir. 8
austriache.
Fra i libri elementari dell' arte ostetrica non puossl
certamente non commendare questo del prof. Capuron. Esso
non e deficiente ne esuberante. Scritto con precisione e
chiarezza senza vano lusso di erndlzione , e coi migliori
principj teorici e pratici. La materia vi e divisa in tre
parti ; la prima delle quali racchiude quanto importa sa-
pere in riguardo al bacino feminile , alle parti della ge-
nerazione , ed al feto dal primo suo svolgersi infuio alia
perfetta sua maturita ; la seconda tratta delle cause , dei
fenomeni , della divisione e del meccanismo del parto na-
turale^ compresavi l' espulsione della placenta, le cure die
importa avere durante e dopo 1' opera del parto, esposte
altresi le prime nozioni intorno I' educazione fisica e mo-
rale del bambino. La terza ed ultima parte finalmente con-
cerne il parto non naturale, clie I'autore dlvise in manuale
e meccanico. II presente volume non contiene che le prime
due parti. La traduzione e mediocre. La stampa e in testino
con impaginatura grande ed in colonna per cui sotto poco
volume vi ha molta materia. Tavole litografiche suflicien-
temente bene eseguite ajutano T intelligenza col soccorso
di figurata rappresentazione per rispetto a cose in cui la
sola descrizione con parole non basta. F.
APPENDICE ITALIANA. 189
De Axe cephalo-spinali Dissertatio inauguralis, Joseph
Meneghini. — Patavii, 1884, ex officina Sociorum
titulo Minerva, in 8° di pag. 276.
Compilazlone che mostra molta diligenza, studio e dlscer-
nimento nel giovane laureando. A chiarire le funzioni delle
singole parti del cervello, del midollo allungato, e del rai-
dollo spinale , datane la descrizione anatoinica , egli e ri-
corso air anatoinia comparata , all' anatomia sugli animali
vivi, e air anatomia patologica. Con questo lavoro il si-
gnor Meneghini fece onore a se stesso ed a' suoi studj , e
risparmio ad altri di svolgere tanti volumi ed opere di-
sparate. F.
Biblioteca medico-farmaceutica delle opere piii insigni
tedesche , inglesi , franccsi , ecc. — Manuale del far-
macista o sunto elenicntare di farmacia di A. Che-
valier , e di Idt , prima vcrsione italiana sulla se~
conda edizione franccse , tamo 1.'^, fasc° primo —
Venezia , \8'6'i ■, presso Girolamo Tasso, edit. tip.
■ calc. lit. libr., in 8.° di pag. 3c. Austr. lir. I.
Se r editore si attenesse scrupolosainente alia promessa
di comporre la presente Biblioteca delle opere straniere
veramente celebri , e adoperasse in modo che corrispon-
desservi le traduzioni, non vi avrebbe chi non lodasse il
divisamento suo siccome di vera ntilita. Da questo primo
fascicolo se argomentiamo bene sulla scelta degli autori ,
non possiauio dire lo stesso della versione , che parci di
qualcuno non niolto versato nella materia. Avvertiremo poi
che alia parola francese noisette risponde nocciuola e non
nocetta , e cosi quella d'l frandioise , lampone , e non fram-
hoes , che i surscds diconsi sovrasali, e non5ur5aZJ, che si
deve scrivere primule e noii primute, gattaria , e non gat-
tavia , ecc. ¥.
140
V A R I E T A.
S T O R I A.
Miracolo dl Giosue atteslato da diversi popoli.
« \.\ giorno (dice lo storico Giuseppe Ebreo) fu pro-
tratto (cosa fino a que' tempi inudita) e siccome qnesto
giorno si trovo piu lungo , ne venue segnata la memoria
ne' libi'i sacri. » — Passiamo ai Maouiettani : " Joschova
(dicono essi ) diede una battaglia ai giganti la sera di un
venerdi: accostavasi la notte, e Joschova non volendo com-
hattere in un giorno di sabato imploro dal cielo il tempo
necessario per dare la battaglia. Egli fu esaudito : il sole
rimase sull' orizzonte un' ora e mezzo oltre Tordinario sno
corso. V — Omero , nell' Odissea, semljra alludere a qnesto
avvenimento nel coUoquio cli' ebbe luogo tra Ulisse e Pe-
nelope dopo la strage dei Proci. II poeta descrive il feno-
meno come una sovrannaturale estensione della notte, sup-
ponendolo tin artificio di Minerva onde prolungare la notte
per I'abboccamento dei due sposi. — Se il prodigio av-
venne in Palestina a quattr' ore dopo il mezzodi, essere
dovettero le otto della sera quando fu osservato nelle Flo-
ride. Ora gli abitanti di questo paese conservano una tra-
dizione die in ogni punto si accorda coll' ebraica versione.
Essi dicono die in certa occasione il sole pel prolunga-
mento di un giorno tralascio di splendere tutto il giorno
seguente, e die da cio provenne un traboccamento del
gran lago Teorni. — Ad Otaiti il fenomeno debb' essere
apparii,C alle cinque dopo il mezzodi. E di fatto una
tradizione totalmente conforme , riferita nell' opera del sig.
Ellis , sussiste fra questo popolo , giusta la quale Mani
costruiva un tempio , allorche s'accorse die il sole decli-
nando stava per iscomparire prima che il suo lavoro fosse
condotto a compimento. Percio Mani prendendo il sole pei
raggi , gli attacco con una corda al tempio stesso. Allora
quest' astro trattenendosi suir orizzonte continuo il suo mo-
to. — Nella Cina raccontasi che sotto Yao il sole dimoro
dieci giorni senza tramontare. Ci ha varj pareri intorno
VARIETA. 141
all' interpretazione di qiiesti dieci giorni. Parkurst e d'av-
viso che intendersi debba dei 10 gradi che si trovaiio nel
.a grimpedissero di acco-
starsi alia jjerfezione dello stile , nondimeno anche nelle
materie lilologiche e letterarie fu giudice assai competente.
L' eleuco ilelle sue opere che noi trascriviamo qui sotto
potra piu die un lungo dlscorso renderue manifesta la
varia dottrina e la costante opero^ita , e nondimeno po-
trcbbe accrescersi di alcuni volumi qualora vi si agglun-
gessero tutte le dissertazioni coiuposte per le varie Acca-
demie alle quali fu ascritto , e le Memorie inviate in di-
versi tempi a coloro che lo consultavano sopra materie
gravi e iinportanti. Tutti questi lavori die desterebbero ma-
raviglia anche in un uomo che avesse passati i suoi anni
1 54 CRONACA.
nella quiete del gal)inetto , in una continua tranquillita di
fortuna , devono parer prodigiosi qualora si consideri die
il conte Bossi ebbe molti pubblici laffici, ne fu straniero
alle tempeste del mondo. — Noi non abbiamo pigliato
Pincarico di scrivere una vita, ma solo di tribntare un
estremo omaggio di stima ad un instancabile cultore del
Jjuoni studi , ad un illustre coUaboi'atore del nostro Gior-
nale. Questo peraltro vogliamo dire sopra la fede di quanti
conobbero piii da vicino il conte Bossi , clie in ogni va-
rieta di fortuna e di condizione egli conserve sempre la
sua natia modestia e soavita di maniere , abborri le in-
giustizie, desidero di giovare agli aniici, soccorse volontieri
chiunque a lul si volgeva , e fu riconoscente a coloro dai
quali avea ricevuto qualche servigio. A.
Elenco delle opere del conte Luigi Bossi , estratto dal
Jahrbiicher der literatur , giomale die stampasi a Vienna ,
tomo 34.°, aprile , maggio e giugno 1826.
I. Descrizione di una sfera armillare di nuova costruzione
rappresentante diversi sistemi. Milano, 1773, in 8.°
3. I Parafulmini , poemetto con note. Milano, 1772, in 8."
3. De reductione, ut ajunt, niissarum, et legatis ob earum
numerum inexplebilibus in alios pios usus conver-
tendis. Mediolani, 1780.
4. Lettre de M. Bossi a M. d'Alembert au sujet d\me
lettre a M. Linguet sur I'alienation des biens eccle-
siastiques. Geneve, 1781, in 8.°
5. Del cattolicismo della chiesa di Utrecht, e delle altre
cliiese d* Olanda appellanti. Milano, 1786, in 8.°
6. Dello stato delle scieuze e delle lettere in Italia. Mi-
lano, 1786 , in 8.°
7. Saggio sui Giornali letterarj. Milano, 1786, in 8.°
8. Deir antica lezione degli Ebrei, e della origine dei punti.
Milano, 1786 , in 8.°
g. Osservazioai di un Accademico etrusco su le gemme in-
cise, e le Istituzioni glittografiche del sig. Aldini di
Cesena. Milano, 1786, in 8.° Ag-
io. Sulla Comunione eucaristica vietata nelle sette ferie
della quadragesima nelle chiese di rito ambrosiano, e dei
giorni liturgici in generale. Milano, 1787, in 8."
II. Sulla divina istituzione de" Parrochi. Milano, 1787, in 8."
CR ON A C A. l55
13. Osservazioni oi-ittologiche fatte nelle coUine dell' 01"
trepo pavese c nella provincia di Voghera. Milano '
1787, in 4."
l3. Lettere ultrajcttine , Milano, 1788, in 8."
14.. La Ninfa di Spa, delPaliate RaynaU poemetto tradotto
dal francese con note. ]\IiIano , 1787, in 8." fig.
15. Guide des etrangers a Milan. Milan ^ Margaillan, 1786,
in 1 3.° fig.
16. Allegationes et consultatlones jurldicae , fogl.
17. Delie porpore e delle materie vestiarie degll antichi.
Lettere dirette al conte Commendatore Presidente Carli.
Milano, 1788 , in 4.°
18. Dissertazlone suUe pietre idrofane. Milano, 1788, in 4°.
19. Dissertazione suUe patine dei bronzi anticlii. Milano,
1788.
20. Lezionl di Storia naturale e di cliimlca del sig. Four-
croi, tradotte ed aiTiccliite di niolte note. Milano, 1789,
in 8.° fig.
a I. Trattato deir elettro inetallo degli antichi. Milano,
179 1 , in 8.°
aa. Per le prime vittorie riportate contro le armate fran-
cesi. Milano, 1792, in 8.°
aS. Dei basilisclii^ dragoni ed altri aniniali creduti favo-
losi. Milano, 1792, in 8." fig.
34- Spiegazione di una serie di gemme incise, con osser-
vazioni riguardanti la religione , i costumi e la storia
dell'arte degli antichi popoli. Milano, 1794, in 8.° gr. fig.
a5. Dei fuchi tintorj e delle ulve porporifere, lettera
air abate Olivi autore della Zoologia adriatica. Vene-
zia , 1795, in 8."
a6. Elementi di storia naturale del sig. Millin , tradotti e
corredati di note. Venezia , 1796, in 8." tomi 2.
37. Elogio storico del conte Commendatore Gian Rinaldo
Carli. Yenezia, 1796, Perlini , in 8." fig.
28. Storia naturale dei minerali del sig. Bufton, tradotta
e corredata di note. Venezia, 1797, torn. 6. in 8.°
29. Sui Giornali politici e sui giornalisti. Venezia, 1797, in 8."
30. Dialogo tra T aristocrazia e la democrazia. Venezia,
1797, in 8.°
3 1 . Discorso su la costituzione di una repubblica in Italia.
Venezia, 1797, in 8.°
Sa. Discorso su la prudente condotta dei circoli costitu-
zionali. Yenezia, 1797.
l56 • GR ON A C A.
33. Osservazionl di un giureconsuko su ristria e su la
Dalmazia. Venezia, 1797, in 8."
34. Memorie cU Andrea Gratarol. Venezia, 1797, torn. 3.°
in 12.°
35. Mercurio storico-politico. Venezia, 1796 e seg. , Pa-
sqnali, vol. 36, in 8.°
36. Saggio sui progress! dello splrito umano, dl Condorcet,
tradotto ed arriccliito di note colla vita dell'autore.
Venezia, 1797? in 8.°
37. Osservazioni sulle imposte. Milano , 1798, in 8.°
38. Istruzione sulle assemblee popolari. Milano, 1798, in 8."
39. La religione repubblicana. Milano, 1798, in 8.°
40. Lettre a M. Marganlt au sujet d'une lettre par lui
adressee a M. Dubois Dubay, president du Conseil
des Anclens, touchant les afFaires de Tltalie. Genes,
1799, in 12."
41. Osservazioni suUa origine dei cuiti, delle artl, del lin-
guaggio e della scrittura, contra Quatremere Disjonval.
Torino, i8o3, in 8.°
4a. Lettre a M. Schlegel sur deux Liscriptions pretendues
runiques trouvees a Venise. Turin, i8o5, in 8.° fig.
43. Memoires sur les paillettes d'or qu'on trouve dans
les rivieres. Turin, 1804, in 4.°
44. Suir uso delle frondi d'albero nelle solennita delle feste.
Torino, 1804, in 12.°
45. Kotzbue in Siberia. Commedia in tre atti. Torino, 1804,
in 8."
46. Senno e Capriccio. Commedia in tre atti. Venezia, 1804,
in 8.°
47. Opere drammatiche. Vol. i. Tragedie. Torino, i8o5,
in 4.° ed in 8.°
48. La Megalantropogenesia. Commedia in tre atti, parte
in Verso e parte in prosa. Venezia, 1806, in 8.°
49. Observations sur le vase que Ton conservait a Genes
sous le nom de Sacro Catino , et sur Part de la ver-
rerie chez les anciens. Turin, 1807, in 4.° ed 8." fig-,
di pag. 234.
50. Lettre a M. Millin au sujet de quelque nouvelle obser-
vation sur les vases murrhins. Milan, 1808, in 8.°
5 1. Lettera al cav. Amoretti su di alcuni vetri opalizzanti
trovati in alcuni scavi presso la piazza del Duomo •
e su gli antichi musaici. Milano, 1808, in 8."
CRONACA. 157
5a. Memoria sul tremuoto delle Valli Valdesi. Milano, 1808,
in 8."
53. Saggio sulla illimiinazione fatta col petrolio , con ag-
giunta sui bitumi ecc. Milano, 1809, in 8.°
54. Sugli aeroliti , e sulle successive loro cadute. Pavia ,
1810, in 4°
55. Discorso della erudizione degli artisti. Milano, 1810,
in 8.°
56. Discorso della modestia degli artisti. Milano, 18 14, in 8.°
57. Elogio storico del cav. Amoretti. Modena, i8i5, in
4-° fig-
58. Viaggi del Commodoro Billings nella Russia asiatica
ed alia costa d'America , tradotti dall' inglese ed illu-
strati con note scientifiche. Milano, 18 16, tomi 2, in
12.° fig. niin.
59. Viaggi di Swinton nella Russia tradotti dall' inglese e
corredati di note : seguono gli estratti dei Yiaggi di
Fabriclus nella Norvegia , di Marshall nella Dalecar-
lia, altre Memorie di Viaggiatori, Note sul cervo ta-
rando e suirAras mollissima di Linneo. Milano, 18 16
e 1817. Torai 4, in ia.° iig. min.
60. Viaggi di Leopoldo de Buch nella Norvegia e nella
Lapponia , con note geologiche. Milano , 1817. Tomi
4, in 12.° iig. min.
61. Spiegazione di alcuni vocaboli geologici , litologlci ,
mineralogicl , per ordine d'alfabeto , ad intelligenza
principaliuente dei moderni viaggiatori. Milano, 1817,
in 12.° fig. min., di pag. 428.
6a. Vita e pontificato di Leone X di Guglielmo Roscoe,
tradotta e corredata di annotazioni e di alcuni docu-
menti inediti. Milano, 18 16- 181 7, tomi 12, in 8.°
fig., di pag. 3 00 circa ciascuno.
63. Guida dei forestieri a Milano e ne' dintorni. Milano,
18 r 8, tomi 2, in 8." fig.
64. Guide des etrangers a Milan et dans les environs.
Milano, 18 1 6, torai 2, in 12.° fig.
65. Vita di Cristoforo Colombo, con ricerche e note crl-
tiche. Milano, 1818, in 8.° ed in 4.° fig.
66. Riflessionl sulla qiisericordia di Dio, tradotte dal fran-
cese^ colla Vita di madama de la Valliere origiual-
mente scritta , ed un"Appendicc di varie pregluere.
Milano, 18185 in ia-° %• min.
l58 G RON AG A.
67. Vita di Paolo Manuzio. Milano, 18 18, in 4.° fig.
68. Deir istoria d' Italia antica e moderna. Milano, 18 19-
2.3, t. 19, in 8." ed in i8.° fig., di p.«).5o circa ciascuuo.
69. Rapporto sopra il Codice diplomatico ed una Cronaca
di Tortona pubblicati dall' avvocato Costa. Milano ,
1816, in 8."
70. Geografia compendiosa di Goldsmith tradotta dall' in-
glese con moke correzioni ed aggiunte. Milano, 18 19,
in 12." fig.
71. Storia natm'ale di alcuni dei piu grandi cjuadrupedi.
Milano, 1819, fascicoli a, fogl. fig. min.
72. Storia della Spagna antica e moderna. Milano, 1821-
1822, t. 8, in 12.° fig". 5 di pag. 400 circa ciascuno.
73. Guide des etrangers dans la ville de Milan, par F.
PJrovano , traduite en francais avec des additions par
L. B. Milan, 1820, in 12.° fig.
74. Sui diamanti , detti volgarmente di natura * Memorla.
Pavia, 1819, in 4." fig.
75. Saggi chimici di Parkes e di Martin, tradotti dall'in-
glese con note ed aggiunte. Milano, 1820, t. 3, in 8. fig.
76. Introduzione alio studio delle arti del disegno, e Vocabo-
lario delle arti niedesime. Milano, 182 i, in 8.° fig. t. 2.
77. Descrizione di un esemplare unico del Petrarca della
edizione del prof. Marsand. Milano, 1822^ in 4.°
78. Trattato delle malattie degli uccelli , con nuove osser-
vazioni ornitologiche. Milano, 1822, in 8.° fig., di
pag. 204.
79. Yita di Dione Cassio. Milano, 1822, in 8.°
80. Epitome delle Storie di Dione di Sifilino, tradotta dal
greco e corredata di note critiche. Milano, 1822,
tomi 2 in 8.° fig.
81. Notizie della vita di Siro Comi, filologo e diplomatico.
Milano, 1822, in 8."
82. II poeta Cristiano. Milano, 1822, in 12.° fig.
83. Costume antico e moderno della Germania. Milano,
1825. in 4.° fig. min.
Memorie recitate nelle radunanze delV I. R. Istituto.
2 giug. 1 8 14. Sopra i vasi murrini.
16 Dissertazione sopra il diaspro.
2 3 febb. 181 5. Sulle materie tiutorie degli antichi.
16 magg. 1816. Sulla sandraca degli antichi.
1 8 Iiiglio 1816
2 genn. 18 17.
3 2 magg. . .
a 6 febb. 181 J
12 marzo . .
' a luglio .
6 agosto .
a I genn. 1819.
i6 agos. 1 8a I.
6 febb. iSaS.
24 aprile . . .
5 giiigno . . .
7 agosto . . .
18 dlceni. . . .
a6 febb. 1824..
aa aprile . . .
16 dicem. . . .
5 magg. i8a5
i5 dicem. . . ,
I 16 febb. 1826
7 . . . 1837.
10 aprile 1828,
7 agos. . . .
C RON AC A. l5i)
Elogio del cav. Amoretti.
Ragguaglio dell' opera suUe Fabbriche del
Samniicheli pubblicata da Ferdinando Al-
bertoUi.
Sul cervo tarando di Pllnio.
Suir antico state delle brughiere.
Sopra una storia inedita di Andrea da Prato.
Illustrazione di im frammento di Simmaco
( latlna ).
Sui vasi murrini.
Rapporto esteso sulle brughiere lombarde
e sui mezzi di bonificarle.
Sul cambiamento delle foreste sotterranee
in carbon fossile.
Estratto di un' opera sulla storia della pit-
tura.
Sulla coltivazione de' castagni fruttiferi.
Suir arte della tintura.
Introduzione alia versione della Storia di
Sillllno.
Descrizione del prodotti e delle manifatture
della Lombardia.
Sulle detonazioni dell' isola di Meleda.
Sul vantaggi delle macchine sostituite al-
1' opera degli uomini.
Sui nuovi fenomeni osservati all' isola di
Meleda.
Dei vantaggi e del danni delle macchine
introdotte in Inghilterra.
Artlcoli necrologlcl inseriti nel 3.° volume
del nuovi Atti.
Sulle malattie dei grani.
Sunto di due opere agronomiche del signor
Lewenau.
Sulla stenografia.
Notizia delle scoperte archeologiche del si-
gnor IMarchant.
Suir origine dei vulcani in relazione alia
tcoria della terra, del slg. PouUet Scrope.
Notizia sulle Meaiorie della Societa iudiaua
di Londra.
SuUa fabbricazione della polvere.
1 6o C K O N A C A.
i3 febb. 1839. Rapporto su di alcuni progetti agronoinici
venuti da Udine.
Varie relazioni dei voluiiii deU'Istituto po-
litecnico di Vienna.
Giovita Garavaglia.
Le arti belle e specialmente la calcografia hanno ben
donde condolersl per rinimaturo trapasso deirincisore Gio-
vita Garavaglia avvenuto in Firenze il giorno 26 aprile.
Compiva egli il quarantesimo sesto anno, e mentre si]
pub dire die questo astro trovavasi nel suo perielio. In-
tendendo noi di porgere un ceuno di ricordanza sul di luiJ
splendore tocclierenio di fnga alcuni particolari del viver
suo per intertenerei singolarmente sul merito delle di lui
produzioni. Egli e con queste die T esimio artefice innalzf
a se medesimo il piii bel monumento , perdie visibile per
la circolazione di esso a tntte le nazioni. Nato il Garava-|
glia nel 1789 in Pavia da onesti parent! , sembrava die
V indole sua docile , concentrata e studiosa preludesse aglii
aiti destini die lo attendevano. Ivi apprese i primi rusJi-
menti del disegno e sviluppatasi in lui una decisa dispo-
sizione per Tarte dell' intaglio , profitto talmente della di-|
rezione, onde gli fu cortese in amendue i rami il valentel
calcografo signer Faustlno Anderloni socio corrisjjondente
deir I. R. Accademia di Milano , die in breve tempo fuj
trovato in grado di coadjuvare il maestro nelle grandi ta-I
vole die questo stava incidendo per div^erse opere delP iI-1
lustre professore Scarpa. Da siffatto esercizio, e segnendoj
la scorta dell' Anderloni contrass' egli una robustezza
jiitidezza di taglio die poscia contraddistinsero i successivij
lavori di lui. Fornito di queste doti, recossi nel 1808 ir
Milano , dove col piii grande impegno diede opera a per-
fezionarsl nel disegno frequentando le scuole accademidie.
senza intralasciare la quotidiana occupazione deirintaglioj
dietro la guida del celebre professore cavaliere Giuseppe
Longlii. I primi di lui saggi usciti in luce durante questa'
seconda applicazione gia chiaramente manifestavano cli'egli
avrebbe raggiunto un grado luminoso: e in fatti non ando
guari ch' emancipatosi dalla scuola, consegui due grandi
premj accademici d' incisione , acconqiagnati da onorillclie
espressioul del pubblicato giudizio. II primo di questi gli
CRONACA. l6l
fu aggiudicato nel i8i3 per una stampa tratta da uii di-
pinto di Bernardino Luino vappresentante Erodiade die
riceve in un hacile il teschio di S. Giovanni Batt sta ^ il
secondo nel 1817 per una Sacra famiglia di ratl'aellesca
composizione eseguita da ignoto penuello.
Prima di progredire nel propostoci assnnto crediamo
opportuno di dover premettere uno schiariniento ond' evi-
tare ia taccia di mancanza di cognizioni , e di trascurag-
gine nel procurarsele, che ci potreblje venir apposta dai
dilettanti di stampe o dagP intelligenti di calcogralia : bea
pociii artisti possono per operosita ed attivita paiagonarsi
al Garavaglia, perche ragguardevolissinio risulta il nu-
mero de' disegni e delle incisioni ch' egli condusse a com-
pimento, niassime ove si considerino il breve stadio di
vita da lui percorso , e la diligenza ch' egli pose in tutte
le sue opere. Se noi pertanto dovessimo tener dietro al-
r ordine cronologico e a mano a mano far conoscere i
particolari di ciascuna di esse in linea d'arte, ci trove-
remmo ingolfati in un troppo Umgo discorso ed oltrepas-
sereuiuio que'limiti clie nel presente articolo ci sianio pre-
scritti. Per audar cjuindi all' incontro delle censure e delle
eccezioni , e per accontentare nel tempo stesso i dilettanti
di queste notizie artistiche accennerenio la maggior parte
de' lavori del Garavaglia , arrestandoci specialmente su quelli
che o per importanza del soggetto , o per grandi dimea-
sioni , o per raaggiori bellezze meritassero a nostro avviso
pill lunga contemplazione e maggior numero di parole. Che
se niai ci accadesse per brevita di tempo di ommetterne
qualchednno , dichiariamo anticipatamente che in quahin-
cpie produzione del nostro artefice si riscontreranno sem-
pre le scintille e le conseguenze del genio.
Tra i diversi ritratti che furono intagliati da Giovita
Garavaglia sia contemporaneamente che doj^.o i saggi che
furono dairAccademia coronati , ben degni di bella lode
ritroviamo il Dante, il Boccaccio, il De ^larchi, ecc. ese-
guiti per la raccolta degF illustri Italiani edita dal Bettoni :
ci senibra che la severita ed il nerbo dello stile con die
furono condotti, consonino con I'epoca in cui vissero quel
gravi personaggi , e coUa profondita delle loro dottrine.
Air incontro negli altri ritratti usciti posteriormente dailo
stesso bulino, come sono quelli di Carlo Magno , di Carlo V,
della Cenci, del cav. Stratico, ecc, che hauuo scrvito per
Bibl. Ital T. LXXVIIl. II
1 62 G U O N A C A.
altre raccolte , o die gli fnrono allogati da' mercatanti di
stampe , a noi pare clie lo stesso stroiiiento sia stato ag-
girato con assai piu brio, siasi piegato a quella morbidezza,
od abbia solcato con quella maggior forza ch' esigevano la
qualita degli ornamenti, le diverse forme del vestire, e lo
svariato carattere di ciascun individiio. Di fatto quegli ac-
ciai , quegli ori , quelle trine , que' velluti oflVono la lucen-
tezza, I'asperita, i riflessi , la leggerezza , i tuoni proprj
di ciascun nietallo e di ciascuna stoffa : per rlspetto poi
al variare de' tagli secondo la tinta di ciascuna carnagione,
troviamo die messi a raiFronto gli accennati ritratti so ne
discerne il diverse colore. Seguendo possiliilmente le epo-
che , come lavoro di gran lena e di forza per tinte locali
puo riguardarsi successivamente una Madonna col Putto
ed il piccolo S. Giovanni ricavata da un quadro di Ge-
iiiiniauo da S. Geminiano , stata incisa pel sig. Schenk di
Brunswlk. Tranne poi una mezza figura della B. V. Ini-
macolata tratta da un dipinto di Guido, ed eseguita pei
fratelli Vallardi, il nostro incisore dovette lungo tempo
occuparsi nell' adempimento di molte commissioni avute
dal sig. Bardi di Firenze. Un Davide col tescliio di Golia
dipinto dal Guercino, un Bambino col piccolo S. Giovanni
in atto di adorazione e con alcuni cherubini da un quadro
del Maratia , la famosa Madonna della seggiola di Raf-
faello esistente nell' I. R. Galleria di Firenze ed una Mad-
dalena di Carlo Doici della stessa jjinacoteca sono tutte
magistrali incisioni del Garavaglia, che a niano a mano
fnrono dal sumiiientovato negoziante pubblicate. Tra queste
pero portando T esame , opiniaino che sebbene nel Divin
Verbo preso dal quadro di Carlo Maratta risplendano bel-
lezze inarrivabili e per rapporto alia luce che da esso dif-
fondesi, e per rapporto alia pastosita delle carni ed a quel
taglio nitido ,, succoso e vellutato , generalmente domiuante
nelle parti tutte; pure la Madonna della seggiola e una
di quelle stampe che vale da sola a fame proclamare
scnimo r autore. E ben grande , se si considera , fu il di
lui coraggio nel clmentarsi ad una concorrenza con tin
altro artefice che coll' aver trattato il medesimo soggetto
aveva gia fermata un' alta riputazlone , giacche clii non
conosce la stessa stampa di mano del celebre cav. Mor-
ghen ? Ma convien dire che il genio si.o lo spingesse alle
cose piu ardue , e seiitisse gia nell' animo una cerlezza di
OR ON AC. V. I 63
iiscirne vittorloso e di acCT*escere con cio la propria fama.
Allettavanlo d'altronde ad assumere nn simile lavoro la
qualita del soggetto , cui non saprebliesi surrognrne ua
altro di piii aggraziata coiiiposizione, il nome sovraiio del-
rantore e la celebrita del quadro e del luogo. Noi non.
scenderemo a minuziosi confronti tra i due capolavori , a
malgrado die questi non possano tornar disgustosi , perch e
amendue i competitori or giacciono nel silenzio della tomba ;
ma diicmo soltanto clie a giudizio nostro in quelio del
Garavaglia piii evidente si mostra la sublime venusta del-
rUrbinate: ivi le fisonomie della Santissima tra le madri ,
del di lei Figlio e del divino Precursore ond'e composto si
vago gruppo , offrono un certo cpial carattere di lineamenti
piu conforme alio stile dell" originale , e niolti piani piu
bene intesi e variati di qnelli che si riscontrano nelP in-
taglio del suo grande rivale. Ben vero si e clie al Giovita
torno propizia 1' occasione di nn leggier pulimento che fa.
operato sul quadro stesso (e forse acconsentito dalla sn-
preina autorita ) mentr' erasl recato in luogo onde ultimare
il suo rame , cosa che in vero mentre onora anche in oggi
quel sovrano mecenate delle arti , contribm alia maggior
eccellenza deH' opera; ma prescindendo dal disegno e ri-
guardando noi gli stessi lavori dal lato magistrale di ese-
cuzione , anteporremmo , in quanto al nostro gusto , di
Vedere un taglio fluido deciso , robusto e variato , ad un
altro che partecipi alquanto al monotono ed al bamlja-
gioso.
Mentre stava incidendo il rame di cui abbiarao fa\'ellato»
le cure del Garavaglia erano volte a disporre una fatlca piu
grandiosa di quante aveva fino allora compite ; prima di
partire per Firen/e, come abbiamo accennato, aveva eglL
ultimato un disegno, che collocato alia pubblica nostra espo-
sizione gia riscossa aveva rammirazione di chiunque nutre
amore per le cose d'arti. Rappresentava questo rincOQti'O
di Giacobbe con Rachele, beaedetto daU'Eterno Padre vi-
cino alia casa di Labano, gran quadro del celebre nostro Ap-
piani esistente nella parrocchiale di Alzano, conuine posto
nel territorio liergamasco. Per coloro che gustarono le pro-
duzioni del nostro Appiani e che in certo qual modo giun-
sero a valutare le grazie e il purgatissimo suo stile non
riusciranno nuove le nostre osservazioni ; ma per quelli
die sono ancora digiuni di sift'atto gusto o non ebbero
iG^. c n O N A C A.
occaslone dl poterle ammirare, non snra inutile fnrse e di-
scaro se qui ne diamo di volo mi leggiero iiidicio, affinche
possano immedesiinarsi delle pecnliari diliicolta clT era me-
stieri di superare onde i-iti'arre con un" arte gia per se
stessa ritrosa ad ofFerire quelle dilicate desineiize che al
solo pennello sembrano afFarsi per la loro esecuzione. Era
dunque arduo oltremodo rendere col solco del bulino qiiel-
r aereo , quella sublime ed insieme ideale semplicita di
forme, sentita dagli antichi, e ben da poclii intesa, onde
I'Appiani , fattosene signore , soleva far preziose le opere
sue. II soggetto non poteva essere piu acconcio al nobile
modo di sentire del pittore , anzi richiedeva le mentovate
sue qualita, per essere squisitamente trattato. Ecco come lo
concepi e lo dispose. Un'avvenente donzella scortata da una
leggiadra parente; un formoso pastore sul fiore degli anni
che muove ad incontrarla in atto di riconoscimento e di
alibraccio ; un vecchio che reprime la foga di alcuni gio-
vani pastori del seguito che anelano ad essere preferiti ;
una fontana cui un gregge s'affolla intorno onde alibeve-
rarsi ; alcuni alberi su i di cui rami lussureggiano i pam-
pini di una vite onde indicare V epoca patriarcale , ed un
lontano fondo compongono la scena del piano inferiore:
in alto TEterno Padre sorretto da varj angeli sta in atto
di benedire il beato nodo che stringere si dovea; tutti questi
oggetti formano gia per se stessi un complesso di delicati
aft'etti, di niovenze diflicili ad essere espresse da qualunque
A'alente artista. L' autore del quadro pero mise in opera i
suoi mezzi naturali , innesto alia rappresentazione quella
bil)lica espressione ch' era voluta dalfargomento , consegui
niaravigliosamente si arduo scopo ; ma se il pittore mo-
strossi grande nel suo lavoro , 1' incisore non venne meno
iieirimitazione. Noi abbiamo esaminato, alcuni giorni sono,
sul luogo questo dipinto, sebbene viva ci rimanesse I'im-
pressione prodotta dall' averlo esaminato nello studio di
Appiani e nell' esposizione di Brera , e possiamo asseve-
rare , certi di non fillire , che se il pittore fosse tuttora
vivente avrebbe luotivo di complacersi di una traduzione
SI fedele; come pure dobbiamo ad onor del vero affermare
che le tinte locali sono si ben prese e si degradate nel
tono, le forme, lo stile, le grazie , il delicato, il forte,
Ogni cosa in somma e si identica all' originale , che per chi
non ha anirairato il dipinto ed e possessore della stampa
C R O N A C A. 1 65
tlel Gnrnvaglia puo contare di aver prcsentc , tranne il
niateriale colorito , la tela esistente in Alzano.
Ma qnesto ottenvito trionfo noa hastava all' esitnio incl-
sore , voleva puhldicare un'altra stampa di nguale dimen-
sione alia descritta, o come dicono di rincontro , onde far
mostra in una composizione piu ricca di figure e piii va-
riata di caratteri di quel niaggior prestigio cli' era in di
lui facolta di produrre col possesso del sue bulino. Re-
casi quindi in Geuova a dlsegnare il gran quadro del-
I'Assunzione della Vergine di Guido: essendo cola precorsa
la distinta fama dell' artista, trova nel prlncipe dell'Acca-
demia ligustica , ne' contribuenti per tale istituto e nella
fabbriceria dov' esiste si famosa tela, la piii lusingbevole
accoglienza, e sollecite le disposizioni perche siangli som-
ministrati tutti i comodi opportuni. Condotto a termine il
disegno in mode da destare 1' estasi e I' ainmirazione itl
quegl' intelligenti, egli lo fa collocare per altriti mezzo nelle
sale di esposizione in Milano : in queste fu tale la mera-
viglia cli' eccito la vista di si stupendo lavoro, clie non ci
fu intelligeute e idiota cbe non ne esaltasse 1" eccellenza e
colmasse di elogi T artefice. Ma egli non ebbe il conforto
di udire il suono di si ben meritate lodi : clilamato dalla
nmnificenza del granduca di Toscana a sedere sulla scranna
onorata da Blorghen, gia stanziava in Firenze. Fu nel i833
cli' ivi si trasferi e nel successivo anno die a lui si ricon-
giunsero Tadorata famiglia e il prediletto di lui prinio mae-
stro , il quale ne faceva parte per esserne divenuto da gran
tempo cognato ed indivisibile compagno. II rame delFAs-
sunta di Guido die servire doveva di novello marcliio a
confermare in lui il diritto alia gloria, trovavasi gia avan-
zato iino oltre quasi della meta, quando verso la fine del
prossimo scorso uiarzo un colpo di apoplessia irrigidi tutte
le membra dell' esimio incisore: tornarono vane successi-
vamente tutte le cure die gli vennero prestate: Iddio voile
a se riunito uno spirito cli' era tutto candore, e nel glorno
a6 di aprlle funereo per esso scocco lo squillo delle ore
cinque pomeridiane die doveva immergere nel lutto piu
doloroso una famiglia composta di otto individui e spargere
I'amarezza in tutti quelli ch" elibero la sorte di avvicinarlo
o di apprezzare in lui uno de' piii solidi sostenitori del nome
italiano nell' arte cli' egli professo. Forse a taluno potranno
sembrare esagerate le nostre lodi, c dettate da uno spirito
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169
BIBLIOTECA ITALIANA
G)llba:.aaio yi835.
PARTE J.
LETTERATURA ED ARTI LIBERAL!.
Ballate di Liiigi Carrer-. — Venezia, 1884 , clallu
tip o gr afia di Paolo Lanipato, bella edizione^ in 8,'^^
col ritratto dell autore e tre litografie.
K
I essuno dci nostri Icttori vorra nraravigliarsi se noi
loderemo queste poesie del sig. Carrer, e non per
tanto discorderemo alcun poco da lui intorno alle
dottrine esposte nella sua prefazione : e questa una
specie di coiitraddizione non infrequente cosi nella
Ictteratura come in tutte le altre cose del mondo. II
sig. Carrer e un poeta ( siamo certi di non profanare
per lui questa parola), e un poeta di bella fantasia
e di molta dottrina ; ha uti feentimento squisito , e
un' invidiahile i'aciLta di manifestarne Un le piu tenui
niodilicaziotii; lia una coiiosceuza evidentissinia di
tutta la lingua dei nostri antichi, ed un giudizio si-
curo per eleggerne solo quel tanto che si conviene
al suo tempo ed alle sue idee. Le cose sue sono
inoltre mirabili per quella facilita che sola e degaa
di lode, perche nasce da lunghi studj , ed e frutto
di una diligcnza instancabile a far disparire dalle crea-
zioni deiringeguo tuito cio che puo esservi di men
che perfetto.
Di tutti questi pregi ridonda il volume di poesie
che armunziamo. Alcuni di questi componimenti furono
Bibl. Ital. T. LXXVUI. 12
170 BALLA.TE DI L. CARRER.
pubblicati in altre occasioni e lotlati cosi da noi
come da altri: i piu vengono ora per la prima volta
alia luce , e gia ottennero il plauso di quasi tutti i
giornali.
La prima ballata s' intitola la Sorella, e fu gene-
ralmente lodata sopra tutte le altre. Se il poeta avesse
voluto palesarci tutto inticro il concetto e 1' intendi-
mento di questa sua creazione , forse poteva darle
un colore piu determinato e di piu immediata effi-
cacia : cosi com' e essa non rivela , ma lascia indovi-
nare un segreto dell'autore, ed esprime in generale
il contento di un' anima , die sente il frcmito della
vita dacche ha trovata un' altr' anima con cui sim-
patizza.
Solingo vissi , senza speranze ;
Serti e profumi , conviti e danze
Di nulla gioja m' erano al core ,
Vinto nel tedio , inuto all' amore ,
Finch' io te lidi , pudica e bella ,
Dolce sorella , dolce sorella !
Quel ch' io provassi la prima, i'olta
Che di vederd m' accadde , ascolta.
Pareami averti scontrata ancora ,
Ma ignoti il loco ni erano e V ora
E dicea il core: non vedi? E quella
La tua sorella, la tua sorella.
Quando fortuna hieco mi guata ,
A te pensando , sorella amata ,
U alma languente lena ripiglia ,
E dico: Bnina gli occhi e le ciglki,
Bruna del crine le spesse anella
Ho una sorella, ho una sorella.
La Vendetta e 1' argomento della seconda ballata.
Un conte rapi la bella Agnese, e la tenne per qual-
che tempo nel proprio castello studiandosi di rccaila
ad amarlo.
" Da me ne un bacio non sperar mai ! »
Jil^nese al conte dicea sicura.
•< Ben tu la iita torrni potrai ,
BALLATE DI L. CAREER. Ijl
" Da die m hat schiava tra qiieste mura. »
Tanto V inerme donzella ardi.
Antica storia nana cosi.
Sognando spesso chi diale ajuto
Dalla finestra pel lago viira ,
E intuona itn canto sovra il liuto
Che dolce intorno mestizia spira
Mentre tramonta languido il di.
Antica storia narra cosl.
Ma dopo qualche tempo cessa il consueto canto di
Agnese, discende sull' ample sale il silenzio, e una
tetra calma feroce sta sul volto del Conte.
Due ignoti vonno paiiare al Conte;
Entrano , e I' uscio I' ultimo chiude.
Escono in brae mutati in fronte,
Stringon le destre due daghe ignude :
Sangue v' e sopra che or ora usc'i.
Antica storia narra cosi.
i< Fin dove scese I' acuta puntal »
Fe' tal inchiesta Carlo al germano.
« Nel cor al sozzo ribaldo e giunta,
" Tanto che scossa n' ebbi la mano.
" Oie la suora , ivi el peri. »
Antica storia narra cosi.
Quindi I'ardita coppia gettasi a nuoto nel vicin lago,
e si sottrae agli sglierii che la inseguivano.
Ma nel castello , sovresso il lago ,
Quell' infelice spirto dimora,
Che ogni anno appare , dogliosa imniago ,
La notte stessa, nella stess' ora ,
La notte e V ora che si mori.
Antica storia narra cosi.
La Cappclla degV innoccuti (terza ballata) narra il
niiserabile caso di un povero fanciullo dai viz] pa-
terni rostrctto a vivere limosinando ; il quale scon-
tiatosi un giorno nel padre ubbriaco, gli chiese parte
del pnjie che teneva in mano.
Tre dubhj solvi , V ebbro riprese ,
Se aver vuoi parte di questo pun.
173 BALIiATE DI L. C.VIIKEK.
Qual e pill dolce di tutte cose? —
Pensb il fanciullo , poscia rispose :
Piit dolce ? Il latte della nutrice —
La piii soave , dimini or , qual e — •
Soave? Il bacio di genitrlce —
Oh saggio invero , fanciid , tu se' '.
Qual sia piii dura rispondi adesso —
Dura? La rupe die ne sta presso —
Se I'uoi dir vero , piii a noi t' accosta —
Di padre il core dunque sara —
Ne' fianchi il prende V ebhro, e alia casta
SI rio lo shatte , che ne muor la.
Dove il fanciullo spirar fu visto ,
Per la memoria del caso tristo,
Nel vivo sasso dalle pie genti
Una cappella si costrui.
E la cappella degV innocenti
Che veder puossi anche oggidi.
La Sposa deU'Aclriatico , la Fuga , jl Sultaao, Gli-
cera, la Serenata sono poesie gia conosciiite: fra le
restanti alcuni esaltano principalmeute 1" Una dci Co-
sacchi, al cui paragone vorrebbero disgradare fin la
Sorella.
La pica in resta , Cosacco , e sprona ^
II fren sulV erto collo abbandona
Al corridore ; ferisci e va.
Urra ! Urra !
Urra , Cosacco ; la pica abbassa ,
Al fuggitivo le reni passu ,
Pesta il cadiUo senza pieta.
Urra ! Urra !
E sotto V unghia del tuo destriero
L' elmo spezzato del dragon fiero
In suon di squilla eccheggcrd.
Urra ! Urra !
Di ricche gcimne , (/' ucciar lucenti
Che furo vanto d' estranie genti
II tuo tugurio s' abbellird.
Urra ! Urra !
B.V.LLATE DI L. CARRER. IjS
Fra il riso e i halll fnra il tuo nome
Gelar il sanpiue , rizzar le chionie ,
Di chi vediito ancor noii t' lui.
Urra ! Una !
Gia il tuo pensando valor guerriero
L' imbelle sposa dello straniero
Bcdza dal letto , hianca si fa.
Urra ! Urra !
Ma invaii si crucia la dolorosa ,
Che pill non ode chiamarsi sposa
Da chi sul Neva sepolto sea.
Urra ! Urra !
Sotto 11 titolo di Marclicse Ajiioldo riferisce il si-
gnor Carrer una terribile istoria di vendetta e di
sangue; e 1' adorna di niolte bellezze, ma forse non
la conduce con tutta la chiarezza possibile. II fiero
marchese per geloso furore ha uccisa Idalba sua mo-
glie e sbanditi dalla propria casa due figli. Dopo moiti
anni vengono due gueirieri al marchese e gli do-
mandano in moglie T unica sua figliuola Golcosa : il
pill giovane e superbamente respinto dal padre, che
la concede all'akro. Nasce fra i diae competitori un
duello, e il piii giovine rimane ucciso. Si bandiscono
quindi le nozze ; il castello e pieno di guerrieri e
di cantori.
A capo la stanza
Si mostra un ignoto
E in sito reinoto
Si pone a seder.
Ha fosca sembianza ,
Non forma domanda ,
Non tocca vivanda,
Sta tacito c aider.
Questo ignoto a mezzo il banclietto canta i cast
di Arnoldo ( bcnche ne taccia il nome ) e predice
che quelle nozze porranno in lutto Tintiera sua stirpe.
Ma Arnoldo, ridendosi del presagio, lo invita a se-
dere, e presa in mano la tazza
« E viva , dicea ,
// dotto indovin. "
J 74 BALLATE DI L. CARRER;
" E vh'U '/ , schiamazza
La turba gioco/ula ,
Cui fa invereconda
Lo strepito e il vin.
Ma I'altro al Marchese
In fronte mirava :
" Conosci , gridava ,
L' antico rival?
Questo igaoto e Rodolfo 1' antico rivale del Mar-
chese; il giovine ucciso e fratello deiruccisore; tutti
e due sono fiatelli alia sposa e figliuoli di Arnoldo.
" S* insegua , s' uccida
Quell' ospite indegno! »
Brlaco di sdegno
Arnoldo gridb.
Ma indarno accorrono i satelliti, indarno s'aizzano
i cani contro il redivivo rivale.
Portento novello !
Rodolfo disparve ,
E pallide larve
Si veggono entrar.
Risuona il castello
D' un tetro ululato ,
Un feretro e alzato.
La mensa scompar.
S' ode il lugubi'e suono deirantica campana: cia-
scuno si dilegua dal castello, e riman solo il fiero
Marchese.
Ha il feretro presso ,
A' piedi un estinto .
Un canto indistinto,
Pegli atrj suono.
Annoda un amplesso
Fratello e gennana.
L' antica campana
Di gemer cessb.
Tl componimento che porta il nome di Mezza notte
e una breve e passaggiera inspirazione , piuttosto
che una ballata proprianiente detta. Piii lungo forse
e pill drammatico di tutti e quelle che s'intitola
BALL ATE DI L. CARRER. 1^5
Stradella cantore, di cui il sig. Carrer ci da I'argo-
mento nelle seguenti parole. « Stradella nacque al
secolo scorso in Venezia di povera gente , e come
cantore di chiese ebbe gran lama. Innamoratasi di
lui una giovinetta patrizia , e rifiutandole il padre le
nozze, fuggirono gli amanti, ed errarono per Italia
gran tempo inosservati e sicuri. Non cessando il pa-
dre dalle ricerche , ebbe finalmente notizia de'fuggi-
tivi , e portatosi sopra luogo , uccise Stradella di pro-
pria mano in Genova, come vogliono alcmii, o, come
altri, in Torino. Delia giovine si finge che, ricon-
dotta a casa dal padre morisse impazzita. La storia ne
tace. » La parte piu bella , al parer nostro, di questa
poesia e il principio , quando il poeta introduce la gio-
vane a parlare del proprio amore , a rimproverarsi ,
che mentre gli altri udendo la voce del suo diletto ri-
suonar nella cliiesa si compongono a pieta , essa in
vece arde in profane smanie, e confonde i suoi so-
spiri col tVagore dell' organo.
Perche non t' odo , o tenera
Voce , quand' e la sera ,
Dalla laguna ascendere
Alia magion severa ,
Ove solinghi muojono
I voti del mio cuor ?
Perche seguendo il fervido
Desio che mi consuma .
Del circostante pelago
Fender la molle spuma
Teco in barchetto celere
Non mi concede Amor?
L'innamorata vorrebb'essere ima rondinella per bat-
tcre la mattina alle chiuse linestre del suo cantore,
Dicendo: amor mio destati;
Vigile e teco io son.
Tutta la none in gemiti
Passai da te divisa;
Fioca ho la voce e languida ,
Perclie nel duol conquisa ;
Amami , o caro , e limpida
E piena. tomera. —
176 BALLATE Dr L. CVRREll.
Ahi ! deJimndo perdesi^
L' afflitta aniina mia :
Nacqui a cordoglio assiduo ,
E cdlor cessato ei fia ,
Che il gelido silenzio
Dei mord mi terra.
Del resto non taccrenio che anche qui ci pare ne-
gletta alcun poco la perspicuita della narrazioiie ;
tanto die se I'autore non ci avesse data innanzi tratto
la storia cli questa glovane svcnturata, non aviernmo
sperato cli poterla laccogliere da' suoi versi. Se non
che forse il poeta nella sua creazione penso princi-
palmentQ^ al paese dove scriveva, e dove i casi dello
Stradella sono per avventura si conostinti e tuttora
si vivi nella memoiia del popolo , da i-cndcic inutile
imo scrupoloso racconto.
E qui si fa naturale il passaggio a parlar delle
dottrine esposte dal ch, autore nella sua pret'azione
intorno alle ballate ed alia poesia jiopolare. La bnl-
lata ( egli dice ) e « una cotal specie di poesia po-
» polare die racconta un'avventnia, accenna a una
» costumanza, ritrae una fantasia per modo che T ini-
» maginazione o il cnore , o anibidue , ne riniangano
» scossi , e allettato T udito per mezzo delf armonia
5> die ha in sc la canzone o die le vienc dalla inu-
» sica cui si accompagna. Detto questo (soggiunge)
» eccoti un fascio di ricerche. Che cosa e poesia po-
» polare? In quanto potreblie giustamente chiamarsi
» narrativo un tal genere di poesia che partecipa
» pure della lirica? Come T immaginazione , come il
» cuore lianno ad attendersi di rimanere conimossi ?
» Quale sara 1' armonia che meglio alletti I' udito?
» Fine a qual segno deve il poeta di ballate obbe-
» dire alle leggi della mnsica a cui sono natural-
3) nientc destinati i suoi versi? » E cosa evidente che
queste domande non hanno tutte una stessa impor-
tanza : 1' autore die ha voluto proporle mostra egli
stesso di avere qnesta opiniotie nel modo con cui
le viene sciogliendo. La piu importante, e quella a
cui egli per conseguenza risponde piu ampiamente
BALLA.TE DI L. CARRER. 1 77
per essere appunto ins^enue e come a dire native,
» molto ritraseono delle condizioni esteriori dell' eta
» e della nazione. e qiiindi conservano certa loro
» caratteristica iiidividualita. » Di qui poi avvicne
( prosegue a dire il cli. autore ) die dovcndo la poe-
sia po]ioIare fondarsi sopra le gencraliia, e nel lempo
stesso alferrare con felice destrezza le individuali abi-
tudini , noi vediamo nei canti popolari di ogni na-
zione una grande uniformita iie' soggetti e nel loio
sviluppo, congiunta ad una incsauribile dissomiglian/a
nello stile e nel lavoro dell immaginazione.
Tale e la risposta del sig. Carrer alia domanda :
che cosa e poesia popohire'^ i\Ia se noi non c' ingan-
niamo, con queste parole cgli delinisce la poesia iia-
zionale o storica (nel senso del romanzo storico) piiit-
tosto die la poesia j^oywZa/e propriamente detta. Perdie
una creazionc poetica nieriti cpiesio nonic, bastcrebbe
secondo liii cli' essa e nel soggetto e nello stile por-
tassc r impronta di un dato popolo: e quindi egli
unisce in un solo volume i casi del Cantore StradcUa,
V Urrd del Cosacco e il Snltano, e presenta tutti e
tre qucsti componimenti alP Italia come poesie popo-
lari; ma queste ultime due possono essere poesie
178 B.VLLA.TE DI L. GARRER.
nazionali, se ritraggono in se 1' indole di quelle genti
alle qiiali si rit'eriscoao ; popolare per noi non po-
trebbe niai essere se non la prima. Se le Melodle
iiiandesl del Moore fossero scritte da un nostro poeta
in italiano , sarebbero tuttavia nazionali o storiclie ,
nia non conserverebbero al certo il nome di popolari.
Le poesie di questo nome non escono della periferia
di quel paese nel quale esse nascono: d" ordinario
voglion essere storie o tradizioni conosciutissime ,
che il poeta raccoglie e abbellisce d' una poesia fa-
cile, armoniosa accostandosi il pin che si possa cosi
nelle immagini come nel ritmo allc canzoni del po-
polo. Eleggere dalle varie tradizioni viventi fra la
moltitudine quelle rlie possono meglio delFaltre gio~
vare ai progress! della civilta aliraentando nobili idee
e sentimenti virtuosi; vestirle di uno stile che per
la sua facilita sia inteso da tutti, che alletli per vi-
vezza d' immagini, e per armonia o sonorita si rac-
comandi agevolmente alia memoria, egli e questo se
non erriamo Tufficio di chi scrive poesie popolari.
II sig. Carrcr medesimo ci avverte che non scmpre
popolari sono le poesie conteuute nel suo libro e rac-
colte sotto il dtolo generale di ballate; la qual dichia-
lazione non fu avvertita da alcuni che gia parlarono
di questo volume, e trascorsero a certi elogi che
Tautore stesso con queste parole condanna. Quanto
a noi, non solamente crediamo che le ballate del
sig. Carrer, quantunque generalmente lodevoli, non
siano popolari; ma portiamo opiuione altresi che la
poesia popolare non sia stata da lui definita con suf-
ficiente precisione. E queste nostre parole non sono
una condanna del suo libro, ne una censura di queste
sue poesie. Noi le accettiamo assai volentieri queste
poesie quali esse sono : poco c' im porta se il titolo
di ballate visibilmente contrasta coll indole di qual-
cuna ; se le piu al parer nostro sono molto lontane
dal potersi dir popolari. Le poesie del signor Carrer
vengono da tale ingegno da non potersene reyocare
in duhbio la bellezza e 1' utilita.
A.
^79
PARTE II.
SCIENZE ED ARTI MECCANICHE.
Memorie della R. Accademia delle scienze di Torino.
Tamo XXXVII ^ materie prcliminari di pag. lx ;
materie relative alia classe di scienze fisiche e ma-
tematiche di pag. liv e 884 con tavole litografiche ,•
materie relative alia classe di scienze morali , stori-
che e filologiche , di pag. ii e 184. — Torino,
1834, dalla Statnperia reale , in 4.°
J_ie Memorie sono al solito precedute da varie; notizie
storiche riguardanti rAccademia , due delle quali nieritano
particolar menzione. Una relativa all' adunanza generale
onorata dalla Maesta del Re il 3i di ottolire del i833 ;
essa comprende il Discorso recitato dall'eccellentissimo pre-
sidente conte Prospero Balbo in quella solenne occasione.
Relativa e I'altra a un cospiciio dono fatto dal conte Pio
Vidua, minlstro di Stato, all' Accademia, il quale consiste
in piu die " 1200 volumi di opere stampate e manviscritte,
raccolte in molti suoi viaggi dal conte Carlo , figliuolo di
lui , il quale vicino a morte , accaduta ad Amboina nelle
isole Molucche , aveva desiderate die tali opere , raccolte
con tanto studio in parti lontane , preziose tutte , e di non
facile acquisto in Europa , fossero conservate a pnbjjlica
utilita e ad uso delle persone studiose >/ (i). Le Memorie
della classe di scienze fisiche e matematiche , die sono
quelle di cui prendiamo a parlare , sono altresi precedute
dalla notizia storica dei lavori della classe stessa dal primo
giorno del iSSa sino all' ultimo del i833 scritta dal segre-
tario cav. Carena, e il sono anclie dalle notizie biogi-afiche
(i) Si aggiungevano al dono, due teschj di babirossa , una
raccolta di oltre a due mila conchiglie , quasi tuttc dell' Oceano
indiano , finalmente parecchie lave e rocce trachitiche deU'isola
di Giava , ed altri minerali.
l8t) MEMORIE DELLA. R. ACGADEMIA
degli accademici Vichard dl Sanreal e Borson scritte dal
Begretario stesso: nel corpo delle Memorie trovansi poi
r eloglo storlco del BonellL scrltto dal prof. Gene (V. Bibl.
ital. torn. 71.°, pag. 38 1); T eloglo storlco del Rolando scritto
dal Bellingeri , e le notizie biografiche del conte Vagnone
scritte dal suddetto segretario.
Tra le Memorie del presente volume s' inconti-ano quelle
tre del prof. Gene, di cui abblamo fatto parola a pag. 36 1
del tomo 72.° di questa Biblioteca ; perclo adesso non ce ne
occuperemo ulteriormenie , e solo cogliererao quest' occa-
sione per annunziare come nuovi frutti stlamo aspettando
dagli studj e dalle fatiche del suddetto valente zoologo , ora
che, per sovrano comando , si e recato in Sardegna afilne
di raccogllervi i material! necessarj a compilarne la Fauna.
Questa , insieme alia Flora sarda elaborata dal Moris , e
insleme ai lavori del cav. della Marmora intorno alia geo-
gnosia dell'isola, ne illustreranno egregiamente, e secondo
il comun desiderio , la storla naturale.
Due Memorie di zoologlco argomento lia somministrato
i'accademico Losanna, preposto di S. Maria in Lombriasco,
il quale venne a morte 11 i." dicembre i833.
La prima tratta dell' 0550 ioide di alcuni rettiU. Prova
deir attual progresso delle scienze naturali si e che 1' er-
petologia, parte della storla naturale stata in addletro al-
quanto trascurata , ora si coltivi premurosamente e nel
generale e nelle minute partlcolarita. Tra le opere gene-
rali intorno a' rettili , oltre a quella del nostro Panlzza c!ie
gia abbianio fatto conoscere (i), ne place addltare quella
(l) V. Bibl. Ital. torn, 72.° pag. 207. Non possiaiiio trattenerci clal
rlferire il giudizio pronnnclato dal celebre Tiedinann intorno a .
quest' opei-a tanto da noi coniniendata. « Per qualunque lato ella
si cousideri o rispetto alia novita della materia trattata, o rispetro
alia profondlta e diligenza del lavoro, od alia sposizione cosi de-
scrittiva quanto figurata , annoverai- si viiole tra le niigliori , e
piu ben riuscite opere anatomiche , 11 cui classlco merito verra
in ogni tempo rlconoscluto. Istrutti da nostra propria esperienza
cu-ca la difficolta delle anatoniiclie rlcerche intorno al sistema liii-
fatico deir uonio e dei bruti , possiamo secondo il gliisto ponde-
rare ed apprezzare la fatica spesa dalPautore nell' elaborazione
della sua opera. In pari tempo ci gode 1' animo di poterci far
mallevadori della giustezza e fedelta delle sue indagini, mediante
le preparazloni de' lliifatiri degli anfibj che si trovano nella nostra
DELLE SCIENZE UI TORINO. l8l
intitolata Erpetologie genemle, ou Histoire complete des rep-
tiles, che si pubblica dal Diuneiil, professore di erpetologia
al Mnseo del giardino del re , e il quale dicesi ne prepari
gia da trent'anni i materiali. Tra le Memorie relative ad
alcuna particolarita de' rettili puo meritare appunto special
nieuzione qaella del Losanna suU' osso ioide. Quest' osso lo
trova variato tra diverse specie di rettili d' ugual famiglia,
ed anche da individuo ad individuo, secondo I'eta, il sesso
ed altre circostanze , cosi pure sono a notarsi delle varia-
zioni ne' luuscoli clie il fanno aiuovere. E diverse ne ap-
pare T ulficio tra rettili di tribii difFerente : serve per le
lucertole e i serpenti non solo alia deglutizione, ma auche
alle funzioni della laringe in particolaic ; ne' colubri non
vale clie a dare appoggio a'inovimenti posteriori della lin-
gua ; nelle rane coopera alle funzioni della lingua e della
laringe ; nelle salamandre sembra particolarmente destinato
a porgere ajuto alia lingua ne' suoi moti anteriori. L' au-
tore , scelta da ciascuna delle suddette tribu di rettili al-
cuna specie , ne descrive e rappresenta con immagini la
forma dell' osso ioide , e altresi porge la descrlzione del
niuscoli che il fanno niuovere. L'altra Memoria e relativa
alle formiche indigene del Piemonte , delle qviali il Losanna
porge una diligente descrizione.
Attenente alia zoologia e anche una Memoria del cav. della
!Marinora cos\ intitolata : Determination et description des
riicculta anatomica ; ond' ^ clie in questo dispensar di lodi non
crediauio correr pericolo di esser coiti in erroi'e. Noi ringraziaiuo
iiifine Taiitore per il grande e raro piacere clie ci ha procurato
la Icttura della sua opera, e T inspczione delle eccelleati figui-e.
Essa in (jiiesto tempo , nel quale la letteratura delle scienze na-
tuvalL e della medicina si distenq^era in iscritti fuggitivi e gior-
nali , clie simili ad elimere si aoUevano , e quindi senza lasciar
tiaccia spariscono , e si affrettano, consapevoli di corta esistenza,
di portar al uiercato ( non rara volta immaturaiuerite ) staccata
qualuncjue osservazione si faccia o investigazione con corredo di
qualche pensiero die sopra per avventura vi si sia istituico, essa,
in confronto di tali pigniei lavori ci rasseuibra un gigante che
ncliiama a luente la trascorsa epoca di una letteratura robusta ,
aiDpia e ben fondata , e a piii alta iiieta intesa , e ci da sti-
uiolo ad enuilaria {Heidelbergcr Jahriucher der Liceratur N." 31-
1834). II prol. Paiiizza ebbe non lia guari T onore di essere
fletto a uieiubro corrispondente dell' Accadeiuia di Parigi.
iSz MEMORIE BELLA R. ACCADEMIA
differences d'dge de I'aigle Bonelli (Falco Bonelli. Temminck^
planches coloriees n." 288).
La descrizLone di questa nuova specie d' uccello rapace
fu pnl)blicata dal Teiuminck nel 1828, e ne fa tipo un
individuo mandatogli nel 1822 dal Bonelli. Quest' individuo
era stato preparato in Sardegna ( vera od almeno princi-
pale patria della specie) dal poc'anzi ricordato cav. della
Marmora , dillgente scrutatore delle cose naturali e degli
aiitichi avanzi di quell' isola (i), e il quale ebbe poi occa-
sione di possederne ed osservarne molt' altri eseraplari.
Avuto percio riguardo alle nozioni incomplete che ancora
si lianno intorno alia detta specie , prese a trattarne nella
presente Memoria, principalmente ad oggetto di descrivere,
come fa , colle figure e colle parole , le difFerenze che nei
successivi tempi della sua vita 1' uccello va dimostrando.
Riguardano la Botanica queste due Memorie I, Plantce
rariores in Tegionibus chilensibus a CI. M. D. Bertero niiper
detected et ah A. Colla in liicem editce. II. Plantas chilenses
novat minusve cognitce auctore professore Josepho Moris. Ma-
teriali a' lavori dei due egregi botanici Colla e ISIoris porse
quel Bertero , di cui noi abbiamo in altra occasione de-
plorata la sorte (Bibl. ital. torn. 71.°, pag. i25, luglio i833 ),
e dopo le notlzie in allora riferite niuna novella di lui
pervenne , e niuna speranza sorse ch' egli non sia perito.
Soltanto giunse all'Accademia delle scienze di Torino una
lettera in data di Otaiti , i5 marzo 1882, del sig. Moe-
renhout , proprietario della goletta sulla quale il Bertero
s' imbarco per fare il tragitto da Otaiti al Chili; in questa
lettera , esposta la probabilita che il Bertero sia perito
naufrago in detto tragitto , promette di mandare in Europa
parecchie piante nuove lasciate cola da lui, inviandole
all'ambasciatore di Francia in Inghilterra, a cui 1' Acca-
demia e avvertita d'indirizzarsi. " Fu scritta al sig. Moe-
renhout, cosi si legge negli Atti dell'Accademia, lettera di
ringraziamento per la generosa spontanea ofFerta di man-
dare in Europa i varj oggetti naturali raccolti dal Bertero
(l) Veggasi il suo Voyage en Sardaigne. Tra 1' altre ricerche
del cav. e ten. colonnello della Marmora sono notabili quelle
relative a certi monunienti sepolcrali della Sardegna detti Nu-
raghe , e a monunienti d' ugual genere che si trovano nelle i»olc
Baieari, in Malta e Gozzo.
DELLE SCIF.KZE Dl TORINO. l83
in quelle parti, non senza pregarlo istanteniente di infor-
mare TAccademia di tutte quelle ulteriori notizie che gli
riuscisse di procacciarsi intorno alle cose, ma piii ancora
intorno alia persona, di quel nostro desiderato coUega. Ad
nno stesso tempo e pel medesimo fine furono scritte let-
tere aU'ambasciatore di Francia a Londra. Ma ne dall'In-
gliilterra, ne dairAmerica, ne dalle isole del grande Oceano
niun'altra notlzia non s'ebbe finora ( dicembre i833). E
se mai queste paglne , nelPuno o neU'altro dei due mondi,
cadranno sott'occhio di persona che ne sapesse qualclie
cosa di piu, voglia essa e per araore dell'umanita, e per
zelo di scienza tenersl pregata a darne informazione all'Ac-
cademia. >;
Ora dobbiamo render conto di una IMemoria cblmlco-
niineralogica del prof. Sismonda che ha per argomento
Jj analisi dell' idocraso violetto della Valle d'Ala. Quest' ido-
craso , scoperto dal sig. Borson , ne risulto coniposto di
silice 39,54, allnmina 11,00, ossido manganico 7,10, calce
34,09, ossido ferroso 8,co ; ovvero di silicato d'alluuiiua
20,88, silicato di manganese 11, 23, silicato di calce 52,5i,
silicato di ferro 11, 55, slllce non combinata 3,56. II sig.
Sismonda attribuisce 11 color violetto del mlnerale al silicato
manganico clie fa in esso le veci di una certa quantiia di
silicato d'allumina. Gl'idocrasi analizzatida Klaproih, Mur-
ray ecc. porsero non ossido manganico ma ossido manganoso
che Insieme all' ossido ferroso suppllva all' ossido calcico ;
al minor grado di ossldazlone del manganese pub attrl-
buirsi il color verde di cui erano tinti , e che negl" Ido-
crasi e ovvio piu d' ogni aliro colore. E opinione del sig.
Sismonda die la specie degl' Idocrasi , se sen facesse un
diilgente esame, sarebbe a divldersl in parecchie sottospecie.
Ora venlarao alle INIemorle di chimico argomento , au-
tore delle quali e 11 prof. Lavlni. La prima ha per tltolo:
Ossenazjoni fisiologiche e cliimiche intorno a dk'erse produzioni
dei bachi da seta. Comincla 1' autore coll' esame dei gusci
delle uova dei bachi da seta, osservando com' essi ardano
al modo delle materle anlmall , con un avanzo di materia
salina dotata di akallne proprleta ; esegultane la decom-
posizionc mediaate il calore , rlferisce quail furono i di-
vrrsi prodotll che ne raccolse , e quali le loro proporzioni.
Passa alle csperlenze lisiologiche , le prime consistenti
nel porgere ai bachi, dopo la terza nuua , la foglia intrisa
184 MEMORiE DELL;V R. ACCADEMIA.
con soluzione di cianuro triplo di pota&sio, o di ioduro dl
potassio , i quali non impedirono che ranimale produce sse
il bozzolo f, nella spogUa della crisalide, e non n«gli escre-
menti e ncppnre nella materia della seta, fu rinvenuto il
cianuro o T ioduro. Altre esperienze fisiologiche consistet-
tero neir obbligare i baclii a resprrare in ambienti diversi,
e ne fu dimostrato non poter essi sussistere in quelli che
era no privi d' ossigeno libero.
L' esanie delle materie escrementlzle de' bachi da seta
fece conoscere al Lavlni coin' esse non sieno animalizzate i
esse dissolvonsi neU'acqua, da cui 1' alcoole separa la clo-
rofilla di bel color verde , e una sostanza resinosa. L'ana-
lisi deir aria contenuta ne' bozzoli gli somministro i risul-
tati seguenti : ossigeno i5, gas acido carbonico 10, azoto
75. Alcune ricerclie relative al supposto acido bonibico lo
indurrebbero a risguardarlo siccome acetico ; annuncia pero
in fine della Memoria di voler fare intorno a questo sog-
getto ulterior! indagini. Yiene all' esame del liquore che
secernono le falene , e ne da i componenti , il principale
de' quali e 1' acido urico , gia scopertovi da Brugnatelli f,
nel corso di quest' analisi Tautore ebbe ad assicurarsi della
solubilita dell' acido urico nell' alcoole da alcuni chimici
negata. Esamina in ultimo i prodotti della carbonizzazione
e incinerazione delle falene , tra i quali e in singolar niodo
a notarsi I' acido fosforico libero.
La seconda Memoria e relativa ad un Esame fisico-chi-
niico delle sostanze trovate neW intenio d' alcune unie negli
scavi attorno a Torino nel i83o-i83i. Forma principal
soggetto di quest' esame una materia trovata in una delle
urne , la quale avea 1' aspetto di segatura di legno o di
crusca grossolana. Esaminandola pero piii da vicino vi si
scopersero particelle di varia grandezza , con forme parti-
colari e vlsibilmente organiche. Erano in fatti particelle
ossee , e la materia ossea vi fu trovata come in uuo state
naturale, tranae alcuni frammenti ridotti ad esser composti
di bianco fosfato calcare senza materia animale. In alcune
delle urne trovossi rinchiuso un mucchio d' argilla com-
jjatta bigia ; il che fa ricordare come una specie d' argilla.
sia stata trovata in urne funeree di terra cotta state sco-
pcrte presso Milano , e di cui ebbe ad occuparsi il sig.
llosiua (V. Bibl. ital toni. 58.% aprile i83(j).
DELLK SCIENZE DI TOBrNO. liii)
La terza Menioria ha per titolo : Annlisi chiinica della
farina di frumento preceduta da qualche iwlagine sopra il
ghuine e la sostanza amilacea. Quanto al glutinc Y aiitore
ne riconobbe d' accordo con Berzelius la solnbilita nelP ac-
tjna a freddo coll' iiiterniezzo della gemma e dello zticclie-
ro. Quanto alT amido tolse a provare , contro il parere
generale de' chiniici , ch' esso e solnbile nelP acqua , ben-
che in piccola quantita, anche a freddo. Vero e pero che
r amido stato una volta esposto all' azione dell' acqua cal-
da diviene poi solnbile anche a freddo piii assai che nol
fosse innanzi questa operazione. Ne cerca 1' autore la causa
in una condizione d' idrato in cui suppone che 1' amido
si componga per opera dell' acqua calda ; ma indagini
posteriori a quelle del Lavini hanno era mirabilmente
dilucidati i varj cangiamenti dell' amido , e frutto princi-
pale ne fu la scoperta dell' importantissima ed utilissima
sostanza nominata destrina. Dimostro il Lavini coll' ana-
lisi che 1' acido fosforico od i fosfati che gia noti era-
no appartenere alia fnrina di frumento, ed in generale ai
grani cereali, si rinvengono separatamente in ognuno dei
principj immediati della medesima, come pure nella crtisca.
Trovo poi die la farina, ed anche separatamente il ghi-
tine e 1' amido, danno segno di contenere non solo ossidi
di ferro e manganese , ma anche rame , del qual ultimo
metallo app.ena qualche traccia trovonne nella crusca, ri-
sultamento contrario a quello che fu aununziato dal signor
Serzcau. Questi rinvenne il rame ne' cereali , e prima di
lui Meissner ne aveva annnnziata 1' esistenza in diversi
vegetabili ?, e qui per raccogliere i fatti che dimostrano
come il rame sia difFuso ne' corpi organizzati non dee ta-
cersi la bella scoperta del Bizio circa 1' esistenza del rame
nelle spire de'murici, ed in altri molluschi.
L' esame chimico della farina di frumento immature pro-
cedente da granelli giunti a un dipresso alia meta del
naturale e perfetto loro crescimento , condusse il Lavini
alle seguenti conseguenze. II materiale piii abbondante di
detta farina c T amido , benche in proporzione inferiore a
quella della farina matura, trovandosi esso formare ^/j del
peso della prima a vece di ''1^ ; segue una sostanza estrat-
tiva mucosa nella projiorzione circa di 1/4 del peso della
farina; di glutiue ve n' ha solo '/20 circa, in vece che
esso forma quasi il quarto della farina di frumento mature ;
JBibl. ItaL T. LXXVIII. i3
J 86 MEMOIxIE DELL A U. ACCA.DEMIA
I'albumina e a un cU presso nella proporzione, in cui
si trova nella farina ordlnaria , anzi a quel che pare ,
iTiolto maggiore ; vi si rinvenne dl piu una resina verde
in proporzione di '/ao in circa del peso della farina ; la
farina di grano immaturo non va esente dagli ossidi di
rame, di manganese e di ferro.
Ci rimane per ultimo di porger contezza di una Memo-
ria del signor Pietro Capelli contenente Alcune riflessiorii
sul circolo meridiano delV Osservatorio di Torino.
Col succltato istromento di tre piedi di diametro, opera
del celebre Reichenbach , era gia stato fatto nn nuniero
considerevole di osservazioni airoggetto principalmente di
determinare la latitudine del nuovo Osservatorio torinese ,
ma nessuno s' era ancora presa la cura di esaminare T O'
figine e I'andamento delle irregolari alterazioni nel prin-
cipio di numerazione , ne di determinare con precisione
1' errore proveniente dalla flessione del cannoccliiale ^ la
quale suir appoggio dell'accordo di alcune dlstanze dal
zenit di stelle osservate direttamente e per riflessione in
un orizzonte fluido , si era supposta affatto trascurabile.
Ma il Capelli avendo riconosciuta la poca certezza d' un
tal genere d' osservazioni , stanteche 1' immagine delle
stelle riflesse nel fluido compajono sempre pallide, mal
terminate e tremolantl , si accinse a determinare diretta-
mente la flessione del cannocchiale usando il metodo di
Bessel con qualche variazione clie ritrovo neccssaria per
adattarsi alle circostanze del luogo. II massimo della fles-
sione snddctta , ossia quella clie si osserva all' orizzonte ,
gli risulto di — i",7i, quantita che presa positivamente , e
molt'plicata pel seno della distanza dal vertice , deve ap-
plicarsi alia distanza stessa per levarne 1' effetto.
L'altro errore proveniente dall' instabilita del principio
di numerazione si e potnto diminuire col cambiare la col-
locazione del livello delP alidada , che essendo in origine
gostenuto dal contrasto d' itna moUa contro una vite , fu
in vece sospeso sopra due fulcri simili a quelli che reggono
i perni dell' istrumento. Ma non ostante questo migliora-
mento , riconol^be il Capelli clie per oitenere un' esatta
deterininazione della latitudine 2;eografica, indipendente dal
confronto dclle stelle prese dai catalog! costrutti in aliri
osservatorj, convien far uso esclusivamente delle stelle cir-
compolf^ii osservate rovesciatido lo stroinento e paragonando
DELLE 6CIENZE DI TORINO. 187
gli arclii prcsi in una stessa culminazione. Con tntte cjueste
precauzionl eJ adottando la tavola di refrazione data nelle
Eft'emeridi di INIilano , egli trova la latitudine del nuovo
Osservatorio di Torino di 4.5° 4' 6",694,
inentre prima di lui si faceva di 4.5 4 8 ,i5 (i).
A qneste osservazioni di latitudine, che erano gia state
pubblicate in compendio neir Appendice alle Effemeridi di
Milano per I'anno i833, aggiunse il Capelli nella presente
Memoria T esposizione d' un suo metodo per la misura
delP ingrandiraento dei cannocchiali, nella quale si atnmira
la medesiina diligenza e giustezza di principj ; sicche de-
vesi riguardare come una vera perdita per la scienza la
morte avvenuta or son due anni di questo giovine istruttq
e laborioso.
Memoria sul pond sospcsi a catene di ferro costrutti
ill qnesti ultirni tempi neU Inghilterra e nella Rus-
sia , del cavaliere di Wieheking. Prima versione Ita-
lian a di Basilio Sores JN A. Mlantova, loS^i^., presso
gli cditori Giosafatte e fratelli Ncgretti , coi tipi di
Q. Triiffi e C. di Milano , in 4.° con 9 tavole.
J.n verun' altra epoca quanto nella presente fa piii ge-
nerahuente e piii vivacemente sentita la somma impor-
tanza delle vie di comunicazione. Tutte le incivilite nazioni
gareggiano ora con nobile emulazione a renderle piii nnme-
rose e piu perfette. IMa siccome dalla frequenza e daU'cp-
portuno collocamento dei ponti dipende in ispecial niodo
ogni buon sistema di vie di comunicazione , ne avviene
che da mezzo secolo in qua i pin valenti ingegneri non
cessano di rivolgere le loro investigazioni verso questo
ramo utilissimo deJle pulililiche costruzioni. Molti antichi
metodi posti in disuso farono ripristlnati , altri o nuovi
od acconciamente modificati furono adottati. Piix non si
rfttese esclnsivamente alia solidita ed alia piu lunga possi-
bile durata, ma si ebbe specialmente di mira di facllitare
la riproduzione di tali opere utilissime , facendo prepon~
derare quanto piu si poteva T utile pecuniario di cui sono
(0 Mcsurc d'un arc de parallele nioycn, Milan, 182", t. II,
r- If..
l8b MEMORIA SUI PONTI SOSPESI
suscettive al dispendio da esse rlcliiesto. Quiiidi e che senza
trascurare ne dimettere le erezioni de' sontuosi e solidis-
simi ponti di pietra viva valevoli a resistere agli assalti
e del tempo e delle eventual! cause distruggitrici , furono
edificati innumerevoli altri ponti di assai minore spesa re-
lativa e per necessaria conseguenza di minore durata. Pri-
mieramente si attese ai ponti di legno e a tjuelli misti di
muratura e legno ; indi si pose mente a quelli di ferro.
Distinguonsi due generi principali di ponti di ferro, quelli
cioe a sospeiisione e quelli ad arco.
Ponti a sospensione.
L' idea di fare sopportare il tavolato di nn ponte da
funl o da catene e auticliissima ; molti ne esistevano di tal
foggia da gran tempo nella Ciua e nelle Indie orientali ;
erano in uso anche in America prima che scoperta fosse
dagli Europe!. Sebbene appaja die in Europa fossero poco
in uso ne' secoli decorsi , ni\lladimeno non erano ignoti ;
Fausto Veranzio non solo ne fece cenno, ma pure ne diede
la figura nella singolar sua opera pubblicata I'anno iSzS;
ma alia line del secolo decorso riferire si dee la piu estesa
loro applicazione ^ in allora il bisogno d'accrescere le vie
di comunicazione era nell' America settentrionale piii ur-
gente cli' altrove ; ivi rimaneva la ricordanza degli antichi
ponti sospesi i quali presentavano il doppio vantaggio di
togliere grandi diUicolta di costruzione e di presentare no-
tabillssimi risparmj ; furono dunque riprodotti, ma con
migliore disposizione e piu artiticiosa conformazione ; itn-
dici ponti di tal genere e di grandi dimension! furono sta-
biliti in soli tre anni, fra i quali distinguevasi in particolar
modo quello sul fiume Merimas nello stato di Massachusset ,
lungo 80 metri, largo 10 , diviso in tre parti da quattro fila
parallele di catenoni die sostenevano un tavolato capace
di portare un peso di mezzo mllione di libbre metriche.
L'lnghilterra non tardo ad imitare un simile esempio; av-
valorato da questo I'ingegnere Telford propose ed intra-
prese ponti di tanta arditezza che in altra epoca sarebbero
5tati giudicati ineseguibili. II ponte sulla Tiveed lungo 120
metri edificato nel 182,0 in meno d' un anno, ed il quale
costo sole 5ooo lire sterline, non fu per cosi dire die il
preludio d' un' intrapresa assai piu colossale , cioe il ponte
di Bangor sullo stretto di Menai che divide 1' isola d' An-
glcsca dalla contca di Carnarvon-
A catene di ferro. 189
Qiiesto ponte ha due langhe spalle di nuiratura T una
comjjosta di quattro grandi archi, 1' altra di tre ;, lo spazio
tra di essi e coperto da un tavolato orlzzontale lungo 180
inetri circa sosteniUo da venti catene di ferro , accoppiate
cinque a clnqne; la largliezza del ponte di circa nove metri
resta cosi divisa in tre parti, due servono per il passaggio
delle vetture ed una in mezzo piu stretta pel marciapiede.
II tavolato e alto 3 1 metri sull' alta marea.
Questi e molti altri ponti a sospensione , eseguiti in
America ed in Inghilterra, erano sostenuti da catenoni di
grosse verghe di ferro i quali non erano scevri di gravis-
simi inconvenienti , motive per cui i fratelli Seguin pen-
sarono di sostituire a tali catenoni dei fasci di filo di ferro,
e per prinio saggio eseguirono ad Annonay un ponte di
18 metri d' apertiira ad uso de'pedoni, il quale costo la
tenuissima soriuna di cinquanta franclii ; poi nel i8a5 sta-
bilirono sul Pvodano tra Tain e Tournon un grandioso
ponte a due aperture di 85 metri l' una ^ il sistema di
sospensione consiste in dodici fasci o gomene , ciascuna
di 112 fili di ferro di tre millimetri di diametro^ sei fasci
ad ogni facciata del ponte costltuiscono un rol)Ustissimo
festone al cjuale sono raccomandati i cordoni verticall di
Jilo di ferro die sostengono immediatamente il tavolato ;
la forza media di ognuno dei fasci era equivalente a 56
o 57 mila lil)bre metriche. La felice riuscita del ponte di
Tournon promosse la costruzione di molti altri simili ponti
sul Rodano , suUa Loira , sulla Senna ed altrove j e si co-
nobbe con e^■idenza clie non solo godono di tutte le van-
taggiose prerogative de' ponti a catene, ma soiio inoltre di
gran lunga nieno costosi, di piu agevole costruzione e piu
sicuri. I ponti sosnesi a gomene di fili di ferro danno la
facilita di stabilire a qualunque altezza e senza sostegui
intermedj dei tavolati orizzontali di 100, 200 e persino
3oo metri ; fanno sparire le molte diflicolta die nel co-
struire i ponti di pietra o di legno s'incontrano a ca-
gione della rapidita e della profondita de' corsi d'acqua , non
che della cattiva qualita del suolo ; non ingombrano gli
alvei , ne pongono ostacolo alia navigazlone. La ben nota
proprieta del ferro d' essere d' altrettanto piii resistente
quanto raaggiormente viene assottigliato dalla filiera deve
evidentemente rendere a cose pai-i assai piii robuste le
gomene composte di molti fili di ferro, die le catene le
100 JTrMORIA SUI PONTI SOfPFSr
quail, perclie cU sole verglie isolate, non possono presen-
tare viguale sicurezza, e le qiiali per difetli iiiterni in uil
solo anello o per qnalche mancanza nella saldatura lasciano
sempre temere qnalche slnistro, e percib richiedono lun-
ghe , mlnwte e costose prove , non solo sopra le catena
intiere, ma bensi sopra i singoli loro pezzi. II grande ponte
sospeso di Friburgo in Isvizzera non ha giiari ultimato ci
offre una luminosa prova della bonta del sistema delle so-
spensjoni a gomene ; serve egli ad nnire le alte e scoscese
sponde del fiume Sarina^ le quali cagionavano una lunghis-
sima penosa discesa ed una corrispondente sallta ai viag-
giatori die da Berna venivano a Friburgo; si grave incon-
Veniente fu tolto da M. Clialley con una spesa assai modica
relativaniente alia grandezza ,deir iinpresa ; e cio uiediante
nn ponte sospeso a gomene di lill di ferro il cui tavolato
lia 2f)5 metri di lunghezza. II sistema di sospensione con-
siste in quattro grossissime gomene , due per ognl lato ;
ciascuna contiene qnindici cordoni di ottanta fili ognuno.
Due grandi portoni conformati a foggia di archi trionfali
servono d'ingresso e d' uscita al po:ite e sostengono in
pari tempo le quattro gomene , le quali poggiate su rotoli
di gliisa posti alia loro sommita , scendono indi obbliqua-
mente verso il suolo per internarsi in quattro pozzi pro-
fondi ove in ciascuno sono trattennte da tre volte rovesce
da esse attraversate. Questo nuovo metodo di fissare le
gomene merita osservazione per la sua semplicita e sicu-
rezza. Le porzioni di gomena die fonuano fcstoni fra i
due portoni jiesano non meno di 35,ooo libbre metriclie.
II ponte di Friburgo die pochi anni indietro sareljbe state
riputato ineseguibile anclie con vistosissimo dispendio, fu
condotto a termine da semplici privati in un piccolo can-
tone non molto dovizioso; cio ben dimostra quanto puo
valere Tamore patrio convalidato da scientiliche pratiche
cognizioni. II viaggiatore die percorre la Svizzera ha molte
altre occasioni di convincersene, giacche ivi rimira varie
opere di puldjlica utilita die farebbero onore alle plii ric-
che Monarchic ; tra le quali merita distinta menzione il
bellissimo ponte di Orbe di un solo arco a tutto sesto, di
grande clevazione e di grande diametro accompagnato da
lunghe e robustisiime spalle , il quale adempie un ufficio
aualogo a quello del ponte di Friljurgo, congiungendo cloe
i lembi di una profonda Valletta. II ponte d' Orbe unisce
A CVTtNE m FEURO. ICjI
la solitlita alia eleganza, ed essendo di muratni*a ha 11 pre-
gio di poter glungere ad una lunga esistenza senza gra-
vose spese di nianutenzione. Merltano pure gran lode ed
11 nuovo ponte a sospensione di Ginevra, e la gfandiosa
strada del S. Gottardo e le moke strade alpestri rotabili
del cantone Ticino.
U enunzlata Memorla del cavaliere di Wiebeking sni
ponti sospesi si limita alia descri/ione di alcuni di questi
a catene costrutti nell' Inghilterra e nella Russia. I ponti
inglesi da lui descritti sono quelli di Bangor sovra accea-
nato , qaello di Couway die ha io5 raetri d'apertura, e
quello di Hammersmith, a tre campate, di cui quella di
mezzo ha i3o metl-i d'apertura. II sistema di sospensione
di essi e qaello a catena che ora cede il campo a quello
a gomene per il triplice motivo del tnaggior costo , della
niaggior difficolta di costruzione e della nilnore relativa
sicurezza. Per tal motivo non possiamo ammettere V opi-
nione del traduttore della Menioria in quistione, 11 quale
dice che essendo stata pubblicata nel loSa " per 1" epoca
)) a noi tanto vicina si puo a buon diritto riteuere che
» v' abbia Y autore diffuse tutte le cognizionl piii recenti
'/ snlla materia che tratta . . . . e soggiunge non temianio
» asserire essere questo libro il plii utile trattato sui ponti
» peasili e T unico a livello colle cognizionl del giorno. »
Noi air opposto pensiamo che T opera di Navier sui ponti
sospesi a catene e quella di Seguin sui ponti di fill di ferro,
sebbene anteriorl , slano ad essa preferibili tanto per le
belle teoriche dottrine Ivi esposte quanto pel pratici inse-
gnamenti , massimaniente riguardo ai ponti di goinene ora
generalmente anteposti agll altri da' piii illurainati inge-
gneri. Nulladimeno riputiamo pregevole la Memorla scritta
dal celebre Wlebeking e lodevole la versione italiana che ne
fu data nelle annotazioni all' opera di Rondelet sui lavori
di ferro, e puliblicata anche separatamente. Conttene questa
varie notlzie storiche intorno 1 ponti di cui si tratta , e
varj interessanti ragguagli sui metodi di costruzione usati ,
suUe difficolta incontrate e gli artlficj per superarle. Wie-
beklng ci fa poi conoscere tre nuovi ponti sospesi che
adornano Pietroburgo i quali sono piu rimarchevoli per
ricca ed ornata costruzione , convenevole ad una magnifica
metropoli, che per le loro grandi dimensioni. II primo ,
("hiamato ponte Egizio, ha una sola campata di poco meno
lr)2 MEMOKIA «U1 PONTI SOSPESI
di 90 nietri d'apertura e 10 di larghezza ; tre corpi di
catene di sospensione ciascuno di due linee posano sopra
sei colonne egizie di gliisa coperte da uaa trabeazione pui-e
egizia rlcca di ornati indorati ; quattro siiiigi di gliisa ador-
nano Tingresso del ponte, sontuoso bensi , ma di stile al-
quanio bizzarre e lontaiio dalla nobile gravita dell' egiziana
architettura. II secondo ponte e chiamato ponte de' quattro
grifoni perche appunto quattro grifoai colossali di gliisa
lo adornaao ; egli e destinato al solo uso de'pedoiii, Taper-
tura delle campate e di metri 22 circa. Le catene sono
appese alle fauci de' grifoni. Uu simile elegante partito fii
pure adottato per la sospensione del ponte detto dei quat-
tro leoni riservato egli pure al solo uso de' pedoni , e la
cui apertura e di aS nietri circa. Wiebeking chiude la sua
Memoria coir esposizione di alcune regole pratiche assai
conimendevoli per I'eseguimento de'ponti sospesi a catene.
Ponti di ferro ad arco.
Sui larghi fiumi >
II prof. Lessona porge una relazione delle lesioni osser-
vate air apertura d' un cavallo delie regie scuderie, che era
afTetto da lenta infiammazione delle meningi, accompagnata
da spandimento di siero nei ventricoli del cerveflo. La
malattia cerebrale trasse il cavallo ad ingojare molta ghiaja,
e corpi acuti e pungenti, i quali noodimeno attraversarono
il ventricolo, e le estese circonvoluzioni degl' iutestini sot-
tili , senza penetrarne le pareti.
Soggiunge il medesimo prof. Lessona alcune riflessioni
circa il tempo in cui i vitelli possono essere considerati
quali manzi o giovenchi. Esse hanno principalmente di
mira il cambiamento dei denti lattajuoli, al qual proposito
si comprova che tal cambiamento non ha luogo nel vitello
ad epoche costanti e determinate come nel puledro, e
la loro conclusione si e che la via piii sicura appar quella
di considerare quale giovenco il vitello da un anno e
mezzo a due anni.
II signer Lessona tratta inoltre della febbre aftosa, ul-
cerativa , epizootica e contagiosa de' buoi , volgarmente
denominata fonsctto, la quale domino nel luglio 1884 in
alcune regioni della provincia di Mondovi e di quella di
Cuneo. Ne descrive i sintomi, I'andamento, la durata . la
OALENDARIO GEOBGICO. 197
terniinazlone ; ne cerca le cause, ne prescrive la cura e i
iiiezzi tli presei'vamento. Detta malattia e suscettibile di
coimmicazione ai majali non ineno che alle pecore etl alle
capre , e da nn caso riferito in forma di nota dal signer
Luciano veterinario risnlterebbe aver contratio afFezione
simile a qnella de" buoi anclie un' intera famiglia di villici,
composta di individui di eta e sesso difFerenti.
II suddetto signor Luciano dimostra come mediante 1' uso
del sal comune si possa rimediare alia carestia de' foraggi
e correggerne le qualita nocive se mai ne avessero acqui-
state. Infatti coll'acqua salata insalando convenientemente
niaterie vegetabili da se poco grate al bestiame , ovvero
foraggi guasti ed insalubri, se ne fa aliniento che al bestia-
me stesso rendesi accetto, e non gli e pregiudizioso.
II signor Musso porge la descrizione di un lllatojo do-
niestico, il quale al pari di quello del signor Lebec, pre-
miato dalla societa d' incoraggiamento di Parigi , ha mobile
in varle direzioni a piacimento della filatrice , quella sua
])arte clie fa le veci di rocca o conocchia, ma dal suddetto
del Lebec e diverse per varj miglioramenti ed ingegni.
Tale e la forza ed eguaglianza del filo che se ne ottiene che
il signor Musso non dubita di asserire, che le tele del
Pienionte porteranno il vanto sulle estere, se il filo per
fabbricarle sara apprestato dal suo lilatojo. Questo strumento
presenta tutta la possibile solidita, qualunque filatrice puo
servirsene senza che ritrovi ostacoli che la trattengano,
ed il lavoro che si fa senza veruna interruzione produce
circa una terza parte piu di filo di quella che si ottiene
dagli altri filatoj domestici finora conosciuti.
II signor prof. Ragazzoni descrive la Trapa nutans, ossia
castagna d' acqua , e ne racconta le utilita insinuando ad
approfittarne.
II signor Blengini riferisce alcune sue osservazioni In-
torno air influenza di varie specie di carbone nella germi-
nazione e nella vegetazione. Le conseguenze che ne racco-
glie sono : i.° che il carbone tanto fossile che animale e
vegetale non sono contrarj ne alia germinazione ne alia
vegetazione; 2° che il carbon fossile e 1' animale delle
ossa sembrano piu atti a favorire la germinazione che
non il carbon vegeule e quello animale del sangue ;
3. che il carbone frapposto alle molecole della terra ne
diniinuisce la tenacita, la rende maggiormente porosa.
1^8 CALENDARIO GEORGIGO.
permette piu facilmente il libero accesso dell' aria, e come
corpo coibente il calorico, le mantiene una certa tempe-
ratura, le quali circostanze tntte soiio della piu grande
importaiiza per favorire la funzione della germiiiazione ;
A.." fuialiiiente che il carboiie aiilmale del sangue essendo
pill coinpatLO e meiio poroso, piu difficilmeiite 1" aria puo
esercitare la sua azione in simile circostanza.
II niedesimo sig. Blengini istitui esperienze sulla quan-
tita di potassa che si pud ottenere dalle vinacce, e n'ebbe
per risultamento medio un' oucia e mezza circa di potassa
da sette libbre di vinacce. Osservo nella stessa occasione
che la quantita di potassa e maggiore nei fioccini , minora
nei raspi, piu piccola ancora nei vinacciuoli.
Avendo il dottor Ignazio Loineni irasmessa alia Societa
agraria una Memoria raanoscritta intitolata: « Dei modi di
far prosperare dm-evolmente un gelso nei luogo medesimo
in cui altro e perito, e per impedire la propagazione viru-
lenta da un gelso infetto ai gelsi vicini » si legge nei
presente volume una relazione intorno alia Memoria me-
desima stesa, per ordine della Societa, dai signori Carena,
IMusso e Moris.
II signor Rossi chirurgo dell' ospedale di Rivarolo som-
ininistro un' osservazione circa le sanguisughe, animali che
suol conservare ad uso medico deniro una cassa impeciata.
Gli avvenne, dope quindici anni di questa pratica , una
volta sola della scorsa estate di riempiere la cassa con ac-
qua provegnente da vin vicino canale di molini , anziche
con quella del pozzo , siccome per I'addietro aveva fatto
semprei e cio basto perche egli vedesse poi ogni giorno
un buon numero di sanguisughe morte. Ne trovo esser
causa le larve delle libellule, venute insieme a quell' ac-
qua , le quali inseguivano le sanguisughe , mentre queste
si movevano su per le sponde della cassa , ed afferratele
per lo mezzo del corpo le strascinavan giii nei fondo del-
I'acqua. La quale osservazione, oltre al non esser disutile
a quelli che conservano in gran quantita le sanguisughe,
sembrera dcgna di particolare studio a chinnque si fiiccia a
riflettere alia mole ed alia robustezza delle medesime f, all' in-
dole coriacea del loro corpo, alia singolare tenacita della
vita non facile a spegnersi ne per enormi distensioni , ne
per morsi, ne per lacerazioni , ne per istrane amputazioui.
CALENDARIO GEOUGICO. I^f)
II conte Agostiiio Avogadro di Valdengo trattando della
fabbricazione del vino, raccomanda il seguente metodo di
vinificazione. Pone le uve nel tiiio meno ammaccate cbe
si pno , quindi lasciarle rincbiuse in esso per tre o quattro
glorni prima di pigiarle, onde acquistino piii maturita.
Dopo averle pigiate , viiiare una parte delle vinacce , cioe
comprimerle collo strettojo, qualora si tenia cbe il vino
diventi troppo aspro , e dopo aver riposto il vino dellc
due prime strette nello stesso tino , cbiuderlo quasi er-
meticamente. Nelle annate in cui le uve sono maturissime,
e nei luogbi in cui il vino riesce sempre al^boccante e non
aspro, dovrassi far a meno del vinare il cappello , ma
bensi tosto pigiate le uve, cbiudere il tino come si e detto.
Non si svinera, se non dopo trascorsl un mese e mezzo
o due niesi dopo il pigiamento delle uve; la qual pratica,
comunque insolita , e nondimeno da replicate esperlerze
dimostrata assai commendevole. — Vuol essere menzio-
nato , come di nessuna spesa e di buona riuscita , un nia-
stice di cui il conte Avogadro si serve per lutare il co-
percbio del tini, ed il coccbiume delle botti e dei barili. E
composto infatti non d' altro cbe della feccia del vino di
prima qualita e di sabbia , e divien cosi solido , cbe in
poco tempo affine di romperlo e di mestieri piccbiarlo.
La R. Societh agraria propone il seguente quesito: " Dare
la migliore spiegazione delle differenze cbe in Piemonte si
osservano nelle principali operazioni rurali di uno stesso
genere. " 11 premio sara di lire iSoo di Piemonte; ter-
roine del concorso il 3i dicembre 1837. Propone in oltre
premj d' incoraggiamento a cbi intraprenda a far valere
negli Stati sardi una miniera di combustibile fossile , o
nuovamente trovata o lasciata finora improduttiva; e a cbi
mettera in opera ne'detti Stati alcun metodo per la fabbri-
cazion del carbone, a' consucti preferibile, o percbe il com-
bustibile somministri migliore e piii abbondante, o percbe
insierae ad esso raccolga I'acido pirolignico ed il catrame.
200
Monografia sulle morli repe?itine del sig. Napoleone
Massimiliano Sormani , dottore in mcdUina e cld-
rurgia, ecc, premiata doll I. R. Isdtuto dl scienze ,
letters ed artl del Regno Lombardo-Veneto. — Mi-
lano, 1834, dall I. R. stamper ia, in 8.° grande ,
di pag. 20 3. Austr. lire 3.
Sfatistica delle morti improvvise e particolarmente delle
morti per apoplessia nella citld e ncl circondario
esterno di Milano dalV anno 1700 al i83if del sig.
Giuseppe Ferrakio , dottore di medicina e chirut-
gia, ecc. pubhlicata per decisione dell I. R. Istilato
di scienze, lettere ed arti del Regno Lombardo-Ve-
neto. — Milano, 1834, dair I. R. stampeiia , in
8.° grande, di pag. 288, e due tavole grandi. Austr.
lire 4.
ll giudizio tlcir I. R. Istituto in riguarJo a qiiesfe
due Memorie venne gia riferito nel tomo 75.°, pag.
345 del nostro giornale. Ora ci studieremo di fai-ne
in breve conoscere il contenuto. Triplice e Jo scopo
clie dal coniplesso dell' opera ricavasi essersi il signor
Sormani preFlsso nella soluzione del quesito proposto
dairi. R. Istituto sulle morti repentine, onoi-e alParte
inedica, soddistazione al magistrato sanitario, tranquil-
lita e sicurezza al popolo. Egli confessa candidaniente,
die per giugnere a tale meta grande ajuto gli pre-
starono le indagini intorno esse morti gia instituite
da due grandi italiani , il Lancisi ed il Morgagni ,
maggiori di quant' altri si accinsero e prima e dope
di loro a questa sorta di opera. Le cause in genere
delle morti subitanee sono 1" oggetto del capo primo ,
e ripartisconsi in esterne ed interne. Le interne non
sono che condizioni morbose le quali si dividono in
reperibili ne'cadaveri, ed in irreperibili: e le rcperi-
bili in previste e non previste in vita. Starebbero tra
le repeiibili previste quelle desuntc dagl' indizj di
MONOCRAFIX. E STATISTIC! CCC. 201
speciale abito clella persona, come 1' aoopletico , I'c-
morragico, il cardiopatico, ecc. , o cavatc dai sintonii
di malattie die tioncaiio spesso subitameute la vita.
Appai'terrebbero alle non previste in vita le condi-
zioni morbosc ordite lentamente e gradatamente cre-
sciiite, senza dare gli esterni segai proprj ; T essere
avvemita la moitt- subitanea piii pel concoiso di
causa esteiiia die pel grado delle interne alterazioni
morbose. Irrepeiibili ne' cadaveri riescirebbero tpielle
ordite nelF intimo degli orgaiii vitali , o consistenti
neir alterata composizione del sangue, ecc; o die eb-
bero operato siilla innervazione colla potenza e cele-
rita del fulmine , senza lasciare altcrazione ricono-
scibile ai nostri sensi anche ajutati da altri niezzi.
Le cause estertie sarebbero partite in cognite ed in-
cognite, annovcrandosi tra le prime la totaie man-
canza e repentina di aria respirabile , i veneficj , la
fulminazioue, le lesioni traumaticlie, ossia per vio-
lenze esterne, gli eccessi del calore e del freddo, del
cibo e delle bevande; ti*a le seconde le potenzc no-
citive die noii cadono sotto i sensi, tra le rpiali mal
si sa pero agevolmcnte comprendere come stare possa
il velcno vipcrino.
Ncl capo sccondo rinvengonsi le ricerclie storidie
intorno alle morii rcpeutine , dalle cpiali risulterebbe
di' esse furono coiiosciute da remotissinii tempi, e
rileritc specialmeutc alT apoplessia sanguigna, o indi-
cala con sintonii di vizj precordiali o polmonari , e
che assai piu frequenti die ai di nostri io furono nel
seco'.o XVll e al principio del XVllI. Froverebbesi
poi die r apoplessia iiihiiiuaiite e la fiequentissiina
delle morti subitanee ; die il u)orir rcpentino succede
piu in citta die in campagna; e che dassi T apoplessia
epidemira , piu panicolari; al iiostro clima ed alia
nazione italiana die a ([uahuKjue altra regionc o po-
polo. Nel capo Lerzo si cerca diiarire quale influenza
abbiano Ic cagioui esterne sul determinare le morti
repciuine, coll" enumcrarle e diianiarle a particolare
disarnina; e ncl capo quarto praticasi lo stesso in
llibl. Ital. T. LXXVIir. 14
302 MONOGRAFIA E STATISTIC.V
risguardo alle cagloni interne, particolarlzzando le
diverse loro sorta. Le cause delle niorti subitanee in
genere e dell" apoplessia in ispecie sono in maggior
numero ne' luoghi di pianura e nelle grandi citta che
non nelle region! niontuose. E piu le cause morbose
esterne sono forti e repentine, meno vi resiste I'eco-
nomia vitale , e meno necessita a levar la vita il
concorso delle interne morbose condizioni ; siccome
quanto piu le morbose interne condizioni sono svolte
e ad alto grado negli organi vitali di prima sfera, tanto
meno a dar niorte repentina fa d'uopo di cause este-
riori. II sig. Sormani non inclina ad ammettere I'azion
dinamica de'patemi d'aniiiio qual causa di morte su-
bitanea ; ritiene come problematiclie le apoplessie ner-
vose , e rigetta le cause dinamiclie della morte re-
pentina pel freddo intenso o successa alFatto della
copula, referendole a materiali lesioni. E quantunque
le morti repentine sieno da attribuire ai vizj precor-
dial!, a quelli dei vasi maggiori e dei polmoni, dei
principali plessi gangliari addominali, ed all' apoples-
sia, la sanguigna nondimeno vieme dal sig. Sormani
considerata come la piu frequente e piu particolare
agl' Italiiini , e pu6 divenire epidemica ed anco in
certo modo endemica; e causa dell apoplessia fulmi-
nante vuoisi in senso suo considerare la rottura de'
vasi interni del capo , o 1' enorme e repentina con-
gestione loro, ritenendo sempre per ultimo effetto e
cagion deJlo spegnimento della vita la compression
cerebrale, o piu particolarmente effettuata sul cervel-
letto , nodo dell'encefalo e midoUa allungata , si per
sangue trascorso o siero effuso, che per turgore o
ristagno di sangue ne' vasi dell' encefalo g tie' suoi
velamenti; cercando di cio rinfrancare colTautorita ,
colla cotidiana osservazione e coU'anatomia patologica.
Dietro poi i tre px'incipali punti encefalici offesi, Tapo-
plefesia si dividerebbe , in cercbcllare , della proLubc-
ranxa anulare e della midolla allungata; della qual
divisione alcuno potiebbe mover dubbio, non « on-
cedcudc in senso assoluto se uon la terza, siccome
DELLE MORTI EEPENTINE. 2o3
quella del vero centro della vita. Ne pare che di
tutta forza sieno le ragiohi messe in campo per fare
scapitare il valore conceduto alle sperienze di Ma-
geiidie iiitorno il fluido ccrebro-spinale. Rinfrancato
air iiicontro da buone ragiorii e dalla sana osserva-
zione e quanto viea detto della lenta origine della
comprcssione e del vario grado di tenaciia vitale
nelle varie persone, che concilia Tesistenza di grave
comprcssione anche nelle parti centrali del sistema
nervoso col non esserne insorti gli ordinarj elTetti
suoi e Tapoplessia e la morte subitanea. Ne saprem-
iiio se altri osera negare al nostro autore die ncllo
stato dflle attuali cogiiizioni bea poco si possa sta-
bilire per rispetto alle relazioni che corrono tra il
clinia, le staciioni, lo stato barometrico, isLrometrico,
termonietrico, elettrico ed anemoloffico dell' atmosfera
e le morti repentine. E piu oltre ancora nelle nccr-
che progredendosi sottopongonsi a speciale esame le
condizioni aiiatomiche predisponenti alle congestion!
cerebrali, il temperamento sangnigno, Tabito apople-
tico, la pletora locale al capo, il sesso, Tela, la dis-
posizione ereditaria all' apoplessia , il cibo e Ic be-
vande, T eccesso del sonno e della vcg,lia , la sovcr-
chia applicazione della niente , il moto c la quicte ,
le passioni violcnti delfanimo, gli storzi del corpo ,
le abitudini nazionali , il genere di vita , le protes-
sioni , arti e mestieri , e per ultimo le malattie pre-
gresse , tencndo poi speciale discorso del rammolli-
inento rosso cerebralc che il signor Sormani ritiene
con Lallcmand possa talvolta tcrminare in morte rc-
pentina. E poiche, come sovra fu dctto, la cagione
della morte repentina consisterebbe in una condizione
materiale dell'enccfalo, conchiudesi che le morti re-
pentine dipcndano piu da cause materiali che dina-
niichc, piu da mutazioni intestine che da cause estc-
riori al corpo umano, piu da cause individuali che
generali, piu da comprcssione limitata a certe nobilis-
simc parti deirenccfalo, che estesa alia totaliia dcH'or-
gano ccntrale dcU' innenazionc. Finalmcnte 1" autore
204 MONO(;RAriA E STATISTICS
cliiude quest* importantissimo capo quinto agitando la
qiiistioac se 1' aljuso die in questi di si fa del salasso
predisponga alfapoplessia , tenendo pel no, il che
ad alcuni potrebbe sembraie che corra benissimo in
risguardo ail' apoplessia sangnigna, ma non relativa-
niente all' altre alterazioni organiche encefaliche che
cssere possono cagione di nioite repentina.
II capo sesto chiarisce cpiab sicno i sintomi precur-
sor! di mortc repentina, che dividonsi in proprj del-
Tapoplessia, della sincope cardiaca e della soUocazione
polmonare; e il settimo reca i prccetti die da 1' esatta
considerazione delle cause die predispongono al ge-
nera piii fVequente di iiioite repentina, e le risorse
die la nicdicina ha onde impedire il facile passaggio
(H grave ed ancora non grave malattia. 11 sig. Sor-
mani mircrebbe saviamente a convertire in mezzo
I)rolilattico ossia preservative il timore die la fre-
quenza ddle morli subitanee e la moltiplicita delle
loro cagioni incute al popolo, ed a diri2,erlo all'esatto
adempiincnto di quelle nornie igieniche che corri-
spondono all' idea esposta circa le cagioni pin fre-
quent) del morire improvvisamente , in maniera da
irnpedirne la prava azione. Dai classici scritti medici
egli ritrae da poi utilissimi precetti onde preservarsi
dalle morli repcntine non solo per chi ha ferma sa-
lute , ma ben andie pei predisposti alf apoplessia ,
per coloio die soggiaciono a nialattie del cuorc , ad
auenrismi, a pcrvertimenti polmonari. La vita sobria
e la temperanza in ogni cosa riesce il migliore c
jnu sicuro mezzo profilattico o preservativo. Ricor-
dasi ancora che natura addita sovente la via piu si-
cnra onde guareniirsi dalla moite improvvisa, e
niostrasi come rssa percio operi eziandio in casi di
estremo . pericolo', e quale dietro i migliori pratici
bia la cura che convenga nogli aneurisrai interni. E
perdie poi nulla maucasse in questa monogralia
il( He moiti repcntine di quanto puo avere attenenza
ad esse, 1' autore mctte innanzi vrnW ottavo ed iild-
ino capo quali doveri incum!:)ano al medico oiule
DJXLE MORTI nKPINTINE. 2Ci>
accertarsi t'olla realta di avvenuta mortc repentina,
e per evitarc clie si linnovino i luttuosi casi di per-
sone sepokc vive. Le malatde clie espongono al
pericolo d intempestivo interrameiito, sono in senso
deir autore lapoplessia, I'estasi, Tepilessia, la cata-
lessi, 1 isterismo, Tastissia, il congclaniento del corpo,
il tetano , la paste e certe gravissime ferite. Dei se-
gni tutti pe' quali distinguesi la morte reale dalla
apparente non si ritengono sicuri fiiorche il rigor
cadaverico, la cessata contrattilita iiiuscolaie e la pu-
trefazione del cadavere. Finalmeiite in ri^uardo alle
morti apparenti da asfissia notasi ricscire la possibilita
del ritorno in vita in tanto piu diirabile, in quanto
piu lenta e stata Torigine deirasiissia medesima. Chiu-
desi il presente lavoro con un epilogo delle cose sue
piu rilevanti , e con una bibliogratia concernente gli
scrittoii che trattarono delle niorti subitanee , delle
apoplessie epideniiche, e della liequenza delle apo-
plessie. Dal sunto che abbiamo recato pare a noi si
possa riconoscere Tiniportanza e il buon ordine della
materia, la siifliciente anipiezza e la dottrina con cui
fii trattata , non che la retta maniera di vedere; al
che aggiiigneiemo la lode di una facile e semplice
sposizione.
Essendo paruto al sig. dott. Ferrario che 1" I. R.
Istituto col tenia proposto intorno le niorti repentine
non richiedesse un nuovo trattato su di esse dopo
le grandi opere di Eonet , Lancisi , IMorgagni , Bor-
sieri , Fi'ank, Lallemand, Andral, Cruvcilher, ecc. ,
die opera specialmcnte alia statistica delle morti ini-
provvise e spccialmente dell'apoplessia di cui manca
la scienza medica facendo piincipio dall'anno i^Soal
1(^34, poiche prima di tale epoca non vi ha registrv)
di sorta. Nel breve spazio di tempo concesso dalla pub-
blicazione del programnia alia presentazionc della sohi-
zione del quesito non fu possibile all' autore estender;'
le sue ricerchc a niolti luoglii , e pero dovetto liaii-
tarsi alia semplice citta di Milano ed ai diuiorni suoi,
chiamati Corpl Sanll. Non nianco di mettcre innanzi
206 MONOGRAFIA. B STATISTTC.V
i confront! delle niorti repcntine colle osservazioni
barometriche e termometriche, coUa quantita (Vi ac-
qua e di neve cadute, coi vend, colPelettricita atmo-
sferica, col prezzo medio del frumento quale indizio
dcllabbondanza e della caresda , col numero della
popolazione, colla mortalita generale, coi malati cu-
rati negli spedali, coi matrimonj , coi nati e cogli espo-
sti, ecc. E facendo non poco studio sulla statistira
parve al sig. Ferrario di ravvisare le cause dellapo-
plessia specialmente in dipendenza dalla diversita degli
anni, dalla diversita dei mesi, dalle stagioni, dalle
vicissitudini atmosferiche repentine e giornaliere, dal
sesso, dalPeta, dallo stato vedovile, conjugale o celibe,
dal modo di vivere , dalle professioni , dalle arti e
dai mestieri, dalle passioni, dalle vicende politiche e
dalle disgrazie conimerciali , ecc. , e dai tie princi-
pali sistemi di medicina che lianno fra noi dominato
dal 1760 al 1884, riducendo per quanto pote le os-
servazioni a cifra numerica ed a calcolo di proporzione
aritmetica; cosa prima d'ora da nissuno praticata. Ed
egli e certo che ove esatti sieno i fatti statistic! se
ne possono cavare severe verita neccssarissime a
conosrersi ed applirabili con utilita all' esercizio cli-
nico. Parve inoltrc al sig. Ferrario che senza le no-
zioni statistiche non si potesse ne adequatamente ,
ne fondatamente rispondere al tema proposto dall' I. R.
Istitiito, e specialmente alia seconda parte, se ai giorni
nostri le morti repentine sieno divenute piii frequenti ,
poiche troppo vaga riesce 1' asserzione degli antichi
scrittori. Conseguentemente egli si accinse all' an-
nunziato faticosissimo lavoro , persuadendosi ben a
ragione che di alcuna utilita possa riuscire. La quale
utilita essendo pure stata ravvisata dall'I. R. Istituto,
esso giudico conveniente renderlo di pubblica ragione.
Defmita la morte repentina, e mostrato che qui non si
tratta di quelle che succedono per cause traumatiche,
ossia per violenze esterne, per veleno, o per qualsi-
voglia altro modo con cui Tuomo levisi da se la vita,
od altri gliela tolga, si passa a rintracciare chi prima
DEr-LF. MOKTt REPENTTNE. 207
di ogni altro si occupasse tlella statistica niortuaria,
e si trova clie la citta di Londra fu la prima iiel
i55o a pubhlicare i bill relativi, e clie in Milano
i primi registri dc' morti risalgoiio al i-5o. I\Ia il
sig. Ferrano mpstra essere ancora di presente imper-
fetta questa maiiiera di statistica, c alia imperfezjone
vorrebbe riparare. Rintracciando in appresso se le
morti repentine fossero in altri tempi piu frequenti
che di presente , pare al sig. Fcrrario sia un pro-
blenia, a sciogliere il quale non valga fatica alcuna per
quanto grande essa sia. Acceita pero clie nella citta
e nei Corpi Santi di Milano , avuto anche rignardo
airaumento della popolazione, il numero delle morti
improvvise e considerabilmente aumentato per istraor-
dinarie accidentali cause passeggiere dopo la meta del
secolo passato. Le fonti patologiche donde provengono
le morti improvvise apparterrebbero anche secondo
lui air apparecchio encefalico , ai centri nervosi gan-
gliari, all" apparecchio circolatorio, ed agli organi della
respirazione. L' apoplessia per altro cadrebbe fre-
quentissima , e vestirebbc anche guise cpidemiche ;
alcune migliaja se ne contano dal i 760 al 1884 nella
citta e Corpi Santi di IMilano; e di 41 persone morte
improvvisamente nel primo trimestre dell' anno ca-
merale 1828, sezionate dal chirurgo fiscale, 36 furon
levate di vita da essa apoplessia. Viensi in appresso
a dare la topografia di Milano, lo stato suo baronic-
trico, termometrico e anemoo;raiico. A maceiiore schia-
rimento del soggetto riferisconsi altrcsi alcune notizie
sulla popolazione e sulla niortalita di JMilano antica ,
cioe prima del i~5o, perche da quell' cpoca in poi
vi sono per cio annuali tavole. Dopo di clie riportasi
la relazione fra la popolazione, i nati, i morti, i ma-
trimonj , ecc. della recente Milano , confrontati coi
risultamenti sulla popolazione dell' ^.r-rcgno d' Italia
e deir attuale regno Lombarbo. E a compimento delle
generali nozioni statistiche intorno Milano si aggiun-
gono alcune tavole in cui si riconosce 1' ordine nu-
merico de" matrimonj e dei nati nei singoli mesi degli
2C8 MONOCrxAFIA. E STATISTIC A
anni iou5, 26, 3i, 82, 33, e dei jnorti in ciascim
niese del 1774 1 I79<^i i8c5, i83i, 1882, i833; ed
in altie s' indicano le propoizioni tra la popolazione
ed il numero dei matrimonj, dei nati e degli esposti
prese su due periodi di 19 anni, cioe dal 1774 al
1792, e dal i8i5 al i833 inclusivi, alle quali tavole
conseguita il novero de' niorti per apoplessia ncUa
citta e nei Corpi Santi di Mdano dal itSo al i833
clie rinviensi di 10,432.
Tentasi successivamentc dal sig. Feirario di deter-
minare quanto possano influire a prodiirre le morti
repentine le vai'ie costitnzioni atmosferiche , le sta-
gioni , il sesso , 1' eta , Tabito del corpo e le par-
ticolari condizioni abltuali, lo stato della persona, le
professioni, arti e mestieri, il vitto e le bevande, i
vestiti , gli usi spcciali , le passioni erl i nietodi di
cura dominand. Segnando la proporzioue tra il nu-
mero dei morti di apoplessia e la popolazione risol-
vesi il quesito, almeno in attenenza a Miiano, se le
morti repentine sieno ai giorni nostri divenute piu
frequenti , che qui sovra dicemmo stare per rafferma-
tiva. Del quale aumento di apoplessia ricercansi le
cause probabili non poclic in novero ; e tentasi trac-
ciarne la profilassi o metodo di preservarsene. L' au-
tore compilo a maggiore rischiarimento una tavola in
cui si indica il numero deile persone clie dal 1750 al
17^:3 sono morte per apoplessia, per sincopc, per aneu-
risma, per epilessia ragguagliato alia mortalita genera-
le, ai matrimonj , al numero dei rrati ed alia popolazione
della citta di IMilauo , ed indi e data anno per anno dal
1774 al io33, estlnsi gli anni 1809- 10- 11 , mancando
i registri, e giorno per giorno la statistica dei morti
di apoplessia nel i833 col confronto delle osserva-
zioni meteorologiche , dei ricevuti morti ed agoniz-
zanti nello spedale maggiore ed in S. Caterina alia
ruota. Finalmente in una gran tavola esponsi la sta-
tistica dei morti per apoplessia dal 1760 al i833 nella
citta e Corpi Santi di JMilano col confronto delle os-
scfvazioni meteorologiche, del prezzo del frumento,
DELLE MORTI REPENTINE. 209
della popolazione , de' morti per sincope , aneurisma ,
vizj precordjali , della niortalita totale , dei nialati cu-
rat! air ospedal maggiore , degli esposti e dei nati ,
dei niatriinonj , appostevi alcune annotazioni general!.
Ne qui s' arresta la fatica del sig. Ferrario ; ma in
altra tavola dimostra il numero degli apopletici che
dalTanno 1774 al i833 distinti in tre periocli sono
morti in ciascun mese delPanno; in un' altra ancora
riporta I'eta nella quale morirono i 10432 apopletici
sovra menzionati , disiribuiti nei singoli anni dal 1774
al 1833. In un' altra li ripartisce in sette separati pe-
riodi, siccome in altra e riferito il numero de' morti
per apoplcssia giusta la professione, arte o mestiere ,
e I'eta media della vita in cui essi ne furono col-
piti. Ed altre tavole fan pur conoscere lo stato di 23a
pcrsone morte per apoplessia nel 1834 nella citta
e nei Cor])i Santi di Milano , la relazione che corre
tra la popolazione , la niortalita generale , e i morti
per apoplessia dall'anno 1760 al i833 inclusivi , di-
visa la materia in tre periodi a fine di conoscere
quale anclie possa essere stata Finfluenza dclle teorie
mediche sulla mortalita 2:enerale , e ml ca2,ionare
ra[)oplessia , la proporzione con cui nella citta e nri
Corpi Santi di IMilano si trovarono le apoplessie , le
epilessie, le eclampsie, e le convulsioni colla morta-
lita generale negli anni i83i~32-33. Nell' ultima ta-
vola inline riportansi alticsi le morti repentine av-
venute nel primo trimestre dell' anno camerale 1823
nella citta di Milano. Onesti materiali con infinita pa-
zienza raccolti e compilati nou volevano essere per-
duti ; e possono servirc di principio ad una medira
statistica anche non alle sole morti repentine limitata',
e percio meritavano essere resi di pubblica ragione.
E terminando questi nostri cenni non possiamo non
raccomandare amendue questi lavori ai cultori del-
r arte salutare. F.
2IO
PARTE STRANIERA.
Recherches pratiques sur les causes qui font echouer
Vojjeration dc la cataractc. Par Cauron du Vil-
LARDs, D. M. professear particulier des maladies des
yeux etc. — Paris, 1834, ^'^ ^•°
>vuesto libro benclie scritto in francese appartieiie ad
un italiano, alunno deirUniversita di Pavia, e clie ottenne
dalla Societa medico-chirtii'gica di Bologna una corona ac-
cademica per altro suo dotto lavoro riguardante 1' estirpa-
zlone deir utero canceroso.
L" operazione della cateratta non sempre e accompagnata
da fortunato risultamento, e quindi assai lodevole T inda-
gare le cagioni varie di tal non successo. II dott. Carron dii
Villards si e accinto a questa disamina , ed ha consegnato
neir opera teste pubblicata in Parigi le proprie osserva-
zloni , e quelle gia di pubblico diritto , degli oculisti i
piu celebri die Y hanno preceduto. Siamo in un' epoca in
cni i soli fatti ben osservati sono 1' unica potenza in cre-
dito ; persuaso di tal verita il nostro autore ha basato
tutto il suo lavoro sopra tanti fatti si ben avverati da
una giusta osservazione da mettere in evidenza tutte le
numerose cause che fanno , il piix sovente , mancare T ope-
razione della cateratta ; ed il vidi multum , feci satis , expe-
rientia dure, non ra male qual epigrafe del suo libro.
Nel primo capltolo sono comprese alcune generalita sulla
cateratta, ed un quadro sinottico assai ben inteso de'di-
versi metodi d'operarla. Negli altri capitoli sono poi esposti
minutaniente i diversi accidenti che possono sopravvenire
in seguito de' varj metodi praticati : accidenti dovuti ad
errore di diagnosi , di scelta nel modo di procedere , di
situazione svantaggiosa dal lato del malato alP epoca del-
1' operazione , dalP uso di stromenti difettosi , dall' influenza
di qualche malattia e de' slntomi particolari che si mani-
festano durante ed anche dopo 1' operazione , dal concorso
PARTE 6TRANIERA. 211
di una stagione sfavorevole, e dal cattivo stato dell'occhioi
daU'esitazione nella cara consecutiva, o dair uso mal ap-
propriate de' soccorsi terapeutici , infme dalP esposizione
prematura alia luce deir occhio operate. Ognuna di queste
cause e esaminata con accuratezza , ed e accompagnata
da giudiziosi consigli per evitarla. Vengono poi descritti
uno ad uno gli accidenti che sogliono accompagnare tale o
tal altro metodo opei-ativo. Per eseinpio, le cause che pos-
sono opporsi al buon risultamento dell' operazione per ab-
bassamento sono, lo stafiloina della sclerotica, 1* inipossi-
bilita o la diflicolta d'abbassare il cristallino in un con la
sua capsola , sia per efFetto dl aderenze anormali, sia per
troppa fluidita ; gli ostacoli che s' incontrano quando si
pralica il ti-itamento, nel far passare i frammenti della
lente, porzioae nel corpo vitreo, e porzione nella camera
anteriore ; lo spostamento di tutto il cristallino nella ca-
mera anteriore, ove eccita talvolta degli spiacevoli acciden-
ti ; lo scostamento della lente al contatto dell' ago ne' di-
versi punti del globo oculare, ed il suo strozzamento nel
mezzo della pupilla; il rialzarsi del cristallino, e quindi
la cateratta secondaria \, finalmente 1' amaurosi. Si trovano
consegnate in questo capitolo delle assai interessanti par-
ticolarita intorno le sopra indicate diverse cagioni che fanno
sventare l' operazione della cateratta per abbassamento.
Le cause che potrebbero opporsi al buon successo del-
r operazione , cosi detta per estrazione, sono racchiuse dal-
I'autore in sette capi particolari : i.° la troppo piccola
incisione della cornea, 1' irregolarita e posizione viziosa di
questa ; la rottura dello stromento e 1" uscita prematura
dell'umor acqueo ; 2.° il rovesciamento della cornea all' in-
fuori , con impossibilita di riunirsi di prima intensione ;
3.° la ferita d^iriride, la sua ernia , la sua contrazione
spasmodica, o irispasmica, la sua aderenza al cristallino,
alia cristalloide o alia cornea , la sua convessita in avanti
da invadere la camera anteriore, una pupilla naturalmente
troppo stretta o troppo dilatata ^ 4..° I'uscita dell' umor vi-
treo, il blefarospasmo e le convulsioni de'muscoli del globo
oculare ; 5." le dlfficolta varie di estrarre il cristallino per
intero o in parte , la cateratta capsolare primitiva o se-
condaria, e r hypopion ; 6." l' introduzione dell' aria nel-
r occhio ed il soggiorno di questa nello stesso ; 7.° final-
mente il cattivo metodo di medicatura dopo l' operazione ,
le cicatrici viziose e lo stafiloma della cornea.
a 12 PARTE STRANIERA.
Assai instfuttlve sono le considerazioal del sig. Carron
du Villards intorno 1' operazione della cateratta congenita,
dalle qnali ne emerge la necessita di operare i fanciulli
ancora in tenera eta.
Le regole generali per ogni metodo d' operazioue e le
note particolari die concernano ogniina di queste sono
piene di dottrina e di sani precetti. Quest' opera, tuttoclie
recentissima, ha gia ottenuto Papplauso delle primarie no-
tabilita chirurgiche di Parigi, e specialmente degli ocnllsti ;
e dessa scritta con purita di stile e dovizia di ])uona eru-
dizione. E chiusa T opera con due grandi tavole benissimo
disegnate rappresentanti con fedelta e cliiarezza i uiversi
stromeuti che richiedono le varie operazioni della cateratta.
Un mot sur le charlatanisme homoepatique par le
DS Sylvain-Eymard. — Paris, i835. Un i-olume
in 8.° (i).
Sunto del rapporto del professore B. Mojon letto nella tor-
naza del 29 aprile scorso , della Societa delle scienze fisico—
chimiche di Francia.
Signori ,
E splacevole che I'autore dell' interessnnte opericciuola,
die m' incumbenzaste di esaminare per darvene raggnaglio,
abbia cominciato il suo lavoro col liiasimare I'attuale ten-
denza del secolo , dando a credere ch' essa niiri alia cli-
strnzione di tutte le migliori instituzioni sociali. " Politica
» (die' egli ) , religione^ scienze, arti , letteratiira , medi-
»/ cina, nulla rimane in piedi, tutto e rovesciato da ciiiia
>/ in fondo, ecc. » SifFatte ardite e calunniose parole con-
tro 11 progresso ognor crescente dello scibile uniano, contro
la tendenza scientitica e morale dell' epoca attuale , che
cerca nel distrurre il fanatismo d' innalzare degli altari al
vero Dio della natura ; die da ai popoli una politica ba-
sata su i diritti dell' uomo , e che fa migliorare tutte le
piu sane dottrine sociali. SiflFatte parole, dico, non pos-
sono certo trovare eco d' approvazlone nel seno di questa
Societa protettrice delle scienze e delle arti. Ma se io trovo
(i) Sulla dottrina omiopatica \edi le Osservazioni ingerite nel
tomo 73.°, marzo t834i P'"*?- ^^6 di questo Giornale.
PARTE STRANIERA. 21 3
I di che blasiniare le prime facce del libro del dott. Sylvaln-
I Eyniard , m' e pero dolce il dover lodare la giusta e sana
ci-itica ch' egli fa dl quel deliro del dott. Hahnemann che
sotto il noine di medicina omoiopatica afFasciiio qita e la
in Eiiropa la mente di qualche medico piii amico del nuovo
e dello sirano che dell' utile e del sensato
" La medicina omoiopatica volendo ultimamente afFac-
ciarsi in Parigi, vi venne anatemizzata dalla primaria Ac-
cadeniia medica del regno (i). Essa vi fu giudicata e con-
dannata a morir di dispregio.
»» Comincia 1" autore il suo lavoro col dare itn' esatta e
chiara nozione dell' omiopatismo , delia maniera com' esse
considera le malattie, 1' azione de' rimedj, il mode di am-
ministrarli a dosi microscopiche, il regime dietetico che
addimanda, ecc. lo non m' intratterro a valntare tutte queste
particolarita ; nel mondo medico se n' e digla tanto par-
lato, e fors' anche di troppo, che non v' e alcuno di voi,
onorati colleghi , che non ne sia pienamente al fatto. Per
coiiiljattere le innumerevoli scioccherie di questa assurda
dottriua , che si vorreblie decorare col nome di nuovo si-
stema medico , 1' autore si serve costantemente dell' arma
del ridicolo , come la sola clie piii le si convenga , arma
ch' egli raaneggia con destrezza e con felicita , di modo
che la lettura del suo libro riesce tanto piacevole, quanto
utile
» II sig. Sylvain-Eymard assicura che i rimedj omolo-
pntici ben lungi dal possedere le virtii salutari che si vor-
rebbe atiribuir loro , essi sono senza reale esistenza e
dt'bboiio preuder posto tra i nunierosi mezzi impiegati dal
ciarlaianismo per accalappiare la conlidenza e I'oro dei
sciocchi sempre facili ad essere uccellati.
" Ove sono i malati realmente guariti dall' omoiopatia?
Dice il nostro collega : certo , se si cancellauo da quest! i
visionarj , gli entusiasti , le donne vaporose , isteriche, gli
allocchi, i compiacenti , e quelli alleviati dal regime, o gua-
riti dalle forze medicatricl della natura^ non ne rimarranno
sicuramente plii molti. Non e gia su di alcuni fatti incerti
e disputaljili che una teorica medica deve segnalarsii giac-
che cosi essendo I'alchimia, il mesmerismo, la magia,
(I) Vedi Proresso \eibdle della tornata dell' Accademia reale
dl luediciiia di Fraucia del 24 inaazo i835.
214 TARTE STRANIERA.
gli amuletl, ecC, potrebbero egualmente pretendere ad
una specie di primato nella raedicina , dedotto dalle nu-
merose e positive cure ad essi dovute. Ben sappiamo che
Vi sono malattie per le quali il miglior rimedio e quello
di nan fame alcuno ; »e vi e medico che nella sua pra-
tica non abbia dovuto ricorrere, onde soddisfare 1' affasci-
nata immaginazione del suo malato , ad ua granellino di
sale nella bevanda , alle plllole di mollica di pane , al de-
cotto di sovero e a simili altri nulla.
)/ L'autore da ragguaglio di molte ed esatte esperienze da
esso intraprese sopra degli animali ; nello scopo di assicu-
rarsi se veramente varie sostanze velenose , ben note ,
nella loro azione ordinaria, aaaministrate in dosi omoio-
patiche acquistano un aumento di attivita deleteria da uc-
cidere, o almeno da infermare gli animali sottomessi a
quest! stessi esperimenti, ed egli dovette dedurne esser
falso , completamente false che le divisioni e suddivisioni
(^dilutions) omoiopadche esaltino indefinitamente ed in ma-
niera sorprendente la potenza medica delle sostanze naturali,
come pretenderebbero gli Hahnemanniani
Almeno^ dicono i settarj dell' omoiopatismo , i nostri
rlmedj tuttoche male amministrati non potranno mai uc-
cidere un malato , il che accade talvolta per le forti dosi
de' rimedj prescritti dai medici alopatici. lo risponderei a
sifFatta proposizione, che se e talvolta lodevole un pratico il
quale dopo di avere ben studiato io stato raorboso del suo
infermo, si attiene ad una circospezione estrema allorche
si tratta di prescrivere un rimedio , altrettanto e biasimevole
se conoscendo il vero specifico di una malattia grave se ne
stasse coUe braccia incrocicchiate sul petto senza adope-
rarlo, nell' aspettativa inutile d'una crisi salutare prodotta
dalle sole forze della natura. Questo medico biasimevole,
io direi anche colpevole, e il medico omoiopatico.
Credo che T opericciuola del nostro collega , a malgrado
che contenga qua e la qualche moto contro lo spirito pro-
gressivo del secolo, meriti pero di essere notata lodevol-
mente ne' fascicoli clie pubblica 1' Accademia ;, racchiudendo
cssa la piu sana e giusta critica che possa farsi di un si-
stema che pecca nella teorica e nella pratica , e che ogni
medico conscienziato deve rispingere come non fondato ne
sulla ragione ne suH' esperienza.
... B. Mojon , relatore.
PARTE STRANIERA. ai5
Quadro delV Impero Romano, sua estensione , sua popo-
lazione, stato de' suoi abitand, sua decadenzn, ecc. (*).
" Jstituito un calcolo approssimativo , si aggiudicarono
all' impero romano seicento leghe d' estensione dal nord al
sud , pill di duemila dali' est all' ovest , e centottantamila
leghe quadrate di superficie. Ma un' idea clie s' appoggia
a numeri non puo essere tale da scolpire nell' animo una
nozione distinta. A formarsi piii agevolmente il concetta
della grande ampiezza del romano doiiiinio nelle contrade
pill ricche e piii fertili della terra, e mestieri costeg-
giare la linea delle frontiere. A settentrione esso confinava
colla barriera dei Caledonii o Pitti , col Reno , col Danu-
bio e col Mar Nero. La barriera de' Pitti dividente nella
parte piii angusta la Scozia lasciava ai Romani il posse-
dimento delle pianure di qnella regione e 1' Inghiltei-ra
tiitta. II Reno e il Danubio che hanno pressoche alio
stesso punto la sorgente e dicigentisi 1' uno nel senso d'oc-
cidente , I'altro verso I'oriente separavano 1' Europa bar-
bara dall' Europa incivilita. II Reno valea di frontiera alia
Gallia die rinchiudeva a que' di 1' Elvezia e il Belgio. II
Danubio era un riparo alle due grandi penisole dell' Italia
e deir Illirio : divideva esso quei paesi , alcuni de' quali
anche oggidi hanno nome di germanici ed altri di slavi.
Lungo la sua destra sponda i Romani possedeano la Re-
zia, il Norico, la Pannonia e la Mesia, die corrispondono
pres&o a poco alia Svevia, alia Baviera, a parte dell' Au-
stria e deirUngheria, e alia Bulgaria. II ristretto intervallo
che disgiunge la sorgente del Danubio da quella del Reno
al di sopra di Basilea era munito d'una linea di fortifi-
cazioni. II Mar Nero proteggeva I'Asia minore. Al nord e
air est alcune greche colonic serbavansi , sotto la prote-
zione dell' Impero, in una tal quale indipendenza. Un prin-
cipe greco regnava a Cafla sul Bosforo Cimmerio. Altre
(') Quest' articolo e tratto ilalla Storia della caduta deU'Impero
Romano^ rlie fu scritta in inglese dal sig. J. C. L. de Sismondi,
« rlie fa parte dell' importante collezione che sotto il titolo di
Cabinet-Cyclopedic piibblicasi a Londra dal sig. D. Lardner.
2l6 PARTE STRANIERA.
colonic greche nel paese dl Lazica o nella Colchide al-
teriiarono fra lo stato di soggette e quello di tributarie.
La costa meridionale del Mar Nero dall' iraboccatura del
Danubio sino a Trabisonda era tutta quanta de' Romani.
I confini orientali dell' impero erano i monti dell' Ar-
menia, il corso dell'Eufrate in parte, e i deserti dell'Ara-
bia. Una delle piii alte catene montuose del globe, la
caucasea , che dal Mar Nero protendesi fino al Caspio , e
lambendo il Tibet a un estreiuo tocca all' altro il centro
dell'Asia minore, separava gli Sciti dell' aha Asia dai Per-
sian! e dai Romani. La piii selvaggia parte di tali mon-
tagne apparteneva agl' Iberi che si conservarono indipen-
denti. La men capace di coltura abitavasi dagli Armeni
sottostanti ora ai Romani, ora ai Parti ed ora ai Persian!,
direm meglio come triljutarj anzicbe come sudditi. 11 Tigii
e r Eufrate nati dalle raontagne dell'Armenia mettono foce
nel golfo persico dopo avere irrigate le pianure della Me-
sopotamia. Lnngo qiiesta porzione dei limiti orientali sino
ai deserti di sabbia che, piii oltre verso il mezzodi, dis-
giungono le rive dell' Eufrate dalle feconde coUine della
Siria, le frontiere dell' impero non aveano una determina-
zione dalla natura. Quindi e ciie le due grandl monarchie
de' Romani e de' Parti, o de' Persian! che snccessero a
questi, veggonsi rapire 1' una all' altra alcune delle provin-
cie deir Armenia o della Mesopotamia. I deserd dell' Ara-
bia difendevauo la Siria pel tratto di tluecento leghe, e il
Mar Rosso era schermo all' Egitto.
Al sud i deserti della Libia e di Sahara , all* occidente
1' Oceauo Atlantico segnavano i coaiini e all' impero dei
Romani e al mondo conosciuto.
Ora die abbiamo tracciata la linea delle frontiere dell' im-
pero, veniamo per brevi istanti ad eniunerare le provincie
che lo componevano. Verso I'anno 292 Diocleziano I'aveva
scompartito in quattro prefetture pretoriane, mirando cosi
alia miglior difesa di esso, e vi aveva preposti quattro
capi o governatorl che dir si vogliano. Queste prefetture
chiamavansi la Gallia, 1' Illirio , 1' Italia e 1' Oiieate. II
prefetto della Gallia risedeva a Treviri. Aveva a se su-
bordinati tre vicarj, cioe qnelli della Gallia, della Spagna
e della Brettagna. Le provincie della Gallia sottodivide-
vansi , giusta 1' anlica consuetudiue di quegli abitanti , in
Gallia narbonese, aquitana , celtica, belgica e germanica.
PARTE STRANIERA. 21 7
La Spagna coinpi'cndea tie parti , cioo la Lusltaiiia , la
Betica c la provincia Tarragonesc. La Brettagna in fine
abbracciava tutta 1* isola fiiio alia frontiera cli Severo.
La prefettura illirica era composta di quell' immenso
triangolo clie ha per base il Danubio e per lati il Mare
Adriatico e T Egeo da una parte e il Mar Nero daU'altra.
Comprendeva pressoclie tutto 1' attuale impero austriaco
e tutta la Turchia. Le sue provincie erano la Rezla , il
Norico, la Pannonia, la Dalmo/ia , La Mesia , la Tracia,
la Macedonia e la Grecia. II prefetto dimorava a Sirinio,
non lungi da Belgrado e dal Danubio, ovvero a Tessalonica.
La prefettura delT Italia , oltre qucsta provincia , culla
de" conquistatori del niondo, annoverava tutta I'AfFriea,
dalle frontiere occidentali dell' Egitto sino al moderno im-
pero di Marocco. Le provincie delPAffrica appellavansi Li-
bia , Affrica , Nuniidia , Mauritania cesariana e tingitana.
Roma e Milano furono alternativamente la sede del pre-
fetto d' Italia , ma Cartagine era la capitale delle provincie
affricane. Essa eguagliava Roma in popolazione non ineno
die in magnificcnza. Nel tempo in cui erano in fiore, le
provincie aflVicane da se sole superavano plu del triplo
Testensione del territorio della Francia.
La prefettura dell' oviente ristretta dal Mar Nero, dal
regno di Persia e dal deserto era pivi vasta, piu ricca ,
piii popolosa delle alti-e. Conteneva I'Asia minore , la Bi-
tinia, il Ponto, la Cilicia, la Siria, la Fenicia, la Palesti-
na , r Egitto, porzione della Colchide, dell' Armenia, della
Mesopotamia e dell' Arabia. Antiochia era la stanza del
prefetto; ma alcune altre capitali, e particolarmente Ales-
sandria d' Egitto , gareggiavano almeno con Antiochia in
popolazione e in ricchezza.
II novero delle provincie di Roma e il parallelo con
alcuni degl'imperi d' oggidi confonde P immaginazione: ma
lo stupore s' accresce se ci facciamo a contemplare le
vaste e splendide citta die ornavano ciascuna di quelle
provincie , citta alcune delle quali adequavano , se pur
non superavano , le nostre maggiori metropoli , in opu-
lenza e popolazione, citta, die come Antiochia, Alessan-
dria, Cartagine. racchiudere sembravano nel recinto delle
uuira ua' intera nazionc. Le sole provincie galliche no-
vcravano centocinquanta luoglii godenti i diritti di citta.
Bibl Ital. T. LXXVIII. i5
3l8 PARTE STRAKIERA.
Susslstouo tuttora i ruderi di alcune ed avauzano ia iiia-
gniticenza tmte le citta de'' tempi xnoderni.
L*as|>etto di tali rovine desta la nostra inaraviglia quan-
d" aiiclie trovinsi in provincie i cui nomi non richiamano
riraenilsranze gloriose. A Nisrae^ contempliamo con senso
di risj)etto il palazzo Quadrato , le Arene , il ponte del
Gard. Lo stesso efFetto ci produce ad Aries e a Narbona
la visita dei resti della grandezza romana : e pure, die vi
troviamo noi mai, se non modelli d'arte' Nessuna storica
memoria vi e associata; colesti insigni edifizj furono eretti
quando Roma aveva perduto la liberta , le virtu, la glo-
ria. Se ci vien fatto di deteriiiinare Tepoca della loro co-
struzione c' incontriamo uel regno di principi , i nonii dei
quali passarono in abbominio a tutte le generazioni po-
steriori.
Con tutto cio questi monumenti , scl^l^en nelle piii re-
mote contrade, sebben nelle citta piii oscnre, portano
ancora I'antico impronto di Roma, T impronto della gran-
dezza e della majiaifiLeaza. Le abitudini e le iinpressioni
niorali si perpetuano alcuna volta nelle opere dell' arte
anche dopo essersi cancellate dall' animo dell" artista. Negli
iiltimi periodi della decadenza dell' impero gli artisti vive-
vano circondati da quegli antichi monumenii clie furono
consacrati come modelli , e merce di essi teneansi in sulla
buona strada ; sentivano 1' impulse al lavorare per 1' eter-
nita , e pero continuavano ad imprimere alle opere loro
quel carattere di possanza e di durata che loro acquista-
rono la preferenza sopra tutte quelle che vennero ne' suc-
cessive tempi eseguite. L'imponente architettura di Roma
ci richiama colla sua forma e grandezza quella dell' alto
Egitto. Ne diiFerisce Y>^r'o quanto all' oggetto : imperocche,
mentre gli Egiziani non lavoravano se non pei loro Dei,
i Romani all' incontro anclie durante il periodo di loro
«chiavitu lavoravano principalmente pel popolo. E evi-
dente che tutti i loro grandi edificj erano destinati al
godimento di tutti i cittadini. Sotto la repubblica si co-
strnivano per T universale vantaggio gli acquidotti e le
grandiose strade^ nei giorni dell' impero pensavasi di pre-
ferenza ai pubblici sollazzi , e a cio miravano le erezioni
de" circhi e de' teatri. Mentre sembra clie I'architetto egizio
pensasse solamente alia presenza della divinita nella co-
«truzione de'templi, diremmo che Tarchitetto romano fosse
tn{to intento al j)opolo che doveva accorrervi pel culto,
i
PARTE STRA.NIERA. 2 1 <)
In tanta niagnilicenza l' impero, di cui or ora conteniplc-
reino la caduta, nel quarto secolo di sua esistenza languiva
in uno stato d' inevitabile decadimento. II setientrione so-
vr'esso rovesciava le sue orde di guerrieri. Dall' estremita
delia Scandinavia alle frontiere della China le nazioni
succedevano alle nazioni , e le ultinie a giungere cacci i-
vano le prime, le schiacciavano, e lasciavano i segnali
del loro passaggio coll' eccidio e colle devastazioni. Le
calaniita die aiflissero il genere uinano in tale periodo su-
perano nell' universalita dei mali , nel numero delle vit-
time, neir intensita dei patimenti cjuanto mai si e ofFerto
alia nostra atterrita fantasia. Non ci basta I' animo di
calcolare i inilioni dei morti prima del totale crollo del
romano impero. Tuttavia la rovina di esso non fu 1' opera
dei barbari ; che ben Imigo tempo innanzi era desso cor-
roso da un' ulcera interna. Parecchie cause , indubitata-
mente , cospirarono a distrnggere fra i sudditi dei Cesari
il patriotismo del popolo , le virtu guerresche, Topulenza
delle provincie e i mezzi per resistere. Ma dobbiam re-
stringerci a cercar di svolgere cpielle che derivano dallo
stato della popolazion.'" i poiche sopra di questa dee pog-
giare ogni sistema di difesa nazionale.
Quel sentimento cosi puro e nobile , qnella virtii pub-
blica che giunge talora al piii alto grado d'eroismo e che
rende il cittadino atto a' piu generosi sacrilizj , quel pa-
triotismo che fu lunga stagione la gloria e il potere di
Roma , non trovava alimento nell' impero del mondo. Un
editto di Caracalla ( clal 211 al 217 dopo Gesii Cristo )
aveva associati tutti gli abitanti dell' impero alle preroga-
tive non solo, ma eziandio ai titoli ed ai doveri d' un
cittadino romano. Ecco pertanto il Gallo e 11 Bretone di-
venir fornialmente concittadini del Mauritano e del Siro,
il Greco e 1' Egizio dello Spagnuolo e dell' Unno. Ma ella
e cosa evidence che quanto piii un manipolo e voluminoso,
meno lo stringe il vincolo che lo lega. Quale gloria , qual
distimivo in ima prerogativa divenuta si comune ? Quali
memorie puo svegliare il nome d' un paese ? Nome che
non e piu reso onorifico ne da immagini locali , ne da
associazioni d'idee, ne da alcuna partecipazione a quanto
iliustro il corpo sociale.
Eransi cancellati in Roma divenuta imperiale queste
memorie nazionali , queste nazionali affezioni. Ad esse
220 r.VUTE STRVjSIEK.V.
erano subentrati , deljoli supplimenti , duo mezzi di di-
stinzione fra gli abitanti dell' iiiipero ; la lingua cioe e 11
grado.
La lingua e il simbolo piu efficace dell" unita per una
nazlone. Entra dessa In tutte le intellettuali associazioni ,
colorlsce ogni sentiniento, ogni pensiero ;, costituisce una
parte indlvisibile delle nostre reminiscenze , dl quanto ci
fa cara la vita , di tutto cio die ci ha dato un concetto
della felicita. Se ci palesa un nostro concittadino in mezzo
a un popolo straniero , ci suscita in cuore tutte le emo-
zioni di faniiglia e di patria. Ma tra i cittadini dell' im-
pero romano la lingua non clie congiugnerli contribniva
piuttosto a separarli. Una divisione capitale fra il greco e
il latino mise tostamente in opposizione 1' impero d'orlente
e quello d'occidente. Quelle due lingue die gia eransi le-
vate air apice della loro gloria letteraria vennero adot-
tate dai governi , dal ceto opulento , da quelli tutti clie
aspiravano al vanto di ottima educazione , dalla niaggio-
ranza de" cittadini delle citta plii cospicue. II latino parla-
vasi neila prefettura gallica, in Affrica, in Italia, in una
meta della prefettura illirica e lungo il Danubio^ il greco
nella parte uieridionale della prefettura dell' Illirio , e in
tutta quella dell' oriente.
Ma il grosso della popolazione rurale , se si eccettuino
le contrade coltivate esclusivaniente dagli scbiavi traspor-
tati da luogo remote , avevano conscrvato T idioma pro-
vinciale. Cosi il celtico parlavasi in tutta 1' Armorica e
Mella Brettagna , T illirico nella maggior parte dell' Illirio ,
il siriaco , il copto o I'egiziano, 1' armeno nclle diverse
provincie da cui banno sortlto il nome. 11 popolo cola
dove era piii soggiogato , piu oppresso , maggiormente
sforzavasi d'imparare la favella de' suoi padroni : questi
all' incontro doveano procedere a passi di condiscendenza
rispetto alia lingua dove piii numeroso , piii vigoroso era
il popolo. Intanto per tutto Fimpero fervea un moto con-
tinue della popolazione , merce dell' immcnso trnffico degli
schiavi , del servigio milltare e del coni^orso ai civici impie-
glii. Quindi e die ogni regione presentava nelle basse classi
una strana mescolanza di dilTerenti vernacoli o dialetti.
Sappiamo , per esempio , die nelle Gallie sul finire del
quiuto secolo parlavasi il sassone a Bayeux, il tartaro nel
distretto di Tifauge uel Poitou , il gaelico a Vaunes ,
PARTE STRANIKRA. 32 1
r alano ad Orleans, 11 franco a Tournais e il gotico a
Tours: ognl secolo poi traeva con se una nnova conibi-
nazione.
Ma princlpalmente nella conilizlone t'cgP individtii deb-
bonsi Indagare Ic cause della soiiiuia debolez7.a del roinano
impero. Possiamo in esso distinguere gli abltanti in sei
classi. AfFacciausi da prima le (ainiglie senatoi'ie proprie-
tarie dl ampi latifondi e d' immense dovizie, die eransi
andate usurpando sui meno facoltosi :, vengono poscia gli
abitantl delle grandi citta, die sono nn misciiglio d'artieri
e di affrancati, viventi sul hisso dei ricchi, partecipi alia
costoro corrnttela , formidabiii talvolta colle ribellioni al
governo, non mai peio per marzlale valore temibili dai
nemici; indi gli abitanti delle citta piccole, poveri, vilipesi
e calpestati ; in segnito, ecco gli agrlcoltori e gli schiavl,
cultori delle terre;, e linalmentc una specie di Ijanditi die
per sottrarsl all' oppressione ritiravansi nei Jjoschi e vi-
veano dl ladroneccio.
Le classi alte d" una nazione possono ben dare al go-*
verno un carattere di saggezza e di virtu, purcli" clle sieno
e sagge e virtuose , ma non gli possono gia infondere La
forza, perche questa procede sempre dalla massa. Ora in
Roma imperiale questa massa si svariata per lingua , per
costumi , per religione, per aljitudini , cosi selvaggia in
seno air incivilimento , cosi oppressa , abbrutita a tal se-
gno, appena riusciva visibile a coloro che vivevano delle
fatlche di essn ; appena e mentovata dagli storicif, languiva
nella miseria , periva ; andava disparendo in alcune pro-
vincie , ne alcuno davasi pensiero di osservarne T estin-
gnimento : ne ci vien fatto di scoprirne il destino se noii
mediante una serie di confronti. Nello stato preseiite del-
TEuropa la classe degli agricoltori, di qnelli che traggono
la sussistenza dal manuale travaglio campestre , forma i
quattro quinti della popolazione intei'a, toltane la sola In-
ghilterra. Possiamo ammettere che nelT impero romano la
popolazione agricola era, in proporzione , piii gramle, at-
teso che le manifatture e il commercio meno progredito
aveano di quello che fatto abbiano oggidi. Tuttavia , qua-
lunque fosse il numcro de' coltivatori , esso non facea parte
della nazione. Si consideravano ajjpeua siccome superlori agli
animali domestic!, compagnl delle loro fatiche. I ceti cospi-
cui avrebbero di mala voglia udito da" coltivatori proferirsi
222 PARTE STRANIEKA.
il nome del loro paese ; avrebbero temuto di mettere in
esercizio le loro facnita moral! e hitellettnali ; e plu di
ogni altra cosa avrebbero paventato il coraggio che po-
teva rivolgersi contro gli oppressor!. I contadini eraoo af-
fatto inermi, e giudic.iti incapaci di tospirare a difendere
lo Stato o ad opporsi ad ua iniuiico straniero o domestico.
La popolazioiie rnrale delP impero era divisa in due
classi, cioe nei coloui liberi e negli schiavi : classi che
pero difFerivano di solo nome, anziche per dirltti positivi.
I primi coltivavano la terra a certi patti determinati, che
consistevano per lo piix uel pagamento in generi; ma sic-
come una linea da non potersi oltrepassare li separava
dai padroni, siccoiiie suttostavauo iiiimediatamente a qual-
che schiavo o liberto prediletto , siccome le loro lagnanze
non erano uciite, ne dalle leggi ricevevano alcuna franchi-
gia, cos! la condizione loro peggiorava ogni di, i pagaraenti
da loro esattl divenivano vieppiii rovinosi^ e se, disperando
per la iniseria , abljandonavano campi , abituri , famiglia,
e andavano a procacciarsi un asilo sotto la protezione di
altro possidente , le costitnzioni degl' iniperatori avevano
decretata una forma somiiiaria di processura , con cui ri-
chiamarli e impadronirsi delle persone loro in qualunqae
luogo fossero per ritrovarsi. Siftaita era la condizione dei
liberi cokivatori del suolo.
Gli schiavi suddividevansi in due ordini: in quelli che
erano nati sul territorio del padrone , e che pero non
avendo alcun altro doniicilio od altra patria , godevano
maggior coniidenza^ e in qnelli ch' erano comperati. I pri-
mi traevano la vita ne'casolari, nelle masserie, osservati
da' loro ispettori quasi come i negri delle Indie occiden-
tal!. Ma siccome diminuivano continuamente per Faspro
governo che se ne faceva , per 1' avarizia de' superior! ,
congiunta alle loro strettezze e all' avvilimento^ un traffico
attivo e incessante trasportava attraverso 1' impero alcuni
arrolamenti fattisi tra i prigionieri di guerra. Le vittorie
delle arm! romane , spesso anche le contese tra barbari e
barbari , i castighi inflitti dagl' imperatori o dai loro luo-
goteaenti alle citta o provincie ribellatesi , la cui popola-
yione intera era venduta sotto la lancia del pretore , for-
nivano di conLinuo gli schiavi al niercato. Esseri niescliini
che lavoravano quasi sempre colle catene a! piedi, ch' erano
si spossati dalle fatiche da degradarsi il loro animo, e che
di notte rinserravansi in cavita sotterranee.
PATxTE STRANJER\. 223
I patimenti orribili di tanta parte della popolazlone,
r odio ch' essa nutriva contro gli oppressor! condnssero,
siccome era naturale, a frequenri insurrezioni, a conglure,
ad assassinj, ad avveleiiamenti. Indarno una legge sangui-
naria condanna a morte tiitti gli schiavi di cui e stato
ncciso il padrone ^ la vendetta e la disperazione moltipli-
cano i delitti e le violenze. Coloro che liauno appagata la
vendetta , coloro cui f'alli 1' attentato , ma che rimangono
colpiti dal sospetto , fuggono nelle foreste per vivervi di
rapina e di saccomanni. Nella Gallia e nella Spagna chia-
mavanli Bagaudae ; nell'Asia minora erano confusi cogli
Isaurici , nelP AflVica coi Getuli che viveano alia stessa
guisa. Erane tale il numero che i loro assalti parevano
piuttosto guerre civili che violenze d'un branco di briganti.
Erano cio che nelle isole dell' America sono i Marroni.
Colle loro scorribande aggravavano i mali dei gia loro
compagni di sciagura. Vedevansi i distretti, le provincie
abbandonate dai loro cultori ; in foreste e in ericeti con-
vertirsi i campi e i pascoli.
I senatori ricchi ottenevario alcuna volta d'essere risto-
rati dei danni o soccorsi dalle aiitorita per difendere i
loro poderi; ma i piccoli possessor! che coltivavano da se
i fondi proprj non avevano scnnipo a tante violenze e
ofFese : correvano sempre in rischio per gli averi e per
la vita. Per il che afFrettavansi di sgravarsi del loro patrl-
monio a qualsivoglia costo quando ritrovavano un vicino
dovizioso pronto ad accjnistarlo;, anzi talvolta I'abbandona-
vano senza alcun compenso:, spesso anche n' erano espulsi
dalle esazioni del fisco o dall' eccessivo peso de' pubblici
carichi. Per queste viceude venne in non molto a cessare
tutta quella classe indipendente, in cui T amor del paese
risede con una particolare energia, il cui braccio A'igoroso
e il piu atto a difendere il suolo che coltiva. II numero
de' possessor! scemo a segno tale che un uomo facoltoso ,
un senatore , dovea sovente percorrere dieci leghe prima
di trovare I'abitazione d'un vicino o d' un eguale. Quindi
e che alcuni di essi, siccome padroni d'intere provincie,
erano tenuti in conto di piccoli sovrani. "
324 VARTIi STRANIERA.
Considerazioni sidle sciiole popolari e industriali dc
J. C. Leu CHS, in 8.°, dl pog. 78. ■ — Noiimberga ,
1834, presso Leuchs e comp.
L' autore conosciuto dal pubblico per T edizione di molti
scritti politecnici ha disegnato in quest' opuscolo il popolo
in conseguenza delle sue relazioni esteriori. Egli lo divide
in tre classi , cioe : classe povera , classe comoda e classe
ricca. I fanciulli delPagiata e della ricca, secondo T autore,
devono suljire la prima loro educazione nel seno della
propria famiglla. I figli dei poveri deljbono riceverla nelle
scuole puerili publiliclie.
L' autore pensa che le scuole popolari debl^ano ricevere
e conservare i fanciulli dai sei ai dodici anni. Dopo questo
terinine la loro educazione dovra essere proseguita nelle
scuole industriali o civili. Essi nelle scuole industriali ri-
ceveranno non solaniente 1' istruzione morale intellettuale ,
ma eziandio alcuae cognizioni speciali che li prepareranno
alio state futuro eletlo dai medesimi. L' insegnamento spe-
ciale sara dappoi esclusivamente aflidato alle scuole della
domenica. L' insegnamento primario sara eguale per tutti ;
ma oltrepassato questo grado , T istruzione sara adattata a
norma dei differenti gradi d' intelligenza degli allievi. Per
tale maniera secondo il piii o nieno della loro capacita, o
pill presto o piii tardi si applicheranno a' lavori manuali
e tecnici.
Qui r autore attribuisce una miova importanza alle scuole
industriali ;, egli ricerca che T educazione classica in essi
venga egualmente eseguita , e che tutta la gioventii di uno
State debba apprendere qiiesta classica istruzione.
Aniiotazlone.
II piano deirautore pare giudizioso benche non sia nuovo,
cd anzi piii volte ripetuto anche faori della Germania. Ma
r ultima conclusione in cui vorrebbe che tutta la gioventii
di uno Stato prendesse parte egualmente a tutta T educazione
classica, pare cosa del tutto inopportuna ed anzi dannosa,
specialmente pel cete industriale , al quale bisogna, per
quanto si pub , aliljreviare il corse onde abilitarle a gua-
dagnarsi il pane. Indipendentemente da cio, conviene con-
sultare anche le attitudini personali ; e pero gli educatori
jlluminati non potranno assentirc al pensamento dell' autore.
PARTE STRXNIEUA. 225
Tutto qxiesto c ancor poco. La classe dei veratiiente
poveri licliiaina tutta rattenzione etl impegna tutte le cure
di un govei-ao veraniente civile. Se col progresso dell' in-
civiliinento si vaiino inano mano diraniando e moltiplicando
le utili pi'ot'essioiii per cui si dilTonde il valor sociale so-
pra un maggior nuniero d'individui onde readerli utili e
per se e per altri ; dall' altra parte 1 consorzj ed i governi
devono a pari passo coadjuare al corso providenziale della
natura. Certameiite la legge fondamentale di dlritto natu-
rale necessario della socialitli esige che la comunanza veiiga
in soccorso della vera impotenza reale di tutti colore che
debbono soggiacere ad un' economica disuguaglianza, in
cui se da una parte vi sono possidenti, dall' altra sono i
lavoratori. Per la stessa ragione clie vennero stabilite case
di ricovero , istituzioni di beneficenza ed ospedali per
gl'infermi, anche il pubblico deve somniinistrare i soccorsi
abilitanti e sussidianti dove un' assoluta necessita inipone
questo dovere.
Or qui si presentano molti rapporti ai quali conviene
provvedere. Un uomo nulla possidente abbisogna assoluta-
mente di un qualche ramo di utile industria. Una profes-
sione utile presso di lui tien luogo della possidenza di cui
egli manca. Dunque nell' impotenza primitiva ed indivi-
dualmente insuperabile e necessario e doveroso sommini-
strargli , non diro direttamente il pane , ma i mezzi onde
aljilitarsi a guadagnarselo. Or ecco la necessita ed il do-
vere irrefragabile della primaria istruzione. II leggere, lo
scrivere , il conteggiare, il sapere i doveri della morale e
della religione , ecco i prinii e notorj element! dell' istru-
zione indispensabile, come tante e tante volte fix ripetuto
in tutte le parti del mondo incivilito.
Dopo questa prima considerazione se ne presenta una
seconda alia quale 1' autore non pose mente. Questa si e
il modo di efl'ettuare questa primaria istruzione accompa-
gnata da una morale educazione per rendere gli uomini
provetti operosi , rispettosi e cordiali. Un povero artigiano
che deve lavorare tutto il giorno e quasi sempre fuori
di casa , come pure un agricoltore possono forse vegliare
suUa condotta dei proprj ligli e provvederli di un decente
vestito per presentarsi alle scuole publdiche !• Ma dall' al-
tra parte c vero o no clie conviene affrettarsi di porre
sotto al giogo deir educazione la prima fanciullczza di questi
226 PARTE STRANIERA.
individui ? Guai se si frappongono ritardi ! Quando la troppo
connaturale sbadataggine ed oziosita comincia ad allignare
nei fanciuUi ella e cosa difBcilissima il poterla sradicare
dappoi. Ecco allora cresccre oziosi e vagabondi die tutta
la forza dei governi noii saprebbe reprimere, e che dall'altra
parte cadono necessariamente sulle braccla dello Stato.
Qual e la conseguenza di questa notoria e ripetuta os-
servazione '' Doversi pensare ad un asilo pel manteniraento
provvisorio di questi fanciulli dietro il classico e tanto lo-
devole stabilimento del venerando Aporti di Cremona imi-
tato dappoi in altre parti d' Italia e che trae seco altri
vantaggi economici e niorali di sommo A'alore. Con questa
istituzione si supplisce assai ineglio ed economicamente a
molte e molte dispensazioni di liraosine, le quali non frut-
tano alio Stato i vantaggi economici , morali e politici de-
rivanti da essa.
Ma fingiamo almeno coUa fantasia che tutto 1' ordina-
mento economico fondamentale sia ben costituito. Fingiamo
pure che 1' istituzione suddetta sia attivata; forse che essa
non puo venire disturbata dal mal inteso sistema delle
economiche parzialita? Con emulatrici tarifiFe doganali si
stimoli artificialmente Tinditstria. Questa fa nascere una
concorrenza nella mano d' opera, per cui una moltitudine
offre il suo lavoro. Allora si diminuiscono da una parte
i salarj degli operaj di mode che vivere non possono piii
coi guadagni della giornata, e dall' altra parte si moltipli-
cano i contrabbandi che sono tanto dannosi alia moralita.
A fronte di questi dati di una costante ed irrefragablle
esperienza qual e la conclusione clie ne nasce *? Che T ar-
ticolo capitale della vera pubblica sociale istruzione deve
essere fiancheggiato ed avvalorato tanto dal sistema unico
e giusto dell' ordine sociale delle ricchezze , quanto da una
provvida legislazione finanziera. Qui cade il proverliio. Bo-
num ex integra causa; malum autem ex quocumque defectu.
Roniamosi.
I
APPENDICE ITALIANA.
Le Buccollche di Virgilio Marone volgarizzate da
Dionigi Strocchi. — Fesaro, i835, pel dpi di
Annesio Nobili , di pag. laS col testo.
J I solo nome del ch. sig. Dionigi Strocchi, si vantag-
giosamente noto alia repubblica delle lettere per varie sue
produzionl , e fra le altre , per la bella traduzione degli
Inni di Callimaco in terza rima , basta per se stesso
a raccoraandare agl' intelligenti ed al pubblico qualunque
altra produzione di questo valentissimo letterato ed ele-
gante e purgato scrittore, e per conseguenza anche quella
che or a qui annunziamo. Ed io, per darne un saggio a chi
leggera questo articoletto, apriro a caso qua e la il volu-
nietto che ho tra mano , e ne trascrivero insieme col testo
i priuii versi che si presenteranno al mio sguardo. Apro
di fatto, e mi cadono sott' occhio uelP egloga prima i versi:
Mirahar , quid mcBsta Deos , Amarylli , vocares :
Cui pendere sua patereris in arbore poma.
Tityrus hinc aberat : ipsce te, Tityre , pinus ,
Ipsi te fontes , ipsa h/ riducendo 1' arte alle massime , ho creduto clie tuttavia
» tentar si possa con successo di soffiar ne' poemi di Cal-
» liope quello spirito animatore di ogni epopea. Infatti ,
» perche riliuLare , per esempio, un mirabile sostenuto
j; dalla credenza religiosa? E il mirabile de' poemi di Omero
» e di Virgilio non era esso forse dogmatico, cioe soste-
» nuto dalla religione de' popoli ' Cio mi decise a intro-
;/ durre da attori nel poema gli esseri maligni incorporei,
(l) Quest' ottava e V Ars^oinentu del quarto canto con cui Cnisce
il Tentativo epico del sig. Forleo. Egli ha scritto al suo l.bio gli
Ar^oiiienti e le Note^ poi u' li-i estratte altiesl le Scntetize morali.
APPENDICE ITALIAN\. ^35
<» dei quali T esisten^a e assicurata ctalla religloiie, e noii
n sconosciiita ne dalla vecchia , ne dalla nuova iilosofia.
/< Pero a diflerenza dei grandissimi lunii dell' epopea Ita-
n liana , volli die quelle intelligenze , lungi dal cedere il
'I loro potere agli uomini , agissero da se medesime , ser-
» vendo alf odio loro coutro il cieio. E vf ramente trovai
M piu verosimile e uiaggior dignita in simile linzione ^ poi-
>i die rintelletto intende agevolmente il potere degli spiriti
» coUocati eminenteuiente nella scala degli esseri , ma noa
» vede chiarameiite couie quegli spiriti il possano cedere
>i ed investirne un mago travagliatore dell" universo. Cosi
}> la fuizione degli Atlantidi al)itau dai Peni , e sostenuta
» dal verosimile appoggiato alia storia. » — I noslri let-
tori possono giudicare se dai lato dell' eft'etto poetico sia
veramente diverso il sistema del sig. Forleo da quelle del
Tasso : quanto a noi coufessiamo di non vedere perdie
debba esser difficile a iiiteiidersi come gli esseri maligni
investaiio del loro potere un mago , ne perdie un demo-
nio debba essere piii acconcio di un mago alia poesia. So-
pra tutto pol non arriviamo a comprcndere come il sig.
Forleo abbia potuto persuadersi die nella nostra eta questa
continua successione di meraviglie e di meraviglie sifFatte
debba parere conveniente a celebrare un avvenimento di
tanta importanza nella storia moderna. Qual maraviglioso
( egli domanda ) in tanta luce di ragione e di scienze ? e
dopo questa domanda , la maraviglia piii grande die mai
potessimo aspettarci nella sua epopea e per noi il sistema
eh' egli ha seguito. Rappresentandoci il viaggio di Colombo
come un' impresa puramente religiosa, decretata da Dio ,
combattuta dalle potenze infernali , egli ci trasporta fuori
della sfera umana : e come se disperasse di destare inte-
resse cantando quella immensa navigazione tentata per la
prima volta , e la scoperta d' uu nuovo mondo fatta dal-
Pingegno e dall' ardire di un uomo , si sforza di accattar
grazia al grave suo tema dalle piii bizzarre fantasie de'
romanzieri. Gia molti lianiio tentato , e sempre infelice-
niente , questo aringo pel quale si e messo anclie il sig.
Forleo; e riufelice riuscita ha ingenerata fra i critici una
quasi universale opinione , die la scoperta delP America
non sia materia a cui debbano metter mano i poeti. Noi
non oscremiuo soscrivcre a questa sentenza: ben crediamo
pero die le foi'iue delF antica epopea non si potranno mai
236 APPENDICE ITALIANA.
appl'icar con Ijiioii esito a questo argomento. Nebastal'al-
lontanarsi , come fece il sig. Forleo , dal maraviglioso mi-
tologico , e sostituii-e per esempio i nomi di Die e di Uriele
a quelli di Giove e c'i Mercnrio ; perche i nomi sono cam-
hiati , ma I' invenzione e il macchinismo rimangono ancora
quelli di primajg e tutto 11 poema riesce una contrafFazione
deir antica mitologia. Non trattasi gih di sapere qual ma-
raviglioso si debba sostituire a quello di Oinero e di Vir-
gilio , ma s\ piuttosto se il maraviglioso sia di assoluta
necessita al'a poesia ; se T ingegno e la fantasia poetica
debbano disperare di poter mai illustrare alcun tema di
storia moderna senza ricorrere alle maccblne degli epicl
anticlii, od alle fantasticberie dei romanzieri, fra le qnali
( se non accade di peggio ) si confonde e si smarrisce la
rcalta, e va perduta ogni vitile istruzione. A.
La Scuola Salernltana ossia preceui per conservai' la
salute. Poemetto del secolo XI ridotto alia sua vera
lezioiie e recato in vei'si italiani dal cav. P. Ma~
GENT A. — Pavia , 1 83 5, co tlpl di K. Fusi e C,
in 8.°
II libretto della Scuola Solernitana fu una volta molto
famoso ; tanto cbe alcuni maestri lo facevano imparare a
memoria dagli scolari per avviamento alio studio della lin-
gua latina : ora esso e divenuto rarissimo , e i piii si pas-
san di leggerlo , se forse con qualcbe scapito della salute,
corto senza alcun danno della letteraria loro educazione.
Le edizioni cbe se ne conoscono , oltre aU'essere general-
mente scorrette, sono alterate per modo, clie dai 864 versi
ascendono fino ai 1639: migliore di tutte poi e creduta
f|uella pul)blicata a Stendal nel 1 790 dal professore Acker-
mann , alia quale il cav. Magenta s' e intieramente attenuto.
La prima lode pertanto die gli dobbiam rendere e quella
di aver data anclie all' Italia una buona ristampa di questo
libro. La sua traduzione poi in versi ottonarii e per molte
ragioni lodevole, ma sopra tutto per una costante cliia-
rezza, e una certa spontaneita di modi e di rime. Gia ave-
vanio di questo liliro una traduzione in terzine dell'acca-
demico Incognito Vivo-Morto , della quale il cav. Magenta
non vide se non un piccolo saggio cbe il cb. sig. Angela
Fezzana gl' invio da Parma dopo ch' egli aveva gia condotto
Al'VENDlCE ITALIANV. 287
a termhie il suo lavoro (1). La Biblioteca dl Brera ne
possiede una stampa del 1662, per la quale siauio ia grado
di poter dire die il cav. Mageata noii fu ingannato nella
sua sperarza di far meglio di chi lo aveva prcceduto. L'ac-
cademico Vivo-Morto, di cul il vero nome c' e ignoto, pare
abliia fatta la sua traduzioiie sopra ua testo coiifornie a
qiiello deirAckermann , almeno in quanto al numero dei
versi : egli pol I'ha diviso in sette capitoli, a ciascuno dei
quali suol preniettere un breve proeraio. Con questa li-
bevta va non di rado cambiando la sua traduzlone in pa-
rafrasi , oltreche chiude sempre i capitoli con qualcbe sua
fantasia. II secondo , per esenipio , comincia :
Pub far il mondo ; gli e levato il sole ,
Ne piinto di cotesto accorto m' era .•
E 7ion ho scritto ancor quattro parole.
e finisce con questa terzina :
Ma perche parmi die mi doglia il petto
Dal scriver lungo e dal poco dorniire ;
Per cib pian piano me ne vado a letto.
Addio , Signor ; a rivedercl , Sire.
II terzo par cominciato anch'' esso di buon mattino e con-
tinuato sino all' ora del pranzo f, A^enuta la quale il tradnt-
tore s' accommiata da clii legge dicendo :
Tra tanto vo' mangiar quattro bocconi:
e ritornando al lavoro da principio al quarto capitolo con
questa introduzione :
Certo mi sento in ton or c' ho disnato ,
Tutto giocondo . e pieno d' allegria :
Torno dunque alia Scola c' ho lasciato.
Venuto poi al termine del lavoro, egli ci regala uu coiu-
niiato alquanto piii lungo del solito , e dice :
Ma perche ormai e tempo di far festa ,
Voglio finir con vostra buona grazia :
Ferma dunque, mia Musa, e qui ti resta ,
Ch' ognun della fatica ti ringrazia.
E tu resta felice , Signor mio ;
Che del comporre io taglio il filo e I'azia.
Buon di , buon anno , a rivedercl , a Dio.
(i) Questo si raccoglie da im poscritto alia lettfra cuii rui il
cav. Magenta, indirizza la 8ua rersione al prof. Giuseppe Del
CKiappa.
238 APPENDICE ITALIANA.
Sarebbe scortesia mettere al confronto di cfucsta tradu-
zione qnella del cav. Magenta ; perche sc l" Incognito ha
di tempo in tempo alcune felicita di frasl , il nuovo tra-
dnttore ha uno stile sempre chiaro e corretto ; e semprc
si stndia di dare al suo scritto tutta quella nobilta di cnl
era capace un testo latino del secolo XI, congiiinta con
cfuella popolarita di modi e di armonia che si richiedono
in un liliro fatto per essere raccomandato alia memoria di
tntti. Di che noi, per non riuscir trojipo litnglu , vogliamo
ci basti nn solo esempio :
Mentre pranzi allegramente
Bevi poco , ma sovente :
Perche il corpo men si guasti
Mai non here fra' due pnsti :
Da col her principio a cena ,
Se non iiioi sentirne pena.
Al disopra a ciascun novo
Bevi sempre un bicchier nuovo-
Pon la noce sovra i pesci ,
Alle carni il cacio accresci :
Una noce ai ghiotd arride ,
Nuocon due, la terza uccide.
A.
Leggende dl S. Jacopo maggiore e di S. Stefano pii-
mo martlre^ del beato Jacopo da Varagine , volga-
rizzate nelV aurco secolo decimoquarto , c mandate
in prima luce con ragionamento critico del cav.
Stefano Bossi, Ugiae, prelato domestico di S- S. Gre-
gorio XVI. — Firenze, 1884, di pag. lxxxvii
c 187, in 8.°
Prescindendo dai pregi dell' aurea lingua delle traduzlo-
ni , non duljitiamo che in molti avrk eccitata una certa
esitanza ed anche una specie di momentaneo disgusto il
nome di Jacopo dn Varagine , scrittore claustrale de''bassi
tempi , dai protestanti non solo , ma da molti ai^tori cat-
tolici tacciato di eccessiva credulita , per cui nella sua
h'Sgenda aurea introdnsse molte favole, e specialmente sto-
rielle di visioni, di rivelazioni e dl miracoli, che un sano
criterio avrebbe forse fatte rigettare, come incredibili , ol-
treche talune furoao trovate iiicongrvie ed inedificanti dai
APPENDTCE ITALIANA. 289
moderni criticl piii illnminati. Per qiiesto un beir impe-
gno ci senibra cjuello assnnto dall' editore Stcfano Hossi
ill un Inngo rapionamento sn qneW aurea leggenda, di difen-
dere cioe quello scrittore dalle imputazioiii fattegli , e di
sosteiiere il nierito di quella leggenda, forse troppo aci-e-
mcnte censnrata. E di vero, se arduo era Tassunto, e
forza riconoscere che il Rossi non ha mancato di trattarlo
colla pill scjulslta erudizione , e di corroborare coi piu
validi argoraenti le sue difese e le sue asserzioiii. Osserva
egli die le generazioni di parecchi secoli innanzi il Faragi-
ne , e quella in cut esso viveva era educata onninamente
allc armi e cominriava appena a riamicarsi colle lettere: ma
per le curs de' Papi era tomato piit tostamente V amore e
la riverenza per le cose auguste della religione , senza la
quale non vi sara mai pace e sicurta ne'popoli; e scusa
Jacopo il quale vedeva che delle pie leggende giovavasi molto
la gente de' tempi suoi , e che giudiziosaraente voleva farsi
la riforina di quelle , poiche il rimedio ai mali piii gravL
deesi apporre piuttosto con mezzi teinperati , che coi di-
struttivi e rovinosi. Duolsi poi che alcuni cattolici afFet-
tarono di nauseare tutte le storie di rivelazioni private e
di miracoli av%'enntl ne' secoli detti di mezzo ; raostra in
altro luogo che il Varagine , malgrado una modesta di lui
asserzione in contrario , ha una parte e forse molto del
suo neir anrea leggenda , se vi fece delle giunte , massime
tirandole dalle cronache; ed in altro si sforza di sostenere
alcuni miracoli nella les^genda riferlti , e ribatte gli argo-
mentl di coloro, cni molti prodigi di c[ne\\a. pajono leggicri e
puerili, e disacconci per la mente di Dio ad essere mandati ad
effetto. Noi non entreremo nell' esame de' suoi argomenti
tutti fondati nello spirito della religione e della piu soda
pieta ; e facciamo voti perche molti del detrattori della
leggenda Varaginesca si ricredano delle ardite loro oplnioni,
e del disprezzo con cui talvolta quell' opera riguardarouo.
Segue un breve Proemio , nel quale si mostra non es-
sere fatica vana e nojosa V adoperarsi alio studio delle
leggende de' Santi , o d' altre simiglianti opere , che i tre-
centisti toscani recarono dal latino in lingua volgare, po-
tendo quello valere ad iiivestigare il cominciamento e quindi
il progresso della lingua ( Vano noi non lo diremo per
ccrto ; nojoso poi .... noi ci rimettiamo al giudizio del
signer Bossi medesimo , e di tutti i ricercatori di queste
240 APl'ENDICE ITALIANA.
venerande reliqule). Si rencle poi conto dei codici , dai
qnali si sono tratte le leggende , e di alcniii di quelli in
cui trovasi I'opera del Varagine. — Presentansi quindi la
Legenda B. Jacohi a Varngine de S. Jac.opo majore apostolo
juxta edit, venet- sac. XV et codices ineditos sessorianos ,
( cioe della biblioteca di S. Croce in Gerusalemme ), CIV
et CVII; \a. Passione di santo Jacopo apostolo maggiore ; la
Legenda B. Jacopi a Varagine de S. Stephnno proto-martyre,
juxta edit, et codices , come sopra ; di S. Stefano e della
sua passione ; legenda B. Jacopi a Varagine de inventione
corporis S. Stephani proto-martyris juxta edit, et codices ,
come sopra: clie si traduce: dello ritrovamento del corpo
di S. Stefuno primo martire; tutti que'pezzi col testo latino
a fronte delT italiano , e corredati di freqnenti note criti-
clie , dichiarative , e talvolta grammaticali , o filologlche a
pie di pagina.
Lavoro utilissimo, che applicarc vorrehbesi a tntte le
edizioni di testi di questa natura , credianio seaza dubbio
In tavola delle voci e dei modi di dire, che colV autorita di
queste tre leggende si ponno registrare nel ^ocabolario della
Crusca, o come nuovi, o come mancanti dei dovuti esempi.
I Lombardi si compiaceranno di trovarvi ancha per anche;
ma non potrebb' egli esser questo nn errore de' copisti ?
Sia pero renduta la meritata lode al sig. Bossi che ci ha
dati nnovi testi italiani del quattrocento, e nulla ha omesso
di quello che servire poteva alia loro illustrazione !
Illustrazione delle medaglie dei Dogi di Venezia, de-
nominate Oselle. — - Venezia , per Qiovambatista ]\Icr-
lo, in 4.*^, di pag- 71-
Parlato abbiamo nel p.° p." marzo pag. 32 della Serie dei
ritratti e delle vite dei dogi di Venezia che si va pubbli-
cando per fascicoli dal signor Nani; ora ne viene alle raani
questo lavoro sulle medaglie degli stessi dogi dette Oselle , da
Andrea e Pier Francesco Giovanelli intitolato ad una loro
nipote innominata , e pubblicato in occasione delle iliustri
nozze Buri-Manin. Si premette un cenno suU' importanza
della storia dell'antico governo di Venezia, poi sulla utilita
deir investigazione delle medaglie in generate , ed in par-
ticolare di quelle dei dogi, che 1' autore o gli autori invo-
|li6 a tessere una storia metallica veneziana. Si parla delle
APPENDICE ITALIANA. 24 1
monete veiiezlane raccolte da Maffio PinelU , e pubblicate
neirappendice al catalogo della sua libreria dal celeber-
rimo Morelli , tra le qnali si annoverano molte Oselle ;
delle molte opere numismatiche , del Bizot per TOlanda,
del De Bie per la Francia , del Bonannl per le niedaglie
dei Romani Ponteiici ecc, finaliuente delle niedaglie venete
illustrate in parte dall' abate Palazzl. Ma le Oselle non
erano state ancora per intero pubblicate , e percio se ne
presenta ora una serie coinpiuta. Dalla prima istituzione
di queste medaglie fino al tennlne della veneta signoria ,
ne furoao coniate 375 ; raa molte di queste conservaao
pel corso di moiti anni la stessa impronta , o non variano
nella forma del diritto. II nome di Oselle si fa derivare
dal dono di cinque uccelli di valle , che fino dalP anno
1275 facevasi dal doge ai membri del consigllo maggiore,
nia non ben si conosce di quale specie fossero que' vola-
tili ; si dubita pero clie questi fossero mazzorini, VAiias
boscha di Linneo. Credesi pure che il valore di questa me-
daglia moneta fosse di mezza redonda di oro, e che avesse
il corso di lire 3, soldi 3 de' piccoli yeneti, pari forse
al valore degli uccelli che si donavano.
Estesa con molta accuratezza vediamo la serie di queste
medaglie eseguite litogralicamente in sei tavole che gli
amatori di questi monumenti desidererebbero forse inta-
gliate in rame. Avanti pero di entrare a descrivere cia-
scuna delle medaglie comprese nelle dette tavole, si sa-
rebbe potnta preniettere 1' osservazione, che in Italia prin-
cipalmente era invalso il costume di denominare le mo-
nete dai soggetti che vi erano rappresentati, e quindi ad
imitazione dei fiorini . dei carlini , dei filippi , dei crocini ,
o crociorti, dei marchetti, dei gigUati, le medaglie dei dogl
furono dette Oselle da cio ch' esse rappresentavano nel
rovescio.
Con molta erudizione si illustrano varie di quelle mo-
nete medaglie e se ne deducono conseguenze importanti
per diverse epoche della veneta storia ; laonde crediamo
questo libro degno di tutta la lode e meritevole dell' ag-
gradimento non solo de' Veneziani , ma di tutti gli studiosi
che hanno in pregio le antiche memorie storiche de!l' Italia.
242 APPENDICE ITALIANA.
L Universo piuorcsco , o Storia e descrizione dl tutll
i popoll, low religioiie , costumi, usajize, indnstria,
commcrcio , progress i nelle scienze , nelle leUere c
nelle ard ,■ opera compilala da una, societd dl dottl
francesi^ e tradotta per la prima volta con copiosc
note e correzioni per cwa dl A. F. Falconetti ,
ed adorna dl ottoccnto inclsioni , rappresentantl vc-
dnte , monumentl antlclil c modernl , vestl , sup-
pelleUlli , oggcttl d' arte cd altro , trattl anche da
altre opere classlche Itallane c straniere. — Venezia ,
1884 \non 1884 come si e stampato ncl prlmo fa-
sclcolo della Qrccla ) , Giuseppe Antoiielli , in 8.°
gr. fig. Saranno 5 toml , dlvlsl In aoo fasclcoll ,
clascuno dl pag. 16, in 8.°, e 4 tavolc in ramc.
Cent. 5o austr. al fasclcolo.
Clie non si fa su qiiesta misera terra per aprire iiuove
sorgenti di lucro, eccitando coi piii valid! modi T umana
curiosita ! Le belle arti un tempo non si occnpavano se
non di certi determinati oggetti, che per la natura loro
potevano realmeate nominarsi pittorici, o pittoreschi ; era
tutto il mondo e diventato del loro dominio;, quindi veg-
gonsl sbucare ad ogni istante oltremonti, ed anche in
Italia^ moncU pittorki , mondi imwersali, wiiversi pittoresdii,
rapprescntazioni del mondo, quadri. di nazioni e difamigUe,
che tornano pol alio stesso , cosmorami , diorami , magazziai
universaU , magazziai pittoresdii , teatri universali ed altre
opere di questo genere sotto diversi titoli piii o meno spe-
ciosi , le quali per lo piu coniengono le cose medesime , con
diverse ordine e sotto varj aspetti descritte e rappresen-
tate. Tale e 1' opera periodica col titolo di Universo pitto-
resco , compilata da una societa di dotti francesi , die ci
si presenta tradotta per la prima volta in italiano dal si-
gnor Falconetti, gia vantaggiosamente conosciuto per altre
traduzioni, e specialmente per lavori attenenti alia geografia,
il che c' induce a sperar bene delle note e correzioni che
da esso si promettono all' opera francese ;, nella quale da
noi e da altri gia fmouo avvertite alcnne sviste ed alcune
imperfezioni.
A quest' ora gia ne abbiamo sott' occhio 33 fascicoli ;
cioe 1 6 della Grecia , 2 dell' Italia , e i della Sicilia per
APPENDICE ITALIANA. 2.48
VEuropa; 9 deU'Egltto, e a d'Algeri per V Africa; a della
Columbia per V America, ed uno delFAsla. II primo volume
deir opera comlncia coirEgitto, e v' e premessa una breve
prefazione deireditore in cui si mostra qual sia il disegno
deir opera, quale I'importanza della medesima, quale 11
doppio fuie die proposto si sono i compilatori, cioe Tistru-
zione e il dlletto. Per la storia e descrizione dell' Egitto si
piglia per guida Champollion Figcac , su di die nulla ab-
biamo da dire in contrario ; per la Grecia Pouqueville , e
qui veramente doliljiamo confessare che non troppo con-
tenti funimo del suo primo viaggio in Grecia , stainpato
gia da molti anni a Parigi in 3 volumi in 8.°, che vogliamo
sperare rifatto posteriormente, riordinato e in molte parti,
riformato e corretto ; per Algeri si e seguito il capitano
del genio P. Rozet , autore di una Relazione della guerra
(V Africa , e di un Viaggio nella reggenza d' Algeri (*)i per la
Columlila e Gujana il signer C. Famin. Cliiari ed illustri
sono altronde i nomi dei compilatori die si trovano regi-
strati in capo al primo volume^ distribuiti secondo le re-
gioni , la cui descrizione e stata da essi intrapresa o pro-
messa.
Trattandosi della traduzione di tin' opera , die da molti
e stata gia conosciuta nella lingua in cui originalmente fa
scritta , ci crediamo dispensati dall' entrare in un minuto
esaiiie della medesima, e stimiaino die 1' uflicio nostro si
limlti alia materiale esecuzione di questa edlzione italiana.
Essa ci si presenta in buona carta e nitidi caratteri, come
attendere si poteva dal sig. Antonelli ,• le tavole sono per
la maggior parte lodevolmente intagliate in rame. Alcuno
potreblie forse desiderare , die diverse delle dette tavole
e quelle masslme die contengono estese vedute , fossero
esegnite in una piii grande dimensioned ma a questo serve
di risposta la modicita grande del prezzo , die altrimenti
ottenere non si potrebbe; e noi vedendo ciascun fascicolo
col testo ben impresso e con quattro rami portato a soli
So centesimi austr. ci rallegriamo di cuore, sperando che
anche per questo mezzo sempre piii si difFondano a pub-
blico vantaggio le piu utili cognizioni. Della traduzione non
(*) Pi c[ue8ta Relazione abbiamo dato un cstratto nel t. 74'%
rag. 75.
244 APPENDICE ITALIANA.
possiamo parlare se non coa lode, essa e chiara , disin-
volta, non afFettata ^ sobrie, ma opportunamente applicate
sono le note del traduttore, laonde crediamo di poter au-
gurare a questa edizioue il piu prosper© successo.
Manuale di conversazione contenente notizie, scoperfe .
invenzioni relative all economia domestica , al coni-
mercio , alle ard ed ai mesderi , all agricoltara ,
alia coldvazione degli orti e de giardini , all igie/ie
pradca , agl' isdtud utili e filantropici , e ad ogni
altro ramo d' induslria , che pud nell' uso della vita
essere di giovamento. — Venezia , 1834, tipografta
di Alvisopoli , in 8.° Ogni mese ne esce unfascicolo
di 6 fogli. Lir. 1 2 alV anno.
Ecco un nuovo giornale , cominciato coll' anno 1834,
del quale auguriamo assai bene, vedendo ch' esso e fattura
del signor Francesco di Bartolommeo Gamba , degno figlio
di un padre che tante volte ricordato abbiamo con lode
in questa Biblioteca. Dice egli in una lireve prefazione,
che r impresa da lui assunta e gia in uso nelle piu
coke contrade di la dell'alpi, ed anche in alcune parti
della nostra Italia ;, che non occorre che sla uomo addot-
trinato quegli nelle cui mani perviene quest" opera , sia
pur egli padre di famiglia, donna colta e indastriosa , iudi-
viduo del clero , magistrato, trafficante , agricoltore, arti-
giano ecc. f, che 1' umana curiosita e potentemente eccitata
dalle invenzioni e dal progress!, che in ogni ramo del-
1' umano sapere e dell' industria si vanno ogni giorno fa-
cendo ; che infine questo Manuale sara una scelta di co-
gnizioni utili , estratte dai piu riputati giornali italiani e
stranieri , di cui ciascuno potra provvedersi con piccolo
dispendio.
A tutte queste promesse prestera fede assai faciimente
chiunque vorra considerare i primi fascicoli dell' opera ,
nei quali si vedono articoli concernenti V istruzione privata
de' giovani , 1' industria , 1' economia pubblica e la dome-
stica, I'agricoltura, 1' orticultura, le scoperte e invenzioni,
il commercio , 1' architettura pratica , la morale , la stati-
stica , ecc. £ tutti questi articoli e quelli degli altri fasci-
coli che abbiamo alle mani fino al i3.°, ci sembrano scelti
I
APPENDICE ITALIANA. 248
con ottima vista di pubbllca utilltk , scritti con chiarezza
e precisione, e stesl in buona lingua. Se questo Manuale
pertanto trovera quel favore di cui lo rendono degno Tim-
portanza delle inaterle e la diligenza di chl lo scrive, po-
tra servire non solo a difFondere molte utili cognizioni ,
ma altresi a nobilitare gli argomenti e il linguaggio delle
nioderne conversazioni. Bossi.
Resumes amilytiques. Riassund analldci del signor
Cauchy, membro delt Accademia delle scienze di
Purigi. — Tojino, anni i83'3 e seguend. In 4.°
Quest' opera conterra il snnto delle teorie piu impor-
tanti deir analisi , le quali 1' autore si propone di svilup-
pare poi maggiormente nella continuazione de'suoi Exercices
de Mathematiques , e si da per fascicoli , i quali vengono
in luce ad epoclie non determinate ; ecco intanto i titoli
degli articoli contenuti nei cinque fascicoli che sono gia
puhljlicati :
i.° Sui numeri figurati ;
a." Svolgimenti del prodotto di molti blnomj, o d'una po-
tenza intera e positiva di uno d' essi ; teorema di
Fermat sui numeri prinii ;
3.° Delle variabili e delle funzioni in genere, ed in par-
ticolare delle funzioni intere d'una sola variabile. Re-
lazioni che esistono fra i coefficienti delle potenze in-
tere e positive d' un binoniio ;,
4.° Risoluzione di varie equazioni simultanee di prime gradoj
5." Formule d' interpolazione ;
6.° Delle serie convergent! e divergenti , ed in partlcolare
di quelle che rappresentano gli svolgimenti delle po-
tenze intere e negative d'un binomio j
7.° Svolgimento delle esponenziali e% A^;
8." Delle serie doppie o multiple, e dei numeri di Ber-
noulli ;
9." Somma delle potenze intiere dei numeri naturali , vo-
lume d' una piramide di data base ;
lo." Formule per la formazione dei logaritmi ;
Ti." Svolgimento d'una potenza qualunque d'un binoraioi
12." Trigonometria i
i3.° Delle espressioni immaginarie e dei lore moduli i
1 4.° Delle serie immaginarie ;
34^ APPENDICE ITALIANA.
l5.° Delle esponenziali Immaglnarie , svolglmentl del seno
e del coseno ;
1 6.° Relazioni fra i sen! e coseni degli archi multipU e le
poteaze intere del seno e del coseno dell' arco semplice;
17.° Sorama del seni e del coseni di archi in progressione
aritmetica ;
18.° Relazioni fra il perimetro d' im poligono piano e la
somraa della projezione delle parti di esso su diverse
liuee rette. Rettificazione delle curve a semplice cur-
vatura ;
1 9.° Sulle jjotenze fratte , irrazlonali o negative d' una
espressione immaginaria ; risoluzione delle equazioni
binomie e di alcune trinomie ;
ao." Logaritmi delle espressioni imraaginarie e logaritrai
immaginarj delle quantita reali ;
a I." Serie immaginarie doppie e multiple;
aa.° Svolgimeuto delle funzioni (i+x)™, log. (i+x) ed
altre nel caso che la variabile x divenga immaginaria.
Del mal del segno, calcinaccio o moscardino, malattla
che ajffligge i bachl da seta^ e sal inodo di Uberarne
le higattaje anchc le pik infestate ; opera del dott.
Agosdno Bassi di Lodi , la quale oltre a contenere
mold ndli precetti intorno al miglior governo dei
filugelli , tratta altresl delle inalatde del negrone e
del giallume. Parte prima, teoria — . Lodi, i835,
Up. Orcesi, di pag. 68, in 8.°
II principio fondamentale della teoria esposta in questo
libro puo coi seguenti termini esprimersi = II calcino e
vegetazione di una pianta crittogama , la quale comincia
neir interno dell' insetto per seme ivi pervenuto , e col
crescere arreca morte al medesimo, dojjo di die matara i
proprj semi, per egual modo probabili apportatori di morte
ad altri insetti (i). r= Se un filugello morto di calcino,
(i) II calcino non e morbo esclusivo del baco da seta: i baclii
della falena dispari , della carruga ed altri sono stati trovati na-
turaknente uccisi dal calcino, e questi ed altri insetti, coU'inti-o-
durre in essi alcun poco di qiiella materia bianca di che si copra
il baco calcinato, si traggono a niorir di calcino, o die si tro-
viuo nella coudizione di loi've , od auclie iu quella di niafa o di
fai-ialla.
ArPENDICE ITALIANV. 247
inassime alio stato di ninfa , pongasi in luogo umldo e
caldo, e dove Taria sia tranqailla , ottiensi piu che mai
rigogliosa, secondo il sig. Bassi, la detta vegetazione , tal-
mente che se ne possono distinguere ad occliio nudo gli
steli , e si pub col microscopio egregiamente discernere il
diramarsi di qnesti in fili diritti o curvi , e T incrocic-
chiarsi de' fili medesinii. Noi desideriamo che quest' argo-
mento ora passi nelle niani del botanico micologo , affia-
che se ne sgombri quell' incertezza che ancor vi rimane,
per non essere state bastantemente descritte la forma e la
fruttificazione del vegetabile di cui ci si parla. Frattanto
non e a tacersi , perche se ne corrobori I'opinioue del si-
gnor Bassi , che la suddetta vegetazione non sarebbe il
primo eseniplo del viver di vegetabili sopra animali vivi
od estinti. (i)
II libro che annnnciarao puo dirsi un trattato del calcine,
e de'suoi varj accident!, con applicazione del principle
sovresposto alia splegazione di essi , onde viensi in parte
a tracciare anche la storia naturale del parassito vegeta-
bile sterminatore. Vi si considera specialmente la possa
contagiosa del calcine , e come sia durabile la materia in
cui risiede tal possa, e le basti d' essere applicata a' cor pi
de'bachi perche vi si introduca e il morl^o vi susciti; ma
a signiiicarne il vigore e la diffusibilita ci sembra in singolar
mode opportune il seguente esperimento allegate dal dott.
Bassi a pag. 24: " Se si pone in un vase di vetro ed altro,
per esempio in un'ampoUa, della polvere calcinaria , e vi
s' introduce , dope d' aver agitato il recipiente, une spil-
letto , senza punto toccarne le pareti , ferite quindi con
queste un filugelle e altre bruce , si in istato di verme
(i) E a notarsi la seguente osservazione del Pollini ( Viaggio
al logo di Gurda pag. 29 ). Sui coleotten appariscono non di rado
delle macrliic biancliissime , cotonose, bislunglie o irregolai-i, le
([uali coprono a modo di anello le articolazioni , specialmente del
capo col troiico, e del tronco colP addoiue. Osservate tali cljiazze
a microscopio coiiiposto, mi venne vediita un'' int'iuita di esiiissixui
filamenti semjilici, niidi ed eguali, talora afFastellati, i quali sjiun-
taiio da lino strato bianco. Da che ho conchiuso essere un Bisso
o Fungo bissoideo apparrenente al genere Deinatiuiu del Persoon,
e 1 ho cliiaiuato Dematimii colcojjteruiii ; cespitosum , confluens ,
album , gossypiuiu referens. Mi/ti.
24S APPENDICE ITALIANA.
che di crisallde, si comunica ad esso il terribil morbo mo-
scardinico come se si fosse col detto spillo toccato un filu-
gelio o altio bruco calcinato. » AfFerma quiadi il Bassi che
tutti i corpi organici ed inorganici , compresa 1' aria e
I'acqua, sono conduttori del morbo moscardinico; ma spe-
cialmente ordinarj inezzi di sua propagazione , oltre agli
arnesi stati tocchi da animali iiifetti e a'locali da essi abi-
tati, sono i cosi detti bigattieri , i filatori, le mosche, per
cui la materia contagiosa arrecasi d' uno in altro luogo ^
ne raro e che la semente gia siane infestata. Ma poiche
il Bassi scoperse agenti valevoli a distruggere prontamente
la detta materia, cosi delPuso opportuno di essi, e di
quello d' altri provvedimenti ne compose un metodo disin-
fettante , curative e preservativo , il quale esporra nella
Parte pratica che ci promette , e che noi avremmo desi-
derata indivisa dalla teorica attualraeate annunziata.
R
Guida alio studio della fisiologia vegetabile e della
botanica compilata did dottore Giuseppe Moretti,
professore ordinario di botanica nclV I. R. Vniver-
sitd di Pavia. — Pavia, dalla tipografia Fusi e
comp., in 8.°, fascicolo 1°, di pag. 80. Lii: 1. 5o.
Continuazioni a Buffon formanti colle opere di esso
un corso compiuto d' Istorin die abbraccia i tre re-
gni della natura. Prima traduzione italiana. — Ve-
uezia, i^'6^, prcsso G. Antonelli (*).
I dotti che intrapresero le dette continuazioni gia per
la piu parte godono chiarissima fama , ond' e che di esse
concepir si debbano ottime speranze. I loro nomi sono i
(*) L^ opera sara divisa ia 4^ voliimi cirra , osnuno r\e quali
suddiviso in 3 fascicoli j ogni fascicolo di fogli 16, di facce 8,
costcra pei priuii lOOO associati aust. lir. 3 ; le tavole saranao
divise in puntate da cinque tavole per ciascliediuia, ad aust.
lir, I per puntata etampata in nero, e ad au»t. lir. i. 76 colorate.
APPENDICE ITALIANA. 249
segucnti : Autlouin, Bibron , De Blainville , Bolsduval, De
Brehisson , De Candolle , Cuvler, Dejean , Desinarest, Du-
nieril , Lacordaire , Latreille (defnnto). Lesson , Macqitart,
Milne-Edwards, Le Peletier De Saint-Fargeau, De Serville,
Spacli, Walclienaer. L' opera coniinclo a sortire in luce a
Parigi nel gennajo 1834. Per era la traduzione italiana non
ci porge clie il principlo (fascicolo i.° e 2.") del Trattato
delle piante fanerogame , compilato dal sig. Spacli , assi-
stente-naturalista al Mnseo. Le dette piante vi sono distri-
l)nite in famiglie natural! seguendo principalmente Tordine
tli Bariling ; quanto alia loro scelta ecco la dichiarazione
deir autore : " La scelta ha dovnto cadere preferilDilmente
sopra i vegetabili, il cui uso nelle arti, nell' economia do-
niestica o rurale , nella medicina , raccomanda all' atten-
zione nostra, sopra quelli clie nei giardini, ne" boschetti ,
nelle serre coltivano i dilettanti ^ su quelli die un' orga-
nizza/ione curiosa iinpronto d' originale fisionomia ;, sopra
quelli inline de' qnali importa di conoscere le qualita nia-
leficlie o deleterie , si di sovente occulte sotto apparenze
seduttrici. Abljiamo sopra ogni altra cosa creduto dover
nostro di non omettere vcrun albero boscliivo o di diletto;
e quindi saranao in qnesta nostra collezione descritte tutte
le specie indigene, e le esoticlie specie naturate o clie me-
ritano di esserlo. >/ L' opera avra termine con nn genera
conipiuto delle Fanerogame , classate secondo il sistema
di Linneo. B.
Lo spirito della Storia naturale tratto da Buffon e
da suoL continaatori ad uso principalmente dl quelli
che col mezzo dl un amena lettura amano erudlrsi
in tutte le sclenzc iitlli all umana famlgUa ,• opera
corrcdata da oltre 5c o tavole esprlmcntl le mlgliori
produzionl del trc rcgnl della natura. — Vcnezia ,
1884, col tlpl dl G. Anionelli (■).
L* editore di quest' opera si propone di porgere con essa
la storia naturale ridotta a brevi e sugose descrizioni ,
(*) L' opera sara divisa in 6 volumi , ognuno de' quali conterra
al j>iu 13 fascicoli; ogni rascicolo avra da 6 a 8 tavole in rame
con le descrizioni relative ; il prezzo di ciasciin fascicolo e di
aust. hr, 1. So colle stampe nere, lir. a. 5o colic miniate. Sono
L'lbl. Ital. T. LXXVllI. 17
25o APPENDICE ITAHANA.
traeiidole non solamente dalle opere di BiifFon , ma da
quelle eziandlo di tutti i di lui continuatori. Fatto sta che
jl priino volume pubblicato, il quale comprende i quadru-
pedi, iioii tratta salvo che di quelli, di cui ha trattato il
Bulloii, nominandoli com' egli gli ha nominati; e le descri-
zioni ne sono quelle stesse di BufFou abbreviate piii o
jneno , e taluna eccessivamente , come per esempio quella
del cavallo , con cui 1' opera ha principio , e che vi e ri-
dotta a circa due sole pagine ; quanto alia traduzione di
dette descrizioni essa generalmente non divaria da quella
clie servi all' edlzione delle opere di BufFon fatta in Pia-
cenza. Nel riprodurre nell" annunziato Spirito della Storia
naturale le cose di BufFon, non vi si fecero le aggiunte vo-
lute dai progressi di quella scienza, e neppure ne furo4
corretti gli errori ; a dimostrare che la scienza de' qua-
drupedi vi fu lasciata qual era ai tempi del BufFon, basti
il dire die il canis zerda, Gm., vi si chiama ancora come
dal BufFon fu chiamato aiiiinale anonimo, e si qualifica
come animale niwi'o sconosciuto a tutti i naturalisti ! ! Ma
r opera che annunziamo non solo ha il demerito di aver
riprodotto il BufFon rautilandoae le splendide descrizioni ,
e conservandone gli errori, non facendovi le aggiunte con-
venienti al nostro tempo , die ne ha aaclie accresciuti i
ilifetti. Vi si porge a cagion d' esempio la figura dell' ani-
male impropriameute detto ginetta di. Francia , uno degli
articoli s' intitola dalla ginetta , e dalla ginetta di Francia ,
e in esso poi si omctte cio ch' e relativo a quest' ultimo
carnivoro. Nella descrizione del tapir abbiamo un esempio
die ci rende niolto sospetto il criterio con cui vennero
falte anclie le altre aljbreviazioni. Narra il BufFon come
al sig. Bajon paresse il tapir doversi ascrivere tra' rumi-
nanti , ma soggiunge sue giustissime ragioni contrarie , le
quali per essere state omesse ncUo Spirito drlla Storia na-
turale, noi ne verremmo da esso indotti nelT opinione del
Bajon che il tapir sia ruminante ! Quest' opera comincia ,
come si e detto, da'.la storia naturale del cavallo, e le
piime parole ne son queste : " II piu utile e insieme ij
pill nobile animale e il cavallo i> , prosegue poco dopo
jiubblirati i jirimi la fascuxjli , foraianti il prnno volume, di
i'^ag. 5oo ill )nccolo quarto , con tav, 7^) , e nei quali bi tratta
,de;;][i aniuiali qiiadriipedi.
APPENDICE ITALIANA. 25 I
'« sebbene per la sua forza superi la niaggior parte degli
altri aniraali, egli non gll assalisce giammai , e se vien mo
lestato non si cura di loro, ma gli allontana e li calca sotto
i piedi. » Alia storia naturale del cavallo segue quella
dell'asino, il quale " pare un tralignato cavallo, ma. . .
ponendo mente all' impossibilita di accoppiarli insieme per
fame una specie comune ed anche una specie intermedia,
si ha pill fondamento a credere essere questi due animali
fra loro diversi, e non, come dicono i nomenclatori, della
stessa. famiglia. L'asino dunque non e un cavallo imba-
stardito , ma ha al par di tutti gli animali la sua specie ,
ed e antico come gli altri. Se non esistesse il cavallo ,
l'asino sarebbe da per se stesso , e per noi, il primo, il
piu hello , il megllo fatto , il piu distinto degli animali. >/
Or chi non s' accorge clie questi altro non sono che de-
turpamenti dell' opera di BufFon , non certamente d' ascri-
versi a questo grande naturalista ? E poiche all' opera ita-
liana far si vollero alcune aggiunte per dimostrare in quale
venerazione gli aniraali fossero tenuti dall' antichita , ricor-
rendo a quest' uopo alia mitologia d' ogni popolo , ed alia
storia sacra e profana :, veggasi nella citata descrizione
deir asino un vituperevole esempio di cosi strano miscuglio.
Frattanto die le speculazioni librarie ci regalano di sif-
fatti libri di zoologia , 1' Italia e ancora maacante della
traduzione della piu classica opera zoologica moderna, cioe
del Regne animal di Cuvier, stato corredato dal Guerin di
un' Iconografia in gran parte elaborata sui disegni auto-
grafi del Cuvier medesimo ! Ci gode pero I'animo che I'ltalia
non sia piii oltre defraudata di un'altr' opera di storia na-
turale classica in primo grado , quale e quella dell' Hum-
boldt intitolata Quadri della natura , e di cui s' intraprese
in Siena la traduzione e la stampa (i). B.
(i) Quadri della natura, del barone Aleasandro de Humboldt;
prima edizione italiaiia facta siiUe migliori olcramontane , rivista ,
annotata e corredata di carte geografiche e di disegni profilaii
per cura di T. C. Mariuocchi. Siena, l834, Guido Mucchi, dia-
pensa I e II.
aSa APFENDICE 1TALIA^^^.
Cenni di statisdca miiicralogica degll Statl di S. M. il
re di Sardcgna , oivcro Catalogo ragiomUo della
raccolta formatasi presso VAzieiida generalc delllti-
terno per cura di Vincenzo Barelli capo di sezione
delT Azienda stessa. — Torino, io35, in 8.°, di
pag. 688, dalla tipografia Fodratti.
II BrocchI col siio Catalogo di una raccolta di rocce d' Ita-
lia porse uii esempio da essere seguito da' nostri natura-
list! pei'che radunar si possano i materiali confacenti alia
compinta descrizione geognostica e mineralogica dell'Italia.
Parecchi di essi veramente alPimpresa si accinsero e la
compirono rispetto ad alcuna italica proviiicia , ma non e
quasi sperabile clie rispetto ad un intero Stato condur si
possa a buon termine , se il Governo del medesinio non vi
si adopera e noa raccoglie, come il puo, que' soccorsi che
airimpresa stessa si affanno. Cio fece il Governo sardo, e
il frutto delle sue cure si dimostra dal libro annunziato.
" Dacclie, dice Tautore di esso, coUe regie Patenti del i8
ottobre 1823 aveva il Governo di S. M. posta la prima base
di una legislazione sulle uiiniere, e creata la scuola desti-
nata ad ammaestrare la gioventii die desiderava applicare a
questo ranio di scienza . . . entro in pensiero di dar pria-
cipio ad una raccolta statistico-mineralogica la quale coiii-
prendesse , per quanto si potesse, le rocce, i metalli , le
terre ed i coaibustiliili fossili cbe rlnvengonsi negli Stati
di S. Maesta , onde tutti averli sott' occhio per trarne al-
r occorrenza partlto. Onorato di tale incarico posi tosto
niano ail' opera , ed appena la vidi crescere , clie dlvisai
di conipilare il catalogo ragionato di questa nostra raccolta,
la quale, tuttoche non compinta e ristretta a piccolo Stato,
non tralascia perb d' essere ricca e sommnmente svariata. >/
Infatti il suolo piemontese cinto com' egli e in tanta
parte, e formato dalle Alpi e dngli Appennini, e cosi vario
per conseguenza di terreui e di rocce, non poteva a meno
di porgere , siccome porse, molta ricchezza mineralogica
e geognostica. Ne le rocce e produzioni pirogeniche man-
carono alia Raccolta di cui ci occupianio , perclie se non
dal Piemonte furono somministrate dalla Sardegna, politica-
mente al detto Stato unita: la trachite e forse dopo il gra-
nito la pill copiosa roccia del sardo terreuo. Ma tornan-
do agli Stati di Terra Fcrma , dopo averne accennata in
AtPENDICL- ITALIANS. 253
genere la minerale dovlzia, notereino clie due, per cosi dirc^
principal! ceatri di essa vi si possono scorgere. Uiid'essi
^ la Savoja, e pardcolarmente la Tarantasia (i), 1' altro
la Spezia ; questo singolarmeiite vantato pe' suoi marmi
(anclie la valle del Tauaro e per egual causa inslgne ) ,
quelle per le sue antraciti , le sue saline , le sue miaiere
di piombo argentit'ero ecc. Tra gli altri notabili pregi mi-
neralogici degli Stati suddetti nieritano di essere ricordati,
la iiiiniera di coljalto d'Usseglio (2), il manganese della valle
d'Aosta e d'altre parti, varie niiniere di rame , gran copia
di minerali metallici auriferi ed argentiferi; 1" ardesia di
Lavagna , i graniti di Baveno e del mont'Orfano, le terre
coloranti di iMondovi , la lignite di Cadiljona , ecc.
Supposto diviso lo Stati Sardo in sctte circondarj , il
sig. Barelli nel fare la descrizione della Raccolta conduce
in giro il lettore in ciascun circondarlo , mostrandogliene
i minerali e le rocce. Al nouie del minerale o della roccia
segue una breve descrizione di esse, e P indicazione del
luogo donde fu toko il saggio clie si descrive. Se al-
cuna sostanza di cui si parli fu soggetto degli studj di
qnalche naturalista, i risultamenti se ne accennano , e la
Menioria o 1' opera che li j-ese palesi. Trattandosi di mi-
niere o di cave se ne fa la storia col nome de' proprietary ,
e sen descrive T attual condizione ^ ne sono indicate la la-
voratura , le rendite, lo spaccio, e, se occorre, T opportu-
nita del farne miglior conto. Ciascuna delle principal! mi-
niere, e i piii insigni gruppi di rocce come son quelli del
monte Bianco, del monte Rosa, sono rappresentati me-
diante la descrizione di una raccolta di saggi acconci a
farne conoscere la ricchezza , la varieta , gli accessor j; de-
scrivonsi talvolta persino de' saggi delle produzioni arre-
cate da' lavori eseguiti suUe dette miniere. Al catalogo de'
(i) E 111 !M(uitifrs, cajio luogo di Taranta&la, ove trovasi la
regia scuola delle miniere e la direzioue delle miniere di tutta
Ja provincia.
(2) Come se ne cavi il cobalto ed anclie i! niccolo , secondo
un processo del colonnello Sobrero, trovasi descritto nel t. Sy.
delle Memorie deirAccadeniia di Toriuo a pag. xvin. H sullodato
oav. Sobrero lia esegulto 1' aiialisi di pareccliie acque minerali
del Piemonte , e nel libro che annunziaiiio se ne riferiscono i
risultameati.
a54 APPENDICE ITALIANA.
minerali uno ne succede delle conchiglie fossili, avvegna-
che d» parecchle come anche di altra sorta di fossili gia
fosse stata fatta raenzione nel catalogo suddetto ; cosi una
particolare enumerazione ottennero aacVie le acque mine-
rali, sebbene le precipue gia si trovino descritte nel prin-
cipale catalogo. Ma a questa parte della storia naturale
degli Stati Sardi gia provvede ainpiamente 1' Idrologia mi-
nerale del professore Bertini stanipata a Torino nel 1822.
A compimento della sua opera il sig. Barelli v' aggiunse
un riepilogo generate de'prodotti dell' industria mineralogica
e mineralurgica degli Stati di Terra Ferma.
Quest' opera , a quanto appare , e condotta con molta
cura e diligenza , e vuolsl con singolarl lodi applaudire.
Se noi volessimo cercarvi qualche difetto I'autore di essa
ci avrebbe gia prevenuti , tanto e lo scrupolo con cui egli
rende avvertito il lettore di tutte le parti in cui puo essere
riuscita manclievole. II che non tanto ci persuade che cio
sia veraniente di che egli terae , quanto che in lui s' ac-
colga in grado eminente quella scientifica probita che rende
i lavori accuratissimi e fedeli. Quindi nel far voti perche
la mineralogia e geognosia delle altre parti d' Italia sieno
illustrate con raccolte simili a quella che si fece in To-
rino , desideriamo che ad esse tocchi un si diligente spo-
sitore come teniamo per fernio della Raccolta sarda essere
stato il Barelli. B.
Sulla rivaccinazione qual sicuro mezzo per guarentire
dal vaj'uolo araho, Memorla di Giovambadsta F AN-
TON etti, dottore in medicina delle facoltd di Favia
e di Torino , ecc. , di pag- 3 1 , in 8.°
Intorno T importante oggetto della rivaccinazione fu gia
discorso in questo giornale (V. torn. Sy.", gennajo e feb-
brajo i83o, pag. ito e 276, e torn. 58.", aprile , pure
i83o, pag. 123 )i solo il tempo ed i fatti pero potevano
recarvi la desiderata luce. 11 sig. Fantonetti avendo dal
i83o in poi eseguite molte rivaccinnzioni, ora ne rende
di pubblica ragione i risultamenti. Mostra da prima con
infinite antorita cho nei vaccinati succede ancora lo svol-
giiiiento del vajuolo arabo, potendo per piii cagioni non
essersi estinta I'idoneita vajuolosa ; di che poi I'unico in-
dizio e il ricomparii'e delle pustule vacciniche all'innesto
APPENDICE ITALIAN A. 255
di nuovo vaccino. A questa operazione in se stessa age-
volissima , e non accompagnata ne da perlcolo, ne da in-
comodo fa d'uopo conseguentemente ricorrere affine di ac-
certarsi della immunita vajuolosa. Clii per la subita vacci-
nazione e reso inetto a sentire la possa morbosa del coii-
tagio vajuoloso alia rivacciiiazione non mette piii pustule
vacciniche, le quali .alPincontro piii o meno perfettamente
svolte ricompajono in quelle persone , in cui rimane an-
cora piu o nieno d' idoneita vajuolosa. Sei tavole coi nomi
del diversi rivacclnati neU'orfanotrofio civico de' maschi in
Milano , e colle risultanze die si ebbero , vengono a con-
validare il ragionainento del signer Fantonetti. Alle quali
tavole altra si aggiugne di rivaccinazioni in persone di
diverse sesso ed eta operate nella stessa regia citta di
Milano , ed altra ancora di seconda rivaccinazione ese-
guita nel coraune di San Carlo dell' Ossola nel settembre
1829 sopra persone state vaccinate con buon successo,
ed anco rivaccinate sino dal 1820. Ne mancano le prove
deirefficacia del vaccino contro il vajuolo arabo ove abbia
estinta T idoneita sua desunte dalFinnesto del vajuolo stesso.
E stando ai risultamenti delle accennate tavole avrebbesi,
che ove siasi arrivato ad estinguere per mezzo di vaccina
sufficienteraente sviluj^patasi T idoneita vajuolosa si e per
sempre guarentito f, laonde non regge per nulla V idea che
essa idoneita vajuolosa riproducasi in capo a certo numero
di anni. La proposta della rivaccinazione trovo sulle prime
non pochi oppositori , i quali andarono a poco a poco
diminuendo ; e molti di essi in seguito all' esperienza ne
divennero anzl fermi sostenitori. Nella Prussia si arrivo
sino ad assoggettare alia rivaccinazione i diversi corpi
d'armata. Stando alia presente Menioria non cadrebbe piii
alcun dubbio sulla vera e reale utilita della rivaccinazione,
per opera della quale nell* orfanotrofio de' maschi non sa-
rebbevi piu stato vajuolo, quantunque gli orfani piii volte
comimicando col piu basso volgo della citta , in cui non
sono rari gli esempi di vajuolo, si fossero posti nel peri-
colo di contrarlo. Finalmente il sig. Fantonetti, mostrate
tutte le precauzioni che debbonsi usare nella vaccinazione
e rivaccinazione, non esita a concliiuilere, che cosi npc~
rando ci renderemo assolutamente immuni dal vajcolo,
ed ove per una serie di anni daddovero i medici ed i
chirurghi adottassero questo sistenia , ed il popolo vi si
256 APPENDICE ITALIANA.
prestasse, si potrebbe esser certi di non piii vedere il
iiero morl)0 del vajuolo iielle nostre contrade.
Carta topogiafica del regno Lombardo-Veneto costrutta
sopra misitre astronomico-trigonometriche , ed iiicisa
a Mdaiio nelV Istituto geografico mdltare delH I. R.
Stato Magglore Generate austrinco , pubbllcata nel-
V anno i833, seconda distribuzione (*).
Nel tonio 71.°, luglio i833, pag. 84 del nostro Giofnale
annunziamuio la prima distribuzione di qnesta carta topo-
grafica, e neir annnnziarla prociiramino di far conoscere
r esattezza dei materiali die servirono a costruirla , le par-
ticolarita die in essa contengonsi, ed i vantaggi cbe trarne
possono le autorita civlli e militari , non die le coke per-
sone d" ogni classe. Crediamo percio inutile 11 rlpetere le
cose da nol in quell' articolo esposte.
La seconda distribuzione die ora abbiamo sotto gli oc-
elli si compone dei tre fogli inarcati £3,£4ed£5, i
quail spettano al governo Veneto. II primo, die e 11 piu
settentrionale, comprende parte del distretto d'Asiago posto
nel Vicentino. Oltre i confini del qual distretto veggonsi
delineati 11 corso dell'Adlge da Treiito a Roveredo, e la
(*) II prezEO della carta ronipleta per chi sottoscrive
prima del suo teruiine sara di austrlache .... lir. 21O —
I fogli component! il Govenio della Lombardia in nu-
mero di 24, conipresi quelli del titolo e della spie-
gazione pel segni » i35 —
I fogli componeuti il Governo di Venezia in uumero di
28, compresi i due fogli come sopra » i35 —
Ultimata che sia T opei-a, il prezzo totale sara invaria-
bilmence » 240 —
E quelle di tin Governo separate » i5o —
Prezzo de' fogli separati come dal Prosj etto.
Col. E = 1 - 2 , ciasciino « 3 —
Col. A=:2-3-4-5; col. C = i; col. D = i -2-3;
col. E-3 » .5 —
Col. B = 2 - 6; col. C = 2 - 6; col. E - 6 ,. 8 —
Col. B = 3; col. C = 3; col. D = 4-5-6; col. E- 4 « 10 5o
Col. B = 4 - 5; col. C = 4 - 5; Col. E - 5 » 12 —
La Carta si vende a JMilano presso P I. R. Istituto geografico
militare , e ' presso Giovanni Meiners , librajo , in contrada di
S, Radegonda , ove si ricevono piue le sottoscrizioni.
APPENDICU ITALIANA. 2^7
Val Siigan.i ove sorgje il fiuiue Brenta. Nel sccondo foglio
trovansi la citta di Vicenza, Recoaro, luogo celeljre per le
sue acque salntaii , o Mai'ostica, Tiene, Scliio, Malo e
Valdagiio, borglii clie daniio il nome ad altrettanti distretti
dipendenti da Vicenza : vi sono in oltre i monti Lessini
e Badia Calavena nel Veronese , non clie la citta d'Ala e
la ValPAisa nel Tirolo liuiitrofo.
II teizo foglio , clie e il piu meridionale , ha la citta
di Verona presso il sue margine occidentale , da dove
estendesi nella direzione di sud-est una parte dell'Adige ,
alia cui destra giaciono i distretti di Isola della Scala e
di ZeviOj ed alia sinistra cjuelli di Illasi, di S. Bonifacio
e di Cologna , tutti appartenenti alia provincia Veronese.
Succedono i distretti vicentini di Arzignano , di Lonigo e
di Barbarano, e quindi Montagnana ed Este, borghi cospi-
cui del Padovano. A questo foglio danno bellissimo risalto
1 nionti Bericl e la maggior parte de' colli Euganei , de'
quali sinora non si ebbe un' idea chiara quantunque siano
essi tanto celebrati.
Quanto al merito di qnesta seconda distribnzlone, osia-
mo affermare clie, se non e maggiore, non cede per alcun
cento a quello della prima, coUa quale s'accorda a ma-
raviglia rispetto alia forza de' tratti clie esprimono le cir-
costanze del terreno. II niodo poi con cui sono stati espressi
i iiumi e le valli nulla lascia a desiderare; e chiara riesce
pure la separazlone dei monti dall' adjacente pianura par-
ticolarmente vicino a Tiene ed a Marostica, luoghi posti,
come dicemmo, nel foglio E 4. In questo sono pure ben
distinti i monti Lessini per se stessi difficili a rappresen-
tai'si , talmente clie a coloro ben anco che non mai fu-
rono sul luogo , dee riuscire grato il conoscerne a prima
vista la natura.
Nei due primi fogli uniti insieme osserviamo ben espresso
quel tratto di paese chiamato i sette Comuni, ove quasi
nel mezzo siede il sopra mentovato Asiago, il qual paese,
veduto in distanza , se non fosse tagllato dalla stretta e
profonda Valle d'Assa , comparirebbe una pianura posta
in luogo molto elevato circondata da monti.
Desideriamo che le successive distribuzioni di questa
magnifica carta non siano di molto ritardate, e che riescano
di quella pcrfezione , della quale sono dotate le due pre-
ccdenti.
258
APPENDICE ITALIANA.
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V.
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APPENDICE ITALIANA. 269
Manuale per i bagni dl mare del dottore Giuseppe
Giannelli. — Lucca, iHS3, dalla ducale tipogra-
fia Berdni, in 24.°, di pag. 201.
Un libro adattato alia comune intelligenza , che fa-
cesse conoscere i diversi niali in cui giovano i bagni di
mare , ed insegnasse il niodo onde rettamente fame uso
dev'essere certaniente di pubblica utilita: e tale e appunto
il Manuale del dottor Giannelli che annunziamo. Esso e
diviso in due parti: nella prima ripartita in sei capicoli ,
tracciasi in iscorcio la storia dei bagni di mare; si rife-
risce la composizione dell' acqua marina secondo le piu
accurate cliimiche analisi, e le principali fisiche proprieta
sue; si fan conoscere gli efFetti di essi bagni sul corpo
umano , sono accennati i diversi guai che ne possono suc-
cedere, e con molta avvedutezza vengono indicate le par-
ticolari malattie alle quali rimediano; finalmente espongonsi
le migliori regole cui devono attenersi colore che ricorrono
ai bagni in discorso. La seconda parte da la topografia di
Viareggio, citta non solo salubre e conioda , ma ancora
deliziosa e molto opportuna a quegli esercizj del corpo che
sono necessarj affmche i bagni marini riescano maggior-
mente efficaci; descrive i diversi stahilimenti che sono in
essa Viareggio per fare i bagni, e inline ci mette innanzi
i regolamenti emanati dalla superiore autorita per I'esatto
servizio e pel buon ordine dei bagni medesimi. Due lito-
grafie rappresentano la veduta di Viareggio ; la pianta ed
il prospetto de' bagni. F.
Trattato pratlco intorno alle malattie sifilitiche di
L. V. Lugneau , dottore in medicina , cav. dell' or-
dine reale delta Legion d onore , antico chirurgo
delV ospedale de venerei, ecc.y prima troduzionc ita-
liana esegnita sulla sesta edizione parigina da Pie-
tro Maggi , chirurgo assistente degli spedali di
Brescia. — Brescia, 1884, vol 2, di pag. 414-891 ,
in 8.°, per N. Bettoni c comp. Lir. 9. 20 oust.
L' opera del signor Lagneau intorno alle malattie si/ili-
tiche venne assai favorevolmente accolta in Francla. Essa
e scritta senza spirito di parte , e sempre rinfrancata da
a66 Ai'PiiNDicn iTAtiiNA.
indubbia esperienza. Le iinportanti questioni relative al-
I'origine, alia genesi, alle coiiseguenze probabili della
slfilide vi soiio disciisse in modo soddlsfacente. Yi e am-
messo il virus, e sosteniUa T efficacla del mercurlo. Nissuna
particolarita, e nissuna forma di male venereo e obbliata.
Si riconosce lavoro di un gran pratico. Tutti i metodi di
cura vi sono esposti con molta precisione e chiarezza; nes-
sun preparato die abbia alcuna efficacia antivenerea e la-
sciato da banda. Tutte in fine son messe innanzi le modifi-
cazioni della cura antivenerea giusta I'eta, il sesso, le sta-
gioni, le malattie concomitanti, e le varie altre condizioni,
e i varj accidenti in cui possa rinvenirsi il malato. Fu
quindi ottimo avvlso quello di rendere qnesto trattato pra-
tico piii conosciuto tra noi volgendolo nella nostra lingua,
e vuolsi percio saper bnon grade al signor Pietro Maggl,
che sostenne con buona riuscita questa non lieve fatica.
F.
V A R I E T A.
Bklle art I.
Di un Qnadro di fra Bartolomco di S. Marco iiiciso da
Samuelc Jesi. Dichiai-azioiie di Melchior MissiRiNl.
Xiltra volta fu per noi esposta in questo giornale ( t. 71.°,
luglio 18 33, p. io5 ) la sublime tavola di Baccio dalla Porta,
detto fra Bartolomeo, rappresentante la Vergine delle Mise-
ricordie, e alcuni maestri dell' arte soUeciti di rivendlcare
la pittura alia sua vera grandezza e dignita, ci riferirono
grazie per aver procacciato con quell' illustre esempio del
plu. nobile e grandiose stile di indurre ne' giovani allievi
generoso disdegno per la maniera povera e gretta colla
quale taluni cercano era d' immiserire 1' arte. Perclie ci
estimiamo avventurosi che ci venga di nuovo offerta bella
occasione di parlare di un' altra opera eccellentissima del
medesimo fra Bartolomeo, e deU'lncisione in rame con-
dottane felicemente dall' egregio artista Samuele Jesi.
II quadro di clie ragioniamo desta sensi di amore e di
nieraviglia nella cattedrale di Lucca: esso si compone nel
V A R I E T a'. 261
modo segnentc. La Vergine sorge setlente sopra un' nra ,
si atteggia di afTettnosa espressione , e si adorna di celeste
])elta. L''avvolgc un grande e ricco inanto, die vagamente
le discende dal capo, si lega con hel fermaglio sopra il
petto, e giii dagli omeri si spiegn , e doppianieate alle gi-
noccliia si soprappone con bene iiitesi avvolgimenti , e seni
del drappo da formaie una niiraljile magniiicenza. Questo
aninianto non copre gia 1' augusta persona della Nostra
Donna , ma la veste di eterno decoio e maesta. Ne perche
esso co" varj accidenti de' suoi lembi , e col gioco de' pie-
gamenti quasi tiitta I'avvolga, rcstano ascose le grandi for-
me della Vergine, clie ove traspajono dal paludamento, esse
iiiostrano la perfezione , la projiorzione e Tunita del loro
dlsegno. Cosi in quella che 1' angelica sembianza ci affida
colla sua dolcezza e pieta , la dignita e dovizia di tutta la
persona ci comandano venerazione.
II divin Figlio si adagia sul gremljo materno , e la Ver-
gine lo sorregge col manco braccio , e colla destra mano
io vezzeggia. In quel caldo d'amore, e fra que' soavi ac-
carezzamenti gioisce il Pargoletto di un contento di para-
diso. Esso e tutto ignndo di una morljidezza e pastosita ,
che si direl^lie la natura medesima. E gia sappiamo quanto
fra Bartolomeo nel ritrarre i nudl fosse yalentissimo da
quella sua niaravigllosa prova del san Sebastiano, oggetto
alle femmine di troppo ardente compiacimento. Disegno ,
colorito , soavita, verita e splendore , e forza della veneta
scuola furono i caratteri de' snoi nudi.
Sopra la Vergine librati suU' aria sono due angcli in
movenza cos'i graziosa , di forme cos\ squisite e di aspetto
tanto giocondi , die ben si pajono dalle sedi dell" cterna
pace discesi. Tengono dessi sospesa sul capo della Madre
di Dio un' aurea corona , come per canonizzarla regina
degli Angeli. E da amendne i lati della corona pendono
fasce azzurrine e rosate, ie quali mentre si compongono
quasi a celeste padiglioae sulla Vergine , fanno tutto il coin-
ponimento niagnilicamente piraniidnre.
Nella parte inferiore della tavola sotto V ara del trono
sorgono due santi : alia destra santo Stefano, alia sinistra
san Giovanni Battista. Santo Stefino sta per olFerire alia
Vergine la palnia del martirio , die col primo sangne la
Kellgione consacro. L'innocenza, la bellezza , la feile splen-
dono sul volto del Martirc , e lo dipingono di una soavc
2,62 V A R I E T a'.
serenita consapevole di una santa vita , e della certezza
del premio del tollerati patimenti.
Havvi egli bisogao di osservare con qual copla , e ve-
nusta, e larghezza , e intelligenza sia vestito questo Santo?
Chi non sa che questo gran dipintore T ottiraa maniera
de' panneggiamenti creo, con isviluppi felici, con regali
andamenti, e cadute di nodi, e di fimbrie, e con si fatto
contrasto di cliiari e di scuri, che ne disgrada la scuola
greca ?
II san Giovanni Battista e morbido e ciccioso nel nudo:
bene ordinato nelle forme e piacente di un mite sorriso ,
e di una fiorita eta nella sembianza. In che ci conviene
laudare 1' accorgimento del Frate , il quale ben sapendo
che Tarti ingenue sono I'arti della bellezza, e che la bel-
lezza e la loro precipua essenza , non gli piacque disone-
stare I'arte sua con cio che e men bello, e coil' eleggere ,
come molti hanno fatto, anche sommi dipintori ^ per rap -
presentare san Gio. Battista con aspetto irto e selvaggio,
e forme macere e rigide , pasciute di cibo di locuste.
Senza che figuramlo il Battista dopo la sua santificazione
farlo dovea ripurgato delle umane imperfezioni , e fulgente
della luce della sua gloria. L' usata croce ch' egli impugna,
il vello che mezzo lo copre , il raanto che negletto gli on-
deggia dopo le spalle , non sono che i connotati della sua
condizione , ma nulla gli comunicano di pastorizio e di
agreste.
Siede finalmente fra questi due Santi sul piede dell' ara
un putto, aiich' esso del coro degli Angeli, credo uno dei
troni celesti , il quale arpeggia sopra un liuto. L' atto di
questo putto discende all' animo , che lo vedi in un beato
rapimento assorto nei modi, che dalle armoniose corde
sprigiona , diresti che anche sia per muovere il canto ,
cosi soavemente ai numeri le labbra atteggia e dispone ,
che ti sembra udire : Gloria in cielo al Signore , e pace
agli uomini in terra !
Ecco il sublime componimento che fu subbietto alia in-
cisione del sig. lesi , parlando della quale non gli faremo
nierito della bravura di condurre , volgere e incrociare il
bulino per cento direzioni con taglio multiforme. II signor
Jesi e artista pensato. Pue pregi prevalgono nel suo con-
cetto, r intelligenza e il sentimento j e la parte meccanica
non ha in istima, se non quanto possa meglio condurlo
V A R I E T a'. 263
air effetto , e al vero carattere del dipinto ch' ei prende a
tradurre.
E certamente se primo obbligo del sapiente Inclsore e
il riportare nella stampa le note della singolar maniera
dei dipintori , giacche ognuno ha una sua propria fisono-
mia, un suo fare peculiare che lo distingue dagli altri si,
come avviene anche ne' grandi scrittori i il signer Jesi ha
adempiuto perfettamente a questo dovere. Percio i profes-
sori deir arte lo applaudono appunto in cio , che Veduto
appena il suo lavoro si riconosce a un tratto fra Bartolomeo.
Di fatto qui vedesi la grandezza, la larghezza, T eleva-
^ionc del suo stile , le grandiose e nobilissime forme delle
figure , la pompa ben ragionata de' piegamenti , lo splen-
dore di una grande e severa bellezza nelle fisonomie , lo
impasto dolcissimo delle carni , 1' imponenza della moven-
za , la grazia unlta ad una sorama dignita nella Yergine ,
nel Putto , negli Angeli, e una potenza massiraa di con-
trasti, che colla particolare arte di sfumare del Frate, colle
forti ombre , e coi chiari lucidissimi un effetto e un ri-
lievo maraviglioso producono.
Invano si desiderano questi caratteri dai soli operatori
nieccanici : niuna hanno forza ne' loro lavori la mente e
I'animo, e quindi freddi rimangono, e se pure alcuna
cosa buona esce dalle loro mani , non saprebbero rendere
ragione a se medesimi di quella fortuna. Una costante pa-
zienza , una diligenza, anche nelle minuzie, e una servile
paiira di eccedere in una linea, ma non lo intelletto , ma
non r inspirazione , non la vera scienza dell' arte dirigono
il loro bulino.
II nostro incisore procedette per via slcura al consegui-
mento del suo scopo, e (juesto fu ch' ei seppe , ottimo di-
seguatore com' egli e , e come lo furono tutti i grandi
incisori, formarsi prima accurato disegno del siio originale.
In questo egli si intrinseco negli spiriti dell' autore , indo-
vino i suoi pensieri , si riscaldo ai suoi afFetti, e con sot-
tile metafisica produsse opera egregia. Percio alia guida di
questo esemplare non potea che condurre anche col ferro,
lavoro in ogni sua parte compiuto.
Laoude giudichiamo essere un vero beneficio recato alle
buonc arti , che questa insigne tavola di Baccio dalla Por-
ta , col mezzo di cosi bella incisione venga conosciuta e
proposta nelle scuolc , onde &i tingano di alcuna vergogna
264 V A K 1 E T a".
que' novelli artistl , che streini di generosita cV aiiiiuo c di
aid pensamenti sonosi dati ad una maniera misera , esile
e ininuta sotto il tltolo di genere. Basta forse a difenderii
che dessi servono alia ristrettezza del cuore de' contempo-
ranel, e clie i guadagai si acquistano solo per questa via'
L' artista che mira insieme alia possibile eccellenza, e al-
r eternita del sue nome , non opera per una sola eta , e
schifo di quei lucri che detraggono al suo grido , fa che
il poco gli basti al vivere preseiite , per vivere ammirato
nelle future generazioni.
Si specchino adnnque gli allievi in fra Bartolomeo, mae-
stro che gaida alia vera nobilta dell' arte , che ha poi tanta
influenza sulla nobilta deiranimo. Fra Bartolomeo e fra le
prime stelle della gloria toscana. Se Masaccio fu il primo
a ritrarre ne' suoi dipinti la vita ; se Leonardo v' intro-
dusse una forza e una finitezza insuperaljile ; se Andrea
del Sarto vi trasporto la pura natura ; se Michelangelo vi
spiego la sapienza piu profonda , Baccio dalla Porta vi si-
gnifico sempre la maesta.
Tornando al signor Jesi annunciamo come al presente
si travaglla con sommo ardore in un' opera colossale de-
gna del suo ardire e della sua maestria , 1' incisione cioe
della famosa tavola di Raff'aello rajjpresentante Leone X
in mezzo al Cardinale de Rossi Segretario de' Brevi , e al
Cardinale Giulio de Medici , che poi fu Clemente VIL In
questo lavoro ei provera vie piii iin dove aggiungano le
sue forze , e a noi tarda ogni istante per vedere terminata
anche quest' opera sulla cjuale ci proponiamo , se ci dura
la vita , di scrivere schiettamente il nostro parere.
Gesh risorto , che del le chimi del potere celeste a
S. Pietro. Dipinto a fresco esegidto dal professore
Giuseppe Diotti nclla cattedrale di Cremona.
Quella promessa che faceva Gesix a Pietro ed agli Apo-
stoli , dopo die 1' ebbero confessato Messia e figliuolo di
Dio, che loro conferirebbe il potere di legare e di scio-
gliere con sanzione celeste i reati degli uominl ( Matt. XVi ,
18. Joh. XX, 23), Ei la compiva , apparendo loro, dopo
la sua risurrezione. Ma una speciale autorita conferiva al-
lora a Pietro , costituendolo capo della sua futura Ciiiesa ,
centre di quella unita , che voleva strettissima fra i suoi
V A U I E T a". 265
seguaci. Vuolsi die Pietro ne fosse iavestlto , quand' ebbe
fatta cjuella triplice confessione di ainore , die cancello la
vergogna della triplice negazioiie da lui fatta nel pretorio
del Proconsole romano. OftViamo al lettore 1' intlero testo:
" Gesu disse a Siaione Pietro: Simone , figUuolo di Gio-
vanni , mi ami tu piii die questi ? Gli disse : Certamente ,
Signore , tii sai die io ti amo. Dissegli: Pasci i miei agnelU.
Dissegli di nuovo per la secoiida volta: Simone, figUuolo di
Giovanni, mi ami tu? Ei gli disse: Certamente, Signore, tu
sai die io ti amo. Dissegli : Pasci i miei agnelli. GIL disse
per la terza volta : Simone , figUuolo di Giovanni , mi ami
tu? Si contristo Pietro perclie per la terza volta gli avesse
detto : mi ami tu? E dissegli, S:gnore, tu sai il tutto , tu
conosci die ti amo. Gesii dissegli : Pasd le mie pecorelle
(Job. XXI, i5 et seg. etc.). »
Qaeste cose erano da rammentare per far comprendere
come 11 sagace e valente pittore aljl)ia sapnto rappresen-
tare con siugolare evidenza ed espressione questo fatto gia
taiite volte trattato da insigni maestri , compenetrando in
iin solo pnnto le piu importanti circostanze di esso. Pocbe
parole faranno cbiara la coraposizione di questo diplnto.
L' egregio professore dispose il quadro sopra un' estesa
pianura contornata da niontagne die si veggono dlgradarsi
in distanza. Nel mezzo di esso sta Gesu Cristo in atto di
porgere colla destra a Pietro die gli sta inglnoccliiato in-
nanzi, le cliiavi, segno di poter supremo presso gli orien-
tal! , e qui simbolo del potere spirituale , mentre colla si-
nistra levata al cielo accenna die cou esse gli e dato di
aprirlo e diiuderlo , secondo che i credenti in lui saranno
osservatori o trasgressori non pentiti di sua legge. L' at-
teggiamento _, il volto , 1' espressione di questi due perso-
naggi non possono essere nieglio ideati, ne piii proprj
della circostanza. II serabiante del Redentore spira un'aria
di soavissima graviia , die dimostra ad un tempo Pauto-
rita divina cb' egli ba di conferire tanto potere , e la vo-
lonta benefica dl trasuietterlo nella sua cbiesa: nel volto
di Pietro si scorge commozione per F inaspettata dignita.
cui e soUevato , trepidazione delle proprie forze e fiducia
nel divin INIaestro , die vorra ajutarlo di sua j^otenza e
inisericordia nelP esercizio dell' altissimo ministero die gli
e aflidato. Gli altri Apostoli , distribuiti dalP una e dalP al-
tra parte , manifestano per varie luaniere i sentimenti oride
J^ibl. luiL T. LXXVIII. 18
266 V A R I E T A.'.
sono compi-esi. Tie di essi alia destra e piu vicini a Gesu
6tanno intent! agli attl ed alle parole di lui : tra (jitesti
distingnesi Giovanni che con amorevole e dolce compia-
cenza riguarda alia commozione di Pietro , qviasi voglia
confortarlo a sciogliersi dalle dubbiezze. Gli altri tutti di-
versamcnte atteggiati ragionan fra loro intorno all' a!to e
consolaute potere che Cristo conferisce a Pietro , e per lui
alia sua Cliiesa, intorno all' unita di cui la impronta con
quell'atto solenne , nuita di potere , di sentimenti, di mas-
siine c!ie, acquetate le passioni , sarel)be nata nell' umana
famiglia al nascere e propagarsi del regno spirituale del
Messia.
In questa, come in tutte le altre composizioni storiche
del chiarissimo sig. professore Diotti si ravvisa quella quasi
caratteristica proprieta loro, che cioe frammezzo a tanti
attori ch'egli introduce ne'suoi quadri non viene mai dalle
movenze de' secondarj ne distratta , ne dlssipata 1' atten-
zione dcllo spettatore al protagonista ^ ma in vece gli e
forza di tenerla iissa in lui, poiche ve la conduce la coa-
siderazione stessa di tutti gli oggetti circostanti : tanta e
r unita ch'egli saviamente sa dare all' espressione di tutto
il suo concetto. E oltre a cio a noi pare che non sia leg-
gier titolo a lode sincera il suo ben comporre in argo-
menti di si alta e mistica importanza , richiedendosi, oltre
un'erudizione ed esatta conoscenza di storia e costumanze,
tanta forza di mente da saper creare fisonomie che pel
carattere d'inspirazione o di celeste missione di cui vanno
improntate, nulla hanno di comune cogli uoraini che ci sono
compagni nel pellegrinaggio della vita. Nelle opere di Diotti
invano si andereJilie in traccia di mende di disegno , poi-
che in tutte egli ne e diligentissimo osservatore : e spe-
cialmente piedi e mani e braccia e collo e teste e barba
e capelli non possono essere ne piii simili al vero, ne di
piii scelta forma. Danno perfezione all' opera la grandio-
sita dello stile , largo non esagerato , la forza e F accordo
del colorito verissimo in tutto, consentaneo nella luce,
uelle ombre e ne'.riflessi alle leggi di natura, irapastandosi
e fondendosi con quella degradazione che da rilievo ai
corpi che si ofFrono al nostro sguardo.
E poiche questo di cui discorriamo e il quarto dipinto
a fresco ch' esegui nel duomo di Cremona il chiarissimo
6ig. professore Diotti a compimento della commissione a
V A R I B T a'. ^67
lui allogata dalla Fabbriceria , ci sia perriiesso il parlare
di alcune parti in confronto di simili espresse nelle altre
tre. E I." abbiarao tre teste del Redentore, nell' una e di
risorto gloriosamente, nella seconda ( dopo la benedizione
de' fanciulli ) e di autorevole Maestro , e in qnesta e di
Signore Iddio umanato cbe conferisce potere. In tntte egli
seppe colpire il giusto carattere , infondere quelle spirito
di niitezza e mansuetudine , di cui T uomo Dio propone-
vasi esempio agli uomini ; ma questa ci parve prevalere
sulle altre e riescita assai piu bella per certa forza e di-
gnita di afFetto ed espressione di cui seppe imprhnerla i
a." in quattro maniere dipinse pure il prediletto di Gesu
Giovanni, e tutte pregevoli per venusta, ma questa sem-
bra vincere le altre per una cert' aria d' ingenulta , d'alTetto
santaraente caldo, di schietto candore che vince 1' animo
e lo iniiamora; 3.° quattro teste abbiam pure del fervi-
dissimo Pietro , ma tutte diversamente mosse , diversamente
modellate ;, 4 " finalmente sono gli Apostoli che agiscono
in tutti quattro i dipinti , e il nostro valente pittore seppe
variare le invenzioni delle teste, delle movenze e degli
atteggiamenti, serbata senipre quella gravita, dignita e pro-
prieia di costume clie si addice a persone ed a cose sante.
Nel die operare diede solennissiraa prova di assai fecoada
immaginazione , uia insieme di assai raglonevolezza , mentre
egli non s' abbandono capricciosamente ai concetti die gli
andava suggerendo la fantasia , ma contemperandoli alle
norine di ragione ei li ridusse a quello die devono essere,
serbando sempre le giuste proporzioni d' affetti , di movi-
menti, ecc. Con cio ei diede un' assai utile lezione pratica
a' suoi allievi intorno al modo di creare esseri sulla tela
e di atteggiarli conveiuenteniente. Ne una nieno importante
ne hanno nel sensiliilissimo e graduale progresso in niag-
glor perfezione nelP arte del dipingere a fresco, il quale
rilevasi ne' quattro dipiuti , di aiodo die quest' ultimo su-
pera tutti nella vivacita e trasparenza del colorito e nella
naturalezza degli accessorj : solo bramar potrebbesi mag-
gior calore nelle due uliime figure a sinistra. E manifesto
che dair esempio dato da questo insigne artista a quanti
ancor giovani professano la nobilissima arte di dipingere
deriva la massima di non riposare sulle opere che nieri-
tarono anciic lode , quasiclie per esse abbian raggiunta
la perfezione i ma di adoperarsi onde progredire e crescere
268 V A R I E T a'.
in essa , poiche ella noii e gia il rlsultamento di pochi , nia
di molti anni di assiduo studio ed esercizio.
Non esitiam panto a salntare il Diotti siccome uno dei
principali sostegni della pittura in Italia , e cultore clie ha
pochi pari del dipingere a fresco. Augiirlamo percio che
la numerosa schiera de' suoi discepoli ne segua coragglo-
samente gli esempi e le lezioni, e non avrenio allora a te-
uiere ii decadimento della bell' arte, al quale seuibra in-
camminarla la massima in non pochi novellamente intro-
dottasi ad esempio della nianiera che domino nel XVII
secolo , che sia lodevole il far molto e presto e non gid il
far poco e bena : cui potrebbesi eziandio aggiungere la non
curanza nella creazione de' personaggi storici di combinare,
sia rispetto ai raovimenti che all' espressione ed all' aria
delle teste, quella parte di genio che l' artista gludizioso ed
erndito sa infondervi coUa scelta natura.
Ne vogliamo defraudata della lode, che le si deve e
niolta e sincera , 1' attuale fabbriceria che ben conoscendo
la destinazione propria de' fondi lasciati dagli antenati alia
fabbrica come ad aliniento perpetuo delle arti Ijelle in
Cremona , seppe saviamente erogarne una parte nell' ag-
giungere ad un tempio si cospicuo questi nuovi ornamenti.
della scuola italiana ripristiuata agl' insigni che gia esiste-
vano de' vecchi tempi e de'mlgliori pennelli de' secoli che
trascorsero.
Jitsposta alLe osservazloni iiitoriio alcunl puntl dell opera
intitolata : RagioTiajneiiti sopra ff/i ordlni dclU Ita-
liana architettiira eec. di Antonio Noale professorc
supplente di arclutettura teorica e pratica ncU I. R.
Univcrsitd di Fadova, esposte in un articolo della
Biblioteca Italiana , tomo 76.°, fascicolo di ottobrc
1884, P'^^b- ^3 e seg.
Versano le accennate osservazioni sopra quattro punti
principali dell' opera, cioe: i." suUe arcate sopra i capitelli
delle colonne ; 2.° sulla maniera di conservare T unita di
costruzione negli ordini d' architettura sovrapposti ad altri
ordini i 3.° sull'uso degli ordlni nelle flicciate , e nell' in-
terno degli edificj i 4.° sull'uso dei frontispizj. Non avendo
esse altro appoggio che gli esemplari di alcuni architetti, o
per dire piii esattaraente , decorator), I'aiitore si lusinga die
V A n I E T ,v", 269
i sigiiori G. ed L. non vorranno adontiirsi se loro aesoggetta
le I'agioni die non gli persuadono di convcnire nelle dotte
loro osservazionl , e clie tosto Ijrevemente qui espone.
Non si approvano ( rignardo al j^rimo panto ) le arcate
sopra i capitoUi delle coloune perche il capkello, essendo
in tiUti gIL ordiiii la parte neglL sporti piu deliruta , non
pare adattata a ricevere imnudiataniente il vivo dell' area ,
presentandosi il pericolo die la sua tavola vada a spezzarsi.
Cio non e vero. II piede o A'ivo deirarco, selibene qua-
drate, non e inai maggiore del dianietro del sonmioscapo
della colonna, e del vivo del capitello; percib non preme
ne sopra gli sporti della sua tavola, perclie maggiori del
vivo, ne sopra le voliue, caulicoli, f'oglianii, ecc. scolpiti
air intorno del suo vaso solido, il quale in tittti gli ordini
e una protrazione del fust.o della colonna, alcun poco di-
vergente alio insii, come negli ordini composito e corin-
tio. Che se i quattro angoli. del piede quadrato dell' arco
escono alcun poco dalla maggiore circonfej'enza di questo
vaso , cio non prcgiudica minimamente ne la solidlta reale ,
ne Tapparente; perche la parte di questi angoli, che esce
dalla niaggior circonferenza , viene nascosta dalla forma
dei capitelli medesimi , che di rotondi divengono quadrati
nella loro parte superiore, ove il piede dell' arco appog-
gia sul cnpitello:, passaggio graduato, che unisce con molta
grazia queste due forme, e nel tempo stesso rende «olida
la costruzione. Ne avvi d' altronde bisogno , per impedire
die la tavola non vada a spezzarsi , del suggerito pezzo di
architrave coronato da qualche modanatura alia maniera pra-
ticata da alcniii architetti , perciocche questo pezzo d' ar-
chitrave, dovendo essere quadrato, fa la funzione del
piede dell' arco prolungato , il quale preme il capitello ,
non solo col proprio peso, ma eziandio con quello del-
r arco stesso, con isvantaggio della costruzione, perche
questo pezzo di architrave in parita di altezza delle ar-
cate diminuisce la liuighezza delle colonne, e quindi la
loro grossezza. Che poi il capitello sla la parte piu delicata,
cio sara vero, avitto riguardo agli ornamenti scolpiti intorno
al suo vaso; ma questi nulla sostengono. 11 vero sostegno
dell'arco e il vaso solido che, coine si disse, essendo una
protrazione del fusto della colonna e al pari di essa con-
sistente, come la ragione e 1' esperienza lo mostra. Percio
il Sansovino eresse immediatamente suUa tavola di questo
a^O V A R I E T a\
vaso Ic belie arcate della marraorea cappella di S. Antonio
di Padova; il Bassano quelle deir estcriore facciata del pa-
lazzo deir antico conslglio in delta citta ; il Lombardo quelle
della volta della cliiesa di S. ZaccaiU in Venezia ; e gli
architetti di quelle maravigliose chiese gotico-moderne,
che in tanto numero adornano la Germania, T Ingbilterra,
la Francla ed altri paesi, non ebbero difficolta di appog-
giare sopra i capitelli di sottilissime colonne i piedi delle
arcate non solamente sul vivo delle colonne, ma su tutta
I' estensione della tavola dei capitelli medesimi , senza che
questa, malgrado i snoi sporti oltre il vivo, abbia mai
dato segni di deperimento e rovina.
Passando ora nl secondo puato in cui i detti signorl
G. ed L. non convengono nell' espediente proposto dall' au-
tore di sopprimere la cornice degli ordini sotto altri ordini
per conservarne 1" iinita di costruzione nelle facciate com-
posto di pill ordini gli uni agli altri sovrapposti, per la ra-
gione che la cornice non e tetto o lo figura , ma doversi
essa considerarc come semplice parte ornameiitale, che si pub
appUcare per ahheUimento in quahinque parte dell' edifizio piii
ci piaccia senza die i'i abbia ragione del tetto , 1' autore fa
osservare che tale ragione e piii ingegnosa che vera. Ed
infatti 1' idea di cornice non puo audare disginnta dall'idea
'di finimeato e di tetto, se e vero che il tetto e il finimento
superlore di ogni ediiicio, e che la cornice e lo sporto de-
stinato a coprire la facciata , e ad allontanare le acqne
che colano dal tetto. Ne le modanature che rivestono I'este-
riore sua superficic possono cambiare 1' ufficio suo, poiche
non fanno che costituirla un finimento ed uno sporto or-
nato in ciascun ordine , non mai un semplice ornamento
applicabile anche dove finimento di edificio non esiste,ne
bisogno di sporto; che die gli esempi citati del Colosseo,
del teatro di Marcello, e del Settizonio, i di cni ordini
sono tutti provvedati di cornice , che al solo ordine supe-
riore si conveniva, possano in contrario fat credere.
Adunque la soppressione delle cornicl degli ordini inter-
medj ed inferiore non solamente e richiesta dalla conve-
nienza , ma eziandio , come disse T autore a pag. 86, da
ragioni di solidita e di comodo ; primieramente , perche
il loro sporto produce rimbalzo d'acqua nei casi di pioggia,
che danneggia la costruzione, secondariamente perche im-
pedisce la visuale dalle finestre degli ordini snperiori alia
V A n I E T A . 271
via iottoposta, e in ispecial modo se la larghezza dl questa
sia poco considerevole. A chi non place la nuda verita
presentata dal solo architrave unito al fregio, I'autore ha
suggerito alia detta pagina 86 di surrogare a questi mem-
bri r uso di qualche cornice architravata , ovvero d' un
qualche fregio coronato d' opportuna modanatura secondo
la qualita di costruzione che I'ordine rappresenta. Quest' ul-
timo espediente ofTre all' architetto di genio un canipo va-
stissimo per farvi hrillare la sua perizia nell' ornato , in
luogo della monotona ripetizione di una secca cornice di
finimento, ove lininiento non esiste. Questo sistema consono
alia verita ed alia ragione, selibene contrarlo alia pratica
di molti architetti moderni cieclii imitatori deU'antico,
perche antico, ha il vantaggio d" introdurre nelle facciate
a plu ordini posti gli uni sopra gli altri una varieta di
forme e di ornamenti , che indarno si cercherebbe nella
ripetizione delle cornlci su tutti gli ordini.
Percio che riguarda al terzo punto in cul i signori G. ed
L. considerando gli ordini nell' uso che. ne hanno fatto gli
architetti moderni, come di semplice ornamento non conven-
gono neir insegnamento deir autore, il quale sostiene essere
i medesimi menibri essenziali della costruzione, si rispon-
de, che a persnadersi essere gli ordini efFettlvamente tali,
basta riflettere che ad essl non possono negarsi due fun-
zioni inseparabili , ma diverse, di cui la principale e
quella di costituire col loro membri lo scheletro della co-
struzione, r altra di rendere questo scheletro pin aggra-
devole col mezzo delle modanature , degli ornati e delle
belle proporzioni.
I membri clie costituiscono lo scheletro sono , come e
noto, la colonna composta di base, fusto e capitello; e la
trabeazione composta di architrave, fregio e cornice. Fun-
zione della colonna e quella di pnrtare la trabeazione. I.' ar-
chitrave , che e 11 prinio menibro di questa , nel tempo
che congiunge la parte superiore delle colonne, sostiene
anche le travi del solajo ^ 11 fregio rappresenta le teste
delle travl che lo compongono i la cornice allontana dal
piede della febbrica le piogge che si versano dal tetto. Le
modanature destinate sono ad ornnre questi menibri In
modo conveniente alia loro funzione. I membri possono
comporre una costruzione semplice e rozza bensi ma reale;
Hon GOs\ le modanature. Posto cio, «i dev€ cqncliiudere die
272 V A R I E T A .
gli ordini negll etVificj bene architettati noii sono di sem-
plice ornaiiiento, ma sono, come sostiene I'autore, mem-
bri essenziali della costruzione qnando le colonne sono iso-
late 5 e quando sono incassate lo sono in parte ;, clie se
fosse il contrario, allora si potrebbe togliere, a cagione di
esempio , al Panteon di Roma ed al Partenone di Atene
i loro ordini senza che la costruzione rimanesse distrutta,
lo che certo nessuno vorra asserire. Si comprende poi fa-
cilmente come, anche denudati questi due piii celeljri monu-
menti dell' antichita d' ogni loro modanatura ed ornamento',
possano sussistere ancora per lo scheletro dei loro ordini.
Qnello che si disse di questi due edificj si potrebbe dire di
moiti e moki altri antichi e moderni , e specialmente
di quelli del Palladio , il quale sebbene non guidato da
quella sana Jllosofia introdotta nell" archltettnra, prima dal
conte Algarotti , poscia dal Milizia e da qualche altro ,
seppe il pill delle volte adoperare gli ordini non come
semplice ornamento della snperficie delle pareti , a un di
presso come sono gli stucchi e le pitture ^ ma come mem-
bri essenziali della costruzione, guidato dal solo buon sen-
se e dair esempio dei migliori edificj antichi. Ne per po-
tersi fare edilicj senza ordini ne consegue che in quelli
eve sono ragionevolmente adoperati siano una pura conve-
nevolezza di parti decoradi^e. Ne a provare questo assunto
basta r esempio di edificj condotti a perfetto e magnifico
compimento nell' interna e nondimeno la facciata rirnane in
rustico e per lungo tempo sussistono. Sono eglino terniinati a
dovere questi edificj ' Le loro rustiche facciate non presen-
tano r aspetto di otturazioni provvisionali in pendenza del-
r esecuzione della vera facciata ? Ora se la fnnzione prin-
cipale dei nostri ordini e quella di costituire lo scheletro
dell'edificio dove vengono adoperati ; e se la loro fnnzione
ornamentale e secondaria, si domanda come pub essere in-
differente che quelli delle esteriorl facciate non corrispon-
dano air interna struttura, o viceversa? 0 die nelP interno
possa aver luogo cornici di fininiento sopra un ordine de-
stinato a reggere una volta , od una piattabanda , ove ne
finimento ne tetto esiste^ Non e forse meglio, come inse-
gna Pautoreapag. iio, fare use di quelle cornici che si
addimandano d' impostatura , perche effettivamente fanno
P ufficio d' imposta alia volta ed alia piattabanda; cor-
nici die compiono P ordine in una maniera elegante e
V A R 1 E T a' 2-3
convenieiite ad nnn tale situazione? II Vignola nel suo
S. Andrea di Ponteinolle non ha forse prevenuto T insegna-
mento delPautore col fare T Interno di questa chiesa senza
la solita cornice? Nondinieno considerandoli anche qnali
semplici ornamenti , come si vorrebbe , nessun vantaggio
ne risulta col nientire al di dentro quello clie fu enunciate
al di fuoi-i. Pei'ciocche se 1' interne e una gran sala alta
dal suolo iino al tetto, come sono le cliiese, Tadornare la
sua facciata con due ordini, uno sopra raltro,non e cer-
tamente il partito pii\ felice nemmeno in senso di decora-
zione. Chi ne dubitasse ponga a confronto la facciata della
demolita chiesa di S. Geminiano in Yenezia, del Sansovi-
no , a due ordini, il di cui disegno esiste nella raccolta
delle fal^brlche piii cospicue di Venezla; ovvero quella delle
Zitelle pure a due ordini del Palladio con quella del Re-
dentore e di S. Giorgio ad un solo ordine , dello stesso
Palladio, e i-estera convinto che queste ultime , anche in
senso di decorazione, sono molto piu Ijelle delle prime. Lo
stesso puo dirsi presso a poco delle facciate di quegli edi-
ficj che internamente sono divisi in varj piani , e presen-
tano nella facciata un solo ordine di colonne, o pilastri
incassati comprendente tntti i piani , come sono i palazzi
Valmarana ed Angarano in Vicenza, Ragona a Gizzole ;
Angarano ad Angarano; Tiene a Cicogna, Sarego a S. So-
fia , poste a confronto con quelle dei palazzi Chiericati ,
Porto e Barbara no in Vicenza, Pisani a Montagnana;, Cor-
naro a Piombino tutte a due ordini del Palladio , come e
r interno di tali edliizj.
Se dopo il lungo traviamento delP architettura durante
il secolo dlciassettesimo, ed il suo ritorno sul retto sentiero
per opera di tanti nostri architetti , ed in particolarita del
Palladio, venisse ora fatto di stabilire nelle presenti scuole
la massima che gU ordini si possono stabilire nelle fabbri-
chc per solo titolo di decorazione , e che quelli delle esterne
facciate possono essere in contraddizione coW interna struttura,
per la sola ragione che le pareti delle fabbriche non sono
di cristnllo, cioe non lasciano vedere dal di fuoi'i cio che
internamente esiste , certaraente il buono ed il bello tra-
mandatoci dagli antichi nei monumenti sfuggiti alia barba-
rie ed al potero del tempo struggitore , e tutto cio che
dai modcrni ristauratori dcU" architettura autica abbiamo
di buono e di bello, dovrebbe ben tosto ccdere il luogo
274 V A R I E T a'.
alia bizzarra raaniera introdotta prima dal Buonarotti , e
diflFusa poi maggiormente dal Borrominl e dal Pozzo. od
a qualche altra peggiore. Perciocche se i nominati archi-
tetti, considerando gli ordini come semplice oraamento
delle pared, si fecero lecito di usare ordini sopra ordini,
quando la costruzione non ne voleva die un solo ; di ado-
perare colonne oziose , cioe non in funzione di sostegno ;
d' interrompere le trabeazioni negli spazj fra le colonne;
di erigere frontispizj su frontispizj non solo a risalti, co-
me le trabeazioni, ma eziandio spezzati nel mezzo, accar-
tocciati, ecc, pilastri rastremati in senso opposto delle co-
lonne ; colonne storte , o raeschinissime sopra ammonticchiati
piedestalli, ecc, altri al presente appoggiati alio stesso princi-
pio potrebbero fare anche di peggio;, poiche la decorazione
quando non e subordinata alia costruzione degenera ben
presto in licenza ed in capriccio.
Finalmente nel quarto punto ove parla dei frontispizj
e del loro uso , i signori G. e L. considerandoli come
semplice omamento li vorrebbero estesi in qualunque parte
dell'edificio; mentre T autore cbe in essi vede rappresen-
tata rinqlinazione del tetto, ammette cbe si debbano sola-
mente in quello mettere in pratica. Si consideri di nuovo
in quale caos fosse tratta T architettura dal Borromini e
dal Pozzo solamente, perche , trascurate le vere funzioni
ed uffici degli ordini, vollero tutto ridurre a semplice or-
namento^ e vedrassi cbe P espediente suggerito di tramutare
il nome di frontispizio in quello di omamento non e cosa
lodevole, ne fa cainljiare 1" essenza dei frontispizj e la
loro funzione. Ne dalle statue cbe in qualita di ornament!
si collocano dentro nicc'iie, o sopra piedestalli, o sui tetti ,
od altrove si puo trarne argomento clie ancbe i fronti-
spizj nella detta qualita si possono collocare ove piaccia.
Le statue sono ornamenti , ma indipendenti dalla costru-
zione ; cosa clie non si puo dire de' frontispizj , perche
rappresentando la fronte del tetto sono al medesimo su-
bordinati , ne si puo coUocarli ove non siano in funzione
ecnza ledere le leggi della convenienza. Le statue , come
ornati indipendenti dalla costruzione, non andando soggette
a questa legge , si possono coHocnre e dentro niccbie e
sopra -jiiedestalli e sopra il tetto, ma ogni assennato disap-
proverk sempre , con Vitruvio , cbe il Foro venga ornato con
quelle degli Atleti, ed il Ginnasio con quelle dei Senatori,
V A R I E T a'. 27$
perche ne le une , ne le altre avrebbero relazlone all' uso
di tali ediiicj.
Adunque per tutte le ragioni esposte I'autore non pn6
convenire nel principio die gli ordini sieno una pura con-
venevolezza di parti decorative. Non nega che dai decorator!
a stucco, in pittura od in altre materie non si possano
adoperare , e non si adoperino talvolta come raero orna-
mento della superficie delle pareti di edificj vecchi , o di
nuovo costrutti in rustico indipendenteuiente dalla costru-
zione. Ma anche in questo caso Tuso degli ordini deve
essere secondo la verita, ossia secondo il genere di costru-
zione che si vuole imitare, non ledendo mai con licenze
le leggi del buon gusto^ del verosimile e del convenevole;
perche non si puo , come disse Yitruvio , rappresentare
nelle immagini quello die non puo stare colla verita: ita-
que quod non potest in veritate fieri , id non poterunt in
imaginibus factum post certam rationem habere.
Postille alia Risposta siiddetta.
A quattro punti riduconsi je Osservazioni del ch. sig. prof.
Noaie. E cominciando dal primo in cui parlasi delle iinposte
degli archi non negliercmo che queste praticare si possano suUa
tavola di un capitello , appunto per la ragione che F arco per
tal modo viene a solidamente posarsi sul vivo della colonna. Ma
il sig. professore non ci negheva che per si fatla pratica Tarco
poggiandosi ad una tavola esile di natura sua , massime se il
capitello e corintio , e avend'' esso generalniente una sagoma
d''archivolto, che appaventemente gli aggiugne solidita, produrre
non debba un disgustevole effetto all" occhio de'' risguavdanti.
Esso poi col siio sporto appoggiandosi o come suol dirsi fmendo
appena su quello deiranzidetta tavola fa si che pel suo spes-
sore esca fuori dal vivo. Al contrario quel pezzo di cornice
aichitravata messa sul capitello viene colla maggiore sua robu-
stezza e collo sporto suo a togliere quel disgustevole effetto ed
a vie meglio soddislare T occhio con quelP appaiente solidita
che richiedesi in ogni edificio, ed anche nelle minime sue parti.
Che poi il Sausovino crette abbia immediatamente sulla tavola
del capitello le belle arcate della marmorea cappella di S. An-
tonio di Padova , il Bassano quelle deir esleriore facciata del-
r antico Consiglio in delta citta, il Lombardo quelle della volta
della cliiesa di S. Zaccaria in Yenezia, e un fatlo da non porsi
in dubbio, e fors'' eglino cosi pralicato avranno per le ragioni
stesse che dal sig. Noale adduconsi. Tuttavia non furono essi ,
come che riputali valentissimi oeir arte , da alcana scuola iu
276 V A R 1 E T a'.
cio seguiti ne da alcuna aflditati come precettisli clegni Get Iiomme celebre eut a se reprocher quelquei
» desordres daBS »a vie privee ; mais ses talens
>. et ses malheurs sont des litres euQisani pour
* qu'ou les pardonne a sa memoire. »
Revue encyclopedique de Paris, uctobre 1837.
Notice sur Ugo Foscolo.
Dopo la dolorosa perdlta di Ugo mio fratello , fu per
me un giorno di dolce consolazione quello in ciii n\i per-
venne la notizia die avevate pubblicata la di lui vita »
colla persuasione che aveste adempito con religiosa pieta
il sacro dovere dell' amicizia.
II mio cuore vi tributava i pin caldi ringraziamenti, e
jirovava una cara sensazione, pensando cbe un concittadino
fosse iinalmente sorto a far degna menzione d' un uomo
afflitto in vita, e a placare il suo spirito, spargendo qualche
fiore sulla sua tomba, e rendendo giustizia alia dignita, alia
fermezza e alia virtii mostrata. E voi certamente eravate
tale da disimpegnare con maestria 1' intrapreso incarico.
La lontananza in cui vivo dalF Italia, non mi permise pri-
ma d' ora di soddisfare all' ardente mio desiderio di cono-
scere 1' opera vostra. Ma quale e stata la mia maraviglia
e il mio dolore ad un tempo , quando leggendola , scorsi
che voi esagerando , o trasfigurando i fatti nella vita pri-
vata , presentate il vostro personaggio ora con colori atti
a destare le risa , ora con quelli atti a destare il disprezzo
per 1' uomo che avevate in animo di onorare, e a cui I'a-
miclzia , da quello che voi dite , vi legava da piii e piii
anni ! — lo non combattero una verita filosolica , cioe die
ogni cosa ha pin aspetti dati dall' opinione dell' uomo che
la contempla.
Sarebbe ingiustizia ed insania il voler che gli altri giu-
dichino a norma dell' impressione che gli oggetti fanno su
di noi stessi. L' onorevole canonico Riego , a quello che
voi stesso narrate, e mille altri, stimavano ed amavano
Ugo Foscolo con passione e tenerezza, e voi all' incontro
non lasciate alcuna via e mezzo intentato per renderlo
oggetto di riso e di disprezzo : e cio mi sembra naturale.
— Non condannero neppure il vostro giudizio erroneo e
gratuito su fatti sui quali esistono mille prove legali e te-
itimonianze di persone d'autorita e viventi sul conto della
Bibl. Ital. T. LXXVIII. 19
aSa V A R I E T a'.
pretesa mlsteriosa sua origine, della quale sembra che voi
vi prendiate tanto fastidio ; noii sugli errori di date , di
circostanze e di luoghi , persino sul ritratto personale che
fate di lui ; tutto cio e in parte il prodotto dell' inscienza
di cose che avete voluto regalare al pubblico con tono
dittatorio come infalli]3ili, e in parte il prodotto di perso-
nale , forse da lungo teitipo covata , inimicizia.
Anche cio e coerente alia natura uinana, e non mi sor-
prende. Ma non posso menarvi buona 1" asserzione d' aver
avuto , con lo scrivere questa vita , il desiderio d' onorare
la memoria del vostro amico. Non e certo ufficio deli' ami-
cizia il tacere la jiieta Cliale , 1' amor fraterno, la costanza
e ferniezza nelF amista , la compassione e generosita verso
i miseri, e tante altre dolci qualita del cuore di cui ab-
bondava Ugo Foscolo , e per cui si guadagnava 1' aiFetto
della gioventu e de' buoni ^ e all' incontro il cercare e lo
scomporre con rara niaestria la parte brutta contenuta
in ogni mortale per faria poi osservare col microscopio
da' present! e futuri.
^ion e neppur opera dello storico onesto e d' indole ge-
nerosa il rivestire di ridicolo e il caricare di sarcasmi ,
d'invettive ed epiteti triviali I'uomo che, se ebbe i di-
fetti comuni a mille de' suoi simili, possedeva tali virtu
che ne" suoi tempi e nelle circostanze in cui visse assai
pochi avrebbero imitato. Ne convengono sinceramente gli
stranieri, e ne convenite voi stesso in piii luoghi dell' o-
pera vostra, forse non tanto per amore della verita, quanto
per insinuare poco dopo con maggior sicurezza nell' animo
de' vostri lettori il veleno del sarcasmo , dell' ironia e del
ridicolo che volete inspirare per 1' estinto amico. L'inde-
gnazione , non dico de' parenti ed amici di Foscolo, ma
di tutti gl' imparziali alia lettura del vostro libro , vi te-
stifichera 1' impressione che esso ha prodotto suU' animo
de' buoni. — II vostro ingegno^ la vostra istruzione ed il
buon senso di cui ogni vostro simile e dotato contraddi-
cono a cio che volete farci credere, cioe che scrivendo
la vita di Ugo Foscolo avete avuia 1' intenzione di ono-
rare la sua memoria. Che 1' ininiico ingrandisca ogni og-
getto e lo falsiiichi per abbattere il suo avversario , e
presentarlo tale quale egli vuole che lo si consideri , e
cosa comune^ ma strana e quasi inaudita e quella che vo-
lendo onorare la memoria di im illustre ed infelice amico
V A n I E T a'. 283
si stndll e si lambicclii il cervello per presentarlo noii solo
inoralmente, ma anche flsicamente, e pei-i'mo a detiimento
della verita, nelPaspetto il piii brutto e il piu svantaggioso.
Tutti gli uomini hanno difetti e debolezze. — Lo storico
che scrive per istruire i suoi slmili deve rilevare anche
la parte brutta del suo personaggio , io ne convengo , ma
e egli percio necessario di servirsi di similiiudini alibiette,
triviali e ridicole ? E egli necessario perdersi in racconti
veri o falsi clie , nou servendo ne alia storia ne a salu-
tare esempio per gli altri, palesano soltanto il desiderio
di erigere con cio un monumento di vergogna a colui, la
cui memoria si pretende di onorare e di far ainare ?
Chi e colui che in vita non abbia avuti de' casi disgra-
ziati e forz' anche uinilianti ' Se si volesse indagare le par-
ticolarita d' ogni uomo con quella minutezza che impiegate
intorno al vostro personaggio , credete voi clie noi stessi
non fornireninio argomeuto di risa e di pieta ? — E se poi
le debolezze nostre, che darebbero ampia materia di scher-
no aVigorosi censori , che forse non sono meglio di noi,
si facessero conoscere pubblicamente e senza indulgenza
da chi si dice nostro amico , e in nn tempo in cui la muta
tomba ci toglie ogni possibilita di difesa , che direste, e
qual sarebbe la vostra opinione intorno ad un tal uomo?
Mi si dice che uno scrittore imparziale e spassionato
stia raccogliendo esatte notizie per compilare la vita di
Foscolo. Egli rilevera , spero , piii minutamente gli errori
in cui siete incorso , e il vero scopo che guido in questa
occasione la vostra penna.
Mi sia intanto permesso di toccare qnalche punto del-
r opera vostia , scritto o senza conoscenza di causa , o
dettato da un sentimento diametralmente opposto a quello
dell' amicizia che dite di professare all' estinto.
A che serve il racconto dell' aneddoto di Grehara? Volete
voi forse divertire il pubblico , volete vol fornire materia
di riso a tanti malevoli e nemici di Foscolo a spese sue ''
Lo spiacevole affronto sofFerto da Foscolo in quest' oc-
casione poteva esser fatto ad ognuno , solo mi duole clie
r aggressore non abbia avuto il meritato gastigo nel luogo
stesso dove esercito la sua brutalita.
Voi perb non contento di raccontare una storiella sulla
quale la vera amicizia avrebbe steso volontieri un velo ,
vi servile anche nel comunicarla ai vostri lettori di abbictte
e passionate similitudini ed cspressioui.
2d4 V a R I e t a .
Lo fate battere a Plate-couture, lo fate trattare da ca-
vallo ; considerate 11 giusto disprezzo che egli mostra per
nil tale avversario come bravata , e lo trattate da roman-
zescamente generoso per avere sparato in aria il colpo de-
sliaato all' aggressore.
II servirsi dl parole ironiche ed insultanti, die sorpren-
deranno per avventura e divertiranno anche chi ama que-
sto genere di scrivere o di parlare, per isfigurare e biasi-
inare uii' azlone in se stessa bella e lodevole e arte facile ,
ma spregevole.
Alia pagina la dite , che per quello che udiste, quando
eravdte in Italia, il padre di Foscolo era un chirurgo di
vascello al servizio dtlla repuhblica veneta.
Andrea Foscolo , padre di Ugo , non serv'i mal in qua-
lita di chirurgo di vascello. Egli fu istrnito nelle scienze ,
nella filosofia e nelle lingue anticlie nell' Universita di Pa-
dova, dove in pari tempo si dedico con successo alio studio
della mediclna.
Vlaggiando egli, dopo i suol studj, in Levante conobbe
e sposo al Zante Diamante Spaty, vedova del nobll uorao
Marco Serra. IMorto siio padre Nicolo , che trovavasi a
Spalatro in Dalmazia In quallta di medico e direttore degli
spedali di quel luogo, si reco con la sua famiglia cola per
assumere T implego paterno. Ugo allora aveva sei anni.
Alia pagina uj fate credere al pubblico che Foscolo,
dopo aver terminatl i suoi studj , ebbe per un momento
il pensiero dl abbracciare lo stato ecclesiastico. lo , come
fratello e come quello che nelle particolarita della propria
famiglia credo di essere il meglio informato , non ne in-
tesi mai parlare ne da lui stesso, ne da sua madre, ne
da una sua sorella soltanto di qualche anno minore e an-
cor vivente, ne credo che vol abbiate sentito far menzione
di questa circostanza da persone degne dl qualche fede.
Pero questa vaga asserzione , fornendovi argomento onde
far brillare anche qui la vostra pieta e indulgenza per
I'amico, gli siete prodigo delle belle esclamazionl che vi
suggerisce la vostra amicizla per lui.
" Ma che prete, o che frate doveva egli riescire con
» quella violenza dl passioni , con quel suo sfrenato ca-
)i rattere '' »
" Qual pulpito avrebbe potuto resistere a' suoi scalpiti,
» a' suoi gesti da ossesso ? ecc. » E piu oltre " La fortuna .,
V A R I E T a'. 285
>, io credo , cl salvo da un nuovo don Fracasso o don
" TenijDcsta del Fvicciardetto. n
Alia pagina 65 riportate un sonetto , dal quale tirate
r induzione che Foicolo perdesse nel triennio repitbbUca.no
un fratello suo maggiore , che questo suo fratello , da quello
che ovete inteso , a^'esse la sventura di por fine da se alia
sua vita , e che questa catastrofe di famiglia gli fornisse
V idea del suicidio del suo Jacoho Ortis.
Ugo era il primogenito de" suoi fratelli , quindi non ne
aveva dei maggiori, e Giovanni, terzogenito, di cui voi
Intendete di parlare , non si uccise , nia mori a Venezia
nel 1 80 1 d' infiaramazlone ai polmoni.
Alia pagina 84 fate che Foscolo prenda un violento
amore per una giovane rouiana, clie voi, senza nominarla ,
disegnate chiaramente per Teresa M. , poi alia pagina 60
soggiungete, che pare che questo suo amore fosse corrisposto,
ma rinianesse insoddisfatto per circostanze che si opposero
air onesta sua meta ; che egli ostentb di non pnrlarne mai ,
ma die non gli si poteva menar buona questa dilicatezza ,
perche in appresso la fece il protagonista d' un Romanzo ;
che le circostanze erano finte ; ma cJie si potevano fucilmente
rintracciare : e finite con profetica esclamazione e gratuita
accusa " Guai alia donna che si aspetta prudenza e di-
>i screzione da un amante poeta ! Egli sara segreto , ini-
X penetrabile con tutti i suoi amici , ecretto clie col pub-
y> blico. O in un sonetto , o in un poeraa , o in una tra-
» gedia egli sfoghera i suoi ardori , non solo co' suoi con-
» teraporanei , ma anche con tutti i secoli futuri. Cosi
>i fece Foscolo. Compresse invano per alcun tempo, alia
» fine la sua passione trabocco e le diede sfogo in un
» abbozzo di romanzo, intitolato Lettere di due amanti. »>
Quanto ingiusto e precipitato e mai, almeno riguardo a
Foscolo, questo vostro giudizio!!! Se vera intimita vi avesse
legato a lui e vi foste data la pena di conoscerlo meglio
di quello che abbiate fatto , avreste certamente trovato
ch' egli non solo non era d'indole di compromettere un es-
sere come quello d' una Teresa dell' Ortis , ma neppure
quelle donne il cui leggiero e capriccioso procedere T ad-
dolorarono profondamente , e la cui condotta era il meno
meritevole di riguardi e di delicatezza.
Lo stesso vostro errore e T incertezza in cui molti si
trovano ancora sulla vera Teresa dell' Ortis , e tant' altri
:i86 V A R I E T A.'
fattl della sna vica prlvata, provano a sufficienza che assai
jiochi uomini illustri e coniuni hanno piu di lui ravvolto
gli oggetti della loro passioiie In un piii denso mistero.
Basteia, credo, per provarvi che Teresa M. non po-
teva essere il protagonista del suo romanzo , il farvi ri-
flettere die essa veune da Roma a Milano nel 97 gla ma-
ritata, e che Foscolo non la conobbe niai prima di tjuesta
epoca. E qui soggiungero che gl' intimi di Ugo sanno aver
egli amata veramente una signora allora fanciulla, chiamata
Isabella R. , nativa di Pisa, ed accasata a Firenze con G.
B. Egli ne voile con lodevole delicatezza celare il nome
sotto quello della sorella di lei Teresa.
" Alia pag. 118 lo trattate da cascamorto, piu schla-
>i mazzando che ragionando, cambiando forme a guisa di
j; Proteo , eccessivamente vano , che, per agevolare le sue
>> conquiste , impiega ogni modo da pazzo da romanzi e
>> da coramedie. >i
Alia pagina 209 dimenticando che Foscolo ebbe non
romune educazione , e che, vivendo fino dalla sua infanzia
tra persone gentili, coke ed educate, aveva contratta Tabi-
tudine di contenersi dappertutto come conviensi , lo pre-
sentate qual uomo selv^aggio , la cui rozzezza era incom-
patibile con la buona societa.
" Come poteva la sua voce strillante , i suoi gesti di
>> maniaco , le sue vampe d'ira^ andar d'accordo coi modi
11 freddi , pacati e gelati del sig. Inglese ? Come poteva
» egli esser tiranno fra gli uomini che non vogliono es-
V sere schiavi' Come poteva soddisfare il suo orgoglio con
» chi e inflesslbilmente altero' Era dunque otnai tempo
II clie Foscolo si ritirasse nella sua grotta. "
Nel descrivere alia pagina 121 la sua figura v'allonta-
nate dal vero, siete in manifesta contraddizione con quello
che egli ci fa conoscere nel sonetto " Solcata ho fronte
che voi stesso rapportate
nell' opera vostra come legal documento , e finalmente vi
compiacete , contro 1' opinione delle vostre belle compa-
triotte , d' assomigliarlo , con espressioni triviali e basse ,
All' Ente cli e anello tra 1" uomo e F animale. "
E per corroborare la vostra asserzione, fate nascere un
duello con un suo amico per averlo canfrontato con T o-
rangotan. " Se la memoria dei tratti e del colore del suo
volto vi e uscita dalla mente, cio che io stento a credere.
V A R I E T A . 287
perche non vi atteneste alia sua stessa descrlzlone, perchfr
non ai ritratti che forse vi stanno tuttora sott' occhio ? »
Voi gli date degli occlti piccini ed erano grandi ; la car-
nagione rossigna ed era pallida traente al giallogaolo, con-
segnenza dell' affezione al fegato , a cui ando quasi sem-
pre soggetto ; le labbra sottili e sporgenti in fuori a guisa
di muso ; ed erano anzi tumidissime, e niente afFatto spor-
genti in fuori. II racconto poi del duello col gentiluomo
danese , rapportato alia pagina i5i, non e del tutto fe-
dele, e sembra che voi non ne siate stato esattamcnte in-
formato. Servendo io nel 1807 ne' Dragoni della Guardia
Eeale , dimorava a Milano ; e mi trovjii in casa di Ugo
Foscolo precisamente nel moraento ch' egli ritornava dallo
avuto diiello. II sig. Wolf non era danese, ma alsaziese dt
nascita , forniva in queU'epoca Tarmata francese di viveri.
e non la similitudine con 1' orangotan fu causa di quel
duello , ma 1' indiscrezione del Wolf che parlava con poco
riguardo di persona arnica di Foscolo in presenza sua.
Agli amici intimi di Ugo tuttora esistenti in Milano , e
pienamente nota la verita di questo fatto. Di fatto come
niai ad un gentiluomo danese, che sta tranqulllamente pran-
zando sarebbe venuto in capo, fuori d' ogni proposito, di
confrontare Famico Foscolo che entra, coa un orangotan''
Se la cosa non e impossibile, essa almeno semlira molto
improbabile. Alia pag. 66 dite che il celtbre attore Blanes
somigUava tanto a Foscolo nella voce rauca, ne' capelli ros-
sicci e ne' tratd del viso , die mold volevano che gli fosse
fratello naturale. E'jji non chiarl men questo dubhio. E anche
qui parmi che voi slate in errore e in contraddizione ad
nn tempo : i." perche Foscolo ben lontano d'aver la voce
rauca , egli T aveva forte , bella e sonora in modo da far
possentemente risaltare tutto cio ch' egli declamava o in
publjlico , o fra pochi amici in privato ^ 2.° come combi-
nerebbe la somiglianza di Foscolo con Te/.te ch' e anello
fra V uomo e V animcde ^ e con quella di Blanes, tenuto
generalmente per uomo di bellissimi tratti divolto? Final-
mente come avreste desiderate ch' egli chiarisse il dubbio
di coloro che tenevano Blanes per suo fratello naturale '
II non far caso e il ridersi anzi d' un dubbio puerile,
irreverente e privo d' ogni buon senso, per mille ragioni,
non era cosa assai piu raglonevole e saggia dello schia-
rimento di cui fate menzione' E avreste voi fatto altrimenti'
2bO V A R I E T \ .
Alia paglna 64 dopo esservi maravigliato che Foscolo
non cedesse a quel piacere e a quella vanita che quasi
tutti abhiamo di parlare delle nostre famiglLe , sojziungete ,
die se eali non facesse menzione della sua buonu e bene-
fica madre nel Jacopo Ortis, si direbbe che fosse nato come
un fungo o fosse un uomo caduto dal mondo della luna.
Perche egli non ne parlasse mai con voi , noa lo so ,
ma ch' egli ne facesse menzione, e ne scrivesse quando il
caso si presentava , lo so io , lo sanuo queLli che gli erano
intimi e veramente amici , e ve lo provera il seguente
passo ( fra i moltissimi che potrel citarveue ) di una sua
lettera scritta da Londra 11 25 settemhre 1826 al sig. Dio-
nisio Bulzo , quand'egli divisava di abbandonare 1" Inghil-
terra , per andare a stabilirsi al Zante.
" Provero con gli irrefragabili documenti degli archivj
» veneti , che la famiglia mia da moke generazioni in qua,
>i fra molte sue vicissitudini , pur sempre si e preservato
» il diritto e il fatto di cittadinanza e di patriziato nelle
« Isole Jonie, e che parecchi de' niiei anteuati discendenti
>i da Marco Foscolo , senatore e congiunto di Leonardo ,
>i generalissimo nelle ultime guerre di Candia, sono nati
» e morti nelle isole. A geneologie si fatte , delle quali
» non ho mai invanito , mi tocca oggi ricorrere , ed ac-
>> quistarmi forse nome di vanaglorioso . da che pare che
>> la mia fede di battesimo al Zante non basterebbe , e il
» fiat d'un colonnelluccio basterebbe a impedirnii di ap-
II prodarvi. "
Non nato ne come un fungo ne caduto dal mondo della
luna egli non poteva che gloriarsi della sua origine assai
piu illustre di quello che voi lo supponiate. e che vi vada
forse a genio. jVIodeslo per natura non pnrlava volentieri
e senza bisogno di alcuna circostanza delJa sua vita che
seatisse di vanto o di millanteria.
Ma anche qui, accennando gli avuti duelli, trovate ec-
cesso di modestia, esuberanza d' amor proprio, che gli faceva
credere che i suoi trofei fossero gia tunto palesi da noa
meritare ulteriore menzione. Non ci ha merito ne vantaggio
per r uomo di lettere , forse in nessuna parte del mondo,
il nascere da una o da un' altra famiglia. Gli uomini giu-
xliziosi non apprezzano che il valore intrinseco della mente
«l€vata , non ammirano ne' loro simili che il genio crea-
tore e fecondo : ma perche stigurare una verita di fatto^
V A R I E T a'. 289
perche negare la sua discendenza da un ramo dell' antica
fainiglia veneziana di Foscolo , quando la Storia , la Reli-
gione cattolica de'suoi padri e i docnmenti esistenti presso
i suoi parenti lo comprovano' Vi sembra prova sufliciente
per sostenere con tono d'infallibilita il contrario, Tesservi
sconoscluta questa circostanza, o Taver sentito altrimenti da
persone egualmente inscienti deirorigine di Ugo Foscolo'
Volendo evitare lo scoglio degli errori , a cui va sog-
getto lo scrittore privo di sicure notizie sulle cose che e
per descrivere, perche non vi siete rivolto a quelli che
avrebliero potato illuminarvi sii ogni circostanza risgnar-
dante i gcnitori di Ugo Foscolo, suU'epoca e motlvi della
einigrazione in Grecia di questo ramo de!la faniiglia ve-
neziana de^ Foscolo? Oppure avete creduto che la vostra
opinione servirebbe di legge a quelli che vi leggerebbero'
Ne la lontananza in cui vivete dall' Italia vi puo scu-
sare della poca esattezza con cui avete trattato il vostro
soggetto , i.° perclie la lontananza non e tale da imjiedirvi
i mezzi onde conoscere con sicurezza i fatti che volevate
raccontare f, a." perche nella stessa Inghilterra, ove vol di-
morate, ed ove Ugo Foscolo passo tanti anni della sua
vita, voi potevate da molti axnici di lui, non solo otteneie
copiose notizie, ma anclie procacciarvi Tesame delle tante
carte lasciate da lui morendo all' ottimo canonico Riego ,
fra le quali avreste trovato autentici materiali per Toi^era
vostra i 3." perche raancando di documenti necessarj , e
delle necessarie notizie per iscrivere delle storie, bisognava
scrivere dei Romanzi , i quali permettono impunemente
libero campo alia nostra immaginazione, senza costriugerci
scrupolosamente alia verita.
E qui porro fine a questa mia lettera, trascrivendovi
un passo del discorso tenuto nelT Ateneo di Venezia dal
professore de T sulle opere di Ugo Foscolo.
" Forse a taluno sembreranno troppo severe queste
» nostre parole , ma non possiamo nascoiidere la giustis-
" sima indegnazione da cni siamo stati penetrati alia let--
» tura della vita di Ugo Foscolo dettata dal Pecchio.
i> Non gia il desiderio di rendere qualche triljuto di
» quella amlcizla , che a lui per molti anni lo lego, e di
II adempiere all" ufficio pietoso di un esnle verso un altro
» esule , consiglio il Pecchio di scrivere , ma bensi la
" smania di far pompa di erudizione in digressioui cosi
ago V A R I E T a'.
lunghe che occupano il posto priacipale del suo lavoro.
E pazienza che fossero bene assestate , nia spesse volte
riescono fredde , insulse e che piii raoiita false.
)/ E perche non si creda che noi parliamo a caso, leg-
gasi cib che sta scvitto a faccia 2 53 ; ove, dopo aver
descritta la morte di Foscolo , fa ua paralello tra que-
sta e quella di Vincenzo Monti, e non si potra a meno
di confessare che maggiori assurdita e piii insolenti bu-
gie non potevano certamente escire dalla penna di un
oltrainontano. "
Milano 5 il lo maggio i835.
G. F.
Annnli delle scienze religiose compilati daU abate An-
tonio De Luc a.
DI qnesti Annali non abbiamo sott' occhio che il Pro-
spetto di associazione. II primo fascicolo viscira nel luglio
i835, e ci riserviarao allora a parlarne alquanto estesa-
niente. Qui solo accenneremo :
i.° Che il compilatore di questo Giornale analitico di
letteratura ecclesiastica si propone di seguire il metodo del
celebrate Giornale, che ha per titolo: Meniorie di Trevoux ;
2° Che si dark un sunto anche delle piu recenti opere
cattoliche si tedesche come inglesi; e si teri'anno informati
i lettori anche di qualche sobria opera clie si pubblicasse
dai Protestant! ?,
3." Clie di questi Annali si pubblichera ognl dne mesi
un fascicolo di dieci fogli di stanipa in forma di 8.°, e tre
fascicoli formeranno nn volume;,
4.° Che il prezzo d'associazione sara di paoli dodici per
ognl semestre ^ e die le associazioni si ricevono in Roma
dal sig. Gaetano Cavalletti , direttore del Diario romano.
291
CRON AC A
DELLE SCIENZE, LETTERE , ARTI, ISTRUZIONE
E PUBBLICA ECONOMIA IN ITALIA.
Mllano nel 1834. — Lettere di un Architetto milanese
ad un Artista suo compatriota.
Lettera II.
La Corsia de' Sewi , il tempio di S. Carlo, la Barriera di
Porta Orientale, ecc.
Il
DI Napoli, ao maggio 1 83 5.
1 glorao successivo alia visita da me fatta al Duomo mi
alzai ben di mattino, vaghissimo di continuare le mie pe-
regriiiazioni. Giacomino , gia del divisamento mio la sera
innanzi avvertito, trovavasi pronto. Ehi, sig. zio, mi disse,
non vuol ella prendere qualclie refezione prima di porsi
in viaggio ' — No , gli sogglunsi , prenderemo una chic-
chera dello sqviisito cioccolatte, di cui tanto la patria no-,
stra vantasi, in uno de' caffe della galleria De Cristoforis,
de' quali celel3ratissima mi ginnse la fama ne' giornali.
Postici snlla via passammo per la piazza de' IMercanti.
Quivi mi sofifermai dinanzi al colossale simulacro del no-
stro patrono S. Ambrogio : bell' opera in marmo , egre-
giamente condotta con grandiosi panneggiamenti : attitudine
sublime, quale al santo vescovo convenivasi. — Desso, sog-
giunse il nipote mio, e lavoro del milanese Scorzini, gio-
vane di liete speranze. IMa alcuni , siccome gia fatto aveano
colla statua di S. Ambrogio die vedemmo suU' interno bal-
cone del Duomo , ebbero pur a censurare quelle vesti-
menta, cui dicevano proprie di un patrizio romano, anziche
di un vescovo e di un padre della Chiesa. — Bellissima
in vero ! Quali erano mai a' tempi di S. Ambrogio le vesti
degli ecclesiastici ' . . . Una tal quale modestia e semplicita
di vestire, che dai laici distinguevali, od al piu una croce
od altra sacra insegna pendente loro dal coUo o sull' abito
stesso tessiua. Vorrebbero forse costoro che il Santo ap-
parisse adorno di mitra, pallio ed altri pontificali distintivi
292 C R O N A C A.
che all' eta sua stati non erano ancora Introclotti'' Sa-
rehbe qnesto un vero anacronismo , di cui in tante opere
non andarono illesi i maestri de' secoli scorsi. Compiac-
ciansi eglino di volgere lo sguardo al bassorilievo rap-
presentante il Santo nella sua basilica, monuniento di
un' eta a' tempi di lui vicinissima ; e tengo per certo che
persuasi ne andranno, essere degno di applausi anzi che
di rimprovero il divlsamento cui 1' artista amo meglio di
attenersi. E in cio ancora abbiamo a' di nostri non poco
progredito, da che collo studio della sacra erudizione si e
data air opere di pittura e di statuaria , comeche di reli-
giose argomento quella verita , di cui in addietro non rare
volte mancavano. Lode poi sla al benemerito patrizio die
quest' opera commise , e per essa riempi si degnamente
quella niccbia che da anni giaceva solitaria e meschina. Oh
quanto sarebbe a bramarsi , giovami il ripeterlo , ch' egli
nella sua stessa opulenta ed inclita classe avesse e seguaci
e imitatori! Tale fu la risposta mia. - — Ma altre opere an-
cora, soggiunse Giacomino, saranno fra non poco eseguite in
questa medesima piazza. Essa verra tutta di nuovo selciata : .
dal portico sotto 1' archivio si toglieranno quelle baracche
di legno e que' miserablli bancbetti , e ne sara ricostrutto
il suolo con lastre di granito. In oltre lungo il portone che
mette nella contrada di Pescheiia vecchia aprirassi un de-
cente e comodo passaggio pei pedestri, siccome si e gia pra-
ticato per quello che introduce alia contrada di S. Margherita.
Ci avviammo quindi verso la Corsia de' Servi. E pas-
sando per I'anzidetta contrada di Pescheria vecchia non
potei trattenermi dal manifestare la gradevolissinia sensa-
zione che mi facevano tutte quelle botteghe con si eleganti
mostre nell'esterno senza ingomljrarne punto la via, e con
si squisiti addobbi al di dentro : cio che camn)in facendo
gia ammirato avea in tutte le altre contrade. Ma 1' atten-
zione mia fu in particolar mode attratta dalla grandiosa e
veramente magnifica spezieria col titolo della Salute dicon-
tro al settentrional lato del duomo: essa presentavami, per
cosi dire, 1' imagine d'un tempio d'Esculapio o di Teofra-
sto. Che oggimai Milano anche in questo genere di abbel-
limenti gareggia con Londra, con Parigi, con Vienna e
con qualsivoglia altra pin illustre metropoli. Che le botte-
ghe ancora de' pizzicagnoli , e quelle che per la natura ^
stessa delle loro mercatanzie essere sogliono schifosc e
en ON AC A. 293
ributtanti , e persino 1 niacelli ajipajono qui in tutta quella
decenza die i passeggieri alletta eel a ben costumata citta
conviensi. Applaudii non ineno alio sgombero de' lateral! sca-
lini del Duomo ed al rinovamento cli quelli die mettono alle
porte del tempio. Tuttavolta bramato avrei nel piano su cui
essi mettono, una inaggiore largliezza, essendo pregio del-
I'arte die siffatte soglie siano bastevolraente ample perche lo
spettatore sovr'esse postosi tutta col solo alzare degli oc-
elli, quasi in un solo istante, contemplare possa la facciata
deU'edificlo; cio che quivi non si agevolmente avviene. —
Oh se sapesse, caro sig. zio, disse Giacomino, i tanti con-
trast!, le moltissime dicerie ch' ebbero luogo, allorche
trattavasi dello sgombero de' lateral! scalini , come se per
esso precipitar dovesse il tempio, ella avrebbe ben ragione
di ridere ! — Ignoravasi forse , risposi , cbe i nostri vec-
chi non altro ottenere vollero con quegl! scalini e colle
sovrapposte lastre di pietra , quasi ad use di passeggio ,
se non di coprire un aminasso di macerie e frantumi,
tolti per avventura daU'interno del tempio, allorche si vuole
allungarlo , e qua gettati a mucchio senza il miniuio pen-
siero di giovare alia solidezza del tempio? Tuttavia punto
non mi maraviglio di cotal! contrast! e dicerie; perciocche
tutte le novita , siano pur esse util! e lodevolissime , in-
contrano sempre qualche oppositore. Che ma! non si disse
a* giornl mie! contra il demolirsi del portone di Porta Ro-
mana e degli aggiacent! inform! e vacillant! avanzi delle
antiche fortiiicazion! ? Fu quella una delle primissime belle
innovazion! procurate dall' Arclduca Ferdinand© di bella
meraoria. Ora tu ben ved! di quanto guadagnato abbia quel
corso. Eppure ci fu allora ch! declamo ben anche contro
del magnifico passeggio praticato sul bastione di Porta
Orientale , e contro non meno de' giardin! pubblici , del
delizioso bosco nella strada marina e di pin altre bene-
ficlie provvidenze da quel Principe procurate. Che ve-
ramente la prima epoca , in cui la patria nostra comin-
cio a deporre le vecchie sue vestimenta appartiene al
governo di Ferdinando. ]M! ricordo non meno de' lament!
che dopo queir epoca ancora da non poch! si fecero per
la deinolizione del castello e per 1' interramento delle sta-
gnant! fosse ond' esso era circondato-, e non di meno Mi-
laiio con quella provvidenza ottenne salubrita , abbelli-
mento , coinodi e spaziosi passeggi. — Vegga , soggiunse
394 C R 0 N A C A.
Giacommo, come I'esterna parete del Duomo e ora monda
da tutte quelle erbe che in addietro proterve crescevano
specialmente da questo fianco. Cio accade perche ogni
anno ne' primi di luglio vengono esse estirpate in modo
die difficilmente ripuUulano ; e perche si ha cura di ot-
turarne diligentemente i buchi con tenacissimo stucco. —
Egregio provvedimento , esclamai ! Ma eccoci alia corsia
de' Servi. Oh come grandeggera mirabilissima questa po-
steriore parte del tempio la piu doviziosa , la plu sublime
di tutte le altre , allorche la piazzelta di Campo Santo
apparira sgombera da tutte quelle miserablli catapecchie !
— Cio avverra, rispose il nipote, nel prossimo anno, sic-
come sperasi , ed allora questa parte presenterassi in tutta
la magnificenza sua lunghesso la corsia.
Che le sembra ora , sig. zio , di quest' allargaraento e
di tutti questi nuovi edificj? — Cosa prestantissima, risposi.
Questo e il piu perenne , il piii degno monumento che
dalla patria nostra ergere si potesse alia Maesta di Fran-
cesco I. La contrada portera ben degnamente il nome di
Augusta. — Tuttavia, soggiunse il nipote, va da non po-
chi declamandosi che queste costruzioni non hanno aria
di palazzi, e che non presentano se non 1' aspetto di sera-
plici case , le une piii alte dell' altre , e quindi mancanti
di simetria. — Lo slano pure. Ma questo ch'eglino chiamano
inconveniente o difetto, e anzi a parer mio un pregio^ giac-
che la soverchia ricorrenza delle stesse linee negli ediiicj di
una medesima contrada , se al primo aspetto genera una
tal quale piacevole sorpresa, termina sempre coU'annojare
per la sua stessa monotonia; nulla avendoci di piu stuc-
chevole quanto una perpetua uniformita, nulla di piu vago
e giocondo quanto una ben sortita varieta. Cosi avviene
appunto nelle contrade di Torino , ove le case costrutte
sono quasi con un solo e medesimo tipo. Che cosa credi
tu che renda si vivace, si brioso, si piacevole questa cor-
sia? La varieta delle case edificate con multiplici forme ^
se non sublimi per concepiraenti , al certo piu o meno
elegant! per tipo e per esecuzione : si fatte poi che al
pian terreno presentandoci una serie di appariscenti e ben
addobbate botteghe , e ne' piani superior! una nioltitudine
di appartamenti con balconi e finestre di lodevole costru-
zione, ofFrono alio straniero I'idea della civilta e dell' agia-
tezza, ed aumentano quel continuo movimeuto di viandanti
C R O N A C A. 295
if passegglatori , onde le grandi citta ricevono vita , ali-
inento e splendidezza. Oh come esser dee magnifico e
sorprendente spettacolo il vedere quelle finestre e que' bal-
coni ne' giorni solennl e nelle festevoli occasion! popolarsi
di vezzose donne e di uomini briosi ed eleganti ! Che le
contrade da'palagi fiancheggiate , delle quali aache la citta
nostra non va mancante , essere sogliono tristi e solita-
rie, appunto per la poca frequenza de'passeggierl e per la
troppa gravita degli edificj. Prendasi esempio dalle con-
trade de' Bigli, de' Nobili e di Borgonuovo. Nessnno neghera
che non "A abbia in esse edificj di grandiosa apparenza:
tuttavia indarno vi cercheresti quel moto , quella vivacita
che si liete , si alacri rende le popolose contrade. Qnesta
h la dlsgustevole mancanza che incontrasi nelle piii co-
spicue vie di Roma e di altre metropoli : magnificenza
di palagi e spiacevole solitudine. Che se tutte coteste
case non mi danno T idea di sontuosi edificj , quella mi
oEFrono almeno dell' eleganza e del ben essere della nu-
merosa ed agiata popolazione , idea la piii cara , la piu
gioconda che presentarsi possa all' occhio di un passeg-
giero. Ardirei quasi paragonare la contrada in cui ci tro-
viamo agli amenissimi viali de' nioderni giardini fiancheg-
giati da alberi rigogliosi per frondi di frutti e liori ricolme,
fra le qnali mille e mille augelletti trastullano. Essi ci of-
frono passeggi ben piii deliziosi che le verdeggianti galle-
rie de' nostri padri, comeche queste apparissero grandiose
e ben arcliitettate. — Ha ben ragione , sig. zio : ella ve-
dra altre contrade oggimai rendute alia rettilinea animarsi
di continuo per ugual movimento di popolazion* e per
nuovi ed eleganti edificj. Tali sono quelle di Santa Mar-
gherita, dell'I. R. Monte, le corsie di S. Sebastiano e di
S. Giorgio , ed altre non jioche.
Cosi andavamo chiacchierando ;, e intanto io qua e cola
Volgeva i miei occlii , allorche a caso gli affissai in cosa
veramente sconvenevole. Perciocche sulla facciata di una di
quelle nnovissime case vedeva piii ordini di balconl ^ fra
i qnali Tinferiore, quello cioe del primo piano, appariva
cosirutto con eleganti ripari od ornamenti in ferro, lad-
dove il superiore , quello del piano secondo , era tutto a
colonnette di pletra: lo che sembravami opporsi alle leggi e
della natura e dell' arte, le quali vogliono che le parti
inferiori di qua! si voglia oggetto presentino maggiore
296 C R O N A G A.
solidezza delle parti piu alte, cio che avvenire vediarao per-
sino ne'tronchi degli alberi. Ne varrebbe il dire, potersi
cotal priiiio piano considerare come vm ordine di mezza-
nini , giacche esso per la sua dimensione emineiitemente
figura tra gli altri piani e cosdtnisce un vero e distinto
ordine. Da cio viene non poco a sofFerirne qnello ch' io
chiamo bell' efFetto architettoaico. Un non dissiniile sconcio
ml si presentava ne' mensoloni di altre di quelle fabbriche,
troppo grossi , troppo solidi e quindl non ben proporzic-
nati cogli eleganti Jialconi a' quali formano sostegno. Che
fa, gridai , la Commissione dell'oruato? Come niai puo
dessa tollerare simili sconvenevolezze ! Carissimo sig. zio ,
non tocclii di grazia sifFatta corda . . . Eccoci , soggiugneva
Giaconiino i lamenti miei interrompendo, eccoci alia galleria
De Cristoforis. Comiuci dal gettare uno sguardo sulla fac-
ciata deir edificio pel quale entrasi e che fn internamente
costrntto ad uso di albergo. — Bella , risposi , e di bell' ef-
fctto : squisiti ornamenti , eleganti proporzioni , lodevole
compartimento di finestre e di poggiuoli. Che a parer mio
lo scopo che in qualsivoglia ediiicio avere dovrebbesi di
mira, e specialmcnte, sicconie gia accennai, I'architettonico
efFetto , procurato in niodo che senza ofFendere le regole
deir arte prodnca all' occhio de' risguardanti una piacevole
sorpresa. Non ci ha forse fabbrica, non palazzo , in cui Fin-
dagatore occhio di coloro che sanno incontrare non possa
alcuna menda. Ma se tali difetti non appariscono sniaccati
e troppo evident! 5 siccome avviene di qnelli di cui ragionai
poc'anzl, se il tutto, se il complesso dell' edificio ci colpisce
gradevoknente , lo scopo e ottenuto. A che ricercarne le
pill minute mende , le quali talvolta non sono tali che
all' occhio de'puristi'^
Ma entrisi omai nella galleria. Ecco quello ch' io diceavi
architettonico efFetto! Che cosa puo mai immaginarsi, direi
quasi, di piu magico, di piii L.ducente, quanto questa si
ben ideata unione di tutto cio che le arti belle e la do-
vizia d' una floridissima citta presentare possono di vago,
di venusto , di ricco, di geniale? Quale incaiitesiino! Che
toccavami propriamente il cuore V aspetto di quelle leg-
giadrissime botteghe , 1' una dall'altra divise da lesene con
capitelli di bramantesco stile e con lievissinia trabeazione
per compiinento dell' ordine. Tutto quivi e bello , tutto
elegante e ben anco il pavimento condotto con si ben
C RON AC A. 397
conipartiti rombi dJ marmo a vario colore. Quanto, diceva,
non debb' essere delizioso il passeggiare , massime di sera
e ne'giorni di pioggia, per questa si splendida , si magni-
fica contrada , al coperto dalle intemperie, e lungi dal pe-
ricoio e dal romoreggiare delle carrozze , fra leggiadre
donne e curiosl passeggieri , beantlsi e gli uni e le altre
nella varieta e squisitezza di quanto vantare sogliono di
pill gradevole le mode , le arti , le manifatture e perfino
I'antiquaria' Oh quale riconoscenza non debbesi dalla citta
nostra a'generosl patrizj che in brevissimo volgere di mesi
e con tanto dispendio condussero a compimento questo st
slngolare , si mirabile monumento ! Ma dimmi , Giacomino ,
a chi mai se ne debbe il disegno, a chi Teseguimento? —
Ad un giovine architetto , al sig. Andrea Pizzala. — Eb-
bene, tu farai si ch'io lo conosca e lo abbracci. Made ....
puer , gli diro ; ed egli non isdegaera le congratulazioni e
gP incoraggiamenti di un vecchio professore di quell' arte
medesima , nella quale , comeche nel piu bel fiore degli
anni , grandeggia esimio maestro.
Assiso col nipote nel primo dei due eleganti CafFe presi
una ta/.za del milanese squisitlssimo cioccolatte, che da
pill anni gustato non avea. Quivi trovai alcuni de' miei
vecchi amici, co' quali dopo le usatc convenevoli cortesie
entrai in discorso suUe innovazioni della comune patria e
specialmente suU'edificio della galleria stessa. Taluno ne
censurava la strettezza delP area , tal altro il poco adatto
luogo ov' erasi praticata^ questi vantavala unica nel mon-
do, quegli al contrario deprimevala , affermando essere ella
piccolissima cosa e quasi un embrione al confronto di quelle,
di cui cotanto vantasi la metropoli fiancese; e tutti ad una
voce il parere mio chiedevano. Quanto a me , risposi ,
bellissima mi sembra , o siguori , e corrispondente alio
scopo pel quale venne edificaia : ha poi il merito d'essere
la prima che costrutta siasi in Italia. Ho veduto piu d'una
volta i cosi detti Passaggi, ossia le gallerie di Parigi; ma
trattone la maggiore ampiezza di alcune, e la strabocche-
vole copia delle merci , paragonarsi non pure potrebbero
con questa , sia per architettonica costruzione , sia per
isquisitezza di gusto nelle parti e negli ornamenti. Lo
stesso Passaggio Colbert, si da' Francesi decantato, reggere
non potrebbe al paragone, fuorche nella maguifica Rotonda
che ne forma la piii cospicua parte.
£ibL Ital. T. LXXVIII. 20
agB G R O N A C A.
Queste sono buoae ragioni, rispose uao degli astanti;
ma ci ha qualclie cosuccia da notarsi meiio die convene-
vole, ci ha ... . Stava egli per progredire, ed altrl stavano
pure per esprimere il parere loro, quando il trattenimento
nostro venne improvvisamente interrotto dallo squillare delle
sovrastaiiti ponderose campane. Indlspettiti tutti que"" sigiiori
alzaronsi in atto di otturarsi le orecchie. Veda ella, disse
I'und'essi: noi credevamo di trovarci in una fiorente ine-
tropoli, e queste campane ci destano I'idea d' un villaggio
o di una solitaria campagna. Clie ne dice ella:' — Qaanto a
me, risposi, il melodioso rlsuonare di queste si ben concer-
tate campane non mi riusc'i altrimenti disgustoso o molesto.
Questa specie di sacro decoramento, questo moversi delle
campane a concerto non ha gran vigore ne' paesi donde
vengo. Tuttavia pub esso considerarsi come il proemio
delle piu solenni funzioni. Perche T animo de' fedeli destasi
per esso a sentimenti di pieta e di religione. Sapete voi che
cosa avrei ad opporre' II non essere queste campane coa-
formi , o per meglio dire in armonia o proporzione col-
la chiesa a cui invitano i fedeli ; perciocche per calibre
e per numero annunzierebbero le funzioni di un gran
tempio. Di fatto le campane avere dovrebbero una tal
quale ragione di misura col sacro ediflcio cui appartengono:
piccole per una piccola chiesa , grosse ed alto rimbom-
banti per un tempio vasto e maestoso. Molto percio rai
garbano le campane del duomo, le quali comeche tre
sole di numero, coll'' armonioso e profondo loro rumoreg-
giare mi annunziano e la maraviglia del tempio e la
maesta delle auguste cerimoaie. Che in ogni cosa vuolsi
proporzione e armonia di parti. II suono pertanto di queste
campane e menzognero. Esso ci annunzierebbe uno del
pill grandiosi sacri edificj , ed al contrario ci conduce in
una, non so se chiamarsi debba chiesa, o sala di convegno
od altro. Pero al difetto dell' incoraodo assordamento po-
tevasi di leggieri provvedere coU' alzarsi del campanile
in raodo cli' esso torreggiasse sublime sulie circonvicine
case e piu liberamente spaziasse nell'aria. — Or sappia,
signor zio, soggiunse Giacomino, sappia che appunto si
sta ora provvedendo, perche a questa chiesa, angusta di
fatto e per non pochi difetti notabile, sostituito venga un
maestoso tempio d' ordine corintio, rotondo di forma j e .gia
ne venne costrutto il modello in rllievo. II disegno e del-
i'egregio sig. professore Amati. II tempio sara dedicate in
I
&R O N A C A. . 299
onore del glorioso iiostro patrono ed aicivescovo S. Carlo i
giacche Milano non ha pure uaa chiesa che la devozione
nostra attest! verso quel grande ed a noi si benelico eauto.
Egregiamente, risposi! Sara questo un nuovo iiionumeuto
della pieta del Milaiiesi^ e la patria ne avra decor o ed
ornamento. Ne Milano era in addietro manchevole d' un
tempio che la riconoscenza sua attestasse verso il glorioso
arcivescovo e patrono. Bella anzi e nel suo interno assai
pregiabile e vistosa sorgeva a' miei di la chiesa a lui de-
dicata, della quale sussiste tuttora la fronte contiguaiuente
alTodierua sede della Cesarea camera de'conti, un tempo
collegio degli Elvetici. Essa era disegno del celebre archi-
tetto Fal}io Mangone, e ricca apparlva per varieta di aiar-
nii e per isquisiti ornamenti di stucco. II nuovo terapio
fara a' posteri bella testimonian/.a , che ad onta delle vi-
cende de' secoli mai non veaaero meno ne' Milanesi la
venerazione e la gratitudine verso il loro beatissimo padre.
Cosi dicendo entrammo nel gia chiostro de'Servi, ov' era
il modello della progettata chiesa, bastevolnieute ampio
perclie potesse in tutte le sue parti osservarsi. Pero par-
leudo dal mio caaone, doversi cioe nell' opere d' architet-
tura aversi specialiiiente di mira I'efFetto, disfogai P am-
uiirazione iiiia con un oh bello , oh maestoso ! Tale di
fatto mi seniljrava dover riuscire quel tempio, benche per-
suaso fossi che la forma ritonda non sia la piii convene-
vole pe'riti della cattolica religione. E per verita lo stesso
valeutissimo autore di quel disegno seppe bensi superare
non poche delle diflicolta che per si fatta forma incon-
trare necessariamente dovea , ma non pote a meno d' ag-
giugnere, quasi appendici, un altro ritondo tempietto pel
santuario e due semicerchj per le due minori cappelle ,
uioltipicando cosi le curve con danno della semplicita
e deir euritniia. Oltre di che nel giro delle colonne fu
costretto ad appoggiarne alcune alle pareti ed in parte
quasi murarle, mentre le altre svelte ed isolate appariscono.
Tutiavolta il tempio e maestoso; e questi sono di que'nei,
de' quali Orazio direbbe ; ubi plura nitent .... non ego
paucis offendar maculis , Orazio gran maestro, i cui precetti
valgono assai piu che le sentenze di tutte le moderne este-
tiche. Bello , grandiose ne e il pronao : ma terao ch' esso
apparirne debba tozzo, e per cosi dire sofFocato dalle due
laterali fabbriche, forse alte di troppo. Osservatene bene
tl modello ) osservatene anche la stampa che ne venne
3oc5 C R O N A C A.
poscia pubblicata, e che da vol trasmessa mi fu in donoi
e persuaso ne anderete sulle ragioni del timore mio. Un
effetto non del tutto gradevole produssero pure all' occhio
mio quelle medesime laterali fabbriche. Perciocche il por-
tico e d' or dine corintio, e corintj sono pure i due piani
da quel portico sostenuti. Pero cotal portico, di uti ordine
elegante e svelto di sua natnra, adatto non direbbesi a
sostenere que' due piani , corintj si , ma grandiosi e mas-
sicci: essi colla lor mole gravitare sembrano sul portico
stesso minacciando quasi di scbiacciarlo. Tale almeno era
1' effetto che all' occbio mio producevasi. Forse taluno mi
rispondera cbe 1' arcbltetto evitar voile I'errore, da cui
non andarono immuni i Palladj, i Sansovini ed altri cele-
berrinii maestri. Ma clii mai convincermi potrebbe essere
un errore il sovrapporre un ordine ad un altro , quando cio
facclasi convenevolmente' L' edificio non ne acquisterebbe
anzi varieta e bellezza ? I Greci stessi , al cui nome ogni
artlsta cbinare dee il capo, cosi pure praticarono. II tempio
di Diana rifabbricato a Tegea dal celebre Scopa avea tre or-
dini; due ne avea quello della stessa diva ad Eleusi, cbe da
Plutarco annoverasi tra' grandi edificj da Pericle innalzati.
Che che siasi pero delle osservazioni mie, noi avremmo
in questo tempio un nuovo monumento a decoro non della
religione soltanto, ma della patria e dell' arte ancora. Grande
debb' esserne certamente la spesa; a parer mio, non minora
d' un milione e dugento mlla lire. Ma che cosa e mai tale
sorama per I'opulenta, per la pia Milano' Tengo per certo
che quando aprire se ne volessero le soscrizioni , non
sarebbe poi cosa si malagevole il raccoglierla. Nell' atto in
cui scrivo mi viene riferito che il Municipio nostro desti-
nate abbia ben quattrocento mila lire austriache per un
teatro diuino ne' pubblici giardini. Questa somma non sa-
rebb'ella assai meglio impiegata alia costruzione di si fatto
tempio ? I teatti dim'ni ed altri cotali generi di fabbriche
abbandonarsi dovrebbero alle private speculazioni , che in
una grande metropoli mai non mancano.
Dopo tale digressione sul tempio di S. Carlo proseguim-
rao il passeggio verso la Barriera. Nulla vi diro delle nuo-
ve varie case che quel corso fiancheggiano , tutte piii o
meno di elegante o maestoso aspetto^ giacche esse per la
piu parte state erano a termine condotte innanzi della
mia partenza. Che a quell' epoca gia sussisteva anche il
palazzo Saporiti di vistosa fironte , comeche di mende non
C RON AC A. 3oi
iscevera. Per6 aH'uscIre dalla corsia de'Servi gradevole
sorpresa mi fece T amplissima via , la quale da' portoai
sgomberata mi si apriva dinanzi in modo die lo sguardo
mio lihero spaziava da ogni lato e rocchio giiigneva noa
alia Barriera soltanto , ma ai monti ancora clie da lungi
formano alia patria nosLra si vaga corona. Provvido fu in
vero r atterramento di que' vecchi portoni, e provvida non
meno la ricostruzione del ponte in piii ampia forma con
eleganti e solldl parapetti. Applaudii pure al divisamento,
pel quale demoliti furono i mulini, e sotto del ponte pra-
ticata venne in granito la strada per gli attiragli delle navi,
toltosi cosi ogni impedimento o pericolo alle carrozze ed
ai viandanti; clo die vidi pure praticato nel vicino nuoyo
ponte di S. Damiano. Oh come vago presentasi quivi Taspetto
del naviglio, specialmente verso Porta Nuova, tutto pom-
poso per belle fabbriclie si dall' una parte die dall' altra !
Solo sare])l)e a bramarsi die que' parapetti a colonnette di
granito ed a spranglie di ferro, de' quali ci ha per cosi
dire il modello scendencio nelle laterali strade di que' due
ponti , praticati fossero lunghesso tutto il naviglio. Quelle
strade ne riceverebbero abbellimento, e piii sicura ne sa-
rebbe la vita de' cittadini. Perciocche malfermi, meschinis-
simi e dell' odierna Milano iudegni presentansi ora quei
sdruciti e luricli parapetti, gia da oltre un secolo e mezzo
costrutti nel giro di tutto il canale.
Cammin facendo tornavami a mente la tanto celebrata
via di Toledo , una delle maraviglie di Napoli. Nessuno die
visitate abbia le due metropoli, vorra al certo accusarmi
d' amore soverdiio di municipio, se afferraero che ora il
nostro corso, formante con quello de' Servi una sola continua
strada , pareggia la via napoletana in eleganza di edificj ,
in larghezza, in vistosita, e la supera per la lunghezza ,
per la pulizia , e pe' sontuosi comodissirai selciati. Aggiun-
gasi r agiatezza che costi pompeggia negli afFollati passeg-
gieri , agiatezza ch' e non dubbia prova della progrediente
civilta: laddove questa di Napoli fra i molti doviziosi equi-
paggi ridonda di cenci , scbifosita e miseria.
Giunto ai pubblici giardini , all' aspetto dell' aiFumicata
fronte dell' edificio che in essi sorge , la cui parte interna
stata era poc' anzi daUe fiamme sciaguratamente consunta,
frenare non seppi il vivissimo raio cordoglio , rivolgendo
i pensieri alio studio del cavaliere Marchesi. Avvertito die
cola, tuttavia trovavasi 1' egregio professore , divertii dalla
302 C R O N A C A.
Tia bramoso dl fargli una preventlva vlsita : lo abbraccia'
con tutto r animo salutantlolo co! Isen merltPto nome ^
Fidia lombardo. Procurai di consolarlo le p»role ramrae-
morandogU del buon Torquato :
.... aspetuir a te non si comiene
Quel conforto , die al volgo anro e comune ;
Ma prevenir lo devi , e da te stesso
Prenderlo . e da la. tua virtute interna.
Pero gratissimo vl sono della notizia , die coir ultima vo-
stra mi annunziaste, doversi cloe tutti atterrnre gli avanzi
deir incendiato ediflcio , e provvedere , perche sn quell' area
medesima col prodotto d' una sottoscrizione ergasi un rao-
numento, opera dello stesso sventuroso professore , si ch6
gli stranleri e i poster! abblano una solenne testimonianza
e del cordoglio che in tntti i buoni destossl dalP inatteso
infortunlo , e dell' amore e della stima in cui il valoroso
artista aveasi da' suoi concittadinl. A tale intento poL adat-
tissimo mi sembra il gruppo colossale ch' ei medesimo ven-
ne proponendo di Ercole liberatore d'Alceste, simbolo de' dl-
licati suoi sentimenti e dell' avvenuto incendio (*).
(*) Le azioni per questo mouuraento sono di lire venti austria-
ehe per ciascuna , pagabili nelle mani del sig. ragioniere Antonio
Patri?io al sno domicilio sul corso di P. Vercellina, al n.° 2633. I
sentimenti del nconoscente Soultore trovansi egregiamente espressi
nella iettera ch' egli iu data del 3 1 dicembre dello scorso anno
scriveva alia Comtuissione incaricata per 1' eseguimento delT opei'a
e che crediauio bene di qui rlferire per intero.
ti Qiiando ne' giorui del niio infortuuio mi venne comunicata la
generosa intenzione di molti benevoli, pubblicara poi col mani-
festo del 7 giuguo io34, r accettazione di quelli nobile offerta
non pote disgiungei si in me dal desiderio di iasciare un qualche
pubblico testmionio cosi dell' altrui gentilezza, come della mia
riconoscenza.
Avvertito ora col grazioso foglio del giorno lo corrente, che
fjuesta onorevole commissione ha gia raccolta una somoia , mi af-
fretto di rispoudere, per quanto mi e possibile, alle domande
ch' essa si compiacque propormi.
Per significare coi mezzi della mia arte da un lato la grandezza
e generosita del beneficio , daU'altro la forza della mia gi'atitu-
dlne , credetti di poter rappresentare in un gruppo Ercole libera-
tore di Alceste : mi parve di dover cleggere questo uiassimo esem-
pio d'amicizia e benevolenza , tramandatoci dalP anticliita, perche
mi sottraeva al pericolo di cadere in troppo individual! allusioui,
nel tempo stesso in cui potcva aprii-mi il campo ad una crea-
lione di buon effetto comr opera dell' arte.
I
C R O N A C A. 3c3
Dovrei ora parlarvi della Barriera , clie ho pure atten-
tamente osservata in ogni sua parte. Se non che nulla
detrarre od aggiugnere saprei ai Cenni Storici che leggonsL
II mio Ercole sara in tutto il vigore della migliore sua eta,
con tale robustezza di fonne che prometta di lui ogni difficile
impresa , ma che non abbia perduto aiicor punto della giovanile
bellezza sotto uno eforzo di molte e gravi faticlie. Wi atudiero
di far si che non pure sul volto , ma in tiitte le sue parti ap-
parisca la nobilta delf eroe; quella nobilta che lo mosse alia mi-
rabile unpresa, e clie trova oggi fra noi un ai bel riscontro ne''
miei molti proteggitori.
Alceste poi io la figiiro nel momento in cul uscita dalle tene-
bre delTaverno rivede la luce, e seute sotto un piede i.x terra
8u cui il suo liberatore Ja vien posando , e ricomincia 1' interrotta
can'iera della vita. Tuttora soiretta dall' eroe , sicche ben si vegga
com'essa a lui solo sia debitrice di quella specie di rinascimento,
solleva lo sguardo al cielo a beai'si di quelle bellezze che non
credeva di rivedere mai piii , ed esprime nel volto la riconoscenza,
la gioia e tutte le care speranze che le si ridestano nel cuore.
Tale e il concetto clie io mi propongo di espriniere nel mio
gruppo, del quale sottopongo una prima idea, con un semplice
schizzo , al giudizio di questa egregia Commissione , da cul rice-
vero voiontieri quelle osservazioni e quel consiijli che le piacesse
comunicai-mi.
Siccome poi questo gruppo von'ebhe trovarsi sopra una base
che desse possibilmentt; indizio del luogo donde escono i due
personaggi rappresentati, cosi ml pare che gli potrebbe ottima-
mente andare unita Tidea d' una fontana , immagine in certo modo
del fiunie infernale appena valicato da Alceste.
Qualora pertanto questo pensiero sia trovato degno di appro-
vazione , mi accingero tosto al modello in grande , che potra es-
8cre compiuto nello spazio di due anni.
Quanto poi al luogo in cui coUocarlo , P elezione non puo di-
pendere da me , e solo mi restera da fare qualche osservazione
8u quelli che mi fossero' proposti per cio che potra risguardare
il migliore etfetto delP opera. Se la piazza di S. Fedele non e
giudicata opportuna, sarebbe al certo acconcissimo il luogo dove
accadde Tincendio, tanto per ornamento del piibblico giardino,
quanto per memoria del fatto e della generosita a cui esso diede
occasione. Devo far osservare per altro a questa onorevole Com-
missione , che la maggiore ampiezza del luogo , non circoscrito
da case , esigerebbe cosi nel basamento come nel grupjio mag-
giori dimensioni.
Se le forze risponderanno al buou volere , spero di far mani-
festo colla diligenza delT opera la gratitudine da cui sono com-
prcio per cosi nobile dimostrazione di pubblica benevolenza. »
Pompeo Marchesi. ,.
304 C R O N A C A.
-nella Biblioieca Italiana e che da vol stati m' erano gra-
Tiosamente trasmessi. Noa ignoro per6 le tante dicerie c!ie
vennero coiitro di essa spargendosi. Quanto a me , deggio
candidamente confessare , che se valntarsi vogliano le im-
periose circostanze in que' Cenni additate , non saprei qual
aitro partito prendersi potesse. Non si voleva un arco,
non una trabeazione , in somma non volevasi una porta :
esigevasi un ingresso ampio , dignitoso , scevero di edificj
e di decoramenti che al di fuori impedissero la visualita
del corso, e al di dentro quella del fronznto viale e de'
monti ^ esigevasi in fine un ingresso alia foggia delle cosi
dette Barri«i*e di Parigi e di altre citta. Parmi percio che
il professore Vantini raggiunto ne abbia convenevolmente
lo scopo. Non ho veduti gli altri disegni che apparvero al
concorso ed alia pubVjlica esposizione. Tuttavolta tengo per
certo che i lor autori , costretd dessi ancora a non dipar-
tirsi dalle anzidette ardue condizioni , presentati avranno
*>concepimenti , diversi bensi per forma , per ordine archi-
tettonico e per decorazioni, ma pure non mai disgiunti dal-
r apparenza di due case , di dne laterali edificj legati ne-
cessariamente al bisogno della finanza e degli altri ufficj.
Tutte le difficolta pertanto , T arte tutta consistere dovea
nel cangiare 1' aspetto di due semplici case in quelle di
due grandiosi edificj. Tali difficolua vennero dall' ingegno
del sig. Vantini convenevolmente superate. Quindi co' lo-
dati Cenni mi e forza convenire che in questi due edificj
si per grandiosita come per finitezza d' esecuzione non in-
contrasi parte alcuna , la quale corrlspondendo al decoro
di pubblico monumento non rlmova dallo spettatore la te-
muta idea di due casini o di due semplici abitazioni. Per-
cio conchiudo io ancora , che in nessuna metropoli non mai
Jnnalzata venne una Barriera che per decoro e magnificenza
euperi quella dal Municipio nostro Innalzata j e cio credo
di poter a buon diritto afFermare , giacche , siccome vi fe
noto, ho tutte visitate le plu cospicue citta d' Europa.
II giorno era di gia d' assai trascorso oltre il meriggio,
e Giacomino gia sollecitavami al ritorno : non di meno
resistere non potei all' invito, che quasi fatto venivami
dair ameno ed ombroso passeggio del bastione ; unico vanto
quest' ancora della patria nostra. Perciocche in nessuna
jnetropoli godesi di un s\ magnifico passeggio, opera tutta
non della natura , ma dell' arte ; si felicemente poi prati-
c«to, che dall'una parte I'occhio »i spazia siilla sottoposta
b
C RON AC A. 3o5
citta , e dair altra le campagne e i monti vagheggia. Nulla
potrebbe mai imaginarsi di plu gradevole, di piix animi-
rabile, quanto il movimento della numerosa , agiata e lieta
popolazione sulle minoi-i laterali vie, ed i continuL andiri-
vleni delle infinite, ricche ed eleganti carrozze nella gran
via di mezzo , allorche la bella stagione i cittadini invita
air aria aperta ed al vespertino passeggio.
Tra questi dilettevoli pensieri glunsi quasi senz' awe-
dermene alPingresso della via comense. — Giacche siamo
fin qua pervenuti, disse Giacomino , osservi, sig. zio , la
nuova porta clie nella foggia d' arco trionfale venne dalla
nostra Camera di commerclo eretta qual monument© di
riconoscenza all' Imperatore e Re Francesco I, perche de-
gnato siasi di onorare di sua presenza la patria nostra
nel 1825. Essa e opera dell' architetto Moraglia altro de'
valenti allievi di quest' I. R. Accademia. — Gratissimo ti
sono, i-isposi, di tale notizia, giacche per quest' opera, e
per tante altre che finora mi avvenne di osservare , ben
mi avveggo che que' bravi allievi non istannosi gia a mi-
seramente poltrire , ma adoperati sono in lavori ben anco
d' importanza e solenni. Cosi far dovrebbesi ; ed a noi
vecchi maestri apparterrebbe il promovere si nobile , si
bella pratica. Che veramente ell' e vltuperevolc cosa a ve-
dersi di che modo alcuni dei gia provetti professori chiu-
dano a' giovani la via agli onori e ad una nobile sussi-
stenza , a se ognl genere di opere attraendo , e facendosi
quasi a mendicarle. A' giovani appartiensi 1' operare, a noi
il survegliare , il correggere , 1' incoraggire. Percio vorrei
che specialmente per le opere pubbliche si aprisse sempre
un concorso. Esso gioverelDbe ad aggiugnere esca ai gia
ardenti animi dell' emula gioventu , ed a promovere 1' in-
cremento dell' arti.
Cosi andava io dlsfogando un rancore da' miei costumi
alieno , quando Giacomino sollecitomrai ad esporre il pa-
rere mio su quel nuovo monument©. — Esso , soggiunsi,
e scevro di quella pretensione , che di leggieri scorgesi
in altri de" moderni monumenti; ci presenta , direi quasi,
il carattere del consesso che ne commise 1' erezione. Noa
e sfarzoso come tanti altri edificj di simil genere ; pure
non manca d' una tal quale imponenza , che farassi ancor
piu sensibile , quand' esso grandeggera fra i due laterali
casini. L' ordine dorico col quale e costrutto e quell© che
meglio per la steasa semplicita sua gU si conveniva. S«
3o6 C R O N A C A.
non che non saprei come I'adito di mezzo, ossia la raag-
glore apertura , che e arcuata e adorna di bella serraglia »
combinarsi possa co' due lateral! ingressi , che sono rettan-
goli con istipite sagomato , nella guisa che praticare suolsi
per le porte de' minori cittadineschi edificj , il qual uso e
certamente disdicevole in un arco di trionfo. Gosi diceiido
diedi termine al mio passeggio ed alia visita mia. la una
terza lettera vi parlero delle chlese e degli altri si pub-
blici che privati edificj.
U afezionatlssimo vostro B. V.
Necrologia.
Cenni biografici intorno a Prospero Plioli pittore di
storia, ed incisore di propjie composizioni.
Giace Berzonno , piccola terra dell' Alto Novarese , non
lungi da Orta , fra il lago Maggiore ed il fiume Sesia in
quelle spiagge piu che di vegetazione feconde d'uomini
valenti, fra i quali primeggio Gaudenzio Ferrari di Val^
duggia annoverato dal Lomazzo fra i sette primi pittori, e
tenuto dal Lanzl in conto di degno eiuulo di Raffaello. E
che in particolar modo spiri sotto quel cielo 1' aura altrice
del genio e deirentusiasmo artistico, bella prova ne offre
tuttavia quell' inclita Societa d' incoraggimento per lo studio
del disegno, instituita in Varallo , che gia da gran tempo
molti distinti artisti connazionali accolse nel proprio grembo<
come splendido testimonio ne fornirono niai sempre i no-
mi de'buoni pittori, architetti, statuarj ed incisori che in
quelle contrade nacquero , e che pur ora vivono si fra
noi come in regioni lontane.
Or dunque in Berzonno appunto 1" anno 1761 Prospero
Piroli sorti i natali da genitori poveri bensi del doni di
fortuna, ma ricchi di cuore e assai solleciti del Ijeue dclla
prole ; perocche s' ingegnarono oltre la loro strettezza , a
procacciare un attivo negozio di ramajo in Roma al mag-
gior de'loro figli Giidio, la qual cosa trassesi dietro T op-
portunita d' affidargli T allevamento del minor figlio Pro-
spefo , opportunita ben augurata , se agevolo il modo di
soddisfare la naturale inclinazione del giov'metto a colti-
vare le arti. Giidio senza esser gran fatto dirozzato da
un' eletta educazione coll' innata sua perspicacia , nientre il
fratello era di soli nove anni, scoperse le tendenze del genio
di lui , e con molto amore e sagacita diessi a coltivarle.
ORONAGA. 307
Per tale tnodo pote Prospero a tutto suo agio applicarsi
alio studio delle lettere che non dismise fin dopo avere
compiuto il corso filosofico , e di buon' ora incoinincio a
vagheggiare i capo-lavori dell'arti de'quali e strabocchevol-
mente ricca quella metropoli , e quindi ad infiaiumarsi del
desio di essere un giorno egli stesso fregiato di un serto
degno d' invidia. Cos\ , senza fraudare di un nonnulla la
debita applicazione agli studj scolastici , i momenti con-
cessi al riposo ed al ricreamento con maggior suo diletto
egli impifegava alle prime esercitazioni nel disegno. Osser-
vate Giulio queste precoci disposizioni , fu mosso a porre
il fratello sotto la disciplina di Liborio Guarini Sienese ,
che aacora operava in Roma collo stile del decadimento
Marattesco; ma da lui apprese il giovinetto a trattare con
franchezza la matita , e molto addottrinossi nell' anatomia
propria dei pittori. E ben presto mostrossi proclive il Pi-
roli a spingersi oltre ai precetti del maestro, ed a tener
dietro alle nuove tracce di rigenerazione che segnato ave-
vano i Mengs , i Battoni , le Kauffman ed altri illustri , a
cui le buone scuole d' oggidi tanto devono. Quindi e che
principalmeote appunto per essere egli stato uno fra co-
loro che adottarono le rifuse dottrine delle arti , deesL
anche a kii tributare leale gratitudine e memoria perenne.
Egli si mise alacremente sulla buona via , educando il
genio della creazione colle severe massime degli antichi.
Molto egli studio sui basso-rilievi e suUe statue greche e
romane, e fattosi un tipo fondamentale si rivolse alle crea-
zioni dei divini Raffaello e Michelangelo , poi segui Giulio
Romano e il Domenichino. Quanto si deliziasse in questo
non e a dirlo ; come non e a dire con quale perspicuita
egli sapesse rilevare, ed assaporasse i pin reconditi pregi
dei lavori di si illustri maestri. In sifFatte investigazioni
passava i giorni intieri e come ognor piii ricco di lumi
e di teorie infallibili ne ritraeva la mente. Cosi sino d' al-
iora avesse potuto volgere la sagace sua speculativa ad
intraprendere opere di alta importanza : con cio avrebbe
egli certamente fatto piu chiaro il nome suo ; e siccome
ben meritava , i suoi lavori tramandata avrebbero al po-
ster! bella ed illustre memoria.
Nel 1794 il Piroli recossi a Milano , ove se assai gio-
varono ai molti suoi conoscenti le sue dottrine, non pero
( pill vantaggiose , che splendide essendo queste ) gli pro-
curarono quella considerazione , che disegnatori e pittori
3o8 C H O N A C A.
certo meno valenti dl lui usurpano beae spesso con queflo
che dir vuoisi emplrismo dell' arte. Niun altro mezzo eb-
b'egli qui aperto onde provvedere ad una onorata sussi-
stenza, se non se col darsi a ristaurar quadri ed a dipin-
gere a stretta iraitazione degli antichi , piu per soddisfare
airingordigla di ua venale speculatore, che per secondare
la vocazione propria. Ne molto si perdette in sifFatti la-
vori: quando da un certo Orioli da Roma incisore in catn-
mei , e commerciante esperto, egli fn fatto conoscere al
principe JRosomosky , il quale possedendo in Mosca una
copiosa raccolta di quadri, quivi lo invib a niettere a pro-
fitto le vaste sue cognizioni nell' ordinarla. Tre anni passo
Piroli in quella capitale; quando al suo inecenate che tro-
vavasi a Pietroborgo in gvan favore presso T imperatore ,
venne aperto il sovrano desiderio di avere un abile pit-
lore italiano che ristaurasse i dipinti della galleria impe-
riale. Si fe' pregio il principe Rosomosky di proporre per
tale ufficio il suo protetto , il quale ricevette ordlne di
lasciar Mosca senza esitazione , e di raggiungere il suo
signore ; ma d' altronde afFatto ignaro del motivo di tale
ingiunzione, fra vani terrori e molta inquietudine fece
il viaggio, assai bene per altro compensato dall' ospitale
accoglienza che giunto a Pietroborgo ritrovo , e dal gene-
roso trattamento che gli fu assegnato. S. M. T imperatore
Alessandro distinse Piroli per undici anni con dimostra-
zioni di benevolenza e di stima , ne tacer vuoisi di una
sua lettera assai lusinghlera accompagnata del dono di ua
ricco anello. E quindi naturale se tuttoche tenero assai
foss' egli della patria , de' parenti e degli amici , pure fosse
indotto a fermare in Pittroborso la sua dimora, sintantoche
fattosi un decoroso avanzo de' frutti delle sue oneste fati-
che ritornar potesse in Italia a godere nell' eta innoltrata
un onorato riposo. Con tali mire Prospero vivea una vita
modesta e frugale , e niun' altra intimita coltivando, fnor
quella del padri della Compagnia , che abolita nel mezzo
giorno tolleravasi ancora nel settentrione , andava deposi-
tando e accumulando presso i medesimi a scarso censo i
suoi risparmj. Ma un decreto sovrano sopprime ad un
tratto i Gesuiti in tutte le Russie , e toglie la speranza a
chi professava dei crediti verso di loro di essere soddisfatto.
Questo colpo che rapiva al Piroli una ragguardevole som-
ma, lo afflisse per modo ch' egli divenne quasi demente, e
rimase gran tempo nell'lnazione come istupiditoi perocche
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non v' avea personaggio in carica che lo accogllesse a con-
fortarlo, o non lo dissuadesse dall'inslstere nell'invocare il
pagamento dell' avere suo , o gli fosse cortese di patrocinio
appo il trono. Ora accadde , che un giorno Alessandro re-
cossi alia galleria per vedervi alcuni quadri di fresco glunti
dalla Francia. Piroli fra i grandi si aperse la via al Prin-
cipe , e gli presento una snpplica suU' uopo suo ; e 1' im-
peratore con bonta lo ricevette, ne ando guari che esaudi
r istanza facendogli pagare dal suo privato tesoro T intiero
credito. Quest' ordine del pari onora il generoso Principe da
cui emano, e I'artista, che ne fu pe' suoi raerlti distinto.
Finalinente dopo aver dimorato undici anni a Pietrohorgo ,
nel 1 8 1 7 Prospero Piroli si restitui a Milano , ove sempre
dappoi visse in quell' ozio da lui vagheggiato da terre sira-
niere per tanti anni.
Anche nell' arte calcografica questo- distinto ingegno fece
pregevoli tentativi. Le sue composizioni da lui stesso in-
cise , che non oltrepassano a mio avviso il numero di
ventiquattro , mostrano la sua valentia e lo studio suo
delle opere antiche. Egli compose in fatti ad imitazione
delle scuole vetuste , incidendo a piccoli tratti e senza in-
crocicchiamenti nelle maniere anteriori al Raimondi. Egli
si piacque talora a lumeggiar di bianchetto i suoi intagli ,
talche siccome soleva stampare in carta tinta contrafFacente
la carta vecchia , cosi facile riesce anche ai conoscitori
lo scambiarli con opere del bel tempo del Mantegna , ed
in ispecie del Robetta o del Mocetto. Assiduita e ingegno
egli impiegava su questi rami , incisi pero senza ostenta-
zione di ben temprato acciajo, senza stento , senza osser-
vanza di regole nel taglio, e per essere di carattere vivace
ed intollerante gli era pur d' uopo intraprendere molti la-
vori di varlo genere contemporaneamente, passando in po-
che ore da questo a quello secondo che gliene veniva ta-
lento. Da cio procedeva quella specie di scompiglio , che
chi poneva piede nel suo studio trovava in tutto cio che
gli stava d' intorno. La serie delle sue incisioni torno bene
accetta al regnante imperatore delle Russie Nicolb I, il quale
-ne lo rimerito col dono di un altro ricco anello trasmes-
sogli col mezzo di S. E. il conte Alberto Litta di gloriosa
memoria. Siffatta onorifica distinzione , fu per cosi dire
• il sug^ello posto alia sua carriera nelle arti. Egli non fu
soggetto a pericolose malattle nel corso di sua vita ; ma
gia da molti anni occultava xxrC ernia nell' anguiaaja die
3l6 CRONACA.
noa voile palesare eiao agU estremi , e ne rlinase vittima
il 1 8 dicerabre i83i; egli spiro nel compianto di quelli
che I'aveaao coQosciuto, e priaclpalineate di quel maggior
numero di persoae ch' egU stesso aveva beneficato.
Gia si e detto sia ia priacipio delle felici disposizioiii
con cui Piroli si applico alle arti e coa quale straordlaario
ardore vi atteadesse. Ma percio appuato che le profoade
sue meditazioni ed i suoi sforzi a mettere in luce le nuove
teorie cammiaaroao avaati all' esercizio suo clie noa era
aaimato da copiose e condegiie cominissioni , parve tra
noi che si rimanesse addietro al propi'io sapere. Per col-
locare il suo nome fra quelli dei piii celebri maestri noa
mancarono che i meceaati, i qaali lasciaroao spesso iaaridire
la sua libera fantasia e T ottima sua disposizioae d'ope-
rare. Noadimeno egli fece ogai sforzo per andare avaati
al suo secolo , merce dello studio degli ottiuii esemplari. I
suoi lavori ch' io ammirai , sullo stile e sul carattere della
scuola di Raffaello , e specialmente di Giulio Romano , e
della maniera di coraporre del Donienichino , ed alcuai di-
pinti ad imitazione di arazzi fanao lumiaosa prova del
suo geaio e della sua dottrina. La sua tavolozza e succosa
e di buon impasto ; uia le tiate domiaanti ne' suoi quadri
sono alquanto opache ; cio noaostaate 1' intelligenza nella
loro disposizioae le fa gradire aache ai Ijuongustai , i quail
facilmeate vi ravvlsaao la saaa iuiitazloae degli antlchi.
Anzl per opere antiche , o belle cople dell' aatico crede-
rebboasi; ma de'suoi quadri ch'io vidi nessuao fu real-
mente tratto da ua altro pittore. II cieco nato guarito da
Cristo che osservossi alia nostra esposlzioae di Brera del
1 83 1 fu un lavoro seaza dubblo pregevole. Egli amava
assai le lettere , e gli erano famlgliari i classici : era di
statura comuae, ma animate assai ed inquieto mostravasi
ognora poco contento di se stesso.
Tali sono i tratti principali della vita di Prospero Piroli,
pittore che nomar vuolsi filosofo , e che clrcostanze poco
propizie resero assai pill che all' Italia noto al settentrioae.
Egli pero e degno di essere registrato fra gli artist! , a cui
dev' essere priacipalmente sacra la riconoscenza dell' eta
presente e della sua patria. G. V.
R, GiRONi, F. Carlini, I. Ivmagalli e G. Brvgnatezli^
direttori ed editori.
Pubbl. il 34 giugno 18 35. -r- Milano, dall'I.R. Stamperia.
3n
Mratto delle osservazioni meteorologiche fatte alia nuova tone astronomica
dell' I. R- Osservatorio di Brera all'altezza di tese i3,62 {metri 26,54)
sulV orto botanico , e di tese 75,48 {^metri 147,11) sul livello del mare.
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Piog. nuv. ser.
3i
14,0
12,9
ii,i
10,5 '10,2
11,6
12,6
Nuvolo.
Nuv. ser. nuv.
Altej
,za massima del te
rmometro + ^o"-^
J. 5 .7
^^
media ....
+ 13 ,145
I
Quantita
della
pioggia caduta in
lutto il mese linee 81,730.
3i3
BIBLIOTECA ITALIANA
PARTE I.
LETTERATURA ED ARTI LIBERALI.
/ monumentl dellEgitto e della Nubia interpretad dal
professore Ippolito Rosellinx. — Pisa, i833, parte
prima ^ tomo II. Pisa, 1884, parte seconda, to-
mo I.
Campagne de Rhamses le Grand (Scsostiis) , Manu-
scrit hieraticjue appnrtenant a M. Sallier. Notice sur
ce Manuscrit par Francois Salvolini. — Paris ,
i835.
± rosegiientlo il prof. Rosellini ad osservare Tordine
prescrittosi di far precedere i monumenti storici del-
I'Egitto agli altri che possede nella sua doviziosa
raccolta, egli ci da nel tomo II la continuazione dci
nomi e titoli dei re d' Egitto secondo i monumenti
originali. E cominciando dai Re della dinastia XIX
Diospolitana passa ordinatamente a quelii dellc se-
guenti dinastie sino alia XXX Scbenitica, a cui suc-
cede la XXXI de' re Persian! , consegue quella dei
Lagkli, ed ultimi vengono gf imperatori Eomani, il
cui nome si legge scritto su*" monumenti gerogliHci.
De' smgoli e2,li da il nome e i titoli , a^ffiunsicndo
quelli delle consorti e dei fgli che pote rinvenire.
In fine d' o2;ni dinastia riepilo^ando le sue osserva-
zioni apprcsenta Tordine della dinastia medesiraa cor-
redato con cjuelle note cronologiche , che o 1' autorita
Bibl. Ital. T. LXXVIII. ai
3l4 I MONUMENTI DELL'eGITTO
dei monumenti e degli scrittori , ovvero probabili
congliietture gli somministrarono. Questo volume com-
pie la storia reale d'Egitto si per la successione dei
sovrani , come per la loro iconogralia , e per la ra-
gione de' tempi. Conciliando la storia , qual e data dai
monumenti origiaali , con qaella clie ci venne traman-
data dalla letteratura straniera, ebbe I'autore occasione
di parlare dell' epoca della guerra di Troja , del Se-
sacli re d'Egitto mentovato nella Bibbia; parlo del
re Tahraka, col quale Zechia re di Giuda strinse al-
leanza per resistere a Sennacherib; del Faraone Sua
richiesto di soccorso da Osea ; di Nechao espngnatore
di Gerusalemme; di Apries e di altri molti. Con pari
diligenza il dotto prolessore concordo i monumenti
geroglifici de' Lagidi coi greci pubblicati dal Letronne,
da me e da altn.
Nel volume primo della parte seconda prese il
Eosellini ad illustrare i l\lonumenti civili, vale a dire
i soggetti figurati ragguardanti alio state civile del-
r Egitto. E, descritte dapprima le varie catacombe,
veri musei per le moltiplici scene ivi dipinte, passa
a ragionare i.° della Caccia esponendo i varj modi
della medesima, e le diverse qualita e denominazioni
di uccelli e quadrupedi; 2.° della Pesca trattando dei
varj ingegni con cui la eseguivano, e segnatamente
di quella del coccodrillo; 3.° della Pastorizia, cioe del-
I'arte di custodire i bestiami e di curarne le malattie;
4.° deU'Agricoltura riferendo la divisione dei terreni,
I'aratura, la sementa delle terre, i varj raccolti di
grano, lino, papiro e vino (i).
In amendue i volumi il chiarissimo professore mo-
stro dottrina e cognizione di lilologia egiziana pari
a quello zelo, con cui studiosamente raccolse i mo-
numenti medesimi. E T Enropa tanto miglior grade
dee sapergli di questa pubblicazione, quanto piu la
Francia erede di consimili, anzi pari, materiali a lei
(i) II tomo secoiido di questa seconda parte rjguarda
le arti e i inestieri , e la vita domestica degli anticlii Egiziani.
( Gli Editori. )
E DELLA NUBIA CCC. 3l5
lasciati dallo ChampoUion in fatti si tace, sebbene coii
un annunzio tipogratico abbiane, or sono due anni ,
piomessa la pronta stampa.
Accennato il soggetto dei due volumi , mi farei a
considerare piu addeiitro le particolari illustrazioni,
e modestamente pioporrei alcimi dubljj piii per con-
fortare T autore clie per modo di so vera censura; se
noa clic gravissime obbiezioni pesano sopra lui. Egli
non dimostro che il suo alfabeto sia geneiato e pro-
dotto razionalmente , non indico le innumerabili el-
lissi gerogliliche, non diede la versione dei papiri
demotici, come ueppure quella delT iscrizione di Ro-
setta , e taiite altre cose omise , quante in un gior-
nale italiano io lessi lunganiente , e con molto calore
enumerate. Rispondcre si potrebbe die il Rosellini
intendeva non gia di dare la dimostrazione d' un si-
stema, ma di applicare solamente ai suoi monumenti
un sistema di gia promulgato; eppero le obbiezioni
non vanno a ferir lui, nia bensi lo ChampoUion, co-
sicche la cpiestione a questo si ristringe : il sistema
geroglifico dello ChampoUion applicato dal Rosellini
e egli credibile o no? Tale interrogazione che intesi
le molte volte ripetuta da' primarj dotti di vane na-
ziotii e eui opea ; eppui e europea ad un tempo si c
la preferenza che i medesimi concedono a tal sistema
considerato in complesso, ed in confronto di altre
teorie che vennero da altri proposte. Dubbio e pre-
ferenza sono due fatti indubitati che giova spiegare.
Neir anno 1818 il dottore Young scopri il valore
alfabetico dei segni geroglilici componenti i nom: di
Tolomeo e Berenice ; tal verita evidentissima venne
dallo ChampoUion applicata ed estesa a cjuanti nomi
di re si egizj che greci e di romani impcratori sta-
vano sparsi nei moiti monumenti da lui conosciuti;
ed il risultato di tali indagini fa da lui cons^gnato
nella Lcttre d M. Dacier.
Questa tcoria fondata sopra datl certi , perche bi-
lingui, app'licata con severo n\etodo di confionti, al-
largata con iuduzioni logicamente dedotte, ottenue
3l6 I MONUMENTI DELl' EGITTO
r universale approvazione , e supero gli sforzi della
critica. Mirando ad ulteriori trovati si argomento lo
Champollion nel suo Precis du sisteme hieroglyphique
di applicaie Talfabcto fonetico a varj gruppi ed a
forme grammaticali gerogliliche, ai nomi proprj degli
Dei , dei re e dei loro litoli , e per tal fine amplio
d' assai il primo alfabeto indubitato; vi aggiunse la
teoria dei segni ligurativi e dei simbolici , cosicche
da queste tre diverse qualita di segni emerse il suo
sistema. Qui cominciano le dubbiezze. II valore d'ogni
segno fonetico e egli certo? di pai-ecchi non si vede
su quali fatti sia fondato; die anzi paiagonando la
prima coUa seconda edizione del Precis e con altre
sue opere , si vede clie egli non fu sempre coerente
a se medesimo. Cosi F Occhio , a cui primieramente
aveva assegnato il valore di S , fu dappoi letto da
lui ^ od O; cosi parecchi segni delfalfabeto fonetico
della prima edizione furono tolti da quello della se-
conda. Tali incostanze dell' autore medesimo bastano
a confermnre Ic dubliiezze ingencrate gia nell anitno
del lettore, clie non sempre trova con fiitti pi ovate
tutte le asserzioni. Che
Secondo il IMenzel adunque Goetlie Jeve in gran
parte la sua fanm e la sua gloria all aver secondata
la mutabile indole dell' eui in cui visse , accarezzan-
done tutte le inclinazioni , le mode, le coiitraddi-
'zioni. A giudizio di lui , Goetlie ben lungi dalT es-
sere queir uomo straordiuario clie vien riputato da
molti , ben lungi dair appartenere a que' pochi forti
e potenti scrittori clie innovano la letteratura di un
popolo secondo determinati priucipj , e lottano coUe
opinioui e col gusto di un secolo linclie pervcngano
a farscne maestri e legislatori, non ebbe in sorte se
non la fa col td deU esposizlone estetica in gcnerale , cioe
la facolta di sci'ivere in modo piacevole scnza 1' im-
pulso del sentimen-.o e spcsso anclie air opposto di
C16 die si sente, e di dare poetica vcste a cio clie
non e punto poetico in se medesimo. II Menzel a
sostegno di questo suo giudizio cita V opinione del
Bibl. Ital T. LXXVIII. 22
330 FAUSTO, TRAGEDIA DI V. GOETHE,
Novalis ; anzi cita lo stesso Goethe affermando die
colla sua approvazione si trova nel giornale Kunst
und Alterthum questa sentenza, che il risultato di una
felice esposlzione e il bello (i).
Tutto al contrario di questo giiidizio si e quelle
espresso recentemente da uno scrittore che vide e
conobbe il profeta di Weimar , e mostia in modo
non dubbio di ayerne studiate le opeie tuttc , non
pure in se stesse , ma rispetto ai tempi ed alle cir-
costanze nelle quali vennero in luce (2). L' antore
di questo giudizio descrive in una breve introdu-
zione, ma con molta chiarezza lo stato della lettera-
tura in Germania a quel tempo in cui Goethe com-
parve; come allora tutta I'operosita dello spirito uma-
no fosse rivolta ai progressi dell' intelligenza, e come
nulla di cio che occupa oggidi tutti gli animi en-
trasse allora nelle passioni della moltitudine. « Egli
fu sotto cpiesti auspicj che Goethe compaive: dotato
di una di quelle tempre prodigiose che uniscouo in
se le qualita piu contraddittorie, favurito dal suo se-
colo e dalla condizione in cui si trovo coUocato, egli
vide assai di buou' ora il posto che doveva occupare
quando che fosse. Parve per lungo tempo cli' egli
esitasse sulla strada che vel doveva coiidurre, ma
quell'esitanza ben lungi dallo sviarlo, servi solamente
a svikippare tutti i tesori della sua rara intelligenza.
Fra un popolo pieno di entusiasnio e di buona fede
che aspettava il legislatore della lingua e 1 oracolo
del gusto, Goethe si presento senza convinzioni let-
terarie , senza fede nelle dottrine iilosofiche, senza
perseveranza nelle idee , senza nazionalita ; non
dissimulo mai questo contrasto , e ( singolar cosa ! )
(1) Non abbiaruo potuto trovare questa sentenza nel vol. II,
p. 183 , a cui il Menzel ci rimanda : dalle pai-ole poi colla sua
cpprovazione puo argouientarsi che la sentenza non sia di Goe-
the, ma d^altri^ benche inserita nel suo giornale.
(2) V. L' Edncelle num. I e 3 , nuovo giornale letterario che
61 pubblica ogni domenica a Francforc. L'' articolo e del signor
d'' Ouvaroff ministro dell'' istruzione pubblica in Russia.
TRADUZIOXE DI C. SGALVlNI. 33 1
appunto per questo consegui quell' immenso potere
intellettuale di cui tenne lo scettpo fino all' estremo
giorno della sua vita. Goethe non si piegd mai a lu-
singarc le tciidenze dell opinione; ma si piuttosto colla
forza magica del siio talento la strascinava dov' egli
voleva, e poi la respingcva dal lato opposto a quello
dove r aveva condotta. E qnaiido questa opinioue ,
stanca de' suoi liinghi errori , e desiderosa pur di
fermarsi, studiavasi di costruire un sistema lettcrario
fondato su quanto Goethe avea fatto, il capriccioso
sue genio si compiaceva nel distruggere a un tratto
Ja sua opera : simile all' arabo che in mezzo al de-
serto abbatte la tenda sotto cui ricovero poc' anzi
la sua carovana, e la carovana paziente e rassegnata
si rimette di nuovo in cammino. Quando T opinione
credeva di aver finalmente scopcrta la vera direzione
delle opere del suo favorite scrittore , egli immanti-
nente gittavasi a un' altra e riusciva a quel punto
da cui parova si fosse allontanato per sempre. . . . E
qual fu nellc Icttere , lale fa anche nel resto- Qiiaudo
scoppiarono i turbini dclle rivoluzioni , Goethe si
chiuse in uu supeibo e disdegnoso silonzio , e pro-
fesso apertamentc il piu compiuto dispregio verso le
opinioni trionfauti della moltitudine. Cosi quando i
sistemi irreligiosi s' introdussero nelT Alemagna, quan-
do la mania delle formole astratte rovescio tutti i
fondamenti delle scienze morali, Goethe senti dolore
della sfrenata inclinazione de' suoi compatrioti alle
investigazioni metalisiche , e sferzo co' suoi sarcasmi
r operosa loro increduliia. In mezzo all' entusiasmo
destato dal Kantismo, egli dicliiaro illcgglbill le tene-
brose produzioni del lilosofo di Konigsberga, conside-
rate allora come parole d'oracolo, ma di cui ora appena
si conoscono i titoli. . . . Se Goethe pervenne a soggio-
gare lo spiiito del suo secolo, vi si condusse per mezzo
di un opposizione costante , viva, diretta. Noncurante
del favor popolare, egli ne fu 1' idolo e il Ijeniamino
per ben quarant' anni : inflessibile e pieno di orgoglio
« mostro sempre, e sempre colla stessa ciicrgia, m verso
33a FAUSTO, TRAGIiBIA DI V. GOETHE,
alle inclinazioni del tempo , alle passioni del giorno ,
gprezzo manifestamente gli applausi della moltitudiiie
dichiarando die la credeva , cosi nella politica come
iiella lettcratura , inoapace a reggersi da se stessa. E
die akro e il Fausto , una delle piu ammirabili pro-
duzioni del suo geiiio , se non un' opera di seveia
e profonda ironia, una satira grandiosa alia maniera
di Rabelais o di Shakespeare , contro 1" inclinazione
dello spiiito alemanno a cacciarsi in tutte le profon-
dita , ad iuabissarsi in tutti i misteii , a studiarsi di
sollevare ogni velo ? . • . lo mi trovava in Germania
quando il Fausto venne alia luce. Sarebbe difficile
descrivere 1' entusiasmo e la collera cli' esso eccito :
perche ciascuno sentivasi colpito nelle sue illusioni ,
ferito al vivo , trafitto *, ma il profeta ( come allora
diianiavano Goethe) non avea mai rivelate piii alte
inspirazioni, piu calore drammatico o piii sicurezza
di scrutinio, ne mai avea dichiarata pm viva guerra
alio spirito del secolo , ne mai ne aveva negati i
progressi con piu beffjida inciediiliia, qiianto allor-
che maneggio quest' mine crudele. Nessuno pertanto
dei contemporanei di Goedie oso assalire quell" opera
di genio , quel maraviglioso capriccio della sua im-
maginazione. Ciascuno si sotlomise a questa flagella-
zione intdlettuale rinetendo 1' antico adagio avvbi;
i(pI POGGIO BRACCIOLINI.
Continuando poi la vacanza della sede pontificia e
r ozio di qiiand erano addetti alia Romana Cancelleria,
il Bracciolini intraprese un viaggio di non lieve im-
portanza per le lettere in cerca di anticlii manoscritti,
ed ebbe la felicita di scoprirne parecchi d: grande
nioiiiento. L' opera di Quintiliano , niolte Orazioni
di Cicerone , dodici commedie di Plauto , il libro de
Aquceducds di Giulio Frontino ed altri si debbono o
direitamente alia diligenza di Poggio od alle sue cure
ed alia liberalita con cui consacro a questa ricerca
la sua scarsa forluna. Frattanto la morte del cardi-
nale Zabarella gli tolse il miglior fondamento delle
sue speranze pel tempo avvenire. Poggio nelF elogio
funebre clie ne compose asserisce die se il suo amico
fosse vissuto , probabilmente sarebbe stato promosso
al pontilicato : fu eletto in vece Martino V che pose
jine alio scisnia. II nuovo Pontefice, benche niolto e
da moki pregato, non mise mano alia riforma del
clero , e nel giorno 22 aprile 1418 disciolse il Con-
cilio. L'anarchia a cui allora trovavansi in preda gli
Stati della Chiesa gV impedi di recarsi direttamente a
Eoma ; ma stette piu mesi a Ginevra, a Milano, a
Manlova aspettando un tempo migliore. Quanto al
Bracciolini, lo segni fino a Mantova ; poi lascio la
Corte Romana per passare in Ingliilterra. La sua par-
tenza fu tanto precipitosa, che non ebbe tempo di
prender congedo da' suoi piu intimi amici ; ma un
misterioso silenzio copre le vere cagioni di questa
subita risoluzione. Fosse necessita di fuggire un im-
minente pericolo, o desiderio di procacciarsi miglior
fortuna , Poggio ando in Ingliilterra presso il celebre
carduiale Beaufort allora vescovo di Wincester, uomo
ricchissimo e di smisurata ambizione da cui era siato
conosciuto a Costanza. Ma ne ringliilteira, poco meno
die illeiterata a que' tempi, poteva esser gradiio sog-
giorno ad un uomo consacrato agli stud) , ne il vescovo
di Wincester con tutte le sue promesse , con tutti i
suoi tesoii fece al Bracciolini un assegno die valesse
a diminuirgli il desiderio della patria o il dolore di
VITA DI POGGIO BRACCIOLINI. 345
trovai'si tanto lontano dalla cultiira italiana ; sicclie
poi accetto 1' uflicio di Segretario offcrtogli da Mar-
tiuo V, benclie da alcune sue letterc apparisca die
non aveva gran voglia di laccostarsi alia corte papale.
Maitino V non pote entrarc in Roma se non nel
settembre del 1420, perclie in quell' indicibil disor-
dine gli Stati della Chiesa crano occupati da masna-
dieri e banditi sotto il cclebre condottiero Braccio da
I\lontone, al quale il Papa fu necessitato di ccdere al-
cune terrc e citta atTinche desistesse dalTesseigli ne-
mico : il Bracciolini poi e probabile che ritornasse al
sue ufficio soltanto verso il principio del 1428. Ne' pri-
mi tempi dopo quel suo ritorno la storia non ci rac-
conta di lui se non quello clie fece per riconciliare
Nicolo Niccoli e Leonardo Aretino suoi carissimi amici.
Nel Concilio radunato da IMartino V a Pavia e poi
proseguito per qualclie tempo a Siena; nella Crociata
bandita con si poco successo da quel Pontelice contro
i Bocmi seguaci delle dottrine di Giovanni Huss e
di Girolamo da Praga ; e nelle sue discordie con Al-
fonso d' Aragona a motivo del regno di Napoli non
si trova fatta menzione del Bracciolini. E noto clie
Martino V a raalgrado di tutti i suoi storzi non giunse
ad estirpar V eresia ; pur vide estinto del tutto il
famoso scisma d'Occidente per la morte de' suoi com-
petitori e per la pace conchiusa con Alfonso. Egli
mori poi addi 20 febbrajo 1431. Negli ultimi anni
di questo pontificato , e pxopriamente nel 1429 il
Bracciolini pubblico il suo diiAogo snir Avnjizia , ori-
gine di gravi controversie coi frati dell" Osscrvanza.
In quel dialogo il nostro autore parlando dei predi-
catori del suo tempo , nota clie niolti « non predicano
per giovare , ma per far pompa della loro eloquen-
za*, non intendono tanto a curare le infermita delT a-
ninio che fan professione di sanare, quanto ad ottenere
il favorc e gli applausi del volgo. Imparano a mente
poclii discorsi clie recitano in ogni luogo ed avanti
ad uditori d' ogni sorte. Trattano alcune volte di ma-
terie recondite ed oscure , superiori all' intelligenza
JBibl. Ital T. LXXVIll. 23
346 VITA DI POGGIO BRACCIOLINI.
dei volgari , altre volte soUeticano con vane parole
le orecchie delle donne e degl'idioti, clie partono
ignoranti piu che non vennero. Riprendono alcuni
viz] in tal modo da sembrar piiittosto die gli in-
segnino; e per desiderio di piarere, e per sete di
guadagno trascurano il vero oggetto della loro mis-
sione, che e il render gli uomini migliori. » E da
credere che il Bracciolini in queste e in altre invet-
tive del sue dialogo non si scostasse dal vero, giac-
che si trovo necessario di convocare un'a'^seniblea dei
Francescani di tutte le provincie d' Italia , la quale
decreto doversi tenere un capitolo generale , e frat-
tanto sei soli frati potessero predicare, ne si crigesse
alcun nuovo convento pei Francescani. L' iiicarico di
stendere questa deliberazione fu dato a Poggio che
probabilmente (dice Tautore) lo assiinse con piacere
e lo esegui con esattezza: donde i Frati ebhero sde-
gno e si scagliarono con amare invcttive contro di lui.
Essi oltre di cio non curando il divieto gitiarono i fon-
danienti d'un nuovo convento in una graziosa situa-
zione nelle vicinanze di Arezzo. 11 Pontelice ordino al
vescovo di Fiesole di farli desistere; ed essi recando
a colpa di Poggio tutto qnello che riusciva contrario
ai loro desiderj, si diedero a pubblicarlo per nemico
della fede cristiana e persecutore dei veri credenti :
sopra di che poi egli cosi scriveva a Nicolo Niccoli:
« lo nutio una gran venerazione per quelli ecclesia-
stic! che fan decoro alia i-cligione con una virtuosa
condoita. Ma sono stato tante volte ingannato nella
buona opinione da me concepita , che non so piii a
chi prestar fede , ne che cosa credere. Abbiamo
in questa Corte troppe occasioni di essere informati
delle opere d' iniquita che ad altri sono ignote. » Di-
ceva poi, che ben comprendeva perche questi frati
fossero dolenti di non potersi stabilire in co^i anieno
soggiorno , dove il vino e di tanta eccellenza che
noji' imidia il nettare di Qiove ,• ma ricoi dava che
Platone scelse per la sua Accademia un Inogo mal
sano, affinche la nicnte dalle mfcrniita del corpo
VITA DI POGGIO BRACCIOLINI. 847
acquistasse maggior forza ; in qualunque luogo po-
tcrsi nieritoriamente atlorarc e servire Dio; mostraic
una sovercliia liclucia uelle proprie forze chi ceixa
luoghi dellziosi e si niette a gran rischio di cadere
in tentazione ; doversi piuttosto seguitar san Giro-
lamo il quale a\\i\ gloria di ttionfare d' un immi-
nente pericolo preferisce il consiglio di niettersi in
luogo dove sia difficile il f;dlire. Qucsti litigi e que-
st' avveisione durarono poi ncl Bracciolini per tutto
il tempo dc'.la sua vita ; c il biograt'o inglese osserva
die in eta piu avanzata egli nel dialogo suir Ipocri-
sia parlo di qiiesto argonieiito come un uoiiio del
secolo XVllI piuttostoche del XV, c collo stile d' un
Economista franccse , anziclie con quello d' un Segre-
tario di Pouieliti.
Frattanto per la raorte di Martino V fu assunto al
pontificato Gabriello de'C«ndolmieri Veneziano che pre-
se il nonie d' Eiigenio IV. Nel principio del suo regno
egli espose la citui stessa di Roma ai niali dclla guerra
civile per aver voluto castigare i Colonnesi delle ric-
chezze ammassate sotto il suo prcdeces^ore. Appresso
ebbe qualche timore da parte di Filippo Maria Visconti
a cui s' era sconsideratamente opposto in favore dei
Fiorentini: uia piu assai clie in Italia ebbe cagione di
rammarico nella Boemia, dove il Gardinale di Sant'An-
g«lo, mandato gia da IMartino V a comlaatter gli ere-
tici, e confernoato da lui in quel medesimo ufficio, fu
abbandonato dal proprio esercito, c pnsto nella ne-
cessita di rimetterc nelT arbitrio di un Concilio (piella
controversia che si sarebbe pur voluta dccidere colla
forza deir arrni. Qiiesto Concilio ch' era stato gia pro-
messo da IMartino V, si aperse in Basilea il i^ di-
cembre 148 i. Gli oggetti ai quali esso doveva prin-
cipalmente rivolgere la sua attenzione crano tre : fe-
stirpazione delF eresia : la terniinazioiie delle s^uerrc
insorie tra i Cristiani: la rifornia del Cleio. Eiigenio
che tcnieva quest" adunanza e non os.iva tliscioglieria
spedi al Gardinale di Sant' Angelo una boMa , ordi-
nandogli di trasportarla a Bologna ; nia iJ Gardinale
348 VITA. DI POGGIO BUACCIOLINI.
non si persuase di doversi adoperare all' eseguimento
di quel comando ; e il Concilio prima piego il Ponte-
lice a revocar la sua bolla, poi glintimo di comparire
egli stesso o di mandarvi chi lo potesse rapprcseatare,
Eotto mlnacria di dicliiararlo dccaduto dalla poiitdicia
autorila se non obbediva. Poggio partecipando nelT an-
sieta che recava al PonteFice questa condotta del Con-
cilio, teiito di staccarne il Cardinale di S. Angelo,
ponendogli in consideiazione, come colore i quali co-
minciavano la riforma tanta hramata con si manifesto
disprezzo delia dignita pontificia, erano i partigiani
ed i piomotori piii pci'icolosi dell' eresia. Si guardasse
dal cooperare alia distruzione della Cliiesa mentre stu-
diavasi di recarle vantaggio. « Nell'esporre (diceva) al
Pontefice i niali imminenti, i peiicoli e le circostanze
die vi fecero sembrare espedicnte la convocazione
d'' un Concilio avete adempito al debito d'uoni probo.
Ei cio non ostante e di parere clie non sia questo
un momento a cio opportuno, e che giovi dillerirlo:
voirete voi sostencre V opinion vostia con le armi e
con la forza? Ramnientatevi clie Platone scrisse non
doversi alia pairia ne ai parenti far guerra. E non
e egli parente nostro colui che in terra il nostro Crea-
tore e il nostro comun Padre rappresenta ? E qiial
patria esscr ci dee piii cara della Chiesa uella quale
feiam salvi ? Pensate, ve ne pre^o, che gia per qne-
sta contesa e per il conflitto dei discordi pareri s' e
accesa una fiamma che immenso incendio puo susci-
tare . . . Lo dico con dolore per il presagio dei fu-
turi mali ; se non recedete, se agli ahri non vi op-
ponete, temo che alia Chiesa non facciate si crudel
piaga, che anco volendolo poi e desiderandolo, non
siate in grado mai di sanare. » Qiieste preghiere pero
non pro;lussero verun elfetto. II Concilio accordo an-
cora ad Eu2,enio una ddazione di alcuni mesi condi-
scendendo in cio alf impcrator Sigisniondo, che ve-
nuto in Italia a ricevere la corona e ma2;niiicamente
traitato dal Papa , voile rendergli questo servigio ;
ma non si rimosse per qneslo dalle sue pretensioni.
VITA DI POGGIO BRACCIOLlNr. 849
Intanto Fi'ancesco Sforza instigato ed ajutato dal duca
di Milano entrava negli Stati della Chiesa. sotto pre-
testo di far esegiiii-e i decred del Concilio; moiti
condottieri levavansi alle cnnsuete usurpazioni ; c
Nicolo Fortebrarcio per vcndicarsi di un' olYesa ri-
cevuta gia da Eugenio, si dietle ancli egli a deva-
starne i dnminj. Intimorito da tutte queste circosianze
il Pontelice nel gennnjo del 1484 incarico 1' Arcive-
scovo di Cervi di presentare ai Padri del Concilio
tina lettera in cui egli dichiarava Icgittima qnelT adii-
nanza , e revorando le precedent! sue bolle , prote-
stava che d'allora in poi non avrebbe fatta cosa al-
cuna contro il Concilio, ne contro i suoi aderenti. flia
il rimedio troppo tardato non produsse quel frutto
ch" Eugenio se ne promettcva, perche i suoi avversarj
non vollcro aI)bandonare le tcrre che gli avevano tolte.
Bon si guadagno egli lo Sforza ci eandolo governatorc
della Marca d'Ancona e Vicario Apostolico; ma il Duca
di i\Iilano gli suscito contro Nicolo Piccinino e il For-
tebraccio ; e per ultimo i Colonnesi levarono a rouiore
il popolo, tanto che il PonteHce travestito da frate,
in una piccola barchetta, sotto una tempesfa di sassi
pote a stento salvarsi fuggendo a Livorno e poi a
Firenze. In cpiesta occasione Poggio cadde prigioniero
del Piccinino , da cui dovette riscattarsi con una som-
nia di danaro per lui molto grave , poi raggiunse il
Pontelice.
La citta di Firenze era allora trnvagliata da grandi
fazioni , per le cpiali Cosimo de' JMedici si trovava
esule a Venezia. 11 Bracciolini alTezionato per lunga
amicizia e per sincera gratitudine a quell' illustre per-
sona2;2;io, non solamente gli scrisse una lunga lettera
di consolazione, ma ne difese, per qnanto poteva , la
fama. Quindi egli si trovo esposto all' odio ed alle
ingiurie degli avversarj , fra i cjuali era principalis-
siuio il celcbre Francesco Filelfo, a cui fintemperante
immasinazione e lo smodato odio somministravano
una vena inesausta di sarcasmi e d' improper], che il
Bracciolini per timore di peggio dovette dissimulare.
35o VITA Dt POGGIO BRA.CCIOLINI.
Ma qiiando il popolo richiamo Cosimo dall'esilio, e
Filello CO suoi compagni abbandono Fircnze , allora
Poggio allento il frcno all'ira lungamente trattenuta.
Due uomini d' alto ingegno e di profonda dottiina
traviati a combatteisi colle ingiurie e colle calunnie
come la vile leccia del volgo , sono uno speuacolo
da ciii ciascuno ritrae volentieri lo sguardo : peicio
noi non metteremo dinanzi ai nostri lettori nenimeno
le poche citazioni di c|uesti libelli rileiite nell' opera
die conipendiamo.
In qiiesto nientre i Romani , perduta la speranza
di quella libeita che avevano proclamata cjuando cac-
ciarono Eiigenio, gli s'eiano di bel nuovo sottomes-
si •, ma egli in vece di alTrettarsi al ritorno , mando
Jnnanzi Giovanni VitcUeschi con ordinc di estingnere,
fino alia minima scintilla delFinsurrezione, cio ch'egli
puntualmente esegui come « uomo di maniere orgo-
gliose , difensore zelantissimo del poteie assoluto , e
in cui la prontezza ncU" agire era accompagnata da
una testa fredda e da iin cuoie insensibile. » D' al-
tra parte il Concilio di Basilea mostravasi inclinato a
diminuir la potenza del capo dtlla Chiesa ; sicche a
nialgrado di quanto gia si e detto, non poteva pre-
sumersi die fra il Pontefice e quell assemblea potesse
durare una sincera concordia. Delia c|ual cosa pare
die fosse persuaso gia fin cV allora anche il Braccio-
lini, giacche si compero una villa in Valdarno , dando
intenzione di volervisi stabilire. In vece di cjueU'e-
sterna o materiale magnificenza in cui i ricclu pro-
fondono d" ordinario i tesori , egli attese a rendere
preziosa la sua villa con oLtimi libri e con belle scul-
ture antidie di cui era stato sempre diligentissimo
raccoglitore. Sembra die Poggio si compiacesse assai
di quel campestre ritiro , e ddl' idea di passarvi la
rimancnte sua vita : a confcrmarlo poi sempre piii
nella sua deliberazione, il governo Fiorentino con
pubblico decreto ordino ch'egli e i suoi ligli fossero
esenti da ogni pubblica gravezza. Quando f"u fatto
questo decreto il Bracciolini non era ammogliato ; pur
VITA DI POGGIO BRACCIOLINI. 35 1
avea quattro figli legittimati con holla pontificia , e
dei quali teneva seco la niadre. E singolare in que-
sto proposito iin carteggio fra Pogglo e il Cardinale
di Sant' Angelo : il prelato offeso da qucUa franchezza
con cui abbiamo veduto che Poggio gli scrisse ri-
spetto air aprire il Concilio di Basilea, c non paren-
dogli di dover mostrare verun risentimcnto in quella
materia , cerco anch' egli argomento dove potesse ar-
rogarsi 1' ufficio di consigliere o riprenditore. « Avete
figli (scriveva), il die c incompaiibile col carattere
d' ecclesiastico; e da una druda, il che farebhe di-
sonore anche ad un laico. » Al qiial rimprovero il
Bracciolini rispose con pungenti sarcasnii -, non gin-
stifico, ma solo cerco qualche scnsa al suo fallo, col-
r addnrre I'esempio allora poco meno che generale;
e termino protestando ch'cgli non era ne voleva es-
ser prete , ne accettar benelizj , ma era risohito di
restar laico sino alia fine del suo pellegrinaggio. Quindi
poi egli negli ultimi giorni delT anno i4o5, trovan-
dosi , qome dicevamo poc' anzi , nella Toscana sposo
Vaggia di Ghino Manenle de' Buondelmonti , giovi-
netta di meno che diciott'anni che gli fu poi sempre
amorevol compagna , e sorgente di confono nell' ul-
tima parte della sua vita.
Neir aprile 1486 il Bracciolini accompagno Eugenic
a Bologna do v' egli trasferi la sua corte-, e quivi pub-
blico un volimie di lettere soddisfacendo, ben volen-
tieri per cerlo, al desiderio che ne mostrarono molti
dotti i quali o gia ne conoscevano alcune , od ave-
vano inteso parlare dcUa dottrina e dclia eleganza
con cui erano scritte. ]\Iolte di queste lettere gli fti-
rono rinviatc da Nicolo Niccoli a cui egli in ogni
tempo e sopra ogni materia avea scritto : e questo
fu r ultimo ufficio d' amicizia che corresse fra loro ,
perche il Niccoli moii nel gennajo del 1437. Poggio
non lascio inonorata la memoria d' un uomo che de'
suoi danari gli avca iatta facoha di raccogliere ma-
noscritti e di ampliare con molta sua gloria il tcsoro
delf umana sapienza.
35a VITA DI POGGIO BRACCIOLINI.
II Concilio di Basilea avea condannati come simo-
niaci inolti abitaali proventi della Corte di Roma, vo-
lendo cosi nmiliare il Pontelice; il quale da sua parte
non curando i decreti di quell" assemblea, privo dei
benefiz) tutti coloro che ricusavano di pagargli quanto
egli considerava come dovuto al suo grado; piibblico
una bolla coUa quale trasferiva il Concilio da Basilea
a FJrenze; poi in onta di tutte le pioteste dei Padri
aperse addi 27 genuajo 1488 un nuovo Concilio in
Ferrara per trattare T unione delle due Cliicse greca
e latina. I progress! dei Turclii minacciavano gia
r imperio d'Oriente, clie non tardo poi molto a ca-
dere : Giovanni Paleologo II clie allora sedeva sul
trono di Costantinopoli credendo di poter trovare una
via di salvezza nell' amicizia dei Cristiani d'Occidente
penso di terniinare la lunga controversia delle clue
Cliiese; e benche il Concilio di Basilea lo invitasse
a se con larghe offerte, diede la preferenza a cpiel-
r assemblea dov' era il Ponteficc , e venue a Ferrara.
La peste, e le armi del Piccinino obbligarono poi
quel Concilio a trasferirsi in Firenze, ma non pote-
rono impedirne gli elfetti; e nel giorno 6 luglio 1489
fu compiuta \ unione della Cliiesa greca e latina.
Quest' unione a cui tanti pontefici di grande riputa-
zione , nel tranquillo esercizio della loro autorita
eransi adoperati inutilmente , fu effettuata da Euge-
nio IV in un momento si tempcstoso, e quando il
Concilio di Basilea gia fin dal giorno 26 giugno lo
aveva dichiarato caduto dal suo grado , come violatore
dei sacri canoni, perturbatore della pace e delP unione
dei fedeli , e reo di tanti delitti che noi non osiamo
ripetere. L' animosita del Concilio ando poi ancora
piu oltre, e nel giorno 5 novembre elesse alia sede
pontificia Amedeo di Savoja clie dal trono ducale si
era ritratto in un eremo per sottrarsi, diceva, alle
tempeste del mondo, e dalT eremo non dubito di
trasferirsi a Basilea per assumere un ufficio ed un
grado da cui non potevano allora essere scompagnate
cure ed angustie infinite.
VITA Dl POGGIO BRACCIOLINI. 353
Pogglo fiattanto in Valdarno fra la tranquillita cam-
pestre e le gioje del nuovo suo stato, divenuto gia
padre , viveva lontano da tutti i pubblici affari. Ben
venne a trovarlo in quella solitudine una lettera di
Filippo RIaria Visconti che avrebbe potato lavvol-
gerlo in gravi faccende s' egli era men destro e
men circospetto ; ma rispose com' uomo abituato a
considerare non la semplice scorza ma 1' intrinseco
delle cose , e tronco le speranze concette dal Duca
di farlo servire a' suoi ambiziosi disegni. In vece
dei pubblici affari gli perturbo alquanto la pace di
quel soggiorno 1' inimicizia di Filelfo che ritrattosi
negli Stati di Milano e assalendolo con niiove ingiu-
rie , lo trasse ad awilire un' altra volta il suo no-
bile ingegno con invereconde scritture. « La soz-
zura d' un vizio (dice Tautore), e la bellezza d'una
virtu , meglio si dimostra con gli esempi die con le
parole; e forse non v' e mezzo tanto efficace a con-
vincere della insania d' abbandonarsi alia maldicenza,
alia menzogna ed alia detrazione, quanto la lettura
delle invettive di Poggio e delle satire di Filelfo. » II
Bracciolini per altro non consumo in questi miseri litigi
tutto queir ozio che gli concedeva la campestre sua
vita; ma nel 1440 pubblico un dialogo sulla Nobiltd
da cui la sua letteraria riputazione ricevettc aumento
e splendore. Qacsto dialogo lodatissimo allora per
un' eleganza di stile die ai nostri tempi non potrebbe
trovare un gran numero di lodatori ( bench e torse non
siano molti coloro die saprcbbero emularla ), e inte-
ressantc principalmente per quello che Poggio vi dice
intorno al diverse concetto cli' ebbero della Nobilta
i Napoletani, i Veneziani , i Romani, i Fiorentini, i
Genovesi, i Tedeschi, i Francesi, gl'Inglesi, gli Spa-
gnuoli , i Greci e i popoli dell'Asia; donde poi pro-
vennero notabili dilTercnze nel vivere e nella fortiina
di cpielle nazioni. Del resto 1 opinione a cui I'autore
si conduce e questa : Che la vera nobilta consista
nella virtu alia quale pero devono aggiungersi quegli
csterni vantaggi che rendono uu uomo cospicuo. Questa
354 VITA DI POGGIO BRACCIOLINI.
opinione viene dal Bracciolini attribuita a Lorenzo
de' Medici fratello di Cosimo , il quale sopravvisse
di poco alia pubblica testinionianza di stitna che Tan-
tore gli rese introducendolo come principal perso-
naggio in quel suo scritto. Lorenzo infatti cesso di
vivere il 23 settembre dello stesso anno 144c; Eu-
genio IV che allora si trovava in Firenze ne onoro
i funerali : Poggio che aveva perduto in hii un aniico
dotto, costante e liberale ne celebio le virtu con un
elogio diretto a Carlo Aretino. « I congiunti di Lo-
renzo tennero senza dubbio per sommamente onoiata
la sua memoria dalTintervento officioso di Eugenio IV
alle esecjnie. Ma non pensarono forse che 1' amiche-
volc zelo d' un semplice sce^retario avrebbe piu con-
tribuito alia propagazione ed alia durata tiella sua
fama, che lo splendore d'una processione pontiticale,
o la vana niagtiificenza d' iin monumento. » In quel-
r anno medesimo pubblico il Bracciolini anche un
altro dialogo Sidl' infelicitd del Principl diretto a Tom-
maso da Sarzana , allora semplice prete, n)a ricco di
straordinaria doitriua , e piii tardi illustre Pontelice
sotto il nome di Nicolo V. « In questo dialogo poi
(dice Tautore inglese ) Poggio con si fiera energia
si scaglia contro i vizj dei grandi, da lasciar talvolta
dubbiosi se in c[uella composizione abbian avuta niag-
gior parte la bile e il dispetto, o i sug2,erimenti della
blosofia. Ad ogni passo chi legge ravvisa che Tautore
era cittadino d'una orgogliosa repubblica, e zelantissi-
nio della causa delle lettere. II suo spirito democratico
61 manifesta nella lunga enumerazione delle foUie e
dei vizj dei Principi; e lo sdegno letterario prorompe
negli amari rimproveri che pone in bocca a Nicolo
Niccoli la dove rinfaccia ai regnanti d Italia 1' indif-
ferenza con cui riguardavano le sue laboriose ricei'-
che in traccia dei perduti scritti dcgli antichi , non
meno che nei lamenti dell' ingrata non curanza, e
ben anche del disprezzo col quale Dante , Petrarca
e Boccaccio furono trattati talvolta dai gx-andi del loro
tempo , e finalmente nelle generali osservazioni che
VITA DI FOGGIO BRACCIOLlNI- 355
egli fa sul dispregio o sul poco conto in cui ten-
gonsi troppo spesso dai potenti e dai rlcchi le fati-
che dei dotti. » Questo dialogo non concilio certa-
iiiente all' autore la bencvolenza dei giandi , ma fu
applaudito dai letterati. Se non che ad amareggiare
quella dolcezza che Poggio traeva da' suoi nobili stu-
dj , la niorte gli veniva mietendo gli amici piu ono-
rati e piu cari. Gia aveva perduto Nicolo Niccoli e
Lorenzo de' Medici, e sul pi'incipio del 1444 gli fu
rapito Leonardo Aretino , forse il piu gran letterato di
queir eta. II Bracciolini nel I4c5 gli avea procurato
in Roma il favore d'Innocenzio VII, e quivi Leonardo
comincio come Scrittore delle Lettere Apostoliclie la
sua splendida carriera , e di giado in grado sali poi
lino ad essere Segretario della Repiibblica Fiorentina ,
nel qnal ufficio niori. No mai per mutar di tempi o
di condizione questi due illustri letterati rimisero punto
di quell' affetto e di quella s:ima che li legava fra
loro. Un certo Giannozzo Manetti recito un elogio
die al Bracciolini parve indegno del suo celebre ami-
co ; e pero un altro ne compose egli stesso. Poco
dopo egli ebbe a piangere la perdiia di un altro
amico , quella di Giuliano Cardlnale di Sant'Angelo
mono neir Un^heria per avere eccitato Ladislao VI
ad assalire i Turclii con'ro la fede dei trattati , fon-
dandosi sopra un' opiuione allora comune , che agl In-
fedeli non si dovesse serbar fede.
Frattanfo anche Eugenio IV che da Firenzc (nel
144.3) s' era trasferito a Roma, ed ajutato da Alfonso
di Napoli e da Filippo IMaria Visconti avea ritoha a
Francesco Sforza la Marca d'Ancona, nel principle
del 1447 fu assalito da gravissima malattia. Egli con-
servo lino air ultimo cjuell' indomita fermezza d' ani-
mo che aveva mostraia sempie nel suo fortunoso
pontificato: peio mentre gia i circostanti disperavano
della sua guari^ioiie li riconforto , promettendo che
saprebbero da lui quando fosse giunta la sua ora
estrema. « Mantenne infatti la sua promessa in
un modo che svela con aual fermo e lieto animo
356 VlfA DI POGGIO BRACCIOLINI.
andasse incontro al suo fine. Amlci miei (diss'egll ai
circostanti in una breve sospensione fatta alia lettura
delle preci del mattino), quando il divino uflizio sara
terminato voglio raccontarvi un' istoriella. Finite Ic
preci cosi parlo ai riuniti suoi familiari : Dicesi clie
un Ateniese andava gridando un giorno per le strade
piii popolate della citta , se vi e chi desideri d' im-
piccarsi al mio fico faccia presto perche vado a ta-
gliarlo. Lo stesso debbo dire a voi , soggiunse loro
il Pontelice; se vi e alcuno clie qualche cosa desideri
da me, non indiigi, perche scnto clie T ora della mia
partenza e vicina. Allorche i sacerdoti clie lo assiste-
vano lo informarono clie andavano a pregare solen-
nemente per la sua guarigione : Pregate piuttosto ,
diss' egli, clie sla fatta la volonta dell' Altissimo; per-
che spesso chiediamo cio clie non e conducente al
nostro bene. Sentendosi avvicinare la morte , compie
divotamente i soliti uffici religiosi, e fattosi levar dal
letto voile essere trasportato suUa sedia di S. Pietro,
dove spiro. » Tommaso da Sarzana allora vescovo di
Bologna e cardinale ne reciio Y elogio funebre ; poi-
nel giorno 6 maggio dello stesso anno 1447 gli suc-
cesse col nome di Nicolo V.
II nuovo Pontefice trovo lo stato temporale della
Chiesa in grandissimo disordine , perche le imprese
niilitari del suo predecessore avevano esaurito il te-
soro , e la liinga sua assenza da Roma , e lo scisma
eccitato dal Concilio di Basilea aveano grandemente
diminnita l' autorita delle sante chiavi. Oltre di cio
i Veneziani e il Visconti si combattevano con ostinata
fierezza : Alfonso per instigazione d' Eugenio era in
armi contro i Fiorentini, e in mezzo a tanti tunuilti
difiBcilmente potevano andar esenti da ogni pericolo
gli Siati del Pajia. Nicolo V adunque attese con gran
diligenza a riordinare le provincie clie dipendevano
immediatamente da lui ; ma nel restante d" Italia, il
suo desiderio della pace non pote cosi pienamente
adempirsi com' egli avrebbe voluto. Oltre alle cose
gia dette, tre mesi dopo la sua assunzione la morte
TITA DI POGGIO BRACCIOLINI. 357
del duca Filippo Maria venne a gettare 1' Italia in
nuovo e lungo disordine. E noto che molti per molte
cagioni agogiiavano all' ercdita di quel potentato. I
Miianesi noti curandosi delle costoro pretcnsioni si
dichiararono indipendcnti, e ristabilirono Tantica loro
repubblica; ma travagliad dai Veneziani e piu dalle
interne fiizioni , dopo un lungo assedio , nel 1460
furono costretti dalla fame ad aprir le porte a Fran-
cesco Sforza die addi 26 marzo prese solennemente
la corona ducale. In mezzo a questi disordini lo State
Pontificio era il solo che si potese caro a tutti coloro coi qiiali tratrava per T ur-
banita delle maniere , per Facume delT inti-lletto e
per la vivacita dello spirito. Come letterato ha di-
ritto ad una particolar lode. .... La sua dizione e
Jluida , e i suoi periocli ben disposti Gli scritti
di Poggio paragonaii a cpielli de' suoi predecessor!
compaiiscono veramente sorprendcnii. Elerandosi ad
un giado di e'eganza die si cerca invano nella lati-
nita del Petrarca e di Coluccio Salutati, prepare la
strada alia castigatezza del Poliziano e degli altri
somnii letterati die sparsero si gran luce sul carat-
tere del loro insigne mecenate Lorenzo de' Medici. »
Bibl. ItaL T. LXXVIIL 24
36j vita DI POGGIO BR\CCI0HNI.
Tutti col'oro che pongono qualclie studio a cono-
scere 1" origine e i prop'cssi dcUa nostra letteratura
sentiranno per certo 1' importanza del libro da noi
compendiato, dove 1 autore raccolse e ordino con
tanta diligenza e chiarezza inolte notizie iinora inu-
tilmente desiderate intorno alia vita e agli stiidj d'un
letterato si illustre qiial fu il Bracciolini. E n avran
grado air avv. Tonelli della sua bella traduzione , e
delle moke note nelle quali ha saputo si di frequente
rettificare le asserzioni deir autore inglese. Chi con-
frontera questa vita con quelle dei Medici scritte dal
Roscoe, la trovera certamente meno profonda e meno
interessante; e se il Shepherd (come pare) spero di
poter venire al paragone col suo illustre concittadino,
non considero abbastanza il suo tema : perclie i per-
sonaggi del Roscoe furono uomini di Stato, e il Brac-
ciolini fu un semplice letterato. I casi della nazione
che nella vita di Lorenzo de' Medici e di Leone X
sono la parte principale , destano un interesse che
nella vita del Bracciolini non puo assolutamente tro-
varsi: e gia i nostri lettori avranno potuto accorgersi
che, anche ridotte alia brevita di un compendio, al-
cune notizie storiche e politiche non appartengono
a c[uesio libro se non come parti accessorie. II Brac-
ciolini co' suoi lunghi scrvigi alia Corte di Roma co-
nobbc gran parte delle pubbliche cose e n' acquisto
quella gravita di giudizio die mette non poche delle
sue produzioni al di sopra di cjuelle de' letterati suoi
contemporanei ; ma non per cjuesto puo dirsi che la
sua vita si colleghi intimamente colla storia del suo
secolo o serva notabilmente a chiarirla o ne riceva
gran luce. A.
36;
PARTE II.
SCIENZE ED ARTI MECCANICHE.
Lettera seconda del dottore Mauro RuscoNi al signor
Ernesto E. Weber, professore d' aiiatomia nelU Uni-
verskd di Lipsia, in ciu si risponde ad alcuiie cri-
tiche osservazioni state fatte dal prof. Baer all opera
del dottore medcsirao sopra lo sviliippo della rana
comune , in eld che risguarda le metainorfosi alle
quali soggiace V novo ranino innanzi di prender
forma di cinbtione; c si porge la descrizione delle
metamorfosi dell novo della salamandra acquaj'uola
( con una tavola ).
JL/a bella stagione essendo ritornata , « avendo avuto
ropportunita di ripetere le mie osservazioni, io ripiglio,
a tenore della promessa che vi ho fatto nella mia lettera (*)
del 25 geiinajo, il mio argomeiito , e innanzi tratto vi
diro che non so rinvenire dalla sorpresa qnando leggo nel-
Tesordio dello sciitto di Baer il passo seguente : Preiost e
(*) Annali universali di niedirina del dott. Oiuodei, vol. Lxxni,
pag. 446. — I nostri lettori vcrisiimlmente saranno vajhi di sa-
pei'e il contenuto di questa prima lettera:; noi pertauto diremo
-ad essi die il dott. Rusconi dopo d' aver fatte alcune criliche
riflessioni intorno alle figure pubblicate dal sig. Baer, le quaH
rappresentano le aietaniorfosi a cui soggiace 1' novo ranino ap-
pena fecoudato , ])as«a a niostrare quarrto sia insussistente la
ipotesi di cpiost^ aiitore , il quale crede che nelP uova di tutti gli
aniiiiali accadano quelle luetaiuorfosi niedesime die si osservano
neir uova della fauiiglia de'' hatrachi ossia delle rane. Per far ve-
dere die quest' ipotesi non lia alcun fondainento il dott. Rusconi
ha esposto le osservazioni da lui fatte sopra 1' uovo del pesce
persico fluviale , cli"' egli ha seguito con Toccliio dal luoiuenco
della fecondazione fiuo al vigesimo sesto giorno , e ne concliiude
•che in quest' uova non si vedono Bolchi ne metamorfosi di sort*
alcuaa. ( Noca de' Dircttori. )
/ ■
364 DtLLE METAMOEFOSI
Dumas non hanno veduto il vero rapporto dei solchl dell' novo ,
poiche rigorosamente parlando si sono limitati alle cose che
si manifestaiio alia siiperficie , e cib senza dubbio per la ra-
gione che non hanno saputo spogliare il tuo lo delta sua
cliiara per indurarlo e poscia fame la notomia , e lo stesso
pare si abbia a dire anche di Rusconi e di tutti gli altri
osse'vato i che presero ad esaminare le metamorfosi a cui
soggiace il tuolo dell' novo ranino innanzi V apparimento dei
primi deUiieamenti dell' embrione. Niuno a quanta io so ha
veduto di queste metamorfosi piii in la di qucllo che si pub
vedere aW esterna superficie , e niuno e stato suffidentemente
esatto nel farci la descrizione delle cose osservate (i).
Io noQ devo prendenni la briga di difendere i signori
Prevost e Dumas, voglio difendere soltanto me stesso, e
a quesio fine vi diro che non solo ho spogliato V novo di
cio die Baer chiama impropriamente r.nibuine, ma T ho
spogliato anche de'snoi invogli senza recar danno all' novo,
e in questa gnisa ho distrntto nn errore , poiclie ho fatto
vedere ai naturalisti che grinvolucri ed il glutine , o la
mucosita di cui I' novo ranino e circondato, non sono ne-
cessarj al suo sviluppo: sentite come mi esprimo a pag. 9 (a),
e ahbiate sempre presente clie , riguardo alle rane , Tuovo,
il tuorlo ovvero il germe per me sono una cosa stessa ,
e che col vocaholo germe io non intendo denotare un
feto concentrato in se stesso e preesistente alia feconda-
zione , come pensava lo Spallanzani , ma una vescichetta
(l) Das wesentliclie Verliakniss der FurchimgeD ist Prevost
und Dumas enrgangen, indem sie , iui eigendichsten Sinne des
Wurres, bei der Oberflache der Erse eiuiiug stelien geblieben
6ind , ohne Zweifel weil ilineii kem IMitiel bekaunt war, das
Enveiss zu entfernen, uiu die Dotterkugel zu erliartei] uiu sle
eiuer Zergliederung zu unferwerfen. Eben so sclieint es Ruscoui
Und alien anderen Beobaclitern gegmgen zu seyn, ■\velche die
Wetauiorj hose der Dotterkugel der Frosche vor der Abgrenzung
eines Embryo untersucliteu. Alle haben, so viel ich weiss, nur
60 viel vou dieser Weraiuorj hose erkanut, als man an der aus-
8ern Oberflache selien kann. Allein auch die Berichte uber dass
ausserlirh Sichrbare siiid uirgends genau geniig, pag 483.
Arcliiv fur Anatomie , Physiologic uud Wissenscliafthche Me-
dicin, von Dr. Johannes Jluller. Berlin, 1834, Heft vi.
(a) Developjiemeut de la greaouille commune depuis le mo-
ment de sa naissance jusqua son ^tat parfait. Premiere partie.
Milan j8a6.
DELLuovo RANiNo, ecc. 365
sferica plena di un umore , il quale se viene eccltato dalla
sperma a poco a poco si condensa e si organizza: " Lea
deux sacs et la matiere glaireuse ne paroissent avoir d'autre
usage que de garaiitir le germe des petits chocs qui pour-
roieiit nuire a son developpement , car si on le depouille
de ses enveloppes, et si on le place dans un verre de
montre , son evolution continue tout de meme et n'en est
pas retardee; » e alia pag. 12. "Nous avons deja depouille
le germe de sa giaire et de son enveloppe externe, main-
tenant nous allons lui enlever aussi I'enveloppe interne ,
celle que S|)allanzani appellolt Taiunios;^ il n'est guere pos-
sible de la lui oier a une epoque plus pres de la ponte
que celle-ci, car tant que le germe a une forme ronde,
cette enveloppe se trouve en contact avec lui par tons
lea points de sa periplierie , et ce n'est que lorsqu^il a
perdu sa sphericite qu'on pent dans quelque endroit passer
une aiguille entre lui et son enveloppe , pour la deciiirer
et la lui oter. Cette operation, qui exige un pen d'adres-
se , est de toute necessite pour voir distinctement Tem-
bryon. >i
Da questi due passi vol vedrete se io ahljia o non ab-
bia saputo spogliare il tuorlo della mucosita die lo cir-
conda f, ora vediarao se sia vero ch' io non lio snputo in-
durario , e se mi sono limitato ad osse/varne s( itanto la
superlicie ; a pag. 8 dico: « Les ovules ne sont autre chose,
au moment de la ponte, que des petits sacs arrondis, niem-
braneux, blancs d''un cote et bruns de I'autre, remplis d'une
matiere, qui, sous le rapport de sa flnidite et de sa couleur,
ne ressemble pas mal a du pus. Quoique la coleur de cette
matiere paroisse uniforme au premier coup d'oeil, cepen-
dant si au moyen de rebullition ou par quelqu'autre pro-
cede (i), on lui fait prendre de ia consistance , on voit
en coupant le germe au milieu que la substance qui oc-
cupe en dedans I'liemisphere brun a une legere leinte cen-
dree , laquelle dimiuue pen a peu et s'epanouit dans The-
mis|ihere blanc, de facon qu^il est impossible de fixer entre
les deux hemispheres une ligne de demarcation. >> Dass zwi-
schen beidcn keine scharfe Granzen, sondern ein allmaliliger
(i) Ctoe per mezzo di qualche acido; io non ho iudicato que-
sto sussidio anatoniiro di cui ho fatto uso , perche k aoto Lippis
(it que tnnsorihus
366 DELLE METAMORFOSI
Uebergang sich findet : parole di Baer che corrispondono
esattainente alle mie. Continuiamo a vedere se io ho esa-
iiiinato r novo soltaato alia superficie , e sentite qnello che
dico alia pag. 22: " Si Ton fait prendre an gcrme nn certain
degre de consistance, et si Ton saisit pour faire cette ope-
ration I'epoqne pendant laquelle sa surface^ sur— tout la
hrune , est toute sillonnee en divers sens, on pent apres
separer le germe en plusienrs masses qui sont plus on
inoins grandes , selon que les sillons a sa surface etoient
plus ou moins multiplies ; en un mot, nous trouvons , en
repetant cette experience a diverses epoques , que toute la
matiere qui constitue le germe, se divise d'abord en deux,
puis en quatre parties, lesquelles se divisent et se subdi-
visent en d'autres plus petites ^ enfin , quand la surface
du germe paroit lisse , on trouve que la matiere liquide
dont il se compose , s'est changee , comme je viens de le
dire, en line masse granuleuse. Or d'apres ces faits il
sembleroit que cette division et subdivision de la substance
du germe est nne sorte de cristallisation toute particuliere,
ou, en d'autres termes , une operation au moyen de laquelle
la nature prepare les molecules elementaires des princi-
paux systemes. >>
Uno scrittore che imprende a far conoscere colle stampe
qualche nuovo fatto da lui osservato , puo se cosi gli
piace premettere alia narrazione del fatto medesimo qual-
che cenno storico , a fine di mostrare gli errori o le la-
cune lasciate indietro dagli altri scrittori che lo hanno pre-
ceduto , pero nella parte storica della scienza deve tenersi
entro i limiti dell' onesto e del vero , altrimenti facendo
egli si espone al pericolo d'esser tacciato di sfacciataggine
e di menzogna ; e qui notate che Baer ha tradito la yerita
non solo in parlando di cio che gli altri hanno fatto prima
di lui, ma ha magnificato le proprle osservazioni in modo
da muovere alle risa chi che sia. Dope d'averci descritte
le raetamorfosi dell' novo ranino con una' prolissita che
ammazzerebbe il lettore piu jiaziente , egli dice alia pa-
gina 5o6 : la storia delle metamorfosi dell' uovo da'' hatra-
chi ci porge la soluzione di un quesito che e della piu
grande importanza per 1' intera dottrina della generazione
e per lo sviluppo di un nuovo individuo , la quale e di
tale e tanta evidenza, che a me riusci inaspettata del pari
dell'uovo ranino, ecc. 36/
clie dilettevole (i) , e poco sotto egli soggiunge: Quantun-
que la cosl detta dottrina della preesistenza, la quale sup-
pone che lutto rindividuo in tutte le sue parti esista prima
della fecondazione , e die Tumor prolilico sia destinato
semplicemente ad ingrandirlo, sia stata gia da molto tempo
relegata nel regno delie cliimere, tuttavia la questione tra
i sostenitori della preesistenza , e quelli dell' epigenesi non
era stata per anco del tutto decisa , almeno noa era stata
decisa per via di osservazioni (2).
Era adunque , coine voi vedete , riservato a lui il dare
r ultimo colpo alia dottrina della preesistenza del germe :
le osservazioni dei signori Prevost e Dumas , quelle del
sig. Dutrocliet, e le mie non valsero a sciogliere compiu-
tamente la questione. Voi sapete che nel mio libro sopra
lo sviluppo della rana coraune io ho fatto vedere , che
r umore dell' novo non si tosto si e trasformato in una
sostanza granulosa , ossia in una congerie di piccole sfe-
rette elementari , che subito comincia ad organizzarsi, ed
ho mostrato che lo spinale midollo , ii cervello e 1' aorta
sono le parti che si organizzano prima di tutte le altre,
e che i visceri addominali sono gli ultimi a formarsi: voi
non ignorate , ch' io con una serie di figure ho fatto ve-
dere i rudimenti di tutti questi organi ed il successivo loro
incremento , e che seguendo con 1' occhio lo sviluppo del
cuore , delle hranchie, ho, forse pel primo , osservato che
i cosl detti globetti del sangue ne' loro primordj non sono
trasparenti , ma sono bianchi ed opachi ; malgrado tutte
queste mie fatiche io non ho sciolto compiutamente il gran
quesito ^ le mie osservazioni non hanno sufficientemente
dimostrato che 1' animale non preesiste alia fecondazione,
e quantitnqxie INIekel e molti altri illnstri zootomi della vo-
stra nazione alibiano lavorato assai e con molta fortuna
sopra lo sviluppo de" germi , tuttavia al dire di Baer il
quesito non era stato compiutamente sciolto , almeno non
(1) Endlich aber bringt die Gescliichte der Metamorphose der
Dotterkugel der Batrachier die Losung einer Frage vou dein
grossten Gewichte fur die gesamiiite Lelire von dor Zeugung und
Entwickelung eines neiien Individuums mit einer Evidenz, die
mir eben so unerwartet als erfreulich ist.
(2) . . . . , so -war damit docli noch lange nicht die gaikze
Frage geldst , am wenigsten durch Beobachtuug. Ibid.
36S OELLE METAMORrOSI
era stato sciolto per via di osservazioni ( am wenigstert
durcli Beobactnng ), qnesto merito e tutto dovuto a lui i
e a lui solo die la dottrina dell' epigenesi deve il sno fi-
nale trlonfo. E dove sono le osservazioni in virtu delle
quali egli crede di potersi dnr qnesio vanto? eccole qua,
e stupite. Nel centre deir emisfero bruno delTuovo ranino
appena deposto egli ha scoperto ( con la sua immagina-
zione cio s' intende ) un'apertura la quale per mezzo dl
nn canale melte in una cavita alquanto profonda lasciata
indietro verisluiilniente dalla vescichetta del germe clie e
scompnrsa (i)^ oltre a cio egli ha veduto die la sostanza
del tuorlo si divide in due, in quattro, in otto, in sedici,
in trentadue , in sessantaquattro parti (2), e cosi va di-
scorrendo , fin che le parti sono divenute si piccole die
r ocdiio non pno piu seguire le ultime division! (3). lo
non indaghero se Baer fosse di buoaa fede quando ha ma-
gnificato queste sue meschinita; diro solamente die se noa
era conscienzioso , egli doveva almeno por mente che uno
scrittore manca di rispetto al pubblico ed a se stesso ,
quando sfacciatamente presume di far credere lucciole per
lanterne. Ora ad oggetto di dare ai naturalisti una nuova
prova che le dottrine della preesistenza del germe e priva
di londamento, e a fine di riempire una lacuna da me la-
sciata nel mio libro sopra gli amori delle salamandre, pas-
sero ad esporvi le metamorfosi a cui soggiace Tuovo della
salamandra acquajuola (Sal. platycauda Daub.) ; prima pero
di entrare in materia faro un brevissimo cenno storico di
cio die e stato fatto dagli altri naturalisti che in questo
genere di ricerche mi hanno preceduto.
I signori Prevost, Dumas e Dutrochet hanno cooperate
a mostrare T insussistenza della dottrina della preesistenza
sostenma con tanto calore dallo Spallanzani : questi dotti
(1) In dem Punkte , den wir den dunkehi Pol genannt haben,
ist ill] schwarzen Ueberzuge, wenn das Ei gelegt ist, eine Lucke,
der Keinij-mnkr. Sie fulirt clurch einen Kanal in eine etwas tiefer
lifgende Holilung, weldie walirsclieinlicli voa dera verschwun-
denen Keimblasclien liinterlassen ist, p. 4^^-
(2) lo aveva detto prima di lui « que toute la matiere qui coa-
stitue le germe se divise d'abord en deux, puis en quatre parties,
les que'.les se divisent et subdivisent en d'autres plus petites , etc. »
(3) Das Auge kann den letzten Theilungen zwar nicht mehr
lEinlgen.. p. 497-
cell'uovo RANiNO, ecc. 369
scrittori lianno contribnito con le loio osservazioni sopra
r uovo clella rana a diradare le tenebre da cni il gran fe-
noraeno della generazione e avviliippato , tiuti, tranne Baer,
hanno fatto fare alia fisiologica scienza c[ualche nnovo pas-
so ; dico tntti , tranne Baer , perclie cjuesto scrittore si e
perduto ne' canipi dell' immaginazione, e qnando ba osser-
vato la natura , egli e audato dietro alle cose cbe sono di
poco o ninn niomenio , e non lia veduto cio clie pin ini-
portava di osservare. Egli non ba esaniinato Tuovo inter-
namente prima di essere fecondato , ne si e accorto cbe
le nietamorfosi dell' uovo si snccedono ora con rapidita ed
era con lentezza, ovvero si arrestano interamente, secondo
il calore dell' atmosfera , e di qui nasce cbe nella sua de-
scrizione oltremodo difi\isa egli parla degl' inlervalli di
tempo tra una metamorfosi e I'altra, e uon fa mai cenno
della temperatura ; egli sogna aperture, canali, vescicbette
del germe, e frattanto nou vede alcune cavita cbe si for-
mano nell' uovo durante il corso delle sue nietamorfosi, e
quando e come si formano i di piii ti piglia la mucosita
di cui r esterno invoglio dell' uovo e intorno intorno co-
perto per albume, e con la sua imitiaginazione trova poi
1' albume ancbe nella sostnnza del tuorlo ; egli vede for-
marsi il germe della rana nella superficie dell' uovo, e noa
s' accorge cbe il germe della rana e il tuorlo tutto intero.
A dir vero ancbe i signori Prevost e Dumas banno cre-
ciuto di vedere formarsi il germe nella piccola maccbia
circolare situata nel centro dell' emisfero bruno , ma questi
valenti scrittori non tardarono ad accorgersi del loro erro-
re , quindi ci dissero cbe verso il terzo giorno " le foetus
qui paroissoit d'abord ne posseder qu'une existence limitee
se trouve avoir conquis I'oenf tout entier»» Baer per lo con-
trario vede il germe separarsi dal rimanente del tuorlo, e
le osservazioni di Swammerdam , dello Spallanzani e le
mie , tutto cbe corredate di varie figure, non valsero a
distruggere 1' alDbagliamento della sua mente ; in somma
le ricercbe di questo scrittore ci porgono un esempio ve-
ramente straordinario di quella ceciia nientale , cbe pigba.
qualcbe volta gT investigatori della natura, e cbe comun€>-
niente e 1' effetto di false idee coucepite a priori. Questo
esordio vi fara forse sorpresa , e forse vi parra esagerato,
ma sappiate ch' esso e vero in tutte le sue parti, e della
sua veracita ne risponderanno i fatti cb" ora imprendo ad
esporvi.
370 BELLE METAMORFOSI
Nel descrlvervi le metamorfosl a ciii soggiacciono le uova
della salainaiiclra acqnajuola jjrima die incomincino ad
organizzarsi , io saro breve, perclie stimo che le fj2;ure
che rappresentano queste trasformazioni ingrandite dal
microscoplo, e che ho disegnate io stesso coii tutta qnella
diligenza che per me si pote maggiore , suppliranno alia
brevita della descrizione.
L' novo della salamandra a coda schiacciata osservato
poco dopo che e stato deposto sopra le foglie della per-
sicaria, o di qualche altra pianta che alligaa ne' fossati ,
ha una figura sferica ; il suo colore e bianco tirante alcun
poco al verdognolo , e non ha che il tuorlo, che e il germe
del futuro animale^ P umore del tuorlo e di poco piii con-
sistente del latte, e la membranella sferica che in se rac-
chinde questo umore, e liscia, e sopra di essa non vedesi
ne macchia circolare che potrebbe far sospettare di una
cicatricula , ne foro di sorta alcuna : quest' novo o germe
ha due invogii, i quali poiche sono stati distesi dall' acqua
che dentro vi penetra , prendono una forma ovale, fig. i.
L' invoglio esterno non e circondato da quella mucosita
che noi vediamo sopra I'uova delle rane e de' rospi , ma
e soltanto lievemente spalmato di una materia viscida e
tenace , la quale serve a tenerlo appicciato alia foglia ed
a mantenere la foglia piegata , conforme ho detto altrove (i).
Non e cosa difficile col mezzo di vina forbicina Io stac-
care 1' uovo dalla foglia per metterlo dipoi in un vetro
d' orologio a fine di osservarlo durante il suo svikippo ,
ma dlfficilissiino in vece e Io spogliarlo de' suoi invogii ; la
piii lieve pressione , il piii piccolo stiramento fa rompere
r invoglio interno che e debole molto, e quando questa
rottura accade , 1' acqua che si e raccolta fra il secondo
involucro ed il germe, passa fra il secondo ed il primo ,
e vi produce come un' ernia , e bene spesso vi passa anco
una parte del germe , per cvii esso si resta come strozzato
e va a male : oltre i due invogii teste menzionati , mi e
sembrato di vederne un terzo , il quale non si scosta mai
dal tuorlo. Se mediante la bollitura o col mezzo di un
acido voi indurite il germe, e poscia Io tagliate per meta,
e perpendicolarmente, voi trovate che la super ficie tagliata
e liscia e non granulosa , e in essa non scorgete il menomo
(i) Amours des salaniandres aquatiques. r*iilan , 182 1.
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dell'uovo ranino, ecc. 871
indizio ne ell canale ne dl cavita : quello clie qui dico
deir uovo della salamandi-a e applicabile anche all'uovo
della rana comuiie, sia che venga esamlnato prima della
fecondazione o poco dopo. Osservate la fig. 17, la quale
rappresenta un uovo della rana comune non fecondato,
appena cavato fuori della cloaca, e tagliato perpendicolar-
mente : nella sua superficie interna voi non vedrete che
una lieve tinta cenerognola a al disotto dello strato bruno b.,.
la quale tinta nell' uovo della salaniandra a coda scliiacciata
non si vede perclie Tviovo e tutto di un colore.
La prima trasformazione del tuorlo o del germe fecon-
dato conslste in un solco, fig. 3, 11 quale va gradatamente
dall' eiiilsfero superiore all' inferlore , nell' emisfero supe-
rlore e profondo , ma la sua profondita va dl pol a poco
a poco scemando , dl maiilera che nell' emisfero inferlore
11 solco e lievlssimo. Se a questo perlodo osservate 1' uovo
internamente , dopo d'averlo indurko, vol trovate che la
sostanza del germe si e dlvisa al disotto del solco, ossla
al disotto della membrana propria del germe, sino al centre
del germe stesso , come si vede nella fig. 1 8 che rappre-
senta un uovo della rana comune tagliato perpendicolar-
mente e secondo le due lineette che sono al lati della fig. 3.
lo non dlro, come ha fatto Baer, che questo primo solco
si appalesa cinque ore dopo la fecondazione, perche il suo
apparimento e piu o men pronto , secondo che e piu o
men alta la temperalura dell' acqua in cul e 1' uovo ; vi
dlro solo In generale clie le metamorfosl del germe della
salamandra non si succedono ^ a circostanze eguall, con
quella celerlta che si osserva nelle uova ranine , e che In
alcunl casi ho veduto apparire 11 primo solco, essendo la
temjieratura dell' atmosfera -t- 1 3 R., dodici ore circa dopo
che r uovo fu deposto sopra la foglia , in altri In vece il
primo solco si e manlfestato, essendo la temperatura -+- 22 R.,
nello spazlo di cinque ore.
Compluto 11 primo solco ne appare un secondo che taglia
il primo ad angolo retto , fig. 3 , e che al par del primo
si stende sull' emisfero inferlore; poscia 1 due priml solchl
si spezzano, fig. 4, e nel tempo stesso in cul accade que-
sta spezzatura appare un solco orizzontale, fig. 4" o. o.
che taglia 1 due priml ad angolo retto i questo terzo solco
non divide 11 germe o il tuorlo in due parti eguali , perche
non cammlna nel mezzo , ma passa piii in vicinanza del
372 DELLE METAMOEFOSI
polo superiore che dell' inferiore. Oguuna delle qnattro
masse die compongono Temisfero superiore viene in se-
gnito divisa da uii particolar solco , il quale noii nasce
dal centro, ma nasce in vicinanza della pane centrale ,
e si stende sulT einisfero inferiore , fig 5, cosi che tamo
la parte superiore del germe , quanto V inferiore si trova
divisa in otto masse, con questa differenza , che le masse
della parte inferiore sono piii grosse delT altre. Baer dice
che 11 solco passa a traverso 1' asse dell' uovo ( durch die
Axe des Eies, p. 490), ma io posso assicnrnrvi che egli
si e ingannato , e che la fig. 4 della sua tavola e ine-
sattissima, e cio doveva essere , perche egli ha ommesso
la metamorfosi che consiste nella spezzatura de"dueprinii
solchi nieridiani, come egli li chiama , e che e rappresen-
tata dalla fig. 4 della mia tavola. Se a quest' epoca si
indura il germe e lo si spezza nella direzione delle due
lineette a, b , si comincia a scorgere, al disotto e nel centro
delle otto masse deU'emisfero superiore, una lieve cavita
ohlunga molto ed irregolare. Osservate la fig. 20, la quale
rappresenta un mezz' uovo della rana comune il cui emi-
sfero superiore era appunto diviso in otto parti come e
quello della fig. 5 , e che e stato spezzato perpendicolar-
mente col mezzo di un ago finissimo che a guisa di cuneo
ho introdotto ne' due solchi corrispondenti a quelli a, b
della fig. 5 ; esaminando questo mezz' uovo vedrete la cavita
interna di cui vi parlo , e vedrete che le otto masse , le
quali formano in certo qual modo la volta di questa cavita
irregolare, sono interamente composte della sostanza ce-
nerognola a, a, a, fig. 17, 18 e 19, che e immediatamente
al disotto dello strato bruno b. b. b. ibid., e vi accorge-
rete che questa lieve cavita e lyia conseguenza della sepa-
razione che comincia ad efFettuarsi internamente tra la
sostanza a cenerognola e la sostanza d hianco-gialliccia ,
della quale separazione voi nou vedrete alcnna traccia nelle
fig. 17, 18 e 19, perche nelV uova rappresentate da queste
figure il solco orizzontale non si e per anco formato , cosi
che si puo stabilire , che la cavita interna nel germe ,
tanto della rana che della salamandra, comincia a manife-
starsi quando si e appena formato il solco orizzontale.
Baer I'ha veduta assai prima, ed ha veduto un foro , ua
canale , una vescichetta del germe da cui potrebbe derivare
t»na parte del fluido che trovasi tra il germe stesso e
dell'uovo ranino, ecc. SyS
Pinvolucro interno (i), ma tutte queste cose soiio parti
della sua feconda immagiiiazione, o pinttosto conseguenze
deiraver egli intrapreso queste ricerche con mente preoc-
cnpata da false idee, per cnl ad ogni passo egli trova
cose che non esistono , e non vede quelle che esistono
realmente. Per darvi una prova di qiiesta verita vi diro
che le otto masse in cui si e divisa tutta la sostanza ce-
nerognola fig. 20 a hanno ciasciina nel mezzo una cavita
che da Baer non e stata veduta, come non e stata da lui
osservata un'altra cavita grande molto , di cui parlero fra
poco ; ripigliamo il filo della nostra descrizione.
Poiclie Tuovo si e diviso in sedici masse, otto superior!
ed otto inferiori, si manifestano altri solchi i quali divi-
dono le otto masse snperiori in varie direzloni, di raa-
niera che le masse deU'emisfero superlore diventano piu
piccole e piu numerose di quelle dell' emisfero inferiore.
Osservate le fig. 6 e 7, e confrontate quest' ultima con la
fig. 7 c, che rappresenta il germe fig. 7 veduto per di sotto,
e troverete che le masse della parte inferiore sono otto
solamente, mentre quelle della parte superiore sono di un
nnmero molto maggiore , cos\ che la divisione progressiva
delie masse in 3, 4, 8, 16, Sa e 64, ecc. osservata da
Baer si riduce ad una chimera.
Nella parte media o centrale della fig. 7 che rappresenta
il germe vednto per di sopra scorgerete cinque masse di-
sposte in modo che richiamano al pensiero la corolla di
un fiore a cinque petali ; questa disposizione, che e costante,
nell'uova della rana comune non si vede. Nuovi solchi ia
varie direzioni veagono in seguito a suddividere le masse
dell'uovo sia deU'emisfero superiore che dell' inferiore ,
ma sempre quelle dell' emisfero superiore sono piu nu-
merose, e percio piii piccole di quelle dell' altro emisfero;
la corolla a cinque petali non si ravvisa piii, e dove v' era
questa corolla ivi 1' uovo si avvalla alcun poco, e nel mezzo
della piccola Valletta si manifesta un' apertura trasversale,
fig. 8, la quale comunica con la sottoposta cavita. Questa
apertura, che ha in qualche modo la figura della leitera
m, non tarda molto a chiudersi , e mentre si chinde , la
(l) . . . , iodem sich etwas Flussi;:keit zwischen der Dot-
terkugel und der Dotterhaut ansanimelt , obt^leich ein Theil davon
aus dem Keimblaschen stammen mag.
374 DELLE METATMORFOSI
superficie del germe a poco a poco diventa Iiscia. La plccola
Valletta e 1' apertura trasversale sono trasformazloni proprie
e particolari del germe della salamandra.
Se si osserva internamente Tuovo della rana comune
quando la sua superficie e dtvenuta presso die Iiscia , si
ritrova che la sostanza bianco-giallognola fig. 2,1 , d si e
internamente separata dalla sostanza cenerognola a ibid.,
e che in grazia di questa separazione la cavita interna ,
la quale al suo primo manifestarsi era oblunga e molto
irregolare, ha preso forma di un segmento di sfera ; e di
piu si osserva che le masse della sostanza cenerognola ,
che nel dividersi e suddividersi hanno preceduto quelle
della sostanza bianco-gialliccia , sono scomparse pressoche
interamente, mentre quelle della sostanza liianco-giallognola
sono per ancora patentissime: egli e a questo periodo che la
materia del germe comincia ad individualizzarsi, e siccome
la parte cenerognola e stata la prima a trasmutarsi in una
congerie di molecole elementari , cosi dessa e anche la
prima ad organizzarsi. Ritorniamo all' novo della salamandra
e lo vedremo a poco a poco prendere una nuova forma.
Dopo che la superficie del germe e divenuta Iiscia, si
manifesta quasi all' estremita opposta all' apertura trasver-
sale, che si e rimarginata e di cui pero sussistono ancora
le tracce , fig. 9, si manifesta, dico, un solco arcuato
e nerastro r, ibid, che e il primo indizio dell' ano del fu-
turo animale. Quest' arco insensibilmente si allunga e di-
venta un perfetto cerchio^ poscia si stringe, diventa elittico
e si stringe tanto che finalmt*ate non e piii che una sem-
plice fenditura, fig. 10, 11 e 12. Mentre 1' ano si va cosi
formando appajono due rialti , fig. 11 e 12 p, p, i quali,
nati in vicinanza dell' ano medesimo, si stendono 1' uno a
canto deir altro fin sopra il luogo ov' era 1' apertura che
si e rimarginata, e di cui piii non resta il menomo segno.
Lungo i lati esterni di questi cosi fatti rialti ne appajono
di poi due altri, fig. i3 q, q, i quali sono piii piccoli dei
primi, pero sono decisi ne'loro contorni assai piu dei
primi e piu spiccati: questi secondi rialti sono prodotti
dalle due melk dello spinale midoUo e del cervello che si
vanno formando al di sotto de' tegumenti, le quali meta
a poco a poco si avvicinano fra di loro, fig. 14 e i5, indi
si congiungono I'una con I'altra; le due porzioni della
niassa cerebrale sono 1' ultime ad unirsi insieuie, cosi che.
dei,l''uovo CANiNO, ecc. 875
dopo la cute, il midollo spinale e sempre la parte deU'ani-
male clie precede tutte le altre.
Se si esamina internamente 1' embrione, fig. i5 e i6, si
i-iirova che il suo ventre e per ancora formato di una
sostanza granulosa, e fra questa sostanza ed il cervello si
Vede una cavitK irregolare che e quella niedesima che ha
incomlnciato a formarsi quando apparve nel gerine, fig. 4% il
solco orizzontale o, 0, e di piu immediatamente al di sotto
del niidollo spinale si vede T aorta. Nella massa cerebrale,
fig. a5, veduta per di sotto, si ravvisano i due prolunga-
menti degli emisferi s , 5 ibid, che devono in seguito co-
prire le pareti della camera olfattorla, e servir di sostegno
air ultimo diramazioni del prlmo pajo de'nervi del cervello j
ne' lati pol di quella porzione della massa cerebrale che
deve trasformarsi nel quarto ventricolo si scorgono le ori-
gini deir ottavo pajo z ibid: in somnia egli e in questo
perlodo piu che in ogni altro che la successiva organizza-
zione del piccolo animale riesce ad un tempo e dilettevole
ed istruttiva. Ai lati del midollo spinale si vedono i rudi-
luenti delle vertebre, e due strati fibrosi, i quali unendosi
fra di loro formano in seguito i muscoli della spina: nelle
parti laterali della testa si scorgono i rudimenti delle ma-
scelle, e della cartilagine cb.e formar deve la base del cranio
e poscia ossificarsi.
Osservate T embrione, fig. 28, 11 quale ventiqnattro ore
prima cir io lo luettessi nella soluzione acidnla a fine di
indurarlo, era simile in tntto e per tutto air embrione,
fig. 1 5 e 16, e vedrete di quanto i rudimenti della testa
e della coda si sono allungatl nello spazio di un giorno.
Prima di disegnare quest' embrione, io ho levato via da
esso i rudimenti de' muscoli della spina e delle vertebre,
di cui neir embrione ^ fig. i5 e 16, non v' era il menomo
indizio, ed ho messo cosi alio scoperto il cervello ed il
midollo spinale per tutta quanta la sua lungbezza, 1' aorta
e la massa granulosa che deve col tratto successive tras-
mutarsi nel canale intestinale e negli altri visceri addomi-
nali. Esaminando la fig. 34 che rappresenta il cervello
osservato per di sotto, vedrete la nuova forma che ha
preso quest' organo, e di quanto si siano allungati i due
prolungamenti degli emisferi 5, s {1); in una parola vedrete
(i) Intorno a questi prolungamenti vedi « D6veloppenient de
la grenouilie coiniuune, pag. 36.
376 DELLE METAMORFOSI
che 11 cervello deirembrlone della salamandra acqiiajuola nei
suoi priinordj e molto simile a quello dell' embrione della
rana, di cui ho dato altrove varie figure. Ora 1' embrione
della salamandra essendo di gia formato io porro fine alia
mia descrizione per ritoiMiare all' novo della I'ana comune.
Ho detto di sopra che la materia dell' novo comincia
ad iadwidiializzarsi quando la superficie dell' novo e divenuta
pressoche liscia. Qui soggiugnero che a questo periodo ,
come ho fatto vedere nel mio libro sopra lo sviluppo della
rana comime, lo strato bruno dell" novo a poco a poco si
stende sopra 1' emisfero bianco , e mentre lo va coprendo
si manifesta nn solco arcuato che e il primo Indizio del-
I'ano: questo solco gradatamente si allunga e diventa un
perfetto cerchio, il quale costituisce un confine ben distinto
tra la superficie bruna e la bianco-giallognola dell' uovo.
Se a quest' epoca si taglia il germe perpendicolarmente, e
lo si taglia in guisa da dividere il cerchio o 1' ano del
futuro animale In due parti eguali, fig. 26 o, si trova,
esaminando la parte Interna del germe , che la sostanza
cenerognola, fig. 2 i n, che era limitata all'emisfero superiore,
si e distesa da un lato del germe fino al cerchio, ossia fino
all' ano; e che la cavita semllunare ha seguito questo mo-
vimento della sostanza cenerognola , per cui dessa non e
piu nella parte superiore ma da un canto. Di piii si
trova nella sostanza bianco-giallognola un'ampia cavita
elittica la quale e dlvisa dalla cavita semllunare da ua
sottilissimo strato, direl quasi da una membranella sopra
la quale sono appicciati qua e la varj granelli della so-
stanza bianco-giallognola: questa cavita elittica da Baer non
e stata osservata. Per vedere distintamente queste due cavita
giovera tagliare il germe orizzontalmente, in quel modo che
e rappresentato dalla figura 27.
Frattanto T ano continua a stringers!, e quando e quasi
ridotto ad una semplice fenditura, si trova esaminando 11
germe Internamente, fig. 28, che la cavita elittica e afFatto
scomparsa, e la seniilunare e divenuta assai piii grande
ed ha preso nuova forma. A quest' epoca si manifestano
esternamente, in quel lato dove si e distesa la sostanza
cenerognola, due risaltl^ 1 quali in sulle prime sono lontani
I'uno dall'altro e sono poco vlsibili, ma poscia diventano
vlslbilissiml, e si avvicinano fra di loro; In una parola
quest! due risalti sono prodotti da! rudiment! del midoUo
DELl'uOVO RANiNO, CCC 877
spinale e del cervello, i quali si svilnppano sotto la cute
in quel uiodo medesimo die ho detto di sopra parlando
della salainandra, fig. i3, 14 e i5, di maniera che non e
necessario cli' era ripeta , che quando i due rialti si souo
congiunti insieme per tutta quanta la loro lunghezza, la
forma delT embrione e tale clie facilinente vi si ravvisano
i rudiment! della futura testa, della coda e del ventre;
diro solamente che dopo la congiunzione dfi due rialti
nasce T aorta, e che nel cervello si scorgono di gia le radici
di alcuni nervi, mentre la forma granulosa della sostanza
bianco-giallognola e tuttora visibile. lo non vi diro come
col tratto successive questa sostanza si trasformi nel ca-
nale degli alimenti, e come si sviluppino le branchie ,
perche queste cose sono estranee al soggetto che mi sono
proposto f, d' altronde voi sapete ch' io ne ho ampiamente
parlato nel mio libro sopra la rana comune; mi afFrettero in
vece a compiere il debito che mi corre, il debito cioe di
mostrarvi col fatto, che le ricerche di Baer sopra 1' uovo
della rana sono esempio straordinario di quella cecita
mentale che pigUa qualche volta gl' investigatori della na-
tura, e che comunemente e T efFetto di false idee concepite
a priori.
Questo scrittore ha evidentemente intrapreso le sue ri-
cerche con la raente preoccupata dall'idea, che Fuovo
ranino sia simile a qviello degli uccelli, e che la rana si
sviluppi in quel modo medesimo che fanno tutt'i volatili.
Quindi sopra la superficie dell' uovo egli ha veduto il punto
del germe ( der Keimpunkt ) , ed ha immaginato una ve-
scichetta da lui chiamata la vescichetta del germe, dalla
cjuale fa scaturire una materia fluida ;, poi egli ha veduto
il germe stesso formato di due strati separarsi dal rima-
nente del tuorlo (i)^ e un solco nuovo arcuato, che stabi-
lisce il confine posteriore del future embrione (2) ; ma il
fatto e che questa separazione del germe e un sogno, una
favola , una ciilmera, e cio ch'egli ha creduto essere il
confine posteriore del future ernbrioue, e in vece il confine
(1) Der wahre Inlialt der zehnten Umbildung bestelit aber
darin, dass sich ein Keim vom iibrigen Dotter absondert.
(2) Dieser scliwai-ze Bogen blldet endlich eine kleine Einsea-
l(ung, ur.d damit ist das liintei-e Eude dea werdeuden Embryo
scharf begrenzt.
mbl. Ital. T. LXXVIII. a5
378 DELLE METAMORFOSI
della cute che si e formata allora allora, e che si e stesa
verso r ano. Se Baer clie si e dato il ridicolo vanto d'aver
saputo spogliar I'uovo del suo muco e de' suoi invogli, si
fosse dato anclie la briga di spogliarlo della sua cute ,
quando e giunto a quel periodo in cui T ano e quasi ri-
dotto ad una semplice fenditura, egli avrebbe veduto, esa-
minando la superficie del germe spogliato della sua cute,
fig 28, che anclie a quest'' epoca T uovo altro non e che un
semplice glolietto tutto liscio e per meta di un colore ce-
nerognolo, il qual colore gradatainente si sfnma nelP altra
meta che e bianco-gialliccla ; e se si fosse dato T inconiodo
a questo stesso periodo di tagliare Y uovo per meta e per-
pendicolarmente, avrebbe veduto che le pareti della sua
cavita interna non sono di una grossezza uni forme per la
ragione che la cavita niedesima, oltre alP essere irrcgolare,
non e situata nei mezzo dell' uovo, ed avrebbe scorto che
la sostanza cenerognola, fig. 29, la quale anche interna-
mente si sfuma nelia sostanza bianco-gialliccia tranne in
quel punto che corrisponde all' ano, e quella che forma la
parete sottile della cavita, mentre 1' altra sostanza ne forma
la parete piii grossa d ibid.
Se egli avesse continuato ad osservare con questo metodo,
cioe tagliando Tembrione per meta e perpendicolarmente,
avrebbe veduto la parete sottile, figura 39, trasformarsi
a poco a poco nel midollo splnale nel cervello e nell' altre
parti della testa, e quando le due meta del midollo spinale
sono sill punto di congiungersi insieine , avreb!)e veduto
formarsi al disotto della cute che copre la sostanza d
ibid, bianco-giallognola, un sottil strato che e la parte ad-
dominale del futuro animale , e di piii avreblie veduto a
questo stesso periodo una membranella la quale inviluppa
tutta la sostanza d ibid, bianco-giallognola e la separa
cosi da tutte le altre parti che hanno incominciato ad or-
ganizzarsi ; poi continuando sempre ad osservare, ma coa
metodo diverso, aprendo cioe soltanto la parte addominale
deir enibrione divenuto s.irino , avrebbe veduto la sostanza
bianco giallognola modellarsi a poco a poco nel canale
degli alirnenti, in quella guisa che ho mostrato nel mio
liliro sopra citato. Ma Baer forse poco esperto per fare
una indagine accurata, non si tosto ha veduto manifestarsi
il solco nero arcuato , ossia il confine della pelle e il primo
indizio dell' ano , che subito egli ha creduto esser quel
DFXLUOVO RANINO, eCC. ij^
solco 11 confine posteriore del germe , e fisso in questa
idea egll ha dipoi vediito e cliiaraniente vednto, come
egli dice, nella massa del tiiorlo die glace sopra la interna
cavita, uno strato superiore distiato da un altro strato in-
feriore ; il piimo e 11 geriue , e gli e senibrato di vedere nel
detto primo strato due aitri strati che gli hanno ricliiamato
al pensiero i due strati, il vegetative e I'animale, del germe
va , gli elementi e il metodo » (p. 164), e soggiunse
che la dottrina del metodo puo venire somministrata dalla
sola filosofia (p. 166). Dato adunque che le divisioni della
filosofia procedano da quelle del metodo ; sara pure indu-
bitato che non e possiblle di determinare il metodo senza
la cognizione della mente umana. Come si uscira da que-
.sto circolo per impor fine ai dissidj della scienza' E poi
certo che tali dissidj derivino dai metodi, o piuttosto non
e forse piii verosimile che procedano dalla stessa opposi-
zione tra le facolta istintive e le razionali , opposizione
forse da ciii viene iniziato il diba:timento che nelT econo-
mia supreina delP umano sapere consolida ed estende le
scoperte ? Se poi le divergenze delle dottrine filosofiche
procedessero dall" opposizione delle facolta , noi crederein-
1110 che dovrebbesi ricercare se la natura stessa delle
facolta possa illuminarci sulla possibilita e sul modo di
conciliare le opinioni Qualora per ultimo risultamento del-
I'analisi si ottenesse che T opposizione tra le facolta istin-
tive e le razionali non fosse altro che 1" opposizione tra i
384 DEL RINNOVAMENTO
nostrl desiderj , le nostre simpatie , le nostre abitudini e
le dimostrazioiii della ragione , noii sarebbe dulibia la so-
luzione di quel problema che presenta il contrasto delle
scuole filosofiche.
Mentre il C. MamianI si andava formando un concetto
dell' ottimo metodo filosofico , si accorse di un fatto assai
rilevante, appartenere cioe agli antichi Italiani la gloria ed
il pregio di avere non pure ristaurato in ogni sua parte il
metodo naturals, ma eziandio di averlo piegato piiu che abil-
mente alle condizioni singolari della filosofia. Egli quindi
dopo di avere rapidaraente accennato le idee della scuola
di Socrate , de' fdosoii Alessandi-inl e della setta Eleatica
intorno al metodo, descrive i progress! die deve la logica
ai filosofi italiani , e 1' accordo che sussiste nei loro prin-
cipj metodici. L' opposizione che fu mossa all' autorlta ed
alia dlalettica dello stagirita , lo studio dell' esperienza e
dei fatti proclamato generalmente. la grande divisione del
metodo induttivo e dimostrativo sono le idee sulle quali
insiste maggiormente il Mamiani nella sua rassegna delle
dottrine metodiche italiane: TAconzio, il Nizolio , P Erizzo ,
il Bruno , 11 Campanella , Leonardo da Vinci ed il Galileo
sono gli autori sui quali egli fisso specialmente la sua at-
tenzione. Sulle orme di questi grandi precursor! il Mamiani
procede a determinare il metodo da lui diviso in tre gradi
o specie, cioe in generale •, particolare e progressiva. II me-
todo generale e quello che dirige la mente in ogni studio;
il particolare applica ed accomoda il metodo generale alle
condizioni speciali de' diversi studj ; il progressiva si giova
delle scoperte e dei risultati gia ottenuti nelle diverse
scienze per agevolarne il progresso (p. 74.)-
II metodo generale secondo il Mamiani e composto di
cinque arti , la jsreparaton'a , Vinventiva propriamente detta,
Vinduttiva, la dimostrativa e la distrihutiva. — L'arte pre-
paratoria e quella con cui si evitano gli errori , e si
accresce vigore alia mente. Causa degli errori in ultima
analisi sono i.° la forma stessa speciale dei nostri mezzi co-
noscitivi ; 2." la limitazione delle facolta; 3." le tendenze istin-
live e affettuose ; 4..° lo stato anormale di esse tendenze e
degli organi fisici (p. 88). Lo scopo dell' altra funzlone
dell'arte preparatoria si e di aumentare al possibile l' energia
€ V indipendenza del principio nostra spontanea e mettere le
facolta intellettive in perfetto equilibria fra loro. — Raccolti
DELLA FTLOSOFIA ANTIC\ ITALIANA. 385
i fatti, sorge natnralmente T induzione la quale e di due
sorta, poiche osservando isolatamente le sostanze e gli
attribuu s'indiicono i generi, e osservando le produzloni e
gli atti s' inducono le cagioni e le leggi. Fine principale
deir arte induttiva e la riduzione dei faui o delle cause :
sue parti sono le arti di esperimeiitare , di congetturare , e
la critica istorica. — L'arte dimostrativa consegue regolar-
niente all' induttiva. Tntte le forme della diniostrazione si
risolvcno nel sillogismo il quale puo chiamarsi un' applica-
zione continua dell' assioma clie il contenente contiene le
parti del contenuto. La tendenza continua del linguaggio
alle forme elittlche , a compendiare 1' espresslone degli
atti del pensiero diede a credere clie il sillogismo fosse
una formola artificiale a cui si adattano i ragionameuti
e le scoperte gia fatte : ma il Mamlani dimostra quale sia
la forza logica del sillogismo, e come desso presieda all'atto
stesso in cui la dimostrazione si fa percepire alio spirito
nostro. Ne derlva da cio T importanza del sillogismo,
r importanza della dialettica , e la necessita di rispettare
r opera degli scolasticl e di ravvivarla con un plii largo
spirito filosofico. — Coiupiute die siano le prime investi-
gazioni , acquistate le prime notizie , sorge nell' intelletto
nostro la facolta di situar quelle in ordine perfettamente
inverso. Per tal modo ei puo discendere dal generate al
particolare, dalla cagione all' effetto , puo dal semplice ve-
nire al composto , dall' astratto al concreto , dalle parti al
tutto , dalle conseguenze ai principj. Tale operazlone sin-
tetica deir intelletto viene diretta dall' arte distvibutiva , la
quale giova ad accrescere la lucidezza dei nostri concepi-
menti ; ne agevola la cognizione delle attenenze interiori ed.
estrinseche ; mutando i punti della veduta cogitativa occa-
siona lo scoprlmento di nuovi fatti ^ talora in fine ajuta 'a
comprensiva ad abbracciare tutta la vastita di un gran teraa
di ricerche e di studio, e avvia 1' intelletto alia scelta suc-
cessione regolare delle sue indagini (p. 121). Dall' arte
distributiva dipendono gli ordinamenti die si ponno dare
alle cognizioni umane.
Le idee del C. Mamlani sul metodo generale e snlle
cinque arti die lo compongono attestano 1' acutezza dello
scrittore; ma considerate in relazione alio stato attuale del-
r arte logica sono piuttosto vedute di fatti complessivi e
di forme esteriori die non osservazloni analiticlie le cpali
386 DEL RINNOVAMENTO
risalgano fino alle leggi prlmarie _c1ella mente. L'antoreha
fatto pi-ecedere la determinazioiie del metodo alia cogni-
zioiie della facolta dell' nomo , ha voluto dai* leg^i alia
mente prima di conoscerla ; non e qnindi da meravigliarsi
se gli e sfnggiio quel processo intimo costante che in
se stesso raccliiude la spiegazione ideologica dl tutte le
origini, di tulle le scoperte , di tutti gli errori e dell' aa-
damento generale dello spirito umano. E per non dire che
della scoperta e dell' errore non e difficile dietro i pro-
gressi della dcuola di Locke riconoscere i principTli mo-
venti nel semplice rapporto di due leggi, la sensibilita e
1' assoclaliilita , e pro|3riamenie nella duplice azione degli
stimoli dirigenti 1" attenzione e delle analogic. La sola as-
sociabilita varia mente atteggiata puo spiegare con un pro-
cedimento nnico 1' esperienza dai primi movimenti del neo-
nate alle scoperte di Newton, dai primordj della societa
alle coiiibinazioni politiche piu complicate. L' origine del-
I' errore vien dai Mamiani attribuita a molte cause con vaghe
generalita : la scuola di Locke la ridusse al principio unico
della memoria; ed egli stesso anaunzia questo risultamento
avvertendo che nella scuola di Locke il coinplesso delle uniaiie
cognizioni e costitidto dalle ricordanze e die dalla fallacia
di esse procede ogni errore ( p. 206 ). Tale risultato e anti-
Storico : ma la profondita di quest' idea reclamava un at-
tento esame , poiche suggerisce il pensiero di ridurre ad
nn problema unico, ad una legge unica tutti i traviamenti
dello spirito umano, dalle prime illusioni dell' infanzia agli
errori della metafisica. Nella cognizione della mente uma-
na , nella j^sicologia si puo cercare la soluzione di questo
problema , e determinato una volta secondo le piu sem-
plici leggi psicologiche il procedimento intimo che conduce
r uonio alia verita ed all' errore, I'autore avrebbe potuto
derivare la dottrina del metodo ; avrebbe dato un valore
scientifico a tutti i snoi precetti che, cosi considerati, al-
tro non sono che nornie dettate dall' osservazione di fatti
complessi ; avrebbe dato il grande nesso di congiunzione
tra la psicologia e la storia ; avrebbe dato la chiave per
penetrare con una psicologia civile tutto il procedimento
dell'umanita, tutta la vita delle nazioni, come si penetra
colla psicologia individuale tutto il procedimento dei pen-
sieri , delle illusioni , delle abitudini dell' uomo individuo.
DELLA FILOSOFIA JiNTICl ITALIAN^. 887
f a . Del m^todo particolare e progressiva degli studj filosofici.
Le ricerclie per determinare il metodo particolare degli
stndj speculativi secondo il Mnmiani si ridiicono a rilevare
daW esiime profondo del siibietto e del fine della filosofia le
modificazioni speclali e gli usi proprj a cui e bisogno sotto-
mettere la doctrina coniune del metodo naturale (p. 142).
Tiuti gli sforzi del C. Mamiani qui tendono a vincolare
r osservazione all' attiialith del momento presente , ed al
procedimento materiale delie identita. Egli vuol ginngere
all" assoliita certezza colla filosofia speculativa, quindi , a
parer suo , in soccorso dclla filosofia vengono solo gli assiomi
universal is si mi, qudli cioi: fondati sopra V identita (p. 142 );
quindi qualunque dottrina empirica ovvero congetturale e inu-
tile alia filosofia quanto al suo fine piii alto (p. 144);
quindi nella psicologia egli vuol sorprendere soltanto sji atti
istantanei dell' intuizione immediata ( pag. 143); quindi sta-
bilisce die 1' osservazione filosolica non pub disgrecare il
pensiero come i naturalisti fanno de' corpi , non pub investi-
gare altro intendimento ecceito che il nostro , e finalmente
non puo raccogliere e ritenere sotto lo sguardo il processo
causal e , quel iiiedesimo cioe , ond e ingenerato , svolto e
condotto a maturitd il soggetto della meditazione ( p. 143-144).
Noi coiicediamo clie 1' attualita dei fenomeni ptrcepiti,
la loro integrith coniplessa , la loro apparenza indecompo-
sta siano necessarie a guareiitire il rigoroso processo delle
identita, siano condizioni indispensabili alia filosofia per
giungere al vero iuduljitabile, per dare una dimostrazione
rigorosamente matematica alio scibiie. La sola identita puo
condurre alFassoIiUo. Ma se la Jilosofia non potesse coin-
portar queila rigorosa certezza cbe e propria delle mate-
maticlie , se dovesse considerarsi come una continuazione
della storia naturale, se dovesse attenersi alle indnzioni
per agire colle grandi probabilita dell' esperienza , allora
il metodo delle identita dovrebbe riuscire indubitataniente
disastroso alia scienza. II conte Mamiani sfabilisce che nel-
r osservazione psicologica il pensiero non deve sottoporsi
air analisi, non deve decomporsi , non devesi cercarne le
origini. E indubitato che il pensiero decomposto e risolto
nelle origini non e piii I'identico pensiero indecomposto,
quindi non v' ha rigorosa dimostrazione matematica tra i
risultati deir analisi e le appaienze complesse dei pensieri
388 DEL RINNOVAMENTO
indecompostl ; ma lo stesso si puo dire della fisica, della
chimica, di tutte le scienze natural!. L' acqua quando si
risolve ne' suoi piu semplici elementi non e piu 1' identico
fenomeno, quindi la sua origine nella fisica e un'induzione,
nella matematica e un mistero. Ricuseremo per questo di
riconoscere le leggi costanti della fisica? Ricuseremo quindi
la scienza del fenomeni dell'intelligenza perc'ie appoggiata
aU'iiiduzione e non alle identita? — L'illustre autore con-
seguente ai principj del suo metodo vuole che 1' osserva-
zione filosofioa sia limitata ai soli atti presenti del pen-
siero , all' unico nostro intendimento : e di fatto tolta la
presenza del fenonemo non possiamo guarentire la sua
identita ; la mente di un altro non e punto identica coUa
nostra , le sue percezioni quindi non possono influire suUa
scienza condotta col rigore delle identita. Ma questo ra-
gionamento ha lo stesso valore tanto nella fisica come nella
psicologia e distrugge egualmente queste due scienze. A
che sarebhero ridotte le scienze fisiche e 1' esperienza li-
mitate all' osservazione individuale ed airattualita del pre-
sente ? L' induzione guida irresistibile dell' esperienza vuole
che, conosciuti certi fenomeni, si desumano per indizj, per
analogie gli altri. Per tal modo la mente senza percezione
attuale immediata de' fenomeni pub collegare i pochi feno-
meni da lei percepiti coll' esperienza degli altri individui ,
puo internarsi colle analogie nelle altrui nienti , e colla
scorta degl' indizj studiare gli atti dell' intelletto umano nei
tempi pill remoti della storia, nella prima eta dimenticata
deir infanzia ^ puo ahbracciare nell' imnienja catena delle
induzioni le varieta tutte della specie umana , dell' educa-
zione, ed illuminare la psicologia collo studio istesso del-
r uomo alienato di mente, e collo studio delle vicende che
r intelligenza ci presenta nella scala ascendente del regno
animale. Si trasporti il rigore delle identita in questa psi-
cologia induttiva che si associa alia storia naturale, e I'am-
bizlone di una certezza geometrica dlstruggera una scienza
esperimentale che deve essere limitata al grado di verita
o piuttosto di probabilita concesso alle scienze fisiche. —
II C. Mamiani ha sentito il contrasto violento e rovinoso
che necessariamente deve produrre nella filosofia il metodo
delle identita in opposizione al processo delle induzioni, e
forse per ripararne le conseguenze stabilisce in alcuni suoi
aforismi sul metodo progressivo che la storia dell' intelligenza
\
BELLA HLOSOFIA ANTICA ITALIANA. 889
e per legge dell' essere suo una porzione positiva ed un' altra
congetturale (p. 174)5 distingue la filosofia prima dalle no-
tizie delle origliii del peusiero (p. lyS), in fine insiste
suUa necessita di tenere indiperidente affatto dalle dottrine
fisiologiche la storia iintiirale dell' intelUgenza (p. i8o),giac-
che le dottrine fisiologiche possono riuscire soltanto oppor-
tune riguardo alle praticlie applicazioni della psicologia em-
pirica (p. 181 )• Noi crediamo clie la distinzione delle due
psicologie. Tuna empirica e T altra razionale, P una conget-
turale ( induttiva ) , V altra positiva renda seinjire piu evi-
dente 1' inconipetenza del jJrocesso delle identita nelle scienze
filosofiche. La divisione di due metodi nel condurre a due
psicologie ci manifesta un formale attentate contro la scienza
smentito dalla contraddizione a cui deve condurre. E di
fatto la psicologia esperimentale precede colle induzioni ,
colle decomposizioui cerca le origini del penslero, percorre
tutto 11 campo dell' esperienza, si associa alle scienze fisi-
che e si giova dell' attualita dei fenomeni per illuminare
1' osservazione e non per accertare 1' identita nelle dedu-
zioni : al contrario la psicologia razionale deve ricusare le
decomposizioni , le analisi , cogliere il pensiero nella sua
apparenza coniplessa , disprezzare come congetturali tutte
le induzioni e le analogic die sostituiscono la scienza
esperimentale alle a^^parenze , e per accertare il rigore
della dimostrazione deve ridurre la psicologia ai fenomeni
attualmente percepiti. Questo contrasto nelle due psicolo-
gie puo sussistere senza contraddizione ne' risultamenti ?
Pertanto la divisione dei due metodi stabilita dal Ma-
miani sulle tracce di Reid , e da lui dissimulata colle de-
nominazioni di metodo generale e particolare agli studj
speculativi o arresta il processo dell' analisi e riesce disa-
strosa alia scienza nell' atto istesso clie vuol ridurla a ri-
gorosa dimostrazione, o se si limita a svelare 1' ultima po-
sizione cui giunge la mente pensante presenta un inutile
apparato metodico.
§ 3. Della scoperta degli oggetti esterni.
CoW AppUcazione del Metodo il conte Mamiani nella se-
conda parte del suo lavoro si accinge ad una riforma
delle scienze filosofiche diretta dal pensiero di conciliare il
senso comvme colla scienza e di dare alio scibile un fon-
damento logico, una compiuta dimostrazione II cardiuc
390 DEL HINNOVAMENTO
primo d'ogni filosofia che intenda di glustlficare le credenre
del seuso comune e di sialjilire 11 sistema delle umane co-
giiizioni su di una base legittima e la soluzione del graiide
problema suU' eslsteiiza del non-me, la dimostrazione razio-
nale della realta degli oggetti estenii. Ecco la soluzione
clie da il Mamiaiii di questo problema che la massa del
genere umaiio noa iiitende , e da cui 11011 pertaiito i filo-
sofi faniio dipendere la certezza delle sue cognizioni e delle
sue azioni. " II nostro principio spoiitaueo ( egli dice ) e
» uuo assolutamente e raccoglie nella sua uiiita 1' oggetto
» pensato. Cio pertanto die noa e guari spoiitaueo o alia
»» spoataneita coatraddice e fuori di quella unita che vale
» quanto fuori di nostra mente. — INIa il senso del dolore
" non e spontaneo: e nulla di manco esso giace deatro
» r unita subbiettiva di nostra mente \ ne segue che noi
» vogliamo e non vogliamo ad un tempo solo. — La con-
» traddizione dei fatti e sempre apparente. Adunque dee
>i esistere un terzo fatto che spieghi la contraddizlone anzi
» espressa, e fuori stando dalla spontanea unita abbia quo -
» tldianamente forza di tenere uniti in un subbietto me-
)/ desimo quello che e spontaneo e quello che no. — Ma
)i provare che dee esistere un fatto , estraneo al subbietto
» pensante e capace di tener quivi congiunto lo spontaneo
»» e il non spontaneo, e provare appunto che dee esistere
» quaiclie cosa fuori di noi e sopra noi operante. u ( pag.
268-269) — Deduce il G. Mimiani da cio i.° che i sen-
timenti tutti passivi dell" animo nostro attestano di neces-
sity I'esistenza di una forza esteriore ; 2.° che le nostre
percezioni non sono clie segnaii delle cose esteriori, giac-
che la mente puo avvertire Tesistenza degli oggetti ester-
ni , ma non puo uscire da se stessa , e non vede alia fine
che le proprie perce^rioni ( p. 270 ); 3.° che le cose esterne
e le nostre idee pertanto sono due serie parallele die con-
tinuamente si corrispondono senza che si possa dimostrare
la loro somiglianza o dissoniiglianza ^ 4.° finalmcnte che
non possiamo assolutamente riconoscere I'esistenza ne della
materia, ne di altra sostanza, non potendo noi conoscere
la somiglianza , il rapporto che sussiste tra le cose e le
nostre idee (p. 274).
Nei minimi termini il ragionamento del Mamiani sugli og-
getti esterni si riduce ad asserire I'unita della nostra niente;
ad avvertire il contrasto dei fenomeni da noi percepiti , ed
BELLI FILOSOFI.\ A57TICA ITALUNA. 89 1
a stabilire la necessita deU'esIstenza di cose esterne che spie-
gliino tale contrasto, che non pno derivare dairUnita pen-
saate. La consegnenza ne e che noi possiamo logicamente
asserire Tesistenza degli oggetti esterni seiiza coaoscere il
rapporto che ha ciasciiao di essi colle nostre percezioni.
Queste dednzioni presentano ua'evidenza geometrica irrecu-
saliile? Procedono con quel rigore logico per servire al quale
lo stesso autore vuole fondare la lilosoiia soltanto sugli assiomi
universalissimi, qiielli cioe fondcni sopra I' identitd (pag. 142)?
Quella necessita logica che esclude la possibilita del contrario
si trova nella sua scoperta degli oggettf esterni? — Noi osser-
viaino prima di tutto con D. Hume clie la nostra percezione
non ci presenta altro che una serie di fenomeni , che 1' or-
dine costante col quale si succedono i fenomeni ci da 1' i-
dea della causalita, e costituisce per la nostra mente le
leggi della natura , e tutta la nostra esperienza. IMa il le-
game che passa tra i fatti dell' esperienza, tra i fenomeni
da noi percepiti non e punto logicamente necessario; nes-
sun principio di ragione puo dlmostrare che un fenomeno
deve assolutamente precedere un altro fenomeno; e Tordine
deir universo, le leggi costanti della natura potreljbero cam-
biare senza die la ragione possa essere colta in contrad>-
dizione. II procedimento delle matematiche e inevitabil-
mente necessario , la dimostrazione d' un teorema di geome-
tria include T impossibilita del contrario, ma Tideniita ma-
tematica, il puro giudizio non vale non solo a dimostrare
I'impossibilua che possa cambiarsi Tordine dei fenomeni, ma
neppure gittnge a staljilire ttn necessario legame di causalita
tra due fenomeni che costantemente si succedono. Ora tutto
il ragionamento del C. Mamiarii consiste nel provare Tira-
possibilita che V uno pensante produca una dualita di fe-
nomeni, nel provare T impossibilita che la nostra volonta
produca i fenomeni contrarj alia nostra istessa volonta.
Che cosa suppone quest' impossibilita ? che alcuni fenomeni
o spontanei o passivl in relazione a noi procedono causal-
mente dal nostro lo ; che la nostra mente sia la causa
delle percezioni piacevoli che le sensazioni dolorose con-
trarie alia nostra volonta non possano da noi derivare. Si
tolga il supposto della causalita e la dimostrazione degli og-
getti esterni e distrutta. Ne si creda che troncato il passTggio
dall' interno all'esterno sorga una contraddizione nelfingan-
nevole apparenza della volonta che contrasta se stessa. L»
3^2 DEL RINNOVAMENTO
volonta non e altro che un fenomeno, e tra la Volonta e gli
cfFetti che ne conseguono passa quello stesso abisso imper-
scrntabile che nella fisica separa un fenomeno dall' altro, e
la contraclcllzione tra la volonta e la resistenza che sofFre
allora soltanto Uiventerebbe razionale ed obbligherebbe ad
ammettere gli oggetti esteriori quando fosse logicamente
dhiT'strata Ja gran legge della causalita. Si deve per—
tanto concludere che il ragionamento col quale il signor
Maraiani dimosLra I'esistenza degli oggetti esterni poggia
sul postulate della causalita ; che il principio della causalita
essendo puramente esperimentale, non include alcuna lo-
gica necessitr.^ che mancando la prova razionale della
causalita manca il mezzo di transizione per andare dal-
r interno all' esterno ; che quindi 1' autore non ha provato
la realta del non-me col procediraento rigoroso delle identita;
e che supposta la reale esistenza degli oggetti esterni 5 noi
non potremmo mai razionalmente dimostrarla.
§ 4. Della legge di causalita.
L' egregio autore non poteva ignorare questa grave man-
canza della sua dlmostrazione, e quindi si studio di elevare
a principio apodittico la causalita ossia di dimostrare colle
identita la nozione della causalita. Ecco la serie delle sue
deduzioni :
I." " Le cose le quali cominciauo intervengono nella
» successione dei fatti ^ ma la successione dei fatti non
» puo estendersi all' infinito , adunque ella termina in un
» essere primo a cui disdice 1' avere cominciamento »
( pag. 418). — Qual e 1' idea intermedia che ci conduce
dalla variabilita limitata de' fenomeni alia necessita di sta-
bilire I'Ente immutabile? Se i fenomeni cominciano, e sono
limitati dal numero, e per questo necessaria I'esistenza di
un Essere che non ha avuto principio ?
3." " L' ultimo terraine della successione non potendo
*; avere principio , ne manco puo avere mutazione : impe-
n rocche mutare vuol dire succedcre una cosa ad un'altra,
»/ e la cosa la quale succede principia nel tempo. Ma cio
» che non muta ne puo mutare e altresi necessario , a
» caglone che in lui 1' essere, e i modi dell' essere non
» possono mai dar luogo al non essere. Admique il So-
» vrano ente siccome e eterno , cosi pure e immutabile e
DELLA FILOSOFIA ANTICA ITALIANA. 893
» aecessario u (p. 419)- — Qnesta dichiarazione presn|D-
pone ma noii diniostra la prima causalitii, la quale o resta
ancora una seinplice ipotesi o viene qui scambiata coU'Ente.
3." " Dato uii essere necessario^ tutto cio die esiste o
V pub esistere , trovasi determinato in questo ch' el non
ti puo mutare o distruggere T Ente Sovrano , 11 quale non
» avrebl^e allrimentl necessita alcuna nel propvlo essere.
» Ma tale determlnazione si espande, se ben si guarda ,
» sopra la natura completa dl tutte le cose .... Adunque
)i tutto clo clie esiste o puo esistere e in ognl sue niodo e
» in ognl sua operazlone determinato. Ora non sono le cose
» die determinano se medesime, perclie Tesistenza del primo
jt ente non tiene ad alcuna loro facolta od arbitrio; adunque
)> e primo ente quel che deterraina, cioe a dire che egU e
» la cagione prima efliciente e necessaria dl tutte le cose >/
(p. 420). Qui r autore lia realmente scainbiato Tesistenza
deir Ente colla causalita ; e resta ancora a sapersi qual e
la necessita logica con cul si deduce dalla Ihnitazione del
numero dei fenomeni T esistenza dl un Ente immutabile.
A questa domanda non soddisfa nemmeno P altro raglona-
mento. " Qnalche cosa e certissima, imperoccbe questi no-
>t zlone dell'esservl qualclie cosa esiste attualmente pensata:
>t 6 dii la negasse porrebbe la realta della negazione e
» del suo oggetto , cioe la nozione medesima: ina clo
tt che e debbe esistere nel tempo o fuorl del tempo : se
» fuori e eterno e non lia cagione, se nel tempo !ia prln-
}> ciplo e pero ha cagione » ( giacclie aver principio ed
aver cagione sono proposizionl identiche secondo 1' autore
per le deduzioni antecedenti ) (p. 427). — Resta ancora
a sapersi per qual raglone dall' essere limltato 11 numero
del fenomeni, dalforigine della loro apparizione si debba
dedurne la grande causallt.a donde devono procedere gU
esserl llmitatl. Se pol dalT idea che si ha deirEnte si viiole
iuferirne la reale sua esistenza ^ se si crede ad una grande
entlta. che sostiene tuttl 1 fenomeni, perche I'idea deU'Ente
essenzialmeute costituisce 11 fondo dl ciascun fenoiueno, la
presupposizione dl ciascun giudizlo ^ allora si accord! que-
sta grande incognita die da realta a tuttl 1 fenomeni , a
tuttl 1 giudizj , a tutte le stesse nostre idee di relazione,
giacche I'ente e insclndlblle dalle stesse idee che Tespe-
rienza Insegna essere pure nostre creazioni Intellettuali J
vediamo pero le conseguenze che ne derivano:
BlLL Ital. T. LXXVIII. 26
394 ^E^ RINNOVAMENTO
i.° In vece cli provare coiridentita la causalita colla no-
zione deU'Eiite, si finlsce per iscambiare la causalita col-
r itlentita. Diinostrare clie nn concetto fondamentale resta
in fine ad ogni analisl , che questo concetto sostiene tutti
i fenomeni, tntte le idee, tntti i giudizj, e di fatto lo stesso
che provare un'' entitd. Qual e il leganie cansaie assoluta-
mente necessario die stissiste tra I'Ente ei fenomeni, tra
I'Ente e le sue produzioni ' A confessione dell' istesso an-
tore non si potra niai sapere in che i^uisa Vunka (la causa
prima) e la moltiplicita (i fenomeni), V identita e la diffe-
renza possono insieme congiungersi (p. 437). Come si dira
scoperta la causalita finclie s' ignora il nesso che passa tra
I'Ente e i fenomeni, tra I'identita e le diverse percezioni ?
2.° Innalzando 1' universo sull' idea dell' ente , tutti i
fenomeni , tntte le idee , tutti i giudizj restano assoluta-
mente inscindibili dalia grande Unita. E un sentimento
qixello per cui avvertiamo la nostra esistenza ; nella co-
scienza della nostra esistenza trovasi 1' idea dell' Ente ,
dunqiie anche noi stessi insieme col mondo delle nostre
idee, de' nostri giudizj e delle nostre percezioai restiamo
travoiti nell" unita assoluta. L' idea pertanto dell' Ente lungi
dallo spiegare la causalita, niette la ragione umana nel-
I'assoluta iinpossibilita di razionalmente disgiungere la pro-
pria esistenza da quella dell' Ente.
3.° Quindi quel ragionamento da ciii il conte Mamiani
deduce 1' esistenza degli oggetti esterni viene distrutto dai
corollarj che derivano da questa seconda posizione siste-
raatica. Come di fatto la volonta contrastata puo con-
durci air esterno , se F unita dell' lo si risolve in un fe-
nomeno dell' Ente , se la dualita de' fenomeni non appar-
tiene alia nostra luente' Alira incoerenza. II C. Mamiani
nello sciogliere il problema del non-me insisteva nel pro-
clamare come una contraddizione razionale , un assurdo
ripngnante alia legge dell' identita, il supporre una dualita
di fenomeni prodotta dalla sola unita pensante (p. 268);
dopo di cio poteva egli ammettere nella causa prima
V unita e la moltiplicita , I' identita e la differenza insieme
congiunte? (p. 487)86 1' unita della mente ripugnava colla
dualita de' fenomeni da lei prodotti, perche non ripugnera
e2;ualmente all' unita della causa prima la pluralita de' suoi
fenomeni ' Ne si puo opporre che nella mente si verifica
una dualita di fenomeni nella volonta contrastata , nel
nientre die nell" Unita assoluta il C. Mamiani non riconosce
Dlil.LA FILOSOFI/V ANTIC V ITALIANA. 3o5
che una pluralita. Supposto P Elite, la volonth edeirEnte,
cio che ad essa fi oppone costitulsce ixna dualita sulP Uuita
assolata ; d' altroiide in una lotta di fatti, in uu' opposlzione
di percezionl noa si vedono che fenonieni , e non v' ha
alcuna contraddizione razionale, alciina dnaUta assoluta.
Dnnque nelPalta metalisica contrasto di varie percezioni e
pUiralita sono sinoninii, dnnque la stessa pluralita o diia-
lita ripngnante all' unita dell' lo doveva pure nel slstema
del Mamiaui ripngnare all' nnita delP Ente.
Sara possibile al!e forze della mente uniana di diniostrare
apoditticamente la legge della causalita ? Nella mente che
si da alia ricerca del vero si possono avvertire due pro-
cedimenti afFatto distinti e dipendenti da due diverse fa-
colta, quelle cioe che progredisce colle induzioni e quello
che si giova delle identita. L'induzione collega i fenonieni »
costitnisce I'esperienza, scopre la lisica, e fonda le sue
scoperte sul nesso aljituale delle cagioni : 1' identita crea il
mondo delle niatematiche , e applicata alle altre scienze ,
non fa che ripetere che un' idea e racchiusa in un' altra.
Diinostrare coll' identita la causalita sarebbe lo stesso clie
dimostrare matematicamente la lisica ; lo stesso che uni-
ficare il procedimento delle induzioni con quello delle iden-
tita. Se interroghiamo la storia ci si presentano due grandi
risultamenti come 1' effetto dello sforzo per cui la mente
tenta di trasportare il rigore delle niatematiche nella li-
sica , ossia nello studio dei fenomeni collegati dalla no-
zione della causalita: — O 1' identita troncando la catena
delle induzioni i-isolve T uni^'erso in altrettanti fenomeni
sgranati ; riserva tutta 1' entita all' lo pensante distruggendo
ogni passaggio dell'interno airesterno ; e toglie quindi ogni
)jossiI>ilita di provare I'esistenza degli oggetti esteriori. —
O V identita forma 1' Ente con una nozione generate e
comune a tutti i fenomeni, e per un singolare rivolgi-
niento delle astrazioni trasporta nell'Ente ogni realta, la-
scia come pura apparenza, come un fenomeno dell' Entita
rio stesso pensante, e toglie ogni possibilita di dimostrare
razionalmente la nostra esistenza. Questo ci senibra il bivio
delle menti piix conseguenti, e le meditazioni di venticinque
secoli non hanno fatto che riconfermare la necessita di
quest'alternativa. Hume e gli scettici rappresentano la pri-
ma versione ; la seconda e involta nel senso arcano delle
religioni piii filosofiche , fu quasi semprc professata in Italia,
e fu eminentementc dichiarata da uno scolaro di Cartesio.
396 DEL RINNOVAMENTO
§ 5. Del senso comune.
Ogni qualvolta si esamina la massa delle umane cogni-
zioni col rigoroso procedimento della dimostrazione mate-
matica ., 1' esperienza e le scienze fisiche si risolvoao in
nil coinplesso di nozioni appoggiate o ad un' incognita o
ad un postnlato clie manca di dimostrazione : d'altra parte
se si considerano i progressi deirindnzione istessa e della
fisica nelle scienze filosoliclie^ si nianifesta una grande op-
posizione tra le conseguenze dell' analisi , ed i nostri sen-
timent! e i nostri pregiudizj. Dare un fondamento logico
all' esperienza , accordare 1' analisi coUe nozioni comuni
alia specie umana , ecco il dupllce scoj^o che si propon-
gono quell! che si assumono di conciliare il senso comune
colla bcienza. — Dopo quanto abl^iamo detto non occorre
di ripetere nuovamente quanto sia disastrosa P ambizione
di- una dimostrazione indubitalsile dove si deve procedere
colla scorta delle probabilita f, quanto indeliitamente col
proccsso delle identita si tenti di arrestare le decomposi-
zioni deir analisi psicologica. II desiderio di una certezza
irre|3Ugnnljile quando si giuoge ai ^junti piu eniineuii della
scienza I'esta deluso ;, le credenze sempre inconcusse del-
r esperienza , quella iiducia del senso comune nelle leggi
costanti tlella natura , quell' analogia irresistiljile che con-
nette aliituahnente gli elTetti alle cause , vengono scosse
profondamente dalla metafisica che sostituisce la probahi-
lita alia certezza, il niistero all' abitudine. Quanto ardita
e la posizione del filosofo nella metafisica , alirettanto dura
e la sua condlzione nella psicologia e nella morale. ]Ma la
veritii puo slidare il consenso del genere vimano e i pre-
giudizj di tutte le nazioni ; e il lilosofo dovra raeditare
appoggiato alle forze della sua ragione.
Lo stesso tentativo poi di conciliare la scienza col senso
comune e un controsenso che ripugna all' indole della scien-
za, poiclie e lo stesso che cercare di far corrispondere il
progresso ai primordj , la verita all' oj^inione pregiudicata,
i risultamenti dello studio colle illusioni delle prime im-
pressioni, e lo stesso che ridurre alio stesso livello Tuomo
volgare e 1' uomo illuminato, e far ritornare la filosolia al
suo punto di partenza. Non basta. II senso comune non e
punto stazionario;, non e quindi possibile nemmeno la con-
ciliazione del senso comune con se stesso, giacche desso
percorre colla civilta una lunga scala ascendente che ter-
niina nella scala della coltura intellettuale delle menti
DELL\ FILOSOFIA ANTICA. ITALIANA. 897
partlcolarmente educate. Non basta aiicora. II seiiso comiMie
noa progredisce per semplice aggregazione d' idee , per uii
materiale acquisto di cogiiizioni , ma bensi per una serie
dl credenze le quali trasfonnandosi vaniio progressivameate
depnrandosi dall" errore : ora come si conciliera il senso
comune con sc stesso?
Due soli rappord devono sussistere tra il senso comune
e la fdosofia.
II primo consiste nel dovere logico della sclenza di ren-
dere ragione della dift'erenza clie passa tra il vero e I'opi-
nione volgare , in quel modo istesso clie Tastronomia spiega
r illusione per cui si crede all' immobilita della terra ed
al giro del sole. Egli e per quest' attitudine del filosofo a
spiegare istoricamente T errore a percorrere la scala delle
illusionl , tutte le version! intellettuali che T arte politica
puo fondarsi con rigorosa nnita sistematica sulle piu alte
Verita della filosoiia e spiegare la sua cfficacia nella sfera
piu bassa del senso comune e della scala intellettuale. Per
tal modo in un senso esperimentale i puuti piu eminenti
dello scibile reagendo sul senso comune ricevono la contro
prova del /are , e I'uomo volgare coll' utilita pratica puo
sentire la sanzione di quelle alte verita che non puo co-
noscere.
L'altro rapporto che deve sussistere tra la filosofia ed
il senso comune , viene presnpposto dal prccedente , ed
e la costanza dello stato normale delle facolta della mente
ad onta delle varie credenze. Sotto questo rapporto il senso
comune e la sclenza in potenza^ si distingue 1' errore dalla
pazzia ; la ragione umana puo cercare la verita anche nella
sfera dell' invcrosimile senza tema di smarrirsi ; ed anche
quando Parte politica resta ineilicace e non reagisce se-
condo il suo assunto sulla comune degli nomini , pure il
filosofo potra essere incolpato d" ignorauza o d' errore nelle
deduzioni , senza dubitare delle alte verita della scienza.
Del resto il senso comune per se stesso e nna credenza
senza guarentigia , non potra coincidere che fortuitamente
colle verita scientifiche, e la conciliazionc, sia che si cer-
chi per ambizione logica o per preoccupazione sentimentale,
non potra mai effettuarsi. La stessa industria colla quale
il Reid si adoperava alia conciliazione del senso comune
colla filosofia disvela I'impossibilita di conseguire 1' assunto,
giacche per rlunire due cose cssenzialmente distinte , cioe
ie credenze vol2:ari e le dimosti-azioni scientifiche, doveva
I
391^ DEL RINNOVAMENTO
tUvidere due cose essenzialinente inscindibili, cioe il metodo
psicologico ed il metodo esperimentale. II G. Mamiani ha
seguita la divisione metodica stabilita da Reid pallia ndola
colla denominazione di metodo generale e metodo partico-
lare agli studj speculativi. Quantunque abbia proceduto
con una logica piu severa , quantunque il suo libro non
raccliiuda alcuna opposizioae sentimentale contro I'analisi,
pure egli ne racchiude i germi nell'amlDizione delle sue
dimostrazioni e non e punto riuscito a conciliare la lilo-
solia ed il scnso comune , ed a dare legittimi fondamenti
aU'esperienza ed alle cognlzioni umane. Abbiamo gia av-
A'ertito die la sua scoperta degli oggetti esterni non regge
perche I'unita pensante non contraddice alia dualita dei fe-
nomeni se non quando viene ammessa la causalita: l' en-
tlta ch' egli accorda ai fenonieni lungi dalT essere una no-
zione di senso comune, vi ripugna akamente perche da
«ntita a tutte le idee relative , a tutte le generalita no-
minali , e perche riduce la nostra esistenza ad un seni-
plice fenomeno dell' Ente. Alcuni de' suoi stessi concepi-
menti evidentemente oltrepassano la sfera angusta del senso
comune: per esempio egli determina riguardo agli oggetti
esterni die noi non possiamo asserire se dessi siano ma-
teriali o no, se dessi siano simili o dissimili dalle nostre
percezioni. Con cio non si stabilisce vina cifra d' idealisnio
rigettata dal senso comune ' II conte Mamiani addotta espli-
citamente la teoria dei punti di Vico: ecco come lo stesso
Vico si esprime nel riportarne le ultime conseguenze :
" Mentre consideriamo ( egli dice ) 1' estensione e le sue
» tre misure stabiliamo nel mondo delle astrazioni verita
» eterne : ma in fatti CceIwu ipsiim petimus stultitla perche
» solamente le eterne verita sono in Dio. Teniamo a conto
" d'eterna verita, il tutto e maggiore della parte: ma ri-
» tornati a'' principj , ritroviamo falso Tassioma, e vedia-
" mo dimostrata tanta virtu d' estensione nel punto del
" cerchio;, per cagion d' esempio , quanta se ne ha in
» tutta la circonferenza attraversando linee per lo centro
'; die da tutti i punti della circonferenza siano nienate.
" Conchiudiamla : in metafisica colui avra proiittato , die
» nella meditazione di questa scien/a avra se stesso per-
» duto (i) ". Prima aveva detto che le forme fisiche sono
evidend finche non si pongono al paragone delle metafisiche.
(i) V. Opera di Vico ediz. della tip. /
II nobile sig. De Raimann non mostrasi molto soddisfatto
delle classificazioni delle malattie che ilnora si conoscono.
E pero soltanto perche descitutus adliuc dum filo intellectum
secure ducente , ac therapiam indicante , memoricB saltern
suhlevandae intentus , ne stabilisce le segnenti sette classi :
I." febbri ;, 2."^ infiammazioui o flogosi ; 3.^ efflorescenze
cutanee ^ 4." cachessie i 5.^ morbi secretorj ed escretorj ,
ossia eccrisi ; 6.' neurosi •, 7." vizj organici. Queste classi
poi si suddividono in ordini ^ generi , specie e varieta,
desunte specialmente dalla sede e dalle cause. Ad ogni
classe ed ordine , ed ove anco sia d' iiopo ai generi pre-
mette le generali circa la rispettiva diagnosi o cognizione del
male , prognosi o pronostico , e cura. Nella descrizione
delle specie fa di tutto onde sieno messi innanzi le par-
ticolarita per le quali ciascuna specie sia ben conosciu-
ta, si distingua dalle altre, e specialmente da quelle die
vi hanno alcuna rassomiglianza , e per le quali si possa
4o6 PARTE STRANIERA.
aggingnere a giusto pi'onostico, e ne sia indicata e I'ettd la
maniera di cura. E pero oltre a cio die concerne la no-
menclatnra, 1' etiinologia e la sinonimia piu visitata, o data la
defjnizion logica della malattia, o se questa non e possiLile,
vien designata coi caratteri proprj, si descrivono gli stadj
tutti nel decorso loro regolare od iiregolare od anonialo,
fausto od infansto , rilevando le differenze con altre sorta
pur di malattie 5 ricordansi le cause disponenti e produceuti
cercando di ascendere alia loro generazione e d" indagarne la
natura ;, adoperasi a rilevarne il pronostico si empirico che
razioiiale; finalmente indicasi la speciale coriveniente cura,
fondata sulle indicazioni cavate dall'esperienza e dalla ra-
gione. Ne e intralasciato di discorrere all' uopo dell" anti-
chita di ciascuiia malattia e di rammentare i singoli autori
che di essa hanno particolarmente trattato. Questo priiuo
volume contiene le febbri , le infiammazioni e alcune delle
efflorescenze cutanee. L' illustre autore non staccandosi
dair esatta osservazione e dalle piii razionali induzioni ain-
mette le febbri essenziali. Queste sono o continue od in-
termittenti. Le continue o semplici o composte ; tra le
prime stanno 1' infiammatoria , la putrida, la nervosa; tra
le composte la gastrica suburrale , la pituitosa , la vermi-
nosa. Le intermittenti distinguonsi in cotidiane, terzane ,
qnartane, ecc. Le infiammazioni riescono o parenchimatose
o flemmonose, o membranacee, e queste dividon.si in reu-
matiche, catarrali ed erisipelacee. — Col nome di efflore-
scenza cutanea designasi ogni eruzione alia pelle, la quale
eruzioue appaja si rialzata o a nodi, o con papule, o
pustule od altra forma , che piana sia e tale da non di-
stinguersi al tatto , ma solo dalla vista e dalPalterato colore
della cute. Nellc acute efflorescenze a macchie si rinviene
il tifo contagioso; una cui varieta sarebbe la peste orien-
tale , la scarlattina , la roseola , i morbilli, le petecchie, il
morbo a macchie ed emorragico di Werihof , T orticaria.
Neile efflorescenze a macchie diversamente colorate , cro-
niche cadrebbero il cloasma, le efelidi, i nei materni. Noi
speriamo die il sig. Consigliere De Raimann ci fara presto
dono del secondo volume ; poiche allora entreremo in al-
cuna particolarita anche in risguardo ai diversi metodi di
cura e ad alcune speciali opinioni e maniere di vedere
del dottissimo e profondo clinico.
J.
407
APPENDICE ITALIANA.
Ciriffo Calvanco composto da Luca de' Pidci a pen-
zione del magnlfico Lorenzo de' Medici restituito
alia sua antica lezione con osservazioni bibliogra-
fico-lettcrarie di S. L. G. E. AuDiN. — Fircnze,
1834, tipugrafia arcivescovde.
1\1 olti leggeranno d''ora innanzl il Ciriffo di Luca de'PuIci,
e lo leggeranno con diletto non meno che con profitto ,
dacche il sig. Audin ce ne ha data questa bella e dillgente
edizione. Come poema quest' opera e piii semplice e piu.
breve di molte altre, ma non e perb ne meno ingegnosa,
ne men singoiare. Come libro di lingua ha una ricchezza
stragrande di voci e di frasi offuscate dalla negligenza di
molti editori , ma restituite in questa ristampa a tutta la
natia loro bellezza. Nel render grazie al sig. Audin di questa
sua bella fatica, trascriveremo alcune parole tolte dalle sue
Osservazioni , perche possono tutto insieme e far conoscere
il modo da lui tenuto nel compierla , e servire di norma
a coioro che volessero imprendere soraiglianti lavori. " Ri-
montino dunque , come ho fatto io per il Ciriffo, i
moderni timidi editori, rimontino , dico , piu coraggio-
samente di quello che non fanno alle font! , le quali
sono sempre limpide alle sorgenti : ma non si fermino
ove termina il corso di queste fonti, ove appunto esse
piu non si rlconoscono , intorbidate dalle tempeste let-
terarie, che a guisa di torrenti vi si gettano ogni giorno
nel seno. »
Intorno alV educazione domesdca , considerazioni di
Antonictta Tommasxni. — Mdano , i835, presso
Antonio Fortunato Stella e figU, tipografia Bravetta,
in 1 6.° di pag. 120.
Fin dair anno 1829 la signora Antonietta Tommasini
avea gia fatto dono all' Italia di un libro pregevolisslmo
403 APPENDICE ITALIANA.
il cui scopo priiicipale era 1' educazione del gentil sesso (*).
Fn questo assai ben accolto dal pubblico e nieritamente
applandlto. Ora questa coltissiina Parmigiana un nuovo ne
ha pubblicato concernente 1' edncazione dell' altro sesso ;
libro veramente aureo e di poca mole bensi, ma, appunto
come r oro , di molto peso.
Diverso metodo ha essa tenuto in questo nell' esporre i
snoi pensameiiti. Nell' altro si vede una madre la quale va
intertenendosi , direi quasi , per passatempo con la diletta
sua prole ora sopra le opinioni di alcuni celebri scrittori
in fatto di educazione , ora soova diversi punti di morale
ed ora sopra altre materie di vario genere, le quali sora-
niiuistrano alia mente perspicace di lei di che dare gra-
devolinente alia raedesima di belli ed utili ammaestramenti
senza che questa, per certo modo di dire, se n'avveda.
Nel libro presente al contrario pigliasi la cosa con piu
di serieta ; ed offresi un trattato di educazione compiuto ,
nel quale non si lascia di osservare con occhio iilosoflco
tutto qviello che appartlene all' educazione e fisica e mo-
rale ;, di discutere con accuratezza cio che sopra questa
materia fu proposto da' principali autori die ne trattarono;
di adottarne quelle che e veramente utile a' giovanetti , e
di rigettarne cio che potrebbe per avventura esser loro
nocevole anziche vantaggioso , se praticato fosse tra noi.
Segue essa , e n' ha ben ragione , le tracce del Locke , e
preferisce per lo piii le massime di questo filosofo a quelle
di qualunqne altro che scrisse intorno a questa materia ;
ma considerando ch' egli compose il sno Saggio d' educa-
zione per quelli della propria contrada , ed in tempi di-
versi da'nostri^ ella ne separa assai gludiziosamente cio
che puo essere praticato con esito felice in qualunque
htogo e in qualunque tempo, da cio che potea molto ben
convenire al clima ed agli usi di quella nazione, ma che
male adattereljbesi alia temperatura delle nostre contrada
ed agli odlerni costumi. — Ecco, per cagione d'esempio,
com' essa ne ragiona nel prirao capitolo: " Intorno a cio
» che dice Locke dell" avvezzare i fanciuUi, di qualunque
!> condizione sieno , all' intemperie della stagione , tenen-
>; doll alia manlera de' fanciuUi del contado j e dell' abi-
" tuarli alle impressioni delT acqua fredda e della rigida
(*) V. Biblioteca italiana toaio Sr).", seueuibre i83o, pag. 397.
APPENDICE ITALIAXA. 409
» atmosfera, diiblto clie cio si possa senza danno esegnire
II nelle famiglie cittadine ed agiate Come potreiiimo
» noi esporre i nostri figli al rigore delle stagioni, se sin
» dal nascere siamo stati avvezzati ad uii genere di vita
» afFatto contrario ; difesi dall' uniido e dal freddo , e cu-
» stoditi in case hen chiuse , ove il lusso non lascio di
» aumentare i nostri bisogni , mettendo in uso le stufe e
» i tappeti distesi sul pavimento ? SifFatti costumi introdotti
» o dalla civilta o dalla mollezza , che n' e quasi insepa-
" raljile, hanno create nuovi bisogni, e direi una seconda
n natura. Come potremmo, io ripejo , toglierci da simili
» abltudini senza die la nostra salute ne sofFrisse ? E se
» non possiamo cangiare sifFatti usi per noi , come lo po-
n tremmo pei nostri figli, 1 qviali per motivi troppo ragio-
>f nevoli delDbono vivere con noi medesimi ? » E piu sotto:
" Ho ancora presente all' animo il caso miserabile di due
>/ teneri fanciuUi mancati 1" un dopo 1' altro per tisichezza
" acquistata , al dire de' medici , dalle bagnature Fredde
» fatte imprudenteraente nella rigida stagione. La povera
>i madre mirava a mettere in efFetto la massima sopi-ad-
>> detta f, ma le sue buone intenzionl non iDastarono a li-
» berarla dal doloroso sospetto di aver ella stessa procu-
» rata la morte a' suoi figli. » Or clie ti sembra, lettore,
di cosi fatte considerazioni ? Non le trovi tu opportune e
piene di senno ? Or fa ragione clie se ne contengano in
questo liljro da per tutto a un dipresso di simiglianti.
Esso e diviso in XXV capitoli, tutti di somma importan-
za. Ma perclie troppo lunga cosa sarebbe il fare particolar
menzione di ciascun d' essi , mi contentero di dir qualclie
cosa soltanto di tre , del IX , del Xiv e del XVii. Trattasi
nel nono de' i^iuoclir. Dopo una breve introduzione raolto
eloquente e piena di garl)0, passa la Tommasini a discu-
tere Fopinione del Gioja intorno al giuoco delle carte, da
quel filosofo commendato nel suo Galateo : e, discordando
essa da lui , mostra con ragioni evidenti quanto sia peri-
coloso un tal giuoco, e quanto gravi e funesti danni esso
arrechi a colore che se ne forniano un abito. Fatta di pei
menzione di alcuni piii commendevoli , insiste particolar-
mente sopra il piix belle, il piii iugegnoso, il piu prege-
vole di quanti se ne conoscano , sopra il giuoco degli
scacchi, e queslo piu d''ogui altro raccomanda, mostrando
r utilita che ne cava il giovanetto che s' esercita in esso.
£lbL Ital. T. LXXVIII. 27
^lO APPENDICE ITALIAN A.
Or mi sia lecJto qui di osservare che sarebhe stato da
desiderarsi un ceniio del tempo in cui un tal ginoco avrelibe
ad essere a lui permesso : essendoche , se dall' un canto
questo nobilissimo giuoco esercita molto la mente e T in-
dustria del giovanetto , e ( come molto bene osserva la
saggia autrice) " I'abitua a calcolare tutte le possibili com-
» binazioni ^ a vedere le conseguenze ultime in riguardo
»/ agli sbagli che furono commessi in principio ; ad ope-
>> rare in fine con ponderazione e con prudenza » , dalF al-
tro richiede indispensabilmente una vita sedentaria, e s' op-
pone con cio al bisogno die lianno i giovanetti di moversi
pressoche del continuo;, dalla qual cosa distogliendoli, puo
per questo conto esser loro nocevole e recar danno alia
loro salute. Agglungasi clie divenendo anclie un tal giuoco
per loro una specie di studio, e non trovando eglino negli
altri studj quel diletto ne quell' allettamento die trovano
in esso , facilmente s' inducono a starsi piu. volontieri e
con pill d' applicazione sopra lo scacchiere che sopra i
libri. Laonde io sono d' avviso die non debba questo es-
sere loro permesso in nessun' ora del giorno, affinche non
sieno essi distolti ne dall' applicazione alio studio, ne dagli
esercizj del corpo , necessarj al mantenimento della loro
salute ; ma solamente la sera.
Nel capitolo quattordicesimo si deplora la vita oziosa ed
inutile die e tenuta dal piu de' giovani del nostro tempo ^
paragonati dal Franklin ad una piaiita parasita la qual
toglie r alimento alle altre per nutrir se medesima senza
prodnrre alcun frutto. Passano ancor essi al modo mede-
simo a peso della societa una vita del tutto infruttuosa o
neir inerzia o in inutili intertenimenti, consuniando in
questi miseramente i giorni p'lii belli della lor vita: ed
osserva la nostra Tommasini assai giadiziosamente che
questo genere di vita " frivola e vana, che e quasi comune
>i a tutti i giovani che non lianno bisogno di guadagnarsl
» un tozzo di pane , presenta un pericolo di suo genere
>/ tanto piu grave , quanto che non avendo in se alcuna
); cosa contro la morale ne pubblica, ne privata, non ec-
n cita le sollecitudini de' genitori o de' precettori, per di-
>» fenderne in tempo i figli o i discepoli. >i Fa indi una
eloquente descrizione di questo genere di vita frivola ed
oziosa , e la dipiiige con si vivi colori , che il lettore ne
resta aUamentc colpito. Mostra eiia di poi la dinicolta
APPENDICE ITAiaANA. 4I I
deir impedire qiiesto disordine , non lasciaiido tuttavla di
proporae i jiiu efiicacl rimedj: 11 clie fa con taiito senno ed
avvediinento , clie bea si comprende quaiito perfettameiite
conosca questa perspicace donna le piii segrete moUe del
cuore umano. E questo, per mio avviso , ua de' capitoli
piu importanti clie si contengano in tutta T opera : esse
dovrehlje essere letto e meditate da tutti i padri e le ma-
dri , da tutti gli educatori, e da' giovani stessi cli'' escono
de' coUegi o delle domestiche pareti, e fanno il loro primo
ingresso nel mondo.
E nel diciasscttesinio la signora Tornmasini c' intertiene
sopra la nioderazione degli uppetui. Insiti questi neU' uomo
fin dal suo nascere, e d'uopo avvezzarlo assai per tempo,
comincianilo dalla prima sua fanciullezza, a tener'i a freno.
Va per tanto ella csaminando le tendenze de' fanciullif, ed
osserva quali di esse e in qual iiiodo sieao da essere se-
condate 5 e quali represse, ed in qual maniera. Questo ca-
pitolo, cosi breve com'e, non lascia di essere di somma
importauza ancor esso : ed io lo riguardo siccome uno de'
principali del liljro, con cio sia clie dipenda, almeno in
gran parte, dal di verso governamento de'nostri appetiti la
condotta dell' uomo o buona e plausibile , o rea e degiia
di biasimo.
Duolmi d' essere , per cagione di brevita , costi-etto a
mio malgrado di liniitarmi a questi tre soli capitoli senza
far parola eziandio degli altri, ne' quali io prometto al let-
tore ch' egli ritrovera , non nieno clie in questi, pressocUe
da per tutto osservazioni sensate e giudiziose, disquisizioni
sottili, utili precetti, salutari avvisi , consigli opportuni ,
e suggerimenti da essere molto apprezzati intorno alia
vita clie il giovane, fatto adulto, dovra tenere nella civil
societa , s'e'vorra essere amato e, siccome saggio , costu-
mato e virtuoso, tenuto in pregio da quelli in mezzo a'
quali gli accadera di dover passare i suoi giorni.
Niente diro poi della facilita , della chiarezza e della
precisione onde sono espressi i concetti in cjuel libro da
questa colta signora: gia iiu da quando essa diede alia luce
il suo libro de' Pcnsien morciU fece conoscere il valore della
sua penna. In somma un bel libro ci diede ora la signora
Tornmasini, un libro di molto raerito e di somma utilita,
pel quale infsiiita gratitudine dee professarle 1' Italia. Ah !
perchc niai di tal sorta se ne dnnno alia luce cosi di raro'
412 APPENDICE ITALIANA.
Delia bonta ed eccellenza del metodo di educare I figli-
noli deirnno e deir altro sesso, proposto da questa valente
sigriora negll acceniiati dae libri, avea gia data uii'' auteii-
tica prova ella medesima neir educazione de' figliuoU suoi
proprj. II celebre suo marito , continuamente occupato nella
pi'oiiiulgazloiie delle niediche dottriiie o di viva voce so-
pra la cattedra o al tavolino con la feconda sua penna ;
e in oltre distratto da' ffequenti consulti a cui era cliia-
mato e nel proprio paese e fnori, trovossi costretto a do-
ver lasciare alia consorte irpeiislero di educare de' due
iigliuoli cli' egli ebbe , non che la feramina , il raaschio
altresi : e ben potea farlo senza trepidazione e con plena
liducia; tale era il valore della educatrice a cui egli affi-
dava un incarico si geloso. Della femmina , la qual fu la
prima de' due, e die oggi e una delle signore piu gentili
e pill colte della cltta, io gia feci parola nelP articolo
cli'io stesi intorno al libro sovraccennato de' Pensieri mo-
rali composto da sua madi-e. II mascliio ne' primi anni
della sua giovanezza comincia a dare si belle speranze di
se, die Parma si aspetta d' avere in lui uno de' piii ono-
revoli, de'meglio istrutti e de'piii utili suoi coiicittadini.
Abate Mlchele Colombo.
Oinelle pastorali dl monsignor Sehastiaiio Sold ATI ve-
scovo di Treviso. — Treviso , 1834, Paluello , /;rc2co
aiistr. lit: 2. 5o.
" Per 1' unico motlvo , dice il degno prelato , di rendersi
pill utile alle anime da lui governate , lia riputato debito
preclso del pastoral suo niinistero il condiscendere alle
istanze die gli vennero fatte da molti, perche lasciasse
uscire in pulablico le poclie Oiiielie recitate fin qui nella
cliiesa cattedrale. >> E quando mai gli venisse fatto di con-
tenere la greggia vastissima die gli fu data da pascere
nel timor santo di Dio, nella stima della cattolica religione,
neir eserclzio delle virtii cristiane , nell' aljborrimento al
libertinaggio ed alia miscredenza;, di tanto si terreblie pago.
Percio ne pompa di umana facondia , ne studiata lusinga
di parole , ne argomenti che pascano la fantasia noi vor-
remo rintracciare in questo lavoro di monsignor Soldati ,
ma liensi rllevereino come in esso egli siasi proposto di
crudir gl'intelletti, di espugnare le volonta , di muovere
APPr.NDICE ITALIANA. 4l3
i cuori e dl eccitare gli animi a penitenza. Qiiesto intrin-
seco fine della sacra predicazione, cioe il ]jene dell'anima,
e dnnque il fine che in questi sermoni ci si presenta : ma
e r Omelia VII sopra gV inestimabiU vantaggi oppoitau dalla
rcligioiie ciistiana e la Lettera Pastorale sopra la vera ma-
niera del predicare opostnlico diretta alia gioventu ecclcsia-
stica del Seininario di Treviso abbastanza ci persnadono
che la parola del prelato puo rivolgersi anche al grandioso,
e ch' egli sente molto avanti in tntto cio die spetta al-
r arte oratoria ed alia sacra eloquenza del pergamo.
Relazione del viaggio dl papa Fio FIT a Genova nella
primavera dell' anno i b 1 5 scritta dal cardinalc Bar-
tolomeo Facca. — Modena, 1834, Vincenzi e cum-
pagno.
« I vlaggi del Papl , dice rillnstre antore, fuori de' loro
dominj , dopo che divetniero principi sovrani di uno Stato
temporale, e quelli di piu antica data anche fuori d'ltalia,
furon sempre avvenimenti notahili nella storia si civile
che ecclesiastica , ed ebbero per cf.gioni ordinariamente
tristi e dolorose vicende. " Tale fu pur la vicenda dell'ot-
timo pontefice Pio YII , il quale , mentre speravasi che
dopo il trionfale suo ritorno in Roma accaduto il 24 raag-
gio deir anno 18 14, menar dovesse gli ultimi giorni di sua
vita nel seno di una pace imperturbabile , si vide costretto
ad abbandonar nuovamente la capitale e gli Stati suoi oc-
cupati dalle armi del re di Napoli Gioachino Murat. Fra
il vivo giuliilo di tutte le popolazioui che ossequiavano in
quel suo A'iaggio il Santo Padre , egli si reco a Genova ,
indi a Torino , a Modena , a Firenze , a Siena , poi di
nuovo alia volta di Roma, in ogni luogo dai sovrani, dal
clero , dai popoli tuttl venerato secondo che richiede la
dignita ond' e rivestito il capo della Cliiesa.
Cosi questa volta pure si avvero quanto il pcrsonaggio
scrivente stabilisce , come cioe la presenza de'Romani pon-
tefici A^alga a risvegliare ne' popoli T antica e fervida de--
vozione de'' nostri maggiori. La quale presenza , come os-
serva T antore , fu opportuna anche ailorquando si tratto
di togliere dalle menti de' popoli infiniti pregiudizj insi-
nuati scaltramente dai nemici della S. Sede contro i Papi.
A qi^esto proposito si riferisce la prima delle aniiotazioni
414 ArrENDICE IIALIANA.
che r autore agginnse in fine dell' opuscolo , e che non
sai-a discaro al leggltore Tavere sott' occhio : « Nel mio
passaggio ( egli nota ) per Augusta in novembre dell' anno
1791 il Barone di Duminique, Ministro dell' Elettore di
Treveri . . . mi disse che essendo esso nel corteggio del
suo principe al solenne ingresso di Pio VI in Augusta
I'anno 1782, vide afl'ollai-si molta gente intorno alia car-
rozza quando il Papa sceadeva , e guardare attentnmente
a terra ; ed avendo interrogate uno del popolo , che mai
gnardasse con tanta curiosita , rlspose con siiicerita tede-
sca : Ci avean detto , che i Papi hanno i piedi di caprone ,
ma questi gU ha come noi altri tutti. » Alia lettura di que-
sto aneddoto non istupianio di cio die il Berni riporta col
suo lepido stile :
E fnvvi un tratto una vecchia Lomharda ,
Che cvedeva che il Papa non fosse uomo ,
Ma un drago, una montagna, una bomharda ;
E veggendolo andare a vespro in duomo ,
■St fece croce per la maravigUa.
Questo scrive un istorico da Como.
Delia grandezza di Gesh Crista del P. Tommaso Calvi
dell o7 dine de Predicatori. — Napoli , 1834, Se-
veriiio.
L'autore segue a mano a 111 ano i miracoli e le gesta
santissime del Redentore. Espone tutto cio con viva de-
scrizioni , con facondia ^ con savie considerazioni , con
Ijuona e purgata frase, con teologica intelligenza. Indi piu
a lungo si trattiene a considerare le celesti dottrine e la
evangelica morale che un di fu udita dal labbro stesso del
divino ISIaestro. E siccome egli parlava alia turba in pa-
rabole , e cogli apostoli di misteri altissimi ragionava, cosi
e deir una e degli altri si va partitamente discorrendo. E
in particolare quanto alle parabole , noi siamo di avviso
che gli omeletici potrebbero non lievemente giovarsene per
le loro esplicazioni. In generate poi consideriamo questo
lavoro del benemerito padre Calvi siccome una serie di
utilissime sacre lezioni sul nuovo Testamento e un svtnto
delle principali prove che la divinita confermano di nostra
religione.
APPENDICE ITALIANA. 4l5
Giova r avvertire die in sul principio dell' opera si da
recata in italiano TOniella del Grisostomo (XII.* in S. loan-
neni ) , che ha per obliietto le glorie di Gesu , e in fine
r Omelia della generazione eterna di Gesii Crista ecc. i indi
r orazione delle umiliuzioni e delle pene di G. Crista , reci-
tata dair autore in Vienna Tanno iSSa; la quale orazione
ben considerata e una cliiara dimostrazione della verita di
nostra fede , ove si riportano profezie cosi precise clie
rassembrano altrettante storie , e queste si veggono perfet-
tamente avverate in Cristo. Un'' altra pure vi troviamo
aggiunta, oltre le annunziate , e versa intorno le grandezze
di Maria.
Utilitd prodigiosa del boschetti a gelsi sopra tutti gll
altri raccolli della cnmpagna, e pardcolarmente dei
nuovi gelsi delle isolc Filippuie:, saggio teorico-pratico
dedicato ai signori Parrocld dal Bev. sig. Don Paolo
Beltrami, Froposto di Rlvolta, membro coriispon-
dente della socictd Lbineana di Parigi , dell' I. R.
Accademia de GeoJgoftli , ecc. , con appendice sul
mezzo esp crime nta to di riparare il bruciore nelle ri~
saje. Seconda cdizione accresciuta. — Loch, i835,
tipografta Oicesi, wi vol. di pag. ico, in 8.'^ pic-
colo. Prezzo Ur. I aust.
Dimostrare che i gelseti arrecano un' utilita pecunlaria
di gran lunga superiore a quant' altre dalla terra ci ven-
gono ; persuadere in conseguenza ad attendere ad una tal
coltivazione facendo clie luogo le si coaceda mediante un
opportuno temperamento di quella delle gramignacee e le-
guminose ; insegnare come e in che varj modi essa si possa
condurre ^ porgere utili documenti in generale intorno alia
coltnra del gelso , e intorno alle piu pregevoli varieta del
medesimo, ecco qnali oggetti ha di mira il pregevole li-
bretto annunziato. Ognuno ne rimarra al certo persuaso
che, quando sia presto I'uso o lo sjjaccio della foglia da
raccogliersi , pingue e veramente il reddito della proposta
coltivazione , avvegnache dispendiosa ad istituirsi , e del-
1' averla con tanta scliiettezza e bonta di cuore raccoman-
data e promossa, dell' averne dati i precetti, ne verra lode
e riconoscenza al rev. proposto di llivolta. Questo zelante
41 6 APPENDICE ITALIANA.
banditore e sostenitore de' paragrandini , ora che altrl ne
propose I'uso per riparare le risaje dalla malattia del bni-
ciore, riprodnce come appendice al snddetto libro una sua
notizia pabblicata iiel iSaS, con la quale gia sin d' allora
il medesimo uso raccomandava. B.
La coltivazione dei grani, opera di Angela Peroni-
— Brescia, i835, per N.^ettom e comp., un vol.
di pag. 288 , i)i 0°
Questo libro da plu die uon promette; in fatti non solo
tratta de' grani , ma anche del lino , de' prati e loro con-
cimi , e delle rotazioni agrarie.
Bello e serajore 1' eserapio di clii attende alia coltura
de' proprj fondi , e studio e diligenza vi pone affine di
migliorarla. Se egli ci istruisca delle pratiche clie plvi gli
riuscirono , di qualche miglloramento die introdur seppe
nelle comuni usanze, con gi-ato aninio debbono essere ac-
cettate le sue infonuazioni. Se ci ragguagli de' raetodi
agrarj della provincia cui appartiene , e il uome ci additi
e tessa le lodi di quelli clie piii sono o furono benemeriti
nel recarli a quella perfezione a cui pervennero , cresce-
ranao i motivi di nostra riconoscenza verso un tal uomo.
Egli adempirebbe, per quanto ad individuo si concede, le
parti di quella societa agraria , che V esimio Arduino vo-
leva istituita in ciascun capo-luogo di provincia, e ad isti-
tuir la quale darebbc di presente opportunita il consesso
de' dotti clie la munificenza Sovrana mantiene ne' detti
luoghi per dispensarvi le filosofiche istruzioni. Non hanno
mestieri di essere celebrati i vantaggi che deriverebbero
dalla vigilanza che uoraini istrutti dell' attual condizione
delle ssienze agrarie, associati a' pratici piii valenti, eser-
citerebbero da vicino sull' agricoltura delle nostre provin-
cie i i quali vantaggi verrebber crescendo per le relazioni
con cui una societa si stringerebbe all' altra ad utilita co-
mune , e per le istruzioni che il pubblico ne riceverebbe.
Ognuno rammenti qual pro ottenesse la nostra agricoltura
dalla sola Societa Patriotica, pnd' e che il suo nome ^ in-
sieme a quello delF eccelsa sua Istitutrice, titttodi si rive-
risce ed onora da' Lombardi coltivatori.
II sig. Peroni per aver dettato compendiosamente , ma
secondo i precetti di classici autori e secondo la propria
APPENDICE ITALIANA. 4x7
esperlenza 5 questo trattato sulLi coltivazione de'grani; per
aver descritte le pratlche del territorio bresciano , e mas-
sinie le rotazioni agrarie , non omesso il confronto coa
quelle de' territorj limitrofi ; per aver fatta onorata rlcor-
danza de' bresciani stati piii iDenemeriti della patrla agri-
coltura , quali furono un Tarello da Lonato , un Agostiiio
Gallo , un Cristoforo Pilati , si rese degno , per le anzi-
dette ragioni, di essere dalla pubblica lode incoraggiato al
prosegniinento di si utili applicazioiii. Nell' adeiiipiere , per
quanto a noi spetta , a questo gradito uflicio , noii possia-
mo pero dal dover nostro essere dispensaii dal far cono-
scere quelle parti che nell' opera del Peroni ci sembrano
men che lodevoli. Tali soiio in genere quelle clie riguar-
dano la conoscenza de' terreni e i concinii , poiche nelle
cose teoriche , e niassime in quelle attenenti alle scienze
accessorie all' agrlcoltura , i dlscorsi dell' autore ne appar-
Vero sovente confusi e difettosi. B.
Prodromus brvologice mediolanensis auctoribiis Joscpho
Balsamo 31. D. ill lyceis patriis hist, natur. prof,
suppl. et Josepho de A'otaris M. D. — 3Iediolani,
1834, ex dpogiaphia F. Eusconi, in 8.°, di pcig. 196.
Lir. 5 itcd.
Ecco adenipiuta la promessa de' signori Balsamo e de
Notaris da noi stata annunziata nel fascicolo di dicembre
i833 (torn. 72.°, pag. 869), e adenipiuta con quella lode
che sin d'allora, considerando i saggi gia dati da' suddetti
botanici del loro valore nella Crittogamia e massime nella
briologia, si potea presagire. Infatti o si riguardi il ntt-
mero delle specie di muschi raccolte, numero notabile ri-
spetto a quelle che le Flore Veronese , veneta , ecc. ne
porgono , e rispetto alio spazio assai circoscritto , e in
molta parte coltivato o da briighiere coperto, che tali spe-
cie sonuuinistro ; o si riguardi la giusta deterniinazione
delle stesse, di cui pi ova e caparra ci porgono gli esem-
plari secchi che gli autori vanno distribuendo a corredo
della loro opera ( vedasi 1' annuncio di tali distrilmzioni
nel citato fascicolo pag. 870 ); o s'abbia infine rignardo
alia diligenza e Imona critica che usarono nelle descrizioni
e nelle sinonlmie delle suddette specie , nel corredar cia-
scuna della propria frase diagnostica elaboi'andola su' vivi
4l8 APPENDICB ITALIAN A.
esemplari (*) , si trovera quest' opera al tutto degiia di
applauso e d'irn-oragglamento.
Lo spazio de-ntro il quale i signori Balsamo e de Notaris
fecero le loro indagini e raccolte ha per confiiii all'oriente
I'Adda da Cassano a Brivio , ad occideute il Ticino e il
lago Maggiore da BofFalora ad Angera ; a settentrione i
colli della provincia di Como , comprendendo tra questi
anche il moiite detto le Corna di Canzo e il moiite S. Sal-
vatore al di sopra di Erba ; al mezzodi press' a poco i
confini ruedesinii della coltura del riso.
Neir ordinazione de' generi de' muschi seguirono Arnott,
se non die loro piacque d' inverterla , e tranne poclie mu-
tazioni andarono sulle tracce di Duby. Adottarono i generi
proposti da Hooker e Taylor chiarissimi autori della mu-
scologia britaiinica , e nella determinazione delle specie ,
oltre gli ajnti clie le migliorl opere e tavole loroporsero,
ebbero anche presentl le specie secche di Brebisson , di
Schleicher 5 di Funk, e talvolta anche esemplari autentici
di Hedwig, quail si trovano ne' doviziosissimi erbarj del
prof. Jan.
Oltre a parecchle notablll specie di muschi tra le quail
YAnomodon cladorhizans, la Funaria Fontaiiesii e Muhlen-
bergii, Grimmia africana e leucopluea , Orthotrichum Hut-
chinsice , Tortula chloronotos , Weissia striata e recurvata ,
moltl Phascum e Sphagnum ; gll autori ce ne fecero cono-
scere anche tre specie nuove che sono le seguenti :
Hypnuni punctulatum H. caule repente ramoso, ramis bre-
vissimis , follis imbricatis patentibus ovato -acuminatis concavis
punctulatis marginibus sidirejlexis obscure denticulatis vel in-
tegris neri'o apicem attingente , seta loans pralonga , capsula
oblonga arcuata cernua, operculo conico obtusiusculo. Habitat
ad terrain in pinetis di Origgio et in collibus supra Sesto-
Calende.
Grimmia glyphomitrioides G. caule exiguo, folds lanceolato-
obtusis siccitate valde tortilibus , nervo ultra medium evanido ,
capsula ovata erecta, calyptra mitrcEf:,rmis sulcata fimbriata.
Ad saxa in collibus jjrope Corgeno supra Sesto Calende.
(*) Ci resta il desiderio che dagli autori non fosse stata omessa
r indicazione del tempo della fruttificazione dele piante descritte,
tempo nel quale si ama piu che in tutt' altro di andarne in trac-
cia e fame raccolta.
APPENDICE ITALIANA. 419
Phascum intermedium Ph. caule simplici , foUis subsemndis
lanceolato-subuhitis enerviis , seta exserta , capsula obliqua
rostrata , rostro incurvo. In syhis di cascina Triulza prope
Mediolanum.
I uiuschi sono vaghe pianticine, ornate di viva verdezzn :
le niolte e prossime loro fogliettine , lustre ed acute ; le
loro urne, bellamente munlte di copercliio, donde la se-
menza si spande ; le loro radici folte e ramose, li ren-
dono compiutamente gentili. Nondimeno ad esseri apparen-
teiiiente si delicaii e dato mostrarsi rigogliosi In tempi e
luoghi clie escludono altra mauiera di vegetazione i, cre-
scono in fatti auche da superficie poverissime di nutrimento,
e sono pill clie mai vegeti e vivaci nella rigorosa stagione.
Pei quali loro meriti hello e il fame quello studio a cui
i signori Balsamo e de Notaris c'invitano; e parecchi se
ne diinostrano degni anche in virtu di qualche loro curiosa
particolarita od utilita , come sarebbero, cercandone I'esem-
pio tra quelli enumerati nella Briologia milanese , la Fu-
naria hygrometrica , e la Fontinalis antipyretica.
Noi ci rallegriamo dunque coi signori Balsamo e de No-
taris deir aver degnamente illustrata una si vaga parte
della Flora della Provincia milanese , animati da quel giu-
sto zelo che ora sorge universalmente di raccogliere e far
palesi le ricchezze naturali di cui la propria regione e
provveduta ; e li incoraggiamo a voler con pari amore con-
durre a termine la compilazione della Briologia lombarda
a cui lianno gia volto il pensiero.
La loro presente opera e dedicata alia chiarissima si-
gnora contessa Fiorini-Mazzanti di Roma , autrice della
Briologia romana , e a noi piace di congiungerci seco loro
per rendere a si degna dama tributo di lode.
Pozzi artesiani, sorgenfi ed acqiie correnti per Trieste
e suo territoiio, del dottore Domenico de" Rossetti.
— Trieste., i833, nella tipografia di Giovanni Ma-
renig, in 8.°, di pag. 44.
I tre primi articoli di quest' opuscolo costituiscono il
discorso che I'autore lesse fin nel marzo dell' anno i835
ad una numerosa adunanza raccolta nel gabinetto della
Minerva a Trieste , e che pubblico gia nell' Osservatore
triestino, ed in essi si espongono dietro la scorta dell' opera
420 APPENDICE ITALIANA.
del Gamier lo scopo , gli efFetti ed il mezzo meccan'ico
delle sorgeiiti artesiane v le condizloni naturali clie vi si
richiedono onde riescirvi ; la disamina del suolo triestino
relativamente a qneste condizloni ed alcune coagettui-e sul-
I'esito dei foranienti clie in esso si volessero intraprendere.
Queste congetture vengono dairautore ulteriormente svi-
luppate nel quarto articolo del presente opuscolo. " La
II teoria, egli dice, de' fontanili sta tutta su due principj di
II fatto : impermeabilita di superficie e dl base sotterranea:
>i permeabilita della roccia intermedia ; >; premesse qnindi
alcnne considerazioni su la natura del suolo Triestino fin
dove e stato esplorato fin ora , e dedotta da esse per via
d'induzione la conseguenza die lo stato impermeabile a cui
sarebbe necessario discendere sia a profondita inferiore al
livello del mare, conchiude « i." die la naturale costituzione
II del suolo delle vicinanze di Trieste non da speranza di
II meati e pressioni tali da trarne acque salienti ; 2.° che
II tutta Tarte non possa die concentrare e raccogliere acque
II scendenti, ovvero vaganti orizzontalmente o trasudanti ;
II 3.° die Papplicabilita. de' fontanili non sia ideabile la
II dove abbiasl certezza di niancanza o d' insufficienza di
II pressione naturale. >> Dicliiara cio nulla ostante die que-
ste sue considerazioni non sono tali da non poter essere
smentite da contrarie prove di fatto, e che ben lungi dal
togliere la speranXja d' avere presso Trieste delle fonti ar-
tesiane gia altrove s| utilmente sperimentate , debbono anzi
invitare a maggiori indagini, e quindi a qualclie sperimento.
Ma mentre vorrebbe 1' autore die non si trascurassero
simili tentativi , sebbene incerto ne sia I'esito, raccomanda
caldamente ai suoi concittadini di oocuparsi del luodo di
trarre profitto da tutte le acque die in canali scoperti
scendono dai monti vicini e si scaricano in mare senza
die alciino ne tragga profitto ( tranne. di qualclie misero
mulino die non macina in un anno farina bastante pel
consumo d'una giornata nella citta) e senza die alcuno
pensi ad impedire il danno il quale continuamente ne de-
riva. Egli tratta separatamente delle acque superficiali die
scorrono in rivi o torrenti , e di quelle somministrate da
diverse sorgenti ; e quanto alle prime vorrebbe die fossero
arginate e tratteiiute in luoglii opportuni entro serbatoj
artificial!, i quali somministrerebbero in ogni tempo la
forza motrice per altrettanti mulini; quanto alle seconde
APPENDICE ITALIANS. 4^1
Vorrebbe in parte farle servire ad alimcntare nn acquidotto
per coraodo della cltta , rlcostriiendolo snlla traccia delPan-
tico acqiiidotto I'omano , di cui esistono tuttora non poclii
Vestigi , in parte incanalarle ancli' esse come gia propose
per le acqne de' torrent!.
L' opuscolo termina con una appendice in cui si espon-
gono diverse massime generali intorno al miglior modo di
conservare e perfezionare il porto di Trieste.
Sidle udli appllcazloni del miovo sistema di perfora-
mento dcnumiiiato Ilaiits-Sondages , Metnoria delV in-
gegiiere architetto Gaetano Brey di Mdano , ecc. ,
di pag. 8 *, senza data e nonie di stampatorc.
PremessI alcuni cennl sulP utilita della ricerca delle acque
sotterranee e sulla comj^licazione delle macchine a tal uopo
nsate nel comun metodo di trivellamento , viene 1' autore
a parlare di quello da lui introdotto , e die stando alia
denominazione da lui applicatagli di Hauts-Sondagcs , sup-
poniamo essere il medesimo clie fu imiuaginato nel Belgio
dal nieccanico Jobard. L' idea clie il sig. Brcy ne presenta
si restringe alle poclie parole clie qui riportiamo testual-
mente , sebbene ci seiiibrino insufficienti a far conoscere
1' essenza del nieccanismo a clii non eljbe I'opportunita di
vederlo in opera nel giardino dell' I. R. Palazzo di Wonza.
>i II nuovo metodo degli Hnuts-Sondages , fondato sulla
)> teoria della percussione , si compone di circa sole tre
» macchine operanti, raccomandate a mezzi flessibili, sus-
II seguite da una decina di teste clie vi si applicano al-
II I'uopo , le quali sono di forma e costruzione affatto di-
u versa dagli stromenti artesiani e di un valore assai mi-
II nore. Queste macchine agiscono con massima semplicita
II col mezzo di un meccanismo lavoratore in legno e col-
>i r opera di soli tre uomini, e poco corredo, qualunque
II sia la didicolta che abliiasi a vincere. >i
Lo scopo pero principale del presente scrltto si e quello
di enumerare le appllcazloni delle quali, oltre quella della
ricerca delle acque salienti , puo essere fecoiido 11 nuovo
metodo di pcrforamento del suolo. L' autore ne conta sel,
e sono i.° Pozzi di fuoco. L' idrogene carburato 11 quale
si svolge dalle mhiiere di carbon fossile , pcrcorrendo gli
interstizj sotterranei, arriva in plu luogUi alia superlicie
42a APPENDICE ITALIANA.
della terra ; ma non e Improbabile die anche in altri punti
per mezzo del pei'foramento del suolo si potesse prodiirre
un simile fenomeno, dal quale potrebbesi trarre il mas-
simo profitto , sia per muover macchiiie , che per ilkimi-
nare , e ben anche per valersene a risparmio di combu-
stibile. a.° Pozzi salad. Vi e motivo di credere che forando
il suolo a molta profondita si possa giungere a trovare
degli aggregati di salgerama od alnieno dell' acqua satu-
rata di sale , della quale vuolsi clie gia si faccia use dai
Cinesi, che vanno a cercarla alia profondita dai i5oo ai
1800 piedi. 3.° Pozzi cT asfalto. Prima di giungere alle
rocce salse , trovansi qualche volta nello scavare delle sor-
genti di un olio minerale bituminoso provenienti dai li-
tantraci sottoposti ad un' alta pressione. 4.° Arque tennali.
Col foramento potrebbero pure incoutrarsi vene di acqne
sulfuree, ferruginose , gasose , atte alio stabilimento di
nuovi bagni vantaggiosi nella cura di molte malaitie. 5.° Mi-
niere e cave. Sull'appoggio dell'ipotesi della primitiva flui-
dita del nostro globo, e delle leggi dell' equilibrio de'fluidi
il sig. Brey si confida di giungere, jjassando a tra verso agli
strati calcarei , schistosi e granitici , al luogo primigenio
dei metalli nativi. Ne le sue speranze si limitano alia sco-
perta di grandi masse d'oro e d'argento, ma egli aspira
alia scoperta ed al possedimento di nuovi corpi incogniti
ed inaspettati che la madre terra nutre probabilmente nelle
pill interne sue parti. Tremuoti. 6.° Di queste terribili con-
Vulsioni della natura si potrebbero prevenire o minorare gli
efFetti col mezzo del trivellamento da praticarsi in quei
paesi che ad essi sono piu frequentemente soggetti onde
dar esito ai gas od ai vapori sotterranei che ne sono pro-
babilmente la cagione. Vorrebbe il sig. Brey che in vista
di tali considerazioni , si risveghasse neW actual generazione
uno spirito intraprendente per dar mano a tant' opera ed ot -
tenere si felici risultati.
APPENDICE ITALIANA. 428
Storia naturale degli animall invertebratl del signor
cav. De Lamarck compeiidiata ed cirricchita di note
per opera di Francesco Bjldassini, segrelario del-
l' Accadeinia agrarla di Pesaro , ecc. — Pesaro ,
1834, tipografia Nobili, in 8." grande, di pag. 392.
Prezzo scudo i jom., ital. lir. 5. 37 (i).
II benemerito marcliese Balclassini coUa presente tradu-
zioiie della celebratissima opera di Lamarck intende, come
gia fece con quella della Concliiologia di Burrow ( Bibl. it.
torn. 53.°, gennajo 1829, pag. iio), a promuovere tra noi lo
studio della naturale istoria risguardante gli animali inver-
tebratl e le loro produzioni. Porge pero la detta opera ri-
dotta a compendio, collo stringer ne in pocbe pagine la lun-
ghissima introduzione, coiromettere la descrizione de'generi,
e quanto risguarda le specie. Un corredo le aggiunge di molte
note erudite, ma non pero, quanto esser potevano, fregiate
di notizie relative ai lavori de' moderni naturalisti italiani
intorno agli animali invertebrati. B.
V A R 1 E T A.
Prograwwa.
C). M. il Re d' Inglillterra si e compiaciuta di destinare
due medaglie d' oro del valore di 5o ghinee ciascuna die
dalla Societa reale di Londra saranno nell'anno 1837 con-
cedute , una alF autore del migliore scritto che abbia per
titolo : Contribuzioni a forniare un sistema di cronologia geo-
logica fondato sopra un esaine degU nvanzi fossili e del fe-
noineni succedud; Taltra all' autore della produzione inedita
piu importante nella fisica, la quale venga comunicata alia
Societa reale per essere inserita nelle sue Tiansazioni dopo
(l) Anche a Parigi si pubblica attualuiente una nuova edizione
deir opera di Lamarck corvctta ed aiimentafa, perche visponda
alfattiial condizione della scienza, dei signori Deshayes e Milne
Edwards, constera di 8 grossi volunii iu 8.", due dei quali sono
gi>\ vendibili.
4^4 V A n I n T a'.
la data del presente i.° marzo i835 e prima del mese di
gingiio deir anno 1837.
Nel caso che non \enisse comunicata alia Socleta alcuna
Memoria sulF argomento geologico specificato qui sopra, o
clie lo scritto presentato non avesse bastanti pi'egi per
meritare di essere inserito nelle Transazioni, il Consiglio
si propone di aggiudicare una delle medaglie reali di quel-
Tanno alFautore della miglior Memoria sopra qualunque
altro argoniento di geologia o di mineralogia che possa
Venir presenfato per essere pubblicato nelle Transazioni
filosofiche, stando fermo lo stesso periodo di tempo che
preceder deve quello della concessione del premio.
COMMERCIO LIBRARIO.
Stahilimento librario a Costantinopoli.
L'amore dei lumi e del sapere va ogni giorno piu dif-
fondendosi nella capitale dell' impero ottomano e in tutti
i primarj scali del Levante, grazie alio spirlto di riforma
e di progresso die pvesiede al governo di Sultan-Mahmoud.
Lo studio delle lingue e le letture amene sono i prinii
passi che si sono aperti iin qui nella via dell'' istruzione
pubblica.
Gli e gia da qualche anno che G. B. Dubois scorgendo
codesta buona tendenza, e seguendo questi primi passi, si
avviso di formare un ramo di commercio in libri; pero un
ramo secondario ed aggregato ad altro suo stabillmento.
Presentemente che le ricerche degli studiosi si sono rese
frequenti al segno da esigere una cura e sollecitudlne par-
ticolare in questo ramo di commercio , G. B. Dubois ha
creduto di dovervisi consacrare esclusivamente.
A tale uopo ha aperto recentemente un apposite nego-
zio in un magazzino in pietra , a volta , e gia provato
dagli incendj , situato nel quartiere Franco di Pera sulle
quattro strade: stahilimento primo ed unico, non tanto in
Costantinopoli, quanto negli altri principali scali del Levante.
Del che si fa esso un dovere di prevenire tutti i lijjraj ,
edltori di musica, di carte geografiche e topografiche, ne-
gozianti di carta d' ogni genere e di altri articoli relativl ,
che oltre alle vendite di simili generi per proprio conto ,
accettera anche comniissioni per conto di altri , assocla-
zioni ad opere periodiche e simili incurabenze onde loro
piacera di oiiorarlo.
V A R I E T a'. 425
Intanto gli invita a clie gli facciano giungere quanto
prima per vie econoinichc il catalogo dei suddctti generi
presso loro esistenti, in un coi prezzi, condizioni, ribassi,
sconti di uso. A ciuest' elFetto potranno indirizzarsi per
Torino ai signori fratelli Garneri e Verani , ed al signer
Pietro Rossi , controUore dei magazzeni degli efFetti di
gnerra di S. M. Sarda, per Geneva ai signori Giacomo ed
Antonio Garneri e Verani, ed ai signori Stefano Pescio e
compagno, e per Livorno ai lihraj tipografi signori Glauco
Masi e fratelli Vignozzi facendo capo presso qiiei signori
che potranno anche loro dare quelle informazioni die cre-
deranno di dover prendere sulla persona dell' infrascritto.
Pera di Costantinopoli , il 18 febbrajo i835.
G. B. Dubois.
Antiquaria e belle arti.
Alia parigina Societa libera di belle arti, radnnanza del
5 tnaggio p.° p.°, venne comunicata una lettera di non
lieve importanza del sig. di Montabert intorno alle nuove
scoperte fattesi ad Atene, della quale crediamo bene di
qui inserire la traduzione.
ti Le notizle di Atene non debbono mal glugnere troppo
tardi alia Societa libera di belle arti. — I nostri artefici
vanno ogni di cliledendo con una santa curiosita , in quale
stato trovinsi le speranze de' laboriosi dotti die esplorano
il suolo attico, e che rimovendone il sacro terreno inier-
rogano tutt' i punti di quell' artistico santuario del bello.
— Alcune lettere lianno era risposto , almeno in parte,
a tale iacliiesta. — Ho creduto dovere mio I'estrarre da
esse i passaggi i piii importanti e seaz'indugio alia Societa
nostra indirizzarli
" Tre notizie , 1' ultima delle quali lia la data del 4.
dello scorso marzo, furono di Atene tmsmesse dall' erudite
dottore sig. Koss , ispettore in capo del Museo greco.
»' Nella prima egli annunzia le ingegnose disposlzioni
adottate dal sig. Leone Klenz , intendente delle fabbriclie
del Re di Baviera , al quale fu da quel principe aflidata
la direzione de' lavori die in Atene richiedonsi pe' restaur!
del Parteuone, per isbarazzare TAcropoli, ecc. II sig. Klenze
viene in queste importanti operazioni sussidiato dagli ar-
chitetti Scliaubart di Breslaii ed Hause di Copenaghen. —
Bibl. hal T. LXXVIII. 28
4a6 V A R I E T A.'
In questa prima lettera il sig. Ross si scusa col sue cor-'
rispondente a Monaco, se ora noii fa die riferirne i fatti,
senz"' accompagnarne i racconti con ispiegazioni che piu
tardi saranno pure da lui trasmesse.
)i Nella seconda il signor Ross paria degli scavi da
se fatti praticare tra le due prime colonne del Parte-
none onde conoscere la qnalita e la profondita delle fon-
damenta. — Questi primi scavi ebbero per risultamento,
oltre varie scoperte architettoniclie , quella ancora di piu
frammenti, alcnni de'quali provengono dairangolo meri-
dionale del frontone. — Si rinvennero dunqne un torso
die credesi quello di Marte , d' un disegno maraviglioso ;
una gamba colossale vestita , alcune cariatidi , ed in fine
il frammento d' un bassorilievo d'antlco stile eginetlco. —
Questo frammento, al dire del sig. Ross, non presenta die
le gambe e le ginocchia di varie figure; ma il lavoro e si
perfetto, die non saprebbesi troppo desiderare cio che
ad esse manca. — Furono pure trovate alcune iscrizioni.
»» La terza lettera parla di scoperte piii numerose. —
Si e trovata la gamlja destra del Marte sovrindicato : un
frammento del torso di una donna, la quale credesi essere
"Vesta : il petto di Nettuuo o di Giove sine all' umbilico ,
frammento ben conservato: piu frammenti di cavalli d' una
impareggiabile bellezza : una bella testa di Centauro ed
alcuni altri brani.
» Ma secondo noi una rarita ancor piii grande e la sco-
perta d'un frammento di pittura , i cui colori sgraziata-
inente alterati lasciano benissimo distinguere un mirabile
disegno. — Questo frammento fu scoperto negli scavi pra-
ticati per isbarazzare il tempio di Teseo.
» Faccia il Cielo.j die dopo d' essere stati iniziati nella
divina arte dci Fidia , degli Alcameni collo studio de' pre-
ziosi avanzi dell'attico scalpello, ci sia pure permesso d'ini-
ziarci nella pittura greca , cioe nella perfetta pittura collo
studio di alcuni stupendi encaustici eseguiti sia da Pacceno
fratello di Fidia, sia da Micone , die col suo pennello
abbelli il tempio di Teseo ; sia finalmente da alcuno di
que' pittori die solo miravano a riprodurre ilbello, e per
tal mezzo a niigliorare i costumi de' loro concittadini.
Di Montubert.
A A R I E T A . 4^.27
NUMISMATICA.
r)i ana medagUa incisa da Francesco Pittltiati.
L'illnstre incisore Francesco Putinati fu da noi altre
volte applaudito pel suo bellissiiiio lavoro , coa cni fece
die il secolo coiisacrasse un conio all" iminortale Canova.
Ora ci e debito celebrare altro siio bellissiiiio pensiero-
espresso in una recente medaglia.
Se la vera subliniita e riposta nel rinnire molte e graadi
idee in un solo concetto , quest' invenzione , nata colle in-
spirazioni del nobile signor abate don Giovanni Gonzatti ,
puo dirsi avere aggiunto all" eccellenza del sublime.
Tre eleinenti , ognuno de' quali e per se stesso gran-
dissimo, congiiingonsi con bella cognazione in questo nu-
iiiisma per foruiare un tutto nuovo e luaraviglioso ; cio e
Roma , Dante ed il presente Soinmo Pontefice.
Roma , sortita agli alti destini di essere T augnsta Sede
Apostolica della Religione : Dante, perche questo divino
decreto consacro in quei meniorabili versi:
La quale, e il quale, a voler dir lo vera ,
Fur stahiliti per lo loco Santo
V siede il successor del ma^gior Piero.
ed il Somiiio Pontefice per riiiviolabilita del Romano seg-
gio, tolta da esso a sostenere con dottissima dimo«trazione
iino dall'anno 1799 cftiaiido, niaturandosi in seno dell'eter-
na grazia la sua futura esaltazione, egli non era clie seni-
plice ornaniento ed esempio delP Ordine Canialdolese.
Queste tre splendidissime idee vennero felicemente dai
prode incisore nel novello conio significate.
Roma siede con molto decoro nel prospetto deirincisione:
ella non e niunita deirarnii , come il simulacro di Roma
guerriera ; ma contenta miicamente del ciniiero e deirasta;
nel dorso e clamidata, e scorgesi in movenza die ispira
venerazione ed amore.
Intorno Roma sedente girano le parole del primo verso
anzidetto dello Alighieri , eJ il divino poeta e pure rap-
presentato coUa sua immagine nel rovescio.
Fu gia detto die il nome di Cicerone era Tunica som-
mitii morale ed intellettuale die agguaglinsse V elogio del-
1' Impero Latino: e qui a noi pare similmente, die niun
altro nome potea degnamente bilauciarsi col trionfo di
Roma cattolica , qiianto il nome e 1" aspetto di quel genio
trascendeate , che nella sua mente vastissima accolse la
4^8 V A R I E T a'.
ten*a, il cielo e gli abissi, e ruomo e DIo, e il tempo e
r eternita ; di quel genio inspirato , die addlto le illibate
virtu delle quali debbe adoi'narsi T apostolico seggio.
Perche iinalraente rallusione al Sommo Pontefice venisse
cliiara all' altrui concetto , Roma si tiene nella destra il
sapiente libro, che quello detto , e pare che in esso si
compiaccia, mentre nel braccio sinistro si fa appoggio lo
steinnia Cappellari.
Troviaiuo poi il magistero deir arte degno della nobilta
della composiz.ione i solo, die elfigiandosi qui il divino
poeta nel mite istante , in cui egli conferma la primazia
della Cattedra Apostolica , e il centro di una Religione
fondata sulla carita, avremmo desiderato die i tratti della
sua sembianza fossero piii sereni , e spogli alcun poco di
quella scverita cbe dimostrano. Imperciocche , sebbene ci
lasciasse scrltto Gio. Villanl essere stato Dante di un tratto
suo sdiifo e sdegnoso , e a guisa di filosofo non grazloso
CoL lend; qui d' arte si volea. Si volea ritrarre conversevole
coi chierici ; e d' altronde 1' antichissima effigie di Dante
operata dalP Orgagna , ed esistente in S. Maria del Fiore
di Firenze, e sparsa di molta bonta e piacevolezza, come
fu gia notato nei nostri coramentarj sulla Beatrice e Dante.
Qui cade in acconcio sul proposito dei surriferiti versi
deU'Alighieri , opporci modestamente alle interpretazioni
esposte dai commentatori su quelle parole : Del maggior
Piero. Imperciocche non opiniamo gia noi , aver egli detto
Maggiore per rapporto agli altri santi di questo nome , e
agli altri pontefici ; ma sil^bene in rclazione agli Apostoli
stessi , pietre angolari sulle quali la Chiesa si fondo, men-
tre S. Pietro fu la pietra maggiore : Super lianc petrain
cedificaho ecclesiam meam.
Ne vogliamo anche oinmettere ravvertenza importantis-
sima,'che tenendo dietro a tutto il volo di Dante, trovasi
non aver egli solamente nei suddetti versi canonizzato
r autorita del primo apostolato , ma bensi in molti altri
passi , che concorrono a coiuprovare quella sua sentenza.
Avvegnache ora lo dice Apostolico lume, ora Cefas , ora
la Fiiinizia
Che lascib Cristo de' vicarj suoi ;
fc altrove
La luce etenia del gran viro
A cui nostra Signer lascib le chiavi,
Ch' el portb giii di questo gaudio Miro ;
V A n I n T A . 429
e finalmente
Ma Vaticano , ed altre patti clette
Di Roma, die son state ciinitero
Alia milizia , die Pietro seguette.
E queste ulterior! saiizloni di Daate ci e piacinto ag-
giungere a confatazlone di quei irialigni, che credoiio es-
sersi forzatamente voluto nell' idea del conio congiungere
elementi che non poteano connettersi mai in unita di con-
cetto.
Dante e state un grande cattolico, ma un vero cattolico !
Firenze 25 maggio i835.
Mddiiorre Missiriai.
F I s I c A.
Sul moto molecolare de' solidi.
II conte Domenico Paoli di Pesaro, egregio cultore delle
sclenze naturali, come ne fanno fede varie Memorie sparse
ne' giornali scientifici, il swo Saggio dl una monografia delle
sostanze gommose e le sue Eicerdie sul moto molecolare del
solidi, si propone ora di riprodurre quest' ultima opera dopo
averla ampliata e in molta parte rlformata. Affe die se
le raolecole de' corpi sono attive come le vide il Brown
(Ann. de scienc. natur. torn. 14 e 19), avra un bel che
fare la coesioiie a mantenerle tranquille. Ma fioiche il sig.
Paoli si e proposto di raccogliere dalle ricerche de' mo-
derni quanto pno contribuire a rendere dimostrata la sua
dottrina, inopportunamente ci metteremmo a trattarne ; e
quindl concludiamo 1' annunzio di detta opera coll' avveriire
che il sig. Giuseppe Moliui di Firenze ne riceve le asso-
ciazioni.
Nodzie intorno all aria catdva.
Tra le opinioni relative a qiiell' aria che si dice cattiva
la piu approvata ne attribuisce le qualita in Teste all'umana
salute ad un principlo , venuto dal disfacimento di materie
organiche , che vi suppone disciolto. JMoscati , a conforto
di questa sentenza , condensb e raccolse , coll' opera dl
acconci mczzi frigorifici , 1' umidita dell' aria cattiva delle
risaje, e dimostro contenervisi una sostanza mucosa pronta
a corrompersi. Rigaud de T Isle , nel 18 12, conferrao.
^30 V A R I E T A .
esperiinentnndo sulP aria delle paludi della Linguadocca, i
dctti risultamenti. Brocchi all' incontro, nel 1818, niuna
particolare sostanza pote raccogliere dall' acqua die trasse
dair aria cattiva delle viciaanze di Roma (Bib. Ital. t.° 12.%
novembre 1818, pag. 209). Tra queste discordanze il sig.
Boussingault, clie impiego gli ultimi anai passati a per-
correre I'America equinoziale, lasciandovi lielussime tracce
del suo sapere, non omise di fare in que" luoghl indagine
intorno alP aria cattiva che in varie loro parti e con uiolta
intensione vi regna ; i risultamenti ne furono coiicordi a
quelli di Moscati^ discordi da quelli di Brocchi. E per© a
notarsi che F aria cattiva sn cui questi fece esperimento
non veniva , come quella dagli altri investigata , da spazj
innondati, e solo traeva le sue tristi qnalita dalle esalazioni
estive di una terra apparentemente ascintta, ma profon-
damente, durante il verno , inipregnatnsi d'umidita. Ora
che il sig. Boussingault si propone di ripetere le sue in-
dagini sopra le arie cattive di alcune parti della Francia,
sarebbe a desiderarsi che taluno usasse delle arti squisite
da esso Immaginate per cercar nuovamente nelF aria cat-
tiva deir Agro romano quel principio d' origine organica
che il Brocchi, co' metodi del Moscati, non seppe scoprir-
vi. Le dette arti analitiche del Boussingault sono descritte
in una Memoria stampata nel fascicolo di ottobre 1834
degli Annates de chiniie et de physique , la quale e ricca
di curiosissime notizle^ risguardanti Taria cattiva, nell' Ame-
rica raccolte. Una causa, sotto la zona torrida, validissima
a generarle si e il dissodamento di un terreno boschivo ,
talche il Boussingault lo dice un combat a mart entre Vhoin-
me et la vegetation. B.
Biografia di Melcliiorre Dclfico.
La faniiglia Delfico da piii secoli domiciliata nella citta
di Teramo in Abruzzo prese questo cogaome nella fine
del secolo XV quando 1' Italia rigenerandosi alle lettere ,
affetto tanto il grecismo ne' nomi e cognomi. Onde dal-
Tavere un alloro per impresa gentilizia, ne fece il nuovo
cognome di famiglia , come si vede da un antico monu-
mento in lapide nella casa di antica abitazione dove Parma
tramezza questa leggenda: Eat in posteros Delphira Laurus
i5o8.
V A R t E T a'. 43 f
Nel 1744 trovninlosi qnella c'lttli in iscompiglio cU gnerr.i
per I'invasione ilcgli Alemanni, la famlp;lia si trasferi in
Leognano dove nel di i." agosto da Bernardo Delfico e
Marglierita Civico nacque Melchiorre clie coUa pace fu
ricondotto in citta. La di Ini educazione, come qnella dei
due fratelli , fu saggia e liherale. Fu avviso del genitore
di trasportare in Napoli i suoi flgli sotto la custodia del
prime loro pedagogo. Non aveva allora pjii di 1 1 annl
Melchiorre , e gran fortuna fn del giovinetto 1' essere affi-
dato alle cure di Antonio Genovesi la cui fama levavasi a
s\ alto grado che , di tutta la gloventu non rlstretta ne'
coUegi , egli fu quasi il solo istruttore. Compiuto sotto la
di lui dlrezioiie ua corso elementare di dirltto pubblico e
private, si occupo Melchiorre negli studj dello antichita de'
niezzi tempi in Italia e della corrispondente diplomatica.
Egli voile occuparsene , e con quanto eO'etto il facesse lo
provarono due ]\Iemorle scritte per ordlne del suo Re, una
intorno le viclssitndini Ci'i Benevento, 1' altra intorno la citta
di Ascoli detta della Marca.
Rivolgendosi poi a qualche oggetto particolare , scrisse
e stampo in Teramo nel 1774 un piccolo volume col tl-
tolo di Saggio filosofico sul matrimonio, senza data di luogo
o nome dell' autore. Ebbe nell'idea di trattare quest' argo-
inento per presentarlo ne' piu ampll rapporti colla legisla-
zione e colla morale , ma lo ha poi trascurato. Nell' anno
seguente imprese a stampare un' altr' opera col titolo : In-
dizj di morale, la quale non vide la luce: vi erano pen-
sieri interessanti su le origini delle idee morali : scrisse e
stampo nel 1782 un Discorso sullo stabllimento delle mi-
lizie provinciali. Rivolgendo lo sguardo su la semina del
riso, rapporto al contrasto fra I'utilita di questo prodotto
per la pubblica sussistenza ed il danno gravissimo che alia
salute ri«ultava , scrisse la Memoria sulla coltivazione del
riso nella provincia di Teramo , stampata nel 1783. Dopo
lunghi esami , 1' umanita del Govern© si distinse col ri-
nunciare ai vantaggi dell' erario per la conservazione della
sanita. Per la morte del caro illnstre amico il marchese
Francescantonio Grimalili autore di opere utili pubblico in
Napoli nel i-'84 l' Elogio storiro del defunto coll" analisi
ragionata delle sue opere. SulT esito fortunato di questi
piccoli travagli, umilio al R. Trono nel 1787 una rappre-
sentanza per far abolire una srrvitu iniposta nelle niigliori
43a V A R I E T a'.
terre delle due provlncie niarittime tlegli Abruzzl chiamata
de'Regj Stucchi, col divieto di plantar alberi su tali terre,
e farvi lavori: le terre serve furono liber e con molte be-
nedizloni. Nel 1787 stampo in Napoli una Memoria per
rcndere uniformi i pesi e le misure del regno.
II piu gran latlfondo del regno, clie occupa quasi una
provincia, detto Tavoliere di Puglia, riguardato come uno
de' piu ricchi feudi deirerario, incomincio afar conoscere
la sua mostruosita nel secolo XVIII. Parve al Delfico og-
getto degno della conslderazione del Governo , e nel 1788
pubblico un Discorso sul Tavoliere di Puglia ^ nel quale
mostro quanto fosse infelice ed in contraddlzione colla giu-
stizia e la ragione il sistema dell'amministrazlone di quello
stabilimento : il tempo ne dimostro il vero , e fu eseguito
il piano proposto dal Delfico. Piu importante fu 1' oggetto
in cui si occupo nel 1790 quando umilio al R. Trono le
riflessioni su la vendita de' feudi devoluti. II Sovrano ri-
conoscendo le ragioni del principato , dopo molti esami
accetto r avviso del Delfico, e T erario introito piii , ed i
popoli colmarono il Principe di nuove benediziooi.
Benclie il Dellico non aspirasse ad impieghi di qualunque
sorta e fosse contento di poter contribuire, come semplice
private , al pubblico bene , pure , nomlnato da S. M. ad
assessore militare nella provincia di Terarao , ubbidi , ma
in breve torno alle sue particolari occupazioni. Pare che
volesse dar prova della sua renitenza agl' impieghi e spe-
cialmente alia magistratura. Nel 1791 pubblico in Napoli
le sue Ricerclie sul vero carattere della giurisprudenza
romana e de' suoi cultori. I giornali del tempo parlarono
molto di questo llbro ; ed in Firenze ne fu presto, fatta
una nuova edizione ed un' altra in Napoli nel 18 15. E se
da tutta r opera par clie traspiri uno sdegnoso disprezzo
per gli antichi Roniani , e perche egli li considera come
autori della mal fondata giurisprudenza.
Trovando clTerano poco note le notizie dello stato mi-
croscopico e del governo della Repubblica di S. Marino ,
gli parve potesse farsene un oggetto di occupazioni; e rin-
tracciandone le notizie fra la polvere delle vecchie carte ,
giunse a compilare in modo ragionevole le Memorie sto-
riche della Repubblica di S. Marino. I dotti si trovarono
soddisfatti per la pubblicazione di autentici monumenti re-
lattyi alia diplomatica d' Italia.
V A R I E T a'. 433
Questo lavoro ne fece nascere un altro. L'autore nveva
En dalla sua prima gioventu impegnata la mente sopra
isoggetti stoilcl. Nel 1806 fecc stampare a Fori! i Pensieri
sulla storia e suU' lacertezza e 1' inutilita della medesima.
Ma nientre V opera era sotto i torchi , il Delfico fu chia-
mato in NapoU al Consigno di Stato di quel tempo. Per
la di lui lontananza Tedizione deiropuscolo essendo riu-
scita assai scorretta, fu di nuovo ristampata in Napoli dove
se ne fece la terza edizione.
Divenuto uomo di Stato, pianse la perdlta della sua in-
dipendenza. lacaricato della presidenza della sezione del-
r interno clie sostenne nel decennio, I'uomo di lettere di-
venne uomo pubblico ;, ed il pubblico pote giudicare che
non sment\ mai 1' amicizia j^er la giustizia. Airoccasione
di riordiaarsi il sistema giudiziario, per incarico ricevuto
diede alle stampe alcuni suoi pensieri suU' oggetto die fu
la cosa sola pubblicata in quel tempo.
In settembre del i o 1 3 una disgraziata caduta gli caglono
una frattura nel collo del femore. II publilico ne pianse.
II ricupero dell' indipendenza non fu indifferente al sue
spirito. Nel ritorno del legittimo ed amato Sovrano si vide
onorato con una pensione di ducati 780 e poi con un as-
segno di altri 900 per indennita di soldo. E fu pieno il
suo contento, essendo restato presidente della Commissione
generale degli archivj. L'uomo che in tutti gli oggetti cer-
cava il lato delF utilita morale peliso che il piii copioso in
ntili risultati fosse quell' idea generale che costituisce il
belloi e perclo si estende in tutte le emanazioni dell' uma-
nita , e per tanti rami si spazia principalmente su tutt' i
■rap|5orti morali della medesima. Con tal principio scrisse
le Nuove riceixhe sul bello, Napoli, 181 5. Le ricerche
furono veramente nuove , ma trattate e dedotte dai prin-
cipj fisiologici, non poterono solo soddisfare gl' intelligenti
in ideologia , ma chi volesse dedurne applicabili conse-
guenze , vi ravvisera forse la giustezza de' principj e la
piu estesa applicazione per la morale, principale oggetto
di tal lavoro.
Nel 1807 ristabilita in Napoli TAccademia Ercolanese
d'archeologia, il Delfico fu del numero, finche non fu suc-
cessivamcnte forniata quella delle scienze alia quale fu
trasferito per la classe morale i e ne fu piii volte presi-
dente.
^34 "^ A K 1 E T \ .
Nel i8i3 diecle all' Accademia una Memoria sulla sen-
slbilita imitativa considerata come il jjrincipio fisico della
sociabillta della specie e del civilizzameiito. II riso de' te-
neri bambini di tre o qaattro mesi fu il fatto priucipale
che unito ad altri simili fu base del rag;ionamento. Nel
1814 diede altra Memoria sii la perfettibilita organica ri-
gnardata come il principio fisico dell' educazione, e qnesta
f« seguita nel 1816 da altra Memoria su lo stesso argo—
iiiento : questi tre lavori sono stampati nel primo volume
degli Atti.
Quattro altre Memorie furono negli anni su.ccessivi lette
ed approvate dall' Accademia : la i.* Snlle carestie ; la a.
Pochi cenni su i A'eri fondamenti delle scienze morali ;
3/ La necessita di cangiare i metodl d' istruzione comu-
nemente tenuti in Europa; 4." SuU' importanza di far pre-
cedere le cognizioni fisiologiclie alio studio della filosofia
intellettuale.
Finalmente nel i823 nell' ottantesimo anno della sua vita
senti r assoluto bisogno del ritiro , si ricondusse nel seno
della famiglia , e non dimentico la societa letteraria.
Nella concussione che soffri il regno nel 1820 fu no-
minate dal governo a presidente della giunta provvisoria ,
die duro tre mesi. La mancanza delle forze non gli per-
mlse di esercitare la deputazione al parlamento : e nelP aria
campestre riparo la sua salute.
Tornato alia vita tranquilla , per disposizioni date dal
governo di rettificarsi le idee di alcuni libri classic! mo-
derni che paressero difFormi alia buona morale, si occupo
a scrivere le Osservazioni sopra alcuae dottrine politiche
del Segretario Fiorentino : questo lavoro non fu pubblicato:
ne fece dono ad un suo amico illustre Mecenate italiano.
Giunto alia decrepitezza , coll' andar rivedendo le origini
de' popoli , e scandalizzato di vederle affogate tra tante
fa vole, per richiamare gl' Ingegni da tanta inutilita di tra-
vagli , e spingerli verso la scienza della realta s' indusse a
scrivere Sulla numismatica dell' antica citta d' Atri , sulle
origini italiche, i Pelasghi ed i Tirreni (*). Fu uno sfogo del-
r eta cadente 1' andar ravvicinando le antiche e moderne
opinioni intorno a tale argomento. E trovandole invoke
(*) Di quest' opera vedasi un estratto nel tomo Sf).", agosto c
setteuibre 1825 , pag. 143 e 289,
V A R I K T a'. 435
nelle favole, piuttosto create tlagli antori clie tlalla natural
fantasia, figliuole dell" ignoranya, voile octiiparsi a rintrac-
ciarvi qnalche indizio di vero. Quest' opera fu taiito bene
accolta in Italia ed in Francia , die i giornali ne fecero 1
pill distinti elogi. Ma 1' antore avendo trovato in quelle di
Firenze alcune osservazioni , die stimo degne d'essere ri-
schiarate , non si dispense dall' esegnirle , e farouo piib-
blicate nella seconda edizione die se ne fece in Napoli ,
cui aggiunse una Meaioria epistolare sulle ghiande missili
degli antidii.
Di esperti studj pero si era molto occupato il Delfico
nel corso della sua vita, si aveva formato una sceliissima
raccolta delle nionete urbidie speciabnente delF Italia, che
nelle vicende della line del secolo fa costretto abbandonare.
Nella vecchlezza si occupo pur molto della bibliografia , pei
libri del primo secolo della stampa; e questa coUezione fu
uieno infelice dell' altra percbe ora fa la piii distinta parte
della reale biblioteca dl Napoli. Fin dal 1797 il Delfico per
spontanea grazia del re Ferdinando ebbe la decorazione del-
i' ordine Costantiniano ; e nientre era consigliere di stato
fu create couimendatore di qnello detto delle Due Sicilie.
Ultiniamente e stata pubblicata in Siena una lettera
Su la preferenza de' sessi , fatta stampare dalla contessa
Mncciarelli-Sinionetti cui era diretta.
Eccovi un In-eve cenno degli scritti del Delfico. La col-
tnra della famiglia e le abitudini forinavano I'analogia del
sentirnento e del gusto per le scienze, per cui tutti e tre
i fratelli e T ultimo rampollo di casa Delfico si sono fatti
conoscere nella repubblica delle lettere : il prime diede
alia luce le anticliita della sua patria nell' opera intitelata
Iiiteramnia Prcetutia ; il secondo scrisse un utile opuscolo
su I'importanza e i modi di ristabilire i boschi conserva-
tori della vegetazione su i monti die avevane perduto
questo merito ed onore ; e rultimo, Orazio Delfico, figlio
del primogenito, facendo la topografia di quella parte de-
gli Appennini dove torreggia il gran sasso d' Italia, cono-
sciuto sotto il nome di ]\Iontecorno , ne prese e ne pnb-
blico anche la misura. Quest' opuscolo fu prima stampato
in Milano, e poi riprodotto in Napoli, e ne fu dato conto
nel Giornale del celebre Millin (i).
(i) Quando ci pervenne la notiz-ii della niorte del coiiimen-
tiiitoie D. Melciiiorre Delfico avvcnuta il ai giugno , ci nacquc
436
C R O N A C A
DELLE SCIENZE, LETTERE, ARTI, ISTRUZIONE
E PUBBLICA ECONOMIA IN ITALIA.
REGNO LOMBARDO-VENETO.
Adunanza straordinaria delt I. R. Istituto dl scienze,
lettere ed ard.
L'l.
R. Istituto volendo egll ancora nel migllor raodo che
per lui potevasi onorare la JMemoria sempre gloriosa di
S. M. I. R. A. Francesco I, ne celebro le virtu e le gesta
con una straordinaria publalica adnnanza.
II sig. cav. Carlini, f. f. di Direttore e di Presldente,
lesse la descrizione della nuova torre aggiunta all'I. R. Os-
servatorio, e del circolo meridiano donato dalP Imperadore
e Re Francesco I ;, la quale descrizione unitamente al dise-
gno deirimportantissiiuo istromento astronomico verra per
intero pubblicata in uno dei susseguenti fascicoli di questo
Giornale.
Da lungo tempo questionano i fisici se la meteorologia
propriamente detta possa meritare il predicato di scieuza,
e se ci lasci nutrire speranza di fornlrci sodi prlncipj per
subito desiderio di onorarne la memoria con una biografia che
ne ricordasse la vita e le opere. A tal line ci parve di dover
trascrivere quella che ne pubblico , la Ricreazione di Bologna
nel p.° p.° 1834 (Ann. I, n. 33), perche abbianio ragione di
crederla dettata da lui niedesimo in servigio d'' un suo illustre
amico che ne lo aveva richiesto. Siccome per altro quella scrit-
tura non oltrepassa T anno 1837, cosi possiamo aggiungere die
r illustre Italiano di cui deploinamo la perdita pubblico T anno
l833 nel n." Ill degli Anuali civiJl di Kapoh le Espressioni della
particolar riconoscenza della provincia e citta di Teraiiio dovuta alia
memoria dell' immortal Ferdinando I. Nello stesso anno fu creato
Commendatore dell"' Ordine di Francesco I. Nel suo testamento
ordino che le esequie gU fossero fatte senza pompa o splendore ;
ma la popolazione di Teramo rendendo oniaggio aU"" ingegno ed
alia virtii del defunto ne accooipagno le spoglie mortali alia chiesa.
Gli Editori.
c n o N A c A. 437
pronunclare meno fallaci pronostlci sulle atmosferiche vi-
cende nei diversi paesi.
II prof. Contigliachi nell' accademico suo dlscorso ino-
stro che da quel conflitto di dotte opinioni la cognizione
emerse del metodo il piii acconcio al progresso della me-
teorologia ed al conseguiiuento del desiderate suo scopo
prlncipale.
Ogai fenoraeno atmosferico va studiato con metodo ana-
Ikico ed a posteriori , tutte dovendosi rintracciare le con-
dizioai che lo produssero , e le circostanze che lo accom-
pagnaronok Per queste ripetute analisi, e da queste mol-
tiplicate ricerche einpiriclie i principj si stabiliranno , pei
quali la meteorologia non nianchi nei ponderati ntilissimi
suoi pronostici.
Diede egli poi un sagglo ({eW applicazione di questo me-
todo riguardo al feaomeno della tarda e fredda primavera
del i835 ; provando dalle osservazioni fatte in consimile
vlcenda di quella stagione accaduta in antecedent! annate,
come colla scorta degli stessi popolari proverb], che come
avvenne si poteva in quest' anno predire.
L'autore colse opportunamente quest' occaslone per far
conoscere i mezzi da S. M. I. R. A. Francesco I soinmi-
nistrati air I. R.. Unlversita di Pavia onde perfezionare le
osservazioni in atteneuza alia scienza suddetta.
II nobile sig. dott. Lomeni favello degli avanzamenti ,
cui la lombarda agricoltnra aggiunse sotto gli auspicj , e
pei favori delT augustlssiuia austriaca Casa.
Partendo dalla proposizione , che giammai le sclenze,
le arti e 1' agricoltnra ebbero raeglio a prosperare quanto
allorache godettero della protezione del braccio possente
de' regnanti 5 scese a darne dimostrazione per mezzo della
storia lombarda , indicando come ne' Iriassi tempi , da fio-
rentissime che erano state per lo innanzi , cadute trova-
vansi nei pin umiliante avvilimento per le invasloni de' bar-
bai"i , e come nei medio evo per moke cagioni intestine
impedito od almeno ritardato ne fosse stato quel risorgi-
mento al quale vennero disposte dalla riunione di piii fa-
vorevoli circostanze nei progredire del tempo ed in isjiecie
lango il secolo XVII.
Ristringendo quindi le sue parole alia sola agricoltura
tocco alia irregolarita de' raetodi dietro i quali venivano di-
visc ed esatte ne' pnmi aani del XVIII secolo sotto Carlo VI
433 OR ON AC A.
ill Loinbardia le pubbliche gravezze , cd iucTico in quali
modi e con quali efFetti le niassime stabilite all' attnazione
del nuovo censimento delle terre , diretto all' eqnitativa
applicazione de' tributi , sieno riascite proficue aU'af^ricol-
tura clie con ogni mezzo dedicossi a svegliare Tattltudine di
quelle rimaste immuni da ogni imposizioue per la ragione
clie il censimento non pote colpirne se non se Tattivita.
A quell" opera di restaurazione concorse pure e con non
nviiiori risultamenti Taugusta figlia di quel Monarca, IMa-
ria Teresa , coUa fondazione in Miiano di una Societa de-
stinata precipuamente a promovere ragricoltura patria, le
buone arti e le mauifatture , detta percio patriotica , la
quale con pubbliche sperienze, con concorsi aperti e pub-
blici premj seppe imprimere movimento in tutti gli oggetti
relativi alia sua istituzione.
Alia cessata Societa Patriotica surrogato 1" I. R. Istitirto,
trovo questi nella Sacra G. R. Maesta dell' augusto Fran-
cesco I di gloriosa memoria un largo proteggitore e soste-
nitore per cui generoso comando ottennero fama e premj ,
e quindi incoraggiamento anclie piii die negli andati tempi
le migliorazioni agricole , i meecanismi a quelle ed all' in-
dustria relativi, e tutte in genere le invenzioni ed introdu-
zioni utili ai bisogni del viver sociale , al pubblico decoro-
ed al generate interesse.
Quivi inoltre il sig. Lomeiii si fece ad eniiraerare par-
titamente i benefizj che all' agricoltura non solo , ma ben
anche al commercio impartl la sapienza e I'amore di Ce-
sare con savie leggi finanziarie , coU'edificazione di ponti,
coir aprimento di nuove strade e canali, con restaurazioni
innumerevoli de' precedenti; colle quali opere tutte si rav-
vicinarono le distanze, si facilitarono le transazioni sociali,
si rannodarono sempre piix i vincoli e le relazioni fra i
popoli , e col pill agevole e piix lucrativo spaccio delle
derrate e delle produzioiii manifatte crescere e progredire
si fece 1' interna attivita in ogni sorta di agricole ed indu-
striali speculazioni.
Quale frutto principalmente delle relazioni facilitate cogli
altri popoli ricordo I'acqnisto recentemente fatto dalla lom-
barda agricoltura nel nuovo gelso delle isole Filippine, pel
quale lie lice credere che la supremazia ne' raercati esteri
di quella derrata che ne fa primi fra le nazloni non ci
verra facilmente disputata , attcsoche 1' efTelto comprovato
C R O N A C A. 489
per luezzo delle sete e stoffe cou quello ottenute e die
fecero parte della puliblica esposizione degli oggetti d' in-
diistria avvenuta in Milano nel teste scorso ottobre 1884
si e di prodiirre sete pregevoiissinie e sopra le nostre mi-
gliori, distiiite per lluezza , per pastosita e per lucentezza
di filo c di tessutii riferendo inoltre coine la moltiplicazione
di esso gelso siasi a quest' ora assai diffusa fra noi in modo
che oggidi nessun coniuae possa dirsene privo , e che i
piii anzi ne posseggono nuiiierosissime piantagioni.
Avviso per ultimo che in mezzo pure a cotanto sedii-
ceiite prospettiva di conseguite grandiose migliorazioni non
e a repiitarsi che raggiunto si abbia il perfezionamento
agrario in Lombardia , e cni non ne sarebbe concesso di
per venire ove avesse a mancarne quella scintilla animatrice
che unicamente pno derivarci dal trono , e ad ottenere la
quale mostro di quanto fondamento ne sieno la sublimita
della mente delPAugusto Successore all' avito soglio , imi-
tatore delle virtii del suo c;ran genitore Francesco e seguace
8uo neir amore verso i popoli a Ini soggetti ; la clemente
bonta e 1' autorevole protezione del Serenissimo Principe
avvezzo a rappresentare fra noi la Maesta di Cesare come
a manifestare a Cesare i nostri liisogni ; e 1' amore e lo
zelo dell' esimio che presiede al Governo di Lombardia.
II sig. dott. Luigi Sacco piglio ad annoverare le bene-
fiche disposizioni in piii incontri operate daU'Angusto Fran-
cesco I in risguardo agl' istitnti di puliblica beneficenza e
specialmente relativi alia pubblica sanita. " Ben comjiren-
>) deva r invitto Cesare die la prosperita delle nazioni e
» la ricchezza dello Stato dipendeano tntte dall' aumento
n delle popolazioni non tanto quanto dal loro ben essere;
» e questo aumento e questo ben essere ottener non po-
» teasi senza pensare a stabilire norme sicure, onde I'in-
» dividuo non solo conservato fosse in salute, ma questo
./ reso infermo si pensasse coi migliori comodi , coi piii
» possibili e pronti mezzi a guarirlo. La sanita qnindi
t> fu chiamata in soccorso e la medica polizia. » Ricor-
dansi conseguentemente il preparamento di tutto il mate-
riale per un codice generale sanitario marittimo e terre-
stre, i regolamenti sulla vaccinazione , i soccorsi di ogni
maniera largiti nelle diverse morbose epidemie ; Terezione
di particolari cattedre di oculistica e di ostetricia ; si ag-
giugne il promovimento dell' isivuzioiie elementare auclie
440 C R 0 N A C A.
nelle piu infiine classi della socleta ; I'avere richlamato al
primiero lustro rAccademia di belle arti :, Y aumento del-
1' istituto del sordi e muti. E venendo successivamente a
far parola dl una epidemia di petecchiale che nel 1820 fa
a Venegono, e deiressersl appostatainente percio poi aperto
uno spedale , di cui ne venne affidata la direziotie al si-
gner dottor Sacco medesimo, egli si fa a descrivere il
fiero ruorbo, e T uso delFidrocloro praticato si interna-
mente che esternamente qual validissitno rimedio per dis-
infettare del contagio la fibra vivente , e per arrestare i
progressi del contagio medesimo. II signer Sacco chiuse il
suo dire col toccare dell' ascingamento delle paludi di Co-
lico (i).
II sig. dott. Fantonetti , f. f. di Segretario del medesimo
corpo scientifico, disse 1' Orazione che fu gia pubblicata colle
stampe (a). Incomincio egli dal mostrare che se di pubblica
(1) Lo scritto del dottor Sacco qui ricordato e gia stato reso
pvibblico col ticolo : Discorso di quanta fece Francesco I iinpera-
tore e re in vantaggio delle provincie Lombarde ; con un sunto del-
I'azivne dell' idro-cloro come disinfettante la fibra viva. — Milano ,
presso Vincenzo Ferrarlo , il xxx dl maggio , in ^.^ , di pag. 13.
(2) Orazione in niorte di Sua Plaesta Imp, Reale Apostolica
Francesco I, detta il giomo 14 maggio i835 nella straordinaria
pubblica adiinanza delP I. R. Istifuto di scienze , lettere ed arti
del regno Louibardo-Veneto da Giovaiubatista Fantonetti, dot-
tore in medicina, delle facolta di Pavia e di Torino, incaricato
degli uflicj di segretario dell'I. R. Istituto, ecc. Milano daU' I. R.
Stamperia, i835, in 4°, di pag. 12.
E qui crediaui bene di ricordare 1' Orazione recitata dal dott.
Girolauio Turroni P. O. di storia universale e particolare degli
Stati Austriaci , nella chiesa del Gesii il glorno 2 aprde, nell'oc-
casione clie il Seuato accademico e i professori deir I. R. Uni-
versita di Pavia rendevano onori funebri alia gloriosa memoria
deir luiperatore e Re Francesco I. ( Pavia dalla tipografia Biz-
zoni, 3835, in 8.°); e V Elogio funebre di S. M. I' Imperatore e
Re Francesco I d' Austria^ recitata da monsignor Malachia Masche-
roni Canonico ordinario e Penitciiziere maggiore in occasione delle
solenni esequie celebrate nella metropolitaiia di Milano i giorni 7,
8 e 9 aprile ecc. (Milano, tlpogralia Malatesta di Carlo Tinelli,
in 4." ).
II signor prof. Turroni ebbe specialaiente per iscopo quello di
tessere, diremmo quasi, la biografia delT augusto Monarca. ornan-
dola co"" piii bei fiori deir eloquenza. Ottimo divisatiiento : giac-
che la vita di Francesco 1 non fu che un niirabilissimo tegsuto
C R O N A C A. 441
e graiide calamita e sempre la inorte dl uu grande Mo-
narca, tanto piu esserlo dee quella d' un sovrano per su-
blinii virtii distintissimo , al quale percio i popoli serbe-
i*anno eterne la gratitudine e la devozione. Delineate indi
con brevi tratti le grandi qualita di Maria Teresa, di Giu-
seppe II e di Leopoldo, alia cui scuola venne di buon' oi-a
educato e crebbe Francesco , e dipinta la trista e diflici-
lissima condizion de' tempi in cui egli ascese al trono de'
Cesari, mostra come il nuovo Imperadore aveva sortito
indole e tempera per ottiniamente riescire ad imporre freno
al ruinoso impeto dei burrascosi tempi. " Mondo di ogni
ambizione , preveggente, cauto e di prudenza pieno, in-
faticabile, di animo forte e costante, religioso e plo e per
interno convlncimento inclinatissimo alia pace, contrap-
poneva al genio bellicoso die solo alia sanguinosa gloria
deir armi anelava , ed argine validissimo faceva al preci-
pitoso torrente die tendeva a tutto rovesciare. » Noi non
terremo dietro all' oratore die coll" evidenza dei fatti fe-
cesi a dimostrare tutte queste belle ed esimie qualita ia
Francesco I; ne lo seguiremo ove ce lo mostra saper ri-
correre all' armi quand' era costretto per difendere i suoi
diritti ed i suoi Stall , od ogni qualvolta vedevasi minac-
ciato, o scorgeva vicini nuovi sovvertimenti od imposizioni
di nuove servitii. Faremo piuttosto speciale menzione del
di pubbliche e private virtu; di avvenimenti poi si grandi, si
svariati, si straordinarj , che T ima2,inazioae iiou saprebbe fign-
rarseli. Percio la stessa sua bioci'afia^ benche spog\iata appavisse
d' ogui ornamento, terrebbe luogo di un grande elogio. Nell'ora-
zione del signor Turroni essa presentasi sublime, vera, coiiimo-
vente. L' oratore lia dunque feliceiuente raggiunto il suo scopo.
Monsignor Mascheroni ripieno tutto della santita del suo mi-
nistero non nieno die di quella del luogo in cui recitar dovea
il funebre elogio, prese a soggetto del suo dii-e le cristiane virtii
del defunto IMonarca, facendosi a dimostrare, che I Augustissimo
Cesare , I' Liiperatorc e Re Francesco I d' Austria mor'i ne!/a pace
del Signore , perche da Monarca cristiatio la scienza di ben gover-
nare attinse alia innrale delP Evangelic ; perche sidle norine di questa
tutte praticb le virtii , che sole vcdeono a consoUdare il trono e la
floridczza promovere dello Stato. Egli iiiipriuirre seppe al suo ragio-
nauiento que'colori che piu adacti gli seuibrarono a dare risalto
alle cristiane esimie virtii del piissimo Augusto, ed egli ancora
ha non ineno felicemente raggiunto lo scopo suo.
£101. Ital. T. LXXVIII. 39
442 G K O N A C A.
passo in cui egli ammira la costanza di Francesco in du-
rare ben piu di quattro lustri nella terribile lotta die an-
gosciosa tenne tutta Europa, nel resistere a quella fortuna
die troppo sovente gli si mostrava nimica, e pareva non
volesse assolutamente arridere die ad un solo, e quantun-
que piu di una volta staccassersi da Lui gli AUeati nel
miglior tempo e talora altresi le cose sembrassero in tali
termini ridotte da non piu sperare felice risultamento.
L'oratore crede non sappia di lusinga il dire die la retti-
tudine fosse sempre Tunico fine dell' opevare deiriinpera-
tor Francesco , per cui i piii gravi sagrifizj se gli alleg-
gerissero , e ne se stesso , ne i piu cari oggetti suoi ri-
sparmiasse alia salvezza degli Stati ed al bene di tutta
r Europa. E tale era la propensione sua alia pace , die
ogni volta appena ajjpena gli fosse conceduto posava I'ar-
mi »: e le reiterate pratiche tenute in Dresda ed in Praga,
nel pill bello delle vittorie appo il sovrano condottiero
delle falangi nimidie, la cui maravigliosa prosperita pareva
di quel mentre, per le rotte di Russia e di Germania ,
incliinasse al tramonto, a fine d'indurio ad una pace gene-
rale, appalesano all'evidenza, die TAugusto Cesare amava
mcglio anche non vincere, ove pur lo poteva , die far
d'umane vittime sgabello alia vittoria. » Fattosi quindi ad
esjiorre la somnia afFezione de' popoli verso TAugusto iima-
nlssimo Sovrano cosi venue egli espriniendosi : " E cosa
in vero sorprendente, al tutto diversi dagli altri popoli , i
quali festeggiar sogliono dii trionfante riede dalle ripor-
tate vittorie, pronti per altro anche a ben diversamente
con lui coniportarsi come gli aggiungano disgrazle, essi
le piu grandi feste facevano e le accoglienze maggiori al-
r Iniperador Francesco allordie men fauste se gli mani-
festavano le vicende della guerra. Trionfo di ogni altro
piu grande, e il quale, mentre non ha si di leggieri esem-
jjli, fa la piji l^ella prova e risplendente di sincero ossequlo
e di verace amore alia persona del princij^e , e non alle
lusingliiere imprese. Le quali quanto piii audacl , se anda-
rono col favore della fortuna , traggono maggiormente ad
ammirazione ed a paura la comune degli uomini , ma non
portano mai a quel vero onore della virtii, die sola per-
viene a farsi amare ». E gloriose per 1' Imperator Fran-
cesco trova altresi il sig. Fantonetti le diverse conchlusioni
degli accordi di pace , poiche da esse ti-aluce la stima a cui
O R O N A C A. 443
le virtu di queirAugusto costrlnsero lo stesso fortunato al-
tero vincitore , il quale anclie pel valore che le austriache
schiere ebbero sempre ne' duri cimenti mostrato , e perche
inesauribili erano le forze loro , procedendo queste dal
vero amore de' popoli , noii poteva rimanere senza te-
menza; onde calava a condizloni alle quali diversaaiente
noa sarebbesi an-eso. E la fermezza e la perseveranza
deir Imperador Francesco nei fatti consigli e nelle prese
determinazioni aggiunsero in fine a vincere 1' avversita
stessa della fortuiia f, ed egli vide i voti suoi felicemente
coronati, conducendo gli Stati alio scettro suo soggetti a tale
ampiezza ed a tal novero di popolazione che da Carlo V
in poi non furono mai ; e vedendo in fine cio die per Ini
era piu a compimento condotta V opera della tanto ago-
gnata pace generate. L' oratore qui riferisce quanto V im-
niortale Augusto allora operasse onde consolidarla , e fer-
mamente mantenerla, e come adoperasse al bene delle na-
zioni a lui soggette, ed anclie a quello delle estranee.
Dopo di die fa egli vedere in quale stima ed autorita
r imperator Francesco salisse anche presso gli altri maggiori
potentati , e quali prove di ammirazione e reverenza gli
dessero. Entra in appresso ad enumerare i benefizj di Ce-
sare ai suoi popoli , e specialmente quelli comp.;rtiti al
regno Lombardo-Veneto , le grandi opere pubbliche che.
per munificenza e liberalita sua sorsero, le protezioni die
concede alle scienze, alle lettere, alle arti, al commercio ,
ad ogni maniera di utile istruzione e d'industria ; la somnia
giustizia sua , il riordinamento de' codici delle leggi , dei
regolamenti amministrativi , municipali e sanitarj. Ricorda
r inarrivabile operosita dl questo Supremo capo dello Stato
che tutti tutti voleva avere sott'occhlo i multij)lici cggetii
del reggimento sovrano, dandosi d' ogni cosa il piu pro-
fondo pensiero e portandovi sovra le piii minute ricerclie,
non pur badando alle molestie dei viaggi per chiarire da
se la vera condizioue delle pubbliche bisogna nelle provin-
cie. " Neir elevatezza del grado non ravvisava ne la luae-
sta imponente del Trono, ne il seducente piacere del co-
mando, ne il sentimento orgoglioso della preminenza , ma
si i pill opportuni e validi mezzi per fabbricare la prospe-
rita dei popoli e delle nazioni. » Le ottime doti niorali e
religiose e le rare e grandi qualita deiraugustissimo Fran-
cesco appajono opportunamente cpilogate nell" ultima parte
444 C R O N A C A.
cli questa orazione , della quale qui i-iportiaiuo la chiusa.
" Sommo Monai-ca, Te ad una voce virtuoso, ginsto, So-
vrano proteggitore , autore della perpetua pace chiamano
le genti tutte. La storia coUochera il regno tuo di fiance
a qnello dei Numa, dei Titi, degli Antonini e dei Marchi
Aurelj. Padre afFettuoso de' popoli che la Provvidenza Ti
aveva dato a governare , serapre a Te stesso uguale , in-
sino i preziosissimi ultimi istanti del A'iver Tuo ad essi
consagrare volesti per legar loro il grande amore che vi
porta vi 5 e per promettere che pur per loro pregheresti il
possentissimo Iddio. Si, ora che Tu felice, sgombro delle
caduche terrestri spoglie riposi vicino al Supremo Datore
di ogni bene , del validissimo patrocinio Tuo ci teniani
certi, e prosperi ci serbera in quella beata pace, in cut la
sapienza e bonta Tua ci ha collocati. Miserabili creature
di questo basso mondo noi non possiamo corrisponderti
che con tributi di altrettanto amore, di riconoscenza, di
gratitudine e di profonda venerazione, e con illibata fedelta
airAugustissimo successore Tuo: sentimenti che , per quanto
trapassiuo i secoli , non verranno sicuramente mai meno ;
clie il Nome Tuo di generazione in generazione suonera
sempre glorioso, non raai dalla memoria degli uoniini can-
cellato. »
r consigliere blbliotecario Gironl chiuse 1' adunanza
facendosi a diniostrare la riconoscenza che dalle provlncie
lombarde debbesi alPaugusta casn d'Anstria , e prendendo
occasione pel suo dire dal funebre elogio poc'anzi accen-
nato e da'ragionamenti de' suoi coUeghi. « L' omaggio (cosi
egli die principio) di funeree laudi da noi oggi in questa
splendidissima sede delle scienze , delle lettefe e dell' arti
tributate al mlgliore degli Angnsti, airauiautissimo padre dei
popoli, al possente, al benelico , al pio Francesco I, mentre
ridonda a bella testimonianza della devozione nostra verso
il Monarca di memoria perpetuamente gloriosa , fa si an-
cora che gli animi nostri si risveglino a care consolantis-
sime rimembranze. Qneste poi vie piii avvaloransi e quasi
luce acquistano dai ragionamentl che da voi , prestantis-
simi colleghi , con ampio corredo d' argomenti e d'erudi-
zione vennero dettati intorno all' odierno stato di alcune delle
piu sublimi e piii utili scienze nelle provincie d' Insubria.
Perciocche non ci ha longobardo alcuno il quale attignen-
do appena i suoi studj nella patria storia del trapassato
C R O N A C A. 44.5
secolo tosto non s' avvegga clie i principj non solo, ma
gl' incrementi aacora della floridezza cli qaeste felicissime
contrade alia provvidenza, al munilico favore non si deb-
bano della serenissima Austriaca Dinastia :, nessuno che al
movere i pass! tra le pared di questo grandioso ricinto
non si rammentl i nomi di Maria Teresa, di Giuseppe II,
dell' Arciduca Ferdinando. Tale e appunto lo scopo del ni'io
ragionamento: ricordarvi la riconoscenza che da nol de-
besi air angusta dinastia ch' ebbe in retaggio queste dovi-
ziose provincie ; accennarvi le lietissime speranze cui gli
animi nostri ergersi debbono all' aspetto di quella imagine
dell' Imperatore e Re Ferdinando I, del pronepote di Ma-
ria Teresa, del liglio di Francesco I. Le cose clie verro
esponendovi non sono altrimenti nnove : parlano di esse ,
mi sia lecito il dirlo, persino i piii alpestri, i piii reconditi
villaggi, ne parlano le acque, le strade, i campi, le mura
stesse di questa metropoli e delle provincie sue. Tuttavolta
sempre coiimiovente, sempre caro torna a' cuori ben con-
formati il ridestare la memoria de' ricevuti beneficj : per
essa poi spargousi seini di amore e di saviezza nella cre-
scente eta, clie vaga del presente, questo solo accarezza,
ignorando le inesanste primarie sorgenti , donde prospe-
rita e splendore alia patria provennero. >>
Eutrando pot il dicitore nell'assunto suo, alia triste ima-
gine de' paesi nostri negli ultimi anni della spagnuola do-
minazione quella rontrappose lletissima e memoranda del
felice lore risorgimento sotto il regno di Maria Teresa. " Ora
non appena ( diss' egli ) I'augusta Maria Teresa dall' avito
soglio rivolse a queste provincie l' animatore suo sguardo,
destaronsi esse a novella floridissima A'ita , e dilegnarsi
videro quelle nugole che gia per lungo tempo intenelirate
aveanle: come all'apparire de' raggi del sole dope il bujo
di procellosa notte tutta ravvivasi la natura e si allegrano
i campi e le foreste. Qulndi nuove strade aperte al comodo
del commercio ed al vantnggio dell" agricoltura ; qnindi
I'Adda sogglogata con navigho di romano ardimentoso in-
traprendimento; la patria nostra abbeliita di pubblici glar-
dini , di teatri, di corsi , di ameni passeggi , di regale pa-
lagio , di regia zecca , di adatti edilicj per la cesarea ban-
ca, per le poste, pe' magistrati: quindi un Codice quale
da' bisogni nostri richiedevasi ; un censimento, merce di
cui uniform! ed eque ne divenissero le contribuzionii, quindi
446 C 11 O N A C A.
aperta la carrlera degli onori anche alle piu nmill class! ,
scosse dal letargo le piu distinte per natal! o per ric-
chezze ; le scuole normali introdotte a beneficlo del mi-
nuto popolo , gli studj di nuove cattedre ampliati ; uoniini
classici in ogni genere iwitati , accolti , stipendiad , promossi
per acceiidere le sacre scintille ne' cnori de'giovani: quiadi
aperto 1" adito al trono ....
E qui il dicitore si apri uii adatto vastissimo campo ia
cui passo passo discorrere sui provvedimenti dell' Augusta
Donna in quelle beate epoche operati. >• Tuttavolta ( cosi
egli proseguiva ) sofFermarmi deggio specialmente ad ua
oggetto, clie piu da viciao tutti noi risguarda , a questo
delle scienze e delle arti omai nelF Europa tutta celebra-
tissimo tempio. Perciocche IMaria Teresa, tutta tenera della
pubbllca istruzione , provvide ch' esso condotto fosse a
compimento e clie distrutti ne venissero gl' iaforini edificj
che da un late villanamente 1' ingombravano. E quivi la
gran donna costruir fece I'orto botanico; quivi ridurre a
convenevole forma Tastronomico osservatorio di macchlne
e strumeiiti corredandolo: quivi per le sacre e per le filo-
soficlie discipline istitui un arcliiginnasio, donde uscirono
iiomini di fama perenne;, quivi fondo Paccademia dell' arti
belle chianiandovi all' inscgnamento i piu celeliri maestri ;
]jen Ella avvisando che TAmbrogiana accademia dal grande
Federico Borromeo aggiunta alia biblioteca ch' egli con
principesca munificenza fondata avea, smmacchiosa, inerte
e pressoche morilDonda giaccva. AUora la patria nostra
risorgere vide I'architettura scevera dai traviamenti e dalle
bizzarrie dei tempi , vide le arti dell' ornaraento alia cor-
rezione ed alia squisitezza restituite , penetrare nelle officine
deir crefice , del ferrajo, del legnajuolo , del tintore , e le
opere loro spargere di attica bellezza. » Ne pero vennero
da lui dimenticati i provvedimenti de'successivi governi: fece
tuttavia osservare clie questi non altro operarono che pren-
dere quasi a modello le benefiche istituzioni dell' Augusta
Donna, proteggerle, aumentarle; la Pinacoteca stessa, seb-
bene all' Italicp Regno deljba il massirao suo splendore ,
avere non di meno da lei ricevuti i primi germi. Tutte
le quali cose gli presentarono naturalissima ed agevole la
via a discorrere particolarmente suU' I. R. Biblioteca^ del-
la quale venne csponendone la storia. Perciocche la be-
ncfica Imperatrice voile che ad uso ptibblico convertito
C R O N A C A. 447
fosse il dono della llbreria Pertusati , per copia e prezio-
gita di opere celeberrima , la quale venivale ofFerta in do-
no dalla Congregazione degli Stati di Lonibardia, siccome
omaggio della devozione sua verso 1" Arciduca Ferdinando
destinato al govenio di queste provincie ; e voile per tal
modo rendere al pubblico ( sono parole di lei ) il dono ch' esso
i-'enivale tributando : giacche ( cosi ella soggiugneva nel sue
diploma ) sappiamo essere V Ainbrogiana ricca bensi di ma-
nosciitti, ma scarseggiare di libri stampati, e fra questi ap-
punto de piu recenti e piit necessarj all' uso di chi desidera
di maggiormente cohh'are il proprio ingegno ed acquistare
nuo^e cognizioni. A contenerne poi il preziosissimo tesoro
edificare fece grandiose sale e magnifici scaiFali , ad ara-
pliarlo altre non meno celebri librerie aggiunse. SuUe sjilen-
dide orine di lei camminando il figliuol suo Giuseppe e il
nlpote Francesco, gareggiarono amliidue nel versare a larga
mano novelli tesori in questa Biblioteca.
Ma tra le sapienti istituzioni di Maria Teresa tiene pure
altissimo luogo quella per la quale ragricokura, le arti ed
i mestieri ebbero nelle provincie nostre un possentissimo
impulso , merce di cui la Lombardia comincio a gareg-
giare colle piii Industri e plii colte nazioni : " prestantis-
simo Istituto ( cosi ai suoi coUeghi soggiugneva il signor
Gironl) , prestantissiiiio Istituto clie serba un' Immediata
relazione con quello qui da noi oggi rappresentato. Que-
ste parole mi seinlirano bastevoli , o signori , perche la
memoria vostra tosto ricorra alia Societa fondaia da IMaria
Teresa nel 1776, il cui oggetto qviello era appunto di pro-
movere ne' paesi nostri 1' agricoltura , le arti ed i mestie-
ri. La quale societa essere dovendo composta d' uomini ,
clie non da alcun loro private interesse , ma solo dalFamore
della patria essere doveano animati , fu da lei cbiaraata
patriotica. Perciocche la Lombardia ;, un tempo di valorosi
artefici d' ogni genere si fattamente copiosa clie, siccome il
Braunio scrivea , que' soli che in Milano operavano , di-
strlbuiti per T Italia sarebbero stati sufficienti a farvi Parti
tutte rlfiorire, trovavasi da piii anni decaduta per avvili-
mento ueir industria , e per mancanza d' incoraggiamenti.
>; Nella guisa appunto clie un uberloso campo per lunga
siccita inaridito se da fecondatrice pioggia venga avvivato,
risvegliasi al priniitivo vigore e tutto per rigogliosa vege-
tazione esulta ; non aUriraenti la Lombardia appena senti
44^ G R O N A C A.
le benefiche influenze del patriotico istituto , destatasi A
fervore e ad inusitata lena gia tutta rifioriva ia ogni ge-
nere di economiche prodnzioni. Che la sapientlssima Au-
gusta non versava i beneficj suoi sovra un terreno ingrato :
ne gli uoniini trascelti a comporre qnell' ilUistre consesso
radunavansi a gareggiare d' ingegno o di erudizione o di
arte nel ben dire , ma a discorrere di oggetti utili alia
privata ed alia pubblica prosperita , ad additare al conta-
dino, al possessore, all' artigiano i mezzi co' quali educare
le terre e renderle vie piii operose ; perfezionare i me-
stieri, ampliar le manifatture , nuove vie aprire al com-
niercio, all'agiatezza, airincivilimento. Allora videsl Paratro
solcare quejle terre die in addietro sterlll od abbandonate
giacevano , d' agricoltorl aumentarsi le campagne , gareg-
giare le arti , nuove introdursene , svilupparsi T industria
ben anco nelle infime classi , migliorarsi le sete , i grani ,
il cacio , il vino ed ogni altro genere di prodnzioni. »
Esposte cosi quasi in un quadro le beneficenze per le
quali la Lombardia essere debbe riconoscente a Maria Te-
resa ed agli augasti di lei successori , il dicitore die ter-
mine al suo ragionamento colle seguenti parole : " Ora che
mai aspettarci non dobbiamo dalla Sacra Maesta di Ferdi-
nando primo , astro novello dell' austriaco olimpo ? AH' ima-
gine di lui lo sguardo rivolgendo parmi che il cuore mio
per liete inefFabili speranze tutto s'allegri ed esultl. Deh
rapidissime volino le ore e presto il giorno adducano , in
cui bearci potremo nella bene augurata , nella sospiratis-
sima di lui presenza ! '>
REGNO SARDO.
Torino il 28 maggio. — Col ritorno della primavera
si ripigliarono i pubblici e privati lavori di costruzione.
Torino vedra in quest' arnio innoltrate verso buon termine
la facciata della basilica di S. Croce , disegno del cav.
Mosca, della chiesa di S. Carlo, disegno del Caronesi, per
la quale la piazza dello stesso nome riuscira una delle piii
belle per vaghezza ed euritmia di edificj , e finalmente
quella di S. Filippo, disegno dell' Juvara abbellito in alcuna
parte dal valente professore d' architettura cav. Talucchi.
Quest' iiltima chiesa , che per vastita e merito architet-
tonico supera tutte le altre di Torino, viene eziandio
C R O N A C A. 44f)
abbelllta neiriiiterno, fasciandosi di eletti marml le due cap-
pelle di S. Filippo e del Beato Valfre. L'ancona dell'altare
di questo nostro Beato concittadino, squisita diplntura del
piemontese cav. Cavalleri, esposta nel suo studio in Roma,
riscosse le lodi universali , e noi potremo dopo domani
ammirarla al sito per cui fu eseguita.
II nostro augusto Sovrano, fautore munificentissimo delle
arti belle , non contento dell' avere largamente concorso
alia costruzione dei prodromi di S. Filippo e di S. Carlo
teste menzionati , ha fatto por mano all' abbellimento del-
I'esterno del suo real palazzo verso la piazza Castcllo,
ornandolo di colonne , archi e cancelli sul disegno del
chiarissimo sig. Pelagio Palagi. Sara opera veramente regia
e bastevole di per se a raccomandare ai posteri il nome
del Principe e dell' Architetto.
L'impulso dato dall' ottimo Re ha svegliato ne' Piemon-
tesi queir amore per I'arti liberali che dopo il regno dell' im-
mortale Carlo Eraanuele III parve sopito , per difetto di
mecenati ; cosi in novenibre ultimo vedemmo inaugurarsi
nel Campo Santo un bel gruppo di raarmo alia marchesa
di Monforte , lavoro del bravo nostro Bruneri ^ un sarco-
fago gentile nella sua semplicita, scolpito in marrao bianco
saccaroide del Malannggio, presso Pinerolo , venue, sono
pochi di soltanto , innalzato alia memoria della contessa
Ceresa, opera dello stesso esimio scultore ; e I'egregio sig.
marchese di Baiolo ne fa eseguire uno proprianiente ma-
gnifico dair altro nostro scultore il sig. Boggiani. E un
anaglifo d'alto rilievo raffigitrante le Tre Virtii Teologali;
le figure sono in nuaiero di cinque. Lo studio dell'antico,
I'armonia della composizione ed una grazia di movenza
finitissima fanno desiderare di veder presto condotto in
marmo questo bel modello. Un altro modello si lavora dallo
stesso chiarissimo artefice per essere gettato in bronzo. E
un monumento da erigersi nel regio arsenale in ouore di
quel Pietro INIicca a cui non increbbe niorire incendiando
una mina per rovinare cosi le imprese del nemico che
stringeva Torino d'assedio. Lode tre volte, lode a que'
benemeriti che pigliano ad eternare la memoria di un cosi
luminoso esempio di devozione al Re ed alia patria.
Vuolsi per certo che il prefato sig. Barolo sia per far
demolire diverse casucce aggregate al suo palazzo per
aggrandire e rettilineare la via che mena al nuovo Senato
45o 0 R O N A C A.
Reale , il plu bell' eOiiicio ell qiiesta metropoll , clie va
progredendo verso il suo compimento. Le prove gia date
delle sue virtu cittadine danno credito a questa voce f, e
ci e caro annunciare altresi aver egli col proprio danaro
istituita di recente una scuola gratuita di canto, coUo scopo
veramente pio di procurar cantori alle chiese , del die si
ha veramente bisogno.
Per esser breve tralascio di parlare del lavorl che si
Stan facendo pel moll del Po , del compimento del vasto
Manlcomio creato rapidissimamente da donazloni e largi-
zioni private, di un gran qiiartiere delta cavalleria, dise-
gno del cav. Racchla, della facciata della chiesa di S. Giu-
seppe che si principlera forse in quest' anno stesso ; ma
non si puo rimanere dal parlare del lavorl che si fanno
per formarci un giardln pubblico. La pianta n' e gretta e
strana ; alcune delle belle e regolari vie di Torino restano
chiuse da terraplenl , avanzl di antlchi baloardi , altre in-
tersecate da pouti masslcci e deforml ; non discese , ma
pendii da scavezzarsi le gambe; non pnnti di vista, non
aria libera , ma in mezzo a fabbricati ; in somma e un
imbratto sotto I'aspetto dell' arte, ed un ostacolo aU'unione
della cltta col borgo niiovo, che pure fu costrutto in modo
da dover formar parte di quella , e mentre evvl bisogno
di procurare alia sempre crescente industria di Torino ,
locali per opifizj a discreta pigione.
II catalogo della raccolta luineralogica foi-mata presso
I'Azienda generale dell' interno teste venuto in luce per
cura del sig. Barelli, mentre fa conoscere 1' esistenza di
una collezione preziosa nel suo genere, puo servire ezian-
dio di guida al mineralogo cui plaoesse vlsitare questo
paese Importantissinio agll occhi del cultori della scienza.
Forse questa raccolta fara via ad un' altra puramente geo-
gnostica e che valga alio studio della natura del terreni
de' regj Statl.
Glacche parlo di collezionl , verro dlcendo dello stato
de' nostrl musei e gallerie.
II niuseo di mlneralogia si e arrlcchito di una raccolta
dl minerali e fossili del dintorni di Parlgi, dono dell' am-
ministratore del giardlno delle piante di Parigl, e di un' al-
tra delle viclnanze dl Roma, ricco presente fatto da S. E.
11 Cardinale De Medici-Spada, e di una terza geognostica
del Golfo della Spezia.
GRONACA. 461
Quello di zoologia ebbe in dono da S. E. il Conte Gi-
rolamo Vidua una collezione di conchiglie esoticlie fatta dal
defiinto intrepido viaggiatore il Conte Carlo suo figliuolo ;
dal dott. P. Emilio Botta figlio del celebre storico , molti
uccelli , rettili e quadrnpedi da lui raccolti ne' suoi lunghi
viaggi; e la munificenza del Re crebbe questo stabilimento
di rari e prezlosi capi^ come lo scheletro della glrafFa, la
capra tragalaphus , quella di Nubia, Yovis aries recunicau-
da , r antilope gazella, la volpe comune scodata, lo struzzo
maschio e diversi fagianl dorati. Col ritorno del professore
Gene, direttore del niuseo, attualmente in escursione scien-
tifica in Sardegna, sara aumentata la raccolta entomologica
col prodotto delle sue ricerche in quell' isola ferace.
Ha del pari progredito il niuseo anatomico , merita par-
ticolar menzione la preparazione cerOplastica dell' organo
deir udito sovra scala assai piii grande del vero , lavoro
finito ed esattissimo del sig. Luigi Cantu. Quello di pato-
logia va pur crescendo di giorno in giorno, cosiccbe questi
due stabilimenti , die contano pochissimi anni di vita e
sono gia adulti , saranno in breve nel novero de' plu ri-
putati nel loro genere.
L'Accademia reale delle scienze istltui una sala d'arti
e mestieri. Alio sfato attuale dell' industria era un bisogno
la raccolta di modelli di macchine. La liberalita del dotto
sig. inarchese Lascaris, Vicepresidente di quel Corpo scien-
tifico e venuta a crescere il nucleo di questo nuovissimo
niuseo.
I glornali banno discorso del dono die ( sebben fatto
da un prlvato merita nonie di principesco ) e venuto a
crescer lustro alle sale della predetta regia Accademia delle
scienze. Vogliam dire il riccliissimo medagliere di die il
sig. cav. Lavy presento la regia Accademia , la quale vi
destino una sala intitolata al generoso donatore.
Finalmente mentre si ordiiiano in apposito palazzo le
sale deir Accademia di belle arti, si e dato principle alia
pubblicazione, per via d' incisione, de' quadrl della magni-
fica regia Galleria die fu pure aumentata di recente di
parecchie preziose tele, accompagnandola da dotta illustra-
zione del direttore il chiarissimo sig. marcliese Roberto
d' Azcglio.
Quanto abbinmo rapidamente esposto bastera a far cono-
8cere come uieriti Torino di essere visitata daii diede tai iirovvedimenti soprattutto In quel civico ospe-
dale , die invero divenne per inolti rispetti 1' ospedale di
Pavia nn itiodello di eccellenza. La qua! cosa poteva egli
fare clie aveva espressamente osservato tutto quello che
trovasi presso le piii incivilite nazioni d'Europa, onde
avvalorava colP esperienza le vednte della I'agione. E pub-
biico egli difatto nel 1798 un libro di simile argomento, di
quel modo che molto tempo dopo , cioe nel 18 18, diede
11 Saggio sui pubblici stabiliuienti di beneficenza.
Passo egli i primi anni del secolo fnori d' Italia , ma
ritornando si consacro di nuovo alle cure de'Iuoghi pil , e
restituendosi poscia lo Stato all'Augusta Austriaca dinastia,
fu il primo eletto rappresentante della citta alia Congre-
gazione centrale , nella quale per molti anni spiego molta
sapienza delle pubbliche cose; vera sapienza, giacche nulla
era occulto al guardo suo acuto che spettasse alia pubblica
prosjjerita, e nulla occultava; e per tal sapienza ben nota
era intervenuto al congresso di Vienna qual deputato della
sua patria.
Ma la vita pubblica , alia quale aveva inteso 1' aninio
sino dai primi anni , non lo stacco dal coltivar V arti
belle : le amo nell' eta fresca , e penetro nelle segrete ra-
gioni loro, onde il libro delle leggi del bello nella pittura
e architettura , e queste arti furono sino air estremo della
vita il suo amore. Fece quindi una collezlone magnifica
d'incisioni d' ogni eta e d' ognl scnola in serie ordinate,
di cui stanipo il catalogo , e si dispose a procurare alia
sua patria una galleria di quadri diretta similmente secondo
reta delParte e soprattutto delle scuole italiane , per la
quale alzo dalle fondamenta un dignitoso edificio nelle sue
case in Pavia , e voile consacrarlo alia publilica utllita e
all' istruzione de' giovani.
Ma fra le arti ebbe speclalmente a coltivare Y architet-
tura, e fra Paltre cose, 1' edificio di cui si e detto, ne e
prova splendidissima , e ne e prova il progetto del com-
pimento del Duomo di Pavia, come si vede nelle stanipe.
Era di maniere nobilissime e cortesi , pieno d' umanita e
di giustizia , siccome di dottrina molteplice e varia f, ne
questo e meraviglia ch'ei serbo all' ultima veccliiezza quella
medesima brama di sapere onde ardeva in gioventii : di
pronto intelletto e capace , di memoria felicissima ; nulla
avea dimenticato che avesse veduto od udito : sobrio e
C R O N A C A. 457
frugale visse oltie V ottantesimo anno onorato e cliiaro ,
ben accetto al Principe a cui era sinceramente devoto : di
mirabile nioderazione, che ricuso onori e cariche delle quali
il suo senno e I" ingegno e Tanimo facevanio degnlssimo.
Fu in somma il marchese Malaspina uomo, che onorando
altainente la terra , in cui sorti i natali , non ne debb' es-
sere dagli uomini posta in non cale la inemoria.
ERRATA-CORRTGE.
Tonio 77.°
Pag.
358
Ihi.
20
in ital.
'eggi
Linn., ital.
**
36i
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lenginalmi
Tomo
78.°
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Coracias
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ragioni
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Ciuina
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»
5a
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penult. Lodo
M
Lodi
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54
»
6
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56
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25
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ivi
»
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volg. Organetto,
Cariiim
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volg. Cardinalin
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ivi
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Cogabeta
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Fuligo/a
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Fuligula
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70
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4
Fuligola ferissa
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Fuligula ferina
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71
"
5
FuUgola iuscas
*
Anus boschas
R. GlRONI, F. CARLINI, I. FvMAGALLI C G. BRVCNATELUy
direttori ed editorl.
Pubblicato il di ?>i luglio i835.
Milano , dull' I. i?. Stamperia.
Blbl Ital. T. LXXVIII. 3o
458
I N D I C E
dclle materie contenute in qitesto tomo LXXVIII.
PARTE I.
LETTER A^TUR 4 ED ARTI LIBERALI.
F.
amiglie celebri kaliane , di P. Litta pag. 3
Gli antichi marmi comensi figurati e letterati , rac-
colti ecc. da P. V. Aldini " i6
Sennoni ed epistole di G. B. liizzolati » 22
Ballate di L. Carrer » 169
/ monumend dell' Egitto e delta Nuhia interpretad ed
illustrad da I. Ilosellini ;> 3 1 3
Campagne de PJiamses le Grand, par F. Salvolini . » ivi
Fausto 5 tragedia di V. Goethe ■■ traduzione di G. Scal-
vini " 32,7
Vita di Poggio Bracciolini scritta in itiglese da G. She-
pherd, tradotta da T. Tonelli con note ecc. . . . » 340
PARTE 11.
SCIENZE ED ARTI MECCANICHE.
Cenni inediti sulV Omitologia lomharda , di P . Lanfossi.
Continuazione e fine » 3 1
Delia Stona delle finanze del regno di Napoli , di L,
Bianchini » 71
Memorie della i?. Accadeniia delle scienze di Torino
Memoria sui ponti sospesi a catene di ferro , del cav
di Wiebeking : versione italiana di B. Soresina . . » 187
Calendario georgico della E. Societd agraria di Torino » 194
Monografia sidle morti repcntine , di N. M. Sormani >> aoo
Statistica delle morti irnprowise ecc. , di G. Ferrario » ivi
Lettera di M. Rusconi sopra le metamorfosi dell' novo
ranino innanzi di prender forma di embrione, e de-
scrizione delle metamorfosi dell' novo della salaman-
dra acquajuola : con tavola in rame j; 3 6 3
79
I N D I C E. 459
Del rinnovamento della filosofia antica italiana , del
C. T. Mamiani ddla Rovere pag, 38 i
PARTE STRANIERA.
De la contagion^ par le docteur Fossati »; 78
Recherches pratiques sur les causes qui font echouer
V operation de la cataracte , par Carron du Villards » 210
Un mot sur le charlatanisme homoeopatique , par le
docteur Sylvain- Eymard " a i a
Principia puthologicB ac therapice specialis , J. N. de
Rainiana " 40a
Nouveau cours de geographic generate , par A. Denaix >< 82
Fondamenti del meccanisnio della natura , pubblicati
da R. Genhart » 9 5
Quadro dell' impero Romano , sua estensione , sua po-
polazione , stato de' suoi abitanti , sua decadenza , ecc.
di J. C. L. De Slsmondi " 2 1 5
Considerazioni sulle scuole popolarl e industrially di
J. C. Leuchs » 224
APPENDICE ITALIANA.
Agraria. — Del nial del segno del baclii da seta, di
A. Bassi » 246
Utilita prodigiosa del boschetti a gelsi, di P. Beltrami >> 41 5
La coltivazione de" grani, di A. Peroni » 416
Arti belle. — Del romanticismo nella pittura, discorso
di A. M. MigUarini » 98
Discorsi letti nell' I. R. Accademia di belle arti in
Venezia " 104
Cimitero della regia cittd di Verona, di G. Barbieri » 106
Raccolta di compartimenti e d'ornati, di G. Vacani » xz6
Arti e mestieri. — Pozzi artesiani per Trieste, ecc. di
D. de' Rossetti , " 419
Sulle utili appUcazioni del nuovo sistema di perfo-
ramento , di G. Brey , "421
Economia domestica. — U arte di prendere e di di-
struggerc qualunque sorta di animali e d' insetti
nocivi, traduzione di A. Ascona " i36
Fducazione. — Jntorno cdV educazione domestica, di
Antonietta Tommasini >> 407
460 1 N D I C E.
Filologia. — Elementi di conversazione in italiano ,
francese , tedesco ed inglese , di G. Perrin . . pag. iia
Manuale filosofico-pratico delta lingua italiana . . >i 114
Grande dizionario tedesco-italiano » 116
Grande dizionario italiano-tedesco >i 117
Nuovo dizionario portatile italiano-tedesco e tedesco-
italiano , di F. Valentini , con correzioni ed ag-
giunte di F. Lanzinger e G. Treves » ivi
Filosofia. — Opere di G. B. Vico ordinate ed illustrate
da G. Ferrari >> 1 3 1
Geografia, Viaggi. — Carta topografica del regno
lombardo-veneto costrutta sopra misure astronomico-
trigonometriche » z56
L' Universo pittoresco >; 242
Matematica. — Riassunti analitici , di A. Cauchy . . „ 248
Medicina. — La medicina pittorica, o Museo medico-
chirurgico : traduzione di G. Ganz >; 1 3 2
Lezioni verhali di clinica-chirurgica , del B. Dupuytren » 1 3 3
Topografia statistico-medica della provincia di Son-
drio , di L. Balardini " i35
Le maraviglie del corpo wnano , di L. F. Jauffret j
traduzione di G. Teglio » i3j
Quattro discorsi ad uso delle levatrici , di G. Canzi >> ivi
Corso teorico e pratico di ostetricia, di F. Capuron:
traduzione di G. Coen " i38
De Axe cephalo-spinali , J. Meneghini " 139
Manuale del farinacista, di A. Chevalier e di Idt '> ivi
Sulla rivaccinazione qual sicuro mezzo per guaren-
tire dal vajuolo arabo , di G. B. Fantonetti . . » 284
Manuale pei bagni di mare, del dott. G. Giannelli » 289
Trattato pratico intorno alle malattie sifilit clie , di
L. V. Lagneau : traduzione di P. Maggi ....>> ivi
Numismatica. — Illustrazione delle medaglie dci dogi
di Venezia denominate Oselle » 240
Poligrafia. — Manuale di conversazione^ giornale. . » 244
Lettere senza lettere , di D. D. A. L. Pietra-Santa h 122
Lettere inedite d" illustri Italiani dal principio del se-
colo 18° fino ai nostri tempi, con note ....>> i23
Lettere di Paolo Manuzio pubhlicate da P. A. Tosi » 128
Foesia. — Favole lettcrarie di T. De Yriaite, tradotte
dallo spagnuolo da G. Adorni " 119
Le Buccoliche di Firgilio volgnrizzate da D Strocchi » 227
1 N D I C E. 461
II Colombo , owero V America ritrovata : tentatii'o
epico di L. A. Forleo pag. a3o
La sciiola salernitana , ossia precetti per conservare
la salute: truduzione in versi di P. Magenta. . » 236
Ciriffo Calvaneo coinposto da Luca de' Pulci , resti-
tuito alia sua vera lezione ecc. da S. L. G. E.
Audin " 407
Religione. — Leggende di S. fucopo maggiore e di S.
Stefano primo martire , del B. J. da Varagine . >> 2 38
Omclie pastorali di nionsignor S. Soldati "412
, Delia grandezza di Gesii Crista, del P. T. Cahi . u 414.
Storia , Biografia. — La Congiura di Catilina , di C.
Crispo Sallustio , volgariz^ata da G. G. M. . . ■ » 121
/ monunienti dell' Egitto e della Nubia interpretati
ed illustrati da i. Rosellini » 128
Atti della regia Accadcinia Lucchcse in morte di Laz-
zaro Papi » 1 1 o
OrazioTie in morte di Gio. Benedetto Gandin . . . <> i 1 1
Relazione del viaggio di Pio VII a Genova , di B.
Pacca » 4 1 3
Storia naturale. — Guida alio studio della fisiologia
vegetahile , di G. Moretti » 248
Continuazioni a Bujfon » ivi
Lo spirito della Storia naturale tratto da Buffon . >i 24f)
Cenni di statistica mineralogica degli Stati Sardi, di
V. Barelli >» 282
Prodromus bryologicB mediolanensis , /. Balsamo et
J. De Notaris "41?
Storia naturale degj. animali invertebrati , del cav.
De I^amarck , ridotta ecc. da F. Baldassini. . . >/ 423
V A R I E T A.
Agraria. — Nuova specie di vermi da seta " 147
Arti belle , Namismatica. — Di un quadro di fra Bar-
tolonieo da S- Marco inciso da S. Jesi 1/260
Gesii risorto che da le chiavi del potere celeste a
S. Pietro : dipinto a fresco di G. Diotti nella cat-
tedrale di Cremona " 264.
Sopra gli ordini delV italiana architettura : risposta
di A. Noale alia Biblioteca italiana: con postille >> 268
Nuova scoperta fattasi ad Atene >» 425
46a I N D 1 C Ji.
Di una medaglia incisa da F. Putiriad . . . . pag 427
Astronomia. — Piccola cometa scoperta a Breslavia. » 148
Cometa iPEncke rivedata aU'Osservatorio di Milano. » ^53
Chimica. — Notlzia sidle ceneri delLa zostera oceani-
ca, di G. Giidj " 143
Coinmercio. — Stabilimento librario a Costantinopoli » 424
Errata-corriga » 487
Fisica. — Terreinod sentiti in diverse parti del gloho
neW anno 1834, di A. Colla >> 144
Programma di due preinj proposti dal Re d" Inghilterra >i 423
Sul moto molecolare dei solidi , di D. Paoli. . . . » 429
Notizie intorno all' aria cattiva " ivi
Osservaziojii meteorologiche di aprile n 167
• niaggio » 3 1 1
giugno V 463
Letteratura. — Letteratura dei Cinesi n 279
Religione. — ■ Annali delle scienze religiose compilati
daW abate De Luca " 290
Storia. — Miracolo di Giosue attestato da diversi popoli » 140
Origine delle nazioai poUnesie ed americane ....>> 141
Semplice verita opposta alle menzogne di E. Misley
nel suo libello : L' Italie soils la domination an-
trichienne " 149
A G. Pecchio , notizie sopra Ugo Foscolo v 281
C RON AC A.
Arti belle. — Milano nel 1834. — Lettera II. La
Corsia de' Servi, il Tenipio di S. Carlo, la Galle-
ria De Cristoforis, la Barriera di Porta Orien-
tale , ecc / 2 9 i
Fabbriche nuove in Torino >> 448
Istruzione. — Notizie sui nuovl acquisti fatti dai musei
dell' Universitd di Pisa , ecc » 46 2
Storia , Biografia. -^— Adunanza straordinaria dell' I. R.
Istituto di scienze , lettere ed arti : Orazione in
morte di S. M. Francesco I. „ 436
luigi Bossi " 149
Giovita GaravagUa " i^C'
Prospero Piroli » 3 o 6
Melchiorre Delfico >/ 430
Luigi Malaspina "455
463
Estratto delle osservazioni meteorologiche fatte alia nuova torre astronomica
delV I. R- Osservatorio di Brera all'altezza di tese i3^63 {metri 26,54)
sulV orto botanico , e di tese 75,48 {metri 147,1 i)s;(7 livello del mare.
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